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Storia e analisi delle forme e dei repertori I

Prima / seconda lezione

La forma

La forma è come si presenta un oggetto, l’organizzazione di tale oggetto è la struttura, che non è
solo la forma di come il fenomeno si mostra, ma anche come esso è organizzato.
Schoenberg affermava “La forma sono gli elementi che corrispondono e funzionano come un
organismo vivente”.
Esempio: la forma del palazzo non è sinonimo di struttura; così come la forma musicale è ABA, ma
occorre poi capire come è strutturata dentro. Le sonate di Brahms e Chopin hanno forme simili,
ma strutture completamente diverse, e linguaggi diversi.
L’armonia tonale va per funzioni armoniche, non per gradi; un sesto grado ha funzione di tonica,
tutti gli accordi sono funzioni principali, il settimo funge da dominante.
Hugo Riemann:

• Forma concreta: pezzo con caratteristiche per cui si definisce la forma: valzer, si riconosce
il metro e l’accentuazione. Anche Schoenberg scrive una forma concreta, ma solo da un
punto di vista concettuale (perché lo conosco che è un valzer). La forma concreta è quella
che analizzo.
• Forma astratta: clavicembalo temperato di Bach; non c’è una fuga che segua la regola
dell’altra. Io so che la fuga deve avere una determinata forma, ma alla fine ogni fuga la
cambia. Non c’è un valzer uguale a quell’altro, non c’è una fuga uguale a quell’altra. La
forma astratta è il paradigma di riferimento, il riferimento concettuale di cui noi abbiamo
bisogno.
La forma sonata si stabilizza con Mozart: primo tempo in forma sonata (due temi, ponte
modulante, sviluppo che rielabora i temi e la ripresa dopo la cadenza). Il secondo tema Mozart lo
mette nel quarto grado e non nella dominante.
Elementi della forma musicale:
Profili testurali (texture): ha due dimensioni, una quantitativa e una qualitativa. La texture
perviene sia quante voci sono, sia la qualità (legata al modo). La texture si occupa di come sono
messe le voci e di quante sono. Mozart k309: diverse texture già dalle prime battute: Melodica
omofonica, melodia accompagnata, basso albertino (formula di arpeggio delle armonie, scogliere
armonie con ripetizioni.), poi accompagnamento accordale.
aspetti di armonia e contrappunto: contrappunto (nota contro nota), organizzazione verticale delle
note e delle linee melodiche. Le armonie sono una risultanza di linee melodiche sovrapposte.
Organizzazione orizzontale che da un risultato verticale armonico (sempre polifonia, come melodia
con accompagnamento).
Nell’Ars nova: nascono forme contrappuntistiche.

• Modello di contrappunto 500esco di Palestrina: osserva le regole dei maestri


fiamminghi nordici (contrappunto severo).
• Modello di contrappunto di Bach (600) (contrappunto libero). Trattato di
contrappunto di Fux: Cinque specie di contrappunto: - Nota contro nota (due
melodie che vanno assieme)
• Due note contro una
• Quattro note contro una
• Con la sincope
• Mista (contrappunto fiorito)
I Corali di bach presentano le varie specie di contrappunti ad esempio.
Cantus firmus: Basso, o soprano, che fa da base per il contrappunto. È il tipo più arcaico di
contrappunto
Parodie: sono frammenti di contrappunto
Fuga: Soggetto che viene accompagnato dal controsoggetto
Fuga a 4 voci: soggetto, controsoggetto, soggetto, parte libera
Imitazione: imitazione in maniera letterale / tonale di un primo elemento (dux) e di un
elemento che si ripete (comes)
Canone: mentre l’imitazione riguarda un elemento, il canone opera la tecnica
dell’imitazione su una frase intera.

Ci sono due tipi di canone, aperto e chiuso:


- Aperto si può ripetere fino all’infinito
- Chiuso si interrompe fermando il canto in un punto specifico del tema

Polifonia/polinearità latente: Es: preludio violoncello di bach; manca la contestualità della


polifonia, ma le parti sono distribuite da renderla tale. Ogni voce anche se scritta orizzontalmente
ha la sua polifonia, ed è presente in strumenti monodici (oboe, violino ecc).

Parametri linguistici/sistemi di riferimento


Principio formale (variazione/contrasto): è quello che regola la forma vera e propria Il genere
musicale (l’organico, il concerto solistico, concerto barocco; all’interno del concerto ci sono le
forme. Il repertorio si articola per categorie di funzioni).

