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Rosalba Panvini

La nave greca arcaica di Gela

Salvatore Sciascia Editore


REGIONE SICILIANA
ASSESSORATO DEI BENI CULTURALI AMBIENTALI E P.I.
SOPRINTENDENZA PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI DI CALTANISSETTA
SEZIONE PER I BENI ARCHEOLOGICI
MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE DI GELA
Rosalba Panvini

La nave greca arcaica di Gela


(e primi dati sul secondo relitto greco)

con contributi di
Alessandra Benini
Lavinia Sole
Francesca Terranova e Patrizia Lo Campo

Salvatore Sciascia Editore


Documentazione fotografica:
Giuseppe Castelli, Salvatore Farina, Salvatore Granata, Franco Longo
e archivio della Soprintendenza BB.CC.AA. di Caltanissetta –
Sezione Archeologica

Documentazione grafica:
Antonio Catalano e Gaspare Ragusa

Si ringraziano:
Margherita Rizza,
dirigente coordinatore del Gruppo X
dell’Assessorato BB.CC.AA. e P.I.
e il personale dello stesso gruppo,
Salvatore Barbera
Carmelo Casano
Vincenzo Cinardi
Salvatore Cinardo
Carmelo Mosca
Rosanna Fisci
Aldo Schembri
Maurizio Scarlata
e tutto il personale di custodia
del Museo Archeologico Regionale di Gela
ed inoltre il dott. Giuseppe Rizza
della Soprintendenza BB.CC.AA. di Caltanissetta

Fotolito, stampa e allestimento:


Lussografica Caltanissetta

In copertina:
particolare dell’askòs attico a figure rosse
con Sileno e Menade (500-490 a.C.)

ISBN 88-8241-085-4

© 2001 Regione Siciliana

© 2001 Salvatore Sciascia Editore

La riproduzione delle immagini deve essere preventivamente


autorizzata dalla Soprintendenza BB.CC.AA. di Caltanissetta
e sottoposta alle normative vigenti in materia

Panvini, Rosalba <1953>

La nave greca arcaica di Gela (e i primi dati sul secondo relitto greco) / Rosalba
Panvini : con contributi di Alessandra Benini.. [et al.]. – Palermo : Regione Siciliana,
Assessorato dei beni culturali e ambientali e della pubblica istruzione, 2001.
1. Navi greche – Gela I. Benini, Alessandra.
93/.8 CDD-20 SBN Pal0182997

Cip – Biblioteca centrale della Regione siciliana


Da diversi anni ormai l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali
ed Ambientali è impegnato non solo nella tutela e valorizzazione del
patrimonio archeologico, ma anche nella pubblicazione e divulgazio-
ne dei dati emersi nel corso delle ricerche scientifiche, portate avanti
anche nel campo archeologico con i propri fondi. In quest’ambito si
inserisce quindi la pubblicazione del presente volume, edito nel
momento in cui l’Amministrazione Regionale si appresta a riprendere
e completare le ricerche su uno dei più importanti relitti di imbarca-
zioni di età arcaica, che quanto prima potrà essere esposto in un’ap-
posita idonea struttura che sarà realizzata a Gela, nel sito di Bosco
Littorio, e destinata a diventare Museo della navigazione antica.
Questo volume offre ai lettori, anche a coloro non specialisti del
settore, una prima completa documentazione di tutti i dati desunti
dalle ricerche archeologiche susseguitesi nelle acque antistanti il lito-
rale di Gela, a partire dal 1989 e corona il lavoro compiuto dall’au-
trice e dai suoi collaboratori non solo nel corso delle varie campagne
di scavo, ma soprattutto nel campo della musealizzazione dei reperti
archeologici recuperati, della loro valorizzazione e presentazione al
pubblico, anche a livello internazionale; basti ricordare che i mate-
riali ritrovati sulla nave affondata a Gela, agli inizi del V secolo a. C.,
sono stati esposti a Gozo, nel corso di una manifestazione organizza-
ta d’intesa tra la Regione Siciliana ed il Ministero della Cultura di
quell’isola dell’arcipelago maltese con l’intento di far conoscere ad
un pubblico più vasto le preziose ceramiche e gli oggetti riemersi a
seguito dello scavo subacqueo, a testimonianza dei legami commer-
ciali che fin dai tempi antichi univano i popoli del bacino del
Mediterraneo.

On. Fabio Granata


Assessore Regionale
dei Beni Culturali Ambientali e P. I.
Con molto piacere ho accettato di presentare questo volume, che
costituisce un prezioso contributo per chi vuole avvicinarsi al mon-
do dell’archeologia subacquea.
Sono ben note, infatti, le ricchezze archeologiche dei fondali
marini della nostra Isola; la sola Gela, ad esempio, ha restituito, fino
ad oggi, i resti di due importanti e preziose navi antiche, che
l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali ed Ambientali si appresta
a recuperare e a fare oggetto di un’esposizione permanente all’inter-
no di una struttura adeguata.
Si avvertiva però la necessità di presentare ad un più vasto pub-
blico i risultati delle ricerche eseguite sui due relitti di Gela perché
esse potessero finalmente essere divulgate in maniera scientifica, ma
nello stesso tempo consentissero di fare conoscere gli aspetti più
particolari di tali indagini, che hanno potuto far rilevare dati fonda-
mentali nel campo dell’architettura navale antica, per gli aspetti
della vita di bordo e per l’identificazione delle rotte marittime prati-
cate nel Mediterraneo da esperti conoscitori del mare e che univano,
sotto il profilo commerciale, popoli di differenti aree geografiche.
Questo volume segna in maniera degna il completamento di una
prima serie di interventi scientifici, che si spera di veder presto defi-
niti nell’attuazione del progetto di recupero e musealizzazione delle
due imbarcazioni di età greca affondate a Gela, che a tutt’oggi pos-
sono essere considerati unici sia per lo stato di conservazione, sia per
il carico commerciale trasportato a bordo.

Giuseppe Grado
Dirigente Generale del Dipartimento Regionale
dei Beni Culturali Ambientali ed Educazione Permanente
Allorquando in Sicilia si concretizza un diffuso interesse sui temi
dell’archeologia subacquea, questo catalogo illustra gli studi e le
ricerche condotte nel tratto di costa ad ovest della foce del fiume
Gela.
Costa su cui si affaccia l’acropoli della città antica e nel contempo
luogo di memoria deputato a riscattare il territorio, ai più conosciu-
to per i fenomeni di selvaggia antropizzazione e distruzione del
patrimonio naturale.
Per secoli il mare ha custodito straordinarie imbarcazioni, che i
tecnici della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di
Agrigento prima e quelli di Caltanissetta poi, hanno studiato, analiz-
zato, documentato, consapevoli che i reperti ritrovati, attraverso la
caratterizzazione materica, l’identificazione e l’interpretazione dei
materiali, l’interpretazione delle tecniche costruttive, sono tutt’oggi
in grado di rispondere a grandi interrogativi della storia.
Un lavoro certosino, quello di chi ha concepito il catalogo, che
con modestia e passione ha collazionato e documentato contribuen-
do a porre le basi del recupero dei relitti e della loro valorizzazione.

Giuseppe Gini
Soprintendente per i Beni Culturali e Ambientali
di Caltanissetta
PREFAZIONE

Dopo ben cinque campagne di scavo archeologico condotte sul


relitto arcaico di Gela, mi è sembrato necessario riunire in un’unica
pubblicazione i risultati delle diverse ricerche, nonostante in più
tempi e sedi scientifiche sia stato dato il resoconto dei ritrovamenti
effettuati. Ho ritenuto, inoltre, opportuno riesaminare i dati di scavo
e fornire una prima, ma spero, quanto più esauriente analisi delle
strutture lignee; certamente sarà necessario completare lo scavo del-
l’area prossima alla prua, le cui operazioni si intendono intraprende-
re non appena saranno definite le modalità di recupero dello scafo
antico per procedere successivamente agli interventi di restauro con-
servativo e quindi alla sua musealizzazione negli spazi individuati
nell’area demaniale, oggi conosciuta con il nome di Bosco Littorio.
Questa area, ubicata ai piedi dell’acropoli dell’antica Gela, prossima
alla costa ed estesa ad est fino alla foce del fiume Gela, ha restituito i
resti dell’emporio di età arcaica, a tutt’oggi in corso di esplorazione.
È probabile che nel tratto di costa antistante a tale insediamento
commerciale, la cui conformazione oggi è notevolmente cambiata
per l’avanzamento del mare, potesse insistere l’approdo della colo-
nia greca e, pertanto, la scelta della sede museale è ricaduta proprio
su questo sito.
L’esame dei materiali recuperati nel corso delle varie campagne di
scavo ed inseriti nel catalogo che fa parte integrante del presente
volume ha consentito poi di proporre una nuova identificazione
della rotta seguita dall’imbarcazione antica e di tracciare un quadro
più completo dei traffici commerciali intrattenuti da Gela con le
altre regioni della Grecia.
Mi auguro che questo lavoro possa dare un contributo alla cono-
scenza dei traffici commerciali nel Mediterraneo nell’età arcaica,
delle imbarcazioni utilizzate per il trasporto dei prodotti oggetto di
commercio e della vita di bordo. Determinante in futuro sarà il com-
pletamento dello scavo del relitto ed il rilevamento di tutte le sue
parti strutturali.
Il volume contiene anche i contributi degli archeologi e degli stu-
diosi, che hanno partecipato alla prima campagna di scavo del
secondo relitto ritrovato a Gela, del quale ho inteso presentare i
primi risultati sulla metodologia costruttiva, sui materiali recuperati,
nonché le prime analisi sui campioni degli elementi lignei della strut-
tura.
Vorrei infine esprimere la mia riconoscenza a tutto il personale
del Museo Archeologico Regionale di Gela, ed ancora a Lavinia Sole
per il prezioso sostegno offertomi durante la stesura del catalogo e
per la revisione del testo; a questa giovane archeologa, che da tempo
collabora con la Soprintendenza, ho affidato la parte del Catalogo
relativa ai contenitori da trasporto.
Dedico il volume ai miei figli, Pierluca e Francesca, che mi sono
costantemente vicini.
Rosalba Panvini
Direttore della Sezione Archeologica
della Soprintendenza BB. CC. AA. di Caltanissetta e
Direttore del Museo Archeologico Regionale di Gela
ABBREVIAZIONI ADOTTATE NEL TESTO

ca. = circa
cat. = catalogo
CC. = corpo ceramico
cfr. = confronta
cons. = conservato
diam. = diametro
H = altezza
I. = ingobbio
Largh. = larghezza
Lungh. = lunghezza
max = massimo
V. = vernice
var. = variante

Le misure sono date in centimetri


Prima parte
La nave greca arcaica di Gela
di Rosalba Panvini

Oinochoe attica a figure nere


con scena di Gigantomachia:
Athena atterra Encelado
(primi decenni del V sec. a. C.).

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La nave greca arcaica di Gela

Fig. 1. Il tratto della costa in località Bula-


la di fronte al quale giace il relitto. La ScOPerta
La scoperta del relitto greco, di età arcaica, di Gela risale al 1988,
allorquando due subacquei consegnarono al Museo archeologico alcuni
materiali antichi che avevano recuperato sui fondali marini, nel tratto di
mare antistante la costa di contrada Bulala1.
tra i materiali consegnati figuravano quattro arule fittili, un tripode
bronzeo ed un frammento di una grande coppa a figure nere.
Da allora, prima la Soprintendenza per i Beni culturali ed ambientali
di agrigento, a quel tempo competente sul territorio della giurisdizione
nissena, e poi quella di caltanissetta avviarono una serie di ricerche subac-
quee che portarono alla scoperta di un’imbarcazione affondata ad 800
metri dalla costa e giacente alla profondità di 4/5 metri, con la prua rivolta
verso il mare aperto, a circa un chilometro dal molo aNIc, su un fondale
costituito da sabbia, ghiaia ed argilla disposte su più strati2 (figg. 1, 2).
Si è pervenuti così all’individuazione di una nave di età arcaica (500-
480 a. c.), affondata per le cattive condizioni del mare prima di raggiun-
gere Gela e di lasciare il carico commerciale trasportato da vendere nella
città (fig. 3).
Fig. 2. Ubicazione del relitto greco arcaico.
MetODOLOGIa DI ScavO
Lo scavo è stato inizialmente intrapreso secondo la metodologia tra-
dizionale, documentando prioritariamente la situazione iniziale per poi
cominciare a scavare ed a rimuovere il materiale. è stata quindi collocata
sulla zona del relitto una serie di riquadri mobili di m 1,50 di lato che,
appositamente numerati e denominati in riferimento ad una pianta gene-
rale, sono stati poi progressivamente ribaltati ed aumentati di numero
ricoprendo l’area di scavo iniziale (fig. 4).
1 Si tratta dei Sigg.ri Gianni Occhipinti e Gino
con l’avanzare dell’indagine si è poi passati dal sistema di riquadri
Morteo.
2 Panvini 1989, pp. 193-200; Fiorentini 1990, mobili all’adozione del rilevamento per coordinate cartesiane posizio-
pp. 25-37; Freschi 1991, pp. 201-210; nando un asse longitudinale fisso, costituito da un cavo d’acciaio teso tra
Panvini 1996, pp. 77-79; Panvini 1997a, pp. due grossi pali infissi per oltre 2 metri alla estremità del relitto. Ogni
135-142; Panvini 1997b, pp. 131-137;
Panvini 1998, pp. 96-106. punto da rilevare, appositamente numerato, sia che si trattasse di un

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La nave greca arcaica di Gela

Fig. 3. Assonometria del relitto. reperto archeologico che di un punto dell’area di scavo, veniva misurato
secondo l’asse delle coordinate e quotato in riferimento al cavo d’acciaio
messo a livello rispetto alla superficie del mare (fig 5).
Si è quindi scavato e fotografato lo strato superficiale di pietrame pre-
levandone dei campioni prima di trasportarlo, con l’ausilio di palloni
idrodinamici di sollevamento, all’esterno del relitto.
Per procedere alle fasi di scavo è stata impiegata un’idropompa allo
scopo di aspirare la sabbia ed il fango miscelati all’acqua e trasportarli
lontano dal relitto per mezzo di tubazioni. è in quel punto che un crivel-
lo di rete ha potuto permettere di recuperare il materiale minuto, che non
era stato possibile rimuovere prima dell’aspirazione.
Per ogni strato di sedimento rimosso sono state eseguite le operazioni
Fig. 4. Veduta del reticolato posato sopra il
relitto per le operazioni di rilevamento.

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La nave greca arcaica di Gela

Fig. 5. Schema del sistema di rilevamento dei punti corrispondenti ai reperti archeologici.

di pulizia accurata dei reperti e delle strutture dello scafo messi in luce e,
dopo le fasi di rilievo e di documentazione fotografica, si è riportato in
superficie il materiale archeologico.
La posizione dei singoli reperti e delle parti dello scafo è stata rile-
vata rispetto ai quadrati di riferimento, che venivano di volta in volta
materializzati con appositi cavetti tesi. Sono state poi rilevate, quotan-
dole rispetto allo “0” del telaio, le sezioni trasversali e longitudinali
dell’imbarcazione affondata.
Il materiale recuperato veniva quindi trasportato a bordo, per una
prima cernita, pulizia e classificazione e, successivamente, esso è stato
trasferito nel laboratorio di restauro del Museo archeologico di Gela per
Fig. 6. Operazione di sistemazione delle il completamento delle operazioni di pulizia, fotografia e studio.
lastre di cemento sul fondo.
al termine delle campagne di scavo, il relitto è stato sempre coperto
con una grande quantità di sacchi di sabbia, a riempimento e sostegno
delle parti maggiormente interessate dall’indagine archeologica, ed infi-
ne con uno spesso strato di sabbia, che il mare con il tempo livella e con
grandi lastre di cemento per impedire interventi di attività clandestina e
di pesca a strascico (fig. 6).

LO ScavO SuBacqueO e La tecNIca


cOStruttIva DeL reLIttO

al momento del rinvenimento la nave era coperta uniformemente da


uno strato di grosse pietre di forma irregolare disposte su tutto lo scafo,
Fig. 7. Particolare dello strato di pietre che
ad eccezione del paramezzale e della scassa dell’albero (fig. 7).
coprivano il relitto. Il pietrame di diversa natura costituiva la zavorra caricata in tempi e
posti diversi, in sostituzione del carico commerciale per garantire la sta-
bilità della nave durante la navigazione; è probabile che il pietrame fosse
contenuto in vani definiti da paratie lignee, rottesi al momento del-
l’affondamento, così come è altrettanto verosimile che alcune pietre di
granito, tipiche del litorale calabro, fossero state prelevate durante una
sosta della nave lungo quel tratto della penisola italica, prevista nella
rotta che, evidentemente, era di cabotaggio.
La nave di Gela, misurante m 18,00 x 6,80, è del tipo a “guscio” (fig. 3);

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La nave greca arcaica di Gela

Fig. 8. Particolare dei madieri del tratto di prua.

la sua struttura portante è, infatti, il fasciame formato da tavole di diversa


larghezza, connesse con corde vegetali: esso costituisce appunto il
“guscio”, secondo una tecnica a lungo sperimentata e diffusa nell’egeo,
almeno fino al Iv sec. a. c., sia per le navi mercantili che per quelle da
guerra. I precedenti esemplari risalgono già al III millennio, come indica
la nave di cheope, che in effetti era solo un grande battello fluviale per
la navigazione sul Nilo, sepolto verso il 2528 a. c. insieme al corredo
del faraone egiziano, davanti alla sua piramide3.
Ma tale tipo di tecnica costruttiva risulta attestata anche dai pochi
resti del fasciame esterno di una nave mercantile affondata, intorno al
1110 a. c., presso Punta Gelidonia, lungo la costa sud-occidentale della
turchia4.
all’interno della nave di Gela erano posati i madieri, in tutto 17,
attraversanti lo scafo, senza alternanza di tipi continui o staminali, 16 dei
quali passanti sotto il paramezzale (fig. 8). Fissati alla struttura dello
scafo stesso, essi rappresentavano solo un irrobustimento senza funzione
portante (figg. 9, 10, 11); sono alti mediamente da 10 a 14 centimetri e,
Fig. 9. Rilievo dei madieri e del fasciame nella parte rettilinea ricavata in un solo tronco, misurano, in lunghezza,
tra i madieri 19 e 21 est. m 4. Il tratto curvilineo dei madieri si aggancia alla parte rettilinea con
un giunto a taglio obliquo a becco di flauto con risega inferiore per
impedire lo scivolamento dello scalmo del ginocchio ed è fissato da tre
caviglie conficcate direttamente al giunto. Sulla superficie curva dei
madieri sporgono le punte ripiegate dei chiodi in rame o in ferro infissi

Fig. 10. Sezione di un madiere.

3 Landstrom 1970.
4 Höckmann 1988, p. 41.

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La nave greca arcaica di Gela

dall’esterno del fasciame (fig. 12).


Nella parte centrale della nave, tra fondo interno della chiglia e
parte inferiore della scassa, è stata riscontrata l’aggiunta di pezzi di
legno al di sotto dei madieri per permettere di raggiungere l’altezza
costante di 30 centimetri.
quattro corsi di fasciame in tavole di diverse dimensioni, in pino
chiaro (Pinus pinea), sono perfettamente conservati e fissati alla struttura
portante dello scafo, mentre un quinto è spezzato prima dell’incastro nel
dritto di poppa; in questo punto i corsi superiori risultano abbattuti e
staccati, ma gli stessi, al centro dello scafo, per la diversa sagomatura dei
madieri, che da obliqui diventano quasi orizzontali, sono conservati in
situ ed ancora collegati tra di loro con il sistema delle legature per mezzo
di corde vegetali.
Il sistema delle cuciture delle tavole, unite con corde di tipo vegetale,
passanti entro fori praticati obliquamente nel bordo interno delle stesse
tavole (fig. 13), prevedeva l’uso di caviglie lignee cilindriche, qui sfac-
cettate e con le estremità bisellate, disposte orizzontalmente ad intervalli
di 18 centimetri, che venivano infisse nei due comenti e aumentavano la
connessione degli elementi. tra le caviglie lignee vi sono degli incavi
Fig. 11. Particolare delle tavole inserite sotto il
madiere. triangolari di 15 millimetri di lato, che attraversano obliquamente il
bordo delle tavole uscendo sul comento (fig. 14). In questi fori, praticati
con il succhiello, veniva introdotta la corda vegetale. In tal modo si otte-
neva uno scafo solido, al quale si cercava di assicurare oltretutto una
quanto migliore tenuta con un’alternanza di caviglie cilindriche e con un
sistema di tenoni e mortase, come riscontrato nella zona di poppa (fig.
15).
La compresenza della tecnica con cucitura del fasciame e di quella a
tenoni e mortase è documentata già nei relitti di Mazzaron in Spagna5, nella
nave arcaica di Marsiglia (J. verne 7)6 e nel relitto di Ma’agan Mikhael in
Israele, a testimonianza dell’introduzione precoce di una nuova metodolo-
gia cantieristica adottata nel nostro relitto per riparazioni.
Il metodo di costruzione con tavole cucite è molto antico ed attestato
già nella nave di cheope; ma anche Omero, nell’Iliade (II, 135), accenna

Fig. 12. Alcuni dei chiodi recuperati nel


corso dello scavo.

5 cfr. Neguerela - Pinedo - Gòmez - Minano -


arellano - Barba 1995, pp. 189-197.
6 Pomey 1995, pp. 459-484.

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La nave greca arcaica di Gela

Fig. 13. Particolare delle tavole del fasciame con fori e resti della cima e dei comenti.

Fig. 14. Particolare degli incavi triangolari sul bordo delle tavole.

Fig. 15. Particolare di una tavola in cui si vedono le caviglie lignee della giunzione a tenoni e mortase.

