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Ritmo.

Gli esercizi di Dalcroize spigano il principio dell’accentro metrico.


Proviamo a riconoscere dei ritmi. Battetemi la pulsazione e ditemi se è binaria,
ternaria quaternaria etc…
Prima cosa: marcare le pulsazioni e contarle. All’’interno della pulsazione sta meglio
“un, due, tre” o “un, due”? con questo determino se è binaria o ternaria.
Pulsazione: ogni quanto c’è l’accento metrico?
1 Questo brano ha quattro pulsazioni ed e la suddivisione è ternario. È un 12/8.
2 Questo brano ha quattro pulsazioni e la suddivisione è binaria.
3 Questo brano ha quattro pulsazioni e la suddivisone è ternaria.
4 Questo brano ha quattro pulsazioni e la suddivisione è binaria. È un 4/4
5 Vangelis, Hymne. Ha 3 pulsazioni (ritmo ternario) e la suddivisone è ternaria.
Altezza (spazio armonico).
Capitolo 5 e 6
Lo spazio armonico.
Come introdurla? Quando noi ascoltiamo la musica nella nostra cultura e alla
maggior parte delle culture extra europee. Noi diciamo qui la melodia sta salendo o
scendendo etc.… sono categorie di direzionalità. La musica ha un movimento
direzionato (spazio armonico). Alcuni compositori adoperano questa metafora
dell’intendere le altezze come spazio dal punto di vista compositivo (legame tra
disegno e musica).
Primo ascolto: Claudio Monteverdi, Lamento della Ninfa (1638). Monteverdi
compositore del passaggio dall’epoca rinascimentale all’epoca del Barocco. È stato
uno dei primi a comporre opere liriche musicali. Per tanti anni è stato ritenuto il padre
dell’opera. Questo brano appartiene al genere musicale che si chiama “madrigale”,
che è un genere che parte dal 1530 e cresce di importanza nella seconda metà del 500,
durerà fino al 600 cambiando però forma. È un genere polifonico (sovrapposizione di
più voci, più linee melodiche). È basato su testi tratti da Petrarca e post petrarchisti.
Sono presenti 4 0 5 persone che cantano, perché è un genere intimo e privato.
La sinfonia, ad esempio, appartiene ai generi pubblici (più persone che suonano), un
genere di grande rappresentazione.
Sono poi presenti i generi da camera, trii e quartetti etc.… il madrigale può
considerarsi parte di questo genere. Isabella d’Este, pochi musicisti che cantavano per
lei. Nei generi da camera vi è una sperimentazione del linguaggio musicale, c’è un
compositore che sperimenta con altri, non si devono rappresentare ad un pubblico
esterno (la maggior parte delle volte). Luogo privilegiato in cui fare sperimentazione.
Monteverdi ha scritto 8 libri di madrigali, si passa da un linguaggio polifonico,
sovrapposizione complessa delle voci, arriva ad un genere rappresentativo (così li
definisce). Il lamento della linfa fa parte di quest’ultimo.
Il genere rappresentativo è un genere in cui viene rappresentata una storia; in questo
caso il lamento della ninfa abbandonata. Sentiremo i patimenti della ninfa ed i
commenti a latere delle persone che la compatiscono. Il lamento è una forma
musicale nota, tipica del tardo rinascimento e barocco. Il Lamento di Didone ed Enea
è famoso. In questo caso lo definiremo madrigale con forma di passacaglia.
Ovvero una forma del 600 (si sviluppa nel tardo rinascimento, massimo utilizzo nel
barocco, continua nel 900), nel quale la struttura della musica si basa su una
ripetizione ostinata e uguale di note al basso, sul quale le voci sopra eseguono delle
variazioni. In questo caso il basso è formato da quattro note. Tra l’altro queste quattro
note hanno una leggera discendenza, noi sentiamo questa continua discesa ciclica.
Sentiamo invece due discese legate alla melodia, al canto.
