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Etnomusicologia AA 2021-22

Lezione 1 – 01/03/2022
→3289005202 numero Prof. Menichetti
Testo di base: Grammatica della musica etnica (leggere da soli); Merriam si legge insieme.
Etnomusicologia: etnologia + musicologia. L’etnologia si riferisce a una comunità, mentre l’antropologia
all’individuo. Musicologia etnica, quindi.
*Lettura della prefazione di Merriam*
La polemica che questo testo provocò alla sua uscita era dovuta al fatto che non conteneva esempi musicali.
L’etnomusicologia storicamente non fa aprte della musicologia, il che è un paradosso. Se io studio un territorio
e i suoi caratteri peculiari tra cui anche quello musicale, io sto facendo una ricerca etnografica, ma queste cose
si dovrebbero fare anche in musicologia. Non posso studiare Beethoven sganciato dal suo contesto, dalla sua
lingua, territorio, caratteri. Ancora oggi si fatica a concepire (tant’è vero che l’etnomusicologia non è
considerata musicologia) che lo scavo del territorio all’interno di un ambiente sonoro culturale è il fondamento
della ricerca storica.
Il meccanismo di tramandazione è di cultura orale: questo fa la differenza tra le due discipline. Possiamo
trascrivere un canto bulgaro, ma non avremo mai un’unica versione, mentre della Sonata al chiaro di luna sì!
Studiamo le musiche del territorio, non l’autore della musica, infatti non c’è diritto d’autore. La musica d’arte
si basa sulla scrittura, la musica di tradizione popolare si basa sull’oralità e di uno stesso brano possiamo avere
numerose versioni, tutte verosimili e autentiche.
Ascolto del brano *Zaspalo* (canto bulgaro): proviamo a dire com’è fatto. La melodia è ripetitiva, è sempre
la stessa. Perché questo? Dal punto di vista formale non ci sono elaborazioni molto complicate, perché questa
ripetizione continua della stessa musica? Questo è funzionale alla memorizzazione e al tramandare orale. Però
la ripetizione è fatta con varianti, che possono essere dinamiche, ritmiche…altrimenti diventa noioso. Il
modello musicale della variazione nasce con la musica dell’antica greca. Dalla musica greca ereditiamo la
scrittura e la teoria: i greci componevano musica sul nòmos, che vuol dire “modello, regola”. L’uomo non crea
niente, è la divinità che crea, per i Greci, l’uomo può solo variare ciò che è già stato creato dagli dèi. Questo
si traduce poi nel canto gregoriano, con il canto dato, detto così perché era già prima del mondo. È un po’
quello che dice Michelangelo quando afferma di tirare fuori quello che è già nella pietra. È un concetto
platonico. L’uomo si è sempre posto il problema della creazione come modello di vita, al di là delle religioni.
La musica di tradizione orale utilizza la formula più antica, che è l’unica forma musicale che dai greci dura
fino a oggi: tutte le altre forme musicali hanno fatto il loro tempo, ma la variazione è ancora oggi materia di
studio in composizione! È la forma più antica, importante e duratura in assoluta. È alla base della concezione
musicale di tradizione popolare. Variazione sul tema! Questo si ha anche in letteratura: ci sono es. molte
variazioni sul tema dell’Eneide, anche nella cultura popolare di oggi. Sistema di ripetizione variata è
prevalente in etnomusicologia.
Ascolto di *Danyova mama*: la forma musicale è più elementare. La matrice di base è improvvisativa. Hanno
però gli elementi fondamentali della musica, tema e variazione. Il fattore estetico non manca mai! Poi c’è il
fattore professionale: il sentimento della professionalità è anche nei musicisti del folklore. La musica di
tradizione popolare ha anche sempre una funzione sociale. Anche la musica di Mozart aveva una funzione
sociale, anche se la musicologia se ne occupa meno. Essa però era comunque il prodotto di un certo contesto
sociale e delle aspettative del suo pubblico.
Lezione 2 – 08/03/2022
Musica tradizionale francese
Le magicien
Ascolto de “Le magicien”, musica rinascimentale francese, suonato con la vielle à roue, canone. Battere con
il piede in terra, tecnica tipicamente irlandese, la musica “cammina”. Il canone a quando risale? Il canone
comincia a entrare in auge con i fiamminghi, nel ‘400, es. Josquin Desprez. Canone a 36 voci del maestro di
Josquin Desprez, Johannes Ockeghem. Sono 9 voci reali quadruplicate, quindi 36 voci, è una composizione
monumentale. Suono continuo, circolare e perenne, che ben si confà al meccanismo della viella a ruota, è un
muro di suono.
Sur la colline
Canto a cappella tradizionale del Limousin. Canti raccolti dal grande compositore regionalista Joseph
Canteloupe, pubblicato nell’antologia di canti tradizionali francesi durante la IIGM (1939-1944). È un canto a
cappella, le voci cantano a distanza di quarta e quinta. Tipicamente, questi intervalli erano sfruttati
nell’organum (e un po’ più tardi nella polifonia di Notre Dame). L’organum sono due voci che si muovono a
distanza di quarta e quinta, in Europa: in Inghilterra non si chiama organo ma guynel (canto gemello), a
