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A N N VA R IO

della SCUOLA ARCHEOLOGICA

di ATENE e delle MISSIONI

ITALIANE in ORIENTE

SU PPL E M E N TO 5

A N N VA R IO – SU PPL E M E N TO 5
FOR M E DE L SACRO

SCR I T T I I N M E MOR I A DI D ORO L E V I

a cura di

Fede Berti

S C UOL A A RCH E OL O GIC A I TA L I A N A DI AT E N E

€ 48,00
2019
ISSN 0067-0081 (cartaceo)
Supplemento:
ISSN 2653-9926 (cartaceo)
ISBN 978-960-9559-20-1
A N N VA R IO
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SCUOL A A RCH EOL O GIC A DI AT E N E

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M I S SION I I TA L I A N E I N OR I E N T E

SU PPL E M E N TO 5

FOR M E DE L SACRO

SCR I T T I I N M E MOR I A DI D ORO L E V I

a cura di

Fede Berti

S C UOL A A RCH E OL O GIC A I TA L I A N A DI AT E N E

2019
Annuario della Scuola Archeologica di Atene e delle Missioni Italiane in Oriente Supplemento 5, 2019

Direttore
Emanuele Papi, Scuola Archeologica Italiana di Atene

Comitato scientifico
Riccardo Di Cesare, Università degli Studi di Foggia (condirettore)
Ralf von den Hoff, Albert-Ludwigs-Universität Freiburg
Emeri Farinetti, Università degli Studi Roma Tre
Pavlina Karanastasi, Πανεπιστήμιο Κρήτης
Vasiliki Kassianidou, Πανεπιστήμιο Κύπρου
Giovanni Marginesu, Università degli Studi di Sassari
Maria Chiara Monaco, Università degli Studi della Basilicata
Aliki Moustaka, Αριστοτέλειο Πανεπιστήμιο Θεσσαλονίκης
Nikolaos Papazarkadas, University of California, Berkeley
Dimitris Plantzos, Εθνικό και Καποδιστριακό Πανεπιστήμιο Αθηνών
Simona Todaro, Università degli Studi di Catania
Paolo Vitti, Università degli Studi Roma Tre
Mark Wilson-Jones, University of Bath
Enrico Zanini, Università degli Studi di Siena

Comitato editoriale
Maria Rosaria Luberto, Scuola Archeologica Italiana di Atene (responsabile)
Fabio Giorgio Cavallero, Sapienza Università di Roma
Niccolò Cecconi, Università degli Studi di Perugia
Carlo De Domenico, Università degli Studi di Pisa

Traduzioni
Ilaria Symiakaki, Scuola Archeologica Italiana di Atene (revisione greco)
Isabella Welsby Sjostrom (revisione inglese)

Progettazione e revisione grafica


Angela Dibenedetto, Scuola Archeologica Italiana di Atene

Contatti
Redazione: redazione@scuoladiatene.it
Comunicazione: comunicazione@scuoladiatene.it
Sito internet: www.scuoladiatene.it

I volumi dei Supplementi sono sottoposti a valutazione del comitato scientifico-editoriale e approvati da referees anonimi.

Scuola Archeologica Italiana di Atene


Parthenonos 14
11742 Atene
Grecia

Per le norme redazionali consultare la pagina web della Scuola alla sezione Pubblicazioni.

© Copyright 2020
Scuola Archeologica Italiana di Atene
ISSN 0067-0081 (cartaceo) Per l’acquisto rivolgersi a / orders may be placed to:
Supplemento: All’Insegna del Giglio s.a.s.
ISSN 2653-9926 (cartaceo) via Arrigo Boito, 50-52 - 50019 Sesto Fiorentino (FI)
ISBN 978-060-9559-20-1 www. insegnadelgiglio.it
SOMMARIO

Fede Berti Doro Levi e Iasos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7


Gianfranco Maddoli Artemis Astias a Iasos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
Simonetta Angiolillo Iasos παλαιόπλουτος. Testimonianze di scultura architettonica
di età arcaica: ipotesi e interrogativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
Nicolò Masturzo Iasos. I naiskoi ad ante nel santuario di Zeus . . . . . . . . . . . . . . . 35
Maurizio Landolfi Ancora sui thymiateria di Iasos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57
Maria Adele Ibba, I vecchi scavi sulle terrazze orientali dell’acropoli di Iasos.
Antonella Pautasso Un’indagine retrospettiva per una proposta di lettura . . . . . . . . . 69
Daniela Baldoni Immagini di divinità nella coroplastica di Iasos . . . . . . . . . . . . . 83
Fede Berti Il recinto delle doppie asce, ovvero il posto di Zeus nell’agora di Iasos . . 95
Lucia Innocente L’iscrizione C.Ia 4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109
Roberta Fabiani Kathoti kai proteron. Un contributo all’interpretazione di I.Iasos 219 . . 111
Marcello Spanu Un monumento ellenistico a ghirlande da Iasos? . . . . . . . . . . .129
Valentina Cabiale Il c.d. martyrion della basilica paleocristiana nell’agora di Iasos:
un problema aperto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 149
Fabrice Delrieux Les monnaies trouvées sous la basilique de l’agora d’Iasos . . . . . . 163
Diego Peirano La basilica cristiana dell’acropoli di Iasos . . . . . . . . . . . . . . . . 167
Alister Filippini Alcune iscrizioni tardoantiche e bizantine dalla basilica dell’acropoli
e da altri edifici cristiani di Iasos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 185
Francesco Tomasello La basilica cristiana presso il Balık Pazarı di Iasos. Aggiornamento
di una lettura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 195
Fabrice Delrieux Les monnaies de fouilles d’Iasos à types isiaques. Le culte
d’Isis Pelagia en Carie au IIe siecle p.C. . . . . . . . . . . . . . . . . . 213
Beatrice Palma Venetucci Culti egizi da Iasos ad Antium . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 227
Pier Giovanni Guzzo Immagini divine a Ripacandida? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 241

Indici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 251
IMMAGINI DI DIVINITÀ NELLA COROPLASTICA DI IASOS
Daniela Baldoni

