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Lo stesso discorso può essere fatto per la poesia: riusciamo a gustarci la lettura dell’Iliade o dell’Odissea al
100% senza la possibilità di ascoltarne la cadenza e l’accompagnamento musicale?
Immaginiamo che fra 2500 anni tutto ciò che resti delle canzoni dei Beatles siano alcuni testi e che lo
stesso accada alle opere di Mozart e Verdi. Immagiamo quanto sarebbe entusiasmante ricostruirne il suono,
riscoprirne gli strumenti e ascoltarne le parole nel modo giusto”. Si dimentica spesso che l’epica omerica,
le poesie d’amore saffiche, così come le tragedie di Sofocle ed Euripide, fossero tutte concepite in musica,
composte per essere cantate e accompagnate dalla lira, dalla zampogna e da strumenti a percussione.
Come ricostruirle? Innanzitutto si parte dal ritmo, che rimane incastonato fra sillabe lunghe e corte. Poi gli
strumenti: li ritroviamo descritti nei testi, e a volte raffigurati sui reperti, e il loro aspetto permette di
ricostruirne tono e timbro.
EPITAFFIO DI SICILO: LA PRIMA
CANZONE DELLA STORIA
Ritrovato vicino Efeso nel 1883, oggi si trova al Museo nazionale danese di
Copenhagen, ed è la più antica composizione musicale completa della storia
umana: una canzone ellenistica risalente a un periodo intorno al primo secolo a.C.
Ciò che la rende unica è il fatto che riporti una partitura intera.
Certo, ne esistono di più antichi – fino a risalire al 18° secolo a.C., incisi su
tavolette cuneiformi – ma sono solo frammenti. A differenza degli altri, il breve
epitaffio presenta testo e partitura integri. Fu ritrovato inciso su una tomba nella
provincia turca di Aydın, insieme a questa frase: “Questa lapide è un’immagine.
Sicilo qui mi pose quale imperituro segno di memoria immortale”. La vera
fortuna è che non esistono solo le parole: c’è incisa la melodia. Questo il testo:
Finché vivi, splendi / non darti alcuna pena / la vita dura poco, / e il tempo
chiede pegno
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