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MISSIONE ARCHEOLOGICA ITALIANA DI IASOS

IASOS E IL SUO TERRITORIO


Atti del convegno internazionale per i cinquanta anni
della Missione Archeologica Italiana
(Istanbul, 26-28 Febbraio 2011)

a cura di
Daniela Baldoni, Fede Berti, Marco Giuman

ESTRATTO

GIORGIO BRETSCHNEIDER EDITORE


RO M A • 2 013
A R C H A E O L O G I C A - 170

con Xiv-266 pagine di testo, 135 figure e LXXXIV tavole fuori testo

Pubblicazione realizzata con il contributo di


Dipartimento di Studi Umanistici
Università di Napoli Federico II

ISSN 0391-9293
ISBN 978-88-7689-275-2

Tutti i diritti riservati

printed in italy

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via Crescenzio 43 - 00193 Roma - www.bretschneider.it
Daniela Baldoni

Riti, usi e corredi funerari a Iasos in epoca ellenistica*

αἷψα δ’ἴκοντο κατ’ἀσφοδελό λειμῶνα,


ἔνθα τε ναίουσι ψυχαί, ἔιδωλα καμότων.

Presto furono sul prato di asfodelo


dove abitano le ombre, parvenze dei morti.
Hom. Od. 24, 13-14

Le tombe ellenistiche di Iasos si dispongono nelle zone suburbane, a nord e a ovest della
città, che ebbero fin dalla antichità più remota un uso prevalentemente sepolcrale (Fig. 1).
Nell’area pianeggiante nord-orientale un piccolo nucleo di sepolture è stato individua-
to nei pressi di alcune tombe monumentali di età romana, la meglio conservata delle qua-
li nota come ‘l’Orologio’ 1.
Una di esse (tomba 6), indagata di recente 2, consiste in una camera funeraria scavata nel
banco roccioso 3, coperta da due lastroni e rivestita all’interno da muri in grandi blocchi rego-
lari, poggianti sul piano pavimentale in lastre (Tav. LXII a-b). L’ingresso, a ovest, è preceduto da
una sorta di vestibolo delimitato dalle pareti di roccia naturale; la soglia, conservata in situ, pre-
senta due incavi probabilmente funzionali al fissaggio dei montanti di una porta in pietra.
Nel terreno che riempiva quasi interamente l’interno della camera si sono rinvenuti un
piccolo campanello in bronzo, scarsi frammenti di un balsamario fittile e una moneta di Ali-
carnasso databile tra il 150 e il 50 a.C., che reca sul dritto la testa diademata di Poseidon e
sul retro una divinità femminile stante con patera e cornucopia 4.

* Il presente contributo si inquadra in un più ampio progetto di studio dei contesti funerari tardo-classici
ed ellenistici di Iasos e affianca l’analisi tipologica e topografica delle sepolture presentata in sede di convegno
da Olivier Henry. La ricerca, condotta nell’ambito dei lavori della Missione Acheologica Italiana di Iasos diretta
da Fede Berti, ha comportato l’esame delle tombe individuate e in parte indagate nei primi anni di attività del-
la Missione. Una verifica dei dati relativi a queste strutture, alcune delle quali oggi gravemente danneggiate o
non più conservate, è stata eseguita in anni recenti dalla Missione Archeologica nel Golfo di Mandalya, diretta
da Raffaella Pierobon Benoit, che ha provveduto anche alla loro localizzazione sulla carta 1:25.000. Le recenti
ricognizioni effettuate nel territorio circostante la città antica hanno inoltre portato all’individuazione di nume-
rose sepolture, tipologicamente differenziate, riferibili a questo periodo, il cui studio, attualmente in corso, potrà
fornire utili elementi per l’ampliamento delle conoscenze sugli usi funerari a Iasos e sulla loro evoluzione.
1) Sulle tombe monumentali di età romana della necropoli settentrionale e sull’‘Orologio’ si veda Mastur-
zo 2008, con bibliografia precedente.
2) Henry 2005.
3) La camera funeraria a pianta rettangolare, orientata da est a ovest, misura m 2,70 × 1,87.
4) Ringrazio Fabrice Delrieux per le indicazioni relative a questa moneta, in cattivo stato di conservazio-
ne e perciò di difficile lettura.
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Fig. 1. Localizzazione delle tombe ellenistiche di Iasos (pianta da Tomasello 1991, fig. 3)
Riti, usi e corredi funerari a Iasos in epoca ellenistica 137

In questa fase iniziale dell’epoca ellenistica si colloca anche il secondo nucleo sepolcrale,
messo in luce tra il 1963 e il 1968 a nord del centro urbano, nell’area già occupata da una
necropoli dell’età del Bronzo 5. Esso si componeva di tombe a cista o a cassone rettangolare
(tombe I-XVI), coperte da lastroni orizzontali e con pareti costituite da muretti a secco o da
lastre disposte in posizione verticale.
La scarsa suppellettile rinvenuta al loro interno comprende pochi oggetti significativi,
come l’oinochoe deposta presso i piedi di uno dei defunti o lo specchio di una deposizione
femminile.
Soltanto uno dei contesti indagati (tomba XI) ha restituito manufatti di un certo pregio,
consistenti in un balsamario in pasta vitrea decorato a festoni e in due statuette fittili, di no-
tevoli dimensioni, raffiguranti Atena Promachos e probabilmente Kore 6.
Le tombe a cassone erano disposte, con diverso orientamento, accanto a tre monumen-
ti, di un tipo particolare, che vennero definiti ‘tombe-altari’ (tombe X, Y, Z). In essi i casso-
ni interrati erano sovrastati da piattaforme su cui si elevavano strutture a gradini in blocchi
squadrati di calcare.
Le due sepolture maggiori, databili tra la fine del IV e gli inizi del III secolo, contenevano
individui di sesso femminile e di certo erano appartenute a personaggi di rango, se si consi-
derano le preziose parures in oro presenti al loro interno 7; nella terza, più piccola e a pianta
quadrata, l’inumato era deposto supino, con il cranio a nord, entro uno spesso strato di sab-
bia marina, contenente una grande quantità di conchiglie e numerosi ami.
A epoca più recente è attribuibile una tomba a camera (tomba 7) situata nel centro di
Kıyıkışlacık, sul ciglio della strada principale che attraversa il paese da nord a sud (Tav. LXIII
a-b) 8. Il piccolo edificio a pianta rettangolare 9, orientato da nord-ovest a sud-est, è realizzato
in blocchi di marmo bianco ben squadrati, caratteristica che lo distingue dalle coeve sepol-
ture iasie 10. Il suo ingresso a nord-ovest è chiuso da una spessa lastra decorata a specchiature,
a imitazione di una porta lignea a doppio battente. All’interno due larghe banchine addossa-
te alle pareti delimitano un corridoio centrale pavimentato a lastroni.
Le caratteristiche architettoniche del monumento suggeriscono per la sua costruzione una
datazione tra il II e il I secolo a.C., ma le evidenti differenze riscontrate nella tecnica muraria
dei lati a est e a ovest indicano che esso era stato ampiamente ristrutturato in un momento
successivo. A questa seconda fase costruttiva, probabilmente collocabile nella prima età impe-
riale, è attribuibile il rifacimento, in gran parte eseguito con elementi architettonici di reim-
piego, della parete occidentale della tomba, che doveva aver subito nel corso del tempo un
notevole degrado a causa della forte spinta del terreno proveniente dal pendio soprastante 11.

5) Levi 1964; cfr. — 1967, pp. 492-497; — 1969, pp. 486-487.


6) Cfr. Levi 1964, pp. 213-214; — 1967, figg. 115-116. Le statuette sono state datate dal Levi tra la fine
del IV e gli inizi del III secolo a.C.
7) Levi 1964; cfr. — 1967, fig. 117.
8) La tomba, scavata nel 1961 e parzialmente pubblicata (Levi 1963, pp. 554-555; Tomasello 1991, p. 150
e passim: tomba 52), è stata recentemente riesaminata da O. Henry (Henry 2008).
9) L’edificio misura m 3,84 × 3,17, la camera funeraria m 3,40 × 2,05.
10) La sola struttura funeraria che impiega elementi architettonici marmorei è una tomba a cassone, da-
tabile all’inoltrato IV secolo a.C., situata a lato della porta orientale dell’agorà, che metteva in comunicazione
i quartieri abitativi con la zona pubblica e commerciale della città. Essa fu rinvenuta sotto il pavimento di un
piccolo edificio a pianta rettangolare, aperto sull’ingresso monumentale della piazza, accanto a una più antica
sepoltura, attribuibile a un periodo compreso tra la fine del VI e i primi decenni del V secolo a.C. L’ubicazio-
ne delle due tombe all’interno dell’area urbana, in un punto particolarmente significativo e di grande passag-
gio, fa supporre che esse appartenessero a personaggi insigni, che avevano acquisito particolari meriti verso la
comunità. Cfr. Donati 1999.
11) Cfr. Henry 2008, pp. 11-12.
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Il lungo utilizzo della struttura alla quale, a partire dagli inizi del I secolo d.C., si erano
addossate numerose sepolture infantili a enchytrismos 12, è del resto confermato anche dai ma-
teriali rinvenuti al suo interno, riferibili a un arco cronologico compreso tra il II secolo a.C.
e la seconda metà del II d.C.
La presenza nell’area indagata di alcuni blocchi di marmo ‘erratici’, tra i quali un archi-
trave, fa supporre che nella zona circostante esistessero altri edifici dello stesso tipo 13. Si trat-
ta di monumenti funerari di un certo pregio, verosimilmente appartenuti alla élite cittadi-
na che si discostano dalle coeve tombe a camera sia per l’impiego di elementi marmorei, sia
per l’accuratezza dell’esecuzione, ma soprattutto per la collocazione, in posizione ben visibi-
le e prossima al centro urbano.
Non sembra d’altronde casuale che questo settore del sepolcreto sia stato successivamente
occupato dalla necropoli monumentale romana, nella quale la disposizione degli edifici fune-
rari sulle terrazze del pendio roccioso sembra indicare l’esigenza di un’enfatizzazione monu-
mentale del locus sepulturae da parte di famiglie emergenti della nuova ‘borghesia’ cittadina.
Altre tombe di epoca ellenistica si distribuiscono, in modo piuttosto disorganico, sul ver-
sante orientale dell’altopiano che chiude il bacino portuale a occidente della città.
Una di queste (tomba 8), situata alla base del promontorio su uno dei terrazzamenti na-
turali più prossimi alla battigia e affacciata sul porto, consiste in una piccola camera funera-
ria, interamente scavata nel banco roccioso e coperta da tre spesse lastre (Tav. LXVI a-b) 14. Il
suo ingresso, a est, presenta un architrave monolitico poggiante su stipiti intagliati nella pie-
tra in posizione leggermente arretrata rispetto alla fronte, per permettere l’inserimento del
lastrone di chiusura.
L’assenza di resti ossei e oggetti di corredo all’interno della sepoltura, forse adoperata come
ricovero per animali anche in epoca recente, non consente una definizione cronologica pre-
cisa del periodo della sua costruzione.
Un riutilizzo della struttura in epoca tarda, probabilmente nel corso del V o del VI seco-
lo d.C., è attestato dalla presenza all’esterno di una iscrizione isopsefica, oggi quasi del tut-
to abrasa. Del lungo testo, disposto su tre colonne, rimangono leggibili soltanto le tre righe
incise sull’architrave, a sinistra della porta, recanti il nome del defunto tumulato nel sepolcro
(Hesychios) e il simbolo cristiano della croce 15.
Una particolare concentrazione di sepolture si riscontra, proseguendo verso sud, nell’area
più prossima all’estremità del capo Mancarlı. Qui i saggi eseguiti nel 1970 presso la postierla
occidentale di una fortificazione, che venne identificata con il tratto sud-orientale della cin-
ta di terraferma 16, hanno messo in luce un nucleo di tombe a cista, costituite da grandi la-

12) Baldoni 2012.


