Sei sulla pagina 1di 14

MUSICHE E CANTI DELL’ANTICA GRECIA

Ricerche ed Osservazioni

Allievo : Andrea Balzani

Conservatorio A.Casella (L’Aquila)


LA MUSICA GRECA
La storia e l’evoluzione della musica greca antica è suddivisa in tre fasi:

- PERIODO ARCAICO = Relativo ad Omero, i poemi cantati ed i racconti minoico cretesi (VI secolo.
a.c)

- PERIODO CLASSICO = Relativo all’invasione dei Dori e lo sviluppo della loro civiltà, all’espansione
di Atene e Sparta e alla fioritura del pensiero filosofico greco (VI – IV secolo. a.c)

- PERIODO ELLENISTICO = Relativo ad Alessandro Magno, all’esportazione della cultura greca fino
alla caduta dell’impero romano. (fino al 146 a.c.)

La civiltà europea ebbe quindi nascita nell’antica Grecia. Nonostante ci siano pervenuti numerosi
poemi scritti e significanti arti figurative ed iconografiche, non conosciamo quasi nulla della loro
musica. L’unico elemento di continuità è il “Sistema Teorico” che fu ereditato e fatto proprio dai
romani e che può considerarsi a tutti gli effetti il primo nucleo del sistema moderno.

Le Musiche

Le musiche greche pervenute fino a noi sono pochissime e sono rintracciabili per lo più su papiro o su
pietra. Esse comprendono:

- Un frammento di stasimo e coro, su papiro, della tragedia di Oreste


- Papiro di Oxyrinco (Contenente uno dei primissimi inni cristiani)
- 2 inni delfici in onore ad Apollo
- Pianta di Tecmessa
- Aenaoi Tefelai (attribuito ad Aristofane)
- L’Epitaffio di Sicilo (inciso su un cippo funerario ritrovato in Dacia, è l’unico completo, ma
brevissimo)
- Prima ode Pitica
- Peana sul suicidio di Aiace
- Homero Hymnus
- 3 inni in onore alle muse Mesomede di Creta: Calliope, Sole, Nemesi (pubblicati da Vincenzo Galilei
alla fine del XVI secolo ma prive di traduzione)
- Frammenti del Contrapollinopolis

La grande produzione di scritti destinati alla lettura e, viceversa, il così esiguo numero di musiche
porta alla conclusione che i canti venissero tramandati oralmente insieme alle parole. Essi avevano
carattere di variazioni improvvisate su nuclei melodici chiamati “Nomoi” che fungevano da moduli.
Notazione Vocale e Notazione Strumentale
Conosciamo un sistema approssimativo (utilizzato per lo più da cantori e musicisti di una scuola ed
esclusivamente per il solo uso personale) elaborato con due tipi di notazioni:

- “Notazione vocale” (impiegava le lettere dell’alfabeto greco maiuscolo)

- “Notazione strumentale” (impiegava lettere dell’alfabeto fenicio)

Notazione vocale e strumentale

Gli Strumenti musicali

Gli strumenti più utilizzati erano :

- La “Lira” (formata da una cassa armonica montata con quattro o sette corde, si suonava con un plettro
d’avorio ed era sacra al culto di Apollo, Dio della bellezza)

- L’”Aulo” (simile al moderno oboe, era sacro a Dioniso, divinità del vino e dell’ebrezza).

- Altri strumenti erano la “Siringa” (formata da una serie di cannucce l’una vicino all’altra), la
“Salpinix” (simile alla tromba), Cimbali, Sistri e Crotali, tra gli strumenti a percussione.

Lira Aulo con suonatore Siringa Salpinix


La Metrica
Nella poesia greca la ritmica si svolgeva in successione seguendo degli schemi chiamati “Piedi” ,

corrispondenti all’attuale “ ” (Rappresentati con – ( ) e U ( ).


