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Teoria musicale

ACUSTICA

 EVENTI SONORI
 RUMORI
 VOCI UMANE
 SUONI
ESPERIENZA UMANA

 UDITO  INTELLIGENZA

 L’uomo, fin dal momento della nascita,


sviluppa la sua intelligenza grazie ai suoni

 SORDOMUTI  SVILUPPO PSICHICO


Il suono
 è uno degli elementi essenziali della
musica
 definito come una "sensazione uditiva
provocata dalla vibrazione di corpi elastici"
 tale vibrazione giunge al nostro orecchio
attraverso l'aria, l'acqua e i solidi.
 la definizione di rumore come "suono
disordinato e sgradevole al nostro
orecchio" è sicuramente da censurare.
 Per prima cosa, il gradevole e lo sgradevole
sono frutto di una nostra personale visione: si
tratta quindi di sensazioni non oggettive.
Inoltre, in molte composizioni (colte e
popolari) del Novecento, alcuni cosiddetti rumori
sono stati inseriti nella scrittura musicale alla
pari degli strumenti convenzionali.
 Non dimentichiamo, poi, la fantasia di molti
percussionisti che utilizzano i più svariati oggetti
di uso quotidiano, facendoli diventare degli
strumenti musicali a tutti gli effetti.
 In conclusione, non parlerei di suono e
rumore, ma di suono dal segnale
riconoscibile (proveniente da strumenti
musicali di tipo convenzionale) e di suono
dal segnale non riconoscibile
(proveniente da altre fonti sonore).
Le caratteristiche del suono

 II suono ha tre
caratteristiche
fondamentali:
l'altezza
Altezza
 dipende dalla frequenza delle vibrazioni:
più la frequenza aumenta, più il suono
sarà acuto
 un orecchio medio può percepire dalle
16/20 alle 20/25 mila (in casi limite, anche
30 mila) vibrazioni (o cicli, Hertz) per
secondo.
 un pianoforte da concerto oscilla tra 20 e
4.176 c/s (cicli per secondo).
Tabella delle frequenze Hz
 CAPACITA’ UMANA DISCRIMINATORIA
NELLA FASCIA ACUSTICA CENTRALE
infrasuoni

Minori di 20 Hz
ultrasuoni

Maggiori di 20’000 Hz
l'intensità
Intensità
 dipende dall'ampiezza delle vibrazioni:

 più grande è quest'ultima, più forte


perverrà il suono al nostro apparato
uditivo.
Tabella dei decibel: dB
timbro
 viene definito "il colore della musica" e
dipende dalla forma delle vibrazioni.

 È attraverso il timbro che noi riusciamo a


differenziare le diverse fonti sonore,
convenzionali e non.
 La forma delle vibrazioni dipende a sua
volta dall'intensità e dalla frequenza degli
armonici
armonici
Il grafico di una sinusoide

 Vediamo come si
rappresenta
graficamente un’onda
sonora e quali sono le
sue parti costitutive
Diverse forme d’onda
 SINUSOIDE, ONDA
QUADRA, ONDA
TRIANGOLARE,
ECC.
Forme d’onda di strumenti
Voce umana
IL RUMORE
Propagazione del suono

