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ESTRATTO

B I B L I OT E C A DI «SIC ILIA ANTIQVA»


c ollana di retta da ernesto de miro

1.
UNIVERSITÀ DI PERUGIA

UNIVERSITÀ DELLA BASILICATA


scuola di specializzazione in arc heologia di matera

ENTE PARC O AGRIGENTO


SICILIA ellenistica,
C o N s u e t u d o i ta l i c a
ALLE ORIGINI D E L L’ A RC H I T E T T U R A
ELLENIST I C A D ’ O C C I D E N T E

spoleto
c omplesso monumentale di s. nic olò
5- 7 novembre 2004

a cura di
massimo osanna e mario torelli

ROMA
EDIZI ONI DELL’ATENEO
2006
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isbn 88-8476-104-2
SOMMARIO

Mario Torelli, Introduzione 11


Lorenzo Campagna, L’architettura di età ellenistica in Sicilia: per una rilettura del quadro generale 15
Massimo Osanna, Architettura pubblica e privata a Kossyra 35
Pierfrancesco Vecchio, Proposta preliminare di articolazione in fasi per l’abitato di Kossyra, Acropoli di S. Marco (saggi ix-x) 51
Thomas Schäfer, Decorazione architettonica e stucchi di Cossyra 57
Ernesto De Miro, Agrigento in età ellenistica. Aspetti di architettura 69
Gioacchino Francesco La Torre, Urbanistica e architettura ellenistica a Tindari, Eraclea Minoa e Finziade: nuovi dati e pro-
spettive di ricerca 83
Umberto Spigo, Tindari. Considerazioni sull’impianto urbano e notizie preliminari sulle recenti campagne di scavo nel settore
occidentale 97
M. Cecilia Parra, Note di architettura ellenistica a Segesta, intorno all’agorà 107
Rossella Giglio, Pierfrancesco Vecchio, Nuovi dati su Lilibeo ellenistica 123
Francesca Spatafora, Gilberto Montali, Palermo: nuovi scavi nell’area di Piazza della Vittoria 133
Chiara Pilo, La villa di Capo Soprano a Gela 153
Alessia Mancini, Architettura domestica a Morgantina 167
Chiara Albanesi, Architettura ellenistica a Solunto: un caso singolare di teatro-tempio? 177
Massimo Frasca, Centuripe ellenistica. Il quadro generale 193
Rosario P. A. Patané, Centuripe ellenistica. Nuovi dati dalla città 201
Enzo Lippolis, Ricostruzione e architettura a Taranto dopo Annibale 211
Fabrizio Pesando, Il ‘secolo d’oro’ di Pompei. Aspetti dell’architettura pubblica e privata nel ii secolo a.C. 227
Vassilis Tsiolis, Fregellae: il complesso termale e le origini degli edifici balneari urbani nel mondo romano 243
Jacopo Bonetto, Persistenze e innovazioni nelle architetture della Sardegna ellenistica 257
Vassilis Tsiolis
FREGELLAE : IL COMPLESSO TERMALE
E LE ORIGINI DEGLI EDIFIC I BALNEARI URBANI NEL MONDO ROMANO 1
A Angelo Lisi
in memoriam

G li scavi archeologici di Fregellae, 2 condotti dal Prof. Filip-


po Coarelli, hanno permesso di conoscere numerosi aspetti
dell’urbanistica e dell’architettura della colonia latina (Fig. 1)
La posizione della sala rispetto alle altre stanze, le sue carat-
teristiche tecniche e ornamentali, nonché il confronto con altri
stabilimenti termali repubblicani, inducono a riconoscervi l’apo-
e hanno fornito testimonianze eccezionali per l’approccio ai dyterium del settore occidentale delle terme, che, parallelamen-
fatti urbani romano-italici di epoca mediorepubblicana. Con la te, doveva svolgere anche le funzioni di tepidarium.
presente relazione mi propongo di analizzare i principali aspet- La sala principale per il bagno caldo (calidarium) è facilmente
ti architettonici del complesso termale, indagato fra il 1996 e il riconoscibile nella grande stanza contigua (16), di 11,60 x 7,40
2002, che costituisce una delle scoperte fregellane più impor- m, senza contare lo spazio occupato dal grande alveus situato sul
tanti. L’edificio, che ha conosciuto almeno due fasi edilizie, è lato nord e destinato al bagno collettivo per immersione in acqua
inserito nel tessuto urbano, nel cuore del quartiere residenziale, calda. 5 La sala era anche dotata di labrum, di cui si è conservato
occupando un’area di ca. 48 x 22 m. 3 integro il sostegno cilindrico, realizzato in conci di travertino
Della fase più recente (fase II ; Figg. 2 e 3) si conservano le rivestiti di cocciopesto. Il pavimento, eseguito con fini tessere
fondazioni, alcuni pavimenti e resti della infrastruttura tecnica. bianche, è identico a quello del apodyterium/tepidarium. Intorno
L’edificio si compone da una zona frontale (ca. 19 x 22 m), ubi- al sostegno cilindrico del labrum è ben visibile l’impronta di un
cata a sud-est e accessibile direttamente dal decumano 1, dove si bordo circolare, sicuramente ottenuto con lastre di pietra lavi-
localizzano nove ambienti (1-9), e da una zona interna, dove si ca. Altre impronte rettilinee sul pavimento indicano l’originaria
concentrano le sale per il bagno propriamente detto, ed alcuni presenza di una fascia di pietra lavica anche lungo le pareti est
ambienti di servizio (ambienti 10-19). e ovest, nonché davanti all’alveus. Al contrario che nella stanza
La zona interna è articolata in due settori (occidentale e orien- contigua (14), la copertura del calidarium, data la sua eccessiva
tale) divisi da un ampio spazio allungato, che sembra fungere da larghezza, non sembra che fosse a volta.
corridoio (12). Il settore occidentale, più spazioso e monumen- Un piccolo ambiente (15), dotato di ipocausto “vitruviano”,
tale, è occupato da due grandi sale (14 e 16) e da un piccolo vano di cui si parlerà più avanti, completa le sale termali del settore
