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MEFRA – 118/2 – 2006, p. 463-526.

Le acque e gli acquedotti


nel territorio Ostiense e Portuense
Ritrovamenti e ricerche recenti

Margherita B EDELLO T ATA , Évelyne B UKOWIECKI et alii

...primum ac potissimum existimo, sicut in ceteris


negotiis institueram, nosse quod suscepi.

Frontinus, De Aquaeductu Urbis Romae, I.

INTRODUZIONE ricchita, infatti, negli ultimi anni grazie al ripetersi


di scoperte spesso fortuite. Finora il problema del
La valida collaborazione tra l’École française de reperimento e della distribuzione dell’acqua in
Rome e la Soprintendenza per i Beni Archeologici queste zone, anche per l’assenza di testimonianze
di Ostia1 ha permesso, nel giugno 2004, di riunire, monumentali simili a quelle che ancor oggi segna-
in una giornata di studio, un gruppo di lavoro sul no la campagna romana, non è mai stato affronta-
tema «La rete idrica nel territorio ostiense; ritro- to nel suo insieme ed è rimasto frammentato tra
vamenti e ricerche in corso». I resoconti dei vari vari resoconti di scavo, pur in presenza di mappe
interventi presentati in occasione dell’incontro, ar- storiche e diari di viaggiatori e studiosi che testi-
ricchiti di approfondimenti e novità, derivanti an- moniano l’interesse per la presenza, nell’agro
che da ritrovamenti inaspettati verificatisi, mentre ostiense, di acquedotti e canalizzazioni, i cui resti
questo dossier era in stampa, saranno esposti, nel- sono stati dimenticati ed in parte distrutti a seguito
le pagine seguenti 2. dell’espandersi di Roma e dei suoi nuovi quartieri.
Sin dal 2003, l’École française de Rome, nel- Durante l’incontro, la varietà dei temi in di-
l’ambito di un suo programma di ricerca quadrien- scussione in merito ad argomenti specifici come,
nale, condiviso con la Soprintendenza, si è interes- ad esempio, quelli relativi alla natura dei terreni
sata al problema della rete pubblica di distribuzio- ed alla individuazione delle aree di alimentazione
ne dell’acqua nella città antica di Ostia, attraverso idrica, ha portato naturalmente ad un confronto
lo studio di monumenti specifici quali i castella tra professionalità diverse (geologi, architetti, ar-
aquae. Dato l’indubbio legame esistente tra i ser- cheologi, storici, epigrafisti) che ha stimolato note-
batoi, punto di arrivo e di raccolta dell’acqua, e le volmente il lavoro di gruppo, lavoro, che è andato
fonti a monte, si è ritenuto utile raccogliere in un ben oltre la giornata di studio e che sembra desti-
unico dossier le testimonianze della presenza di nato ad arricchirsi nel futuro.
canalizzazioni e resti di acquedotti intercettati re- Ai vari partecipanti, nei loro resoconti, è stato
centemente nel territorio alle spalle di Ostia. La richiesto di riferire circa le scoperte più recenti e di
conoscenza delle fonti di rifornimento idrico di entrare nello specifico attraverso la precisa descri-
Ostia, Porto e del comprensorio laurentino si è ar- zione dei singoli manufatti e delle loro caratteristi-

1. Sui vari contributi indicate rispettivamente con le abbrevia- di un tratto di acquedotto in località Castel Fusano-Infernet-
zioni EFR e SBAO. to (novembre 2004) e quelli, del tutto preliminari, che ri-
2. Accanto ai contributi illustrati il 24 giugno presso l’École, si è guardano l’intercettazione, presso la via del Mare, di un ul-
ritenuto opportuno inserire, benché si fosse già in fase di teriore tratto di acquedotto riferibile al sistema ostiense (giu-
avanzata pubblicazione, i primi dati relativi al ritrovamento gno 2005).

Évelyne Bukowiecki, Université de Provence-IRAA, 5 rue du Château de l’Horloge, F 13094 Aix-en-Provence. – Margherita Bedello, Soprintendenza per i Beni archeologici di
Ostia, Viale dei Romagnoli 717, I 00119 Roma.
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che tecniche, evitando ricostruzioni basate su sup- estremamente interessanti per la presenza di ser-
posizioni e prescindendo dall’impostazione più batoi nel primo, e di una viabilità di servizio, nel
squisitamente storica e giuridica che ha contraddi- secondo, più complesso e difficilmente riconduci-
stinto l’approccio all’argomento 3. Sono stati presi bile ad unico comun denominatore è quello
in considerazione, in particolare, le caratteristiche ostiense, che sembra costituito da più condotti co-
costruttive (il materiale impiegato, la messa in struiti in elevato ed in trincea, individuati nel ter-
opera e le varie scelte architettoniche) e i parame- ritorio già a più di 13 chilometri di distanza da
tri idraulici (la pendenza, le quote e, quando possi- Ostia, quasi che a rifornimento della città avessero
bile, la portata). I dati principali sono confluiti in contribuito nel tempo varie adduzioni. Pertanto, le
una tabella riassuntiva, ove caratteristiche tecni- varie canalizzazioni, che si riferiscono sicuramente
che e primi dati cronologici sono stati messi a con- al sistema ostiense (n. 2 nella planimetria genera-
fronto, e in una prima planimetria generale, ove le), sono anche distinte con lettere dell’alfabeto,
sono state localizzate le principali linee d’acqua in- significando, allo stato attuale delle conoscenze,
dividuate. Pur non prescindendo dalla pregressa l’impossibilità di effettuare un sicuro collegamento
documentazione storica ed antiquaria, i vari stu- tra i vari tratti. Le vestigia rintracciate in occasione
diosi hanno contribuito, quindi, a creare questo dei lavori legati all’espansione di Roma verso la
«dossier tecnico». Pertanto, questo lavoro non ha costa, che spesso è avvenuta a scapito dell’antico
il compito ambizioso di elaborare i dati raccolti, ma agro ostiense, hanno permesso di ipotizzare un si-
quello di riunirli tutti, tanto da avere favorito l’im- stema di convogliamento delle acque, confluente
missione di notizie recentissime facenti capo a sca- in almeno due diverse linee, una in elevato ed una
vi in corso, fino alla vigilia dell’uscita delle bozze. in sotterraneo. Portare a termine lo studio topo-
Esso si pone come il passo che immediatamente grafico con relativa elaborazione grafica del-
precede il tentativo di giungere a concrete conclu- l’insieme dei dati raccolti e quello sui castella aquae
sioni in relazione al rifornimento di acqua dall’in- della città antica, ci permetterà di verificare questa
terno verso la costa. ipotesi.
Il riesame della documentazione grafica e foto- Il risultato di questa riflessione di gruppo che
grafica raccolta negli archivi, confrontata con i ri- proponiamo nelle pagine seguenti 4, oltre ad avere
trovamenti vecchi e nuovi, ha consentito di indivi- un suo interesse strettamente scientifico, costitui-
duare nell’area di competenza della Soprintenden- sce anche uno strumento per la tutela di manu-
za, quattro linee a servizio dei territori gravitanti fatti, spesso di difficile identificazione, sparsi in un
su Porto, Ostia ed il Laurentino, le cui fonti di ali- territorio assediato da una complessa edilizia sia
mentazione possono essere individuate rispettiva- pubblica che privata e da un sistema di infrastrut-
mente nel fosso della Magliana, nel fosso di Mala- ture, generate dalla crescita demografica della ca-
fede e nella raccolta di acqua freatica, là dove, nel- pitale e dallo spostamento verso la costa di molti
l’area costiera a sud di Ostia, mancavano sorgenti interessi legati alle necessità di espansione del
di una qualche rilevanza. nuovo comune di Fiumicino, alle attività aeropor-
Mentre i sistemi di Porto e del Laurentino (n. 1 tuali ed a quelle, nascenti, del nuovo porto turi-
e 4 nella fig. 1) appaiono piuttosto lineari, sebbene stico.

Margherita BEDELLO TATA


Évelyne BUKOWIECKI

3. Per la bibliografia relativa ai ritrovamenti pregressi ed alla imperiale di Ostia e Portus, in Bruun-Gallina Zevi 2002, p. 161-
cartografia e documentazione storico-antiquaria risalente già 192. Su temi specifici v. anche i contributi presentati, in oc-
al Rinascimento si rimanda ai riferimenti nei singoli contri- casione del II Colloquio internazionale su Ostia antica (Ro-
buti che seguono. In un ambito più generale è da osservare ma, 8-11 novembre 1998), da A. Marinucci (La distribuzione
come lo studio degli acquedotti dei comprensori ostiense e dell’acqua nella cosiddetta Casa di Diana) e G. C. M. Jansen
portuense sia stato affrontato con prospettive e finalità di- (Ancient Hydraulic Engineering and the Raising of Ostia) en-
verse, legate soprattutto ad interessi di carattere storico, epi- trambi in MNIR 58, 1999.
grafico, prosopografico e giuridico. Con riferimenti ai volumi 4. Nella prima parte del dossier sono stati trattati di seguito i
del CIL e allo studio di G. Barbieri (NSA 1953) Bruun 1998; quattro tracciati relativi agli acquedotti individuati nel terri-
R. Geremia Nucci, Les fistulae aquariae inscrites d’Ostie, in torio della Soprintendenza. Successivamente sono stati rac-
Descœudres 2001, p. 108-111; C. Bruun, L’amministrazione colti contributi specifici riguardanti il sistema ostiense.
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DATI TECNICI DEI TRATTI DI ACQUEDOTTO INDIVIDUATI SUL TERRITORIO

Distanza Quote fondo speco


Dimensioni speco
tra quote di (m s.l.m.)
No Acquedotto Tipologia con il rivestimento Pendenza Proposta di datazione
riferimento
(cm × cm)
(m) monte valle
60 × ?
1 Acquedotto portuense In elevato – – – – Seconda metà I secolo d.C.
(senza rivestimento)

1o Acquedotto di Malafede- In elevato


40 × 120-150 600 12,04 11,70 0,56/1000 Inizio II secolo d.C.
Casale Infermeria Ipogeo
2a
2o Acquedotto di Malafede- In elevato
50 × 130 600 13,73 13,50 0,38/1000 Posteriore al precedente
Casale Infermeria Ipogeo
In elevato
2b Acquedotto di Casale Malafede 40 × 105 (min.) 41,4 10,85 10,83 0,48/1000 Inizio del I secolo d.C.
Ipogeo
In elevato
2c Acquedotto di via del Mare 37-47 × 122 – 9,30 – – Inizio del I sec. d.C.?
Ipogeo
Acquedotto di Ostia : dal Borgo
2d In elevato 40-50 × 90 (min.) 688 9,77 9,56 0,30/1000 Fine II – Inizio III secolo d.C.
alle mura
Acquedotto sopra le mura :
In elevato – – 6,60 – – Prima metà II secolo d.C.
zona Porta Marina
2e Acquedotto sopra le mura :
In elevato 40 × ? – 7,26 – – Inizio IV secolo d.C.?
zona Porta Laurentina
Acquedotto delle terme del Foro In elevato – – 10,90 – – Fine IV secolo d.C.?
Acquedotto di Castel Fusano-
3 Ipogeo 40-44 × 92-120 90 – – 0,38/1000 Inizio del I secolo d.C.
Infernetto
4 Acquedotto Laurentino In elevato 45 × 56 (min.) 233 16,08 15,60 0,20/1000 Fine I – Inizio II secolo d.C.

QUADRO TOPOGRAFICO E IDROGEOLOGICO Con l’estendersi delle competenze territoriali,


limitate fino al 1968 alla sola area archeologica di
Il territorio di competenza della Ostia con il castello di Giulio II e la necropoli
Soprintendenza per i Beni archeologici portuense, si sono moltiplicate durante gli anni
di Ostia da parte della Soprintendenza e di quanti con es-
sa hanno collaborato (scuole straniere, università,
Con il D.M. 4 marzo 1968, il Ministero della enti di ricerca), le attività di salvaguardia, scavo e
pubblica istruzione allora responsabile per i Beni studio delle testimonianze archeologiche distri-
archeologici provvedeva, all’interno di un procedi- buite su un ampio comprensorio comprendente
mento di attribuzione delle competenze territoriali anche le vestigia di città e necropoli protostoriche
delle Soprintendenze laziali, a stabilire, amplian- su cui si erano impostate, a partire dall’età re-
doli, i limiti della «Soprintendenza alle Antichità pubblicana, ville rustiche e residenziali, testimoni
di Ostia». Si ricostituiva così, ai fini della tutela, un dell’utilizzo continuo di un’area tanto prossima
antico territorio che aveva svolto per secoli una alla capitale dell’impero. L’estensione delle perti-
sua importantissima funzione nei confronti di nenze della Soprintendenza permise dunque di
Roma. ricomporre, in parte, antiche realtà economiche e
Il territorio della Soprintendenza comprende a commerciali e riscoprirne le tracce grazie anche
tuttoggi le antiche città di Ostia e Porto con la zona all’allargamento delle ricerche nell’area interessa-
litoranea del Comune di Roma e ora di Fiumicino ta dalla presenza dei porti di Claudio e di Traiano
(da Fregene a Capocotta) all’interno dei seguenti a nord, in quelle più prossime a Roma, a ridosso
confini : il fiume Arrone, dalle foci all’incrocio con del fosso di Malafede (zona Acilia) e nell’area di
la linea ferroviaria Pisa-Roma, la stessa linea ferro- Castel Fusano-Infernetto, e nel territorio lauren-
viaria fino a Ponte Galeria, il fosso Galeria fino al tino, con il Vicus Augustanus Laurentium a sud.
Tevere, il fiume Tevere fino al fosso di Malafede, il Presenze importanti, i cui ruderi caratterizzarono
fosso di Malafede fino all’Osteria del Malpasso, la il paesaggio per lungo tempo, tanto da essere ri-
strada nazionale Pontina fino al fosso del Guardia- portate nella cartografia storica a partire dal XVI
passo (fig. 1). secolo. In questo ambito il documento più famo-
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Fig. 1 – Planimetria generale : tratti di acquedotti rinvenuti nel territorio della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Ostia
(Stralcio IGM F. 149 Cerveteri, elaborazione M. A. Ricciardi).

so è rappresentato dalla carta di Eufrosino della cumentata a pochi metri dal piano di campagna
Volpaia, compilata nel 1547, soprattutto ad uso (– 2,50/3,50 metri). Plinio il Giovane (Ep. II, 17),
dei cacciatori, in cui sono ben rappresentati tratti proprietario di un possedimento «laurentino». la
ancora consistenti dell’acquedotto ostiense descrive buonissima e non alterata dalla vicinanza
(fig. 2). al mare :
Ancor oggi, il territorio intorno ad Ostia appare
ricco di acque sotterranee; la presenza di acqua Haec utilitas, haec amoenitas deficitur aqua salienti, sed
freatica in tutta l’area ostiense e laurentina è do- puteos, ac potius fontes habet; sunt enim in summo. Et
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Fig. 2 – Particolare della carta di Eufrosino della Volpaia, 1547.

omnino litoris illius mira natura : quocumque loco mo- fu ampiamente sfruttata dai Romani mediante la
veris humum, obvius et paratus umor occurrit, isque costruzione di acquedotti, che ne captavano acque
sincerus ac ne leviter quidem tanta maris vicinitate cor- buone ed abbondanti convogliandole verso i centri
ruptus. principali presenti sul territorio : Porto, Ostia e il
Vicus Augustanus.
A questo proposito si ricorda come molto cor- La planimetria (fig. 1), appositamente elabora-
posa sia la documentazione relativa alla presenza ta sulla base della raccolta dei dati relativi alla
di pozzi e di sistemi più complessi per lo sfrutta- presenza accertata di tratti di acquedotto nel ter-
mento dell’acqua freatica risalenti ad epoche ritorio della Soprintendenza, servirà di base per il
molto antiche, essenziali all’impianto del Castrum, posizionamento della rete idrica esaminata in
che continuarono ad essere utilizzate anche dopo questa sede. In essa si identificano con il n. 1
la costruzione dell’acquedotto e riutilizzate in l’acquedotto portuense, a nord; con il n. 2, al
epoca tarda, a seguito della distruzione di centro, il sistema ostiense; con il n. 3 un acque-
quest’ultimo 5. dotto ancora non identificato in zona Castel Fu-
La situazione idrografica del territorio 6, illu- sano-Infernetto e con il n. 4 l’acquedotto Lauren-
strata in questa stessa sede da L. Lombardi e consi- tino.
stente nella presenza di ampi bacini acquiferi na- Sul territorio esiste un’accurata documenta-
turali nella zona di Acilia, Ponte Galeria e Trigoria, zione grafica raccolta durante gli scavi e conser-

5. Ricciardi-Scrinari 1996, II, da pag. 247. Idrogeologia della Provincia di Roma, III, Regione vulcanica dei
6. Per notizie generali e di dettaglio sull’area : U. Ventriglia, Colli Albani, Roma, 1990.
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Fig. 3 – Ricostruzione dei porti di Claudio e Traiano con l’entrata dell’acquedotto portuense a Porto
(stampa ottocentesca ricavata dal disegno di Pirro Ligorio del 1554).

Fig. 4 – Rilievo, con la segnalazione della presenza di due rami di acquedotto in prossimità delle mura di Porto (1749, inedito).
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Fig. 5 – Ricostruzione del tracciato dell’acquedotto presso Ostia antica, sulla base dei ritrovamenti (Rilievo A. Pascolini, M. A. Ricciardi, 1985).

vata negli archivi della Soprintendenza, assieme vari tratti : in località Malafede Casale Infermeria e
ad altra documentazione fotografica e storica, in- Casale Malafede, sulla via Ostiense km 21,6 presso
crementata anche da recenti acquisizioni. Si ritie- lo stabilimento Prosider, nel muro di cinta del bor-
ne che quest’ultima, depurata dei molti elementi go (Gregoriopoli), presso il campo sportivo di Ostia
di fantasia che spesso caratterizzano questo tipo antica e presso il Castellum aquae all’interno della
di produzione, possa, infatti, fornire dati interes- città romana (fig. 5).
santi in relazione a manufatti e resti monumen- Infine anche l’acquedotto Laurentino, già og-
tali ancora documentabili prima della loro parzia- getto dell’attenzione scientifica del Lanciani ai pri-
le o completa sparizione come accade per l’area mi del novecento, è stato rimesso in luce da circa
strettamente connessa ai porti 7 (fig. 3 e fig. 4). un ventennio, rilevato e quotato a cura della So-
I vari tratti sia urbani che suburbani degli ac- printendenza.
quedotti confluenti nel sistema ostiense, messi in La raccolta ordinata ed organica di tanto mate-
luce nel corso dell’ultimo cinquantennio sono stati riale fotografico e grafico, che costituisce l’ossatura
oggetto di una accurata documentazione conser- di una specifica pubblicazione sulle acque ad
vata negli archivi. La documentazione grafica, am- Ostia 8, viene messo oggi a frutto dagli studiosi sia
piamente utilizzata in questa stessa sede, consiste sul campo che in occasione di questo incontro di
nella raccolta dei rilievi eseguiti quando, nel corso studio.
di scavi spesso fortuiti, ne venivano individuati i
Maria Antonietta RICCIARDI

7. Si veda a proposito la vasta raccolta storico antiquaria effet- 8. Ricciardi-Scrinari 1996, I-II.
tuata a suo tempo per l’area dei Porti di Claudio e Traiano in
V. Mannucci, Osservazioni sulla cartografia portuense, in BA 41,
1987, p. 71-86.
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L’alimentazione degli acquedotti : crostazioni sia nel castellum aquae di Porta Romana
il contesto idrogeologico che nel pilastro isolato, a nord del castellum, allo
scopo di approfondire le indagini in merito all’ori-
Nel quadro dello studio, ancora in corso, sul- gine dell’acqua che, per secoli, aveva alimentato la
l’impianto idraulico di Ostia, coordinato dall’École città11. I campioni delle incrostazioni sono stati
française de Rome in collaborazione con la SBAO, analizzati nei laboratori dell’Università di Roma
è stato affrontato il tema dell’approvvigionamento diretti dal Prof. Mario Barbieri ed hanno dato ri-
idrico di Ostia Antica. La città, infatti, era alimen- sultati interessanti. Dalle analisi risulta, senza pos-
tata certamente da pozzi, ma anche da acqua in sibilità di dubbi, che le acque che alimentavano il
pressione, come dimostrano non solo le numerose serbatoio, e quelle connesse al pilastro citato, pro-
utenze presenti nella città, ma anche le grandi fi- venivano certamente da terreni di origine vulcani-
stulae in sede lungo il Decumano e le tracce e le ca.
impronte di tubi osservabili in numerosi edifici. I risultati delle analisi forniscono un interes-
Fontane, serbatoi e terme non erano certamente sante elemento per la ricerca dell’area d’alimenta-
alimentati da acqua piovana o di falda, e potevano zione delle acque che raggiungevano l’abitato. Le
esistere solo con la presenza di abbondante acqua, zone collinari ad est della valle del Tevere mostra-
distribuita da un acquedotto 9. Inoltre anche il Por- no una stratigrafia costituita da una copertura di
to aveva certamente un’adduzione da acquedotto, terreni vulcanici, provenienti dal Distretto vulca-
come dimostrano i serbatoi elevati e le tracce di nico dei Colli Albani, che ricopre sequenze sedi-
acquedotto rinvenute. Infine anche gli insedia- mentarie dell’Unità del Paleotevere, costituite da
menti nell’area collinare e lungo la costa a sud di sabbie, argille e ghiaie. Le vulcaniti, in posizione
Ostia erano provvisti d’approvvigionamento idrico distale rispetto ai centri eruttivi, hanno spessore li-
tramite acquedotto. Sui resti degli acquedotti che mitato, ma rappresentano comunque, per la loro
alimentavano le differenti aree del territorio permeabilità, un acquifero importante drenato dal
ostiense e portuense, si raccolgono in questo dos- fitto reticolo idrografico che, a quote topografiche
sier le indicazioni storiche e bibliografiche, mentre basse, sottrae in continuazione l’acqua lungo gli
per l’alimentazione e le opere di captazione non si assi dei fossi e torrenti. Tra questi, il fosso di Mala-
hanno ancora dati certi. fede rappresenta l’asse di drenaggio più importan-
te. Dai versanti del fosso non si hanno sorgenti
Adduzione per Ostia antica con portate elevate, mentre si manifesta un im-
Tra le ipotesi circa l’origine dell’acqua per la portante flusso di base (la portata media del fosso),
città di Ostia si possono citare quelle di Arnoldus- misurato più volte negli anni ’80. Il flusso, valuta-
Huyzendveld che nel 1996, suggeriva per l’acque- to a oltre 450 l/s, riceve le acque delle numerose
dotto una origine dalla Valle di Malafede, senza sorgenti di portata concentrata limitata12 (tutte con
entrare nel dettaglio10. portata tra 0,5 e 3 l/s) e le acque delle emergenze
Recentemente sono stati presi campioni di in- lineari, presenti alla base dei versanti, che drenano