Un piede era un elemento primo e quindi indivisibile. I parametri ritmici più comuni erano:

- 2 Tempi primi :

PIRRICHIO = U U

- 3 Tempi primi :

GIAMBO = U –
TROCHEO = – U
TRIBRACO = U U U

- 4 Tempi primi :

DATTILO = - U U
ANAPESTO = U U –
SPONDEO = – –
PROCELEUSMATICO = U U U U
ANFIBRACO = U – U

Potevano anche essere suddivisi in combinazioni di 5 - 6 e 7 tempi :

- 5 Tempi primi :

BACCHEO = U – –
CRETICO = – U
POLIMBACCHEO = – – U
PEONE I = – U U U
PEONE II = U – U U
PEONE III = U U – U
PEONE IV = U U U –

- 6 Tempi primi :

MOLOSSO = – – –
IONICO m. = U U – –
IONICO MAGGIORE = – – U U
ANTISPASTO = U – – U
CORIAMBO = – U U –

- 7 Tempi primi :

EPITRITO I = U – – –
EPITRITO II = – U – –
EPITRITO III = – – U –
EPITRITO IV = – – – U
Musica e poesia erano elementi inseparabili. La combinazione di varie sillabe in relazione
all’andamento poetico del testo producevano una scansione di accenti forti o deboli cioè il “Ritmo”.

Il Tetracordo

Il Tetracordo è’ l’elemento primario del sistema musicale greco: un insieme ordinato di quattro suoni in
ordine discendente. Si presenta in 3 tipologie :

- TETRACORDO DIATONICO = Aveva due intervalli di tono e uno di semitono.

A sua volta il tetracordo diatonico poteva essere suddiviso in:

1) Modo dorico con il semitono al grave

2) Modo frigio con il semitono al centro

3) Modo Lidio con il semitono all’acuto

- TETRACORDO CROMATICO = Aveva un intervallo di terza minore e due semitoni.

- TETRACORDO ENARMONICO = Aveva un intervallo di terza maggiore e di


due quarti di tono

2 int. di 1/4 di tono

Tetracordo diatonico Tetracordo cromatico Tetracordo enarmonico

Schema rappresentativo dei tetracordi

Se si univano due tetracordi si otteneva un “Armonia”.

Essi potevano essere congiunti per “Diazeusi” (in disgiunzione, cioè che l’ultima nota del primo
tetracordo non corrispondeva al nuovo. Ad esempio Mi – re – do- si – LA – sol – fa – mi, con il La che
fungeva da separazione) o in “Sinafè” ( in congiunzione, quando l’ultima nota del primo tetracordo
corrispondeva all’inizio del nuovo. Ad esempio La – sol – fa – MI – re – do – si, con il Mi che fungeva
da mediano tra i due sistemi).

Se ad ogni armonia si abbassava il tetracordo superiore si ottenevano gli “Ipomodi”, mentre se si alzava
di un ottava il tetracordo inferiore si ottenevano gli “Ipermodi”.
Unendo due armonie si otteneva il “Sistema Teleion” (Ssistema Perfetto) con l’ultima nota che
chiudeva in ottava.
Ponendo, ad esempio, una scala di 4 tetracordi discendenti partendo dalla nota La superiore si ha:

LA – sol – fa – MI – re – do – SI – LA – sol – fa – MI – re – do – SI – LA

1 2 3 4

- Il Tetracordo 1 (acuto) veniva chiamato “HIPERBOLAION” congiunto al successivo per Sinafè con il
MI che funge da mediano.

- Il Tetracordo 2 (disgiunto) veniva chiamato “DIEZEGUMENON” congiunto al successivo per


Diazeusi con il SI che funge da separazione.

- Il Tetracordo 3 (medio) veniva chiamato “MESON” congiunto al successivo per Sinafè, sempre con il
MI in funzione di mediano.

- Il Tetracordo 4 (grave) veniva chiamato “HYPATON”, congiunto alla nota successiva per Diazeusi,
con il SI come parte conclusiva.

- La nota LA che chiudeva l’intero sistema, era detta PROSLAMBANOMENOS”.

