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Laris Editrice, Colle Val d’Elsa (Siena)


1° edizione Laris Editrice febbraio 2005

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I libri della buona energia

Giorgio Cerquetti

GLI ANTICHI MAESTRI


SONO ANCORA
VIVI

Cronache di un viaggio
che non ha mai avuto inizio
e non avrà mai fine
................................................................GLI ANTICHI MAESTRI SONO ANCORA VIVI ..................................................................

SOMMARIO

Dedica ......................................................................................... IX
Proposta ...................................................................................... XI
Prefazione .................................................................................... XIII
Il viaggio continua ........................................................................ XV

PARTE PRIMA
CAPITOLO PRIMO - LA PARTENZA ............................................ p. 19
Sveglia prima dell’alba - Carlo - Sadhu - Un figlio diverso - Vivere e
amare senza condizionamenti.

FLASHBACK 1 .............................................................................. p. 28
Il potere liberatorio del Mahamantra Hare Krishna - I Beatles - Il
nome - L’essenza del Brahman - La visione olistica - I condiziona-
menti spacciati per valori - La suora e la prostituta - La circolazione
degli atomi - Le News - Giacobbe d’Ancona - L’espansione del pen-
siero - Il viaggio continua.

FLASHBACK 2 ............................................................................. p. 53
La mia fortuna passa da Atlanta - In treno.

IL TERZO OCCHIO ....................................................................... p. 55


Richard Gere - Uccisa dai cacciatori a 211 anni - Accadde a Roswell.

CAPITOLO SECONDO - UNA GIORNATA A ROMA...................... p. 63


L’antica Bharata - Il Papa, i Cardinali, i Monsignori e i preti comuni
- Il vero valore del denaro - La ricchezza di carta - Il debito pubblico
- Il nuovo ordine mondiale - Il paradiso terrestre (fiscale) - Assoluta
semplicità volontaria - La ricchezza comune.

LIBERA CONDIVISIONE CONSAPEVOLE ....................................... p. 77


Tantra.

CAPITOLO TERZO - VIAGGIO IN AEREO .................................. p. 81

. IV .
.......................................................................................................................................................................................................
SOMMARIO

FLASHBACK 3 ............................................................................. p. 83
Moana.

CAPITOLO QUARTO - ARRIVO A DELHI ................................... p. 87

FLASHBACK 4 ............................................................................. p. 87
Il Conte Saint Germain - Tara - Collegamenti karmici - Benares.

FLASHBACK 5 ............................................................................. p. 96
Messaggi dall’Himalaya - Nuovi Messaggi - La città della Mela.

FLASHBACK 6 ............................................................................. p. 100


La scuola dell’obbligo - Compito in classe - Due tesi per arrivare al
108 - Un’altra piccola rivincita - La remota antichità dello Yoga -
L’appuntamento con se stesso - Il falco - La visione - Condividere
con amore - L’incontro con il Vuoto.

CAPITOLO QUINTO - LA KUMBHA MELA ................................. p. 121


Sulle rive del Gange - L’esperienza mistica.

FLASHBACK 7 ............................................................................. p. 125


Memorie di Shambhala - Descrizioni di Shambhala - Il Grande
Ashram - Illuminazione senza ostacoli - La Profezia di Celestino e
Shambhala - Il Cuore dell’Asia - Armagheddon e Alamogordo - Kali
Yuga - Il museo dell’umanità - Corpi vivi da secoli - Egitto segreto -
Il segreto non è più segreto - La caverna nascosta - Le torce sono
ancora accese - Noi e Loro - Deva - Il filosofo cinese Lao Tzu -
Seduto sulla sabbia.

FLASHBACK 8 ............................................................................. p. 166


Shaktipat - Uno Yoghi in riva al Gange - Il quinto elemento -
Amministratore delegato di me stesso - Dal Gange con AMORE -
Apollonio e Ermete.

CAPITOLO SESTO - RITORNO A BENARES ................................ p. 181


Lo psicologo indiano Jamuna Prasad - Lo Yoghi americano - Il corpo
di luce - A Benares sotto le stelle - Totem - Nel cuore della notte.

.V.
................................................................GLI ANTICHI MAESTRI SONO ANCORA VIVI ..................................................................

PARTE SECONDA

APPENDICE 1 - L’ALCHIMISTA ........................................................ p. 195


La pietra filosofale - La pietra viva - Due parole sul Graal.

APPENDICE 2 - NOI E LORO ........................................................... p. 203


“Qui si incontrano anche gli extraterrestri” - I Vimana - Parasurama.

APPENDICE 3 - GESÙ CRISTO IN INDIA .......................................... p. 217


Il segreto dei Lama - Gli anni dimenticati di Gesù - La vita orienta-
le del grande Maestro.

APPENDICE 4 - IL SORUBHA SAMADHI .......................................... p 231


I telomeri - La farmacia divina - La Grande Opera.

APPENDICE 5 - GLI SPIRITI INCARNATI CHIAMATI YOGHI ............. p 239


Babaji, un grande spirito libero compassionevole - Il libro su Babaji -
L’Ashram di Babaji - E tu che ne pensi? - Le Yoghini - Baba
Lokenath - L’immagine di Lokenath - Il Mahasahadhi - Gli Aghori
Baba - I veri giochi.

APPENDICE 6 - RUSSELL TARG, EDGARD MITCHELL E URI GELLER.. p. 259


Il leggendario barone tedesco - Stargate - Un viaggio diverso - Altre
informazioni.

APPENDICE 7 - I NOVE SCONOSCIUTI ............................................. p. 273


I Siddhi - Colui che sa non ha fame di fama - La grande conoscenza
non è mai morta - Informazioni e intelligenza nell’atomo.

APPENDICE 8 - LA MEDITAZIONE DEGLI SPIRITI LIBERI ................ p. 287

La Copertina ................................................................................ p. 291


Il Titolo ....................................................................................... p. 293
Conclusione ................................................................................. p. 295
La tua lettura................................................................................ p. 299

. VI .
.......................................................................................................................................................................................................

Wie es geschehen ist


Così come è realmente accaduto
formula di racconto consigliata dallo
storico tedesco Leopold von Ranke

“Non sono necessarie molte parole per dire la verità.”


Capo Giuseppe, della tribù
nordamericana dei Nez Perce

“Se le porte della percezione fossero aperte e sgomberate,


ogni cosa apparirebbe chiara così come è, infinita.”
William Blake

“Dobbiamo considerare la nostra esistenza nel senso


più ampio di cui siamo capaci; in essa ogni cosa,
anche il mai sentito, deve essere possibile.
In fondo questo è il solo coraggio che ci è richiesto:
saper affrontare le cose più strane, le più inesplicabili.”
Reiner Maria Rilke

. VII .
................................................................GLI ANTICHI MAESTRI SONO ANCORA VIVI ..................................................................

“Poco dopo la mia guarigione avvenuta grazie


al potere del ritratto del Guru,
ebbi un’imponente visione spirituale.
Una mattina, mentre stavo seduto sul mio letto,
caddi in una profonda fantasticheria:
- Che cosa vi è mai dietro l’oscurità degli occhi chiusi?
Questo interrogativo penetrò con forza nella mia mente.
Un immenso bagliore si manifestò
in quell’istante alla mia vista interiore;
divine figure di santi, seduti in meditazione dentro
caverne montane, apparvero come immagini
cinematografiche in miniatura sul vasto schermo
di luce dietro la mia fronte.
- Chi siete?- chiesi ad alta voce.
- Siamo gli Yoghi dell’Himalaya.
- È difficile dare un’idea di quella celestiale risposta.
Il mio cuore vibrava intensamente.
- Oh, io desidero andare sull’Himalaya e diventare come voi!
La visione svanì, ma i raggi argentei si diffusero,
in cerchi sempre più ampi, all’infinito.”
da Autobiografia di uno Yoghi di Paramahansa Yogananda

. VIII .
.......................................................................................................................................................................................................
DEDICA

DEDICA

Questo libro è dedicato a te, caro spirito amico ed eterno,


esploratore instancabile che, da più vite,
stai attraversando le affascinanti dimensioni dello spazio e del tempo.
Caro amico la tua vita è una vera opera d’arte,
un’arte sublime da coltivare attentamente fino a diventarne maestri,
e tu sei la meravigliosa destinazione di te stesso.

La mia esperienza mi ha insegnato che non esiste una strada unica al cui
termine io e te troveremo la felicità, la felicità è contemporaneamente la
strada stessa e la chiara consapevolezza di esserci. Un antico detto orientale
dice: “Viaggia finché arrivi, ma se arrivi vuol dire che hai sbagliato qualco-
sa”. Il viaggio di cui parlo è una ‘strada simultanea’ che in ogni momento è
bella partenza, buon viaggio e felice arrivo. Quelli che seguono questa ‘strada’
non si stancano mai perché sanno che questa ‘strada’ è al contempo la via e la
destinazione. Mi piace riportare, insieme a ognuno di voi, la chiara luce della
consapevolezza su quel viaggio che di fatto non è mai iniziato e quindi non
potrà mai finire. Mi sento un viaggiatore vivo e felice che non fa ‘viaggi’ ma
piuttosto è da sempre IN VIAGGIO; la VITA mi appare come un viaggio spe-
ciale, un movimento scorrevole che non conosce arrivi e partenze, né confini
e limiti, mi fa scoprire ogni cosa, ogni luogo e ogni tempo e non mi porta mai
veramente lontano da casa.
Il messaggio segreto di questo viaggio straordinario è molto semplice:
TUTTO VA BENE.
OVUNQUE È CASA!
IL VIAGGIO CONTINUA!

Cari spiriti eterni, amati compagni del grande viaggio della vita, sin dalla
prima infanzia ci hanno instillato molte credenze e convinzioni su cosa fare e
con chi vivere. Siamo il risultato di un programma socio-culturale di cui non
siamo gli autori. Da ‘altri’ abbiamo ricevuto sia il linguaggio, necessario per
comunicare secondo il programma stabilito, che un mucchio di idee, idee sulla
religione, sulla politica, sull’amore, l’intimità sessuale, la vita e la morte; ci è
. IX .
................................................................GLI ANTICHI MAESTRI SONO ANCORA VIVI ..................................................................

stato detto chi sia giusto frequentare (amico) e chi sia invece da evitare (nemi-
co); quello che noi siamo oggi è in gran parte il retaggio di profondi condizio-
namenti mentali, di interazioni culturali pilotate da ‘altri’.

Istintivamente ci sentiamo di appartenere alla realtà che ci hanno cucito


addosso, un abito a volte stretto e soffocante come una camicia di forza, ma
spogliarsi di abiti ed abitudini scomode è un segno di grande libertà, una mossa
che dipende solo da me e da te. Cominciamo! Qui e adesso!

.X.
.......................................................................................................................................................................................................
PROPOSTA

PROPOSTA

Io adesso faccio una bella proposta, giriamo pagina e diventiamo amici! E


da bravi amici, strada facendo, riconosciamo insieme una cosa sorprendente ma
assolutamente vera: ci conosciamo tutti, da sempre. Ognuno di noi conosce
l’altro. Prendiamo, individualmente e insieme, la saggia decisione di rimanere
sia indipendenti che collegati.
SPIRITI LIBERI! Siamo veri spiriti liberi, che possono stare bene sia da soli
che in compagnia. Siamo spiriti liberi eternamente in viaggio nell’immenso
infinito. Al momento io, tu e tutti gli altri siamo qui! Assistere passivamente
alla separazione tra la vita e il lavoro, tra la lotta quotidiana e i sogni ci abbas-
sa la coscienza. La stragrande maggioranza della gente si sente insoddisfatta del
proprio impiego e del proprio stile di vita; in modo cieco e irresponsabile una
cultura del consumo e dello spettacolo, in continua espansione, ci circonda
notte e giorno. La libertà interiore è l’unico mezzo per uscire dalla massifica-
zione e collegarsi con il regno dell’immaginazione creativa. Ci sono altre per-
sone come te e me, sono tante, disperse, sparpagliate qua e là, il loro numero è
in crescita; questo fenomeno è un processo creativo irreversibile, un segnale
preciso: è giunta l’ora del grande cambiamento positivo. La nostra sfida più
attuale è il lavoro, migliorare le condizioni di lavoro è il compito che ci richie-
de l’umanità di oggi. Pochissimi aspettano con gioia che arrivi il lunedì matti-
na Con impegno, intuito ed intelligenza dedichiamoci alla cosa più bella, tra-
sformare in opera d’arte la materia grezza della nostra vita, creiamo insieme
nuove forme vitali di vita e di lavoro. È possibile! Accendiamoci ed illuminiamo.
Una candela accesa può accendere centinaia di candele spente senza dimi-
nuire la sua durata e la sua luce.
Il proprio potere personale non diminuisce mai se viene condiviso con
amore, la libera condivisione accresce la felicità personale.
Lavoriamo insieme, lavoriamo bene insieme per non lavorare più, per tra-
sformare il lavoro in un bellissimo gioco di gruppo aperto alle possibilità umane
più sublimi. Se nessuno comincia non succede niente.
Io ho iniziato e sto bene. Anche tu, caro spirito incarnato, sei invitato a
godere partecipando al Grande Gioco Cosmico della Vita vissuta con Amore!
Buona lettura, amiamoci e godiamoci il viaggio, con amore e conoscenza!

. XI .
.......................................................................................................................................................................................................
PREFAZIONE

PREFAZIONE

“Quando uno scrive dovrebbe dimenticare ogni regola,


stile letterario e paroloni altisonanti...
ma scrivere piuttosto come se fosse la prima persona sul pianeta Terra,
trascrivendo umilmente ciò di cui ha fatto esperienza,
ciò che ha amato e perduto. I suoi pensieri vaganti, i dispiaceri, i desideri...
evitando le frasi fatte...”
da una lettera del 1947 di Neal Cassady a Jack Kerouac,
l’autore di Sulla strada, testo chiave della beat generation americana

Dopo la pubblicazione del libro che precede questo, Incontro con la Chiara
Luce, ho ricevuto molte lettere e moltissime telefonate. L’idea di mettere in
fondo al libro l’indirizzo e il numero di telefono ha funzionato perfettamente.
Mi hanno chiamato amici nuovi e vecchi, molti compagni del Grande Gioco
Cosmico si sono fatti vivi. La tecnologia materiale - fax, telefonini e internet -
contribuisce splendidamente a riallacciare i fili dei nostri profondi legami eter-
ni. Io credo, anzi sono totalmente convinto, che noi, nessuno escluso, siamo
spiriti individuali ed esistiamo da sempre e per sempre. Ci siamo, c’eravamo e
continueremo ad esserci, io penso e sento che ognuno di noi ha una relazione
in corso con tutti gli altri esseri. Noi, le entità che vivono in una struttura orga-
nica molecolare, se rilassiamo la mente ed amiamo intensamente la vita, pos-
siamo conoscerci e ri-conoscerci con grande facilità, questa magica spontanei-
tà affettiva è una indistruttibile peculiarità della nostra innata natura divina.
L’ASSOLUTO, quella dimensione energetica ed intelligente che molti chia-
mano DIO o il GRANDE SPIRITO, è la nostra natura autentica, non è affat-
to una realtà patriarcale ed autoritaria lontana da noi ma una dimensione reale
onnipresente e onnicomprensiva che ci riguarda tutti intimamente ed esterna-
mente. L’Assoluto Naturale non ha bisogno di rappresentanti, funzionari,
segretari e intermediari, è qualcosa di godibile e sperimentabile direttamente.
Siamo noi stessi solo quando abbiamo risvegliato la giusta memoria della nostra
divinità e amiamo la vita allo stato puro.
Il bene e il male sono due stili di vita, due livelli della vita accessibili ad
ogni coscienza individuale dotata di libero arbitrio. Esistono però soltanto sul
piano materiale della continua trasformazione molecolare.
. XIII .
................................................................GLI ANTICHI MAESTRI SONO ANCORA VIVI ..................................................................

Il bello (o il brutto, dipende dai casi) è che entrando nel mondo temporale
relativo indossiamo, per gioco, un costume relativo (il corpo) e recitiamo una
o più parti, in armonia o talvolta in conflitto tra di loro, tutto dipende dalla
nostra capacità di conoscere e gestire la realtà che ci circonda. Non è a caso
che la parola persona vuol dire maschera. Indossiamo un corpo e copriamo con
una maschera (che è un io provvisorio) il nostro vero IO ETERNO, poi, in
cerca di piacere e di avventura, ci buttiamo a capofitto nel grande carnevale
delle forme fisiche che costituisce questo mondo materiale. Presi dalla curiosi-
tà e dall’entusiasmo ci facciamo coinvolgere dalla maschera molecolare biode-
gradabile e rischiamo di identificarci drammaticamente con essa, dimentican-
do momentaneamente la nostra eterna ed indistruttibile identità cosmica.

. XIV .
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IL VIAGGIO CONTINUA

IL VIAGGIO CONTINUA

Incontro con la Chiara Luce terminava con un capitolo, Il Viaggio


Continua, che è diventato poi il titolo di un diario di viaggio che ho tenuto
negli ultimi anni, alcuni stralci di questa raccolta di esperienze appariranno
qua e là in questo libro.
Se non l’avete ancora letto vi consiglio di leggerlo, Incontro con la Chiara
Luce contiene alcune informazioni utili e necessarie per capire l’essenza spiri-
tuale che dà vita al libro che avete appena cominciato a leggere.
Ho messo per iscritto spesso dei ricordi, molte descrizioni sono fatte su un
filo della memoria che per me non si è completamente interrotta con la morte
e la successiva rinascita.
Per me lo spazio della memoria è come il palco di un teatro. Nel retro c’è
un magazzino enorme che contiene innumerevoli costumi, i vari ricordi del
passato. Quando il regista, la coscienza, è confuso e non comunica bene con la
compagnia teatrale, la mente, che ha il ruolo di interpretare il gioco della vita
o come divertimento o come dramma, lo spirito incarnato, titolare della
coscienza, va in ansietà e comincia ad indossare gli abiti-ricordi senza un filo
logico, così il più delle volte la rappresentazione viene fuori assurda, incom-
prensibile ed incompleta. Se viene recepito senza consapevolezza, il messaggio
dato dalle varie forme genera dolore e insicurezza.
Lo stato di meditazione naturale, cioè l’equilibrio naturale tra corpo, mente
e spirito, ridà dinamicamente energia creativa alla coscienza e la riporta al con-
trollo della sua posizione costituzionale, la magica sedia della regia. Quando lo
spirito perde la sua naturale consapevolezza dell’eternità si comporta da ubria-
co e stordito si aggrappa come un naufrago ai sensi, vede solo il mondo mate-
riale e ad esso si attacca disperatamente, per cadere così in uno stato di igno-
ranza continua, un’ansia che può ripetersi vita dopo vita.
Per uscirne consiglio lo Yoga.
Quale Yoga?
Il Siddha Yoga insegna come raggiungere l’illuminazione, uno stato in cui
l’individuo vede simultaneamente tutte e due le dimensioni: quella luminosa e
sicura che non finisce mai e quella dualistica che, per sua natura, finisce e si
rinnova ad ogni momento.
Patanjali, uno dei più autorevoli saggi (Rishi) indiani, nel secondo verso
. XV .
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della sua opera Yoga Sutra, scritta decine di secoli fa, definisce che cosa è il vero
Yoga: “citta vritti nirodha”. Queste tre parole sanscrite hanno significati estesi.
Citta comprende la mente, il pensiero, le emozioni e Ahankara, la nostra iden-
tità temporanea che si sovrappone all’io eterno e per questo è chiamata anche
ego o falso io.
Vritti letteralmente vuol dire onda e mulinello. Nirodha vuol dire neutralizzazio-
ne, cessazione e controllo. Una traduzione libera del Sutra può essere la seguente:
CONTROLLO (col potere di estinzione) DELLE ONDE (pensieri, emozio-
ni) DELLA MENTE (sia la parte razionale che quella emozionale).
Gli Yoghi imparano, controllando l’alimentazione fisica e mentale, a cono-
scere il valore dell’energia dinamica (prana) che vive dentro e fuori dalla mate-
ria; la sostanza fisica è composta da atomi che vibrano, per cui chi conosce e
controlla le vibrazioni riesce a controllare la sostanza.
Prana è la forza che sostiene ogni forma di vita, il potere di ogni creazione
visibile. Gesù la chiamava “la Luce”, nel film Guerre Stellari viene chiamata “la
Forza”. È l’ingrediente fondamentale di ogni potenza, il “come e cosa” di base
di ogni Spirito Vivente.

I nostri pensieri e le nostre emozioni sono vibrazioni molto sottili, sono


delle onde che interagiscono con le vibrazioni della materia, per cui chi con-
trolla le proprie vibrazioni controlla lo svolgersi del proprio destino. La fre-
quenza alla quale un essere incarnato vibra è proporzionale al suo livello di
coscienza, c’è chi vibra alto e c’è chi vibra basso. Chi non conosce bene la
mente e non ha il dominio di pensieri ed emozioni può cadere in una bassa fre-
quenza, e quando ciò accade carenza, disordine, confusione e frustrazione
aggrediscono l’individuo che non sa più chi è; il passaggio successivo è uno
stato di scoraggiamento, depressione profonda e rabbia verso la vita. Questo
libro è un promemoria per chi vive in un corpo umano. Diceva Pindaro: “In
cielo conoscere è vedere, in terra è ricordarsi”.
E Paracelso, il grande medico di Zurigo che visse molti anni in oriente dove
apprese in località sconosciute e misteriose l’arte della guarigione, in una frase
racchiuse il suo messaggio terapeutico: Alterius non sit qui suus esse potest: non
sia un altro chi può essere se stesso.
Prima di conoscere Paracelso mi succedeva di svegliarmi felice la mattina e
dire a me stesso: “Per fortuna sono ancora io e non un altro”.
Potrebbe succedervi, leggendo questo libro, che molte onde appaiano nel-
l’orizzonte della vostra mente e vi verrà spontaneo lasciarvi andare e rivivere
. XVI .
.......................................................................................................................................................................................................
IL VIAGGIO CONTINUA

sul vostro palcoscenico mentale alcuni fatti di questa vita e forse anche imma-
gini di quelle precedenti. La memoria è una qualità della mente al servizio
della coscienza, può essere bloccata e alterata dai traumi, ma la soluzione con-
siste nel liberare la mente gradualmente restituendo così alla coscienza la sua
naturale leggerezza. Il trauma della morte e delle successive rinascite crea uno
stress post-traumatico che altera la memoria del nostro grande passato. Il pote-
re della coscienza è la sua naturale leggerezza energetica, uno dei suoi princi-
pali ostacoli è l’avidità causata dall’ignoranza. L’ego quando è controllato dalla
coscienza diventa un ottimo strumento, se invece prende il sopravvento tra-
sforma l’individuo in una barca senza timone che va alla deriva mossa dalle
correnti esterne. Per dirla in poche parole, lo Spirito illuso dalle emozioni dello
spazio e del tempo si sente costantemente lontano da casa, cioè da se stesso e
come un bambino smarrito cerca il padre e la madre; confuso dalla perdita
della memoria cerca rifugio proprio nella causa dello stress: il mondo dei feno-
meni temporanei, perché non ricorda la sua natura satchidananda, che in san-
scrito vuol dire Eternità, Felicità e Conoscenza.
Nella Bhagavad-gita Krishna, per farsi ascoltare attentamente da Arjuna,
sente il bisogno di tranquillizzarlo sulla sua vera identità: “Non ci fu mai un
tempo in cui io, tu e tutti gli altri non esistevamo e non ci sarà mai un tempo
in cui cesseremo di esistere”.
Allo stato puro noi siamo eterni e non siamo mai lontani da noi stessi
(casa): ovunque siamo sempre a casa!
Siamo sempre in un punto dell’infinito universo e stiamo sempre vivendo
un momento dell’eternità.
Meditare su questa verità dissolve la disarmonia e l’ansietà come la neve al
sole. Troppa identificazione con il corpo produce l’effetto nuvola che mantiene
fredda la nostra atmosfera energetica. Il corpo è un luogo sacro, e non va mai
separato da tutta la manifestazione cosmica che è sacra perché è benedetta dalla
presenza costante dell’energia divina.
Chi è onesto e sincero con se stesso sta sempre bene. Pensa, sente, vive, gode,
trasforma ma evita attentamente di possedere e così facendo riesce facilmente in
questa gloriosa impresa spirituale. Questo livello di coscienza può essere rag-
giunto ovunque nel mondo, a nord come a sud, ad oriente come ad occidente.
“Vi sono oggi”, ha affermato Paramahansa Yogananda, “molte grandi anime
racchiuse in corpi americani, europei, o comunque non indù, che pur non aven-
do mai udite le parole Yoghi e Swami, sono esempi effettivi di tali termini.”

. XVII .
.......................................................................................................................................................................................................
LA PARTENZA

Parte prima

. Capitolo primo .

LA PARTENZA

Sveglia prima dell’alba

“La maggior parte degli scrittori scrive per dire delle cose
sugli altri, e queste non sono opere durature.
I grandi scrittori scrivono per scoprire la verità su se stessi,
e queste sono opere che hanno durata eterna.”
da Autostima di Gloria Steinem

Sto partendo per l’India. O meglio ri-partendo. È il quattordicesimo viaggio


fisico che faccio da occidente verso oriente. Gli altri, senza biglietto e senza baga-
gli, sono stati innumerevoli. Sveglia alle quattro. Fa freddo e piove. Vincenzina,
la buona madre di questa vita, dolce e sorridente da sempre, ha preparato con il
solito affetto che la contraddistingue la prima colazione con tè e panettone. Mio
padre Ugo è all’ospedale, è grave, forse questa volta non ce la farà.
Seguendo un rituale decennale Vincenzina, appena sveglia, ha acceso auto-
maticamente la televisione. Cochi e Renato. Vecchi spezzoni in bianco e nero.
“Non mi sento bene”, sussurra Renato nella gag dell’imbranato che poi lo ha
reso famoso.
Io invece sto benissimo.
Il giorno prima all’ospedale ho chiesto ad Ugo, debolissimo e in via di spe-
gnimento, come stesse, e lui con sorprendente rapidità: “Io sto sempre bene!”.
Su quella improvvisa e rassicurante risposta rilasciata con un filo di voce gli
ho trasmesso telepaticamente: “Caro Ughetto, capisco bene che stai lasciando
il corpo, ti sono vicino, per favore, ti prego, non morire mentre sono in India,
aspettami. Quando torno ti aiuterò con tutta la conoscenza e l’amore che ho”.

. 19 .
................................................................GLI ANTICHI MAESTRI SONO ANCORA VIVI ..................................................................

Pensando all’imminente partenza, mentre lo osservavo meditando sulla mia


relazione con lui, il suo nome Ugo si scompose nella mia mente in due parti:
U-GO. In inglese U e You (tu) si pronunciano con lo stesso suono iu. Accolsi
il suo nome come un mantra-invito: U (tu) GO (vai). Questo gioco di vibra-
zioni sonore con più significati mi ricorda il nome del noto complesso musica-
le U2 che va tradotto così ‘anche tu’. 2 si pronuncia ‘tu’ che in inglese vuol dire
sia ‘due’ che ‘anche’ (too). U2 UGO, anche tu Ugo vai, ma non subito!
Con la persona maschile che socialmente e geneticamente era stato mio
padre non c’è mai stato un vero dialogo. Siamo stati per anni fisicamente vici-
ni ma di fatto abbiamo vissuto su livelli distanti anni luce.
Ugo aveva paura, temeva la diversità. Era cresciuto nella stressante logica
familiare dell’uniformità per cui se uno della famiglia è diverso vuol dire che è
sbagliato. Per debolezza e paura, il familiare adulto evita il confronto e per non
sentirsi sbagliato cerca di dimostrare con tutte le sue forze che chi è sbagliato è
sempre il familiare bambino.
Ugo era stato rifiutato da piccolo e fu relegato dalla madre in collegio, da
allora non si era più ripreso dal trauma dell’inspiegabile abbandono.
La mia logica personale ha invece facilmente accettato ogni diversità posi-
tiva, incontrando chiunque, ho vissuto con questa attitudine: “Mi piace stare
con te, anche se sei diverso da me. Mi interessi e non ti giudico”.
Dicono gli Yoghi: “Un’anima realizzata riesce ad estrarre l’oro anche da una
fogna. Non esiste un essere vivente senza una qualità”.
Sin da bambino non mi sono mai imposto di crescere e diventare come pia-
ceva a mamma e papà, o ai vari maestri di scuola. Con il passare degli anni ho
visto troppi miei coetanei crescere infelici sforzandosi di modellare la loro esi-
stenza su quella proposta dai loro genitori e dagli altri adulti.
Il disagio della nostra civiltà è che si è sviluppata con individui cultural-
mente condizionati che non riuscivano a separare la sessualità dalla procrea-
zione, per cui spesso chi è attratto dal godimento dell’intimità sessuale si ritro-
va ad avere improvvisamente dei figli e diventa sul campo genitore. Che fare?
L’amante diventato improvvisamente genitore inizia ad improvvisare un ruolo,
di per sé molto impegnativo, manifestando uno o più comportamenti non di
rado fortemente contraddittori tra di loro; i figli, a loro volta, subiscono e sono
combattuti dal duplice desiderio di essere bravi figli ed individui liberi. Tutto
avviene con scarsa conoscenza, senza vere informazioni, ognuno diventa tragi-
camente la cavia dell’improvvisazione dell’altro e molti esperimenti finiscono
più male che bene.
. 20 .
.......................................................................................................................................................................................................
LA PARTENZA

Amare l’individuo è più importante che amare il ruolo che rappresenta. Ho


voluto conoscere ed amare i miei cari genitori genetici vedendoli fuori dal
ruolo sociale che, non per causa loro, conoscevano poco. Ho visto spesso la mia
ed altre famiglie come un insieme di sconosciuti aggrappati tra di loro e inge-
nuamente convinti di conoscersi bene. L’amore inquinato dall’ignoranza spiri-
tuale genera vittime infelici che talvolta degenerano anche in mostri crudeli.
Sin da bambino la mia visione dei genitori, miei e degli altri, è stata chiara,
li ho visti così come erano, esseri umani innocenti, vittime inconsapevoli gene-
rate da ‘vittime inconsapevoli’ che a loro volta erano figli di altre ‘vittime
inconsapevoli’ e così, a ritroso nel tempo, fino alla nascita storica della dis-
umana e schiacciante cultura patriarcale, maschilista, monoteistica, monopo-
lizzante, monotematica e direi anche molto e soprattutto monotona.
Con Ugo solo un paio di volte c’è stata una comunicazione integrale, da
anima ad anima; tre anni prima, una sera in cucina, mi chiese, pregandomi di
non farmi sentire da sua moglie, di spiegargli meglio quella mia strana teoria
per cui se tu fai una cosa prima o poi ti ritorna indietro. Lui per farsi capire la
chiamò legge della natura, intendeva la legge del karma, un concetto che gli
avevo descritto più volte molti anni prima; esiste una logica scientifica inevi-
tabile che si applica sia a persone che ad oggetti, ad ogni azione-causa corri-
sponde inevitabilmente un effetto-reazione, talvolta il fenomeno è sincronico,
altre volte tra azione e reazione passa molto tempo.
La seconda volta avvenne subito dopo una complessa ed improvvisa opera-
zione di asportazione di un tumore all’intestino, quando aiutai Ugo, uomo emo-
zionalmente traumatizzato, rigido e poco socievole, molto confuso dagli effetti
postumi dell’anestesia totale, a rientrare dallo stato allucinatorio della mente
in cui vagava da due giorni. Era spaventato, si era perso proprio come un bam-
bino ingenuo che si smarrisce in un grande labirinto oscuro. Da allora lo tengo
d’occhio e cerco di agganciare, quando è possibile, la sua vera natura originale di
spirito eterno, del resto Ugo è un nome di origine tedesca che vuol dire ‘spirito
perspicace’. Sento che quando sarà giunto il momento anche lui si risveglierà e
coglierà il mio messaggio.

Carlo

Poco prima delle sei arriva Carlo, mio caro fratello, per accompagnarmi alla
stazione. Un Eurostar mi porterà a Roma.
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Vincenzina mi ha preparato il sacchetto con i viveri, due panini al formag-


gio, la cioccolata, una banana e una mezza bottiglia di acqua minerale.
Dal 1968, data del mio primo viaggio in India, mi ha sempre visto partire,
tornare e ripartire. Innumerevoli sacchetti preparati con amore. Da allora non
vivo più fisso in famiglia ma appaio regolarmente per abbracciare quelli che
sono stati i due cari iniziatori genetici di questo corpo chiamato Giorgio. Io mi
sono sempre sentito uno spirito libero che ha attraversato innumerevoli volte i
cancelli della nascita e della morte. Nel corso del Samsara, il ciclo ripetuto di
nascita, vita, morte e rinascita nel mondo materiale, sento di aver avuto molti
genitori. Amo i miei attuali genitori ma consapevolmente non li ho mai volu-
ti limitare in un ruolo standard tipo ‘mamma & papà’. Ho preferito chiamarli
amichevolmente per nome: Vincenzina ed Ugo; due spiriti incarnati che
hanno fatto l’amore nove mesi prima della mia nascita. Era il 1946, era appe-
na finita la Seconda Guerra Mondiale, il più micidiale e crudele scontro tra
esseri umani mai avvenuto sul pianeta Terra. La prima parte degli anni qua-
ranta è stata veramente la più brutale della storia dell’umanità. In pochi anni
centinaia di milioni di esseri hanno sofferto crudelmente manovrati dalla spie-
tata follia di pochi.
Come è potuto accadere? Grazie alla manipolazione della psicologia di
massa. Una piccola oligarchia crea una ferrea organizzazione a struttura pira-
midale e si mette brutalmente al suo vertice. I capi conoscono nei dettagli tutti
i progetti del gruppo, però man mano che si scende dalla gerarchia verso il
basso si sa sempre meno dei veri scopi che animano i piani dell’organizzazione.
Questa divisione chiamata ‘compartimentalizzazione’ permette a chi sta al ver-
tice la segretezza e il potere assoluto, chi sta sotto conosce solo il ruolo assegna-
togli in un certo ambito, molto limitato, e ritiene il proprio contributo giusto e
legale. Molti di quelli che stanno sotto hanno ucciso e dato la vita in totale
buona fede. Credevano e ubbidivano! Erano stati diabolicamente programmati
a credere di essere nel giusto e di fare del bene.
La tragedia è che milioni di persone possono, in totale buona fede, lavora-
re per strutture malefiche che mascherano intelligentemente i propri obiettivi
perversi e disumani. Hitler e Stalin sono stati due tragici ed evidenti esempi dei
tremendi danni creati da una ben organizzata manipolazione di massa.
Henry Laborit ha scritto in Elogio della Fuga: “Una volta capito che gli uomi-
ni si uccidono l’un l’altro per stabilire una dominanza e per mantenerla, vien
voglia di concludere che la malattia più pericolosa per la specie umana, non è
né il cancro né le malattie cardiovascolari, come cercano di farci credere, ma il
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LA PARTENZA

senso delle gerarchie, di tutte le gerarchie. Non c’è guerra in un organismo per-
ché nessun organo cerca di dominare l’altro, di comandarlo, di essergli supe-
riore. Tutti funzionano in modo da far sopravvivere l’organismo”.
Ugo e Vincenzina erano felici di essere sopravvissuti al grande massacro
umano, a guerra finita loro volevano semplicemente godersi l’amore e dare
libero sfogo all’entusiasmo represso durante la loro giovinezza ferita.
Allora non c’erano anticoncezionali. Il piacere di una notte gli regalò una
sorpresa, un bambino diverso dagli altri, il figlio del gusto e della voglia di gode-
re la vita. Sono cresciuto con una mentalità extraterrestre in un normale corpo
terrestre. Mio fratello mi ha visto tante volte agire in modo non convenziona-
le e mi ha sempre offerto il suo affetto. Mi sta accompagnando alla prima tappa
di questo viaggio verso oriente.

Sadhu

In passato due volte Carlo è venuto con me in India. La sua prima espe-
rienza fu nel 1972. Lavorava alla Olivetti, nel mese di agosto prese le ferie e
venne a trovarmi a Delhi.
Io avevo già fatto lunghi soggiorni in India e là vivevo da sadhu, in modo
selvaggio e naturale. Sadhu vuol dire persona buona, così in India vengono
affettuosamente chiamati gli Yoghi.
Vestito con abiti indiani andai a prenderlo all’aeroporto, poi con un taxi
diritto alla stazione e via da Delhi in treno, destinazione Rishikesh.
Dopo 12 ore di ‘treno indiano’ arrivammo sul Gange ad Hardwar. Caricati
i bagagli su un calesse ci muovemmo lentamente verso l’Ashram di Swami
Prakash Bharti a Rishikesh.
Abituato al movimento continuo proposi subito al caro Carlo una passeg-
giata lungo il Gange, direzione nord.
Cammina, cammina sorpassammo Laxmanjuhla e come in un film d’av-
ventura cadde improvvisa la notte. Cadde proprio su di noi, perché, scomparsi
i raggi del sole, non si vedeva più niente.
Sull’unica strada asfaltata che c’era lungo il fiume riprendemmo, passo dopo
passo, la via del ritorno.
Camminavo e pensavo che l’ultima volta che Carlo aveva dormito in un
letto era lontana 36 ore, poi ore e ore di aereo, poi ore di treno ed infine que-
sta lunga passeggiata lungo il fiume dei Rishi.
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Forse avevo spinto troppo, ma fiducioso nell’aiuto degli Yoghi


dell’Himalaya scherzai con Carlo dicendo che dalla Olivetti al Gange aveva
fatto proprio una bella carriera.
Dopo dieci minuti di silenziosi passi al buio, come in una novella a lieto
fine, un lontano ronzio e poi due fari.
Più che fare un tentativo di autostop rimanendo al bordo della strada, mi
piazzo decisamente al centro con le braccia aperte e divento un visibile blocco
stradale, pronto a saltare nel fosso se l’autista non mi avesse visto. Gli autisti
indiani sono imprevedibili.
La maestosa macchina nera si fermò e il sorriso di Swami Chidananda ci
invitò a salire. Chidananda era il successore di Swami Sivananda alla guida
della Divine Life Society.
Avevo conosciuto lo Swami a Milano un anno prima.
Carlo Patrian, il primo Yoghi italiano, lo aveva invitato all’Istituto Yoga di
via Lusardi e io gli dissi: “Swami ci vedremo un giorno a Rishikesh!”.
Il mio buon karma me lo fece invece incontrare di notte. Lunga vita agli
Swami che viaggiano.
Nel secondo viaggio di Carlo verso oriente partimmo dalla stazione centra-
le di Milano. Un lungo e avventuroso viaggio via terra. Istanbul-Teheran-
Kabul-Karachi-Delhi-Kathmandu. Oggi lo stesso percorso sarebbe impensabile,
troppo pericoloso. Quella volta rischiammo la vita, ma evidentemente non era
ancora arrivata l’ora X.
Eravamo in Iran durante il Ramadan, il pullman su cui viaggiavamo proce-
deva lentamente in una zona desertica, inspiegabilmente (appisolamento del-
l’autista a digiuno?) si capovolse e rotolò più volte su se stesso fermandosi
davanti all’unica insegna esistente nel raggio di decine di chilometri. Il gran-
de cartello portava scritto in arabo e in altre lingue internazionali la mitica
scritta: BUON VIAGGIO!!
In quegli anni avrei portato con me anche Vincenzina. Adesso lei rim-
piange di non essere mai stata con me in India. Come ogni altra volta mi
seguirà col cuore.
Vincenzina mi ha parlato spesso di una sua particolarissima meditazione che
fa quando è stanca o attraversa momenti difficili. Lei va a Goa, chiude gli occhi
e si trasferisce in un istante sulla spiaggia indiana, si siede sotto le palme e se
ne sta lì tranquilla e beata. Ho ascoltato sempre con interesse il racconto det-
tagliato di questa sua ubiquità astrale indiana, io non sono mai stato a Goa però
potrei andarci questa volta dopo la Kumbha Mela. Ho fatto delle ricerche ed
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LA PARTENZA

ho scoperto una coincidenza significativa, Goa è cattolica ed è rimasta colonia


portoghese fino al 1960; in una grande basilica c’è ancora il corpo intatto di
San Francesco Saverio, il santo che si festeggia il 3 dicembre, il giorno di que-
sta mia ultima nascita.
È ancora notte nella città del grande visionario Federico Fellini, qui sulla
costa Adriatica la voglia di libertà sessuale e il divertimento facile e allegro
hanno creato un campo magnetico che attira milioni di persone provenienti da
tutte le parti del mondo.
Tutti a Rimini per godere. Da decenni Rimini stimola i primi tre chakra,
quelli del piacere materiale; la terra-spiaggia attiva il primo vortice, l’acqua-
mare con le onde-emozioni sessuali il secondo e il sole-caldo-cibo il terzo.
Allahabad invece attiva quelli superiori dell’apertura mentale e dell’estasi spi-
rituale. I chakra sono i vortici energetici che compongono il nostro campo
vitale, mi sto spostando dalle rive spumeggianti dell’Adriatico a quelle più
calme del Gange. Inizio un viaggio dal primo al settimo chakra, parte dalla
terra e dall’acqua e sale verso l’infinito e l’eternità.

Un figlio diverso

I Cerquetti hanno il primo chakra che da secoli è geneticamente collegato


all’Italia. Questa famiglia, di nobile origine rurale, risale a un remoto e boscoso
luogo marchigiano, Cerqueto, dove ‘cerqua’ vuol dire quercia.
Carlo è sposato con Flora, di Bellaria, ed ha tre figli, Claudio, Maurizio e
Lorenzo. Ugo e Vincenzina, dopo la pensione, hanno lasciato senza rimpianti
Milano e vivono qui da anni. Mia sorella Anna, dopo una vita passata a Milano
con il marito Nino, sta tornando a vivere nelle Marche; lei ama i viaggi e legge
molti libri, compresi i miei.
Io sono stato un figlio diverso, non convenzionale, perché concepisco la
vita come un viaggio cosmico, sono sempre in movimento e mi considero un
felice passeggero dell’astronave Terra. I miei familiari biologici sono persone
socialmente normali ed in un certo senso molto diverse da me. Io però mi con-
sidero assolutamente normalissimo, in perfetta sintonia con la vera NORMA
dell’universo: la libera condivisione consapevole unita all’amore eterno senza
condizioni. Sento che prima o poi tutta l’umanità si risveglierà e capirà che
qui, nessuno escluso, siamo tutti di passaggio, che questo corpo è un semplice
involucro e che noi non finiremo mai di esistere. Io vedo l’umanità come un
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unico popolo, senza confini, che cerca da tempo la via eterna dell’amore, della
conoscenza e della diversità non distruttiva. Il capo indiano Alce Nero parla-
va dei mitici e pacifici ‘Guerrieri dell’Arcobaleno’, Carlos Castaneda ha glori-
ficato le epiche gesta dei ‘Guerrieri che Ridono’, io non amo la parola guerrie-
ro e visualizzo un futuro illuminato dai ‘Bambini dagli Occhi di Sole’, così il
maestro spirituale indiano Sri Aurobindo chiamava quelli che si sarebbero
incarnati per aprire (o meglio ri-aprire) le coscienze.
Fermiamoci un attimo a pensare a tutta l’energia, le risorse, la luce che ci
sono nell’universo. Pensiamo al Sistema Solare e immaginiamo la ricchezza a
cui nessuno ha ancora attinto, alle fonti di energia non ancora scoperte ed uti-
lizzate. Se qualcuno vi ha detto che c’è stata o c’è una crisi energetica è un
impostore che vuole tenervi prigionieri di una visione limitata dell’universo.
Pensiamo con amore alla nostra Terra. Il famoso architetto-designer ameri-
cano Buckminster Fuller ha dimostrato che su questo pianeta c’è già un’ab-
bondanza sufficiente per far sì che tutti siano ricchi. In verità, già adesso c’è
tutto in quantità sufficiente perché ogni forma di vita possa fiorire armoniosa-
mente, esiste un’ecologia naturale che - quando viene compresa e rispettata -
fa sviluppare adeguatamente ogni forma di vita. Il problema, ormai è certo,
non è affatto la scarsità di energia, di risorse o di denaro, il problema è la man-
canza di comprensione, di immaginazione e di azione corretta; la mancanza di
relazioni affettuose e di giusta condivisione dei beni.
Io sostengo queste posizioni ma non ho mai avuto la pretesa di essere capi-
to in tutto da tutti, apprezzo i miei familiari per quello che sono, a modo loro
mi hanno amato ed anche in parte ascoltato. Sicuramente molte delle infor-
mazioni, che io ho offerto e continuo ad offrire, si riveleranno utilissime all’i-
stante della morte, un momento che per molti diventa tragico solo per man-
canza di preparazione e conoscenza. La caratteristica della vera conoscenza è
che va bene in ogni frangente della vita, va bene nel corpo e fuori dal corpo,
da vivi prima della morte e da vivi dopo la morte.
Con un tempo da lupi - abbondano il freddo e la pioggia e mancano solo i
bellissimi lupi - arrivo alla stazione, i binari da cui sono arrivati e ripartiti esse-
ri umani di varie fattezze, reddito ed acconciatura. Rimini: la capitale del diver-
timento continuo riserva da decenni sorprese ed eccitazione per tutti, ricchi e
poveri.
Tempo fa un anziano cardinale, intuendo cosa stava succedendo sulla costa
romagnola, si è indignato e puntando il dito inquisitorio ha addirittura paragona-
to Rimini e Riccione a Sodoma e Gomorra. Se un giorno ci sarà un apparecchio
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LA PARTENZA

in grado di misurare la carica di passione sessuale per metro quadrato, sono sicu-
ro che la zona di Rimini e dintorni arriverebbe al primo posto. Forse avrebbe
alle calcagne Venezia, Las Vegas e Niagara Falls, altre tre capitali della sessua-
lità di massa: l’energia calda e eccitante del deserto, quella elettrizzante di mon-
tagne di acqua in caduta libera e quella romantica e coinvolgente dei canali.
Riconosco che i romagnoli, con uno stile tutto loro, sanno vivere e lasciano
vivere. Non è a caso che qui in Romagna si trovi la più antica repubblica del
mondo: San Marino.
Arrivederci Rimini! Io torno in India.
Carlo mi compra un po’ di giornali per il viaggio. Corriere della Sera,
Espresso, Panorama.
La carrozza è vuota, d’inverno pochi hanno voglia di svegliarsi così presto
per andare a Roma. Questo è il treno ideale per gli onorevoli, sicuramente l’ha
voluto qualche politico che a nome dei suoi cari elettori frequenta Roma e i
suoi ristoranti.

Vivere e amare senza condizionamenti

La realizzazione della Verità è la stessa sia per gli indiani che per gli europei.”
Ramana Maharishi

“La realizzazione del Sé è il messaggio eterno della religione.


Qualunque siano il tuo credo e le tue pratiche, lo scopo
essenziale della religione è di aiutarti a realizzare
il tuo più alto potenziale.
La tua religione non è il vestito che indossi esteriormente,
ma l’abito di luce che intessi intorno al tuo cuore.
Il comprendere con tutte le parti del corpo,
della mente e dell’anima, che sei già in possesso
del regno di Dio; che non devi
più pregare che venga a te; che l’onnipresenza
di Dio è la tua onnipresenza; e che ciò che devi fare
è migliorare la tua conoscenza.”
Paramahansa Yogananda

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Per dodici anni di seguito (1977-89) mi sono alzato tutte le mattine alle
quattro e, dopo essermi lavato, recitavo, come meditazione prevista nella pra-
tica del Bhakti Yoga, il Gayatri e il Mahamantra Hare Krishna.
La ripetizione quotidiana dei mantra, vibrazioni sonore che liberano (tra) la
mente (mana), mi ha portato alla realizzazione dell’immenso potere terapeutico
del suono.
Dicevano le Sacre Scritture: “In principio c’era il Verbo (il suono) e il
Suono era presso Dio, anzi il Suono era Dio...”.
Il treno parte, mi rilasso e in solitudine lascio scorrere per un po’ pensie-
ri ed emozioni.

FLASHBACK 1

Il potere liberatorio del


Mahamantra Hare Krishna

Il Mantra Hare Krishna è diventato conosciuto in occidente grazie a tre per-


sone, nate in tre continenti diversi. Swami Bhaktivedanta, maestro spirituale
indiano del movimento per la Coscienza di Krishna (un gruppo che insegna il
risveglio spirituale attraverso il canto del Mantra Hare Krishna), il poeta ame-
ricano Allen Ginsberg e il chitarrista inglese dei Beatles, George Harrison.

Allen Ginsberg, personaggio di punta della cultura alternativa underground


americana, tra la fine del 1961 e l’inizio del 1963 fece un memorabile viaggio
in India; le sue avventure spirituali sono descritte in Diario Indiano, un libro che
avvicinò le prime avanguardie culturali della beat generation (quelli che erano
nati subito prima e durante la Seconda Guerra Mondiale) alla filosofia indiana
e al grande viaggio mistico verso oriente.
In una lettera al suo amico Conrad Rooks, regista del film psichedelico
Chappaqua premiato al Festival di Venezia ma mai arrivato al grande pubblico
italiano, spiegava il significato del Mahamantra.
“Alcuni mantra sono proprietà comuni di tutta l’India e sono universali,
pubblici. Il defunto Swami Sivananda (possa il suo Io benedire noi tutti) di
Rishikesh raccomandava a tutti il Mantra Hare Krishna come un maha (grande)
mantra, il Grande Mantra della Liberazione per la nostra epoca, infallibile per
tutti e in privato. Sivananda fu il primo Guru che incontrai. Un anno dopo al
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FLASHBACK 1

Triveni, la confluenza dei tre fiumi sacri, durante la Kumbha Mela passai
davanti ad una grande struttura di legno nepalese dove una santa, ritenuta una
principessa del Nord, sedeva su un trono con gli assistenti e i devoti raccolti al
suo fianco, intorno a un armonium (organo a mano) e la udii cantare con un
sorriso estatico questo stesso Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare
Hare, Hare Rama Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Il suo viso, che riflette-
va un felice sorriso interiore, e gli occhi socchiusi davano alla canzone una
cadenza di tenerezza e uno strano dolce ritmo quasi inevitabile e, anche se in
quel momento non lo notai, quel canto mi rimase profondamente impresso
nella memoria.”
Tornato in America dopo il lungo viaggio di purificazione spirituale, il poeta
Ginsberg, i capelli e la barba lunga, vestito all’indiana, illuminò con la sua pre-
senza carismatica l’intera scena alternativa di quegli anni. Era presente alle
grandi manifestazioni contro la guerra nel Vietnam e, oltre a divulgare il
Mahamantra tra i giovani, si fece portavoce ed esempio vivente dell’insegna-
mento che aveva ricevuto dagli Yoghi indiani: “IL MESSAGGIO DI QUESTA
EPOCA È: ALLARGARE L’AREA DELLA COSCIENZA”.
Per tutti i giovani pacifisti americani l’India era amore e consapevolezza,
non solo il subcontinente asiatico dove si accalcano centinaia di milioni di per-
sone divise in caste e dove regnano la fame e la miseria.
Ebbe origine un sottile ponte oriente-occidente che fu attraversato (ed è
ancora oggi percorso) da milioni di spiriti che ebbero l’intuizione di capire che
cambiare la società significa principalmente accettare consapevolmente di
dover cambiare se stessi. Mentre i giovani politicizzati scendevano in piazza
sempre più arrabbiati, i giovani mistici, molto numerosi in America, scelsero la
via dell’India e le altre invisibili strade dello spirito.
Grazie alla cara Fernanda Pivano incontrai Ginsberg due volte, a Milano.
La prima fu nel 1968 a Brera, al bar Giamaica, e la seconda, dieci anni dopo, al
Macondo, il vero locale alternativo del caro amico Mauro Rostagno; entrambe
le volte la conversazione iniziò con il Mantra Hare Krishna.
Nel 1978 a mani giunte mi rispose con un altro mantra, Jai Ram. Era con
Peter Orlowski e mandava una tranquilla serenità, il risultato di chi ha a lungo
cercato se stesso ad oriente ed occidente, dentro e fuori dalla mente.
Io ho scoperto il mantra nel 1966 e fino ad oggi l’ho sempre amato. Mi piace
molto il Mahamantra, il grande suono che canta l’incontro tra il piacere del-
l’energia femminile (Hare) e il fascino (Krishna) e la forza (Rama) dell’energia
maschile.
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Questo mantra facile e potentissimo ha sedotto, e continua a sedurre, molti


grandi del rock. Appare nel musical degli anni sessanta Hair. Il beatle George
Harrison, forse quello che lo ha più amato, l’ha regalato al mondo con la can-
zone My Sweet Lord. Hare Krishna ha liberato dall’eroina il camaleonte del
rock inglese Boy George, ha calmato la scatenata rocker tedesca Nina Hagen,
e ha reso più dolce e seducente la legnosa Annie Lennox degli Eurytmics.

I Beatles

Su scala mondiale la filosofia indiana, la meditazione e il Mantra Hare


Krishna furono lanciati dall’improvviso viaggio in India del complesso rock più
famoso del mondo. I Beatles per più di vent’anni hanno avuto un’incredibile
attrazione magnetica sui giovani di tutto il mondo. Un fenomeno culturale di
portata enorme, non era mai avvenuto prima e non si è più ripetuto dopo di loro.
Lo psichiatra americano Timothy Leary li definisce con parole esagerate che
però rendono bene l’atteggiamento di chi vedeva in loro (siamo nell’America
dei primi anni sessanta) un nuovo e rivoluzionario modello culturale.
“Io dichiaro che i Beatles sono dei mutanti. Prototipi di agenti evolutivi
mandati da Dio con il misterioso potere di creare una nuova specie, una giova-
ne razza di uomini liberi e ridenti.”
Un episodio, poco conosciuto in Italia, da ricordare per capire quale energia
magnetica sprigionavano i Beatles, accadde la notte in cui la televisione ameri-
cana trasmise un’esibizione dal vivo del mitico gruppo musicale, che non sape-
va leggere e scrivere la musica. Secondo le statistiche (molto amate dagli ame-
ricani) oltre al record di ascolto quella mitica notte del 1964 ne registrò un
altro: il numero dei crimini toccò in America il suo minimo storico, a tutt’oggi
imbattuto.
Come quello del pifferaio magico, il suono dei quattro mutanti inglesi cat-
turò l’attenzione di decine di milioni di persone, e come riuscissero in questo
tipo di impresa fu e rimane un segreto. Scrissero di loro - oltre ai critici musi-
cali - sociologi, psicologi, esperti di comunicazione, professori universitari, stu-
diosi dei fenomeni di massa, analisti storici ed altri ancora. Ognuno vedeva la
leggenda Beatles dal suo punto di vista.
Per chi non ha vissuto direttamente quegli anni, faccio un piccolo riassun-
to cronologico del periodo storico che magicamente ha avvicinato, come aveva

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FLASHBACK 1

predetto il filosofo tedesco Schopenhauer, i giovani occidentali all’antica cul-


tura spirituale dei Rishi indiani.

1966. In dicembre Bhaktivedanta Swami, arrivato a New York nel 1965,


con l’aiuto di Allen Ginsberg e di altri giovani alternativi (hippies) apre un
piccolo centro e registra un disco di canti spirituali indiani.
1967. In agosto i Beatles, all’apice del loro successo, incontrano a Bangor,
nel Galles, Maharishi Mahesh Yoghi, maestro di meditazione Trascendentale,
ed accettano il suo invito a recarsi in India per un corso di meditazione.
1968. Qualcuno ha ascoltato il disco di Bhaktivedanta, ne ha parlato ai
Beatles che ne ordinano cento copie.
George Harrison cerca i devoti di Krishna di Londra, entra in contatto con
loro e tramite la Apple Records (la casa discografica fondata dai Beatles) pro-
duce per loro un disco a 45 giri con una registrazione professionale del
Mahamantra. In poche settimane il disco diventa il numero uno nella classifi-
ca dei dischi più venduti in Inghilterra.
I grandi mass media parlano per la prima volta del Mantra.
Nel mese di maggio John e Yoko iniziano un bed-in per la pace (stanno a
letto dieci giorni di seguito), il primo giugno nella camera da letto del Queen
Elizabeth Hotel di Montreal per registrare dal vivo la canzone pacifista Give
Peace a Chance misero insieme numerosi esponenti dell’ambiente musicale e
culturale alternativo e, oltre a Bob Dylan, Allen Ginsberg, Timothy Leary,
Norman Mailer ed altri famosi personaggi, vollero anche gli Hare Krishna.
Dice un verso della canzone: “Hare Krishna, Hare Krishna, tutto quello che
stiamo dicendo è: date una possibilità alla pace”.
Nel mese di settembre Bhaktivedanta Swami fu ospitato con un gruppo di
devoti a Tittenhurst Park, una bellissima tenuta di 60 acri ad Ascot, nei din-
torni di Londra, di proprietà di John Lennon.
Il dialogo inedito che segue ebbe luogo in quel periodo.
Bhaktivedanta. Tutti possono trarre vantaggio da questa filosofia, anche voi.
Siete alla ricerca di qualcosa di buono, siete intelligenti, cercate di capire. Che
tipo di filosofia seguite?
John Lennon. Seguire?
Yoko Ono. Noi non seguiamo niente! Viviamo e basta.
George Harrison. Abbiamo fatto meditazione. Io faccio la mia meditazione.
Meditazione con i Mantra.
John. Lo abbiamo ricevuto da Maharishi, un Mantra per ciascuno.
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Bhaktivedanta. I suoi Mantra non sono pubblici.


George. Non a voce alta.
John. No, è un segreto.
Bhaktivedanta. Vi racconterò la storia di Ramanujacaraya, un grande mae-
stro spirituale della Coscienza di Krishna. Il suo maestro spirituale gli diede un
Mantra dicendogli: “Caro ragazzo, ripetilo in silenzio. Nessun altro deve sen-
tirlo, è un grande segreto. Ramanujacaraya chiese al suo Guru: “Qual è l’effet-
to di questo mantra?” Il Guru rispose: “Se mediti ripetendo questo Mantra
giungerai alla liberazione.”
Immediatamente Ramanujacaraya andò in un luogo dove era riunita una
grande folla e annunciò a gran voce: “Cantate tutti questo Mantra e tutti sare-
te liberati.” Il suo maestro spirituale, molto arrabbiato, gli ripeté: “Ti avevo
detto di recitarlo in silenzio!”.
Ramanujacarya così spiegò il suo comportamento: “Sì, ho fatto un’offesa.
Ma siccome mi hai detto che questo Mantra procura la liberazione io l’ho detto
a tutti pubblicamente. Che siano tutti liberati, anche se io per questo dovessi
andare all’inferno, sono pronto”.
Il suo maestro lo abbracciò e gli disse: “Tu sei più grande di me!”.
Se un Mantra ha così tanto potere perché tenerlo segreto? Deve essere dis-
tribuito liberamente a tutti. 500 anni fa Ciaitanya Mahaprabhu ha detto di
cantare Hare Krishna ad alta voce, chiunque lo sentirà, anche gli animali e le
piante, raggiungerà la liberazione.

Così Mukunda, un devoto di Krishna americano che fu ospite di Lennon


insieme a Bhaktivedanta, ricorda quel periodo.
“Lavoravamo in cucina e John era seduto al piano. Aveva, in cucina, un gran-
de pianoforte verticale. Spesso se ne stava al piano, tutto entusiasmo e vigore,
suonando e cantando Hare Krishna. Era veramente un grande musicista, e suo-
nava Hare Krishna con ogni tipo di arrangiamento, stile o tono musicale imma-
ginabile: bluegrass, musica classica o rock & roll, o qualsiasi altra cosa. Passava
con disinvoltura da uno stile all’altro, sempre cantando Hare Krishna. Era così
facile e naturale per lui, chiunque si sarebbe accorto che era un genio della musi-
ca. In questo modo ci intratteneva e si vedeva che si divertiva anche lui.”

1969. In un intervista al giornale canadese Montreal Star, alla domanda da


dove prendete la vostra forza, John rispose: “Da Hare Krishna. Sì, è da lì che
prendiamo la forza e non vogliamo negarlo. Non importa se discutiamo con
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FLASHBACK 1

qualche devoto, Hare Krishna è la cosa fondamentale. Anche se non è la cosa


che stiamo facendo ora ci crediamo pienamente”.

1980. Novembre. George Harrison ricorda in un’intervista: “Dopo aver


ascoltato il Mantra Hare Krishna la prima volta, iniziai a cantarlo continua-
mente. Per giorni e giorni io e John, con il banjo, navigando in una barca tra
le isole della Grecia lo cantavamo per cinque o sei ore di seguito perché una
volta cominciato era impossibile smettere. Appena smettevamo era come se di
colpo fosse andata via la luce”.
Io sono grato a loro per aver avvicinato milioni di giovani alla filosofia indiana.
Insegna un detto cinese: Quando il dito indica la luna, gli stupidi guardano
il dito. I Beatles sono stati un dito. Grazie a loro, molti hanno aperto gli occhi
e guardato la LUNA.
Chi ama o ha amato i Beatles si ricordi ogni tanto di guardare la Luna e di
ripetere il Mahamantra Hare Krishna.

Il nome

Il mio caro amico Matteo Guarnaccia ha scritto un’interessante libro chia-


mato: Visioni esoteriche intorno ai Beatles.
Spiega Matteo: “Seguendo il copione classico dell’investitura sciamanica,
tutto ha inizio con una visione. Un misterioso personaggio appare ai Quattro e
sottolinea con gravità la grafia con cui questo nome deve essere scritto: Beetles
con la A (ossia Beatles che in inglese mantiene invariata la pronuncia rispetto
al termine originale, la A, l’alfa, l’aleph mutogena che storpia amabilmente il
nome dell’insetto è anche essa legata al sole, è la lettera madre, con lei comin-
cia la vita, il ciclo iniziatico).
“Da sempre i media si sono impegnati a confondere le acque facendo passa-
re ‘simpaticamente’ e maldestramente i Beatles per scarafaggi. E noi ce la siamo
bevuta. È incredibile come agli studiosi sia sfuggito il fatto che non si trattava di
scarafaggi (cockroaches) ma di scarabei (beetles). E questo cambia di molto le
cose. Mentre lo scarafaggio possiede simbolicamente qualità oscure, ha il colore
della tenebra, della depressione e della morte, lo scarabeo è un essere sacro e
positivo per eccellenza. Lo scarabeo presso gli Egizi è un importante simbolo
solare (Kephra, il sole del mattino), simbolo del rinnovamento, della ciclicità
della vita. Anche presso le culture native americane del sud ovest degli Stati
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Uniti, esso è collegato al sole e alla rinascita. Una leggenda Apache vuole che
sia stato lui a creare l’uomo e la donna lavorando una palla di sterco dentro una
caverna (e noi sappiamo quanto questo luogo sia importante per la nostra sto-
ria). Caverna e scarabeo solare compaiono anche in un famoso sogno di Jung,
a cui per altro l’apparizione del magico insetto durante una seduta analitica
aveva suggerito la teoria della sincronicità.
“L’insetto è il segno del potere luminoso della creazione che si eleva dal leta-
me. La natura aliena dello scarabeo è riscontrabile in molte culture dove è
mitologicamente indicato come l’insetto maestro sceso sulla Terra per conse-
gnare agli iniziati le chiavi della cittadinanza intergalattica e per istruirli sulle
gioie e sulle difficoltà della metamorfosi. Nella tradizione indiana Tamil, c’è un
affascinante riferimento al potere che avrebbero gli scarabei di provocare, con
le loro melliflue vibrazioni sonore, la fioritura vigorosa e anticipata delle gemme
della canna da zucchero e lo stillare del nettare zuccherino dai fiori. Gli scara-
bei insomma sarebbero in grado di portare in superficie la dolcezza nascosta.”

L’essenza del Brahman

Diceva l’antica filosofia indiana: tutto l’universo è Brahman (coscienza),


ogni cosa è Brahman.
Shankaracarya, nell’ottavo secolo dopo Cristo, insegnava che: “Dove c’è
dualità a causa dell’ignoranza, si vedono tutte le cose come distinte dalla
Coscienza. Quando ogni cosa è conosciuta come Coscienza, allora neppure un
atomo è veduto come una cosa diversa dalla Coscienza”.
Oggi alcuni coraggiosi ricercatori della fisica quantistica cominciano ad
accettare questa antica interpretazione della vita nell’universo. Qualsiasi cosa
che esiste, dal corpo umano al singolo fotone, esiste perché è Brahman, è
Coscienza. I diversi livelli vibratori determinano la pluralità delle forme e le
loro funzioni.
Il Brahman-coscienza non rimane mai legato troppo a lungo nella stessa
forma e nelle stesse funzioni. Varia costantemente.
Dicono i Veda: “La varietà è la madre del piacere”.
Di chi è figlia la noia, malattia mortale non curata dal sistema sanitario, lo
sappiamo bene. È figlia infelice di una ripetitività voluta, imposta, ossessiva,
monotona e militarizzata. Il famigerato ORDINE difeso e imposto da uomini
malati di eccesso di energia maschile.
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Nella Nuova Fisica, ormai vecchia di un secolo ma non insegnata a scuola,


alcune esposizioni scientifiche come il teorema di Bell, il principio di indeter-
minazione di Heisenberg e la risonanza morfica di Sheldrake aiutano a capire
meglio la visione scientifica e spirituale degli antichi Rishi. Una visione aper-
ta, creativa e gioiosa.
Perché non ci hanno insegnato le implicazioni filosofiche della fisica quan-
tistica?
Sono d’accordo con il Premio Nobel Alexis Carrel quando avvisa:
“Dobbiamo liberare l’uomo dal cosmo creato dal genio dei fisici e degli
astronomi, da quel cosmo nel quale egli è racchiuso dall’epoca del
Rinascimento. Nonostante la sua bellezza e la sua grandezza, il mondo della
materia inerte è troppo angusto per lui. Noi non possiamo aderire al dogma
della sua realtà esclusiva. Sappiamo di non essere interamente confinati in esso,
noi ci estendiamo ad altre dimensioni, diverse da quelle del mondo fisico. Lo
spirito dell’uomo si estende, al di là dello spazio e del tempo, in un altro mondo.
E di questo mondo, che è lui stesso, può, se vuole, percorrere i cicli infiniti”.
Oggi, finalmente, la fisica quantistica accetta l’assunto che possano coesi-
stere modelli diversi della stessa realtà, questa accettazione è plausibile ed anzi
indispensabile; infatti, a seconda del modo in cui viene osservata, una particel-
la sub-atomica può apparire talvolta come particella e talvolta come onda; la
luce, ad esempio, può assumere sia l’aspetto di un fascio di particelle (i fotoni)
sia l’aspetto di un flusso di onde elettromagnetiche; tale ambivalenza, apparen-
temente incomprensibile con il vecchio schema scientifico, rappresenta uno
dei punti chiave della nuova fisica quantistica ed è stata osservata e formaliz-
zata da W. Heisemberg col nome di “principio di indeterminazione”.

La visione olistica

Parlando di scienza e spiritualità per il terzo millennio così scrive della


coscienza un mio caro amico, il dottor Nitamo Montecucco, nel suo libro
Cyber, la Visione Olistica: “La scienza attuale, come ogni altra cultura umana,
sta attraversando un momento di profonda trasformazione e rinnovamento.
Mentre parte della scienza è ancora ferma ad una visione materialista e ridutti-
va dei fenomeni dell’esistenza e spesso anche chiusa a nuove visioni, un’altra è
proiettata verso nuovi paradigmi e ipotesi, e si apre a nuovi scenari di ricerca e
interpretazione dei dati.

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“La coscienza tuttavia rimane ancora un argomento limite, se non tabù,


all’interno della scienza ufficiale, anche se, già intorno alla metà di questo seco-
lo, vari scienziati, ricercatori e Premi Nobel, hanno dissentito da una visione
puramente materialista. Fisici come Albert Einstein, Wolfang Pauli, Niels
Bohr, Erwin Schrodinger, Werner Heisenberg e Robert Hoppenheimer ritene-
vano che il pensiero scientifico non fosse incompatibile con una visione spiri-
tuale del mondo. Vediamo ora come nella scienza ufficiale e in particolare nella
fisica quantistica siano presenti numerose scoperte e ipotesi che sembrano
superare le concezioni materialiste e riduzioniste della vita, e aprire nuove pro-
spettive di integrazione tra materia e coscienza”.

Questa nuova interpretazione (che di fatto è antichissima) della realtà rende


tutto felicemente normale, cioè in accordo alla Vera Norma Universale, e per-
mette, a chi vuole veramente capire, di riconoscere ed accettare con facilità feno-
meni quotidiani che la diffidenza e la mancanza di informazioni considerano
ancora ‘paranormali’. La coscienza non usa solo le parole per comunicare, e si
evolve più velocemente del linguaggio. La velocità con la quale si evolve il lin-
guaggio determina la velocità di evoluzione della società, evoluzione sempre
frenata dai vertici. Chi fa esperienza delle straordinarie (qui la parola non è
usata a sproposito) dimensioni della coscienza e vuole comunicarle rischia di
perdersi in quello che Wittgenstein chiamava l’inesprimibile. Molti risvegli
improvvisi di coscienza rischiano di essere frustranti, ti ritrovi di colpo a pro-
vare qualcosa di grande, di immenso, di miracoloso, di infinito, ma non puoi
esprimerlo a parole, quindi diventa una realtà completamente privata.
Uno spiacevole effetto collaterale è l’isolamento, ognuno di noi per natura
innata gode nel condividere liberamente le proprie esperienze.
Appaiono in questo libro alcune parole sanscrite (antica lingua-madre),
questo perché in italiano (che rispetto alle altre è già una lingua ricca) abbia-
mo pochissime parole per esprimere certe emozioni elevate. Io ti amo, io ti
odio, io credo, io non credo e poi usiamo un qualche indicatore che si muove
fra questi due estremi. Ti amo moltissimo, ti odio moltissimo, credo con tutto
me stesso…
Per espandere la coscienza abbiamo bisogno di creare un linguaggio più
ricco per descrivere, definire e comunicare le profonde emozioni spirituali. Ci
sono stati periodi nei quali c’erano certe emozioni che non esistono più solo
perché le parole corrispondenti sono andate perdute. Possiamo recuperare in
fretta le emozioni perdute. Non si perde niente nell’eternità, solo abbandoni
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temporanei, dovuti a dimenticanza e repressione. L’eternità può essere som-


mersa ma non affoga e per sua natura torna sempre a galla (di se stessa).
Il problema è stato che la realtà viene modellata e limitata costantemente
dal linguaggio corrente. Possiamo recuperare lo svantaggio.
Ci sono aree nelle quali nuove parole dovrebbero essere create e altre
dovrebbero essere recuperate liberandole da errate interpretazioni.
I propagandisti del totalitarismo culturale (sono ancora in azione, l’incubo
non è finito con fascismo, nazismo e comunismo) queste cose le capiscono
bene, capiscono che se rendi indicibile un qualcosa, lo hai reso anche impen-
sabile. E così col tempo non se ne parla più.
La stragrande maggioranza dell’umanità è stata storicamente costretta ad un
ristretto mondo tridimensionale. Fino al diciannovesimo secolo, l’esistenza dei
più ruotava attorno a un impiego a tempo pieno che poteva fornire cibo, ripa-
ro e abiti. L’espansione e lo sviluppo della mente erano lasciati a quei pochi che
avevano già soddisfatto queste necessità di base. Fisicamente, il ventesimo
secolo ci ha fatto progredire dall’era agricola e industriale fino al mondo della
tecnologia, che si muove molto velocemente. Dal punto di vista spirituale que-
sta Nuova Era, stimolando la necessità di sviluppo personale, sta risvegliando i
nostri talenti e abilità interiori latenti.
Perciò un’evoluzione pianificata del linguaggio è il modo più sicuro per ren-
derlo velocemente capace di esprimere la frontiera della coscienza.
Meditare fa bene, sedersi in silenzio immobili, respirando lentamente fa
bene. Se riusciamo a fermare, anche per poco, il nostro macchinario linguisti-
co acquisito, facciamo una profonda esperienza spirituale. La mente si allarga
fino ad abbracciare tutto il tempo e tutto lo spazio e si comporta in modo molto
anticonvenzionale. Poi racconta di visioni strane…
I capi hanno paura che questo avvenga, hanno paura di perdere il monopo-
lio spirituale, non vogliono che qualcuno mangi il frutto dell’albero della cono-
scenza. Lo diceva la Bibbia, Geova non vuole, lo dicono oggi, da destra e da
sinistra, i manipolatori delle coscienze.
Facciamolo avvenire, mandando a loro tanto amore e tanta buona energia.
Aham Brahman Asmi: io sono coscienza eterna! Ricordo a me stesso che
io, come ogni altro essere umano di questo pianeta, sono Brahman, sono
un’indistruttibile coscienza divina che ha il potere di attirare tutto ciò che
vuole. Un Brahman può interagire con ogni altro Brahman, la coscienza può
parlare alla coscienza. Con un po’ di preparazione possiamo comunicare con
ogni cosa-oggetto-realtà-essere dell’universo.
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Il fisico e Premio Nobel Max Planck era riconosciuto come uno scienziato
piuttosto freddo e metodico eppure sorprese tutti con questa spiegazione fatta
in occasione della cerimonia di consegna del Nobel: “Avendo dedicato tutta la
mia vita alla scienza più lucida, lo studio della materia, posso affermare questo
sui risultati della mia ricerca sull’atomo ‘LA MATERIA IN QUANTO TALE
NON ESISTE’.
“Tutta la materia ha origine ed esiste solo in virtù di una forza che fa vibra-
re le particelle atomiche e tiene insieme quel minuscolo sistema solare che è
l’atomo… Dobbiamo presumere che dietro questa forza esista una mente con-
scia ed intelligente. Questa mente è la matrice di tutta la materia”.
Si può definire l’atomo, che è invisibile ai nostri occhi, un sistema solare in
miniatura, con la massa centrale dei neutroni e dei protoni che rappresenta il
sole, e gli elettroni che rappresentano i pianeti che orbitano attorno al sole cen-
trale. Ci sono poi delle micro particelle elementari che possono essere parago-
nate a lune, comete e asteroidi. Tutto nell’atomo è tenuto insieme da un’ener-
gia che fa da colla, ma la natura di questa energia è ancora ignota alla fisica.
Se accettiamo che l’atomo singolo è per i nostri occhi umani invisibile e che
noi possiamo vedere ‘visibili’ solo gruppi di atomi (a miliardi) allora il corpo è
costituito da galassie di innumerevoli atomi mossi ordinatamente da un’ener-
gia intelligente che permette la loro interazione continua. Non ci rimane che
aprirci con amore alla coscienza cosmica presente in ogni dove dell’universo.
Un altro Premio Nobel, per la Letteratura, Henri Bergson ha detto: “La
coscienza appare il principio motore dell’evoluzione. Se le nostre analisi sono
esatte, all’origine della vita vi è una coscienza o meglio una supercoscienza”.
Io credo che ci faccia bene ripetere spesso questa affermazione positiva:
“Io ho in me tutte le qualità e tutte le risorse per soddisfare i miei desideri.
Autorizzo me stesso ad accettare l’abbondanza, la ricchezza e la buona salute
che merito.”
Molti eventi negativi ed inaspettati sono causati dai programmi inseriti e
dimenticati nelle profondità della mente subconscia, purtroppo, se non vengo-
no disattivati ed estinti, continuano inesorabilmente a remare ‘contro’.
Il più delle volte le disgrazie e le malattie sono la conseguenza di sottili
meccanismi di autopunizione innescati da concetti errati introdotti nella
nostra mente quando eravamo bambini innocenti e indifesi. Qualche adulto
(programmato a sua volta da bambino) ci ha voluto insegnare che: siamo tutti
peccatori, nati con il peccato originale, non siamo degni, il piacere fisico non
è spirituale, il corpo nudo è osceno e non va bene, non meritiamo il successo, etc...
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Io so, e la mia personale esperienza umana mi ha definitivamente convin-


to, che tutti noi, nessuno escluso, possediamo un grande potere divino che
rimane il più delle volte fermo e inutilizzato a causa dei forti condizionamenti
frenanti che abbiamo dovuto subire sin da piccoli.
L’energia vitale come la Bella Addormentata giace inerte nel Bosco (la
mente) e può essere risvegliata solo dal bacio del Principe (l’Amore), solo
allora si risveglia la voglia di vivere e godere questa esperienza umana.
Anticamente in India la mente era chiamata vana (foresta) per cui nir-vana vuol
dire fuori dalla mente, oltre la mente, cioè consapevolezza pura.
Anche il mistico poeta toscano scriveva: “Nel mezzo del cammin di nostra
vita mi ritrovai in una selva oscura (la mente senza la visione consapevole della
Chiara Luce) che la diritta via era smarrita...”.
Dante sente il bisogno di una buona guida spirituale, va controcorrente e
sceglie Virgilio, un pagano. Insieme iniziano un viaggio esoterico, partono dal
basso, dall’Inferno (i Chakra inferiori, gli inferi), salgono al Purgatorio (il
Chakra di mezzo, quello del cuore dove si manifesta il pentimento e la reden-
zione) poi proseguono su fino al Paradiso (i Chakra celestiali superiori che arri-
vano all’empireo e al settimo cielo).

I condizionamenti spacciati per valori

Il gigantesco inganno della psicologia di massa, attuata dalla perversa


alleanza istituzionale tra politici e religiosi, consiste nell’aver spacciato per
buoni valori i condizionamenti da loro imposti; stando così le cose ben venga
la crisi dei valori se questi sono coercizioni e limiti voluti dall’alto per control-
lare la vita degli individui. Faraoni e sacerdoti, re e preti, maharaj e bramini,
condottieri e imam, imperatori e sedicenti rappresentanti a tempo pieno di Dio
hanno attuato la stessa perversa logica di controllo e sopraffazione, la strategia
consiste nell’attrarre la gente facendo leva sulla naturale voglia di conoscere,
sbandierando mirabili verità religiose e introducendo contemporaneamente,
tramite l’educazione familiare e l’istruzione scolastica, dei sottili condiziona-
menti psicologici che frenano l’individuo nella sua naturale crescita spirituale.
Non sono mai riuscito a concepire un Dio che ha bisogno di rappresentanti ter-
restri e di una casa materiale fatta di muri che crollano a causa del tempo e dei
terremoti. Dio è ovunque e va onorato e manifestato con un comportamento
divino, non certo con i dogmi e le regole ferree imposte dagli uomini di potere.
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La parola fede viene dal latino ‘fides’ che vuol dire ‘legame, impegno’, la
fede richiede conoscenza, ma senza comprensione produce solo ignoranza e
infelicità. Credi in quello che fai e capiscilo bene, fa domande e cerca con
umiltà, non credere per abitudine, comodità o sentito dire. Siamo nel predetto
periodo dell’Apocalisse. Visto che viviamo in un periodo in cui conviene esse-
re molto precisi faccio ancora un po’ di etimologia delle parole.
Etimologia viene dal greco etumos (vero) e logos (conoscenza), quindi cerca-
re il vero significato originale delle parole è molto importante per capire la loro
continua distorsione. Apocalisse non vuol dire distruzione totale ma ‘rivelazione’.
Chi vi dà un buon messaggio, una buona notizia, è un buon messaggero.
Angelos in greco vuol dire messaggero. La principale caratteristica dell’angelo
non sono le ali ma le buone notizie. Anche vangelo viene dal greco e vuol dire
buona novella, buona notizia.
Allora, in questo tempo di rivelazione (apocalisse) chi vi dà le buone noti-
zie (vangelo) è un caro messaggero (angelo), il valore delle buone notizie
aumenta se vanno condivise in riunioni ed assemblee (chiesa viene dal greco
ekklesia, assemblea, comunità). Nelle antiche assemblee parlavano prima gli
anziani (signore viene dal latino senior che vuol dire più vecchio) e rivelavano
conoscenze che portavano gli spiriti in comunione (religione viene dal latino
religio, ciò che unisce), Yoga in sanscrito vuol dire unione.
I più elevati parlano e rivelano più conoscenza (profeta, dal greco prophetes
vuol dire colui che rivela). Guru in sanscrito vuol dire colui che dal buio (gu)
porta alla luce (ru). Se poi vogliamo capire il significato di cattolico (dal greco
katolikos, universale) vediamo che è un concetto simile a quello del Sanatana
Dharma.
Eppure importantissime parole come religione, cattolico, guru, profeti, van-
gelo, Signore, apocalisse, angelo ed altre ancora, vengono usate ed abusate (il
più delle volte) senza che venga colto il loro significato originale, quello per il
quale sono state create.
Ultimamente molti hanno accolto a braccia aperte i segnali della Nuova
Era, qualcuno ha creduto in una elevazione rapida ignorando i tremendi con-
dizionamenti subconsci; purtroppo non basta desiderare la libertà, l’amore e la
conoscenza, questo è il primo passo, necessario ma non sufficiente per raggiun-
gere la liberazione.
Ci vogliono coraggio, determinazione, conoscenza e buona compagnia per
riuscire a liberarsi da certe influenze sottili, quindi non vi stupite se fate fatica
a soddisfare voi stessi. Essere se stessi è un gran bel programma ma di per sé non
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garantisce la felicità, la liberazione avviene solo portando tutto alla luce. Per
‘essere’ veramente se stessi conviene prima conoscere bene il funzionamento
della mente subconscia, de-programmarla dai programmi distruttivi e ri-pro-
grammarla volontariamente con buone abitudini, altrimenti essere felici non è
realizzabile proprio come è impossibile riempire un secchio bucato. Il comples-
so di colpa legato alla fisicità e alla sessualità è molto radicato nella mente di
chi è nato in occidente; è sì possibile ignorarlo e fare sesso ma occultamente il
famigerato ‘complesso’ rimarrà attivo producendo automaticamente, per rea-
zione, continue sensazioni di malessere e autopunizione. Anzi più si hanno rap-
porti sessuali non liberati e più, di fatto, dopo si sta male, per cui qualcuno
stressato da una sensorialità inquinata può arrivare all’eccesso e all’estremo
rifiuto, così il celibato e l’astinenza vengono sognate come paradisiache oasi di
salvezza. Ricordiamolo bene, le gerarchie religiose di ogni credo non temono il
sesso libero ma quello LIBERATO. Liberato dal subdolo complesso di colpa,
che inquina maleficamente ogni attività sessuale, diventa un’azione nobile che
con un’opera di accurata bonifica va resa potabile, dissetante e nutriente.
Durante il rapporto intimo l’uomo e la donna cominciano a sentire le forze
divine che si esprimono attraverso il contatto intimo, ma purtroppo sono igno-
ranti su come usare in modo appropriato queste energie superiori e ne consegue
una naturale frustrazione, quindi ben vengano degli insegnamenti precisi su
queste leggi universali tenute nascoste e lontane dalla sessualità. Una sessuali-
tà giusta porta allo sviluppo naturale di notevoli capacità psichiche che per-
mettono di guardare dentro noi stessi e scoprire la verità circa molte domande
senza risposta.
A chi mi dice che siamo figli di Dio ricordo con un sorriso che siamo sicu-
ramente figli di un rapporto sessuale e se siamo un dono di Dio, questo ci viene
recapitato attraverso un intimo incontro sessuale. Grazie al mandante ma
anche al corriere.

La suora e la prostituta

Ogni tanto nelle mie conferenze faccio questo esempio, apparentemente


paradossale. Il sonno della suora può essere spesso turbato da immagini proibi-
te di sconvolgenti passioni fisiche causate da un misterioso demone cattivo
(un’entità interna rossa come il primo chakra) che è la personificazione della
somma dei desideri fisici repressi nei tre chakra inferiori. La prostituta che
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invece subisce continui rapporti sessuali meccanici e non si è certamente libe-


rata dall’infido complesso di colpa, quando dorme, stanca ed esausta sul piano
fisico, potrebbe sognare beatamente la leggerezza della meditazione, la solitaria
pace dei chiostri e la sublime solitudine dei monasteri di montagna.
Di fatto tutte e due, pur vivendo stili di vita opposti, annaspano in un mare
di sofferenza. Ad una manca la forza e il piacere dei Chakra inferiori ed all’al-
tra la pace e la visione celestiale dei Chakra superiori. Il mondo ha bisogno di
esseri umani con tutti i Chakra in armonia, uomini più intelligenti in grado di
accettare senza reticenze l’innata libertà dell’energia femminile e donne vera-
mente libere, meravigliose dee tantriche, generose dispensatrici di vita, amore,
piacere e buona salute. La vera libertà è pura energia femminile in generosa
espansione. Fare l’amore con gioia e con amore è il vero messaggio per chi
vuole relazionare bene; oltre a spogliare il corpo dai vestiti è necessario, per una
piacevole sessualità, mettere a nudo la mente spogliandola da certi vecchi con-
dizionamenti repressivi. Per godere intensamente vi consiglio il nudo integrale
e olistico, corpo, mente e spirito senza veli, filtri ed ombre.
La visione di un futuro, positivo e possibile per la nostra cara e affollata
umanità, è in una scena chiarissima ai miei occhi umani.
La notte sta finendo, poco prima dell’alba, un uomo nudo è seduto sulla
spiaggia nella posizione del loto, gambe incrociate e schiena eretta, respira len-
tamente e con gli occhi (tutti e tre) serenamente ben aperti contempla la bel-
lezza celestiale di una ballerina vestita di sette veli colorati, uno per ogni
Chakra. La travolgente danza dell’energia femminile fa volare intorno a lei uno
dopo l’altro i sette veli, dal rosso fuoco su, su fino al violetto evanescente.
La scena successiva?
Il sole sorge, il corpo dinamico dell’energia maschile (yang +) e quello
magnetico dell’energia femminile (yin -) si attraggono, si abbracciano e fanno
l’amore, poi si immergono nell’acqua salata, giocano a fare i pesci sciogliendosi
nell’energia fluida del mare, tornati a riva corrono mano nella mano sulla terra
ferma, sorridono alla radiosa luce del mattino e non nascondono all’universo la
bellezza estetica del meraviglioso corpo umano.
Inizierebbe così un’altra semplice giornata della preziosissima esperienza
umana sul pianeta Terra. La Terra potrebbe tornare ad essere, come era una
volta, Paradiso Terrestre.
Oscenità? Ma è veramente osceno un corpo nudo? E la vista di due corpi nudi?
Che cosa è più osceno: un corpo umano senza vestiti che può dare la vita o
un carro armato che può dare la morte?
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Un film che in modo esplicito e piacevole ci insegna a fare bene l’amore o


un film di guerra e d’azione dove uomini e donne, vestiti, impugnano un’arma
e uccidono altri esseri umani, senza batter ciglio?
Ognuno di noi deve fermarsi, riflettere e rispondere a se stesso: vita o morte,
piacere o dolore?
I migliori risvegli spirituali avvengono più facilmente in riva a mari, fiumi
e laghi, l’acqua stimola le buone emozioni. Ogni volta che potete farlo, toglie-
tevi i vestiti, meditate sul vostro corpo, sentitelo vivo, poi entrate in contatto
con l’acqua e siate in comunione con la natura.
Io amo la vita e adesso sto molto bene, sono e mi sento felice, per scelta, per
karma e per antica abitudine.
“Oggi è una meravigliosa giornata dell’eternità, io mi regalo il meglio della
vita.”
Rimini-Ancona-Roma-India… un bellissimo viaggio!
Vado al Triveni per seguire una visione che, sono certo, questa volta mi por-
terà più in là, è un sentiero apparentemente conosciuto che però mentre mi si
manifesta rivela un misto di mistero e di familiarità consueta e certa. Scivolo
totalmente nella gioia del viaggio, uno scorrere beato senza tracce di fatica da
partenza e nessuna ansia di arrivare da qualche parte.
Queste sono belle visioni, possibili, non fantasie.
La principale differenza tra una fantasia e una visione è che spesso non fac-
ciamo nulla per realizzare le nostre fantasie tranne rifugiarci in esse, mentre le
visioni sono immagini stimolanti, rimangono vive nella mente e ci spingono
all’azione, a creare, pianificare e ottenere. Una fantasia, per definizione, è una
piacevole fuga dalla cosiddetta realtà e, se dovesse avverarsi, perderebbe il suo
elemento fantastico. Molte fantasie sono però l’anticamera della visione. Chi
ha una visione e si sente ispirato fa bene a perseguirla con coraggio fino al suo
manifestarsi concreto.
Nel suo migliore romanzo, Sulla strada, lo scrittore beat americano Jack
Kerouac fa dire al suo protagonista: “Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo
andare, e non fermarci finché non saremo arrivati”.
Siamo veramente ‘arrivati’ solo quando capiamo che non ci sono scaden-
ze, non c’è un arrivo e non c’è mai stata una vera partenza ma solo un andare
continuo.