Riassunto. L’offerta di figurine fittili, manufatti destinati esclusivamente a un uso votivo o funerario, appare strettamente
correlata alla necessità del dedicante di stabilire un rapporto di interazione con la sfera del divino o con l’aldilà. La presenza di sta-
tuette risulta pressoché costante nei depositi votivi all’interno delle aree sacre e particolarmente frequente in quelle dedicate a di-
vinità femminili. Gli scavi nel santuario sul Çanacık Tepe, un’altura situata nell’entroterra di Iasos, hanno restituito una cospicua
quantità di statuette fittili, molte delle quali raffiguranti divinità diverse, caratterizzate dalla presenza di attributi specifici. Il culto
praticato nel santuario è indicato dal rinvenimento di un gruppo marmoreo, consistente nella statua di Artemis stante tra due
arieti, e di parte di un’iscrizione con la dedica alla Madre degli Dei. L’identificazione con Artemis della divinità femminile effigiata
nella maggior parte delle statuette è suggerita non soltanto dal luogo in cui esse erano state consacrate, ma anche dalla particolare
iconografia delle figure, che recano sulla spalla una faretra. La presenza all’interno di un’area sacra di divinità diverse da quella in
essa venerata è interpretabile richiamando il concetto dei “visiting gods”, ossia la consuetudine di dedicare al nume titolare di un
santuario l’immagine di un’altra divinità appartenente alla stessa sfera cultuale o attestata negli stessi miti.
Περίληψη. Η προσφορά πήλινων αγαλματίων, τεχνουργήματα που προορίζονται αποκλειστικώς για αναθήματα ή κτερίσματα,
φαίνεται να σχετίζεται άμεσα με την ανάγκη του αφιερωτή να καθορίσει μια σχέση αλληεπίδρασης με τη σφαίρα του θείου και του
επέκεινα. Η παρουσία αγαλματίων εμφανίζεται μάλλον σταθερή στους αποθέτες μέσα σε ιερές ζώνες και ιδιαίτερα συχνή σε εκείνες που
είναι αφιερωμένες σε γυναικείες θεότητες. Οι ανασκαφές στο ιερό στο Çanacık Tepe, έναν λόφο στην ενδοχώρα της Ιασού, απέδωσαν
σημαντικό αριθμό πήλινων αγαλματίων, πολλά από τα οποία απεικόνιζαν διάφορες θεότητες, που χαρακτηρίζονταν από την παρουσία
συγκεκριμένων συμβόλων. Η λατρεία που λάμβανε χώρα στο ιερό αποσαφηνίζεται από την εύρεση ενός μαρμάρινου συγμπλέγματος,
αποτελούμενου από το άγαλμα της ΄Αρτεμης όρθιας ανάμεσα σε δύο κριούς, και τμήματος μιας επιγραφής με αφιέρωση στη Μητέρα
των Θεών. Η ταύτιση της Άρτεμης με τη γυναικεία θεότητα που απεικονίζεται στο μεγαλύτερο μέρος των αγαλματίων υποδεικνύεται
όχι μόνον από τον τόπο στον οποίο έχουν αφιερωθεί αλλά και από την ιδιαίτερη εικονογραφία των μορφών που φέρουν στην πλάτη τους
φαρέτρα. Η παρουσία στο εσωτερικό μιας ιερής ζώνης αφιερωμένης σε θεότητες διαφορετικές από αυτή η οποία λατρεύεται στο ιερό
ερμηνεύεται με την έννοια των «visiting gods», τη συνήθεια δηλαδή αφιέρωσης στον θεό που λατρεύεται σε ένα ιερό την εικόνα μιας
άλλης θεότητας που ανήκει στην ίδια πολιτιστική σφαίρα ή αναφέρεται στους ίδιους μύθους.
Abstract. The offering of terracotta figurines, artefacts intended exclusively for religious or funerary purposes, appears closely
related to the need of the dedicants to establish a special relationship with the sphere of the divine or the afterlife. The presence
of figurines is almost constant in the votive deposits within the sacred areas and particularly frequent in those dedicated to female
deities. The excavations in the sanctuary on Çanacık Tepe, a hill located in the mainland of Iasos, have yielded a large number of
clay figurines, many of which representing various deities characterized by the presence of specific attributes. The cult practiced in
the sanctuary is indicated by the discovery of a statuary group consisting of the statue of Artemis standing between two goats and
part of an inscription with a dedication to the Mother of Gods. The identification with Artemis of the female deity represented in
most of the figurines is suggested not only from the place where they were consecrated, but also by the particular iconography of
the figures which bear a quiver on their shoulder. The appearance in a cult site of divinities different from the worshipped one can
be interpreted by recalling the concept of “visiting gods”, that is the custom of dedicating to the owner of a sanctuary the image
of another god belonging to the same worship environment or linked with him in the myths.

Le terrecotte figurate rivestono un’importanza particolare per la conoscenza dell’ideologia religiosa e


delle pratiche cultuali delle società antiche, in quanto costituiscono una testimonianza diretta e concreta
di azioni rituali individuali e collettive e di forme devozionali della religiosità popolare. L’offerta di statuet-
te, manufatti non funzionali ma destinati esclusivamente a un uso votivo, appare strettamente correlata
alla necessità del dedicante di stabilire un rapporto di interazione con la sfera del divino o con l’aldilà 1. Per
poter correttamente interpretare l’uso e il significato di tali oggetti e comprendere le motivazioni di scelte
iconografiche particolari, in rapporto con le finalità specifiche delle singole cerimonie, occorre analizzare le
diverse tipologie dei contesti di rinvenimento e precisare i destinatari in ciascuno di essi 2.

1
Sull’argomento, da ultimo, Prêtre 2009. 2
Huysecom-Haxhi - Muller 2015; Lippolis 2001, 225-230.
84 Daniela Baldoni

Fig. 1. Iasos. Il Çanacık Tepe (foto A.).

