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Roma 2014
In copertina
Catalogue des livres parémiologiques composant la bibliothèque de Ignace Bernstein.
Varsovie, W. Drugulin, 1900, Do n. 1670. (Coll. Besso: 11.G.21-22)
La fortuna dei proverbi,
identità dei popoLi
Marco besso e La sua coLLezione
a cura di Laura Lalli
Progetto
Orsa M. L. Lumbroso
Immagini
© Fondazione Marco Besso
Ringraziamenti
Laura Bassotti, Antonella Ferro, Carla Rivolta
Staff della Biblioteca
Revisione abstract
Lynn Swanson
© Copyright 2014
Editoriale Artemide s. r. l.
Via Angelo Bargoni, 8 – 00153 Roma
Tel. 06.45493446 – Tel. /Fax 06.45441995
editoriale.artemide@fastwebnet.it
www. artemide-edizioni.it
Segreteria di redazione
Antonella Iolandi
Impaginazione
Monica Savelli
Copertina
Lucio Barbazza
ISBN 978-88-7575-211-8
indice generaLe
contributi
Sevim Aktas
Una piccola eredità per la cultura turca 19
Gunhild Avitabile
Sui proverbi giapponesi 29
Francesco Avolio
I proverbi d’Abruzzo nelle raccolte tardo-ottocentesche 41
Marco Bais
Proverbi armeni nelle pubblicazioni dei Padri Mechitaristi di Venezia 53
Sanzio Balducci
La raccolta e lo studio dei proverbi marchigiani 63
Franco Bampi
Curiosità di oggi nei proverbi genovesi di ieri 73
Michele De Gioia
« Mieux vaut tard que jamais ». Su alcuni proverbi francesi
della collezione di Marco Besso 81
Temistocle Franceschi
Sui proverbi toscani: Giuseppe Giusti e Gino Capponi 97
Gisèle Lévy
Piccoli segreti 107
Daniela Magdan
Su alcuni autori e le loro opere della paremiologia romena 119
6
Donatella Mazzeo
Proverbi indiani 131
Janet Mente
Caput Mundi: Roma nei proverbi e negli aforismi anglofoni 145
Francesco Montuori
Sui proverbi della Campania 153
Andràs Nemeth
Le raccolte paremiologiche di Ballagi Mór e János Erdélyi 167
Giulio Paulis
I proverbi sardi 193
Giovanni Rufino
Sui proverbi siciliani 201
Alessandro Scarsella
Il “desiato ine”: proverbi veneti e lombardi nell’opera
paremiologica di Marco Besso 239
Gaga Shurgaia
Vladimir Ivanovič Dal’ e la paremiologia russa 249
Marcello Teodonio
Sui proverbi romaneschi: Giuseppe Giachino Belli e Giggi Zanazzo 265
Renzo Tosi
La tradizione degli ‘Adagia’ nella biblioteca privata di Marco Besso 273
Arthur Weststeijn
Sfogliando il «grande libro della collettività»: i proverbi olandesi
e i loro cultori tra passione e moralismo 287
Clara Yu Dong
La saggezza orientale attraverso i proverbi cinesi 295
indice deLLe iMMagini
18. Ali Ibn Abi Taleb Ali’s hundert Sprüche [...]. Leipzig, 1837. 211
19. Nuñez de Guzman Fernando (cur.) Refranes, o proverbios en 225
romance [...]. Salamanca, 1555.
20. Pasqualigo Cristoforo (cur.) Raccolta di proverbi veneti [...]. 237
Venezia, 1879.
21. Dal’Vladimir (cur.) Poslovicy russkago naroda… 247
S. Peterburg-Moskwa, 1879.
22. Zanazzo Giggi (cur.) Proverbi romaneschi. Roma, 1886. 263
23. Erasmi Roterodami proverbiorum Chiliadas… Basilea, 1515. 271
24. Tuinman Carolus (cur.) De Oorsprong en Uitlegging van dagelyks g 285
ebruikte Nederduitsche Spreekworden. Middelburg, 1720-1727.