(15), ed è dotato di forno (17), raggiungibile attraverso uno spa- occidentale. Di forma quasi quadrata (ca. 2,50 x 2,40 m), questa
zio seminterrato di servizio (18), e di un’ulteriore vano, anch’es- stanza è situata all’estremità meridionale dello spazio allungato
so di servizio (19). Il settore orientale comprende almeno due in cui è inserito il forno (17). Non rimangono tracce degli alzati
ambienti per il bagno (10 e 11), repliche in scala ridotta delle due e del pavimento in situ, e nemmeno dell’ingresso all’ambiente,
grandi sale del settore opposto. Infine, l’angolo nord-est della che, comunque, andrebbe situato in relazione con una delle due
zona interna è occupato da uno spazio rettangolare (13), situato grandi sale contigue (14 o 16).
a un livello leggermente più alto, dove le fondazioni di due basi Il forno, a doppia camera circolare (17), è costruito con tegole
di colonna sembrano indicare l’esistenza originaria di portici. disposte con una delle alette verso l’esterno in modo da forma-
Il primo ambiente (14) del settore occidentale è una sala ret- re un paramento che ricorda una costruzione in mattoni cotti. 6
tangolare, di ca. 10,50 x 5,50 m, dotata di un lungo sedile di pie- Sulle due camere dovevano essere collocate le caldaie metalliche
tra, rivestito di cocciopesto, e finemente pavimentata con pic- dell’acqua. Nella parte frontale, il forno comunicava con l’ipo-
cole tessere bianche. Le pareti, come nel resto degli ambienti causto dell’ambiente 15.
dell’edificio, dovevano essere rivestite con intonaci di primo Per ultimo, il lato settentrionale del settore occidentale è
stile, almeno fino a una certa altezza della sala, al di sopra della
occupato da un altro ambiente rettangolare (19), privo di rive-
quale doveva svilupparsi la fila di telamoni 4 che, secondo vari
stimento pavimentale, forse destinato alla custodia di oggetti e
indizi, scandiva le pareti della sala alla maniera del tepidarium
attrezzi, o all’immagazzinamento di legna.
delle Terme del Foro di Pompei. I telamoni, che forse si alterna-
vano con nicche per la custodia delle vesti degli utenti ai bagni, Il settore orientale è una replica ridotta del settore occiden-
dovevano “sostenere” una spettacolare volta a tutto sesto, rea- tale. L’ambiente 10, munito di sedile fisso, è del tutto analogo
lizzata in una tecnica molto particolare di opus figlinum (Fig. 4). alla sala 14 e l’ambiente 11, anch’esso dotato di un piccolo sedile,
di un sostegno cilindrico per il labrum e di un alveus per bagni
1
Il presente lavoro è stato realizzato grazie alla partecipazione dell’autore al Pro- d’immersione, corrisponde al calidarium del settore occidentale.
gramma di ricerca Ramón y Cajal, mediante un contratto finanziato dal Ministero di
Educazione e Scienza della Spagna e dall’Università di Castilla-La Mancha.
2 5
Sulla storia di Fregellae, F. Coarelli in F. Coarelli, P. G. Monti, Fregellae I. Le Il sottosuolo della vasca, non scavato, potrebbe disporre di un sistema di ri-
fonti, la storia, il territorio, Roma, 1998, con bibliografia. scaldamento sotteraneo per il manenimento della temperatura dell’acqua, analogo
3
Per un’analisi dell’edificio e della sua problematica, si veda V. Tsiolis, Las a quello dell’impianto fregellano di i fase (del iii secolo a.C.), o a quelli dei balnea
Termas de Fregellae. Arquitectura, tecnología y cultura balnear en el Lacio durante los di Cabrera del Mar, di Valencia e di Musarna (infra), di ii secolo a.C. Oltre che
siglos iii y ii a.C., « CuPAUAM », xxvii, 2001 ; si vedano anche, F. Coarelli in F. Coa- a Fregellae, questa soluzione tecnica si riscrontra nella fase di iii secolo a.C., dei
relli, P. G. Monti, op. cit., p. 60 sg. ; A. Ribera i Lacomba, La fundació de València bagni greci di Gortys, in Arcadia, ed è presente in Sicilia, nei bagni di Megara Iblea
La ciutat a l’època romanorepublicana (segles ii-i a.C.), Valencia, 1998 ; C. Martín e di Siracusa, databili anch’essi nel corso del iii secolo a.C. secondo la cronologia
Jordá, A. Ribera i Lacomba, Las termas romanas de l’Almoina (Quaderns de Difusió tradizionale (ma suscettibile di essere rivista).
6
arqueològica 3), Valencia, 1999 ; p. 26 sg. ; Idem, Un caso precoz de edificio termal : los Questa tecnica è documentata anche altrove a Fregellae, soprattutto nella prima
baños republicanos de Valentia, in Termas romanas en el Occidente del Imperio (Atti fase della domus 7 (iii secolo a.C., probabilmente ancora della prima metà) : F. Coa-
Colloquio Gijón 1999), edd. C. Fernández Ochoa, V. García Entero, Gijón, 2000, relli, L’inizio dell’opus testaceum a Roma e nell’Italia romana, in La brique antique et
pp. 151-156 ; R. Känel, Ein etruskisch-italischer Telamon in Genf, « AntK », xlv, 2000, médiévale. Production et commercialisation d’un matériau (Atti Colloquio Saint-Cloud
p. 152 sg. ; cfr. T. Sironen, Una tessera privata del ii secolo a.C. da Fregellae, « zpe », 1995), edd. P. Boucheron, H. Broise, T. Thébert, Roma, 2000, pp. 87-95. La tecnica non
lxxx, 1990, pp. 116-120. riappare nelle costruzioni fregellane più recenti, fatto che potrebbe indicare la notevole
4
F. Coarelli in F. Coarelli, P. G. Monti, op. cit. ; R. Känel, op. cit., p. 152 ; V. antichità del forno delle terme e, di conseguenza, dell’intero impianto. Sulla cronologia
Tsiolis, op. cit., p. 109 sg. delle fasi edilizie, infra.
244 vassilis tsiolis

