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Il Teatro di San Carlo

1737-1987

l'opera~ il ballo
a cura di Bruno Cagli e Agostino Ziino

Electa Napoli
« Scuola napoletana» e « Opera napoletana »:
nascita, sviluppo e prospettive di un concetto storiografico
Francesco Degrada

Nella tradizione storiografica relativa alla musica, e, più specifi- marchese di Villarosa, e più tardi Francesco Florimo scrissero i 9
camente al teatro musicale italiano compreso tra gli ultimi due primi consuntivi di alcuni secoli di storia musicale napoletana (e
decenni del Seicento e la fine del Settecento, ci si imbatte in due segnatamente del secolo XVIII), si sviluppò, su una fragilissima
grandi categorie che vengono utilizzate come punti di riferi- struttura documentaria, una visione in gran parte mitica del pas-
mento privilegiati ( ancorché oltremodo confusi e problematici) sato musicale locale : vi confluirono di ritorno, nel solco dei
per la descrizione e la valutazione del periodo: da un lato quello primi tentativi di sistematizzazione storiografica esperiti in sede
di « scuola» e di « opera veneziana », dall'altro quello di « scuola" europea, l'eco delle grandi querelles settecentesche, le nuove
e di « opera napoletana ". Essendo tali categorie intrecciate tra istanze legate alla nascita degli stili nazionali, le polemiche tra
loro, occorre discutere brevemente l'origine di entrambe, prima classicisti e romantici. Progressivamente incisivo (fino a toccare
di accentrare l'attenzione sulla seconda, che qui particolarmente un vertice nell'opera del Florimo) appare inoltre l'indice di
interessa. deformazione legato alla rivendicazione di un primato della
Il termine « opera veneziana" è stato tradizionalmente utilizzato « scuola napoletana », cui più sopra si accennava, e che tanto
dalla storiografia dell'opera in musica, soprattutto (anche se non contrasta, con la professata neutralità degli storici veneziani.
esclusivamente) in riferimento al Seicento, per definire il tipo di Questo dato rimanda certo al clima culturale profondamente
spettacolo musicale e teatrale che dall'apertura dei teatri pub- diverso nel quale presero forma i primi monumenti della storio-
blici giunge, grosso modo, sino alla fine del secolo XVII e ai grafia musicale napoletana e veneziana, ma è forse anche signifi-
primi due decenni del secolo XVIII. Si deve alla solida tradi- cativo di due realtà storiche da sempre strutturalmente diversifi-
zione cronistica e storiografica veneziana, che ha i propri incu- cate. Napoli infatti fu sempre caratterizzata dalla preminenza di
naboli nelle opere dell'Ivanovic (1681), del Bonlini (1730), del un teatro ideologicamente e, nei fatti, finanziariamente legato
Groppo (1745) e di altri diligenti e oggettivi registratori dei fasti alla corte vicereale (il San Bartolomeo prima, il San Carlo poi)
I della tradizione operistica della città, se questa categoria man- su una serie di teatri per definizione « minori", perché consacrati
I tenne un carattere neutro, eminentemente descrittivo, e non si al repertorio comico e perché patrocinati dall'aristocrazia e dal
caricò delle valenze assai più complesse di ordine critico e valu- ceto « borghese ". Venezia da una pluralità di centri teatrali, a
tativo che viceversa la nozione di « scuola» e di « opera napole- gestione impresaria le privata, disposti, è vero, in una piramide
tana» assunsero dal tardo Settecento in poi. Storici come il Caffi gerarchica per la qualità del repertorio, il livello della produ-
(1854-55), il Galvani (1878), il Salvioli (1879), il Wiel (1897), che zione, e - in certa misura - il tipo di pubblico, ma non certo
riprendevano una tradizione risalente alla seconda metà del Sei- rappresentativi, se non in maniera indiretta e mediata, di una
cento, avevano come fine primario la ricostruzione oggettiva di qualche visione ufficile del governo della Repubblica. Inoltre il
un fenomeno di arte e di costume, mentre - come vedremo - gli parallelismo delle istituzioni didattiche nelle due città era più
storici della realtà napoletana (che tra l'altro non avevano alle apparente che reale. I Conservatori veneziani erano un vanto
spalle una tradizione cronistica e critica e che iniziarono la loro della Repubblica ed uno dei suoi miti, ma non avevano una
attività in un periodo di profonda crisi della musica, della cul- vera rilevanza nella vita teatrale della città; inoltre i Cori furono
tura e del generale assetto politico e sociale del meridione), si spesso diretti da musicisti non veneziani, spesso anzi da insigni
sentirono spinti enfatizzare il ruolo della tradizione locale nel maestri napoletani. I quattro Collegi di Napoli furono al contra-
contesto del quadro italiano ed europeo. rio uno straordinario vivaio di compositori, di cantanti, di stru-
Per più di un secolo, vicende e protagonisti della vita musicale mentisti, frequentati da allievi provenienti da ogni parte d'Italia
napoletana non avevano trovato (salvo rarissime e del tutto spo- e d'Europa e controllati in maniera esclusiva da insegnanti
radiche eccezioni) né storici né cronisti: era toccato piuttosto ai locali. Anche se i rapporti di collaborazione tra questi Istituti e i
memorialisti e ai musi co grafi stranieri registrare più o meno cor- teatri della città furono sempre assai problematici e anche se
rettamente, ma sempre in forma rapsodica, le caratteristiche l'omogeneità e la continuità della tradizione didattica al loro
della musica meridionale. D'altra parte, l'enorme diffusione interno è presumibile piuttosto che oggettivamente dimostrata,
della musica napoletana in tutti i maggiori paesi europei, aveva un insieme di fattori fece sì che l'idea di una connessione orga-
suscitato (segnatamente in Francia, in Inghilterra e in Germania) nica tra le scuole musicali e la tradizione operistica napoletana
il fiorire di una vasta letteratura critica o pseudo-critica, nella apparisse come un dato di evidenza palmare, tale da oscurare i
quale si inserivano - entro un quadro storico confuso e appros- fortissimi elementi di diversificazione che caratterizzarono le
simativo, quando non addirittura decisamente inscorretto
cui troviamo
- istan- esperienze esistenziali ed artistiche dei singoli musicisti che vi si
ze estetiche, teoriche, sociali, morali, politiche che ben poco ave- erano formati.
vano a che fare con l'oggetto primario del discorso. Q!Iando tra Le fondamentali opere del Kretzschmar (1892-1919), del Sand-
la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento scrittori come berger (1924-25), del Prunières (1931), del Wolff (1937), del
Pietro Napoli Signorelli, Giuseppe Sigismondo l, Carlo de Rosa Worsthorne (1954), per quanto si diversificassero tra loro nella
I principali storici del primo '900 a proposito dello

lO caratterizzazione di uno «stile veneziano », erano concordi nella Napoli e sua priorità nella creazione della struttura operistica
delimitazione di un campo che non oltrepassava in sostanza i che da essa prese nome), attendono tuttora una verifica; è signi-
limiti cronologici del secolo XVII. L'attenzione verso i decenni ficativo che siano state seriamente messe in discussione dalle più
successivi era assorbita interamente o quasi dalle esperienze recenti ricerche di prima mano.