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La circolazione degli atomi

Siamo spiriti in continuo movimento, energia intelligente eternamente in


viaggio. Nomadi come gli atomi che compongono il nostro corpo e l’aria che
respiriamo. ‘Panta rei’ dicevano i filosofi greci, tutto ‘È’ ed ‘avviene’ in uno
stato di trasformazione inarrestabile, senza sosta. Un razzista bianco non si
rende conto di indossare ciò che odia regolarmente, alcune parti (atomi) di
quel corpo inferiore di un negro, che lui disprezza così tanto, sono passate al suo
corpo bianco superiore. Chi considera peccato toccare gli atomi di un corpo
nudo femminile ignora che gli atomi che componevano quel corpo così temu-
to e tenuto a distanza si sono mossi e con il cibo e l’aria sono entrati nel suo
stesso corpo tenuto paranoicamente lontano da ogni minimo contatto femmi-
nile. Tutto circola nell’universo, gli atomi sono dei perfetti sistemi energetici in
miniatura e hanno memoria dei loro continui passaggi. In quel senso chi medi-
ta regolarmente scopre che contemporaneamente siamo INDIVIDUI e siamo
anche tutti UNO, abbiamo corpi composti dalla stessa energia vitale in conti-
nuo movimento e trasformazione. Gli atomi dei corpi belli passano a quelli
brutti e viceversa, così avviene anche per i ricchi e per i poveri, per i sani e per
gli ammalati.
Dati scientifici ci dicono che ogni anno cambiamo il 90 per cento degli atomi
del nostro corpo, ogni sei settimane abbiamo un fegato fatto di nuovi atomi, una
pelle nuova ogni mese, le cellule epiteliali si rinnovano ogni cinque minuti.
“Il corpo è una struttura molecolare complessa e autosufficiente”, scrive
Jasmuheen ne L’Arte di Vivere in Risonanza, “nuove cellule vengono create ogni
giorno a miliardi. Si dice che ogni essere umano è nuovo a livello cellulare ogni
due anni. Allora perché invecchiamo e moriamo, se abbiamo invece la capaci-
tà di rinnovare e creare la nostra struttura cellulare? Nei suoi libri Chopra dice
che ciò è a causa dei nostri sistemi di programmazioni e di convinzioni, e che
le cellule sono soltanto dei ricordi rivestiti di materia. Leonard Orr suggerisce
che la gente muoia soprattutto perché se lo aspetta. L’umanità è stata soggetta
alla mentalità e alla convinzione della limitazione per eoni di tempo, fino al
punto che ora ghiandole come la pituitaria e la pineale assecondano la con-
vinzione della morte e dell’invecchiamento piuttosto che adempiere le loro
modalità naturali di assecondare la vita e la rigenerazione.”

Siamo anime spirituali, la saggezza sta nel vivere nel corpo senza essere del

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corpo. Elevando il proprio livello di coscienza è più facile capire consapevolmente


che viviamo in un complesso atomico (corpo) di cui siamo momentanei frui-
tori ed inquilini, non proprietari. La morte è un fenomeno solo fisico, da quel
momento ha inizio il processo di dispersione degli atomi che compongono il
nostro involucro umano, in pratica alla fine restituiamo all’universo gli atomi
presi in prestito. Le anime realizzate riescono a percepire l’intelligenza e la
memoria degli atomi e sanno come interagire con loro. Emettono volontaria-
mente atomi con buone informazioni (vibrazioni d’amore), ricevono atomi
spesso inquinati (secondo la nostra compatibilità umana) li purificano con la
loro buona energia e li rimettono in circolazione potenziati dal loro potere. Nel
tuo complesso atomico magari adesso hai atomi che storicamente hanno fatto
parte del corpo di Gesù o di Buddha, o di Marilyn Monroe o di altri esseri a te
sconosciuti o antipatici. Adesso io potrei averne, di passaggio, qualcuno dei
tuoi, e tu qualcuno dei miei.
Ci scambiamo atomi in continuazione, con la stessa facilità con cui i bam-
bini si scambiano le figurine. Il nostro corpo è come un album, ha bisogno di
tanti buoni atomi carichi di amore.
“Il ‘tutto scorre’ (panta rei) di Eraclito, ripreso dalla formula pitagorica,
‘cuncta fluunt’”, scrive Arturo Schwarz nell’Introduzione all’alchimia indiana, “è
anticipato dal pensiero indiano, che per sottolineare il fatto che non si entra
mai due volte nello stesso fiume designa con un unico vocabolo ‘Jagat’ sia
l’Universo che il movimento. Così il mondo è il ‘muoventesi’, il vivente
(jagat). Il movimento, l’andare è una proprietà della materia, anzi, è il modo di
esistere della materia”.
Questa mia esplorazione non è basata solo sul movimento fisico, è una
meditazione autocosciente che mi rivela, ancora una volta, la possibilità con-
creta di un’esistenza liberata dai vecchi valori artificiali, creati sia ad occiden-
te che ad oriente, e dalle oppressioni religiose che hanno imprigionato la pura
spiritualità della vita. La vera esplorazione può partire anche da un viaggio geo-
grafico ma va oltre e porta irresistibilmente ogni spirito sincero alla scoperta
della dimensione senza limiti della coscienza umana. L’India è lontana ma forse
io non sto andando da nessuna parte, sto semplicemente migliorando il modo
di vedere me stesso, uno spirito libero in continuo e naturale movimento che
riesce a vivere bene in varie locazioni. Per molti anni, soprattutto tra gli anni
sessanta ed ottanta, chi andava in India veniva accusato di “fuga dalla realtà”.
Per quello che ho potuto sperimentare io personalmente, direi che per molti
giovani il viaggio in India è stato invece molto terapeutico, la via più veloce ed
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economica per conoscere oltre che un affascinante (qui la parola non è usata a
sproposito) paese straniero anche un altro mondo dimenticato, quello interio-
re ricco di visioni, speranze ed energie che la scuola e la famiglia avevano volu-
tamente ignorato. Sicuramente l’India non era e non è di per sé un Paradiso ma
un possibile trampolino per chi ha il coraggio di entrare in se stesso e in altre
dimensioni. I Beatles chiamarono il loro viaggio in India Magical Mistery Tour,
un travolgente giro, magico e misterioso, dentro e fuori di noi, da osservare e
gustare sia ad occhi aperti che a occhi chiusi.
Nel 1965, di ritorno da un lungo viaggio in India e sull’Himalaya, Timothy
Leary, psichiatra dell’università americana di Harvard e guida spirituale del
Flower Power californiano, scrisse: “Un viaggio in India equivale a sperimenta-
re fino in fondo un allucinogeno... un dispiegarsi continuo di visioni... La gente
reagisce all’India allo stesso modo di come reagisce alle droghe psichedeliche...
o ci si abbandona all’unione estatica feconda con la mistica Vita-Tutto o ci si
rinchiude dietro i circuiti sterili degli alberghi turistici ad aria condizionata”.
La società indiana purtroppo non si muove più, collettivamente, su autenti-
ci principi spirituali, però al suo interno si possono ancora incontrare individui
e piccoli gruppi che, nei secoli, hanno mantenuto intatta l’essenza dell’antico
pensiero in cui non c’è separazione tra materia e movimento, tra materia ed ener-
gia, sono solo due aspetti diversi di quella stessa realtà che lo scienziato David
Bohm, teorico della meccanica quantistica, chiamava “totalità ininterrotta”.
La filosofia tantrica aveva già concepito questa visione unitaria e vedeva
nella coppia composta dal principio cosmico maschile, Shiva, e dal principio
cosmico femminile, Shakti, la manifestazione fisica e visibile della complemen-
tarietà delle grandi forze sottili che compongono l’Universo a più dimensioni.
In India esistono ancora i Siddha e gli Yoghi Tantrici, maestri dell’alchimia
energetica e della scienza biochimica. Sono rari, ma ci sono.
Mentre una parte dell’alchimia occidentale, motivata dall’avidità, cercava la
trasmutazione meccanica del piombo in oro, sull’Himalaya i grandi saggi hanno
puntato in alto, alla trasformazione di se stessi ed hanno realizzato il prolunga-
mento ad oltranza della vita cellulare. Le cellule liberate dai radicali liberi e dallo
stress non si deteriorano e continuano a riprodursi integre ad ogni passaggio.

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FLASHBACK 1

Le News

“Una delle cose più preziose che possiamo fare


per guarirci vicendevolmente è ascoltare i racconti l’uno dell’altro.”
Rebecca Falls

Sfoglio il giornale. Stressato, Arrigo Sacchi lascia il calcio. Arrigo invece di


allenare i giocatori professionisti, campioni del profitto, dovrebbe seriamente
cominciare a capire l’essenza del Grande Gioco Cosmico della Vita (Lila) e
allenare se stesso alla felicità e al vero gioco, quello piacevole e non competi-
tivo. Ad ogni modo: “Caro Arrigo, non c’è nessuno da battere, amati, lasciati
amare e auguri per una vita bella, giocata felicemente e senza stress!”.
Chi gioca con i piedi arriva facilmente alla violenza perché, senza averne la
consapevolezza, concentra e accumula energia sul primo vortice, il centro ener-
getico della terra, delle gambe e del movimento.
Il lato oscuro del primo chakra è la paura che genera timidezza, aggressività
e scontro.
Per bilanciare il karma aggressivo dei piedi, i giocatori dovrebbero usare
anche le braccia. Molti abbracci affettuosi prima e dopo la partita, e soprattut-
to durante un gol, si manifestano spontanei anche tra maschi, e servono per
attenuare la logorante tensione accumulata nei chakra bassi.
Se l’energia vitale rimane nei livelli inferiori si comprime ed esplode come una
bomba, di conseguenza le braccia e le parole diventano automaticamente violente.
Il calcio andrebbe bilanciato con pallavolo e basket. Ed ancora molti paci-
fici abbracci in campo e sugli spalti.
Del calcio non mi sono mai interessato, mi incuriosirono solo due aneddo-
ti; il calciatore tedesco Beckenbauer, soprannominato il Kaiser per la sua forte
personalità dominante, molti anni fa affermò coraggiosamente di essere stato
una donna nelle vite precedenti, e Glenn Hoddle, allenatore della nazionale
inglese, che è stato rimosso dalla sua prestigiosa carica solo perché ha rivelato
apertamente la sua credenza nel karma e nella reincarnazione.
In una sua semplificazione, che a prima vista può apparire assurda e spiace-
vole, ha spiegato durante un’intervista che i disabili in questa vita non sono
puniti da un Dio cattivo che abusa del suo strapotere, ma pagano invece le con-
seguenze di errori da loro commessi in vite precedenti. Questo discorso non va

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giù a chi vuole scaricare le proprie responsabilità karmiche su un Dio creatore


e quindi causa di tutto. Ma che vuol dire? Che Dio non è onnipotente e non sa
creare bene e allora crea ogni tanto nani, ciechi e storpi?
Siamo noi che con pensieri, emozioni ed azioni creiamo la nostra realtà.
Care amiche e cari amici, accettiamo questa verità e impariamo a creare bene!!
Importanti parole spirituali come karma e reincarnazione man mano che
entrano nella nostra vita quotidiana rischiano di diventare termini inflaziona-
ti, usati a sproposito per sostenere punti di vista personali e non scientifica-
mente verificabili. Oggi alcune di queste incomprensioni sono inevitabili, le
culture si stanno mescolando e le filosofie, anche le più antiche e lontane,
diventano accessibili a tutti. Niente di grave, la divulgazione è preferibile, con
alcune sue incongruenze e fraintendimenti, alla segretezza, la Nuova Era è in
gestazione, le banalizzazioni, le manipolazioni e le repressioni possono rallenta-
re il processo ma non certo arrestarlo. Come dice chi vive nel deserto: i cani (i
critici negativi e gli scettici ad oltranza) abbaiano ma la carovana (chi cerca
sinceramente la conoscenza) lentamente procede verso la sua destinazione.
L’unica prova certa della reincarnazione è solo la testimonianza dettagliata
di chi ricorda bene il suo passato. Io fortunatamente ricordo, e non sono il solo.
Quando da bambino cominciai a ricordare memorie precise di un lontano pas-
sato, la parola reincarnazione era sconosciuta in Italia e io mi imbarcavo in lun-
ghe spiegazioni per illustrare questo semplice concetto universale. Prima di
questa vita esistevamo e dopo questa continueremo ad esistere.
Certa è la morte per chi nasce, altrettanto certa è la rinascita per chi muore.
Oggi, 10 febbraio 2001, è una data palindroma, cioè anche letta in senso
inverso risulta identica 10-02-2001. È la prima volta in 808 anni e 73 giorni.
L’ultima volta fu il 29-11-1192, un anno ricordato per molti eventi ecceziona-
li. Fra questi la cattura del mitico re Riccardo Cuor di Leone che, proprio men-
tre tornava vincitore in Inghilterra dalle Crociate, fu fatto prigioniero dal duca
Leopoldo d’Austria. Le Crociate sono state un karma pesante che non ha pro-
dotto alcun risultato positivo ed ha lasciato in molti musulmani profonde feri-
te emozionali e feroci desideri di vendetta, l’islamismo antico era conciliante e
tollerante nei confronti dei cristiani, le Crociate medievali europee che vole-
vano liberare la Terra Santa trasformarono il cristianesimo in una religione
aggressiva e militante, che favorisce gli eccessi e le invasioni. Le ripercussioni
di queste azioni militari si fanno sentire ancora oggi 800 anni dopo. Io preferi-
sco i più tranquilli viaggi spirituali di conoscenza esplorativa e non di conqui-
sta. L’unico territorio da conquistare è quello mentale e siccome la mente è
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FLASHBACK 1

non-locale: buona conquista a tutti gli esploratori di se stessi.


Sfogliando ancora i giornali mi fermo ad un articolo su uno sconosciuto
viaggiatore di Ancona. Anche io, in questa vita, sono nato ad Ancona.

Giacobbe d’Ancona

Si parla di un libro di viaggi pubblicato da poco in America. Il professore


David Selbourne docente a Oxford ha ritrovato un vecchio manoscritto di un
mercante marchigiano, tale Giacobbe d’Ancona, che sarebbe arrivato in Cina
nel 1271, ben quattro anni prima di Marco Polo. Giacobbe giunse in Cina via
mare, costeggiando la Penisola Arabica prima, l’India e l’Indocina poi, fino ad
arrivare al porto di Zaitun, il più grande dell’impero cinese. Alcuni studiosi
mettono addirittura in discussione l’autenticità del viaggio di Marco Polo, per-
ché nel suo celebre racconto avrebbe tralasciato particolari importanti come la
grande muraglia cinese, l’abitudine delle donne cinesi di fasciarsi i piedi e la
tradizionale cerimonia del tè.
Secondo Selbourne il racconto di Giacobbe d’Ancona è molto più attendibile.
“Le donne cinesi”, scrisse Giacobbe, “non attribuiscono alcun valore alla
castità, non si vergognano di essere adultere e rivendicano il diritto di sceglier-
si un amante per soddisfare le loro voglie. Le cinesi indossano spesso solo tuni-
che trasparenti che consentono agli uomini di guardare tutto il corpo.”
Giacobbe parla di tutte le abitudini sociali dei cinesi, della diffusione gratui-
ta dei giornali, della libera circolazione di immagini pornografiche, dell’uso della
carta moneta e del funzionamento di una specie di lanciafiamme per uso bellico.
Ci si potrebbe chiedere come mai un diario così completo e interessante è
rimasto nascosto per ben sette secoli; secondo il professore inglese il motivo di
questo secolare silenzio sta nelle continue critiche rivolte da Giacobbe al com-
portamento dei cristiani in oriente, per cui la Chiesa del tredicesimo secolo
non avrebbe facilmente accettato il parere contrario di un commerciante ebreo
delle Marche.
Un’altra breve notizia buttata lì potrebbe presto ribaltare le aspettative
della scienza occidentale.
Nel lontano 1917, quasi cento anni fa, Albert Einstein ideò la teoria della
relatività e fu l’inventore di una costante cosmologica, la velocità della luce, che
considerava un modello di universo statico. Successivamente Albert riconobbe
che la costante cosmologica era il suo più grande errore e accettò l’idea che
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l’universo è in costante espansione.


Nel numero di gennaio 2001 dell’autorevole Scientific American, lo scien-
ziato Joao Magueijo propone una teoria che riconsideri il variare della velocità
della luce. La nuova fisica si sta avvicinando alla filosofia universale dei Siddha
Yoghi, esistono velocità superiori alla luce o meglio esiste la possibilità di ‘esse-
re’ da una parte o dall’altra dell’universo o contemporaneamente in tutte e due
le parti senza usare i fotoni e la luce come punto di riferimento e di trasporto.
Esistono altre dimensioni che sono onnipresenti e su cui ci si può muovere a
piacimento, la parola muovere è però sbagliata, si dovrebbe dire che è possibile
‘essere’ in tempo reale in spazi e tempi diversi e lontanissimi tra di loro se misu-
rati con la velocità della luce e con i calendari convenzionali, il vocabolario
della fisica presto avrà nuove voci e nuove definizioni. Forza Joao! Jao in san-
scrito vuol dire ‘vai’ e allora Jao Joao, più veloce della luce scopri la tua eterni-
tà e la velocità infinita ed onnipresente che ci tiene tutti collegati.

L’espansione del pensiero

Dice lo spirito disincarnato Ramtha: “Chi sei tu? Tu sei Dio manifestato
come uomo per continuare l’espansione del pensiero nell’eternità”.
Sto realizzando, anno dopo anno, che l’esperienza umana può essere una
straordinaria avventura spirituale, totale e piacevolissima. Mi piace comuni-
carlo a chi vuole ascoltare.
Come dice il mio caro amico Giorgio Gustavo Rosso che apprezza e pubbli-
ca la filosofia di Ramtha in italiano: “Non dubitate mai che un piccolo gruppo
di persone sensibili e risolute possa cambiare il mondo, in effetti la loro forza è
l’unica cosa che l’abbia mai cambiato”.
Osservo Giorgio da trent’anni e vedo che fa veramente cose belle, pulite e
costruttive. È uno dei cari Spiriti Liberi apparsi in Italia (sono tanti) con un suo
messaggio preciso: “Io penso che la pace sia la più grande ricchezza per i popo-
li. La guerra, il terrorismo e la paura sono gli strumenti dei tiranni. Ti propon-
go di partecipare alla costruzione di una nuova società e una nuova economia,
basate sul rispetto delle persone e della loro diversità, sull’uguaglianza dei dirit-
ti tra la donna e l’uomo, sul rispetto e la valorizzazione dei bambini e degli
anziani”.
Lunga vita a Giorgio Rosso!
Lui, come me, pubblica liberamente il suo recapito per cui chi crede in questo
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FLASHBACK 1

suo intento costruttivo può contattarlo direttamente: direzione@macroedizioni.it.


Dagli anni cinquanta ad oggi molti spiriti si sono incarnati in occidente per
muovere la società in senso evolutivo, io fortunatamente ne ho incontrati
molti, la trasformazione in corso è lenta ma sicura e inarrestabile.
Per pubblicare i miei libri ho avuto la fortuna di incontrare un caro spirito
libero nato in Toscana, Paolo Dondoli, fondatore della Laris, una casa editrice
che crede nell’amore e nella buona energia. Abbiamo creato insieme questa
collana per far uscire libri che favoriscono il buon risveglio.
Ogni giorno, anche in questo preciso istante, qualcuno in qualche parte del
mondo si sta ri-svegliando, il dormitorio umano è ri-animato dagli affascinanti
suoni della coscienza risvegliata. Volete incontrarne uno?
Alla mattina, con le mani giunte, respirando in modo lento e consapevole,
ripetete tre volte con voce serena: “Oggi voglio incontrare le persone giuste”. I
vostri sensi e il vostro campo energetico, attivato dal suono della vostra voce,
inizierà la ricerca e ve li farà incontrare.

Il viaggio continua

“Desideri vedere Dio? Osserva il viso dell’uomo che ti sta vicino.


Desideri udire Dio? Ascolta il pianto di un neonato,
la risata sonora in una festa, il vento che mormora tra gli alberi,
il rumore di un treno.
Desideri sentirlo? Allunga la tua mano e sostieni qualcuno,
o tocca la sedia su cui siedi o questo libro che stai leggendo;
o semplicemente nella quiete avverti le sensazioni nel tuo corpo.”
da Sadhana di Anthony de Mello

Presto sarò solo un altro volto tra la folla, circondato dalla vitalità di milioni
di persone, esseri spirituali che, nella loro esperienza terrena, hanno deciso di
incontrarsi sulle rive del Gange per un grande scambio di energia spirituale. La
Kumbha Mela è una fantastica città provvisoria, popolata da un’infinità di per-
sone, nel 1989 ha raggiunto quota 30 milioni, quest’anno si prevede il raddoppio.
Tende, accampamenti, semplici costruzioni di canne di bambù, stuoie di
paglia, coperte di poco valore coprono la sterminata distesa di sabbia candida e
finissima, questo spazio che nella stagione estiva dei monsoni viene invaso
dalle piene che, non di rado, arrivano a superare gli argini e a travolgere con
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irruenza capanne, umani ed animali.


L’inverno in India è secco, c’è il sole, fa caldo ma non troppo, ad Allahabad
di notte conviene però coprirsi e gli Yoghi che vivono nudi per me rimangono
un mistero biologico.
Nel libro Incontro con la Chiara Luce racconto questa magica riunione di
santi, di anime realizzate, viaggiatori occidentali e Yoghi centenari.
Sto partendo con una borsa leggera, qualche libro ed un manoscritto, un
libro diario che racconta gli eventi dal 1996 ad oggi; l’ho chiamato Il Viaggio
Continua.
Sento che questo libro probabilmente rimarrà una copia unica. La sua let-
tura lo dissolverà durante il pellegrinaggio verso est.
È scritto a flash, piccoli episodi a sé stanti, collegati tra di loro ma anche
autonomi come significato e contenuto. Ho scoperto la calma meditativa della
scrittura grazie al computer, una volta davo più energia alla comunicazione
sonora, prima parlavo di più, adesso mi piace anche registrare pensieri ed emo-
zioni per iscritto. Comperai il primo computer a Los Angeles nel 1994, si chia-
mava Lotus e mi fu venduto da un indiano.
Scrivere è magico. La parola scritta è silenziosa, sopravvive alla persona,
permette di comunicare bene ed amare gli sconosciuti. Anche quelli timidi ed
introversi.
Dai graffiti rupestri della preistoria fino agli e-mail e gli sms la comunicazio-
ne umana è un continuo fluire di simboli e messaggi che hanno reso la vita di
miliardi di esseri più piacevole, attraente e fresca come un buon gelato d’estate.
Il caso non esiste, tutto avviene in sincronicità, allora come passatempo
decido di estrarre dal manoscritto delle pagine e leggerle con la tecnica del
flashback, il flash di ritorno, un evento che mi riappare e torna a vivere
improvvisamente nella sua totalità. Comincio con la prima estrazione e sono
illuminato da un chiarissimo lampo di memoria che di colpo blocca il momen-
to presente, calamita la mia attenzione, ritrasmette il ricordo vivo e concreto e
lo fa tornare reale.

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FLASHBACK 2

FLASHBACK 2

La mia fortuna passa da Atlanta

“Uno stato alterato di coscienza (il cosiddetto fenomeno ESP,


Extra Sensorial Perception) è un mutamento qualitativo
in un tipo di funzionamento mentale di un soggetto.
L’individuo non avverte solo un cambiamento qualitativo
(più o meno vigile, più o meno fatto di immagini chiare o appannate),
ma altresì che le tipologie dei suoi processi mentali sono diverse.”
Charles Tati

Era la fine del 1996, avevo terminato la stesura di Incontro con la Chiara
Luce, un periodo molto importante della mia vita si era concluso. Stimolato
dalla euforica leggerezza di aver portato a termine un’opera che mi aveva diver-
tito considerai la vita con un atteggiamento fresco e curioso, mi sentivo pron-
to a piacevoli incontri e nuovi appuntamenti. Arriva l’ultimo dell’anno, sono
a casa di Nicole - lei è appena tornata dal Lussemburgo dove è nata - doveva-
mo uscire ed incontrare degli amici ma scegliamo la quiete casalinga. Mancano
quindici minuti a mezzanotte, non volevo banalmente ritrovarmi davanti ad un
televisore acceso, ma qualcosa mi spinge ad accendere. Rai Tre, è in onda un
collegamento con la trasmissione che Arbore conduce su Rai International. È
con lui la famosa astrologa di Canale 5 Luisa De Giuli. Luisa mi ha telefonato
due giorni prima, abbiamo un appuntamento per il quattro gennaio. Sta per
scoccare la mezzanotte, sono convinto che il periodo de Il Grande Anno, che
va dal gennaio 1989 al dicembre 1996, si sta chiudendo con un insegnamento
chiaro e preciso. Pochi giorni dopo vado ad incontrare Luisa, ha avuto il mio
numero di telefono da Mauro Bigagli che dirige la rivista esoterica Energie. Un
giorno di fine settembre Mauro venne da Tolentino a Rimini, voleva cono-
scermi: “Sono venuto ad incontrare un illuminato”. Poi scoppiò a ridere e
diventammo amici. Faccio alla De Giuli, considerata a livello internazionale
un’astrologa di prima classe, una precisa domanda su di me: “Come erano dis-
posti per me gli astri il 3 dicembre 1992?”. Veloce elabora i dati seguendo un
suo sistema di interpretazione che le è valso il prestigioso premio
dell’International Society for Astrological Research. Marte sull’ascendente,

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nodo postnatale in Sagittario... opposto a Urano in Gemelli...


Non ho una conoscenza astrologica sufficiente per seguire bene l’elabora-
zione, ma aspetto con fiducia il risultato. “Caro Giorgio, tutto erano in linea per
un incidente, una disgrazia, hai rischiato la vita.” Luisa mi sbircia, poco con-
vinta. “Ma tu hai rischiato la morte, qui c’è morte sicura, un incidente grave,
una malattia. Cosa ti è successo?” Senza spiegare a Luisa che cosa mi è succes-
so le preciso solo che ero in America, ad Atlanta. Luisa si rimette al computer,
le cose cambiano radicalmente. “I pianeti sulla posizione di Atlanta hanno
invece un’influenza molto positiva su di te, lì c’era la salvezza. Cambia l’ascen-
dente, si sposta indietro di due segni e va a finire in Bilancia su Nettuno di
nascita. Salvezza, condono, carisma, grazia, dono di vita; Giove transita in quel-
l’anno in Bilancia, i pianeti hanno spostato e sospeso il tuo karma, sei fortuna-
to.” Mentre Luisa continua la spiegazione sorrido a Nicole. Ho fatto proprio
bene ad andare ad Atlanta!
L’amore per una donna americana e l’intuito naturale hanno cambiato in
meglio il mio karma.

In treno

“Ogni volta che incontro un uomo, anche ‘straniero’ io provo sempre


la stessa sensazione: ‘di fronte a me sta un altro membro
della famiglia umana’. Questa attitudine ha approfondito in me
l’affetto e il rispetto per tutte le creature.
Possa questo spontaneo augurio essere il mio piccolo
contributo alla pace del mondo. Io prego per una famiglia,
più fraterna, più solidale e più comprensiva su questo pianeta.
Io faccio appello dal profondo del cuore a tutti coloro che
non vogliono la sofferenza e che desiderano la felicità imperitura.”
Il XIV Dalai Lama

Piove. Alla stazione di Ancona non sale nessuno. Dopo la Kumbha Mela mi
piacerebbe tornare in questa città di mare. Come il grande viaggiatore
Giacobbe io sono nato ad Ancona
Sicuramente qui sono nati altri spiriti liberi che potrebbero apprezzare quel-
lo che dice uno come me che è nato lì come loro.

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IL TERZO OCCHIO

Roma si avvicina. Domani parto per Delhi.


Valeria Volpe viene a prendermi alla stazione Termini, mi parla di
Aurobindo e di un libro che sta scrivendo sull’alimentazione vegetariana.
Io in America ho scritto The Vegetarian Revolution, una raccolta di ricette ed
autorevoli affermazioni anti-violenza di personaggi famosi. Non sono un cuoco
ed allora ho pensato, per diffondere la pacifica idea alimentare, di raccogliere i
menù vegetariani di persone conosciute per altri talenti non gastronomici.
Dice la Bhagavad-gita che tutti seguono naturalmente l’esempio dei grandi
uomini. Ed allora ho preso in prestito le ricette senza violenza di Tolstoi,
Gandhi, Buddha, Platone, Leonardo da Vinci, San Francesco, George Bernard
Shaw, Einstein, fino ai nuovi vegetariani come Paul McCartney.
Ho in programma altri due libri sul cibo della pace: Mondo Vegetariano, una
raccolta di menù verdi da tutte le tradizioni gastronomiche internazionali e La
Cucina Spirituale Indiana sullo stretto legame tra cibo e salute fisica e mentale.
Per questi due libri mi aiuta la mia amica Paramakaruna Devi (Paola
Mosconi) che da dieci anni vive a Puri ed ha la più grande raccolta esistente di
buone ricette spirituali.
Ho una giornata libera, Valeria mi propone di andare a trovare gli amici del
giornale Stargate, Wendy d’Olive e Maurizio Baiata. Questi due splendidi
modelli della razza umana (sono alieni in incognito?) portano avanti con ele-
ganza e vero coraggio una comunicazione alternativa tutta da leggere.
Mi hanno chiesto un contributo, io ho messo insieme tre news su cui riflet-
tere allegramente senza fare troppi sforzi.

IL TERZO OCCHIO
a cura di Giorgio Cerquetti

Nel salutare chi legge voglio precisare il criterio di questa mia presenza su
Stargate. L’universo non è così come è ma piuttosto così come lo vedi “TU”.
Se una cosa non esiste, la sua non-esistenza si può spiegare in due modi: o
non esiste assolutamente, oppure esiste ma purtroppo tu non la vedi, comince-
rà ad esistere solo dal momento in cui tu ne prenderai coscienza. Questo meto-
do di apprendimento e conoscenza si chiama scoperta. Eppure una volta...
anche l’America una volta non esisteva (per gli Europei) tant’è che qualcuno
la chiama ancora il Nuovo Continente.
Allora, in questo spazio parlerò a “ruota libera” di notizie recenti e notizie
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antiche, di scenari possibili e scenari im-possibili. Spesso la sillaba “im” ci


mette un po’ di anni a saltare. In fondo alla pagina troverete una frase positiva
da ripetere con la vostra viva voce. Queste frasi penetrano profondamente
nella mente subconscia e vi aiutano a riprogrammare consapevolmente la
vostra splendida vita.

Richard Gere

L’attore americano ha detto che in una vita successiva gli piacerebbe essere
una donna. Alla domanda “Chi?” ha risposto: il segretario di Stato americano
Madeleine Albright. La signora Albright, informata del desiderio di Gere, ha
riso di cuore e ha replicato: “Io a mia volta vorrei essere lui!”.
Punto di riflessione. Se incontrate una come la Albright guardatela bene,
adesso è bassa e sovrappeso, ma in una vita precedente potrebbe essere stata un
attore bello e affascinante. Conclusione: siamo tutti spiriti eterni, indossatori
di fantastici corpi temporanei.
In questa dimensione materiale tutto ha un inizio e una fine, ogni cosa è
inevitabilmente impermanente, ognuno di noi, invece, è certamente eterno.
La nostra esistenza non conosce partenze e punti di arrivo ma solo continuo
divenire. Questa affermazione è una supervitamina per la coscienza.

Uccisa dai cacciatori a 211 anni

Il biochimico americano Jeff Bada di San Diego, California, ha stabilito che


una balena uccisa aveva 211 anni. Come ha fatto? Bada, come riferisce la rivista
New Scientist, ha messo a punto un metodo di indagine sull’età dei mammiferi
marini misurando il decadimento delle proteine nelle pupille e lo ha utilizzato
per stabilire che età avevano 48 balene uccise i cui tessuti sono stati congelati
e studiati attentamente. Quattro esemplari morirono quando avevano più di
cento anni di vita ed uno aveva ben 211 anni. Lo scienziato ammette un mar-
gine di errore di 25 anni per cui la balena avrebbe avuto almeno 186 anni.
Cacciatori eschimesi affermano di aver ritrovato in balene uccise recente-
mente tracce di arpioni di pietra come quelli che usavano i loro antenati oltre
150 anni fa.
Riflessione: quella balena avrebbe potuto vivere ancora molto tempo se non
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IL TERZO OCCHIO

fosse stata uccisa dai cacciatori. Personalmente sono vegetariano e contro la caccia.
C’è chi dice che i delfini e le balene mantengono la buona energia spirituale
sul pianeta Terra, e allora:
VITA LUNGA, LIBERA E FELICE A TUTTE LE BALENE E A TUTTI
GLI ESSERI ANIMATI CHE ABITANO SU QUESTO PIANETA.
Da felice passeggero dell’astronave Terra mi piace raccontare durante le mie
conferenze che noi terrestri siamo gente di periferia, viviamo in un braccio
periferico della galassia a ben 30.000 anni luce di distanza dal suo centro. Se
volessimo andare a prendere un caffè in centro, al Galaxy Bar, e ci muovessi-
mo velocissimi, trentamila anni ad andare, mezz’ora al bar ed altri trentamila
anni luce per il viaggio di ritorno, troveremmo dopo il caffè che le cose qui
sono cambiate, molto cambiate, cambiatissime. Non troveremo tracce del
nostro soggiorno. Insomma i caffè al Galaxy Bar sono da evitare oppure biso-
gna essere molto ben preparati per affrontare il nuovo scenario al rientro...
Ci sono miliardi di altre galassie con esseri che vivono in centro ed altri,
come noi, che vivono in periferia.
Il nostro caro e amato Sole, venerato per secoli come una divinità superio-
re, è considerato dagli scienziati un piccolo astro, classificato come stella nana.
Conclusione: siamo gente di periferia, residenti su un pianeta che ruota intor-
no ad una stella nana, prendiamoci alla leggera ed evitiamo di essere una spe-
cie di Fantozzi cosmici. Se vogliamo, possiamo avere accesso immediato alla
galassia e a tutte le galassie, possiamo entrare in contatto con l’essenza invaria-
bile del tempo (l’eternità) e della vita infinita che pulsa e vibra ovunque.
Come? Solita risposta: chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto.
Nell’universo vige la regola dell’amore e del libero accesso. Dio non è solo
AMORE ma anche LIBERTÀ TOTALE. Con umiltà si va ovunque e si capi-
sce ogni cosa.
Affermazione positiva da ripetere con voce calma: “Io sono uno Spirito
Libero che viaggia eternamente nell’infinito, la mia vita non ha mai avuto ini-
zio e non avrà mai fine. Sto vivendo un’esperienza umana sul pianeta terra, in
questa vita ho un corpo maschile (o femminile), il mio nome è Giorgio
Cerquetti (ripeti il tuo nome)”.

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Accadde a Roswell

Wendy e Maurizio mi regalano un libro Il giorno dopo Roswell scritto dal


colonnello Philip J. Corso al servizio del Pentagono.
L’8 luglio 1947 il quotidiano locale Roswell Daily Record pubblicò la notizia
del ritrovamento di un disco volante, l’oggetto fu recuperato successivamente
dall’aeronautica nei pressi della base militare di Roswell, New Mexico. Corso
era un uomo coraggioso e molto intelligente, uno di cui gli alti gradi si fidava-
no totalmente, la sua famiglia era di origine siciliana; durante la Seconda
Guerra Mondiale lavorando alle dipendenze del potente generale Dwight Ike
Eisenhower (eletto successivamente presidente degli Stati Uniti) fu mandato
in missione a Roma, dal 1944 al ‘45, come agente del servizio segreto america-
no Central Intelligence Group; tra i suoi incarichi speciali spicca il delicato
rapporto con Monsignor Montini (il futuro Papa Paolo Sesto); nel 1947 la sua
dedizione al servizio lo porta a Fort Riley, nello stato del Kansas, dove un pic-
colo gruppo di scienziati e militari stavano esaminando il corpo di un alieno e
i resti di un’astronave. Corso afferma di aver esaminato le carte dell’autopsia e
ricorda di aver visto galleggiare il corpo dell’alieno in un liquido blu, secondo
lui ed altri osservatori l’alieno (soprannominato EBE, Entità Biologica
Extraterrestre) alimentava se stesso per mezzo dell’elettromagnetismo, per cui
fuori dall’astronave non avrebbe potuto sopravvivere a lungo, al Pentagono
c’era chi credeva che quel corpo fosse una specie di robot organico, un clone
prodotto da esseri molto evoluti, fisicamente più simili a noi. Tra il 1960 e il
1962 Corso lavorò nell’ufficio Research & Development del Pentagono, dove
gestì il ‘Roswell File’, contenente documenti, rapporti autoptici sui corpi delle
cosiddette EBE e materiali dai quali ricavare nuova tecnologia sulla base di pro-
cedimenti di retroingegneria. Secondo il colonnello Corso, tecnici e scienziati
delle diverse armi, Aviazione, Marina, Esercito, furono per anni impegnati nel
tentativo di replicare o duplicare detta tecnologia aliena.
Nel 1952, una volta diventato Presidente, Eisenhower, il vincitore della
Seconda Guerra Mondiale, con un ragionamento figlio legittimo di quel diffi-
cile periodo storico, mise tutto sotto il controllo segreto del Pentagono per
paura che la notizia degli ET potesse essere strumentalizzata dai politici.
Da un certo punto di vista il suo comportamento è comprensibile e non fu
affatto strano, spesso i militari non si fidano dei civili, li ritengono psicologica-
mente deboli e facili vittime di manipolazioni e strumentalizzazioni politiche.
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IL TERZO OCCHIO

Il mondo dei militari è vincolato a regole e comportamenti arcaici e datati.


La commissione militare che investigò sull’UFO caduto non rivelò mai la veri-
tà completa e ricavò, come dice Corso, grandi benefici tecnologici dall’acca-
duto. In America ho incontrato un alto dirigente della CIA che in una con-
versazione amichevole mi ha rivelato la sua verità su Roswell confermando
tutte le straordinarie affermazioni di Corso.

L’amico della CIA mi disse che aveva avuto tra le mani un pezzo dell’UFO
recuperato nel New Mexico.
Era più leggero della carta velina, se accartocciato riprendeva subito la sua
forma originale senza alcuna traccia di pieghe; era indistruttibile col fuoco e
impenetrabile ai proiettili. Il verdetto degli scienziati, che lo avevano studiato
attentamente per anni, era che l’oggetto esaminato non apparteneva sicura-
mente al nostro sistema solare.
Mi leggerò il libro di Corso sull’aereo, a qualche chilometro dalla superficie
del nostro caro pianeta. Corso aveva aspettato tanti anni perché tra di loro, i
militari testimoni diretti delle analisi scientifiche sui corpi degli alieni, aveva-
no fatto un patto per cui avrebbe parlato solo l’ultimo sopravvissuto. Corso
voleva lasciare ai posteri una documentazione reale di un vero evento storico.
Nel dicembre 1995 l’amico regista Guido Ferrari, nel corso della realizzazio-
ne di tre documentari sul tema UFO per conto della televisione svizzera, riuscì
ad incontrare Frank Kaufmann. Kaufmann aveva ottant’anni e da poco era
uscito allo scoperto come testimone oculare chiave del caso Roswell ed aveva
coraggiosamente rilasciato un’intervista all’emittente televisiva britannica
Channel 4. Raccontò di aver visto, accanto ai rottami dell’UFO caduto, anche
dei corpi di alieni. Rifiutò una successiva intervista televisiva, dopo Channel 4
e un’altra sua apparizione televisiva, sulla rete americana CBS, perché era stato
assediato da giornalisti di tutto il mondo.
Kaufmann era stato tutta la vita nei servizi segreti e dopo decenni l’affare
Roswell era ancora un segreto di Stato. Probabilmente dall’alto gli avevano
ingiunto di evitare i mass media e continuare a mantenere il silenzio.
Ferrari è un uomo nobile e dolce che riesce a mettere chiunque a proprio
agio, il suo carisma funzionò anche col vecchio agente segreto che, pur rifiu-
tando l’esposizione televisiva, non rinunciò ad aprire il suo cuore.
Questo è il racconto di Guido: “Gli chiedo conferma di un punto essenzia-
le delle sue dichiarazioni: il fatto che accanto ai rottami dell’UFO ci sarebbero
stati dei corpi di alieni. Kaufmann mi dice che i corpi erano cinque ma perso-
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nalmente lui ne vide solo tre. Non erano grotteschi come quelli del ‘filmato
Santilli’ (il discutibile video in bianco e nero dell’autopsia di un alieno, datato
1947, che improvvisamente riapparve e fece, anni fa, il giro delle televisioni
mondiali) erano esseri molto umani nei tratti, il loro volto mostrava maturità,
intelligenza, erano di statura attorno al metro e mezzo, di carnagione piuttosto
scura, anche per l’esposizione alle intemperie. Erano di sesso maschile, come gli
fu riferito più tardi, ed avevano mani con cinque dita. Mentre racconta del
ritrovamento leggo negli occhi del vecchio agente, abituato a tacere, commo-
zione e sentita partecipazione alla tragedia di quegli esseri. Mi dice che da quel
giorno spesso, la notte, esce in giardino a guardare le stelle come se cercasse un
conforto. E poi mi racconta che uno degli alieni si era allontanato dal disco ed
era morto con la schiena appoggiata al pendio della montagna, con gli occhi
rotondi spalancati e rivolti al cielo, quasi volessero dire: è andata così, accet-
tiamo il destino. Non c’era terrore in lui, bensì una grande serenità, una gran-
de pace. Kaufmann appare visibilmente commosso. Dunque gli occhi non
erano neri, ovali, rivolti all’insù, gli dico. Mi spiega che no, che erano roton-
di un po’ più grandi dei nostri, ma voglio essere sicuro e insisto per sapere se
tutti gli alieni erano morti al momento del ritrovamento. Dice di sì. Kaufmann
racconta che fu il suo gruppo di nove uomini che ricevette l’incarico di ripu-
lire la zona, solo lui ed un altro vecchio agente sono ancora in vita. Mi spiega
che il disco è precipitato a causa degli esperimenti con raggi di varia frequenza
che venivano effettuati in quei giorni nella zona di Roswell. L’oggetto ha toc-
cato terra, poi ha rimbalzato ed ha cozzato contro la montagna, la sua presenza
era stata segnalata dai radar. Kaufmann continua dicendo che il disco fu attira-
to nella zona dagli esperimenti in corso e che vi erano state recenti esplosioni
atomiche. ‘Cosa stanno facendo gli umani?’, si saranno chiesti. Kaufmann rifiu-
ta una nuova intervista televisiva ma mi dice nuovamente che è ora che se ne
parli. Si rammarica dell’insistenza del segreto di stato e guardandomi negli
occhi mi dice che tra il 1947 e il ‘48, con lo scorporamento dell’aeronautica
dall’esercito voluto dal Presidente Truman, sono state cancellate tutte le possi-
bili prove dell’avvenimento. La sua espressione è di profondo rammarico. Mi
spiega poi che lo studio della tecnologia extraterrestre ha permesso dei balzi
nelle nostre conoscenze scientifiche e nelle loro applicazioni. Lo ringrazio del
colloquio e gli dico che ho avvertito la sua profonda commozione, il suo desi-
derio di verità. Lo ringrazio della fiducia datami. Mi guarda e mi dice: ‘Certe
volte - è incredibile - li sento vicini’.
Corso e Kaufmann sono stati onesti, per anni hanno eseguito gli ordini ma
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IL TERZO OCCHIO

avevano un debito karmico verso l’umanità a cui dovevano dare il giusto


messaggio prima di morire, hanno parlato all’ultimo momento, la loro voglia di
condivisione ha prevalso sul giuramento militare di mantenere per sempre il
silenzio.
Quando la causa è sbagliata è giusto ed onesto ‘tradire’ il giuramento, chi
vuole essere libero risponde direttamente all’autorità della sua propria coscien-
za. La voce della coscienza parla sempre chiaro, è sufficiente fermarsi un attimo
ed ascoltarla!
Un mese prima dell’incontro Ferrari-Kaufmann, Bill Clinton, allora presi-
dente in carica degli USA, durante una visita ufficiale in Irlanda disse in rispo-
sta alla domanda di un ragazzo di 13 anni di nome Ryan che gli chiedeva di
Roswell: “No, per quanto ne so io, a Roswell nel 1947 non è caduta un’astro-
nave. E, caro Ryan, se l’Aeronautica Militare Americana ha recuperato dei
corpi di alieni, non l’ha detto neanche a me. E io desidero saperlo”.
Chiaramente Clinton su questo tema delicato e controverso sceglie di
rispondere ad un ragazzo che rappresenta l’innocenza, la curiosità e soprattut-
to rappresenta il futuro e addirittura mette in dubbio l’operato
dell’Aereonautica Militare. Sospetta e vorrebbe sapere. Anche io, come
Clinton e Ryan, voglio sapere.
La risposta, breve ed allusiva, del Presidente che dovrebbe sapere tutto ma
forse ignora molte cose, ebbe un grande risalto, fu riportata dall’agenzia inter-
nazionale Associated Press e dal New York Times il più importante quotidiano
americano.
Un altro Presidente, il democratico Jimmy Carter, durante la campagna
elettorale del 1976 dichiarò più volte ai mass media: “Io ho visto personal-
mente un UFO, se sarò eletto farò piena luce su tutto il fenomeno”.
Fu eletto e tacque, pur essendo Presidente non era riuscito a scoprire nien-
te di nuovo, persino il suo rivale politico, il senatore di destra Barry Goldwater,
si interessò agli UFO e dopo una sua investigazione personale disse con rasse-
gnazione: “Penso che i militari ci stiano nascondendo la verità!”.
Gli studi astronomici più recenti confermano che almeno il 20 per cento
delle stelle sono circondate da pianeti, come nel caso del Sole. In poche paro-
le, miliardi di pianeti abitati esistono nei miliardi di galassie che animano l’in-
finito universo.

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UNA GIORNATA A ROMA

. Capitolo secondo .

UNA GIORNATA A ROMA

“Ho esaminato la Croce ed i cristiani da cima a fondo.


Egli non stava sulla Croce. Andai ai templi Indù, all’antica pagoda.
Non trovai alcun segno. Sull’altopiano di Herat,
e nel Kandahar sono andato. Ho cercato.
Egli non stava sulle cime e neanche nelle valli.
Con risolutezza andai sulla sommità della montagna di Kaf.
Vi trovai solamente la dimora del leggendario uccello Anqa.
Andai alla Kaaba della Mecca. Non c’era.
Domandai di lui ad Avicenna, il filosofo.
Egli era al di là della portata di Avicenna…
Guardai nel mio cuore. Quivi, al Suo posto, Lo vidi.
Egli non stava in nessun altro posto.”
Jalaludin Rumi

Prima di partire parlo al telefono con Giorgio Furlan, anima gentile e fon-
datore, insieme alla cara moglie Elisabetta, dell’Accademia Yoga, un centro da
frequentare.
Lui è appena tornato da Allahabad dove lo incontrai alla Maha Mela del
1989, io camminavo, senza meta, tra i vari accampamenti ed a un certo punto
lo incontrai, era seduto a gambe incrociate sulla sabbia nei pressi del campo
della Divine Life Society, un gruppo che gestisce un grande Ashram a
Rishikesh a nord di Delhi, una comunità spirituale fondata da Sivananda, una
grande anima che fu medico, filantropo e Yoghi.
Furlan è l’italiano che ha frequentato più Mela, ne ha già vissute sette e va
avanti con entusiasmo inarrestabile. Di queste riunioni ce ne sono quattro che
si alternano ogni tre anni (Ujian, Hardwar, Nasik, Allahabad) ma la più impor-
tante è, a detta di tutti, questa del Triveni.
Mi parla dei vari incontri che ha fatto e in particolare di Pilot Baba, uno
Yoghi chiamato così perché, prima del suo risveglio spirituale, faceva il pilota
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d’aereo.
In Giappone, sotto stretta sorveglianza scientifica, Pilot stupì un gruppo di
scienziati rimanendo più di 70 ore sotto l’acqua, ancorato al fondo di una pisci-
na, fermò la respirazione e riuscì a mantenere il corpo immobile in uno stato di
animazione sospesa, con un gesto che andava platealmente contro le consuete
leggi della fisiologia umana.
Paul Brunton, autore negli anni trenta del libro India Segreta, racconta di
uno Yoghi che rimase sepolto per 27 giorni; quando l’uomo fu dissotterrato e
riprese il controllo del corpo l’aria irruppe nei suoi polmoni con un forte sibilo,
simile a quello di un fischio a vapore. Nel XVIII secolo gli inglesi non prende-
vano sul serio questi fenomeni straordinari e in modo spregiativo chiamavano
gli Yoghi ‘fachiri’, la parola fachiro deriva dall’arabo faqir e vuol dire povero,
colui che non ha niente.
Fachiri erano per i dominatori inglesi sia gli Yoghi elevati che i mendicanti
che si incontravano per strada.
Diceva uno dei grandi capi degli indiani d’America, Cane Rosso: “Noi
siamo poveri perché siamo onesti”. Questa frase riassume la dignitosa povertà
materiale di molti popoli del terzo mondo.
Di fatto uno Yoghi è molto onesto ed anche se appare povero è molto ricco.
È ricco perché ha se stesso, un capitale che nessuna inflazione e nessun domi-
natore armato potrà mai sottrargli.
Brunton riporta anche un fenomeno simile descritto da Sir Claude Wade.
Da bravo scettico inglese figlio del dogma ‘io credo solo in quello che vedo’,
Wade fece deporre l’indiano in una cassa posta in una cella ad un metro sotto
il pavimento; quattro sentinelle che si alternavano ogni due ore, giorno e
notte, impedivano ogni eventuale intrusione esterna.
“Quando la cassa fu riaperta”, scrive Sir Wade, “vedemmo il corpo intatto
avvolto in un drappo di lino bianco, stretto con una corda attorno al capo. I
servitori cominciarono a versare acqua tiepida sul corpo - le gambe e le braccia
erano rigide e rattrappite, come il viso, e il capo era reclinato sulle spalle, come
quello di un cadavere - quindi chiamai il mio medico curante e gli feci ispezio-
nare il corpo, cosa che egli fece, ma senza riuscire a individuare il battito car-
diaco ai polsi, alle tempie e al cuore. Tuttavia c’era un certo calore nella regio-
ne cerebrale che non si poteva riscontrare in nessuna altra parte del corpo. Il
processo della resuscitazione comprendeva lavaggi con acqua calda, frizioni,
rimozione dei tappi di cera e cotone dalle narici e dalle orecchie.”
Alla fine il nobile inglese dovette accettare l’evidenza, dopo molti giorni di
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UNA GIORNATA A ROMA

morte apparente, il fachiro indiano aprì gli occhi, riconobbe i presenti e parlò.
Molti anni fa Rudy Stauder invitò in Italia uno Yoghi di nome Ghianander,
accompagnato dall’amico Yoghi Shankar; il giovane indiano si fece sotterrare
per tutta la durata del convegno organizzato dal mensile Astra. Dopo cinque
lunghi giorni uscì da sottoterra fresco e riposato, subito fu intervistato da
Giorgio Medail per Canale 5.
Prima del suo risveglio, mentre lo dissotteravano, Medail intervistò me.
Dissi che in India alcuni Yoghi riescono a stare in quello stato di animazione
sospesa per mesi e qualcuno anche per anni. Lo Yoghi sorridendo ripeté qual-
che minuto dopo le mie stesse parole come se le stesse leggendo su un foglio.
Non mi persi la grande opportunità di passare poi qualche giorno con
Shankar e Ghianander, che erano tranquilli, rilassati e senza pretese, e viveva-
no quell’ambìto stato mentale chiamato in India non-ansietà (Vaikuntha).
Alla Mela Pilot si limitò ad assistere energeticamente una sua discepola
giapponese che si era fatta mettere sotto terra, dove rimase per più giorni,
immobile ed in stato di meditazione.
Furlan ha fatto un video della Mela, di Pilot e della giapponese, me lo farà
vedere al mio ritorno.
Mi accenna anche una notizia che avevo già sentito da altri: alcuni esperti
con macchine speciali hanno fotografato lungo le rive del Gange la presenza di
esseri di luce. Gli antichi testi affermano chiaramente che i Deva e gli esseri di
luce disincarnati appaiono regolarmente a questa magica assemblea universale.
La varietà degli esseri che appaiono alla Mela supera l’immaginazione dei
visitatori occidentali, dire che c’è di tutto vuol dire esporre la normale varietà
del raduno sul Gange.
Così Babaji rispose a Yukteswar che gli esprimeva la sua delusione travolto
dalla gran folla rumorosa che si era radunata per l’evento (siamo alla fine del-
l’ottocento): “Per colpa dei molti non giudicare il tutto. Ogni cosa sulla terra
ha un duplice carattere, come un miscuglio di sabbia e zucchero. Sii come la
saggia formica che sceglie solo lo zucchero e non tocca la sabbia. Benché molti
dei Sadhu che si trovano qui errino ancora nell’illusione, pure il Kumbha Mela
è benedetto dalla presenza di alcuni uomini dalla realizzazione divina”.
L’atmosfera che ho respirato all’ultima Kumbha Mela del secolo scorso è
indiana ma è un’India diversa, tutto scorre, tutto è pulito, non c’è confusione e
non ci sono crimini. È un modello di comunità spirituale ideale che un giorno
tornerà a brillare permanentemente in tutto il vasto territorio geografico che
oggi chiamiamo India.
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L’antica Bharata

Una volta gli indiani la chiamavano Bharata che vuol dire terra della cono-
scenza spirituale. In sanscrito Bha vuol dire conoscenza e Rati amante.
Il nome India risale ai tempi di Alessandro Magno e ciò che era al di là del
fiume Indo (dal sanscrito Sindhu, fiume) veniva chiamato genericamente
India.
Quando Yogananda partì per gli USA il suo Guru Sri Yukteswar gli fece
questa raccomandazione, che anche io seguo con la massima attenzione:
“Dimentica di essere nato tra gli indiani, e non adottare nemmeno tutte le
maniere degli americani, prendi il meglio dei due popoli. Sii il vero te stesso.
Cerca ed assimila in te le qualità migliori di tutti i tuoi fratelli sparsi sulla terra,
di qualunque razza siano. La tua facoltà di attrarre anime sincere è forte.
Dovunque andrai, anche in un deserto, troverai degli amici”.
Io sono stato e sono ancora molto fortunato, ho incontrato e sto incon-
trando molti amici. In questo momento sto incontrando te. Questa è la vera
ricchezza, il tesoro che nessun ladro può rubare.
Un amico è quella persona che, dopo aver saputo tutto di te, ti rimane
amico; un vero amico non si stupisce mai, non fugge, non si scandalizza e
soprattutto non giudica. Ascolta, capisce, può avere opinioni diverse ma non
litiga e non abbandona. Chi trova un amico trova veramente un tesoro.
In questo momento tu incontri me e io sto incontrando te: un incontro
energetico non-locale, ma reale ed effettivo.
Io consiglio a te e a tutti di avere amici, a te in particolare consiglio di
diventare un vero amico di te stesso. Quando cominci a conoscere qualcosa di
te, evita la rabbia e non ti scoraggiare davanti alle difficoltà, piuttosto amati e
trattati bene, accettati e migliorati con calma. Essere amici di se stessi è un’al-
tra grande ricchezza. Tra le affermazioni positive che consiglio di ripetere, con
voce serena e sicura per elevare la propria autostima, questa mi sembra una
delle più importanti: “Io ho il coraggio di conoscere me stesso, chi conosce se
stesso conosce l’universo”.
Roma è un vortice di energie internazionali, nel bene e nel male da migliaia
di anni tiene banco nel karma del pianeta, io ci vengo ogni tanto, ho molti
amici e credo che nel tempo la cosiddetta ‘città eterna’ possa produrre delle
forme di spiritualità molto più elevate.
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UNA GIORNATA A ROMA

Non è facile crescere spiritualmente all’ombra di grandi istituzioni politiche


e religiose, ma per gli spiriti liberi tutto è possibile. Ho sentito dire che la base
geologica di Roma è ricca di silicio, questo è un elemento che favorisce le emo-
zioni e i rapporti umani.
Come fanno gli innamorati proviamo a leggere Roma al contrario e avremo
Amor, il lato nascosto della capitale.
L’Italia ha bisogno di Amor, tanto amor capitale!
Il mio caro amico James Redfield crede, come me, che dall’Italia possa
nascere una nuova spiritualità libera, non gerarchica e antidogmatica. A casa
sua in Alabama James mi espresse la sua sincera ammirazione: “L’Italia è molto
importante. L’Italia mantiene e protegge la profondità dei sentimenti per tutto
il resto del mondo; è questo il suo compito, la sua missione. Gli italiani dovreb-
bero essere orgogliosi di poter trasmettere questa ricchezza spirituale che esiste
nel loro paese”.

Il Papa, i Cardinali, i Monsignori e i preti comuni

Come ho già descritto in Incontro con la Chiara Luce, in questa vita pur non
essendo un cattolico praticante mi sono trovato ad avere karmicamente un
contatto piuttosto ravvicinato con la gerarchia cattolica.
Ho avuto un incontro personale con Giovanni Paolo II, una persona aperta
al dialogo e disponibile ma saldamente ancorata ad una ferrea gerarchia secola-
re, secondo me limitata da rituali e schemi anacronistici.
Lui ha portato delle innovazioni, ma molte sono rimaste nei suoi gesti. Nei
suoi viaggi ha chiesto perdono a vari popoli del mondo ma i cristiani conti-
nuano a fare guerre nel mondo. Riflettiamo su un punto, le sanguinose guerre
di religione esistono da quando c’è il monoteismo. I tre blocchi monoteisti
(ebrei, cristiani e musulmani) faticano, da secoli, a trovare un accordo, eppure
parlano dello stesso Dio. La religione va liberata dalle gerarchie e restituita al
cuore degli individui, Dio sa parlare a chi vuole ascoltare. Diceva Gesù: “Chi
ha orecchie per intendere intenda”.
Ho incontrato il capo della Biblioteca Vaticana a cui ho parlato della cor-
retta interpretazione dei Veda e il responsabile della Radio Vaticana che mi
intervistò sulla filosofia indiana.
Ho incontrato anche il cardinal Milingo ed altri prelati di alto rango.
I tre con cui mi sono sentito più in sintonia sono stati Padre Zanotelli dei
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Comboniani, Monsignor Mario Canciani e don Sergio Mercanzin, spirito aper-


to, ecumenico e molto simpatico, fu lui a farmi incontrare personalmente il Papa.
Conobbi Zanotelli ad un incontro a favore dell’integrità dell’Amazzonia e
della sopravvivenza delle tribù Yanomami. Zanotelli dirigeva il giornale com-
boniano Nigrizia, sulle cui pagine attaccò i commercianti (italiani) di armi che
vendono munizioni e armi in Africa, ma questa sua esplicita denuncia, pura-
mente cristiana, non fu gradita ai vertici.
Sentii dire che successivamente fu trasferito, o forse sarebbe meglio dire che
fu invitato, a portare il Vangelo nella disgustosa bidonville alla periferia di
Nairobi in Kenya. Dicevano una volta i senatori romani: “Promoveatur ut amo-
veatur...”, promuovere per rimuovere. Una promozione-esilio era la via più
breve per mettere a tacere una voce che, in casa, parlava troppo chiaro.
Canciani, non lo vedo da tempo, è un uomo onesto, gioviale e vegetariano
che ama Dio e la vita. Ci incontrammo spesso, a Roma ed Assisi, in occasione
di manifestazioni a favore dei diritti degli animali.
Accettando la divinità della vita sembra inconcepibile che un vero religio-
so possa nutrirsi della carne di poveri animali innocenti quando la natura ci
offre in alternativa una vasta qualità di cibi salutari e di facile digestione.
Quando a Calcutta incontrai Madre Teresa, che ammiro per il suo coraggio
e la sua compassione, le posi questa semplice e drammatica domanda: “Perché,
sapendo che ci sono delle alternative, dobbiamo continuare a sacrificare la vita
di una creatura innocente di Dio per nutrire un’altra creatura di Dio?”.
Mi guardò assorta e non rispose, seppi poi, da amici, che istituì, in alcuni
suoi centri in India, anche la distribuzione di cibo vegetariano.
Don Mario Canciani, parroco a San Giovanni dei Fiorentini nel centro sto-
rico di Roma, mi disse di essere in buoni rapporti con Papa Woityla, che rive-
lava in privato un sentito amore per gli animali.
“Giovanni Paolo II”, diceva Canciani, “nella sua Sollecitudo rei socialis ha
spronato i teologi a studiare un ‘nuovo rapporto uomo-animale’, in cui il cre-
dente, con una rinnovata responsabilità, sia chiamato a prendere sul serio la
Creazione. Ha il compito di custodire e coltivare, di portare a compimento
quanto Dio gli ha consegnato in ‘dono’. Questa ‘nuova-antica’ teologia della
Creazione deve essere riscoperta e subito tradotta in prassi di fede”.
In privato Mario mi confidava che la sua idea vegetariana trovava molti
oppositori tra i cardinali, lui però citava a suo favore i Pontefici precedenti.
Papa Luciani, “Uomini, natura e animali sono sulla stessa barca”, Papa
Giovanni XXIII, “Se mi dicessero che per raggiungere un certo scopo dovrei
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UNA GIORNATA A ROMA

uccidere una formica, io non lo farei”. E poi anche San Francesco, “Laudato
sie... cum tucte le tue creature”.
Canciani aveva compiuto gli studi di filosofia, diritto e teologia
all’Università Lateranense per cui gli riusciva facile trovare autorevoli citazio-
ni bibliche a favore del rispetto degli animali.

Il vero valore del denaro

“Il denaro è un passaporto che ti può portare ovunque


eccetto che in Paradiso, è uno strumento che ti può fornire
tutto eccetto la felicità.”
Wall Street Journal, giornale della finanza internazionale

L’atmosfera di Roma mi fa pensare, più di Milano, ai soldi, percepisco che


in questa città, da secoli, si muovono enormi capitali, più grandi dei romani e
della loro immaginazione. Una volta i re dell’Urbe tenevano a bada il popolo
usando la cortina fumogena del ‘panem et circensem’. Sopravvivenza fisica e
bieco divertimento al Circo Massimo. Oggi la cortina fumogena c’è ancora e si
è diversificata in cinema, televisione, stadio e pellegrinaggi religiosi. Per ribal-
tare il gioco, bisogna proprio leggere e vivere ROMA al contrario: AMOR!!

Quando arriverò in India cambierò i soldi occidentali in rupie indiane. Su


ogni rupia appare il volto tranquillo e rassicurante di Gandhi. Il Mahatma, la
grande anima che viveva coerentemente il suo messaggio spirituale e girava
l’India a piedi, senza portafoglio e umilmente vestito di teli, adesso con il suo
mite sorriso si ritrova usato dai politici e certifica il valore del denaro sia per i
ricchi sia per i poveri indiani.
Gandhi voleva un’India felice, vera continuazione dell’antica terra
‘Bharata’ e fu ucciso da un gruppo religioso hindu che non amava la sua totale
apertura ai poveri, ai fuori casta e alle altre religioni.
Spesso gli innovatori trovano più ostacoli all’interno del loro ambiente cul-
turale che non al di fuori.
Ma quanto vale veramente il denaro, oltre al piccolo costo di produzione,
la carta e l’inchiostro?
Che cosa gli dà veramente valore? Perché a certificare le banconote non
bastano solo i numeri e la denominazione dello stato di appartenenza?
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Il denaro è una creazione quantitativa della cultura patriarcale maschile


(dell’emisfero sinistro) ed usa simboli e colori per ammaliare la nostra parte
femminile (emisfero destro) che ama eternamente il gioco e la qualità. Il barat-
to, molto praticato in epoche lontane, non si riferiva ad un calcolo ma ad uno
scambio libero dove ognuno dava un suo valore personale agli oggetti da scam-
biare. Il baratto è un’emozione calda e spontanea, il denaro è invece una logi-
ca fredda e senza pietà.
In Italia per decenni i personaggi storici hanno fatto da testimonial gratui-
ti sulle banconote; la scritta ‘in God we trust’ (noi crediamo in Dio) e le pira-
midi illustrano e garantiscono universalmente lo strapotere dei dollari ameri-
cani; la faccia della sovrana occupa le sterline inglesi; le antiche divinità gre-
che danno lustro alle dracme; i grandi eroi nazionali hanno dato forza ai fran-
chi francesi; il panorama di Gerusalemme ha avvicinato al cielo gli schekel
israeliani. Nei regimi dittatoriali la faccia di bronzo del capo garantisce il valo-
re del pezzo di carta. Perché tutta questa elargizione di eroi, simboli e i miti?
Forse qualcuno esperto di psicologia di massa ha capito che bisogna elevare e
santificare i soldi, i moderni santini della religione del guadagno e del profitto?
Stiamo davvero rispettando e adorando, senza accorgercene troppo, il dio dena-
ro come fosse veramente un’autorevole divinità degna di culto? Chi regge le fila
di questa fede mondiale?
Oggi ai bambini, insieme a leggere e scrivere, si insegna il dogma della
nuova dottrina sociale: senza tanti soldi non sei nessuno. Per molti secoli altri
minori erano stati costretti a pensare che senza Dio non si vive. Ieri Dio, oggi
il denaro. Il messaggio è lo stesso: tu individuo, da solo non vali niente.
Allora la fede in Dio veniva imposta con la forza, oggi la nuova fede nel dio-
denaro viene imposta in modo leggero ed allegro, una accurata manipolazione
culturale ha sostituito il successo economico al Paradiso e dà precise istruzioni
su come arrivarci. Il voto di povertà non è più glorioso ed è definitivamente
passato di moda. Chi non ha soldi è considerato un perdente, mediocre, scarso
e socialmente debole.
Il nuovo messaggio, da imporre a tutti i costi, è: “Le persone di successo
sono quelle che valgono di più, vivono meglio, hanno proprietà, denaro e pote-
re; sanno vendere, comperare, assumere e investire bene, conoscono il potere
del business e guadagnano molto”.
Io non sono contro il denaro, scrivo libri, e naturalmente mi piace che siano
comperati per essere letti.
La mia domanda principale è: “Quante persone li capiscono?”
Mi auguro molti. Tu sicuramente! L’onestà spirituale di chi scrive non deve
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UNA GIORNATA A ROMA

ignorare la commercializzazione del messaggio scritto ma non deve finalizzare il


messaggio solo alla vendita. Credo in un uso divino del denaro.
Fermiamoci un po’ a pensare: per migliaia di anni il denaro non esisteva,
eppure milioni di esseri umani sono vissuti e si sono riprodotti bene su questa
Terra, in cui noi siamo costretti a lottare quotidianamente per arrivare ad un
pugno di soldi. Andavano a caccia, coltivavano la terra, producevano dei beni
e li scambiavano al mercato, e sopravvivevano benissimo. Quando il panico
finanziario ci assale e pensiamo che non possiamo andare avanti senza una
maggiore quantità di denaro, il ricordo dei nostri lontani antenati potrebbe
esserci estremamente utile.
Un giorno qualcuno dei capi ha avuto la brillante idea che per controllare
la gente ed accumulare potere sarebbe stato molto più facile, veloce e leggero
scambiare delle monete - e poi della carta - invece di veri e propri beni e ser-
vizi. In origine il passaggio è stato paritario, la carta moneta era garantita da un
corrispettivo valore in minerali preziosi, come l’oro e l’argento.

La ricchezza di carta

“In tempo di pace il potere monetario depreda la nazione e,


in tempi avversi, cospira contro di essa.
È più dispotico della monarchia, più arrogante della democrazia,
più egoista della burocrazia. Denuncia come nemici pubblici
tutti coloro che mettono in discussione i suoi metodi
o fanno luce sui suoi crimini.”
Abramo Lincoln, presidente degli Stati Uniti.

Lincoln morì assassinato. Da allora, con il passare degli anni la strategia è


cambiata a sfavore della gente, gli Stati hanno cominciato a stampare più ban-
conote di quante ne potesse garantire la quantità di oro effettivamente esi-
stente nelle loro riserve statali. Nell’estate del 1971, esattamente il 15 agosto,
una commissione internazionale riunita a Bretton Woods ha sancito un accor-
do a sfavore dei popoli: da quel momento si aboliva la convertibilità del dolla-
ro in oro, e le Banche Centrali cominciarono ad emettere denaro non più lega-
to alle riserve auree esistenti. Con il consenso dei governi le Banche stampano
moneta avendo come riserva il nulla.
In realtà il denaro non prende affatto il suo valore dall’oro ma dai prodotti
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che esso compera. Il totale del denaro di uno Stato dovrebbe essere in rapporto
diretto con la produzione e ad ogni aumento reale della produzione dovrebbe
corrispondere un aumento equivalente del denaro messo in circolazione dalle
Banche Centrali. La tragica assurdità della situazione è che molti governi
hanno delegato ai banchieri privati la propria responsabilità di tutore dell’inte-
grità monetaria pubblica, questa scelta si chiama tecnicamente ‘emissione della
massa monetaria privata’.
Oggi la maggior parte delle nazioni del mondo dispongono di una propria
Banca Centrale. Le Banche Centrali possono essere di proprietà pubblica oppu-
re privata. Negli Usa la Banca Centrale è la Federal Reserve Bank fondata nel
1913, comunque nonostante il nome e i vari protocolli di gestione la US
Federal Bank è di proprietà privata. Gli Stati Uniti sono un’unione federale per
cui il nome di questa Banca Centrale, la più potente del mondo, confonde sia
gli americani che gli altri, indotti a credere che sia di proprietà pubblica.
Le Banche Centrali sono in mano a cooperative formate da banche private
che con questo sistema riescono ad accaparrarsi quote sempre maggiori della
reale ricchezza nazionale.
Ammoniva Irving Fischer già nel 1936: “Così la nostra valuta nazionale cir-
colante è ora alla mercé delle transazioni di prestito delle banche, che non pre-
stano denaro bensì promesse di fornire denaro che non possiedono”.

Il debito pubblico

Sono nato in Italia ed ho scoperto che, ad oggi, il debito pubblico italiano


è di tre milioni di miliardi di lire.
Debito verso chi?
Ma tu lo sapevi che tutte le Banche Centrali non sono proprietà dello Stato
ma, diversamente da quanto siamo portati a credere, sono possedute da priva-
ti? La Banca Centrale Europea è una cooperativa formata da varie banche pri-
vate europee e stampa banconote senza alcun valore di copertura di un bene
reale corrispondente.
In pratica le Banche Centrali stampano il denaro e lo prestano agli Stati
dietro corresponsione di un interesse che rappresenta il costo del denaro. Per
ogni banconota messa in circolazione viene versato alla Banca Centrale un
interesse annuo. Anno dopo anno cresce così il Grande Debito Pubblico.
Pochissimi sanno, i più ignorano e subiscono.

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UNA GIORNATA A ROMA

“Un aspetto ancor più scandaloso del moderno sistema di emissione della
massa monetaria privata” scrive Vladimir Z. Nuri, “è che alla banca che concede
il prestito viene sostanzialmente consentito di conteggiare tale ‘prestito’ come
un bene fin da subito e per fare questo non le viene richiesto di attendere sino
al momento dell’avvenuto rimborso; di conseguenza il debito viene ‘monetiz-
zato’ come ‘garanzia’.”
Il famigerato debito pubblico è una cifra astronomica che lo Stato debito-
re deve a qualcuno. A chi? Si dice che lo Stato siamo noi ed allora a chi dob-
biamo queste cifre così lunghe che non si capisce proprio come abbiano fatto a
diventare tali?
Oggi il gioco dei soldi è diventato un inganno sempre più profondo e peri-
coloso. Noi siamo persone che vivono insieme, noi dovremmo essere lo Stato,
e per relazionare e scambiare merci e servizi abbiamo giustamente bisogno di un
mezzo unico riconosciuto da tutti, il denaro. Da tempo è cominciata la più
grande manipolazione della storia, le banche ottengono dai politici l’autorizza-
zione a stampare il denaro per conto dello Stato e fanno in modo di ricevere
enormi cifre come interesse per il denaro stampato per conto dello Stato.
Si crea così il Debito Pubblico che è un potente guinzaglio al collo di ogni
Stato. Ogni nuovo debito non viene pagato e va ad aggravare automaticamen-
te il Grande Debito, i banchieri registrano tutto correttamente e meticolosa-
mente, con l’elettronica oggi che favorisce il gioco perverso dei conteggi e dei
trasferimenti valutari. La Borsa Valori di Wall Street è il nuovo tempio di
Gerusalemme, è la casa del nuovo grande potere occulto e non è a caso che per
camuffare il gigantesco inganno si usano parole incomprensibili ed altre inno-
centi come “giocare in borsa”.

Il nuovo ordine mondiale

Il controllo della circolazione del denaro è il vero Nuovo Ordine Mondiale,


gestito diabolicamente dalla grande finanza internazionale, intanto col passare
del tempo i paesi ricchi diventano sempre più ricchi e i paesi poveri sempre più
poveri. All’interno di ogni singolo paese la perversione si ripete, i ricchi aumen-
tano la loro ricchezza ed i poveri sprofondano nelle sabbie mobili della povertà.
Gli straricchi, i megamiliardari sono i veri burattinai dell’umanità e i vari poli-
tici, che salgono e scendono dal podio del potere, sono le marionette masche-
rate da persone sorridenti e rassicuranti che incantano le folle e recitano un
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copione scritto da altri. Le banche private e le grandi multinazionali hanno


molto più potere dei governi, e per esistere non hanno bisogno di essere elette
dal popolo, per alimentarsi ed espandere la loro influenza planetaria sulle nazio-
ni hanno creato la Grande Religione del Consumo che ormai conta su miliar-
di di fedeli devoti. Aguzziamo l’ingegno per individuare (e tagliare) i fili che
manovrano il tragico teatro della scena mondiale.
Noi non stiamo veramente giocando, né in ‘borsa’ né fuori dalla borsa, e
non abbiamo certo creato il gioco del denaro, noi lo subiamo e basta. Se non
sapete bene cosa vuol dire giocare in borsa e che cosa è il debito pubblico non
vi preoccupate, non siete tenuti a saperlo, sono “giochi elitari” veramente riser-
vati a pochi, o meglio giocati da pochi a scapito di molti.
Oggi chi nasce in Italia parte svantaggiato, la religione ci dice che siamo
stati creati da Dio ma la nostra vita individuale inizia con il peccato originale
e lo Stato, per non essere da meno, dopo averci spiegato che ‘lo Stato siamo
noi’ regala ai nascituri una bella fetta di debito pubblico equamente divisa ‘pro
capite’. Per molto tempo i manipolatori hanno usato dei simboli forti per rin-
forzare la nostra fede nella nuova divinità popolare, adesso nelle società più
evolute economicamente il gioco del controllo totale esce sempre più allo sco-
perto. Gruppi privati internazionali hanno fatto molta strada nella logica del
profitto e stanno avanti rispetto agli stati locali (da loro abilmente controlla-
ti), sono apparse le tessere di plastica con i numeri e il nome della banca. Noi
ci limitiamo a mostrarle, inserirle in una macchina o a digitarne i numeri su una
tastiera di computer, facendo così spostiamo (o pensiamo di spostare) il denaro.

Il paradiso terrestre (fiscale)

In futuro il sistema sarà sempre più sofisticato e sotto controllo e ci sarà in


giro sempre meno denaro contante, l’economia sarà solo una serie di numeri
registrati dai computer e rintracciabili in ogni momento. Questo scoraggerà il
piccolo crimine ma sarà il trionfo del grande crimine, quello organizzato poli-
ticamente e burocraticamente che usa come covi sicuri la Svizzera e gli altri
piccoli stati fantasma chiamati ironicamente ‘paradisi fiscali’. Cayman, Vanatu,
Guernsey, provate a cercarli sul mappamondo, sono minuscoli territori i nuovi
covi dei moderni pirati. Questi non hanno più l’uncino e la gamba di legno.
Oggi i grandi criminali si muovono con il commercialista, l’avvocato e molte

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UNA GIORNATA A ROMA

guardie del corpo.


Questi luoghi sono la cassa continua dei traffici illeciti, dei servizi segreti
(ogni stato, democratico e non, ne ha uno o più di uno che fa e disfà quello che
vuole al di fuori delle normali leggi scritte) e delle grandi organizzazioni inter-
nazionali che dietro la facciata usano la corruzione come prassi quotidiana.
Il passaggio futuro, programmato secondo i piani di alcuni potenti finanzie-
ri internazionali, dovrebbe avvenire così: sempre meno denaro contante in cir-
colo - sempre più carte di credito rintracciabili. Obiettivo finale: un microchip
sottocutaneo. In futuro, una particella artificiale computerizzata inserita all’in-
terno del corpo dividerà le persone a seconda del reddito.
Eppure, finché siamo immersi nel binomio denaro-successo ed ignoriamo il
nostro vero potere di “esseri umani nudi e puri”, che possono godere natural-
mente senza acquistare nuovi oggetti, saremo vittime di sogni ed incubi finan-
ziari collettivi, la nostra mente ignora quante rocambolesche transazioni mone-
tarie viaggiano quotidianamente sulle nostre teste affamando intere popolazio-
ni e tenendo le masse dei consumatori benestanti sempre sotto continuo stress.
Chi è immerso nei consumi ormai è assuefatto al ritmo lavora-guadagna-con-
suma e lotta per stare dietro ad un gioco dove, senza rendersene conto, figura
non come protagonista ma come piccola marionetta di materia organica in
mano ai grandi burattinai dell’alta finanza mondiale. A quel livello anche i
politici diventano marionette, i burattinai, chiamati modernamente gli spon-
sor, non espongono pubblicamente il loro nome e la loro preziosa faccia, si limi-
tano a finanziare i partiti e a mantenere il controllo occulto delle multinazio-
nali possedendone la maggioranza delle azioni.
I grandi capi del mondo sono gli azionisti delle grandi multinazionali, loro
sono furbi e non vogliono tutte le azioni delle mega società commerciali da loro
controllate, si limitano a possederne la maggioranza, il resto delle azioni (quote
di proprietà) serve per sottrarre altro denaro ai risparmiatori con un reddito
inferiore al loro.
Strategicamente i grandi capi della finanza internazionale abbassano ed
alzano gli indici delle borse per attrarre e far poi saltare i piccoli azionisti con-
correnti, che alla ricerca del guadagno facile vogliono scalare anche loro le
ardue e vigilatissime cime finanziare.

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Assoluta semplicità volontaria

Il denaro non è una realtà di per sé malvagia, il suo uso onesto potrebbe
anche andare bene, è sicuramente un potentissimo mezzo di scambio che equi-
vale al nostro tempo e alla nostra energia. Io, riguardo all’uso del denaro, consi-
glio molta consapevolezza e una assoluta semplicità volontaria nei consumi: ci si
arriva ridimensionando drasticamente tutti i consumi superflui. Questo procedi-
mento di progressiva piazza pulita ci regalerà molto tempo libero e leggerezza.
La consapevolezza va applica al vero significato del denaro. Faccio un esem-
pio, se dovete spendere cento o mille euro dovete calcolare quante ore vi costa
guadagnare quella cifra e calcolare il costo dell’oggetto in proporzione.
Comperate un paio di scarpe o un vestito da cento euro e ne guadagnate
dieci o venti in un’ora? Allora il prezzo del vestito va calcolato in ore di lavo-
ro e la riflessione da fare è: sono disposto a dare cinque o dieci ore della mia
vita per un paio di scarpe o un vestito? Se poi l’oggetto è superfluo pensateci
bene. Ore preziose della nostra vita in cambio del superfluo?
Volete una macchina nuova? In questo caso le ore di vita diventano centi-
naia o migliaia.
Fate un giro per casa, inventariate gli oggetti inutili, calcolate il costo con
questo sistema e vi accorgerete subito di quanti giorni ed anni di vita vi sono
stati sottratti in cambio di pura inutilità che occupa spazio vitale. Nelle feste di
Natale e di compleanno la pura inutilità gestita da un marketing aggressivo ed
avido raggiunge il picco della follia commerciale.
Questo è uno dei tanti usi abominevoli della venuta di Gesù Cristo, festeg-
giare la sua purissima venuta con un super shopping.
Dite no all’inganno! La vera ricchezza è in primo luogo la salute, e la salu-
te deve essere spirituale, mentale e fisica. La vera ricchezza è la ricchezza comu-
ne, cioè un’umanità diversa ma unita da un sentimento globale, ricco e fioren-
te. La libera condivisione di amore, piacere e conoscenza può fare solo del bene.
Regalate e regalatevi voi stessi, il meglio di voi stessi.

La ricchezza comune

Il pianeta Terra ormai sta diventando un villaggio globale, è un’impresa


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LIBERA CONDIVISIONE CONSAPEVOLE

plurale e la creazione di questa “ricchezza comune” può essere un’opera d’amo-


re per tutti noi. L’abbondanza esiste già, aspetta solo che noi, come individui
consapevoli, ne ri-prendiamo il controllo totale, dobbiamo passare dalla socie-
tà divisa alla SOCIETÀ CONDIVISA. Ogni giorno, nel mondo, viene pro-
dotto cibo per 8 miliardi di esseri umani, eppure sui 6 miliardi e mezzo che
siamo, più di 1 miliardo soffre a causa della denutrizione. La fame provoca una
media quotidiana di 40.000 morti. Immagina un titolo di giornale o di TG ripe-
tuto ogni giorno: “Oggi sono morte 40.000 persone, in maggioranza bambini!”.
Vi chiedereste: dove, come, perché?
Il cibo prodotto in più viene buttato via, al macero. L’arte del dare e del
ricevere è in ultima analisi un atto d’amore, che si applica sia alle relazioni per-
sonali sia alle relazioni d’affari, perché tutte le relazioni sono in realtà persona-
li; noi siamo colleghi, custodi e amministratori l’uno dell’altro e del nostro pia-
neta vivente.
La soluzione futura sta solo in una nuova distribuzione della ricchezza. La
società umana mondiale produce già, dati alla mano, abbondanza per ogni abi-
tante, nessuno escluso, è solo la distribuzione iniqua dei beni che crea fame, sof-
ferenza e squilibri disumani.
Alcuni abitanti di questo pianeta sono avidi e disumani e si nascondono
abilmente dietro le manovrabili facciate della politica e della religione. Chi
alza un calice d’oro al cielo e chi alza un calice di champagne davanti ad altri
capi di Stato brinda alla stessa tragedia, un mondo dove, mentre leggi, un bam-
bino sta morendo perché non ha cibo ed acqua potabile.
Non sentirti colpevole, daresti solo energia al problema, sentiti parte della
soluzione, entra in azione e risolvi il negativo. Se ci provi diventi creatore di
una felicità estesa.

LIBERA CONDIVISIONE CONSAPEVOLE

L’universo è illimitato, è soltanto la nostra mente condizionata che gli pone


dei limiti, e là dove la nostra mente pecca di mancanza di immaginazione la
nostra vita si impoverisce giorno dopo giorno. Allora, sotto stress, ci ritrovia-
mo a lottare per conquistare, dividere e accumulare il più possibile cose prive
di significato. Questa non è la vita per cui siamo nati! Il mercato è diventato
una mischia selvaggia, una lotta di tutti contro tutti, una corsa suicida genera-
le travestita da lotta per la sopravvivenza.
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Pensandoci un attimo, ci potremmo rendere conto che l’unico valore che


ha il denaro di carta è il valore che noi gli attribuiamo e, senza un preciso
accordo collettivo, il denaro diventerebbe di colpo denaro carta straccia.
In Germania alla fine della Seconda Guerra Mondiale milioni di marchi, una
volta potenti ed ambiti, valevano zero. L’oro, i diamanti e l’argento (fatti spa-
rire al momento giusto) continuavano invece a mantenere un certo valore.
“Se all’improvviso”, scrive Bob Mandel, “nessuno fosse disposto a pagare più
di mille dollari per una BMW 3251, o più di un dollaro per un paio di scarpe
da ginnastica Nike, le conseguenze a livello mondiale sarebbero devastanti:
tutto ne sarebbe influenzato, dal prezzo del riso in Cina al costo del caffè in
Colombia. Se una mattina ci svegliassimo e decidessimo che il dollaro, lo yen,
l’euro e la sterlina non hanno alcun valore getteremmo il mercato mondiale nel
caos più completo. Il denaro non ha alcun valore senza il nostro consenso col-
lettivo e la nostra cooperazione globale, il valore aggiunto è solo una questio-
ne di fede. Forse è per questo che i fabbricanti di denaro hanno deciso di met-
tere dei simboli di fede, fiducia e tradizione sulle monete e sulle banconote.
Sapevano, quando l’hanno inventato, che il denaro avrebbe dovuto rappresen-
tare qualcosa che non esisteva, e hanno scelto accuratamente le immagini
adatte a rappresentare il potere, la legge e l’ordine.”
Il denaro, secondo me, non è né dio né il diavolo ma una grande forza che
va usata con intelligenza, è un qualcosa che appartiene alla nostra vita ma non
deve mai dominarla. Ricordiamoci che il piacere, l’affetto, l’amore e il rispetto
che comperiamo con il denaro o otteniamo grazie alla nostra posizione econo-
mica nella società è un prodotto artificiale che con il tempo abbassa l’autosti-
ma e provoca aggressività e depressione. Questo è un discorso delicato che
merita molta attenzione e gentilezza da parte di ognuno di noi, chi sa gestire
bene il denaro sa anche relazionare bene con gli altri esseri umani.