Tratte da opere, sono in qualche modo analoghe, ma differenziate dal diverso colore
dello spazio. Una la definiremo cromatica e l’altra basata su una scala eptatonica.
Il primo ascolto è tratto dalla Bohème di Puccini. Racconta la storia di giovani
bohemien e la loro vita spericolata. Questa è l’aria di Mimì che è sul punto di morte.
Lei con la voce esegue una discesa, lentamente scende sempre di più per poi ripartire.
È quasi una metafora del suo graduale spegnersi.
Il secondo ascolto è tratto dall’opera Carmèn di Bisè 1875. Carmèn una zingara di cui
si innamora don José e lei lo ricambia all’inizio, ma gli dice che l’amore è una cosa
libera. Carmen lo lascia e lui la uccide.
Anche questo canto è basato su una discesa, con suoni e colori però differenti. Scende
e sale. Anche il coro fa la stessa cosa.
Come facciamo a studiare questa dimensione?
Ci sono due diverse discipline: l’acustica (branca della fisica) e la psico-acustica
(riguarda più la percezione).
Punto di vista acustico:
La chitarra ha le corde che vibrano secondo un moto pendolare. Se voglio cambiare
altezza, pigiando la corda e sollecita la corda avrà cambiato nota. Perché avrà
accorciato con la mano sinistra la lunghezza della corda. Quindi accorciando la
lunghezza della corda, alza l’altezza. Più la corda è corta più le altezze andranno
Come avevano studiato già i Greci, infatti, vi è una relazione diretta tra la lunghezza
del moto della vibrazione (lunghezza d’onda, ovvero la corda in questo caso) e la
frequenza (la velocità a cui essa vibra). Piu vibra veloce più la percepiamo alta.
verso l’acuto e viceversa.
Onde sinusoidali: una vibrazione che non è presente in natura. Quella ascoltata è stata
creata in maniera digitale. La frequenza, che sentiremo, va dai 16 hertz a 20000 hertz.
La 20000 non si sente più.
Non le abbiamo percepite tutte allo stesso volume. Dai 200 a 2000 Hz sono le
frequenze che sentono meglio, quelle che corrispondono alla voce.
Quando noi sentiamo la vibrazione della chitarra ha un suo colore, un suo timbro
diverso da quello della semplice sinusoide. Questo perché la vibrazione della corda è
più complessa della semplice sinusoide. Nella chitarra, infatti, vengono sommate
oltre la vibrazione fondamentale, quella dell’onda che è la metà di quella della
lunghezza fondamentale, quella che ha 1/3, ¼, 1/5, 1/6. Noi percepiamo la nota
fondamentale, ma il timbro è dato da questi che si chiamano le parziali del suono o
armonici.
Se io faccio vibrare una corda, la cui fondamentale vibra 200 volte al secondo, sentirò
anche la frequenza 400 Hz, I 600, 800 etc.…la prima sarà quella che più sentirò forte.
Abbiamo parlato di questo perché questo fa sì che noi percepiamo la relazione tra la
nota fondamentale e quella che vibra il doppio. Se suono la nota fondamentale
percepirò anche la nota con la frequenza pari al doppio come correlata ad essa.
Questo è un principio che ha aiutato i teorici musicali a partizionare quello che è lo
spazio delle altezze e a dargli una forma, questo è il principio base. Questo è
chiamato rapporto d’ottava. Il rapporto d’ottava è la distanza tra un’onda che
vibra ad una determinata frequenza e l’onda che vibra il doppio. Rapporto
matematico di 1 a 2.
In ambito musicale, infatti, a queste note noi diamo lo stesso nome.
Il primo DO nella chiave di violino è DO3.
Vediamo un esercizio, prima sentito con il rapporto di ottava e poi con note
modificate, alzandole e abbassandole leggermente e poi modificandoli con note
relativamente vicine.
