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ORIENTALIA CHRISTIANA ANALECTA

299

COLOFONI ARMENI A CONFRONTO


LE SOTTOSCRIZIONI DEI MANOSCRITTI IN AMBITO
ARMENO E NELLE ALTRE TRADIZIONI SCRITTORIE
DEL MONDO MEDITERRANEO

Atti del colloquio internazionale


Bologna, 12-13 ottobre 2012
E X T R A C T A
a cura di
Anna Sirinian, Paola Buzi, Gaga Shurgaia

PONTIFICIO ISTITUTO ORIENTALE


PIAZZA S. MARIA MAGGIORE, 7
I-00185 ROMA
2016
ORIENTALIA CHRISTIANA ANALECTA

EDITOR
Edward G. Farrugia, S.J.

EDITORIAL BOARD
Giuseppe Conticello, Bert Groen,
Christian Hannick, Gianpaolo Rigotti

WITH
the Professors of the Pontifical Oriental Institute

MANAGING EDITOR
Jarosław Dziewicki

All correspondence concerning manuscripts should be addressed to the Editor;


all other correspondence to the Managing Editor.
© 2016 Pontificio Istituto Orientale, Roma.
All rights reserved.

ISSN 1590-7449
ISBN 978-88-7210-393-7

ALMA MATER STUDIORUM


UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
DIPARTIMENTO DI STORIA CULTURE CIVILTÀ

Dipartimento di Storia Culture Religioni

Congregazione
ASSOCIATION INTERNATIONALE per le Chiese Orientali
DES ÉTUDES ARMÉNIENNES
ՀԱՅԿԱԿԱՆ ՈՒՍՈՒՄՆԵՐՈՒ Pontificio Consiglio
ՄԻՋԱԶԳԱՅԻՆ ԸՆԿԵՐԱԿՑՈՒԹԻՒՆ
per la Promozione
dell’Unità dei Cristiani

Finito di stampare nel mese di dicembre 2016


dalla Tipolitografia 2000 s.a.s. di De Magistris R. & C.
00046 Grottaferrata (Roma); via Trento, 46
tel.-fax 06.9412460
SOMMARIO
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
Programma del colloquio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
Armeniaca
ANNA SIRINIAN, Caratteristiche dei colofoni armeni e un gruppo in partico-
lare: i colofoni della critica alle autorità politiche e religiose . . . . . . . . . 13
KHACHIK HARUTYUNYAN, Gli antroponimi nei colofoni armeni: gruppi seman-
tici e nuovi nomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
THEO MAARTEN VAN LINT, Armenian Colophons in Verse, 1641-1660 . . . . . . . 73
MARCO BAIS, Notizie sulla tassazione mongola nei colofoni armeni . . . . . . . 85
ALESSANDRO ORENGO, Scrittori armeni di periferia: il caso di Livorno . . . . . . 99
Georgica
GAGA SHURGAIA, Colophon e archeologia del codice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113
KETEVAN ASATIANI, Different types of Georgian colophons in the Georgian
and Armenian manuscripts at Tbilisi National Centre of Manuscripts . . 193
Coptica
PAOLA BUZI, Titoli e colofoni: riflessioni sugli elementi paratestuali dei ma-
noscritti copti saidici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 203
PHILIPPE LUISIER, S.J., Les colophons des manuscrits bohairiques conservés
à la Bibliothèque Vaticane. Notes de lecture . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 219
Aethiopica
ALESSANDRO BAUSI, I colofoni e le sottoscrizioni dei manoscritti etiopici . . . 233
Syriaca
EMIDIO VERGANI, Colofoni siriaci della Biblioteca Ambrosiana. Scritte e an-
notazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 261
Arabica
ARIANNA D’OTTONE, Il colofone nei manoscritti arabo-islamici. Alcune note 297
Hebraica
MAURO PERANI, I colofoni dei manoscritti ebraici: tipologia, formule e carat-
teri specifici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 347
Iranica
ANGELO MICHELE PIEMONTESE, La geometria scrittoria in colophon di codici
persiani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 383
Turcica
JAN SCHMIDT, Colophons in Islamic Ottoman Manuscripts . . . . . . . . . . . . . 407

