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— 28 —
2 Prefazione
Prefazione 3
ANGELO MERIANI
Prefazione di
LUIGI ENRICO ROSSI
Guida
4 Prefazione
ISBN 88-7188-794-8
Prefazione 5
PREFAZIONE
NOTA
1
Sulla necessità di conservare qui il testo tràdito, senza alcuna delle espun-
zioni proposte in passato, e per la bibliografia sulla questione, rimando alle persua-
sive considerazioni di FRASCHETTI 1981, pp. 98-100, che mette in luce opportuna-
mente anche il fatto che Aristosseno considerasse barbari i Romani (fr. 17 Wehrli),
e che gli Etruschi fossero incontestabilmente considerati tali nell’antichità (p. 101):
su questo vd. anche DESIDERI 1998, in part. pp. 912-913; peraltro, sull’identità di
questi Turrhnoiv, CERCHIAI 1996, p. 73, avanza a ragione l’ipotesi che in essi sia
«forse preferibile riconoscere non gli Etruschi [...], ma i Sanniti ‘tirrenici’ insediati
16 Sulla musica greca antica
Che si tratti di ipsissima verba sembra qui garantito dal fatto che
nel testo sono presenti ben tre «citation-marks» 3 : all’inizio
(’Aristovxenoς ejn toi'ς Summivktoiς sumpotikoi'ς [...] fhsiv), a metà ([...]
fhsiv [...]) e alla fine (tau'ta me;n oJ ’Aristovxenoς); e anche se è vero
che la maggioranza dei frammenti di Aristosseno tràditi da Ateneo non
ci consente di distinguere citazioni dirette da citazioni indirette, non
si può dimenticare che i Suvmmikta sumpotikav erano, per Ateneo, uno
dei più antichi esempi del genere letterario da lui stesso adottato4.
Il nostro frammento, infatti, non è una fonte storiografica in sen-
so stretto5, ma appartiene a quel genere simposiaco che «segna e attra-
versa la letteratura greca dal IV secolo a. C. all’era cristiana»6. Visto
che, in tal senso, la fonte è del tutto esplicita, l’uso della prima perso-
na plurale (poiou'men [...] hJmei'ς [...] ajnamimnhskovmeqa) e l’accenno al-
l’esiguità numerica (ojlivgoi) non possono non essere ulteriori confer-
me della cornice simposiale7. Caratteristica di questo tipo di letteratu-
8
MARTIN 1931, p. 31; WEHRLI 1967, p. 84.
9
Per questo aspetto della riflessione musicale di Aristosseno vd. §§ 5 e 11.
10
A Taranto e alla «cultura delle diverse parrocchie pitagoriche» pensa anche
MUSTI 2000, p. 55, n. 29; Archita fu contemporaneo del padre di Aristosseno (vd.
VISCONTI 1999, p. 50), e visse all’incirca tra il 430 e il 360 a. C. (vd. WUILLEUMIER
1939, pp. 67-75; HUFFMAN 1996; RIEDWEG 1996); Aristosseno, autore, tra l’altro, di
una sua biografia (frr. 47-50 Wehrli), mantenne sempre col pitagorismo rapporti
strettissimi: vd. TIMPANARO CARDINI 1964, pp. 272-333; GIGANTE 1971a, pp. 74-75;
BURKERT 1972; MOMIGLIANO 1974, pp. 77-80; FRASCHETTI 1981, pp. 102-104; BARKER
1989b, che mette in evidenza i punti di contatto tra Aristosseno e Archita anche su
un piano più strettamente teorico-musicale (contra GIGANTE 1971a, p. 74); VISCON-
TI 1999, pp. 49-53; 62-63; sul pitagorismo a Taranto, vd. CENTRONE 1996, pp. 49-
52; GIGANTE 1971a, p. 75 si dice sicuro «che le parole di Aristosseno possano rife-
rirsi alla Taranto del primo quarto del III secolo» sulla base dell’«accenno alla sot-
tomissione romana di Posidonia che è del 273»: in realtà, anche se credo assai ve-
rosimile che questo simposio letterario sia ambientato a Taranto, non mi sembra
che qui Aristosseno intenda riferirsi a un evento storico preciso e definito (vd. qui
§§ 2, 6, 8 fin.). Un ritorno di Aristosseno a Taranto dopo la morte di Aristotele,
anche se è solo congetturabile, visto che le fonti non ne parlano esplicitamente,
appare senz’altro molto plausibile (WUILLEUMIER 1939, p. 589), anche in considera-
zione del fatto che nel fr. in esame si parla, in termini di “imbarbarimento”, di una
trasformazione dello spettacolo teatrale: un fenomeno osservabile e documentabile
proprio a Taranto anche per altra via (vd. qui § 5).
18 Sulla musica greca antica
11
Su questo versante, la bibliografia è piuttosto consistente, e si ricava in gran
parte da FRASCHETTI 1981, che amplia di molto la prospettiva esegetica, prestando
attenzione soprattutto agli aspetti ‘ideologici’ del testo; in questo senso, mi pare
molto ben motivata la posizione di ASHERI 1999, p. 368, contrario alla visione di
«coloro che scorgono un’aperta contraddizione tra questa fonte letteraria e la do-
cumentazione archeologica»; più in generale, vd. ASHERI 1996.
12
Vd. WESTPHAL 1883-1893, I, p. 473; II, pp. CCXXVI-CCXXIX; ABERT 1899,
pp. 18-19; 35-37; BARKER 1984, p. 291; WEST 1992, p. 370; e, da ultimo, con ampio
commento, VISCONTI 1999, pp. 144-151, 159-162.
13
Vd. WEHRLI 1967, p. 84.
14
Così già FRASCHETTI 1981, p. 101, e ora VISCONTI 1999, p. 145: vd. anche,
qui, §§ 4, 5, 11.
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 19
370 e il 365 a. C.15: nulla si sa circa la data della sua morte, né sulla
durata della sua vita16. Ora, senza pretendere di voler trarre più di
qualche indizio da casi simili, vale forse la pena di ricordare qui i dati
relativi ad almeno due autorevoli precedenti letterari dei Suvmmikta
sumpotikav17. La composizione del Simposio di Platone risale, verosi-
milmente, agli anni tra il 384 e il 378 a. C., mentre gli eventi che fan-
no da cornice al dialogo si collocano nel 416 a. C.; il Simposio di Se-
nofonte, posteriore al 378 a. C., è ambientato nel 422 a. C. Dunque
Platone, che nasce intorno al 429, racconta, tra i 45 e i 51 anni di età,
fatti contemporanei alla sua adolescenza, anteriori di 32/38 anni; e
Senofonte, che nasce intorno al 430, racconta, a più di 52 anni di età,
fatti contemporanei alla sua infanzia, anteriori di almeno 44 anni.
A questo punto, se ammettiamo, del tutto ipoteticamente, s’in-
tende, che Aristosseno possa aver composto i Suvmmikta sumpotikav
tra i 45 e i 50 anni di età, e cioè attorno al 320 a. C., potremo riferire
l’imbarbarimento dei teatri e la degenerazione della musica di cui ci
parla in relazione all’ambiente del personaggio narrante (vd. § 5), alla
realtà del pieno IV secolo: in ogni caso prima del 273 a. C., data
della ufficiale deduzione della colonia latina di Paestum. Si tratta di
una conclusione, ripeto, per ora del tutto ipotetica, e perciò del tutto
indicativa, ma credo anche del tutto ragionevole: e spero che gli altri
dati che emergeranno da quanto dirò in seguito potranno ulterior-
mente confortarla (vd. soprattutto §§ 6 e 8).
3. Festa e simposio
15
Accolgo le conclusioni di VISCONTI 1999, pp. 18-19, che confuta (p. 31, n.
66) le differenti ipotesi di PEARSON 1990, p. XXV (nascita al 379 a. C.) e di BÉLIS
1986, p. 17, n. 10 (nascita tra il 356 e il 352 a. C.); lo studioso italiano dà un’accu-
rata e attendibile ricostruzione della biografia del nostro autore alle pp. 11-99; vd.
anche BARKER 2000b; merita attenzione l’ipotesi di CORDIANO 2001, pp. 149-157,
che la frequentazione del Liceo da parte di Aristosseno, e il suo mancato accesso
allo scolarcato dopo la morte di Aristotele, potessero avere anche motivi politici
(crisi dei rapporti pitagorismo-Accademia e forte connotazione pitagorica di Ari-
stosseno anche dopo il discepolato aristotelico e la morte di Aristotele).
16
Per quanto ne sappia, l’unico a formulare l’ipotesi – a mio avviso non con-
vincente – di una vita lunga di Aristosseno è WUILLEUMIER 1939, p. 589.
17
Li ricavo da DOVER 1965, richiamato anche da BRANDWOOD 1990, pp. 14-15, 37.
20 Sulla musica greca antica
18
PELLIZER 1983, p. 31; per le interpretazioni e le tipologie della festa vd. VA-
LERI 1979; CALAME 1992 e 1996; GIANOTTI 1996; sul simposio in generale, ROSSI
1983; MURRAY 1990; SLATER 1991; SCHMITT PANTEL 1992.
19
Ecco come Ateneo lo presenta (XIV 623e): oJ pavnta a[ristoς kai; sofo;ς
(novmwn ejxhghth;ς oujdeno;ς deuvteroς kai; peri; mousikh;n ejndiatrivbwn aijeiv: a{ptetai
ga;r kai; tw'n ojrgavnwn); vd. anche Athen. I 1c; Masurio, che sa contemperare con
equilibrio erudizione e riflessione critica, risponde certamente al modello del
‘convitato ideale’, secondo la felice formulazione di LUKINOVICH 1990, p. 266.
20
Uno sguardo d’insieme al molto materiale musicale presente in Ateneo è
offerto da RESTANI 1988 (vd., in particolare, pp. 27-28) e da BARKER 2000a; vd. an-
che BARKER 1984, pp. 258-259 e MUSTI 2000, pp. 17-18; per le fonti musicologiche
di Ateneo bisogna ancora partire dal lavoro di BAPP 1885; utili indicazioni in tal
senso, con particolare riferimento, ovviamente, al nostro frammento, in VISCONTI
1999, pp. 145-151.
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 21
Non c’è dubbio allora che l’intento di Ateneo nel citare il testo
di Aristosseno sia quello di fornire una testimonianza efficace sulla
decadenza della musica, e in particolare di quella che si eseguiva nei
teatri. Interpreto in questo senso l’espressione hJ pavndhmoς au{th
mousikhv: in questo contesto, nel quale si parla di “imbarbarimento”
del teatro, una musica “molto diffusa”, “popolare”, non può essere che
la musica destinata appunto al vasto pubblico del teatro.
21
La letteratura su questo argomento è piuttosto cospicua, e non è questa la
sede per un’analisi tecnica anche solo sommaria: rimando perciò a VISCONTI 1999,
pp. 100-128, con ampia bibliografia precedente; vd. anche WEST 1992, pp. 356-372;
ZIMMERMANN 1993; PATTERSON 1993; GENTILI 1995, pp. 34-41; ROSSI 1995, pp. 388-
391; ROSSI 1997, pp. 753-757; IMPERIO 1998, pp. 47; 75-96; PRETAGOSTINI 1998; i
recenti contributi di MUSTI 2000 e MOSCONI 2000 aprono nuove e stimolanti pro-
spettive di studio; di particolare interesse il percorso disegnato da BARKER 2002;
vorrei solo ricordare che il complesso delle innovazioni musicali di autori come
Melanippide, Cinesia, Filosseno, Frinide, Timoteo dovette sembrare un vero e pro-
prio sconvolgimento dei canoni culturali tradizionali, viste le violente reazioni da
esse suscitate nei diversi ambiti della teoria musicale (Aristosseno), della commedia
(Aristofane, Ferecrate), della filosofia (Damone, Platone).
22
VISCONTI 1999, pp. 146-151, 160, n. 90; VILLARI 2000.
23
Un importante indizio cronologico è dato dalla menzione dell’auleta Pro-
nomo di Tebe, nato verso il 475, che fu maestro di aulòs di Alcibiade, come ap-
prendiamo da Duride (FgrHist 76 F 29, ap. Athen. IV 184d): cf. COMOTTI 1991b,
pp. 32, 72; WEST 1992, pp. 87, 366-367; su tutto il passo, vd. VISCONTI 1999, pp.
146-151, 160-163, che ne rileva anche le importanti implicazioni politiche; il testo
è riportato e discusso qui al cap. II § 4.
22 Sulla musica greca antica
24
I titoli sono: peri; corw'n; peri; tragikh'ς ojrchvsewς; peri; tragw/dopoiw'n:
frr. 103-116 Wehrli (=17 F 1-14 Bagordo): vd. BAGORDO 1998, pp. 28-29; WEHRLI
1967, p. 83, ipotizza anche l’esistenza, tra le opere di Aristosseno, di un peri;
diqurambopoiw'n, contenente la vita di Teleste di Selinunte (fr. 117 Wehrli); gli
interessi di Aristosseno per il teatro dovettero essere un portato della sua
permanenza alla scuola di Aristotele: sappiamo che affrontò, in materia, problemi
di esegesi (fr. 113 Wehrli), di pseudepigrafia (frr. 45; 114 Wehrli), di biografia (fr.
115 Wehrli); due papiri (361-362 Pack2=83-84 Austin) testimoniano anche interessi
per Epicarmo, per cui vd. CASSIO 1985.
25
Si tratta dei frr. 70 e 76 Wehrli, citati per esteso qui al cap. II, rispettiva-
mente ai §§ 7 e 4; li prende debitamente in esame anche VISCONTI 1999, pp. 130-
144, il quale, con ottimi argomenti, propone di assegnare al primo dei due (fr. 70)
una porzione di testo più ampia di quella che si legge in WEHRLI 1967, p. 29.
26
Come riconosciuto a partire da ABERT 1899, p. 36: vd. poi BARKER 1984, p.
233; WEST 1992, p. 370; VISCONTI 1999, p. 152.
27
Vd. WEIL-REINACH 1900, pp. 58-59; anche nel fr. 70 Wehrli si parla di mu-
sica effeminata (qhlunomevnh); i due testi pseudoplutarchei sono riportati e discussi
qui al cap. II § 7.
28
Vd. invece il fr. 79 Wehrli, su Sofocle, che mescolò l’armonia frigia allo
stile ditirambico.
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 23
29
Phan. fr. 10 Wehrli (ap. Athen. XIV 638b) = Terp. test. 29 Gostoli (vd.
GOSTOLI 1990, pp. 93-94).
30
Vd. CRUSIUS 1895.
31
Vd. Aristoph. nub. 971; Pherecr. fr. 155, 14-18 K.-A.
32
Amph. fr. 14 K.-A.; Antiph. fr. 207 K.-A.; vd. CONTI BIZZARRO 1993-1994.
33
Ps. Hp. De victu I 18, 1; il passo è opportunamente richiamato anche da
VISCONTI 1999, p. 117; per la datazione, vd. JOLY 1967, pp. XIV-XVI: WEST 1992,
pp. 371-372, data invece il trattato alla metà del IV sec. a. C.; a favore della data-
zione tradizionale si è di recente pronunciato però anche il prof. Andrew Barker,
che ha dedicato al passo un commento ampio e circostanziato nel corso del suo
ciclo di lezioni su Psicomusicologia nella Grecia antica (Università di Salerno, Di-
partimento di Scienze dell’Antichità, febbraio 2002: le lezioni di Barker, a cura di
chi scrive, sono in corso di stampa).
24 Sulla musica greca antica
tanti della “nuova musica”, a suo tempo oggetto degli attacchi impie-
tosi dei conservatori, Timoteo di Mileto: Aristotele parla di lui in ter-
mini assolutamente lusinghieri associandolo al suo maestro Frinide, e
sappiamo che sue composizioni vengono frequentemente rieseguite in
occasioni ufficiali fino all’inoltrato IV sec. a. C.34; Polibio attesta che,
nella seconda metà del III sec. a. C., lo studio e l’esecuzione dei novmoi
di Timoteo fa parte integrante del curriculum educativo dei giovani
Arcadi, e per altra via sappiamo che la sua opera continua a essere co-
nosciuta e apprezzata ancora nel II sec. d. C.35
In realtà, almeno fino a tutto il V secolo, possiamo supporre che
le rappresentazioni teatrali non avessero conosciuto una vera e pro-
pria “eversione” dei canoni musicali tradizionali: «sappiamo bene»
infatti «che le giurie dei concorsi non consentivano vere libertà in
questo senso. Le licenze di un Euripide erano molto più miti, nella
scala di valori dell’ethos musicale, di quanto ce le presenti Aristofane
nella sua parodia comica. L’ufficialità della sede, severamente control-
lata dalla pólis, non era propizia a vere trasgressioni»36. D’altra parte
sappiamo anche che, in Atene, per la produzione e la fruizione della
musica che in ambienti aristocratici veniva bollata come volgare e de-
generata, soprattutto quella del cosiddetto “nuovo ditirambo”, Pericle
fece costruire un edificio monumentale apposito, l’Odeion37. Ai tempi
di Aristosseno invece – circa un secolo dopo – forme di spettacolo
nuove dovevano aver cominciato a invadere proprio i teatri, mutando
profondamente i modi della fruizione e della produzione della musica,
oltre che, naturalmente, le forme della comunicazione spettacolare38.
In questa direzione, sarà utile ricordare ancora una volta che, nel
frammento di Aristosseno, l’accenno alla degenerazione e all’imbarbari-
mento della musica e dei teatri non si riferisce a Poseidonia, ma all’am-
biente del personaggio che parla in prima persona39. E se, come ho ipo-
34
Vd. Aristot. Met. 993b15: eij me;n ga;r Timovqeoς mh; ejgevneto, pollh;n a]n
melopoiivan oujk ei[comen: eij de; mh; Fru'niς, Timovqeoς oujk a]n ejgevneto; Timoth.,
frr. 777; 778; 779; 787; 788; 792; 801 Page: vd. VISCONTI 1999, pp. 117-118; 126, n.
