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numero 1 - 2022
C ol l a n a d i s t u d i
Direzione e redazione
Massimo Nafissi
Università degli Studi di Perugia
Alberto Calderini
Dipartimento di Lettere – lingue, letterature e civiltà antiche e moderne
Riccardo Massarelli
www.ariodante.unipg.it
EQO ‹ DUENOSIO
Studi offerti a
Luciano Agostiniani
a cura di
Alberto Calderini, Riccardo Massarelli
ISBN 978-88-9426-979-6
www.ariodante.unipg.it/ariodante001.pdf
copertina:
calice in bucchero etrusco con decorazione a pantere, VI sec. a.C.
Courtesy of Royal-Athena Galleries, 153 East 57th Street, New York
(www.royalathena.com)
i curatori ringraziano il Direttore Mr. Rick Novakovich
Indice
1. Ignasi-Xavier Adiego
Osservazioni sul teonimo osco líganakdíkeí della Tavola di
Agnone ………………………………………………………… 13
2. Petra Amann
La menzione di bambini nelle iscrizioni etrusche ……………… 21
4. Valentina Belfiore
Fenomeni protosillabici in etrusco: la vocale protetica e il nome
degli Etruschi …………………………………………………… 49
5. Vincenzo Bellelli
Contributo all'interpretazione di CIE 6673 (Veio) e CIE 10017
(Tarquinia), ovvero del significato di aχapri e zinace in etrusco … 69
6. Enrico Benelli
Antroponimi etruschi in -s. Lo stato dell’evidenza e problemi
connessi ………………………………………………………… 99
7. Guido Borghi
Toponomastica preistorica non reto-tirrenica in Etruria ……… 125
Q
Saluetod Duene
al ricco e vario bagaglio di conoscenze, alla piena padronanza del quadro sto-
rico-archeologico, alla rara sensibilità nei confronti del tessuto dei riferimenti
semiotici e pragmatici sotteso all’analisi ermeneutica dei testi epigrafici, e ad
una cospicua dose di personale ingegno ed acribia, che in lui si fondono con
un’inossidabile sistematicità. Vi abbina un’elegante prosa scientifica, tanto
raffinata quanto efficace, che rende i suoi scritti autentici pezzi di bravura
retorica, piacevoli da rileggere ed apprezzare anche solo sotto questo profilo
(per riproporre un’eloquente considerazione di Domenico Silvestri dell’epoca
della preparazione dei suoi Scritti Scelti). Ai meriti sul profilo dell’apporto
scientifico si sommano quelli meno noti ma altrettanto significativi legati
all’insegnamento, nel quale ha riversato ed amalgamato l’estremo rigore del-
lo studioso ed una dedizione autentica. Da allievi ci sta a cuore esprimergli
gratitudine per le conoscenze, l’impostazione metodologica, la visione e la
passione che ci ha trasmesso a partire dagli illuminanti corsi perugini; che
negli anni ha dedicato alla linguistica storica indoeuropea, con approfondi-
menti monografici di volta in volta tarati sui vari rami, alla linguistica etru-
sca, ma anche alla linguistica generale, con seminari su plurimi aspetti del
complesso delle problematiche sul linguaggio, e perfino sulla creolistica
(grazie ai quali sapremmo ancor oggi cavarcela in Guadalupa!). Altrettanto
gli dobbiamo per il clima di amicizia, collaborazione e costante incoraggia-
mento, per averci guidati nello studio, affiancati nelle indagini, ed anche di-
rettamente istruiti nell’approccio alle testimonianze epigrafiche con frequenti
gustosi sopralluoghi autoptici in musei, magazzini e campagne. E soprattut-
to ne lodiamo la generosità, la disponibilità, la sensibilità, la gratuità, che ri-
velano del lato più umano, ben noto agli Amici e Colleghi intervenuti a fe-
steggiarlo e a rivolgergli il saluto davvero più appropriato:
K
Ringraziamenti
Siamo riconoscenti a Guido Borghi, Giulio Giannecchini, Maria Pia Mar-
chese, Francesca Murano, Sergio Neri e Diego Poli per l’aiuto nei vari aspet-
ti dell’organizzazione. A tutti i Contributori rivolgiamo un sincero ringra-
ziamento per il rilievo degli studi offerti, per l’impegno amichevolmente
profuso ed anche per la pazienza rispetto al prolungarsi del lavoro editoria-
le. Tra loro, ci è caro dedicare un pensiero agli scomparsi Romano Lazzeroni
e Mario Torelli, amara perdita.
