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ESTRATTO

B I B L I OT E C A DI «SIC ILIA ANTIQVA»


c ollana di retta da ernesto de miro

1.
UNIVERSITÀ DI PERUGIA

UNIVERSITÀ DELLA BASILICATA


scuola di specializzazione in arc heologia di matera

ENTE PARC O AGRIGENTO


SICILIA ellenistica,
C o N s u e t u d o i ta l i c a
ALLE ORIGINI D E L L’ A RC H I T E T T U R A
ELLENIST I C A D ’ O C C I D E N T E

spoleto
c omplesso monumentale di s. nic olò
5- 7 novembre 2004

a cura di
massimo osanna e mario torelli

ROMA
EDIZI ONI DELL’ATENEO
2006
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isbn 88-8476-104-2
SOMMARIO

Mario Torelli, Introduzione 11


Lorenzo Campagna, L’architettura di età ellenistica in Sicilia: per una rilettura del quadro generale 15
Massimo Osanna, Architettura pubblica e privata a Kossyra 35
Pierfrancesco Vecchio, Proposta preliminare di articolazione in fasi per l’abitato di Kossyra, Acropoli di S. Marco (saggi ix-x) 51
Thomas Schäfer, Decorazione architettonica e stucchi di Cossyra 57
Ernesto De Miro, Agrigento in età ellenistica. Aspetti di architettura 69
Gioacchino Francesco La Torre, Urbanistica e architettura ellenistica a Tindari, Eraclea Minoa e Finziade: nuovi dati e pro-
spettive di ricerca 83
Umberto Spigo, Tindari. Considerazioni sull’impianto urbano e notizie preliminari sulle recenti campagne di scavo nel settore
occidentale 97
M. Cecilia Parra, Note di architettura ellenistica a Segesta, intorno all’agorà 107
Rossella Giglio, Pierfrancesco Vecchio, Nuovi dati su Lilibeo ellenistica 123
Francesca Spatafora, Gilberto Montali, Palermo: nuovi scavi nell’area di Piazza della Vittoria 133
Chiara Pilo, La villa di Capo Soprano a Gela 153
Alessia Mancini, Architettura domestica a Morgantina 167
Chiara Albanesi, Architettura ellenistica a Solunto: un caso singolare di teatro-tempio? 177
Massimo Frasca, Centuripe ellenistica. Il quadro generale 193
Rosario P. A. Patané, Centuripe ellenistica. Nuovi dati dalla città 201
Enzo Lippolis, Ricostruzione e architettura a Taranto dopo Annibale 211
Fabrizio Pesando, Il ‘secolo d’oro’ di Pompei. Aspetti dell’architettura pubblica e privata nel ii secolo a.C. 227
Vassilis Tsiolis, Fregellae: il complesso termale e le origini degli edifici balneari urbani nel mondo romano 243
Jacopo Bonetto, Persistenze e innovazioni nelle architetture della Sardegna ellenistica 257
Fabrizio Pesando
IL ‘SECOLO D’ORO’ DI POMPEI.
ASPETTI DELL’ARCHITETTURA PUBBLICA E PRIVATA NEL II SECOLO A.C.

Premessa delle conclusioni prospettate in quegli studi sono inaccettabili ;


dunque, per chi scrive, la Pompei ellenistica è ancora – e nono-
S ottolineare ancora una volta il binomio Pompei-elleni-
smo potrebbe suonare come un’ovvietà, visto il ruolo cen-
trale che lo studio della città campana ha avuto nella ricostruzio-
stante tutto – quella illustrata in anni recenti da H.Lauter, 5 J.
De Waele, 6 S. De Caro, 7 P. Zanker, 8 F. Coarelli 9 e dai nume-
rosi studi dedicati all’edilizia privata d’età sannitica. 10 Tuttavia,
ne di questo complesso fenomeno storico e culturale nell’ambito un’occasione di riflessione sull’ellenismo a Pompei e del suo
dell’Italia antica. 1 Tuttavia, è bene spendere ancora qualche pa- intrecciarsi con una romanizzazione (o autoromanizzazione, se-
rola introduttiva al fenomeno delle manifestazioni ellenistiche a guendo la felice definizione coniata da F. Coarelli) 11 che mostra
Pompei, dal momento che, in anni recenti e talvolta in maniera precocemente i suoi effetti già a partire dal pieno ii secolo a.C.
troppo sbrigativa, taluni filoni della ricerca archeologica hanno si rende quanto mai necessaria ora che pubblicazioni analitiche
riconosciuto in tutta la “panoplia monumentale” esibita nelle su importanti monumenti rimasti inediti per più di due secoli
aree pubbliche e sacre della città l’effetto della romanizzazione a dispetto della loro notorietà (la Basilica, 12 il Tempio Dorico
avvenuta all’indomani della deduzione coloniale dell’80 a.C. e l’area del Foro Triangolare) 13 e una cospicua serie di nuovi
Non è certo questa la sede per esaminare in dettaglio le singole dati emersi dalle numerose attività di scavo in corso permettono
argomentazioni sostenute in alcune di queste proposte ; mi limi- di avere le idee più chiare sullo sviluppo urbanistico e monu-
terò solo a segnalare ad un uditorio magari non del tutto adden- mentale di Pompei prima e durante il suo periodo di maggior
tro alle recenti discussioni della pompeianistica che, seguendo floridezza, vale a dire il ii secolo a.C. 14
le conclusioni di questi studi, molti, se non tutti, i monumenti L’intreccio che collega la crescita di Pompei ai nuovi rap-
pompeiani ritenuti in genere capisaldi di intere tipologie archi- porti che l’intero comparto della Valle del Sarno ebbe con
tettoniche dell’ellenismo in area italica (dal Tempio di Apollo a il mondo romano a partire dalla fine del iv secolo a.C. ha
gran parte delle costruzioni del Quartiere dei Teatri, dal Tem- inizio a pochi anni di distanza dall’incursione effettuata nel
pio di Giove agli edifici del Foro Civile, Basilica compresa) 310 a.C. dai socii navales nell’agro nucerino (Liv. 9,38,2-4).
sono stati riferiti alla piena età romana. 2 Di fatto, partendo dalla Significativamente, in quell’occasione Pompei viene dapprima
condivisibile esigenza di definire con maggiore chiarezza taluni ignorata dalla flotta che pure lì è sbarcata ed è quindi difesa da
sviluppi dell’organizzazione monumentale di Pompei, si è giunti un esercito tumultuario costituito non da milizie cittadine ma
ad azzerare un’intera fase di vita della città, quell’Età del Tufo da agrestes ; questi ultimi, forse legati da vincoli di servitus ad
che generazioni di studiosi – da J. Overbeck ad A. Mau, da A. una ricca aristocrazia fondiaria come suggeriva E. Lepore, 15
Sogliano ad A. Maiuri – avevano riferito al pieno ii secolo a.C. vivono non in città, ma nel territorio, secondo una modalità
sulla base dell’attento e meditato incrocio di dati epigrafici, ar- che, durante gran parte del periodo lucano, trova significativi
cheologici e stilistici (Fig. 1). Per difetti nel metodo (illuminante confronti nella non lontana Poseidonia. 16 Dopo quella data,
Pompei (e probabilmente anche gli altri centri della valle del
Sarno) cambia profondamente aspetto, segno che qualcosa è
mutato nel sistema insediativo allora dominante. Se il v e il
iv secolo a.C. sembrano coincidere con una contrazione del-
l’abitato all’interno del pianoro, 17 i primi decenni del iii seco-
lo vedono infatti un rifiorire di attività edilizie, concentrate
soprattutto nelle grandi aree pubbliche. Al di là del possibile
significato politico rivestito dalla rinnovata decorazione ar-
chitettonica del Tempio Dorico, nella quale le antefisse con
testa di Atena frigia si alternavano a quelle del locale eroe
Eracle 18 e Minerva compariva in una metopa di soggetto mi-
tologico (Figg. 2-3), è significativo che la ripresa di interesse
nei confronti di una delle più importanti aree sacre della città
arcaica coincida proprio con l’inserimento di Pompei fra le
comunità alleate di Roma. 19 La costruzione, in questo stesso
Fig. 1. Distribuzione degli edifici pubblici, religiosi e delle abitazioni ari-
stocratiche d’età tardo- sannitica (da Lauter, con integrazioni). 5
Lauter 1979, pp. 416-436. 6
De Waele 2001. 7
De Caro 1991.
8 9
Zanker 1993. Coarelli 2001 ; Coarelli 2002.
a questo proposito il titolo di un programma di ricerca : “Publi- 10
11
Wallace-Hadrill 1994 ; Pesando 1997 ; Dickmann 1999.
12 13
ca magnificentia” and the Tufa Architecture of Augustan Pompeii, Coarelli 1991. Ohr 1991. De Waele 2001.
14
Tra le nuove acquisizioni figura anche l’attribuzione all’età medio e tardo san-
che anni prima di iniziare il lavoro sul campo si prefiggeva di nitica del santuario di Venere presso Porta Marina ; per una prima sintesi cfr. Curti
scardinare la “tradizione pompeianista” 3) e nel merito (imbaraz- 2004.
15
zanti disattenzioni sulla documentazione epigrafica osca o sul- Lepore 1979, p. 15.
16
Sulle modalità di insediamento nella chora pestana fra v e iv secolo a.C. si
l’inquadramento tipologico di intere classi di materiali 4) molte rimanda a Longo 1999.
17
Sullo storia urbana della città fra l’età arcaica e la fine del iv secolo a.C. cfr. De
1
Fondamentali sono ancora i numerosi contributi apparsi in Hellenismus in Mit- Caro 1992, p. 71 sg. ; sulle possibili motivazioni della contrazione dell’insediamento
telitalien (1976), nei quali i rimandi a Pompei costituiscono lo sfondo per tutta una fra v e iv secolo e sul suo possibile riflesso sull’urbanistica d’età sannitica cfr. in
serie di tipologie architettoniche presenti sull’intero territorio della Penisola. generale Coarelli-Pesando 2004.
2 18
Dobbins et alii 1998 (riserve sul metodo applicato nella ricerca in Guzzo-Pe- Sulla questione si rimanda ai contributi di Luca Cerchiai, Stefano De Caro e
sando 2002) ; Carrol-Godden 2000 ; Carafa 2002 ; Dobbins 2005. Mario Torelli contenuti in L’iconografia di Atena, 2002.
3 4 19
Dobbins 1992. Dobbins 1998 e soprattutto Carrol-Godden 2000. Anche gli ex-voto fittili rinvenuti nella stipe votiva del santuario, una parte
228 fabrizio pesando

