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Analisi del primo movimento della Sonata per violoncello di Ligeti

Analisi formale, melodica e tematica

Il primo movimento è diviso in due sezioni, segnalate da due indicazioni


metronomiche diverse: la prima parte (mm 1-9) presenta l’indicazione Adagio,
mentre la seconda (mm 10-17) deve essere suonata “Poco più mossa”.
Nella prima sezione si possono riconoscere due temi diversi:
Primo tema

Secondo tema

Notiamo subito che i due temi presentano svariati elementi in comune ed elementi
contrastanti. Innanzitutto, notiamo come le prime nove note dei due temi abbiano la
stessa ritmica, somiglianza nelle legature ad evidenziare una simile struttura
fraseologica. Analizzando le differenze dei due temi
si nota subito come questi abbiano una direzione melodica diversa; il primo tema
nella prima semifrase tende (anche se con diversi cambi di direzione) verso l’alto,
mentre la seconda presenta un’unica direzione discendente. La prima semifrase dl
secondo tema (prime 11 note) hanno una direzione melodica quasi identica a
quella della seconda semifrase del primo tema, mentre la seconda semifrase
assomiglia per direzione alle prime undici note del primo tema.
Analizzo le direzioni melodiche nello schema seguente:
1 tema
2 tema

Come accennato sopra è evidente una somiglianza tra la prima semifrase del primo
tema con la seconda semifrase del secondo, così come la seconda semifrase del
primo tema e la prima del secondo.
Procedendo nell’analisi, si evince come il “Dialogo” sia strutturato in forma sonata,
infatti i due temi (il primo ha un incipit in Sol minore, il secondo inizia in Re
maggiore), grazie alla loro struttura fraseologica e ai loro diversi centri tonali sono
equiparabili ai due temi della sonata classica. Un altro indizio a
sostegno dell’ipotesi fa riferimento alla seconda sezione del movimento, in cui i due
temi subiscono uno sviluppo simile a quello della sonata classica. Infatti, si può
interpretare l’Adagio come un’Esposizione, mentre il poco più mosso assume le

caratteristiche dello Sviluppo. Nell’Adagio inoltre incontriamo spesso degli


accordi pizzicati (spesso glissati) che interrompono le varie melodie.

Dopo un’attenta analisi si evince come questi accordi siano triadi minori quando la
loro direzione è ascendente, maggiori invece se hanno direzione discendente.
Si possono dare svariate interpretazioni a questi accordi, una di queste può
riguardare la direzionalità. Come si può notare infatti la combinazione “ascendente
= minore” e “discendente = maggiore” viene rispettata anche nella costruzione dei 2
temi; mentre il primo tema inizia in minore con direzione verso l’alto, il secondo ha
un carattere discendente ed un incipit in maggiore.

Nella seconda parte del movimento i due temi vengono sviluppati, accavallati ed
“escono” dai registri nei quali erano stati relegati nell’esposizione. Armonicamente
questa sezione è più movimentata, assistiamo a rapide modulazioni e ad un
continuo intrecciarsi dei temi e di incisi ascoltati nell’adagio
Si noti come il primo tema alla battuta 17 venga fatto suonare (seppur con qualche
variazione) nella tonalità di partenza, assumendo una funzione simile a quella della
ripresa della sonata classica.

Quindi, grazie a:
 Presenza di due temi contrastanti (uno sul Sol minore l’altro sul Re maggiore)
 Contrapposizione tonica dominante
 Sezione dedicata allo sviluppo di temi già presentati
 Un ritorno armonico e tematico a ciò che è stato ascoltato all’inizio
Possiamo sostenere l’ipotesi che Ligeti abbia inteso questo movimento seguendo
la struttura e le peculiarità della sonata classica

Analisi armonica

Passiamo ora ad un’analisi armonica del brano.


Iniziando dall’adagio (trascurando per ora gli accordi in glissando) notiamo come i 2
temi stabiliscano immediatamente una tonalità già dalle prime tre note (la terza
nota dei temi corrisponde alla cosiddetta “caratteristica”). Se però il primo tema
rimane sostanzialmente entro il Sol minore, altrettanto non si può dire del secondo
tema, che ha una maggiore flessibilità armonica, infatti dall’iniziale tonalità di Re
maggiore passa nel giro di qualche nota al Do minore.
Notiamo come il primo tema abbia come prima nota il Sol, mentre come ultima nota
il Re.
Ligeti inoltre ci fa sentire due volte il primo tema, la prima volta in Sol minore, la
seconda volta (a distanza di qualche nota) nella tonalità di Re minore. Ciò favorisce
la transizione tra il Sol minore del primo tema e il Re maggiore del secondo.
Dopo aver presentato il secondo tema (seguito dall’accordo di Do minore) vengono
ripresentati di seguito i due temi, notare come il secondo tema venga armonizzato
grazie alla tecnica delle corde doppie, così come il primo tema che si conclude
sull’accordo di Re maggiore.
In totale il primo tema è stato presentato 4 volte: 3 in Sol minore e una in Re
minore; il secondo tema invece due volte.
Passiamo ora al “Poco più mosso”
Come accennato sopra questa sezione, rispetto alla precedente, è più movimentata
dal punto di vista armonico. Il primo tema viene ripreso (con qualche variazione)
nella sua tonalità originaria, e attraverso l’utilizzo delle doppie corde viene
riproposto a canone, intrecciandosi con quello originario.

