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Maria Grazia D’Amelio Gian Lorenzo Bernini e gli ori del baldacchino di San Pietro

in Vaticano: la doratura secentesca e il suo restauro

Negli ultimissimi anni, il baldacchino di San Gli ori del baldacchino


Pietro (1624-33) è stato oggetto di numerosi Il lavoro della doratura finale è registrato in un fa-
studi che hanno precisato l’apporto progettuale scicolo – le Misure delli Ori messi da Diversi Spada-
di Francesco Borromini (1599-1667), chiarito il ri a foco sopra li Rami e metalli del altare Maggiore
riuso nella sua fattura del bronzo spoliato al Pan- 1632/1633 – (da ora Libretto)7. Esso interessa la
theon e verificato quanto il limite fisico della zona sommitale del baldacchino, poiché i pianuc-
tomba di Pietro abbia condizionato Gian Lo- ci elicoidali delle colonne salomoniche, nonché
renzo Bernini (1598-1680) nella definizione pla- gli elementi fitomorfi e le inclusioni biomorfe,
nimetrica1. In passato, erano state scritte pagine erano già stati dorati nel 1628 dallo spadaro Simo-
ancora insuperate sulla committenza, sull’icono- ne Lagi, attivo a San Pietro nonostante l’infaman-
logia, sulla corrispondenza proporzionale tra le te accusa di aver usato oro falso nel soffitto (1623)
colonne salomoniche e l’ordine gigante della della chiesa di San Bernardino all’Aquila, truffa
basilica, sulla tecnica fusoria mutuata dalla pro- frequentissima in questa categoria di lavori8.
duzione delle armi da fuoco2. Tuttavia rimango- Per contenuti, il Libretto è l’equivalente di un
no da indagare altri aspetti dell’opera, tra i qua- odierno computo metrico ed è diviso in due par-
li la reale consistenza materica del baldacchino ti: la prima attiene alla doratura dei tronchi di
(ritenuto comunemente opera in bronzo, ma in trabeazione che procede dall’alto in basso con le
realtà polimaterica) e il rapporto che il giovane parti da trattare nella sima (i rami di alloro e le
Bernini, sebbene ancora “innocentissimo” d’ar- api barberiniane), nell’astragalo (le fusarole e le
chitettura, è riuscito a instaurare tra il gigante- perle), nel gocciolatoio (i listelli), nell’echino (gli
sco telaio e l’ambiente che lo circonda e lo giu- ovoli e le frecce), nel piano dei dentelli (la pigna),
stifica3. In questo senso, sono rivelatrici le sue nella cimasa del fregio (i fiori e le foglie nella go-
asserzioni tratte dai lunghi colloqui che, molti la rovescia e le fusarole e le lenticchie nell’astra-
anni dopo, egli ebbe a Parigi (1665) con Paul galo), nel fregio (il sole spendente), nella cimasa
Fréart de Chantelou: “le cose non appaiono so- dell’architrave (le conchiglie e i delfini), nella
lo per ciò che sono, ma in relazione alle cose che prima fascia (i mascheroni) e nella cimasa della
hanno intorno, che ne modificano l’apparenza”; seconda fascia (le foglie)9. La seconda parte del
e ancora “nelle opere vanno considerati due Libretto, le Misure delli Ori del coronamento del
aspetti, il generale e il particolare, e […] il par- baldacchino, inizia dalla doratura della croce api-
ticolare [è] importantissimo per far apprezzare cale, del globo e dei peducci; continua con l’in-
un’opera nel suo insieme”4. dicazione delle parti da mettere in oro nelle
Queste indicazioni aiutano a decifrare le scel- quattro mensole (i listelli), nelle quattro grandi
te per il rutilante apparato decorativo del baldac- api, nella cimasa centinata (i listelli, i bastoni, i
chino, la cui finitura superficiale deve essere sta- rami di alloro, i fiori, le foglie e i delfini), nelle
ta calibrata cromaticamente con le differenti costole e nei costini (i cordoni e i motivi vegeta-
condizioni luministiche della crociera – e più in li), nelle chiavi da parata, nelle tiare e negli spa-
generale della basilica – per realizzare deliberate doni branditi dai putti, nelle foglie dei festoni,
percezioni5. In particolare, lo studio della dora- nei pendoni (i listelli, le tiare, i cherubini e le
tura permette di cogliere alcune opzioni proget- api), nei fiocchi, nelle cornici sopra il canopeo.
tuali, ideate per stabilire condizioni psico-fisiche Infine sono indicati gli elementi del cielo (il sof-
idonee ad attrarre e coinvolgere lo spettatore fitto che copre il celebrante) da dorare, vale a di-
nell’atto devozionale, ma soprattutto concepite re la cornice perimetrale (257 foglie d’edera “con
in funzione di una visione non statica del telaio6. sue lancette”, pianucci e listelli), le cornici che
Un apparato decorativo che, peraltro, vede riquadrano la croce (con foglie d’edera), i girali,
coincidere la nuova immagine della chiesa post- i fiori, le arpie, le api10 (ill. 1).
riformata con la pervasiva presenza degli emble- Dopo aver sfogliato il Libretto, è ragionevole
mi di Urbano VIII (Maffeo Barberini, 1623- che il lettore sia assalito dal dubbio di aver per-
1644), da allora indissolubilmente fusi con i sim- cepito il baldacchino nella sua grandiosità, senza
boli della gloria di Pietro e della religione catto- però riuscire a cogliere appieno quella sorpren-
lica romana. dente opulenza del suo decoro minuto. Allora

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1. Città del Vaticano, basilica di San Pietro, tornano alla mente proprio le programmatiche ciato proprio dal baldacchino, per poi spengersi
baldacchino, particolare. parole di Bernini: “nelle opere vanno considera- nell’indaco del crepuscolo13. Al mattino e per po-
2. Città del Vaticano, basilica di San Pietro, ti due aspetti, il generale e il particolare, e [...] il chi minuti, i raggi colpiscono il coronamento del
baldacchino. particolare [è] importantissimo per far apprezza- Baldacchino facendolo sfavillare, mentre al di sot-
3. Disegno e prospetto del Theatro, re un’opera nel suo insieme”11. to il telaio è rischiarato dalla luce diffusa e gli or-
e nuovo Apparato dentro la chiesa Il Libretto è anche un quadro sinottico di quei nati e le membrature architettoniche coperte di
di San Pietro in Vaticano, per la Fontione componenti del baldacchino che Bernini sceglie di oro risplendono; nel pomeriggio e al tramonto
della Canonizzazione di S. Francesco
di Sales Vescovo Genova (Roma, G.G. far splendere con la doratura; una selezione che – quando esso è in controluce se ne percepiscono i
de Rossi, 1665). come detto – deve essere messa in relazione alle contorni e – ancora una volta – solo il brillio dei
condizioni luministiche della crociera che muta suoi ori sommuove la gran Machina (ill. 2).
durante il giorno e nelle differenti stagioni (con- Nei giorni feriali, all’illuminazione naturale si
dizioni ora alterate dall’installazione di sorgenti aggiungeva quella artificiale delle lampade a olio
luminose artificiali)12. Semplificando, la basilica (la della confessione e, in occasione delle cerimonie
cui esposizione vede l’ingresso a est e abside a solenni, la crociera diventava lucente di cande-
ovest) passa dalla semioscurità dell’alba al chiaro- lieri, candelabri e di “mille e più fiaccole di cera
re mattutino grazie alla luce (bianca) proveniente di sei libre l’una” allineate sul cornicione, una li-
dalle cupole e dalle aperture perimetrali del tran- nea di luce continua che “disarticolava” l’archi-
setto e dell’abside, ma anche ai raggi del sole ca- tettura dando la sensazione che – al di sopra – la
nalizzati dagli sguinci delle grandi aperture poste cupola e le volte flottassero14 (ill. 3).
in alto nella controfacciata del portico; durante il Nel baldacchino, le parti dorate – anche per
giorno, l’affilatezza della luce (gialla) diretta e lo il contrasto cromatico con quelle bronzee – sa-
splendore di quella diffusa irradia e indora la na- rebbero state “accese” da queste fonti di luce
vata e il capocroce, creando nelle altre parti della cangianti per catturare lo sguardo dei fedeli sul-
chiesa molteplici variazioni di penombre e di den- l’altare degli Apostoli e sulla sottostante tomba
se ombre. Al tramonto la luce (rossa) infiamma di Pietro. Non è un caso, quindi, che tra gli ele-
l’oculo della cattedra in fondo all’abside, incorni- menti da far brillare è anche l’insegna araldica di

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papa Barberini (alloro, api, sole e gli emblemi del
pontificato), “smontata e le parti componenti di-
stribuite su tutta la struttura”, per usare l’effica-
ce descrizione di Joseph Connors15.
Per far risplendere il baldacchino che “empie
senza ingombrare” la crociera, Bernini interviene
ben due volte sul sistema di illuminazione artifi-
ciale16. Una prima volta (1639) con due candela-
bri composti da una coppia di cornucopie da in-
stallare nella fossa della confessione e, una secon-
da (1680) con il “modello d’un lampadario ad uso
di balaustro […] tutto intagliato con fronde di
cerqua [quercia, ndr] nel corpo, svolazza sotto e
sopra, con festone di lauro che rigira attorno nel-
la cima che deve portare la lampada […] sopra la
balaustrata della Confessione”17. La sua morte
pone termine al progetto, poi compiuto da Mat-
tia de Rossi (1637-1695) con l’impianto di una
raggiera di 89 luci sul parapetto della confessio-
ne a creare un orlo splendente: “Ardono qui d’in-
torno più di cento lampade d’argento [dorato,
ndr], sostenute da alcune cornucopie di rame in-
dorato, disposte nelle balaustre inferiori e supe-
riori, a guisa di lucidissima corona di fiammeg-
gianti raggi composta”18.
Illuminato permanentemente dal basso da
un’infinità di bagliori, il sontuoso decoro sul
monumentale telaio rifulge; le tecniche a sbalzo
e a cesello dell’oreficeria e una profusione di oro
zecchino sono utilizzati anche laddove lo sguar-
do dei fedeli non arriva, ma che è perfettamente
visibile all’occhio di Dio19. Una luce che magni-
fica le forme dell’architettura – quelle del bal-
dacchino e della confessione saldate da Bernini
in maniera inestricabile – e che nei riti liturgici
materializza per i credenti la presenza divina20.