La Regio VI : tempi e modi di


occupazione di un quartiere
di Pompei nel iii secolo a.C.
Negli ultimi anni, varie iniziative di
studio hanno proposto nuovi dati
sull’età medio-sannitica di Pompei e
soprattutto sulle diverse fasi edilizie
documentate in alcuni quartieri abi-
tativi. Fra questi, il più conosciuto al
momento è la Regio vi, cioè il settore
nord-occidentale della città attraver-
sato dalla viu sarinu, coincidente in età
romana con la Regio/Vicus Salinien-
sis 4 (Fig. 4). Come già documentato,
sia pur in maniera frammentaria, da
scavi stratigrafici effettuati in altre aree
della città (e.g. al di sotto dei nuclei
Fig. 2. Tempio Dorico, decorazione di fine iv-inizi iii secolo a.C. : antefisse con testa di Atena ed Eracle. edilizi più antichi della Casa di Tritto-
lemo (vii, 7,2), 5 della Casa del Gallo
(viii, 5,2 e 5) e della Casa del Citarista: i, 4, 5) 7 le case più anti-
6

che – spesso individuate al di sotto di domus di ii secolo a.C. che


di esse mantennero solo le facciate ed i muri perimetrali – sorse-
ro isolate o al massimo raggruppate a coppie fra ampi spazi non
edificati, disponendosi anche in prossimità dell’agger delle mura 8
(Fig. 5). Impianti produttivi sembrano aver garantito la disponi-
bilità di materiale edilizio prima e forse anche durante la costru-
zione delle più antiche abitazioni. Al di sotto di un cubicolo della
Casa dei Fiori (vi,5,8), un’abitazione della fine del iii secolo a.C.
significativamente posta al margine del Santuario della Colonna
Etrusca, è stata infatti scoperta una fornace per la produzione di
tegole, coppi e grandi contenitori utilizzata prima della costruzio-
ne della casa (Figg. 6-7) ; la fornace funzionò durante la prima fase
Fig. 3. Tempio Dorico, decorazione di fine iv-inizi iii secolo a.C. : meto-
pa in tufo con raffigurazione del supplizio di Issione (o della costruzione 4
Lo studio del quartiere è l’obiettivo del “Progetto Regio VI”, che vede im-
della nave Argo ?). pegnate dal 2000 équipe delle università di Perugia, Venezia, Trieste, Siena e del-
l’Orientale di Napoli. Finora sono state indagate le insulae 2,5,7,9,10,13,14. In ma-
niera sommaria, è bene riassumere la metodologia utilizzata che prevede : a) analisi
periodo, di un edificio per banchetti in un’area posta a ridosso delle stratigrafie murarie di tutte le unità abitative e commerciali presenti in cia-
della piazza forense, 1 oltre ad indicare le forme in cui si esprime- scun isolato. b) individuazione delle cronologie relative e assolute sulla base delle
va la coesione fra i gruppi aristocratici dell’epoca, mostra anche stratigrafie verticali e della loro associazione con partiti decorativi, tecniche edilizie
e oggetti mobili datanti. c) verifica delle cronologie attraverso l’esecuzione di saggi
la ricezione in ambito locale di strutture di chiara ascendenza di scavo mirati. Fino ad oggi sono stati eseguiti più di ottanta saggi di scavo nelle
greca (pastades, andrones) e la disponibilità, da parte della locale insulae sopra ricordate, che hanno avuto come oggetto non solo i punti in cui l’os-
élite, di servirsi di manodopera specializzata in grado di decora- servazione di alcune anomalie edilizie suggeriva l’esistenza di strutture più antiche
al di sotto di abitazioni utilizzate fra il ii secolo a.C. e il 79, ma anche le aree degli
re con cura l’edificio, che già nella fase di inizio iii secolo a.C. isolati che risultavano essere state più tardivamente occupate. L’incrocio sistematico
è dotato di rivestimenti parietali di I Stile e di pavimenti in coc- di tutti questi dati ha consentito di ricostruire, per le fasi più antiche, un panora-
ciopesto decorato. ma insediativo piuttosto articolato, nel quale ad una primitiva divisione di lotti di
differente ampiezza (conseguenza evidente della stratificazione sociale operante nel-
Che la comunità pompeiana disponesse in quel periodo di la società pompeiana d’età medio-sannitica) seguì una lenta occupazione delle aree
adeguate risorse con cui finanziare la costruzione di grandi ope- edificabili (su questo punto cfr. già Pesando 1997, pp. 183-187). Ci è sembrato che
re pubbliche – quali una nuova fortificazione – o con cui im- questa metodologia, che richiede un impegno costante di tempo ed energie, sia l’uni-
ca praticabile per lo studio delle aree urbane destinate all’edilizia privata e, crediamo,
postare un coerente sistema di espansione urbana attraverso la l’unica in grado di ovviare ad uno degli inconvenienti più comuni di tante ricerche
definizione del reticolo viario e la divisione in lotti delle aree in atto a Pompei come in altri siti antichi, ossia quello di proiettare apoditticamente
edificabili era cosa nota da tempo. 2 Più sfuggenti erano invece i i dati provenienti da limitate indagini di scavo (spesso appena in grado di chiarire
solo lo sviluppo complessivo di un solo edificio) all’intera città e, talvolta, ad intere
contorni reali di questo sviluppo urbano, una volta abbandonate tipologie insediative. Anni di indagini sulla complessa documentazione offerta dal-
le facili e troppo semplicistiche ricostruzioni della pompeiani- l’edilizia privata nel mondo antico hanno ormai da tempo consigliato a chi scrive una
stica ottocentesca, che sembrava aver individuato tutte le tappe buona dose di cautela : ciò che qui si espone riguarda le caratteristiche di un settore
(la Regio VI) di una determinata città antica (Pompei) in un determinato periodo (il
di una progressiva crescita della città dall’età arcaica all’epoca iii e il ii secolo a.C.). È già molto, ma non è tutto.
romana ; la Pompei del iii secolo a.C. sembrava infatti quasi 5
Cfr. Maiuri 1973 (=Nsc 1942, pp. 404-415), pp. 128-131; la cronologia suggerita
scomparire in mancanza di adeguati riscontri stratigrafici e si è per questa ed altre “case dell’età del calcare” (pieno IV secolo a.C.) è certamente
troppo alta, come rilevato da Chiaramonte Treré 1990. La sequenza degli inter-
perfino dubitato che l’occupazione dei suoli a fini abitativi avesse venti edilizi documentati nella casa (almeno tre fra l’età sannitica e la prima età impe-
realmente avuto inizio prima del 200 a.C.3 riale) indicano nel III secolo a.C. la probabile data del primo impianto.
6
Per le più antiche fasi edilizie documentate nella Casa del Gallo, il cui impianto
della quale è stata recuperata al di sotto del portico occidentrale dell’hekatonstylon, attualmente visibile va datato alla fine del II secolo a.C. (Dickmann 1999, pp. 58-
testimoniano un’intensa ripresa del culto in età medio-sannitica ; significativamente, 60), cfr. Maiuri 1973, pp. 171-178; diversamente da quanto sostenuto in quella sede, i
tra gli oggetti compaiono anche i votivi anatomici, vero fossile-guida del processo di pavimenti in cocciopesto con decorazione a puntinato della casa più antica rimanda-
romanizzazione dell’Italia centro-meridionale. Sulla stipe ellenistica del Foro Trian- no ad un orizzonte cronologico riferibile al più tardi alla metà del II secolo a.C.
golare si veda D’Alessio 2003. 7
Tommasino 2004, pp. 24-27.
1 8
D’Ambrosio-De Caro 1989. Il quadro di queste acquisizioni è riassunto in Coarelli et alii 2002 ; Coarelli
2 et alii 2003 ; Coarelli-Pesando 2004 ; Coarelli-Pesando et alii 2004 ; Coarelli-
De Caro 1992 ; Coarelli 2002, pp. 38-44.
3 Pesando 2005; Coarelli 2005 ; Pesando 2005; Coarelli-Pesando 2006.
Carafa 1997 e Carafa 2002, pp. 59-60.
il ‘ secolo d ’ oro ’ di pompei. aspetti dell ’ architettura pubblica e privata 229