Dunque, c’è un criterio per suddividere lo spazio delle altezze: l’ottava ed è sempre
stata valida nella storia della cultura occidentale. La suddivisione dell’ottava non è
sufficiente per questo devo partizionare lo spazio armonico ancora in suddivisioni più
piccole. Quando suoniamo il piano, esso segue una partizione che è stata definita alla
fine del 600 in maniera univoca da verg maister, che si chiama il temperamento
equabile. In realtà nell’ambito della storia della musica e delle culture musicali extra
europei, esistono molteplici possibilità di temperamenti diversi. Infatti, a noi spesso
suonano stonate musiche di altre culture, ad esempio quelle Giavanesi. Il nostro
metodo in realtà è stato sempre visto come un qualcosa di molto poco raffinato in
quanto non segue alcun criterio fisico, ha una serie di imprecisioni. I teorici della
musica si sono interrogati per millenni su come dividere l’ottava, questo ha dato vita
a molteplici sistemi, questo è chiamato temperamento, ovvero come uno accorda il
proprio strumento.
In origine esisteva il temperamento pitagorico, l’idea del seguire la serie naturale
degli armonici dei suoni. Questo temperamento ha però un problema nel momento in
cui si sovrappongono più note. Durante il rinascimento soprattutto sono stati elaborati
diversi tipi di temperamento, Marchetto da Padova è famoso.
Ascoltiamo dei temperamenti microtonici, ovvero dove la suddivisione riguarda non
12 note, ma più note. A noi sembrerà stonato.
Il primo che ascolteremo è di Nicola Vicentino, un teorico e compositore. Questo è
un madrigale (1555), in cui suona uno strumento che lui stesso aveva costruito,
l’archicembalo con lo stesso principio di un clavicembalo, il pianoforte verrà
inventato successivamente. Confrontandolo con il pianoforte notiamo che i tasti sono
suddivisi in due. Infatti, ha la possibilità di avere i quarti di tono.
Secondo ascolto di Alois Haba (1920), qui ha lavorato con i quarti di tono, che sono
suddivisioni dell’ottava più articolate. Ascolteremo un quartetto per archi, con
classica formazione. Il genere del quartetto nasce nel corso del 1730, prima avevano
altri nomi. Franz Josef Hayden è stato uno dei primi a scrivere per quartetto, padre
del classicismo musicale insieme a Mozart e Beethoven, che definiscono appunto il
canone classico.
Il quartetto diviene la forma principale della musica da camera, più intima e
sperimentale. Anche Beethoven sarà importante per i quartetti (che diventerà genere
di altissima sperimentazione).
Qui Haba sperimenta toni e microtoni. Il linguaggio è molto simile a quello classico,
ma ci suona strano perché ha usato i microtoni.
Ascoltiamo poi un terzo esempio di La Monte Young (1964), un compositore
statunitense, uno dei padri del minimalismo. Qui c’è lui che suona ed il pianoforte
non è accordato secondo il nostro temperamento, ma segue quello che è la serie degli
armonici (temperamento pitagorico). All’inizio ci fa abituare a questo suono diverso,
effettuando poche note e intervalli.
Con il temperamento quindi si può sperimentare e quello che per noi è un suono che
sembra naturale in realtà non è così naturale.
Qual è il principio chiave su cui si basa il nostro temperamento?
Verso la fine del 600 Andreas Werkmeister ha sistematizzato da un punto di vista
teorico, la suddivisione dell’ottava in 12 parti uguali. Suddividiamo quindi l’ottava
in 12 semitoni. Un semitono corrisponde ad 1/12 di ottava.
Werkmeister ha creato quindi una scala da DO a DO, con all’interno 12 diversi suoni
(scala cromatica), con la tastiera del piano si vede molto bene. Per pitagora sarebbe
impreciso e per altre culture potrebbe suonare male, la musica è un fenomeno
culturale, non c’è nulla di naturale, è questione di abitudine e a noi sembrano quindi
naturali. Carmen scende secondo la scala cromatica.
Successivamente sono stati definiti principi assoluti, di relazione stabile tra la
frequenza della nota e il nome della nota. Non tutti riconoscono l’altezza delle note,
ma si basano soprattutto sulla relazione tra le varie altezze.