I Trattati teorici

I trattati che ci sono pervenuti su cui è possibile ricostruire un profilo musicale della Grecia antica sono
relativamente pochi e sono principalmente imperniati sugli studi acustici dei suoni.

- Pitagora di Samo (500 a.c) compì i suoi studi sul “monocordo” (strumento con una sola corda dotato di
ponticello mobile con relativa cassa di risonanza) stabilendo per ogni intervallo sonoro dei valori
numerici, partendo, come riferimento dall’ottava (Diapason) e dalla quinta (Diapente)

- Aristosseno da Taranto scrisse gli “Elementa Harmonica” e gli “Elementa Rhitmica”. Del secondo (di
cui ci sono rimasti solo pochi frammenti) vengono esposti i diversi generi ritmici in base al rapporto dei
tempi forti e deboli, mentre il primo mette in evidenza lo studio dei fenomeni sonori mediante le
percezioni uditive, intellettive e mnemoniche.
PROFILO STORICO DELL’ EPITAFFIO DI SICILO

L’Epitaffio di Sicilo (Seikelos) è un rilevante documento musicale della Grecia antica.


Sebbene ci siano pervenute musiche antecedenti a questa data, molte di esse si presentano mutili e
incomplete ai fini di una reale ricostruzione storico-musicale per cui l’Epitaffio di Sicilo è considerato il
più antico spartito completo pervenuto; è costituito da 12 righe di testo accompagnati da una melodia
frigia scritta in notazione vocale e la sua datazione si aggira intorno al II secolo a.c.
Ritrovato in Anatolia intorno alla fine dell’Ottocento su un cippo funerario (probabilmente
appartenuto ad un musicista) andò perduto durante la guerra greco-turca e rinvenuto anni dopo in un
giardino privato.

Ricostruzione della stele

La stessa melodia con probabile trascrizione in notazione moderna :

Di seguito, il testo dell'epitaffio in greco, la traslitterazione e la traduzione in


italiano:

« Ὅσον ζῇς φαίνοὺ·

μηδὲν ὅλως σὺ λυποὺ· πρὸς ὀλίγον ἐστὶ τὸ ζῆν. τὸ τέλος ὁ χρόνος ἀπαιτεῖ. »

« Hoson zes, phainou

Meden holos su lupou; Pros oligon esti to zen To telos ho chronos apaitei. »

“Finchè vivi splendi, non affliggerti per nulla, la vita è breve e il tempo esige il suo tributo”
Musica nell'antica Grecia

Lezione di musica, idria attica a figure rosse, c. 510 a.C., Staatliche Antikensammlungen (Inv. 2421).