9. Si veda il lavoro di M. A. Ricciardi e V. Santa Maria Scrinari, rapporti isotopici dello stronzio. Si tratta di misure di grande
ove viene presentato un vasto inventario dei punti d’acqua precisione e le analisi sono affette da un errore (espresso co-
dell’abitato antico : Ricciardi-Scrinari 1996, I-II. me 2 volte la deviazione standard) pari a +/– 0,00002, e cioè
10. Citazione in Ricciardi-Scrinari 1996, II, p. 263-270. certe, con una probabilità del 95%. Relativamente all’area
11. L’indagine era possibile in quanto oggi si possono utilizzare i laziale, si ha una grande differenza nei valori dei rapporti
principi e i metodi della geochimica dello stronzio anche per isotopici dello stronzio tra le rocce carbonatiche e quelle vul-
lo studio delle acque. Proprio in questo settore di ricerca il caniche, litologie che rappresentano i serbatoi idrogeologici
confronto tra i rapporti isotopici dello stronzio (espresso co- da cui vengono e venivano erogate le acque che raggiunge-
me rapporto 87Sr/86Sr) misurati nelle rocce, sia sedimenta- vano Roma. Infatti, le rocce carbonatiche presentano valori
rie che vulcaniche, e nelle acque (nonché nelle incrostazioni di rapporto isotopico dello stronzio sempre inferiori a
carbonatiche che esse possono depositare, o aver deposita- 0,70900, al contrario delle rocce vulcaniche i cui valori sono
to), può consentire di riconoscere la loro area di provenien- sempre superiori a 0,71000.
za. 12. C. Boni et alii, Schema idrogeologico dell’Italia centrale, in Memo-
La tecnica analitica, messa a punto, consiste nella misura, at- rie della Società geologica italiana, 35, 1986.
traverso la tecnica analitica della Spettrometria di massa, dei
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spalle della traverse poggerebbero su terreni im-


permeabili evitando problemi di sifonamento e di
erosione accentuata al piede dei versanti.
La quota della valle attuale, nei siti indicati, è
di 18-19 m s.l.m., ma la quota in epoca romana
doveva essere più bassa, stimabile in 15-16 m
s.l.m.14. In base alle pendenze calcolate sugli ac-
quedotti messi in luce nella valle15, che facevano
certamente parte di un sistema di convogliamento
delle acque dirette ad Ostia, stimate a 0,00056 e
0,00038 (una perdita di quota compresa tra 56 e
38 cm per ogni chilometro di tracciato) e conside-
rata la distanza tra i due siti e l’abitato antico (Lon-
gherina km 15,5 e Osteria di Malpasso km 17) si
potrebbe dedurre, in via ipotetica, che la quota
d’arrivo dell’acqua nella città antica fosse compre-
sa tra 7,5 e 9,5 m s.l.m. Questo dato dovrà essere
Fig. 6 – Carta idrogeologica del Fosso di Malafede con il tracciato delle
verificato, come dovrebbe essere verificata la pre-
traverse ipotizzato (da U. Ventriglia, Geologia del territorio di Roma,
Roma, 2002). senza di una traversa nel fosso.

l’acqua sia delle vulcaniti che, in parte, delle se-


quenze sedimentarie. Gli altri fossi che incidono
l’area hanno scarse sorgenti e flussi di base di por-
tata scarsa (fig. 6).
Di fronte a questa situazione, volendo fornire
l’abitato di Ostia di un acquedotto, per i tecnici ro-
mani vi era solo la soluzione di captare l’acqua
fluente del Fosso di Malafede. Per la loro cap-
tazione deve essere stata costruita, trasversalmen-
te al fosso, una «traversa»; un muro continuo,
perpendicolare al Fosso, che aveva lo scopo di in-
nalzare il livello dell’acqua, trasferendo una parte
del flusso di base al canale dell’acquedotto. I tecni-
ci romani erano perfettamente in grado di realiz-
zare opere di questo tipo come dimostrano le nu-
merose traverse note in tutto l’impero13. Per la lo-
calizzazione della traversa i siti più idonei
sembrano essere in località Longherina o in locali-
tà Osteria del Malpasso, ove vi sono due strette
della valle le cui sponde sono distanti, rispettiva- Fig. 7 – Ubicazione delle sorgenti (quadrati) lungo la valle del Fosso
mente, 200 e 500 metri. Inoltre in queste aree le della Magliana (Stralcio IGM F. 149 I SE Roma est).

13. Per l’Italia sono note le traverse sull’Aniene per la captazio- 14. Il fondo valle potrebbe essersi sollevato, per alluvionamenti,
ne dell’Anio Novus, (T. Ashby, Gli acquedotti dell’antica Roma, di due o tre metri, ma l’opera di presa, se esisteva, doveva
Roma, 1991, p. 305) ma anche la traversa a valle delle emer- avere un’altezza di almeno un metro, per cui, possiamo ipo-
genze del Virgo (L. Quilici, Aqua Virgo, in Il trionfo dell’acqua. tizzare una quota del livello del canale adduttore di un paio
Acque e acquedotti a Roma – IV sec. a.C. – XX sec., Roma, 1986, di metri inferiore rispetto al fondo valle attuale.
p. 70). In Spagna, in Libia, in Algeria la letteratura specifica 15. Vedere la presentazione degli acquedotti della valle di Mala-
ci fornisce numerosi esempi. Vedasi tra gli altri N. J. Schnit- fede (Casale Infermeria) in questa stessa sede.
ter, A history of dams, Rotterdam, 1994, p. 55-80.
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
472 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Adduzione per il Porto La zona costiera a sud di Ostia


Ad ovest della valle del Tevere la geologia mo- La zona collinare a sud di Ostia, tra il mare e la
stra un sottile strato di vulcaniti che ricopre, con Via Pontina, è caratterizzata dalla presenza di ter-
uno spessore di alcuni metri, una sequenza costi- razzi marini che si collocano a quote variabili tra
tuita da sabbie eoliche a loro volta sovrapposte a 20-25 m s.l.m. e 50 m circa. Questi terrazzi costi-
una sequenza di livelli di ghiaia fluviale intercalati tuiti prevalentemente da sabbie fini e limi costitui-
a livelli argillosi (Unità del Paleotevere). Gli oriz- scono acquiferi di limitata importanza. La circola-
zonti ghiaiosi del Paleotevere rappresentavano, zione idrica ha sempre quote inferiori a quelle topo-
prima che l’intensa attività di escavo delle ghiaie grafiche. La zona è praticamente priva di sorgenti.
nei bacini del Galeria e della Magliana asportasse- L’alimentazione idrica del Vicus Augustanus Lauren-
ro quasi tutta la ghiaia, un importante acquifero tium, dell’insediamento di Tor Paterno e delle ville
con frequenti e imponenti manifestazioni sorgen- presenti lungo la costa, doveva essere stata realizza-
tizie. In un rilievo degli anni ’60 del secolo scorso ta con una captazione in sotterraneo. Captazione
furono censite dallo scrivente le sorgenti dei due dell’acqua della circolazione idrica sotterranea tra-
fossi e se ne rinvennero molte con portata elevata; mite gallerie drenanti, sistema di captazione per il
in particolare, cinque sorgenti con una portata to- quale i romani erano maestri. Ad esempio il primo
tale di circa 60 l/s (fig. 7). acquedotto romano, l’Appio, è tutto in sotterraneo
Poco a valle esiste un’opera di presa, presumi- con captazione tramite cunicoli drenanti16 ma an-
bilmente dell’acquedotto moderno di Porto-Fiu- che il Virgo e l’Appia Augusta captavano acqua con la
micino sul quale non abbiamo potuto ottenere in- stessa metodologia. Recentemente è stato studiato
formazioni. L’acquedotto, che nelle carte topogra- un sistema analogo nella duna «antica» di Sabau-
fiche dell’IGM, con aggiornamenti del 1950, segue dia17 e anche a Ponza è stato messo in luce un com-
la via Portuense e si avvicina alle sorgenti citate, plesso sistema di captazione di acque sotterranee
potrebbe aver ricalcato l’acquedotto antico. con cunicoli drenanti in sabbie eoliche18.

Leonardo LOMBARDI

L’ACQUEDOTTO PORTUENSE: fig. 1,1 tuense (fig. 8, a), è stato indagato per una lun-
ghezza di 2 chilometri circa, attraverso una serie di
I dati qui esposti, in parte editi19, sono il risulta- saggi limitati che hanno però permesso di meglio
to di una serie di campagne di scavo condotte dalla definirne le caratteristiche strutturali ed il traccia-
Soprintendenza per i Beni Archeologici di Ostia to, peraltro già noto ancora agli inizi del ’900 20.
dal 1993 al 1998, le quali hanno interessato parte L’acquedotto ha un orientamento nord est-sud
del territorio gravitante sulla via Portuense nel ovest. L’analisi geopedologica 21 ha permesso di sta-
tratto compreso tra Ponte Galeria e l’antica città di bilire che esso fu costruito al confine tra due zone
Portus (fig. 8). che in epoca romana presentavano caratteristiche
Il tratto di acquedotto, rinvenuto in località ambientali diverse : a nord un ambiente asciutto,
Quartaccio di Ponte Galeria, compreso tra il quin- rialzato e quindi adatto alla frequentazione per la
dicesimo e il diciottesimo chilometro della via Por- presenza del cono alluvionale del Galeria; a sud

16. R. Lanciani, Le acque e gli acquedotti di Roma antica, Roma, 1996, è stata in seguito ripresa nel 2000 e prosegue tuttora
1976, rist. anast., p. 247-248. sotto la direzione di C. Morelli. La documentazione grafica,
17. V. Livi e L. Lombardi, L’approvvigionamento idrico della Villa di curata da Alessandro Tilia, e la documentazione fotografica
Domiziano al Circeo, in Livi V., Righi R. (ed.), Studi e ricerche sono conservate nell’Archivio SBAO. Cfr. Petriaggi et alii
sul patrimonio archeologico del Parco nazionale del Circeo. Atti del 1995.
convegno promosso dall’Ufficio Gestione Beni ex ASFD di Sabaudia 20. R. Petriaggi et alii 1995, n. 1, p. 361.
in occasione del settantennale e del Parco nazionale del Circeo (Sa- 21. A. Arnoldus-Huyzendveld e A. Pellegrino, Traces of historical
baudia, 27 marzo 2004), Priverno, 2004, p. 47-70. landscapes preserved in the coastal area of Rome, in Memorie de-
18. L. Lombardi, Panza : Impianti idraulici romani, Roma, 1996. scrittive Carta Geologica d’Italia, 54, 2000, p. 221-222.
19. L’indagine archeologica, diretta da R. Petriaggi dal 1992 al
Fig. 8 – Carta Tecnica Regionale (1:10.000) con l’indicazione dei ritrovamenti archeologici nel territorio tra Ponte Galeria e Porto.
473
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
474 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

mediante una serie di contrafforti quadrangolari,


sia in opera laterizia che in opera reticolata con
ammorsature in blocchetti di tufo, in fase con la
fondazione. In alcuni saggi è stato rinvenuto il pia-
no di spiccato, generalmente costituito da una ri-
sega in bipedali, larga cm 15, al di sopra della quale
si conserva talvolta il primo filare in opera laterizia
dei piloni dell’alzato, che misurano m 1,50 × 1,20.
Dell’elevato restano cospicui tratti negli strati
di crollo, rinvenuti sia a sud che a nord del-
l’acquedotto. Dove questi sono maggiormente
conservati, è ben visibile la serie delle arcate
(fig. 10), con una luce di m 2,90, costituite da pilo-
ni in opera mista con ammorsature in tufelli e
ghiere in sesquipedali; in un saggio, all’interno

Fig. 9 – Acquedotto di Porto : fondazione.

invece l’ambiente fluviale del Tevere, basso, a ri-


schio di alluvionamento, soggetto a ristagno e
quindi poco adatto all’insediamento.
La struttura 22 ha una fondazione continua lar-
ga m 1,80 e presenta varianti nella realizzazione
dovute alle esigenze costruttive. Generalmente è
costituita alla base da un vespaio di grossi scheg-
gioni di tufo, sul quale è una gettata in cavo arma-
to di conglomerato cementizio di spezzoni di tufo
e pietra misti a malta ad alta percentuale pozzola-
nica, con un’altezza che varia da m 1,60 a m 1,80.
Al di sopra la fondazione, condizionata dalle diffe-
renze di quota del terreno, continua a faccia a vi-
sta, con cortina in opera reticolata (tessere di cm 8
di lato) ed in opera laterizia (fig. 9). Fig. 10 – Acquedotto di Porto, crollo dell’alzato :
In alcuni tratti la struttura è stata rinforzata resti delle arcate e della tamponatura.

22. I dati rilevati sono purtroppo condizionati dal cattivo stato di subito un livellamento dovuto agli interventi della bonifica
conservazione delle murature (la testa della cortina della Torlonia degli anni Trenta, che ha alterato anche la stratigra-
fondazione dell’acquedotto è stata rinvenuta in tutti i saggi fia archeologica : cfr. A. Parisi Presicce e G. Villetti, Le bonifi-
ad una quota media di m 0,40 dal piano di campagna) dal che : un ponte fra passato e futuro, in C. Bagnasco (a cura di), Il
momento che, sia la struttura che il relativo crollo, hanno delta del Tevere, Roma 1998, p. 97-109.
475

dello strato di crollo, sono stati rinvenuti i resti di dato più interessante è il rinvenimento di una fi-
una tamponatura che in una fase successiva ha stula plumbea sulla quale compare il nome del
obliterato una delle arcate. Si conservano anche procurator aquarum Gnesius, liberto di Nerone,
resti della spalletta dello speco, larga m 0,45 e del- menzionato anche su alcune fistule delle Terme in
la cornice modanata che doveva sottolinearne al- Campo Marzio 25.
l’esterno la base; di quest’ultimo rimangono alcuni Al km 20 della via Portuense, in prossimità di
tratti che hanno permesso di misurare la larghezza un impianto idrovoro per la cui realizzazione, ne-
dell’invaso (escluso il rivestimento in cocciopesto) gli anni ’70, vennero effettuati dei sondaggi che
che è di m 0,60. evidenziarono un altro breve tratto dell’acquedot-
Se consideriamo dunque l’ampiezza della luce to di Porto 26 (fig. 8, c), è stato rinvenuto, subito a
delle arcate, le dimensioni dei piloni e del muro nord, un complesso di serbatoi d’acqua (fig. 8, d),
portante e la distanza tra quest’ultimo e la chiave documentato solo parzialmente a livello planime-
di volta delle ghiere, seppur in giacitura di crollo, trico perché ora coperto dalla strada moderna, che
possiamo ipotizzare che l’altezza complessiva del- doveva però essere ancora distinguibile agli inizi
l’acquedotto si aggirasse intorno a m 5. Per quanto dell’800 27. I sondaggi effettuati nel 1997 28 hanno
riguarda le sorgenti di alimentazione, sulle alture a messo in evidenza quello più occidentale, orienta-
nord soprastanti Ponte Galeria, nelle immediate to nord est-sud ovest : l’interno (fig. 11), a pianta
vicinanze dell’acquedotto, sono individuabili due rettangolare, ha una lunghezza di m 40,75; i muri
possibili punti di rifornimento : il primo lungo la perimetrali, evidenziati a nord e ad ovest, sono in
valle del Magliana, il secondo nella valle del Gale- opera laterizia rivestita, sia all’interno che all’e-
ria 23. sterno, da uno spesso strato di cocciopesto; quello
Circa m 16 a sud dell’acquedotto (fig. 8, b) so- nord è rafforzato da nove contrafforti lunghi in
no stati individuati i resti di un probabile serbatoio
d’acqua 24. Questo, a pianta rettangolare con orien-
tamento nord est-sud ovest, misura m 8,20 × 5,50
e conserva muri perimetrali larghi m 1, in opera
reticolata con ammorsature in tufelli che poggiano
su un vespaio in scheggioni di tufo; lo spazio inter-
no è scandito lungo l’asse mediano da tre pilastri
con paramento in blocchetti di tufo ed è rivestito
in cocciopesto con cordoli alla base. Sul lato occi-
dentale si conservano due scivoli in cocciopesto,
ad una quota superiore rispetto al fondo della va-
sca, che permettevano il deflusso dell’acqua; sul
lato opposto restano le imposte di una delle arcate
che dovevano sostenere il condotto di alimenta-
zione dall’acquedotto.
Dallo strato di riempimento, scavato solo in
parte, proviene materiale di I e II secolo d.C., ma il Fig. 11 – Il serbatoio del complesso al km 20 della via Portuense.

23. Il toponimo dell’area, denominata «Tenuta del Pisciarello», 1827, p. 26; l’autore riporta la notizia degli «...avanzi di una
e l’esistenza dei «Casali della Chiavichetta», avvalorano l’i- piscina limaria, sorretta da pilastri, circa 2 m più oltre di
potesi che sia da collocare in questa zona la fonte o le fonti di Ponte Galera».
approvvigionamento dell’acquedotto. 28. Negli anni 2002-2003 ulteriori interventi di scavo hanno
24. Della struttura, tuttora in corso di scavo, non è possibile al permesso di individuare ad est del serbatoio riportato in luce
momento definire con precisione la funzione; essa doveva nel 1997 altre due cisterne, sempre di forma rettangolare e di
collegarsi all’acquedotto mediante una conduttura su arcate grandi dimensioni, con partizione interna a pilastri. Si tratta,
di cui è già stato rinvenuto un pilastro (m 5,50 × 1,50). in conclusione, di un grande complesso di cisterne, legate al-
25. R. Petriaggi et alii 1995, p. 370-372. l’acquedotto Portuense, che dovevano fungere da bacino di
26. Lo scavo è inedito e la relativa documentazione è conservata raccolta e di accumulo di acqua potabile in relazione alla vi-
presso l’archivio della Soprintendenza. cina città di Portus.
27. A. Nibby, Della via Portuense e dell’antica città di Porto, Roma,
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
476 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

media m 2,10 e larghi m 0,90. All’interno si con- al 64-66 d.C. 30 e quello del tratto di fistula, prove-
servano 5 pilastri rettangolari del muro di spina, niente dal serbatoio d’acqua, che confermano l’i-
sempre in opera laterizia, di m 1,50 × 0,60 e posti a potesi che l’acquedotto di Portus sia da ascrivere ad
distanza regolare di m 4,60; la navata settentrio- epoca claudio-neroniana. È infatti logico pensare
nale ha una larghezza di m 5,30. Questa è intera- che, nella fase progettuale dell’impianto portuale e
mente occupata dallo strato di disfacimento delle nella più generale sistemazione del territorio da
murature, al di sotto del quale un limitato appro- parte di Claudio, sia stata compresa anche la rea-
fondimento ha permesso di evidenziare la pavi- lizzazione dell’approvvigionamento idrico della
mentazione in bipedali. città, portata a termine successivamente in epoca
Il materiale ceramico rinvenuto nello scavo neroniana come anche il completamento dei lavo-
dell’acquedotto copre un arco cronologico che va ri e l’inaugurazione del porto di Roma.
dal I al IV secolo d.C., con attestazioni di VI 29. Il Le ultime attestazioni del VI secolo testimonia-
rinvenimento di questo materiale attesta una fre- no che l’acquedotto dovette da quel momento in
quentazione dell’area legata, non solo alla costru- poi subire, anche se non completamente, una fase
zione, ma anche alla manutenzione ed ai restauri di abbandono, in conseguenza delle ben note vi-
che la struttura dovette richiedere durante il suo cende storiche 31 che, a partire dall’inizio del V se-
funzionamento. colo e per tutto il VI, determineranno il calo del-
Un dato utile è stato il rinvenimento, in uno l’importanza strategica e dell’attività funzionale
strato di riempimento del cavo di fondazione del- della città di Porto fino al suo completo declino
l’acquedotto, di un dupondio neroniano databile causandone lo spopolamento del territorio.
Andrea CARBONARA, Maria Cristina VITTORI,
Paola VORI

GLI ACQUEDOTTI DELLA VALLE DI MALAFEDE La valle in cui scorre il fosso di Malafede, che
(LOCALITÀ CASALE INFERMERIA): FIG. 1,2 segnava il confine del territorio della colonia di
Ostia in direzione di Roma, presenta condizioni
Negli anni 1993-95 e 1997, nel corso di campa- geomorfologiche differenziate, che hanno condi-
gne di scavo e di interventi preventivi effettuati a zionato il percorso degli acquedotti, il contempo-
scopo di tutela dalla Soprintendenza, è stato messo raneo utilizzo di tecniche edilizie differenti e la
in luce, in due differenti aree della valle di Malafe- conservazione stessa dei manufatti. In relazione a
de, un sistema di acquedotti, in parte costruiti in questo ultimo punto è stato possibile effettuare
elevato, in parte in trincea, le cui pendenze digra- una migliore lettura delle loro caratteristiche strut-
dano verso la via Ostiense 32 (fig. 12). Il complesso turali nelle zone prossime alle colline, in loc. Casa-
è costituito da due strutture dotate di spechi, che le Infermeria, là dove il banco di tufo risulta piut-
corrono in parte parallele fra loro ma a quote di- tosto superficiale. Diversamente, nell’area centrale
verse, a cui ne fu aggiunta una terza, con premi- della valle fortemente erosa, sia a nord-ovest del
nente funzione di rinforzo. Casale (fig. 12 a sinistra della pianta) che in prossi-

