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Documenti di Cultura
con contributi di
Alessandra Benini
Lavinia Sole
Francesca Terranova e Patrizia Lo Campo
Documentazione grafica:
Antonio Catalano e Gaspare Ragusa
Si ringraziano:
Margherita Rizza,
dirigente coordinatore del Gruppo X
dell’Assessorato BB.CC.AA. e P.I.
e il personale dello stesso gruppo,
Salvatore Barbera
Carmelo Casano
Vincenzo Cinardi
Salvatore Cinardo
Carmelo Mosca
Rosanna Fisci
Aldo Schembri
Maurizio Scarlata
e tutto il personale di custodia
del Museo Archeologico Regionale di Gela
ed inoltre il dott. Giuseppe Rizza
della Soprintendenza BB.CC.AA. di Caltanissetta
In copertina:
particolare dell’askòs attico a figure rosse
con Sileno e Menade (500-490 a.C.)
ISBN 88-8241-085-4
La nave greca arcaica di Gela (e i primi dati sul secondo relitto greco) / Rosalba
Panvini : con contributi di Alessandra Benini.. [et al.]. – Palermo : Regione Siciliana,
Assessorato dei beni culturali e ambientali e della pubblica istruzione, 2001.
1. Navi greche – Gela I. Benini, Alessandra.
93/.8 CDD-20 SBN Pal0182997
Giuseppe Grado
Dirigente Generale del Dipartimento Regionale
dei Beni Culturali Ambientali ed Educazione Permanente
Allorquando in Sicilia si concretizza un diffuso interesse sui temi
dell’archeologia subacquea, questo catalogo illustra gli studi e le
ricerche condotte nel tratto di costa ad ovest della foce del fiume
Gela.
Costa su cui si affaccia l’acropoli della città antica e nel contempo
luogo di memoria deputato a riscattare il territorio, ai più conosciu-
to per i fenomeni di selvaggia antropizzazione e distruzione del
patrimonio naturale.
Per secoli il mare ha custodito straordinarie imbarcazioni, che i
tecnici della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di
Agrigento prima e quelli di Caltanissetta poi, hanno studiato, analiz-
zato, documentato, consapevoli che i reperti ritrovati, attraverso la
caratterizzazione materica, l’identificazione e l’interpretazione dei
materiali, l’interpretazione delle tecniche costruttive, sono tutt’oggi
in grado di rispondere a grandi interrogativi della storia.
Un lavoro certosino, quello di chi ha concepito il catalogo, che
con modestia e passione ha collazionato e documentato contribuen-
do a porre le basi del recupero dei relitti e della loro valorizzazione.
Giuseppe Gini
Soprintendente per i Beni Culturali e Ambientali
di Caltanissetta
PREFAZIONE
ca. = circa
cat. = catalogo
CC. = corpo ceramico
cfr. = confronta
cons. = conservato
diam. = diametro
H = altezza
I. = ingobbio
Largh. = larghezza
Lungh. = lunghezza
max = massimo
V. = vernice
var. = variante
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La nave greca arcaica di Gela
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La nave greca arcaica di Gela
Fig. 3. Assonometria del relitto. reperto archeologico che di un punto dell’area di scavo, veniva misurato
secondo l’asse delle coordinate e quotato in riferimento al cavo d’acciaio
messo a livello rispetto alla superficie del mare (fig 5).
Si è quindi scavato e fotografato lo strato superficiale di pietrame pre-
levandone dei campioni prima di trasportarlo, con l’ausilio di palloni
idrodinamici di sollevamento, all’esterno del relitto.
Per procedere alle fasi di scavo è stata impiegata un’idropompa allo
scopo di aspirare la sabbia ed il fango miscelati all’acqua e trasportarli
lontano dal relitto per mezzo di tubazioni. è in quel punto che un crivel-
lo di rete ha potuto permettere di recuperare il materiale minuto, che non
era stato possibile rimuovere prima dell’aspirazione.
Per ogni strato di sedimento rimosso sono state eseguite le operazioni
Fig. 4. Veduta del reticolato posato sopra il
relitto per le operazioni di rilevamento.
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La nave greca arcaica di Gela
Fig. 5. Schema del sistema di rilevamento dei punti corrispondenti ai reperti archeologici.
di pulizia accurata dei reperti e delle strutture dello scafo messi in luce e,
dopo le fasi di rilievo e di documentazione fotografica, si è riportato in
superficie il materiale archeologico.
La posizione dei singoli reperti e delle parti dello scafo è stata rile-
vata rispetto ai quadrati di riferimento, che venivano di volta in volta
materializzati con appositi cavetti tesi. Sono state poi rilevate, quotan-
dole rispetto allo “0” del telaio, le sezioni trasversali e longitudinali
dell’imbarcazione affondata.
Il materiale recuperato veniva quindi trasportato a bordo, per una
prima cernita, pulizia e classificazione e, successivamente, esso è stato
trasferito nel laboratorio di restauro del Museo archeologico di Gela per
Fig. 6. Operazione di sistemazione delle il completamento delle operazioni di pulizia, fotografia e studio.
lastre di cemento sul fondo.
al termine delle campagne di scavo, il relitto è stato sempre coperto
con una grande quantità di sacchi di sabbia, a riempimento e sostegno
delle parti maggiormente interessate dall’indagine archeologica, ed infi-
ne con uno spesso strato di sabbia, che il mare con il tempo livella e con
grandi lastre di cemento per impedire interventi di attività clandestina e
di pesca a strascico (fig. 6).
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3 Landstrom 1970.
4 Höckmann 1988, p. 41.
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Fig. 13. Particolare delle tavole del fasciame con fori e resti della cima e dei comenti.
Fig. 14. Particolare degli incavi triangolari sul bordo delle tavole.
Fig. 15. Particolare di una tavola in cui si vedono le caviglie lignee della giunzione a tenoni e mortase.
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alla chiglia, alle coste ed alle tavole giuntate insieme con il sistema della
cucitura; il poeta ricorda che le funi delle navi dei Greci, rimaste in secco
per anni sui lidi di troia ed esposte alla calura del solleone, si erano
allentate.
In ambiente mediterraneo gli esempi di navi cucite non sono molto
numerosi, ma si distribuiscono in un arco di tempo ampio con testimo-
nianze fino all’età medievale e dimostrano un perdurante arcaismo, con
il mantenimento, in alcuni cantieri, di tradizioni molto antiche che conti-
nuavano ad essere in voga contemporaneamente all’impiego di tecniche
più moderne.
Il sistema di cucitura per collegare le ordinate al guscio, e per ripara-
zione, è stato accertato anche nei relitti punici di Mazzaron del vII sec.
a. c. sopracitati7.
alla stessa epoca della nave di Gela, o per lo meno inseribili in uno
stesso quadro storico, sono i resti del relitto, forse etrusco, localizzato
presso l’Isola del Giglio (Baia campese), in toscana, databile alla fine
del vI sec. a. c.8, ovvero della nave greca del Bon Porté, sulla costa meri-
dionale della Francia, assegnabile alla seconda metà del vI sec. a. c.9.
a tale ultima epoca risalgono anche i relitti di Marsiglia, individuati
nella Piazza J. verne10. Di pochi anni posteriore è il relitto di Israele11,
scoperto presso la costa di cesarea, mentre al Iv sec. a. c. è riferibile la
nave di Kerenya12, sulla quale è presente l’abbinamento della tecnica a
tenone e mortase.
7 cfr. Neguerela - Pinedo - Gòmez - Minano- tra gli esempi più recenti di navi cucite vanno ricordati, in ordine di
arellano - Barba 1995, pp. 189-197; tempo, il relitto di Ljubljana13, quello di valle Ponti presso comacchio, a
Neguerela 1995.