La misura dell’oro
Come detto, il Libretto è un documento contabi-
le, predisposto dall’architetto misuratore della
Fabbrica di San Pietro (l’istituzione che sovrin-
tende prima alla costruzione e poi alla manuten-
zione della basilica) a uso del computista, il qua-
le doveva verificare la corrispondenza tra le
quantità delle superfici da dorare con quelle di-
chiarate dai doratori. Esse erano anche lo stru-
mento di controllo per l’oro necessario a finire
ciascun elemento; infatti, su ordine di Bernini,
l’oro veniva consegnato ai doratori direttamente
dalla Fabbrica sia per contenere i costi in virtù
della sua esenzione dalle gabelle (Ad usum fabri-
cae, A.U.F.) che per vagliare il titolo dell’oro21.
L’oro utilizzato era zecchino, ridotto in fogli da
un battitore (il battiloro) martellando tra due
spessori di cuoio una scaglia del prezioso metal-
lo fino ad ottenere una membrana sottile (spessa
4 millesimi di millimetro) e flessibile, poi rita-
gliata in quadrati di circa 7-8 cm per lato22. I fo-
gli di buona qualità dovevano apparire marezza-
ti (con apparenti ondulazioni lucide e opache,

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4. Misure delli Ori messi da Diversi cangianti), “sottilissime e ragnate”, cioè leggeri Fusarola, o meglio nelle fusarole che, inframmez-
Spadari a Foco sopra li Rami et Metalli come ragnatele, per aderire meglio al supporto23. zate da due lenticchie, sono l’ornato delle due ci-
del Altare Maggiore 1632-1633
(Archivio della Fabbrica di San Pietro, Nel baldacchino, la misurazione è piuttosto mase a astragali fitomorfici, canonicamente ag-
arm. 12, rip. D, vol. 3b, n. 15, ff. 9v e 10r). macchinosa poiché i modellati tridimensionali e gregati con la prima fascia e con l’architrave nel-
i rilievi debbono essere ragguagliati a superfici la trabeazione27; anche le fusarole e le lenticchie,
bidimensionali (pelle) corrispondenti per misu- rispettivamente semicilindriche e semiellissoida-
ra24. Il lavoro in rilievo, quindi, era espresso in li, sono assimilate a figure piane28. Non fa ecce-
palmi quadrati di pelle, prendendo le dimensioni zione la Misura della sfera sommitale – la “palla”,
maggiori della figura mediante una striscia di in realtà un ellissoide (alto palmi 4 [e] 3/4 e lar-
carta o un filo fatto aderire al profilo25. Il proce- go 4 [e] 1/2) per essere percepita come una sfera
dimento è sommariamente spiegato per la pigna, perfetta correggendo le deformazioni della visio-
l’elemento fitomorfico usato per il cambio di di- ne dal basso – che è uguale alla superficie latera-
rezione nel piano dei dentelli della trabeazione: le del cilindro circoscritto ad essa29 (ill. 4).
“Oro nelle 4 Pigne longa l’una stesa la pelle pal- Più spesso gli elementi da dorare hanno su-
mi 1 [e] 1/3 larga la pelle raguagliata palmi 1 [e] perfici irregolari e pertanto sono assimilati a una
1/4 insieme fanno palmi 6 [e] 2/3”26. figura geometrica equivalente; è il caso delle 64
La misura è semplificata quando gli elementi foglie lanceolate di alloro (nella gola dritta della
sono facilmente assimilabili per forma alle rego- cornice in ciascun tronco di trabeazione) che so-
le della geometria solida, come per l’Oro nella no equiparate a un rettangolo il cui lato maggio-

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5. Misure delli Ori messi…, cit. re è pari alla lunghezza della foglia e il lato mi- pie di mostruose arpie in lamina di rame sbalzato,
(ff. 12v e 13r). nore è la larghezza media della foglia stessa; an- hanno margini tanto sfrangiati da impedire ogni
che l’ondulato ramo d’alloro e le 84 drupe (olive) ragionevole approssimazione. Per esempio, la de-
sono commensurati rispettivamente a un rettan- scrizione dei sinuosi fiori tenuti dalle arpie recita:
golo e a quadrati30. “Oro in detto misurato minutamente come sopra
La stessa accuratezza si ritrova anche nelle fi- fa l’uno per l’altro reguagliato fogli d’oro nume-
gure zoomorfe, come per le grandi api (gli aponi) ro 19 [e] 1/6 quadrati palmi 3 [e] 7/12 che per nu-
posti ai piedi del globo, la cui descrizione della Mi- mero 4 simili insieme fanno palmi 14 [e] 1/3”, va-
sura rende la ricercatezza della loro finitura: parti le a dire 0,70 mq di foglia d’oro32.
del capo, delle antenne, del torace-addome, delle Nelle colossali chiavi da parata, rette dalla cop-
zampe sono dorate con una cura meticolosa nono- pia di putti sullo zoccolo del coronamento, la det-
stante essi siano pressoché invisibili dal basso31. tagliata misurazione rivela la preziosità dell’og-
E laddove non è possibile determinare le getto, quasi confuso nell’ornato del baldacchino; i
grandezze dei componenti, l’architetto misurato- massicci pomi, le fantasiose impugnature, i sodi
re ricorre al conteggio delle foglie di oro neces- balaustri, le inedite mappe traforate da croci lati-
sarie al lavoro. Accade per la finitura delle figure ne sono computati a foglie d’oro mentre le guar-
fito-antropomorfe fissate intorno alla raggiera nizioni curvilinee – i listelli, i filetti, i pianucci – so-
dello Spirito Santo nel cielo del baldacchino; le no misurati come fossero nastri distesi di larghez-
immancabili api, i girali con rose e le quattro cop- za pari alla media di quelle rilevate33 (ill. 5).

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Lo stesso metodo è usato nelle quattro costo- va con lo sfregamento del pezzo con la grattabu-
le e gli otto costini a schiena di delfino del bulbo gia, una spazzola d’ottone, in acqua e con un
di coronamento, la cui misurazione è complicata panno per lustrare le superfici43.
dalla loro rastremazione che trascina la progres- Per migliorare l’aderenza, la superficie era trat-
siva diminuzione sia dei cordoni di bordo che dei tata (avvivata) con acqua forte (aceto, ammoniaca,
motivi vegetali, i rami di alloro e le più tradizio- sale e verderame) e argento vivo (mercurio)44.
nali foglie d’acanto che si arrampicano sino alla L’oro in foglia veniva polverizzato e, insieme al
cimasa34. Solo la misura dell’Oro delle vesti e del- mercurio (in rapporto di uno a otto), era posto in
le ali frappate dei quattro angeli è trascritta senza un contenitore di terracotta reso incandescente
particolari ragguagli35; per esempio, per l’angelo per liquefare la miscela, la quale veniva gettata in
bronzeo posto sulla colonna in corrispondenza acqua fresca per ottenere una viscosità simile a
del pilone della Veronica, il calcolo sembra esse- quella di un “unguento”45. L’amalgama era così
re stato fatto dopo l’esecuzione della doratura pronto per essere steso con un pennello sull’og-
della superficie che risulta essere pari a 220 palmi getto, riscaldato di tanto in tanto con una fiamma
quadrati36. Per coprire completamente il bronzo, e “stropicciato con le setole finché l’argento vivo si
su alcune zone delle vesti e delle ali era stato ne- consumi ed il lavoro rimanga giallo”46.
cessario far aderire sette strati d’oro (coperte) e su La tonalità giallo oro poteva essere resa più
altre più difficili fino a otto e nove strati; facendo intensa applicando sulla superficie tre velature
una media l’operazione aveva richiesto l’applica- successive di colore; la prima con una miscela di
zione di sei fogli per ogni palmo quadrato per un “cera gialla, matita rossa, fior di pietra [amianto o
totale di 13.000 migliara d’oro. Poiché le miglia- ematite, ndr], salgemma, e verderame” che, dopo
ra di fogli utilizzate corrispondevano al peso di quattro-cinque ore, era esposta al fuoco, poi tem-
circa tredici zecchini veneziani, il peso dell’oro ap- prata con urina, aceto o vino e infine spazzolata,
plicato alle vesti turbinanti e alle ali piumate del- risciacquata e asciugata al fuoco47. La seconda
l’angelo è di circa 45 grammi37. con un composto di “verderame, salnitro, sale ar-
Tanta attenzione è ovviamente giustificata dai moniaco e fior di pietra”, steso sull’oggetto, sot-
costi di una tale preziosa finitura superficiale; la toposto a un nuovo ciclo cottura-tempra in mo-
Fabbrica di San Pietro soprintende l’operazione do da scurire la doratura. L’ultima velatura di co-
stipulando con i doratori un contratto con la for- lore era ottenuta cuocendo l’oggetto in acqua e
mula a tutte spese eccetto l’oro, ibridando l’appalto urina, sale, gruma di botte, zolfo, e poi raffred-
a tutta roba e quello a sola manifattura38. Alla fi- dandolo e asciugandolo con il calore del fuoco; al
ne del lavoro, i doratori rendicontavano sia il nu- termine delle operazioni, il pezzo appariva “d’un
mero delle foglie d’oro impiegate che la manifat- color d’oro bellissimo e acceso”48.
tura, i cui costi erano differenziati a seconda del- Un laborioso procedimento, peraltro perico-
la lavorazione più o meno laboriosa legata alla loso viste le misure di sicurezza descritte da Bal-
diversa natura dei metalli del baldacchino39; in- dinucci, che poteva essere realizzato a regola
fatti, la doratura delle parti bronzee (trabeazio- d’arte solo in laboratorio49. In effetti, anche i pez-
ne, angeli) richiedeva l’applicazione di un nume- zi del coronamento del baldacchino subiscono
ro maggiore di strati d’oro (abbiamo visto fino a questa finitura superficiale prima del montaggio
otto-nove per coprire perfettamente) rispetto a in opera; le piastre di rame di rivestimento delle
quelli stesi sulle figure sbalzate e cesellate sulle costole a schiena di delfino, la croce e il globo, le
piastre di rame che carenano l’anima lignea del guarnizioni del cielo ligneo, i pendoni con le nap-
coronamento, vale a dire sui pendoni, sulle co- pe, una volta sbalzati dai corniciari di rame veniva-
stole e sui costini, ecc.40 no ritirati dai doratori che nelle loro botteghe vi
applicavano l’amalgama a fuoco e che, a fine la-
La doratura del baldacchino voro, li consegnavano alla Fabbrica per essere as-
Nel baldacchino la tecnica di doratura utilizzata semblati e fissati sul gigantesco telaio.
è a fuoco (anche detta a amalgama, o doratura al
mercurio), la più adatta per rivestire rame e bron- 1758: il restauro degli ori del baldacchino
zo41. Al tempo, i procedimenti erano due: il pri- Alla metà del Settecento, il baldacchino e la catte-
mo prevedeva l’applicazione di mercurio fra la dra di San Pietro (1656-67) hanno perso il loro
superficie metallica e la foglia d’oro, mentre il originario splendore e la vivida lucentezza dei me-
secondo consisteva in un amalgama di oro e di talli. I guasti nei due manufatti richiedono un in-
mercurio, che poi veniva disteso sul pezzo. In tervento urgente, deciso nella congregazione (15
entrambi i casi l’oggetto era sottoposto al calore marzo 1758) dei cardinali e dei tecnici che dirige
che faceva evaporare il mercurio42. Il metodo la Fabbrica di San Pietro, insieme a una campagna
dell’amalgama, descritto da Filippo Baldinucci, di restauri della piazza e della Basilica50.
richiedeva la perfetta pulitura del pezzo da dora- In particolare, la Cathedra Petri appare “scolo-
re previa bollitura con acqua, sale, gruma di bot- rita nelle dorature e patinosa nelle parti di bron-
te e il successivo risciacquo; questa fase termina- zo a motivo della vernice color di rame replicate

