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Salvo Pitruzzella

Il Re dello Spazio Infinito


Romanzo

Salvo Pitruzzella Via Euripide 1 90151 Palermo tel. 360 497954 email: pitruzzellasalvo@gmail.com

Questo romanzo opera dimmaginazione. Ogni riferimento a fatti o persone reali da considerarsi puramente casuale. Vi sono tuttavia alcune eccezioni: 1. Tutto ci che si racconta sul Monte Pellegrino vero, tranne qualche minuscolo particolare. 2. Tutte le citazioni di libri sono inventate, tranne una. 3. Il Punteruolo rosso purtroppo esiste davvero, e sta divorando ad una ad una tutte le belle Palme della citt di Palermo.

Personaggi principali ROBERTINO, il Re dello Spazio Infinito SALVATORE IL MUTO, suo mentore ISIDORO/DICK/OUIAUOI, cane MATILDE GARRAFFA, fisioterapista cinquantenne in crisi esistenziale MANI, rinomata performer a Berlino, sua figlia DON ERNESTO BRUNELLO, parroco di SantIsidoro ASPANO MANCIARACINA, barelliere allospedale civico, a tempo perso raccoglitore di erbe medicinali e di lumache su Monte Pellegrino CARMELA, infermiera, sua moglie ALMA, loro figlia GIOVANNI MARAVENTANO, autista di mezzi pubblici, geologo e poeta GIOACCHINO TUMMINIA, preside in pensione MARINA CARRUBBA IN TUMMINIA, insegnante, sua moglie MBAYE UMOTU, fisico teorico senegalese, attualmente venditore di accendini sul lungomare di Mondello CICCIO SGARLATA, mafioso EUGENIO PUSATERI, sindaco di Palermo ARTURO CASAMICCIOLA, suo vice IL MISTERIOSO CAPO DELLA CP SpA MICHAEL J. SCHWARZENASCH, generale americano in pensione, Commissario Plenipotenziario per Palermo e Monte Pellegrino TONY, JACHIE e JIMMY TUZZOLINO, i picciotti di Brooklin PRINCIPE OLINDO GUTIERREZ DI CAMPOFIORITO, fantasma necrofilo DUCHESSA ERMINIA GAFFURIO DALMAVIVA, fantasmessa parvenue MARCHESE LINO PIETRAFINA DI REALMONTE, fantasma poeta ISIDORO, santo ROSALIA, santuzza MONTE PELLEGRINO, montagna sacra di Palermo Con la partecipazione straordinaria di ISIDORO LELEFANTE E di PETRU FUDDUNI, poeta spaccapietre

Oh Dio, potrei star chiuso dentro un guscio di noce, e chiamare me stesso re dello spazio infinito se non fosse per questi brutti sogni. (Shakespeare, Amleto, II, II) Sto stando male (Le Cozze, Sto stando male)

Quello che cambia I. Molte strane cose accaddero a Palermo in quellestate del 2011, calda come mai se neran viste negli ultimi ventanni, n se ne videro per i successivi tre secoli, dopo i quali la grande sete cambi la vita a molti, e a molti la distrusse. Ma di questo non si dir, se non per un breve accenno pi avanti. Il primo evento misterioso di cui si sia registrata memoria per iscritto il seguente: allalba del 15 di agosto, in una camera discretamente lussuosa al quarto piano dellalbergo Trinacria, in via del Cassaro 28, nei pressi della Marina, un uomo sulla trentina, Francesco Sgarlata detto Ciccio, mafioso di basso rango e di belle speranze, si ritrov con una mano di morto. Bench tale singolare vicenda sia stata in un certo senso linnesco dellincontrollabile serie di eventi che sconvolse la citt per pi dun mese, neppure questa la storia principale del libro che state leggendo. Tuttavia, per il lettore curioso, riportiamo un brano del romanzo Palermo: sangue e frattaglie, di Lorenzo Franchinetti (Suk-el-balar edizioni, 2013), che ricostruisce lepisodio con una certa attendibilit. AVVERTENZA: Il testo contiene immagini forti, tra cui dettagliate descrizioni di efferati omicidi. I pi sensibili potranno agevolmente saltarlo, e riprendere la lettura dal Capitolo II, dove troveranno un breve sunto della vicenda. Ciccio Sgarlata si svegli, e voleva ficcare di nuovo. Tutta la notte aveva ficcato e straficcato con quella gran troia della moglie di Vincenzo Cannarozzo, che era pure mezzo parente suo e quando aveva fatto la fuitina gli aveva domandato tutto imparpagliato se gli faceva da compare e lui aveva detto di s, perch gi se limmaginava che cos se la poteva fottere pi meglio. Ierisera a Vincenzo Cannarozzo laveva mandato a fare un lavoretto. Una minchiatella: aspettare a uno che gli doveva dare una busta, ma una minchiatella lunga quanto tutta la notte. Per esaudire il suo impellente desiderio, luomo si gir, allo scopo di afferrare con la mano destra il vasto culo della prosperosa Franca. Ma il culo non cera. E Franca nemmeno. Ciccio Sgarlata vide la propria mano fendere il vuoto, illuminata da un raggio di sole che guizz come una serpe oltre la pesante tenda della stanza dalbergo. Nel vederla, la minchia gli si ammosci di colpo. Era una mano di morto. E ammosciato per comera, a Ciccio Sgarlata gli cominciarono a venire pensieri. Pensieri brutti. Il primo pensiero brutto che gli venne fu che la mano gli era avvizzita per tutti i peccati che ci aveva commesso, con quella mano (a chi fa certi peccati, i parrini ci dicono sempre che ci seccano le mani). Parlando con la verit, Ciccio non era tanto di chiesa; s, ci andava, ci andava, perch si doveva fare vedere con Arulia, sua moglie, che era la

figlia di don Tano Gravasta, e si chiamava con questo minchia di nome per una certa faccenda in Africa Orientale, o forse in Svezia, che ne so, di don Tano quandera picciotto e girava il mondo. Ora il mondo non lo girava pi perch era sciancato, dopo una sparatina cui era scampato per miracolo, e comandava. E se Ciccio in chiesa non si faceva vedere, don Tano voleva sapere il perch e il percome. Ma in cuor suo questo tizio barbuto con la faccia siddiata che si accollava la croce senza pipitiare non gli piaceva proprio. Cionondimeno, il pensiero brutto dei peccati fu il primo tra i tanti che gli vennero in mente a Ciccio Sgarlata quella mattina. E al volo ripens a tutte le minate che si era fatto, da solo o in compagnia, quandera picciutteddu, e a tutti i culi, minne e sticchi che aveva toccato con quella mano, quando era diventato grande. Poi, per obbligo di completezza, ricord tutte le volte che con quella stessa mano aveva premuto il grilletto. Cominci con la prima di tutte: quel cane rognoso, tanti anni fa, nella discarica, per dimostrare ai picciotti che era un vero uomo. Poi tante altre, giorno dopo giorno, fino allultima, la pi sfiziosa: lammazzatina di quel cornuto fituso di Mimmo Mendola, che aveva una sorella che si era messa con uno sbirro. Quella era stata lazione che lo aveva fatto diventare capodecina, anche se i dieci che stavano sotto di lui erano ominicchi come Vincenzo Cannarozzo, che stava ad aspettare la busta mentre lui gli fotteva la moglie. No, non gli pareva questo. Non era una punizione divina. Interrompiamo la pregevole - bench cruda - narrazione per chiarire un punto: le punizioni divine, quali che siano le loro motivazioni (che possono essere anche parecchio ambigue, come esemplificato nel caso di Giobbe, cui il Signore affligge paurosi tormenti per niente pi di una scommessa), rispettano tuttavia un doveroso principio di causa-effetto, cosa che il miscredente Sgarlata non poteva che ignorare. Ma, come stato ampiamente dimostrato, le influenze delleccentrica rotazione terrestre, che genera la precessione degli equinozi, sommate alle tempeste magnetiche che si accaniscono sui poli, fanno s che gli effetti siano sempre leggermente spostati rispetto alle cause. In parole povere: se magari ai tempi di Giobbe in un certo qual modo ci si azzeccava, ai tempi nostri, possiamo affermare con discreta certezza, la distribuzione di premi e punizioni, quali che siano le loro intenzioni originarie, assolutamente randomizzata. Ma comunque no, non era questo, Ciccio Sgarlata lo sentiva. Guard ancora una volta la sua mano, alla luce fioca della lampadina sul comodino. Non osava aprire le pesanti tende di velluto rosso, perch temeva che la luce del giorno lo conducesse a pi terrificanti scoperte. Meglio cos, pens: se Franca era magari che si era andata a fare un bid e rientrava a timpulata, con quello scuro manco se ne accorgeva di questo fatto della mano. Vista da vicino, la mano seccata era veramente impressionante. Ciccio Sgarlata non era uomo di facile impressionamento, ma quella pellicina lattea, come una vecchia pergamena, che lasciava intravedere ossa consunte, gli fece firriare la testa, e gli venne da vomitare. Corse per il bagno, ma giunto sulla soglia pens che forse cera Franca l dentro. Si ferm, ma non riusc a trattenere il vomito, che si sparse sulla moquette,

punteggiato di caviale non digerito. Per un attimo a Ciccio Sgarlata quei punti neri nella melma giallastra parvero occhietti malefici che lo fissavano. Poi si decise, e and a scostare la tenda. Una cascata di luce lo sommerse. Guard meglio la mano di morto. Controluce, era quasi trasparente. Gli venne di pensare alla radiografia che gli avevano fatto quando si era rotto una gamba cadendo col motorino, che pareva un fantasma e una notte se lera sognata, ed ebbe un rigurgito di schifo al caviale. Si trattenne, e la guard ancora: le ossa delle dita affusolate, con il pollice leggermente arcuato, le unghia lunghe ma ben curate, erano attraversate dalla luce del sole che si era appena alzato e gi prometteva un altro giorno bollente e sudaticcio. Perch un caldo come quello di quei giorni non si pativa da anni e anni. Ciccio Sgarlata cominci a ricordare unestate di quandera picciriddu, che tornava con sua madre dai bagni di mare, e avevano trovato le candele sulla credenza a testa sotto, piegate per il caldo. Ammosciate. Come la minchia sua quando aveva visto la mano. Ah, gi, la mano, la mano! Ma com che se nera gi dimenticato? Intanto, la luce del sole lo stava facendo tornare in s, gli dava energia, e si stava rimettendo a poco a poco la faccia di quello che non si scanta di niente. Istintivamente, allung la mano sinistra e la mise accanto a quella di morto, in pieno sole. Ci aveva visto giusto. Quella mano non era la sua. Era troppo diversa dalla sua, che era tozza e scimmiesca. Non era seccata: glie lavevano cambiata. Ma chi era stato? E perch? E soprattutto: ma come minchia avevano fatto a cambiargli una mano? Si sedette sul letto, e si mise a pensare, mentre girava e rigirava quella mano schifosa sotto la luce del sole, che adesso era gialla squillante, e il caldo dagosto che prima lo aveva rinvigorito entrava a vampate attraverso i vetri, e diventava pesante, e gli schiacciava i pensieri. Si gir per cercare il telecomando dellaria condizionata, che lui le femmine le portava negli alberghi di lusso, no in quelle topaie con le pale sul soffitto piene di cacche di mosche dove arrangiava piccoli traffici di cocaina, prima di entrare nel giro giusto. Come pure una volta che in una di quelle tane era venuto un capellone che la voleva tastare, e al primo tiro era stramazzato a terra con un rivoletto di sangue che gli usciva dalla bocca. Lui aveva conservato la robba ed era andato a pisciare, e quando era tornato il sangue era pieno di mosche verdi che banchettavano, nonostante le pale. Gente che lo odiavano ce nerano a tinghit. Nemici e amici. Parenti, magari. Non valeva la pena di mettersi a contare. Di motivi pure ce nerano a minnitta, e neanche quelli era il caso di esaminarli uno per uno. Quello che lo rodeva era il come. Centrava sicuramente quella pulla maledetta di Franca. Si era appattata col marito, che si voleva fottere il suo posto. Ma come aveva potuto fare? Poteva essere solo una magara, come quelle che gli raccontava sua nonna, peli, bambole e sputo, per fare spuntare le corna sulla testa di un cornuto. E a lui gli avevano cambiato la mano. Mentre questi pensieri gli si affollavano nella testa, si accorse che automaticamente la mano di morto aveva azionato il telecomando, e la stanza si stava riempiendo di una deliziosa frescura alpina con deodorante al pino mugo. Allora la mano gli obbediva; anzi, magari pareva pi sperta di prima. Sapeva il fatto suo. Si muoveva prima ancora che il cervello la comandasse, rapida e sicura. Gli venne lidea di fare un esperimento. Si precipit sul mucchietto di vestiti abbandonati sul pavimento, in mezzo ai quali stava

la fondina con la sua pistola. La mano mostruosa non solo glie la trov immediatamente, e con destrezza eccezionale la impugn e tolse la sicura, senza ricorrere allaiuto della sinistra, ma nel frattempo trov anche il modo di rimettere i vestiti in ordine, abbottonandoli magari, che parevano mezzi stirati. Una potenza! E col ferro ben saldo nella mano di morto si avvicin lentamente alla porta del bagno, stando bene attento a non scivolare sul vomito di prima, nel quale gli occhietti maligni andavano lentamente sbiancando, come minuscoli occhi di pesce lasciato in frigorifero per tre giorni. Sent il rumore di uno sciacquone, apr la porta con un calci e spar. Sost un attimo sulla soglia, aspettando che il fumo acre dello sparo si diradasse. Entr. Non era Franca, quella cosa che rantolava nella pozza di sangue che si spandeva sulle mattonelle bianche del bagno. Era un cane. Preciso identico a quel cane che aveva ammazzato tanti anni fa, in mezzo ai cumuli di rifiuti di una discarica abusiva, sotto gli occhi del suo padrino Giosu Lo Presti e di altri quattro picciotti. Quel cane che lo fissava negli occhi scodinzolando, e aveva leccato la mano che gli avrebbe sparato. Quel cane che si era ricordato poco fa (Franchinetti, 2013, pagg. 57-62).

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II. (Riassunto dellepisodio precedente: il mafioso in carriera Ciccio Sgarlata si sveglia una mattina scoprendo che la sua mano destra stata sostituita con la corrispondente mano di un cadavere semi-mummificato. Incolpa della faccenda la sua amante, ma quando le spara, si accorge che la donna scomparsa, e al suo posto c un cane, assolutamente uguale a quello che molti anni addietro aveva ucciso come prova di coraggio per entrare nellorganizzazione). La vicenda del piccolo mafioso e della sua mano di morto insolita, ma non unica. Si ricorda almeno un altro caso in epoca moderna, raccontato da Jonathan Fitzwilliam Daneroy nel suo volume dedicato alle influenze dellesoterismo massonico nella sanguinosa epopea della frontiera americana. Lepisodio citato in una breve nota a pi di pagina, pi aneddoto curioso che documento storico, di cui lautore non garantisce lautenticit. A San Bernardino si narra che il famoso pistolero Black Jackal fosse stato in origine un umile mandriano di origini irlandesi, Seamus OCasey (che si faceva chiamare Jamie Casey). Costui, dicono, si smarr tra le pianure, seguendo i ghiribizzi di una mandria infoiata, e si accamp per la notte in un sito sacro agli indiani Chumas. Al risveglio, scopr che nel sonno la sua mano sinistra - Casey era mancino - era stata sostituita con la mano di una mummia, o di un cadavere imbalsamato. Questa misteriosa mano conservava tuttavia un vigore e una sveltezza prodigiose, che decretarono il successo di Casey, consentendogli di diventare il temutissimo Black Jackal, un uomo che aveva 27 morti sulla coscienza. Le circostanze della sua scomparsa non furono mai chiarite: il cadavere fu ritrovato il 23 aprile del 1836 nelle acque del Santa Ana River, nudo e trafitto da 81 chiodi arruginiti (J.F. Daneroy, Far West Mysteries, Pasadena: Henri Willets Publisher, 1871, pag 826, nota 2). interessante notare che unantica leggenda Chumas racconta che talvolta, quando il dio celeste Amarai lancia dalla sua dimora sopra le nuvole una benedizione verso il mondo degli uomini, il suo rivale briccone, il Vecchio Uomo Coyote, per fargli un dispetto tira la superficie terrestre come un tappeto, di modo che la benedizione, che include solitamente il dono di un potere speciale, caschi addosso alla persona sbagliata. Il che per certi versi sembrerebbe confermare la nostra teoria sulle punizioni divine enunciata a proposito della breve sbandata clericale dellagnostico Ciccio Sgarlata. Un altro riferimento interessante, di epoca ben pi antica, lo troviamo nel monumentale Asklepios, Der Heiler Gott, opera in 7 volumi dellinsigne grecista Hermann Ellman-Grber (1843-1931), la cui ultima copia fu bruciata a Berlino nel 1933. Lo studioso riportava una mole sterminata di trascrizioni delle epigrafi votive ritrovate nei santuari di Asclepio, che contenevano i ringraziamenti dei fedeli al dio che li aveva guariti. Fatto abbastanza singolare, la pagina in cui raccontata la storia che ci riguarda fu lunica ritrovata intatta dopo il rogo, e sottratta furtivamente da un oscuro spazzino berlinese che in seguito, emigrato negli Stati Uniti, ebbe una discreta fama nel

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cinema col nome di Sweepy. La pagina fu esposta al museo antropologico di Chicago e trafugata misteriosamente l8 dicembre del 1980, lo stesso giorno in cui mor John Lennon. Essa riportava un testo trascritto da una piccola lapide che era conservata al museo archeologico di Dresda, distrutto in seguito dai bombardamenti del 1945. Una breve sentenza: Io, Sempronio Marzio, ringrazio il dio che apparve (in sogno), e mi diede la forza di accettare lamaro dono di Ermes. La vicenda ricostruita da EllmanGrber quella di un soldato romano, in forza alla guarnigione che presidiava la regione dellArgolide. Qualche tempo prima, ebbro del dolce e insidioso vino ellenico, aveva profanato una cappella dedicata ad Ermes, il dio del crepuscolo, orinando sul fallo di pietra che la adornava. Il dio, furente per loltraggio subito, era sceso agli inferi, e aveva prelevato la mano di un morto, sostituendola con quella dellinfelice Sempronio (simmetricamente, il morto cui fu impiantata la mano di un soldato descritto in varie cronache di discese nelloltretomba, e Dante stesso lo cita: Vidi quelluom dalla mano vivente). Il soldato, dunque, si rec al santuario di Epidauro travestito da pastore per non farsi riconoscere. Fece le abluzioni e le purificazioni previste dal rituale, e poi si ritir nellabaton, il luogo dove i fedeli sognavano il dio. Non appena il sonno lo avvolse, Asclepio apparve, nella forma di unenorme serpe verdazzurra, una delle sue pi potenti incarnazioni. Il mostro lo avvinghi con le sue spire, e scrutandolo con occhi di brace gli chiese qualera il suo patimento. Sempronio gli mostr la mano di morto, e il serpente lo fiss con laria un po stupita, allentando la stretta delle spire, e poi cominci a sghignazzare, sempre pi forte, fino a lasciarsi andare a risa sgangherate e convulse. Rise cos tanto che alla fine esplose, ricoprendo lo sventurato milite di brandelli di pelle squamosa e altro materiale organico. Sempronio Marzio si svegli di colpo, sconvolto, umiliato e appiccicoso. Ma ben presto giunse a comprendere il messaggio del dio, e ne fu rassicurato. La mano di morto lo rese valoroso con la spada, e abile nel gioco dellastragalo: quando la sua guarnigione si spost in Palestina, Sempronio Marzio fu il soldato che si aggiudic le vesti di Cristo. Molti anni dopo, fu pugnalato alla schiena mentre giaceva ubriaco fradicio in una taverna dellUrbe, da un oste che si era convertito al cristianesimo. Un lontano discendente di questultimo, Agnolo Bendicenti, sarricch con un fiorente commercio di reliquie, e divent uno dei maggiorenti del Comune di Pisa, prima di morire appestato nellepidemia che nel 300 dimezz la popolazione dEuropa. Come si vede, gli altri casi non ebbero finali meno tristi di quello del nostro Ciccio Sgarlata. Quando la sua breve e sfolgorante ascesa si trasform, come spesso accade, in una rovinosa caduta, il suo corpo fu sciolto nellacido. Si racconta che la mano di morto rimase a galla per alcune ore, e alla fine la dovettero seppellire a parte.

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III. Poi laltra cosa strana che successe fu che Monte Pellegrino spar. Nel preciso istante che a Ciccio Sgarlata gli mutava la mano (le 7,25 del 15 agosto 2011), la montagna sacra di Palermo cess provvisoriamente di esistere. Ununica persona fu casuale testimone di entrambi gli eventi, la fisioterapista cinquantenne Matilde Garraffa: di lei parleremo diffusamente pi avanti, anzi potremmo dire che questo libro in parte la sua storia, e di altri personaggi che come lei, in quella calda estate, si lanciarono in una nobile e disperata impresa, degna di essere raccontata per iscritto. Ma intanto ci sembra dobbligo rendere edotto il lettore sullo straordinario impatto che il fatto ebbe sulla citt. Riuscireste a immaginare Parigi senza la Tour Eiffel, Londra senza il Big Ben, Roma senza il Papa, New York senza le Twin Towers, Napoli senza la Monnezza? Allo stesso modo non possibile figurarsi Palermo senza quel masso immenso e selvaggio che divide due mari, dimora della Santuzza, la dolce, lamata Rosalia, arco luminoso fra le nubi di gloria, colomba nella fessura della pietra, antidoto di tutti i mali e sollievo di tutte le sofferenza, che se ne and a morire sola soletta in una grotta, per liberare la citt dallorrida peste. Tanto amata che per andarci meglio, cio per andarci in macchina, i palermitani hanno costruito strade a quattro corsie, con tanto cemento che, visto dal mare, il Pellegrino pare un bunker gigantesco, e, per chi lo contemplasse provenendo da oriente, orride verruche sono spuntate sul profilo di quello che gli antichi riconoscevano come il Genio di Palermo, la cui statua ghigna ancora in mezzo a Piazza Rivoluzione. Alle 7,25 del 15 agosto, a dire il vero, non furono molti i palermitani che savvidero della sparizione. Pi che la gente, a capirlo furono le macchine. Prive di quel contrafforte magnetico a nord, tutte le auto della citt di Palermo che percorrevano lasse ovest-est, che costeggia il mare e aggira il Pellegrino, scartarono leggermente verso sinistra. Le altre verso destra. A volte sincontravano nei loro sbandamenti, e dincidenti ve ne furono parecchi. Tutti per fortuna senza gravi conseguenze, tranne il lacrimevole caso dello sfincionaro di Mondello, cui si ribalt la lapa con tutto il carico, che si sparse su un sudicio vialetto della Favorita, irto di siringhe e viscido di preservativi. Luomo vide lo scempio, e simpicc. Il parco della Favorita costeggia il Monte dal lato sud. Antica riserva di caccia dei gaudenti cortigiani borbonici, oggi un autodromo selvaggio, dove si schizza giorno e notte a tutta velocit tra lecci polverosi e prostitute minorenni per raggiungere al pi presto Mondello, la spiaggia della citt, da molti considerato lunico luogo in cui si vive veramente. Oltre a quello del misero ambulante sopracitato, il parco fu teatro di svariati interessanti episodi. A titolo puramente esemplificativo, riportiamo un estratto dal volume Quando il Monte spar di Calogero Scardamaglia, Ibis edizioni, Palermo, 2015, documentato repertorio di aneddoti relativi alla misteriosa sparizione. Mimmo Teresi, figlio minore del ben noto onorevole Teresi, nonch proprietario della concessionaria delle motociclette Kamikari, tornava con la sua rombante automobile sportiva, una Horus 3500 grigio metallizzato superaccessoriata, dopo una notte di

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festazza con coca e sticchio a tempesta allesclusivo Circolo della Vela, per festeggiare i quarant'anni dellassessore al verde pubblico, Fortunato Lo Piccolo, che la sua famiglia sosteneva politicamente. Il geometra in pensione Girolamo Tallarito, con la sua seicento verdolina, era uscito alle tre di notte perch sua moglie si era sentita male, e dopo aver girato quattro pronti soccorsi in cui tutti gridavano, barelle di persone insanguinate entravano e uscivano continuamente, e nessuno gli dava conto, era finito alla guardia medica turistica di Mondello, dove uninfermiera aveva dato delle gocce allammalata, e stava ritornando finalmente nella sua casa di Corso Olivuzza, nella cucina della quale sua figlia Nunziella li aspettava alzata, che nelle sue condizioni non si dovrebbe fare. La Horus 3500 si trov davanti, sulla corsia di sinistra, quel carretto che andava a dieci allora. Suon. Quello non si muoveva. Allora cal una doppietta, quarta-terza-quarta, e si butt a destra per un sorpasso. In quel preciso momento, senza un motivo plausibile, la macchina sband, e prese in pieno la seicento, che a sua volta si aren sullaiuola spartitraffico. Mimmo Teresi scese furibondo dalla macchina, brandendo il crick come una mazza, e cominci a colpire ripetutamente lauto del vecchio, spaccando il lunotto posteriore e procurando alla signora Ninetta, che si era distesa dietro perch ancora non si sentiva tanto bene, uno sbalzo di pressione che per poco non la mandava al creatore, proprio ora che stava per diventare nonna per la seconda volta. Mimmo Teresi, mugghiando come un toro, coi bottoni della camicia che gli saltavano lasciando intravedere il petto chiazzato di macchie rossastre dovute alla recente depilazione definitiva, alz di nuovo la mazza, pronto a distruggere il parabrezza anteriore, dietro il quale il gracile vecchietto piangeva e implorava. Ma tutta un tratto si ferm, col crick a mezzaria. Cera qualcosa dietro le sue spalle. O meglio: qualcosa mancava. Bench fosse per sua natura un tipo poco sensibile, Mimmo Teresi percep di colpo, attraverso i muscoli contratti della schiena e della nuca possente, un grande vuoto, un languore, come quello che lo assugliava prima di pranzo in certe giornate destate, che si era fatto una nuotata a Mondello e tornava a casa alle due sotto il pico del sole. Un languore per di dimensioni enormi, una fame cosmica. Si volt lentamente, e rimase alloccuto a contemplare il monte che non cera pi, con il crick alzato a fendere il vento di mare che, non essendo pi tenuto a bada dalla barriera naturale, spirava forte e acidulo. Mimmo Teresi vide il vuoto, e divent una statua di sale. E questa fu la fortuna del geometra Girolamo Tallarito, proprietario della seicento (mancava solo lultima rata) e marito da quarantanni della signora Ninetta, sempre fedele tranne poche scappatelle, ma solo ed esclusivamente con buttane a pagamento. Il Tallarito sgusci fuori dallo sportello semi-incastrato della vettura, gir zoppicando intorno alle due macchine incollate e si port alle spalle dellimbambolato imprenditore. Aveva anche lui un crick in mano, e sorrideva (Scardamaglia, 2015, pagg. 128-130). Lepisodio appena citato non che un esempio delle diverse piccole sciagure di natura automobilistica che accaddero a Palermo in occasione della sparizione di Monte Pellegrino. Non si possono raccontare tutte quante; occorrerebbero pagine e pagine, e non rimarrebbe tempo n energia per parlare di ci che successe quando Monte Pellegrino riapparve, venti minuti dopo. La ricomparsa di Monte Pellegrino non fu percepita dalla stragrande maggioranza dei palermitani come uneffettiva ricomparsa, giacch, come s detto, ben pochi furono

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quelli che si erano accorti della previa sparizione. Tra questi ultimi, ricordiamo: il malcapitato Mimmo Teresi, che riport una lesione al midollo spinale che lo avrebbe ridotto a un tronco umano per il resto dei suoi giorni; la donna di cui parleremo dopo, che not nello stesso momento unincomprensibile macchia di nulla tra il mare e il cielo dove prima era stato il monte, e un uomo in fuga con una spettrale mano destra. Pur tuttavia, la maggior parte dei palermitani non fece caso alla scomparsa del monte, n tantomeno alla sua ricomparsa. Fu come quando in un film c un fotogramma bianco, che tu non te ne accorgi perch il tuo cervello, complessa macchina dominata dallhorror vacui, riempie le parti mancanti. C da dire che molti sostengono che i suddetti fotogrammi non siano frutto di errori di montaggio, o di intoppi nella lavorazione della pellicola, bens intenzionali latori di potenti messaggi che si stampano nellinconscio come tatuaggi indelebili, e poi ci costringono a compiere azioni che non vorremmo, come comprare cose inutili, eleggere politici corrotti, odiare i diversi, scopare la moglie del tuo subordinato, spaccare a colpi di crick i vetri dellauto che hai appena tamponato, non interessarti di tua figlia. Se cos fosse, ci domandiamo, di quale indicibile grandezza sar stato il messaggio subliminale consegnato nei venti minuti di assenza del monte, e che ci obbligher a fare? Una domanda che fa tremar le vene e i polsi. Fatto sta che ci vollero altri venti minuti buoni prima che qualcuno si accorgesse che qualcosa era cambiato. E questo qualcosa era il Monte stesso. Non era pi lui. Lavevano sostituito con un altro uguale. Quasi uguale.

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Quello che sembra che cambi, ma resta uguale V. In un manoscritto ancora inedito ritrovato tra le carte del celeberrimo astronomo arzebeigiano Onisammot Iflodnal, enunciata la cosiddetta Teoria delle biforcazioni universali. Data loscurit del testo originale, che include complesse equazioni e grafici quadrimensionali, preferiamo ricorrere allesposizione semplificata del matematico americano Bill Broomfield dellUniversit di Rock Springs, Wyoming, curatore delledizione completa delle opere del maestro, in una sua intervista al canale televisivo Science For All. Ora, immagina di essere in un ristorante. Ok? Il cameriere ti chiede se preferisci la torta di mele o il gelato per dessert. Tu scegli il gelato. Ebbene, in quel momento, in quel preciso momento, si genera un universo parallelo in cui hai scelto la torta di mele. Nelluniverso A: gelato; nelluniverso B: torta di mele. Chiaro? Questultimo universo pu procedere in modo quasi assolutamente identico a quello che lo ha generato: cio mangi la torta di mele, paghi e te ne vai, e tutto rimane come prima. Oppure chiedi la torta, e il cameriere ritorna dicendo che era lultima e lha data alla signorina al tavolo di fronte. Tu la guardi, lei ti guarda, e in capo a sei mesi siete sposati e hai fatto un mutuo per la casa. E questo provoca una serie di cambiamenti a catena nelluniverso B, considerando figli e nipoti. Chiameremo questo secondo universo B 1. Poi ci sono B2, B3, e poi ancora B1.1, B1.2 e cos via. La serie degli universi B infinita, e pu includerne alcuni ad altissima improbabilit come un Bn in cui la torta di mele il veicolo di un virus propagato da una popolazione aliena in base a un diabolico piano per sterminare lumanit, di cui tu sarai linconsapevole esecutore. Lintervista, diffusa su numerosi siti internet (una versione integrale con sottotitoli su pu trovare su www.universimultipli.org), produsse il proliferare dei cosiddetti TS (Threshold Searchers), che cercavano delle faglie tra gli universi, attraverso cui si potesse passare con facilit dalluno allaltro. Molti tra costoro dichiararono di essere riusciti a trovare passaggi di intercomunicazione. Nel tranquillo villaggio di Lamar, nel Texas Orientale, ben settantadue persone affermarono che la soglia si trovava proprio nel loro fienile. Il villaggio fu assediato per settimane da unorda di TS, fino allintervento della Guardia Nazionale, e uno scontro a fuoco che lasci sul campo centinaia di vittime. Fatto abbastanza singolare, una di queste soglie si trovava su una delle pendici di Monte Pellegrino, ma nessuno mai laveva scoperta, fuorch un solitario viandante bizantino che nel marzo del 217 DC risaliva il monte dal lato dellAddaura. Alla vista dellinumana bellezza della costa rocciosa su cui il mare sinfrangeva con furia, luomo speriment una sorta di rapimento mistico, e compose di getto un inno di lode allonnipotente dea dai grandi occhi, signora del mare, della vita e della morte, che incise con fatica sulla pietra grigia del monte con la punta del suo pugnale. Poi, per

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contemplare il suo lavoro, lestatico viandante fece qualche passo indietro, inciamp sulla radice di un albero, cadde in un cespuglio e spar. Il pugnale tuttora conservato presso il museo archeologico Antonino Salinas di Palermo. La pietra recante liscrizione se ne and col monte quando esso fu sostituito. Ma non fu questo, ovviamente, che fece scoprire ai palermitani che il monte non era pi lo stesso di prima. Nessuno era al corrente della soglia, e ben pochi conoscevano la pietra incisa, che si trovava fuori dagli itinerari consueti: prova ne sia il fatto che su di essa, oltre alla lode del pellegrino, non cera nessunaltra scritta, n un suca, n un Enzo ama Mery. Lincisione era inoltre curata settimanalmente dal signor Gaspare Mangiaracina, detto Aspano, che da ventitre anni la teneva pulita, e una volta al mese la ungeva con olio doliva extravergine di Castelvetrano, il suo paese dorigine, per proteggerla dal vento e dalle intemperie. Aspano Mangiaracina faceva il portantino allospedale civico, e nel tempo libero saliva sul monte a cercare erbe medicinali e lumache. La prima volta che aveva scoperto la pietra, seminascosta da tralci di salsapariglia traboccanti di bacche rosso cupo, aveva intuito che si trattava di cosa antica e sacra, anche se non capiva una benemerita minchia di quello che cera scritto, e aveva indietreggiato colmo di stupore reverenziale, rischiando di fare la stessa fine dello sventurato autore delliscrizione. Fortunatamente, giusto in quel momento un bombo peloso a strisce arancioni si alz in volo deluso da quella che gli era sembrata unallettante scopata fuori stagione: si trattava, in realt, del petalo inferiore a forma di malizioso insetto femmina della piccola orchidea chiamata Ophrys Speculum, endemica sul monte. La pianticella era miracolosamente sopravvissuta alla calura estiva, e continuava a mandare messaggi agli insetti volanti con il minuscolo specchietto inserito nel suo petalo, che riflette la luce del sole. E allorch il bombo sinvol, un raggio di luce riflessa colp locchio di Aspano Mangiaracina con lintensit di un laser, distraendolo dallindietreggiamento che lo avrebbe condotto verso uninesorabile caduta oltre la soglia. Fatto abbastanza singolare, linsetto in questione era lunico esemplare sopravvissuto di una specie di feroci imenotteri africani, introdotta surrettiziamente sul monte agli inizi del Novecento dal barone Gustavo Alvarez Pignatella, entomologo e negromante, nonch drogato dassenzio ed etere, per un arcano esperimento di cui il barone parla nel carteggio con Alistair Crowley, carteggio tuttora inedito, che fu acquisito ad un prezzo esorbitante da un emissario della Curia, ed custodito in gran segreto in una cripta nei sotterranei del palazzo Arcivescovile. Fortunatamente, il temibile insetto, nel suo svolazzo agonizzante, sfior il collo di Aspano Mangiaracina senza pungerlo, e si and a schiantare contro uno sperone di roccia, e con lui scomparve uno dei pi tetri segreti del Barone mago. Se a scoprire linghippo del monte sostituito fosse stato il buon barelliere, forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma lui era a letto disperato con la sciatica, con sua moglie Carmela che gli faceva impacchi di alcol con peperoncino, mentre si aspettava la signora dei massaggi, e per rinfrescarlo gli portava coppette di granita di limone, che faceva lei con le sue mani, con la scorzetta di limone grattugiata e qualche foglia di citronella. La frutta glie la mandava da Castelvetrano il suocero, u zu Bastiano Mangiaracina, che a novantaquattro anni suonati ancora coltivava lorto e il giardino.

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Ma il caso volle che il primo ad accorgersi del fatto che Monte Pellegrino era diverso dal solito fu il trentenne rampante Gigi Fecarotta, membro della segreteria personale del sindaco Eugenio Pusateri, che era pure mezzo parente suo. Infatti lui non sapeva fare un cazzo, ma lavevano preso lo stesso, perch era molto simpatico e aveva gli occhi celesti e il ciuffo sulla fronte, quindi gli era stato dato lincarico di raccontare barzellette ai giornalisti, e soprattutto di fare perdere tempo a quei fitusi comunisti del giornale LOra, annacandoseli a mezze parole. Quella mattina di Ferragosto, visto che sua moglie si era portata le bambine dalla nonna a Gioiosa Marea, si era svegliato presto e aveva deciso di andare ad accendere un cero alla Santuzza, e quando era arrivato alle pendici del monte, alle 8.05 del 15 agosto 2011, si era accorto che la strada era sparita. Non bloccata, transennata, crollata, e nemmeno demolita: proprio sparita. Questo era almeno ci che raccontava lui. LOra pubblic un articolo con tanto di foto, nel quale invece si dimostrava che il giovane politico era diretto dallaltro lato del monte, dove, poco prima che la strada si interrompa per via di una frana caduta trentanni fa, si trova il famigerato love tunnel, dove amorazzi, adultri e perversioni vengono consumati al riparo da occhi indiscreti. Il Fecarotta, si legge sul giornale, si accompagnava con una prostituta cinese tredicenne (lultimo grido in fatto di trasgressione). Comunque sia, Gigi Fecarotta prese il telefonino e chiam il sindaco Pusateri. Purtroppo il sindaco non ricevette la chiamata, perch il ripetitore su Monte Pellegrino non cera pi. Eugenio Pusateri si stava sorbendo lentamente la sua granita di caff con una montagna di panna, sbocconcellando una brioscina di quelle col piricuddo, le sue preferite, sprofondato in una sdraio sul ponte della sua tre alberi ancorata al largo del golfo di Mondello, e non seppe nulla fino alle 10.35, quando gli squill il satellitare. Dapprima gli parse una garrusiata di quella cosa inutile del suo mezzo nipote, che se lera dovuto prendere per forza per non mancare di rispetto a suo zio Filippo, viceministro in carica, che tanto aveva fatto per farlo eleggere. Poi guard il Monte, che a quellora splendeva di una luce smeraldina, e si turb. Si fece portare il binocolo per guardare meglio, e si mise paura: gli era sembrato di vedere un minuscolo elefante peloso, delle dimensioni di un cavallo da tiro, galoppare lungo il crinale della montagna.