8 Bound 1985, pp. 49-65; Bound 1991a, pp. Ferrara, di età augustea, con la parte inferiore cucita e la parte superiore
181-198; Bound 1991b, pp. 199-244. assemblata con incastri 14 ; e poi ancora le imbarcazioni di Nin
9 cfr. Pomey 1981, 67.3, pp. 225-251;
(croazia)15 e di cervia (ravenna)16, databili rispettivamente al I sec. d.
Joncheray 1986, pp. 5-36.
10 cfr. Pomey 1995, pp. 459-484; Pomey c. e al Iv-vI sec. d. c. Da ultimo, ma solo in ordine di ritrovamento, va
1998, pp.147-160. citato il relitto del Lido di venezia databile tra il I e II sec. d. c.17.
11 cfr. Kahanov 1998, pp. 155-160.
12 cfr. Steffy 1985, pp. 71-101.
è stato accertato che all’interno dello scafo di Gela, in corrisponden-
13 cfr. Salemke 1973, pp. 21-24. za delle giunzioni delle tavole, per impedire ulteriori e possibili vie d’ac-
14 cfr. Berti 1990, pp. 29-42. qua, era stato inserito del tessuto tra le legature ed il legno, mentre la
15 cfr. Brusic - Domjan 1985, pp. 67-85.
16 cfr. Bonino 1967, pp. 209-217; Bonino superficie interna era stata rivestita con pece per migliorarne l’imper-
1971, pp. 316-325. meabilizzazione (fig. 16): anche questo sistema è documentato in Omero
17 cfr. Beltrame 1996, pp. 31-53. ed in alcuni dei relitti sopracitati è stata riscontrata la presenza di uno
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Fig. 24. Porzione della stuoia. nale quantità di pietre (6/7 tonnellate), identificabile con la zavorra cari-
cata al posto della merce trasportata e depositata per la vendita nei mer-
cati; la zavorra era distribuita in vari vani delimitati da paratie lignee, in
previsione di uno scarico totale nel porto di destinazione finale, forse
quello della stessa Gela, dove avrebbero potuto essere caricati beni com-
merciali e generi di consumo destinati all’esportazione.
tutto il materiale recuperato, e non solo quello attico o quello di tipo
ionico, quest’ultimo riferibile a nostro avviso ad officine coloniali, è di
notevole pregio e, dal suo esame, è possibile ricostruire un quadro pres-
soché completo sia della vita di bordo, sia del tipo di traffici commerciali
e delle rotte seguite dalla imbarcazione trovata a Gela.
tra i materiali di produzione attica, citiamo innanzitutto l’oinochoe
trilobata a figure nere con scena di Gigantomachia (Athena che atterra
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La nave greca arcaica di Gela
Fig. 26. Oinochoe attica a figure nere. Fig. 27. Askòs attico a figure rosse con scena di giovani banchettanti.
Fig. 28. Askòs attico a figure rosse con due Sileni in libagione. Fig. 29. Askòs attico a figure rosse con un Sileno ed una Menade.
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Fig. 30. Askòi attici a vernice nera del tipo dalla cui bottega giungono per la prima volta nella colonia, per il tramite
a “ciambella”. dei commerci marittimi, i tre askòi a figure rosse18.
alle stesse officine attiche vanno riferiti gli altri manufatti a vernice
nera, quali i due askòi del tipo a “ciambella” (fig. 30), uno dei quali con-
servava, al momento del ritrovamento, un frammento del tappo di sughe-
ro, per impedire la fuoriuscita dei liquidi contenuti all’interno (fig. 31), e
quindi le ciotoline del tipo a “saliera” (cat. NN. Invv. 36264-38008), le
coppette su piede (cat. N. Inv. 36210), gli skyphoi (cat. NN. Invv. 38078-
38222-38049-38050), le coppe skyphoidi (cat. N. Inv. 36347), che ripe-
tono tipi largamente importati nelle colonie greche d’Occidente.
evidentemente tale materiale era destinato ai mercati di Gela e delle
città dell’entroterra, da tempo ormai assoggettate culturalmente e politi-
camente a quella colonia siceliota.
è attestata, inoltre, la presenza di ceramica laconica, qui rappresentata
dal piattello dell’ansa a staffa, dal frammento del collo di un altro cratere
e da uno stamnos a vernice nera, del quale rimane solo l’ansa con apica-
tura sul dorso (cat. NN. Invv. 38083-38208-38197).
I prodotti laconici risultano importati a Gela, e per il suo tramite nel-
Fig. 31. Askòs con il tappo di sughero pri-
ma del recupero.
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La nave greca arcaica di Gela
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l’entroterra, già dalla fine del vI sec. a. c. e ancora nel secolo successi-
vo, soprattutto aryballoi, crateri con anse a staffa, stamnoi, anfore e
choai, come dimostrano gli esemplari ritrovati negli scavi del Tesmo-
phorion sulla collinetta di Bitalemi presso la foce del Gela, sull’acropoli
e nelle necropoli di Gela ovvero nei centri indigeni di Monte Bubbonia e
di Marianopoli, questi due ultimi nel territorio centro-meridionale della
Sicilia19.
I pochi manufatti fino ad oggi ritrovati e sicuramente attribuibili alla
suddetta classe ceramica dimostrano una scarsa apertura dei mercati di
Gela e di quelli del territorio da essa dipendente verso i prodotti delle
botteghe laconiche, scelta, questa, certamente condizionata dai rapporti
politici, che vedono in primo piano piuttosto i collegamenti con l’attica.
Non è da escludere l’ipotesi, basata sull’esame del corpo ceramico, della
vernice e del profilo troncoconico del piede, che a tale produzione possa-
no essere riferiti anche i due bacini a vernice nera (cat. NN. Invv. 36274-
36275; fig. 32).
alle officine coloniali, che imitano i modelli ampiamente prodotti
dalle botteghe dell’area orientale del Mediterraneo, sono riferibili la
coppa di tipo B1(cat. N. Inv. 38300), la cui produzione, attestata fino alla
fine del vI secolo, risulta quindi diffusa ancora nel 490-480 a. c., le
coppe di tipo B2 (cat. NN. Invv. 36277-38003-36279-36278-38051-
38010-38165-38147), l’askòs (cat. N. Inv. 36266), la myke (cat. N. Inv.
36282; fig. 33) e gli skyphoi con fasce sul corpo (cat. NN. Invv. 38004,
Fig. 36. Anfora chiota prima del recupero. 38162, 36163, 38168, 38102; fig. 34). agli stessi ateliers coloniali sono
attribuibili i materiali acromi e semiverniciati (lucerne, kotyliskoi, scodel-
le biansate, coppette, anforette, brocchette, ciotoline su piede, lekanai,
olle, tegami, coperchietti, bacini e mortai, e l’oinochoe verniciata in
nero), destinati, come quelli sopradescritti, ai mercati della città e a quelli
dell’entroterra. certamente le olle con chiare tracce di combustione, i
coperchietti ed alcuni dei manufatti citati, quali le lekanai, saranno stati
utilizzati nella cucina di bordo e quindi per l’uso dell’equipaggio.
un oggetto particolare è la lekythos ariballica (cat. N. Inv. 36248; fig.
35), attestata in contesti del v secolo, come nel caso della necropoli
Buffa di Selinunte, ma la cui presenza a bordo della nostra nave permet-
te di anticiparne la produzione già intorno al 490-480 a. c., periodo al
quale riferiamo l’anforetta (cat. N. Inv. 36281), conosciuta fino ad oggi
solo in contesti della metà del v secolo (necropoli Buffa di Selinunte).