I. Indice biblico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 418


II. Indice dei manoscritti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 419
III. Indice dei nomi e delle cose . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 425
ASSOCIATION INTERNATIONALE DES ÉTUDES ARMÉNIENNES
ՀԱՅԿԱԿԱՆ ՈՒՍՈՒՄՆԵՐՈՒ ՄԻՋԱԶԳԱՅԻՆ ԸՆԿԵՐԱԿՑՈՒԹԻՒՆ

Workshop
Le sottoscrizioni dei manoscritti in ambito armeno
e nelle altre tradizioni scrittorie del mondo mediterraneo
Bologna, 12 e 13 ottobre 2012
¯¯¯

GAGA SHURGAIA

COLOPHON E ARCHEOLOGIA DEL CODICE*

A Mzekala Šani¯e

Il presente intervento affronta la vexata quaestio della definizione del


colophon e della sua valenza codicologica, particolarmente attuale nello
studio dei manoscritti miscellanei sia reali sia fittizi. Sulla base degli esiti
di tale problematica viene poi valutata l’importanza che un colophon ha
avuto nella definizione del genere mravaltavi — caratteristico esclusiva-
mente per la letteratura medievale georgiana — e vengono esaminati, in-
fine, i colophon dei più antichi Mravaltavi e del codice S-1141 in rapporto
con la struttura dei manoscritti stessi.

I. Il colophon: concetto e definizione


Il termine “colophon” o “colofone” è notoriamente qualificato come
«Formula finale in cui lo SCRIBA fornisce alcune indicazioni che lo riguarda-
no, ad esempio il proprio nome, il luogo e/o la data della COPIA, il nome del
COMMITTENTE o del DESTINATARIO...»1. In georgiano antico, che dispone di una
nutrita e precisa terminologia paleografica e codicologica2, a tale concetto
corrisponde la voce ander¯i, derivata dal persiano andarz con l’accezione

* Nel presente contributo l’uso di caratteri diversi da quelli latini è limitato alle sole cita-
zioni dei brani più estesi, tipograficamente evidenziati, nonché alla casistica in cui ciò è indi-
spensabile per un’analisi di carattere paleografico o cronologico. Le citazioni bibliche nei testi
citati in lingua originale e nella traduzione italiana vengono racchiuse fra virgolette doppie
basse («») o alte (“”) solo quando si tratta di citazioni ad litteram dalla traduzione georgiana
della Bibbia, negli altri casi sono riportate in corsivo. Le indicazioni attinenti alle citazioni
bibliche rispettano la suddivisione dei libri e dei versetti della Bibbia ebraica, adottata dalla
Bibbia di Gerusalemme, ad eccezione della numerazione dei salmi che invece è conforme
alla Septuaginta. Ringrazio, infine, il Centro Nazionale dei Manoscritti di Georgia «K’orneli
K’ek’eli¯e» (Tbilisi), nella persona del suo direttore, prof. Zaal Abashidze, e il Dipartimento
dei Manoscritti del Museo Storico di Stato di Kutaisi «Nik’o Ber¯enišvili», nella persona del
suo direttore, dott.ssa Tsitsino Mumladze, per la gentile concessione della pubblicazione delle
immagini dei manoscritti, nonché la collega ed amica, Eka Dughashvili, per aver controllato
in loco alcuni dati.
1 M. MANIACI, Terminologia del libro manoscritto, Roma: Istituto centrale per la patologia

del libro, 1996 (Addenda, 3), p. 227.


2 ¾AVAXIŠVILI, Txzulebani, 9, pp. 37-154; SURGULA¯E, T’erminebi.