Nella storia della musica la definizione di cos’è il LA è stata molto variata. Tra il 700
e l’800 con l’ingrandirsi delle sale il diapason è passato da un la più grave ad uno più
acuto. Nel 1939 si è definito il LA a 440 Hz, ovvero 440 vibrazioni al secondo.
Il pentagramma non lo partizioniamo come la scala cromatica. Le note in generale
sono sette, la nostra scala infatti si chiama eptatonica o diatonica.
C’è una corrispondenza tra la scala diatonica e quella cromatica. Da DO a DO ci sono
12 tasti del pianoforte, i tasti bianchi sono 7 (do re mi fa sol la si). La distanza tra DO
e RE è di un tono. Da do a do# o re b è di un semitono. Tra il MI e FA la distanza è
quella di un semitono.
La scala maggiore
È formata da tono, tono, semitono, tono, tono, tono, semitono.
Convenzione: se il DO lo sto alzando di un semitono lo chiamerò DO #, se lo chiamo
REb lo sto abbassando di un semitono. (principio dell’enarmonia), ovvero dove il DO
# è uguale al RE b. Bemolle e diesis sono i segni di alterazione.
Fra Martino
Melodia che ci ha dato da provare ad eseguire. È una melodia in Do maggiore che
percorre i gradi della scala in maniera regolare. Può essere utile per memorizzare la
distanza degli intervalli nella scala maggiore.
Come faccio a capire che è una melodia in Do maggiore? Non ha segni di alterazione,
ma questo non mi basta. La melodia inizia in DO e termina con un DO. Molto spesso
quando ho una composizione in Do maggiore l’ultimo accordo è in Do maggiore.
Il Do è la nota più importante (la tonica), la nota verso la quale le altre tendono. C’è
una seconda altezza importante che è il SOL (dominante, quinto grado della scala
maggiore) e la modale (o mediante, terzo grado), il MI. Il LA in questo caso è una
nota di passaggio, infine abbiamo una formula cadenzale ovvero le formule di
chiusura di un discorso musicale. Non è un caso che nella formula cadenzale le
ultime note siano SOL e DO. Il quinto grado crea una tensione prima che si risolva
nel primo grado.
I gradi sono: tonica, sopratonica, mediante, sottodominante, dominante,
sopradominante, sensibile.
Non è presente solo la scala maggiore, lo spazio armonico può essere organizzato in
un altro modo.
La scala minore
Ad esempio, DO minore: la tonica sarà sempre Do, ma lo spazio sopra di esso sarà
diverso. Avremo:
Scala minore naturale: tono, semitono, tono, tono, semitono, tono, tono.
Scala minore melodica: tono, semitono, tono, tono, tono, tono, semitono. Preserva la
risoluzione sul DO (la sensibile che risolve sul do), qui non è presente la seconda
eccedente.
Può essere ascendente (per gradi congiunti) e discendente, che corrisponde alla scala
minore naturale.
Scala minore armonica: tono, semitono, tono, tono, semitono, tono, semitono,
semitono. Ha la settima nota alzata di un semitono. Per noi ha un problema tra La b e
Si naturale ci sono tre semitoni (seconda eccedente). Quasi mai adoperata nella nostra
tradizione musicale. Tipica delle scale arabe.
La scala minore avrà una sonorità diversa.
Un compositore nato nella seconda metà dell’800, Gustav Malev, ha usato nelle sue
sinfonie canzoni popolari, modificandole. Nella prima sinfonia Titanio per scrivere il
terzo movimento si è basato su Fra martino campanaro, trasfigurandolo. Ha reso la
melodia in maggiore e l’ha messa in minore, cambiandone il colore.
Proviamo a cantare la scala maggiore intera.
Le tonalità (e relativo cambio di tonalità).
Esistono tonalità vicine ad altre tonalità. Tonalità relative e tonalità affini.