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6. B. Gambucciari, Castello servito per di alloro avviluppati intorno alle colonne salomo-
ripulire l’ornamento della Confessione niche erano “fino a quel tempo verniciati di color
dei SS. Apostoli nel Vaticano (Castelli,
e ponti di Maestro Niccola Zabaglia verde”; questo appunto insinua il dubbio che, tra
con alcune ingegnose pratiche, e con la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, la
la descrizione del trasporto dell’Obelisco
Vaticano, e di altri del Cavaliere Domenico
congregazione della Fabbrica possa avere deciso
Fontana, Roma 1743, tav. XXXIV). un aggiornamento dell’immagine del baldacchi-
no con un trattamento più naturalistico del suo
motivo vegetale, forse assecondando un muta-
mento del gusto circa le finiture dei bronzi55.
Un’informazione accattivante che non trova con-
ferma nelle fonti d’archivio; verosimilmente, le
ambigue parole di Renazzi registrano l’esito di
una maldestra operazione di nuova doratura che,
avendo usato sulle foglie di alloro delle colonne
una instabile “vernice di rame”, potrebbe aver in-
nescato una reazione chimica conclusa con la for-
mazione di una sottile velatura di carbonato di ra-
me dal peculiare color verde-azzurro56; oppure i
cloruri presenti nell’atmosfera potevano essersi
annidati nelle porosità dei metalli manifestandosi
con chiazze polverose verdastre57.
Seguendo il filo della chiosatura di Renazzi,
la nuova doratura sarebbe stata eseguita prima
del 1720, la data appunto dell’esecuzione della
spettacolare tavola del baldacchino incisa su un
foglio intero di carta imperiale da Baldassarre
Gambucciari per l’editio princeps dei Castelli, e
più volte sovraposta”, mentre il dipinto a olio ponti58 (ill. 6).
eseguito da Giovanni Paolo Schor (1615-1674) L’incisore aveva astratto dalla crociera della ba-
sull’oculo vetrato, da cui la luce flotta proiettan- silica, il baldacchino e la confessione in una pro-
do l’immagine della colomba dello Spirito Santo, spettiva accidentale (con un punto di vista piutto-
è deteriorato a tal punto da ipotizzarne la sostitu- sto alto) resa potentemente plastica da un intenso
zione51. Il bronzo del baldacchino è spento nelle chiaroscuro generato dalle ombre proprie e porta-
parti dorate ed è reso opaco da una “vernice più te. L’occasione di illustrare il ponteggio per il re-
volte replicata” che deve essere rimossa per “ren- stauro del ciborio era stata colta da Gambucciari
dere il Metallo nel suo puro, e primo splendore”, per delineare il partito decorativo del telaio berni-
da far rifulgere mediante l’affollata corona di niano: in effetti, dall’incastellatura lignea affiora-
lampade (anche esse da dorare nuovamente) del- no i simboli araldici dei Barberini disseminati
la confessione52. ovunque; emergono le rigorose geometrie delle
Dunque, il baldacchino e la cattedra, rispetti- scanalature spiraliformi del primo terzo delle co-
vamente dal 1633 e dal 1667, erano stati sotto- lonne e i motivi vegetali e figurati sui suoi fusti;
posti a ripetuti trattamenti di protezione con oli spuntano gli sfrangiati contorni delle palme della
e resine per tentare di limitare l’alterazione su- sovrastruttura e le troppo morbide vesti degli an-
perficiale dei metalli, i quali – esposti all’azione geli apicali; spiccano gli stemmi di Urbano VIII,
dell’anidride carbonica e aggrediti da fenomeni pietrificati sui piedistalli delle colonne per eter-
di condensa – si coprivano di patine e di ossidi; i narne la sua memoria sulla tomba di Pietro.
bronzi dorati erano stati riaccesi più volte, con Gambucciari sceglie di incidere i dettagli più
“vernici di rame” (similoro, composto da tritati di minuti con una meticolosità che, però, mal si ac-
metallo con un’alta percentuale di rame, zinco, corda con la riproduzione sommaria del ponte di
poco stagno e da un aggregante), vale a dire con servizio, vale a dire della struttura che nelle in-
porporine che, distese sulle superfici bronzee, tenzioni dei Castelli, e ponti doveva essere prota-
formavano una pellicola aderente di colore dora- gonista della tavola. L’impalcatura, in effetti, è ri-
to ma tendente al rosso53. dotta allo schema della sua struttura portante,
A una di queste operazioni certamente è ricol- priva di tutti quei componenti secondari che ne
legabile l’annotazione di Filippo Renazzi (1745- assicurano la stabilità e la percorribilità orizzon-
1808, avvocato e segretario sostituto della Fab- tale e verticale. Quattro pilastri (le candele) sono
brica di San Pietro) a commento della tavola de- infissi agli angoli dei piedistalli marmorei delle
dicata a uno dei restauri del baldacchino, conte- colonne collegati, ogni tre metri, da correnti (fi-
nuta nel volume Castelli, e ponti di Maestro Niccola lagne) longitudinali in modo da formare una gab-
Zabaglia (Roma 1743)54. Renazzi scrive che i rami bia chiusa all’altezza del capitello. Coppie di pun-

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7. Impalcatura per il montaggio per ripulire l’ornamento della Confessione dei
del coronamento del baldacchino della basilica SS. Apostoli nel Vaticano”62.
di San Pietro (vista laterale) e struttura
lignea del coronamento (Windsor Castle, Una spiegazione, in effetti, troppo abbreviata
Royal Library, n. 10451). per chiarire come progettare una complicata im-
palcatura che arrivava a sfiorare i trenta metri di
altezza e che, a differenza dei ponteggi ordinari
per risarcire le murature, deve essere il più pos-
sibile svincolata dal telaio berniniano per non
danneggiarne il delicato ornato a rilievo63. Non è
un caso che, nel 1758, per l’ennesimo restauro
del baldacchino sia proprio il soprastante della
Fabbrica di San Pietro Tommaso Alberini – av-
valendosi della sua perizia maturata in quasi
quattro decenni in basilica – a proporzionare e
montare un ponteggio uguale a quello ritenuto il
più funzionale all’intervento manutentivo, per-
petuato come detto nei Castelli, e ponti64.
Una specificità legata anche alla possibilità che
esso offre di continuare a officiare l’altare papale
senza ostacolo alcuno; la differenza può essere ben
compresa confrontando il ponteggio del 1758 con
l’ingombrante impalcatura delineata nei disegni
della Royal Library a Windsor Castle, servita per
la costruzione del coronamento (1631-1633) del
baldacchino. In quel caso il piano di lavoro era so-
stenuto da una doppia fila di sei candele, contra-
toni sostengono lo sbalzo di un primo palco, im- state da una selva di puntellature che poggiavano
piantato sotto la trabeazione per operare nel cielo probabilmente su una piattaforma sollevata ri-
del baldacchino; un secondo piano di lavoro è a spetto al pavimento della basilica di circa due me-
metà del coronamento e, infine, una piattaforma tri65; questa “grande armatura di legname fatta in-
è allestita tra il globo e il piede della croce. Pochi torno con molto bell’ordine, e ben fortificato”
dettagli sono delineati; sorprende che le candele era, però, tanto invadente da costringere il papa a
– alte oltre 14 metri – non siano composte da celebrare la messa all’altare della cappella dei San-
pezzi accoppiati e saldamente uniti da legature o tissimi Simone e Giuda per tutta la durata del can-
da staffe; che non compaia il sistema di connes- tiere, vale a dire sino al 163366 (ill. 7).
sione tra le filagne e le candele; che non siano tra- Dunque, nel 1758 la congregazione decide di
scritti gli accessi ai piani di lavoro e ai tavolati di eliminare le vernici di “color verde” dal baldac-
calpestio59. Se alcune di queste omissioni sono chino e di “pulimentare non solo queste ma an-
giustificate dalla scala del disegno e dalla volontà che alla stessa occasione tutta la gran Machina”67.
di sfrondare il ponteggio dagli elementi che Solo per portare a vergine il bronzo del baldac-
avrebbero nascosto gran parte del ciborio, altre chino occorrono ben 2841 giornate lavorative68;
sono motivate dalla tacita consuetudine di trala- infatti, nelle prime undici settimane della durata
sciare molto di quel sapere pratico esclusivo del- del cantiere, quotidianamente sono presenti fino
le maestranze e soprattutto, dalla “approssima- a sessanta operai, ciascuno dei quali retribuito
zione” che caratterizza i contenuti dei Castelli, e secondo il grado di specializzazione, perfetta-
ponti60. Infatti, Gambucciari, al pari di molti altri mente sincronizzati per lavorare nello spazio ri-
artisti chiamati a illustrare il volume di Zabaglia, stretto del ponteggio69. La loro azione è piutto-
utilizza i monumenti di San Pietro come fondale sto “energica”, poiché essi non solo rimuovono
delle teatrali prestazioni tecnologiche ritenute la polvere con pennelli, spugne e stracci, ma ra-
tanto straordinarie da volerne esportare i princì- schiano l’ossidazione dalle superfici metalliche
pi, ma senza arrivare a spiegarne le procedure; la con lime semplici e sagomate (raspini), con 42
struttura provvisionale del baldacchino è, dun- spazzole di ottone (grattabuscie) e con 230 ra-
que, ostensiva di quel virtuosismo tecnologico schietti “d’acciaro di più garbi grandi mezzani e
maturato nell’officina di San Pietro che viene piccoli secondo i siti che bisognavano” avvitati su
condiviso ecumenicamente – solo in apparenza – lunghi manici per agevolare l’abrasione delle
con il lettore, essendo riservato a pochi selezio- parti difficilmente accessibili70.
nati allievi istruiti nella Scuola di Meccanica Pra- Nell’elenco degli strumenti e materiali acqui-
tica promossa dalla Fabbrica61. Deve essere letta stati per la “pulitura” compare un’ingente quan-
in questa chiave la laconica didascalia che accom- tità di acquaforte utilizzata per le sue reazioni
pagna la tavola del baldacchino: “Castello servito chimiche sul rame oppure usata come compo-

144
8. Città del Vaticano, basilica di San Pietro,
baldacchino, particolare.

9. Città del Vaticano, basilica di San Pietro,


baldacchino, particolare.

nente dell’acqua regia (miscelata con l’acido clo- con una pietra d’agata sagomata, fino ad assume-
ridrico in rapporto di 1:3), uno dei pochi rea- re un tono caldo76.
genti capace di sciogliere l’oro vecchio71. Quando, però, la doratura a bolo interessa ele-
Contemporaneamente l’ottonaro sostituisce menti come l’anima di legno dei festoni che af-
gli elementi metallici rotti, specialmente viti di fiora solo a tratti tra le foglie di alloro sbalzate in
rame, perni di collegamento e piastre di fissaggio rame, si rinuncia all’oro zecchino in favore di
che rendevano precarie alcune parti del corona- una più economica verniciatura di rame macina-
mento. Sono anche ricostruiti diversi anelli man- to o di similoro77.
canti dei fiocchi dei pendoni e una gran quantità Per esempio sul cielo ligneo del Baldacchino,
di listelli di rame interposti tra i pendoni, rimo- il “soffittone” dominato dalla colomba dello Spi-
dellate alcune foglie di alloro e tre fronde delle rito Santo, si opera raschiando il vecchio intona-
palme sommitali, rifissata – con lunghe viti di ra- chino e applicando sulla superficie più mani di
me – una dozzina di api sempre sui pendoni. gesso, di bolo e infine “due mani di rame fino
Rimosse le vernici e le patine antiche, nel macinato con ammanimento a guazzo dopo
cantiere di restauro subentra il doratore, un cer- averlo tutto brunito”. Solo la doratura della co-
to Curzio Zanacca con il compito di lumeggiare lomba dello Spirito Santo è eseguita con vernice
nuovamente il baldacchino72. Non è possibile d’oro ad alto titolo su una preparazione di due
dorare in laboratorio e a fuoco i pezzi, poiché es- mani di colla di biacca di Venezia e nella raggie-
si non possono essere smontati; stando alle scar- ra dello Spirito Santo si accordano le nuove do-
ne indicazioni della Misura e stima del restauro rature alle vecchie ricorrendo sempre “all’oro a
del 1758, si ricorre all’impiego di una tecnica di guazzo brunito in molti luoghi” (ill. 8).
doratura diversa (a missione, a bolo), anche variata Anche la tecnica della doratura a missione
rispetto ai metodi tradizionali73. Per esempio, le (detta anche a mordente), per esempio, è modifi-
impugnature di legno dei festoni trattenuti dagli cata sostituendo la preparazione del fondo ese-
angeli apicali, sono dorate da Zanacca a bolo (o a guita tradizionalmente a gesso e sopra una verni-
guazzo), vale a dire preparando le superfici con ciatura che protegge il metallo dall’aggressione
due o tre strati di colla di gesso sottile che, a pre- degli agenti esterni e che non altera gli spessori
sa avvenuta, erano rasate con pietra pomice, e i profili dei modellati; per esempio, le ali di
mentre gli intagli erano levigati con raschietti74. bronzo dei quattro angeli sulla trabeazione sono
Il passaggio successivo prevedeva l’applicazione dapprima trattate con ben quattro mani di una
di un’ultima mano di bolo stemperato con acqua mistura di minio macinato e di biacca amalga-
e chiara d’uovo e, quando essa iniziava a rap- mati con olio di lino78. La doratura finale è fatta
prendere, “con un pennello, con acqua pura do- aderire su uno strato di mordente (resine e olio),
v’è dato il bolo, vi si mette[va] su l’oro in foglia, la cui principale caratteristica è di rimanere ade-
il quale subito si appiccica[va] a quel molle”75. sivo per un intervallo di tempo variabile a secon-
Infine, la doratura veniva brunita, generalmente da della stagione, per seccarsi poi definitivamen-