 La presenza di un mezzo
materiale è necessaria per la
propagazione di un suono, il
cui meccanismo è basato sul
movimento vibratorio della
sorgente sonora.
 Nel caso dell'aria, per es., attorno
alla sorgente si formano una serie
di stati di compressione e di
rarefazione dell'aria circostante,
nella fase di compressione le
particelle tendono ad allontanarsi
dalla sorgente stessa, in quella di
rarefazione ad avvicinarsi.
Questo avviene sempre
in tutte le direzioni
contemporaneamente.
 La perturbazione si allarga in
maniera concentrica dalla
sorgente, ogni particella
coinvolta comincia a vibrare a
sua volta lungo la direzione di
propagazione, cioè lungo la
retta che la congiunge con la
sorgente.
 La perturbazione possiede un
andamento periodico ed è di
tipo ondoso ovvero senza un
trasporto di materia.
 Le onde, di tipo elastico, sono
costituite da una semionda di
compressione (corrispondente
alla fase di compressione) e
da una semionda di
rarefazione (corrispondente a
quella di rarefazione).
Le onde sonore sono
soggette a tutti i
fenomeni dovuti a
propagazione ondosa,
riflessione, rifrazione e
attenuazione.
 La riflessione avviene quando
l'onda incide su una superficie
riflettente,
 la rifrazione quando l'onda passa
da un mezzo a uno diverso
 l'attenuazione quando il mezzo ha
caratteristiche tali da determinare
una perdita regolare di energia
che si trasforma in calore.
 Le vibrazioni delle particelle del
mezzo, producendosi lungo la
direzione di propagazione, sono
vibrazioni longitudinali.
 La velocità del suono è quella della
perturbazione a esso associata e dipende
dalle caratteristiche fisiche del mezzo (la
velocità del suono non va confusa con quella
delle particelle investite dall'onda sferica che
si sta propagando).
 Nell'aria la velocità del suono è di ca 340 m/s.
 Nei liquidi e nei solidi essa è molto maggiore:
nell'acqua è di c.a 1400 m/s, nell'acciaio di c.a
6000 m/s.
La camera anecoica
 Si tratta di un locale arredato con elementi
fono-assorbenti idonei a smorzare il suono.
Il diapason
Il suo suono è stato fissato, in un
Congresso Internazionale tenuto a
Londra nel 1939, a 440 Hz:
Per accordare correttamente uno strumento
musicale si deve ricorrere a una nota di
riferimento fissa, uguale per tutti.