distanza di terze e seste, più tonale, e chiudeva sulla quinta (quindi poteva fare un accordo tonale 1-3-5). Questa
è la base che distingue molto la musica inglese da quella del continente. Tutta l’Europa andava per quarte e
quinte, generando dissonanze, l’Inghilterra era già molto più avanti dal punto di vista della musicalità, che è
più temperata (e non a caso hanno avuto i Beatles prima degli altri…). Era musica tonale prima della tonalità,
più orecchiabile e melodica rispetto alla musica continentale. Lo vediamo anche dai liutisti (Dowland). Lo
stesso Britten, nella sua non tonalità, è molto più orecchiabile rispetto alla scuola di Vienna sua coeva.
➔ Scuola di Notre Dame e Ars Antiqua, massimi esponenti Leonino e Perotino; Leonino scrive organa
a 2 voci, Perotino a 4 voci. Esempio, Perotino, Viderunt omnes.
➔ Dunstable, autore inglese, Quam pulchra es.
Il canto Sur la colline va per quarte e quinte, e ha una struttura antifonica, che prevede quindi un’alternanza di
due voci o coro (viene dal gregoriano: sturttura responsoriale).
Avril près de finir
Pezzo occitano rielaborato da Jean Blanchard per cornamusa, era il responsabile del dpt di musica tradizionale
di Clermont Ferrand. Questo era un canto di questua. Si capisce che è una musica di tradizione per la ripetizione
continua del motivo. È un motivo elementare e orecchiabile, meccanismo della ripetizione, che assieme al
canone e all’antifonale, passerà al movimento musicale più importante dell’Europa medievale, ossia quello dei
Trouvères, dei Minnesaenger, dei Cantigas de Sancta Maria (Spagna), il ciclo di Re Artù in Inghilterra.
Kalenda Maya, Raimbaut de Vaquieras, inneggiante alla rinascita della natura a Maggio. C’è una forma
musicale molto ricorrente tra i Trouvères, l’Aube (alba: topos dei due amanti che si lasciano perché arriva
l’alba, ispirazione per Romeo e Giulietta); la sirventeuse, in cui ci si serviva di una musica già nota per cantarvi
sopra un testo poetico, ma la più famosa di tutti è la chanson o canzo (in lingua trovadorica). Gli chansonniers
francesi sono gli eredi dei trovatori: i trovatori scrivevano testo e musica, testi per principi e feudatari che
spesso erano analfabeti, e questa tradizione rimane.
Ascoltiamo un pezzo di Dowland, “cantautore” inglese del ‘600, che rimane sul concetto del canto
accompagnato dal liuto (che viene portato in Europa con le guerre cristiane). Dowland andava di corte in corte
e può essere assimilato ai trovatori. Dowland era irlandese. Ascoltiamo Flow my tears.
La musica francese attraversa vari stadi legati a questa tradizione medievale, prima dell’Ars antiqua, Notre
Dame, poi con l’Ars nova (Philippe de Vitry, Messa di Notre Dame di Guillaume de Machaut→ ascoltiamolo,
l’organum ancora persiste, anche se nell’Ars nova cominciano a essere accettate consonanze tempi binari e
ternari, le dissonanze solo in alcuni momenti della composizione; rimane però questo nocciolo duro del canto
di tradizione popolare che persiste). Poi abbiamo tutta l’epoca fiamminga ma nel ‘500 ritorna la chanson
bozzettistica, come la Chanson parigina di Janequin. La guerre, è un canto onomatopeico che richiama i
rumori della guerra. Siamo partiti dall’ars antiqua, l’ars nova, la chanson. Sentiamo un brano di Jacques Brel
che ha degli elementi di tradizione popolare, La valse mille temps. L’elemento popolare è il meccanismo di
accelerazione (si veda la danza dei sufi); la valse di Ravel è sicuramente un’ispirazione per Brel. Ritroviamo
anche in Ravel, la Valse, la circolarità e l’accelerazione (che è un fattore che porta all’estasi). Ravel aveva
origini basche, e probabilmente attingeva a certe radici. Nella tradizione musicale francese è possibile ritorvare
questo innesto particolare dalle origini, dall’organum fino ai giorni nostri. Padam padam, ritmo ternario, è
circolare, è diverso dal 4/4. Ars antiqua → erano permessi solo i ritmi ternari, ars nova introduce il binario
(dualità è sacra quanto la terna, due testamenti, cielo e terra) con Virty, ma i ritmi ternari essendo circolari
sono legati alla religione, al misticismo.
Lezione 3 – 15/03/2022 → da recuperare, Albania, ascoltato: Sardaigne, polyphonie de la semaine sainte;
Stabat mater di Castelsardo
Lezione 4 – 22/03/2022
Musica tradizionale scandinava
Bonden Och Raeven, canto svedese satirico (Il contadino e la volpe); Ale Moeller; Lena Willemark suona il
violino, hardingfele, ricco di armonici grazie alle cosiddette corde di simpatia; revival di una musica popolare
svedese. L’hardingfele lo hanno sia i norvegesi che gli svedesi.
Il viaggiatore: canto norvegese dei musicisti girovaghi (Ale Moeller, Gunnar Stubseid – hardingfele), dà un
senso di incedere di passo, tipico della musica di tradizione, si collega a un canto pre-gregoriano, il conductus,
un canto processionale, la cui musica si basava sul passo della processione. Molte musiche hanno questa
caratteristica di essere non tanto basate sulla danza quanto sulla camminata, collettività che si sposta (es. la
