di Elisabetta Menetti
1
Sempre di riferimento restano i suggerimenti interpretativi di
M. Guglielminetti (Sulla novella italiana. Genesi e generi, Lecce, Mi-
lella, 1990), lo studio bandelliano di G. Mazzacurati (All’ombra di
Dioneo. Tipologie e percorsi della novella da Boccaccio a Bandello,
a c. di M. Palumbo, Firenze, La Nuova Italia, 1996) mentre per il
3
Si vedano le riscritture e traduzioni: The tragical histoire of
Romeus and Juliet, written first in italian by Bandell, and now in
english by Arthur Brooke, London, by Richard Tottel, 1562; W.
Painter, ThePalace of Pleasure, vol. I, Londra, R. Tottel & W. Jo-
nes, 1566; vol. II, Londra, H. Bynneman for N. England, 1567.
4
Si vedano sulla dimensione europea: A.Ch. Fiorato, Bandello
entre l’Histoire e l’écriture, cit., pp. 626-628; Id., Présentation in M.
Bandello, Nouvelles, édition d’A.Ch. Fiorato, M.J. Leroy et C.
Paul, Imprimerie Nationale Editions, 2002, pp. 56-61. Per la Spa-
gna: E.Ch. Riley, La teoria del romanzo in Cervantes, Bologna, il
Mulino, 1988 e F. Rico, Romanzo picaresco e storia del romanzo in
Dal primato allo scacco. I modelli narrativi italiani tra Trecento e
Seicento, a c. di G.M. Anselmi, Roma, Carocci, 1998, pp. 13-30.
5
Nella presente edizione si propone una scelta antologica commen-
tata di 45 lettere dedicatorie e 45 novelle sull’intero corpus bandellia-
no, secondo le linee interpretative esposte in questa Introduzione.
6
P. Cherchi, Funzione del paratesto nelle Epistole di Guevara e
nelle Novelle di Bandello in «Paratesto. Rivista internazionale», I,
2004, pp. 41-54.
7
Per un’introduzione generale alla cultura del tempo: Matteo
Bandello novelliere europeo, Atti del convegno internazionale di
studi, 7-9 novembre 1980, a c. di U. Rozzo, Tortona, Cassa di Ri-
sparmio di Tortona, 1982; Gli uomini, le città e i tempi di Matteo
Bandello, cit.; G. Patrizi, Le «Novelle» di Matteo Bandello, in Let-
teratura italiana. Le Opere II. Dal Cinquecento al Seicento, Einau-
di, Torino 1993, pp. 517-540; M. Guglielminetti: Perché Bandello in
«Matteo Bandello. Studi di letteratura rinascimentale», n. I giu-
gno, 2005, pp. 23-29.
8
È quella che Schaeffer chiama feintise: Jean-Marie Schaeffer,
Pourquoi la fiction?, Editions du Seuil, Paris, 1999, p. 140.
9
Stendhal, Correspondance inédite, Paris, Lévy 1885, I, pp. 122-
123 per cui si veda la nuova edizione tradotta in francese per l’Im-
primerie Nationale di A.Ch. Fiorato (Bandello, Nouvelles, Edition
d’Adelin Charlese Fiorato, Marie-José Leroy et Corinne Paul, Pa-
ris, 2002, p. 60).
10
La citazione offerta da Fiorato nella sua edizione francese è
prelevata dalla dedica a Employés (La Pléiade, VI, pp. 863-864),
segnalata da René Guise (così in Bandello, Nouvelles, cit., p. 82
nota 99).
11
Così Fiorato: «Au seuil de son recueil, il a donc voulu se pré-
senter à ses lecteurs sous l’aspect d’un négociateur habile et avisé
travaillant entre 1515-1516 pour le compte des Bentivoglio, dans
le rôle d’un moine coutisan fortement intégré» (Bandello entre
l’Histoire e l’écriture, cit., p. 221).
12
S. Carapezza, Novelle e novellieri. Forme della narrazione
breve nel Cinquecento, Milano, Edizioni Universitarie di Lettere
Economia Diritto, 2011, in particolare pp. 79-80.
13
A. Battistini, E. Raimondi, Le figure della retorica. Una storia
letteraria italiana, Torino, Einaudi, 1990, pp. 31-32.