Il colino bronzeo (cat. N. Inv. 38303), del quale rimane il manico con
la parte terminale configurata a testa di anitra, trova peraltro confronti
con identici tipi dell’area tirrenica.
L’abbondante ritrovamento di materiale assegnabile ad ateliers colo-
niali permette di avanzare l’ipotesi di una rotta praticata dal nostro mer-
cantile lungo brevi tratti della costa siciliana e della Magna Grecia, che
prevedeva scali nei vari empori con funzione di centri di raccolta e smi-
stamento di manufatti di differenti botteghe caricati a bordo per essere
poi venduti nelle città prossime ai porti.
19 Sui commerci marittimi e sugli empori si L’ipotesi di una rotta collegante scali vicini è avvalorata peraltro dal
vedano: Mele 1979; Di Stefano 1985, pp. recupero, nel corso dello scavo, di una quantità imprecisabile di anfore
129-140; Martelli 1985, pp. 175-181;
Bresson - rouillard 1993; Di Stefano 1993- di diversa tipologia, quasi tutte in stato frammentario, fatta eccezione per
94, pp. 111-134; ampolo 1994, pp. 29-36; una di tipo chiota (fig. 36): nel catalogo è stata resa la descrizione limita-
cristofani 1995, pp. 27-38; Gras 1995; tamente agli esemplari meglio conservati, risultando difficile descrivere
rouillard 1995, pp. 95-108; Gras 1996, pp.
121-144; Hansen 1997, pp. 83-105; Wilson analiticamente le centinaia di frammenti recuperati, seppure dal calcolo
1997, pp. 199-207; Gras 1998, pp. 477-484. della loro presenza è possibile ricavare in modo approssimativo la per-
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La nave greca arcaica di Gela
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La nave greca arcaica di Gela
La vIta DI BOrDO
Dall’esame degli oggetti rinvenuti può essere tentata la ricostruzione
della vita di bordo: possiamo innanzitutto immaginare che sulla nave
fosse presente un mercante, come prova il ritrovamento di uno stilo in
osso (cat. N. Inv. 36283), destinato ad incidere le tavolette di legno spal-
mate di cera, e che la vita dei marinai potesse essere allietata da strumen-
ti musicali: a ciò fa pensare il recupero dello zufolo fittile (cat. N. Inv.
38006), il cui suono serviva ad impartire gli ordini durante il corso della
navigazione, secondo una pratica ancora diffusa sulle navi mercantili
fino ad alcuni decenni or sono. alla stessa funzione dovevano assolvere
gli zufoli rinvenuti in frammenti sul relitto del Giglio21.
un breve accenno va fatto agli arredi di bordo, klinai e panche lignee
rifinite da borchie metalliche, come suggerisce la scoperta di simili manu-
fatti in bronzo del tipo a base circolare (cat. NN. Invv. 38313-38314-
38315-38316-38317-38319); del resto l’esistenza di arredi a bordo delle
navi antiche è stata ipotizzata anche grazie al rinvenimento di elementi di
mobilia sul relitto di ventotene22, assegnabile però ad età romana.
Infine riteniamo possibile che alcuni dei manufatti recuperati potesse-
ro avere avuto a bordo una funzione particolare, prima che venissero defi-
nitivamente venduti nel porto della città verso cui la nave era diretta; essi
cioè potevano essere impiegati per le funzioni religiose che si svolgevano
durante la navigazione. Per la pratica di qualche culto potevano essere
utilizzate le arule fittili (cat. NN. Invv. 36244-36245-36246-36247; fig.
39), il cinghialetto (cat. N. Inv. 36261; fig. 40), i due pesi da telaio di
21 cfr. Bound 1991b, p. 232 e sgg., figg. 78- forma troncoconica (cat. NN. Invv. 36253 - 36252), lo zufolo (cat. N. Inv.
79. 38006) e una statuetta lignea, della quale è stato ritrovato solo il braccino
22 cfr. Gianfrotta 1986, pp. 213-222;
Gianfrotta 1997, pp. 102-113; Beltrame (cat. N. Inv. 36265; fig. 41), nonché il tripode bronzeo, probabilmente
1998, pp. 38-43 (con bibl. prec.). sostegno di un deinos (cat. N. Inv. 36243; fig. 42). Del resto non stupireb-
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La nave greca arcaica di Gela
Fig. 39. Arule fittili dipinte. be una tale ipotesi, poiché la tradizione letteraria che fa capo a Plinio, ad
arriano e prima ancora ad Omero (Odissea, v, 323) e a tucidide, ricorda
i casi di cerimonie praticate dai marinai prima della partenza e dopo il
ritorno in patria, ovvero durante il viaggio per propiziarsi le divinità. In
tal senso, un esempio potrebbe essere dato dalle ancore di Sostrato di
egina e di Faillo di crotone23 ovvero dai louteria recuperati in mare24. ed
è logico pensare che i marinai, costretti ad affrontare lunghi viaggi, si
mettessero sotto la protezione degli dei e potessero ricorrere a cerimonie
sulla nave prima di toccare la terraferma dove esistevano anche santuari
lungo le insenature dei porti, come quello di era Limenia a Perachora, sia
sui promontori rocciosi, in punti battuti dal vento, come l’artemisio nel-
l’eubea, capo Sunio nell’attica, ovvero presso gli empori, come nel caso
di Gravisca25. Le fonti ricordano anche carri navali costruiti in onore
degli dei; un esempio è costituito dal carrus navalis realizzato per le feste
di Dioniso a Smirne e ad atene, che presentava la parte anteriore confor-
mata a prua e configurata a testa di cinghiale: ed un cinghialetto, per l’ap-
punto, è stato trovato sulla nostra nave.
una testimonianza di cerimonie religiose svolte a bordo è offerta dal
rilievo di torlonia del III sec. d. c.26, nel quale è raffigurato un apobaté-
rion con alcuni personaggi che fanno sacrifici a poppa (fig. 43). a com-
pletamento della documentazione relativa all’esistenza di culti sulle navi
vanno citate, ad esempio, le arule ritrovate nel mare di Spargi27 e in quel-
lo di terrasini28, sulla costa nord-occidentale della Sicilia. una destina-
zione cultuale potrebbe avere avuto, a nostro parere, la statuetta siro-
palestinese di reshef, del XIv-XIII sec. a. c., raccolta nelle acque della
23 cfr. Gianfrotta 1975, p. 311 e sgg. Sicilia occidentale29.
24 cfr. Kapitan 1979, pp. 197-201.
25 torelli 1971, pp. 44-77. Per concludere l’esame della vita di bordo sarebbe oltremodo origina-
26 cfr. Wachmuth 1967, p. 150, (nota 13). le poter identificare il comandante della nave, che transitava lungo le
27 cfr. Lamboglia 1971, pp. 205-214; Pallarés coste della Sicilia agli inizi del v sec. a. c., anche se non è del tutto erra-
1986, p. 98, tav. vIII, fig. g.
28 cfr. Purpura 1994, pp. 67-81. to pensare che egli appartenesse ad un ceto sociale elevato.
29 cfr. Purpura 1994, p. 71. Parlando di navarchi, Dionigi di alicarnasso ricorda il ricco Demarato
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Catalogo *
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Ceramica attica
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Ceramica attica
L’interno del piede è a risparmio ad eccezione di e i capelli con massa di riccioli a vernice piena.
una larga fascia sul margine interno e del cerchiello con una sottile linea di vernice nera è reso il petto,
centrale. mentre i capezzoli sono segnati da due cerchielli.