La tonalità di Do maggiore è definita da una tonica do ed una configurazione modale,
stessa cosa per il Do minore. Esistono tonalità minori che hanno stesse note di una
scala minore. Do maggiore e La minore, per esempio, si dice essere la relativa
minore. Queste due scale non hanno alcuna alterazione in chiave. Per capire in che
tonalità sono guardo la nota iniziale, finale, guardando la nota principale.
Ogni tonalità maggiore ha una relativa minore che dista di tre toni e mezzo.
Posso anche cambiare la tonalità in base al registro vocale per esempio.
Le tonalità affini sono quelle che hanno invece cambiamenti nell’armatura in chiave.
Hanno una differenza in armatura in chiave. Ad esempio, do maggiore e sol maggiore
che ha il fa# come alterazione. Nella musica classica, si modula spesso, infatti si usa
la modulazione per tonalità affini.
Le tonalità parallele hanno suoni diversi, ma hanno la stessa tonica. Ad esempio, do
maggiore e do minore.
Il ciclo delle quinte
Tonalità a distanza di quinta, sono tonalità affini. Riordino le tonalità sul grado di
affinità.

Gli intervalli
Tono e semitono sono degli intervalli, ovvero la distanza tra due altezze. Per definirli
non usiamo la scala cromatica. Ragioniamo sulla scala maggiore o minore.
Do- do unisono, do- re seconda maggiore, do-mi terza maggiore etc....
DO- RE è una seconda maggiore, ma posso avere diversi intervalli.
DO-REb avrò una seconda minore (abbassata di ½)
LA b e SI è una seconda eccedente, ma vediamo meglio dopo.
I 12 intervalli di do sono:
unisono, seconda maggiore, seconda minore, terza maggiore, terza minore, quarta
giusta, tritono (quarta eccedente o quinta diminuita), quinta giusta, sesta minore, sesta
maggiore, settima minore e settima maggiore.
Maggiore= 2 toni
Minore= 1 tono + ½
Gli intervalli di quarta e quinta non hanno maggiore o minore, possono essere
diminuiti ed eccedenti.
La melodia “The Simpson” è un tritono.
Dissonanze le seconde, la settima, ma soprattutto la quinta diminuita.
Quarta, quinta e ottava sono consonanze perfette, intervalli più consonanti.
Terza minore, terza maggiore e sesta maggiore e minore sono intervalli imperfetti.
Il nostro temperamento quindi si chiama temperamento equabile, che prevede la
suddivisione dell’ottava in 12 parti uguali. Nei brani non necessariamente vengono
usate tutte, ecco perché sono nati altri tipi di scale, che si basano sempre su quella
cromatica. Se ne selezionano sette diventando scale eptatoniche.
Due sistemi eptatonici: maggiore e minore.
Noi possiamo costruire quindi 12 tonalità maggiore e 12 tonalità minori, per ogni
grado della scala. Le costruiamo applicando lo spazio intervallare del modo maggiore
e del tono minore. Otteniamo quindi 24 scale diverse. Le tonalità maggiori suonano
in maniera simile, avrà lo stesso colore, ma se devo passare da una tonalità all’altra lo
sento.
Parliamo di accordi.
L’accordo è presente quando c’è una sovrapposizione di altezze. Tre o più note che
suonano simultaneamente: 2 bicordo, 3 triade, 4 quadriade (in base a quante h si
sovrappongono).
Triade, accordo
La nota più bassa la chiamiamo fondamentale, poi la terza ed infine la quinta.
La fondamentale è la nota di riferimento, la terza è la seconda nota che dista di un
intervallo di terza dal do, ed infine la quinta che dista di un intervallo di quinta dal do.
DO MI SOL, triade di do. Quindi per formare una triade devo sovrapporre due terze.
Terza maggiore + terza minore triade maggiore.
Terza minore + terza maggiore triade minore.
In questo caso parlo di altezze assolute, possono essere a qualsiasi ottava.