29. R. Petriaggi et alii 1995, n. 22, p. 371; gran parte del materia- pographie des ports de Rome, in Pallas. Revue d’études antiques,
le, soprattutto quello riferibile alle fasi più tarde, è in fase di 55, 2001, p. 267-284; F. Zevi, Il Porto per Traiano, in Tra Da-
studio ed ancora inedito. masco e Roma. L’architettura di Apollodoro nella cultura classica
30. C. H. V. Sutherland, The Roman imperial coinage, I, Londra, [catalogo della mostra], Damasco-Roma, 2001-2002, p. 103-
19842, p. 163, n. 202, tav. 20. 124; S. Keay et alii, Portus. An archaeological Survey of the Port
31. V. Mannucci e P. Verduchi, Il porto imperiale di Roma : le vicen- of Imperial Rome, Londra, 2005.
de storiche, in V. Mannucci (ed.), Il parco archeologico naturali- 32. Un resoconto della prima campagna di scavo è stato pubbli-
stico del Porto di Traiano. Metodo e progetto, Roma, 1992, p. 15- cato in Bedello et alii 1995. A questo contributo, rivisto an-
28; F. Zevi, Traiano e Ostia, in J. González (ed.), Trajano. Em- che per quanto riguarda le datazioni, a seguito delle risultan-
perador de Roma, Roma, 2000, p. 509-547. C. F. Giuliani, I ze degli scavi 1997, si rimanda per altra documentazione gra-
Porti di Claudio e Traiano, in M. Giacobelli (ed.), Lezioni Fabio fica e fotografica ed alla bibliografia di confronto, che, per
Faccenna. Conferenze di archeologia subacquea, Bari, 2001, motivi di spazio, non può essere riproposta in questa sede. I
p. 115-126; P. Verduchi, Le complexe portuarie de Rome : quel- rilievi, eseguiti dallo Studio Treerre e le fotografie qui pubbli-
ques observations, in Descœudres 2001, p. 131-136; F. Zevi, La to- cate sono di proprietà della SBAO.
477

sale Infermeria, in direzione delle pendici collinari


dove non se ne rileva alcuna traccia. All’estremità
opposta di una delle colline (fig. 12, a sinistra della
pianta), il primo acquedotto esce per attraversare
nuovamente un’area pianeggiante, piegando poi
ad angolo in corrispondenza di due punti successi-
vi (fig. 15), di cui uno contraffortato in blocchetti
di tufo.
In questa stessa zona il secondo acquedotto,
posto ad una quota più alta rispetto al primo, ne
segue l’andamento accostandosi strettamente ad
esso nella valle, tanto da non necessitare di para-
mento sul lato interno; inoltre lo scavalca in pros-
simità delle colline, ove si determinano ov-
viamente dei cambiamenti di direzione (fig. 16).
Particolarmente interessante è la situazione,
per ora priva di confronti, rilevata in corrispon-
Fig. 12 – Planimetria della zona con posizionamento delle due aree denza della collina occidentale, ove il primo ac-
scavate : a sinistra, scavi 1993-1995, a destra, scavi 1997 quedotto, come accennato, viene scavalcato dal
(Stralcio IGM F. 149 II NE). secondo. In questa occasione la copertura del pri-
mo acquedotto venne protetta da una sorta di «ca-
mità della via Cristoforo Colombo (fig. 12 a destra valiere» in calcestruzzo, che ebbe anche la funzio-
della pianta), si sono rilevati pesanti danneggia- ne di mantenere inalterata la quota di scorrimento
menti causati dalle lavorazioni agricole, che in al- dell’acqua nella canaletta del secondo acquedotto
cuni casi ne hanno distrutto fino alla quota delle (fig. 16, 17).
fondazioni gli alzati affioranti. Ove gli acquedotti corrono paralleli e contigui
Nella zona pianeggiante, presso la via Cristofo- attraversando la valle, si rese necessaria, in un mo-
ro Colombo, indagata nel 1997, i due acquedotti mento successivo, la costruzione della terza strut-
(fig. 13 e 14) corrono paralleli ad una distanza di tura in opera laterizia in funzione di rinforzo del
circa 1 m l’uno dall’altro, per poi proseguire in di- sistema. Tale struttura, fondata in cassaforma, è
rezione delle colline. larga m 0,50 ed è realizzata con un paramento
In questo settore, la prima struttura, a nord, piuttosto accurato (modulo di cm 23), in cui sono
più antica (n. 1 in planimetria e sezione), risulta presenti laterizi con bolli circolari anepigrafi. Essa
completamente interrata. È realizzata con una è caratterizzata dalla presenza di contrafforti rea-
muratura in blocchetti di tufo e fondazione in ope- lizzati nella medesima tecnica, posti a distanze ir-
ra cementizia contro terra. Lo speco (h. m 1,50, regolari.
largh. m 0,40) è foderato da uno strato di coccio- Per quanto riguarda la tecnica edilizia e le mo-
pesto con cordoli arrotondati sul fondo e ricoperto dalità di costruzione rilevate in quest’area durante
da muratura in cementizio piana, che mostra al- le campagne di scavo 1993-95, il primo acquedot-
l’interno l’impronta delle travi della centina. to, a differenza di quanto osservato nel tratto poi
La seconda struttura (largh. m 1,90), posta a scavato nel 1997, mostra un paramento in opera
sud (n. 2 in planimetria e sezione) è invece realiz- reticolata (cubilia di cm 6-7) interrotto quasi
zata con un alzato in opera laterizia, che non con- ovunque da un marcapiano in blocchetti di tufo.
serva all’interno l’intera altezza dello speco, peral- La struttura, in uno dei tratti indagati per una
tro assai danneggiato. Al di sotto di una breve rise- maggior profondità, presenta in corrispondenza
ga ne è stata messa in luce la fondazione (prof. della terminazione del marcapiano una zona ca-
m 0,75), anch’essa realizzata in blocchetti di tufo. ratterizzata da una diversa inclinazione dei cubilia
Come si è detto, provenendo dalla piana, i due ac- e dalla presenza di blocchetti di tufo quasi a forma-
quedotti, evitando il terreno paludoso presente re l’imposta di archi, in alcuni casi non finiti
nella parte centrale della valle, proseguono quasi (fig. 18). Potrebbe trattarsi della testimonianza del-
certamente con percorso sotterraneo, verso il Ca- la presenza, in origine, di fognoli per il deflusso
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
478 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Fig. 13 – Pianta dei due acquedotti presso la via Cristoforo Colombo (scavi 1997).

Fig. 14 – Sezione dei due acquedotti (scavi 1997).

delle acque della valle, tamponati forse in seguito na occidentale, il primo acquedotto mostra un
alla costruzione del secondo acquedotto addossa- nuovo cambiamento di tecnica, essendo costruito
tosi al primo sul lato settentrionale e a quella della in opera mista.
terza struttura di rinforzo. Il secondo acquedotto, nel tratto lungo la valle,
Verso nord-ovest, prima di inserirsi nella colli- è largo ca. m 1,50 ed è realizzato in opera mista,
479

Fig. 15 – Planimetria generale del sistema di acquedotti nella valle (scavi 1993-1995).

Fig. 16 – Planimetria degli acquedotti presso la collina occidentale (scavi 1993-1995).

con cubilia di cm 8/9 e laterizi visibili solo alla quo- Per quanto riguarda gli spechi, nella zona in
ta della cresta dei muri a causa dell’accostamento corrispondenza della valle ed ai piedi delle colline
della terza struttura. Una maggiore leggibilità del nei tratti in cui essi sono integralmente conservati,
manufatto si ottiene nel punto di ingresso nella si rileva che la canaletta del primo acquedotto pre-
collina occidentale dove è stato possibile indagare senta le stesse misure del tratto conservato presso
parte della fondazione in cassaforma con ritti ri- la via Cristoforo Colombo (h. m 1,20, largh.
correnti. m 0,40) e un rivestimento a grana fine con cordoli
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
480 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Fig. 17 – Sovrapposizione dei due acquedotti : in evidenza il «cavaliere» in calcestruzzo.

Fig. 18 – Prospetto del primo acquedotto (scavi 1993-1995).

sul fondo (fig. 19, n. 1). La copertura è realizzata solo il rivestimento in cocciopesto, rinforzato me-
con tegole alla cappuccina inglobate nella muratu- diante l’inserzione di una lamina plumbea con
ra, tranne nel punto in cui l’acquedotto si inserisce chiodi e dentelli di fissaggio.
nella collina orientale dove lo speco è coperto dal- La canaletta del secondo acquedotto (h.
la muratura stessa in opera cementizia. m 1,30, largh. m 0,50), presenta un rivestimento
In corrispondenza della prima curva verso est, interno in cocciopesto a grana piuttosto grossola-
all’interno dello speco, si è rilevato un intervento na, fino ad un’altezza di ca. m 0,30 e senza cordoli
di restauro antico che riguarda su un lato sia la inferiori (fig. 19, n. 2).
muratura che la canaletta stessa, mentre sull’altro In entrambi gli acquedotti la pendenza dello
481

Fig. 19 – Sezione dei due acquedotti presso la collina occidentale (scavi 1993-1995).

Fig. 20 – Pozzo sul primo acquedotto. Fig. 21 – Pozzo sul secondo acquedotto.
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
482 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

speco, misurata per un tratto di ca. m 600 è pari nabile, in assenza di materiali, solo in base alle sue
allo 0,56 per mille per il primo acquedotto (disli- caratteristiche costruttive, a seguito dell’amplia-
vello misurato tra le quote assolute ai punti estre- mento delle indagini, che hanno consentito di ve-
mi m 12,04 e m 11,70) e 0,38 per mille per il se- rificare e confrontare la situazione su due settori
condo (dislivello misurato tra le quote assolute ai distinti di scavo. Si può ipotizzare, per il primo ac-
punti estremi m 13,73 e m 13,50) per una possibi- quedotto, una datazione entro i primi decenni del
le portata di ca. 70 litri al secondo per ciascuno. II secolo d.C., per il secondo una cronologia di po-
Da quanto è stato possibile rilevare, nel tratto co posteriore, legata ad un presumibile potenzia-
costruito nella collina occidentale il sistema di ac- mento del rifornimento idrico della prima condot-
quedotti era realizzato con pozzi, funzionali anche ta; per la terza struttura di contrafforte è presumi-
all’ispezionabilità dei condotti : uno circolare in bile una datazione successiva, che in base
relazione al primo acquedotto (fig. 20), con coppia all’analisi della tecnica impiegata, potrebbe collo-
di pedarole, dal diametro interno di m 1, ed uno carsi agli inizi del III secolo d.C.
quadrato in connessione con la seconda struttura Riguardo alla questione della provenienza del-
(fig. 21), con lato di m 1,40, messo in luce per tut- le acque, studi geopedologici farebbero ipotizzare
ta l’altezza conservata (m 2,70). una zona di captazione in località Trigoria o Castel
Quanto alla cronologia del complesso, determi- Romano 33.

Margherita BEDELLO TATA, Stella FALZONE,


Stefania FOGAGNOLO, Paola OLIVANTI

UN ACQUEDOTTO DELLA PRIMA ETÀ IMPERIALE (cm 10-20), allettati in abbondante malta con co-
NEI PRESSI DEL CASALE DI MALAFEDE: fig. 1,2b spicua presenza di pozzolana. Oltre a caementa na-
turali, nel nucleo della muratura sono visibili scar-
Il tratto di acquedotto che si presenta in questa si frammenti di tegole. Le due pareti che inglobano
sede in un’indagine preliminare, è stato rinvenuto il canale di scorrimento dell’acqua misurano en-
ad est del Casale di Malafede nel corso di sondaggi trambe cm 40-42 di larghezza; il fondo della strut-
archeologici preventivi, nella primavera del 1998 tura poggia direttamente su di una fondazione na-
(fig. 22) 34. turale ritagliata nel banco sabbioso ad est e su
L’acquedotto romano corre lungo l’asse nord breccia compatta nell’ultimo tratto ad ovest e mi-
est-sud ovest, nel terreno che declina dalla Ferro- sura mediamente cm 50 di altezza. L’esistenza di
via Roma-Ostia verso la via Ostiense al km 15 ed è marcate linee di sutura, per lo più verticali, lungo i
all’incirca parallelo alla via, da cui dista pressappo- tratti di muratura riportati alla luce, visibili in par-
co 80 metri. Della struttura, nel corso dei lavori so- ticolare sul lato ovest, fa pensare all’utilizzo di cas-
no stati rimessi in luce circa 55 metri di tracciato, seforme lignee per la messa in opera del manufat-
meglio conservato sul versante occidentale : la to.
condotta d’acqua, su questo lato, raggiunge l’altez- Lo speco a sezione rettangolare (fig. 25), con-
za massima di m 1,70 circa dal piano di fondazione servato per un’altezza massima di m 1,05, presen-
e delinea una leggera curvatura verso sud. Per l’in- ta un rivestimento in cocciopesto fino ad un’altez-
tero tratto rimesso in luce manca completamente za di cm 45 dal piano di scorrimento dell’acqua,
la copertura e dai dati di scavo si può ritenere che che nel periodo di utilizzo dell’acquedotto, però,
l’altezza dello speco dovesse essere in origine su- doveva foderare l’interno della condotta per l’inte-
periore a quella oggi conservata (fig. 24 e 25). ra altezza, considerando la presenza di numerosi
L’acquedotto è realizzato in opera cementizia frammenti di cocciopesto nei punti più alti del ter-
costituita da frammenti di tufo marrone rossastro reno di riempimento del canale. Nel rivestimento

33. Per i risultati delle ricerche geo-pedologiche v. alla nota 31. sto contributo tra quelli del gruppo di lavoro sulla rete idrica
34. Sono molto grato ad A. Pellegrino per avermi affidato la nel territorio ostiense. La fig. 23 è un rilievo eseguito dallo
conduzione dello scavo ed a M. Bedello che ha inserito que- Studio Treerre. Le fig. 24-25 sono dell’autore.
483

Fig. 22 – Ubicazione dell’acquedotto ritrovato in località Casale di Malafede (IGM foglio 149, II N.E.)

Fig. 23 – Tracciato dell’acquedotto del Casale di Malafede; scala originaria 1: 25 (SBAO, Archivio disegni n. inv. 12383).

sono stati individuati due strati distinti 35 : il più in- ne di frammenti fittili (cm 0,7-3), la cui maggiore
terno, composto da malta, sabbia e pozzolana con densità e grandezza si nota in particolare alla base
l’aggiunta di scarsissimi inclusi calcarei e di fram- e nei due cordoli posti nei punti di giuntura sul
menti fittili, di spessore medio pari a cm 2,5; l’al- fondo. Lo spessore di questo secondo strato del ca-
tro, di malta e pozzolana con elevata concentrazio- nale sulle pareti misura cm 3,5; l’altezza comples-

35. Vitruv., VIII 6, 15.


Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
484 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Fig. 24 – Veduta generale dell’acquedotto da ovest.

siva del rivestimento interno alla base è pari a


cm 10 circa. Lo speco ha una larghezza media di
cm 41, con un’oscillazione nei diversi punti com-
presa tra cm 39 e 43.
La copertura dell’acquedotto, doveva essere
realizzata con tegole raccordate da coppi 36. La
morfologia e la tecnica edilizia, priva di paramento
regolare esterno, indicano che si trattava di un ac-
quedotto a speco sotterraneo; considerata la pre-
senza dei crolli delle murature (fig. 26), si deve
ammettere tuttavia una parziale sopraelevazione
da terra della struttura, secondo lo schema adotta-
to nell’acquedotto del Gier, nei pressi di Lione, che Fig. 25 – Speco con crollo della copertura.

rappresenta un esempio intermedio tra la costru-


zione in trincea e l’opera in elevato 37. go del ritrovamento di entrambe le strutture, non
L’acquedotto ora descritto presenta diversi ritenendo plausibile la presenza di un terzo canale
aspetti comuni ad una delle due condotte d’acqua nello stesso ristretto ambito territoriale, possiamo
scoperte nella stessa area dal Gatti nel 1917 38 ipotizzare che si tratti di un unico tracciato o
(fig. 27) : a circa 200 metri ad est dal Casale di quanto meno di un sistema idrico organicamente
Malafede e ad una distanza media di 80 dalla via connesso. Si deve osservare inoltre che il tratto re-
Ostiense, si rinvenne un acquedotto costituito da centemente scavato e quello minore rinvenuto nel
due canali, di cui uno maggiore a traiettoria rettili- 1917, hanno un andamento grosso modo parallelo
nea e l’altro di larghezza inferiore ad andamento alla via Ostiense ed effettuano entrambi una curva
curvilineo, che si innestava nel primo. Il tratto di verso sud, in direzione di Ostia.
acquedotto rinvenuto negli scavi del 1998 si può Le quote assolute prese in più punti sul fondo
confrontare con quello minore scoperto nel 1917, dello speco dell’acquedotto del Casale di Malafede
per quanto riguarda la morfologia e la tecnica edi- consentono di stabilire con certezza la pendenza
lizia, mentre per le misure sono da registrare alcu- verso Ostia delle acque convogliate nel suo cana-
ne differenze. Tuttavia, in considerazione del luo- le. Dalla loro lettura emerge l’esistenza di un sen-

36. Una discreta quantità di tegole frammentarie e in misura sizione «alla cappuccina».
nettamente minore di coppi è stata rinvenuto nei crolli dei 37. C. G. de Montauzan, Les aqueducs antiques de Lyon, Parigi,
muri di contenimento e della copertura del canale. L’osser- 1909, p. 130-133, fig. 52; in generale : L. Jeancolas, Les aque-
vazione della distribuzione e delle dimensioni delle tegole ducs antiques de Lyon, Avignon, 1986 (Revue archéologique. Si-
nello strato di crollo rinvenuto all’interno dello speco tes, h. s., 30), p. 90-104.
(fig. 25), inoltre, fa ritenere assai verosimile una loro dispo- 38. Gatti 1917, p. 275-277.
485

Fig. 26 – Crolli dei muri di contenimento del canale.

sibile avvallamento del piano di scorrimento del-


l’acqua in un tratto intermedio, corrispondente al
punto massimo di curvatura della condotta, dove
è stata registrata la quota più bassa (10,721 m). Il
piano da quel punto tende poi, progressivamente,
a risalire attestandosi, nell’ultima misurazione ef-
fettuata in direzione di Ostia, su una quota co-
munque inferiore (10,830 m) alla prima presa sul
versante opposto (10,839 m). La pendenza del
condotto stabilita tra i punti 69 (10,839 m : prima
quota rilevata da est) e 56 (10,830 m : ultima
Fig. 27 – Ritrovamento del 1917, con localizzazione e sezione
quota ad ovest) su 48 m di distanza, risulta essere
(da Gatti 1917).
0,18/1000; considerando che la prima quota rile-
vata al punto 69 potrebbe non essere precisa, per
lo stato di conservazione del rivestimento in quel Tra i resti ceramici presenti nel cocciopesto è da se-
punto, la pendenza dell’acquedotto tra i punti 65 gnalare, inoltre, anche un frammento di parete di
(10,850 m : seconda quota da est) e il solito pun- ceramica a vernice nera, rinvenuto nel primo stra-
to 56, distanti tra loro di 41,4 m, è pari a 0,48/ to del rivestimento del canale. Gli elementi di da-
1000 39. tazione fin qui vagliati concorrono a delineare una
L’osservazione accurata del rivestimento del cronologia alta dell’acquedotto in esame, che si
canale dell’acquedotto del Casale di Malafede ha può fissare a partire dalla media età augustea o, al
prodotto risultati utili al suo inquadramento cro- più tardi, comunque nei primi decenni del I secolo
nologico. Esaminando nel dettaglio i componenti d.C.
fittili dei due strati di cocciopesto che foderano le La funzionalità del canale è accertabile fino al
pareti interne e il fondo dello speco, sono stati in- IV secolo d.C., essendo stato rinvenuto in uno
dividuati vari frammenti ceramici e tra questi an- strato di crollo sul lato orientale dello scavo, un
che quattro pareti e due orli di terra sigillata itali- fondo di scodella in sigillata africana D, databile tra
ca. In particolare gli orli sono riferibili a due piatti : la fine del IV e l’inizio del V secolo d.C. 42.
uno ad orlo pendente 40 e l’altro ad orlo verticale 41 Il tratto di acquedotto scoperto nei pressi del
databili ambedue alla media / tarda età augustea. Casale di Malafede, per collocazione topografica e

39. Fondamentali suggerimenti sull’argomento li devo alla di- 41. Conspectus 1990, 18.2.2
sponibilità di L. Lombardi e N. Angelini. 42. Atlante I, tav. XXXII, 4/5.
40. Conspectus 1990, 12.1.2
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
486 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

direzione delle acque, si può inserire ragionevol- La datazione alta del ritrovamento in esame
mente nell’ambito del più ampio sistema idrico offre uno spunto di riflessione rispetto al più am-
ostiense 43 ; si deve osservare, inoltre, che l’accura- pio problema dell’inquadramento cronologico del
tezza nella sua messa in opera, specie nella realiz- primo sistema di canalizzazione realizzato ad
zazione del rivestimento del canale, fa ritenere che Ostia 45. L’acquedotto del Casale di Malafede par-
non si tratti di una costruzione secondaria, così co- rebbe aggiungere ulteriori elementi alla definizio-
me meno probabile appare un suo utilizzo esclusi- ne di un arco cronologico che non esclude l’età
vo per alimentare le ville dei ricchi possidenti della di Augusto, o i primi decenni del I secolo d.C.,
zona, attestate sulle alture contigue al Fosso di per la costruzione del più antico acquedotto
Malafede e sulle colline di Casal Bernocchi e dei ostiense.
Monti di S. Paolo 44.

Franco TELLA

TRATTO DI ACQUEDOTTO RINVENUTO LUNGO LA dove viene interrotto da un taglio risalente ad epo-
VIA DEL MARE. NOTA PRELIMINARE: fig. 1,2c ca indeterminata. Oltre questa interruzione, l’ac-
quedotto prosegue nella stessa direzione all’ester-
Nell’estate 2005, in occasione di lavori eseguiti no dell’area di scavo, verso la via del Mare, distan-
dall’ACEA per la realizzazione dell’illuminazione te in questo punto circa 1 m. Il taglio della
pubblica lungo la strada statale 8, via del Mare, so- struttura ha reso perfettamente visibile la sezione
no stati effettuati scavi preliminari nell’area che completa dell’acquedotto (fig. 29).
costeggia la strada sul lato nord, tra il km 15,800 La costruzione, in opera cementizia di scapoli
ed il km 15,960 (fig. 28) 46. La documentazione de- di tufo legati con abbondante malta chiara piutto-
finitiva dello scavo, temporaneamente sospeso, sto friabile, sembra essere stata realizzata parte in
non è stata ancora completata. elevato e parte entro lo strato sabbioso di origine
Nel corso dei saggi di scavo è stata messa in lu- alluvionale che interessa tutta l’area dei sondaggi.
ce un’area di interesse archeologico, importante La superficie esterna dell’intera struttura è priva di
per la conoscenza di questa parte dell’antico su- paramento e rivestita da uno strato abbondante di
burbio ostiense, che contribuisce alla ricostruzione malta. Il condotto, di sezione rettangolare, presen-
del sistema di distribuzione idrico del territorio. ta una copertura «a cappuccina». I piedritti misu-
I rinvenimenti comprendono un tratto ben rano m 1,22 ed hanno uno spessore di circa
conservato di strada basolata con andamento est – cm 40. Lo speco è rivestito da uno strato di coccio-
ovest, una platea di fondazione in opera cementi- pesto di cm 4-5, fino ad un’altezza di cm 50-60 dal
zia forse pertinente ad un monumento funerario, fondo; superiormente, esso è rivestito da un sottile
nonché un’area funeraria con sepolture di varia ti- strato di malta piuttosto fine; la larghezza dello
pologia, datate tra il IV ed il V secolo d.C. speco varia pertanto da cm 36 a cm 48. Presso il
In particolare, si segnala un tratto di acquedot- fondo, gli angoli sono rinforzati da cordoli in coc-
to lungo 26 m, ancora in corso di scavo, prevalen- ciopesto.
temente parallelo alla strada basolata. All’estremi- Non è stato ancora possibile rilevare più di una
tà est, il condotto volge in direzione sud-est, con quota interna lungo il tratto messo in luce e di
un angolo di circa 120o, proseguendo per altri conseguenza non è stata individuata la pendenza
5 metri verso la prospiciente collina di Malafede, del canale 47.

