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Miscellanea di studi storico-religiosi in onore
di Filippo Coarelli nel suo 80° anniversario
Introduzione........................................................................................................... 11
Tabula Gratulatoria...............................................................................................17
Bibliografia di Filippo Coarelli (1961–2015)........................................................21
Abbreviazioni.........................................................................................................45
Silvio Panciera
CIL VI 8, 1. Inscriptiones sacrae. Fragmenta, II.........................................367
Julio Mangas
Mujeres, libertos y esclavos de Hispania devotos de Marte.........................381
Cristóbal González Román
Religión e iconografía en la Colonia Iulia Gemella Acci.............................393
Rebeca Rubio Rivera
Consideraciones en torno al mitraísmo en Umbría.......................................407
Heikki Solin
Silvano oscuro...............................................................................................421
William V. Harris
Religion on the battlefield. From the Saxa Rubra to the Frigidus................437
Letizia Abbondanza
Ali marmoree dal Palatino. Un recente rinvenimento...................................575
Gilles Sauron
Choix de vie et choix de décor. Auguste et Livie au Palatin en 36 a.n.è.......591
Eva Margareta Steinby
Fra il sacro e il profano. Immagini nei bolli doliari centro-italici.................603
Antonio Manuel Poveda Navarro
Un ejemplo de sincretismo religioso de la antigüedad. Hércules-Cristo
en la Hispania tardo-antigua.........................................................................617
Index locorum......................................................................................................751
Indice analitico.....................................................................................................769
CULTI E LUOGHI DI CULTO PRE-ROMANI NEL LAZIO
MERIDIONALE INTERNO
Sandra Gatti
Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria meridionale
Nell’ambito del vasto interesse degli studi verso gli aspetti del sacro che ha caratte-
rizzato gli ultimi decenni, anche il Lazio meridionale interno non ha rappresentato
una eccezione: molte nuove scoperte, di cui si è prontamente data notizia, e diversi
lavori di approfondimento hanno incrementato in modo sostanziale un quadro
pregresso di conoscenze assolutamente carente e frammentario, basato per lo più su
ritrovamenti sporadici o raccolte di superficie,1 oppure su contesti problematici per
la dispersione o la mancanza di dati di scavo.2
Lo scopo di questo lavoro è quello di offrire un ulteriore contributo, limitato al
periodo precedente la romanizzazione, alla definizione di due diverse aree, il terri-
torio ernico e quello della media valle del Liri, abitato dai Volsci, le quali mostrano
ormai con grande evidenza, attraverso la documentazione archeologica, una
profonda differenza nella fisionomia culturale fra i due gruppi,3 fino quasi a poter
delineare se non proprio una linea di confine, quanto meno una fascia di frizione e
contatto fra le due popolazioni, che costituisce comunque una cesura, e che sembra
correre da Nord-Est a Sud-Ovest lungo il fiume Cosa fino alla sella di Priverno tra
i monti Lepini e i monti Ausoni.
Per il territorio appartenente agli Ernici una tappa fondamentale degli studi sul
sacro è stata rappresentata dal primo fascicolo di Fana Templa Delubra del 20084
che ha offerto una preziosa sintesi, estesa sia alla fase preromana che al periodo
romano; allo stato attuale delle scoperte e degli studi, quel lavoro può essere aggior-
nato solo per alcuni aspetti che, pur non determinanti per una diversa prospettiva
rispetto a quanto già delineato, risultano significativi per una possibile rilettura del
quadro complessivo della topografia sacra dell’area ernica, anche se i dati disponi-
bili, ormai cospicui, si concentrano in pochi nuclei, tutti afferenti ad Anagnia (forse
non a caso, in quanto ritenuta fin dagli autori antichi la capitale religiosa).5
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132 Sandra Gatti
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Culti e luoghi di culto pre-romani nel Lazio meridionale interno 133
Fig. 1: Anagni, santuario in loc. ‘Santa Cecilia’. Stipe votiva arcaica: particolare di un gruppo di
vasi capovolti.
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134 Sandra Gatti
12 L’attestazione di un culto demetriaco ad Anagnia non è certo un fenomeno isolato e può essere
messa in parallelo con la contemporanea comparsa di analoghi rituali nei santuari arcaici del
Latium vetus (Aricia, Ardea, Praeneste e forse Gabii) e adiectum (Casinum, Ponte a Cavallo,
Ceccano, Fontana della Grotta: infra), in Etruria (Volterra) e in Campania (Pontecagnano).