Tantra

Questo viaggio verso oriente e verso me stesso nasce ed è guidato dal mio emi-
sfero destro, la mia parte femminile che vede, prevede, intuisce, ama, sogna e
vuole realizzare concretamente e gentilmente un mondo migliore. Parto sempre
da me stesso.
Da anni ho in mente di scrivere diversi libri, tra questi uno sul Tantra,
Tantra vuol dire liberazione (tra) estesa (tan). Questa antica conoscenza spiri-
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LIBERA CONDIVISIONE CONSAPEVOLE

tuale che armonizza felicemente l’energia femminile con quella maschile e pro-
pone l’orgasmo olistico (corpo, mente, spirito) come alternativa creativa alla
competizione stressante del tutti contro tutti, allo shopping senza senso, al con-
sumismo eccessivo e compulsivo e all’accumulo di tanti oggetti inutili.
Il ‘sesso libero’ fa involontariamente il gioco del sistema politico-religioso-
produttivo che lascia fare e dice: fai, fai tanto non riuscirai così facilmente a
liberarti di noi. Il sesso va liberato e trasformato in una sublime attività gioio-
sa, terapeutica e salutare, se viene fatta consapevolmente sgancia l’individuo
dai dogmi, dalla pubblicità commerciale e dalla propaganda politica.
Migliaia di anni fa c’era un’età dell’oro raccontata ampiamente in molte
Scritture Sacre ed antiche leggende, in quel tempo gli individui vivevano senza
ansietà e senza inibizioni sessuali.
Alcune ricerche archeologiche hanno trovato tracce del culto della divini-
tà femminile che risalgono a 25.000 anni fa. In ogni angolo del globo l’energia
femminile veniva adorata alla pari con quella maschile. In varie culture il divi-
no femminile ha assunto vari nomi. Shakti per gli indiani, Iside per gli egizia-
ni, Maka per i maya, Morrigan per i celti, Lilith per gli ebrei, Ishtar per i sume-
ri, Madonna per i cristiani, Tara per i tibetani. In ogni popolo, con nomi diver-
si, l’energia femminile veniva considerata fonte di vita e di gioia per gli umani
e per tutto l’universo. Con l’avvento del cristianesimo organizzato gerarchica-
mente i Padri della Chiesa si sono adoperati con tutti i mezzi per cancellare
ogni traccia della presenza spirituale della Dea. La donna è peccato, è causa di
sofferenza per l’umanità. Nei secoli milioni di donne sono state maltrattate,
torturate ed uccise per aver cercato di manifestare il potere spirituale e tera-
peutico della divina energia femminile.
Chi ha voluto controllare gli altri ha volutamente separato il maschile dal
femminile, la sessualità (i cieli inferiori) dalla spiritualità (i cieli superiori), con
il passare del tempo questa separazione ha prodotto una voragine, da una parte
la sessualità è diventata sempre più bassa e volgare, dall’altra la spiritualità ha
progressivamente perso il contatto diretto con la quotidianità ed è diventata
sempre più astratta ed evanescente. Non ci rimane che voltare pagina e scrive-
re nuove parole di una vera riconciliazione armonica. Uomini e donne che
tenendosi per mano pronuncino a gran voce questo splendido programma:
“Tra di noi c’è AMORE!”.

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VIAGGIO IN AEREO

. Capitolo terzo .

VIAGGIO IN AEREO

“Quel viaggio non era solo mio e del mio tempo:


quella colonna di devoti in cammino non era che un’onda
nella perpetua corrente delle anime verso il mattino.
Il nostro oriente non era solo un paese, ma era la patria,
la giovinezza dell’anima, era il Dappertutto e l’In-nessun-luogo.”
Hermann Hesse

Quinto Comandamento: NON UCCIDERE!

In attesa del volo, cammino per l’aeroporto e passo davanti alla El Al, le
linee aeree israeliane.
La mattina del 27 dicembre 1985 io e un gruppo di amici partimmo dall’Eur
in direzione Fiumicino, accompagnavamo Steve diretto a Tel Aviv.
Contemporaneamente il diciottenne Khaled Ibrahim Mahmoud prese due
taxi e si diresse con il suo gruppo verso lo stesso aeroporto. Khaled, uomo di
fiducia del terrorista Abu Nidal, era arrivato a Roma con uno scopo ben preci-
so, sparare all’impazzata contro il banco delle linee aeree israeliane. La sera
prima recuperò le armi sotterrate in un parco, le pulì e andò al cinema con gli
amici a vedere il film Rambo.
Io, la sera prima, mi trovavo con Steve e gli altri amici al Tempio Hare
Krishna di Roma. Invece di vedere Rambo partecipai ad un Kirtan, una mille-
naria celebrazione spirituale dove tutti ballano e, accompagnati da tamburi,
armonium e cembali, cantano insieme il grande mantra della liberazione: Hare
Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama,
Rama Rama, Hare Hare.
Il commando palestinese arrivato a destinazione, come da programma, aprì
il fuoco contro la El Al. La sicurezza israeliana rispose prontamente, uccise tre
attentatori e ferì gravemente il giovane palestinese che da allora è in carcere a
Rebibbia. Anni dopo lui dichiarò in una intervista: “Sparai a Fiumicino, ora me
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ne vergogno. Sono nato durante la guerra, non ho mai avuto modo di pensare
se la lotta armata fosse giusta o sbagliata”.
L’attacco uccise tredici persone (più tre attentatori) e ne ferì gravemente
ottanta. Io arrivai lì durante la sparatoria ma non fui coinvolto da quel karma
pesante.
Continuando a gironzolare per il terminal di Fiumicino ripenso a tutta la
violenza inutile che attacca ogni giorno la vita umana e non-umana.
Un mio compagno del Liceo Parini, Walter Tobagi, un carattere gioviale
che diventò in pochi anni un bravo giornalista fu ucciso per strada dalle Brigate
Rosse. Avevo conosciuto anche Conti, il sindaco di Firenze, lui era un uomo
buono e molto interessato alla filosofia indiana, gli parlai della legge del karma
e della reincarnazione. L’ultima volta con un sorriso mi disse: “Hai un amico a
Palazzo Vecchio!”.
Le Brigate Rosse uccisero anche lui. Uomo senza scorta, ammazzato e pre-
sto dimenticato. Ho incontrato sulla mia lunga strada anche ragazzi e ragazze
che poi sono diventati terroristi di destra o di sinistra. Tutti loro parlavano di
motivazioni (apparentemente) logiche ed ideali. Pensavano di avere ragione.
Che dire davanti alla violenza inutile?
Bisogna liberare il cuore e la mente dal conflitto e dalla rabbia e ripetere spes-
so con serenità:
“Mando il mio amore e la mia buona energia a tutti gli spiriti incarnati che
come me stanno vivendo l’esperienza umana sul pianeta terra”.
Quando vedo nei giornali o in televisione che qualcuno muore, faccio que-
sta meditazione profonda e di buon auspicio.
“Mando il mio amore e la mia buona energia a tutti quelli che in questo
momento stanno lasciando il corpo materiale. Cari spiriti liberi, vi prego di
ricevere il mio sincero augurio di buon viaggio e di felice incontro con la
Chiara Luce.”
Se conosco il nome della persona allora personalizzo l’inizio in modo diret-
to: “Caro Spirito che in questa vita ti chiamavi Giorgio ti mando...”.
Mi fermo a leggere Il Viaggio Continua…

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FLASHBACK 3

FLASHBACK 3

Moana

L’amico psichiatra Alessandro Meluzzi, nel frattempo divenuto senatore, mi


invitò come ospite a Medicine a Confronto, la trasmissione su Rete Quattro,
condotta a Milano dalla briosa Daniela Rosati. Avrei dovuto parlare della mia
esperienza del coma di fronte ad autorevoli psicologi e primari. A Fiumicino, in
attesa del Roma-Milano, il mio pensiero tornò a sei anni prima, all’ultima volta
che presi questo volo: era l’estate del 1991, venivo da Bombay e presi un volo
del pomeriggio Roma-Milano. Seduta accanto a me sull’aereo c’era la super
sexywoman Moana Pozzi. Tutti guardavano lei e lei immobile guardava noi, io
e il mio amico Andrea Bononi di Milano che, con il candore immacolato dei
nostri abiti indiani, spiccavamo tra i dirigenti in completo scuro e le varie
signore decenti e firmate. Fui attratto da quell’incarnazione naturale della
Shakti ma, al contrario del mio spontaneo atteggiamento estroverso e a presa
rapida, rimasi invece calmo, distaccato ed in quieto silenzio. Vidi che la sua
energia vitale si stava spegnendo e spiegarglielo a parole non sarebbe stato né
facile, né possibile. Potevo essere facilmente frainteso e probabilmente mi
avrebbe scambiato per un suo fan che usava una nuova tecnica di aggancio.
Quando non vedo attuabile una comunicazione vocale diretta ricorro alla più
sottile comunicazione telepatica subconscia. Io sono certo che noi siamo tutti
energeticamente collegati come in un immenso internet cosmico. Ad occhi
chiusi le mandai un sottile messaggio d’amore. ‘Rilassati, appena puoi cambia
il gioco e vai in India. Il tuo futuro è a rischio; hai fatto sognare troppi uomini
ma l’energia maschile che hai messo in moto rischia adesso di travolgerti e stri-
tolarti. La tua forte energia femminile (yin) si è indebolita e non è più in grado
di gestire l’enorme valanga di forza maschile (yang) che hai attratto sul tuo
corpo e sui tuoi Chakra. Ti voglio bene Moana. Apri bene la mente e il Chakra
del cuore.’
Successivamente Moana morì e lasciò il suo desideratissimo fisico da porno-
star. Chissà dove si trova lei adesso? Avrà raggiunto l’illuminazione? Lessi su un
giornale, trovato a bordo di un aereo che mi riportava in Italia dopo molti mesi
in America, che lei lasciò il suo stupendo involucro materiale dopo essere tor-
nata da un lungo viaggio in India, dove aveva incontrato anche Sai Baba.
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Aveva colto l’invito telepatico, avrà capito qualcosa? Fu uccisa da un can-


cro al fegato, ci fu chi mormorò la parola Aids. Qualcosa nel cuore mi dice che
Moana è passata ad un livello superiore di consapevolezza. Io ho fatto per lei
quello che potevo, con amore. Dove sarà volato lo spirito avventuroso che ha
abitato in quel prorompente corpo femminile?
“Pronto sono Ilona…” Questa volta scopro che seduta proprio accanto a
me, in attesa del volo, c’è la compagna di Moana, la più famosa pornostar
d’Italia, Ilona Staller, alias Cicciolina, che sta facendo un’ultima telefonata al
figlio. Interpreto l’incontro con Ilona come un messaggio sincronico da parte
di quell’anima che una volta abitava il Corpo-Moana che milioni di uomini
hanno desiderato. La tematica della sincronicità mi si sta rivelando in tutta la
sua stupefacente grandezza, più medito sulla sincronicità e più mi imbatto in
sorprendenti coincidenze significative. Non mi stupisco più, però ogni volta
sento un’euforia rivitalizzante come se fosse la prima volta. La sincronicità mi
fa bene ai Chakra.
Credere nella sincronicità favorisce e crea una serie continua di sincronici-
tà. Rimanendo calmo e sereno, con la piena consapevolezza di essere un campo
di energia intelligente in contatto costante con altri campi energetici, divento
testimone e simultaneamente causa di una successione di coincidenze una più
attraente dell’altra. Lo stile di vita sincronico è proprio un nuovo modo di vive-
re sul pianeta Terra.
Io credo nel risveglio in corso, lentamente ma progressivamente un nuovo
rinascimento spirituale sta risvegliando il mondo.
Si può dare un nome a questo avvenimento ma è superfluo chiamarlo
Nuova Era, sta avvenendo, questa è la vera notizia. La notizia dentro la notizia
è che tanti ci si trovano dentro senza saperlo. E non sanno niente di fisica
quantistica, Yoga, meditazione, India, paranormale, New Age, esoterismo o
altri stimoli evolutivi di questo presente storico.
Scrive Anthony De Mello, gesuita indiano allontanato nel 1998 dalla
Chiesa per posizioni incompatibili con la fede cattolica.
“Spiritualità significa risveglio. La maggior parte delle persone, pur non
sapendolo, sono addormentate. Sono nate dormendo, vivono dormendo, si
sposano dormendo, allevano i figli dormendo, muoiono dormendo senza mai
svegliarsi. Non arrivano mai a comprendere la bellezza e lo splendore di quella
cosa che chiamiamo esistenza umana.”
De Mello invita tutti al risveglio, Buddha vuol dire risvegliato, e abbiamo
tutti, nessuno escluso la natura del Buddha.
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FLASHBACK 3

“Sapete”, continua De Mello, “tutti i mistici - cattolici, cristiani, non cri-


stiani, quale che sia la loro teologia, la loro religione - concordano su una cosa:
che tutto va bene, tutto va bene. Sebbene regni il caos, tutto va bene. Certo, è
uno strano paradosso. Purtroppo, però, la maggior parte della gente non arriva
mai a capire che tutto va bene, perché è immersa nel sonno. Ha un incubo.”
Il Cardinale Joseph Ratzinger non digerì la base della filosofia di De Mello,
“scopri te stesso e riprenditi la vita”, e come Prefetto della Congregazione per
la Dottrina della Fede scrisse una dura Notificazione contro De Mello e riuscì
a farla firmare dal Papa.
Ratzinger è sempre stato un nemico dichiarato di tutto ciò che è ‘New’ e
difende con accanimento il dogma e la vecchia dottrina. L’atteggiamento
pesantemente critico di Ratzinger assomiglia più ai sacerdoti del Sinedrio che
hanno condannato Gesù che non ai valori cristiani che lui sostiene di difen-
dere.
Io dico, leggete i libri di De Mello e anche quelli di Don Mario Mazzoleni,
un altro espulso per aver parlato bene di Satya Sai Baba. Leggete anche le paro-
le di Ratzinger e riflettete.

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ARRIVO A DELHI

. Capitolo quarto .

ARRIVO A DELHI

“L’India ci promette tutte le meraviglie, tutti gli slanci,


le delusioni, gli errori, i moti di pietà, di tenerezze degli amanti.
È un ritorno su noi stessi.”
Lanza del Vasto

Dopo qualche ora di volo rimetto piede in India. Qui sono arrivati in tanti,
i famosi e gli sconosciuti. Alessandro Magno, Apollonio di Tiana, Pitagora,
Gesù Cristo, Vasco de Gama, Pasolini, Moravia, i Beatles, Allen Ginsberg,
Timothy Leary, Lanza del Vasto, Guido Gozzano, Giuseppe Tucci, Piero
Scanziani, Tiziano Terzani… e molti altri.
Ognuno si è fatto il suo trip, il suo viaggio totale.
Non mi fermo a Delhi, prendo subito un volo per Benares e poi un taxi per
Allahabad. Voglio arrivare alla Kumbha Mela al più presto.
Sul volo interno che mi porterà al Gange rileggo altre pagine de Il Viaggio
Continua.

FLASHBACK 4

Il conte Saint Germain

Chilometro dopo chilometro, o per essere più precisamente americani visto


che siamo negli Stati Uniti sarebbe meglio dire ‘miglio dopo miglio’, la strada
del nord ci avvicinava alla montagna sacra. Per passare il tempo racconto a
Tara, alla guida della sua Jeep, il motivo del mio viaggio, molti anni fa un
grande personaggio visitò il Monte Shasta: il mitico Conte di Saint Germain.
Il Conte era ed è ancora un Siddha Yoghi. Esiste un libretto il cui messaggio è
nel titolo stesso “IO SONO”, questo scritto viene attribuito al leggendario
Conte, si dice che nel 1930 abbia visitato ancora una volta questa strana
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montagna americana dove adesso vive, un po’ defilata, una variopinta


comunità New Age internazionale. Il contenuto del libro è esplicito. “Medita
sul mantra IO SONO, fa di esso il fattore vitale dominante del tuo lavoro e di
tutti i tuoi pensieri creativi. Pronunzialo mille volte al giorno finché tu non ne
abbia penetrato e scoperto il più intimo significato”.
Saint Germain parlava molte lingue, antiche e moderne, e dimostrava di
avere una cultura storica straordinaria. C’è chi lo credeva tedesco e chi
francese, poteva essere italiano quanto spagnolo. Quando la principessa
Amelia, sorella di Federico II, gli chiese notizie sulla sua terra di origine, il
Conte prontamente rispose: “Signora, io sono di un paese che per sovrani non
ha mai avuto uomini di origine straniera”.
Saint Germain si riferiva a certe zone nascoste e inaccessibili dell’immenso
Himalaya (territorio esteso quanto l’Europa) dove nessun esercito di conquista
è mai riuscito a penetrare. Il Conte era un personaggio piuttosto enigmatico,
prima di scomparire dallo scenario europeo dove aveva brillato da protagonista
per secoli, nel 1790 disse al barone Linden e poi a Rudolph Graffer: “Addio
amici miei. Sono stanco dell’Europa, torno in India, adesso mi ritiro
sull’Himalaya”. Nel suo libro su Babaji, lo Yoghi americano Marshall
Govindam parla di antichi collegamenti tra gli originali popoli americani e
maestri che venivano da molto lontano. “Esistono”, scrive Govindam, “prove
inconfutabili che l’America sia stata visitata più di duemila anni fa dalle guide
spirituali dell’India. Il ritrovamento di sculture di Shiva e del dio-elefante
Ganesha nei templi del Messico e del Perù, della Bolivia e dell’Honduras, come
anche le usanze e le credenze religiose, le piramidi, il vocabolario, l’arte, il tipo
di calendario e innumerevoli piccole pratiche quali il gioco noto come
‘parchesesie’, rivelano ciò che i conquistadores e i preti spagnoli non sono
riusciti a distruggere, e cioè che l’Asia e le Americhe avevano intessuto tra di
loro intensi scambi. Le leggende degli Incas, dei Maya e degli Aztechi sul fatto
che le loro culture hanno avuto origine da insegnanti vestiti di bianco, alti e
barbuti, in grado di operare miracoli con il fuoco e con la pioggia, è un’altra
conferma dei lunghi viaggi che portarono i Siddha in terre lontane.
The History of Mexico, una pubblicazione ufficiale del governo messicano,
afferma: “I primi a raggiungere il continente in seguito divenuto noto con il
nome di America furono gruppi di uomini che dall’India mossero verso est”.
Sicuramente Saint Germain conosceva questi antichi legami spirituali e
l’intensità energetica del monte Shasta.
Si leggeva sul quotidiano francese Paris Midi del 6 marzo 1940: “Il Conte di
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FLASHBACK 4

Saint Germain ha fatto una finta morte in Germania secondo la prescrizione


dei Rosacroce. Lo stesso mistero che incombe sul Conte circonda la morte
dello zar Alessandro I; scrittori seri come Paleologue dichiararono che non è da
scartare l’ipotesi secondo cui Alessandro non sarebbe affatto morto nel 1864,
ma molto più tardi nell’Himalaya, sede dei Superiori Invisibili dei Rosacroce di
cui era notoriamente un Adepto”.
Mistico e occultista, come il suo avo, e come la maggior parte della famiglia
reale Romanoff, Alessandro II ricevette, nel 1880, la visita del barone
Langsdorff, un medium di grande talento.
Durante una visita ai gioielli rosacrociani esposti nel museo di Pietroburgo
lo interrogò sulle circostanze misteriose della morte di Alessandro I. Il barone
fissando un gioiello, il cui motivo dominante era una rosa di rubini fissata su
una croce di smalto nero, entrò in trance e disse: “Alessandro I portava quei
gioielli che gli aveva dato il grande Saint Germain, non è morto in Russia, ma
ha raggiunto l’Himalaya, dove è morto veramente. Lui non ritornerà, solo
Saint Germain ritornerà, e ciò avverrà quando in Russia non ci saranno più zar.
Quando ? - chiese Alessandro - Alla fine dell’anno 1939, allora il mondo sarà
straziato dalla Guerra…”
Un giornale americano pubblicò nel 1939 un articolo in cui si parlava di un
ufficiale americano il cui aereo si era schiantato vicino ad un monastero
tibetano sull’Himalaya. Il pilota raccontò al suo ritorno negli Stati Uniti di
aver notato tra i monaci che lo curavano un europeo vestito con abiti
medioevali. “Sono il Conte di Saint Germain”, aveva detto lo strano
personaggio sicuro di sé, “e tornerò molto presto in Europa.”
Le informazioni sul Conte sono frammentarie ma contengono un filo
conduttore strabiliante che collega Stati Uniti, Europa e India.
“Il Conte Joseph di Saint Germain”, scrisse Maurice Bouisson, “fu alla corte
di Luigi XV, di Caterina II di Russia, di Carlo d’Assia; Cagliostro e Casanova si
dicevano suoi discepoli. Saint Germain era un intellettuale acuto e molto
raffinato, asseriva con molta baldanza di ricordarsi delle sue esistenze anteriori:
aveva conosciuto Omero, Cristo e gli Apostoli, e descriveva con abbastanza
verosimiglianza i luoghi in cui li aveva incontrati.”
“Si hanno forti ragioni per credere”, scriveva J. S. Daniel nel 1889, “che
Sant Germain fosse uno dei più potenti emissari di Satana. Spariva con la stessa
facilità con cui appariva. Poteva rendersi invisibile ed è stato visto in diversi
posti contemporaneamente. Malgrado tutte le ricerche, nessuno è riuscito a
sapere la sua età, il suo paese d’origine, né il luogo della sua morte. Come se
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non bastasse è stato visto in Egitto durante la spedizione di Napoleone e le


pallottole non lo colpivano. Il Conte, interrogato sulla sua età, rispose un
giorno di aver incontrato personalmente Gesù Cristo. Questa affermazione può
essere presa per una vanteria da ciarlatano ma quando affermò di aver
conosciuto anche Giulio Cesare, dando particolari tali da lasciar confusi gli
esperti di storia e descrisse con tanta esattezza l’interno delle catacombe, come
quando diede sull’India, allora quasi sconosciuta, una caterva di precisazioni,
poi confermate dalle ricerche successive, non ci rimane che credere due cose;
o aveva visto le persone e le cose di cui parlava, o aveva avuto accesso ad una
tradizione ininterrotta e assolutamente fedele.”
La sua scomparsa è rimasta un grande mistero. Nessuno ha mai dato
informazioni certe sulla data della sua morte.
Jules de Saint-Felix smentisce nella sua opera Aventures de Cagliostro, la sua
morte che qualcuno data al 1784: “Esistono due personaggi con lo stesso nome:
il vero cabalista e il conte di Welldone, detto di Saint Germain, che è morto
con la fama d’eccellenza di chimico, ma non d’alchimista”.
Nelle sue Aventures remarquables del 1863 Lascelles Wraxall parla di viaggi
fatti dal Conte in India e conferma che nel 1745 e nel 1755 egli risiedeva a
Vienna con una posizione di alto prestigio.
Una lettera di Horace Walpole del 9 dicembre 1745, ritenuta molto
attendibile, confermerebbe l’origine veneziana del grande alchimista, in effetti
il Conte amava Venezia ed il suo modo di fare potrebbe definirsi da
aristocratico veneziano.
Secondo un altro alchimista, O. R. Georgi, il vero Saint Germain tornò,
dopo un lungo viaggio, nel 1798 a Vienna dove era conosciuto con il
soprannome ‘der Amerikaner’ per alcuni suoi soggiorni nella lontana America.
Secondo l’abate Mignes, bibliotecario vaticano, il conte si sarebbe trovato
nel 1837 a Sceaux presso Madame de Mairan.
Quando nel 1871 un incendio aveva distrutto le Tuileries bruciando la
biblioteca privata di Napoleone III, qualcuno vide in quell’incidente un ritorno
segreto del Conte. Napoleone era un accanito ricercatore delle scienze
esoteriche e cadde in una grande depressione perché le fiamme aveva distrutto
i dossiers segreti riguardanti l’opera del grande Saint Germain.
Il Conte veniva sempre descritto come un uomo in buona salute ed aveva
sempre un aspetto tra i quaranta e i cinquant’anni. Era, di fatto, uno Yoghi
molto esperto nella scienza spirituale del Tantra. Qualcosa deve aver trasmesso
anche a Giacomo Casanova per natura scettico e poco incline all’esoterismo.
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FLASHBACK 4

“Mi chiese una moneta d’argento”, racconta Casanova, “la pose su un pezzo
di carbone che infiammò appoggiandolo su una lastra di metallo. Sopra il
carbone mise, con la moneta, un granello di polvere nerastra, e fece
arroventare la moneta stessa. Si raffreddò rapidamente, poi me la porse.
Guardai la moneta che gli avevo dato pochi minuti prima: era diventata d’oro.”
Nel libro Storia dei Rosacroce di Francia nel XVIII secolo Wittermans parla del
Conte: “Questa enigmatica figura, considerata dagli uni un semidio e dagli altri
come un ciarlatano e un impostore solo perché non riuscivano a spiegare la
natura dei suoi poteri, ha suscitato generalmente più sbalordimento che
venerazione. Il lavoro a cui si era dedicato personalmente era il compimento
dello scopo dei Rosacroce: aiutare il progresso della scienza, guidare l’umanità
verso una religione non dogmatica e dare impulso all’evoluzione generale.
Aveva superato la propria epoca di alcuni secoli in campo scientifico e non
aveva scelto soltanto l’Europa, dove aveva soggiornato in quasi tutti gli Stati,
come teatro delle sue imprese. Andò anche in Africa e due volte nelle Indie,
lavorando al compimento di un determinato piano per aiutare il mondo che
non lo capiva, facendo ovunque il bene e dando testimonianza di una carità
inesauribile”.

Tara

Tara ha esattamente la metà della mia età e tra di noi c’è un intenso e
piacevole feeling che però non diventerà mai una relazione fissa come forse è
già avvenuto in vite precedenti.
La incontrai nel 1995 grazie al potere di uno Yoghi disincarnato, Baba
Lokenath. Ero a San Francisco stavo per partire dalla casa di Joan, devota di
Lokenath, quando lei mi invita a sedere, chiudere gli occhi e ad esprimere un
desiderio pensando a Lokenath. “Credimi, avviene”, sospirava Joan, “avviene
sempre con Lui!”
“Allora, caro Lokenath, vorrei incontrare una donna forte, giovane e
avventurosa con cui visitare alcuni luoghi speciali degli Stati Uniti.”
Stavo tornando a Los Angeles e Joan aveva chiamato un pulmino Shuttle
per farmi portare all’aeroporto. In genere questo tipo di mezzi, più economici
dei taxi, sono pieni. Invece quel giorno c’era un passeggero solo: la bella e
sorridente Tara.
Con Tara visitai successivamente l’Esalen Institute, il centro californiano
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dove è nato negli anni sessanta il movimento per lo sviluppo del potenziale
umano che in seguito ha dato corpo alla New Age, e poi Sedona, in Arizona,
considerata, grazie ai suoi vortici, uno dei centri energetici del pianeta ed infine
il leggendario Shasta.
Vale la pena di ricordare due episodi legati a Lokenath e a Saint Germain.
Un’amica di Joan, che aveva sentito da lei tutte le meraviglie di Lokenath,
un giorno si trovò nel panico e pensò intensamente a lui.
Segretaria in uno studio, si recò in macchina all’ufficio postale per
comperare 100 dollari di francobolli. Sulla via del ritorno si accorse
improvvisamente di avere distrattamente dimenticato la busta sul tavolo
davanti allo sportello.
“Uno strano signore anziano, magro e molto alto, vestito di teli arancioni
all’orientale, dopo che lei era uscita, entrò e mi consegnò la sua busta
pregandomi di tenerla da parte. Ha precisato che lei sarebbe tornata dopo
qualche minuto a riprenderla.” Il racconto dell’impiegato postale, breve e
preciso, insieme ai francobolli dimenticati, restituì alla sorpresissima segretaria
il collegamento con una realtà invisibile che ci accompagna ad ogni passo. Lei
senza andare in India capì in un attimo che su questo pianeta, accanto a noi,
vivevano e vivono ancora esseri per cui il sovrannaturale è straordinariamente
normale.
Di notte sul Monte Shasta, in un arcano albergo che a Tara ricordava il film
di Jack Nicholson Shining, mi svegliai all’improvviso ed abbracciando il
bellissimo e candido corpo di Tara sentii di stringere a me la Tara Bianca. In
Tibet Tara è il nome della madre di tutti i Buddha, i risvegliati.
Tara, il cui nome è di origine irlandese, si svegliò e nel buio ebbi
l’impressione di essermi trasferito con lei in un’ampia grotta himalayana. Mi
vedevo sdraiato, insieme a Tara, su un enorme letto di granito in una caverna
molto spaziosa e completamente vuota, stranamente familiare e non fredda.
Una pelle di tigre e coperte morbide, rosso scuro, a fare da letto, nessun
oggetto, solo uno scrigno aperto con gioielli e cristalli che brillavano.
Né sogno, né realtà, ma visione chiara e nitida!
Saint Germain in azione?
Per farla ridere le dissi: “Qui mi sento trasferito dagli Stati Uniti in una
dimensione fantastica tra Mago Merlino, l’India e Conan il Barbaro”.
“Anche io!”, rispose lei, niente affatto spaventata, “Voglio venire in India
con te!”
Un paio di volte mentre guidava verso Shasta, guardandola all’improvviso,
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FLASHBACK 4

mi era sembrata un uomo, ed ebbi la netta impressione che lei, con i capelli
neri sciolti e la sua grinta leggera e divertente, fosse in realtà uno sciamano
pellerossa, una guida spirituale che mi riportava in qualche luogo sacro già
visitato. Mentre guidava, per tenerla sveglia le dicevo: “Tu in questa vita sei
Tara, l’incarnazione tibetana dell’energia femminile. Ma in un’altra sei stata
sicuramente uno sciamano, ricordi? Lo sai che la parola sciamano viene dalla
lingua tungusa siberiana Saman che a sua volta viene dal Sanscrito Shraman e
dal Pali Shamana.”
Nel buio della notte al Monte Shasta accarezzando i suoi capelli neri la
invitai a descrivere che cosa stesse vedendo in quel momento.
Nella trance del dormiveglia visualizzò il mio futuro: “Tu hai il potere di
portare ovunque amore e conoscenza”.
Fiducioso nella Shakti, la potente energia femminile che vede oltre il velo
della prima visione illusoria, le chiesi più precisamente: “Ma cosa stai vedendo,
vite precedenti o future?”
Tara, trascendendo la sua formazione scientifica di giovane psicologa
americana, con la voce dolcemente ispirata mi ricordò che, dopo pochi minuti
che ci eravamo incontrati, sullo Shuttle, mi aveva detto a bruciapelo: “Io non
credo nella reincarnazione ma mi sembra, ed è la prima volta in vita mia, di
aver incontrato qualcuno che conoscevo molto bene”.
“Bene? Bene come?” chiesi io.
“Sicuramente siamo stati insieme, magari eravamo marito e moglie, in
India.”
Qualcosa risuonò dentro di me.

Collegamenti karmici

Dopo la visita al Monte Shasta avvenuta nel 1997, diversi elementi mi


hanno fatto vedere nuovi collegamenti tra me, i Siddha Yoghi, Baba Lokenath,
Saint Germain e gli altri spiriti incarnati che agiscono per creare l’atmosfera
che favorirà il prossimo passaggio evolutivo dell’umanità.
Andiamo per gradi.
L’anno dopo tramite due cari amici terapisti - Paolo Cericola, il re delle
coccole in acqua calda, e Michel Hardy, il maestro intelligente del pensiero
positivo - incontro a Milano una donna australiana, bionda e graziosa di circa
quarant’anni. Il suo nuovo nome è Jasmuheen, non mangia da sei anni e si
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nutre di Prana. I miei due cari amici hanno organizzato un seminario per lei e
da quattro giorni non l’hanno vista toccare cibo. Lei è credibile e simpatica.
Come è arrivata a manifestare questo Siddhi, di cui parla anche Patanjali nella sua
opera Yoga Sutra (III, 31)? Mi racconta che lei, madre di due figli, dopo anni di
alimentazione vegetariana, Yoga e meditazione un giorno, mentre era assorta in
silenzio nel salotto della sua abitazione australiana, sentì una voce chiara e distinta
che la invitava ad ascoltare con la massima attenzione. Giorno dopo giorno la
voce la portò a realizzare un progetto superiore, vivere solo di Prana. Jasmuheen
accettò umilmente i potenti insegnamenti e quando chiese alla voce: “Ma tu chi
sei?”, la risposta fu breve e sconvolgente: “Sono uno Yoghi dell’Himalaya, una
volta in Europa ero conosciuto come il Conte di Saint Germain”.
Nel libro Ambasciatori di Luce di Jasmuheen si legge: “Nel 1996 Saint
Germain mi si manifestò, chiedendomi se mi sentivo pronta ad essere uno dei
rappresentati dei Maestri Ascesi presso i mass-media del mondo. Egli mi disse
che, rappresentando i media uno degli strumenti educativi più potenti in
questa epoca tecnologica, i Maestri desideravano avvalersi della mia
indipendenza dal cibo per attirare l’attenzione sugli ideali del Movimento per
una Società Positiva Risvegliata”.
Udendo questa storia e guardando il bel volto sorridente della donna
australiana che vive solo di Prana apprezzai i gusti del Conte e concordai
pienamente sul portare avanti il potere dell’energia femminile. Il mondo ha
bisogno di uomini veramente intelligenti in grado di accettare il
sovrannaturale potere dell’Energia Femminile.
Risposi alla gentile donna che viene dall’altra parte del mondo che io sono
un vecchio amico e ammiratore dello Yoghi-Conte e che al momento mi sento
però in un altro programma più collegato al cibo solido - mi piace dar da
mangiare ai poveri - ma ad ogni modo ben vengano uomini e donne che vivono
semplicemente di Prana. Chissà? Forse un giorno anche io…
“È mia concezione e convinzione”, scrive Jasmuheen in Nutrirsi di Luce,
“che quanto più elevato è il quoziente di luce all’interno del corpo, tanto più
forte e naturale è la capacità rigenerativa delle cellule. Logicamente, quanto
più è immune la nostra struttura cellulare da tutte le forme di tossicità, tanto
maggiore è la luce e più intensa è la frequenza vibratoria del nostro campo
d’energia, e tanto minore è l’eventualità di malattia, di decadimento fisico e di
degenerazione.”
La sua affermazione conferma l’insegnamento dell’Ayurveda: eliminando i
radicali liberi (con la buona alimentazione) e lo stress (con la meditazione) si
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FLASHBACK 4

dà ad ogni cellula la possibilità di funzionare perfettamente e di riprodursi senza


alterazioni.
Le raccontai della mia storia himalayana e un aneddoto dell’incontro che
ebbi in America con Marlo Morgan.
Dopo aver ascoltato l’autrice di E venne chiamata due cuori sulla sua
esperienza con una tribù di aborigeni australiani, le chiesi se fosse vero che solo
loro fossero riusciti a mantenere intatta la vera conoscenza per migliaia di anni.
Marlo apprezzò molto questa domanda. “Loro mi dissero che anche
sull’Himalaya si è mantenuta una catena ininterrotta di conoscenza, io però
non conosco quei luoghi.”
Alcuni australiani, la Gente Vera, come li chiama Marlo, erano riusciti a
tramandare la visione originale senza mai scendere a compromessi.
L’Himalaya è un posto immenso ed inaccessibile, più sicuro del deserto
australiano e di ogni altro luogo del pianeta, quindi è l’ideale per vivere,
indisturbati, l’esperienza umana a grandi livelli.

Benares

“Benares, la città santa degli indiani,


è da cinquemila anni la sede di un festival hippie
che va avanti notte e giorno, ininterrottamente”.
da Flashbacks, l’autobiografia di Timothy Leary

Sono finalmente arrivato all’aeroporto di Benares, la città santa. Ci arrivai


la prima volta nel 1968 ed ebbi la conferma dei molti ricordi che sin da
bambino affollavano la mia mente. Sì, a Benares io ci ero già stato, riconobbi i
vicoli, le mucche, i Sadhu, le pire crematorie e il Gange, un fiume che non era
mai uscito dalla mia mente. Tutto sta scorrendo come se fossi atteso da
qualcuno, proprio ‘liscio come l’olio’. Un taxi, un’Ambassador bianca
pulitissima, è fermo all’uscita dall’aeroporto, lo colgo al volo senza fare
domande, ho solo un bagaglio a mano, viaggio leggero. Dico all’autista le parole
magiche: Kumbha Mela!
Continuo a sfogliare le note del Viaggio…

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FLASHBACK 5

Messaggi dall’Himalaya

“Il tratto caratteristico della cultura indiana


è sempre stato la ricerca delle verità supreme”.
Paramahansa Yogananda

“Ho sentito una cosa che mi è sembrata una distinta nota musicale che
proveniva dal cielo, attraverso la collina e arrivava dentro di me. Poi ho sentito
una voce che diceva: ‘Ci sono dei libri che bisognerebbe scrivere per la gente.
Tu potresti farlo, lo farai?’”. Dapprima la Bailey si rifiutò ma poi capì
l’importanza del messaggio e si lasciò convincere. Così scrisse molti libri sulla
metafisica che le furono dettati telepaticamente da una guida spirituale che lei
soprannominò il Tibetano.
Nel libro La civiltà degli alieni, lo scienziato americano Richard Thompson
analizza il rapporto della Bailey con il Tibetano, avvenuto negli anni venti, e
mette in risalto alcuni insegnamenti da lui impartiti.
“Ha detto che la potenza dell’atomo sarebbe stata imbrigliata. Ha spiegato
che molti esseri umani hanno manifestato delle qualità deplorevoli e negative
che non hanno precedenti nell’universo. L’Amore, secondo il Tibetano, è la
ragione impellente della manifestazione a livello individuale e universale.
Parlando di alcuni maestri ha specificato che rimangono anonimi e che la loro
vita ha una durata favolosamente lunga. Sebbene siano molto progrediti,
stanno ancora avanzando. Il Tibetano deplora anche i culti della personalità
che sono cresciuti intorno a questi maestri. Ha detto che la religione
devozionale deve essere eliminata. Il Maestro Gesù, spiega il Tibetano alla
Bailey, sta lavorando in collaborazione con alcuni Adepti della linea
scientifica, i quali - attraverso l’auspicabile unione di scienza e religione -
cercano di frantumare il materialismo dell’occidente da una parte, e dall’altra
la devozione sentimentale di molti devoti di tutte le fedi.”
Thompson, che ha studiato attentamente i libri della Bailey, esprime in
modo chiaro e preciso la sua opinione su questi insegnamenti telepatici. “I libri
della Bailey contengono un misto di idee tratte da cristianesimo, buddismo,
tradizione dei Veda e tradizioni di occultismo occidentali, tessute insieme da un
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FLASHBACK 5

intelletto raffinato. Secondo me, rappresentano un’intelligente sintesi di idee,


si direbbero un tentativo di assimilare il cristianesimo nel buddismo.”
Solo adesso alcuni scienziati occidentali cominciano a prendere in
considerazione l’antica scienza spirituale che si è manifestata in India molte
migliaia di anni fa.
Gli antichi saggi conoscevano bene la fisica nucleare, la biochimica, la
matematica, l’anatomia energetica del corpo e l’astronomia.
Ad esempio il Surya Siddhanta, tramandato per decine di secoli oralmente e
messo per iscritto più di tremila anni fa, offre delle cifre incredibilmente
precise. Questo testo vedico dà la misurazione del diametro della Terra,
12.614,56 km, e della distanza Terra-Luna, 407.077 km. Le misurazioni
moderne confermano questi dati con uno scarto minimo: 12.754,06 per il
diametro terrestre e 406.610,39 km per la distanza tra noi e la Luna.
L’antico testo sanscrito Brihath Sathaka calcolava il tempo su base
esagesimale. Il giorno era suddiviso in 60 kala, ognuno della durata di 24 minuti
e ogni kala, a sua volta, era frazionato in 60 vikala, ognuno della durata di 24
secondi. Continuando a dividere per 60 si ottenevano i para, i tatpara, i
vitatpara, gli ima e infine i kashta, corrispondenti a 1/3.000.000.000 di secondo
che equivale a secondi 3 per 10 alla meno 8. Questo vuol dire che migliaia di
anni fa gli scienziati indiani conoscevano degli strumenti di misura molto
precisi. Il kashta è un’unita infinitamente piccola e corrisponde al tempo di
decadimento di alcune particelle atomiche, i mesoni e gli iperoni, che la
scienza occidentale conosce solo da poco.
Nei Purana si dice che la luce del Sole impiega mezzo mimesa a compiere la
distanza di 2.202, tradotto in termini occidentali abbiamo la misurazione della
velocità della luce cioè 300.000 chilometri al secondo.
Lo Srimad Bhagavatam afferma che questo pianeta esiste da 4.320 milioni di
anni, e le datazioni più recenti fanno risalire l’età della Terra e circa 4.500
milioni di anni.
Lo studioso americano David Frawley, studiando la posizione degli astri nel
momento in cui la conoscenza indiana fu messa per iscritto, dopo millenni di
ininterrotta tradizione orale, indica una datazione anteriore a diecimila anni fa,
ricavata dall’analisi della precessione degli equinozi.

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Nuovi Messaggi

“L’umanità finora ha vissuto una vita di dolore e di sofferenza,


ma ci sono nuovi messaggeri che, invece di predicare e parlare di sofferenza,
dolore e crocifissione, parleranno di gioia, felicità e beatitudine.”
Maestro siddha D. K.

Dall’incontro tra Sri Yukteswar e Babaji avvenuto nel gennaio 1894.


Yukteswar: “Stavo pensando agli scienziati occidentali, di gran lunga più
intelligenti della maggior parte delle persone qui riunite, che vivono nella
lontana Europa e nelle Americhe, professano fedi diverse e ignorano i valori di
una festa come questo Mela. Sono uomini che potrebbero trarre grande profitto
da un incontro con i Maestri dell’India.”
Babaji: “Oriente ed occidente devono creare un’aurea via di mezzo, fatta di
attività e spiritualità combinate. L’India ha molto da imparare dall’occidente
nel campo del progresso materiale; in compenso l’India può insegnare i metodi
universali, mediante i quali l’occidente potrà basare le proprie credenze
religiose sulle incrollabili fondamenta della scienza Yoga. Tu avrai una parte da
svolgere nel futuro armonico tra oriente e occidente. Fra qualche anno ti
manderò un discepolo che potrai allenare al compito di diffondere lo Yoga in
Occidente (si riferisce a Yogananda). Come una marea, giungono a me da
laggiù le vibrazioni di molte anime che cercano spiritualmente. Sento che vi
sono, in America e in Europa, molti santi in potenza che attendono di essere
risvegliati.”
Caro spirito, che leggi la lingua italiana, lo scopo principale di questo mio
libro è stimolarti, aiutarti con molto amore a riconoscere il tuo M-I-R-A-C-O-
L-O-S-O R-I-S-V-E-G-L-I-O S-P-I-R-I-T-U-A-L-E.
Sei sulla strada giusta, continua e ripeti spesso con fiducia: “Io voglio la
compagnia degli Spiriti Liberi Compassionevoli dell’Universo. Io merito la
compagnia degli Spiriti Liberi Compassionevoli dell’Universo”.
Io sono nato in Europa, questa è la mia seconda incarnazione nel Vecchio
Continente, e sono sempre stato consapevole del Grande Piano di Assistenza
Spirituale ai sinceri ricercatori d’occidente.
Ovviamente le parole India, oriente ed occidente sono simboliche, perché

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FLASHBACK 5

ci sono molti duri materialisti di stampo occidentale in oriente e molti potenti


mistici orientali nati e in azione adesso in occidente.
Le acque si stanno rimescolando per il beneficio di tutti. È uno degli effetti
previsti dalla famosa Apocalisse il cui messaggio è stato totalmente snaturato.
Ricordo che Apocalisse vuol dire Rivelazione e non distruzione.
Ultimo libro del Nuovo Testamento, compilato da San Giovanni Apostolo
durante il suo esilio nell’isola di Patmos nel 90 d. C., l’Apocalisse è uno scritto
profetico per eccellenza che tratta del futuro dell’umanità. Giovanni viene
trasportato spiritualmente in cielo e qui vede il libro del destino chiuso da 7
sigilli (un modo esoterico con cui erano chiamati i Chakra). Si aprono i primi
6 sigilli e Giovanni vede il comportamento dell’umanità nel corso dei secoli:
guerre, fame, pestilenze e morte. I Chakra senza la consapevolezza del settimo
Chakra-cielo-sigillo sono barche che vanno pericolosamente alla deriva mosse
dalle correnti dei condizionamenti. Quando si apre il settimo sigillo-Chakra,
quello della consapevolezza pura, l’Apostolo vede 7 angeli con 7 trombe. Gli
angeli, che rappresentano gli spiriti liberi illuminati, fanno squillare
successivamente le trombe, l’energia vibrazionale dei 7 Chakra liberati e
guidati dalla coscienza, alla fine un’epoca negativa si conclude ed una Nuova
Era di pace e giustizia prende il sopravvento. Le interpretazioni dell’Apocalisse
sono varie, c’è chi si è fermato ai primi sei sigilli e vede tutto nero e chi, come
me, vede nella visione di Giovanni, che da prigioniero passava molto tempo in
preghiera e meditazione, un viaggio iniziatico dello spirito risvegliato basato
sulla simbologia del numero 7, il numero dei Chakra. Non a caso nel suo
schema generale il libro dell’Apocalisse-Rivelazione risulta essere una lettera
indirizzata da Giovanni a 7 comunità cristiane dell’Asia minore.
In questo periodo siamo in piena Rivelazione, ben vengano programmi,
libri, conferenze, seminari ed incontri che alzano il velo tra noi e le realtà
nascoste. Realtà nascoste ma sempre presenti dentro di noi. Se, in qualche
momento, il contenuto di questo libro ti sembra strano rifletti sulle parole
dell’antico filosofo greco Eraclito: “Non troverai mai la verità se non sei
disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi”.

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La città della Mela

“Un grammo di pratica vale più di mille tonnellate di teoria.”


Swami Sivananda

Sono arrivato all’albergo Kahna Shyam, questa volta mi tratto bene, non
voglio dormire come l’ultima volta su una stuoia per terra, in riva al Gange di
notte fa freddo e dal suolo sale una fastidiosa umidità.
Vado a riposare, mentalmente sono prontissimo per cominciare una storica
giornata alla Kumbha Mela. Prima di dormire mi rileggo qualcosa su me stesso
‘studente’, uno studente che doveva studiare ma che non è mai stato educato.
Educare dal latino e-ducere, significa portare (ducere) fuori (e), questa non era
una pratica corrente della scuola che io ho frequentato, con me e con altri
ragazzi hanno cercato invece di fare il pieno. Nessuno ha cercato di capire le
mie qualità ed aiutarmi ad estrarle, a tirarle fuori. Una scuola che non educa ha
il diritto di essere chiamata scuola?

FLASHBACK 6

La scuola dell’obbligo

Giardino dai mille fiori o subdolo mattatoio della mente?


Questo dubbio l’ho avuto per poco, crescendo ho capito che la scuola era
un terreno a monocoltura, dove era proibito ogni tipo di varietà.
La varietà era molto temuta, la diversità era eresia, una tentazione
demoniaca che andava combattuta con ogni mezzo. La storia insegnata a scuola
è piena di eroi e condottieri che dovrebbero essere considerati per quello che
erano: ‘criminali di guerra’. Cosa possiamo imparare dai criminali, da persone
che non tengono in nessun conto la vita altrui?
Quante persone sono morte ed hanno sofferto a causa dei vari Alessandro
Magno, Giulio Cesare, Carlo Magno e Napoleone?
Scriveva il filosofo russo P. D. Ospenskij, amico di Gurdjieff, nel suo libro
Un Nuovo Modello di Universo:

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FLASHBACK 6

“Esiste una storia che ci passa accanto, ben visibile e, a rigor di termini è LA
STORIA DEL CRIMINE, perché se non ci fossero crimini non ci sarebbe
storia. Tutte le svolte e le tappe più importanti di questa storia sono
contraddistinte da crimini, omicidi, atti di violenza, furti, guerre, rivolte,
massacri, torture, esecuzioni capitali…
“Ma questa è solo una certa storia, quella che tutti noi conosciamo, quella
che ci insegnano a scuola. L’altra storia è quella che pochissimi conoscono.
Quasi nessuno riesce a vederla, dietro la storia del crimine. Ma le creazioni di
questa storia segreta continuano ad esistere…”
Ospenskij negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale intraprese da
solo un viaggio alla ricerca dei Maestri di Saggezza, percorse a lungo Egitto,
India e Sri Lanka. Avvocato di San Pietroburgo, credeva che da qualche parte
ci fossero comunità segrete di uomini illuminati, scrive Ospenskij, con
conoscenze più alte di quelle dei professori e dei politici.
Anche io volevo parlare dell’altra storia dell’umanità ma trovai a scuola una
dura opposizione da parte dei professori. Loro volevano insegnare solo la storia
del crimine attraverso i secoli, quella storia che continua ad apparire ogni sera
sugli schermi televisivi.
Molti geni hanno avuto tempi duri a scuola. Albert Einstein, quando era
studente non riscosse molto successo, anche quando espose la sua teoria fisica
dell’unificazione di tutte le forze fu molto criticato e qualcuno arrivò a bollarlo
di pazzia. Queste reazioni gli fecero dire: “I grandi spiriti sono sempre stati
ostacolati dalla violenta opposizione di menti mediocri”.

Lo scopritore dei virus carcinogeni, Peyton Rous, ricevette questo


complimento dai suoi colleghi: “Ha un buco nel cervello”.
Anche i colleghi di Charles Barkla, Nobel per la fisica nel 1917, erano
unanimi: “È pronto per il manicomio”.
Avere inventiva e creatività, uscire dal seminato e promuovere idee nuove
e originali era un peccato mortale, un crimine durante il mio periodo scolastico
terminato con l’esame di maturità nell’estate del 1968, un anno iniziato
stancamente come tutti gli altri e dopo la primavera destinato a diventare una
data indimenticabile come il 1848 e l’anno della rivoluzione francese.
Cominciai a incontrare ostacoli già in prima media, ero sano di mente e
volevo semplicemente sapere chi sono, chi siamo, che cosa è l’amore, come
raggiungere la felicità. Un ragazzo calmo, tranquillo, pacifico ma… con precisi
ricordi delle vite precedenti.
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Cominciai male. Fui bocciato sia in prima media che in quarta ginnasio.
Non per demeriti dovuti ad ignoranza scolastica nelle varie materie ma per dura
repressione verso quello che io dicevo e rappresentavo. Capii che conveniva
aspettare tempi migliori e ridussi l’intensità dei miei racconti karmici.
Io pensavo di essere un buono studente, avevo una buona intelligenza,
leggevo molto, avevo anche un’ottima memoria eppure ero odiato da alcuni
professori. Il loro era risentimento inquisitorio, viscerale, inspiegabile
razionalmente. Non sopportavano i miei ‘strani’ discorsi, che in realtà erano
pochi, anche se precisi ed inequivocabili. Io non mi sono mai accontentato di
assorbire solo formule, nozioni, date, regole e conoscenze senza anima. L’idea
dell’India non andava giù a nessuno degli adulti, creava reazioni emotive
furenti e repressive.

Compito in classe

Del Liceo mi diverte ricordare un tema in classe, sicuramente il migliore


della mia vita scolastica. Un giorno come tanti altri, la mia professoressa di
italiano, ricordo ancora il suo nome Torre Rossi, entrò in aula stanca, con la
sua solita sigaretta in bocca. Visibilmente annoiata scrisse un brano del poeta
Leopardi alla lavagna; due ore per commentarlo.
Io avevo precocemente capito, sin dalle elementari, il rischio di morire
spiritualmente nella palude di noia, omologazione culturale, uniformità
comportamentale, retorica vuota ed ipocrisia contagiosa che il mattatoio della
mente mi stava propinando giorno dopo giorno.
Decisi immediatamente di reagire all’appiattimento coercitivo. In quei
giorni stavo leggendo, parcheggiato all’ultimo banco, un libro sullo Zen e la
meditazione scritto da Suzuki. Leggevo di tutto, la lettura era la mia ora d’aria
nel carcere della quotidianità senza fantasia, era la fune sottile legata alle sbarre
dell’apprendimento forzato da cui non vedevo altre vie di uscita se non la
continua apertura di nuovi libri estranei al programma ministeriale. Una sete
insaziabile di altre parole, cercavo continuamente altri concetti ed
immaginazioni più vive.
Leggevo in continuazione, piccole fughe temporanee in attesa della Grande
Fuga, un giovane emulo di Papillon il grande evaso dall’inferno della Caienna.
Volevo consegnare alla professoressa dalla faccia infelice un bel compito in
classe, uno svolgimento che riflettesse la mia vera personalità di studente-
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FLASHBACK 6

detenuto. Ad occhi chiusi iniziai la meditazione Zen. Respirai profondamente


tre volte, poi aprii di colpo il libro. Aprii a caso ben sapendo che il caso non
esiste. Di getto ricopiai una parola dopo l’altra fino a riempire quattro facciate,
venti minuti ed il gioco ebbe termine. Consegnai il foglio protocollo ad una
professoressa che inquinava l’aria e sgranava gli occhi: già finito Cerquetti?
Sorridendo dolcemente, senza mostrare i denti, un po’ enigmatico come la
Monnalisa, velocemente lasciai l’aula e mi sentii miracolosamente libero, come
se fossi sfuggito ad una sicura condanna a morte
Mi aggirai solitario per il corridoio vuoto. I gabinetti, il mondo visto dai
finestroni, il cielo azzurro che si apriva alla primavera, la vita, la vera vita al di
là dei muri fisici e mentali tornava a me e mi appariva come gioia infinita. Ero
semplicemente felice, sentivo di essere sulla strada giusta, sulla via dell’amore.
La vita non è erudizione sterile, esami e diplomi; la vita è AMORE PURO, chi
l’ha provato una volta, anche per un solo momento, non lo dimentica mai più.
Una settimana dopo lei mi riconsegnò il tema: quattro e mezzo. È
completamente fuori tema ma è scritto bene. Suzuki aveva preso mezzo (lui
scrive bene) e io quattro per essermi allontanato da Leopardi oltre ogni limite,
insieme quattro e mezzo, una bella coppia Zen.
Fu il mio primo e ultimo tentativo di far arrivare un lampo Zen a un docente
al servizio del glorioso Ministero della Pubblica Istruzione.
Ritrovai anni dopo il testo di Suzuki. Questo è il brano che arrivò davanti
agli occhi della Torre Rossi.
“Nel suo trattato sulla spada, Yagyu Tajima ha citato un antico poema
giapponese:
È la mente che delude la Mente,
Poiché non esiste un’altra mente,
Oh Mente, non lasciarti
Fuorviare dalla mente.
“Così Suzuki commentò questi versi.
[Yagyu Tajima] distingue due tipi di mente, la vera o assoluta e la falsa o
relativa. Una è il soggetto degli studi psicologici, mentre l’altra è la Realtà, che
costituisce la base di tutte le realtà. Nel poema citato, la ‘mente’ è quella falsa
e la ‘Mente’ è quella vera. Occorre proteggere la vera dalla falsa allo scopo di
preservare la sua purezza e la sua libertà.
“Lo Zen in questo caso usa di solito il termine kufu (kung-fu in cinese) che
è un sinonimo di ‘disciplina’ o ‘allenamento’ (shungyo; hsiu-hsing). Kufu
significa ‘usare se stessi assiduamente per scoprire la strada verso l’obiettivo’.”
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Cara professoressa ovunque tu sia ti mando il mio amore e la mia buona


energia.
Due tesi per arrivare al 108

Arrivai poi alla laurea ma fui costretto a fare due tesi. Nel 1974 proposi allo
psicologo Franco Fornari, autore di autorevoli testi e frequente protagonista di
programmi televisivi, un tema accattivante: Lo Yoga e la psicanalisi. Citai, per
stimolarlo, una frase dello psicologo Carl Gustav Jung: “Quando un metodo
religioso si raccomanda quale metodo scientifico, si può essere certi che troverà
il suo pubblico in occidente. Lo Yoga risponde a questa aspettativa. Lo Yoga è
la più antica indagine che l’uomo abbia mai svolto sul corpo e la mente”.
Fu un disastro totale! Dopo aver diligentemente scritto duecento cartelle a
macchina le portai a Fornari, lui le lesse e le respinse tutto infuriato. “No! No!
E poi no! Tu con me non ti laureerai mai!”, tuonò il massiccio professore dai
capelli bianchi e dal volto televisivamente rassicurante.
Gli avevo fatto perdere la bussola e la pazienza. Parlavo della mente e dei
Siddhi, la parola sanscrita per designare i grandi poteri mentali che non usiamo
a causa di pesanti condizionamenti religiosi e culturali. La goccia che fece
traboccare il vaso delle sue informazioni scientifiche e razionali fu la
reincarnazione. Sostenevo che molti disturbi psicosomatici sono tracce mentali
che provengono dalle vite precedenti, sono pendenze karmiche di traumi non
completamente risolti. Più che su Freud, che aveva manifestato solo un
marginale interesse verso l’esoterismo e la parapsicologia, io mi ero basato
soprattutto su Jung. Lui aveva viaggiato nel mondo, comparato miti, leggende
ed antiche saggezze esoteriche, eppure Fornari sdegnato mi cacciò via in malo
modo. Molti junghiani non vogliono accettare tutte le conclusioni del geniale
psicologo svizzero e accettano solo alcune sue metodologie, quelle più razionali.
Jung allargò i confini della psicoterapia del primo novecento includendovi
attivamente l’analisi di molti tipi di eventi paranormali e extrasensoriali.
Sostenendo che i fenomeni psi derivano da un inconscio collettivo con radici
biologiche, contribuì a legittimare la loro accettazione da parte di psicoterapisti
di molte altre scuole. Le opinioni di Jung su questi argomenti risultano evidenti
dai seguenti brani tratti da una lettera da lui scritta nel 1960 ad A. D. Cornell,
allora presidente della Society for Psychical Research dell’Università di
Cambridge.

“Per tutta la mia vita mi sono interessato ai fenomeni psichici paranormali.


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FLASHBACK 6

Normalmente, come ho già avuto occasione di dire, si verificano in stati


psicologici acuti (emotività, depressione, shock, ecc.) o, più spesso, in individui
caratterizzati da una struttura della personalità peculiare o patologica, nei quali
la soglia dell’inconscio collettivo è di solito più bassa. Anche le persone dotate
di genio creativo appartengono a questo tipo.
“Proprio come in fisica non è possibile osservare direttamente i processi
nucleari, così non è possibile osservare direttamente i contenuti dell’inconscio
collettivo. In entrambi i casi la loro reale natura può solo essere dedotta dai loro
effetti - proprio come la traiettoria di una particella in una camera a nebbia può
essere determinata solo osservando la scia di condensazione che lascia dietro di
sé e la rende visibile.
“In pratica noi siamo in grado di osservare le ‘tracce’ archetipe
principalmente nei sogni, dove diventano percettibili come forme psichiche.
Ma questo non è il solo modo di percepirle: possono anche apparire
oggettivamente e concretamente sotto forma di fatti fisici. In questo caso
l’osservazione non è una percezione endofisica (fantasia, intuizione, visione,
allucinazione, ecc.), ma un reale oggetto esterno che si comporta come se fosse
motivato o evocato da un pensiero corrispondente all’archetipo, o come se lo
stesse esprimendo.
“L’archetipo non è evocato da un atto cosciente della volontà; l’esperienza
dimostra che è attivato, indipendentemente dalla volontà, in una situazione
psichica che necessita di una compensazione da parte di un archetipo. Si
potrebbe perfino parlare di un intervento spontaneo dell’archetipo. Nel
linguaggio religioso questi avvenimenti sono chiamati ‘volontà di Dio’ - del
tutto correttamente in quanto si riferiscono a un comportamento peculiare
dell’archetipo, alla sua spontaneità e alla sua relazione funzionale con la
situazione reale. Devo aggiungere, tuttavia, di aver osservato e anche
parzialmente analizzato persone che sembravano possedere facoltà
soprannaturali ed erano in grado di usarle a volontà. Ma la facoltà
apparentemente soprannaturale consisteva nel loro essere già, o nel loro porsi
volontariamente, in uno stato corrispondente a una costellazione archetipa -
uno stato di possessione numinosa nel quale i fenomeni sincronici diventano
possibili e perfino, in un certo senso, probabili. Questa facoltà era chiaramente
accompagnata da una attitudine religiosa che li metteva in grado di esprimere
in maniera conseguente il loro senso della subordinazione dell’ego
all’archetipo.”

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Col professore di psicologia dell’Università Statale di Milano l’archetipo


della reincarnazione non funzionò ed io scoprii a mie spese che il ‘genio’ può
anche stare avanti però deve essere così genio da capire le intenzioni dei piccoli
geni del momento e gestirli bene.
“Il vero genio quasi sempre si intromette e disturba”, scrisse Jung, “parla a
un mondo temporale da un mondo eterno. Le verità eterne non sono mai vere
in un dato momento della storia. Il processo di trasformazione deve fare una
pausa per digerire e assimilare le cose estremamente scomode che il genio ha
prodotto traendole dai depositi dell’eternità. Ma il genio è colui che risana il
tempo, poiché ogni cosa che rivela della vita eterna è salutare.”
Mia madre Vincenzina mi consigliò di lasciar perdere Fornari e fare ‘ex
novo’ un’altra tesi. Lei forse ci teneva più di me alla laurea per cui volentieri
accettai la sfida. Trovai un ragionevole professore di Filosofia della Storia e
proposi una tesi su Hegel, il mostro sacro della filosofia occidentale che nei suoi
libri sulla Storia della Filosofia ‘disintegrò’ quella indiana solo per infangare il
suo avversario Arthur Schopenhauer. Quest’ultimo aveva colto l’essenza dei
Veda e le sue conclusioni si avvicinano alle nuove interpretazioni della fisica
quantistica: “La nostra fortuna dipende da come noi vediamo le cose e non da
come esse sono in realtà”.
Amava molto le Upanisad, che definì ‘la consolazione della mia vita’, e nel
1813 fece una predizione: “Tra 150 anni i giovani europei partiranno alla volta
dell’oriente per conoscere il sanscrito e gli insegnamenti dell’antica saggezza
indiana”.
Così avvenne e dal 1963 ebbe inizio, come per incanto, un potente flusso
migratorio giovanile verso oriente.
Giulia mi accompagnò alla discussione della Tesi. Sostenevo che
l’accanimento unilaterale di Hegel aveva screditato la filosofia indiana ed
influenzato negativamente, per decine di anni, gli studiosi e le università
europee. A capo della commissione esaminatrice c’era il filosofo Vincenzo Paci,
omonimo maschile di mia madre Vincenza Paci. Per consuetudine di questo
ruolo era insignito il professore più anziano, infatti Paci era uno scrittore ed un
filosofo molto apprezzato a livello nazionale, un’ottima coincidenza
significativa ritrovarselo davanti in quell’importante ruolo accademico.
Stanco, semiaccasciato sulla sedia, con la testa spettinata tra le mani rugose
mi fissò a lungo e mi chiese con un filo di voce: “Cerquetti parlami del dialogo
tra Krishna e Arjuna”.
Sfoderai la mia ottima conoscenza della Bhagavad-gita, testo di cinquemila
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FLASHBACK 6

anni allora poco conosciuto in Italia.


La Bhagavad-gita è il dialogo in cui Krishna spiega ad Arjuna l’eterna
filosofia della vita: “Come l’anima incarnata passa, in questo corpo,
dall’infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l’anima passa in un altro
corpo all’istante della morte. L’anima realizzata non è turbata da questo
cambiamento.”
Krishna spiega ad Arjuna che questo avviene con molta naturalezza e
spontaneità: “Come una persona indossa vestiti nuovi e lascia quelli usati, così
l’anima si riveste di nuovi corpi materiali abbandonando quelli vecchi e inutili”.
Le mie risposte erano la mia divertente rivincita karmica su Fornari, mi
stavo laureando citando versi sulla reincarnazione uno dietro l’altro, ero
lanciato e mi accingevo ad andare avanti... Dopo un po’ un professore, senza
farsi vedere da Paci, mi fa il segno della forbice: Taglia, taglia!
Mi fermo e il correlatore Della Casa, eminente professore di sanscrito,
espone un suo appunto sulle date. La tesi di Cerquetti è ottima, ma lo Yoga non
ha 5.000 anni, al massimo, dicono gli archeologi, arriviamo a 4.500. Stavo per
dire: “Ma professore, siamo al mercato? Contrattare anno più, anno meno…
che senso ha?”.
Era un caldo pomeriggio di luglio e tra i professori c’era voglia di
accelerazione. Evitai una inutile discussione sulla datazione storica. Mi
congedarono e dopo pochissimi minuti fui richiamato dentro l’aula: “Giorgio
Cerquetti ti sei laureato oggi con il punteggio di 108”.
Io avevo la media del 30 e mi aspettavo un buon 110.
A casa, mentre sdraiato sul divano stavo ancora digerendo i due punti in
meno, la saggia e bellissima Giulia Amici mi fa notare, con tutta la sua dolcezza
e notevole perspicacia, che invece 108 per me va proprio bene: è il numero
spirituale di Krishna e degli Yoghi.
Una settimana dopo Paci lasciò il corpo fisico, il suo interesse per le parole
di Krishna era stato profetico. Recitai per lui un altro verso sacro della
Bhagavad-gita: “Per l’anima non vi è nascita né morte. La sua esistenza non ha
avuto inizio nel passato, non ha inizio nel presente e non avrà inizio nel futuro.
Essa è non nata, eterna, sempre esistente e primordiale. Non muore quando il
corpo muore”.

Un’altra piccola rivincita

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Una decina di anni dopo ebbi un’altra piccola rivincita karmica anche su
Della Casa. All’Hotel Ergife di Roma, ero stato invitato a parlare di Yoga e
spiritualità indiana ad un convegno sulle religioni, nel pubblico composto da
intellettuali e studiosi notai il professor Della Casa.
“Durante la discussione della mia tesi di laurea il professor Della Casa mi
fece giustamente notare che lo Yoga non ha 5.000 anni. In un certo senso aveva
ragione. Io avevo sbagliato non per eccesso, ma per difetto, lo Yoga è Sanatana
(eterno) ed è conosciuto anche in altri pianeti. La lingua dello Yoga è il
sanscrito ed in India è chiamata Deva-nagar che vuol dire lingua parlata nelle
città dei Deva, gli evoluti abitanti dei pianeti superiori”.
Il mio intervento ebbe molto successo, Della Casa da bravo opportunista mi
venne incontro ed abbracciandomi esclamò, orgogliosamente, a gran voce:
“Cerquetti è stato un mio allievo!”.
Io non avevo mai seguito una sua lezione, mi ero laureato senza mai aver
seguito una lezione in nessuna materia, mi ero semplicemente limitato a
leggere attentamente i libri di testo. In quel periodo preferivo passare gli
inverni in India, seguivo le lezioni dell’università karmica.
Il periodo della mia vita che ha richiesto più costanza, tolleranza e
lungimiranza è stato sicuramente quello scolastico. Il mio rapporto con i professori
assomigliava a quello dello Yoghi tibetano Milarepa con i piccoli demoni.
Così racconta la storia di Milarepa, uno dei grandi maestri tibetani
dell’antichità. “Prima di raggiungere l’illuminazione, Milarepa si era trasferito
in una grotta solitaria per eseguire una pratica intensiva di meditazione. Ma
non appena si fu installato nella grotta, scoprì che là dentro abitava anche uno
stuolo di piccoli demoni - piccole creature che amavano disturbare la sua
meditazione.
“La prima cosa che fece fu cercare di predicare loro il Dharma. Predicò
coscienziosamente ed eseguì tutti gli esorcismi tradizionali e i riti prescritti, poi
si sedette a meditare, ma quelli non se ne andavano.
“Dopo alcuni altri infruttuosi tentativi di predica e rimbrotti, cambiò
strategia: cercava di ignorarli completamente. Forse in questo modo sarebbe
riuscito a liberarsene. Ci provò per qualche giorno; per quanto diventassero
chiassosi o repellenti, rimase seduto fermo e tranquillo, resistendo loro in
silenzio. Ma nemmeno questo ebbe successo.
“Alla fine, sentendosi sconfitto, nella più completa frustrazione esclamò:
‘Va bene, mi arrendo! Non posso buttarvi fuori di qui! Ma non me ne vado
nemmeno io; vorrà dire che dividerò la grotta con voi!’. Poi si sedette di nuovo:
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FLASHBACK 6

ogni suo tentativo di resistere era sparito. E anche i demoni.”


Io nonostante i continui attacchi non ho mai abbandonato la scuola, sono
andato fino in fondo per poter dimostrare che la vera conoscenza non viene
solo da un pezzo di carta firmato da una commissione ministeriale.
Care amiche e cari amici che siete a scuola, arrivate al pezzo di carta e poi
usatelo per insegnare la vostra esperienza personale. Dicevano i grandi saggi:
“Parla per esperienza personale, oppure stai zitto”.

La remota antichità dello Yoga

Purtroppo, in India, ho incontrato molti professori universitari che


insegnavano la storia e la filosofia dell’India seguendo pari pari le pedanti
interpretazioni di ottocenteschi studiosi inglesi tipo Della Casa. Pur essendo
indiani erano stati abituati a non accettare la remota antichità dello Yoga e
tantomeno i suoi straordinari collegamenti con le intelligenze cosmiche. Le
traduzioni dei Veda fatte da Della Casa ed altri eruditi europei sono incomplete
e per niente affascinanti. Perché? Ignoranza o malafede?
Leggiamo nel libro di Georg Feuerstein, Subhash Kak e David Frawley
Antica India, la Culla della Civiltà: “Di per sé aver saputo proteggere il suo corpus
letterario dagli attacchi del tempo rappresenta un’impresa incredibile. L’India,
come tutto il mondo, ha subìto ripetute invasioni, dai nomadi cinesi, ai greci
di Alessandro Magno e agli Unni. Tutti, chi più chi meno portarono con sé
distruzioni. In particolare durante le invasioni musulmane nel lungo periodo
che va dall’anno Mille al 1700, molti monasteri, templi, scuole e, non ultime,
biblioteche, furono rasi al suolo. Altrettanto devastante se non di più fu il
successivo dominio britannico. Nel diciottesimo secolo la politica di
sfruttamento imperialista fu unita ad uno sforzo in grande stile per cristianizzare
e modernizzare il paese screditando la cultura indiana antica.
Secondo lord Macaulay, uno degli architetti della colonizzazione indiana,
l’obiettivo era di creare una nuova stirpe di angloindiani che ‘fossero indiani di
sangue e colore ma inglesi per gusti, morale ed intelletto’”.
Nel 1949 il professore americano Norman Brown scrisse: “Molti sigilli
trovati negli scavi della valle dell’Indo, datati intorno al tremila a. C.,
presentano figure sedute nell’atteggiamento meditativo usato oggi nel metodo
Yoga. Questa è una prova che anche a quei tempi si conoscevano alcuni
rudimenti dello Yoga. Non è irrazionale trarne la conclusione che
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l’introspezione sistematica con l’aiuto di metodi accuratamente studiati, sia


praticata in India da cinquemila anni”.
In India, nonostante i malefici attacchi ripetuti per secoli da invasori
musulmani ed inglesi, piccoli gruppi di individui sono riusciti, nella sicurezza
della clandestinità, a mantenere intatto lo splendore e la profondità della
millenaria conoscenza spirituale.
Nel suo insieme il popolo indiano è stato gravemente danneggiato, non si
trova più tra la gente il rapporto paritario uomo-donna magistralmente spiegato
dal Tantra e oggi la morale comune è piuttosto bigotta e repressiva. Ad ogni
modo è in corso tra le nuove generazioni un rinnovato e stimolante interesse
per la cultura spirituale espressa dai loro antenati. Molti gruppi esoterici stanno
progressivamente uscendo dall’anonimato che per centinaia di anni ha
protetto sia la loro vita che i testi dalle interferenze violente degli invasori.
Il clima tropicale indiano è poco favorevole alla conservazione dei libri, sia
che siano stampati su carta o scritti su foglie di palma, in più molte iscrizioni su
pietra sono state distrutte dal fanatismo musulmano.
Nonostante questi svantaggi, l’India è riuscita a conservare la sua letteratura
antica con una completezza ed una accuratezza che non hanno uguali nella
storia del mondo. Molte copie degli antichi testi originali sono da sempre
conservate in luoghi nascosti, un po’ come i Rotoli del Mar Morto ritrovati
dopo duemila anni, all’interno di inaccessibili caverne himalayane, scelte per
la loro qualità climatica di mantenere a lungo la conservazione.
Dopo un’intera vita dedicata allo studio delle tradizioni spirituali orientali,
T. Berry scrive in Religions of India, Hinduism, Yoga, Buddhism: “Per qualità, per
quantità, importanza per la vita intellettuale, culturale e spirituale dell’uomo,
questa letteratura nella sua totalità non ha uguali tra tutte le altre tradizioni
letterarie del mondo.
“Come tanti documenti antichi i Veda sono una mescolanza di simbolo,
metafora, allegoria, mito e storia, il tutto condito di paradossi ed enigmi.
Inoltre buona parte del sapere trasmesso sembrerebbe presentato sotto forma di
un codice segreto intellegibile solo per iniziati. Non c’è da sorprendersi se gli
storici e gli archeologi moderni, provenienti da una cultura completamente
diversa nella quale l’esoterismo è guardato con sospetto, sono stati
abbondantemente incapaci di ricavare qualche significato dagli inni vedici.
Le ragioni profonde di questa incapacità a comprendere il significato più
profondo dei Veda sono le stesse che hanno ritardato l’interpretazione delle
testimonianze archeologiche della civiltà indiana: un pregiudizio ideologico
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FLASHBACK 6

nato da idee eurocentriche, preconcetti religiosi occidentali e un certo spregio


per tutto ciò che è percezione spirituale, esotismo o misticismo. Non dobbiamo
dimenticare che nel diciottesimo e diciannovesimo secolo, quando gli europei
riscoprirono i Veda, l’Europa era in ascesa e teneva gran parte del mondo sotto
il suo dominio militare ed economico. Asia ed Africa erano considerate
culturalmente arretrate e sottoposte, in vari gradi, a schiavitù e sfruttamento.
L’India era indiscutibilmente la colonia più importante dell’impero britannico
e portava nelle casse inglesi abbondanti ricchezze di cui il paese sentiva molto
il bisogno”.

L’appuntamento con me stesso

Sono finalmente arrivato a destinazione e dopo una notte comoda e


rilassante esco, carico e ben riposato, dal Kahna Shyam, un buon albergo a tre
stelle. Inizio a camminare senza fretta e salgo sul primo risciò a pedali, il mezzo
di trasporto meno inquinante del mondo. Dico al ragazzo che pedala di andare
piano, non ho fretta, gli darò qualche rupia in più, voglio gustarmi l’atmosfera
indiana attraversando lentamente le strade di Allahabad, i suoni, i sapori, le
facce e i colori che conosco e riconosco, ogni volta con sorprendente piacere e
meraviglia. Io amo l’India. Sembra banale ma l’impressione che mi dà l’India è
contemporaneamente familiare e sconosciuta. Conosciuta al mio spirito eterno
e sconosciuta al mio DNA italiano.
Forse comincio ad assomigliare al grande Oscar Wilde che diceva divertito:
“Stupisco me stesso. È l’unica cosa che rende la vita degna di essere vissuta”.

Il falco

Nelle culture indigene e di tradizione sciamanica gli animali selvatici sono


sempre stati visti come alleati e la loro apparizione improvvisa segnala dei
cambiamenti spirituali in arrivo.
Un falco volteggia sulla mia testa, lo vedo bene. Mi guarda e per un po’ mi
sorvola. Il falco è un animale che per molti popoli riveste una certa importanza
spirituale, è un animale osservatore, sempre all’erta e pronto a cogliere nuovi
segnali ed inaspettati messaggi. La sua presenza indica all’osservatore che è
giunto il momento di aumentare la vigilanza. Spesso segnala la vicinanza di
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qualcuno o di un avvenimento che ci deve portare una notizia importante. Il


moderno approccio scientifico, freddo e materialista, ha frazionato le energie
della natura e le studia separatamente, nega l’esistenza dello spirito degli
animali e non capisce bene il loro linguaggio simbolico.
Dopo milioni di anni di relazioni di interdipendenza, che legavano
intimamente l’umanità agli animali, qualcosa si è rotto nella convivenza
planetaria e gli animali sono vissuti da molti umani come ‘cose’, entità estranee
e lontane. Oggi, nel mondo, sono rimasti pochi gli esseri umani in grado di
sentire le intense forze della natura ed ascoltare il vero messaggio degli animali.
Chi non capisce le comunicazioni sottili degli animali non conosce
pienamente il proprio potenziale, spesso i nostri amici extraumani ci invitano
ad usare doti che noi abbiamo dentro e che potremmo manifestare
volontariamente in ogni momento. Il mondo animale ha molto da insegnare a
chi, con umiltà, vuole aprirsi ed imparare. Possiamo entrare in sintonia con
tutto ciò che esiste e vibra vitalità: fiori, alberi e animali.
Lo splendido esemplare di falco indiano mi volteggia più volte sulla testa,
lento e regale, mi fissa con i suoi occhi penetranti, ci guardiamo, colgo il suo
sguardo simile al cipiglio di un’austera ed autorevole guida spirituale, poi con
un guizzo d’ali fugge via alto. Sento il contatto. Siamo entrati in una
comunione spontanea, intensa, fatta di grande diversità e gioia, due spiriti
liberi si incontrano (o si re-incontrano?) sul pianeta Terra, la specie non è la
stessa, ma l’amore per la vita è identico, sempre giovane ed immutabile.
In Egitto il falco era il simbolo del dio Horus, l’Antico, e rappresentava la
regalità e la lungimiranza, l’occhio del falco è molto saggio e vede ogni cosa,
simile a Ra, il sole, sovrasta dall’alto la realtà e percepisce tutto con immediata
precisione.
Ogni vero incontro di comunione tra due esseri, sia umani che di specie
diverse, o persino tra spiriti incarnati e disincarnati, è sempre un momento di
intensità e profonda condivisione, è un’emozione di consapevolezza totale che
annulla i limiti di spazio e di tempo.
Paramahansa Yogananda così descrive quello stato di euforica leggerezza:
“L’anima e la mente persero subito la loro schiavitù fisica e si allontanarono...
Il senso della mia identità non era più strettamente confinato a un corpo ma
abbracciava tutti gli atomi dell’ambiente che mi circondava... un’immensa
beatitudine cresceva in me e cominciava ad avvolgere città, continenti, la
terra, il sistema solare e le stelle...”.
Il falco ha fatto riaffiorare ricordi lontani di vite libere vissute da me in
Mongolia e tra gli indiani americani Cherokee. I mongoli e i Cherokee erano
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FLASHBACK 6

popoli che non conoscevano recinti, gente libera che si muoveva tra colline,
foreste, prati, valli, fiumi e laghi di acqua pulita.
Pochi di loro sono andati in città, hanno trovato un lavoro e la sera, chiusi
tra quattro mura, guardano la televisione; molti altri resistono e vivono nello
spazio aperto, di notte guardano le stelle e respirano l’odore inebriante della
natura. In questa vita sono stato con i Cherokee in Georgia, mi manca un
viaggio in Mongolia.
Io sono favorevole alla vita comunitaria, a città ecologiche e umanamente
vivibili, credo nello sviluppo sostenibile e credo che a tutti i ‘cittadini urbani’
farebbero bene periodi nomadi vissuti nelle tende. Vanno bene sia i Tipi a cono
dei Cherokee che le Ger rotonde dei mongoli. Passare le notti sotto le stelle (in
latino sidera) fa bene a chi vuole de-siderare. Mettiti a pieni nudi sulla terra
(prato, deserto, roccia o altro) senti la pulsazione del pianeta che ti ospita e alza
le mani aperte verso l’immenso cielo stellato. Con-SIDERA, cioè entra in unione
con l’energia siderale e de-SIDERA. Con calma esprimi un buon de-siderio e poi
vai a dormire ricordandoti che siamo tutti di passaggio e che ovunque è casa.
Prova! Si può fare anche in Italia, desiderio vuol dire proprio ‘dalle stelle’, le
stelle benedicono in modo equanime e generoso il tuo sincero augurio.
Gli emigranti europei hanno quasi totalmente distrutto la vita e la cultura
delle tribù indiane d’America, i comunisti hanno costruito le case popolari in
Mongolia, proibito il buddismo e cercato di trasformare i nomadi fluttuanti in
duri operai.
La buona notizia è che oggi, se pur ridotti di numero, gli indiani ci sono
ancora e i nomadi mongoli continuano a vivere sotto le stelle e a viaggiare a
cavallo nei grandi spazi solitari.
Ci sono luoghi su questo nostro pianeta dove uomini e natura vivono
ancora come se tutto fosse un’unica cosa. Se avete tempo cercate questi luoghi
e meditate sul vero significato dell’esperienza umana.

La visione

Pedalata dopo pedalata arriviamo al Triveni. Un meraviglioso stupore mi


entra improvvisamente negli occhi, ogni aspettativa svanisce e il vuoto
inaspettato diventa in un baleno emozione dominante. Guardo bene. Guardo
e riguardo. Lo spazio è solo spazio, i miei occhi si dilatano nel vuoto. Non c’è
la consueta folla, non ci sono le tende multicolori. Non c’è niente.
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L’accampamento è scomparso. Questo è il periodo giusto, io non ho sbagliato


data eppure non c’è traccia dell’incontro.
Sono rimasti solo i due fiumi che si abbracciano da sempre, Gange e
Yamuna, le rive di sabbia fine e bianchissima che si perdono a vista d’occhio e
i soliti pochi esseri umani sparsi qua e là. Lo scenario abbagliante assomiglia al
vuoto desolante del ‘the day after’, il giorno dopo l’esplosione atomica.
Prima una miscela cosmica di folla, vita, musica, concentrazione di potenti
energie vitali adesso solo il grande deserto bianco animato da un numero
irrilevante di persone che sfuggono alla prima occhiata, ci sono ma come in un
qualunque altro giorno dell’anno.
Con calma prendo la decisione migliore, mi fermo, mi siedo sulla riva e chiudo
gli occhi. La Kumbha Mela è svanita, non c’è più e sento che non ha senso porsi
domande. Anche la Bibbia consiglia la sosta: “Fermati e conoscerai Dio!”.
Respiro lentamente, rimango immobile ed aspetto una visione. La visione
arriva puntuale e nitida come se con un telecomando avessi acceso una magica
televisione interna. La TCS, la Televisione Cosmica Subconscia, un canale che
dall’infrarosso balza verso l’ultravioletto e ancora più su.
Sono davanti alla visione e vedo tanto, di tutto. Appaiono in successione
realtà affascinanti, coloratissime, non astratte, indifferentemente sembrano sia
attuali e presenti che lontanamente passate. Sono dei momenti brevi e veloci,
di quelli però ad alta intensità che rimangono impressi per sempre. Intuisco che
non sono affatto mie proiezioni mentali. Intravedo un’ottima regia. La mia
tendenza spontanea tende alla semplificazione immediata. Che c’è, che sta
succedendo? Proclamerei, con coinvolgente entusiasmo, a me stesso e al
mondo: ho la visione del tutto, ho visto tutto, ho capito tutto. Forse la cosa più
vera era che mi trovavo in uno stato mentale di grande espansione, stavo
assorbendo più di quanto poi avrei saputo veramente comunicare. Capivo più
di quanto avrei potuto realmente insegnare, entravo nell’intima essenza di
tutte le cose. Ogni cosa è una variazione individuale della stessa sostanza divina
che è, e gode se stessa, nel continuo gioco del divenire, amando sia in unione
che in separazione. Mi appariva evidente l’affermazione dell’ultimo Avatar di
Krishna, Caitanya (si pronuncia Ciaitania) Mahaprabhu apparso in Bengala e
vissuto a Puri, in Orissa, più di 500 anni fa. Acintya Bheda Abedha Tattva. È
inconcepibile (a-cintya) ma la verità (tattva) è che ognuno di noi è
simultaneamente uno (bheda) e differente. Siamo Dio e non siamo Dio. Siamo
Dio ma non nel senso del Dio creatore, unico e patriarcale che dal vuoto crea
tutto. Siamo individui e siamo anche UNO. Non perdiamo l’individualità
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FLASHBACK 6

nell’estasi dell’UNO.
Vedo l’universo come una continua interazione tra esseri eterni disincarnati
ed incarnati nelle forme più eterogenee e strane che si possono immaginare.
Quando uno o più esseri creano in armonia lì c’è Paradiso, in stato confusionale
vengono invece generati Inferni di varia e dolorosa intensità.
Siamo eterni. Siamo tutti creatori. Siamo tutti collegati, lo sento. In un
certo senso è vero che siamo tutti UNO, ma non come annullamento, siamo
anche individui con il potere di essere volontariamente collegati o scollegati,
uniti o separati.
Siamo eterni come spirito e temporanei come corpo. Possiamo giocare con
la conoscenza e con l’ignoranza, con la memoria e con l’oblio. Per le coscienze
eterne la vita all’interno dei corpi è un gioco (Lila).
Dio non è padre o madre come lo immaginerebbe chi è limitato dalla
visione materiale, fatta di generazioni fisiche che creano nuove generazioni
fisiche. Dio (se vogliamo usare questa parola nel suo significato esteso ed
elevato) è, secondo me, lo stato naturale di grazia di ogni essere eterno quando
vive e crea con grazia e con amore.
Come dice il mio amico Eaco Cogliani, fisico e ricercatore di grande valore:
“La VITA è quindi una forma in cui si esprime un livello superiore della
Energia Universale che SI AUTOCREA attraverso una serie di evoluzioni e di
TRASCENDENZE EVOLUTIVE. Il modello che meglio si adatta a spiegare
l’universo è ai giorni nostri quello di organismo vivente e cosciente. Da alcuni
definito come universo intelligente cioè come una rete di relazioni a vari gradi
di libertà-potenzialente infiniti”.
Il filosofo Henry Bergson diceva: “L’universo non è stato creato, ma viene
creato continuamente. Cresce, forse indefinitivamente”.
E tu che dici?
È più strabiliante pensare che siamo stati creati dal nulla o che siamo
creatori eterni circondati da altri creatori eterni? Creatori che non possono
morire perché non sono mai nati. Ognuno di noi può scegliere la sua risposta.
La mia risposta è che i corpi sono creati dalla mente degli spiriti eterni e
sono deperibili al contrario dell’essere interno, che invece non ha mai
conosciuto nascita e morte.