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VI. Intanto, il panico si andava diffondendo in citt. Ma come fu possibile, direte voi, se le comunicazioni erano interrotte? Se tutte quelle mostruose protuberanze sulla fronte del Genio di Palermo, antenne, tralicci e centraline, erano improvvisamente sparite? Il telefono satellitare, quella meraviglia che dei ripetitori se ne fotte, ce lavevano solo politici e boss. Ma la voce in citt si sparse lo stesso. Ci fu tutto un pullulare di macchine, vespini, lapini a tre ruote, biciclette; la gente andava a bussare alle porte di amici e di parenti, e se li portava a vedere il Monte cangiato. Alle due del pomeriggio, sotto il caldo infernale, cerano migliaia di persone riunite nel piazzale dei matrimoni, di fronte alla Palazzina Cinese, sotto il costone sud, ed erano spuntati venditori ambulanti di bibite e ghiaccioli, e banchitelli di calia e simenza. Ma nonostante i rinfreschi, latmosfera era piuttosto tesa. I bambini piangevano, e non ci poteva nemmeno il palloncino per farli smettere, e manco le boffe. Un uomo anziano fu assalito da crisi convulsive, e dovettero tenerlo in quattro. Una donna partor, ma in buona salute. Una giovinetta url: A Santuzza! A Santuzza! Si futteru a Santuzza! Qualcun altro aggiunse: Ci colpa quel cornuto del sindaco! e l scoppi un trambusto incontenibile, che degener in un tafferuglio con una squadra di carabinieri a cavallo di stanza alla Favorita, i quali finalmente poterono usare lo spadino dordinanza, che faceva bella figura nella fotografia che avevano mandato alla fidanzata. Fatto abbastanza singolare, i sei giovani militi, pur provenendo da regioni diverse dItalia, erano fidanzati tutti con la stessa ragazza, una bolognese con un disturbo di personalit multipla, che ricevette sei diverse copie di una lettera di condoglianze firmate dal Comandante dellArma. Il sestuplice lutto fece rinsavire la fanciulla, che ora Sacerdotessa della Chiesa del Perpetuo Stupore. Nel furore della battaglia, la gente non si era accorta che un immenso telo biancastro lentamente calava dal cielo, a bloccare la vista del Monte. Gli uomini della Civil Protection Spa (Societ protetta dallanonimato), chiamati dal sindaco Pusateri direttamente dalla sua barca col numero verde, erano arrivati con quaranta elicotteri neri come mosconi e silenziosissimi, e avevano isolato il monte da tre lati, lasciando libero solo quello che si affacciava sul mare. Tutte le strade erano state bloccate intorno al Pellegrino, e due motovedette impedivano che ci si avvicinasse dal lato mare. In men che non si dica, i tecnici della CP ripristinarono le comunicazioni, e quattro cantieri vennero aperti per ricostruire le strade e gli edifici, che erano tutti abusivi, ma che volete, ormai ci si era affezionati. Quando gli uomini della CP Spa depositarono sul suo tavolo la fattura per i lavori svolti e il preventivo per quelli a venire, il sindaco Pusateri era gi lontano. Il giorno stesso del cambiamento del monte, dopo aver doverosamente telefonato al numero verde, aveva ordinato allo skipper di fare rotta verso Ibiza, e di lui non si trov pi traccia: alcuni giornalisti bene informati raccontarono in seguito che il sedicente skipper era in realt un terrorista libico, che lo aveva portato con s in una base segreta nei pressi di Abu Kammash, vendendolo infine come schiavo. Ma in capo a qualche anno, anche il sindaco Pusateri fu dimenticato, nonostante

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avesse avuto pi di una nomination al concorso di sindaco pi sexy dItalia. A Palermo si dimentica con facilit. E pure il fatto che il Monte era cambiato fu dimenticato. Certo, non cerano pi n agavi n fichidindia, ma le strade ci sarebbero state di nuovo, e le case, e le pizzerie, e le baracche abusive dei venditori di souvenir, tutto. Pure il santuario sarebbe stato ricostruito tale e quale a comera prima, magari pure pi bello, con la statua in vetroresina ricopiata da un calco ottocentesco conservato al Victoria and Albert Museum di Londra. Quella statua che aveva causato un turbamento misticoerotico al grande Goethe, e la cui copia, molti anni dopo, avrebbe fatto venire uno stinnicchio anche a Totuccio Vadal, posteggiatore abusivo, che in seguito a quellesperienza avrebbe maturato la sua vocazione di serial killer, seviziando nove coppiette e meritandosi lappellativo di Belva del Pellegrino, prima di essere a sua volta strangolato in un gabinetto del tetro carcere dellUcciardone. Solo che ormai la Santuzza non abitava pi l.

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VII. Se sulla mano di morto abbiamo trovato qualche riscontro storico, per quanto riguarda sostituzioni pi grosse la questione del tutto differente, e leggermente pi complicata. Il fatto che queste cose sconvolgono la gente, distraendola dalle incombenze quotidiane, come lavorare, pagare le tasse, obbedire, sposarsi e fare figli, che andranno a scuola e poi a lavorare anche loro. Di conseguenza, chi al potere, in ogni tempo e in ogni luogo, cercher di minimizzare, nascondere, fare dimenticare tali eventi, facendoli passare tuttal pi per allucinazioni collettive. Un esempio abbastanza recente: nel 1975 il mega shopping center di Wilbur, Minnesota, al km 138 della trafficatissima Ash Avenue, scomparve per tre giorni, dopo i quali al posto suo sorse dal nulla una collina color cenere, piena di minacciosi tumuli funerari mai visti prima, grosse tane di talpa da cui si alzava un filo di fumo. Il Dipartimento di Stato entr in confusione. Il Segretario Oliver Mendez, la cui scrivania fu sommersa di fax e fonogrammi, al punto che il portafoto con limmagine di sua moglie e delle sue due figlie biondine in vacanza a Miami fu spinto oltre il bordo e si schiant sul pavimento, decise di affidare tutto alla CIA. E la CIA utilizz anche stavolta il piano X329, cio quello che utilizzava di solito quando non sapeva che pesci pigliare, piano che consisteva nel versare nellacquedotto dellarea in questione massicce quantit di sostanze allucinogene, in genere LSD24 sequestrato in laboratori clandestini. Il problema fu che, anzich i consueti elefanti rosa e puttini pi o meno disneyani, la popolazione di Wilbur e dintorni cominci a vedere schiere di indiani con unespressione estatica sulla faccia dipinta, che danzavano in cerchio lanciando alte grida al cielo. Larea fu sgombrata e transennata, i residenti trasferiti, tranne quelli, in tutto 54, che rimasero allucinati anche dopo che leffetto della droga era svanito. Questi ultimi furono condotti in uffici segreti della CIA, e vi rimasero per undici anni, fino a quando uninchiesta del settimanale radicale Cry Freedom di Sausalito (CA) fece venire alla luce lo scandalo (testimonianze video dei sopravvissuti si trovano sul sito www.abductedbycia.org). Per fortuna disponiamo di un prezioso catalogo, redatto dal sig. Oskar Svensson, portalettere dellisola di Far (SV). Il sig. Svensson dedic la sua breve vita (fu stroncato da una leucemia a 48 anni, nel 1972) alla collezione di documenti che testimoniano fatti inspiegabili di ogni genere. Il materiale conservato negli archivi della fondazione Nostalghia a Parigi, consultabile su prenotazione. In mezzo alla sterminata mole di eventi collezionata dallinfaticabile postino (e si pensi che egli non disponeva di internet, visto che il materiale fu raccolto tra il 1954 e il 1970), quelli che riguardano fatti simili a quello che coinvolse il monte sacro di Palermo sono almeno una trentina. La maggior parte di essi non sembrerebbe aver avuto effetti particolarmente degni di nota. La sostituzione di un lago siberiano con uno quasi uguale fu notata solo da un deportato moscovita, Oleg Alexandrovi Panovsky, cantautore dissidente, che, mandato a prendere acqua nel lago che si era appena disgelato, intravide la sagoma di un plesiosauro. Questo influ sul suo destino personale, giacch il rettile che finalmente si liberava dai ghiacci gli sembr un invito alla libert, e Oleg Panovsky fu invaso da forza

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sovrumana, che gli permise di evadere dal Gulag, e percorrere a piedi distanze inimmaginabili, fino ad approdare in America, dove ebbe infine un certo successo come cantante folk in California, incise diversi dischi in cui mescolava temi country con melodie tradizionali russe, si spos ed ebbe un figlio affetto da sindrome di Asperger, al quale si dedic interamente, ritirandosi dalle scene. A Sausalito (CA) affrancata la lettera conservata nella collezione Gudmundson (fatto abbastanza singolare, Panovsky collaborava alla pagina musicale del sopracitato settimanale Cry Freedom). Ma, a parte il singolo fato del cantautore, sembrerebbe che la sostituzione non abbia avuto altri effetti significativi. Altri eventi invece ebbero conseguenze memorabili. Nel cuore della Cina scomparve per unintera notte una citt di 50.000 abitanti. Quando riapparve allalba, la citt era la stessa, ma ad abitarla cerano solo bambini. Non si cap se erano i bambini che cerano prima, e gli adulti erano scomparsi, o se erano scomparsi proprio i bambini, e questi che affollavano la citt erano gli adulti che erano tornati bambini. Un filosofo taoista avrebbe creato argute disquisizioni sullargomento, ma sfortunatamente il fatto avvenne nel 1958, lanno in cui il Presidente Mao aveva decretato il Grande Balzo in Avanti, e a quei tempi non si andava tanto per il sottile. I bimbi vennero prelevati su camionette che li portarono negli orfanotrofi di partito, dove vennero accuditi e indottrinati. I giovani che ne uscirono costituirono il nucleo pi agguerrito delle Guardie Rosse, che distrussero le ultime vestigia del taoismo in Cina. Svensson riusc ad intervistarne uno, che aveva cambiato sesso e faceva la prostituta in un bordello di Shangai, The Naked Dragoness. Tra questi estremi, eventi che, pur comportando sparizioni e trasformazioni di elementi molto grandi, come palazzi, chiese, postriboli e foreste, causarono alla storia cambiamenti cos impalpabili che ci vollero molti anni per accorgersene. Purtroppo, scomparso leroico portalettere, nessuno ha raccolto testimonianze dettagliate di quello che accadde in varie parti del mondo quel 15 agosto 2011, il giorno in cui Monte Pellegrino fu sostituito, pertanto anche di ci non si parler pi, sebbene abbiamo sufficienti ragioni per ritenere che accaddero cose altrettanto strane un po dovunque.

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Quello che resta uguale VIII. La mattina del 15 agosto 2011, Matilde Garraffa si trov davanti a diverse scelte, ciascuna delle quali ebbe a generare una miriade di universi paralleli, dei quali siamo scarsamente a conoscenza. La prima scelta fu se rispondere o no al telefono, che continuava a squillare anche se erano appena le 6.15, e lei la sera prima aveva preso una pillola per dormire. Scartata la seconda ipotesi (che avrebbe generato, tra gli innumerevoli altri, un universo parallelo in cui la sua decisione di non rispondere al telefono avrebbe condotto, in virt di bizzarre concatenazioni, ad una fine precoce del sistema solare), Matilde si imbatt in un nuovo bivio: una volta risposto, doveva mettersi ad ascoltare o doveva mandare direttamente a fanculo la persona che chiamava a quellora? Questultima possibilit fu inghiottita dal gorgo degli universi infiniti quando riconobbe la voce di Carmela Mangiaracina, alterata dallansia che la portava su un registro di falsetto, con improvvise cadute nel baritonale sulle interrogative. Matilde, ci sei? Stavi dormendo? Carmela, a questora? E che ci fu? Scusa, Matilde, scusa. che Aspano sta troppo male. messo sul letto a culo a ponte che non si pu catamiare, e dice che le reni gli stanno scattando. Mi pare pure che ha un poco di temperatura. Ci feci gli impacchi di spiritu cu pipareddu, ma non gli stanno facendo niente. Io non lo so se posso venire. Mi sento un poco debole Scusa, Matilde, scusami tanto, scusa. Vabbe non ci fa niente, non ti preoccupare. Magari pi tardi gli faccio la puntura. Mentre Carmela pronunciava queste parole, Matilde, ud, o le parve di udire, un lamento straziante sullo sfondo, come lultimo strillo di un maialino da latte davanti al plotone desecuzione. No, va bene Carmela. Mi vesto e vengo. Il tempo dellautobus. Grazie, Matilde, grazie. U signuri tu paga! Se fossero tutti come te, il mondo sarebbe un posto troppo bello. Dopo una lunga serie di velocissimi ciao, lultimo dei quali quasi un bip che segnalava la fine della conversazione, Matilde pos il ricevitore, e si guard intorno. La stanza era di nuovo tutta in disordine. Doveva chiamare lesorcista? Padre Brunello sarebbe venuto, eccome se sarebbe venuto, a dimostrare che, vuoi o non vuoi, di Dio non ne puoi fare a meno, e che prima o poi le pecorelle smarrite tornano allovile, con quel suo sorrisetto sarcastico e quellinsopportabile parlata da cinta senese, con le c talmente aspirate da sembrare rantoli, che Matilde detestava perch le ricordava uno che aveva conosciuto tanti anni fa, un dirigente dellUnione Comunisti Italiani MarxistiLeninisti-Maoisti, inviato dal partito per mettere ordine nella sbandata sezione locale, di cui si era innamorata e con cui aveva perso in modo alquanto sbrigativo la verginit, salvo poi scoprire che si sbatteva tutte le ragazzine dei collettivi. Lei preferiva pensare che quel fenomeno che ormai da quasi due mesi infestava la sua camera da letto fosse qualcosa legato alla meccanica quantistica o robe simili.

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Poco importa, pens. Sistemo dopo. Il problema era trovare, in quella stanza che sembrava un mercato arabo, col pavimento pieno di cumuletti di stoffe colorate, un vestito decente. Si risolse per una maglietta a righe e un paio di jeans, se non altro perch stavano in cima ad uno dei mucchi e non erano troppo stropicciati. Qualcuno avrebbe potuto pensare, vedendola vestita in quel modo, con i capelli attaccati a coda di cavallo: Ma guarda questa signora di mezza et che si veste come sua figlia, non sapendo che sua figlia Mani, che viveva a Berlino ed era una rinomata performer, iniziatrice di quel movimento che poi si sarebbe chiamato Alche-Manic Art, si vestiva solo di pelle sintetica e latex. Matilde si riscald un poco di caff avanzato dal giorno prima, aggiunse un goccio di latte e se lo bevve lentamente, seduta al tavolo della cucina. Fuori dalla finestra cera un merlo, appollaiato sullalbero di fichi del piccolo giardino, che pasteggiava con un frutto tardivo gi assaggiato dalle vespe. SantIsidoro era una specie di oasi nel mezzo della citt. Tra i casermoni proletari del CEP (Centro Edilizia Popolare), e i casermoni piccolo-borghesi di Via Leonardo da Vinci, sincuneava con la discreta grazia di un piccolo borgo antico, con la sua fontana al centro della piazza, dove becchettavano i colombi, e la chiesetta col campanile (retta dal molesto padre Brunello, che ad ogni scoccar dora scampanava). Le case erano di tufo, col tetto di tegole che una volta erano state rosse e adesso erano di un bel marrone muschiato, e ognuna aveva il suo minuscolo pezzo di terra. Si dice che in ciascuno dei nostri occhi ci sia un puntolino dove i nervetti che acchiappano la luce si riuniscono, per dirigersi tutti insieme verso il cervello. Quel punto cieco. Se qualcosa intorno a noi si trova in quel punto esatto, noi non la vediamo, e nemmeno ci accorgiamo di non vederla, perch il cervello, che come abbiamo detto non pu soffrire il vuoto, ricopre quel punto con il materiale che trova intorno. Questa era almeno la lettura di Matilde: il borgo era scampato alla bulimia della speculazione edilizia perch non era stato visto. In qualche modo inesplicabile, era un punto cieco. Padre Brunello, ovviamente, la pensava in modo diverso. Per lui, a garantire la sopravvivenza dellantico borgo era stato il santo, santIsidoro appunto, eremita del XIV secolo, che aveva vissuto per 72 anni nella piccola grotta ipogea sulla quale era stata costruita la chiesa; laggi, ogni anno si faceva il presepe. Quando Matilde usc di casa, a SantIsidoro non cera nessuno. Qualche uccello faceva casino sugli alberi, per festeggiare il sole nascente, e in unaiuola la gallina della signora Catena, che il precoce figlioletto Christian di quattro anni aveva chiamato Indiana Jones per la sua propensione allavventura, beccava il verme mattiniero. Voltato langolo della piazzetta, SantIsidoro non cera pi. Intendiamoci: non nel modo in cui era sparito Monte Pellegrino; semplicemente usciva dal raggio della percezione di un passante distratto. Al suo posto cera una lunga strada senza marciapiedi, costellata di buche e monticelli dasfalto non spianato. Ai due lati della lunga strada correvano due lunghi muri. Dietro quello di sinistra, gi bagnato a tratti dalla luce del sole che si arrampicava faticosamente nel cielo estivo, si intravvedevano le cime degli alberi pi alti dei giardinetti di SantIsidoro; il muro di destra, decisamente superiore in altezza e irto di cocci di bottiglia, dava invece sui cortili dei palazzi dellaltro lato, due o tre altalene in

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mezzo al cemento, e qualche aiuoletta di gerani moribondi, sui quali incombeva una lunga teoria di edifici giallini tutti uguali, alti 14 piani. Dopo qualche passo, Matilde si trov nella zona dombra di uno di questi palazzi, e si volt a guardarlo: col sole alle spalle, era unenorme sagoma oscura di forma squadrata, e dietro ce nera unaltra, e poi unaltra ancora. Sembrava una flotta di navi spaziali Vogoniane appena atterrate. Matilde pens a come ci si doveva sentire a vivere in un posto dove la distanza tra i tuoi piedi e la terra supera i 50 metri, e ne ebbe come un leggero stordimento (ma magari era perch aveva dormito poco). Fatto abbastanza singolare, al 14 piano dellultimo palazzo della serie, uno di quelli invisibili allo sguardo di Matilde, abitava un anziano signore, che fu uno dei pochi altri testimoni diretti dellenigmatica intermittenza di Monte Pellegrino. Calogero Mongiov aveva 82 anni e soffriva di una malattia che, allalba di ogni santo giorno, sole, vento o pioggia che fosse, lo costringeva ad uscire in balcone, ancora in vestaglia e pantofole, e a stare in piedi per due ore a controllare la citt, inforcando il binocolo di quando faceva il finanziere e andava la notte a spiare i contrabbandieri di sigarette. E nel momento in cui Matilde paragonava i palazzoni ad astronavi aliene, lui era gi sul ponte di comando. Purtroppo, le sue osservazioni sulla sparizione e la ricomparsa del Monte non furono apprezzate dal genero, che anzi us espressioni come pazzo di catena, vecchio scassaminchia e pure cretino e simili, e se ne approfitt per farlo rinchiudere a vita nellistituto Sante Piaghe di Nostro Signore, struttura convenzionata per la cura delle psicosi acute e delle degenerazioni senili. Il genero, Massimo Panzavecchia, autotrasportatore, prese cos possesso della casa, e non ebbe pi ostacoli nella sua attivit preferita: maltrattare pesantemente la moglie Evelina Mongiov, maestra elementare precaria. Alla povera donna non rimase altra scelta che prendere i bambini e chiedere ospitalit a una cugina che stava vicino al mercato di Ballar, lasciando il Panzavecchia in preda allebbrezza della ritrovata libert, che si concluse in una fatale caduta dal balcone, due anni dopo i fatti in questione. Listituto Sante Piaghe di Nostro Signore, situato nel cuore del centro storico di Palermo, a due passi dalla monumentale Piazza Marina col suo giardino che ospita alberi secolari, un edificio situato nellarea di un convento carmelitano del XIII Secolo, che in seguito fu il primo lebbrosario di Palermo, poi fu riconvertito in ospedale, ospit per un breve periodo una casa di tolleranza, per essere infine quasi interamente distrutto nei bombardamenti del 43, e ricostruito negli anni 50, i cosiddetti anni del sacco di Palermo, in stile moderno-mafioso. Bench esternamente sia di forma piuttosto squadrata, che appare non dissimile, per certi versi, ai palazzoni giallini prima citati, il suo interno ricorda piuttosto il complicato intreccio di radici aeree e terrestri dei suoi dirimpettai, gli antichi ficus magnolia di Piazza Marina. Lunghi corridoi in salita si intersecano con altri in discesa, inframmezzati di continuo da rampe di scale, e porte scorrevoli che conducono ad ampi androni dai quali si dipartono altri corridoi, in numero sempre crescente, dando limpressione di qualcosa di organico, in perenne mutamento. O forse cos se lera immaginato Matilde, quando era stata quasi sul punto di essere ricoverata l dentro, per via di quella specie di tentativo di suicidio, sei mesi fa.

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VIII.

Quando Matilde giunge alla fine della lunga strada murata, sono quasi le 7. Lautobus, come tutte le mattine, fermo al capolinea con le porte aperte e il motore acceso. Di solito a questora strapieno di gente che scende in citt a lavorare, ma oggi Ferragosto, e c solo lautista, un giovanottone alto e ossuto, coi capelli lunghi sotto il cappello con visiera dordinanza e una barbetta caprina. Sta appoggiato a un muretto sotto il sole, e fuma assorto una sigaretta, mentre scribacchia qualcosa su un foglio di carta. Chi non lo conoscesse, penserebbe che si stia arrovellando su uno schema di sudoku, nellattesa dellorario di partenza. E sbaglierebbe, perch il giovane si sta invece dedicando ad una ben diversa specialit, proveniente anchessa dal paese del Sol Levante. Quando vede Matilde che si avvicina, si illumina in volto: Senti questo: Ferragosto. Fumo. Nessuno in giro. Lautobus freme. Che ne dici? Sedici sillabe esatte, eh? E le allitterazioni? Giovanni Maraventano, autista dellautobus 637, era collaboratore con contratto a progetto della Palermo Transport Srl, che aveva lappalto del trasporto pubblico in periferia (quello del centro citt era servito dagli sfiziosi tram a vapore della PFV, Palermo Felicissima Viaggi, di propriet del barone Torquato Naselli Ferrera. Detti tram non inquinavano, dato che le turbine erano alimentate elettricamente, ma avevano un difetto che nessuno era riuscito a risolvere: ciascuno di essi era seguito da una fitta nuvoletta di condensa, da cui cadeva costantemente un velo di pioggia, sicch sembrava sempre di essere in autunno). Giovanni era figlio di una vittima della mafia: suo padre Agostino, agente di PS, era stato assassinato sotto casa da un commando di incappucciati su enormi moto cromate, e a lui, che era rimasto lunico sostegno della famiglia, che comprendeva la madre Ins, spagnola delle Asturie, e il fratello gemello Casimiro, affetto da sindrome di Down, era stato promesso un posto alla Regione. Avendo appena conseguito la laurea con lode e menzione in geologia con una eccellente tesi sulle origini del Monte Pellegrino (lultimo esame lo aveva sostenuto tre giorni dopo la morte di suo padre), Giovanni sperava in un impiego allAssessorato al Territorio. Sfortunatamente, al processo dappello venne fuori lo zampino dei servizi segreti nellomicidio, e il caso si fece spinoso: era ancora da considerarsi vittima di mafia? I giudici non seppero decidersi, e intanto, nellattesa del verdetto di cassazione, gli diedero un posto precario alla Palermo Transport. Non che Giovanni si lamentasse apertamente per quel lavoro di merda, anzi era sempre gentile e tollerante, anche quando, a met mattinata, lautobus ci metteva unora a percorrere il tratto di 800 metri dalla via Notarbartolo alla via Marchese Ugo, per via delle auto fuoristrada parcheggiate in doppia e tripla fila delle signore che facevano lo shopping di gioielli, oppure quando andava a ritirare lo stipendio, e si accorgeva che, tra

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trattenute e tutto, bastava appena per laffitto, e sua madre si doveva arrangiare a fare lavori di cucito a casa per arrotondare. Nonostante tutto, Giovanni era uno che sorrideva sempre. Ma Matilde aveva subito sentito che qualcosa non andava, e una sera, ultima passeggera dellultima corsa, si era messa a chiacchierare con lui, mentre lautobus sfrecciava tra le strade deserte, e aveva scoperto che ci che lo crucciava di pi era il fatto che Giovanni, giovane dal multiforme ingegno, amava molto scrivere, e non ne aveva il tempo. Quando suo padre era ancora vivo, aveva iniziato la stesura di un romanzo, per il quale spesso trascorreva le notti in bianco, ma adesso, con quei turni pazzeschi, non ce la poteva pi fare. E la cosa che lo faceva incazzare di pi erano tutte quelle mezzore di attesa tra una corsa e laltra, che assommavano a due ore e mezza al giorno, cio circa 912 ore allanno (visto che, come precario, non gli spettavano le ferie), che gli sarebbero bastate per scrivere Guerra e Pace. Matilde ebbe a compatirlo, cos grande e grosso e disperato, e gli consigli di lasciare stare Guerra e Pace, e dedicarsi agli Haiku di stile giapponese, componimenti brevi che richiedono una profonda consapevolezza come fase preparatoria, e un impulso fulmineo per la realizzazione. Giovanni in breve tempo divent un maestro: durante le corse dellautobus svuotava la mente, guidando in automatico in mezzo al micidiale traffico palermitano, e alle soste tirava fuori una penna e dei foglietti di carta, e creava un haiku. Ne compose pi di settecento, in seguito raccolti in un volume (G. Maraventano, Le stagioni dellautobus, Acquachescorre edizioni, Tarquinia, 2010). E sar quello il libro galeotto che lo metter in contatto con lanima gemella, la fanciulla Masako, conosciuta su internet in un social forum di hakuisti. Fatto abbastanza singolare, anche lei era orfana di padre, un agente della polizia giapponese ucciso dalla yakuza. Le era stata assegnata una borsa di studio per lItalia, ma durante il processo emerse che forse ad assassinare lagente Takiyoshi Toru era stata una squadra di ninja imperiali, quindi si poteva considerare ancora la ragazza vittima di mafia? Nellattesa del verdetto definitivo, la borsa le era stata sospesa, e lei per campare aveva aperto un negozietto di oggetti di carta di riso a Pontedera (PI), dove Giovanni andr ad incontrarla per regalarle il suo libro. Sinnamoreranno, si sposeranno, e vivranno felici e contenti, tranne il fatto che a un certo punto uno dei due si ammaler e morir. Naturalmente, vi sono innumerevoli universi paralleli in cui i due continueranno ad amarsi fino alla vecchiaia, e un paio in cui diventeranno addirittura immortali. Matilde si avvicina e gli d un bacetto sulla guancia. Mi parla. Giovanni lautista sorride. Avevano concordato che data lenorme quantit delle composizioni prodotte da Giovanni, i commenti sarebbero stati molto contenuti. In pratica, Matilde diceva quasi sempre Mi parla, per dire che sentiva che la poesia si rivolgeva proprio a lei, solo a lei, esprimendo allo stesso tempo qualcosa di molto pi grande. Altre volte, invero sempre pi rare col passar del tempo, quando i componimenti di Giovanni non le parlavano, i commenti erano leggermente pi articolati: Va ieccala, oppure Levaci manu, o addirittura Va sminuzzaccilla e coc. Ma Giovanni non si offendeva, anzi quelli erano i commenti pi importanti e pi utili, che lo aiutavano a raffinare lo stile, e ne avrebbe discusso per ore, incurante dei passeggeri in attesa. Ma stamattina Matilde va di fretta, perch quel grufolo straziante di Aspano Mangiaracina al telefono lha resa inquieta, quindi, anche se lhaiku di oggi non dei migliori, ha alzato un po il voto;

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daltra parte, che ci vuoi fare, Ferragosto Ferragosto, e sicuramente iersera Giovanni ha fatto tardi per portare Casimiro ai giochi di fuoco. Lautobus parte spetazzando.

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IX. Matilde Garraffa aveva le mani fatate. Faceva passare il mal di schiena a tutti. Qualche tempo fa, laveva fatto passare anche a quel micragnoso di Padre Brunello, che al momento di pagarla si voleva trattenere dieci euro, che secondo lui erano la parte dellintervento divino (un terzo, IVA esclusa). Matilde aveva replicato che se li poteva tenere tutti, cos la prossima volta se lo poteva pagare per intero, lintervento divino. Il sacerdote era arrossito, e aveva biascicato che naturalmente lui stava scherzando, e che la ringraziava tantissimo, e che sperava di vederla in chiesa prossimamente, per la domenica di Pentecoste, in cui avrebbe celebrato una funzione molto, molto speciale. Lo disse con un tono che voleva essere enigmatico, ma che a Matilde parve quello di una comparsa del Codice da Vinci. Ciononostante, le venne una certa curiosit. Almeno non il solito invito con metafora ovina, pens. E aveva quasi deciso di andarci, ma sfortunatamente quella fu la domenica del ricovero durgenza al Civico, perch si era ingoiata una scatola intera di pillole, annaffiata con una bottiglia di bourbon. Matilde non ricordava esattamente come era successo. Riccardo se nera andato gi da due settimane, dicendo che andava a vivere con Floriana, la cassiera del negozio di ferramenta. La ragazza non era chiss quale bellezza, ma aveva ventanni meno di lui ed era la figlia del suo socio in affari, deceduto pochi mesi prima lasciandole la sua quota. Una botta, ma Matilde laveva incassata piuttosto bene. Che fosse successo dopo trentacinque anni di matrimonio, apparentemente senza uno screzio; che la cosa fosse andata avanti per anni, senza che lei ne avesse avuto il minimo sentore; che la lasciasse sola in quello strano quartiere che pareva smarrito nel tempo, dove era ritornata dopo tanti anni e non conosceva pi nessuno, e passava ore ed ore a ricordare la sua infanzia triste; che quel cornuto maledetto si fosse portato la sua rarissima edizione delle opere complete di Ernesto Che Guevara in quattro volumi, che si era comprata a diciottanni coi soldi di un anno passato a fare da baby-sitter a un bambino prepotente e stronzissimo: tutto questo laveva incassato piuttosto bene. Ma come fu, come non fu, quella domenica mattina Matilde Garraffa croll. Forse perch si sentiva stanca gi di prima mattina, e nonostante la curiosit, non era andata a sentire la messa di Pentecoste, e questo le procurava un fastidioso senso di autodisprezzo; forse fu quel programma alla televisione, che era una specie di concorso per il culo pi bello dItalia, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio; forse la pioggia, che cadeva impietosa ormai da sette giorni, nonostante fosse giugno inoltrato, e allagava le strade, e cominciava a spingere per entrare sgocciolando dal suo soffitto; o forse tutte queste cose insieme: Matilde inizi a sentire una specie di pompa pneumatica che la svuotava dal di dentro. Sent il bisogno di prendere un calmante, e visto che non funzionava, si bevve un bicchierino di bourbon, poi unaltra pastiglia e un altro bicchierino, e poi altri ancora, e a un certo punto scivol dal divano, rotolando sul pavimento, e mentre il culo pi bello dItalia veniva trionfalmente incoronato, perse ogni contatto col mondo. Se fosse stata in un telefilm americano, Matilde si sarebbe risvegliata in una linda cameretta piena di luce, con una graziosa infermierina che le aggiustava i cuscini, fiori dappertutto, e un gradevole brano per archi di sottofondo. Quando apr gli occhi, invece,

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vide un neon agonizzante su un soffitto pieno di crepe, e ud grida concitate: Grapremu sta porta, ca chistu sta murennu! Tot, porta u cannavazzu, ca chistu si lanz! E chistu dunni mu mettu, n tiesta? No, nna so tiesta no, pi cortesia, ca mi punciu. Unnu capivu buonu: ma chi mi rissi, curnutu? Matilde ebbe presto contezza che non si trovava nella clinica del dottor Kildare, e probabilmente nemmeno in paradiso, poich, stando alle urla, sarebbe stato un paradiso piuttosto simile al mercato di Ballar (sebbene sia opportuno ricordare che gli ultimi Mawahde, che vivono ritirati sulle inviolabili alture di Sumatra, essendo costretti sin da piccoli a un costante silenzio allo scopo di mantenere il segreto che li protegge dalle incursioni dei loro acerrimi nemici, gli Edhawam delle pianure, immaginano il paradiso come un luogo in cui si urla tutto il tempo. Sulle strategie di comunicazione di questa eccentrica popolazione, vedi: A. Kramer, 1954, Wordless Speech. The Secrets of Silent People, Dionysus University Press, Springfield, Illinois). Fatto abbastanza singolare, il gesto usato dai Mawahde per formulare una richiesta di matrimonio (La mano destra appoggiata al fianco, col gomito leggermente spinto in avanti, e la sinistra sulla bocca, con il pollice e lanulare che tendono le labbra in una specie di sorriso, parzialmente coperto tuttavia dalla mano medesima, Kramer, op cit., pag 44), era lo stesso in cui era atteggiato luomo che la fissava dallalto, un gigante con una folta barba. Matilde bisbigli: Ma allora sono a Hogwards!, e svenne di nuovo. Lomone riusc ad afferrare solo lultima parola, che interpret come un Oh guarda!, ed essendo da tempo consapevole delle insidie di quel luogo, si gir distinto, riuscendo ad evitare per un pelo limpatto con la corsa folle di una barella, spinta da un tizio tutto insanguinato con gli occhi spiritati e una flebo appizzata al braccio, che and a schiantarsi sulla porta dei gabinetti in fondo al corridoio. Il rumore della barella che andava in frantumi risvegli definitivamente Matilde, che finalmente comprese dove si trovava. E comprese altres che tutti i chistu che aveva sentito poco prima si riferivano ad altrettanti disgraziati che, come lei, sostavano sulle barelle nei corridoi dellospedale Civico, in attesa di qualcosa. Vedendo che aveva aperto gli occhi, il gigante si cal di nuovo su di lei. Signora? Come si sente? Eh? Si sente bene? Abbastanza. Abbastanza bene. Solo un poco fiacca. Ma a camminare ce la fa? Non lo so. Posso provare. Lomone la prese per un braccio, e la aiut a scendere dalla barella, che era altissima. Prov a reggersi in piedi: non barcollava eccessivamente. Faccia qualche passo Lei dice? Ci provi
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1 Apriamo questa porta, ch questo sta morendo! Tot, porta lo straccio, ch questo ha vomitato! E questo dove me lo metto, sulla testa? No, sulla sua testa, no, per cortesia, perch potrei pungermi. Non ho capito bene: mi ha dato del cornuto?

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Per qualche motivo, Matilde sent che si poteva fidare. E cammin. Le do un consiglio. Lo vede che casino che c? In effetti, nel luogo dove la barella pirata si era schiantata, cera una piccola folla di infermieri, portantini e inservienti, e qualche medico occhialuto cominciava a fare capolino da una porta socchiusa. Tutto il resto del corridoio era sguarnito. Ora lei si prende i suoi vestiti, che sono in questa borsa, se li rimette dietro quel paravento, se ne va zitta zitta e se ne esce dallaltra parte, facendo finta di niente. Mentre prendeva la borsa, locchio di Matilde cadde sulla targhetta che spiccava sul camice verdolino del suo corpulento consigliere. Lei si chiama Mangiaracina? Eh. Ed di Castelvetrano? Eh. Forse conosceva a mia zia. Io a tutti conosco. Come si chiamava? Garraffa. Serafina Garraffa. Ma cu? A za Fina, ntisa quarantaquattrogatti? Lei . Era la meglio amica mia. Aspano Mangiaracina avrebbe voluto raccontarle di quando era bambino e andava a trovare quella vecchia pazza e i suoi gatti, e stava per ore a guardarli e sentire le storie di gatti che quella raccontava con la sua vocetta gracchiante. Avrebbe voluto dirle che uno di quei gatti, quello rossiccio sghembo che la vecchia chiamava U Cricetu per via di una vaga rassomiglianza con lomonimo roditore, era sopravvissuto alla padrona e ai propri fratelli e sorelle, e viveva ancora, vecchissimo e saggio, in un anfratto sulle montagne. Ma il tempo stringeva. Signora, meglio che si catama. Quelli fra poco se ne accorgono. Ah. Ma sono guarita? Le fecero la lavanda, e pass tutto. Ma chi mi ci ha portato qua? U Parrinu. Chiddu ca facci purruta (Padre Brunello aveva avuto il vaiolo da piccolo). Matilde si diresse con passo incerto verso il paravento, e ne usc poco dopo con il vestitino a fiori che aveva quella mattina, che puzzava di vomito e di ospedale. Ma prima di andarsene, si rivolse di nuovo al barelliere: Una curiosit: ma perch mi sta dicendo di scappare? Se la dimettono loro, la mandano dritto dritto alle Sante Piaghe, e buttano la chiave. Tentato suicidio. la legge. Grazie. Si spicci, signora. L era nata la sua amicizia con Aspano Mangiaracina, barelliere e raccoglitore di erbe e lumache su Monte Pellegrino, nonch curatore dellantica iscrizione, amicizia che poco tempo dopo si sarebbe estesa alla moglie Carmela, infermiera allIstituto Sante Piaghe di Nostro Signore, alla figlia Alma, bellissima sedicenne non vedente dalla nascita, e infine al vecchio Bastiano che non si muoveva mai dalla sua campagna, e

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bisognava andarlo a trovare a dorso di mula. Matilde! Per fortuna che sei venuta! Non ce la facevo pi. Quello messo che grida come un vitello orfano. Mai lho visto cos, nemmeno quella volta che si ruppe una gamba. Ora lo vediamo. Alma non c? andata in colonia con la scuola. Meglio cos, senn si preoccupava. Lo sai com Alma: lacqua la bagna e il vento lasciuga, ma se c qualcuno che sta male, si impressiona. Lo vuoi un caff? Dopo magari me lo piglio. Intanto portami dal malato. Cos disteso sul tetto col culo in aria e un cuscino sotto la pancia, Aspano Mangiaracina era una montagna umana. Anzi, a guardare meglio, pareva proprio il profilo del suo amato Monte Pellegrino. Matilde cominci a palpeggiarlo, pi o meno nella zona del Castello Utveggio. Ti fa male qua? S. E qua? Ahi! Pure, pure. Se tocco qua? Malissimo! Matilde, mi fa male tutto! Ho capito. Ora ti devi fare un po di coraggio, ch allinizio bello non . Fai quello che devi fare. Basta che ce ne usciamo. Pi namuri milli peni. Carmela rimase seduta in cucina, ad ascoltare suo marito che dalla camera da letto si esibiva in un campionario dei pi svariati urli animali, che annoverava i gi citati vitello orfano e maialino fucilato, ma si estendeva fino a comprendere lo gnu in crisi psicotica e il dodo sopravvissuto allestinzione che si accorge improvvisamente di essere lultimo della sua razza. Mezzora dopo, Aspano si affacci dalla porta della cucina, con un sorriso raggiante: E ora ci vulissi un bellu caf. Mentre Carmela metteva su la caffettiera, Aspano e Matilde si sedettero al tavolo della cucina. Fatto abbastanza singolare, in quella casa, nella piazzetta che prima del restauro si chiamava Via degli Spersi, aveva abitato un abile agopuntore, che avrebbe risolto in quattro e quattrotto il problema di Aspano. Unico neo del personaggio era la sua propensione alla magia nera. Quando avevano affittato la casa, Carmela si era turbata a vedere tutti quegli spilli conficcati nel muro, e aveva voluto a tutti i costi lintervento dellesorcista, che guarda caso era proprio Padre Brunello, prima di essere trasferito nella parrocchia sperduta di SantIsidoro perch aveva denunciato un suo superiore che se la faceva coi bambini. E ora quasi quasi mi facissi na bella passeggiata sul monte. Ma che sei, pazzo? Poco fa stavi morendo, e ora ti vuoi fare lacchianata a Munti Piddirinu? Ma lo sai che sempre bene mi ha fatto! Carmela ha ragione. meglio che per qualche giorno te ne stai bello tranquillo. Aspano si esib nellultima imitazione animale (il facocero contrariato), e si rassegn. Ora me ne vado. Sono un poco stanca. Magari me ne torno a dormire.