13) Cfr. Henry 2008, p. 12, fig. 7.
14) La camera, a pianta rettangolare, misura m 2 di lunghezza, m 0,74 di larghezza e m 0,76 di altezza.
15) IIasos, 419. Per l’interpretazione del testo di questa iscrizione si vedano: Åström 2001; Kalvesmaki
2007.
16) Cfr. Levi 1972, pp. 225-229; Tomasello 2005, pp. 187-191. L’identificazione della struttura con l’ango-
lo sud-orientale della cinta di terraferma e la constatazione che alcune delle tombe, databili alla seconda metà
del IV secolo a.C., ne avevano ostruito gli ingressi avevano suggerito a Levi che il periodo d’uso della fortifi-
cazione fosse stato piuttosto breve. Secondo lo studioso la sua costruzione doveva essere collocata tra la fine del
V e gli inizi del IV secolo a.C., e messa in relazione «[...] con le turbolente vicende attraversate da Iasos tra la
conquista da parte di Tissaferne, la sua totale distruzione dalla flotta spartana di Lisandro, e il ritorno in patria
degli esiliati abitanti nel 394 a.C.» (Levi 1972, p. 529. A favore di questa ipotesi anche Bean, Cook 1957, pp.
101-106 e Tomasello 2005, p. 191). Le ricognizioni effettuate di recente dalla Missione Archeologica nel Golfo
di Mandalya, tuttavia, pur nei limiti dovuti alla parziale distruzione del muro e alla conseguente impossibilità di
verificarne il tracciato, hanno consentito di accertare che, come già osservato da Tomasello (Tomasello 2005, p.
191), esso presenta evidenti differenze per quanto riguarda le caratteristiche costruttive e la disposizione delle
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stre di diverso spessore disposte verticalmente (Fig. 2) 17. Quattro di esse (tombe I-IV), varia-
mente orientate e di dimensioni piuttosto ridotte (m 0,80 × 0,40), possono essere attribuite
a deposizioni infantili. Al momento dello scavo le casse apparivano prive di copertura e dan-
neggiate da interventi effettuati in epoca imprecisata, non necessariamente recente. Al loro in-
terno non si sono rinvenuti oggetti di corredo a eccezione di alcune perline in pasta vitrea,
che sembrano connotare come femminile il proprio contesto di appartenenza.
Caratteristica del tutto peculiare, comune alle sepolture di questo gruppo, è la presenza
sul fondo della cassa di uno o più elementi fittili tubolari di diversa lunghezza, deposti oriz-
zontalmente e utilizzati per contenere il corpo dell’inumato, come confermano i resti ossei
rinvenuti al loro interno (Figg. 3-4).
Si tratta di arnie orizzontali a corpo cilindrico aperto a entrambe le estremità, con bor-
di piatti sporgenti e fitte solcature ricavate a crudo sulla loro superficie interna allo scopo di
garantire una maggiore aderenza dei favi appesi 18. Una di esse (tomba I), che doveva racchiu-
dere le spoglie di un giovanetto, era stata prolungata con l’aggiunta di due estensori, elemen-
ti caratterizzati da una bassa forma ad anello, che venivano applicati per aumentare il nume-
ro dei favi e incrementare così la produzione di miele (Fig. 3).
Esemplari analoghi sono attestati per un lungo arco cronologico in Grecia 19, a Cipro 20 e
in altre isole del Mediterraneo orientale, ma compaiono con particolare frequenza nei con-
testi del III e del II secolo a.C. di numerosi centri della penisola iberica 21.
Il riutilizzo di questi manufatti come contenitori funerari di bambini è documentato in
due tombe rinvenute a Maratona, databili al II secolo a.C. 22: in entrambi i casi due arnie fit-
tili di forma ovoide, con fondo chiuso e convesso, erano collocate con le imboccature con-
trapposte e inserite l’una nell’altra a formare una sorta di sarcofago tubolare.
Due casse, di maggiori dimensioni (m 1,90 × 0,70) e perciò probabilmente funzionali al
seppellimento di individui adulti, erano disposte, affiancate e contigue, quasi a ridosso del trat-
to sud-occidentale del muro, con orientamento perpendicolare a esso (tombe V-VI) (Fig. 2).
Entrambe erano state danneggiate da scavi clandestini recenti e le lastre della copertura gia-
cevano spezzate a breve distanza, insieme a parte del loro riempimento. La rimozione dei cu-
muli di terreno di risulta ha restituito scarsi resti ossei e una moneta in bronzo di Iasos, con
testa laureata di Apollo e Hermias con delfino, che fissa tra la metà del III e gli inizi del II
secolo a.C. il terminus post quem per la datazione.
Un’altra sepoltura dello stesso tipo era situata all’interno della seconda postierla sul lato
orientale del bastione, addossata e parallela al muro in senso est-ovest (tomba VII-saggio E)

torri, rispetto alla parte settentrionale della cinta. Si è pertanto supposto che il bastione costituisse un appresta-
mento a sé stante, con funzione di punto di avvistamento e di difesa del capo e del porto. La sua costruzione
sembrerebbe precedere quella della fortificazione, che per caratteristiche tecniche e strutturali potrebbe risalire
al III secolo a.C. Cfr. Pierobon Benoit 2011, pp. 396-403 (a favore di questa datazione anche Franco 1994,
pp. 179-184). Sull’argomento si vedano inoltre Pimouguet-Pédarros 2000, p. 348 e n. 1453, con bibliografia;
Pierobon Benoit 2005a; — 2006a.
17) Le indicazioni relative alle tombe a cista, alcune delle quali non più conservate, sono tratte dai giornali
di scavo e dalle relazioni di Alessandro Bedini e Beatrice Palma, conservati nell’archivio della Scuola Archeolo-
gica Italiana di Atene. Si veda inoltre Levi 1972, p. 527.
18) L’identificazione con le arnie di questi manufatti, precedentemente interpretati come sostegni per gran-
di vasi, è frutto di studi recenti. Ringrazio Marco Giuman per avermi suggerito la loro reale funzione. Sull’ar-
gomento si veda Bortolin 2008, con bibliografia aggiornata e in particolare, sulle arnie orizzontali, alle pp. 69-
79 e 82-84.
19) Per un esemplare da Thorikos (Attica) cfr. Jones 1990.
20) Per alcuni manufatti di età protobizantina da Cipro cfr. Catling 1972.
21) Bonet Rosado, Mata Parreňo 1997.
22) Cfr. Jones 1976, pp. 88-91; Crane 1983, p. 45; Giuman c.s.
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Fig. 2. Tombe a cista (dal giornale di scavo Fig. 3. Tomba I (dal giornale di scavo
di A. Bedini, 1970) di A. Bedini, 1970)

(Fig. 5). Sul fondo, costituito dal banco roccioso, giacevano i resti di un individuo adulto in-
sieme ad alcuni frammenti della sua suppellettile funeraria: un balsamario fittile, un piatto da
pesce e una lucerna a vernice nera, che datano la deposizione tra il IV e il III secolo a.C. La
presenza di altri due crani e di numerosi frammenti di un’anfora da trasporto nei livelli più
superficiali del riempimento attesta un riutilizzo della tomba in epoca successiva e giustifica
l’estrema frammentarietà degli oggetti pertinenti al corredo più antico.
La prima postierla nel lato orientale della fortificazione era stata utilizzata come acces-
so a una sepoltura costruita in grossi blocchi, probabilmente provenienti dalla spoliazione del
muro (tomba 1) 23. La camera funeraria, a pianta rettangolare 24, parzialmente coperta da un
blocco monolitico, chiudeva all’esterno la porta del bastione, addossandosi a un angolo della
struttura, ormai caduta in disuso (Tav. L a) 25.
Lo scavo all’interno del vano, che ha interessato soltanto la sua parte orientale, ha messo
in luce una fossa poco profonda scavata nel banco roccioso, orientata da nord a sud e deli-
mitata da qualche pietra. Essa conteneva lo scheletro di un individuo adulto di sesso femmi-
nile, come sembra indicare la composizione del corredo, comprendente due specchi, un anel-

23) I dati relativi alla tomba, scavata nel 1970, sono ricavati dai giornali di scavo e dalle relazioni di Ales-
sandro Bedini e Beatrice Palma. La documentazione è conservata nell’archivio della Scuola Archeologica Italia-
na di Atene. Si veda inoltre Levi 1972, p. 527.
24) La camera, orientata da nord a sud, misurava m 2,65 × 2,00.
25) Si vedano le osservazioni alla nota 16.
Riti, usi e corredi funerari a Iasos in epoca ellenistica 141