Condividere con amore

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La solenne sacralità della visione cresceva nel mio intimo e dava energia al
prorompente desiderio di rivelare, ricordare, celebrare e condividere con ogni
altro spirito incarnato la gloria del GRANDE TUTTO costituito da infiniti
ESSERI INDIVIDUALI.
La LIBERA CONDIVISIONE CONSAPEVOLE è la droga perfetta che
produce continua ESTASI NATURALE e non ha nessun effetto collaterale
negativo. Esprimo il desiderio che tutti i drogati del mondo possano passare alla
droga perfetta, mando il mio augurio ai drogati di sostanze chimiche, ai drogati
di sport, ai drogati di sesso, ai drogati di politica, ai drogati di religione, ai
drogati di successo, ai drogati di solitudine e a tutti quelli che non riescono a
vivere senza la spinta di una assuefazione.
Osservare per conoscere. Condividere senza convertire, comunicare senza
predicare.
Dare senza aspettative, ricevere senza sentirsi in obbligo e a disagio, io
voglio manifestare liberamente la mia realizzazione spirituale seguendo l’antico
detto indiano: ‘la mia vita è il mio messaggio’.
Mi appariva sempre più chiaro ed evidente che il vero SEGRETO del
successo cosmico è proprio non avere segreti. L’amore è vita ed è il più grande
gioco dell’eternità, l’amore vero è un meraviglioso gioco con se stessi, un gioco
a carte scoperte. Bambini è sinonimo di gioco e regno dei cieli è sinonimo del
grande universo, interno ed esterno, la grande realtà spirituale. Diceva Gesù:
“Se non tornate bambini, non entrerete nel regno dei cieli!”. Tutto va
trasmesso apertamente, libero accesso a chi vuole accedere, senza obblighi e
forzature o subdoli doveri di appartenenza. Questa è la Via!
La via dell’AMORE ETERNO INCONDIZIONATO, la via dell’esplo-
razione continua, questa curiosità eccitante si trova, innata, in ogni essere,
mescolata genuinamente alla inarrestabile voglia di amare ed essere amati, di
conoscere ed essere conosciuti. Tutto va benedetto e condito dalla spinta
compassionevole a dare e a darsi senza freni e senza indugi. Il mitico viaggio
dello spirito da un corpo all’altro culmina sempre nel ritorno al presente,
all’infinito presente, chiamato anche eternità. Quando sale e raggiunge la
sommità del capo lo spirito ritrova il senso di CASA; nella dimensione del
settimo cielo-Chakra tutto è più familiare, conosciuto, chiaro, ogni momento
torna ad essere beatamente celestiale. Il Padre (lo Spirito) torna a casa, a vivere
nel più alto dei cieli. La consapevolezza entra in intima comunione con il
vortice della vita e riconduce lo spirito alla visione dell’infinito. Il ritorno al
settimo vortice-cielo è il tanto desiderato ritorno all’Eden. Il Paradiso è sempre
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FLASHBACK 6

qui e adesso, a continua disposizione di chi vuole veramente esserci. Stressato


dalla frammentazione del tempo diviso (passato-presente-futuro), lo spirito
ritrova la propria identità solo nel presente continuo, nel tempo unito e non
più misurato.
Ho sempre detto a me stesso e agli altri: ‘ Vivi nel presente mantenendo la
visione dell’eternità’.
Riapro gli occhi e ritorno tra la gente, tra anime che indossano una forma
umana indiana. Un soggiorno troppo lungo nella meraviglia della
multidimensionalità avrebbe reso più difficile se non impossibile un tranquillo
ritorno nella vita chiamata ‘aldiqua’. La saggezza è un requisito fondamentale
nella scoperta della contemporaneità delle varie dimensioni. Coesistono nello
stesso spazio e nello stesso tempo. Parte del gioco dell’amore compassionevole
è mantenere intatta la memoria e condividerla con chi si è perso nell’oblio.
L’oblio è un’esperienza spirituale intensissima, ‘dimenticare’ è, per usare una
parola giovanile corrente, il più grande sballo che lo spirito possa provare
nell’eternità. Lo spirito, in realtà, nel suo intimo sa, non può dimenticare
totalmente se stesso e per quanto lunga possa essere l’amnesia non sarà mai
totale ed eterna, prima o poi svanirà come la neve al sole, però nel frattempo
genera forti emozioni, distruttive sul piano relativo ma inconsistenti sul piano
assoluto. La memoria è una qualità indissolubile della nostra natura originale,
non si può annientare o eliminare del tutto. Si può narcotizzare
momentaneamente, si può ricoprire con un’illusione, quello che gli antichi
saggi indiani chiamavano il velo di Maya. Maya è più precisamente traducibile
come ‘ciò che non è’, è la realtà materiale transitoria che ricopre la nostra
identità eterna, dovrebbe essere un Lila (gioco) ma per troppi diventa un
tragico dramma.
Ognuno di noi eternamente ‘è’ ed entrando nel vorticoso universo
materiale entra in diretto contatto con ‘ciò che non è’, e come un bambino
curioso ci gioca, con il rischio di perdercisi dentro. La possessività ed un
eccessivo attaccamento a Maya causano ansia, dolore e sofferenza.
Temporaneamente. Perché l’anima è eterna e non può rimanere offuscata per
sempre, può soffrire solo di temporanee amnesie.
Presi la decisione di osservare con amore quell’esperienza, godere le
successive realizzazioni spirituali e rendermi disponibile per il prossimo
passaggio evolutivo.
Da Spirito Libero a Spirito Libero Compassionevole.
Quante volte ho detto e scritto: ‘Siamo tutti Spiriti Liberi’.
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Adesso mi sento più che mai uno Spirito Libero e questo va bene. Spirito
Libero Compassionevole va meglio, mi risuona meglio dentro.
È proprio vero, siamo tutti qui per imparare ad amare meglio. Imparare non
in modo scolastico ed accademico con voti ed esami, ma attraverso l’esperienza
diretta.
Possiamo tutti amare meglio la vita, noi stessi e gli altri.
Nel campo dell’amore non esistono diplomi, lauree e punti di arrivo ma
continua espansione. Una dilatazione che si estende oltre la nostra
comprensione intellettuale.

L’incontro con il Vuoto

“Non riuscite a togliervi di dosso il desiderio di trovare Dio,


di tornare alla fonte. Questo ricordo delle origini è vago,
non è chiaro. Ormai è nascosto da un’infinità di altri ricordi,
di altri desideri. Come fate a desiderare qualche cosa
che non conoscete? Forse state desiderando semplicemente
qualcosa che un tempo avete sperimentato.”
da La lunga notte dell’anima di R.P. Kaushik

“Dove c’è l’estasi, c’è la creazione


Dove non c’è l’estasi, non c’è creazione,
Nell’infinito c’è l’estasi
Non c’è estasi nel finito”.
Chandogya Upanishad

“Dentro di te esiste una quiete ed un tempio


in cui rifugiarsi ogni volta che lo desideri
e vuoi essere te stesso”.
Hermann Hesse

Che cosa era successo?


C’era stato un devastante terremoto nello Stato centrale del Gujarat ed
allora, di comune accordo, tutte le migliaia di gruppi che aderivano alla
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FLASHBACK 6

Kumbha Mela avevano deciso di porre un termine anticipato (15 giorni prima)
alla Grande Assemblea e mandare tende ed aiuti alla popolazione disastrata.
Il 26 gennaio, festa nazionale indiana, una potente scossa aveva distrutto
decine di villaggi e lasciato centinaia di migliaia di indiani senza casa e senza
cibo. Alla Mela avevano prevalso l’amore e la compassione.
Io ero stato già avvisato dell’incontro con il Vuoto...
Una fredda mattina di gennaio, qualche giorno prima di partire per l’India,
mentre facevo una passeggiata, verso le otto, fui circondato da una visione.
Sulla deserta spiaggia di Rimini esseri luminosi camminavano di fianco a me, a
destra e a sinistra. Cinque o dieci, o di più. In gruppo mi stavano vicino, mi
stavano accompagnando senza muoversi, io stavo camminando e loro mi
stavano vicino. Forse erano entrati nel mio campo energetico e io camminando
me li portavo dietro. Sulla spiaggia non c’era nessuno, assolutamente nessuno.
Indossavo berretto, guanti e sciarpa. Pensavo ai climi caldi e procedevo veloce
per riscaldarmi, avevo da poco lasciato l’Africa e stavo andando in direzione
dell’oriente.
Il cielo era blu carico, color pioggia. In India dicono che quello è il colore
del corpo di Krishna. Non credo molto alle apparizioni, il più delle volte non
sono vere apparizioni esterne ma piuttosto proiezioni dovute allo stato
allucinatorio della mente, esiste una dimensione sottile in cui è possibile
vedere i propri pensieri e le proprie emozioni animarsi davanti ai nostri occhi
come se fossero una realtà tridimensionale che avviene oggettivamente fuori di
noi. Il proiettore è il nostro subconscio e quello che vediamo è un film di nostra
produzione.
Cercai un contatto telepatico aperto, ‘senza credere e senza negare’.
La risposta mi arrivò chiarissima: ‘Noi ci rivediamo tra una settimana in
India!’.
Un flash immediato ed inequivocabile. Ero entrato in contatto diretto con
il Primo Livello. Esistono vari tipi di Anime Realizzate. L’insieme degli Esseri
Disincarnati Consapevoli Compassionevoli e degli Esseri Incarnati
Consapevoli Compassionevoli rappresenta il Primo Livello, entrambi hanno il
potere di mantenere la visione; i primi non rischiano mai e non perdono mai
la consapevolezza del loro potere e dell’eternità, gli altri sono a rischio
continuo, camminano sul filo del rasoio della perdita della memoria. Perdere la
memoria della propria vera identità fa scivolare la coscienza verso le sabbie
mobili dell’identità inferiore, quella provvisoria che si acquisisce in ogni
nascita. Si cade dalla visione grandiosa, cosmica ed unitaria del Settimo Cielo
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a quella dualistica e rischiosa del sesto Chakra, il simbolico albero del bene e
del male di cui parla la Bibbia. Gli spiriti liberi che vivono in questi due livelli
dell’esistenza, con un corpo e senza un corpo, collaborano attivamente tra di
loro all’evoluzione individuale di ogni essere incarnato e all’evoluzione
collettiva dell’umanità. Nessuno di loro cerca fama e riconoscimento
personale, il programma non è di tipo promozionale o propagandistico ma solo
amorevole.
Non era stato un sogno e neanche una mia allucinazione. L’appuntamento
si rivelò autentico, esattamente una settimana dopo, in India, mi ritrovai
davanti ad una visione simile.
Capii che alcuni rari spiriti liberi incarnati hanno gli stessi poteri degli
spiriti liberi disincarnati e sono da questi ultimi molto amati e rispettati.
Rividi o forse sarebbe meglio dire vissi nuovamente l’esperienza, entrai in
contatto, percepii, vidi senza veramente vedere (avevo gli occhi chiusi) gli
Esseri che da secoli e millenni mantengono inalterata sul pianeta la grande
conoscenza cosmica.
Esiste una comunità spirituale composta da spiriti liberi, incarnati e non,
che si muove a piacimento in tutto il pianeta ma che gravita principalmente in
India e soprattutto nella zona del Gange e dell’Himalaya.
Ripensai ad una riflessione del grande Yoghi Paramahansa Yogananda:
“Non si sa mai come i grandi Yoghi o le Yoghini possano reagire alla pubblicità,
di regola la evitano, desiderando proseguire nel silenzio le profonde ricerche
dell’anima; loro avvertono un’ingiunzione interiore quando giunge il momento
opportuno di rendere manifesta la loro vita, per il bene di coloro che cercano
la verità”.
Io ho sempre cercato la verità, forse era arrivato il mio momento, uno di
quelli speciali che cambiano la vita in meglio.
Seduto sulla riva del Gange facendo scorrere tra le mani i bianchissimi
granelli di sabbia, che assomigliano ai giorni che passano senza sosta uno dietro
l’altro per ricadere senza gioia e senza dolore nel grande tempo dell’eternità,
prendo una saggia decisione. Pur non avendo al momento carta, penna e
computer decido di rilassarmi completamente e memorizzare bene questa mia
magica esperienza della Kumbha Mela, poi la racconterò per iscritto.

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LA KUMBHA MELA

. Capitolo quinto .

LA KUMBHA MELA

“In tutto il mondo, la superficie della Terra è cosparsa di luoghi


i cui nomi bastano a far nascere in noi profonde sensazioni:
Palenque, l’Omei, l’Ararat, il Fuji, Lascaux, Iona, Gerusalemme,
Delfi, il Kilimanjaro, la Mecca, il Sinai, il McKinley o’Denali’,
Chartres, le grandi Piramidi, Stonehenge, il cratere dell’Haleaakala,
il Kailash, il fiume Gange, il Katadhin, il Machu Picchu,
Lourdes, Fatima e il tempio del Sole a Mesa Verde sono i più famosi…
Menti sagge affermano che la forza dei luoghi sacri risiede
in qualcosa che va oltre la bellezza visibile. Essi riconoscono
che la storia è importante, ma insistono sul fatto che lo spirito possiede
un’importanza decisamente maggiore. Lo spirito può lavorare
con gente di tutte le razze, ma solo se la mente e il cuore di una persona
sono puri. Certi posti speciali hanno la capacità di aiutare
gli individui a entrare in stati alterati di coscienza che sono definiti
spirituali come risultato di un diretto contatto mentale/fisico con essi.”

da Sacred Places, How the Living Hearth Seeks our Friendship


di James A. Swan

Sulle rive del Gange

È un incontro storico, l’abbraccio con me stesso e la vita. Vivo una sequenza


estatica di intima connessione, contemplo l’innocenza originale del grande
gioco cosmico, ancora una volta ho riportato il mio corpo italiano in riva al più
sacro dei fiumi del mondo.
Al Liceo leggendo le parole del filosofo Greco Eraclito pensavo al Gange.
“Tutte le cose del mondo mutano ad ogni istante; cambiamento, perpetuo e
ineluttabile. Nessuno può mai entrare due volte nella stessa acqua del fiume”.
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Il mio corpo non è più lo stesso, il fiume non è quello di una volta eppure
la comunione energetica con il Gange si ripete magica ed uguale. È successo a
me, è successo ad altri. Visionari, mistici, illuminati, sciamani, esploratori
multidimensionali.
L’acqua ha memoria, trattiene memorie ed è sensibile alle vibrazioni sonore,
ai pensieri e alle emozioni umane. Lo hanno scoperto due scienziati che ho
incontrato personalmente, il francese Jacques Benveniste e il giapponese
Masaru Emoto. A cena spiegai ad Emoto che l’abitudine del brindisi, alzare il
calice ripetendo frasi augurali veniva da un’antica conoscenza per cui si dà un
messaggio verbale al liquido che lo registra e poi lo porta nel corpo. Tutte le
acque sante e benedette hanno un potere terapeutico, dal Gange a Lourdes
milioni di persone traggono beneficio e miracoli da acque spiritualizzate da
presenze sovrannaturali.
Benveniste nel 1988 scrisse per la prestigiosa rivista scientifica Nature un
rivoluzionario articolo sulla memoria dell’acqua. Lo scienziato francese offriva
una valida spiegazione scientifica alla medicina omeopatica: un prodotto
omeopatico diluito all’ennesima potenza conserva ancora l’informazione del
principio attivo primario. Gli innumerevoli esperimenti in laboratorio fatti da
Emoto hanno dimostrato, grazie ad una dettagliatissima documentazione
fotografica, che i cristalli dell’acqua sono diversi secondo il tipo di
sollecitazione imposta.
La parola amore crea un cristallo armonioso e simmetrico, mentre odio ed
altre parole distruttive danno forma ad un cristallo disorganizzato e deforme.
Secondo Emoto l’acqua è viva, è un’antenna che raccoglie tutte le vibrazioni
umane e naturali e le trasmette in modo diretto.
Il Gange mi appare come un immenso libro di saggezza liquida e io
bagnandomi nelle sue sacre acque ‘leggo e assorbo’ le antiche conoscenze
vibrate dai maestri che vivono accanto alle sue sorgenti. Riconosco il
messaggio dei vecchi amici.
“Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti
le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno
più amici.”
da Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupery

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LA KUMBHA MELA

L’esperienza mistica

“Quando siamo di fronte all’oceano”, scrive il monaco buddista vietnamita


Thich Nhat Hanh, “possiamo sentirci piccoli e insignificanti comparati ad
esso. Quando contempliamo un cielo pieno di stelle, possiamo avere
l’impressione di non essere niente. Ma l’idea che il cosmo sia grande e che noi
siamo piccoli è solo un’idea, appartiene alla nostra mente e non alla realtà.
Quando guardiamo profondamente dentro un fiore possiamo vedere che in esso
è contenuto l’intero cosmo. Un singolo petalo è il fiore intero, e l’universo
tutto. In un granello di polvere ci sono molte terre del Buddha. Quando
pratichiamo questo tipo di meditazione le nostre idee di piccolo, grande, uno e
molteplice svaniscono.”
La nostra energia vitale è guidata dalla nostra attenzione. La mia attenzione
risale la corrente del sacro fiume fino a Gomukh, la sua mitica sorgente
sull’Himalaya.
L’Himalaya è il cuore energetico del pianeta, da lì emanano costantemente,
da migliaia di anni, potentissime vibrazioni di amore e conoscenza. Su queste
immense montagne, che si estendono per cinquemila chilometri, vivono i
GRANDI FARI SPIRITUALI dell’umanità. Io conosco questi esseri, sono
umani come noi ma vivono in un modo che per chi è cresciuto in una cultura
occidentale è difficilissimo immaginare.
Sto vivendo una profonda esperienza mistica. La parola ‘mistico’ deriva dal
greco mystés che significa ‘colui che mantiene il silenzio’.
Io sono un mistico interiore, faccio silenzio dentro per capire, ascoltare,
vedere ed amare meglio il dono che ricevo in ogni momento dall’universo. Un
dono creato dal mio inesauribile desiderio di conoscere.
Mi sento anche un mistico dinamico, non silenzioso, che ha una grande
voglia di parlare, di scrivere e di condividere le proprie realizzazioni spirituali.
La vera esperienza mistica è assolutamente e totalmente individuale, è fatta di
fenomeni inesplicabili, unici ed irripetibili, è una forte espansione della propria
coscienza, un flash di potente conoscenza concentrata che ci rende integri e
trascende i nostri limitati poteri di descrizione verbale. Le giuste parole sono
solo un invito a fare personalmente l’esperienza, un dito che indica la Luna.
Una Luna piena che risplende di sensibilità, percezione e intuizione. Come dice
l’antico detto cinese: “Quando il dito indica la luna, gli stolti guardano il dito”.
In questo mio viaggio terrestre ho avuto spesso la fortuna di incontrare un
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dito che mi indicava la Luna, dopo aver guardato nella direzione indicata dal
dito ho sempre goduto la vista della Luna.
Oggi chi rivela la Grande Conoscenza agli altri si trova in una posizione
simile a quella di Prometeo. Il mito di Prometeo si adatta perfettamente ai
tempi che corrono. Non tutti sanno che Prometeo era un grande sensitivo,
infatti il suo nome significa ‘conoscere i fatti prima che accadano’.
Questa è la leggenda di Prometeo, compreso il finale che molti non
conoscono. Tra gli dei (i capi di oggi) e gli uomini (il resto dell’umanità ) ci fu
sempre un conflitto, gli dei non volevano condividere tutti i loro poteri con gli
uomini. Prometeo aveva imparato da Zeus, il grande capo degli dei,
l’astronomia, l’agricoltura e moltissime altre cose utili. Preso da compassione
trasmise queste conoscenze, tenute segrete, agli uomini. Pur considerando
Prometeo un caro amico, Zeus lo rimproverò e gli diede un ultimatum: “Hai
trasmesso la conoscenza all’umanità, fermati. Il fuoco deve rimanere sacro ed è
prerogativa esclusiva degli dei”.
Prometeo, che non accettava le ingiustizie e l’arroganza degli dei, un giorno
riuscì a rubare alcune faville di fuoco dalla fucina dell’Olimpo e le consegnò
all’umanità. Il potente Zeus, adirato, lo condannò ad essere incatenato al
monte Caucaso dove un’aquila si recava ogni giorno a divorargli il fegato. Tale
tortura avrebbe dovuto durare per l’eternità, ma un giorno il grande eroe Ercole
liberò dal supplizio Prometeo che da bravo chiaroveggente lo ricompensò
rivelandogli il luogo esatto dove avrebbe potuto ottenere i pomi d’oro delle
Esperidi, il paese degli Iperborei. Trovare i pomi d’oro era una delle dodici
fatiche che Ercole doveva superare per conseguire l’immortalità.
Molti non sanno che Prometeo fu salvato da Ercole, discendente di Perseo,
e lo immaginano perdente, incatenato per sempre sulla roccia. Io penso che per
ogni coraggioso Prometeo che osa sfidare i capi e regala il fuoco (la conoscenza
che illumina e riscalda) all’umanità ci sia poi un invincibile Ercole che viene
in suo soccorso.
Sento, giorno dopo giorno, aumentare il numero dei pionieri illuminati
pronti a rischiare la repressione violenta pur di portare la conoscenza agli altri,
stanno apparendo nel mondo tanti Prometeo (compassionevoli e
chiaroveggenti) e tanti Ercole (fortissimi e giusti).
Estraggo dalla mia borsa arancione di cotone i fogli del Viaggio Continua, e
rileggo i miei appunti sulla più misteriosa, compassionevole, antica ed
inaccessibile comunità spirituale della storia. Con un dito scrivo una frase sulla
bianchissima sabbia del Gange: “Sto bene. Mi è tutto chiaro, una volta anche
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io vivevo là. Qua e là va bene. Sto vivendo in un punto dell’universo in un


momento dell’eternità. Non vedo alcuna separazione!”.
Scrivere sulla sabbia è divertente e illuminante, i minuscoli granelli di
sabbia tratterranno il messaggio per poco e poi lo disperderanno al vento. Così
avviene da sempre nel mondo materiale. Tutto si aggrega e disgrega in
continuazione, appare e riappare in modi, forme e significati diversi. È una
giostra allegra per gli spiriti che vogliono giocare con gli atomi materiali. A te
piace giocare?

FLASHBACK 7

Memorie di Shambhala

“La spiritualità si può paragonare alla scalata delle montagne.


All’inizio è molto facile. Ma, se cercate veramente
di raggiungere la vetta, vi accorgerete rapidamente
che non ci sono più sentieri. Dovrete trovarli da soli.
Ecco perché gli scalatori hanno delle guide;
la guida conosce il percorso, anche se non è visibile”.
Shri P. Rajagopalachari

Ho dei precisi ricordi dei singoli illuminati e dei gruppi di spiriti liberi che
in questi ultimi millenni hanno usato come quartier generale alcune zone delle
alte montagne dell’Himalaya. Lì non esistono e non sono mai esistiti regni o
gerarchie di tipo militare, ogni spirito libero è completamente consapevole e ha
grande rispetto per ogni altra entità vivente, senza problema accetta, con gioia
e umiltà, il potere superiore degli altri spiriti più evoluti.
Una volta, una buona parte dell’umanità viveva una magnifica Età
dell’Oro, in quel periodo i grandi saggi indiani, attraverso profonde
meditazioni, scoprirono una spiritualità universale e la chiamarono Sanatana
Dharma. Sanatana vuol dire eterno e Dharma significa la via, la propria natura;
il ‘dhar’ è specificamente la via etica dell’esperienza umana che ognuno
percorre secondo la sua propria natura individuale; il ‘dhar’, la strada maestra
che ogni essere segue mantenendo integro il principio di non arrecare dolore e
sofferenza a se stesso e ad altre entità viventi. Viene detto che anche il saggio
illuminato segue la propria identità (dhar) che è unica, esiste poi una via
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comune, quella caratterizzata da AMORE INCONDIZIONATO e LIBERA


CONDIVISIONE CONSAPEVOLE. Ognuno ha, per diritto e possibilità, un
suo modo individuale di percorrerla, questo ‘modo’ individuale mette in moto
il karma, creativo o distruttivo a seconda dell’atteggiamento di ogni spirito. Il
rispetto della libertà di scelta e dell’individualità caratterizza ogni vera cultura
spirituale.
Sull’Himalaya gli spiriti incarnati che hanno sviluppato pienamente i
Siddhi (poteri), qualità straordinarie implicite naturalmente in ogni forma
umana, sono chiamati Siddha Yoghi.
Il primo insegnamento-consiglio dei Siddha è molto semplice, ma per molti
è tremendamente difficile solo a causa dell’orgoglio e nient’altro.
“Se incontri un essere con un potere superiore al tuo ed accetti serenamente
questa evidenza, allora il suo potere diventa tuo in proporzione alla tua
apertura. Questa amorevole trasmissione energetica è libera e non richiede
sudditanza ma solo umile accettazione.”
Comunque, nemmeno i più grandi maestri possiedono il potere di conferirci
la grazia se noi non ci apriamo a riceverla. Noi dobbiamo fare la nostra parte
come esseri umani avvicinandoci direttamente alla corrente d’acqua per bere.
Bevendo spesso, profondamente e a lungo il loro amore e la loro conoscenza
attiviamo il vero scopo della nostra vita; così facendo entriamo nel fiume,
sempre in espansione, della grazia divina che pervade la manifestazione
cosmica universale. Il nostro compito è quello di aprirci - di aprire il nostro
cuore e la nostra mente - alla loro realtà, l’Amore stimola ed accresce l’Amore.
È indispensabile strappare il velo dell’illusione che ci fa credere che siano
separati e distanti: sono veramente sempre con noi e ci chiamano ad una più
profonda intimità spirituale.
Tra due esseri che si incontrano e anche semplicemente si pensano inizia
una sottile e continua trasmissione energetica che può essere aumentata dalla
volontà e dalla consapevolezza di entrambi; i Grandi Spiriti che hanno
raggiunto un grande potere vivono ad un livello superiore di esistenza, gli altri
spiriti possono aumentare la loro conoscenza e il loro potere personale
avvicinandoli, anche non fisicamente, con amore e buona attitudine.
La parola potere va totalmente decontaminata dall’abuso egoistico che
alcuni umani prepotenti ne hanno fatto. Il vero potere è solo su se stessi, chi
ha potere su se stesso non cerca mai il potere sugli altri. Il potere è la capacità
di amare ed essere amati, di godere di questa esperienza umana, di conoscere e
capire le energie che si muovono in tutte le dimensioni, visibili ed invisibili, in
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cui si manifesta eternamente la vita. Il potere è la capacità di usare ogni cosa


senza mai abusare.
Descrizioni di Shambhala

Ho raccolto una serie di descrizioni su uno dei luoghi himalayani che più
hanno attratto le menti occidentali: Shambhala. Se leggendo queste
descrizioni vi sembrerà di ricordare qualcosa, rilassatevi e date spazio alla
memoria (se i ricordi sono interessanti fatemelo sapere). Altrimenti sappiate
che, adesso mentre state leggendo queste pagine, in un’altra parte di questo
stesso pianeta sta avvenendo qualcosa di grande.

“Shambhala è il centro vitale della coscienza planetaria”.


Alice Bailey

“La leggenda tibetana parla di un regno nascosto sotto all’Himalaya,


conosciuto col nome di Shambhala. Nel Kanjur e nel Tanjur, testi antichissimi
tibetani, si fa riferimento molte volte a Shambhala e viene citata come un
centro di energia cosmica. Si crede che abbia tre piani di esistenza differenti
che corrispondono a tre piani di differenti vibrazioni. Nel primo esiste una
vallata molto verde, una zona paradisiaca dell’Himalaya abitata da persone che
hanno già terminato il proprio ciclo di reincarnazioni sul pianeta Terra. Nel
secondo livello si incontra la Terra cava, il mondo sotterraneo che è abitato dai
discendenti degli ultimi sacerdoti di Atlantide che penetrarono in quella Terra
cava nel momento stesso dell’ultima catastrofe sofferta da questa civilizzazione.
“Il terzo livello di Shambhala è un piano eterico, un mondo
incredibilmente bello composto solo di luce in cui si insediarono gli abitanti
circa 18 milioni di anni fa. Gli Esseri di Luce che abitano in questo livello sono
Maestri dello Spirito per l’umanità come lo sono stati Gesù, Buddha, El Moyra,
Koutumi ed altri”.
da Alla scoperta della Terra cava di Costantino Paglialunga

“Esiste un’opera molto seria, La Via per Shambhala, scritta dal terzo Panchen
Lama di Tashi-Lhumpo. Alcuni centri come le lamaserie del Kumbun, a nord est
del Tibet e di Tashi-Lumpo, nelle vicinanze di Shigatze, appartenevano alla
Grande Loggia Bianca. È in quest’ultimo monastero che vennero redatti dei
commentari sul Kalachakra, una tecnica che permette di entrare in contatto con

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la gerarchia e la potenza di Shambhala. Tale scuola occulta fu fondata da Tsong-


Kha-Pa e sarebbe stata frequentata, fra gli altri, dal conte di Saint Germain in
preparazione al suo futuro compito di Machachoan (parola tibetana che indica
adepti di alto livello). Shambhala è il più grande agente di ricezione del pianeta,
riceve energia da diverse Entità solari ed extrasolari, e da centri di vita potenti
ed energetici.”
da Luci della Grande Loggia Bianca di Michel Coquet

“Un solo uomo vivente è stato a Shambhala. Quell’uomo sono io. Questa è
la ragione per cui il Santissimo Dalai Lama mi ha onorato e per cui il Buddha
Vivente di Urga mi teme. Ma senza ragione, perché non siederò mai sul Santo
Trono dell’altissimo sacerdote di Lhasa né su quello che è stato tramandato da
Gengis Khan.”
da Bestie, uomini e dei di Ferdinand Ossendowski

“Tutte le nostre recenti scoperte sono considerate dall’oriente segni dell’era


di Shambhala, sono ritenute i segni dell’evoluzione dell’umana coscienza, come
confermano le tradizioni vedica e buddista e gli insegnamenti di Shambhala.”
affermazione del 1927 di Nicholas Roerich

“Da migliaia di anni si sostiene che, in una regione di là del Tibet, tra le
cime innevate e le valli isolate dell’Asia centrale, vi sia un Paradiso
inaccessibile, un luogo di saggezza universale e di pace indescrivibile chiamato
Shambala, ma conosciuto anche con altri nomi. Esso è abitato da adepti di ogni
razza e cultura, che formano un circolo spirituale preposto a guidare
segretamente l’evoluzione dell’umanità intera. In quel luogo, secondo la
leggenda, vivono i saggi fin dal principio della storia umana.
“I racconti di un Paradiso Terrestre sito nel cuore dell’Asia giunsero in
occidente fin dai tempi dei greci e dei romani; il greco Filostrato narrò del
viaggio che intraprese col grande mago degli Antichi Misteri, Apollonio di
Tiana, nelle terre selvagge transimalayane del Tibet, da lui stesso definite la
Terra degli Dei. Shangri-la, il santuario celeste dei saggi descritto nel romanzo
di James Hilton Orizzonte Perduto, e reso famoso in tutto il mondo dall’omonimo
film, fu ispirato a Shambhala. Vivo, oggi quanto lo era migliaia di anni fa,
Shambhala è considerato da molte tradizioni esoteriche il vero cuore del
pianeta, la ‘centrale elettrica’ spirituale del mondo e la sede di una confraternita
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FLASHBACK 7

di adepti di ogni razza e paese che ha influenzato le principali religioni, il


progresso scientifico e ogni movimento sociale della storia. Ernest Scott, che
esaminò le origini dei culti odierni più importanti, ha concluso che ogni ramo
della tradizione esoterica poteva essere ricondotto a un’origine comune
nell’Asia Centrale.”
da Shambhala, il paradiso perduto di Victoria LePage

“Esiste il quartier generale dei Sommi Misteri, un’invisibile società


scientifica e filosofica che prosegue i suoi studi nel maestoso isolamento
dell’Himalaya. Questo luogo segreto è abitato da esseri che un tempo erano
uomini e donne normali. Essi raggiunsero la terra sacra grazie ai loro progressi
spirituali. Ciò che è più importante è, tuttavia, che la dimora può essere
effettivamente individuata da un degno cercatore della verità, libero da
motivazione egoistiche.”
da Shambhala, Oasis of Light di Andrew Tomas

“In tutto il mondo buddista dell’estremo oriente la credenza nell’esistenza di


un mondo sotterraneo, cui viene dato il nome di Agarthi, è pressoché
universale ed è parte integrante della fede buddista. Un’altra parola sacra tra i
buddisti è Shambhala, il nome della capitale mondiale sotterranea. Le
tradizioni buddiste narrano che Agarthi fu colonizzata originariamente migliaia
di anni fa quando un uomo santo vi condusse una tribù che scomparve nel
sottosuolo.”
da The Subterranean World di Raimond Bernard

“Quel regno è Agharti e si stende per tutte le vie sotterranee del mondo
intero. Ho udito un savio Lama cinese dire al Bogdo Khan che tutte le caverne
sotterranee dell’America sono abitate dall’antico popolo che disparve sotto
terra. Di esso si trovano ancora tracce in superficie. Voi sapete che i due oceani
più grandi, ad est e ad ovest, furono già due continenti. Disparvero sott’acqua,
ma i loro popoli passarono nel regno sotterraneo. Nelle caverne sotterranee
esiste una luce particolare che fa germogliare le sementi e crescere le piante, e
agli uomini dà vita lunga e senza malattie.”
da Bestie, Uomini e Dei di Ferdinand Ossendowski

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“Shambhala esiste, ma non come viene fantasticata da molti, basti pensare


che il termine stesso proviene dal termine geografico Shan Amball che indica
una catena di monti circolare...
“Ma c’è anche un luogo, così vicino, un autentico Stargate (passaggio
dimensionale) che è dentro di noi. Il predisposto varca la soglia: egli ha sogni
premonitori, intuiti illuminanti, visualizzazioni, veggenze reali. Uno può
calcare il sacro suolo di Shambhala, ma non lo vede e non lo sente nella sua
realtà perché è esotericamente e cosmicamente cieco e sordo.”
da Luci su Shambhala di Valentino Compassi

“Nel periodo contemporaneo al nostro ciclo terrestre, ossia durante il Kali


Yuga, questa Terra Santa, difesa da guardiani che la celano alla vista del
profano e che pur tuttavia mantengono una certa comunicazione con l’esterno,
è inaccessibile e invisibile a tutti, tranne a coloro che possiedono i requisiti
necessari per entrarvi.”
da Il Re del mondo di René Guénon

Nella descrizione di Shambhala René Guénon parla di una comunità


spirituale molto evoluta che vive da millenni in una incredibile rete
sotterranea costituita da ampie caverne e lunghissimi tunnel, che si estendono
per centinaia di chilometri. La sua dettagliata descrizione assomiglia molto ad
alcuni miei ricordi personali.
Anche il maestro greco armeno George Ivanovich Gurdjeff descrisse un
intricato intreccio di caverne abitate, sotto il Syr Darya, che da migliaia di anni
ospitano una segretissima comunità esoterica di grande saggezza; secondo
Roerich gli abitanti dell’Asia chiamano Agartha questa parte di Shambhala
perché la parola vuol dire segreto e nascosto e si riferisce alla comunità
spirituale sotterranea che da secoli è il punto di riferimento dei ricercatori
sinceri. Di fatto questa inespugnabile comunità spirituale, unita non da vincoli
gerarchici ma da comuni intenti, rimasta volontariamente al di fuori della
storia conosciuta, ha però sempre influenzato positivamente le menti più aperte
di ogni razza e cultura.
Madame H.P. Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, sosteneva che
Shambhala possedeva oltre ad una realtà eterica anche un aspetto fisico, ed era

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collegata in ogni direzione da passaggi sotterranei segreti.


Nel suo libro La Dottrina Segreta, precisa:
“La tradizione tramanda e l’archeologia considera vera la leggenda secondo
la quale più di una delle fiorenti città dell’India di oggi sarebbe stata eretta su
altri centri, che costituirebbero così una città sotterranea, profonda sei o sette
piani. Delhi e Allahabad sono alcune tra queste città. Non esiste nel paese un
solo tempio-caverna, cosa nota ai Bramini (sacerdoti) iniziati e specialmente
agli Yoghi, che non possieda i suoi passaggi sotterranei, che corrono in tutte le
direzioni, e tali caverne e sotterranei senza fine hanno a loro volta infinite
diramazioni.”
Tali accessi sono protetti in diversi modi, alcune entrate talvolta sono rese
inaccessibili da miasmi di gas letali ed altri passaggi sono resi invalicabili da
campi energetici che hanno il potere di allontanare forme vitali non
desiderate. I Veda parlano di alcune di queste principali entrate; una è nella
cordigliera delle Ande, altre si trovano in Asia, in Tibet, nel Karakorum e nel
Pamir. Oltre alla regione di Gaya, nel sud dell’India, ne troviamo tra le
montagne Vindya, a Tirupati, vicino alla collina di Arunachala e le Nilgiri
(le Montagne Blu).
I Veda parlano anche di altre aperture sparse un po’ ovunque.
Nel suo libro, La Terra Cava, Raymond Bernard afferma che i due Poli,
artico e antartico, celerebbero delle immense aperture, e a favore di questa
ipotesi cita l’esperienza fatta dall’ammiraglio americano Richard E. Byrd, il
quale sorvolando la zona concava del Polo Nord, avrebbe scorto una terra
verdeggiante, dei torrenti e addirittura un mammuth vivo e vegeto.
Byrd fece delle foto, pubblicate su un giornale americano, e le commentò
nel corso di alcune conferenze, ma poi fu drasticamente invitato a tacere dal
governo. Le foto dei Poli scattate dai satelliti militari americani sono Top
Secret e non sono certo alla portata del pubblico.
“I movimenti delle organizzazioni sotterranee che mantengono vivo lo
spirito religioso nella società umana sono controllati dai maestri che abitano
nella zona interna di Shambhala. Alice Bailey li chiama Maestri Ascendenti,
Idries Shah li definisce Guardiani della Tradizione, John Bennet psycoteleios o
‘quelli perfetti’, e sono anche noti come gli Antichi, i Guardiani, gli Immortali,
i Controllori, il Governo Nascosto, i Figli di Seth. Tutti seguono quello che è
conosciuto come l’antico sentiero. Secondo la tradizione esoterica, in tempi
remoti essi comunicavano con noi più apertamente, ma con il progredire dei
tempi furono costretti a ritirarsi nella loro attuale oscurità, cosicché ora sono
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accessibili solamente alle anime più pure e, eccezionalmente, si manifestano al


resto di noi solo tramite la grazia delle visioni mistiche. Il potere magnetico di
Shambhala è il potere dell’amore. Tutte le leggende su Shambhala enfatizzano
questo punto. I suoi abitanti vivono in armonia gli uni con gli altri e le loro vite
durano migliaia di anni. Questo amore, pace e purezza sono, inoltre,
incorruttibili, e per tale ragione Shambhala è definito l’unico Paese Puro sulla
Terra.”
da Shambhala, il paradiso perduto di Victoria LePage

Il Grande Ashram

In India l’Ashram è una comunità spirituale autonoma che si aggrega


intorno ad un’Anima Realizzata. Riferisco una spiegazione degli Ashram segreti
data dal Maestro D. K.: “Il Grande Ashram, Shambhala, è composto di
numerosi Ashram che creano una ‘zona di invocazione’ di relazione per Sanat
Kumara. Cristo, aiutato dal Manu e dal Mahachoan, è il coordinatore della vita
del Grande Ashram. Il personale del Grande Ashram proviene oggi
interamente dalle file dell’umanità, non era così nel corso dei cicli anteriori. Il
Grande Ashram è costituito da 7 Ashram maggiori e da 42 Ashram secondari.
“L’Ashram nel suo insieme è un’unità, poiché la vita Ashramica, nei suoi
gruppi differenziati, è protetta da un cerchio invalicabile. Tale cerchio
insormontabile è il prodotto della radianza. I 42 Ashram minori sono resi
coerenti grazie al reciproco influsso magnetico del tutto, gli aspiranti sono
attratti in una relazione con l’Ashram tramite la sua radianza, ed entrano nel
suo campo magnetico”.

Illuminazione senza ostacoli

L’energia che pervade l’atmosfera del Grande Ashram è chiamata anche


‘illuminazione senza ostacoli’; io capisco, parlando liberamente di questi
argomenti, di suscitare curiosità e voglia di approfondimento.
Allora, caro spirito incarnato, purifica la tua alimentazione, fermati in una
posizione comoda, chiudi gli occhi, impara a respirare lentamente e in stato di
meditazione: CHIEDI.

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Chiedi all’universo di farti entrare in contatto con gli Spiriti Liberi


Compassionevoli.
Io ho precisi ricordi e collegamenti risalenti alle vite precedenti, forse ce li
hai anche tu e questo libro potrebbe essere un ottimo RISVEGLIATORE
KARMICO.
Un viaggio geografico in India è sempre molto utile ed interessante, gli
indiani però non sono tutti automaticamente illuminati, girare l’India non
garantisce l’incontro con i Siddha.
L’incontro può essere anche fisico ma soprattutto avviene su un altro piano
di coscienza.
I Siddha non fanno i difficili, vogliono essere conosciuti ed incontrati, ma
non dai curiosi e dai ricercatori superficiali di effetti speciali. La loro vera
identità e locazione è nota solo agli spiriti più sinceri e sicuri.
Diceva la Blavatsky: “Il vero nome dei Maestri e degli Adepti delle scuole
occulte non viene mai e in alcuna circostanza rivelato ai profani”.
Il teosofo C.W. Leadbeater, che visse molti anni in India, nel suo libro Gli
Aiutatori Invisibili, parla di un grande numero di anime realizzate che, spinte
dall’amore incondizionato, aiutano chi chiede aiuto e chi si trova in situazioni
difficili. Sono aiutatori compassionevoli anonimi.
“La consapevolezza della Grande Fratellanza Bianca è una cosa
indescrivibile e meravigliosa. È come un grande oceano calmo e luminoso,
unito in modo talmente forte nell’UNO che anche l’ultimo fremito di
consapevolezza lampeggia da una parte all’altra istantaneamente; eppure ad
ognuno dei suoi membri sembra di essere assolutamente la propria individuale
consapevolezza, con un peso, un potere ed una saggezza dietro di sé che nessuna
singola consapevolezza umana potrebbe mai avere. Questo magnifico mare di
consapevolezza cosmica della Fratellanza è una cosa talmente grande, talmente
bella, talmente meravigliosa come nessun altra cosa al mondo; perfino coloro
che ne fanno parte in virtù del loro passaggio attraverso la prima grande
iniziazione, possono coglierne soltanto alcune impressioni, possono ricordare
solo pochi dettagli. Si riesce a percepirla pienamente solo ai livelli del Nirvana,
dove la Fratellanza esiste primariamente, anche se ha le sue manifestazioni pure
ai livelli inferiori, nel mondo fisico.”
Nel suo libro, L’Arte di Vivere in Risonanza: Come divenire consapevolmente
partecipi dell’Evoluzione Planetaria, Jasmuheen cita un’affermazione riportata
nelle Chiavi di Enoch: “È stato detto che esistono molte fratellanze di luce,
delle quali la Grande Fratellanza Bianca è una parte; esistono 70 fratellanze che
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fungono da campo di intelligenza per il Divino”.


Queste fratellanze di luce terrestri sono composte da spiriti di intelligenza
spirituale molto avanzata che scelgono di nascere volontariamente (Avatar)
per risvegliare ed evolvere gli altri esseri incarnati. Da migliaia di anni aiutano
le anime sincere, il loro nobile compito è stato combattuto ferocemente dagli
spiriti demoniaci, la roccaforte principale al momento è nella zona himalayana
e uno dei punti di incontro è la Kumbha Mela, la ‘zona franca’ del karma
planetario.
Il Maestro Himalayano Morya, capo di molte scuole esoteriche, nel
settembre del 1882 scrisse un’incoraggiante lettera a S. Ramaswamier.
“Tutti devono sapere che egli è il mio Chela (discepolo) e che mi ha visto
nel Sikkim (piccolo stato autonomo dell’Himalaya). Egli terrà costantemente
al corrente Upasika dei suoi movimenti ed alla fine lo raggiungerà ad
Allahabad; per suo tramite egli riceverà i miei ordini. Tutti i suoi desideri, la
sua intera volontà non avranno che un solo obiettivo, quello di convincere il
mondo della nostra esistenza.”
Un altro scrittore esoterico che cercò gli Antichi Maestri fu Gurdjieff, oggi
molto letto in Europa e in America. Nel suo libro Incontro con Uomini
Straordinari parla dei suoi continui viaggi in Asia e dice che in uno dei suoi
pellegrinaggi fu contattato da un emissario del gruppo che stava cercando.
Gurdjieff era convinto che gli antichi, almeno sotto alcuni aspetti, fossero
più evoluti di quanto lo siamo noi e che ci fossero degli individui intelligenti
in possesso di una conoscenza superiore ereditata dai tempi più lontani e
mantenuta segretamente in questa ‘epoca buia’. Gurdjieff racconta di essere
stato bendato e condotto in un monastero segreto nascosto in una valle quasi
inaccessibile. Lì fu iniziato ad una misteriosa conoscenza e a pratiche segrete
finalizzate alla trasformazione evolutiva dell’uomo. Tra il 1907 e il 1914
Gurdjieff mise insieme tutti i vari livelli di conoscenza che aveva recuperato
per riunirli in un unico ‘sistema’, che comprendeva filosofia, psicologia e
cosmologia. Il suo metodo assomigliava alla Teosofia della Blavatskij ma era più
pratico e dettagliato e comprendeva musica e danza che lui diceva di aver
appreso nelle sue visite segrete.

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La Profezia di Celestino e Shambhala

“Shambhala è dovunque, è una parte dell’umanità


che ha elevato la sua coscienza e crea un campo
che aiuta tutti nella evoluzione verso
un nuovo passo in avanti dell’umanità”
da Il segreto di Shambhala di James Redfield

Conosco ormai Redfield da anni, quando lo incontrai la prima volta ad


Atlanta nel 1994, mentre sua moglie Sally mi salutava dandomi gentilmente la
mano, lui mi chiese a bruciapelo: “Ma tu la conosci la Decima Illuminazione?”.
Preso alla sprovvista dalla sua domanda risposi di no e mi limitai a parlare della
mia situazione recente: viaggi fuori dal corpo, multidimensionalità dell’essere,
il ritorno dal coma e la mia esperienza di premorte. Gli rammentai anche che
gli italiani pensavano che il suo ‘Celestino’ fosse il papa Celestino V e poi gli
consigliai di spostare l’azione dal Perù perché altrimenti molti sarebbero andati
a cercare la verità identificandola con quel preciso luogo geografico.
Lui mi spiegò che il vero significato delle parole Celestine Prophecy (il titolo
originale del libro) non indicava affatto la Profezia del Papa Celestino (come
l’inesatta traduzione italiana poteva far credere) ma significava profezia
celestina, mistica, celestiale e sovrannaturale.
Successivamente uscì il seguito della Profezia, il libro della Decima
Illuminazione ambientato in Georgia, e scoprii che lì James parlava dei temi
trattati nel nostro primo dialogo e del Papa Celestino, che visse la sua alta
posizione con modalità spirituali totalmente rivoluzionarie per i suoi tempi, XII
secolo, e dopo qualche anno, disgustato dall’avidità e dalla corruzione della
curia romana, si dimise dalla carica. Amante e studioso delle sincronicità James
aveva fatto ricerche, attraverso meditazioni e letture di testi, sulla coincidenza
significativa James-Atlanta-Giorgio-Italia-Celestino. Lo incontrai nuovamente
in Alabama, a casa sua, e questa volta gli raccontai di Shambhala. In un
incontro successivo parlammo ancora nei dettagli dei Siddha Yoghi e gli rivelai
che, secondo il mio intuito, lui aveva già vissuto una vita sull’Himalaya.
Mentre James annuiva dicendo ‘comincio a ricordare’, gli illustrai con un
sorriso il grandioso piano dei Siddha: favorire un pacifico risveglio spirituale

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collettivo. Persone come Redfield (e come te) sono degli attivatori naturali
della rinascita delle coscienze umane.
Mi fece piacere scoprire che, nel frattempo, era diventato vegetariano.
Aveva finalmente smesso di ingoiare la paura, la sofferenza e la morte di
animali innocenti uccisi contro la loro volontà.
Lessi poi nel suo nuovo libro, Il Segreto di Shambhala, che aveva colto il mio
messaggio e realizzato pienamente il vero potere della preghiera: l’essenza
intima della preghiera non è nella richiesta ma è nell’affermazione positiva. In
modo magistrale Redfield spiega che è più efficace la preghiera pura ed umile,
che viene strutturata come un’affermazione d’amore senza condizioni ed
aspettative piuttosto che come una petizione indirizzata ad una divinità
superiore. Ognuno di noi può diffondere volontariamente nel mondo la forza
della propria energia-preghiera.
“In questo momento”, scrive James Redfield, “noi sembriamo
particolarmente sintonizzati con lo sviluppo stesso della vita, con quegli
avvenimenti fortuiti che accadono proprio al momento giusto e ci fanno
incontrare le persone capaci di avviare la nostra esistenza in una direzione
nuova e ispiratrice. Forse riusciamo ad intuire il significato elevato di questi
misteriosi avvenimenti più di quanto abbiano mai fatto le persone vissute
prima di noi. Sappiamo che per ognuno di noi la vita è una rivelazione
spirituale, seducente e magica, che nessuna filosofia o religione è riuscita finora
a chiarire del tutto. E siamo a conoscenza anche di qualcos’altro: sappiamo che
nel momento in cui comprendiamo ciò che sta succedendo, mettendo in moto
questa forma di crescita e mantenendola in vita, il genere umano effettuerà un
incredibile balzo in avanti raggiungendo finalmente il nuovo stile di vita che
ha inseguito nell’arco di tutta la sua storia. Tutti noi stiamo diventando
pienamente consapevoli di un processo spirituale più elevato che agisce dietro
le quinte dell’esistenza.”

Il Cuore dell’Asia

Nicholas Roerich nel suo libro Il Cuore dell’Asia parla di una data precisa,
il decennio tra il 1940 e il 1950.
“I nostri amici, vedantisti, hanno sottolineato che l’epoca di Shambhala,
diversamente dalle epoche precedenti che sono state caratterizzate da
un’evoluzione graduale, sarà caratterizzata da un grande momento evolutivo.
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FLASHBACK 7

“Le tradizioni vediche dicono che quel tempo è preannunciato da energie


nuove (soprattutto energie di Agni, energie del fuoco cosmico), che si
avvicineranno alla Terra e creeranno molte nuove condizioni di vita. La data
per il primo avvicinamento di queste energie è calcolata negli anni Quaranta
del nostro secolo. I brahmacharya dell’Ashram di Sri Ramakrishna e di Swami
Vivekananda ci hanno confermato questa data nonché tutta la tradizione nel
suo insieme. L’insegnamento di vita dei Mahatma himalayani parla proprio di
questo.”
Roerich fece questi suoi viaggi in Asia nei decenni precedenti la Seconda
Guerra Mondiale per cui la sua testimonianza è molto importante.
L’Apocalisse ha predetto un radicale cambiamento storico che sarebbe
dovuto avvenire intorno alla fine del secondo millennio.
Grandi guerre e sciagure sarebbero state contemporanee di grandi risvegli
spirituali individuali e collettivi.

Armagheddon e Alamogordo

Nel libro dell’Apocalisse si parla di un grande scontro finale ad


Armagheddon tra le forze del bene e le forze del male.
Questo scontro è avvenuto di fatto tra il 1940 e il 1945, la parola
Armagheddon assomiglia foneticamente ad Alamogordo, il luogo dove è
esplosa la prima bomba atomica. Proprio la bomba atomica ha segnato in modo
clamoroso la svolta con la superiorità delle democrazie rispetto all’asse
nazifascista Roma-Berlino-Tokio che voleva sottomettere il mondo ad un
dominio autoritario. Se avessero vinto loro questo ed altri libri non sarebbero
mai usciti.
Roerich vide anche un UFO.
“Era un mattino di sole, senza una nuvola, con un cielo azzurro e brillante,
sopra il nostro campo vola un enorme avvoltoio scuro, insieme ai nostri
Mongoli lo stiamo osservando.
“Improvvisamente uno dei Lama Buriati punta il dito verso il cielo azzurro.
Notiamo qualcosa di brillante che vola molto in alto, da nord-est a sud.
Andiamo a prendere nelle tende tre potenti binocoli e osserviamo l’enorme
corpo sferico che luccica controluce, chiaramente visibile sullo sfondo azzurro
del cielo e in velocissimo movimento. Improvvisamente vediamo che cambia
bruscamente direzione, da sud a sudovest e scompare dietro la catena innevata
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degli Humboldt. Tutto l’accampamento segue quell’insolita apparizione e i


Lama sussurrano: Il Segno di Shambhala!”
Nel Sikkim, un piccolo stato himalayano, Roerich parlò con un vecchio
Lama che sembrava ‘una scultura medievale’.
“Là vi è l’entrata alla sacra terra di Shambhala. Servendosi di passaggi
sotterranei scavati in meravigliose caverne di ghiaccio, alcuni meritevoli,
anche in questa vita hanno potuto raggiungere quel santo luogo in cui sono
riuniti tutta la saggezza e tutto lo splendore.”
Sempre ne Il Cuore dell’Asia Roerich dà altre informazioni su Shambhala
che secondo lui non è un mito ma una precisa realtà fisica localizzata.
“Non molto tempo fa, sullo Shanghai Times, e di conseguenza su molti altri
giornali, è stato pubblicato un ampio articolo firmato dal dottor Lao-Tsin, un
resoconto del suo viaggio nella Valle di Shambhala. Lao-Tsin racconta molti
dettagli del suo difficile viaggio insieme ad uno Yoghi nepalese attraverso i
deserti e gli aspri altipiani della Mongolia fino a quella valle, dimora di
numerosi Yoghi che studiano l’Alta Saggezza. La sua descrizione dei laboratori,
dei templi e anche della famosa torre, è sorprendentemente analoga alle
descrizioni di questo posto speciale fatte da altre fonti. Parla di molte
meraviglie scientifiche e di complessi esperimenti sul potere della volontà e
della telepatia, condotti anche a grandi distanze. È significativo constatare
quanti paesi si siano interessati a queste sue informazioni. Ad uno dei Mahatma
di Shambhala fu chiesto perché essi nascondessero i loro Ashram con tanta
attenzione ed egli rispose: ‘Altrimenti vi sarebbe una processione infinita
dall’Ovest e dall’Est, dal Nord e dal Sud, e i nostri luoghi remoti, in cui oggi,
senza permesso, nessuno può disturbare i nostri studi, sarebbero sommersi dalla
gente.”
Roerich aggiunge: “Si possono citare molte persone ancora vive che hanno
incontrato personalmente i Mahatma. Questo è accaduto tanto in India quanto
in Inghilterra, in Francia, in America e in altri paesi.
Nel seguire le rive del Brahmaputra, ci ricordammo di un tibetano che ad
Ulan Bator ci aveva consigliato di rendere visita ad uno strano eremita, di età
inimmaginabile, che viveva ritirato su una montagna, a diversi giorni di
cammino a ovest di Lhasa. Il tibetano aveva sottolineato che quell’eremita era
davvero straordinario, giacché non era affatto tibetano, bensì era un
occidentale”.
Dice lo Srimad Bhagavatam scritto migliaia di anni fa: “Senza farsi notare
questi Maharishi e altri grandi Siddha si stanno muovendo di loro propria
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FLASHBACK 7

iniziativa sulla faccia della Terra allo scopo di offrire l’illuminazione a coloro
che si sono persi nelle cose materiali”.
Shankaracarya apparso nell’ottavo secolo dopo Cristo scrisse nel suo Viveka
Cudamani: “Quei grandi che hanno raggiunto la pace e hanno finito di nuotare
nello spaventoso oceano delle nascite e delle morti, esistono e agiscono per il
bene della gente come fa la primavera. Altruisticamente liberano l’umanità”.

Kali Yuga

Un Guru dai capelli grigi disse a Roerich nella valle di Kulu: “Nella terra
del Nord, a Utturakan, sugli altipiani, vivono i grandi Guru. Quella terra non
può essere raggiunta dalle persone normali; gli stessi Guru non lasciano quelle
cime, attualmente, perché non amano il Kali Yuga. Ma in caso di bisogno essi
mandano i loro allievi”.
Gli Yuga sono epoche storiche che durano migliaia di anni. Così già
cinquemila anni fa il Visnu Purana parla dell’ultimo periodo di Kali Yuga, che
è quello attuale: “Vi saranno capi temporali che governeranno sopra la Terra,
persone di spirito duro, di carattere violento, fedeli seguaci della falsità e della
crudeltà. Costoro infliggeranno la morte a donne e bambini e prenderanno i
beni degli altri. In quel periodo solo i beni materiali conferiranno il rango. La
ricchezza sarà l’unica fonte di devozione. Lo spergiuro sarà l’unico mezzo per
vincere una disputa. Un uomo ricco sarà considerato puro. Un bell’abito sarà il
segno della dignità. La decadenza continuerà fino alla fine di Kali Yuga, l’era
nera. Poi tornerà l’era di Satya (verità), l’era bianca”.
Proviamo ad interpretare liberamente il Purana di Visnu. ‘Vi saranno capi
temporali che governeranno sopra la Terra, persone di spirito duro, di carattere
violento, fedeli seguaci della falsità e della crudeltà.’ Chi sono? I vari dittatori
e capi autoritari che si sono succeduti nei secoli ed hanno fatto morire e soffrire
milioni di uomini e donne innocenti.
Tra questi Stalin e il solito Hitler, ma anche i vari Napoleone, Carlo
Magno, Alessandro Magno, Gengis Khan e Giulio Cesare, considerati ed
insegnati a scuola come eroi e grandi personaggi.
‘In quel periodo solo i beni materiali conferiranno il rango. La ricchezza sarà
l’unica fonte di devozione.’
‘Caduta la vera nobiltà dove l’onore e la parola data erano i segni
caratteristici dello spirito veramente nobile i mercanti hanno preso il potere e
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il denaro è diventata la nuova divinità.’ Non a caso il pacifico Gesù alzò le


mani solo per cacciare i mercanti dal tempio.
‘La passione fisica sarà l’unico legame fra i sessi. Le donne saranno solo
oggetti di gratificazione sensuale.’ Per migliaia di anni chi aveva un corpo
femminile è stato usato, schiavizzato, torturato ed ucciso senza pietà. La
violenza repressiva maschilista domina la storia da più di tremila anni.
Purtroppo ancora oggi in molte parti del mondo la donna non ha diritti e pari
opportunità.
‘Prospereranno i ladri senza pietà.’ I veri ladri senza pietà sono a capo delle
bande e non sono in galera perché sono riusciti a legalizzare la disonestà. Sono
gli azionisti anonimi delle grandi multinazionali del petrolio, delle armi, del
tabacco, della droga, dell’alcol, e della ricchezza che inquina, costoro affamano
in modo legale intere popolazioni che abitano in quelle zone chiamate
cinicamente terzo mondo.
‘Sotto le spoglie della religione gli uomini praticheranno la non religione.’
Le alte gerarchie religiose, soprattutto quelle delle grandi religioni monotesiste
(ebraismo, cristianesimo ed islam), si sono allontanate da tempo dagli
insegnamenti originali e si sono macchiate, nei secoli, di gravi crimini contro
l’umanità.
Torture, guerre, inquisizioni e terrorismo sono state e, in certi casi sono
ancora, benedette da compiacenti autorità religiose in carica. Il grande alibi è
sempre lo stesso: Dio. Dio lo vuole! Loro proclamano ed impongono la legge di
Dio, prepotentemente si sono autonominati suoi rappresentanti e portavoce. Il
Grande Dio Onnipresente non ha bisogno di piccoli rappresentanti e avidi
concessionari per manifestare la sua DIVINA GRAZIA.
Secondo me Kali Yuga è finita storicamente nel 1945.
Dopo la morte di 40 milioni di soldati e 60 milioni di civili, più
innumerevoli feriti, invalidi e menomati, a metà degli anni quaranta la musica
cambia, termina il fascino oscuro della guerra e inizia il primo passo di un lungo
e lento viaggio, il viaggio evolutivo della grande trasformazione consapevole.
Cominciano a perdere potere i regimi che, dietro le quinte, pianificano il male
per molti e il profitto per pochi, ma pubblicamente si autodefiniscono
generosamente: NOI SIAMO IL BENE. Il nuovo messaggio è: “Se vuoi
cambiare il mondo comincia da te stesso. E-voluzione al posto di ri-voluzione.
In-formazione pura al posto di dis-in-formazione manovrata e perversa”.
Nel 1946 per volontà di Babaji esce in occidente la prima edizione del libro
Autobiografia di uno Yoghi, un testo che io consiglio a tutti.
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FLASHBACK 7

Il 1946 è l’anno di inizio di un nuovo periodo, si incarnano spiriti entu-


siasti che vent’anni dopo, anni sessanta, cominciano veramente a parlare e
praticare, in prima persona, il mantra antico: Egalitè-Libertè-Fraternitè.
Ripeto: il viaggio è lungo ma fortunatamente è incominciato. Siamo in
viaggio, tu vai al tuo passo e contribuisci positivamente al miglioramento. Fa il
primo passo e prosegui. Se hai già fatto il primo fa il secondo. Muoviti con
amore. Pari diritti e pari opportunità per tutti, questo è il messaggio di Satya
Yuga.

Il museo dell’umanità

Continuo, attratto come se le leggessi la prima volta, la lettura delle infor-


mazioni da me pazientemente raccolte, anno dopo anno.
Le inaccessibili caverne dell’Himalaya sono luoghi sacri della conoscenza, il
museo vivente della spiritualità umana.
Scrive in un libro Peter Kolosimo: “Il ricercatore Henry Wilson scrisse fra
le due guerre mondiali una serie di articoli tendenti a dimostrare che appunto
dal fiabesco regno di Shambhala uscirono i primi alchimisti, maestri di una
scienza molto antica. ‘In lunghi corridoi dai cui soffitti e dalle cui pareti emana
una tenue luce verde’, narra Wilson, ‘sono allineati, in casse di cristallo,
migliaia di corpi nudi. Sembrerebbero senza vita, ma il loro colorito ed il petto
che si solleva al ritmo di una calma respirazione, rivelano la grandiosità ultra
umana del piano elaborato e condotto dai saggi di Shambhala’”.
Io queste visioni le ho avute più volte, da bambino e in anni successivi.
Nelle montagne himalayane ci sono molte caverne, di piccole e grandi
dimensioni, abitate e benedette da secoli dai grandi saggi, della cui vita parlano
profusamente i Veda.
L’antica tradizione indiana ha sempre considerato normali tutti quei
racconti riferiti ai grandi spiriti evoluti, ai contatti extrasensoriali, ai viaggi
interplanetari e all’esistenza di una remota civiltà vedica molto progredita
spiritualmente e scientificamente. Da secoli queste testimonianze storiche sono
state osteggiate, derise e combattute dai colonialisti britannici e prima ancora
dagli invasori musulmani; la storia vera è stata svilita e ridotta a semplici miti
e leggende del tutto falsi, attribuiti alla fantasia popolare.
La tradizione vedica ha sempre fatto molto affidamento sulla trasmissione
della conoscenza originaria per via orale, da maestro autentico, il Guru, a
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discepolo qualificato. Il Bhagavata Purana e il Mahabharata (le cui storie sono


collegate) ci informano che circa cinquemila anni fa il saggio Vyasadeva si rese
conto che la memoria e l’intelligenza degli esseri umani stavano declinando, e
che quindi si sarebbe reso necessario un lavoro di compilazione e trascrizione
della conoscenza vedica nel suo insieme. Questo processo non è
necessariamente terminato con la compilazione dei quattro Veda principali, del
Vedanta Sutra e dei Purana, attribuiti direttamente a Vyasadeva, ma è
continuato ininterrotto. Nel corso dei millenni lo sviluppo della conoscenza è
avvenuto ogni volta che un rappresentante della tradizione vedica considerava
necessario affidare alla carta scritta delle memorie e delle esperienze spirituali
che avrebbero potuto andare perdute per mancanza di discepoli veramente
qualificati a cui affidarle direttamente.
Nel secolo scorso con i notevoli progressi nella fisica atomica e subatomica,
alcuni esponenti del mondo scientifico cominciarono a modificare il proprio
atteggiamento verso l’esistenza delle realtà “invisibili” e sulla vera natura della
materia. Il libro di Capra, Il Tao della Fisica, costituì una pietra miliare nella via
che ormai collega in modo solido il livello fisico e il livello metafisico, non
come visioni opposte e contraddittorie del mondo, ma come prospettive
diverse e complementari su un’unica e profonda realtà onnipervadente.

I Veda parlano anche di collegamenti sotterranei tra il Tibet, il deserto del


Gobi, l’Egitto e l’Amazzonia. Questi passaggi sotterranei, che vanno
dall’Himalaya fino al deserto del Gobi in Cina, appaiono nei racconti di
viaggio di molti Yoghi, sono queste strade segrete che evitavano spiacevoli
incontri, briganti, bestie feroci e la curiosità invadente di chi vuole furbamente
carpire la conoscenza senza seguire i vari riti di purificazione.

“Sull’Himalaya”, racconta Swami Rama, “ci sono alcune caverne-


monastero dalla tradizione ininterrotta nel tempo. La caverna monastero in cui
io crebbi è una di queste. La tradizione della nostra caverna-monastero risale a
quattro-cinquemila anni fa e se ne conserva bene la storia. Conserviamo i
documenti che testimoniano chi furono i primi maestri e dove ebbe inizio la
nostra tradizione.
“La nostra caverna-monastero è una grande grotta naturale suddivisa al suo
interno in molte zone separate. Generazioni intere di abitanti di questa caverna
hanno lavorato per renderla un confortevole luogo di pace. Ci sono alcuni
eremi dove i maestri insegnano ancora agli studenti nell’antica maniera. Lì il
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FLASHBACK 7

maestro vive in una caverna naturale e i discepoli vengono da svariate località


per studiare e praticare con lui.
“Comunque la maggior parte degli aspiranti studenti non raggiunge queste
caverne, perché c’è qualcosa sull’Himalaya che protegge gli insegnanti da
coloro che sono semplicemente curiosi o che non sono pronti per gli
insegnamenti più elevati.”
In questa vita non ho ancora visitato con il corpo fisico queste caverne
himalayane, però le mie visioni, con il passare del tempo, sono state sempre più
chiare e precise, con più dettagli di quelli che raccontano Swami Rama e
Wilson.
Nella mia mente sono perfettamente registrate vivissime immagini di
caverne e tunnel enormi che si snodano per centinaia di chilometri. Appena ci
penso, ho chiara davanti a me la piacevole atmosfera diffusa da strane luci
emesse da cristalli e da altri minerali colorati dalla forma tondeggiante.
Questo tipo di luce radiante rilassa e non stanca la vista, si va dall’azzurrino
al bianco e al verde pallido, e questa energia magicamente illumina e riscalda
gli ambienti.
Ricordo, situati al centro delle grandi caverne-saloni, l’esistenza di cristalli
enormi, ben sagomati, sulle cui facce gli Yoghi vanno ad appoggiare la fronte.
Durante la meditazione, il contatto diretto con questi potenti cristalli favorisce
l’attivazione della ghiandola pineale.
Questa importante ghiandola è chiamata pineale perché nella forma ricorda
una pigna; paragonabile agli occhi è come un altro bulbo oculare nascosto che
invece delle immagini esterne percepisce il Prana e le energie sottili. Pensieri
ed emozioni, sia quelli trasmessi che quelli ricevuti, sono le onde che vengono
recepite da questa preziosissima ghiandola, che si attiva con l’uso ed inizia la
sua funzione quando accettiamo l’esistenza di altre realtà percepibili non a
livello sensoriale. In alcuni seminari io insegno esercizi per attivare
volontariamente le due ghiandole del cervello, pineale e pituitaria.
Ho studiato anche alcune meditazioni della tradizione vedica e del
buddismo tibetano e ho visto che insegnano delle tecniche per conoscere bene
e dominare i movimenti segreti della mente conscia e subconscia. Questa
pratica della meditazione guidata dalla consapevolezza ci conduce a riscoprire
la natura originale della nostra mente paragonata al puro cristallo.
Per concludere il discorso caverne e tesori nascosti ricordo il ritrovamento
a Qumran dei Rotoli del Mar Morto, dopo due millenni alcuni pastori
trovarono accidentalmente delle giare contenenti dei manoscritti originali che
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hanno dato una nuova interpretazione del periodo storico in cui visse Gesù. I
papiri del Mar Morto furono trascritti dall’aramaico al linguaggio semitico tra
il 25 a. C. e il 68 d.C. e poi furono nascosti per i posteri in caverne che per
decine di secoli hanno funzionato da perfetto rifugio. In questo pianeta ci sono
ancora da scoprire molte caverne ed incredibili tesori di conoscenza.
Lessi in un libro, Angeli in Astronave di Giorgio Dibitonto, che in una
caverna del Bodhistan, ai piedi dell’Himalaya, fu rinvenuta una carta
astronomica su cui era tracciata la rotta Terra-Venere, e il disegno mostrava,
come fosse una datazione, le costellazioni di 13.000 anni fa.
Nella tradizione tibetana un testo esoterico importante (chiamato Terma)
viene occultato per evitarne la distruzione e viene poi riscoperto da un Terton
(letteralmente scopritore di tesori) in tempi più propizi alla sua ricezione. Ad
esempio il Bardo Thodol (conosciuto come Libro Tibetano dei Morti) viene
attribuito al maestro Padmasambhava che nell’ottavo secolo dopo Cristo lo
avrebbe nascosto nei pressi di Gampodar, un monte vicino al fiume Yangze,
dove fu scoperto molto tempo dopo dal Terton Karma gLingpa. Arrivò in
occidente solo nel 1927 grazie alla traduzione del Lama Kazi Samdup. Ci sono
ancora molti Terma da scoprire e in questo terzo millennio stanno nascendo
geniali Terton.
Nel suo libro Terra senza Tempo il grande Peter Kolosimo, uno dei primi in
Italia a studiare, con interpretazioni innovative, i misteri della storia antica,
dice: “Tutti gli eventi storici sono immortali. Tutte le culture d’un tempo
vivono in noi, e noi viviamo sorprendentemente radicati nel profondo di
remote enigmatiche civiltà”.
Secondo i Veda le civiltà aliene extraterrestri che hanno visitato la Terra
sono state tante e molto diverse tra di loro. Le loro tracce sono presenti nei
miti, nelle leggende e nei riti religiosi di popoli che parlavano lingue diverse e
che vivevano geograficamente distanti tra di loro.
Nicholas Roerich affermava che nella mitologia indu-buddista gli dei o
Beati provenivano dalla costellazione di Orione e che la loro anima discese
nell’Altai, probabilmente sul monte Belukha, la cima più alta della catena
dell’Altai, il cui nome significa “dimora degli dei di Orione”. I Lama, aggiunge
Roerich, associano questo leggendario complesso di idee con Gesar-Khan, con
Shambhala e in modo particolare con la Meru, la montagna centrale del
mondo. Anche Erodoto apprese da scritti dell’antico Egitto che nel
diciottesimo millennio avanti Cristo le anime di una razza di esseri divini
discesero sulla Terra da Orione e continuarono a farlo ‘assumendo spoglie
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FLASHBACK 7

mortali’ per altri seimila anni.


Questo per il beneficio dell’umanità terrestre. “Nel quindicesimo millennio
avanti Cristo”, scrive Victoria LePage, “essi apparvero in Libia come Ousir, la
razza in seguito personificata nella mitologia egizia in Osiride. Tutte queste
leggende dell’antichità concordano notevolmente con la Teoria di Hapgood di
una civiltà sconosciuta dell’età glaciale e con le ipotesi parallele di Bennett di
una razza principale di maghi evolutissimi che nell’età della pietra governarono
una popolazione coesistente, ma notevolmente inferiore a loro.”

Corpi vivi da secoli

L’età media si sta progressivamente allungando, in Italia ci sono qualche


migliaio di centenari, qualcuno arriva anche a punte di 110 o 115. Alcuni
scienziati americani sono ottimisti e prevedono che in cinquant’anni la durata
media della vita potrebbe salire fino a 120 anni. Questa accelerazione avverrà
grazie all’ingegneria genetica e all’uso delle cellule staminali per curare o
addirittura sostituire parti avariate del corpo, veri pezzi di ricambio organici;
proprio come per le automobili in officina, si cambieranno fegato, milza, cuore
e polmoni come fossero pistoni, batteria e gomme. Tutto questo non è fantasia
ma probabilissima realtà futura. Un futuro molto vicino.
Teniamo conto che all’inizio del novecento la media di vita europea era 55
anni, da allora l’evoluzione sta camminando veloce e questo passaggio era stato
previsto ed è incoraggiato attivamente da chi, da migliaia di anni, vigila con
amore sull’umanità.
Ricordo, come se li vedessi adesso davanti ai miei occhi, scene di corpi
perfettamente immobili ma vivi. Voglio condividere con te le mie memorie!
L’unica soluzione è una GIUSTA E SINCERA CONDIVISIONE!
Ti prego di non credere subito a quello che stai leggendo, aspetta un poco,
leggi e rifletti. Rileggi e medita a lungo. Poi scegli cosa pensare e credere.
Il motivo per cui adesso voglio condividere con te una mia memoria intima
e personalissima, su cui sto ancora meditando, è che se l’esperienza fosse tua
vorrei che tu la condividessi con me. Di quello che sto scrivendo sono certo al
99 per cento, ma tra un po’ raggiungerò certamente il cento per cento.
Ricordo, con notevole precisione, alcune morti delle mie vite precedenti
ma non ho mai avuto una chiara visione di come sono morto sull’Himalaya.
Quando medito su quel passaggio karmico sento di aver lasciato un corpo ma
non per sempre, solo momentaneamente. Se per morte si intende la morte
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definitiva del corpo, allora percepisco che quel corpo non è ancora morto, è là
e vive in condizioni fisiologiche molto particolari.
Mi spiego meglio. Alcuni Yoghi riescono in questa impresa: lasciare
temporaneamente un corpo, nascere e vivere addirittura in un altro involucro
fisico per poi lasciarlo volontariamente (morire) e riprendere il controllo e il
sicuro possesso del corpo precedente, lasciato in stato di Samadhi, una
condizione di vita sospesa che non altera le funzioni fisiologiche
dell’organismo. L’antica filosofia indiana insegna che se uno spirito è in stato di
Samadhi riesce comunque a tenere il corpo vivo anche se la coscienza è fuori
dall’involucro fisico; lo spirito è in giro, si muove e vive altrove ma un filo
sottile, chiamato anticamente la corda d’argento, lo tiene collegato al punto
fisico di partenza.
Durante l’esperienza del coma che ho vissuto (da me descritta nel libro
Incontro con la Chiara Luce) questo procedimento mi risultò molto più possibile
e accettabile. Ho vissuto, in questa vita, un’esperienza che si avvicina molto al
morire, in italiano viene chiamata premorte in inglese più esattamente NDE,
Near (vicino) Death (morte) Experience, io e molti altri che hanno vissuto
questa indimenticabile avventura abbiamo realizzato direttamente che l’anima
può esistere separata dal corpo fisico, quindi io non ci credo per fede ma perché
ne ho fatto personalmente esperienza. Ho riflettuto a lungo se parlare o meno
di questo fenomeno e di altri che mi sono capitati durante l’uscita dal corpo e
sicuramente questo libro è la sede giusta. Tanto vale correre il rischio di ogni
possibile critica e comunicare, senza paura e fino in fondo questa informazione
che per me è molto importante e forse lo è anche per qualcun’altro.
Di questa possibilità ho parlato, raramente, con pochi amici e qualcuno,
mentre io raccontavo liberamente, vedeva nitidamente gli inconcepibili
scenari evocati dalle mie parole.
In India ho sentito molti dettagliati racconti di fantastici viaggi fuori dal
corpo; questa eventualità, da sempre accettata in oriente, affascina sempre di
più molti ricercatori occidentali che vogliono capire fino in fondo i limiti (o i
non-limiti) del potenziale umano.
Paul Brunton, che conosceva bene India ed Egitto, scrive nel libro Egitto
Segreto: “Ci incontrammo ancora alcune volte, l’Adepto Ra-Mak-Hotep ed io.
Fu durante la rievocazione di alcune delle mie esperienze in India, dove avevo
incontrato un giovane Yoghi che asseriva che il suo maestro aveva più di 400
anni, che Ra-Mak-Hotep mi fece con tutta serietà la strabiliante ed incredibile
comunicazione che alcuni Adepti, che avevano vissuto ed operato nell’antico

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FLASHBACK 7

Egitto, erano tuttora in vita! Non dimenticherò così presto con quale
esclamazione di stupore accolsi questa affermazione. Il punto essenziale delle
sue asserzioni era che esistono degli Adepti, i cui corpi riposano in stato
comatoso in certe tombe egizie che finora non sono state scoperte”.
Chi era l’Adepto Ra-Mak-Hotep?
Chiarisco il significato vero della parola Adepto che oggi è arcaica e in
disuso. Dice il Dizionario Enciclopedico: “Vocabolo che designa generalmente
il membro appartenente alla cerchia più interna di qualsivoglia istituzione
esoterica od occultistica. Nell’accezione originaria indicava invece il praticante
dell’autentica ‘Arte Reale’, cioè colui che conosceva il duplice volto
dell’alchimia egualmente operante sulla dimensione psicospirituale e sui livelli
materiali”.
Brunton si trova sul monte più alto di Tebe, sta visitando uno dei tanti siti
archeologici arricchiti dalla bellezza della natura e dai sepolcri dei Re. Si ferma,
stanco dopo una giornata indagatrice ed intensa come le altre, perché da bravo
ricercatore occidentale è sempre in cerca, vuole sapere, vuole conoscere,
svelare gli enigmi degli antichi segreti.
“L’intera scena era avvolta nel silenzio ed io ebbi la sensazione di aver
sciolto tutti i legami del mondo ai miei piedi. Mi voltai e feci qualche passo e
fu allora che vidi l’estraneo. Sedeva - o piuttosto era accoccolato con le gambe
incrociate - su un blocco basso, accuratamente coperto con un panno. Era un
uomo piccolo e, benché la barba a pizzo rendesse il viso più vecchio, dava
l’impressione di una persona sulla quarantina. Incontrando l’intera forza del suo
sguardo provai l’indescrivibile sensazione di trovarmi di fronte ad una
personalità del tutto insolita. Sentii che quell’incontro sarebbe rimasto
impresso nella mia memoria.”
Brunton, abituato ad ogni imprevisto da anni di viaggi in India, conosceva
bene il vecchio detto orientale: “Quando l’allievo è pronto, il maestro appare!”.
Sorpreso dalla carica energetica del grande personaggio ‘apparso
improvvisamente’ lo scrittore inglese rimase stupefatto ascoltando le seguenti
parole: “L’ho attesa qui, lei è scrittore. Al mondo deve essere comunicato un
messaggio. Lo metta per iscritto quando glielo darò, perché è importante.
L’incontro di oggi è soltanto un’introduzione, signor Paul Brunton. Mi chiami
Ra-Mak-Hotep, per me significa ‘in pace’. L’Egitto non è la mia patria, oggi
sono a casa mia in tutto il mondo, Asia, Africa, Europa ed America, conosco
tutti questi Paesi e li percorro. Solo fisicamente sono un uomo dell’oriente,
nello spirito non appartengo a nessun Paese”.
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Egitto segreto

Ra-Mak-Hotep rivela all’esterrefatto Brunton che lui è in grado di


scambiare pensieri a distanza con gli altri Adepti e che la vera storia dell’Egitto
è sconosciuta ai viaggiatori-ricercatori-predatori occidentali ed egiziani. Le
tombe importanti sono ben vigilate e non verranno mai scoperte dagli estranei.
Brunton fa un collegamento veloce con le antiche tombe segrete dei grandi
Lama che esistono in Tibet e che i tibetani proteggevano con ostinata reticenza
dalla morbosa curiosità degli stranieri, per secoli malvisti e scoraggiati dal
soggiornare troppo a lungo nel magico paese delle nevi.
I musei occidentali sono pieni di tesori rubati, trafugati e saccheggiati
dall’insaziabile avidità coloniale. Cosa pensereste voi di un popolo che venisse
in Italia, penetrasse nei cimiteri, scoperchiasse le tombe dei vostri antenati,
trafugasse i corpi morti e poi li esponesse alla vista dei curiosi a migliaia di
chilometri di distanza dal luogo di sepoltura. Civiltà o barbarie?
Gli europei l’hanno fatto, e ne vanno fieri!
La sconvolgente novità che gli comunica l’Adepto mette a dura prova
Brunton che vuole essere un fedele cronista delle incredibili scoperte, capisce
però che pubblicare una tale informazione, che non ha possibilità di verifica,
avrebbe potuto attirare ridicolo e disprezzo sul suo nome di scrittore
conosciuto.
Ringrazio Brunton per aver rischiato, superando la comprensibile incertezza
ed aver dato spazio al racconto di Ra-Mak-Hotep che, senza incertezze, precisa:
“Le tombe degli Adepti non sono tombe di morti, ma invece racchiudono i
vivi. Non contengono mummie ma bensì i corpi degli Adepti in uno stato
singolare che può essere, nel migliore modo, indicato con la parola ‘trance’”.
Dopo aver ricordato a Brunton che in India ci sono persone con poteri
simili, l’Adepto torna a spiegare il potere degli Adepti egizi: “Essi si trovano
mentalmente in una condizione molto simile, mentre dal lato fisico i loro corpi
sono naturalmente in uno stato di trance molto profondo, i loro spiriti si
muovono e viaggiano, le loro menti vivono in uno stato di piena coscienza ed
essi hanno il privilegio di essere consci di due mondi, quello materiale e quello
degli spiriti. I loro corpi sono ben nascosti in tombe introvabili ed attendono il
ritorno dei loro spiriti. Un giorno essi rianimeranno quei corpi comatosi che
poi riappariranno nel mondo esteriore. C’è un Adepto che si trova nella sua
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tomba dal 260 avanti Cristo, un altro da più di tremila anni, un altro ancora è
rimasto sepolto 10.000 anni. Essi stanno tutti operando in segreto molto
attivamente per il bene spirituale dell’umanità. Sanno ciò che avviene in tutto
il mondo, nonostante i loro corpi siano sepolti. Si trovano costantemente in
comunicazione telepatica con certi Adepti viventi nella nostra epoca che, a
loro volta, possiedono un corpo funzionante. I tesori spirituali conservati da
quegli antichi Adepti egizi vengono tramandati a questi Adepti viventi”.
La parola mummia viene dall’arabo mumiya che ha origine dal persiano
mum che vuol dire cera. La cera era usata per sigillare le parti del corpo (da
resuscitare) esposte a possibili attacchi da parte di germi e batteri. Quindi si
mummificava un corpo vivo per tenerlo al riparo durante l’animazione sospesa
(Samadhi), ma poi con la degenerazione spirituale cominciarono a
mummificare anche i cadaveri con la speranza di una possibile resurrezione del
corpo.
Questa idea fu portata da Mosè, educato dai sacerdoti egiziani, nella
dottrina teologica successivamente adottata dai cristiani. Risorge chi non è
veramente morto, magari lo spirito esce dal corpo ma il corpo non è morto solo
‘apparentemente morto’, una quasi-morte. Se per morte si intende
l’interruzione definitiva del rapporto tra spirito e corpo, per cui l’involucro
fisico inizia la sua naturale decomposizione, allora è assurdo pensare ad una
possibile risurrezione, il corpo risorge solo se è mantenuto intatto.
L’incontro fatto da Paul Brunton mi ricorda quello raccontato da Drunvalo
Melchizedek: “Era un tipo minuto e sembrava egiziano, piccolo di statura, un
volto ben rasato eccetto che per una barbetta sul mento. Era vestito con un
semplice abito di cotone di color bronzo e stava seduto a gambe incrociate
guardando me. Lo guardai negli occhi, e vidi qualcosa che avevo visto soltanto
negli occhi dei bambini. Quando guardate negli occhi dei neonati, sapete che
è facile perché non c’è nulla, nessun giudizio, semplicemente scivolate nei loro
occhi e loro cadono nei vostri. Ebbi un collegamento immediato con questa
persona, non c’erano barriere, mi toccò il cuore come nessuno aveva mai fatto
prima. Scoprii chi era. Era Thoth. La vita di quest’uomo risale quasi all’inizio
di Atlantide, aveva scoperto infatti, 52000 anni fa, come restare
continuamente conscio in un corpo, senza morire, e da allora è rimasto nel suo
corpo originale fino al 1991, quando si è spostato in un altro modo di essere.
Ha vissuto la maggior parte del periodo di Atlantide e divenne perfino re; dopo
l’inabissamento di Atlantide, lui ed altri esseri evoluti dovettero aspettare circa
seimila anni prima di poter ristabilire la civilizzazione. In Egitto si fece
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chiamare Thoth e mantenne questo nome durante tutto il periodo egizio,


quando poi l’Egitto decadde, diede inizio ad una successiva grande cultura in
Grecia. Il padre della Grecia fu Pitagora, e grazie alla scuola pitagorica la
Grecia si sviluppò in quella civiltà da cui deriva l’attuale nostra. Ma nei suoi
scritti Pitagora dice che Thoth lo prese per mano, lo guidò sotto la Grande
Piramide e gli insegnò tutte le geometrie e la natura della Realtà. Mentre la
Grecia si sviluppava con Pitagora, Thoth apparve in quella cultura con lo
stesso corpo che aveva in Atlantide ma con un nuovo nome, Ermete, e duemila
anni fa scrisse le Tavole Smeraldine. Da quel momento ebbe molti altri nomi
ma io lo chiamo ancora Thoth”.
Dal 1984 al 1991 Drunvalo, americano di nascita e di cultura, ricevette
direttamente dal Maestro Thoth dei grandi insegnamenti che potete leggere
nel libro L’Antico Segreto del Fiore della Vita. Thoth aveva il potere di apparire
e scomparire a suo piacimento, con il suo millenario corpo fisico.
Riferisco queste informazioni, e ce ne sarebbero molte altre, per farvi vedere
che certi fenomeni accadono su questo pianeta ma sono ancora a conoscenza
di pochi, fortunatamente la coscienza collettiva sta salendo, fai anche tu la tua
buona parte. La Terra ha cinque miliardi di anni, noi siamo eterni, lo siamo
sempre stati e sempre lo saremo, se ragioniamo in termini di eternità e
crediamo nell’evoluzione, individuale e collettiva, allora tutto può essere più
accettabile e meno assurdo.
Un telefonino di oggi mille anni fa era inconcepibile anche per le menti più
aperte. L’idea stessa sarebbe stata considerata ‘pericolosa diavoleria’. E tra mille
anni che ci sarà di ‘normale’ che oggi potrebbe sembrare strano e impossibile
anche alle menti più aperte? Il telefonino multidimensionale per comunicare
con gli spiriti disincarnati?
Quando incontro gli scettici ricordo a loro che:
1) Per secoli la gente e autorevoli scienziati hanno creduto che la Terra
fosse piatta.
2) Grandi eruditi hanno insegnato, convinti, che il sole girava intorno alla
Terra.
3) Per secoli è stata ritenuta assurda l’ipotesi che un uomo potesse andare a
fare due passi sulla Luna. Potevano andarci tutti, ma solo con la fantasia.
4) I medici curavano la gente ignorando l’esistenza di germi, virus e batteri.
Molti medici trasferivano, inconsapevolmente, il contagio da un malato
all’altro.
5) L’astronomia guardava le stelle in cielo e ignorava l’esistenza di migliaia
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di galassie, lontane tra di loro miliardi di chilometri


6) La fisica non conosceva l’interno dell’atomo.
La lista è lunga, quello che ieri era ignoranza oggi diventa conoscenza
acquisita, prima da uno o più individui poi cambia l’opinione pubblica e il
sapere dilaga a macchia d’olio. Così sta avvenendo per la Conoscenza Eterna
della Vita, sottratta all’umanità ma da sempre lì a disposizione di tutti. Non
bisogna inventare niente, semplicemente scoprire, conoscere e rivelare.

Il segreto non è più segreto

Per migliaia di anni le informazioni spirituali sono state tenute nascoste,


sacerdoti, maestri ed iniziati hanno mantenuto il segreto, alcuni hanno pagato
con la vita ma non hanno parlato; da qualche decennio si è aperto uno squarcio
ed enormi quantità di informazioni antiche e nuove sono disponibili, si stanno
scoprendo archivi e testi dimenticati. Sta avvenendo proprio adesso e molte
informazioni stanno perdendo il velo e sono disponibili; soprattutto in
occidente questo sta avvenendo con una certa facilità, se andate su internet o
in una buona libreria potete trovare informazioni e testi di conoscenza che per
secoli e secoli sono stati tenuti nascosti da vari gruppi esoterici. La diffusione
della grande conoscenza sta accelerando anno dopo anno, e il numero delle
persone disponibili ad aprire la mente è in vertiginosa ascesa; quando avranno
superato un certo numero allora inizierà una reazione a catena paragonabile
alla ‘massa critica’ delle reazioni nucleari e la tanto attesa trasformazione
planetaria sarà definitiva ed inarrestabile. Questo fenomeno che non era stato
previsto dai vertici politici, finanziari e religiosi è a buon punto.
In alcuni momenti di profonda meditazione, in questa fase della mia vita mi
bastano pochi minuti, riesco a riconnettermi velocemente con il mio altro
corpo himalayano e a ricevere da questo contatto una fortissima energia e
nuove conoscenze.
Accetto anche l’ipotesi che tutto questo possa essere frutto della mia grande
immaginazione, ma se l’albero si giudica dai suoi frutti allora dico che va bene.
Io, in questo collegamento non perdo niente, ricevo gratuitamente benessere
fisico e mentale, e ricavo anche ispirazione e nuove idee. Un vero affare. È
come avere una seconda casa. In alta montagna.

