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Oltre a quelle della rivista, sono state utilizzate le costruzione della città antica si veda: BELVEDERE 1987;
seguenti abbreviazioni: R.M. BONACASA CARRA, «Palermo», in EAA suppl. II, IV,
Roma 1996; BELVEDERE 1998; C.A. DI STEFANO, «Il perio-
BASILE 1938: N. BASILE, Palermo Felicissima, Palermo 1938. do punico-romano. La Topografia», in Storia di Palermo,
BELVEDERE 1987: O. BELVEDERE, «Appunti sulla topo- Palermo 1999.
grafia antica di Panormo», in Kokalos XXXIII, 1987, (3) BELVEDERE 1987, pp. 301-302, ricorda un toponi-
pp. 289-304. mo sicuramente sopravvissuto alla dominazione araba: la
BELVEDERE 1998: O. BELVEDERE, «Studi di topografia porta di Sant’Agata che traeva nome da un’antichissima
antica», in Palermo Punica, Palermo 1998, pp. 71-78. chiesa lì costruita. Belvedere afferma inoltre che ha sapo-
DI GIOVANNI 1890: V. DI GIOVANNI, La Topografia antica re antico il toponimo «San Calogero in Thermis», denomi-
di Palermo dal secolo X al XV, Palermo 1890. nazione di una delle cripte presenti nel trans-kemonia;
DI LIBERTO 1993: M. DI LIBERTO, Nuovissimo stradario tuttavia neppure questo toponimo ha valore per la rico-
storico della città di Palermo, Palermo 1993. struzione urbanistica, riferendosi non a terme pubbliche
DI STEFANO, MANNINO 1984: C.A. DI STEFANO, G. MANNI- bensì, più probabilmente, ad una sorgente termale o ad
NO, Carta Archeologica della Sicilia. Carta d’Italia. F 249, acque salutari.
Palermo, Palermo 1984. (4) Per una sintesi si veda BELVEDERE 1998.
HUMPHREY 1986: J.H. HUMPHREY, Roman Circuses. Are- (5) DI STEFANO, MANNINO 1984; BELVEDERE 1998,
nas for Chariot Racing, London 1986. p. 75.
TOSI 2003: G. TOSI, Edifici per spettacoli in Italia, Roma (6) H.P. ISLER, «Contributi per una storia del teatro
2003. antico. Il teatro greco di “Iaitas” e il teatro di Segesta», in
VERA 1996: D. VERA, Augusto, Plinio il Vecchio e la Sicilia Numismatica e Antichità Classiche 10, 1981, p. 151, ritiene
in età romana, Galatina 2004. che il teatro di Palermo possa essere stato costruito già in
età punica ed avere funto da modello per la tipologia a pa-
(1) Desidero ringraziare il prof. L. Quilici per aver rasceni così diffusa nella Sicilia settentrionale ed occiden-
seguito e stimolato in ogni sua fase la ricerca ed il prof. tale (Tindari, Segesta, Solunto, Monte Jato). Se così fosse,
O. Belvedere per la disponibilità ed i preziosi suggerimen- esso andrebbe cercato addossato ad un qualche importan-
ti. Infine ringrazio la prof.ssa A.M. Capoferro Cencetti per te dislivello. Senza contare la possibile duplicazione degli
avermi avviato allo studio degli edifici per spettacolo che edifici in età romana con la sostituzione di questo ipoteti-
tante soddisfazioni mi ha dato. co teatro in stile greco con una struttura autoportante, op-
(2) Per le più complete ed aggiornate proposte di ri- pure la possibile presenza di un odeon.