Le figurine fittili si ritrovano principalmente nei santuari e, in minor misura nelle tombe. Del tutto
sporadica risulta la loro presenza in edifici residenziali dove, soprattutto a partire dalla fine del IV sec.
a.C., esse svolgono una funzione sia religiosa, nell’ambito dei culti domestici 3, sia ludica, decorativa o
apotropaica per lo più negli ambienti di rappresentanza e di accoglienza, ma anche negli spazi destinati alle
attività femminili 4.
Nei contesti funerari, la deposizione di statuette sembra riservata a individui giovani, neonati, bambini
e adolescenti di entrambi i sessi, che una morte prematura ha privato della possibilità di accedere alle pre-
rogative dell’età adulta: l’integrazione nella società civile, per gli uomini, l’acquisizione di un nuovo status
sociale e familiare, attraverso il matrimonio e la maternità, per le donne 5. La sua funzione è pertanto quella
di dotare i defunti di oggetti evocativi, da un lato del loro stato al momento della morte, dall’altro della vita
che avrebbero dovuto vivere. Essa riflette, inoltre, le credenze e le superstizioni dei vivi, legate all’idea di un
oltretomba minaccioso in quanto popolato da creature demoniache, che occorre tener lontane dai giovani
morti perché essi possano completare la loro crescita e trovare la pace.
Ne deriva la frequenza nelle sepolture di figure apotropaiche e di rappresentazioni di animali, simboli
di fecondità e di rinascita, ma soprattutto di statuette antropomorfe, per lo più evocatrici di membri della
famiglia del defunto, offerte simbolicamente a indicare la loro presenza al suo fianco anche nell’aldilà.
Meno frequenti risultano le raffigurazioni di divinità ctonie, degli stessi tipi di quelle che si ritrovano nei
contesti cultuali, deposte dai vivi con il compito di vegliare sul morto e proteggerlo nella sua vita ultrater-
rena.
Benché il gran numero di figurine fittili rinvenute nelle necropoli di Tanagra e Myrina abbia indotto
per lungo tempo a ritenere che esse costituissero una componente abituale della suppellettile funeraria, la
loro presenza nelle sepolture appare in generale piuttosto scarsa, pur variando a seconda dei luoghi e delle
epoche.

3
Rumscheid 2006, 27-30. contesti funerari cfr. Huysecom-Haxhi 2008; Huysecom-Haxhi
4
Mekacher 2003, 75-78; Rumscheid 2006, 347-349. et alii 2012.
5
Sulla problematica relativa alla presenza di terrecotte figurate nei
Immagini di divinità nella coroplastica di Iasos 85

Fig. 2. Çanacık Tepe. Il santuario (planimetria A. Viscogliosi da La Rocca 1999).

Fig. 3. Çanacık Tepe. L’edificio di culto del santuario (foto A.).

Al contrario, l’offerta di terrecotte figurate risulta pressoché costante nei depositi votivi all’interno dei
santuari, dove esse venivano deposte come ex-voto, in segno di gratitudine o propiziazione, ma anche come
tangibile testimonianza della pietas del fedele e della sua partecipazione al rito. La coroplastica proveniente
da questi contesti consente di acquisire preziose informazioni sulla natura del culto e sulla divinità cui essa
era destinata, ma anche di ricostruire forme e finalità delle pratiche religiose e rituali del dedicante.
La maggiore frequenza delle statuette nelle aree sacre dedicate a divinità femminili, e in particolare a
quelle connesse alla sfera muliebre (Artemis, Demetra e Kore, le Ninfe e, in minor misura, Hera, Afrodite
e Atena), ha indotto a ritenere che il loro uso fosse prevalentemente di pertinenza delle donne, destina-
to a riti specifici, legati ai momenti cruciali della loro vita: passaggio alla maturità sessuale, matrimonio,
86 Daniela Baldoni

fecondità e nascita 6. Un’ulteriore conferma a questa tesi è offerta dalla netta preponderanza, tra le figure
antropomorfe, di soggetti femminili, generalmente assenti nei culti poliadici e più propriamente maschili.
La loro iconografia ha posto problemi di interpretazione di non facile soluzione, ai quali gli studiosi hanno
fornito di volta in volta risposte differenti. La questione fondamentale, di recente ampiamente dibattuta,
riguarda l’identificazione del soggetto raffigurato: nei santuari, come nelle tombe, l’offerente deponeva
la propria immagine o quella della divinità cui l’offerta era destinata 7? Allo stato attuale della ricerca la
tendenza prevalente è quella di interpretare come rappresentazioni di mortali la gran parte delle figure
generiche, non caratterizzate, o connotate da elementi e atteggiamenti, convenzionali o rituali, non spe-
cificatamente divini. Già a partire dall’età arcaica, dunque, ma soprattutto nel corso dell’epoca ellenistica,
le devote avrebbero ricercato la protezione divina, in momenti e situazioni particolari della loro esistenza,
per lo più offrendo nei santuari la propria immagine, piuttosto che quella della dea venerata o di altri dei
della stessa sfera cultuale.
Soltanto in qualche caso la volontà di evocare la presenza della divinità nel momento della cerimonia
sembra avere indirizzato la scelta delle fedeli verso la rappresentazione della divinità stessa, chiaramente
identificabile nelle figure coroplastiche per la presenza di attributi specifici o di altri elementi caratteriz-
zanti.
Gli scavi nel santuario extraurbano sul Çanacık Tepe, un’altura situata nell’immediato entroterra di
Iasos (Fig. 1), hanno restituito una cospicua quantità di frammenti di figurine fittili, rinvenuti, in giacitura
secondaria, sia sul piano di calpestio all’interno dell’edificio di culto, sia nell’area antistante, in depressioni
e cavità naturali della roccia.
Il complesso, disposto su terrazzamenti regolarizzati artificialmente, comprende due edifici collegati da
una rampa: un oikos a tre vani preceduti da un vestibolo, che occupa interamente la terrazza superiore, e
un edificio di servizio, che ingloba una cisterna, situato nell’angolo sud-orientale di quella inferiore (Figg.
2-3) 8. Nel vano centrale del tempio una cavità naturale, forse sede di un più antico culto ctonio, era stata
in gran parte colmata e coperta dal basamento di un gruppo marmoreo di epoca ellenistica, raffigurante
Artemis stante, affiancata da due arieti 9. A breve distanza dall’altare, eretto di fronte all’ingresso del sacello,
è stata rinvenuta parte di un’iscrizione con la dedica alla Madre degli Dei 10. Tanto il documento epigrafico
quanto il gruppo statuario attestano che nell’area sacra era praticata una forma di culto tipicamente anato-
lica in cui, come si riscontra in molti centri costieri dell’Asia Minore, per un processo di assimilazione con-
seguente alla penetrazione della cultura ellenica, la dea greca si era sovrapposta a una locale potnia theron.
La dispersione delle statuette fittili su un’ampia superficie era forse avvenuta a causa del dilavamento
del terreno in pendio ma, più probabilmente, in occasione di periodici interventi di pulizia o di ristruttu-
razione dell’edificio, che avevano comportato la frantumazione intenzionale e la rimozione degli oggetti
obsoleti e di minor valore abbandonati dai fedeli dopo il rito. I nuclei di materiali, accumulati casualmente
in un lasso di tempo piuttosto dilatato, contenevano manufatti riferibili a fasi cronologiche diverse, collo-
cabili all’incirca tra il II sec. a.C. e il I d.C.
Tra le terrecotte votive rinvenute sul Çanacık Tepe numerose risultano le statuette raffiguranti divinità
diverse, identificabili per la presenza dei loro attributi specifici. Malgrado la qualità piuttosto scadente e il
cattivo stato di conservazione, la ricomposizione dei frammenti raccolti ha permesso di attribuire la gran
parte di essi a due tipi iconografici distinti, che è stato possibile ricostruire interamente sulla base di con-
fronti con esemplari identici, uno dei quali, integro, di cui si ignora il luogo di rinvenimento 11, altri, pres-
soché completi, provenienti da una tomba di Mylasa (Figg. 4a-b) 12 e dalle vicine necropoli di Börükçü 13 e
Stratonikeia (Fig. 5) 14.