Inizi del v sec. a. c. I due giovani hanno il torso scoperto, mentre la
H cons. 9,5; largh. max cons. 21,8; diam. piede parte inferiore del corpo, fino agli stinchi, è avvolta
10,5. cc. arancio, beige in frattura. v. nera, lucen- dall’himation a larghe pieghe; uno dei due regge,
te, compatta. Frammentaria. con la mano sinistra, una kylix dal lungo stelo e,
Bibliografia: Panvini 1989, p. 197; Fiorentini 1990, con la mano destra, tiene, per l’ansa, una seconda
p. 32; tav. XXI, 1; Panvini 1997b, p. 138, fig. 11; kylix.
EAdEm 1998, p. 102. L’altro banchettante protende il braccio destro reg-
gendo per un’ansa una kylix dal lungo stelo.
è probabile che i due giovani siano impegnati nel
N. Inv. 38048 (tav. I, 3) gioco del kottabos, consistente nel lanciare le
Coppetta a figure nere gocce di vino del fondo della kylix in un altro vaso
Frammento della spalla con l’ansa rivolta verso detto kottabeion.
l’alto (Forma B Bloesch 1940). Sopra il primo giovane è dipinta l’iscrizione EPO-
Sulla vasca, sono riconoscibili i petali di una pal- IESEN, sopra il secondo, invece, KALO, quest’ulti-
metta. ansa ed interno della vasca interamente ma, possibilmente, nella forma al duale riferita ai
coperti di vernice nera. due giovani.
H 4. cc. arancio, fine. v. nera, lucente. attribuito ad Epiktetos.
500-490 a. c.
H 4; diam. max 11. cc. arancio, compatto, ben
N. Inv. 36349 (tav. I, 4) depurato. v. nera lucente ed uniforme. ricomposto
Askòs a figure rosse al beccuccio.
Orlo arrotondato ed espanso; corto beccuccio a Per la forma cfr. Athenian Agorà XII, p. 318, n.
profilo concavo; spalla piatta arrotondata in prossi- 1166, pl. 39, datata al 475 - 450 a. c.
mità del corpo a ciambella e a profilo troncoconi- Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 33, tav. 22, 1-3;
co; ansa a sezione ovale, impostata orizzontalmen- Panvini 1996, pp. 79-80, tav. 37; EAdEm 1997a, p.
te tra l’attacco del collo e la spalla; basso piede ad 139; Giudice 1998, p. 104, fig. a.
anello.
Sulla spalla, in due zone separate da fascia a rispar-
mio, sono raffigurati due giovani banchettanti, N. Inv. 36350 (tav. I, 5)
disposti in posizione simmetrica, ma contrapposta Askòs a figure rosse
rispetto all’ansa. entrambe le figure sono distese, Orlo arrotondato ed espanso; corto beccuccio a
mentre si appoggiano con il braccio sinistro ad un profilo concavo; spalla piatta arrotondata in prossi-
cuscino. Il volto è reso di profilo, il naso pronun- mità del corpo a ciambella e a profilo troncoconi-
ciato, il mento ingrossato, gli orecchi ben disegnati
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Ceramica attica
co; ansa a sezione ovale, impostata tra l’attacco del è rappresentato semisdraiato, mentre si sostiene
collo e la spalla; basso piede ad anello. con il braccio sinistro, reggendo con la mano un
Sulla spalla, in due zone separate da fascia a rispar- corno potorio; il suo braccio destro è disteso lungo
mio, sono raffigurati, di profilo, due Satiri ignudi, il dorso e la coda è piegata sotto la schiena. attorno
ebbri, disposti simmetricamente rispetto all’ansa, alla testa è sovradipinta in colore grigio una coron-
ma contrapposti; hanno lunga e folta barba e capel- cina.
li a ciocche sciolte. Il petto è reso con una sottile La Menade è ignuda e semisdraiata; ha i capelli
linea di vernice. uno è semisdraiato, si sostiene raccolti in un sakkòs, sulla cui parte superiore è
con il braccio sinistro piegato e sembra accarezzare sovradipinta una coroncina in colore grigiastro; si
i capelli con la mano; allunga il braccio destro tra appoggia con il braccio sinistro ad un cuscino, ha il
le gambe e con la mano regge un corno potorio; la braccio destro piegato sotto il seno e, con la mano,
lunga coda è ripiegata in alto dietro il dorso. tiene per un’ansa una kylix dal lungo stelo. In ver-
L’altro Satiro, appoggiato con il braccio sinistro ad nice diluita sono resi i muscoli addominali, i pol-
un esile cuscino, volge la testa indietro; ha il brac- pacci, i tendini ed i ginocchi. Sopra è dipinta l’i-
cio destro disteso e, con la mano, protende una scrizione EPOIESEN.
phiale; nella mano sinistra regge un corno potorio. attribuito ad Epiktetos.
al di sopra è dipinta l’iscrizione EPOIEIN. 500-490 a. c.
attribuito ad Epiktetos. H 4,4; diam. max 10. cc. arancio, fine, compatto e
500-490 a. c. ben depurato. v. nera lucente, uniformemente ben
H 4,5; diam. max 8,3. cc. arancio, compatto e ben distribuita. Mancante dell’ansa e del beccuccio.
depurato. v. nera lucente ed uniforme. Per la forma cfr. Athenian Agorà XII, p. 318, n.
Per la forma cfr. Athenian Agorà XII, p. 318, n. 1167, pl. 39, datata al 475 - 450 a. c.
1167, pl. 39, datata al 475 - 450 a. c. Bibliografia: Panvini 1996, pp. 79-80, tav. 37;
Bibliografia: Fiorentini 1990, pp. 33-34, tav. 22, 4- EAdEm 1997a, p. 139, fig. 15a; Giudice 1998, p.
6; Panvini 1996, pp. 79-80, tav. 37; EAdEm 1997a, 105, fig. c.
p. 139; Giudice 1998, p. 105, fig. b.
41
Ceramica attica
Per la forma cfr. Athenian Agorà XII, p. 318, n. Orlo ingrossato, segnato da solco inciso lungo il
1166, pl. 39, datato al secondo venticinquennio del margine esterno; vasca con pareti a profilo conves-
v sec. a. c. so e su basso piede a stelo distinto superiormente
Bibliografia: Panvini 1989, p.198; Fiorentini 1990, da anello.
p. 32, tav. XX, 10-11; Panvini 1996, p. 79, tav. 36; H 5,5; diam. orlo 8,8. cc. arancio, compatto e ben
EAdEm 1997a, p. 139, fig. 15; EAdEm 1998, p. 103. depurato. v. nera brillante non uniforme.
Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 304, n. 973,
pl. 35, datato al 500 - 480 a. c.
N. Inv. 36260 (tav. II, 8) Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 32, tav. XX, 7.
Askòs a vernice nera
Orlo arrotondato ed indistinto dal beccuccio a pro-
filo concavo; spalla piatta, arrotondata in prossi- N. Inv. 38008 (tav. II, 10)
mità del corpo a ciambella e a profilo troncoconi- Ciotolina a “saliera” a vernice nera
Orlo introflesso; vasca a profilo convesso; base
co; ansa a sezione lenticolare, impostata tra il bec- piana, cava internamente.
cuccio e la spalla; piede ad anello. H 3,2; diam. orlo 4,8; diam. base 6,2. cc. arancio,
al momento del ritrovamento l’askòs conservava compatto e depurato. v. nera, alquanto evanida a
tracce del tappo di sughero. causa della prolungata giacenza in mare.
H 6; diam. max 7. cc. arancio, compatto e ben Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 300, n. 891,
depurato. v. nera lucente ed uniforme. datato agli inizi del v sec. a. c.