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Matilde, grazie, sei Basta. Matilde alz una mano per zittirla. Gi mi hai ringraziato prima. Quando usc dal portone, la piazzetta era piena di sole, e vuota di gente. Stent un poco ad abituarsi alla luce abbagliante, poi ud un rumore improvviso che proveniva dalle scale di sicurezza dellHotel Trinacria, il cui retro dava sulla piazzetta. Cera un uomo armato che scendeva le scale allimpazzata. Arrivato al livello del suolo, si ferm, e si avvide della donna ferma l di fronte. La fiss per un attimo con lo sguardo perso, abbass gli occhi sulla pistola che teneva in una strana mano, poi la fiss di nuovo, e stavolta lo sguardo era cattivo. Matilde rimase impietrita, mentre quello prendeva la mira. Allimprovviso luomo cambi idea, e si rimise a correre verso la strada che costeggiava il vecchio porticciolo. Matilde si accorse con orrore che la mano che reggeva la pistola era una mano di morto. Continu a seguirlo con lo sguardo, fino a quando quello non spar dietro un cantone, e in quel preciso istante Matilde Garraffa volse gli occhi al cielo, e si rese conto che Monte Pellegrino non cera pi. Rest a lungo immobile, senza un pensiero, in mezzo al sole ed al silenzio. La prima creatura vivente che vide era un cane mingherlino, che scodinzolava.

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Quello che non cambier mai X. Alla messa di Pentecoste non cera un cane. La rivelazione del Festival della Canzone Religiosa, il giovanissimo frate-cantautore Raul Marengo, giocherellava imbarazzato con limponente mixer collocato davanti allaltare. Padre Brunello aveva sperato che lattrazione televisiva avrebbe fatto accorrere, se non una massa di fedeli, almeno un gruppetto di curiosi, che, una volta venuti, avrebbero assaporato latmosfera della chiesa, quella semplice intimit con le sfere spirituali, e pian piano si sarebbero riavvicinati a Dio, e sarebbero tornati allovile. E poi il messaggio contenuto in canzoni come Signore, voglio giocare con te o La Madonna la mia mamma (che, detto per inciso, anche se non erano entrate in classifica, non vendevano affatto male) era un messaggio alquanto elementare, quindi comprensibile anche a quelle anime semplici che popolavano quel quartiere dimenticato dove lo avevano esiliato per punirlo. E lavevano punito per bene: un pastore senza il suo gregge, che pastore ? Ma forse la vera pecora era lui, che avrebbe dovuto ribellarsi, a costo di farsi scomunicare. Pecorone. Cuore di pecora. Troppo codardo per essere pecora nera. Improvvisamente, sent odor di pecorino. Ma non erano i pensieri suoi che gli avevano provocato unallucinazione olfattiva: era solo il fraticello cantante che, per ingannare lattesa, si stava sbafando uno dei panini al formaggio che Padre Brunello aveva preparato per il rinfresco successivo alla messa. Perch non veniva nessuno? Vabb che oggi pioveva a dirotto, ma Padre Brunello aveva riempito lintero borgo di volantini che annunciavano levento. Tutti lo sapevano, e nessuno era venuto. La gente di SantIsidoro, in caso di bisogno, cio nascita, matrimonio e morte, preferiva indebitarsi per andare in qualche chiesa in centro piuttosto che mettere piede nella sua. Forse perch era cos brutto? Ma non se lo dovevano mica sposare, via! E poi un prete la parola di Dio, non la sua faccia. Ma cera un fatto che era successo un anno prima, che il Vescovo aveva taciuto nella famosa lettera. A beneficio del lettore, riportiamo la missiva per intero, ben consapevoli dei rischi che corriamo nel farlo. A Don Ernesto Brunello Scuola per Minorati Sensoriali Annessa allIstituto Sante Piaghe di Nostro Signore Palermo Caro Fratello in Cristo, i fatti che esponi nella tua missiva ci hanno molto turbato. Lidea che un legato di Cristo, che mor in croce per i nostri peccati, possa aver commesso crimini cos orrendi come quelli che tu descrivi, nella fattispecie corrompere linnocenza di creature gi cos pesantemente mortificate nellanima e nel corpo, ci turba e ci offende. E cos pensiamo che turbato e offeso ti sarai sentito tu nello scriverle. Ma pensaci, fratello: non potrebbe darsi che il tuo turbamento e la tua offesa derivino dai tuoi stessi istinti nascosti, e tu

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abbia inconsapevolmente incolpato un innocente, proiettando su di lui le tue segrete fantasie? Non sarebbe la prima volta che ci accade. Noi conosciamo Padre Zuzzi come un santuomo, che ama i pargoli allo stesso modo che nostro Signore li amava. Sarebbe stato scandalo se nostro Signore avesse fatto sedere una bambina sulle sue ginocchia? O se ne avesse invitata unaltra a giocare sotto il suo mantello? Noi crediamo che tu abbia bisogno di serenit e di preghiera, pertanto, con lautorit di cui siamo investiti da Santa Madre Chiesa, decretiamo la tua immediata sospensione dallincarico di insegnante presso il sopracitato istituto, e il tuo trasferimento presso la parrocchia di SantIsidoro, piazza SantIsidoro 3, Palermo Pace e bene Aurelio Smeraldini Vescovo di Palermo. Fatto non particolarmente singolare, anzi piuttosto ordinario, il vescovo Smeraldini fu implicato, parecchi anni dopo questa storia, quando era gi diventato cardinale, in uno scandalo di riciclaggio di soldi mafiosi, e fu costretto a ritirarsi nello sperduto convento alpino di San Leopoldo Fitzenbayer, il santo sciatore. Sfortunatamente, lo sbalzo di temperatura gli provoc un ictus, che, prima di danneggiargli irreparabilmente il cervello, gli apr per un attimo le porte del paradiso, per subito richiuderle. Gli ultimi interminabili anni della sua vita li trascorse nellimmobilit totale, tormentato dalla consapevolezza di aver intravisto un barlume di visione divina, e averlo poi completamente dimenticato. Al suo posto, la mente del cardinale ospitava limmagine sempre presente di un piccolo roditore spelacchiato, che entra in un buco in uno steccato di legno, e ne esce con un chicco di mais in bocca, lo deposita da qualche parte al di l del suo campo visivo e ritorna a prenderne un altro. Nei dieci anni in cui il cardinale sopravvisse in forma semivegetale, il topo accumul circa 2812 chicchi di grano, un numero troppo lungo per scriverlo per esteso qui. Fatto questo s abbastanza singolare, in un universo parallelo, dove la legge di Lamarck dellereditariet dei caratteri acquisiti funzionava, il roditore in questione fu il capostipite di una razza di topi glabri e superintelligenti che nel giro di poche generazioni ridussero gli esseri umani in schiavit. Nella visione del cardinale Smeraldini, invece, il topo continu ad accumulare chicchi di mais fino a quando il mucchio fu tanto grande che croll sulla testa del cardinale stesso, provocandone la morte immediata. Quello che era stato omesso nella lettera dellallora vescovo Smeraldini era laccenno al fatterello di un anno prima, vale a dire la sottrazione delle ossa del santo dalla cripta di S. Isidoro. Le ossa furono prelevate da emissari della Curia, col dichiarato scopo di sottoporle a datazione C14, e mai pi restituite, nonostante i numerosi esposti della gente del quartiere. Si diceva che fossero tenute nascoste nei sotterranei del Palazzo Arcivescovile. Da allora, in chiesa non ci andava pi nessuno. La mattina che Padre Brunello arriv a SantIsidoro, era sparito anche il sacrestano, e il portone della chiesa era semiaperto. La chiesa era piena di polvere e cartacce portate dal vento di scirocco che soffiava implacabile sulla piazza deserta. Sotto laltare, una cagna aveva appena partorito sette cagnolini. Il prete le fece una cuccia nel cortile della canonica, ma non le volle dare un nome. La cagna, di indole vagabonda, se ne and due

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mesi dopo, portandosi dietro i cuccioli, tranne uno, il pi piccolo e malaticcio, che aveva anche un po di rogna, e somigliava tanto al topo che ossession gli ultimi anni del vescovo. Padre Brunello, che anche lui era stato abbandonato in tenera et, cap che a questo punto se lo doveva tenere, e lo chiam Isidoro. I parrocchiani dissero: un cane? Che minchia centra un cane in chiesa? E ci mise pure il nome del Santo! E intensificarono la loro assenza dalla chiesa. Come si intensifica unassenza? Questo non lo sappiamo, ma pur certo che Padre Brunello la percep, e si sent ancora pi solo. Solo come un cane. Eppure fu proprio quel cane smunto e topiforme a salvare Matilde Garraffa da una morte procurata, ma certamente non voluta. Occorre sapere che il frate canterino Raul Marengo, che era nativo di Cesate (MI), quandera chierichetto era stato aggredito e quasi sbranato da una coppia di Dogo di Bordeaux, appartenenti allimprenditore brianzolo Ugo Moretti, che aveva lasciato spalancato il cancello blindato della villa. Si seppe in seguito che il Moretti era stato assassinato da un gruppo di appartenenti alla setta satanica I Compari del Bafometto, composta prevalentemente da laureati in lettere moderne. I cani, chiss perch, li avevano fatti passare indisturbati, mentre non avevano fatto sconti al misero chierichetto. Lesperienza, che peraltro gli aveva aperto la carriera musicale, dato che durante i lunghi mesi di degenza aveva imparato a suonare la chitarra, gli aveva tuttavia lasciato una paura fottuta dei cani. Di conseguenza, per la messa speciale di Pentecoste, il cane era stato attaccato alla catena, nonostante tutte le rassicurazioni del prete, che diceva che quel canino era un pezzo di pane, che non aveva mai fatto male a una mosca, che aveva paura della sua stessa ombra, che non gli avrebbe torto un capello (e basta, perch Padre Brunello aveva esaurito i luoghi comuni). A mezzogiorno, nella chiesa deserta, lunico suono era lo scricchiolio delle patatine che il fraticello aveva attaccato dopo il panino. Non si sentiva pi luggiolare struggente di Isidoro incatenato. Padre Brunello si precipit nel cortile. Ges! scappato il cane! Ges non comment, ma il frate, preso di terrore, si arrampic sullaltare, mentre il suo tecnico del suono-bodyguard, che sonnecchiava ben nascosto in un confessionale, balz in piedi e si mise a cercare unarma per difendere il suo datore di lavoro. Trov solo un pesante candeliere di ottone, che impugn come una mazza, ignaro che quello era lunico oggetto prezioso rimasto nella chiesa dopo le razzie degli ultimi anni. Il candeliere recava una targhetta con su scritto: Per grazia ricevuta. Santina Garraffa, 1817. Fatto abbastanza singolare, quella tal Garraffa era unantenata della nostra Matilde, il cui marito era un d sparito, e sostituito con uno quasi uguale. Il santo le aveva riportato quello giusto. Padre Brunello corse in piazza, dove non cera nessuno. Tra le pozzanghere sguazzettava lavventurosa gallina della signora Catena, con cui spesso Isidoro si intratteneva, inscenando un simpatico coretto di uggiolati e coccod che avrebbe ispirato John Cage, se mai John Cage fosse andato a SantIsidoro, cosa che non fu, almeno nel presente universo. Ma stavolta Isidoro non sera intrattenuto. Il prete lo vide svoltare di corsa la cantonata, e introdursi nel giardino della casetta a un piano di Matilde. La porta di casa era socchiusa. Isidoro, magro comera, sinfil senza sforzo nella fessura. Padre Brunello lo segu, spalancando la porta, e lo trov che leccava

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devotamente il viso di Matilde, accasciata a terra in una pozza di vomito, mentre alla tv il culo pi bello dItalia intrecciava una sensuale lambada con lultimo erede della famiglia reale dItalia (dopotutto, era la televisione italiana). Santo Diavolone! esclam Padre Brunello, cui quella bestemmia storpiata appresa in terra di Sicilia era sempre sembrata pi digeribile delle analoghe battute della nativa Toscana, dove anche i preti dicevano Maremma majala e ambiguit simili ad ogni pi sospinto. Isidoro, tu stai qui e non ti muovere, che vado a prendere la macchina. Il cane lo fiss coi suoi occhi dolci e si mise a sedere. Era ancora l quando Padre Brunello torn, e, con laiuto del nerboruto bodyguard, si caric in auto Matilde ancora priva di sensi, e part a razzo. Alle due del pomeriggio il prete rientr dallospedale, e il cane non cera pi. Se nera andato. Per sempre.

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XI. Il pensiero che tormentava pi dogni altro il sacerdote solitario non era nuovo, ma sempre attuale: perch i giusti soffrono? E ragionava: io so che Dio buono e misericordioso, e inoltre onnisciente e onnipotente. Quando aveva cinque anni, suor Orsola se lo metteva sulle ginocchia, e gli domandava: Ernestino, chi Dio?, e quando lui rispondeva con la sua vocetta esile di bambino malaticcio Dio lessere perfettissimo, creatore e signore del cielo e della terra, la vecchia suora rideva e lo stringeva al suo generoso seno, regalandogli un brivido di amore materno. Se dunque Dio Dio, come pu, nella sua infinita bont, tollerare che al mondo si commettano tante nefandezze, in particolare il fatto che io, che ho sempre cercato di essere un buon prete, sia stato punito con questa specie di ergastolo, senza neanche pi il mio cane, e invece quel porco di Padre Zuzzi continua ad andare in giro a piede libero? Nei primi mesi a SantIsidoro, gli pareva di essere in un paese fantasma del West, o pi esattamente nella scena di un vecchio western che spesso aveva rivisto in tiv, La vendetta di Black Jackal, quando il temutissimo pistolero passa per la citt e tutte le porte si chiudono e questo succedeva quando passava lui. Dapprima, aveva sperato che tutto ci fosse una prova cui il Signore lo stava sottoponendo. Aspettava di veder comparire dietro la porta della canonica Behemoth e il Leviatano, con tanto di biglietto di spiegazioni. Ma non compariva mai nessuno, nemmeno il ragazzo del droghiere, che lasciava la spesa, suonava e scappava via. Daltra parte, la gente di SantIsidoro odiava quel prete butterato perch si era fatta persuasa che la Curia, per punirli dello sciopero della messa che avevano organizzato come protesta contro lo scippo delle reliquie, gli aveva mandato uno che era stato allontanato dalla scuola dei ciechi perch molestava i bambini. Come si vede, un equivoco senza molte vie duscita. Questo accade quando ci si confronta sul concetto di punizione. Padre Brunello sincupiva, e questa cupezza lo portava a formulare pensieri che una volta solo il pensiero di poterli mai pensare gli sarebbe sembrato una tremenda eresia. E questi pensieri lo facevano incupire sempre di pi, in un circolo che diventava sempre pi vizioso, sino a partorire il pensiero pi cupo di tutti: gli avevano sostituito Dio. E rimuginava su due ipotesi possibili. La prima era che questo nuovo Dio fosse onnisciente ma non onnipotente: se lo immaginava seduto alla finestra, a guardare tutti i peccati commessi dagli umani, mangiucchiandosi le divine unghia, incapace di intervenire. Oppure che fosse onnipotente ma non onnisciente, in questo caso, colpiva a casaccio (Padre Brunello aveva studiato teologia, ma non antropologia, e non conosceva il mito Chumas del burlone tiratore di tappeti). Ma unaltra pi allarmante ipotesi cominciava a farsi strada nella sua mente turbata: che quel Dio fosse effettivamente malvagio. E questo un po ci stava con quello che aveva studiato: unalzata di testa di Lucifero, quel bischero che lui aveva scacciato tante volte dai corpi dei fedeli (anche se poi ci ricascavano sempre), che aveva finalmente portato a termine il suo piano: si era fatto Dio. Questa terza inquietante ipotesi lo faceva rabbrividire, certe sere che stava da solo in canonica, dopo che Isidoro era sparito, ma vi erano dati incontrovertibili che stavano a confortarla: innanzitutto linfezione divampante dei preti pedofili e dei

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vescovi che li coprivano, di cui lui stesso era stato vittima. E poi il proliferare di gruppi e gruppuscoli, a volte composti da una sola persona, che si mettevano spontaneamente al servizio di Satana. E infine la nascita di quelle sedicenti chiese, in apparenza innocue ma in realt ricettacoli di empiet, come questa nuova cosiddetta Chiesa del Perpetuo Stupore, alla quale sospettava che molti dei suoi invisibili parrocchiani avessero aderito. La Chiesa del Perpetuo Stupore era stata fondata nel 1982 da Ciro Cetrangolo, nato a Napoli ma residente ad Afragola, dove teneva un rivendugliolo di fumetti dannata, piuttosto noto nellambiente degli appassionati di Cino e Franco e di Blek Macigno. Bench leconomia del negozio fosse a malapena di sussistenza, esso fu incendiato il 24 settembre 1981 per mano di Filippo Chiatammone detto o animalo 34 (praticamente tutta la manovalanza della camorra aveva lo stesso soprannome, e si riconoscevano per numero), per via di una svista nei libri contabili, da cui risultava che il suddetto avrebbe dovuto pagare 3.854,72 euro al mese per la protezione. Sconvolto e senza assicurazione, il Cetrangolo si ritir in una valle alpina, non lontana dal convento di San Leopoldo Fitzenbayer, il santo sciatore, dove trov lavoro in unazienda di bovini, continuando ad avere dinanzi agli occhi, mentre pascolava le vacche sotto il gelido cielo turchino, limmagine del rogo dei suoi amati giornaletti. Un giorno, seguendo le tracce di un vitellino smarrito, entr per caso in una grotta seminascosta tra gli alberi, e spar. La grotta fu perlustrata da cima a fondo per due giorni dagli uomini della Guardia Alpina, ma di lui non si trov traccia. Ricomparve il terzo giorno, quando la troupe della tv locale stava gi preparandosi a smontare. Teneva unascia di pietra in mano. E rilasci alla giornalista di TeleTeresina unintervista che non fu mai mandata in onda, ma che resiste da quasi ventanni nella classifica dei video pi cliccati su youtube (http://www.youtube.it/watch?v=A15UiL89Splt). Ciro Cetrangolo, che adesso si faceva chiamare Zagor, sosteneva di essere stato trasportato in un viaggio astrale dal suo spirito guida, lUccello Tuono, che lo aveva portato a conoscere Dio. E aveva visto con i suoi occhi che Dio era un enorme bambino di pochi mesi che digitava a casaccio sulla tastiera di un computer infinito. Il cambio di pannolino coincideva col mutare dellera cosmica. Noi si era nellEra Sesta del Pannolino. Tra un cambio e laltro, linfante digitava incessantemente, provocando ora una supernova, ora lestinzione di una razza di uccelli sul remoto pianeta Simurgh, ora la metastasi di un tumore maligno, ora un colpo fortunato al gratta e vinci. Nulla noi umani possiamo prevedere, e nulla possiamo cambiare. Il nostro compito in questa vita renderci simili a Dio, che ad ogni singolo evento provocato da un pugnetto su un tasto lancia un gridolino di stupore. Vivere a casaccio, e di ogni cosa stupirci, fino al giorno del Settimo Cambio, quando tutto finir e sar rinnovato. In pochi anni, la chiesa attir folle di adepti in tutta Italia. Si riunivano in grandi gruppi che recitavano per ore il Mantra Variabile dello Stupore, che ciascun devoto poteva comporre mettendo insieme a casaccio una serie di esclamazioni di meraviglia, come Oh! Perbacco! Urca! Caspiterina! Pota! Minchia! o addirittura Ullall! una cuccagna! per gli anziani nostalgici di Carosello. Sentirli recitare il Mantra tutti insieme era un caos babelico che faceva venire le vertigini, ma la gente ne usciva rigenerata, con la chiara consapevolezza che il loro personale non capire un cazzo era parte di un non capire un cazzo cosmico.

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In un posticino nascosto del suo cuore, padre Brunello sentiva che quella era una potenziale risposta alla sua domanda, che avrebbe tra laltro escluso la aborrita ipotesi del predominio di Satana, e in segreto ne era affascinato. La stessa cosa daltronde era successa a tanti altri suoi sfiduciati confratelli, nonch a numerosi ex-comunisti che, ai tempi loro, erano affogati nella lordura e avevano abbracciato il boia per cambiare il mondo, e invece il mondo aveva cambiato loro.

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Quello che sembra che resti uguale, e invece cambia XII. Nel retrobottega del negozietto di fumetti di Ciro Cetrangolo, prima dellincendio che lo ridusse in cenere, cera una pila di materiale non ancora classificato. Tra un Almanacco di Topolino e un Dylan Dog senza copertina, stava nascosto il vecchio album di figurine che Matilde aveva posseduto da bambina La vera grande storia dellUmanit. Come ci fosse arrivato, proprio non si sa (le vie dellusato sono misteriose), ma era indubitabilmente la stessa copia, che portava nellangolo in alto a sinistra la sua firma di quando aveva dieci anni, con lo svolazzo a cuoricino. Le figurine se le doveva comprare di nascosto, perch suo padre non approvava che si spendessero soldi in cose inutili. Michele Garraffa era un piccolo truffatore, che era stato fascista ai tempi del fascismo, e democristiano ai tempi della democrazia cristiana. Poi era morto. Di lui non ricordava molto, ma questa cosa delle figurine se lera sognata e risognata tante volte. Suo padre che laspettava seduto al tavolo di formica della cucina, lisciandosi i baffetti e fumando una Nazionale senza filtro dopo laltra. Poi si alzava in piedi, le toglieva di mano la cartella e cominciava a frugarci dentro, nella sua cartella, buttando allaria libri, quaderni e tutte le piccole cose che Matilde si conservava in quello che era il suo unico spazio privato. E continuava a rovistare fino a quando tirava fuori lalbum, si rimetteva a sedere e lo sfogliava silenzioso, ansimando, diventando sempre pi paonazzo ad ogni pagina. Poi si alzava di scatto, mormorando Cose di comunisti!, si metteva lalbum sottobraccio e usciva di casa. Dellalbum non se nera pi parlato. Inutile dire che vi un universo parallelo in cui Matilde, in visita a certi suoi parenti, entra per caso nella bottega e ritrova il suo sempre rimpianto album di figurine, anche se molte sono sparite, lasciando tristi chiazze di coccoina disseccata. In effetti, quellalbum, che iniziava raccontando lo scontro tra Neanderthal e CroMagnon in termini di lotta di classe, fu il primo nucleo della coscienza politica di Matilde, che in seguito lavrebbe spinta, a 19 anni, ad abbandonare casa e studi per andare a vivere in una Comune, dove aveva conosciuto Riccardo, luomo della sua vita (almeno fino a un certo punto). Riccardo era del Sagittario (temperamento artistico, amante della libert), aveva solo tre anni pi di lei ma sembrava molto pi grande, perch aveva accumulato un sacco di esperienze: col suo sacco a pelo a mummia che pesava cento chili, e nel tempo aveva sviluppato quellodore di cammello poco attento alligiene personale che faceva tanto Maggio Francese, aveva occupato tutto loccupabile, dalluniversit alle case popolari, dalle fabbriche in lotta a Torino alle sedi della televisione, e aveva preso botte da tutti i poliziotti dItalia. Ma soprattutto, Riccardo assomigliava tantissimo al protagonista della figurina che Matilde amava pi di ogni altra, al punto che non aveva voluto appiccicarla sullalbum e la teneva sempre con s: Spartaco il gladiatore ribelle che spezza le catene, di fronte a una massa di schiavi esultanti. La figurina, effettivamente di gran pregio, era stata disegnata dal giovane artista Pietro Calvaruso, guarda caso anche lui siciliano, che sarebbe in seguito diventato lillustratore ufficiale del Partito Comunista, fino alla sua conversione al cattolicesimo, operazione che lo avrebbe innalzato agli allori come

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ritrattista di alti prelati. And anche a fare il ritratto del cardinale Smeraldini in sedia a rotelle, trasformando abilmente lespressione ebete del cardinale in estasi mistica. Calvaruso spar durante il viaggio di ritorno; i montanari delle Dolomiti raccontano che fu rapito dallOm Salvarech, che lo tenne con s come servo e maggiordomo (e forse come svago sessuale) per altri trentanni, mentre gli eredi imbastivano una causa civile per la sua miliardaria eredit, causa ancora in corso, anche se quelli che lavevano promossa sono tutti defunti da un pezzo. Fatto abbastanza singolare, Riccardo era stato per un periodo a bottega dal compagno Calvaruso, col quale poi aveva litigato furiosamente, rovesciando tele e colori e mancando di poco la testa dellartista con un cavalletto che and a sfasciarsi sul tavolo dello studio. Calvaruso si vendic appropriandosi di tutti i quadri che Riccardo aveva lasciato; fece qualche leggero ritocco, li firm a suo nome e se li vendette. Uno in particolare divent il pi famoso manifesto dei Giovani Comunisti. Riccardo pass allanarchia. Poi era nata la bambina, che era cos bella che lavevano chiamata Mani, che in sanscrito significa gioiello, e fu la prima bambina nata nella Comune di via Sedie Volanti. In realt fu anche lultima, perch i comunardi iniziarono ben presto a lamentarsi che la bambina piangeva sempre e non li faceva dormire di notte, interferendo con limpegno politico. I tre dovettero trovare un altro alloggio, dove per prima cosa Matilde appese la figurina di Spartaco con un picoglass. Allet di due anni, Mani era capace di danzare per ore alla musica del Clavicembalo ben Temperato di Bach. Matilde la amava teneramente, e anche Riccardo come padre non era niente male, anche se era sempre in fregola per cercare nuovi campi in cui estrinsecare la sua creativit. Mani crebbe come una bambina dolce e riservata. Studi flauto barocco al Conservatorio, e a diciottanni si esibiva in concerti nelle chiese storiche, fino a quando non conobbe Manuel, che era figlio di esuli politici cileni e faceva il musicista di strada, suonando lo steel drum di Trinidad. I due sinnamorarono, e decisero di trasferirsi a Berlino, dove misero su una compagnia teatrale ispirata al Movimento Panico, che poi si sarebbe evoluta nellAlche-Manic Art. La figurina era sparita durante il trasloco a SantIsidoro, nella casetta nella quale era nata, e nella quale era tornata dopo tanti anni, perch non ce la facevano pi a pagare laffitto in centro. Matilde stentava coi massaggi a domicilio, e Riccardo gi da qualche anno era tornato a lavorare nel negozio di ferramenta del padre, abbandonando per sempre le sue velleit artistiche. Poi se nera andato.

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XIII. Quando sua madre tent il suicidio, Mani scese a Palermo per qualche giorno, portandosi dietro Manuel e la troupe, che dormiva nel furgone posteggiato davanti a casa di Matilde, tra le chiacchiere e gli sguardi di sbieco della comunit. E gi che cera, Mani chiam alcuni vecchi amici di quelli rimasti a Palermo, che avevano occupato un capannone dismesso dalla mafia e ci avevano piazzato un centro sociale engag, chiamato Il Cronopio Combattente, in cui si faceva un po di tutto: dialettica materialista, cinema dogmatico, performance patafisiche, si ospitavano rifugiati senza documenti e ogni marted il mercatino. Lo spettacolo, che fu organizzato in quattro e quattrotto, e ricevette una sfilza di mi piace su SoulKitchen, il social network underground pi diffuso, sintitolava Il Re dello Spazio Infinito. Bench si sentisse ancora un po frastornata, Matilde decise di andarlo a vedere. Molti di quei giovani barbuti e di quelle ragazze dalla pelle affollata di piercing li conosceva: erano i figli e le figlie di quelli della sua generazione che erano diventati avvocati, giornalisti e pubblicitari (mentre, per una curiosa legge di contrappasso, i figli di quei pochi che erano rimasti nellarea alternativa facevano tutti i manager e i bancari, tranne qualche suicida e qualche prete). Lei era lunica persona sopra la quarantina, a parte un vecchio alto e maestoso con una lunga barba bianca seduto in prima fila accanto a un ragazzetto biondo, sotto la cui sedia qualcosa scodinzolava. Si sentiva un po a disagio. Trov un posticino in disparte, e si mise a guardare i murales che riempivano ogni centimetro di spazio del locale. Ne stava contemplando uno che raffigurava Fantomas contro i vampiri Multinazionali, quando allimprovviso tutte le luci si spensero. Nel buio totale si udirono le soavissime note dellouverture della cantata Il tempo di Dio il miglior tempo, BWV 106, per flauti dolci e continuo, riprodotte da un vecchio vinile pieno di graffi. Poi, di colpo, una sirena e un urlo. Si accendono le luci, e sul palchetto compare Mani, nuda e col corpo tutto dipinto a colori fluorescenti, con una pesante mazza di ferro in mano. Si china sulle tavole del palco e spacca un mattone del mucchietto che sta dinanzi a lei, facendo schizzare schegge da tutte le parti, una delle quali si infila nella candida barba del vecchio in prima fila. Mani inizia a declamare, con una voce da rapace in picchiata, spaccando un mattone ad ogni pausa: O God mattone! I could be bounded in a nutshell mattone! and count myself a king of infinite space mattone! were it not that I have bad dreams! tegola (suono pi secco ma pi persistente). Poi si alza lentamente in piedi, mentre la frase registrata ripetuta in loop, distorta in modi sempre diversi, e accompagnata dallarmeggiare di Manuel alle sue spalle, che percuote con un mazzuolo una serie di lamine dacciaio appese al soffitto, di varie e bizzarre forme. Mani inizia su questo tappeto sonoro una lenta danza ipnotica, che va lentamente accelerando, mentre la registrazione si deforma sempre di pi, i suoni metallici diventano sempre pi parossistici, e la danza si esalta e si dispera, trasformandosi in una specie di possessione tra il divino e il satanico, fino a spegnersi in un pianissimo quasi mortale, e riavvampare subito dopo, in cicli sempre pi vorticosi. Dalla sua postazione seminascosta dietro a una colonna, Matilde trattiene il respiro:

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che forza che ha questa figlia mia. Ma da chi avr preso? Poi saccorge che, nel momento culmine, il ragazzo seduto in prima fila accanto al vecchio barbuto si alza, si toglie la maglietta rimanendo a torso nudo, sale sul palco e si unisce alla danza. Il ragazzo minuto ma muscoloso ed elastico. Si muove ad occhi chiusi, come in trance. Non ha la tecnica di Mani, ma possiede una certa grazia naturale. Nessuno lo interrompe. come se un nuovo personaggio fosse entrato nella storia, contraddicendo in modo naif la cupezza quasi nietzschiana della danza ossessiva di Mani. Il cane mingherlino che stava accoccolato sotto la sedia del ragazzo lo ha seguito, si piazzato davanti al palchetto e scodinzola festosamente allesibizione del suo padrone. Matilde lo vede e lo conosce: Isidoro, il cane abbandonato dalla mamma, il cane disperso del parrino, il cane cui deve la vita. Cos inizi la sua amicizia con Robertino, il nuovo padrone del cane, e col suo mentore Salvatore il muto.

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XIV Il Rhynchophorus ferrugineus, volgarmente detto Punteruolo Rosso, veniva dalloriente, e stava sterminando le nostre palme. Era arrivato, si disse, con una partita di palme tailandesi importata da un vivaista di Partinico, che sotto la copertura di tale insensato commercio (in Sicilia le palme cerano gi, quindi non si capiva il bisogno di importarne delle altre uguali), nascondeva un losco traffico pedopornografico. Il Punteruolo era un grosso coleottero color arancia andata a male, dotato di un lungo rostro acuminato, col quale perforava le parti intime della pianta, cuore e midollo, per deporvi le uova, dalle quali uscivano miriadi di piccole larve rossicce che la divoravano lentamente dallinterno. Per scacciarlo, le avevano provate tutte: dai potentissimi insetticidi, che allinsetto non facevano niente, e avevano invece procurato mortali attacchi allergici a numerosi bambini, alle trappole con ferormoni, allettanti odori di sesso ai quali i punteruoli, essendo ermafroditi e autosufficienti per quanto riguarda la riproduzione, non si dimostrarono per niente interessati. Furono messe in campo schiere di precari comunali, che li acchiappavano uno per uno, e si diceva che alcuni li ammazzassero staccandogli la testa con un morso, tanto prendevano sul serio il proprio lavoro, ma quelli erano quanto i diavoli della Zisa, non finivano mai, e continuavano a trasformare i giardini palermitani in cimiteri di palme mozzate. Alla fine, lassessore al verde pubblico Fortunato Lo Piccolo aveva chiesto consiglio al Capo Ripartizione, che a sua volta si era consultato con un impiegato, che aveva infine interpellato un giardiniere, Totuccio Ingargiola, detto Ruspa perch prima di entrare in comune con uninfornata di ex-detenuti aveva lavorato nelledilizia abusiva. Questultimo diede un tiro al sigaro, scaracchi per terra, e infine sentenzi: Io a stu scravagghiu fitusu, un ci dassi saziu, che tradotto significa pi o meno: meglio che le palme le facciamo fuori noi, piuttosto che darle in pasto a quellinsetto maledetto. Di conseguenza, fu creata una squadra speciale di giardinieri, che si aggirava per ville e giardini in cerca di palme da tagliare. Era gente dai modi spicci, che non esitava a violare le propriet private per stanare le sue prede vegetali, e una volta fece lerrore di sfondare il cancelletto posteriore di una villa di Mondello appartenente a donna Berenice Tomasi, zia in secondo grado di un viceministro. La vecchia signora la teneva sfitta da ventanni, ma leffrazione le fu riferita dal suo tuttofare, che quotidianamente portava il cibo alliguana che viveva reclusa nel giardino. Il rettile naturalmente ne approfitt per fuggire: si dice che saggiri ancora, di notte, sulla spiaggia, nutrendosi di gabbiani deceduti. La Tomasi si lament col nipote, e quello telefon al sindaco di Palermo, che quel giorno si trovava casualmente in ufficio, visto che la barca era al bacino di carenaggio per manutenzione. La signora fu risarcita abbondantemente, e il taglio delle palme fu per il momento sospeso. Ma qualcosa bisognava pur fare. Il sindaco Eugenio Pusateri convoc il Consulente alle Consulenze, il cui compito era, oltre la gestione dei 256 consulenti gi sotto contratto, la ricerca di nuovi consulenti per ogni evenienza. Questi riusc a rintracciare un celebre entomologo francese, che firm su due piedi il contratto milionario che gli veniva sottoposto, e senza nemmeno muoversi da Parigi, trov la soluzione: la lotta biologica. Fu introdotto un potenziale

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nemico naturale del punteruolo, il Dytiscus Rabidus, un grosso coleottero tondeggiante, del diametro di una moneta da due euro, di colore verde metallico. Apparentemente privo di mezzi offensivi, cela in realt un potente rostro retrattile nel ventre, col quale sforacchia il suo rivale giusto in mezzo alle elitre, dove lesoscheletro pi fragile, e depone le uova, dalle quali usciranno tante larve che se lo divoreranno dalle viscere, e amen: giustizia (ripugnante per quanto sia) fatta. Fatto abbastanza singolare, lartropodo in questione assolutamente identico, per forma, colore e dimensioni, alla tipica nave spaziale del pianeta Asgrah, nella costellazione di Orione. In un universo parallelo, migliaia di miliardi di queste minuscole astronavi raggiungeranno il pianeta Terra, approfittando di una discontinuit spazio-temporale, e lo invaderanno come le cavallette dellottava piaga dEgitto, riducendolo a un cumuletto di macerie che fluttua pigramente nellorbita del sole. Il nuovo venuto fece il suo dovere: i punteruoli sparirono e le palme furono salve. Si aspettava che a questo punto il Dytiscus Rabidus si estinguesse da solo, ma lo spostamento repentino dalle lande gelate dalla sua nativa Jacuzia al tiepido clima mediterraneo aveva provocato nellinsetto uno scatto di adattamento creativo, che gli aveva consentito di superare limbarazzante problema di non avere uno straccio di posto per deporre le uova: semplicemente, impar ad attaccare le creature pi vulnerabili, vale a dire gli esseri umani. Una nera ondata di panico si rivers sulla citt, e fu necessario lintervento dellesercito per ristabilire la calma e imporre le necessarie misure di profilassi (che consistevano principalmente nel chiudersi in casa e tappare tutte le fessure), e del Think Tank della Civil Protection Spa per escogitare una nuova soluzione. La CP Spa disponeva di fondi illimitati, e non fu difficile ottenere la consulenza dellillustre ornitologo giapponese Yoamu Kuvola, due volte premio nobel, che si ritir nel suo studio per una settimana (durante la quale le persone attaccate dal terribile insetto furono pi di 1.500). Ne usc tenendo in mano un uccello giallo e viola, piuttosto grassoccio, che ai delegati della CP prostrati dallattesa e dal troppo sak apparve dallaria un po tonta, e, con un profondo inchino, proclam che questa era la soluzione radicale. Il Turdus Thanatophilus fu introdotto in migliaia di esemplari, e in effetti fu capace di sterminare il malefico dischetto in breve tempo. Il problema fu che questi uccelli, una volta eliminati gli insetti, iniziarono a cibarsi delle poche palme rimaste in citt. Fatto abbastanza singolare, in un universo parallelo sarebbero stati proprio quegli uccelli, bench sovrappeso e daspetto oltremodo stupido, a provocare sciagure inenarrabili ai poveri palermitani, nonch ad ispirare ad Alfred Hitchcock il suo angoscioso capolavoro. A questo punto, il Sindaco autorizz la caccia al tordo in citt, che caus un picco vertiginoso dei decessi legati a questa faccenda delle palme, e alla fine era talmente fuori di s che ordin di tagliare a zero tutte le maledette palme che ancora sopravvivevano a Palermo. Ordunque accadde che, come era solito fare ogni mattina, Robertino faceva due passi col suo cane sul prato del Foro Italico, lunico posto della citt di Palermo in cui si vedeva ancora il mare. Come sempre, passava a fare un saluto allultima palma rimasta nel prato, che oscillava leggermente alla brezza marina, apparentemente invulnerabile

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agli attacchi del pernicioso coleottero. Il fatto che dentro di essa si nascondeva un serpentello color sabbia, ultimo esperimento del gi citato barone Gustavo Alvarez Pignatella, che alla fine della sua vita aveva disdegnato gli insetti e si era dedicato con passione ai rettili. Il piccolo Colubrus Invictus era fuggito dal laboratorio dove il barone studiava in vitro i principi dellimmortalit, aveva preso dimora in quella allora giovanissima pianta, ed era felice. Quando, settantanni dopo, si scopr ghiotto di punteruoli, la sua felicit sal alle stelle. Li aspettava al varco con le fauci spalancate e lacquolina in bocca, mimetizzato nel cuore della palma, che era cos sopravvissuta al flagello. Seduto sul prato sotto la palma, cera un vecchio dalla lunga barba bianca, che guardava lorizzonte del mare. Robertino, che aveva preso con la sua dottoressa limpegno quotidiano di fare due chiacchiere col primo sconosciuto incontrato al mattino, si avvicin, seguito a ruota dal cane. Uno stridore di freni li fece voltare: un camioncino delle Ville e Giardini si era fermato in seconda fila, e ne scendevano quattro energumeni armati di motoseghe, accette e robuste corde. I giardinieri addetti alleliminazione delle palme, per evitare gli errori del passato, erano stati obbligati a seguire un corso di formazione di tre giorni, gestito dal Consulente allEquilibrio Psichico dei Dipendenti Comunali, il dott. Aurelio Maisano, psicoanalista e cattedratico. E avevano imparato le buone maniere. Se accanto alla palma cera una mamma con bambino, dicevano: Signora, per favore si cansa, che dobbiamo tagliare la palma. Se a sostare nei pressi dellalbero era un uomo di rispetto, si rivolgevano a lui con un leggero inchino: Domando scusi, si potesse allontanare un attimo, che dovessimo procedere alla rimozione della pianta, rinviando loperazione nel caso che luomo non se ne volesse andare (chiss, magari aveva un appuntamento importante proprio in quel posto, meglio non immischiarsi). Ma stavolta, trattandosi di un vecchio barbone, la squadra trascur di mettere in pratica quello che aveva faticosamente imparato, e usc al naturale: Attia, Babbo Natale, levati dduocu, va sinn ti pigghi un corpu di parma nnu cudduruni . Robertino, che era nella sua fase Medioevo Cavalleresco, che seguiva quella dei Tragici Greci e precedeva quella del Dolce Stil Novo, si par dinanzi a loro, apostrofandoli in questi termini: Non vazzardate, tristi messeri, a svillaneggiare codesto reverendo vegliardo, o ne pagherete il fio. Chi ddici? Ma com, chistu, tuttu scimunitu? Vi consiglio di non compiere ulteriori appropinquamenti, messeri, o assaggerete il filo della mia Durlindana! Ciuriddu, un ci scassari a minchia e levati i mmiezzu, cama travagghiari . Al sentirsi chiamare in tal modo (ciuriddu, ora chisti i livamu di cc, va sinn li rumpi era quello che gli diceva lassistente dellistituto quando gli toglieva di mano i giocattoli), Robertino non ci vide pi, e si scagli con furia contro il pi grosso dei quattro, quello che teneva la motosega. Preso alla sprovvista, luomo barcoll e cadde
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2 Ehi, tu, Babbo Natale, togliti da l, altrimenti ti becchi un colpo di palma sulla nuca. 3 Che dice? Ma com questo, tutto scimunito? 4 Fiorellino, non ci frantumare il pene e togliti di mezzo, ch dobbiamo lavorare. 5 Fiorellino, questi ora li togliamo, altrimenti li rompi.