della musica strumentale, mentre - paradossalmente - Il teatro Nella letteratura critica e teorica del Settecento vi sono scarse
alla moda di Benedetto Marcello (indissolubilmente legato alla tracce di una contrapposizione tra Napoli e altre città, in parti-
vita teatrale veneziana) era letto come un libello che si indiriz- colare Venezia, come centri musicali e teatrali caratterizzati da
zava verso un tipo operistico identificato genericamente con un diverso indirizzo stilistico. Charles De Brosses (1739), nella
l'opera settecentesca italiana. Curiosamente quest'ultima era a sostanza, pur definendo Napoli come «la capitale del mondo
sua volta identificata in modo pressoché automatico con l'opera musicale », sembrava identificare nella maggiore produzione e
«napoletana ». Come si vede, anche senza declinare ulterior- nella più vasta diffusione della musica e della pratica strumen-
mente ad absurdum questi parametri, si giunge a una serie di tale a Venezia, l'elemento più importante di distinzione del
contraddizioni prive di sbocco. Sembra utile pertanto esaminare clima musicale di quest'ultima città rispetto a Napoli. Certo,
in modo più analitico, il versante «napoletano» del problema. altri viaggiatori come Lady Mary Wortley Montagu (1740), il
L'espressione «opera napoletana» e l'altra ad essa strettamente Grosley (1758), il Coyer (1775), affermavano l'assoluta suprema-
correlata di «scuola napoletana », sono andati assumendo negli zia di Napoli nell'ambito della musica operistica: ma si potreb-
studi musicologici dell'Ottocento e dei primi cinquant'anni del bero opporre alle loro testimonianze, altri giudizi di tono dia-
Novecento un significato polivalente e senz'altro ambiguo. Rife- metralmente opposto, la maggioranza dei quali ha buone proba-
rite in senso stretto all'attività musicale di Napoli, suggeriscono bilità di essere più attendibile, in quanto espressa dagli stessi
l'esistenza di un ininterrotto rapporto di continuità stilistica protagonisti della vita musicale della città. Comuque nella lette-
nell'ambito della produzione di musicisti napoletani o a Napoli ratura memorialistica e teorica della seconda metà del Sette-
operanti tra la seconda metà del Seicento e la fine del Settecento cento, vi è indubbiamente una maggiore enfasi sui compositori
(ed oltre,espressioni
Queste per alcuni); utilizzate in senso lato, a scopo descrittivo, napoletani. Ma il rilievo di cui essi godettero a scapito dell'atti-
indicano un tipo di struttura operistica che sarebbe stata diffusa vità di altri autori italiani, dipese in gran parte dall'enorme riso-
in Italia e in Europa, a partire grosso modo dai primi decenni nanza che alcuni compositori, primo fra tutti Giovanni Battista
del Settecento, per merito di Alessandro Scarlatti (nonché degli Pergolesi, ottennero su un piano europeo, attraverso la Querelle
altri più giovani componenti della «scuola» della quale sarebbe des Bouffons prima e la polemica tra Gluck e Piccinni poi. Nè si
stato il fondatore); adottata da musicisti di altra provenienza e può dimenticare che a Napoli aveva esordito come poeta melo-
di altra formazione, essa sarebbe rimasta in auge, come struttura drammatico Pietro Metastasio; e certo questo dovette avere una
formale privilegiata, sino all'avvento e all'affermazione della non secondaria importanza nell'orientare il giudizio di una pub-
cosiddetta «riforma» gluckiana. blicistica il cui interesse si appuntava sui valori testuali più che
Occorre osservare inoltre che lo stesso termine di «scuola» non su quelli musicali del melodramma. Non dimentichiamo inoltre
è stato affatto utilizzato in un'accezione univoca e costante; esso che sin dai tempi di Alessandro Scarlatti musiche e musicisti
oscilla infatti continuamente tra un'accezione più specifica che direttamente collegati a Napoli invasero, letteralmente, l'Eu-
tende a sottolineare - come si è accennato - l'omogeneità dei ropa. Questa stessa diaspora dei musicisti napoletani è stata tra-
contenuti didattici propri dell'insegnamento impartito nelle dizionalmente messa in relazione esclusivamente con un pre-
celebri «scuole» di Napoli, i Conservatori, ed un'altra più gene- teso più alto livello qualitativo della loro musica o con una mag-
rica, riferentesi nel complesso ai compositori operanti a Napoli giore modernità del loro linguaggio: in realtà si sono sottovalu-
come esponenti di un indirizzo stilistico omogeneo (nel senso tati importanti fattori storici, come la guerra di successione spa-
di «scuola », appunto, così come il concetto andò configuran- gnola, che nei primi decenni del Settecento creò un drastico
dosi nella storia delle arti figurative, prima che fosse sottoposto, cambiamento nella quantità e nella qualità della committenza e
in questa stessa sede, a una critica serrata, e drasticamente ridi- letteralmente costrinse moltissimi musicisti napoletani all'emi-
mensionato). La necessità di questa distinzione, ancorché sottile, grazione, o come la strutturale sproporzione tra l'enorme forza
è a nostro parere fondamentale. lavoro fornita dall'attività contemporanea di ben quattro Con-
Al di là dell'opportunità di utilizzare termini che mentre sottoli- servatori e le possibilità relativamente modeste di assorbimento
neano un'uniformità stilistica specifica della tradizione napole- del mercato musicale della città. Comunque, «napoletano» poté
tana, vengono poi paradossalmente riferiti ad autori di cultura e da .un certo momento in poi diventare, per il mondo musicale
formazione completamente differente, è da osservare che le due straniero, sinonimo d'italiano. Con quanta esattezza è da verifi-
ipotesi che hanno portato alla coniazione del concetto di «ope- care; spesso tale generalizzazione è semplicemente il frutto di
ra napoletana» (unità stilistica della tradizione musicale di un'imprecisa cognizione della situazione musicale del nostro
12 paese, nella relazionata molteplicità dei suoi centri culturali. sottovalutare l'apporto di altri centri italiani, in primo luogo di
Napoli, insomma, assunse un valore mitico, divenne un sim- Venezia, così come l'opera di altri compositori, in particolare di
bolo, una sorta di ideale categoria sentimentale. Galuppi. Da questo punto di vista appare assai significativa la
Jean-Jacques Rousseau, che proprio a Venezia aveva avuto la sua polemica con il La Lande, accusato di aver sopravvalutato
rivelazione dell'incanto del teatro musicale italiano, al musicista l'obbiettiva importanza della musica napoletana 5. Sta di fatto
dubbioso del suo genio poteva consigliare di recarsi a NapQli ad che la lode attribuita da Burney a Scarlatti «for establishing the
ascoltare i capolavori di Leo, Durante, Jommelli, Pergolesi e di fame of the Neapolitan school of counterpoint» (lo storico
mettersi al lavoro sui testi metastasiani 2. (Osserveremo tra inglese si riferiva alla musica religiosa e non a quella teatrale) fu
parentesi che questi autori con l'eccezione di Jommelli, non interpretata dagli studiosi del secolo XIX nel senso, doppia-
erano più eseguiti nei teatri di Napoli al momento in cui Rous- mente arbitrario, che il musicista palermitano fosse da conside-
seau scriveva questè parole, senza contare che Durante non rare come il fondatore della scuola operistica napoletana e l'ini-
aveva mai scritto alcuna opera teatrale). Ma lo stesso scrittore ziatore di un nuovo stile melodrammatico.