14
C. Delcorno, Introduzione a Bernardino da Siena, Prediche
volgari, Milano, Rusconi, 1989, pp. 41-51; C. Delcorno, La predica
di Tedaldo in «Studi sul Boccaccio», XXVII, 1999; Id., Il “parlato”
dei predicatori. Osservazioni sulla sintassi di Giordano da Pisa in
«Lettere Italiane», LII, 2000, 1, pp. 3-50. Si veda inoltre: P. D’Achil-
le, Sintassi del parlato e tradizione scritta della lingua italiana. Ana-
lisi di testi dalle Origini al secolo XVIII, Roma, Bonacci, 1990.
15
G. Genette, Figure III. Discorso del racconto, Torino, Einau-
di, 1986.
16
E. Testa, Simulazione di parlato. Fenomeni dell’oralità nelle
novelle del Quattro-Cinquecento, Firenze, Accademia della Cru-
sca, 1991; G. Alfano, Nelle maglie della voce. Oralità e testualità da
Boccaccio a Basile, Napoli, Liguori, 2006; Id., Sovraincisioni. Ora-
lità e scrittura nella novella del Rinascimento in Atlante della lette-
ratura italiana Einaudi, vol. II Dalla Controriforma al Romantici-
smo, a c. di E. Irace (in corso di stampa presso Einaudi).
17
Per un inquadramento: Dal primato allo scacco. I modelli
narrativi italiani tra Trecento e Seicento, cit.; Favole, parabole, isto-
rie. Le forme della scrittura novellistica dal Medioevo al Rinasci-
mento. Atti del Convegno di Pisa 26-28 ottobre 1998, a c. di G. Al-
banese, L. Battaglia Ricci, R. Bessi, Roma, Salerno Editrice, 2000;
R. Bragantini Vie del racconto. Dal Decameron al Brancaleone,
Napoli, Liguori, 2000.
18
Sull’organizzazione macrostrutturale delle antologie novelli-
stiche dopo Boccaccio: M. Guglielminetti, La cornice e il furto.
Studi sulla novella del ’500, Bologna, Zanichelli, 1984; R. Braganti-
ni, Il riso sotto il velame. La novella cinquecentesca tra l’avventura
e la norma, Firenze, Olschki, 1987 e Id., Avvio minimo all’analisi di
una riscrittura narrativa: Bandello e Centorio in Feconde venner le
carte. Studi in onore d Ottavio Besomi, a c. di T. Crivelli, con una
bibliografia degli scritti a c. di C. Caruso, Bellinzona, Casagrande,
1997. Si vedano inoltre: B. Laroche, L’espace de la cornice du De-
cameron aux Cene in L’Après Boccace. La nouvelle italienne aux
XV et XVI siècles, Université de la Sorbonne Nouvelle, Paris, 1994,
pp. 11-41; L. Badini Confalonieri, Il cammino di Madonna Oretta.
Studi di letteratura italiana dal Due al Novecento, Alessandria,
Edizioni dell’Orso, 2004.
19
Sulla cornice del Decameron si vedano: L. Battaglia Ricci,
Boccaccio, Roma, Salerno Editrice, 2000; L. Surdich, Boccaccio,
Roma-Bari, Laterza, 2001; Autori e lettori di Boccaccio. Atti del
Convegno Internazionale di Certaldo (20-22 settembre 2001) a c.
di M. Picone, Firenze, Franco Cesati Editore, 2002; Introduzione al
Decameron, a c. di M. Picone e M. Mesirca, Firenze, Franco Cesati
Editore, 2004. Importante dal punto di vista metodologico: Lessi-
co critico decameroniano a c. di R. Bragantini e P.M. Forni, Torino,
Bollati Boringhieri, 1995; F. Tateo, Boccaccio, Roma-Bari, Laterza,
1998. Si vedano inoltre: F. Bruni, Boccaccio. L’invenzione della let-
teratura mezzana, Bologna, il Mulino, 1990; V. Kirkham, The Sign
of Reason in Boccaccio’s Fiction, Firenze, Olschki, 1993.
