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CULTURA IN FRIULI
Settimana della cultura friulana
Setemane de culture furlane
5-15 giugno 2014
a cura di
Matteo Venier e Gabriele Zanello
Con il contributo della Provincia di Udine
ISBN 978-88-7363-203-3
Indice
Introduzione / Introduzion . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 13
Introduzione
Carlo del Torre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 115
Indirizzo di saluto
Antonio Monteduro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 153
L’archivio storico della maestra Anna Bombig. Per una ricostruzione storica
Vanni Feresin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 201
Francesco Barbaro e Guarnerio d’Artegna: un fecondo colloquio tra due grandi umanisti
Chiara Kravina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 277
La temperie storica e culturale del castello al tempo del Cristo del Travo (secoli xv-xvi)
Pier Carlo Begotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 309
1
Cfr. Bruschetti / Giulierini / Pagano / Frusoni 2013 (in particolare i contributi di A. Borzacconi
e I. Ahumada Silva, da cui è tratto questo contributo).
2
Cividale del Friuli, Museo Archeologico Nazionale, Archivi e Biblioteca, Fondo Michele della Torre
Valsassina, I, 31, fasc. 18; la lettera è riportata in Ahumada Silva 1996, pp. 55-99.
3
Brozzi 1982, pp. 87-154.
230 Angela Borzacconi - Fabio Pagano
Reperti provenienti dalla necropoli di Cella, scavi 1821-1822 (Cividale del Friuli, Museo Archeologico
Nazionale, Archivi e Biblioteca, Fondo Michele della Torre Valsassina, Album V, Tav. XVII).
4
Ahumada Silva 1998, pp. 143-160; Ahumada Silva 2001, pp. 321-356.
Le necropoli longobarde di Cividale: storia di una scoperta continua 231
5
Vitri / Villa / Borzacconi 2006, pp. 101-122 e bibliografia ivi riportata. Di recente Colussa 2010.
6
Con ogni probabilità, dopo una prima fase di occupazione esterna, l’ingresso in città dei Longobardi
avvenne gradualmente, dapprima soprattutto in relazione a edifici importanti dal punto di vista isti-
tuzionale, cfr. Borzacconi / Saccheri / Travan 2011, pp. 183-220.
7
Contestualmente all’ingresso delle sepolture in città, è probabile che alcune chiese suburbane, divenute
nuovi poli di aggregazione del culto, dilatassero la vita religiosa oltre le mura, cfr. La Rocca 2006, pp.
57-58.
8
Brozzi 1977, pp. 20-62; Ahumada Silva 2001, p. 323.
232 Angela Borzacconi - Fabio Pagano
Disegni dei reperti rinvenuti nel 1886 allegati alla lettera di Alvise Zorzi del 18 maggio 1886 (Cividale del
Friuli, Museo Archeologico Nazionale, Archivi e Biblioteca, Archivio Museo, 30, fasc. 16).
uomini in armi e parures femminili tradizionali, anche complete con quattro fibule
(due del tipo a ‘S’ sul busto e due ‘a staffa’ che si rinvengono tra i femori), ciondoli-
amuleto in cristallo di rocca, collane in pasta vitrea che utilizzano monete romane.
L’ampio campionario delle fibule di tradizione germanica permette di seguirne
l’evoluzione fino alle più tarde attestazioni italiane, come nel caso delle fibule a S
di maggiori dimensioni e con più articolata sequenza di cellette nel cloisonné. Da
questi scavi proviene anche il celebre disco in lamina d’oro sbalzato con cavaliere
armato al centro (con lancia, scudo e forse elmo), circondato da un più canonico
intreccio modulare continuo in II stile animalistico germanico.9
Nel 1916 le esplorazioni furono riprese da Ruggero della Torre che denominò
la necropoli ‘di San Giovanni’ (per la presenza dell’omonima porta aperta in età
napoleonica nelle mura venete della città) individuando altre 248 tombe.10 Le re-
lazioni di scavo documentano l’esistenza di una certa organizzazione nell’ambito
della necropoli, con una ripartizione topografica tra tombe di età romana e di età
longobarda. La presenza di corredi in meno della metà delle tombe restituisce l’im-
9
Menis 1990, pp. 402, 404, cat. X.72.
10
Fuchs 1943-1951, pp. 1-13.
Le necropoli longobarde di Cividale: storia di una scoperta continua 233
Lettera del Direttore del Museo Ruggero della Torre, 13 agosto 1907 (Cividale del Friuli, Museo Archeologico
Nazionale, Archivi e Biblioteca, Archivio Museo, 30, fasc. 16).