Colofoni armeni a confronto


OCA 299, Roma 2016, pp. 113-191
114 GAGA SHURGAIA

di “advice, injunction, testament” in mediopersiano3 e di “a testament, last


will, precept, admonition, counsel, advice” in neopersiano4. La voce geor-
giana alla lettera significa “testamento”5, inteso, cioè, come «Atto scritto
con il quale una persona dispone delle proprie sostanze, in tutto o in parte,
per il tempo susseguente alla sua morte»6.
La storia della lingua letteraria georgiana testimonia, nondimeno, del
restringimento del campo semantico subìto dal vocabolo in questione dalla
tarda antichità fino ad oggi; campo semantico che andava da “alleanza” a
“testamento” al solo “testamento”. Così, mentre nelle traduzioni antiche
della Bibblia — e. g. Ger 11:2; Eb 9:17 — esso traduceva il sostantivo gre-
co “διαθήκη”, nei testi più antichi georgiani non derivanti da traduzioni7
iniziava a designare il concetto che nel Dizionario georgiano, compilato
tra il 1685 e il 1706/78, Sulxan-Saba Orbeliani (1658-1725) definiva come
mok’vdavtagan darigeba9, ossia “disposizione dei mortali”; accezione con-
servata nella lingua letteraria moderna, in cui la voce indica esclusivamen-
te «disposizione del defunto espressa oralmente o per iscritto, mentre era
ancora in vita, da essere compiuta dopo la sua morte; o il documento scrit-
to che contiene una tale disposizione»10.
3 S. v. handarz, in D. N. MACKENZIE, A concise Pahlavi dictionary, London: Oxford Uni-

versity Press, 1986, p. 41. Cfr. s. v. ’ndrz, in D. DURKIN-MEISTERERNST, Dictionary of Manichae-


an Middle Persian and Parthian, Turnhout: Brepols, 2004 (Corpus fontium Manichaeorum.
Dictionary of Manichaean texts, 3. Texts from Central Asia and China, 1), p. 46. Ringrazio i
colleghi ed amici Daniela Meneghini e Mauro Maggi per l’aiuto e le spiegazioni fornitimi qui
e in seguito nella comprensione dei materiali persiani e iranici.
4 F. J. STEINGASS, A comprehensive Persian-English dictionary, London: Routledge, 1988,

pp. 108-109.
5 ABULA¯E, Leksik’oni, p. 6. La voce persiana passa in armeno come andarj “testamento”

(e. g. H. HÜBSCHMANN, Armenische Grammatik, 1, Armenische Etymologie, Hildesheim: Georg


Olms Verlagsbuchhandlung, 1962, pp. 98-99), ma per assonanza crea un interessante legame
con l’omonima voce andarj “donde non si può tornare indietro”, “esilio perpetuo”, “che non
si converte”, “inemendabile”, “ostinato”, “irrevocabile” (CIAKCIAK, Dizionario, p. 83), significati
che fanno derivare chiaramente il sostantivo dal verbo danal “tornare”, “far ritorno”, “ritor-
nare”, preceduto dalla particela privativa an-. Con la vocalizzazione e la voce risulta invece
presente solo nella parola composta anderjapet “giudice testamentario” (Ibid.).
6 E.g. G. DEVOTO, G. C. OLI, Il dizionario della lingua italiana, Firenze: Le Monnier, 1990,

p. 1975.
7 Per le attestazioni si veda Simponia-leksik’oni, 1, p. 26.
8 E. MET’REVELI, Sulxan-Saba Orbelianis leksik’onis u¯velesi avt’ograpi [Il più antico te-

stimone autografo del Dizionario di Sulxan-Saba Orbeliani], in «Ak’ad. S. ¾anašias saxelobis


Sakartvelos saxelmc’ipo muzeumis Moambe [Messaggero del Museo Statale di Georgia “Si-
mon ¾anašia”]» 19-B (1956), pp. 11-40: 39.
9 S.-S. ORBELIANI, Leksik’oni kartuli [Dizionario georgiano], avt’ograpiuli nusxebis mi-

xedvit moamzada, gamok’vleva da ganmart’ebata leksik’is sa¯ieblebi daurto IL. ABULA¯EM [pre-
parato per la stampa secondo gli autografi, saggio introduttivo e indici delle spiegazioni di
IL. ABULA¯E], 1, Tbilisi: Merani, 1991, p. 56.
10 Kartuli enis ganmart’ebiti leksik’oni [Dizionario della lingua georgiana], A. ÇIKOBAVAS saer-
COLOPHON E ARCHEOLOGIA DEL CODICE 115