Fig. 6. Fornace di iii secolo a.C. rinvenuta al di sotto dell’ambiente 3


della Casa dei Fiori (vi,5,9).

Fig. 4. Le insulae oggetto di studio del “Progetto Regio VI”.

Fig. 7. Fornace di iii secolo a.C. rinvenuta al di sotto dell’ambiente 3


della Casa dei Fiori (vi,5,9) : scarti di tegole, coppi e grandi contenitori.

e gli inizi del iii secolo a.C. (Fig. 8), che costituisce pertanto un
prezioso terminus ad quem a cui ancorare il periodo iniziale del-
la frequentazione della “protocasa”. 3 La superficie abitativa era
Fig. 5. Pompei, settore occidentale : distribuzione delle strutture piuttosto ridotta rispetto a quella destinata alle attività domesti-
arcaiche e delle abitazioni di iii secolo a.C. rinvenute nel corso che (cortile con eventuali annessi ; spazio coltivato), occupando
di scavi stratigrafici.
non più di un terzo dell’intero lotto (Fig. 9). Le fauces, sensi-
bilmente spostate rispetto a quelle della casa di ii secolo a.C.,
edilizia documentata nell’insula che, come ha rivelato una serie di
erano affiancate a Nord da un grande ambiente – messo com-
saggi stratigrafici, risale alla seconda metà del iii secolo a.C.
pletamente in luce nel corso degli scavi – e a Sud da due piccole
Lungo Via di Mercurio, la strada arcaica che venne utilizzata
stanze, la cui esistenza è stata accertata solo attraverso studi di
come asse generatore per l’intero quartiere, l’occupazione dei
risonanza geoelettrica, poiché l’elevato livello di conservazione
lotti edificabili sembra essere stata più antica di qualche decen-
nio. Alla prima metà del iii secolo risale infatti il più antico im- 3
La lucerna (h. cm 5 ; lungh. cm 9 ; diam. cm 6,5), scoperta durante la campagna
pianto della Casa del Centauro (vi,9,3-5), 1 che, per comodità, si di scavo del 2004, presenta un graffito inciso all’esterno del serbatoio che non è stato
definirà d’ora in poi come “Protocasa del Centauro”. Il periodo ancora possibile decifrare a causa della presenza delle spesse concrezioni di calce che
di utilizzazione della “protocasa” può essere stabilito con una vi si sovrapposero durante i lavori di ricostruzione della casa. È affine al tipo 25 D
Howland (Howland 1958, pp. 79-80, nrr. 352 e 354), databile fra la fine del iv e gli
certa precisione non solo sulla base dei materiali rinvenuti nelle inizi del iii secolo a.C., come mostrano gli esemplari simili documentati a Cartagine
fosse di fondazione dei muri o al di sotto dei piani pavimentali, 2 (Denauve 1969, pp. 54-55, nrr. 163 e 165 = Gruppo ix), a Corinto (Broneer 1930, p.
ma anche grazie ad alcuni oggetti della suppellettile domestica 47 = Tipo viii) e a Delo (Bruneau 1965, p. 21, nr. 27). Particolari somiglianze sono
riscontrabili con una “grande lucerna a vernice nera con sul disco parecchi graffiti”
che furono inglobati nella colmatura artificiale con cui, intor- rinvenuta nella necropoli dell’Esquilino (Dressel 1880, p. 326, nr. 15 e tav. O, nr.
no alla metà del ii secolo a.C., si rialzò di circa 0,60 m il piano 8 ; per il ritrovamento cfr. anche cil xv,2 782b), ritenuta di produzione campana e
di calpestio prima di procedere ad una radicale ristrutturazione della quale si ricordavano esemplari identici scoperti proprio a Pompei (ivi, p. 326).
Cronologia (fine iv-inizi iii secolo a.C.) e luogo di produzione (Ischia) possono
dell’abitazione, che del precedente impianto conservò solo la essere stabiliti con certezza grazie al rinvenimento di lucerne identiche nello scarico
facciata a blocchi di calcare ed i muri perimetrali settentrionale e di Monte di Vico (Pavolini 1982, p. 143 ; riproduzione della forma in Morel 1976, p.
meridionale in opera a telaio. Fra tali oggetti figura una lucerna 474, fig. 1 ; per la ceramica a vernice nera rinvenuta nello scarico pitecusano cfr. Mo-
rel 1981, p. 47). Da Ischia (e Napoli ?) il tipo si può essere irradiato non solo nella
a vernice nera a serbatoio leggermente convesso e presa laterale zona del Golfo, come testimoniano gli esemplari pompeiani, ma forse anche a Roma
di probabile fabbricazione pitecusana databile fra la fine del iv (su quest’ultimo punto, si rimanda però alle considerazioni espresse da Pavolini
1982, p. 279, nota 11, che propende per un’importazione dalla stessa Grecia : l’ipotesi
1
Sulle fasi edilizie della Casa del Centauro fra la metà del ii secolo a.C. e l’età potrebbe in effetti trovare conforto nella perfetta identità fra l’esemplare romano e
imperiale si veda Guidobaldi-Pesando 1997. il tipo viii Broneer 1930). Il tipo può essere infine confrontato in maniera generica
2
Sui risultati degli scavi effettuati nella Casa del Centauro fra il 2001 e il 2003 si con le lucerne a corpo globulare e presa laterale diffuse in ambito tarantino ed apulo :
rimanda ai contributi citati alla nota 7 a p. 228. cfr. Masiello 1992, p. 62.
230 fabrizio pesando
forse provvisto anche di un’apertura posteriore ; il pavimento,
decorato da un cocciopesto con tappeto centrale in tessellato,
era leggermente rialzato rispetto a quello dell’atrio, secondo una
norma che sarà applicata sistematicamente nei tablini delle case
edificate in età tardo-sannitica e romana (Fig. 10). A Nord del
tablino si trovava un ambiente residenziale, decorato da pitture
e pavimenti di i Stile, mentre a Sud un locale molto semplice,
accessibile dall’atrio attraverso uno stretto varco e quasi del
tutto privo di decorazione, funzionava come stanza da lavoro
femminile e come dispensa. Da questa stanza, attraverso un’am-
pia apertura che immetteva in una sorta di veranda, si giungeva
alla zona posteriore, occupata da un cortile e da un hortus ; in
questo settore, oltre a qualche ambiente di servizio (cucina e la-
trina ?), si trovava una cisterna alimentata dalle acque piovane
convogliate dagli spioventi del tetto. La pianta della “Protocasa