6
Per un’ampia trattazione del tema cfr. Prêtre 2009. Sull’argomento 11
La statuetta, appartenente a una collezione privata, reca sul lato po-
anche Lippolis 2001, 241-243; 2014; Lippolis et alii 2016, 321-322. steriore della base la firma del coroplasta impressa su due registri (ht-
7
Sull’argomento: Huysecom-Haxhi - Muller 2007 e 2015; Mul- tps://it.pinterest.com/pin/383720830734170202/).
ler 2009a e 2009b, 6-7. 12
Al Museo di Milas. Si ringrazia il Direttore del Museo dottor Erol
8
Sul santuario del Çanacık Tepe, già identificato da A. Akarca e breve- Özen per aver consentito di fotografare la statuetta. Çakıcı 2007, fig.
mente descritto da D. Levi (1997, 401, figg. 1-2) si vedano La Rocca 10; Kızıl 2009, figg. 119 e 123.
1992, 63-64; Baldoni 1993; Viscogliosi 1993; La Rocca 1994, 13
Al Museo di Muğla. Boysal-Kadioğlu 1999, fig. 7.
180-181; 1999, 547-549; Baldoni 2005, 258-262, 268-269. 14
Al Museo di Muğla. Si ringrazia il direttore del Museo dottor Şevki
9
Sulla statua di culto si vedano La Rocca 1992, 63-64; Delrieux Bardakci per aver consentito di fotografare le due statuette. Tırpan et
1998. alii 2013, 251-252, fig. 24. L’esemplare, interpretato come efebo con
10
Tanto il gruppo statuario quanto l’iscrizione (inv. 6514) sono faretra, è datato tra la fine del II e gli inizi del I sec. a.C., probabilmente
in corso di studio da parte di E. La Rocca, nell’ambito dell’edizione in epoca augustea. Statuette simili agli esemplari iasii dei due tipi, ma di
complessiva del santuario. Sul culto della Madre degli dei a Iasos cfr. cui si conserva soltanto la parte superiore, sono state rinvenute a Hylla-
Nafissi 2015. rima. Cfr. Çekilmez 2015, TK.4-5, figg. 16-19.
Immagini di divinità nella coroplastica di Iasos 87

Fig. 4. Mylasa. Statuette da una tomba (foto A.).

Fig. 5. Stratonikeia. Statuetta dalla necropoli (foto A.).


88 Daniela Baldoni

Fig. 6. Çanacık Tepe. Frammenti di statuette di divinità femminile e maschile dal santuario (foto A.).

Fig. 7. Çanacık Tepe. Teste di statuette di divinità femminile con corona d’edera dal santuario:
a) N. inv. 5947; b) N. inv. 6485; c) N. inv. 6486; d) N. inv. 6487; e) N. inv. 6488 (foto A.).

Entrambe le figure, stanti, con la gamba destra portante e i piedi nudi poggianti su una piccola base ret-
tangolare, indossano un lungo peplo velato, a rade pieghe, che lascia trasparire il ventre e la gamba sinistra,
leggermente flessa. L’himation, che avvolge le spalle e copre interamente le braccia e le mani delle figure,
è fermato sulla spalla destra da una fibbia discoidale e ricade fino al bordo inferiore della veste, lasciando
scoperta la parte anteriore del corpo. Il braccio destro è disteso lungo il fianco, il sinistro, ripiegato, trat-
tiene contro il petto la cinghia della faretra sospesa diagonalmente sul dorso (Fig. 6a-h). Al corpo, proba-
bilmente ricavato dalla medesima matrice, sono associate teste di due tipi differenti: la prima, femminile,
leggermente ruotata verso sinistra e con i capelli acconciati a ciocche, è cinta da una corona d’edera dalla
Immagini di divinità nella coroplastica di Iasos 89

Fig. 8. Çanacık Tepe. Teste di statuetta di divinità maschile con diadema a cercine dal santuario:
a) N. inv. 647; b) N. inv. 5958 (foto A.).