145
te e stabilmente79. In questo caso, le foglie d’oro, la committenza, è già stata argomentata la poli-
poggiate sul mordente e “tirate” ripetutamente tica intrapresa da papa Barberini – all’indomani
con un batuffolo di cotone non possono essere della sua elezione e con lo sfondo ideologico del-
sottoposte alla successiva operazione di brunitu- la controriforma – per dimostrare all’orbe catto-
ra80; tuttavia la superficie così dorata, per usare le lico la “legittimità della successione apostolica e
parole di Filippo Baldinucci, ha uno “splendore il primato papale che ne consegue”85.
grasso [e non acceso come quella brunita] simile Limitatamente alla basilica, la sua prima azio-
alla lucentezza del puro getto di metallo”81. ne è la costruzione del baldacchino che pro-
La stessa tecnica è usata per dorare i fiori sui grammaticamente risponde al doppio riferimen-
capitelli compositi delle colonne tortili, le 64 fo- to del ciborium sepulcri (vale a dire del sacrificio di
glie metalliche di alloro che adornano i due ter- Cristo rinnovato nell’officiatura dell’altare papa-
zi delle colonne salomoniche, le 64 foglie di le e del culto di San Pietro con ciò che ne deri-
quercia che affiorano tra le foglie di acanto alla va); non è un caso, che in esso la tipologia del ci-
base dei rocchi, la bordura di rame che orla i 30 borio (immobile e realizzato con materiali dure-
pendoni, la cornice perimetrale alla base dei co- voli) è ibridata con quella del baldacchino (aste
stoloni sommitali. mobili e copertura serica)86.
Sul primo rocco delle colonne tortili bronzee, Nelle intenzioni di Urbano VIII, il gigantesco
però, la doratura è eseguita con le ricette “segre- telaio è anche la struttura permanente, in sosti-
te” del doratore. Per questo, la voce della lavora- tuzione dei modesti baldacchini montati al biso-
zione nella Misura e stima è avara di dettagli, li- gno fin dal 1605, capace di ribadire la gerarchia
quidando il processo con la formula: “per haver spaziale della basilica cinquecentesca intaccata
dato numero quattro mani di gesso raschiato, percettivamente dalla prolunga di Carlo Mader-
brunito e dorato con orofino le costole del pri- no (1556-1629) contro la quale proprio l’ancora
mo terzo delle colonne Aspire […] in tutto am- cardinale Maffeo Barberini si era battuto con
mannito con segreti che considerato la sua fattu- veemenza, ma inutilmente87. In questo senso, il
ra per haver lavorato assai incommodo si valuta baldacchino segna il fulcro ideale della basilica
scudi 127:90”82. Le venti coste spiraliformi, dun- (anche se innalzato fuoriasse – decentrato verso
que, sono preparate con una colla di gesso da oro l’abside – rispetto alla verticale della cupola) che
(fondo riservato prevalentemente alle superfici ha trascinato la riformulazione della crociera, al
lignee) e rasate a regola d’arte83; così facendo i suo centro e alla sua periferia con la trasforma-
pianucci spiraliformi hanno le superfici levigate zione dei piloni di sostegno della cupola in gi-
dorate e lucenti e dai bordi netti e affilati per ganteschi ostensori di reliquie.
mantenere quel vigoroso contrasto luministico Alla scala del manufatto, forse Urbano VIII en-
con le ombrose scanalature color bronzo. tra anche nelle scelte formali più minute: tornan-
Insomma un restauro del baldacchino non fi- do alle Misure delli ori, in filigrana, proprio l’acri-
lologico, condizionato da oggettive difficoltà di bia con cui è stato redatto il libretto, con una fin
ordine pratico (è svolto senza ostacolare l’officia- troppo leziosa calligrafia e corredato da didascali-
tura dello spazio sacro) e dall’economia del lavo- che illustrazioni (49 disegni a inchiostro bruno ac-
ro (è condotto con mezzi succedanei). Esso è uno querellato), potrebbe confermare il suo controllo
dei numerosi interventi settecenteschi sulla basi- anche dei particolari. Altrimenti, come si potreb-
lica e sulla piazza antistante condotti con princìpi be giustificare una tale ostentata preziosità grafica
lontani da ogni feticismo conservativo; l’obbietti- per un documento di natura meramente contabi-
vo è di ripristinare l’immagine originaria – o me- le? È possibile sostenere che il fascicolo sia stato
glio quella ritenuta tale – anche ricorrendo a trat- redatto in veste così sontuosa per essere un elabo-
tamenti incisivi e a integrazioni mimetiche. Nel rato ufficiale da mostrare a Urbano VIII per l’ap-
baldacchino, in effetti, l’uso di tecniche di dora- provazione – non solo strettamente economica –
tura differenti da quella originaria scelte in rela- del lavoro? È un’ipotesi plausibile se si riflette al
zione all’elemento da dorare (bronzo, rame, le- suo apporto alla progettazione del baldacchino, la
gno) e l’impiego anche di similoro hanno prodot- cui facies – ricordo – è condizionata da una preci-
to superfici opache, semilucide e lucide dalle to- sa indicazione compositiva presentata nella con-
nalità diverse rispetto a quelle coperte di solo oro gregazione della Fabbrica di San Pietro il 3 giu-
zecchino che sul baldacchino splendevano all’in- gno 1626: “il Papa vuol disporre delle immagini
domani del suo completamento84. degli angeli che sostengono il canopeo sopra l’al-
Un’immagine parzialmente trascolorata (for- tare degli Apostoli”88. Un comando prontamente
se anche modificata nel tempo se si pensa che nel rifluito nei progetti del ciborio-baldacchino, nei
1633 i dentelli della trabeazione non risultano quali i quattro angeli bronzei (a cui è affidato il
sottoposti a doratura) rispetto a quella messa in compito di sostenere ora la copertura ora il coro-
scena da Bernini congiuntamente a Urbano VIII. namento a bulbo) issati sulle colonne tortili evo-
Infatti, anche senza voler aderire alla tendenza cano una terza tipologia, quella delle colonne
storicista che identifica pienamente l’opera con onorarie dal potente intento celebrativo (ill. 9).