A.C., R.M.
Perugia, 20 maggio 2022
Nella pagina precedente:
Luciano Agostiniani durante un esame autoptico di iscrizioni etrusche ed umbre;
Perugia, Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, 2008.
Tamera, sopra e sottoterra
H
Giovanna Bagnasco Gi anni
1. Tamera
In appendice al suo fondamentale lavoro su tamera, in cui metteva un
punto fermo sul sistema numerale etrusco, Luciano Agostiniani richia-
mava con forza lo studio di Adriana Emiliozzi, uscito mentre il suo era in
bozze1. Evidenza delle piante tombali alla mano, tale studio non faceva
che confermare la tesi di L. Agostiniani relativa al senso del raddoppiarsi
e del quadruplicarsi della camera funeraria, ricavato invece dal dato lin-
guistico. Una proficua dialettica fra studiosi impegnati su serie testimo-
niali differenti che si poneva come vitale e produttiva ai fini dell’ermeneusi
del lessico etrusco e del suo contorno culturale.
Mi è sembrato perciò opportuno rendere omaggio all’insigne Studio-
so, capace di illuminare il cammino dei nostri studi etruscologici, ritor-
nando proprio su tamera. Spero così che il mio contributo possa apportare
qualche minore osservazione a margine del significato di questo lemma
nella cultura etrusca, ancorché ormai consolidato e condiviso.
3 Cfr. Belfiore 2015, per una recente rassegna degli studi sul lemma tamera, anche
nel quadro del confronto con šuθi, muni (ivi, §33 e §37), in quanto termini che, pur
indicando spazi funerari, potrebbero “rappresentare, oltre a connotazioni diverse,
anche registri diversi (ufficiale vs. privato)” (ivi, §42). Su muni-, cfr. particolar-
mente la trattazione di G.M. Facchetti (2000, pp. 23-26). In merito ai rapporti di
tamera con šuθi si sono espressi tra gli altri: Morandi 1998, pp. 126, 146; D.H.
Steinbauer (1999, pp. 472-473), che propone una differenza riscontrabile fra šuθi,
in quanto Grab(stelle), e tamera, in quanto Grab(kammer).
4 Cfr. Colonna 2015, pp. 63-64; Belfiore 2016, p. 111. Per i dettagli morfologici, cfr.
due volumi dedicati alle lamine recentemente editi (Lamine ScAnt 2015; Lamine
SEL 2016), in particolare per il testo fenicio e le sue sezioni, cfr. Xella 2016, pp. 63-
64; Zamora 2016, pp. 70-78.
6 Cfr. Colonna 2010, pp. 277-286.
mine tāw, che con riferimento alla forma dell'omonima lettera alfabetica
significa anche ‘croce’ che, secondo Dolabella (Gromatici Veteres, I, p. 303,
22 ss. Lachmann) gli aruspici disegnavano dinanzi ai templi”8.
G. Garbini basava la sua tesi sulla lettura delle ultime righe della lamina
A di Pyrgi proposta da G. Pugliese Carratelli9, interpretate come allusive al
rituale dell’inauguratio che comportava l’apposizione di stellae o cruces (croci)
di fronte al tempio da parte dei sacerdoti, ai fini di marcarne l’orientamento:
la formula fenicia avrebbe così potuto richiamare un rituale etrusco10.
Va tuttavia annotato che le ultime tre righe della lamina si trovano in
un contesto diverso da quello in cui sono tamera e TW. A ciò si aggiungo-
no le osservazioni di G. Colonna che negli ultimi suoi contributi, ripren-
dendo intuizioni di autori precedenti11, sostiene come il riferimento alle
‘stelle’ possa in realtà meglio adattarsi alle bullae infisse su uno degli sti-
piti della porta del tempio e indicare il rituale dei clavi annales12.