Stile: Lo stile è quella caratteristica personale e di differenza in un periodo storico; anche in un


compositore vi sono delle differenze stilistiche. Il termine stylus significa cannuccia: antica penna.
Sta ad indicare un modo metaforico di scrivere.

TERZA LEZIONE:

Quando si parla di modalità, ci si può riferire a tre differenti contesti storici: quello relativo
all'antica Grecia, quello inerente al canto gregoriano medioevale e quello concernente l'utilizzo
della modalità come sistema di riferimento alternativo a quello tonale nel panorama musicale
novecentesco.
Grecia antica: i modi o νομοί (nomoi) avevano una funzione di orientamento per gli intervalli del
canto e per il discorso che basava una melodia sul modo.
Non abbiamo testimonianze dirette della musica ellenica se non l'Inno Delfico ad Apollo, insieme
al frammento dell'Oreste di Euripide e alla Stele di Sicilo.
I nomi dei modi avevano origine geografica e si riferivano al luogo della Grecia in cui erano
utilizzati:
- Lidio dal do
- Frigio dal re
- Dorico dal mi
- Ipolidio dal fa
- Ipofrigio dal sol
- Ipodorico dal la
- Misolidio dal si

QUARTA LEZIONE:
Antica Grecia e musica
Esistevano nell’antica grecia due pensieri sulla funzione etica della musica
- Platone definisce la musica per la sua funziona allopatica, ossia stimola sensazioni in
maniera opposta a ciò che viene eseguito
- Aristotele sostiene l’uso catartico in maniera omeopatica della musica
Monocordo di Pitagora: Ciò che produce l’onda è ventre, quello che non produce è il nodo.
Quando dividiamo la corda a metà otteniamo l’ottava superiore, se divido in 2/3 otterrò la quinta:
secondo il principio del corpo che più è stretto più il suono è acuto.
Noi non abbiamo testimonianze scritte della cultura musicale greca: molte cose sono andate
perdute o distrutte. Il fatto che la musica sia scritta non ne fa una musica colta, e poca musica è
stata scritta e per pochi generi. Quali possono essere le funzioni della scrittura musicale? Forse per
essere tramandata. Non solo una memoria personale, ma una memoria che può essere
tramandata. La storiografia asserisce che i greci non volevano fosse tramandata. Vi era comunque
un’annotazione alfanumerica.
Nel mondo greco classico la musica non era un mestiere, una professione. Musica deriva da
musikè (arte delle muse): poesia, musica e danza. La musica era vista come una delle principali
arti, ma era un tutt’uno assieme alle altre – MUSIKE’.
Secondo Platone la musica legava l’armonia delle stelle. Erano le stesse regole che animavano
l’animo umano. Il musicista professionista era considerato l’ultimo dei servi.
Omero scrive poemi omerici, ma era un aedo cieco che cantava le storie. La musica era vista come
un’arte umanistica che pervade tutte le sfere della vita. Musica = Funzione estetica
Aristotele e Aristofane individuano nella musica il potere catartico; non solo abbiamo un'influenza
della musica dettata dai Nomos (scale) che facevano leva sull’etica. Catarsi=atto di purificazione.
La Grecia ha due anime, una apollinea e una dionisiaca. Il rapporto con la divinità è orizzontale, gli
dei con gli uomini si scambiano di posizione agevolmente ed è paritario. il mito al tempo dei greci
per loro era un dogma: era vero che apollo portasse il Sole. Nella cultura romana si ereditano gli
dei greci.
Apollo rappresenta la bellezza, la razionalità, è la divinità della luce del buon vivere. Dioniso viene
da una tradizione orientale, è il dio delle esagerazioni, di trasgressioni, a livello sessuale. Queste
due anime convivono nella sfera etica ed intima della cultura greca.