234 Angela Borzacconi - Fabio Pagano
11
Brozzi 1974, pp. 25-28. Alcune considerazioni su manoscritti inediti si ritrovano in Ahumada Silva
1998, pp. 145-146.
12
Ahumada Silva 2010.
13
Ahumada Silva 2009, pp. 21-35 e bibliografia qui riportata.
14
Borzacconi / Cavalli 2009, pp. 37-61.
Le necropoli longobarde di Cividale: storia di una scoperta continua 235
15
Ahumada Silva / Lopreato 1990 (e bibliografia qui riportata). A questo proposito cfr. anche Bar-
biera 2007, pp. 243-247, dove pure non sembra pertinente il confronto con le necropoli di Aquileia
di II e III secolo in relazione all’organizzazione dei sepolcreti per nuclei familiari.
16
In generale questo aspetto è uno degli aspetti più ricorrenti ni contesti funerari di età altomedievale.
Per quanto riguarda più specificatamente le necropoli longobarde, l’organizzazione per nuclei familiari
allargati è stata osservata anche per la necropoli longobarda di Leno (Brescia): Giostra 2011, pp.
255-274.
Le necropoli longobarde di Cividale: storia di una scoperta continua 237
ridosso delle mura urbane.17 In questa prospettiva ogni evidenza funeraria esterna
alla città veniva ricondotta alla necropoli suburbana ad essa più prossima. Tuttavia,
è logico supporre che le aree sepolcrali potessero presentare una fisionomia irre-
golare per effetto di una progressiva espansione che poteva sfilacciarne i margini
originariamente più netti, senza escludere una destinazione cimiteriale discontinua
con porzioni non interessate dall’utilizzo funerario (forse per pura contingenza,
oppure per motivi legati alla presenza di altri tipi di realtà). Concretezza a questa
possibilità è stata offerta dai controlli effettuati nel 2012 sull’intero tracciato tra la
zona di Gallo e la stazione ferroviaria (m 500 ca.) che hanno fatto emergere una
soluzione di continuità delle due zone funerarie.
In questa prospettiva di accorpamento era stata anche ipotizzata l’estensione della
zona funeraria individuata al limite meridionale della città fino a comprendere realtà
piuttosto distanti e non necessariamente compatibili. Si tratta della necropoli «di
Piazza della Resistenza», plausibilmente estesa verso sud, documentata da tombe,
riferibili per lo più a individui armati, emerse a più riprese nel primo decennio del
Novecento (1903, 1907, 1910) in tale direzione.18 L’area cimiteriale, utilizzata dalla
fine del VI a tutto il VII secolo, avrebbe inglobato uno spazio di sepoltura di età
romana ubicato a sud del ponte sul fiume Natisone.19 Maggiormente incerta appare
invece la possibilità di comprendere all’interno di tale contesto anche le sepolture
individuate a sud sulla collina di San Pantaleone e a nord, in direzione della città,
presso la chiesa di San Martino,20 trattandosi in questi casi di sepolture privilegiate
attratte da edifici di culto, dunque legate ad una diversa gestione funeraria.
È indiscutibile la continuità delle necropoli di età romana, in forme di riutilizzo
di vecchi cimiteri abbandonati, o in forme di frequentazione di sepolcreti in uso;
altrettanto evidente è la creazione di nuovi spazi di sepoltura che rispondevano
alle esigenze di una società che stava mutando la sua fisionomia sociale e demo-
grafica e ciò doveva avvenire con modalità piuttosto fluide.21 Per questo motivo la
possibilità di seguire un’evoluzione cronologica di tali aree funerarie da est a ovest,
avendo riconosciuto materiali più precoci nelle necropoli di San Mauro e di Cella
e più recenti in quelle del Gallo,22 non dispone ancora di sufficienti riscontri. L’av-
17
La necropoli della ferrovia per esempio, veniva ritenuta il prolungamento più occidentale della necro-
poli di Cella-San Giovanni, allungandosi verso la zona nota con il toponimo di Pertica che avrebbe
inglobato l’area funeraria del Gallo e quella di Santo Stefano, cfr. Brozzi 1970.
18
Ahumada Silva 1996, pp. 55-99.
19
Giovannini 2007, pp. 15-50.
20
Ahumada Silva 1996, pp. 55-99 e bibliografia qui riportata.
21
Proprio in nome di questa fluidità la riorganizzazione delle are cimiteriali da parte delle popolazioni
alloctone comprende anche la creazione – fondata su dati archeologici – di propri spazi funerari, che è
parte integrante delle significative trasformazioni urbane sollecitate dall’arrivo di nuove popolazioni e
del tutto estranea a forme di «segregazione funeraria degli immigrati» richiamata in recenti contributi,
cfr. Barbiera 2012, p. 49.