Triadi in tonalità maggiore:
Primo grado: triade maggiore
Secondo grado: triade minore
Terzo grado: triade minore
Quarto grado: triade maggiore
Quinto grado: triade maggiore
Sesto grado: triade maggiore
Settimo grado: accordo diminuito si re fa (quinta diminuita). Terza minore + quinta
diminuita.
Triadi in tonalità minore…

Vediamo alcuni esempi della teoria che abbiamo imparato:


1 Sonata numero 11 di Mozart. La sonata è un genere strumentale. Nasce già nel
1600, nell’epoca barocca maggiore genere insieme alle suite (più legato alla danza,
diversi movimenti che corrispondono a movimenti di danza). Verso la fine del 1700
diventa il genere strumentale più importante nell’ambito della storia della musica.
Con Beethoven e Mozart ha una specifica forma, che in questo esempio viene un po’
contraddetta. Prima formata da tre movimenti e poi da quattro (intorno al 700).
Proviamo ad analizzarla. È un brano complesso come lo analizzo?
1 individuiamo il metro, il tempo (parlo del tempo), è una battuta binaria a
suddivisione ternaria. Individuo la struttura metrica.
2 individuo la tonalità. (la maggiore o fa# minore). Questo brano è in la maggiore.
3 la tonalità può cambiare. Guardiamo le alterazioni in chiave. Ci sarà una
modulazione e avrà modulato (in la minore). È andato quindi nella tonalità parallela
del la maggiore.
Analisi
Lo faremo su due composizioni di Mozart. La sonata KV 545 (1788) e la sonata della
volta scorsa.
Questo brano è una sonata in diversi movimenti, diversi brano che si susseguono.
Dobbiamo provare ad analizzarlo e ad avere l’ascolto consapevole, basarsi non
sull’ascolto proiettivo, ma sull’ascolto consapevole.
Nell’ascoltare ci basiamo su due principi: la differenza e la somiglianza. Segmenti
diversi e relazioni.
Questa è una sonata per pianoforte.
Ci sono tre movimenti. Do maggiore, sol maggiore e do maggiore.
Il primo movimento: sonata in do maggiore. Il movimento termina con la tonalità di
impianto (tonalità di base del brano). Sono presenti delle modulazioni su altre tonalità
(tonalità momentanee).
Ci sono delle cesure, le prime quattro battute hanno un andamento regolare, mano
sinistra andamento continuo che fanno da tappeto possiamo dire. Ci saranno poi nelle
battute dopo delle scale di moto ascendente e discendente.
Ha un tappeto ed una melodia con la mano destra (accompagnamento mano sinistra
e melodia mano destra). Se io dovessi cantarlo canterei la mano destra.
Vediamo le prime quattro battute: con la mano sinistra abbiamo degli arpeggi (do mi
sol), questo si chiama basso albertino, ha un accordo ma suonato una nota alla volta.
Ha costruito la prima battuta sul primo grado della scala di riferimento. Se guardiamo
invece la seconda battuta la mano sinistra ha due configurazioni diverse,
probabilmente nella seconda battuta ci saranno due differenti accordi. Individuiamo
le note che sono sol si re fa, siamo nel caso di una quadriade.
Quadriade: prendo una triade o maggiore o minore e aggiungo su di essa una nota a
distanza di terza dalla nota più alta della triade. Le quadriadi sono importanti nella
musica jazz, che a volte ha delle none. Una quadriade essenziale nella musica tonale
è questa. Quella composta a partire dal quinto grado della scala maggiore sol si re fa
(settima di dominante composta da fondamentale terza maggiore quinta giusta e
settima minore). Questa quadriade è essenziale.
Quindi riassumiamo attraverso uno schema:
primo movimento
tonalità di impianto: do maggiore
prima macro-sezione
primo segmento composto da quattro battute, la prima è in do maggiore. Per indicarlo
segniamo un 1 (accordo costruito sul primo grado). La seconda battuta ha una
quadriade costruita sul quinto grado (V) e per indicare che ha anche la settima
indichiamo con l’apice 7.