QUINTA LEZIONE
Tempo musicale
Prima considerazione: non c’è un’altra arte che sia fortemente incentrata sul tempo come la
musica. Mentre un quadro lo guardiamo a lungo, la musica esiste solo se la ascoltiamo.
Possiamo distinguere un tempo oggettivo (quanto dura questo brano) e un tempo soggettivo
(infinito, ce l’ho sempre in testa ad esempio).
Kramer: ha studiato questo fenomeno e ha dato definizioni oltre al tempo oggettivo/sogg., certi
elementi temporali mi possono portare a scandire il tempo. Nella musica abbiamo una linearità
più o meno discontinua. Il tempo lineare è direzionato, ho un elemento musicale di cui posso
prevedere la direzione: Musica tonale (arco tonale che va alla dominante e un altro che va alla
tonica).
Nel tempo abbiamo una dimensione standard, isocroma: la pulsazione. Ciò che mi dà la linearità è
il metro.
Si può intendere metro sia come base della composizione, ma un’altra corrente di pensiero
asserisce che il metro è la risultanza dei valori ritmici: io organizzo lunghezze di suoni, accenti ecc e
poi organizzo il metro quando diviene regolare.
Già dal medioevo ci sono due scuole che mettono per iscritto e tramandano: la scuola di Solesmes
e la scuola di Notre-Dame. La prima si basa sull’accento delle parole nella loro pronuncia (davi il
battere sull’accento delle parole), e sull’ipotesi che il metro sia una risultanza di accetti. La
seconda, si basa sulla musica mensurabile, sulle proporzioni delle divisioni in valori più brevi delle
figure lunghe (in due o in tre): MODUS TEMPO PROLATIO (in due è imperfetto, in tre è perfetto).
Una longa può essere divisa in due brevis o in tre brevis. Il sistema metrico accentuativo è quello
più manifesto. Nella prima scuola si fa riferimento alla monodia gregoriana, la seconda è foriera di
una forma di polifonia.
Metro manifesto: ciò che sento realmente
Metro latente: quello che è scritto ma non è detto senta (Brahms, uso di sincopi ed emiole; sento
qualcosa in ¾ ma in realtà è in 2 o in 4). I ritmi bulgari di Bartok: 3+2+3. Schonberg e Stravinsky
cambiano il metro ogni battuta o ogni paio di battute: altri compositori avrebbero piegato la
scrittura al metro, loro cambiano direttamente il metro.
Tipi di accento: esiste un accento metrico che chiamiamo Accent, e uno chiamato Stressed.
Accent: Nella sincope è accentuato il valore lungo, perciò la sincope è un tipo di accento. Accent, è
l’accento naturale, quello che sento nel battere. Stressed è quello segnato con il simbolo sopra la
nota, un accento artificiale. I tipi di accento non sono solo quelli risultanti dal metro; l'accento è
considerato anche un battere.
Ipermetro: quando una frase musicale è scritta in un metro ma per coerenza è scritta in più
battute (valzer di strauss danubio, il metro è ogni due battute).

SESTA LEZIONE
Melos: canto lirico
Intendiamo come melodia l'organizzazione orizzontale dei suoni; la melodia è ciò che io posso
cantare. A livello analitico non tutte le organizzazioni orizzontali della musica sono melodie
Il Melos è una sequenza di altezze che si susseguono nel tempo secondo specifici rapporti attrattivi
che mutano in base alle tipologie intervallari di volta in volta utilizzate. Questa definizione pertiene
alle altezze, di una logica di attrazione fra gli intervalli e di volta in volta consideriamo
Nella monodia gregoriana, la melodia segue delle logiche economiche. Abbiamo caratteristiche
che ci fanno riconoscere che è un gregoriano: fra tutte la corda di recita. C’è una nota di
riferimento, e dei piccoli spostamenti (un tono, una terza) perché la questione principale è capire
le parole della preghiera. Quando ci sono abbellimenti li indichiamo come melismi: corrispondono
ad una sillaba. I melismi sulla A di Alleluia ad esempio, o sulla I del Kyrie.
Con l’Ars Nova e la polifonia fiamminga, si perde quella necessità di rendere intelligibile la parola;
nel versante germanico non è più importante, nella religione protestante basta la musica come
preghiera. In altri paesi latini invece, la chiesa spinge perché ci sia comunque il controllo della
parola. la musica profana concerne i maestri franco fiamminghi.
Gli equilibri si invertono nel 600, quando torna la monodia accompagnata di prassi. Non scompare
ovviamente la polifonia, ma vi è la pratica della “Nuova musica”. Nell’estetica barocca prende
piede la monodia accompagnata.
Nella monodia accompagnata c’è un racconto che tutti devono capire; nasce il recitar cantando,
che diverrà poi opera in musica. E’ d’uopo capire le parole, non basta evocare delle situazioni,
devo raccontare una storia che deve essere comprensibile.
Un modo per trattare il melos si basa sulla ripetizione dello stesso suono. Un altro modo è la linea
monodirezionale ascendente/discendente, poi c’è il movimento ad onda: l’arpeggio.
Il motivo è quell’elemento musicale minimo, può essere un motivo di inizio di un brano, ed può
essere la base di tutta una composizione. I motivi si organizzano in frasi.
La frase è di due tipi:
- Period: il conseguente riprende i temi dell’antecedente; viene ripreso lo stesso elemento,
viene cambiata la cadenza
- Sentence: ci sono più possibilità, possono sfruttare gli stessi materiali; posso avere
elementi nuovi o contrastanti