Fig. 1. Fregellae (Coarelli).


Il pavimento di questa sala è di cocciopesto decorato con tessere benché la mancanza di arredo fisso non permette avanzare ipotesi
bianche (cd. opus signinum) formando meandri, con un bordo di più concrete. Non sono rimaste tracce degli ingressi di queste
pietra lavica intorno al piede del labrum. Rivestito di cocciopesto stanze, che sicuramente erano comunicanti fra di loro e autono-
con rifiniture in tessere bianche e nere è anche l’alveus collettivo. me rispetto al settore occidentale del complesso.
Infine, un ambiente della zona frontale (9), di pianta quadrata Fra i due settori orientale e occidentale si trova la sala allun-
e pavimentato in cocciopesto decorato con tessere calcaree, po- gata 12, in cui non sembra possibile riconoscere un tepidarium o
trebbe aver svolto funzioni di apodyterium del settore orientale, un apodyterium. Sembra, piuttosto, che si tratta di un corridoio,
fregellae: il complesso termale e le origini degli edifici balneari urbani 245

Fig. 2. Le terme di Fregellae. ii fase (base planimetrica : S. Martínez Caballero).


246 vassilis tsiolis
che permette la comunicazione fra la zona frontale delle terme Le tegole e gli archi erano rivestiti di stucco bianco soltanto
e lo spazio porticato 13. Non è facile riconoscere in questo ulti- nella parte inferiore (intradosso), in maniera che la volta pre-
mo spazio le caratteristiche essenziali di una palestra e, di con- sentava un aspetto monocromo uniforme nella sua parte vista
seguenza, pare superfluo speculare sulla problematica culturale (interna), mentre l’estradosso non sembra che fosse trattato con
che potrebbe suscitare l’eventuale inclusione di tale elemento rivestimenti o malte. Questo particolare potrebbe significare che
nei bagni di Fregellae. la volta fungeva da falso tetto e che il suo estradosso doveva es-
Il raddoppio dei servizi balneari, rappresentato qui dai due sere protetto da un tetto costruito con metodi tradizionali.
settori occidentale e orientale, si riscontra, per la prima volta Nelle sue forme propriamente fregellane questo sistema
nell’architettura romano-italica, proprio in questo edificio di di volta costituisce un unicum nell’architettura grecoromana.
Fregellae. Il confronto cronologicamente più vicino è quello Come è noto, le volte finora conosciute databili prima del ii
delle Terme Stabiane, di fine II secolo a.C. A Fregellae come secolo a.C. sono eseguite in pietra ed impiegate quasi esclusi-
a Pompei la divisione doveva rispondere a la separazione dei vamente in porte urbiche e in ambienti sotterranei, come pas-
sessi, piuttosto che alla separazione per classi d’età. D’altronde, saggi di teatri e le tombe. 5 Volte costruite interamente in cotto
le fonti confermano l’antichità del raddoppio dei servizi termali attribuibili con certezza a periodi precedenti non si conoscono.
in maschili e femminili (balneum virile, balneum muliebre) : Gel- La cupola dei bagni di Morgantina, realizzata con tubi affusolati
lio 1 ci informa che, nell’anno 123 a.C., Teanum Sidicinum di- simili agli spatheia tardoantichi che s’innestano l’uno nell’altro,
sponeva di bagni di questo tipo e Varrone, 2 riferendosi ai bagni è datata da H. L. Allen alla fine del iv secolo a.C., ma con crite-
pubblici più antichi di Roma, dice che essi venivano chiamati ri no del tutto convincenti. 6 A proposito della cronologia della
balneae (in femminile plurale) proprio perché erano edifici dai cupola di Morgantina, va preso in considerazione il confronto
servizi doppi, destinati a uomini e donne rispettivamente. che offre adesso la volta a tutto sesto delle terme repubblicane
Di questa ii fase delle terme, richiedono un’analisi più ap- di Cabrera del Mar (Catalogna), datata intorno alla metà del II
profondita due elementi che costituiscono casi molto particolari secolo a.C. in base alla ceramica. 7 Alla luce di questo confronto
della storia architettonica dei bagni : la copertura a volta di al- e in attesa della pubblicazione di nuove indagini sulla cupola a
meno una delle sale del complesso e la presenza dell’ipocausto tubuli di Morgantina, è da considerare più conveniente, a mio
“vitruviano” nel sottosuolo del piccolo vano 15. avviso, una datazione tra la fine del III e entro la prima metà del
Come si è già accennato, uno degli ambienti del settore occi- II secolo a.C. per questo tipo di strutture. 8 Rispetto a queste va-
dentale, probabilmente la sala 14, era coperto con una volta di rianti di opus figlinum, è di grande interesse osservare l’impegno
opus figlinum 3 (Fig. 4). A questa conclusione si giunge esami- dei costruttori reppubicani di introdurre il cotto nella struttura
nando i numerosissimi frammenti di terracotta appartenenti a delle coperture curve, sebbene i leggeri tubi fittili tipo spatheia
due tipi di materiali speciali, rinvenuti durante lo scavo. Si tratta impiegati nella cupola di Morgantina e quelli della volta di Ca-
di conci testacei e di tegole curve che costituivano gli elementi brera del Mar 9 sono assai diversi dai pesanti conci e tegole curve
costruttivi di una copertura a volta. Entrambi sono pezzi di otti- del sistema di archi fregellano. Il sistema fregellano di II fase,
ma qualità, fabbricati appositamente per questo edificio fregel- databile intorno al secondo quarto del ii secolo a.C., costituireb-
lano (Fig. 5). be communque uno dei più antichi esempi di volta complessa in
I conci hanno i lati lunghi dell’estradosso ribassati formando cotto finora conosciuti. Tuttavia, come si avrà occasione di ve-
incassi longitudinali per l’appoggio delle tegole curve, mentre dere più avanti, anche la I fase dei bagni di Fregellae, da datare
in prossimità di ciascuno dei lati corti presentano un foro ver- ancora entro il iii secolo a.C., contava con al meno una volta
ticale per il fissaggio con il concio contiguo mediante saldatura identica a quella di II fase sebbene di dimensioni più ridotte.
di piombo. In alcuni moduli questa perforazione è accompagna- Il sistema di volta fregellano contribuisce anche a capire me-
ta da due brevi canali, sull’estradosso e l’intradosso rispettiva- glio il passo di Vitruvio sulle volte dei bagni. 10 Per le stanze bal-
mente, che garantiscono una aderenza migliore della grappa di
piombo. Due dei quattro moduli di conci individuati sono assai 5
In una di queste volte litiche di iii secolo a.C., quella del “adyton” (cisterna) del
più numerosi del resto e presentano dimensioni e caratteristiche cd. Nekromanteion (fortezza) di Efira, gli archi sono disposti a modo di costolatura
tecniche fra loro uguali (moduli 1 e 2). Essi dovevano essere per sorreggere lastre che conformano una volta a tutto sesto (ringrazio Massimo
utilizzati in una o più volte di circa 6,00 m. di luce. Il modu- Osanna per avermi indicato l’interpretazione più recente dell’edificio). Di conce-
zione diversa sono le volte sotterranee del tempio di Apollo a Claros, o strutture più
lo 3, presente piuttosto in una fase precedente del edificio, era recenti, come la cd. cisterna del Teatro, di Delo.
impiegato in archi di circa 3,00 m di luce, mentre il modulo 4, 6
H. L. Allen, Excavations at Morgantina (Serra Orlando), 1970-1972 : Prelimi-
molto raro, presenta dimensioni molto più ridotte. I conci non nary Report xi, « aja », lxxviii, pp. 370-382.
7
A. Martín, Las termas republicanas de Cabrera del Mar (Maresme, Barcelona),
sembrano ottenuti con matrici individuali, bensì mediante un in C. Fernández Ochoa-V. García Entero, op. cit., 157 ss. In questo impianto la volta
sistema di filiera. è ottenuta mediante archi addossati di tubi affusolati, di un tipo diverso rispetto a
La volta costruita con i moduli più grandi consisteva in una quello dei tubuli impiegati nella cupola di Morgantina ma di concezione identica. In
entrambi casi si tratta di tubi che ricordano gli spatheia (tubi affusolati o conici, ma
serie di archi paralleli disposti ogni 0,44 m. (distanza interas- anche le amfore omonime), ampiamente diffusi nell’architettura delle volte tardoan-
siale di 0,61 m), in modo da formare una ossatura di centine tiche e bizantine (cfr. J. Durm, Die Baukunst der Etrusker. Die Baukunst die Römer,
permanenti destinata a sorreggere le tegole curve (Fig. 6). Que- ii, Stuttgart, 1905, p. 298 sgg.).
8
Il sistema di coperture curve leggere grazie al impiego di tubi affusolati nella
ste presentano incassi longitudinali sui lati non curvi (uno sul- loro struttura potrebbe essere di origine siciliano se si accetti la contestata cronolo-
l’estradosso e l’altro sull’intradosso) per l’innesto della la tegola gia di fine iv a.C. per la cupola di Morgantina. Tuttavia, i traumatici eventi del 211
contigua. 4 La loro lunghezza e curvatura coincide con quella a.C., tradizionalmente utilizzati come argomento a favore dell’antichità di molti dei
suoi impianti urbani, non devono essere considerati como un terminus ante quem ob-
dei conci dei moduli 1 e 2. Con questa disposizione, l’estradosso bligatorio, giacchè la città fu ceduta dai romani al contingente celtiberico condotto
della volta aveva la superficie completamente liscia, mentre sul- da Moericus che vi si installò fondando una nuova città (Liv. xxvi 21, 9 s. ; notizia
l’intradosso era visibile l’alternanza delle nervature degli archi confermata anche dalle monete con la leggenda Hispanorum).
9
Di epoca repubblicana è ancora un altro sistema di volta in cotto, documentato
con le fasce composte dalle tegole. nei bagni di Baetulo (Badalona, Spagna), datati nel secondo quarto del i secolo a.C.
(J. Guiart Duran, Baetulo. Topografía, Arqueología, Urbanismo e Historia, Bada-
1 2
Gell. NA x 3,3. Varr. LL ix 68. lona, 1976).
3 10
F. Coarelli in F. Coarelli, P. G. Monti, op. cit., p. 61 ; V. Tsiolis, op. cit., p. Vitr. v 10,3 : Concamarationes vero si ex structura factae fuerint, erunt utiliores ;
106 sgg. sin autem contignationes fuer/rint, figlinum opus subiciatur. Sed hoc ita erit faciendum.
4
Lunghezza (estradosso) 0,50 m ; larghezza 0,55 m. Si è conservato un esemplare Regualae ferreae aut arcus fiant, eaeque uncinis ferreis ad con/tignationem suspendantur
praticamente integro. La distanza fra archi si ottiene restando dalla larghezza com- quam creberrimis ; eaeque regulae sive arcus ita disponantur, uti tegulae sine margini-
plessiva della tegola la larghezza degli incassi laterali (0,055 m ognuno) degli archi bus sedere in duabus invehique possint, et ita totae concamarationes in ferro nitentes sint
appaiati sui quali essa si appoggiava (0,550-0,055-0,055=0,440 m). perfectae. Earumque camararum superiora / coagmenta ex argilla cum capillo subacta
fregellae: il complesso termale e le origini degli edifici balneari urbani 247

Fig. 4. Volta di opus figlinum. Ricostruzione.