Fig. 4. Tomba II (dal giornale di scavo Fig. 5. Tomba VII (dal giornale di scavo
di A. Bedini, 1970) di A. Bedini, 1970)

lino e probabilmente un diadema, di cui restavano soltanto alcuni elementi in lamina d’oro,
conformati a foglia d’ulivo.
Le caratteristiche architettoniche del monumento e la presenza del monile portano a col-
locare verso la fine del IV secolo a.C. o agli inizi del seguente il periodo della sua costru-
zione 26, ma fasi posteriori di riutilizzo dell’ambiente, protrattosi per lungo tempo nel corso
dell’età imperiale, sono documentate dai resti di deposizioni di epoca successiva presenti nel
suo riempimento.
Alla prima di esse sono probabilmente attribuibili alcuni oggetti rinvenuti, insieme a ossa
umane in dispersione, nel sottile strato di terreno immediatamente soprastante la roccia viva,
che appariva sconvolto sia a causa dell’infiltrazione di radici, sia a seguito di un’antica vio-
lazione del sepolcro, ipotizzabile soprattutto per l’assenza di altri elementi del diadema. Una
moneta d’argento dell’imperatore Claudio, un balsamario fittile a fondo convesso e un reci-
piente a pareti sottili con ossa animali all’interno, forse interpretabile come offerta di cibo,
ne suggeriscono una datazione alla metà circa del I secolo d.C.
All’ultimo periodo di frequentazione del sepolcro sono riferibili le tracce della seconda
inumazione, consistenti in scarsi resti ossei, in frammenti di ceramica comune e in una mo-
neta di Gordiano III databile alla prima metà del III secolo d.C. I materiali furono raccolti

26) La definizione cronologica di questa deposizione non è certa in quanto i materiali più significativi per
la datazione del suo corredo sono attualmente conservati nei depositi del Museo di Izmir e non è stato perciò
possibile esaminarli.
142 DANIELA BALDONI

nel livello più superficiale del riempimento della camera, sopra una sorta di lastricato irrego-
lare che doveva aver livellato in alcuni punti le asperità del piano roccioso.
Nella stessa zona, sul fianco orientale del capo Mancarlı, in corrispondenza del molo som-
merso che chiude il bacino portuale di Iasos, le indagini archeologiche effettuate nel 1970 27
avevano parzialmente messo in luce una tomba a camera ipogeica (tomba 2), il cui scavo è sta-
to completato solo di recente (Tav. LI a-c) 28. La sepoltura, situata al centro di un largo podio
delimitato su tre lati da un massiccio muro di terrazzamento 29, era sormontata da una struttu-
ra a gradini che aveva forse svolto la funzione di altare. La camera funeraria, a pianta rettan-
golare 30, era preceduta da un breve dromos, cui si accedeva da uno spazio aperto definito da
muretti a secco. La porta in pietra, rinvenuta in situ, doveva aver sostituito la lastra di chiusura
originaria. I muri, realizzati in grossi blocchi, presentavano paramenti diversi, in tecnica iso-
doma e poligonale; il soffitto, ad arco diedro tronco, culminava in un’unica lastra monolitica.
Sul piano di roccia dell’ambiente, opportunamente regolarizzato, poggiavano due sarcofa-
gi di pietra 31, di larghezza leggermente maggiore rispetto alla porta e perciò verosimilmen-
te collocati al suo interno al momento della costruzione del monumento 32. Entrambi erano
provvisti di coperchi a doppio spiovente, ma le notevoli differenze riscontrate nella tecnica
di esecuzione dei due manufatti fa presumere che essi fossero stati realizzati in tempi diversi.
Si può quindi supporre che la tomba avesse in origine ospitato un solo individuo e che la
seconda cassa, rimasta inutilizzata per qualche tempo, fosse stata dotata di una copertura sol-
tanto al momento del secondo seppellimento.
Un riuso posteriore della struttura sembra aver comportato la rimozione della porta ori-
ginaria e la sua sostituzione con una nuova lastra monolitica; l’interro dello spazio antistante
il sepolcro ne aveva poi sigillato definitivamente l’accesso.
La presenza di lucerne di epoca imperiale all’interno della camera funeraria e la fram-
mentarietà della suppellettile di corredo, in gran parte rinvenuta nel riempimento del dromos,
sembrano indicare che la tomba era stata violata in età più tarda.
Il nucleo principale del materiale recuperato consente di datare la prima fase d’uso del
sepolcro alla seconda metà del IV secolo 33 : a questo periodo sono infatti attribuibili i nu-
merosi vasi attici a vernice nera che compongono il suo corredo e due crateri a figure rosse,
probabilmente a campana, uno dei quali, decorato da una scena di banchetto (inv. 2547 a-o),
attribuito alla Bottega del Pittore di Filottrano (Tav. LII a-b) 34.
Più difficile è al momento precisare a quale periodo risalga il successivo utilizzo della
struttura: un secondo gruppo di oggetti rinvenuto al suo interno, comprendente balsamari,
pedine e alcuni frammenti di statuette fittili sembra tuttavia indicare per la seconda deposi-

27) Cfr. Levi 1972, pp. 527-529; Tomasello 2005, pp. 194-196. La tomba, definita ‘macedone’ dal Levi, si
differenzia dalle sepolture di questo tipo, caratterizzate dalla presenza di una volta a botte.
28) Henry 2002.
29) Le dimensioni del podio sono di m 13,00 × 7,50.
30) La camera, orientata da est a ovest, con ingresso a est, misura m 2,85 × 2,50.
31) Il primo sarcofago era addossato al muro di fondo della camera, il secondo alla parete settentrionale, a
destra dell’entrata. Cfr. Levi 1972, p. 528, fig. 80.
32) Cfr. Henry 2002, p. 13.
33) La presenza di uno skyphos attico a vernice nera, databile al 330 a.C., sembra costituire il terminus ante
quem per la datazione della sepoltura.
34) L’attribuzione del cratere alla cerchia del Pittore di Filottrano si deve a Francesca Curti, che ha esami-
nato la ceramica attica a figure rosse presente a Iasos nella sua tesi di Dottorato di Ricerca in Storia, indirizzo:
Storia e Archeologia del Mondo Antico, presso l’Università degli Studi di Firenze e, insieme ad Alessandra Par-
rini, in un volume sull’argomento di prossima pubblicazione. Allo stesso ceramografo sono stati attribuiti dalla
studiosa altri frammenti di crateri dello stesso tipo, con analoga figurazione, rinvenuti a Iasos in contesti di abi-
tato. Ringrazio F. Curti per le indicazioni fornitemi.
Riti, usi e corredi funerari a Iasos in epoca ellenistica 143

zione una datazione in epoca tardo-ellenistica, sia sulla base della composizione del corredo,
che ricorre in altri contesti coevi del sepolcreto, sia per la presenza di una moneta di Mileto
con testa di Apollo di prospetto e leone retrospiciente, che reca il nome del magistrato mo-
netale Satyros, presente su esemplari databili tra il 200 e il 150 a.C. 35
Allo stesso ambito cronologico sono attribuibili altre due tombe a camera di tipo ana-
logo, situate a mezza costa all’estremità del capo Mancarlı. Entrambe consistevano in camere
semi-ipogeiche a pianta rettangolare, scavate nella roccia viva e coperte da grandi lastre tra-
sversali; l’ingresso, chiuso da una porta litica, era preceduto da un corto dromos.
La prima di esse, indagata nel 1975 36, era sormontata da una struttura a gradini e presen-
tava, soprattutto sul lato d’accesso, una muratura in grossi blocchi disposti a colmare le lacune
del banco roccioso 37 (tomba 3) (Tav. LVI a-b). Il corredo al suo interno era costituito esclu-
sivamente da un gran numero di balsamari fittili, probabilmente prodotti da fabbriche loca-
li e di fattura piuttosto rozza, che non hanno consentito una definizione cronologica precisa
del loro contesto di appartenenza, ma soltanto una generica attribuzione nell’ambito del II
secolo a.C. 38 La presenza dei frammenti di una lucerna di tipo africano attesta una frequen-
tazione tarda del sito, non necessariamente correlata a un riutilizzo del sepolcro.
La seconda sepoltura (tomba 4), individuata nello stesso anno a breve distanza dalla pre-
cedente 39, conteneva i resti di due inumati, apparentemente tumulati a breve distanza di tem-
po, nell’ambito della prima metà del II secolo a.C. (Tav. LVIII a).
Il primo individuo, di sesso femminile, giaceva nella parte centrale della camera funeraria,
sul pavimento in grandi lastre irregolari. La sua suppellettile di accompagnamento, compren-
dente uno specchio e un balsamario fittile, due testine di terracotta e un chiodo di bronzo,
forse pertinente a una cassetta lignea, sembra attribuibile agli inizi del II secolo a.C. per la
presenza di una moneta di Iasos, con testa laureata di Apollo e Hermias con delfino.
Il secondo defunto era stato deposto presso la parete di fondo dell’ambiente, in un mo-
mento di poco successivo, a giudicare dal balsamario fusiforme, databile alla seconda metà dal
II secolo a.C., che ne costituiva l’unico oggetto di corredo.
Un intervento recente ha infine portato interamente alla luce un’altra tomba a came-
ra ipogeica (tomba 5) situata sulla linea di cresta del capo Mancarlı, sul ciglio della moderna
carreggiata che corre parallela alla linea di costa (Tav. LX a-b) 40. Il suo ingresso, dotato di un
lungo architrave monolitico, doveva essere chiuso da un blocco di pietra, posto verticalmen-
te su una delle due lastre che fungevano da soglia. La camera funeraria, tagliata nella roccia
viva e priva di dromos, era rivestita all’interno da muri pseudo-isodomi in blocchi squadra-
ti, disposti obliquamente nella parte superiore per contrastare la spinta della copertura, costi-
tuita da quattro massicce lastre 41.
La sepoltura era stata violata probabilmente già in epoca antica e comunque preceden-
te al suo interro, come sembra attestare il rinvenimento, sul piano di roccia antistante la fac-

35) Franco 1994. In generale sulle monete di Mileto si vedano Deppert-Lippitz 1984, Kinns 1998; per
le monete di Mileto con testa di Apollo di prospetto http://rjohara.net/coins/apollo-facing-lion; per esemplari
con il nome Satyros: http://rjohara.net/coins/apollo-facing-lion.
36) Henry 2004. Lo scavo della sepoltura, di cui manca la documentazione, fu eseguito da Fikret Tek, ispet-
tore presso il Museo di Izmir, e dal restauratore della Missione Ali Caravella, nell’inverno del 1975.
37) La camera funeraria a pianta rettangolare, orientata da nord-est a sud-ovest, misura m 2,75 × 2,00.
38) Per una definizione tipologica e cronologica dei balsamari fittili si vedano, tra i più recenti, Rotroff
1984; Camilli 1999; Rotroff 2006, pp. 137-160.
39) Le indicazioni relative a questa tomba sono tratte dalla relazione e dal giornale di scavo di Giuseppina
Lauro, conservati nell’archivio della Scuola Archeologica Italiana di Atene.
40) Baldoni 1999; cfr. Henry 2009, p. 224.
41) La camera a pianta rettangolare, orientata da nord-est a sud-ovest, misura m 2,95 × 2,25.
144 DANIELA BALDONI

ciata, della lastra di chiusura dell’ingresso e di alcuni oggetti che dovevano aver fatto parte
della dotazione dell’inumato. La composizione del corredo tombale, che comprende un an-
forisco fittile, tre frammenti di statuette in terracotta e alcune pedine, ricorre con una certa
frequenza nelle tombe di Iasos di epoca tardo-ellenistica. A questo periodo rimanda, infatti,
la testina raffigurante un personaggio maschile calvo, con la fronte corrugata, il naso aquili-
no e la bocca pronunciata, riferibile a una particolare classe di figurine grottesche, probabil-
mente originaria della zona di Smirne (Tav. LXI d) 42.