Ci si serve per questo di uno strumento


acustico chiamato diapason o corista,
formato da una bacchetta d'acciaio piegata
a U e munita di un gambo.
 Tenendo il diapason per il gambo,
si percuote un estremità della
bacchetta sulla superficie di un
tavolo o su un oggetto duro in
modo da farla vibrare …
 Quindi accostandola all'orecchio o
appoggiando la punta del gambo su un
piano di legno per amplificare il suono, si
udirà una nota costante, che corrisponde
esattamente al LA centrale, 440Hz della
tastiera del pianoforte, cioè al LA scritto
nel secondo spazio del rigo musicale:
Pentagramma
 II pentagramma (dal greco penta = cinque e gramma =
segno di scrittura), chiamato più comunemente "rigo
musicale", è un complesso di cinque linee, orizzontali
ed equidistanti, e di quattro spazi.
 Al suo interno, i suoni si
dispongono a partire dal basso
verso l'alto.
 A seconda della posizione delle
note sul pentagramma, avremo le
diverse altezze dei suoni.
 In un rigo musicale così organizzato è
evidente che non possiamo inserire più di
nove suoni.
 Per risolvere questo problema
si è pensato di aggiungere al
pentagramma una serie di linee
supplementari, verso il basso e
verso l'alto, denominate tagli
addizionali o, appunto, "linee
supplementari".
 Il nostro rigo musicale apparve
per la prima volta intorno al IX
secolo d.C. Non si trattava
ancora di un pentagramma vero
e proprio, bensì di una semplice
linea colorata orizzontale, a cui
più tardi ne fu aggiunta un'altra.
I canti liturgici, melismatici,
non richiedevano una precisa
intonazione tonale, quindi era
più che sufficiente l’uso di una
sola linea.
 Successivamente (intorno
all'anno Mille), Guido d'Arezzo
propose l'uso di tre o quattro linee
orizzontali, mentre il
pentagramma così come lo
conosciamo oggi, apparso già nel
secolo XI, venne definitivamente
accettato da tutti solo nel 1600.
 Intorno al 1000
D.C. fu proprio
Guido d'Arezzo a
portare le linee a
tre, ed infine a
quattro: nacque
così il rigo
musicale, detto
tetragramma.
 Esso presentava ancora le due
righe colorate per indicare il Do
ed il Fa.
 Le note procedevano per gradi
congiunti senza salti (melisma).
La notazione neumatica
 L'imperatore Giustiniano ristabilì
l'impero a dimensioni simili a quelle
avute qualche secolo prima e
desiderava rendere splendida la
capitale.
 Edificò dei grandi edifici tra i quali la
basilica di Santa Sofia.
In questo monumentale edificio si
cantavano inni eseguiti da 500
cantori suddivisi in più gruppi.
 Dai movimenti stilizzati con i quali
il capocoro indicava l'evoluzione
della linea musicale sono derivati
i simboli della notazione musicale,
i neumi
 La notazione fu sviluppata e
arricchita di nuovi simboli tra il X e
il XVIII secolo.
 Tale notazione era usuale in Occidente
in tutto il primo millennio cristiano.
 Il presente esempio mostra un'antifona
tratta dalla dedicazione di una chiesa.
 Il testo recita: "Terribilis est locus iste hic
domus Dei est et porta caeli et vocabitur
aula Dei".
Esempio di notazione neumatica in
campo aperto. :
Tabella delle corrispondenze
 Nasce così la scrittura neumatica
(neuma deriva da "pneuma" cioè
respiro) adiastematica o in campo
aperto (non indica le altezze delle
note).
 Tale scrittura è detta anche
chironomica perché ricorda
l'andamento della mano del
precentor durante la
direzione dei cantores;
 una ennesima origine dei
neumi la si può far risalire agli
accenti latini: l'accento acuto
(virga) usato quando la prima
nota è più grave della
seconda, l'accento grave
(punctum) viceversa.
 Tale scrittura veniva posta dagli
scriptoria monastici sopra al testo
che veniva cantato.
 Essendo i vari monasteri centri
isolati l'uno dall'altro, ognuno
aveva sviluppato un diverso
metodo di scrittura
 La scrittura gregoriana a note
quadrate che siamo abituati a
vedere arriverà molto più
tardi (1400) dai monaci di
Solemnes.
 Nella evoluzione del repertorio
gregoriano determinante sarà
l'apporto dei monasteri del Nord
Europa, in particolare quello di
San Gallo in cui operò il monaco
Nokter Balbulus, per meglio
memorizzare i melismi
alleluiatici
 il monaco Tutilone adotta la
tecnica detta tropatura
consistente nell'aggiunta di
testi e melodie all'interno di
canti preesistenti.
 Da tali tecniche scaturirono, tra il IX e il
X secolo, le forme della SEQUENZA e
del TROPO, forme di autonoma
composizione che daranno lo spunto alla
nascita del teatro sacro medievale e
delle prime tecniche di canto parallelo
dalle quali trarrà origine la polifonia.
Tecniche dei canti

 SILLABICI:
 ad ogni sillaba del testo
corrisponde una nota del
canto
NEUMATICI:
ad ogni sillaba del testo
corrispondono da 2 a 4
note
 MELISMATICI: ad una sillaba viene
associata una fioritura melodica di più
note, PER GRADI CONGIUNTI (anche
fino a 30 o 40):
 l'esempio più significativo è quello dei
canti alleluiatici , caratterizzati da
interminabili vocalizzi sulla "a" finale
della parola Alleluja.
 Lo stile di un canto gregoriano viene
definito sillabico o neumatico o
melismatico a seconda della
prevalenza della caratteristica stilistica
in quel canto
 un canto può essere per l'80% della
sua durata di tipo sillabico e la parte
restante neumatica o melismatica:
 si dirà che la caratteristica di quel
canto è tendenzialmente neumatica in
quanto prevale sulle altre.
Guido d'Arezzo (950 ca. - 1050)
 attribuì i nomi alle note dell'esacordo
ricavandoli da un inno a S. Giovanni
 Guido raccomandò anche nel suo Regulae
de ignotu cantu l'uso di un rigo musicale di
quattro linee (tetragramma) ciascuna delle
quali era contrassegnata da una lettera
chiave (F = FA; C = DO; G = SOL) e anche
da un colore (rosso per il FA, giallo per il
DO).
 L'apprendimento del canto fu rivoluzionato
da questo sistema e dall'impiego della
cosiddetta "mano guidoniana“
 un sistema mnemonico che utilizzava il
frazionamento delle falangi della mano
per ricordare la regola dell'esacordo di
Guido d'Arezzo.
 Per un cantore cominciarono a essere
sufficienti soli due anni di studio per
imparare l'intero corpus gregoriano.
 Il sistema guidoniano comportò la
trasformazione dei neumi in grosse
note quadrate nere che si diffusero
in tutta Europa, pure nel permanere
di notazioni locali specifiche (la
gotica, l'alsaziana, la beneventana,
ecc.).
La mano guidoniana
Notazione musicale