specificava altrove come « le génie» avesse condotto Corelli, In realtà la pubblicistica musicale del Settecento (che diviene di
Vinci, Perez, Rinaldo da Capua, J ommelli, Durante «nel santua- qualche consistenza solo a partire dalla seconda metà del secolo)
rio dell'armonia »; Leo, Pergolesi, Hasse, Terradeglias, Galuppi non enfatizza affatto nè i caratteri peculiari dei musicisti napole-
«in quello del buon gusto e dell'espressione », cioè a suo giudi- tani nè una qualche priorità stilistica rispetto ad esponenti di
zio, nel vero tempio dell'arte musicale 3. altre scuole. Antonio Planelli, nel suo trattato Dell'opera in
La testimonianza di Rousseau è interessante per un duplice musica 6, indica addirittura come ideale stilistico l'Alceste di
ordine di motivi. Innanzitutto sottolinea come nella sua visione Gluck, facendo proprio l'atteggiamento polemico verso la strut-
il «buon gusto l>, incompatibile con «il barocco e il difficile », sia tura della cosiddetta «opera napoletana» dello stesso G luck e di
una prerogativa del nuovo stile preclassico; in secondo luogo Calzabigi (che a Napoli, tra parentesi, doveva concludere la pro-
dimostra come anche il più acceso sostenitore del partito ita- pria esistenza, fornendo, tra l'altro, due importanti libretti «ri-
liano fosse ben lontano dall'identificare solo in compositori di formati » a Paisiello, L'Elfrida e L'Elvira). Il Mattei, segnata-
ascendenza n~poletana le più alte espressioni della musica con- mente nell'Elogio del jommelli (1785), sottolinea una verticale
tempora.nea. E l'appartenenza a uno «stile» (la leggera e traspa- decadenza della situazione musicale napoletana, indicando
rente scrittura preclassica), piuttosto che a una «scuola» (napole- come modello il tardo stile dello stesso Jommelli, elaborato a
tana, venezi;ma, romana, etc.) a costituire un elemento di con- Stoccarda. Pietro Metastasio, che considerava Hasse e il primo
nessione tra i sacerdoti del mitico «santuario del buon gusto e Jommelli (sulla sua produzione matura ci sono forti ed esplicite
dell'espressione ». Q!lesta è una caratteristica costante non solo riserve) come i due più grandi operisti del Settecento, solo nel-
di Rousseau, ma dell'intera visione critica settecentesca. l'ultimo periodo della propria vita poteva esprimere un giudizio
Questo rilievo introduce un problema che è stato negli ultimi apologetico sulla produzione dei musicisti napoletani, quale
decenni al centro dell'interesse della letteratura musicologica e quello che si può leggere nella lettera al Benincasa del 17 gen-
che ha contribuito a complicare ulteriormente (e a mio giudizio naio 1771 7 ; altrove, come nella lusinghiera valutazione di Giu-
poco fruttuosamente) la discussione intorno al concetto di seppe Bonno espressa al Farinelli nel 1753 8, il riferimento alla
«opera» e di «scuola napoletana »: quello della priorità storica di Napoli del terzo e quarto decennio del Settecento è più signifi-
questo o quel centro italiano nell'elaborazione di una struttura cativo delle sue riserve nei suoi confronti della generale situa-
operistica svincolata dai tratti tipici dello stile barocco. zione della musica contemporanea che non della rivendicazione
Già Charles Burney metteva in stretta relazione la nascita di una di un qualsivoglia primato teatrale alla sua città d'origine.
scuola operistica napoletana con l'affermarsi dello stile preclas- D'altra parte se esaminiamo la discussione relativa alla candida-
sico. Per lo storico inglese, la «scuola napoletana » comprendeva tura di un valido maestro di cappella presso l'Ospedale vene-
un gruppo di compositori collegati con Alessandro Scarlatti (che ziano degli Incurabili intercorsa tra Hasse e il suo corrispon-
egli tuttavia trattava nel contesto dell'opera e della cantata dente veneziano Gian Maria Ortes nel 1768 9, non possiamo
romana) e con Gaetano Greco: Leo, Porpora, Domenico Séar- non notare come essa prescinda nella maniera più completa dal-
latti, Vinci, Hasse, Feo, Abos, le cui pagine gli apparivano, l'origine e dalla formazione del possibile aspirante al titolo;
appunto, caratterizzate da quella «simplicity and paucity of musicisti meridionali, come Jommelli e Traetta o «taluno de'
notes which costitutes grace, elegance and expression in vocal migliori tra la gioventù napolitana, e particolarmente fra que'
music» 4. Come caposcuola di questa corrente veniva indicato che vengono dalla scuola del defonto Durante, il quale ha fatto
non già Alessandro Scarlatti, bensì Leonardo Vinci. D'altra molti bravi allievi », sono accostati a compositori di origine set-
parte, pur dando particolare rilevanza a Napoli nella creazione tentrionale, come Giuseppe Carcani (già indicato da Hasse
di una nuova maniera drammatica, Burney era ben lungi dal come proprio successore in quella carica nel 1744), Baldassarre
14 Galuppi O Giuseppe Sarti. La «scuola» di Durante appare una dendovi in sostanza tutti gli autori di melodrammi in linguaita-
garanzia non in quanto legata a Napoli, ma semplicemente liana del Settecento, con l'eccezione di Gluck, Traetta e Jom-
perchè in se stessa buona. melli. Lo stesse avvenne, sia pure con qualche sfumatura
L'orgoglio partenopeo di Jommelli e il suo disprezzo per il mila- diversa, negli studi di Hermann Kretzschmar (1901-19), di
nese Carlo Monza (<< l'innocente Maestro Monza, o sia Monzia, Romain Rolland (1895-1931) e in tre lavori da annoverare tra i
come lo dicono nella celebre Capitale della Busecca, di cui egli classici della moderna musicologia: Die Musik des Rokoko und
si vanta figlio ») non andrà certo sopravvalutato IO, tenendo pre- der Klassik di Ernst Bi.icken (1927), Die Musik des Barocks di
senti i giudizi pesantissimi che lo stesso Jommelli esprimeva Robert Haas (1928) e The Music in the Baroque Era di Manfred
sulla musica napoletana del proprio tempo 11. Bukòfzer (1947).