banda in Italia). Tempi sfalsati, sfalsamento di accenti, scatti irregolari (ritmi irregolari in 5, 7…, qualcosa che
in terra balcanica si chiamerà ritmo achsach, ritmo zoppo in rumeno). Grieg riporta nella sua musica moltissimo
materiale di tradizione (v. Peer Gynt), infatti era molto legato alla sua terra. Ritroviamo queste luci trasversali
(siamo molto a nord), questa natura molto intensa, nella sua musica. Ne La morte di Ase ritroviamo molto
materiale di tradizione nordica: ripetizione del motivo che poi viene variata nella seconda parte (con un
capovolgimento: discesa verso la morte).
Rautavaara: compositore finlandese, Cantus Arcticus (si trova su YouTube). Sono autori che hanno un
legame intensissimo con la natura della loro terra. Sono effetti che riproducono il canto degli uccelli (tradizione
che viene da Messiaen. Legame profondo con le foreste, i boschi, la natura (anche Grieg si era costruito una
baita in mezzo al bosco). La luce dà l’umore tipico ai musicisti, lo scarto di visione, e la luce trasversale
scandinava infonde un carattere unico. Si pensi ad Arvo Part “Arbos”, legato alle Repubbliche baltiche: anche
lui propone un modello ripetuto e ottoni che hanno effetto a rimbalzo, sembra di vedere la luce che trafigge
una foresta di alberi.
L’est Europa è ricchissimo di tradizione musicale, molto più della Francia ad esempio, l’Italia lo è molto di
più, per via della sua natura composita e dell’eredità delle varie popolazioni che l’hanno abitata (la Francia ha
avuto una storia molto più centralità, Parigi ha spazzato via la cultura locale). Del resto, anche l’est Europa è
stato interessato da questo continuo movimento di popoli e culture. L’Italia ha una forte tradizione di teatro
popolare in cui il corpo esprime fortemente il gesto, forse è anche per questo che gesticoliamo molto.
Irlanda: reel suonata con tin whistle, colpo di tacco. Ascolto: Salamanca Michael Dwyer.The Humours of
Castlefin. Grande partecipazione del pubblico, detta comportamento da Merriam. Elemento molto importante,
lo utilizziamo per trascinare il pubblico.
Ungheria: cultura danubiana che si sviluppa lungo il fiume. È una sorta di ballata.
Introduzione strumentale, ha una formula un po’ diversa. Lo strumento usato è una citara, di forma trapezoidale,
si suona manualmente, derivato del salterio, che aveva la cassa trapezoidale e le corde tirate sopra.
I ribattuti veloci del cimbalo sono molto virtuosistici: Liszt li prende pari pari e li riporta sul suo pianoforte.
Liszt lo chiamava “musica tzigana”, Bartok non era d’accordo. Valentina Lisitsa usa la tecnica del cimbalo per
affrontare i ribattuti in Liszt.
Lezione 5 – 29/03/2022
Musica tradizionale ungherese (2)
La scorsa volta abbiamo parlato del cimbalo e della correzione che Bartok vuole fare sulla tecnica di suono di
cui Liszt aveva parlato. Liszt proponeva che la musica ungherese fosse tzigana, ma Bartok è convinto che siano
due cose ben distinte. Da un punto di vista di tecnica comunque Liszt non aveva del tutto torto! La tecnica del
cimbalo è ben presente negli scritti pianistici di Liszt (2^ rapsodia ungherese); ma non è solo nelle rapsodie
ungheresi che Liszt usa queste tecniche (es ribattuti veloci). Liszt aveva ragione nel far entrare la musica
popolare nella musica colta: Bartok però ha ragione nel distinguere musica tzigana e musica ungherese.
Ascoltiamo ora la II rapsodia ungherese eseguita al cimbalon. Il cimbalon deriva dal salterio, così come il
pianoforte, con cui comunque il cimbalon condivide il meccanismo musicale (corde percosse). Questi effetti e
la tecnica del cimbalon li troviamo non solo nelle rapsodie ungheresi, ma anche in altre composizioni: es. un
brano come La Campanella.
*Ascolto di La Campanella, Liszt, esecutore Lang Lang* A 1:36 notiamo i peculiari effetti di ribattuto derivanti
dal cimbalon.
*Ascolto di Mephisto Waltz, Liszt, esecutore Buniatishvili* La difficoltà di Liszt non è tanto la tecnica
virtuosistica quanto il fatto che lui procede per periodi: cambia la posizione della mano tra ottave ribattute,
piccole scale, quasi battuta per battuta! Anche qui ritroviamo la tecnica del cimbalon.
Liszt fu un uomo di grande generosità, invitava a Weimar tutti i musicisti che ancora non avevano avuto
successo per dar loro una vetrina.
Le forme della tradizione musicale ungherese hanno questo piglio tzigano, soprattutto quelle per violino, si
possono suonare e ballare. Quando gli esecutori più giovani hanno dismesso l’atteggiamento in giacca e
cravatta, un po’ inamidato, non fanno che ripercorrere dei meccanismi della musica di tradizione: la musica
nasce per essere suonata in modo libero e informale!
Musica tradizionale romena
La musica tradizionale romena è impaarentata con quella ungherese, specialmente per quanto riguarda la
Transilvania, anche se comunque ne è distinta. Ascolteremo un gruppo di lautari tzigani di Romania, un
ensemble chiamato taraf, con la composizione riportata sotto:

Vedremo le forme della dòina, hora, sirba: sono tutte forme rapsodiche, molto libere, fatte anche
d’improvvisazione, che si alternano a saggi più quadrati e misurati.
*Ascolto del brano 09 su Classroom, Lelita Circiumareasa*: l’effetto della corda allentata dell’archetto è quasi
di graffiatura, di grattato. Iniziamo con la forma della dòina, poi canto cintec, poi hora (misurata), chiusura su
sirba. È una suite composta da forme diverse, tenute insieme dal movimento. È curioso che l’effetto particolare
dell’archetto allentato si ritrovi anche nel tango!
La dòina è una forma sia ungherese che rumena (le due tradizioni vengono a contatto in Transilvania).
*Ascolto di Doina din Maramures, Roots revival su YouTube,* Lo strumento a fiato utilizza un effetto vocale;
la voce usa una tecnica di iodel, questo fa sì che lo strumento a fiato e la voce suonino molto simili.
Dobbiamo ricordarci che la Romania si affaccia sul Mar Nero, che ha creato una koiné culturale che unisce
Romania, Bulgaria, Ucraina, Turchia, Russia; mentre la cultura ungheria si è sviluppata e mescolata a quella
di altre nazioni (Romania compresa) lungo la direttrice transdanubiana. Ad esempio, i taraf si ritrovano anche
nella tradizione musicale turca.
*Ascolto di Taraf de Caliu su YouTube,*
*Ascolto di Suite de Danses de Ceanu Mare* gli archi sono usate in modo peculiare, tale che sembra il respiro
di un organo; ritroviamo l’aksak, il ritmo zoppo, irregolare. Gli archi fanno da bordone; vengono usate tecniche
particolare.
Consiglio di lettura: Le vie dei canti, di Chatwin.
Lezione 6 – 05/04/22 –
Il Kosovo