149; HORDERN 2002, pp. 9-17; 73-79.
35
Polyb. IV 20-21 (per la cronologia, vd. qui § 11, con nota 115); BRONEER
1953, pp. 192-193; LATTE 1954 e 1955; in generale, vd. MATHIESEN 1999, pp. 58-71;
HORDERN 2002, pp. 1-17.
36
Così ROSSI 1988c, p. 241.
37
Vd. l’ottimo quadro d’insieme offerto da MOSCONI 2000.
38
Su questi problemi, vd. GENTILI 1977 e 1995, pp. 234-236; ROSSI 1997; CA-
TONI 1997.
39
Lo fa notare opportunamente anche ASHERI 1999, p. 364; nella medesima
direzione, MUSTI 2000, p. 55, n. 29; inspiegabilmente, TODISCO 2002, p. 158, parla
invece ancora di «“imbarbarimento” del teatro poseidoniate» (corsivo mio: nei me-
desimi termini, pp. 17-18, e così già TODISCO 1990, p. 151), considerando, tra l’al-
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 25
tizzato (§ 2), si tratta della Taranto del pieno IV sec. a. C., vale la pena
richiamare qui, nel suo contesto, un testo tratto dalle Leggi di Platone
(II 659b-c), che ci dà un’immagine dettagliata di quanto accadeva negli
ambienti teatrali dei Greci d’Occidente precisamente all’epoca in cui si
può immaginare ambientato il simposio raccontato da Aristosseno40.
La musica – dice l’Ateniese nel dialogo platonico – va giudicata sì
in base al piacere (hJdonhv), ma – precisa – non si tratta del piacere del
primo che capita: la musica più bella è invece «quella che dà diletto ai
migliori e a quelli che hanno ricevuto un’educazione adeguata, ma
soprattutto a quell’unica persona che si distingua per virtù e cultura
(h{tiς tou;ς beltivstouς kai; iJkanw'ς pepaideumevnouς tevrpei, mavlista de;
h{tiς e{na to;n ajreth/' te kai; paideiva/ diafevronta: 658e-659a)». Si tratta
ovviamente del giudice ideale della musica, che, scelto accuratamente
per pronunciare giudizi attendibili, deve possedere ajrethv, frovnhsiς
e ajndreiva. La sua istruzione – prosegue ancora l’Ateniese – non
deve avvenire in teatro, dove il fracasso della folla esercita su di lui
un turbamento pari a quello della sua stessa incompetenza (ou[te
ga;r para; qeavtrou dei' tovn ge ajlhqh' krith;n krivnein manqavnonta,
kai; ejkplhttovmenon uJpo; qoruvbou tw'n pollw'n kai; th'ς auJtou'
ajpaideusivaς); né, una volta formato, il giudice deve pronunciare
verdetti viziati dalla sua stessa debolezza o viltà (ou[t’ au\ gignwvskonta
di’ ajnandrivan kai; deilivan [...] krivnein): il vero giudice deve invece
arrivare a occupare il suo posto in teatro non come discepolo, ma
piuttosto come maestro degli spettatori, per opporsi a quanti
procurano loro un piacere sconveniente o ingiusto (ouj ga;r maqhth;ς
ajlla; didavskaloς, w{ς ge to; divkaion, qeatw'n ma'llon oJ krith;ς kaqivzei,
kai; ejnantiwsovmenoς toi'ς th;n hJdonh;n mh; proshkovntwς mhde; ojrqw'ς
ajpodidou'si qeatai'ς: 659a-b). E invece (659b-c):
41
Discussione e bibliografia essenziale in FANTUZZI 1993, pp. 36-37; vd. an-
che IMPERIO 1998, p. 93.
42
Non è forse un caso che il passo citato contenga un riferimento al ditiram-
bografo Cinesia; in un altro passo delle Leggi (VII 817b-c) Platone fa dire all’Atenie-
se parole che sembrano alludere anch’esse a pratiche teatrali in vigore fuori di Ate-
ne, e probabilmente, secondo TAPLIN 1999, p. 38, in Magna Grecia.
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 27
43
Così, efficacemente, ROSSI 1995, p. 391; vd. anche ROSSI 1997, pp. 756-757;
WALLACE 1995, pp. 26-27; CATONI 1997, p. 1027, n. 43; MOSCONI 2000, in part. pp.
301-305.
44
Vd. Arist. Pol. VIII 1337b 24-1342b 34; ANDERSON 1966, pp. 111-146; 260-274;
BÉLIS 1987, pp. 54-85 (cap. II: Aristote et la musique); VISCONTI 1999, pp. 116, 128.
45
Su questo, vd. ROSSI 1988c e 2000, p. 62, con n. 14.
46
Questi fenomeni sono posti in chiara evidenza da MUSTI 2000, che indaga
anche sulla con certo casuale collocazione delle innovazioni musicali “degenerate”
in ambiente democratico; su questo è anche importante MOSCONI 2000.
47
Fr. 110 Wehrli (Athen. XIV 621c).
48
Fr. 111 Wehrli (Athen. XIV 620e).
28 Sulla musica greca antica
49
Si tratta dei frr. 135 e 136 Wehrli (rispettivamente, Athen. I 19f; XIV 638b),
che per tanti motivi vanno considerati insieme: li ricorda opportunamente anche
GIGANTE 1971a, p. 76; Athen. XIV 620b-c trasmette la notizia che Demetrio Fale-
reo fu il primo a introdurre nei teatri gli oJmhristaiv, che si esibivano in rappresen-
tazioni drammatiche di brani omerici (Dem. Phal. fr. 33 Wehrli), e che secondo Ca-
meleonte furono messi in musica Omero, Esiodo, Archiloco, Mimnermo, Focilide
(Chamel. fr. 28 Wehrli); vd. DELCROIX-GIANNATTASIO ANDRIA 1997.
50
Vd. MILANEZI 2000.
51
Raccolta di fonti nel classico WUILLEUMIER 1939, pp. 611-632; vd. anche
TAPLIN 1993, pp. 12-17, la scheda di MITENS 1988, p. 148, e ora lo status quaestio-
nis, con bibliografia aggiornata, di TODISCO 2002, pp. 163-166; 220.
52
Penso naturalmente a TAPLIN 1993 (con bibliografia precedente), alla luce
del cui lavoro va fortemente ridimensionata la vecchia ma persistente idea che le
raffigurazioni vascolari magnogreche con scene teatrali vadano riferite quasi del tutto
a rappresentazioni fliaciche.
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 29
53
Vd. TAPLIN 1993, pp. 89-99.
54
Eccezion fatta per Noss. 10, 2 G.-P. (A. P. VII 414, 2) che lo dice siracusano,
la totalità delle fonti lo considera tarantino; l’unico dato cronologico esplicito in
nostro possesso è Sud. r 171 Adler (test. 1 K.-A.): gev g onen ej p i; tou' prwv t ou
Ptolemaivou; ora, sappiamo che Tolemeo I regnò tra il 323 e il 283 a. C., ma in questo
contesto gevgonen significa probabilmente «fu attivo», piuttosto che «nacque»: vd.
TAPLIN 1993, p. 49, n. 2; fonti, bibliografia e frammenti in PCG I (2001), pp. 260-
270; il più recente studio d’insieme resta GIGANTE 1971b; vd. anche, più sinteticamente,
TAPLIN 1993, pp. 48-54.
55
Significative, in tal senso, la testimonianza di Sud. r 171 Adler (test. 1 K.-
A.: ÔRivnqwn [...] kwmikovς, ajrchgo;ς th'ς kaloumevnhς iJlarotragw/divaς o{ ejsti
fluakografiva) e quella di Steph. Byz. 603, 1 Meineke (test. 2 K.-A.: ÔRivnqwn
Taranti'noς, fluvax, ta; tragika; metarruqmivzwn ejς to; geloi'on ktl.).
56
Su questa fase di sviluppo del teatro ellenistico, vd., in generale, GENTILI
1977.
57
Sulla probabile presenza di Aristosseno a Taranto dopo la morte di Aristo-
tele, vd. qui nota 10.
58
L’accostamento non stupirà il lettore di Plat. resp. IV 424c; leg. III 699e-
701c, con ROSSI 2000, pp. 61-62; più in generale, per musica e politica in Platone,
vd. ora PAGLIARA 2000.
30 Sulla musica greca antica
imbarbarita anche, a un certo punto della sua storia, la musica dei teatri.
In questo senso, mi pare significativa la disposizione simmetrica dei
due incisi Turrhnoi'ς h] ÔRwmaivoiς gegonovsi e eijς megavlhn diafqora;n
proelhv l uqen , ad esplicitare gli esiti di entrambi i processi di
imbarbarimento 59 . Un secondo, più elaborato accostamento è
sottolineato con maggiore rilievo non soltanto dall’uso del medesimo
verbo (ajnamimnhvskomai), ma anche dallo schema omologico o{moion
poiou'men [...] ou{tw kai; hJmei'ς: come i Poseidoniati celebravano in una
sola (mivan) festa la commemorazione rituale delle proprie origini greche,
così anche i pochi (ojlivgoi) membri del simposio che fa da cornice al
frammento ricordano la musica del passato.
Per quanto riguarda la festa dei Poseidoniati, il testo ci informa che
essa prevedeva il ricordo di «antichi ojnovmata e novmima»: un particolare
disposto in perfetta simmetria rispetto a thvn te fwnhvn [...] tav te loipa;
tw' n ej p ithdeumav t wn . Le due coppie di termini fwnhv - oj n ov m ata e
ejpithdeuvmata - novmima non sembrano perfettamente sinonimiche: al
generico fwnhv (“lingua”) risponde il più specifico ojnovmata (“parole”,
“nomi”), come a ejpithdeuvmata risponde novmima. La parte verbale del
rito (ojnovmata) e quella cerimoniale (novmima) rappresentano insomma,
rispetto al processo di imbarbarimento descrito da Aristosseno, una
sorta di contraltare, che si inquadra in una riproposizione rituale
dell’antica identità culturale. I Poseidoniati, che si sarebbero imbarbariti,
si comportano ritualmente come se non lo fossero: richiamano infatti
alla memoria (ajnamimnhvskontai), nelle loro configurazioni origina-
rie (ajrcaivwn ejkeivnwn), manifestazioni concrete (ojnomavtwn e nomivmwn)
dei fattori culturali – lingua e costumi – il cui mutamento (meta -
beblhkev n ai ), a un conservatore come Aristosseno, rivela il loro
imbarbarimento. In sostanza si può dire che i Poseidoniati, nel corso
della loro festa greca, adoperano gli antichi ojnovmata e adottano gli
antichi novmima, ossia parlano l’antica lingua e si comportano secondo gli
antichi costumi. Si tratta insomma di una ripetizione rituale, che rende
presente – e perciò, direi, rifonda – ciò che commemora. Tornerò più
avanti (§ 9) su questo particolare, quando forse potrà ricevere più luce
dall’esame degli altri (§§ 7-8).
Quanto all’“imbarbarimento” dei Poseidoniati, si osserva che esso
implica qui un mutamento di identità etnico-culturale (ejx ajrch'ς {El-
59
In questo senso già MAZZARINO 1966, p. 98, che considera l’intero inciso
Turrhnoi' ς h] ÔRwmaiv o i ς gegonov s i come «necessario pendant» rispetto a ej x
ajrch'ς {Ellhsin ou\sin; nella medesima direzione, FRASCHETTI 1981, p. 99, che parla
opportunamente di «coerenza interna del testo».
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 31
60
Il nesso tra perdita dell’identità linguistica greca e imbarbarimento si coglie
anche in un famoso passo di Platone (epist. VIII 353e), opportunamente richiamato
da vari studiosi: FRASCHETTI 1981, p. 101; CRISTOFANI 1996, p. 201; BOWERSOCK 1992,
p. 250; ASHERI 1999, p. 369; «quel binomio, lingua e costumi, è in certo modo ti-
pico della storiografia greca» (MAZZARINO 1966, p. 98); vd. TSOPANAKIS 1984.
61
In questo senso, già LALOY 1904, p. 14: «Il s’agit d’une dénationalisation
progressive, et non d’une conquête»; in proposito, vd. FRASCHETTI 1981, pp. 100-
101, e ora ASHERI 1999, p. 365.
62
Per TORELLI 1988, p. 96, invece, l’inciso Turrhnoi'ς h] ÔRwmaivoiς gegonovsi
«può interpretarsi solo come descrizione delle conseguenze culturali della fondazione
della colonia»; ma, in conseguenza di questa interpretazione, che, come egli stesso
ammette, urta con la cronologia di Aristosseno, «la cui data di morte generalmente
accettata precede senz’altro quella della colonizzazione latina di Paestum», lo
studioso giunge, sic et simpliciter, a negare la paternità aristossenica dei Suvmmikta
sumpotikav, considerandoli un «prodotto apocrifo di orientamento neopitagorico
[...], nato all’interno di ambienti colti dei Greci di Poseidonia-Paestum dopo l’arrivo
dei coloni o forse meglio della stessa Taranto, all’indomani della conquista romana
del 272 a. C., evento virtualmente contemporaneo alla deduzione di Paestum, datata
all’anno prima» (pp. 97-98, corsivi miei): per quel che so, questo è l’unico tentativo
di revocare in dubbio l’autenticità del nostro testo, che a me sembra invece garantita
dalla stessa configurazione della citazione di Ateneo, con i suoi tre «citation-marks»
(vd. §1); quanto alla menzione dei Turrhnoiv , considerata generalmente un
anacronismo da chi li identifica con gli Etruschi, rimando chi non voglia accogliere
le persuasive ipotesi di CERCHIAI 1996, PUGLIESE CARRATELLI 1988, ASHERI 1999 (vd.
qui nota 1), alle considerazioni di FRASCHETTI 1981 (pp. 98, 100; 104-115).
32 Sulla musica greca antica
scrivere, e che una certa distanza temporale dai fatti narrati andrà co-
munque computata, in considerazione del genere letterario simposiaco
(§§ 1-2). Sarà allora la data del frammento, necessariamente anteriore
al 273, a costituire un sicuro terminus ante per la datazione dei fatti in
esso narrati, sicché possiamo essere certi di dover leggere qui un rife-
rimento a un’epoca alquanto precedente al 27363. D’altra parte, contat-
ti interculturali a Poseidonia sono ampiamente documentati dalle te-
stimonianze archeologiche: la presenza di “comunità miste” sembra es-
sere una caratteristica peculiare della città fin dalla sua fondazione64.
Quello che è importante notare è che, agli occhi del conservatore
Aristosseno, già questi soli contatti apparivano come i segni che un
vero e proprio imbarbarimento si era ormai pienamente compiuto65.
A questo proposito, dopo aver ricordato che a Poseidonia l’uso
del greco, con persistenze di dialetto dorico (genit. femm. in <aς, ac-
cusat. femm. in <an, genit. masch. in <w), è attestato almeno fino agli
inizi del III secolo a. C.66, sarà anche il caso di considerare brevemen-
te due reperti archeologici di una certa importanza per i problemi ine-
renti agli usi linguistici dei Poseidoniati. Entrambi sono attualmente
conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Paestum. Su una
pàtera a vernice nera dell’ultimo trentennio del IV secolo, proveniente
dalla tomba a camera n° 11 scoperta in località Andriuolo il 4.9.1971
(inv. 24813), si legge l’iscrizione in greco: ªojºyofovroς Dionusivw67. Sulla
stele databile a ca. il 300 a. C., rinvenuta nell’area dell’ekklesiasterion
nel corso della campagna di scavo del settembre 1977 (inv. 13740), è
dipinta in rosso una dedica, in alfabeto greco ma in lingua osca, a Ioufhi
(Giove)68: doveva essere la base di una statua, appunto, di Giove; molto
diffuso in ambiente osco è anche il prenome del dedicatore, Stavtiς,
che si riesce a restituire con sicurezza, ed è notevole appunto il fatto
63
In questo senso già l’ipotesi di MAZZARINO 1966, p. 98, opportunamente
richiamata da FRASCHETTI 1981, pp. 99-100, e quella di GHINATTI 1974, pp. 539-
540: vd. anche CATALANO 1979, pp. 121-122, che parla di una «penetrazione roma-
na già in atto, al momento della deduzione della colonia» (p. 122); contra GIGANTE
1971a, pp. 75-76 e, appunto, TORELLI 1988, p. 96.
64
Vd. almeno CIPRIANI 1996; PONTRANDOLFO 1996a, che evidenzia fenomeni
di vera e propria integrazione etnica e politica (pp. 38-39); PONTRANDOLFO-ROUVE-
RET 1996: un quadro sintetico in ASHERI 1999, pp. 366-368 (tutti con bibliografia).
65
Questo aspetto è svilupato da ASHERI 1999.
66
Vd. PONTRANDOLFO-ROUVERET 1992, p. 458; CRISTOFANI 1996; SACCO 1996;
PROSDOCIMI 1989.
67
GRECO 1980; vd. SACCO 1996, p. 207, n° 110, dove però il dato cronologico
relativo allo scavo va corretto: si legga 1971 in luogo di 1969.
68
È appunto questa la forma osco-campana del teonimo; per il testo completo
dell’iscrizione, vd. GRECO 1981, poi confluito in GRECO-THEODORESCU 1983, pp.
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 33
137-138 (con fig. 72, p. 203); DEL TUTTO PALMA 1990, pp. 52-56; vd. pure MARINET-
TI-PROSDOCIMI 1988, p. 44; CRISTOFANI 1996, p. 203 con bibliografia; sul versante
dell’onomastica, si potrebbe forse considerare anche la tomba a camera n° 1 in lo-
calità Gaudo, databile al secondo venticinquennio del IV sec. a. C. (Paestum, Museo
Archeologico Nazionale, inv. 26601), con la didascalia PlasÉoς, un antroponimo
osco (Plasis) scritto in greco: vd. DEL TUTTO PALMA 1990, pp. 56-57; BELLELLI 1995.