Per la forma e la bibliografia cfr. l’esemplare pre- Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 32, tav. XX, 9;
cedente. Panvini 1998, p. 105.
42
Ceramica attica
Orlo introflesso ed indistinto; vasca a profilo con- superiore esterna della vasca, sottile linea sovradi-
cavo; base piana. pinta in bianco.
H 3,4; diam. orlo 4,3; diam. base 6. cc. arancio, H 8; diam. 12. cc. arancio. v. nera uniforme
fine, compatto e depurato. v. nera, con esiti bianca- coprente.
stri in superficie. vernice evanida; superficie scro- Per il tipo cfr. De Miro 1989, p. 81, tav. XXIv, t.
stata. 1305, datato al v sec. a. c.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dente.
N. Inv. 38222 (tav. III, 14)
Skyphos a vernice nera
N. Inv. 36347 (tav. II, 12) Si conserva un’ansa a sezione circolare, appena
Coppa skyphoide a vernice nera ricurva verso l’alto, impostata obliquamente sulla
Orlo appena estroflesso ingrossato superiormente, parete.
43
Ceramica attica / laconica
ceraMIca LacONIca
44
Ceramica laconica / di tipo ionico di produzione coloniale
N. Inv. 38077 (tav. v, 25) inclusi micacei e nerastri. I. beige rosato. v. nera
Bacino con decorazioni a fasce opaca, uniforme. ricomposta, manca di una larga
Si conserva una porzione della vasca ampia e bassa porzione della base.
distinta dall’orlo largo ed ispessito. Per il tipo cfr. Meola 1997, p. 115, t. 153, tav. 184,
Banda di vernice sull’orlo. datato nell’ambito del v sec. a. c.
45
Ceramica di tipo ionico di produzione coloniale
N. Inv. 38004 (tav. v, 28) Interno coperto di vernice nera. Sull’orlo e sulla
Skyphos a bande parte centrale della vasca, banda di vernice nera
Orlo estroflesso con labbro arrotondato; vasca diluita.
profonda a pareti troncoconiche; anse impostate H 9,5; diam. 14. cc. rosso, fine, con vacuoli. I.
obliquamente all’altezza della spalla; piede ad arancio rosato. v. nera lucente, diluita sull’esterno.
anello svasato. Per la forma cfr. Meola 1997, p. 493, tav. 163, t.
727, 2.
46
Ceramica di tipo ionico di produzione coloniale
ad anello.
In prossimità dell’attacco del corpo, sulla spalla ed
in prossimità del piede, bande di vernice nera.
H max 4,4; diam. max 7,6; diam. piede 4,7. cc. quamente all’altezza della spalla.
beige, granuloso, compatto, ben depurato. v. nera Interamente verniciati l’interno della vasca e l’orlo;
brillante, a tratti diluita. Manca del beccuccio e del- sul corpo una sottile banda.
l’ansa. H 4,7; largh 12,7. cc. nocciola, fine. I. beige. v.
Per il tipo cfr. Meola 1997, p. 153, tav. 84, 1, Dep. nera diluita, evanida all’esterno.
148; p. 64, tav. 194, t. 92, datato al primo venticin- Simile al tipo III di Gravisca (tipo v di Hayes),
quennio del v sec. a. c. datato alla seconda metà del vI sec. a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 31, tav. XIX, 3. Per il tipo cfr. Boldrini 1994, p. 158 sgg.
47
Ceramica di tipo ionico di produzione coloniale
N. Inv. 36277 (tav. vI, 36) poco profonda e a profilo convesso su piede svasa-
Coppa tipo B2 to. anse impostate obliquamente all’altezza della
Orlo inclinato, distinto dalla vasca emisferica piutto- spalla.
sto profonda su alto piede svasato; anse a sezione Interamente verniciati l’interno, la parte inferiore
circolare impostate obliquamente all’altezza della della vasca e l’ansa; sull’orlo e sulla spalla, filetti di
spalla. vernice.
Interamente verniciati l’interno della vasca, l’orlo, H 8; diam. orlo 13,5. cc. beige, fine, ben depurato
con vacuoli. I. arancio rosato. v. nera non uniforme
e diluita, a tratti scrostata. Manca di una larga por-
zione e di un’ansa; scheggiata all’orlo e al piede.
Per il tipo cfr. Boldrini 1994, p. 166, tav. 10, n. 334,
tipo Iv/1, datato nell’ambito del vI sec. a. c.
48
Ceramica di tipo ionico di produzione coloniale
dente.
H 8; diam. 11. cc. nocciola, fine con vacuoli. I.
beige. v. nera lucente uniforme. Manca di una
larga porzione.
49
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale
H cons. 9,2; diam. orlo 7. cc. nocciola, fine e esiti rossastri, a tratti scrostata. Mutilo di un’ansa.
compatto. v nera opaca, con esiti rossastri in super- Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 31, tav. XX, 1.
ficie. Si conserva solo la parte superiore con ampie
lacune all’orlo.
N. Inv. 38009 (tav. vIII, 47)
Lucerna monolichne a vernice bruna
N. Inv. 36263 (tav. vIII, 45)
Orlo piatto e appena introflesso; corto beccuccio
Coppetta su piede a vernice nera
con largo foro centrale; vasca a pareti concave e
Orlo arrotondato ed inclinato; vasca emisferica
cannello centrale; base piana.
poco profonda su piede a stelo, cavo internamente.
Sull’orlo, tre filetti concentrici di vernice; un altro
H 5,2; diam. orlo 5,2; diam. piede 4,68. cc. beige,
filetto corre sotto la spalla. Interamente verniciati in
ben depurato e compatto. v. nera con riflessi metal-
nero l’interno del serbatoio ed il tratto sottostante
lici e poco uniforme.
l’orlo. a risparmio l’esterno della vasca e la base.
Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 304, n. 978,
pl. 35, datato 500 - 480 a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 32, tav. XX, 8.
50
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale
H 3,2; diam. orlo 9,6. cc. nocciola, compatto con mediante una risega dalla vasca poco profonda,
piccoli inclusi micacei. v. bruna opaca. rastremata in prossimità del piede ad anello.
Per il tipo cfr. Bronner 1930, pp. 38-39, fig. 14, n. H 3,8; diam. orlo 7,6. cc. beige, compatto, ben
16, type III, datato fra la fine del vI e l’inizio del v depurato. v. nera, opaca, non uniforme. Manca del-
secolo a. c. l’ansa, della quale rimane solo la traccia dell’attac-
co.
N. Inv. 36251 (tav. vIII, 48) Bibliografia: Fiorentini 1990, p 31, tav. XX, 5.
Lucerna monolichne a vernice nera
Orlo orizzontale e appena inclinato verso l’interno;
basso serbatoio a pareti convesse e cannello centra- N. Inv. 36255 (tav. IX, 50)
le; corto beccuccio; base piana. Olpe semiverniciata
Orlo arrotondato; collo a profilo concavo indistinto
dal corpo piriforme; ansa a sezione circolare sormon-
tante; base piana.
verniciate per immersione l’ansa e la parte superio-
51
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale
stro, impostate orizzontalmente sotto l’orlo. Si con- N. Inv. 36341 (tav. X, 55)
serva una porzione con un’ansa. Coppa biansata
Banda di vernice bruna sulla parte superiore. Orlo indistinto dalla vasca a profilo convesso; anse
H 6; largh. max 14,5. cc. arancio con inclusi neri. a nastro impostate poco al di sotto dell’orlo. Si con-
serva una porzione con un’ansa.
H 9; diam. 16. cc. beige depurato e morbido. I.
