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N. HUMMEL
Author(s): Leonardo Miucci
Source: Rivista Italiana di Musicologia , 2008/2010, Vol. 43/45 (2008/2010), pp. 81-128
Published by: Libreria Musicale Italiana (LIM) Editrice on behalf of Società Italiana di
Musicologia
Stable URL: http://www.jstor.com/stable/24326174
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* Una prima versione di questo studio è stata presentata al XV Convegno Annuale del
la Società Italiana di Musicologia (Bergamo, 24-26 ottobre 2008). Desidero ringraziare senti
tamente Bianca Maria Antolini per le preziose indicazioni e per il suo costante supporto. Per
l'autorizzazione a riprodurre il materiale in appendice si ringraziano: Auste Mickunaite (Bri
tish Library), Domenico Carboni (Biblioteca del Conservatorio di Roma S. Cecilia) e Marcello
Ciliberto (Bibliomediateca dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Roma).
1 Vedi appendice, Documento I. Cfr.: Joël Sachs, A checklist of the works of Johann
Nepomuk Hummel, «Notes. The Quarterly Journal of the Music Library Association», η. 30,
1973-74, pp. 732-754. Vedi anche: J. Sachs, Authentic English and French Editions of J. N.
Hummel, «Journal of American Musicological Society», n. 25/2, 1972, pp. 203-229; JOHANN
Nepomuk Hummel, Mozart's Haffner and Linz Symphonies: Arranged for Pianoforte, Flute, Vio
lin and Violoncello, edited by Mark Kroll, Recent Researches in the Music of the Nineteenth
and Early Twentieth Centuries, Madison, A-R Editions, 2000.
2 Cfr.: Mozart's Piano Concertos. Text, Context, Interprétation, edited by Neal Zaslaw, Usa,
The University of Michigan Press, 1996. Vedi anche: Claudia Macdonald, Mozart's Piano
Concertos and the Romantic Generation, «Historical Musicology. Sources, Methods, Interpré
tations», edited by Stephen A. Crist and Roberta Montemorra Marvin, Rochster (USA), Uni
veristy of Rochster Press, 2004, pp. 302-329.
5 Cfr.: Otto Biba, Grundziige des Konzertwesens in Wien zu Mozarts Zeit, «Mozart -
Jahrbuch», 1978-79, pp. 132-135; vedi anche: Id., Concert Life in Beethoven's Vienna, «Bee
thoven, Performers and Critics», International Beethoven Congress, Detroit, 1977, edited by
Robert Winter and Bruce Carr, Detroit, Wayne State University Press, 1980, pp. 77-93.
4 I 32 concerti comprendono i 28 per fortepiano solo (di cui i primi sette sono elabora
zioni di opere altrui - KV 37, 39, 40, 41 e 107/1-3), due Rondò come finali alternativi (cfr.
nota precedente), un concerto per due fortepiani (KV 365/316a) e uno per tre (KV 242).
5 Katalin Komlòs, The Viennese Keyboard Trio in the 1780s: Sociological background and
Contemporary Reception, «Music & Letters», vol. LXVHI, 1987, pp. 222-234.
6 Mary Sue Mokrow, Concert Life in Haydn's Vienna: Aspects of a Developing Musi
cal and Social Institution, «Sociology of Music», n. 7, Stuyvesant, Pendragon Press, 1989;
vedi anche: Neal Zaslaw, The Classical Era. Frotn the 1740s to the end of the 18th century,
Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1989.
lato: dal 1800 al 1804 l'editore Breitkopf & Hartel, all'interno del
progetto di edizione completa delle opere di Mozart, pubblicò una
serie di venti concerti per fortepiano sempre con la collaborazio
ne di Costanze.9 Queste due iniziative furono determinate oltre che
dall'interesse diretto da parte della vedova Mozart, soprattutto dal
momento di grande crescita del mercato editoriale europeo: André
e Breitkopf non si lasciarono sfuggire l'occasione di appropriarsi del
repertorio di un compositore il quale, immediatamente dopo la sua
morte, iniziò a essere celebrato non solo in area viennese.