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allindietro, e Robertino balz a cavalcioni dellenorme panza, gli strapp di mano lattrezzo, e tent di accenderlo tirando il filo. La motosega fece qualche scoppio e si ferm, mentre gli altri tre giardinieri in un attimo gli furono addosso, e ci misero un po per domarlo, perch Robertino si dimenava come una bestia selvaggia, tirando calci e pugni dove poteva, e, dove non poteva, graffi e morsi. Lo pestarono per un bel po, sotto gli occhi terrorizzati del cane accucciato tra le gambe del vecchio, che si era alzato in piedi e contemplava la scena con aria imperturbabile. Infine i tre energumeni lo legarono con la corda, mentre il quarto ancora disteso si lamentava Matruzza mia! Mortu sugnu!, e lo portarono via. Nonostante il sangue che gli correva dal naso, Robertino riusc ad urlare: Prenditi cura del mio nobile veltro, o generoso vegliardo! Fu tradotto alla caserma dei Carabinieri, dove ne prese ancora, e dipoi spedito durgenza al Sante Piaghe di Nostro Signore. Riusc fortunosamente ad evadere dopo sette giorni e cinque elettroshock, grazie alla complicit di una caritatevole infermiera, che guarda caso era Carmela Mangiaracina, moglie del barelliere Aspano. Fatto abbastanza singolare, tra gli antenati di Carmela Mangiaracina ce nera uno che aveva fatto scappare delle persone da unistituzione psichiatrica. Il bisnonno di Carmela, Antonino Aguglia, lavorava alla Real Casa dei Matti di Palermo ai tempi del barone Pietro Pisani, che faceva ascoltare ai pazzi i quartetti di Mozart. Quando il barone improvvisamente mor, Aguglia, prevedendo tempi duri, aveva guidato un gruppo di internati verso la libert, lungo le gallerie che partivano dalle cantine dellistituto e attraversavano la rete dei Qanat, gli antichi acquedotti arabi, fino alluscita allaria aperta, in una ridente vallata dove scorreva un fiume. Sfortunatamente, un plotone di fucilieri del Re faceva esercitazioni da quelle parti, e li stermin tutti quanti senza un altol, man mano che uscivano dal buco. Uno solo si salv, e fu riportato alla Casa dei Matti, dove nel frattempo avevano proibito Mozart e ripristinato le catene. Si dice che il suo fantasma compaia ancora tra le brande dei giovani cadetti della Scuola Ufficiali Generale Filippo Firriatello, costruita sui ruderi del vecchio manicomio (sullargomento vedi la pregevole ricerca Influenza delle apparizioni spettrali sulle missioni italiane allestero, a cura del Centro Studi per la Pace, Assisi, 2008, pagg. 217-315). Dopo una settimana, Robertino ritorn al prato del Foro Italico. La palma non cera pi, ma il vecchio era ancora l, col cane.

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XV. Quando Robertino fin di raccontare la sua storia, Matilde rimase perplessa. Dopo lo spettacolo, Mani era andata con i suoi vecchi amici di Palermo, che ancora non aveva visto da quando era arrivata. Matilde laveva rassicurata che ormai stava bene, e poteva tornare a casa da sola. Fuori dal Centro Sociale, Matilde vide il ragazzo, il vecchio e il cane. Il cane vide lei, e la conobbe. La vide e la conobbe, e a lungo la lecc, poggiandole le zampe anteriori sulle spalle. Signora, mi deve scusare il cane. cos, troppo affettuoso. Sempre cos stato. Non pu cambiare. Se si spaventa lo levo. No, no, tranquillo, non ti preoccupare, il cane mi conosce. Signora mi pare che lei dice questo per non offendere la mia sensibilit, quindi il cane io lo chiamo lo stesso. Dick! Cuccia totale subito! Il cane si accucci, continuando a fissare Matilde con occhi languidi. Il ragazzo le porse un fazzolettino di carta. Aveva una faccia da bambino. Io sono Robertino, ho diciannove anni e sono maggiorenne da un anno, e mi sto facendo crescere la barba, anche se ancora non si vede. Questo il mio maestro Salvatore il muto. Non parla. Io mi sono fatto persuaso che non parla perch ha fatto voto di non parlare. Salvatore, hai fatto voto di non parlare? Salvatore lo guard dallalto in basso con la sua aria imperturbabile. Ha visto? Non lha negato. cos: ha fatto voto di non parlare. Ma non ha neanche detto s, azzarda Matilde. E come faceva a dire s se ha fatto voto di non parlare? Il vecchio le stringe gentilmente la mano, e le d due bacetti sulle guance. E il cane non me lo presenti? Dice che lo conosce Ma mi dici come lhai avuto? E Robertino le raccont la storia della palma, della tenzone coi giardinieri, dellarresto e del ricovero alle sante piaghe, e della sua rocambolesca fuga, mentre passeggiavano verso la fermata del 637. Matilde, come s detto, rimase per un attimo perplessa, poi rimise a posto le idee e cap linghippo. Scusa Robertino, ma io non ti avevo chiesto come hai conosciuto Salvatore, ti avevo chiesto come hai preso il cane. Infatti. Infatti cosa? Infatti Dick sta con me (cio vive con me, non nel senso che stiamo insieme, cio tipo che siamo fidanzati, siamo come amici) da quando Salvatore me lha restituito al Cratere della Vecchia Palma Assente, noi lo chiamiamo cos. Noi chi? Noi. Io, Salvatore, il cane e tutti gli altri Ma gli altri chi? Signora, mi sta facendo un interrogatorio? Scusa, scusa. Dove eravamo rimasti? Questo ragazzo mi fa confondere, pensava Matilde. O sono i postumi dellintossicazione.

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Allora, lei mi domandava dove lavevo preso il cane e io le rispondevo che il cane me laveva dato Salvatore. Solo che non era lo stesso cane di prima, era cambiato, ma io me ne sono fregato e lho chiamato lo stesso Dick, e la cosa funziona e mi risponde e a Salvatore gli fa da cane da muto. Cane da muto? Signora, ricominciamo? Matilde non seppe che cosa dire, e rimase zitta. Da un lato, quella bestia era lunica cosa buona di quel prete, che era decisamente peggiorato da quando Isidoro era sparito, sempre pi depresso e coi dolori che aumentavano di giorno in giorno, e lei si sentiva un poco in colpa, perch Padre Brunello, per scostante che fosse, aveva perso il suo amato cagnolo quando si era prodigato per salvarla. Dallaltro lato, non le andava di raccontare tutta la storia, compreso il tentato suicidio, a questo ragazzino che aveva il potere di confonderla. Il ragazzo diede una carezza in testa al cane, e scambi un veloce sguardo col vecchio. Signora, forse che lei mi vorrebbe dire che questo cane era di qualcuno, tipo di un parrino? Dio, se mi fa confondere questo ragazzino. Fatto abbastanza singolare, il giorno stesso in cui Matilde aveva tentato di ammazzarsi, o aveva fatto finta di tentare di ammazzarsi, o aveva fatto finta di far finta eccetera, in quel giorno, si diceva, in cui il cane Isidoro spar, spar anche lIslanda. La nube di ceneri prodotta dal vulcano Ejflfyjeugnjdls, che aveva impedito per un anno il traffico aereo, mettendo in ginocchio 375 compagnie di tutto il mondo, dallIrlanda alle Isole Salomone, aveva completato la sua circumnavigazione dellatmosfera terrestre, ritornando alla base. Si era fermata tremolando in aria per un attimo, come indecisa se fermarsi o ripartire, poi aveva iniziato a scendere dolcemente sullisola, nascondendola interamente alla vista. La nube era inavvicinabile, impenetrabile ai radar, e, durante il suo giro del mondo, aveva imparato molte cose interessanti, tra cui come rendere inefficaci a lunga distanza non solo navi e aerei, ma ogni tipo di mezzo di trasporto umano, incluse zattere e catamarani, dirigibili e aquiloni. Nessuno pot pi accostarsi allisola, e nessuno seppe pi che fine avevano fatto gli islandesi. I residenti, si disse, avevano ritrovato la mappa del vecchio Arne Saknussem, che indicava nel cratere di un vulcano estinto (dal nome impronunciabile: Ui), laccesso al Centro della Terra, e si erano col rifugiati. Quanto agli islandesi allestero, sparirono anche quelli, alcuni in silenzio, altri con gran clamore, come la popstar Tove Gudmundsdottir, che svan nel bel mezzo di una performance alla Wallaby Hall di Melbourne, destando un attimo di estasiata meraviglia nel pubblico, e subito dopo una scrosciante ovazione, che si trasform in un urlo di rabbia quando i fan si resero conto che non si trattava di un trucco scenico, ma il concerto era stato effettivamente interrotto, e si precipitarono in massa al botteghino per chiedere il rimborso del biglietto. Le conseguenze furono 850.000 dollari australiani di danni, parecchi feriti, di cui uno grave, e il fatto che Tove Gudmundsdottir, che per caso aveva assistito a una performance di Mani a Berlino, e meditava di chiamarla a curare le coreografie del suo prossimo spettacolo, dovette rinunciare al progetto in quanto improvvisamente scomparsa da questo mondo. In un universo parallelo, in cui lIslanda non sparisce, Mani accetter lincarico, cosa che

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comporter la rottura con Manuel, e seguir la cantante in due tourne, diventando ricchissima. In seguito si ritirer in una fattoria della Francia del Sud, dove aprir un allevamento di cani da muto, mingherlini e spelacchiati, ma tanto, tanto sensibili. Ma questo accadeva circa sei mesi prima che Monte Pellegrino fosse sostituito.

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Quello che potrebbe ancora cambiare XVI. Lumanista francese Jean-Pierre-Olivier De La Coureaux visse per trentanni da eremita nel suo castello sui Pirenei, dove si era ritirato per sfuggire agli assillanti impegni mondani che avevano minato la sua gi malferma salute. Col compose un monumentale saggio in 17 volumi, dove metteva a nudo le miserie della vita sociale, e forniva preziosi consigli di saggezza. Sfortunatamente lopera, dal titolo Tutt quel che vous avrest voulu savoir sur la felicit et non avez jamais os demander, scritta in una complessa lingua arcaicizzante che lerudito aveva inventato in quei lunghi anni di solitudine, and perduta durante il saccheggio del castello da parte di una banda di Lanzichenecchi che si era smarrita tra le brume delle alte valli durante una ritirata. E questa una vera sciagura, perch, se lopera fosse ancora disponibile, il lettore abbastanza paziente da arrivare a pag. 9.432 avrebbe trovato la seguente, illuminante frase: Poche sono le cose che rendono luomo alluomo: valori, interessi, affetti e un pizzico di senso dellumorismo. Nella maggior parte dei casi, questo non ha niente a che vedere con il possesso di beni materiali. Se la frase fosse sopravvissuta, meditata e rimasticata dai posteri, cui il De La Coureaux aveva dedicato il suo immane sforzo di pensiero, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente, e gli uomini dellEt Moderna non avrebbero consacrato tanto prezioso tempo allaccumulo di ricchezze, provocando linevitabile dicotomia tra i ricchi (quelli che ci sono riusciti) e i poveri (quelli che non ci riusciranno mai), e il tragico corollario che i poveri desiderano quello che hanno i ricchi, e ogni tanto sincazzano e se lo prendono con la forza. Fatti di tal genere sono accaduti con una certa frequenza nel corso della storia. Solitamente con due diversi esiti, ambedue contrassegnati da ampi spargimenti di sangue: 1. i ricchi mandano lesercito (in genere composto da altri poveri), si riprendono il potere e massacrano i poveri che si erano ribellati; 2. (pi raramente) i poveri che sono arrivati al potere diventano ricchi, e massacrano i poveri che sono rimasti poveri. (Occorre per sottolineare che nel mondo occidentale tali eventi non accadono pi da un pezzo: ci che succede che i poveri continuano a invidiare i ricchi, ma si consolano indebitandosi per il terzo telefonino). Anche la Sicilia ha avuto la sua brava dose di rivolte: dai Vespri ai Fasci, passando per il 48, Bronte, e loccupazione delle terre incolte. In genere, dette rivolte si sono concluse nel modo n. 1. In modo piuttosto differente si concluse invece la ribellione popolare per Monte Pellegrino, iniziata nel torrido Piazzale dei Matrimoni a mezzogiorno del 15 agosto 2011, al grido di Si futteru a Santuzza! Il leader indiscusso del tumulto, acclamato sul campo mentre atterrava con una noce di cocco in piena tempia un carabiniere a cavallo, si chiamava Domenico Gangemi, detto Mimmo u piscispata, perch era stato pescatore a Mondello, prima che la trasformazione del Mediterraneo in una pozzanghera fetente convincesse i pochi

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pescispada sopravvissuti ad emigrare nelle acque pi sicure dellAtlantico (dove i loro figli sarebbero stati poi intercettati dagli ipertecnologici pescherecci giapponesi e trasformati in sushi per le abbuffate dei manager di Tokio, fino allestinzione totale). Mimmo si arrangiava a vendere il cocco sulla spiaggia. Dopo la battaglia del Piazzale dei Matrimoni, Mimmo u piscispata si mise alla testa di un battagliero corteo, che cresceva man mano che percorreva le strade del centro per dirigersi verso Piazza della Vergogna, sede del Comune di Palermo, dove una folla smisurata e imbestiata demol la fontana cinquecentesca e mise sotto assedio il palazzo. (Occorre precisare che non tutte le sculture del Camilliani furono distrutte: due si trovano attualmente nel loft dellarchitetto newyorkese Aaron Littlewood, e una nel gi citato bordello di Shangai The Nacked Dragoness). Mimmo arring la folla per pi di unora, mentre da essa alte grida si levavano, tra cui alla fine prevalse uno scandito Sinnacu curnutu! Tornaci a Santuzza!, che fu ripetuto dallimmenso coro per unaltra ora, una potenza che fece tremare i vetri della Sala Consiliare. Qualcuno si affacci timidamente alla finestra, sventolando un fazzoletto bianco. Il pesante portone del Palazzo si dischiuse, e Mimmo u piscispata entr. Si fece silenzio tra la folla. Quando Mimmo Gangemi usc dalla porticina sul retro del Palazzo del Comune, aveva in tasca una nomina di Consulente al Cocco Bello, e unautobl che lo aspettava. Dopo diverse ore di attesa, la gente in piazza cominci a spazientirsi. Qualcuno prese un pezzo di marmo della fontana demolita, e lo lanci sulla finestra del Sindaco, facendola in mille pezzi. Altri lo imitarono, e pian piano molti furono a prenderci gusto. Tutti vetri del Palazzo andarono in frantumi, cos come i lampioni, le cabine telefoniche e le vetrine di alcuni negozi limitrofi. Poi la gente si scocci e se ne torn a casa, anche perch era quasi ora di cena. Lultimo dei dimostranti, un pensionato sofferente con la prostata che si era attardato a fare un bisognino dietro un cantone, lasci la piazza alle 19.45 del 15 agosto 2011, esattamente 12 ore dopo che Monte Pellegrino era riapparso.

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XVII. Quando esattamente 12 ore prima, alle 7.45 del 15 agosto 2011, Monte Pellegrino era riapparso, il cane stava ancora l, seduto davanti a Matilde Garraffa, con la lingua penzoloni per il troppo caldo, e la coda che spazzava freneticamente il terreno, sollevando nuvolette di lerciume nella piazzetta assolata. Coi suoi occhi dolci e tristi da cane miserello guardava Matilde, che era rimasta immobile da quando lo sconosciuto con la mano di morto le aveva puntato la pistola, e aveva continuato a fissare il vuoto lasciato dal Monte. Il cane Isidoro (o, se vogliamo, Dick), a causa di un parto difficile, aveva tutta unarea del cervello atrofizzata, che guarda caso era quella della paura. Di conseguenza, non solo non aveva paura di nulla, ed un bene che fosse un cane cos poco aggressivo, altrimenti sarebbe stato davvero pericoloso, ma non aveva idea di cosa fosse la paura stessa, e men che meno il terrore cieco che paralizzava Matilde. Che non era il terrore dellignoto, ma la quasi certezza di essere diventata pazza, come aveva profetizzato Riccardo la sera che le aveva detto che se ne andava, e lei aveva distrutto a calci il frigorifero, procurandosi una lesione al metatarso. Limmagine dei corridoi vegetali dellIstituto Sante Piaghe rimbombava nella sua mente. E tutte le cose in disordine che trovava ogni mattina? Era lei stessa che lo faceva? Aveva veramente una personalit multipla? Questa faccenda della personalit multipla aveva iniziato a tormentarla dacch aveva letto quellarticolo sulla rivista che le aveva portato Padre Brunello, quando era venuto a trovarla durante la convalescenza. Il prete era stato discreto, e non aveva fatto manfrine sul peccato o sullinferno. Padre Brunello era abbonato a Psicologia e benessere, dove sperava di trovare qualche dritta per risolvere lannoso problema del gregge assente. Aveva trovato un interessante articolo intitolato Il suicidio e lanima, e si era permesso, non senza un rossore e un leggero balbettio, di consigliarne la lettura a Matilde. Padre Brunello arrossiva e balbettava senza sapere perch, ma in effetti il motivo era che una delle sue subpersonalit si era innamorata a prima vista di quella strana donna, cos vertiginosamente fragile e forte allo stesso tempo, e non osava dirlo alla personalit principale. Questo era giusto il tema di un altro articolo della stessa rivista, che Matilde aveva letto avidamente. Il titolo era Subpersonalit: gli altri dentro di noi, e descriveva un range di scissioni psichiche che va dal normale conflitto tra attori mentali che si contendono la scena, descritto con ampie citazioni di Pirandello, fino alla piaga dei serial killer negli Stati Uniti, che sta provocando una mobilitazione di strizzacervelli senza pari nella storia americana, superiore perfino a quella messa in campo per i reduci del Vietnam. Stava giusto chiedendosi in quale categoria si potesse collocare la sua pazzia, nonch altre domande del caso (tipo: stata provocata dallevento traumatico dellabbandono da parte di quel pezzo di merda di Riccardo, o c sempre stata, da qualche parte, e il trauma del pezzo di merda ha solo contribuito a tirarla fuori?), quando il cane si prese di coraggio, e si avvicin a leccarle la mano, proprio nel momento in cui Monte Pellegrino improvvisamente ricompariva. Matilde tuttavia non ebbe il tempo di porsi altre domande, ad esempio se la sparizione della montagna davanti ai suoi occhi fosse stata unallucinazione, o se lallucinazione fosse la sua

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attuale ricomparsa, o se addirittura stesse ancora sognando, e tra poco si sarebbe risvegliata nel suo letto, circondata dai mucchietti di abiti in disordine, perch il cagnolo inizi a balzellarle attorno abbaiando insistentemente. Le afferrava la borsa e la tirava, si allontanava di corsa e si fermava di colpo, fissandola, poi ritornava e riprendeva la sua danza frenetica. Matilde ci mise un po per resettare le domande che le mulinavano nei circuiti lobo-frontali, e sintonizzarsi sul linguaggio dei cani, man mano che i suoi muscoli contratti si rilassavano e ricominciava a sentire il suo corpo. E cap che il cane le stava dicendo di seguirlo (a questo proposito, vedi larticolo Impariamo a conoscere noi stessi attraverso il linguaggio dei cani, a pag. 46 della sunnominata rivista). Isidoro-Dick alla fine era rimasto con Robertino. Mentre aspettavano lautobus dopo quella serata al Cronopio Combattente, Matilde si era alfine presa di coraggio, e gli aveva raccontato tutta la storia del suo tentato suicidio e della misteriosa sparizione di Isidoro. Per io non lo so qual la cosa pi giusta da fare riguardo al cane, se glielo devi dire oppure no. Decidi tu. E Robertino il giorno dopo era andato a SantIsidoro. La chiesa come sempre era vuota. Entr, e il cane fu sconcertato nel sentire, al posto del familiare odore dincenso, un lezzo acre di sterco di gallina. Il cane segu la traccia olfattiva, e si trovarono nellorticello della canonica, dove Padre Brunello, che aveva letto su Psicologia e benessere che lortoterapia faceva bene alla depressione, incannava pomodori sotto il sole. Isidoro! esclam il prete, ma il cane non fece cenno di riconoscerlo. In realt lui non si chiamava n Dick n Isidoro, ma nel mondo dei cani era conosciuto come Ouiauoi. Ouiauoi voleva bene al suo vecchio padrone, ma con quello nuovo si divertiva di pi. Padre Brunello lo guardo meglio: non cera dubbio, era lui, era proprio lui, non poteva esistere un altro scherzo della natura come lui (scherzo della natura? E Dio? Era un bambino scemo che digitava su un computer di cui non capiva il significato?). Si riscosse da questi pensieri, che facevano parte di quella categoria di pensieri ricorrenti che lo tormentavano da quando era depresso, e guard il ragazzetto con la kefiah in testa che era entrato col cane. Salam Aleikum disse Robertino. Padre Brunello rest per un attimo stupito: quel biondino non pareva affatto un arabo. Ma poich era persona garbata e di buona cultura, rispose: Aleikum Salam. Robertino si fece avanti gesticolando: Cane mio, cane tuo, tutto gran casino! Eh? Questo cane. Tu vedi questo cane? Questo cane mio cane. O tuo cane? Questo io non so. Ehm questo cane mio cane. Il suo nome : Isidoro. Lui era scappato. Io ti dar denaro per ringraziarti. Tu dice questo cane tuo cane. Io dice va bene, tu prendi cane. Ma quando Padre Brunello si avvicin, il cane si and a nascondere tra le gambe di Robertino, con un ringhio lamentoso.

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Una tristezza da calvario cal sulla faccia del prete. Eh. Forse meglio che lo tieni tu, via. Robertino ringrazi con un profondo inchino, e torn dentro la chiesa, seguito dal cane. Ma invece di dirigersi verso luscita sulla piazza, si era fermato davanti allaltare, aveva srotolato la stuoia che teneva sotto il braccio, si era prostrato e aveva iniziato a salmodiare: La illaha el Allah Hu. Mohammed ar-Rassulillah. Padre Brunello lo lasci fare: almeno cera qualcuno che pregava, in quella chiesa. Matilde segu il cane, che, per la gioia di essere stato finalmente compreso, scodinzolava cos furiosamente che la coda quasi non si vedeva. La guid fuori dalla piazzetta assolata, nella direzione opposta a quella che aveva preso luomo con la mano di morto, e camminarono per un pezzo sul lungomare deserto, passarono oltre il Cratere della Vecchia Palma Assente, e giunsero infine alla scogliera, dove il mare si infrangeva con spruzzi che riflettevano larcobaleno. In una piccola cavit nascosta da un cespuglio, cera Robertino, tutto sudato e tremante. Ha visto, signora? Lhanno fatto! Hanno nascosto la soglia! Proprio ora che avevo trovato la mappa! Tir fuori dalla tasca un foglietto tutto spiegazzato, e lo porse a Matilde. Era un ritaglio della rivista Mondo VIP:

Matilde gli restitu il foglietto, confusa. Me lha data Salvatore. Neanche io lavevo capito, allinizio, e lui me lha spiegato. Ma come a fatto a spiegartelo, se non parla? Mi ha aiutato Dick. Vero, Dick? Il cane gli lecc devotamente il viso, e questo ebbe un effetto pacificante sul ragazzo, che smise di tremare. Matilde rimase in piedi sullo scoglio, mentre Dick e Robertino si ruzzolavano giocando nella stretta grotticella. Poi Robertino si mise a sedere, e fece un gesto dinvito. Matilde si accoccol accanto a lui nella grotta, che era molto pi grande di quello che le era sembrato, e conteneva i resti di un fuoco. Era piacevolmente fresca. Le parve di vedere dei disegni sulla parete di fondo. E allora che significa questa mappa? Robertino assunse unaria dottorale. Una volta ottenuta la chiave, tutto molto semplice. Divorzio significa soglia. Ma dov la soglia? In un luogo emergente, cio un promontorio. E Monte Pellegrino un promontorio, no? Se non bastasse, poi dice Casa Bianca, che vuol dire montagna. Mermaid significa sirena, quindi bisogna cercare dal lato mare. Dove? Cave significa

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grotta, quindi: le grotte dellAddaura. Bisogna proseguire per 500 metri. Poi diventa pi complicato, e pure Salvatore ci ha messo un po per capirlo. Lastrico indica che si deve salire, duro che c una pietra, una pietra importante. E l, a sei metri di distanza dalla pietra, c la soglia. Robertino tacque. Il mare fece uno spruzzo cos forte che arriv fin dentro la grotta. Il cane allungo la lingua per lambire qualche goccia di acqua salata. Matilde era sempre pi confusa. Quello era esattamente il posto dove Aspano Mangiaracina laveva portata una volta a conoscere la sua preziosa pietra incisa. Ma adesso non c pi. Lhanno nascosta, aggiunse tristemente Robertino. In quello stesso istante, in cima al Monte, un piccolo elefante peloso barriva disperato, cercando la sua mamma.

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Quello che boh, non si sa XVIII. Dinverno, Robertino dormiva spesso alla Casa ri puvireddi S. Rosalia, fondata da un francescano laico, Pino Frescura, che aveva spalato da solo una montagna di detriti in unarea abbandonata a ridosso del Monte, ci aveva piazzato una carrozza ferroviaria dismessa, e laveva adattata a dormitorio. La Casa, a Palermo, era molto famosa, talmente famosa che nessuno faceva pi donazioni, ognuno pensando che, essendo la Casa cos famosa, qualcun altro avrebbe provveduto. Il Comune, figuriamoci: anzi spesso mandava i vigili che gli contestavano la scarsa igiene, e minacciavano la chiusura. Com come non , Pino Frescura era riuscito a sopravvivere, e oggi la struttura era dotata di nove carrozze per un totale di circa trecento cuccette. Pi una vecchissima locomotiva a vapore, che faceva bella figura in cortile. In un universo parallelo, quella locomotiva avrebbe ripreso a funzionare. In un altro ancora, avrebbe addirittura volato, portandosi dietro i trecento puvireddi che si affacciavano dai vagoni sgomitando per vedere il panorama, in viaggio verso un paese dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno. Robertino di solito andava a dormire in uno scompartimento della carrozza n. 7. Fatto abbastanza curioso, proprio in quello scompartimento era stato commesso in passato un feroce omicidio: nel 1952, sulla tratta Palermo-Agrigento, un commerciante di formaggio aveva massacrato la moglie con un caciocavallo ragusano stagionato, divorando in seguito larma del delitto. Luomo poi era riuscito a strangolarsi con una mozzarella nel tetro carcere dellUcciardone. Bench di quando in quando sognasse enormi e persecutori latticini, Robertino alla Casa ri puvireddi si trovava bene ( opportuno precisare che il fantasma del commerciante assassino non era rimasto sul treno, ma infestava le cucine dellUcciardone: vedi il Rapporto 1984 di Amnesty Italia Influenza delle apparizioni spettrali sulla cattiva alimentazione dei detenuti italiani, pagg. 326-363). Robertino, essendo il pi piccolo, sia per dimensioni che per et, era diventato la mascotte dei disperati (barboni, alcolizzati, negri senza fissa dimora) che Pino Frescura accoglieva senza chiedere niente. E poi gli facevano tenere il cane, che lo proteggeva da quelli che la notte cercavano di infilarsi nella sua cuccetta con cattive intenzioni. Ma anche con la pioggia e col vento, Robertino alla Casa ci stava ben poco. Lui al freddo ci era abituato. Amava andare in giro, giorno e notte, col suo cane, che aveva una curiosa deprivazione sensoriale: non sentiva n il freddo n il caldo, e questo non gli fu daiuto quando gli sincendi la coda, quella volta che erano andati a vedere lalba a Monte Pellegrino e Robertino aveva acceso un bel fuocherello di pigne. Sul Monte, Robertino ci saliva spesso. Certo, gli piaceva pure passeggiare per i vicoli della citt vecchia, o percorrere il lungomare, a ridosso delle Mura delle Cattive, o andare nelle notti di tempesta sulla spiaggia di Mondello, a guardare quel piccolo golfo addomesticato inorgoglirsi e rivendicare la sua natura di oceano. Ma negli ultimi tempi, sempre di pi preferiva ritornare sul Monte, soprattutto da quando aveva incontrato Aspano Mangiaracina, il guardiano della pietra incisa. Robertino ignorava che

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quelluomo gigantesco era il marito di colei che laveva salvato dalle Sante Piaghe, che ricordava come un interminabile intrico di corridoi vegetali. E Aspano non sapeva chi fosse quella specie di gnomo biondino col cane. Di sicuro non era americano. Aspano stava sdraiato sulla pancia in mezzo allerba fitta, sorvegliando scrupolosamente le attivit di uno scarabeo stercorario, quando aveva visto con la coda dellocchio quel ragazzo con uno Stetson sulla testa e una giacchetta di pelle con le frange, avvicinarsi strimpellando Oh Susannah con una minuscola armonica a bocca (dono di Matilde, che laveva acquistata tanti anni fa in quel mitico viaggio negli States sulle tracce di Joe Hill e dellIWW, con i compagni di allora). Anche il cane aveva una vaga aria country and western. Hi, man. Whuzzamatta? Ssssh! aveva intimato Aspano, senza muoversi dalla sua posizione. Allora Robertino si era disteso anche lui sullerba, ed erano stati per pi di mezzora a contemplare le peripezie dellinsetto, che puntigliosamente aveva creato una sfera perfetta di sterco di vacca, molto pi grande di lui, e si affannava a spingerla in mezzo allerba, difendendosi contemporaneamente dagli attacchi di un altro scarabeo che era rimasto a guardare durante la laboriosa preparazione, e adesso cercava di arraffarsi la pallina gi belle fatta. Questo qui come George Bush, aveva commentato Robertino, con perfetto accento americano, causando ad Aspano un tale attacco di risate che aveva fatto disperdere gli scarabei, lasciando la preziosa pallina di cacca alla merc del primo venuto. Da allora, molte erano state le passeggiate che Aspano Manciaracina aveva fatto con Ken Parker (questo era il nome con cui il ragazzo si era presentato. Fatto abbastanza singolare, Robertino in quella tenuta era invece quasi identico al famigerato pistolero minorenne William Harrison Bonney, detto Billy the Kid). Aspano aveva guidato il ragazzo e il cane (che si chiamava sempre Dick, quale che fosse il ruolo interpretato dal suo padrone), lungo sentieri che lui solo conosceva. Lo aveva iniziato ai segreti della vegetazione del Pellegrino: quella col fiorellino giallo splendente dai petali bucherellati lerba di San Giovanni, che cura le ferite; quella che sembra una grossa pianta di finocchio lutilissima ferla, che, fatta seccare, diventa ottimo materiale per costruire sgabelli e tavolini, leggeri e resistenti; ai suoi piedi cresce lo squisito fungo di ferla, da fare arrosto con olio e limone. E quellerbetta dallapparenza insignificante in realt la leggendaria mandragora, che va estirpata in una notte senza luna con una corda attaccata al collo di un cane nero (e questo fece venire un brividino a Dick, ma per fortuna lui era marrone), e quando la radice esce dal terreno, urla. Poi li port alle rovine del forte fenicio, proprio in cima al monte, da cui si dominavano la citt e il mare, e raccolse un ciottolo tondo. Dick si accucci, temendo che fosse un gioco del tipo io, luomo, tiro la pietra, e tu, il cane, la riporti, che aveva sempre detestato. Ma Aspano si limit a soppesarla, lanciarla in aria e riprenderla, per poi mostrarla a Robertino: Vedi? Sembra un sasso di mare, di quelli che si trovano sulle spiagge, ma non cos. Questo marmo bianco accuratamente levigato. uno dei proiettili che usavano i Frombolieri delle Baleari, un corpo specializzato che Amilcare Barca aveva portato come guardia personale nella Prima Guerra Punica.

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Infine, quando fu totalmente sicuro che quel ragazzo era affidabile, e il suo cane pure, li condusse al suo sancta sanctorum, la pietra incisa con la preghiera del viandante bizantino. Ad Aspano piaceva svelare il suo mondo segreto, in cui ormai da anni trascorreva buona parte del tempo libero, a quel ragazzo, che, per strano che fosse, era un ascoltatore attento e curioso. Anzi, il suo modo di prestare attenzione, assumendo quasi unaria imbronciata, gli ricordava moltissimo sua figlia Alma, cieca dalla nascita, quando si sforzava di immaginarsi le cose che lui le raccontava. In effetti, una delle caratteristiche di Robertino, che non sappiamo dire se fosse un dono o una patologia, era che vedeva le cose in modo diverso dagli altri, come se le stesse immaginando in quel momento. E il modo in cui Robertino immaginava le cose era esattamente identico a come se le immaginava Alma. Questo fu uno dei principali motivi, anche se non lunico, per cui si scaten un amore improvviso tra i due giovani la prima volta che ebbero ad incontrarsi, alla storica riunione del CSSS (Comitato Segreto per la Salvezza della Soglia), convocata a casa di Aspano Mangiaracina pochi giorni dopo la sostituzione del Monte; riunione che comprendeva, oltre al padrone di casa e alla sua famiglia, anche Matilde, Padre Brunello, Salvatore il muto, Giovanni Maraventano (lautista-geologo-poeta), il preside in pensione Gioacchino Tumminia, e un delegato della Casa ri Puvireddi, il fisico senegalese MBaye Umotu, che vendeva accendini sul lungomare di Sferracavallo.

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XIX. Alle 21.00 del 15 agosto 2011, quando Piazza della Vergogna era ormai tranquilla, a Palazzo Comunale si tenne unimportante conferenza di servizi. Larietta che penetrava dalle finestre in frantumi non dava gran sollievo in quella calura tropicale, anche perch il piede di una Naiade del Camilliani lanciato dalla piazza aveva colpito la centralina dellaria condizionata, mettendola fuori uso. Il vicesindaco Arturo Casamicciola, un avvocato di centoventi chili che in assenza del sindaco titolare aveva assunto la presidenza della riunione, sudava copiosamente, sventolandosi con uno dei depliant in carta patinata che erano stati prontamente stampati dalla CP Spa, con il progetto per la Rinascita di Monte Pellegrino. Il progetto prevedeva nuove strade, oltre alla ricostruzione e allallargamento delle precedenti, un ristorante panoramico, un ascensore da trecento posti dal lato dellAddaura, col quale si faceva il pellegrinaggio alla Santuzza in dieci minuti, andata e ritorno, nonch piscine, centri commerciali e un campo da golf a 18 buche. Intorno al tavolo, i pochi assessori che non erano ancora andati in ferie sedevano ammassati in un angolo, intimoriti dalla presenza degli uomini della CP Spa, tutti in completo nero con cravatta nera e neri occhiali da insetto. Ci sono domande? Lassessore alla sanit, Rosolino Cuzzup, non era andato in vacanza perch doveva accompagnare la madre a farsi operare in Svizzera, e il volo era stato cancellato (i campi quantici che furono generati dalla sostituzione del monte resero impossibile per molti giorni il traffico aereo da e per Palermo. Lunico aereo che riusc ad atterrare, il volo HJ983 Air Hungary da Budapest, scomparve non appena il carrello tocc la pista, e i passeggeri scoprirono di trovarsi su un altopiano delle Ande, circondati da indios dipinti dallespressione estatica, che li afferravano uno per uno man mano che scendevano dallo scivolo di sicurezza, e li conducevano allaltare dei sacrifici umani). Cuzzup era un devoto della Santuzza, e tutta la faccenda lo preoccupava non poco. Si prese di coraggio: E alla gente, che gli diciamo? Un po discosto, voltato verso la finestra con le braccia incrociate, stava un altro uomo della CP Spa, uno importante, si sarebbe detto, perch quando si gir verso i convenuti tutti i suoi colleghi si irrigidirono sullattenti, incluso quello che aveva spiegato il progetto, che fino ad allora era sembrato il capo. Luomo si tolse i pesanti occhiali neri. Sotto ne aveva un altro paio, uguali. Niente. Non gli diciamo niente. E cosi fu. A partire dal giorno successivo, della scomparsa di Monte Pellegrino, e della sua successiva ricomparsa, senza le strade, il castello, la passeggiata di Goethe, senza le agavi e i fichidindia, e soprattutto senza la Santuzza, non se ne parl pi, n sulla stampa n alla televisione. I social network su internet che davano lallarme furono sistematicamente oscurati. Gli unici che continuarono a parlarne furono quei comunisti sfegatati del giornale LOra, ma la cosa dur poco, perch la notte del 24 agosto una bomba distrusse la tipografia, e il giornale fall. La gente continu a mormorare per un po, infine si pass ad altri argomenti di conversazione: la munnizza, gli autobus che

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non passano, il traffico, le badanti polacche. Poi iniziarono i mondiali. La gente si abitua, e in breve tempo nessuno fece pi caso agli enormi teloni biancastri che celavano il Monte alla vista, nessuno si preoccup pi della strada interrotta da Mondello a Vergine Maria, nessuno pi rimpianse le acchianate al santuario. Nessuno, tranne i Rom del campo della Favorita. A loro i palermitani gli facevano schifo, ma la Santuzza la amavano, ed erano soliti recarsi in pellegrinaggio sul Monte risalendo la Strada Vecchia nel giorno del solstizio destate, con fiori, canti e vino. Quando capirono che a Monte Pellegrino non si poteva pi salire, se ne andarono e non tornarono pi. Il deposito di camper e caravan usati dellingegner Onofrio Culotta fu ripulito in una notte, provocando indirettamente la morte del titolare, che si trov a non poter pi pagare il pizzo e si suicid per la vergogna. Fatto abbastanza singolare, nellistante stesso che lingegner Culotta apriva il gas e ficcava la testa dentro il forno, una nebbia verdognola calava sulla lunga colonna di camper, che in quel momento stava attraversando un valico accidentato dei Carpazi. I Rom si fermarono in quella valle per quarantadue anni, che fu esattamente il tempo che ci volle per terminare i lavori su Monte Pellegrino.