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La nave greca arcaica di Gela

Fig. 16. Particolare delle tavole con rivesti-


mento di pece.

alla chiglia, alle coste ed alle tavole giuntate insieme con il sistema della
cucitura; il poeta ricorda che le funi delle navi dei Greci, rimaste in secco
per anni sui lidi di troia ed esposte alla calura del solleone, si erano
allentate.
In ambiente mediterraneo gli esempi di navi cucite non sono molto
numerosi, ma si distribuiscono in un arco di tempo ampio con testimo-
nianze fino all’età medievale e dimostrano un perdurante arcaismo, con
il mantenimento, in alcuni cantieri, di tradizioni molto antiche che conti-
nuavano ad essere in voga contemporaneamente all’impiego di tecniche
più moderne.
Il sistema di cucitura per collegare le ordinate al guscio, e per ripara-
zione, è stato accertato anche nei relitti punici di Mazzaron del vII sec.
a. c. sopracitati7.
alla stessa epoca della nave di Gela, o per lo meno inseribili in uno
stesso quadro storico, sono i resti del relitto, forse etrusco, localizzato
presso l’Isola del Giglio (Baia campese), in toscana, databile alla fine
del vI sec. a. c.8, ovvero della nave greca del Bon Porté, sulla costa meri-
dionale della Francia, assegnabile alla seconda metà del vI sec. a. c.9.
a tale ultima epoca risalgono anche i relitti di Marsiglia, individuati
nella Piazza J. verne10. Di pochi anni posteriore è il relitto di Israele11,
scoperto presso la costa di cesarea, mentre al Iv sec. a. c. è riferibile la
nave di Kerenya12, sulla quale è presente l’abbinamento della tecnica a
tenone e mortase.
7 cfr. Neguerela - Pinedo - Gòmez - Minano- tra gli esempi più recenti di navi cucite vanno ricordati, in ordine di
arellano - Barba 1995, pp. 189-197; tempo, il relitto di Ljubljana13, quello di valle Ponti presso comacchio, a
Neguerela 1995.
8 Bound 1985, pp. 49-65; Bound 1991a, pp. Ferrara, di età augustea, con la parte inferiore cucita e la parte superiore
181-198; Bound 1991b, pp. 199-244. assemblata con incastri 14 ; e poi ancora le imbarcazioni di Nin
9 cfr. Pomey 1981, 67.3, pp. 225-251;
(croazia)15 e di cervia (ravenna)16, databili rispettivamente al I sec. d.
Joncheray 1986, pp. 5-36.
10 cfr. Pomey 1995, pp. 459-484; Pomey c. e al Iv-vI sec. d. c. Da ultimo, ma solo in ordine di ritrovamento, va
1998, pp.147-160. citato il relitto del Lido di venezia databile tra il I e II sec. d. c.17.
11 cfr. Kahanov 1998, pp. 155-160.
12 cfr. Steffy 1985, pp. 71-101.
è stato accertato che all’interno dello scafo di Gela, in corrisponden-
13 cfr. Salemke 1973, pp. 21-24. za delle giunzioni delle tavole, per impedire ulteriori e possibili vie d’ac-
14 cfr. Berti 1990, pp. 29-42. qua, era stato inserito del tessuto tra le legature ed il legno, mentre la
15 cfr. Brusic - Domjan 1985, pp. 67-85.
16 cfr. Bonino 1967, pp. 209-217; Bonino superficie interna era stata rivestita con pece per migliorarne l’imper-
1971, pp. 316-325. meabilizzazione (fig. 16): anche questo sistema è documentato in Omero
17 cfr. Beltrame 1996, pp. 31-53. ed in alcuni dei relitti sopracitati è stata riscontrata la presenza di uno

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La nave greca arcaica di Gela

Fig. 17. Frammento di lamina di piombo


recuperata nel corso dello scavo.

strato protettivo interno a base di sostanza resinosa.


è ipotizzabile che i frammenti di lamina di piombo, ritrovati nel corso
dello scavo, potessero avere avuto la funzione di proteggere le parti
esterne dello scafo, prevenendo anche l’insediamento di molluschi
(Teredo navalis) (fig. 17).
Lo scorrimento delle acque di sentina e delle acque piovane prove-
nienti dalla coperta della nave era assicurato dalla presenza, al centro ed
in basso di ogni madiere, e proprio sopra la chiglia, di due appositi inta-
gli detti “fori di biscia”, sagomati a triangolo, praticati in corrispondenza
della chiglia.
anche la chiglia esterna, misurante m 0,25 x 0,37, era connessa allo
scafo con il sistema della legatura, condizione questa riscontrata pure su
altri relitti antichi; essa presenta una battura per l’appoggio della prima
tavola del fasciame (il torello). La sua robustezza era però rafforzata dal
paramezzale, che, interamente conservato, percorre longitudinalmente
tutto lo scafo all’interno, estendendosi dal primo madiere fino a poppa
(figg. 2 e 18); a prua il paramezzale termina contro il primo madiere e
presenta, al centro, un incavo rettangolare, in cui è infilato un listello di
legno che scende fino alla chiglia, attraversando obliquamente il madie-
re. Il paramezzale, in legno di pino, è inoltre posato con un sistema di
incastri, ed insieme alla scassa, sopra ai madieri, appositamente appiattiti
superiormente: sul suo tratto centrale sono ricavati numerosi incavi o
elementi sporgenti, rettangolari o circolari, destinati all’infissione degli
elementi di sostegno dell’orditura sovrastante (fig. 19).
L’elemento più notevole dell’imbarcazione di Gela è la scassa, posta
nella parte centrale ed anteriore e costituita da un elemento largo m 0, 58
e lungo m 6, dello spessore di m 0,20, composto da due legni affiancati a
sezione quadrangolare (misuranti cm 225 x 20 x 22 h quello di ovest; cm
185 x 15 x 22 h quello di est), arrotondati e sagomati alle estremità: essa
presenta molteplici cavità rettangolari e circolari con funzione non solo
di alloggiamento dell’albero maestro, ma anche delle tavole e dei puntel-
li di guida destinati alle manovre di abbattimento e sollevamento dell’al-
bero e per la necessaria controspinta durante la navigazione.
L’insieme dei legni pertinenti alla scassa termina in modo netto verso
poppa con un solo stretto giunto di collegamento al paramezzale, il quale
Fig. 18. Veduta del paramezzale con la si agganciava per mezzo di un incavo sullo stesso madiere sul quale ter-
scassa. mina la scassa.

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La nave greca arcaica di Gela

Fig. 19. Uno degli elementi rettangolari


sporgenti dal paramezzale.

verso prua la scassa dell’albero si restringe presentando apposite


sagomature e prosegue poi in maniera rettilinea agganciandosi con un
giunto al paramezzale che è esteso fino al primo madiere.
anche sul paramezzale della zona di prua vi sono degli incavi di
diversa forma, allineati a quelli della scassa e del tratto di paramezzale
dell’area di poppa e con identica funzione dei primi.
Durante l’ultima campagna di scavo è stato possibile individuare
anche il dritto di poppa, spezzato a causa della rottura verificatasi nel
naufragio (figg. 20, 21, 22, 23): esso si innesta con un giunto ad incastro
Fig. 20. Veduta della poppa della nave con
le tavole del fasciame convergenti verso il nella parte ricurva, definendo una specie di ruota di poppa e costituendo
dritto di poppa. la parte terminale della chiglia, alla quale era collegata, a sua volta, con

25
La nave greca arcaica di Gela

un giunto. Sulla ruota di poppa si notano le diverse batture in corrispon-


denza del tratto terminale delle tavole del fasciame.
Nel settore centrale dell’imbarcazione si è rinvenuta distesa una
stuoia in fibre vegetali ad intreccio semplice; la sua presenza è stata
riscontrata anche in altri settori dell’imbarcazione, sempre al di sopra dei
madieri e del paramezzale e fin verso poppa. essa doveva essere stesa
sul fondo per permettere di posare le merci sulla base lignea costituita
dai legni affiancati (fig. 24). Purtroppo è stato difficile rimuoverla perché
essa era intrisa di sabbia e fango e per di più ripiegata in alcuni punti;
questa condizione di giacitura determinava il suo disfacimento non appe-
na si tentava di prelevarne anche una piccola parte.
Particolare è risultato il ritrovamento del frammento di cima (conser-
Fig. 21. Disegno della ruota di poppa (lato vata per una lunghezza di cm 25 ca.) giacente tra i madieri 8 e 7 di est,
est).

Fig. 22. La poppa della nave con il para-


mezzale posato sopra i madieri 20-21. Le
tavole del fasciame saldate ai madieri con-
vergono verso poppa.

che è stata recuperata e sottoposta a trattamento di restauro conservativo


(fig. 25).
alla fine dello scavo, il mercantile greco di Gela, del quale resta da sca-
vare ancora una porzione del centro prua, si presentava molto largo al cen-
tro e piuttosto tozzo, con prua breve a forma quasi di cesta, ma con una
notevole capacità di carico ed una certa stabilità dovuta anche all’accura-
tezza con la quale erano stati realizzati i suoi elementi portanti. esso può
essere ricostruito come un veliero, governato solo da pochi uomini, possi-
bilmente utilizzato per navigare lungo brevi tratti, con frequenti scali deter-
minati soprattutto dalla necessità di imbarco e sbarco delle merci e di rifor-
nimenti alimentari.

IL carIcO traSPOrtatO eD I BeNI DI cOMMercIO


al momento del ritrovamento, il carico non esisteva nella sua totalità
e, per la sua mancanza, è possibile ipotizzare tre motivi:
a) un parziale recupero in antico, dopo l’affondamento;
b) la distruzione, a causa delle mareggiate, data la scarsa profondità
del giacimento, di quanto affiorava od emergeva dal cumulo di pietrame;
Fig. 23.Veduta assonometrica della ruota di
c) parziali scarichi delle merci nei porti toccati durante i viaggi.
poppa (lato est). questa ultima ipotesi è suffragata pure dalla presenza della eccezio-

26
La nave greca arcaica di Gela

Fig. 24. Porzione della stuoia. nale quantità di pietre (6/7 tonnellate), identificabile con la zavorra cari-
cata al posto della merce trasportata e depositata per la vendita nei mer-
cati; la zavorra era distribuita in vari vani delimitati da paratie lignee, in
previsione di uno scarico totale nel porto di destinazione finale, forse
quello della stessa Gela, dove avrebbero potuto essere caricati beni com-
merciali e generi di consumo destinati all’esportazione.
tutto il materiale recuperato, e non solo quello attico o quello di tipo
ionico, quest’ultimo riferibile a nostro avviso ad officine coloniali, è di
notevole pregio e, dal suo esame, è possibile ricostruire un quadro pres-
soché completo sia della vita di bordo, sia del tipo di traffici commerciali
e delle rotte seguite dalla imbarcazione trovata a Gela.
tra i materiali di produzione attica, citiamo innanzitutto l’oinochoe
trilobata a figure nere con scena di Gigantomachia (Athena che atterra

Fig. 25. Frammento di cima.

27
La nave greca arcaica di Gela

Fig. 26. Oinochoe attica a figure nere. Fig. 27. Askòs attico a figure rosse con scena di giovani banchettanti.

Fig. 28. Askòs attico a figure rosse con due Sileni in libagione. Fig. 29. Askòs attico a figure rosse con un Sileno ed una Menade.

encelado), attribuibile alla “classe di Athena 581” (fig. 26), e la grande


ed originale coppa a figure nere, con cavallo e personaggio maschile
retrospiciente (cat. N. Inv. 36250). ed ancora, i tre askòi attici a figure
rosse, opera di un grande ceramografo, Epiktetos, attivo intorno al 490-
480 a. c.: il primo con scena di giovani banchettanti con coppa nella
mano sinistra (fig. 27), il secondo con la rappresentazione di due Sileni
in libagione (fig. 28) ed il terzo con un Sileno ed una Menade (fig. 29). Il
loro ritrovamento, se da un lato conferma la preferenza del mercato
geloo verso le botteghe attiche, iniziata nel terzo venticinquennio del vI
sec. a. c. e protrattasi per oltre quasi cent’anni, nonché la scelta di pro-
dotti di determinate officine di ceramografi, già apprezzati a Gela, come
quelli della “classe di Athena 581” (vedi ad esempio almeno le due
lekythoi a figure nere della collezione Navarra, NN. Invv. ant. 209b e 5),
nuova appare la preferenza delle ceramiche a figure rosse di Epiktetos,

28
La nave greca arcaica di Gela

Fig. 30. Askòi attici a vernice nera del tipo dalla cui bottega giungono per la prima volta nella colonia, per il tramite
a “ciambella”. dei commerci marittimi, i tre askòi a figure rosse18.
alle stesse officine attiche vanno riferiti gli altri manufatti a vernice
nera, quali i due askòi del tipo a “ciambella” (fig. 30), uno dei quali con-
servava, al momento del ritrovamento, un frammento del tappo di sughe-
ro, per impedire la fuoriuscita dei liquidi contenuti all’interno (fig. 31), e
quindi le ciotoline del tipo a “saliera” (cat. NN. Invv. 36264-38008), le
coppette su piede (cat. N. Inv. 36210), gli skyphoi (cat. NN. Invv. 38078-
38222-38049-38050), le coppe skyphoidi (cat. N. Inv. 36347), che ripe-
tono tipi largamente importati nelle colonie greche d’Occidente.
evidentemente tale materiale era destinato ai mercati di Gela e delle
città dell’entroterra, da tempo ormai assoggettate culturalmente e politi-
camente a quella colonia siceliota.
è attestata, inoltre, la presenza di ceramica laconica, qui rappresentata
dal piattello dell’ansa a staffa, dal frammento del collo di un altro cratere
e da uno stamnos a vernice nera, del quale rimane solo l’ansa con apica-
tura sul dorso (cat. NN. Invv. 38083-38208-38197).
I prodotti laconici risultano importati a Gela, e per il suo tramite nel-
Fig. 31. Askòs con il tappo di sughero pri-
ma del recupero.

18 In proposito cfr. Giudice 2000.

29
La nave greca arcaica di Gela

Fig. 32. Bacino a vernice nera.

Fig. 33. Myke a fasce. Fig. 34. Skyphos a bande.

Fig. 35. Lekythos ariballica miniaturistica acroma.

30
La nave greca arcaica di Gela

l’entroterra, già dalla fine del vI sec. a. c. e ancora nel secolo successi-
vo, soprattutto aryballoi, crateri con anse a staffa, stamnoi, anfore e
choai, come dimostrano gli esemplari ritrovati negli scavi del Tesmo-
phorion sulla collinetta di Bitalemi presso la foce del Gela, sull’acropoli
e nelle necropoli di Gela ovvero nei centri indigeni di Monte Bubbonia e
di Marianopoli, questi due ultimi nel territorio centro-meridionale della
Sicilia19.
I pochi manufatti fino ad oggi ritrovati e sicuramente attribuibili alla
suddetta classe ceramica dimostrano una scarsa apertura dei mercati di
Gela e di quelli del territorio da essa dipendente verso i prodotti delle
botteghe laconiche, scelta, questa, certamente condizionata dai rapporti
politici, che vedono in primo piano piuttosto i collegamenti con l’attica.
Non è da escludere l’ipotesi, basata sull’esame del corpo ceramico, della
vernice e del profilo troncoconico del piede, che a tale produzione possa-
no essere riferiti anche i due bacini a vernice nera (cat. NN. Invv. 36274-
36275; fig. 32).
alle officine coloniali, che imitano i modelli ampiamente prodotti
dalle botteghe dell’area orientale del Mediterraneo, sono riferibili la
coppa di tipo B1(cat. N. Inv. 38300), la cui produzione, attestata fino alla
fine del vI secolo, risulta quindi diffusa ancora nel 490-480 a. c., le
coppe di tipo B2 (cat. NN. Invv. 36277-38003-36279-36278-38051-
38010-38165-38147), l’askòs (cat. N. Inv. 36266), la myke (cat. N. Inv.
36282; fig. 33) e gli skyphoi con fasce sul corpo (cat. NN. Invv. 38004,
Fig. 36. Anfora chiota prima del recupero. 38162, 36163, 38168, 38102; fig. 34). agli stessi ateliers coloniali sono
attribuibili i materiali acromi e semiverniciati (lucerne, kotyliskoi, scodel-
le biansate, coppette, anforette, brocchette, ciotoline su piede, lekanai,
olle, tegami, coperchietti, bacini e mortai, e l’oinochoe verniciata in
nero), destinati, come quelli sopradescritti, ai mercati della città e a quelli
dell’entroterra. certamente le olle con chiare tracce di combustione, i
coperchietti ed alcuni dei manufatti citati, quali le lekanai, saranno stati
utilizzati nella cucina di bordo e quindi per l’uso dell’equipaggio.
un oggetto particolare è la lekythos ariballica (cat. N. Inv. 36248; fig.
35), attestata in contesti del v secolo, come nel caso della necropoli
Buffa di Selinunte, ma la cui presenza a bordo della nostra nave permet-
te di anticiparne la produzione già intorno al 490-480 a. c., periodo al
quale riferiamo l’anforetta (cat. N. Inv. 36281), conosciuta fino ad oggi
solo in contesti della metà del v secolo (necropoli Buffa di Selinunte).
Il colino bronzeo (cat. N. Inv. 38303), del quale rimane il manico con
la parte terminale configurata a testa di anitra, trova peraltro confronti
con identici tipi dell’area tirrenica.
L’abbondante ritrovamento di materiale assegnabile ad ateliers colo-
niali permette di avanzare l’ipotesi di una rotta praticata dal nostro mer-
cantile lungo brevi tratti della costa siciliana e della Magna Grecia, che
prevedeva scali nei vari empori con funzione di centri di raccolta e smi-
stamento di manufatti di differenti botteghe caricati a bordo per essere
poi venduti nelle città prossime ai porti.
19 Sui commerci marittimi e sugli empori si L’ipotesi di una rotta collegante scali vicini è avvalorata peraltro dal
vedano: Mele 1979; Di Stefano 1985, pp. recupero, nel corso dello scavo, di una quantità imprecisabile di anfore
129-140; Martelli 1985, pp. 175-181;
Bresson - rouillard 1993; Di Stefano 1993- di diversa tipologia, quasi tutte in stato frammentario, fatta eccezione per
94, pp. 111-134; ampolo 1994, pp. 29-36; una di tipo chiota (fig. 36): nel catalogo è stata resa la descrizione limita-
cristofani 1995, pp. 27-38; Gras 1995; tamente agli esemplari meglio conservati, risultando difficile descrivere
rouillard 1995, pp. 95-108; Gras 1996, pp.
121-144; Hansen 1997, pp. 83-105; Wilson analiticamente le centinaia di frammenti recuperati, seppure dal calcolo
1997, pp. 199-207; Gras 1998, pp. 477-484. della loro presenza è possibile ricavare in modo approssimativo la per-

31
La nave greca arcaica di Gela

Fig. 37. Uno dei cestini al momento del


ritrovamento.

centuale di esemplari stivati.


Prevalgono le anfore chiote (60%), sia a superficie priva di ingobbio
imitanti i modelli originali, tutte senza rivestimento interno di pece, sia
quelle con decorazione lineare alla base del collo e sul dorso delle anse
da ritenere, a nostro avviso, veramente di produzione chiota. queste ulti-
me conservano il rivestimento interno di pece e quindi erano certamente
destinate al trasporto del vino di chio, tanto famoso nell’antichità, men-
tre le altre potevano contenere altri generi alimentari di varia natura.
Nella percentuale del 20% sono state recuperate le anfore greco-occiden-
tali (cosiddette “ionio-massaliote”), pur esse utilizzate prevalentemente
per contenere vino o olio, ovvero pesce salato e salamoia.
In percentuale ridotta (10%) sono state rinvenute le anfore corinzie a,
usate per il trasporto dell’olio, così come le samie o le lesbie, queste ulti-
me presenti anche in un esemplare frazionario e, quindi, in percentuale
bassissima (3%), le milesie, le anfore corinzie B, le anfore “à la brosse”
attiche, le puniche, queste due ultime tipici contenitori di olio. Partico-
lare risulta la presenza degli esemplari milesi, conosciuti principalmente
in contesti del vI sec. a. c., ma la cui scoperta sul relitto di Gela consen-
te di riscontrarne la circolazione ancora nel secolo successivo, come per
l’unico esemplare clazomenio recuperato.
a nostro avviso anche queste anfore di diversa tipologia sarebbero
state caricate non nei porti delle aree di produzione, ma piuttosto negli
empori dislocati, come accennavamo, lungo le coste della Sicilia e
dell’Italia dai quali sarebbero state imbarcate per contenere generi ali-
mentari, soprattutto vino, olio, salamoia e salsa di pesce, scelti per soddi-
sfare la committenza anche geloa.
a tale medesima funzione avrebbero potuto pure assolvere gli otto
cestini individuati nel settore di centro prua della nostra nave; si tratta di
contenitori intessuti in fibre vegetali ed internamente rivestiti di pece con
l’imboccatura definita da manici in legno per facilitarne la presa (fig.
37); due di essi sono stati parzialmente recuperati e restaurati20 (fig. 38).
Probabilmente essi contenevano derrate alimentari, forse gallette o cibi
in salamoia, destinati alla vendita nei mercati ovvero riservati all’equi-
paggio, al cui mantenimento dovevano pure servire i buoi trasportati a
20 cfr. Hug 1990, pp. 37-39. bordo, macellati e in quarti, dei quali sono stati ritrovati i resti delle car-

32
La nave greca arcaica di Gela

casse. L’alimentazione a bordo doveva essere completata anche con il


pesce, come suggeriscono un amo ed una fuseruola fittile da rete recupe-
rati durante lo scavo.
Non si può però definitivamente escludere che la nostra nave abbia
compiuto una parte del viaggio in direzione degli empori della madrepa-
tria o addirittura che essa provenisse proprio da quell’area dell’egeo. allo
stato attuale della ricerca, e sulla base dei rinvenimenti ceramici, si
potrebbe tentare di ricostruire alcune tappe del viaggio della nostra nave,
la quale, spinta solo dalle vele, in un periodo favorevole alla navigazione,
dovette fare scalo nel porto di atene, il Falero, e quindi in un porto del
Peloponneso, da dove avrebbe prelevato le arule fittili. Da lì, risalendo le
coste greco-occidentali, avrebbe attraversato il canale d’Otranto e,
seguendo una rotta lungo le coste della penisola italiana, avrebbe puntato
verso la Sicilia per raggiungere anche Gela, se una tempesta non le aves-
se impedito di completare il suo viaggio.
Ma quali erano le merci imbarcate a Gela, in cambio dei prodotti tra-
sportati? è possibile pensare al grano e ai cereali, abbondantemente col-
tivati nelle campagne di quella colonia siceliota e fin dai tempi più anti-
Fig. 38. Porzione di cestino dopo il restau-
ro. chi; essi dovevano essere smerciati per confluire poi sui mercati attici,
fortemente bisognosi di grandi quantità di grano.