146
Abbreviazioni 5. L. Moretti, Spazi-luce nell’architettura arm. 1, rip. B, vol. 19, n. 37; arm. 1, rip. Tozzi, Incisioni barocche di feste e avveni-
ASFP = Archivio della Fabbrica di San religiosa, in Atti del IX settimana di Arte sa- A, vol. 4, n. 5. Il 28 maggio 1628, Lagi è menti: giorni d’allegrezza, Roma 2002, pp.
Pietro cra, Roma, Palazzo della Cancelleria, 23-28 saldato per “l’indoratura fatta dei model- 184-185, 200). A conferma valga per tut-
ottobre 1961, Roma 1961, pp. 168-198. li dell’altare maggiore di S. Pietro e di al- ti, l’acquisto di “n° 48 decine di candele
1. I. Lavin, The Baldacchino. Borromini vs cuni fogliami delle colonne di metallo” di sego servite per la canonizzazione di
Bernini: Did Borromini Forget Himself?, in 6. R. Wittkower, Art and Architecture in (ASFP, arm. 1, rip. A, vol. 4, n. 16; arm. Santa Margherita da Cortona, per l’Inco-
Sankt Peter in Rom 1506-2006: Beiträge Italy: 1600 to 1750, Middlesex 1958 (trad. 1, rip. B, vol. 14, n. 83). Il 29 dicembre ronazione di Nostro Signore e per la fe-
der internationaler Tagung vom 22.-25. Fe- it. Arte e architettura in Italia 1600-1750, 1628, egli riceve l’acconto di 150 scudi stività delli Gloriosi Apostoli Pietro e
bruar in Bonn, a cura di G. Satzinger e S. Torino 1972, pp. 119-123); P. Portoghe- per “l’indoratura delle colonne di metal- Paolo. Dalli 20 marzo alli 15 luglio 1728”
Schütze, München 2008, pp. 275-300; P. si, Roma Barocca, Roma-Bari 1982, pp. lo che importa scudi 320” (ASFP, arm. (AFSP, Giustificazioni della Lista di Aprile,
Portoghesi, Il breve incontro tra due rivali: 96-97. 26, rip. C, vol. 246, f. 32; arm. 29, rip. E, maggio, Giugno, Luglio e Agosto 1728, arm.
Bernini, Borromini e il Baldacchino di San vol. 690, f. 46) sulla somma totale di 3750 43, rip. B, vol. 69).
Pietro, in Svizzeri a Roma: nella storia nel- 7. Misure delli Ori messi da Diversi Spadari scudi (cfr. ASFP, Baldacchino, arm. 1, rip.
l’arte, nella cultura, nell’economia dal Cin- a Foco sopra li Rami et Metalli del Altare A, vol. 4, f. 258). Il 22 aprile 1633, il mae- 15. Connors, Bernini e il baldacchino…,
quecento ad oggi, a cura di G. Mollisi, Lu- Maggiore 1632-1633, AFSP, arm. 12, rip. stro Altobello Zuccoli è pagato per far cit. [cfr. nota 1], pp. 118-119.
gano 2007 [numero monografico di “Ar- D, vol. 3b, n. 15. Il volume è rilegato in “raschiare le due colonne”, forse per do-
te e storia”, VIII, 35, settembre-ottobre cartapecora e ha le misure di 18,3×32 cm; rarle di nuovo. 16. Il rapporto tra la crociera e il baldac-
2007], pp. 130-137; L. Rice, Bernini and non è numerato ed è composto da 54 fo- chino è descritto da D. Bernini, Vita del
the Pantheon Bronze, in Sankt Peter in gli (per comodità di esposizione i fogli 9. Nel Libretto non è contemplata la do- cavalier Gio.Lorenzo Bernino descritta da
Rom..., cit., pp. 337-352; Ead., Urbano sono stati numerati). Vedi Connors, Ber- ratura dei dentelli, che potrebbe essere Domenico Bernino suo figlio [Roma 1713],
VIII e il dilemma del portico del Pantheon, in nini e il baldacchino ..., cit. [cfr. nota 1], pp. stata eseguita anche in un restauro. Todi 1999, p. 38.
“Bollettino d’arte”, s. VI, 93 (143), 2008, 105-110. Alle Misure delli Ori sono colle-
pp. 93-110; M.G. D’Amelio, Tra ossa, pol- gate anche tre copie incomplete (rispetti- 10. Misure delli Ori…, cit. [cfr. nota 7]. 17. Nel 1639 erano state eseguite “due
veri e cenere: il “fuoriasse” del baldacchino di vamente 10.8×28,8; 10,5×27,5; 10,5×29 Nel libretto manca la doratura del capi- cornucopij con rami di alloro ideate da
San Pietro, in “Annali di architettura”, 17, cm, AFSP, arm. 12, rip. D, vol. 3b), que- tello composito: in esso sono dorati gli Bernini, modellate da Andrea Bolgi e get-
2005, pp. 127-136. Vedi i contributi di J. ste ultime segnalate da N. Marconi, L’in- ovoli e le frecce tra le volute del kyma io- tate in bronzo da Cesare Sebastiani poste
Connors, Bernini e il baldacchino di San doratura, in Delle tecniche di finitura super- nico; l’astragalo al di sotto, i margini dei al centro della Confessione” (cfr. O. Pol-
Pietro, in Petros eni, catalogo della mostra ficiale, a cura di V. De Feo e M.G. fiori d’acanto nel kalatos, il bordo delle lak, Die Kunsttätigkeit unter Urban VIII., a
(Monterotondo, 12 ottobre 2006-8 mar- D’Amelio, numero monografico di “Ras- volute, il sole, il fiore d’abaco. cura di D. Frey , Wien 1931, II, pp. 425-
zo 2007), a cura di M.C. Carlo-Stella, P. segna di Architettura e Urbanistica”, 103- 426; O. Ferrari, L’ornamento della Confes-
Liverani e M.L. Polichetti, Roma 2006, 104, 2001, pp. 104-114. Esse sono state 11. Del Pesco, Bernini in Francia…, cit. sione, in Pergolizzi [a cura di], La Confes-
pp. 105-110; M. Spagnolo, Bernini: il bal- interpretate come trascrizioni parziali [cfr. nota 4], p. 348. sione..., cit. [cfr. nota 14], pp. 89-101).
dacchino di San Pietro, Modena 2006. delle misure della doratura che si inte-
gravano a vicenda: in realtà i tre Libretti 12. Ringrazio Vittorio Storaro per le pre- 18. F. Posterla, Roma sacra e moderna, Ro-
2. M. Fagiolo, M. Fagiolo dell’Arco, Ber- riportano le stesse misure, ma, per moti- ziose indicazioni sul tema e Alfredo Cac- ma 1725, p. 43. Un’analoga descrizione è
nini: una introduzione al gran teatro baroc- vi sconosciuti, non sono state completate ciani per il fattivo aiuto nel valutare le della fine del Seicento: “Ardono qui con-
co, Roma 1967, pp. 53-56; H. Thelen, dal copista. La prima copia è in parte il- differenti condizioni luministiche della tinuamente cento lampade lavorate no-
Zur Entstehungsgeschichte der Hochaltar- lustrata con disegni a matita oppure a in- basilica vaticana. bilmente in argento, le quali essendo so-
Architektur von St. Peter in Rom, Berlin chiostro bruno acquerellato. Il secondo stenute da alcune cornucopie di rame do-
1967; H. Thelen (a cura di), Francesco “duplicato”, parzialmente illustrato, sem- 13. Per i colori della luce, V. Storaro, rato poste nelle dette balaustre inferiori e
Borromini: Die Handzeichnungen, Graz bra essere più un brogliaccio delle misu- Scrivere con la luce, I-III, Milano 2001. superiori, assai ampie di giro, circondano
1967, I, pp. 79-85; I. Lavin, Bernini and re delle dorature e di conti sulla costru- la medesima Confessione quasi con una
the Crossing of St. Peter, New York 1968, zione del baldacchino: compaiono i costi 14. Nel 1612 Carlo Maderno aveva com- brillante corona di lucidissime stelle” (M.
pp. 4-9; H. Kauffmann, Giovanni Lorenzo dell’indoratura fatta da Francesco Inver- pletato la confessione con l’installazione e P.V. Rossi, Descrizione di Roma moderna
Bernini: Die figürlichen Kompositionen, no (8 aprile e 16 giugno 1633), del ferro di “un lamparone grande et 12 piccoli divisa i XIV rioni, Roma 1697, p. 23). Le
Berlin 1970, pp. 85-108; I. Lavin, Berni- acquistato dagli eredi di Francesco Za- d’argento con doi torcieri” (cfr. A. Meni- 89 lampade che ornavano la confessione
ni’s Baldachin: Considering a Reconsidera- balla (9 agosto 1633), della fornitura di chella, Matthia de’ Rossi architetto pontifi- – eseguite in tempi diversi – nel 1963 fu-
tion, in “Römisches Jahrbuch für Kunst- 3343 libbre di rame tirato sottile da Ber- cio, in A.M. Pergolizzi [a cura di], La con- rono ridotte a 49 (A. Schiavo, Pio VI scon-
geschichte”, 21, 1984, pp. 405-413; W.C. nardino e Carlo Armanini cavatori di ra- fessione nella basilica di San Pietro in Vatica- fessato in confessione: una discussa iniziativa
Kirwin, Bernini’s Baldacchino Reconsidered, me a Ronciglione (30 ottobre 1635), del no, Cinisello Balsamo 1999, pp. 103-119). della Fabbrica di San Pietro, in “Strenna
in “Römisches Jahrbuch für Kunstge- rame tirato da Giovanni Stella di Civita Nell’iconografia non sembrano essere dei Romanisti”, 42, 1981, pp. 441-458);
schichte”, 19, 1981, pp. 143-171; Id., L’il- Castellana. Sono elencati anche il “Me- presenti lumi a sospensione dalle coper- esse erano la parte stabile di un più com-
lusionismo del Baldacchino, in G. Spagnesi, tallo entrato in munizione et Rame come ture (coronae, fara canthara e cereostata), plesso addobbo che prevedeva “infram-
M. Fagiolo (a cura di), Gian Lorenzo Ber- qui sotto in più partite”, “Oro Grosso ri- presenti nella basilica costantiniana stan- mezzati vasi con fiori freschi e candelie-
nini architetto e l’architettura europea del cevuto in munizione” con la distinzione do al Liber Pontificalis, anche se grandi ri” (G. Moroni, Le Cappelle pontificie, car-
Sei-Settecento, Roma 1983, I, pp. 53-80; tra oro da spadaro e oro più basso. Infine lampadari pieni di torce sono documen- dinalizie e prelatizie, Venezia 1841, pp.
Id., Powers Matchless. The Pontificate of Ur- è la nota dei legnami recuperati dallo tati. Vedi per esempio, la descrizione del- 305-306).
ban VIII, the Baldachin, and Gian Lorenzo smontaggio dell’impalcatura per la co- la canonizzazione (12 marzo 1622) dei
Bernini, New York 1997; G.C. Bauer, struzione del baldacchino. santi Isidoro, Ignazio, Francesco, Teresa, 19. In altezza, l’ordine del baldacchino
Bernini and the Baldacchino: On Becoming Legname attorno al ciborio Filippo in G. Gigli, Diario di Roma (1608- dalla quota di calpestio della crociera si-
an Architect in the Seventeenth Century, in Tavole d’olmo n. 910 1670), a cura di M. Barberito, Roma no alla trabeazione compresa raggiunge
“Architectura”, 2, 1996, pp. 144-165; S. Tavoloni che stavano in piedi per il ca- 1994, I, pp. 96-97. Vedi anche, C. Pavoli- 16,60 metri; con le volute e l’elemento di
Schütze, “Urbano inalza Pietro, e Pietro stello n. 14 ni, L’illuminazione delle basiliche: il “Liber raccordo 23,60 metri circa e fino alla
Urbano”. Beobachtungen zu Idee und Gestalt Arcarecce n. 15 Pontificalis” e la cultura medievale, in Atti sommità della croce 28,75 metri.
der Ausstattung von Neu-St. Peter unter Travicelli n. 100 del colloquio internazionale Il Liber Pontifi-
Urban VIII., in “Römisches Jahrbuch der Cararecce n. 60 calis e la Storia Materiale: Roma 21-22 feb- 20. V. Lanzani, “Gloriosa confessio”. Lo splen-
Bibliotheca Hertziana”, XXIX, 1994, pp. Altri […] legnami […] n. 100 braio 2002, a cura di H. Geertman; Assen dore del sepolcro di Pietro da Costantino al Ri-
213-287; T.A. Marder, Gian Lorenzo Ber- Cavalletti di legno n. 8 2003 (Mededelingen van het Nederlands nascimento, in Pergolizzi [a cura di], La
nini, Hong Kong 1997, pp. 82-105; S. Altri pezzami diversi di tavole n. 110 Institut te Rome, 60-61), 2003, pp. 115- Confessione..., cit. [cfr. nota 14], pp. 11-41.
Tuzi, Le colonne e il Tempio di Salomone: la Chiodi cavati dall’armatura libbre 193. 134. Un’attenzione particolare era riser-
storia, la leggenda, la fortuna, Roma 2002, La terza copia del Libretto, datata 2 no- vata alle fonti di luce nelle solennità, M. 21. Per i privilegi di cui godeva la Fab-
pp. 179-204; D. Dombrowski, Dal trionfo vembre 1632, è corredata da pochi dise- Fagiolo dell’Arco, Quarantore, fuochi d’al- brica, sul costo dei materiali non incide-
all’amore: il mutevole pensiero artistico di gni e da misure parziali. legrezza, catafalchi, mascherate, e cose simili, vano le gabelle da cui essa era esente, cfr.
Gianlorenzo Bernini nella decorazione del in M. Fagiolo dell’Arco, S. Carandini, M. Basso, I privilegi e le consuetudini della
nuovo San Pietro, Roma 2003. 8. In quell’occasione Simone Lagi era sta- L’effimero barocco: strutture della festa nella Rev.da Fabbrica di San Pietro in Vaticano
to preferito ai doratori Tomaso Bruschel- Roma del ’600, Roma 1978, II, pp. 29-34. (sec. XVI-XX), I-II, Roma 1987-1988. Era
3. Thelen, Zur Entstehungsgeschichte ..., li e Giovani Docci (AFSP, arm. 1 rip. B. Vedi il Disegno e Prospetto del Theatro, e nota l’attività truffaldina degli operatori:
cit. [cfr. nota 1], I, pp. 95-96. vol. 14, f. 258; arm. 1 rip. B. vol. 14, ff. nuovo Apparato dentro la Chiesa di S. Pietro “Tutte le magagne poi dei tiratori da oro
259). Egli era stato condannato per truffa in Vaticano, per la Fontione/Canonizatione in filo, e così dell’argento, consistono
4. D. del Pesco, Bernini in Francia: Paul e salvato da una supplica presentata dai di S. Francesco di Sales Vescovo di Geneva nella meschianza maggiore di quello ch’è
de Chantelou e il “Journal de voyage du Ca- suoi colleghi (ASFP, arm. 1, rip A, vol. 6, Fatta da Nro Si: Papa Sig.re Alessandro VII più vile, e nel falsificare l’uno e l’altro,
valier Bernin en France”, Napoli 2007, p. n. 43). Per la sua opera di doratura per un li 19 Aprile 1665, oppure quello della ca- come si fa a Milano, in Bologna, in Bre-
302 (23 agosto) e p. 348 (12 settembre). baldacchino provvisorio del 1624, ASFP, nonizzazione del 16 ottobre 1690 (cfr. S. scia, in Roma, in Napoli, in Venezia e al-