simile a quella di Fregellae, sebbene l’architetto pensa ad archi


di ferro e non di cotto per l’ossatura (eaeque regulae sive arcus
ita disponantur, uti tegulae sine marginibus sedere in duabus in-
vehique possint). Difficile da risolvere è, comunque, la questione
dell’espressione eaeque (regulae ferreae aut arcus) uncinis ferreis
ad con/tignationem suspendantur quam creberrimis, che si suole
tradurre nel senso che l’ossatura metallica della volta vada “ap-
pesa” dalla contignatio del tetto per mezzo di uncini. Una so-
luzione di questo genere, tenuto conto del peso considerabile
della volta, sembra tecnicamente sfortunata. Lo scoglio può
forse essere superato se (regulae ferreae aut arcus) suspendantur
vada inteso nel senso di “si mettano in opera” 1 e intendendo gli
uncini di ferro come grappe, chiodi o elementi simili impiegati
per fissare i diversi elementi dell’ossatura fra di sé, non neces-
sariamente in dipendenza dalla contignatio. In questo modo, il
riferimento vitruviano ad contignationem suspendantur potrebbe
avere il valore di usque ad contignationem, piuttosto che di ex
contignationem : « si mettano in opera (suspendatur) le travicelle
di ferro o gli archi per mezzo di uncini il più fitti possibile fino a
raggiungere l’armatura lignea del tetto ».
Con la sala voltata di Fregellae vanno associati anche i nu-
merosi frammenti di telamoni fittili (più di 30 esemplari) rin-
venuti durante gli scavi, 2 che appartengono a due tipi diversi 3
(con varianti per ogni tipo ; Fig. 7) : il tipo del personaggio ma-
schile barbato 4 e quello del satiro giovane e imberbe, coronato
con corimbi. 5 La chiave per la ricostruzione della decorazione
originaria è fornita, appunto, dal gran numero di statue ritrova-
te, che suggerisce una soluzione analoga a quella del tepidarium
delle Terme del Foro a Pompei. I telamoni di Fregellae doveva-
no, dunque, essere distribuiti a intervalli regolari, compresi fra
due cornici all’altezza della posizione del fregio nella decorazio-
ne parietale di primo stile, dando l’impressione di sorreggere la
Fig. 3. Le terme di Fregellae. ii fase. Pianta schematica. volta.
Com’è noto, la decorazione architettonica con file di atlanti-
neari coperte da tetti con armatura di legno (contignatio), l’ar- telamoni 6 si riscontra per la prima volta nell’Olympeion teronia-
chitetto suggerisce di rivestirli internamente in cotto per mezzo no di Agrigento (paulo post 480 a.C.), 7 e dopo un lungo periodo
di un sistema di travi (regulae) o di archi (arcus) di ferro, disposti
a intervalli regolari, sui quali poggiano tegole sine marginibus. Il 1
Costruire la volta = cameram suspendere.
tutto dovrà essere fissato con uncini di ferro ad contignationem, 2
F. Coarelli in F. Coarelli, P. G. Monti, op. cit., p. 61 e tav. xi, 17 ; cfr. P. G.
sigillate le giunte dell’estradosso della volta con una mescola di Monti in F. Coarelli, P. G. Monti, op. cit., p. 92, n. 32.1 e tav. xvi, 10 (frammen-
to di telamone giovane riutilizzato nel chiostro della chiesa di San Antonio presso
calce e peli e rivestito l’intradosso con malta e poi con stucco. A Ceprano, cui provenienza originaria difficlimente può essere altra che le terme di
continuazione, Vitruvio prosegue con osservazioni sulla conve- Fregellae) ; R. Känel, op. cit., p. 151, nota 24 ; V. Tsiolis, op. cit., p. 109 sg.
3
nienza di creare doppie volte (concentriche) con questo sistema 4
R. Känel, op. cit., p. 151 sg.
Ivi, pp. 151 ; 153. L’esecuzione barocca del viso ricorda le figure dell’altare di
sugli ambienti caldi delle terme, per prottegere il legno del tetto Pergamo.
dall’umidità. 5
Lo stile idealizzato del viso di questa figura (che rimonta a modelli del secolo iv
Ora, la volta descritta da Vitruvio sembra designare, almeno a.C.) è sensibilmente diverso da quello barocco del uomo barbato, benchè entrambi
tipi furono fabbricati insieme (R. Känel, op. cit. 151 ; 153).
nel caso che vengono impiegati degli archi, una soluzione molto 6
A. Schmidt-Colinet, Antike Stützfiguren. Untersuchungen zu Typus und Bedeu-
tung der menschengestaltigen Architekturstütze in der griechischen und römischen Kunst,
liniantur ; inferior autem pars, que ad pavimentum spectat, primum testa cum calce trul- Frankfurt, 1977 ; B. De Griño, in limc iii (1986), s.v. Atlas.
lizetur, deinde opere albario sive tectorio poliatur. Eaeque camarae in caldariis si duplices 7
Per una lettura del significato della decorazione, si veda C. Marconi, I Titani
factae fuerint, meliorem habebunt usum ; non enim a vapore umor corrumpere / poterit e Zeus Olimpio. Sugli Atlanti dell’Olympeion di Agrigento, « Prospettiva », lxxxvii-
materiem contignationis, sed inter duas camaras vagabitur. lxxxviii, 1997, pp. 2-13.
248 vassilis tsiolis
iv : 5 la parte esterna della nave era decorata con telamoni alti
sei cubiti (ca. 2,60 m), che, disposti a intervalli regolari, soste-
nevano “i volumi superiori e il triglifo”. La descrizione sembra
corrispondere a una disposizione delle figure simile a quella del
Olympeion di Agrigento e analoga a quelle del tepidarium delle
Terme del Foro di Pompei e delle terme fregellane.
Il secondo elemento delle terme di ii fase che richiede un
analisi più attenta è, come si è accennato sopra, l’ipocausto del
piccolo vano 15 (Fig. 8). Appoggiate su un’area fatta di grosse
tegole, si sono conservate in situ resti di 5 x 5 file di pilae (in
origine forse 6 x 5 file), costruite con tegole spezzate in modo da
formare elementi quadrati, simili a mattoni bessales. L’hypocau-
stum occupava tutto il sottosuolo del vano e si alimentava di gas
caldi dal forno contiguo attraverso una apertura rettangolare
(praefurnium). Il pavimento della stanza situata sopra l’ipocau-
sto doveva essere di tegole rivestite di cocciopesto (suspensura),
Fig. 5. Elementi della volta di opus figlinum. Tegola curva e frammenti di come sembra confermare anche il rinvenimento nelle vicinanze
due conci fittili uniti con saldatura di piombo. di alcuni frammenti di tegole rivestite su uno dei lati di un gros-
so strato di cocciopesto.
L’importanza di questo ipocausto si trova, appunto, nella sua
apparente banalità se comparato con qualsiasi hypocaustum “vi-
truviano” di terme tardorepubblicane o imperiali. Tenuto con-
to dell’inamovibile terminus ante quem fregellano del 125 a.C.,
questa osservazione converte l’ipocausto di Fregellae nel più
antico esempio di ipocausto canonico completamente sviluppa-
to, finora noto. Il dato è sorprendente anche per quanto concer-
ne la cronologia di questo tipo di impianti, la cui invenzione si
attribuisce tradizionalmente a Sergio Orata, intorno agli inizi
del i secolo a.C. Studi moderni hanno da tempo dimostrato che
questa tradizione letteraria non è del tutto corretta, e il rinve-
nimento delle Terme di Olimpia, databili introno all’anno 100
a.C., aveva già permesso di rialzare la cronologia tradizionale
dell’invenzione dell’ipocausto. Con la scoperta del caso fregel-
lano, la cronologia dell’introduzione degli hypocausta canonici
si rialza adesso di vari decenni, probabilmente fino al secondo
quarto del ii secolo a.C.
Associati al ipocausto erano anche numerosi frammenti di
tubi fíttili, rinvenuti nello stesso ambiente. I tubi, piuttosto che
per formare il tetto della saletta (come accade nei bagni di Mor-
gantina e di Cabrera del Mar), servivano per riscaldare una o
più pareti della stanza, anticipando così di molto l’introduzione
della calefazione parietale mediante sistemi di tubuli.
La piccola sala cosi fortemente riscaldata va interpretata
come stufa. Negli stabilimenti termali tardorepubblicani questa
funzione è assunta da sale specifiche (sudationes, laconica), do-
cumentate in ambito campano, 6 nelle Terme Stabiane della fase
sillana. La planimetria del vano fregellano, diversa dalla pian-
ta circolare dei laconica, 7 presenta alcune analogie, per forma,
Fig. 6. Ricostruzione del sistema della volta.