I contesti funerari e tutto ciò che ha attinenza con la celebrazione dei defunti consen-
tono in maniera privilegiata di ricostruire il sistema di rappresentazione della comunità cui
appartengono, non soltanto perché sono più ricchi di quelli di abitato, ma soprattutto per-
ché sono il prodotto di atti intenzionali, di comportamenti studiati che hanno come scopo
la trasmissione di un messaggio.
La complessità dell’organizzazione sociale si rispecchia tanto nell’insieme delle sepolture
quanto nella singola tomba. Nelle une e nell’altra si ritrovano elementi legati a differenzia-
zioni etniche, ideologiche, culturali, ad appartenenze a classi di età o a sessi diversi, a convin-
zioni e a credenze maturate dal singolo individuo e dalla collettività.
La scienza archeologica, affinando i propri strumenti di ricerca, ha posto nuove doman-
de, cercato nuove risposte, o quanto meno criteri metodologici più idonei a comprendere il
significato rituale della morte nell’antichità.
La tipologia dei sepolcri e il loro modo di aggregarsi all’interno della necropoli, le proce-
dure rituali, la composizione dei corredi, il ricorrere in alcuni gruppi di tombe di complessi
costanti di oggetti, in relazione al sesso, alle classi di età, al ruolo sociale del defunto, la po-
sizione del corpo e la disposizione dei materiali all’interno della sepoltura, racchiudono una
molteplicità di significati di difficile decodificazione ma che occorre comunque analizzare.
Non sempre i dati di cui disponiamo forniscono un quadro esaustivo dei costumi fu-
nerari e della struttura culturale e ideologica delle comunità; spesso, come nel caso di Iasos,
mancano gli elementi riguardanti l’effettiva estensione della necropoli, il suo rapporto con il
centro urbano, la quantità, qualità e distribuzione nello spazio dei materiali di corredo, le in-
dicazioni di carattere antropologico, e persino la stessa documentazione grafica e fotografica
di molte sepolture. Il relativismo del dato archeologico, tuttavia, non deve impedire di avan-
zare ipotesi e possibili interpretazioni.
Alcune interessanti osservazioni riguardano la dislocazione delle tombe, che sembrano di-
stribuirsi in modo libero e indefinito all’interno delle necropoli, ma che, a un più attento
esame, mostrano i segni di raggruppamenti non casuali, testimoniati dal ricorrere di peculia-
rità significative nella loro conformazione strutturale o nelle pratiche rituali che vi si attua-
vano. Si tratta, peraltro, di situazioni che a Iasos risultano in genere difficilmente percepibili
sul terreno, a causa dell’assenza di chiari limiti di demarcazione spaziale o di specifici indica-
tori esterni di tipo epigrafico o architettonico.
È verosimile che tali gruppi siano da ricondurre a rapporti parentali, come nel caso delle
tombe a cista sul capo Mancarlı, aggregate tra loro in uno spazio ristretto e accomunate non
soltanto dalle caratteristiche tipologiche ma, almeno per quanto riguarda le sepolture infan-
tili, anche dalla singolarità del modo di seppellimento: l’inumazione di bambini entro arnie

42) Cfr. Leyenaar-Plaisier 1984; Uhlenbrock 1990. Il significato e la funzione di queste terrecotte, che
rappresentano in forma più o meno caricaturale personaggi della vita quotidiana, individui deformi o figure tea-
trali, non sono stati ancora del tutto chiariti e la loro iconografia rimane assai complessa. La presenza, seppure
sporadica, di esemplari di questa classe, ampiamente diffusi in area egea, è attestata a Iasos in contesti datati al
II secolo a.C., come quello del santuario sul Çanacık Tepe: Baldoni 1993, tav. LXX, 1. Sul rapporto tra le sta-
tuette grottesche ellenistiche e il culto cfr. Török 1995, p. 20.
Riti, usi e corredi funerari a Iasos in epoca ellenistica 145

fittili, alle cui pareti si può presumere che aderissero ancora i favi, richiama pratiche ritua-
li legate alla simbologia delle api e del miele, attestate in tutta l’area mediterranea in ambi-
to funerario e religioso 43.
Sostanza pura e inalterabile, simbolo di rinascita e di immortalità, il miele costituisce in-
fatti, fin dall’antichità più remota, l’offerta privilegiata alle divinità ctonie e a quelle che pre-
siedono al ciclo vitale della natura.
Per le valenze semantiche che gli sono attribuite esso riveste un ruolo primario nella li-
turgia funebre e in particolare nelle libagioni rituali che evocano lo spirito del defunto o lo
accompagnano nel suo viaggio verso l’aldilà. Indubbio appare, del resto, anche lo stretto lega-
me delle api con il mondo dell’oltretomba: in Grecia sono chiamate melisse, le api che ron-
zano come «lo sciame dei morti» 44, le anime dei giusti che abbandonano il proprio corpo
per tornare nel mondo divino 45.
In virtù delle sue proprietà conservanti il miele risulta, inoltre, frequentemente impiega-
to nelle procedure connesse al trattamento del cadavere, finalizzate a renderlo incorruttibile,
secondo una consuetudine di origini remote, che trova nella cultura egizia e in quella babi-
lonese le sue prime attestazioni46. Sappiamo che nel mondo antico esso veniva utilizzato per
l’imbalsamazione di personaggi eminenti, ai quali si voleva garantire la vita eterna: in base a
quanto narrato da Stazio, il corpo di Alessandro sarebbe stato immerso nel miele, allo scopo
di conservarlo intatto, durante il trasporto da Babilonia verso il luogo della tumulazione, in
Egitto 47; per lo stesso motivo, secondo Senofonte, il cadavere del re spartano Agesipoli avreb-
be fatto ritorno in patria entro una cassa ricolma di miele 48.
Le più antiche tracce di credenze relative al superamento della morte attraverso la con-
servazione del corpo sono individuabili in ambito anatolico. Il mito ittita di Telepinu, incen-
trato sul concetto di alternanza ciclica delle stagioni, sembra evocare usi rituali legati al si-
gnificato simbolico delle api e del miele: il dio, che ogni anno scompare causando l’arresto
della fecondità dei campi e degli animali, è risvegliato da un’ape, inviata dalla Grande Madre,
che ne spalma le membra di cera e di miele perché non si corrompano 49.
Il valore emblematico di questa sostanza, intesa come strumento di rinascita e rimedio
alla ineluttabilità della morte, avrebbe avuto diffusione nel Vicino Oriente e successivamen-
te in Grecia, attraverso il mondo minoico 50. E a Creta ci riportano le vicende di Glauco, il
giovane figlio di Minosse, che muore cadendo in una giara di miele; ed è il miele stesso che,
conservando intatto il corpo del fanciullo, consente all’indovino Polyidos di riportarlo in vita
con l’aiuto di un serpente 51.

Anche l’esame della suppellettile funeraria rinvenuta nelle tombe iasie, pur nei limiti do-
vuti alla incompletezza dei dati d’insieme, permette di formulare alcune considerazioni di ca-
rattere generale sul momento conclusivo del rito funebre, ossia sulla deposizione delle offerte
all’interno del sepolcro. Il materiale di accompagnamento costituisce infatti uno dei princi-

43) Per un’analisi complessiva della simbologia delle api e del miele nell’antichità si vedano Bortolin 2008;
Giuman 2008; Giuman c.s., con fonti e ampia bibliografia aggiornata.
44) Sofocle fr. 879, 1 Radt.
45) Porph. Antr. 34, 5.
46) Hdt. 2, 87.
47) Stat. Silv. 3, 2, 118. Cfr. Q. Curt. Alex. 10, 10.
48) X. Ell. 5, 3, 19.
49) Sul mito di Telepinu si vedano Roscalla 1998, pp. 21-24; Giuman 2008, pp. 43-49.
50) Cfr. Dietrich 1974, p. 120.
51) Apollod. 3, 3, 17-20; Hyg. Fab. 136.
146 DANIELA BALDONI

pali indicatori del sesso, dell’età e dello status del defunto e contribuisce a precisare il con-
tenuto sociale del rituale.
Le sepolture più antiche, datate tra la seconda metà del IV e gli inizi del III secolo, si di-
stinguono da quelle più recenti per la maggiore ricchezza e varietà dei corredi, che compren-
dono un certo numero di vasi, molti dei quali importati dalla Grecia, con forme già attestate
nei contesti di epoca classica. Nelle tombe di questo periodo della ‘necropoli preistorica’ la
presenza di monili d’oro, probabilmente indossati dalla defunta al momento del seppellimen-
to, sembra volerne rappresentare, nella maniera più vistosa, il rango e la ricchezza, già evi-
denziate dalla particolare tipologia del sepolcro.
Le strutture a gradini emergenti sul piano di calpestio, oltre a costituire una sorta di se-
gnacolo e di elemento di riconoscimento delle sepolture sottostanti, assolvevano probabilmen-
te la funzione di altari, come sembra dimostrare lo spesso strato di cenere sul piano di calpe-
stio ai loro piedi. Esse offrono importanti indicazioni sullo svolgimento di procedure rituali
all’esterno del sepolcro dopo la sua chiusura, cerimonie che dovevano prevedere sacrifici di
animali ma anche deposizioni di offerte votive. I numerosi balsamari in terracotta che gia-
cevano nel terreno circostante le tombe a cassone 52, i pesi fittili da telaio o da rete rinvenu-
ti presso uno dei monumenti 53 e gli ami che costituivano la dotazione di un’altro inumato,
attestano che spesso tali offerte consistevano in utensili d’uso domestico o da lavoro esplici-
tamente evocativi dell’attività che il defunto aveva svolto in vita.
In epoca successiva si assiste a una generale riduzione e semplificazione della suppelletti-
le funeraria, non necessariamente dovute a fattori di ordine economico, ma piuttosto a una
trasformazione dell’atteggiamento ideologico nei confronti della morte, che si esplica in una
minore propensione per l’ostentazione del ruolo sociale del defunto nell’ambito della co-
munità e in una maggiore attenzione per le sue caratteristiche individuali, quali il sesso e la
classe di età.
Tra la fine del III e il II secolo nella composizione dei corredi ricorre, con una certa ri-
petitività, una limitata gamma di oggetti di carattere dichiaratamente sepolcrale, ognuno dei
quali caricato di proprie valenze simboliche o cultuali. La categoria di impiego più abituale
è quella dei balsamari, oggetti di uso quotidiano che acquistano all’interno della sepoltura un
preciso significato funerario. Il trattamento del corpo con olio o unguenti costituisce, infat-
ti, un importante aspetto del cerimoniale, ma anche le offerte di balsami al defunto dopo la
tumulazione, a volte reiterate quasi a rafforzare l’efficacia del rito devozionale, sembrano aver
rappresentato una consuetudine comune 54.
In questo periodo piuttosto frequente è a Iasos anche la deposizione di statuette fittili
all’interno delle tombe a camera, secondo un costume ampiamente diffuso nei contesti se-
polcrali dell’Asia Minore. Gli esemplari rinvenuti non differiscono in alcun modo dalle terre-
cotte figurate attestate in quantità cospicue all’interno delle aree sacre e sembrano connotare
soprattutto i corredi infantili o femminili. Per il loro carattere votivo questi oggetti assumo-
no in ambito funerario una accentuata valenza cultuale. Secondo alcuni studiosi essi erano
infatti collegati a due tipi particolari di culti: da un lato i rituali che sancivano il passaggio
delle giovani donne dall’età infantile a quella adulta, dall’altro i culti curotrofici che proteg-
gevano i bambini nei primi anni di vita.