 Abbiamo già usato il termine "nota", ma non


ne abbiamo ancora dato una definizione
precisa.
 Per nota intendiamo sia il singolo suono
musicale, sia il relativo simbolo grafico,
codificato dall'uomo e inserito sul
pentagramma.
 Le note si possono sistemare sulle linee o
negli spazi.
Inno a S.Giovanni
 UT queant laxis
 REsonare fibris
 MIra gestorum
 FAmuli tuorum
 SOLve polluti
 LAbii reatum,
 Sancte Iohannes
Traduzione:
 affinché i tuoi servi possano cantare con
voci libere le meraviglie delle tue azioni,
cancella il peccato, o santo Giovanni, dalle
loro labbra indegne.
 Nel XVI secolo la settima nota riceve il suo
nome definitivo (SI, dalle iniziali di Sancte
Iohannes) e nel XVII secolo la nota UT
viene sostituita con il nome attuale DO.
I nomi delle note (secondo il sistema
italiano) sono delle semplici sillabe:
DO RE MI FA SOL LA SI
 La serie viene di nuovo
conclusa con il Do, formando
quella che si chiama un'ottava
e cioè una distanza in ordine
di altezza (intervallo) di otto
note.
 I due Do produrranno gli stessi
suoni, ma ad altezze differenti.
 Per essere più precisi, le
vibrazioni del secondo saranno
doppie rispetto a quelle del primo.
 Naturalmente le ottave potranno
andare anche da Re a Re, da Mi
a Mi ecc.
 LA SUDDIVISIONE TONALE
ALL’INTERNO DELLA SCALA, FATTO
CULTURALE
 IL CONCETTO DI OTTAVA
Note nei righi e negli spazi
 Mi-sol-si-re-fa Fa-
la-do-mi
Note fuori del pentagramma

Mi,fa,sol,la,si,do,re - Sol,la,si,do,re,mi,fa

 Per i tagli addizionali si usa lo stesso sistema: si


considera sulla linea la nota tagliata dal trattino (taglio
in testa) e sullo spazio quella tra un trattino e l'altro
(taglio in gola).
Le note sulla tastiera
Notazione Anglosassone
 Attualmente la normale dicitura che determina il
nome delle note viene vista su doppia terminologia.
 Da un lato la notazione tradizionale, quella che
solitamente viene definita come europea (o latina),
dall'altro la notazione cosiddetta anglosassone.
 E' proprio quest'ultima che viene sostanzialmente
usata in quasi tutti i paesi, e oramai si può dire che
ne diventerà presto uno standard.
 Molto importante, quindi, prendere
confidenza con la notazione inglese
 I nomi sillabici delle note vengono tradotti
utilizzando delle singole lettere in
maiuscolo, secondo lo schema che potete
vedere qui sotto.