22
Ahumada Silva 2001, p. 332.
238 Angela Borzacconi - Fabio Pagano
vio delle aree funerarie più caratterizzate in senso germanico, che vede la presen-
za di pratiche rituali tradizionali nella deposizione di oggetti di corredo, sembra
pressoché simultanea e piuttosto si riconoscono modalità lievemente differenti di
organizzarne l’uso.
23
Cividale del Friuli, Museo Archeologico Nazionale, Archivi e Biblioteca, I, 30, fasc. 16. Notizie del
rinvenimento (fondo Zurchi) si ritrovano in Zorzi 1886, p. 176; Brozzi 1982, pp. 123-124; Menis
1990, pp. 375-376, 381-382.
Le necropoli longobarde di Cividale: storia di una scoperta continua 239
Cividale del Friuli, necropoli della ferrovia, planimetria della porzione di necropoli scavata nel 2012.
contraddistinta da un ricco corredo di armi, tra cui una spada, 24 una cuspide di
lancia25 e probabilmente anche uno scramasax.26 Particolarmente significativi sono
alcuni elementi della guarnizione di un cavallo, tra le quali tre falere27 e un morso28
decorato in agemina e forse anche alcune fibbie.29 Tra tutti gli elementi rinvenuti
24
Vari elementi concorrono a definire la presenza di una spada, che lo Zorzi ricorda di aver raccolto in
forme frammentarie dal cumulo di ghiaia dello scavo.
25
La cuspide di lancia in ferro è del tipo a forma di foglia d’alloro, caratterizzata da una bella nervatura.
Conserva anche resti dell’asta lignea, che lo Zorzi definì durissima. (n. inv. 666)
26
La presenza di uno scramasax è ipotizzabile sulla base delle informazioni lasciate dallo Zorzi, che
ricorda il rinvenimento di alcuni elementi che lui definisce spade ma che potrebbero anche essere
relativi ad uno scramasax.
27
Tra le falere si ricordano due esemplari in bronzo dorato di forma quadrata con quattro terminali
sagomati e sporgenti, muniti di quattro borchiette, decorate con un ornamentazione in agemina
d’argento in stile II Germanico, databili ai primi decenni VII secolo (n. inv. 660 e 661) ed una falera
in argento di forma rotonda con tre terminali forati per il passaggio della cinghia, decorata a semplici
cerchi concentrici. (n. inv. 662)
28
Morso di cavallo in ferro, resta la parte per il fissaggio della briglia. Borchia in bronzo dorato ed or-
namentazione ottenuta con lamelle d’argento avvolte sul morso in ferro. (n. inv. 664)
29
Linguella in bronzo dorato sagomata, frammentata in testa ed al piede. Restano quattro borchiette
240 Angela Borzacconi - Fabio Pagano
in bronzo. Decorazione ottenuta a punzone con puntini formanti triangoli, databile ai primi decenni
VII secolo. (n. inv. 663)
30
Bacinella in bronzo con prevalenza di rame, di forma circolare, dotata di anse mobili, databile nei
primi decenni VII secolo. (n. inv. 670)
31
Si tratta di una fibbia in bronzo ad anello ovale con ardiglione scudiforme, a forma di testa di cavallo
con piede sagomato. Restano tre borchiette circoscritte da cordoncino zigrinato e due magliette sul
retro (n. inv. 1829)
32
Frammento di braccialetto in bronzo, rotto quasi a metà, databile ai primi decenni VII secolo. (n. inv.
1830)
33
Coltello in ferro frammentato alla punta, resta il codolo (n. inv. 1832). Coltello in ferro frammentato
alla punta con codolo, (n. inv. 1835). Entrambe gli elementi possono essere datati nei primi decenni
del VII sec.
34
Perlina di pasta vitrea decorata e colorata. (n. inv. 1833)
35
Ampollina in vetro colorata di celeste ad ornati incavati e strisce bianche circolari che si ripetono verso
il fondo ed il collo, di cui rimane un solo frammento. (n. inv. 1834)
Le necropoli longobarde di Cividale: storia di una scoperta continua 241
36
Menis 1990, pp. 375-376, fig. X.17. Sul rinvenimento degli anni Sessanta, la cui data è ancora contro-
versa, si veda Ahumada Silva 1998, pp. 148-149, nota 18.
37
Nell’ambito degli scavi condotti nel 2012, si è indagata anche l’area (individuata sulla base di alcune
fotografie conservate negli archivi del Museo Archeologico), in cui era stata intercettata la tomba,
per verificarne l’eventuale conservazione e completare l’indagine. Si è documentato in questo punto
un consistente rimaneggiamento operato in epoca moderna. Nei livelli di riporto con materiale di
distruzione recente è stata recuperata una croce aurea, di certo appartenente ad una delle sepolture
della necropoli, non necessariamente quella con il bacile in bronzo.