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edifici autoportanti romani non hanno. Se in- potrebbe far pensare che si trattasse di una at-
vece gli edifici per spettacolo fossero tutti stati tività frequente a Panormo e non di un episo-
edificati in età romana, essi avranno dovuto dio isolato che avrebbe potuto trovar luogo
tenere conto delle ingombranti preesistenze semplicemente in uno spiazzo all’esterno della
della città punica. città. Tuttavia la Descriptioi(13) è una versione
La presenza di edifici per spettacolo a Pa- di età giustinianea, ridotta e modificata, della
lermo è ipotizzabile in considerazione dell’alto più nota Expositio Totius Mundi, la quale cita
grado di importanza che la città guadagnò du- come sedi di attività circensi solamente Cata-
rante l’età imperiale, tanto da essere elevata al nia e Siracusa; la credibilità quantomeno dei
rango onorifico di colonia, anche se in età non dati riportati dall’Expositio potrebbe essere
precisabilei(7). È però l’epigrafia a confortare confermata se consideriamo che nel primo
quella che resterebbe soltanto una congettura. caso citato, a Catania, il circo era effettivamen-
Si sa per certo che fosse presente un teatro in te visibile prima che una colata lavica dell’Etna
città in virtù di un’epigrafe, databile al II seco- lo seppellisse, forse per sempre, nel 1669i(14).
lo d.C.i(8), che celebra un certo Aurelianus gra- Humphrey ritiene Palermo sede assolutamente
zie al quale il popolo panormita (per multa)s probabile di un circoi(15).
horas theatri voluptas tenuiti(9). La medesima In questo studio si vuole proporre l’identifi-
epigrafe ricorda che Aurelianus fece dono alla cazione concreta di almeno uno di questi edifi-
città anche di giochi gladiatori e di venationes ci: purtroppo, potendone dare una interpreta-
in cui combatté ogni sorta di animali esotici. zione non del tutto precisa a causa della labilità
Le parole riportate dall’iscrizione in utriusque delle tracce conservate e dell’assoluta penuria
caveis indicano che tali eventi avvennero in di toponimi antichi che la città conserva e che
due distinti edifici per spettacolo della città, altrove costituiscono una utilissima guida inter-
generalmente identificati con il teatro, esplici- pretativa. Si tiene a precisare che quelle che
tamente ricordato, e l’anfiteatroi(10). Una se- esporrò sono solo proposte di lavoro in attesa
conda epigrafe, purtroppo perduta, era incisa di future conferme. Si partirà dalla breve espo-
sulla lastra funeraria di un secutori(11), e fu sizione dello stato attuale delle conoscenze.
posta a suo favore da un altro gladiatore (coar-
mius). Queste due epigrafi, in particolare, nella Un edificio, probabilmente a destinazione
prima di esse la menzione di due cavee, rendo- pubblica, tradizionalmente interpretato come
no certa la presenza a Palermo, in età medio un edificio per spettacoli di età romana, pare
imperiale, di almeno due edifici per spettacolo, sia sempre rimasto in vista in città fino alla
di attività di tipo gladiatorio e venatorio e plau- metà del Cinquecento, mantenendo una curio-
sibile dunque quella dell’edificio precipuamen- sa continuità funzionale, se realmente si tratta-
te preposto ad ospitare tali spettacoli: l’anfitea- va di un edificio ludico. Ci si riferisce a quella
tro. Infine è possibile ipotizzare, pur tenendo che è nota come Aula Viridis o Sala Verde pres-
in debito conto le scarse attestazioni, almeno so il Palazzo Reale di Palermo, all’estremità
in Italia, di questa tipologia di edifici rispetto occidentale della città antica, nel suo punto più
alla frequenza di teatri ed anfiteatri, la presen- elevato. N. Basilei(16) lo crede un anfiteatro;
za di un circo. La Descriptio Totius Mundii(12) M. Amari lo definisce Circoi(17). La descrizione
ricorda l’allestimento nella città di spectacula più completa ci è tramandata da T. Fazelloi(18)
circensium. L’utilizzo del vocabolo al plurale che riferisce che la Sala Verde era un edificio
(7) VERA 1996, pp. 31-41. Le cronologie più probabili urbana e tipologie edilizie attraverso le lettere di papa
per l’elevazione al rango di colonia della città risultano il Gregorio Magno», in Kokalos XLVI, 1, 2000, p. 195.
soggiorno nell’isola di Ottaviano nel 22-21 a.C. oppure (14) HUMPHREY 1986, pp. 575-576; TOSI 2003,
l’età di Settimio Severo. pp. 597-598.