69
In assenza di fonti scritte esplicite sull’argomento, è possibile datare la
conquista lucana di Poseidonia alla fine del V sec. a. C. sulla base della documen-
tazione numismatica e archeologica, e in particolare dei mutamenti dell’ideologia e
dei rituali funerari: vd. GRECO 1979; 1988; PONTRANDOLFO 1979; 1988; 1996b; PON-
TRANDOLFO-ROUVERET 1992, p. 10; MELE 1996a; 1996b (con bibliografia); CIPRIANI
1996; vd. anche ASHERI 1996, p. 91.
70
CASSIO 1982.
71
GRECO 1980, pp. 64-65.
34 Sulla musica greca antica
72
FRASCHETTI 1981, p. 111, vd. pure p. 100 e LALOY 1904, p. 14, citato qui a
nota 61.
73
MAGALDI 1948, p. 90, accosta il pianto dei Poseidoniati «sulla propria sor-
te» al «rito degli Ebrei di Gerusalemme, che si riuniscono il venerdì presso il muro
superstite dell’antico tempio di Salomone, conosciuto universalmente come il “Muro
del pianto”, per piangere e lamentare la loro miserabile sorte»; per GHINATTI 1975,
pp. 165-166, che interpreta la festa come «evasione dalla realtà del momento attua-
ta attraverso il rituale» e come «riscatto di un passato rivissuto nell’intimità del-
l’esperienza religiosa», il pianto dei Poseidoniati sarebbe da riferire alla «triste con-
dizione in cui si trovavano»; altrove, Ghinatti si era mostrato propenso a immagi-
nare «un fatto di folklore legato a qualche festa del luogo, probabilmente connessa
al culto dei morti o a culti ctonii», senza escludere la possibilità di connessioni con
rituali eroici, o di tipo agrario, legati al ciclo della vegetazione (GHINATTI 1974, p.
542); TORELLI 1988, p. 52, parla di una «triste cerimonia commemorativa», che a
suo dire avrebbe potuto svolgersi presso il santuario di Hera Argiva, circa 9 Km a
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 35
Nord della cinta muraria; per PUGLIESE CARRATELLI 1988, p. 30, si tratta qui della
«tristezza dei Posidoniati caduti in soggezione dei Lucani»; da altro punto di vista,
VISCONTI 1999, p. 145 parla comunque di «nostalgia per la grecità perduta».
74
Mi servo dei parametri di VALERI 1979, pp. 91-96.
75
CALAME 1992, pp. 32-35; non penserei qui a una riunione limitata a quei
gruppi ormai isolati di cittadini, «che guidavano la città negli anni dell’indipenden-
za» (così GHINATTI 1975, p. 542), anche se ciò potrebbe essere suggerito dall’ac-
costamento con gli ojlivgoi: ma in questo caso l’esiguità numerica dei partecipanti
al simposio è legata appunto all’evento che viene descritto.
76
Vd. qui, nota 73.
77
Il lavoro di riferimento è ALEXIOU 2002.
36 Sulla musica greca antica
78
DE MARTINO 1975, pp. 132-135, 196-197.
79
Ho fatto mie le parole di PALMISCIANO 1996, pp. 30 e 44, al quale rimando
per fonti e bibliografia.
80
BRELICH 1958, rispettivamente, pp. 82 e 87.
81
Per la verità, un possibile collegamento di questo pianto rituale con culti
eroici aveva già cautamente e molto fugacemente affacciato, tra altre ipotesi, GHI-
NATTI 1974, p. 542, n. 60 (vd., qui nota 73).
82
Raccolte e discusse da BRELICH 1958, pp. 80-87; cf. pure p. 8; vd. poi il
fondamentale lavoro di MALKIN 1987 (in part., pp. 189-266).
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 37
83
BRELICH 1958, p. 315; Hdt. 6, 38 (Milziade il Vecchio); Pind. Pyth. 5, 93
(Batto di Cirene); Diod. 11, 66, 4 (Ierone di Siracusa); Thuc. 5, 11, 1; Paus. 3, 14,
1 (Agnone e Brasida); Hdt. 1, 168 (Timesia di Abdera); Plut. Tim. 39, 5; Diod. 16,
80, 1 (Timoleonte); SGDI 5215 (Antifemo di Gela); Paus. 3, 1, 8 (Theras Spartano,
colonizzatore dell’isola omonima)
84
Xen. Lac. 15, 9.
85
Hdt. 6, 58.
86
Schol. Pind. Nem. 7, 155b.
87
Apoll. Rh. I 1075 s.
88
Quanto alle testimonianze sui dettagli rituali del culto eroico (ejnagismovς
vs. qusiva, etc.), già BRELICH 1958, pp. 9-11, ne sottolinea il carattere ‘antiquario’,
e la tendenza a semplificare una realtà che deve essere stata meno schematica di
quanto si creda (così anche KEARNS 1989, pp. 2-4); vd. ora ANTONACCIO 1995, HÄGG
1999, EKROTH 2002.
89
A partire da PFISTER 1910-1912, pp. 445 ss., da integrare con MARTIN 1951,
p. 194-201 (raccolta di testimonianze, rispettivamente, alle pp. 279, 447-448, 195,
n. 2 e 200, n. 5); un quadro sintetico, con ulteriore bibliografia è in MALKIN 1987,
pp. 200-203.
90
Si ricordi Schol. Pind. Ol. 1, 149b: oiJ ga;r oijkistai; ejn mevsaiς tai'ς povlesin
ejqavptonto ejx e[qouς, con BRELICH 1958, pp. 130-141, in part. 131-132.
91
Vd. BRELICH 1958, pp. 8, 132, e l’ampia trattazione di MALKIN 1987, pp.
189-240.
38 Sulla musica greca antica
92
Vd. infra, con nota 95.
93
Vd. SESTIERI 1955, con accurata descrizione dei particolari dello scavo e degli
oggetti di corredo, e SESTIERI 1956; in origine, il sacello non doveva trovarsi al bor-
do di una strada, come invece si presenta oggi: è risultato infatti che la strada che
costeggia a ovest l’area dell’edificio fu tracciata in età imperiale (vd. E. GRECO, in
GRECO-THEODORESCU 1983, pp. 27-28 e D. THEODORESCU, in GRECO-THEODORESCU
1983, p. 64).
94
Eccellentemente esposti e commentati da Emanuele Greco e Dinu Theodo-
rescu dopo le loro campagne del 1977 e del 1980 (GRECO-THEODORESCU 1983, pp.
25-33, 74-79, 139-145): del loro lavoro sono ampiamente debitore per quanto dirò
qui; efficaci le sintesi di JANNELLI 1996 e di ROCCO 2000 (entrambe con bibliografia
precedente).
95
È appunto la datazione di quest’anfora a rendere possibile la fissazione di
un terminus post per la costruzione dell’edificio.
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 39
96
E. GRECO, in GRECO-THEODORESCU 1983, p. 78 (con bibliografia).
97
D. THEODORESCU, in GRECO-THEODORESCU 1983, pp. 31-33, in particolare
p. 33; il complesso monumentale doveva eccedere i limiti rappresentati dal peribo-
lo attualmente visibile, realizzato in epoca posteriore alla deduzione della colonia
latina: vd. E. GRECO, in GRECO THEODORESCU 1983, p. 26.
98
Emblematico è il caso della tomba di Batto a Cirene, per cui vd. STUCCHI
1965, pp. 61-65, 111-112, 115, 139-140; STUCCHI 1967, pp. 47-48.
99
In tal senso E. GRECO in GRECO-THEODORESCU 1983, pp. 77-79; sul nome
dell’ecista di Poseidonia, rimando a GRECO 1988, in particolare, pp. 485-486; sul
culto in suo onore, vd. ARDOVINO 1986, pp. 23-32, 133-143; l’interpretazione del
sito come sede di un culto catactonio in onore dei Tritopavtoreς, gli spiriti degli
antenati dell’intera comunità, di recente affacciata da RAUSCH 2000, che integra i
dati di scavo già noti con nuova documentazione epigrafica, non farebbe che
confermare la funzione fortemente politica dell’edificio: il culto eroico, che a me
pare comunque testimoniato con evidenza dall’analisi del frammento di Aristosseno
(peraltro non considerato da Rausch), rimarrebbe senza una probabile, ancorché
ipotetica localizzazione; ma in effetti, anche se, a quanto pare, il culto in onore dei
Tritopavtoreς prevedeva tra l’altro anche una celebrazione rituale di tipo eroico
(vd. RAUSCH 2000, p. 111), l’interpretazione del sito e quella del frammento, che a
me paiono strettamente complementari, possono essere tenute distinte.
100
E. GRECO, in GRECO-THEODORESCU 1983, p. 76.
40 Sulla musica greca antica
101
Call. fr. 43, 1-83 Pfeiffer (=50, 1-83 Massimilla), con il commento di MAS-
SIMILLA 1996, pp. 320-353.
102
Vd. in particolare i vv. 54-55 e 78-83, con MALKIN 1987, pp. 197-200.
103
Vd. MASSIMILLA 1996, p. 351.
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 41
È ora del tutto evidente che nel nostro testo il ricordo della musica
antica perpetuato dai simposiasti ha il medesimo significato rifondati-
vo del lamento festivo dei Poseidoniati: nella scala di valori di Ari-
stosseno, insomma, si tratta di atti celebrativi che rivestono entrambi
una funzione profondamente positiva. Ora bisognerà aggiungere che,
come in ogni festa greca, e come in ogni simposio, la musica era cer-
tamente presente anche nella festa greca dei Poseidoniati108. Ed è op-
portuno notare che, se per i personaggi del simposio descritto da
Aristosseno l’esecuzione di musica tradizionale era certamente il frut-
to di una libera scelta del gruppo, nel caso dei Poseidoniati essa era
richiesta dalla pubblicità e, certamente, dall’ufficialità dell’evento festi-
vo109. Da una festa così importante dovevano senz’altro essere escluse
tutte le arditezze della “nuova” musica, che ad Aristosseno saranno
certamente apparse come manifestazioni “degenerative” di un vero e
proprio “imbarbarimento”. Anzi, l’accostamento tra la commemora-
zione simposiale degli ojlivgoi e quella festiva dei Poseidoniati suggeri-
sce implicitamente che, assieme agli altri elementi della festa, anche il
tipo di musica che vi veniva eseguita dovesse essere un fattore essen-
ziale per la «ripresentazione» rituale delle antiche tradizioni e dell’iden-
tità culturale greca della città. Come i Poseidoniati commemoravano
ritualmente le proprie origini etniche e culturali accompagnando con
musica tradizionale il loro lamento festivo in onore del fondatore del-
la loro città, così anche questi ojlivgoi ricordavano la musica del tempo
passato rieseguendola e commentandola nel loro simposio.
Nell’epoca nella quale questa riunione è presumibilmente imma-
ginata (pieno IV sec. a. C.: § 2), il processo di trasformazione del sim-
posio da «luogo politico» a «spazio più genericamente civile» si è or-
mai già irreversibilmente avviato verso una «borghesizzazione»110, che
108
CALAME 1992, pp. 38-42 e CALAME 1996, pp. 472-476.
109
Come a ROSSI 1988c, p. 241, anche a me «riesce difficile pensare [...] che
nelle feste il codice musicale ufficialmente riconosciuto venisse violato».
110
Faccio mie le espressioni di ROSSI 1983, p. 50; sulla trasformazione del
simposio, ricco materiale in MURRAY 1990 e SLATER 1991.
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 43
111
Sud. a 3927 = Aristox. fr. 1 Wehrli; per la cronologia, accolgo l’ipotesi
ben argomentata di VISCONTI 1999, pp. 64-65.
112
Nel fr. 112 Wehrli, Aristosseno mostra apprezzamento per le danze di
Mantinea (vd. VISCONTI 1999, pp. 73-76), e alle istituzioni politiche di quella città
dedica due opere, Mantinevwn e[qh e Mantinevwn ejgkwvmion (fr. 45, I Wehrli).
113
Così VISCONTI 1999, p. 87 (vd. le pp. 64-99).
44 Sulla musica greca antica
114
La lunga digressione polibiana è analizzata da VISCONTI 1999, pp. 68-73,
vd. anche, qui, cap. II § 4, nota 66.
115
L’excursus sugli usi musicali vigenti in Arcadia è inserito in una sezione
relativa ad avvenimenti del III sec. a. C.: ma, visto che si tratta appunto di un excur-
sus, e che Polibio parla al presente, si può certamente pensare che gli usi musicali
degli Arcadi non fossero ancora mutati fino almeno al suo tempo (II sec. a.C.).
116
Vd. qui cap. II § 7.
117
Analogamente, Platone (leg. II 656d-657b) parla con ammirazione del di-
rigismo vigente in Egitto in materia di mousikhv: vd. CATONI 1997.
118
Efficacemente, HIGGINS-WINNIGTON-INGRAM 1965, p. 68, n. 49, parlano di
«normal process by which the revolutionaries of one generation become the clas-
sics of another»; vd. anche WEST 1992, pp. 371-372; 381-382.
119
BURELLI BERGESE 1995, p. 31.
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 45
12. Conclusioni
Le considerazioni fin qui svolte non sono senza conseguenze, a me
sembra, sul piano storico più generale. Nel periodo al quale il frammen-
to si riferisce, Poseidonia è ormai da più di una generazione in mano
lucana121. E, come è stato giustamente evidenziato, il fatto che proprio i
Lucani non vi siano citati esplicitamente come “barbarizzatori” rispon-
de anch’essso a una prospettiva ideologica122: il pitagorico Aristosseno
non poteva non tener conto dei profondi legami dei Lucani – e dei Lu-
cani di Poseidonia – col pitagorismo pre- e post-architeo123.
D’altra parte, se è vero che la conquista lucana di Poseidonia
produsse mutamenti sociali e culturali notevoli, evidenziati soprattut-
to dal fenomeno delle tombe dipinte124 e dalla nuova configurazione
120
Si ricordi che dal fr. 82 si evince con chiarezza che il suo scopo è comun-
que sempre quello di realizzare una costituzione conservatrice: vd. qui, cap. II § 6.
121
La conquista lucana di Poseidonia si data alla fine del V sec. a. C.: vd. qui
nota 69.
122
Così FRASCHETTI 1981, pp. 98-99, 100, 102, 107, 111; Asheri 1999, p. 30,
respinge, con buoni argomenti, l’ipotesi che con Turrhnoiv Aristosseno intendesse
riferirsi appunto ai Lucani.
123
Vd. MELE 1981, pp. 64 ss.; 1996a, p. 18 (fonti e bibliografia a p. 20, n. 27);
1996b, pp. 67-68; sul pitagorismo di Aristosseno, vd. qui nota 10.
124
Fondamentale, su questo aspetto, la sistemazione diacronica dei materiali,
l’analisi e l’interpretazione complessiva di PONTRANDOLFO-ROUVERET 1992 (con
ampia bibliografia precedente); vd. poi PONTRANDOLFO-ROUVERET 1996.
46 Sulla musica greca antica
125
Vd. GRECO 1979 e 1988, ora richiamato da ASHERI 1999, p. 366.
126
Non è questa la sede per una disamina dei materiali: mi limito a rinviare ai
lavori di GRECO-THEODORESCU 1983, pp. 79-83; GRECO 1995; MELE 1996a, in part.
p. 18, 1996b; TOCCO SCIARELLI 1996; GRECO-DE LA GENIÈRE 1996; PONTRANDOLFO
1998; GRECO-THEODORESCU 1996, tutti con bibliografia.
127
Cito qui per tutti MAZZARINO 1966, p. 98, per il quale «l’idea della barba-
rizzazione di Posidonia nella lingua e negli istituti suscita la tristezza di Aristoxe-
no» (corsivo mio).
Festa, musica, identità culturale: il caso di Poseidonia 47
128
Vd. MELE 1996a, p. 18; 1996b, p. 70.
129
Vd. PONTRANDOLFO-ROUVERET 1992, p. 460 (corsivi miei); rimando comun-
que, per un’analisi complessiva, a tutto il cap. V (pp. 449-469).
130
MELE 1996b, p. 70; vd. anche PONTRANDOLFO-ROUVERET 1982 e 1992, pp.
464 ss. e PONTRANDOLFO 1996b, p. 290.
131
PONTRANDOLFO-ROUVERET 1992, p. 462.
132
Vd. PONTRANDOLFO-ROUVERET 1992, p. 467 e poi, più analiticamente, PON-
TRANDOLFO 1996b.
48 Sulla musica greca antica
133
Su questo aspetto in generale mi limito a citare i lavori recenti di NIPPEL
1996 (in part. pp. 165-183) e di ASHERI 1996 e 1997; con particolare riferimento al
caso di Poseidonia, vd. ASHERI 1999.
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 49
II
TRACCE ARISTOSSENICHE
NEL DE MUSICA PSEUDOPLUTARCHEO
1
Rimando per questo a WEISSENBERGER 1994 (1895), pp. 120-124; WEIL-
REINACH 1900, pp. XX-XXVII; ZIEGLER 1965, pp. 215-217; HARMON 2000; noto
soltanto che l’opuscolo, di cui manca ogni traccia nel cosiddetto Catalogo di
Lampria, è presente soltanto nei codici planudei di Plutarco, il che indusse
Wilamowitz a ipotizzare che l’attribuzione a Plutarco del De musica risalisse
appunto a Massimo Planude (XIII sec.): vd. WILAMOWITZ-MOELLENDORFF 1921, pp.
