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Ariodante – Linguistica ed epigrafia dell’Italia antica

numero 1 - 2022

C ol l a n a d i s t u d i

Direzione e redazione
Massimo Nafissi
Università degli Studi di Perugia
Alberto Calderini
Dipartimento di Lettere – lingue, letterature e civiltà antiche e moderne
Riccardo Massarelli

A R I O D A N T E è una Collana di studi monografici dedicata alla variegata tematica delle


lingue dell’Italia antica, nei molteplici aspetti e prospettive disciplinari. La denominazione
omaggia la straordinaria figura di Ariodante Fabretti (1816-1894) a cui è profondamente
debitrice l’epigrafia etrusco-italica moderna, così come lo è la lunga tradizione delle scuole
perugine di studi antichistici e storico-linguistici, che la Collana ha l’ambizione di continuare. I
volumi hanno pubblicazione non periodica online in modalità Open Access, con possibilità di
stampa on-demand presso Morlacchi Editore. L’accettazione delle opere è subordinata al
parere del Comitato Scientifico ed è altresì vincolata alla valutazione tramite procedura di
peer review a doppio cieco da parte di referee individuati dalla Direzione e dal Comitato
Scientifico. La Collana accetta opere in più lingue, e incoraggia la pubblicazione di apparati
di immagini e corredi fotografici.

Palazzo Manzoni, Piazza F. Morlacchi 11, Perugia (Italia)


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www.ariodante.unipg.it
EQO ‹ DUENOSIO

Studi offerti a
Luciano Agostiniani

a cura di
Alberto Calderini, Riccardo Massarelli

Università degli Studi di Perugia


Università degli Studi di Perugia
Collana Ariodante – Linguistica ed epigrafia dell’Italia antica
numero 1 – 2022

ISBN 978-88-9426-979-6

www.ariodante.unipg.it/ariodante001.pdf

copyright © Università degli Studi di Perugia


tutti i diritti riservati

copertina:
calice in bucchero etrusco con decorazione a pantere, VI sec. a.C.
Courtesy of Royal-Athena Galleries, 153 East 57th Street, New York
(www.royalathena.com)
i curatori ringraziano il Direttore Mr. Rick Novakovich
Indice

Saluetod Duene ………………………………………………… 9

1. Ignasi-Xavier Adiego
Osservazioni sul teonimo osco líganakdíkeí della Tavola di
Agnone ………………………………………………………… 13

2. Petra Amann
La menzione di bambini nelle iscrizioni etrusche ……………… 21

3. Giovanna Bagnasco Gianni


Tamera, sopra e sottoterra ……………………………………… 39

4. Valentina Belfiore
Fenomeni protosillabici in etrusco: la vocale protetica e il nome
degli Etruschi …………………………………………………… 49

5. Vincenzo Bellelli
Contributo all'interpretazione di CIE 6673 (Veio) e CIE 10017
(Tarquinia), ovvero del significato di aχapri e zinace in etrusco … 69

6. Enrico Benelli
Antroponimi etruschi in -s. Lo stato dell’evidenza e problemi
connessi ………………………………………………………… 99

7. Guido Borghi
Toponomastica preistorica non reto-tirrenica in Etruria ……… 125

8. Dominique Briquel, Gilles van Heems


Dans le prolongement d’une note de L. Agostiniani: remarques
sur une inscription d’Aleria …………………………………… 173

9. Alberto Calderini, Giulio Giannecchini, Alberto Manco,


Riccardo Massarelli
Novità e riflessioni in tema di “iscrizioni parlanti” …………… 187

10. Loredana Cappelletti


Brevi note sulla *laukelarchia napoletana …………………… 245

11. Filippo Coarelli


Le porte del Palatino e il nome di Roma ………………………… 257
6 Indice

12. Federica Cordano


Nomi che quasi sempre hanno una sottile ragione ……………… 261

13. Gabriele Costa


Sulle cosmogonie nell’Italia antica ……………………………… 273

14. Loretta Del Tutto


L’idea pericolosa di Benveniste: i delocutivi …………………… 317

15. Luigi Donati


Osservazioni sul simposio a Vetulonia ………………………… 333

16. Emmanuel Dupraz


Qualche scelta redazionale nelle versioni lunga e breve della
lustratio umbra ………………………………………………… 347