(8) L. BIVONA, Iscrizioni latine lapidarie del museo di (15) HUMPHREY 1986, pp. 575-6, afferma che «never-
Palermo, Palermo 1970, n. 31, pp. 47-50. theless Palermo remains a likely candidate for some kind
(9) CIL X, 7295. of circus»; P. CIANCIO ROSSETTO, «Circo e Ippodromo»,
(10) M. BUONOCORE, «Regiones Italiae II-V, Sicilia, in EAA suppl. II, II, Roma 1994, p. 160; TOSI 2003, p. 611.
Sardinia et Corsica», in Epigrafia anfiteatrale dell’Occidente (16) BASILE 1938, p. 27.
romano III, Roma 1992, pp. 80-83. (17) M. AMARI, Storia dei Musulmani, III, Catania
(11) CIL X, 7297. 1854, pp. 754-755.
(12) C. MÜLLER, Geographi graeci minores, II, Parigi (18) T. FAZELLO, Le due deche dell’Historia di Sicilia,
1855, p. 528. Palermo 1628, p. 153.
(13) Si veda R. RIZZO, «Palermo tardoantica. Vita
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«largo, spatioso, e tanto grande, che si poteva- testata nell’ambito dei riusi degli edifici tea-
no far dentro spettacoli e giochi, e già i Re facean trali. Se si fosse trattato effettivamente di un
quivi le concioni al popolo. Tutto il pavimento era teatro, quasi impossibile è affermare alcunché
fato di marmo, e ‘l muro, che lo circondava verso riguardo la tipologia cui l’edificio doveva ap-
mezzogiorno, era al mio tempo tutto intero, e vi si
vedea dentro una meravigliosa grandezza di sassi,
partenere, neppure a grandi linee. La facilità
et una bellissima antichità di Palermo, ma la poca con cui avviene l’estrazione di grande quantità
considerazione, e la ignorantaggine dei ministri del di materiale litico dall’edificio fa supporre che
Re, sono state cagione della sua rovina, perocché esso potesse essere in gran parte costruito ed
l’hanno rovinato per servirsi di quei sassi nella fab- autoportante; il fatto che l’area centrale sia
brica delle nuove muraglie, il che fu l’anno 1549, stata colmata con sabbia può fare pensare che
come se la città di Palermo non havesse dentro e almeno parzialmente esso potesse sfruttare un
fuori le cave delle pietre da potersene servire in così naturale declivio, cosa che non stupirebbe af-
fatti bisogni. La piazza del detto Theatro al mio fatto data la frequenza di tale accorgimento
tempo s’arava, e si zappava et i contadini spesso
s’imbattevano in qualche bella lastra di marmo. Ma
anche nell’edificazione dei teatri romanii(21),
l’anno 1554 fu tutta quanta insabionata e col cilin- coniugando in questo caso, facilità di costru-
dro fatta uguale e spianata». zione dell’edificio con una ottima visibilità,
data la posizione dominante, ancor oggi, del-
Fazello tuttavia vide un edificio che già l’area dove sorge Palazzo Reale su Palermo.
aveva subito grandi rimaneggiamenti: abbia- Se Fazello fosse l’unica fonte a nostra dispo-
mo infatti notizia che nel 1447 esso era stato sizione, potremmo affermare con un buon
utilizzato come cava di materiale per la co- margine di certezza che il teatro di Panormo lì
struzione del convento di Sant’Antonio per dovesse trovare ubicazione.