242 Angela Borzacconi - Fabio Pagano
38
Questi dati antropologici fanno riferimento alle schede redatte in fase di scavo dalla dott.ssa Paola
Saccheri, che ringraziamo per la cortese collaborazione. Si tratta di dati preliminari e dunque suscettibili
di variazioni in corso di studio.
Le necropoli longobarde di Cividale: storia di una scoperta continua 243
39
La tipologia di queste tombe trova riscontri anche in vari contesti funerari dell’Italia settentrionale
legati alle prime fasi dell’occupazione longobarda. In regione strutture analoghe sono state riconosciute
a Romans d’Isonzo, cfr. Giovannini 2001. Nella necropoli di San Mauro tali strutturazioni non sono
state documentate; le caratteristiche delle buche di palo (diam. cm 6-8) rinvenute sul fondo della tomba
21 sono state messe in relazione alla presenza di altri tipi di apprestamenti, per esempio segnacoli, cfr.
Ahumada Silva 2010, p. 35.
244 Angela Borzacconi - Fabio Pagano
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246 Angela Borzacconi - Fabio Pagano
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Vitri / Villa / Borzacconi 2006 = Vitri S. / Villa L. / Borzacconi A., Trasformazioni urbane a
Cividale dal tardoantico al medioevo: spunti di riflessione, «Hortus Artium Medievalium», Inter-
national Research Center for Late Antiquity and Middle Ages, vol. 11, Zagreb 2006, pp. 101-122.
Zorzi 1899 = Zorzi A., Notizie guida e bibliografia dei RR. Museo Archeologico archivio e biblioteca
già capitolari ed antico archivio comunale di Cividale del Friuli, Cividale 1899.
Riassunto
Nel contributo si ripercorre la storia delle ricerche archeologiche che, dalla fine del XIX secolo ai
giorni nostri, hanno portato alla scoperta di importanti necropoli costituitesi in età longobarda nel
suburbio cividalese. Si tratta di scavi parziali, spesso effettuati in concomitanza a rinvenimenti oc-
casionali che hanno dato vita a interventi programmati oppure, caso molto più frequente, a scavi di
emergenza. Ne emerge un quadro complesso e interessante per la storia degli studi e delle scoperte
susseguitesi per circa duecento anni. Il rinvenimento più antico è quello della zona funeraria di Cel-
la, scavata dal canonico Michele della Torre tra il 1821 e il 1822; si passa poi alle indagini del vicino
sito di San Giovanni condotte da Ruggero della Torre nel 1916 e agli scavi nelle zone di Piazza della
Resistenza, Gallo, Santo Stefano in Pertica, San Mauro, fino ad arrivare alle più recenti indagini del
2012. In quest’ultimo caso lavori di urbanizzazione attuati nei pressi della stazione ferroviaria di Ci-
vidale hanno offerto l’occasione di indagare un campione significativo di un’ulteriore area sepolcrale,
la cui importanza era stata già suggerita in passato da ripetuti episodi che fortuitamente avevano fatto
emergere dal terreno corredi funerari di notevole pregio.
Sunt
Il contribût al trate la storie des ricercjis archeologjichis che, de fin dal XIX secul fin in dì di vuê, a àn
puartât a la discuvierte di impuartants necropolis de ete langobarde tal suburbi cividalês. Si trate di
sgjâfs parziâi, fats dispès in concomitance cun rinvigniments ocasionâi che a àn dât vite a intervents
programâts o ben, il plui des voltis, a sgjâfs di emergjence. Al ven fûr un cuadri complès e interes-
sant pe storie dai studis e des scuviertis fatis in dusinte agns. Il rinvigniment plui antîc al è chel de
zone funerarie di Cella, sgjavade dal canonic Michele della Torre fra il 1821 e il 1822; si passe po a
lis indagjins dal sît di San Zuan diretis di Ruggero della Torre tal 1916 e ai sgjâfs tes zonis di Place
de Resistence, Gjal, Sant Stiefin in Pertiche, San Maur, fin ai scandais plui resints dal 2012. Ta chest
ultin câs, i lavôrs di urbanizazion fats dongje de stazion feroviarie di Cividât a àn dade la pussibilitât
di studiâ un campion significatîf di une altre aree di sepulturis, che la sô impuartance si prossumave
za in passât, par vie di furniments funeraris di grant valôr vignûts fûr de tiere par câs.