Nella storia della cultura occidentale, l'antichità greca ha rappresentato un concreto modello di
classicità, specialmente per l'architettura, la scultura, la filosofia e la letteratura. Diverso è stato
per la musica, arte altrettanto importante e praticata nel mondo classico, della quale, a differenza
delle discipline precedentemente dette, ci sono rimasti solo pochi frammenti e di difficile
interpretazione. L'elemento di continuità tra il mondo della civiltà musicale ellenica e quella
dell'Occidente europeo è costituito principalmente dal sistema teorico greco, che fu assorbito dai
romani e da essi fu trasmesso al Medioevo cristiano. Il sistema diatonico, con le scale di sette
suoni e gli intervalli di tono e di semitono, che sono tuttora alla base del nostro linguaggio
musicale e della nostra teoria, è l'erede e il continuatore del sistema musicale greco. Altri aspetti
comuni alla musica greca e ai canti della liturgia cristiana dei primi secoli dopo Cristo furono il
carattere rigorosamente monodico della musica e la sua stretta unione con le parole del testo.
La notazione
L'esistenza della notazione risale al IV secolo a.C. La scrittura musicale greca serviva solo ai
musicisti professionisti per loro uso privato.
Tra i pochi reperti sopravvissuti:
• Un frammento del primo stasimo della tragedia Oreste di Euripide, scritto su papiro; dalla
collezione dell'arciduca Rénier. Notazione vocale
• Sempre dall'Oreste di Euripide: frammento di un coro (480-406 a.C.), Papyrun Wien G 2315.
Notazione vocale
• Frammenti strumentali sempre dall'Oreste di Euripide, nel Papyrus Berlin 6870. Notazione
strumentale
• Due inni delfici, in onore di Apollo, uno in notazione vocale, l'altro in notazione strumentale,
entrambi incisi su pietra; scoperti nelle rovine del tesoro degli ateniesi a Delfi nel maggio
del 1893 (Delphi inv. NR. 517,526,494,499)
• Pianta di Tecmessa, Papyrus Berlin 6870. Notazione vocale
• Tre inni di Mesomede di Creta, dedicati al Sole, a Nemesi e alla musa Calliope, pubblicati da
Vincenzo Galilei alla fine del Cinquecento
• Aenaoi Nefelai, da Aristofane. Museo di Monaco di Baviera (Aristophane 275/277)
• Epitaffio di Sicilo, (Seikilos figlio di Euterpe). Inciso su una colonnetta di pietra scoperta in
Asia minore e pubblicata da Ramsay nel 1883. I segni musicali furono scoperti da
Wessely nel 1891. Attualmente nel museo di Copenaghen (Inv NR. 14897). Notazione
vocale
• Prima ode Pitica, da Pindaro. Fonte: Biblioteca del monastero di S. Salvatore, Messina
• Papyrus oxyrhynchus 2436 - Frammento di una monodia estratta forse dal Meleagos di
Euripide
• Homero Hymnus (Omero?) Fonte: Benedetto Marcello, Estro poetico-harmonico (Venezia,
1724). "Parte di canto greco del Modo Hippolidio sopra un inno d'Omero a Cerere"
• Poema (Mor 1,11 f Migne 37,523) di Grigorios Nazianzenos - Fonte: Athanasius Kircher,
Musurgia universalis (1650), "Schema Musicae Antiquae". Biblioteca del monastero di
S. Salvatore, Messina
• Papyrus Oslo A/B: Papiro di Oslo 1413 (Testo tragico). Pubblicato da Amundsen e
Winnington-Ingram in Symbolae Osloensen (1955). Notazione vocale
Alla fine del periodo arcaico visse il primo musico non leggendario di cui abbiamo notizia,
Terpandro, a cui fu riconosciuto il merito di aver raccolto, classificato e denominato le melodie
in base alla loro origine geografica (una melodia che veniva dalla regione dorica venne chiamata
dorica, dalla regione frigia, frigia…), nonché di aver organizzato le melodie in funzione dei testi
poetici. Queste melodie vennero chiamate nomoi (termine che, in greco, significa legge) perché
il musico doveva utilizzarle in funzione del tipo di testo che metteva in musica. In questa fase fu
decisiva, nell'ambito dell'esecuzione musicale del testo poetico, la funzione della memoria,
considerata la madre delle muse, nonché madre delle arti perché aveva un ruolo fondamentale
per la sopravvivenza e la trasmissione della cultura.
La teoria
Nella Grecia antica, la musica era assolutamente inseparabile dalla poesia, soprattutto nel
periodo più antico della sua storia. Nella poesia greca e in quella latina, la metrica era governata
dalla successione, secondo schemi prefissati, di sillabe lunghe e brevi. Da questi schemi
derivavano le alternanze fra tempi forti e deboli, cioè il ritmo.
La ritmica greca si estendeva all'area delle arti temporali, quindi la musica adottava gli stessi
principi della poesia. Fondamentale ed indivisibile della metrica greca era il tempo primo,
misura della sillaba breve. La breve corrispondeva alla durata di una croma, mentre la lunga
corrispondeva alla durata di due sillabe brevi, ossia di una semiminima. Il ritmo si produce solo
quando ci sono due o più note o sillabe, cioè più brevi e lunghe; esse si ordinavano in schemi
ritmici chiamati piedi. Nella poesia, i piedi si raggruppavano in combinazioni varie a formare i
versi, e i versi a formare le strofe.
Il canto
Verso la fine del periodo arcaico cominciò a svilupparsi una lirica monodica, affidata ad una
voce sola ed eseguita in contesti conviviali. In alcune città come Sparta, invece, dove si sviluppò
un forte senso civile e si diede importanza alla dimensione collettiva della vita sociale, nacque
una produzione di musica corale, affidata ad eventi celebrativi pubblici sia religiosi che laici.
Forme della lirica corale furono: il peana in onore di Apollo, il ditirambo in onore di Dioniso,
l'imeneo, canto di nozze, il threnos, canto funebre, il partenio, canto di fanciulle, gli inni in onore
degli dei e degli uomini e gli epinici in onore dei vincitori dei giochi panellenici. Nella lirica
corale si realizza pienamente l'unione delle tre arti della Mousikè, perché alla poesia si aggiunge
la danza (il coro si muoveva coreograficamente durante l'esecuzione dei canti corali).
Il ritmo di questi canti era lo stesso della poesia. Il coro greco cantava all'unisono, utilizzando il
procedimento dell'eterofonia: veniva cantata un'unica melodia, ma ad altezze diverse. Massimi
poeti e musicisti dei canti corali furono Stesicoro e Pindaro. Siamo tra il periodo arcaico e
classico.