 τς γκυς πειλφασιν τς νωττω κα τ τργλυφν πντες ν


di oblio conosce un revival in Sicilia durante il iv secolo a.C., διαστµατι συµµτρω ετες. Per la descrizione della nave Ateneo (V 206d-
diffondendosi anche in Magna Grecia e in Etruria. 1 Insieme al 209) attinge da Moschione.
5
cosidetto “tipo siracusano” di telamone, 2 spesso con aspetto A. Schmidt-Colinet, op. cit., pp. 48 ; 132 ; 243 (pensa che la nave fu donata a
Tolomeo III Evergete) ; J.-R. Jannot, Une orde étrusque à telamons ?, « mefra », xcvi,
di satiro, appaiono anche figure di “telamoni femminili”, con pp. 585 sgg. ; 594 sgg. Tolomeo IV Filopatore viene coronato re nel 221 a.C. Gerone
aspetto di menadi. 3 Una confirmazione letteraria dell’importan- II muore nel 215 a.C.
6
za dello schema decorativo con file di telamoni ancora duran- Sale a pianta circolare per il bagno di sudore sono note in stabilimenti greci
gia dalla fine del iv secolo a.C., come a Gortys, dove una piccola rotonda è persino
te l’ultimo quarto del iii secolo a.C. è la descrizione, offerta da dotata di un “ipocausto” anulare (R. Ginouvès, L’établissement thermal de Gortys
Ateneo, 4 di Syrakosía, la nave donata da Gerone II a Tolomeo d’Arcadie, Pari, 1959). Altri metodi per ottenere calore secco erano i bracieri e le
pietre incandescenti. La terminologia impiegata in Grecia per questo tipo di sale
era pyriatérion (Eup. 108 ; Arist. Probl. 2, 11 ; 29-32 ; Plut. Cim. 1, 6 ; cfr. Dio Cass.
1 53, 27).
Bibliografia in R. Känel, op. cit. Per la Grecia continentale e la scarsa diffusione
7
dei telamoni nella decorazione architettonica (soltanto si conosce l’atlante di Salo- La planimetría del vano e le incertezze che accompagnano l’uso e significato
nicco, di fine ii secolo a.C.), Th. Stefanidou-Tiveriou, “O πρις τλας απ della parola laconicum presso i latini, sconsiglia applicare il termine alla saletta fre-
την Αραα της Θεσσαλνκης”, in Regional Schools in Hellenistic Sculpture, Pro- gellana. Nemmeno la comparazione con altri ambienti termali designati dalle fonti
ceedings of an International Conference Held at the American School of Classical Studies con il nome di sudatio o concamerata sudatio (Vitr. 5, 10, 5 ; 5, 11, 2 ; cfr. CIL I, 1251 da
at Athens (Atti Congresso Atene 1996), edd. O. Palagia, W. Coulson, Oxford. Pompei). Generici sono anche termini simili come camera sudationis e assa sudatio.
2 Molti autori pensano che le sudationes funzionavano con calore umido, per oppo-
L. Castiglione, Zur Plastik von Pompeij, in Neue Forschungen in Pompeji, edd.
B. Andreae-H. Kyrieleis, 1975, p. 212 sgg. (specialmente 215). sizione al calore seco dei laconica (per esempio, R. Hartmann, Das Laconicum der
3 römischen Thermen, « rm », xxxv, 1920, pp. 152-169 ; J. Delorme, Étude arcjitecturale
Breve sintesi in Känel 2000.
4 sur Vitruve, « bch », lxxiii, 1949, pp. 398-420, a p. 407 sg. ; p. 413 ; F. Yegül, Baths
Athen. v 208b : Ατλαντς τε περιτρεν τν ναν κτς ακεις,
fregellae: il complesso termale e le origini degli edifici balneari urbani 249

Fig. 7. Telamoni dalle terme di Fregellae.

posizione e, probabilmente, funzioni, con le stufe dei balaneia sotterranei. 1 Differenze, oltre che nella tipologia del sistema di
siciliani di Megara Iblea e di Siracusa, riscaldate mediante canali riscaldamento, si osservano anche nel fatto che le stufe siciliane
and bathing in Classical Antiquity, New York, 1992, p. 384 ; I. Nielsen, Thermae et 1
L’ambiente megarese (e anche quello siracusano) veniva tradizionalmente in-
balnea, Aarhus 1992, pp. 18 sg. ; 158 sgg.). Il termine sudatorium, relativamente tar- terpretato come locale per riscaldare le caldaie, finchè studi recenti hanno dimo-
do, applicato da Seneca ad una stanza termale di calore secco, potrebbe servire per strato che si trattava di stufe per il bagno di sudore : H. Broise, La practique du
designare questa stanza fregellana (Sen. Ep. 51, 6 : quid cum sudatoriis, in que siccus bain chaud par immersion en Sicile et dans la péninsule italique à l’époque hellénistique,
vapor corpora exhausurus includitur ?). « Xenia Antiqua », iii, 1994, pp. 17-32.
250 vassilis tsiolis
teriore almeno di qualche decennio dalla distruzione della città :
a) vita prolongata del edificio di ii fase, dimostrabile da alcune
ristrutturazioni (effettuate prima del abbandono del 125 a.C.),
fra le quali vanno menzionate la importante modificazione del
muro di fondo (N) dell’edificio e la compartimentazione dell’al-
veus del calidarium maschile mediante muretti transversali ; b)
segni di uso prolongato nell’impianto di riscaldamento (forno) ;
c) pavimenti di opus tessellatum, comparabili con tipi pavimentali
della II fase della domus 7 (que andrebbe datata dopo la I Guerra
Siriaca, nella prima metà del II secolo a.C., in coincidenza con la
monumentalizzazione urbana di Fregellae). 1 A questo proposito
è necessario ricordare che dopo la fase di monumentalizzazione,
molte delle domus di Fregellae hanno conocsciuto una ulteriore
fase di riforme prima di essere abbandonate ; 2 d) grandi lavori di
livellazione dell’area intorno al decumano 1, che provoca il rial-
Fig. 8. Hypocaustum delle terme di Fregellae (da S). zamento brusco del livello delle parcelle in cui sorgono la domus
7 e la parte frontale delle terme di ii fase ; e) stile pergameno di
si interpongono fra la sala centrale e la tholos per il bagno di alcuni telamoni “vecchi”, indicativo di una data posteriore alla
pulizia, mentre a Fregellae, che non dispone di quest’ultimo ser- costruzione dell’Ara di Pergamo pero ancora entro la tradizione
vizio, la stufa si ubica fra apodyterium/tepidarium e calidarium. scultorica pergamena ; 3 f ) esistenza fuori dall’Italia (Illuro, Va-
L’area frontale delle terme, sul lato meridionale, ha sofferto lentia), fin dal terzo quarto del ii secolo a.C., di impianti termali
grandi sconvolgimenti già in antico che rendono difficile la let- simili ai bagni fregellani di ii fase, arrivati con i coloni italici.
tura planimetrica e l’interpretazione degli ambienti. Preceduti Questo fatto dovrebbe implicare la diffusione anticipata del mo-
da un portico (1) si aprono qui quattro ambienti desiguali (3, dello in Italia.
4, 5, 6) e un corridoio (2). Non è possibile stabilire la posizione I saggi in profondità effettuati nella zona frontale delle ter-
degli ingressi degli ambienti 3, 5 e 6, questo ultimo più lungo me hanno rivelato che al di sotto di un grosso e uniforme strato
del resto delle stanze, ne di attribuirli con certezza delle funzio- di riempimento, di ca. 1,50 m., si conservano resti di una fase
ni. Essi potevano servire sia da tabernae, sia da spazi funzionali precedente del edificio termale (Figg. 9 e 10), caratterizzato da
del complesso termale (locale del balineator, latrina, ambienti pavimenti di cocciopesto decorato con tessere e opus figlinum,
per servizi speciali ecc.). L’ambiente 4, che, probabilmente, ha questi ultimi eseguiti con diversi tipi di mattonelle, che a volte si