Gran parte di questa riflessione è frutto del prezioso scambio di idee sull’argomento con
l’amico Filippo Demma, il quale ha presentato un importante contributo proprio sul culto di
Ceres nel Lazio al convegno Santuari Mediterranei fra Oriente e Occidente tenutosi a Roma e
Civitavecchia il 18–22 giugno 2014.
13 Cfr. nota 8; sull’argomento si rinvia a Cazanove 1989.
14 Gatti 1993, 62–73; Gatti 2002; Gatti 2004; Gatti-Picuti 2008, 41–43.
15 Liv., XXVII 4, 2.
16 Se la relazione con acque stagnanti è certa, ma comunque troppo generica per giustificare attri-
buzioni del culto originario ad una specifica divinità italica, viceversa ci sembra non esistano
affatto elementi oggettivi per individuare quei caratteri “ctonii” del culto sottolineati da Polito
2008, 90–91, tali da ipotizzare relazioni con Marica o Mefite. Il carattere ctonio è invece evi-
dente nel santuario suburbano anagnino di Santa Cecilia.
17 Gatti 2011.
18 Liv., IX 42, 6–11.
19 Coarelli 1990; Cristofani 1992; Musti 1992; Colonna 1995.
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Culti e luoghi di culto pre-romani nel Lazio meridionale interno 135
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136 Sandra Gatti
scoperte degli ultimi anni, due ulteriori importanti luoghi di culto situati nel territo-
rio che hanno origine almeno da epoca arcaica.23
Il primo, le cui fasi di vita sembrano comprese tra il VII sec. a.C. e la
media-tarda età repubblicana, si trova nel Comune di Villa Santa Lucia, in loc.
‘Ponte a Cavallo’, nei pressi del tracciato della via Latina [Fig. 2, n° 3].24 Lo scavo
ha rivelato la presenza di una cavità, interpretata come altare ctonio, in cui erano
deposte le offerte, tra cui soprattutto pesi da telaio, ollette capovolte e parti di suini:
sulla base di questi elementi, sommati alla posizione “suburbana”, è stato ricono-
sciuto un culto demetriaco. Ad una fase più tarda risale poi una fontana in muratura,
nella cui vasca è stato rinvenuto un coltello e gli ossi di un maialino, e, a poca
distanza, i resti di una culina, che sarebbe da identificare con quella di Venere citata
da una iscrizione conservata nell’abbazia di Montecassino.25 Secondo gli editori
l’abbondanza nel sito di sorgenti di acque termali indizierebbe tuttavia anche un
ambito adatto a culti salutari e della fertilità, e forse in origine connesso con la dea
Mefitis.
A pochi chilometri a Sud-Est di Cassino, nel Comune di San Vittore nel Lazio,
è stato in parte indagato un luogo di culto in loc. ‘Mura Abbandonate’ (fondo
‘Decina’), situato in posizione di pendio e connesso con un oppidum fortificato con
mura poligonali [Fig. 2, n° 4].26 Il santuario è attivo almeno dal VI sec. a.C. e vede
nel II sec. a.C. una monumentalizzazione in opera incerta su terrazze: un ritrova-
mento eccezionale è la nota spada con l’iscrizione in latino che ricorda l’artigiano
di origine osca Trebios Pomponios che fabbricò l’oggetto. Il culto, in relazione con
una sorgente, è stato riferito ad una divinità agreste, protettrice della fecondità e
della salute.
Appena poco più a Nord, lungo la piana fluviale del Trerus e nell’area che vedrà
in seguito lo sviluppo urbano della città di Aquinum, si conoscono due importanti
luoghi di culto risalenti all’epoca arcaica: uno in loc. ‘Mèfete’ [Fig. 2, n° 5], il
secondo in corrispondenza del cd. ‘Capitolium’ [Fig. 2, n° 6]. La loro esistenza nel
periodo arcaico è stata messa in relazione con nuclei abitati volsci, almeno due,
isolati e pertinenti ad una struttura insediativa a carattere vicano, che si prolunga
anche nella fase sannitica e che precedette l’urbanizzazione di Aquinum di epoca
tardo-repubblicana.27
23 Di grande interesse il santuario venuto in luce in loc. ‘Agnone’, poco a Sud di Cassino, dove
dalla fine del IV – inizi del III sec. a.C. (cronologia che dunque esclude il sito dal presente la-
voro; la fase iniziale del luogo di culto viene fissata invece al VI sec. a.C. in Betori-
Tondo-Sacco 2012, 618, n. 44) si sviluppa un luogo di culto con caratteristiche certamente de-
metriache, attribuito alla Cerere sannitica. Un elemento significativo è la preesistenza nel sito
di un insediamento volsco per la lavorazione del ferro, databile al VI-V sec. a.C.: si veda Ciro-
ne-De Cristofaro 2007.