Ciftelia, strumento tradizionale del Nord dell’Albania e diffuso anche in Kosovo. È un cordofono con due
corde. Pur avendo la caratteristica delle due corde, non sempre è così, a volte si ha anche a tre corde.

La ciftelia è molto usata anche nelle canzoni pop, anche per un discorso di patriottismo.

*Ascolto: su YouTube*
Ricorda molto makkam turco-arabo; grande influenza del mondo turco. Nel video vediamo una ciftelìa
modificata a 6 corde, ma l’originale è a 2 corde. Il cappello è proprio albanese. Le canzoni possono essere sia
d’amore che d’argomento storico (eroi albanesi): Buka e Gurbetit vuol dire però “Pane dell’emigrato”.
In lezione 3 abbaimoa scoltato “Cosa hanno visto gli occhi di Ianinia”, parla di uno sterminio di albanesi in
Ianinia (una zona greca con forte popolazione albanese). Il cappello varia da nord a sud dell’Albania (più piatto
a sud, più a punta a nord), influenze greco-turche.
Musica dell’Europa centrale
Il Romanticismo è una grande risposta all’Illuminismo francese; culturalmente il modno tedesco e francese
sono sempre stati contrapposti! In Germania, anche attraverso un movimento religioso (pietismo), si crea
proprio una sorta di reazione all’egemonia culturale francese. Il pietismo è alla base della creazione del
movimento romantico; il romanticismo è specificamente tedesco, ma il movimento romantico ha un riverbero
più largo. Un libro molto bello sulle radici del romanticismo, di Isaia Berlin, Le radici del romanticismo, spiega
proprio come il pietismo abbia dato origine al romanticismo. Il pietismo rispondeva a certe problematiche
sociali, il sentirsi succubi di autorità politiche superiori; chi era pietista, se non riusciva a ottenere certe cose
nella vita terrena, vuol dire che non mi servono. Questo ha determinato una sorta di chiusura e di isolamento
che è alla base del Romanticismo: necessità di individualismo, di risposta alla collettività o alle forze contrarie,
che potesse dare sollievo alle tragedie della vita, ma anziché guardare al sociale aveva un carattere introspettivo,
guardando all’individuo. Il carattere del Romanticismo è infatti di introspezione, di solitudine: il
Romanticismo poi, com’è noto, sfocerà nel nazionalismo e anche nella musica come vettore di recupero della
musica popolare (Cecoslovacchia → Dvorak, Russia → gruppo dei 5; Norvegia → Grieg). Com’è noto,
l’esasperazione delle scuole nazionali darà vita alle degenerazioni del nazionalismo.
I francesi vedono una grande componente ebraica nella cultura mitteleuropea, che aveva una risonanza molto
forte, sia economicamente che politicamente nel ‘700 e nell’800. Il popolo ebraico nasce nomade, e tanti
strumenti sono a ponte anche con le popolazioni nomadi dell’est Europa (si pensi al violino e al clarinetto:
strumenti portatili; il clarinetto in particolare è di connotazione asiatica e nordafricana).
In questo disco, parlando di centro-Europa, si parla prevalentemente di cultura yiddish. Di suo, la musica
popolare tedesca, a parte il periodo dei Minnesaenger e dei Meistersinger, non ha grandi testimonianze,
dobbiamo arrivare al Lied romantico, che però non è musica di tradizione. Per la tradizione dobbiamo quindi
risalire al tempo dei trovatori (quindi Minnesaenger e Meistersinger, che non a caso furono recuperati da
Wagner come emblema della cultura musicale tedesca). Il Lied può essere concepito come popolare in quanto
il canto con accompagnamento è un carattere popolare, ma la poesia del Lied è di alta cultura, così come lo è
la musica dei grandi compositori. Non abbiamo quindi molto materiale sulla musica di tradizione tedesca,
anche se non si sa perché. Potrebbe essere stata data troppa importanza alla musica colta: i grandi compositori
es. Beethoven hanno trascritto canzoni popolari es. inglesi, irlandesi… ma mai niente di tedesco. Sicuramente
tanta musica è andata perduta. La Germania ha avuto sempre un grande problema con la vocalità italiana e la
musica strumentale francese, quindi forse questo ha catalizzato la formazione di un poderoso apparato di
musica colta (anche grazie alla propaganda). Per ottenere una predominanza in campo musicale, quindi, forse
si è tutto molto sviluppato in campo colto. La battaglia della Germania era quindi rivolta al teatro lirico italiano
e alla Francia con la musica strumentale.
Wenn die Rebbe… accelerazione, ripetizione, variazione del modello, tutti modelli della musica di tradizione
che ritroviamo, effetti di jodel, sono formule di memorizzazione. Del resto la ripetizione la troviamo anche
nell’Antico Testamento ad esempio: è una tecnica di memorizzazione e assorbimento del tempo. Altra
caratteristica è la tonalità minore.