In particolare, dal commercio di musica a stampa emerge che è
quello per fortepiano e orchestra il genere mozartiano più apprezzato
e ricercato dal pubblico viennese; dall'analisi del catalogo di musi
ca disponibile presso il commerciante ed editore Johann Traeg nel
1799 risulta chiaramente quale fosse la diffusione in tal senso della
letteratura mozartiana.10 Nel repertorio sinfonico, per esempio, era
Haydn a primeggiare largamente (111 numeri), seguito da Ditters
dorf (34), Pleyel (30) e infine Mozart (19); anche nei generi 'quar
tetti per archi' e 'concerti per violino' il compositore salisburghese
non occupa le prime posizioni di vendita. Altra storia è il reperto
rio prettamente tastieristico e in particolare il genere del concerto
per fortepiano, dove il maggior consenso venne tributato a Mozart
(13), seguito da C. Ph. E. Bach (10), E. W. Wolf (8), Haydn (7) e
Vanhal (5).11
La vasta diffusione di questa letteratura mozartiana tra la fine del
XVIII e l'inizio del XIX secolo è testimoniata anche dalle numerose
fino al 1799, anno in cui i fratelli André comprarono tutto il lascito manoscritto di Mozart
pagandolo alla moglie 1000 caroline. Cfr.: Hermann Abert, Mozart, Milano, Il Saggiatore, II,
p. 765. Vedi anche: G. Gruber, La fortuna di Mozart cit., p. 18.
9 L'ordine di questa serie di pubblicazioni era: η. 1 KV 467; n. 2 KV 488; n. 3 KV 459;
n. 4 KV 450; n. 5 KV 415; n. 6 KV 482; n. 7 KV 491; n. 8 KV 466; n. 9 KV 453; n. 10 KV
414; n. 11 KV 456; n. 12 KV 413; n. 13 KV 451; n. 14 KV 449; n. 15 KV 595; n. 16 KV
503; n. 17 KV 365; n. 18 KV 238; n. 19 KV 271; n. 20 KV 537.
10 Questo catalogo, Elenco di spartiti vecchi e nuovi, sia scritti sia impressi, era diviso in
tre sezioni: musica da camera, musica teatrale e musica sacra. Ne esiste una ristampa moder
na: Alexander Weinmann, Wiener MusiKVerlager und Musikalienhandler von Mozarts Zeit bis
gegen 1860, Wien, 1956; la ristampa del catalogo Traeg si trova in Beitrdge zur Geschichte des
Alt-Wiener MusiKVerlags, a cura di A. Weinmann, serie 2, voi. 17, Vienna, 1973.
11 Per quanto concerne, invece, le sonate per fortepiano: Haydn (34), Mozart (25), C.
Ph. E. Bach (25), Clementi (11), Kozeluch (9), Handel (5); mentre per le variazioni per pia
noforte: Mozart (18), Gelinek (7), Philipp Karl Hoffmann (7), Kirmair (7), Beethoven (6) e
Haydn (5).
16 Ivi, ρ. 225. Questa come tutte le altre citazioni sono state tradotte dal sottoscritto.
17 Come si accennava la situazione andava mutando in tutta Europa con tempi diversi:
a Lipsia, per esempio, questa inversione di tendenza si registrò proprio tra il 1810 e il 1820
(cfr.: Alfred Dôrffel, Die Gewandhauskonzerte zu Leipzig.: 1781-1881, Leipzig, Breitkopf &
Hàrtel, 1980). I concerti per fortepiano di Mozart iniziarono a scomparire dal panorama musi
cale londinese, invece, già dai primi anni dell'Ottocento (cfr.: Terese Ellsworth, The Piano
Concerto in London Concert Life between 1801 and 1850, Ph. D. dissertat
versity, 1973, pp. 244-257). Vedi anche: Simon McVeigh, Concert Life in Lon
to Haydn, Cambridge, Cambridge University Press, 1993.
18 In tal senso basti ricordare la vicenda della trascrizione per fortepiano realizzata da I.
Moscheles del Fidelio di Beethoven il quale inizialmente affidò il lavoro a Hummel; accorto
si che quest'ultimo si concedeva troppe libertà correndo il rischio di stravolgere il testo, gli
revocò l'incarico passandolo al giovane Moscheles. Cfr.: Charlotte Moscheles, The life of
Moscheles, with Sélections front his Diaries and Correspondence, By His Wife, 2 voli., adapt
ed from the original german by A. D. Coleridge, Londra, Hurst and Blackett, 1873., I: 14
e II: 175.