concessione del Vicerè Ximenes Durrea e nel Di Giovannii(22) afferma tuttavia che, in
1454 duecento carrozzate di pietra della Sala base alle sue ricerche, la Sala Verde risultava
Verde vengono vendute dal Castellano del quadrata e dotata di tetto, caratteristiche che
Real Palazzoi(19). In virtù delle testimonianze contrastano con la tipologia teatrale, propo-
riportate si può arguire che, anche effettuan- nendo di riconoscere in quei resti la basilica
do scavi archeologici nell’area, ben poco si della città. L’edificio basilicale, in effetti, con-
potrebbe rinvenire oggi dell’antico edificio. divide con il teatro la tipicità dell’ubicazione
L’identificazione della Sala Verde con il teatro sulla piazza forense e la dotazione di una pa-
della città potrebbe essere ritenuta piuttosto vimentazione marmorea; tuttavia non trova
plausibile in base ad alcune considerazioni di spiegazione il fatto che se ne dovesse colmare
ordine urbanistico ed architettonico. Fazello la porzione centrale se non a seguito di un
nel testo sopracitato allude al fatto che la grande accrescimento del suolo circostante nei
piazza del “theatro” presentasse avanzi di una secoli successivi all’età antica. Il sopracitato
pavimentazione costituita da lastre di marmo, autore, suggerisce di cercare piuttosto il teatro
copertura che caratterizzava precipuamente nella via Montevergini poiché a quest’area si
l’orchestra di teatri od odea e nessun altro edi- riferisce un documento notarile del 1435 che
ficio per spettacolo. In seconda battuta, nei permetteva di «claudere Theatrum quod erat
pressi di Palazzo Reale doveva trovare ubica- prope domum Manfredi de Calvellis»i(23) e la
zione il foro romano di Palermo e una delle tradizione popolare voleva cunicoli e stanzette
localizzazioni più frequenti per i teatri è pro- poste al di sotto dell’attuale piazza Montever-
prio affacciata sul foro. Decisamente interes- gini. Tutto ciò rende questa seconda possibi-
sante è la considerazione che il termine con lità di ubicazione del teatro assolutamente
cui indica l’edificio il poeta arabo Abdar-Rah- plausibile. L’area non pare presentare evidenti
mon, mal’ab, sia il medesimo utilizzato da anomalie di alcun tipo riconducibili ad un edi-
Idrisi, proprio per indicare altri edifici per ficio per spettacoli mentre i limitati saggi
spettacolo (l’anfiteatro di Termini, il teatro archeologici nella zona hanno evidenziato
di Taormina)i(20) ed il suo ricordato utilizzo l’effettiva presenza di tappeti musivi romani
come luogo di riunione è frequente pratica at- riconducibili però probabilmente ad abitazio-
ni privatei(24). Forse perduta per sempre la versato dall’attuale via Panneria: l’antichità del
possibilità di indagare archeologicamente toponimo risulta confermata dal fatto che fino
l’Aula Verde ed in attesa di nuove indagini in al 1591 nella vicina area poi occupata dal
via Montevergini, risulta difficile affermare Monte di Pietà, era proprio una panneriai(25).
con certezza se una delle due zone potesse Curioso è il fatto che dalla mappa catastale
ospitare effettivamente il teatro. borbonicai(26) (fig. 2) si evinca che proprio
L’unico spunto di ricerca che si possa in prolungando il rettifilo della via Montevergini
questa sede offrire è segnalare la suggestiva ricordata dal Di Giovanni come sede del tea-
incisione apparsa sulla rivista francese Le Ma- tro, in direzione della vicina via Panneria si in-
gasin Pittoresque del 1874 (fig. 1). Essa rappre- contri quella che nella mappa è suggestiva-
senta il «quartiere dei lavandai, sobborgo di mente indicata come «Tintoria vecchia», ag-
Palermo». Vi si illustra una struttura dalla gettivo che spesso viene associato ad edifici
strettissima somiglianza, anche in virtù di non solamente vecchi bensì antichi. Sarebbe
quello che pare l’ingresso ad un corridoio anu- estremamente importante poter localizzare in
lare, sull’estrema sinistra dell’immagine, con quest’area l’edificio ritratto nell’illustrazione
un edificio per spettacoli scavato nella roccia, della rivista francese, anche in virtù dell’asso-
forse proprio il teatro. Il testo a commento luta vicinanza di essa con l’ingresso in città
dell’immagine non dà alcuna indicazione di della via Valeria e dunque in considerazione
dove si trovi, di preciso, il luogo ritratto. Data della visibilità che un eventuale edificio per
la titolatura dell’incisione, per ragioni di affi- spettacoli avrebbe guadagnato in tale posizio-
nità semantica, si potrebbe pensare che quello ne. Va considerato che via Montevegini ed il
che l’incisore indica come quartiere dei lavan- suo prolungamento risultano divise dall’area
dai possa essere identificato con quello attra- della Panneria dall’antico alveo del Papireto,
(24) I. GAROFANO, «Palermo. Scoperte archeologiche Regionale per il Catalogo e la Documentazione della Re-
nel monastero di Montevergine», in Kokalos XLIII-XLIV, gione Siciliana. Si ringrazia la direttrice dott.ssa G. Davì
II, pp. 583-586. ed il dott. Cacioppo per avermi permesso l’accesso alle
(25) DI LIBERTO 1993, p. 115. risorse conservate nel Centro con grande disponibilità e
(26) Catasto Mortillaro-Villarena, mappa n. 336; carte gentilezza.