20
A. Fontes-Baratto, Le Décaméron comme modéle impratica-
ble: la crise du rapport auteur-public dans le Novellino de Masuc-
cio Salernitano in L’écrivain face à son public en France et en Italie
à la Renaissance. Actes du Colloque Internationale de Tours (4-6
décembre 1986), a c. di A.Ch. Fiorato et J.C. Margolin, Paris, Li-
brairie philosophique Vrin, 1989, in particolare alle pp. 265-266.
21
Per quanto riguarda il complicato destino del genere novelli-
stico nella trasformazione dei generi e dei modi narrativi si veda-
no: S. S. Nigro, Le brache di San Griffone. Novellistica e predicazio-
ne tra ’400 e ’500, Bari, Laterza, 1989; D. Pirovano, Modi narrativi e
stile del «Novellino» di Masuccio Salernitano, Firenze, La Nuova
Italia, 1996; inoltre dello stesso studioso per un utile confronto
con le novelle bandelliane: Id. Riscritture bandelliane. I rapporti
24
M. Bandello, Titi Romani Aegisippique Atheniensis amico-
rum historia in latinum versa per F. Mattahaeum Bandellum Ca-
stronovensem (…), Milano, Gottardus De Ponte, 1509. Si veda:
Matthaei Bandelli, Opera latina inedita vel rara, a c. di C. Godi,
Padova, Antenore, 1983.
25
Per la varia e complessa circolazione di questi manoscritti e
per la controversa attribuzione bruniana della novella in volgare
sono fondamentali gli studi di M. Martelli: Considerazioni sulla
tradizione della novella spicciolata in La Novella italiana, Atti del
Convegno di Caprarola, Roma, Salerno Editrice, 1989, pp. 215-244
e Id., Il ‘Seleuco’, attribuito a Leonardo Bruni, fra storia ed elegia
in Favole, parabole, istorie, cit., pp. 231-255. Sulla novella umani-
stica si vedano inoltre: R. Bessi, La ‘Griselda’ del Petrarca in La
novella italiana, cit., pp. 83-102; Ead., Il modello boccacciano nella
spicciolata toscana tra fine Trecento e tardo Quattrocento in Dal
primato allo scacco, cit., pp. 107-123; Ead., ‘Bonaccorso di Lapo
Giovanni’: novella o pamphlet? in Favole, parabole, cit., pp. 163-
187. Gli studi di Rossella Bessi sono stati recentemente ripubbli-
28
G. Mazzacurati parla suggestivamente di «metropoli inesi-
stente»: Dopo Boccaccio: percorsi del genere novella dal Sacchetti
al Bandello in All’ombra di Dioneo, cit., pp. 138 e 142-143.
29
È quello che B. Westphal chiama «tempuscule», relazione
possibile tra l’istante e la durata, concetto applicato però alla per-
cezione postmoderna del tempo (La geocritique, Paris, Les Edi-
tions de Minuit, 2007, p. 32).
30
G. Manganelli, Che cosa non è un racconto in Il rumore sotti-
le della prosa, a c. di P. Italia, Milano, Adelphi, 1994, p. 35.
31
G. Bàrberi Squarotti, L’onore in corte. Dal Castiglione al Tas-
so, Milano, Franco Angeli, 1986, pp. 129-158; G. Patrizi, Le «Novel-
34
A. Guidotti, Scrittura, gestualità, immagine. La novella e le
sue trasformazioni visive, Pisa, Edizioni Ets, 2007, p. 58; V. Bonan-
ni, Archeologie letterarie: Balzac, Bandello e la tradizione della no-
vella, Padova, Unipress, 2005.
35
Per la novella che accompagna questa dedica si veda più
avanti al paragrafo dal titolo: La sovversione del comico.
36
D. Maestri, Il filtro del tragico: fatti di guerra e di cronaca nera
nelle dedicatorie di Bandello in «Matteo Bandello», 2, 2007, pp.
213-230.
Favola o istoria?
37
G. Bàrberi Squarotti, Il potere della parola: studi sul Decame-
ron, Napoli, Federica&Ardia, 1983; M. Picone, Il principio del no-
vellare: la prima giornata in Introduzione al Decameron, cit., p. 64.
38
Sul circolo francese si vedano: G. Mazzacurati, Giulio Cesare
Scaligero e l’istituzione del poeta in La circulation des hommes et
des oeuvres entre la France et l’Italie à l’époque de la Renaissance.