19 Cfr.: C. Moscheles, The life of Moscheles cit., a p. 20, vol. II, si legge: «[...] Dan
do uno sguardo retrospettivo ai suoi rapporti con gli editori, Moscheles si lamentava anco
ra del fatto che mentre le trascrizioni di opera e brani di un simile calibro erano particolar
mente remunerativi, ai propri lavori, al contrario, venivano offerti prezzi del tutto inadeguati
e, infine, ciò che aveva guadagnato nel curare coscienziosamente le opere per pianoforte di
Beethoven non compensava minimamente il tempo investito in tale opera. [...]» Sulla figu
ra di I. Moscheles come curatore cfr.: Leonardo Miucci, Le Sonate per fortepiano di L. van
Beethoven: le edizioni curate da I. Moscheles, tesi di laurea, Roma, Università degli studi di
Roma Tor Vergata, a.a. 2003-04.
20 Nella lettera di Beethoven a Hoffmeister del 22 aprile 1801 si legge: «[...] La ridu
zione della sonata di Mozart per quartetto Le farà onore e sarà pure remunerativa; [...]».
Purtroppo questa trascrizione non è mai giunta fino ai nostri giorni. Cfr.: L. VAN Beetho
ven, Epistolario cit., I: 168-169. Nel prosieguo della stessa lettera è interessante notare come
anche Beethoven trovi conveniente, ai fini di una maggiore circolazione della propria musi
ca, trascrivere alcune sue opere (in questo caso il Settimino op. 20) per altri organici; si leg
ge: «Sarebbe molto bello che, pubblicando il mio settimino, il sig. fratello ne facesse anche,
per esempio, una riduzione per quintetto per flauto; in questo modo si verrebbe in aiuto ai
dilettanti di flauto, che me ne hanno già fatto la proposta: vi sciamerebbero intorno come
insetti, pascendosene. [...]».
21 Dopo che il fratello Kaspar Karl cercò di proporre questi progetti di trascrizioni a
Breitkopf & Hartel (lettera del 1 giugno 1802), dinanzi al rifiuto dell'editore (lettera dell'8
giugno) Beethoven rispose: «A proposito delle trascrizioni, sono veramente lieto che le abbia
te rifiutate. Sarebbe ora di smetterla con questa mania imperversante di voler trapiantare per
sino pezzi per pianoforte sugli strumenti ad arco, che sono tutti radicalmente diversi gli uni
dagli altri. Sostengo fermamente che soltanto Mozart era in grado di ridurre per altri stru
menti la propria musica per pianoforte, e così pure lo stesso Haydn. E senza volermi mettere
accanto a quei due grandi uomini, sostengo la stessa cosa per le mie sonate per pianoforte;
perché non soltanto interi brani dovrebbero essere completamente omessi ο modificati, ma
altri dovrebbero essere aggiunti, e qui sta il maggior ostacolo, per superare il quale si dovreb
be essere il compositore stesso ο almeno possederne la medesima capacità e inventiva [...]».
Cfr.: L. van Beethoven, Epistolario cit., I: 215.
22 Gli autori del repertorio di trascrizioni per questo tipo di organico generalmente furo
no gli stessi direttori degli ensemble di Harmoniemusik che progressivamente andavano for
mandosi presso molte realtà aristocratiche europee dalla seconda metà del Settecento fino
agli anni 30-40 del secolo successivo. A parte il non vasto repertorio di musiche originali,
quello per Harmoniemusik era interamente formato da trascrizioni di musiche di Cherubini,
Mozart, Paisiello, Spontini, Salteri e Rossini. Tra i compositori che contribuirono maggior
mente ad arricchire questo repertorio si distinsero il clarinettista Wenzel Sedlak e gli oboisti
Joseph Triebensee e Jan Nepomuk Vent. Cfr.: Roger Hellyer, Harmoniemusik - Music far
Small Wind Band in the Late Eighteenth and Early Nineteenth Centuries, doctoral disserta
tion, Oxford University, 1973.
