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Al culto ideale, all’ordine razionale e alla regolarità dei canoni classici, all’inizio
dell’Ottocento si oppose l’esaltazione della libera fantasia. Già nel Neoclassicismo si
iniziano ad intravedere le prime forme sensibili, meno razionali che sarebbero poi
confluite nel Romanticismo vero e proprio, le cui principali caratteristiche sono la
meditazione sul passato, il fascino per le rovine e un’inquietudine esistenziale.
Il pittore svizzero Fussli si distinse nella fase di transizione
classicismo-romanticismo. Si recò in Italia, dove approfondì lo studio delle opere
classiche, dopo aver intrapreso la lettura delle opere di Winckelmann.Proprio a
Roma, Fussli propose un approccio emotivo verso le opere classiche.
GOYA
Anche Goya decise di rifiutare i modelli di bellezza assoluta del mondo classico. Egli
si formò a Madrid e fu influenzato dal gusto rococò di Tiepolo, a cui si ispirò per la
realizzazione dei primi lavori. L’ascesa di Goya fu rapida: fu nominato dal re
spagnolo pittore addetto al palazzo del re. Tuttavia fu colpito dopo un po’ da una
malattia che lo renderà sordo e che porterà un cambiamento nella pittura,
caratterizzata da un contrasto tra luce e ombra.
IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI
I Capricci sono una serie di acqueforti realizzate da Goya con l’intento di denunciare
l’arretratezza culturale e le credenze nelle superstizioni caratterizzanti il suo tempo.
Goya, rifacendosi all’Illuminismo, esorta a non perdere l’uso della ragione, capace di
dare un’ordine alla realtà. Come Fussli, Goya volle tradurre la perdita della ragione
in apparizioni inquietanti che, come ne L’Incubo di Fussli, circondano la figura,
assorta nel sogno. Le figure che si dispiegano sul fondo dell’opera consistono in
presenze chiare che circondano l’uomo dormiente e, in secondo piano, in volatili, di
cui non si distinguono i tratti a causa della resa scura. L’opera ebbe molto successo,
portando alla diffusione di varie copie.
FAMIGLIA DI CARLO IV
L’opera fu realizzata da Goya che, sebbene la sua natura ufficiale, volle dimostrare
la decadenza dei monarchi spagnoli. Il quadro è dominato dalla presenza della luce,
che è la veste che nasconde la fragilità umana e che mette in risalto la famiglia
reale. Ad essere rappresentati sono il futuro re, la regina, con un viso goffo
affiancata al re e il suo figlio prediletto, il cui sguardo è reso in maniera candida.
All’estrema sinistra del dipinto è presente anche Goya che si autoritrae.
MAJA DESNUDA
Goya fu incaricato dal ministro spagnolo di realizzare un dipinto che rappresentasse
la sua amante, in una posa sensuale, distesa su un letto, con le mani dietro la testa.
Le curve della donna risultano accentuate, in quanto vengono esaltate dal contrasto
cromatico con il piano d’appoggio. La luce, che scivola sulla donna, conferisce
fascino al dipinto. Il pittore intende rappresentare il corpo femminile realisticamente,
senza avvolgerlo in un'aura mitologica. La Maja Desnuda venne così apprezzata che
a Goya venne commissionata la versione in cui la donna fosse vestita, ossia la Maja
Vestida. Contrariamente a ciò che si potrebbe credere, la seconda versione risulta
essere più sensuale della prima in quanto l’abito bianco succinto esalta la seduzione
delle forme femminili.
GOYA E LA STORIA
Goya dipinse due momenti cruciali della resistenza spagnola: la lotta con i
mamelucchi e 3 maggio 1808.
3 maggio 1808
Goya decise di immortalare un momento storico contemporaneo, ossia il massacro
avvenuto il 3 maggio 1808, di cui denuncia gli orrori. L’opera rappresenta la
fucilazione avvenuta per mano dei soldati francesi che, senza un processo che li
giudicasse, giustiziarono individui sospettati di aver partecipato all’insurrezione
contro le truppe napoleoniche. La scena è ambientata in un paesaggio lontano dalla
città ed è caratterizzata dalla contrapposizione tra il gruppo di soldati che effettuano
l’esecuzione e i condannati a morte. La scena è dominata da uno dei condannati,
inginocchiato e con le braccia aperte, che indossa una camicia bianca, che
costituisce il fulcro luminoso del quadro. Lo sguardo dello spettatore infatti si rivolge
immediatamente ad essa.Goya ha voluto immortalare l’attimo preciso in cui viene
premuto il grilletto, a cui segue la morte dell’individuo inginocchiato. L’opera risulta
essere una sorta di fotografia in movimento, perché intende immortalare tre momenti
importanti, ossia il prima della fucilazione, l’adesso e il dopo. Nel dipinto, la
compostezza dei militari francesi, disposti diagonalmente, si contrappone ai
movimenti caotici degli individui fucilati, ciascuno rappresentato a svolgere un’azione
diversa: c’è colui che prega, colui che si copre il viso, l’uomo che giace per terra.
L’ULTIMO GOYA: SATURNO CHE DIVORA UNO DEI SUOI FIGLI
Nel momento in cui Goya inizia a soffrire per la sua sordità, la sua pittura subisce un
mutamento, e sarà caratterizzata dal contrasto cromatico. Goya realizzerà le pitture
nere, sulle pareti di una sua casa, nella periferia di Madrid.
In Saturno che divora uno dei suoi figli, si rappresenta Saturno che, per paura che lo
potesse detronizzare, divora uno dei suoi figli. Saturno ha uno sguardo violento ed è
rappresentato mediante pennellate dense e larghe, mentre suo figlio è sanguinante.
FRIEDRICH
Friedrich fu abile nell’interpretare il sublime e la tensione romantica. Friedrich, nei
suoi dipinti, riprende lo spirito nordico dei suoi paesaggi. Infatti nei suoi quadri ritrae
le fredde terre nordiche, le antiche tombe, le scogliere frastagliate. Per Friedrich il
paesaggio diviene lo strumento di espressione di una visione mistica.
VIANDANTE SUL MARE DI NEBBIA
E’ l’opera più famosa di Friedrich, nella quale l’artista riesce a rappresentare a pieno
la sensibilità romantica. Al centro del dipinto è presente un uomo, intento ad
ammirare la spettacolarità della natura. Vi sono le nubi alte, striate, che sono in
contrasto con i banchi di nebbia presenti in basso. Sono evidenti i picchi rocciosi in
primo piano e in fondo vi sono le montagne azzurre. I capelli dell’uomo sono mossi.
L’individuo rappresentato è consapevole della propria fragilità davanti alla bellezza
spaventosa del creato. L’altezza dello sguardo dello spettatore corrisponde a quella
del viandante. L’essere umano risulta essere grande, ma in riferimento alla sfera
sentimentale.