Notiamo un'altra caratteristica degli accordi. Nella quadriade la nota più bassa non è
il sol, ma il re. Non è quindi la fondamentale, ma la quinta. Stiamo parlando infatti di
rivolti. Abbiamo stato fondamentale, primo (se la prima nota è la terza), secondo (se
la nota più bassa è la quinta). Questi sono i rivolti degli accordi.
Durante la composizione primo e quinto gradi sono i più importanti e i più
frequenti.
Nella seconda metà della battuta abbiamo do sol mi (triade di do maggiore), come la
prima battuta, quindi accordo costruito sul primo grado.
Nella terza battuta abbiamo do fa la che è una triade maggiore in secondo rivolto;
quindi, è un accordo di fa maggiore, costruito sul quarto grado della scala di do
maggiore e poi abbiamo di nuovo do mi sol.
Nella quarta battuta abbiamo si re sol fa è una quadriade sol si re fa, la stessa
quadriade di prima, la settima di dominante.
Ci fa sentire in maniera chiara quale è la tonalità.
La mano destra esegue la melodia. Se guardiamo le durate delle note la prima battuta
ha una minima e due semiminime, anche la terza. La prima e la terza hanno una
relazione. La seconda e la quarta hanno una certa relazione.
La struttura regolare è diffusa.
Le prime quattro battute hanno una struttura particolare. Modello particolare di tema,
il periodo. Il periodo è formato da una parte antecedente ed una conseguente (con una
cadenza). Sia l’antecedente che la conseguente inizia in un modo simile. A B A1 B1.
Come una sorta di domanda e risposta.
Questa forma è importante.
Proviamo ad ascoltare adesso il tema principale tratto da Harry Potter (John
Williams).
Cerchiamo di comprendere la struttura, senza guardare la partitura.
Vi è un’introduzione strumentale e poi la parte in cui si inizia a cantare. La prima
sezione si potrebbe suddividere in due. Prima c’è una melodia che viene interrotta. La
prima è di 8 battute e la seconda di 4. La melodia della prima parte dell’introduzione
torna poi durante la parte cantata e viene eseguita in maniera corale.
Dove si può segmentare la parte cantata? Si può dividere in due, possiamo porre un
punto di cesura, nella seconda parte sono presenti delle scale discendenti. Poi torna la
prima parte.
L’ambito della morfologia non è universale.
C’è una stretta parentela tra prima e seconda battuta e quinta e sesta.
La parte che sta a metà, sento un momento di transizione che mi porta da un tema ad
un altro. In questo caso questo periodo di transizione è molto breve. Individuo quattro
frasi. Queste quattro unità hanno una struttura dietro, c’è un periodo A B A1 cadenza
che non chiude. A e B sono molto parenti. Uno cresce e l’altro sale.
Dal punto di vista del tempo musicale. è in 2/4, poteva anche scriverlo in 4/4.
Ascoltiamo il secondo periodo che metro ha? Ci sono quattro pulsazioni più un
qualcosa che segue. Sono cinque per ogni verso (organizzato in blocchi di cinque) e
poi torna a cinque.
Analizziamo ancora… viaggio nella morfologia musicale…
Ascoltiamo il periodo del: Il gladiatore. Anche questo tratto dalla musica per film,
musica vincitrice di premi oscar.
C’è un motivo ricorrente. Credo sia un ritmo ternario. Ha una struttura A A1 e una
formula cadenzale) apertura che collega alla parte che cresce. Tra a a 1 cambia
l’armonia, gli accordi sotto, ma hanno lo stesso profilo ritmico.
Movimento: brani distinti ma parti di un tutto.
Motivo: unità minima dotata di significato.
Tema: intera frase
La cadenza: serve a delimitare
Il primo ed il terzo motivo sono uguali.
È presente un climax ascendente, aggiungere gradualmente degli strati.
Ascoltiamo adesso sempre un brano di Harry Potter (tema di Edwige).se dovessimo
analizzare la forma cosa diremmo?