25. Perny Paul Hubert (cur.) Proverbes chinois. Paris, 1869. 293
Sui proverbi della Campania
francesco Montuori
lento, con ovvî effetti di lungo termine sull’organizzazione del lavoro e sui
rapporti sociali in genere. I proverbi didattici, cioè quelle sentenze che la
tradizione orale ha strutturato e diffuso allo scopo di trasmettere un corpus
di conoscenze e di regole, ne risentono in modo particolare, ma non per
quello che dicono, quanto per le immagini utilizzate per dirlo.
Nella Fondazione sono conservati un buon numero di raccolte relative a
Napoli, un repertorio di proverbi di un paese dell’Irpinia, Sant’Angelo dei
Lombardi, e un altro di un antico centro del golfo di Napoli, Sorrento, dove
l’attività marinara e la coltivazione degli agrumi hanno a lungo coinvolto la
maggior parte degli interessi degli abitanti3. Le diverse condizioni climatiche
non hanno effetti signiicativi sui proverbi tramandati da queste compilazio-
ni: se in Irpinia si dice «Nun te levà lu cappotto si nun vene re giugno l’otto»4,
a Napoli si trova: «Nun è ’state si nun è San Giuvanne» (il 24 giugno)5; e le
insidie degli improvvisi cambiamenti meteorologici di agosto sono utili per
irridere i vicini («La prim’acqua r’austo, vierno a Nusco»)6 e per invitare alla
cautela («Chi d’Agusto non s’è bestuto, no malanno l’è benuto»)7.
Anche se ampliamo lo sguardo su uno spazio più vasto, che comprende
tutto il Regno, vediamo comporsi le frammentate condizioni climatiche in
opinioni di validità sovralocale. Il giudizio sulle dificoltà ambientali poste
dagli eccessi del caldo e del freddo nelle regioni del Regno individua ben
presto le regioni dai climi più insidiosi e ne formalizza il loro non invidia-
bile primato. In una sua lettera del 29/8/1458 inviata da Teano al duca Fran-
cesco Sforza, l’ambasciatore milanese a Napoli Giovanni Caimi racconta
dell’inizio della sua missione in Puglia presso il principe di Taranto:
«La matina sequente Orpheo [l’altro ambasciatore, Matteo Cenni da Ri-
cavo detto Orfeo] se aviò al suo camino et io al mio in Puglia, unde ho mol-
to trovato più che vero el proverbio che dice: “Chi vole gustare dele penne
del’inferno de estate vada in Puglia et in Apruzo de inverno”»8.
3
Cfr. Le edizioni paremiologiche nella biblioteca della Fondazione, a cura di L. Lalli,
Roma, Fondazione Besso, 2006, nn. 606, 611, 627, 630, 669, 674, 767 e 769 per Napoli; 470
per Sorrento; 621 per Sant’Angelo dei Lombardi.
4
G. Chiusano, Canti, proverbi e idiomi popolari di S. Angelo dei Lombardi, Cava dei
Tirreni, 1975, p. 79.
5
R. De Falco, Proverbi napoletani raccolti da R. D. F. In appendice: Indovinelli, Napoli,
1991, p. 36.
6
Chiusano, op. cit., p. 77.
7
Guida pratica del dialetto napoletano o sia spiegazione in lingua toscana della Mimica
di alcune frasi e delle voci dei venditori e scene comiche dei costumi napolitani raccolte e
pubblicate per cura di Giacomo Marulli e Vincenzo Livigni, Napoli, 1877, p. 18.
8
Dispacci sforzeschi da Napoli. I (4 luglio 1458 - 30 dicembre 1459), a cura di F. Sena-
tore, Salerno, 2004, p. 98.
francesco Montuori. sui proverbi deLLa caMpania 155
Blasi-F. Montuori, «Moniello», «Zaino» e le coordinate spaziali del Dizionario storico del
napoletano, in Tra lingua e dialetto [...], a cura di G. Marcato, Bologna, 2010, pp. 27-41,
alle pp. 29-30; Cfr. anche Castagna, ibid.: «Qui Tata, che pur dicono Tatà, nel vernacolo, sta
tutta come voce contadinesca per Padre e Babbo»; M. Cortelazzo-C. Marcato, Dizionario
etimologico dei dialetti italiani, Torino, 1992, s.v. tata. Tra gli altri proverbi riscontrati nelle
raccolte in qui citate troviamo: «Chi rice che ti vo’ bene chiù ’e mamma e tata, te ’nganna»
(Amali, op. cit., p. 105); «Chi nu’ ’ntenne a mamma e tata, va a murì’ assò nun è nato» (ivi,
p. 118); «Nun faciti chiù lu sermone a tata: è benuta Pasqua cu l’ove» (Chiusano, op. cit., p.