La vIta DI BOrDO
Dall’esame degli oggetti rinvenuti può essere tentata la ricostruzione
della vita di bordo: possiamo innanzitutto immaginare che sulla nave
fosse presente un mercante, come prova il ritrovamento di uno stilo in
osso (cat. N. Inv. 36283), destinato ad incidere le tavolette di legno spal-
mate di cera, e che la vita dei marinai potesse essere allietata da strumen-
ti musicali: a ciò fa pensare il recupero dello zufolo fittile (cat. N. Inv.
38006), il cui suono serviva ad impartire gli ordini durante il corso della
navigazione, secondo una pratica ancora diffusa sulle navi mercantili
fino ad alcuni decenni or sono. alla stessa funzione dovevano assolvere
gli zufoli rinvenuti in frammenti sul relitto del Giglio21.
un breve accenno va fatto agli arredi di bordo, klinai e panche lignee
rifinite da borchie metalliche, come suggerisce la scoperta di simili manu-
fatti in bronzo del tipo a base circolare (cat. NN. Invv. 38313-38314-
38315-38316-38317-38319); del resto l’esistenza di arredi a bordo delle
navi antiche è stata ipotizzata anche grazie al rinvenimento di elementi di
mobilia sul relitto di ventotene22, assegnabile però ad età romana.
Infine riteniamo possibile che alcuni dei manufatti recuperati potesse-
ro avere avuto a bordo una funzione particolare, prima che venissero defi-
nitivamente venduti nel porto della città verso cui la nave era diretta; essi
cioè potevano essere impiegati per le funzioni religiose che si svolgevano
durante la navigazione. Per la pratica di qualche culto potevano essere
utilizzate le arule fittili (cat. NN. Invv. 36244-36245-36246-36247; fig.
39), il cinghialetto (cat. N. Inv. 36261; fig. 40), i due pesi da telaio di
21 cfr. Bound 1991b, p. 232 e sgg., figg. 78- forma troncoconica (cat. NN. Invv. 36253 - 36252), lo zufolo (cat. N. Inv.
79. 38006) e una statuetta lignea, della quale è stato ritrovato solo il braccino
22 cfr. Gianfrotta 1986, pp. 213-222;
Gianfrotta 1997, pp. 102-113; Beltrame (cat. N. Inv. 36265; fig. 41), nonché il tripode bronzeo, probabilmente
1998, pp. 38-43 (con bibl. prec.). sostegno di un deinos (cat. N. Inv. 36243; fig. 42). Del resto non stupireb-

33
La nave greca arcaica di Gela

Fig. 39. Arule fittili dipinte. be una tale ipotesi, poiché la tradizione letteraria che fa capo a Plinio, ad
arriano e prima ancora ad Omero (Odissea, v, 323) e a tucidide, ricorda
i casi di cerimonie praticate dai marinai prima della partenza e dopo il
ritorno in patria, ovvero durante il viaggio per propiziarsi le divinità. In
tal senso, un esempio potrebbe essere dato dalle ancore di Sostrato di
egina e di Faillo di crotone23 ovvero dai louteria recuperati in mare24. ed
è logico pensare che i marinai, costretti ad affrontare lunghi viaggi, si
mettessero sotto la protezione degli dei e potessero ricorrere a cerimonie
sulla nave prima di toccare la terraferma dove esistevano anche santuari
lungo le insenature dei porti, come quello di era Limenia a Perachora, sia
sui promontori rocciosi, in punti battuti dal vento, come l’artemisio nel-
l’eubea, capo Sunio nell’attica, ovvero presso gli empori, come nel caso
di Gravisca25. Le fonti ricordano anche carri navali costruiti in onore
degli dei; un esempio è costituito dal carrus navalis realizzato per le feste
di Dioniso a Smirne e ad atene, che presentava la parte anteriore confor-
mata a prua e configurata a testa di cinghiale: ed un cinghialetto, per l’ap-
punto, è stato trovato sulla nostra nave.
una testimonianza di cerimonie religiose svolte a bordo è offerta dal
rilievo di torlonia del III sec. d. c.26, nel quale è raffigurato un apobaté-
rion con alcuni personaggi che fanno sacrifici a poppa (fig. 43). a com-
pletamento della documentazione relativa all’esistenza di culti sulle navi
vanno citate, ad esempio, le arule ritrovate nel mare di Spargi27 e in quel-
lo di terrasini28, sulla costa nord-occidentale della Sicilia. una destina-
zione cultuale potrebbe avere avuto, a nostro parere, la statuetta siro-
palestinese di reshef, del XIv-XIII sec. a. c., raccolta nelle acque della
23 cfr. Gianfrotta 1975, p. 311 e sgg. Sicilia occidentale29.
24 cfr. Kapitan 1979, pp. 197-201.
25 torelli 1971, pp. 44-77. Per concludere l’esame della vita di bordo sarebbe oltremodo origina-
26 cfr. Wachmuth 1967, p. 150, (nota 13). le poter identificare il comandante della nave, che transitava lungo le
27 cfr. Lamboglia 1971, pp. 205-214; Pallarés coste della Sicilia agli inizi del v sec. a. c., anche se non è del tutto erra-
1986, p. 98, tav. vIII, fig. g.
28 cfr. Purpura 1994, pp. 67-81. to pensare che egli appartenesse ad un ceto sociale elevato.
29 cfr. Purpura 1994, p. 71. Parlando di navarchi, Dionigi di alicarnasso ricorda il ricco Demarato

34
La nave greca arcaica di Gela

Fig. 40. Cinghialetto fittile al momento


del ritrovamento.

Fig. 41. Braccino di statuetta lignea.

di corinto che commerciava merce pregiata, e Saffo, tra le rime di un suo


sonetto, piange la partenza del fratello Caraxos, diretto in egitto con la
sua nave30.
è probabile che la gestione dei commerci e dei traffici marittimi sia
stata dunque demandata ad individui di ceti sociali elevati e che il vino,
l’olio e le altre mercanzie trasportate sulla nave affondata a Gela, doves-
sero essere destinati a cittadini ricchi, che ne avevano fatto richiesta
negli anni in cui la colonia, sotto il governo dei tiranni, Ippocrate e poi
Ge-lone, si era affermata politicamente ed economicamente, diventando
una delle più importanti città greche di Sicilia con estensione dei propri
domini fino allo Stretto.

30 cfr. cristofani 1998, pp. 205-232.

35
La nave greca arcaica di Gela

Fig. 42. Tripode bronzeo.

Fig. 43. Il rilievo Torlonia con scena di apobatérion.

36
Catalogo *

Oinochoe attica a figure nere


con scena di Gigantomachia:
Athena atterra Encelado
(primi decenni del V sec. a. C.). * Schede relative ai contenitori da trasporto a cura di Lavinia Sole

37
Ceramica attica

delle vesti e degli scudi.


attribuito alla classe di Athena 581.
ceraMIca attIca Primi decenni del v sec. a. c.
H 13,7; diam. max 9,5. cc. arancio. I. beige. v.
N. Inv. 36348 (tav. I, 1) nera lucente e compatta. Mutila di un lobo e del
Oinochoe a figure nere piede.
Bocca trilobata, con orlo estroflesso; collo a profilo Bibliografia: Panvini 1989, p. 198; Fiorentini 1990,
concavo nettamente distinto dalla spalla; ansa a p. 32, tav. XXI, 2; Panvini 1996, p. 79, tav. 35;
sezione circolare, appena sormontante; corpo ovoi- EAdEm 1997b, p. 139, fig. 12; EAdEm 1998, p. 102.
dale.
Decorazione secondaria: alla base del collo, lin-
guette; ai lati della scena, duplice fila di puntini. N. Inv. 36250 (tav. I, 2)
al centro, entro un riquadro metopale, scena di Coppa a figure nere
Gigantomachia: Athena atterra encelado. La dea è Frammento dell’orlo ingrossato e lievemente estro-
raffigurata di profilo a destra, vestita di chitone ed flesso; vasca larga e profonda su basso e largo
himation, nell’atto di trafiggere il Gigante con la piede ad anello.
lancia impugnata nella mano destra, mentre si pro- Sul frammento pertinente al tratto con l’orlo verni-
tegge con un grande scudo trattenuto con l’altra ciato, figura maschile, retrospiciente e di profilo,
mano. encelado, retrospiciente e di profilo a sini- conservata fino al busto con un cappello a larghe
stra, è elmato ed indossa un chitonisco; con il brac- tese rialzate. qualora il frammento combaciasse
cio destro regge lo scudo; il braccio sinistro è pie- con il resto della coppa, la testa sarebbe pertinente
gato e proteso in avanti e, nella mano, tiene la al personaggio maschile, con il possente torace
spada. Sullo sfondo, tralci di vite. visto di prospetto e le gambe muscolose rese nello
con il graffito sono resi i particolari anatomici, schema in corsa. L’uomo indossa un mantello i cui
lembi ricadono sul braccio sinistro. Sotto l’attacco
dell’ansa, una palmetta a più petali, con volute alla
base. Sul lato opposto, sono ben distinguibili le due
zampe anteriori ed una delle posteriori di un caval-
lo.
con il graffito sono resi i particolari anatomici
della figura maschile ed i petali della palmetta.

39
Ceramica attica

L’interno del piede è a risparmio ad eccezione di e i capelli con massa di riccioli a vernice piena.
una larga fascia sul margine interno e del cerchiello con una sottile linea di vernice nera è reso il petto,
centrale. mentre i capezzoli sono segnati da due cerchielli.
Inizi del v sec. a. c. I due giovani hanno il torso scoperto, mentre la
H cons. 9,5; largh. max cons. 21,8; diam. piede parte inferiore del corpo, fino agli stinchi, è avvolta
10,5. cc. arancio, beige in frattura. v. nera, lucen- dall’himation a larghe pieghe; uno dei due regge,
te, compatta. Frammentaria. con la mano sinistra, una kylix dal lungo stelo e,
Bibliografia: Panvini 1989, p. 197; Fiorentini 1990, con la mano destra, tiene, per l’ansa, una seconda
p. 32; tav. XXI, 1; Panvini 1997b, p. 138, fig. 11; kylix.
EAdEm 1998, p. 102. L’altro banchettante protende il braccio destro reg-
gendo per un’ansa una kylix dal lungo stelo.
è probabile che i due giovani siano impegnati nel
N. Inv. 38048 (tav. I, 3) gioco del kottabos, consistente nel lanciare le
Coppetta a figure nere gocce di vino del fondo della kylix in un altro vaso
Frammento della spalla con l’ansa rivolta verso detto kottabeion.
l’alto (Forma B Bloesch 1940). Sopra il primo giovane è dipinta l’iscrizione EPO-
Sulla vasca, sono riconoscibili i petali di una pal- IESEN, sopra il secondo, invece, KALO, quest’ulti-
metta. ansa ed interno della vasca interamente ma, possibilmente, nella forma al duale riferita ai
coperti di vernice nera. due giovani.
H 4. cc. arancio, fine. v. nera, lucente. attribuito ad Epiktetos.
500-490 a. c.
H 4; diam. max 11. cc. arancio, compatto, ben
N. Inv. 36349 (tav. I, 4) depurato. v. nera lucente ed uniforme. ricomposto
Askòs a figure rosse al beccuccio.
Orlo arrotondato ed espanso; corto beccuccio a Per la forma cfr. Athenian Agorà XII, p. 318, n.
profilo concavo; spalla piatta arrotondata in prossi- 1166, pl. 39, datata al 475 - 450 a. c.
mità del corpo a ciambella e a profilo troncoconi- Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 33, tav. 22, 1-3;
co; ansa a sezione ovale, impostata orizzontalmen- Panvini 1996, pp. 79-80, tav. 37; EAdEm 1997a, p.
te tra l’attacco del collo e la spalla; basso piede ad 139; Giudice 1998, p. 104, fig. a.
anello.
Sulla spalla, in due zone separate da fascia a rispar-
mio, sono raffigurati due giovani banchettanti, N. Inv. 36350 (tav. I, 5)
disposti in posizione simmetrica, ma contrapposta Askòs a figure rosse
rispetto all’ansa. entrambe le figure sono distese, Orlo arrotondato ed espanso; corto beccuccio a
mentre si appoggiano con il braccio sinistro ad un profilo concavo; spalla piatta arrotondata in prossi-
cuscino. Il volto è reso di profilo, il naso pronun- mità del corpo a ciambella e a profilo troncoconi-
ciato, il mento ingrossato, gli orecchi ben disegnati

40
Ceramica attica

co; ansa a sezione ovale, impostata tra l’attacco del è rappresentato semisdraiato, mentre si sostiene
collo e la spalla; basso piede ad anello. con il braccio sinistro, reggendo con la mano un
Sulla spalla, in due zone separate da fascia a rispar- corno potorio; il suo braccio destro è disteso lungo
mio, sono raffigurati, di profilo, due Satiri ignudi, il dorso e la coda è piegata sotto la schiena. attorno
ebbri, disposti simmetricamente rispetto all’ansa, alla testa è sovradipinta in colore grigio una coron-
ma contrapposti; hanno lunga e folta barba e capel- cina.
li a ciocche sciolte. Il petto è reso con una sottile La Menade è ignuda e semisdraiata; ha i capelli
linea di vernice. uno è semisdraiato, si sostiene raccolti in un sakkòs, sulla cui parte superiore è
con il braccio sinistro piegato e sembra accarezzare sovradipinta una coroncina in colore grigiastro; si
i capelli con la mano; allunga il braccio destro tra appoggia con il braccio sinistro ad un cuscino, ha il
le gambe e con la mano regge un corno potorio; la braccio destro piegato sotto il seno e, con la mano,
lunga coda è ripiegata in alto dietro il dorso. tiene per un’ansa una kylix dal lungo stelo. In ver-
L’altro Satiro, appoggiato con il braccio sinistro ad nice diluita sono resi i muscoli addominali, i pol-
un esile cuscino, volge la testa indietro; ha il brac- pacci, i tendini ed i ginocchi. Sopra è dipinta l’i-
cio destro disteso e, con la mano, protende una scrizione EPOIESEN.
phiale; nella mano sinistra regge un corno potorio. attribuito ad Epiktetos.
al di sopra è dipinta l’iscrizione EPOIEIN. 500-490 a. c.
attribuito ad Epiktetos. H 4,4; diam. max 10. cc. arancio, fine, compatto e
500-490 a. c. ben depurato. v. nera lucente, uniformemente ben
H 4,5; diam. max 8,3. cc. arancio, compatto e ben distribuita. Mancante dell’ansa e del beccuccio.
depurato. v. nera lucente ed uniforme. Per la forma cfr. Athenian Agorà XII, p. 318, n.
Per la forma cfr. Athenian Agorà XII, p. 318, n. 1167, pl. 39, datata al 475 - 450 a. c.
1167, pl. 39, datata al 475 - 450 a. c. Bibliografia: Panvini 1996, pp. 79-80, tav. 37;
Bibliografia: Fiorentini 1990, pp. 33-34, tav. 22, 4- EAdEm 1997a, p. 139, fig. 15a; Giudice 1998, p.
6; Panvini 1996, pp. 79-80, tav. 37; EAdEm 1997a, 105, fig. c.
p. 139; Giudice 1998, p. 105, fig. b.

N. Inv. 36259 (tav. II, 7)


N. Inv. 38007 (tav. I, 6) Askòs a vernice nera
Askòs a figure rosse Orlo arrotondato ed espanso su corto beccuccio a
Spalla piatta arrotondata in prossimità del corpo a profilo concavo; spalla piatta arrotondata in prossi-
ciambella e a profilo troncoconico; basso piede ad mità del corpo a ciambella e a profilo troncoconi-
anello. co; ansa a sezione lenticolare impostata orizzontal-
Sulla spalla, in due zone separate da fascia a rispar- mente tra l’attacco del collo e la spalla.
mio, sono raffigurati, di profilo, un Satiro ed una H 5,2; diam. 7. cc. arancio. v. nera lucente, com-
Menade a banchetto. Il primo, ignudo ed itifallico, patta ed uniforme. Lievi scrostature della vernice.

41
Ceramica attica

Per la forma cfr. Athenian Agorà XII, p. 318, n. Orlo ingrossato, segnato da solco inciso lungo il
1166, pl. 39, datato al secondo venticinquennio del margine esterno; vasca con pareti a profilo conves-
v sec. a. c. so e su basso piede a stelo distinto superiormente
Bibliografia: Panvini 1989, p.198; Fiorentini 1990, da anello.
p. 32, tav. XX, 10-11; Panvini 1996, p. 79, tav. 36; H 5,5; diam. orlo 8,8. cc. arancio, compatto e ben
EAdEm 1997a, p. 139, fig. 15; EAdEm 1998, p. 103. depurato. v. nera brillante non uniforme.
Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 304, n. 973,
pl. 35, datato al 500 - 480 a. c.
N. Inv. 36260 (tav. II, 8) Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 32, tav. XX, 7.
Askòs a vernice nera
Orlo arrotondato ed indistinto dal beccuccio a pro-
filo concavo; spalla piatta, arrotondata in prossi- N. Inv. 38008 (tav. II, 10)
mità del corpo a ciambella e a profilo troncoconi- Ciotolina a “saliera” a vernice nera
Orlo introflesso; vasca a profilo convesso; base

co; ansa a sezione lenticolare, impostata tra il bec- piana, cava internamente.
cuccio e la spalla; piede ad anello. H 3,2; diam. orlo 4,8; diam. base 6,2. cc. arancio,
al momento del ritrovamento l’askòs conservava compatto e depurato. v. nera, alquanto evanida a
tracce del tappo di sughero. causa della prolungata giacenza in mare.
H 6; diam. max 7. cc. arancio, compatto e ben Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 300, n. 891,
depurato. v. nera lucente ed uniforme. datato agli inizi del v sec. a. c.
Per la forma e la bibliografia cfr. l’esemplare pre- Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 32, tav. XX, 9;
cedente. Panvini 1998, p. 105.

N. Inv. 36270 (tav. II, 9) N. Inv. 36264 (tav. II, 11)


Coppetta su piede a vernice nera Ciotolina a “ saliera” a vernice nera

42
Ceramica attica

Orlo introflesso ed indistinto; vasca a profilo con- superiore esterna della vasca, sottile linea sovradi-
cavo; base piana. pinta in bianco.
H 3,4; diam. orlo 4,3; diam. base 6. cc. arancio, H 8; diam. 12. cc. arancio. v. nera uniforme
fine, compatto e depurato. v. nera, con esiti bianca- coprente.
stri in superficie. vernice evanida; superficie scro- Per il tipo cfr. De Miro 1989, p. 81, tav. XXIv, t.
stata. 1305, datato al v sec. a. c.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dente.
N. Inv. 38222 (tav. III, 14)
Skyphos a vernice nera
N. Inv. 36347 (tav. II, 12) Si conserva un’ansa a sezione circolare, appena
Coppa skyphoide a vernice nera ricurva verso l’alto, impostata obliquamente sulla
Orlo appena estroflesso ingrossato superiormente, parete.

cc. beige rosato. v. nera opaca.


Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 257, n. 319,
pl. 15, datato al 450-430 a. c.
distinto dalla vasca larga e profonda, rastremata in
prossimità del piede.
H cons. 13; diam. orlo non apprezzabile. cc. aran- N. Inv. 38049 (tav. III, 15)
cio. v. nera lucente, uniforme e coprente. Si con- Skyphos a vernice nera
serva solo un frammento. Si conserva un’ansa a sezione circolare impostata
Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 276, n. 575, obliquamente appena sotto l’orlo.
pl. 25, datato al 490-480 a. c. verniciati in nero l’ansa e l’interno; a risparmio la
porzione tra gli attacchi dell’ansa.
Lungh. 6,7; largh. 7,4. cc. arancio chiaro, fine e
N. Inv. 38078 (tav. III, 13) compatto. v. nera opaca.
Skyphos a vernice nera Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 259, n. 343,
Breve orlo estroflesso, indistinto dalla vasca pro- pl. 16, datato al 460-440 a. c.
fonda rastremata verso il basso. ansa impostata
quasi obliquamente appena sotto l’orlo.
Interamente ricoperto di vernice nera. Sulla parte N. Inv. 38050 (tav. III, 16)
Skyphos a vernice nera
Si conserva un’ansa a sezione cilindrica impostata
orizzontalmente appena sotto l’orlo pronunciato.
H 4; largh. 4,4. cc. nocciola, fine. v. nera lucente.
Per il tipo cfr. Athenian Agora XII, p. 259, n. 341,
pl. 16, datato al 480-450 a. c.

N. Inv. 38066 (tav. III, 17)


Kylix a vernice nera
Si conserva una porzione dell’orlo, appena estro-

43
Ceramica attica / laconica

flesso, con labbro ingrossato distinto dalla vasca a compatta.


profilo convesso. Per il tipo cfr. Pelagatti 1989, p. 80, figg. 70-75,
H 4,2. cc. rosa pallido, compatto e depurato. v. datato al v sec. a. c.
nera lucente.
Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 264, 411, pl.
19, datato al 480 a. c. N. Inv. 38208 (tav. Iv, 21)
Cratere a vernice nera
Si conserva una porzione dell’ansa con l’attacco
N. Inv. 38018 (tav. III, 18) della staffa.
Kylix a vernice nera Largh. 7; lungh. 6,1. cc. rosa grigiastro, con vacuo-
Si conservano il piede a base discoidale, cavo inter- li, inclusi bianchi e neri. v. nera, opaca, scrostata.
namente, e la parte inferiore dello stelo cilindrico. Per il tipo cfr. Pelagatti 1989, p. 61, n. cat. 303,
Interamente verniciato in nero ad eccezione del figg. 146-147, datato al v sec. a. c.
bordo esterno e del cavo del piede.
H 5; diam. 11,5. cc. arancio, fine e depurato. I.
N. Inv. 38197 (tav. Iv, 22)
Stamnos a vernice nera
Si conserva un frammento della spalla con l’ansa
impostata obliquamente e con apice sulla parte

nocciola. v. nera lucente.


Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 264, n. 410,
pl. 19, datato al 480 a. c. circa.

centrale del dorso. Lungh. 17,6; diam. ansa 3. cc.


S. n. Inv. (tav. Iv, 19) grigiastro. Interamente coperto di vernice nera
Kylix a vernice nera opaca.
Si conserva una porzione dell’orlo ricurvo ed estro- Per il tipo cfr. Pelagatti 1989, p. 44, nn. 94, 95, 96
flesso distinto, mediante una scanalatura, dalla vasca. (esemplari provenienti da Gela), datati al v sec. a. c.
H 4. cc. giallino. v. nera opaca.
Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 264, n. 408,
pl. 19, datato al 500-480 a. c. N. Inv. 36274 (tav. Iv, 23)
Bacino a vernice nera
Orlo ingrossato ed arrotondato, ben distinto dalla
vasca larga e poco profonda con pareti troncoconi-

ceraMIca LacONIca

N. Inv. 38083 (tav. Iv, 20)


Cratere a vernice nera
Si conserva una porzione del piattello dell’ansa a
staffa e dell’orlo interamente verniciato in nero.
H 5. cc. grigiastro. v. nera lucente, uniforme e

44
Ceramica laconica / di tipo ionico di produzione coloniale

che; ampio piede troncoconico.


coperto di vernice nera ad eccezione dell’interno
della vasca e di una banda all’esterno della vasca.
H 9,4; diam. orlo 36; diam. piede 26,5. cc. noccio-
la rosato con inclusi grigi, neri e micacei. v. nera
opaca. Scheggiato al piede.
Bibliografia: Panvini 1989, p. 198; Fiorentini 1990,
p. 31, tav. XIX, 1; Panvini 1998, p. 101.
In assenza di confronti, solo il corpo ceramico, la
vernice e il profilo del piede lasciano ipotizzare una
H 11,5. cc. arancio con vacuoli ed inclusi bianca-
produzione laconica.
stri. v. bruna diluita.
Per il tipo cfr. rouillard 1978, p. 283, tav. cXXIX,
fig. 10, 1, datato post 550 a. c.
N. Inv. 36275 (tav. Iv, 24)
Bacino a vernice nera
Orlo ingrossato, sottolineato all’esterno da una sol-
S. n. Inv. (tav. v, 26)
catura incisa; vasca ampia e poco profonda con
pareti troncoconiche; ampio piede troncoconico, Lekane a bande
Orlo piatto e orizzontale con risalto interno; vasca
emisferica.
Interamente verniciata, ad eccezione della parte
superiore dell’orlo, dell’esterno del risalto e della
parte inferiore della vasca in prossimità del piede.
H 3. cc. nocciola rosato, duro, con minuti vacuoli
e alto contenuto di mica. I. nocciola. v. nera, diluita
a tratti.
Per la forma cfr. meligunìs Lipàra IX, p. 233, tav.
cXI, 145 (di tipo ionico), datato tra il vI e la prima
svasato esternamente. metà del v sec. a. c.
coperto di vernice nera, ad eccezione di una banda
all’esterno della vasca e dell’interno. Sul fondo del
piede, tre elementi decorativi, costituiti da due sol- N. Inv. 38220 (tav. v, 27)
cature concentriche, poste ad eguale distanza ed, Ciotola a bande
inoltre, reticolo graffito. Orlo introflesso; vasca larga e piana.
H 8,8; diam. orlo 36,6; diam. piede 28. cc. grigio Sull’orlo e sulla metà superiore della vasca, banda
chiaro, compatto, con rarissimi inclusi neri. v. nera di vernice nera.
opaca e coprente, a tratti evanida. ricomposto da H 2; diam. 17,5. cc. nocciola, granuloso con
quattro frammenti. Superficie scheggiata.
Per la bibliografia e le considerazioni cfr. l’esem-
plare precedente.

ceraMIca DI tIPO IONIcO


DI PrODuzIONe cOLONIaLe

N. Inv. 38077 (tav. v, 25) inclusi micacei e nerastri. I. beige rosato. v. nera
Bacino con decorazioni a fasce opaca, uniforme. ricomposta, manca di una larga
Si conserva una porzione della vasca ampia e bassa porzione della base.
distinta dall’orlo largo ed ispessito. Per il tipo cfr. Meola 1997, p. 115, t. 153, tav. 184,
Banda di vernice sull’orlo. datato nell’ambito del v sec. a. c.