Una progressiva enfatizzazione di una «scuola napoletana» Poiché la costruzione del concetto storiografico di «scuola
avvenne propriamente - come si è detto - alla fine del Sette- napoletana» gravitava intorno al nome di Alessandro Scarlatti,
cento e nel corso dell'Ottocento con una serie di opere che (un autore che veniva di volta in volta collegato a Venezia e a
ebbero vasta risonanza anche fuori dell'ambiente strettamente Napoli, anche se era evidente il carattere del tutto esterno di
napoletano e che influenzarono, a loro volta indirettamente, la queste etichette) non c'è da stupirsi che le prime indagini siste-
pubblicisti ca musicale francese e il grande filone della musicolo- matiche affrontassero il problema da questa angolazione, e non
gia tedesca: rispettivamente con la Storia de' teatri antichi e senza proficue conseguenze. CosÌ E.]. Dent aveva osservato,
moderni, Napoli 1777 (II ed. ivi, 1789-1790), le Vicende della cul- nella sua mirabile monografia scarlattiana (1895), che «every-
tura nel Regno delle due Sicilie, Napoli 1784-86 e gli Elementi di thing seems to point to the fact that Scarlatti's influence in
Poesia drammatica, Milano 1801, di Pietro Napoli Signorelli; le Naples was practically exhausted about 1718 », togliendo cosÌ
Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli, Napoli ogni seria possibilità di considerare il compositore come fonda-
1840, di C. A. de Rosa Marchese di Villarosa e soprattutto La tore di quello stile che sarebbe stato sviluppato a Napoli nel
scuola musicale di Napoli e i suoi Conservatorii, Napoli 1868, (II decennio successivo; Hugo Riemann (1904-13), per parte pro-
ed. ivi, 1880-82) di Francesco Florimo. In quest'ultima opera pria, aveva affermato senza mezzi termini che lo stile di Scarlatti
non solo viene in qualche modo cristallizzata la divisione - risa- non ha nulla di napoletano, per la buona ragione che ai suoi
lente alla storiografia settecentesca - della storia musicale ita- tempi non esisteva uno «stile napoletano ». Rudolf Gerber (nel-
liana in diverse scuole (<< la N apolitana, la Bolo~nese, la Vene- l'importantissimo, ancorché per molte parti superato saggio su
ziana, la Lombarda, la Romana, la Fiorentina») l,ma viene pro- Die OperntypusJohann Adolph Hasses und seine textliche Grundla-
grammaticamente dimostrato un presunto «primato» della gen, Leipzig 1925) giungeva per parte propria alla conclusione
civiltà musicale napoletana, in particolare in quella che lo scrit- che Scarlatti «sowohl in der Wahl seiner textlichen Vorlagen, als
tore definisce come «la fase nuova », facente capo alla fonda- auch in rein musikalischer-stilisticher Hinsicht nichts mit soge-
zione dei Conservatori e ad Alessandro Scarlatti. «Dopo la fon- nannten Neapolitanern zu tun hat». Egli doveva essere piut-
dazione dei Conservatori, la scuola napolitana, con prodigioso tosto considerato come l'ultimo degli operisti veneziani. Tutta-
volo, acquistò tanta fama e salì a tanta altezza, che prese il pri- via, apparendogli assai problematico l'uso del concetto di «scuo-
mato sÌ pel numero, come pel merito dei suoi compositori. Di la », cosÌ come si era andato sviluppando sino a quel momento,
questa specialmente noi intendiamo intrattenerci, e far rilevare, proponeva di comprendere il vasto periodo dell'opera settecen-
per quanto ci sarà possibile, l'influenza da essa esercitata sulle tesca sotto la rubrica di «Metastasianische Epoche », prendendo
altre scuole della penisola, non solo, ma sul progresso dell'arte come punto di riferimento non già lo stile musicale, quanto il
in generale» 13. L'opera del Florimo nasceva nel clima di un più diffuso schema di struttura testuale usato nel teatro musicale
risorto municipalismo meridionale, con non celata nostalgia per del secolo.
l'assetto politico sociale anteriore all'unità d'Italia e con fortis- Qresta impostazione, al di là dei suoi limiti e dei nuovi incon-
simi accenti polemici nei confronti della cultura settentrionale (i venienti che introduceva nel campo della ricerca, era sotto altri
cui confini, tra parentesi, venivano fatti partire da Roma). Un punti di vista singolarmente interessante, in quanto, prescin-
clima che Verdi stesso denunciò con fastidio in una sua lettera dendo da un'ipotetica autonomia di sviluppo di singoli centri
del 1887 14 • musicali, prendeva in considerazione l'intero quadro musicale e
Ma a questo punto l'idea di una «scuola musicale » e di un'« ope- teatrale europeo, sollecitando una nuova metodologia sganciata
ra napoletana» con le non chiarite oscillazioni di significato che dal letto di Procuste di un concetto cosÌ angusto e costringente e
si sono più sopra segnalate, era diventata di dominio comune soprattutto cosÌ ambiguo come quello di «scuola ».
anche nella grande storiografia europea. Otto Jahn, nella sua La sessione su «The N eapolitan T radition in Opera », tenutasi
monumentale biografia mozartiana (1856-59) consacrò definiti- nel quadro dell'Ottavo Congresso della Società Internazionale
vamente il concetto di una scuola operistica napoletana inclu- di Musicologia che ebbe luogo a New York nel 1961 15 , costituÌ
16 un punto nodale nella storia del nostro tema. Edward Downes «scuola» o di «stile» quali quelli sin qui descritti possano essere
contrappose alla peraltro documentatissima e illuminante rela- di qualche utilità a questo scopo.
zione di Helmut Hucke, una serie di fondate obiezioni sulla Nella storia della più recente musicologia, gli studi sulla tradi-
difendibilità di un concetto come quello di «scuola napoleta- zione operistica italiana della seconda metà del Seicento e del
na ». Il suo limite, visto col senno di poi, consistette tuttavia nel primo Settecento hanno dimostrato definitivamente l'impossi-
focalizzare la discussione su un problema che - come si è accen- bilità di utilizzare come schema euristico e interpretativo catego-
nato - irrigidiva di nuovo gli studi su un falso obiettivo: l'affer- rie che presupponevano non solo una sclerotizzazione della vita
mazione di una priorità di Venezia rispetto a Napoli nel passag- musicale italiana in due centri privilegiati (Napoli e Venezia) ma
gio dallo stile tardo barocco a quello che egli definiva preclas- ùno sviluppo stilisti co e omogeneo lineare, chiuso in ben defi-
sico. Sviluppando spunti già avanzati dal Riemann, dallo Haas e niti limiti geografici.
dal Biicken, il Downes indicava in Antonio Maria Bononcini un Lo studio della tradizione operistica nella concretezza del suo
possibile candidato al titolo di alfiere del nuovo stile. Candida- farsi, del suo divenire e del suo diffondersi ha messo in crisi un
tura per la quale di lì a pochi anni Ursula Kirkendale (1966) concetto che era tacitamente sottinteso a quello di «scuola »:
avrebbe patrocinato il nome di Antonio Caldara compositore di l'ipotesi della possibilità di una storia del teatro musicale come
oratori per Roma, e Helmut Christian W olff quello del Vivaldi storia di un astratto «stile» o di una pluralità di «stili» musicali.
operista (1968). Non è senza significato che proprio nell'ambito della storia del
Fermo restando che per il periodo compreso tra il 1700 e il 1710 teatro operistico (come dire dell'ambito costituzionalmente più
la scarsità di partiture veneziane superstiti rende assai problema- impuro della storia artistica) questa categoria sia stata posta radi-
tico ogni giudizio definitivo, è certo che a partire grosso modo calmente fuori gioco.