Klezmer: The Klezmer’s freilach: ci ricorda la Rapsodia in Blu di Gershwin. Bernstein diceva che per
dirigere Mahler bisogna essere ebrei, perché le sue sinfonie spesso sono suonate male dalle orchestre,
bisogna avere in testa il Klezmer. Sentiamo ad esempio la I sinfonia di Mahler. Si è voluto intellettualizzare
troppo Mahler, l’esecuzione di Abbado è bellissima ma è troppo intellettuale, Mahler mette altri suoni,
Mahler tratta gli strumenti in modo più popolare.
Lezione 7 – 12/04/22
Klezmer (2)
Moni Ovadia, ascolto del brano: “Dona dona”

Andamento sempre un po’ malinconico tipico della cultura ebraica, tonalità minori.
Musica russa

La balalaika è lo strumento tradizionale russo, probabilmente viene dalla dombra, strumenti a corda che hanno
una parentela con il liuto. Il retro è bombato (assomiglia a quello di un mandolino).

Falso d’autore che però si porta dietro anche molti elementi autentici, canto più moderno del secondo.

Stessi interpreti di prima, ma qui cantano in polifonia a tre voci, canto a cappella elemento tipico della musica
russa e ortodossa. I cori russi sono tra i più famosi del mondo.
Ascolto di un canto ortodosso: sentiamo bene il bordone, a differenza del gregoriano usiamo anche i semitoni,
caratteristica asiatica. Nella cultura russa ritroviamo molto la campana come strumento di aggregazione, e la
coralità.

Ascolto: scena della lettera da Eugenio Onegin, Tchaikovsky. Sentiamo quali elementi della musica russa
vengono recuperati. Il gruppo dei 5 si basava sul canto di tradizione, Tchaikovsky era più accademico (studiava
in Conservatorio la musica europea).
La presenza delle campane e del coro sono caratteristiche tipiche della musica di tradizione russa, e la
ritroviamo nella scena dell’incoronazione del Boris Godunov (Mussorgskij). Scrittura percussiva delle
campane all’inizio è affidata ad altri strumenti, che preludono all’ingresso delle campane vere e proprie. Nel
Boris si usano cori di una potenza assoluta, il coro è il popolo (è anche stato scritto negli anni ’60, quindi i
grandi cori dell’opera italiana hanno avuto un grande successo). Pensiamo anche al grande coro dell’Armata
Rossa (Coro come espressione della massa che canta, grande impatto e efficacia).
Shostakovich, 1° movimento concerto violoncello e orchestra: notiamo l’aspetto ironico e grottesco tipico della
scrittura di Shostakovich. Molto cinematografico (S. si è occupato molto anche di cinema, scrive anche per la
corazzata potemkin), agile, percettivo.

Ascolto: , è una
trascrizione.
Musica greca

Musica popolare urbana di trasmissione orale, nata per necessità di espandere certa musica popolare. Il rebetiko
è una delle forme musicali greche.

Il Bouzouki è un cordofono, c’è anche nella musica irlandese, con un suono molto ricco di armonici, molto
usato per le danze. Ascolto di Baxe Tsifliki.
La musica greca ha avuto una grande diffusione al di fuori dei confini (v. Theodorakis) al tempo del colpo di
stato dei Colonnelli (molti emigranti); Zorba il greco, inoltre, favorì la diffusione della musica greca. Sirtaki
→ accelerazione.

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