 Italiano DO-RE- MI- FA-SOL-LA-SI


 Inglese C – D – E – F - G – A - B
LA SCALA DIATONICA
 La regola generale che governa la
costruzione di una scala consiste nel
disporre una serie di toni e semitoni a
partire dalla tonica (la nota che darà il nome
alla scala e che ne sta alla base).
 Una scala maggiore viene definita anche
scala diatonica maggiore, in quanto tutte le
note che ne fanno parte devono avere nome
diverso l'una dall'altra.
 Il termine diatonico deriva dall'analisi di
una coppia di note distanti tra loro un
semitono.
 intervallo cromatico, se le due note
hanno nome uguale (ma suono diverso:
DO e DO#, per esempio)
 intervallo diatonico, se le due note
hanno nome diverso (e chiaramente
anche suono diverso: MI e FA, oppure
SOL# e LA).
I modi: un po' di storia....
   Il sistema modale, pur essendo uno dei
punti forti della moderna armonia, è nato
addirittura ai tempi dei greci.
 Questi, infatti, nella loro continua voglia di
espansione culturale videro oltre la
semplice scala, che allora era molto
povera di suoni (circa tre ottave). Perciò
identificarono all'interno della scala la
possibilità di gestire più sequenze di note.
 In questo modo, partendo da
qualunque nota si aveva una
successione continua di
note, sempre inerenti alla
tonalità stessa alla quale
erano legate.
 Ognuna di queste sequenze dava
luogo ad una nuova serie di intervalli,
detti Toni.
 L'evoluzione musicale nel
medioevo vide la rinascita di
questo sistema, che ovviamente
era passato attraverso varie
culture diverse e quindi di volta in
volta arricchito di nuovi elementi,
ed è proprio nel medioevo che
compare il termine modo.
Eravamo ancora lontani dal
moderno uso che se ne fa
dei modi, in quanto tutto era
sottoposto a usi, costumi e
religione, ma il concetto di
base era lo stesso.
I termini come ionico,
dorico, frigio, eccetera,
stanno ad indicare come
la terminologia attuale
dei modi si lega  quindi al
passato.
Semitono tra mi-fa e si-do
 Nella scala, le note vengono a trovarsi in
una posizione ben fissa in rapporto alla
tonica. Questa posizione è identificata
come grado, e perciò le note nella scala >
di DO saranno così graduate:

 DO RE MI FA SOL LA SI DO
 I II III IV V VI VII VIII
Ogni grado ha una propria definizione:  
 I grado = tonica o fondamentale  
 II grado = sopratonica  
 III grado = mediante, caratteristica o
modale   
 IV grado = sottodominante   
 V grado = dominante   
 VI grado = sopradominante   
 VII grado = sensibile   
 VIII grado = ottava 
LA SCALA CROMATICA
La scala cromatica ascendente
L’ESTENSIONE MUSICALE
La chiave
 è un segno grafico che si pone
all'inizio del rigo musicale per
indicare la posizione della nota
a cui esso corrisponde,
determinando così il nome, la
posizione e l'altezza di tutte le
altre note segnate sul rigo
medesimo.
 La chiave costituisce il punto
di partenza per la lettura delle
note e, oltre che all'inizio di
ogni pentagramma, può
trovarsi segnata anche nel
corpo di esso, quando l'altezza
delle note ne abbia reso
necessario il cambiamento.
 Le chiavi sono sette, ma i
segni che le
contraddistinguono sono tre,
assumendo due di essi nome
e significati diversi a seconda
del posto che occupano nel
pentagramma.
II primo dei tre segni, detto chiave di violino o
chiave di Sol, deriva dalla lenta e
progressiva trasformazione della lettera:

 usata nel sistema musicale medievale


per indicare il suono che oggi
chiamiamo "Sol".
 Tale segno (corrispondente al Sol di 392
vibrazioni al minuto secondo) si colloca
sulla seconda linea del pentagramma,
per indicare che tutte le note segnate su
tale linea sono altrettanti Sol, a cui fanno
seguito, sugli altri gradi del rigo
musicale, le note più acute e quelle più
gravi, secondo il loro naturale ordine
progressivo ascendente e discendente.
ESTENSIONE NELLE VOCI
UMANE
I VALORI MUSICALI
Legatura di valore
La legatura di valore è una linea
curva che unisce due o più note
della stessa altezza, sommandone
il valore.
Punto di valore
semplice e doppio
Un solo punto, inserito a destra
della nota o della pausa, ne
indica un aumento del valore
pari alla sua metà.
II secondo punto aggiunge
la metà del valore del primo
punto.
II PUNTO CORONATO