45
Ceramica di tipo ionico di produzione coloniale

N. Inv. 38004 (tav. v, 28) Interno coperto di vernice nera. Sull’orlo e sulla
Skyphos a bande parte centrale della vasca, banda di vernice nera
Orlo estroflesso con labbro arrotondato; vasca diluita.
profonda a pareti troncoconiche; anse impostate H 9,5; diam. 14. cc. rosso, fine, con vacuoli. I.
obliquamente all’altezza della spalla; piede ad arancio rosato. v. nera lucente, diluita sull’esterno.
anello svasato. Per la forma cfr. Meola 1997, p. 493, tav. 163, t.
727, 2.

N. Inv. 38163 (tav. v, 30)


Skyphos a bande
Si conserva una porzione dell’orlo a profilo conca-
vo, indistinto dalla vasca profonda.
Interamente verniciato l’interno della vasca.

Sull’orlo e sul corpo, fasce di vernice nera; intera-


mente verniciati l’interno, le anse e il piede.
H 12,3; diam. orlo 17,8. cc. arancio rosato con
inclusi micacei. I. beige. v. nera lucente ed unifor-
me. ricomposto da più frammenti ed integrato.
Per il tipo cfr. Sarà 1993, p. 300, n. 376, datato al
vI-v sec. a. c.
Bibliografia: Panvini 1997a p. 140, fig.13.
Si tratta di un modello prodotto nelle officine Sull’orlo e al centro della vasca, bande di vernice
orientali e attiche e largamente imitato nel mondo nera.
coloniale nella prima metà del v sec. a. c. In pro- H 9; diam. non apprezzabile. cc. nocciola, fine. I.
posito si veda tardo 1999, pp. 162 sgg. arancio rosato. v. nera lucente e compatta.
Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.

N. Inv. 38162 (tav. v, 29)


Skyphos a bande N. Inv. 38168 (tav. vI, 31)
Si conserva un frammento dell’orlo a profilo con- Skyphos a bande
cavo, indistinto dalla vasca profonda e rastremata Si conserva una porzione dell’orlo estroflesso con
verso il fondo. labbro arrotondato e vasca profonda a pareti tron-
coconiche.
Interamente verniciato l’interno della vasca; sul-
l’orlo e sulla parte inferiore della vasca, bande di
vernice.
H 7. cc. rosa. I. nocciola rosato. v. nera opaca,
diluita sull’orlo.
Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.

N. Inv. 38102 (tav. vI, 32)


Skyphos a bande
Si conserva un frammento della porzione superiore
con orlo appena ricurvo e vasca profonda a pareti
troncoconiche.

46
Ceramica di tipo ionico di produzione coloniale

N. Inv. 36282 (tav. vI, 34)


Myke a fasce
corpo globulare schiacciato; ampio piede ad anel-
lo. Si conservano gli attacchi delle due anse impo-
state verticalmente sulla spalla.
Sul corpo, tre fasce concentriche di vernice nera e

Interno coperto di vernice nera; sull’orlo e sulla


vasca, bande di vernice nera.
H 7,7. cc. nocciola, fine e duro. I. rosato. v. nera
opaca.
Per il tipo cfr. l’esemplare cat. N. Inv. 38004.

banda in prossimità del piede.


N. Inv. 36266 (tav. vI, 33)
H cons. 14,7; diam. piede 8,9. cc. nocciola, poro-
Askòs a fasce so, con molti inclusi neri di piccole dimensioni e
Spalla arrotondata; corpo a profilo convesso; piede micacei. I. biancastro. v. nera, opaca, evanida.
Manca del collo e delle anse.
Per il tipo cfr. camerata Scovazzo-castellana
1998, p. 196, p. 232, 320, vG 169, datato al v sec.
a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 31, tav. XIX, 4.

N. Inv. 38300 (tav. vI, 35)


Coppa tipo B1
Breve orlo inclinato; vasca profonda su basso piede
ad anello; anse a sezione cilindrica, impostate obli-

ad anello.
In prossimità dell’attacco del corpo, sulla spalla ed
in prossimità del piede, bande di vernice nera.
H max 4,4; diam. max 7,6; diam. piede 4,7. cc. quamente all’altezza della spalla.
beige, granuloso, compatto, ben depurato. v. nera Interamente verniciati l’interno della vasca e l’orlo;
brillante, a tratti diluita. Manca del beccuccio e del- sul corpo una sottile banda.
l’ansa. H 4,7; largh 12,7. cc. nocciola, fine. I. beige. v.
Per il tipo cfr. Meola 1997, p. 153, tav. 84, 1, Dep. nera diluita, evanida all’esterno.
148; p. 64, tav. 194, t. 92, datato al primo venticin- Simile al tipo III di Gravisca (tipo v di Hayes),
quennio del v sec. a. c. datato alla seconda metà del vI sec. a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 31, tav. XIX, 3. Per il tipo cfr. Boldrini 1994, p. 158 sgg.

47
Ceramica di tipo ionico di produzione coloniale

N. Inv. 36277 (tav. vI, 36) poco profonda e a profilo convesso su piede svasa-
Coppa tipo B2 to. anse impostate obliquamente all’altezza della
Orlo inclinato, distinto dalla vasca emisferica piutto- spalla.
sto profonda su alto piede svasato; anse a sezione Interamente verniciati l’interno, la parte inferiore
circolare impostate obliquamente all’altezza della della vasca e l’ansa; sull’orlo e sulla spalla, filetti di
spalla. vernice.
Interamente verniciati l’interno della vasca, l’orlo, H 8; diam. orlo 13,5. cc. beige, fine, ben depurato
con vacuoli. I. arancio rosato. v. nera non uniforme
e diluita, a tratti scrostata. Manca di una larga por-
zione e di un’ansa; scheggiata all’orlo e al piede.
Per il tipo cfr. Boldrini 1994, p. 166, tav. 10, n. 334,
tipo Iv/1, datato nell’ambito del vI sec. a. c.

N. Inv. 36278 (tav. vII, 39)


Coppa tipo B2
Orlo estroflesso, indistinto dalla vasca profonda e a
profilo convesso su piede svasato; anse impostate
la parte inferiore e una porzione delle anse; filetti in obliquamente all’altezza della spalla.
bruno rossastro sulla spalla. Interamente verniciati l’interno, la parte inferiore
H 7,5; diam. orlo 13. cc. beige fine, compatto. I. della vasca e l’ansa; sull’orlo e sulla spalla, filetti di
beige. v. bruno-rossastra, diluita, non compatta, a vernice.
tratti scrostata. Lievi scheggiature sull’orlo e sul H 8,4; diam. orlo 13,5. cc. beige rosato. I. arancio
piede. rosato. Manca di una larga porzione.
Per il tipo cfr. Pierro 1984, p. 56, n. 35, tav. Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.
XXXIv, datato alla seconda metà del vI sec. a. c.

N. Inv. 38051 (tav. vII, 40)


N. Inv. 38003 (tav. vII, 37)
Coppa tipo B2 Coppa tipo B2
Orlo inclinato, distinto dalla vasca poco profonda e Si conserva solo un frammento della parte inferiore
a profilo convesso su piede svasato. della vasca su piede svasato.
verniciato in nero l’interno.
H cons. 4,5. cc. nocciola, fine con inclusi neri. v.
nera diluita.
Per il tipo cfr. Boldrini, 1994, p. 165, n. 325, tav. 9,
tipo Iv/1, datato nell’ambito del vI sec. a. c.

N. Inv. 38010 (tav. vII, 41)


Coppa tipo B2
Orlo estroflesso indistinto dalla vasca profonda e a
Interamente verniciati l’interno della vasca, l’orlo,
la parte inferiore e una porzione delle anse. Sulla
spalla, fascia a risparmio.
H 8; diam. orlo 13,4. cc. beige rosato. I. nocciola.
v. nera tendente al bruno e diluita. ricomposta.
Per il tipo cfr. Pierro 1984, p. 56, n. 35, tav. XX-
XIv, datato alla seconda metà del vI sec. a. c.

N. Inv. 36279 (tav. vII, 38)


Coppa tipo B2
Orlo alquanto inclinato, ben distinto dalla vasca

48
Ceramica di tipo ionico di produzione coloniale

profilo convesso su piede svasato; anse impostate


obliquamente all’altezza della spalla.
Interamente verniciati l’interno, la parte inferiore
della vasca e l’ansa; sulla spalla, linea di vernice
nera.
H 7. cc. arancio, con vacuoli. I. rosato. v. nera
opaca. Manca di una larga porzione.
Per il tipo cfr. Boldrini 1994, p. 165, n. 325, tipo
Iv/1, datato nell’ambito del vI sec. a. c.

N. Inv. 38165 (tav. vII, 42)


Coppa tipo B2
Simile per la forma ed il tipo all’esemplare prece-

dente.
H 8; diam. 11. cc. nocciola, fine con vacuoli. I.
beige. v. nera lucente uniforme. Manca di una
larga porzione.

N. Inv. 38147 (tav. vIII, 43)


Coppa di tipo B2
Si conserva una porzione dell’orlo appena estro-
flesso, con parte della vasca a profilo convesso ed
un’ansa a sezione circolare impostata obliquamente
sotto l’orlo. vernice scrostata.
H 5,7. cc. rosato, duro, con rari vacuoli. I. beige.
v. bruna, a tratti diluita e con esiti in rossastri, scro-
stata.
Per la forma cfr. tardo 1999, p. 164, fig. 164, n.
195, datato alla seconda metà del vI sec. a. c.

49
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale

ceraMIca verNIcIata, N. Inv. 36273 (tav. vIII, 46)


SeMIverNIcIata e acrOMa DI Kotyliskos a vernice bruna
PrODuzIONe cOLONIaLe Orlo indistinto ed arrotondato con labbro verticale;
vasca a pareti troncoconiche; ansa a sezione circo-
lare impostata obliquamente all’altezza dell’orlo;
N. Inv. 38005 (tav. vIII, 44) piede a profilo troncoconico.
Oinochoe a vernice nera verniciato in bruno, ad eccezione del piede a
Labbro estroflesso, indistinto dal collo cilindrico risparmio.
svasato alla base, nettamente separato dalla spalla; H 3,7; diam. orlo 6; diam. piede 3,4. cc. marronci-
ansa a nastro dipartentesi dal centro del collo. no, compatto e ben depurato. v. bruna, opaca con

H cons. 9,2; diam. orlo 7. cc. nocciola, fine e esiti rossastri, a tratti scrostata. Mutilo di un’ansa.
compatto. v nera opaca, con esiti rossastri in super- Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 31, tav. XX, 1.
ficie. Si conserva solo la parte superiore con ampie
lacune all’orlo.
N. Inv. 38009 (tav. vIII, 47)
Lucerna monolichne a vernice bruna
N. Inv. 36263 (tav. vIII, 45)
Orlo piatto e appena introflesso; corto beccuccio
Coppetta su piede a vernice nera
con largo foro centrale; vasca a pareti concave e
Orlo arrotondato ed inclinato; vasca emisferica
cannello centrale; base piana.
poco profonda su piede a stelo, cavo internamente.
Sull’orlo, tre filetti concentrici di vernice; un altro
H 5,2; diam. orlo 5,2; diam. piede 4,68. cc. beige,
filetto corre sotto la spalla. Interamente verniciati in
ben depurato e compatto. v. nera con riflessi metal-
nero l’interno del serbatoio ed il tratto sottostante
lici e poco uniforme.
l’orlo. a risparmio l’esterno della vasca e la base.
Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 304, n. 978,
pl. 35, datato 500 - 480 a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 32, tav. XX, 8.

50
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale

H 3,2; diam. orlo 9,6. cc. nocciola, compatto con mediante una risega dalla vasca poco profonda,
piccoli inclusi micacei. v. bruna opaca. rastremata in prossimità del piede ad anello.
Per il tipo cfr. Bronner 1930, pp. 38-39, fig. 14, n. H 3,8; diam. orlo 7,6. cc. beige, compatto, ben
16, type III, datato fra la fine del vI e l’inizio del v depurato. v. nera, opaca, non uniforme. Manca del-
secolo a. c. l’ansa, della quale rimane solo la traccia dell’attac-
co.
N. Inv. 36251 (tav. vIII, 48) Bibliografia: Fiorentini 1990, p 31, tav. XX, 5.
Lucerna monolichne a vernice nera
Orlo orizzontale e appena inclinato verso l’interno;
basso serbatoio a pareti convesse e cannello centra- N. Inv. 36255 (tav. IX, 50)
le; corto beccuccio; base piana. Olpe semiverniciata
Orlo arrotondato; collo a profilo concavo indistinto
dal corpo piriforme; ansa a sezione circolare sormon-
tante; base piana.
verniciate per immersione l’ansa e la parte superio-

Interamente verniciati l’interno del serbatoio, l’orlo


e il beccuccio.
H 1,7; diam. orlo 9,4. cc. beige, compatto, ben
depurato. v. nera opaca, a tratti scrostata.
Per il tipo cfr. Athenian Agorà Iv, p. 41, n. 139,
tipo 191, datato intorno al 480 a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 32, tav. XX, 12.
re fino al collo.
H 14,5; diam. orlo 4,5. cc. nocciola, fine, con
N. Inv. 36257 (tav. IX, 49) numerosi inclusi nerastri. I. beige rosato. v. bruna
Coppetta monoansata a vernice nera opaca, diluita. Piccole scheggiature sulla superficie.
Orlo appena rientrante e arrotondato, distinto Per il tipo cfr. Meola 1997, p. 491, tav. 82, 3, t. 693,
datato al vI-v sec. a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 30, tav. XvIII, 7.

N. Inv. 38304 (tav. IX, 51)


Kotyliskos semiverniciato
Breve orlo verticale, indistinto dalla vasca tronco-
conica; piede svasato; anse impostate orizzontal-
mente appena sotto l’orlo.
verniciata per immersione la parte superiore.
H 4; diam. 5.5. cc. rosso con inclusi nerastri e
micacei. I. beige rosato. v. nera opaca, diluita.
Per la forma cfr. Meola 1997, p. 265, tav. 78, 5, D
237, datata al v sec. a. c.

51
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale

basso piede troncoconico; corte anse a nastro


impostate orizzontalmente all’altezza dell’orlo.
H 8,7; largh. 19,8. cc. rosato, granuloso, con
inclusi nerastri. I. beige. ricomposta all’ansa.
Per il tipo cfr. l’esemplare cat. N. Inv. 36247
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 31, tav. XvIII, 7.

N. Inv. 38276 (tav. IX, 54)


Coppa biansata
Breve orlo introflesso indistinto dalla vasca; ansa a
sezione cilindrica impostata obliquamente all’altez-
za dell’orlo.Si conserva una porzione.

N. Inv. 38282 (tav. IX, 52)


Coppa semiverniciata
Orlo indistinto dalla vasca emisferica; anse a na-

H 4; diam. orlo 14. cc. arancio, granuloso con


nucleo grigio e vacuoli. I. biancastro.
Si conserva una porzione.

stro, impostate orizzontalmente sotto l’orlo. Si con- N. Inv. 36341 (tav. X, 55)
serva una porzione con un’ansa. Coppa biansata
Banda di vernice bruna sulla parte superiore. Orlo indistinto dalla vasca a profilo convesso; anse
H 6; largh. max 14,5. cc. arancio con inclusi neri. a nastro impostate poco al di sotto dell’orlo. Si con-
serva una porzione con un’ansa.
H 9; diam. 16. cc. beige depurato e morbido. I.
N. Inv. 36254 (tav. IX, 53) nocciola rosato.
Coppa biansata
Orlo indistinto dalla vasca larga e poco profonda;

52
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale

N. Inv. 38166 (tav. X, 56) Per il tipo cfr. Siracusano 1996, tav. XLIII, 10,
Coppa biansata datato alla seconda metà del Iv sec. a. c.
Porzione della vasca emisferica con orlo indistinto;
ansa a nastro impostata all’altezza dell’orlo.
Banda color crema nella parte superiore. N. Inv. 36267 (tav. X, 59)
H 5,5; diam. 13 cc. beige rosato con minuti inclu- Coppetta biansata acroma
si neri. I. bianco. Orlo indistinto dalla vasca a pareti troncoconiche;
anse nastriformi impostate orizzontalmente all’al-
tezza dell’orlo; piccolo piede ad anello svasato.
N. Inv. 38207 (tav. X, 57)
Coppa biansata acroma
Orlo indistinto; vasca emisferica lievemente care-

H 5,5; largh. 9,5. cc. beige, granuloso, con vacuo-


li. I. nocciola.
Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.
nata, rastremata verso il piede ad anello; anse a
nastro impostate orizzontalmente sotto l’orlo.
H 7,9; largh. max 18. cc. rosa scuro, micaceo, con N. Inv. 38305 (tav. X, 60)
vacuoli neri e bianchi di piccole e medie dimensio- Kotyliskos acromo
ni. Lacunosa. Orlo indistinto dalla vasca troncoconica rastremata
verso il piede ad anello. Piccole anse impostate
all’altezza dell’orlo.
N. Inv. 36342 (tav. X, 58) H 4,3; diam. orlo 7, 5. cc. grigio con inclusi mica-
Coppetta biansata acroma cei. Privo di ingobbio. ricomposto e mancante di
Breve orlo appena introflesso, indistinto dalla una porzione.
vasca larga e poco profonda, rastremata in prossi- Per la forma cfr. tardo 1999, p. 184, n 286.
mità del basso piede a disco; anse a sezione cilin- Si tratta di un prodotto imitante i modelli corinzi e
drica, impostate orizzontalmente all’altezza dell’or- diffuso nel vI sec. a. c.
lo.
H 5,3; diam. orlo 8,7. cc. nocciola, fine con
vacuoli. I. beige. Piccole scheggiature all’orlo e al
piede.

53
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale

N. Inv. 36272 (tav. XI, 61)


Pateretta acroma
Orlo estroflesso ed inclinato, distinto dalla vasca
poco profonda a profilo carenato; piede ad anello.
H 5; diam. orlo 6,5. cc. arancio, compatto con
inclusi nerastri. I. biancastro.
Per il tipo cfr. calderone 1996, p. 76, tav. Xcv, 1,

nerastri. I. beige. ricomposta da più frammenti;


scheggiata all’orlo e sulla superficie esterna.
Per la forma cfr. Denti 1996, p. 92, tav. cXXI, fig.
3, datata al vI - v sec. a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 30, tav. XvIII, 3.
datato al 550-480 a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 30, tav. XvIII, 3.
N. Inv. 38200 (tav. XI, 64)
Bacino acromo
N. Inv. 38164 (tav. XI, 62)
Orlo estroflesso e pendulo; vasca larga e rastremata
Pateretta acroma verso il piede ad anello.
Orlo estroflesso, piatto superiormente; vasca pro- Sull’orlo, resti di cordonatura.
fonda a parete verticale carenata in prossimità del
fondo; piede ad anello.
H 4,1; diam. orlo 8,3. cc. rosa scuro con vacuoli.
I. biancastro. Manca di una porzione.

H 5; diam. 20. cc. nocciola, granuloso con inclusi


biancastri. Manca di una porzione.
Per il tipo cfr. tardo 1999, p. 234, n. 431, datato al
vI - v sec. a. c.
Per il tipo cfr. calderone 1996, p. 69, tav. LX-
XXIv, 2, datato al 530-480 a. c.
N. Inv. 38185 (tav. XI, 65)
Bacino acromo
N. Inv. 36256 (tav. XI, 63) Orlo estroflesso e ricurvo indistinto dalla vasca
Pateretta su piede acroma ampia e bassa su piede svasato.
Orlo ingrossato ed estroflesso, distinto dalla vasca con- H 3,5. cc. arancio scuro, con nucleo rosso e grossi
vessa e poco profonda, su alto piede a base anulare. inclusi biancastri. I. biancastro. Si conserva solo
H 4,5; diam. orlo 8,5. cc. nocciola con inclusi una porzione.

54
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale

lo continuo con il corpo piriforme; ansa a sezione


circolare appena sormontante; base piana.
H 12,5; diam. orlo 4,5. cc. grigiastro con vacuoli.
I. biancastro. Mutila di una porzione, dell’orlo e del
collo.
Per la forma cfr. calderone 1996, p. 67, tav.
LXXXIII, 3, datata alla fine del vI sec. a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 30, tav. XvIII, 1.

N. Inv. 38301 (tav. XII, 68)


Olpe acroma
Parte inferiore del corpo piriforme su base piana.

N. Inv. 36345 (tav. XI, 66)


Bacino acromo
Orlo ingrossato distinto dalla vasca troncoconica su
piede ad anello.
H 8; diam. 30. cc. arancio, granuloso, con vacuoli,

conserva l’attacco inferiore dell’ansa.


inclusi biancastri e di quarzite. Privo di ingobbio.
H 6; diam. max 6. cc. rosso, granuloso e con
Se ne conserva poco meno della metà.
vacuoli. Priva di ingobbio. rivestita internamente
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 31, tav. XvIII, 9.
di pece.

N. Inv 36276 (tav. XII, 67) N. Inv. 36248 (tav. XII, 69)
Olpe acroma Lekythos ariballica miniaturistica acroma
Orlo appena estroflesso, indistinto dal collo a profi-

55
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale

Orlo inclinato; corpo lenticolare; ansa a nastro anse a nastro impostate tra collo e spalla.
impostata tra il collo e la spalla; base piana. H 22,2; diam. orlo 9,5. cc. arancio, fine, con
H 5. cc. nocciola, fine. I. beige. numerosi inclusi nerastri. I. beige. Piccole scheg-
Per il tipo cfr. Meola 1997, p. 91, tav. 173, 2, t. 126, giature sulla superficie.
datato alla metà del v sec. a. c. (var.). Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 29, tav. XvII, 1.

N. Inv. 36271 (tav. XII, 70) N. Inv. 36281 (tav. XII, 72)
Lekythos miniaturistica acroma Anforetta acroma
Si conserva il collo e porzione della spalla; orlo a Orlo svasato su tozzo collo cilindrico; corpo ovoi-

profilo concavo.
H cons. 5,5; diam. orlo 4. cc. rossiccio, fine.
Per il tipo cfr. tardo 1999, p. 173, n. 152, datato
alla seconda metà del vI sec. a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 30.

N. Inv. 36280 (tav. XII, 71) dale; anse a nastro impostate tra collo e spalla;
Anforetta acroma piede svasato.
Orlo ingrossato, sagomato alla base su corto collo H 20,5; diam. orlo non apprezzabile. cc. arancio,
cilindrico; corpo globulare; piede svasato; piccole granuloso. I. beige. Manca di un’ansa e di una por-
zione del collo.
Per il tipo cfr. Meola 1997, p. 324, tav. 111, t. 459,
datato intorno alla metà del v sec. a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 29, tav. XvIII, 2.