43. Si veda in questa stessa sede le comunicazioni riferibili ai p. 89; 2, p. 248-249; Bruun 1998, p. 266-270; e infine,
tracciati 2a, 2b e 2c. Schmölder 2001, p. 101, che propone l’età augustea.
44. Pavolini 1983, p. 9; Bedello et alii 1995, fig. 10. 46. L’assistenza archeologica allo scavo è stata fornita dalla So-
45. G. Calza, Ostia. Guida storico monumentale, Milano-Roma, cietà cooperativa Archeologia.
1925, p. 10; R. Calza e M. Floriani Squarciapino, Museo 47. La quota del fondo dello speco dell’acquedotto, in questo
Ostiense, Roma, 1962 (Itinerari dei musei, 79), p. 18; Meiggs2 punto del tracciato, è di circa 9,30 m s.l.m.
1973, p. 44; Pavolini 1983, p. 9; Ricciardi-Scrinari 1996, I,
487

Fig. 28 – Localizzazione dei ritrovamenti (Carta Tecnica Regionale, foglio no 387010 Acilia).

Fig. 29 – Sezione dell’acquedotto di via del Mare.


Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
488 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Per quanto riguarda la morfologia e la tecnica logie con quello rinvenuto presso il Casale di Ma-
muraria, Il tratto di acquedotto rinvenuto lungo la lafede, risalente alla prima età imperiale e prece-
via del Mare sembra presentare significative ana- dentemente descritto da F. Tella.

Angelo PELLEGRINO, MARIA CRISTINA RICCI,


Veronica ROMOLI

L’AQUEDUC D’OSTIE AUX ABORDS de blocage continu dont les empreintes régulières
DE LA MURAILLE: fig. 1,2d du coffrage en bois sont encore très nettes. Sur ce
massif, au cours d’une deuxième étape du même
Dans le cadre du projet de recherche de l’École chantier, ont été installées ponctuellement, sur
française de Rome sur les châteaux d’eau d’Os- une hauteur d’environ 1 m, les fondations rectan-
tie 48, nous avons également considéré avec atten- gulaires qui accueillent les piles de l’aqueduc.
tion l’ensemble des traces qui permettent d’attes- Dans les deux cas analysés, ces fondations ponc-
ter la présence d’un aqueduc à l’intérieur et aux tuelles présentent un parement en opus testaceum
abords immédiats de l’enceinte. C’est ainsi que du- sur leur face sud, est et ouest, qui s’aligne et se
rant la campagne 2004, il a été possible notam- confond à celui des piles. Leur face nord, non pa-
ment de mettre en évidence l’utilisation précoce rementée, est en légère saillie par rapport au pare-
de la muraille pour le transport de l’eau 49. En ce ment de la pile 54.
qui concerne les vestiges d’un aqueduc à l’ex- La distance entre les piles de l’aqueduc est
térieur de la ville, l’examen des caractéristiques constante et se situe autour de 3-3,20 m, soit 10
techniques des structures permet d’associer les pieds romains, toutefois, dans les deux cas où le
dernières arcades conservées de l’aqueduc qui, en tracé de l’aqueduc est légèrement dévié 55, cet écar-
provenance de l’est, s’insère à la muraille 50 (fig. 5 : tement est réduit à 2,80 m. La dimension des piles
tronçon 2d1), les 12 piles, malheureusement très est également très régulière; elles mesurent toutes
arasées, retrouvées puis recouvertes dans les an- 1,50 m de largeur sur 1,80 m de longueur (5 × 6
nées 1980, dans la zone du «campo sportivo» 51 pieds), à l’exception la dernière (fig. 30), qui vient
(fig. 5 : tronçon 2d2) et le mur antique englobé s’adosser à la courtine extérieure de la muraille et
dans l’enceinte de la Renaissance du Borgo d’Ostia dont la longueur atteint 2,20 m (7,5 pieds).
Antica 52 (fig. 5 : tronçon 2d3). Cet aqueduc aé- En ce qui concerne le tronçon dit du «campo
rien, dont nous pouvons suivre les 688 derniers sportivo» (tronçon 2d2), seuls le plan et la restitu-
mètres du tracé, est sans doute à mettre en rela- tion réalisés par A. Pascolini en 1983-84 56 per-
tion avec les vestiges d’arcades visibles sur cer- mettent de comprendre ce qui a été découvert à
taines cartes anciennes 53, le long de la via Os- l’occasion de ces travaux. Il s’agit d’une série de 12
tiense, jusqu’à la vallée de Malafede, située à envi- piles, conservées sur une hauteur maximum de
ron 13 km d’Ostie. 1 m (pile 1), et de trois gros fragments de ma-
La fondation de l’aqueduc extra muros d’Ostie çonnerie en opus testaceum, tous les trois retrouvés
que nous avons pu observer grâce à un sondage li- au sud de l’aqueduc. Le premier est en fait une
mité devant la face nord des piles 5 et 6 du tron- portion de la pile 2 d’une longueur de plus de 2 m,
çon 2d1, se présente comme un imposant massif les deux autres, trouvés devant les piles 6 à 9 et de

48. Voir Bernard et alii 2004; Pour la chronique de la campagne 53. Et notamment celle d’Eufrosino della Volpaia : fig. 2, p. 5.
2004, voir dans la Chronique, MEFRA, 117-1, 2005, p. 305- 54. L’absence de traces de coffrage évidentes sur cette face nous
317. incite à nous demander si elle ne s’appuyait pas contre une
49. Voir la présentation sur les restes d’aqueducs à l’intérieur des autre construction qui aurait disparu depuis.
murailles d’Ostie dans ce même dossier. 55. Entre les piles 10 et 11 du tronçon 2c1 et les piles 8 et 9 du
50. Voir aussi Ricciardi-Scrinari 1996, I, fig. 131. tronçon 2d2.
51. Voir dans ce même dossier, la contribution de S. Fogagnolo. 56. Voir Ricciardi-Scrinari 1996, I, fig. 128.
52. Voir la contribution de P. Olivanti dans ce même dossier.
489

ment très restauré mais la mise en évidence des


caractéristiques techniques des rares éléments an-
tiques conservés a permis de compléter les infor-
mations recueillies à l’occasion de l’analyse systé-
matique des parements du tronçon 2d1. On peut
ainsi observer une certaine homogénéité dans le
choix des matériaux de construction utilisés pour
la réalisation de cet aqueduc. Ce sont principale-
ment des demi bessales, d’une hauteur variant
entre 3 et 3,4 cm, qui sont utilisés pour les pare-
ments, alors que les bipedales, de même hauteur
que les bessales, et d’une couleur plus soutenue,
servent à la construction des arcades et des arcs de
décharge 60. Pour les fondations et le noyau interne
des murs, c’est exclusivement le tuf qui a été utili-
sé. En ce qui concerne la mise en œuvre des
briques, on constate également cette uniformité
dans les habitudes de chantiers 61.
Fig. 30 – Vue vers le nord de la dernière pile du tronçon 2d1 de Le canal de l’aqueduc, condamné à l’époque
l’aqueduc (Cliché V. Aldaya, projet Culture 2000).
moderne est accessible à partir d’une terrasse pri-
vée située derrière l’oratoire de San Aurea 62
dimensions plus grandes (11 × 2 et 8 × 3 m), ap- (fig. 32). L’essentiel de ses caractéristiques tech-
partiennent aux parties supérieures de la structure niques est encore observable et les différentes
puisqu’ils comprennent à chaque fois, une portion
de l’arcade. L’ensemble de ces éléments ne nous
permet certes pas de proposer une restitution
fiable de la totalité de l’élévation de l’aqueduc 57
mais il indique au moins qu’au-dessus du niveau
des arcades, le parement se poursuit sur plus de
3 m.
Le dernier tronçon conservé de cet aqueduc
(tronçon 2d3), qui à la Renaissance a été ennoyé
dans l’enceinte de Gregoriopoli, présente la parti-
cularité de ne pas utiliser ce même système d’ar-
cades 58 pour soutenir le specus, mais un mur plein,
large de 1,40 m et renforcé par une série d’arcs de
décharge en plein cintre 59 (fig. 31). Le parement
nord de ce large mur est encore observable à l’in-
térieur du local technique dont l’accès a été amé-
nagé sous l’un des arcs de décharge du mur anti-
Fig. 31 – Détail des arcs de décharge de la maçonnerie de l’aqueduc
que et se devine au niveau du piédroit nord du ennoyée dans le mur de l’enceinte du borgo : tronçon 2d3 de l’aqueduc
specus. Le parement sud, quand à lui, est évidem- d’Ostie (SBAO, archivio fotografico).

57. La restitution de A. Pascolini nous semble sur ce point discu- été observée.
table. 61. Joints pleins; «module 5 × 5» (Somme de 5 hauteurs de bri-
58. Contrairement à ce qu’affirme la restitution d’A. Pascolini : ques et de 5 épaisseurs de joints verticaux) autour de 24 cm;
fig. 58, p. 54. «module 10 × 10» autour de 49 cm; «module 20 × 20» au-
59. Cette variation dans la construction pourrait être liée à la tour de 98 cm; «nombre de briques par mètre vertical» su-
nature particulièrement marécageuse du terrain sur lequel périeur ou égal à 20.
la structure portante de l’aqueduc devait être installée. 62. Voir aussi fig. 56, p. 53 dans ce même dossier.
60. Sur les structures considérées, aucune assise de réglage n’a
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
490 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

étapes de sa construction peuvent ainsi être resti-


tuées (fig. 33).
Les piédroits du canal de l’aqueduc sont
construits sur le plan horizontal créé lors de l’in-
terruption de la construction du mur plein à envi-
ron 30 cm au dessus du niveau de l’extrados des
arcs de décharge. D’une largeur de 40 cm, ils sont
actuellement conservés sur une hauteur maximale
de 1,20 m. Mais si l’on considère, comme pour le
tronçon 2d2, que l’ensemble de la structure de l’a-
queduc se poursuit 3 m au-dessus de l’extrados des
arcs, il est possible, en restituant une couverture
pour le canal d’une hauteur de 60 à 80 cm, d’éva-
luer les piédroits du specus sans revêtement aux
alentours de 2 m de hauteur. Evidement, il s’agit
là d’une estimation beaucoup trop hypothétique
pour envisager un calcul fiable de la portée de l’a-
queduc.
Le fond du canal, large de 60 cm, est recouvert

Fig. 33 – Croquis du specus : tronçon 2d3 de l’aqueduc d’Ostie


(E. Bukowiecki).

d’une très épaisse couche d’opus signinum (26 cm)


à inclusions grossières (1-2 cm). Dans un
deuxième temps, les parois internes des piédroits
du canal sont également enduites mais d’un re-
vêtement hydraulique beaucoup plus fin. Aucun
bourrelet d’étanchéité n’a été prévu à la base de ce
revêtement, toutefois à cet endroit, son épaisseur
atteint 10 cm pour se réduire ensuite, au fur et à
mesure de la progression vers le haut, jusqu’à at-
teindre une épaisseur minimale de 3 cm 63.
L’altitude inférieure du canal étanchéifié, a été
calculée par M. A. Ricciardi et atteindrait
9,77 m 64. Pour le tronçon terminal (tronçon 2d1),
la conservation du départ de l’arc de la dernière
pile, nous permet de restituer son extrados aux
alentours de 9 m. À ceux-ci, en reprenant les ca-
ractéristiques techniques du tronçon 2d3, nous
Fig. 32 – Vue vers l’ouest des arcs de décharge et de la zone du specus
ajoutons 30 cm pour l’élévation supplémentaire
(SBAO, archivio fotografico). au dessus de l’arc et 26 cm pour l’épaisseur du re-

63. Après l’installation de l’enduit, la largeur du canal varie en- revêtement, et la hauteur conservée se limite à 90 cm.
tre 40 et 50 cm, en raison de la forme évasée produit par le 64. Voir Ricciardi-Scrinari 1996, II, fig. 458.
491

vêtement inférieur du canal, nous obtenons une en contact avec la structure. Toutefois, l’étude des
hauteur de la base du specus, à son entrée dans la caractéristiques techniques des maçonneries dé-
ville, autour de 9,56 m; la pente de l’aqueduc, crites plus haut, et leur comparaison avec d’autres
entre les deux points distants de 688 m, atteindrait chantiers de même envergure 66, nous permettent
ainsi une valeur approximative de 0,30/1000. de reconnaître des habitudes de chantiers typiques
Récemment entreprise par Eric de Sena et En- de la fin du IIe et du début du IIIe siècle ap. J.-C.
rica Rivello 65, l’étude du matériel céramique pro- De plus, la découverte sur une demi bessalis prove-
venant des sondages réalisés dans la zone du tron- nant du parement de la pile 6, d’un timbre anépi-
çon terminal de l’aqueduc (tronçon 2d1) dans les graphe dont la typologie, selon une étude en
années 1980 ne nous a pas encore permis de dater cours 67, pourrait appartenir à la fin du IIe siècle ap.
avec plus de précision cet imposant chantier de J.-C., vient confirmer cette datation qui, dans l’at-
construction car aucune des caisses de matériel ré- tente de nouveaux éléments d’analyse, reste ce-
cupérées ne concernait les Unités Stratigraphiques pendant provisoire 68.

Évelyne BUKOWIECKI

RESTES D’AQUEDUCS À L’INTÉRIEUR dans la ville même, du ou des aqueducs provenant


DES MURAILLES D’OSTIE. UN ÉTAT du territoire de la cité. Nous tenons à préciser qu’il
DE LA QUESTION: fig. 1,2e s’agit d’une recherche en cours et les résultats pré-
sentés ici, à l’état d’hypothèses, demanderont à
Depuis 2003, l’École française de Rome coor- être vérifiés lors des prochaines campagnes de ter-
donne un programme de recherche se proposant rain. Nous nous limiterons donc, pour l’instant, à
d’envisager comment, à Ostie, se sont articulés le présenter de manière chronologique les diffé-
processus d’urbanisation et le développement rentes données à notre disposition.
d’un réseau public d’adduction en eau. Les cam- Nous ne reviendrons pas ici sur la question de
pagnes 2003 et 2004 ont porté sur une analyse, l’alimentation en eau d’Ostie durant le Ier siècle
d’après les méthodes de l’archéologie de la ap. J.-C., que nous avons abordée dans un pré-
construction, du grand château d’eau situé intra cédent article 70 et sur laquelle nous reviendrons
muros, au sud de la Porta Romana, ainsi que des dans un autre lieu. Qu’il suffise de rappeler
quartiers avoisinants, jusqu’au Decumanus Maxi- qu’une conduite de plomb remontant au règne de
mus 69. Claude, provenant de la grande citerne située sous
Les questionnements que nous avons ren- la palestre des Terme di Nettuno (II, 4, 2), suggère
contrés à propos de l’alimentation du château que, dès cette époque, Ostie était desservie par un
d’eau de la Porta Romana, nous incitent à propo- aqueduc, dont aucune trace n’a été retrouvée à ce
ser ici une rapide synthèse des données dont nous jour 71.
disposons quant au débouché et au prolongement, La découverte, dans la maçonnerie du castellum

65. Voir leur contribution dans ce même article. nouveau sondage autour d’une des piles est prévu pour la
66. Ce type d’analyse des maçonneries est actuellement mené campagne 2005 et nous espérons que les résultats permet-
par l’auteur de ces lignes sur le Palatin. Ainsi, on retrouve les tront d’affiner cette datation.
mêmes caractéristiques techniques décrites pour la construc- 69. Les résultats préliminaires de la campagne 2003 sont présen-
tion des piles de l’aqueduc d’Ostie dans la Domus Severiana tés dans Bernard et alii 2004. La chronique de la campagne
(extension sévérienne du Palais impérial), dans le Stade de 2004 est parue dans le volume MEFRA, 117-1, 2005, p. 305-
Domitien (restauration des piliers de la galerie inférieure) et 317.
sur la Vigna Barberini (phase de construction liée à l’édifica- 70. E. Bukowiecki, H. Dessales et J. Dubouloz, Ostia Antica : note
tion du sanctuaire de Héliogabale). pour la datation du castellum aquae de la Porta Romana, dans
67. E. Bukowiecki et P. Cianchi, Raccolta e progetto di catalogo dei MEFRA, 116-1, 2004, p. 469-480.
bolli anepigrafici su bessales d’epoca imperiale, in E. C. De Sena 71. Datation rappelée dernièrement par M. Heinzelmann, Bau-
et H. Dessales, Metodi e approcci archeologici : l’industria e il boom und urbanistische Defizite : zur städtebaulichen Entwicklung
commercio nell’Italia antica, Oxford, 2004 (BAR-IS, 1262), Ostias im 2. Jh., dans Bruun-Gallina Zevi 2002, p. 103-121,
p. 236-242. part. n. 8, p. 104.
68. Sous la direction de G. Poccardi (Université d’Amiens), un
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
492 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

aquae situé près de la Porta Romana, de briques es- cette première phase. Par ailleurs, il ne faut pas
tampillées (CIL, XV, 1449) suggère une datation exclure la possibilité que ces conduites aient pu
dans les dernières années du règne de Domitien 72. acheminer ponctuellement dans la citerne les
Il va de soi que la publication par A. Marinucci, eaux pluviales recueillies sur la voûte, mode d’ap-
parmi les présentes contributions, d’une inscrip- provisionnement complémentaire à celui de
tion faisant mémoire d’une intervention de l’em- l’aqueduc 76.
pereur Vespasien apporte des indices décisifs pour L’hypothèse qu’une conduite pouvait courir
la construction ou la reconstruction d’un aqueduc au sommet de la muraille républicaine, déjà for-
dans le dernier quart du Ier siècle. Cette hypothèse mulée par M. A. Ricciardi 77, nous a conduits, lors
semble s’imposer étant donné que la campagne de la campagne 2004, à reprendre une analyse
contemporaine de rehaussement des niveaux de complète de l’enceinte. Ce sont les quartiers situés
circulation a dû exiger une hausse de cote de de part et d’autre de la Porta Marina qui ont livré
l’aqueduc, en tous cas dans une partie de la ville 73. les témoignages les plus solides d’un remploi du
Or, jusqu’à présent, aucune trace n’a pu être tracé des murailles comme base d’une canalisation
identifiée d’un aqueduc qui alimenterait directe- d’adduction.
ment le castellum de la Porta Romana et serait Ainsi, auprès du château d’eau de quartier
contemporain de sa construction. Certes, cette la- (IV, 8,2), au sud est du forum de la Porta Marina
cune peut s’expliquer par l’état de dégagement (IV, 8,1), nous avons pu observer un tronçon de la
partiel du monument et de ses abords immédiats, muraille auquel s’adosse un arc à deux piédroits
toutefois, dès la phase de construction du castel- d’opus testaceum 78 (l’un, à l’est, couvert de concré-
lum, on observe qu’un pavement en opus spicatum, tions calcaires et l’autre, à l’ouest, lié aux parois du
situé à une altitude de 7,10-7,20 m, large de castellum aquae adjacent); cet arc supportait donc
2,30 m et en partie engagé dans l’extrados de la de toute évidence une canalisation aboutissant
voûte, court sur l’ancien chemin de ronde de la dans le castellum et issue d’une branche principale
muraille (fig. 34, b). On peut encore observer trois reposant sur la muraille elle-même. Malgré les
conduites contemporaines de la construction 74 qui, conditions d’observation difficiles, d’après le dé-
après un coude orthogonal, amenaient l’eau dans part de l’arc, nous restituons pour l’instant, à titre
l’intérieur de la citerne. Le débit de chacune hypothétique, l’altitude du fond du specus aux
d’entre elles, estimé à 11-12 litres par seconde 75, alentours de 7,40 m env. (fig. 34, e) 79.
permettrait une adduction suffisante, sans avoir à L’étude des caractéristiques techniques de la
recourir à une conduite entrant directement dans maçonnerie employée pour les parements en opus
une des parois du château d’eau ; l’état de dégage- testaceum et la typologie des timbres anépigraphes
ment incomplet de la cuve ne nous permet toute- découverts, nous ont permis de mettre en évi-
fois pas de vérifier cette hypothèse. Faut-il dès lors dence le développement parallèle du réseau d’ad-
imaginer le passage d’une conduite de distribution duction et des quartiers d’habitation voisins 80. En
sur l’opus spicatum? La largeur de ce dernier et l’ab- effet, les édifices II, 7, 3 et 5, séparés par la «Via
sence de traces de couverture rendent en effet dif- della Caupona di Alexander», correspondent en
ficilement soutenable l’hypothèse qu’il ait pu ser- réalité à un unique projet, que des timbres épi-
vir en lui-même de canalisation, du moins dans graphiques permettraient de dater dans les années

72. Bukowiecki et alii, art. cit., p. 469. 75. Ricciardi-Scrinari 1996, I, p. 95.
73. Encore faut-il parvenir à justifier le décalage chronologique 76. Environ 265 m3 par an. (surface de captation du castellum x
de Vespasien à Domitien, qui pourrait en partie s’expliquer évaluation pluviométrique de 710 mm annuels × coefficient
par les longs délais qui doivent être envisagés dans le cadre de perte de 70%).
de chantiers si importants. 77. Ricciardi-Scrinari 1996, II, p. 272.
74. Dimensions des ouvertures rectangulaires aménagées au ni- 78. Ricciardi-Scrinari 1996, I, p. 129-130 et fig. 200-201.
veau de l’opus spicatum, respectivement, du sud au nord : 27 79. Cette mesure présente une bonne cohérence avec le niveau
× 16 cm; 25 × 20 cm; 24 × 16 cm. Diamètre de la section cir- d’adduction dans le castellum de la Porta Romana au mo-
culaire des conduites, au niveau de la paroi du réservoir : ment de sa construction.
10-12 cm. Signalons que l’arasement de la structure interdit 80. Nous renvoyons, pour une présentation détaillée de ce dos-
de repérer d’autres ouvertures de ce type le long du pare- sier, à la publication qui conclura notre projet.
ment est et sur tout le mur ouest du castellum aquae.
.
Fig. 34 – Croquis comparatif des vestiges d’aqueduc identifiés en rapport avec la muraille (H. Dessales).
493
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
494 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

125 ap. J.-C. 81. Au nord de la Porta Marina, c’est Certes, on trouve, dans la ville même, d’autres
sans doute encore la même canalisation supportée piles qui pourraient correspondre à un aqueduc
par la muraille qui desservait un autre château suspendu 86, mais elles ne semblent pas pouvoir
d’eau de quartier (III, 6, 4) 82, même si les struc- être mises en rapport avec celui dont il a été ques-
tures sont trop arasées et restaurées pour que cette tion à l’instant, pour ce qui est des techniques de
hypothèse puisse être confirmée. construction en tous cas. Il s’agit des piles qui se
Enfin, rappelons que l’espace quadrangulaire trouvent à la hauteur de la Semita dei Cippi, au
aménagé au sud du castellum de la Porta Romana voisinage des Terme del Foro (I, 12, 6). M. A. Ric-
ainsi que la haute cuve maçonnée qu’il renferme ciardi, qui en propose une datation de la fin de la
(fig. 34, c) 83 semblent dater de la même période 84. période sévérienne 87, restitue une altitude du spe-
L’analyse typologique des techniques de cus à 10,90 m et observe que les citernes de la cité
construction nous a incités jusqu’ici à dater de la connaissent de manière contemporaine un re-
fin du IIe ou du début du IIIe siècle l’aqueduc qui haussement de leur fond de 50 à 90 cm, affirma-
vient s’implanter à l’est du château d’eau de la tion qui demanderait à être documentée et préci-
Porta Romana et dont le tracé peut être suivi jus- sée 88. De leur côté, P. Cicerchia et A. Marinucci
qu’au borgo médiéval (fig. 34, a) 85. La différence ont suggéré une datation dans les dernières an-
entre le niveau du fond du specus restitué à 9,56 m nées du IVe siècle 89. On peut se demander quels
et le niveau maximum de l’eau dans la citerne, quartiers de la ville étaient desservis par cet aque-
évalué à 5,40 m, pose problème. La restructura- duc et s’il est pensable que cette conduite ait été
tion de la tour de la muraille républicaine, contre réalisée uniquement pour les thermes du Forum,
laquelle s’appuie le castellum, pourrait apporter un objets de l’évergétisme de grands fonctionnaires
élément d’interprétation. Dans son état actuel, elle de la Ville et de l’Empire ou bien si elle n’a pas ac-
se présente couverte d’une grossière chape d’opus compagné le développement urbanistique à
caementicium, jetée après que la tour a été préa- l’ouest de la ville, en direction de la côte 90. Auquel
lablement arasée et comblée. À cet endroit, on cas se poserait le problème de son rapport de
pourrait restituer un réservoir distributeur ali- complémentarité, plutôt que de substitution, avec
menté par l’aqueduc. De là, l’eau se déversait dans la conduite attestée, pour le règne d’Hadrien, sur
un canal d’opus signinum (larg. 2,20 m, alt. la muraille.
7,30 m) courant sur la muraille en direction du Enfin, la campagne 2004 a été l’occasion de
nord et recouvrant l’opus spicatum de la phase pré- confirmer le rôle de support d’une conduite d’ad-
cédente (fig. 34, b). De fait, les ouvertures assu- duction joué par la muraille jusqu’à une époque
rant l’adduction du château d’eau dans sa pre- tardive. Notre étude a en effet porté aussi sur deux
mière phase sont encore en fonction. De nouveau, tronçons de mur, situés au sud est de la ville, entre
l’idée d’une utilisation de la muraille comme sup- la deuxième et troisième tour à partir de la Porta
port d’une conduite peut être avancée. Romana 91 (fig. 34, d).