84); «Pe mancanza r’uommene rabbene, faciero a tata sinnico!» (L. De Blasi, Proverbi in
uso nel territorio di San Mango sul Calore, Capoli, 2006, n. 254.); «Chiamma tata a chi le dà
pane» (A. Consiglio, Dizionario ilosoico napoletano: detti, motti e proverbi, Roma, 1971,
p. 70 seg.; cfr. Le edizioni paremiologiche, op. cit., n. 606); «Llà truove mamma e tata» (‘in
signiicato di trovar tutto ciò che ti manca’: Marulli-Livigni, op. cit., p. 14); «Lo munno è
cchiù biecchio de mamma e tata» (ivi, p. 15); «Tata vatte a me e io vatto a Tata» (De Falco
Proverbi, op. cit., p. 38).
23
Basti qui ricordare la presenza dei Floris Italicae linguae libri novem di Agnolo Mono-
sini come testo di lingua nel Vocabolario (1612) dell’Accademia della Crusca.
24
Cfr. per es. l’edizione del 1525 dei Proverbij [...] in facetie di Antonio Cornazzano (Le
edizioni paremiologiche, op. cit., n. 19).
25
Le fonti scritte sono sia in Lapucci, op. cit., sia in Boggione-Massobrio, op. cit. La “spie-
gazione” dei proverbi è esplicita in Lapucci, mentre è delegata alla struttura in categorie in
Boggione-Massobrio.
158 La fortuna dei proverbi, identità dei popoLi: Marco besso e La sua coLLezione
26
Accade per esempio nella novella di Alatiel (II 7) che si chiude con un distico: «E per
ciò si disse: “Bocca basciata non perde ventura, anzi rinnuova come fa la luna”». Per gli altri
casi cfr. la nota ad l. e la p. 1759 in G. Boccaccio, Decameron, a cura di A. Quondam, M.
Fiorilla e G. Alfano, Milano, 2013.
27
Di particolare interesse è P. Sarnelli, Polisicheata [1684] a cura di E. Malato, Roma,
1986. Molto prezioso per il signiicato di proverbi in uso nel sec. XVII è l’atipico voca-
bolario di Partenio Tosco, L’eccellenza della lingua napoletana con la maggioranza alla
toscana, Napoli, 1662.
28
In questo settore la continuità della produzione utile per gli studi paremiologici copre
un arco cronologico ancora maggiore, poiché giunge ino ai giorni nostri (cfr. oltre) ed è
documentata già nel ’400: cfr. per es. l’esordio di uno gliommero anonimo, Eo non agio igli
né ittigli ‘non ho igli nè fastidi’ (ed. G. Parenti, Un[o] gliommero di P. J. De Jennaro «Eo
non agio igli né ittigli», in «Studi di Filologia Italiana», 26, 1978, pp. 321-65) con G. B.
Basile, Cunto, II 10.6 «n’aveva né iglie né ittiglie» e con il procidano «Chi non téne igghi
nen téne sfuttìgghi» (Parascandola, op. cit. p. 117).
29
C. Speroni, Proverbs and proverbial phrases in Basile’s ‘Pentameron’, Berkeley and
Los Angeles, University of California Press, 1941. Il libro è utile anche per veriicare la
francesco Montuori. sui proverbi deLLa caMpania 159
corrispondenza tra i proverbi attestati da Basile e quelli raccolti in loco dagli antropologi
nell’Ottocento: per es. «A barca storta ’o puorto deritto» (Amali, op. cit., p. 108 e Cunto, I
7.77).
30
Non si parla qui di modi di dire, che pure potrebbero offrire spunti interessanti per argo-
menti afini a quelli relativi ai proverbi. Per es. chiagnere a vita tagliata ‘piangere a dirotto’
è locuzione che deriva dalla coltivazione della vite (Cunto, V 9.12 e 10.12).
31
Cfr. per es. De Falco, Proverbi, op. cit., p. 61.
32
Ne Le Muse Napolitane, egl. 3,455 (Talia overo Lo Cerriglio).