SETTIMA LEZIONE
Monodia liturgica
Da un punto di vista storico, a papa gregorio magno (sesto secolo d.c) viene attribuita una formula
di riordino dei canti. In realtà questa operazione di riordino pare fosse più lunga, ed anzi non ci
sono fonti che attribuiscono questa scelta del papa. Nell’anno 313 (editto di Costantino) abbiamo
una libertà di rito, i cristiani prendono il loro posto nella società. A distanza di un secolo l’editto di
Teodosio afferma la religione cristiana come quella ufficiale, e vengono vietate le altre forme di
rito.
Vari tipi di rito:
- Romano
- Aquileiano
- Ambrosiano
- Beneventano
- Gallicano
- Celtico
- Ispanico / mozarabico
Vengono accorpati tutti nel rito GREGORIANO. Inizialmente questo rito è in lingua aramaica (lingua
dei ceti popolari parlato in Palestina, ai tempi di Gesù Cristo). Ci sono testimonianze di lingua
ebraica. I canti cristiani delle origini dovevano avere gli stessi tratti.
Liturgia delle ore: insieme di canti scandita dentro i monasteri, a partire dal mattino (vespri, messe
ecc), più grandi più piccole.
Cinque categorie di composizioni da far afferire al rito gregoriano:
- Composizione strofica
- Composizioni salmodiche
- Recitativi liturgici
- Composizioni commatiche
- Composizioni centorizzate
Tutte queste composizioni fanno riferimento:
- Stile canto sillabico
- Stile melismatico
- Stile neumatico
Il canto salmodico prevede un’interazione con la collettività. Quando sentiamo parlare di
salmodia, ha un’intonazione del salmo, il celebrante che propone una parte di preghiera e una
formula da intonare da parte della collettività.
Messa: divisa in due categorie. il proprium e l’ordinarium (in riferimento al fatto che sono
catalogati i generi).
Nell’ordinarium:
- Kyrie: canto tripartito, neumatico e melismatico sulla parola kyrie e christo, ed eleison
- Gloria: canto che viene descritto dalla liturgia come “dossologia maggiore”, tra i più
importanti. È un canto di grande ispirazione. Abbiamo un’intonazione e uno stile sillabico,
per ciò che concerne le frasi
- Santus: di provenienza ebraica, si basa sulla ripetizione di santus. È a metà tra i melismi e il
sillabico, tra il Kyrie e il Gloria. È anch’esso ripartito in Santus, Osanna e Benedictus
- Agnus dei: ugulmente tripartito. Diversi tipi di intonazione a seconda di dove ci troviamo
nella tripartizione
- Credo: misto. Si può trovare l’inizio sillabico e poi prosegue in stili melismatici
Liturgia delle ore:
- Mattutinum (alle 2 del mattino)
- Laudes (alle 5)
- Vespri (alle 17)
Nel propium ci sono parti più mobili in base al momento liturgico
- Introito: salmodia antifonica, che viene scandita dalla partecipazione dei fedeli
- Graduale: deriva da gradino, è riconducibile al momento in cui si accompagna il celebrante
per le scale dove fare la predica. È una salmodia che tutti i fedeli dovrebbero conoscere
- Alleluia: può essere sostituito dal tractus nelle situazioni di non festosità (durante la
quaresima). Di origine ebraica. Si distingue per lo stile melismatico, alleluiastico.
- Comunion: Cori di natura antifonica, è un canto di movimento.
Tropo deriva da tropar (abbellire), consiste nell’inserimento di parole nuove nei canti
conosciuti per ricordare i melismi. Es: canto alleluia, melismi sulle A, per ricordarli i monaci
inserivano delle parole, che poi diventavano composizioni assestanti. Verranno aboliti nel 500
dal Concilio di Trento.
Le sequenze: abbiamo l’inserimento di testi e di melismi. Nel kyrie, nel Benedicamus Domino.
Abbiamo un’amplificazione del discorso, sia con testi che con musiche originali. Possiamo
avere delle ripetizioni.