Actes du Colloque International (22-24 novembre 1990), Paris,
Université de la Sorbonne Nouvelle, 1992, pp. 149-164; G. Patrizi,
Retoriche antierasmiane: Bandello e Scaligero, in Du Pô à la Ga-
ronne. Recherches sur les échanges culturels entre l’Italie et la Fran-
ce à la Renaissance. Actes du Colloque International (Agen 26-28
septembre 1986), Agen, Centre «Matteo Bandello», 1990, pp. 127-
143.
39
«Fabula igitur ante alia a for faris honestam sumit originem
et ab ea confabulatio, que nil aliud quam collocutio sonat» (Gene-
alogie, XIV, IX, § 4). Per un’analisi dei passi rimando al mio: Boc-
caccio e la fictio in «Studi sul Boccaccio», XXXVIII, 2010, pp. 69-
87.
40
Come è stato notato da molti commentatori, Boccaccio si
serve della terminologia classica latina di Cicerone (De inventio-
ne, I, 19, 27), Quintiliano (Institutio oratoria, IV, II, 31), Orazio (De
arte poetica, vv. 333-334) e della Rhetorica ad Herennium (I, VIII,
13) per superare le convenzioni e i precetti della retorica medie-
vale.
41
Sulle Confabulationes del Bracciolini si veda ancora Mazza-
curati, Giulio Cesare Scaligero, cit., p. 110. Sulla complessa defini-
zione di fabula in Codro e sull’universo della narratio rispetto alle
questioni sollevate è sempre di riferimento G. Anselmi, Le frontie-
re degli umanisti, Bologna, Clueb, 1988, p. 47.
42
L’ambivalenza del termine – scaturigine di tutte le accuse di
immoralità e di falsità nei confronti delle «favole» o delle finzioni
dei poeti – è alla base dell’evoluzione della parola fabula in rela-
zione a historia dalla Chanson de geste al romanzo barocco. Si ve-
da: S. Sarteschi, Valenze lessicali di “novella”, “favola”, “istoria”
nella cultura volgare fino a Boccaccio in Favole, parabole, istorie,
44
La continuità di queste riflessioni bandelliane si estende dal
Tasso al Manzoni. Tasso definisce un «obligo perpetuo» per il poeta
«servare il verisimile», mentre Manzoni riprende il filo del discorso
con i suoi «componimenti misti»: S. Zatti, L’ombra del Tasso. Epica
e romanzo nel Cinquecento, Milano, Bruno Mondadori, 1996.
45
Sulla ricaduta terminologica di questa nuova ars narrandi e
sull’ambiguità semantica dei termini «istoria» e «novella» si ri-
manda al recente saggio di S. Carapezza: Aspetti metaletterari delle
lettere dedicatorie in «Matteo Bandello. Studi di letteratura rina-
scimentale», n. III, 2010, pp. 201-243 e in partic. p. 208.
46
A. Mauriello, Artisti e beffe in alcune novelle del ’500 (Lasca,
Doni, Fortini) in «Letteratura e arte», 3, 2005, pp. 81-91. Sulla da-
tazione di questo dittico si rimanda all’intervento di E. Mattioda
(Bandello e le arti figurative) al convegno del «Centro Studi Mat-
teo Bandello e la cultura rinascimentale» (Le mirabili istorie di
Matteo Bandello), cit.
47
Tutte queste riflessioni hanno come punto di riferimento
l’imprescindibile studio di Auerbach sul realismo nella letteratura
occidentale: E. Auerbach, Mimesis. Il realismo nella letteratura oc-
49
Fondamentali le suggestioni tratte dal saggio di C. Delcorno,
Professionisti della parola: predicatori, giullari, concionatori in Tra
storia e simbolo. Studi dedicati a Ezio Raimondi, Firenze, Olschki,
1996, pp. 1-21. Sulle tangenze tra la novellistica e la prosa sermoci-
nale è di riferimento: Letteratura in forma di sermone. I rapporti
tra predicazione e letteratura nei secoli XIII-XVI, a c. di G. Auzzas,
G. Baffetti, C. Delcorno, Firenze, Olschki, 2003.
50
La capacità di metamorfosi della novella come una «colonia
di spugne» è analizzata da G. Mazzacurati, Dopo Boccaccio: per-
corsi del genere novella dal Sacchetti al Bandello in All’ombra di
Dioneo, cit., p. 88.