76-77; per la tradizione manoscritta, vd. LASSERRE 1954, pp. 105-109; ZIEGLER 1960,
pp. 1107-1112; ZIEGLER 1966, pp. V-XI; EINARSON-DE LACY 1967, pp. 349-350; ho
tenuto presenti le edizioni di WEIL-REINACH 1900; LASSERRE 1954; ZIEGLER 1966;
EINARSON-DE LACY 1967; utilissima la traduzione inglese con note di BARKER 1984,
pp. 205-257; mi servo qui, liberamente, di quella italiana di PISANI-CITELLI 1990;
pressoché inutilizzabili i lavori di GAMBERINI 1979 e di BALLERIO 2000, sui quali si
vedano le pesantissime riserve, rispettivamente, di COMOTTI 1989 e di GOSTOLI 2001;
tranne diversa indicazione, riproduco sempre il testo di ZIEGLER 1966.
2
Così BARKER 1984, p. 205 e PISANI-CITELLI 1990, p. 303; LASSERRE 1954, p.
104 ipotizza, in verità, una data non anteriore al 170 e non posteriore al 300 d. C.
3
Vd. ZIEGLER 1965, pp. 11-27.
4
In questo senso, per esempio, BARKER 1984, p. 205: «The importance of the
treatise lies in its lack of originality».
50 Sulla musica greca antica
L’esordio del discorso di Lisia, uno dei tre dotti personaggi del
dialogo5, esemplifica bene queste caratteristiche. Accogliendo l’invito
dell’ospite Onesicrate a ricordare ai compagni «chi fu il primo a dedi-
carsi alla musica [...], quali innovazioni abbia apportato il tempo al suo
sviluppo e chi più si sia messo in luce tra quanti coltivarono la scienza
musicale; e infine in che misura e a che scopo sia utile praticarla», Li-
sia prende la parola dicendo: «Il tema da te proposto, caro Onesicrate,
è già stato oggetto dell’indagine di molti. La maggior parte dei filosofi
di scuola platonica e i più illustri esponenti di quella peripatetica han-
no dedicato i loro sforzi alla composizione di trattati sulla musica delle
origini e sulla degenerazione avvenuta ai loro tempi»6.
In realtà, oltre a Platone e Aristotele stessi, e a Eraclide Pontico
e Aristosseno, ai quali va fatta comunque risalire la gran parte del
materiale utilizzato7, vengono citati, come fonti di informazioni stori-
co-musicali, anche altri autori: Glauco di Reggio (inizi del IV sec. a.
C.)8, Anticlìde di Atene (fine IV/inizi III sec. a. C.)9, Dionisio Iambo
(III sec. a. C.)10, Istro di Cirene (III sec. a. C.)11, Alessandro Poliistore
(I sec. a. C.)12. A queste autorevoli fonti antiche si aggiungono le non
meno preziose notizie di dichiarata provenienza epigrafica13. Infine, tra
5
Si tratta di un dialogo che si immagina svolto nel corso di un simposio: vd.
qui, § 3.
6
Ps. Plut. De mus. 2, 1131E-3, 1131F (p. 2, 16-27 Ziegler).
7
Tutti i riferimenti in ZIEGLER 1966, p. 38; sulla presenza delle teorie metri-
che di Eraclide Pontico nel De musica, vd. GOSTOLI 1991
8
Ps. Plut. De mus. 4, 1132E, pp. 4, 26-5, 2 Ziegler; 7, 1133E-F, p. 7, 10-18
Ziegler; 10, 1134E-F, p. 9, 4-16 Ziegler (=FHG II 23 frr. 2-4); vd. HUXLEY 1968;
FORNARO 1998.
9
Ps. Plut. De mus. 14, 1136A, p. 12, 13-15 Ziegler (=FGrHist 334 F 52); vd.
MEISTER 1996.
10
Ps. Plut. De mus. 15, 1136C, p. 13, 9-13 Ziegler; Dionisio Iambo è anno-
verato tra i maestri di Aristofane di Bisanzio: vd. MONTANARI 1997a.
11
Ps. Plut. De mus. 14, 1136A, p. 12, 13-15 Ziegler (=FGrHist 140 F 14); vd.
MEISTER 1998.
12
Ps. Plut. De mus. 4, 1132E-F, p. 5, 3-8 Ziegler (=FGrHist 273 F 77); vd.
MONTANARI 1996.
13
Nel testo vengono ricordate, come fonte di informazione, due epigrafi, che
però non è facile identificare con sicurezza: vd., rispettivamente, Ps. Plut. De mus. 3,
1132F, p. 3, 5-7 Ziegler; 8, 1134B, p. 8, 6-8 Ziegler (=FGrHist 550 F 1; F 2: menzione
di una ajnagraϕhv di Sicione, che JACOBY 1955, pp. 476-477 interpreta come una cro-
naca delle feste pitiche di Sicione databile a non prima del IV sec. a. C.), e Ps. Plut.
De mus. 8, 1134A, p. 7, 21-23 Ziegler (menzione di un’epigrafe panatenaica, da rife-
rire probabilmente alla riforma degli agoni musicali attuata da Pericle attorno al 443
a.C.: vd. Plut. Per. 13, 11; Paus. 10, 7, 4-5); non sappiamo se l’ajnagevgraptai di 4,
1132E, p. 4, 24 Ziegler si riferisca alla medesima iscrizione di Sicione, come inclina a
credere Jacoby, ibid., o possa alludere a un’iscrizione delfica, come propone LASSER-
RE 1954, p. 155: per altre ipotesi, vd. GOSTOLI 1990, pp. 99-100.
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 51
14
Per i riferimenti completi, vd. ancora ZIEGLER 1966, p. 38.
15
Pherecr. fr. 155 K.-A., citato testualmente a 30, 1141E-1142A, pp. 25, 9-26,
16 Ziegler; la bibliografia su questo testo è ricca di contributi: mi limito a citare
soltanto Restani 1983, che resta fondamentale, e il più recente, ampio commento di
CONTI BIZZARRO 1999, pp. 130-171 (con bibliografia precedente).
16
Il lavoro di Westphal, pur basato sulla sua edizione del De musica (WE-
STPHAL 1866), nella quale il testo tràdito era stato sottoposto a numerose e notevoli
trasposizioni, che rispondono a criteri per noi quasi sempre abbastanza discutibili,
rappresenta tuttavia ancor oggi un utile punto di partenza: vd. WESTPHAL 1883, pp.
469-483; 1893, pp. 96-107; lo studioso, che cerca di difendere l’autenticità del De
musica, esprime chiaramente la sua convinzione che in esso fosse confluito moltis-
simo materiale dei Suvmmikta sumpotikav di Aristosseno, ponendo tra l’altro in evi-
denza che l’ambientazione simposiale è comune alle due opere (WESTPHAL 1893,
pp. CCVII-CCXL: Zur Kritik der Aristoxenischen Tischgespräche); vd. pure ABERT
1899, p. 18, nota 10v; sull’opera simposiaca di Aristosseno vd. qui, cap. I § 1; sul
carattere convenzionale dell’ambientazione simposiale del De musica, vd. § 3.
17
Vd. WEHRLI 1967; nel De musica Aristosseno è esplicitamente citato soltanto
sei volte: sono i frr. 76 (31, 1142B, pp. 26, 19-27, 15 Ziegler), 80 (15, 1136C, p. 13, 5-
52 Sulla musica greca antica
7 Ziegler), 81 (16, 1136D, p. 13, 14-20 Ziegler), 82 (17, 1136E, p. 14, 5-23 Ziegler), 83
(11, 1134F, pp. 9, 17-10, 20 Ziegler), 122 (43, 1146E-F, pp. 36, 24-37, 12 Ziegler); nel
commento, WEHRLI 1967, p. 73, si dichiara propenso ad assegnare ad Aristosseno an-
che il corrotto 1136D (ma non posso affrontare qui la questione); sui problemi rela-
tivi all’individuazione, alla delimitazione del testo e all’ecdotica dei frammenti filo-
sofici rimando a BURKERT-GEMELLI MARCIANO-MATELLI-ORELLI 1998.
18
Vd. LASSERRE 1954.
19
HELMBOLD-O’NEIL 1959, p. 12: “It is also possible that 1137A-1138C;
1140B-D; 1142B-1146B derive from Aristoxenus”: in particolare, l’ultimo passo è
una acquisizione aristossenica nuova e poco argomentata.
20
Ho consultato anche ABERT 1899; PRIVITERA 1965; BARKER 1984; GOSTOLI
1990; GOSTOLI 1991; WEST 1992; WALLACE 1995; VISCONTI 1999; VISCONTI 2000; PA-
GLIARA 2000; BRUSSICH 2000, i quali tutti, più o meno tacitamente, accolgono le in-
dicazioni dei lavori di WESTPHAL 1883-1893, LASSERRE 1954 e HELMBOLD-O’NEIL
1959 da me considerati.
21
Per il mio conteggio ho utilizzato come unità di misura dei dati ricavati da
WESTPHAL 1883-1893, LASSERRE 1954, HELMBOLD-O’NEIL 1959, la riga di testo del-
l’edizione teubneriana di ZIEGLER 1966, che ne contiene in tutto 1011; i frammenti
contenuti in WEHRLI 1967 che, come ho detto, raccoglie soltanto i testi esplicitamen-
te ascritti ad Aristosseno dalle fonti, assommano complessivamente a 101 righe-Zie-
gler, pari al 10,08% del totale; le righe-Ziegler da assegnare ad Aristosseno assom-
merebbero, secondo WESTPHAL 1883-1893 a 358, pari al 35,41% del totale; secondo
LASSERRE 1954 a 363, pari al 35,90%; secondo HELMBOLD-O’NEIL 1959 a 400, pari
al 39,56%; aggiungendo a queste percentuali quella del 10,08%, relativa alle righe-
Ziegler di WEHRLI 1967, si ottengono, rispettivamente: 45,49%, 45,98% e 49,64%.
22
Per la Suda, le opere di Aristosseno assommano a un totale di 453 libri:
Sud. a 134 Adler (=Aristox. fr. 1 Wehrli).
23
L’edizione corrente (con traduzione italiana e note) è quella di DA RIOS
1954; utilissima la traduzione inglese con note di BARKER 1989a, pp. 119-184; im-
portante lo studio di BRANCACCI 1984; la monografia di riferimento è quella di
BÉLIS 1986; si veda poi BARKER 1991a; MATHIESEN 1999, pp. 294-344; su Aristosse-
no in generale si veda ora VISCONTI 1999.
24
Si tratta del cosiddetto Fragmentum Morellianum: su di esso e su tutto il
materiale superstite pertinente agli Elementa rhythmica, vd. PEARSON 1990. Alla tra-
dizione degli «Aristoxenica di scuola» (così ROSSI 1988a) appartengono inoltre due
frammenti papiracei (POxy 9+2687 e POxy 667), sui quali vd., rispettivamente, ROSSI
1988b e GENTILI-LOMIENTO 1995; MERIANI 1988.
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 53
25
I titoli tramandati sono: Peri; mousikh'ς, Mousikh; ajkrovasiς, Praxida-
mavnteia, Peri; melopoii?vaς: frr. 69-93 Wehrli.
26
Vd. § 5, nota 82.
27
Questa la ripartizione dei titoli tramandati proposta da Wehrli: Paideu-
tikoi; novmoi, Politikoi; novmoi, Mantinevwn e[qh, Mantinevwn ejgkwvmion (frr. 42-46);
Peri; corw'n, Peri; tragikh'ς ojrchvsewς, Sugkrivseiς (frr. 103-112); sulla danza in
Aristosseno, vd. RISPOLI 2000; sul dirigismo aristossenico in campo musicale e sui
rapporti di Aristosseno con Mantinea, vd. VISCONTI 2000, e qui cap. I § 11 e infra,
§ 4.
28
Frr. 118-121 Wehrli.
29
Frr. 122-127 Wehrli: vd. qui, cap. I.
30
Frr. 128-139 Wehrli.
31
Frr. 113-116 Wehrli.
32
In attesa di una nuova edizione commentata di testimonianze e frammenti,
annunciata da Elisabetta Villari (vd. VILLARI 2000, p. 445), quella di Fritz Wehrli
(WEHRLI 1967) può utilmente essere integrata con i Testimonia raccolti da Rosetta
Da Rios (DA RIOS 1954, pp. 93-136) e con la corposa scheda elaborata da Eleonora
Rocconi (ROCCONI 2002).
33
Dei 14 passi aristossenici elencati nella lista di HELMBOLD-O’NEIL 1959, p.
12 (oltre ai sei tratti dal nostro De musica: vd. n. 17) soltanto due (Quaest. conv.
VII 704E; Non posse suav. 1095E) hanno a che vedere con la musica.
34
Poiché non mi pare questa la sede per un’esemplificazione dettagliata, mi
accontento di ricordare le ampie sezioni del De animae procreatione in Timaeo nelle
54 Sulla musica greca antica
36
LASSERRE 1954, pp. 102-104.
37
Sappiamo che a quell’epoca risale la composizione dell’opera maggiore di
Dionigi il Musico, intitolata Mousikh; iJstoriva, in 36 libri, poi riassunta in 5 libri
da un certo Rufo forse un secolo più tardi, e confluita nelle ’Eklogaiv di Sopatro
(V sec. d. C.), a loro volta riassunte nel Codice 161 di Fozio (ca. 810-ca. 893 d.C.);
stando alla Suda (d 1171 Adler), Dionigi fu anche autore di un Tivna mousikw'ς
ei[rhtai ejn th/' Plavtwnoς Politeiva/ in 5 libri, di ÔRuqmika; uJpomnhvmata in 23 libri
e di una Mousikh; paideiva h] Diatribaiv in 22 libri: vd. N. COHN 1903; MONTANA-
RI 1997b.
38
Che Onesicrate sia il didavskaloς del narratore, lo si deduce da 1, 1131B
(p. 1, 1-5 Ziegler) e 43, 1146D (p. 36, 15 Ziegler); in Plut. Quaest. conv. V 5, 678C
è menzionato un medico e amico di Plutarco di nome Onesicrate, ma è improba-
bile che si tratti del medesimo personaggio che compare qui; anche Lisia e Soterico
sono altrimenti sconosciuti.
56 Sulla musica greca antica
39
WEISSENBERGER 1994 (1895), pp. 122-123.
40
Su questo aspetto, vd. § 7 e qui, cap. I, in particolare §§ 5 e 11.
41
Ho contato 13 casi di indizi temporali “anacronistici”, e li elenco qui per
comodità del lettore (l’edizione di riferimento è sempre quella di Ziegler): 6, 1133B,
p. 6, 1; 7, 1133E, p. 7, 2; 11, 1135B, p. 10, 11; 12, 1135D, p. 11, 8; 15, 1136B, p. 12,
27; 20, 1137F, p. 16, 25; 20, 1137E, p. 16, 12; 21, 1138A, p. 17, 7; 21, 1138B, p. 17,
14; 21, 1138B, p. 17, 19; 26, 1140D, p. 22, 21; 29, 1141B, p. 24, 6; 38, 1145A, p. 33,
6; a 26, 1140C, p. 22, 16-17 l’espressione oiJ kaq’ hJma'ς potrebbe essere invece ri-
ferita anche alla realtà contemporanea alla cornice narrativa; probabilmente LAS-
SERRE 1954, pp. 103-104, esagera nel ritenere tutti gli anacronismi di questo tipo
come altrettante spie di derivazione aristossenica.
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 57
42
Vd. Ps. Plut. De mus. 2, 1131E, p. 2, 16-20 Ziegler.
43
Così LASSERRE 1954, p. 153, nota 5, la cui analisi ho accolto qui (vd. anche
la sua p. 100): la mia sola modifica riguarda il cap. 31, che Lasserre inserisce nella
parte relativa alle innovazioni, e io considero invece come un’introduzione al tema
dell’educazione musicale (vd. § 4); con trascurabili differenze nella scansione, un
esame del contenuto sostanzialmente analogo a quello proposto qui è offerto da
PISANI-CITELLI 1990, pp. 301-302.
58 Sulla musica greca antica
o{ti de; para; ta;ς ajgwga;ς kai; ta;ς maqhvseiς diovrqwsiς h] diastrofh;
givnetai, dh'lon ’Aristovxenoς ejpoivhse. tw'n ga;r kata; th;n auJtou'
hJlikivan fhsi; Telesiva/ tw'/ Qhbaivw/ sumbh'nai nevw/ me;n o[nti trafh'nai
ejn th'/ kallivsth/ mousikh'/ kai; maqei'n a[lla te tw'n eujdokimouvntwn
kai; dh; kai; ta; Pindavrou, tav te Dionusivou tou' Qhbaivou kai; ta;
Lavmprou kai; ta; Prativnou kai; tw'n loipw'n, o{soi tw'n lurikw'n
a[ndreς ejgevnonto poihtai; kroumavtwn ajgaqoiv. kai; aujlh'sai de;
kalw'ς kai; peri; ta; loipa; mevrh th'ς sumpavshς paideivaς iJkanw'ς
diaponhqh'nai. parallavxanta de; th;n th'ς ajkmh'ς hJlikivan ou{tw
sfov d ra ej x apathqh' n ai uJ p o; th' ς skhnikh' ς te kai; poikiv l h ς
mousikh'ς, wJς katafronh'sai tw'n kalw'n ejkeivnwn, ejn oi|ς ajnetravfh,
ta; Filoxevnou de; kai; Timoqevou ejkmanqavnein, kai; touvtwn aujtw'n
ta; poikilwvtata kai; pleivsthn ejn auJtoi'ς e[conta kainotomivan.
oJrmhvsantav t’ ejpi; to; poiei'n mevlh kai; diapeirwvmenon ajmfotevrwn
44
Vd. Ps. Plut. De mus. 43, 1146D-1147A, pp. 36, 13-37, 12 Ziegler.