Il nucleo di siffatto campo semantico da “testamento” ad “alleanza” è


costituito dal concetto di tramandare notizia alle generazioni a venire. Credo
che, partendo proprio da questo significato di fondo, la parola ben presto si
sia cristallizzata, quale specifico termine codicologico, la cui essenza Ivane
¾avaxišvili (1876-1940) nella sua Paleografia georgiana del 1926 descriveva
nel modo seguente:

Quando la preparazione del manoscritto era giunta a termine, lo scrivente —


autore, scriba o copista — lasciava al lettore notizie scritte a proposito della
sua opera e del [suo] lavoro, della sua personalità o delle circostanze legate al
processo della sua attività. Una simile nota si chiamava ander¯i e, solitamente,
era collocata alla fine del libro [manoscritto], ma a volte veniva scritta anche in
mezzo. Ancora, il committente a volte e il copista successivo sempre apponeva-
no il proprio ander¯i a quello dell’antigrafo. Così, grazie a questa circostanza,
negli ander¯i a volte è narrata l’intera storia del libro [manoscritto] e dunque, sia
per il paleografo sia per il filologo o lo storico, le notizie contenute negli ander¯i
rivestono una grande importanza e meritano di essere vagliate con la dovuta
cura. Il valore esclusivo di questi ander¯i non era sfuggito agli antichi che li
trattavano con l’opportuna devozione. In un manoscritto del 1047 [K 19, datato
al 1047, f. 551r — G. S.] si asserisce: «Chiunque voglia conoscere le circostanze
di questi libri, legga l’ander¯i sopra e le apprenda da lì»11.

Recentemente, Sebastian Brock ha dato una definizione simile all’es-


senza e alla funzione del colophon in ambito siriaco, sostenendo:

Syriac manuscripts of all ages are very often provided by the scribe with an end
note, or colophon, which may give all sorts of kind of valuable information.
Where the scribe gives the date on which the manuscript was completed, he may
also give the exact day of the month and day of the week; sometimes he may
even, for good measure, indicate the precise time of day. Especially from the
Middle Ages onwards another form of dating is often also provided, by stating
the names of the contemporary patriarch and local bishop; some East Syriac
scribes had the delightful habit of referring to their bishop as a “corporeal cher-
ub, a bodily Seraph, and an angel in the flesh”!
Often the scribe will inform us where the manuscript was written, sometimes
even specifying the church in whose buildings he is working. Since most manu-
scripts were commissioned, he may mention who has done this, perhaps adding
for what purpose: this will usually be, to give to a particular person or church.
His own name will also frequently feature, usually accompanied by self-
deprecating epithets and requests for prayers for himself and his family. In later

to redakciit [sotto la direzione generale di A. ÇIKOBAVA], 1, Tbilisi: Sakartvelos SSR mecniere-


bata ak’ademiis gamomcemloba, 1950, coll. 497-498.
11 ¾AVAXIŠVILI, Txzulebani, 9, pp. 81-82; Kronik’ebi, 1, p. 192; [Kutaisis saxelmc’ipo ist’oriuli

muzeumis] xelnac’erta aγc’eriloba, p. 94.


La versione integrale di questo articolo è disponibile
in versione cartacea presso