N. Inv. 36338 (tav. XIII, 73)


Anforetta acroma

56
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale

Orlo ingrossato ed estroflesso su collo cilindrico e verso l’interno e presa troncoconica.


con risega nella parte superiore; anse a sezione H 4,5; diam. 8,8. cc. marrone, con inclusi micacei.
cilindrica, impostate tra la parte superiore del collo Per la bibliografia cfr. l’esemplare precedente.
e la spalla.
H cons. 11; diam. orlo 10. cc. grigiastro, granulo-
so, con inclusi nerastri. I. biancastro. Si conserva N. Inv. 38195 (tav. XIII, 77)
solo la parte superiore fino alla spalla e manca di Dolio acromo
una porzione del collo. Frammento dell’orlo pendulo, piatto superiormente
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 30, tav. XvII, 3. su collo verticale.
H 14. cc. arancio, morbido e con inclusi neri. I.
biancastro.
N. Inv. 36343 (tav. XIII, 74)
Anforetta (?) acroma
Parte inferiore del corpo piriforme; piede svasato. N. Inv. 38092 (tav. XIII, 78)
H 7; diam. max 0,7. cc. grigio, fine. I. beige. Lekane acroma
Orlo appena introflesso con risalto interno, distinto
dalla vasca larga a profilo convesso desinente verso
N. Inv. 36249 (tav. XIII, 75) il piede ad anello svasato.
Coperchietto acromo H 7,5; diam. 24. cc. arancio, con nucleo grigio ed
Di forma emisferica con piccolo bordo inclinato
all’interno e presa troncoconica.

inclusi nerastri. I. beige. ricomposta. Si conserva


H 4,5; diam. 9. cc. giallognolo, granuloso e con solo una porzione della vasca e dell’orlo.
vacuoli.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 27.
N. Inv. 38379 (tav. XIv, 79)
Lekane acroma
N. Inv. 36268 (tav. XIII, 76) Orlo arrotondato con risalto interno e vasca larga e
Coperchietto acromo piana a profilo convesso.
a calotta emisferica, con piccolo bordo inclinato H 9; diam. 20. cc. rosso con inclusi micacei. I.
nocciola. tracce di combustione sull’orlo. Si con-
serva solo una porzione.

N. Inv. 38080 (tav. XIv, 80)


Lekane acroma
Orlo introflesso con risalto interno, distinto dalla
vasca larga a profilo convesso.
H 5; diam. orlo 22. cc. rosso con inclusi nerastri e
micacei. I. beige. Si conserva solo una porzione.

57
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale

N. Inv. 36334 (tav. XIv, 81)


Olla N. Inv. 36328 (tav. XIv, 83)
Orlo ingrossato ed estroflesso e parte del collo sva- Olla
sato distinto dalla corta spalla arrotondata, a profilo Orlo verticale, con risalto interno, indistinto dal

corpo a calotta emisferica.


H 5,5. cc. nerastro, con inclusi biancastri. Intera-
continuo con il corpo globulare. mente combusta. Si conserva una porzione.
H cons. 13,4. cc. rosato, granuloso, con qualche Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.
incluso bianco e di quarzite e con vacuoli. tracce
di combustione in superficie ed incrostazioni mari-
ne all’interno. Si conserva una porzione.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 27. N. Inv. 38015 (tav. XIv, 84)
Olla
Orlo ingrossato distinto dal collo cilindrico a profi-
lo continuo con il corpo. ansa a nastro impostata
N. Inv. 36346 (tav. XIv, 82) tra orlo e spalla.
Olla H 13,5; diam. orlo 12,5. cc. rosso con nucleo gri-
Orlo piatto ed estroflesso distinto dal corpo globu- gio e numerosissimi inclusi micacei, di quarzite e
lare; ansa ad orecchia a sezione circolare. nerastri. Priva di ingobbio. Si conserva solo un
H cons. 9,8. cc. arancio, granuloso, con minuti frammento della parte superiore.
inclusi neri. Si conserva una porzione. Per il tipo cfr. meligunìs Lipàra IX, p. 93, tav.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 27. XXXIv, 2a, datato nell’ambito del vI sec. a. c.

58
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale

N. Inv. 38187 (tav. Xv, 85) grosso frammento della parte superiore.
Olla Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.
Orlo svasato indistinto dalla pancia globulare; ansa
a nastro impostata tra orlo e spalla.
H 12. cc. rosso, granuloso, ricco di inclusi micacei N. Inv. 36331 (tav. Xv, 87)
Olla
Si conserva un frammento dell’orlo estroflesso
indistinto dal corpo globulare.
H 6,2. cc. arancio rosato con inclusi nerastri e
bianchi. I. rossastro. tracce di combustione all’e-
sterno.

N. Inv. 36237 (tav. Xv, 88)


Tegame
Si conserva una porzione dell’orlo verticale, con
risalto interno, distinto dal corpo globulare.
H cons. 8,8. cc. nerastro, micaceo, con inclusi

e neri. Priva di ingobbio. Si conserva solo un fram-


mento della parte superiore.
Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.

N. Inv. 38186 (tav. Xv, 86)


Olla
Orlo svasato indistinto dalla parete verticale; ansa a
nastro impostata verticalmente tra orlo e spalla.
H 23. cc. marrone, granuloso misto a mica ed a
inclusi neri. Priva di ingobbio. Si conserva solo un biancastri, di quarzite e vacuoli. Superficie combu-
sta.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 26, tav. X, 3.

N. Inv. 36258 (tav. Xv, 89)


Tegame
Orlo verticale, con risalto interno, indistinto dal
corpo emisferico; ansa a sezione circolare aderente

59
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione locale / Materiale di diversa tipologia

all’orlo. mente e sul lato posteriore, cave internamente. La


H 5,3. cc. nerastro, micaceo, con inclusi bianca- parte superiore, coronata da una cornice aggettante,
stri, di quarzite e vacuoli. Superficie combusta. Si è separata da una profonda gola centrale dal listello
conserva una porzione. di base.
Per il tipo cfr. camerata Scovazzo-castellana 1998, Sulla cornice, doppia fila di ovuli contrapposti, con
pp. 144, 181, 310, n. cat. 121, datato alla fine del vI parte centrale alternativamente campita in colore
sec. a. c. rosso e nero e contornati di bianco. Sulla parte cen-
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 26, tav. X, 2. trale, serie di palmette a sette petali, alternate a fiori
di loto tra volute di colore nero. Sul listello inferio-
re, motivo ad onda continua in bruno.
N. Inv. 38084 (tav. Xv, 90) tali manufatti non presentano riscontri tipologici
Manico di pentola acroma puntuali con altri esemplari di medesima destina-
Pertinente ad un tegame con parte terminale ripie- zione trovati in Grecia, in Magna Grecia o in
gata sul dorso interno. Sicilia. tuttavia, il particolare colore e la finezza
Lungh. 13. cc. rosso con inclusi nerastri. Privo di dell’argilla, oltremodo depurata, lisciata e ben levi-
ingobbio. gata esternamente, stesa uniformemente su uno
strato interno più sabbioso e rozzo, suggerirebbero
di individuare nel Peloponneso l’atelier di produ-
zione. In particolare, si sono potute evidenziare
MaterIaLe DI DIverSa tIPOLOGIa certe affinità con un frammento di piccolo altare
votivo trovato nella Stoà di corinto nel 1946,
soprattutto per quel che attiene la tecnica di lavora-
NN. Invv. 36244-36245-36246-36247 (tav. XvI, 91-92-93-94) zione. allo stesso ambiente corinzio riporta il moti-
Arule fittili dipinte vo decorativo “a foglie doriche” della cornice
Si tratta di quattro esemplari di identica tipologia e superiore, che trova un confronto puntuale su
decorazione. Di forma rettangolare, piatte superior- esemplari di Perachora (fr. di altare arcaico: Payne
1940, PL a, 2, pp. 91-91) ovvero su un altare di
Skione, in Macedonia, ora al Museo di Baltimora
(degli inizi del v sec. a. c.) ovvero ancora su un
esemplare di corinto (Bronner 1947, pp. 214-223).
anche il motivo delle palmette alternate a fiori di
loto trova confronti in ambiente peloponnesiaco.
HH: 8; 8; 7,8; 7,8; lungh. 35,8; 35,7; 34; 34. cc.
arancio, granuloso, con inclusi neri. I. crema.
alquanto evanida la decorazione negli esemplari
NN. Invv. 36244, 36246 e 36247.
Sulle arule si vedano, ad esempio, Swindler 1932,
pp. 512-520, figg. 1-2; Olinthus vIII, pp. 322-325
e XII, p. 45; Davidson 1942, p. 124, fig. 13;
Bronner 1947, pp. 214-223, pll. L-LIII, pp. 216-
220; Yavis 1949, pp. 137-139 e 171-175; rupp
1974-75.
Bibliografia: Panvini 1989, p. 197; Fiorentini 1990,
p. 35, tav. XXXIv; EAdEm 1993, pp. 61-63 Panvini
1996, p. 80, fig. 38a; EAdEm 1997a, p. 138, fig. 9;
EAdEm 1998, p. 98.

N. Inv. 36261
Cinghialetto fittile
L’animale dalla testa affilata, terminante in un gru-
gno piuttosto appuntito, ha gli occhi accennati da
un lieve rigonfiamento; orecchie semicircolari ben

60
Materiale di diversa tipologia

Bibliografia: Panvini 1989, p. 197; Fiorentini 1990,


p. 35, tav. XXXIII, 1; Panvini 1998, p. 100.

N. Inv. 38006
Zufolo fittile
Parte di strumento musicale, conservante due fori.
Lungh. 6,4; diam. 19,5. cc. arancio, compatto,
misto a numerosi inclusi micacei.
tale strumento veniva usato non solo per pratiche
simposiache, ma anche per impartire ordini ai

a rilievo; corpo tozzo e massiccio, con alta cresta


sulla schiena, interrotta a metà circa del corpo;
zampe tozze e basse. Nella parte posteriore, in cor-
rispondenza della terminazione della cresta, è pre-
sente un foro passante definibile “pin-hole”.
Il tipo sembra avere origini a rodi, anche se poi
risulta abbondantemente diffuso sia nelle tombe sia
nei santuari della Magna Grecia e della Sicilia.
In proposito, si veda Lindos I, col. 583 tav. cXIII,
2410; Higgins 1954, p. 78, n. 182, pl, 33; capo- marinai, come peraltro avveniva ancora diversi
russo 1975, pp. 83-84. decenni addietro.
H 5,4; lungh. 10. cc. giallino, fine, compatto. zufoli in osso sono stati ritrovati anche sul relitto
Superficie abrasa a causa della lunga permanenza dell’Isola del Giglio.
in mare. Bibliografia: Panvini 1997a, p. 140, fig. 18.
Bibliografia: Panvini 1989, p.198; Fiorentini 1990,
p. 35, tav. XXIII, 3; Panvini 1996, p. 80, fig. 38b;
N. Inv. 36265
EAdEm 1997a, p. 140, fig. 16; EAdEm 1998, p. 99.
Braccino di statuetta lignea
avambraccio sinistro pertinente probabilmente ad
N. Inv. 36243
un simulacro di divinità; è conservato fino all’al-
Tripode bronzeo tezza del gomito dove rimane anche la traccia di un
Sostegno anulare a tre zampe leonine saldate alla perno per l’infissione dell’arto.
base con piombo. Le tracce di metallo nel pugno chiuso inducono a sup-
H 5,5; diam. 27,2. porre la presenza di un’asta o qualche altro oggetto.
Per il tipo cfr. ad esempio Payne 1940, pp. 165- Lungh. 3,5; diam. 0,1. Legno di ulivo intagliato.
167, tavv. 70-71. Il manufatto è stato sottoposto, dopo il recupero, al
trattamento di liofilizzazione e al successivo conso-
lidamento per immersione in soluzione di glicole-
polietilenico.

61
Materiale di diversa tipologia

Bibliografia: Panvini 1989, p. 198; Fiorentini 1990, H 6; largh. base 3,5. cc. marrone, con inclusi nera-
p. 35, tav. XXIII, 2; Panvini 1998, p. 99. stri. I. beige.
Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.

N. Inv. 36253
Peso da telaio N. Inv. 36283
Di forma troncopiramidale con basi quadrate e Stilo in osso
facce equivalenti e oblique; nella parte superiore, con parte terminale troncopiramidale.
foro passante per la sospensione. Lungh. 15. ricomposto alla punta.

Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 31; Panvini 1997b,


p. 140; EAdEm 1998, p. 100.

N. Inv. 38303
Manico di colino bronzeo
attacco con apici laterali e parte terminale desinen-
te a testa d’anitra. Probabilmente pertinente ad un
colino.

H cons. 5; largh. base 3,8. cc. rossiccio con nume-


rosi inclusi neri. I. beige. Mutilo della base superio-
re.
Per il tipo cfr. valentino 1997, p. 198, 25, datato tra
il vI e il v sec. a. c.

N. Inv. 36252 Lungh. 25.


Peso da telaio Per il tipo cfr. terrosi zanco 1974, p. 162, tav. XL.
Di forma troncopiramidale con basi piane e facce Bibliografia: Panvini 1997 b, p. 141, fig. 23.
equivalenti, oblique e assai rastremate verso l’alto;
in prossimità della base superiore foro passante per
la sospensione. NN. Invv. 38313, 38314, 38315, 38316, 38317, 38318, 38319,
38320
Borchie e anello bronzei
Borchie di forma conica allungata a profilo conca-
vo con base a rilievo anulare e piccolo ingrossa-

62
Materiale di diversa tipologia

mento sferoidale all’estremità; stelo cilindrico N. Inv. 36287


interno. anello a sezione circolare con due ganci di Amo in bronzo
sospensione.
elementi sicuramente pertinenti agli arredi di
bordo (klynai e panche), confrontabili, ad esempio,
con simili manufatti dal Bothros di eolo sull’acro-
poli di Lipari.
HH: da 9 a 3,5; largh. max da 5,3 a 3,9; anello
diam. 4,6:
Per il tipo cfr. meligunìs Lipara IX, p. 48, tav. XII,
e-f e fig. 12, e-f.

N. Inv. 36262 (tav. XvI, 95)


Fuseruola Lungh. 5,5; largh. 2,6.
Di forma affusolata con una scanalatura nel senso Per il tipo cfr. Barra Bagnasco 1989, p. 18, tav. Iv,
della lunghezza; foro passante per le estremità. 2.

N. Inv. 36285
Cestino
a trama intessuta in fibre graminacee e rivestito di
pece all’interno. trattenuto all’imboccatura da un
bordo in legno di fico.
Il reperto, sottoposto al trattamento di restauro con-

Lungh. 8; largh. 3,4. cc. nocciola grigiastro, poco


compatto, con inclusi biancastri e vacuoli. Scheg-
giata ad un’estremità.

N. Inv. 36284 (tav. XvI, 96)


Scandaglio di piombo
a calotta emisferica e con gancio di sospensione.
H 7,5; diam. 14,5. Fortemente ossidato.

servativo tramite immersione in soluzione di glico-


le polietilenico e successiva liofilizzazione, serviva
a contenere derrate alimentari.
Bibliografia: Panvini 1989, p. 198; Fiorentini 1990,
p. 38, tav. XXv, fig. 12; Hug 1990, p. 37; Panvini
1997a, p. 141, fig. 23; EAdEm 1998, p. 106.

63
Contenitori da trasporto

N. Inv. 38115 (tav. XvII, 98)


cONteNItOrI Da traSPOrtO Parte inferiore del fondo fino al puntale.
a cura di Lavinia Sole H 11,5. cc. rosa, con minuti vacuoli ed inclusi
bianchi e micacei.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
aNFOre cHIOte dente.

N. Inv. 36298 (tav. XvII, 97) N. Inv. 36299 (tav. XvII, 99)
Orlo arrotondato e collo rigonfio; corpo ovoidale Porzione della parte superiore dall’orlo arrotondato
rastremato in prossimità del puntale troncoconico fino alla spalla con un’ansa e l’attacco dell’altra.
cavo all’interno; spesse anse impostate tra collo e alla base del collo e sul dorso delle anse, linea di
spalla. colore rossastro; alla base del collo, cerchietto inciso.

H 13; diam. orlo 12. cc. rossiccio, fine e con


inclusi nerastri. rivestimento di pece all’interno.
ricomposta e mutila di una porzione del collo.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dente.

N. Inv. 38323 (tav. XvII, 100)


Porzione del collo rigonfio con orlo arrotondato; si
conserva parte dell’ansa.
alla base dell’orlo e sul dorso dell’ansa, linea di
alla base del collo e sul dorso delle anse, linea di colore rossastro.
colore rossastro. H 9; diam. orlo 10. cc. rosato con numerosi e
H 67,5; diam. max 37. cc. arancio con numerosi grossi inclusi. I. grigio rosato. rivestimento di pece
inclusi nerastri. ricomposta nella parte inferiore. all’interno.
rivestimento di pece all’interno. Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
Per il tipo cfr. Withbread 1995, pp. 135-144, tav. 4, dente.
35 (per la classe “con ingobbio”); albanese Pro-
celli 1996, p. 104 (per la classe “ad ingobbio bian-
co”) e, in particolare, cook-Dupond 1998, p. 149, N. Inv. 38266 (tav. XvII, 101)
fig. 23.2, type d, datato al 500-475 a. c. Porzione del collo con orlo arrotondato.
Bibliografia: Fiorentini 1990, pp. 27-28, tavv. alla base dell’orlo, linea di colore bruno.
XII,1-4, XIv,1-6; Panvini 1997b, p. 137, fig. 8; H 12. cc. nocciola, granuloso. I. beige rosato.
Panvini 1998, p. 106. rivestimento di pece all’interno.

64
Contenitori da trasporto

Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece- piede.


dente. H 34; diam. non apprezzabile. cc. rossiccio, fine.
rivestimento di pece all’interno.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
N. Inv. 38143 (tav. XvII, 102) dente.
Parte inferiore dal punto di inizio di rastremazione

N. Inv. 38161 (tav. XvIII, 104)


Porzione del collo con l’orlo ingrossato e l’attacco
di un’ansa.

fino al piede.
H. 29; diam. non apprezzabile. cc. grigio scuro,
con inclusi nerastri. Priva di ingobbio.
rivestimento di pece all’interno.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dente.

N. Inv. 38144 (tav. XvIII, 103) H 10,5; diam. orlo 12. cc. nocciola, fine, con
Porzione della parte inferiore dalla pancia fino al inclusi nerastri, biancastri e micacei. rivestimento
di pece all’interno.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dente.

N. Inv. 38271 (tav. XvIII, 105)


Parte superiore dell’orlo arrotondato fino alla spal-
la; si conserva un’ansa.
H 16; diam. orlo 11. cc. rosso, fine e con vacuoli.
I. beige. rivestimento di pece all’interno.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dente.

65
Contenitori da trasporto

N. Inv. 38201 (tav. XvIII, 108)


Porzione della parte superiore dall’orlo arrotondato,
piatto sulla superficie, fino alla spalla si conserva
un’ansa. alla base dell’ansa, impressione digitale.
H 15; diam. orlo 12. cc. nocciola, fine e con
vacuoli.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dente.

N. Inv. 36309 (tav. XIX, 109)


Porzione della parte superiore dall’orlo arrotondato.
alla base dell’orlo, sul dorso dell’ansa e fino alla

N. Inv. 38264 (tav. XvIII, 106)


Parte inferiore dal punto di inizio di rastremazione
fino al piede.
H 14; diam. 18. cc. nocciola, fine, con numerosi
inclusi nerastri e vacuoli. Priva di ingobbio.
rivestimento di pece all’interno.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dente.
spalla, linea di colore rossastro.
H. 15; diam. non appezzabile. cc. nocciola.
S. n. Inv. (tav. XvIII, 107) rivestimento all’interno di pece.
Parte superiore dall’orlo arrotondato fino alla spal- Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
la; si conserva un’ansa. dente.
alla base dell’orlo e sul dorso dell’ansa, linea di
colore rosso.
H 17,5. cc. rosso, con inclusi biancastri e vacuoli. N. Inv. 36311 (tav. XIX, 110)
I. beige rosato. rivestimento di pece all’interno. Parte superiore dall’orlo bombato fino alla spalla.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece- Sul dorso di un’ansa, linea di colore bruno.
dente. H 12,5; diam. orlo 11. cc. grigio, fine e con inclusi

66
Contenitori da trasporto

nerastri e micacei. rivestimento di pece all’interno. della spalla.


Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece- Linea di colore rosso sul dorso dell’ansa.
dente. H 12,5. cc. rosa giallino, con rari vacuoli ed inclu-
si neri e biancastri. v. bruno rossastra. tracce di
rivestimento di pece all’interno.
N. Inv. 38121 (tav. XIX, 111) Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
Parte inferiore dal fondo fino al puntale. dente.
H 16. cc. rosa giallino, a tratti grigio, con vacuoli
ed inclusi bianchi e neri. Frammento ricomposto.
tracce di rivestimento di pece all’interno. S. n. Inv. (tav. XX, 115)
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece- Si conserva una porzione del collo con l’orlo arro-
dente. tondato.
Linea di colore rosso alla base del collo.
H. 8,8. cc. rosato, granuloso. v. bruno rossastra
N. Inv. 38109 (tav. XIX, 112) evanida. tracce di rivestimento di pece all’interno.
Parte inferiore dal fondo fino al puntale. Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
H 19. cc. rosa giallino, a tratti grigio, con vacuoli dente.
ed inclusi bianchi e neri e micacei. tracce di rive-
stimento di pece all’interno.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
N. Inv. 36310 (tav. XX, 116)
dente.
Porzione della parte superiore dall’orlo arrotondato
fino alla spalla; si conserva un’ansa e l’attacco del-
S. n. Inv. (tav. XIX, 113)
Si conservano un’ansa e l’attacco alla parete con

l’altra.
alla base dell’orlo e sul dorso delle anse, linea di
colore rossastro.
H 19; diam. orlo 12. cc. rosso, fine. I. beige.
ricomposta ed integrata. rivestimento di pece
una porzione dell’orlo.
all’interno.
Profilatura in rosso, sotto l’orlo e lungo il dorso
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dell’ansa.
dente.
H 13. cc. rosa, con vacuoli, inclusi bianchi, neri e
micacei. v. bruno rossastra. tracce di rivestimento
N. Inv. 36308 (tav. XX, 117)
di pece all’interno.
Parte superiore dall’orlo arrotondato fino alla spal-
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
la. alla base dell’orlo e sul dorso dell’ansa, linea di
dente.
colore rossastro.
H 16; diam. orlo 13. cc. rosso, fine. I. beige.
ricomposta ed integrata; conserva solo un’ansa.
S. n. Inv. (tav. XIX, 114) rivestimento di pece all’interno.
Si conserva un frammento di ansa con l’attacco Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-

67
Contenitori da trasporto

dente.
dente.
N. Inv. 38013 (tav. XX, 118)
Parte superiore dall’orlo arrotondato fino alla spal-
le. N. Inv. 38204 (tav. XX, 120)
alla base dell’orlo e sul dorso delle anse, linea di Piccola porzione del collo con orlo arrotondato.
colore rosso. alla base del collo, cerchietto inciso. alla base dell’orlo, linea di colore rosso.
H 16; diam. orlo 11,5. cc. nocciola, fine e con H 7,5; diam. orlo 12. cc. rosso, fine e con vacuoli.

inclusi bianchi. I. beige rosato.


rivestimento di pece all’interno e sul bordo del-
l’orlo. I. beige. rivestimento di pece all’interno.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece- Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dente. dente.

N. Inv. 38203 (tav. XX, 119)


Porzione della parte superiore dall’orlo bombato N. Inv. 38275 (tav. XXI, 121)
fino al collo; si conserva solo un’ansa. Porzione della parte superiore dall’orlo arrotondato
alla base del collo e sul dorso dell’ansa, linea di fino alla pancia.
colore rossastro. alla base dell’orlo e sul dorso dell’ansa, linea di
H 9; diam. orlo 12. cc. grigio, fine e con inclusi colore rossastro.
biancastri. ricomposta. rivestimento di pece H 26,5; diam. orlo 12. cc. grigio, fine, con inclusi
all’interno. nerastri e vacuoli. rivestimento di pece all’interno.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece- Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-

68
Contenitori da trasporto

23.2, e, datato agli inizi del v sec a. c.