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trove, da maestri operanti in cotesto me- le rotelle a forma convessa” (A. Fantasti- intende il ducato di oro veneziano che alcuni luoghi, sotto gli rovesci e profili,
stiero” (Tomaso Garzoni, De’ tiratori da ci, Vocabolario, ivi, p. 125). Cfr. Oro in una pesava 3,5 grammi. Nel conto di un in- l’oro o l’argento si radano destramente,
oro, argento, ferro, rame e ottone, e battilori, fusarola, & in tutte, in AFSP, arm. 12, rip. doratore del XVII secolo è precisato che perchè par più bello e industrioso, perchè
filatori da oro e argento, e macinatori da oro D, vol. 3b, n. 15, ff. 5r-7r. un libretto di fogli di oro è composto da dimostra oro e argento insieme” (Garzo-
e indoratori e inargentatori, in Id., La piaz- “pezzi 25 ed in un migliaro ne vanno 40 ni, La piazza universale…, cit. [cfr. nota
za universale di tutte le professioni del mon- 28. Nello stesso modo sono misurate le libretti ed il pezzo è quadrato, ed è di mi- 21], pp. 1150-1451). Il mercurio si com-
do e nobili et ignobili [Venezia 1585], ed. a enormi lame (9 palmi per 1 [e] 1/12) de- nuti 19 […] per ogni verso” (Archivio Se- bina con tutti i metalli più comuni a ec-
cura di P. Cerchi e B. Collina, Torino gli spadoni dei putti (ivi, f. 13v). greto Vaticano, Borghese, IV, 88, cc. 176r cezione del ferro e del platino.
1996, II, pp. 1448-1464. Vedi per esem- e v, in Scavizzi, Edilizia nei secoli…, cit.
pio il “Prelievo dalle munzioni di Alto- 29. Ivi, f. 9v. [cfr. nota 25], p. 135). Per un utile con- 43. L’operazione si chiama bianchire. La
bello Zuccoli. Con ordine datoci a bocca fronto vedi le procedure messe in atto gruma o gromma è una crosta che si for-
dal Cavalier Bernino. 20 giugno 1632 le- 30. Le foglie e i fiori nella gola sotto al per la doratura della cornice (1463) del ma sul fondo delle botti da vino. La grat-
vò maestro Altobello Zuccoli Spadaro piano dei dentelli, i 16 soli sbalzati nei quadro della Vergine con Bambino (ese- tabugia serve a “pulire e nettare le figure
per indorare la Cimasa sua, cioè Archi- fregi della trabeazione; le conchiglie e i guito da Iacopo Bellini e Matteo da San- o altro lavoro di metallo, che si vuol do-
trave, fregio, cornice, Oro partito miglia- delfini nel cavetto, i 48 mascheroni nella ta Sofia) per la cappella di Sant’Alvise rare a fuoco, o che abbia col tempo per-
ra uno, di Zecchino migliara uno” (AFSP, prima fascia dell’architrave sono trasfor- nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a duto il primo colore” (cfr. Baldinucci, Vo-
Monizione 1632-1633, Libro Mastro, arm. mate in figure della geometria piana (ivi, Venezia (cfr. S. Moretti, M.T. Todesco, Il cabolario toscano…, cit. [cfr. nota 22], pp.
26, rip. C, vol. 251, f. 33). ff. 6r, 6v, 7r). cantiere della cappella di Sant’Alvise nella 192-196).
chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia
22. “Oro di 24 carati, battuto tanto sot- 31. “Oro di uno delli sudetti Aponi, e più [1458-1499], in “Annali di architettura”, 44. L’acqua forte (acido nitrico) per la
tilmente, che ridotto in fogli larghe un nella Testa longa palmi 4 [e] 1/4 regua- 20, 2008, pp. 83-108). sua azione ossidante è l’unico acido mi-
ottavo di braccio per ogni verso, non ar- gliata palmi 1/12 nelli listelli d’oro segue nerale capace di intaccare il rame. Essa
riva a valer più, che scudi sei per miglia- nel Corpo largo reguagliato palmi 8 lar- 38. L’appalto per la sola manifattura pre- era prodotta dagli alchimisti a partire dal
io di foglie, compresa in esso prezzo go reguagliato palmi 1/6 segue nelle Cri- vedeva il lavoro senza la fornitura di stru- nitro o dal salnitro per azione dell’acido
l’opera del manifattore. […] Quell’Arte- ne longo palmi 1 [e] 5/12 largo [minuti] menti e di materiali, i quali restavano a solforico. La presenza di quest’ultimo
fice, che riduce tanto l’oro, che l’argento 17/60 [e] 1/2 segue in numero 6 Zampe carico della stazione appaltante. componente causava gravissime ustioni
in foglia, chiamasi Battiloro, e quell’altro longo steso palmi 5 [e] 1/2 largo regua- al contatto.
il quale se ne serve per dorar, e inargen- gliato palmi 1/4 e più nelle 4 Ale longo 39. Per esempio, il doratore era retribui-
tare, chiamasi mettiloro” (F. Baldinucci, steso palmi 17 largo reguagliato 1/12 in- to solo “per indorare l’Angelo quale fa 45. “Per macinar l’oro, poi si piglia un
Vocabolario toscano dell’arte del disegno, Fi- sieme fa palmi 4 [e] 5/6, che per numero migliara [di fogli] d’oro n. 11 se li da a ra- piatto di maiolica con acqua e gomma
renze 1681, p. 115). “Gli instromenti del 4 delli detti [aponi] fanno insieme palmi gione di scudi 36 il migliaro [fanno] scu- arabica dentro, e vi si butta dentro il rita-
battiloro son più particolarmente, poi, la 19 [e] 1/3” (ivi, f. 10r). Stessa procedura di 396. Per le ali che fa migliara due se li glio dell’oro, e si macina con la punta de’
pietra di fondamento, il cannale, l’incudi- è utilizzata nelle 4 mensole (cartelle) di da a ragione di scudi 27 il migliaro [fan- diti finchè sia sottile, e poi si cava e si
ne, il martello da distirare, le forme da sostegno del globo e della croce, nelle no] scudi 54” (cfr. Misura dell’oro e stima vuota in un bicchiero o sartella [tegame],
disgrossare, la saldaretta, la battifuora, il sottostanti cimase (ivi, f. 9v). della manifattura che ha fatto maestro Alto- e ivi si lascia dar ben giù l’oro, gettando
piano da bagnare o da asciugare, le forme bello Zuccoli spadaro per indorare a fuoco una via l’acqua, e s’asciuga a calore del fuoco;
de’ quartieri, le forme d’oro fino, il carro, 32. Ivi, f. 16v. Anche le 332 foglie dei fe- parte delli bronzi e rami quali sono serviti e così è fatto” (Garzoni, La piazza univer-
la canna, la tanaglia, le pincette, il turcas- stoni retti dagli angeli e i rami dall’oro per l’Altare Maggiore delli SS. Apostoli in sale…, cit. [cfr. nota 21], p. 1451).
so delle pincette, le forbici, il cossino, il della gola dritta, i cherubini e le api sulle San Pietro, quale indoratura l’ha fatta a
tamburrino, i libri tinti, la pietra da bat- facce interne dei pendoni, le tiare nelle tutte sue spese eccetto l’oro quale ha messo la 46. “Usano in questa maestranza uno
tere, il martel da batter, le tavole da pesa- facce interne dei pendoni sono misurati a Fabrica, AFSP, arm. 1, rip. A, vol. 4, ff. strumento ch’è chiamato tafferia, ch’è un
re, la tavoletta da bagnare i panni, il piè foglia d’oro (ivi, ff. 15r e v). 392-395). piatto di legno di più grandezze […] per
di lepre. E l’azioni sono: discolare l’oro, portarvi il dorato, avendolo prima coper-
distirarlo, batterlo, disgrossarlo, saldarlo, 33. Le misure dell’oro della croce apicale, 40. “Per indorare li lavori di rame non è ta in fondo con fustagno o canovaccio,
batter fuora, batter quartieri, battere oro della tiara papale (il triregno della chiesa stato necessario tante coperte quante perché il legno toccando esso dorato cal-
fino, tondarlo e partirlo” (Garzoni, La militante, purgante, trionfante) retto dai hanno avuto li bronzi perchè sono più do lo macchia; e serve ancora tale stru-
piazza universale…, cit. [cfr. nota 21], pp. putti bronzei, sono approssimate sia con sottili e più piccoli e più facili ad indora- mento, per ricevere quelle polveri d’oro
1148-1451. la commisurazione delle figure piane di re, e si è visto, che è bastato due o tre co- che cadono nel secolare” (Baldinucci, Vo-
superficie equivalente che con l’empirico perte meno cioè dove vi è messo cinque e cabolario toscano…, cit. [cfr. nota 22], pp.
23. Cennino Cennini, Il libro dell’arte [ca. metodo dei fogli d’oro (ivi, ff. 9r e 13r). dove sei, o sette coperte secondo la di- 192-196).
1390], ed. a cura di F. Brunello, Vicenza versità de lavori” (ibid.). L’oro applicato
1971, pp. 121-125, 141-142. 34. Ivi, ff. 11r-12r. sul baldacchino copre circa palmi 3440 47. La matita rossa era ottenuta da una
quadrati di superficie, che corrispondono pietra friabile e il verderame è colore che
24. Come si vedrà più avanti, nei casi in 35. Nel documento sono indicati gli spa- a poco più di 170 mq. È necessario ricor- si produceva con piastre di rame poste
cui questo criterio è inapplicabile le mi- dari Iacomo Ubertini, Altobello Zuccoli, dare che il baldacchino non è interamen- nell’aceto. Talvolta veniva utilizzato l’or-
sure vengono approssimate in modo di- Giovanni Docci e Alessandro Bariffa in- te di bronzo, ma è polimaterico: i piedi- pimento che è un solfuro dell’arsenico
verso. caricati della doratura degli angeli rispet- stalli sono rivestiti da lastre marmoree (reperibile nelle solfatare) che conferisce
tivamente verso la nicchia di Sant’An- intagliate, le colonne, i tronchi di trabea- alle superfici un brillante color giallo oro.
25. Un palmo romano corrisponde a drea, della Veronica, di San Longino, di zione, gli angeli apicali sono in bronzo, i
0,2234 m. Un palmo quadrato a 0,049917 Sant’Elena (ivi, ff. 7v e 8r). pendoni e il gocciolatoio e la sima sono 48. Ogni doratore aveva un segreto per
mq. Per i sottomultipli del palmo, C.P. realizzati con piastre di rame sbalzate e scurire la tonalità dell’oro: “Profilasi da
Scavizzi, Edilizia nei secoli XVII e XVIII a Ro- 36. “Si è misurato in pelle l’indoratura cesellate così montate su un’armatura li- poi con un pennello con la vernice d’am-
ma, Roma 1983, p. 19. quale fa palmi 220 [e] 2/3, per ciaschedu- gnea come tutta la parte sommitale. bro, seccandola al calor d’un forno, e
na vi entra fogli d’oro 6 [e] 1/6 con lo riardendola, perchè faccio il profilo nero
26. Misure delli Ori…, cit. [cfr. nota 7], ff. sprego il foglio e di minuti 26 riquadrate, 41. Baldinucci, Vocabolario toscano…, cit. e lustro. Ed è secreto grandissimo. E
5v-6r. Dunque l’ovoide della pigna è le coperte in alcuni luoghi difficili sono [cfr. nota 22], pp. 192-196; Marconi, L’In- questo è il modo con che si fanno quei la-
commisurato a un rettangolo dai lati arrivate a otto et nove, dove ci è più faci- doratura…, cit. [cfr. nota 7], pp. 104-114. voretti sottili d’oro, ove sono arbori, fi-
27,9×29,7 cm e l’area da dorare delle lità è bastato sette si che vi è andato di gure e animaletti minutissimi sopra pu-
quattro pigne è di 32 cmq. Per capire oro migliara numero undici et cosi di- 42. Al primo metodo di doratura fa rife- gnali o altre arme, che si chiamano lavo-
quanto meticolosa fosse l’operazione ba- chiaramo migliara 11000. Per le due Ali rimento il brano: “Gli indoratori poi, e ri di tancia, e come si fanno gli azimini
sta scorrere la voce Oro messo in un pendo- del detto Angelo indorato al detto modo così gli inargentatori – non parlo de pit- [intagli] in damasco” (Garzoni , La piaz-
ne: per calcolare le superfici degli 8 listel- detto di sopra qual fanno insieme palmi tori, ma di quelli ch’indorano ferro o al- za universale…, cit. [cfr. nota 21], pp.
li (quattro su ogni faccia) sono necessarie 48 [e] 2/3 et vi è andato d’oro migliara tro metallo – scaldato il ferro e ripolito 1150-1451).
16 misurazioni diverse (ivi, f. 14v). 2000” (AFSP, arm. 1, rip. A, vol. 4, ff. ben bene, adoprano un brunitoio di lapis
392-395). ematis duro o d’acciaro temperato da cal- 49. “Quest’operazioni, per lo maneggiar
27. G. Morolli, Le “membra degli orna- car la pannella d’argento che sopra vi si che ricercano l’argento vivo, e per i fumi
menti”: sussidiario illustrato degli ordini ar- 37. “15 giugno 1633. Si fece uno scanda- mette. E usano di più il mercurio da met- e male evaporazioni che manda fuori, son
chitettonici con un glossario dei principali ter- glio di quanto oro pesa un migliaro di fo- ter di sopra, il qual si copre con una pan- dannosissime alla sanità degli Artefici;
mini classici e classicistici, Firenze 1986, p. gli che ha adoprato maestro Francesco nella d’oro o d’argento, per meglio indo- che però usano in lavorando tener guan-
102. “Fusarola: così son detti gli intagli Inverno indoratore, si che ne fu pesato rare o inargentare. E sopra quell’oro bat- ti di fustagno foderati di canovaccio, e
nelle cornici degli ordini. Vengono così pezzi 325 quali raguagliano ad un zecchi- tendo con un ciselletto, gli si calcono su una sorta di beretta chiamata buffa, con
chiamati perchè rappresentano delle bac- no, qual oro per esser d’Ungaro” (AFSP, fogliami, arabeschi e ciò che l’indoratore cui resta coperto tutto il capo, il collo, la
che, o olive, frammezzate da certe picco- arm. 12, rip. D, vol. 3b). Per zecchino si piace. Ma bisogna che col raschiatoio in gola, il mento, le gote e le narici, restan-