prodotte fra il 1837 e 1853. Conservato presso il Centro
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Fig. 2. Palermo, catasto borbonico Mortillaro-Villarena. Particolare dell’area di via Montevergini, si noti sulla destra il topo-
nimo «Tintoria Vecchia».
(27) Realizzata nel 2000 dalla Compagnia generale (28) Catasto Mortillaro-Villarena, mappa n. 337. Con-
riprese aeree di Parma per il Centro Regionale per il Cata- servato presso il Centro Regionale per il Catalogo e la
logo e la Documentazione della Regione Siciliana. Documentazione della Regione Siciliana.
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Fig. 4. Palermo, ortofotocarta del centro storico. La freccia a sinistra evidenzia il particolare disegno dell’area compresa fra
via Roma, via Monteleone e vicolo San Basilio; la freccia a destra l’area di Piazza dell’Olivella.
colare individuata in fotografia. Risaltano an- mente smantellati, già in antico, durante pe-
che alcune murature che sembrano definire riodi di grave instabilità, per evitare che le im-
cunei. Queste anomalie nella forma e partizio- ponenti strutture potessero essere adattate a
ne delle attuali costruzioni potrebbero trovare fungere da roccaforte per il nemico. A ciò si
spiegazione con il condizionamento imposto aggiunga la costante pratica che questi edifici,
ai successivi edifici da quanto sia sopravvissu- con particolare accanimento, subirono di fun-
to delle fondazioni di una struttura per spetta- gere da cava di materiali da costruzione quan-
coli nel sottosuolo. Purtroppo, come si nota do, persa la loro funzionalità, furono conside-
dalla fotografia, la conservazione dell’edificio rati ingombranti ed inutili, soprattutto dopo la
appare molto parziale, potrebbe ricordare sol- sospensione dei giochi e la loro condanna da
tanto uno dei tronconi esterni in cui risulta se- parte dei padri della chiesa. Infine, nello speci-
cato l’anfiteatro di Firenze, ad esempio. Non è fico caso, la scarsezza di resti potrebbe essere
raro che la conservazione di questi edifici per imputata agli interventi di demolizione e sven-
spettacolo risulti di scarsa consistenza, tanto tramento che hanno piagato la città di Paler-
che spesso rimangono solo toponimi a ricor- mo a partire dal XVI secolo e si sono protratti
darne l’esistenzai(29). Questo accade poiché fin quasi ai nostri giorni, irrimediabilmente li-
gli anfiteatri frequentemente furono voluta- mitando la conoscenza che oggi si può evince-
(29) Si consideri, ad esempio, come a Bologna l’esi- sa ed essere ubicato nei pressi dell’attuale San Giovanni
stenza dell’Anfiteatro attestata dalle fonti scritte sia con- dei Leprosetti; si veda A.M. CAPOFERRO CENCETTI, «Gli
fermata dal solo toponimo caratterizzante la chiesa dei anfiteatri romani dell’Aemilia», in Studi sulla città antica.
santi «Vitale ed Agricola in arena». Più probabilmente, L’Emilia Romagna, Roma 1983.
l’anfiteatro doveva discostarsi un poco dalla suddetta chie-
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(30) R.M. BONACASA CARRA, «Testimonianze e Monu- (32) BASILE 1938, p. 300.
menti del Primo Cristianesimo a Palermo», in Kokalos (33) P. BASSO, «Gli edifici per spettacolo nella città
XXXIII, 1987, p. 306, afferma similmente a proposito del- medievale», in Tosi 2003, p. 912.
la scarsa conoscenza che si può avere anche della Palermo (34) I. TAMBURELLO, «Palermo punico-romana», in
tardo antica. Kokalos XVII, 1971, pp. 89-90.