17. Heiner Eichner


Die opikischen Wörter für ‘Götter’ und ‘(Götter-)Wagenzelt’ in
der Dedikation des NIUMSIS TANUNIS aus Nordkampanien
(Capua?) ………………………………………………………… 361

18. Giulio M. Facchetti


Etrusco eprus ame ……………………………………………… 379

19. Andrea Gaucci, Elisabetta Govi, Giuseppe Sassatelli


Epigrafia e sacro a Kainua-Marzabotto: questioni di metodo e
analisi contestuale ……………………………………………… 387

20. Renato Gendre


Sul tabu del capello ……………………………………………… 419

21. Giulio Giannecchini


θapicun θapinta(i)ś e la magia dell’Etruria …………………… 427

22. Jean Hadas-Lebel


Y avait-il des labiovélaires en étrusque? ………………………… 477

23. Romano Lazzeroni


La formazione di un diasistema ortografico: la trascrizione delle
vocali lunghe nelle tavole iguvine in alfabeto latino …………… 489

24. Reiner Lipp


Umbrian FEFURE as a relic form of the Proto-Indo-European
perfect …………………………………………………………… 499
Indice 7

25. Marco Mancini


Etimologia e semantica di osco pukam ………………………… 535

26. Daniele F. Maras, Alberto Calderini


Symposium Sabinum. L’iscrizione dell’olletta di Colle del
Giglio: revisione e spigolature ………………………………… 567

27. Maria Pia Marchese, Francesca Murano


Testualità magiche e plurilinguismo. I testi oschi di magia
aggressiva nell’ambito occidentale antico ……………………… 631

28. Anna Marinetti


Annotazioni sull’iscrizione venetica con onomastica celtica da
Bologna ………………………………………………………… 647

29. Vincent Martzloff


Sicule epopaska et l’inscription du Mendolito (Adrano): aspects
institutionnels et phraséologiques ……………………………… 663

30. Riccardo Massarelli


Osservazioni sui cippi terminali iscritti da Cortona …………… 677

31. Angelo O. Mercado


Rhythm in Some Prayers to Jupiter and Tefer Jovius ………… 695

32. Marco Montedori


Il quton di Uoltenos: appunti per una rilettura ……………… 711

33. Filippo Motta


Due iscrizioni parlanti in Gallia ………………………………… 723

34. Sergio Neri


Alb. gur ‚Stein‘ und uridg. *greh2- ‚schwer, massiv sein‘ …… 731

35. Vincenzo Orioles


Per una rivisitazione di Vetter 191. Contributo all’interpretazione
della formula onomastica ………………………………………… 751

36. Paolo Poccetti


“Siculo” Reses Anires ………………………………………… 767

37. Diego Poli


Voce e fono-grafi: le scuole di scrittura, il cifrario di Polibio e la
latinità ogamica ………………………………………………… 789
8 Indice

38. Luca Rigobianco


La morfonologia del genitivo II in etrusco: *-iala oppure *-la? … 813

39. Giovanna Rocca


Errori grafici volontari, involontari e un possibile caso antico di
dislessia (Eronda III) …………………………………………… 831

40. Domenico Silvestri


Antrodoco, Introdacqua e toponimi affini. Indizi per un
presumibile nome italico dell’acqua ……………………………… 841

41. Patrizia Solinas


Sulle due iscrizioni in alfabeto leponzio dalla necropoli di
Dormelletto ……………………………………………………… 853

42. Mario Torelli


Riflessioni antiquarie e istituzionali sull'aequipondium di
Caere …………………………………………………………… 865

43. Gilles van Heems


Les épitaphes “parlantes” d’Étrurie …………………………… 897

44. Paolo Vitellozzi


Amuleti astrologici nel Libro Sacro di Hermes ad Asclepio.
Un aspetto della ricezione della tradizione astrologica egiziana
nel mondo greco-romano ………………………………………… 915