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XIX bis. Quando il professor Gioacchino Tumminia vinse il concorso per preside allIstituto Nautico, si trov una bella gatta da pelare. E la gatta era Robertino. Robertino era uno che sfuggiva a tutte le definizioni. Era un ragazzo disagiato: abbandonato dai genitori in tenera et, era sempre vissuto in istituto; tuttavia, a differenza di altri ragazzi nelle sue condizioni, che in genere erano teste calde, era un alunno modello. Eccelleva in tutte le materie, come pure negli sport: nella corsa era imbattibile, nonostante la corporatura tarchiata, e precedeva di molte spanne certi spilungoni con le gambe lunghe due metri. Raramente dava problemi di disciplina, ma quando li dava, erano cose serie. Come quella volta del tetto. Robertino era uscito dalla classe per fare pip, ma il bagno era guasto, e dovette salire al piano superiore. Procedendo lungo il corridoio, si accorse di una porticina socchiusa, che non aveva mai notato prima. Entr, e si trov davanti ad una stretta rampa di scale, che conduceva ad unampia soffitta polverosa, piena di banchi rotti, armadi, vecchie carte geografiche, pile di libri mangiucchiati dai topi. A Robertino parve un mondo delle meraviglie, e lo esplor da cima a fondo, fino a scovare sul soffitto una botola di ferro arrugginita. Si arrampic su una pila di banchi; prov a spingerla, e quella si apr con gran facilit. Robertino pass attraverso la botola, e si ritrov sul tetto della scuola. Limprovviso passaggio dallumida penombra della soffitta allo splendore del sole gli provoc uno stato di eccitazione, sent il suo corpo vibrare alla musica dei raggi di luce, e si spogli nudo per iniziare una danza di gioia. Ma prima, sent limpulso di liberarsi dal peso che lo opprimeva ormai da tempo, e pisci nel chiusino. In questo atteggiamento lo vide linquilina del quinto piano del palazzo di fronte, la signora Vincenzina Naselli Flores, vedova di un capitano dellesercito, uscita in balcone ad annaffiare i gerani. La vedova Naselli Flores era una allantica, non aveva visto n Hair n il Living Theatre, e si scandalizz. Prese il telefono e chiam la Buon Costume. Quando le fu detto che la squadra Buon Costume non esisteva pi da un pezzo, lanziana signora and su tutte le furie, e fece un tale inferno che alla fine le promisero che avrebbero mandato una pattuglia. Un baffuto poliziotto in divisa si present in Presidenza: Lei il preside di questa scuola? Gioacchino Tumminia avrebbe voluto rispondergli con altrettale cretinaggine: No. Il preside morto. Io sono il suo gemello, ma lespressione dello sbirro, identica a quella di un marito risvegliato bruscamente da un pisolino ristoratore perch deve portare a spasso il cane, lo convinse a desistere. Si, sono io. Mi dica. Fu organizzata una ricerca, e infine lo trovarono, che danzava nudo sul tetto. Per, danza piuttosto bene, aveva pensato il preside, mentre il poliziotto lo faceva rivestire e se lo portava, tra gli applausi della vecchia del palazzo di fronte. Robertino fu condotto in questura, dove pass due ore con la psicologa della polizia, che alla fine gli prescrisse un ciclo di sedute di psicoterapia, da effettuarsi con lei stessa nel suo studio privato. Robertino replic che non aveva i soldi per pagarsele, ma la dottoressa lo rassicur:

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Non preoccuparti. Per queste cose paga tutto lo stato. Per quali cose, dottoressa? Ehm per farti stare bene. Ma io sto benissimo. Robertino, durante il lungo colloquio, aveva raccontato alla dottoressa alcuni fatti abbastanza inquietanti, come quella notte che aveva dato fuoco alle cabine della spiaggia di Mondello, ustionandisi gravemente, o quando aveva preso a sassate tre bulletti che se ne stavano per i fatti loro, e quelli lavevano massacrato di botte. Allora diciamo che per aiutarti a non metterti nei guai. Ok, rispose Robertino, non perch fosse nella sua fase western, che giunse molto dopo, ma perch questo era il modo tipico di esprimersi della sua generazione. In realt, per queste cose lo stato non sgancia un soldo, ma la dottoressa Barbara Caruso, che era lautrice di quellarticolo sulle personalit multiple che tanto aveva turbato Matilde, aveva deciso di prenderselo lo stesso in cura, perch le sembrava un caso estremamente affascinante. Leffetto della terapia fu straordinario. Robertino impar a gestire le sue subpersonalit, affidando loro delle parti da recitare. Ma anche la dottoressa Caruso ne ebbe un gran giovamento. Scopr le sue sei diverse personalit, tutte molto interessanti, e in seguito si trasfer a Roma, dove pubblic sei libri con sei diversi pseudonimi, che furono tutti dei best-seller. In un universo parallelo, ahim, la dottoressa Barbara Caruso non riuscir a tenere sotto controllo le sei personalit appena scoperte, che ingaggeranno una lotta furibonda per il predominio, e finiranno per farla rinchiudere alle Sante Piaghe, dove morir povera e pazza. Lepisodio del tetto caus invece qualche problema al preside Tumminia, che si trov sul collo gli ispettori del ministero, e fu praticamente costretto a ritirarsi, con il minimo della pensione. Quando Robertino torn a scuola, e scopr che il preside era stato sostituito, decise che il diploma nautico non gli interessava pi. Daltra parte, ormai aveva diciotto anni, ed era fuori dallobbligo scolastico. Usciva al mattino dalla casa-famiglia dove lo avevano mandato dopo la terapia, con i libri sottobraccio, li nascondeva in un posticino che sapeva lui, e se ne andava in giro per la citt. Faceva favori alla gente, e molti gli davano una mancia, o gli offrivano qualcosa al bar. Una volta aveva cambiato una gomma a una signora anziana che gli aveva dato 50 euro, lo aveva abbracciato e baciato e se ne era andata piangendo (Robertino era identico al suo primo fidanzato, un fantino che era morto cadendo da cavallo allultimo ostacolo). In modo simile, a tanti Robertino rammentava qualcun altro, nel bene e nel male. Di conseguenza, incontrava sia persone tanto affettuose, sia persone che avrebbero tanto desiderato farlo soffrire. Per proteggersi, Robertino aveva imparato a cambiare spesso personaggio. Ma a casa del preside ci and al naturale, perch capiva che gi era stato causa di sofferenza allonestuomo, e non voleva sconvolgerlo ulteriormente presentandosi con la sua interpretazione del momento, Procione Azzurro, guerriero Cherokee, in cerca del suo spirito guida. Ad aprirgli fu la moglie dellex dirigente scolastico, insegnante di italiano e storia, in servizio al Liceo Psicopedagogico Don Lorenzo Milani. La professoressa Marina Carrubba aveva tra gli alunni la bellissima Alma, figlia nonvedente dei coniugi

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Mangiaracina, e qualche tempo prima aveva fatto un lungo sciopero della fame in una tenda davanti al Provveditorato agli studi, per ottenere un computer in braille. Il computer, un po vecchiotto ma in ottimo stato, era stato poi donato alla scuola da una cooperativa di autotrasportatori albanesi, che lavevano vista sul satellite e si erano allarmati per la sua salute, come del resto il suo medico, che per s e per no le aveva fatto firmare una liberatoria. Quando Robertino era venuto lultima volta in casa Tumminia, pesava ancora 46 chili. Robertino la salut con un bacetto sulla guancia. Robertino! Ma quanto ci hai fatto preoccupare! Una collega mi dice che a scuola non ti fai pi vedere, telefono alla casa famiglia e mi rispondono che sei andato a scuola. Che fai come Pinocchio? Signora, stia tranquilla, le spiegher tutto. Suo marito non c? Si sta alzando adesso. Sai, la notte non riesce a dormire, e resta nel suo studio a scrivere e fare cose, e la mattina fa fatica ad alzarsi. Ora lo faccio sbrigare. Tu intanto accomodati. Lo guid fino alla porta dello studio e gli fece cenno di sedersi sul divano. Un caff te lo porto? No grazie signora, caff non ne bevo. Ci sarebbe un succo di frutta? Preferibilmente pera. Robertino, ora per ci devi dire la verit. Noi finora ti abbiamo coperto, ma ci devi convincere che non ti stai mettendo nei casini, senn raccontiamo tutto. Anche pesca va bene. Marina Carrubba sospir, e and ad alzare la serranda dello studio; prese i resti di un panino in cima a una pila di carte sulla scrivania, e usc dalla stanza. Robertino not che barcollava leggermente. Era la prima volta che Robertino entrava nello studio del preside. Tutte le altre volte era stato accolto in salotto, da solo o con altri alunni di Tumminia o di sua moglie. Prendevano il t e parlavano. Una volta aveva mancato per poco un incontro con Alma, coincidenza che avrebbe poi ricostruito insieme a lei, nel breve ma felice periodo del loro fidanzamento. Si guard intorno. La stanza era strapiena di libri, e sulla scrivania le pile di carte erano cos fitte da sembrare limpenetrabile muraglia di un castello. Robertino le aggir, e in quello che avrebbe potuto essere il cortile trov il computer del preside acceso in standby. Robertino un po era curioso di suo, un po sentiva come un certo richiamo, fatto fu che riattiv il computer e diede unocchiata allo schermo. Il file che apparve conteneva gli appunti di un libro che il professor Tumminia aveva iniziato a scrivere, e poi aveva abbandonato per mancanza di tempo. Da quando era a riposo forzato, aveva deciso di riprenderlo in mano. Il titolo del libro era Il Monte delle apparizioni, ed era una dettagliata esposizione di documenti, cronache e testimonianze sulle numerose ierofanie che si erano succedute su Monte Pellegrino, prima e dopo la pi famosa di tutte, quando la Santuzza era comparsa al cacciatore Bonelli per scongiurare la terribile pestilenza che falcidiava la citt, che ancor oggi si festeggia facendo attraversare la citt col carro delle ossa della santa (anche se c chi sostiene che le ossa trovate sul Monte siano in realt quelle di ominidi del Paleolitico Superiore, gli stessi che avevano scolpito i graffiti dellAddaura).

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La schermata che aveva davanti era un elenco provvisorio dei capitoli. Introduzione: Apparizioni di S. Rosalia dal 600 a oggi. I. Fatti avvenuti prima del 217 D.C. (documentazione scarsa: mettere in appendice?). II. 217 circa. Pellegrino bizantino vede la Dea Tanit. III. 892 Mercante arabo vede il paradiso. IV. 1212 Bracciante nei trappeti della canna da zucchero vede la Madonna in forma di sirena del mare. V. 1425 Calzolaio vede la sorella del diavolo che danza su un mucchio di cadaveri putrefatti. VI. 1708 Capitano di marina inglese vede una ninfa dei boschi (da verificare: forse ubriaco). VII. 1786 Johan Wolfgang Goethe vede la natura intima delluniverso (carteggio inedito con Schiller!). VIII. 1982 Immigrato clandestino vede San Benito da Palermo, il santo nero, che esegue la danza di guerra zul (testimonianza videoregistrata). IX. Conclusioni e bibliografia. Robertino rest per un attimo incantato a guardare lo schermo, poi di scatto si alz, si mise a cercare la stampante, che il preside teneva sotto la sedia, la colleg e stamp la pagina. La soffi un attimo per farla asciugare, quindi la pieg e se la mise in tasca, e usc dalla casa senza fare rumore. Quando il preside e sua moglie, che teneva un vassoio con succo di frutta alla pera, entrarono nello studio, trovarono un biglietto: Ehm scusate. Il preside Gioacchino Tumminia vide il computer aperto e la stampante accesa, e si scambi uno sguardo con la moglie. Entrambi capirono, senza bisogno di parole, che Robertino era andato sul Monte a cercare il suo Spirito Guida. Questo fu il motivo per cui il preside Gioacchino Tumminia fu invitato alla riunione del CSSS da Robertino, che, insieme a Matilde, ne fu il promotore. Era il Consulente alla Numinosit. Quanto allultimo convitato, il fisico senegalese MBaye Umotu, che si era laureato con il massimo dei voti alluniversit di Dakar con una tesi su Il gatto di Schrdinger e luniverso a quattro dimensioni, fu nominato Consulente alle Evenienze Quantiche. Inoltre, avere qualche accendino a disposizione poteva sempre servire. I trecento puvireddi della Casa si erano svegliati all'improvviso la mattina del 15 agosto per via di quel vento di mare fresco e acidulo che aveva improvvisamente iniziato a soffiare. Uscirono di corsa dai vagoni, e fu una babele di voci che esprimevano il panico in almeno sette lingue diverse, che provoc laccorrere di Pino Frescura. Il francescano tent di rassicurarli, ma anche lui era sconvolto nel non vedere pi sopra di lui quel monte che tanto tempo fa gli aveva accordato la sua protezione, e non riusc molto nel suo intento. Quando Monte Pellegrino riapparve, si fece un gran silenzio tra la folla dei puvireddi. Poi arrivarono quelli della CP Spa, che li sfollarono tutti, e li sbatterono in una

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tendopoli improvvisata nella cosiddetta Zona Industriale di Brancaccio, in realt un conglomerato di officine dismesse dove i topi facevano festa e i tossici si andavano a bucare. Ma i puvireddi avevano capito che la soglia era sparita.

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Quello che potrebbe ancora cambiare XX. Matilde e Robertino furono i primi ad arrivare, seguiti a ruota dal cane Dick, che era fuori di s dalla gioia di essere alfine ammesso in una casa di civile abitazione. Carmela abbracci Matilde, fece una carezza al cane e si rivolse al ragazzo: Tu allora sei Robertino. Finalmente so come ti chiami. Signora, io non lho mai ringraziata per avermi fatto fuggire da quel luogo minaccioso e orripilante. Fa niente. un vizio di famiglia, e strizz locchio a Matilde. Aspano andato a unassemblea del sindacato, ma sta arrivando. Mettetevi comodi. Alma tornata poco fa dalla gita, e si sta facendo una doccia. Robertino si sedette in una sedia della cucina, ma si alz subito, per andare a guardare da vicino un poster del Quarto Stato di Pelizza da Volpedo appeso alla parete. Lo scrut ben bene, e alla fine cap cosa ci mancava. Ci mancava un cane. Frug nelle tasche in cerca del pennarello indelebile che portava sempre con s, ma non lo trov, e in quel momento Alma entr in cucina, coi capelli ancora bagnati e una spazzola in mano. Mamma, ma cos questa musica? Carmela e Matilde si guardarono negli occhi con aria interrogativa, mentre Robertino rimaneva immobile con lo sguardo fisso sulla fanciulla, travolto da un andante mozartiano che gli saliva nella testa. Alma, ti presento Robertino. lui che ha organizzato la riunione di stasera. Alma gli si avvicin e prese a toccargli delicatamente il viso. Il profumo del suo corpo fu per Robertino un delicato contrappunto alla musica impetuosa, sincronizzata con i battiti dei loro cuori. Ciao, Robertino. Poi tocc il muso del cane, che educatamente le lecc la mano. Robertino finalmente riusc a parlare, ma tutto ci che disse fu: Piacere, e torn a sedersi. Alma si mise accanto a lui, continuando a spazzolarsi i lunghi capelli corvini. Il cane Dick si accoccol in mezzo a loro, con aria estasiata. Poi cominciarono ad arrivare gli altri: Giovanni, il preside Tumminia, Padre Brunello vestito in borghese, Salvatore il muto, che salut tutti con un inchino e si and a sedere sul lavello, e MBaye Umotu, il fisico delle particelle, che per loccasione sfoggiava una tunica tradizionale senegalese, scarlatta con le bordature dorate. Infine entr Aspano, incazzato nero, e con un Buonasera a tutti si lasci cadere pesantemente su una sedia, rischiando di fracassarla. Queste riunioni mi fanno diventare cretino. Visto che tutti lo guardavano, continu: Non mi riferisco a questa. Parlo della riunione sindacale. Cera quel farabutto venduto di Tino Trescone, il delegato aziendale, che ci voleva convincere ad accettare Aspano, magari ce lo racconti dopo. Ora dobbiamo cominciare. E cominciamo con una bella granita. Carmela apr il frigorifero, e tir fuori un vassoio con dieci coppette, su ognuna delle quali era adagiata una fogliolina di citronella.

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Ce n una in pi. Mia moglie non potuta venire perch si sentiva poco bene, disse timidamente il preside Tumminia. Giustificata, sentenzi Aspano con un pugno sul tavolo. Va bene, allora questa la rimetto in frigo, chiss qualcuno volesse fare il bis, ma non ebbe il tempo di eseguire loperazione che fu intercettata da Salvatore che aveva gi finito la sua e ne desiderava unaltra. Robertino invece la sua coppetta la lasci a met, e il resto lo diede da leccare al cane, che ne era ghiotto. Quando si abbass per porgergli la ciotola, la sua mano sfior la caviglia di Alma, che ebbe un brivido che la percorse fino alla punta dei capelli. Quando tutti ebbero finito di assaporare la deliziosa granita, e fatto i complimenti allautrice, Aspano sferr un altro pugno sul tavolo, che lo fece tremare: Dichiaro aperta la seduta. Aspano vacci piano, ch di tavolo abbiamo solo questo. Scusa. Comunque la seduta aperta. Matilde, puoi prendere le iscrizioni a parlare? Va bene. Io direi di iniziare con Giovanni, che ci pu dare un quadro scientifico della faccenda. Giusto. Giovanni, che ci dici? Giovanni era visibilmente il pi sconvolto di tutti, era bianco come un morto, e giocherellava con il suo cappello da autista sulle ginocchia. Quando Aspano lo interpell, si alz in piedi, pos il cappello sul tavolo e guard i convenuti con aria grave: Io ci sono stato. Prima che mettessero i teli. Quella mattina del 15 agosto, Giovanni Maraventano era di ritorno verso la zona di SantIsidoro, dopo aver lasciato la sua unica passeggera Matilde alla marina, dalle parti di casa Mangiaracina. Mentre percorreva senza fretta Viale Michelangelo, lo sguardo gli cadde sullo specchietto retrovisore, e si accorse che qualcosa non andava: Monte Pellegrino non si vedeva pi. Tir il freno a mano, e corse verso il retro dellautobus per vedere meglio. Non cera alcun dubbio: era proprio sparito. Gli venne subito lispirazione per un haiku, ma decise di rimandare, perch era pi urgente andare a verificare di persona. Quindi si rimise al volante e ripart a tutta birra, facendo uninversione a U proprio pochi metri prima della fermata, dove un marocchino solitario cominci ad urlare e ad imprecare in arabo, perch aveva un importante appuntamento con un tizio che gli doveva dare un lavoro, e nemmeno lo poteva avvertire perch il telefonino se lera venduto ieri, dopo due giorni che non mangiava. Ma Giovanni non si ferm, e questa fu la fortuna di Hassan Alaoui, cameriere disoccupato, perch il tizio in questione altri non era che uno spietato commerciante di organi umani, che attirava le vittime con la promessa di unoccupazione, e li sgozzava con le sue mani in una sudicia cantina nella zona del porto. Il sedicente agente interinale fu trovato per caso alcuni giorni dopo dagli operai che controllavano le tubature, moribondo, con il fegato espiantato e malamente ricucito. Lautobus attravers di corsa la citt ancora deserta, ignorando i rari extracomunitari alle fermate (che, guarda caso, avevano tutti un appuntamento nella stessa agenzia di collocamento contattata da Hassan Alaoui: possiamo quindi affermare che il 15 agosto

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2011 Giovanni Maraventano salv inconsapevolmente la vita a sette persone, accumulando un punteggio karmico che gli permise di reincarnarsi, insieme con la sua amata sposa, nella forma di una coppia di cervi pomellati in una foresta incontaminata della Mongolia superiore). Quando Giovanni giunse alle falde, dal lato del mare, il Monte era ricomparso. Si ferm, scese dallautobus e si arrampic sulla pendice digradante, fino ad arrivare allammasso di rocce che costituiva il corpo centrale del Monte. Ed era diverso. Non solo erano assenti tutte le tracce antropiche Aspano lo interruppe: Giovanni, va bene essere scientifici, ma parla italiano! Le cose fatte dalluomo: le strade, il Santuario, il Castello Utveggio e via dicendo. Non cera pi niente. E poi mancavano tutte le piante esotiche: le agavi, i fichidindia Da quando in qua i fichidindia sono esotici? domand Matilde. LOpuntia Ficus Indica originaria del Messico. Fu introdotta in Sicilia nel 500, precis il preside. Giovanni si appoggi sul tavolo. E le rocce. Anche loro erano diverse. Ne ho preso dei campioni. Depose alcuni sassi sulla tovaglia a quadri. Non erano grigi, come ci si sarebbe aspettato, ma di un bel rosa corallino, e si vedevano i buchi che erano state le tane di minuscoli crostacei, quando il Monte stava ancora sul fondo del mare. Quando Alma li tocc, ebbe una visione: un minuscolo elefante peloso correva sul crinale del Monte, cercando disperatamente la sua mamma, lanciando alti e striduli barriti. Il prossimo iscritto a parlare Robertino. Robertino era rimasto incantato a fissare lespressione di tristezza infinita che era calata sul viso di Alma mentre toccava le pietre, e, innamorandosi sempre pi vorticosamente della fanciulla, non si era accorto che toccava a lui. Robertino, guarda che mia figlia in moglie a un americano non glie la do, lo canzon Aspano. Robertino si ricompose. Si alz in piedi. Allora, secondo me il fatto pi grave quello della soglia. Dobbiamo sapere se c ancora. Io ho trovato la mappa, e il mio maestro Salvatore me lha spiegata. Salvatore annu, mentre sbocconcellava una brioscina rafferma che aveva trovato nel portapane. Ma cosa c di cos importante in questa soglia? intervenne Padre Brunello. Dove porta? Siamo sicuri che non sia lingresso per il regno dei morti? Padre, lei fa benissimo il suo mestiere di ehm (consult il foglietto che aveva lasciato sul tavolo) Consulente Teologico, ma qui la faccenda unaltra. Qui si parla della soglia delle possibilit, di tutto quello che esiste, incluso quello che non esiste, di non lo so Di libert aggiunse Alma. Esatto! Ed una cosa che nessuno ha mai scoperto prima di noi! Molti della Casa sapevano. Nei dieci anni che sono qua, ne ho contati 109 disse MBaye. E dove sono andati? domand Padre Brunello. Questo lo ignoro. Scusate, meglio che procediamo con ordine disse Matilde. Il prossimo iscritto a parlare il preside Tumminia.

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Il preside si schiar la voce, e cominci: Perdonatemi se resto seduto, ma ho una gamba che mi fa un po male. Ma lei non sa che qui abbiamo una guaritrice miracolosa. Matilde, poi glie lo dai un appuntamento al professore? disse Aspano. Bene. Come voi sapete, ho dedicato buona parte della mia vita a studiare Monte Pellegrino, in tutti i suoi aspetti, ma principalmente dal punto di vista spirituale. E ho raccolto un materiale enorme, interpretabile solo in parte secondo la tradizione cattolica, con tutto il rispetto Padre Brunello interloqu: Non guardi me. Io non sono pi cristiano. Si spretato, padre? chiese Matilde meravigliata. Poi glie lo racconto. Andiamo avanti. Dicevo, in nessuno dei documenti che ho raccolto si fa cenno ad una soglia. Ma perch segreta, preside! segretissima! ribad Robertino. Tutti quelli che lo sapevano alla Casa, non lo dicevano a nessuno. Se la dovevano trovare da soli. E alcuni la trovavano aggiunse MBaye. Robertino cominci a infervorarsi: E la mappa dice che la soglia vicino a una pietra incisa! La pietra di Aspano! La mia pietra disse Aspano con orgoglio. Se c ancora la pietra, c ancora la soglia. Se la pietra non c pi, la soglia non c pi. Aspano sferr un altro pugno sul tavolo. Se la mia pietra sparita, giuro che li ammazzo. Ma a chi devi ammazzare? domand Carmela. Non lo so, ma a qualcuno lammazzo. Comunque riprese Robertino, bisogna andare a controllare se c ancora. Io ne dubito aggiunse Giovanni con aria tetra. Giovanni, dobbiamo sapere. Troppe cose strane stanno succedendo disse Matilde, che pensava anche ai curiosi fenomeni paranormali che da pi di sei mesi infestavano casa sua, ma gli altri non lo sapevano, perch non laveva ancora raccontato a nessuno. E allora, andiamoci! Aspano fece per sferrare un altro pugno sul tavolo, ma fu fermato dallo sguardo truce di Carmela, che aggiunse: E come ci andiamo? E come ci si va a Monte Pellegrino? Con lautobus! Tu che ne dici, Giovanni? Giovanni si strinse nelle spalle: Per me Naturalmente vengo anchio aggiunse Alma con piglio deciso. Matilde stava per dire qualcosa sulle difficolt della scalata per una persona non vedente, ma incontr gli occhi severi di Salvatore, che aveva captato il suo pensiero, e tacque. Robertino gongolava: una gita a Monte Pellegrino con la ragazza pi bella del mondo! Dick scodinzolava felice. Adalberto Ciccolini, detto Cicca, nativo di Cuneo, era un ex mercenario, ma non era un uomo cattivo. Certo, aveva partecipato a qualche stupro di massa e a un paio di

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genocidi, ma solo perch lo prescrivevano le sue regole dingaggio. E inoltre lo aveva fatto senza una reale partecipazione, e alla fine aveva chiesto anche scusa. Da quando era entrato alla CP Spa, si era messo la testa a posto. Ogni tanto cera da usare modi spicci, ma i fini erano nobili, e si poteva fare. Si era fumato un pacchetto intero di Marlboro, facendo la guardia quella notte sulla cima di Monte Pellegrino, e adesso gli erano finite, e stava impazzendo dalla voglia di fumare qualcosa. Accese la torcia, e si chin per vedere di raccattare qualche mozzicone che avesse per caso lasciato un po pi lungo. Stava frugando tra i sassi, invero con poca fortuna, perch se le era fumate tutte fino al filtro e per di pi la batteria era quasi scarica, quando gli parve di udire un rumore dietro di s, come di unenorme bestia che si faceva largo tra i cespugli. Si volt di scatto, e vide, alla fioca luce della torcia morente, il grosso posteriore di un animale che si allontanava. Fece appena in tempo a scattare una foto col cellulare. Si ricord di una delle massime che gli avevano fatto imparare a memoria al corso di addestramento, la n.14: Se ci sono cose per le quali gli ambientalisti ci possono rompere le scatole non fatele, o almeno fatele in gran segreto. Quindi prese il telefono e chiam il suo superiore. Capo, c un problema. Presenza di grandi mammiferi sul monte. Ciccolini! Sei un coglione! rispose il sergente Camillo Stracquadanio, e subito telefon al suo superiore. Stracquadanio! Sei un coglione! rispose quello, e telefon al suo superiore, e cos via, fino a quando la notizia, di coglione in coglione, arriv al livello supremo, vale a dire a quel tale che si era tolto gli occhiali da sole durante la riunione in Comune. Signore, stata segnalata la presenza di un grosso animale su Monte Pellegrino. Luomo si lev il secondo paio di occhiali. Sotto ne aveva un terzo. Abbattetelo.

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XXI. Molte altre strane cose accadevano intanto a Palermo. A una signora esplose il cagnolino. Un vigile urbano si spogli nudo in Piazza Politeama, si arrampic in cima al teatro, si appollai su uno dei cavalli di bronzo che ne ornavano la facciata e si mise a cantare con voce da soprano. Lufficio di un commercialista di via Libert si riemp di rospi e altri viscidi anfibi. I diavolicchi della Zisa scapparono; volarono via come uno sciame di pipistrelli, dopo secoli che stavano dipinti nella volta del castello, e nessuno era riuscito mai a contarli. Sacchetti della spazzatura sanimarono di vita propria. I gelati del Bar Troppo Fresco si squagliarono, senza che i tecnici riscontrassero alcun guasto allimpianto di refrigerazione. In una stalla nacque un vitello a due teste. Ma sera in agosto, il mese in cui giornali e televisione non sanno mai che cataminchia raccontarci alla gente e, a meno di terremoti, onde anomale, stragi terroristiche, incidenti aerei, o altre provvidenziali catastrofi naturali o artificiali che salvano le prime pagine, si riempiono invero di storie strampalate, alle quali nessuno ha mai creduto, e nessuno mai creder. La citt continu a trascinarsi mollemente nella calura agostana. Uno stato di animazione sospesa. Lunico a collegare la scomparsa di Monte Pellegrino con la catena di avvenimenti bizzarri che serpeggiava per la citt nel mese pi caldo dellanno, fu un giornalista americano cercatore di misteri, ma spar dalla sua camera dalbergo il giorno stesso dellarrivo. Se pensate a unaltra sparizione misteriosa, vi sbagliate, e forse avete dei pregiudizi: luomo era stato semplicemente prelevato da un commando di picciotti della mafia, la quale aveva un accordo con la CP Spa per spartirsi gli appalti, e ci teneva a far rispettare il silenzio stampa. Il suo cadavere fu trovato da uno scafista libico, che lo scambi per un ghanese buttato in mare da un collega (John Augustine era un nero di Chicago), e lo lasci stare. Tutto era sotto controllo. Il capo supremo della CP Spa lesse i rapporti, ma era inquieto. Sentiva che qualcosa non andava, ma non capiva cosa. Convoc il suo capo di gabinetto. Panunzio, dimmi, c forse qualcosa che ci sta sfuggendo di mano? Negativo, capo. Tutti i report dei team sono ok. Pan, ci hai cacato il cazzo con sto linguaggio americano. Scusi capo. Comunque confermo: tutto sotto controllo. Non c niente da preoccuparsi. E allora perch io sono preoccupato? Eh? Me lo sai spiegare, tu? Eh? Me lo sai spiegare? Panunzio esit. Quando il capo gli si rivolgeva con questo tono, di solito andava a finire che lo afferrava per la collottola e lo sbatteva contro il muro. Tent di blandirlo. Forse ha bisogno di riposo, capo. Vuole che le mando una massaggiatrice? Abbiamo certe tailandesi Non ebbe il tempo di finire la frase che il capo si alz di scatto, lo afferr per la collottola e lo sbatt ripetutamente contro il muro. Non ho bisogno di un cazzo di riposo, io! E nemmeno di un cazzo di

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massaggiatrice! Ad ogni cazzo seguiva il rimbombo della nuca di Panunzio sulla parete pannellata della Sala Ametista del cinquecentesco Palazzo Salvamidio, appartenuto al principe necrofilo Olindo Gutierrez di Campofiorito, palazzo interamente requisito dalla CP Spa per installarvi la centrale operativa. In questa sala, il principe era solito farsi servire la prima colazione, consistente in latte appena munto e arance sanguinelle della sua tenuta. Questo peculiare menu procurava al principe tremendi bruciori di stomaco, che, a suo dire, erano il miglior rimedio per le crisi epilettoidi di cui, secondo tradizione familiare, frequentemente soffriva.

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Quello che sembra che resti uguale, e invece cambia XXI. Ma la ragione profonda dellinquietudine del capo della CP Spa non aveva niente a che vedere con landamento dei lavori sul Monte, che invece procedevano alla grande. Ci che sintrufolava subdolamente nei recessi pi profondi della sua psiche era invece la presenza nel palazzo di una combriccola di fantasmi, riunita nella Sala Ametista di Palazzo Salvamidio in assemblea permanente. Il gruppo si era notevolmente assottigliato nel tempo, per numerosi motivi. Innanzitutto, quello logistico: i palazzi crollavano, diventavano musei, venivano riadattati a residence, si svegliavano una mattina trasformati in autofficine e garage. E poi cera il fatto che molti degli originari appartenenti al gruppo avevano concluso brillantemente i loro affari lasciati in sospeso sulla terra, ed erano tornati nel nulla, o da qualche altra parte. Cos non era stato per il principe Olindo Gutierrez di Campofiorito. Il principe era morto avvelenato dal suo intendente, che aveva iniettato il letale curaro, giunto dalle lontane terre del Sudamerica appena scoperto, nelle arance che gli serviva a colazione. Lintendente Gandolfo Latteri odiava ferocemente il principe, perch lo sospettava di aver violato il cadavere di sua nonna, alla luce fioca e rossastra dei lumini accesi nella cappella della servit, in una notte dinverno buia e tempestosa, cosa peraltro corrispondente al vero. Latteri era morto di tifo poco tempo dopo, e non aveva lasciato eredi, di conseguenza non era stato possibile per il principe perpetrare la dovuta vendetta. Quindi stava l, a sorbirsi costantemente la bibita detta del camionista, consistente in succo di arance, mandarini e limoni, zuccheratissimo e condito con unabbondante dose di bicarbonato, che aggiunto allultimo minuto la faceva sobbollire come un calderone di strega. Il principe non aveva pi mollato la bevanda da quando laveva scoperta. Gliela serviva il livido fantasma di Latteri. Accanto a lui, sprofondata su una poltrona Luigi XIV con le bordature in foglia doro accomodata col princisbecco, la nobildonna romana Erminia Gaffurio dAlmaviva, che si era maritata in Palermo col duca Filomeno Scarniti di Trittolia, e vi si era definitivamente stabilita alla fine della seconda guerra mondiale. Giusto in tempo per essere violentata da un plotone di soldati marocchini in libera uscita, che sarebbero morti tutti quanti pochi giorni dopo per una bomba distrattamente sganciata da un pilota della US Air Force che non era stato informato dellavvenuto sbarco. Anche i soldati non avevano lasciato eredi. Il terzo ed ultimo componente dellassemblea, perch di una riunione effettivamente esigua si trattava, era il marchese Lino Pietrafina di Realmonte, che non aveva conti in sospeso con nessuno, e continuava a permanere nel suo stato spettrale per un banale disguido burocratico. Il marchese Pietrafina era un timido e delicato poeta arcadico, morto di tisi nel 1746, nel fiore degli anni, che mai e poi mai si sarebbe sognato di dover condividere decisioni importanti con quei due, che, sebbene di nobili natali, erano e restavano volgarissimi personaggi. Il principe presiedeva la seduta. Ordunque, siamo qui riuniti in concorde alleanza allo fine di discacciare i tetri figuri che impestano la mia magione. Come di certo voi non ignorate, la presenza di

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costoro impedisce il nostro errare straziante, ed empie questi luoghi prosperi di storia e di fulgore con trivialit e bassezze senza pari Come la stai a fa lunga! lo interruppe la duchessa, Aspettamo n pochetto, ce ne stamo tranquillini, e vedrai che se ne vanno. Acqua che passa Non si tratta solo di questo intervenne il marchese-poeta. Lo sapete che cosa vogliono fare al sacro Monte? Forse quello che er principe stava a fa alle cadaveresse, quannera vivo? Duchessa! Non le permetto! Signori, per favore! Noi siamo seri, apparteniamo alla morte. Tutto ci che fummo in vita, ha da essere dimenticato. Na parola! Ancora me li sento addosso, quei marocchini puzzolenti. Per ce lavevano grosso, vero? insinu il principe, e si becc un ceffone, che gli fece rovesciare il bicchiere schiumeggiante sulla scrivania del capo della CP Spa. Questi non se ne accorse; lunico effetto fu laumentare improvviso di quel cerchio alla testa che aveva iniziato a straziarlo dopo che il misero Panunzio era uscito dalla stanza. Il marchese Lino Pietrafina di Realmonte si abbandon su un sof, avvilito. Vi prego, abbandoniamo queste bassezze, e cerchiamo di dedicarci al problema pi grave, quello del Monte. Ma che ne cale a me del monte, quando in gioco la mia dimora avita? Eh, che te pare che stiamo a da lo smalto ai criceti?? Vi supplico e vimploro, illustri colleghi, di considerare almeno la questione dellelefante! Non mimporta nulla dellelefante! Il grido pass come una freccia infuocata nel cervello del capo della CP Spa. Poi, improvvisamente, con un deciso accento della Garbatella, si ritrov ad urlare con quanto fiato aveva in gola: Ma che me frega a me de stelefante der cazzo! e si accasci sulla scrivania, con un vago sapore di bicarbonato in bocca. I suoi collaboratori, accorsi alle terribili grida, lo trovarono agonizzante; ebbe appena il tempo di emettere lultimo fragoroso rutto, e si spense, stecchito da molteplici ictus che esplodevano simultaneamente in varie zone dellencefalo e del mesencefalo, fra le braccia del fido Panunzio. Gli ultimi occhiali neri gli caddero dal naso, e per la prima volta Panunzio vide gli occhi del suo capo, ma le pupille erano cos iniettate di sangue che non ne distinse il colore. Fatto abbastanza singolare, il rivoletto che si rivers dallorecchio sinistro del capo della CP Spa sul depliant patinato che illustrava il progetto di rinnovamento di Monte Pellegrino, tracci sulla carta lesatta linea su cui erano disposte le guarnigioni romane che, ai tempi della prima guerra punica, stringevano dassedio i cartaginesi asserragliati in cima alla montagna. In un universo parallelo, un fiume di sangue sgorgato da chiss dove ebbe a travolgere le legioni, assicurando la supremazia di Cartagine sul Mediterraneo per i secoli a venire. La spettrale seduta fu sciolta. Mentre si ritirava sconsolato nei suoi appartamenti, il marchese Lino Pietrafina di Realmonte intravide unombra sconosciuta, che gli savvicin sussurrando: Se mi date licenzia, a questa cosa provvedo io.