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La caverna nascosta

Nel 1963 uscì un libro, La Caverna degli Antichi firmato da Lobsang Rampa,
in cui l’autore pur essendo britannico di nascita racconta del Tibet con una
veridicità confermata da molti Lama tibetani. Rampa era il suo nome in una
vita precedente e questi fantastici ricordi pare siano riaffiorati dopo un coma
dovuto ad un incidente stradale. Il giovane monaco Rampa viene portato dal
suo Guru in una caverna nascosta. Per me Rampa è preciso e molto credibile:
“Restammo in piedi a osservare, silenziosi e spaventati, lo spettacolo che si
apriva davanti ai nostri occhi: cose da non credere. La caverna sembrava una
sala immensa e si allungava verso l’interno, proprio come se la montagna stessa
fosse stata svuotata. Ovunque c’era luce che ci colpiva violentemente, sparata
da una serie di sfere luminose che sembravano essere sospese nell’oscurità del
soffitto. Nella sala erano stipate numerose macchine che noi neanche
avremmo potuto immaginare...”
Il giovane Rampa è accompagnato da Lama Mingyar Dondup che conosce
bene gli antichi segreti: “Migliaia e migliaia di anni fa, in questo mondo
esisteva una civiltà progredita, gli uomini sapevano volare e a bordo di
macchine sfidavano la gravità. Gli uomini erano in grado di costruire strumenti
che potevano imprimere delle idee nelle menti di altri uomini, idee che
potevano apparire come vere e proprie immagini. Conoscevano la fissione
nucleare e alla fine fecero esplodere una bomba che rovinò il mondo...”.
In effetti sia il Mahabharata che il Ramayana, antichi testi indiani, narrano
gli episodi di guerre combattute migliaia di anni fa con armi micidiali,
paragonabili per intensità alle bombe atomiche ma più sofisticate e potenti.
In gran segreto negli Stati Uniti i fisici dell’Aeronautica stanno studiando
il potere dell’antimateria. Concettualmente la materia e l’antimateria sono lo
Yin e lo Yang della realtà: ogni tipo di particella subatomica ha la propria
controparte di antimateria tuttavia, quando entrano in collisione, materia e
antimateria si annullano reciprocamente in un’immensa esplosione di energia.
In un convegno dell’Institute for Advanced Concepts della NASA, tenuto
ad Arlington in Virginia, Kenneth Edwards ha spiegato che l’energia originata
dalla collisione di positroni ed anti-elettroni è 10 miliardi di volte superiore a
quella dell’esplosivo ad alto potenziale. Queste esplosioni non avrebbero
ricadute radioattive.
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Le informazioni storiche sulle antiche civiltà erano custodite nelle


biblioteche di molti popoli, tra queste la più nota fu la biblioteca cosmopolita
di Alessandria d’Egitto. Molti di questi archivi-biblioteche furono distrutti
intenzionalmente da invasori o da dittature che vedevano nell’antica
conoscenza il loro più grande nemico.
Scrive Childress ne Le Scoperte Scientifiche delle Antiche Civiltà: “Secondo il
noto astronomo Carl Sagan, un tempo esisteva un libro, dal titolo La Vera
Storia dell’Umanità negli ultimi 100.000 Anni, conservato nella famosa
biblioteca di Alessandria. Purtroppo questo libro, insieme a migliaia di altri, fu
bruciato da fanatici cristiani nel III secolo d.C. e tutti i volumi che in qualche
modo sfuggirono al loro impeto distruttivo, vennero bruciati, qualche centinaio
di anni dopo, dai musulmani per scaldare l’acqua delle loro terme. Tutti gli
antichi testi cinesi furono distrutti nel 212 a. C. per ordine dell’imperatore Chi
Huang Ti, il costruttore della famosa Grande Muraglia. La conoscenza è stata
sempre sotto la minaccia di attacchi distruttivi negli ultimi duemila anni.
Considerando tutta questa distruzione, è incredibile come i pochi testi
sopravvissuti parlino effettivamente di civiltà avanzate e dei cataclismi che le
annientarono, come anche di uomini saggi che conducevano una vita in
perfetta armonia con la Terra e con tutto l’ordine naturale delle cose”.
Non a caso George Lucas ha ripreso dal Ramayana la trama della famosa
saga cinematografica di Guerre Stellari. Il film è interpretato in chiave
hollywoodiana ma queste guerre sul pianeta Terra sono avvenute veramente.
Lucas riprende dalla filosofia dei Veda il concetto della Forza e fa dire a Obi
wan Kenobi: “La Forza è un campo energetico creato da tutte le forze viventi.
Ci circonda, ci penetra e mantiene unita la Galassia”. Il nobile desiderio dei
Cavalieri Jedi è riportare il giusto Equilibrio nella Forza.
Nella Bhagavad-gita Krishna dice ad Arjuna che lui discende (prende un
corpo materiale) ogni volta che la spiritualità (la forza) decade ed ha bisogno
di essere risollevata e equilibrata.
“Ogni volta che, in qualche luogo dell’universo, la vera spiritualità declina
e il male avanza io vengo di persona. Discendo di era in era per liberare le
persone buone, bloccare i malvagi e ristabilire i principi eterni della vita
spirituale.”
Come si fa? “È uno Yoghi perfetto”, afferma solennemente Krishna, “colui
che in relazione a se stesso vede la vera uguaglianza di tutti gli esseri, felici e
infelici. Lo Yoghi è più elevato dell’asceta, del filosofo e dell’uomo che aspira
ai frutti dell’azione. Perciò, in ogni circostanza, sii uno Yoghi o Arjuna.”
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Uno Yoghi è un autentico e sincero spirito libero, consapevole e


compassionevole. Un pacifico abitante dell’universo!
Nella tradizione indiana si parla di molti Avatar, esseri illuminati che
discendono (si incarnano) ‘di era in era’ per aiutare le anime innocenti.
Il mio caro amico Zecharia Sitchin, meticoloso e documentato studioso
dell’antichità e in particolare dei Sumeri, ha scritto: “Molto, molto tempo
prima che l’uomo cominciasse a far guerra ai suoi simili, furono gli dei a
combattere tra loro. Anzi fu proprio con le ‘Guerre degli Dei’ che ebbero inizio
le guerre degli uomini. E le guerre degli Dei per il controllo della Terra erano
già cominciate sul loro pianeta. Fu così che la prima civiltà dell’uomo cadde
sotto i colpi di un vero e proprio olocausto nucleare. Questo è un fatto non una
fantasia; tutto è stato scritto molto tempo fa, nelle Cronache della Terra”.
Sitchin su questo tema ha scritto quasi dieci libri, difficili da confutare.
Anche il ricercatore italiano Valentino Compassi è molto esplicito sul
rapporto tra umani e civiltà aliene. “Tutti gli Dei che si sono avvicendati su
questo pianeta hanno avuto bisogno di un interlocutore tra loro ed il popolo.
Le mitologie terrestri sono piene di questi racconti. La Bibbia stessa ne è un
esempio, soltanto che le fedi chiudono gli occhi e la mente e non fanno
navigare tra le righe dell’intelligenza cosmica. ‘Il popolo vuole sapere come ti
chiami’, disse Mosè al Sebaot. Ora, un creatore dell’Universo non ha un nome,
egli ‘È’ e basta. Da qui si evince che la domanda non era rivolta al presunto
Creatore ma ad un Signore con una tecnologia da brivido nelle cui mani era il
destino di un popolo e non del Cosmo. Lui rispose a Mosè ‘Dì che io mi chiamo
YAHWEH’. Questo termine deriva dalla radice HWH (senza alcuna vocale)
che in un linguaggio del tempo significava ‘egli distrugge’, ‘egli soffia’, ‘egli è
appassionato’. Come si vede ben poco di divino, così come gli umani lo
intendono. Per questo il Sebaot, ‘il Signore degli eserciti’ biblico, era
veramente un potente, anzi uno dei tanti potenti del cielo, cui, per qualche
motivo, faceva gola questo piccolo pianeta.”
“Esiste”, continua il Lama, “una stanza simile in un posto chiamato Egitto e
un’altra stanza con macchine identiche in un altro posto chiamato Sudamerica.
Io le ho viste e so dove si trovano.”
Leggendo le descrizioni di Rampa non si può non pensare al laser e alle
immagini olografiche, eppure quando il libro è stato scritto queste tecniche
non erano state ancora completamente sviluppate.
“Notammo anche delle statue e delle figure disegnate sul metallo, non
facemmo neanche a tempo a sgranare gli occhi che la luce si raccolse in se
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stessa e formò un globo luminoso al centro della sala. Colori e fasci di luce
tremolavano incessantemente e senza una ragione apparente e turbinavano
intorno al globo; si formarono delle immagini, dapprima sfocate e dai contorni
indistinti, poi sempre più vivide e reali e tridimensionali.”
Queste stanze, di fatto enormi e ben occultate, sono state cercate senza
successo da molti ricercatori ed anche da ambiziosi capi politici. Mao Tse Tung
sapeva dei segreti del Tibet, lo ha invaso ma non ha trovato nulla se non una
popolazione inerme da torturare e soggiogare. Anche gli avidi Hitler e
Mussolini mandarono spedizioni in Tibet cercando di conquistare le antiche
conoscenze. Hitler inviò esploratori in Amazzonia e ben tre spedizioni
sull’Himalaya, una delle quali guidata dallo stesso Himmler, il numero due del
Terzo Reich, ma nessuna raggiunse l’obiettivo. Tornarono solo pochi superstiti
vinti dalla fatica, dalle valanghe e dall’inaccessibilità delle vette e dei ghiacciai.
Ad Hitler non riuscì il desiderato contatto con Shambhala e si convinse che
‘loro’ non volessero trattare con lui. Anche Napoleone frugò l’Egitto ma non
scoprì che una piccola parte di quello di cui aveva sentito raccontare,
certamente aveva anche lui il desiderio di arrivare in India, già in mano ai suoi
grandi rivali inglesi.
Gli spagnoli, e successivamente diverse spedizioni, hanno frugato
l’Amazzonia e sono anche riusciti a scoprire le entrate di enormi tunnel che
non hanno mai restituito i corpi di quelli che vi si sono avventurati
percorrendoli per qualche chilometro.
La storia di Lobsang Rampa è, a mio giudizio, attendibile e attuale. “Queste
stanze segrete”, conclude il Lama, “furono occultate da popolazioni antiche in
modo tale che le loro creazioni potessero essere trovate da una generazione
futura al momento giusto.”
Scrisse il poeta russo Valery Briusov:
“I poeti e i saggi guardiani della fede segreta
nascosero le loro torce accese
nei deserti, nelle catacombe e nelle caverne.”

Le torce sono ancora accese

La buona notizia da diffondere con gioia è che le torce non si sono mai
spente e gli Antichi Maestri sono ancora vivi.

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Nel libro Le scoperte scientifiche delle antiche civiltà il ricercatore David


Hatcher Childress così commenta i racconti di Lobsang Rampa.
“Per quanto possa sembrare fantastica, la storia di Lobsang Rampa non
viene considerata frutto di fantasia in quanto esistono altre fonti che
sostengono l’esistenza di depositi del sapere e di caverne piene zeppe di
macchinari altamente tecnologici. Oggi non vengono più costruite piramidi
con le stesse dimensioni della grande Piramide egiziana. In compenso oggi
sappiamo di gigantesche basi militari sotterranee, come l’Area 51 nello Stato
del Nevada, e per costruirle non si risparmiano neanche di svuotare intere
montagne. Il Comando americano di difesa NORAD nelle montagne
Cheyenne, a Colorado Springs, è stato ricavato in una montagna cava e
contiene un’intera città funzionante.”
Childress immagina che un cittadino medio che entrasse nel NORAD
rimarrebbe stupito proprio come Rampa. Queste basi moderne sono costruite
sotto Terra per resistere a guerre e catastrofi proprio come la caverna degli
antichi di Rampa. Avevo anche sentito dire dell’avventuroso viaggio in
Mongolia di John Spencer, mercante, che arrivato al monastero di Tuerin ebbe
un incontro sensazionale. I monaci buddisti lo portarono in una grande caverna
dove, in una sala ottagonale illuminata da una luce verde fosforescente, gli
furono mostrate tre bare contenenti i corpi di un monaco, di una donna e di
uno strano essere che indossava una tuta d’argento e un casco e dai cui occhi
uscivano due fasci di luce abbagliante.
“Questo essere”, spiegò un monaco “era un grande maestro venuto dalle
stelle.”
Su una parete Spencer vide raffigurate le costellazioni del Toro e di fronte
le Pleiadi. Le Pleiadi sono sette stelle e fanno parte della costellazione del Toro.
Secondo antiche scritture vediche, i Purana, queste stelle sono la dimora dei
sette grandi saggi, i Sapta Rishi.
A questo punto mi viene voglia di citare anche le parole di Methusalem
Meier, figlio del noto contattista svizzero Bill Meyer.
Al terzo congresso mondiale OVNI (oggetti volanti non identificati)
tenutosi ad Acapulco nel 1999, il giovane Meier raccontò la storia di suo padre,
un uomo che ha subito più di dieci attentati, fortunatamente non riusciti, da
parte di gruppi di fondamentalisti cristiani che lo accusavano di essere in
contatto con il diavolo.
“La storia della relazione di mio padre con gli extraterrestri inizia nel 1942,
lui aveva cinque anni, era in compagnia di suo padre e vide un disco metallico
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della grandezza di 300 metri. Negli anni successivi non solo continuò a vedere
regolarmente questi oggetti volanti ma ebbe la straordinaria opportunità di
incontrarsi con gli esseri che li pilotavano, abitanti delle Pleiadi, e di parlare
con loro. Nel corso di numerosi incontri mio padre ricevette informazioni
riguardanti l’esistenza di innumerevoli forme di vita intelligente nell’universo,
l’evoluzione dell’umanità e il vero significato della creazione. Mio padre riuscì
a fare molte fotografie delle astronavi che anche io ho visto. Le foto non sono
fantasia e sono state riconosciute autentiche dagli esperti di varie parti del
mondo. Un giorno gli chiesero di intraprendere un viaggio intorno al mondo
durante il quale, come gli fu detto, avrebbe imparato a conoscere i differenti
modi di vivere dei vari popoli della Terra. Attraversò l’Europa e l’Asia e in
India si fermò presso un Ashram nel quale ebbe contatti diretti con Asket, un
essere proveniente dalle Pleiadi. Loro insegnano che dobbiamo cambiare noi
stessi, cambiare la nostra mente, il nostro modo di pensare. Dobbiamo amare di
più, imparare il vero rispetto. È giunto il momento in cui impariamo ad amare
gli altri nello stesso modo in cui amiamo noi stessi.”
Per convalidare il suo racconto il figlio di Meier introduce Phobol Cheng,
nipote del responsabile dell’Ashram indiano. E la signora Chen, diplomatica
presso l’Onu, mettendo a repentaglio la sua reputazione e il suo lavoro,
conferma coraggiosamente la genuinità del racconto del giovane Meier. Billy
Meier visse sei mesi all’Ashram e lei, giovane ragazza, era là e fu testimone
attiva degli incontri tra il cittadino svizzero e il Pleiadiano. Tra di loro, lei
compresa, la comunicazione avveniva solo per via telepatica.
Personalmente ho molta simpatia ed attrazione per le Pleiadi.
Gli insegnamenti Pleiadiani sono buoni e ricordano quelli di Gesù. Mi
torna in mente la canzone che sentivo cantare da bambino: “Tu scendi dalle
stelle o re del cielo e vieni in una grotta…”.
Quali stelle? Le Pleiadi?

Noi e Loro

Nei miei programmi di scrittura c’è anche un libro sui racconti dei Deva e
degli Asura, gli abitanti di altri pianeti che hanno partecipato a grandi eventi
e scontri avvenuti in varie parti del pianeta decine di secoli fa. I testi vedici
dicono che esistono circa 400.000 specie umane diverse sparse in vari pianeti
della galassia.
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Racconti fatti da grandi Yoghi parlano di viaggi astrali in altre galassie in


cui esistono forme viventi inconcepibili per la mente umana. Nella tradizione
vedica, confermata da notizie provenienti anche da altre tradizioni molto
antiche di questo pianeta, si parla di varie razze di extraterrestri, elencate con
grande precisione e coerenza, che possono però dividersi in due grandi
categorie, Deva (i buoni) e Asura o Danava (i cattivi), costantemente
contrapposti nelle azioni e nelle intenzioni.

Deva

I DEVA (chiamati nelle antiche tradizioni ‘i Signori dal Volto Luminoso’),


sono animati dalle migliori intenzioni riguardo ai terrestri, e durante tutta la
storia hanno sempre cercato di aiutarli a progredire nello sviluppo del loro
grande potenziale; spesso sono stati erroneamente adorati come dei o semidei
dalle culture antiche. La parola italiana ‘Dio’ viene dal latino ‘deus’ che in
origine era un aggettivo e voleva dire ‘luminoso’. La parola originale è quella
sanscrita Deva che ha origine dalla radice ‘div’ che vuol dire splendere.
Collegato a ‘deus’ è anche ‘dies’ che voleva dire sia luminoso che giorno, vedi
l’italiano dì, da cui buon dì! Il saluto militare di coprirsi la vista con la mano
destra viene dall’antico incontro tra i vulnerabili occhi dei guerrieri terrestri e
‘Quelli’ dal volto lucente, poi il gesto è rimasto come saluto simbolico verso un
grado superiore.
Il Bhagavata Purana (canto 3, capitolo 20) spiega nei dettagli la loro origine
e le loro caratteristiche. La teologia cattolica ammette l’esistenza di esseri
intermedi tra l’uomo e Dio, equivalenti ai Deva, conosciuti come gli Arcangeli,
gli Angeli, i Troni, le Dominazioni, i Serafini, i Cherubini.
Le principali razze di Deva secondo i Veda sono le seguenti:

Aditya: abitanti di una federazione di 12 ‘pianeti’ (più correttamente, Loka,


o ‘dimore, popolazioni’), discendono dalla Madre Divina Aditi. Uno di essi,
chiamato Indra dalla tradizione vedica, è considerato il sovrano di vari sistemi
planetari superiori e ha l’appellativo di “re del cielo”. Anche Roddenderry
creatore della fortunate serie televisiva Star Trek conosceva i Veda e si è
ispirato alla federazione planetaria dei Deva Aditya.
Vidyadhara (vidya dhara vuol dire quelli che possiedono la conoscenza,
vidya): gli abitanti dei sette sistemi stellari delle Pleiadi che ruotano attorno
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alla stella polare, chiamata Dhruvaloka, che è il pianeta più importante


dell’universo in quanto “porta d’ingresso alle dimensioni superiori”.
I Pleiadiani appaiono in molte leggende e mitologie come esseri angelici
pieni di amore e conoscenza. Sono gli Angeli incontrati dalla Madonna, da
Maometto e da molti santi.
Gandharva: abitanti di un sistema planetario superiore, meno potenti degli
Aditya e dei Vidyadhara, hanno però una grande conoscenza delle arti belliche,
dell’areonautica, del volo spaziale e del potere del suono (compresa la musica);
sono gli extraterrestri che viaggiano di più e hanno più contatti con molte altre
razze umanoidi. Hanno un aspetto bellissimo e gentile di tipo angelico ma sono
anche scienziati molto intelligenti, dotati nel campo scientifico e bellico. Molti
angeli, tipo quelli raffigurati con corazze e spade di fuoco, sono dei Gandharva.
La loro natura biologica permette loro di accoppiarsi con gli esseri umani.
Sadhya e Pita: sono abitanti di Yamaloka, dimensione astrale e punto di
passaggio tra una dimensione e l’altra. Questa dimensione è visitata da molte
persone comuni che lasciano il corpo (al momento della morte, oppure in
sogno o durante un viaggio astrale) senza avere molta conoscenza; questo
passaggio, vissuto dai diversi individui a seconda delle loro proiezioni mentali
(schemi di pensiero) e della loro evoluzione, porta il viaggiatore a sperimentare
varie apparizioni benevole e/o minacciose a seconda di ciò che il suo
subcosciente si aspetta. Sono le divinità irritate o benevoli di cui parla il Libro
Tibetano dei Morti. Chi vaga nella dimensione astrale incontra gli Yamaduta che
vivono a Yamaloka, ‘il luogo del signore della morte’, questi esseri spesso fanno
da guida e mettono gli spiriti disincarnati in contatto con se stessi, con le
proprie creazioni karmiche, paradisiache o infernali. Questa dimensione è in
realtà una dimora felice in cui Yamaraja vive con i suoi sudditi e svolge il suo
compito di smistamento delle entità disperse di passaggio, dando consigli e
insegnamenti. Più che giudici cattivi gli Yamaduta sono guardiani (duta) e
consiglieri di chi viaggia nel piano astrale.
Carana e Kinnara: tra le 400.000 razze umanoidi menzionate dalle scritture
vediche, queste sono tra quelle che si avvicinano maggiormente agli esseri
umani. Non viaggiano spesso fuori dal loro pianeta.
Kimpurusa: questa parola letteralmente significa kim (che razza di, che tipo
di) purusa (esseri umani); questi esseri sono i quasi umani chiamati grigi dagli
ufologi. Quelli rinvenuti a Roswell sarebbero del tipo umanoide Kimpurusa.
Naga: questa popolazione si trova in una posizione intermedia tra i “buoni”
e i “cattivi” dell’universo. Dotati di enormi poteri mentali, considerati magici
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dalle popolazioni antiche, sono originari delle zone più basse della galassia ma
hanno fondato colonie sulla Terra fin dai tempi più antichi. Sono gli antenati
degli ‘uomini drago’ o ‘uomini serpente’ che popolano le leggende orientali. La
loro natura biologica permette loro di accoppiarsi con gli esseri umani. Il
Mahabharata riferisce che Arjuna (il più importante dei fratelli Pandava, al
quale Krishna espose la Bhagavad-gita) ebbe tra le sue mogli anche una
principessa Naga. Il figlio di questa principessa, chiamato Babhruvana, è
considerato nelle regioni dell’India nord orientale come il capostipite della
dinastia del regno di Manipur, che comprendeva un tempo (oltre all’attuale
stato di Manipur) anche gli attuali stati di Nagaland, Mizoram, Assam, Tripura
e della zona circostante.
Yaksha: arrivarono sulla Terra in epoche molto antiche e si collocarono in
zone inaccessibili dell’Himalaya, dove vivono tuttora; sono governati dal
potentissimo Kuvera e hanno dato origine all’antica religione sciamanica
tibetana (Bon). Hanno accesso a dimensioni differenti grazie alle loro
conoscenze e ai loro poteri, ma hanno una natura che può essere inquietante e
pericolosa per gli esseri umani, dai quali vengono spesso identificati come
‘fantasmi’ , ‘spiriti guida’ o ‘stregoni’, senza però la connotazione di pura e totale
malvagità ‘diabolica’. Ancora oggi nella tradizione tibetana alcuni medium
vanno regolarmente in trance e consultano alcuni spiriti guida Yaksha.
Ultimamente il Dalai Lama, dopo decenni, ha smesso di consultare lo spirito
guida chiamato Dorje Shugden e questo ha creato una divisione tra i Lama,
perché alcuni rifiutando l’ordine del Dalai Lama continuano a considerarlo il
loro spirito guida. Si dice che, durante l’invasione cinese, Dorje Shugden abbia
guidato fuori dal Tibet il Dalai Lama accompagnato da migliaia di tibetani. I
tibetani non parlano volentieri di questi spiriti guida del loro popolo. In genere
gli Yaksha hanno un grande potere su un certo territorio per cui sono chiamati
anche ‘spiriti locali’.
Possono essere assimilati al Popolo Fatato delle tradizioni europee (folletti,
fate, spiriti della natura eccetera). Anche gli Yaksha hanno una potenzialità
biologica che permette loro di accoppiarsi con esseri umani, e l’hanno fatto
spesso. Nel passato le loro conoscenze e poteri sono stati trasmessi tramite
contatto diretto alle guide di molte culture sciamaniche della Terra e formano
la base esoterica e magica del lamaismo tibetano (Vajrayana), come pure di
certe pratiche tantriche e di alcune forme di Yoga.

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FLASHBACK 7

ASURA. Asura vuol dire senza (a) pace (sura).


Danava: sono una razza molto simile agli Aditya per poteri e natura
biologica, ma tradizionalmente coltivano valori imperialisti di conquista,
sopraffazione e sfruttamento, e spesso di distruzione. Appartengono a una
federazione di pianeti che si trovano nella parte inferiore della galassia (Atala,
Talatala, Patala, ecc.) e non amano molto la luce del sole, perciò vivono in
meravigliose città giardino sotterranee, illuminate da luci artificiali rossastre.
Dispongono di enormi ricchezze e la loro vita è dedita ai piaceri materiali di
ogni genere. Hanno basi militari sotterranee su questo pianeta.
Possiedono una enorme conoscenza scientifica e poteri grandissimi, con i
quali combattono da migliaia di anni contro i Deva per il dominio sull’universo
e sulle altre razze, specialmente sugli esseri umani che sono considerati da loro
una facile preda.
Nei testi vedici viene spesso menzionato un grande scienziato della razza
Danava, chiamato Maya, che costruisce meravigliose navi spaziali per
chiunque gliele commissioni - Deva o Asura o anche esseri umani. I Danava
sono tendenzialmente senza spiritualità e privi di scrupoli o regole morali, ma
talvolta nella loro discendenza nascono individui moralmente sani che
accettano di collaborare amichevolmente con le altre razze dell’universo senza
tentare di sopraffarle (i Purana raccontano le storie di Prahlada, Bali Maharaj
ed altri ancora, che divennero santi, illuminati e benevoli sovrani dell’universo
pur appartenendo alla razza Danava).
Raksasha: questa è la razza più pericolosa dell’universo, i veri cattivi.
Grandi e potentissimi maghi neri e spietati demoni conquistatori, sono
totalmente privi di principi etici. Trattano tutti gli altri esseri senza alcun
rispetto e considerazione: usano tutti, inclusi gli esseri umani, come bestiame
da macello (li mangiano), schiavi (soprattutto a scopi sessuali) e animali da
laboratorio (per ogni genere di esperimento crudele e spaventoso). Sono
assimilabili agli Orchi delle tradizioni europee.
Lo spirito guida di Adolf Hitler era un Raksasha. Il demone che nel deserto
tentò Gesù Cristo era un Raksasha. I campi di concentramento nazisti, i gulag
(campi di lavoro e sterminio) comunisti di Stalin, la schiavitù, le torture, le
inquisizioni cattoliche, i massacri, le stragi, il terrorismo, i sacrifici umani, gli
abusi e le demoniache sopraffazioni organizzate della vita umana nei secoli sono
opera dell’influenza nefasta dei Raksasha. Amano farsi adorare e godono delle
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scene di violenza, perché si nutrono delle emozioni negative altrui.


Sicuramente in molti film e programmi televisivi c’è la mano di qualche
Rakshasha. Cercano persone facilmente influenzabili per manovrarle come
pedine e sacrificarle per gioco senza sentire alcun rimorso morale.
Le descrizioni vediche attribuiscono loro un aspetto orrendo, ma anche la
capacità di assumere qualsiasi forma, persino bellissima e affascinante, per di
ingannare le loro vittime. Non solo hanno una natura biologica che permette
loro di accoppiarsi con gli esseri umani, ma hanno sempre fatto incursioni sul
nostro pianeta e in alcuni periodi hanno persino stabilito delle colonie, talvolta
fondendosi con le popolazioni locali asservite. La vicenda del poema epico
Ramayana (l’opera a cui ammette di essersi ispirato il regista americano George
Lucas ) parla proprio di una grande guerra interplanetaria condotta dal principe
umano terrestre Rama contro il potentissimo Raksasha di nome Ravana, che
aveva rapito sua moglie Sita.
Anche tra i Raksasha può avvenire però qualche ‘miracolo’ per cui un
Raksasha si innamori sinceramente di un essere umano o prenda sotto la sua
protezione un gruppo di esseri umani; in tal caso il Raksasha trasmette le
proprie conoscenze scientifiche e si impegna sinceramente ad aiutare gli umani
e persino a proteggerli. Il Mahabharata racconta che Bhima (uno dei cinque
fratelli Pandava, legittimi eredi del trono e persone di grande moralità) sposò
una donna Raksasha che si era innamorata di lui. Il figlio della Raksasha,
Ghatotkacha, che possedeva l’enorme potenza e conoscenza scientifica dei
Raksasha, combatté a fianco del padre per proteggerlo e morì in sua difesa
durante la famosa guerra di Kuruksetra.
I Raksasha, che sono dei grandi inquinatori mentali e invidiano i terrestri,
vengono sconfitti solo dalla forza straordinaria che nasce dalla purezza mentale.
Il potere della mente positiva tiene lontano i Raksasha.
Molti descrizioni di diavoli, demoni e spiriti maligni si riferiscono a loro
apparizioni. Non si fermano davanti a preghiere e rituali, di per sé deboli di
fronte al loro potere, ma solo di fronte alla purezza mentale con cui vengono
espresse le azioni o le parole di chi si sente attaccato da loro.
Le descrizioni di Deva e Asura, e delle vicende storicamente avvenute su
questo pianeta sono molto estese. Questo è solo un breve riassunto per
illustrare la natura dei contatti avvenuti tra Noi e Loro.

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FLASHBACK 7

Il filosofo cinese Lao Tzu

Ritornando alle fantastiche descrizioni di Lobsang Rampa notiamo che


Childress collega i racconti di Rampa a quelli di Lao Tzu: “Il grande filosofo
cinese Lao Tzu parlava molto spesso degli Antichi nei suoi scritti, proprio come
faceva anche Confucio. Si trattava di uomini saggi e informati, esseri umani
molto vicini alla divinità, potenti, buoni, amorevoli e onniscienti. Questi
‘Antichi’ sarebbero vissuti in una zona remota dell’Himalaya a guardia della
saggezza millenaria.
“Al volgere della sua lunga vita, Lao Tzu lasciò la Cina e iniziò un viaggio
verso ovest alla ricerca della dimora degli ‘Antichi’, la Grande Confraternita
Bianca. Mentre stava lasciando il confine cinese una guardia lo convinse a
scrivere il Tao Te Ching così da evitare che il suo sapere andasse perduto. Non
si ebbe più notizia di Lao Tzu e si pensa che riuscì ad arrivare a destinazione”.
In altri testi indiani si afferma che Lao Tzu era un vero Siddha che, come
già fece Saint Germain in occidente, a missione compiuta ritornò al quartier
generale sulle montagne dell’Himalaya.
Così nel capitolo 15 del Tao Te Ching Lao Tzu descrisse gli Antichi Maestri:
“Gli Antichi Maestri erano acuti, misteriosi, profondi sensibili.
La profondità del loro sapere era insondabile per la mente umana.
Proprio per questa loro insondabilità noi non possiamo fare altro che
descriverne l’apparenza.
Vigili, come uomini che attraversano un fiume ghiacciato d’inverno.
Cortesi come ospiti in visita.
Attenti, come uomini consci del pericolo.
Docili come ghiaccio prossimo a sciogliersi,
Semplici come ceppi di legno senza intagli”.
Secondo la tradizione dei Siddha, Lao Tzu era Boganathar.
Scrive Marshall Govindam nel suo libro su Babaji: “Kalangi Nathar decise
di entrare in Samadhi per tremila anni. Egli chiamò Boganathar
telepaticamente e gli ordinò di andare in Cina a continuare la sua missione.
Boganathar, arrivato in Cina, venne addestrato da Kalangi in tutti i diversi
aspetti delle scienze Siddha. Quando Kalangi entrò in trance, Boganathar per
facilitarsi il compito trasmigrò nel corpo fisico di un cinese appena deceduto.

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Si fece chiamare Bo-Yang, Bo è una derivazione della parola bhogam che


significa ‘beatitudine materiale e spirituale’.
“Boganathar decise di superare i limiti del suo corpo mortale cinese
prolungandone la vita tramite l’impiego delle erbe kaya-kalpa, fino a
raggiungere, tramite il Kriya Yoga Kundalini, il Pranayama e le relative
tecniche, lo stato di Soruba Samadhi. Bo-Yang fu conosciuto anche come Lao
Tzu e, per circa duecento anni, insegnò a centinaia di discepoli cinesi le
pratiche del Tantra Yoga. Le tecniche avanzate che egli insegnava prevedono
l’ascesa delle energie dal Muladhara (primo Chakra), situato all’altezza del
perineo, fino al Sahasrara (settimo Chakra), alla sommità del capo, nel corso
di un rapporto sessuale con un partner di una certa levatura spirituale. Il
risultato è che l’energia sublimata, tejas, si manifesta in tutte le cellule del
corpo. Nel V secolo avanti Cristo, Confucio (Kung-fu-tsu) incontrò Lao Tzu-
Bo-yang e disse di lui: ‘So che un uccello può volare, che un pesce può nuotare
e che un animale può correre. Per ciò che corre si può fare una rete; per ciò che
nuota si può fabbricare una lenza. Ma l’ascesa del dragone nei cieli a cavallo del
vento è qualcosa che esula dalla mia conoscenza. Oggi ho incontrato Lao Tzu
che forse è simile al dragone’.”
Per i cinesi, e in particolare per i Taoisti, il dragone è il simbolo della
Kundalini-Shakti, la forza primordiale che dal basso va verso l’alto.
Altri Grandi Maestri del Sapere furono contattati dai Siddha e ricevettero
la conoscenza della filosofia eterna. Zarathustra nell’antico Iran (Persia),
Pitagora nel mondo greco, Buddha in India, Confucio in Cina propagarono un
insegnamento per molti aspetti comune, questo evento quasi contemporaneo
(secoli prima di Cristo) non fu casuale e nei secoli successivi gli effetti di questa
ondata di saggezza determinarono l’evolversi della cultura scientifica e religiosa
dell’umanità. Poi venne Gesù Cristo!

Seduto sulla sabbia

Metto da parte i fogli e mi guardo intorno, mi ritrovo solo, circondato dal


grande vuoto, seduto sulla riva del Gange. La Kumbha Mela è finita ma per me
una nuova comprensione inizia ad apparire. La mia Mela questa volta non è
animata dalla folla, non mi muoverò più tra l’eccitante euforia delle tende e dei
fuochi. Questo è il posto cercato. Io ci sono, ma sono fermo, immobile, amato
ed abbracciato da invisibili energie sottili che pervadono con amore lo spazio e
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FLASHBACK 7

il tempo del Gange. Mi sento immerso in un vastissimo oceano di buone


informazioni, la chiave di lettura mi è facile e possibile.
Babaji e gli altri Siddha Yoghi sono sempre stati dietro questa strategia:
espandere con amore l’area della coscienza, diffondere liberamente la
conoscenza senza convertire o manipolare. Invitare con amore, stimolare con
l’esempio, mantenere pura e viva la conoscenza.
Sono toccato, coinvolto, avvisato e benedetto.
Ripenso al 1991: vivevo in India, ero determinato a rimanere a vivere in
India per il resto della vita, eppure un’altra idea illuminò la mia mente:
America!
Nel 1992 andai a vivere negli Stati Uniti, dopo due anni ricevetti la carta
verde, la residenza americana mi fu rilasciata per motivi umanitari in quanto
avevo organizzato una distribuzione gratuita di cibo vegetariano agli homeless,
i senzatetto. Non è facile ricevere la tanto desiderata Green Card (il permesso
di soggiorno americano) eppure mi arrivò senza nessuno sforzo.
Adesso, nel 2001, vedo chiaramente che in questa vita il mio karma
principale è tricolore e si gioca principalmente in Italia.
Il rosso del primo Chakra indica azione, vita e movimento. Il verde del
quarto Chakra apre ai rapporti umani e alle buone relazioni, il bianco spirituale
della Chiara Luce illumina la nostra esperienza umana e rivela la nostra vera ed
eterna identità. Movimento, rapporti umani e spiritualità!
Non mi sento completamente italiano e neanche voglio fare un elogio a
buon mercato dell’Himalaya. Mi sento vivo, ovunque. Abitante di un mondo
in continua trasformazione. Ho riflettuto spesso sulle parole del saggio
Yukteswar: “Molti montanari vivono sull’Himalaya, eppure non hanno la
percezione di Dio”.
Queste zone sono state raggiunte anche da molti coraggiosi esploratori
occidentali, però più che freddo, pericolo e cime innevate non hanno visto. E
allora?
Alla conoscenza si arriva con il puro desiderio e la saggezza. Parti da dove
sei e cerca con fiducia una persona realizzata spiritualmente.
Molti Yoghi vivono sulle alte montagne indiane ma la montagna di per sé
non è un Guru e un’anima veramente realizzata non è vincolata dai limiti
spaziali e temporali, di un tempo e di un luogo preciso, può entrare
direttamente in contatto con chi cerca veramente la libertà. Ovunque.
Continuo a leggere gli appunti del Viaggio. Il Viaggio continua e non
finisce mai.
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FLASHBACK 8

Shaktipat

Shaktipat significa letteralmente ‘conferire energia o accendere la lampada’


e rappresenta l’incontro tra la candela accesa e le candele spente

“Uno dei concetti più affascinanti della vasta letteratura Yoga è quello di
Shaktipat. Che un maestro possa trasmettere il suo potere in un istante è, in
verità, un’idea entusiasmante.”
da Il libro dei Mantra di Rajmani Tigunait

Per ricevere bene l’energia che porta ad uno stadio superiore di coscienza è
necessario aver raggiunto un livello avanzato di apertura e ricezione. Siamo
simultaneamente riceventi e trasmittenti. Ho provato spesso durante i seminari
a sedermi con gli occhi chiusi e le gambe incrociate, in stato di pace mentale
mi concentravo sulla trasmissione diretta di ENERGIA.
Chiedevo ai partecipanti di osservare con attenzione un punto della mia
testa e respirare lentamente. Ho provato con piccoli gruppi o con centinaia di
persone, il risultato era il medesimo. La quasi totalità vedeva i colori della mia
aura e molti anche scene nitide delle mie vite precedenti.
Questa esperienza di Shaktipat ha cambiato in meglio la vita di molti
sinceri ricercatori, attivando il loro terzo occhio.
Le energie sottili esistono e si possono trasmettere. Ogni essere emette
continuamente raggi, onde e vibrazioni che un giorno saranno visibili
attraverso macchine create dall’uomo. La tecnologia materiale è un riflesso
inconscio di una grandiosa tecnologia spirituale che tutti noi possediamo da
sempre.
Energie invisibili si trasmettono da una persona all’altra e possono essere
inviate e recepite meglio se le persone entrano in uno stato cosciente di pace
mentale.
Durante la meditazione Shaktipat io chiudo gli occhi, mi rilasso, respiro
profondamente e, consapevole di essere ‘uno spirito libero che sta vivendo una
bella esperienza umana sul pianeta terra’, mi concentro mentalmente sulle
seguenti affermazioni positive.
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FLASHBACK 8

“Io vi voglio bene. Io condivido liberamente con voi il mio amore e la mia
conoscenza.” Dentro di me ripeto silenziosamente queste affermazioni e poi mi
metto in sintonia con la pulsazione cosmica. Contrazione ed espansione.
Amore e libertà. Amare ed essere amato.
In cinque minuti riesco a trasmettere migliaia di immagini.
Il riscontro è sempre positivo. Gli altri mi confermano la riuscita della
trasmissione descrivendo poi scene di vita che io ben ricordo, avendole vissute
in esistenze anteriori.
Per me trasmettere o scrivere è come guardare un buon programma
televisivo, e io guardo affascinato la mia televisione interiore. La coscienza è
esploratrice e video-amatrice, registra tutto il lungo viaggio che fa nelle
incarnazioni materiali, da un corpo all’altro. Il viaggio del Samsara.
Nella dimensione disincarnata non c’è niente da registrare, lì tutto è da
sempre presente ed accessibile in una dimensione di tempo-unito che non è
facile da comprendere in un mondo dominato dalla linearità dell’emisfero
sinistro maschile. L’eccesso di energia maschile ha tolto alla scienza la sua
capacità di conoscere e vivere direttamente le varie dimensioni invisibili e
sottili. In occidente stiamo facendo passi avanti grazie alla fisica quantistica e
a scienziati coraggiosi, fuori dagli schemi accademici.
Lo Shaktipat può anche essere fatto anonimamente. Vi mettete lì e
mandate il vostro amore e la vostra conoscenza a tutti i sinceri ricercatori del
pianeta terra. Qualcuno avrà visioni, intuizioni e conoscenze senza mai
conoscere la sorgente. Molti Siddha si muovono così. Compassione anonima,
ottima beneficenza non firmata!!
Per il passaggio inverso, la ricezione, ci si può preparare così: ponetevi in un
comodo stato di mente aperta e pronunciate con la vostra voce queste parole:
“Sono pronto a ricevere amore e conoscenza dagli spiriti liberi compassionevoli
del mondo e dell’universo”.

Uno Yoghi in riva al Gange

Nell’estate del 1972 incontrai a Rishikesh Samadhi-wala, che vuol dire


colui che dà il Samadhi; ‘sam’ significa insieme e ‘adhi’ l’assoluto; questo Yoghi
era stato professore universitario poi disgustato dalle falsità accademiche aveva
mollato tutto per ritirarsi sull’Himalaya. Era alto, robusto, con i capelli raccolti
sopra la testa, stendeva sotto un albero una pelle di daino (morto
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naturalmente) e si sedeva dopo aver infilato a terra il tridente che portava


sempre con sé. Era un vero ‘modello’, uno spettacolo vivente, aggraziato,
elegante, senza età e senza bagagli. Solo una tracolla di cotone con scialli e teli
arancioni; io parlai con lui ma capii subito che il vero insegnamento era
energetico e non verbale, l’anima parla all’anima. Quella era una
comunicazione Shaktipat, un dialogo intenso che avviene senza aprire bocca.
Finalmente avevo incontrato un vero professore, in India li chiamano
Rishi. Viveva in continuo movimento, una quiete in movimento tra gli
Ashram, le caverne e improvvisate dimore provvisorie sotto i rami di un albero
baniano, viveva in contatto reale e profondo con gli elementi, visibili ed
invisibili dell’universo. Nei miei viaggi in India ho fatto molti incontri del
genere, importantissimi appuntamenti karmici che per succedere non avevano
bisogno di lettere, segretarie, telefonate e inviti scritti.
“Rishi”, scrive Deepak Chopra nel libro Il ritorno del grande saggio, “è una
parola antica, dal significato profondo. In India, dove saggi e santi sono tuttora
parte della vita quotidiana, Rishi indica il grande saggio. Un Rishi conosce la
realtà nei suoi risvolti più intimi; i grandi Rishi, la cui Era fiorì migliaia di anni
fa, sono considerati i padri del genere umano. La loro spiritualità fluiva come
acqua di fonte, un’acqua che continua a dare vita alla cultura indiana.”
Chopra non lo scrive apertamente ma sa bene che sull’Himalaya gli antichi
Rishi sono ancora vivi. Incontrai Deepak in America ed ebbi la chiara
impressione di trovarmi davanti ad uno spirito che sa. Nacque in India e, dopo
essersi laureato in medicina, si traferì in America dove iniziò la normale pratica
medica, i suoi interessi per i Veda furono attivati da un incontro con Maharishi
Mahesh Yoghi. Senz’altro Deepak ha ricevuto la benedizione dei Siddha, i suoi
libri contengono una grande sapienza spiegata in modo elementare ed
accessibile. In Guarirsi dentro Deepak Chopra accenna alla nostra anatomia
energetica, noi non siamo solo questo corpo materiale.
“Teorici contemporanei, come il fisico inglese David Bohm, hanno dovuto
supporre l’esistenza di un ‘campo invisibile’ che tiene insieme la realtà e
possiede la capacità di conoscere subito ciò che sta accadendo ovunque. Il
campo invisibile è simile all’intelligenza implicita del DNA, ed entrambi si
comportano come la mente, che ha il potere di raccogliere tutte le nostre idee
in una sorta di serbatoio silenzioso dove vengono organizzate con precisione in
concetti e categorie.”

La conoscenza può essere trasmessa egregiamente con le parole pronunciate


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FLASHBACK 8

e con quelle scritte, esiste però un altro metodo molto efficace ma poco
praticato in occidente.
“La storia cita numerosi esempi”, spiega ancora Tigunait, “della improvvisa
e completa rivelazione della suprema verità. Un esempio di quest’ultima
accadde a Saul, così pieno di odio che fu colpito ed accecato dalla luce divina
sulla via di Damasco e divenne immediatamente Paolo. Valmiki, un noto ladro,
allo stesso modo venne trasformato dalla presenza di Narada, fu in grado di
ricevere gli insegnamenti dei sette saggi (Sapta Rishi) e alla fine ottenne la
conoscenza superiore del Brahman, diventando a sua volta un Brahma Rishi.
Un altro famoso tagliagole fu trasformato in Ananda dalla vista del Buddha.”
Yogananda spiegava che: “Tutti i pensieri vibrano nel cosmo in eterno.
Mediante una profonda concentrazione, un Maestro può captare i pensieri di
qualsiasi individuo, vivo o morto”.
Tutte le emozioni, i pensieri e le azioni vengono registrati nel quinto
elemento, Akasha, che è legato energeticamente al quinto Chakra, il vortice
che dà potere alla parola e all’udito.
La filosofia greca parlava di quattro elementi che costituiscono l’universo,
non conosceva il quinto che è lo spazio infinito che contiene gli altri quattro e
registra le loro continue interazioni.

Il quinto elemento

L’universo materiale fluttua e galleggia nel quinto elemento.


L’intuizione pura ci permette di accedere a questo quinto elemento e il Kriya
Yoga, attraverso il controllo consapevole del corpo e della mente, ci insegna a
calmare la mente affinché possa ricevere e capire senza distorsione i messaggi
dell’intuito che, liberato dallo stress, riesce a nuotare liberamente nell’oceano
infinito del quinto elemento. “La radice verbale sanscrita di Kriya è Kri”, spiega
Yogananda, “che vuol dire fare, agire; la stessa radice si trova nella parola
karma, il principio naturale di causa-effetto. Kriya Yoga perciò significa unione
(Yoga) con l’Infinito attraverso una ‘azione compiuta con consapevolezza’
(Kriya).”
Tra tutte le attività umane l’azione che deve diventare più consapevole è la
respirazione. Chi respira in modo consapevole ha accesso ai più elevati livelli
della coscienza.
“Uno Yoghi che ne segue scrupolosamente la tecnica”, continua
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Yogananda, “viene gradualmente liberato dal karma. Il Kriya è un’antica


scienza... Il Kriya Yoga che, attraverso di te, io do al mondo in questo
diciannovesimo secolo, disse Babaji a Lahiri Mahasaya (Guru del Guru di
Yogananda) è la stessa scienza, riesumata, che Krishna diede migliaia di anni fa
ad Arjuna, e che in seguito fu conosciuta da Patanjali e Cristo, da San
Giovanni, San Paolo e da altri suoi discepoli.”
Questa conoscenza suprema una volta era più popolare e fu tramandata
integralmente per secoli, ma l’invasione musulmana prima e quella britannica
poi hanno fatto decadere queste vecchie tradizioni e hanno reso rara la corretta
pratica di questa tecnica.
Io, fortunatamente, ho mantenuto il ricordo, da vite precedenti, di alcune
tecniche tantriche che fanno parte del Kriya Yoga Kundalini, e sono sempre
pronto ad offrire con piacere questa conoscenza a chi vuole elevare la propria
energia vitale.
Non ho smanie missionarie o propagandistiche ma credo nella Santa Arte
della Libera Condivisione Consapevole. La conoscenza universale non ha
copyright e diritti d’autore, è lì pronta per chi la vuole veramente. Ognuno è
autore di se stesso e riscuote gli interessi del suo agire.
Spiegava Yukteswar, il grande maestro dell’Ashram di Puri: “Gli antichi
Yoghi scoprirono che il segreto della coscienza cosmica è intimamente legato
al respiro. Questo è il contributo impareggiabile e immortale che l’India ha
apportato al patrimonio di conoscenze del mondo. La forza vitale, che
normalmente viene assorbita dal compito di sostenere il pulsare del cuore, deve
essere liberata per svolgere attività più elevate, con l’aiuto di un metodo per
acquietare le incessanti esigenze del respiro. Il Kriya Yoga insegna a dirigere
mentalmente l’energia vitale, facendola ruotare in su e giù, attorno ai sei centri
spinali (i plessi midollare, cervicale, dorsale, lombare, sacrale e coccigeo) che
corrispondono ai dodici segni astrali dello Zodiaco, il simbolico Uomo
Cosmico. Mezzo minuto di rivoluzione dell’energia intorno alla spina dorsale
dell’uomo determina sottili progressi nella sua evoluzione; quel mezzo minuto
di Kriya equivale a un anno di naturale sviluppo spirituale”.
Sono d’accordo totalmente con Sri Yukteswar, non condivido però
l’eccessiva precauzione di tenere segrete queste tecniche, soprattutto in questo
periodo storico in cui sono numerosi i segnali di un passaggio evolutivo,
individuale e collettivo. La Self Realization Fellowship, l’organizzazione creata da
Yogananda in California, insegna il Kriya ma impone agli studenti di non
rivelare ad altri la tecnica. Io condivido liberamente le tecniche del Kriya, sia
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FLASHBACK 8

quelle semplici sia le più complesse che servono per attivare le magiche
ghiandole che abbiamo nella testa, la pineale e la pituitaria, ed evito di imporre
vincoli a chi vuole imparare, credo nella sincerità e nella buona fede di chi
vuole imparare. Se qualcuno viene da me per ‘sapere’, raccomando ovviamente
attenzione ed intelligenza, poi credo che ognuno abbia il diritto di rivelare ad
altri, seguendo il proprio intuito, la propria conoscenza e realizzazione
spirituale.
Questo non vuol dire che io sono più bravo, semplicemente diffido delle
organizzazioni chiuse, covo frequente di burocrati e furbi opportunisti in cerca
di una carica amministrativa con cui emergere sugli altri. L’universo è una
perfetta organizzazione aperta e magistralmente funzionante.
Io sono contemporaneamente la mia conoscenza e l’organizzazione che la
gestisce. A chi mi chiede ‘Perché non apri un centro?’ rispondo sempre
prontamente: “Sono già aperto, ogni essere è un centro. Di fatto ho sette centri,
uno centrale (il settimo Chakra) e sei dipendenti (gli altri sei Chakra).
Generare amore ed armonia tra di loro produce felicità”.
Questi 7 centri invisibili ma potenti e reali sono collegati alle 7 ghiandole
del sistema endocrino, una delle loro funzioni è stimolare la giusta emissione
ormonale della ghiandola collegata. Gli ormoni prodotti regolano tutte le
funzioni del corpo, incluso il processo di invecchiamento. Il primo Chakra
rosso agisce sulle ghiandole riproduttive. Il secondo Chakra arancione regola le
funzioni del pancreas. Il terzo Chakra giallo, situato nel plesso solare, stimola
le ghiandole surrenali che secernono adrenalina, questa sostanza prodotta in
eccesso è bruciante e causa logoramento e invecchiamento precoce.
Il quarto Chakra verde, situato nel petto vicino al cuore, agisce sulla
ghiandola del timo. Il quinto Chakra blu, che si trova nel collo, agisce sulla
ghiandola tiroidea. Il sesto Chakra indaco agisce sulla ghiandola pineale e il
settimo Chakra viola, il più alto, agisce sull’importante ghiandola pituitaria. I
Chakra non sono mai né aperti né chiusi, girano continuamente, ruotano a
grandi velocità, un eccesso o una carenza di velocità ne alterano il giusto
funzionamento. La velocità dell’energia vitale, che aumenta di Chakra in
Chakra andando verso l’alto, favorisce lo scorrimento del Prana, per cui
quando i Chakra rallentano circola meno energia vitale ed iniziano la malattia
e l’invecchiamento. Rallentando la velocità l’aura vitale che circonda il corpo
restringe il suo campo d’azione ed arriva solo alla superficie del corpo; se si
contrae ulteriormente inizia un pericoloso decadimento fisico che porta alla
morte.
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Bisogna far girare bene l’energia dei Chakra, farli andare alla velocità della
vita, mettendo pensieri ed emozioni in armonia.
Amministratore delegato di me stesso

Io, in questa vita, sono felice di essere e di sentirmi uno spirito libero;
ultimamente a chi mi chiede che lavoro faccio rispondo talvolta in modo
autorevole e spiritoso: “Sono amministratore delegato di me stesso, gestisco in
proprio miliardi di cellule. Interagisco in modo equo e solidale con gli altri
agglomerati cellulari”.
Ognuno di noi vive in una comunità di cellule molto più vasta del numero
di abitanti di questo pianeta. Ogni cellula è autonoma, è un micro computer
organico con una sua sensibilità e memoria, in grado di agire ed interagire con
le altre cellule e con gli elementi esterni, visibili ed invisibili. Alimentare e
curare bene le proprie cellule è un grande regalo a se stessi e al resto del mondo.
Il nostro corpo è un miracolo cosmico, il vero giardino dell’Eden. Eden vuol
dire delizia e lo Yoga vero ci riporta nel giardino fiorito.
La scienza del Kriya appartiene a tutti gli spiriti che hanno un corpo umano.
Ogni divisione e discriminazione è un attentato alla spiritualità individuale e
collettiva. Con lo stress che c’è in giro, diffondere conoscenze e tecniche sui
Chakra e la Kundalini è un’attività umanitaria che dovrebbe essere sostenuta
da tutti quelli che desiderano e vogliono un mondo migliore.
Yogananda, preso dal suo travolgente entusiasmo, dichiarò: “Mille Kriya
eseguiti in otto ore e mezzo danno allo Yoghi, in un sol giorno, l’equivalente di
mille anni di evoluzione naturale”.
Non rimane che provare, dico io.
L’antica filosofia indiana insegna che un praticante, quando muore, porta
con sé, nella sua prossima vita, gli effetti delle proprie esperienze spirituali e
continua prima o poi la pratica fino alla completa realizzazione spirituale.
Niente va perduto. Ci possono essere soste, ritardi ed interruzioni ma chi è sulla
via giusta non torna mai indietro, riprende sempre da dove aveva lasciato.
“La scienza del Kriya Yoga è eterna”, ha spiegato Sri Ananda Mohan nipote
di Lahiri Mahasaya, “essa è vera come la matematica; come le semplici norme
di addizione e sottrazione, la legge del Kriya Yoga non può mai essere negata o
distrutta. Bruciate tutti i libri di matematica, e le menti più logiche scopriranno
sempre di nuovo tali verità; distruggete tutti i libri sacri sullo Yoga, e le sue leggi
fondamentali verranno nuovamente rivelate dovunque comparirà un vero

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FLASHBACK 8

saggio dalla devozione pura e, perciò, dalla pura conoscenza.”


Si possono bruciare i libri e i corpi degli autori ma non si può impedire la
reincarnazione e la ri-scrittura delle antiche conoscenze. La morte è solo un
fenomeno fisico che turba la mente ma non la uccide.
Dice la Bhagavad-gita: ‘Il saggio non è turbato da nessun cambiamento’.

Dal Gange con AMORE

Leggendo i testi vedici ho sperimentato direttamente la veridicità di molte


affermazioni che ad alcuni lettori occidentali sono sembrate fantasiose e non
dimostrabili.
Cinquemila anni fa ha avuto inizio un periodo storico chiamato Kali Yuga,
o età del ferro. La visione che ebbero i saggi (Rishi) fu che l’umanità avrebbe
perso gradualmente la sensibilità spirituale e sarebbe caduta ad un livello
esistenziale più basso, caratterizzato da discordia e ipocrisia. La consapevolezza
individuale e collettiva ben situata nel mitico e favoloso settimo cielo, sarebbe
scesa di un gradino, al Chakra inferiore della mente, e qui si sarebbe confusa
nel tentativo di usare armonicamente il dualismo della mente. Il dualismo
naturale della mente senza la guida illuminata del centro energetico superiore
ha causato diffidenza, conflitti, competizione, guerre, scontri, sofferenza, odio e
continue divisioni. Il Bhagavata Purana parla di un incontro storico avvenuto
nella foresta di Naimisaranya, nell’India del Nord proprio all’inizio di questo
Yuga. Migliaia di Yoghi e di Rishi si riunirono e un gruppo di loro che aveva
sviluppato grandi poteri, i Siddha, prese l’impegno di rimanere in vita e
mantenere intatta, per tutta la durata di Kali Yuga, la conoscenza eterna del
Sanatana Dharma. Il Sanatana Dharma non è una religione gerarchica ma una
conoscenza spirituale che si basa sul principio fondamentale dell’A-himsa, non
(a) violenza (himsa). Possiamo vivere felicemente ogni esperienza, incarnati e
non, se coscientemente evitiamo di creare dolore e paura a noi stessi e ad altre
entità viventi. Questa è l’essenza del Sanatana Dharma. Oggi cinema, giornali
e televisione propongono ogni giorno sciagure, tragedie, disgrazie, terrore,
crudeltà e morte. Trasmettono continuamente dolore. Sembrano gestite da
qualche spirito Raksasha.
Usando bene la mente conviene andare oltre, risalire al Chakra superiore,
questo è il vero significato del Nirvana.
Nirvana vuol dire oltre, fuori (nir) dalla foresta (vana). La mente è sempre
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stata paragonata ad una foresta in cui è facile entrare ed ancora più facile
perdersi.
Dante Alighieri, che aveva avuto contatti con conoscenze esoteriche
orientali, poeticamente racconta la sua esplorazione: “Nel mezzo del cammin di
nostra vita mi ritrovai in una selva oscura che la diritta via era smarrita…”.
Nirvana vuol dire andare oltre la mente che è foresta e selva e tornare alla
diritta via, lo spazio aperto dell’estasi del settimo cielo.
Dante divide il viaggio ascensionale dal primo al settimo Chakra in tre fasi,
i primi tre Chakra sono considerati inferiori e rappresentano gli Inferi, per cui
chi, energeticamente, rimane intrappolato lì soffre inaudite sofferenze. Il
quarto Chakra, situato nella zona del cuore, è il Purgatorio dove è possibile
purificarsi e successivamente elevare la consapevolezza verso l’alto, verso i tre
Chakra superiori che costituiscono il Paradiso che culmina, secondo Dante,
nella rosa mistica. Gli Yoghi chiamano il settimo Chakra la corona o il loto dai
mille petali.
Si può notare che il diavolo è rosso come il primo Chakra e gli angeli sono
azzurri, blu e celesti come i Chakra superiori. I colori sono vibrazioni del nostro
campo energetico che vanno mescolati e vissuti con amore ed armonia,
l’eccesso o la carenza di uno di essi crea squilibrio. I regimi repressivi temono
molto una realtà piena di colori diversi, temono il fascino variopinto
dell’arcobaleno.
Dall’inizio di Kali Yuga alcuni Siddha sono riusciti nell’eroica impresa di
mantenere lo stesso corpo ed altri, pur vivendo molto a lungo, lo hanno
cambiato regolarmente mantenendo però inalterati ad ogni passaggio karmico
il potere, la conoscenza e la consapevolezza.
Agastya Muni, il Guru di Babaji, è citato nei millenari Purana e si dice che
stia mantenendo in vita il suo corpo fisico da cinquemila anni. Questo grande
Rishi vive in una grotta del monte Droog, tra le Montagne Blu del sud
dell’India.
Dice di lui Alice Bailey: “A lui spetta l’arduo compito di guidare finalmente
l’India fuori dal caos e dall’inquietudine in cui si trova”.
“Una ricca letteratura poetica in tamil è sorta intorno ad Agastya”, scrive
Yogananda, “un Avatar dell’India meridionale. Egli compì molti miracoli durante
i secoli che precedettero e seguirono l’era cristiana, e si crede che egli serbi la sua
forma fisica ancora oggi.”
Incredibile?
“Dobbiamo rammentarci”, affermò profeticamente Yukteswar, “che molte
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FLASHBACK 8

cose che erano inspiegabili un migliaio di anni fa, oggi non lo sono più, e che
molti fenomeni oggi misteriosi, potranno fra qualche anno rivelarci le loro leggi”.
Oggi siamo in piena Apocalisse, non nel senso di epoca oscura e confusa
come ci hanno fatto credere, ma sorprendente e attesa Rivelazione. Apocalisse
è una parola di origine greca, viene da apokalyptein, e tradotta letteralmente
vuol dire precisamente ‘rivelazione di cose segrete’. Rivelazione della
Conoscenza Eterna.
“Chi ha orecchie per intendere intenda!” disse duemila anni fa in Palestina
un compassionevole e coraggioso Siddha.
Nella Scienza Sacra Yukteswar spiega che Kali Yuga sta giungendo
finalmente al termine, attualmente siamo in un periodo intermedio tra epoche
diverse. È una situazione simile all’alba, se guardi ad est vedi luce, se ti giri a
ovest vedi buio. E poi si sa che il momento più freddo della giornata è proprio
prima dell’alba. Freddo, freddo e poi tepore e progressivamente caldo per tutti.
Guardiamo ottimisti verso la luce. Noi siamo tutti LUCE INTELLIGENTE.
Guardiamoci con amore. Siamo un miracoloso insieme di Luce-luce (energia
spirituale) e Luce condensata (materia).
Sono da ore seduto sulla sabbia del Gange in uno stato di quiete mentale,
medito, respiro, apro gli occhi e rileggo, con nuova comprensione, pagine da
me scritte e visualizzo quelle che scriverò. Voglio rivelare con la parola scritta
e quella parlata tutta la conoscenza che ho la fortuna di avere.

Apollonio e Ermete

Penso al saggio greco Apollonio di Tiana (nato il 4 a. C. e morto nel 97


d.C.) che fece diversi viaggi in India dove fu iniziato alla Conoscenza Eterna.
Chi insegna nelle scuole la filosofia greca ignora questo grande personaggio,
un grande illuminato, autentico ponte di conoscenza tra oriente ed occidente.
“Apollonio”, dice il Dizionario Enciclopedico, “sarebbe stato un grande
chiaroveggente e un eccezionale guaritore, perché ridava la vista ai ciechi,
faceva camminare gli storpi, scacciava i demoni dagli ossessi. A Roma la figlia
di un console morta, o ritenuta morta, alla vigilia delle nozze fu riportata in vita
da Apollonio. La sua biografia fu scritta da Filostrato per richiesta di Giulia
Domina, seconda moglie di Settimio Severo. La realtà storica di Apollonio non
può essere messa in dubbio. Ad Alessandria d’Egitto fu consigliere
dell’imperatore Vespasiano, fu amico di Tito e dopo la sua morte Caracalla gli
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fece erigere un tempio e Alessandro severo lo onorò con un busto ponendolo


tra quelli dei Lari insieme ai busti di Cristo, di Alessandro Magno e di Orfeo.”
Siccome visse al tempo di Gesù e compì prodigi simili fu volutamente
dimenticato dal cristianesimo. La sua figura carismatica riappare nella
tradizione esoterica del medioevo e del rinascimento, i teosofi lo ritengono
collegato all’antica catena di maestri spirituali orientali. Antichi racconti
dicono che il corpo di Ermete Trismegisto (ossia tre volte grandissimo) fu
trovato in una grotta proprio da Apollonio, Ermete stringeva tra le mani la sua
Tabula Smaragdina, che riassumeva l’essenza delle conoscenze dell’umanità. I
Greci associarono Ermete a Toth, la divinità egiziana della conoscenza, c’è chi
fa risalire l’esistenza di Toth a prima della civiltà egiziana, si parla dei
continenti inabissati di Lemuria ed Atlantide, quindi oltre venticinque mila
anni fa.
Manly P. Hall ha scritto: “Quando Ermete Trismegisto era sulla Terra con
gli esseri umani affidò ai suoi successori il sacro Libro di Toth, questo conteneva
i processi segreti con cui si sarebbe compiuta la generazione dell’umanità…
quando certe aree del cervello vengono stimolate da certi processi dei Misteri,
la consapevolezza dell’uomo si estende e gli viene concesso di vedere gli
Immortali e accedere alla presenza degli dei supremi”.

Ermete acquisì la sua conoscenza suprema meditando nel deserto, io sono


qui circondato da chilometri di sabbia bianca, sento che con estrema facilità la
mia coscienza ha fatto un ulteriore ed importantissimo passaggio evolutivo.
La Kumbha Mela è la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Ad Ermete fu detto che la LUCE era la natura dell’universo spirituale e che
da questa luce si è manifestato il mondo. Chi si identifica troppo con il corpo
fisico non si rende conto della propria immortalità. Gli fu anche detto che
quando un uomo capisce la natura della vita e della luce allora riuscirà a passare
l’eternità nella vita e nella luce.
La Tavola Smeraldina rivela l’essenza del pensiero esoterico universale
basato sull’indispensabile saggezza di saper riconoscere l’unità negli opposti: “È
vero, senza alcun dubbio, certo e vero. Ciò che sta in basso è uguale a ciò che
sta in alto, e ciò che sta in alto è uguale a ciò che sta in basso; è il miracolo di
una cosa unica. Tutte le cose vengono e provengono dall’unità, e per
mediazione dell’unità, così ogni cosa è nata adattandosi a questa unità. Il Sole
è il padre; la Luna è la madre; il vento l’ha portata nel suo ventre, la Terra è la
sua nutrice. Il padre di tutta la perfezione di tutto il mondo è qui. Il suo potere
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è immenso se si raggiunge sulla Terra. Separerai la terra dal fuoco, ciò che è
puro da ciò che è impuro, dolcemente, con grande attenzione. Salirai dalla
Terra al Cielo e scenderai di nuovo sulla Terra e riceverai la forza delle cose
superiori e inferiori. In questo modo avrai la gloria del mondo e, sempre per
questo motivo, l’oscurità fuggirà da te”.
Queste parole, simili a quelle di molti testi sacri, sono apparentemente
semplici ma parlano chiaro solo a chi conosce il linguaggio esoterico. Nel
linguaggio comune il termine ‘ermetico’ è diventato sinonimo di concetto
breve e difficile da capire, nell’antichità la saggezza era esposta in frasi brevi che
prevedevano un livello iniziatico di comprensione.
L’essenza della conoscenza esoterica è conosciuta dai tempi più antichi, la
parola ‘esoterico’ è relativamente recente, venne usata nel 208 dopo Cristo da
Clemente Alessandrino, un ateniese di grande cultura, di origine pagana, che
una volta convertitosi al cristianesimo si portò dietro delle profonde
conoscenze teologiche precristiane. Insegnò ad Alessandria d’Egitto ed
Origene, grande sostenitore della reincarnazione, fu uno dei suoi discepoli.
Clemente usò questo termine nella sua opera, Gli Stromata, per definire
l’alto grado di profondità di certi insegnamenti spirituali. La parola deriva dal
greco esoterikos, che significa interiore e, per estensione, profondo o nascosto.
L’esoterismo è stato per secoli un orientamento spirituale riservato a poche
cerchie di iniziati, gli insegnamenti fondamentali venivano tramandati
attraverso i simboli ed erano condivisi con molta cautela; le scuole esoteriche
riconoscevano il principio per cui chi sa è una autorità spirituale ma rifiutavano
il dogmatismo rigido e l’organizzazione gerarchica della religione.
È giunta l’ora di abbandonare l’ostile pregiudizio con cui le istituzioni
religiose storiche hanno trattato gli aspetti esoterici delle antiche culture
spirituali, il punto controverso è che le pratiche esoteriche aprono l’individuo
a livelli diretti di percezione del sacro e del divino ben più elevati ed intensi di
quelli raggiunti da coloro che si limitano ad accettare una credenza passiva, una
cieca obbedienza dogmatica e una ripetizione fedele ed automatica di riti
imposti dall’alto senza spiegazioni precise sulla loro validità ed esecuzione.
Il linguaggio della Tavola è volutamente simbolico. Il padre è lo spirito, il
viaggio continuo tra terra e cielo è la reincarnazione evolutiva, il risveglio
spirituale è paragonato alla purificazione, che se è fatta da chi sa con amore
evita pratiche rituali dolorose e difficili. Il cielo di cui parla Ermete non è il
cielo reale ma una dimensione sottile, dove l’anima vive leggera dopo aver
lasciato il corpo.
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Le energie, negli atomi e nelle galassie, si sono sempre mosse e si muovono


seguendo una stessa logica intelligente. L’essere incarnato contiene in sé tutti
gli elementi fisici e spirituali esistenti nell’immensità dell’universo. Tutti gli
elementi interagiscono tra di loro e sono parti interdipendenti, chi sa non teme
la diversità e vede un gioco positivo nel dualismo universale, gli opposti non
sono contrari e nemici ma complementari. L’universo è una manifestazione
meravigliosa di bellezza, di armonia e di equilibrio che spesso sfugge alla prima
impressione dei nostri sensi. Non può esserci una ricerca ed un incontro con il
divino che non tengano conto dell’unità-diversità del tutto.

I Siddha Yoghi, gli Spiriti Liberi, incarnati e disincarnati, non disprezzano


mai il corpo, anche se esso può facilmente diventare un labirinto in cui è facile
perdersi. Non lo considerano negativamente al contrario di altre teorie
religiose che lo attaccano aspramente e lo paragonano, ingiustamente, ad una
pericolosa trappola, ad una prigione da cui lo spirito deve fuggire al più presto.
Il corpo e la mente sono gli strumenti di tutte le realizzazioni umane e vanno
trattati ed onorati come luoghi sacri. Diventano un bel giardino fiorito per chi
ha conoscenza e li usa bene e una foresta pericolosa per chi, ignorante del
proprio vero essere, si aggrappa troppo al corpo e di conseguenza, giorno e
notte, teme la sua morte.
Per l’antica filosofia dei Veda il mondo spirituale non è una dimensione
lontana, distante geograficamente. È qui, adesso! Viene chiamato Vaikuntha
che letteralmente vuol dire senza (vai) ansietà (kuntha). Chi si libera
dall’ansietà vive nel mondo spirituale.
Oggi la fisica quantistica accetta l’ipotesi che noi viviamo
contemporaneamente in un insieme di molteplici dimensioni di cui non
abbiamo piena consapevolezza diretta.
Per liberarsi dall’assedio quotidiano dell’ansietà bisogna andare oltre la
paura della morte che è la sua causa principale, il corpo muore ma ognuno di
noi certamente continuerà a vivere. La morte ‘termina’ il corpo ma non la
nostra vita. Gli indiani davanti ad un morto non si disperano, accettano il
fenomeno, naturale come la nascita, e dicono ‘senza ansietà’: “Uno spirito ha
lasciato il suo corpo”.
Al momento della morte il corpo inizia a perdere coesione e inizia la sua
lenta disgregazione, gli elementi di cui è composto si disperdono e si mescolano
agli altri elementi, lo spirito, che teneva gli atomi incollati tra di loro in una
forma, esce, si svincola e ‘viaggia’ consapevolmente o condizionato dai suoi
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FLASHBACK 8

desideri e dai suoi ricordi.


Questa esperienza inaspettata mi sta dando il significato di questa mia
esperienza umana terrestre, l’incontro con gli spiriti liberi compassionevoli
disincarnati è la conferma del mio grande desiderio, la libera condivisione
dell’Amore e della Conoscenza.
Dopo l’incontro con la Chiara Luce (descritto nel libro omonimo) il ricordo
di questa esperienza che appare irreale ma è potentemente viva, forte e
profonda mi seguirà come un fedele angelo custode, uno spirito guida che mi
indica la VIA. La via eterna del continuo divenire.

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RITORNO A BENARES

. Capitolo sesto .

RITORNO A BENARES

“Un numero infinito di mondi appare e scompare


nell’immensa distesa della mia coscienza,
simili a granelli di polvere che danzano
velocemente in un raggio di luce.”
Antico detto indiano

“Una distorta storia dell’India è stata intenzionalmente introdotta nelle scuole.


Per questo motivo, gli studenti indiani hanno dimenticato la loro cultura
e la loro storia. Perdere il contatto con la propria tradizione significa perdere
il contatto con se stessi. Il sistema educativo indiano venne
completamente cambiato dagli inglesi. Tutte le materie venivano insegnate
in lingua inglese e ogni studente è stato obbligato a pregare secondo
il modo dei missionari britannici. Non c’era libertà di pensiero, così non
potevano esserci libertà di parola e di azione.
Se non si aveva un’educazione di stampo inglese non si poteva trovare lavoro.
Grazie a questo ho imparato come il potere corrompa una nazione
e ne distrugga la cultura e la civiltà”.
da La mia vita con i Maestri Himalayani di Swami Rama

Nel 1989 tenni una conferenza agli studenti dell’università di Allahabad e


scoprii che ignoravano la maestosità della loro filosofia.
A loro avevano insegnato che la loro storia passata non era vera storia ma
un guazzabuglio di miti e leggende. Non basta nascere in India per capire la
grandezza dell’Antica Filosofia Indiana.

Lo psicologo indiano Jamuna Prasad

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Prima di partire per Benares voglio andare a salutare il mio caro amico
Jamuna Prasad, non posso ripartire senza rivederlo.
Prasad è stato per molti anni un apprezzatissimo professore di psicologia
presso l’università di Allahabad, che è chiamata per il suo prestigio culturale la
Oxford dell’India.
Ad un certo punto della sua brillante carriera accademica Prasad, visto il
crescente interesse che la reincarnazione riscuoteva in occidente, prese una
formidabile decisione, iniziare, tra la popolazione indiana, una accurata ricerca
empirica sul fenomeno delle vite precedenti.
Iniziò con l’aiuto, volontario e non retribuito, di altri psicologi indiani, il
loro punto di partenza era già un programma spirituale umanitario: ‘noi indiani
non abbiamo bisogno di prove, raccogliamole invece per i nostri colleghi
occidentali’.
Anno dopo anno, segnalazione dopo segnalazione, il professor Prasad filtrò,
tra innumerevoli segnalazioni, una serie inconfutabile di episodi che verificò di
persona, la sua fama di ricercatore serio ed obiettivo arrivò anche in occidente.
La prima volta sentii parlare di lui dalla cara amica Paola Giovetti, che nel
1985 lo aveva invitato come ospite ad un programma televisivo sul
paranormale, da lei diretto insieme ad Alessandro Cecchi Paone.
Conobbi personalmente Jamuna Prasad nel 1989, in occasione della Kumbha
Mela, avevo rintracciato il suo indirizzo e semplicemente mi presentai a casa sua,
fui accolto a braccia aperte, come se mi stesse aspettando. Mi confidò infatti che
aveva avuto, per diversi giorni, alcuni sogni rivelatori in cui incontrava un
italiano molto interessato alla reincarnazione, uno che veniva da Milano.
Io ho vissuto la maggior parte degli anni passati in Italia a Milano per cui
mi riconoscevo nel suo racconto onirico. Di fatto l’aereo per l’India l’avevo
preso proprio da Milano. Diventammo cari amici. Amici dalle vite precedenti?
Per mesi mi scrisse molte lettere pregandomi di continuare la sua opera. Io
gli rispondevo solo mentalmente: ok Jamuna, messaggio ricevuto! L’anno
seguente io riapparsi improvvisamente a casa sua, questa volta ero in India in
compagnia di Giulia e volevo farle conoscere il mio caro amico indiano. Poi
ancora silenzio per dieci anni.
Silenzio solo da parte mia, perché lui almeno due volte l’anno mi scriveva
la stessa lettera: ‘Caro Giorgio, ti prego continua la mia opera di divulgazione,
tu hai il potere di far conoscere a tutti la reincarnazione. Hai tutto il mio
sostegno e la mia amicizia’.
Anche questa volta riappaio e busso alla porta senza preavviso, l’accoglienza
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RITORNO A BENARES

è quella solita, magica e fuori dal tempo, un’esperienza che in India non è poi
così rara.
Jamuna sorride e cancella con il suo entusiasmo i miei anni di assenza,
mentre mi racconta di aver scritto una lettera a Paola per invitarla alla grande
assemblea qualcuno suona alla porta. ‘Professore, c’è una lettera dall’Italia!’
proclama fiero il grassottello postino indiano.
Il postino conosce bene il vecchio saggio, 87 anni, e sa come lo rende felice
l’annuncio a gran voce di una lettera che viene dall’estero.
In tutti questi anni psichiatri e ricercatori, provenienti da varie parti del
mondo, sono ricorsi a lui per raccogliere documentazioni e prove sul grande
fenomeno della rinascita.
Lo psichiatra Ian Stevenson dell’Università Americana della West Virginia
nel libro Reincarnazione, venti casi a sostegno, cita alcuni dei tanti casi
segnalatigli da Jamuna Prasad.
Il professor Stevenson si è recato numerose volte in India e ha ricontrollato
meticolosamente tutte le testimonianze che gli erano state proposte, la sua
conclusione era identica a quella di Prasad: ineccepibili tecnicamente ma
inspiegabili con le conoscenze attuali della scienza occidentale. Prasad si
compiace molto dei tanti autorevoli riconoscimenti che gli sono poi pervenuti,
anno dopo anno, da ricercatori americani, europei e giapponesi.
Dopo aver aperto e letto la lettera con la sua melodiosa voce indiana, mi
guarda ispirato con i suoi occhi buoni, è la nostra grande amica Paola Giovetti,
è spiacente di non poter assistere quest’anno alla Kumbha Mela. Io e Jamuna
crediamo nella sincronicità e nei messaggi delle coincidenze significative,
interpretiamo positivamente questo incontro karmico tra me, lui e Paola. Forse
non è la prima vita che ci conosciamo.
Io colgo l’occasione e rinnovo un invito che gli feci sin dal nostro primo
incontro. ‘Caro Jamuna tu potresti fare come me, e sicuramente meglio di me,
dopo aver lasciato il corpo indiano potresti prenderne uno italiano
mantenendo tutte le preziose memorie di questa tua vita presente. Io da parte
mia ho sempre accettato i tuoi ripetuti inviti e scriverò uno o più libri sulla
reincarnazione. In tuo onore uno lo chiamerò La Prossima Vita e, oltre a
meditazioni per ricordare le vite precedenti, segnalerò metodi e tecniche per
programmare consapevolmente la prossima incarnazione.’
Jamuna appare molto, molto soddisfatto dalla mia proposta, gli indiani
sentono molto il bisogno di dare una continuità storica alla loro millenaria
tradizione filosofica e chi insegna sa che se anche uno solo recepisce il
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messaggio va bene, questo è sufficiente per non sentirsi inutili e impotenti di


fronte all’oblio del tempo.
Prima di lasciarlo gli faccio molte domande su una rarissima tecnica di Yoga,
chiamata Parakaya Pravesh: uno spirito molto evoluto, quando il suo corpo è
diventato vecchio o per qualche altro serio motivo risulta inutilizzabile, decide
di lasciare l’involucro fisico ed uscendo dal suo corpo attuale ne prende subito
un altro saltando il passaggio morte e conseguente rinascita attraverso la
naturale gravidanza di una donna.
In genere viene scelto un corpo giovane e in buone condizioni, il cui spirito
se ne è andato per una morte improvvisa. Ci può anche essere un accordo tra
uno spirito che esce ed uno che entra.
Swami Rama parla del Parakaya Pravesh: “Con tutte le prove che raccolsi,
scoprii che è possibile per uno Yoghi altamente avanzato assumere il corpo di
un altro, se sceglie di farlo e se è disponibile un corpo idoneo. Soltanto gli
adepti conoscono il processo. Per la mente ordinaria è soltanto una fantasia”.
Come al solito Jamuna, miniera di preziose informazioni, diventa euforico
all’idea che scriverò un libro parlando anche di questo, perché finora gli altri
autori occidentali hanno tralasciato questo aspetto della reincarnazione perché
troppo lontano dalla logica comune.
Nel 2003 mentre stavo scrivendo questo libro mi arrivò una lettera
dall’India, gli amici del professore mi segnalavano la sua scomparsa.
‘Caro Giorgio, negli ultimi mesi Jamuna parlava spesso di te, ti elogiava e ti
ammirava. Diceva che avrebbe seguito il tuo consiglio, se ne è andato
serenamente, ha lasciato il corpo con la massima consapevolezza.’
Augurai a Jamuna Prasad buon viaggio, io gli avevo consigliato di rinascere
a Milano o a Venezia. Mandai anche amore e buona energia ai suoi futuri
genitori italiani.
Forse, anzi sicuramente, tra venti o trent’anni, potremo vedere in
televisione un italiano che presenta un libro sulle sue vite precedenti e
racconta come, nella sua vita anteriore in India, avesse pianificato tutto.
Conoscendo Jamuna penso che lui potrebbe anche dire, ‘ci sono riuscito
anche grazie all’amore del mio amico italiano Giorgio Cerquetti’.
Non ci rimane che aspettare.
Io sento che molti spiriti stanno preparando ‘effetti speciali’ alla Jamuna
Prasad. Lo spirito di Jamuna Prasad una volta incarnato in Italia potrebbe far
felice anche la RAI dicendo: ‘Ricordo bene di aver già partecipato nel 1985,
nella mia vita precedente, ad una vostra trasmissione presentata da Paola
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RITORNO A BENARES

Giovetti e Alessandro Cecchi Paone, il programma si chiamava MisterO!’.

Lo Yoghi americano

Nel mio albergo avevo incontrato di prima mattina una coppia di


Bagnacavallo in viaggio di nozze, era il giorno di San Valentino, avevo fatto gli
auguri a questa giovane coppia e loro mi offrirono un passaggio in macchina per
Benares. Avevano preso a noleggio un’automobile con autista. Il 14 febbraio è
una festa che in India sta prendendo piede, tra i giovani, come un giorno
rivoluzionario.
Per secoli i genitori hanno combinato i matrimoni in base a calcoli di casta
e di convenienza, adesso i giovani si stanno ribellando e vogliono sposare la
persona amata non più quella imposta dai familiari. Caro San Valentino, ben
arrivato in India!
Il poliedrico sincretismo religioso indiano ha sempre fatto paura ad Islam e
Cristianesimo, l’indiano tende spontaneamente ad aggiungere, mai ad
escludere e sottrarre.
In India potete trovare in molte case piccoli altari piene di fotografie
eterogenee e lontane tra di loro. Krishna, Buddha, Maometto, Sai Baba, Gesù
Cristo, Babaji possono essere anche accanto alla vostra foto o alla mia se chi vi
ama vi ritiene degno di rispetto ed adorazione. Molti indiani sono devoti
naturali, per cui amano offrire amore e venerazione alle persone che loro
rispettano. Qualche giovane indiano potrebbe aggiungere sul suo altare anche
San Valentino.
Ritornato dal Gange scopro che il mio passaggio in auto era svanito a causa
di un loro cambio di programma.
Mentre mi siedo a tavola per la cena mi torna in mente un’altra immagine del
mattino, dopo aver ricevuto l’invito dalla coppia fui avvicinato da un gigante che
si presentò con poche e chiare parole: “Sono uno Yoghi americano, se vuoi un
passaggio per Benares puoi venire con me, domani affitto un’auto con autista”.
Lui non sapeva niente del mio programma di viaggio, una pura coincidenza.
Dopo cena chiedo alla reception il suo numero di stanza, la 516, e lo
raggiungo. Sento che qualche Siddha gioca a farmi vedere qualcosa. La porta
della stanza è aperta e le finestre pure, circola molta aria fresca, nella penombra
l’americano e due indiani stanno comodamente seduti tra il letto e il divano.
Li aggancio in velocità: “Ciao, sono venuto per sapere se avete qualche
collegamento con i Siddha”.
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L’americano si chiama John Charles, ricorda come look ed abbigliamento


Clint Eastwood, glielo dico e lui ride divertito.
Una figura imponente, stivali molto alti (mi spiegò poi che due tasche
interne a zip contenevano dollari e passaporto), jeans, maglia nera, poncho e
berretto nero di lana.
In più un paio di occhiali neri che mettono in risalto il sorriso di chi è sicuro
di sé e di tutto, un vero e classico americano da film d’azione.
“Accomodati!” mi dice.
“Grazie, io mi accomodo volentieri ma tu spiegami bene perché mi hai
avvicinato questa mattina.”
Silenzio.
“Voi conoscete Babaji?”
La mia domanda improvvisa scuote anche gli indiani.
Uno di loro chiamato Babalù mi guarda ed inizia subito un racconto.
“Io sono anni che voglio incontrarlo. Tutta la mia vita è una ricerca
continua di Babaji e dei Siddha. Non l’ho incontrato personalmente però il
mio amico Sharma se lo è visto arrivare in casa. La storia è andata così.
“Sente bussare forte, il suo servitore va ad aprire ed ecco Babaji che entra
scalzo, a torso nudo, con solo un longhi (un telo colorato che molti indiani
portano intorno alla vita ed arriva alle caviglie). Con voce ferma Babaji va in
cucina e chiama Sharma, gli chiede di preparargli il riso dolce, un piatto
comune in India composto di riso, latte e zucchero. Mentre Sharma cucina,
Babaji gli chiede un longhi nuovo: ‘Vedi, il mio è vecchio!’. Dopo qualche
minuto Babaji saluta Sharma: ‘Va bene così, ripasserò tra qualche anno’.
“Fatti due passi letteralmente scompare. Sharma e il servitore si riprendono
immediatamente dallo stupore e corrono verso la porta di casa. Chiusa. La
aprono ma fuori ed intorno, non c’è nessuno. Il vuoto.”
Chiedo a Babalù se Sharma ha il telefono, la risposta è affermativa. Mi
sento molto occidentale, vorrei chiamarlo subito, e fargli alcune domande. Mi
prende la febbre del detective.
Intanto Babalù continua: “Non ho conosciuto Babaji ma adesso alla
Kumbha Mela sono stato con Cycle Baba”.
John Charles e l’altro indiano annuiscono, anche loro hanno incontrato
Cycle Baba.
“Una volta io e Sharma dovevamo portare Cycle Baba ad un paese distante
mezz’ora di macchina da Benares. Una sera lo andammo a prendere ma dopo
cinque minuti, appena fuori Benares, scese di colpo dall’auto e ci disse di
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RITORNO A BENARES

proseguire, lui ci avrebbe raggiunto.”


Il racconto di Babalù è lento ed anche un po’ monotono, non c’è inventiva,
penso proprio che stia raccontando, come forse ha fatto tante altre volte, un
fatto vero proprio così come è avvenuto.
“Senza discutere proseguimmo, ci sembrava la cosa più naturale e spontanea
da fare. Dopo mezz’ora arrivammo al villaggio. Un migliaio di persone stavano
ascoltando il Baba seduto al centro di un grande piazzale. Alla nostra
inevitabile domanda, uno del pubblico ci rispose: ‘Baba è uscito mezz’ora fa
dalla foresta, si è seduto ed ha cominciato subito a parlare’.”
Capisco che questo Baba era apparso lì subito dopo essere sceso dalla
macchina, aveva annullato la distanza di parecchi chilometri in un istante. Nel
linguaggio parapsicologico si chiama teletrasporto, trasferimento di un oggetto
da un luogo ad un altro tramite smaterializzazione e materializzazione.