Gli strumenti
Lo strumento associato alla civiltà greca fu l'aulos. Era uno strumento a fiato ad ancia, sacro al
culto di Diòniso, dio del vino, dell'ebbrezza e dell'incantamento. Una striscia di cuoio girava
intorno al capo dell'esecutore, aiutandolo a fermare, tra le labbra, le imboccature dell'aulos
doppio, il diaulos, strumento più diffuso dell'aulos semplice.
Un altro strumento utilizzato in Grecia fu la cetra, utilizzato, generalmente, per accompagnare i
racconti delle leggende degli dei e degli eroi. La lira o cetra era ritenuta sacra al culto di Apollo,
il dio della bellezza simboleggiava una diversa idea della musica, molto più razionale di quella
associata al dio Diòniso. Era formata da una cassa di risonanza dalle cui estremità salivano due
bracci collegati da un giogo. Tra la cassa e il giogo erano tese le corde: dapprima 4, poi 7 (poi un
numero maggiore. Si suonava pizzicando le corde con un plettro d'avorio. Varietà della lira erano
la forminx degli aedi, la pectis lidia, la grande magadis.
C'è un mito che dimostra la superiorità che acquistò, per i greci, la poesia accompagnata dalla
cetra. Si tratta del mito di Atena, dea della sapienza, la quale gettò via l'aulos perché la
costringeva a contorcere il viso per suonare, scegliendo la cetra. C'è, quindi, quest'idea della
superiorità della musica razionale rispetto a quella irrazionale. Vengono riconosciute entrambe le
dimensioni e associate una ad Apollo e l'altra a Dioniso.
Altri strumenti erano la siringa (o flauto di Pan), formata da 7 canne disposte una vicina all'altra
e di altezza digradante, la salpinx (simile alla tromba). Tra gli strumenti a percussione si
ricordano i tamburi, i cimbali (gli attuali piatti), i sistri e i crotali.
Musica nella civiltà romana

Trio di musicisti che sta suonando un aulos, un cimbalo, e un timpano (mosaico di Pompeii)

La musica nella civiltà romana era una parte della cultura già dai tempi antichi.[1] La musica
era in uso ai funerali, e la tibia (Aulos in greco), uno strumento a fiato, è stata suonata a sacrifici
per allontanare gli influssi negativi.[2] La canzone (carmen) era parte integrante di quasi ogni
occasione sociale.[3] Il Carmen saeculare di Orazio, per esempio, fu commissionata da Augusto e
fu eseguita da un coro misto per bambini ai Giochi secolari (Ludi Saeculares) nel 17 a.C.. Sotto
l'influenza della teoria antica greca, la musica fu pensata per riflettere la regolarità del cosmo, e
venne associata in particolare con la matematica e la conoscenza.[4]
La musica etrusca ebbe un'influenza sulla musica più antica dei Romani. Durante il periodo
imperiale, i Romani portarono la loro musica alle province, mentre le tradizioni dell'Asia
Minore, del Nord Africa e della Gallia divennero parte integrante della cultura romana.[5]
La musica accompagnava gli spettacoli e gli eventi nelle arene, e faceva parte dello spettacolo
chiamato pantomimus, una prima forma di balletto narrativo che combinava danza espressiva,
musica strumentale e un libretto cantato.[6]