23 Dall'analisi dei cataloghi dei principali editori europei dagli anni Trenta fino agli anni
Cinquanta dell'Ottocento emerge la tendenza, che va consolidandosi, di separare nettamen
te le trascrizioni per pianoforte solo 'in stile facile' da quelle più impegnative. Addirittura in
alcuni cataloghi, per questo repertorio, viene segnalata la presenza ο meno di particolari dif
ficoltà tecniche come ottave, salti di grande estensione, ecc.; tutto ciò ha certamente a che
fare con ragioni di carattere commerciale: in questo modo il bacino di utenza che si poteva
raggiungere attraverso queste trascrizioni risultava più ampio.
24 Otto Erich Deutsch, Mozart, a Documentary Biography, Engl. trans, by Eric Blom,
Peter Branscombe and Jeremy Noble, Stanford, Palo Alto, Stanford University Press, 1965,
pp. 569-570. Secondo Deutsch questo resoconto apparve per la prima volta nell'articolo di
Moritz Miiller Etti alter Musikmeister, sul periodico Europa (Lipsia, 1873, n. 37). In realtà ci
sono altre fonti attestanti che Hummel venne accolto da Mozart solo dopo che, alla fine del
la sua audizione, suonò a memoria uno dei suoi più recenti concerti per fortepiano. Cfr.: H.
Abert, op. cit., I: 902 e Allgemeine Musikalische Zeitung, Lipsia, 1842, p. 489. Purtroppo le
fonti non precisano con certezza né quale concerto venne eseguito da Hummel né di quale
dei Bach si trattasse (oltre al relativo brano).
25 Cfr.: Mark Kroll, Johann Nepomuk Humrnel. A Musician's Life and World, Lanham
(Maryland), The Scarecrow Press, 2007, pp. 11 e sg.
26 Vi sono numerosissime testimonianze attendibili che confermano l'intenso rappor
to tra Hummel e Mozart in questo periodo. Tra le altre, basti ricordare quella di Ferdinand
Hiller, studente dello stesso Hummel, il quale rivela ulteriori dettagli in alcuni appunti di un
viaggio che fece con il proprio insegnante nel 1827: «Hummel mi portò in un'altra casa...
era la stessa casa nella quale, da quando aveva otto anni, visse con Mozart e ne ricevette
la formazione musicale. Il maestro era completamente assorto nei suoi ricordi. Mi condus
se attraverso le varie stanze che sembravano non aver subito nessun cambiamento da allora.
Mi descrisse con perizia l'arredamento: "Qui - disse - c'era il fortepiano che Mozart utiliz
zava anche per le mie lezioni, qui la scrivania alla quale componeva e in questa piccola stan
za c'era il mio clavier e, al centro, un tavolo da biliardo. Un giorno provai a giocare con una
stecca ma feci disgraziatamente un buco nel panno. La punizione (e la mimò) non tardò ad
arrivare». Cfr.: Josel Sachs, Kappelmeister Hummel in England and France, Detroit, Infor
mation Coordinators, 1977.
27 Cfr.: Josel Sachs, Authentic English and French Editions, pp. 208n-209n.
28 H. Abert, Mozart cit., I: 902.
25 M. Kroll, Johann Nepomuk Hummel. A Musician's Life and World cit., p. 13.
30 Certamente Hummel fu presente alla prima esecuzione del Concerto in Do minore
KV 491, avvenuta il 3 aprile 1786. Inoltre, nel periodo in cui visse a casa Mozart, le fonti
riportano che Hummel, tra i vari compiti che era chiamato a svolgere, doveva aiutare il suo
maestro nell'approntare copie delle proprie opere per le esecuzioni in teatro. E plausibile
affermare, quindi, che Hummel possa aver preso parte in tal senso, ο quanto meno assisti
to, alla lavorazione dei concerti KV 488, 491, 503 e 537 (questi ultimi tre trascritti dal com
positore slovacco).
31 II testimone in questione è Max Johann Seidel, cfr.: Karl Benyovszky, Johann Nepo
muk Hutnmel. Der Mensch und Kiinstler, Bratislava, Eos Verlag, 1934, p. 31. Vedi anche:
Gerhard Bachleitner, Mozart-Metamorphosen, «Acta Mozartinana», Jg, 44-46, 1997-99, pp.
17-28.
42 I manoscritti autografi delle trascrizioni di questi sette concerti sono custoditi alla
British Library: le trascrizioni dei concerti KV 466, 503, 491, 537, 482 e 456 si trovano nel
volume Add. 32234 mentre il KV 465/316a è diviso in due volumi, Add. 32227 (fogli 89-94)
e Add. 32222 (fogli 107-32).