45. Rex Wallace


The enclitic article /isa/ at Caere ……………………………… 941

46. Michael Weiss


Issues in the eítuns Inscriptions of Pompeii ………………… 949

Q
Saluetod Duene

Pistoiese, allievo di Giacomo Devoto a Firenze, ricercatore ad Urbino e Fi-


renze e poi professore a Perugia (1987-2009), membro delle principali società
scientifiche ed accademie italiane e da sempre una delle anime dell’Istituto
Nazionale di Studi Etruschi ed Italici, Luciano Agostiniani è figura di riferi-
mento e di rilievo imprescindibile per gli studi sulle lingue dell’Italia prero-
mana. Vi ha contribuito con saggi che hanno fatto la storia della disciplina,
ed in particolare nel campo della linguistica etrusca a lui si devono molti dei
fondamentali progressi conseguiti nell’ultimo quarantennio. In questo setto-
re i suoi interventi sono stati determinanti nella definizione di molteplici a-
spetti della fonologia, della morfosintassi e del lessico dell’etrusco: dallo stu-
dio del mutamento del sistema vocalico, alla descrizione del meccanismo di
selezione del plurale nei sostantivi con il riconoscimento del ruolo fonda-
mentale dell’animatezza, che interviene anche nella disciplina dei pronomi
relativi, altro ambito di ricerca indagato; oltre a ciò, di assoluta rilevanza so-
no i suoi studi sulla negazione, sulla categoria dei numerali, su molteplici
aspetti del lessico tra cui spicca, per i suoi risvolti sul piano testuale nonché
per le ricadute metodologiche, l’identificazione di mlaχ ‘bello’. Di non mino-
re importanza è il suo apporto agli studi sulla storia dell’etruscologia. Più in
generale ha ordinato la materia della formularità nella complessiva produ-
zione epigrafica preromana rilevando e definendo tipi e moduli testuali e
chiarendone la circolazione attraverso i vari ambiti linguistici, ed è questo
aspetto, notissimo, della produzione del Festeggiato che il titolo del volume
omaggia direttamente. Ha fondato la linguistica indigena di Sicilia, racco-
gliendo i corpora dell’elimo e del siculo, dirimendo le dinamiche del contatto
con le varietà greche coloniali e mettendo in luce sul profilo genetico i dati
significativi per l’accostamento dialettologico del siculo all’italico. Ha indivi-
duato, affrontato e chiarito testi e problematiche di tutti i vari filoni linguisti-
ci dell’ambiente lato sensu italico, dall’etrusco e dal latino arcaico e dialettale
al falisco ed alle varietà sabelliche, fino al venetico ed al greco coloniale. Ha
inquadrato e risolto molti dei quesiti inerenti alla fenomenologia della scrit-
tura nell’Italia antica riformulandone al contempo l’analisi secondo la più
consapevole impostazione su criteri semiotici. In ognuno degli specifici set-
tori ha contribuito in misura decisiva a rinnovare l’impianto metodologico
con nuovi modelli d’analisi e di ricostruzione, nonché con un’adeguata con-
siderazione delle istanze più moderne degli studi sul linguaggio, dalla tipo-
logia linguistica alla linguistica variazionista, che peraltro ha coltivato anche
negli iniziali studi di romanistica e dialettologia italiana. Agli specifici risul-
tati, in moltissimi casi riconosciuti come conclusivi, è pervenuto anche grazie
10

al ricco e vario bagaglio di conoscenze, alla piena padronanza del quadro sto-
rico-archeologico, alla rara sensibilità nei confronti del tessuto dei riferimenti
semiotici e pragmatici sotteso all’analisi ermeneutica dei testi epigrafici, e ad
una cospicua dose di personale ingegno ed acribia, che in lui si fondono con
un’inossidabile sistematicità. Vi abbina un’elegante prosa scientifica, tanto
raffinata quanto efficace, che rende i suoi scritti autentici pezzi di bravura
retorica, piacevoli da rileggere ed apprezzare anche solo sotto questo profilo
(per riproporre un’eloquente considerazione di Domenico Silvestri dell’epoca
della preparazione dei suoi Scritti Scelti). Ai meriti sul profilo dell’apporto
scientifico si sommano quelli meno noti ma altrettanto significativi legati
all’insegnamento, nel quale ha riversato ed amalgamato l’estremo rigore del-
lo studioso ed una dedizione autentica. Da allievi ci sta a cuore esprimergli
gratitudine per le conoscenze, l’impostazione metodologica, la visione e la
passione che ci ha trasmesso a partire dagli illuminanti corsi perugini; che
negli anni ha dedicato alla linguistica storica indoeuropea, con approfondi-
menti monografici di volta in volta tarati sui vari rami, alla linguistica etru-
sca, ma anche alla linguistica generale, con seminari su plurimi aspetti del
complesso delle problematiche sul linguaggio, e perfino sulla creolistica
(grazie ai quali sapremmo ancor oggi cavarcela in Guadalupa!). Altrettanto
gli dobbiamo per il clima di amicizia, collaborazione e costante incoraggia-
mento, per averci guidati nello studio, affiancati nelle indagini, ed anche di-
rettamente istruiti nell’approccio alle testimonianze epigrafiche con frequenti
gustosi sopralluoghi autoptici in musei, magazzini e campagne. E soprattut-
to ne lodiamo la generosità, la disponibilità, la sensibilità, la gratuità, che ri-
velano del lato più umano, ben noto agli Amici e Colleghi intervenuti a fe-
steggiarlo e a rivolgergli il saluto davvero più appropriato:

salute a te, o Ottimo!

K
Ringraziamenti
Siamo riconoscenti a Guido Borghi, Giulio Giannecchini, Maria Pia Mar-
chese, Francesca Murano, Sergio Neri e Diego Poli per l’aiuto nei vari aspet-
ti dell’organizzazione. A tutti i Contributori rivolgiamo un sincero ringra-
ziamento per il rilievo degli studi offerti, per l’impegno amichevolmente
profuso ed anche per la pazienza rispetto al prolungarsi del lavoro editoria-
le. Tra loro, ci è caro dedicare un pensiero agli scomparsi Romano Lazzeroni
e Mario Torelli, amara perdita.
A.C., R.M.
Perugia, 20 maggio 2022
Nella pagina precedente:
Luciano Agostiniani durante un esame autoptico di iscrizioni etrusche ed umbre;
Perugia, Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, 2008.
Osservazioni sul teonimo osco líganakdíkeí
della Tavola di Agnone*

E
Ignasi - Xavier Adiego

1. In un recente lavoro (Adiego, in stampa) ho proposto di riconsiderare


l’interpretazione delle forme osche serevkidimaden (ST Po 1), σερευκιδι-
μαμ (ST Lu 62), σακαρακιδιμαι (ST Lu 23, 24). Partendo dalla proposta di
Paolo Poccetti secondo cui le forme menzionate rappresentano un’unica
parola1, ho ipotizzato che °kidima-/ °κιδιμα- non fosse, come suggerito da
Poccetti (2001-2002), un secondo elemento di composto preso a prestito dal
greco, bensì l’esito di una sequenza *°klima. In questo modo, dunque, sere-
vkidima- deriverebbe da *seruiklīmā- e σακαρακιδιμα- da *sakrāklīmā-. In en-
trambi i casi il punto di partenza sarebbe un sostantivo in *-klom: da saka-
raklúm (pure attestato in osco) avremmo *sakrāklīmā- e da *serui-klom (cfr.
umbro ooserclom), *seruiklīmā-. Sebbene i passaggi intermedi vadano ancora
discussi, sembra probabile ipotizzare un quadro simile al seguente:

* Ringrazio sentitamente Manuela Anelli, cui devo la traduzione italiana di questo testo.
1 Poccetti (2001-2002). Pertanto dev’essere definitivamente accantonata l’interpretazio-

ne tradizionale di serevkidimaden come di due parole distinte, serevkid imaden.


14 I.-X. Adiego

Com’è possibile notare, questa interpretazione richiede la concomi-


tanza di due fenomeni fonetici: (1) la dentalizzazione di l > d avanti i (*kli
> kdi); (2) l’anaptissi vocalica nel gruppo kd: kdi > kidi. In Adiego (in stam-
pa) ho sostenuto la validità di entrambi.
Una conseguenza altrettanto importante di tale proposta interpretati-
va consiste nella possibilità di rifondare l’analisi del peligno sacaracirix,
pristafalacirix e del marrucino [s]acracrix: anziché essere derivati in -trīx
(cf. latín genetrīx) – come si sostiene tradizionalmente – rappresenterebbe-
ro un ulteriore esempio di derivazione a partire da forme in -klom:

Partendo da un *pristāflāklom, si potrebbe ipotizzare un quadro simile


per il peligno pristafalacirix. In questi esempi relativi ai dialetti dell’osco
settentrionale si avrebbe kl > kr in luogo di kd, e anaptissi in peligno (kri- >
kiri-), ma non in marrucino.