uno dei suoi lati aperto, potrebbe fungere da vestibolo dell’am- combinano fra di sé o con panelli di cocciopesto nel pavimento
pio spazio 7, situato alle spalle delle stanze 4, 5 e 6, e cui centro di una stessa stanza. 4 I pavimenti sono spesso tagliati dalle fosse
è occupato dalle fondamenta di una costruzione rettangolare, di fondazione dei muri di seconda fase, benché in alcuni casi tali
pertinente allo stilobate di un peristilio. Al livello del piano di fondazioni si appoggiano direttamente sui pavimenti di I fase
calpestio dello spazio 7, che era rivestito di cocciopesto (si son senza tagliargli. Altre lesioni importanti dei pavimenti sono do-
pervenuti resti in situ lungo i lati ovest, nord e est), la costruzio- vute all’attività di spoglio delle mattonelle o alle operazioni di
ne rettangolare-peristilio era circondata, in almeno tre dei suoi recupero di materiali costruttivi, effettuate già in antico.
lati, da una fascia pavimentale eseguita in grosse tessere di tufo L’edificio di prima fase è, come il suo successore, di chiara
e di calcare. Dallo spazio 7 con peristilio si accedeva al settore impronta balneare, sebbene la sua lettura planimetrica risulta
occidentale (maschile) dei bagni. Il settore orientale (femmini- difficoltosa a causa della massiccia attività di recupero di ma-
le), invece, sembra che fosse raggiungibile attraversando il cor- teriali sofferta e della sovrapposizione dell’edificio di seconda
ridoio 2 e l’ambiente 9. fase. In ogni caso, nella zona scavata si possono distinguere con
L’articolazione degli ambienti intorno al peristilio avvicina relativa certezza almento otto ambienti (Fig. 11). Il numero cosi
la parte frontale dell’edificio termale ai principi dell’architettura alto di stanze potrebbe indicare che lo stabilimento disponeva
domestica e palaziale di epoca ellenistica. Confronti più o meno di doppi servizi (maschile e femminile). Il settore occidentale,
precisi di peristili analoghi si possono riscontrare oltre che nel- più grande, comprende gli ambienti 1-5. L’ambiente 1, forse un
le case di Delo o in quelle delle città siciliane (Solunto, Iaitai, portico aperto sul decumano 1, è pavimentato con cocciopesto
Morgantina ecc.), anche in certe soluzioni architettoniche do- decorato con tessere di calcare. Seguono i due grandi ambienti
cumentate nei palazzi ellenisti, come è il caso dell’angolo N-E paralleli 2 e 3, orientati N-S, in cui interno non si distinguo-
dell’edificio I del palazzo di Pella. La combinazione di elementi no ulteriori suddivisioni, sebbene tale possibilità non è affatto
dell’architettura domestica e di soluzioni architettoniche tipi- da escludere. Il pavimento dell’ambiente più occidentale (2) è
che degli spazi propriamente termali potrebbe essere un indizio eseguito con grandi mattonelle a losanga, frammenti di tegola
della stretta e relativamente precoce relazione fra architettura e, puntualmente, cocciopesto punteggiato con tessere calcaree.
domestica ellenistica e bagni, una relazione che forse abbia con-
dizionato il posteriore sviluppo architettonico dei bagni del co- 1
F. Coarelli, Due fregi da Fregellae : un documento storico della Prima Guerra
siddetto tipo italico. Siriaca ?, « Ostraka », iii, 1, 1994, pp. 93-108 ; Idem, op. cit., 1998.
2 3
La cronologia della costruzione dello stabilimento fregellano F. Coarelli, op. cit., 1998, p. 43 sg. Cfr. R. Känel, op. cit.
4
Quattro delle sale riconoscibili del edificio erano rivestite, in parte o del tutto,
di ii fase sembra potersi fissare nella prima metà del ii secolo a.C. con mattonelle in forma di squame. Si conservano alcuni resti in situ e abbondanti
In attesa della conclusione dello studio architettonico, dello stu- impronte sulle preparazioni pavimentali. Si possono distinguere un tipo di matto-
nelle policrome (la policromia si ottiene per effetto di cottura), usato in al meno due
dio della ceramica e del resto dei materiali si può suggerire una stanze, e il tipo semplice, dal colore rosso mattone, usato in al meno una sala. In due
datazione fra ca. 185 e 150 a.C. per la costruzione dell’edificio di di queste stanze, si impiegano anche mattonelle con forma di losanga, di un modulo
ii fase, che comportò l’alterazione radicale di una edificazione piccolo. Un secondo tipo di mattonella a losanga, più grande, si è documentato nella
pavimentazione di una quinta stanza, combinato con un tipo di opus figlinum realiz-
balneare precedente. Questa datazione generica, oltre che dal- zato con piccoli frammenti di tegole di diverse tonalità e posti di taglio. Le mattonel-
l’esame preliminare dei materiali ceramici, delle tecniche co- le policrome a squame non sono state documente altrove a Fregellae. La bicromia
struttive, dei tipi pavimentali e dei confronti interni con il resto appare anche in pavimenti simili di fine ii secolo a.C. come nel caso delle terme di
Almoina, a Valencia (C. Martín, A. Ribera, op. cit., 1999, p. 13). I grandi rombi,
delle edificazioni fregellane e i loro rapporti cronologici relativi, invece, sono simili per dimensioni alle mattonelle di cui è rivestito l’impluvium di I
si ricava anche da altri indizi, che portano ad una datazione an- fase della fregellana domus 7, databile nel iii secolo a.C.
fregellae: il complesso termale e le origini degli edifici balneari urbani 251
L’ambiente 3 é pavimentato con mattonelle a pelta nel suo lato dimostra un’impronta sul suolo. Questa grande sala, orientata
nord, mentre il resto è rivestito di cocciopesto che racchiude E-O e pavimentata con mattonelle policrome a pelta, lastre di
un panello in opus figlinum (mattonelle a pelta bordate da una pietra lavica e una striscia di matonelle a losanga, è dotata di una
striscia di mattonelle a losanga). Lungo il muro corto orientale grande vasca per il bagno caldo d’immersione, che ne occupa
dell’ambiente corre un canale poco profondo, realizzato in coc- l’estremità ovest. Il sistema di riscaldamento sotterraneo del-
ciopesto, che doveva servire per evacuare l’acqua che si svuota- l’alveus consiste in un grande condotto allungato costruito con
va sul pavimento. archi paralleli di piccoli conci ceramici, che corre sotto la vasca
All’interno della sala 3 è stato rinvenuto un labrum riempito di in direzione N-S. L’inizio del condotto doveva coincidere con
terra e coperto di tegole fratte, la cui destinazione non è chiara. la fonte di calore (non localizzata, ma comunque situata oltre
Un’impronta circolare sulla preparazione del pavimento potreb- l’estremità N dell’alveus) e la sua terminazione coincideva con la
be indicare l’originaria posizione di un sostegno per un labrum. rastremazione arrotondata apparsa nell’estremità opposta della
L’ambiente 3 comunicava con la sala contigua verso nord (4) at- vasca, che penetra anche sotto il muro divisorio fra gli ambienti
traverso una porta situata nel suo lato corto settentrionale, come 2 e 5, dove si ubicava la ciminiera. Ramificazioni di questo con-