33
Vd. per es. S. Zazzera, Proverbi e modi di dire napoletani, Roma, 2012, p. 13: «chi è mal
visto dagli altri ha sempre un bell’aspetto».
34
Vd. per es. Marulli-Livigni, op. cit., p. 13: «A chi ha molti invidiosi, la fortuna lo aiuta»;
Lapucci, op. cit., C 1172; Boggione-Massobrio, IX 12.5 “Invidia e malignità punita”. Tale
desiderio, antropologicamente rilevante, di dimostrare che il destino è irriducibile al potere
della parola, si manifesta spesso nei detti sul cavallo, l’animale nobile da trasporto sul quale
sono solite concentrarsi le maledizioni per invidia o le lodi per vanagloria; perciò a Procida
esiste un detto che recita: «Cavèddo tropp’avantèto, arredùtto a carrecà préte» ‘cavallo vez-
zeggiato ridotto a caricar pietre’ (Parascandola, Vèio, op. cit., p. 61). Poiché nel dialetto di
Napoli manca l’articolazione avanzata della -a- tonica, la rima è assente nel corrispondente
proverbio napoletano (avantato - prete: De Falco, Proverbi, op. cit., p. 59).
35
Cfr. T. Franceschi, La formula proverbiale, in Boggione-Massobrio, op. cit., pp. IX-
XVIII, a p. XIV.
160 La fortuna dei proverbi, identità dei popoLi: Marco besso e La sua coLLezione
«Et nota che non sulo la robba non se deve dare, como ho dicto, senza saputa
del marito, ma se vole ben governare et ben administrare ad quilli de casa, che
non li manche et che no li sia superchya, ché se dice lo assay scompe et lo poco
basta»37.
40
Corrispondenza degli ambasciatori iorentini a Napoli. Piero Nasi (10 aprile 1491-22
novembre 1491), Antonio Della Valle (23 novembre 1491-25 gennaio 1492) e Niccolò Mi-
chelozzi (26 gennaio 1492-giugno 1492), a cura di B. Figliuolo e S. Marcotti, Salerno, 2004,
n. 97, p. 135.
41
Cfr. AIS 1545.
42
Vol. 2, p. 706, s.v. forbici, § 4: «§. Avere uno nelle forbici, il che si direbbe anche averlo
nell’unghie: vale Averlo giunto, ed essere in tuo arbitrio, e in tua podestà, il far di lui quello,
che più ti piace. Lat. aliquem in sua potestate habere».
43
L. Renzi-G. Salvi, Grammatica dell’italiano antico, Bologna, 2009, § 7.2. p. 1110 e §
14.1.6. p. 561.
44
Cfr. il modo (usato ma non consigliabile) «Io sono un tipo che non mi offendo» (S.
Fornasiero-S. Tamiozzo Goldmann, Scrivere l’italiano. Galateo della comunicazione scrit-
ta, Bologna, 2013, p. 178).
45
Cfr. mettere ’o cuorio a pesone (Consiglio, op. cit., p. 170); D’Ascoli, op. cit., s.v. cuóiero.
162 La fortuna dei proverbi, identità dei popoLi: Marco besso e La sua coLLezione
quasi omofonico, curto e male parato, che però ha origini e signiicato mol-
to diversi. Nel cunto I 1.51 un oste e la moglie sperano di trarre vantaggio
da un bastone fatato posseduto da un viaggiatore (Antuono de Marigliano);
ma quando dicono la formula magica «Àuzate, mazza!» vengono percossi
senza pietà: «tale che, vedennose curte e male parate, corzero [...] a scetare
Antuono, cercanno meserecordia»50. Il signiicato è ‘in grande dificoltà’,
deducibile dal contesto, ma certamente imprevedibile, per un parlante mo-
derno, dai singoli componenti lessicali. Infatti curto non è il ben noto ag-
gettivo ma un participio forte in -to (del tipo it. e nap. nato, it. morto e nap.
muorto) del verbo correre ‘devastare, fare scorrerie’51: una parola che oggi
appare del tutto indecifrabile, sia nel signiicato sia nella forma, giacché il
participio di correre è in -so e il signiicato di ‘devastare’ è uscito dall’uso.