2. A questi esempi di reinterpretazione propongo ora di aggiungere


un’altra forma osca, benché in questo caso si presentino alcune difficoltà
che occorrerà analizzare più attentamente. Si tratta di líganakdíkeí, un
nome di divinità femminile che occorre due volte nella Tavola di Agno-
ne. Da un punto di vista flessivo, la forma rappresenta il dativo singolare
di un tema in -k líganakdík-.
Osservazioni sul teonimo osco líganakdíkeí 15

Il tema líganakdík- pone molti problemi a livello di analisi formale


ed etimologica. Secondo l’interpretazione più diffusa questa forma rap-
presenta un composto in cui il secondo membro è la radice *di- ‘segna-
lare, indicare’, ravvisabile nell’osco meddix, mentre l’iniziale líg- deri-
verebbe da *lēg- ‘legge’ (latino lex, osco lixs, ecc.). Sebbene foneticamen-
te entrambe le connessioni siano corrette (<í> può rappresentare una *ē
originaria in líg- e una *ĭ originaria in dík-) e dal punto di vista seman-
tico un significato ‘che indica la legge, legislatrice’ sia ammissibile, il
problema principale di tale interpretazione è di tipo morfologico: cosa
rappresenta la sequenza °anak° fra *lēg- e *di-? Untermann (2000, pp.
431-432) riporta differenti ipotesi, ma nessuna di esse appare pienamen-
te convincente. Perché non abbiamo semplicemente un composto
**líg+dik- ‘che indica la legge’ parallelo a med-dik-? L’idea di un ‘drei-
gliedriges Kompositum’ (Untermann ibid.) líg+anak+dík- appare real-
mente improbabile.
In un’analisi esaustiva e ben documentata della forma líganakdíkeí,
Del Tutto Palma (1996) ha messo in luce queste difficoltà e, nonostante a
mio parere non abbia trovato una soluzione morfologica soddisfacente,
ha aperto la strada a una nuova interpretazione etimologica che, come si
vedrà, mi pare più attraente se la si mette in relazione con l’analisi della
parola che propongo in questa sede.
Del Tutto Palma (1996) rifiuta la connessione di líg- con *lēg- e, dal
momento che <í> può rappresentare, oltre a *ē, una *ĭ originaria, propone
di associare questa sequenza iniziale líg° con il latino lĭgāre. Procedendo
oltre nella sua analisi, avanza l’ipotesi che lígana° sia una forma con a-
naptissi derivata da un *lĭgna- che la studiosa connette direttamente al
latino lignum, pl. ligna ‘legno, legna’. Secondo Del Tutto Palma osco líga-
na- < *lĭgna- avrebbe il significato di ‘il raccolto, la raccolta’ e pertanto
l’intera parola significherebbe ‘colei che dice/stabilisce (dík-) il raccolto,
la raccolta (lígana-)’ (Del Tutto Palma 1996, p. 636).

3. Questa reinterpretazione dell’etimologia di líg-, che deriverebbe da


*lĭg- e non da *lēg- mi pare molto attraente. Tuttavia, nella formulazione
di Del Tutto Palma presenta alcune difficoltà:

(1) Del Tutto Palma analizza da un lato lígana- e dall’altro dík-, ma


tra i due elementi la presenza di °k° rimane inesplicata. La studiosa ita-
liana ipotizza che si tratti o di un elemento posposizionale di lígana- o di
16 I.-X. Adiego

un elemento preposizionale di dík-. Entrambe le spiegazioni appaiono


poco soddisfacenti2.