81. H. Bloch propose une datation du règne d’Hadrien dans ScO elle que l’aqueduc, après avoir couru sur la muraille, pouvait
I 1953, p. 236. entrer en ville?
82. Ricciardi-Scrinari 1996, I, p. 114-115. 87. Ricciardi-Scrinari 1996, II, p. 259 et 269. Une phase sévé-
83. Mêmes caractéristiques techniques des structures. rienne des thermes est identidiée par H. Bloch, I bolli laterizi
84. Voir une présentation détaillée et des rapprochements typo- e la storia edilizia romana. Contributi all’archeologia e alla storia
logiques dans Bernard et alii 2004, p. 615. Les sondages de romana, Rome, 1968 (Studi e materiali del Museo dell’impero ro-
vérification qui se concluront en juin 2005 offriront certai- mano), p. 136-147 et documentée par P. Cicerchia et A. Ma-
nement des éléments nouveaux sur la fonction de cet espa- rinucci dans ScO XI, 1992, p. 22.
ce. 88. Ricciardi-Scrinari 1996, II, p. 259 et I, p. 147-148.
85. Voir la présentation de l’aqueduc d’Ostie aux abords de la 89. ScO XI, 1992, p. 23 et 40.
muraille dans ce même dossier. 90. Documenté par C. Pavolini, L’edilizia commerciale e l’edilizia
86. Notons aussi qu’au nord du castellum, le long du côté sud de abitativa nel contesto di Ostia tardoantica, dans A. Giardina
la via delle Tombe, on observe une structure isolée, couverte (ed.), Società romana e impero tardoantico, 2. Roma : politica, eco-
de concrétions calcaires dans lesquelles ont peut observer le nomia, paesaggio urbano, Rome-Bari, 1986, p. 239-298, part.
négatif d’une fistula (diam. 17 cm), et dont la construction p. 271-272.
est comparable à celle de l’aqueduc «sévérien», bien que de 91. Voir aussi la fig. 5 de la contribution de M. A. Ricciardi :
facture beaucoup plus grossière. Cette structure suggère-t- tronçon 2e.
495

À leur base, on reconnaît l’élévation en opus re-


ticulatum de la muraille républicaine (alt. max. 5m).
Au-dessus, les parements recourent à un opus vitta-
tum mixtum, avec usage de briques et de tuiles
(fig. 35), ainsi que de gros fragments d’opus signi-
num tenant lieu de moellons, dont on trouve des
types similaires dans des édifices des IV e et
Ve siècles à Ostie 92. Au sommet de ce mur, ont été
documentés, pour la première fois, les vestiges d’un
specus 93 revêtu d’opus signinum, sommairement
aménagé entre des piédroits de briques de remploi
(largeur du specus, 0,40 m) mais malheureuse-
ment, complètement arasés (fig. 36 et 37).
Plus surprenant encore, d’après nos premières
hypothèses, l’altitude du fond de ce specus se situe-
rait aux alentours de 7,26 m et serait donc cohé-
rente avec celle du canal d’opus spicatum courant
sur le mur est du castellum de la Porta Romana, dans
sa dernière phase (7,30 m env.). Si tel était bien le
cas, on devrait supposer que l’élévation de la mu-
raille a été, en ce point, restaurée sur la longue du-
rée, au moyen de techniques rudimentaires, alors
qu’en d’autres points elle était restée intacte.
Notons que, au cours de ses récentes re-
cherches, l’équipe du Deutsches Archäologisches Fig. 36 – Vue du specus tardif (depuis l’est), au sud de la ville
(Cliché EFR).
Institut Rom, conduite par M. Heinzelmann, avait

identifié à proximité, d’autres aménagements tar-


difs de la muraille. Une tour, située immédiate-
ment à l’est du débouché de la Via del Sabazeo sur
les murailles républicaines, présente des restaura-
tions recourant à l’opus testaceum et à l’opus vittatum
mixtum, jusqu’à une altitude maximale conservée
de 3,60 m 94. Les auteurs interprètent ces inter-
ventions comme des travaux de défense, qu’ils
font remonter au règne d’Aurélien ou aux pre-
mières années du IVe siècle 95. Dans la mesure où le
sondage effectué en 1999 englobe des structures
conservées à une hauteur bien moindre de ce qui
a été mis en évidence en 2004, il est cependant
difficile de mettre les deux phénomènes en rela-
Fig. 35 – Elévation du specus tardif, parement sud (Cliché EFR). tion.

92. À titre d’exemple, voir la Domus di Amore e Psiche (I, 14, 5), 94. Heinzelmann et alii 2000, p. 375-415, part. p. 392-393 et
analysée par J. E. Packer, The domus of Cupid and Psyche in an- coupe 12, p. 388.
cient Ostia, dans AJA, 71, 1967, p. 123-131 et la Domus del 95. Heinzelmann et alii 2000, n. 24, p. 389. Les auteurs, à pro-
Ninfeo (III, 6, 1). Voir aussi les bouchages et les réfections, pos du sondage 10, à environ 60 m à l’est de la Via del Saba-
notamment à l’entrée des Thermes de Buticosus (I, 14, 8). zeo, font part de leurs doutes sur une éventuelle mise en re-
Voir, pour les rapprochements typo-chronologiques avec Ro- lation avec un aqueduc d’un pan de mur de brique, pare-
me, M. Cecchelli, Materiali e tecniche dell’edilizia paleocristiana menté seulement du côté sud, s’appuyant sur la muraille et
a Roma, Rome, 2001 (Materiali della cultura artistica, 4). conservé à une altitude de 4 m environ.
93. Planimétrie générale : 2e.
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
496 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

L’ensemble de ces données reste à vérifier et ex-


ploiter. Elles semblent cependant attester l’utilisa-
tion de la muraille républicaine comme support
d’un aqueduc desservant, de façon périmétrale, les
différents châteaux d’eau de la ville, en tous cas de-
puis le règne d’Hadrien jusqu’aux dernières phases
de vie de la cité, sans qu’on puisse d’ailleurs exclure
des solutions de continuité. L’analyse des vestiges
dans le secteur de la Porta Romana tendrait même
à faire remonter cette nouvelle utilisation de l’en-
ceinte défensive aux dernières années du Ier siècle
ap. J.-C. L’association d’une muraille et d’un aque-
duc présente, du reste, une logique architecturale
et urbanistique et n’est pas sans points de compa-
raison. Ainsi, en Gaule Narbonnaise, Fréjus offre
l’exemple d’un aqueduc qui vient épouser le tracé
de la muraille, lors des restaurations de la ville à la
fin du Ier siècle ou au début du IIe siècle ap. J.-C. 96.
Citons enfin les résultats du projet européen
conduit en 2003 à Itálica, en Bétique, où les pros-
pections géophysiques réalisées par A. Kermorvant
(Université de Tours, Laboratoire d’archéométrie)
ont révélé une organisation similaire : l’aqueduc,
associé à un grand castellum aquae à l’ouest de la
ville, daté de l’extension urbaine conduite sous Ha-
Fig. 37 – Plan du specus tardif, au sud de la ville. drien, vient se greffer sur la muraille 97.

Évelyne BUKOWIECKI, Hélène DESSALES,


Julien DUBOULOZ

ACQUEDOTTO DI ETÀ IMPERIALE SCOPERTO rica della zona in età romana (fig. 38) : ad ovest, il
IN LOCALITÀ CASTEL FUSANO-INFERNETTO. bordo superiore dello stagno, il lacus Ostiae o le pa-
NOTIZIA PRELIMINARE: fig. 1,3 ludes Ostienses ricordate nelle fonti storiche; a nord
ovest, il complesso collinare di Acilia e Malafede,
L’area attualmente occupata dal moderno occupato in età repubblicana e imperiale da nu-
quartiere dell’Infernetto corrisponde grosso modo merosi, ed in parte anche prestigiosi, comprensori
a quella parte dell’antico territorio ostiense com- di ville rustiche e residenziali, alcuni dei quali ap-
presa tra i seguenti limiti riferiti alla geografia sto- partenuti anche a importanti famiglie senatorie;

96. L. Rivet, Atlas topographique des villes de Gaule méridionale, 2 : draulique d’époque julio-claudienne, à Amiens, en Gaule
Fréjus, Montpellier, 2000 (Revue archéologique de Narbonnaise, Belgique, mais n’est pas validée par les recherches récentes
suppl. 32), en particulier p. 378-379 : l’aqueduc vient se su- dans la ville : M. Ardhuin, L’aqueduc romain de Reims : bilan
perposer au chemin de ronde de l’enceinte, entrant dans la des recherches archéologiques menées durant la période 1982-1991,
ville à la hauteur de la Porte de Rome. La présence d’un bu- dans Les aqueducs de la Gaule romaine et des régions voisines, Li-
ste de personnage de haut rang militaire ou d’un membre de moges, 1997 (Pulium, 31), p. 333-352.
la famille impériale, sculpté dans le bloc d’une arcade de l’a- 97. Projet «Culture 2000» (Junta de Andalucía, Instituto del
queduc, laisse supposer une intervention impériale pour la Agua, École française de Rome, Soprintendenza per i Beni
construction du monument. Récemment, une hypothèse si- archeologici di Ostia) ayant conduit à un jumelage entre les
milaire a pu être proposée à partir de l’étude du réseau hy- cités d’Ostie et Itálica sur le rôle de l’eau dans la ville.
497

Fig. 38 – Ubicazione dell’acquedotto ritrovato in località Castel Fusano-Infernetto.

ad est, la strada romana coincidente con l’attuale questo tratto del territorio, molto probabilmente,
via di Malafede che, distaccandosi dalla via Ostien- non presenta rapporti con altre strutture o edifici
se si dirigeva (attraverso l’attuale tenuta presiden- attigui, almeno per quanto è dato conoscere dalle
ziale di Castel Porziano) verso il vicus Augustanus e ricognizioni e dalle ricerche di scavo effettuate fino
gli insediamenti costieri. ad ora nella zona. Esso corre in direzione ovest,
Questo settore del suburbanum ostiense nell’anti- verso la c.d. Villa di Plinio e gli altri insediamenti
chità fu scarsamente popolato in ragione della de- costieri, ma forse non è azzardato supporre una
pressione dei suoi terreni e della conseguente diffi- sua relazione con un complesso di edifici della pri-
coltà di un loro utilizzo a scopo agricolo, produttivo ma e media età imperiale venutosi a creare presso
o residenziale 98. Per questo, la recente scoperta di un il bordo sud-orientale dello stagno, a circa m 400
tratto di acquedotto della prima età imperiale nel di distanza. Si tratta di una villa degli inizi del I se-
cuore dell’Infernetto, a maggior ragione, deve esse- colo d.C. con impianto di produzione, recente-
re considerata con la massima attenzione, trattan-
dosi di uno tra i pochissimi ritrovamenti effettuati in
zona che, in quanto tale, è indispensabile per la rico-
struzione dell’antica topografia del comprensorio.
L’acquedotto è stato messo in luce in un terre-
no sito tra via Salorno e via Bedollo (fig. 39) a se-
guito di indagini di scavo preventive disposte dalla
Soprintendenza ostiense nel quadro delle sue atti-
vità di tutela. I sondaggi risalgono al periodo com-
preso tra il 27 settembre e il 29 novembre 2004
ma la documentazione di scavo non è stata ancora
portata a termine per cui, in questa sede, di esso si
fornirà solo una notizia preliminare.
Ai fini di una sua prima contestualizzazione
territoriale, si tenga presente che l’acquedotto in Fig. 39 – Contestualizzazione topografica del rinvenimento.

98. Per un quadro storico-archeologico dell’area in età romana G. Pisani Sartorio-S. Quilici Gigli, Trovamenti arcaici nel terri-
si vedano : Castelporziano I 1985; Castelporziano II 1988; Castel- torio laurentino : annotazioni topografiche e prospettive di ricerca,
porziano III 1998. Utili ragguagli per il periodo arcaico in in BCAR, 89, 1984, p. 9-26.
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
498 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

mente messa in luce (fig. 38, 1), con una piazza at- tutto assente, ad eccezione di cordoli in cocciope-
tigua dotata di cisterna e fontana, e di una terma sto per raccordare le tegole del fondo con le pareti.
(fig. 38, 2), non ancora scavata ma individuabile Lungo il percorso sinora scavato sono inseriti tre
con certezza in base al materiale di superficie. Da putei con funzioni di ispezione e di attingimento. In-
tale zona proviene anche una importantissima la- nestati sul condotto secondo le variazioni di livello
stra iscritta recante un elenco di ludi della quale, del piano di campagna, hanno gli alzati parzialmen-
purtroppo, non è possibile definire il rapporto con te rasi a seguito delle vicende cui il sito fu soggetto in
i suddetti edifici, trattandosi di un ritrovamento epoca moderna (lavori agricoli, etc.). Il pozzo più oc-
fortuito non ben localizzabile. D’altra parte, è sicu- cidentale ha il paramento esterno in opera reticolata
ro che l’area circostante il limite superiore dello con ammorsature in blocchetti, di buona fattura; al-
stagno era frequentata in età arcaica, repubblicana l’interno il condotto presenta la volta a cappuccina e
e soprattutto nel periodo imperiale. In tal senso si particolarità strutturali che ne fanno supporre la
possono interpretare ad esempio le tracce di boni- realizzazione in un’epoca successiva o contestuale
fica antica lungo le sponde del bacino lacustre, all’accurato rifacimento in opera incerta che, solo in
messe in luce nel 1995 e costituite da un battuto di questo tratto, lo speco presenta esternamente.
terra e frammenti ceramici vari (fig. 38, 3). Il secondo pozzo, posto a m 13,08 in direzione
Allo stato attuale delle nostre scarse conoscen- est, è ugualmente in opera reticolata con ammor-
ze, dunque, null’altro è possibile ipotizzare se non sature in blocchetti ma di fattura meno accurata
questa probabile relazione con un insediamento (fig. 42). All’interno le pareti presentano, nella
residenziale posto presso l’appendice sud-orientale parte superiore, un paramento con cubilia, in alcu-
dello stagno ostiense. ni punti «inzeppature» con tegole spezzate e, so-
Dal punto di vista tecnico e strutturale, l’acque- pratutto nella parte inferiore, una fodera realizzata
dotto dell’Infernetto (fig. 40) è costituito da uno con lo stesso tipo di tegole fissate con chiodi; tale
speco, in origine sotterraneo, individuato per una particolarità costruttiva, presente solo in questo
lunghezza di oltre m 90 solo nell’area interessata dai punto, coinvolge lo speco stesso in prossimità del
lavori di scavo preventivi, ma il cui tracciato, prove- punto di innesto con il pozzo, segno che l’inter-
nendo da nord est, continuava in direzione sud vento strutturale fu probabilmente estraneo alla
ovest, con una pendenza costante dello 0,38/1000. prima fase di costruzione dell’acquedotto.
Le dimensioni del condotto, accertate limitata- Infine, a m 34,32 di distanza, verso l’estremità
mente ai tratti indagati con appositi saggi di appro- nord est, è un terzo pozzo, in rozza opera cementi-
fondimento, sono, per le misure esterne, di zia, non perfettamente in asse con lo specus e con
m 1,84-1,88 × 0,90-1,20 (misure minime e massi- caratteristiche strutturali che ne fanno supporre la
me) e per le dimensioni interne di m 0,92-1,20 × realizzazione in epoca anche di molto posteriore
0,40-0,44. I piedritti sono in opera signina (spesso- non solo alla prima fase di costruzione, ma anche
re medio di m 0,40) così come il fondo : quest’ul- a quella di utilizzo dell’acquedotto.
timo è stato rinforzato, per contrastare l’instabilità Lo stato di conservazione del manufatto, nel
del terreno sabbioso, sovrapponendo ulteriori stra- tempo progressivamente insabbiatosi, è piuttosto
ti di preparazione culminanti con la fodera di tego- buono per quanto riguarda l’interno dello speco,
le che costituisce il piano di scorrimento dell’acqua mentre in diversi punti, la volta in cementizio,
a pelo libero (fig. 41). tendente a disgregarsi per il tipo di malta impiega-
La volta è in opera cementizia costituita da sca- ta, si è presentata più o meno rasa, permettendo
poli tufacei legati da una malta poco consistente tuttavia di sfruttare le interruzioni del condotto
per la poca calce e l’elevata presenza di argilla. Co- per effettuare alcuni saggi di approfondimento.
struita probabilmente mediante una piccola centi- La datazione dell’acquedotto, con buone pro-
na, questa mostra rifacimenti lungo il percorso, tra babilità da inquadrare nella prima età imperiale,
i quali uno con bipedali disposti a cappuccina sot- viene proposta in via preliminare sopratutto in ba-
tostanti una gettata a base di calce e sporadica pre- se alle caratteristiche tecniche del manufatto e a
senza di frammenti fittili. Il rivestimento interno seguito di un primo esame autoptico dei materiali
con intonaco idraulico nei tratti indagati risulta del rinvenuti durante lo scavo.

Monica GRANDI, Angelo PELLEGRINO


499

Fig. 40 – Visione complessiva dell’acquedotto da est (SBAO, archivio fotografico).


Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
500 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Legenda
1-2 : Stratigrafie in giacitura secondaria; 3-8 : stratigrafie in giacitura primaria; 9 : opera cementizia; 10 : opera signina;
11-14 : strati di abbandono; 15 : cordolo in cocciopesto; 16 : fodera in tegola; 17-20 : strati preparatori.

Fig. 41 – Saggio n. 5, sezione est : evidenziazione della stratigrafia interna ed esterna dello specus.

Fig. 42 – Il pozzo intermedio (SBAO, archivio fotografico).


501

L’ACQUEDOTTO LAURENTINO: fig. 1,4

L’acquedotto Laurentino è uno dei monu-


menti antichi di maggior rilievo ancora visibili
nella Tenuta Presidenziale di Castel Porziano 99. Il
restauro di un tratto in elevato dell’acquedotto100,
realizzato in anni recenti presso la località di Tor
Paterno in prossimità della costa moderna, ha da-
to l’avvio, oltre che ad una serie di indagini ar-
cheologiche, anche ad un piano di rilevamento
generale del manufatto con lo scopo di studiarne
le caratteristiche tecniche e strutturali e definirne
il rapporto con l’area edificata di pertinenza
(fig. 43).
Conosciuto storicamente a partire dal XVI
secolo, l’acquedotto, segnalato anche da varie
fonti documentarie di età moderna101, trova nelle
pubblicazioni di Rodolfo Lanciani la prima descri-
zione e registrazione a carattere archeologico102
(fig. 44).
Databile tra la fine del I e gli inizi del II secolo
d.C., la conduttura è collegata ad un complesso si-
stema di captazione delle acque che solo in età im-
periale trova il suo assetto definitivo103.
Progettato assieme al diverticolo della via Lau-

Fig. 44 – Carta degli insediamenti del litorale Laurentino di R. Lanciani.

rentina, come sistema infrastrutturale a servizio


del praedium imperiale laurentino, è compreso, per
la quasi totalità, nella tenuta di Castelporziano.
L’acquedotto è alimentato, con buona probabi-
Fig. 43 – Acquedotto Laurentino. Archeggiature presso Tor Paterno. lità, da alcune sorgenti esistenti in prossimità della

99. Lanciani, 1903, col. 142, fig. 3; M. G. Lauro, L’acquedotto 101. M. G. Lauro, art. cit., in Castelporziano I 1985. Tra le altre si ri-
Laurentino, in Archeologia Laziale, VII (QuadAEI 11), 1995, propone qui la notizia di Volpi : Terminum esse viae Laurenti-
p. 210 e sg.; M. G. Lauro, L’ager Laurentinus e Tor Paterno, in nae fuerit atque haec via, certo certius per loca Decimo, a tabernam
Castelporziano I 1985, p. 20-27; V. Mannucci, L’acquedotto vulgo la Santola ad latus dextrum veteris aquaeductus, ad Pater-
Laurentino, in Castelporziano II 1988, p. 31-36; M. G. Lauro, num decurrat ac definat. Jos. Rocco Vulpio, Vetus Latium profa-
L’area archeologica di Tor Paterno. Campagna di scavo 1987-1991, num, X, Roma, 1743, 1, p. 30.
in Castelporziano III 1998, p. 63-72. 102. Lanciani 1903, coll. 133-198; tav. XIII, fig. 3.
100. V. Mannucci, L’acquedotto laurentino e Tor Paterno : osservazioni 103. Bedello et alii 1995, p. 429 e sg.
e primo intervento di restauro, in Castelporziano I 1985, p. 31-41.
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
502 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Fig. 45 – Pianta generale dell’acquedotto con le stazioni di rilevamento.


