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ANALISI: La boutique del mistero 

(1968) di Dino Buzzati raccoglie trentuno


racconti caratterizzati dai temi più cari allo scrittore di origine bellunese.
Nella lettura coinvolgente immediate sono le tematiche trattate: l’inesorabilità e
l'imprevedibilità del destino a cui non ci si può sottrarre, l'inesplicabilità di alcune
presenze (Il mantello: "...chi fosse il misterioso individuo che passeggiava su e giù
per la strada, in attesa, chi fosse quel sinistro personaggio..."), il mistero che
avvolge l’esistenza, l’assurdità di certe situazioni "normali" (L’uovo, Questioni
ospedaliere), la paura irrazionale del buio e di fenomeni che infrangono le leggi
fisiche (La goccia: "Una goccia d'acqua sale i gradini della scala. La senti? Disteso
in letto nel buio, ascolto il suo aecano cammino. Come fa? Saltella? Tic, tic, si ode
a intermittenza... Tic, tic, misteriosamente, di gradino in gadino. E perciò si ha
paura."), la meraviglia di un immaginario mondo oltre la morte (L'assalto al Gran
Convoglio), il flusso inarrestabile del tempo (I sette messaggeri), la vana attesa del
futuro (Sette piani), l’angoscia metafisica, l’assenza di speranza (I topi, La giacca
stregata), l’imminenza di una catastrofe (Eppure battono alla porta, Una cosa che
comincia per elle), l’ignoto inquietante (Qualcosa era successo), l'assurdità (Il cane
che ha visto Dio), la riflessione sul ruolo di intellettuale e poeta (Ricordo di un
poeta, Riservatissima al signor direttore), l’incapacità di cogliere la felicità che la
vita può offrire (Il colombre: "Stefano la prese fra le dita e guardò...che dà a chi la
possiede fortuna potenza, aore e pace dell'animo. Ma ormai era troppo tardi.")...
La boutique del mistero" è una raccolta di trentuno racconti pubblicati in diversi
volumi e ordinati dallo stesso autore "nella speranza di far conoscere il meglio di
quanto ho scritto". Il racconto di Buzzati è un momento di indagine profonda,
un'esplorazione emozionante in un'atmosfera magica. Poche volte, nella letteratura
italiana, uno scrittore ha indagato così a fondo il mistero che circonda l'uomo
contemporaneo, le debolezze e i paradossi che lo caratterizzano, la sua solitudine,
le sue esperienze. In quest'ottica, "La boutique del mistero" (con i suoi più famosi
racconti: "Il colombre", "I sette messageri", "Sette piani", "Il mantello") offre al
lettore la possibilità di sperimentare la finezza di stile di cui uno dei più grandi
autori italiani del Novecento, nelle cui pagine coesistono allegorie inquietanti,
spunti surreali, invenzioni fantastiche e dati di cronaca, o presunti tali, che
sembrano rimandare a possibili realtà metafisiche.

RIASSUNTI

racconto 3 Una goccia


Non occorre che si verifichi un’intera inondazione perché il mistero bussi alla
porta turbando il quieto vivere di tutti: basta una sola goccia d’acqua.
Una semplice, piccola goccia d’acqua che si permette però di contraddire le leggi
di natura.
E’ una goccia d’acqua che sale le scale.
“E perciò si ha paura.”

Questo è il tema inquietante di un altro famoso racconto che fa parte della


“boutique”: Una goccia.
L’argomento dunque è presto detto: di notte “lungo la tromba delle scale lettera E
dello sterminato casamento” si verifica un fatto apparentemente insignificante,
quasi impercettibile, ma misterioso e angosciante nella sua straordinarietà: una
piccola goccia d’acqua sale le scale e il suo curioso rumore che risuona nel silenzio
turba il sonno di tutti gli inquilini.