N. Inv. 36337 (tav. XXI, 123)


Parte inferiore dal centro della pancia fino al piede.
dente. H 37; diam. max 24. cc. nocciola, fine, con rari
inclusi nerastri. Priva di ingobbio.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dente.

aNFOre DI tIPO cHIOta


N. Inv. 38278 (tav. XXI, 124)
Parte inferiore dal centro della pancia fino al piede.
N. Inv. 36312 (tav. XXI, 122) H 26; diam. max 25. cc. grigio, fine, con inclusi
Porzione del collo rigonfio con orlo ingrossato. micacei. Priva di ingobbio.
H 9,5. cc. arancio, fine, con numerosi inclusi Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
nerastri. Priva di ingobbio.
Per il tipo cfr. Withbread 1995, pp. 135-144, tav. 4,
36 (per la classe “senza ingobbio”); albanese
Procelli 1996, p. 104 (per la classe delle “grezze”)
e, in particolare, cook-Dupond 1998, p. 149, fig.

69
Contenitori da trasporto

H cons. 17. cc. rosato, granuloso, con numerosi


inclusi. Si conserva solo una larga porzione del
dente. collo.
Per il tipo cfr. Koehler 1979, pp. 101 - 104, nn. 28 -
N. Inv. 38017 (tav. XXI, 125) 35, datato agli inizi del v sec. a. c.
Parte inferiore dal punto di inizio di rastremazione Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 29, tav. Xv, 9.
fino al piede.
H 24; diam. max 24. cc. grigio, fine. Priva di
ingobbio. N. Inv. 38244 (tav. XXII, 129)
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece- Anfora corinzia tipo A
dente. Se ne conserva solo una larga porzione del largo e
piatto orlo impostato sul collo cilindrico con l’at-
tacco dell’ansa.
S. n. Inv. (tav. XXI, 126) H 9. cc. arancio, granuloso, misto a molti minutis-
Porzione della parte superiore dall’orlo ingrossato simi inclusi nerastri. tracce di rivestimento di pece
fino alla spalla con un’ansa. all’interno.
H 16; diam. max 12.5. cc nocciola, con inclusi Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
bianchi e micacei. Priva di ingobbio. dente.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dente. N. Inv. 38016 (tav. XXII, 130)
Anfora corinzia tipo A
Porzione della parte superiore; largo orlo, inclinato
N. Inv. 38245 (tav. XXII, 127) verso l’esterno ed impostato tra il collo cilindrico e
Parte inferiore dal punto di inizio di rastremazione la spalla inclinata; si conserva un’ansa a sezione
fino al piede. circolare impostata verticalmente tra la parte supe-
H 20; diam. non apprezzabile. cc. rosso, fine. I.
beige. Priva di rivestimento in pece.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dente.

aLtrI tIPI DI aNFOre

N. Inv. 36300 (tav. XXII, 128)


Anfora corinzia tipo A
Orlo piatto superiormente, appena inclinato verso
l’esterno e aggettante dal collo cilindrico.

70
Contenitori da trasporto

riore del collo e la spalla inclinata. dente.


H 20; diam. orlo 11. cc. grigio, granuloso, con N. Inv. 38169 (tav. XXIII, 133)
numerosi inclusi nerastri. I. beige. Anfora corinzia tipo A
Per il tipo cfr. Polizzi 1999, p. 221, n. 385 datato Porzione della parte inferiore fino al puntale cilin-
agli inizi del v sec. a. c. drico.
H 10,6; diam. piede 9,6. cc. beige con grossi

N. Inv. 36324 (tav. XXII, 131)


Anfora corinzia tipo A

inclusi e tritume ceramico. I. beige rosato. Priva di


rivestimento di pece.
Porzione del collo cilindrico con orlo a tesa. Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
H 13. cc. arancio, con numerosi e grossi inclusi e dente.
vacuoli. Priva di ingobbio. tracce di rivestimento
di pece all’interno.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece- N. Inv. 38272 (tav. XXIII, 134)
dente. Anfora corinzia di tipo A
Parte inferiore dalla pancia fino al puntale cilindri-
co.
N. Inv. 38014 (tav. XXII, 132) H 15; diam. puntale 6,4. cc. rosato con tritume
Anfora corinzia tipo A ceramico. Priva di ingobbio. tracce di rivestimento
Porzione del collo cilindrico con orlo a tesa oriz- di pece all’interno.
zontale. Per il tipo cfr. cavalier 1985, pp-26-27, fig. 2 b,
H 14. cc. giallognolo, con numerosi inclusi misti a
tritume di cocci. I. rosato. rivestimento di pece
all’interno.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-

71
Contenitori da trasporto

tav. b, datato agli inizi del v sec. a. c.


S. n. Inv. (tav. XXIII, 135)
Anfora corinzia di tipo A
H. 6,1. cc. rosa giallino, duro con chamotte.
Frammento scheggiato con parte dell’orlo a tesa e
del collo.
Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.

S. n. Inv. (tav. XXIII, 136)


Anfora corinzia di tipo A1
Frammento del fondo svasato con parte del puntale
a bottone pieno.
H 6,4. cc. rosa giallino, duro con chamotte. inclusi bianchi e rossi.
Per il tipo cfr. Koehler 1981, 455, fig. 1b, pl. 99, h, Per il tipo cfr. Bats 1990, p. 39, fig. 15 (tipo 1),
datato al primo quarto del v sec. a. c. datato agli inizi del v sec. a. c.; albanese Procelli
1996, p. 116, datato tra la seconda metà del vI-
primo quarto del v sec. a. c.
N. Inv. 36336 (tav. XXIII, 137) Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 29, tavv. XvI, 5-6.
Anfora samia
N. Inv. 38011 (tav. XXIv, 139)
Anfora greco-occidentale
(c. d. “ionio-massaliota”)
Porzione della parte superiore dall’orlo ad anello,
distinto mediante una risega dal collo cilindrico,

Porzione della parte superiore dall’orlo arrotondato


al collo cilindrico segnato da risega alla base; si
conserva l’attacco di un’ansa.
H 12,5; diam. 13. cc. arancio rosato, fine e con
pochi inclusi neri. I. rosato. rivestimento di pece
all’interno. fino alla spalla; si conserva un’ansa impostata ver-
Per il tipo cfr. cook-Dupond 1998, p. 179, fig. ticalmente tra la parte superiore del collo e la spal-
23.10 (b), datato alla seconda metà del vI sec. a. c. la.
H 16,5; diam. orlo 15,5. cc. rosato, duro, con
inclusi nerastri e micacei. I. biancastro.
N. Inv. 36305 (tav. XXIII, 138) Per il tipo cfr. calderone 1996, p. 67, tav. LXXXII,
Anfora greco-occidentale 5, tav. i, 4, datato agli inizi del v sec. a. c.
(c. d. “ionio-massaliota”)
Labbro ingrossato, distinto mediante una risega dal
collo; anse a sezione ovoidale impostate tra collo e N. Inv. 36307 (tav. XXIv, 140)
spalla. Anfora greco-occidentale
H cons. 16; diam. orlo 16. cc. giallastro, con (c. d. “ionio-massaliota”)

72
Contenitori da trasporto

cilindrico; si conserva un’ansa a sezione cilindrica


impostata tra la parte superiore del collo e la spalla.
H cons. 18,5; diam. orlo 10,8. cc. rosso, fine e con
inclusi nerastri e micacei. rivestimento di pece
all’interno.
Per il tipo cfr. clinkenbeard 1986, p. 355 fig. 3, n.
2, classe della “fractional red” datato tra la fine del
vI e gli inizi del v sec. a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 28, tavv XII, 5;
Xv, 3-4; Panvini 1997a, p. 138.

N. Inv. 36335 (tav. XXIv, 143)


Anfora lesbia
Porzione della parte superiore dall’orlo fino alla
spalla. Orlo arrotondato ed estroflesso; collo cilidri-
Parte superiore dall’orlo arrotondato, distinto dal co svasato nella parte inferiore e distinto mediante
collo cilindrico, fino alla spalla; anse a sezione
cilindrica impostate tra collo e spalla.
H 14; diam. orlo 7. cc. giallo chiaro, con inclusi
grigi, neri e bianchi.
rivestimento di pece all’interno.
Per il tipo cfr. Bats 1990, p. 273 sgg., datato agli
inizi del v sec. a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 29, tav. XvI, 5.

N. Inv. (tav. XXIv, 141)


Anfora di tipo greco-occidentale
Porzione dell’orlo arrotondato piatto superiormente.
H 6. cc. grigio giallognolo, granuloso, con nume-
rosi inclusi nerastri.

N. Inv. 36301 (tav. XXIv, 142)


Anfora lesbia
Orlo arrotondato, nettamente distinto dall’alto collo
una scanalatura dalla spalla arrotondata; si conser-
va solo un’ansa a nastro impostata obliquamente
tra la parte superiore del collo e la spalla.
H 21. cc. nocciola grigiastro, duro, con vacuoli e
qualche incluso. rivestimento di pece all’interno.
Per il tipo cfr. cook-Dupond 1998, p. 157, fig. 23.4
(g): tipo “table-amphora”, datato alla prima metà
del vI sec. a. c.

N. Inv. 36316
Anfora “à la brosse” attica
Si conserva solo una porzione della pancia.
H cons. 16. cc. arancio. v. nera diluita.
Per il tipo cfr. Johnston-Jones 1978, pp. 103-141;
albanese Procelli 1996, pp. 99 sgg. datato alla fine

73
Contenitori da trasporto

Lungh. max 27; largh. max 15,1; diam. ansa 3,6.


cc. nocciola grigiastro, poroso e granuloso.
ricomposta.

del vI sec. a. c. N. Inv. 38117 (tav. XXv, 145)


Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 29; Panvini 1997a, Anfora punica
p. 138. Parte superiore dall’orlo ingrossato a metà circa del
corpo a siluro; si conserva un’ansa ad anello a
sezione circolare, impostata nella parte superiore
N. Inv. 36314 del corpo.
Anfora “à la brosse” attica. H 29; diam. orlo 12. cc. nocciola con chamotte.
tracce di incrostazioni.

N. Inv. 36304 (tav. XXv, 146)


Anfora clazomenia
Parte superiore dall’orlo arrotondato, distinto dal
collo cilindrico, fino alla spalla inclinata; anse a
nastro impostate tra la parte superiore del collo e la
spalla.
H 17,5; diam. orlo 11. cc. nocciola, granuloso,
con inclusi biancastri e vacuoli. rivestimento di
pece all’interno.
Per il tipo cfr. cook-Dupond 1998, p. 152, fig. 23.3

Frammento della parete.


H 22,6; largh. 10. cc. arancio, con vacuoli ed
inclusi biancastri. v. rossastra diluita.
Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.

N. Inv. 36302 (tav. XXIv, 144)


Anfora punica
Porzione pertinente al corpo, con grossa ansa a
maniglia impostata verticalmente.

74
Contenitori da trasporto

cilindrico segnato superiormente da scanalatura,


fino alla spalla; anse a nastro impostate tra la parte
superiore del collo e la spalla.
H 12,5; diam. orlo 15. cc. arancio, granuloso, con
vacuoli ed inclusi micacei e biancastri. I. beige rosato.
rivestimento di pece all’interno.
Per il tipo cfr. cavalier 1985, pp. 84-85, n. cat. 125,
fig. 23, datato alla prima metà del v sec. a. c.

N. Inv. 38184 (tav. XXv, 149)


Anfora milesia
Parte superiore dall’orlo a profilo convesso, distin-
to dal collo cilindrico segnato alla base da risega,
fino alla spalla inclinata; si conserva un’ansa a
sezione circolare con costolatura centrale impostata

(c): type a, datato al terzo quarto del vI sec. a. c.

N. Inv. 36306 (tav. XXv, 147)


Anfora frazionaria samia
Parte superiore dall’orlo alla spalla. Labbro arro-
tondato distinto mediante risega dall’orlo svasato;
collo cilindrico segnato da triplice scanalatura nella
parte superiore e svasato in prossimità dell’attacco
con la spalla obliqua, carenata; anse a nastro impo-
state tra la parte superiore del collo e la spalla.
H 14,2; diam. orlo 9,1. cc. arancio, duro, con
qualche incluso biancastro. I. biancastro. rivesti-
mento di pece all’interno.
Per il tipo cfr. cook-Dupond 1998, p. 181, fig.
23.12 (o): type a, datato alla fine del vI sec. a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 28, tavv. XII, 3 e
XIII, 1.
tra la parte superiore del collo e la spalla.
H 14; diam. orlo 14,5. cc. rosa, con numerosissi-
N. Inv. 38012 (tav. XXv, 148) mi inclusi micacei e vacuoli. Priva di ingobbio.
Anfora corinzia tipo B rivestimento di pece all’interno.
Parte superiore dell’orlo svasato, distinto dal collo Per il tipo cfr. cook-Dupond 1998, p. 74, fig. 23. 8
(d) datato all’ultimo quarto del vI sec. a. c.

75
Seconda parte
Il secondo relitto greco di Gela:
prime osservazioni
di Rosalba Panvini

79
Il secondo relitto greco di Gela: prime osservazioni

La scoperta del secondo relitto nelle acque antistanti il litorale


gelese risale al 1990, allorquando un subacqueo locale, Gianni
Occhipinti, consegnò alla Soprintendenza alcuni frammenti ceramici,
che giacevano sul fondo del mare tra un cumulo di pietre, ad 800
metri dalla costa, in un’area distante appena 1 chilometro ad est dal
primo relitto.
una prima sistematica ricerca fu intrapresa alla fine del 1995, con
la preziosa collaborazione di Fabio Faccenna e fu rivolta ad accertare
la presenza di resti lignei al di sotto delle pietre; i saggi di scavo, i cui
risultati furono presentati dallo stesso Faccenna1 al convegno di
anzio, portarono all’individuazione di una porzione delle tavole del
fasciame e al recupero di una piccola olpe globulare e di due fram-
menti ceramici acromi.
va innanzitutto precisato che un attento esame dei materiali cera-
mici recuperati ha permesso di precisare la cronologia del relitto;
esso, come vedremo, pur contenendo reperti degli inizi del v sec. a.
c., è databile piuttosto al terzo venticinquennio dello stesso secolo.
questa seconda nave, come già accennato, giace di fronte al tratto
di costa di Gela dove sorge l’insediamento in mattoni crudi scoperto
in località Bosco Littorio, identificato con l’emporio dell’antica colo-
nia, prossimo sia alla foce del fiume Gela, ma anche ad un punto del
litorale, che, per la sua naturale rientranza, poteva costituire un facile
punto di approdo per le navi.
Il relitto giaceva sotto uno spesso strato di pietrame, alto m 1,50,
riferibile alla zavorra trasportata a bordo, ma sparpagliatasi sul fondo
dopo l’affondamento; da un primo esame litologico essa risulta costi-
tuita da rocce lapidee (17 in totale tra quelle prelevate nel corso dello
scavo), da rocce calcaree e da una sola roccia di natura ignea; tutti
questi campioni sono tipici del versante geologico orientale della
Sicilia e ciò farebbe ipotizzare che la nave avesse fatto uno scalo pres-
so uno dei porti di quella regione dell’isola prima di far rotta verso
Gela.
tra le pietre e al di sotto di esse, quindi in questo caso a contatto
dei legni dello scafo, è stato possibile recuperare, anche se in gran
parte allo stato frammentario, il carico di bordo, comprendente mate-
riale da cambusa, materiale pregiato, contenitori da trasporto e alme-
no un cestino intessuto in fibre vegetali, simile ad uno dei contenitori
di tale tipo rinvenuti sul primo relitto; questo, di cui al momento è
stato prelevato un campione per le relative analisi di laboratorio, pro-
babilmente serviva per contenere viveri così come quelli rinvenuti sul
primo relitto.
Prima di esaminare i vari reperti va accennato che nel corso delle
ricerche sono state rinvenute anche ossa di bovini e polli, pertinenti ad
animali macellati e trasportati in quarti a bordo, come viveri per l’e-
quipaggio.
una circostanza singolare è costituita dal ritrovamento di un osso
umano, pertinente al radio di un individuo giovane, molto probabil-
mente da identificare con il mozzo.
Si segnala in particolare il recupero non solo di noccioli di pesche
e di prugne, ma anche di chicchi di grano, che erano sparsi sul fondo
dello scafo e a contatto con le tavole del fasciame; alcuni chicchi di
grano erano inoltre contenuti, insieme a due pinoli, a due fave e a
1 cfr. Faccenna 1997, pp. 143-146. pochi semi di uva all’interno di una piccola olpe acroma. Sorge però il

81
Il secondo relitto greco di Gela: prime osservazioni

Fig. 44. Stilo di legno. sospetto che i chicchi di grano sparsi sul fondo dello scafo potessero
far parte delle scorte di bordo e in tal caso, se la scoperta venisse
avvalorata da successivi ritrovamenti, si avrebbe un’ulteriore confer-
ma del fatto che a bordo fosse trasportato il grano per la produzione
delle focacce destinate all’equipaggio.
Il rinvenimento di uno stilo di legno (cat. N. Inv. 38751; fig. 44)
conferma la presenza a bordo di un mercante, così come riscontrato
sulla nave di età arcaica.
Passando all’esame dei reperti si segnala il recupero tra il materiale
di cambusa di olle globulari, di alcune brocche, di olpai acrome, di
lekanai acrome, nonché di diverse coppette biansate, talune con
superficie ad ingobbio. all’arredo di bordo possono essere riferite tre
lucerne, di una delle quali è stato recuperato il sostegno con piede ad
anello, confrontabile con tipi databili nel Iv sec. a. c.
Isolato rimane il frammento dell’ansa di un’anfora corinzia a,
mentre più numerosi sono i frammenti di anfore corinzie B, tipiche

Fig. 45. Olpetta a vernice nera.

82
Il secondo relitto greco di Gela: prime osservazioni

Fig. 46. Frammento di cratere attico a fi-


gure rosse.

Fig. 47. Frammento di cratere a colonnet-


te attico a figure rosse.

del v sec. a. c.
tra il materiale importato va segnalato il fondo di uno skyphos atti-
co a figure nere sul quale si intravedono i piedi e le gambe di due per-
sonaggi maschili facenti parte forse di una scena di komòs; il vaso, sul
cui piede è graffita l’iscrizione EmI XALY, è attribuibile al Gruppo
cHc del 490-480 a. c.(cat. N. Inv. 38700). Segnaliamo ancora, tra il
materiale d’importazione attica, un’olpetta a vernice nera (fig. 45),
sbeccata all’orlo e sulla pancia, rientrante tra i tipi genericamente data-
ti nel v sec. a. c. (cat. N. Inv. 38684), due frammenti dell’orlo di due
distinti crateri a vernice nera di tipo laconico (cat. NN. Invv. 38702,
38712), il fondo di uno skyphos attico a vernice nera confrontabile con
il tipo 257 dell’agorà di atene e databile al 450 a. c. (cat. N. Inv.
38695), il frammento di un cratere attico a figure rosse, pertinente al
tratto laterale del ventre del vaso, sul quale si riconosce il fianco di un
personaggio maschile ammantato, che potrebbe essere datato, per i
tratti stilistici, al 450 a. c. (N. Inv. 38731; fig. 46).
Senza dubbio il reperto più significativo rinvenuto su questo
secondo scafo è il magnifico cratere attico a colonnette a figure rosse,
del quale, al momento, è stata recuperata la porzione superiore con il

83
Il secondo relitto greco di Gela: prime osservazioni

collo, parte della spalla e del ventre. Della scena, delimitata in alto da
una fila di linguette e, ai lati, da una doppia fila di puntini di vernice
nera, si riconosce la figura di un giovane, ammantato, rappresentato
di profilo, con la chioma resa con densa pennellata dalla quale pende
sul collo una sbavatura di vernice diluita (cat. N. Inv. 38730; fig. 47).
I tratti stilistici ed il rendimento della pupilla permettono di asse-
gnare il cratere al decennio tra il 440-430 a.c. ed è probabile che esso
possa essere attribuito ad un manierista, forse al Pittore del Duomo o
ad un artista della sua cerchia.
Presentiamo come ritrovamenti del tutto particolari nel contesto dei
Fig. 48. Frammento di lekythos ariballica materiali sopradescritti il frammento della coppa a figure nere (cat. N.
a corpo baccellato.
Inv. 38700) databile al primo venticinquennio del v secolo, la lucerna
acroma (cat. N. Inv. 38740) che trova confronti con tipi comunemente
rinvenuti in contesti del Iv sec. a. c. a tale epoca si assegnano anche
il frammento di una lekythos a corpo baccellato a vernice nera (N. Inv.
38751; fig. 48) ed il frammento di un’olla acroma (cat. N. Inv.
38755), tipi che trovano stretti confronti con manufatti simili dei con-
testi di Lipari e di Monte Saraceno di ravanusa del Iv sec. a. c.
evidentemente la scoperta di tali materiali sul fondo dello scafo ha
lasciato sorpresi anche perché essi giacevano a contatto con le tavole
del fasciame ed è impossibile, allo stato attuale delle ricerche, che
possano essere riferiti ad infiltrazioni o depositi causati dal trascina-
mento delle correnti marine.
Si potrebbe pensare che gli oggetti di epoca arcaica, ormai larga-
mente in disuso, potessero far parte del corredo personale di qualche
componente dell’equipaggio, magari conservato come ricordo affetti-
vo.
Lasciano perplessi ancora il frammento della spalla della lekythos
ariballica a corpo baccellato (N. Inv. 38751), il beccuccio della lucer-
na a vernice nera (cat. N. Inv. 38771) e l’olla (cat. N. Inv. 38755) che,
come dicevamo, sono databili al Iv sec. a. c. è da prendere in consi-
derazione l’ipotesi che tali manufatti abbiano, invece, cominciato a
circolare già nel terzo venticinquennio del v sec. a. c. e, pertanto, l’e-
same del carico di bordo di questo secondo relitto potrebbe apportare
un contributo allo studio della circolazione dei tipi ceramici e della
persistenza di forme, che, anche forse solo per tradizione affettiva,
continuano a mantenersi in uso ancora in epoche lontane dal momento
in cui le stesse erano prodotte.
ci auguriamo quindi che la ripresa dello scavo possa fornire mag-
giori chiarimenti, confermando eventualmente le ipotesi avanzate o
aggiornando il quadro delle acquisizioni sulle importazioni e sulle
persistenze delle tipologie ceramiche dell’età greca.

84
Catalogo*

* Schede relative ai contenitori da trasporto a cura di Lavinia Sole

85
Ceramica attica

ricomponibili. Orlo ribattuto all’esterno a profilo


ceraMIca attIca appena concavo, piatto superiormente; collo cilin-
drico; anse a colonnette impostate, mediante piattel-
li rettangolari, tra l’orlo e la spalla arrotondata.
N. Inv. 38700 (tav. XXv, 150) Decorazione secondaria: sul margine superiore del-
Coppa a figure nere l’orlo e sul collo, catena di boccioli di loto stilizza-
Si conserva la porzione inferiore del corpo rastre- ti, uniti da peduncoli ad archetto; all’esterno del-
mato verso il piede a disco. l’orlo, duplice fila orizzontale di puntini tra filetti;
su ciascun piattello d’ansa, palmetta fra volute.
Sul corpo, scena figurata delimitata superiormente
da fregio di linguette e, ai lati, da duplice fila verti-
cale di puntini tra filetti; a sinistra, figura maschile
ammantata di profilo a destra.
H 14; diam. orlo 30. cc. arancio, duro, compatto,
con rari vacuoli ed inclusi neri. I. rosa pallido. v.
nera lucente, a tratti degradata in rossiccio. ricom-
posto e integrato.
attribuibile al Pittore del Duomo o ad un artista
della sua cerchia.
440-430 a. c.