51
Cfr. M. Pozzi, Novella, trattato e cronaca in Matteo Bandello
in“Leggiadre donne…”Novella e racconto breve in Italia, a c. di F.
Bruni, Venezia, Marsilio, 2000, in partic. p. 88. Così A.Ch. Fiorato
sullo stile irregolare apuleiano: «et, alors que le poétiques de l’épo-
que portent plus que jamais au pinacle la rhétorique de Cicéron,
Bandello prend la défense du style “irregulier” et fleuri d’Apuléè et
de l’écriture prolixe et négligé de Tite-Live, des provinciax comme
lui» (A.Ch. Fiorato, Présentation in Bandello, Nouvelles, cit., p. 55).
52
Sempre di riferimento il saggio di V. Branca, Espressivismo
linguistico come contemporaneizzazione e straniamento in Boc-
caccio medievale e nuovi studi sul Decameron, Firenze, Sansoni,
1986.
53
J.C. Schmitt, Il gesto nel Medioevo, Bari, Laterza, 1990.
54
Di riferimento, ovviamente: M. Bachtin, L’opera di Rabelais
e la cultura popolare. Riso, carnevale e festa nella tradizione medie-
vale e rinascimentale, Torino, Einaudi,1979, pp. 343-348.
55
Una sintesi delle ricorrenze boccacciane in N. Borsellino,
Schede per Bandello narratore: boccaccismi e machiavellismi in
Matteo Bandello novelliere europeo, cit., pp. 231-241; E. Menetti, Il
Decameron e le Novelle di Bandello: riusi e variazioni in «Studi sul
Boccaccio», XXXIV, 2006, pp. 245-271. Su questo si veda il bel sag-
gio di R. Rinaldi, Controcanto. Per alcune citazioni esplicite nelle
novelle di Matteo Bandello in Parole rubate. Rivista internazionale
di studi sulla citazione, Fascicolo n. 2/Issue no.2, Dicembre
2010-December 2010 (http://www.parolerubate.unipr.it).
56
Secondo Marsilio Ficino (El libro dell’Amore, Oratione VI,
IX, 22-25) la collera è «calda e secca, la malinconia è secca e fred-
da: quella nel corpo tiene el luogo del fuoco e questa el luogo del-
la terra (…). E collerici, per l’impeto dell’omore focoso, s’adven-
tano nello amare come in uno precipitio; e malenconici, per la pi-
gritia dell’omore terrestro, sono allo amore più tardi, ma per la
stabilità di decto omore, dato che hanno nelle reti, lunghissimo
tempo vi si rinvolgono» (M. Ficino, El libro dell’Amore, a c. di S.
Niccoli, Firenze, Olschki, 1987, p. 137).
Le novelle tragiche
57
Cfr. M. Santoro, L’irrazionale nel territorio dell’umano: Ban-
dello in Fortuna, ragione e prudenza nella civiltà letteraria del Cin-
quecento, Napoli, Liguori, 1967 e A.Ch. Fiorato, Présentation in M.
Bandello, Nouvelles, cit., p. 27.
58
«C’est pourquoy j’ay choisi ces histoires, à fin que la jeunesse
voye que ceux que suyvent le chemin damnable d’iniquité, ne fail-
lent guere après les grandes transgressions et l’execution des pe-
chez plus enormes (…)»: The French Bandello, a selection. The
original text of Four of Belleforest’s Histoires tragiques, translated
63
A.Ch. Fiorato, Scrittura narrativa e patologia nelle Novelle del
Bandello, in Gli uomini, le città, cit., pp. 301 ss.
64
Sul «corpo ambiguo» nelle Novelle mi sono soffermata nel
mio Enormi e disoneste, cit. pp. 156-166; cfr. C. Lucas, «Vera trage-
dia» e corporeità in alcune novelle di Bandello in «Matteo Bandel-
lo. Studi di letteratura rinascimentale», n. II, a c. di D. Maestri e L.