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XXII. Petru Fudduni, detto Mastru Petru, o Petru u pirriaturi, fu tagliapietre e rimatore, molto apprezzato sia dai contemporanei che dai posteri per larguzia e la prontezza con cui rintuzzava le sfide dei poeti laureati, e rispondeva da pari alle provocazioni dei nobiluomini. Visse a Palermo ai tempi degli Spagnuoli, e condusse vita errante per tutta la Sicilia, guadagnandosi il pane col suo mestiere di scalpellino, o barattando nelle locande pranzi e cene in cambio di rime improvvisate. Racconta il folclorista Giuseppe Pitr: Un giorno gli si fa innanzi uno sconosciuto eccitandolo a cantare. Che cantare! mezzo tra sbadato e infastidito gli rispose Fullone. Via, canta! Ma non me ne sento voglia, io. Ed intanto Fullone continuava a battere, il nuovo arrivato a seccarlo di domande, di preghiere e di dubbi. Non cera verso di uscirne, e il sangue cominciava a salire alla testa del poeta, il quale come molla magnetica che scatti, eruppe da ultimo in questo improvviso: Canta lu tavirnaru quannu ntmmara, Canta la vicchiaredda quannu agghimmara, Canta la lavannara quannu assmmara, Canta lu tilannaru quannu sghimmara, Canta cu joca a la zmmara-tmmara, Canta lu sceccu quannu (u culu sbmmura, E canta puru vostra soru n cmmara Quannu la minchia mia si la ricmmura). Io non posso n devo trascrivere come il popolo lo riferisce lintiero canto; ma il cavatore lo disse tutto e con voce ferma ed energica (Pitr, Studi di poesia popolare, Palermo, Luigi Pedone-Lauriel editore, 1872, pag 130-1). Gli ultimi tre versi del canto, Pitr non li riporta, ma sono ben scolpiti nella memoria di ogni palermitano, incluso Robertino, che una volta li recit davanti a Matilde, nel periodo che la loro amicizia si andava consolidando, dopo quel primo magico incontro al Cronopio Combattente. E ne so molti altri. In effetti, Robertino era dotato di una memoria prodigiosa. Tutto ci che vedeva, ascoltava, leggeva o pensava, rimaneva nella sua mente in ogni dettaglio, come uno smisurato hard disc umano. Robertino raccontava che era grazie agli esercizi di mnemotecnica che gli aveva insegnato Salvatore il muto; il preside Tumminia (che nel frattempo Matilde aveva conosciuto, e avevano scoperto di condividere un pezzo di giovent nel movimento Pane, tumazzo e libert, inclusa la partecipazione allindimenticabile campeggio sulle Madonie per la sensibilizzazione politica dei pastori, dove erano stati aggrediti da un branco di pecore) sosteneva che si trattava di una dote naturale, per grazia della quale era cos bravo a scuola. Per esempio questa: A Monaci e Parrini, sintitici a Missa e stuccaticci li rini. A proposito: non mi hai detto come andata con Padre Brunello. Ha una bella chiesetta, ma i pomodori sono un po stentati. Inoltre, credo che abbia un debole per lei.

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Per me? Hm, hm. E che cosa te lo fa pensare? Si vede quando un parrino innamorato. Comunque, ti ha lasciato il cane. S. Dick. Robertino rest per un attimo pensieroso, poi continu: Il parrino bruttarello, ma una brava persona. Io un pensierino ce lo farei, se mi posso permettere. Robertino, ma che dici? E poi mi sta antipatico. Ma la gente cambia, no? Io, per esempio, visto che mi hanno cambiato alla nascita, ho deciso di cambiare sempre. Che vorresti dire? Matilde sapeva poco delle trasformazioni di Robertino, perch lei era una delle poche persone a cui il ragazzo si presentava sempre allo stesso modo. Gli altri erano Salvatore e le prostitute nigeriane del Foro Italico, che erano amiche sue e ogni tanto gli facevano fare una ficcatina gratis. Vede signora, io non sono di questo mondo. Mi hanno cambiato alla nascita. E vorrei tornare. Vorresti tornare dove? Nel posto in cui sono nato. Ho capito. Ma che posto sarebbe? Signora, se lei continua ad usare il condizionale vuol dire che non ci crede, e questo mi ferisce. Mi ferisce assai. Matilde lo abbracci. Scusami. Che posto ? Lombra della sera calava sul vicolo della Vucciria, deserto alle spalle del mercato ancora vociante, tranne alcuni gatti che cercavano di difendersi dagli assalti di lunghi topi smagriti. un posto che tanti posti. luniverso delle madri. Matilde lo strinse ancora pi forte. Pens a Mani, che aveva scritto sul volantino di presentazione dello spettacolo A mia madre. Pens a sua madre che beveva di nascosto. Pens a Madre Teresa di Calcutta, e alla madre di Madre Teresa, e alla madre della madre di Madre Teresa, e alla madre della madre della madre Signora, mi sta stringendo troppo forte. Quando Matilde raccont questepisodio a Giovanni, quello ferm improvvisamente lautobus nel mezzo di viale Michelangelo, provocando grida di sdegno tra i passeggeri e un concerto di clacson delle auto dietro, tir fuori dalla tasca il suo taccuino, e di getto compose un haiku: Notte. Brilla la stella delle madri. Vento sul vicolo. Infatti il vento si era alzato, ed era fresco, ed era vento di mare. Matilde rabbrivid, ma allent ugualmente labbraccio, coprendo infine col suo scialle di lana le spalle di Robertino.

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E poi c questo fatto degli angeli. Perch loro non mi parlano, mentre Salvatore che muto mi dice tante cose? Andiamo a casa. E si misero in cammino, in quella notte stranamente geometrica, in cui tutto sembrava tornare.

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XXIII. Padre Brunello intanto aveva buttato la tonaca alle ortiche, con una lettera piena di insulti al vescovo, e aveva affittato un garage, dove sperava di fondare una comunit della Chiesa del Perpetuo Stupore. Finalmente aveva capito la ragione della diffidenza dei parrocchiani. Glie laveva spiegata il piccolo Christian, una volta che laveva incontrato ai piedi dellalto platano che svettava sul sagrato della chiesa. Tu sei buono? Io? Ehm credo spero di s. Comunque vorrei migliorare. Forse sono un po vigliacco Padre Brunello non sapeva perch si stesse confidando cos intimamente con quel bambinetto occhialuto che si asciugava il moccio con la manica. Questo non mi interessa. Voglio solo sapere se sei abbastanza buono da farmi un favore. Ma come parla questo bambino? disse il prete tra s e s. Allora, me lo fai o non me lo fai? Certo che te lo faccio. Dimmi solo cosa vuoi. Sullalbero c la mia gallina, che voleva vedere il panorama. A salire brava, ma a scendere non se la fida. Proprio come me. Padre Brunello si arrampic sul platano contorto dal vento, seguendone le curve e le ramificazioni, fino a quando si trov faccia a faccia con la gallina Indiana Jones. Questa gli lanci uno sguardo torvo, e gli azzecc una beccata sulla fronte che gli fece perdere lequilibrio. Privo di appigli, il prete precipit rovinosamente, riuscendo ad afferrarsi in extremis alle zampe del volatile, che sbatt le ali freneticamente, fungendo da paracadute, e gli attut un poco la caduta. Starnazzando, la gallina atterr tra le braccia del bambino, dove finalmente sacquet. Piccole piume rimasero per aria. Grazie. Sei tu il prete che se la fa con i bambini? Chi te lha detta questa cosa? chiese Padre Brunello, mentre si rialzava dolorante. Io per non ci credo, perch sei stato buono e hai salvato la mia gallina. Io mi chiamo Christian, ma puoi chiamarmi Kriss, che il nome di un pugnale malese ricurvo (Christian a quattro anni aveva gi letto tutti i romanzi di Emilio Salgari, e stava attaccando Giulio Verne). Io Ernesto. Credo che faresti bene a parlare con la mia mamma, Ernesto. Cos Padre Brunello chiese udienza alla signora Catena, la moglie del gommista, che era persona assai influente nella piccola comunit di SantIsidoro, e, dopo una serie di animate assemblee di quartiere, fu infine scagionato. Solo che nel frattempo aveva gi deciso di abbandonare la chiesa. Lunica cosa che lo avrebbe fatto desistere, sarebbe stato parlare di persona con Ges Cristo, ma quando interpellava il crocifisso, quello taceva. Fatto abbastanza singolare, il crocifisso che adornava la chiesa di SantIsidoro era lo stesso che compare nei film della serie Don Camillo. Il parroco precedente lo aveva comprato a una svendita a Cinecitt. Solo che nei film, quando Fernandel gli parlava, quello rispondeva. Quanto alle notti geometriche, necessario precisare che, per quanto esse rispondano

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internamente a precise e discernibili regole euclidee, non cos per la loro distribuzione nel tempo. Tra una e laltra possono passare secoli, oppure pochi giorni. La notte geometrica successiva a quella in cui Matilde aveva abbracciato Robertino nel vicolo della Vucciria, fu circa sei mesi dopo, quando il CSSS si lanci nella magnifica e disperata impresa di trovare la soglia perduta del Monte.

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Quello che non cambier mai XXIV. La spedizione fu organizzata. Ognuno fece del proprio meglio. Salvatore il muto si procur un caschetto coloniale. Bench Robertino continuasse a ricordargli che avrebbero agito di notte, insistette per tenerselo, e con arte industriosa gli fiss una lampada sul davanti, s da trasformarlo in una sorta di casco da minatore, o da esploratore notturno, e bisogna dire che non gli stava neanche male. MBaye port una riserva di accendini, non si sa mai, e una mappa che aveva ricostruito in base alle testimonianze di quei puvireddi che erano giunti sino al limitare della soglia, e se nerano pentiti allultimo minuto. Non fu facile ottenerle: ci volle molta pazienza e molto vino, ma il preside Tumminia contribu svuotando la cantina di vini pregiati di cui era collezionista. Ne ricav un sorriso e un bacio appassionato dalla moglie. Poi fecero lamore, ma con molta cautela, perch Marina ancora non si era rimessa del tutto. Il preside inoltre compil unaltra mappa, in cui i luoghi delle visioni sul monte da lui studiati erano individuati con una certa precisione. I punti segnati su entrambe le mappe marcavano un perimetro irregolare intorno al luogo della pietra di Aspano. Robertino, invece, aveva fatto un bel lavoro con la sua mappa: era andato in cartoleria e, con gli ultimi soldi che gli rimanevano di un lavoretto come aiutante gommista nellofficina del marito della signora Catena, laveva fatta plastificare. Ben tre mappe quindi possedeva la nostra compagnia; quattro, se si considera quella olfattiva del cane Isidoro/Dick, che la portava scolpita nella sua memoria ancestrale. E tutte conducevano allo stesso punto. Quindi fu il turno delle vettovaglie: Carmela prepar delle deliziose milinciane ammuttunate e i peperoni col picchio-pacchio, e voleva surgelarle per tirarle fuori al momento di partire, ma Aspano riusc a convincerla che non si trattava di una scampagnata, bens di una missione, e se le sbaf tutte mentre sua moglie decideva cosa mettersi per la missione, visto che era la prima a cui partecipava. Per Alma e Robertino furono giorni meravigliosi. Passeggiavano mano nella mano sul prato del Foro italico, seguiti dal cane Dick in brodo di giuggiole, innamorato quanto il suo padrone di quella fanciulla nerochiomata. Robertino le raccont tante cose, ma non le disse mai del suo desiderio pi profondo, quello di tornare a casa. Non perch non lavrebbe capito: Alma era una che capiva tutto. Era stata lei a raccogliere la pietosa confessione della ragazzina sordomuta che era stata abusata dallinfame prete Zuzzi. Alma le aveva toccato le mani e il viso mentre quella si esprimeva col linguaggio dei gesti, che Alma comprendeva senza averlo mai studiato. E ne parl con Padre Brunello, che inizi ad indagare firmando cos la sua condanna. Ma non era questo il motivo per il quale Robertino taceva ad Alma la sua nostalgia: quel sottile sentimento di estraneit, che a volte lo spingeva a giocare, interpretando vari personaggi che non erano lui, ma erano tutti lui. Altre volte invece era come lo strillo del cantante solista del gruppo Heavy Metal The Grinded Chicks, nel concerto dal vivo ad Amburgo, dove Robertino era andato in autostop quando ancora non aveva il cane. In un deliro di chitarre che si squagliavano, Johnny Chronos gridava: I wanna go home! Now! in un modo che faceva venire la pelle doca. Il fatto che Robertino

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cominciava ad avere qualche dubbio sul suo nostos, vuoi perch si era tanto affezionato ad Alma che non riusciva pi a concepire la sua vita senza di lei, vuoi perch nella sua testa si insinuava lentamente il sospetto che ogni cosa valesse laltra, perch tutto era a casaccio. Il giovane immigrato palestinese Hassad Al Faris, che capiva poco litaliano, non gli era stato sufficiente come barriera alle strane ipotesi che Padre Brunello gli propinava tutte le volte che era andato a pregare Allah nella sua chiesa. Il prete infatti si era messo a studiare il testo sacro della Chiesa del Perpetuo Stupore, il cui titolo Jgvzlubd gdtr etx aqs era composto di parole scritte a casaccio. E sempre di pi si convinceva della giustezza di quelle teorie, e si allontanava da Cristo, dalla Santuzza e da SantIsidoro, che invece, infelice fantasma, vagava nella cripta, reclamando le sue ossa. Nellincitazione costante ad abbandonarsi al caso, Padre Brunello cominciava a ritrovare paradossalmente qualche certezza, di cui, essendo egli figlio illegittimo esposto e allevato dalle suore, possiamo concedergli avesse un profondo bisogno. La differenza profonda tra il sacerdote e Robertino, che pure aveva avuto un percorso simile, era che questultimo si era sempre sentito straniero, e voleva tornare a casa, mentre Padre Brunello aveva trovato la sua nella Madre Chiesa. E ora che aveva perso la fede, si era ritrovato a cinquantanni senza fissa dimora, come un metalmeccanico licenziato senza ammortizzatori sociali. Un clochard dello spirito. Con questo termine si era definito parlando con Matilde, sperando di fare colpo (o almeno lo sperava una delle sue subpersonalit, che si era messa in tiro per lincontro). Ma se tutto affidato al caso, perch ha deciso di venire con noi? Padre Brunello si rovesci addosso il bicchiere di t freddo che Matilde gli aveva offerto, rovinando i calzoni che si era comprato da poco, ma regalandosi unoccasione per cambiare discorso. Matilde aveva cominciato ad affezionarsi a quel prete depresso: si figurava che in qualche modo le era affine nellorfanaggio, lui della comunione delle anime, lei del sol dellavvenire. Ma quel suo rifugiarsi in una nuova assurda fede le faceva smuovere i nervi. Ripeto la domanda: se tutto affidato al caso, perch ha deciso di venire con noi? Il caso va seguito. O meglio, come dice Zagor il profeta, bisogna abbandonarsi ad esso. Quindi che senso ha agire? Ehm cio... Se sia pi nobile sopportare le percosse e le ingiurie di una sorte atroce, oppure prendere le armi contro un mare di guai e, combattendo, annientarli Giusto, ma O c qualcosaltro, che la sua religione e i miei ideali non avevano previsto? Matilde, lei ha ragione, ma O questa per me e per lei, loccasione per seppellire definitivamente il passato? Pu darsi, ma E se fosse unaltra illusione? Unaltra favola che ci stiamo raccontando? Cristo! tornato cattolico, padre? E qui Matilde interrompeva la conversazione, perch sentiva la pressione che le saliva, le tempie cominciavano a pulsarle, e doveva prendersi

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una pillola contro lipertensione. Ma il tocco finale alla spedizione fu dato da Giovanni Maraventano, che, essendosi esercitato a lungo con i pennelli giapponesi, di cui alcuni specialissimi a un solo pelo che si era comprato su internet, era diventato un abile contraffattore di firme e timbri. Aveva preparato un ordine di servizio della Palermo Transport che lo autorizzava a fare il giro del monte dal lato dellAddaura, superando i posti di blocco, per trasportare un disabile, che poi altri non era che suo fratello Casimiro, il quale aveva accolto lidea di una passeggiata notturna con grande entusiasmo, abbracciandolo e coprendolo di baci bavosi (ma a Giovanni non davano fastidio, anzi). Lappuntamento era a mezzanotte al Foro Italico, davanti al Cratere della Vecchia Palma Assente. Tutti arrivarono puntuali, tranne Salvatore che aveva perso tempo per eludere la sorveglianza della suora di turno, che soffriva dinsonnia. Salvatore faceva il giardiniere al convento dellImmacolata, che un tempo era stato affollato di novizie, e adesso era abitato da quattro sparute monachelle, la pi giovane delle quali aveva 76 anni. Matilde teneva la lista del comitato, e fece lappello. Prima di salire sullautobus, il preside Tumminia volle fare un piccolo discorso augurale. Fratelli miei, e voi sorelle, che come me attraverso il pericolo arrivaste a questa notte di veglia su ci che ancora rimane Ci che ancora rimane? domand Robertino. Una mia personale interpretazione. Dunque, dicevo, non negheremo ai nostri sensi lesperienza di quello che sta nel mondo dellombra e del silenzio. Potrebbe non esserci nulla sentenzi Padre Brunello. O una tana di conigli pens il cane Dick. E se la soglia c ancora? domand Alma sottovoce, e strinse forte la mano di Robertino, che si rabbui. Comunque sia continu il preside, ricordiamo il nostro motto. Tutti si misero la mano sul cuore, e pronunciarono allunisono: Fatti non fummo per viver come bruti Ma per seguir virtute e canoscenza. Segu un breve ma intenso applauso, sottolineato da un lungo ululato canino. Cos part la spedizione, sotto i migliori auspici letterari. Ma i nostri amici non avevano fatto i conti con il problema delle notti geometriche. Lo stesso Zagor il profeta aveva espunto le parti dedicate a questi inspiegabili fenomeni dal suo trattato di cosmologia dal titolo Juhae5q. dh uw0p prima di darlo alle stampe. Anzi, la disputa sullargomento, molti anni dopo, divise la Chiesa del Perpetuo Stupore tra gli Eccezionalisti, che sostenevano che la geometria di quelle notti costituisse uneccezione alla regola del caso, e i Negazionisti, che semplicemente affermavano, contro lesperienza comune, che le notti geometriche non esistono. Le due fazioni giunsero ad una lotta fratricida che in breve tempo segn lestinzione della setta, che allepoca contava molti milioni di adepti in tutto il mondo. Naturalmente, vi sono innumerevoli universi paralleli dove il caso non esiste, e tutto governato da rigide regole geometriche. Ve ne sono tuttavia innumerevoli altri dove il caso regna incontrastato, spingendosi fino ai limiti dellestrema improbabilit. In uno di questi, gli eroici membri

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del CSSS sono un branco di mancuspie rossicce dedite ai giochi da tavolo in una bisca dentro un albero cavo. Ma forse la descrizione pi fedele del fenomeno in questione possiamo trovarla nei versi di una delle pi famose band di rap metropolitano, i Fegati Marci di Avezzano (AQ), bench ancora si discuta se siano stati scritti sotto linfluenza del profeta Zagor o dellEpiphany, un allucinogeno allora molto in voga estratto dalla bile di un roditore siberiano: Quelle notti che ti sbatti/come un matto/e ti senti un galeotto/e ti dici me ne fotto/ma la notte si attorciglia/sulle tue ciglia/sulla tua bocca/la notte ti tocca/ti stocca/ti spezza/ti riduce ad una pezza/ti trasporta/ti riporta allinizio/la notte ha un brutto vizio/ passata/come non ci fosse mai stata. Perch le notti geometriche hanno questa caratteristica: per quanto lunghe e tormentate possano essere, per quanto ricche di eventi che potrebbero trasformare una vita, o il mondo intero, esse ti riportano comunque al punto di partenza. Come se fossero state solo sognate, o trascorse tra i fumi dellalcol. Ma quando leccezione irrompe in una notte geometrica, allora sono guai seri.

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XXV. Giovanni li port fino al fianco occidentale del monte, dove il telo era poco sorvegliato. Poi accese tutte le luci dellautobus, e prosegu senza fretta fino al posto di blocco di Mondello, che impediva laccesso alla strada che circonda il Pellegrino dal lato mare. Il posto di blocco era imponente: mancava solo un carro armato per sembrare un checkpoint della guerra in Iraq. Giovanni si ferm, scese e mostr lautorizzazione al soldatino di guardia. Questi era il figlio del droghiere di fiducia di un viceministro, e odiava quel lavoro, al quale lo aveva avviato suo padre, costringendolo ad abbandonare i suoi adorati studi di danza classica. Per via di tale passione, era stato ribattezzato Carlafracci dal suo diretto superiore. Quando rientr nella casamatta per mostrare quel foglio di carta al sergente Scogliamillo, questi lo apostrof col rituale Carlafra, sei un coglione!, per prendersi a sua volta uno Scogliamillo, sei un coglione! per telefono, e cos via, seguendo un preciso e rigido ordine gerarchico. Ma stavolta il circuito si interruppe prima di arrivare al coglione supremo, poich a Palazzo Salvamidio, approfittando del trambusto causato dallincidente occorso al cervello del capo, i fantasmi del principe Olindo Gutierrez di Campofiorito e della duchessa Erminia Gaffurio dAlmaviva in Trittolia, finalmente riconciliati, ne facevano di tutti i colori: scompigliavano gli archivi, pisciavano nelle bottiglie dacqua, davano fuoco ai fili del telefono, spargevano polvere sternutina nellaria, toglievano le sedie da sotto le persone, tingevano di blu le mozzarelle dentro il frigorifero, mettevano il carro davanti ai buoi, davano le perle ai porci. Solo il marchese Lino Pietrafina di Realmonte non partecipava al festino, essendosi poco prima allontanato con lombra sconosciuta. Mancando ordini dallalto, gli uomini che sorvegliavano quella parte del Monte, inclusa la ronda che faceva il giro dei teli di protezione, rimasero a studiare lautorizzazione presentata da Giovanni per almeno trenta minuti, giusto il tempo che ci volle ai nostri eroi per strisciare sotto il pesante telone biancastro e risalire le pendici del Monte, fino a giungere alla parete rocciosa. Non lui, pens Aspano con una fitta al cuore, quando tocc la roccia, che era fresca in quella notte torrida, ma straniera, diversa in qualche modo misterioso da quella che aveva carezzato tante volte in questi anni. Quando alla fine il pizzardone ritorn, comunicandogli che lautorizzazione era rifiutata, Giovanni risal sullautobus e fece manovra. Il buon Casimiro dormiva placidamente su due sedili, e non vide la falce di luna che, pendendo sul monte, illuminava la strada dei viaggiatori che aggiravano il massiccio montuoso costeggiando la parete in direzione delle grotte dellAddaura. La lunga fila che risaliva il Monte era cos composta: in testa Aspano, che del monte era esperto e si sapeva raccapezzare anche di notte, affiancato da Salvatore il muto, che col suo caschetto illuminato faceva da faro a quelli che venivano dietro; Robertino, che teneva Alma per mano; accanto a loro il cane, che fiutava ad ogni passo; quindi MBaye, affiancato da Padre Brunello che gli reggeva laccendino per illuminare la mappa; poi Carmela e Matilde, ai due fianchi del preside Tumminia, per aiutarlo a camminare: nonostante i massaggi di Matilde, la sciatica non cessava di tormentarlo, ma era voluto venire lo stesso. Ma tutto questo il candido Casimiro non lo vide, perch dormiva e sognava.

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Si ridest di colpo per una buca non scansata da Giovanni, che si era distratto nel guardare nello specchietto retrovisore lincedere lento ma deciso dei suoi amici che marciavano. E attraverso un finestrino che recava limmagine di una donna seminuda con una lattina in mano, lassonnato Casimiro vide, in trasparenza, il fantasma di Petru Fudduni, perch proprio di lui si trattava, che svolazzava ondeggiando nella diafana luce lunare in direzione del Monte, tenendo per mano leccitatissimo marchese Lino Pietrafina di Realmonte. Il marchese, quando era ancora in vita, aveva composto un pregiato poemetto intitolato a Pegaso, il destriero alato, ma non gli era mai capitato di librarsi di notte sul mare, leggero come uno spettro.

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Quello che resta uguale XXV. I graffiti delle grotte dellAddaura sono uno dei capolavori dellarte paleolitica, conosciuto ed ammirato in tutto il mondo. Chi ha avuto la fortuna di contemplarli da vicino, non ha potuto non restare abbagliato dalla bellezza semplice e assoluta di quelle flessuose figure: uomini mascherati da uccelli, che danzano in tondo attorno a due giovani legati con complicate allacciature, immobili al suolo. Il significato del rito ignoto: molti hanno voluto vedervi un sacrificio umano, notando che la posizione dei due giovani al centro ricorda una ben nota usanza della mafia, il cosiddetto incaprettamento, ed hanno continuato a disquisire sulle complesse accezioni simboliche di questa peculiare consuetudine, collegandola chi al complesso di castrazione (altrimenti detto di Urano), chi al complesso di Edipo, e perfino al complesso di Darth Fener, di recente introduzione. Noi sappiamo che non cos, grazie al ponderoso Dizionario della Mafia compilato dal collaboratore di giustizia Gerlando Gattuso, ora Frate Militone, nei 24 anni di ritiro spirituale che condusse presso un convento di monaci camaldolesi, prima di consegnarsi spontaneamente ai carabinieri. Il prezioso volume, che tanto avrebbe potuto contribuire alla conoscenza del fenomeno mafioso, non fu mai pubblicato, e lunica copia esistente fu distrutta. Essendo Gattuso analfabeta, aveva dettato lopera al giovane compagno di cella Fra Tadzio. Questi si era accollato lingrato lavoro di mettere per iscritto una serie infinita di atrocit al solo scopo di alleggerire la coscienza del tormentato confratello. Il governo la pens diversamente, e decret che la dettatura era assimilabile ad una delle proibitissime intercettazioni telefoniche; smentito su questo punto da insigni giuristi, ribatt che comunque loperazione era fuori tempo massimo e diede ordine di triturare il manoscritto. Peccato, perch avrebbero potuto scoprire a pag 422 che la macabra pratica era stata in effetti inventata nel 1952 a Chicago da un ingegnere della Chrysler (che, con laiuto di un rudimentale computer, aveva calcolato il modo migliore per fare entrare il cadavere della moglie nel bagagliaio del nuovo modello di utilitaria), e importata in Sicilia dai picciotti di Brooklin. Altri studiosi sostenevano invece che i due giovani ritratti al centro del cerchio di danzatori non erano destinati al martirio, ma erano invece sottoposti ad uniniziazione che li avrebbe resi adulti. Spaventare a morte i giovani per far loro capire che cos veramente la vita una tradizione presente in molti popoli. Nella nostra societ stata sostituita dalla minaccia della disoccupazione. Sfortunatamente, i graffiti dellAddaura non sono pi visibili da tempo. Muffe e batteri li hanno corrosi, nonch la ruggine della pesante cancellata di ferro che stata posta per impedire che la gente pisciasse nella grotta, e gli effluvi dellacido urico di quelli che ci avevano gi pisciato per anni, prima che la cancellata fosse costruita. Un gruppo di restauratori volontari si sta affannando per salvare almeno il calco di gesso realizzato nel XIX secolo da un illustre archeologo siculo, il conte Astolfo Gurreri Calcaterra, ora al Museo Archeologico Salinas di Palermo. Ma i ragazzi hanno difficolt a fermare il rapido decadimento dellopera, perch laria condizionata non

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funziona, e anche l, come nella grotta, la muffa dilaga. In un universo parallelo, uno dei giovani inventer un metodo innovativo per eliminare le muffe dai reperti archeologici, e vincer una borsa di studio del Ministero dei Beni Culturali. In un altro, le muffe generate in quel laboratorio di restauro invaderanno il mondo, e la conseguenza sar la solita estinzione del genere umano. Quando i nostri arrivarono alle grotte, la grata non cera, e non cera neanche puzza di piscio; anzi, da qualche parte proveniva un gradevole sentore di fuoco spento. La grotta principale appariva molto pi bassa di come se la ricordavano. Il gruppo si ferm davanti alla soglia. Questa la prima prova annunci il preside, sganciandosi dalle donne che lo aiutavano a reggersi, e si lanci zoppicando nelloscurit. Gli altri lo seguirono, e quando alla luce di torce e accendini videro le pareti della grotta, si lev da tutti quanti un tale coro di esclamazioni che sembrava di essere ad una funzione della Chiesa del Divino Stupore. Aspano: Minchia! Carmela: Ges, Giuseppe e Maria! Padre Brunello: Perdinci! (espressione consigliata nel breviario Ubah7encxl e8i). Matilde: Troppo assurdo! MBaye: Non ci posso credere! Dick: Bau! Salvatore il muto: ! Il preside Tumminia non disse nulla, perch pensava a quanto sarebbe stata contenta sua moglie di trovarsi l, e in cuor suo maledisse la vecchiaia. Robertino avrebbe voluto esclamare Bestiale! ma neanche lui parl, per essere solidale con Alma, che era lunica a non vedere la vertigine di forme, linee e colori che ricopriva ogni angolo della caverna. Ma Alma non era una che si scoraggiasse facilmente, e lasci la mano di Robertino per andare a toccare i dipinti sul muro. Sentiva lodore pungente dei pigmenti e della pietra ferita, seguiva col dito le linee sinuose dei corpi dei danzatori, e capiva il rimo della danza e il battito del sangue degli uomini che lavevano incisa. Aspano la guard e pens: ma quanto brava, sta figlia mia, spense la torcia e si mise a toccare le pareti pure lui, ad occhi chiusi, subito seguito dal preside Tumminia, e pian piano da tutti gli altri, incluso il cane Dick, che seguiva la sua particolare pista olfattiva, leccando la parete di tanto in tanto. E seguendo i contorni con le dita e i colori col naso, videro lapparizione di un enorme uccello dalle piume variopinte che porta scompiglio tra i danzatori, e strappa col becco i legacci dei due giovani. I danzatori si inchinano a lui, e cos tutti, uomini e donne, e limmenso uccello affonda nella terra, generando un albero, e i due giovani, che sono maschio e femmina, offrono i frutti al popolo, mentre una moltitudine di dei e di spiriti animali di ogni forma e colore immaginabile festeggia nel cielo. Passarono cos altri venti minuti, e infine tutti uscirono dalla grotta, che era diventata afosa per gli innumerevoli sospiri di meraviglia che avevano esalato, e si sedettero sullerba per prendere fiato. Davanti a loro cera il mare. Non cerano pi villette abusive sulle pendici del monte, e nemmeno le piattaforme di cemento che erano state costruite sugli scogli per fare il bagno pi comodamente. Era sparito tutto, anche gli alti

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pini che prima oscuravano la vista, e il mare sembrava incombere su di loro, nero e minaccioso. Sotto un raggio di luna, una grande barca oscillava silenziosa. Era questa in effetti una motovedetta della CP Spa, che fu trovata qualche giorno dopo allancora completamente vuota. Si raccont in seguito che gli uomini dellequipaggio fossero stati circuiti dalle sirene, che li avevano costretti a copulare a morte con le loro code squamose, per dare poi i cadaveri in pasto ai cugini pesci. In un universo parallelo, questo esattamente ci che accaduto, e probabilmente anche nel nostro. Il primo a parlare fu Padre Brunello, che, nonostante il caldo, si era schiarito la voce con un sorso del limoncello tiepido che portava nella borraccia. Signori, quello lUccello Tuono. Il profeta Zagor ci aveva visto giusto. Carmela, che non era mai stata convinta della tardiva conversione del prete, replic: Per poteva essere anche lo Spirito Santo, no, padre? Il sacerdote stava per rispondere, ma fu preceduto dal preside Tumminia, che addirittura si alz in piedi, reggendosi su un bastone di ferla che Robertino aveva intagliato per lui durante la sosta col suo coltellino multiuso svizzero (dono di un turista zurighese che si era perso per i vicoli della Palermo vecchia, e Robertino lo aveva aiutato a uscirne indenne). Il preside si mise di fronte al gruppo, dando le spalle alla luna, e parl con voce solenne: Quello a cui, grazie alla nostra Alma, abbiamo assistito in modo cos intenso, uno dei pi antichi miti di fondazione: il dio del cielo che libera lumanit dalla schiavit e si unisce in sacro matrimonio con la terra, generando il cibo spirituale. S, ma adesso dobbiamo andare. Si sta facendo tardi, e dobbiamo cercare la soglia intervenne Robertino, con un filino dansia. Ma questo il punto, Robertino, non capisci? gli rispose MBaye. Monte Pellegrino ha varcato la soglia. Ma poich esso stesso la conteneva, si verifica un paradosso paragonabile a quello di Russel: un insieme che contiene s stesso. Ho capito disse Matilde. Un po tipo la frase di Groucho Marx, com che diceva: non vorrei mai far parte di un club che accetti al suo interno tipi come me. Alma soffoc una risatina, e le venne il singhiozzo; il cane Dick le lecc devotamente il viso. Qualcosa del genere continu MBaye. Quindi, se la soglia c ancora, che livello di soglia ? Questo diede da pensare allintera compagnia, soprattutto al cane Dick, che si era prefigurato oltre la soglia sterminati prati di conigli, come quelli che vedeva da cucciolo nel suo programma televisivo preferito, i Teledoggies. Torn a parlare il preside: Comunque Robertino ha ragione. Dobbiamo andare avanti. Non potremo sapere nulla finch non avremo trovato la soglia, o almeno il luogo in cui era. Posso fare una foto? azzard Padre Brunello, ma fu troppo tardi, perch gi tutti si erano alzati e si stavano rimettendo in marcia, nella notte calda e geometrica.

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XXVI. La salita lungo il canalone dellAddaura non fu faticosa, vuoi perch un venticello fresco si era levato dal mare e li sospingeva dolcemente verso lalto, vuoi perch la cosiddetta Scala della Madonna, che Aspano ricordava come una pietraia scoscesa infestata di rovi, era diventata una piacevole scalinata a gradoni, che parevano scavati nella roccia da mano umana. Aspano si ringalluzz: quella strada cos nobile non poteva che condurre alla sua amata pietra. Ma quando mise piede nel valloncello che si slargava tra due pareti di roccia a strapiombo, ebbe la tragica certezza che la pietra non cera pi. Dallaccesso della scala fino al punto pi lontano, dove le pareti si riavvicinavano fino a formare unangusta strettoia, la valle era tutta un liscio prato di margheritine che brillavano riflettendo la pallida luce lunare. Dick si stacc dal gruppo, e avanz in mezzo al prato con salti da canguro, rotolandosi infine con gran goduria sullerbetta fresca. Robertino, colto da lunare ispirazione, stava per spogliarsi e seguirlo, magari tirandosi dietro la sua amata, e fare con lei un capitombolo dal lato dellombra, quando dimprovviso il cane Dick cambi atteggiamento: si irrigid e cominci a ringhiare, con tutto il pelo alzato, rivolto alla strozzatura delle pareti. Da l, uomini in nero cominciarono a uscire come insetti, con le armi spianate. I militi della CP Spa in assetto di guerra circondarono i nostri, spingendoli nel centro della valletta, a mani alzate. Avevano tutti gli occhiali neri e le facce paonazze, perch con quel caldo afoso il pesante equipaggiamento li faceva sudare copiosamente. Di conseguenza, erano molto nervosi. Potenti fari si accesero, e il gruppo si ritrov di colpo dentro un fascio di luce accecante. Fatto abbastanza singolare, in quel preciso momento a nessuno vennero in mente immagini come quelle del film Fuga da Auschwitz, che pure ognuno di loro, incluso il cane Dick, aveva visto con le lacrime agli occhi, n tantomeno quelle del film Scarface IV, quando il capo dei capi stretto in una morsa meccanica dalle auto della polizia che lo abbagliano coi fari e lo assordano con le sirene. Tutti pensarono piuttosto alle luci del palcoscenico: Aspano ricord una gara di liscio di tanti anni fa nel suo paese, quando pesava sessanta chili in meno e aveva vinto il primo premio volteggiando con Carmela, anche lei un po pi magrolina; Matilde pens allo spettacolo di Mani, e cos Robertino, che divag poi per associazioni sparse verso il ricordo di un concerto dei Manu Mancusa a Catania, dove era salito sul palco e aveva rappato insieme a loro; il preside sent lodore delle pietre di Segesta, nel cui teatro aveva interpretato Laocoonte, con una compagnia di studenti; MBaye vide i lampadari del Teatro Massimo, quando aveva fatto la comparsa per lAida; Salvatore vide la Palazzina Liberty di Milano dove Dario Fo aveva insediato la sua Comune, il posto in cui aveva vissuto tre anni del suo misterioso passato; Alma immagin il suo saggio di chitarra, in cui aveva suonato Albeniz e Villa-Lobos; Dick vide la compagnia dei Cani di mannara della via Tavola Tonda, alla Vucciria, che si esibiva in una sceneggiata davanti a una platea di cani di bancata. Lui era uno dei buoni. Assorti in questi inaspettati pensieri, i nostri non si accorsero del nervosismo che circolava come una scarica elettrica ad alto voltaggio nella schiera degli uomini armati che li circondavano, n savvidero che quel loro atteggiamento in apparenza indifferente

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(in realt, come s visto, concentrato su tuttaltro) stava facendo definitivamente saltare i nervi a quei poveri soldatini, che, privi di ordini superiori, annaspavano confusi e spaventati. Si senti il clic della sicura di una pistola che saltava, e il crac del caricatore di un mitra che veniva innestato. Si sent anche un gratt, ma era solo il cane Dick che si era ritrovato una pulce paleozoica sul mantello. Tra i viandanti del Monte, lunico che aveva fatto il soldato era il preside Tumminia, che riconobbe i primi due rumori (non era sicuro sul terzo) e sent il sangue che gli si ghiacciava nelle vene. Non profer parola, ma il gelo si diffuse strisciando nel gruppo, e furono in preda al terrore: era la fine dellavventura. Robertino teneva forte la mano di Alma, e la guardava dritto in viso, per non dimenticarla, non si sa mai, e avrebbe voluto dirle qualcosa di spiritoso tipo: sei bellissima quando sei terrorizzata, ma mentre cercava il tono giusto, Alma mut di colpo espressione. Il suo volto delicato come le margheritine luminose si rasseren, attraversato da un sorriso beato. Pure Salvatore sorrise, e il cane scodinzol. Gli altri rimasero comerano, perch non avevano udito la musica celestiale nellaria. La sentirono invece i miliziani della CP Spa, e videro anche qualcosa che scendeva dal cielo, qualcosa di sacro e tremendo, che li fece cadere in ginocchio. Le armi scivolarono dalle mani callose, gli occhiali neri che piombavano a terra svelarono chiazze bianche sui volti arrossati. Qualcuno affondava la faccia tra le mani, molti si strappavano vesti e capelli. Le torce si spensero. Tutti urlavano e piangevano. Quello che videro, non si seppe mai. Alma, Salvatore e il cane Dick, gli unici del gruppo che condivisero quella maestosa visione, si rifiutarono per sempre di rivelarlo, persino al preside che ne avrebbe avuto bisogno per finire il suo libro. I nostri si fecero strada attraverso i mucchi di penitenti che gemevano contorcendosi sullerba. Cercando di evitare il pi possibile di calpestare i minuscoli fiori luminosi, si diressero verso la strettoia. Al di l di essa avrebbero imboccato un piccolo sentiero che portava oltre la cima del monte, verso la Valle del Porco, zona poco sorvegliata, dalla quale sarebbero ridiscesi, a met del viale della Favorita. L avrebbero trovato lautobus che li aspettava, e sarebbero tornati a casa. La notte geometrica si sarebbe conclusa come era cominciata, nonostante i numerosi eventi straordinari che erano accaduti: dopotutto, anche se avevano potuto conoscere le meraviglie dellAddaura, la tanto desiderata soglia non lavevano trovata, e forse non lavrebbero trovata mai pi. Ognuno se ne tornava zitto zitto nel suo letto per ricominciare domani con lo stesso giorno di ieri. Limplacabile geometria della notte li aveva fregati. Tuttavia, come s gi accennato, quando nelle notti geometriche irrompe leccezione, ogni cosa cambia vorticosamente, accrescendo limprobabilit degli eventi che possono attualmente verificarsi in termini esponenziali. In poche parole: tutto pu accadere. E leccezione fu lelefante. Il fatto che lanimale non fosse arrivato l per caso, ma fosse stato convinto ad infilarsi nellangusto e minaccioso canale di roccia, per il quale passava di un pelo, dai due fantasmi poeti che gli avevano dedicato rime e sonetti improvvisati (gli elefanti, soprattutto quelli orfani, amano molto la poesia), non lo rende meno eccezionale. Il cucciolo si present sbarrando loro la strada per lo stretto passaggio. Era alto come un cavallo da tiro, tutto ricoperto di pelo arruffato, con una piccola vivace proboscide e

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due minuscole zanne. Subito il cane Dick gli fece una pisciatina sulla zampa anteriore, poi annus, e fece un cenno con la coda come per dire: tutto a posto. Il gruppo si avvicin lentamente allanimale, che non fece cenno di fuggire, anzi si lasci carezzare sul muso da Alma. La fanciulla lo prese delicatamente per la proboscide, che era soffice e umida, e se lo tir dietro quando il gruppo si rimise in marcia, con passo pi veloce che allandata, perch il potere taumaturgico delle margheritine lucenti aveva guarito la sciatica del preside Tumminia. Cos attraversarono il canale di roccia, oltrepassarono la cima del monte, e arrivarono alla pendice opposta. Discesero in fila indiana langusta Valle del Porco, respirando il profumo dei fiorellini azzurri del litospermo, che si aprono di notte. E passarono senza difficolt sotto i pesanti teloni che isolavano il monte allaltezza della Favorita, camminando tranquillamente attraverso i limoneti verso lappuntamento con Giovanni e il suo autobus 637. Non cera pi nessuno della CP Spa a sorvegliarli: la compagnia era allo sbando, in preda a regolamenti di conti che la stavano decimando. I pochi miliziani in fuga non furono un problema. Il vero problema era: che te ne fai di un elefante nano a Palermo?