Notazione musicale

Musicisti in un dettaglio dal Mosaico di Zliten (II secolo d.C.), originariamente rappresentati
mentre accompagnano un combattimento fra gladiatore e rappresentazioni con gli animali feroci
nell'arena: da sinistra, la tuba, l'idraulio (organo ad acqua), e due corni

I Romani potrebbero aver preso in prestito il metodo greco di 'notazione enchiriadic' per
registrare la loro musica, ma forse non utilizzavano nessun tipo di notazione musicale.[7] Quattro
lettere (in inglese notazione 'A', 'G', 'F' e 'C') indicavano una serie di quattro toni successivi.
Segni ritmici, scritti sopra le lettere, indicavano la durata di ogni nota.
Nessun musicista è raffigurato nelle opere d'arte mentre legge la musica, e non è stato ancora
scoperto nessun esempio scritto della musica romana. I Romani potrebbero aver accordato i loro
strumenti sulle scale greche.[8]
Strumenti
L'arte romana raffigura vari fiati, "ottoni", percussioni e strumenti a corda.[9] Gli strumenti in
stile romano si trovano in parti dell'Impero dove non erano costruiti. Questo indica che la musica
faceva parte degli aspetti della cultura romana che si diffusero in tutte le province.
Strumenti a fiato
La tuba
La tuba romana era una lunga e dritta tromba di bronzo con un bocchino conico staccabile come
quello del moderno corno francese. Esemplari ancora oggi esistenti sono lunghi circa 1,3 metri, e
hanno un fori cilindrici dal boccaglio al punto in cui diventa a campana bruscamente,[10] simile
alla moderna tromba dritta vista nelle presentazioni di 'musica d'epoca'. Dal momento che non vi
erano le valvole, la tuba era capace di riprodurre solo una singola serie di note che probabilmente
suonerebbe familiare per l'orecchio moderno, dati i limiti di acustica musicale per strumenti di
questa costruzione.[8] In campo militare, è stata utilizzata per le "marce militari". La tuba è anche
raffigurata nell'arte, per esempio in mosaici mentre accompagna i giochi (ludi) ed eventi di
spettacolo.

Il cornu
Il cornu (latino "corno"), era un lungo strumento a fiato in metallo di
forma tubolare che girava intorno al corpo del musicista con una
forma simile a una G maiuscola. Aveva un foro conico (anche
questo simile a un corno francese) e un bocchino conico. Può essere
difficile da distinguere dalla buccina. Il cornu è stato utilizzato per i
segnali militari e in parata.[11] Il cornicen era un segnale militare
ufficiale che trasformava gli ordini in chiamate. Come la tuba, il
cornu appare anche come accompagnamento per eventi pubblici e
spettacoli d'intrattenimento.

La tibia
La tibia (greco aulos) ai giorni nostri corrisponde al flauto ed al clarinetto , di solito doppia,
aveva due tubi con doppie ance (come in un oboe moderno), non uniti ma generalmente suonati
con una fascia per la bocca per tenere entrambi i tubi costantemente tra le labbra del
suonatore.[12] Studi moderni affermano che essa produceva un suono basso simile a quello del
clarinetto. Vi è una certa confusione circa l'esatta natura dello strumento.
Varie versioni del flauto moderno e del flauto di Pan.

