Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Indice
1 Scale e intervalli
1.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.2 Le scale musicali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.3 Intervalli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1
2
2
5
8
Scale e intervalli
1.1
Introduzione
Gli elementi basilari di tutta la teoria musicale e della tecnica di un musicista sono le scale e gli
intervalli.
Almeno una volta nella vita tutti avrete sentito suonare una scala da un musicista o intonare
la successione di note Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, Do da un cantante.
La scala infatti una successione di un dato numero di suoni, il cui numero varia a seconda
della scala considerata1 . Lesempio sopra riportato una successione di 7 suoni distinti, con in
pi la ripetizione del primo suono (Do) per pi acuto, in musica si dice unottava sopra. Infatti
la scala si definisce come una successione graduale di un dato numero di suoni, che dividono in
altrettante parti lintervallo di ottava.
Quindi lottava un particolar tipo di intervallo, ma cos un intervallo?
Un intervallo indica la distanza tra due suoni (es: Do - Fa, Re b - Sol, Si - Fa #, ecc...).
Pi precisamente si definisce intervallo la differenza daltezza fra due suoni, esprimibile in fisica
acustica con il rapporto delle frequenze2 dei suoni stessi. Teoricamente gli intervalli sono in numero
illimitato, poich infiniti sono i suoni possibili in natura, ma nella pratica di qualsiasi sistema
musicale essi si riducono ad un numero limitato.
Il nome di un intervallo si determina contando le linee e gli spazi che separano le due note
sul rigo musicale. Oppure potete determinarlo contando le note della scala diatonica (cio della
scala citata sopra che tutti conoscete, vedi par.1.2) partendo dalla prima nota dellintervallo fino
allultima compresa.
Le note di una scala sono definite anche gradi 3 , e nel nostro sistema a seconda della posizione che
occupano hanno un nome che indica la loro funzione nella scala:
1. I grado - tonica: la nota iniziale della scala;
2. II grado - sopratonica;
3. III grado - mediante (o modale): determina il carattere della scala, cio se maggiore o
minore;
4. IV grado - sottodominante;
5. V grado - dominante: il grado pi importante dopo la tonica, viene chiamata in tal modo
poich la nota dominante della scala;
6. VI grado - sopradominante;
7. VII grado - sensibile o sottotonica: la sensibile tende a risolvere sulla tonica, e si trova in
tutte le scale eccetto che nella scala minore naturale e nella scala melodica discendente (vedi
par. 1.2) in cui prende il suo posto la sottotonica.
1 Le musiche delle diverse culture hanno dato vita a tanti diversi tipi di scale. Per esempio dallantico procedimento
per quinte dei pitagorici si sono sviluppate le principali scale arabe, le scale pentatoniche (di 5 suoni), quelle indocinesi o siamesi. Inoltre diversi musicisti del 900, prendendo spunto dalle musiche popolari, fecero uso di altre nuove
scale, una delle pi note la scala esatonale (in cui lottava viene divisa in 6 parti, quindi formata da 6 toni) di
Claude Debussy.
2 Per chiarimenti su ci si consulti: La scala logaritmica.
3 I gradi della scala vengono indicati con i numeri romani, gli intervalli con i numeri arabi.
Quasi tutta la musica, anche quella delle culture non occidentali, tonale, cio organizzata attorno alla tonica.
La distanza tra due gradi consecutivi pu essere di tono o di semitono, ci dipende dalla
posizione che occupano nella scala considerata. Nel nostro sistema, il sistema temperato equabile,
il semitono la met di un tono, e tale distanza pu essere ascoltata suonando due tasti consecutivi
di un pianoforte.
T = Tono
sT = Semitono
Nota: tra un tasto bianco ed
uno nero c sempre un semitono
di distanza.
Tra due tasti bianchi c un tono,
eccetto le coppie Mi - Fa e Si - Do,
in cui la distanza di semitono.
In realt un tono formato da 9 comma, dove per comma si intende la differenza infinitesimale
di frequenza tra due suoni di altezza quasi uguale, e il semitono cromatico composto da 5 comma,
4 La divisione di un tono in due semitoni si ottiene per mezzo delle alterazioni (o accidenti musicali), si tratta di
segni grafici posti davanti alla nota per alterarne lintonazione. Sono 5:
mentre quello diatonico da 4. Quindi Do# e Re b in realt non sono enarmoniche, c una piccola
differenza.
Negli strumenti ad intonazione fissa come il pianoforte non possibile mettere in evidenza tale
differenza, si dovrebbero costruire delle tastiere lunghissime e scomodissime da suonare, soprattutto
dopo tutta la tecnica pianistica che si sviluppata negli ultimi secoli. Diciamo che quindi per una
differenza cos piccola non ne varrebbe la pena. Invece in strumenti come gli archi, i fiati o la
voce umana, possibile, ed quello che si fa comunemente nella pratica lasciandosi guidare dal
proprio orecchio.
Tutto ci dipende dal fatto che il temperamento equabile nasce per risolvere i problemi della
scala naturale (che nasce a sua volta per risolvere alcuni problemi di quella pitagorica) come quello
dellaccordatura degli strumenti ad intonazione fissa, ma ci avviene a discapito della naturalezza
degli intervalli, che infatti si perde. Si tratta per di differenze molto piccole, quindi sia i teorici
che i musicisti hanno preferito accettare questo compromesso, ma tutto ci verr chiarito meglio
nei prossimi articoli.
