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Le indagini archeologiche di P.

Orsi

Paolo Orsi è stato uno dei più grandi archeologi della storia italiana. Nato e cresciuto a Rovereto, nel 1907
ricevette l'incarico di organizzare la Soprintendenza alle Antichità della Calabria mentre un anno dopo si
occupò anche di collaborare alla nascita del Museo Nazionale della Magna Grecia, oggi Museo Archeologi-
co Nazionale di Reggio Calabria. Orsi è ricordato per i suoi importanti lavori a Reggio, Locri, Crotone, Si-
bari, Monteleone e Rosarno, dove approfondì soprattutto lo studio sulle fasi di età magnogreca. I suoi meriti
sono quelli di aver riportato alla luce città, templi, antiche mura che fino alla sua epoca erano noti dalle fon-
ti storiche ma non erano ancora stati individuati, come i siti di Medma, Krimisa e Kaulon. Nelle sue ricer-
che e nei suoi sopralluoghi pose l’attenzione anche a vestigia e rinvenimenti pertinenti ad epoche successive
alla Magna Grecia, appuntando tutto nei propri taccuini, una parte dei quali ancora oggi inediti.
Nel corso della sua attività istituzionale, e più precisamente nel
marzo del 1916, grazie anche all’ospitalità fornita all’epoca dal
vescovo Giuseppe Morabito, Orsi riuscì a condurre per la prima
volta una campagna di scavi archeologici anche a Mileto Antica
e, precisamente, all’interno della chiesa della SS. Trinità. Il suo
interesse era stato attirato dagli scritti degli storici locali e dal riu-
tilizzo in un sito medievale di marmi e materiali di epoche stori-
che più antiche che la tradizione locale diceva provenienti dalla
vicina Hipponion-Valentia (che aveva così alacremente studiato)
e da altri insediamenti di età romana del Poro.
Da quanto scrive Orsi stesso sulla rivista Notizie degli Scavi di
Antichità, durante le indagini archeologiche ci furono principal-
fig. 1 La colonna in granito della Troade conser-
vata nella navata destra (foto M. Zinnà). mente rinvenimenti architettonici,
pertinenti al crollo della chiesa che
purtroppo appariva già spoliata e depredata di molti dei suoi materiali più anti-
chi.
Tra i pezzi descritti nella relazione di scavo si ricorda il fusto di una colonna in
granito orientale lungo 4,72 metri con diametro massimo di 58 cm (fig. 1) e
due grandi basi di colonne in marmo, ancora in situ, lungo la direttrice di sepa-
razione tra la navata centrale e quella laterale (fig. 2). Le basi, riconosciute co-
me più antiche, erano inglobate in strutture murarie pertinenti alle più recenti
trasformazioni della Chiesa, successive al terremoto del 1659. Orsi recuperò
anche quattro capitelli corinzi, tra cui due di dimensioni notevoli con un’altez-
za di 94 cm e 78 cm, che vennero depositati nei pressi del muro orientale del
campanile e ivi rimasero fino 1994 quando furono trafugati. Lo scavo portò al
rinvenimento di diverse cornici marmoree che presumibilmente dovevano es-
sere collocate al di sopra dei capitelli, con funzione decorativa.
Orsi ebbe modo di individuare anche due lacerti di pavimentazione in malta, fig. 2 Profilo di una delle basi di
che lui stesso attribuì alle fasi di età moderna della chiesa, ma raccolse anche colonna registrato da P. Orsi.
numerose tesserine in porfido rosso e serpentino verde (fig. 3)
che sono invece pertinenti alla primigenia fase normanna della
chiesa.
Passeranno ben 79 anni prima che il sito di Mileto Vecchia venga
nuovamente interessato da indagini archeologiche, questa volta
con una nuova sensibilità socio-culturale finalizzata alla valoriz-
zazione di uno dei siti più importanti della Calabria medievale.

Bibliografia essenziale
P. Orsi, Reliquie classiche a Mileto Vecchio, in “Notizie degli scavi di antichi-
tà”, XVIII, 1921, pp. 485-488.

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