Fig. 8. “Protocasa del Centauro” (vi,9,3). Lucerna a vernice nera (fine


iv-iii secolo a.C.) appartenente alla suppellettile in uso nella casa.
Fig. 10. “Protocasa del Centauro” : a battuto dell’atrio ; b tablino ; c am-
biente residenziale settentrionale ; d fondazione del muro perimetrale
del pavimento del cubicolo con alcova della domus tardo-elleni- orientale (in opera a telaio ?) ; e impluvio di tipo 1A Fadda della Casa del
stica 1 ha impedito di avviare indagini di scavo inevitabilmente Centauro sovrapposto al tablino della “protocasa”.
distruttive. Le due stanze così individuate avevano una larghez-
za diseguale (rispettivamente ca. m. 1,00 e 1,60); sulla base di del Centauro” non è immediatamente assimilabile alla consueta
alcuni confronti presenti in altre case ellenistiche di Pompei (ad tipologia abitativa documentata a Pompei, cioè non ricade né
esempio nella vicina casa VI,7, 16-17 2), è ipotizzabile che una nel tipo di casa ad atrio tuscanico, né in quello delle “casette a
corrisponda ad un piccolo ambiente di servizio -forse utilizzato schiera” diffuse prevalentemente nelle Regiones i e ii. 3 Colpi-
come repositorium o destinato all’ostiarius- e l’altra ad uno stretto sce soprattutto la tripartizione dello spazio al fondo dell’atrio e
la specifica funzionalità degli ambienti lì ricavati : il tablino, la
stanza residenziale a Nord di esso (un triclinio ?) e, a Sud, l’am-

Fig. 9. “Protocasa del Centauro” (prima metà del iii secolo a.C.) : ipote-
si ricostruttiva (in tratteggio l’ingombro della domus di ii secolo a.C.).

vano-scala; la presenza di un piano superiore, esteso quasi certa-


mente solo sul lato della facciata rivolta verso Via di Mercurio, Fig. 11. Casa di Giulio Polibio (ix,13,1-3) : planimetria.
avrebbe così garantito un ulteriore spazio abitativo a disposizio-
ne del nucleo o dei nuclei familiari residenti nella domus. Dalle
fauces si accedeva ad un piccolo atrio disposto trasversalmente e biente a destinazione femminile. In quest’ultimo è suggestivo
coperto da un tetto che andava ad impostare le sue travi ai vertici riconoscere quel tamieion/histeon tipico delle abitazioni greche
dei muri perimetrali. Al fondo dell’atrio si aprivano tre ambienti. e certamente presente nella case delle ellenizzate élites sanniti-
Al centro – e perfettamente in asse con l’ingresso – era il tablino, che e lucane, stanza che sappiamo essere stata a tal punto sentita
come centrale nell’organizzazione della vita domestica da aver
1
Sul cubicolo cfr. Elia 1932, p. 403.
2
Pirson 1999, p. 218, kat. Nr. 45. 3
Nappo 1993-1994.
il ‘ secolo d ’ oro ’ di pompei. aspetti dell ’ architettura pubblica e privata 231
rappresentato l’archetipo monumentale degli “edifici quadrati”
costruiti fra il iv e il iii secolo a.C. in santuari e in aree pubbliche
indigene. 1 Lo schema architettonico della casa, pur inusuale in
ambiente pompeiano forse proprio a causa della sua antichità,
non è tuttavia senza confronti : seppur poco numerose e alterate
nel corso di molteplici rifacimenti, alcune abitazioni databili tra
la fine del iii e i primi decenni del ii secolo a.C. mostrano in-

Fig. 13. “Protocasa del Centauro”, decorazione dell’ambiente situato a


nord delle fauces.

Fig. 14. “Protocasa del Centauro”, decorazione dell’ambiente


Fig. 12. Insula i,11 : casette a schiera. residenziale settentrionale.

fatti elementi di somiglianza con la “Protocasa del Centauro”. domini a cui dovette appartenere la “protocasa del Centauro”.
L’esempio più significativo è quello offerto dal settore anteriore Questa rivela infatti la ricchezza dei proprietari nella ricercata
della Casa di Giulio Polibio, corrispondente all’ingresso nr. 3. decorazione dei suoi ambienti più rappresentativi. Sia il gran-
(Fig. 11). Lì, su un piccolo atrio testudinato disposto trasversal- de ambiente affacciato sulle fauces, sia il vano residenziale che
mente, si affacciavano in origine due ambienti situati ai lati delle confinava a Nord con il tablino (Figg. 13-14) erano infatti deco-
fauces e altri tre sul lato di fondo : il tablino centrale, un ambiente rati da pavimenti in cocciopesto (a puntinato regolare il primo,
residenziale e una stanza che (ancora ?) all’epoca dell’eruzione con tesserine di calcare sparpagliate il secondo) e da pitture di
funzionava come apotheca ; dietro questo settore, dalle misure i Stile, delle quali sono state recuperate, oltre allo zoccolo, de-
quasi coincidenti con quelle della “Protocasa del Centauro”, si corazioni a bugnato, cornici semplici e a dentelli. Di particolare
trovava, forse già durante la prima fase edilizia dell’abitazione, rilievo era il pavimento del tablino, costituito da un cocciopesto
un piccolo atriolo, mentre solo in un periodo successivo venne con inserti calcarei ravvivato in corrispondenza della soglia da
aggiunto il grande peristilio, ricavato probabilmente a spese di un puntinato di grandi tessere bianche e nella parte centrale da
una confinante proprietà. 2 Anche alcune tra le modeste “casette un tappeto mosaicato ; quest’ultimo era inquadrato da una fascia
a schiera” dell’insula i,11 – quale sia stata l’originaria struttu- in tessere bianche di palombino e da un’altra rossa formata da
ra del loro atrio (testudinato o a cortile ; Fig. 12) – presentano scaglie irregolari di terracotta (Figg. 15-16). Non sfuggirà l’im-
alcune affinità con la nostra abitazione, come la disposizione portanza di questo ritrovamento, che documenta una delle più
trasversale della grande stanza comune, la tri/bipartizione dello antiche decorazioni pavimentali in tessellato (per di più in asso-
spazio di fondo e, infine, la maggiore superficie accordata allo ciazione con un cocciopesto) ad oggi conosciute non solo nella
spazio verde rispetto a quello destinato alla vita degli abitanti. 3 città vesuviana, ma anche in area magno-greca e siceliota. 4
Non sfuggirà, tuttavia, che gli esempi qui rapidamente citati si Esponenti ugualmente di spicco della società pompeiana di
riferiscono a un settore abitativo forse casualmente fossilizzato iii secolo a.C. risiedevano anche nella non lontana Casa del Na-
in una domus ristrutturata durante l’età romana (la Casa di Giu- viglio (vi,10,11-12), 5 un’abitazione che si presentava già allora
lio Polibio) e a una tipologia architettonica (quella delle “ca-
sette a schiera”) destinata al ceto meno abbiente della società 4
Sulla documentazione complessiva dei più antichi tessellati conosciuti nell’Oc-
pompeiana d’età sannitica, certo non coincidente con i luxuriosi cidente greco si rimanda a Baldassarre 2001. Un confronto piuttosto puntuale per
l’associazione in questo periodo del cocciopesto con il tessellato è fornito dal pavi-
mento della Tomba dei Cristallini a Napoli, databile fra la fine del iv e i primi anni
1
Greco 1996. 2
Pesando 1997, pp. 137-141. del iii secolo a.C. (Baldassarre 2003, pp. 50-55).
5
3
Pesando 1997, pp. 211-215. Significative convergenze cronologiche sono state registrate con i risultati degli
232 fabrizio pesando
nelle forme della casa ad atrio tuscanico e dalla quale proviene
un rarissimo fregio dipinto di I Stile, raffigurante una teoria di
uccelli con in bocca un ramoscello (Fig. 17) ; eseguito con rapidi
tocchi, il fregio si inserisce nella temperie del medio ellenismo e

Fig. 18. “Protocasa del Granduca Michele” (vi,5,5), planimetria


(campagne di scavo 2003-2004).