dal 1718, dopo la partenza di Antonio Lotti da Venezia e il Alla base di questa rivoluzione metodologica vi è un nuovo
periodo di relativa inattività di compositori come Albinoni e modo di guardare alla fenomenologia dell'opera. Anzitutto
Carlo Francesco Pollarolo, un gruppo di compositori della gene- come a una espressione profondamente radicata alle sue basi
razione di Vivaldi o di poco più giovani, Giovanni Porta, culturali e sociali, incomprensibile al di fuori dello specifico
Michelangelo Gasparini, Fortunato Chelleri, Antonio Pollarolo contesto nel quale nacque ed entro il quale si diffuse, cam-
(figlio di Carlo Francesco), e soprattutto Giuseppe Maria Orlan- biando forme e caratteri a seconda del tempo e dei luoghi:
dini (ai quali andrà aggiunto il bolognese Carlo Maria Buini) donde un'attenzione nuova alle strutture e ai meccanismi di
monopolizzarono le scene veneziane; le partiture operistiche di produzione e di esportazione di una forma d'arte che sembra
Orlandini, Porta, Chelleri e quelle dello stesso Vivaldi mostrano impossibile rinchiudere - se ci si perdona il bisticcio - nel con-
tutte le caratteristiche di que1l9 che viene comunemente defi- cetto di «opera», di una forma consegnata una volta per sempre
nito come «stile preclassico». E ben vero anche che pressapoco a un'immagine cristallizzata e immodificabile. Di qui viene la
negli stessi anni, Hasse, Vinci, Leo ed altri autori andarono svi- spinta per un lavoro interdisciplinare con studiosi di storia della
luppando a Napoli uno stile che, visto nei suoi tratti assai gene- cultura e della società, esperti della tradizione letteraria, cultori
rali, appare molto simile, e che sarebbe stato immediatamente di studi di storia dell'arte e di scenografia. La vita teatrale dei sin-
esportato da Napoli nella stessa Venezia, nell'intera Italia e in goli centri italiani ed europei ( non solo ovviamente di Venezia
Europa. Di fronte a questa situazione, c'è da chiedersi a mio e Napoli) viene configurandosi nella pluralità delle proprie
parere se abbia molto senso esasperare un'astratta discussione su strutture di produzione, ciascuna caratterizzata da specifiche
questioni di priorità di questo o quel centro nell'elaborazione di connotazioni economico-sociali e da ben precise scelte culturali
uno «stile », piuttosto che focalizzare l'attenzione su quanto che approdano a un tipo di repertorio a sua volta precisamente
costituisce, al di là di tutto, una specifica qualità distintiva dei caratterizzato. La storia del libretto per musica, per parte pro-
singoli contesti socio-culturali e dei singoli autori. pria, si rivela estremamente più ramificata e complessa di
A partire dalla metà degli anni Venti del Settecento appare quanto si fosse mai pensato. Lo stesso processo di trasforma-
ormai accertata (nel versante progressivo della musica italiana, zione della struttura del dramma tardo barocco in quello patro-
che non costituì né allora né mai un fronte compatto e omoge- cinato dalla nuova sensibilità arcadica, razionalista, classicistica e
neo) una unificazione del gusto per quanto concerne taluni francesizzante, emerge come un fenomeno progressivo e com-
aspetti assai generali della tecnica compositiva, della costruzione plesso, ben lontano dalle volontà «riformatrici» di un autore o
drammaturgica e delle scelte esecutive. Ciò non toglie che di un gruppo di autori, ma derivante dalla intersecazione di
Napoli, Venezia e la pluralità dei centri musicali italiani fossero istanze molto varie, di natura musicale non meno che letteraria.
caratterizzati da situazioni specifiche che attendono di essere La stessa evoluzione generale dello stile musicale, considerata
analizzate e comprese a fondo sia in se stesse, sia nelle reci- non più astrattamente, ma in relazione ai modi concreti della
proche interrelazioni. Non credo che concetti come quelli di creazione e della diffusione degli spettacoli, viene fruttuosa-
mente posta in relazione con il determinante contributo degli dalla tradizione delle scene buffe e degli intermezzi, dall'altro 17
interpreti vocali e con la generale trasformazione dello stile di hanno posto l'urgenza di nuove ricerche in almeno quattro dire-
canto avvenuta nei primi decenni del Settecento. E d'altra parte, zioni: il problema della committenza, del pubblico e del signifi-
lo stesso melodramma deve essere considerato nel contesto cato ideologico del teatro comico; le ascendenze letterarie e la
dello sviluppo delle altre forme musicali che, ancora una volta, tradizione della commedia in lingua e in dialetto; le matrici
appaiono non più come «generi» dotati di una propria autono- folkloriche locali e la relazione con generi paralleli (la cantata in
mia, ma come elementi di un «sistema» organico le cui parti vernacolo e, specificamente per Napoli, il dramma sacro); le
interagiscono le une con le altre. Infine la nuova attenzione interrelazioni tra commedia musicale e dramma per musica.
riservata alla reale «situazione» dei singoli compositori, a loro Non si può che auspicare, infine, una rinnovata attenzione alla
volta dialetticamente legati a precisi condizionamenti di singoli definizione il più possibile analitica delle singole personalità
o gruppi portatori di istanze, di bisogni, di ideali congruenti o creative, anche se bisogna onestamente riconoscere che la stessa
contrastanti tra loro e con gli ideali degli stessi autori, deve sosti- natura dell'opera settecentesca e i modi assai complessi della sua
tuire all'automaticità di uno sviluppo stilisti co astratto e in tradizione rendono questo compito estremamente arduo.
qualche misura «autonomo », la problematicità di scelte, di deci- Mi sia consentito di concludere con un riferimento all'impor-
sioni, di ripensamenti ancorati alla concretezza di una realtà in tante lavoro di Michael Robinson su Napoli e l'opera napole-
costante divenire. Ne si potrà sottovalutare come a questo gene- tana. In una deliziosa pa~inetta posta come introduzione alla
rale processo di ripensamento abbiano giovato da una parte la sua fondamentale ricerca l egli affermava con una certa dose di
possibilità di disporre di una quantità di nuovo materiale musi- ironia la possibilità e l'opportunità di scrivere una storia
cale e documentario, favorito anche da lodevoli iniziative edito- dell'opera a Napoli prescindendo metodologicamente dall'uti-
riali, dall'altra le nuove esperienze acquisite nel campo dell'edi- lizzazione aprioristica e non verificata, di concetti quali "Nea-
zione critica di testi operistici di quest'epoca e le preziose, anche politan school", "Neapolitan style", e "Neapolitan opera",
se tuttora assai problematiche, proposte esecutive condotte con descrivendo modestamente lo scopo del proprio libro come un
metodi filologici. tentativo volto a "review the basic facts, and add some new
L'insieme di questi nuovi indirizzi metodologici, che ben lungi ones here and there, about opera in eighteenth-century Naples".