52) Cfr. Levi 1964, p. 214 e fig. 23.


53) Cfr. Levi 1964, fig. 24; — 1967, fig. 112.
54) Per citare soltanto alcuni esempi, la presenza di un gran numero di balsamari, in associazione con spec-
chi e manufatti in osso, caratterizza il corredo di una giovane donna di Metropolis, attribuibile alla prima metà
del II secolo a.C. (Meriç 2010), e quelli di alcune tombe a camera di Milas, datati tra il II e la fine del I se-
colo a.C. (Åkerstedt 2001).
Riti, usi e corredi funerari a Iasos in epoca ellenistica 147

Nei corredi esaminati le figurine fittili appaiono sempre associate ai balsamari e di fre-
quente anche agli specchi o alle pedine: gli specchi, pertinenti alla sfera femminile, risulta-
no particolarmente frequenti nelle sepolture di epoca greca e romana e sono probabilmen-
te riferibili a individui di varie classi di età; le pedine, intese in senso lato come elemento
da gioco, costituiscono uno degli attributi più tipici delle tombe infantili, come dotazione di
defunti di sesso maschile.
Non è facile tracciare un quadro complessivo delle pratiche funerarie a Iasos né dell’ideo-
logia a esse sottesa, in quanto l’incompletezza della documentazione di cui disponiamo non
consente generalizzazioni univoche né interpretazioni conclusive.
L’analisi, seppure parziale, delle sepolture di epoca ellenistica e dei loro corredi, tuttavia,
suggerisce un’ultima osservazione di carattere generale.
Non sembra di notare in questo periodo differenze marcate riguardo alla tipologia del-
le tombe e alla quantità dei materiali di accompagnamento e l’unica gerarchia evidente è
quella che si avverte nella presenza di ornamenti personali di pregio. Si può supporre che la
mancata volontà di rappresentare e celebrare nelle manifestazioni del culto funerario lo status
e il livello di ricchezza raggiunti da alcuni gruppi cittadini abbia il suo fondamento nell’as-
senza di forti squilibri sociali e di accentuate disparità economiche all’interno della comu-
nità dei vivi.

catalogo dei materiali di corredo

- I numeri d’inventario dei pezzi sono quelli del registro della Missione Archeologica Ita-
liana di Iasos, nei cui depositi è conservata la gran parte del materiale delle tombe. I reperti
non inventariati sono indicati da sigle.
- I dati relativi agli oggetti conservati nei musei di Izmir e Milas sono desunti dal regi-
stro di inventario della Missione.
- Il colore delle argille sono indicati sulla base delle Munsell Soil Color Charts, 1975.
- Le misure degli oggetti sono espresse in centimetri.
- I disegni dei materiali sono opera di Annamaria Monaco e Laura Ruffoni; le fotogra-
fie degli oggetti sono state eseguite da D. Baldoni.

Abbreviazioni:
a. = altezza; l. = lunghezza; la. = larghezza; spess. = spessore; cons. = conservato/a

TOMBE A CAMERA

Tomba 1 (Tav. L)

I deposizione ( fine del IV-inizi del III secolo a.C.)

1. (7291a) Specchio (Tav. L b)


Bronzo. Di forma circolare. Ø 17; spess. 0,2.

2. (7291b) Specchio (Tav. L c)


Bronzo. Di forma circolare. Ø 19,2; spess. 0,2.

3. (2504) Anello digitale (Tav. L d)


Bronzo. Vera a sezione circolare, sottile. Ø 1,5.
148 DANIELA BALDONI

4. (2505) Diadema
Lamina d’oro. 4 elementi a foglia di ulivo. L. 2,4; la. 1,0.
Conservati al Museo di Izmir.

II deposizione (metà del I secolo d.C.)

5. (2648) Balsamario
Argilla rossiccia (2.5YR 6/6), ben depurata. Corpo ovoide con fondo convesso; lungo collo legger-
mente strombato. A. cons. 11; Ø 4,5.
Cfr. Tuluk 1999, p. 152, nn. 87-89, tav. 8 b-d.
I-inizi del II secolo d.C.

6. (2500) Moneta
Roma (?), AR.
D/ Testa laureata di Claudio a sn. [NERO] CLAVDIVS DRVSVS GERMANICVS [IMP]. R/ Arco
di trionfo sormontato da statua equestre, tra trofei con prigionieri. Sull’architrave DE/GERM[ANIS] su
due registri. Ø 1,8; peso gr. 3,5.
Bib.: Pennestrì 2005, p. 273.
Cfr. BMC I, p. 177, 97-98; p. 178, 101-103.
41-45 d.C.
Conservata al Museo di Izmir.

III deposizione (III secolo d.C.)

7. (2450) Moneta
Efeso, AE. Tipo 3.
D/ Busto laureato, corazzato e paludato di Gordiano III a ds. AY T.K.M. ANT. ΓOPΔIANOC. Bor-
do perlinato. R/ Tyke modiata stante a sn., con timone e cornucopia. EΦECIΩN Γ NEΩ KOPΩN. Bor-
do perlinato. Ø 2; peso gr. 3,85.
Bib.: Pennestrì 2005, p. 275.
Cfr. Grose 1929, p. 276, n. 8990.
238-244 d.C.
Conservata al Museo di Izmir.

Tomba 2 (Tavv. LII-LV)

I deposizione (seconda metà/fine del IV secolo a.C.)

1. (2547 a-o) Cratere a campana (Tav. LII a)


Ceramica attica a figure rosse.
Argilla arancio-rosata (5YR 6/6), ben depurata; vernice brillante. A) scena di simposio: due coppie di
simposiasti su klinai; B) scena di colloquio: due figure stanti, con veste panneggiata, affrontate.
Bottega del Pittore di Filottrano.
Metà del IV secolo a.C.
Dal dromos.

2. (7339) Cratere (Tav. LII b)


Ceramica attica a figure rosse.
Argilla arancio-rosata (5YR 6/6), ben depurata; vernice brillante. Restano un frammento di pare-
te con palmetta sopra una fascia a ovuli, l’attacco di un’ansa circoscritto da un giro di ovuli puntina-
Riti, usi e corredi funerari a Iasos in epoca ellenistica 149

ti, una porzione dell’orlo con fascia risparmiata all’interno, un frammento di parete con parte della figu-
ra di un satiro.
Metà del IV secolo a.C.
Dalla camera funeraria.

3. (T2/5) Pelike o anfora (Tav. LIII a)


Ceramica attica a figure rosse.
Argilla arancio (7.5YR 7/6), ben depurata; vernice opaca. Orlo pendente, decorato da una fascia a
ovuli. Ø orlo 17,2.
Dal dromos.

4. (T2/6) Skyphos (Tav. LIII b)


Ceramica attica a vernice nera.
Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), ben depurata; vernice brillante. Piede ad anello; fondo esterno ri-
sparmiato con cerchiello e punto centrale in vernice nera. Ø piede 4,5.
Cfr. Sparkes, Talcott 1970, fig. 4, 352.
330 a.C.
Dal dromos.

5. (T2/7) Piatto da pesce (Tav. LIII c)


Ceramica attica a vernice nera.
Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), ben depurata; vernice opaca. Orlo pendente. Ø orlo 30.
Cfr. Sparkes, Talcott 1970, fig. 10, 1072.
350-325 a.C.
Dal dromos.

6. (T2/9) Bolsal (Tav. LIII d)


Ceramica attica a vernice nera.
Argilla ben depurata (5YR 7/6); vernice brillante, rubefatta. Vasca con carena verso il fondo; piede
ad anello. Ø piede 6,2.
Cfr. Sparkes, Talcott 1970, fig. 6, 561.
Ca 350 a.C.
Dal dromos.

7. (T2/15) Saliera (Tav. LIII e)


Ceramica attica a vernice nera.
Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), ben depurata; vernice brillante. Orlo fortemente rientrante. Ø orlo 6.
Cfr. Sparkes, Talcott 1970, fig. 9, 946-947.
350 a.C.
Dalla camera funeraria.

8. (T2/12) Coppa (Tav. LIII f )


Ceramica attica a vernice nera.
Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), ben depurata; vernice brillante, rubefatta. Orlo estroflesso, arroton-
dato. Ø orlo 19.
Cfr. Sparkes, Talcott 1970, fig. 8, 802.
380 a.C.
Dal dromos.

9. (T2/19) Coppa (Tav. LIII g)


Ceramica a vernice nera di imitazione attica.
Argilla beige-rosata (7.5YR 7/4), depurata; vernice opaca. Orlo estroflesso, assottigliato. Ø orlo 19,5.
Dal vestibolo.
150 DANIELA BALDONI

10. (7290) Coppa (Tav. LIII h)


Ceramica di imitazione attica.
Argilla giallina (10YR 8/4), depurata. Non verniciata. Piede ad anello; sul fondo palmette stampiglia-
te e incisioni circolari concentriche. Ø piede 6.9.
Dal vestibolo.

11. (7338) Alabastron (Tav. LIII i)


Gesso alabastrino. Orlo a tesa su collo cilindrico; corpo fusiforme con striature oblique. Ø orlo 9,3.
Dalla camera funeraria.