Fig. 15. “Protocasa del Centauro”, tablino : particolare della soglia a pun-
tinato e dell’angolo nord-occidentale del tappeto centrale in tessellato.

Fig. 19. “Protocasa del Granduca Michele”, fasi pavimentali


sovrapposte nell’ambiente 8.

Fig. 16. “Protocasa del Centauro”, tablino : particolare del tappeto


centrale in tessellato.

Fig. 20. “Protocasa del Granduca Michele”, oecus.

Fig. 17. Casa del Naviglio (vi,10,12), fase d’età medio-sannitica : fregio
figurato di i Stile.

scavi effettuati dall’équipe olandese in un’altra domus ad atrio della Regio VI con fac-
ciata in opera quadrata e muri perimetrali in opera a telaio, la Casa degli Scienziati
(vi,14,43) ; del tutto identica, per planimetria e proporzioni alla Casa del Naviglio,
la sua prima fase edilizia è stata fissata sullo scorcio del iv secolo a.C. : cfr. Mols-
De Waele 1998 e De Waele et alii 2000 ; Peterse-De Haan 2005; Peterse-De Fig. 21. “Protocasa del Granduca Michele”, sovrapposizioni pavimentali
Waele 2005. nel tablino.
il ‘ secolo d ’ oro ’ di pompei. aspetti dell ’ architettura pubblica e privata 233
rappresenta il più antico esempio di pittura inserita in una parete
di I Stile finora conosciuto a Pompei.
Se la protocasa del Centauro appartiene ad una tipologia edili-
zia piuttosto isolata nel panorama pompeiano, già nelle tradizio-
nali forme della casa ad atrio tuscanico venne costruita un’altra
abitazione messa in luce nel corso di recenti scavi eseguiti al di
sotto della Casa del Granduca Michele (vi,5,5). L’impianto più
antico, situato a poca distanza dalla fornace sopra descritta, è da-
tabile alla fine del iii secolo a.C. (Fig. 18). Anche in questo caso,
l’abitazione mostra un elevato livello decorativo negli ambienti
di rappresentanza (tablino, cubicoli, ala, oeci), in alcuni dei quali,
durante il primo quarto del ii secolo a.C., pavimenti in coccio-
pesto con decorazione a puntinato di tessere si sostituirono a più
semplici battuti, rimasti da allora in uso solo negli spazi comuni
o di transito (atrio, corridoi, ambienti di servizio) (Figg. 19-21).
Di grande interesse è la differente tecnica edilizia utilizzata nei
muri portanti e in quelli divisori, in quanto documenta per la pri-
ma volta il sistema costruttivo usato a Pompei prima del capillare
impiego dell’opera incerta : i primi sono infatti realizzati in opera
a telaio o in opera cementizia, i secondi in semplice argilla pres-
sata, e cioè in quello che, sulla scorta delle fonti, potrebbe essere
definito opus formaceum o paries formaceus 1 (Fig. 22).