Sul corpo, scena di komòs, delimitata inferiormente N. Inv. 38684 (tav. XXvI, 151)
da una serie di bastoncelli entro duplice filettatura, Olpetta a vernice nera
con due figure, contrapposte, entrambe con calzari Orlo estroflesso; collo a profilo concavo, segnato
ai piedi: l’una, incedente verso destra ad ampie fal- da una sottile risega nel punto di attacco con il
cate, è probabilmente avvolta in un himation, di cui corpo globulare appiattito alla base; ansa a sezione
si intravede un lembo pendente, l’altra, forse alata, circolare sormontante, con profilo sinuoso, impo-
con i piedi uniti, rivolti verso il basso. stata tra l’orlo e il punto di massima espansione del
Interamente verniciati, l’interno, ad eccezione del corpo; bassissimo piede ad anello.
tondo centrale a risparmio con tre cerchielli con- H 9,5; diam. orlo 4; diam. piede 4,6. cc. arancio
centrici, e la parte superiore del piede, ad eccezione granuloso, con inclusi bianchi. I. nocciola. v. grigio
del bordo esterno e del fondo nel quale si legge scuro, lucente. ricomposta da più frammenti;
un’iscrizione graffita EmI KALY. scheggiata in superficie e sull’orlo.
H 7,8; diam. piede 12,3. cc. arancio, fine e depu-
rato. I. rosato. v. nera lucente.
Gruppo cHc.
Primo venticinquennio del v sec. a. c.

N. Inv. 38730
Cratere a colonnette a figure rosse
Si conserva una porzione lacunosa della parte supe-
riore dall’orlo alla spalla, oltre a tre frammenti non

87
Ceramica attica

Per il tipo cfr. meligunìs Lipàra II, tav. LXI, 6


(var.), datato al terzo venticinquennio del v sec. a.
c.

N. Inv. 38710 (tav. XXvI, 152)


Skyphos a vernice nera
Si conserva la parte inferiore del corpo troncoconi-
co, leggermente rastremato verso il piede ad anello.
Interamente verniciato, ad eccezione della parte
inferiore del piede e del fondo con punto entro cer-
chiello centrale.

Interamente verniciata.
H 5,1; lungh. 4,5; diam. ansa 1,3. cc. arancio, duro e
depurato, grigio chiaro a tratti. v. nera lucente.
Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 268, n. 465,
pl. 21, datato al 440-430 a. c.

N. Inv. 38771 (tav. XXvI, 155)


Lucerna monolichne a vernice nera
Lungo beccuccio stondato con foro circolare; ser-
batoio globulare con cannello cilindrico al centro;

H 6,8; diam. piede 7. cc. arancio, fine e depurato.


I. rosato. v. nera, lucente, scrostata e degradata in
rosso a tratti.
Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 259, n. 341,
pl. 16, datato al 480-450 a. c.

N. Inv. 38695 (tav. XXvI, 153)


Skyphos a vernice nera
Si conserva la parte inferiore del corpo troncoconi-
co, leggermente rastremato verso il piede ad anello.
Interamente verniciato, ad eccezione della parte
inferiore del piede e del fondo.
H 4,3; diam. piede 7,5. cc. arancio rosato, fine e
depurato. I. rosato. v. nera opaca. vernice scrostata.
Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 259, n. 341, piede atrofizzato, distinto dal corpo mediante un
pl. 16, datato al 480-450 a. c. solco.
Interamente verniciata.
H 3,2; diam. serbatoio 5,2. cc. arancio rosato. v.
Inv. 38741 (tav. XXvI, 154) nera opaca, evanida sulla superficie esterna.
Kylix a vernice nera Per il tipo cfr. Athenian Agorà Iv, pp. 67-71, pl. 9,
Si conserva l’ansa quadrangolare, a sezione circola- n. 272, tipo 25a, datato al secondo quarto del Iv
re, ricurva all’estremità, impostata sulla parte infe- sec. a. c.
riore dell’orlo svasato, distinto, all’interno, median-
te una risega, dalla piccola porzione di vasca.

88
Ceramica laconica / di tipo ionico di produzione coloniale / di produzione coloniale

ceraMIca LacONIca ceraMIca DI tIPO IONIcO


DI PrODuzIONe cOLONIaLe

N. Inv. 38712 (tav. XXvI, 156)


Cratere a vernice nera N. Inv. 38770 (tav. XXvII, 158)
Si conservano una porzione dell’orlo, a profilo Coppa di tipo B2
appena concavo, piatto superiormente, e parte del Si conserva un’ansa a sezione circolare impostata
collo cilindrico. obliquamente su una porzione della vasca.
H 9,3. cc. rosa grigiastro, duro, con vacuoli, rari Interamente verniciati l’interno e l’ansa.
inclusi biancastri e micacei. v. nera opaca, scrosta- H 5,1. cc. nocciola chiaro, morbido, con rari
ta. inclusi neri. I. rosato. v. nera, opaca e diluita.
Per il tipo cfr. Pelagatti 1989, p. 61, n. 303, figg. Per il tipo cfr. Boldrini 1994, p. 166, tav. 10, n. 334,
146-147, datato agli inizi del v sec. a. c. tipo Iv/1, datato nell’ambito del vI sec. a. c.

N. Inv. 38747 (tav. XXvII, 159)


N. Inv. 38702 (tav. XXvII, 157) Brocchetta a vernice nera
Cratere a vernice nera Orlo estroflesso; breve collo a profilo concavo;
Si conserva una porzione con l’orlo, piatto supe- spalla obliqua; corpo lenticolare; apoda.
riormente, distinto, mediante una scanalatura, dal H 5,7; diam. max 6,7. cc. arancio rosato, morbido,
collo cilindrico con triplice scanalatura nella parte granuloso. I. rosato. v. nera, opaca evanida.
inferiore. ricomposta, integrata, lacunosa all’orlo.
Interamente verniciato; linea di vernice rossa sul Per il tipo cfr. Semeraro 1997, pp. 232-233, n. 814,
fig. 199, datato al primo quarto del v sec. a. c.

N. Inv. 38697 (tav. XXvII, 160)


Olpetta semiverniciata
Si conservano una porzione del corpo globulare,
rastremato verso il bassissimo piede ad anello, e
l’attacco dell’ansa a nastro.
verniciata per immersione la parte superiore.
H 5,5; diam. piede 3,5. cc. arancio, morbido,
depurato e micaceo. I. rosato. v. bruna, diluita,
scrostata a tratti. ricomposta e lacunosa.

collo, tra le due serie di scanalature.


H 10,6. cc. grigio, morbido, con vacuoli. v. nera,
opaca, e rossastra, scrostata a tratti. ceraMIca DI PrODuzIONe cOLONIaLe
Per il tipo cfr. Stibbe 1989, fig. 16, c 6 (Gela 8692)
(var.).
N. Inv. 38727 (tav. XXvII, 161)
Coppetta biansata acroma
Orlo indistinto dalla vasca svasata, carenata nella
parte superiore e rastremata in prossimità del basso
piede cilindrico; si conserva un’ansa a sezione cir-
colare impostata appena sotto l’orlo.
H 4,2; diam. orlo 12. cc. arancione, marrone sulla
superficie esterna, granuloso, con molti vacuoli ed
inclusi neri, di mica e quarzite. Lacunosa e ricom-
posta.

89
Ceramica di produzione coloniale

N. Inv. 38767 (tav. XXvII, 162) N. Inv. 38765 (tav. XXvIII, 166)
Coppa biansata acroma Coppa biansata
Si conserva una porzione della profonda vasca a Si conserva un’ansa a sezione circolare impostata
profilo convesso indistinta dall’orlo e un’ansa a all’altezza dell’orlo indistinto dalla vasca a profilo
nastro ingrossato impostata all’altezza dell’orlo. convesso.
Banda color crema nella parte superiore.
H 6,2. cc. arancio rosato, morbido, con minuti
inclusi neri. I. crema.

N. Inv. 38736 (tav. XXvIII, 167)


Coppa biansata
Si conservano una porzione della vasca a profilo
convesso indistinta dall’orlo ed un’ansa a nastro
impostata all’altezza dell’orlo.
H 6,3. cc. rosato, duro, granuloso, con inclusi neri.
I. crema.

S. n. Inv. (tav. XXvIII, 168)


Coppa biansata
Si conservano una porzione della vasca a profilo
convesso indistinta dall’orlo ed un’ansa a nastro
H 9,8. cc. rosato, morbido e poroso. impostata all’altezza dell’orlo.
Per il tipo cfr. Denti 1996, p. 150, 89-3, tav. H 3,5. cc. rosato, morbido, con inclusi, vacuoli e
cXXXIv, 3 (sep. 89), datato nella seconda metà mica. I. crema.
del v sec. a. c.

N. Inv. 38701 (tav. XXIX, 169)


N. Inv. 38762 (tav. XXvIII, 163) Coppa biansata
Coppa biansata acroma Si conservano una porzione della vasca a profilo
Si conserva una porzione della profonda vasca a convesso indistinta dall’orlo ed un’ansa a nastro
profilo convesso indistinta dall’orlo e un’ansa a impostata all’altezza dell’orlo.
nastro ingrossato impostata all’altezza dell’orlo. H 6. cc. rosa, morbido, con inclusi e vacuoli. I.
H 9,2. cc. rosato, morbido, granuloso, con vacuoli crema.
ed inclusi neri.
Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.
N. Inv. 38707 (tav. XXIX, 170)
Coppa biansata
Si conservano una porzione della vasca a profilo
N. Inv. 38735 (tav. XXvIII, 164)
convesso indistinto dall’orlo ed un’ansa a nastro
Coppa biansata acroma
impostata all’altezza dell’orlo.
Si conserva una porzione della vasca a profilo con- H 4,1. cc. arancio chiaro, morbido, granuloso. I.
vesso indistinta dall’orlo ed un’ansa a nastro impo- crema.
stata all’altezza dell’orlo.
H 6,7. cc. rosato, duro, con rari vacuoli ed inclusi
neri. N Inv. 38759 (tav. XXIX, 171)
Kotyliskos
N. Inv. 38754 (tav. XXvIII, 165) Orlo indistinto dalla vasca a profilo convesso; ansa
Coppa biansata acroma a nastro ingrossato impostata all’altezza dell’orlo;
Si conserva un’ansa a sezione circolare impostata piede ad anello.
sotto l’orlo indistinto dalla vasca a profilo conves- rivestimento color crema nell’interno e nella parte
so. superiore.
H 4,2. cc. arancio rosato, morbido, con minuti H 4,7; diam. orlo 7,5; diam. piede 3,1. cc. arancio-
inclusi neri. ne, duro, granuloso. I. crema. Parzialmente lacuno-

90
Ceramica di produzione coloniale

nastro; breve collo a profilo concavo; spalla obli-


qua; corpo globulare con attacco inferiore dell’an-
sa; apoda.
H 6,1; diam. orlo 4,1; diam. max 6,2. cc. rosato,
con vacuoli ed inclusi micacei. I. bianco grigiastro.
Lacunosa all’ansa e all’orlo. tracce di incrostazione.

N. Inv. 38757 (tav. XXIX, 174)


Brocchetta acroma
so alla vasca. Orlo estroflesso con attacco superiore dell’ansa a

N. Inv. 38752 (tav. XXIX, 172)


Pateretta acroma
Orlo estroflesso e leggemente pendulo; bassa vasca
carenata, rastremata verso il piede svasato.
H 4,5; diam. orlo 10,6; diam. piede 4,1. cc. aran-
cio, con grossi inclusi di calcite. I. crema. Lacunosa
all’orlo.

nastro; breve collo a profilo concavo; spalla oriz-


zontale; corpo lenticolare con traccia dell’attacco
inferiore dell’ansa; apoda.
H 5,7; diam. orlo 4,1; diam. max 6,7. cc. arancio
Per il tipo cfr. Meola 1997, p. 388, 4 (D. 432), tav. rosato, con vacuoli ed inclusi micacei. Lacunosa
4, datato nell’ambito del v sec. a. c. all’ansa.

N. Inv. 38670 (tav. XXIX, 173) N. Inv. 38758 (tav. XXX, 175)
Brocchetta acroma Brocchetta acroma
Orlo estroflesso con attacco superiore dell’ansa a Orlo estroflesso; breve collo a profilo concavo;
spalla obliqua; corpo globulare; base piana.
H 6,2; diam. max 6,3. cc. nocciola giallino, granu-
loso, con inclusi neri. Lacunosa all’orlo e priva del-
l’ansa.
Per la forma cfr. Semeraro 1997, p. 257, n. 957, fig.
213, datato al v sec. a. c.

N. Inv. 38731 (tav. XXX, 176)


Brocchetta
Orlo estroflesso; breve collo a profilo concavo;
spalla obliqua; ansa a nastro, appena sormontante,
impostata tra l’orlo e il punto di massima espansio-
ne; corpo lenticolare; apoda.
H 5,7; diam. orlo 4,2; diam. max 6,4. cc. arancio

91
Ceramica di produzione coloniale

inclusi neri, bianchi e micacei. I. nocciola.


Lacunosa e ricomposta.
Per il tipo cfr. calderone 1996, p. 66, tav. LXXXI,
4, datato tra la fine del vI e il primo quarto del v
sec. a. c.

N. Inv. 38763 (tav. XXX, 179)


Olla
Orlo orizzontale, piatto ed estroflesso con labbro
ingrossato; ansa a sezione circolare aderente al lab-
bro; corpo a profilo convesso.
H 16. cc. arancio rossastro, duro, con inclusi neri
e bianchi. I. avorio. Lacunosa.

N. Inv. 38703 (tav. XXX, 180)


rosato, morbido, con vacuoli ed inclusi neri. I. Olla
biancastro. qualche sbeccatura sull’orlo. Si conserva un frammento dell’orlo ingrossato,
appena svasato, con l’attacco dell’ansa a nastro e
parte della parete.
N. Inv. 38734 (tav. XXX, 177) H 6,5. cc. rossastro, duro, con numerosi e grossi
Anforetta acroma inclusi neri, di mica e quarzite.
Si conservano un frammento della parte superiore Per il tipo cfr. meligunìs Lipàra IX, p. 93, tav.
con l’orlo ingrossato e segnato da scanalatura cen- XXXIv, 2a, datato nell’ambito del vI sec. a. c.
trale, il collo cilindrico ed un’ansa a sezione circo-
lare impostata tra la parte superiore del collo e la
spalla inclinata. N. Inv. 38755 (tav. XXXI, 181)
H 7. cc. arancio rosato, duro, con inclusi neri. I. Olla
crema. Orlo svasato con breve risalto interno; ansa a
nastro, insellata, impostata verticalmente sulla spal-
N. Inv. 38711 (tav. XXX, 178)
Olla
Orlo estroflesso con labbro pendulo; breve collo
cilindrico appena svasato verso la spalla inclinata a
profilo continuo con il corpo globulare. Striature
verticali lungo il corpo.
H 14; diam. orlo 11. cc. arancio, granuloso, con

la obliqua a profilo continuo con il corpo globulare.


H 6,8. cc. arancio rossastro, duro, granuloso.
Superficie combusta. Lacunosa.
Per il tipo cfr. meligunìs Lipàra II, tav. XcIv, 1a (t.
69), datato al Iv sec. a. c.

N. Inv. 38768 (tav. XXXI, 182)


Olpe acroma
Orlo estroflesso con labbro verticale appiattito;
breve collo a profilo concavo; spalla inclinata; ansa
a nastro impostata tra l’orlo e il corpo globulare.

92
Ceramica di produzione coloniale / Contenitori da trasporto

H 8,6; diam. orlo 9,5. cc. arancio, duro, con


vacuoli. I. crema. Lacunosa.
Per il tipo cfr. De Miro 1989, p. 75, tav. LvII, t.
592, datato entro la metà del v sec. a. c.

N. Inv. 38753 (tav. XXXI, 183)


Olpe acroma
Orlo estroflesso; breve collo a profilo concavo;
ansa a nastro impostata tra l’orlo e il punto di attac-
co della spalla a profilo continuo con il corpo glo-
bulare; apoda.
H 10,8; diam. orlo 7,5; diam. max 11,8. cc. aran-
cio, duro, granuloso, con numerosi e minuti vacuo-
li. I. biancastro. Lacunosa all’orlo. leggermente rigonfio con breve labbro piatto, al
collo cilindrico, segnato da una scanalatura; si con-
serva l’attacco delle due anse a nastro impostate
N. Inv. 38740 (tav. XXXI, 184) nella parte superiore del collo.
Lucerna su stelo H 11,8; diam. orlo 17. cc. nocciola rosato, grigio
Si conserva lo stelo, scanalato nella parte superiore in frattura, morbido, con inclusi marroni. I. crema.
e lungo il bordo esterno, cavo sul fondo e svasato Fortemente incrostata.
Per il tipo cfr. cavalier 1985, pp. 84-85, n. cat. 125,
fig. 23, datato nella prima metà del v sec. a. c.

N. Inv. 38774 (tav. XXXI, 186)


Porzione della parte superiore dall’orlo svasato, a
profilo convesso con labbro piatto, al collo cilindri-

verso il piede a disco.


H 8; diam. piede 6,5. cc. rosato, morbido e depu-
rato. I. beige.
Per il tipo cfr. calderone 1996, p. 28, tav. XXXv, co segnato da una scanalatura.
6, datato al Iv sec. a. c. tracce di rivestimento di pece all’interno.
H 12,9; diam. orlo 16,6. cc. nocciola rosato, grigio
in frattura, morbido, con inclusi marroni. I. crema.
tracce di incrostazioni, anse ricomposte.
cONteNItOrI Da traSPOrtO Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.
a cura di Lavinia Sole

aNFOre cOrINzIe tIPO B N. Inv. 38777 (tav. XXXII, 187)


Porzione della parte superiore dall’orlo alla spalla.
Orlo svasato a profilo convesso con labbro piatto,
N. Inv. 38776 (tav. XXXI, 185) inclinato verso l’interno; anse a nastro, di cui una
Porzione della parte superiore, dall’orlo svasato, conservata solo nel punto d’attacco, impostate tra

93
Contenitori da trasporto

la parte superiore del collo cilindrico, segnato da pece all’interno.


doppia scanalatura, e la spalla appena obliqua. Per il tipo cfr. Koehler 1979, nn. 230-231, datato
H 12,8; diam. orlo 17,2. cc. nocciola rosato, mor- nella prima metà del v sec. a. c.
bido, con inclusi marroni; I. grigio chiaro. tracce
di rivestimento di pece all’interno. tracce di incro-
stazioni. N. Inv. 38729 (tav. XXXII, 191)
Per il tipo cfr. cavalier 1985, p. 63, cat. 55, fig. 16, Si conservano il piccolo puntale troncoconico “a
datato nella prima metà del v sec. a. c. bottone”, convesso alla base, e una porzione della
parte inferiore del corpo globulare.
H 7,5. cc. rosato, morbido, con vacuoli e rari
N. Inv. 38775 (tav. XXXII, 188) inclusi neri e di mica. I. nocciola. tracce di rivesti-
Parte superiore dall’orlo alla spalla. Orlo svasato mento di pece all’interno. ricomposto da più fram-
leggermente rigonfio con breve labbro piatto, net- menti.
tamente distinto, mediante una risega, dal collo Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.
cilindrico; si conserva un’ansa a nastro impostata
tra la parte superiore del collo e la spalla appena
obliqua. N. Inv. 38696 (tav. XXXII, 192)
Porzione della parte superiore dall’orlo al collo.
Orlo svasato, con labbro orizzontale appiattito,
distinto, mediante una scanalatura, dal collo cilin-
drico; si conserva l’attacco di un’ansa a nastro sulla
parte superiore del collo.
H 7,7. cc. arancio, morbido, granuloso, con nume-
rosi inclusi bianchi e grigi.
Per il tipo cfr. Koehler 1979, n. 231, datato nella
prima metà del v sec. a. c.

N. Inv. 38705 (tav. XXXII, 193)


Parte superiore dall’orlo svasato, leggermente
rigonfio, con labbro orizzontale e piatto, al collo
cilindrico segnato, nella parte superiore, da una
scanalatura; si conserva un’ansa a nastro, impostata
tra la parte superiore del collo e la spalla inclinata.
H 12,5. cc. nocciola, morbido, poroso, con rari H 12. cc. rosato, morbido, con vacuoli ed inclusi,
inclusi neri e di mica. I. rosato. bianchi e neri. I. nocciola rosato. tracce di rivesti-
Per il tipo cfr. cavalier 1985, pp. 84-85, n. cat. 125, mento di pece all’interno.
fig. 23, datato nella prima metà del v sec. a. c. Per il tipo cfr. cavalier 1985, pp. 84-85, n. cat. 125,
fig. 23, datato nella prima metà del v sec. a. c.

N. Inv. 38726 (tav. XXXII, 189)


Porzione lacunosa dell’orlo svasato, leggermente
rigonfio, con una scanalatura nella parte superiore.
H 4,2; diam. orlo 16. cc. arancio rosato, morbido,
con piccoli inclusi neri. I. nocciola. tracce di incro-
stazioni.
Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.

N. Inv. 38728 (tav. XXXII, 190)


Si conservano il piccolo puntale troncoconico “a
bottone”, convesso alla base, e una porzione della
parte inferiore del corpo globulare.
H 5,1. cc. rosato, morbido, con vacuoli, inclusi
neri e di mica. I. nocciola. tracce di rivestimento di

94
Materiale di diversa tipologia

MaterIaLI DI DIverSa tIPOLOGIa

N. Inv. 38751
Stilo di legno (ulivo?)
Lungh. 11. Scheggiato alla punta.

N. Inv. 38743
Anello in piombo
verga nastriforme a profilo obliquo.
H 1; diam. 2,5. Fuso. tracce di incrostazione.

N. Inv. 38713
Peso da telaio
Di forma troncopiramidale.
H 6,1; base 3,5 x 3,5. cc. arancio chiaro, poco
compatto, con minuti inclusi neri. Sbeccata l’estre-
mità superiore; depressione nella base.
Per il tipo cfr. valentino 1997, pp. 200, 205, figg.
1-2, n. 25, datato tra il vI e il v sec. a. c.

95
Il secondo relitto di Gela:
note di architettura navale
di Alessandra Benini*

* desidero vivamente ringraziare la dott.ssa Rosalba Panvini della Soprintendenza per


i Beni Culturali ed Ambientali di Caltanissetta per avermi offerto l’opportunità di seguire lo
scavo e di presentare i primi risultati delle indagini condotte sul secondo relitto arcaico di
Gela. Un sincero ringraziamento anche a delia Lo Iacono che ha curato tutta la documen-
tazione grafica dello scavo.

97
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale

Il relitto giace a circa 1 km dalla costa prospiciente la contrada Bulala


alla profondità di 6 metri e si presenta come un grosso cumulo di pietre
(calcare dolomitica) ben cementate da tremolina che si erge su un fondale
esclusivamente sabbioso (fig. 49).
La certezza che il cumulo si riferisse ad un relitto navale, oltre che dal-
l’analoga situazione riscontrata in occasione dello scavo della prima nave
di Gela, si era avuta dalle indagini preliminari condotte da F. Faccenna nel
19951. Sulla base di questi primi dati è stata impostata nel 1997 la prima
campagna di scavo estensivo che ha permesso di indagare circa un terzo
dell’area interessata dal pietrame (tav. XXXIv).
Il cumulo di materiale lapideo si estende su un’area di forma irregolare
e la disposizione dei singoli massi risulta casuale per dimensioni e forma,
infatti a pietre di dimensioni relativamente piccole si alternano grossi bloc-

Fig. 49. Veduta del limite tra il cumulo e il


fondale circostante.