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XXVII. Sullepisodio, Giovanni compose un haiku: Torrida notte. Miro gioca sul bus Con lelefante. Difatti Casimiro era entrato subito in confidenza col piccolo pachiderma, e durante il tragitto dellautobus lungo la Favorita gli aveva insegnato la morra cinese, di cui era campione di quartiere. Fu molto difficile convincerlo a separarsene: lo abbracciava stretto, piangendo come una fontana, e anche lelefantino sembrava molto triste. Poi, quando arrivarono sotto casa, Giovanni se lo prese in disparte e gli spieg che lelefante nellascensore non ci poteva entrare n ora n mai. Casimiro se ne fece una ragione: mormor due paroline nellorecchio dellanimale, e lo lasci andare. Ma pretese che almeno lo chiamassero con il nome che aveva scelto lui. Come ti chiami? gli aveva sussurrato quando era salito sullautobus, Abele? Aldo? Armando? Arturo?... oppure Barnaba, Benedetto, Blasco, Bromion?... Era appena arrivato alla I (Ignazio, Ilario, Ireneo), che sent la voce di suo fratello Giovanni che domandava: Dove lo portiamo? seguita da un lungo silenzio. Poi la voce roca del parrino con la barba che diceva: Lo si porta a SantIsidoro. Ho ancora le chiavi della chiesa. Casimiro ebbe unilluminazione: Non che ti chiami Isidoro, per caso? domand. Lelefantino gli fece una carezza sulla guancia con la morbida estremit della proboscide. Non da sottovalutare questa ricorrenza del nome Isidoro: si tratta di un sottoprodotto della collisione della rigida geometria della notte in cui tutto ci accadeva con la progressione caotica di elementi improbabili generata dalleccezione. Il viaggio procedette tuttavia senza altri imprevisti. Lunico momento di tensione lo vissero allorch un vigile urbano in motocicletta si affianc con la paletta alzata allautobus che percorreva il vialone della Favorita. Accosti, per piacere. Minchia! Maraventano! Il vigile era infatti, guarda caso, una vecchia conoscenza di Giovannni: nientemeno che il suo compagno di banco allIndustriale, Mariano DArrigo, detto biscottino per il suo ascendente sul sesso femminile. Giovanni approfitt dellagnizione per evitare di accostare, e semplicemente rallent, affacciandosi per continuare la conversazione. Maraventano, ho saputo di tuo padre. Mah! In che mondo viviamo! Grazie DArrigo. E tu come stai? Sposato, figli? Sposato, sposato. E lo sai con chi? Te la ricordi la bonazza del liceo Garibaldi? Ma chi, Marisa detta spardamitutta? Lei, lei. Una tigre. Ma figli dice che non ne vuole. Peccato. Fa la presentatrice a TeleTrinacria.

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Ah. Mi pare che lho vista. Maraventano, dimmi una cosa: ma perch viaggi a luci spente? Giovanni si sporse ancora di pi dal finestrino, per sussurrare nellorecchio del vigile motorizzato: Trasporto un elefante nano. Come? Che cos che trasporti? Un elefante nano! ripet Giovanni, strizzando locchio a Mariano DArrigo il vigile, che continu a non comprendere bene le parole, ma le interpret come unallusione sessuale. E bravo Maraventano! Vai! Sei un lupo! e diede gas, superando lautobus e salutando con un colpo di sirena, tutto contento in cuor suo che quel suo timido compagno di scuola che con le ragazze era una frana, avesse finalmente qualche avventura. Quando Mariano DArrigo torn a casa, trov una lettera della moglie che lo lasciava, perch incinta di un collega della televisione. Il trauma lo scosse, ma non troppo: continu la sua vita senza molto entusiasmo in una quieta disperazione, tra amici, partite e donnine facili, fino a un tumore cerebrale che chiuse la sua vita a 43 anni. In un universo parallelo, gli and un po meglio: part per lAfrica, e consacr il resto della sua vita ai bambini abbandonati. Lelefante fu dunque portato nella chiesetta di SantIsidoro, che dopo una settimana di abbandono era tutta piena di ragnatele, e due colombacci avevano fatto il nido sul confessionale. Padre Brunello si stup che ancora nessuno fosse venuto a prendere possesso della chiesa, dopo la sua infuocata lettera di dimissioni di un mese fa, ma meglio cos, perch si evitava di mettere in atto il trattamento riservato al nuovo parroco se si fosse messo di traverso. Niente omicidi, beninteso, poich il vincolo deontologico del CSSS, che il preside aveva fatto firmare a tutti, lo proibiva: solo una botta in testa, e via. Il fatto che il vescovo ignorava la fuga di Padre Brunello: la panciuta raccomandata piena di improperi era stata scambiata da un postino avido per una piena di piccioli, strappata poi per la delusione, e buttata in un cassonetto insieme a un altro sacco di posta inesitata. La notte geometrica stava per finire, lasciando un sacco di problemi. Primo fra tutti, quello alimentare. Affranti dal caldo e dalla stanchezza, i membri della gloriosa spedizione che era partita alla ricerca della soglia perduta senza trovarla, si erano lasciati cadere disordinatamente sulle panche, e non avevano considerato il problema. Esso venne messo a fuoco dal cane Dick, che aveva addentato la cassetta delle offerte, scambiandola per una ciotola di cibo, ed era andato a depositarla ai piedi di Isidoro, che laveva esplorata con la punta della proboscide e poi aveva lanciato un leggero barrito di delusione. Mi sa che ha fame disse Robertino. Minchia! Nei guai siamo! E ora che gli diamo a mangiare allamico? esclam Aspano, rialzandosi a sedere sulla panca dove si era disteso, asciugandosi il sudore. Forse gli piacciono le noccioline. Come nei cartoni animati, aggiunse Alma, a cui il padre, quandera bambina, faceva la cronaca in diretta delle Merrie Melodies. Ma che dici, Robertino! Questo un elefante antidiluviano ! Che ti pare che si mette a mangiare scaccio!

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Intervenne, con la solita discreta saggezza, il preside Tumminia: Io ritengo che ancora una volta Robertino possa avere ragione. Se pensiamo a tutte le cose altamente improbabili che sono accadute nelle ultime settimane, e in particolare stanotte, sensato ritenere che un elefante paleozoico possa cibarsi di un seme oleoso che da noi stato introdotto solo dopo la scoperta dellAmerica. Improbabili dica piuttosto che le cose succedono a casaccio, preside interloqu Padre Brunello. Tu sbagli, Ernesto, amico mio disse MBaye, mettendogli una mano sulla spalla, Questo il caos, non il caso, e il caos ha regole precise. Ah, si? Ti sfido ad enunciarne una. MBaye non rispose, ma si ritir con aria offesa in un angolo della chiesetta, si sedette sulla pedana di un inginocchiatoio ed estrasse un taccuino, che inizi a riempire di formule. Matilde si sentiva un po frastornata. Le sembrava che gli altri parlassero un linguaggio che a lei era sconosciuto. Prov a fare una domanda: Cio, se ho capito bene: potrebbe essere pure che ora da quella porta vediamo comparire Mickey Mouse? O E.T. aggiunse Robertino, che in cuor suo lavrebbe preferito, poich il piccolo alieno che vuole tornare a casa era il suo eroe. Il livello di improbabilit segue una curva gaussiana ascendente generata stocasticamente da un coefficiente quantico di stranezza applicato a n , in cui n inversamente proporzionale alla funzione di incredulit della somma degli osservatori profer MBaye tutto dun fiato, sbattendo il quadernetto fitto di appunti sotto il naso di Padre Brunello. Frattanto, Robertino si era fatto dare una nocciolina da Salvatore il muto, che ne aveva sempre le tasche piene, e la porgeva allelefantino, mentre Alma gli accarezzava dolcemente il muso e il cane Dick stava seduto a controllare. Isidoro afferr la nocciolina con la proboscide, e se la infil in bocca, la rigir due o tre volte con la lingua, e infine la sput, con evidente aria di disgusto. Visto? Lo dicevo io! Altro che scaccio! Chistu avi pitittu! Padre Brunello! Che c? rispose lex prete, sollevando lo sguardo dal quaderno di MBaye. C modo di organizzare un piatto di pasta? Se nessuno lha saccheggiata, in cucina c tutto: tegami, pasta e olio. Andate a vedere se ci sono ancora pomodori nellorto. Ah, aggiunse mentre Aspano e Carmela uscivano dalla porta laterale della chiesetta, c un treccia daglio appesa nel cortile. Basilico ce n? C un vaso, ma mi sa tanto che senzacqua sar bello che seccato. E noi ne facciamo a meno. Carmela fa un sugo che buono pure quando manca il pomodoro. Il pomodoro per fortuna cera, ed era maturo e profumato. Ma quando attraversarono il cortile, trovarono un brutta sorpresa: la porta della canonica era stata forzata. Entrarono, aspettandosi di trovare la cucina devastata, ma era tutto in ordine e lustro. I ladri si erano fatti il caff, avevano pulito tutto e se nerano andati, non dimenticando di innaffiare il vaso del basilico. Cos il sugo venne buonissimo, e Carmela ne fece una gran quantit che bast per tutti; lunico problema fu che molti dovettero mangiare con

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le mani, perch posate non ce nerano a sufficienza. Lelefantino condivise il suo pasto con il cane Dick, che di quando in quando acchiappava uno spaghetto, se lo portava in un angolo, e lo succhiava come se fosse un lombrico. Poi tutti crollarono, chi sulle panche, chi sul pavimento. Il letto della canonica fu ceduto al preside, che era il pi anziano. Il CSSS si addorment alle quattro della notte, e dorm profondamente fino alle sette del mattino. Lunico a rimanere sveglio fu lelefantino Isidoro, che si mise a chiacchierare col fantasma del santo suo omonimo, e si fecero delle gran risate, fino alle prime luci dellalba, quando il santo gli diede unultima amichevole pacca sulla groppa e si conged dicendo: Compare, la prossima volta ti presento Rosalia. troppo simpatica.

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XXVIII. Frattanto, le notizie sul tracollo della CP Spa, e sul sangue che scorreva tra le truppe allo sbaraglio, impegolate in complesse vicende di vendette, tradimenti, combattimenti cruenti tra fazioni, insulti nei confronti delle reciproche madri e sporadici episodi di cannibalismo, erano arrivate al Palazzo Comunale, sito nellormai devastata Piazza della Vergogna, dove perdurava lo stato dallerta. In effetti, il tenente dei carabinieri della caserma dellAddaura che venne a portare le notizie degli scontri trov la Giunta Comunale riunita. Il vicesindaco Arturo Casamicciola aveva disteso i suoi centoventi chili sul pesante tavolo di mogano, intorno al quale otto assessori sonnecchiavano sulle poltroncine. Il vicesindaco si aggiust la cravatta e ordin il caff. La situazione era pesante. Sparito il sindaco Pusateri, la responsabilit era tutta sua. Se la CP era allo sbando, qualcosa di grave stava accadendo. Si rivolse allufficiale: Tenente, ma che minchia gli successe a quelli l? Signor vicesindaco, non lo sappiamo con precisione. I pochi uomini in fuga che abbiamo fermato erano in stato confusionale, aggravato da deliri mistici, e da loro non abbiamo potuto avere notizie precise. Di sicuro si sa che stanno combattendo fra di loro, con luso di artiglieria leggera e pesante. I fuochi si vedono dalla strada. Inoltre, il quartier generale della CP a Palazzo Salvamidio ha probabilmente subito un attentato. Un attentato? E chi poteva essere stato? La mafia no, che guadagnava bene con gli appalti. I comunisti? Ancora ce nerano? No, ma quali comunisti! E allora chi fu? I turchi? I calibani? Tenente, chi attent? Non sappiamo neanche questo. Il Palazzo impenetrabile, a meno che non si sfondino le porte, ma lei non ignora di certo che i luoghi dove si insedia la CP sono da considerarsi extraterritoriali. Va bene, abbiamo capito, tenente. Provvederemo. Gli cominciava a dare fastidio quellufficialetto biondo azzimato che parlava tutto tischi-toschi. Lo accompagn alla porta, lo fece uscire, diede uno sguardo allassemblea semiaddormentata, e usc alla chetichella appresso a lui, richiudendosi la porta dietro le spalle. Gir quattro volte la chiave, e se la mise in tasca. Ci che accadde al vicesindaco Casamicciola e al tenente dei carabinieri Antonio Morelli, nativo di Cergallina (PC), quando varcarono la soglia del Palazzo, non si seppe mai con certezza. Qualcuno ipotizz un improvviso colpo di fulmine tra il maturo avvocato e il giovane affascinante militare, e una fuga damore, conclusasi con una scenata di gelosia in un bar dellangiporto di Marsiglia, con tanto di coltellata finale. E in pi duno degli infiniti universi paralleli questo corrisponde esattamente al vero. Nel nostro, pi banalmente, i due furono rapiti da una sonda aliena ed esposti al giardino zoologico della citt GYFT8X nel pianeta %=, della sperduta nebulosa chiamata dagli astronomi Laguna. Gli assessori rimasti in sala, quando si accorsero di essere stati chiusi a chiave, furono presi da un attacco di claustrofobia, ed entrarono nel panico, percuotendo a pugni e calci la pesante porta di noce e lanciando urla da ossessi. Quando i vigili urbani riuscirono infine ad abbattere la porta, uno era morto (Cultura e Sport), e un altro (Bilancio) aveva irreversibilmente perso la ragione: avrebbe continuato per tutta la vita

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a credersi un asinello di peluche. Lazzeramento della giunta municipale non sarebbe stato destinato a creare ulteriore scompiglio: in effetti, non un solo palermitano avrebbe colto la differenza, poich nessuno sapeva esattamente che cosa la giunta ci stesse a fare. Il sindaco Pusateri era abbastanza noto per via della sua partecipazione al Grande FratelloCategoria Amministratori Pubblici, dove era rimasto per 14 settimane, per essere infine scalzato da un concorrente pi simpatico di lui, lattore Vito Carucci, assessore alla cultura della provincia di Busto Arsizio, nonch star della seguitissima fiction soft-core Il maresciallo e la ginecologa della mutua, mandata a tarda notte sul digitale terrestre, che era una versione porno di Pane, amore e fantasia. La segreterie degli assessori continuavano a distribuire posti di lavoro ai cittadini che portavano foto scattate col telefonino di schede elettorali compilate, ed erano aperte a orario continuato dalle 9 alle 18, tranne il sabato e la domenica. E dellassessore al verde pubblico Fortunato Lo Piccolo si sapeva che era ben piazzato nella top list degli amministratori locali con carichi pendenti, aggiornata settimanalmente nella pagina di cronaca del quotidiano LOra (prima che gli dessero fuoco). Ma a parte questo, le rare attivit della giunta erano totalmente ignorate dai palermitani, quasi che non esistessero proprio. Di conseguenza, si pu tranquillamente ipotizzare che nessuno si sarebbe scomposto. Non la pensava cos il questore di Palermo Gerlando Saraceni, che temeva una proliferazione di tumulti come quello che aveva distrutto la fontana di Piazza della Vergogna, e, la mattina del 18 agosto 2011, telefon di sua iniziativa al Ministero dellInterno. Sfortunatamente, la chiamata fu intercettata dai Servizi Segreti, che persuasero il Ministro, pena la diffusione di certi dossier che avevano loro, ad assegnare lincarico di Commissario Straordinario Plenipotenziario per Palermo e Monte Pellegrino ad un loro fedele amico, il generale americano Michael J. Schwarzenarsch, che da quando era in pensione aveva preso la residenza in Sicilia, in una villa neoclassica abusiva sul litorale di Sciacca. Il generale era un eroe pluridecorato della guerra di Corea, dove aveva perso una mano, e aveva comandato le truppe americane nella guerra del Golfo, dove aveva perso laltra. Due mani artificiali gli erano state trapiantate, forse non efficienti come la mano di morto del mafiosetto Sgarlata che abbiamo incontrato nel primo capitolo, ma tutto sommato abbastanza affidabili, che gli davano unaria da militare vissuto. Il generale era inoltre membro della segretissima loggia massonica Rinnovamento Italico, amico personale del boss di Cosa Nostra Rosolino Uzzo, detto u chiovu tortu, nonch socio onorario del Club di Topolino. Luomo giusto al posto giusto. Il generale Schwarzenarsch si insedi alle 12.30 del 19 agosto 2010. La prima cosa che fece fu convocare a Palazzo delle Aquile i dirigenti delle forze dellordine, dando loro una esplicita indicazione: data la gravit della situazione, era duopo stabilire rapporti di amichevole collaborazione con la criminalit organizzata, che, quanto a controllo del territorio, era ben messa. La decisione provoc numerose crisi di coscienza: a dare lesempio fu proprio il questore Saraceni, che si suicid con la pistola dordinanza, lasciando una struggente lettera alla moglie. Molti lo imitarono: 12 carabinieri, 26 poliziotti, 8 finanzieri e 2 guardie forestali. Fatto abbastanza singolare, tutti avevano una moglie che si chiamava Maria. Le donne si riunirono in seguito in unassociazione chiamata Maria per la Verit, che riusc molti anni dopo a far

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condannare il generale, che per non presenzi alla sentenza finale per via del solito caff avvelenato che gli fu propinato nellospedale psichiatrico in cui era stato rinchiuso durgenza dopo i giorni passati a Palermo. Il generale aveva le idee chiare: liquidata la CP, gli appalti sarebbero andati a ditte locali, creando opportunit lavorative per i giovani, e tutto si sarebbe rimesso a posto. Lunico punto problematico era come costringere gli operai a mantenere il segreto. Il generale Schwarzenarsch aveva sposato le valutazioni del defunto capo della disciolta CP Spa, secondo le quali era essenziale che i Palermitani dimenticassero che Monte Pellegrino era stato sostituito, altrimenti reazioni inconsulte avrebbero potuto compromettere la serenit dei lavori. Ma lanziano militare era uomo dalle mille risorse: ordin diecimila dosi di Hypnolin, farmaco da lui testato in Iraq come strumento per ottenere confessioni senza tortura, e le fece iniettare alle maestranze durante la visita medica obbligatoria, spacciandole per complessi vitaminici americani, che facevano bene alla salute e davano vigore. Le famiglie degli operai rimasero confuse dal fatto che i loro congiunti tornavano a casa ogni sera che parevano zombi, ma lo attribuirono al duro lavoro sotto il sole del monte; li facevano cenare e li mettevano a letto. Almeno si mangiava. Poi furono create le distrazioni: si apr un megacentro commerciale vicino allo Zen, con tredici sale cinematografiche, 1200 negozi, piscine, hammam e beauty farm; si organizzarono serate gratuite coi principali divi della televisione, e partite di beneficenza (cantanti-attori, presentatori-imprenditori, giudici-mafiosi, velinepornostar); si scopr che gli zingari rubavano i bambini; si elesse Miss Mondello; si lanci una nuova linea di gelati alla cassata. Ma chi se ne fregava pi di Monte Pellegrino? Il primo a risvegliarsi fu il preside Tumminia, che si diede una sciacquata, e mise su il caff. I ladri della canonica avevano lasciato una caffettiera da 12 e un servizio di 11 tazzine, esattamente quanti erano loro, includendo cane ed elefante, nonch Giovanni che aveva finito il turno e aveva portato cornetti caldi per tutti. I misteriosi malviventi avevano anche ripristinato la connessione ADSL, che era stata tagliata perch la curia non pagava le bollette, cos il preside pot mettersi in contatto con la moglie e raccontarle tutto quello che era successo. Robertino era al settimo cielo: aveva dormito abbracciato con Alma e si erano pure scambiati qualche bacetto e altre cose. Aspano era rotolato dalla panca quando sua moglie lo aveva spinto perch russava troppo, e aveva continuato a dormire sul pavimento, russando ancora di pi. Si svegli che si sentiva con tutte le ossa rotte, e fece il bis col caff. A colazione, nessuno parl. Il fatidico e ora che facciamo? fu pietosamente rimandato. Sentirono le cicale e gli elicotteri lontani.

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Quello che sembra che resti uguale, ma invece cambia XXIX. Il generale Schwarzenarsch era un uomo molto meticoloso. La mattina del secondo giorno del suo insediamento a Palermo, dopo aver accuratamente smontato, lubrificato e rimontato la sua mano destra con quella sinistra - e viceversa, si rec ad interrogare di persona i quattro militi della CP Spa sopravvissuti alla sanguinosa battaglia del monte, provvisoriamente reclusi nelle antiche segrete di Palazzo Steri, a Piazza Marina, dove un tempo i condannati della Santa Inquisizione attendevano il rogo. I primi tre erano completamente rintronati, e parlavano di carri celesti e femmine con le ali. Il quarto per aveva una foto nel telefonino che il generale si premur di sequestrare e conservare in un cassetto segreto nella scrivania dellufficio dellirreperibile sindaco Pusateri, dove aveva fissato il suo centro di comando. Si trattava infatti dellex mercenario Adalberto Ciccolini, detto Cicca, luomo che fotograf lelefante. Mille idee commerciali balenarono come i neon di Las Vegas nel cervello del generale: da Nature Channel al circo, dal mercato delle pellicce a quello degli animali da compagnia. Fu preso da insana passione per quellelefante, e questo fu linizio della sua rovina. Trattandosi di un interesse squisitamente personale, il generale non ritenne opportuno renderne partecipi i suoi collaboratori, ed evit accuratamente di coinvolgere quei furbastri dei Servizi Segreti, che se ne sarebbero sicuramente appropriati. No, lelefante era suo. Solo suo. Ignorava, lanziano eroe di guerra, che in quel preciso momento, mentre studiava quelle foto ammalianti alla luce del lampione liberty che il sindaco si era tenuto per s dai lavori di adeguamento dellilluminazione stradale, il fantasma di Petru Fudduni alle sue spalle faceva lunica cosa che poteva fare, povero spettro: col pesante martello da spaccapietre, gli stava piantando nel cervello un seme scarlatto, della forma di una minuscola castagna. Il seme della follia. Schwarzenasch fece una chiamata al suo amico Rosolino Uzzo, che in quel momento si trovava nella villa di Malibu di propriet della sorella del generale, e il boss acconsent a mandare i suoi uomini migliori, il fior fiore della giovent mafiosa, le truppe speciali di Cosa Nostra USA: i picciotti di Brooklin. I prescelti furono tre: i fratelli Tuzzolino, Tony, Jachie e Jimmy, spietati killer che venivano chiamati a mettere fine alle faccende pi ingarbugliate, spesso varcando gli oceani. Li rivestirono di completi azzurri, cravatte a pallini, scarpe comode e belle, valigette di pelle nera, per mimetizzarsi con la folla degli aeroporti, e li imbarcarono sul volo New York - Roma. A Fiumicino si incontrarono con Alfredo Ranucci, detto er verme solitario, boss della Nuova Banda della Magliana, che gli port i ferri, glie li fece imbarcare da un amichetto suo sul volo Alitalia per Palermo, si prese i soldi e se ne and. I tre si misero ad aspettare, ma erano nervosi, e lo diventarono ancora di pi quando sentirono lannuncio che il loro volo era in ritardo di quattro ore. Jimmy Tuzzolino, il fratello minore, and a pisciare; Tony e Jachie si andarono a fumare una sigaretta nellinfernale sala fumatori di Fiumicino. La sala era immersa in una nebbia puzzolente, i sedili grigi erano tutti divelti, il pavimento appiccicoso delle scatarrate di

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broncopatici cronici; tra le volute di fumo, sintravvedevano i volti smunti dei drogati di MS e Marlboro. E la tragedia era in agguato. I due giovani si misero in un angolo, sotto un aspiratore guasto (come del resto tutti gli altri), e Jachie tir fuori una Lucky dal pacchetto. Fammi addumari. Purtroppo, Tony Tuzzolino, nella fretta dellimbarco delle armi, si era dimenticato di metterci pure la sua 32, che stava ancora nella fondina ascellare. Fu questa che estrasse al posto dellaccendino, e distrattamente prem il grilletto, colpendo il fratello in pieno sterno. Curnutu! Mammazzasti! gemette Jachie accasciandosi in una pozza di sangue. Ma prima ca moru ta diri na cosa. Veni cca! Tony sconvolto si chin sul fratello morente, che lo afferr con le ultime forze per il bavero, e in uno sputo insanguinato gli sussurr: I fucked your sister! Mi futtivu a to soru!, lasciandosi infine cadere, stecchito, su un tappeto di cicche. Il pi anziano dei tre Tuzzolino brothers, che si chiamava Tony come suo padre, rispettato boss newyorchese che era stato sodale di Lucky Luciano, non pot resistere alla notizia che quel minchiamolla e debosciato di suo fratello Iachino aveva disonorato la loro illibata sorella Concetta, sulla quale, tra laltro, aveva messo gli occhi prima lui. Con la pistola ancora fumante del fratricidio, si spar un colpo alla tempia. Il Tuzzolino pi giovane, Jimmy, torn dal cesso, vide il trambusto, e cap che non era cosa. And alla stazione e prese il treno per Palermo, dove arriv tre giorni dopo per via di certi scioperi locali: gente che occupava i binari con striscioni su cui stava scritto: Teniamo fame. Per fortuna cera il vagone ristorante. Le armi invece a Palermo non ci arrivarono mai: dopo parecchi infruttuosi giri del mondo tornarono a New York, dove furono intercettate da alcuni terroristi islamici che le usarono per un paio di attentati. Jimmy Tuzzolino dovette contentarsi delle armi che gli forniva il generale, sequestrate allex-mercenario Ciccolini. Essendo il solo testimone vivente della presenza dellanimale sul Monte, il generale lo aveva fatto sparire (nel senso stavolta di uccidere). Lultimo dei Tuzzolino brothers, unico ospite del Grand Hotel Villa Igea, che era stato requisito dal Commissario Plenipotenziario per Palermo e Monte Pellegrino, generale Michael J. Schwarzenarsch, si fece una doccia, si cambi, e si mise sulle tracce dellelefante.

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XXX. Furono organizzati i turni per tenere compagnia a Isidoro in chiesa, nellattesa di una sistemazione definitiva. Il primo lo fece Giovanni, che si port Casimiro, felice per essersi ritrovato col suo amicone. Robertino si piazz nella canonica con Dick, e facevano i turni di notte, anche se di solito Dick dormiva, e a chiacchierare con lelefantino rimaneva il santo omonimo. Il preside Tumminia dovette tornare a casa per prendersi cura della moglie, che con questo caldo aveva la febbre e tremendi capogiri. Salvatore e MBaye, che nel frattempo erano diventati grandi amici, andarono a stare nel garage di Padre Brunello, e in una settimana lo ristrutturarono da cima a fondo. Trovarono anche il tempo per ripassare a calce le pareti esterne della casa di Matilde, che erano tutte piene di crepe, prima che la famiglia Mangiaracina vi si trasferisse in blocco. I coniugi andarono nel lettone, Alma nella stanza di Mani, decorata con i poster degli spettacoli che Mani aveva portato con s nella sua recente visita. I poster avevano un buon odore: Alma sogn tutta la notte di danzare nuda su una spiaggia. Per s, Matilde apr il divano-letto in soggiorno. Quando Aspano fece per varcare la soglia della camera da letto, si ferm allibito. Matilde, con rispetto parlando: minchia che casino! Aspano, che ti devo dire: prova a sistemare tu, e poi vedi. Aspano non comprese bene quello che Matilde gli aveva voluto comunicare, ma, essendo una persona molto meticolosa (anche se non quanto il nostro generale Schwarzenasch), si mise dimpegno a rimettere tutto in ordine. Pi di unora di lavoro, che si rivel totalmente inutile. Quando la mattina dopo Aspano diede unocchiata alla stanza, la vide di nuovo in completo disordine, con i mucchi di vestiti sul pavimento alla maniera di un mercato arabo. Matilde, mi sa che hai i Poltergeist disse Aspano a colazione, trangugiando un tazzone di caffelatte. Sono dannosi peggio di babbaluci! Carmela si ricord che aveva conosciuto una ricoverata delle Sante Piaghe, che riusciva, con laiuto degli atomi, a minimizzare i Poltergeist e rinchiuderli in una sferetta di cristallo con la neve dentro. Ogni tanto laccompagnava fuori per dei consulti, e la donna aveva restituito il sonno a tante famiglie disperate. Come vedremo in seguito, non sarebbe stato questo il giusto rimedio per i fenomeni che avvenivano nella camera da letto di Matilde, ma i nostri eroi non ebbero il tempo di sperimentarlo, perch un altro pi scottante problema di colpo si present: a SantIsidoro si era venuto a sapere dellelefante. Il fatto fu che Padre Brunello, abituato comera a lasciare sempre aperta la porta della casa del Signore, aveva dimenticato di chiuderla alla fine del suo turno, e quando Matilde arriv con dieci minuti di ritardo, dopo una furiosa telefonata con il suo ex marito a proposito di un vecchio canterano di sua madre che lui rivoleva assolutamente, lelefantino era sul sagrato col piccolo Christian, locchialuto enfant prodige di SantIsidoro, che gli stava insegnando a giocare a figurine. Alla vista di Matilde che gli veniva incontro con la faccia preoccupata, il bambinetto fugg a gambe levate, lasciando sul terreno una scia di preziose bisvalide. Matilde comprese che ormai il segreto era

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infranto. Infatti Christian raccontava sempre tutto a sua madre, che ormai sapeva distinguere le cose vere dalle farfanterie che la fertile fantasia del piccolo architettava di quando in quando, come quella volta degli angeli sul pero e quellaltra della nave spaziale alla fontana. In effetti, bisogna dire che il metodo della signora Catena non era del tutto infallibile: nel primo caso Christian aveva realmente osservato la sosta di uno sciame di angeli di passaggio per il Paradiso; nel secondo aveva addirittura visto la stessa nave aliena che aveva sequestrato il vicesindaco e il tenente dei carabinieri, fermatasi per riempire lacqua alla fontanella di SantIsidoro, che, come tutti sanno, molto buona e contiene preziosi Sali Minerali. Ma quando Christian raccont dellelefante, sua madre cap subito che era vero. Cos a Matilde non rest che chiedere udienza alla signora Catena, che le offr un bel bicchiere di acqua ghiacciata con lanice. Dopo lunga ed animata conversazione, le due donne decisero di convocare unassemblea di quartiere. Faceva un caldo diabolico alle 18.30 del 21 agosto 2011, il giorno dellassemblea di SantIsidoro. Quel caldo di quando lestate si stancata di sembrare gentile, e picchia forte, e fa rincitrullire. Salvatore e MBaye avevano fatto miracoli nel trasformare il garage di Padre Brunello in una sala conferenze, e avevano pure montato sul soffitto unenorme pala per il vento, con le eliche di un Canadair dismesso e il motore di una vecchia lavatrice. Le sedie, trovate in varie discariche di immondizia, erano scompagnate, ma artisticamente restaurate. Il primo ad entrare, non visto, fu il fantasma di Petru Fudduni, seguito dallentusiasta Pietrafina, che non aveva mai avuto tante emozioni in tutta la sua breve vita. I due poeti seguivano da vicino le sorti del loro protetto, anche a rischio di andare in giro in pieno sole. Alle 18.35 la sala era piena: cera tutta la SantIsidoro che conta. In prima fila, la signora Catena, leader indiscussa della comunit, con il vestitino rosso a fiori che si era fatta lei con le sue mani; accanto a lei il marito Michele, con i capelli lunghi raccolti in una coda, e indosso ancora la tuta da gommista macchiata di grasso; infine Christian in canottiera con la gallina in braccio, che guardava incuriosita i due fantasmi in piedi accanto al tavolo della presidenza. I due le sorrisero, e da allora in poi la gallina Indiana Jones abbandon la sua vita errabonda per dedicarsi allarte, inventando un poema effimero fatto di chicchi di granturco di forme e colori diversi messi in fila, di modo che la gallina lettrice assaporasse la poesia mentre se la pappava. Accanto a loro, il farmacista storico di SantIsidoro, Ubaldo Riggio, che era reputato un sapiente, e anche lui molto ascoltato, anche se non aveva la passione della signora Catena, che era andata casa per casa a convocare lassemblea. Poi cerano tutti gli altri: il panettiere, il fabbro, le maestre della scuola, la dottoressa del consultorio, uno dei due Fratelli Gratteri Funerali allantica (laltro era morto), il sarto, il carnezziere, e via dicendo, fino a una piccola delegazione dei Disoccupati Organizzati (sez. SantIsidoro). Si notavano gli eleganti ventagli cinesi con cui si rinfrescavano le sorelle Gaetana e Gioacchina Oliveri, gemelle che in due facevano quasi 250 chili, con la figlia di una delle due, non si sapeva esattamente quale, n chi fosse il padre; la ragazza era una biondina longilinea con gli occhi azzurri, laureanda in Scienze dellAlimentazione, che di nome faceva Virginia. Le sorelle Oliveri gestivano la tabaccheria e la delegazione comunale. A due file da loro, oltre la proprietaria del bar e un sonnolento metronotte, sedeva Mariano Occhipinti, ex

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detenuto (omicidio preterintenzionale), ora assunto in una cooperativa che faceva le pulizie a Palazzo delle Aquile. Tutti si meravigliarono, perch Occhipinti conduceva di solito vita ritirata, e non si faceva mai vedere in giro. Quando non lavorava, stava chiuso in casa, a tormentarsi coi rimorsi; infatti era pallido e scavato. Naturalmente, cera anche lormai disciolto CSSS al gran completo, tranne il cane Dick, che era rimasto in chiesa a tenere compagnia a Isidoro. E fu un bene che il cane Dick non fosse presente allassemblea, perch avrebbe sicuramente riconosciuto i due fantasmi, che aveva gi visto quella notte sul Monte, e avrebbe desunto che cera qualcuno che proteggeva il suo amico elefante, che si chiamava come lui quandera piccolo; questo lo avrebbe rassicurato e gli avrebbe fatto allentare la guardia. Sarebbe stato un grave errore, perch ancora cera bisogno di stare allerta, coi nervi saldi e i sensi tesi, perch il pericolo era sempre alle porte, perch attraverso lincomprensibile accavallarsi di eventi sempre pi improbabili, il male si faceva strada lo stesso. Ma di tutto questo lassemblea non aveva alcun sentore. Ci che era chiamata a discutere era solo ci che tutti ormai, pi o meno, avevano capito: che cera un elefante nascosto nella loro chiesa. Piccolo e peloso, ma pur sempre un elefante.