N. Inv. 36254 (tav. IX, 53) nocciola rosato.
Coppa biansata
Orlo indistinto dalla vasca larga e poco profonda;
52
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale
N. Inv. 38166 (tav. X, 56) Per il tipo cfr. Siracusano 1996, tav. XLIII, 10,
Coppa biansata datato alla seconda metà del Iv sec. a. c.
Porzione della vasca emisferica con orlo indistinto;
ansa a nastro impostata all’altezza dell’orlo.
Banda color crema nella parte superiore. N. Inv. 36267 (tav. X, 59)
H 5,5; diam. 13 cc. beige rosato con minuti inclu- Coppetta biansata acroma
si neri. I. bianco. Orlo indistinto dalla vasca a pareti troncoconiche;
anse nastriformi impostate orizzontalmente all’al-
tezza dell’orlo; piccolo piede ad anello svasato.
N. Inv. 38207 (tav. X, 57)
Coppa biansata acroma
Orlo indistinto; vasca emisferica lievemente care-
53
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale
54
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale
N. Inv 36276 (tav. XII, 67) N. Inv. 36248 (tav. XII, 69)
Olpe acroma Lekythos ariballica miniaturistica acroma
Orlo appena estroflesso, indistinto dal collo a profi-
55
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale
Orlo inclinato; corpo lenticolare; ansa a nastro anse a nastro impostate tra collo e spalla.
impostata tra il collo e la spalla; base piana. H 22,2; diam. orlo 9,5. cc. arancio, fine, con
H 5. cc. nocciola, fine. I. beige. numerosi inclusi nerastri. I. beige. Piccole scheg-
Per il tipo cfr. Meola 1997, p. 91, tav. 173, 2, t. 126, giature sulla superficie.
datato alla metà del v sec. a. c. (var.). Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 29, tav. XvII, 1.
N. Inv. 36271 (tav. XII, 70) N. Inv. 36281 (tav. XII, 72)
Lekythos miniaturistica acroma Anforetta acroma
Si conserva il collo e porzione della spalla; orlo a Orlo svasato su tozzo collo cilindrico; corpo ovoi-
profilo concavo.
H cons. 5,5; diam. orlo 4. cc. rossiccio, fine.
Per il tipo cfr. tardo 1999, p. 173, n. 152, datato
alla seconda metà del vI sec. a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 30.
N. Inv. 36280 (tav. XII, 71) dale; anse a nastro impostate tra collo e spalla;
Anforetta acroma piede svasato.
Orlo ingrossato, sagomato alla base su corto collo H 20,5; diam. orlo non apprezzabile. cc. arancio,
cilindrico; corpo globulare; piede svasato; piccole granuloso. I. beige. Manca di un’ansa e di una por-
zione del collo.
Per il tipo cfr. Meola 1997, p. 324, tav. 111, t. 459,
datato intorno alla metà del v sec. a. c.
Bibliografia: Fiorentini 1990, p. 29, tav. XvIII, 2.
56
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale
57
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale
58
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione coloniale
N. Inv. 38187 (tav. Xv, 85) grosso frammento della parte superiore.
Olla Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.
Orlo svasato indistinto dalla pancia globulare; ansa
a nastro impostata tra orlo e spalla.
H 12. cc. rosso, granuloso, ricco di inclusi micacei N. Inv. 36331 (tav. Xv, 87)
Olla
Si conserva un frammento dell’orlo estroflesso
indistinto dal corpo globulare.
H 6,2. cc. arancio rosato con inclusi nerastri e
bianchi. I. rossastro. tracce di combustione all’e-
sterno.
59
Ceramica verniciata, semiverniciata e acroma di produzione locale / Materiale di diversa tipologia
N. Inv. 36261
Cinghialetto fittile
L’animale dalla testa affilata, terminante in un gru-
gno piuttosto appuntito, ha gli occhi accennati da
un lieve rigonfiamento; orecchie semicircolari ben
60
Materiale di diversa tipologia
N. Inv. 38006
Zufolo fittile
Parte di strumento musicale, conservante due fori.
Lungh. 6,4; diam. 19,5. cc. arancio, compatto,
misto a numerosi inclusi micacei.
tale strumento veniva usato non solo per pratiche
simposiache, ma anche per impartire ordini ai
61
Materiale di diversa tipologia
Bibliografia: Panvini 1989, p. 198; Fiorentini 1990, H 6; largh. base 3,5. cc. marrone, con inclusi nera-
p. 35, tav. XXIII, 2; Panvini 1998, p. 99. stri. I. beige.
Per il tipo cfr. l’esemplare precedente.
N. Inv. 36253
Peso da telaio N. Inv. 36283
Di forma troncopiramidale con basi quadrate e Stilo in osso
facce equivalenti e oblique; nella parte superiore, con parte terminale troncopiramidale.
foro passante per la sospensione. Lungh. 15. ricomposto alla punta.
N. Inv. 38303
Manico di colino bronzeo
attacco con apici laterali e parte terminale desinen-
te a testa d’anitra. Probabilmente pertinente ad un
colino.
62
Materiale di diversa tipologia
N. Inv. 36285
Cestino
a trama intessuta in fibre graminacee e rivestito di
pece all’interno. trattenuto all’imboccatura da un
bordo in legno di fico.
Il reperto, sottoposto al trattamento di restauro con-
63
Contenitori da trasporto
N. Inv. 36298 (tav. XvII, 97) N. Inv. 36299 (tav. XvII, 99)
Orlo arrotondato e collo rigonfio; corpo ovoidale Porzione della parte superiore dall’orlo arrotondato
rastremato in prossimità del puntale troncoconico fino alla spalla con un’ansa e l’attacco dell’altra.
cavo all’interno; spesse anse impostate tra collo e alla base del collo e sul dorso delle anse, linea di
spalla. colore rossastro; alla base del collo, cerchietto inciso.
64
Contenitori da trasporto
fino al piede.
H. 29; diam. non apprezzabile. cc. grigio scuro,
con inclusi nerastri. Priva di ingobbio.
rivestimento di pece all’interno.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dente.
N. Inv. 38144 (tav. XvIII, 103) H 10,5; diam. orlo 12. cc. nocciola, fine, con
Porzione della parte inferiore dalla pancia fino al inclusi nerastri, biancastri e micacei. rivestimento
di pece all’interno.
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dente.
65
Contenitori da trasporto
66
Contenitori da trasporto
l’altra.
alla base dell’orlo e sul dorso delle anse, linea di
colore rossastro.
H 19; diam. orlo 12. cc. rosso, fine. I. beige.
ricomposta ed integrata. rivestimento di pece
una porzione dell’orlo.
all’interno.
Profilatura in rosso, sotto l’orlo e lungo il dorso
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
dell’ansa.
dente.
H 13. cc. rosa, con vacuoli, inclusi bianchi, neri e
micacei. v. bruno rossastra. tracce di rivestimento
N. Inv. 36308 (tav. XX, 117)
di pece all’interno.
Parte superiore dall’orlo arrotondato fino alla spal-
Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
la. alla base dell’orlo e sul dorso dell’ansa, linea di
dente.
colore rossastro.
H 16; diam. orlo 13. cc. rosso, fine. I. beige.
ricomposta ed integrata; conserva solo un’ansa.
S. n. Inv. (tav. XIX, 114) rivestimento di pece all’interno.
Si conserva un frammento di ansa con l’attacco Per il tipo e la bibliografia cfr. l’esemplare prece-
67
Contenitori da trasporto
dente.
dente.