Chiamato più comunemente corona,


consiste in un punto sormontato da una
breve linea ad arco, posto sopra
(talvolta sotto) una figura musicale.
 In questo caso, il musicista può
prolungare la durata della nota
o della pausa a suo
piacimento.
 Viene solitamente impiegato
nell'ultima nota di un brano o
per creare un momento di
sospensione provvisoria.
 Il ritmo è l'ordine dei movimenti
nel tempo.
 Basta, infatti, osservare alcuni
fenomeni presenti in natura per
trovare esempi in tal senso: il
susseguirsi del giorno e della notte o
delle stagioni, il battito del nostro
cuore, le onde del mare ecc. (sono
tutti eventi che possono essere
catalogati sotto la voce "ritmo
naturale", quindi libero).
 Quello che ci interessa adesso,
però, non è il ritmo libero, ma il
ritmo creato artificialmente
dall'uomo e, per usare un
termine musicale,
"misurato“(musica mensuralis).
 Da quest'ultimo termine deriva la
misura che possiamo definire come
quella parte di rigo musicale
compresa tra due stanghette.
 A loro volta, le stanghette servono a
suddividere il pentagramma in misure
e possono essere semplici, doppie,
finali.
stanghetta semplice

stanghetta doppia

stanghetta finale

nei ritornelli con l'aggiunta di due puntini


II contenuto della misura invece si chiama
battuta.
La durata di ciascuna battuta è
stabilita dal tempo, che è una
frazione situata nel pentagramma
(all'inizio del brano, dopo il segno
della chiave), e dalle possibili
alterazioni (armatura di chiave)
Classificazione dei tempi
 Tempi semplici:
 Misura a due tempi o binaria
 I battiti sono raggruppati due a due, con un
battito forte alternato a un altro debole (le misure
sono composte da due battiti)
Misura a 3 tempi o ternaria
 I battiti sono raggruppati tre a tre, con un battito
forte seguito da due deboli (le misure sono
composte da tre battiti).
Misura a 4 tempi o quaternaria
 Possiamo definire la misura a quattro tempi
come una misura a due tempi raddoppiata.
 Il primo e il terzo saranno i battiti forti (il
primo più forte del terzo), mentre il secondo
e il quarto quelli deboli (il secondo più forte
del quarto).
 Il tempo quaternario più comune è 4/4 che
viene spesso indicato con il segno C
Attenzione:
 la C simboleggia un cerchio spezzato.
 Storicamente, infatti, il cerchio
rappresentava la misura ternaria,
considerata perfetta a causa della sua
analogia con la Santissima Trinità.
 Una volta introdotto, il 4/4 fu inizialmente
definito tempo imperfetto, e quindi
simboleggiato da un cerchio incompleto.
Esempio:
Tempi composti
 Da ciascun tempo semplice si può ottenere un
tempo composto, moltiplicando il numeratore
per tre e il denominatore per due.
 Misure semplici e corrispettive misure
composte avranno la stessa durata, ma diversa
suddivisione: binaria per i tempi semplici e
ternaria per quelli composti.
 2/4 = 6/8 ¾ = 9/8 4/4 = 12/8 ecc.
Esempio:
Tempi irregolari
 II tempo irregolare si ottiene combinando
insieme le misure a due e a tre tempi. I
battiti all'interno della battuta saranno
solitamente in numero di cinque o di sette.
 3 + 2 = 5 oppure 2 + 3 = 5
 4 + 3 = 7 o 3 + 4 = 7 o anche
 2+3+2=7
 Gli accenti varieranno in base alla diversa
disposizione dei tempi.
Esempio:
Figure irregolari

 figure (o gruppi) irregolari:


gruppi di note che contengono,
in pratica, più o meno note di
quelle che dovrebbero avere.
 Esse non corrispondono al tempo
espresso all'inizio della composizione.
 Tali figure possono avere due tipi di
irregolarità: per eccesso o per
difetto.
 I gruppi irregolari sono sempre
contraddistinti da un numero scritto
sopra il raggruppamento di note, che
serve, appunto, a indicarne la quantità
complessiva.
Per eccesso:
Per difetto:
LE ALTERAZIONI
Sol - Sol # - Sol – Sol b
Il doppio diesis e il doppio bemolle
 X:
alza l’intonazione della nota di 2 semitoni