II deposizione (prima metà del II secolo a.C.)

12. (T2/14) Balsamario (Tav. LIV a)


Argilla arancio-rosata (5YR 6/6), a nucleo grigio, micacea. Bocca svasata con orlo ispessito; lungo col-
lo cilindrico; corpo fusiforme, con due incisioni sulla spalla. A. cons. 17,5; Ø orlo 3,9.
Dal dromos.

13. (T2/16) Balsamario (Tav. LIV b)


Argilla arancio-rosata (7.5YR 8/6), depurata; ingobbio biancastro. Piede basso a bottone. Ø piede 3.
Cfr. Hellström 1965, tavv. 12 e 35, 195; Rotroff 2006, fig. 66, tav. 54, 487.
Circa 225 a.C.-I secolo a.C.
Dalla camera funeraria.

14. (T2/17) Balsamario (Tav. LIV c)


Argilla giallina (10YR 8/3), a nucleo grigio, micacea. Piede basso a bottone. Ø piede 1,6.
Cfr. Hellström 1965, tavv. 12 e 34, 169; Rotroff 2006, fig. 66, tav. 54, 487.
Circa 225 a.C.-I secolo a.C.
Dalla camera funeraria.

15. (T2/20) Balsamario (Tav. LIV d)


Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), ben depurata; vernice nera, opaca. Orlo a sezione triangolare; lun-
go collo cilindrico; piede basso pieno. Ø orlo 2,5.
Dal vestibolo.

16. (7292) Balsamario (Tav. LIV e)


Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), a nucleo grigio, micacea. Corpo fusiforme. A. cons. 5,8.
Dal vestibolo.

17. (7293) Balsamario (Tav. LIV f )


Argilla arancio (5YR 6/8), micacea; ingobbio avorio. Collo largo, strombato; corpo fusiforme con
ventre espanso. A. cons. 7,2.
Dal vestibolo.

18. (7294) Balsamario (Tav. LIV g)


Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), micacea. Corpo fusiforme. A. cons. 5,1.
Dall’area tra gli avancorpi fiancheggianti l’ingresso.

19. (2549) Statuetta (Tav. LV a)


Argilla arancio (7.5YR 7/6), micacea. Resta la gamba sn., leggermente flessa, di una figura stante, con
panneggio che ne ricopre la parte inferiore. A. cons. 10; la. 4.
Dal dromos.
Riti, usi e corredi funerari a Iasos in epoca ellenistica 151

20. (2550) Statuetta (Tav. LV b)


Argilla arancio (7.5YR 7/6), micacea. Parte del busto di figura femminile stante, con la veste pan-
neggiata che copre il braccio destro, ripiegato sul petto. A. cons. 5,5; la. 4.
Dal dromos.

21. (2551) Statuetta (Tav. LV c)


Argilla arancio (7.5YR 7/6), micacea. Resta parte di una figura stante, con veste panneggiata che la-
scia scoperto il ventre e ricade a coprire l’inguine e la gamba destra. A. cons. 6; la. 4.
Dal dromos.

22. (7296a) Pedina (Tav. LV d)


Pasta vitrea azzurro-verdognola, semitrasparente. Di forma emisferica con base piatta. Ø 1,2.
Dal dromos.

23. 7296b Pedina (Tav. LV e)


Pasta vitrea blu, opaca. Di forma emisferica con base piatta. Ø 0,9.
Dal dromos.

24. (2552) Moneta


Mileto, AE.
D/ Testa laureata di Apollo di prospetto. R/ Leone gradiente a ds. con la testa rivolta indietro ver-
so una stella. Σ ATYPOΣ Ø 1,5.
200-150 a.C.
Dal dromos.
Conservata al Museo di Izmir.

Materiale di epoca posteriore

25. (T2/1) Lucerna (Tav. LV f )


Loeschcke, tipo VIII.
Argilla arancio (7.5YR 7/6), micacea; vernice arancio, opaca. Spalla decorata da un giro di ovuli im-
pressi; disco liscio, concavo.
Cfr. Perlzweig 1961, tav. 6, 174; Hellström 1965, tav. 26, 94.
Metà del I-II secolo d.C.
Dalla camera funeraria.

26. (T2/2) Lucerna (Tav. LV g)


Loeschcke, tipo VIII.
Argilla arancio (7.5YR 7/6), micacea; vernice arancio, opaca. Spalla decorata da un giro di ovuli im-
pressi; disco concavo. Tracce d’uso.
Cfr. Perlzweig 1961, tav. 6, 174; Hellström 1965, tav. 26, 94.
Metà del I-II secolo d.C.
Dalla camera funeraria.

27. (T2/3) Lucerna (Tav. LV h)


Loeschcke, tipo VIII K.
Argilla arancio (7.5YR 7/6), micacea; vernice arancio. Becco cuoriforme; sul disco rosetta. Tracce
d’uso. Ø 7.
Cfr. Hellström 1965, tav. 26, 91.
Prima metà del II secolo d.C.
Dalla camera funeraria.
152 DANIELA BALDONI

Tomba 3 (Tav. LVII)

II secolo a.C.

1. (7324) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla grigia (10YR 6/1), con rade particelle di mica; tracce di ingobbio arancio. Corpo fusiforme
di grandi dimensioni; alto piede pieno, con base a disco. Ø piede 3.

2. (7335 a, T3/51, T3/54-59) 8 balsamari (Tav. LVII)


Argilla arancio (5YR 7/8), micacea. Corpo fusiforme di grandi dimensioni, con spalla espansa; piede
strombato, pieno. Ø piede 2/2,8.

3. (7322a-b) 2 balsamari (Tav. LVII)


Argilla arancio (5YR 5/8), con inclusi calcarei e micacei; tracce di vernice rossa, opaca. Corpo fusi-
forme di grandi dimensioni, con ventre globulare; piede strombato, pieno. Ø piede 2,2.

4. (T3/50) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), a nucleo grigio, micacea. Corpo fusiforme di grandi dimensioni;
alto piede strombato, pieno. Ø piede 1,8.

5. (7325 a) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla arancio (5YR 7/6) depurata; vernice nera, poco brillante. Corpo fusiforme di medie dimen-
sioni; piede strombato, pieno. Ø piede 2.

6. (7325b, 7332, 7335b) 3 Balsamari (Tav. LVII)


Argilla arancio-rosata (5YR 7/6) depurata; vernice nera, opaca. Bocca svasata con orlo assottigliato;
lungo collo strombato; corpo fusiforme di medie dimensioni; basso piede troncoconico, pieno. Ø orlo
2,2; Ø piede 1,9/2,1.

7. (7329 b, T3/27-28) 3 Balsamari (Tav. LVII)


Argilla rosata (5YR 7/4), con minuscoli e rari inclusi calcarei e micacei; ingobbio beige-rosato. Cor-
po fusiforme di medie dimensioni; basso piede strombato, pieno. Ø piede 1,8.

8. (T3/36) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla arancio (5YR 7/6), con rare particelle di mica. Corpo fusiforme di medie dimensioni; basso
piede strombato, pieno. Ø piede 1,4.

9. (7336 a-c, T3/34-35, T3/41-43) 8 Balsamari (Tav. LVII)


Argilla arancio (5YR 7/6), micacea. Corpo fusiforme di medie dimensioni; piede pieno, con base a
disco. Ø piede 1,3/1,9.

10 (7323) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla grigia (10YR 6/2), con inclusi calcarei e micacei; tracce di ingobbio beige, molto diluito. Cor-
po fusiforme di medie dimensioni; alto piede pieno, strombato alla base. Ø piede 1,6.

11. (7333b, T3/60, T3/63-64) 5 Balsamari (Tav. LVII)


Argilla arancio (7.5YR 7/6), con inclusi calcarei e micacei. Corpo fusiforme di medie dimensioni;
basso piede strombato, pieno. Ø piede 1,5/2,2.

12. (7329a, 7333a, T3/37) 3 Balsamari (Tav. LVII)


Argilla arancio (7.5YR 7/6), con inclusi calcarei e micacei. Corpo fusiforme di medie dimensioni,
con ventre espanso; piede strombato, pieno. Ø piede 1,8.
Riti, usi e corredi funerari a Iasos in epoca ellenistica 153

13. (T3/30-31) 2 Balsamari (Tav. LVII)


Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), con inclusi calcarei e micacei. Corpo fusiforme di medie dimen-
sioni; alto piede pieno con base a disco. Ø piede 1,9.

14. (7331 b) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla grigia (5YR 5/1), con rari inclusi calcarei; ingobbio rosato. Corpo fusiforme di medie dimen-
sioni; piede cavo con base a disco. Ø piede 2,2.

15. (7331a) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla grigia (5YR 5/1), con rari inclusi calcarei; ingobbio rosato. Corpo fusiforme di medie dimen-
sioni; basso piede a bottone, sagomato, pieno. Ø piede 1,9.

16. (7321a) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla rossiccia (2.5YR 6/6), con inclusi calcarei e micacei. Corpo fusiforme di medie dimensioni,
con spalla espansa; basso piede troncoconico, pieno. Ø piede 1,5.

17. (7321b) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla rossiccia (2.5YR 6/6), con inclusi calcarei e micacei. Corpo fusiforme di medie dimensioni,
con spalla espansa; basso piede a bottone sagomato, cavo. Ø piede 1,5.

18. (7327b, T3/16, T3/18) 3 Balsamari (Tav. LVII)


Argilla di colore variabile dal giallino (10YR 7/6), all’arancio (5YR 6/8, 7.5YR 7/6), al beige (7.5YR
6/4), con inclusi calcarei e micacei; ingobbio bruno. Corpo fusiforme di medie dimensioni, con ventre
espanso; piede strombato, pieno. Ø piede 1,4/1,8.

19. (7327a) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla giallina (10YR 7/6), micacea. Corpo bulboso di medie dimensioni; piede pieno, con base a
disco. Ø piede 1,4.

20. (7330 a-b, T3/12) 3 Balsamari (Tav. LVII)


Argilla grigia (10YR 7/3) o arancio (7.5YR 7/6), micacea; ingobbio beige. Corpo fusiforme di pic-
cole dimensioni; alto piede strombato, pieno. Ø piede 1,1/1,3.

21. (7334 a-b, T3/44, T3/47) 4 Balsamari (Tav. LVII)


Argilla arancio (5YR 6/8), molto micacea, con inclusi calcarei. Corpo fusiforme di piccole dimensio-
ni, rozzamente modellato; alto e largo piede, leggermente strombato alla base, pieno. Ø piede 1,5/2.