OTTAVA LEZIONE
Storia rispetto alle origini del canto gregoriano
Fino al nono è improprio chiamarlo gregoriano. E’ la prima idea di un repertorio che possiamo
individuare nella storia della musica, ha come punto di riferimento il fatto di essere organizzata
in base alle funzioni, agli organici. Non abbiamo ancora un’autorialità, lo diremo a partire dal
1100. Non è scritta all’inizio.
L’europa è divisa in diversi riti nel nono secolo, ma poi il sacro romano impero stringe
un’alleanza tra italia, francia (gallia), e inizia il periodo carolingio della cultura europea: notte di
natale dell’800, incoronazione di Carlo Magno.
Le mire espansionistiche di questo momento carolingio sono alte, e ogni strumento è buono.
Sfruttare il rito religioso è importante. Non poteva più esistere che ogni parte d’Europa avesse
riti differenti. Si cerca di accorpare il rito gallicano con quello vetero romano, vennero mandati
monaci a roma e in francia/svizzera. Fu un disastro, il canto romano aveva un sapore
mediorientale, il rito gallicano era estremamente semplice, perciò non ci fu un connubio.
Si cerca perciò di accorpare tutti i riti antichi, non solo quello gallicano e romano. Papa
Gregorio Magno (Pontificato 590-604), era un dottore della chiesa, un papa stimato, ma non
esposto per acquisizioni. Fu neutrale. Si doveva trovare un’autorevolezza, e venne venduta a
livello dogmatico, pari a quello delle scritture. Dovevano credere fosse giusto avere uno stesso
rito in Europa, esattamente come la fede nella religione.
Leggenda su papa gregorio: la musica non veniva scritta, fino al nono secolo è tramandata
oralmente. Il papa detta il repertorio gregoriano ad un copista amanuense. Il racconto viene
attribuito a questo monaco copista, quasi stesse trascrivendo con le pause allungate del papa.
In una di queste pause lunghe sposta la tenda per vedere cosa facesse il papa, e scopre che
c’èra una colomba (spirito santo) che gli dettava i canti = stessa pregnanza della bibbia.
Non c’è una iconografia seria di papa gregorio magno nel periodo, nelle epoche successive
verrà raffigurato sempre con la colomba sulla spalla.
I cristiani credettero a questa storia. La chiesa ortodossa intorno al sesto secolo si stacca, il rito
d’occidente va a stabilizzarsi nel gregoriano nel nono secolo. L’unico rito che rimane intatto è
quello gregoriano. Ci possono essere porzioni di ebraismo, o altre ingerenze, ma il corpo è
gregoriano.
La musica comincia a essere scritta, si abbandona questa pratica di memorizzazione. Il deus
deus meus tractus
Il neuma ci aiuta a capire come facevano a memorizzare i canti. Il rito cristiano aveva già
un’organizzazione di cantori che insegnavano il canto. Le note che si ripetono nel deus deus
meus, hanno proprio una funzione di articolazione, la ripetizione è il primo modo di articolare
una melodia. Questo tipo di articolazione ci da un’altezza che ci serve per analizzare il brano:
l’altezza si chiama repercussio (corda di recita). Il cantore si appoggia a quel suono sia per
renderlo intonato, sia per improvvisarci sopra.
All’inizio c’è sempre una nota che si ripete, e si chiama Finalis (corrisponde alla nostra tonica, è
una nota di riposo). Il sistema di riferimento sono i modi ecclesiastici, il cantore sapeva
associare un modo, un’altezza, una finalis, una repercussio (la dominante). Il cantore aveva
delle formule: cadenze su cui intonare la finalis. La letteratura omerica è piena di formule
(achille – pelide achille, ad esempio). Il cantore si orientava tra modi e formule per
improvvisare.
Nell’800 viene tutto accorpato nel gregoriano. L’amplificazione in verticale del gregoriano ci
sarà dall’1000.
Nel tractus si associano dei modi ai pezzi, e si parla di modi associati ai modi greci. I modi greci
erano organizzati in senso discendente e per tetracordi. La scelta dei modi greci era di natura
etica, scegliere un modo piuttosto che un altro equivaleva ad appoggiarsi ad un ruolo, una
caratteristica.
Dall’800 i modi gregoriani hanno una valenza grammaticale, perdono valenza etica. Non è il
modo che ha influenza, ma il testo che influenza sull’etica e sull’uomo.
Questi modi vengono organizzati; nella pratica veniva usata la corda di recita e poi tra questa e
la finalis, e da lì si è costituita tutta la scala.
Dividiamo i modi in autentici e plagali: primo modo è dal re, secondo modo è plagale e parte
dal la (la finalis è la tonica). Il modo plagale inizia sempre una quarta sotta. Il plagale mi
consente di arrivare dove l’autentico non arriva. Questo è stato un modo del gregoriano di
mettere tutti gli altri modi sotto questa grammatica.

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