Edizioni Orientalia Christiana

www.orientaliachristiana.it

Pontificio Istituto Orientale


Piazza S. Maria Maggiore, 7
00185 Roma
180 GAGA SHURGAIA

dice; la seconda, in greco maiuscolo, di cui non resta che una traccia, do-
vrebbe risalire ad un’epoca vicina; la terza, in armeno minuscolo su alcuni
quaternioni, è successiva; sono ancor più tardive la quarta, in mxedruli,
e la quinta, in numeri romani, risalente al XIX secolo. I fogli presentano
una numerazione-foliazione del XX secolo. I dati paleografici e linguistici
dimostrano una collaborazione di tre copisti: il primo verga i ff. 1v-126r
in asomtravruli e i ff. 215v-248r, 285v in nusxuri, il secondo i ff. 126v-215r
e 248v-256r in nusxuri, mentre il terzo i ff. 256v-285r e 286r-v sempre in
nusxuri; dati confermati dal colophon del redattore-copista Ioane-Bera.
Senza considerare le numerose glosse, funzionali a richiamare l’atten-
zione del lettore a lemmi e concetti ricorrenti nei testi, le numerose anno-
tazioni presenti nel codice possono essere divise in sei gruppi per conte-
nuto. Il primo include le consuete richieste di preghiera e intercessioni:
per Ioane-Bera, per il traduttore Daçi, per l’eristavt-eristavi K’wrik’e, per
i possessori del codice. Le note appartenenti al secondo gruppo narrano
della commitenza e della cura per il codice: il lavoro di copia del secondo
copista sovvenzionato da Ioane-Bera e la terza rilegatura del codice finan-
ziata dall’eristavt-eristavi K’wrik’e. Il terzo gruppo di annotazioni “filologi-
che” offre informazioni sulle opere contenute e illustra la logica della com-
posizione del codice: sulla lingua dell’originale della traduzione georgiana
dei Commentarii in psalmos di Teodoreto di Cirro e sulla personalità del
traduttore, sull’antigrafo della traduzione georgiana del De opificio homi-
nis di Gregorio di Nissa, sulla storia del ritrovamento della Conversione
della Kartli, sulla realizzazione del manoscritto, o delle sue singole parti.
Il quarto gruppo attesta il possesso del codice da parte di diverse persone
nel tempo: gli arcipreti Aleksi e Dimit’ri, il vescovo Evdemoz e un anoni-
mo. Il quinto consta di annotazioni di coloro che esaminarono il codice, a
volte segnalandone lacune. Al sesto appartengono note avventizie. Diverse
di queste annotazioni lasciano intendere che le varie opere furono copia-
te nella miscellanea da codici singoli, con una finalità ben precisa, il che
qualifica la miscellanea come reale e non fittizia, come dimostra anche la
struttura del codice: i testi risultano copiati senza soluzione di continuità
in quanto mancano snodi, ossia inizi di nuovi testi in concomitanza con
inizio di fascicolo.
La Conversione della Kartli — l’unica opera georgiana nella miscellanea
non derivante da traduzione — è il nucleo centrale, attorno al quale sono
collocati i testi, tradotti da varie lingue. La sua importanza è sottolineata a
livello sia grafico che di contenuto: il titolo vergato in cinabro e in caratteri
asomtavruli di imponenti dimensioni che occupano una intera riga, mentre
una apposita annotazione, sempre in cinabro, narra del suo ritrovamento.
Si potrebbe ipotizzare che Ioane-Bera disponesse di un antigrafo con-
tenente, sotto forma di unità di circolazione, uno dei testimoni della pro-
COLOPHON E ARCHEOLOGIA DEL CODICE 181