Fig. 9. Le terme di Fregellae. i fase (base planimetrica : S. Martínez Caballero).


252 vassilis tsiolis

Fig. 10. Le terme di Fregellae. Vista generale da S-E.

dotto (o un altro condotto indipendente) divise internamente


mediante grossolani sostegni di tegole fratte, corrono sotto la
spalliera dell’alveus.
La sala 4 è facilmente identificabile con il calidarium del com-
plesso. Di conseguenza, la sala 3, con la quale essa è direttamen-
te collegata, doveva servire da tepidarium, e la sala 2 forse da
apodyterium. L’itinerario risultante doveva essere lineare, diver-
so, per tanto, dell’itinerario centrifugo o radiale che si riscontra
nei balaneia siciliani. In ogni caso, va ricordato che questi ultimi
contano con ulteriori elementi fondamentali, com’è la stufa-
pyriaterion (apparentemente assente nell’edificio fregellano di Fig. 11. Le terme di Fregellae. i fase. Pianta schematica.
prima fase, pero presente in quello di seconda fase) e, soprattut-
to, delle installazioni per il bagno individuale di pulizia (tholos La costruzione dell’edificio di I fase andrebbe datata in pieno
con vaschette), cosi caratteristico dei bagni greci. iii secolo a.C. e il suo abbandono sembra potersi datare durante
Questi cinque ambienti dello stabilimento fregellano di prima il primo quarto del ii secolo a.C. Per un certo periodo di tempo
fase conformano uno spazio balneare omogeneo e complesso. lo spazio sovrapposto alle rovine dell’edificio termale di I fase
Altre stanze potrebbero esistere ad ovest dell’edificio, fra cui una fu interessato dalla messa in opera di un sistema di drenaggio o
(5), situata ad ovest del calidarium, pare sicura. Tuttavia, sul lato di scollo di acque (che ha rotto muri e pavimenti di I fase), che,
orientale dell’edificio si schiera un’altra fila di tre ambienti che in seguito, è stato sconvolto dalla costruzione del peristilio e gli
richiedono una interpretazione. Di questi, l’ambiente 6 e, appa- ambienti della zona frontale. Alcuni dati ricavabili dallo studio
rentemente, privo di pavimentazione e sconvolto da una canaliz- dei pavimenti di I fase delle terme suggeriscono una datazione
zazione posteriore. Segue l’ampio ambiente 7, pavimentato con analoga a quella della fase I della domus 7, cui costruzione pare
mattonelle rosse a pelta e dotato di un sedile costruito contro il risalire almeno alla prima metà del iii secolo a.C. 2 In ogni caso,
muro meridionale del vano. Questa sistemazione dell’ambiente la datazione del complesso termale di I fase non dovrebbe essere
non era comunque la originale, giacché un’altra pavimentazione anteriore alla seconda metà del iii secolo a.C. In questo senso, è
realizzata con piccoli frammenti testacei si è documentata al di interessante osservare la somiglianza di alcuni dei suoi dispositivi
sotto del pavimento di opus figlinum. Infine, parte di un ulterio- tecnologici (specialmente l’alveus e il suo sistema di riscaldamen-
re ambiente (8) è stata documentata più a nord. Anche questo to ; Fig. 12) con le strutture analoghe dei balaneia siciliani, data-
ambiente, cui piano di calpestio è più basso rispetto al pavimen- bili tradizionalmente nei decenni centrali del iii secolo a.C., che
to dell’ambiente contiguo 7, era pavimentato con mattonelle a probabilmente abbiano servito da modelli ai costruttori latini.
pelta. I dati archeologici disponibili fino al momento della scoper-
I tre ambienti 6, 7 e 8 presentano una disposizione molto simi- ta fregellana sembravano indicare che lo spettacolare sviluppo
le e misure praticamente identiche a quelle del settore femminile della cultura del balaneion nelle città greche e in centri campa-
di seconda fase. Inoltre, essi sembrano formare un gruppo di ni come Pompei e Capua 3 non avesse coinvolto il mondo etru-
ambienti indipendenti dagli ambienti del gruppo 1-5. Lo stabili- sco-laziale prima della seconda metà del ii secolo a.C. Tuttavia,
mento di prima fase potrebbe, dunque, essere dotato con servizi come sospettavano molti ricercatori e come adesso vengono a
doppi e in conseguenza, diviso in due settori, maschile e femmi- confermare le scoperte di Fregellae, questa mancanza di regi-
nile, in modo analogo a quello del complesso di seconda fase. stro archeologico è naturalmente casuale, dovuto soprattutto
Incastrato fra la preparazione di uno dei pavimenti e le fonda- alla non conservazione di resti e ai limiti spaziali propri della
menta di un muro di seconda fase apparve un frammento di un ricerca archeologica. 4
concio d’arco in cotto del modulo 3. Un altro frammento simile
è stato scoperto in una delle fosse di fondazione spoliate, mesco- rialzare il livello dell’area non si documenta soltanto nelle terme : sia il decumano 1
lato con il pietrame delle sottofondazioni. Di conseguenza, uno e le domus situate di fronte alle terme (specialmente la domus 7) sono stati oggetto di
una colmatazione analoga. Questo fatto potrebbe significare che il rialzamento del
o più ambienti delle terme fregellane di prima fase disponevano livello fosse una misura drastica presa per risolvere persistenti problemi d’innon-
di coperture a volta. 1 dazione, che molto probabilmente soffriva questa zona per la sua ubicazione nella
parte più bassa e avvallata del pianoro, o per far fronte a altro tipo di catastrofe
(terremotto ?).
1 2 3
Ci sfuggono le cause dell’abbandono dell’edificio di prima fase e la sua so- F. Coarelli, in F. Coarelli, P. G. Monti, op. cit. Liv. xxiii, 18.
4
stituzione per una costruzione nuova. Tuttavia, la colmatazione che ha permesso Le fonti letterarie fanno riferimento a bagni pubblici fin dalla prima metà del
fregellae: il complesso termale e le origini degli edifici balneari urbani 253
Fra i pochi bagni pubblici di secondo secolo a.C. conosciuti (magnogreci e siciliani soprattutto), ma anche differenze, fra le
nell’area etrusco-laziale prima della scoperta del edificio di Fre- quali, oltre alle variazioni di materiali e tecniche costruttive, spic-
gellae, il caso più noto è quello di Musarna 1 (vt), in ambito etru- ca l’assenza sistematica della tholos con le vaschette individuali. Il
sco, dalla morfologia molto simile a quella dell’edificio fregellano modello architettonico risultante ha avuto una straordinaria for-
di seconda fase (Fig. 13). L’edificio termale, datato con una cer- tuna fin dalla prima metà del ii secolo a.C., come dimostra la sua
ta elasticità nell’ultimo quarto del ii secolo a.C., consiste di tre “esportazione” alle coste della Hispania e della Gallia.
ambienti destinati alle attività balneari (apodyterium, tepidarium e Infatti, due bagni pubblici di questo tipo 3 sono stati scoper-
calidarium dotato di labrum e alveus collettivo riscaldato). ti recentemente sulle coste di Catalonia e Valencia e un terzo a
Altro stabilimento analogo, sebbene di cronologia più bassa, Antibes, sulla Costa Azzurra francese, e sono chiaramente opere
è l’impianto romano di Via Sistina 2 (Fig. 14). Comprende tre di maestranze italiche. Dei due stabilimenti spagnoli, l’edificio
sale rettangolari, articolate intorno a una ampia sala rotonda
dotata di absidi nei suoi lati nord e sud. L’ingresso avviene da
ovest, attraverso uno spazioso ambiente rettangolare (ambiente
1), interpretato come apodyterium, e si pasa all’ambiente 2 che,
probabilmente, fungeva da tepidarium. La rotonda (ambiente 3),
senza dubbio un calidarium, è decorata all’interno da otto se-
micolonne adossate alla parete ed è pavimentata in signino con
emblema centrale. Le due absidi sono occupate da labra. Sul lato
E della rotonda è ubicata la vasca per il bagno d’immersione.
Un forno contiguo all’alveus doveva garantire l’acqua calda e il
mantenimento della temperatura dell’acqua della vasca. È curio-
so notare la somiglianza planimetrica (e forse anche funzionale)
di questo stabilimento romano con il balaneion di Gortys (Ar-
cadia), considerato più antico di quasi due secoli. Un’altro ele-
mento da sottolineare è la somilianza della decorazione (onda e
mura di città) con quella degli impianti di Musarna e di Antibes,
ricordato più avanti. Fig. 13. Le terme di Musarna (Broise e Jovilet).
Gli edifici di Fregellae (i e ii fase), Musarna, Pompei (Terme
Stabiane, fase iv ; Fig. 15) e Roma (via Sistina), in questo ordine, più antico, quello di Cabrera del Mar, presso Mataró (Illuro),
permettono ricorrere parte dell’evoluzione del edificio balneare in Catalogna 4 (Fig. 16), è databile ancor prima della metà del
ii secolo a.C. Presenta una divisione tripartita dei suoi spazi
funzionali principali nei quali si riconosce facilmente lo sche-
ma apodyterium-tepidarium-calidarium, quest’ultimo dotato di
labrum e alveus collettivo riscaldato. Inoltre, almeno una delle

Fig. 12. Alveus riscaldato di i fase (da S).

repubblicano in suolo italico. Già nel più antico di questi (Fregel-


lae, fase i) si riscontrano alcune delle caratteristiche differenziali Fig. 14. Roma, l’edificio di Via Sistina (Fiorini).
del tipo di edificio (definizione degli due o tre ambienti tipici dalle
funzione specifiche e predeterminate), sebbene l’offerta di servizi sue sale era coperta con una volta a tutto sesto, realizzata con
può variare da uno stabilimento all’altro, aumentando o riducen- elementi speciali dalla forma affusolata, simili a quelli impiegati
do il numero degli spazi e impianti basici. Questi edifici, che ten- nella cupola dei bagni di Morgantina.
dono a definire con nitidezza i contorni degli spazi basici per ogni Lo stabilimento dell’Almoina, 5 nella città di Valencia (Va-
tappa del bagno, presentano molte analogie con i balaneia greci lentia ; Fig. 17), sorse naturalmente dopo la fondazione della
colonia (138 a.C.) e fu abbandonato durante gli episodi della
secolo (Plaut. Phoen. 690 ; 700 sgg. ; cfr. Stich. 229 dove si menziona il laconicum) ; guerra sertoriana (primavera del 75 a.C.). Presenta una serie di
Cato, ap. Non. 155, 24 : mihi puero... balneun non quotidianum, che, evidentemente, ambienti destinati alle pratiche di bagno e altri ancora di servi-
non esclude l’esistenza di stabilimenti. Per l’ambito privato, Sen. Epist. xi, 86, 4-12,
sul balneolum di Scipione Africano della sua villa di Literno.
zio. Attraverso un vestibolo (1) si accede a un vano identificato
1
G. Barbieri, H. Broise, V. Jovilet, Musarna i. I bagni tardorepubblicani,
come apodyterium (3). Per raggiungere la sala seguente (4),
« BdA », xxix, 1985, pp. 29-38. ; H. Broise, V. Jovilet, Le bain en Etrurie à l’époque
3
hellénistique, in Les Thermes Romains (Atti Colloquio Roma), Roma, 1991, pp. 81- A detta di Giustino (Iust. 44, 2, 6) gli spagnoli aqua calida lavari, post secundum
85. bellum Punicum a Romanis didicere.
2 4
C. Fiorini, Edificio di età repubblicana in Via Sistina, « Quad.Top. Ant. », x, Martín-Ribera, op. cit., 1999 ; Martín, op. cit.
5
1988, pp. 45-57. Ribera, op. cit., 1998 ; Martín-Ribera, op. cit., 1999 ; 2000.
254 vassilis tsiolis

Fig. 17. Valentia. Le terme dell’Almoina (Ribera i Lacomba).