Si noti inoltre come il tema viene spesso armonizzato, attraverso un procedimento


simile a quello che aveva subito il secondo tema (battuta 9).
Alla fine, il tema si conclude sull’accordo di Re maggiore, che preannuncerà la
tonalità (Sol) del secondo tema.
Il secondo tema viene presentato variato rispetto a ciò che avevamo sentito
nell’Adagio. La tonalità sembra essere Sol maggiore, e, seppur mantenendo una
direzione iniziale discendente, l’intervallo tra le prime due note è più ampio rispetto
al precedente

Dall’iniziale tonalità di Sol maggiore si passa a quella di Do (maggiore o minore?).


Frammenti melodici di Do maggiore vengono affiancati da altri di Do minore,

La frase termina su un accordo di Do maggiore.


Successivamente l’inciso in cui il primo tema parte a canone viene ripreso, con la
differenza che la nota di partenza è il Do, e che questa idea viene ripetuta per più
volte, adesso i temi vengono fatti sentire nuovamente ed il centro tonale passa da
Do a Mib maggiore al Sol minore, la tonalità di arrivo.
Il primo tema viene fatto sentire un’ultima volta, e viene “armonizzato” in maniera
quasi identica a quanto avvenuto nella battuta 9.

L’ultimo accordo che sentiamo è un Re maggiore, pensato probabilmente per fare


da ponte con il secondo movimento (in Sol).
In conclusione, posso sostenere l’ipotesi che la struttura del brano sia riconducibile
a quelle della forma sonata e che sia presente durante tutto il Dialogo un
movimento verso il quinto grado, la dominante.
Passiamo ora all’analisi armonica degli accordi in pizzicato che compaiono molte
volte nel corso dell’opera.
Nella prima battuta analizzando questi accordi non a coppie (come fatto sopra), ma
a gruppi di 4 notiamo che, innanzitutto il primo e l’ultimo sono rispettivamente Re
minore e La maggiore (tonica dominante) e che se sommassimo tutte le note
otterremmo la scala di Re minore. Ciò non si verifica con gli altri accordi pizzicati ed
in glissando.
Un’altra interpretazione possibile è che il primo tema sia costruito sul modo frigio
partendo dal re. Questa ipotesi è sostenuta da alcuni elementi che compaiono nel
corso dell’opera:
1. Il primo accordo che sentiamo è un accordo di Re minore
2. La sezione Adagio termina su un accordo di Re maggiore
3. L’ultimo accordo che sentiamo è un accordo di Re maggiore
4. I primi 4 accordi formano una scala di Re minore
Analisi Tecnico/ Strumentale

In questo movimento notiamo come, sin dalla prima battuta Ligeti abbia esplorato
una delle caratteristiche peculiari degli strumenti ad arco: le corde doppie.
Innanzitutto, restando sempre alle prime 4 note notiamo come queste combinino
insieme più tecniche strumentali proprie del violoncello (e degli altri archi). Accordi
di tre note vengono suonati in pizzicato e glissando si muovono in direzione
ascendente o discendente, mantenendo i rispettivi intervalli. Un passaggio che solo
uno strumento ad arco può suonare in maniera soddisfacente. Inoltre, il violoncello,
grazie alla sua grandezza e a una maggiore lunghezza delle corde, rispetto ad
esempio a una viola o a un violino, può rendere il glissando in maniera efficace,
senza che il suono si esaurisca prima del dovuto.
Notiamo come il primo tema deve essere suonato interamente sulla IV corda,
probabilmente per conferire al tema un timbro ben distinto e riconoscibili. Infatti,
troviamo la stessa indicazione anche la seconda volta che incontriamo il tema.
Inoltre, si osservi come spesso il primo tema venga presentato da solo,
accompagnato dall’indicazione P, mentre il secondo tema compare in mf e f, e,
oltre appartenere ad un registro differente a quello del primo tema, viene arricchito
da svariate corde doppie, che ne incrementato anche la dinamica.
Nel Poco più mosso il compositore fa un uso massiccio di corde doppie e triple,
conferendo dinamismo e corpo al brano. Si noti come spesso una nota venga
“armonizzata”, diventando la terza di un accordo maggiore.

Molto interessante questo passaggio dove il primo tema viene presentato più volte
a canone, e il compositore grazie ad una buona conoscenza tecnica dello
strumento e all’utilizzo di pause (in modo da consentendo alla mano di restare nella
stessa posizione fino al re) riesce a rendere suonabile una successione così
serrata di note

Un altro passaggio interessante dal punto di vista tecnico si ha alle battute 8 e 9,


dove la mano sinistra ha il compito di effettuare le note in pizzicato, in quanto la
destra non può interrompere l’arcata per suonare rispettivamente il Fa e il Sib

Si può dunque affermare che Ligeti abbia approfondito in questo brano molte
caratteristiche del violoncello, sia la sua natura cantabile e melodica, sia quelle
sonorità forti e secche ottenibili grazie ad un buon uso di arcate e doppie/triple
corde.

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