503

località La Santola zona che, sotto il profilo idro- cui una piccola parte in buono stato di conserva-
geologico è compresa in uno dei maggiori bacini zione, per il resto residuano blocchi di conglome-
imbriferi del comprensorio104. rato cementizio con parti di cortina a tufelli e late-
Il rilevamento105 (fig. 45) non ha individuato la rizi. Per l’intera emergenza si è potuta valutare la
presenza sul terreno di resti, per il primo tratto del particolare cura posta nella realizzazione del-
condotto che, quasi sicuramente, è stato realizzato l’opera soprattutto per quanto attiene alla qualità
in corso sotterraneo a partire dal luogo di cap- dei materiali da paramento e delle malte.
tazione sorgentizia, mentre è ben documentata A partire dall’area individuata dalla stazione di
anche in questo settore, la strada basolata, che a rilevamento n. 37 il manufatto dal percorso sotter-
partire dalle vie di Capocotta e Selciatella, si af- raneo prima e dal piano di campagna poi, emerge
fianca al tracciato dell’acquedotto costeggiandolo progressivamente, elevandosi su archeggiature in
fino alla sua terminazione a Tor Paterno106. Sulla opera mista, per superare le differenti altimetrie
base del rilievo strumentale, ciò che resta del- del terreno allo scopo di conservare una pendenza
l’acquedotto è un susseguirsi di archeggiature di idonea al regolare mantenimento del flusso idrico.

Fig. 46 – Acquedotto Laurentino. Archeggiature presso Tor Paterno, pianta e prospetto.

104. M. Ventriglia, Idrogeologia della provincia di Roma, III, Regione la tenuta di Castelporziano, in Castelporziano I 1985, p. 29-30.
vulcanica dei Colli Albani, Roma, 1990, p. 126 e sg., tav. 101. 106. R. Lanciani 1903, col. 240; M. G. Lauro, art. cit., in Castelpor-
105. G. Tilia, Rapporto preliminare sull’individuazione topografica del- ziano III 1998, p. 64-65.
la strada romana e dell’acquedotto che la costeggia, all’interno del-
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
504 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Strutturalmente progettato e realizzato secon-


do i canoni consueti adottati per la costruzione di
condotti di adduzione atti a sostenere un flusso
continuo d’acqua con scorrimento «a pelo libero»
entro uno speco, è strutturato su arcate elevate in
opera mista, e presenta una serie di accorgimenti
tecnici specifici (cfr. scheda A) a soluzione di sin-
goli problemi idraulici quali, ad esempio, piccoli
flessi inseriti a modifica del percorso rettilineo,
realizzati per diminuire la forza di spinta del-
l’acqua.
L’acquedotto (fig. 46 e 47), verificato nelle sue
componenti essenziali, non presenta particolari
problematiche, anche se restano da definire e ri-
solvere alcuni aspetti ad esso connessi quali, ad
esempio, l’esatta funzione di una conduttura in
cotto107, ritrovata nel corso dei lavori di analastilo-
si, e l’uso di un ambiente semicircolare a «nic-
chia» (di cui restano solamente parte dei muri pe-
rimetrali)108 che si inserisce nel corpo dell’acque-
dotto stesso in prossimità della stazione di
rilevamento n. 17 (fig. 48). Fig. 47 – Acquedotto Laurentino. Sezione ricostruttiva dello speco.

Fig. 48 – Acquedotto Laurentino. Struttura semicircolare.

107. M. G. Lauro, art. cit., in Castelporziano I 1985, p. 26.


108. G. Lauro, art. cit., in Castelporziano III 1998, p. 65.
505

L’interesse che l’acquedotto riveste, al di là de- A questo articolato sistema distributivo si ricol-
gli aspetti tecnico strutturali peculiari, nasce dal lega il rinvenimento, avvenuto nel corso del 1990
suo collegamento con gli edifici di cui è infrastrut- presso un fontanile a Tor Paterno, di una condut-
tura principale. Analizzate, infatti, le caratteristi- tura. Trattasi di un condotto in piombo rinvenuto
che tecniche e valutata la buona portata idrica del in situ collocato sull’originale piano sabbioso di al-
manufatto, stimata intorno a 149 litri al secondo lettamento e, per pendenza, desinente a Tor Pater-
(cfr. scheda B) può considerarsi plausibile che tale no.
acquedotto, ancorché costruito per l’alimentazio-
ne della villa imperiale, potesse, all’occasione, ser- A. Scheda tecnico-descrittiva
vire aree residenziali limitrofe il cui vero approv-
vigionamento idrico doveva, però, essere garantito Descrizione
in larga parte da captazioni locali e dall’utilizzo Acquedotto con speco poggiato su archeggiature
delle falde tramite l’escavazione di pozzi della cui Estensione complessiva : m 4.000 ca. Estensione
esistenza parla, a proposito della zona laurentina, complessiva in luce : m 2.600 ca.
anche la fonte pliniana109. Il tracciato è stato rilevato strumentalmente attra-
Molto importante per lo studio del monumen- verso un sistema di postazioni fisse (stazioni).
to sarebbe l’indagine sistematica dell’area di arrivo Il rilevamento strumentale segnala alcune peculiari-
del condotto con la rimessa in luce del complesso tà :
della cisterna terminale. Topograficamente e tecni- St. 37 > st. 31 tratto dell’acquedotto in percorso ca-
camente appare plausibile che l’arrivo dell’acque- nalizzato.
dotto sia da collocarsi il più vicino possibile alle St. 31 > st. 20 tratto a quota media di campagna.
principali strutture abitative della villa imperiale le St. 20 > st. 13 tratto con progressivo innalzamento
cui vestigia monumentali sono parzialmente in lu- delle strutture portanti.
ce a Tor Paterno; secondo recenti indagini condot- Sono rilevabili leggere angolature nel corpo di fab-
te nella zona sembrerebbe trovare conferma quan- brica per il mantenimento regolare del flusso idrico; i
to testimoniato dalle fonti grafiche e documentarie flussi III e IV sono contraffortati da muri di controspinta.
ottocentesche110 che indicano come possibile luogo Pilastri ed archeggiature sono di diverse dimensioni
di arrivo dell’acquedotto la località detta Murac- rispetto ai tratti precedenti ad andamento regolare (inte-
cioli situata appunto a ridosso dell’area monu- rasse medio delle archeggiature m 2,30-2,40 ca.).
mentale di Tor Paterno. Struttura architettonica di forma semicircolare in
Tutta da verificare è, invece, l’ipotesi che in corrispondenza con la st. 13 (forse un piccolo castello di
collegamento con la terminazione dell’acquedotto distribuzione.
vi fossero diramazioni che, raccogliendo l’acqua St. 13 > st. 7 tratto con andamento rettilineo regola-
nei punti di maggior forza potessero, sfruttandone re con massima elevazione delle archeggiature.
la spinta propulsiva, distribuirla in diversi settori
edificati del complesso residenziale. Tecnica costruttiva
In quest’ottica è da leggersi in probabile, stretta Acquedotto poggiante su archeggiature con pilastri e
connessione con l’acquedotto, la piccola cisterna speco costruito in opera mista (sezione media del muro
di alimentazione delle terme di Tor Paterno che, portante m 1,35 ca.).
strutturalmente aggiunta all’impianto generale co- Pilastri in opera laterizia (mattoni : latercules bessales
struito unitariamente, potrebbe considerarsi, se si dimidiati, spessore cm 3-3,5) su fondazione di opera a
confermasse un’ipotesi di lavoro in corso di studio, sacco (prof. dall’attuale piano di campagna m 1 ca). Nel
come un elemento di raccolta intermedio tra una punto di maggior elevazione i pilastri sono leggermente
diramazione del corso principale dell’acquedotto rastremati verso l’alto.
stesso ed una vicina, grande cisterna (forse ad im- Archeggiature con specchiature in opera reticolata
pianto multiplo) ampiamente trasformata e rima- (tufelli : cm 7,5-8 ca. di lato) definite da ghiere di sesqui-
neggiata in età moderna. pedales.

109. Plinio, Ep., II, 17,25 : Haec utilitas, haec amoenitas, delicitur 110. W. Gell, The Topography of Rome and its Vicinity, Londra, 1846,
aqua salienti, sed puteos ac potius fontes habet; sunt enim in sum- p. 294 e sg.; A. Nibby, Analisi storico antiquaria della carta dei
mo. dintorni di Roma, Roma, II, 1848, p. 204.
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
506 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Una cornice separa le archeggiature dall’attico. La Portata


cornice (altezza cm 26) è composta da cinque filari di la- Considerata la situazione conservativa del manufat-
terizi, di cui i due superiori sono aggettanti. L’attico è ri- to, non è stato possibile valutarne esattamente la porta-
vestito in opera reticolata. ta per la sua interezza; com’è noto, infatti, la vera pen-
Speco in cocciopesto ricavato all’interno dell’attico denza media va calcolata partendo dalle fonti di cap-
(larghezza media cm 45 ca.); lo spessore del rivestimen- tazione, che come abbiamo visto sono di incerta
to idraulico forma una svasatura verso l’alto. individuazione. La valutazione è stata effettuata sui
tratti compresi tra la st. 20, la st. 13 ed il segmento
Strutture collegate prossimo a Tor Paterno.
Edifici pertinenti alla villa imperiale sita in località Il primo tratto (lungo m 233 ca.) presenta una pen-
Tor Paterno (cisterne, serbatoi, ecc.); strada basolata in- denza costante pari allo 0,20/1000 con un dislivello di
dividuabile seguendo il percorso della moderna via Sel- m 0,48 tra due quote di riferimento, con un minimo e
ciatella. massimo di m 16,08 (St. 1) e m 15,60 (st. 7).
La strada antica è parallela all’asse dell’acquedotto Il secondo tratto rilevato (settore restaurato) presen-
con una distanza media di m 3,20 ca. ta una pendenza media pari allo 0,21/1000.
Il profilo grafico evidenzia che la pendenza, pur nel-
B. Scheda tecnico-idraulica la sua regolarità, varia da punto a punto, confermandosi
comunque entro i valori canonici.
Sorgenti e captazione Procedendo, comunque, sulla base di raffronti con
Possibili sorgenti di alimentazione : analoghi manufatti e considerando la dimensione e le
1) fonti in località Castel Romano a quota m 35-37 caratteristiche dello speco si può, con buona approssi-
s.l.m; mazione, ritenere che l’acqua debba aver costantemente
2) fonti in località Trigoria Alta a quota m 30 s.l.m; raggiunto un’altezza di scorrimento di m 0,59 ca. (= 2
3) fonti situate presso la località La Santola a quota piedi romani) con una portata media di l. 149 al secon-
m 45 s.l.m do.

Maria Giuseppina LAURO

CERAMICA RINVENUTA NEI PRESSI prima, si è attribuita una datazione alle unità
DELL’ACQUEDOTTO DI OSTIA ANTICA : stratigrafiche individuate nei saggi effettuati dal-
NOTIZIE PRELIMINARI la Soprintendenza (Saggio 86-87; Saggio A; Sag-
gio B), con un’analisi approfondita dell’US 10
Nell’ambito del progetto di ricerca sui castella appartenente al «Saggio A», che ha restituito il
aquae, coordinato dall’École française de Rome in quantitativo più consistente di materiale (circa
collaborazione con la SBAO, si è avviato lo stu- 500 kg). Nella seconda fase, ancora in corso di
dio sistematico del materiale ceramico rinvenuto studio, si è analizzato parte del materiale cera-
nei pressi dell’ultimo tratto dell’acquedotto di mico recuperato durante l’ultima campagna di
Ostia antica. In questa nota preliminare è stato scavo.
preso in considerazione sia il materiale recupera-
to dagli scavi realizzati tra il 1986 e il 1988 dalla I saggi effettuati dalla SBAO
SBAO, sia quello proveniente dai nuovi saggi
realizzati nel 2004 dall’équipe dell’École française Il «Saggio 86-87»111 fu effettuato nella parte
de Rome, nella zona del castellum aquae di Porta nord ovest del pilastro VI. La ceramica più tarda è
Romana. in questo strato rappresentata dalla sigillata orien-
Lo studio si è articolato in due fasi. Nella tale A; l’assenza di certe forme di sigillata africana

111. Ricciardi-Scrinari 1996, I, p. 93, fig. 131.


507

A (Hayes 8B, 9 A/B e la 10) suggerisce una forma- 100 e il 125 d.C., si caratterizza per la presenza
zione del deposito non oltre il 125 d.C.112. Per que- di anfore provenienti da Betica (Dressel 20, Bel-
sto strato si è proposta una datazione tra il 70 e il tran IIA, Dressel 7-11), Lusitania (Beltran IVA),
125 d.C. Tarraconese (Dressel 2-4), Gallia (Gauloise IV),
Il «Saggio A»113 fu scavato nella parte sud del Italia centrale (Dressel 2-4, Spello), Nord Adria-
complesso, tra i pilastri II e V. Secondo i dati ri- tico (Forli, Dressel 6), Egeo (Cretoise I), Africa
cavabili dalla documentazione di scavo disponibi- Proconsularis, Tripolitania (Tripolitana I-III, Schö-
le nell’archivio della SBAO, questa trincea era ne-Mau 35, Middle Roman I). La ceramica fine
costituita da 21 unità stratigrafiche. Tra le unità è rappresentata dalla sigillata italica (con esem-
di questo saggio, l’US 10 è la più consistente. Il plari da Scoppieto115), africana A, sud gallica,
terminus post quem si può stabilire attorno al 90 ispanica, orientale B, «African white surfaced
d.C. e si basa sulla presenza della sigillata africa- ware»116. La fase successiva, compresa tra il 150
na A (Hayes 8A, 11, 19, 20 e 22), delle anfore e il 180/200 d.C., si caratterizza per la presenza
Dressel 20 (sottotipi 17-30), delle anfore tripoli- di anfore provenienti da Betica (Dressel 20),
tane I-III e sull’abbondanza di anfore di Spello114. Gallia (Gauloise IV e V), Italia centrale (Spello),
La scarsa presenza della sigillata africana A tarda Adriatico (Forlì), Egeo (Käpitan I e II, Late Ro-
(Hayes 8B, 9A/B e 10) preclude una datazione man I), Africa Proconsularis (Africana I e II), Tri-
posteriore al 110 d.C. politania (Tripolitana II e III, Schöne-Mau 35,
Il «Saggio B» fu scavato a nord, tra i pilastri Middle Roman I) e Gaza. La ceramica fine è
II-VI. Nei depositi della Soprintendenza non si rappresentata dalla sigillata africana A (Hayes
sono rinvenuti materiali ceramici ad esso perti- 27) e C (Hayes 50), dalla ceramica a pareti sotti-
nenti. li di produzione locale e dalla ceramica «African
white surfaced ware». Dai contesti più tardi pro-
La campagna di scavo 2004 vengono alcuni esemplari di ceramica invetriata
tardo-romana e di «Central Tiber red-slipped
I dati dello studio preliminare del materiale ware»117.
rinvenuto durante la campagna 2004, seppur Confronti utili in quanto al materiale cerami-
provvisori, sembrano confermare quanto emerso co, illustrati nelle tre tabelle seguenti, risultano
dallo studio della ceramica proveniente dai saggi dai contesti provenienti da altri scavi condotti ad
realizzati negli anni ’80. Si sono evidenziate due Ostia e a Roma, databili in età Flavia e in età
fasi fondamentali. La prima, databile tra il 90/ Traianea118 :

112. Per la sigillata italica v. G. Pucci in Atlante II, p. 359-406 e tariae romanae fautorum Acta, 38, 2003, p. 145-152.
Conspectus 1990. Per la sigillata africana v. J. W. Hayes, Late 116. J. T. Peña, The Urban Economy during the Early Dominate : Pot-
Roman Pottery, Londra, 1972. Per le sigillate orientali v. J. W. tery Evidence from the Palatine Hill, Oxford, 1999 (BAR-IS,
Hayes, Sigillate orientali, in Atlante I, p. 1-96. Per la ceramica 784), p. 120-122.
invetriata v. L. Paroli (ed.) La ceramica invetriata tardoantica e 117. J. T. Peña, op. cit., p. 114.
alto-medievale in Italia. (Atti del Seminario Certosa di Pontignano- 118. C. Panella, I commerci di Roma e di Ostia in età imperiale (secoli
Siena, 23-24 febbraio 1990), Firenze, 1992. Per la ceramica da I-III) : le derrate alimentari, in C. Pavolini (a cura di), Misurare
cucina africana v. J. P. Ikäheimo, Late Roman African Cook- la terra : centuriazione e coloni nel mondo romano. Città, agricol-
ware of the Palatine East Excavations, Rome. A Holistic Approach, tura, commercio : materiali da Roma e del suburbio, Modena,
Oxford, 2003 (BAR-IS, 1143). Per la ceramica comune v. 1985, p. 180-189; L. Anselmino et alii, Ostia. Terme del Nuota-
C. Pavolini in ScO XIII, 2000. tore, in A. Giardina (a cura di), Società romana e impero tar-
113. Ricciardi-Scrinari 1996, I, p. 93, fig. 133. doantico 3, Le merci, gli insediamenti, Roma-Bari, 1986, p. 45-
114. Per le anfore del periodo imperiale v. D. P. S. Peacock e 81 (abbreviato «TdN» nelle tabelle); A. Martin et alii, The
D. Williams, Amphorae and the Roman Economy : an Introduto- AAR/DAI Urbanistic Project in Ostia, in Memoirs of the American
ry Guide, Londra, 1986, C. Panella, Le anfore italiche del II seco- Academy in Rome, 47, 2002, p. 259-304 (abbreviato «AAR/
lo d.C., in M. Lenoir, D. Manacorda e C. Panella (a cura di) DAI» nelle tabelle); G. Rizzo, Instrumenta Urbis. I, Ceramiche
Amphores romaines et histoire économique : dix ans de recherches, fini da mensa, lucerne ed anfore a Roma nei primi due secoli del-
Roma, 1989 (Collection de l’École française de Rome, 114), l’impero, Roma, 2003 (Collection de l’École française de Rome,
p. 139-78. 307) (abbreviato «Rizzo» nelle tabelle).
115. N. Nicoletta, I produttori di terra sigillata di Scoppieto, in Rei cre-
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
508 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Tabella 1
PERCENTUALI DI ANFORE : CONFRONTO TRA US 10 (ACQUEDOTTO) E ALTRI SCAVI AD OSTIA E A ROMA

Ostia Ostia Ostia Ostia Ostia Roma Roma


acquedotto TdN TdN DAI/AAR DAI/AAR Rizzo Rizzo
90-110 d.C. 50-100 d.C. 100-150 d.C. 50-100 d.C. 100-150 d.C. 70-96 d.C. 96-117 d.C.

Italia centrale 15.7 24.6 12.4 15.4 15.9 26.2 23.1


Adriatico 3.5 – – 2.5 3.7 0.2 0.4
Campania 0.7 – – 10.7 0.7 2.3 –
Sicilia 0.2 – – – 0.6 2.6 1.2
Narbonensis 12.3 25.4 27.6 12.7 7.0 7.2 11.7
Tarraconensis 0.6 – – 3.2 0.7 1.8 2.6
Betica 26.5 26.7 23.7 31.3 41.7 21.5 33.2
Lusitania 7.6 – – 0.2 3.0 1.9 1.6
Nord Africa 25.7 9.2 16.6 11.8 14.4 6.4 11.2
Nord Africa? 2.9 – – 0.2 – – –
Egeo 2.3 0.6 5.0 3.1 2.0 18.3 10.6
Anatolia 0.1 – – 0.1 3.1 1.8 0.4
Palestina – – – – – 2.4 –
Gaza 0.2 – – – – – –
Egitto – – – – 0.1 0.2 0.2
Altre – 1.9 1.4 – – 1.2 2.8
Sconosciuta 1.7 12.4 13.8 8.7 7.8 6.0 0.6
Totale 100 100 100 100 100 100 100

Tabella 2 Tabella 3
PERCENTUALI DI CERAMICA DI MENSA E DISPENSA : PERCENTUALI DI CERAMICA DA CUCINA :
CONFRONTO TRA US 10 (ACQUEDOTTO) E ALTRI SCAVI CONFRONTO TRA US 10 (ACQUEDOTTO) E ALTRI SCAVI
AD OSTIA E A ROMA AD OSTIA E A ROMA

Ostia Ostia Ostia Ostia Ostia Ostia Ostia Ostia


Acquedotto DAI/AAR DAI/AAR Acquedotto TdN TdN DAI/AAR DAI/AAR

90-110 50-100 100-150 90-110 50-100 100-190 50-100 100-150


d.C. d.C. d.C. d.C. d.C. d.C. d.C. d.C.
Regionale (comune depurata) 41.8 52.6 58.5 Regionale 58.3 55.0 29.0 77.6 53.5
Ceramica pareti sottili italiana 5.6 22.9 11.0 IRSC 2.2 12.0 15.0 2.5 7.7
Ceramica pareti sottili betica 1.2 0.8 1.0 Campania 5.7 – – – –
Ceramica pareti sottili egea 0.3 0.7 2.2 Egeo 5.2 2.0 5.0 5.3 8.6
Ceramica invetriata 2.2 – 1.1 Africa 28.7 32.0 51.0 14.6 33.4
Sigillata italica 23.6 16.9 9.3 Totale 100 100 100 100 100
Sigillata gallica 1.2 0.5 1.0
Sigillata ispanica 3.0 – 0.1 Lo studio del materiale ceramico rinvenuto
Sigillata orientale 2.7 1.3 2.2 non ci permette ancora di ricostruire la cronologia
Sigillata pontica 0.3 0.5 1.0 della costruzione dei pilastri dell’acquedotto, tutta-
Sigillata cipriota – – 0.8 via, l’analisi della ceramica proveniente dal Saggio
Sigillata africana A 11.9 0.4 6.5 A ci fornisce informazioni utili sulle caratteristiche
African white surface 1.2 1.4 3.2 dell’area indagata. In effetti, sembra che questa
Sconosciuta 2.7 1.8 3.0 area, situata immediatamente fuori le mura re-
Totale 100 100 100 pubblicane, fosse utilizzata come immondezzaio
509

per rifiuti sia domestici sia commerciali, prove- mato attraverso una serie di scarichi prolungati,
nienti da vari punti della città antica 119. Se non è avvenuti gettando a più riprese materiali di rifiuto.
stato possibile stabilire con precisione gli spazi ur- Il termine di confronto più esaustivo per modalità
bani da cui il materiale proveniva, dalla natura di formazione, cronologia e contiguità areale è il
dello stesso è emerso con chiarezza un dato : la rialzamento, effettuato con scarichi di materiale
quasi totale assenza di macerie, ovvero di residui ceramico, dell’area nord est delle Terme del Nuo-
di costruzione o relativi a crolli strutturali di unità tatore. È probabile, infatti, che lo scarico di mate-
abitative. Tutti i reperti sembrano pertinenti ad at- riale inerte sia servito al rialzamento e al rafforza-
tività domestiche o artigianali permettendoci un’a- mento dell’area in previsione di future costruzioni
nalisi sufficientemente chiara per determinare l’o- e di una diversa destinazione d’uso del terreno.
riginaria destinazione d’uso dei prodotti. Lo scari- Presumibilmente il deposito ha continuato ad es-
co è certamente avvenuto in più fasi successive, sere utilizzato anche dopo il 110 d.C. e dopo la co-
ma in un «ristretto» arco temporale, databile tra il struzione dell’acquedotto Severiano.
90 d.C. e il 110 d.C. È plausibile che esso si sia for-