 bb:
abbassa l’intonazione della nota di 2
semitoni
I semitoni
 Sono la più piccola distanza intercorrente
tra le note consecutive della scala
musicale.
 I semitoni sono di due tipi: cromatico e
diatonico.
 Quello cromatico è per esempio: do#do
 Quello diatonico: DObRE
I 9 comma e il sistema temperato

 La distanza di un tono musicale è fatta di 9


comma ( una frazione di tono di 1/9)
 I semitoni cromatici hanno 5 comma,quelli
diatonici solo 4; il totale è infatti 9 comma
(la distanza di un tono)
 Il semitono cromatico DODO #:5 comma
 Il semitono diatonico DORE b: 4 comma
Alterazioni fisse:
 le troviamo all'inizio del brano, tra la chiave e
l'indicazione del tempo. Prolungano il loro effetto
su tutto il brano. Per maggiore chiarezza, devono
essere ripetute per tutte le righe della
composizione.
Alterazioni transitorie:
Si incontrano in qualsiasi parte del brano.
•Sono poste prima della nota e hanno valore fino alla
fine della battuta.
•Nell'esempio che segue tutti i Sol della I e III battuta
sono diesis.
Alterazioni precauzionali (poco
usate):
 ricordano l'effettivo stato della nota. Spesso le
troviamo tra parentesi. Nell'esempio che segue
i Si della II e III battuta ritornano bemolli.
Abbellimenti musicali
 L'abbellimento è un qualcosa che viene aggiunto a
scopo decorativo o ornamentale (da qui il termine
"ornamento musicale"). In una melodia possiamo insi rire
una o più note come parti estranee alla struttura ritmica
e talvolta armonie con il risultato di conferire una
maggiore efficacia al fraseggio. L'uso degli abbe limenti
risale al secolo XVI, ma raggiunse la sua massima
diffusione nel 160( 1700, fino ad attenuarsi
gradatamente ai giorni nostri. Tuttavia, alcuni di ques
segni sono ancora presenti nelle composizioni moderne.
Gli esempi successh ne descrivono nomi, simboli grafici
e corretta esecuzione.
Segni di andamento o
movimento e segni di agogica
 I segni di andamento (o di
movimento) sono tutte quelle
indicazioni che ci vengono
suggerite per stabilire il grado di
velocità di un brano.
 I più comuni, quelli che
possiamo trovare in un
qualsiasi metronomo, sono:
grave, lento, largo, larghetto,
adagio, andante, moderato,
allegretto, allegro, vivace,
presto, prestissimo.
 Alcuni autori aggiungono, poi,
altri termini per meglio
puntualizzare il tipo di
esecuzione richiesta. Per
esempio: allegro moderato,
andante con moto, o addirittura
grazioso, con brio, agitato,
scherzoso ecc.
Segni di agogica
 Rall. = rallentando
 Rit. = ritardando
 Acc.= accellerando
 Con moto = più veloce
 Sf = sforzato
 Esitando
indicazioni dinamiche
convenzionali
Segni di espressione o coloriti