Flauti di Pan suonati da Pan e aulos attraverso una menade (tesoro di Mildenhall, IV secolo)

Strumenti a corda
La lira
La lira, presa in prestito dai Greci, era essenzialmente un primitivo tipo di arpa, con una cornice
di legno o di guscio di tartaruga e vari numeri di fili tesi da una barra trasversale al corpo sonoro.
La lira si teneva o si faceva ondeggiare con un braccio e una mano e suonata con l'altra mano.[13]
La cetra
I Romani gradualmente abbandonarono la lira a favore della sofisticata cetra, uno strumento più
grande, con una cornice a forma di scatola con corde tese dalla traversa in alto fino alla cassa di
risonanza in basso, era tenuta in posizione verticale e suonata con il plettro. Le corde erano
accordabili regolando cunei di legno lungo la traversa.
Il liuto
Il liuto, il vero precursore della chitarra (chitara), è considerato uno strumento medievale , ma
era suonato dagli antichi romani. Il liuto romano aveva tre corde, e non era tanto popolare quanto
la lira o la cetra, ma era più facile da suonare.

La chitara
La chitara era lo strumento musicale più importante della
Roma antica ed era suonata sia nella musica popolare che nelle
forme più serie di musica. Più grande e più pesante di una lira,
la chitara era uno strumento forte, dolce e penetrante che
poteva essere accordato con precisione. Si diceva che alcuni
suonatori fossero soliti piangere. Dalla chitara deriva la nostra
parola chitarra e anche se la chitarra è evoluta più direttamente
dal liuto, lo stesso misticismo circonda gli idoli di chitarra di
oggi che gli antichi virtuosi, il citharista e cantanti popolari di
Roma antica. Come altri strumenti, essa proveniva
originariamente dalla Grecia e le immagini greche ritraggono le
citharas più elaboratamente costruite. Si riteneva che gli dei
della musica, le Muse e Apollo, avessero dato ai suonatori di cetra il dono di ipnotizzare gli
ascoltatori.
Organi

Hydraulis e cornu su un masaico di Nennig, Germania.

I mosaici raffigurano strumenti che assomigliano a un incrocio tra la zampogna e l'organo. I tubi
sono stati dimensionati in modo da produrre molti delle note (scale) conosciute dai greci. Non è
chiaro se l'aria fosse soffiata direttamente a bocca o da qualche mantice meccanico.
L' organo idraulico (hydraulis), che funzionava grazie alla pressione dell'acqua, è stato "una
delle più significative realizzazioni tecniche e musicali dell'antichità".[14]
In sostanza, l'aria che va ai tubi che producono il suono proviene da un meccanismo della cassa a
fiato connesso attraverso un tubo alla cupola; l'aria è pompata all'interno per comprimere l'acqua,
e l'acqua sale nella cupola, comprimendo l'aria e facendo in modo che un rifornimento costante
raggiunga i tubi.[15] Lo strumento risale agli antichi greci e un modello ben conservato in
ceramica è stato trovato a Cartagine nel 1885.[16]
Le hydraulis accompagnava spettacoli di gladiatori e manifestazioni nell'arena, così come
spettacoli teatrali.
Percussioni
Lo scabellum
Si usava un dispositivo di legno o di metallo a cerniera (chiamato scabellum) per battere il
tempo.
Il sistro
Il sistro era un sonaglio composto da anelli infilati attraverso i buchi di un telaio metallico, che
era spesso utilizzato per scopi rituali.
I cymbali
I Cymbala (lat. plurale di cymbalum, da kymbalon greco) erano piccoli cembali: dischi metallici
con centri concavi e bordi girati, usati in coppie si facevano sbattere l'uno contro l'altro.[17]
La musica nella società
Nonostante la presunta mancanza di originalità musicale da parte dei romani, a loro la musica
piaceva molto e la utilizzavano in molte attività.
Gli usi militari della tuba per la segnalazione, così come la musica per i funerali, riunioni private,
gli spettacoli sul palco e i grandi spettacoli gladiatori.
La musica veniva utilizzata anche nelle cerimonie religiose. I Romani coltivavano la musica
come un segno di educazione.[18] I concorsi musicali erano abbastanza comuni e attiravano una
vasta gamma di concorrenti.

Potrebbero piacerti anche