dall'essere approdati a conclusioni definitive, hanno piuttosto Forse è opportuno, considerando gli esiti più che brillanti del
sollecitato l'apertura di nuove linee di ricerca accanto all'appro- suo libro, che è tutto fuorché la nuda elencazione di "basic
fondimento di quelle già sinora tracciate, ha completamente facts", imitarne la disposizione di fondo nel nostro lavoro
ridimensionato il tradizionale concetto di «opera» e di «scuola futuro, accantonando per il momento i concetti di "scuola" e di
napoletana ». Innanzitutto dimostrando come l'isolamento di "opera napoletana": almeno sino a quando essi non potranno
Napoli dalla situazione generale del panorama italiano ed euro- essere rifondati in una prospettiva più consona a una realtà
peo dell'epoca non abbia alcun senso. Riferendoci specifica- tanto più articolata e complessa rispetto alle semplificanti e
mente a Napoli, è stato dimostrato (soprattutto da Bianconi e tutto sommato improduttive astrazioni cui essi fanno ancora
Strohm) che i legami di un compositore come Alessandro Scar- riferimento.
latti con una «tradizione musicale napoletana» sono estrema-
mente dubbi e problematici e che, d'altra parte, la situazione
operistica locale è incomprensibile se isolata dal repertorio vene-
ziano e dalla situazione di un centro come Roma (dal quale, tra
parentesi, provenivano di norma i Viceré spagnoli ed austriaci, a
loro volta in larga parte responsabili delle scelte del repertorio).
Ma la mappa dell'Italia che a poco a poco è stato possibile trac-
ciare grazie soprattutto ai lavori di bibliografia dei libretti e delle
musiche ha sempre più sottolineato l'importanza di altri centri,
da Bologna a Firenze a Milano, T orino, Pesaro e via dicendo.
Gli studi sulla tradizione dell'intermezzo che sono venuti svi-
luppandosi sulla scia dei lavori fondamentali di Ortrud Land-
mann, Gordana Lazarevic e Charles T roy hanno messo comple-
tamente fuori gioco ogni possibile polarizzazione della ricerca
su Venezia e Napoli. Al contrario, gli studi sulla commedia
musicale napoletana e veneziana, mentre da una parte hanno
sottolineato una stretta interdipendenza del vocabolario comico
18 Note entitled to this celebrity in the past ». suo pezzo di musica ben lavorato, da sposi al Signor Procurator Venier, che
1 Sull'opera, tuttora inedita di Giu- (Ch. Burney, The Present State 01 Mu- cui argomento che sa molto bene il altrimenti l'avrei suggerito sopra tut-
seppe Sigismondo, Apoteosi della mu- sic in France and Ita/y, London 1771, fatto suo. Dalla di lei lettera, com- ti. Ma giaché gli Signori Governatori
sica del Regno di Napoli nei tre ultimi ed. P. A. Scholes, London 1959, voI. I, prendo di più, che l'opera da lui fatta l'hanno scelto da sé, certo è che non
transundati secoli, cfr. il saggio di D. p.284). per San Luca è piaciuta. Questo mae- potevano pensar meglio; ed io per ciò
Libby, Giuseppe Sigismondo, an Eigh- 6 A. Planelli, Dell'opera in musica, Na- stro è dunque costì noto; l'han senti- ben di core me ne rallegro sì con loro,
teenth-Century Amateur, Musician, poli 1772. Edizione critica, Introdu- to in chiesa e in teatro, siché, se ne come col Luogo Pio, che certamente
and Historian, in F. Degrada (a cura zione e Note a cura di F. Degrada, hanno esperienza buona, come non non potrà mai essere provvisto me-
di), «Studi Pergolesiani - Pergolesi Fiesole 1981. dubito, e giach'è in libertà, il mio pa- glio di così. Solo vorrei giaché vacano
Studies », N. 2, Firenze-New York 7 Lettera a B. Benincasa, Vienna, 17 rere sarebbe che lo pigliassero, quan- altri due posti in altri due Ospedali,
1987. Gennaio 1771: «( ... ) il signor Paisiel- do gli Eccellentissimi Governadori che il povero ma degno Latilla potes-
2 «Veux tu dane savoir si quelque lo, dell'abilità del quale, perch'io sia del Pio Luogo non inclinassero o a ri- se rioccupare quello ch'ebbe altre vol-
étincelle de ce feu dévorant t'anime? persuaso, basta sapere che sia figlio prendere Carcani, o a scegliere tal uno te alla Pietà, ave ho sentito di lui
Cours, vale à Naples écouter les chef- della canora Partenope, alla quale ap- de' migliori tra la gioventù napolita- molte belle cose. Mi rincresce assai di
d'oeuvres de Leo, de Durante, de partiene per dritto ereditario e per na, e particolarmente fra que' che veder mortificata la brava gente che
Jommelli, de Pergolèse. Si tes yeux non interrotto possesso il regno del- vengono dalla scuola del defonto Du- abbiamo nella professione, siché se
s'emplissent de larmes, si tu sens ton l'armonia (...)>> (P. Metastasio, Tutte le rante, il quale ha fatto molti bravi al- mai si desse il caso che Lei potesse
coeur palpiter, si des trassaillements opere, a cura di B. Brunelli, Milano lievi (...) ». aiutarlo con qualche efficace racco-
t'agitent, si l'oppression te suffoque 1954, voI. V, p. 67). G. M. Ortes aJ.A. Hasse, Venezia, 30 mandazione, ardirei pregarla di farlo
dans tes trasports, prend le Métastase 8 Lettera a Carlo Broschi, Vienna, 17 Luglio 1768: «( ... ) AI mio ritorno a allora anche a riflesso mio (... )>> (Ve-
et travaille; son génie échauffera le Marzo 1753: «( ...) il Signor Giuseppe Venezia ho partecipato a Sua Eccel- nezia, Archivio del Museo Correr,
tien; tu créeras à son exemple: c'est-là Bonno, compositore di camera di lenza Procuratore Veniero quel ch'el- inediti).