 Tra i segni di espressione più


importanti, dobbiamo citare le
indicazioni dinamiche, cioè i
vari gradi di volumi che
possiamo ottenere da una fonte
sonora.
 Abbiamo già visto che l'intensità di
un suono dipende dall'ampiezza
delle vibrazioni e che quindi a una
maggiore sollecitazione impressa
al nostro strumento musicale
corrisponde un aumento del
volume sonoro.
Segni di espressione
 Nel corso del brano possiamo
aumentare o abbassare
gradatamente il volume del
suono, utilizzando altri segni di
espressione, che possono
essere grafici
 "forcella che si apre", (suono da
debole a forte)
 "forcella che si chiude" (suono
da forte a debole),
 o vere e proprie parole, come
cresc. (crescendo) o dim.
(diminuendo).
Crescendo, diminuendo
ESEMPIO:
Morfologia musicale
Le tonalità maggiori
 Le tonalità sono le armonie che accompagnano la melodia
musicale.
 Si dividono in due famiglie: maggiori e minori.
 Quelle maggiori hanno una sonorità più allegra.
 Quelle minori hanno una sonorità più triste.
 Le tonalità si basano sulla triade che è un gruppo di tre note (I,
III,V, es.do-mi-sol, fa-la-do,ecc.) e sulle scale musicali.
 La tonalità maggiore ha una scala con 2 toni,1 semitono, 3 toni
e 1 semitono (es: DO-re-mi-fa-sol-la-si-do).
 Questa disposizione tonale può partire da qualsiasi nota (es:
SOL-la-si-do-re-mi-fa#-sol, ecc.) ma le distanze devono sempre
rispettare la regola: 2 toni,1 semitono, 3 toni e 1 semitono
(scala diatonica)
Sistema per trovare le alterazioni
delle tonalità maggiori
 SOL-RE-LA-MI-SI-FA#-DO# indica quanti
# ha in “armatura di chiave” la tonalità
richiesta. Es: LA ha 3 #.

 FA - SI b - MI b - LA b - RE b - SOL b -
DO b indica quanti bemolle ha in
“armatura di chiave” la tonalità richiesta.
Es: LA b ha 4 bemolli perché si trova in
quarta posizione.
Come trovare quali alterazioni:
 Diesis: fa-do-sol-re-la-mi-si

 Bemolli: si-mi-la-re-sol-do-fa
vocalizzi
 DO-RE-MI-FA-SOL-LA-SI-DO-SI-LA-SOL-FA-MI-RE-
 DO.mi.sol.do.sol.mi.do

 RE-MI-#FA-SOL-LA-SI-#DO-RE-DO-SI-LA-SOL-#FA-MI-
 RE.fa.la.re.la.fa.re

 MI-#FA-#SOL-LA-SI-#DO-#RE-MI-#RE-#DO-SI-LA-#SOL-#FA-
MI.sol.si.mi.si.sol.mi

 FA-SOL-LA-SI-DO-RE-MI-FA-MI-RE-DO-SI-LA-SOL-
 FA.la.do.fa.do.la.fa

 SOL-LA-SI-DO-RE-MI-FA-SOL-FA-MI-RE-DO-SI-LA-
 SOL.si.re.sol.re.si.sol

 LA-SI-DO-RE-MI-FA-SOL-LA-SOL-FA-MI-RE-DO-SI-
 LA.do.mi.la.mi.do.la

 SI-DO-RE-MI-FA-SOL-LA-SI-LA-SOL-FA-MI-RE-DO-
 SI.re.fa.si.fa.re.si
la melodia
 E’ la parte in primo piano, risalta rispetto al
tessuto armonico per il volume maggiore e
per la regione acustica utilizzata: se
l’armonia è grave, per evidenziare la
melodia, quest’ultima sarà acuta o media.
 Di solito viene affidata a strumenti musicali
che hanno un timbro caratteristico.
L’armonia
 E’ il tessuto armonico che accompagna e
fa da sottofondo alla musica della melodia.
 E’ composto da una serie di accordi che
rispettano le regole della tonalità maggiore
o minore.
 Di solito viene affidata a più strumenti ai
quali viene chiesto di suonare più piano
del solista.
il ritmo
 E’ l’elemento che evidenzia il tempo
musicale.
 Utilizza gli strumenti a percussione oppure
gli altri che variano gli accenti della loro
musica conferendo al brano il senso del
movimento.
l’accompagnamento
 E’ la parte musicale che fa da supporto
alla melodia mediante gli accordi delle
tonalità (le armonie).
 Può essere affidata a uno o più strumenti
musicali.
accento, presa del fiato
appoggiatura, mordente,
appoggiatura, gruppetto, trillo,
dettato musicale parlato, cantato,
ritmico

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