22. (7326 a) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla grigia (10YR 6/2); con inclusi calcarei; tracce di ingobbio arancio. Corpo fusiforme di pic-
cole dimensioni; piede cilindrico, pieno, con base piatta. Ø fondo 1,5.

23. (7326 b) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla grigia (10YR 7/2); molto micacea; tracce di ingobbio arancio. Corpo fusiforme allungato, di
piccole dimensioni; alto piede pieno, con base a bottone. Ø piede 1,1.

24. (T3/78) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla giallino-rosata (7.5YR 8/6), ben depurata. Bocca svasata, con orlo ispessito; corto collo strom-
bato. Ø orlo 1,9.

25. (T3/79, T3/82, T3/88) 3 Balsamari (Tav. LVII)


Argilla arancio (5YR 7/6), con inclusi micacei. Orlo a sezione triangolare; collo cilindrico. Ø orlo
2,1/3.
154 DANIELA BALDONI

26. (T3/80) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla giallino-rosata (7.5YR 8/6), ben depurata. Orlo a sezione triangolare; corto collo leggermen-
te strombato. Ø orlo 2,2.

27. (T3/81) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla arancio (5YR 7/6), con inclusi calcarei e micacei. Orlo svasato e arrotondato; lungo collo ci-
lindrico. Ø orlo 2/2,2.

28. (T3/83) Balsamario (Tav. LVII)


Argilla arancio (5YR 7/6), con rari inclusi micacei. Orlo estroflesso e arrotondato; lungo e sottile
collo cilindrico. Ø orlo 2.

29. (T3/84-87) 4 Balsamari (Tav. LVII)


Argilla arancio (5YR 7/6), con inclusi micacei. Orlo ingrossato e arrotondato; collo cilindrico sotti-
le. Ø orlo 1,9/2,3.

Materiale di epoca posteriore

25. (7337) Lucerna


Lucerne africane.
Argilla rossa (2.5YR 6/8), ben depurata e compatta. Scarse tracce di vernice rossa, opaca e molto di-
luita. Stretta spalla orizzontale; ansa triangolare non perforata. Su ciascun lato della spalla motivi a S al-
ternati a triangoli.

Tomba 4 (Tavv. LVIII-LIX)

I deposizione (prima metà del II secolo a.C.)

1. (T4/1) Coppa (Tav. LVIII b)


Koan/Knidian cups.
Argilla arancio (5YR 6/6 ), con inclusi micacei; vernice nera, opaca, sulla parte superiore della vasca.
Orlo indistinto, assottigliato; vasca carenata. Ø orlo 16,1.
II secolo a.C.-inizi del I secolo d.C.

2. (4145) Balsamario (Tav. LVIII d)


Argilla arancio, ben depurata; vernice rosso-bruna. Orlo a sezione triangolare; lungo collo cilindri-
co; corpo fusiforme di grandi dimensioni; alto piede pieno, con base a disco. A. 16,4; Ø orlo 2,5; Ø pie-
de 2,2.
Sul pavimento al centro della camera.
Conservato al Museo di Izmir.

3. (4151) Statuetta (Tav. LIX a)


Argilla arancio (5YR 6/6); scarse tracce di vernice. Testina di Artemis (?) con diadema. A. 4,9; Ø 3.
Presso lo stipite sinistro della porta.

4. (4152) Statuetta (Tav. LIX b)


Argilla rossiccia (2.5YR 6/8), con inclusi calcarei e micacei (2.5YR 6/8). Testina femminile, legger-
mente ruotata a ds., con pettinatura a melone. A. 4,2; Ø 2,7.
Cfr. Mollard-Besque 1963, p. 96, tav. 113 a, 648.
Fine del III secolo a.C.
Riti, usi e corredi funerari a Iasos in epoca ellenistica 155

5. (T4/3) Specchio (Tav. LIX c)


Bronzo. Di forma circolare.
Presso lo stipite destro della porta, tra le ossa.

6. (T4/4) Chiodo (Tav. LVIII c)


Bronzo. Testa circolare piatta; fusto a sezione quadrata. L. 2,5; Ø testa 1,6.
Dalla soglia della camera.

7. (4150) Moneta
Iasos, AE.
D/ Testa laureata di Apollo a ds. R/ Hermias con delfino. Ø 1,2.
Cfr. BMC XVIII, tav. XXI, n. 4.
250-190 a.C.
Presso lo stipite destro della porta.
Conservata al Museo di Izmir.

II deposizione

8. (4146) Balsamario (Tav. LIX d)


Argilla grigia (10YR 7/2), micacea; ingobbio beige.
Orlo a sezione triangolare; lungo collo cilindrico con strozzatura alla base; corpo fusiforme di gran-
di dimensioni; alto piede pieno, con base a disco. A. 20,2; Ø orlo 2,7; Ø piede 2,4.
Sul pavimento della camera, presso la parete di fondo.

Materiale di epoca posteriore

9. (4149) Lucerna (Tav. LIX e)


Loeschcke, tipo VIII.
Argilla arancio chiaro (10YR 8/6); tracce di vernice bruna. Presa triangolare piena. Sul disco cavallo
in corsa a sn.; sulla spalla globetti. Ø 6.
Presso lo stipite sinistro della porta.
Seconda metà del I-metà del III secolo d.C.

Tomba 5 (Tav. LXI)

II secolo a.C.

1. (7019) Balsamario (Tav. LXI a-b)


Argilla arancio (5YR 6/6), micacea. Corpo affusolato, a pareti svasate rettilinee; attacchi di due prese
verticali sulla spalla, quasi orizzontale. A. cons. 9,4; Ø 4,1.

2. (7016) Statuetta (Tav. LXI c)


Argilla arancio (5YR 6/8), micacea e porosa. Torso di Eracle che tiene in entrambe le mani un me-
lograno (?). Cava. A. 4,8; la. 3.

3. (7017) Statuetta (Tav. LXI d)


Argilla rossiccia (2.5YR 6/8), porosa e poco cotta.
Testa grottesca di personaggio maschile.
Cava. A. 2,5; Ø 2,2.
II secolo a.C.
156 DANIELA BALDONI

4. (7018) Statuetta (Tav. LXI e)


Argilla arancio (7.5YR 7/6), porosa e poco cotta; ingobbio chiaro. Testa di bambino. Piena. A. 3,5;
Ø 2,1.

5. (7020 a-c) 3 Pedine (Tav. LXI f )


Pasta vitrea di colore bruno, opaco, e giallo-verdino, trasparente. Di forma emisferica. Ø: 1,1/ 1,5.

Tomba 6 (Tav. LXII)

Seconda metà del II secolo a.C.

1. (T6/1) Balsamario (Tav. LXII c)


Argilla arancio (5YR 7/6), con inclusi calcarei e micacei. Orlo a sezione triangolare; collo cilindrico;
corpo fusiforme; piede strombato, pieno. Ø orlo 2,8; Ø piede 2,4.

2. (T6/5) Tintinnabulum (Tav. LXII d)


Bronzo. Di forma conica, con anello per la sospensione alla sommità. A. cons. 1,4; Ø 1,5.

3. (7459) Moneta (Tav. LXII e)


Halikarnassos, AE.
D/ testa diademata di Poseidon a ds. R/ divinità femminile velata stante di prospetto, con patera e
cornucopia (?). Ø 1,9.
SNG von Aulock, 2532, SNG Kayhan, 781.
150-50 a.C.
Conservata al Museo di Milas.

Tomba 7 (Tavv. LXIV- LXV)

II secolo a.C.

1. (T7/1) Coppa (Tav. LXIV)


Ceramica a vernice nera.
Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), con inclusi calcarei; vernice nera, opaca, all’interno e sulla parte
superiore della parete all’esterno, con impronte di ditate. Disco di impilaggio sul fondo. Piede ad anel-
lo. Ø piede 9.
III-II secolo a.C.

2. (T7/2) Coppa (Tav. LXIV)


Ceramica a vernice nera
Argilla arancio-rosata (5YR 7/6) a nucleo grigio, con inclusi calcarei; vernice nera, poco brillante,
all’interno e sulla parte superiore della parete all’esterno, con colature. Piede ad anello. Ø piede 8.
III-II secolo a.C.

3. (T7/3) Coppa fr. (Tav. LXIV)


Ceramica verniciata in rosso.
Argilla rossa (2.5YR 6/8), con inclusi calcarei e micacei; vernice rossa, opaca, all’interno. Piede ad
anello. Ø piede 5.
III-II secolo a.C.
All’interno della tomba, tra le banchine.
Riti, usi e corredi funerari a Iasos in epoca ellenistica 157

4. (T7/4) Coppa (Tav. LXIV)


Ceramica verniciata in rosso.
Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), con inclusi calcarei e micacei; vernice rossa, opaca, all’interno. Pie-
de ad anello. Ø piede 5,2.
III-II secolo a.C.
All’interno della tomba, tra le banchine.

5. (T7/5) Coppa (Tav. LXIV)


Ceramica verniciata in rosso.
Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), micacea; vernice rossa, opaca, all’interno e sulla parte superiore del-
la parete all’esterno. Orlo rientrante, assottigliato; vasca troncoconica. Ø orlo 16.
Cfr. Hellström 1965, tavv. 18 e 38, 352-354.
III-II secolo a.C.

6. (T7/6) Brocchetta (Tavv. LXIV, LXV a)


Argilla arancio-rosata (7.5YR 7/6), con inclusi calcarei e micacei; ingobbio dello stesso tono. Corpo
ovoide con fondo convesso. A. cons. 5,2; Ø 6,8.
Cfr. Rotroff 2006, tavv. 60 e 70, 550.
II-tardo I secolo a.C.

7. (T7/7) Anforisco (Tavv. LXIV, LXV b)


Argilla a nucleo grigio, micacea; ingobbio arancio-rosato (5YR 7/6). Corpo cilindrico con fondo pia-
no; anse mancanti. A. cons 8,2; Ø fondo 4,3.
Cfr. Åkerstedt 2001, figg. 10-11, 3.
II-metà del I secolo a.C.

8. (T7/8) Balsamario (Tav. LXIV)


Camilli 1999, forma B.21.2.2; Meriç 2010, tipo 2.
Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), con inclusi calcarei; vernice nera, opaca e diluita. Corpo fusiforme;
alto piede pieno, con base a bottone. A. cons. 8,2; Ø piede 2,5.
Seconda metà del II secolo a.C.

Prima metà del I secolo d.C.


9. (T7/9) Coppa (Tav. LXIV)
Sigillata orientale B.
Hayes 1985, forma 60.
Argilla rossa (2.5YR 6/8), con inclusi calcarei e micacei; vernice rosso-arancione, brillante e spessa.
Orlo a listello bombato; vasca a profilo curvilineo. Ø orlo 14,3.
Fine del I secolo a.C.-prima metà del I secolo d.C.