45
In WEHRLI 1967 il frammento è inserito tra le Musiktheoretische Schriften,
gli scritti di teoria musicale.
46
Qui, ovviamente, ne raccoglierò solo qualcuno: per un commento dettaglia-
to vd. VISCONTI 1999, pp. 140-144, 156-159; per il riferimento alla musica dei teatri
vd. § 7 e qui, cap. I § 5; non si può dire quanto attendibile sia la rappresentazione
aristossenica di Pindaro come custode della tradizione musicale antica e sana: dubbi
in proposito sono espressi da PRIVITERA 1977, p. 33, soprattutto in considerazione
dei pur pochi frammenti superstiti di produzione ditirambica (70a-86a Maehler:
in tutto, circa 50 versi leggibili), nei quali il poeta rivendica con orgoglio la supe-
riorità della propria poesia su quella precedente; su Pratina, e sul suo famosissimo
frammento PMG 708 = TrGF I 4 F 3, vd. CIPOLLA 1999 e NAPOLITANO 2000; gli altri
personaggi citati da Aristosseno sono, oltre al suo altrimenti sconosciuto contem-
poraneo Telesia di Tebe, due musicisti più celebri della generazione precedente: l’au-
leta Dionisio di Tebe, maestro di musica di Epaminonda e, probabilmente, padre del
più famoso Antigenida, e Lampro, contemporaneo di Damone: le testimonianze su
di loro sono attentamente esaminate da VISCONTI 1999, pp. 142-143.
47
Vd. § 1, nota 15.
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 59
Eij ou\n tiς bouvletai mousikh'/ kalw'ς kai; kekrimevnwς crh'sqai, to;n
ajrcai'on ajpomimeivsqw trovpon, ajlla; mh;n kai; toi'ς a[lloiς aujth;n
maqhv m asin aj n aplhrouv t w, kai; filosofiv a n ej p isthsav t w
paidagwgovn: au{th ga;r iJkanh; kri'nai to; mousikh'/ prevpon mevtron
kai; to; crhvsimon. triw'n ga;r o[ntwn merw'n eijς a} dihv/rhtai th;n
kaqov l ou diaiv r esin hJ pa' s a mousikhv , diatov n ou, crwv m ato ς ,
aJrmonivaς, ejpisthvmona crh; ei\nai th'ς touvtoiς crwmevnhς poihvsewς
to;n mousikh'/ prosiovnta kai; th'ς eJrmhneivaς th'ς ta; pepoihmevna
paradidouvshς ejphvbolon.
51
L’accezione qui richiesta dei termini crw'ma e aJrmoniva è, rispettivamente,
“genere cromatico” e “genere enarmonico”: il che, come si avrà modo di notare,
richiama evidentemente Aristosseno: vd. nota 63.
52
Aristid. Quint. De mus. p. 1 Winnington-Ingram; Porph. in Harm. p. 4
Düring; Cic. De orat. 1, 9; Quint. Inst. or. I pr. 10.
53
Sintetizzo così il ragionamento di LASSERRE 1954, pp. 174-175.
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 61
54
Per VISCONTI 1999, p. 78, l’«assoluta continuità» fra i due brani è indice
che entrambi dipendono da Aristosseno.
55
Vd. per questo BÉLIS 1986.
56
Cic. Tusc. 1, 4= fr. 120a Wehrli.
57
Porph. in Harm. p. 4, 18-21 Düring.
58
L’osservazione è di VISCONTI 1999, p. 79, che, per quanto attiene al mevtron,
cita Aristox. fr. 35 Wehrli, e per il prevpon si richiama a Heracl. Pont. fr. 162 Wehr-
li, che, nell’applicare il concetto alla musica, deve aver importato nel Peripato un
motivo frequente già in Platone e, ancor prima, in Damone: vd. per questo GOTT-
SCHALK 1980, pp. 138-139; sulla formazione filosofica di Aristosseno, vd. VISCONTI
1999, pp. 11-63, e le indicazioni bibliografiche fornite qui, cap. I § 2, nota 10.
59
Sull’argomento, vd. le indicazioni date qui, cap. III § 6; la teoria dovette
essere sviluppata anche in ambito aristossenico: vd. Aristox. frr. 118-121 WEHRLI;
ABERT 1899, pp. 17-20; Cleonid. Harm. 13, p. 206, 3-18 Jan (si tratta di un com-
pendio di teoria musicale aristossenica certamente posteriore al I sec. a. C.): vd.
SOLOMON 1980 e SOLOMON 1981.
62 Sulla musica greca antica
60
Una traccia di questa tripartizione la si ritrova anche nel PHibeh I 13,
manufatto del 275 ca. a. C., il cui testo è databile tra la fine del V e i primi decenni
del IV secolo a. C.: su questa testimonianza assai dibattuta vd. qui, cap. III § 6, fin.
(nota 39).
61
La questione è esaminata nel dettaglio da ROCCONI 1998, della quale accol-
go le conclusioni: vd. anche BÉLIS 1986, pp. 180-183.
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 63
62
Gli interventi risalgono, naturalmente, a VOLKMANN 1856, WESTPHAL 1866,
WEIL-REINACH 1900: per chiarezza, riproduco qui l’apparato di ZIEGLER 1966, p.
27: «merw'] genw'n Volkm. || diatovnou - aJrmonivaς del. Westph. et W.-R., qui interpo-
lant aJrmonikh'ς rJuqmikh'ς metrikh'ς».
63
Vd., per esempio, Aristox. El. harm. II 44, 21 (p. 55, 8-9 Da Rios): triva
gevnh tw'n melw/doumevnwn ejstivn: diavtonon, crw'ma, aJrmoniva.
64
Per il reperimento dei passi è sufficiente il rimando alla voce gevnoς dell’In-
dex verborum in DA RIOS 1954, pp. 145-147.
65
In questo senso, è condivisibile la scelta di WEHRLI 1967, che inserisce il
frammento tra le Musiktheoretische Schriften.
64 Sulla musica greca antica
66
Dei suoi studi sull’argomento è rimasta solo qualche traccia: vd. qui, cap.
I § 11, nota 112; VISCONTI 1999, p. 87, ma, più in generale, su Aristosseno e Man-
tinea, pp. 64-99 e VISCONTI 2000; la menzione, nell’ordine, di Mantineesi, Lacede-
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 65
to; de; palaio;n ejthrei'to peri; th;n mousikh;n to; kalo;n kai; pavnt’ ei\ce
kata; th;n tevcnhn to;n oijkei'on auJtoi'ς kovsmon. diovper h\san i[dioi
kaq’ eJkavsthn aJrmonivan aujloi; kai; eJkavstoiς aujlhtw'n uJph'rcon
aujloi; eJkavsth/ aJrmoniva/ provsforoi ejn toi'ς ajgw'si. Provnomoς d’ oJ
Qhbai'oς prw'toς hu[lhsen ajpo; tw'n aujtw'n aujlw'n ãpavsaςà ta;ς
aJrmonivaς: nu'n de; eijkh'/ kai; ajlovgwς a{ptontai th'ς mousikh'ς. kai;
pav l ai me; n to; para; toi' ς o[ c loi ς euj d okimei' n shmei' o n h\ n
kakotecnivaς: o{qen kai; ’Aswpovdwroς oJ Fliavsioς krotalizomevnou
potev tinoς tw'n aujlhtw'n diatrivbwn aujto;ς e[ti ejn tw'/ uJposkhnivw/ tiv
tou't’… ei\pen, dh'lon o{ti mevga kako;n gevgonen, wJς oujk a]n a[llwς ejn
toi'ς polloi'ς eujdokimhvsantoς. oi\da dev tinaς tou'q’ iJstorhvsantaς
wJς ’Antigeneivdou eijpovntoς. kaivtoi oiJ kaq’ hJma'ς ge tevloς poiou'ntai
th'ς tevcnhς th;n para; toi'ς qeavtroiς eujhmerivan. diovper ’Aristovxenoς
ejn toi'ς Summivktoiς Sumpotikoi'ς (sequitur fr. 124 Wehrli) ktl.
moni e Pelleni si trova in Philod. De mus. fr. 24, 2-4, p. 141 Rispoli: per l’ipotesi
che lo stoico Diogene di Babilonia (II sec. a. C.), che a sua volta utilizzava ampia-
mente scritti peripatetici, sia la fonte comune di Filodemo, dello Ps. Plutarco e del
dettagliato excursus sulle pratiche musicali arcadi di Polibio (IV 20-21), rimando a
RISPOLI 1969, pp. 141-142: per ABERT 1899, pp. 35-36 la concordanza tra parti del-
l’opera di Filodemo e parti di matrice aristossenica del De musica pseudoplutar-
cheo proverebbe la dipendenza anche di Filodemo dalle opere di Aristosseno.
67
«Si noti come il contesto sia aristossenico»: PAGLIARA 2000, p. 183, nota 59;
analiticamente, VISCONTI 1999, pp. 147-151, che cita anche la bibliografia preceden-
te, tra cui BAPP 1885.
66 Sulla musica greca antica
68
Vd. FGrHist 76 F 29; da altra fonte siamo informati che Alcibiade fu piutto-
sto restio all’apprendimento della tecnica di questo strumento: vd. Plut. Alc. 2, 5-7.
69
In termini analoghi Platone (leg. II 656d-657b) parla con ammirazione del
dirigismo vigente in Egitto in materia di mousikhv: vd. CATONI 1997, p. 1023: «La
conclusione sarà [...] che non debba essere lasciata libertà al poeta [...] di “insegna-
re ciò che vuole” ma che il contenuto (e la forma) dei suoi insegnamenti debba
essere sottoposto al vaglio di chi conosce il bene, cioè del filosofo».
70
Sud. a 2657Adler; vd. DINSE 1856; JAN 1894; WEST 1992, p. 367.
71
Vd. Ps. Plut. De mus. 33, 1142E-F, p. 28, 9-10 (aJrmonikh; ejpisthvmh); 18
(aJrmonikh; pragmateiva) Ziegler; per il termine in Aristosseno, vd., per es. Aristox.
El. harm. I 1, 15 (p. 5, 7 Da Rios): per gli altri riferimenti, sia nel nostro De mu-
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 67
sica, sia negli Elementa harmonica, rimando agli Indices verborum delle rispettive
edizioni (ZIEGLER 1966, pp. 39-48; DA RIOS 1954, pp. 139-186); come è ben noto,
il termine pragmateiva era già in Aristotele.
72
Ps. Plut. De mus. 33, 1142E-F, p. 28, 10-12 Ziegler.
73
Provo a elencarli: Aristox. El. harm. I 1, 23-2, 7 (pp. 5, 10-6, 5 Da Rios);
II 31, 17-32, 9 (pp. 40, 12-41, 12 Da Rios); II 35, 1-38, 27 (pp. 44, 10-48, 10 Da
Rios).
74
Aristox. El. harm. II 35, 1-38, 27 (pp. 44, 10-48, 10 Da Rios).
75
Si tratta dello scambio di posto di susthvmata e fqovggoi e dell’aggiunta,
nella lista di Aristosseno, della melopoii?a, come summa dei domìni coperti dalle
altre sottodiscipline, ma un accenno alla melopoii?a si legge poco più avanti anche
nel De musica, 33, 1143A, p. 28, 22 Ziegler: to; tou' pepoihmevnou mevloς h\qoς.
76
Aristox. El. harm. I 1, 11-2, 7 (pp. 5, 4-6, 5 Da Rios).
77
Aristox. El. harm. II 31, 17-32, 9 (pp. 40, 13-41, 12 Da Rios).
68 Sulla musica greca antica
oiJ me;n ga;r mevga ti uJpolambavnousin ei\nai to; mavqhma kai; e[sesqai
e[nioi de; ouj movnon mousikoi; ajkouvsanteς ta; aJrmonikav, ajlla; kai;
beltivouς to; h\qoς ª...º oiJ de; pavlin wJς oujde;n, ajlla; mikrovn ti ª...º.
oujdevteron de; touvtwn ajlhqevς ejstin, ou[te ga;r eujkatafrovnhtovn ejstiv
tini o}ς nou'n e[cei to; mavqhma ª...º, ou[te thlikou'ton w{st’ au[tarkeς
ei\nai pro;ς pavnta, kaqavper oi[ontaiv tineς. polla; ga;r dh; kai; e{tera
uJpavrcei ªh[º, kaqavper ajei; levgetai, tw'/ mousikw'/: mevroς gavr ejstin hJ
aJrmonikh; pragmateiva th'ς tou' mousikou' e{xewς, kaqavper h{ te
rJuqmikh; kai; hJ metrikh; kai; hJ ojrganikhv. lektevon ou\n peri; aujth'ς
te kai; tw'n merw'n.
Gli uni ritengono che l’armonica sia qualcosa di grande, alcuni, perfi-
no, che lo studio di essa non solo li renda musicisti, ma migliori il loro
carattere [...]; gli altri poi ritengono che l’armonica non abbia nessuna
importanza, ma che sia qualcosa di insignificante [...]. Nessuno di que-
sti due modi di vedere è nel vero: l’armonica né merita il disprezzo di
un uomo intelligente [...], né ha importanza così grande da bastare a
tutto, come pretendono alcuni, perché, come si è sempre insistito, per
essere musicista occorre acquistare molte altre conoscenze, oltre quel-
la dell’armonica, che è, come la ritmica, la metrica, l’organica, solo una
parte della scienza che costituisce il musico (trad. Da Rios).
78
Riproduco qui il testo di EINARSON-DE LACY 1967, con l’emendamento di
Bergk (non quello di WEIL-REINACH 1900: vd. apparato di ZIEGLER 1966, p. 28), da
considerare sicuro, pace LASSERRE 1954, pp. 127, 146.
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 69
5. Organologia
79
Su questo problema, vd. LASSERRE 1954, pp. 102-105.
80
Vd. Aristox. El. harm. II 41, 25-43, 15, pp. 52, 4-54, 4 Da Rios: a rettifica
dell’inspiegabile affermazione di SCHLESINGER 1939, p. 61 («It is evident that Aristo-
xenus has no practical acquaintance either with the structure or with the technique
of the Aulos»), vd. le acute osservazioni di BÉLIS 1986, pp. 98-99; 105.
81
È probabile che in questo campo Aristosseno abbia sviluppato spunti già
presenti nell’ambito del Peripato: si veda, in tal senso, la menzione, in Ps. Arist.
De audibil. 804a, degli aujloi; tevleioi, spia evidente dell’esistenza di una sia pur
embrionale classificazione: vd. BÉLIS 1986, pp. 60-64.
70 Sulla musica greca antica
82
I frammenti più strettamente organologici e quelli relativi agli esecutori sono
raggruppati da Wehrli sotto un’unica rubrica, che comprende: Peri; ojrgavnwn, Peri;
aujlw'n, Peri; aujlhtw'n, Peri; aujlw'n trhvsewς (sono i frr. 94-102 Wehrli): si veda
la discussione di WEHRLI 1967, pp. 78-80; nonostante la preferenza accordata da
Aristosseno agli strumenti a corda e a quelli a percussione (fr. 95 Wehrli), non sia-
mo informati di monografie a essi specificamente dedicati (ovviamente se ne dove-
va trattare nell’opera generale Peri; ojrgavnwn, a meno che il titolo non fosse Peri;
aujlw'n kai; ojrgavnwn, come lascerebbe intendere la testimonianza di Aristarco ap.
Athen. XIV 634d-e = fr. 100 Wehrli); anzi, la tradizione ci ha conservato i titoli e
i resti di ben tre opere dedicate al mondo degli strumenti a fiato, e in particolare
all’auletica; sulla classificazione aristossenica degli strumenti musicali, vd. ora DI
GIGLIO 2000, pp. 62-63; 69-73; 99-103 (lavoro però non sempre impeccabile).
83
Su questo è fondamentale NAJOCK 1996.
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 71
84
Vd. Ps.-Arist. De audibil. 804a; Plut. Non posse suav. vivi sec. Epic. 1096b;
per i particolari costruttivi dell’aujlovς e per il significato di suvrigx, vd. HOWARD
1893; BARKER 1984, p. 226, nota 137; WEST 1992, pp. 81-109 (ma specialmente 101-
103); LANDELS 1999, pp. 24-46; BARKER 2002, passim, ma soprattutto, per suvrigx, pp.
67-70.
85
Vd. Aristox. El. harm. I 20, 32-21, 6, pp. 26, 8-27, 4 Da Rios.
86
Vd. Plut. Non posse suav. 10, 1093B (fr. 10a Wehrli); Suet. fr. 1 Reiffer-
scheid (fr. 10b Wehrli).
72 Sulla musica greca antica
Touvtwn dh; tw'n aJrmoniw'n th'ς me;n qrhnw/dikh'ς tinoς ou[shς, th'ς d’
ej k lelumev n h ς , eij k ov t wς oJ Plav t wn paraithsav m eno ς auj t a; ς th; n
Dwristi; wJς polemikoi'ς ajndravsi kai; swvfrosin aJrmovzousan ei{leto,
ouj ma; Di’ ajgnohvsaς, wJς ’Aristovxenovς fhsin ejn tw'/ deutevrw/ tw'n
Mousikw'n, o{ti kai; ejn ejkeivnaiς ti crhvsimon h\n pro;ς politeivan
fulakikhvn: pavnu ga;r prosevsce th'/ mousikh'/ ejpisthvmh/ Plavtwn,
ajkousth;ς genovmenoς Dravkontoς tou' ’Aqhnaivou kai; Megivllou tou'
’Akragantivnou. ajll’ ejpeiv, wJς proeivpomen, polu; to; semnovn ejstin
ejn th'/ Dwristiv, tauvthn proutivmhsen: oujk hjgnovei d’ o{ti polla; Dwvria
Parqev n eia ªa[ l laº ’ Alkma' n i kai; Pindav r w/ kai; Simwniv d h/ kai;
Bakculivdh/ pepoivhtai, ajlla; mh;n kai; o{ti prosovdia kai; paia'neς,
kai; mevntoi o{ti kai; tragikoi; oi\ktoiv pote ejpi; tou' Dwrivou trovpou
87
Vd., rispettivamente, frr. 11-41 Wehrli (Pitagora); 47-50 Wehrli (Archita);
51-60 Wehrli (Socrate); 61-68 Wehrli (Platone): commento in WEHRLI 1967, pp. 49-
62; 64-68; su Aristosseno biografo, vd. MOMIGLIANO 1974, pp. 77- 82; CAMASSA 1994,
p. 315; VISCONTI 1999, pp. 50-53.
