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Tientalora

Il tema del Tientalora è documentato come citazione popolare a partire dal primo '500, ma molto
probabilmente si tratta di una canzone da ballo molto più antica. La ricostruzione del tema musicale
originario è confortata da una serie consistente di relazioni e concordanze provenienti da testimoni a
penna e a stampa, mentre l’individuazione di un plausibile modello testuale rimane molto incerta.
Il significato è incerto, soprattutto per la notevole quantità di varianti grafiche con cui l'espressione
è stata tramandata, anche all'interno della stessa fonte: o teinte a l'ora Tenta alora, Tenta aluora,
Tenealora, Tenta lora, Tente alluora, Tente alora, Tientalhora, Tientallora, Tientalora, Tintalora,
Titalora, Trenta lora (Bianchini)
BERTONI, Studi, p. 276, attribuisce ad «ora» il significato di ombra, mentre LUISI, Tentalora, pp.
91-92, quello di aria, vento. BOSCOLO, PeVIII, p. 90, osserva come non sia stata ancora presa in
considerazione l’ipotesi che il termine «ora» derivi dal latino hora con significato di giorno. Il
liutista Massimo Lonardi mi ha suggerito la traduzione “carpe diem”, ipotesi presa in
considerazione anche da Luisi. Conosciuta anche come canzone a ballo diffusa tra i secoli XV e
XVI, ha goduto di una vastissima diffusione musicale e testuale.

È presente come citazione in molte fonti letterarie tra cui:

1) Teofilo Folengo Zanitonella 1 e Baldus libri VI 2, XII 3 e XXII 4


1 v. 108, «cum tortorellam, cum titalora canis», v. 352 «labra Zoanninae sunt titalora mihi»
2 v. 18, «ipse ergo sordinam sofians titalora sonabo»
3 v. 34, «et sic abiens titaloram cantat alegrus»
4 v. 370, «bertezzat burlat soiat titaloraque cantat»

2) nell’Opera nuova di Severino Ferrari v. 48, «la bella franceschina tentalora»

3) nell’Egloga Rusticale di Cesare Nappi v. 178, «e tiente alora e ’l piridun far so»

4) Calmo in una lettera a Bernardin Schieti lo cita come ballo “dei nostri tempi passai”

5) Rabelais Pantagruel, Libro V, nomina una vivanda detta Tintalores

Luisi in base alle ricorrenze come citazione in altre composizioni propone la seguente ricostruzione
del nucleo originario di ambito popolare, nella forma della canzone da ballo.

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i. La prima versione nota è in tempo binario ed è tratta da “O tiente a lora” la frottola di
PeVIII contenuta nell’ottavo libro di Frottole pubblicato da Ottaviano Petrucci a Venezia nel
1507. In questa composizione a quattro parti, il noto tema è nella voce del tenore.
L’esposizione più chiara ed evidente è racchiusa nel T, dove espressa a valori lunghi, Br e M,
si intravede una scala discendente. Il testo utilizzato da Broco si riscontra probabilmente già
qualche anno prima del Ms I-MNc A.I. 4 classificato come canzonetta formata da ripresa e 4
stanze.

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ii. Fortuna d’un gran tempo, musicata da Ludovico Fogliani.

Il Fogliani nell’esposizione affidata all’A presentava una progressione ascendente per grado
congiunto e note ribattute. dell’incatenatura villottistica di PeIX n. 48. Fortuna d’un gran tempo /
Che fa la Ramacina car amor? / E si son lassame esser / Dagdun dagdun vetusta. Definito
centoncino perché composto di 4 diversi testi, uno per voce, si trova stampato nel nono libro di
frottole di Petrucci (1509).

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iii. Il tema è conosciuto anche in altre fonti, per es. nella Frottola di Marco Cara: " Per fuggir
d'Amor le punte ". Nel mezzo contiene una citazione modificata (detta Nio) di questo tema
con un testo di origine popolare: " o tientalora, do tientalora, tientalora ruzenenta tu serai la
malcontenta". Questo brano è stato pubblicato da Ottaviano Petrucci a Venezia nella raccolta
" Tenori e bassi intabulati col sopran in canto figurato..." (1509 - 1511) a cura di Franciscus
Bossinensis. Andrea Antico più tardi stamperà la versione in 4 parti vocali nel Secondo libro
di frottole (1513).

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iv. Il "T(ientalora) Baleto da balar bello" di Vincenzo Capirola si trova in un manoscritto
databile (basandosi sulla segnatura della filigrana) attorno al 1517 e utilizza solo la seconda
parte del tema svolgendola in ritmo ternario. Si tratta di un’intavolatura per liuto scritto da
Vidal, affezionato allievo di Capirola autore anche dei numerosi disegni con cui è decorato il
manoscritto.

(indice)

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(f 38)
v. Adrian Le Roy (1568) fol.21 La Tintalore Concordance: D' Estrée, Tiers Livre de
Danceries, 1559: " Premiere Tintalore de Milan ", fol. 3v°. Presente forse già nelle perdute
raccolte del 1557 e 1567 sopravvissuto nell’edizione londinese del 1568.

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vi. Citazioni del tema del Tentalore nel repertorio delle laudi e delle canzonette spirituali. La
pratica del prestito di melodie profane per l’intonazione di testi spirituali nel Cinquecento e
Seicento era molto diffusa, eccone alcuni esempi.

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vii. Anon. Missa Tentalora, Archivio Vescovile di Albenga. Si tratta di un caso molto singolare
di utilizzazione del tema del Tentalora in forma ciclica, ovvero in guisa di Tenor presente in
ogni sezione dell’ordinarium missae. Composizione adespota, sono presenti le sole parte del
Kyrie, del Gloria e del Credo, in parte danneggiate. Il codice proviene dalla Cattedrale di
Albenga, come dimostrano i timbri del capitolo e riporta la data 1530.

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viii. Mozart sviluppa la seonda parte del tema: Dodici variazioni su " Ah, vous dirai-je,
Maman " KV 265 - 1781- 1782 ca.

ix. Il tema è una tipica sequenza melodica da filastrocca infantile diffusa in tutta Europa,
conosciutissima anche nella moderna versione inglese intitolata Twinkle, twinkle, Little
Star.

Bibliografia: BOSCOLO, PeVIII, pp. 60-61, 90, 105, 223; FACCHIN - ZANOVELLO, PeIX, pp. 55, 82-83, 101, 210-213;
GALLICO, Rimeria, pp. 170-171; JEPPESEN, Frottola III, pp. 38-39; LUISI, AnII (2), I, pp. 260-263, II, pp. 15-17; ID.,

9
Musica vocale, p. 225-226; ID., Tentalora, pp. 79-80, 95; ID., Vnm1795-1798, pp. LIX-LX, LXVIII-LXXII, LXXIV,
LXXVI, LXXIX; NOVATI, Contributo, pp. 899, 920-921; TORREFRANCA, Quattrocento, pp. 105, 461-463, 514.

Altro esempio di tema popolare trascritto prima come frottola e poi per liuto solo.
1) La Frottola "Poi che volse la mia stella " di Tromboncino. Contiene un tema popolare “che
fa la ramancina?”.
2) Trascritta per liuto solo da Joan Ambrosio Dalza e pubblicata, sempre da Petrucci a
Venezia, nel 1508.
Lonardi esegue queste due versioni con il soprano Renata Fusco nel cd " La Figurazione delle cose
invisibili " dedicato alle musiche del tempo di Leonardo da Vinci.

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