‘Il secolo d’oro’ Fig. 22. “Protocasa del Granduca Michele”, oecus. Particolare del paries
formaceus.
Come detto, la vitalità della Pompei d’età tardo-sannitica nella
ricezione e nella rielaborazione della cultura architettonica elle-
nistica è stata più volte sottolineata. In questa sede, si è pertanto struzione, fu infatti sostituito da un elegante mosaico di tessere
ritenuto opportuno rivolgere l’attenzione a taluni edifici sacri, di palombino con tappeto centrale a scutulatum inquadrato da un
pubblici e privati di ii secolo a.C. per i quali si può oggi stabi- motivo a meandri ; l’abbellimento, deliberato dalla kumbennio,
lire con una certa precisione natura, funzione e cronologia : il fu eseguito dal kvaistur Oppius Campanus utilizzando le risorse
Tempio di Apollo, le cd. Terme Repubblicane e alcune abitazio- finanziarie del santuario (Vetter 18). Motivazione e cronologia di
ni della Regio vi nelle quali vennero introdotte nuove tipologie questa nuova decorazione possono essere oggi definite con una
planimetriche e architettoniche. maggiore sicurezza che in passato, considerando non solo le atti-
Come nel caso del Tempio Dorico, anche nell’antico santuario vità edilizie che interessarono il tempio vero e proprio, ma anche
poliade, dopo una notevole contrazione delle offerte testimoniata quelle estese a tutta l’area del santuario. Gli scavi condotti tra il
per il v e il iv secolo a.C., a partire dal iii la devozione si manife- 1980 e il 1981 al di sotto di Via di Porta Marina in corrispondenza
sta nuovamente attraverso la consacrazione di ex-voto. Le grandi dell’area sacra hanno infatti messo in luce i resti di una scalina-
stipi votive intercettate durante gli scavi condotti all’interno del ta costituita, in fondazione e in spiccato, da blocchi di tufo : 5 in
santuario da A. Maiuri 2 e durante lo svuotamento di una lunga essa va probabilmente riconosciuto l’accesso al santuario prece-
trincea antica identificata da P. Arthur nel 1980 al di sotto del por- dente la sistemazione attualmente visibile. La scalinata, databile
tico occidentale del Foro 3 (Fig. 23), erano ricolme di ossa di ani- alla prima metà del ii secolo – e dunque coeva alla costruzione
mali, di vasellame da mensa, di contenitori per derrate e liquidi, del tempio – sembra aver funzionato per poco tempo e venne
di monete e soprattutto di terrecotte votive, raffiguranti preva- smantellata al momento della creazione del quadriportico che
lentemente animali e figure femminili stanti o sedute ; tra le sicure circondava, apparentemente isolandolo, il santuario di Apollo.
identificazioni di divinità sono ricordate solo una statuetta di Ve- La ragione di una così profonda ristrutturazione va ricondotta
nere e una di Erote. Il materiale attende ancora oggi uno studio quasi certamente ad una eccezionale dedica fatta nel santuario
sistematico, ma sembra essere riferibile ad un periodo compreso pompeiano fra il 146 e il 142 a.C. Un recente studio di A. Mar-
fra l’inizio del iii e il pieno ii secolo a.C. Non sappiamo se il tem- telli ha infatti permesso la definitiva identificazione di un titulus
pio arcaico, come è stato supposto, fosse ancora funzionante in Mummianus inciso in lingua e in alfabeto osco su un basamento
età medio-sannitica. La costruzione dell’edificio nelle forme che per statua in tufo addossato al lato meridionale del portico 6 (Fig.
sostanzialmente rimarranno inalterate fino al 79 risale probabil- 24). L’iscrizione è di notevole importanza non solo per la storia
mente al secondo quarto del ii secolo a.C. Si tratta, come noto, di di Pompei, ma anche per la ricostruzione dei rapporti fra Roma
un tempio periptero corinzio su alto podio, in origine privo della e le civitates foederate all’epoca delle guerre d’Oriente che carat-
grande scalinata d’accesso, che venne aggiunta solo in età silla- terizzarono gran parte del ii secolo a.C. È altamente probabile
na, in concomitanza con la riconsacrazione dell’altare effettuata che fra gli alleati di Roma durante la Guerra Acaica figurassero
dai primi magistrati della colonia (cil x, 800). 4 A dispetto delle anche i Pompeiani, i quali, per il loro impegno, furono onorati
limitate alterazioni subite dal tempio in circa tre secoli di vita, con una o più statue depredate durante il sacco di Corinto, forse
la sua cella fu interessata nel giro di pochi decenni da due inter- provenienti proprio da quel santuario di Apollo che fin dall’età
venti decorativi ed è su questo aspetto che vorrei soffermarmi. Il arcaica aveva costituito il centro religioso della città. 7 Come è
semplice pavimento di cocciopesto, steso al momento della co- stato rilevato, la presenza di sostegni per basi di statue ricavati
5
Arthur 1986, 36-37 ; De Caro 1986, p. 19.
6
1
Sull’opus formaceum cfr. Ginouvés 1985, p. 100 nota 122 e Pesando 1999, p. 247. Martelli 2002 ; Martelli 2003. L’ipotesi della presenza di un titulus Mum-
Muri in pisé risalenti alla fine del iv-inizi del iii secolo a.C. sono stati individuati da mianus nel santuario di Apollo era già stata affacciata da Castrén 1976, 358 e ripresa
recenti scavi anche al di sotto dell’impianto tardo-sannitico della Casa delle Vestali con ulteriori argomentazioni da Zevi 1996, p. 128; sul titulus Mummianus cfr. anche
(vi,1,6.28-29) : Jones-Robinson 2004, pp. 109-110 e fig. 2. Lippolis 2004, pp. 34-36.
7
2
Sugli scavi condotti nel Tempio di Apollo da A. Maiuri si veda De Caro 1986. Al bottino corinzio vengono attribuite da De Caro 1991, p. 33 le statue bronzee
3
Arthur 1986. di Apollo e Artemide rinvenute nell’area del santuario, nessuna delle quali, tuttavia,
4
Sulla storia edilizia del Tempio di Apollo si rimanda a De Caro 1986. si adatta al basamento di Lucio Mummio.
234 fabrizio pesando
appositamente nella gradinata di accesso al portico meridionale
indica chiaramente la contemporaneità fra il donativo e la costru-
zione del quadriportico, che dunque va riferito al terzo quarto
del ii secolo a.C. Nello stesso periodo, anche la cella del tempio
venne rinnovata nella sua decorazione pavimentale e parietale e
alla trabeazione furono forse aggiunte le lastre fittili di soggetto
apollineo reimpiegate in età imperiale come typoi nella Casa del
Bracciale d’Oro (vi,17,42) 1 (Fig. 25) ; significativamente, in una
città alleata di Roma che era stata onorata da un vir triumphalis,
si scelse per la decorazione del pavimento lo scutulatum, e cioè il
tipo più raffinato di opus sectile allora conosciuto e messo in opera
in quegli stessi anni nella cella del più importante tempio romano,
vale a dire il Capitolium. 2 La chiusura del peribolo del santuario
con un quadriportico non rappresentò un ridimensionamento
architettonico e funzionale dell’antica area di culto, come talora
affermato. 3 A ragione, invece, F. Coarelli ha sottolineato come il
santuario si configuri da allora come la perfetta replica – seppur
ridotta per scala ed opulenza- di quelle porticus triumphales che in-
torno alla metà del ii secolo a.C. erano venute ad occupare l’am-
pio settore del Campo Marzio compreso fra la porticus Minucia e
il Circo Flaminio ; 4 in particolare, forti affinità sono state indicate
fra l’area sacra di Pompei e la porticus Metelli, significativamente
votata da Q. Cecilio Metello Macedonico per celebrare la vittoria
su Andrisco nello stesso anno della conquista di Corinto da parte
di Lucio Mummio. 5 Lo stretto rapporto esistente fra il santuario
ed il Foro prima della costruzione del portico occidentale della
piazza era, come noto, sottolineato dalle dieci grandi porte aperte
nel muro perimetrale orientale. L’aspetto della piazza, ancora non
interessata dalla costruzione del grande Tempio di Giove e con le
semplici tabernae affacciate sul lato orientale, era ancora piuttosto
ordinario. 6 Tuttavia, si volle almeno pavimentare il marciapiede
in corrispondenza del muro perimetrale orientale del santuario 7
(Fig. 26). Va infatti riferita al drenaggio di una pavimentazione
in cocciopesto e non alla presunta area di un lucus la notizia della
scoperta, al di sotto del portico occidentale del Foro, di alme-
no one round pit containing an inverted amphora (type ?Dressel 1A)
which lacked its neck, handles and stub, and which presented a num-
Fig. 23. Santuario di Apollo : pianta con indicazione dei saggi eseguiti ber of holes pierced through its body ; 8 la sistematica identificazione
all’interno del temenos (1931-1932 e 1943-1944) e nel portico ovest del di simili apprestamenti al di sotto di quasi tutti i pavimenti in
Foro (1981-1982) (da De Caro 1986). C: cisterna; S: fosse di scarico; cocciopesto di ii secolo a.C. indagati stratigraficamente in que-
G: gradinata sti ultimi anni non lascia infatti dubbi sulla sua interpretazione
(Fig. 27). Il più raffinato fra gli edifici ellenistici di Pompei si
configurava pertanto come una delle più felici rivisitazioni della
cultura architettonica del tempo, indicando uno dei tanti modi in
cui poteva esprimersi l’imitatio urbis nel corso del ii secolo a.C.,
in un momento precedente a quel fenomeno di romanizzazione o
di autoromanizzazione omologato sui modelli monumentali delle
colonie di diritto romano, di cui la costruzione del grande tempio
di Giove al fondo del lato settentrionale del Foro sul finire del ii
secolo a.C. rappresenterà uno dei segni più evidenti 9 (Fig. 28). Il

1
Sulle lastre rinvenute nella casa del Bracciale d’Oro cfr. Pompeji Wiederentdeckt
1994, pp. 307-310, (A. d’Ambrosio) ; sulla loro possibile pertinenza al Tempio di
Apollo cfr. De Caro 1991, p. 30 e ppm 7,2, 1997, p. 287 (V. Sampaolo).
2
Sull’identificazione dello scutulatum con il motivo a cubi prospettici si veda
Pesando 1997, pp. 224-228. Sulla cronologia della sua messa in opera cfr. Plin.,
36,185 : Romae scutulatum in Iovis Capitolinis aede primum factum est post tertium bel-
3
lum Punicum. De Caro 1986, p. 24.
4
Coarelli 2002, p. 77.
5
Sulla porticus Metelli si veda Coarelli 1997, pp. 529-538.
6
Sulla piazza forense in età medio e tardo-sannitica sono ancora fondamentali i
lavori di Maiuri 1941 e Maiuri 1942 (= Maiuri 1973, pp. 53-124).
7
La ristrutturazione del Santuario di Apollo avrebbe comportato l’erezione del
portico occidentale del Foro secondo De Caro 1986, p. 19 ; tuttavia, al momento
mancano riscontri certi per confermare questa ipotesi.
8
Arthur 1986, p. 35. L’ipotesi della presenza di un lucus nel santuario è stata
ripresa soprattutto da Carroll-Godden 2000, anche se le conclusioni proposte dal
contributo a favore della sua esistenza risultano poco convincenti.
9
Sul Tempio di Giove cfr. Maiuri 1973, pp. 101-124 ; sui motivi che determina-
Fig. 24. Tempio di Apollo, base con dedica in osco di Lucio Mummio rono le trasformazioni subite dal tempio dopo la colonizzazione si veda Coarelli
(Vetter 61). 2001.
il ‘ secolo d ’ oro ’ di pompei. aspetti dell ’ architettura pubblica e privata 235

Fig. 27. “Casa dell’Esedra” (vi,2,18-19) : anfora greco-italica utilizzata


per il drenaggio del cocciopesto del triclinio meridionale.