(2) Quanto all’interpretazione che Del Tutto Palma dà di líg- / lĭgāre, essa
mostra una certa confusione semantica. Il significato in latino è chiaramente
‘unire, legare’, non ‘raccogliere’. Di fatto, un’implicazione molto importante
della proposta di Del Tutto Palma è che il latino lignum non sarebbe connes-
so, come tradizionalmente si suppone, a lĕg-ere ‘riunire, unire, raccogliere’,
bensì a lĭg-āre ‘legare, unire’. Tuttavia, questa nuova etimologia molto inte-
ressante diviene confusa dal momento in cui Del Tutto Palma tratta lĭg- co-
me se fosse semanticamente identico o simile a leg- ed entrambe le radici si-
gnificassero ‘raccogliere’. In realtà, si tratta di due radici distinte e di diffe-
rente significato: leg- deriva da *leg-, cfr. greco λέγω, ‘riunire, contare; legge-
re’, mentre lig- rimanda a un *leig-/lig-, ‘legare, unire’, benché non esistano
forme chiaramente imparentate oltre all’albanese lidh- ‘legare’.

Ritengo sia perfettamente possibile supporre il significato di ‘legare,


unire’ non solo per ligare, ma anche per latino lignum e osco lígana-. Il si-
gnificato originario di lignum, plurale ligna ‘legna, specialmente legna da
ardere’ deriverebbe perciò dall’idea di legare (lig-āre> *lig-no-m) i fasci di
legna da ardere, non di raccogliere (leg-ere) la legna.
Evidentemente, la somiglianza formale delle due radici ha favorito la
connessione etimologica popolare di lignum con legere, foneticamente i-
neccepibile (in latino *ĕ >ĭ avanti nasale velare, cfr. signum [siŋnũ:] < *sek-
no-m, rispetto a osco segúnú)3.
La relazione tra latino lignum e *lig- ‘legare’ può essere utile per spie-
gare meglio un’altra parola latina che, questa sì, è sempre stata connessa
a questa radice: lictor. Già Festo (nell’epitome di Paolo, 115 M) sosteneva
che lictores dicuntur quod fasces uirgarum ligatos ferunt. Un’argomentazione
talvolta addotta contro un’etimologia *lĭg-tōr- era la mancanza di paralleli
per presupporre una formazione radicale a partire da *lig- poiché, com’è
noto, questa radice è attestata in latino solo nel verbo lig-āre. Se si ammet-
tesse che lignum deriva allo stesso modo da *lĭg-no-m, si avrebbe un ulte-
riore esempio a favore di una derivazione diretta a partire dalla radice

2 Per un’interpretazione “preposizionale” di k-dík-, Del Tutto Palma adduce


come esempio la forma sudpicena kduíú. Oggi sappiamo che questa forma de-
riva in realtà da *kluēō. Si veda Adiego (in stampa) e i riferimenti ivi citati.
3Cfr. Varrone, LL 6, 66: Ab legendo ligna quoque, quod ea caduca legebantur in agro

quibus in focum uterentur.


Osservazioni sul teonimo osco líganakdíkeí 17

lig-. È difficile resistere alla tentazione di vedere in lignum / lictor < *lig-no-
m / *lig-tōr- il medesimo gioco di corrispondenze di tignum / tector < *teg-
no-m / *teg-tōr.
D’altra parte, si potrebbe ora speculare sul simbolismo dei fasces portati
dai lictores. È risaputo che i fasces ‘fasci’ di uirgae ‘verghe’ e la securis (‘scure’)
rappresentavano le punizioni affidate ai littori. Ma il fatto che lictor e li-
gnum possano essere etimologicamente correlati mi induce a pensare che i
fasces e la securis rappresentassero originariamente funzioni proprie dei ta-
glialegna: un’ascia per tagliare la legna e il fascio di legna ottenuto. Così,
līctor potrebbe aver avuto il significato di ‘colui che lega (la legna)’ e lignum
quello di ‘il fascio di legna’. Evidentemente, si tratta di una speculazione
che ci allontana dall’oggetto di questo studio e che lasciamo da parte.

4. Una volta assunto lígana- come elemento derivato da *lĭg- ‘legare’,


si può proporre un’interpretazione dell’intero tema líganakdík- alla luce
dell’analisi di °kidima-, °κιδιμα. Per la sequenza iniziale lígana- si può
considerare come punto di partenza l’analisi di Del Tutto Palma, che vi
vede una forma con anaptissi a partire da lĭgna-. Credo, tuttavia, che si
possa essere ancora più precisi: questo elemento lĭgna- sarebbe un tema
verbale lĭgnā-, confrontabile direttamente con il latino lignā-rī, verbo de-
ponente che significa ‘far legna’, e che è un verbo denominativo formato
su lignum ‘legno, legna’. La sequenza successiva -kdík- sembra contenere
un altro esempio di un gruppo *-kl- originario, come nei casi di osco
°kidima e di osco settentrionale °c(i)rix. In questo modo, da lignā- si a-
vrebbe un primo derivato *lignā-klo-m e da qui sarebbe sorto, in ultima
istanza, un *lignā-kl-īk- (líganakdík-) che ricorda chiaramente l’analisi che
ho proposto per peligno sacaracirix, marrucino [s]acracrix (< *sakrā-kl-īk-).