24 Betori-Tondo-Sacco 2012.
25 AE 1975, 197.
26 Nicosia-Tondo-Sacco 2012 e 2013.
27 Coarelli 2007, 25; v. fig. 2 per la localizzazione dei siti. Il centro fortificato di altura cui questi
abitati fanno capo è stato individuato sulla sommità di monte Asprano, dove si trova un circuito
murario in opera poligonale: Monti 2007. Secondo Coarelli (2007, 24–25) l’urbanizzazione di
Aquinum (come quella di Casinum) si configura come un fenomeno indotto e tardo, del II sec.
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Culti e luoghi di culto pre-romani nel Lazio meridionale interno 137
Il primo dei due luoghi di culto, sulla base del toponimo, è stato concordemente
attribuito alla dea Mefitis, divinità italica, ampiamente diffusa dal Sannio alla Luca-
nia, qui introdotta solo a seguito della occupazione sannitica nella metà del IV sec.
a.C.: il culto preesistente è stato connesso in modo più generico ad una divinità
femminile indigena, legata alle acque e alle sorgenti presenti nel sito.28 Le stipi
votive arcaiche erano sistemate in grandi fosse nel terreno e la presenza di un
tempio sembra indiziata dalle terrecotte architettoniche solo a partire dal II sec.
a.C.: nel periodo successivo il santuario sembra perdere di importanza e cadere in
abbandono.
Il santuario nord-occidentale,29 invece, che sembra avere origine nell’Orienta-
lizzante antico, sopravvive anche dopo l’urbanizzazione, tanto che resta incluso
nell’area urbana entro le mura, assorbito dal culto sidicino di Iuno Popluna, come
dimostra un’iscrizione in osco degli inizi del I sec. a.C.30 Alcuni specifici aspetti del
rituale, quali l’offerta di derrate alimentari, hanno fatto ipotizzare un culto agrario
con caratteristiche cererie.31 Il contesto si rivela particolarmente significativo
poiché nel VI-V sec. a.C., accanto alle consuete classi di produzione locale già
ampiamente attestate nelle stipi votive della media valle del Liri, compaiono non
solo ceramiche importate come il bucchero, ma soprattutto terrecotte architettoni-
che di tipo campano che dimostrano una monumentalizzazione del luogo di culto
secondo canoni architettonici finora poco attestati nel Lazio meridionale interno ed
una particolare apertura a contatti esterni, in particolare verso Sud, con l’area sidi-
cina, aurunca e campana, sicuramente favoriti dalla posizione nodale nel punto di
incrocio di fondamentali direttrici di transito.
Risalendo ancora la valle del Sacco si ha notizia di due luoghi di culto prero-
mani nei pressi di Castro dei Volsci: il primo, in loc. ‘Fontana di Fico’, situato forse
alle pendici di un abitato di sommità fortificato da una cinta poligonale [Fig. 2, n°
7], è però testimoniato solo da documenti d’archivio,32 mentre l’altro, in loc. ‘Colle
della Pece’ nella piana del Sacco [Fig. 2, n° 8], dove gli scavi hanno messo in luce
a.C., successivo alla destrutturazione delle colonie di Interamna e Fregellae. Di diversa opi-
nione Bellini-Trigona 2011 e Trigona 2012, 570, i quali fanno risalire il fenomeno alla fine del
IV sec. a.C. e lo attribuiscono all’iniziativa dell’élite sidicina sostenuta dall’appoggio politico
romano. Trigona 2012, 570 sottolinea il carattere “emporico” di questi santuari e la loro valenza
economico-commerciale, nonché la posizione in una zona di “convergenza etnica”: ma si veda
Polito 2008, 90.
28 Falasca 2002, 37; Coarelli 2007, 26. Cfr. anche Trigona 2012, 570–571.
29 Bellini-Lauria 2009; Bellini-Trigona 2011; Trigona 2012, 570–571.
30 Giannetti 1973, 61, fig. 14. Nella persistenza di questo culto, attestato epigraficamente dopo la
guerra sociale, Filippo Coarelli vede la possibile traccia di una presenza sidicina nell’area del
medio Liri nel VI sec. a.C., presenza che avrebbe preceduto la “fase volsca”.
31 Di diversa opinione Murro 2010, 128–130, il quale ritiene infondata l’attribuzione a Cerere e
preferisce riconoscere semplicemente il culto di una divinità femminile salutare.