N. Inv. 38013 (tav. XX, 118)
Parte superiore dall’orlo arrotondato fino alla spal-
le. N. Inv. 38204 (tav. XX, 120)
alla base dell’orlo e sul dorso delle anse, linea di Piccola porzione del collo con orlo arrotondato.
colore rosso. alla base del collo, cerchietto inciso. alla base dell’orlo, linea di colore rosso.
H 16; diam. orlo 11,5. cc. nocciola, fine e con H 7,5; diam. orlo 12. cc. rosso, fine e con vacuoli.
68
Contenitori da trasporto
69
Contenitori da trasporto
70
Contenitori da trasporto
71
Contenitori da trasporto
72
Contenitori da trasporto
N. Inv. 36316
Anfora “à la brosse” attica
Si conserva solo una porzione della pancia.
H cons. 16. cc. arancio. v. nera diluita.
Per il tipo cfr. Johnston-Jones 1978, pp. 103-141;
albanese Procelli 1996, pp. 99 sgg. datato alla fine
73
Contenitori da trasporto
74
Contenitori da trasporto
75
Seconda parte
Il secondo relitto greco di Gela:
prime osservazioni
di Rosalba Panvini
79
Il secondo relitto greco di Gela: prime osservazioni
81
Il secondo relitto greco di Gela: prime osservazioni
Fig. 44. Stilo di legno. sospetto che i chicchi di grano sparsi sul fondo dello scafo potessero
far parte delle scorte di bordo e in tal caso, se la scoperta venisse
avvalorata da successivi ritrovamenti, si avrebbe un’ulteriore confer-
ma del fatto che a bordo fosse trasportato il grano per la produzione
delle focacce destinate all’equipaggio.
Il rinvenimento di uno stilo di legno (cat. N. Inv. 38751; fig. 44)
conferma la presenza a bordo di un mercante, così come riscontrato
sulla nave di età arcaica.
Passando all’esame dei reperti si segnala il recupero tra il materiale
di cambusa di olle globulari, di alcune brocche, di olpai acrome, di
lekanai acrome, nonché di diverse coppette biansate, talune con
superficie ad ingobbio. all’arredo di bordo possono essere riferite tre
lucerne, di una delle quali è stato recuperato il sostegno con piede ad
anello, confrontabile con tipi databili nel Iv sec. a. c.
Isolato rimane il frammento dell’ansa di un’anfora corinzia a,
mentre più numerosi sono i frammenti di anfore corinzie B, tipiche
82
Il secondo relitto greco di Gela: prime osservazioni
del v sec. a. c.
tra il materiale importato va segnalato il fondo di uno skyphos atti-
co a figure nere sul quale si intravedono i piedi e le gambe di due per-
sonaggi maschili facenti parte forse di una scena di komòs; il vaso, sul
cui piede è graffita l’iscrizione EmI XALY, è attribuibile al Gruppo
cHc del 490-480 a. c.(cat. N. Inv. 38700). Segnaliamo ancora, tra il
materiale d’importazione attica, un’olpetta a vernice nera (fig. 45),
sbeccata all’orlo e sulla pancia, rientrante tra i tipi genericamente data-
ti nel v sec. a. c. (cat. N. Inv. 38684), due frammenti dell’orlo di due
distinti crateri a vernice nera di tipo laconico (cat. NN. Invv. 38702,
38712), il fondo di uno skyphos attico a vernice nera confrontabile con
il tipo 257 dell’agorà di atene e databile al 450 a. c. (cat. N. Inv.
38695), il frammento di un cratere attico a figure rosse, pertinente al
tratto laterale del ventre del vaso, sul quale si riconosce il fianco di un
personaggio maschile ammantato, che potrebbe essere datato, per i
tratti stilistici, al 450 a. c. (N. Inv. 38731; fig. 46).
Senza dubbio il reperto più significativo rinvenuto su questo
secondo scafo è il magnifico cratere attico a colonnette a figure rosse,
del quale, al momento, è stata recuperata la porzione superiore con il
83
Il secondo relitto greco di Gela: prime osservazioni
collo, parte della spalla e del ventre. Della scena, delimitata in alto da
una fila di linguette e, ai lati, da una doppia fila di puntini di vernice
nera, si riconosce la figura di un giovane, ammantato, rappresentato
di profilo, con la chioma resa con densa pennellata dalla quale pende
sul collo una sbavatura di vernice diluita (cat. N. Inv. 38730; fig. 47).
I tratti stilistici ed il rendimento della pupilla permettono di asse-
gnare il cratere al decennio tra il 440-430 a.c. ed è probabile che esso
possa essere attribuito ad un manierista, forse al Pittore del Duomo o
ad un artista della sua cerchia.
Presentiamo come ritrovamenti del tutto particolari nel contesto dei
Fig. 48. Frammento di lekythos ariballica materiali sopradescritti il frammento della coppa a figure nere (cat. N.
a corpo baccellato.
Inv. 38700) databile al primo venticinquennio del v secolo, la lucerna
acroma (cat. N. Inv. 38740) che trova confronti con tipi comunemente
rinvenuti in contesti del Iv sec. a. c. a tale epoca si assegnano anche
il frammento di una lekythos a corpo baccellato a vernice nera (N. Inv.
38751; fig. 48) ed il frammento di un’olla acroma (cat. N. Inv.
38755), tipi che trovano stretti confronti con manufatti simili dei con-
testi di Lipari e di Monte Saraceno di ravanusa del Iv sec. a. c.
evidentemente la scoperta di tali materiali sul fondo dello scafo ha
lasciato sorpresi anche perché essi giacevano a contatto con le tavole
del fasciame ed è impossibile, allo stato attuale delle ricerche, che
possano essere riferiti ad infiltrazioni o depositi causati dal trascina-
mento delle correnti marine.
Si potrebbe pensare che gli oggetti di epoca arcaica, ormai larga-
mente in disuso, potessero far parte del corredo personale di qualche
componente dell’equipaggio, magari conservato come ricordo affetti-
vo.
Lasciano perplessi ancora il frammento della spalla della lekythos
ariballica a corpo baccellato (N. Inv. 38751), il beccuccio della lucer-
na a vernice nera (cat. N. Inv. 38771) e l’olla (cat. N. Inv. 38755) che,
come dicevamo, sono databili al Iv sec. a. c. è da prendere in consi-
derazione l’ipotesi che tali manufatti abbiano, invece, cominciato a
circolare già nel terzo venticinquennio del v sec. a. c. e, pertanto, l’e-
same del carico di bordo di questo secondo relitto potrebbe apportare
un contributo allo studio della circolazione dei tipi ceramici e della
persistenza di forme, che, anche forse solo per tradizione affettiva,
continuano a mantenersi in uso ancora in epoche lontane dal momento
in cui le stesse erano prodotte.
ci auguriamo quindi che la ripresa dello scavo possa fornire mag-
giori chiarimenti, confermando eventualmente le ipotesi avanzate o
aggiornando il quadro delle acquisizioni sulle importazioni e sulle
persistenze delle tipologie ceramiche dell’età greca.
84
Catalogo*
85
Ceramica attica
Sul corpo, scena di komòs, delimitata inferiormente N. Inv. 38684 (tav. XXvI, 151)
da una serie di bastoncelli entro duplice filettatura, Olpetta a vernice nera
con due figure, contrapposte, entrambe con calzari Orlo estroflesso; collo a profilo concavo, segnato
ai piedi: l’una, incedente verso destra ad ampie fal- da una sottile risega nel punto di attacco con il
cate, è probabilmente avvolta in un himation, di cui corpo globulare appiattito alla base; ansa a sezione
si intravede un lembo pendente, l’altra, forse alata, circolare sormontante, con profilo sinuoso, impo-
con i piedi uniti, rivolti verso il basso. stata tra l’orlo e il punto di massima espansione del
Interamente verniciati, l’interno, ad eccezione del corpo; bassissimo piede ad anello.
tondo centrale a risparmio con tre cerchielli con- H 9,5; diam. orlo 4; diam. piede 4,6. cc. arancio
centrici, e la parte superiore del piede, ad eccezione granuloso, con inclusi bianchi. I. nocciola. v. grigio
del bordo esterno e del fondo nel quale si legge scuro, lucente. ricomposta da più frammenti;
un’iscrizione graffita EmI KALY. scheggiata in superficie e sull’orlo.