5. °kdík° presenterebbe, pertanto, la medesima dentalizzazione kl < kd


proposta per °kidima, così come il suffisso -īk identificato in peligno e
marrucino °c(i)rix (< *°kl-īk-s). Indubbiamente, °kdík° presenta due pecu-
liarità: ci troviamo di fronte a <í>, non <i>; in secondo luogo, non c’è a-
naptissi.
Da un punto di vista esclusivamente fonetico, queste difficoltà non
appaiono insolubili:

(1) Abbiamo sicuramente due esempi della sequenza °klí° e nessun


ulteriore esempio della sequenza °kdí° nel corpus osco: klí appare come
abbreviazione di un nome in una iscrizione di Pompei (ST Po 8) e sulle
impronte di un sigillo (tSa 10 m. t. l. klí. l), documenti ritrovati nel terri-
18 I.-X. Adiego

torio dei Pentri, nel centro del Sannio (si veda Crawford Imag. It. II, pp.
998-999). Ma è possibile che il fenomeno di dentalizzazione l > d, regolare
avanti <i>, assente avanti <e> (cfr. Cp 33, 34 iúkleí, ST Cm 1 (Cippus A-
bellanus) herekleís, sakarakleís), mostrasse un’oscillazione degli esiti
davanti ad un suono intermedio <í>.

(2) Per quanto riguarda l’assenza di anaptissi, in Adiego (in stampa)


ho segnalato possibili esempi di dentalizzazione in osco senza il verifi-
carsi di questo fenomeno nel caso del gruppo <pd> (ST Cm 34 pupdiis,
rispetto a púpidiis Po 5, 6, se derivano, come ho suggerito, da *poplio-).
D’altra parte, la forma marrucina [s]acracrix presenta allo stesso modo
*kl > kd > kr senza anaptissi (rispetto a sacaracirix). È noto che la anaptis-
si posteriore, a differenza di quella anteriore, agisce in modo irregolare
in osco.

Più problematico risulta giustificare <í> dal punto di vista etimologi-


co. La mia analisi di líganakdíkeí presupporrebbe un femminile in *-kl-
īk- parallelo a *sakrā-kl-īk-s > peligno sacaracirix, marrucino [s]acracrix. Per
questa formazione avevo suggerito un confronto con il tipo latino iunīx
‘vitella’ da *iuuen-īx (letteralmente ‘giovane (f.) [vacca]’) partendo da
iuuen-is ‘giovane’ (Leumann 1977, p. 377). Ci troviamo, in ultima istanza,
di fronte a femminili indeuropei in *-ih2 che in latino presentano un am-
pliamento in -k- (-īk-) e che in questa lingua servono principalmente per
la formazione di nomi d’agente femminili in -tr-īk-s corrispondenti ai ma-
schili in -tōr- (tipo genetrīx / genitor), ma non solo, come dimostra
l’esempio sopra menzionato di iunīx < *iuuen-īk-s.
Per tutto ciò ci aspetteremmo che questa ī originaria venisse notata in o-
sco come <i>, non come <í>. von Planta (1892, pp. 104-105) segnala che
all’interno di parola una *ī può essere rappresentata occasionalmente da <í>
anziché da <i>, ma è anche vero che gli scarsi esempi che offre non sono to-
talmente certi, poiché tutti sembrano ammettere una spiegazione alternativa
a partire da *ĭ o da *ē. Comunque sia, il materiale disponibile non è molto,
sappiamo che la vocale *ī originaria veniva rappresentata in posizione ini-
ziale mediante <ií>, non **<ii>, e pertanto non si possono escludere alter-
nanze od oscillazioni grafiche all’interno di parola. Non bisogna nemmeno
scartare le spiegazioni fonetiche (articolazione più aperta in determinate po-
sizioni; abbreviazione di ī all’interno di parola e approssimazione
all’articolazione più aperta di *ī) o morfologiche (alternanza quantitativa -ĭk-
/-īk- che il latino avrebbe regolarizzato a favore di -īk).
Osservazioni sul teonimo osco líganakdíkeí 19