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XXXI. Robertino era molto ansioso per dover parlare in pubblico. Per un po pens a che personaggio avrebbe potuto indossare per sentirsi meglio, ma poi decise di andare e improvvisare: come veniva, veniva. Per ingannare il nervosismo, si accese una sigaretta, ma ebbe un accesso di tosse e la spense subito nel posacenere realizzato in cortile da MBaye e Salvatore con un vecchio tubo da caldarroste. Quando rientr in sala, Matilde aveva gi preso la parola. Era toccato a lei introdurre la riunione, in quanto la sola del gruppo ad essere domiciliata a SantIsidoro, a parte Padre Brunello, che, nella posizione di transfuga in cui si trovava, non se lera sentita: era gi tanto che la gente fosse venuta nel suo garage. Matilde era pallida, e la voce le tremava, ma Robertino not che man mano che si andava avanti nel discorso le sue guance si coloravano, e pareva magari pi giovane. Grazie per essere qui stasera. Noi ci conosciamo poco, e magari molti di voi pensano che sono una persona un poco strampalata. Non si preoccupi, signora. Qui, normale-normale non c nessuno interloqu la gemella Oliveri di sinistra. E qui ognuno la sua se la sa aggiunse criptica laltra. Grazie ancora. Voi sapete che stanno succedendo cose strane. Molte voci si alzarono dalla platea. Vero . A mio zio gli escono criceti dal frigorifero. E si dice che c un cavallo parlante a Monreale. Il sindaco sparito. Vabbe, quello scapp. E i fuochi sulla Palermo-Agrigento? Chi li ha accesi precisi ogni cento metri? Piromani? Autocombustione? Ma che ci stanno a raccontare? E che non si trovano pi scarpe sinistre? Mia cugina tutti i negozi di Palermo si gir, e non ne vide manco una. E la storia delle pantere nella discarica? Nere? No, dice che alcune erano rosa. E il killer con la mano di morto che si sta asciugando mezza mafia? La signora Catena si alz in piedi, e il suo grido interruppe il brusio: State zitti e non dite fissarie. Ve lo siete scordato il fatto della Santuzza? Eh? Ve lo siete scordato? Tutto di l cominci! Si fece silenzio sullassemblea. Ai cittadini di SantIsidoro tornarono in mente lo sgomento e langoscia provate nel momento in cui avevano scoperto che Monte Pellegrino era cambiato, e tutti si resero conto di come, nel giro di pochi giorni, lavessero gi dimenticato, presi da mille pensieri, e si fossero gi abituati a non vederlo pi, coperto da quei teli lattei da eterni lavori in corso. Avevano dimenticato pure la Santuzza, che vagava intanto per la terra in cerca della sua grotta, col solo conforto di rare chiacchierate col collega Isidoro e qualche altro infelice fantasma. Tutti gli occhi si puntarono su Matilde. S. proprio come pensate. Lelefante che teniamo nascosto in chiesa proviene da

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Monte Pellegrino. E abbiamo ragione di credere che ci siano persone cattive che lo vogliono uccidere. Ubaldo Riggio, il farmacista, chiese la parola. Scusi signora Garraffa, ma io vorrei capire meglio. Per quale motivo pensate che lanimale sia in pericolo di vita? Per quanto ne sappiamo, sul monte si fanno lavori. Quindi ci sono operai, non cacciatori. Perch dovrebbero fargli del male? Magari lo portano in uno zoo. S, bello! Come quello di Terrasini, che gli animali si mangiano tra loro! ironizz la Oliveri di destra. O vengono mangiati dai topi incalz quella di sinistra. Mandare un animale allo zoo come condannare un innocente allergastolo concluse la deliziosa Virginia, strappando un applauso. Ma il farmacista Riggio, che era uomo di gran raziocinio, non era convinto. No, scusate non questo il punto. Zoo o non zoo, per persuadermi a collaborare al sequestro di un animale, un animale per di pi non facile da nascondere, mi dovete dimostrare che veramente c qualcuno che lo vuole morto. Matilde non seppe cosa dire. Si erano portati dietro lelefante senza sapere perch, fidandosi di una specie di sesto senso, e lunica conferma ai loro timori era venuta da una seduta spiritica che Salvatore il muto aveva fatto nella taverna di Don Tanino al Borgo Vecchio con certi amici suoi alcolizzati, e non poteva di certo citarla come testimonianza attendibile. Non sapevano come facessero a saperlo, ma ne erano assolutamente sicuri: Isidoro era in grave pericolo, e dovevano proteggerlo. Infatti avevano cambiato nome: si chiamavano CPIE, Comitato per la Protezione di Isidoro lElefante. Ma come avrebbe potuto convincere lo scettico farmacista? Un aiuto insperato venne dallex galeotto Mariano Occhipinti, che si alz, pallido in volto, ed estrasse un foglietto spiegazzato dalla tasca della giacca grigia che indossava nonostante il caldo infernale, appena mitigato dalle pale sul soffitto, cigolanti nel gran silenzio che era calato di nuovo sulla riunione. Occhipinti si fece largo tra le file, attravers la sala e consegn il foglietto a Matilde. Questo lo trovai in un cestino, nella stanza del Sindaco. Si trattava della copia di un ordine di servizio, emanato dallUfficio del Capo della CP Spa, e controfirmato dal vicesindaco (Facente Funzione), avente per oggetto: Fauna molesta su Monte Pellegrino. Era comandato a tutti gli uomini, di qualsiasi grado, di abbattere a vista ogni forma vivente che potesse ostacolare i lavori. Si aggiungeva che la presenza stessa sul Monte era da considerare causa di ostacolo ai lavori. Matilde ignorava che la CP era scomparsa, come lo ignorava Occhipinti e lo ignoravano i palermitani, perch tutto quello che accadeva dietro i teloni era coperto da segreto. In verit, il generale Schwarzenasch, prima di perdere del tutto la ragione e dedicarsi ad insegnare danza contemporanea agli scarafaggi (in un universo parallelo, avrebbe portato La Sagra della Primavera in tourne in tutto il mondo), aveva incaricato Jimmy Tuzzolino di portargli lelefante preferibilmente vivo. Ma ovviamente Tuzzolino, che senza i suoi fratelli si sentiva sperso, voleva fare in fretta per tornare a casa dalla mamma, e aveva deciso di ammazzarlo appena lo vedeva. Di conseguenza, bench la situazione fosse molto cambiata dallepoca in cui era stato emanato lordine di servizio, cera sempre qualcuno che era in pericolo di vita, e questo qualcuno era sempre il

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povero elefantino Isidoro. Ma di tali complesse circostanze lassemblea non tenne ovviamente conto, non essendone informata, e prese per buono il foglietto di Occhipinti, che fu ringraziato e, forse per la prima volta in vita sua, si sent accettato. Ma largomento che infine travolse lassemblea fu lappassionata concione animalista che pronunci Michele il gommista, marito della signora Catena. Io allofficina ci ho un cane. Cio, non un cane mio, sta l e io ci do a mangiare. Ve lo giuro, ci manca la parola. pi buono delle persone. I bambini? Impazziscono, per lui! E poi onesto: laltra volta venne uno allofficina, disse che era per una colletta, io ci dissi di tornare pi tardi, che piccioli spicci non ne avevo, e quello niente fa?, mi esce il coltello, e il cane zitto tu e zitto io ci azzicca un muzzicuni n culu che ancora sta correndo. Ve lo giuro: per me, gli animali sono meglio degli uomini. Tutti gli animali. E se c qualche cornuto che vuole fare male a unanimale, prima se la deve vedere con me. Peccato che Dick non fosse presente, perch avrebbe riconosciuto nella descrizione del cane del gommista un suo vecchio amico, Ugo, un incrocio Rottweiler/Cane di mannara con il quale, quando erano ancora svagati cuccioloni, si divertiva a cacciare i gatti secchi secchi che vivevano sugli scogli dellArenella e facevano i pescatori abusivi. E proprio l aveva conosciuto Robertino, che era venuto con lintenzione di prendersi un gatto e poi si era innamorato pazzamente di lui. Se questo vi fa venire dei dubbi sul reale passato di Dick, dovreste leggere la massima contenuta a pag 86 del trattato Tghai8cn jceh0y KI di Zagor il profeta, che recita: Niente e nessuno veramente uguale a s stesso. Un lungo applauso segu lintervento di Michele, e il figlioletto Christian batteva le mani gridando Bravo pap, lasciando la gallina libera di razzolare tra i piedi dei due fantasmi, che applaudivano anche loro con gran foga. E oltre tutto la carne fa male! aggiunse lincantevole Virginia, e tutti la guardarono per un attimo basiti, per subito tornare alla discussione. Il messaggio, bench veloce, fu evidentemente recepito, poich in seguito Virginia riusc a convincere al vegetarianismo diverse madri di famiglia di SantIsidoro, per aprire quindi insieme a loro un ristorante bio-vegano che fu un successo, e apr succursali in tutta Italia. Daccordo, mi avete convinto disse infine il farmacista. Io firmo. Ma non c niente da firmare! spieg Matilde. Allora voto a favore. A favore di che? A favore dellelefante. Chi vota a favore dellelefante? Tutti alzarono la mano come un soluomo. Il fantasma di Petru Fudduni e quello del marchese Pietrafina si abbracciarono. Robertino fu contento di non aver dovuto parlare in pubblico.

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Quello che boh, non si sa XXXII. Giovanni Maraventano si accorse subito che quello non era un passeggero normale. Allultimo viaggio del 637 cerano solo persone che tornavano a casa, in genere lavoratori stranieri, qualche prostituta, e ragazzetti che avrebbero dovuto essere gi a letto da un pezzo, tutti presi a guardare lora sul telefonino e a sparare cazzate per ingannare il nervosismo. Il tizio che era salito in centro era uno con Rolex e catenina doro al collo, uno di quelli che stanno a Villa Igea e si muovono in taxi. Che ci faceva sul suo autobus? Quando il 637 arriv al capolinea, nei pressi della Marina, i pochi passeggeri rimasti scesero tutti, tranne il tipo elegante, che si diresse con passi lenti verso il gabbiotto dellautista. Capolinea! Si scende! Ah. E quando riparte? Domani mattina alle 6. Questa era lultima corsa. No, per me non lultima corsa. Giovanni non ebbe il tempo di replicare, che il tizio elegante estrasse la pistola. Per te lultima corsa, pezzo di merda, se non mi dici dove nascondete quel cazzo di elefante. Giovanni avrebbe dovuto essere terrorizzato, ma lidea che lui e i suoi amici tenessero nascosto il membro virile di un pachiderma lo fece scoppiare a ridere. Chi ci ridi, testi minchia? Guarda che tammazzo! url Jimmy Tuzzolino, che aveva i nervi a fior di pelle, e il dito gli tremava sul grilletto. Caso volle che in quel preciso momento una piccolissima Smart guidata a tutta velocit da un minorenne ubriaco con lo stereo a palla and a sbattere contro il paraurti posteriore del bus. Giovanni non ne ebbe alcun danno, poich era ancora al suo posto di guida con la cintura di sicurezza ben allacciata, ma la scossa mand Jimmy Tuzzolino il killer a gambe allaria. Cadendo, colp con la nuca il sedile riservato ai disabili, e svenne. Giovanni si precipit fuori dallautobus. Il ragazzo era uscito indenne dallo scontro e stava in piedi sul bordo della strada, scaccolandosi scrupolosamente, mentre valutava i danni. Pi furtuna chunni ficimu nenti. Le chiavi gli intim Giovanni. Come? Mi devi dare le chiavi della macchina ripet Giovanni, con un tono al quale non si poteva disobbedire. Cos il ragazzo torn a casa a piedi, tutto sudato, con la maglietta rosanero del Palermo che puzzava di mojito, il cocktail del momento, e si prese quattro boffe da suo padre che lo aspettava alzato. Giovanni si sentiva un po stretto in quella scatoletta di latta, ma doveva arrivare al pi presto a SantIsidoro per avvertire gli altri. Malauguratamente, non riusc a scoprire come si spegneva lo stereo, un bestione da 2000 watt che non si capiva come avevano

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fatto a farcelo entrare, e si fece tutto il viaggio ascoltando a un volume da stadio il neomelodico napoletano Gennaro Scarduccio che cantava Gelusia camurrista. A SantIsidoro dormivano tutti, tranne Salvatore il muto che faceva il turno in chiesa, e usc sul sagrato seguito dal cane Dick, mentre Gennaro Scarduccio lanciava lultimo acuto: Tu mhai spiezzato ocore: devi mur! allungando la i di mur in un drammatico vocalizzo. Salvatore! Menomale che ti ho trovato! C un killer della mafia che sta cercando Isidoro! Dobbiamo fare presto! Lo dobbiamo nascondere!. Salvatore fece un gesto che voleva dire Calma. Stai tranquillo che niente di male ci pu succedere, e lo invit ad entrare in chiesa, appoggiandogli delicatamente la mano sulla spalla. La chiesetta era fresca, piena dellodore muschiato dellanimale misto al profumo degli incensi che Robertino accendeva ogni giorno. Salvatore si era attrezzato laltare a tavolo di lettura, con una sedia, una candela e una bottiglia di vino. Lo fece sedere, e and a prendere unaltra sedia e un bicchiere. Giovanni not che sul tavolo era aperto un grosso tomo di Dostoevskij in russo, che Salvatore leggeva per tenersi sveglio. Era arrivato al Grande Inquisitore, che lo appassionava alquanto, ma interrompeva volentieri per ascoltare il suo amico, al quale vers un bicchiere di Nero dAvola con delle spezie dentro. Giovanni lo bevve tutto dun fiato, e raccont del suo incontro con Jimmy Tuzzolino sullautobus. Poi ne bevve un altro, perch il vino era buono e Salvatore un ascoltatore attento, e Giovanni Maraventano lautista-poeta continu a parlare, raccontando le cose della vita sua, le passeggiate con suo padre quandera bambino, le pillole che prendeva sua madre dal giorno che le avevano ammazzato il marito sotto gli occhi, gli incubi che spesso lo tormentavano, la consolazione della poesia, il fatto che aveva conosciuto una ragazza giapponese, ma non sapeva cosa fare perch era preoccupato di lasciare soli la mamma e Casimiro. Cos la notte vol, e quando i primi raggi dellalba penetrarono le anguste finestrelle dellantica chiesa, la bottiglia era vuota, e Giovanni dormiva con la testa poggiata sullaltare, cullato dal lento sfogliare delle pagine del libro che Salvatore aveva ripreso a leggere. Quando Giovanni si svegli, il vecchio accanto a lui non cera pi. Lelefantino Isidoro sonnecchiava nel suo cantuccio, in una piccola cappella laterale, col cane Dick acciambellato tra le grosse zampe, e la chiesa era tutta attraversata da lame di luce. Dovevano essere le dodici. E lui non aveva avvertito nessuno. Ci furono dei colpi alla porta, come se qualcuno stesse cercando di forzarla. Poi Giovanni sent il rumore di uno sparo, che faceva saltare la pesante serratura. Jimmy Tuzzolino entr nella chiesetta con la testa fasciata e la pistola fumante, puntata su di lui. Stai fermo e non ti muovere, testiminchia, che stavolta ti ammazzo sul serio. Avanz verso labside, non prima di essersi fatto un brevissimo segno della croce con la canna della pistola, che poi punt nuovamente su Giovanni. Questi rimase cos comera quando aveva aperto gli occhi: seduto con la testa poggiata sul tavolo-altare, paralizzato dalla paura. Arrivato al centro della navata, il Tuzzolino minore not qualcosa che si muoveva in una cappelletta sulla destra, e si spost per andare a vedere. Ah, eccolo qua, il famoso elefante. A mia mi pari un armalazzu fitusu! e gir la pistola verso Isidoro, che, spaurito e agitato, cercava di abbracciare il suo amico cane, finendo per calpestargli la coda. Fatto abbastanza singolare, lamicizia con lelefante aveva guarito Dick dalla sua cronica insensibilit al dolore, evidentemente

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psicosomatica, almeno per quanto riguarda la coda. Sotto i trecento chili di peso dellelefantino, Dick schizz via con un guaito disperato, finendo tra le gambe del killer. Questi indietreggi distinto, andando a sbattere contro il possente petto di Salvatore il muto, che era sgusciato silenziosamente dal confessionale dove era acquattato e gli stava alle spalle. Salvatore gli strinse il collo in una morsa di ferro, che lasci lo sfortunato killer senza fiato. La pistola gli cadde di mano, e fu raccolta da Robertino, ancora in mutande, che si era svegliato per il trambusto. Robertino la punt sul killer, ma Salvatore gli fece un gesto della mano che voleva dire: Calma. Stai tranquillo che non c bisogno, e il ragazzo si infil la pistola nellelastico delle mutande, che per fortuna erano di quelle allantica, con lelastico bello forte, e se ne torn a letto. Anche Giovanni si riaddorment, senza cambiare minimamente la posizione che aveva tenuto per tutta la notte. Jimmy Tuzzolino divent giallo in faccia, e poi di un verdolino oliva, che stava cominciando a virare verso il blu quando infine Salvatore allent la stretta, e il killer croll esanime. Dick lo onor di una pisciatina. Quando riapr gli occhi, Jimmy Tuzzolino vide quel vecchio enorme chinato su di lui, che lo guardava fisso con uno sguardo terribile, sussurrandogli con voce roca: Vatinni. E un turnari cchi. A qualcuno che lascoltasse registrata, la voce con cui Salvatore il muto pronunci quelle parole sembrerebbe molto simile a quella del Cherubino dalla spada infuocata che esegu lo sfratto di Adamo ed Eva dallEden; non fu cos per Jimmy Tuzzolino, al quale sembr assolutamente identica a quella di padre Toby Scannaserpe, il parroco della chiesetta del Carmelo a Little Italy, che gli aveva detto le stesse precise parole una volta che laveva sorpreso a rubare in sacrestia, e lui era solo un picciriddu di sei anni: una vergogna insopportabile, che la sua mente aveva finora rifiutato di ricordare, e ora lo assaliva con una marea di emozioni. I ricordi dinfanzia incontrollati rendono, come ben si sa, le persone vulnerabili, come pure i flussi delle emozioni, soprattutto in chi, come i fratelli Tuzzolino, stato abituato a tenerle fuori dalla porta, per motivi professionali. E per la seconda volta in vita sua Little Jimmy si sent un verme. Quando Salvatore gli volt le spalle e ritorn al suo libro sullaltare, il miserando killer si fece strada attraverso il freddo pavimento della chiesa, strisciando tra le antiche tombe, fino a guadagnare luscita. La luce del mezzogiorno lo risvegli, e si tir su, appoggiandosi al muro della chiesa. La piazza era deserta. Jimmy Tuzzolino si spolver i vestiti, aggiustandosi alla belle meglio, e si allontan con finta indifferenza verso la strada che conduceva fuori dal piccolo borgo. Aveva fallito. E ora che ci raccontava, a sua madre? Dal sagrato della chiesa, Robertino, ancora in mutande, gli spar un colpo, ma lo manc. Salvatore gli lanci uno sguardo di fuoco, e Robertino si vergogn moltissimo pure lui e gli consegn la pistola. Non aveva neanche il cappello da cowboy. Quando Jimmy Tuzzolino ud lo sparo, e la pallottola che ronzava a pochi metri da lui, i pensieri gli si spensero nella testa; si dimentic della vergogna e pure di sua madre. Sent solo uno spirito animale che gli diceva: Scappa! e si mise a correre a perdifiato. Attravers la piazza deserta a tutta velocit, e svolt alla cantonata. Percorse al volo la lunga strada costeggiata da muri che separava il borgo dalla citt, saltando agilmente le buche, gir a destra verso Viale Leonardo da Vinci, costeggi il supermercato

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Euroscount, e and a sbattere contro un tizio che correva in senso inverso. Fatto abbastanza singolare, il tizio in questione altri non era che lassassino dalla mano di morto, Ciccio Sgarlata, che si trovava l per ragioni tutte sue (probabilmente il 3x2 al supermercato), e stava cercando di seminare la BMW nera che lo seguiva da un pezzo. Erano i sicari della famiglia di Caccamo. Volevano fermare la sua ascesa ai vertici dellorganizzazione, che Ciccio stava compiendo con fredda determinazione, lasciando dietro di s una fetida scia di cadaveri. Aveva appena estratto la pistola con la sua infallibile mano di morto, che lo scontro con Jimmy Tuzzolino lo fece ruzzolare sul marciapiede, e tanto bast agli uomini scesi dallauto nera a spaccare la testa a colpi di spranga a tutte due, e portarseli verso lultimo bagno nellacido, dove la mano di morto galleggi per alcune ore. In forma di fantasma, Jimmy Tuzzolino torment a lungo linfelice generale Schwarzenasch durante la sua degenza nella Casa per Militari Lunatici di Morlupo (RM), istigandolo infine a bere il suo ultimo caff. A Ciccio Sgarlata non se lo presero neanche come fantasma. Quanto alla mano di morto, essa fu ritrovata, dopo lunga sepoltura, da una trib di Sicani del Deserto, che ne fecero un loro idolo, e se la portavano dietro di oasi in oasi, conservata in uno scrigno speciale. Dicevano che li aiutava a trovare lacqua. Era lanno della Perla 271 (2.582 nel calendario gregoriano).

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XXXIII. Al funerale della professoressa Marina Carrubba in Tumminia cerano tre generazioni di studenti, dagli indiani metropolitani, che adesso avevano figli grandi e capelli grigi, a quelli della pantera, che stavano ancora decidendo che cosa fare della propria vita, fino ai quattordicenni di primo pelo dellonda, pronti a sperimentare lebbrezza del non voler essere integrati. Marina li aveva ascoltati per trentanni. Nonostante le differenze generazionali, piangevano tutti. Il preside Tumminia non se la sent di leggere la lettera che le aveva scritto di getto quella notte, e pass lincarico a Salvatore il muto, che, dopo la messa in fuga del killer, era diventato leroe non solo del Comitato, ma dellintera comunit di SantIsidoro, presente con una folta delegazione allevento. Salvatore, che teneva ancora il caschetto da esploratore notturno in testa (e non se ne sarebbe separato mai, per il resto della sua incredibilmente lunga e tortuosa vita), sarrampic su una vecchia lapide caduta, e silenziosamente comunic il contenuto della lettera alla piccola folla che si accalcava nel vialetto dellantico cimitero di Santa Maria di Ges, dove Marina aveva la tomba di famiglia. Fu un bel discorso. Quando alla fine Salvatore alz le mani al cielo, le tre o quattro nuvole che vagavano distrattamente in aria si radunarono e lasciarono cadere una pioggerella rinfrescante, che rianim i fiori moribondi sulle sepolture, e lav via un po di polvere dai cipressi centenari. Il fausto evento meteorologico fu sottolineato da un lungo applauso. Poi la gente cominci a tornare a casa. Il preside volle rimanere per altri due minuti in raccoglimento davanti alla tomba, e infine anche lui se ne and, accompagnato da Salvatore il muto, la famiglia Mangiaracina al completo e Padre Brunello. Lex prete avrebbe voluto consolare il vedovo con qualche citazione di Zagor il profeta sullabbandonarsi al caso, ma poi cambi idea, e si dedic alla preparazione del caff. Fece bene, perch il caff venne buonissimo, e il preside Tumminia ne bevve due tazzine, che lo rincuorarono. Alma era affranta: sapeva che non era colpa sua, ma non poteva fare a meno di porsi la domanda: che sarebbe successo se la prof di italiano non avesse fatto quello sciopero della fame per lei? Forse la polmonite, quel virus maligno che aveva imparato a resistere allo scirocco, se la sarebbe beccata lo stesso, ma magari sopravviveva. Avrebbe voluto parlarne col suo amato, ma Robertino non cera. Era andato via senza dire una parola, un attimo prima che la pioggia iniziasse a cadere. Matilde invece al funerale non cera proprio andata. Aveva vegliato per quasi tutta la notte, e poi era tornata a casa, ed era caduta in una specie di torpore. Si sentiva le membra pesanti, e un mal di testa come un ferro da calza che la trapassava da tempia a tempia. Nel dormiveglia, percepiva gli armadi che si aprivano, e il fruscio dei vestiti che continuavano ad accumularsi sul pavimento. Si risvegli sentendo una presenza: cera qualcuno seduto sul suo letto. La nebbia che le riempiva gli occhi non le permise di riconoscere la persona accanto a lei: dapprima le parve uno gnomo. Eccone unaltra, si disse: la mia camera da letto stata invasa dai folletti. Invece era Robertino, in abito nero, che al funerale era andato come Jan Zweiller, giovane violoncellista boemo. Suonava un tema nostalgico di Dvorak, e anche piuttosto bene. Quando si accorse che Matilde si era ridestata, pos con delicatezza lo strumento su uno dei mucchietti di abiti che ricoprivano il pavimento, e si

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volt verso di lei con le lacrime agli occhi. Signora, abbiamo sbagliato tutto. Matilde si mise a sedere sul letto, e si stropicci gli occhi. Robertino! Come hai fatto ad entrare? La porta della sua casa sempre aperta, signora. E anche questo era vero. Riccardo, quando erano andati ad abitare a SantIsidoro, nella vecchia casa dei genitori di Matilde, aveva fatto montare una serratura di sicurezza a quattro mandate, perch non si fidava (e questo avrebbe dovuto metterla in guardia sui profondi cambiamenti che il mettersi a vendere chiodi e motoseghe aveva provocato nella psiche del suo compagno). Ma da quando se nera andato, vale a dire da quando era cominciato quello strano fenomeno dei vestiti in disordine, la porta si riapriva da sola non appena lei si voltava. Ma che ore sono? Il funerale! Se l perso, signora. Il cane Dick girava con circospezione in senso antiorario intorno al pi grosso dei mucchi di vestiti, che stava proprio al centro della camera, e si rifletteva in senso orario nello specchio appeso allanta socchiusa dellarmadio, che era ancora quello dove Matilde da bambina si nascondeva per raccontare storie di paura alle bambole. Le tende delle finestre erano chiuse, e Matilde ci mise un po per distinguere nella penombra la sagoma dellelefantino Isidoro, che la guardava intimidito da un angolo della stanza. Signora, forse non ha sentito bene quello che ho detto prima. Eh? No, Robertino, non lho sentito. Cos che hai detto? Ho detto che abbiamo sbagliato tutto. In che senso? Lho capito al funerale, quando ho visto Salvatore che alzava le mani in aria. Sembrava un gigante che sosteneva la volta celeste. Poi ho guardato meglio, e mi sono accorto che era sottosopra: un acrobata che si regge sulle mani a testa in gi, e le mani sono posate sul cielo. E allora? chiese Matilde, con la testa che le girava. Allora ho capito che la mappa va letta allincontrario, e Salvatore lha fatto apposta a confondermi. Salvatore? E perch avrebbe dovuto ingannarti? Per egoismo. Per non lasciarmi andare. Matilde sintener, e allung la mano tentando una carezza: Dai, Robertino. Magari lha fatto per il tuo bene. Sono diciannove anni che tutti fanno cose per il mio bene: le signorine dellistituto, le suore, la polizia, gli psicologi, i professori, quelli della casa famiglia. Sempre per il mio bene. Ma che ne sanno qual il mio bene? No, signora, preferisco pensare allegoismo, cos lo posso perdonare. Matilde non seppe cosa dire. Robertino tir fuori il suo ritaglio di giornale, mentre sia il cane sia il piccolo elefante si avvicinavano al letto, incuriositi dalla discussione.

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Vede, signora? Bisogna cominciare dalla fine, ed molto semplice. Sei mesi sono quelli passati da quando ci conosciamo, e scoccano esattamente oggi. Questo indica il tempo. Poi prescrive lo stato danimo: sul lastrico significa non aver niente da perdere, e mi dice anche di lasciare la breve felicit che ho vissuto con Alma. Lei capir. Lei non egoista. Infine il luogo: il ranch questo posto, SantIsidoro, dove ho sparato a quel bandito. La Casa Bianca questa casa, che tutta intonacata di fresco, ed la casa di una donna divorziata. E la soglia qui, in questa stanza. Quando Robertino fin di parlare, sentirono nel gran silenzio il fruscio del mucchio di vestiti nel centro della camera. Le stoffe si agitavano come mosse dal vento, e lentamente iniziarono a girare tutte insieme, formando un vortice. Signora, noi torniamo a casa, disse Robertino, e si alz in piedi. Lei non si offende, vero, se mi spoglio nudo? Matilde comprese che non poteva fare nulla per trattenerlo. No, Robertino, fai pure. Robertino cominci a spogliarsi, lanciando la giacca nera nel vortice, che ruotava sempre pi velocemente, schizzando capi di vestiario un po ovunque, con suoni di tempesta. Vuoi che dica qualcosa a Salvatore e agli altri?, url Matilde, cercando di sovrastare il frastuono del vento. Non credo di avere molto tempo, signora. Mi saluti tutti quanti. Cos dicendo, Robertino si lanci nudo nel gorgo e spar, seguito dal fedele cane Dick. Lelefante si ferm un attimo per dare una carezza sulla testa a Matilde con la proboscide, poi prese la rincorsa e si tuff, scomparendo anche lui nel gorgo. Mentre Matilde seduta sul letto contemplava il turbine di stoffe colorate che lentamente rallentava, entrarono di corsa i fantasmi di Fudduni e del Pietrafina, che dun balzo furono dentro al vortice, un attimo prima che questo si fermasse del tutto. Le stoffe si afflosciarono sul pavimento. Matilde si alz, e cominci a sistemare i vestiti disseminati dappertutto, sul letto, sui comodini, perfino in cima allarmadio. Apr la finestra, e fece entrare la luce.

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Epilogo: Quello che cambier

Poi tutto torn uguale a prima. Quasi uguale. I lavori di Monte Pellegrino ripresero, e si prolungarono per pi di quarantanni, durante i quali il fantasma di Santa Rosalia continu a vagare per Palermo. Nei primi tempi, non fece altro che del bene: guariva i malati, salvava i tedeschi che si erano fatti il bagno a Sferracavallo il primo di gennaio e rischiavano di annegare, faceva evitare le code alla posta ai pensionati e trovava lavoro ai disoccupati. Ebbe una breve ma intensa storia damore con il fantasma di SantIsidoro, che si concluse di botto quando questultimo recuper le sue ossa e si dilegu nellinfinito nulla. Sedotta e abbandonata, la santa sincattiv, e cominci a rovesciare maledizioni sulla citt: piogge che non finivano mai, invasioni di topi, estorsioni diffuse, semafori impazziti, amministratori inefficienti e ladri. Ma alla gente gli parse normale. Come gli parse normale che a vincere le elezioni per il nuovo sindaco fu il fratello dello scomparso Pusateri, Giacomino, avvocato, sciupafemmine e cocainomane, che anche lui era stato al Grande Fratello (Sez. Fratelli minori). Con un sospiro di sollievo della mafia, che aveva temuto che quellanno il Comune se lo prendessero i comunisti, che magari gli levavano gli appalti dei lavori sul Monte, per darli agli amici loro delle cooperative rosse. C da aggiungere che il successo economico della ricostruzione di Monte Pellegrino non bast a salvare Cosa Nostra dalle sanguinose faide innescate dalla fulminea ascesa di Ciccio Sgarlata, il killer dalla mano di morto, che la condussero sullorlo della dissoluzione, da cui pot riaversi soltanto parecchi anni dopo, quando organizz la resistenza armata alle invasioni arabe che stavano movimentando la pigra vita politica della Sicilia. Sulla fine della CP Spa non c molto da dire: basta leggere il documentato volume La Banda Segreta di Gino Bonfiglio, ed. Noilosapevamo, Padova, 2012, che a pag. 364 recita: Il fatto che unorganizzazione criminale che univa unassoluta efficienza militare a un sistema capillare di corruzione abbia potuto improvvisamente implodere, autodistruggendosi, prima ancora che partissero le indagini della magistratura, un mistero che solo la teoria del caos potrebbe spiegare. Sfortunatamente, il libro che avrebbe permesso di risolvere questo ed altri enigmi storici non fu mai scritto, in quanto MBaye Umotu, fisico teorico e immigrato clandestino, fu rimpatriato, ai sensi della nuova legge che negava il diritto dasilo. Mor in uno scontro tra bande rivali, mentre, allombra di un baobab, scriveva i suoi appunti per il libro, che furono ritrovati quattrocento anni dopo, troppo tardi per salvare la terra dallimplosione autodistruttiva che la decim. Palazzo Salvamidio and in fiamme, e pochi riuscirono a scampare. C ancora qualcuno che giura di aver visto, in cima alle feroci lingue di fuoco, un fantasma e una fantasmessa che scopavano freneticamente, questultima urlando nellestasi erotica frasi irripetibili in dialetto romanesco. E visto che si parla di fantasmi, andiamo agli altri apparsi in questa storia: di Rosalia e Isidoro abbiamo detto. Il fantasma del cane Ouiauoi, quello che Ciccio Sgarlata aveva ucciso tanti anni fa nella sua sordida prova iniziatica, e che si era poi incarnato nel cane

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Isidoro/Dick, aveva finalmente portato a termine la sua missione, e riposava felice nel paradiso dei cani. Fudduni e Pietrafina continuano a fare i poeti, zigzagando per il tempo e per lo spazio, e non improbabile che qualche volta li avete incontrati anche voi. Si venne poi a sapere che il violoncello che Robertino aveva abbandonato nella camera da letto di Matilde prima di partire per il suo viaggio oltre la soglia era un prezioso Maggini. Matilde lo rivendette allo Staatliches Institut fr Musikforschung di Berlino, e con loccasione ricambi la visita a sua figlia Mani, portandosi dietro il suo nuovo marito, il preside Gioacchino Tumminia, al quale era stata molto vicina durante lanno di lutto, e aveva imparato ad apprezzarne la dolcezza e la malinconica saggezza. I due vissero abbastanza felicemente fino allinevitabile finale, cui in questo universo impossibile sottrarsi. In qualche universo parallelo, forse; ma si sente dire, da chi lha sperimentata, che in fin dei conti limmortalit non sia un gran che. A Berlino si portarono Salvatore il muto, che era molto triste da quando Robertino se nera andato. Salvatore decise di rimanere l, entr nella compagnia di Mani come sostituto del tecnico luci, che li aveva mollati per un ingaggio coi Pink Floyd, e rimase con loro per tre anni. In seguito, trascorse altri sei anni come conferenziere itinerante tra Germania, Olanda e Danimarca, per poi partire per le Isole Andamane, dove spar senza lasciare tracce. Padre Brunello celebr con la morte nel cuore il matrimonio tra il preside e Matilde, nellormai famoso garage che era diventato una sezione autonoma (gi in odore di eresia) della Chiesa del Perpetuo Stupore, frequentata da una buona met degli abitanti di SantIsidoro. Laltra met era tornata in chiesa, seguendo il nuovo parroco, Giacinto Valsecca da Nogara (VR), nominato dal vescovo che aveva sostituito il corrotto Smeraldini, e intendeva fare un ripulisti nella chiesa locale. Il vescovo Edmondo Tantillo, nativo di Valguarnera Caropepe (ME), non solo restitu le ossa di SantIsidoro alla comunit, ma riusc a far spretare il molesto padre Zuzzi, che fu processato e condannato, e fece la fine che fanno i pedofili allUcciardone. Lo scisma religioso a volte spaccava le famiglie: un caso eclatante furono le gemelle Oliveri, che la domenica mattina facevano un pezzo di strada a braccetto, e poi si dividevano, ciascuna diretta alla propria chiesa, mentre la dolcissima Virginia andava a lezione di yoga. Ma le dispute teologiche non generarono discordia, poich il periodo vissuto a guardia dellelefante, che tutti ricordavano come una specie di et delloro, aveva rinsaldato i legami tra la gente ben oltre ogni differenza di vedute. A SantIsidoro non si litigava: si discuteva. Si discuteva ovunque: a casa, in piazza, al bar, dal farmacista; ai giardinetti le mamme intrecciavano dispute su caso e necessit, libero arbitrio e predestinazione, mentre i figli si dondolavano sullaltalena. Le continue discussioni, e gli approfondimenti che ciascuno cercava di fare nel tempo libero per meglio controbattere alla prossima, fecero crescere spropositatamente il quoziente intellettuale della popolazione. A beneficiarne pi di ogni altro fu il piccolo Christian, peraltro gi molto intelligente di suo, che a 14 anni vinse una borsa di studio a Princeton e divent un linguista di fama internazionale. E fu in virt della propria grande intelligenza che la gente di SantIsidoro riusc a resistere per altri cinquantanni alla speculazione edilizia che minacciava di distruggere lantico borgo.

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I due sacerdoti non furono da meno: discutevano animatamente tutte le sere, davanti a un buon bicchiere di vino, condito con la mistura di spezie che Salvatore aveva regalato a Padre Brunello prima di partire. Tra i due nacque una fatale attrazione, che si consum in una relazione clandestina (in realt tutti sapevano, ma visto che questo non influiva sulle celebrazioni religiose, li lasciarono in pace. Erano intelligenti, gli abitanti di SantIsidoro). Anche loro furono abbastanza felici, fino al triste giorno in cui Padre Valsecca mor in un incidente ferroviario, mentre si recava a far visita alla madre sul letto di morte. Lanziana signora si riebbe, e visse per altri quarantanni, sopravvivendo persino a Padre Brunello, al quale scriveva lettere che iniziavano tutte quante con le stesse parole: Adorato figlio mio Quando nacque il bambino concepito quella notte in chiesa, Alma lo volle chiamare Robertino come il padre, e se lo port con s quando si trasfer in Argentina, dove fu la prima donna nonvedente ad ottenere il brevetto di pilota daereo. Spesso i suoi genitori andavano a trovarla nella sua casa di Palermo (Buenos Aires), e l si spensero, in veneranda et. Aspano ebbe il tempo di raccontare al nipote tutto ci che sapeva sul Monte Pellegrino che era esistito prima della sostituzione, e Robertino Jr gir un film che ebbe successo in vari festival di cinema naturalistico. Quanto al primo Robertino, il re dello spazio infinito, ebbe anchegli una lunga vita felice. Si spos e gener molta prole. Fu sciamano, guaritore e profeta. Quando mor, sulla sua tomba fu eretto un grande tumulo, contornato dalle statue dei suoi animali totemici, il cane e lelefante. In quel luogo, per molte generazioni, la gente and in pellegrinaggio sotto la luna piena ad invocare visioni, che puntualmente arrivavano.

FINE

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GLOSSARIO dei termini siciliani o sicilianeggianti presenti nel libro A MINNITTA: in gran quantit A TINGHIT: in gran quantit ACCHIANATA: salita, ascesa ADDUMARI: accendere ALLOCCUTO: basito, imbambolato AMMAZZATINA: omicidio ANNACARE: cullare; (per traslato, ANNACARSI: muoversi sul posto) APPATTARSI: accordarsi APPIZZATA: attaccata ASSUGLIARE: assalire (Camilleri) ASTUTARE: spegnere BANCHITELLO: bancarella BOFFA: scappellotto BRIOSCINA: brioche BUTTANA: prostituta CALIA: ceci tostati CANUZZO: cagnolino CAPODECINA: grado della gerarchia mafiosa CATAMIARSI: muoversi CATAMINCHIA: rafforzativo di MINCHIA (v.) CHIOVU TORTU: chiodo storto CHISTU: questo DASSI: darei DIAVOLICCHI: diavoletti FARFANTERIA: fanfaluca, fesseria FERLA: ferula FICCARE: latto sessuale, dal punto di vista maschile FIRRIARE: girare FITUSO: sporco FOTTERE: vedi FICCARE FUITINA: ratto a scopo matrimoniale FURTUNA: fortuna GARRUSIATA: scherzo IECCALA: buttala IMPARPAGLIATO: imbarazzato (Camilleri) LAPA: motocarro a tre ruote, come lApe Piaggio LEVACI MANU: desisti MAGARA: incantesimo, magia MINATA: masturbazione MINCHIA: pene; interiezione frequente nel parlato, spesso con scopo rafforzativo MINCHIAMOLLA: debole MINCHIATELLA: inezia, quisquilia MINNA: seno femminile

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MUNNIZZA: spazzatura NENTI: niente NTISA: detta OMINICCHI: uomini di poco conto (Sciascia) PARRINO: prete PI NAMURI MILLI PENI: per un amore, mille pene PICCIRIDDU: bambino PICCIUTTEDDU: ragazzino PICO: picco PIPAREDDU: peperoncino PIPITIARE: protestare PIRICUDDU: punto culminante, gambo PITITTU: fame PULLA: prostituta PURRUTA: butterata PUVIREDDI: mendicanti SAZIU: soddisfazione SCACCIO: insieme di piccoli cibi da sgranocchiare, come CALIA e SIMENZA (v.), castagne secche, arachidi, carrube tostate ecc. SCANTARE: spaventare SCASSAMINCHIA: rompiscatole SCRAVAGGHIU: scarafaggio SFINCIONARO: venditore ambulante di sfincione (specie di pizza con acciuga e cipolle) SIDDIATO: corrucciato, triste SIGNURI: signore SIMENZA: semi di zucca tostati e salati SORU: sorella SPARATINA: sparatoria SPARDARE: stracciare SPIRITU: alcol STICCHIO: vagina STINNICCHIO: svenimento SUCA: insulto riferito al sesso orale TIMPULATA: schiaffo; A TIMPULATA: di colpo TUMAZZO: formaggio TUPPULIARE: bussare TURNARI: ritornare VA SMINUZZACCILLA E COC: frantumala e dalla in pasto agli animali da cortile VATINNI: vattene Per la poesia di Petru Fudduni riportata a pag 106, nonch la frase a lui attribuita, vedi Pitr, G, Studi di poesia popolare, Palermo, Luigi Pedone-Lauriel editore, 1872, pag 130-1.

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