quale scendono bende ai lati del collo (Fig. 7a-e); la seconda, maschile, con la fronte incorniciata da una
corta frangia, è sormontata da un diadema a cercine, con bulla circolare centrale, che trattiene un velo (Fig.
8a-b) 15.
L’identificazione con Artemis della divinità femminile effigiata nella maggior parte delle statuette del
Çanacık Tepe, è suggerita non soltanto dal luogo in cui esse erano state consacrate, ma anche dalla parti-
colare iconografia delle figure che, sopra la lunga veste tipica delle immagini di devote, recano la faretra,
elemento comunemente considerato l’attributo specifico della dea. Il tipo dell’Artemis in riposo, benché
esplicitamente caratterizzata come cacciatrice, si discosta da quello, più diffuso in epoca ellenistica, in cui
la dea, vestita di un corto chitone, è rappresentata in movimento 16. D’altra parte tale iconografia richiama
quella della statua di culto, dove la divinità peplophoros venerata nel santuario, che recava sul dorso una
faretra, è raffigurata stante, come potnia theron.
Artemis riveste un ruolo di primo piano nella vita religiosa di Iasos e ben si inserisce nel quadro del
bipolarismo tra polis e territorio circostante, su cui si incentra anche in questo periodo l’organizzazione
cittadina. Se infatti all’interno della città, dove del suo santuario si ignora ancora l’esatta ubicazione, la dea
è venerata come divinità poliade con l’epiclesi di Astias 17, nel complesso extra muros, situato ai limiti della
chora, essa appare strettamente legata al mondo animale e vegetale – cui sembra alludere anche la corona di
foglie sul capo delle statuette – e il suo culto presenta una ben precisa connotazione ctonia. Divinità agre-
ste e cacciatrice, signora degli animali e degli spazi incontaminati, Artemis presiede ai riti di passaggio che
segnano il cambiamento di status degli individui, e in particolare alle pratiche cultuali femminili connesse
con le nozze e con il parto, momenti che simboleggiano per le fanciulle l’ingresso nell’età adulta. Per il suo
ruolo di garante della linea di demarcazione tra il mondo civilizzato e la natura selvaggia, essa appare for-
temente radicata nel territorio iasio, dove influenze esterne si sovrappongono, integrandosi, a un sostrato
sociale e culturale fortemente permeato da elementi della tradizione caria.
Il numero cospicuo di statuette di questo tipo rinvenute sul Çanacık Tepe 18, cui si aggiungono al-
tri frammenti provenienti dall’area urbana (Fig. 9a-c) 19, attesta che esse costituivano l’offerta abituale e

15
Le statuette, molto dilavate in superficie, presentano un tipo di im- (numero minimo).
pasto tenero e poroso, con abbondanti, minuscoli inclusi di mica, di 19
Tre teste con corona d’edera e un frammento della parte inferio-
colore variabile dal giallo all’arancio (Munsell, 7.5YR 7/6-10YR 7/6). re della figura provengono dall’agora (dalla fontana nell’angolo NE:
L’altezza delle teste è di circa 5 cm. inv. 1960-1961 e dal Cesareo: inv. 5832); altre sono state rinvenute
16
I tipi iconografici utilizzati in epoca ellenistica per le rappresenta- nell’area della cosiddetta Basilica Est (inv. 3794, 3796, 4420) e nel
zioni di Artemis sono descritti in LIMC II, 1984, s.v. «Artemis» [L. santuario di Demetra e Kore (senza N. inv.). Al Museo di Izmir si
Kahil], 752-753. conservano tre teste dello stesso tipo, di una delle quali non si co-
17
Laumonier 1958, 594-597. Su Artemis Astias si veda Gianfranco nosce il luogo di rinvenimento (inv. 1374), le altre provenienti dalle
Maddoli in questo volume. zone del Teatro (inv. 53) e della Porta Est (inv. 345), pubblicate in
18
Nel santuario sono stati identificati 65 esemplari di questo tipo Levi 1967, figg. 61 e 65.
90 Daniela Baldoni

Fig. 9. Museo di Izmir. Teste di statuette di divinità femminile con corona d’edera da Iasos:
a) N. inv. 53; b) N. inv. 345; c) N. inv. 1374 (foto Ü. Güngör).

prevalente nel santuario, dove la divinità veniva evocata attraverso la deposizione di immagini che doveva-
no richiamarne la presenza, nel corso di cerimonie che, a giudicare dalla tipologia dei materiali rinvenuti
– per lo più anfore, brocche e vasi potori – comprendevano soprattutto riti libatori destinati a una divinità
dal forte connotato ctonio.
Più incerta e problematica è l’interpretazione della seconda figura, meno frequente della prima tra i
votivi rinvenuti nel santuario. Il confronto con esemplari da Myrina ne suggerisce l’identificazione con un
“éphèbe au carquois”, secondo la definizione della Mollard-Besques 20, ma il contesto di rinvenimento e
la peculiare tecnica di fabbricazione della statuetta, ricavata con l’inserzione di una testa diversa sul corpo
della precedente, potrebbero indicare uno stretto legame tra le due figure. È dunque possibile ipotizzare
che essa raffiguri una divinità maschile, forse Apollo, spesso associato alla sorella nel culto, che come lei
sovrintende all’iniziazione e alla socializzazione degli individui di entrambi i sessi. D’altra parte la presenza
della faretra non è inconsueta nelle rappresentazioni del dio: con l’arco essa costituisce, infatti, uno degli
attributi che più comunemente lo accompagnano o lo connotano come punitore e vendicatore oltre che,
con l’epiclesi di Aphetoros, come protettore degli arcieri 21.
È noto che in epoca tardo-ellenistica, quando la produzione fittile a matrice diviene seriale e massificata,
si diffonde tra gli artigiani l’uso di differenziare figurine identiche e ripetitive mediante l’assemblaggio di
elementi eterogenei, realizzati separatamente, o con l’aggiunta a tipi generici di attributi caratterizzanti 22.
Tale procedimento consente ai coroplasti di adattare prodotti standardizzati alle esigenze di una clientela
che richiede di volta in volta soggetti specifici, chiaramente identificabili e rispondenti a pratiche votive
particolari o a forme locali di culto. Le aree di circolazione degli stampi risultano, in questo periodo, piut-
tosto ridotte e la diffusione di esemplari identici o affini appare limitata a località situate in un territorio
ristretto, dove l’attività artigianale sembra svilupparsi in officine per lo più situate in prossimità o all’inter-
no dei più importanti luoghi di culto.
La frequenza di esemplari ricavati dalla stessa matrice, l’omogeneità degli impasti e la mancanza di con-
fronti puntuali al di fuori dell’ambito regionale, fa presumere che le statuette rinvenute a Iasos, o quanto
meno i loro stampi, provenissero da un’unica officina, forse operante nell’ambito di uno dei grandi santua-
ri della Caria, che produceva oggetti destinati a centri minori, situati nelle vicinanze.