zona durante gli ultimi decenni dell’autonomia politica della


città. Significativamente, l’impianto termale occupava un posto
di rilievo all’interno di una serie edifici, fra loro strettamente
connessi, disposti intorno a uno dei più rilevanti quadrivi del
Fig. 25. Casa del Bracciale d’Oro (vi,17,42) : lastra fittile con tessuto urbano della città, quello dal quale si accedeva all’anti-
raffigurazione di Artemide (dal Tempio di Apollo ?) reimpiegata in una
pittura di giardino d’età flavia.
chissima area sacra del Menervium (Fig. 31). Oltre alle terme,
sul quadrivio gravitavano infatti non solo gli imponenti Propilei
nuovo assetto del Santuario di Apollo rappresentò il primo passo (che potrebbero essere identificati con la pastàs fatta costruire
per la complessiva risistemazione del lato sud-orientale del Foro. dal meddix V. Popidius), 4 ma anche la villa o domus publica di
Pochi anni dopo, nelle immediate vicinanze del tempio, furono Pompei – menzionata nell’iscrizione Vetter 27 e decorata con
infatti costruite la Basilica e una porticus duplex in tufo (il Portico il noto fregio fittile con scene di battaglia 5 – e la Palestra San-
di Popidio), 1 che costituirono un insieme integrato monumen- nitica, nella quale è stata da tempo riconosciuta la sede della
talmente e funzionalmente, dal momento che, come attesta una Vereiia Pumpaiiana. 6 È soprattutto la presenza di quest’ultimo
edificio e delle aree destinate agli esercizi atletici esistenti con
ogni probabilità nell’hekatonstylon e nel grande quadriportico si-
tuato dietro al teatro che dovette giustificare la costruzione del-
le piccole Terme Repubblicane ; 7 queste dovevano certamente
“fare sistema” con le strutture sopra ricordate e costituire per-
tanto un bagno riservato a coloro che le frequentavano. 8 Stretto
doveva essere soprattutto il rapporto con la Palestra Sannitica,
il piccolo edificio a peristilio che, come sottolineava già J. De-
lorme, 9 presenta tutte le caratteristiche di un impianto destinato
agli esercizi ginnici e la cui funzione, talvolta messa in dubbio
senza reali motivazioni, 10 era adeguatamente sottolineata dalla
presenza di una copia del Doriforo di Policleto, vero arredo fisso
di questo tipo di edifici. 11 Priva infatti di qualsivoglia ambiente
destinato alle abluzioni o all’igiene, la Palestra Sannitica sembra
richiamare nel suo sobrio impianto la consuetudine, per lungo
tempo conservata nel mondo greco, di separare il gumnásion o
Fig. 26. Tempio di Apollo, fase di ii secolo a.C. : relazione con la piazza la palaístra dal balaneîon. 12 E quest’ultimo, altro non poteva
del Foro.
essere che l’impianto termale affacciato a pochi metri di distanza
serie ormai quasi scomparsa di tituli picti oschi, il portico venne 4
Vetter 13.
5
utilizzato per le procedure del vadimonium. 2 Pesando 1997a. Sull’interpretazione del fregio e sul suo inquadramento nella
cultura artistica della Pompei sannitica cfr. d’Agostino 1982.
Il riesame di un piccolo bagno pubblico situato in prossimità 6
Sulla Palestra Sannitica si veda ora De Waele 2001, pp. 325-327. Per la sua
del Foro Triangolare, noto con il nome convenzionale di Ter- relazione con la Vereiia Pumpaiiana si rimanda soprattutto a Poccetti 1982 e Coa-
me Repubblicane, ha indicato nella seconda metà del ii seco- relli 2001, pp. 102-105.
7
Per una interpretazione del Foro Triangolare come campus della comunità
lo a.C. la costruzione di questo edificio, noto finora soprattut- pompeiana si veda Pesando 2000, pp. 155-175 : 155-163 ; Coarelli 2001, p. 100 sgg.
to per la particolarità costruttiva delle sue suspensurae 3 (Figg. e De Waele 2001, pp. 328-332.
8
29-30). Tale datazione restituisce a questa zona di Pompei un Cfr. De Caro 1991, p. 40 ; Pesando 2000, pp. 171-172 ; Coarelli 2001, p. 100 ;
De Waele 2001, pp. 331-332.
altro edificio di età tardo-sannitica, che viene così a sommar- 9
Delorme 1960, pp. 229-230.
si allo straordinario insieme di monumenti presenti in questa 10
Richardson Jr. 1988, p. 75 (identificazione della Palestra Sannitica con un
Tempio di Ercole)
1 11
Sul portico di Popidio e sulla Basilica ritengo essere ancora valide le interpreta- L’importanza del ritrovamento della copia del Doriforo nella Palestra Sanniti-
zioni date alle fasi costruttive da Maiuri 1941, pp. 398-404 (= Maiuri 1973, 70-74) e ca per definirne la funzione è stata sottolineata da Coarelli 2001, pp. 103-106 (con
Maiuri 1951 (= Maiuri 1973, pp. 191-223). discussione sulla cronologia della copia, riferita con buoni argomenti alla fine del ii
2
Vetter 33 ; per un’interpretazione del contenuto dei tituli cfr. Sironen 1990. secolo a.C.) e De Waele 2001, p. 331.
3 12
Sull’edificio termale, citato ormai quasi esclusivamente in contributi dedicati Secondo Delorme 1960, pp. 227-229 in ambito greco l’unificazione fra i due
alla storia delle terme romane, si veda Pesando 2002-2003. edifici si realizzò solo nel i secolo a.C. sotto l’influenza romana. Questa posizione è
236 fabrizio pesando

Fig. 28. Il Foro di Pompei alla fine del ii secolo a.C. (da Zanker 1993, con modificazioni).

sullo stesso quadrivio, sufficientemente attrezzato per garanti- tuscanico e peristilio (cfr. Fig. 9). Della tipologia architettoni-
re ai frequentatori tutti i comfort presenti nell’unica altra terma ca della “Protocasa del Centauro” non rimarrà un solo esempio
esistente in quell’epoca a Pompei (le Terme Stabiane). nell’aristocratica Regio VI e solo una modesta variante del tipo
Sul piano dell’edilizia privata, il ii secolo a.C. coincide con continuerà ad essere utilizzato in alcune dimore d’età tardo-san-
la sistematica occupazione di tutti i suoli edificabili e con l’ado- nitica documentate nelle aree della città abitate prevalentemente
zione pressoché generalizzata della struttura ad atrio tuscanico, da quegli homines tenues che non avevano bisogno né di atri, né
a cui si associa, nelle abitazioni più prestigiose, il peristilio. 1 An- di tablini. La ricostruzione della Casa del Granduca Michele, ri-
che gli impianti tardo-sannitici della Casa del Centauro e del salente agli ultimi decenni del ii secolo a.C., escluderà invece
Granduca Michele alterarono profondamente l’impianto delle del tutto il settore del tablino, favorendo, secondo i dettami del
abitazioni più antiche. La Casa del Centauro, che all’abitazio- tempo, un maggiore sviluppo della zona del peristilio (Fig. 32).
ne precedente si sostituì nella seconda metà del ii secolo a.C., In entrambe, come in tutte le coeve costruzioni pubbliche e pri-
appare infatti ormai assimilabile alla tipologia della casa nobile vate, i muri furono realizzati prevalentemente in opera incerta
romana, organizzando i propri spazi come una domus ad atrio di lava, mostrando come lo sfruttamento delle proprietà della
spongia o pumex Pompeiana per la coesione del materiale edili-
sostanzialmente accettata da Ginouvés 1962, pp. 109-149 (soprattutto 147-149), che zio avesse ormai raggiunto un elevato livello di affidabilità. 2 La
nota come durante l’età classica le palestre disponessero solo di limitati appresta-
menti per le abluzioni e di loutrà costituiti da pochi ambienti. 2
Su questo legante, tipico delle zone situate alle pendici del Vesuvio, cfr. Vitr.
1
Sul fenomeno cfr. Pesando 1997 ; Dickmann 1999 ; Gros 2001. 2,6, 2.
il ‘ secolo d ’ oro ’ di pompei. aspetti dell ’ architettura pubblica e privata 237

Fig. 32. Casa del Granduca Michele (vi,5,5) : fase di fine ii secolo a.C.

Fig. 29. “Terme Repubblicane” (viii,5, 36), planimetria


(da Maiuri 1951).