43 La data di pubblicazione fa riferimento a un annuncio di Schott apparso su «Cecilia»,
XI, 1829, n. 33, p. 37; cfr.: J. Sachs, Authentic English and French éditions cit., p. 227.
44 «Harmonicon», ottobre 1831, pp. 190-193.
45 Questa trascrizione è stata notificata sull'«Allgemeine musikalische Zeitung», XLIV,
marzo 1842, col. 251.
46 Tranne che per il KV 537, tutte le altre trascrizioni non vennero registrate alla Statio
ner's Hall. In questi anni il deposito di opere di tal genere presso gli archivi inglesi, a causa
dei costi abbastanza onerosi, non era una prassi consolidata da parte degli editori, e Chap
pell non faceva di certo eccezione.
48 «The Quarterly Musical Magazine and Review», 17, 1823, p. 111. In questo caso la
fonte fa riferimento, però, alle trascrizioni delle Twelve Selected Overtures; citato in M. Kroll,
Johann Nepomuk Hummel, ρ. 30n.
49 Carl Czerny, L'Arte di Eseguire le Antiche e Moderne Composizioni per Pianoforte
ovvero i Progressi Ottenuti sopra questo Istrumento fino ai nostri giorni, Supplemento (o Quar
ta Parte) al Gran Metodo di Pianoforte, op. 300, Milano, Ricordi, 1840 circa, traduzione ita
liana di Vollstàndige theoretisch-practische Pianoforte-Schule, von dem ersten Anfange bis zur
hòchsten Ausbildung fortschreitend, op. 300, Wien, Diabelli & Co., 1839. In particolare vedi:
Appendice, Catalogo delle migliori e più utili opere per pianoforte di tutti i noti compositori da
Mozart fino all'epoca presente, pp. 161-165.
50 Gli altri concerti per fortepiano e orchestra segnalati da Czerny sono: Ludwig van
Beethoven (op. 37, 58 e 73), Johann Baptist Cramer (op. 70), Johann Nepomuk Hummel
(op. 85 , 89, 113), Ferdinand Ries (op. 42, 55, 115), Friedrich Kalkbrenner (op. 61, 86, 107),
John Filed (η. 1 in mi bemolle maggiore, n. 2 in la bemolle maggiore, n. 3 in mi bemol
le maggiore e n. 4 in mi bemolle maggiore), Ignace Moscheles (op. 56, 60), Carl Maria von
Weber (op. 32, 79), Johann Peter Pixis (op. 100), Carl Czerny (op. 210), H. Herz (op. 34),
Felix Mendelssohn-Bartholdy (op. 25, 40), Friedrich Chopin (op. 11, 21), Theodor Dòhler
(op. 7). Cfr.: C. Czerny, L'Arte di Eseguire le Antiche e Moderne Composizioni per Pianofor
te cit., parte IV (supplemento) pp. 161-183.
51 Cfr.: Ivi, p. 165n. Czerny continua: «H Concerto n. 3 [KV 503] fu da Kalkbrenner
ridotto nella stessa maniera».
52 La selezione in trascrizione per lo stesso organico dei concerti di Mozart pubblicata
da Cramer riguardava: il KV 459, 450, 467, 482, 466 e 491 (Johann Baptist Cramer, Mozart's
Celehrated Concertos, Newly Arranged for the Piano Forte, with Additional Keys, and Accom
painments of Violin, Flute and Violoncello, London, J. B. Cramer, Addison and Beale). Vedi:
David Grayson, Whose Authenticity? Ornaments by Hummel and Cramer for Mozart's Piano
Concertos, in Mozart's Piano Concertos. Text, Context, Interprétation, edited by Neal Zaslaw,
Usa, The University of Michigan Press, 1996, pp. 373-391.
53 «Allgemeine Musikalische Zeitung», 6 luglio 1836, n. 27 col. 445.
54 Cfr.: «Allgemeine Musikalische Zeitung», 3 marzo 1830, n. 9, col. 137. Vedi anche: J.
Sachs, Authentic English and French Editions, ρ. 209η.