10. (T7/10) Coppa (Tav. LXIV)


Sigillata orientale B.
Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), con rari inclusi calcarei; vernice rosso-arancio, opaca. Piede ad anel-
lo. Ø piede 5,2.
Fine del I secolo a.C. - prima metà del I secolo d.C.
All’interno della tomba, tra le banchine.

11. (T7/11 (Tavv. LXIV, LXV c)


Ceramica comune.
Argilla beige (7.5YR 7/4), con inclusi micacei. Corpo troncoconico a pareti rettilinee decorate da
incisioni orizzontali. A. cons. 3,5; Ø base 5.
Cfr. Hellström 1965, tavv. 19 e 38, 383.
I secolo d.C.?
158 DANIELA BALDONI

12. (T7/12) Balsamario (Tavv. LXIV, LXV e)


Camilli 1999, forma C.33.3; Lafli 2003, forma III.
Argilla a nucleo grigio, con inclusi calcarei e micacei; ingobbio bruno-arancio (7.5YR 6/4). Corpo
ovoide; collo largo e strombato; fondo piano. A. cons. 14; Ø fondo 5.
Prima metà del I secolo d.C.

13. (T7/13) Balsamario (Tavv. LXIV, LXV d)


Camilli 1999, forma C.32.1; Lafli 2003, forma IV.
Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), con inclusi calcarei e micacei. Largo collo cilindrico; corpo bulbo-
so con fondo piano; due solcature sulla spalla. A. cons. 4,6; Ø fondo 2,7.
Prima metà del I sec. d.C.
All’interno della tomba, tra le banchine.

II secolo d.C.
14. (T7/14) Brocca (Tavv. LXIV, LXV f )
Ceramica comune.
Argilla rosso-arancio (2.5YR 6/8), con inclusi calcarei e micacei; ingobbio arancio-rosato (5YR 7/6).
Bocca trilobata con orlo concavo; collo cilindrico con incisioni orizzontali; attacco di un’ansa a nastro
costolato sotto l’orlo. Ø orlo 6,5/5.
Cfr. Hellström 1965, tav. 15, 309.
Metà del I-metà del II secolo d.C.
In superficie.

15. (T7/15) Balsamario (Tavv. LXIV, LXV g)


Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), micacea; ingobbio dello stesso tono. Bocca svasata con orlo assotti-
gliato; lungo collo troncoconico; corpo cilindrico, con pareti costolate. Ø orlo 2,5.
Simile a Tuluk 1999, p. 155, 125; tav. 10 e; Hayes 1983, fig. 18, 239.
Seconda metà del II secolo d.C.

16. (T7/16) Lucerna (Tav. LXV h)


Loeschcke, tipo VIII.
Argilla arancio-rosata (5YR 7/6), micacea; vernice rossa, opaca. Sul disco rosetta. Ø 7,4.
Seconda metà del I-inizi del II secolo d.C.

Materiali pertinenti a sepolture in anfora all’esterno della tomba


17. (109) Coppa
Koan/Knidian cups.
Argilla rossiccia; vernice nera, opaca. Orlo indistinto, assottigliato; vasca carenata; piede a disco. A. 5,3;
Ø orlo 9,6.
II secolo a.C.-inizi del I secolo d.C.
Entro una sepoltura in anfora, all’esterno della camera funeraria, presso l’angolo sud-ovest.
Conservata al Museo di Izmir.

18. (T7/18) Calamaio? (Tavv. LXIV, LXV i)


Argilla arancio-rosata (7.5YR 7/6), con inclusi calcarei e micacei. Corpo a pareti svasate rettilinee;
faccia superiore piatta, con incisioni oblique lungo il bordo e foro circolare al centro. Ø max 5,5.3.

19. (111) Balsamario


Argilla arancio chiaro, ben depurata. Orlo sporgente, arrotondato; lungo collo cilindrico; corpo piri-
forme su base piana. A. 13,7; Ø fondo 3.
Riti, usi e corredi funerari a Iasos in epoca ellenistica 159

All’esterno della tomba, presso il lato sud.


Conservato al Museo di Izmir.

20. (889) Balsamario


Vetro. Conformato a colomba. A. 6,7; l. 7,5.
I secolo d.C.
Entro una sepoltura in anfora, all’esterno della camera funeraria, presso l’angolo sud-ovest.
Conservata al Museo di Izmir.

21. (890) Spatola


Osso. Cucchiaino circolare; fusto con estremità appuntita. L. 11; Ø cucchiaino 2,3.
All’esterno della tomba, presso il lato ovest.
Conservato al Museo di Izmir.

TOMBE A CISTA
Tomba I

1. (7299) Arnia orizzontale (Tav. LXVII a)


Argilla arancio (5YR 7/6), a nucleo grigio, con inclusi bianchi e micacei. Corpo cilindrico allunga-
to, aperto a entrambe le estremità, con bordi piatti, sporgenti. Larghe e profonde striature di tornio all’in-
terno. A. 38,5; Ø bordi 27,5/ 24,5.

2. (7297) Estensore per arnia orizzontale (Tav. LXVII b)


Argilla rossa (2.5YR 6/8), a nucleo grigio, con inclusi bianchi e micacei. Corpo cilindrico, aperto a
entrambe le estremità, con bordi piatti, sporgenti. Striature di tornio all’interno. A. 8.5; Ø bordi 27.

3. (7298) Estensore per arnia orizzontale (Tav. LXVII c)


Argilla arancio (5YR 7/6), a nucleo grigio, con inclusi bianchi e micacei. Corpo cilindrico, aperto
a entrambe le estremità, con bordi piatti, sporgenti. Larghe e profonde striature di tornio all’interno. A.
9; Ø bordi 28,5.

4. Perline
Pasta vitrea.
Non conservate.

Tomba II

1. (7300) Arnia orizzontale (Tav. LXVIII a)


Argilla rossa (2.5YR 5/8), a nucleo grigio, con inclusi bianchi e micacei. Corpo cilindrico allunga-
to, aperto a entrambe le estremità, con bordi piatti, sporgenti. Larghe e profonde striature di tornio all’in-
terno. A. 34,5; Ø bordi 29,8/ 29.

Tomba III

Metà del III-inizi del II secolo a.C.


1. Arnia orizzontale
Argilla.
Non conservata.
160 DANIELA BALDONI

2. (2554) Moneta
Iasos, AE.
D/ Testa laureata di Apollo. R/ Hermias con delfino; [IA Σ ]E Ω. Ø 1,5.
250-190 a.C.
Conservata al Museo di Milas.

Tomba IV

1. (TIV/1) Frammenti di estensore per arnia orizzontale (Tav. LXVIII b)


Argilla rossa (2.5YR 6/8), con inclusi bianchi e micacei. Corpo cilindrico con bordi piatti, sporgen-
ti. Larghe e profonde striature di tornio all’interno. A. 5; Ø bordi 25,6.

Tomba V

Metà del III-inizi del II secolo a.C.

1. (2554) Moneta
Iasos, AE.
D/ Testa laureata di Apollo. R/ Hermias con delfino; [IA]ΣEΩN. Ø 1,5.
250-190 a.C.
Cfr. BMC XVIII, tav. XXI, n. 4.
Conservata al Museo di Milas.

Tomba VI

Nessun oggetto di corredo

Tomba VII (Saggio E)

IV-III secolo a.C.

1. Piatto da pesce
Ceramica a vernice nera.
IV secolo a.C.
Non conservato.

2. (2503) Balsamario (Tav. LXVIII c)


Argilla arancio (5YR 7/8), micacea. Corpo fusiforme di piccole dimensioni. A. cons. 7; Ø 3,1.

3. Lucerna a vernice nera


IV secolo a.C.
Non conservata.
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TAVOLE
Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina L

TAV. L BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA

a)

b)

c) d)

a-d) Tomba 1: l’esterno e il materiale di corredo


Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LI

BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA TAV. LI

a)

b)

c)

a-c) Tomba 2
Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LII

TAV. LII BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA

a)

b)

a-b) Tomba 2: materiali della I deposizione


Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LIII

BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA TAV. LIII

a) b)

c)

d) e)

f) g)

h) i)

a-i) Tomba 2: materiali della I deposizione


Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LIV

TAV. LIV BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA

b) c)

a) d) e)

f) g)

a-g) Tomba 2: materiali della II deposizione


Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LV

BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA TAV. LV

a) b) c)

d) e)

f)

g) h)

Tomba 2: a-e) materiali della II deposizione; f-h) materiali di epoca posteriore


Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LVI

TAV. LVI BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA

a)

b)

a-b) Tomba 3
Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LVII

BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA TAV. LVII

1 2 3 4 5 6

7 8 9 10 11 12

13 14 15 16 17 18

19 20 21 22 23

24 25 26 27 28 29

Tomba 3: materiali
Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LVIII

TAV. LVIII BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA

a)

b)

c) d)

a-d) Tomba 4: l’esterno e i materiali di corredo


Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LIX

BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA TAV. LIX

a) b)

c)

d)

e)

a-e) Tomba 4
Tavole_IASOS_convegno.qxp:Layout 1 21/05/13 11.39 Pagina LX

TAV. LX BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA

a)

b)

a-b) Tomba 5
Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LXI

BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA TAV. LXI

a) b)

c) d) e)

f)

a-f ) Tomba 5: materiali di corredo


Tavole_IASOS_convegno.qxp:Layout 1 21/05/13 11.40 Pagina LXII

TAV. LXII BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA

a)

b)

c) d) e)

a-e) Tomba 6: l’esterno e i materiali di corredo


Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LXIII

BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA TAV. LXIII

a)

b)

a-b) Tomba 7
Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LXIV

TAV. LXIV BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA

1 2

3 4 5

6 7 8

9 10 11

12 13 14 15 18

Tomba 7: materiali
Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LXV

BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA TAV. LXV

a) b) c)

d) e) f)

g) h) i)

a-i) Tomba 7: materiali


Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LXVI

TAV. LXVI BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA

a)

b)

a-b) Tomba 8: l’esterno e parte dell’iscrizione isopsefica sull’architrave dell’ingresso


Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LXVII

BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA TAV. LXVII

a) b) c)

d)

a-c) Tomba I: arnia con estensori; d) particolari della superficie interna


Tavole_IASOS_convegno:Layout 1 08/05/13 16.24 Pagina LXVIII

TAV. LXVIII BALDONI - RITI, USI E CORREDI FUNERARI A IASOS IN EPOCA ELLENISTICA

a)

b)

c)

a) Tomba II; b) Tomba IV; c) Tomba VII (saggio E)

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