Fig. 33. Casa del Cenacolo (v,2,h).

lontana domus vi,14,34, planimetria e dimensioni sembrano es-


sere talmente simili da far ipotizzare una comune progettazione.
Fig. 30. “Terme Repubblicane”, particolare delle suspensurae del In altre abitazioni la possibilità di sviluppare gli spazi in altezza
calidarium femminile. sfruttò i salti di quota naturali o creati artificialmente all’interno
della città. Un caso esemplare è documentato nella Casa dell’An-
cora (vi,10,7), che venne provvista di un “giardino infossato” il
cui impianto è stato in genere riferito alla piena epoca imperia-
le (Fig. 34). Grazie al rilevamento delle stratigrafie verticali e ai
dati emersi nel corso di alcuni saggi di scavo si è oggi in grado
di datare all’ultimo quarto del ii secolo a.C. gran parte dell’im-
pianto attualmente visibile e di riferire a questo stesso periodo
l’espansione della dimora verso Sud e la creazione stessa del giar-
dino, come già aveva intuito, ma senza poter andare oltre una più
che plausibile ipotesi, J.-A. Dickmann. 2 Lo studio analitico della
domus ha infatti potuto definire con chiarezza la natura di un’abi-
tazione per la quale venne progettato un impianto collocato su
più livelli e già dotato di un portico voltato che circondava su di
Fig. 31. Il Foro Triangolare e gli edifici affacciati sul “Quadrivio del un lato il giardino (Fig. 35) nello stesso periodo in cui a Pompei
Quartiere dei Teatri”. a : “Terme Repubblicane” ; b : Domus/villa sorgevano i primi impianti delle ville suburbane sostruite su ba-
publica ; c : Palestra Sannitica.
samenti voltati, delle case edificate a cavallo delle mura urbiche
e dell’abitazione che, a questo punto, possiamo considerare, per
perfetta padronanza della nuova tecnica costruttiva permise di struttura e cronologia, la più vicina alla nostra, vale a dire la Casa
introdurre anche nell’edilizia privata nuove tipologie architet- del Criptoportico. 3
toniche, in grado di moltiplicare gli spazi d’uso e di residenza
anche nella dimensione verticale. In abitazioni di media esten- 2
Dickmann 1999, p. 134, n. 49. Sulla casa cfr. ora D. Cannavina, F. Freda, A.
sione vennero introdotti ampli cenacula, che, dalla recensione Grassi in Coarelli-Pesando 2006, pp. 161-240.
3
Sulle abitazioni costruite sulle mura fondamentale Noack, Lehmann-Hartle-
curata da I. Sutherland, risultano essere stati molto più numero- ben 1936, a cui va aggiunto il recente riesame della Casa di Giuseppe II (viii,2,38-
si in questo periodo di quanto in genere supposto ; 1 in taluni casi, 39) nel quale si è proposta una datazione alla seconda metà del ii secolo a.C. per l’in-
come quello della Casa del Cenacolo (v,2,h ; Fig. 33) e della non tero complesso abitativo articolato su due piani (Carafa 2002, pp. 50-51). Al ricco
repertorio vanno aggiunte le case vi,17, 15 e vii,16, 17, appartenute rispettivamente
a Ma. Spurius e a Ma. Castricius, secondo quanto documentato dall’iscrizione Vetter
1
Mc Spadden Sutherland 1990. 25. Sulla Casa del Criptoportico cfr. Maiuri 1933.
238 fabrizio pesando

Fig. 35. Casa dell’Ancora (vi,10,7) : il portico voltato di i fase (ultimo


quarto del ii secolo a.C.).

Fig. 34. L’insula vi,10 : planimetria con indicazione dei saggi eseguiti fra
il 2001 e il 2003 ; al numero 7 si apre la Casa dell’Ancora.

Come mostrano gli esempi delle case costruite a cavallo delle


mura, è nel tardo ii secolo a.C. che, a differenza di quanto in ge-
nere supposto, 1 si registra a Pompei la massima espansione delle
aree abitative ; anche il settore sud-orientale della città, popolato
solo da appezzamenti agricoli al momento dell’eruzione del 79,
sembra essere stato abitato, come testimonia la scoperta di resti
di abitazioni al di sotto della media cavea dell’anfiteatro sillano 2
(Fig. 36). In questo periodo cade anche l’occupazione delle ulti-
me aree libere situate a ridosso dell’agger settentrionale. È que-
sto il caso documentato dalla “Casa dell’Esedra” (vi,2,18-19),
un edificio utilizzato come stabulum al momento dell’eruzione
che, pur essendo noto fin dai primi anni del xix secolo, solo da
poco è stato possibile datare alla seconda metà del ii secolo a.C.
Di planimetria piuttosto inusuale, in quanto caratterizzato dalla Fig. 36. Resti di abitazioni di II secolo a.C. inglobate nell’anfiteatro
presenza di una grande esedra distila paragonabile solo alla ben (foto sap).
più nota Esedra di Alessandro, l’edificio è stato proprio per la
sua posizione talvolta riferito all’età coloniale e le sue splendide colato contesto architettonico databile alla seconda metà del ii
colonne con capitelli corinzio-italici ritenute di spoglio 3 (Figg. secolo a.C., del quale facevano parte almeno un triclinio sul lato
37-38). In realtà, l’esedra, decorata da uno splendido cocciope- Nord e una seconda esedra, un triclinio e un vano di incerta de-
sto di I Stile con soglia a meandri, era inserita in un più arti- stinazione su quello Sud. 4 L’edificio venne parzialmente distrut-
to durante l’assedio dell’89 a.C. e quasi completamente alterato
1
nella fase di ricostruzione : ceduti alcuni ambienti alla confinante
E.g. Ward-Perkins 1979, pp. 25-29.
2
Sulla documentazione dei ritrovamenti cfr. Pesando 2001.
3 4
Per questa interpretazione cfr. L. Eschebach 1993, pp. 159-160 ; correttamente Tra gli elementi cronologici utili per la datazione del complesso va ricordata
Fiorelli 1875, 88 parlava di « casa che nel tempo sannitico aveva avute nobili deco- un’anfora di drenaggio greco-italica di tipo transizionale, rinvenuta quasi intatta al
razioni ». Il capitello superstite, tipologicamente confrontabile con quelli della Casa di sotto del cocciopesto del triclinio (cfr. Fig. 27). Sullo scavo dell’edificio cfr. A.
del Labirinto, non compare nei repertori di M. Cocco e di H. Lauter-Bufe. Correale in Coarelli-Pesando 2005, pp. 171-174.
il ‘ secolo d ’ oro ’ di pompei. aspetti dell ’ architettura pubblica e privata 239

Fig. 37. “Casa dell’Esedra” (vi,2,18-19) : l’esedra distila (sistemazione Fig. 40. “Casa dell’Esedra”, pavimento del triclinio meridionale.
d’età imperiale).

Fig. 39. “Casa dell’Esedra”, pavimento dell’ala meridionale.

Baldassarre 2003 = I. Baldassarre (ed.), Pittura Romana, Milano,


Fig. 38. “Casa dell’Esedra”, particolare del capitello corinzio-italico. 2003.
Broneer 1930 = O. Broneer, Corinth iv,2. Terracotta Lamps, Cambridge
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strutti o frettolosamente restaurati ed il complesso si avviò ad tions in the House of Joseph II, in the Triangular Forum and in the House
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fondi modificarono sensibilmente l’aspetto della Pompei tardo- Chiaramonte Treré 1990 = C. Chiaramonte Treré, Sull’origine e lo
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solo come il perfetto paradigma di una città romana di provin- 5-34.
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1
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Tra gli edifici costruiti in età sillana, solo le Terme del Foro sembrano essersi scavi nelle insulae 10 e 14, « RivStPomp », xii-xiii, 2001-2002, pp. 223-
sostituite ad un analogo edificio d’età tardo-sannitica, anche se la documentazio-
ne fornita sulla complessa sequenza degli interventi edilizi succedutisi nell’area (H.
228.
Eschebach 1982 ; L. Eschebach 1991 ; L. Eschebach 1999) non sembra essere del Coarelli et alii 2003 = F. Coarelli, F. Pesando, A. Zaccaria
tutto convincente. Sull’archeologia della Pompei della prima età coloniale si riman- Ruggiu,“Progetto Regio VI”. Campagna di scavo 2002 nelle insulae 2,9
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Ottobre 2006

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