Eric DE SENA, Enrica RIVELLO

L’ISCRIZIONE DELL’ACQUEDOTTO OSTIENSE 120 sponibile per la sua sistemazione. In via di ipotesi,
constatato l’adattamento del tratto meridionale
Nel 1983, in un’area ancora non indagata della delle mura urbane a passaggio di acquedotto, come
V Regione ostiense, posta tra gli horrea di Hortensius indicano i resti dello speco, si potrebbe pensare,
e il tratto meridionale delle mura tardo repubblica- sebbene in quel punto il paramento in opera vitta-
ne 121, furono rinvenuti svariati materiali marmorei, ta, addossato al nucleo originale, documenti un re-
comprendenti fra l’altro numerosi frammenti epi- stauro tardo, probabilmente del IV secolo, che la la-
grafici e l’iscrizione fortemente mutila relativa al- stra fosse posta nei pressi del punto di ritrovamen-
l’acquedotto ostiense, che viene presentata per la to, forse sull’attico della porta che si apriva nel sesto
prima volta in questa sede 122. Una ricerca compiuta lato delle mura, in corrispondenza della prosecu-
all’inizio di giugno del 2004 ha permesso di aggiun- zione della via del Sabazeo 123 e che a tale trasforma-
gere alla lastra un sesto frammento ai cinque già re- zione delle mura, ormai inutili a fini difensivi, po-
cuperati, rintracciato nella stessa zona, non lontano tesse far riferimento l’iscrizione 124.
dal punto della prima scoperta. Tutto il materiale è
stato certamente spostato dalle posizioni originarie Imp(erator) Caesa[r Vesp]asianu[s Aug(ustus), pontif(ex)
e resta quindi difficile individuare con precisione la max(imus), tribunic(ia) potestat(e)] VIII, imp(erator)
collocazione originale della lastra, le cui notevoli XVI[II, p(ater) p(atriae), co(n)s(ul) VII, design(atus) VIII]
dimensioni presuppongono una vasta superficie di- aquae ductus in colonia Os[t(iensi) – – –]

119. E. C. De Sena e E. Rivello, Refuse or re-use? Analysis and inter- p. 107, n. 20; C. Bruun, L’amministrazione imperiale di Ostia e
pretation of a pottery deposit excavated near the aqueduct of Ostia Portus, in Bruun-Gallina Zevi 2002, p. 174 sg.; M. Cébeillac
Antica in D. Malfitana, J. Lund e J. Poblome (a cura di), Old Gervasoni, Les rapports institutionnels et politiques d’Ostie et de
Pottery in a New Century. Innovating Perspectives on Roman Potte- Rome de la République au IIIe ap. J.-C., in C. Nicolet (a cura di),
ry Studies, in corso di stampa. Ports et avant-ports : l’exemple de Rome et Ostie, in MEFRA, 114,
120. Colgo l’occasione per ringraziare in questa sede la dott.ssa 2002, p. 81, n. 99.
Valnea Santa Maria Scrinari, già Soprintendente Archeologo 123. G. Calza, Le mura sillane, in ScO I, 1953, p. 79-88, p. 86.
di Ostia, che, al momento della sua scoperta, mi ha affidato 124. Lastra marginata ricomposta da sei frammenti e con lacune
lo studio dell’iscrizione e la dott.ssa Anna Gallina Zevi, So- al centro ed a destra. Incassi per grappe di sostegno in alto a
printendente per i Beni Archeologici di Ostia, per le sue sinistra, sul lato sinistro al centro ed in basso; Inventario
esortazioni alla pubblicazione. 44139. Lapidario ostiense; Marmo grechetto a piccoli cristal-
121. F. Zevi, Ostie sous la République, in Descœudres 2001, p. 16. li; cm 75 × 188,5 × 9,2/10,9; specchio epigrafico 57 × +170,5;
122. All’iscrizione sono stati fatti nel corso di questi ultimi anni lettere 9,7; 10,1/10,4; 7/7,2. Punti diacritici triangolari. Su-
vari riferimenti : Ricciardi-Scrinari 1996, II, p. 250; F. Zevi, perficie iscritta gradinata fortemente coperta di calcare. Re-
Traiano e Ostia, in J. Gonzales (a cura di), Trajano Emperador tro quasi liscio con una fascia scalpellata in basso.
de Roma, Roma, 2000, p. 525, p. 528; Schmölder 2001,
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
510 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Fig. 49 – L’iscrizione vespasianea dell’acquedotto ostiense.

L’iscrizione, la prima tra le edite che lega il no- periale (formam 132, opus 133, specum) accompagnato
me di Vespasiano ad un’opera pubblica nella colo- da un predicato verbale (adiecit, extruxit, fecit, refecit
nia di Ostia 125 e la seconda che ricorda l’esistenza o altro verbo) e forse dall’indicazione sua impensa o
dell’acquedotto ostiense 126, va datata in base alla sua pecunia, rende difficile anche il calcolo delle let-
VIII potestà tribunizia dell’imperatore dal l luglio tere mancanti. Esso dipende, infatti, dalla indica-
del 76 al 30 giugno del 77 127 ; nel corso del 76 egli zione del nome della colonia come Ostia, Ost. invece
ricevette la XVI, XVII e XVIII salutazione impera- di Ostiensi, Ostiensium e dalla lunghezza delle linee
toria (la XIX fu riportata solo nel 78) 128, mentre precedenti – la seconda delle quali arretrata rispet-
durante il periodo 76-77 fu console per la VII volta to alle altre – causata dalle abbreviazioni degli ele-
(1 gennaio-31 dicembre 76) e per la VIII (1 gen- menti della titolatura imperiale e dalla menzione o
naio-31 dicembre 77) 129. meno della designazione all’VIII consolato. Nell’i-
Lo stato lacunoso dell’intera parte destra ed in potesi proposta con datazione al 76, le lettere man-
particolare della terza linea, in cui era certamente canti nella 1.3 sarebbero circa 30, sufficienti per
indicato l’oggetto – che doveva riferirsi a modifi- una scarna descrizione dell’intervento, quale aquae
che, anche sostanziali, o a restauri dell’acquedotto ductus in colonia Os[t(iensi) specum novum sua impensa
già esistente 130, piuttosto che nella costruzione ex adiecit, oppure formam novam sua impensa fecit].
novo di un ulteriore manufatto 131 – dell’azione im-
Alfredo MARINUCCI

125. La sola altra menzione di Vespasiano ad Ostia è costituita dalla 129. A. Degrassi, op. cit.
dedica CIL XIV 86 datata al 75 e rinvenuta tra il 1801 ed il 1804. 130. La costruzione dell’acquedotto sembra risalire al tempo di
126. La prima menzione dell’acquedotto ostiense è un cippo Caligola (C. Bruun, L’amministrazione imperiale di Ostia e Por-
iscritto di travertino rinvenuto non in situ dal Lanciani sul la- tus, in Bruun-Gallina Zevi 2002, p. 174, ivi bibl.), anche se la
to orientale dei Grandi Horrea (II, 9, 7) nel 1885 (CIL XIV presenza di una fistula (Schmölder 2001, p. 101 con n. 12)
4147; R. Lanciani, Ostia, in NSA, 1885, p. 530; R. Lanciani, rinvenuta nel 1999 nell’area del c. d. macellum (IV, 5, 2) in
Ostia, in NSA, 1886, p. 165; L. Paschetto, Ostia Colonia roma- un contesto datato ad epoca augustea potrebbe far anticipare
na, storia e monumenti, Roma, p. 342 sg.; G. Calza, Gli horrea la data di costruzione appunto a tale periodo.
tra il Tevere e il decumano, nel centro di Ostia antica, in NSA, 131. Per la realizzazione ex novo di un acquedotto il termine im-
1921, p. 363 : Aquae ductus per / p(uteum) p(ublicum) / p( ) p( ). piegato sarebbe stato aqua e non aquaeductus, nel nostro caso
Sul significato di puteus publicus come pozzo d’areazione cfr. usato al genitivo a significare un intervento sull’impianto già
Zanovello 1994, p. 110 sg. esistente o su una parte di esso (cfr. Zanovello 1994, p. 118).
127. A. Degrassi, Appendice Seconda, in I. Calabi Limentani, Epi- Al contrario F. Zevi (F. Zevi, art. cit., p. 525, p. 528) ha pen-
grafia Latina2, Varese-Milano, 1991, p. 468 sg. sato alla costruzione di un nuovo impianto.
128. PIR2 F 398. La XVIII salutazione fu attribuita a Vespasiano 132. Zanovello 1994, p. 112 come equivalente a tracciato.
prima del 2 dicembre 76 (ILS 252). 133. ILS 5753.
511

L’ACQUEDOTTO OSTIENSE NELLA Il riferimento al tratto inglobato nelle mura del


DOCUMENTAZIONE DI ARCHIVIO : Borgo rinascimentale lo si trova nel passo successi-
DISEGNI E FOTOGRAFIE DAGLI ARCHIVI vo, che puntualmente descrive le mura :
DELLA SOPRINTENDENZA PER I BENI
ARCHEOLOGICI DI OSTIA Pius PP. Secundus, Commentarii (1471), Libro VI : Ve-
tustiora urbis moenia et ampliora iampridem corruerunt
Pur nella loro concisione, le fonti documenta- et in angustiorem redacta formam, ecclesiam tantum ca-
rie relative al tratto in elevato dell’acquedotto thedralem et paucas habitantium domos clauserunt; quo-
ostiense, databile tra la fine del II e l’inizio del III rum pars in ipsis aquaeductis fondata fuit.
secolo 134 e ancora oggi visibile perché inglobato
nelle mura del Borgo rinascimentale, ci consento- Ancora oltre, Pio II descrive il territorio all’in-
no di ricostruire le vicende del monumento, alme- terno del quale sorge la città di Ostia, con riferi-
no a partire dalla metà del XV secolo. Esse spazia- menti allo stagno ed alle saline e ad un altro tratto
no dalla testimonianza letteraria, alla cartografia di acquedotto, utilizzato ai suoi tempi come ponte
storica, alla documentazione grafica e fotografica. per il passaggio attraverso lo stagno stesso :

La documentazione letteraria Pius PP. Secundus, Commentarii (1471), Libro VI :


Ager in quo iacet triangularis est; partem mare abstulit
Enea Silvio Piccolomini (Papa Pio II, 1458- per duo milia passuum, nec minorem partem circuit Ty-
1464) descrisse nei suoi Commentarii, con una serie ber : reliqua claudi stagnum in quo sale fiunt. Aquaeduc-
di dati cronistici di grande attendibilità, il viaggio tus olim per medium stagnum aedificatus, odie pontis
da lui compiuto da Roma ad Ostia Tiberina nella usum praebet, et per ipsum ab Ostia recum iter ad Urbem
primavera del 1463 quando, su invito di Guglielmo pedibus patet (...).
d’Estouteville, cardinale di Rouen e vescovo di
Ostia e Velletri, si recò in visita al Borgo Ostiense 135. La cartografia storica
Il Piccolomini vide dunque il Borgo prima degli in-
terventi urbanistici e dei restauri alle mura com- Ai fini del nostro discorso risultano piuttosto uti-
missionati dal d’Estouteville e risalenti al 1471. So- li le piante di Eufrosino della Volpaia (1547), di G. B.
no due i passi dei Commentarii che riferiscono della Cingolani (1692) e di G. F. Ameti (1693), illustrate
situazione dell’acquedotto ostiense. Il primo de- in questa stessa sede e rispetto alle quali dunque non
scrive una pars aquaeductus ancora visibile (cernitur) occorre entrare nel dettaglio 136. Esse riguardano il
e si riferisce molto probabilmente agli archi del- tratto di acquedotto che costeggiava la via Ostiense
l’ultimo tratto dell’acquedotto che s’inserisce sulle prima dell’ingresso in città. In tutte e tre le carte il
mura della città antica, nei pressi di Porta Romana : tracciato dell’acquedotto si interrompe prima delle
mura del Borgo, a conferma del fatto che già alla me-
Pius PP. Secundus, Commentarii (1471), Libro VI : tà del ’500 (cioè all’epoca della redazione della più
Ostiam urbem condidit Ancus (...) fuisse olim magna rui- antica delle tre carte, la mappa di Eufrosino della
nae probant quae multum agri occupant; mille circiter Volpaia) le arcate non erano più visibili come tali,
passibus a mari abfuit. Visuntur dirutae porticus et co- perché già inglobate nelle mura. In particolare, pro-
lumnae iacentes et statuarum fragmenta : extant et veteris prio la mappa di Eufrosino della Volpaia sembra illu-
templi parietes marmore spoliati qui nobile quondam fuis- strare la descrizione che Pio II fa del tratto extraur-
se opus ostendunt. Cernitur et pars aquaeductus qui ex bano dell’acquedotto, sebbene sia posteriore di circa
loci remotioribus salubrem urbi invexit aquam. 80 anni alla redazione dei Commentarii 137.

134. Per la descrizione e l’interpretazione delle strutture antiche, dievali e rinascimentali del Castello di Ostia Antica, Roma, 2003,
si veda il contributo di E. Bukowiecki in questa stessa sede. p. 11-33 (sugli interventi del d’Estouteville e sulla visita di
135. Per la storia del borgo e del castello si veda S. Danesi Squar- Pio II : p. 14-15); S. Pannuzi (a cura di), Il Castello di Giulio II
zina, La qualità antiquaria degli interventi quattrocenteschi in ad Ostia Antica, Roma, 2005.
Ostia Tiberina, in S. Danesi Squarzina e G. Borghini (a cura 136. Vd. p. 57, fig. 61 e 62.
di), Il Borgo di Ostia da Sisto IV a Giulio II [catalogo della mo- 137. La Mappa di Eufrosino della Volpaia è illustrata nei contribu-
stra, Ostia Antica, 19 giugno-30 settembre 1980], Roma, ti di M. A. Ricciardi e S. Fogagnolo in questa stessa sede :
1981, p. 13-53; S. Pannuzi (a cura di), Le ceramiche tardome- p. 5, fig. 2; p. 56, fig. 60.
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
512 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

La documentazione grafica e fotografica stauro condotta dalla Soprintendenza ai Monu-


menti nel 1982 : in quell’occasione, la facciata de-
Rispetto a quanto è avvenuto per il Castello o gli edifici rinascimentali è stata completamente
per la chiesa di S. Aurea, soggetti ricorrenti di di- intonacata, coprendo tutte le testimonianze anti-
verse fotografie dell’inizio del secolo, realizzate an- che (fig. 54), ad eccezione degli archi dell’acque-
che indipendentemente da interventi di restau- dotto che sono rimasti visibili, come si riscontra
ro 138, le mura del Borgo sono state oggetto di cam anche sulle fotografie scattate a corredo dei rilievi
pagne di documentazione soltanto in occasione di (fig. 55). Ugualmente visibile ed accessibile dall’e-
progetti conservativi. stremità est del tratto conservato dell’acquedotto,
Un primo rilievo venne realizzato nel 1976 da è rimasta una parte dello speco riempito con mate-
I. Froioni e I. Islas de la Vega 139. Si tratta di un do- riale di recupero forse in età rinascimentale, ma
cumento importante, testimonianza ormai storica ancora chiaramente leggibile (fig. 56).
di una situazione in seguito profondamente muta- Due rilievi più recenti sono stati realizzati all’i-
ta (fig. 50). A corredo dei disegni del 1976 si se- nizio degli anni ’90, il primo dall’arch. B. Meni-
gnala un nucleo di fotografie che riguarda il tratto chelli nel 1990 (fig. 57) e il secondo dalla Soprin-
delle mura interessato dall’acquedotto, che qui ap- tendenza di Ostia nel 1993 (fig. 58). In questo se-
pare quasi completamente coperto da un comples- condo rilievo, in particolare, la struttura
so sistema di tettoie e ripari per le macchine dell’acquedotto è chiaramente interpretata come
(fig. 51 e 52). L’importanza di questo rilievo e del- arcate aperte. In realtà, come ha dimostrato, nel
le coeve fotografie risiede nel fatto che nella parte suo contributo, E. Bukowiecki, si tratta molto pro-
alta degli edifici è ancora visibile la muratura rina- babilmente di archi di scarico che rinforzano il
scimentale della cinta ostiense, in seguito, come si muro pieno che sosteneva in questa parte lo speco
vedrà, nascosta da un restauro. e di cui la cortina è stata pesantemente risarcita in
Nel 1983 U. Broccoli, all’epoca ispettore ar- età rinascimentale. La situazione descritta è rima-
cheologo presso la Soprintendenza ostiense, affidò sta praticamente immutata rispetto ad allora come
a F. M. Marchesini ed a R. Coppola l’incarico di documentato dalle fotografie che testimoniano
eseguire una nuova campagna di documentazione della «ripulitura» dalle tettoie e dai ripari per le
grafica delle mura e delle case del Borgo macchine e di una complessiva opera di bonifica
(fig. 53) 140. La situazione era molto cambiata ri- che ha riguardato anche la zona dello speco.
spetto al 1976, in seguito ad un’operazione di re- Lo scatto più recente fa parte di una campagna

Fig. 50 – I. Froioni, I. Islas de la Vega, Prospetto del tratto occidentale delle mura del Borgo di Ostia Antica, 1976 (SBAO, Archivio disegni).

138. Prima ancora, la prospettiva del castello affacciato sull’ansa «La Sapienza» (Anno accademico 1975/1976, Relatore Prof.
del Tevere era stata frequentemente raffigurata in stampe ed G. De Angelis D’Ossat).
incisioni a partire dalla metà del ’600. 140. U. Broccoli, Il sistema fortificato tiberino e le sue infrastrutture
139. Il lavoro è stato svolto nell’ambito di una tesi di laurea di- nel Medioevo, in Archeologia laziale, VII (QuadAEI 12), 1986,
scussa alla facoltà di Architettura dell’Università di Roma p. 223-224.
513

Fig. 51 – Tratto occidentale delle mura del Borgo di Ostia Antica, 1976 (SBAO, Archivio fotografico).

Fig. 52 – Tratto occidentale delle mura del Borgo di Ostia Antica, 1976
(SBAO, Archivio fotografico).

.
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
514 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Fig. 53 – F. M. Marchesini e R. Coppola, Il tratto occidentale delle mura del Borgo di Ostia Antica, 1983
(SBAO, Archivio disegni).

Fig. 54 – Tratto occidentale delle mura Fig. 55 – Tratto occidentale delle mura
del Borgo di Ostia Antica, 1983. del Borgo di Ostia Antica, 1983.
(SBAO, Archivio fotografico). (SBAO, Archivio fotografico).
515

Fig. 56 – Tratto occidentale delle mura del Borgo di Ostia Antica,


particolare dell’interno dello speco con il riempimento rinascimentale
(SBAO, Archivio fotografico).

Fig. 57 – B. Menichelli, Il tratto occidentale delle mura del Borgo di Ostia Antica, 1990
(SBAO, Archivio fotografico).
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
516 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Fig. 58 – A. Pascolini, Acquedotto ostiense : Tratto situato nella cinta della Gregoriopoli-lato est, via Gesualdo, 1993 (SBAO, Archivio disegni).

Fig. 59 – Il tratto occidentale delle mura del Borgo di Ostia Antica, 2001 (SBAO, Archivio fotografico).
517

fotografica realizzata nel 2001-2002 dalla Soprin- denti si apprezza chiaramente la visibilità delle
tendenza di Ostia. Rispetto alle fotografie prece- mura, liberate di tutte le superfetazioni (fig. 59).

Paola OLIVANTI

IL SISTEMA DELL’ACQUEDOTTO OSTIENSE : con il quale venne indicata l’arcata superstite del
DISIECTA MEMBRA più considerevole viadotto antico della via Ostien-
se ad undici arcate.
Le testimonianze relative al tracciato del- Tale indicazione topografica sull’origine del
l’acquedotto ostiense sono rimaste spesso fram- monumento verrà riproposta anche nella carto-
mentate e isolate rispetto al quadro complessivo grafia successiva e, non essendo mai stata indivi-
del monumento antico. Tale situazione è stata si- duata la sorgente per la captazione delle sue ac-
curamente determinata dallo stato di conservazio- que, l’ipotesi di un suo inizio intorno al vecchio
ne dell’acquedotto le cui arcate, anche se oramai
in rovina, avevano caratterizzarono il paesaggio fi-
no agli inizi del XIX secolo, prima della loro com-
pleta distruzione durante l’abbattimento della sel-
va dei Monti di S. Paolo 141. I soli resti superstiti so-
no costituiti dal tratto di piloni in prossimità della
grande cisterna posta nell’angolo sud est delle mu-
ra urbane e dalle tre arcate inglobate nelle mura
del Borgo di Ostia antica.
In passato gli avanzi dell’acquedotto appaiono
menzionati in resoconti di viaggio, come quello
compiuto dal futuro papa Pio II in occasione di
una sua visita a Ostia nel 1463 142. Un importante
contributo alla conoscenza del percorso dell’ac-
quedotto nel territorio si ottiene in particolar mo-
do dalla lettura della cartografia storica, dove la se-
quenza di arcate è rappresenta parallela al lato
meridionale della strada. Nella prima rappresenta-
zione topografica del territorio di Eufrosino della
Volpaia 143 (fig. 60) risalente al 1547, l’acquedotto è
raffigurato con veduta prospettica nel suo percorso
su arcate con inizio poco più a sud del fosso di Ma-
lafede, per proseguire, anche se in parte già in ro-
vina, fino all’altezza dello Stagno di Ostia.
Verso la fine del ’600, nelle mappe del Cingola-
ni 144 (fig. 61) e dell’Ameti 145 (fig. 62), l’acquedotto
è invece segnato a partire dalla zona dei Monti di
S. Paolo, in particolare come specificato in Ameti,
poco più in basso del ponte della Refolta, nome Fig. 60 – Particolare della carta di Eufrosino della Volpaia (1547).

141. R. Lanciani, Recenti scoperte di Roma e del suburbio, in BCAR, 143. Frutaz 1972, XIII 1f, tav. 30; vedere anche la fig. 2 della con-
1892, p. 293. tribuzione di M. A. Ricciardi in questa stessa sede.
142. Pius PP. Secundus, Commentarii, Francifurt, 1614, Libro VI, 144. Frutaz 1972, XXXII 1e, tav. 164.
p. 301-304. V. anche nel contributo di P. Olivanti in questa 145. Frutaz 1972, XXXIII 1c, tav. 176.
stessa sede.
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
518 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Fig. 61 – Particolare della carta di G. B. Cingolani (1692).

Fig. 62 – Particolare della carta di G. F. Ameti (1693).