32 Avilia-Bruto 1998, 70–71; il sito non è stato oggetto di indagini e il materiale è quasi totalmente
disperso: la datazione ad epoca arcaica si basa solo sulla citazione di vasi di bucchero nei
documenti. Bellini 2002b, 84 ricostruisce un culto delle acque legato ad un specchio d’acqua
(la cui esistenza è dedotta sulla base di carotaggi geologici), con offerte gettate nell’acqua, ed
ipotizza un edificio templare almeno dal VI sec. a.C. Non sembra in realtà che esista alcun
elemento concreto su cui fondare tale ipotesi.
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138 Sandra Gatti
varie fosse votive con materiali databili dall’età arcaica alla media repubblica,
sarebbe dedicato ad una divinità femminile della fertilità.33
Restano molto vaghe altre attestazioni di luoghi di culto preromani: dall’area
extra-urbana di Interamna provengono solo una statuina votiva di impasto, figurine
di lamina e vasetti miniaturistici; a Frosinone la nota antefissa a testa femminile
riferibile ad un tipo di origine ceretana, considerata un elemento significativo che
testimonierebbe un’architettura monumentale precedente la “volscizzazione”, resta
isolata ed è totalmente priva di un contesto di provenienza.34
Nella zona più interna, nel territorio di Atina, si rileva apparentemente una
concentrazione di luoghi di culto, di cui almeno due (Case Melfa e Casale Pesca-
rolo) sembrano attivi fin da epoca arcaica. La loro presenza è stata connessa con
l’importante funzione di transito della vallata, che collega Sora a Casinum e dunque
il Lazio meridionale con la zona centro-italica. I dati reali disponibili, tuttavia,
impongono una certa cautela nel proporre ricostruzioni organiche: dalle località
‘Broile’ e ‘Sode San Lorenzo’ si conoscono solo votivi sporadici, tutti databili al
IV-II sec. a.C.; il ritrovamento a Case Melfa [Fig. 2, n° 9] di appena quattro vasetti
miniaturistici,35 del resto anch’essi forse medio-repubblicani, non prova certo l’esi-
stenza di un santuario. Il documento più interessante sembra l’iscrizione di dedica
a Mefitis,36 forse proveniente da Canneto Settefrati [Fig. 2, n° 10], tardo repubbli-
cana, posta alla dea da due liberti di origine osca: il santuario rappresenterebbe il
vertice più settentrionale nel Lazio di un culto ben radicato più a Sud, in Irpinia, nel
Sannio e in Lucania.37
Il ruolo più rilevante risulta quello rivestito dal santuario di Casale Pescarolo
(Casalvieri), situato in posizione di fondovalle [Fig. 2, n° 11],38 dove, tra VII e II
sec. a.C., il culto sarebbe connesso con una sorgente e un laghetto in cui venivano
gettate le offerte e per il quale è stato ipotizzato un rituale di immersione in acqua
dei fedeli.39 Dai materiali pubblicati, tuttavia, l’esistenza di una fase arcaica, che
sarebbe documentata da armi di ferro, armi miniaturistiche e figurine di lamina di
bronzo, non appare in modo così evidente. Nello stesso modo non sembra di poter
cogliere quella funzione “emporica” assegnata al santuario,40 in assenza di consi-
stenti classi di materiali di importazione ed in presenza, invece, di oggetti votivi di
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Culti e luoghi di culto pre-romani nel Lazio meridionale interno 139
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140 Sandra Gatti
46 A proposito dei rischi di “pan-mefitismo” (cfr. Falasca 2002, 40–50) si rinvia a Cazanove 2003
144, n. 1; Poccetti 2008; Miele 2010, 232. Sulla generale sacralità delle acque v. ora Calisti
2010, 31–33.
47 Sulle caratteristiche ed i limiti delle fonti letterarie ed epigrafiche relative ai luoghi di culto
italici v. Cazanove 2000. Sul pericolo di attribuzioni troppo disinvolte v. Miele 2010, 215 e 232
a proposito dell’area sannitica.
48 Per la connessione con i laghi basti ricordare i santuari di Nemi e Anagni, ambedue con
funzione politica “federale” e collegati a Diana; anche a Campoverde il luogo di culto è presso
una sorgente ed un laghetto, ma non è affatto certo che le offerte fossero depositate in acqua
(cfr. Quilici Gigli 2004, 246). Sul pericolo di generalizzazioni a proposito dei santuari legati ad
acque e sorgenti v. Cazanove-Scheid 2003, 4–5.
49 Sugli aspetti del culto demetriaco cfr. Di Stefano 2008.
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Culti e luoghi di culto pre-romani nel Lazio meridionale interno 141
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