Il corpo di luce

John Charles intuisce il mio coinvolgimento in questi fantastici racconti e,


in stile Eastwood, sorride e viene in mio soccorso.
“Lui non ha nome. Lo chiamano Cycle solo perché una volta lo hanno visto
andare in bicicletta (cycle in inglese). Io ed altri amici americani abbiamo
provato a fotografarlo ma non viene mai nelle foto. Al suo posto appare uno
spazio vuoto. Noi invece siamo presenti in tutte le foto, belli e reali, ben
impressi nel negativo della foto, lui assolutamente no.”
“È uno Yoghi che emana un grande potere, ma si sa poco di lui. Io gli sono
simpatico. Mi ha detto: quando torni in America, chiuditi bene a chiave in
camera, medita intensamente su di me ed io ti apparirò davanti in carne ed ossa.”
Racconto quello che io so dell’invisibilità, come ne hanno parlato ad est e
ad ovest. Le antiche leggende narrano che Perseo possedeva un elmetto magico
che se indossato rendeva la persona invisibile. Probabilmente aveva il potere di
diffrangere e deviare i raggi luminosi che, non arrivando a toccare il corpo, non
potevano certo rifletterne esternamente l’immagine.
Nel 1870 Ramalinga Swami proclamò di aver finalmente ottenuto il ‘corpo
di luce’: “Ora possiedo tale corpo. Avevo pregato per ottenere un corpo
luminoso che sopravvivesse a vento, terra, etere, fuoco, acqua, sole, luna,
morte, malattia, qualsiasi genere di arma letale, i pianeti, le reazioni alle
attività negative e a qualsiasi altra cosa possibile”.
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Scrive di lui Marshall Govindam: “Fu all’incirca a quel tempo che i


discepoli di Ramalinga tentarono di fotografarlo. A tale scopo fu fatto venire
un famoso fotografo di Madras. Per ben otto volte egli tentò di fotografare
Ramalinga, ma ogni volta le fotografie mostravano soltanto gli abiti del santo,
senza alcuna parte del corpo. Il suo corpo, inoltre, non proiettava ombra. Un
discepolo, Kandaswamy Pillai, azzardò una spiegazione: secondo lui il corpo di
Ramalinga era già stato convertito in un corpo di luce sublime e quindi non
poteva riflettersi sulla lastra fotografica.
“Per evitare un’inutile pubblicità a questo fatto, Ramalinga era solito
coprirsi il capo e il corpo splendente con un telo bianco. Aveva un fisico snello
di altezza media, il naso era lungo e sottile e i grandi occhi brillavano di un
fuoco spirituale. Mangiava una piccola quantità di cibo una volta ogni due o
tre giorni. Era in grado di leggere la mente degli altri e spesso operava
guarigioni miracolose. A volte scompariva per molti giorni. Era una persona
semplice umile, gentile ed affettuosa”.

John Charles aveva vissuto per un mese di seguito al Kumbha Mela e


adesso, visto che la grande assemblea era finita prima del tempo, si concedeva
qualche giorno di albergo per riprendersi. In quelle settimane aveva dormito su
una stuoia per terra e si lavava con l’acqua fredda del Gange. Nell’ultima
Kumbha Mela avevo fatto anche io quell’esperienza. Forse John era in albergo
per incontrare me. “Sono curioso, appena torno in America, voglio provare,
vediamo se Baba mi appare”.
Gli altri due indiani non battono ciglio, loro sanno che i Siddha non
parlano a vanvera.
“Una volta”, attacca cantilenante Babalù, “Cycle Baba era in una foresta,
non mangiava da molto tempo ed era debolissimo. Babaji apparve con le mani
piene di un bel po’ di chapati (una specie di piadina) e lo invitò a non stare
troppo tempo senza prendere cibo.”
È veramente stupefacente vedere con quale calma e distacco gli indiani si
raccontano questi straordinari aneddoti, mentre molti occidentali sono così
presi dalla dimostrazione scientifica di ogni cosa che diventano o scettici ed
aridi, o esasperati vanno addirittura all’opposto, e come reazione abbassano le
difese e si rivelano stupidamente creduloni e superstiziosi.
Io ascolto e godo, sento che mi stanno arrivando delle belle storie vere, me
lo merito.
Sri Yukteswar, un grande Yoghi, dopo aver incontrato Babaji disse di lui:
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RITORNO A BENARES

“Lo stato spirituale di Babaji trascende la comprensione umana. La


limitatissima vista dell’uomo non può penetrare fino alla sua stella
trascendente. È vano anche solo tentare d’immaginare quanto sia elevato
l’Avatar. Lui è inconcepibile”.
Da secoli e secoli Babaji è considerato un Avatar, questa parola sanscrita
significa ‘discesa’, le sue radici sono ava (giù) e tri (passare). Avatar indica la
discesa della Divinità nella forma umana.
“Un Avatar”, scrive Yogananda, “vive nello Spirito Onnipresente, per lui
non esistono limitazioni di tempo e luogo. Un’unica ragione, perciò, può
spingere Babaji a serbare attraverso i secoli la sua forma fisica: il desiderio di
dare all’umanità un esempio concreto delle possibilità insite in ciascuno di noi.
Se non gli fosse mai dato di scorgere una particella del Divino incarnata in
forma umana, l’uomo rimarrebbe oppresso dalla pesante illusione magica di
non poter trascendere la propria mortalità”. Ricordo all’americano che quando
io ero bambino nella Juventus giocava un certo John Charles, era grosso e lo
chiamavano il gigante buono.
Invito lo Yoghi Americano a non fare l’errore di Lahiri Mahasaya. Sei
anche tu un gigante buono ma non essere però ingenuo, non fare esperimenti
stupidi e non chiamare Cycle Baba solo per vedere se funziona.
Gli racconto la storia di Lahiri.
Lahiri Mahasaya in una vita precedente era uno Yoghi e viveva
sull’Himalaya accanto a Babaji; reincontrandolo in una vita successiva (in cui
faceva l’impiegato e aveva dimenticato il suo grande potere personale) ottenne
da Babaji la conoscenza e il potere di evocare a piacimento la sua presenza.
Una volta Lahiri, infervorato, mentre raccontava ad un gruppo di persone
della sua vita passata e dell’incontro con il meraviglioso Yoghi, che ha vinto la
morte, notò molta incredulità. Senza riflettere troppo, preso dall’entusiasmo e
dalla voglia di convincere gli amici, Lahiri si raccolse in meditazione e chiamò
il suo Guru.
Per essere più preciso e convincente con John Charles apro e leggo
direttamente dal libro di Yogananda (un testo da tenere accanto nei vostri
viaggi in India): “La camera si riempì di una fioca e dolce luminescenza; la
luminosa figura di Babaji emerse. ‘Lahiri, mi chiami per un nonnulla?’ Lo
sguardo del maestro era severo. La verità è solo per coloro che la cercano
seriamente e non per quelli che provano soltanto una vana curiosità. La verità
ultrasensoria viene meritatamente scoperta da coloro che riescono a superare il
loro naturale scetticismo materialista”.
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Babaji non ha gradito questa chiamata banale e dopo essere rimasto un po’
con il gruppo a cui diede degli insegnamenti, ammonisce Lahiri e se ne va come
era apparso. “D’ora in poi, figlio mio, verrò da te quando ne avrai bisogno, e
non ogni volta che mi chiamerai”.
Per convincere il gruppo Babaji ordina che sia preparato del cibo.
“Babaji avanzò sorridendo e chiese a ciascuno dei presenti di toccare la
solida, calda carne del suo corpo. Dopo aver mangiato Babaji ci benedisse tutti,
uno per uno. Poi vi fu un lampo subitaneo; assistemmo all’istantanea
dissoluzione degli elettroni del corpo di Babaji in una vaporosa luce diffusa. Il
potere di volontà del Maestro, intonato alla volontà di Dio, aveva allentato la
stretta sugli atomi eterei riuniti insieme a costituire il suo corpo; subito i
miliardi di minuscole scintille vitatroniche sparirono nell’infinito serbatoio
cosmico.”
L’atmosfera dell’Himalaya pervadeva la stanza 516, il racconto di colui che
per secoli ha vinto la morte ha catalizzato le menti di due indiani, un europeo
e un americano.
Senza parlare ci guardiamo e siamo tacitamente d’accordo su un punto:
l’umanità è animata da alcuni esseri il cui potere supera la nostra grande
immaginazione.
Rimaniamo in silenzio, percepiamo che questi esseri vivono, camminano,
parlano ed agiscono a pochi chilometri di distanza. La Kumbha Mela si è
appena conclusa, l’assemblea si è sciolta ma l’energia è rimasta nell’aria, è
percepibile. Forse i Siddha Yoghi sono a pochi metri, forse sono alla 516 ma
non li vediamo.
Trasfigurati da una grande gioia andiamo a dormire, andiamo a chiudere gli
occhi fisici per qualche ora.

A Benares sotto le stelle

Di buon mattino parto per la città santa di Benares.


Appena salito in macchina mi prende uno strano sonno, John Charles
vorrebbe parlare, il viaggio durerà quattro ore, e cerca di tenermi sveglio. Prima
di cadere addormentato dico: “Non ti preoccupare, se ci sono io non succede
niente”.
Dopo due ore comincia a piovere. Pioggia fuori stagione, l’asfalto diventa
viscido e davanti a noi due automobili perdono il controllo e si scontrano, io
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RITORNO A BENARES

mi sveglio di colpo e assisto alla nostra frenata sulla strada bagnata. Incidente
sfiorato, lo abbiamo evitato per pochi centimetri. Il nostro autista, preso dal
panico, apre la portiera e fugge sotto la pioggia, John Charles balza fuori e lo
insegue, lo acciuffa e lo riporta indietro.
In India non è raro che gli autisti fuggano dopo un incidente, temono la
reazione violenta della gente dei villaggi che odia le macchine e tende
istintivamente a colpevolizzare chi guida, ci sono stati casi di linciaggi di
autisti. Il nostro autista zuppo riprende a guidare, gli diamo qualche rupia in più
e riprende subito quota.
Questo incidente mi ricorda quello che ebbi prima dell’altra Kumbha Mela,
anche quella volta pericolo evitato per un pelo.
Ho bruciato un’altra traccia del mio karma passato, mi sento più leggero.
Programmo al mio arrivo una escursione notturna sul Gange, dopo essermi
sistemato in albergo vado al fiume con John Charles. Ritrovo un barcaiolo che
avevo conosciuto due anni prima, siamo in tre al centro del grande fiume, non
ho niente da dire, da fare e da pensare.
Mi sento vivo, forte, sicuro…
John Charles apprezza la mia compagnia e ci tiene a mostrarsi amico.
“Caro Giorgio, a te non ti ferma nessuno. Ascolta il mio consiglio di Yoghi
americano. Tu hai una grande conoscenza, puoi andare a distribuirla in tutto il
mondo. Sei un vero Guru. Fallo senza ripensamenti e senza incertezze.” Mi
sembra di sentire Babaji che mi parla usando un microfono americano.
Io lo so perché sceglie un corpo americano, perché lui sa che io la prossima
vita voglio rinascere in America con un corpo femminile e portare avanti la
vera parità tra uomini e donne, la totale riconciliazione armonica tra energia
maschile e femminile. Sto andando come il sole verso ovest. India, Europa,
America!
Ho sempre rifiutato il ruolo di Guru, ma forse essere Guru non è affatto un
ruolo. È un essenza, uno stile di vita, un modo di essere che non può essere
recitato o simulato.
O lo sei o non lo sei.
Io, in India, mi sento naturalmente un Guru ma John Charles è chiaro:
“Giorgio vai in tutto il mondo…”. Se me lo dice un americano, di notte, sul
Gange a Benares mi conviene ascoltare.
Insegno al mio amico ‘Clint’ una tecnica del Kriya.
Rispondo ai suoi ringraziamenti con una affermazione che mi tranquillizza:
“Caro amico, grazie, conosco molte tecniche del Kriya, dalle vite precedenti”.

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Totem

Chiudo questa esperienza rivelatrice della Kumbha Mela con una telefonata
notturna dall’Italia fatta dal mio caro amico Giorgio Medail, un vero spirito
libero che da trent’anni lavora nella comunicazione a Mediaset. Io lo conosco
dal 1973 e ho sempre apprezzato la sua volontà di comunicare alla gente che i
fenomeni definiti paranormali in realtà sono molto normali, ci sembrano strani
e lontani solo per mancanza di conoscenza. La condivisione via radio è iniziata
anni fa con Totem, una trasmissione, puntuale ed entusiasmante che parla al
cuore degli ascoltatori, ogni domenica sera sulla radio nazionale RTL (102.5).
Questa idea geniale di Giorgio Medail è veramente una novità nel campo dei
grandi massmedia nazionali, dove molte trasmissioni sono filtrate e banalizzate.
Preciso e concentrato come un antico monaco zen, Medail ogni domenica
sera, dalle 22 alle 24, è sempre lì, presente in studio e dal microfono fa volare
le Buone Vibrazioni di Totem invitando gli ascoltatori a diventare amici, ad
aprirsi e ad intervenire personalmente.
Totem è una trasmissione concreta e spirituale basata sull’apertura mentale
ed il potere di comunicazione del suono. Le vibrazioni sonore sono un’energia
alata che arriva e penetra ovunque.
Il vantaggio della radio sulla televisione, soprattutto quando si parla di
esperienze spirituali profonde, è che il messaggio non è disturbato dal look.
Oggi, troppo spesso la comunicazione umana è pesantemente penalizzata dal
look esterno. Apparire ed attrarre superficialmente per molti è diventato più
importante che comunicare.
L’ascolto senza immagine risulta più puro e senza pre-giudizio.
Molte antiche scritture sacre parlano dello straordinario potere del suono e
della comunicazione spirituale attraverso vibrazioni sonore.
A Totem spesso ci sono anche io, che sono sempre in viaggio, felicemente
impegnato in conferenze, seminari ed incontri; dal luogo in cui mi trovo ogni
domenica sera mi metto in contatto telefonico con Giorgio Medail ed entro
nello spazio magico di Totem.
In questi anni mi sono collegato a Totem da tutte le regioni italiane e
talvolta anche dall’America e dall’Africa.

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RITORNO A BENARES

Nel cuore della notte

Questa volta Medail mi chiama in India per chiedermi della Kumbha Mela.
Mi sono addormentato. Ho avvisato il portiere dell’albergo: aspetto una
telefonata importante dall’Italia.
Ci sono più di quattro ore di differenza tra India e Italia. Verso le tre del
mattino sento il suono lontano di un telefono, senza accendere la luce alzo la
cornetta e l’avvicino alla mia testa che ha ancora gli occhi chiusi. Sento la voce
di Medail: “Abbiamo in onda, dall’India, il nostro grande amico Giorgio
Cerquetti, il suo motto è: il viaggio continua. Caro Giorgio, dicci qualche
parola di saggezza, questa qualità non è certo mancata alla Kumbha Mela”.
Io sto benissimo, mentalmente mi sento in uno stato leggero di trance:
“Caro Giorgio, dico subito che è stata un’esperienza spirituale profonda e
indimenticabile. Così intensa che vorrei scriverci un libro...”.
Io poi mi sono lasciato andare e ho continuato a raccontare a ruota libera,
rispondendo alle domande di Medail e degli ascoltatori.
La mattina dopo camminando in riva al Gange non ricordavo bene tutto
quello che avevo detto nel lungo collegamento.
Guardando il lento scorrere del fiume mi fermai, con le mani giunte sul
cuore, e mandai il mio augurio: “Mando il mio amore e la mia buona energia a
tutti quelli che ascoltano Totem”.
Tornato in Italia ho incontrato diverse persone che mi hanno fatto i
complimenti per le cose bellissime che avevo detto dall’India.
Grazie Giorgio Medail, grazie per avermi telefonato!

Con la lettura di questo libro sugli Antichi Maestri termina un piccolo


episodio di una eternità inconcepibilmente vasta che va oltre il potere della
nostra capacità mentale.
All’esperienza dell’eternità non ci si arriva con la mente, ci si può arrivare
direttamente con la coscienza, la sua percezione diretta produce uno stato di
PACE MENTALE
PIACERE SUPREMO
E BEATITUDINE ESTATICA
che auguro, di cuore, a te caro spirito libero che vivi, insieme a me e ad altri

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miliardi di esseri, l’esperienza umana sul pianeta Terra.


“Non fate una cosa solo perché gli altri dicono che è meravigliosa, o perché
l’avete letta in un libro, o perché i maestri ve ne promettono vari benefici;
fatela soltanto dopo averla provata con un’esperienza personale, se vedete che
arricchisce la vostra vita.”
Questo è un consiglio che il Buddha dava spesso a chi lo andava a
incontrare
“Come un uccello si libra sull’aria infinita e vola su una strada invisibile.
Non desidera nulla.
Il suo cibo è la conoscenza.
Vive del vuoto. Si è liberato”.
Sutra del Diamante

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L’ALCHIMISTA

Parte seconda

Dopo aver riletto il libro, mi è sembrato utile integrare il racconto della mia
esperienza alla Kumbha Mela con altre informazioni. Questa seconda parte è
composta da 8 appendici inedite, 7 sono ricavate dal Il Viaggio Continua, un
mio libro che non è mai stato pubblicato.

APPENDICE 1

L’ALCHIMISTA

“Si sa che l’Alchimia è fondata sulle metamorfosi fisiche


operate dallo spirito, denominazione data al dinamismo universale
emanato dalla divinità, che mantiene la vita e il movimento
o ne provoca l’arresto e la morte, fa evolvere la sostanza
e si conferma come il solo animatore di tutto ciò che esiste.”
da Le Dimore Filosofali di Fulcanelli

La vera Alchimia è la scienza esoterica dell’essere e del divenire del


continuum dello spirito nella sua temporanea avventura nello spazio e nel
tempo.
Gli alchimisti autentici hanno studiato da tempo immemorabile il rapporto
tra materia ed energia e sono arrivati, molti secoli fa, alle stesse conclusioni
scientifiche della moderna fisica quantistica.
Il raggiungimento del ‘donum dei’, la famosa pietra filosofale, era l’obiettivo
di ogni sincero ricercatore della conoscenza. L’alchimista otteneva la totale
consapevolezza, riconosceva la divinità della materia e svelava i segreti della
biochimica e del rapporto energetico tra corpo, mente e spirito.

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Arrivando all’essenza dell’hic et nunc, il qui adesso, l’alchimista portava se


stesso a vivere nell’infinito presente, questo stato di meditazione continua
offriva una incredibile estensione della vita umana e il facile accesso a tutte le
dimensioni invisibili che ci avvolgono da sempre.
Scrive Atorene ne Il Laboratorio Alchemico:
“Il vero fine delle operazioni alchemiche, che sono forse il residuo di una
scienza antichissima appartenente ad una civiltà scomparsa, è la
trasformazione dell’alchimista stesso, il raggiungimento di un grado di
coscienza superiore. I risultati materiali non sono che le premesse del risultato
finale, che è spirituale. Tutto è diretto verso la trasformazione dell’uomo stesso,
verso la sua divinizzazione, la sua fusione nell’energia divina fissa, da cui si
irradiano tutte le energie della materia”.
L’Alchimia, quella vera, è una profonda scienza dello spirito e a questo
punto voglio ricordare un personaggio straordinario, il grande alchimista
Fulcanelli.
Il suo nome deriva da Fulcan Vulcan (fuoco) ed Helios (sole). Dice di lui
Geneviève Dubois: “Le opere di Fulcanelli ci hanno permesso una lettura
contemporanea del linguaggio simbolico degli antichi. Sono state e restano
all’origine del movimento innovatore dell’Alchimia nel XX secolo”.
Canseliet afferma che Fulcanelli è veramente esistito, era amico di Pierre
Curie - premio Nobel e scopritore del Radio - e frequentava molti elevati
ricercatori francesi dell’epoca.
Dopo aver scritto Il Mistero delle Cattedrali Fulcanelli raggiunse, secondo
Canseliet, il potere della pietra filosofale. Nel 1952 Canseliet incontra a
Siviglia in Spagna l’alchimista Fulcanelli, che a quel tempo avrebbe dovrebbe
avere 113 anni ma dimostra invece la sua stessa età. Canseliet era nato nel
1899 e Fulcanelli nel 1839.
Secondo Canseliet lui ha raggiunto il fine della Grande Opera e merita il
titolo di autentico maestro alchemico. “Il caso di Fulcanelli”, scrive Canseliet,
“non assomiglia a nessun altro nell’ambito delle lettere del nostro tempo,
perché proviene da una disciplina etica infinitamente superiore, secondo la
quale il nuovo Adepto armonizza il suo destino con quello dei suoi rari
predecessori, come lui apparsi alla loro epoca determinata, scaglionati su una
strada immensa, simili a fari di salvezza e misericordia. Filiazione senza
macchia, che si mantiene prodigiosamente, perché senza sosta venga
confermata, nella sua duplice manifestazione spirituale e scientifica, la verità
eterna, universale e indivisibile”.
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L’ALCHIMISTA

In una intervista rilasciata a R. Amadou, Canseliet parla direttamente della


sua relazione personale con Fulcanelli.
D. Quanto tempo ancora pensate che Fulcanelli possa vivere?
R. Egli vivrà certamente fin dopo di me se io non riesco a portare a termine
l’Opera.
D. Voi ritenete che egli possa vivere eternamente?
R. Ah, questo è certo. Fulcanelli potrà restare sulla terra tutto il tempo che
vorrà.
D. Come il Conte di Saint Germain?
R. Sì, egli è nella medesima situazione.
D. Perché ha ottenuto la pietra?
R. Sì!
D. Fulcanelli non è più lo stesso socialmente.
R. Egli non è più là... Egli è sulla terra, ma si tratta del Paradiso Terrestre.
D. Voi entrate nell’eterno presente con l’Alchimia.
R. L’Alchimista che riesce nell’opera entra nell’eterno presente e, d’un
tratto, ha la conoscenza del passato e dell’avvenire. Egli sa tutto.
D. Come sapete se adesso egli è vivo o morto?
F. Non ne so nulla. Ma per loro, il tempo non conta. Per Fulcanelli almeno.
Quando io dico loro, io penso agli adepti del genere Saint Germain, che egli
incontra sicuramente. Comunicano tra di loro, a loro piacere. Egli è
nell’eterno presente come Saint Germain che vedeva il futuro come vedeva
il passato, poteva vedere a distanza e nel tempo.

La pietra filosofale

Leggiamo in Alchimia, la chiave dell’immortalità di Valerio Zecchini:


“Fulcanelli, l’Adepto contemporaneo che ha elaborato la pietra filosofale e che
ha lasciato il segno della sua sapienza nei suoi ormai celebri libri, si trova ora,
fisicamente, nell’eterno presente.
“La sua coscienza spazia per epoche e luoghi probabilmente non solo legati
alla Terra, tuttavia egli non è certamente il solo in questo stato divino. Vi sono
infatti diverse prove dell’esistenza di una specie di Loggia degli Adepti o
Maestri di Saggezza, perfettamente realizzati nei più diversi contesti esoterico-
religiosi del nostro pianeta: dall’India al Tibet, dalla Cina di Lao-tze al Messico
preispanico”.
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In molti testi esoterici ed alchemici si fa spesso riferimento all’esistenza di


gruppi di Immortali che vivono contemporaneamente a noi su questo pianeta.
Ho voluto ricordare il grande Fulcanelli perché è un personaggio storico
vissuto in Europa. È stato incontrato da alcuni, ma lui ha scelto l’anonimato e
come altri Siddha Yoga continua ad operare anonimamente per l’evoluzione
spirituale degli umani sul pianeta Terra.
Io ho una mia idea particolare dell’Alchimia, il linguaggio simbolico,
appositamente scelto, rappresentava una realtà a quei tempi inconcepibile: un
grande potere è dentro di noi, è il nostro cervello.
Secondo me la pietra filosofale è proprio il nostro cervello.
Il celebre alchimista conosciuto come il Cosmopolita scrive nell’opera
Nuova Luce Chimica: “È pietra e non lo è, si chiama pietra perché le
assomiglia”.
In un’altra opera ermetica del XVII secolo si legge: “La materia è unica,
dappertutto i poveri la possiedono come i ricchi. Conosciuta da tutti, viene da
tutti disprezzata”.
Nelle Nozze Chimiche di Christian Rosencreuz, un testo difficile e
misterioso, emblematico per la società dei Rosacroce, viene immaginata
‘un’unione mistica’ tra gli opposti. Questa unione tanto ambita dai ricercatori
alchemici veniva rappresentata dal rapporto Sole-Luna oppure da quello Terra-
Cielo, io penso che volesse rappresentare l’incontro armonico tra maschile e
femminile, tra emisfero sinistro ed emisfero destro del cervello. Sento che
l’obiettivo alchemico è nell’equilibrio creativo che si può raggiungere quando
pensieri ed emozioni sono in armonia.
In un testo del 1581 Gerhard Dorn, celebre alchimista dell’epoca, spiega
che per gli alchimisti: “La pietra era una cosa viva che loro chiamavano anche
il loro Adamo; egli portava la sua Eva invisibile nascosta nel suo corpo”.

Recentemente il premio Nobel Edelman ha detto: “Il cervello è il chilo e


mezzo di materia più complesso dell’universo conosciuto”.

Il cervello è un grande mistero, ogni giorno vengono scritti nuovi articoli


scientifici sul suo funzionamento, di conseguenza la comprensione di come
veramente funziona il nostro cervello è in mutamento continuo.
Ha scritto il ricercatore Joseph Chilton Pearce: “La neocorteccia del
cervello è così potente che solo una piccola parte è necessaria per modulare o
modificare quella inferiore, e il problema consiste nello scoprire a cosa serve
l’altro ipotetico 90 per cento. Secondo il dottor B. Ramamurthi, presidente
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L’ALCHIMISTA

dell’International Congress of Neurosurgery, la parte inutilizzata del nostro


cervello è designata all’esplorazione di un universo interiore”.
La pietra viva

L’apostolo Pietro parlando di Gesù lo definisce ‘la pietra viva rigettata dagli
uomini…’(1 Pietro 2,4).
L’ammonimento di Pietro era probabilmente la conseguenza della sua triste
esperienza personale, il discepolo aveva rinnegato il Maestro, per tre volte
aveva giurato di non conoscere ‘la pietra viva’ (Marco 14, 66-72). Anche qui
mi sembra chiaro che la parola ‘pietra’ venga usata in modo simbolico,
rappresenta qualcosa di elevato che non è stato capito. Alcune interpretazioni
cristiane che mettono Pietro come fondatore simbolico della Chiesa
considerano il suo nome alla lettera come espressione di qualcosa di rigido,
materia inorganica e non vitale.

Eppure Gesù proponeva un chiaro messaggio spirituale, non certo la


costruzione di nuovi edifici di ‘pietra’, centri di culto dominati dalla casta dei
sacerdoti. “I cieli e le Terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.
Gli alchimisti conoscevano la natura biochimica del cervello, una materia
solo apparentemente inerte e grigia che assomiglia solo visivamente alla pietra
e diventa nobile e ‘filosofale’ quando viene attuata la Grande Opera, che è il
risveglio consapevole del proprio essere e dei propri poteri divini. Il cammino
alchemico è un percorso evolutivo simile a quello di tutte le antiche tradizioni
sciamaniche ed esoteriche, il problema nasce dall’oscurità del linguaggio e dalle
trappole e menzogne usate nei testi dagli adepti alchemici per tenere lontani i
curiosi superficiali ed i male intenzionati.
Elvira Marteles nel suo libro Alchimia rintraccia le origini della parola
Alchimia: “Il termine Alchimia proviene dall’arabo, come altre parole
utilizzate dagli alchimisti: alambicco, elisir, alcol. In questa lingua significa arte,
‘al’ è l’articolo determinativo. Sarebbe dunque non un’arte qualunque ma
l’Arte per eccellenza, la grande e meravigliosa arte delle trasformazioni.
L’alchimia medievale proveniva direttamente dall’oriente. Ad Alessandria fiorì
la prima importante scuola dedicata a tale arte, lì si scrissero i primi trattati”.
Alessandria, città con finalità culturali ed esoteriche, non a caso fu edificata
in Egitto, questo centro avrebbe dovuto continuare nei secoli la gloria del
progetto di integrazione culturale tra oriente e occidente sognato e iniziato da
Alessandro di Macedonia che attraversò l’Asia dal 334 al 326 avanti Cristo. I
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successori del Grande Alessandro e i loro discendenti portarono avanti questo


continuo scambio di idee e di informazioni tra est ed ovest; per molti secoli
Alessandria, con la sua enorme biblioteca, divenne il punto di incontro e di
sviluppo di questo grande processo di assimilazione ed interazione, i greci
impararono dagli indiani la loro antica filosofia che offriva delle conoscenze
scientifiche molto evolute sui meccanismi interni del corpo e della mente.
Ricchi e poveri sembrano molto distanti tra di loro eppure l’alchimia dice
che possiedono la stessa cosa. Quale?
È proprio vero, sia i ricchi che i poveri possiedono la stessa grande ricchezza
che è il cervello umano, fino a qualche anno fa comunemente chiamato
‘materia grigia’; all’umanità è stata sottratta la filosofia universale, quella che
insegna ad usare e vivere in modo eccelso il corpo e la mente.
Ogni giorno gli studi sul cervello si arricchiscono di nuovi strabilianti
particolari, per secoli milioni di persone sono nate, vissute e morte ignorando
il grandioso miracolo che avevano in testa.
Anche lo psicologo svizzero Jung studiò a fondo l’Alchimia e nel suo libro
Psicologia e Alchimia spiega che l’Alchimia rappresenta la proiezione degli
archetipi e i processi che attraversa l’inconscio collettivo.
Jung riconobbe che l’incontro con la conoscenza alchemica fu un evento
decisivo per la sua vita e che proprio grazie agli studi su tale scienza riuscì a
formulare i fondamenti storici della sua psicologia, consentendogli di lanciare
un ponte tra le idee degli antichi gnostici e le sue teorie del XX secolo. Lo
psicologo osservò con sorpresa come i sogni e le allucinazioni di alcuni suoi
pazienti avessero uno stretto rapporto con certe immagini e simboli
appartenenti al processo alchemico.

Due parole sul Graal

Da qualche tempo con libri, articoli e film si torna a parlare del Graal. Il
Graal viene identificato con un contenitore a forma di coppa, ma la vera
sacralità del Graal è il suo contenuto e non solo la forma del contenitore. Il
simbolismo di questa coppa sacra, il cosiddetto Santo Graal, è molto antico e
si dice che risalga alle origini del Cristianesimo; la forma della coppa, che
contiene l’elisir della guarigione e dell’immortalità, ricorda sia il seno materno
che la parte superiore del teschio, la calotta cranica che contiene il cervello.
Indubbiamente l’interpretazione del seno materno ci conforta, ci alimenta e ci
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L’ALCHIMISTA

ricorda la nostra origine di spiriti incarnati nutriti e cresciuti dalla buona


energia femminile.
Io sono propenso a credere che la coppa del Graal, che secondo gli esoteristi
cristiani conteneva il sangue di Cristo, si riferisse piuttosto al contenitore del
cervello, il cui ‘giusto uso’ è il più grande mistero della nostra esperienza
umana.
La tradizione dei Druidi parla di un calderone che rappresenta lo stesso
principio magico del Graal, l’alchimia vedica nel testo Rasarnava parla di un
contenitore a forma di calderone che contiene speciali olii miscelati a pillole
di mercurio.
Il Corpo Ermetico di Asclepio parla di un cratere, le origini della Kumbha
Mela si perdono nel tempo. Kumbha vuol dire anfora (il cranio) e al suo interno
si trovano le gocce di perfetta salute e immortalità (le endorfine e le molecole
prodotte dal cervello in stato Samadhi); gli Asura e i Deva si scontrarono per
impadronirsi della Kumbha-anfora, durante la battaglia quattro gocce caddero
in quattro luoghi, Ujiain, Harwar, Nasik e Allahabad, e in questi luoghi viene
celebrata la Mela a rotazione. La Mela più importante è quella di Allahabad al
Triveni, il punto di incontro di tre fiumi sacri che rappresentano le tre forze
ascensionali all’interno del corpo umano, Ida, Pingala e la centrale Sushumna.
Ida e Pingala salgono ad onda per cui quando si incontrano producono un
vortice (Chakra).
La ricerca del Sacro Graal è, secondo me, la giusta ricerca di se stessi, del
proprio potere e della propria divinità, l’uso demoniaco della mente e del suo
strumento esterno, il cervello, non produce le sostanze biochimiche che
rappresentano l’elisir della pace mentale e dell’estasi, tanto sognate da mistici
e alchimisti. Il Graal-cervello ha a che fare con il sangue perché è attraverso il
sangue che le ‘molecole con le giuste informazioni’, prodotte dal cervello
attivato spiritualmente, si irradiano poi in tutto il corpo.
Usando il linguaggio simbolico alchemico possiamo dire che il Santo Graal
(cervello-oro) ha il potere di trasmutare il corpo (materia fisica-piombo); il
messaggio è chiarissimo, lo spirito che vive nel corpo è invitato a conoscere
bene il cervello e usarlo per spiritualizzare la materia.
C’è chi ha fatto notare che il termine Santo Graal deriva da Sang Real che
a sua volta è affine a Shan-grilà, un altro nome della Shambhala invisibile che
è dentro di noi. Questo è il Regno di Dio citato in molte tradizioni religiose.

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NOI E LORO

APPENDICE 2

NOI E LORO

Nel ‘97 a Roma ad un mio seminario organizzato dall’amica Aurora venne


anche Eufemio Del Buono. Del Buono ha visto più volte le Luci nel cielo.
Conobbe personalmente George Adamski, il più famoso contattista d’America,
che nel 1952 incontrò a Desert Center un essere proveniente da un altro pia-
neta. Adamski ricevette dal suo amico alieno il permesso di fotografare il suo
veicolo cosmico, la cosa straordinaria è che molte altre foto scattate in periodi
diversi in parti del mondo, lontane dall’Arizona, sono esattamente uguali a
quelle dell’americano George.
Si legge nell’introduzione al libro di Giorgio Dibitonto, Angeli in astronave,
scritta personalmente da Del Buono: “Se si prende visione dei Libri Sacri dei
popoli di tutta la Terra, leggendoli con l’aiuto dell’intuizione, si vedrà che i
Carri Celesti delle scritture dell’India, della Cina e delle Americhe; il Serpente
Piumato del Popol Vuh, libro che è considerato la Bibbia degli indiani Quiché
del grande ceppo Maya; l’Uccello di Fuoco degli indiani Hopi; le Sfere
Trasparenti e le Perle nel Cielo dei libri Kanjur e Tanjur, i Testi Sacri del
Lamaismo nel Tibet; le Nuvole, i Turbi, i Carri di Fuoco dell’Antico e del
Nuovo Testamento, sono la stessa cosa dei Vimana degli indiani asiatici, i
Mezzi Potenti degli Dei di Omero, i Globi e gli Scudi in cielo di Cicerone,
Plinio il Vecchio, Seneca, Valerio Massimo e Senofonte; le Sfere e i Tubi di
Licostene; i Dischi Volanti e i Sigari della nostra epoca, con la sola differenza
che tali avvistamenti sono raccontati in una forma mistica e reverenziale ed
interpretati alla luce delle conoscenze del tempo. Ezechiele sul fiume Kebar
non vide il Carro di Dio, ma semplicemente un’astronave, descritta, si inten-
de, dal profeta con le parole dell’epoca e nulla conoscendo sui voli spaziali.
L’astronomo che scoprì l’esistenza del pianeta Plutone, il professor
Toumbeaux, ebbe, alcuni anni or sono, la fortuna, e lo dichiarò apertamente,
di vedere, in una sera d’estate mentre prendeva il fresco in giardino con la
moglie e la suocera, una grande astronave che aveva gli oblò illuminati da una
luce azzurognola”.
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In questo libro ho parlato liberamente di Deva, esseri con corpi energetici


che vivono in altri pianeti, capisco che tu da questi miei racconti sei messo al
bivio: o ci credi o non ci credi. Io, da parte mia, dopo molte esperienze sono
andato oltre la fede e ho raggiunto ormai la certezza, io sono certo di quello che
scrivo. Tu continua, con amore e coraggio, fino al raggiungimento della tua cer-
tezza, la certezza è un’esperienza individuale, è tua e non può venire da altri. Da
altri arrivano informazioni e testimonianze che possono stimolare positiva-
mente la ricerca della certezza personale.
Un giorno dell’agosto 2002 mia sorella Anna venne a trovare me e mia
madre a Rimini e come sua abitudine quotidiana acquistò Il Corriere della Sera.
Io personalmente non acquisto giornali.
Quel giorno in prima pagina un articolo confermò la mia conoscenza sui
Deva.
Riporto alcuni passi dell’articolo scritto da Luigi Offeddu.
WASHINGTON, DOPO 50 ANNI SONO TORNATI GLI UFO
“Il Pentagono ammette: l’ordine a due caccia F-16, decollate. Caccia ai
dischi volanti nel cielo di Washington. Luci blu notate da centinaia di perso-
ne. Nel ‘52 l’ultimo avvistamento.
“A volte ritornano? Altroché, e certi ritornano sempre. La notte del 26
luglio ‘oggetti volanti non identificati’, i dischi volanti di un tempo, hanno sor-
volato Washington e il Campidoglio, il palazzo che ospita il Congresso ameri-
cano.
“Lampi azzurini, cupi rombi, paura collettiva e pioggia di telefonate alla
polizia; era successo l’ultima volta 50 anni fa, il 26 luglio 1952, ma allora non
girava nei cieli il gruppo di Osama Bin Laden.
“Scattato l’allarme antiterrorismo, due aerei caccia F-16 hanno inseguito
senza successo i visitatori. Li hanno anche visti e uditi centinaia di persone, li
hanno marcati i radar dell’aeroporto. Ma loro sono rimasti nel mistero, scom-
parsi chissà dove.
“Se il comando supremo della difesa aerea, il Norad, non avesse conferma-
to tutto sarebbe stato facile malignare e pensare alla solita bufala di agosto.”

L’articolo prosegue parlando dei cerchi nel grano e della base americana
supersegreta chiamata Area 51, dove qualcuno sospetta che siano stati nasco-
sti, per essere analizzati, i resti di un Ufo e i corpi di alcuni piccoli alieni morti
recuperati dall’Ufo che precipitò il 4 luglio 1947 a Roswell, piccola città nel sud
est del Nuovo Messico.
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NOI E LORO

Una notizia proveniente dall’India chiude l’articolo.


“Anche laggiù, dalle parti di Allahabad, nello Stato dell’Uttar Pradesh,
quasi nelle stesse ore oggetti misteriosi emergevano dalla notte e ferivano al
volto due persone. La fotografia di uno di loro, tale Brijesh Nishaad dal volto
ustionato, è stata diffusa da una serissima agenzia internazionale l’Associated
Press Photo.
“Queste notizie sono miele e tisana per scienziati molto seri che in certe
cose continuano a sperare se non a credere. Quelli del Carnegie Institution
Planet Search Program, per esempio, proprio l’altro giorno hanno scoperto il
centesimo pianeta extrasolare, e oggi ci ricordano che nella nostra Galassia
potrebbero esservi trenta miliardi di pianeti simili a quelli del nostro sistema
solare: e se gli UFO provenissero proprio da uno di quelli?”

Mettendo da parte l’interessante ed onesto articolo de Il Corriere della Sera


penso che in futuro, quando saranno divulgate evidenze incontrovertibili di
vita extratterestre, il ‘non crederci’ sarà paragonato a chi oggi si ostinerebbe
ancora a credere che la Terra fosse piatta. Conoscete qualcuno che crede anco-
ra nella Terra piatta? Eppure, ricordiamolo con una certa attenzione, una volta
molti, proprio quasi tutti erano convinti che la Terra fosse piatta, piattissima. E
poi hanno continuato a credere (e far credere alle nuove generazioni) per molti
secoli che fosse al centro dell’Universo e non alla periferia di una delle tante
Galassie (sono miliardi, ed ognuna contiene miliardi di sistemi planetari). Per
abitudine crediamo e discutiamo su quello che ‘sappiamo’, su quello che cre-
diamo di ‘sapere’, e raramente su come tutte queste cose che sappiamo non
siano affatto certe e complete.
Prima del diciassettesimo secolo, noi - la gente europea - pensavamo, con-
vinti, che la Terra fosse il centro dell’universo e che il Sole girasse attorno alla
Terra. Poi arrivò un certo Copernico a dire: “Spiacente signori, ma la Terra non
è al centro. Siamo invece noi che giriamo attorno al Sole”.
Pensate che la gente abbia apprezzato Copernico per questo? Aveva termi-
nato il suo lavoro di ricerca nel 1530, comprese le sue scoperte sul Sole e sulla
Terra. Queste opere non furono pubblicate fino al momento della sua morte
che avvenne nel 1543. Pensate che la gente abbia accolto con gioia questa
nuova verità? Per essere precisi, qualcuno voleva addirittura disseppellirlo, pro-
cessarlo e ucciderlo di nuovo! Dicevano allibiti: che cosa? La Terra non è il
centro dell’universo? Roba da pazzi... eresia!
Noi viviamo radicati nelle nostre nozioni. Poi arriva qualcuno che cerca
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con coraggio di cambiarle. Chi gestisce il potere politico, scientifico e religio-


so non appare molto felice di ricevere novità, chi le offre viene considerato
spesso una pericolosa interferenza. Ma se quello che cerchiamo è la verità, allo-
ra perché non dovremmo accogliere con gioia i cambiamenti, non tanto per
amore della novità, ma per avere una visione più vera e completa della realtà?
Senza essere fanaticamente scettici o ingenuamente creduloni, in attesa del-
l’inconfutabile prova, conviene intelligentemente accettare l’ipotesi di civiltà
aliene che hanno visitato e continuano a visitare questo splendido pianeta.
Da bambino ricordo che le amiche di mia nonna Iside, ad Ascoli Piceno,
davanti ad un argomento nuovo si chiedevano con apprensione: ‘E la Chiesa
che dice?’.
Ebbene all’interno della Chiesa c’è chi dice di sì.
Ho incontrato personalmente Monsignor Corrado Balducci che più volte
ha parlato in pubblico e in televisione in favore della vita fuori dal pianeta
Terra. Una sera durante una cena chiesi al simpatico ed aperto Monsignore se
fosse vero che Padre Pio credesse negli extraterrestri. “Padre Pio”, rispose
Balducci, “era certo che ci fossero altre creature e che l’onnipotenza di Dio non
fosse limitata a questo piccolo pianeta. Lui diceva che su altri pianeti ci sono
altri esseri che non hanno peccato e non sono caduti come noi.” Chiesi anche
del Papa, lui che ne pensa? Balducci rispose con un piacevole orgoglio ecume-
nico che il Santo Padre lo aveva visto diverse volte in televisione, se ci fosse
stata qualche obiezione glielo avrebbero fatto subito sapere, quindi aggiunse
che molti teologi considerano positivamente l’idea che l’intelligenza vitale non
sia limitata al nostro pianeta.
Mi disse anche in tono affettuoso e tipicamente pastorale: “Caro e simpati-
co Cerquetti, conosco le tue idee, ti seguiamo da anni!”. Io risposi prontamen-
te: “Se vuoi (o volete) seguirmi fino in fondo mi va benissimo, ne vedrai di tutti
i colori”.
Mi riferivo ai sette colori dei Chakra.
Buona illuminazione a Balducci, a Padre Magni, al Papa e a tutti gli altri
cari rappresentanti del clero che ho incontrato finora. L’assoluto è veramente
accessibile, da tutte le angolazioni, anche dalla loro.
Giordano Bruno pagò con la vita la sua tesi della pluralità dei mondi tanto
condannata dal cardinale Roberto Bellarmino: “I corpi celesti si succedono
all’infinito nell’immenso spazio contenente i mondi e i loro abitanti di ogni
genere”. Il monaco Tommaso Campanella, vissuto molti secoli fa e conosciuto
per la sua opera utopistica Città del Sole, in ‘Apologia pro Galileo’ davanti alla

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NOI E LORO

visione grandiosa dell’infinita natura in uno slancio mistico ebbe a dire:


“…altri pianeti sono abitati da uomini ed anche per essi è morto Cristo!”.
Un grande teologo, il domenicano Padre Monsambrè, si espresse così:
“Perché gli astri non dovrebbero essere popolati da esseri meno grandi degli
Angeli, ma più grandi di noi? Tra la vita intuitiva dei puri spiriti e la nostra vita
composta, ragionevole e vegetativa vi è certamente luogo per altre vite, e non
si potrebbe pensare che il Divino Pastore abbia lasciato negli spazi le sue 99
pecorelle per venire a cercare quaggiù la centesima smarrita?”.
Ad uno dei convegni di parapsicologia che si tengono ogni anno a Bellaria,
Balducci incontrò e dialogò con Sitchin.
Zecharia Sitchin è nato in Russia ma è cresciuto in Palestina dove imparò
l’antico ebraico e le altre lingue antiche in cui sono composte molte delle Sacre
Scritture. Laureato in Storia all’Università di Londra, è stato considerato un
valente studioso della Bibbia e un’autorità mondiale in materia di storia e
archeologia del Medio Oriente. È stato un famoso giornalista in Israele e attual-
mente vive a New York dove lo conobbi nel 1995.
Per molti anni Sitchin ha studiato in profondità gli insegnamenti ed i mes-
saggi occulti della Bibbia e la storia della Mesopotamia diventando per tutti gli
studiosi un autorevole punto di riferimento sulla misteriosa cultura dei Sumeri.
La sua affascinante teoria dopo aver decifrato e tradotto i testi dei Sumeri è che
questa popolazione entrò in contatto, migliaia di anni fa, con una civiltà alie-
na che abiterebbe su un grande pianeta, Nibiru, che fa parte di questo sistema
solare ma come distanza si trova al di là di Plutone. Già negli anni sessanta
Sitchin, pur non avendo alcuna conoscenza astronomica, ipotizzò in base alla
sua interpretazione degli antichi testi questo altro pianeta la cui esistenza oggi
è accettata anche dalla Nasa, dalla Royal Astronomical Society inglese e da
molti astronomi qualificati. Sitchin, come fa ormai da decenni, spiegò all’inte-
ressatissimo Monsignore che gli abitanti di Nibiru, chiamati Annunaki dai
Sumeri e Nefilim nella Bibbia, hanno soggiornato a lungo in Medio Oriente.

Il mio caro amico Sitchin è un personaggio geniale e molto erudito, ha la


padronanza perfetta di molte lingue antiche e riesce a spiegare le cose in modo
semplice e profondo. Lui come anche molti altri ricercatori di frontiera che
conosco tipo Robert Bauval, Graham Hancock, Mario Pincherle e Adriano
Forgione (geniale fondatore del bellissimo mensile Hera), ci insegnano che la
mitologia non è frutto della fantasia, ma la fedele depositaria di antichi ricordi
che riflettono i più alti livelli di conoscenza scientifica.
Risalendo dalle parole ebraiche della Bibbia attraverso la loro radice acca-
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dica fino all’origine sumera, fu possibile a Sitchin comprendere il vero signifi-


cato dei racconti biblici, in particolare quelli del Libro della Genesi.
Anni prima delle straordinarie foto di Nettuno, fatte dal Voyager II nel
1986, Sitchin predisse che questo pianeta si presenta di colore verde azzurro, è
ricco di acqua con macchie di ‘vegetazione paludosa’.
Migliaia di anni fa i Sumeri avevano descritto nei loro testi la natura di
Urano, di Nettuno, di Plutone e di altri pianeti esterni del nostro sistema sola-
re. “Chi legge i miei libri”, scrive Sitchin, “ scopre qualcosa che per molti seco-
li è stato ignorato, i terrestri sono entrati in contatto diretto con civiltà aliene.
Molte prove inoppugnabili lo dimostrano. Gli antichi Egizi appresero il loro
sapere dai Sumeri, questi ultimi lo ricevettero dagli Annunaki, tutto questo è
descritto in caratteri cuneiformi nella storia scritta dai Sumeri per noi posteri.”
Nel 1995 aiutai Sitchin a pubblicare in italiano, in una collana da me diret-
ta, il suo libro chiave La Genesi, opera rivoluzionaria in cui Sitchin riesamina
gli insegnamenti degli antichi alla luce delle ultime scoperte della scienza
moderna e conferma la validità delle conoscenze dei popoli antichi, infatti
migliaia di anni fa loro possedevano straordinarie conoscenze tecnologiche.
Penso che a molti lettori del Corriere sia sfuggito lo stranissimo collega-
mento Washington-Allahabad. Quale è il messaggio dell’apparizione contem-
poranea in due luoghi così distanti e così diversi? Eppure, in una cosa, queste
due città sono molto simili, sono due città di grande potere. Una è da circa un
secolo il centro mondiale del potere materiale, l’altra è da migliaia di anni un
potente centro energetico conosciuto ed ammirato da intelligenze terrestri ed
extraterrestri.

“Qui si incontrano anche gli extraterrestri”

Nel luglio 1989 con questo titolo pubblicai sulla Domenica del Corriere un
articolo sulla Kumbha Mela dell’ottantanove.
Dopo aver letto l’articolo del Corriere, il mio scritto 13 anni prima non
sembra più così fantasioso e lontano dal possibile.
Il titolo, che in occidente potrebbe (forse poteva una volta) essere conside-
rato bizzarro se non ridicolo, in India invece non va contro gli insegnamenti dei
Veda ed è in sintonia con gli innumerevoli racconti di esseri umani che hanno
incontrato nella zona Himalayana e nei dintorni del Gange esseri provenienti
da altri pianeti e da altre dimensioni. Ecco un estratto del mio articolo:
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NOI E LORO

“Da Delhi ci vogliono dodici ore per raggiungere in treno la città sacra di
Allahabad, si tratta di un treno speciale, uno dei tanti che le ferrovie indiane
hanno messo a disposizione dei milioni di pellegrini diretti alla Grande Mela.
C’è tutto il tempo per pensare e osservare. Nella vettura di prima classe, l’unica
dove ho trovato posto, la gente prega, dorme, mangia e chiacchiera volentieri
con uno straniero; gli indiani sono tutti molto comunicativi e ospitali. Mentre
un avvocato mi informa che il nostro treno si chiama Krishna Express io ripas-
so mentalmente tutti i viaggi che ho fatto attraverso questo magico Paese e
ricordo le parole di Hermann Hesse: ‘La mia via verso l’India non passava per
navi e ferrovie, ma attraverso magici ponti che dovetti io stesso trovare’.

“Milioni di persone si sono accampate ordinatamente lungo il Gange che


d’inverno lascia scoperte le sue rive di sabbia bianca finissima. Preghiere e
Mantra riecheggiano in tutte le direzioni, ovunque si incontrano i Sadhu (in
sanscrito vuol dire uomo buono) che da tempo immemorabile percorrono
l’India in lungo e in largo. Sono persone che hanno deciso di dedicarsi alla vita
spirituale rinunciando a quella materiale. In genere non si fermano più di tre
giorni nello stesso posto ed è facile riconoscerli perché hanno il corpo cospar-
so di cenere per testimoniare pubblicamente la loro rinuncia. Quanto agli
Yoghi, invece, non tutti dimostrano in pubblico chi sono e quali Siddhi (pote-
ri) hanno. C’è chi riesce a vivere respirando una volta ogni ora e chi addirittu-
ra una volta al giorno. C’è chi non si siede mai e sta in piedi da molti anni. Un
professore tedesco che, dopo aver passato anni a stretto contatto gli indios
dell’Amazzonia, ha introdotto ed insegna in Europa la pirobazia, l’arte di cam-
minare sul fuoco senza ustionarsi, mi dice che qui è contento di non dover
dimostrare niente a nessuno, si sente importante per il semplice fatto di essere
uno tra tanti.
“In occidente è celebre per i suoi corsi sull’autostima, alla Kumbha Mela
non vuole nemmeno pronunciare il suo nome. ‘L’India’, spiega, ‘ridimensiona
tutti, e questo è bene. Sulla rive del Gange è facile capire perché si nasce, si
vive, si muore.’
“Sulle rive del Gange è possibile incontrare anche colui che la stampa
indiana definisce come il più vecchio Yoghi vivente: trecento anni.
“Si chiama Devraha Baba, vive nudo in una capanna di frasche costruita
sopra quattro palafitte, il suo corpo sembra un tronco di legno scuro e secco.
Arrivo al campo che lo ospita e lo trovo seduto su una pelle di daino, dall’alto
della capanna fa cantare i sacri Mantra a migliaia di pellegrini, accorsi per rice-
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vere la sua benedizione.


“Ma ha davvero trecento anni?
“Mentre Baba comincia, in hindi, un fitto dialogo con alcuni Yoghi dai lun-
ghi capelli, io parlo con il mio vicino che parla inglese muovendo la testa e le
mani all’indiana. Siamo tutti seduti sulla sabbia, intorno alla mistica capanna
di Baba.
“‘Baba’, mi spiega l’indiano, ‘è onorato da oltre venti Mela (calcolo veloce,
oltre 200 anni). È uno Yoghi conosciuto sin dall’inizio dell’Ottocento, da allo-
ra, come molti altri saggi indiani, ha deciso di mettersi a disposizione della
gente per offrire guida e consigli spirituali.
“Abita, nudo, sulla veranda della sua semplice capannuccia. La pace inte-
riore raggiunta da persone come Devraha Baba è la vera forza dell’India e non
bisogna meravigliarsi se mantenendo la mente e la coscienza a un livello molto
elevato questi maestri sono riusciti a conservarsi in buona salute, conducendo,
anche per secoli, una vita molto semplice.’
“Ma quali sono le regole di questa vita semplice e longeva? Baba come altri
Yoghi si astengono dall’uso di carne, di alcol, tabacco ed altri tipi di intossicanti.
“Molti di loro hanno il potere di assorbire, trattenere e trasformare il Prana,
l’energia cosmica che muove ogni forma di vita nell’universo. Facendo così,
dicono le tradizioni indiane, molti Yoghi riescono a vivere centinaia di anni.
“Sono tanti gli Yoghi? Ebbene sì! Qui dicono che Devraha Baba non è il più
vecchio della compagnia, ci sono altri saggi centenari ma evitano di farsi rico-
noscere in pubblico. Rifiutano categoricamente il culto della personalità e le
interferenze energetiche.
“Si dice che molti Yoghi si immergono nel Gange sull’Himalaya e dopo uno
straordinario viaggio sotto le acque del sacro fiume, emergono improvvisamen-
te al Triveni dove si mescolano anonimamente ai pellegrini che giorno e notte
si immergono senza sosta, sino ad arrivare a seicentomila ogni ora, uno spetta-
colo indimenticabile.
“Sugli ignoti partecipanti del più grande festival spirituale del mondo ci
sono molte altre strabilianti credenze. E manca lo stupore nel riferirle, nessuno
è perplesso, tutto è accettato e accettabile, almeno finché si sta qui.”

Per esempio alla Mela ‘si sa’ che molti Deva (gli dei, gli esseri celesti cele-
brati in molti poemi antichi) che abitano su lontani pianeti frequentano
volentieri la grande assemblea di Allahabad. È cosa risaputa che Brahma, un
essere superiore che vive sul pianeta Satyaloka ed ha miliardi di nostri anni,

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NOI E LORO

non manca mai. In un famoso dialogo con un devoto che gli chiedeva dove lo
si potesse incontrare, lui rispose amabilmente che lo avrebbe trovato spesso
proprio qui alla confluenza dei tre fiumi. Ovviamente il suo corpo è completa-
mente diverso da quello di noi terrestri...
Si dice nel Ramayana che anche il re Rama e la sua compagna Sita visita-
rono questo luogo sacro. La nostra storia conosciuta apparentemente non va
oltre i cinquemila anni mentre la letteratura vedica parla di Yuga, epoche pre-
cedenti che risalgono a decine di migliaia di anni fa. Allora l’incontro con le
civiltà aliene era normale ed accettato, con il linguaggio di oggi si potrebbe dire
che non avrebbe fatto più notizia. Umani e Deva relazionavano bene, i Deva
venivano con umiltà in India per ascoltare ed incontrare i grandi Rishi (saggi).
La saggezza è una virtù cosmica apprezzata da tutte le vere intelligenze terrestri
ed extra.
L’India è un apparente caos sociale dove da tempo immemorabile brillano
dei fenomenali gioielli di saggezza e conoscenza. Mi tornano in mente le paro-
le che Paolo VI pronunciò nel 1967 di ritorno dal suo viaggio in India. “L’India
è una terra spirituale. Ha per natura il senso delle virtù cristiane. Mi dicevo che
se un giorno ci potrà essere un Paese in cui le beatitudini evangeliche del
Discorso della montagna saranno vissute e non solo da un élite, ma a livello di
tutto un popolo, della massa unanime, immensa, questo paese è l’India. Che
cosa è più vicino all’India della pace, della misericordia, della purezza di cuore?”
Aggiungo a posteriori qualche nota sui Vimana e sulle civiltà aliene, queste
sono informazioni ricavate dagli antichi testi indiani.

I Vimana

Gli antichi testi vedici parlano di dei, semidei e demoni, capaci di meravi-
glie scientifico-magiche, che viaggiano in navi spaziali o aeronavi, i Vimana.
Queste informazioni sono confermate da moltissime tradizioni antiche e
testi sacri in tutto il mondo. Esiste senza dubbio un fondo di verità in tutti que-
sti racconti, che concordano su così tanti particolari.
La tradizione vedica insegna che, migliaia di anni fa, gli esseri umani ave-
vano contatti molto frequenti con gli extraterrestri e da loro avevano appreso
molte conoscenze, qualcuno in India conosceva molto bene la struttura dell’a-
tomo e le leggi che regolano l’Universo.
La civiltà umana più evoluta e potente si trovava appunto nella regione

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indiana. Alcuni ricercatori hanno chiamato questa civiltà “l’impero Rama”,


dalle avventure del famoso principe Rama.
Le conoscenze scientifiche alla base dei leggendari poteri descritti nelle epi-
che vediche furono tramandate per iscritto per molti secoli nonostante la
degradazione della civiltà indiana. Testi sanscriti sono stati rinvenuti a Lhasa,
in Tibet, e sono stati poi tradotti dall’università di Chandigarh (Punjab). I testi,
chiamati collettivamente Vimanika Sastra (trattati sulla costruzione di aerona-
vi, i Vimana), parlano appunto di un metodo di propulsione anti-gravitaziona-
le, basato sul concetto Yoga del Siddhi chiamato “laghima”, o levitazione - la
capacità di rendere il proprio corpo e qualsiasi oggetto praticamente privo di
peso e capace di spostarsi a piacere.
Secondo le informazioni contenute in questi testi, vi erano almeno quattro
tipi differenti di Vimana (o navi volanti) con forme e dimensioni diverse.
Alcuni vengono descritti come vere e proprie “città volanti”, con vari piani,
finestre/oblò e alloggi per centinaia di persone.
D. Hatcher Childress, in Ancient Indian Aircraft Technology, cita descrizioni
di Vimana di varie forme e dimensioni, tra cui gli agnihotra-vimana, con due
motori, i Vimana elefanti con diversi motori, ed altri tipi che per le loro carat-
teristiche erano chiamati con nomi di animali.
Il Samara spiega che i Vimana erano tenuti in una specie di hangar chia-
mato Vimana-griha, oppure parcheggiati sul tetto dei palazzi - abitudine che
diede origine alla forma architettonica della cupola sopra i templi e anche alla
forma dei “carri” sui quali i simulacri delle divinità dei templi viaggiano duran-
te i festival come il Ratha Yatra, che viene celebrato ogni anno a Puri. Ancora
oggi la cupola dei templi viene chiamata “Vimana” secondo la terminologia
dell’architettura sacra.

Parasurama

In particolare, i Veda narrano che in un tempo precedente al regno di


Rama, cioè al tempo dell’avatara Parasurama, le dinastie ksatriya umane ven-
nero disperse da 21 campagne militari condotte appunto dal guerriero-sacerdo-
te Parasurama, che volle punirle per le loro colpe. È detto che le dinastie rega-
li sconfitte fuggirono in varie zone del pianeta, fondando le grandi civiltà di
Atlantide (probabilmente gli Asvini descritti nei Veda erano il clan reale di
Atlantide), Mu e Lemuria, che poi trasmisero la loro eredità di conoscenze e
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NOI E LORO

tradizioni attraverso le civiltà dei Sumeri, dell’antico Egitto e dei Celti.


In India rimasero i virtuosi governanti dell’impero di Rama, ai quali
Parasurama cedette il suo potere e il suo mandato (secondo la narrazione del
Ramayana).
In seguito ci furono varie vicende e soprattutto una disastrosa guerra che
distrusse l’impero di Rama, lasciando pochi sopravvissuti che gradualmente
dimenticarono o distorsero la conoscenza vedica. Ai tempi del Mahabharata,
che si colloca secondo la cronologia vedica varie migliaia di anni più tardi, e
precisamente 5140 anni fa, esisteva ancora una tradizione di trasmissione di
questa conoscenza e il suo utilizzo da parte di esponenti qualificati delle dina-
stie regali (ad esempio i Pandava) ma la degradazione era così diffusa che per-
sino molti insegnanti (come Drona e suo figlio Asvatthama, per esempio) uti-
lizzavano ormai le loro conoscenze e poteri in modo distruttivo. Questa degra-
dazione etica viene descritta dai Purana come l’avvento del Kali Yuga, l’era di
degradazione, discordia, ipocrisia e distruzione nella quale ci troviamo ancora,
e in cui la conoscenza vedica viene coperta dall’ignoranza.
Nel Samara (Samaranga Sutradhara) i Vimana vengono descritti come
“macchine metalliche con una carica di mercurio che usciva dal retro in forma
di fiamma rombante”. Alcuni scienziati dell’ex Unione Sovietica hanno sco-
perto degli “antichi strumenti usati nella navigazione di navi spaziali” in caver-
ne del Turkestan e nel deserto del Gobi. Si tratta di oggetti emisferici di vetro
o porcellana sormontati da un cono contenente una goccia di mercurio.

I testi vedici sono divisi in due categorie, i Daiva e i Manusa, cioè i testi che
parlano degli dei e quelli che parlano delle cronache della storia umana. Anche
gli oggetti volanti che vi vengono descritti appartengono a due categorie simi-
li, in quanto hanno caratteristiche tecnologiche differenti. Le astronavi
Manusa, costruite secondo la tecnologia umana sulla base della scienza univer-
sale, assomigliano ad aeroplani o aeronavi e hanno una struttura meccanica, di
cui vengono descritte la costruzione, le automazioni, i motori, il funzionamen-
to e così via. Le astronavi Daiva, cioè dei Deva o esseri divini, sono molto dif-
ficili da comprendere - anzi, non potrebbero nemmeno essere classificate come
astronavi vere e proprie in quanto funzionano su un’applicazione differente dei
principi scientifici dell’universo, che appartiene a una diversa dimensione e a
una tecnologia non meccanicista.
Nei testi Manusa sono descritti i particolari più elaborati per la costruzione
dei vimana. Il Samarangana Sutradhara afferma che erano fatti di materiale
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leggero, con un corpo forte e ben modellato. Nella costruzione venivano usati
ferro, rame e piombo. Potevano volare su grandi distanze e la propulsione
avveniva grazie all’aria. Poi viene fatto un accenno di propulsione: “avevano in
fondo fuoco e mercurio”.
Il Samarangana Sutradhara dedica 230 versi ai principi della costruzione dei
vimana e al loro uso in pace e in guerra. Erano molto manovrabili e potevano
attaccare qualunque cosa nell’aria o al suolo. L’autore attribuisce loro tre movi-
menti principali: ascensione verticale, volo per migliaia di miglia e infine fer-
mata e discesa. Si muovevano così rapidamente che dal suolo era quasi impos-
sibile udirli.
“Per mezzo di quelle macchine, gli esseri umani possono volare nell’aria, e
gli esseri celesti possono scendere sulla terra. Alcuni Vimana possono ascende-
re alle regioni solari (Suryamandala) e al di là di queste, alle regioni stellari
(Naksatramandala)”, il che significa che alcuni erano costruiti per attraversare
il sistema solare, o addirittura la stessa galassia.
Il Samarangana spiega che il segreto della fabbricazione e del funzionamen-
to doveva essere conservato per la terribile utilizzazione che si potrebbe fare dei
vimana in guerra, una paura del tutto giustificata ai tempi delle guerre contro i
Daitya, quando intere città vennero spazzate via, interi eserciti vennero
annientati dalle armi aeree dette Astra e Brahma. Afferma inoltre che al mer-
curio veniva applicato un fuoco controllato: allora si sviluppava la potenza del
tuono. “Tuttavia, se questo motore di ferro con le giunture appropriatamente
saldate viene riempito di mercurio e il fuoco viene condotto fino alla parte
superiore, sviluppa potenza con il ruggito di un leone.”
Nelle opere antiche, “fuoco” non indica sempre il fuoco della combustione.
I libri esoterici elencano 49 tipi di fuochi, molti dei quali sembrano indicare
vari fenomeni elettrici e magnetici.
“I vari possibili movimenti dei Vimana sono: inclinazione, ascesa verticale,
discesa verticale, avanti, indietro, ascesa normale, discesa normale, progressio-
ne su lunghe distanze, grazie all’opportuna regolazione delle parti funzionanti
che gli assicurano il moto perpetuo.
“La forza e la durata di queste macchine dipendono dai materiali usati. Ecco
alcune delle qualità principali del carro aereo: può essere invisibile, può tra-
sportare passeggeri, può essere reso piccolo e compatto, può muoversi in silen-
zio. Se deve essere usato il suono deve esservi una grande flessibilità di tutte le
parti mobili, che debbono essere fatte alla perfezione. Deve durare per lungo
tempo, deve essere ben coperto, non deve diventare troppo caldo, troppo rigi-
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NOI E LORO

do o troppo morbido, può essere mosso da melodie e ritmi.”

Il fatto che i Vimana furono descritti centinaia, forse anche migliaia di anni
fa e che essi riportano alla mente i moderni Ufo, farebbe concludere che l’India
abbia avuto una civiltà superiore ora dimenticata.
Sembra che non ci siano dubbi che i Vimana fossero equipaggiati da una
sorta di anti-gravità. I Vimana decollavano verticalmente ed erano in grado di
fermarsi a mezz’aria come i moderni elicotteri e dirigibili.
Vimana vengono chiamati anche i “veicoli” delle varie divinità, descritti
dalla letteratura vedica e puranica in forme e caratteristiche specifiche e coeren-
ti e rappresentati invariabilmente davanti ai templi delle divinità relative.

Il Vimana di Visnu si chiama Garuda, ha forma di aquila,


il Vimana di Shiva si chiama Nandi e ha forma di toro,
il Vimana di Indra si chiama Airavata e ha forma di elefante,
il Vimana di Brahma ha forma di cigno,
il Vimana di Durga ha forma di leone,
il Vimana di Kartikeya o Subhramanyam ha forma di pavone
il Vimana di Ganga ha forma di alligatore
e così via

Il significato delle forme e dei nomi dei vari Vimana è strettamente legato
alle caratteristiche personali della divinità che li possiede, cosa che ci aiuta a
comprendere i principi del loro funzionamento, come vedremo più avanti
anche in relazione alle informazioni giunte da altre fonti (cultura di Atlantide).

In accordo col Vaimanika-Sastra, apparentemente scritto da Maharishi


Bharadwaja nel IV sec. a. C., ci sono 32 segreti nel pilotare un Vimana, essi
includono:
- MANTRIKA: l’invocazione di mantra o suoni specifici che permetterà ad
uno di ottenere certi poteri per costruire veicoli volanti indistruttibili.
- TANTRIKA: l’acquisizione e l’uso di conoscenza intima della natura della
materia, che permette al pilota di manipolare le leggi materiali ed esercitare un
potere speciale.
- GUDHA: permette al pilota di rendere il suo Vimana invisibile ai nemi-
ci. ADRISHYA ottiene lo stesso risultato attraendo ‘la forza del flusso etereo
nel cielo’.
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- PAROKSHA: consente al pilota di paralizzare gli altri Vimana e metterli


fuori combattimento.
- APAROKSHA: il pilota può servirsi di questo potere per proiettare fasci
di luce dalla parte anteriore della sua nave per illuminare la via.
- VIRUPA KARANA: con questo potere il pilota può produrre una corti-
na fumogena temporanea, può caricare la nave con l’energia termica del cielo
e far assumere alla sua nave una forma terrificante simile a quelle del leone,
della tigre, del serpente o di una montagna per confondere gli osservatori.
- SURUPA: chi conosce i 30 tipi di ‘forza Karaka’ , può rendere il Vimana
attraente come ‘una ragazza del paradiso ornata con fiori e gioielli’.
- PRALAYA: questo mortale segreto comprime la forza elettrica attraverso
‘i cinque tubi aerei’ cosicché il pilota possa ‘distruggere ogni cosa come in un
cataclisma’. VIMUKHA manda una pozione velenosa nell’aria per causare ‘uno
stato di insensibilità totale e coma’.
- TARA: questo potere fornisce al pilota un altro metodo per eludere il con-
tatto col nemico o per nascondersi agli osservatori: ‘Miscelando con la forza
eterea 10 parti di forza aerea, 7 parti di forza acquea e 16 parti di capacità sola-
re, e proiettandole dalle parti dello specchio stellato attraverso il tubo frontale
del Vimana, si proietta l’immagine di un cielo stellato’.
- SARPA-GAMANA: questo potere permette di attrarre le forze dell’aria,
unirle con i raggi solari e passare la mistura attraverso il centro della nave così
che il Vimana avrà un movimento ondulatorio come un serpente.
- RUPAKARSHANA: permette al pilota di vedere dentro al Vimana nemi-
co, mentre KRYAGRAHANA permette di osservare ‘tutte le attività che
avvengono al di sotto sulla terra’, come uno schermo televisivo.
- JALADA RUPA: permette al pilota di conoscere le corrette proporzioni
di alcuni composti chimici che miglioreranno il Vimana e gli daranno la forma
di una nuvola.
Gli Avarta o vortici aerei sono innumerevoli in molte regioni. Di questi, i
vortici sulle rotte dei Vimana sono cinque. Nella regione Rekhapatha ci sono
vortici di vento. Nella regione Kakshyapatha ci sono vortici causati dai raggi
solari. Nella regione di Shaktipatha ci sono vortici di correnti fredde. Infine
nella regione di Kendrapatha ci sono vortici di collisione. Questi vortici
distruggono i Vimana e devono essere temuti.
Il pilota dovrebbe conoscere queste cinque fonti di allarme ed imparare a
guardarsene per la sua stessa salvezza”.
Questi testi sono stati studiati attentamente dalla NASA e dagli enti spa-
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GESÙ CRISTO IN INDIA

ziali russi e cinesi.

APPENDICE 3

GESÙ CRISTO IN INDIA

“Questo mondo è pieno di misteri, alcuni grandi, altri piccoli.


Così come tutti hanno i propri segreti, su scala più ampia ne possiede
anche la storia. Le origini della religione cristiana sono avvolte
da uno dei più grandi misteri del mondo. Chi era l’uomo Gesù?
Da dove veniva? Quale era veramente la sua missione?
Mentre Buddha e Maometto lasciarono scritti di propria mano
e le loro vite furono ampiamente documentate,
il Gesù storico rimane tuttora un enigma”
da I Re Pellegrini, sulle Tracce di una Tradizione Segreta di Adrian Gilbert

La storia comunemente accettata ci offre informazioni estremamente


frammentarie sulla vita completa di Gesù, dalla sua nascita fino alla morte. I
quattro Vangeli, quelli ufficialmente accettati dalla Chiesa, perdono di vista
Gesù nel periodo più importante della sua crescita fisica e spirituale. Che cosa
veramente fece dai dodici ai trent’anni è un mistero su cui pochi autori hanno
indagato.
Perché?
La Chiesa ha ostinatamente combattuto molte delle ricerche fatte finora
perché alcune di queste hanno raccolto indizi piuttosto precisi e difficili da
confutare. Per qualcuno Gesù deve solo appartenere all’occidente e la Chiesa
Cattolica Apostolica Romana non vuole assolutamente accettare che Gesù
Cristo visse da giovane in India e lì fece ritorno dopo il martirio della croce.
Sapevano Matteo, Marco, Luca e Giovanni del periodo indiano di Cristo?
Se sì, perché hanno taciuto? E la Chiesa perché ha volutamente ignorato e
messo a tacere ogni vangelo ed informazione storica a favore di questa vita
orientale del Salvatore?
Con quale criterio certi Vangeli sono stati accettati come degni di fede e di
altri è stata impedita la lettura ai credenti in Cristo?

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Gesù era in origine un giudeo, come mai nei suoi tre anni di predica i suoi
insegnamenti furono così diversi dalla tradizione ebraica?
Gesù nella sua predica parte intelligentemente da alcuni precetti buoni
dell’Antico Testamento per poi prendere le distanze dai passi molto duri della
Torah che presentano un Dio vendicativo ed introdurre nuovi concetti
spirituali non graditi agli autoritari sacerdoti del grande Tempio di
Gerusalemme.
Gesù era un grande guaritore energetico, sensibile, intelligente e
compassionevole, era contrario al fanatismo e alla religiosità bigotta ed ottusa
del tempo che creava caste sacerdotali e privilegi sociali. Più dei Romani
furono le autorità religiose giudaiche a considerare pericolose le parabole e i
miracoli di Gesù, fu il Sinedrio, il supremo consiglio dei sacerdoti capi, che
condannò a morte il Maestro tanto amato dal popolo ebraico.
A distanza di secoli ci sono ancora alcune autorità religiose abituate a
strumentalizzare il messaggio d’amore del Maestro per le loro ambizioni
personali e i soliti giochi di potere. Eppure le parole di Gesù sono
inequivocabilmente chiare e comprensibili da tutti: amore, misericordia, pace,
equità, giustizia e tanta comunione con l’Assoluto che è dentro di noi.

Nel mio primo viaggio in India, nel 1968, sentii per la prima volta la storia
di Gesù Cristo in India. Nel 1972 partii per il Kashmir per vedere e vivere da
vicino l’atmosfera sacra dei luoghi dove avrebbe vissuto Gesù di ritorno dalla
Palestina. In altri periodi ho soggiornato a lungo anche a Benares e Puri dove
avrebbe vissuto tra i dodici e i trent’anni. Ho fatto più volte, via terra, il viaggio
che lui fece dall’India, attraverso Pakistan (una volta era India), Afghanistan e
via via verso il mediterraneo. La mia impressione è che Gesù Cristo visse
sicuramente in India e qui tornò dopo la crocifissione.
Elenco una serie di prove raccolte da quei pochi coraggiosi ricercatori che
hanno voluto conoscere meglio il periodo indiano di Gesù. In ordine di tempo
abbiamo queste testimonianze.
1887. Un Lama del monastero di Hemis in Ladakh rivela al giornalista russo
Nicolas Notovitch che Gesù visitò l’India. Notovitch aveva fatto molti viaggi
in oriente e amava studiare a fondo il popolo e l’archeologia indiana. Il Lama
gli disse che negli archivi centrali di Lhasa, capitale del Tibet, si trovavano
antichi rotoli che parlavano della vita del profeta Issa (il nome indiano di Gesù
viene dal latino Jesus che assomiglia ad Issa). Hemis si trova a circa 25 miglia
da Leh la capitale del Ladakh, questa regione alta, fredda ed isolata fu un regno
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GESÙ CRISTO IN INDIA

indipendente per circa mille anni, nel 1834 venne incorporato nel
governatorato di Jammu e nel 1947 divenne un distretto della stato indiano di
Jammu e Kashmir, che confina con Pakistan, Tibet e Turkestan.
Dopo aver invaso il Tibet i cinesi nel 1962 tentarono di annettersi anche il
Ladakh, ma furono respinti dall’esercito indiano.
Per la sua posizione geograficamente sicura è chiamato il piccolo Tibet, qui
per secoli la cultura religiosa buddista si è sviluppata senza interferenze esterne,
qui sono state portate molte copie ed anche originali del patrimonio culturale
di migliaia di testi antichi minacciati dall’invasione cinese, che con grande
crudeltà ha distrutto templi, monasteri, libri e ucciso milioni di tibetani, uno
sterminio sistematico ignorato dall’ONU e dal mondo occidentale.
Notovitch era molto incuriosito da questa fantastica storia e diventato
amico del Lama a capo del monastero riuscì a vedere i preziosi volumi con le
pagine ingiallite e consumate dal tempo. Mentre il Lama leggeva, un interprete
traduceva per il ricercatore russo.
Notovitch ricopiò, pari pari dal testo tibetano La Vita del Santo Issa 244
versi disposti in 14 capitoli, il più lungo dei quali ha 27 versi.
Nel 1894 Notovitch raccolse tutto il materiale, aggiunse delle sue note e
pubblicò un libro sulla vita sconosciuta di Gesù; questa edizione ebbe un
immediato successo e ne uscirono varie traduzioni in francese, tedesco,
spagnolo, svedese e italiano.
L’autore russo fu pesantemente attaccato. Nel maggio del 1894 sulle pagine
del North American Review Edward Hale, importante ministro di culto, mise
tutto in discussione, persino l’esistenza stessa del convento di Hemis.
Nell’ottobre dello stesso anno F. Max Muller, famoso orientalista e professore
di lingue europee moderne e filologia comparativa all’Università di Oxford,
sferrò un pesante attacco ed accusò Notovitch di falso. Per non accusare il russo
di essere un bugiardo spiegò che forse il russo era stato facile preda dei monaci
buddisti che, parole di Muller, ‘si divertono a raggirare i viaggiatori troppo
curiosi’. Un fattore importante che secondo Muller dava discredito al libro
mostrato dal Lama è che non si trovava menzionato nella lista del Kanjur o del
Tanjur, i cataloghi ufficiali dei testi sacri e dei commentari buddisti.
Notovitch si difese con forza dalle varie accuse, spiegò che i cataloghi
menzionati erano incompleti, nella biblioteca del monastero di Lhasa c’erano
ammucchiati più di centomila rotoli e di questi il Kanjur e il Tanjur
contengono l’elenco solo dei duemila principali.
Il New York Times, nel 1896, riconobbe la difesa dello scrittore russo ‘il quale
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anche se non ha convinto i suoi critici, li ha più o meno zittiti’.


Per dimostrare l’infondatezza degli scritti di Notovitch, Archibald Douglas,
un professore dell’Università Governativa di Agra, scrisse un articolo sul giornale
americano Nineteenth Century, affermò di essere stato ad Hemis, di aver parlato
personalmente con il Lama abate e di aver avuto da lui una secca smentita.
Lo scrittore russo spiegò il comportamento negativo del Lama col fatto che
i religiosi orientali diffidano degli stranieri e spesso li considerano dei ‘ladroni’
pronti a trafugare manoscritti ed opere d’arte. Lui, Notovitch, era riuscito,
grazie al suo ‘approccio orientale’ molto cauto e non invasivo, a guadagnare
con discrezione ed umiltà la fiducia delle autorità del remoto monastero. La
mia esperienza personale, dopo decine di viaggi in India, è che gli orientali
sanno riconoscere gli occidentali sinceri e diffidano di chi ha un atteggiamento
orgoglioso e predatorio.
Douglas era inglese e cristiano, se avesse avuto la possibilità di consultare i
testi avrebbe potuto far intervenire l’autorità britannica, che dominava l’India
ed anche il Ladakh, e avrebbe potuto farli confiscare e poi sparire, adducendo
magari ai Lama come scusa che erano informazioni irrilevanti per la loro
dottrina e che potevano causare solo guai.

Il segreto dei Lama

I Lama, che per secoli hanno mantenuto questo grande segreto, non si sono
fatti coinvolgere e intimidire dalla proverbiale arroganza coloniale manifestata
dagli inglesi in India. Intelligentemente hanno evitato un facile scontro
polemico con i cristiani che erano appoggiati militarmente dalle truppe di
occupazione.
Lo scrittore francese di fama mondiale Ernest Renan, autore della
controversa opera Vita di Gesù, incontrò il russo e mostrò un personale interesse
alla sua straordinaria scoperta letteraria.
Notovitch prima di pubblicare il suo libro, intitolato La vita sconosciuta di
Gesù, si consultò con vari rappresentanti del clero di chiara fama, tra cui
Monsignor Platon di Kiev e il Cardinale Rotelli di Parigi, ed entrambi
cercarono di dissuaderlo dalla pubblicazione.
Si rivolse anche ad un cardinale vicino al Papa che gli propose in cambio
del libro un compenso economico ‘come indennizzo per le spese da voi
sostenute e il tempo che avete perduto’.
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GESÙ CRISTO IN INDIA

Perché le autorità religiose temono così tanto la vita orientale di Gesù?


Per secoli la Chiesa ha perseguito con il pugno di ferro un progetto di
occidentalizzazione di Gesù Cristo e del cristianesimo, chi non era in linea era
accusato di eresia e violentemente perseguitato. Negli anni sessanta, nel
periodo che precedette la mia prima partenza per l’India, molte persone,
apparentemente erudite, criticavano il mio interesse e mi fecero
frequentemente questa obiezione: perché non segui la tua religione e cerchi
una spiritualità orientale?
Io rispondevo che anche il cristianesimo è orientale, Gesù Cristo era
asiatico e non europeo e tutti i film ed immagini religiose dove veniva
raffigurato alto, biondo e con gli occhi azzurri erano un clamoroso falso storico,
razzista e fuorviante.
Allora andavano di moda i capelli lunghi ed il condizionamento culturale
era talmente penetrato dentro la mente collettiva che davanti ad un immagine
di un ragazzo biondo con la barba, i capelli lunghi e gli occhi chiari,
inevitabilmente si manifestava una certa reverenza: “Oh, sembra Gesù
Cristo!”.
Chi aveva invece barba, capelli ed occhi scuri veniva guardato con sospetto
e paragonato ad un santone indiano. Non santo ma santone.
Io vedevo il sottile inganno e mettevo in guardia i cari amici italiani
preoccupati per le mie frequentazioni orientali, attenzione anche tu stai
seguendo una religione extraeuropea, un credo storico che viene da un altro
continente, una luce che viene da oriente.
Nel 1968 appena arrivato in India sentii parlare della fantastica storia
negata, ‘Gesù in India’!
Nel 1922 Swami Abhedananda si recò personalmente nel monastero di
Hemis, a nord di Leh, per verificare la storia di Issa-Gesù. Lo Swami era molto
amico del professor Max Muller e partì per il viaggio con un atteggiamento
scettico. Dal 1897 al 1921 visse in America facendo continue conferenze sulla
filosofia Vedanta, fu invitato a parlare anche in Canada e Messico. In un libro
su Abhedananda, l’Apostolo del Monismo, Shivani ricorda: “Udii lo Swami,
mentre parlava in pubblico, confermare la tesi che Gesù avesse passato in India
e in Tibet con gli Yoghi, gli anni precedenti il suo ministero di predica”.
Lo Swami divenne famoso e fu ricevuto alla Casa Bianca dal presidente
McKinley, incontrò l’inventore della lampadina Thomas Alva Edison e fu
ospite del filosofo William James, interessato alla filosofia indiana dell’unità
della Realtà Ultima. Discepolo dal 1884 del grande maestro spirituale Sri
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Ramakrishna, nel 1921 decide, all’età di 56 anni, di tornare in India e


realizzare il suo grande desiderio di Yoghi, percorrere l’Himalaya a piedi.
Nel libro In Kashmir e Tibet racconta di aver soggiornato a Hemis ed aver
incontrato il Lama. “Fu allora”, scrisse, “che appresi da loro che il resoconto di
Notovitch era vero!”
Il Lama mostrò allo Swami una copia tradotta in tibetano, l’originale era in
un monastero a Marbour vicino a Lhasa ed era scritto in Pali, versione
esattamente identica alle affermazioni del russo.
Tra il 1924 e il 1928 Nicholas Roerich, anche lui russo, guidò una
straordinaria spedizione in Asia Centrale, visitò Sikkim, Kashmir, Ladakh,
Mongolia, il deserto del Gobi, l’India e il Tibet.

Gli anni dimenticati di Gesù

Nel libro Gli Anni Perduti di Gesù, che contiene prove documentate dei
diciassette anni vissuti da Gesù in oriente, l’autrice Elisabeth Clare Prophet
parla di Roerich.
“Nato a San Pietroburgo studiò all’Università e all’Accademia delle Belle
Arti. Nel 1898 gli venne assegnata una cattedra all’Istituto Archeologico
Imperiale e nel 1920 era già un artista di fama internazionale. ... Durante il
viaggio prese nota delle leggende del soggiorno di Issa in oriente ancora vive
nelle tradizioni popolari di varie nazioni e religioni del vasto continente
asiatico e scoprì uno o più manoscritti sull’argomento.”
Nel quarto capitolo del suo libro la Prophet include gli scritti di Roerich sul
santo Issa-Gesù. Gli estratti sono da Altai-Himalaya, Il Cuore dell’Asia e
Himalaya. Eccone alcuni.

“Tali documenti come i manoscritti riguardo a Cristo e il Libro di


Shambhala giacciono nei luoghi più oscuri!”
da Himalaya

“Non distante da Leh, su una collina pietrosa, si trovano antiche tombe


preistoriche risalenti alle antichità druidiche. In questa valle si trovano anche
croci nestoriane che ricordano ancora una volta quanto ampiamente erano
diffusi in Asia il nestorianesimo e il manicheismo.”

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GESÙ CRISTO IN INDIA

da Il Cuore dell’Asia

Roerich era uno dei più grandi conoscitori di storia delle religioni del suo
tempo e scopriva con facilità gli antichi legami. Nestorio era nel quinto secolo
vescovo di Costantinopoli e si opponeva agli insegnamenti ortodossi, sosteneva
la natura umana di Gesù, poi i nestoriani furono condannati nel Concilio di
Efeso e si rifugiarono in oriente. Oggi sono rimasti, in numero esiguo, in Iraq,
Siria e Iran e vengono chiamati Cristiani Assiri.
Il Manicheismo fu un movimento sincretico che, riconoscendo la validità
degli insegnamenti di Zoroastro, Buddha e Gesù, fu pesantemente combattuto
dalla Chiesa come eresia; Mani vissuto in Persia nel terzo secolo diceva di
essere stato apostolo sotto Gesù in una vita precedente. I suoi seguaci erano
vegetariani, credevano nella reincarnazione e conducevano una vita spirituale
piuttosto austera, fatta di digiuni ed atti di carità e compassione. Mani fu ucciso
dai sacerdoti ortodossi Zoroastriani. Il sincretismo inteso come unione religiosa
di vari insegnamenti spirituali è sempre stato temuto da ogni gerarchia religiosa
che domina il popolo creando barriere, incomprensioni e rivalità.
Membri di questi due gruppi a quanto pare conoscevano bene la vita segreta
di Gesù e sentendosi perseguitati si rifugiarono in Ladakh.