H 7,8; diam. piede 12,3. cc. arancio, fine e depu-
rato. I. rosato. v. nera lucente.
Gruppo cHc.
Primo venticinquennio del v sec. a. c.
N. Inv. 38730
Cratere a colonnette a figure rosse
Si conserva una porzione lacunosa della parte supe-
riore dall’orlo alla spalla, oltre a tre frammenti non
87
Ceramica attica
Interamente verniciata.
H 5,1; lungh. 4,5; diam. ansa 1,3. cc. arancio, duro e
depurato, grigio chiaro a tratti. v. nera lucente.
Per il tipo cfr. Athenian Agorà XII, p. 268, n. 465,
pl. 21, datato al 440-430 a. c.
88
Ceramica laconica / di tipo ionico di produzione coloniale / di produzione coloniale
89
Ceramica di produzione coloniale
N. Inv. 38767 (tav. XXvII, 162) N. Inv. 38765 (tav. XXvIII, 166)
Coppa biansata acroma Coppa biansata
Si conserva una porzione della profonda vasca a Si conserva un’ansa a sezione circolare impostata
profilo convesso indistinta dall’orlo e un’ansa a all’altezza dell’orlo indistinto dalla vasca a profilo
nastro ingrossato impostata all’altezza dell’orlo. convesso.
Banda color crema nella parte superiore.
H 6,2. cc. arancio rosato, morbido, con minuti
inclusi neri. I. crema.
90
Ceramica di produzione coloniale
N. Inv. 38670 (tav. XXIX, 173) N. Inv. 38758 (tav. XXX, 175)
Brocchetta acroma Brocchetta acroma
Orlo estroflesso con attacco superiore dell’ansa a Orlo estroflesso; breve collo a profilo concavo;
spalla obliqua; corpo globulare; base piana.
H 6,2; diam. max 6,3. cc. nocciola giallino, granu-
loso, con inclusi neri. Lacunosa all’orlo e priva del-
l’ansa.
Per la forma cfr. Semeraro 1997, p. 257, n. 957, fig.
213, datato al v sec. a. c.
91
Ceramica di produzione coloniale
92
Ceramica di produzione coloniale / Contenitori da trasporto
93
Contenitori da trasporto
94
Materiale di diversa tipologia
N. Inv. 38751
Stilo di legno (ulivo?)
Lungh. 11. Scheggiato alla punta.
N. Inv. 38743
Anello in piombo
verga nastriforme a profilo obliquo.
H 1; diam. 2,5. Fuso. tracce di incrostazione.
N. Inv. 38713
Peso da telaio
Di forma troncopiramidale.
H 6,1; base 3,5 x 3,5. cc. arancio chiaro, poco
compatto, con minuti inclusi neri. Sbeccata l’estre-
mità superiore; depressione nella base.
Per il tipo cfr. valentino 1997, pp. 200, 205, figg.
1-2, n. 25, datato tra il vI e il v sec. a. c.
95
Il secondo relitto di Gela:
note di architettura navale
di Alessandra Benini*
97
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale
99
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale
101
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale
Fig. 55. Il primo madiere (M1). Si notano le fratture del fasciame e l’assenza della chiglia.
102
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale
Fig. 57. Il terzo madiere (M3). Particolare delle tavole inserite sotto il madiere e del torello distaccatosi dal resto del fasciame.
Fig. 58. Particolare della giunzione tra madiere e scalmo del ginocchio.
103
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale
104
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale
105
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale
106
Appendice
analisi dei reperti lignei
di Francesca Terranova
e Patrizia Lo Campo *
109
Analisi dei reperti lignei
111
Analisi dei reperti lignei
112
Analisi dei reperti lignei
IL SecONDO reLIttO
Le analisi condotte dal Laboratorio di Bioarcheologia del centro
restauro sui campioni di legno del secondo relitto hanno dimostrato
che la nave fu costruita adoperando differenti specie legnose. Il punto-
ne è in legno d’acero, trave, tenone e altri frammenti sono stati attri-
buiti al leccio, per il fasciame è stato utilizzato il legno di pino nero.
La nave, diretta verso il porto di Gela, trasportava anfore di varia tipo-
logia separate da rametti con funzione di imballaggio allo scopo di
evitare che i contenitori si rompessero durante il viaggio.
113
tavOLe
115
Tav. I
1 2
3 4
5 6
117
Tav. II
7 8
9 10
11 12
118
Tav. III
13 14
15 16
17 18
119
Tav. IV
19 20
21 22
23 24
120
Tav. V
25 26
27 28
29 30
121
Tav. VI
31 32
33 34
35 36
122
Tav. VII
37 38
39 40
41 42
123
Tav. VIII
43 44
45 46
47 48
124
Tav. IX
49 50
51 52
53 54
125
Tav. X
55 56
57 58
59 60
126
Tav. XI
61 62
63 64
65 66
127
Tav. XII
67 68
69 70
71 72
128
Tav. XIII
73 74
75 76
77 78
129
Tav. XIV
79 80
81 82
83 84
130
Tav. XV
85 86
87 88
89 90
131
Tav. XVI
91 92
93 94
95 96
132
Tav. XVII
97 98
99 100
101 102
133
Tav. XVIII
103 104
105 106
107 108
134
Tav. XIX
109 110
111 112
113 114
135
Tav. XX
115 116
117 118
119 120
136
Tav. XXI
121 122
123 124
125 126
137
Tav. XXII
127 128
129 130
131 132
138
Tav. XXIII
133 134
135 136
137 138
139
Tav. XXIV
139 140
141 142
143 144
140
Tav. XXV
145 146
147 148
149 150
141
Tav. XXVI
151 152
153 154
155 156
142
Tav. XXVII
157 158
159 160
161 162
143
Tav. XXVIII
163 164
165 166
167 168
144
Tav. XXIX
169 170
171 172
173 174
145
Tav. XXX
175 176
177 178
179 180
146
Tav. XXXI
181 182
183 184
185 186
147
Tav. XXXII
187 188
189 190
191 192
148
Tav. XXXIII
193
149
Tav. XXXIV
150
Tav. XXXV
Pianta di dettaglio dell’area interessata dallo scavo in seguito alla pulizia del pietrame
151
Tav. XXXVI
152
Tav. XXXVII
I madieri
153
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162
INDICE
INDICE
Prima parte
La nave greca arcaica di Gela di Rosalba Panvini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 15
Catalogo a cura di Rosalba Panvini e Lavinia Sole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 37
Seconda parte
Il secondo relitto greco di Gela: prime osservazioni di Rosalba Panvini . . . . . » 79
Catalogo a cura di Rosalba Panvini e Lavinia Sole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 85
Il secondo relitto di Gela: note di architettura navale di Alessandra Benini . . » 97
Appendice
Analisi dei reperti lignei di Francesca Terranova e Patrizia Lo Campo . . . . . . . » 109
Tavole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 115
Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 155
Finito di stampare
nel mese di aprile 2001
dalla Lussografica
di Caltanissetta
per conto della
Salvatore Sciascia Editore