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55 Per tale ragione dissento dalla critica effettuata da Claudia Macdonald sulle trascrizio
ni di Hummel; citando una recensione coeva («la parte del fortepiano offre una riproduzio
ne senza alcuna omissione importante») si legge: «[...] nella recensione non si menzionano
57 Cfr. frontespizio della prima trascrizione pubblicata da Hummel per l'editore inglese
Chappell a Londra nel 1828 (KV 466). Vedi documento Π in appendice.
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55 Sui segni di pedalizzazione il fatto che sia Mozart che Hummel non indichino nien
te in partitura non significa che i pedali (come modernamente vengono definiti, di risonanza
e una corda) non fossero adoperati. Sul loro parsimonioso utilizzo Hummel è estremamente
chiaro nel suo trattato: «L'uso di sonar quasi sempre a Smorzatori levati [pedale di risonan
za], mezzo eccellente per mascherare un'esecuzione difettosa e confusa, è divenuto in oggi
si generale, che si stenterebbe sovente a riconoscere un Sonatore se imo l'udisse senza l'aju
to de' Pedali. [...] In generale ogni Sonatore dovrebbe usarne con moderazione [...]. Né
Mozart, né Clementi ebbero mai ricorso a questo mezzo [per legare artificiosamente], onde
acquistarsi il titolo glorioso di Sonatori i più grandi dell'età loro». Sostanzialmente Hummel
propone di usare il pedale di risonanza quasi esclusivamente dove l'armonia rimane sempre
uguale. Cfr.: J. N. Hummel, Metodo per pianoforte cit., pp. 445-446.
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65 Cfr.: Leopold Mozart, Scuola di Violino, ed. italiana a cura di Giovanni Pacor e Gloria
Gilberti, Gaeta, Edizioni Geroglifico, 1991; traduzione di: L. Mozart, Versuch einer griindli
chen Violinschule, Augsburg, Johann Jakob Lotter 1756. Si possono considerare, inoltre, anche
le sonate pubblicate da Mozart durante la sua vita in quanto contengono numerosi abbelli
menti non presenti nelle fonti manoscritte (vedi per esempio KV 332, 457).
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Anche per quanto concerne le cadenze, così come per gli abbel
limenti, è possibile solamente fare ipotesi sulla possibile vicinanza
stilistica tra quelle scritte, e arrivate fino ai giorni nostri, da Mozart
68 Cfr.: R. D. Levin, Performance practice in the music of Mozart cit., pp. 236-237.
69 Nell'ultima decade del Settecento Hummel compose cadenze e cadenze d'entrata per
sette concerti di Mozart, nell'ordine: KV 537, 459, 414, 451, 595, 415 e 413. Queste cadenze
sono custodite presso la British Library (Add. 32234) e pubblicate modernamente in edizione
facsimilare ( J. N. Hummel, The Complete Works for Piano, A six-volume collection of reprints
and facsimiles, Shorter compositions for piano, vol. Ili, ed. by Joel Sachs, The Julliard School,
Garland, 1989); cfr. anche: J. Sachs, A checklist of the works of J. N. Hummel cit., p. 735.
Conclusioni
70 Per i movimenti in 4/4, per esempio, le dimensioni oscillano tra un numero di cir
ca 35 a uno massimo di 55 misure; per i 2/4 la lunghezza media è di 40 battute approssi
mativamente.
Twelve Select
Overtures73 Boosey 1 marzo 1821
73 Contiene: Prometheus (Beethoven), Die Zauberflote (Mozart), Lodoiska (Cherubini), Figaro (Mozart),
Iphigénie en Aulide (Gluck), Original Overiure (Hummel), Sargino (Paer), Originai Overture (A. Romberg),
Der Freischiitz (Weber), Euryanthe (Weber), Tancredi (Rossini), Anaaéon (Cherubini).
74 Contiene: Les deux journées (Cherubini), Démophon (Vogel), Il matrimonio segreto (Cimarosa), Opferfest
(Winter), Le calife de Bagdad (Boieldieu), Don Giovanni (Mozart), La clemenza di Tito (Mozart), Fanchon (Him
mel), Il barbiere di Siviglia (Rossini), La gazza ladra (Rossini), L'italiana in Algeri (Rossini), Fidelio (Beethoven).
"No. 2"
Sinfonia η. 102 »
18 agosto 1832
"No. 3"
Sinfonia η. 103 »
10 giugno 1835
"No. 4" -
Sinfonia η. 44 »
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