ce que fait ce génie, et d'autres yeux te S. M. imperiale uomo educato in Na- la mi scrisse in proposito del Maestro lO Lettera a G. Martinelli, Napoli, 14
rendront bien-tot les pleurs que tes poli [presso Leonardo Leo] a spese da eleggersi agli Incurabili. Egli accol- Novembre 1769: [Nella rappresenta-
maitres t'ont fait verser» (].J. Rous- dell'imperadore Carlo VI nel tempo se i suoi suggerimenti con molta ob- zione dell'Adriano in Siria al Teatro
seau, Dictionnaire de musique, Paris dell'abbondanza de' buoni professori bligazione e mi commise di rispon- San Carlo di Napoli] «la novità di
1768, pp. 230-31, s. v. Génie). e dell'ottimo gusto della vera musica derle che in riguardo a questi, non ha questi due personaggi tutti due napo-
J «Ce que j'entends pour génie n'est (... )>> (P. Metastasio, Tutte le opere, cit., dubbio che il Sarti non fosse eletto in litani e veramente non privi di meri-
point ce gala bisarre et capricieux voI. III, p. 801. maestro di quel luogo quand'egli si to [Anna De Amicis e Giuseppe Mil-
que sème par-tout le baroque et le 9 J. A. Hasse a G. M. Ortes, Vienna, fosse trovato in Venezia e avesse ap- lico, che sostenevano le prime parti
difficile, qui ne sait orner l'harmonie 15 Giugno 1768: « (...) Sua Eccellenza plicato a quell'impiego. Ma che, es- nell'opera] à sostenuto ancora l'inno-
qu'a force de dissonnances de contra- il Procuratore m'à fatto il grand'onor sendo egli già partito per la Danimar- cente Maestro Monza, o sia Monzia,
stes et de bruit. C'est ce feu intérieur di dimandarmi il parere sopra la scel- ca, la massima per ora era presa di ri- come lo dicono nella celebre Capitale
qui brule, qui tourmente le Composi- ta del futuro Maestro per l'Incurabili. mettere in quel posto il Buranello, at- della Busecca, di cui egli si vanta fi-
teur malgré lui, qui lui in spire inces- S'io avessi avuto pronto un altro Car- teso quanto prima di ritorno di Mo- glio, compositore della musica: il
sament des chants nouveaux et tou- cani, o Jommelli, che ambidue han scovia. E ciò tanto più quanto che i quale, abbenché abbia fatto una mu-
jours agréables; des expressions vives, fatto tant'onor alla mia scelta, mi Governatori del luogo preferiscono sica che ogni ragazzo di questi Con-
naturelles et qui vont au coeur; une avrei ascritto a gloria, ed a singolar volentieri un maestro che abbia già servatorj può farla, e forse meglio;
harmonie pure, touchante, maje- mia sodisfazione di poter in questa colte tutte le sue fortune ad uno che pure per il buon stomaco che ha avu-
stueuse, qui renforce et pare le chant occasione suggerir un terzo. Tanto per l'età non matura aspiri a fortune to di mettere sotto il suo nome delle
sans l'étouffer. C'est ce divin guide più che non perderò colla vita l'amor maggiori e del quale in conseguenza arie vecchie, dateli dai sud. i prima
qui a conduit Corelli, Vinci, Perez, verso quel pio Luogo e la rispettosis- non possano compromettersi per donna e primo uomo, de' loro soliti
Rinaldo, Jommelli, Durante, plus sa- sima Venerazione che devo agli Ec- lungo tempo. Per questa ragione Quaresimali, (...) si è tirato d'affare e
vant qu'eux tous, dans le sanctuaire cellentissimi Governadori, che sem- mancano al presente di maestri alla si prende ancor lui quella parte di ap-
de l'harmonie; Leo, Pergolèse, Hasse, pre con tanta bontà si sono degnati di Pietà e all'Ospedaletto: essendo il plauso de' sud. i De Amicis e Millico
Terradéglias, Galuppi dans celui du gradire il poco mio talento; ma come Trajetta medesimo partito a giorni (...)>> (M. Mc Clymonds, Niccolò Jom-
bon gout et de l'expression>> (].J. quasi già da tre anni mi trovo fuori passati per Moscovia a rimpiazzare lo melli. The Last Years, 1769-1774,
Rousseau, op. cit., p. 109, s.v. Compo- d'Italia, e non ho perciò una suffi- stesso Buranello. All'articolo della Ann Arbor 1980, pp. 491-92).
siteur). ciente cognizione de' Compositori, sua lettera che indica la sua buona di- 11 Lettera a P. J. Bottelho da Silva,
4 Ch. Burney, A General History 01 che oggi dì sono in voga, così mi son sposizione di impiegarsi ancora per Napoli, 2 Ottobre 1770: «(...) Qui [a
Music, London 1776-89, ed. F. Mercer, dato l'onor di esporre a Sua Eccellen- quel Coro se fosse in Venezia, pro- Napoli] di musica non ve n'è più af-
New York 1935, voI. II, pp. 914-16. za in risposta quanto il mio zelo ha ruppe Sua Eccellenza nell'esclamazio- fatto; o almeno ve n'è assai poca, po-
5 «Naples has so long been regarded saputo suggerirmi, senza però nomi- ne veneziana Oh, magari! (... ) ». chissima. Di quei tanti eccellenti
as the centre of harmony and the nare un soggetto positivo, mentre per J. A. Hasse a G. M. Ortes, Vienna, 13 Maestroni, sommi Luminari, veri Pa-
fountain from whence genius, taste verità non conosco attualmente chi Agosto 1768: «( ... ) ~anto al Bura- dri e veri Restitutori del buon gusto e
and learning flowed to every other possegga tutti li requisiti necessari per nello, o sia perché si trova ancora in perfetta Armonia, non ve n'è neppur
part of Europe, that even those who quel Coro. Trajetta sarebbe ottimo, Moscovia, o perché non mi paresse l'ombra, neppure un semplice esem-
have an opportunity of judging for ma questo si trova all'Ospedaletto. combinabile l'impiego degl'Incurabili pio; ed appena ve n'è solo la memoria
themselves take upon trust the truth ~anto al Sarti, io non ho saputo che col posto che questo bravissimo del semplice nome. Oh povera mia
of the fact, and give the N apolitans da soli 4 giorni in qua, ch'egli non è Compositore occupa nella Capella di patria! Povera musica! (... )>> (M. M c-
credit far more than they deserve at più all'Ospitai della Pietà, altrimenti San Marco, certo è ch'egli non m'è Clymonds, Op. cit, pp. 525-26).
present, however they may have been l'avrei nominato. Ho veduto qui un mai passato per la mente quando ri- 12 Florimo, Op. cit., II ed., p. 4.


20 \3 Ivi, p. 57. bibliografiche degli scrittori del socio logica sui librettisti buffi of the American Musicological
14 Lettera a Giulio Ricordi, S. Agata, dialetto napoletano, ivi 1874; napoletani del Settecento, in Society», XXXVI (1983), pp. 124-
5 maggio 1887: «( ...) I Napoletani so- Scherillo F., Storia letteraria "Letteratura », VIII (1960), pp. 114- 27; Borrelli G., Discorso sulla
no i Francesi d'Italia. 'Noi siamo dell'opera buffa napoletana, ivi 1883 164; Malato E., La poesia dialettale cosiddetta opera buffa napoletana, in
noi ... Qui è nata la musica ... Qpi sap- (II ed. riveduta e accresciuta: Napoletana. Testi e Note, Napoli «Realtà del Mezzogiorno », XXIII,
piamo fare come fuori ... anzi, meglio L'opera buffa napoletana durante il 1960 (2 voll.); Mancini F., 6 (giugno 1983), p. 409; 8-9
molto! Notate quel fuori!!! (... )" (F. Settecento. Storia letteraria, Milano Scenografia napoletana dell'eta (agosto-settembre 1983), p. 621; lO
Abbiati, Giuseppe Verdi, Milano 1917); Florimo F., La scuola barocca, ivi 1964; Id., Feste e (ottobre 1983), p. 711; 11
1959, VoI. IV, p. 335). musicale di Napoli e i suoi apparati religiosi in Napoli dal (novembre 1983), p. 805; Rak M.,
15 International Musicological Socie- Conservatori, 4 volI., ivi 1880-82 (I Viceregno alla Capitale, ivi, 1968; L'opera comica napoletana di primo
ty, Report of the Eigth Congress, New ed. con il titolo Cenno storico sulla Monaco W., Giambattista Lorenzi e Settecento, in Musica e cultura a
York 1961, Kassel 1961, VoI. I, pp. scuola musicale di Napoli, ivi 1869- la commedia per musica, ivi 1968; Napoli dal XV al XIX secolo, a
253-84. 71, 2 voll.); Croce B., I teatri di Hell H ., Die neapolitanische cura di L. Bianconi e R. Bossa,
16 Naples and Neapolitan Opera, Ox- Napoli. Secoli XV-XVIII, ivi 1891 Opernsinfonie in der erste Hiilfte des Firenze 1983, pp. 217-24; Si monelli
ford 1972. La prefazione cui si fa rife- (nuova ediz. rivo ed abbreviata, Bari 18. jahrhunderts, Tutzing 1971; P., La lingua del teatro napoletano
rimento è stata omessa nella tradu- 1916); Di Giacomo S., Cronaca del Hardie G.H., Leonardo Leo and per musica, ibid., pp. 225-37;
zione italiana, Venezia 1984. Teatro San Carlino, Napoli 1891 His Comic Operas "Amor vuoI Strohm R., Essays on Handel and
(VI ed. riordinata e rinnovata a sofferenza» and "Alidoro», Diss., Italian Opera, Cambridge 1985;
cura di B. Brunelli, Milano 1935). Princeton University 1973; Id., Greco F. c., Ideologia e pratica della
In questo filone si inseriscono gli Comic Operas Performed in Naples, scena nel primo Settecento
ulteriori studi di S. Di Giacomo, I 1707-1750, in Miscellanea napoletano, in «Studi Pergolesiani -
Nota bibliografica Musicologica, «Adelaide Studies in
Diamo un elenco dei più quattro antichi conservatorii musicali Pergolesi Studies », a cura di F.