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do solo una certa apertura quando fa lor ratura a tutti li bracci e Cornucopii, che 61. M.G. D’Amelio, Il ruolo della Reve- dine in questo tempo si lavoravano 4
bisogno per l’uso degli occhi” (Baldinuc- sostengono le Lampade, che si trovano renda Fabbrica di San Pietro nei cantieri gran colonne di bronzo per adornare il
ci, Vocabolario toscano…, cit. [cfr. nota 22], affatto anneriti. Risoluzione. Che nella romani (sec. XVI-XVIII), in “Römische Hi- medesimo Altare” (Gigli, Diario di Ro-
pp. 192-196). Il mercurio inalato provo- stessa maniera si ripuliscano le quattro co- storische Mitteilungen”, 44, 2002, pp. ma…, cit. [cfr. nota 14], I, p. 160).
cava l’idrargirismo i cui sintomi erano in- lonne spirali, Baldacchino e finimento di 393-424.
fiammazione delle gengive, caduta dei Bronzo che adornano l’Altare Pontificio 66. I pagamenti per il ponteggio ideato da
denti, tremore degli arti, disturbi ga- nel centro della Basilica, e si dorino li 62. Zabaglia, Castelli, e ponti…, cit. [cfr. Benedetto Drei iniziano dall’8 aprile al 26
strointestinali e gravi danni a cervello, fe- Bracci e Cornucopii che sostengono le nota 58], p. 12. luglio 1631 (Conto della R. Fabrica di S.
gato e reni. Lampade” (AFSP, arm. 26, rip. C, vol. Pietro. Ill. mercante di legnami Gio. Batta
251, ff. 33r e v). 63. “Lista delli mesi di settembre, otto- Lucatello, AFSP, arm. 17, rip. D, vol. 15,
50. AFSP, arm. 26, rip. C, vol. 251, ff. 28- bre novembre e dicembre 1758 […]. A ff. 34r e 34v). La descrizione del ponteg-
38. Il lungo elenco di lavori deliberati in 53. Diversamente da quanto ritenuto le Francesco Barberi funaro scudi 57:80 so- gio è nel Diario Cerimoniale della SS. Basi-
tale seduta dà la misura di un degrado porporine erano già usate nei secoli in no saldo d’un suo conto d’aver dato per lica Vaticana dall’Anno 1621 a tutto il 1640,
piuttosto diffuso che, al tempo, investe esame. La lega viene resa molto sottile servizio della Reverenda Fabrica di San fatto dal sacerdote Andrea Amici, Beneficiato
non solo l’immagine dei sacri edifici ma, con un processo di battitura che lo porta Pietro d’agosto 1758 […] robbe di sua ar- della medesima Basilica, Archivio Capitolo
talvolta, anche la loro stabilità. Nella stes- a uno spessore prossimo a 0,3 µm (mi- te cioè libbre 1000 = corda de Capezzoli di San Pietro, in Pollak, Die Kunsttätig-
sa congregazione, per esempio, è decisa la crometri). per li ponti alla Cattedra, alla confessio- keit…, cit. [cfr. nota 17], II, pp. 370-371.
sostituzione delle guide di travertino di ne de SS. Apostoli e per li ponti della
piazza San Pietro e, all’interno della basi- 54. “Tavola XXXIV. Sotto il pontificato di Cappella del SS. Sagramento […]; spa- 67. AFSP, Memorie [di Filippo Renazzi],
lica, la parziale ricostruzione del pavi- Clemente XIII fu ripulita la macchina di ghi, corda mancina rinforzata servita per cit. [cfr. nota 54], f. 1034v.
mento marmoreo “infranto e deforme” metallo fatta dal Bernini sopra la confes- la tenda de falegnami et al lanternino
per l’assenza dei giunti di dilatazione e sione di San Pietro. I rami che circonda- […]. Al signore Antonio Valeri Fattore 68. Lista de Lavoranti ch’anno lavorato in
per essere stato realizzato fuori dalle re- no le colonne erano fino a quel tempo scudi 1169 sono per […] li ponti a tutto il occasione che si è ripolita tutta la macchina di
gole dell’arte muraria; la verifica dello verniciati di color verde onde fu creduto Ciborio di Metallo, cominciando dalla ci- metallo della Confessione della Basilica di San
stato degli stucchi alle volte e ai pennac- bene di levare quella vernice e dorarli. ma sino al pavimento, tanto de fuori Pietro in Vaticano compresovi li sportelli le 4
chi della Gregoriana “per togliere ogni Per un tale operazione convenne prima quanto di dentro per commodo del Otto- ferrate del pavimento intorno la Confessione e
pericolo o disgrazia che potesse succede- raschiarli tutti e pulimentare non solo naro e reguastati tutti terminato di pulire due torcieri della Cappella del SS.mo Sagra-
re nel cadere qualche fiore o altro ornati questi ma anche alla stessa occasione detto Ciborio hanno fatto e riguastato li mento come appresso, AFSP, Liste Mestrue
li quali benchè sembrino piccole cose so- tutta la gran macchina. Allora fu che fu- ponti a tutti li stucchi levati dalla Cattedra della Reverenda…, cit. [cfr. nota 63].
no certamente di smisurata grandezza” e rono fatte le incastellature a tutte quat- e metalli che fermano la Sedia e Dottori
il restauro dei mosaici “calcinati e caden- tro le colonne vitinee ed anche al di so- per commodo di potere ripulire il tutto, e 69. Dal 28 agosto al 2 settembre, nella
ti” (ivi, ff. 34r, 36v). pra del baldacchino, e del suo finimento Dorature hanno fatto diversi altri ponti prima settimana sono salariati, per sei
fino alla croce. L’idea di questo castello alli fenestroni della Chiesa per commodo giorni lavorativi, 27 manovali; la seconda
51. “5°. L’opera della Cattedra una delle era già nota poichè il rame che si vede del Vetraro, hanno fatto li ponti à nelle settimana, per cinque giorni lavorativi,
più magnifiche cose che sortita sia alla lu- inciso è di quelli fatti del Gambucciari otto colonne di Granito degl’altari della 39 operai; la terza, per sei giorni lavora-
ce dell’incomparabile Artificio del Berni- fin dall’anno 1722. Ma in questa occa- Chiesa per commodo dello Scalpellino, tivi, 40; la quarta, per cinque giorni lavo-
ni; e’ una sacra reliquia l’esistenza e culto sione della ripulitura del Ciborio della hanno calato il quadro di mosaico rappre- rativi, 31; la quinta, per cinque giorni la-
della quale abbiamo dalla testimonianza di Confessione fu imitata da circa l’anno sentante San Michele di Guido Reno e vorativi, 55; la sesta, la settima e l’ottava,
costantiniana tradizione. Il cavalier Fonta- 1763. Tommaso Albertini allora sopra- posto sopra li sassi per poterlo arrotare et per sei giorni lavorativi per ciascuna set-
na ha estratta da Libri della nostra Fabbri- stante della Fabbrica ed eseguita dai ma- allustrare” (Liste Mestrue della Reverenda timana, 60; la nona e la decima, per cin-
ca la somma del denaro e del peso del me- nuali Sampietrini” (AFSP, Memorie [di Fabbrica di San Pietro e Giustificazioni della que giorni lavorativi per ciascuna setti-
tallo impiegato in questa opera. Quella Filippo Renazzi, ndr], arm. 12, rip. D, medesima dell’Anno 1758, AFSP, arm. 43, mana, 59; l’undicesima, per sei giorni la-
ascende a scudi 107551. Questo è di Libre vol. 4b, fasc. 29, f. 1034v; Renazzi sba- rip. F, vol. 99). vorativi, 24. L’importo corrisposto per un
201961. Ritrovasi la medesima Opera di glia l’anno del restauro che non è il ammontare di 919 scudi e 25 baiocchi è
diversi Anni addietro scolorita nelle dora- 1763, ma il 1758). 64. Albertini entra nella Fabbrica di San nel Conto della ripulitura della Machina di
ture e patinosa nelle parti di Bronzo a Pietro nel ruolo dei manuali nel 1722 e metallo della Confessione nella Basilica di
motivo della vernice color di rame repli- 55. E. Colle, A. Griseri, R. Valeriani, diviene capo soprastante dei manuali nel San Pietro in Vaticano lavori fatti di nuovo
cate volte sovraposta; sicchè sarebbe cosa Bronzi decorativi in Italia: bronzisti e fondi- 1753 (AFSP, arm. 27, rip. E, vol. 426, f. per detta Machina che mancavano a detta
molto necessaria renderla di nuovo nello tori italiani dal Seicento all’Ottocento, Mila- 151; arm. 27, rip. E, vol. 431, f. 94). Confessione […] fatti da Antonio Turchi ot-
stato suo primiero, indorando tutta la no 2001. tonaro, AFSP, arm. 43, rip. F, vol. 99.
Gloria, e togliendo diligentemente ogni 65. La foggia delle impalcature è connes-
copertura sovraposta all’opera di Metal- 56. Renazzi, che non era un tecnico, può sa al tipo di lavoro, tanto che durante la 70. Segue per diverse spese occorse per servi-
lo. Come sarebbe anche necessario ripu- avere raccolto una testimonianza che può costruzione tali strutture sono montate e zio della ripolitura fatta alla macchina della
lire la vetrata, conservando una copia averlo indotto in errore. smontate più volte a seconda delle neces- Confessione di San Pietro in Vaticano dalli 28
dello Spirito Santo in Gloria, per ridipin- sità. Per la pianta (n. 10449, 368×275 Agosto a tutto li 11 novembre 1758 (ibid.).
gerlo di nuovo. Risoluzione. Che si ripu- 57. F. Lucidi, Fonderia artistica a cera per- mm) e le due prospettive (n. 10450,
lisca la Cattedra togliendo tutta affatto sa, Milano 1991, p. 74. 420×286 mm) dell’impalcatura per la 71. Nell’elenco è riportato anche l’acqui-
quella parte di vernice replicatamente costruzione del baldacchino conservate a sto di “agro di limone”, vale a dire un aci-
data al Bronzo, e si prenda la copia dello 58. I pagamenti per le incisioni di Gam- Windsor Castle, Royal Library, cfr. The do forse usato per rimuovere i trattamen-
Spirito Santa in Gloria conforme è stato bucciari sono registrati tra il 1720 e il German Drawings in the Collection of Her ti oleosi a cui era sottoposto periodica-
esposto da Monsignor Ill.mo Economo” 1722 (AFSP, arm. 12, rip. D, vol. 4, ff. Majesty the Queen at Windsor Castle, by mente il baldacchino (ibid.).
(ivi, ff. 33r e v). Per la sostituzione della 961, 1007r e v; cfr. Carte dalle quali si ri- Edmund Schilling and, Supplements to the
vetrata A.M. Pergolizzi, Per una controsto- leva quanto sia importata la spesa della Catalogues of Italian and French Drawings, 72. Da settembre 1758 a tutto dicembre detto
ria della “fabbrica” di San Pietro. Il fare ar- stampa dell’Opera del Zabaglia fatta nel- with a History of the Royal Collection of Anno. Misura e stima delli lavori ad uso di
tistico tra genialità e sopravvivenza, in Ro- l’anno 1741, ivi, ff. 939-938; N. Zabaglia, Drawings, by Anthony Blunt, London- Doratore fatti per servizio della R. Fabbrica di
ma Barocca: Bernini Borromini, Pietro da Castelli, e ponti di Maestro Niccola Zabaglia New York 1971, nn. 38-40, 51-52; W.C. San Pietro in Vaticano, il tutto fatto negli in-
Cortona, catalogo della mostra (Roma, 16 con alcune ingegnose pratiche, e con la descri- Kirwin, Powers Matchless…, cit. [cfr. nota frascritti luoghi, con Ordine della Sag. Con-
giugno-29 ottobre 2006), a cura di M. zione del trasporto dell’Obelisco Vaticano, e di 2], pp. 166, 322, nn. 52-53. A differenza gregazione di essa Fabbrica, a proprie spese e
Fagiolo e P. Portoghesi, Milano 2006, altri del Cavaliere Domenico Fontana, Ro- della scenografica incisione di Gambuc- fatture di Curzio Zanacca indoratore veduti e
pp. 158-175. ma 1743, tav. XXXIV). ciari, i disegni della Royal Library, e in misurati detti lavori a partita per partita su la
particolare le due prospettive con punto faccia dei luoghi come appresso seguono (ibid.).
52. “6°. Una simile opera del grande Bal- 59. G. Astrua, Manuale Pratico del mastro di vista centrale che fissano due momen-
dacchino di bronzo posto sopra le quattro muratore, Milano 1973, pp. 111-120. ti successivi del montaggio, hanno un 73. In calce alla Misura e stima il saldo è
colonne spirali, che con universale ammi- chiaro intento didattico essendo correda- espressamente richiesto per le dorature
razione si vede eretto sopra l’Altare Pon- 60. Le sommarietà delle Spiegazioni sono te da una scala grafica in palmi che ne eseguite a mordente, a lumeggiatura, a
tificio nel centro della Basilica, e fu ulti- da ricollegare alla complicata vicenda consentiva la ricostruzione al bisogno. guazzo e con vernici di rame macinato
mato, e ridotto al bramato fine sotto Ur- editoriale dei Castelli, e ponti, i cui testi, Un altro ponteggio di cui non conoscia- (ibid.). Per un compendio delle tecniche
bano VIII. Si dovrebbe anche questa ren- peraltro, non sono di Nicola Zabaglia es- mo la struttura è quello costruito, nel no- delle dorature, D. Frazzoni, L’imbianchi-
dere nello stato della sua primera com- sendo egli analfabeta (cfr. M.G. D’Ame- vembre del 1626, per “alzare l’Altare di no decoratore-stuccatore, Milano 1988, pp.
parsa, portando via con arte la suddetta lio, The Editio Princeps of Castelli e Ponti di San Pietro et (con ordegni meravigliosi) 186-199; per le relazioni tra le composi-
vernice tante volte replicata, e rendere il Mastro Nicola Zabaglia and His Troubled sollevatolo così intiero da terra, aveva zioni delle leghe bronzee e le tecniche di
Metallo nel suo puro, e primo splendore; Publishing History, in “CHS”, 80, marzo fatto aggiungere alli scalini vecchi, altri doratura M. Sannibale, Le colonne e il ca-
e sarebbe conveniente dare una forte do- 2008, pp. 3-4). quattro scalini di marmoro, et di suo or- pitello in bronzo d’età romana dell’altare del