20
Mollard-Besques 1963, 121-123, tavv. 146-147. Sul tipo dell’e- Çekilmez 2015, 386, TK. 5, figg. 18-19.
febo con faretra si veda anche Baudat 1953, 23-24, tav. XIV, n. 20 e 21
Una statuetta in terracotta raffigurante Apollo citaredo che reca una
Leyenaar-Plaisier 1979, 278, tav. 105, NN. 724-725. A un efebo faretra, datata al I sec. d.C., proviene dalla necropoli di Myrina. Cfr.
è stato attribuito il frammento di statuetta rinvenuto a Hyllarima da Baudat 1953, 17, fig. VII; Mollard-Besques 1963, 83, tav. 101 d.
Immagini di divinità nella coroplastica di Iasos 91

Fig. 10. Çanacık Tepe. Statuetta di efebo con faretra dal santuario (foto A.).

Benché il culto praticato sul Çanacık Tepe sia chiaramente indicato dalla presenza del gruppo statuario e
dell’iscrizione dedicatoria, oltre che dal rinvenimento delle numerose terrecotte che recano gli attributi della
dea, tra i materiali votivi del santuario compaiono immagini di divinità diverse da quella in esso venerata.
Dall’area antistante la facciata del tempio proviene, una statuetta acefala di Eros, del tipo definito «Eros-
éphèbe» dalla Mollard-Besques (Fig. 10) 23. Il dio alato, raffigurato nudo e in atto di danzare, trattiene con
la mano destra il lembo di una lunga clamide, che copre l’inguine e ricade ad avvolgere interamente la
gamba, e con la sinistra solleva all’altezza della spalla l’altra estremità del manto, che scende fino a terra in
larghe pieghe. La gamba destra è portante; la sinistra, ora mancante, doveva probabilmente essere flessa. Sul
corpo restano tracce di colore bianco. Per la fattura accurata e la buona qualità dell’impasto 24 la figurina si
distingue da quelle rinvenute nel santuario, ricavate per lo più da matrici usurate e caratterizzate da un tipo
di argilla friabile e molto micacea, ed è quindi improbabile che essa fosse stata prodotta localmente. Si può
dunque presumere che l’oggetto costituisca la testimonianza del passaggio di un pellegrino nel luogo sacro,
l’offerta alla divinità cui esso era consacrato, non necessariamente correlata al culto che vi era praticato.
Di incerta interpretazione, infine, sono due teste maschili barbate, probabilmente ricavate dalla stessa
matrice, con la lunga barba ricciuta e i baffi spioventi ripiegati alle estremità. La capigliatura a ciocche,
spartite al centro della fronte, è cinta da un diadema a cercine (Fig. 11a-b) 25. L’iconografia dei due esem-
plari presenta notevoli affinità con quella di alcune erme fittili itifalliche rinvenute a Delos, dove il dio è
identificato come Hermes sulla base degli attributi – i genitali e il caduceo – visibili in rilievo sul pilastro 26.
Nel caso delle nostre statuette, tuttavia, l’assenza di elementi caratterizzanti non consente di stabilire con
certezza l’identità del personaggio effigiato, in quanto protomi maschili barbate possono essere riferite
anche a divinità diverse, quali Dionysos, come Hermes in qualche modo connesso alla fertilità e alla natura

22
Muller 1999. bruno-rossiccio (Munsell 5YR 6/4), con rari inclusi calcarei.
23
Mollard-Besques 1963, 35-47, tavv. 39-56. 25
Alt. 5.7. Argilla di colore arancio (Munsell, 7.5YR 6/6), con rari
24
N. inv. 6465. Alt. conservata 9.5 cm. Argilla fine e compatta, di colore inclusi calcarei. Attualmente nel Museo di Milas (inv. Museo 646).
92 Daniela Baldoni

Fig. 11. Çanacık Tepe. Testa di statuetta di divinità maschile barbata


dal santuario (foto A.).

e rappresentato in età matura anche nella grande statuaria. Meno probabile è l’attribuzione delle due teste
a Zeus, il principale dio della Caria, venerato a Iasos con l’epiclesi di Megistos, ma la cui immagine molto
raramente si ritrova al di fuori dei propri templi 27.
La presenza all’interno di un’area riservata a un dio di figure divine diverse è interpretabile richiamando
il concetto dei “visiting gods”, secondo la definizione di B. Alroth 28, ossia la consuetudine, osservata in
diversi luoghi sacri del mondo greco, di dedicare al nume titolare di un santuario l’immagine di un’altra
divinità, appartenente alla stessa sfera cultuale o attestata negli stessi miti, per lo più come semplice ana-
thema, che restasse a testimoniare la devozione del fedele nei confronti del destinatario.
danielabaldoni49@gmail.com

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26
Laumonier 1956, 319, 126, tav. 35. 28
Id. 1987; 1989.
27
Alroth 1989.
Immagini di divinità nella coroplastica di Iasos 93