88
Fr. 67 Wehrli ap. Diog. Laert. III 37.
89
Vd. Aristox. El. harm. II 30-31, pp. 39, 4-40, 11 Da Rios: vd. BÉLIS 1986,
pp. 98-100, che però non manca di indicare anche punti di contatto tra Aristosseno
e Platone sul piano strettamente musicale, e pp. 239-254.
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 73
ejmelw/dhvqhsan kaiv tina ejrwtikav. ejxhvrkei d’ aujtw'/ ta; eijς to;n “Arh
kai; ’Aqhna'n kai; ta; spondei'a: ejpirrw'sai ga;r tau'ta iJkana; ajndro;ς
swvfronoς yuchvn: kai; peri; tou' Ludivou d’ oujk hjgnovei kai; peri; th'ς
’Iavdoς: hjpivstato ga;r o{ti hJ tragw/diva tauvth/ th'/ melopoi?a
v / kevcrhtai.
90
L’autore si riferisce, evidentemente, a Plat. resp. III 399a ss., pagina sulla
quale rimando senz’altro a PAGLIARA 2000 e a TARTAGLINI 2001.
91
Su questo aspetto della sua speculazione teorica, vd. qui, cap. I §§ 5 e 11,
e, qui di seguito, § 7.
74 Sulla musica greca antica
92
Vd. WEHRLI 1967, pp. 31 e 74; sul problema delle competenze musicali di
Platone, vd. PAGLIARA 2000, in part. pp. 203-206 (con bibliografia).
93
Ps. Plut. De mus. 22, 1138C-1139B, pp. 18, 1-19, 18 Ziegler: Dedeigmevnou
d’ o{ti oJ Plavtwn ou[t’ ajgnoiva/ ou[t’ ajpeiriva/ ta; a[lla parh/thvsato, ajll’ wJς ouj
prevponta ãth'/Ã toiauvth/ politeiva/, deivxomen eJxh'ς o{ti e[mpeiroς aJrmonivaς h\n ktl.:
del resto – dice altrove l’anonimo – non fu certo per ignoranza che anche gli antichi
adottarono poche aJrmoniai, limitando la quantità delle corde; la loro fu anzi una
scelta deliberata: oiJ palaioi; de; pavnteς, oujk ajpeivrwς e[conteς pasw'n tw'n aJrmoniw'n,
ejnivaiς ejcrhvsanto. ouj ga;r hJ a[gnoia th'ς toiauvthς stenocwrivaς kai; ojligocordivaς
aujtoi'ς aijtiva gegevnhtai, oujde; di’ a[gnoian oiJ peri; “Olumpon kai; Tevrpandron
kai; oiJ ajkolouqhvsanteς th'/ touvtwn proairevsei periei'lon th;n polucordivan te
kai; poikilivan (18, 1137A, p. 14, 24-29 Ziegler).
94
In questo senso, LASSERRE 1954, pp. 104; 164-165, che non esita a indicare
la fonte diretta di questo passo del De musica nel Tivna mousikw'ς ei[rhtai ejn th/'
Plavtwnoς Politeiva/ di Dionigi il Musico.
95
Ps. Plut. De mus. 3, 1131E-F, p. 2, 23-27 Ziegler: tw'n te ga;r Platwnikw'n
oiJ plei'stoi kai; tw'n ajpo; tou' Peripavtou filosovfwn oiJ a[ristoi periv te th'ς
ajrcaivaς mousikh'ς suntavxai ejspouvdasan kai; peri; th'ς aujth'/ gegenhmevnh ς
parafqora'ς.
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 75
96
Rimando perciò a WEST 1992, pp. 356-372, e ai saggi contenuti in CAS-
SIO-M USTI-ROSSI 2000; l’argomento è toccato anche qui, cap. I §§ 4 e 5.
97
Vd. MUSTI 2000; MOSCONI 2000.
98
Vd. qui, cap. I §§ 5 e 11.
99
La nascita di Aristosseno può farsi risalire agli anni tra il 370 e il 365 a.
C.: vd. qui cap. I § 2, note 15 e 16; per il sul suo pitagorismo, vd. la bibliografia
indicata qui, cap. I § 2, nota 10; indicazioni sui caratteri del suo atteggiamento
notoriamente conservatore in campo musicale sono date qui, cap. I § 5; per la
posizione di Aristotele nei confronti della musica, vd. qui, cap. I § 5, nota 44.
100
Vd. quanto argomentato nel § 3 (con nota 41) a proposito degli indizi
temporali “anacronistici”.
76 Sulla musica greca antica
“Esti dev tiς kai; peri; tw'n rJuqmw'n lovgoς: gevnh gavr tina kai; ei[dh
rJ u qmw' n prosexeurev q h, aj l la; mh; n kai; melopoi? w ' n te kai;
rJuqmopoi?w'n. protevra me;n ga;r hJ Terpavndrou kainotomiva kalovn
tina trovpon eijς th;n mousikh;n eijshvgage: Poluvmnhstoς de; meta; to;n
Terpavndreion trovpon kainw'/ ejcrhvsato, kai; aujto;ς mevntoi ejcovmenoς
tou' kalou' tuvpou, wJsauvtwς de; kai; Qalhvtaς kai; Sakavdaς: kai; ga;r
ou|toi katav ge ta;ς rJuqmopoiivaς kainoiv, oujk ejkbaivnonteς mevnãtoiÃ
tou' kalou' tuvpou. e[sti de; ãkaivà tiς ’Alkmanikh; kainotomiva kai;
Sthsicovreioς, kai; au|tai oujk ajfestw'sai tou' kalou'.
Anche sui ritmi c’è qualcosa da dire, perché nel tempo si ebbero suc-
cessive invenzioni di generi e forme ritmiche, contestuali al rinnova-
mento della composizione melodica e ritmica. L’innovazione di Ter-
pandro fu la prima a introdurre nella musica uno stile nobile; a sua
volta Polimnesto, dopo quello di Terpandro, creò un nuovo stile, re-
stando comunque legato a una forma nobile. Lo stesso fecero anche
Taleta e Sacada: anch’essi furono degli innovatori nelle composizioni
ritmiche, senza allontanarsi però da una forma nobile. Pure Alcmane
e Stesicoro apportarono innovazioni, e anche queste non si discosta-
rono dallo stile nobile.
Krevxoς de; kai; Timovqeoς kai; Filovxenoς kai; oiJ kata; tauvthn th;n
hJlikivan gegonovteς poihtai; fortikwvteroi kai; filovkainoi gegovnasi,
to; filavnqrwpon kai; qematiko;n nu'n ojnomazovmenon diwvxanteς: th;n
ga; r oj l igocordiv a n te kai; th; n aJ p lov t hta kai; semnov t hta th' ς
mousikh'ς pantelw'ς ajrcai>kh;n ei\nai sumbevbhken
rano, come pure non discuterò altri esempi101. Mi sembra invece im-
portante ricordare che, qui come altrove, ci si riferisce a un contesto
culturale che si colloca cronologicamente tra la fine del V e la prima
metà del IV sec. a. C.: ed è possibile dimostrare che, con grandis-
sima probabilità, le informazioni su questo argomento provengono
da Aristosseno. Mi propongo di farlo attraverso la lettura di qual-
che altro brano.
Quello della contrapposizione della musica “degenerata” rispet-
to ai fasti della musica del passato è un tema caro ad Aristosseno:
lo ritroviamo, intrecciato con quello del favore del pubblico, che i
nuovi musicisti cercavano di ottenere nei teatri, nel fr. 70 Wehrli,
tramandato da Temistio (Or. XXXIII 1, 364B-C)102:
101
Provo soltanto a elencarne qualcuno: Ps. Plut. De mus. 4, 1132D-E, p. 4,
18-22 Ziegler; 6, 1133B, pp. 5, 26-6, 3 Ziegler; 15, 1136B, pp. 12, 26-13, 1 Ziegler;
28, 1140E-1141B, pp. 23,7-24, 5 Ziegler; 29, 1141B-C, p. 24, 6-19 Ziegler; 30, 1141C-
1142A, pp. 24, 20-26, 18 Ziegler; su Cresso, vd. nota 109.
102
Il testo qui presentato è più ampio di quello offerto da Wehrli, con l’omis-
sione del brano da ’Aristovxenoς me;n ou\n ad ajnti; th'ς filanqrwpivaς, che pure
viene assegnato ad Aristosseno dalla fonte: il contesto della citazione e il testo di
Aristosseno sono attentamente analizzati da VISCONTI 1999, pp. 131-139; sull’argo-
mento, vd. qui, cap. I § 5.
103
Sul valore, qui, di krou'ma, vd. § 4, nota 48, e ROCCONI 2003, pp. 38-39.
78 Sulla musica greca antica
Come nel fr. 124 Wehrli, già studiato nel capitolo precedente,
anche qui il teatro è, per così dire, il luogo di perdizione della musica,
quello nel quale la ricerca del favore del pubblico è divenuta incon-
ciliabile con la fedeltà alle antiche leggi dell’arte. Aristosseno pre-
senta come ormai compiuto il processo di trasformazione della musica,
dicendo che essa era «ormai effeminata» (qhlunomevnh h[dh). Allo
stesso modo, anche nel fr. 124 tutto il processo storico, con le sue
manifestazioni etniche e culturali, è presentato come un fatto ormai
compiuto104. Nel già citato fr. 76 Wehrli il tema si intreccia con quello
dell’educazione105, ed è il caso di ribadire che ad accomunare questi
tre testi è la collocazione della musica nuova nei teatri106: un feno-
meno che andrà collocato nel pieno IV secolo, come si diceva.
Ora, uno stretto legame tra il fr. 70 Wehrli e il capitolo 12 del
nostro De musica, dal quale sono tratti i due passi appena letti del
disorso di Lisia, era stato già notato da Weil e Reinach, che insiste-
vano tra l’altro sulla parentela lessicale fra i due brani, rappresentata
dai termini filavnqrwpon e filanqrwpiva107. In realtà, come ha ben
argomentato Amedeo Visconti108, è possibile risalire all’ascendenza
aristossenica del capitolo 12 anche per un’altra strada.
Va notato innanzi tutto che la medesima distinzione oppositiva
tra innovazioni accettabili e non accettabili è metodicamente ripropo-
sta, anche con significativi richiami lessicali, nei capitoli 28-30, e ad
apparentare le due pericopi è anche la menzione, in entrambe, di
Cresso109, sicché è molto probabile che entrambe dipendano da una
medesima fonte. A far pensare ad Aristosseno è il riferimento, con-
tenuto nel cap. 29, a Olimpo (29, 1141B, p. 24, 9-11 Ziegler):
104
Vd. qui, cap. I § 6.
105
Vd. § 4.
106
In questo senso, vd. già WEHRLI 1967, p. 69.
107
Vd. WEIL-REINACH 1900, p. 53.
108
Vd. VISCONTI 1999, pp. 135-139, del quale sono ampiamente debitore per
quanto dirò qui.
109
Musicista a noi noto soltanto grazie al De musica pseudoplutarcheo e a
Philod. De mus. IV 5, pp. 49-50 Neubecker.
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 79
to;n “Olumpon ejkei'non, w|/ dh; th;n ajrch;n th'ς ÔEllhnikh'ς te kai;
nomikh'ς mouvshς ajpodidovasi, tov te th'ς aJrmonivaς gevnoς ejxeurei'n
fasi.
’Epi; mevntoi tw'n e[ti ajrcaiotevrwn oujd’ eijdevnai fasi; tou;ς ”Ellhnaς
th;n qeatrikh;n mou'san, o{lhn d’ aujtoi'ς th;n ejpisthvmhn provς te qew'n
timh;n kai; th;n tw'n nevwn paivdeusin paralambavnesqai, mhde; to;
paravpan h[dh qeavtrou para; toi'ς ajndravsin ejkeivnoiς kateskeua<
smevnou, ajll’ e[ti th'ς mousikh'ς ejn toi'ς iJeroi'ς ajnastrefomevnhς,
ejn oi|ς timhvn te tou' qeivou dia; tauvthς ejpoiou'nto kai; tw'n ajgaqw'n
ajndrw'n ejpaivnouς: eijko;ς d’ ei\nai o{ti to; qevatron u{steron kai; to;
qewrei'n polu; provteron ajpo; tou' qeou' th;n proshgorivan e[laben.
110
Anche la terminologia impiegata per designare il genere enarmonico (to;
th'ς aJrmonivaς gevnoς), del quale Olimpo sarebbe appunto l’inventore, rientra nel
lessico aristossenico: vd. § 4, nota 63.
111
La medesima paretimologia in Diog. Babyl. SVF III fr. 64.
80 Sulla musica greca antica
ejpi; mevntoi tw'n kaq’ hJma'ς crovnwn tosou'ton ejpidevdwke to; th'ς
diafqora'ς ei\doς, w{ste tou' me;n paideutikou' trovpou mhdemivan
mneivan mhd’ ajntivlhyin ei\nai, pavntaς de; tou;ς mousikh'ς aJptomev<
nouς pro;ς th;n qeatrikh;n proskecwrhkevnai mou'san.
112
Il passo è considerato aristossenico da WEIL-REINACH 1900, pp. 58-59;
un’eco del fr. 124 Wehrli vi legge anche PAGLIARA 2000, p. 172, nota 39.
Tracce aristosseniche nel De musica pseudoplutarcheo 81
8. Osservazioni conclusive
III
5
Musica e astronomia sono accostate anche in Plat. Crat. 405d; sul loro rap-
porto di parentela, vd. anche Ptol. Harm. III 3, p. 94, 9-20 Düring.
6
Per la cronologia, vd. per es. HUFFMAN 1996; CIANCAGLINI 1998, p. 213; bi-
bliografia aggiornata in RIEDWEG 1996.
7
Archyt. 47 B 1 D.-K.: il frammento solleva in realtà una serie di problemi
testuali ed esegetici sui quali non è qui il caso di soffermarsi; dopo i dubbi avanzati
da BURKERT 1972, p. 379, n. 46, la sua autenticità sembra ormai assodata: vd. BOWEN
1982; HUFFMAN 1985; CASSIO 1988; vd. pure TIMPANARO CARDINI 1962, pp. 358-
369, la sintesi di BARKER 1989a, pp. 39-42, e l’analisi complessiva di CIANCAGLINI
1998 (sul passo platonico in esame qui, vd. pp. 242-243).
8
Vd. Plat. resp. VII 530d-e; Pitagora in persona viene invece richiamato più
avanti (resp. X 600b), con riferimento, più che ai contenuti del suo insegnamento,
al suo ‘stile di vita’: la questione della natura dell’associazione pitagorica è affron-
tata da CENTRONE 1996, pp. 67-83 (in part., per ciò che qui ci interessa più da vi-
cino, pp. 68-70).
9
So bene che la terminologia da me usata in questo capitolo solo per como-
dità espositiva potrebbe sembrare impropria: poiché infatti i Pitagorici non conce-
pivano i suoni come immaginariamente collocati nello spazio (vd. § 7), a stretto
rigore le loro teorie non potrebbero essere illustrate adoperando termini come “in-
tervallo” o “scala”, che presuppongono appunto una concezione “spaziale”; in
questo senso si mossero invece gli aJrmonikoiv (per i quali vd. §§ 6 e 8), seguiti in
questo da Aristosseno, e una concezione simile si è in fondo imposta anche nella
teoria musicale moderna, nella quale si parla correntemente, per esempio, del-
l’“altezza” come di una caratteristica del suono: ecco perché la terminologia “spa-
ziale” risulta a noi certamente più familiare; per tutta la questione, vd. ROCCONI
1999 e ROCCONI 2003.
Teoria musicale e antiempirismo nella Repubblica di Platone 85
10
Vd. VEGETTI 1999, pp. 86-88, e già RIVAUD 1929; in generale, sulla musica
in Platone, vd. MOUTSOPOULOS 1959, e i recenti YARTZ 2000 e WERSINGER 2001 (con
bibliografia).
11
Sulla funzione della mousikhv nel curriculum educativo dei ϕuvlakeς vd.
GASTALDI 1998, in part. pp. 374-388 e soprattutto PAGLIARA 2000 (con ampia bi-
bliografia) e TARTAGLINI 2001.
12
Porph. in Harm. p. 25, 9-14 Düring: su Tolemaide, interessante e trascura-
ta figura di studiosa di teoria musicale, vd. ROCCONI 2003.
13
Ps. Eucl. Sect. can. pp. 150, 1-162, 3 Barbera (= pp. 158, 8-160, 12 Jan),
proposizioni 10-12: per le varie problematiche connesse con questo testo (attribu-
86 Sulla musica greca antica
20
Sull’esegesi del passo, vd. BARKER 1978a.
21
In questo senso, sulle analogie tra astronomia e teoria musicale, rinvio alle
penetranti analisi di MOURELATOS 1980, e, di nuovo, a MUELLER 1980.
Teoria musicale e antiempirismo nella Repubblica di Platone 89
5. Un fraintendimento?
22
Vd., per tutti, ADAM 1963, pp. 133-134 (ad Plat. resp. VII 531a3; 531b8).
23
Per un profilo di Glaucone e del suo ruolo dialogico vd. VEGETTI 1998b.