“A Leh incontrammo ancora una volta la leggenda della visita di Cristo da


queste parti. Il direttore indiano dell’ufficio postale di Leh e alcuni buddisti
ladaki ci dissero che a Leh, non distante dal bazar, esiste ancora una fonte
vicino a cui cresce un vecchio albero. Sotto questo albero Cristo predicò alla
gente prima della sua partenza per la Palestina.”
da Il Cuore dell’Asia

“Cristo arrivò da giovane in India e studiò la suprema saggezza


dell’Himalaya. Abbiamo sentito varie versioni di questa leggenda che si è
diffusa ampiamente in Ladakh, Sinkiang e Mongolia; tutte le versioni sono
d’accordo su un punto, che durante il periodo della sua assenza Cristo si trovava
in India e in Asia. È evidente che la leggenda viene raccontata con totale
sincerità.”
da Il Cuore dell’Asia

“Leh è un posto straordinario. Qui le leggende uniscono i sentieri percorsi

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da Buddha e Cristo. Buddha passò attraverso Leh andando verso nord, Issa si
incontrò con la gente di qui provenendo dal Tibet. Le leggende sono
conservate segretamente e con cura. È difficile che vengano raccontate perché
i Lama, più di ogni altra persona, sanno mantenere il silenzio. Solo per mezzo
di un linguaggio comune (non solo quello della lingua parlata, ma anche quello
della comprensione interiore) ci si può avvicinare ai loro misteri ricchi di
significato.”
da Altai-Himalaya

“Dalla conversazione risultò evidente che la famiglia del re sapeva dei


manoscritti su Issa-Gesù. Ci informarono anche che molti musulmani
vorrebbero possedere questo documento. Poi seguirono delle profezie collegate
a Shambhala, sulle epoche storiche e su ciò che riempie la realtà con la
bellezza. È meraviglioso che George (il figlio di Roerich) conosca tutti i
necessari dialetti tibetani. Qui le persone parlano delle cose spirituali
solamente senza un traduttore. Bisogna apprendere con piena conoscenza, con
un approccio chiaro e veritiero. La curiosità non ha posto. Solo amore
incessante per la conoscenza. Siamo venuti a sapere quanto siano diffuse le
leggende su Issa, è importante conoscere solo la sostanza di queste leggende. I
Lama conoscono il vero significato di queste leggende. Perché le persone
provano risentimento e diffamano queste leggende? Chiunque è in grado di
diffamare le cosiddette scritture ‘apocrife’. Diffamare non necessità una grande
intelligenza, ma chi può negare il fatto che molti dei cosiddetti scritti apocrifi
sono fondamentalmente molto più veri di molti documenti ufficiali?”
Il dottor Garabed Paelian, autore di una biografia su questo geniale
personaggio, dà una spiegazione di come Roerich sia riuscito ad aprire il cuore
e la mente di persone abituate a diffidare degli occidentali: “Senza dubbio
l’intima conoscenza dell’oriente di Nicholas Roerich insieme alle sue
molteplici esperienze e alla grande cultura, spiegano perché venne ricevuto con
onore quasi ovunque egli andò durante la sua spedizione in Asia Centrale,
perché i cinesi meravigliati della sua cultura lo chiamavano ‘l’Iniziato’ e perché
i mongoli affermarono: ‘grandi personalità come Roerich percorrono il sentiero
del Bodhisattva del più alto ordine come luminari assoluti del secolo,
consideriamo la visita del professor Roerich un grande onore e una grande
gioia”.
Roerich durante la sua vita produsse un numero incredibile di dipinti, circa

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GESÙ CRISTO IN INDIA

settemila, e scrisse più di mille e duecento opere. I suoi libri furono pubblicati
e conosciuti in tutto il mondo, e anche di recente l’ex presidente Gorbaciov ha
parlato di lui come di un grande genio della cultura russa.
Fu accettato anche negli Stati Uniti dove i suoi quadri ebbero grande
successo, lui amava così tanto lo spirito americano che chiamò la sua
spedizione Roerich American Expedition. In quel periodo storico fu un
luminoso esempio di positiva coscienza planetaria, un vero ed autentico
Cittadino del Mondo.
Il 12 aprile 1961 Yuri Gagarin, il primo essere umano ad andare nello spazio,
mentre si trovava in orbita scrisse nel suo diario: “Raggi luminosi risplendevano
attraverso l’atmosfera della Terra, l’orizzonte diventò arancio brillante passando
gradualmente attraverso tutti i colori dell’arcobaleno: dall’azzurro al blu scuro,
al violetto e poi al nero. Che indescrivibile gamma di colori! Proprio come nei
quadri di Nicholas Roerich”.
Uno dei segreti del successo di Roerich fu il figlio George, un genio che
aveva studiato archeologia all’università americana di Harvard e lingue alla
Scuola di Lingue Orientali di Parigi. Conosceva bene il persiano, il sanscrito,
il cinese e il tibetano. “Questa vasta conoscenza delle lingue”, scrisse Louis
Marin presidente della Società di etnografia di Parigi, “dava a George la
possibilità di avere la chiave per scoprire i misteri della ‘terra nascosta’.”
In onore di George condivido con voi una sua traduzione di un manoscritto
vecchio di mille e cinquecento anni che assomiglia molto a quello citato da
Notovitch.
“In quel momento una vecchia si avvicinò alla folla ma venne spinta
indietro. Allora Issa disse: ‘Rispettate la donna madre dell’universo. In lei
dimora la verità della creazione. Lei è il fondamento di tutto ciò che è buono e
bello. Lei è la fonte della vita e della morte. Da lei dipende la vita dell’uomo,
perché è il sostegno delle sue opere. Lei vi dà la nascita con dolore, sorveglia la
vostra crescita. Beneditela. Onoratela. Lei è la vostra unica amica e il vostro
unico sostegno sulla terra. Rispettatela. Difendetela. Amate le vostre mogli e
onoratele, perché domani esse dovranno essere madri e più avanti le madri
della razza umana. Il loro amore nobilita l’uomo, lenisce i cuori amareggiati e
ammansisce le bestie. Mogli e madri sono tesori incalcolabili. Esse sono gli
ornamenti dell’universo. Da loro è scaturito tutto ciò che popola l’universo.”

1939. Madame Elisabeth Caspari si unì alla spedizione in oriente di


Clarence Gasque, un’americana membro del Movimento Zoroastriano

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Occidentale e presidente della World Felloship of Faith (Confraternita


Mondiale della Fede). In ogni paese la spedizione venne accolta dai locali capi
religiosi con grande onore e rispetto, dopo aver girato l’India in lungo e in largo
giunse al monastero buddista di Hemis.
Un giorno il Lama bibliotecario si presentò alle due signore e con una sola
frase destò in loro un’immensa meraviglia: “Questi libri, “disse indicando dei
fogli di pergamena inseriti tra due pezzi di legno, “dicono che il vostro amato
Gesù è stato qui!”.
Madame Caspari rimase in India nove anni, lì partecipò ad un corso della
famosa educatrice Maria Montessori, nativa di Chiaravalle vicino ad Ancona,
che aveva già conosciuto in India molti anni prima e con cui aveva stretto una
forte amicizia che sarebbe durata tutta la vita. Tornata in America la Caspari si
mise all’avanguardia nel campo educativo ed aprì scuole ed asili Montessori in
molte città americane.
1976. Esce il libro di Andreas Faber Kaiser Gesù Visse e Morì in Kashmir per
le edizioni De Vecchi. Nella prefazione del libro lo studioso Faber Kaiser, che
in lunghi soggiorni in India raccolse una lunga serie di prove storiche e
archeologiche, spiega la motivazione della sua ricerca.
“Ai giorni nostri un archeologo di assoluta imparzialità, il professor
Hassnain, direttore degli Archivi, Biblioteche e Monumenti del Governo del
Kashmir, sta studiando intensamente la possibilità di questa ipotesi: una
seconda vita di Gesù e di Mosè in Kashmir. Nella stessa capitale di quel paese,
Basharat Saleem, il discendente in via diretta di Gesù, conserva l’albero
genealogico della sua famiglia che, cominciando da Gesù, giunge integro e
senza lacune fino alla sua persona. Questa realtà, conosciuta solo da alcune
persone, è tuttavia sconosciuta alla stragrande maggioranza del pubblico, per
cui credo che sia giunto il momento di rivelare che Gesù probabilmente non è
morto sulla croce, ma che dopo aver vissuto una seconda tappa in terre lontane,
è morto in età molto avanzata di morte naturale. La sua tomba è venerata
ancora oggi a Srinagar, capitale del Kashmir. Leggende, tradizioni e testi
antichi riportano documenti della vita di Gesù nel nord dell’India.”

1980. Esce il libro The Jesus Mistery (Il Mistero di Gesù) dei coniugi Richard
e Janet Bock. I Bock raccontano la loro ricerca di prove a conferma del
soggiorno indiano di Gesù e dopo ripetuti viaggi in India vi tornano per quattro
mesi e ripercorrono i passi del Maestro girando nel 1978 il film documentario
The Lost Years (gli Anni Perduti).
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GESÙ CRISTO IN INDIA

In un’intervista Swami Prajnananda, discepolo di Abhedananda, rivela ai


Bock che il suo Maestro era inizialmente scettico sulle affermazioni di
Notovitch e si era recato personalmente ad Hemis con un atteggiamento
critico, alla ricerca di prove contrarie alla storia di Gesù in India.

La vita orientale del grande Maestro

1984. Esce negli Stati Uniti un bellissimo libro, Gli Anni Perduti di Gesù, in
cui l’autrice, Elizabeth Clare Prophet, fa una dettagliata analisi storica delle
tracce e delle persone che vennero ad Hemis e ricevettero il segreto della vita
indiana di Gesù.
Parlando di questa rivoluzionaria scoperta storica la Prophet coglie le
diverse motivazioni che portarono questi ricercatori ad imbattersi nella stessa
testimonianza: “Ogni membro di questo gruppo selezionato arrivò a Hemis con
un diverso stato d’animo, con vari livelli d’aspettativa e ognuno scoprì la stessa
storia. Nicholas Notovitch, che ne aveva sentito parlare, andò alla ricerca dei
documenti. Swami Abhedananda, che andò per un interesse personale, verificò
la storia di Notovitch. Nicholas Roerich aveva sentito raccontare le leggende
di Issa in tutto il Ladakh e si aspettava di trovare in qualche modo delle
conferme. Alla signora Clarence Gasgue e a Elizabeth Caspari vennero serviti
gli antichi testi su un piatto d’argento senza che avessero mai pensato a questo
argomento”.
La Prophet ha fatto un eccellente lavoro di ricerca e dopo anni di minuziosa
investigazione conclude il suo libro accettando pienamente la vita orientale del
grande Maestro, oggi venerato da più di un miliardo di persone: “Sembra che
nel corso dei suoi viaggi Gesù abbia incontrato santi orientali, di proposito.
Sembra che li abbia cercati e abbia pianificato il suo itinerario con lunghi
soggiorni presso le più note comunità spirituali del tempo; per studiare,
osservare e raccogliere note per un’opera che si accingeva a scrivere con il suo
sangue. Secondo i testi e le leggende, mentre si trovava fra coloro che avevano
la stessa mentalità, meditò, praticò lo Yoga, studiò e insegnò. Chiaramente egli
è ricordato da entrambi i mondi come colui che guariva i malati, risuscitava i
morti, esortava le persone all’amore e sfidava i loro accaniti oppressori. Se noi
guardiamo fra le righe e consideriamo le sue azioni straordinarie - che
sicuramente non negano, ma attuano le leggi della fisica materiale e spirituale
- risulta chiaro che cercò e ottenne la padronanza degli elementi e delle forze
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elementari come il controllo del battito cardiaco e delle funzioni corporee. Che
imparò bene l’arte della bilocazione e dell’alchimia, riscontrabile in seguito nel
suo improvviso comparire e scomparire, nelle trasmutazioni di acqua normale
in vino di buona qualità e nelle conversioni di tiepide anime ‘vaganti in ogni
direzione’ in devoti valorosi e dedicati.
“Egli fece tutto questo e ancora di più, non come dio, ma per realizzare un
sentiero sconosciuto di autorealizzazione, una naturale evoluzione dell’anima
che libera il suo splendore imprigionato all’interno”.

1994. Esce in Inghilterra il libro di Fida M. Hassnain Sulle Tracce di Gesù


l’Esseno, le fonti storiche, buddiste, islamiche, sanscrite e apocrife, pubblicato in
Italia dalle Edizioni Amrita.
Scrive Hassnain, direttore del Museo delle Antichità dello Stato di Jammu
e Kashmir in India: “Molti in occidente metteranno in discussione le mie
credenziali perché vivo in oriente e sono musulmano, ma certamente non è
mia intenzione minare la fede di un cristiano. Sono tuttavia in grado di
dimostrare, con le prove che ho scoperto sugli ‘anni perduti’ di Gesù, che la sua
missione lo condusse praticamente in tutto il mondo allora conosciuto, non
soltanto in Palestina; e che il suo messaggio era diretto a genti di tutte le fedi e
non soltanto alle tre sette dei Farisei, dei Sadducei e degli Esseni, che vivevano
in Palestina in quel tempo, e neppure soltanto ai futuri Cristiani. Gli
occidentali forse troveranno difficile riconoscere che Gesù sia nato, cresciuto e
abbia ricevuto la sua educazione in Asia e che sia venerato dagli Islamici e dai
Buddisti oltreché dai Cristiani.
“Negli ultimi duemila anni la Chiesa Cristiana Occidentale ha
monopolizzato Gesù Cristo, facendolo diventare parte integrante della psiche
degli occidentali, un fatto che, a mio modo di vedere, è fondato su un profondo
equivoco, giacché ritengo che Gesù appartenga a tutto il mondo. Io sono un
Sufi e noi non vediamo alcuna separazione fra una persona e l’altra, amiamo
Dio e rispettiamo tutte le sue creature, al di là del credo, del colore o della
casta. Aderiamo ad una religione del cuore”.
La mia ricerca ha dimostrato l’esistenza di origini comuni tra le grandi
rivelazioni; e non è a caso che certi insegnamenti del Cristo abbiano qualcosa
in comune con il Buddismo.

Su Il Venerdì di Repubblica è apparso qualche anno fa questo articolo:

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GESÙ CRISTO IN INDIA

“Il primo a mettere in dubbio che Gesù fosse realmente morto sulla croce fu
uno studioso alessandrino di origine siriana, Basilide, autore di un opera datata
tra il 120 e il 130 dopo Cristo, che venne poi chiamata l’Eresia di Basilide.
“Ma la più stravagante storia di Gesù è quella riportata da una leggenda
indiana secondo la quale un principe, Ravanna dell’Orissa, dopo aver ascoltato
il Cristo adolescente nel tempio di Gerusalemme lo volle riportare con sé in
India per farlo conoscere ai saggi del suo paese. Gesù lo seguì, dunque, nel
lungo viaggio fino a Puri, presso il golfo del Bengala. Qui studiò i Veda (gli
antichi libri sacri della tradizione indiana) e conobbe molti sacerdoti, poi visitò
l’Himalaya, il Kashmir, la Persia e l’Egitto per tornare infine in Palestina. Molti
testi indiani, e tra questi i Purana, affermano poi che dopo la resurrezione
Cristo tornò in India e continuò a predicare fino alla sua seconda morte,
avvenuta ad età avanzata. La sua tomba sarebbe situata a Srinagar in Kashmir.”
Questo breve stralcio riassume e mette in discussione alcuni punti chiave
della dottrina cristiana.
Gesù è morto per noi! Gesù è risorto per noi! Gesù è Dio!
“La Risurrezione”, spiega Peter Walker, autore de Il Mistero della Tomba
Vuota, storia e archeologia della morte, sepoltura e risurrezione di Cristo, “ci
garantisce che Dio rinnoverà la sua intera creazione e costituisce una speranza
esaltante e totale che ci aiuta a guardare oltre il nostro bene individuale. La
Risurrezione di Cristo è un’anticipazione di ciò che Dio compirà
definitivamente alla fine dei tempi. La Risurrezione di Gesù dai morti diventa
un preavviso per l’umanità, una garanzia solenne. Gesù Risorto è il prototipo
della ‘nuova creazione’ operata da Dio. Dio guida la storia verso l’obiettivo
finale della Risurrezione.”
Da bambino, a catechismo, notai l’insistenza che veniva messa su questo
dogma della risurrezione dei corpi. Mi dicevano: “Noi, un giorno, riprenderemo
il nostro corpo, proprio il nostro”.
E io pensavo e chiesi: “Ma i nani, gli storpi, i ciechi, quelli che hanno un
corpo brutto che vantaggio hanno nella risurrezione del loro ‘proprio corpo’?”
Gli insegnanti, allarmati, mi mettevano a tacere e io capii che dovevo
aspettare tempi migliori.
Capisco che per i capi religiosi debba essere difficile accettare che la morte
di Gesù fu solo apparente e che lui imparò dagli Yoghi indiani la piena
padronanza del corpo e della mente.
Le parole di Gesù sulla croce: “Padre, padre perché mi hai abbandonato!”
seguite da una frase intraducibile possono essere interpretate così. In India ci si
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rivolge ad un maestro chiamandolo Baba (padre, da cui l’italiano babbo) e in


aramaico si diceva Abba, ora Baba o Abba ripetuto più volte suona uguale.
Sopraffatto dal dolore Gesù perse momentaneamente il contatto telepatico
con un Baba Himalayano che lo assisteva nella sua missione spirituale.
L’invocazione di aiuto in un momento di grande sofferenza spiega la sua
umanità e la voglia di riprendere subito il collegamento con i veri amici che
erano lontani. Se Gesù fosse Dio non avrebbe certamente parlato così, Gesù
era un potente Avatar, una grande anima che volontariamente ha scelto di
nascere e divulgare un messaggio di pace e di amore. Beato chi lo capisce!
Successivamente Gesù, in uno stato di grande intensità, fisica e mentale, non
si rivolge ai presenti ma parla in una lingua sconosciuta - con chi stava
parlando?
È stato scoperto recentemente che la frase da lui pronunciata guardando il
cielo, Eli Eli Lama Sabactani, appartiene ad un dialetto Naga Tibetano e vuol
dire: Ecco, vedo l’alba di un nuovo giorno.
Mi rendo conto che su Gesù in India ho raccolto molto materiale, forse farei
meglio a scrivere un libro a parte.

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IL SORUBHA SAMADHI

APPENDICE 4

IL SORUBHA SAMADHI

“Così penserete di questo mondo evanescente:


una stella all’alba,
una bolla in un torrente;
il bagliore di un fulmine in una nuvola estiva,
un lume tremolante, un fantasma, un sogno.”
dal Sutra del Diamante

Voglio spiegare meglio il concetto di Sorubha Samadhi, il prolungamento


volontario a tempo indefinito della nostra vita cellulare. Consiglio di prendere
in considerazione quello che scrivo con un atteggiamento aperto e distaccato.
Io affermo, per esperienza personale diretta, che alcuni Siddha Yoghi vivono,
nello stesso corpo fisico anche centinaia o addirittura migliaia di anni, sono
consapevole che per molti scienziati occidentali (ma non per tutti) sono ipotesi
assurde da film di fantascienza. Eppure c’è in occidente chi, con una certa
lungimiranza, ha detto che la fantascienza di oggi è la scienza di domani.
Sicuramente molta fantascienza di ieri è oggi diventata tecnologia
comunemente accettata.
Arthur Rosenfeld scrive ne Il Segreto della Longevità: “Consideriamo una
legge naturale il fatto che l’esito di ogni vita vissuta debbano essere
l’invecchiamento e la degenerazione che precorrono la morte. Ma alcuni
scienziati hanno dimostrato che perfino le leggi naturali sono soggette a un
miglioramento da parte dell’uomo, una volta che si è appreso come esse
operino. Ora che abbiamo cominciato a scandagliare i segreti del DNA, forse
potremo imparare, mediante la manipolazione dell’informazione genetica, a
impiegare le nostre conoscenze per raggiungere una sorta di immortalità per noi
stessi, a usare il DNA piuttosto che lasciarci continuamente usare da esso,
rassegnati passivamente al nostro ‘fato’”.
Anche se la durata della nostra vita è prefissata da alcuni condizionamenti

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questo non significa non si possa cambiare il programma. Uno degli scopi del
progetto Genoma è leggere il nostro codice genetico, in futuro molti mali
saranno diagnosticati e curati sul nascere. Sarà possibile correggere le anomalie
presenti nel nostro corredo di geni e cromosomi.
Potremo dare ai geni, che sono sezioni del DNA, le informazioni giuste per
riprodursi senza difetti. Il DNA è l’acido desossiribonucleico, la molecola
responsabile dell’ereditarietà, capace di duplicarsi in un modo unico e di fare
copie esatte di se stessa.
Gli scienziati dicono che le cellule ad un certo punto smettono di riprodursi in
modo naturale come se avessero un timer, un congegno a tempo che dà il segnale.
Il dottor Tracy Sonneborn nel suo libro Biologia dell’Invecchiamento nota che
molte forme di vita non vanno soggette all’invecchiamento e alla morte come
la intendiamo noi.
Il protozoo unicellulare, l’ameba, non muore fisicamente parlando, la sua
unica cellula si divide in due ed entrambe le due metà sono più vive e forti di
quando erano unite.
C’è da riflettere su un’osservazione del grande chirurgo sudafricano
Christian Barnard, il primo ad eseguire il trapianto di cuore, il quale spiega che
alcune cellule tumorali sono immortali, campioni di tali cellule coltivate in
vitro continuano a dividersi all’infinito.

I telomeri

Questo fenomeno è inspiegabile con le attuali conoscenze biologiche.


Il comando negativo del cancro è così forte da sembrare inarrestabile.
E se invece riuscissimo a dare un comando positivo alle cellule?
Le nostre cellule normali, col tempo, perdono la capacità riproduttiva.
Perché? Nella cellula ci sono i telomeri, questi sono composti di geni e
ricoperti da un cappuccio composto di enterocromatina, Dopo un po’ di
riproduzioni i telomeri, dividendosi, si accorciano e non producono più
l’Enzima EF1 responsabile della produzione di altre proteine indispensabili per
il ricambio della cellula.
Ultimamente gli scienziati hanno scoperto un enzima chiamato
‘telomerasi’, composto da proteine e da RNA, che ha il potere di allungare il
telomero e garantire la riproduzione integrale delle cellule.
L’RNA è l’acido ribonucleico, del tutto simile al DNA, nella struttura e nel
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IL SORUBHA SAMADHI

sistema di codificazione. Mentre il DNA è a doppia elica, l’RNA è un’elica


singola e non è in grado di produrre copie di sé.
Questo enzima dell’immortalità ha un nome in sanscrito, si chiama Amrita
che letteralmente vuol dire non (a) morte (mrita).
I Siddha Yoghi conoscono, da migliaia di anni, la meditazione in grado di
attivare questo enzima naturale. Amrita è stato poeticamente tradotto come
ambrosia o nettare degli dei, è una sostanza reale non immaginaria che
potenzialmente possiamo produrre tutti. Ambrosia deriva dal greco àmbrotos,
immortale. L’ambrosia era il cibo degli immortali, rendeva gli uomini dei.
Secondo il Kriya Yoga Kundalini una respirazione consapevole che permette di
assorbire il Prana e dirigerlo nei canali energetici sottili (Nadi) attiva le
ghiandole cerebrali che secernono la sostanza chiamata Amrita. Questa
molecola è un vero e proprio elisir di lunga vita perché rinforza il sistema
immunitario e rende il corpo invulnerabile alla degenerazione, alle malattie e
alla morte. Elisir viene dall’arabo Al-iksir ed era il termine con cui gli arabi
chiamavano la pietra filosofale che per loro era una secrezione liquida. Le
ghiandole sono chiamate endocrine dal greco endo (interno) e krino (secrezione),
tutto consiste nel dare amore e buona energia al sistema ghiandolare affinché
possa secernere il giusto elisir. Ricorda che le ghiandole sono molto sensibili a
ciò che pensi e senti e alle emozioni che riceviamo dall’esterno.
Spiega Gopi Krishna: “Tutti i sistemi di Yoga si basano sulla supposizione
che i corpi viventi debbano la loro esistenza all’azione di una sostanza
estremamente sottile e immateriale che pervade l’universo e che viene
chiamata Prana, causa di tutti i fenomeni organici e che controlla gli organismi
tramite il sistema nervoso e il cervello, manifestandosi come energia vitale”.
Le endorfine, sostanze microscopiche che entrano positivamente nelle
cellule, sono state scoperte dalla scienza occidentali solo da pochi decenni. Lo
Yoga conosce da migliaia di anni la costituzione visibile ed invisibile del corpo
umano e gli effetti delle due ghiandole del cervello, pineale e pituitaria; le
endorfine e gli enzimi ci sono sempre stati, è solo mancata la conoscenza del
loro giusto uso.
Dice il Maestro Choa Kok Sui: “Sebbene la scienza non sia in grado di
percepire e misurare l’energia vitale, Prana, ciò non significa che il Prana non
esista o che non influisca sulla salute e sul benessere del corpo. Gli antichi non
conoscevano l’esistenza dell’elettricità, con tutte le sue proprietà e applicazioni
pratiche, ma ciò non vuol dire che l’elettricità non esistesse già. L’ignoranza
non cambia la realtà, semplicemente ne altera la percezione, generando
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equivoci su ciò che è e ciò che non è, ciò che può essere fatto e ciò che non
può essere fatto”.
La farmacia divina

Siccome l’energia segue l’attenzione, consiglio di dare più attenzione alla


grande ricchezza costituita dal nostro cervello, che alcuni alchimisti
chiamavano genialmente la Farmacia Divina. Gli ingredienti per curare le
malattie e garantire una vita lunga e sana possono essere prodotti
volontariamente all’interno del nostro stesso corpo, è solo una questione di
stile di vita.
Perché i Siddha non rivelano al mondo questo segreto?
Lo fanno, lo hanno fatto e continueranno a farlo. A chi si rivolgono? Fanno
arrivare il giusto messaggio a chi vuole capire e non manipolare egoisticamente
la materia. I Siddha Yoghi sono persone molto forti, contemplative, tranquille,
pacifiche, unite tra di loro da semplici cerimoniali d’amore e non da doveri
gerarchici. Operano da sempre seguendo una loro logica che vede molto
lontano, per il diffondersi di un’armonia completa non disgiunta in un interno
ed un esterno separati, ma integrata da uno sviluppo tecnologico, materiale e
spirituale, olistico, etico ed appropriato.
Chi ha orecchie per intendere intenda. La produzione consapevole di
endorfine, enzimi e di ormoni è il Grande Elisir a portata di ogni mano,
richiede solo amore e conoscenza, tanto amore e tanta conoscenza.
“Nell’insegnare all’uomo”, scrive Marshall Govindam, “a considerare il
proprio organismo fisico e psichico come il veicolo perfetto della scintilla
divina interiore, i Siddha dimostrarono che la medicina può lavorare
all’unisono con la metafisica. Il valore primario della loro conoscenza medica
ha come scopo l’obiettivo metafisico di garantire una buona base per la
realizzazione della verità e di aiutare l’uomo a raggiungere lo stato illuminato
raggiunto dai saggi e dai santi, pur adempiendo alle necessità del mondo
secolare. Così la medicina aiuta l’uomo a portare a piena maturità il seme del
divino nel corpo perituro. Soltanto prendendosi cura del proprio veicolo
mortale l’uomo arriverà alla realizzazione delle sue più alte potenzialità.”
La loro concezione medica era molto avanzata, più della nostra che solo da
poco studia la mente e la biochimica del cervello.
Il Siddha Thirumular riassunse in 4 versi il significato della medicina:
“ Medicina è ciò che tratta gli squilibri del corpo.
Medicina è ciò che tratta gli squilibri della mente.
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IL SORUBHA SAMADHI

Medicina è ciò che previene la malattia.


Medicina è ciò che promuove l’immortalità”.
Yoghi Ramaiah, che nel 1955 ricevette direttamente da Babaji l’iniziazione
al Kriya nei pressi di Badrinath alle sorgenti del Gange, afferma che Siddha
Boganathar ha inspirato molti scienziati moderni, tra cui Niels Bohr (fisico
quantistico danese) e Albert Einstein. Sembra che lui li abbia guidati
telepaticamente, rimanendo anonimo, offrendo loro le immagini mentali che
li hanno portati a fare importanti scoperte. Einstein stesso scrisse in un saggio
che la scoperta della famosa legge della relatività gli era apparsa in un lampo
d’ispirazione.
Babaji dopo aver praticato per 18 mesi, a Badrinath, tutti gli Yoga Kriya
impartitigli dai suoi guru Agastya e Boganathar entrò, molti secoli fa, nello
stato di Sorubha Samadhi e trasformò se stesso, il corpo fisico cessò di
invecchiare e cominciò a brillare di una luce dorata di divina incorruttibilità.
Babaji promise che avrebbe conservato il suo corpo fisico rimanendo sempre
visibile ad alcune persone di questo mondo. Yogananda spiega che lui di solito
opera nell’anonimato e le persone che aiuta non conoscono quasi mai la fonte
dell’assistenza che ricevono.
Riguardo alla precisa identità e locazione dei Siddha la segretezza si è resa
necessaria vista la crudeltà e la brutalità con cui alcuni capi religiosi e politici,
sia ad oriente che ad occidente, hanno combattuto e represso le antiche scienze
esoteriche.
Si può reprimere e costringere la conoscenza alla clandestinità, ma non per
sempre, questi presenti sono i tempi adatti per il grande risveglio planetario. Tu
comincia subito. Forse hai già cominciato, allora continua con amore, per te
stesso e per la vita.
Jurgen Briegel nel libro Rivelazioni di un Immortale parla dell’immortalità
come di un potenziale spirituale che è già in ognuno di noi, questo potenziale
va opportunamente risvegliato e utilizzato con un cammino composto di
quattro stadi principali:
Trovare il silenzio interiore
Ricercare il silenzio interiore
Dare spazio alle intuizioni
Stabilire il collegamento con il Sé interiore
Secondo Briegel questi importanti passaggi attivano quelle forze che hanno
la capacità di rendere un individuo sano e giovanile per lungo tempo.

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La Grande Opera

Uno Yoghi dei tempi moderni, Sri Aurobindo, dopo aver studiato i testi
degli antichi Siddha, riassume in poche parole il vero scopo della vita. “Questo
è il tuo compito, lo scopo del tuo essere e la ragione per cui sei qui: diventare
il superuomo divino ed un perfetto veicolo della divinità. Ogni altra cosa che
ti trovi a fare è solo una preparazione, una gioia lungo il cammino o una
deviazione dal tuo proposito. Se cerchi il piacere, non c’è gioia più grande
perché ogni altra gioia è frammentaria e limitata, come la gioia del sogno, del
sonno e dell’oblio di Sé. Questa invece è la gioia del tuo vero essere. Perciò se
ti chiedi cosa sia il tuo vero essere, questo è il tuo essere, il Divino, ogni altra
cosa è solo la sua immagine frammentata e distorta. Sii te stesso, immortale, e
non credere nella morte, perché la morte non riguarda te ma il tuo corpo.
Essere immortale significa essere infinito nell’essere, nella coscienza e nella
gioia, poiché lo Spirito è infinito ed ogni cosa finita vive grazie alla sua infinità.
Lo scopo del nostro Yoga è la perfezione del Sé e non l’annullamento del Sé.”
Aurobindo vede che l’umanità è giunta ad un punto cruciale, è pronta ad
essere autrice cosciente della propria evoluzione, questo deve avvenire anche
con il corpo che non deve essere più visto come un impedimento spirituale ma
come una realtà capace di trasmutazione. Il corpo futuro sarà costituito da
energia concentrata che ubbidisce alla volontà e non più, come lo descrive
Aurobindo, un ‘piccolo cadavere che trasporta un’anima’.
L’opera dei Siddha Yoghi assomiglia molto a quella dei veri alchimisti europei.
Canseliet ne L’Alchimia scrive: “Soltanto Grazie alla Grande Opera è
possibile sfuggire, quaggiù, al tracciato inesorabile della curva fatale, dapprima
ascendente, poi discendente e regressivo, e sottrarsi al processo inevitabile della
nascita, giovinezza, maturità, vecchiaia, concluso dalla decrepitezza e dalla
morte”.
Un secolo fa, le cellule di un corpo si rinnovavano fino a cinquanta o
sessant’anni (questa era la media), oggi la media cellulare arriva a ottanta e
cento. E domani?
Zecchini cita anche un’interessante intervista al celebre virologo Luc
Montagnier, scopritore del virus dell’AIDS.
Montagnier: “Il vaccino contro la morte, l’immortalità… queste sono
ipotesi da prendere in considerazione. La vita ha pensato a tutte le soluzioni e
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IL SORUBHA SAMADHI

la morte dell’individuo non è, come spesso si pensa, qualcosa che sia inscritto
nella vita stessa,
D. Non è pericoloso cercare di modificare ciò che è scritto nella natura?
Montagnier. La medicina è sempre andata, per sua vocazione, contro la
selezione naturale. Almeno da un secolo la medicina va contro la natura,
contro la natura come flusso naturale delle cose: la medicina moderna tiene in
vita individui che altrimenti sarebbero già morti. Molti sarebbero morti in
giovane età. Dunque ci troviamo già in lotta contro la natura e non vedo
perché non dovremmo andare fino in fondo.
Ma di quale natura parla il grande medico?
Una medusa del Mediterraneo, la Turritopsis Nutricula, invece di morire
riorganizza le cellule e torna giovane, Alcuni scienziati svizzeri stanno
studiando attentamente lo straordinario fenomeno, che non è prodotto in
laboratorio ma avviene in natura.
Forse esistono alcuni passaggi naturali del corpo umano ignorati da molti
ma non da alcuni pochi che sanno vivere maestosamente riproducendo le sue
cellule ad oltranza in ‘modo naturale’.

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GLI SPIRITI INCARNATI CHIAMATI YOGHI

APPENDICE 5

GLI SPIRITI INCARNATI CHIAMATI YOGHI

La parola Yoga, antica e ricca di significati materiali e spirituali, si è molto


diffusa anche in occidente. Tutti, più o meno, sanno o pensano di sapere qual-
cosa sullo Yoga. Ho incontrato persone che fumano, mangiano carne e dicono
di fare Yoga, ho incontrato anche persone che seguono lo stesso discutibile stile
di vita e ufficialmente insegnano lo Yoga. Lo Yoga è una realizzazione globale,
oggi si chiama olistica, che si insegna soprattutto con l’esempio.
I corpi sotto tutti sacri, per cui uccidere un essere per mangiarlo non ha
niente a che fare con la filosofia eterna dello Yoga. Danneggiare il proprio
corpo, che deve essere onorato e rispettato come un luogo sacro, con il tabac-
co, la carne piena di sostanze tossiche, l’alcol e le droghe fa diminuire la sensi-
bilità.
Per capire bene chi siamo e che cosa stiamo facendo su questo pianeta ci
vuole un certo livello di sensibilità, una vita grossolana è un’offesa alla vita e
abbassa notevolmente il livello della coscienza.
Yoga vuol dire: vita semplice, coscienza elevata e visione chiara.
Cinquemila anni fa Krishna disse dello Yoga: “Si dice che una persona è
situata nella realizzazione spirituale ed è chiamata Yoghi quando è pienamente
soddisfatta grazie alla conoscenza e alla realizzazione acquisita. Tale persona è
situata nella trascendenza e possiede il controllo di Sé, vede ogni cosa - la zolla
di terra, il sasso e l’oro - con occhio equanime. Si dice che una persona è più
elevata ancora quando vede tutti - l’onesto benefattore, l’amico e il nemico,
l’invidioso, il virtuoso, il violento, l’indifferente e l’imparziale - con mente
equanime.” Bhagavad-gita, capitolo sesto. Versi 8-9.
“La perfezione dello Yoga, Samadhi, si raggiunge quando si sottrae la mente
ad ogni attività materiale con la pratica dello Yoga. Così con la mente pura, lo
Yoghi è in grado di vedere il suo vero Sé e gustare la gioia interiore. In questo
stato sereno gode di una felicità trascendentale illimitata e gioisce attraverso i
sensi spirituali. Raggiunta questa perfezione, non si allontana più dalla verità e
comprende che non c’è nulla di più prezioso. In questa posizione non è più tur-
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................................................................GLI ANTICHI MAESTRI SONO ANCORA VIVI ..................................................................

bato neppure nelle peggiori difficoltà. Questa è la vera libertà da tutte le soffe-
renze sorte dal contatto con la materia.” Versi 20-23.
“È uno Yoghi perfetto colui che in relazione a Se stesso vede la vera ugua-
glianza di tutti gli esseri, felici o infelici.” Verso 32.
Krishna spiega all’amico Arjuna che ogni progresso non va mai perso nean-
che se sopraggiunge la morte, chi ha sinceramente praticato lo Yoga ritorna
automaticamente verso il livello superiore già raggiunto in una esistenza passa-
ta. “Grazie alla coscienza divina ottenuta nella sua vita precedente lo spirito
reincarnato è spontaneamente attratto dai principi spirituali dello Yoga, anche
senza volerlo. Questo spiritualista che si sforza di raggiungere la perfezione dello
Yoga ha già superato tutti i riti esposti dalle Scritture.” Verso 44.
“Lo Yoghi è più elevato dell’asceta, del filosofo e dell’uomo che aspira ai
frutti dell’azione. Perciò, in ogni circostanza sii uno Yoghi, o Arjuna!” Verso 46.
L’invito di Krishna è sempre valido ed è aperto ad ogni spirito incarnato in
una forma umana. Gli Yoghi, quelli veri, sono dei meravigliosi spiriti liberi che
mantengono intatta la conoscenza per il beneficio loro e delle altre entità
viventi.
Si potrebbero scrivere migliaia di pagine, oltre a quelle già scritte, sulla vita
di questi esseri che amano l’amore e la pace mentale, io vi racconto alcune sto-
rie di mia conoscenza.

Babaji, un grande spirito libero compassionevole

Babaji vive tuttora nell’Himalaya e viene a volte chiamato Kriya Babaji


Nagaraj, Mahavatar Babaji o Siva Baba. Il suo corpo non è più invecchiato dai
suoi sedici anni, momento in cui vinse la morte e conseguì lo stato di illumi-
nazione suprema. Questo avvenne molti secoli fa, per l’esattezza storica Babaji
mantiene in vita lo stesso corpo fisico da 1700 anni. Stupefacente? Non trop-
po per chi ha letto bene la Bibbia.
Tre vangeli raccontano l’episodio della trasfigurazione sul monte Tabor, lì
Gesù si manifesta per la prima volta come un essere luminoso (deus), e in quel
momento straordinario e fondamentale appaiono accanto a lui con i loro corpi
radiosi Elia e Mosè, della cui morte fisica non si ha attestazione nella Bibbia.
Dice lo scrittore Enrique de Vicente, autore de Le Chiavi Occulte del Codice da
Vinci: “Alcune tradizioni giudee considerano Mosè e Elia immortali, assicurando
che salirono al cielo, come in seguito lo farà Gesù nel suo ‘corpo di resurrezione’,
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GLI SPIRITI INCARNATI CHIAMATI YOGHI

nome che gli esoteristi meno cristiani danno al corpo immortale che proviene
dalla Grande Opera di trasmutazione alchemica. A questo evento assistono
come testimoni scelti Pietro, Giovanni e Giacomo il Maggiore, ai quali Gesù
ordina che non parlino a nessuno di questa visione”. Tante informazioni della
Bibbia e dei Vangeli attendono da secoli la giusta decodificazione.
Riporto pari pari dalla Genesi (5, 25-26): “Matusalemme aveva 177 anni
quando generò Lamech, Matusalemme dopo aver generato Lamech visse anco-
ra 782 anni e generò figli e figlie”.
Matusalemme è vissuto 969 anni, Iared 962, Noè 950, Adamo 930, Kenan
910, Seth 912, Enoch 905, Lamech 777…
Adi Shankaracharaya (788-820 d. C.) così descrive Babaji, il suo Guru:
‘Ecco, seduti sotto un albero banyano, gli anziani discepoli del giovane Guru!
Fatto alquanto strano il maestro li istruisce solo col silenzio, che è sufficiente
in sé a dileguare tutti i loro dubbi”.
La Società Teosofica parlò di questi grandi maestri sconosciuti, Leadbeater
e Annie Besant scrissero: “Eccolo il giovane dalle sedici estati, l’eterno giova-
ne puro”.
I teosofi vedevano in questi esseri straordinari gli iniziatori di una futura
rivoluzione spirituale che gradualmente avrebbe risvegliato gli abitanti del pia-
neta.
Nel suo libro, I Maestri, la Besant descrive in modo eloquente il comporta-
mento dei Siddha: “Essi contribuiscono, in un’infinità di modi, al progresso del-
l’umanità. Dalle sfere più alte diffondono luce e vita sul mondo intero. I
Maestri inviano forme-pensiero di alto potere intellettuale che viene catturato
dagli uomini di genio, assimilato e distribuito al mondo”.
Lo Yoga praticato dai Siddha arriva al controllo totale del karma. Scriveva
il grande Yoghi Thirumular: “Tramite pensieri, parole e azioni il karma si accu-
mula; se pensieri e parole rimangono uguali, il karma non si può superare; colo-
ro che, conquistati pensieri e parole e giunti all’origine del karma ne hanno
alterato il corso, sono grandi saggi”.
Conoscere e controllare il proprio karma è uno dei principali poteri dell’a-
nima realizzata, l’anima si realizza quando conosce il rapporto energetico tra l’e-
ternità dell’essere e l’inevitabile temporaneità dei fenomeni fisici e mentali.
“Un bimbo”, spiegava Sri Yukteswar, maestro di una linea spirituale che
discende da Babaji, “nasce nel giorno e nell’ora in cui i raggi celesti si trovano
in armonia matematica col suo karma individuale. Il suo oroscopo è un ritrat-
to accusatore che rivela il suo inalterabile passato e i suoi probabili risultati
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................................................................GLI ANTICHI MAESTRI SONO ANCORA VIVI ..................................................................

futuri. Il messaggio arditamente proclamato attraverso i cieli al momento della


nascita non va inteso nel senso di dare un’importanza strettamente determinante
al fato, cioè al risultato del bene e del male compiuti nel passato, ma al contrario
deve risvegliare la volontà dell’uomo di sottrarsi al suo asservimento. Ciò che egli
ha fatto, egli stesso può disfarlo. Nessuno all’infuori di lui ha promosso quelle
cause che determinano gli effetti dominanti la sua vita attuale. Egli può supe-
rare ogni limitazione, perché egli stesso la creò con i suoi atti e perché è in pos-
sesso di risorse spirituali non soggette alle pressioni planetarie. Un superstizio-
so timore riverenziale dell’astrologia rende l’uomo un automa, schiavo della
propria sottomissione a una guida meccanica. L’uomo saggio vince i pianeti”.

Il libro su Babaji

“Colui che andavo cercando mi è venuto incontro;


quello che chiamavo altro è divenuto me stesso.”
Kabir

Dal ‘91 al ‘94 ho vissuto, ininterrottamente, negli Stati Uniti. Lì entrai in


contatto con Marshall Govindam, autore di un buon libro su Babaji.
Grazie a Babaji ebbi l’ispirazione di farlo pubblicare anche in Italia, per por-
tare in porto il progetto iniziai con il Gruppo Futura una collana di libri, I Nuovi
Delfini, che negli anni ha pubblicato più di cento titoli sui principali argomen-
ti della Nuova Era, il primo libro della collana fu proprio quello su Babaji.
Organizzai per Marshall Govindam due seminari, a Roma e Milano.
Dopo due settimane, vissute insieme in modo stretto ed amichevole,
Govindam prima di ripartire mi chiese un consiglio: mi mostrò lo statuto di
un’associazione che stava per fondare, l’Ordine degli Acarya di Babaji.
Pur essendo favorevole all’esistenza di molti Acarya (maestri) io lo sconsi-
gliai con grande determinazione dal creare una struttura organizzata. “I Siddha
Yoghi, i veri Spiriti Liberi”, spiegai, “non hanno bisogno di organizzare buro-
craticamente centri o istituzioni. Possono aggregare le persone ma in modo
molto semplice e non dogmatico. Si può organizzare la benefica ed equa con-
divisione del bene materiale non la vera spiritualità, che è un’essenza molto
sottile e può essere trasmessa solo direttamente. Da persona a persona. Il
miglior contatto è la presenza individuale diretta, però vanno bene anche foto,

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GLI SPIRITI INCARNATI CHIAMATI YOGHI

video, libri, Cd ed altro, ma non bisogna contaminare con la struttura buro-


cratica il passaggio di energia spirituale, che deve essere sempre puro e diretto.
Un buon esempio vale più di mille consigli, un buon consiglio vale più dell’o-
ro. Ogni Spirito Libero è di fatto un centro di positiva condivisione spirituale
che è aperto tutti i giorni, 24 ore al giorno, e per esistere non ha bisogno di quat-
tro mura, guardie del corpo e segretarie tuttofare, un’anima realizzata è mante-
nuta e protetta dal suo buon karma. La storia ci insegna che gli Ordini possono
essere pericolosi, perché chiunque se ne può impadronire e snaturare il messag-
gio originale. Un’anima spiritualmente realizzata è di per sé un’istituzione reale
inaffondabile ed illumina senza fatica il luogo e le persone intorno a sé”.
Tornato in Canada Govinda fondò l’Ordine (di cui è il capo) e successiva-
mente visitò più volte l’Italia. Ma non mi chiamò più.
Io lo ringrazio di cuore per il suo ottimo libro Babaji, lo Yoghi immortale e con
riconoscenza gli mando amore e buona energia.
Marshall Govindam mi era piaciuto perché aveva scritto nell’ultima pagina
del suo libro: “Non c’è bisogno di una nuova organizzazione, né di una nuova
religione, né di un nuovo sistema di credenze. Né Babaji desidera inaugurare un
culto della propria persona. Quello di cui c’è bisogno è che molte migliaia di
persone in tutto il mondo pratichino il Kriya Yoga di Babaji con amore e dedi-
zione nel contesto della loro realtà quotidiana. Così si potrà contare su una
coscienza spirituale sempre maggiore per affrontare i problemi dell’esistenza
materiale. E alla fine questo pianeta potrebbe diventare un Paradiso sulla Terra”.
Il libro, scritto nel 1991, racconta la straordinaria storia di Babaji e dei gran-
di maestri dell’India del Sud, i Siddha, che lo iniziarono al Kriya Yoga, una
scienza spirituale per comprendere se stessi e Dio. I luoghi collegati ai diciotto
Siddha sono situati nel Tamilnadu, l’estrema punta dell’India meridionale. Tra
le più antiche masse del pianeta, questa zona non è mai stata sommersa dall’o-
ceano nel corso delle ere geologiche, permettendo lo sviluppo di una fiorente
tradizione letteraria e culturale, collegata esotericamente - la tradizione parla di
continui viaggi e vicende parallele - alla regione himalayana, da sempre centro
magnetico dell’evoluzione spirituale dell’uomo. Le scoperte archeologiche con-
fermano la validità storica di questa tradizione. Nelle parole di Sir John
Marshall: “Tra le tante rivelazioni che ci riservano Mohenjo-daro e Harappa,
nessuna probabilmente supera la scoperta del fatto che il culto di Siva ha una
storia che risale come minimo all’Età Calcolitica (rame-pietra, 8.000-3.000 a.
C.), e quindi risulta la più antica religione ancora praticata al mondo”.

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La parte del libro che segue è quella che più mi piace leggere e rileggere.
Ogni volta la trovo familiare e già conosciuta.
L’Ashram di Babaji

L’Ashram di Babaji, situato nei pressi di Badrinath nell’Himalaya, è noto


come Gauri Shankar Peetam. L’Ashram è stato descritto da V. T. Neelakantan.
Egli afferma di esservi stato nel corso di due viaggi astrali verificatisi durante la
seconda metà del mese di ottobre del 1953. Neelakantan si accorse improvvi-
samente di aver lasciato il suo corpo fisico a Madras e di trovarsi, con un altro
corpo, assieme a Babaji al Gauri Shankar Peetam. Ecco la descrizione che egli
fornisce dell’Ashram e delle sue attività.
L’Ashram è situato vicino alla città-tempio di Badrinath, in un’area circon-
data su tutti e quattro i lati da rupi scoscese e alla cui base si aprono una serie
di caverne. La caverna più grande è quella di Babaji. Nell’angolo opposto alla
caverna ci sono due cascate. Gli abitanti dell’ashram, in numero di quattordi-
ci al tempo della visita, utilizzano la cascata più grande per fare il bagno e quel-
la più piccola per attingervi acqua da bere. L’acqua delle due cascate forma due
torrentelli che si riuniscono all’estremità opposta dell’area e sfociano in una
specie di apertura a tunnel. Anche durante la notte, pur non essendovi alcuna
fonte apparente di luce, tutta la zona è ben illuminata. Sembra esservi una forza
misteriosa che mantiene qualunque visitatore ad almeno un miglio
dall’Ashram. Nessuno, quindi, può raggiungere l’Ashram senza il permesso di
Babaji.
Sempre secondo il racconto, i residenti sedevano in cerchio davanti alla
caverna di Babaji mentre consumavano il loro pasto. Indossavano tutti abiti
bianchi, ad eccezione di Babaji il cui dhoti era di color rosso chiaro. Mentre
pranzavano, conversavano tra loro in hindi e in inglese e sembravano molto
radiosi e felici.
Tra i residenti si trovava anche la sorella (cugina paterna) di Babaji, Mataji
Nagalakshmi Deviyar (nota anche col nome di Annai). Ella indossava un sari
di cotone bianco bordato di verde e, sopra a questo ed intorno al collo, una
lunga sciarpa rossa. Secondo V. T. Neelakantan si trattava di una donna bellis-
sima: più alta del fratello, aveva la pelle chiara e il corpo flessuoso e sottile. Il
suo viso era lungo, con gli zigomi alti e, vista di fronte, assomigliava a Kashi,
un discepolo di Paramahansa Yogananda, mentre di lato ricordava la moglie di
Neelakantan.
Annai Nagalakshmi Deviyar ha il compito di organizzare l’Ashram e di assi-
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GLI SPIRITI INCARNATI CHIAMATI YOGHI

sterne i residenti in vari modi. Dirige la preparazione del pasto giornaliero, sem-
plice e vegetariano, che viene servito a mezzogiorno. Il pasto è conforme dello
stile di vita yogico che si segue nell’Ashram. È sempre lei ad occuparsi di una
grande pianta tulasi, alta più di un metro, che si trova in cima ad un peetam, o
santuario. Annai offre un’adorazione giornaliera a Tulasi Devi, che è una gran-
de devota di Sri Krishna. Tulasi Devi ricevette dal Signore la benedizione di
rimanere eternamente in Sua presenza, nella Sua dimora celeste, come pianta
sacra.
Tra gli altri residenti si trovavano, a quel tempo, alcuni uomini dalla lunga
barba. Un ex governatore musulmano, dopo aver offerto tutto il suo esercito ed
ogni sua ricchezza - che il Maestro aveva rifiutato - aveva offerto se stesso ed
era stato accettato come discepolo. Vi erano anche una grossa signora occi-
dentale ed una ragazzina di circa dieci anni. C’era anche Swami Pranabananda,
“il santo dai due corpi”, ora noto come Amman Pranabananda. Il suo aspetto
fisico è molto simile a quello della sua ultima incarnazione, ad eccezione di
barba e capelli, che ora porta molto lunghi. Swami Pranabananda è stato
descritto da Yogananda nel suo libro Autobiografia di uno Yoghi. Al termine della
sua incarnazione precedente, egli praticò l’uscita consapevole dal corpo, nota
come Mahasamadhi, davanti a tutti i suoi discepoli riuniti. Pochi anni dopo
rinacque in un altro corpo. Fin da giovane fu in grado di ricordare la sua vita
precedente e la sua relazione con Babaji. Si recò quindi sull’Himalaya alla ricer-
ca del suo Guru immortale. Infine, per grazia di Babaji, poté ritrovarlo. Dopo
aver praticato il Kriya Yoga sotto la guida di Babaji per un certo numero di
anni, egli pervenne allo stato immortale noto come Soruba Samadhi. Viene
anche chiamato, in segno di rispetto, “Dadaji”, o Amman Pranabananda, ed è
fonte di ispirazione per molti studenti. Egli si occupa anche della cura del giar-
dino dell’Ashram.
Tra i discepoli di Babaji, soltanto Amman e Annai hanno raggiunto lo stato
immortale di Soruba Samadhi. Tale conseguimento riflette, più di ogni altra
cosa, la completezza del loro abbandono a Dio, meta suprema del Kriya Yoga.
Superati i limiti imposti dalla coscienza egoica, essi ora offrono assistenza a
chiunque lo desideri. Annai, in particolare, assiste gli adepti durante l’ora della
meditazione di mezzanotte quando si purifica completamente l’inconscio per
mezzo della prima tecnica di meditazione, che viene insegnata nel corso del-
l’iniziazione al Kriya Dhyana Yoga. Amman Pranabananda, in qualità di mae-
stro della quarta tecnica di meditazione, aiuta i Sadhak ad attingere al loro
grande potenziale di ispirazione intellettuale.

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Sono molti i santi ed i saggi che hanno realizzato Dio sui piani mentale e
spirituale. Pochi, tuttavia, sono riusciti a raggiungere uno stato di completo
abbandono alla coscienza divina a livello del piano vitale e delle cellule del
corpo fisico, e quindi sono ancora soggetti a malattia, vecchiaia e morte. Sono
questi gli ultimi bastioni limitanti dell’ego e dell’inconscio. Per tutti i Kriya
Yoga Sadhak (studenti iniziati al Kriya Yoga) e per tutti i devoti, Babaji, Annai
e Amman rappresentano grandi esempi di abbandono a Dio. Sono, in pratica,
personificazioni del Divino.
I residenti dell’Ashram seguono un programma giornaliero che si basa prin-
cipalmente sulla pratica del Sadhana, con Asana, Pranayama, meditazione,
Mantra e Bhakti Yoga. Secondo V. T. Neelakantan, tutti si alzano alle quattro
del mattino. Dopo il bagno alla cascata tutti praticano un’ora di Sadhana
imperniata sul Pranayama. Nel corso delle ore pomeridiane, ciascun residente
segue il proprio programma di Sadhana individuale, consultando occasional-
mente Babaji sulla pratica delle tecniche. Il carattere affettuoso, il senso del-
l’umorismo e la compassione universale di Babaji lo rendono caro a tutti. Se
dovessimo descriverlo con una sola parola sceglieremmo ‘umiltà’.
Secondo altri testimoni oculari, ogni sera i residenti siedono in cerchio e
cantano attorno a un grande fuoco homa davanti alla caverna di Babaji. Il canto
preferito è Om Kriya Babaji Nama Aum. Om e Aum si riferiscono al suono del-
l’universo esperito rispettivamente all’interno e all’esterno. Nama deriva da
namaha e significa ‘saluto’. Lo si canta in una varietà di ritmi e di melodie.
Durante le celebrazioni del Guru Purnima, all’inizio di luglio, tutti i residenti
offrono fiori ai piedi di Babaji. La ‘madre’ dell’ashram, Annai Nagalakshmi,
viene adorata da tutti con grande venerazione come personificazione della
madre divina, la Shakti Cosmica.
Nei suoi discorsi pubblici, Babaji ha parlato di sé come assoluta esistenza,
verità e beatitudine. Egli si è definito la personalità impersonale dell’universo,
il tutto nell’uno e l’uno nel tutto, l’immortale, infinito ed eterno Sé. Si deve
apprendere il Kriya Dhyana Yoga (meditazione) se si vuole avere un’esperienza
totale della sua personalità divina.
Il suo Ashram fisico rimane inaccessibile perché Babaji preferisce operare
nel silenzio e nell’anonimato, aiutando migliaia di devoti e milioni di anime a
progredire secondo il proprio ritmo. Come una grande stazione radio, egli dif-
fonde ovunque il suo messaggio di pace e di amore universale.

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GLI SPIRITI INCARNATI CHIAMATI YOGHI

E tu che ne pensi?

Ogni volta che rileggo questa descrizione di Babaji la sento molto vicina e
chiara, sento che sia un fatto reale, veramente coesistente al mio scrivere e al
tuo leggere queste parole.
Io sono profondamente convinto di questa verità: ognuno di noi è origina-
riamente uno spirito puro. Siamo spiriti, senza inizio e senza fine, tutti costitu-
zionalmente e potenzialmente SPIRITI LIBERI. Abbiamo, adesso, un corpo
fisico ed una mente che sono facilmente influenzabili dall’energia emanata
dagli oggetti esterni, dai pensieri e dai comportamenti degli altri esseri viventi,
mantenere il proprio senso dell’identità unito alla consapevolezza dell’eternità
ci fornisce la forza costante per sciogliere ogni condizionamento limitativo.
Lo spirito può essere, solo temporaneamente, vittima di amnesie spirituali e
quando dimentica la sua natura soffre a causa dell’intimo contatto con la natu-
ra materiale.
Queste amnesie, che possono durare anche una o più vite, hanno un ‘effet-
to droga’ e provocano forti assuefazioni con spiacevoli effetti collaterali, para-
gonabili al colpo di sonno che aggredisce il pilota durante la guida. Se il risve-
glio non è immediato, gli incidenti sono inevitabili!
Ogni tipo di dolore e sofferenza è provocato da qualche trasgressione della
legge universale dell’amore eterno incondizionato. Chi ama se stesso, gli altri e
si lascia amare non soffre. E se sta soffrendo, grazie all’amore guarisce. Come un
bel gioco di parole ma anche come invito reale dico nei miei seminari: “Chi
s’offre non soffre!”.
Chi ama con onestà, sincerità e consapevolezza ha l’universo dalla sua
parte. Ho sempre pensato e sperimentato nella vita di tutti i giorni che l’uni-
verso stia dalla parte di chi si lascia amare.
Io mi lascio amare.
E tu?
Per amare bene conviene imparare a respirare bene. “Il Kriya Yoga è uno
strumento mediante il quale l’evoluzione umana può essere affrettata”, spiega-
va a Yogananda il suo maestro Sri Yukteswar, “gli antichi Yoghi scoprirono che
il segreto della Coscienza Cosmica è intimamente legato alla padronanza del
respiro.”
La tecnica di respirazione consapevole è la via più salutare e sicura per risve-
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gliare la Kundalini, attivare i vortici energetici, Chakra, e trasformare l’inspi-


razione in assorbimento di Prana.
Quando respiri accompagna la respirazione con questa visualizzazione men-
tale: ispirazione (energia dentro), espirazione (amore fuori).
L’antico testo indiano della Kausitaki Upanisad (III. 2) è piuttosto catego-
rico nell’affermare che:
“Tutti gli esseri, che siano Deva, uomini o animali, hanno vita solo fintanto
che il Prana permane nel corpo. Questo regola per tutti la durata della vita”.

Le Yoghini

Nel libro Autobiografia di uno Yoghi leggiamo la storia di una grande Yoghini:
“Lalla Yoghiswari (Suprema Maestra dello Yoga) era una devota di Shiva ed era
Digambhara (vestita di cielo). Alcuni devoti di Shiva non portano indosso
alcun indumento per onorare il fatto che lui non possiede nulla. Un suo con-
temporaneo scandalizzato le chiese perché osservasse la nudità. “Perché no?”
replicò Lalla prontamente “Non vedo uomini intorno a me”. Per il modo di
pensare piuttosto drastico di Lalla, chi non aveva la realizzazione divina non
meritava l’appellativo di ‘uomo’. Ella praticava una tecnica strettamente affine
al Kriya Yoga e ne celebrò la potenza liberatrice in numerose quartine.
Qual è l’acido di dolore che non ho mai bevuto?
Innumerevoli i miei cicli di nascite e morti.
Ma ecco! Solo nettare nella mia tazza,
Sorseggiato con l’arte del respiro.
Non soggetta a morte fisica, Lalla si smaterializzò nel fuoco.
Più tardi apparve agli abitanti della città in lutto, come forma vivente
avvolta in vesti d’oro, finalmente interamente vestita”.

Baba Lokenath

Baba Lokenath è il nome di uno Yoghi, al momento disincarnato. Io ho


curato l’edizione italiana della storia della sua vita e sento spesso, intorno a me,
la sua buona energia per cui vi invito a leggere il libro che parla di lui, La vita di
uno Yogi dell’Himalaya Baba Lokenath. Qui ve ne propongo alcuni estratti, utili

. 248 .
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GLI SPIRITI INCARNATI CHIAMATI YOGHI

per capire questa meravigliosa personalità spirituale.

“Baba è vissuto dal 1730 al 1890 - un periodo di 160 anni, che pur essendo
difficile da credere per una mente occidentale, è piuttosto comune tra i grandi
Yoghi.
In India abbiamo una definizione, Satguru, che significa ‘vero insegnante’,
cioè il Maestro che ha realizzato il Sé, una persona che ha trasceso le dualità
della mente. Il Satguru è l’essere più puro, l’essenza stessa della divinità, il più
dolce in assoluto, l’incarnazione fisica della grazia.
Il fatto che una ‘incarnazione della grazia’ cammini in mezzo a noi - e riman-
ga disponibile per noi ad ogni istante, persino dopo la morte del corpo - è un
concetto su cui meditare nel nostro cuore, ripetutamente, un giorno dopo l’al-
tro, una notte dopo l’altra, perché pur essendo al di là della nostra compren-
sione, ci invita ad avvicinarci, sempre di più, per entrare in comunione.
Il Satguru viene come grazia allo stato puro. Chiama l’anima ad entrare
nella sua vera vita, la vita della grazia. Il potere divino si manifesta attraverso i
Satguru, gli Illuminati, gli Avatara, i Santi e i Saggi, per la redenzione delle
anime, molto semplicemente. Ci porta da una vita inconsapevole fino al regno
felice dell’Uno, nella Coscienza Suprema e Trascendentale. I santi sono la per-
sonificazione della Grazia e Baba Lokenath è un Satguru, un santo al quale per-
sino gli illuminati si rivolgevano per chiedere istruzioni.
La vita di Baba, le sue promesse, i suoi insegnamenti e la portata della gra-
zia che offre sono particolarmente importanti oggi per noi, che facciamo fatica
a risvegliare personalmente la consapevolezza della nostra unità con tutte le
forme di vita e accrescere il potere di guarigione disponibile nel nostro mondo
devastato e sofferente.

L’immagine di Lokenath

“Un devoto di Baba Lokenath visitò questo Sacro festival. Teneva un’im-
magine di Baba in tasca e sentiva la presenza di Baba accanto a lui. Per la gra-
zia di Baba, il devoto si sentiva sicuro che avrebbe avuto la fortuna di vedere e
incontrare i grandi santi viventi in quel tempo. Una volta Baba gli aveva detto:
“Figlio mio, non perdere mai l’occasione di incontrare i santi realizzati, perché le loro
benedizioni e la loro presenza ispirerà una devozione e un amore più profondi per il
divino e per il Guru”.
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Quell’anno la maggiore attrazione del festival era un Saggio dell’Himalaya


molto anziano che non soltanto possedeva incredibili poteri mistici, ma anche
un grande amore e compassione per le anime sofferenti, questo lo aveva reso
molto famoso tra tutti i partecipanti al festival. Il devoto di Baba Lokenath
sentì un forte desiderio di ottenere il suo Darshan (visione, incontro diretto e
personale con un santo), ma c’erano migliaia di persone che aspettavano di
incontrarlo!

Come avrebbe potuto superare quella immensa folla? Qualcosa però lo spin-
se a tentare. Guidato da un potere invisibile, si tese verso i piedi di un santo e
si prostrò con tutto il suo amore e la sua devozione. Mentre si inchinava, l’im-
magine di Baba Lokenath gli cadde di tasca e lui la raccolse in fretta - la cosa
però non sfuggì al santo, che tese la mano per vedere il ritratto. Il devoto glie-
lo consegnò. L’anziano saggio osservò l’immagine con un senso di estasi. Si
rivolse affettuosamente al devoto e chiese: “Figlio mio! Dove hai trovato que-
sta immagine?”. Il cuore del devoto era pieno di gioia. Non aveva immaginato
che il santo potesse interessarsi al suo Guru e chiedere di lui. Con voce rotta
dalle lacrime e con un inesprimibile amore per il suo Guru disse: “Oh! Santo
Padre, questo ritratto è del mio Guru che è vissuto in un piccolo villaggio chia-
mato Baradi vicino a Dacca (Bangladesh) per ventisei anni”.
Pervaso dall’estasi divina, il santo disse stupefatto: “Una persona che ha tali
occhi divini e una forma fisica così divina, non può discendere dall’Himalaya e vive-
re in mezzo alla società umana. Sei benedetto, la tua vita è benedetta, perché hai
potuto vedere un tale Yoghi con i tuoi occhi, sedere alla sua presenza divina, parlare
con lui e ascoltare le sue parole di nettare”. Così detto, il santo che teneva in mano
il ritratto di Baba entrò in Samadhi, uno stato di felice concentrazione interio-
re. Dopo qualche tempo tornò al mondo materiale e restituì l’immagine al
devoto dicendo: “Tutte le glorie al Guru, tutte le glorie al Guru”.
Uno dei grandi santi dell’India, Sri Sri Vijaya Krishna Goswami, arrivò a
Baradi dopo aver viaggiato a piedi in vari luoghi di pellegrinaggio in India e
incontrato molti santi viventi in tutta l’India. L’esperienza che ebbe a Baradi è
un meraviglioso gioco divino di Baba.
Nell’Ashram di Baradi, Baba era seduto nella sua capanna. C’erano parec-
chi devoti attorno a lui. Vijaya Krishna Goswami si avvicinò per incontrare
Baba. In piedi sulla soglia dell’eremitaggio, appena vide Baba entrò in uno stato
di trance divina estatica. Vedendo la divinità di Baba in quella condizione di
ebbrezza divina, disse agli altri: “Oh! Tutti gli dei e le dee, io li vedo nel corpo di
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GLI SPIRITI INCARNATI CHIAMATI YOGHI

Baba Lokenath; i risplendenti esseri celesti sono tutti attorno a questa capanna inten-
ti a glorificarlo. È divino”.
Quando si avvicinò per incontrare Baba, Vijay Krishna era come un bam-
bino che ritrova la madre dopo una lunga assenza. Baba si alzò dal suo seggio e
con le braccia tese accolse Vijay affettuosamente. Vijay si fece avanti e si pro-
sternò ai piedi di Baba. Baba risollevò Vijay e lo abbracciò con amore materno
e grande tenerezza. L’incontro era simile a quello del Gange che incontra il
mare, poiché l’individualità di Vijay si fondeva nell’oceano di amore per rina-
scere in una vita di luce eterna.
Uno dei molti testimoni di questo incontro vide che una luce risplendente
fluiva dagli occhi di Baba nel corpo di Vijay, che tremava tra le braccia di Baba
come una foglia scossa dal vento. L’intera capanna risuonava dell’espressione di
estasi di Vijay.
I devoti presenti si alzarono in piedi, testimoni stupefatti e ammutoliti di un
incontro straordinario di anime soprannaturali, del potere miracoloso di Baba
e della sua compassione infinita. Dopo un po’ Baba lasciò il corpo di Vijay e i
devoti di Vijay lo sostennero immediatamente facendolo sedere di fronte al seg-
gio di Baba.
Toccato dalla divina Grazia trasformatrice di Baba Lokenath, Sri Sri Vijay
Krishna Goswami raggiunse uno stato molto elevato di Yoga e come Satguru
diede l’iniziazione nella via dello Yoga a migliaia di ricercatori.
Durante tutta la sua vita Prabhupada Vijay Krishna Goswami predicò ai
suoi discepoli la divinità e i poteri yogici di Baba. Dovunque andava, diceva
grandi cose di Baba: “Non ho mai incontrato un santo come Baba Lokenath. Nel
corpo di Baba ho visto la manifestazione degli esseri divini e celestiali dei mondi cele-
sti. Io ho visto in lui le tre differenti forme della divina Madre Gayatri durante l’al-
ba, il mezzogiorno e il crepuscolo”.
“Brahmachari Baba (Baba Lokenath) è completamente libero e indipendente. Se
desidera, può lasciare il proprio corpo in questo stesso momento o mantenere il pro-
prio corpo a volontà per qualsiasi periodo”.
In sanscrito avangmansogocharah indica lo stato in cui le parole e la mente
non riescono a giungere. Lo stato che raggiunse Baba Lokenath attraverso la
sua difficile austerità va oltre le parole e la mente, ma questi due grandi Yoghi
illuminati possono aiutarci perlomeno ad apprezzare la posizione divina rag-
giunta da Baba, il suo incommensurabile amore e compassione per noi. Il
nostro cercare di raggiungerlo è come lo sforzo di una formica che vuole tocca-
re la luna. Eppure dobbiamo tentare, per quanto sia enorme la distanza, per
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quanto impossibile possa apparire l’impresa. Per conoscere un santo bisogna


diventare santi. Per vedere Dio bisogna diventare Dio. Per conoscere la verità
bisogna diventare una sola cosa con la Verità. Questa è la differenza tra saggez-
za materiale e saggezza spirituale. Nel materialismo colui che conosce e l’og-
getto della conoscenza rimangono sempre separati, mentre nel regno dello spi-
rito colui che conosce, l’oggetto della conoscenza e la conoscenza stessa si fon-
dono tutti in una cosa sola. L’unità è il terreno stesso dell’essere spirituale.
Baba distribuì liberamente il frutto dei suoi lunghi anni di intense austerità
sull’Himalaya. La sua parola o il suo tocco cancellavano la sofferenza delle mol-
titudini che venivano a lui. Come disse Bhagwan Ganguly parlando di Baba:
“nella vita umana non esiste uno stato più alto che possa essere raggiunto”. Dalle
altezze più sublimi del Nirvikalpa Samadhi (lo stato di comunione assoluta con
il divino), Baba discese sul piano terreno puramente e semplicemente per alle-
viare la sofferenza, per redimere le anime intrappolate e piangenti nell’oscurità
della loro separazione dal divino.

Il Mahasamadhi

Baba dichiarò: “Quando il mio corpo cadrà, bruciatelo e riducetelo in cenere”.


Baba dichiarò dunque ai suoi devoti che il 2 giugno del 1890 avrebbe lascia-
to il corpo mortale e sarebbe entrato nel Mahasamadhi.
Nella sua condizione di saggezza illuminata, Baba considerava il suo corpo
soltanto una manifestazione materiale composta dei cinque elementi fondamen-
tali, che si sarebbero decomposti e mescolati con gli elementi di Madre Natura.
Lui era la “Presenza”, che costituiva un fenomeno immutabile ed eterno.
Uomini e donne, vecchi e giovani, cominciarono ad arrivare all’ashram e
cercavano ripetutamente di convincere Baba a riconsiderare la sua decisione.
Erano convinti che la sua dipartita fosse soltanto una questione di preferenza,
che poteva dunque essere rimandata a una data distante nel futuro.
Baba rispondeva alle preghiere dei suoi discepoli e devoti nel modo più
amorevole e compassionevole. Disse loro:
“Dopo che questo corpo sarà caduto, non pensate che tutto finirà. Quando avrò
lasciato questo corpo grossolano, vivrò nel cuore di tutti gli esseri viventi nella mia
forma sottile e chiunque cercherà il mio rifugio, riceverà sempre la mia grazia”.
Baba disse anche: “Se mi capita di lasciare il corpo durante il giorno, nel perio-
do di Uttarayana, e se il sole risplende molto luminoso nel cielo limpido, allora pote-
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GLI SPIRITI INCARNATI CHIAMATI YOGHI

te essere sicuri che sono penetrato nel sistema solare (Surya Mandal) e l’ho trasceso.
Che io mi reincarni oppure no, dipenderà dalla mia volontà”.
Queste parole di Baba si riferiscono all’ottavo capitolo della Bhagavad Gita
e alla Chandogya Upanishad (4.15.5).
Chi conosce il Brahman Supremo raggiunge lo stato finale del Brahman
Assoluto se lascia il corpo mortale nel momento di Agni e Jyoti (la divinità che
presiede alla quindicina della luna crescente) e di Uttarayana (la divinità che
presiede ai sei mesi in cui il Sole passa a nord dell’equatore).
La coincidenza di questi principi di Agni, Jyoti e Uttarayana è considerata il
momento più favorevole e vediamo che Baba scelse il diciannovesimo giorno di
Jaistha (domenica 2 giugno 1890) considerando questi fattori. Il fatto che dices-
se “se” il sole splenderà luminoso, era soltanto per onorare i precetti degli Shastra.
Il cielo era carico di presagi e il morale nell’Ashram era cupo, man mano
che si avvicinava il giorno della dipartita di Baba. Per i devoti, la dura realtà
della natura, secondo cui ciò che è nato deve morire, appariva come la legge
più crudele.
Il diciottesimo giorno di Jaistha (1 giugno) il cielo rimase nuvoloso. Alcuni
rovesci di pioggia portarono un po’ di sollievo dalla calura e i devoti di Baba
trattenevano nella mente la vaga speranza che se il cielo fosse rimasto cupo, il
giorno successivo Baba avrebbe potuto cambiare idea.
La mattina del diciannovesimo giorno di Jaistha il cielo era limpido e il sole
luminoso.
Da ogni direzione i discepoli e i devoti di Baba erano arrivati all’Ashram di
Baradi per avere l’ultimo Darshan di Baba nella sua presenza fisica.
La mattina presto del 2 giugno 1890 Ramkumar Chakrobarty, discepolo inti-
mo di Baba, arrivò all’Ashram di Baba. Per qualche tempo parlò privatamente con
Baba e Baba lo istruì su come celebrare gli ultimi riti dopo il suo Mahasamadhi.
Verso le dieci del mattino Baba chiamò i suoi devoti e volle che mangias-
sero. Nessuno aveva voglia di prendere cibo, ma si trattava dell’istruzione del
Maestro. Il cibo venne servito sotto la supervisione diretta di Baba e quando
l’ultima persona nell’Ashram ebbe ricevuto il cibo benedetto, Baba entrò nella
sua stanza e si sedette sul suo Asana nella solita posizione di Gomukhasana.
I devoti si sedettero accanto a Baba, sperando che per pura misericordia
verso i suoi figli avrebbe infine cambiato idea. Un divino silenzio si sparse per
la stanza. Con i suoi occhi di loto, che non battevano mai le palpebre, Baba
guardò tutti i devoti e i discepoli e disse con la voce più compassionevole:
“Figli miei! Perché siete tutti così preoccupati? Pensate che io stia per morire?
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Soltanto questo vecchio corpo consunto cadrà, ma io sono sempre presente. Io non
sono toccato dalla morte.
Se, con un piccolo tocco di amore e devozione, mi chiamerete, immediatamente
sentirete quanto vi sono vicino. Così come sento le vostre parole nel corpo, così le sen-
tirò anche quando il mio corpo non esisterà più. Proprio come voi ricevete ora la mia
grazia, riceverete sempre la mia protezione e la mia grazia in futuro. Questa è la mia
promessa.
Dove posso andare? Io sono eternamente presente nell’intera esistenza.
Chiunque cercherà la mia Presenza eterna e la mia grazia con la giusta fiducia e
sottomissione, sperimenterà Me.
Con ferma devozione, aggrappatevi alla Verità. Sottomettetevi con sincerità al
divino e camminate sulla via mostrata dal Satguru.
Lo Yoga della Realizzazione del Sé è la via per la libertà. La devozione e l’amore
sono l’essenza. I Mantra sono un aiuto. Con devozione e amore, procedete senza
paura. Chi potrà ostacolarvi il cammino? Voi siete i miei figli.
Nessuno può avere potere sopra i miei figli. Non l’ho mai predicato. Questo è un
ordine.
Voi non siete mai soli. Io sono sempre con voi. Non dimenticate mai questa veri-
tà. Io sono eternamente presente in voi. Rimarrò con voi nelle generazioni a venire.
Io sono eterno. Io non sono toccato dalla morte”.
La grande folla dei devoti riuniti ascoltò per l’ultima volta le parole di
amore e compassione dal dio vivente. Le parole immortali scorrevano come il
nettare dei Veda, come le acque sacre del Gange dalle eccelse vette
dell’Himalaya verso le pianure, alleviando i cuori brucianti dei figli sofferenti,
che desideravano dolorosamente rinascere a uno scopo superiore.
La voce tonante proclamava la rivelazione vedica, “Non abbiate paura, io
sono con voi”. Voleva soltanto che i suoi figli procedessero senza paura sul
campo di battaglia della vita quotidiana con la massima fiducia in se stessi e
con la massima fiducia in Lui.
Brahmarishi Baba Lokenath benedisse i devoti con i suoi occhi, sui quali le
palpebre non battevano mai. Un istante dopo, nella sua Volontà Indipendente,
Baba passò attraverso la sommità del suo capo attraverso i raggi solari, verso
l’Unione Suprema, il Mahasamadhi. Ritornò a quello stesso Campo Puro di
Esistenza Eterna, il regno dal quale era venuto a soggiornare qui per il bene di
tutti i figli sofferenti, per portare loro sollievo e pace e per mostrare loro il cam-
mino, la via celeste, verso la luce e la benedizione.
Anche il Mahasamadhi di Baba fu davvero speciale! Era immerso nel
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GLI SPIRITI INCARNATI CHIAMATI YOGHI

Mahasamadhi, ma i devoti videro che il corpo di Baba rimaneva seduto nella


stessa posizione Yoga, con gli occhi spalancati come al solito. I devoti erano in
dubbio, perché in passato avevano visto Baba in quella posizione inerte
(Samadhi), ma per periodi brevi. Questa volta Baba non mostrò segni di vita
per lungo tempo.
Alle undici e quarantacinque circa del mattino i devoti toccarono il corpo
di Baba e videro che se n’era andato per sempre. L’intera atmosfera si caricò
delle voci tonanti dei discepoli e dei devoti che gridavano, “Jai Baba Lokenath!
Gloria a Baba Lokenath!”.
Il suo Gioco continua nel Regno Eterno, senza inizio né fine. La sintesi
dello Yoga che insegnò al mondo attraverso il suo gioco divino a Baradi per
oltre due decenni aveva unicamente lo scopo di piantare i semi della divinità
nei suoi figli. Li stava preparando per il mondo di domani, in cui avrebbero
inaugurato un’era di Verità e Benedizioni.
Dopo che Baba Lokenath ebbe lasciato il suo corpo mortale, i suoi insegna-
menti e ideali di vita si diffusero per ogni dove, toccando l’intera Asia con uno
sviluppo graduale, come succede a tutti gli Illuminati.
La sua promessa, pronunciata solennemente prima di lasciare un corpo di
160 anni, è sempre valida “Ogni volta che vi trovate in pericolo, sia che si tratti di
una guerra, di una foresta, di un oceano o di una giungla, RICORDATEVI DI ME.
Io vi salverò.
Forse non mi conoscete. Forse non vi rendete conto di chi sono Io. Semplicemente
pregatemi con un anelito del vostro cuore e io vi libererò dalla morsa delle sofferenze
e della tristezza.
Io mi rivelo volentieri a voi. Per questo voi potete raggiungermi, altrimenti sareb-
be impossibile.
Nessun potere in cielo o in terra può danneggiare i devoti che prendono rifugio in
me. Perché non esiste nessuno più potente di me che possa punirvi.
Io posso fare tutto ciò che voglio. È soltanto la vostra mancanza di fede, la vostra
incredulità, che vi impedisce di vedere realizzati i vostri desideri.
Per coloro che con amore e devozione si rivolgono a me nella difficoltà, il mio
cuore si intenerisce. Questa è la mia compassione. E insieme con la mia compassio-
ne, il mio potere scorre verso di loro, liberandoli dalle sofferenze e dalla infelicità.
Io sono Eterno. Io sono Immortale. IO SONO”.

In questa collana, I libri della buona energia, potete trovare la vita di Baba
Lokenath, il grande Yoghi Himalayano molto conosciuto in India.
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Ha detto Sai Baba: “Gli Yoghi sono i tuoi migliori amici”.

Gli Aghori Baba

Nel libro, La mia vita con i maestri himalayani, così Swami Rama inizia il
capitolo intitolato Trasmutazione della materia.
“Nel 1942... partii per Badrinath... c’è un piccolo tempio della Shakti, appe-
na tre chilometri più in giù c’era la caverna di un Aghori Baba.
“L’Aghor è uno studio molto misterioso raramente menzionato nei libri e dif-
ficilmente compreso persino dagli Yoghi e dagli Swami dell’India. È un sentiero
esoterico che coinvolge la scienza solare e viene usato per la guarigione. Questa
scienza è diretta a comprendere e padroneggiare le forze più sottili della vita,
ancor più sottili del Prana, e crea un ponte tra la vita presente e l’aldilà. Ci sono
pochissimi Yoghi che praticano la scienza Aghori e coloro che lo fanno sono
evitati dalla maggior parte delle persone a causa dei loro strani modi di vita.”
Io ho incontrato personalmente un Aghori Baba in Nepal, nel 1968, a
Pasupatinath vicino a Katmandu. Era di corporatura robusta, vestiva di teli
neri, dava poca confidenza agli estranei e si divertiva a giocare con dadi fatti di
ossa. Giocava a soldi e vinceva sempre.
Per me che lo osservavo era un ‘enigma’ seduto su una stuoia vicino al fiume
sacro che scorre nella vallata di Katmandu.
Sentii dire che un anno prima era precipitato un aereo e lui aveva estratto
dall’aereo in fiamme i superstiti. Tutti salvi. Del fatto aveva anche parlato il
quotidiano nepalese The Rising Nepal.
Avevo anche sentito parlare del grande e misterioso potere mistico di cui
sarebbero depositari gli Aghori però non riuscii a passare abbastanza tempo
vicino a questo Baba vestito di nero. Un corsaro himalayano.
Swami Rama andò a trovare il Baba accompagnato da un Pandit. I Pandit
sono degli intellettuali che conoscono bene gli antichi testi della filosofia. Il
Baba spaventò subito il Pandit ordinandogli di cucinare un pezzo di cadavere.
“L’Aghori ordinò al Pandit di servire il cibo. Quando il Pandit tirò via il
coperchio fummo stupiti nel vedere un dolce chiamato rasgula, fatto di for-
maggio e zucchero. Era il mio piatto preferito e vi avevo pensato mentre mi
avvicinavo alla caverna del Baba. Pensai che era tutto molto strano.”
Ho riletto più volte il libro di Swami Rama ed ogni volta davanti ai suoi rac-
conti mi sono stupito e non stupito nello stesso istante, mi sento intimamente
collegato agli spiriti liberi dell’Himalaya e so bene che sono aperti a chi vuole
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GLI SPIRITI INCARNATI CHIAMATI YOGHI

un contatto. Basta sintonizzarsi e rimanere in ascolto…


“L’Aghor”, chiede preoccupato Swami Rama, “è un sentiero che viene
descritto nell’Atharva Veda, ma in nessuna delle scritture ho mai letto che si
dovrebbe mangiare carne umana...”
Il Baba evidentemente si aspettava questa domanda e voleva solo dimostra-
re il suo potere personale.
“... anche io sono vegetariano puro, io sono uno scienziato che fa esperi-
menti... sto trasformando una forma di materia in un altra. Il mio insegnante è
Madre Natura. Ella crea molte forme e io sto soltanto seguendo la sua legge per
cambiare le forme che mi circondano. L’ho fatto perché così il Pandit consi-
glierà agli altri di starmi lontano. Questo è il tredicesimo anno che trascorro in
questa caverna e nessuno mi ha mai fatto visita.”
Ci sono decine di migliaia di spiriti incarnati che in zone remote
dell’Himalaya, terre libere dal controllo politico materialista, stanno sperimen-
tando in modo, per molti totalmente inconcepibile, la profondità della vita
umana terrestre, con la mente aperta e un’attitudine pura si esercitano libera-
mente nel risveglio della Kundalini e nell’attivazione del campo energetico
individuale.
Quasi tutti evitano accuratamente le interferenze altrui e stanno alla larga
dalla pubblicità e dal conseguente culto della personalità, per cui non è facile
raccogliere racconti su di loro e tantomeno incontrarli.
I requisiti per una buona ricezione della loro conoscenza sono pazienza, dis-
ponibilità, mente molto chiara e cuore completamente puro.
“Restammo svegli tutta la notte”, continua Swami Rama, “ed egli mi istruì,
parlando per tutto il tempo del suo sentiero Aghor. Aveva il potere di trasfor-
mare la materia in forme diverse, come cambiare un sasso in un cubetto di zuc-
chero. Una dopo l’altra, il mattino successivo, fece molte cose del genere: mi
disse di toccare la sabbia e i granelli di sabbia diventarono mandorle e noccio-
line. Avevo udito di questa scienza in precedenza e ne conoscevo i principi fon-
damentali ma raramente avevo creduto a storie simili.”
È interessante notare che anche Swami Rama considera questa pratica una
scienza. Anche Gesù bene conosceva questa scienza della trasformazione della
materia.
“La legge scientifica che governa la materia e l’energia è la stessa” spiegò il
Baba. “Al di sotto di tutti i nomi e le forme c’è un principio unificatore anco-
ra sconosciuto nella sua totalità agli scienziati moderni.
“Il Vedanta e le antiche scienze descrivono questo principio base della vita.
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C’è una sola forza vitale e tutte le forme e i nomi di questo universo sono solo
varietà di questo UNO. Non è difficile comprendere la relazione tra due forme
di materia, perché la sorgente è la stessa. Quando l’acqua diventa solida è
comunemente chiamata ghiaccio. Quando comincia a evaporare è chiamata
vapore. I bambini non sanno che tutti e tre gli stati dell’acqua sono forme
diverse della stessa materia e che essenzialmente non c’è differenza nella loro
composizione. La differenza è solo nella forma esterna che assumono. Alcuni
scienziati di oggi sono come bambini. Non realizzano l’unità che c’è dietro a
tutta la materia né i principi per cambiarla da una forma all’altra.”
Abituati all’idea standard dello scienziato plurilaureato, che sa tutto e vive
chiuso in un efficientissimo laboratorio universitario, fa bene sapere che ci sono
anche altri scienziati, nostri contemporanei, che vivono liberi dagli schemi acca-
demici. Non lavorano per un padrone, per un governo o un profitto materiale.
Giocano liberamente con la materia e con l’energia.
Non ci rimane che imparare da loro. Il primo gradino dell’apprendimento è
accettare che sullo stesso pianeta in cui noi ci troviamo adesso ci sono degli esse-
ri, nella forma umana come noi, con un potere straordinario e a volte difficile da
immaginare a causa delle nostre abitudini mentali. Il secondo gradino è cercare
il contatto energetico. Il terzo è cominciare a giocare insieme, liberamente, con
amore e molta disponibilità. Bisogna imparare dal gioco dei bambini felici.

I veri giochi

I rituali e le pratiche di meditazione vanno bene se sono evolutivi e liberatori.


“I riti esteriori”, avvisa il grande saggio Shankara, “non possono distruggere l’i-
gnoranza, perché non sono in contrasto con essa. Solo la conoscenza realizzata
distrugge l’ignoranza.”
Purtroppo molte religioni e molti metodi spirituali sono diventati solo una
successione di riti esteriori che col tempo hanno perso il succo essenziale.
Cerchiamo con massima sincerità i veri giochi.
In questo tipo di giochi non riescono mai ad entrare gli scettici, gli stupidi,
i furbi, gli invidiosi, i rompiscatole ed affini. Sono costretti dal loro karma a
rimanere nel loro brodo karmico. Tu scegli, diventa uno spirito libero, gradisci
ed accetta, senza riserve, gli altri spiriti liberi. L’incontro è vicino!
Chiedete e vi sarà dato. Bussate e vi sarà aperto.
Attenzione, molte porte sono eternamente aperte, l’ignoranza può farcele
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RUSSELL TARG, EDGAR MITCHELL E URI GELLER

vedere chiuse.
Avanti con gioia!!

APPENDICE 6

RUSSELL TARG, EDGARD MITCHELL E URI GELLER

“Stiamo vedendo cambiamenti così profondi e così sostanziali


che tra cento anni questo non sarà più lo stesso mondo
che noi conosciamo. Ci sarà una religione che parte dall’individuo,
dall’autorealizzazione, non da una struttura o da un’istituzione.
Queste cose sono utili e hanno il loro posto, ma l’essenza della religione
partirà dall’individuo, dalla sua esperienza della verità.
Partirà dal suo centro, dalla spina dorsale per irradiarsi da lì
al mondo circostante. Questa nuova consapevolezza
si affermerà istintivamente in ogni campo delle attività umane.
Cambierà il nostro approccio alle arti, alla politica, al governo
e alla scienza. Cambierà la conduzione degli affari
e il modo di vivere della gente”.
Kriyananda, uno dei primi discepoli americani di Paramahansa Yogananda

Penso che sia utile, in questo libro, raccontare del mio incontro con questi
tre esseri umani, figli legittimi della nostra cultura occidentale
Ho incontrato per la prima volta Uri Geller negli anni ottanta ad un pro-
gramma organizzato dalla mia cara amica Rudy Stauder, direttrice del mensile
ASTRA e coraggiosa pioniera della Nuova Era in Italia.
Lui fu invitato per due anni consecutivi e sin dal primo incontro mi disse
amichevolmente: “Io credo nella stessa filosofia in cui credi tu!”.
Era fiero di essere pacifico e totalmente vegetariano e strabiliò tutti con i
suoi straordinari poteri, piegava i metalli e riusciva anche, con qualche secon-
do di concentrazione, a leggere con estrema facilità la mente altrui. Mentre
Giorgio Medail lo intervistava per Canale 5, io ero presente. Lo sottoponem-
mo ad alcune prove e a un test di lettura del pensiero che superò con grande
facilità.
Ad un altro incontro, organizzato da Rudy Stauder nel 1989, ebbi la fortu-

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na di conoscere il più ‘spirituale’ degli astronauti americani, Edgar Mitchell.