1. I SETTE MESSAGGERI
La vicenda de “I sette messaggeri” è collocata in un’epoca antica indeterminata.
Protagonista del
racconto è un principe, di cui non si conosce il nome, che poco più che trentenne
lascia la sua
reggia e parte con pochi fedeli sudditi per esplorare il regno di suo padre fino
all’estrema frontiera,
impresa ritenuta inutile ed insensata, trascorrendo, infatti, otto lunghi anni senza
che il principe
veda la minima traccia del confine del regno. Nel frattempo i rapporti con la
capitale diventano
sempre più radi nonostante l’azione di sette messaggeri instancabili che il principe
ha al suo
seguito.
Forse il confine non esiste, o forse il principe lo varcherà senza nemmeno
accorgersene. Nel corso
degli anni la sua psicologia si evolverà: alla sicurezza di sé, alla spensieratezza,
alla fiducia nella
propria missione si sostituiscono esitazione, preoccupazione, sfiducia.
Quindi, il protagonista decide che i suoi cavalieri muteranno il loro ruolo: “Per
questo io intendo
che Ettore e gli altri messi dopo di lui, quando mi avranno nuovamente raggiunto,
non riprendano
più la via della capitale ma partano innanzi a precedermi, affinché io possa sapere
in antecedenza
ciò che mi attende“ = curiosità verso ciò che lo aspetta.
- È ciò che secondo Buzzati accade agli esseri umani man mano che procedono
negli anni: sanno
con certezza dove sono le loro radici, da dove sono partiti, ma nulla conoscono
della loro
destinazione, dello scopo della loro vita, del confine estremo in cui essa si
congiunge alla morte.
2. L’ASSALTO AL GRANDE CONVOGLIO
Il capo brigante Planetta, cacciato dai suoi compagni dopo essere stato in galera
viene raggiunto
da un ragazzo che, credendolo ancora capo dei briganti, chiede di unirsi a lui. Il
vecchio accetta e
gli promette che andranno all’ assalto del leggendario Grande Convoglio. Ma il
ragazzo scopre la
verità e lo abbandona. Planetta però decide di andare ad assaltare il grande
convoglio da solo, ma
viene raggiunto dal ragazzo che tenta di fargli cambiare idea. Purtroppo vennero
visti e uccisi, ma
ebbero la possibilità di unirsi ai capi dei briganti defunti.
3. SETTE PIANI XXX
Giuseppe Corte, uomo d’affari, si reca in una speciale casa di cura per guarire da
una leggera
forma di febbre. Il sanatorio, edificato su sette piani, presenta una caratteristica
particolare: i
pazienti vengono alloggiati piano per piano a seconda della loro gravità, partendo
dal settimo per
le forme leggerissime. Il signor Corte viene visitato e sistemato al settimo piano.
Dopo un po’ il
paziente non accenna a miglioramenti, così con una scusa viene trasferito al sesto
piano. Dopo
essere stato tranquillizzato sulla sua situazione, il signor Corte scende ancora di
piano per delle
cure. Egli, che è definito così sano da poter essere dimesso, incomincia a
preoccuparsi per la sua
salute. Anche per questo continua ad essere trasferito verso il pianoterra, luogo dei
moribondi.
Giunto dunque al primo piano, Giuseppe Corte muore avvilito per l’insieme di
errori formali che
hanno causato la sua rapida discesa verso "il basso".
4. EPPURE BATTONO ALLA PORTA
In un palazzo aristocratico una nobile famiglia si ritrova insieme ad alcuni invitati,
mentre
all’esterno imperversa un tremendo temporale,. Nessuno, tranne pochi dei presenti,
si accorge del
fatto. I contadini vengono trafelati ad avvisare della violenza inaudita della natura.
La servitù è
scappata, ma l’ottusità di chi non concepisce, come la signora Goru, che possa
accadere qualcosa
contro la sua volontà, fa sì che la casa sia inghiottita dal fiume, insieme con tutti gli
occupanti,
senza che nessuno muova un dito.
5. IL MANTELLO
Giovanni, un soldato, torna a casa dalla madre, ma la felicità del rientro è turbata
dalla presenza di
un “amico” di Giovanni, che lo aspetta fuori dal cancello e da cui Giovanni deve
assolutamente
ritornare al più presto. Quell’amico è in realtà la morte, che ha permesso a
Giovanni di essere
rivisto l’ultima volta dai suoi cari, anche se colpito mortalmente durante la guerra.
Se ne accorge il
piccolo fratellino Pietro, scostando il lembo del mantello che Giovanni non si era
mai tolto durante
l’ultimo commiato.
6. UNA COSA CHE COMINCIA PER ELLE
È la lebbra, contratta dal mercante Cristoforo Schroeder, a sua insaputa, quando si
è fatto aiutare
da un lebbroso a spingere una carrozza. Quando il mercante ha incominciato a non
sentirsi bene,
ha chiamato il medico, sperando di trovare in lui un aiuto, ma il medico-Griso
avvisa l’Alcade, che
costringe poi il mercante a girare seminudo con la campanella del lebbroso.
8. LA CANZONE DI GUERRA
I generali di un esercito vittorioso continuano ad avanzare e ad aggiungere vittoria
su vittoria, ma i
soldati intonano un inno che, invece di di magnificare le gesta eroiche dell’armata,
prospetta per
tutti il non-ritorno e la morte. Infatti la profezia si avvera, perché le truppe si sono
spinte troppo
avanti.
couticità personaggi assenti

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