(31) DI LIBERTO 1993, p. 55. (35) DI GIOVANNI 1890, pp. 414-415.
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(36) Come gli anfiteatri di Rimini e Pola, ad esempio. e via di Porta Carini.
(37) G. UGGERI, La viabilità della Sicilia in età roma- (38) VITR. V, 3, 1-2. Anche se il trattatista si riferisce
na, Galatina 2004, pp. 144-146, ritiene che la strada, indi- ai teatri, si ritiene la considerazione estendibile a tutti gli
rizzandosi verso Lilibeo uscisse da Panormo attraverso un edifici per spettacolo.
percorso che corrisponderebbe alle attuali via Beati Paoli
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(39) Si veda DI STEFANO, MANNINO 1984, nn. 9, 71, 86. Kemonia dove peraltro, presso il palazzo delle FF.SS., in
(40) BELVEDERE 1987, p. 304. L’autore ritiene che via Roma, nel 1931 Pirro Marconi rinvenne: «svariati resti
l’area del trans-Papireto potesse presentare limitazioni sporadici di età romana»: P. MARCONI, «Palermo. Via
all’espansione di Palermo a causa delle difficoltà di deflus- Roma, documenti archeologici» in NS 1931, p. 395.
so che il Papireto incontra al suo sfociare in mare mentre (41) C. MANNINO, C. CACIOPPO, Piazza dell’Olivella:
non vede elementi contrari ad un’espansione nel trans- studi e progetti, Palermo 1991.
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nelle murature degli edifici attuali ubicati al- chità, potrebbe indicare il ricordo dell’effettiva
l’interno della presunta cavea ed in via San esistenza di un circo nell’area e si collochereb-
Nicolò, strada parallela alla piazza e posta leg- be ad una distanza plausibile per la parte ter-
germente ad ovest di essa (figg. 10-11). minale di una pista circense, dove potevano
Una possibile, seppur molto dubbiosa, trovarsi i carceresi(43). Particolare è anche il
chiave di interpretazione di quanto individua- toponimo «Olivella» attribuito alla piazza che
to presso Piazza dell’Olivella, potrebbe deriva- ricalcherebbe, in parte, la pista del circo. La
re da un dato toponomastico. Circa 350 m a località era nota con questa denominazione al-
nord, in linea retta, dalla ipotizzata cavea si meno dall’inizio del Quattrocento, quando sia-
incontra via M. Stabile che, ci riferisce Gio- mo informati della presenza di una chiesa di
vanni Pitrèi(42), era, fino al 1860 popolarmen- Santa Caterina all’Olivellai(44). Non vi è alcun
te denominata «Ciccu di Palemmu». Questo riferimento ad una delle protettrici di Paler-
toponimo, se fosse possibile verificarne l’anti- mo, Sant’Oliva, il cui vezzeggiativo nel dialetto
(42) G. PITRÈ, La vita in Palermo Cento e più anni fa, 1, paiono applicabili nel presente caso. Si veda G. CARACAU-
Firenze 1944, p. 11. SI, Dizionario onomastico della Sicilia: repertorio storico-
(43) Tuttavia Pitrè pare l’unico autore a riportare etimologico di nomi di famiglia e di luogo, Palermo 1994.
questa tradizione e via Mariano Stabile risulta lunga circa (44) DI LIBERTO 1993, p. 41, accoglie la lezione degli
900 m, dunque è possibile Pitrè si riferisse solamente ad studiosi locali che hanno proposto una derivazione latina
una porzione della via, non specificando quale, purtroppo. del toponimo: Olim Villa da cui Olivella; in virtù della pre-
I confronti con altre situazioni siciliane presentano la sunta presenza, in alcun modo documentata, nella zona
voce «ciccu» come diminutivo di Francesco o come voce della villa dei Sinibaldi, casato da cui avrebbe avuto i
dialettale dell’aggettivo «piccolo»; entrambe le letture non natali Santa Rosalia.
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