519

km 14 della via Ostiense venne spesso seguita da- grafia, il tracciato dell’acquedotto è riportato se-
gli studiosi 146 fino ad epoca più recente. Le vestigia condo le indicazione contenute nella pianta del
dell’antico acquedotto sono ancora segnalate nelle Cingolani, alla quale spesso tali carte erano ispirate
carte settecentesche e ottocentesche, per lo più re- anche se con l’aggiunta di aggiornamenti : è il ca-
datte per scopi annonari e catastali, nelle quali so, ad esempio, della pianta topografica dell’agro
possono essere rintracciati elementi storici e nota- romano elaborata nel 1803 dall’Alippi 147, conside-
zioni fondamentali per la conoscenza dell’ambien- rata dal Tomassetti 148 particolarmente esatta anche
te geografico prima delle trasformazioni moderne, per quanto atteneva alle annotazioni storiche.
quest’ultimo caratterizzato, come si è detto, da Nella pianta topografica di Ostia redatta dal Vera-
una vegetazione boscosa e da zone acquitrinose, ni 149 (fig. 63) nel 1804, è riportata invece solo la
come lo Stagno di Ostia. Nell’ambito di tale carto- menzione degli avanzi dell’antico acquedotto. Di

Fig. 63 – Particolare della carta di G. Verani (1804).

146. ScO I, 1953, p. 173; Meiggs2 1973, p. 113; Ricciardi-Scrinari na, ed. curata da L. Chiumenti e F. Bilancia, I, Firenze, 1977,
1996, II, p. 263. p. 216-217.
147. Frutaz 1972, XLIX b, tav. 224. 149. Pianta riportata in ScO I, 1953, n. 6.
148. G. Tomassetti, La Campagna Romana antica, medievale e moder-
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
520 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

particolare rilievo sono poi le carte elaborate in re dall’altezza del viadotto del Ponte della Refolta
quest’epoca a corredo della descrizione dei viaggi e e, per un tratto meglio conservato, dopo i Monti di
degli studi sulla Campagna romana ad opera di S. Paolo fino a poco prima dello Stagno di Ostia. I
colti eruditi e studiosi, fra le quali quelle del De piloni dell’acquedotto furono infine sicuramente
Bonstetten 150 (fig. 64), del Westphal 151 e del Nib- visti dal Lanciani tra il 1894 e il 1904 (epoca in cui
by 152 (fig. 65), che segnalarono nelle loro mappe, egli condusse l’ampio progetto, rimasto incomple-
integrate da notazioni storico antiquarie, gli anti- to, di rilevamento della Campagna romana) : lo
chi resti archeologici ancora visibili, ed in questo studioso li posizionò sulla sua carta 155 con base to-
territorio riportarono ancora ben riconoscibile il pografica IGM in scala 1 : 25.000, lungo un tratto
tracciato dell’acquedotto ostiense. Lo stesso Nib- che risulta ormai ridotto, a partire dalla tenuta di
by 153 ed il Fea 154 ricordano, inoltre, nelle loro rela- Dragoncello fino all’altezza delle saline di Ostia.
zioni di viaggi compiuti ad Ostia, la presenza delle A queste testimonianze se ne sono aggiunte in
grandi arcate e delle volte in parte crollate a parti- anni recenti delle altre : oltre ai dati acquisiti in se-

Fig. 64 – Particolare della carta di C. V. De Bonstetten (1805).

150. C. V. Bonstetten, Voyage sur la scène de sis derniers livres de quario ad Ostia, Roma, 1829, p. 24-25.
l’Énéide, Ginevra, 1805. 154. C. Fea, Relazione di un viaggio ad Ostia ed alla villa di Plinio det-
151. J. H. Westphal, Die römische Kampagne im topographischer und ta il Laurentino, Roma, 1802, p. 9, p. 16.
antiquatischer Hinsicht, Berlino-Stettino, 1829. 155. La carta del Lanciani è conservata presso la Biblioteca del-
152. A. Nibby, Viaggio antiquario ne’ contorni di Roma, II, Roma, l’Istituto di archeologia e storia dell’arte di Roma, Fondo
1819, rist. anast., Bologna, 1972, p. 213. Lanciani, Roma, 11.65.8.
153. A. Nibby, op. cit., n. 12, p. 283-285; A. Nibby, Viaggio anti-
521

Fig. 65 – Particolare della carta di A. Nibby (1819).

guito a limitati saggi di scavo effettuati a scopo di Tali notizie vengono analizzate di seguito e lo-
tutela dalla Soprintendenza per i Beni archeologici calizzate puntualmente sullo stralcio della carto-
di Ostia 156, segnalazioni particolarmente interes- grafia IGM al 25.000 (fig. 66).
santi furono recuperate tra la fine del XIX secolo e
l’inizio del successivo in conseguenza delle trasfor- 1-2) Acquedotto
mazioni che interessarono il territorio, in partico-
lare in occasione di lavori connessi con l’opera di Resti dei piloni (fig. 66, 1) relativi al tratto terminale
bonifica della zona paludosa dello Stagno di Le- dell’acquedotto sono ubicati sul lato meridionale della
vante nei pressi di Ostia antica e degli interventi via Ostiense all’interno dell’area degli scavi di Ostia anti-
relativi al raddrizzamento del percorso stradale ca. I piloni, in opera laterizia, misurano m 1,80 × 1,50 e
della moderna via Ostiense. sono disposti ad una distanza di m 3,20 l’uno dall’altro.

156. Ringrazio A. Pellegrino per avermi permesso di rendere noti sua direzione nelle località Tre Ponti e Ponte Ladrone (Aci-
alcuni dati scaturiti da interventi di scavo effettuati sotto la lia).
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
522 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

Fig. 66 – Carta archeologica (stralcio delle tavolette IGM F. 149 II NO e F. 149 II NE).
523

Altri piloni sono stati rinvenuti fuori del recinto degli l’argine stradale furono individuati altri resti del-
scavi, di fronte al campo sportivo, sulla sinistra di via dei l’acquedotto non meglio specificati, fatta eccezione per
Romagnoli. La struttura piegava quindi verso nord est, e la presenza del cocciopesto di rivestimento dello speco.
a questo tratto sono attribuibili i resti di 3 arcate Bibliografia : R. Lanciani, Recenti scoperte di Roma e
(fig. 66, 2), di cui una integra, inseriti nelle mura di un del suburbio, in BCAR 1892, p. 293; G. Tomassetti, La
palazzetto addossato alle mura del Borgo di Ostia. Que- Campagna Romana antica, medievale e moderna, ed. curata
sto tratto di acquedotto è oggetto di analisi e da L. Chiumenti e F. Bilancia 1977, V, Firenze 1977,
approfondimento tecnico nei due contributi ai quali si p. 261, n. 1
rimanda in questa sede di P. Olivanti e E. Bukowiecki.
Bibliografia : Ricciardi-Scrinari 1996, I, p. 89-93; II, 5) Acquedotto
p. 263; SBAO, Archivio disegni, inv. n. 8700.
All’altezza del km 21,600 sul lato sud della via
3) Acquedotto?; canalizzazione Ostiense, nell’area compresa tra questa e la ferrovia
Roma-Ostia Lido, nel corso di saggi di scavo sono stati
In prossimità di via dei Romagnoli, all’inizio dell’abi- evidenziati i resti di piloni probabilmente relativi all’an-
tato moderno di Ostia antica, durante lavori ACEA, è sta- tico acquedotto : nel primo saggio (tratto di circa m 10)
to rinvenuto un tratto dell’antica via Ostiense con adia- è stata scoperta la cresta del muro di fondazione con i re-
centi i resti di una muratura in opera cementizia, attribui- sti di due piloni posti a una distanza di m 2,35. L’alzato
ta alla fondazione dell’acquedotto, in questo punto delle murature conservato per un’altezza massima di
realizzata in cassaforma in un terreno di natura paludosa, m 0,60, sembrerebbe in opera mista costituita dai primi
costituito da uno strato di argilla e di torba. Parallela al- m 0,40 di paramento in laterizio e da un filare di opera
l’andamento di tale struttura muraria, e a m 2,10 dal pia- reticolata. Poco più ad est, nel secondo saggio, sono i re-
no della strada antica, è stata evidenziata una conduttura sti di un terzo pilone molto poco conservati. Al di sotto
composta da elementi fittili. La presenza di un condotto la fondazione in opera cementizia scoperta per circa
in terracotta lungo il tracciato di una strada e di un acque- m 1, appare priva di tracce di cassaforma.
dotto, non è chiaro se in relazione fra loro, trova un ana- Bibliografia : Inedito. SBAO, Archivio disegni, inv.
logo confronto in località Tor Paterno relativamente al- n. 8786
l’acquedotto Laurentino : in questo caso è stata proposta
una duplice funzionalità del condotto, nell’ambito delle 6) Cunicolo
esigenze di cantiere e come espediente tecnico per la de-
terminazione della pendenza dell’acqua dello speco 157. Presso la Casa Cantoniera al km 17,750 della via
Bibliografia : Ricciardi-Scrinari 1996, I, p. 90-91; Ostiense, sul lato sinistro della strada, è stato individuato
SBAO, Archivio disegni, inv. n. 6312. un cunicolo largo m 0,45, alto m 1, costruito in muratu-
ra ma privo del fondo in quanto poggiante sulla sabbia.
4) Acquedotto Forse poteva avere funzione di scarico delle acque.
Bibliografia : E. Ghislanzoni, Via Ostiense, in NSA
In occasione delle opere di bonifica dello Stagno 1913, p. 9
Ostiense effettuate sullo scorcio del secolo scorso, duran-
te la costruzione del Canale Primario di Ponente, in cor- 7) Cunicolo; cisterna
rispondenza del passaggio del collettore sotto la moder-
na via Ostiense, furono scoperti i resti di due piloni attri- I resti di un grosso cunicolo (largo m 1,56-1,86 e al-
buiti all’antico acquedotto. I piloni (m 2,00 × 1,50) to m 1,80-1,65) con pareti irregolari e volta a botte e
erano costruiti in opera cementizia nella parte inferiore quelli di una cisterna a pianta rettangolare (m 5,5 × 2,5)
a contatto con l’acqua dello Stagno, mentre l’alzato era in opera quadrata sono attualmente visibili al di sotto di
in cortina laterizia. un vivaio sul lato meridionale della via Ostiense al
Poco più avanti lungo la scarpata di sinistra del- km 17. La difformità del cunicolo rispetto agli altri resti

157. M. G. Lauro, L’ager Laurentinus e Tor Paterno, in Castel Porzia-


no I 1985, p. 26, n. 37.
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
524 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

esaminati di tali manufatti non esclude un uso differente colo di un acquedotto che li collegava. Il cunicolo, con
da quello legato all’ambito idrico. È probabile inoltre che andamento parallelo alla via Ostiense, era realizzato in
l’attribuzione dei resti interpretati come cisterna, siano muratura e rivestito internamente da uno strato di coc-
da ricondurre ad un sistema autonomo di conserva idri- ciopesto di cm 5. Da porre in evidenza è la notizia secon-
ca, forse in funzione di qualche villa ubicata nelle vici- do la quale il cunicolo venne esplorato per circa km 7,
nanze. fino all’abitato di Ostia.
Bibliografia : Inedito. SBAO, Archivio disegni, inv. Bibliografia : G. Gatti, Notizie di recenti ritrovamenti di
n. 9573-9574 antichità in Roma e suburbio, in BCAR 1912, p. 260-261;
Giornale La Tribuna del 13.12.1912.
8) Acquedotto
11) Acquedotto
Un tratto ipogeo di acquedotto lungo m 15, è stato
individuato dalla Soprintendenza durante lavori del- A circa un centinaio di metri dal Casale di Malafede,
l’ACEA in località Ponte Ladrone, all’altezza di via Bus- ancora una volta in occasione dei lavori per la correzio-
seto. Il cunicolo in opera cementizia con malta e scaglie ne dell’andamento della nuova via Ostiense, venne indi-
di tufo, è stato scoperto solo nella parte superiore. Lo viduato sulle pendici di una collinetta a sinistra della via,
speco all’interno della struttura risulta largo m 0,54, co- un tratto di acquedotto sotterraneo. Lo speco era co-
perto da mattoni disposti a cappuccina. struito in opera cementizia con rivestimento interno in
Bibliografia : Inedito. SBAO, Archivio disegni, inv. cocciopesto su cui erano presenti consistenti tracce di in-
n. 8554-8556. crostazioni calcaree : l’altezza della canaletta risultava di
m 1,50 e la larghezza sul fondo m 0,55; la copertura, ri-
9) Cunicolo costruita sulla base delle tracce dell’imposta, era costitui-
ta da una volta a sesto ribassato. Un ulteriore tratto di
Immediatamente a nord di Ponte Ladrone è stato in- canalizzazione lungo circa m 20, con andamento curvili-
dividuato un tratto di cunicolo posto trasversalmente ri- neo, costruito con analoghe caratteristiche, fungeva da
spetto alla via del Mare. Il condotto mostra una dirama- ramo alternativo allo scopo di deviare il percorso del-
zione individuata per m 6. La struttura costruita in ope- l’acqua probabilmente a causa del danneggiamento di
ra cementizia, priva di paramento esterno, era destinata parte della struttura originaria. Recentemente è stata
ad essere interrata; all’interno è uno speco coperto a scoperta la prosecuzione di tale struttura illustrata in
cappuccina (altezza m 1,50; larghezza m 0,45), rivestito questa sede nel contributo di F. Tella.
sulle pareti da uno strato di cocciopesto, che sul fondo Bibliografia : Gatti 1917, p. 275-277.
sembra poggiare direttamente sulla terra.
Bibliografia : Inedito. SBAO, Archivio disegni, inv. L’analisi di tutti i dati esaminati confrontata
n. 6045. con le recenti scoperte di tratti affiancati di acque-
dotti in località Malafede-Infermeria 158, induce ad
10) Pozzi; cunicolo ipotizzare l’articolazione di un sistema di approv-
vigionamento idrico più complesso di quello fino
In occasione di lavori per il raddrizzamento della ad oggi individuato nel semplice tratto su arcate. Il
vecchia via Ostiense, all’incirca all’altezza del km 16,500 percorso di tale speco costruito in elevato è rico-
(corrispondente al vecchio km 14), sul margine sinistro struibile principalmente sulla base della sua raffi-
della via furono scoperti due pozzi in opera cementizia gurazione in alcune carte storiche a partire dal fos-
distanti fra loro m 71. Questi erano di forma circolare so di Malafede fino ad Ostia antica, ed è conferma-
con diametro di m 0,90 e l’imboccatura chiusa da due to dalle testimonianze di studiosi che ne hanno
lastroni di travertino accoppiati (m 2,40 × 1,00 × 0,70). I visto le rovine fino ai primi decenni del 1800. Le
pozzi risultarono profondi m 10, forniti di pedarole, e uniche evidenze archeologiche sopravvissute sono
dunque interpretabili come pozzi di ispezione del cuni- costituite dai resti di piloni in prossimità della città

158. Bedello et alii 1995, p. 429-438 e aggiornamento dei dati nel


contributo presentato in questa sede.
525

e della cisterna terminale (1-2), oltre a scarsi resti a quello recentemente individuato a Malafede-In-
murari identificati all’altezza dell’area dell’antico fermeria 160. Con ogni probabilità, in connessione
Stagno (4-5). con i tratti nn. 10-11 della fig. 66 è il recente rinve-
L’esistenza di un altro ramo di acquedotto con- nimento presso il km 16 della ss. 8, nella zona di
dotto tutto sotto terra, sembrerebbe invece ipotizza- Ponte Lungo, di un altro tratto di condotto ipogeo, di
bile sulla base della presenza di diversi tratti di cuni- cui si dà un cenno prelimirare in questa stessa se-
coli ipogei (6, 8, 10, 11) dalle caratteristiche costrut- de 161. La diversità costruttiva dei due rami di acque-
tive omogenee, realizzati tutti in opera cementizia, dotti è con ogni probabilità conseguenza (in man-
alti tra m 1 e m 1,5, larghi in media m 0,50, interna- canza di una sorgente vicina con capacità adeguata)
mente rivestiti di cocciopesto. A questo altro acque- della necessità di ricorrere all’imbrigliamento di ac-
dotto potrebbe forse allacciarsi il tratto 9, da inten- que attinte a più sorgenti che, anche se immaginate
dere come una diramazione idrica probabilmente vicine, avranno avuto differenti caratteristiche rela-
destinata al servizio di una o più ville rustiche. tivamente alla portata e alla quota di captazione. A
Allo stato delle ricerche, è dunque lecito suppor- questo si aggiunge la possibilità di un progetto di co-
re che il rifornimento idrico della colonia ostiense struzione originario non unitario, determinato nel
fosse affidato ad almeno due condotti che probabil- tempo dalle accresciute esigenze idriche della città
mente captavano l’acqua in una stessa zona di sor- in funzione del nuovo sviluppo demografico della
genti, recentemente ipotizzata nell’area di Trigo- popolazione ostiense, registrato nel corso dei primi
ria 159. Quindi con percorso sotterraneo proseguiva- due secoli dell’impero. Mancano purtroppo dati sul-
no con analoga direzione, parallela all’andamento la terminazione del ramo ipogeo e, fino alla scoperta
dell’antica via Ostiense, diversificando però il loro di nuovi elementi, non è possibile ipotizzare se que-
sistema costruttivo sicuramente a partire dal Casale sto confluisse nel tratto su arcuazioni tramite un ca-
di Malafede. Per superare il dislivello orografico dai stellum aquae o, ipotesi più verosimile, avesse un di-
Monti di S. Paolo all’altezza di Acilia, fino alla zona verso punto di arrivo in città coerente con le quote
pianeggiante dello Stagno Ostiense, il ramo sul lato differenti dello speco sotterraneo. I dati fin qui illu-
meridionale della strada venne infatti costruito su strati non consentono infine un inquadramento
arcuazioni. L’altro ramo ubicato a nord rispetto alla cronologico delle strutture, fatta eccezione forse per
via Ostiense, proseguiva invece con percorso sotter- l’indicazione dell’impiego dell’opera mista nei pilo-
raneo e ad esso si deve riferire l’importante testimo- ni del tratto 5. Pertanto, per una puntualizzazione
nianza relativa all’esplorazione del lungo tratto di cronologica delle strutture, si rimanda ai dati illu-
cunicolo ipogeo (fig. 66,10), seguito fino all’altezza strati in questa sede sui vari tratti analizzati del siste-
di Ostia, con pozzi di ispezione con sistema analogo ma ostiense.

Stefania FOGAGNOLO

Abbreviazioni

Atlante I = Atlante delle forme ceramiche I. Ceramica fine ro- Bedello et alii 1995 = M. Bedello Tata, S. Falzone e
mana nel bacino mediterraneo (medio e tardo impero), S. Fogagnolo, Rinvenimento di un sistema di acquedotti
Roma, 1980 (Suppl. Enciclopedia dell’arte antica). in località Malafede-Infermeria (Acilia), in Archeologia
Atlante II = Atlante delle forme ceramiche II. Ceramica fine ro- laziale, XII, 2 (QuadAEI, 24), 1995, p. 429-438.
mana nel bacino mediterraneo (tardo ellenismo e primo Bernard et alii 2004 = J.-Fr. Bernard, E. Bukowiecki,
impero), Roma, 1985 (Suppl. Enciclopedia dell’arte H. Dessales e J. Dubouloz, Ostia antica. Stage doctoral
antica). de formation à l’archéologie de la construction : le castel-

159. Bedello et alii 1995, p. 437-438, n. 18. 161. Vedere il conributo di Pellegrino et alii.
160. Vedere il conributo di Bedello et alii in questa sede.
Le acque e gli acquedotti nel territorio Ostiense e Portuense
526 Margherita BEDELLO T ATA , Évelyne BUKOWIECKI et alii

lum aquae de la Porta Romana, in MEFRA, 116-1, Lanciani 1903 = R. Lanciani, Le Antichità del territorio lau-
Chroniques, 2004, p. 606-618. rentino nella reale tenuta di Castel Porziano, in MAAL,
Bruun 1998 = C. Bruun, Ti. Claudius Aegialus e l’acque- XIII, 1903, p. 133-198.
dotto di Ostia, con altre osservazioni sulle fistule acquarie Meiggs2 1973 = R. Meiggs, Roman Ostia, (2o edizione)
ostiensi, in ZPE, 122, 1998, p. 265-272. Oxford, 1973.
Bruun-Gallina Zevi 2002 = C. Bruun e A. Gallina Zevi, Pavolini 1983 = C. Pavolini, Roma-Bari, 1983 Ostia (Gui-
Ostia e Portus nelle loro relazioni con Roma, Roma, de archeologiche Laterza).
2002 (Acta Istituti romani Finlandiae, 27). Petriaggi et alii 1995 = R. Petriaggi et alii, Scavi a Ponte
Castel Porziano I 1985 = Castelporziano I. Campagna di scavo Galeria : nuove acquisizioni sull’acquedotto di Porto e sul-
e restauro 1984, Roma, 1985. la topografia del territorio portuense, in Archeologia la-
Castel Porziano II 1988 = Castelporziano II. Campagna di sca- ziale, XII, 2 (QuadAEI, 24), 1995, p. 361-373.
vo e restauro 1985-1986, Roma, 1985. Ricciardi-Scrinari 1996 = M. A. Ricciardi e V. Santa Ma-
Castel Porziano III 1998 = Castelporziano III. Campagne di ria Scrinari, La civiltà dell’acqua in Ostia antica, I-II,
scavo e restauro 1987-1991, Roma, 1998. Roma, 1996.
Conspectus 1990 = E. Ettlinger et alii, Conspectus formarum ScO I 1953 = G. Calza et alii, Scavi di Ostia, I, Topografia ge-
terrae sigillatae italico modo confectae, Bonn, 1990. nerale, Roma, 1953.
Descœudres 2001 = J.-P. Descœudres, Ostia, port e porte ScO XI 1992 = P. Cicerchia e A. Marinucci, Scavi di Ostia,
de la Rome antique, Ginevra, 2001. XI, Le terme del Foro o di Gavio Massimo, Roma, 1992.
Frutaz 1972 = A. M. Frutaz, Le carte del Lazio, Roma, ScO XIII 2000 = C. Pavolini, Scavi di Ostia, XIII, La Cerami-
1972. ca Comune : le forme in argilla depurata dell’Antiqua-
Gatti 1917 = E. Gatti, Via Ostiense, in NSA, 1917, p. 275- rium, Roma, 2000.
277. Schmölder 2001 = A. Schmölder, Le ravitaillement en eau,
Heinzelmann et alii 2000 = F. A. Bauer, M. Heinzelmann in Descœudres 2001, p. 100-107.
e A. Martin, Ostia. Ein urbanistisches Forschungsprojekt Zanovello 1994 = P. Zanovello, Le fonti epigrafiche, in
in den unausgegrabenen Bereichen des Stadtgebiets. Vor- G. Bodon, I. Riera e P. Zanovello, Utilitas necessaria.
bericht zur 2. Grabungskampagne 1999, in MDAI(R), Sistemi idraulici nell’Italia romana, Milano, 1994,
107, 2000, p. 375-415. p. 99-143.

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