di Napoli, Milano 1924-26 e le Musicologp, VoI. 8, 1975, pp. 56- Degrada, I, Firenze-New York 1986,
importanti scritti sulla tradizione 81; Strohm R., Italienische
musicale napoletana risalenti ai numerosissime ricerche di U. Prota pp. 33-72 e l'ampia bibliografia ivi
Giurleo (del quale citiamo qui solo Opernarien des Fruhen Settecento, riportata; Weiss P., Ancora sulle
secoli XVIII e XIX, in parte Kiiln 1976 (<< Analecta Musicologica,
brevemente richiamati nel testo e la Breve storia del Teatro di Corte e origini dell'opera comica: il
della musica a Napoli nei secoli voI. XVI, 1-2); Millner F. L., The linguaggio, ibid., pp. 124-48; De
nelle note: Burney Ch., The Present Operas or johann Adolph Hasse,
State of Music in France and Ita!y, XVII e XVIII, in: Il Teatro di Simone R., Pergolesi nella realtà
Corte del Palazzo Reale di Napoli, Ann Arbor 1979; Tintori G., I della storia musicale napoletana,
London 1771; Planelli A., Dell'opera napoletani e l'opera buffa, Napoli,
in musica, Napoli 1772 (Ed. critica, Napoli 1952, pp. 19-146, ibid., pp. 73-79; Monson D. E.,
rimandando per un elenco 1980 (edizione ampliata e riveduta Evidence of Pergolesi's Compositional
Introduzione e Note a cura di F. di L'opera napoletana, Milano
Degrada, Fiesole 1981); Burney Ch., completo degli altri lavori dello Method for the Stage: The
studioso alla bibliografia in 1958); Strohm R., Die Italienische «Flaminio» Autograph, in «Studi
A Genera! History of Music, Oper im 18. jahrhundert,
London 1776-89; Hawkins J., A appendice a Degrada F., L'opera Pergolesiani - Pergolesi Studies », a
napoletana, in Storia dell'Opera, a Wilhelmshaven 1979; Bianconi L., cura di F. Degrada, 2, Firenze-New
General History of the Science and Funktionen des Operntheaters in
Practice of Music, London 1776; cura di A. Basso, VoI. I, T. I, York 1987.
Torino 1977, pp. 237-332); l'ultima Neapel bis 1700 und die Rolle
Galiani F., Del dialetto napoletano, Alessandro Scarlattis, in Colloquium
Napoli 1779. Nuova ed. a cura di sintesi dell'esperienza teatrale
napoletana dal Settecento al Alessandro Scarlatti Wurzburg 1975,
E. Malato, Roma, s.d. [ma 1970];
Novecento, dovuta al figlio di un a cura di W. Osthoff e J. Ruile-
Mattei S., La filosofia della musica, Dronke, Tutzing 1979, pp. l3-116;
o sia la riforma del teatro, in Opere autore ancora operante all'interno
di quella tradizione, è lo studio di Bossa R., La musica, in Civiltà del
del Signor Abate Pietro Metastasio, '700 a Napoli (catalogo della
Napoli 1781, voI. III; Id., Elogio del V. Viviani, Storia del teatro
napoletano, Napoli 1969. mosttra), Firenze 1980, pp. 381
jomelli, o sia il progresso della poesia segg.; W olff H . Ch., Geschichte der
e musica teatrale, Colle 1785; Per un'aggiornata bibliografia Komischen Opero Einfuhrung,
Arteaga S., Delle rivoluzioni del generale e particolare sui singoli Wilhelmshaven 1981; Greco F.C.,
teatro musicale italiano, Bologna musicisti napoletani, si veda in Teatro napoletano del Settecento.
1783-85 (II ed., Venezia 1785); particolare Degrada F., Op. cito e Intellettuali e citta fra scrittura e
Napoli Signorelli P., Storia critica Robinson M., Naples and pratica della scena, Napoli 1981; Id.
de' teatri antichi e moderni, Napoli Neapolitan Opera, London and (a cura di), La tradizione e il comico
1777 (II ed., iv i, 1786-90; III ed., New York 1972 (si veda anche a Napoli dal XVIII secolo a oggi,
ivi, 18l3); Id., Vicende della coltura l'appendice bibliografica alla (catalogo della mostra), ivi 1982;
nelle due Sicilie, ivi 1784-86 (II ed., traduzione italiana: L'opera Hucke H., Die Enstehung der Opera
ivi 1810-11); Id., Elementi di poesia napoletana. Storia e geografia di Buffa, in Bericht uber den
drammatica, Milano, 1801; un'idea musicale settecentesca, Internationalen
Martuscelli D. (a cura di), Biografia Venezia 1984); inoltre la voce Musikwissenschaftlichen Kongress
degli uomini illustri del R egno di «Naples» del New Grove Bayreuth 1981, a cura di C.H.
Napoli, Napoli 18l3-25; De Rosa Dictionary of Music and Musicians Mahling e S. Wiesmann, Kassel
marchese di Villarosa C. A., a cura di R. Di Benedetto. Ai 1983, pp. 78-85; Hardie G. H .,
Memorie dei compositori di musica volumi ivi citati, devono Neapolitan Comic Opera, 1707-
del regno di Napoli, ivi 1840; aggiungersi solo pochi altri titoli: 1750: Some Addenda and Corrienda
Martorana P., Notizie biografiche e Battisti E., Per un'indagine for the «New Grove», in «Journal

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