90 Sulla musica greca antica
24
Plat. Phaedr. 268a-269a.
25
Vd. MOUTSOPOULOS 1959, pp. 46-66; non posso nascondere d’altra parte
che in Plat. Phileb. 17c-e e Charm. 170b-c sembrerebbe non esserci differenza so-
stanziale tra lo statuto dell’aJrmonikhv e quello della mousikhv: evidentemente ai tempi
di Platone, e presumibilmente fino ad Aristosseno, una rigida distinzione tra diffe-
renti sfere disciplinari in campo musicale non doveva essere stata ancora delineata;
ma è chiaro che per Platone un buon intenditore di musica deve assolutamente pos-
sedere conoscenze tecniche molto approfondite: in questo senso, vd. Plat. Charm.
170e-171c e soprattutto leg. II 670a-671a.
26
Sull’assenza di cenni a Damone, vd. § 6.
27
In questo senso, vd. l’accenno di BARKER 1978a, p. 340.
Teoria musicale e antiempirismo nella Repubblica di Platone 91
28
Su Aristosseno, la cui data di nascita viene generalmente fissata tra il 370 e
il 365 a. C., vd. la monografia di VISCONTI 1999 (con ampia bibliografia preceden-
te); più sinteticamente, BARKER 1989a, pp. 118-125, e BARKER 2000b; su aspetti par-
ticolari della sua speculazione teorica, cito soltanto il volume di BÉLIS 1986 e i con-
tributi di BRANCACCI 1984, LITCHFIELD 1988, BARKER 1991a, ROCCONI 1999, VISCONTI
2000; vd. anche, qui, capp. I e II §§ 2, 4-7.
29
Una rassegna sintetica ma sufficientemente dettagliata dei diversi orienta-
menti è offerta da WALLACE 1995 (con ampia bibliografia); vd. pure LIPPMAN 1964;
WEST 1992, pp. 218-253 e, da ultimo, MATHIESEN 1999; sul problema delle aJrmoni-
vai e dei gevnh fino ad Aristosseno, vd. ROCCONI 1998.
30
La denominazione è divenuta di uso comune a partire da ABERT 1899, al
quale si ricorre per l’ancora utile repertorio di fonti; vd. poi ANDERSON 1966 (con
ROSSI 1969), ROSSI 1988c, ROSSI 2000; A. BARKER, Psicomusicologia nella Grecia an-
tica, a cura di A. Meriani, in corso di stampa, passim.
31
Su Damone vd. BARKER 1984, pp. 168-169, WALLACE 1991, GASTALDI 1998,
con altre indicazioni bibliografiche; sull’importanza delle sue dottrine nel pensiero
di Platone, vd. ANDERSON 1955 e PAGLIARA 2000.
32
Così WALLACE 1995, p. 19, secondo il quale gli scambi cominciarono a farsi
più consistenti a partire dal IV sec. a. C., mentre per il periodo precedente le di-
verse correnti rimasero piuttosto indipendenti.
92 Sulla musica greca antica
moniano33, mentre si professa qui pitagorico, sia pur con riserva, per
quanto attiene agli aspetti più strettamente tecnici e speculativi della
teoria musicale: un richiamo a Damone sarebbe stato qui fuori posto.
D’altra parte sappiamo che anche i Pitagorici ammettevano che la
musica potesse avere influssi sull’anima: se, come essi sostenevano,
anche l’anima è armonia34, la musica, che «rispecchia l’armonia univer-
sale in virtù della sua natura numerica e matematica, ha un potere par-
ticolare su di essa per l’affinità con la sua essenza costitutiva», e può
anche «ristabilire l’armonia turbata nell’anima di ciascun individuo»35.
Meno chiaramente delineati appaiono invece i contorni di una
terza corrente, quella dei cosiddetti aJrmonikoiv, citati più volte da Ari-
stosseno per l’impronta fortemente empirica dei loro metodi di inda-
gine, e sulla quale i pareri degli studiosi non sono unanimi. Per An-
drew Barker la designazione stessa di aJrmonikoiv risalirebbe ad Ari-
stosseno stesso, il quale l’avrebbe applicata, indistintamente, a tutti i
suoi contemporanei e predecessori che egli riteneva avessero operato,
con differenti metodologie, nel suo stesso campo di indagine36. Robert
Wallace crede, al contrario, alla fisionomia ben individuabile di un
gruppo di teorici «who called themselves ‘the harmonikoi’», rintrac-
ciandone l’iniziatore in quell’Eratocle citato da Aristosseno e da Por-
firio e probabilmente attivo alla fine del V sec. a.C.37, e ascrivendone i
successivi sviluppi all’attività di Stratonico (ca. 410-360)38. Il gruppo
fu contrassegnato da una pluralità di indirizzi tematici e metodologici:
gli interessi principali furono la misurazione dei singoli intervalli, l’ana-
lisi della struttura dei tetracordi e lo studio delle loro diverse possibili
associazioni, ma dovettero essere affrontati anche argomenti correlati
con la “teoria dell’h\qoς”, come mostra il PHibeh I 13, manufatto del
275 ca. a. C., il cui testo è databile tra la fine del V e i primi decenni
del IV secolo a. C. L’anonimo autore, riportando le idee di alcuni se-
dicenti aJrmonikoiv dediti principalmente al qewrhtiko;n mevroς, polemizza
33
Vd. Plat. resp. III 400a-c.
34
Vd. Arist. Pol. 1340b18-19; de An. 407b 27; e Plat. Phaed. 86b-95b.
35
Così PRETAGOSTINI 1998, p. 627 (con n. 77), che ricorda gli influssi pitago-
rici sulla descrizione platonica della struttura dell’anima del mondo (Tim. 35b-36b),
e cita Aristox. fr. 26 Wehrli: o{ti oiJ Puqagorikoiv, wJς e[fh jAristovxenoς, kaqavrsei
ejcrw'nto tou' me;n swvmatoς dia; th'ς ijatrikh'ς, th'ς de; yuch'ς dia; th'ς mousikh'ς;
vd. FIGARI 2000.
36
BARKER 1978b, con l’utile raccolta dei passi aristossenici; in buona sostanza
sulla medesima linea si colloca BÉLIS 1986, pp. 90-107; 170-172.
37
Vd. Aristox. El. harm. I 5-7 (pp. 9, 17; 10, 19; 11, 3 Da Rios); Porph. in
Harm. p. 3, 5 Düring.
38
WALLACE 1995, pp. 30, 18; su Stratonico, che affiancava all’attività di teorico
quella di strumentista, vd. WEST 1992, pp. 367-368, GILULA 2000 e, più avanti, nota 40.
Teoria musicale e antiempirismo nella Repubblica di Platone 93
39
Su questo testo assai dibattuto vd., da ultimi, AVEZZÙ 1994 (del quale ac-
colgo le datazioni e la traduzione) e LAPINI 1994, entrambi con ampia bibliografia
precedente; in seguito, anche gli Epicurei rifiuteranno l’idea che la musica possa
influenzare il carattere e il comportamento dell’uditorio: vd. RISPOLI 1991.
40
Vd. p. es. Aristox. El. harm. I 7, 30 (p. 12, 13-15 Da Rios) tw'n aJrmonikw'n
ejnivoiς [...] katapuknw'sai boulomevnoiς to; diavgramma; I 2, 15 (p. 6, 12-13 Da
Rios) ta; diagravmmatav g jaujtw'n (scil. tw'n aJrmonikw'n) ejdhvlou th;n pa'san th'ς
melw/divaς tavxin; I 27, 30-28, 1 (p. 36, 1-3 Da Rios) zhthtevon de; to; sunece;ς
oujc wJς oiJ aJrmonikoi; ejn tai'ς tw'n diagrammavtwn katapuknwvsesin ajpodidovnai
peirw' n tai : l’idea centrale, espressa dal verbo katapuknov w e del sostantivo
katapuvknwsiς è quella della collocazione nello spazio di elementi molto ravvicinati
tra loro: gli aJ r monikoiv in sostanza, “infittiscono” di punti-suoni i loro
diagrpavmmata: vd. § 8; stando al peripatetico Fainia di Ereso (fr. 32 Wehrli, ap.
Athen. VIII 352c), il primo ad adottare il diavgramma fu appunto Stratonico, che
fu anche il primo a introdurre elementi di virtuosismo ( polucordiva) nella musica
strumentale ( yilh; kiϑavrisiς): è evidente che le due innovazioni dovevano essere
collegate e interdipendenti.
41
Nel Carmide, certamente anteriore al Fedro, si trova già to; aJrmonikovn in ri-
ferimento ai contenuti tecnici della mousikhv (Plat. Charm. 170c): vd. nota 25; sulla
cronologia della Repubblica (composizione e ambientazione del dialogo), vd. nota 75.
94 Sulla musica greca antica
7. I Pitagorici
42
Plat. resp. VII 530e-531a; 531b-c.
43
Vd. Arist. Metaph. 986a6-12, Cael. 293a20-28; BÉLIS 1986, pp. 64-69.
44
La cosa è messa chiaramente in evidenza da BURKERT 1972; vd. ora CEN-
TRONE 2000.
45
Vd. p. es. Archyt. 47 A 18, col commento di TIMPANARO CARDINI 1962 pp.
326-330; Plat. Tim. 80b; Arist. de An. 426b (con BARKER 1981b); Sens. 447a 12-b
21, 448a; Ps. Eucl. Sect. Can., p. 116, 6-11 Barbera (= p. 149, 17-20 Jan); le idee
espresse in questi passi stanno alla base delle formulazioni dei manualisti più tardi
(Nicom. Harm. 12, p. 262, 1-5 Jan; Cleonid. Harm. 5, p. 187, 19-188, 2 Jan; Bacch.
Harm. p. 293, 8-12 Jan; Aristid. Quint. De mus. p. 10, 2-3 Winnington-Ingram);
vd. pure CIANCAGLINI 1991, p. 48.
46
Vd. Ps. Arist. Probl. XIX 32; le denominazioni originarie, in dialetto dorico,
sono note da Philol. 44 B 6 D.-K. (sullabav, di’ ojxeia'n, aJrmoniva), sul quale vd.
HUFFMAN 1993, pp. 145-165; sul valore originariamente ‘pragmatico’ di sullabhv è
Teoria musicale e antiempirismo nella Repubblica di Platone 95
importante leggere Porph. in Harm. p. 97, 2-5 Düring: kata; de; tou;ς ojrganikou;ς
lurikou;ς sullabh; ei[rhtai ajpo; tou' lurikou' schvmatoς th'ς ceirovς, ejpeidh; ejn
th'/ eJptacovrdw/ crhvsei hJ prwvth suvllhyiς tw'n daktuvlwn kata; to; dia; tessavrwn
ejgevneto suvmfwnon (nel linguaggio dei suonatori di lira il termine sullabhv deriva
dalla forma della mano quando si suona la lira, giacché, nell’uso dell’eptacordo, le
prime corde che le dita prendono insieme formano un intervallo di quarta, che è
consonante); il valore letterale di aJrmoniva è “connessione, adattamento”, quindi
“accordatura”, sicché il termine viene usato per indicare la consonanza per
eccellenza, ossia l’ottava: vd. Nicom. Harm. 9, p. 252, 11-13 Jan; TIMPANARO CARDINI
1962, pp. 208-209; ROCCONI 1998, pp. 347-348.
47
Non sorprende dunque il fatto che, nel pensiero greco, speculazioni relati-
ve alle modalità secondo le quali diverse entità possono fondersi tra loro e venire
a costituire, da una pluralità di elementi, un’unità, prendano le mosse proprio da
questi fatti relativi alla fusione dei suoni e all’impressione che questa fusione gene-
ra sull’udito: l’osservazione è di BARKER 1994, p. 114, che cita come esempi Philol.
44 B 6 D.-K.; Plat. symp. 187a-e, Crat. 405c-d, resp. IV 432a; Arist. Sens. 439a-
440a, 448a.
96 Sulla musica greca antica
48
Per l’importanza simbolica della decade, vd. Philol. 44 A 13 D.-K., col
commento di TIMPANARO CARDINI 1962, pp. 126-138 e HUFFMAN 1993, pp. 359-
363; vd. pure le osservazioni di CIANCAGLINI 1991, pp. 63-64, con fonti e biblio-
grafia lì citate.
49
Diog. Laert. VIII 12; il problema delle testimonianze neopitagoriche, che
tendono a far risalire a Pitagora in persona acquisizioni successive, è troppo com-
plesso per essere affrontato qui anche solo sommariamente: rimando per questo agli
studi di BURKERT 1972 e CENTRONE 1996 e 2000; in particolare, per Nicomaco, che
attribuisce a Pitagora un’attività sperimentale sulla tensione delle corde vibranti, vd.
MERIANI 1995 e la bibliografia lì citata.
50
Ptol. Harm. I 8, pp. 17, 19-19, 15 Düring con SOLOMON 2000, pp. 24-27,
BARKER 2000c, pp. 192-206, e RAFFA 2002; vd. Hippas. 18, 12 D.-K. (Schol. Plat. Phaed.
108d), 18, 13 D.-K. (Theon Sm. p. 59, 4-21 Hiller), con COMOTTI 1991a; Claudio Tole-
meo descrive anche un altro strumento di sperimentazione sonora nel campo teorico
musicale pitagorico, l’helikon (Ptol. Harm. II 2, pp. 46, 1-49, 3 Düring): su di esso vd.
WEST 1992, pp. 241-242, BARKER 2000c, pp. 206-229, e RAFFA 2002, pp. 371-374.
51
Vd., da ultimo, RAFFA 2000, p. 101.
52
Vd. VAN DER WAERDEN 1943, p. 177; BURKERT 1972, pp. 375 n. 22; 455, n.
40; WEST 1992, pp. 240-241; LANDELS 1999, pp. 131-132.
Teoria musicale e antiempirismo nella Repubblica di Platone 97
53
Vd. Arist. Metaph. 985b23-986a12; CIANCAGLINI 1991, p. 64.
54
Vd. §§ 2-3.
98 Sulla musica greca antica
55
Faccio mia l’osservazione di BARKER 1978a, p. 339, precisandone la porta-
ta: per il concetto di “società dialogica” vd. VEGETTI 2000a.
56
Testimonianze importanti in tal senso sono Ps. Eucl. Sect. Can. p. 114, 6-8
Barbera (=p. 148, 9-11 Jan), che riporta dottrina risalente al IV sec. a. C., e Thphr. fr.
716 Fortenbaugh, sul quale vd. i lavori di BARKER 1977, 1985, 1989a, pp. 110-118.
57
Nell’ambito del pensiero musicale greco è possibile risalire a due concezio-
ni sul movimento musicale: secondo quella implicitamente seguita qui da Platone,
di ascendenza chiaramente architea, ogni singolo suono è il prodotto di un movi-
mento con una certa velocità, e le relazioni tra suoni sono rapporti tra velocità di
movimento. Secondo Aristosseno, invece, la voce ‘si muove’ da un punto all’altro
Teoria musicale e antiempirismo nella Repubblica di Platone 99
Tw' n Puqagorikw' n tine ς , wJ ς j A rcuv t a ς kai; Div d umo ς iJ s torou' s i, meta; to;
katasthv s asqai tou; ς lov g ou ς tw' n sumfwniw' n sugkriv n onte ς auj t ou; ς pro; ς
ajllhvlouς kai; tou;ς sumfwvnouς ma'llon ejpideiknuvnai boulovmenoi toiou'tovn ti
ejpoivoun: segue la descrizione dei calcoli matematici all’uopo escogitati dai Pitagorici.
60
Ho riportato la traduzione di CIANCAGLINI 1991, pp. 151-152; vd. il com-
mento di BARKER 1989a, pp. 34-36; echi di questa terminologia (simile/dissimile)
sono presenti, diversamente contestualizzati, in Plat. Tim. 80a-b: vd. BARKER 1989a,
p. 62, n. 31.
61
Nel suo commento, TIMPANARO CARDINI 1962, p. 322 parla, secondo me a
torto, di “suoni più o meno consonanti” (corsivo mio).
62
Così CIANCAGLINI 1991, p. 152.
63
Porfirio cita anche Didimo, sul quale vd. sopra, nota 19.
Teoria musicale e antiempirismo nella Repubblica di Platone 101
64
Ptol. Harm. I 5, pp. 11, 8-12, 7 Düring: accolgo qui le conclusioni di Barker
1994, ribadite e ulteriormente precisate in BARKER 2000c, pp. 54-73; vd. anche il
suo commento in BARKER 1989a, pp. 284-285.
65
Sull’argomento rimando alle osservazioni di BARKER 1994, pp. 118-119 e di
BARKER 2000c, p. 60.
66
Vd. Theon Sm. p. 76, 21-77, 2 Hiller.
102 Sulla musica greca antica
i problemi suscitati dalla notizia, risalente ad Aristox. fr. 50 Wehrli, di rapporti tra
la corte di Dionigi II e Archita e da quella, certo più problematica, riferita da Cic.
Cat. m. 12, 41 ma anch’essa verosimilmente derivata da Aristosseno, di un incon-
tro tra Archita e Platone a Taranto, vd. WUILLEUMIER 1939, p. 69; WUILLEUMIER
1961, pp. 46-46; MELE 2000: entrambe le notizie sono rubricate sotto Archyt. 47 A
9 D.-K.; per i viaggi e le dimore di Platone, vd. WILAMOWITZ-MOELLENDORFF 1959
(1919), pp. 242-253; 537-556; PASQUALI 1967 (1938), pp. 27-34; 45-69.
72
BARKER 1991b, pp. 116-119, ha raccolto una serie di testi antichi evidente-
mente tesi a dimostrare la correlazione tra semplicità matematica e piacevolezza
uditiva delle consonanze.
73
È la felice formulazione di BARKER 1994, p. 119.