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INDICI

Nomi
Adriano: 17, 219 – Prokathegemon, Iasos: 17, 20 Eracle: 27, 30, 66
Afrodite: 19, 66, 80, 81, 85, 228 – Propylaia: 16 Erasinos: 187
Agamennone: 19 – Sardiané, Sardi: 19 Erodoto: 16, 18, 64
Agatemero: 232 Artemisia: 17 Eros: 78, 79, 80, 81, 82, 91
Alexidamos: 19 Artemisios: 189, 190 Ettore: 67
Alexandros, diacono: 190 Artemisios presbyteros: 177, 189, 190 Eupolemos figlio di Simalos: 17
Amorge: 23 Astiaco: 23 Euelthon: 64
Anacreonte: 19 Atena/Athena: 27, 66, 67, 85 Fabio Floro Veranio: 230
Andromaca: 67 Athenis: 24 Flacillo, vescovo di Iasos: 159, 187
Antonino Pio: 17, 216, 218 Athanasios: 192, 193 Gallieno: 158
Anoubis/Anubi: 219, 221, 222, 228, Athanodoros figlio di Agesandros: 233 Geta: 216
229, 230, 231, 232, 233 Auxanon: 188 Gilgamesh: 29
Api: 230 Baal Haman e Astarte: 66 Giuliano II: 164
Apollo: 17, 27, 66, 110, 120 Bacchilide: 19, 27 Giustiniano: 187
– Aphetoros: 90 Bastet: 221, 229 Giustino: 119
Apollonio Rodio: 19 Bes: 29, 230 Giustino II: 187
Apollonios, figlio di Charmides: 221 Boupalos: 24 Hera: 58, 66, 67, 85, 105
Archermos: 24 Branchidai: 110 Hermes: 91, 92
Aristofane: 27 Callimaco: 19 Hierokles: 17
Aristotele: 18, 24, 120 Caltilia Diodora: 221, 230 Humbaba: 29
Arpocrate: 230, 231 Caninia Strato: 219, 221, 222, 223, 229 Ipponatte: 24
Arsinoe IV: 141 C. Caninius Synallasson: 17, 219, 220, Isis/Iside: 163, 213, 231, 232, 233, 236
Artaserse: 23 221, 223, 229 – Boubastis: 219, 221, 228, 229, 230
Artemis/Artemide: 16 s. 81, 85 s., 216, Caracalla: 216, 228 – Epekoos: 218
229 Cerbero: 228, 236 – Euploia: 218, 219
– Agrotera, …, Propylaia, Iasos: 16 Chloris: 190 – navigium Isidis: 223
– Anaitis, Hypaipa: 19 Claudio: 228 – Pelagia/Pelagia: 218, 219, 228,
– Astias, Iasos: 15, 16, 17, 19, 20, Clitemnestra: 27, 30 229, 230, 233, 235
89, 220 Commodo: 17 – Pharia: 216, 218, 219, 229, 230,
– Boulaia, Atene: 19 Cornelio Vittorino: 230 235, 236
– Boulephoros, Mileto: 19 Costanzo Cloro: 190 (ma x l’A. – Soteira: 218, 219
– Ephesia: 28 Chloros) Iside – Hator: 230
– Kindyas, Iasos: 17 Cureti: 117 Kourotrophoi (dee): 117
– Kindyas, Bargilia: 17 Dario: 23 Laodice III: 119, 126
– Kindyas, Kindye: 19 Demetra e Kore/Persefone: 66, 67, 85 Lenee: 120
– Kyria, Laodicea di Susa: 19 Diana: 24 Lucio Vero: 216, 218
– Kyria, Milyas: 19 Dione: 66 Marco Aurelio: 217
– Hemera, Lousoi: 100 Dionisie: 120 Marco Antonio: 141
– Leukophryene, Magnesia sul Dionysos: 91 Marsia: 30,31
Meandro: 19 Dionysos Thyllophoros: 125 Maurizio: 187
– Myrea, Myra: 19 Ecatomnidi: 16 Mausolo: 31
– Polias, Priene: 19, 20 Ecuba: 67 Mercurio: 232
– Potnia theron: 16 Egisto: 27, 30 Meter Theon: 86, 125
– Prokathegemon, Efeso: 17 Enkidu: 29 Metrophantos: 17
250 Indici

Michele (arcangelo): 229 Psammetico II: 227 Traiano: 219


Minnion, stephanephoros: 37 Saffo: 67 Trittolemo: 247
Minotauro: 27, 30 Serapis/Sarapis/Serapide: 105, 213, Tucidide: 23, 24
Nikephoros, vescovo (?): 188 222, 228, 229, 230, 231, 236 Tyche: 163
Nikokràteia: 17 – Serapeo 236 Valente (?): 164
Ninfe: 82, 85 Settimio Severo: 214 Valentiniano I: 153, 165
Omero: 16, 18, 19 Severo Alessandro: 163, 215 Valentiniano II: 164, 165
Oreste: 27, 30 Sibilla: 246 Valeriano I: 217
Osiride: 24, 227, 228, 231, 236 Simon: 17 Zeus: 17, 19, 58, 66, 67, 104, 105, 117
Ostoria Successa: 221 Sopatros figlio di Epikrates, evergete – Akraios, a Iasos: 105
Pan: 81 iasio: 119, 126 – naiskos di Zeus Megistos, a Iasos:
Pausania: 50, 218 Strabone: 23, 24 36 s., 103, 105
Phormion: 47 Synnaioi Theoi: 228, 231 – naiskos di Zeus e Hera, a Iasos: 57,
Piri Re’is: 104 Tarhunt/Trq/Tarchun: 67, 105 58, 60
Pisistrato: 18 Temistio, vescovo di Iasos: 187 – Idrieus: 39
Plinio il Vecchio: 17, 24 Temistocle: 28 – Megistos: 39, 92, 105, 115, 116,
Plutarco: 222 Teodosio I: 153,164,165 117
Polibio: 17 Theodosios: 188 – Meilichios: a Iasos 105
Polykarpos, protodiacono: 190 Teseo: 27, 30 – Patroos: a Iasos 105
Poseidon: 18 Theoi Patrooi, Iasos: 105 – Labraundeus: 102
Potens: 228 Tiberio I Costantino: 187 – Osogoa: 102
Priamo: 19, 67 Tissaferne: 23 – Patroos: 105
Psammetico I: 230 T. Flavius Ampliatus: 221 – bipenne: 100, 104