1.2
Le scale musicali
Ogni sistema musicale ha la sua scala, definita sia dalla diversa distribuzione degli intervalli fra
i gradi che la costituiscono che per la loro ampiezza. I procedimenti per dividere lottava in un
dato numero di parti sono stati principalmente tre, da essi hanno avuto orgine le scale: pitagorica,
zarliniana (o naturale) e temperata.
La musica occidentale si basa sul sistema temperato equabile. La sua scala si distingue anzitutto
in cromatica e diatonica.
- La scala cromatica la scala che comprende tutti i suoni possibili del sistema, quindi nel
temperamento equabile definita dalla successione di 12 semitoni contigui.
- La scala diatonica una scala di 7 note e ad essa appartengono due grandi tipi di scale:
1. la scala maggiore, costituita da 5 toni e 2 semitoni, questi ultimi disposti luno tra il III
e il IV grado e laltro tra il VII e lVIII;
b) la scala minore armonica, costituita da 3 toni, 3 semitoni (tra il II e il III grado, tra
il V e il VI e tra il VII e lVII) e un tono e mezzo (tra il VI e il VII grado);
c) la scala minore melodica, costituita da 5 toni e 2 semitoni sia nel moto ascendente
che in quello discendente, ma mentre nel moto ascendente i semitoni si trovano luno
tra il II e il III grado (come nel moto discendente) e laltro tra il VII e lVIII, in
quello discendente questultimo semitono si sposta fra VI e V grado.
Tutte le scale, maggiori o minori, presentano la stessa successione di toni e semitoni, indipendentemente dalla tonica scelta. Conseguentemente a ci tutte le scale, eccetto Do Maggiore, hanno
delle note sempre alterate.
Esempio 1 (Costruzione di Re Maggiore). Nella scala maggiore i semitoni si trovano fra i gradi
III-IV e VII-VIII. Quindi:
I grado: Re
II grado: Mi
III grado: Fa#
IV grado: Sol
+1Tono
+1Tono
+1semitono
+1Tono
V grado: La
+1Tono
VI grado: Si
+1Tono
+1semitono Re
+1Tono
II grado: Sol
+1Tono
III grado: La
+1semitono
IV grado: Si b
+1Tono
V grado: Do
+1Tono
VI grado: Re
+1Tono
VII grado: Mi
+1semitono Fa
5 La alterazioni in chiave (vengono comunemente chiamate anche in questo modo) permettono di riconoscere
subito la tonalit di un brano guardandone lo spartito: se, ad esempio, vi un solo bemolle la tonalit sar Fa
Maggiore o la relativa minore (Re minore). Per ulteriori chiarimenti e per osservare il prospetto delle tonalit potete
consultare Teoria musicale di Luigi Rossi (vedi bibliografia).
Ad ogni scala maggiore viene associata una scala relativa minore, la cui tonica si trova una
terza minore6 sotto quella della scala maggiore.
Tutte le possibili scale maggiori, con le relative minori, formate su ognuno dei dodici suoni della
scala cromatica, possono essere disposte nel circolo delle quinte.
Figura 1: In rosso sono segnate le tonalit maggiori, in verde quelle minori. In corrispondenza di
ciascuna tonalit c un pentragramma con le alterazioni in chiave e nel cerchio azzurro il numero
di alterazioni.
Tale disposizione prevede le armature di chiave caratterizzanti le scale collocate in modo da
formare un cerchio, secondo una progressione crescente di diesis (percorrendo il circolo in senso
orario) o decrescente di bemolli (percorrendolo in senso antiorario). Il circolo delle quinte viene
definito in tale modo poich percorrendo il cerchio in senso orario la tonica di ciascuna scala si
trova a distanza di quinta da quella della scala precedente.
6 Per
1.3
Intervalli
Con questo semplice metodo si riesce a determinare la distanza del rivolto di un intervallo,
quindi il primo nome.
Come determinare la qualit del rivolto, cio il secondo nome? Vediamolo con alcuni esempi.
Esempio 4 (Rivolto di Mi - Do). Il rivolto Do - Mi, cio una terza Maggiore. Quindi Mi - Do
una sesta.
Nella scala di Mi Maggiore si ha il Do#, non il Do, quindi bisogna applicare uno dei criteri
elencati precedentemente.
Mi - Do# sarebbe una sesta Maggiore, se il Do naturale si sta riducendo lintervallo di un
semitono, perci bisogna applicare il criterio a. Quindi Mi - Do una sesta minore, mentre il suo
rivolto una terza Maggiore.
In generale il rivolto di un intervallo minore diventa sempre maggiore, e vale anche il viceversa.
Invece il rivolto di un intervallo diminuito diventa aumentato, di un intervallo pi che diminuito
diventa pi che aumentato, e di uno deficiente diventa eccedente (e viceversa).
Invece il rivolto di un intervallo giusto un altro intervallo giusto, proprio per questo motivo
vengono chiamati giusti.
Esempio 5 (Rivolto di Fa - Do). Il rivolto Do - Fa, cio una quarta giusta. Quindi Fa - Do
una quinta.
Nella scala di Fa Maggiore il Do naturale, percii Do appartiene alla scala. Quindi lintervallo
Fa - Do una quinta giusta, mentre Do - Fa una quarta giusta.
10
Riferimenti bibliografici
[1] AA. VV., Enciclopedia della musica, Le Garzantine, Garzanti libri, gennaio 1999.
[2] AA. VV., Dizionario Enciclopedico della Musica e dei Musicisti, Torino, Utet.
[3] Apreda, Fondamenti teorici dellarte musicale moderna, Milano, Casa Ricordi, 1999.
[4] Luigi Rossi, Teoria musicale, Edizioni Carrara.
11