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SS. Sacramento in Laterano. Analisi Tecni- gesso, rasata, coperta nuovamente da due sari, è un tipo di doratura adatta alla pie- 86. Per la tipologia del baldacchino e del
ca, in “Atti della Pontificia Accademia di mani di bolo, di due mani di rame maci- tra, al legno, a tutti i tipi di metallo, ai ciborio vedi le voci di A.M. D’Achille
Archeologia, Serie III, Rendiconti”, LXV, nato e infine brunita. Forse l’operazione tessuti e ai corami. Cfr. la ricetta del mor- per l’Enciclopedia dell’Arte Medievale, Ro-
a.a. 1992-1993, pp. 101-125. ha richiesto la rimozione del serto delle dente proposta da Cennini, Il libro dell’ar- ma 1992, III, pp. 22-36, e 1993, IV, pp.
foglie di alloro che sarebbero state poi ri- te, cit. [cfr. nota 23], pp. 156-160. 718- 735.
74. Sotto il nome di bolo armenico e di ter- fissate.
re bolari si indicano delle argille molto 80. Per la brunitura cfr. ivi, pp. 137-138. 87. Del 1605 è un primo baldacchino li-
ricche d’allumina di color rosso per la 78. Il minio è tetrossido di piombo gneo a copertura dell’altare maggiore;
presenza di sequiossido di ferro (Fe2O3) (Pb3O4). È una polvere metallica di colo- 81. Baldinucci, Vocabolario toscano…, cit. sono documentati gli interventi di un fa-
che per essere adatte per la doratura de- re rosso vivo che abitualmente si usa co- [cfr. nota 22], pp. 192-196. legname e di Giovanni Guerra da Mode-
vono allappare la lingua. Per i dettagli sul me sostanza colorante e come protezione na per le pitture oltre alla fornitura delle
gesso sottile e sulla doratura a bolo, cfr. antiruggine del ferro prima di verniciar- 82. AFSP, arm. 43, rip. F, vol. 99. frange da Domenico Ceccarelli (AFSP,
Cennini, Il libro dell’arte, cit. [cfr. nota 23], lo. La biacca (bianco di piombo o di Venezia, arm. 6, rip. B, vol. 368, ff. 17, 21; arm.
pp. 121-125 e 132-137. cerussa) è un carbonato basico di piombo 83. Frazzoni, L’imbianchino…, cit. [cfr. 17, rip. D, vol. 12; arm. 26, rip. A, vol.
o zinco di colore bianco che mescolata nota 73], pp. 186-199. 178, ff. 54v, 56v, 75v, 84). Sembra che il
75. Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti con olio di lino cotto, si usa come colo- baldacchino non fosse installato in modo
architetti, pittori, et scultori italiani, da Ci- rante. A proposito di questo tipo di dora- 84. Anche le periodiche “spolverature” e permanente sull’altare maggiore; per
mabue insino a’ tempi nostri nell’edizione per tura, Vasari (Le vite…, cit. [cfr. nota 75], i trattamenti delle patine bronzee hanno esempio, tra il 13 e il 19 gennaio 1606,
i tipi di Lorenzo Torrentino, Firenze 1550, a I, cap. XXVIII, pp. 74-75) scrive: “questo contribuito a deteriorare le parti dorate esso viene smontato e riposto nei ripiani
cura di L. Bellosi e A. Rossi, Torino 1986, mordente, che è la maestra che lo tiene, del baldacchino. delle volte della basilica (ivi, f. 42v). Maf-
I, cap. XXVIII, pp. 74-75. si fa di colori seccaticci a olio di varie sor- feo Barberini entra nel dibattito sulla ri-
ti, e di olio cotto con la vernice dentrovi, 85. Kirwin (Powers Matchless…, cit. [cfr. no- formulazione planimetrica della basilica
76. Per la delicata operazione della bru- e dassi in sul legno che ha avuto prima ta 2], pp. 140-145) e Schütze (Sankt Peter in in qualità di membro della congregazio-
nitura cfr. Cennini, Il libro dell’arte, cit. due mani di colla. E poichè il mordente è Rom…, cit. [cfr. nota 1], pp. 219-253) con ne della Fabbrica di San Pietro (H. Hib-
[cfr. nota 23], pp. 137-138. Al posto del- dato così, non mentre che egli è fresco, differenti motivazioni hanno attribuito a bard, Carlo Maderno and Roman Architec-
la pietra d’agata, potevano essere impie- ma mezzo secco, vi si mette su l’oro in Urbano VIII un ruolo predominante nella ture 1580-1630, London 1971 [trad. it.
gati ossa o denti sagomati e lucidati; i foglie”. La colla in genere è composta da concezione del baldacchino; Dombrowski, Carlo Maderno, a cura di A. Scotti Tosini,
brunitoi erano sottoposti a una frequente una mistura di acqua e uova. Dal trionfo all’amore…, cit. [cfr. nota 2], pp. Milano 2001, pp. 64-72].
strofinatura con un pezzo di cuoio per 29-44. Il controllo dell’opera da parte di
mantenere una perfetta levigatura. 79. Il termine mordente è – in questo ca- Urbano VIII è continuo come è possibile ri- 88. Vedi il verbale della congregazione
so – usato per indicare una colla glutino- costruire dai documenti del cantiere e dagli della Fabbrica di San Pietro del 3 giugno
77. L’anima di legno dei festoni è nell’or- sa fortemente adesiva sulla quale sono avvisi segreti (cfr. Pollak, Die Kunsttätigkeit 1626 (AFSP, arm. 16, rip. A, vol. 159, f.
dine raschiata, coperta da tre mani di fatte aderire le foglie d’oro; secondo Va- ..., cit. [cfr. nota 17], II, pp. 327-421. 49v).

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