Luoghi e monumenti
Agrigento: 64 Caunos/Kaunos: 102, 110 – Eleusinion: 65
Aigai: Cerrò del Penon: 64 Emporio (Spagna): 66
– Apollo, Tempio di: 141 Chios/Chio: 24, 67, 117 Emporion, Chios
Alessandria d’Egitto: 217, 228 Claros: 103, 105 – Athenaion: 61, 62
Alicarnasso: 16, 180 Clazomene: 67 Eretria: 117
Amastris: 217 Cleonai: 217 Eriza: 102, 103
Anagni: 60, 64, 66 Cipro: 58, 61, 65, 66 Etruria: 58, 66
Anaktorion: 120 Cnido/Knidos: 17, 59, 180 Euromos: 31
Anchialos: 217 Corinto: 217 File (Egitto): 218
Andania: 103 Cos/Kos: 119, 139, 181, 191, 215 Filippopoli, Tracia: 217
Aniba, tomba di: 64 – Afrodite Pandamos e Pontia: 118, Firenze: 57
Antium/Anzio: 227 ss., 229, 232, 233, 125 Francavilla Marittima
236 Costantinopoli: 164, 165 – Persephone, Santuario di: 60, 61,
Azio: 120 Cremna: 159 66, 67
Arabia: 65 Creta: 18 Gerga: 28, 29, 31
Argo: 67 Crotone: Gravisca: 60, 66
– Heraion: 66 – Hera Lacinia, Santuario di: 66, 67 Heraion del Sele: 32
Assos: Cuma (Campania): 229, 231, 232, 246 Hierapolis di Frigia: 187, 188
– Athena, Tempio di: 26, 31,32 Delfi: 51, 63, 64 Hiera Sykaminos (El Maharraqah): 218
Aspendos: 217 Delo/Delos: 18, 45, 58, 67, 91, 116, Hypaipa: 19
Atene: 19, 23, 29, 58, 61, 62, 66, 123 218, 221, 235 Iasos: 23 s., 112 s., 129 s., 196 s., 231,
– Acropoli: 82 Didyma/Didima: 117, 196 236
– Areopago: 27 Dodona – agora: 26, 45, 95 s., 109, 112 s.,
Azio: 120 – Zeus, Tempio di: 66 129 s., 149 s., 163, 227, 228, 229
Bargylia: 17, 206, 207, 208 Edessa: 172 – altare di Afrodite Strateia: 82
Basilicata: 58 Efeso: 17, 19, 100, 159, 187, 211, 217, – andron di Artemis Astias: 17
Benevento: 229 218, 223 – Apollonion: 116
Bisanzio: 217 – Artemision: 96 – basilica: 95, 96, 149 s.
Börükçü: 86 – C. Memmio, monumento di: 141 – Dionisie: 125
Byblos: 217 – Ottagono: 141, 143 – Edificio Tripartito: 144, 228
Calcedonia/Calcedone: 159, 187 Elea: 24 – esedra di Apollo Stephanephoros:
Callatis: 217 Eleusi: 117 47
Indici 251

– Iasos Ktistes: 163, 164, 215, 216 Myus/Miunte: 26, 31 Rodi: 66, 67, 81, 119, 139, 171, 221
– Martyrion: 150 s. Naukrati: 65 – Athana Lindia, Santuario di: 65,
– Maussolleion: 103, 144 Napoli: 229 67
– naiskos nell’agora: 154 s. Nemi: 229 Roma: 58, 66, 218, 221, 223, 229
– naiskos nel santuario di Zeus e – Diana, santuario di: 230 – Ara Pacis: 143
Hera: 36 s., 39, 57-9, 103 Nicea: 217 – Palatino: 60
– santuario del Canacik Tepe: 86 s. Nicomedia: 164, 165, 217 Rossano di Vaglio: 60
– santuario di Demetra e Kore: 62 Olbia: 66 Sabucina: 66
– santuario di Zeus Megistos: 35 Olimpia: 51, 60, 67 Sagalassos: 158
Ikiztepe: 63 – Zeus, Santuario di: 100 Sagunto: 218
Jerade: 206 Olymos: 117 Sala Consilina: 241, 242
Karatepe: 29, 30 Ostia: 229, 236 Salamina di Cipro: 187
Kelacik: 222 – Iseo: 221 Salonicco: 235
Knidos/Cnido: 59, 180 – Serapeo: 230 Samo/Samos: 45, 67, 119, 217
Kibyra: 187 Panamara: 119 – Heraion: 50, 60, 67
Kidrama: 222 Pafo: 62 Santa Maria di Anglona: 241, 242
Kyme (Eolide): 217 Pergamo Sardi/Sardis: 19, 65, 159
Kyndie (Caria): 19 – Asklepieion: 140 Sicilia: 23, 58, 66
Labraunda: 45, 103, 159 – Demetra, Tempio di: 140, 141 Silsilis: 110
Lagina: 120 – Megalesion: 140, 141 Siris: 66
Laodikeia (Siria): 19 – Athena, Santuario di: 140, 141 Sparta: 19, 23
Laodikeia al Likos: 190 – Tempio dorico: 140 – Menelaion: 100
Larissa sull’Ermo: 26 Perge: 19 Stinfalo: 18
Latium Vetus: 58, 66 Perinto: 217 Stratonicea: 86, 120
Lavinium: 60 Philia Susa: 65
Lindos: 65 – Athena Itonia, Santuario di: 100 Syria Magna
Lousoi Phoenix, Creta: 218 – Dibsi Faraji: 210
– Artemis Hemera, Santuario di: 100 Pilo: 20 – Jéradé: 206
Lucania: 66 – Poseidon, Santuario di, 18 Tanagra: 84
Magnesia sul Meandro: 19 Pitane-Bayrakli: 62 Tegea
– Artemide, Tempio di: 140, 141 Policoro: 66 – Athena Alea, Santuario di: 100
Maréotis: 218 Portus/Porto: 218 Teichiussa: 196
Menelaion: 96 – Serapeo: 230 Tell Halaf: 29, 30
Meniko: 66 Posillipo: 236 Tenos: 142
Metaponto: 19 Pozzuoli: 229, 236 – Poseidon e Anfitrite, Altare di:
Mileto: 19, 27, 65, 117, 180 Priene: 19, 20, 117 143
– Afrodite, Santuario di: 60, 62 – Athena, Santuario di: 20 Teseo: 27
– Athena, Tempio di: 141 – Ephebeion, Ginnasio Inferiore: Tivoli: 227, 229, 236
Miletoupolis: 188 140 Tomis: 223
Milyas: 19 Prymnessos: 188 Torre di Satriano: 60
Mylasa: 86, 102, 103, 117 Reggio Calabria: 57 Troia: 19, 64, 67
Myrina: 84, 85, 90 Ripacandida: 241 s. Velletri: 227, 229
Myra: 19 Rocca S. Felice Xanthos: 29, 62
Mytilene: 218 – Mefite, Santuario di: 60 – Tomba del Leone 30
A N N VA R IO
della SCUOLA ARCHEOLOGICA

di ATENE e delle MISSIONI

ITALIANE in ORIENTE

SU PPL E M E N TO 5

A N N VA R IO – SU PPL E M E N TO 5
FOR M E DE L SACRO

SCR I T T I I N M E MOR I A DI D ORO L E V I

a cura di

Fede Berti

S C UOL A A RCH E OL O GIC A I TA L I A N A DI AT E N E

€ 48,00
2019
ISSN 0067-0081 (cartaceo)
Supplemento:
ISSN 2653-9926 (cartaceo)
ISBN 978-960-9559-20-1

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