Fig. 50. L’elemento ligneo, in parte coper-


to dal fasciame, che giace lungo il margine
ovest del relitto.

1 Faccenna 1997, pp. 143-146.


2 Il cumulo si estende su una superficie
orientativa di m 7,5 x 9,5 x 1,5 (h max. rispet-
to al fondale circostante); le pietre hanno
dimensioni che variano da pochi centimetri ad chi sia negli strati superiori che a diretto contatto con il legno del relitto2
un massimo di cm 60/70 e non mostrano alcu- (tav. XXXv).
na traccia di lavorazione. La presenza di un così ingente quantitativo di pietre è stata già riscon-
3 Freschi 1991, pp. 201-210; Panvini
1997a, pp. 135-142; Kahanov 1998, pp. 155- trata anche nei relitti di Gela I e di Ma’agan Mikhael ed attualmente l’ipo-
160. tesi più accreditata è che si tratti della zavorra della nave3.

99
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale

Fig. 51. Particolare delle due serie di teno-


ni e mortase che uniscono le due travi.

con il procedere dello scavo e della pulizia del fasciame si è constatato


che la nave si è adagiata sul fondo di piatto e che la chiglia, non più in situ,
si è probabilmente divelta nel momento dell’impatto con il fondale, men-
tre il resto dello scafo si è adagiato pochi metri oltre (tav. XXXvI). questo
troverebbe conferma in un elemento ligneo individuato lungo il margine
ovest del relitto collocato in parte sotto al fasciame, che potrebbe essere
identificato come chiglia, seppure con qualche incertezza, per la presenza
di alcune anomalie rispetto ad altri esemplari già noti4 (fig. 50). è compo-
sto infatti da due elementi a sezione rettangolare uniti tramite due serie di
tenoni e mortase e non mostra tracce della battura né altre tracce per l’as-
semblaggio del torello5 ed uno dei due, a sua volta, è composto da due

Fig. 52. Particolare dell’incastro a profilo


rettangolare.

4 questo elemento è stato messo in luce


per un tratto di circa m 3, ma non è ispeziona-
bile interamente perché in parte coperto dal
fasciame dello scafo e, laddove non è coperto,
ha subìto un maggiore deterioramento. Per
chiarirne con sicurezza la funzione è necessa-
rio attendere la prosecuzione dello scavo.
5 L’assenza di battura si riscontra anche
nei due relitti greco arcaici Jules verne 9 e 7
scoperti a Marsiglia, vd. Pomey 1997, pp.
195-203.
100
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale

Fig. 59. Particolare del piccolo tratto con


resti della cucitura. A destra e a sinistra si
vedono le caviglie lignee della giunzione a
tenoni e mortase.

travi uniti di testa tramite un incastro a profilo rettangolare6 (figg. 51-52).


quest’ultimo potrebbe aver avuto funzioni di falsa chiglia, ma l’eccessivo
spessore lo discosta da elementi analoghi individuati in altri relitti7.
L’unico altro elemento dello scafo che potrebbe avere una conforma-
zione simile è il paramezzale che finora non è stato rinvenuto, ma la sua
stessa posizione al di sotto del fasciame rende problematica questa inter-
pretazione. Inoltre nel tratto messo in luce è privo degli incavi per l’allog-
giamento dei puntoni che spesso caratterizzano questo elemento e privo
delle sagomature per la messa in opera sopra i madieri8. D’altra parte
anche i madieri, a loro volta, non sembrano recare particolari tracce di
usura lungo la sezione maestra longitudinale: potrebbe quindi anche verifi-
carsi l’eventualità che non vi sia stato un unico elemento con funzione di
paramezzale, come già riscontrato ad esempio nel relitto di Kyrenia e in
quello di Bon Porté9.
In prossimità del quarto madiere è stato comunque individuato un bloc-
co ligneo, sia pur non più in situ in quanto poggiante su pietre, che presen-
6 questo metodo di giunzione si ritrova, ta sul lato superiore una piccola cavità (cm 13 x 5) destinata all’alloggia-
tra i relitti coevi o di poco più tardi, nei para- mento di puntoni per le sovrastrutture e sul lato opposto una sagomatura
mezzali di Gela I e di Ma’agan Michael (I-
sraele) ed in una riparazione della chiglia del
che ben si adatta alla forma del madiere10. La forma di questo elemento
relitto di Kyrenia (cipro); vd. Steffy 1985, pp. porta comunque a ipotizzare che questa soluzione possa essere stata adot-
71-101.
7 I relitti di Ma’agan Mikhael e di Ky-
tata anche per l’eventuale paramezzale, così come si riscontra nel primo
renia hanno una falsa chiglia dello spessore di
relitto di Gela.
cm 5 circa rispetto ai 18 cm del nostro. Dalla porzione di scafo messa in luce con questa prima campagna di
8 Il paramezzale di Gela I presenta una
scavo si può rilevare che l’ossatura della nave ha una maglia molto larga
serie di sagomature in corrispondenza dei
madieri e 12 incassi per puntoni nella faccia
(cm 60 e 70) e che tutte le ordinate sono complete di madiere (figg. 53-
superiore, in quello di Ma’agan Mikhael ne 54)11. questi ultimi hanno una sezione trapezoidale con la base maggiore -
sono stati individuati almeno 11.
9 Joncheray 1986, pp. 5-36; Pomey 1981,
ossia il lato superiore - arrotondata e sono attraversati da otto fori di biscia
pp. 225-244; Steffy 1985, nota 6. di forma rettangolare o leggermente trapezoidale (figg. 55, 56, 57). alle
10 un blocco analogo, ancora poggiante estremità presentano un taglio a becco di flauto con risega nella parte infe-
sul madiere, è stato rinvenuto anche nel relitto riore per impedire lo slittamento dello scalmo del ginocchio12 (fig. 58).
di Gela I, vd. Freschi 1991, nota 3.
11 Maglie così ampie si riscontrano anche Numerosi chiodi in bronzo a sezione quadrata garantiscono l’assemblag-
nei relitti di Gela I (cm 93), Jules verne 7 (cm gio tra madieri, scalmi e fasciame.
90) e di Ma’agan Mikhael (cm 75). Lungo l’asse longitudinale dove la carena è più profonda i madieri rag-
12 Madieri a sezione trapezoidale si ritro-
vano anche nei relitti di Ma’agan Mikhael, di giungono una altezza di circa mezzo metro, ottenuta con l’inserimento di
Bon Porté e in quello di Gela I. due tavole in legno fissate al di sotto del madiere tramite caviglie orizzon-

101
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale

Fig. 53. Veduta dall’alto dell’asse longitudinale dello scafo.

Fig. 54. Veduta dello scafo da ovest.

Fig. 55. Il primo madiere (M1). Si notano le fratture del fasciame e l’assenza della chiglia.

102
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale

Fig. 56. Il secondo madiere (M2).

Fig. 57. Il terzo madiere (M3). Particolare delle tavole inserite sotto il madiere e del torello distaccatosi dal resto del fasciame.

Fig. 58. Particolare della giunzione tra madiere e scalmo del ginocchio.

103
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale

Fig. 60. Il rinforzo metallico applicato


all’interno del fasciame.

tali. quella inferiore non si è conservata ovunque, evidentemente con lo


strappo della chiglia sono andati persi anche alcuni di questi elementi13
(tav. XXXvII, fig. 56).
con la prima campagna di scavo è stato quindi messo in luce l’asse
longitudinale del relitto, orientato a 320°, per una lunghezza di circa quat-
tro metri e una porzione di scafo corrispondente a 14 tavole di fasciame
ancora in situ più un altro frammento di carena con altre 4 tavole.
Dal punto di vista dell’architettura navale il relitto presenta i metodi di
costruzione classici: la connessione delle tavole è stata realizzata tramite
mortase e tenoni, fissati da caviglie lignee verticali, disposti ad intervalli
abbastanza regolari di cm 20 circa14. Le tavole del fasciame sono larghe da
cm 25 a 30 e spesse, laddove si è potuto misurare, cm 4,5.
Nel primo relitto di Gela il madiere centrale misura m 4,00, mentre il
terzo madiere di questo relitto, leggermente mutilo all’estremità est, si con-
serva per m 3,80: è probabile quindi che i due relitti di Gela non differisca-
no molto nelle dimensioni e che l’area finora indagata corrisponda alla
sezione maestra dello scafo15.
una delle due estremità sembra perduta, forse perché non protetta dalle
pietre della zavorra, ma non si può escludere che altri tratti dello scafo si
siano conservati nell’area limitrofa al cumulo, dalla quale, già da questa
campagna, sono emersi resti della carena seppure non più in situ.
Durante la pulizia del fasciame tra il secondo e il terzo madiere (M2-
M3) si è scoperto che un piccolo tratto della connessione tra torello e con-
trotorello presenta, oltre alle mortase con tenone, anche una cucitura rea-
13 La numerazione dei madieri è stata
data partendo da sud.
lizzata secondo i canoni dell’altra, ormai ben nota, tecnica di costruzione
14 questo tipo di spaziatura si riscontra navale. Si tratta comunque di solo cinque cuciture con i tipici intagli trian-
anche nel relitto Jules verne 9 e viene ritenuta golari affrontati e con resti della cima che ancora si conservano nei fori
una caratteristica degli esempi più antichi della
tecnica a tenoni e mortase; vd. Pomey 1998,
della tavola16 (fig. 59).
pp. 47-153. Poco oltre tra il terzo e quarto madiere (M3-M4) sempre a cavallo della
15 Per Gela I è stata ricostruita una lun-
stessa linea di connessione, su entrambi i lati della carena, si sono conser-
ghezza totale di m 17.
16 Si spera che con la prosecuzione dello vate, sia pur in stato abbastanza precario, due lamine di metallo quasi pol-
scavo possa essere individuata almeno una verizzato (forse piombo) fissate al fasciame con chiodini. Si è pensato che
delle due estremità dello scafo, sarebbe infatti possa essere un rinforzo interno messo forse in seguito ad una riparazione
importante poter verificare se la tecnica a cuci-
tura venne adottata anche per l’assemblaggio dello scafo (fig. 60).
di parti strutturali. Oltre al rinvenimento di alcuni frammenti di cima (fig. 61) e di alcuni

104
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale

Fig. 61. Frammenti di una cima vegetale.

Fig. 62. L’attrezzo utilizzato per la mante-


nere puliti i fori di biscia.

frammenti di stuoia è stato ritrovato l’attrezzo utilizzato probabilmente per


pulire i fori di biscia dall’accumularsi di sporcizia. Si tratta di un paletto in
legno a sezione circolare nella parte centrale (diam. cm 7) e con le due
estremità a becco di flauto e sezione rettangolare (figg. 62-63). questo tipo
di lavorazione permette di inserire tutta la punta all’interno del foro così da
rimuovere eventuali depositi e lasciare libero il passaggio per l’acqua di
sentina. è stato rinvenuto ancora posizionato tra due fori di biscia.
Interessante anche la presenza di segni di cantiere graffiti sul fasciame:
in un caso si tratta di due segni a croce incisi in prossimità di una caviglia
lignea, da interpretare probabilmente come segno identificativo della tavo-
la per la successione della costruzione, mentre il secondo graffito è una
semplice linea visibile dove si è perso il tratto di un madiere. Sembra una
linea di riferimento per collocare il madiere nella giusta posizione; se l’in-
terpretazione è corretta sarebbe la prova che almeno per le prime fasi di
costruzione della barca venne utilizzata la tecnica a guscio.

105
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale

Fig. 63. Particolare della punta ancora


inserita in un foro di biscia.

La presenza della riparazione effettuata tramite cuciture sulle tavole di


un fasciame montato a tenoni e mortase permette di attribuire la costruzio-
ne del secondo relitto di Gela ad una situazione di convivenza tra i due
metodi; non essendoci forse piena padronanza della tecnica a tenoni si pre-
feriva ancora ricorrere, per le riparazioni, alle cuciture, metodo forse più
sperimentato e quindi più affidabile. Purtroppo non siamo ancora in grado
di sapere come fosse stato effettuato l’assemblaggio delle tavole del fascia-
me a prua e a poppa, dove il metodo di connessione con cuciture sembra
sopravvivere anche dopo l’adozione del metodo a tenoni e mortase.
questa compresenza delle due diverse tecniche è stata già riscontrata
anche in altre imbarcazioni, in particolare nei relitti di Mazzaron in
Spagna17, nel relitto 7 di piazza Jules verne di Marsiglia18, nel relitto di
Ma’agan Mikhael in Israele databili tra il vII e il v sec. a. c. In questi tro-
viamo infatti utilizzati tenoni e mortase per la connessione delle tavole del
fasciame e le cuciture per unire il fasciame con prua e poppa, per fissare le
ordinate e per effettuare riparazioni allo scafo.
Il relitto di Gela II presenta quindi peculiarità tipiche di entrambi i
metodi di costruzione:
1. il fasciame nell’area centrale dello scafo è assemblato a tenoni e
mortase ma presenta una riparazione effettuata tramite cuciture;
2. i madieri hanno perso le sagomature inferiori tipiche delle navi cuci-
te, sostituite dai fori di biscia per il passaggio dell’acqua di sentina, ma
ancora conservano la sezione arrotondata nonostante siano fissati al fascia-
me con chiodi;
3. la carena a doppia curvatura rientra, secondo lo studio di Pomey, in
17 Neguerela - Pinedo - Gomez - Minano-
uno stadio evoluto19.
arellano - Barba 1995, pp. 189-197.
18 Pomey 1995, pp. 459-482; Pomey Non è comunque possibile schematizzare l’utilizzo dei due diversi
1998, nota 14. metodi in un semplice rapporto di anteriorità o posteriorità e non può esse-
19 Pomey 1997, nota 5, tav. II.
20 La tecnica di assemblaggio tramite
re addebitato ad esclusivi fattori cronologici, ma è necessario valutare
cuciture sopravvive a lungo anche se in precisi
anche fattori geografici e culturali di ciascun relitto20. una testimonianza
ambiti culturali, un esempio significativo è la diretta viene proprio dagli stessi due relitti di Gela, distanti solo poche cen-
nave di Pomposa databile all’XI secolo; vd. tinaia di metri e databili nell’arco cronologico di mezzo secolo, che furono
Bonino 1985, pp. 87-104.
realizzati utilizzando le due diverse tecniche di costruzione.

106
Appendice
analisi dei reperti lignei
di Francesca Terranova
e Patrizia Lo Campo *

*Laboratorio di Bioarcheologia, Centro Regionale Progettazione e Restauro,


Assessorato BB.CC.AA. Palermo.

109
Analisi dei reperti lignei

La Nave Greca arcaIca

Il relitto della nave greca giace su un fondale sabbioso che ne ha


consentito la conservazione, preservandolo da danni di natura mecca-
nica e limitando le alterazioni causate da agenti biodeteriogeni.
Il laboratorio di Bioarcheologia del centro restauro di Palermo1
ha analizzato alcuni campioni lignei prelevati durante le campagne di
scavo allo scopo di determinare le specie legnose impiegate nella
costruzione della nave.
caratterizzare il legno è importante non solo al fine della cono-
scenza dell’antica tecnologia navale, ma anche al fine della conserva-
zione poiché fornisce elementi utili al controllo del trattamento a cui
sottoporre il legno recuperato.
I frammenti lignei pertinenti al madiere, al paramezzale, alla chi-
glia e alla trave del relitto, sono stati analizzati osservandone al
microscopio ottico e stereoscopico le tre sezioni diagnostiche, trasver-
sale, radiale e longitudinale. Dopo una preliminare osservazione della
sezione trasversale al microscopio stereoscopico, sono stati allestiti
preparati sottili delle sezioni radiale e tangenziale per lo studio al
microscopio ottico, ad ingrandimenti compresi tra 250 e 400 x.
I frammenti pertinenti al madiere, al paramezzale, alla chiglia e
alla trave, ed un frammento di provenienza imprecisata, hanno
mostrato le medesime caratteristiche. In sezione trasversale si è osser-
vata la struttura tipica del legno di conifera e la presenza di canali
resiniferi con cellule epiteliali a parete sottile (fig. 64); in sezione
radiale (fig. 65) sono state osservate grandi punteggiature areolate non
appaiate, punteggiature dei campi d’incrocio piccole e pinoidi (in
genere due per campo) e pareti delle tracheidi radiali ondulate.
L’insieme di tali caratteri ha fatto attribuire i campioni al Pinus
pinea.
Il Pinus pinea è specie stenomediterranea, prospera su terreni
sciolti e sabbiosi, penetra poco nell’entroterra e si spinge solo ecce-

Fig. 64. Sezione trasversale di Pinus pi-


nea. Sono visibili i canali resiniferi.

1 Hanno collaborato l’op. tec. di lab. Dr.


anna M. Di Sclafani e gli op.tec. del gabi-
netto fotografico del centro restauro.
Bibliografia di riferimento: Brorson
christensen 1970; Giordano 1981; Pignatti
1982; IcOM; M. a. “P. Giovio”; Schwe-
ingruber 1990; Nardi Berti 1993.

111
Analisi dei reperti lignei

Fig. 65. Sezione radiale di Pinus pinea.


Sono visibili i campi d’incrocio con le pun-
teggiature pinoidi.

zionalmente sino a 700-800 metri di altitudine.


questa conifera dà un legno resinoso di colore chiaro, di mediocre
resistenza meccanica ma di notevole tolleranza nei confronti dell’umi-
dità così da essere frequentemente usato in passato per costruzioni
navali. analogie si possono riscontrare con il secondo relitto di Gela
dove il madiere e alcuni campioni dello strato III sono stati attribuiti
al Pinus pinea.
Per quanto riguarda, invece, un frammento appartenente ad una
parte imprecisata del relitto, osservandone al microscopio la sezione
trasversale, si è notata una struttura poroso-diffusa con anelli di cre-
scita distinti, pori solitari molto numerosi e piccoli. In sezione radiale
è stata osservata la presenza di perforazioni semplici e raggi uniseriati
eterogenei. Il campione è stato attribuito a Salix sp.
L’uso del salice nelle costruzioni navali antiche non è documenta-
to, sembra quindi probabile che il frammento sia pertinente a un
oggetto privo di funzioni strutturali.
alcuni frammenti, apparentemente nelle medesime condizioni di
conservazione degli altri, non sono stati determinati perché, al di sotto
di un leggero strato superficiale a struttura integra, si è ritrovata una
massa inconsistente e disordinata di fibre in buona parte degradate.
questo pessimo stato di conservazione è imputabile ad un attacco
di teredini, molluschi bivalvi lamellibranchi. Le teredini comprendo-
no diversi generi: nel Mediterraneo le specie più frequenti sono la
Teredo navalis L. e T. pedicellatus Quatr., specie cosmopolita che
mostra un’alta tollerabilità alla salinità.
I fori di insediamento delle teredini sono molto piccoli così da
sfuggire facilmente ad una preliminare osservazione. un legno attac-
cato dalle teredini è integro solo apparentemente, ma la sua resistenza
è compromessa dalle numerose gallerie che i molluschi scavano al
suo interno (figg. 66-67). è stato dimostrato che le varie specie legno-
se mostrano una diversa suscettibilità agli attacchi delle teredini e in
particolare i legni delle conifere, come il pino, offrono una resistenza
minima.
La presenza del pino e l’assenza di specie come la quercia e l’ace-
ro, usate da sempre con grande frequenza per le costruzioni navali

112
Analisi dei reperti lignei

Fig. 66. Frammenti lignei con gallerie


scavate dalle Teredini.

Fig. 67. Particolare dei frammenti lignei


con gallerie scavate dalle Teredini.

(vedi il secondo relitto di Gela), farebbero supporre che il carpentiere


greco preferisse uno scafo leggero ad uno duro e resistente.
tale ipotesi andrebbe comunque confermata da analisi su fram-
menti lignei pertinenti a parti del relitto non ancora campionate.

IL SecONDO reLIttO
Le analisi condotte dal Laboratorio di Bioarcheologia del centro
restauro sui campioni di legno del secondo relitto hanno dimostrato
che la nave fu costruita adoperando differenti specie legnose. Il punto-
ne è in legno d’acero, trave, tenone e altri frammenti sono stati attri-
buiti al leccio, per il fasciame è stato utilizzato il legno di pino nero.
La nave, diretta verso il porto di Gela, trasportava anfore di varia tipo-
logia separate da rametti con funzione di imballaggio allo scopo di
evitare che i contenitori si rompessero durante il viaggio.

113
tavOLe

115
Tav. I

1 2

3 4

5 6

117
Tav. II

7 8

9 10

11 12

118
Tav. III

13 14

15 16

17 18

119
Tav. IV

19 20

21 22

23 24

120
Tav. V

25 26

27 28

29 30

121
Tav. VI

31 32

33 34

35 36

122
Tav. VII

37 38

39 40

41 42

123
Tav. VIII

43 44

45 46

47 48

124
Tav. IX

49 50

51 52

53 54

125
Tav. X

55 56

57 58

59 60

126
Tav. XI

61 62

63 64

65 66

127
Tav. XII

67 68

69 70

71 72

128
Tav. XIII

73 74

75 76

77 78

129
Tav. XIV

79 80

81 82

83 84

130
Tav. XV

85 86

87 88

89 90

131
Tav. XVI

91 92

93 94

95 96

132
Tav. XVII

97 98

99 100

101 102

133
Tav. XVIII

103 104

105 106

107 108

134
Tav. XIX

109 110

111 112

113 114

135
Tav. XX

115 116

117 118

119 120

136
Tav. XXI

121 122

123 124

125 126

137
Tav. XXII

127 128

129 130

131 132

138
Tav. XXIII

133 134

135 136

137 138

139
Tav. XXIV

139 140

141 142

143 144

140
Tav. XXV

145 146

147 148

149 150

141
Tav. XXVI

151 152

153 154

155 156

142
Tav. XXVII

157 158

159 160

161 162

143
Tav. XXVIII

163 164

165 166

167 168

144
Tav. XXIX

169 170

171 172

173 174

145
Tav. XXX

175 176

177 178

179 180

146
Tav. XXXI

181 182

183 184

185 186

147
Tav. XXXII

187 188

189 190

191 192

148
Tav. XXXIII

193

149
Tav. XXXIV

Pianta generale dell’area interessata dalla dispersione delle pietre

150
Tav. XXXV

Pianta di dettaglio dell’area interessata dallo scavo in seguito alla pulizia del pietrame

151
Tav. XXXVI

Assonometria dello scafo

152
Tav. XXXVII

I madieri

153
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162
INDICE
INDICE

Prima parte
La nave greca arcaica di Gela di Rosalba Panvini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 15
Catalogo a cura di Rosalba Panvini e Lavinia Sole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 37

Seconda parte
Il secondo relitto greco di Gela: prime osservazioni di Rosalba Panvini . . . . . » 79
Catalogo a cura di Rosalba Panvini e Lavinia Sole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 85
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale di Alessandra Benini . . » 97

Appendice
Analisi dei reperti lignei di Francesca Terranova e Patrizia Lo Campo . . . . . . . » 109

Tavole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 115

Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 155
Finito di stampare
nel mese di aprile 2001
dalla Lussografica
di Caltanissetta
per conto della
Salvatore Sciascia Editore

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