J.A. Zamora e M.G. Amadasi Guzzo13 hanno recentemente avanzato la
possibilità di leggere BNTW come parola unica, con BNT da intendere qua-
le prima persona della coniugazione del verbo BN e -W come forma pro-
nominale dell’oggetto a esso aggiunto, maschile e singolare, da tradurre ‘io
lo ho costruito’. Tuttavia, come più sopra ricordato, riferimenti simili a date
specifiche sia nel testo fenicio sia etrusco orientano verso una stretta corri-
spondenza fra le strutture degli stessi due testi, per cui TW potrebbe ancora
essere letto come termine separato14. È dunque ancora possibile seguire
quanto a suo tempo affermato da G. Colonna a proposito della corrispon-
denza fra TW e tamera, quali termini indicanti le unità costruite più piccole
all’interno del santuario di Pyrgi15, talché sia tamera, in etrusco, sia TW, in
fenicio, potrebbero essere riferiti a spazi costruiti16.
8 Cfr. Garbini 1970, pp. 5-6; interpretazione abbandonata tuttavia più recentemen-
te dallo stesso Studioso che traduce il termine semplicemente con ‘cella’, cfr.
Garbini 2016, p. 23.
9 Cfr. Pugliese Carratelli 1965, p. 305.
10 Sul rituale etrusco dell’inauguratio: Torelli 1966, p. 303 (già supposto nel caso di
Pyrgi per le tre ultime righe del testo della lamina etrusca A); Prosdocimi 1991,
pp. 37-43; Cherici 2006, pp. 24-25; Colonna 2016, p. 160.
11 Confluiti e discussi in: Durante 1965, pp. 309-314.
14 Sono grata a M.G. Amadasi Guzzo per avermi dato la possibilità di leggere il suo
testo e di discutere questo specifico tema con la sua consueta grande liberalità.
15 Da ultimo: Colonna 2016, p. 64 (con riferimento ai suoi precedenti contributi, in
particolare: Colonna 1992, p. 211; Colonna 2002, p. 298 e nt. 187). Secondo lo Stu-
42 G. Bagnasco Gianni
dioso (1992, pp. 215-216), la sequenza della costruzione permette di far escludere
che TW fosse costruito dopo ’ŠR QDŠ. L’altra possibilità potrebbe essere stata che
TW si trovasse al di fuori di ’ŠR QDŠ, ma questo sarebbe impossibile all’interno
del santuario pyrgense: l’unica altra area costruita riferibile a una donazione a-
vrebbe potuto essere solo l’area C, inestricabilmente connessa alla fondazione del
tempio B e a esso connaturata.
16 Cfr. Xella 2016, p. 50.
con le strutture alpha e beta orientate in maniera diversa rispetto al tempio (Ba-
gnasco, Bortolotto, Magli 2013, § 2-3), così pure a Veio al santuario di Portonaccio
(Colonna 2001) e a Orvieto nei santuari del Belvedere (Stopponi 1985) e Campo
della Fiera (Stopponi 2012). Per una recente disamina dei diversi orientamenti
delle strutture templari etrusche, cfr. Pernigotti 2019.
18 Cfr. Torelli 2005; Marzullo 2017, pp. 201-202.
19 Cfr. Torelli, Fiorini 2008; Colivicchi 2014, pp. 57-64; Colivicchi, Gregori, Lanza
2016, pp. 378-389. Per un confronto con la situazione a Roma: Marcattili 2006, pp.
644-648.
G. Bagnasco Gianni 43
22 Cfr. Campus 2015, p. 217; Amadasi Guzzo 2016, in partic. pp. 7-8. Per il quadro
storico che avrebbe nel clero “il principale responsabile della versione fenicia
della dedica di Pyrgi”, ma in un contesto prettamente etrusco e senza aperture
del santuario in senso emporico, cfr. Colonna 2010, pp. 281-283.
23 Sul tema della percezione dei luoghi di culto in ambito fenicio-punico, cfr.
25 Cfr. Bagnasco Gianni 2008. A seguito delle indagini condotte per il progetto
Riferimenti bibliografici
Agostiniani L. 1997, Sul valore semantico delle formule etrusche tamera ze-
larvenas e tamera sarvenas, in Studi linguistici offerti a Gabriella Giaco-
melli dagli amici e dagli allievi, a cura di A. Catagnoti, Padova, Unipress,
pp. 1-18.
Amadasi Guzzo M.G. 2016, Sull’ambientazione della lamina fenicia di Pyrgi,
in Lamine SEL 2016, pp. 5-19.
his
gemmis
luminosis
Magistro
Florentino
confectum et caelatum
est donum tam multa antiquitatum
et priscorum idiomatum e nebulis eripientibus.
sapientiam nec non liberalitatem grati et perlaeti mirantes
Eruditorum atque Amicorum consessum laudant curatores.