pavimento in mattonelle in forma di pelta, comparabili a quelle


rinvenute in molti edifici fregellani, terme di I fase comprese.
Infine, sulla destra del vestibolo, in un ambiente allungato (2)
Fig. 15. Pompei, le Terme Stabiane (Eschebach). sono state riconosciute le letrine. A questi due esempi spagnoli
andrebbero forse aggiunti altri due casi (Baetulo e Emporiae),
per i quali si sono proposte datazioni nel secondo quarto del i
secolo a.C., ma che probabilmente andrebbero situati in cro-
nologie leggermente più alte. Anche il bagno di Antibes 1 (Fig.
18), di cui soltanto si conosce una piccola parte del calidarium
con decorazione simile alla sala di via Sistina, presenta caratte-
ristiche identiche a quelle degli stabilimenti menzionati, soprat-
tutto a quello di Musarna.
Le due fasi edilizie del complesso fregellano costituiscono
gli esempi più antichi di stabilimenti balneari pubblici del co-
siddetto tipo italico pienamente sviluppato finora noti. La com-
parazione fra i due edifici permette cogliere in parte i processi
evolutivi dell’architettura e cultura balneare fra III e II secolo
a.C. e pone di rilievo la relativa precocità della cristallizzazione
di questo tipo di balneum, che conosce grande diffusione durante
la seconda metà del ii secolo a.C. Per cronologia, distribuzione
degli spazi e dotazione tecnologica la fase più antica del com-
plesso fregellano si avvicina a alcuni balaneia siciliani e magno-
greci di iii secolo a.C., 2 dai quali tuttavia si differenzia in alcuni
aspetti essenziali. 3 Si rivela cosi la familiarità italica con i mo-
1
M. Morena, D. Counord, Antipolis municipe romain (Catalogo Mostra Antibes
1994), Antibes, 1994 ; A. Bouet, Les modèles thermaux et leur diffusion en Gaule, in C.
Fernández Ochoa, V. García Entero, op. cit., p. 36 sg.
2
Fig. 16. Iluro (Cabrera del Mar, Catalogna). Terme (Martín). Gela : P. Orlandini, D. Adamesteanu, Gela. Nuovi scavi : l’impianto greco di
bagni pubblici presso l’ospizio, « NSc », xiv, 1960, p. 181 sgg. ; Megara Iblea : G. Val-
let, P. Villard, P. Auberson, Megara Hyblaea iii. Guide des fouilles, Roma, 1983 ;
cfr. H. Broise, op. cit., pp. 17-23 ; Siracusa : G. Cultera, Siracusa. Rovine di un antico
contigua alla prcedente e interpretata come tepidarium, era stabilimento idraulico in contrada Zappalà, « NSc », 1938, pp. 261-301 cfr. H. Broise,
necessario ritornare al vestibolo. Il tepidarium è dotato di un op. cit, 21 sgg. ; Velia : W. Johannowski, Considerazioni sullo sviluppo urbano e la cul-
tura materiale di Velia, « pp », xxxvii, pp. 243-247 ; I. Nielsen, op. cit., p. 7 sgg.
banco fisso, praticamente identico a quello del ambiente 14 di 3
È ben noto che la ricerca moderna tende a attribuire ai edifici balneari repub-
Fregellae. Tornando ancora nel vestibolo si accedeva alla terza blicani origini e processi formativi tecnici e culturali diversi. Cosi, la teoria sull’esi-
sala (5), dotata di un sedile analogo e di una vasca collettiva stenza di una antica tradizione balneare centroitalica, che, con il tempo, avrebbe ge-
nerato edifici balneari morfologicamente e tecnicamente indipendenti da tradizioni
sul fondo, in cui si riconosce facilmente il calidarium. La va- analoghe di altre culture (a partire dagli stimoli provenienti dei centri termominerali
sca si manteneva riscaldata grazie a un sistema di “ipocausto” di Baia e dei Campi Flegrei), fu sostenuta da alcuni studiosi italiani durante il pe-
(condotto sotterraneo), alimentato da un forno situato in un riodo fascista : I. Sgobbo, Terme flegree ed origine delle terme romane, « AttiCStR »,
i, 1928, pp. 186-194 ; F. Di Capua, Appunti sull’origine e sviluppo delle terme romane,
ambiente contiguo al calidarium. Lo stesso forno doveva riscal- « Accademia di Architettura, Lettere e Belle Arti di Napoli », xx, 1940, pp. 81-160.
dare anche le caldaie. Gli ambienti 3, 4 e 5 erano rivestiti di un Studi posteriori hanno sottolineato l’importanza dei bagni campani : R. A. Staccio-
fregellae: il complesso termale e le origini degli edifici balneari urbani 255
nella sua fase più antica (fase i) caratteristiche comparabili con
la fase contemporanea del balaneion di Olimpia 2 (fase ii), argo-
mento questo utilizzato da chi è contrario all’ipotesi dello svi-
luppo autonomo della cultura balneare campana. Un alveus per
l’immersione in acqua calda pare introdotto a Pompei durante il
periodo II delle Terme Stabiane (iv-iii secolo a.C.), benché la
tradizione delle batterie di vaschette individuali per il bagno di
pulizia è ancora viva durante il iii periodo (iii secolo), quando
si aggiungono una o due nuove sale con dispositivi di questo
tipo lungo le pareti. 3 Con la grande riforma della seconda metà
Fig. 18. Calidarium di Antibes (Bouet). del ii secolo a.C. (fase iv di Eschebach), le Terme Stabiane si
convertiranno in uno stabilimento completamente differente,
delli greci ma anche la tendenza ad adattarli a esigenze culturali diviso in due settori (maschile e femminile) e dotato di tre sale
specifiche. 1 (apodyterium-tepidarium-calidarium) in ogni settore. Il confron-
Le Terme Stabiane (Figg. 9 a-c), l’unico stabilimento in Italia to delle Terme Stabiane con le due fasi dell’edificio fregellano
di cui si possono seguire le tracce fin dal v secolo a.C., presenta permette di concludere che le forme “italiche” dello stabilimen-
to pompeiano, quelle risultanti per la prima volta della riforma
li, Tracce di terme ‘pompeiane’ a Roma, in Amor di Roma, 1955, pp. 391-401 ; Idem, della fase IV (se le ipotesi di Eschebach sono valide), non costi-
Le rotonde delle terme pompeiane, « ArchCl », vii.1, 1955, pp. 75-84 ; Idem, Sugli edifici tuiscono una naturale e originale evoluzione dello stabilimento
termali minori, « ArchCl », x, 1958, pp. 273-278 ; B. Crova, Le terme romane nella
Campania, « AttiCStR », viii, 1956, pp. 271-288. Più di recente, lo studio di E. Fab- della fase precedente, bensì rispondono all’introduzione di un
bricotti , I bagni nelle prime ville romane, « CronPomp », ii, 1976, pp. 29-11, tratta modello balneare che era già consolidato da tempo (forse da più
di tracciare l’evoluzione dei bagni domestici in base a criteri tecnici. Sulla proble- di un secolo), in aree poste a nord della Campania.
matica, I. Nielsen, Considerazioni sulle prime fasi dell’evoluzione dell’edificio termale
romano, « AnalRomInstDan », xiv, pp. 81-112.
12
Sono stati i lavori di J. DeLaine che hanno chiamato l’attenzione sui debiti Greek to Roman Baths in Hellenistic Italy, « Mediterranean Archaeology », ii, 1989,
culturali e tecnici dei primi bagni italici verso le strutture analoghe della la Magna pp. 111-125 ; Roman Baths and Bathing, « jra », vi, 1993, pp. 348-58 ; cfr. H. Broise,
Grecia e la Sicilia, sebbene la studiosa difende uno sviluppo autonomo dei balaneia op. cit. ; sui balaneia greci, R Ginouvès, Balaneutikè. Recherches sur le bain dans l’An-
greco-occidentali rispetto a quelli de la Grecia continentale e orientale, specialmente tiquité grecque, Paris, 1962.
2
in aspetti come i sistemi di riscaldamento e l’alveus collettivo per il bagno d’immer- H. Eschebach, Die Stabianer Thermen in Pompeji, Berlin, 1979 ; cfr. I. Nielsen,
sione, messi poi in dubbio dagli studi di H. Broise : J. Delaine, Recent Research on op. cit., 1992, p. 26 sgg.
3
Roman Baths, « jra », i, 1988, pp. 11-32 ; Some Observations on the Transition from I. Nielsen, op. cit., 1985, pp. 84-88 ; J. Delaine, op. cit., 1989, pp. 117-119.
composto, in carattere fournier monotype,
impresso e rilegato in italia dalla
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Ottobre 2006

(cz2/fg13)

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