toredazione della Conversione della Kartli, che già includeva le due unità
di produzione Cronaca e Vita di santa Nino. Egli confezionò questo testo
fondamentale per la storia della Kartli come una nuova unità di produ-
zione, in cui offrì al lettore i testi funzionali alla comprensione della com-
plessa simbologia profusa nella Conversione. Quanto alle opere, non legate
direttamente alla Conversione, Ioane-Bera si servì di una raccolta di testi
più o meno canonizzata di contenuto scientifico, le quali in area greca
e georgiana probabilmente già esistevano come una specie di crestoma-
zia. L’ipotesi sulla presenza di una simile crestomazia in ambito georgiano
mi sembra convincente in base alla presenza dei frammenti dei commenti
all’Ars grammatica di Dionisio Trace e del Chronicon di Ippolito alla fine del
trattato De mensuris et ponderibus di Epifanio di Cipro. La Vita di Giacomo
da Nisibi fu aggiunta alla miscellanea di Šat’berdi, perché descriveva la vita
dei cristiani nell’impero sâsânide, coeva alla conversione della Kartli al cri-
stianesimo. La presenza dell’ultima unità modulare del codice, contenente
i Commentarii in psalmos di Teodoreto di Cirro, si potrebbe spiegare con la
loro attribuzione, seppur impropria, a Epifanio di Cipro.
La miscellanea di Šat’berdi fu realizzata non per essere letta in pubblico
durante le feste ecclesiastiche, bensì per lo studio individuale e risponden-
do a cinque necessità dianzi esposte.
Con la supervisione di Ioane-Bera, il lavoro sul codice procedette in
maniera organizzata, alternandosi i copisti senza soluzione di continuità
dei contenuti. La copiatura dell’intero manoscritto — eccezion fatta per la
parte iniziale, esegetica — con la scrittura nusxuri testimonia che il codice
era destinato al lettore colto, in ragione della destinazione d’uso che questa
scrittura ricevette dalla fine del X secolo.
Gli elementi sopra discussi qualificano la miscellanea di Šat’berdi come
una unità di produzione, perché è il risultato di una sola azione di produ-
zione in un determinato tempo e in un determinato luogo ed è una unità
di circolazione, poiché sin dal momento della sua produzione fino ad oggi
è sempre esistita come unitaria. Dal punto di vista puramente filologico,
è ancor più interessante — e forse anche utile — l’analisi dei colophon in
una prospettiva di indagine archeologica di codici che oggi si presentano
non unitari, plurimodulari e pluritestuali, ossia composti da unità esistenti
in maniera indipendente. Ma questo è il tema di un altro, indipendente
intervento.
182 GAGA SHURGAIA

Abbreviazioni
A = Tbilisi (Georgia), Centro Nazionale dei Manoscritti di Georgia «K’orneli K’ek’eli¯e», Fondo
dell’ex Museo Ecclesiastico.
A k’olekcia, 1:1-2 = Kartul xelnac’erta aγc’eriloba q’opili saek’lesio muzeumis (A) k’olekciisa
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ABULA¯E, Nimušebi = I. ABULA¯E, Kartuli c’eris nimušebi, p’aleograpiuli albomi [Specimina di
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AnBoll = Analecta Bollandiana, Bruxelles.
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Codice miscellaneo = Il codice miscellaneo: tipologie e funzioni, Atti del Convegno internazionale,
Cassino 14-17 maggio 2003, a cura di E. CRISCI e O. PECERE, Cassino: Università degli Studi,
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[Kutaisis saxelmc’ipo ist’oriuli muzeumis] xelnac’erta aγc’eriloba = Xelnac’erta aγc’eriloba [De-
scrizione dei manoscritti], šedgenilia da dasabeç’dad momzadebuli E. NIK’OLA¯IS mier
COLOPHON E ARCHEOLOGIA DEL CODICE 183

[compilato e preparato per la stampa da E. NIK’OLA¯E], 1, Tbilisi: Sakartvelos SSR mecnie-