Pradi, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2007, p. 203.
65
Per il rapporto tra Boccaccio e Bandello nelle novelle di tor-
tura: S. Blazina, Novelle di supplizio e di tortura: Bandello e Boc-
caccio in Matteo Bandello novelliere europeo, cit., pp. 261-274. Per
Masuccio Salernitano si vedano di M. Papio: Keen and violent re-
medies: social satire and the grotesque in Masuccio Salernitano’s
«Novellino», New York, Lang, 2000 e Masuccio Salernitano’s “gu-
sto dell’orrido” in The Italian Novella, a c. di G. Allaire, New York,
Routledge, 2003, pp. 119-136. Sul ricorso al racconto tragico che
suscita meraviglia si veda per quanto riguarda il teatro di Giraldi
Cinzio: C. Lucas, De l’horreur au “lieto fine”. Le contrôle du di-
scours tragiques dans le théatre de Giraldi Cinzio, Roma, Bonacci
Editore, 1984, in particolare a p. 60 dove la studiosa sottolinea co-
me il Giraldi nel Discorso associ quasi sistematicamente le parole
«pietà» e «terrore» a «meraviglia»: «Giraldi donne tout de poids à
la meraviglia qu’il conçoit la tragédie comme une succession
d’événements inattendues, du premier au dernier acte». Si veda
inoltre P. Mastrocola, L’idea del tragico. Teorie della tragedia nel
Cinquecento, Torino, Tirreniza Stampatori, 1996; Teatro del Cin-
quecento. La tragedia, a c. di R. Cremante, Milano-Napoli, Ricciar-
di, 1997.
66
F. Spera, Modelli femminili nel tragico cinquecentesco in
«Matteo Bandello. Studi di letteratura rinascimentale», a c. di D.
Maestri e L. Prati, n. II, cit., pp. 51-69.
67
Di riferimento per lo studio comparato dei due autori gli stu-
di di D. Perocco, a partire dall’edizione commentata: M. Bandello,
Giulietta e Romeo, a c. di D. Perocco, Venezia, Marsilio, 1993; Ead.,
Premessa ad un’edizione della novella di Da Porto in Feconde ven-
ner le carte. Studi in onore di Ottavio Besomi, a c. di T. Crivelli,
Bellinzona, Edizioni Casagrande, 1997 pp. 172-186; Ead., La prima
Giulietta. Edizione critica e commentata delle novelle di Luigi da
Porto e Matteo Bandello, Bari, Palomar, 2008.
68
C. Ricci, Leggende d’amore in «Nuova Antologia», terza se-
rie, vol. XXXIX, 1892, pp. 339-355.
edizioni recenti
Flora F. (a c. di), Tutte le opere di Matteo Bandello, vol. I
e vol. II, Milano, A. Mondadori, 1942-1943.
Maestri D. (a c. di), Bandello M., La prima parte de le
novelle, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1992; La se-
conda parte de le novelle, Alessandria, Edizioni
dell’Orso, 1993; La terza parte de le novelle, Alessan-
dria, Edizioni dell’Orso, 1995; La quarta parte de le
novelle, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1996.
Fiorato A.Ch., Bandello, Nouvelles, Edition d’Adelin
Charlese Fiorato, Marie-José Leroy et Corinne Paul,
Paris, 2002.
Mazzali E. (a c. di), Novelle, 2 voll., Milano, Rizzoli Bur,
1990-2010.
studi
Alfano G., Nelle maglie della voce. Oralità e testualità da
Boccaccio a Basile, Napoli, Liguori, 2006.
Alluin B., Suard F. (a c. di), La nouvelle. Définitions,
transformations, Lille, Presses Universitaires, 1999.
Badini Confalonieri L., Il cammino di Madonna Oretta.
Studi di letteratura italiana dal Due al Novecento,
Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2004.
Baldissone G., Le voci della novella. Storia di una scrittu-
ra da ascolto, Firenze, Olschki, 1992.
Bàrberi Squarotti G., Metamorfosi della novella, Foggia,
Bastogi, 1985.
Bàrberi Squarotti G., La letteratura instabile. Il teatro e
la novella fra Cinquecento ed Età barocca, Treviso,
Editrice Santi Quaranta, 2006.