74
Vd. Plat. Tim. 35b-36a: la scala musicale qui elaborata da Platone è una
«costruzione puramente metafisica, ottenuta mediante procedimenti aprioristico-
deduttivi» (così CIANCAGLINI 1991, p. 243, che richiama giustamente FRANK 1923,
pp. 161-167); cf. Nicom. Harm. 8, pp. 250, 4-252, 2 Jan; Aristid. Quint. De mus.
III 5, pp. 100, 17-101, 23 Winnington-Ingram.
104 Sulla musica greca antica
75
In questo senso, vd. BARKER 1994, pp. 133-135. Sui problemi della data di
composizione della Repubblica (385-375; 390-370; 360 a. C.) e di quella in cui il
dialogo è ambientato (411? 425-422?), vd. VEGETTI 1998a; 1999, pp. 3-5; l’attività di
Archita, che visse tra il 430 e il 360 a. C., si colloca tra la fine del V e la prima
metà del IV sec. a. C.: vd. nota 6.
76
Archyt. 47 A 16 D.-K. (=Ptolem. Harm. I 13, pp. 30, 9-31, 18 Düring): è
ben noto che i Pitagorici più antichi, come per esempio Filolao, consideravano
soltanto il genere diatonico, ed è a questo genere che appartiene la scala che Plato-
ne riporta nel Timeo.
77
Porph. in Harm. pp. 92, 27-93, 17 Düring (=47 B 2 D.-K.).
78
Un’accurata descrizione dei complessi procedimenti matematici e delle
molteplici implicazioni tecniche, è quella di Barker 1989b (vd. anche BARKER 1989a,
pp. 46-52 e WINNINGTON-INGRAM 1932).
Teoria musicale e antiempirismo nella Repubblica di Platone 105
79
Vd. Plut. Marc. 14, 9-11; Quaest. conv. VII 718E-F; CAMBIANO 1996.
80
Vd. però, in ambiente pitagorico, le posizioni estremistiche sulle quali ci
informa Tolemaide di Cirene ap. Porph. in Harm. pp. 25, 25-26, 1 Düring; su To-
lemaide, vd. § 2 e nota 12.
106 Sulla musica greca antica
81
Mi viene in mente Aristoph. Nub. 8, dove Strepsiade adopera crhstovς in
riferimento a Fidippide, con analoga, anche se più marcata e scoperta intenzione;
in Demosth. XXIII 169; XVIII 130 il termine assume una connotazione evidente-
mente sarcastica.
82
Su questo termine tecnico del metalinguaggio critico-retorico, vd. GUIDO-
RIZZI-BETA 2000.
83
Vd. LSJ9 s. vv. basanivzw, II 2; streblovw, II 2: questa forma di tortura era
normalmente inflitta agli schiavi durante i procedimenti giudiziari: vd. Aristoph.
Ra. 620; significativa anche l’occorrenza platonica di resp. II 361e; per il valore
giudiziario di pravgmata parevcw ADAM 1963, p. 134, richiama Plat. Crit. 44e.
84
Vd. ADAM 1963, p. 134; BARKER 1989a, p. 56, n. 4; BARBERA 1981, p. 400.
Teoria musicale e antiempirismo nella Repubblica di Platone 107
85
L’espressione hJ eijkw;n [...] pevri equivale a hJ eijkw;n levgousa peri; [...]; la
posizione di pevri, in anastrofe, divide plhgw'n e kathgorivaς da ejxarnhvsewς e
ajlazoneivaς, sicché plhvktrw/ te plhgw'n gignomevnwn kai; kathgorivaς andranno
considerate come le azioni dei musicisti “torturatori”, ed ej x arnhv s ew ς kai;
ajlazoneivaς come le reazioni delle corde “torturate”; tutti i genitivi dipendono
chiaramente da pev r i , tranne cordw' n , genitivo soggettivo che determina sia
ej x arnhv s ew ς sia aj l azoneiv a ς: su quest’immagine assai vivida, vd. le puntuali
osservazioni e l’efficace parafrasi di ADAM 1963, pp. 134, 187-188.
86
Aristox. El. harm. I 24, 10-15 (p. 31, 3-5 Da Rios); I 50, 15 (p. 62, 14-18
Da Rios); vd. Bacch. Harm. 20, p. 298, 1-2 Jan, i passi aristossenici citati a nota 40,
e il termine puknovthς in Plat. leg. VII 812d; probabilmente, come fa notare ADAM
1963, p. 133, l’origine della metafora va rintracciata nel linguaggio tecnico della
tessitura: in Aesch. Supp. 235 il termine puvknwma designa vesti di tessuto a trama
fitta (vd. ThGrL, s. v. puvknwma); su tetracordi e generi, vd. qui, cap. II § 4.
87
Vd. Aristox. El. harm. I 7, 20-30 (p. 12, 8-16 Da Rios); I 27, 30-28, 5 (p.
36, 1-5 Da Rios); II 37, 30-38, 5 (p. 47, 13-17 Da Rios); II 53, 1-5 (p. 66, 1-5 Da
Rios); su questa terminologia, che mira alla trasposizione degli intervalli individua-
ti mediante l’udito in un sistema visivo-spaziale, vd. BÉLIS 1986, pp. 133-167 e ROC-
CONI 1999.
88
Aristox. El. harm. I 15, 25 (pp. 20, 20-21, 1 Da Rios); con tutta probabi-
lità, è dall’ambito degli aJrmonikoiv che l’uso del termine diavsthma si diffuse anche
108 Sulla musica greca antica
«in altri ambienti interessati alla speculazione sul suono»: lo fa notare opportuna-
mente ROCCONI 1999, p. 97, che rileva come in Plat. Phileb. 17c esso appaia già
consolidato come tecnicismo, e come, grazie ai «contatti tra i diversi gruppi inte-
ressati alla speculazione musicale», «la sua prima attestazione con valore musicale
appaia proprio nel frammento di un pitagorico», Archita (47 B 2 D.-K.); in dire-
zione opposta, le tesi di SZABÓ 1978, pp. 110-111, e RIETHMÜLLER 1985, che ricon-
ducono ad ambiente pitagorico l’origine della connotazione musicale del termine:
ma, ad avvalorare la tesi della Rocconi, e nello stesso tempo a precisare la sua se-
conda affermazione, è molto interessante notare come, nella realtà alla quale il nostro
testo si riferisce, il pieno V sec. a. C., epoca precedente all’attività teorica di Archi-
ta, il termine sia presentato come già di uso comune in senso tecnico proprio nel-
l’ambiente degli aJrmonikoiv; è difficile accettare il tentativo di RAFFA 2000, p. 102,
di stabilire una diacronia «dalla lessicalizzazione dell’intervallo come distanza tra
due punti/suoni (diavsthma) a quella delle somme e delle differenze degli intervalli
come somme e differenze di rapporti»: un tentativo sostanzialmente basato, a quanto
capisco, sulla convinzione esplicita (p. 101) che l’uso del monocordo fosse diffuso
e comune a partire da Pitagora (ma per questo, vd. § 7), e su quella implicita che la
lessicalizzazione spaziale dell’intervallo musicale fosse cronologicamente preceden-
te a quella matematica, il che non è affatto pacifico; in sostanza, si può dire che,
quando diavsthma viene adottato in ambito pitagorico, la sua lessicalizzazione
musicale nel senso spaziale di ‘intervallo’, doveva essere già avvenuta all’interno dei
domini degli aJrmonikoiv: ma, in precedenza, i Pitagorici avevano già cominciato a
riflettere sulla realtà sonora in termini numerico-matematici, e, per un tratto alme-
no del percorso, la loro speculazione doveva essersi svolta contemporaneamente a
quella degli aJrmonikoiv; andrà rilevato anche che, nella letteratura musicologica a
partire almeno dalla Sectio Canonis pseudoeuclidea, ha inizio un imbarazzante scam-
bio dei termini lovgoς e diavsthma, per cui spesso si trova l’uno in contesti nei quali
ci si aspetterebbe di trovare l’altro.
89
Vd. BÉLIS 1986, p. 152: «La conception ‘topologique’ des sons organisés en
systèmes et la conception ‘numerique’ des intervalles sont inconciliables».
90
Fondamentali, su questo argomento, BÉLIS 1986 e ROCCONI 1999.
Teoria musicale e antiempirismo nella Repubblica di Platone 109
91
Ritengo che quest’ipotesi risolva anche le perplessità espresse, proprio
sull’espressione ejn mevsw/, da BARKER 1989a, p. 56, n. 3.
92
Vd. BURKERT 1972, p. 372.
Teoria musicale e antiempirismo nella Repubblica di Platone 111
93
Vd. BARKER 1978b, pp. 10-13, con utili dettagli tecnici.
94
Un panorama delle differenti interpretazioni è fornito da ADAM 1963, pp.
187-188.
112 Sulla musica greca antica
9. Considerazioni conclusive
95
Vd., p. es., Plut. De an. procr. in Tim. 17, 1020e: «Uno degli intervalli è il
cosiddetto “tono”, la cui ampiezza costituisce la differenza in virtù della quale la
quinta è maggiore della quarta. Gli Armonici pensano che la divisione in due del
tono produca due intervalli, ciascuno dei quali viene chiamato “semitono”. I Pita-
gorici, invece, negano che esso sia divisibile in parti uguali, e poiché i segmenti sono
disuguali, definiscono il minore leimma, perché non raggiunge la metà» (trad. Fer-
rari in FERRARI-BALDI 2002, p. 185); su quest’aspetto, che differenzia le due impo-
stazioni teoriche, vd. BÉLIS 1986, pp. 69-72.
96
Sulla critica di Aristosseno ai suoi predecessori su questo punto, vd. BARKER
1978b; BÉLIS 1986, pp. 87-129 (cap. III).
97
Giudico assai suggestiva l’idea di THESLEFF 1999, p. 115, secondo la quale
i libri centrali della Repubblica rappresenterebbero «only and purely Plato’s “own”
and personal philosophy as he saw it as contrasted to the Eleatic, Pythagorean,
mathematical, cosmological, physiological and legislative interests of his associates
in the Academy» (corsivi miei).
Teoria musicale e antiempirismo nella Repubblica di Platone 113
APPENDICE
116 Sulla musica greca antica
Mhv pot ’ auj t w' n ti aj t ele;ς ej p iceirw' s in hJ m i' n manqav n ein ou}ς
qrevyomen, kai; oujk ejxh'kon ejkei'se ajeiv, oi| pavnta dei' ajfhvkein, oi|on a[rti
peri; th'ς ajstronomivaς ejlevgomen. h] oujk oi\sq’ o{ti (531a) kai; peri;
aJ r moniv a ς e{ t eron toiou' t on poiou' s i… ta; ς ga; r aj k ouomev n a ς au\
sumfwnivaς kai; fqovggouς ajllhvloiς ajnametrou'nteς ajnhvnuta, w{sper
oiJ ajstronovmoi, ponou'sin.
Nh; tou;ς qeouvς, e[fh, kai; geloivwς ge, puknwvmat’ a[tta ojnomavzonteς
kai; parabavllonteς ta; w\ta, oi|on ejk geitovnwn fwnh;n qhreuovmenoi, oiJ
mevn fasin e[ti katakouvein ejn mevsw/ tina; hjch;n kai; smikrovtaton ei\nai
tou'to diavsthma, w|/ metrhtevon, oiJ de; ajmfisbhtou'nteς wJς o{moion h[dh
fqeggomevnwn, ajmfovteroi (531b) w\ta tou' nou' prosthsavmenoi.
Su; mevn, h\n d’ ejgwv, tou;ς crhstou;ς levgeiς tou;ς tai'ς cordai'ς
prav g mata parev c onta ς kai; basaniv z onta ς , ej p i; tw' n kollov p wn
streblou'ntaς: i{na de; mh; makrotevra hJ eijkw;n givgnhtai plhvktrw/ te
plhgw' n gignomev n wn kai; kathgoriv a ς pev r i kai; ej x arnhv s ew ς kai;
ajlazoneivaς cordw'n, pauvomai th'ς eijkovnoς kai; ou[ fhmi touvtouς levgein,
ajll’ ejkeivnouς ou}ς e[famen nundh; peri; aJrmonivaς ejrhvsesqai. taujto;n
ga;r poiou'si toi'ς ejn th'/ (531c) ajstronomiva/: tou;ς ga;r ejn tauvtaiς tai'ς
sumfwnivaiς tai'ς ajkouomevnaiς ajriqmou;ς zhtou'sin, ajll’ oujk eijς
problhvmata ajnivasin, ejpiskopei'n tivneς suvmfwnoi ajriqmoi; kai; tivneς
ou[, kai; dia; tiv eJkavteroi.
Daimovnion gavr, e[fh, pra'gma levgeiς.
Crhvsimon me;n ou\n, h\n d∆ejgwv, pro;ς th;n tou' kalou' te kai; ajgaqou'
zhvthsin, a[llwς de; metadiwkovmenon a[crhston.
Eijkovς g’, e[fh.
Oi\mai dev ge, h\n d’ ejgwv, kai; hJ touvtwn pavntwn w|n dielhluvqamen
(531d) mevqodoς eja;n me;n ejpi; th;n ajllhvlwn koinwnivan ajfivkhtai kai;
suggevneian, kai; sullogisqh'/ tau'ta h|/ ejsti;n ajllhvloiς oijkei'a, fevrein
ti auj t w' n eij ς a} boulov m eqa th; n pragmateiv a n kai; ouj k aj n ov n hta
ponei'sqai, eij de; mhv, ajnovnhta.
Kai; ejgwv, e[fh, ou{tw manteuvomai. ajlla; pavmpolu e[rgon levgeiς, w\
Swvkrateς.
Appendice 119
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124 Sulla musica greca antica
Abert, H.: 5, 18 n. 12, 22 n. 26, 51 n. 28, 29 n. 57, 30, 31 e n. 62, 32, 33,
16, 52 n. 20, 61 n. 59, 65 n. 65, 91 34, 35, 36, 38, 39 e n. 99, 40, 41 e n.
n. 30 106, 42, 43, 44, 45 e nn. 122 e 123,
Accademia: 19 n. 15 46, 47, 50, 51 e nn. 16 e 17, 52 e nn.
Achille: 38 21, 22 e 23, 53 e n. 27, 54, 55, 58,
Acumeno: 90 59, 61 e n. 58, 62, 63, 64 n. 66, 65,
Adam, J.: 89 n. 22, 106 nn. 83 e 84, 66 e n. 71, 67 e n. 75, 69, 70 e n. 82,
107 nn. 85 e 86, 111 n. 94 71 e nn. 87 e 89, 73, 74, 75 e n. 99,
Agnone: 37 n. 83 77 e n. 102, 78, 79, 80, 81, 84 n. 9,
Agro Picentino: 16 n. 1 90 n. 25, 91 e n. 29, 92, 93, 98 n.
Alcibiade: 21 n. 23, 66 57, 103 n. 71, 112
Alcmane: 57, 73, 76 Aristotele: 17 n. 10, 19 n. 15, 22 n. 24,
Alessandro Poliistore: 50 24, 27, 29 n. 57, 50, 61, 72, 75 e n.
Alexiou, M.: 35 n. 77 99, 94
Amfide: 23 Asheri, D.: 16 nn. 1 e 5, 18 n. 11, 24
Anderson, W. D.: 27 n. 44, 91 nn. 30 e 31 n. 39, 31 nn. 60, 61 e 62, 32 nn. 64
Andriuolo: 32, 33, 47 e 65, 33 n. 69, 45 n. 122, 46 n. 125,
Anfione: 57 48 n. 133
Anticlìde di Atene: 50 Asopodoro di Fliunte: 66
Antifane: 23 Atena: 73
Antifemo di Gela: Atene: 24, 26 n. 42, 28, 75
37 n. 83 Ateneo di Naucrati: 7, 15, 16, 20 e nn.
Antigenida di Tebe: 58 n. 46, 66 19 e 20, 21, 27, 31 n. 62, 54 n. 35,
Antonaccio, C. M.: 37 n. 88 65
Apollo: 40 Avezzù, G.: 93 n. 39
Arcadi: 24, 44
Arcadia: 43, 44 e n. 115 Bacchiadi: 37
Archiloco: 28 n. 49 Bacchilide: 73
Archita: 17 n. 10, 72 n. 87, 84, 100, Bagordo, A.: 22 n. 24
101, 102 e nn. 69 e 71, 103 e n. 71 Baldi, L.:
Ardovino, A. M.: 39 n. 99 54 n. 34, 112 n. 95
Ares: 73 Ballerio, R.: 49 n. 1
Argas: 23 Bapp, C. A.: 20 n. 20, 65 n. 67
Argonauti: 37 Barbera, A.: 86 n. 13, 87 n. 18, 106 n.
Aristarco: 70 n. 82 84
Aristide Quintiliano: 60 Barker, A. D.: 10, 17 n. 10, 18 n. 12,
Aristofane: 21 n. 21, 24, 45 19 n. 15, 20 n. 20, 21 n. 21, 22n. 25,
Aristosseno di Taranto, 5, 7, 8, 15, 16 23 n. 33, 49 nn. 1, 2 e 3, 52 nn. 20 e
e n. 6, 17 e nn. 9 e 10, 18, 19 e n. 23, 59 n. 48, 71 n. 84, 84 n. 7, 85 n.
15, 20, 21, 22 e n. 24, 24, 25, 26, 27, 13, 86 n. 16, 88 n. 20, 90 n. 27, 91
144 Sulla musica greca antica
INDICE GENERALE
Prefazione p. 5
Nota 10
Appendice 115
Bibliografia 121
Indice dei passi citati e richiamati 137
Indice dei nomi citati 143
Indice dei passi citati e richiamati
Finito di stampare
dalle Arti Grafiche «Il Cerchio»
Napoli
dicembre 2003