rebata ak’ademiis gamomcemloba, 1953.
MENABDE, K’erebi, 1-4 = L. MENABDE, ¯veli kartuli mc’erlobis k’erebi [Centri della letteratura geor-
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Psalmunis ¯veli kartuli redakciebi = Psalmunis ¯veli kartuli redakciebi X-XIII sauk’uneta xel-
nac’erebis mixedvit [Le versioni antiche del Salterio in georgiano secondo i manoscritti del
X-XII secolo], gamosca M. ŠANI¯EM [pubblicate da M. ŠANI¯E] 1, Tbilisi: Sakartvelos SSR
mecnierebata ak’ademiis gamomcemloba, 1960.
Q = Tbilisi (Georgia), Centro Nazionale dei Manoscritti di Georgia «K’orneli K’ek’eli¯e», Fondo
della Nuova collezione.
ROC = Revue de l’Orient Chrétien, Paris.
S = Tbilisi (Georgia), Centro Nazionale dei Manoscritti di Georgia «K’orneli K’ek’eli¯e», Fondo
dell’ex Società per la diffusione dell’alfabetismo tra i georgiani.
Sami ist’oriuli kronik’a = Sami ist’oriuli kronik’a (Kartlis mokcevisa, Sumbat’isa Bagrat’ionebis
šesaxeb da Mesxuri Davitnisa) [Tre cronache storiche: Conversione della Kartli, Cronaca di
Sumbat’ Davitis¯e sui Bagrationi e Salterio di Mesxeti], gamocemuli vrceli c’inasit’q’vaobita
da šedarebit Kartlis cxovrebastan da sxva xronik’ebtan E. TAQ’AIŠVILIS mier [pubblicato con
una ampia introduzione e con analisi comparata con la Vita della Kartli e altre cronache
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Šat’berdis k’rebuli = Šat’berdis k’rebuli X sauk’unisa [Miscellanea di Šat’berdi del X secolo], ga-
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B. GIGINEIŠVILI e EL. GIUNAŠVILI], Tbilisi: Mecniereba, 1979 (¯veli kartuli mc’erlobis ¯eglebi
[Monumenti di letteratura georgiana antica], 1).
Simponia-leksik’oni, 1 = ¯veli kartuli agiograpiuli lit’erat’uris ¯eglebis simponia-leksik’oni [Con-
cordanza-dizionario dei monumenti di agiografia georgiana antica], 1 A-L, N. GOGUA¯IS, Z.
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antica.
Sin. geo. N. = Sínâ’, Μονὴ τῆς ἁγίας Αἰκατερίνης, Fondo dei manoscritti georgiani, Collezione
nuova.
Sinuri mravaltavi 864 c’lisa = Sinuri mravaltavi 864 c’lisa [L’Omeliario sinaitico dell’anno 864],
A. ŠANI¯IS redakciit, c’inasit’q’vaobita da gamok’vlevit [introduzione e commento a cura di
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184 GAGA SHURGAIA

Tav. 1 – Kutaisi, Museo Storico di Stato «Nik’o Ber¯enišvili», Dipartimento dei Manoscritti,
K 20 (Giovanni Crisostomo, In Matthaeum homiliae XLIII-XC), a. 1048 (f. 523r).
COLOPHON E ARCHEOLOGIA DEL CODICE 185

Tav. 2 – Tbilisi, Centro Nazionale dei Manoscritti di Georgia «K’orneli K’ek’eli¯e», A-95 (Ome-
liario di P’arxali), databile al X secolo (f. 590v).
186 GAGA SHURGAIA

Tav. 3 – Tbilisi, Centro Nazionale dei Manoscritti di Georgia «K’orneli K’ek’eli¯e», A-95 (Ome-
liario di P’arxali), databile al X secolo (f. 591r).
COLOPHON E ARCHEOLOGIA DEL CODICE 187

Tav. 4 – Tbilisi, Centro Nazionale dei Manoscritti di Georgia «K’orneli K’ek’eli¯e», S-1141
(Miscellanea di Šat’berdi), databile al 973-976 (f. 121v).
188 GAGA SHURGAIA

Tav. 5 – Tbilisi, Centro Nazionale dei Manoscritti di Georgia «K’orneli K’ek’eli¯e», S-1141
(Miscellanea di Šat’berdi), databile al 973-976 (f. 122r).
COLOPHON E ARCHEOLOGIA DEL CODICE 189

Tav. 6 – Tbilisi, Centro Nazionale dei Manoscritti di Georgia «K’orneli K’ek’eli¯e», S-1141
(Miscellanea di Šat’berdi), databile al 973-976 (f. 215v).
190 GAGA SHURGAIA

Tav. 7 – Tbilisi, Centro Nazionale dei Manoscritti di Georgia «K’orneli K’ek’eli¯e», S-1141
(Miscellanea di Šat’berdi), databile al 973-976 (f. 248r).
COLOPHON E ARCHEOLOGIA DEL CODICE 191

Tav. 8 – Tbilisi, Centro Nazionale dei Manoscritti di Georgia «K’orneli K’ek’eli¯e», S-1141,
Miscellanea di Šat’berdi, databile al 973-976 (f. 285v = colophon).

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