Prima unità della celesta che dividiamo in due. La prima parte e la seconda hanno la
stessa durata. Dopo di che si torna alla nota di partenza. Il modello è quello di
domanda e risposta. La risposta prende un qualcosa della domanda.
Dopo c’è un qualcosa di diverso. È completamente diverso?
Ha una struttura analoga al primo, con antecedente e conseguente. Diventa una
struttura unitaria composta da due periodi. Il secondo periodo inizia in maniera
diversa dal primo finendo con un rapporto di parentela però. Poi è presente una
transizione, non ha un tema preciso. Sono presenti delle scale. Poi si ripete da capo.
Che è molto simile al primo periodo A B A1 (che si differenzia molto però) C etc.…
Nell’ultima ripetizione mette solo il primo periodo.
Quando abbiamo analizzato K331, che era il primo movimento, strutturata in base al
tema con variazioni. Attraverso l’uso, ad esempio, della relativa quindi è presente
una variazione, uso di altri strumenti etc.…
Ascoltiamolo di nuovo (sonata K 331): è una struttura abbastanza standard nella sua
complessità. È composta da due metà che ripete due volte.
Ascoltiamo la prima metà dalla 1 alla 8 battuta che poi vengono ribattute.
Le battute 1 e 2 sono riprese nelle battute 5 e 6.
A B A1 C.
Ci sono due cadenze, la cadenza che risolve sulla dominante, è una cadenza sospesa.
quella che risolve sulla tonica è la cadenza perfetta.
La seconda parte dalla 9 in poi. Come la suddividerei?
Dividiamo tra le prime quattro battute e poi il ritorno all’A. Le ultime due battute
sono una sorta di ampliamento della cadenza. Come in Harry Potter le quattro battute
si differenziano in maniera forte dalla prima metà per poi tornare all’origine.
Ho un periodo, poi quattro battute ed un ritorno all’origine le ultime sei battute.
A B A1. La maggior parte delle arie d’opera hanno un A un B e poi un ritorno.
Identifico le sezioni, le parti interne e la loro funzione e guardo l’evoluzione
armonica.
Ascoltiamo di Schubert, quintetto per pianoforte e archi “La trota”. terzo
movimento. È basato sul lead di una canzone he aveva scritto in precedenza, appunto
la trota. Ha la struttura del tema con variazioni. Il tema è crudele.
Nella prima variazione il tema è molto riconoscibile, con le variazioni successiva
diventa sempre più lontano.
Qual è la struttura del tema?
È in due metà, perché esegue 8 battute per due volte + 12 battute.
Ha una struttura A B A C è un periodo.
Deriva il tutto da un tema cantato. Lui usa questa struttura strofa (periodo più seconda
parte che viene ripetuta), parte contrastante e poi da capo. Questo perché si ricollega
alla storia che viene trattata dal testo: la trota che scappa da un pescatore.
La parte contrastante è in corrispondenza della caccia della trota, l’inganno della
vittima.
Analizziamo il quintetto per piano e archi la trota.
In che tonalità siamo? Siamo in re maggiore o si minore. Per vedere andiamo alla fine
del movimento. Ed analizziamo l’ultima battuta. Siamo in re maggiore.
Se guardiamo l’armatura di chiave della quarta variazione che sarà in re minore
(accordo finale re fa la). (parallela minore di re maggiore).
Torniamo al primo tema e guardiamo le cadenze. La prima battuta è in tonica.
Segneremo 1, parte dalla tonica e arriva alla tonica (battuta finale).
Libro
Differenza suono e rumore. Possiamo dire essere un qualcosa di soggettivo, per
qualcuno il rumore del motore di una macchina potrebbe essere piacevole o non…
La definizione è che il rumore è una vibrazione irregolare
Il suono è una vibrazione irregolare, ma in realtà questa definizione non è del tutto
esatta.
È un rumore, ad esempio, un elemento di disturbo, ad esempio il flauto, penne e
ritmo.
Timbro
È quello che ci permette di riconoscere la sorgente sonora è un po' il marchio di
fabbrica

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