L’ambiguità, la ristrutturazione della forma e del signiicato, la formazio-
ne di varianti sono tutte manifestazioni della vita dei proverbi nei loro aspetti
linguistici e negli usi sociali. Sembra di poter dire che la fortuna naziona-
le di alcuni proverbi di origine campana abbia origine dalle caratteristiche
speciiche delle singole sentenze e perciò non si fonda tanto sul prestigio
della varietà linguistica del capoluogo quanto soprattutto sulla brillantezza
dell’espressione e sul vigore dell’immagine adoperata. La grande notorietà
di ogne scarrafone è bello a mamma soja52 si deve all’eficacia del contrasto
tra affetto materno e repellenza dei referenti, al ritmo trocaico, e forse an-
che all’espressività del termine scarrafone, di non ampia diffusione areale in
Campania53 ma trasparente per tutti i parlanti italiani; e anche al fatto che, in
generale, i proverbi di natura familiare tendono ad essere condivisi e acquisiti
con grande facilità: lo dimostrano casi recenti54 come «’E iglie so’ piezze
’e core»55, ormai elevato a emblema dell’italico “familismo amorale”, o il
diffuso wellerismo «I igli non si pagano, dice Filumena Marturano», che
sembra tendere a trasformarsi in espressione che veicola rinnovati contenuti
semantici e si adatta a contesti diversi rispetto all’originale.
50
La stessa espressione è in Cunto, II 10.20: «Io, che me vediette curto e male parato
[...]».
51
Cfr. L. De Rosa, Ricordi, a cura di V. Formentin, Roma, 1998, p. 749, s.v.
52
De Falco, Proverbi, op. cit., p. 67; Cfr. anche ogni scarrafone è bello a mamma soja
(Amali, op. cit., p. 120); Lapucci, op. cit., S 560.
53
Cfr. AIS 472; e cfr. anche la variante antica «scarafuniello a mamma pentillo [‘grazio-
so’] le parea» (Cunto, III 10.7)
54
Tuttavia, sebbene siano esempi di origine teatrale, si tratta di casi che hanno la funzione
di slogan più che di proverbi, e rientrano quindi in tipi ben noti di neoformazioni sentenzio-
se: cfr. E. Soletti, Proverbi, in Enciclopedia dell’italiano, a cura di R. Simone, Roma, 2011,
s.v.; Franceschi, op. cit., p. XIII, n. 26.
55
Cfr. Lapucci, op. cit., F 836.
Nel 1887, il bibliofilo Marco Besso pubblica un libro dal titolo Roma nei proverbi e nei
modi di dire. La fonte d’ispirazione fu la preziosa collezione di edizioni paremiologiche
che egli acquistò nel corso della sua vita, custodita, ancora oggi, presso la Biblioteca
privata della Fondazione, da egli stesso istituita a Roma nel 1918. Oggi come allora, la
curiosa sezione paremiologica ha continuato a suscitare grande interesse anche negli
autori di questo libro. Sagaci, scherzosi o irriverenti, i proverbi hanno delineato da
sempre un ponte tra tradizione ed attualità. Il libro è frutto di una attenta e sapiente
ricerca arricchita da interessanti riferimenti letterari e di attualità che prendono spunto
dalla tradizione popolare. Si affronta il tema della “sapienza della vita”, con lo scopo
di proporre una riflessione serena sui valori di amore, libertà, speranza, sofferenza e
coraggio. Gli autori aprono un varco verso la conoscenza di differenti visioni del mondo
che si uniscono in un reticolato di singolarità e di sfumature insite nei dialetti regionali
italiani, nelle più note lingue europee fino ad arrivare ai meno conosciuti proverbi
dell’estremo Oriente.
Laura Lalli
Contributi di Sevim Aktas, Gunhild Avitabile, Francesco Avolio, Marco Bais, Sanzio
Balducci, Franco Bampi, Michele De Gioia, Temistocle Franceschi, Gisèle Lévy, Daniela
Magdan, Donatella Mazzeo, Janet Mente, Francesco Montuori, Andràs Nemeth,
Martina Nied Curcio, Giulio Paulis, Giovanni Ruffino, Valentina Sagaria Rossi, Maria
Antonella Sardelli, Alessandro Scarsella, Gaga Shurgaia, Marcello Teodonio, Renzo
Tosi, Arthur Weststeijn, Clara Yu Dong
ISBN 978-88-7575-211-8
Euro 25,00