6. Senza voler sminuire la difficoltà che comporta l’impiego di <í>, ri-


tengo sia possibile stabilire per líganakdíkeí la seguente origine, paralle-
lamente ai casi esaminati in Adiego (in stampa) e menzionati in questa
sede in §1:

Evidentemente, l’interpretazione di *lignāklom come ‘magazzino di legna’


dalla quale dipende il significato di líganakdík- come ‘dea del magazzino
di legna’ è puramente ipotetica. Forse il *ligno- osco aveva un significato diffe-
rente da quello del latino e poteva riferirsi ai covoni di grano, cosa che
avvicinerebbe questa analisi a quella condotta da Del Tutto Palma (1996).
Che líganakdík- derivi da un nome di luogo *lignāklom, indicante uno
spazio associato al *lig-no-, forse un deposito, risulta pure un’ipotesi affa-
scinante alla luce dell’epiteto entraí che accompagna líganakdíkeí nelle
due occorrenze all’interno della Tavola di Agnone. A livello formale,
questo epiteto deriva da un aggettivo *entero- ‘interiore, interno’, cfr. lati-
no intrō, intrā, antico indiano ántara-, ecc. (Untermann 2000, p. 226). Se la
dea líganakdík è la divinità di un magazzino, ha senso che vi si alluda
per una condizione peculiare, che la differenzia dal resto: è una divinità
‘interna’, rinchiusa all’interno di uno spazio che lei stessa rende sacro.
20 I.-X. Adiego

7. In conclusione: credo che mettere in relazione líganakdík- con il


gruppo di sostantivi in °kidima, °c(i)rix trattati in Adiego (in stampa)
permetta di presentare per la prima volta un’analisi morfologica della
forma senza dover ricorrere a strani composti trimembri né a preposizioni
o posposizioni inserite all’interno di un composto. Ci troveremmo di
nuovo di fronte a una forma sorta da un sostantivo in *-klom. Questa ab-
bondanza di formazioni derivate da sostantivi in *-klom può sembrare
sorprendente, ma occorre tenere presente che *-klom appare come un suf-
fisso molto produttivo nelle lingue sabelliche, come dimostrano le forme
osche sakaraklúm, δουνακλομ e quelle umbre auiehcleir, kumnakle,
mandraclo-, mantrahklu, naraklum, ooserclome, persclo, pihaclo, sufeřaklu,
uesclir.

Riferimenti bibliografici

Adiego I.-X. in stampa, Sobre osco °kidima, °κιδιμα y otras formas (posible-
mente) relacionadas, in Per una definizione delle lingue e culture sabelliche,
Atti del convegno (Roma, 8-9 febbraio 2018), in stampa.
Del Tutto Palma L. 1996, líganakdíkeí entraí e líganakdíkeí entraí kerrí-
aí, in La Tavola di Agnone nel contesto italico, a cura di L. Del Tutto Pal-
ma, Firenze, Olschki, pp. 633-644.
Imag. It. = M.H. Crawford, Imagines Italicae: A Corpus of Italic Inscriptions (3
vols.), London, Institute of Classical Studies University of London,
2011.
Poccetti P. 2001-2002, Osco sereukidimā-, sakarakidimā-, SPFB(klas) 6-7,
pp. 251-265.
ST = H. Rix, Sabellische Texte, Heidelberg, Carl Winter, 2002.
Untermann J. 2000, Wörterbuch des Oskisch-Umbrischen, Heidelberg, Carl
Winter.
von Planta R. 1892, Grammatik der oskisch-umbrischen Dialekte, I, Stras-
sburg, K.J. Trübner.
Q

his
gemmis
luminosis
Magistro
Florentino
confectum et caelatum
est donum tam multa antiquitatum
et priscorum idiomatum e nebulis eripientibus.
sapientiam nec non liberalitatem grati et perlaeti mirantes
Eruditorum atque Amicorum consessum laudant curatores.

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