Membro dell’equipaggio dell’Apollo 14, nel 1972 quando era fisicamente sulla
Luna fece un esperimento di telepatia, felicemente riuscito, con alcuni sogget-
ti umani rimasti sulla ‘vecchia e cara Terra’.
Gli chiesi se conoscesse i Veda e si mostrò molto interessato a quella filoso-
fia. Mi ascoltò con estrema attenzione quando affermai che i Deva, gli illumi-
nati abitanti dei pianeti superiori, e gli Asura, esseri demoniaci extraterrestri,
hanno visitato, con scopi diametralmente opposti, innumerevoli volte la Terra
e non si stupì affatto davanti al mio dettagliato racconto di guerre stellari, com-
battute qui da noi con armi di tipo nucleare. Di Mitchell mi avevano affasci-
nato alcune sue dichiarazioni lunari, fatte mentre guardava la Terra lontana:
“In quel momento la presenza della divinità divenne quasi palpabile e seppi che
la vita nell’universo non era un incidente basato su un processo avvenuto a
caso”.
Rientrato in America si sentì diverso, immerso in un senso di intima con-
nessione con tutte le cose dell’universo, comprese che la realtà, la Grande
Realtà, era molto più complessa, sottile e indiscutibilmente misteriosa della
conoscenza scientifica che lo aveva portato con successo sulla Luna.
La svolta spirituale fu radicale e lo portò a cercare una comprensione più
ampia ed approfondita della vita, della coscienza e della visione che aveva della
realtà. Le sue realizzazioni spirituali, diverse da quelle degli altri astronauti, furo-
no così forti e determinanti che lo portarono ad esporsi personalmente nella scet-
tica comunità scientifica internazionale. Rischiando l’isolamento e la critica del-
l’ambiente accademico fonda, con alcuni amici, l’Institute of Noetic Sciences,
che con gli anni diventa uno straordinario gruppo mondiale di ricerca con 50.000
membri, tutti interessati a trovare un’armonia positiva tra scienza e spiritualità.
Queste le parole di fondazione: “Noi siamo esploratori, la frontiera irresisti-
bile dei nostri tempi è la coscienza umana. La nostra ricerca è l’integrazione di
scienza e spiritualità, una visione che ci ricorda della nostra connessione al sé
interiore, l’uno all’altro e alla Terra”.
Ora passiamo a Targ.
Nel 1995, invitato dal mio amico Lorenzo Ostuni, grande esoterico e spiri-
to nobile, avevo partecipato al programma della Rai MISTERI.
L’unico vero mistero si rivelò la presentatrice Lorenza Foschini, il cui vero
programma era screditare in ogni modo il paranormale, tema che attirava una
grande audience televisiva. Seppi successivamente che aveva lavorato per
molti anni con il Vaticano. La Foschini, poco correttamente, più volte tagliò
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RUSSELL TARG, EDGAR MITCHELL E URI GELLER

bruscamente i miei interventi per dare voce ad un rappresentante del CICAP


(comitato italiano di controllo delle attività paranormali) il cui scopo dichiarato
era negare sempre tutto nel nome della scienza. Ma quale scienza? Quella di
Piero Angela che nel dicembre del 1988, durante la trasmissione televisiva
Quark, affermò baldanzoso: “Credete, non è mai esistito un solo fenomeno
paranormale in tutta la storia dell’umanità. Quindi non lasciatevi imbrogliare”.
Accetto il consiglio di Angela di non lasciarsi imbrogliare, ma quel “crede-
te” messo all’inizio della frase come prova scientifica fa perdere alla sua affer-
mazione ogni qualità scientificità. Perché dovremmo credere a lui o a quelli del
CICAP?
Qualcosa però durante la trasmissione riuscii a dirlo. Dissi che l’atomo è per
il novanta per cento vuoto e quindi con corpi energetici fatti di neutrini
(microscopiche particelle subatomiche) si possono attraversare gli oggetti ed
anche i muri; poi aggiunsi che non era giusto affermare categoricamente che
nessuno scienziato occidentale avesse mai studiato il paranormale, io in
America avevo sentito dire che la Nasa aveva finanziato ricerche scientifiche
sui poteri psichici della mente umana.
Mi resi conto però che la mia era solo una bella affermazione difensiva non
sostenuta da alcuna documentazione verificabile. Dopo il programma per dare
validità alle mie parole decisi di applicare le tecniche che ben conosco sul pote-
re della mente positiva.
Per qualche giorno ripetei con voce calma e convinta: “Io voglio incontra-
re uno scienziato americano che ha studiato scientificamente il paranormale”.
E per attivare il mio emisfero destro, il vero cerca-persone energetico, aggiun-
gevo: “Io merito di incontrare uno scienziato americano che ha studiato il para-
normale”.
L’incontro avvenne tre anni dopo e mi confermò definitivamente che degli
autorevoli scienziati occidentali hanno studiato e stanno ancora indagando sui
mondi e le dimensioni parallele al nostro. Ero a Los Angeles, era l’ultimo del-
l’anno del 1998 e incontrai Russell Targ a casa della mia amica Suzanne Taylor.
Russel Targ è un fisico ed il suo campo di ricerca, che l’ha reso famoso nel
mondo scientifico internazionale, è stato lo studio delle potenzialità del raggio
laser. I suoi personali interessi nel campo del potenziale umano e dei poteri
nascosti della mente lo portarono a fondare agli inizi degli anni settanta lo SRI,
Stanford Research Institute, che aveva come obiettivo principale la ricerca
scientifica delle funzioni della mente e dei poteri psichici umani. Allo SRI
stava a cuore scoprire che noi, esseri umani terrestri, usiamo solo una piccola
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parte del nostro enorme potenziale. Successivamente, per smentire ufficial-


mente l’arroganza dogmatica del CICAP, lo invitai in Italia, al Convegno di
Arco organizzato dalla mente aperta di Rudy Stauder, e lo aiutai a pubblicare
in italiano il suo libro I Miracoli della Mente, in cui Targ rivelava, per la prima
volta, alcuni degli stupefacenti risultati dei suoi esperimenti ‘top secret’ e spie-
gava come fosse possibile far riaffiorare alla superficie della nostra coscienza
facoltà psichiche latenti. La sua conclusione scientifica è che noi esseri umani
siamo tutti dotati di grandi poteri chiamati ancora paranormali. “Non abbiamo
trovato una sola persona”, scrive Targ, “che non possa essere addestrata alla
visione a distanza in maniera soddisfacente. Naturalmente vi sono differenze
fra le capacità di ogni persona, proprio come vi sono nel suonare il piano o nel
cantare: alcuni soggetti sono più affidabili, altri migliorano più in fretta. Tutte
le informazioni indicano che si tratta di un talento umano diffuso.”

Appena si fu laureato Targ progettò, avendo in mente da bravo scienziato


d’avanguardia i futuri viaggi spaziali, una macchina per allenare gli astronauti
a riconoscere e manifestare i poteri psichici latenti.

Il leggendario barone tedesco

Grazie all’amicizia con l’astronauta Edgard Mitchell, Targ incontrò il baro-


ne tedesco, naturalizzato americano, Werner von Braun, vero artefice del pro-
getto Apollo e del primo sbarco sulla Luna. Werner nel 1930 si presentò, a 18
anni, alla Società per la Navigazione Spaziale e dichiarò al fisico Hermann
Oberth: “Voglio andare sulla Luna!”.
Durante la Seconda Guerra Mondiale Oberth, Von Braun ed altri scienziati
tedeschi furono portati dal governo di Hitler nella base segreta di Peenemunde, lì
costruirono la temibile bomba volante V2, lanciata più volte contro l’Inghilterra.
Von Braun non collaborò mai pienamente con Hitler. “Molti piani”, rivelò
anni dopo, “venivano conservati lontano dagli sguardi indiscreti dei visitatori
dell’ufficio armamenti dell’esercito.”
Il 15 marzo 1944 fu arrestato dalla Gestapo per scarsa collaborazione. Il
barone con molta fierezza proclamò: “Cosa mi importa se la Germania vince la
guerra. L’unica cosa che voglio è andare sulla Luna”.
Nel 1942, rivelò successivamente Von Braun, con la sua équipe di ingegne-
ri aveva già progettato un razzo a due stadi che poteva raggiungere luoghi situa-
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RUSSELL TARG, EDGAR MITCHELL E URI GELLER

ti a cinquemila chilometri di distanza e quindi in grado di bombardare le coste


dell’America e dare la vittoria ad Hitler.
Penso che sia importante ricordare che un Von Braun ‘nazista’ avrebbe fatto
vincere facilmente la guerra al Terzo Reich. Hitler convinse il riluttante
Mussolini ad entrare in guerra parlandogli di potenti armi segrete che erano in
costruzione in Germania. Quando nel 1945 gli ufficiali dell’Intelligence degli
eserciti alleati entrarono a Peenemunde trovarono un’infinità di grandiosi pro-
getti che riguardavano l’esplorazione spaziale. Quello stesso anno il formidabi-
le genio Von Braun ed il suo gruppo di scienziati tedeschi firmarono un accor-
do con il governo americano.
Nel 1955 Von Braun ottenne la cittadinanza americana e iniziò con pieni
poteri a lavorare nel progetto Paperclip, la sua base operativa era il Poligono
Missilistico di White Sands nel New Mexico, un punto strategico ad ovest di
Alamogordo (prima esplosione atomica sulla terra) e Roswell (luogo di caduta
di un UFO).
Incalzato dai progressi dei russi, che avevano messo in orbita il primo satel-
lite artificiale, lo Sputnik, il governo americano, per non perdere la sua influen-
za sull’opinione pubblica mondiale, diede pieni poteri all’ingegnere tedesco che
fino a qualche anno prima era stato dall’altra parte della barricata.
Il 25 maggio del 1961 il presidente degli Stati Uniti, John Kennedy, lanciò
una sfida storica: “Credo che questa nazione debba fissarsi l’obiettivo di far
atterrare un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra nei prossi-
mi dieci anni. Questa è l’avventura più rischiosa e pericolosa che l’umanità
abbia mai intrapreso”.
Dal 1969 al 1970 von Braun ricoprì l’incarico di direttore capo del Marshall
Space Flight Center e si distinse per aver diretto personalmente la costruzione
del gigantesco razzo Saturn V che servirà a lanciare i primi umani sull’unico
satellite naturale della Terra. Con due anni di anticipo, nel luglio del 1969,
Werner finalmente realizza il sogno della sua gioventù e fa arrivare un equi-
paggio umano sulla Luna nella zona chiamata Base Tranquillità. Von Braun,
amante e studioso della mitologia classica, scelse per tutti i suoi missili nomi di
antiche divinità greche, Apollo, Mercury, Saturn, Atlas, Gemini, Jupiter
(Giove).
Von Braun mostrò subito molto interesse per le ricerche scientifiche di Targ
sul paranormale e fece acquistare la fantascientifica macchina alla Nasa. Targ
riferisce un aneddoto dell’incontro in cui lo scienziato tedesco si mostrò molto
disponibile. “Mia nonna”, gli raccontò Von Braun ormai anziano, “era una
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potente sensitiva ed io ho sempre creduto nei poteri della mente. Ho sempre


voluto saperne di più”.
Questa storia della ‘nonna’ di Von Braun appare spesso nei discorsi di Targ
che ha un forte senso dello humour. “In America siamo arrivati ad avere dei
grossi finanziamenti per le nostre ricerche grazie all’influenza di una anziana
donna tedesca!”

Stargate

Successivamente la CIA, che per motivi di sicurezza controllava la NASA,


incuriosita da questi esperimenti si mise in contatto con Targ e lo assunse per
un incredibile progetto di spionaggio psichico chiamato in codice Stargate. Per
più di vent’anni lo scienziato ricevette dalla Central Intelligence Agency dei
grossi finanziamenti per le ricerche del suo Istituto. La CIA, la Nasa ed altre
organizzazioni governative erano molto interessate, soprattutto durante la guer-
ra fredda, ad usare i poteri psichici per spionaggio, per leggere la mente altrui e
per vedere a distanza le basi atomiche segrete dei sovietici.
In quel periodo il gruppo Stargate portò a termine, con successo, molti espe-
rimenti che comunemente vengono ritenuti strani. Targ riuscì, con l’aiuto di
straordinari sensitivi che aveva riunito intorno a sé, a descrivere cosa succede-
va in luoghi sperduti della Cina e della Russia. Nel 1979 localizzarono dove fos-
sero situati i nuovi sommergibili atomici sovietici; nel 1981 fecero ritrovare
persino il covo dove le Brigate Rosse tenevano prigioniero il generale america-
no Dozier. Per molti anni Targ lavorò con successo per il governo americano a
cui fornì informazioni segretissime.
Per conto della CIA e sotto l’egida dello SRI, nel 1972 Edgard Mitchell
sponsorizzò il viaggio di Uri Geller in America per sottoporlo ad una serie di
accurate verifiche scientifiche in laboratorio. Tutti i test, rigorosamente e scru-
polosamente supervisionati da Targ, confermarono la validità scientifica dei
poteri del giovane israeliano Geller.
Avendoli incontrati personalmente tutti e tre ed avendo stabilito un buon
rapporto di amicizia con Targ e Geller posso scrivere qui che il CICAP, ed altri
ricercatori prevenuti come loro, sparlano, criticano e negano a ruota libera ma
non vogliono affatto studiare scientificamente il paranormale. E soprattutto
mentono spudoratamente quando insistono nel dire che nessuno scienziato
occidentale l’abbia fatto. Questa loro affermazione è storicamente falsa.
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RUSSELL TARG, EDGAR MITCHELL E URI GELLER

Nelle sue conferenze Targ cita spesso una frase di Einstein che io condivido
completamente: “Esistono solo due modi per vivere la vita: il primo è come se
nulla fosse un miracolo. L’altro è come se tutto lo fosse, io, Russel Targ, credo
nel secondo”.
Ho invitato diverse volte Targ in Italia dove ha tenuto dei seminari orga-
nizzati dal mensile ASTRA. Passando del tempo con lui e traducendo i suoi
seminari siamo diventati molto amici e siamo arrivati ad una comune visione.
Noi siamo tutti collegati da un’energia invisibile e possiamo avere l’espe-
rienza diretta della nostra interdipendenza con l’universo e con gli altri esseri
umani attraverso l’impiego delle nostre facoltà psichiche. Tali capacità, note
nel loro insieme come PSI, dalla parola greca che significa anima, racchiudono
numerosi tipi di connessione - da mente a mente, da mente a corpo, da mente
a mondo - e anche quella di intima disposizione spirituale con l’Assoluto.
“Se uno scienziato è onesto e sincero con se stesso”, dice Targ, “prima o poi
diventa, inevitabilmente, un serio ricercatore spirituale. Noi tutti possiamo
avere una profonda esperienza mistica senza necessariamente dover aderire ad
una specifica religione storica. Fortunatamente non sono l’unico scienziato
arrivato a questa conclusione. La gente fa fatica a credere che uno scienziato
sia anche un ricercatore spirituale. Quando la gente pensa agli scienziati pensa
a persone fredde, menti razionali e calcolatrici con poche emozioni e scarsi
interessi per l’aldilà e le dimensioni sconosciute della mente.
“Non sono nato spiritualista, ma lo sono diventato anche grazie alle mie
ricerche sull’energia e sulla natura della mente.”

Mostrando una notevole apertura mentale nel 1995 Cohen, il capo della
CIA, autorizzò Targ a far conoscere alcuni dei risultati a cui era giunto il suo
gruppo. La fine della guerra fredda tolse a parte delle sue ricerche il pesante
veto Top Secret. Ho parlato della Nasa e voglio aggiungere altre informazioni
legate al potente ente spaziale americano. Nella Nasa c’è gente che sta stu-
diando la vita, la coscienza e l’universo con parametri completamente diversi
da quelli della vecchia scienza tradizionale.
Dice James Hurtak, consigliere della NASA: “Lo studio serio dell’intelli-
genza extra e ultraterrestre è in corso. L’intelligenza ultraterrestre è molto più
avanzata rispetto a quella extraterrestre ed è strettamente legata a quanto ripor-
tato nelle Sacre Scritture, dove sono ad esempio menzionati gli Avatar e gli
arcangeli. Con l’esplorazione scientifica dell’universo, la razza umana è entrata
in una delle sue tappe evolutive più critiche… che prevede il probabile con-
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tatto con altre razze intelligenti. In questa fase di transizione dobbiamo impara-
re a riconoscere la differenza tra le diverse forme di vita. Oggi stiamo capendo
meglio il potere dell’energia e la sua influenza sulla materia, l’energia magneti-
ca può essere trasformata in energia meccanica, stiamo andando verso la mani-
polazione del campo magnetico che è la chiave per la levitazione. Avanzate
ricerche tecnologiche stanno dimostrando che la materia è energia. I nostri
scienziati comprenderanno che esiste una dimensione spirituale, che la luce è
la base della creazione e che la prospettiva fisica della materia come base della
realtà è solo un’illusione. Capiranno che la vita transita in un processo nel
quale non esistono il tempo assoluto e lo spazio. Capiranno molti punti già
spiegati da grandi pensatori spirituali. Il tempo della crescita è arrivato, dob-
biamo comprendere che una creazione maggiore si sta manifestando intorno a
noi sotto forma di mondi spirituali e materiali nei quali dobbiamo evolverci e
diventare uomini cosmici, noi siamo già parte del futuro e ci riscopriremo figli
delle stelle, in poche parole ritorneremo a casa”.
Hurtak non è certamente l’ultimo arrivato, le sue credenziali sono eccellenti,
ha conseguito lauree in filosofia, in scienze sociali e linguistiche, in storia e studi
orientali presso le Università della California e del Michigan. Ha insegnato alle
Università del Northridge, di Los Angeles e della California. È stato direttore del
progetto TMAC che ha patrocinato insieme al dipartimento governativo per l’e-
nergia simposi sull’energia alternativa. Attualmente è consigliere a Houston nel
Texas di sistemi scientifici avanzati, è anche presidente dell’Accademia per la
Scienza del Futuro e collabora attivamente al progetto Nasa di esplorazione spa-
ziale del pianeta Marte. Molte conclusioni di menti aperte come la sua non sono
sempre accettate da coloro che pensano in modo comune, anche perché questi
geni sono molto più avanzati rispetto alla mentalità corrente.
Questo aneddoto è preso dal libro L’Antico Segreto del Fiore della Vita di
Drunvalo Melchizedeck.
“Gli scienziati che la stanno studiando sono senza parole: non riescono a
capire come faccia a fare quello che sta facendo. È seduta in una stanza, eppu-
re dice di guardare dallo spazio verso di noi. La NASA l’ha controllata chie-
dendole di ‘guardare’ un determinato satellite e dare specifiche informazioni,
che si potevano conoscere solo se uno fosse stato veramente là e lei ha dato loro
la lettura degli strumenti, cosa che, sono sicuro, agli scienziati sembrava impos-
sibile. Ha detto che stava volando vicino al satellite e semplicemente leggeva
gli strumenti. Il suo nome è Mary Ann Schinfield, legalmente lei è cieca, eppu-
re può camminare in una stanza e nessuno si accorge che è cieca. Come fa?
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RUSSELL TARG, EDGAR MITCHELL E URI GELLER

Recentemente mi ha chiamato al telefono e, mentre stavamo parlando, mi ha


chiesto se volevo guardare attraverso i suoi occhi. Certamente, ho risposto.
Con poche respirazioni, il mio campo visivo si è ampliato così tanto che era
come guardare attraverso quello che sembrava un enorme schermo televisivo.
Quello che ho visto era sorprendente. Mi sembrava di muovermi molto velo-
cemente nello spazio, senza corpo, guardando con i suoi occhi. Potevo vedere
le stelle e in quel momento Mary Ann e io ci stavamo muovendo vicino ad uno
sciame di comete. Lei era molto vicina ad una di queste comete. Fu una delle
esperienze extracorporee più reali che abbia mai avuto. Ecco dunque una per-
sona che è in un corpo tridimensionale sulla Terra ma che ha la piena memo-
ria e esperienza di vivere in altre dimensioni.”
Drunvalo così commenta il potere di Mary Ann, da lui sperimentato diret-
tamente: “Al presente esistiamo su cinque o più livelli, anche se c’è un’inter-
ruzione tra questa dimensione e le altre. Quando ci colleghiamo con il nostro
Sé superiore, eliminiamo questa interruzione e, dopo, cominciamo ad essere
consapevoli dei livelli superiori. Questi allora prestano maggiore attenzione a
noi e così inizia la comunicazione! Questo collegamento con il Sé superiore è
forse la cosa più miracolosa che ci può capitare nella vita: più importante di
qualsiasi altro evento. Se ci colleghiamo con il nostro Sé superiore, attingere-
mo a conoscenze assolutamente chiare su come procedere, passo dopo passo,
attraverso qualsiasi realtà.
È come ritornare a casa nella piena coscienza di Dio. Se ci colleghiamo con
il nostro Sé superiore, il resto accadrà automaticamente, dobbiamo vivere
ugualmente la nostra vita, ma tutto ciò che faremo avrà un grande potere e le
nostre azioni, pensieri e emozioni saranno pieni di saggezza”.
Sento che l’invito di Drunvalo è universale, vale per tutti e siccome è dato
con amore non si può certo rifiutare.
Un piccolo consiglio aggiuntivo. Più che accettare il tuo Sé superiore come
qualcosa di separato accetta Te!
Tu sei già quel Sé molto elevato. Ognuno di noi è da sempre uno spirito
divino. Dice un verso sanscrito: “Tat tvam asi”: Tu sei quello! Cultura autori-
taria, educazione patriarcale, repressione religiosa e mancanza di buoni model-
li hanno creato la separazione e fatto credere a molti di non valere.
Ognuno di noi vale. Io, tu ed ogni altro VALIAMO MOLTO.
Ogni occasione è buona, anche questo momento è buono per tornare ad
accettare il nostro vero potere personale.
Siamo spiriti in un corpo mortale, siamo esseri molto superiori alla materia,
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la materia non è peccato, non è sbagliata, è un’importantissima parte della


nostra esperienza umana sul pianeta terra.
Accettando noi stessi come Sé superiore, esseri di luce incarnati in corpi
fisici, possiamo riuscire a vedere e godere la sacralità di ogni essere vivente. La
vera spiritualità è vita quotidiana vissuta con amore e conoscenza.

Un viaggio diverso

Ho studiato a lungo gli antichi testi della filosofia indiana e il potere di


Mary Ann viene spesso segnalato come cosa comune a grandi saggi ed illumi-
nati.
Il viaggio di Drunvalo e Mary Ann mi ricorda viaggi fatti da me e da molti
altri ricercatori spirituali. Mi fa piacere che adesso interessi anche la NASA, evi-
dentemente lo spirito incarnato in questa vita come Mary Ann ha come scopo
avvicinare gli scienziati americani al grande potere che è in ognuno di noi.
Il mio amico californiano Richard Thompson, anche lui scienziato, scrive
nel suo libro Le Civiltà degli Alieni.
“Nella società vedica i viaggi in altri mondi erano ritenuti possibili, che si
trattasse di viaggi in altri sistemi stellari, in dimensioni superiori o in regioni
sovradimensionali di altri sistemi stellari. Si sapeva inoltre che è possibile
abbandonare completamente l’universo materiale e viaggiare attraverso un
sistema scalare di regioni trascendenti. Arjuna entrò in una regione stellare
dove non c’era la luce del sole o della luna o del fuoco...
“In quella regione, Arjuna vide che le stelle erano grandi mondi illuminati
di luce propria e che erano il cuore dei Gandharva, dei Guhyaka e di altri che
erano stati elevati al regno celeste. Arjuna viaggiava sulla ‘via dei Siddha’, che
attraversava i mondi dei re per arrivare alla città di Indra. Più avanti la stessa
via è chiamata la ‘strada delle stelle’ e il ‘sentiero degli dei’. Sembra quindi che
Arjuna viaggiasse su una strada tracciata nello spazio.”
Aggiungo un’altra informazione particolare segnalatami da Brian O’Leary,
uno scienziato-astronauta che ho incontrato molti anni fa a Seattle; Brian fa
parte di un ristretto e selezionatissimo gruppo di esseri umani che si stanno pre-
parando ad andare fisicamente su Marte.
Siccome Marte è molto lontano, un’idea che la NASA sta seriamente con-
siderando è che alcuni di quelli che faranno il viaggio poi si fermeranno a vive-
re là. In poche parole potrebbe trattarsi di un favoloso biglietto di solo andata.
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Brian con altri scienziati, che vivono come noi sulla Terra ma che mental-
mente sono spesso in giro fuori dal pianeta, partecipò a questo esperimento Top
Secret. Presero una coppia ben affiatata e la misero in un albergo a dieci chilo-
metri di distanza da un laboratorio in cui fialette del loro sangue venivano
tenute costantemente sotto osservazione. Chiesero all’uomo e alla donna di
rimanere isolati in una stanza per un giorno di seguito e di fare l’amore ogni
otto ore.
Sottoponendosi ad un test prima e subito dopo l’atto sessuale scoprirono
successivamente che il sangue prelevato precedentemente e tenuto a distanza
aveva subìto in tempo reale le stesse sollecitazioni e modificazioni del sangue
che scorreva nel loro corpo.
L’obiettivo dell’esperimento era dimostrare che le cellule del sangue all’in-
terno del corpo rimangono in contatto costante con le altre cellule sanguigne
con cui avevano vissuto precedentemente, insomma cellule ex-conviventi che
continuano a comunicare emozioni tra di loro. Come?
Alla NASA questa ricerca è allo stato sperimentale, a loro più della legge
interessa il fenomeno, vogliono capire bene la dinamica di questa comunica-
zione tra cellule lontane, il che potrebbe consentire ad un gruppo di medici
qualificati della Terra di controllare lo stato di salute del corpo degli astronau-
ti distanti centinaia di milioni di chilometri, per esempio per testare eventuali
farmaci prima sul sangue lasciato nei laboratori sulla Terra.
L’intelligenza di molti ricercatori americani va subito al sodo, evitando di
perdersi nelle implicazioni politiche e religiose di una nuova teoria scientifica;
cercano in tutti modi di produrre una pratica utile che funzioni, pragmatismo
al cento per cento: prima bisogna arrivare ad un risultato favorevole e poi even-
tualmente si troveranno le spiegazioni.

Altre informazioni

“Quando si dà agli scienziati la notizia di una nuova scoperta,


essi dicono subito: ‘Probabilmente non è vero’.
Quando ne è confermata l’esattezza, dicono: ‘Sarà sicuramente esatta,
ma è una scoperta senza importanza’.
Infine, quando è passato abbastanza tempo e ne è stata
provata l’importanza, essi dicono:
‘È certamente importante, ma non è più una novità’.
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Michel di Mointaigne (1533-1592)


Ho pensato che sarebbe stato utile aggiungere altre informazioni, viviamo
in un’epoca di comunicazione e condivisione accelerata per cui gli scettici ad
oltranza rischiano di perdere il treno della storia e di rimanere nella misera
compagnia del loro pregiudizio e della loro ignoranza.
Prima di arrivare ad affrettate conclusioni tipo ‘giusto’ o ‘sbagliato’, io sug-
gerisco: apriamo la mente e parliamone.
Trascrivo letteralmente da un articolo pubblicato dalla rivista Scienza &
Conoscenza, Nuove Scienze e Antica Saggezza per Svelare i Misteri della Vita, edita
da Macro Edizioni: “Il dottor Edwin C. May, direttore del Laboratorio delle
Scienze Cognitive (LSC), fondato dal governo degli Stati Uniti, mantiene un
sito Web dove rivela che l’LSC era il centro di ricerca parapsicologico sponso-
rizzato dal governo a sostengo del programma Stargate. Il laboratorio era un
centro di ricerca interdisciplinare dedicato alla comprensione di un’ampia sfera
dell’esperienza umana. Oltre ad analizzare il fenomeno parapsicologico, il pro-
gramma del Laboratorio delle Scienze Cognitive si estende a campi similari
come ricerca della coscienza, scienze neurologiche, percezione, fisiologia, psi-
cologia e fisica.
Il lavoro di ricerca era fondato sull’ipotesi che: ‘tutti questi fenomeni saran-
no compresi in futuro nello sviluppo delle scienze fisiche’.”
È sempre più chiaro che la parola paranormale sarà un giorno sostituita, con
adeguate spiegazioni scientifiche, dalla più appropriata parola NORMALE!
Tutto ciò che è considerato paranormale in realtà non lo è, è solo un altro
aspetto della realtà che ancora non conosciamo bene.
Continua l’articolo: “Protocolli rigidi sono stati impiegati in modo da ren-
dere gli esperimenti il più scientifici possibile. Le ricerche governative e priva-
te sull’uso della mente e della coscienza continuarono all’insaputa dell’opinio-
ne pubblica per 24 anni, al costo di molti milioni di dollari”.
Dopo la chiusura del Progetto Stargate di Targ, la strategia dell’Intelligence
americana cambiò drasticamente e un rapporto presentato al Congresso
Americano dalla CIA (per vent’anni finanziatrice e sostenitrice del progetto)
negò che vi fosse un valore reale in questi esperimenti. Alcuni vertici non vole-
vano più condividere informazioni Top Secret con l’opinione pubblica.

Il Progetto Stargate fu accantonato, non era mai piaciuto alla linea dura del
Pentagono che gli ha invece preferito il più freddo spionaggio elettronico tra-
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RUSSELL TARG, EDGAR MITCHELL E URI GELLER

mite satelliti militari spia, il famigerato progetto Echelon, che consiste in una
rete di centinaia di satelliti in orbita per controllare l’intero pianeta. I bravi
sensitivi sono un’arma a doppio taglio, se possono leggere la mente del cosiddet-
to nemico potrebbero leggere anche quella di chi li manda. Non tutti i capi poli-
tici e militari sono disposti ad aprire la mente e rivelare le loro vere intenzioni.
Le testimonianze di Targ e May contraddicono in modo chiaro ed esplicito
l’ultimo rapporto della CIA, però non ci si deve mai stupire se un servizio segre-
to non dice la verità sui suoi programmi.
“Il dottor May”, spiega l’articolo di Michael Knight, “disapprovò completa-
mente il rapporto presentato al Congresso, lui aveva le prove che alcuni espe-
rimenti sulla percezione visiva a distanza avevano fornito nel corso degli anni,
al Governo Americano, delle significative informazioni sulla costruzione di sot-
tomarini ed installazioni militari della scomparsa Unione Sovietica. Dopo la
fine della ‘guerra fredda’ il dottor May proseguì le sue ricerche, incluso un viag-
gio in Russia dove scoprì che dall’altra parte della cortina si erano svolte ricer-
che simili.
“I russi erano interessati alla potenzialità della mente umana nell’influenza-
re oggetti a distanza. In un esperimento, gli operatori da Mosca registrarono dei
successi statisticamente significativi intervenendo su uno schermo microcalo-
rimetrico (un dispositivo sensibile alle temperature), che si trovava nella città
di Novosibirsk, distante quattromila chilometri. Furono registrati sei successi su
otto sessioni di prove.”

Targ, che ha studiato a lungo il contenuto psicologico degli Yoga Sutra di


Patanjali, ipotizza che la mente sia non-locale e che solo per abitudine riman-
ga confinata al corpo e alla dimensione fisicamente circostante ad esso.
Come la mente quando immagina e sogna vede realtà lontane o apparente-
mente irreali così, dice Targ riferendosi all’interpretazione dei grandi Siddha,
può anche allontanarsi coscientemente dal corpo e ‘vedere a distanza’ senza
perdere il collegamento e il controllo del cervello fisico, il suo strumento per
agire sul piano concreto, quello che molti scienziati chiamano il solo Mondo
Reale.

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I NOVE SCONOSCIUTI

APPENDICE 7

I NOVE SCONOSCIUTI

“Il pensiero scientifico moderno - in fisica, in biologia e


in psicologia - sta avviandosi verso una visione della realtà
che è molto vicina alla concezione dei mistici e di
molte culture tradizionali, in cui la conoscenza
della mente e del corpo dell’uomo e la pratica dell’arte
della guarigione sono parti integranti della
filosofia naturale e della disciplina spirituale.”
da Il Tao della Fisica di Fritjof Capra

Le informazioni storiche sull’esistenza dei Nove Sconosciuti risalgono al


terzo secolo prima di Cristo. Sono attribuite al re indiano Ashoka, nipote di
Chandragupta, il primo sovrano che riuscì ad unificare quasi tutti i vari regni
della penisola indiana.
Il giovane Ashoka per completare l’opera del nonno marciò alla conquista
della regione Kalinga, che si estendeva sulla costa orientale da Calcutta a
Madras.
Nel 500 a. C. gli abitanti di Kalinga (Orissa) nel tentativo di resistere all’as-
salto del giovane re persero in una sola battaglia centomila uomini.
Completamente sconvolto dall’orrenda vista del massacro, Ashoka rinnegò per
sempre la violenza e la guerra. La visione del campo di battaglia cosparso di
corpi morti e moribondi sanguinanti che si lamentavano produsse in lui un
radicale cambio di coscienza. Adottò i sacri principi buddisti della compassio-
ne e della nonviolenza e mise da parte ogni ambizione di conquista militare.
Abolì l’uso dell’alcol e i sacrifici animali, predicò l’alimentazione vegetariana
ed aprì i primi ospedali che la storia umana ricordi. In un’ala si curavano gli
umani ed in un’altra, con la stessa pietà, gli animali, considerati spiriti eterni
incarnati in una specie diversa dalla nostra.
Sulla collina di Dhauli (Bhubaneswara) esistono ancora le tavole di pietra

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sulle quali vennero incisi gli editti di Ashoka, che davano origine a un impero
illuminato che diffuse la fede buddista in gran parte dell’oriente.
Il famoso scrittore H. G. Wells scrive nel suo sommario di storia universa-
le: “Fra le decine di migliaia di nomi di monarchi che ingombrano le colonne
della storia, il nome di Ashoka brilla quasi solo, come una stella”.
Cesare Medail nel suo libro Le Piccole Porte, Viaggio nell’Universo del Pensiero
Spirituale, parla del radicale mutamento spirituale di Ashoka, soprannominato
Piyadassi che vuol dire letteralmente ‘dal gentile sguardo’, e lo usa come para-
digma dei mutamenti avvenuti dagli anni sessanta ai giorni nostri. Questo è il
suo paragone: “Malgrado le guerre e il terrorismo, malgrado gli egoismi indivi-
duali e collettivi che procurano sofferenza e morte ai popoli derelitti, malgrado
gli oltraggi ecologici alla Terra in nome del tornaconto speculativo, malgrado
l’etica del successo e del denaro con i suoi corollari di odio, invidia e rancore,
qualcosa è avvenuto in questi decenni. In diversi angoli di mondo, numerose
persone scoprivano dentro di sé una natura spirituale e la manifestavano ripu-
diando gli idoli della guerra, del potere, dei consumi, della brama di piaceri e
ricchezza. Se queste piccole rivoluzioni si propagassero per contagio fino a lam-
bire i santuari del potere politico, tecnologico e anche religioso, forse qualche
potente della Terra assumerebbe lo sguardo gentile di Ashoka e cambierebbe
radicalmente politica nel senso della pace e della pietà, spezzando il circolo
vizioso della violenza e delle ritorsioni”.
Il re indiano vissuto quasi alla metà dei secoli che separano Buddha da Gesù
invitava continuamente i sudditi alla pietà, così disseminò l’impero di editti
positivi incisi su rocce e colonne, rinvenuti e tradotti per l’occidente poco più
di un secolo fa.
Recitava un editto: “Il re Piyadassi, caro agli dei, così ha detto: è bene esse-
re liberali. Ma non vi è liberalità o beneficio che sia pari alla Pietà. Questo deve
farsi, questa è un’opera buona. In tal modo si può raggiungere il Cielo”.
Molti ricercatori credono che Ashoka fosse in contatto con il gruppo dei
Nove Sconosciuti. Preoccupato per l’uso distruttivo che uomini degradati face-
vano dei resti della conoscenza bellica vedica e del pericolo della distorsione
delle informazioni, Ashoka incaricò i Nove Sconosciuti di compilare segreta-
mente dei trattati sull’antica scienza vedica, compresi “i segreti della gravita-
zione”. Uno di questi testi, attribuito a Bharadhvaja e scoperto nel 1875, spie-
ga come utilizzare l’energia solare e l’energia magnetica dei pianeti.

Nel libro Il Mattino dei Maghi Pauwels e Bergier scrivono: “Si dice che anche
. 274 .
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I NOVE SCONOSCIUTI

i grandi responsabili del destino moderno dell’India credano nell’esistenza dei


Nove Sconosciuti e ne ricevano anche consigli e messaggi. Le manifestazioni
esterne dei Nove sono rare, una di esse si ricollega al prodigioso destino di uno
degli uomini più misteriosi dell’occidente: il papa Silvestro II, conosciuto
anche con il nome di Gerbert d’Aurillac. Nato nell’Alvernia nel 920, morto
nel 1003, Gerbert fu monaco benedettino, professore all’Università di Reims,
arcivescovo di Ravenna e papa per grazia dell’imperatore Ottone III. Egli
avrebbe soggiornato in Spagna poi un misterioso viaggio lo avrebbe portato in
India dove avrebbe acquisito diverse nozioni che stupirono il suo seguito. Così
possedeva nel suo palazzo una testa di bronzo che rispondeva sì o no alle
domande che egli le rivolgeva sulla politica e sulla situazione generale della cri-
stianità. Secondo Silvestro II (vedi vol. CXXXIX della Patrologia latina del
Migne) questo procedimento era molto semplice e corrispondeva al calcolo con
due cifre. Si tratterebbe di un automa analogo alle nostre moderne macchine
binarie. Quella testa ‘magica’ fu distrutta alla sua morte, e le conoscenze da lui
riferite accuratamente tenute segrete. Indubbiamente la biblioteca del
Vaticano riserverebbe alcune sorprese al ricercatore autorizzato. Il numero di
Computers and Automatio dell’ottobre del 1954 parlando di Silvestro II disse:
“Bisogna supporre un uomo di una cultura straordinaria, di un’ingegnosità e di
una abilità meccanica straordinarie”. Quella testa parlante sarebbe stata
costruita, mormorarono alcuni suoi contemporanei, grazie al suo rapporto con
il diavolo.
I Nove riapparvero nel secolo XIX nei libri dello scrittore francese Jacolliot,
che era console di Francia a Calcutta durante il Secondo Impero. Egli fu espli-
cito: il gruppo segreto dei Nove è una realtà. E, ciò che sconcerta, egli cita a
questo proposito tecniche del tutto inimmaginabili nel 1860, come per esem-
pio, la liberazione dell’energia, la sterilizzazione per opera di radiazioni e la
guerra psicologica.
Jacolliot scrisse un’opera di considerevole anticipazione, paragonabile, se
non superiore, a quelle di Giulio Verne.
Yersin, uno dei più vicini collaboratori di Pasteur e Roux, avrebbe cono-
sciuto alcuni segreti della biologia dopo un viaggio a Madras nel 1890 e, secon-
do le indicazioni che gli sarebbero state date, perfezionò il siero contro la peste
e il colera. La prima divulgazione della storia dei Nove avvenne nel 1927 con
la pubblicazione di un libro da parte di Talbot Mundy che fece parte per venti-
conque anni della polizia inglese in India. I Nove si servirebbero di un lin-
guaggio sintetico, ciascuno di loro sarebbe in possesso di un libro contenente
. 275 .
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l’esposizione di una scienza.


Il primo di questi libri sarebbe dedicato alle tecniche della guerra psicologica.
“Fra tutte le scienze”, dice Mundy, “la più pericolosa sarebbe quella del con-
trollo del pensiero delle folle, perché permetterebbe di governare il mondo
intero.”
Il secondo libro sarebbe dedicato alla fisiologia, insegnerebbe tra l’altro il
modo di uccidere un uomo toccandolo, provocando cioè la morte per inversio-
ne dell’influsso nervoso. Si dice che lo judo e le arti marziali (create dai mona-
ci) sarebbero derivate da questa opera. Il terzo studierebbe la microbiologia e in
particolare i colloidi di protezione.
“Il quarto tratterebbe della trasmutazione dei metalli. Secondo una leggen-
da, in India, nei periodi di carestia, i templi e le organizzazioni religiose di bene-
ficenza e soccorso, ricevono da fonte segreta grandi quantità di oro finissimo. Il
quinto libro conterrebbe lo studio di tutti i mezzi di comunicazione, terrestri ed
extraterrestri. Il sesto conterrebbe i segreti della gravitazione. Il settimo sareb-
be la più estesa cosmogonia concepita dall’umanità. L’ottavo tratterebbe della
luce, il nono sarebbe dedicato alla sociologia, darebbe le regole dell’evoluzione
delle società e permetterebbe di prevedere il loro tramonto.
“Alla leggenda dei Nove Sconosciuti si ricollega il mistero delle acque del
Gange: moltitudini di pellegrini, affetti dalle più spaventose e diverse malattie,
vi si bagnano senza danno per i sani. Le acque sacre purificano tutto, l’ipotesi di
una sterilizzazione ad opera di radiazioni appare nell’opera di Jacolliot cento anni
prima che si conosca la possibilità di tale fenomeno. Quelle radiazioni, secondo
Jacolliot, proverrebbero da un tempio segreto scavato sotto il letto del Gange.”
Il libro dei due ricercatori Pauwels e Bergier fu pubblicato nel 1960, e da
allora i Nove Sconosciuti non hanno smesso di intervenire sul destino dei sin-
goli e delle collettività.
Da secoli i Nove Sconosciuti, individui singoli e altri gruppi di anime rea-
lizzate mantengono in vita una scienza serena, una scienza creata e sviluppata
da coscienze libere che non cercano il successo personale e osservano il farsi e
disfarsi delle società basate su antagonismo ed avidità.

I Siddhi

Secondo il Siddha Yoga il corpo umano comprende alcuni centri psico-


energetici, i Chakra, i quali, stimolati da certe pratiche, portano al risveglio
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I NOVE SCONOSCIUTI

delle facoltà spirituali superiori. Perfezionando le pratiche del Kriya Yoga è pos-
sibile manifestare gli otto poteri sovrannaturali.
Thirumular, uno dei Siddha più antichi, elenca gli 8 Siddhi nella sua gran-
de opera Thirumandiram.
1) Anima. Il potere di diventare piccolo come un atomo.
Secondo i Veda nell’atomo c’è una forma di intelligenza. Questo Siddhi
facilita il teletrasporto e la scomposizione degli atomi.
2) Mahima. Letteralmente vuol dire espansione, questo potere permette di
espandersi per tutto l’Universo coscientemente. È il Siddhi della
Coscienza Cosmica.
3) Karima. Il potere di diventare estremamente pesanti.
4) Lahima. Il potere di diventare leggeri come una piuma sviluppando una
forza antigravitazionale superiore al magnetismo terrestre.
5) Prapthi. La facoltà di conoscere ogni cosa passata, presente e futura, e di
poter raggiungere qualsiasi luogo, persino altri pianeti e stelle.
6) Prahamiyan. Il potere di soddisfare tutti i propri desideri; mente e sensi
raggiungono una capacità percettiva assoluta.
7) Esathuvam: potere supremo su tutti gli oggetti, animati e inanimati, del
l’universo.
8) Vasithuvam. Il potere di governare e muovere ogni cosa per mezzo del
pensiero e della parola.

NOTA AGGIUNTIVA
Mentre stavo scrivendo l’elenco degli 8 Siddhi che avete appena letto mi è
successo un fenomeno che vi voglio raccontare. Batto il tasto 1 seguito da
parentesi ) e poi scrivo alcune parole. Dopo aver battuto l’ultima parola ‘atomi’
seguita dal punto dovrei battere il tasto per andare a capo, a questo punto senza
battere il tasto appare nella riga sotto il numero 2 seguito da parentesi, cioè: 2).
Chi sapeva che avevo finito di spiegare il Siddhi 1 e passavo al 2? Io! Io e chi
altro?
Questo si ripete per ogni numero. Alla fine di ogni mia spiegazione auto-
maticamente appare a capo il numero che io avrei dovuto battere schiaccian-
do normalmente il tasto corrispondente. Dopo che ho scritto la parola
‘Cosmica’ appare da solo e già a capo il 3), questo avviene senza che io abbia
minimamente toccato i tasti. Questo fenomeno si ripete fino al numero 8), i
Siddhi principali sono 8.
Sono apparsi numeri e parentesi, in ordine successivo, senza che io abbia
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sfiorato il computer. Scientificamente è inspiegabile. Per spiegarlo ci vuole una


nuova scienza, una visione che comprenda anche la conoscenza dell’invisibile.
Ho sentito dire che in America alcuni sensitivi stanno sperimentando, con suc-
cesso, la scrittura sul computer senza toccarlo. Pensano le parole, le immagina-
no e poi queste appaiono chiare e precise sullo schermo del computer.
In effetti la tecnologia materiale non è che, secondo me, una proiezione
esterna di quella vitale-energetica che noi chiamiamo spirituale; in questa
epoca le due tecnologie si incontreranno e chi facilita e vede possibile l’incon-
tro diventerà pioniere della Nuova Era, l’era degli esseri umani completi.
Ad ogni modo questo fenomeno, assolutamente inspiegabile con le norma-
li leggi meccaniche, mi dà l’ennesima prova che il collegamento tra me e i
Siddha è cosa quotidiana e reale.
Io non sono uno di loro, perché non esiste, fortunatamente, una realtà orga-
nizzata che si chiama ‘loro’, io sono semplicemente un felice essere eterno,
incarnato nella forma umana, che interagisce con esseri incarnati che preferi-
scono incontrare piuttosto che essere incontrati. Ognuno di loro è libero e per
continuare a vivere con uno Stile di Vita Libero sceglie chi incontrare e il
come, dove e quando. Io adesso sto scrivendo questo libro in riva all’Adriatico,
a pochi chilometri da Ancona, una città che come suono mi ricorda la sacra
città egiziana di Karnak e il sacro luogo di Konarak, vicino a Puri, dove c’è il
grandioso tempio tantrico del sole. Il grande tempio (il corpo) ha la forma di
un carro ed è portato da sette cavalli (i Chakra).
Chiudo la Nota Aggiuntiva chiarendo che nel mettere per iscritto questo
libro mi sono successi molti fenomeni cosiddetti paranormali, molte citazioni mi
sono tornate in mente al momento opportuno o mi sono venute incontro tra-
mite articoli e libri che mi ‘apparivano’ mentre scrivevo di quel tema specifico.
Si potrebbe dire che sono stato molto aiutato.
(fine della nota)

I Siddha sono pochi rispetto al numero degli abitanti della Terra, sono gran-
di rispetto al grande vuoto spirituale che si respira in molte famiglie, in molti
posti di lavoro, in molti marciapiedi, chiese, templi, sinagoghe e moschee.
Sodoma e Gomorra saltarono in aria perché non si trovavano dieci giusti,
questo pianeta è ancora intatto perché, fortunatamente, ci sono più di dieci
giusti che mantengono intatti i valori dell’amore, della libertà, della compas-
sione e della vera conoscenza.
Desiderate un contatto?
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I NOVE SCONOSCIUTI

Chiedete e vi sarà dato!


Perché non provare?
Migliaia di anni fa Krishna consigliava all’amico Arjuna di conoscere la
verità avvicinando una guida spirituale e ponendogli delle domande.
“L’anima realizzata”, diceva Krishna, “può rivelarti la conoscenza perché ha
visto la verità.”
L’unica qualità che ci è richiesta è saper riconoscere un’anima realizzata.
Prova e riprova. Se sbagli, impara e riprova. L’Universo, la Divina Provvidenza,
la Coscienza Cosmica, lo Spirito Santo, la Vita sono sempre dalla parte di chi
è sincero e puro nel cuore.

Se ti ami e ti lasci amare succederà.


L’UNIVERSO È AL SERVIZIO DI CHI SI LASCIA AMARE!
Come?
Champfort ha scritto: “Il caso è un soprannome della Provvidenza”.
Altri hanno detto: “Il caso è il linguaggio anonimo di Dio”.
Io dico che il caso non fa niente a caso.
Il mio caro amico Gian Marco Bragadin nel suo libro I segni del destino ci
invita a scoprire il significato nascosto di ciò che accade nella vita: “L’aiuto può
raggiungerci anche attraverso circostanze apparentemente casuali che bisogna
saper riconoscere ed interpretare. E questo non è facile”.
Mi auguro che la lettura di questo libro possa facilitarti il riconoscimento,
aiutandoti a ricordare qualcosa che hai sempre saputo.
Una delle principali caratteristiche della Vera Conoscenza è saperla ri-
conoscere.
Ascolta! Ascoltati e ri-conosci il messaggio.
Chi te lo manda?
Tu chiamalo come vuoi, Spirito Guida, Santo Protettore, Aiutatore
Invisibile, Angelo Custode, il Maestro di Saggezza, l’Io Superiore o altro.
Rallegrati, il tuo merito è grande, hai saputo riconoscere il messaggio.

Colui che sa non ha fame di fama

La scelta dell’anonimato da parte degli spiriti che veramente hanno svilup-


pato i Siddhi è segno di un potere fondamentale autentico, loro possiedono
conoscenze scientifiche e spirituali molto evolute e scelgono di non apparire
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vistosamente per non rimanere coinvolti nei piccoli giochi di potere di chi vor-
rebbe approfittare di loro solo per vantaggi di parte.
Chi è evoluto è anche sensitivo e grazie al suo buon intuito naturale evita
di cadere vittima dei violenti. Il suo potere mentale è superiore ad ogni arma
fisica. Tutti conosciamo la violenza che si è accanita su Gesù in Palestina; in
India un fondamentalista religioso ha ucciso il Mahatma Gandhi; in America
hanno ucciso il pacifista nero Martin Luther King, Premio Nobel per la Pace;
nel 1993 c’è chi ha tentato di uccidere Sai Baba, la violenza ha ucciso persone
del suo entourage ma è stata fermata in tempo.
Vicino a Rishikesh, viveva in una caverna uno Yoghi molto famoso, Tatvala
Baba. Dicevano che aveva 300 anni, Maharishi Mahesh Yoghi che lo conosce-
va bene diceva che sicuramente ne aveva molti di più di cento. Un giorno, una
ventina di anni fa, un suo ‘cosiddetto’ devoto gli ha sparato con un fucile per
vedere se era immortale.
Altri Yoghi che vivono in quella zona hanno così commentato il fatto:
Tatvala Baba se ne voleva andare, ha accettato quel gioco, la morte violenta ed
improvvisa, per dimostrare anche in quel caso che il corpo è solo un abito che
si può indossare per anni e poi lasciare in un secondo, senza alcun attaccamen-
to. Lessi che il grande mago (non saprei come definirlo) Houdini fu ucciso
all’uscita di un teatro da un violento ed improvviso pugno allo stomaco sferra-
togli da un suo ammiratore che poi confessò di averlo fatto convinto che
Houdini fosse immortale.
Alla larga dai violenti, ma anche dai devoti fanatici, dagli apostoli autori-
tari e dagli ammiratori ipocriti. Non intraprendete un avventuroso viaggio geo-
grafico alla ricerca dei Siddha, forse non ne incontrereste neanche uno, inve-
ce fatevi trovare, rendetevi visibili. Manifestate la vostra voglia di amare e di
conoscere, sintonizzatevi e quella vibrazione pura ed effulgente arriverà a desti-
nazione, qualcuno, al momento giusto, si farà vivo. Non per obbligo o dovere
ma per sua scelta. Auguri!

La grande conoscenza non è mai morta

La Grande Conoscenza non è mai caduta in cattive mani, dopo la Seconda


Guerra Mondiale è iniziata la costruzione definitiva di una coscienza planeta-
ria basata su nuovi concetti, nuovi valori e nuove visioni. È apparso un ponte
energetico tra oriente ed occidente, tra la fredda scienza meccanica basata sul-
l’empirismo sensoriale e la sublime scienza olistica delle energie sottili creata
. 280 .
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I NOVE SCONOSCIUTI

dalle innumerevoli esperienze di chi vede bene e conosce direttamente le


dimensioni sia dentro che fuori dal corpo.
Diceva il teologo Teilhard de Chardin: “Niente nell’universo può resistere
all’ardore convergente di un numero sufficientemente grande di intelligenze
raggruppate e organizzate”.
Nello svolgersi della travagliata storia umana c’è chi ha resistito e ha man-
tenuto intatta e viva la Conoscenza Eterna, è riuscito a farlo perché aveva ed
ha ancora il potere di farlo.
L’inaccessibile Himalaya è stato ed è ancora quello che si può semplicisti-
camente definire il ‘quartier generale’ della conoscenza, la sede naturale del
sapere. Da decenni è iniziato un lento, progressivo ed inarrestabile processo di
incontro e condivisione, la conoscenza non va imposta o predicata ma offerta
liberamente a chi vuole sapere. Io sono, mi sento e voglio essere disponibile al
dialogo di condivisione.
Io non sono né materialista né spiritualista, non nego il corpo e non esalto
troppo lo spirito, non disprezzo l’esperienza fisica e non cerco rifugio nell’invi-
sibile mondo astrale. Lo scopo della vita è manifestare la divinità della vita su
tutti i piani dell’esistenza.
Scienza, religione e politica vanno ripulite da tabù, impedimenti ed ostaco-
li artificiali. Mi sento realista e fantastico, magico e scientifico, pronto ad ascol-
tare e praticare qualcosa migliore di quello che faccio.
Questo libro non è fantasia e finzione, forse ti appare inaudito, mai udito
prima. È un racconto, una personalissima testimonianza di esperienze e visioni
vissute con il corpo e con la mente.
Una volta molte conoscenze non erano state capite da tutti ma almeno
erano potenzialmente accessibili, poi è scattato uno spietato piano di cancella-
zione ed i saggi depositari della Grande Conoscenza sono volontariamente
scomparsi dalla scena pubblica. I popoli ignoranti sono marionette più facili da
spaventare, controllare e manipolare a piacimento.
Nel dicembre del 1955 io compivo 9 anni, mi guardavo incuriosito intorno
e avevo sottili ricordi lontani risalenti ad una vita esoterica vissuta nelle misti-
che montagne dell’Himalaya.
Nello stesso mese, a Parigi, lo storico Renè Alleau, amico di Pauwels e
Bergier, pronunciò queste parole davanti all’Assemblea degli Ingegneri
dell’Automobile: “Che cosa ci resta delle migliaia di manoscritti della grandio-
sa biblioteca di Alessandria fondata da Tolomeo Sotere, di quei documenti
insostituibili e per sempre perduti della scienza antica? Dove sono le ceneri
. 281 .
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delle duecentomila opere della biblioteca di Pergamo? Che ne fu delle colle-


zioni di Pisistrato ad Atene, della biblioteca del Tempio di Gerusalemme, e di
quella del santuario di Phtah a Menfi? Quali tesori contenevano le migliaia di
libri che nel 213 avanti Cristo furono bruciati per fini politici dall’imperatore
cinese Cheu-Hoang-Ti? In queste condizioni noi ci troviamo nei confronti
delle opere antiche come davanti alle rovine di un tempio immenso di cui
restano soltanto poche pietre”.
La distruzione sistematica dei libri di conoscenza è andata avanti secolo
dopo secolo, da una parte c’era la distruzione fisica dei testi e dall’altra la
minaccia violenta, i testi non riconosciuti dalle autorità ecclesiastiche sono
stati proibiti e messi all’Indice. Chi leggeva i libri messi all’Indice peccava gra-
vemente, andava contro il volere di Dio.
Dei tanti Vangeli scritti su Gesù la Chiesa ne ha eliminati molti, tutti quel-
li che contenevano insegnamenti non in linea con la strategia dominatrice
della gerarchia ecclesiastica.
Eppure l’apostolo Giovanni dà un segnale preciso dell’incompletezza del
messaggio riferito decenni dopo la dipartita del Maestro: “Vi sono ancora molte
altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il
mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”.
Va anche ricordato che l’accesso ai libri era impedito dall’analfabetismo che
fino al secolo scorso era molto diffuso anche in Europa.
Galileo e Newton sono stati dei grandi scienziati ma hanno ammesso di
dovere molto alla scienza antica. Copernico nella prefazione alle sue opere,
dedicate a papa Paolo III, scrive testualmente di aver trovato l’idea del movi-
mento della Terra leggendo gli scritti antichi.
Eppure della conoscenza degli antichi erano rimasti pochi frammenti.
Le teorie atomiche, ad esempio, non furono formulate per la prima volta dai
filosofi greci Democrito, Leucippo ed Epicuro. Sesto Empirico ci informa che
Democrito stesso le aveva apprese da Mosco Fenicio il quale sosteneva che l’a-
tomo è divisibile. Atomo vuol dire non (a) divisibile (tomo), evidentemente gli
atomisti greci davanti alla profonda complessità della conoscenza antica si
erano fermati. Per la cultura di allora accettare l’esistenza del piccolissimo
atomo era già una stupefacente frontiera.

Informazioni e intelligenza nell’atomo

. 282 .
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I NOVE SCONOSCIUTI

Recentemente alcuni scienziati della nuova frontiera hanno ripreso in con-


siderazione l’ipotesi che nell’atomo ci sia una qualche forma di intelligenza.
Anni fa, insieme al mio amico Paolo Mancini, incontrai lo scienziato, ora dece-
duto, Marco Todeschini. Questo ingegnere, ignorato dall’apparato accademico
italiano, aveva elaborato una teoria scientifica, molto apprezzata all’estero,
chiamata Psicobiofisica, per cui all’interno di ogni atomo c’è un’anima vitale
intelligente piuttosto simile alla nostra. Per la sua esposizione scientifica preci-
sa e comprensibile Todeschini fu proposto, dagli americani, al premio Nobel
per la fisica. Un altro grande scienziato ignorato in Italia (morto recentemen-
te a più di novant’anni) è stato Ighina, collega di Marconi. Sosteneva anche lui
delle interpretazioni innovative sulla natura dell’atomo; eppure il mondo
moderno è cambiato proprio grazie alla genialità di altri due scienziati italiani,
Marconi (la radio) e Meucci (il telefono).
Spiegava Fulcanelli nel suo libro Le Dimore Filosofali: “L’attività vitale,
molto evidente tra gli animali e i vegetali, non lo è di meno nel regno minera-
le, benché esiga da parte dell’osservatore un’attenzione più acuta. I metalli
effettivamente sono corpi vivi e sensibili, cosa di cui sono testimoni i termo-
metri a mercurio, i sali d’argento, i fluoruri, etc…”.
Ogni cosa che esiste vive, vibra e comunica.
Comunicare bene porta alla comunione.
La comunione porta all’estasi.
L’estasi è un’esperienza vitale scientifica e spirituale.
Ne Il Tao della Fisica lo scienziato Fritjof Capra critica il dogmatismo scien-
tifico e da scienziato di frontiera afferma che la teoria scientifica è, nella miglio-
re delle ipotesi, un’approssimazione, il tentativo, da parte di qualcuno, di ela-
borare un modello della natura fondamentale e dei processi della realtà fisica e
di documentarli.
Una scienza perduta sta riemergendo lentamente nella mente di molti esse-
ri umani, la scienza eterna della vita, dell’energia vitale e della comunicazione
tra tutti gli esseri viventi.
Amore Eterno Incondizionato
Io sono vivo, ottimista e felice di essere qui adesso.
Viviamo in tempi straordinari eppure sembrano negativi. Perché?
Studiando la storia degli ultimi tremila anni non riesco a vedere un momento
storico migliore per essere presente qui, su questo pianeta.
Dice il mio caro amico Michael Murphy, considerato un esperto mondiale
dello sviluppo del potenziale umano: “Noi viviamo solo una parte della vita che
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ci è stata data. La crescente conoscenza di culture non più esotiche, le nuove


scoperte circa le nostre profondità subliminali e il nascente riconoscimento che
ciascun gruppo sociale enfatizza solo alcuni attributi umani mentre trascura o
sopprime gli altri, hanno stimolato in tutto il mondo l’accettazione che tutti
noi abbiamo grandi potenziali di crescita. Forse nessuna cultura ha mai posse-
duto una conoscenza così pubblicamente disponibile come quella che noi oggi
abbiamo per quanto riguarda le capacità trasformative della natura umana”.
Oggi abbiamo la meravigliosa possibilità di conoscere ed usare meglio la
mente e quel veicolo biologico così perfetto che è il nostro corpo umano, se
vogliamo possiamo capire ed interagire bene, meglio di ogni epoca passata, con
gli altri e con l’ambiente fisico circostante.
I mass media trasmettono a tutte le ore del giorno notizie di guerra, di terro-
rismo e varie disgrazie che avvengono agli umani e all’ambiente.
Ricordiamoci che oggi siamo quasi sette miliardi di esseri umani. Nella gior-
nata di oggi miliardi di persone si sono comportate bene, non hanno ucciso, non
hanno rubato e non hanno ingannato. EPPURE NON FANNO NOTIZIA.
Oggi molte centinaia di milioni di donne e uomini hanno fatto l’amore.
EPPURE NON FANNO NOTIZIA.
Oggi milioni di persone hanno sinceramente meditato e pregato per la pace
nel mondo.
EPPURE NON FANNO NOTIZIA.
Chi fa notizia?
Chi invade, mente, ruba, strangola, uccide, squarta, imbroglia. Il distrutti-
vo fa sempre ‘grande notizia’.
Nel modo più creativo e significativo che puoi concepire ogni tanto ferma-
ti, spegni radio e televisione e in silenzio accendi la tua mente. Ascoltati e
lasciati guidare dal tuo intuito naturale.
Ogni volta che sentite parlare di quanto l’uomo sia limitato, cattivo e
distruttivo, riflettete e ricordate che le brutte notizie vengono volutamente rac-
colte tra milioni di notizie e presentate a raffica per abbassarvi la coscienza ed
inquinare la vostra voglia di vivere. È solo propaganda! Manovre da parte di
chi teme la vostra autostima alta.
Io, ogni giorno, incontro persone giuste. Viaggio spesso in varie parti del
mondo e vedo molti spiriti liberi, grandi anime coraggiose e amanti dell’amo-
re, della vita e della verità. Siamo in tanti e abbiamo tutti scelto consapevol-
mente di essere qui, ora. La crisi che stiamo vivendo è positiva.
Sono d’accordo con Satprem che scrive: “Quella di oggi non è una crisi mora-
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I NOVE SCONOSCIUTI

le, non è una crisi economica o sociale, assolutamente no. È una crisi evolutiva”.
Ogni giorno la vita ci stimola offrendoci esperienze di crescita e di evoluzione.
Riconosciamole, facciamole ed autorizziamoci a stare bene. Il World Watch
Institute sottolinea che: “Le politiche cambiano come effetto del modificarsi
delle coscienze”. Da soli e in compagnia, di giorno e di notte, vita dopo vita
godiamo ed irradiamo liberamente
AMORE ETERNO INCONDIZIONATO.

. 285 .
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LA MEDITAZIONE DEGLI SPIRITI LIBERI

APPENDICE 8

LA MEDITAZIONE DEGLI SPIRITI LIBERI

Una Meditazione Semplice. Programma Energetico Positivo


ideato e proposto da Giorgio Cerquetti

Meditare fa bene, fa molto bene a noi e a chi ci sta vicino.


Esistono varie tecniche di meditazioni tutte utili e praticabili.
Vi propongo UNA MEDITAZIONE SEMPLICE PER CREARE INSIEME
UN CAMPO DI AMORE E BUONA ENERGIA.

L’appuntamento è quotidiano. Ogni giorno alle ore 22, per 7 minuti, medi-
tiamo insieme per migliorare noi stessi e le relazioni sul pianeta Terra.
Se meditate a quell’ora entrerete automaticamente in contatto con altri spi-
riti liberi che nello stesso momento stanno facendo la stessa cosa.
Entrerete in una rete energetica molto estesa, forte ed invisibile, e sentire-
te la grande opportunità di riversare consapevolmente in essa il vostro
AMORE e la vostra BUONA ENERGIA.
Potete entrare in questo campo di energia positiva ogni giorno o quando
volete voi, l’importante è ricordare l’orario. L’appuntamento è ogni giorno, alle
dieci di sera cioè alle 22, questo è un numero spirituale per eccellenza, il 10 è
il voto che tutti avremmo dovuto ricevere a scuola.
Questa meditazione è libera, potente ed efficace, non implica alcuna appar-
tenenza a credi o fedi precisi. Richiede solo la vostra voglia di amare la vita e
contribuire attivamente alla costruzione di un mondo migliore. Non costa eco-
nomicamente ma garantisce a te e tutti gli esseri viventi un beneficio di ine-
stimabile valore.
Ognuno di noi è un centro energetico in grado di amare ed irradiare amore.
La pratica di questa meditazione favorisce la pace mentale e la buona salute,
innesca la generosità e la voglia di relazionare che è innata in ogni essere
vivente.
Trattati bene e vivi con gioia questa esperienza, medita 7 minuti al giorno.
. 287 .
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Continua ad amare te stesso e la vita!

Esecuzione

Pronunciando lentamente ogni parola con voce calma e serena, ripeti:

MANDO IL MIO AMORE E LA MIA BUONA ENERGIA A TUTTI


GLI ESSERI VIVENTI DEL PIANETA TERRA.

Dieci respirazioni.
Siediti comodamente, chiudi gli occhi e respira con il naso, fa in modo che
ogni respirazione sia lunga, lenta e profonda.
Per aiutarti a contare chiudi le mani a pugno, senza stringere.
Ad ogni respirazione apri un dito.
Ogni respirazione si divide in due tempi, inspirazione ed espirazione, quan-
do mandi l’aria dentro visualizza nella tua mente queste parole: ENERGIA
DENTRO:
Arrivati al massimo, senza trattenere iniziate lentamente l’espirazione e
visualizzate: AMORE FUORI.
Quando le vostre mani sono completamente aperte ripetete ancora con
molta lentezza
MANDO IL MIO AMORE E LA MIA BUONA ENERGIA A TUTTI
GLI ESSERI VIVENTI DEL PIANETA TERRA
Poi, respirando leggermente, rimanete fermi e percepite di essere parte di un
grande progetto umanitario che vuole immettere volontariamente AMORE e
BUONA ENERGIA nell’atmosfera terrestre e nel campo di energia vitale che
unisce tutti gli spiriti incarnati in un corpo fisico su questo pianeta.
Amare e rispettare la vita in ogni sua forma e manifestazione è un segno di
elevata coscienza spirituale.
Siete invitati a praticare e a condividere con amiche ed amici UNA MEDI-
TAZIONE SEMPLICE.
Questa meditazione dura circa 7 minuti, se vuoi puoi rimanere in uno stato
meditativo anche qualche minuto in più, in silenzio, immobile, sentiti parte di
un grande insieme energetico, la compagnia di tutti gli esseri viventi del pia-
neta Terra, irradia AMORE ed augura un’ILLUMINAZIONE estesa a tutta la
specie umana.
QUESTA MEDITAZIONE PUÒ ESSERE DIVULGATA CON AMORE
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LA MEDITAZIONE DEGLI SPIRITI LIBERI

OVUNQUE E A CHIUNQUE.
È STATO DIMOSTRATO CHE SE L’UNO PER CENTO DELLA
POPOLAZIONE MEDITA DIMINUISCONO CRIMINI VIOLENZE E
INCIDENTI. PROVA AD ENTRARE ANCHE TU NELL’UNO PER
CENTO. grazie

Per informazioni rivolgersi all’ideatore e facilitatore della meditazione


Giorgio Cerquetti
Tel. 338-8400483
E-mail: gio.cerquetti@libero.it

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LA COPERTINA

LA COPERTINA

In Autobiografia di uno Yoghi Paramahansa Yogananda parla dell’incontro tra


lui e Babaji.
“Fino ad ora non avevo raccontato a nessuno la storia del mio incontro con
Babaji; serbandola come la più sacra delle mie esperienze umane, l’avevo cela-
ta nel mio cuore. Ma ho pensato che i lettori di questa autobiografia saranno
più portati a credere alla realtà del solitario Babaji e al suo interessamento per
le cose del mondo, apprendendo che l’ho visto io stesso con i miei occhi fisici.
Ho aiutato un artista tracciare un ritratto somigliante del grande Yoghi-
Cristo dell’India moderna. Il disegno si trova in questo libro”.
Questo ritratto, fedele all’originale, è pubblicato a pagina 160 del libro di
Yogananda.
Penso sia interessante descrivere come è nata la copertina di questo libro
che state leggendo. Per questo mio libro avevo immaginato come copertina la
silhouette del corpo di Babaji.

Mi trovavo a Tavarnelle Val di Pesa, lì abita Giulia Amici una donna a me


molto cara (per molti anni è stata mia moglie), era passato il tramonto ed avevo
appena chiuso il computer.
Il libro era quasi finito e, tenendo in mano il computer portatile che nor-
malmente uso per scrivere, ho assistito ad un fenomeno che mi ha fatto capire,
ancora una volta, il collegamento energetico sottile tra me e i Siddha Yoghi
dell’Himalaya.
Improvvisamente il computer mi scivola via, io cerco di afferrarlo ma non
ci riesco, misteriosamente mi sfugge via di mano. Cade a picco e urta violente-
mente il pavimento. Faccio fatica a riaprirlo, la caduta lo ha gravemente dan-
neggiato. Pensai che il libro fosse andato completamente perso, non l’avevo
salvato in un dischetto per cui avrei dovuto riscriverlo daccapo. Mi ritrovai
solo, assorto e silenzioso. Perché? Perché mi succede un tale incidente? Sto scri-
vendo una storia vera che potrebbe aiutare molti a capire meglio il significato
della vita. Rimasi in attesa di una risposta superiore. Era un vecchio computer
in bianco e nero, dopo averlo faticosamente riaperto iniziò a lampeggiare bande
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................................................................GLI ANTICHI MAESTRI SONO ANCORA VIVI ..................................................................

di colori. I colori mi appaiono magicamente e lampeggiano su fasce cromatiche


simili a quelle che io avevo precedentemente visualizzato per la copertina,
avevo pensato alla sagoma stilizzata di Babaji circondata dalle emanazioni
luminose dell’aura vitale. Non apparve la sua sagoma ma nitide e precise le
bande cromatiche mi guardavano dal computer. Il messaggio era chiarissimo:
“IO CI SONO, ANCHE TU CI SEI, CONTINUA!”.
Pensai, ho perso un computer ma una visualizzazione immaginata è diven-
tata assolutamente reale.
Miracolosamente riesco a recuperare anche l’interno del computer, il testo
del libro è salvo.
Racconto la storia al caro amico grafico Luca Di Piazza, ecco come è nata la
copertina di questo libro. Lo straordinario messaggio di Babaji è chiaro e preciso:
GLI ANTICHI MAESTRI SONO ANCORA VIVI!

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IL TITOLO

IL TITOLO

In origine il titolo del libro era quello che adesso è il sottotitolo: Un Viaggio
che non ha mai avuto Inizio e non avrà mai Fine.
Nel 2002 in occasione dell’ottavo convegno internazionale di parapsicolo-
gia, organizzato dall’Associazione Italiana di Ricerche Parapsicologiche presie-
duta dal caro amico Nicola Cutolo, andai a prendere all’aeroporto di Bologna
Uri Geller in arrivo da Londra per partecipare all’incontro che si tiene ogni
anno al centro congressi di Bellaria.
Nel viaggio in macchina verso la costa adriatica, parlai del libro ad Uri che
non vedevo da circa quindici anni. Quando lui, molto interessato a quello che
gli avevo raccontato durante le due ore del tragitto, mi chiese il titolo, questo
mi venne spontaneo come se leggessi un titolo già scritto. Uri mi disse che cre-
deva all’esistenza di grandi maestri anonimi che da migliaia di anni assistono
con amore le persone sincere che desiderano conoscere se stesse e la vita.
Con Uri ho sempre sentito una grande intesa sin dal primo incontro, anche
lui mi ha comunicato lo stesso feeling, da allora siamo rimasti collegati via
internet, prima della sua partenza scoprii una doppia coincidenza significativa,
era nato anche lui nel dicembre 1946 (io il 3, lui il 20) e a scuola da ragazzo lo
chiamavano George.

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CONCLUSIONE

CONCLUSIONE

“Puoi portare un cavallo all’acqua, ma non puoi costringerlo a bere.”


da Horse to the water, l’ultima canzone scritta e
cantata dall’ex-beatle George Harrison

Conclusione? Ma ci può essere veramente una conclusione?


Io, tu e tutti gli altri stiamo vivendo in un universo che in ogni momento si
trasforma, tutto è in moto, gira, vibra, pulsa e non è mai lo stesso. Dai più pic-
coli aspetti del micro regno subatomico fino alle enormi dimensioni composte
da migliaia di miliardi di galassie, tutto è in continua inarrestabile trasforma-
zione. Diceva il grande matematico Norbert Wiener: “Noi non siamo materia
corruttibile ma modelli che perpetuano se stessi, mulinelli d’acqua che scorre
sempre”.
Questo libro ti ama e ti invita a continuare in modo libero ed indipenden-
te la tua ricerca della verità. Quella che conta è la tua esperienza diretta di te
stesso, della vita e della realtà assoluta chiamata Dio o Grande Spirito, i rac-
conti degli altri possono essere belli ed affascinanti ma per te sono solo testi-
monianze, da ascoltare con attenzione ma non sono interamente tue. Nasci
TU, vivi TU, muori TU e direi anche fai TU e paghi TU. Allora TU scegli
finalmente di trattarti bene e prenditi la piena responsabilità di te stesso, non
rinunciare mai all’esperienza diretta di ogni fenomeno visibile ed invisibile. Io
non mi sento occidentale e neanche orientale, mi sento un individuo che
conosce molti aspetti di queste due visioni del mondo, faccio parte di una gene-
razione di collegamento, quella auspicata da molti liberi pensatori delle epoche
precedenti. Sin da bambino ho intuito che molti dei codici etici, sociali, poli-
tici e religiosi proposti a me e ai miei coetanei erano inadeguati e pericolosa-
mente nemici della vita. Capii che le religioni sono tante ed in lotta da secoli
tra di loro, capii che i politici più furbi emergevano proliferando su antiche
divisioni razziali, culturali e politiche che loro abilmente alimentavano.
Per non pensare male dei miei genitori smisi, andando completamente con-
trocorrente, di chiamarli ‘mamma e papà’. Non volli ascoltare la ‘voce del san-

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................................................................GLI ANTICHI MAESTRI SONO ANCORA VIVI ..................................................................

gue’ che aveva prodotto così tanto dolore, lutti e morti inutili e cominciai, pur
ritrovandomi spesso solo, ad ascoltare la voce della mia coscienza.
A scuola quando studiavo la storia capii presto che i capi religiosi e politici
avevano fatto tremende sperimentazioni sulla vita di milioni di innocenti.
Prendere le distanze dall’identificazione sociale che mi veniva imposta aprì
la mia mente e favorì il ricordo e il collegamento con il mio viaggio cosmico.
Il mio viaggio è simile al tuo, stiamo percorrendo in modi diversi e talvolta sin-
cronicamente simili una via (TAO tradotto letteralmente vuol dire Via) che
non ha mai avuto un principio e non avrà mai una fine. Il Tao è la Via, la Via
è il Tao, diceva Lao Tzu: “Il Tao è un vuoto, che l’azione non riempie, è di pro-
fondità abissale, è l’origine di tutte le cose”.
Ho smesso da tempo, forse da molte vite di cercare l’origine e il punto d’ar-
rivo. Leggere queste pagine può essere stata una splendida esperienza spiritua-
le, quando chiudi questo libro e ti guardi intorno ricordati che TU sei e sei sem-
pre stato uno spirito eterno. Io, tu e tutti gli altri spiriti incarnati in questo pia-
neta siamo: giocatori eterni, impegnati in giochi temporanei.
Con gli occhi luminosi, il cuore pulsante e la mente ben aperta, ogni gior-
no festeggia con gioia, è il tuo nuovo compleanno, ama, amati, lasciati amare
e regalati il meglio della vita.
Puoi farlo, comincia adesso, oggi! Metti in moto il tuo passaggio evolutivo
e credici con gioia.
Leggere è importante, per uscire da una semplice lettura teorica ti consiglio
di entrare in uno stato di calma, di meditazione e realizzare gradualmente la
verità della tua eternità e l’esistenza di esseri più evoluti di te che possono aiu-
tarti, con molto amore, a raggiungere il tuo livello più elevato, quello in cui
puoi pienamente vivere e godere consapevolmente la tua natura divina fatta di:
Eternità, Felicità e Conoscenza.

Mentre vivi in un corpo la vita sembra lunga, a volte lunghissima e inter-


minabile, quando finirà potresti però avere l’immediata sensazione che tutto si
è svolto in un attimo. Ogni tanto fermati, respira consapevolmente e rifletti
sulla tua vera identità e sulla continue trasformazioni di ciò che ti circonda e
compone il tuo corpo fisico. L’eternità è un’emozione profonda che si offre con-
tinuamente alla tua attenzione, se ti rilassi e mediti sull’eternità raggiungerai
una prima illuminazione: la coscienza dell’eternità. La successiva illuminazione
è: l’eternità della coscienza. La coscienza pur essendo invisibile può essere para-
gonata ad un muscolo, va esercitata ogni giorno della nostra vita, altrimenti si
atrofizza. Siamo entità spirituali permanenti che navigano in un oceano di
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CONCLUSIONE

inarrestabile impermanenza. Scriveva il poeta Leopardi: “... il naufragar m’è


dolce in questo mare!”.
Tu fa meglio di lui, evita la paura, la colpa e l’inibizione, esci dalla
sedentarietà spirituale, stai in forma e assapora la dolcezza della vita, naviga
sicuro, per te non ci sarà il naufragio, medita con amore su te stesso e sulla tua
natura divina.
Meditazione vuol dire libertà totale da ogni condizionamento e da ogni abi-
tudine. Medita! Conosciti! De-programmati! De-condizionati! Medita! Ri-pro-
grammati!
Medita! Medita fino al punto in cui naturalmente ti sarai liberato anche
dall’abitudine di meditare. A quel punto smetterai spontaneamente di medita-
re, sarai diventato tu stesso MEDITAZIONE.
A me è successo, potrebbe succedere anche a te.
Ricorda che il VERO CONTROLLO DI SE STESSI è libertà totale da ogni
dipendenza. Attenzione alla dipendenza da meditazione e alla dipendenza da
non-meditazione.

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LA TUA LETTURA

LA TUA LETTURA

Apprezzo la tua lettura di questo libro, che è mio ma anche tuo, questo libro
è un promemoria per chi vuole ricordare, il tuo contributo si manifesterà nella
tua voglia di condividerlo. E ricorda: “Tu esistevi, tu esisti, tu continuerai ad
esistere…”
Sii veramente qui e ora, sii veramente presente a te stesso, fermati un atti-
mo, percepisci il tuo essere e rammenta a te stesso che il viaggio continua. IL
TUO GRANDE VIAGGIO CONTINUA!

‘Ora Lege Lege Lege Relege Labora et Invenies’


Prega, leggi, leggi, leggi, rileggi, lavora e allora troverai.
Dalla quattordicesima tavola del testo latino Mutus Liber

Qualche riga in più...

Rileggendo questo libro mi sembra di aver preparato un gustoso minestrone


cosmico; è saporito, è vegetariano ed è stato cucinato con molto amore; penso
e sento che possa fare molto bene alla tua salute mentale.
Se vuoi rileggerlo, condiscilo liberamente con la tua immaginazione e il tuo
intuito naturale. La realtà, molto spesso, supera la nostra fantasia. Se ami gli
spuntini, apri pure a caso e leggi qualche pagina con serenità, il caso non esi-
ste e ogni parola ha un messaggio per te.
Caro spirito amico, ti voglio bene e ti auguro un felice risveglio! Ti invito a
riprenderti la VITA, la vita meravigliosa che ti è stata sottratta con mille
inganni e intimidazioni. Puoi farcela!

Amore e buona energia da Giorgio

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VIAGGIO SPIRITUALE IN INDIA CON GIORGIO CERQUETTI

VIAGGIO SPIRITUALE IN INDIA


CON GIORGIO CERQUETTI

Ogni anno, in gennaio, l’autore organizza un viaggio in India. Lo scopo è sia


spirituale sia umanitario.
Visiteremo Delhi, Allahabad, Benares, Bhubaneswar, Puri e Konarak.
Durante il viaggio praticheremo tecniche di Yoga e meditazione e sarà anche
distribuito gratuitamente cibo vegetariano ai bisognosi.

Per informazioni tel. 338-8400483


E-mail: gio.cerquetti@libero.it

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AMORE E BUONA ENERGIA

AMORE E BUONA ENERGIA

Note sull’autore

Giorgio Cerquetti è uno spirito libero, filosofo e studioso di antiche scienze


esoteriche. Per più di 40 anni ha praticato e insegnato, in Italia e in varie parti
del mondo, tecniche di autoguarigione psicosomatica, il Siddha Yoga, la scien-
za della reincarnazione, il potere del pensiero positivo e meditazioni tantriche
finalizzate al risveglio consapevole dell’energia vitale. Ha soggiornato a lungo
in India, Stati Uniti e Africa dove, oltre a studiare le culture locali, ha contri-
buito attivamente a progetti umanitari.
Tramite libri, articoli ed interventi radio-televisivi promuove con molto
entusiasmo l’avvento di una Nuova Era, il nascere di una civiltà planetaria
libera dai conflitti e soprusi.

Secondo lui ci troviamo davanti ad una svolta epocale, un vero e proprio


Rinascimento spirituale, migliaia di persone stanno lavorando, in varie parti
del mondo, per liberare il Grande Gioco della Vita dai recinti emozionali del
dogma e della paura. “Siamo solo agli inizi”, dice Giorgio Cerquetti, “di una tra-
sformazione, spirituale e sociale così profonda e radicale che porterà l’umanità
ad un livello di consapevolezza e comunicazione oggi inimmaginabili. I mira-
colosi poteri che da sempre sono dentro e intorno a noi diventeranno il nostro
pane quotidiano. Stiamo assistendo ad un nuovo passo evolutivo che non sarà
genetico o causato da fattori ambientali ma dalla genialità latente in ognuno di
noi. Potenzialmente siamo tutti spiriti liberi, ogni momento è buono per
riprendere in mano il proprio potere personale e cominciare a vivere da prota-
gonisti una vita felice ed autorevole.”

Per informazioni sui suoi libri ed i seminari che tiene regolarmente in varie
parti d’Italia, potete contattarlo direttamente.

Giorgio Cerquetti
via Bonazza, 11 - Tavarnelle val di Pesa 50028

. 303 .
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Firenze - tel. 338


8400483
E-Mail:
Edizioni Laris gio.cerquetti@libero.it
Giorgio Cerquetti
Il potere della mente positiva

Brevi meditazioni per elevare l’autostima e migliorare la qualità della vita


imparando a pensare, sentire e volere in armonia. Un metodo spirituale, sem-
plice ed accessibile a tutti, per manifestare nella vita di tutti i giorni lo straor-
dinario potere della mente. Lo scopo di questo libro è elevare la vostra autosti-
ma aiutandovi a raggiungere e mantenere l’equilibrio psicosomatico, requisito
fondamentale per vivere in modo pieno e soddisfacente.
L’autore, pagina dopo pagina, insegna ad usare scientificamente la mente in
modo positivo e naturale, e a tal proposito suggerisce 50 affermazioni positive
e terapeutiche, vibrazioni sonore formulate per risvegliare ed ottimizzare il
nostro enorme potenziale umano. Siamo tutti pieni di risorse e buone qualità,
purtroppo queste tendenze rimangono il più delle volte latenti ed inutilizzate
nella mente subconscia. La ripetizione consapevole di affermazioni positive
unita ad una respirazione consapevole risveglia ed alza l’autostima, facilita la
guarigione fisica e mentale, rinforza la buona salute, accresce la creatività e
crea e mantiene la pace interiore.
Le meditazioni e le respirazioni di questa pratica si ispirano agli antichi
insegnamenti vedici del Mantra Yoga.
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Edizioni Laris
Giorgio Cerquetti
Le carte della buona energia

Sono tratte dal libro:


Il potere della mente positiva

Impariamo a pensare, sentire


e volere in armonia.

Fate un profondo respiro e scegliete tre carte; poi leggete, con voce calma,
parola per parola riflettendo sul significato di ogni affermazione. Esprimere
pensieri ed emozioni attraverso le vibrazioni sonore fa bene al corpo e alla
mente. Ricordate che i pensieri e le emozioni ripetuti creano le abitudini, le
abitudini ripetute nel tempo creano il carattere. Il carattere diventa la base del
nostro comportamento quotidiano. La ripetizione consapevole di queste affer-
mazioni creerà abitudini positive che vi aiuteranno a mantenere alto il livello
della vostra coscienza. Queste frasi hanno un grande potere e possono essere
usate liberamente per guarire, migliorare la qualità della vita, espandere gli oriz-
zonti della coscienza, rendere piacevoli le relazioni e tutti gli altri scopi giusti
che ci prefiggiamo con amore.

Leggete ed assorbite con amore


la buona energia del suono.

Siete invitati a ripetere le frasi contenute in ogni carta.


Definisco la ripetizione consapevole delle affermazioni positive MEDITA-
ZIONE perchè non deve essere un gesto meccanico che riguarda solo la lin-
gua ma una vera e propria pratica spirituale completa.
Noi abbiamo il potere di creare la nostra realtà e la meditazione aiuta a svi-
luppare senza sforzi la nostra creatività, che è una qualità naturale innata. La
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meditazione è sempre un’esperienza di guarigione e miglioramento che può


essere espressa e manifestata in tutte le situazioni. La meditazione accompa-
gnata da vibrazioni sonore è molto potente. Ha un effetto immediato sui sensi
e sulla mente subconscia. Potrete vedere dei buoni risultati dopo solo alcune
settimane di pratica. Secondo i Veda, antichi libri della filosofia indiana, l’u-
niverso visibile si manifesta attraverso il Suono, esiste e si mantiene tramite il
Suono e poi si dissolve per riaggregarsi sempre attraverso il potere del Suono.
Si legge nel Vangelo di Giovanni: “In principio c’era il Verbo (il Suono) e
il Suono era presso Dio anzi il Suono era Dio...”
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Edizioni Laris
Giorgio Cerquetti
Incontro con la chiara luce
Il grande viaggio di andata e
ritorno dall’aldilà

Questo libro copre sette anni di vita. Si parte dal 1989 e si arriva al 1996.
Una preziosa collana composta da tanti piccoli episodi misteriosamente colle-
gati e sincronizzati tra loro. Un fantastico gioco ad incastro dove ogni tassello
penetra e si armonizza con un altro, attivandolo.
Ogni pagina più che scritta è parlata, raccontata al presente. Passo dopo
passo la visione diventa più chiara, nitida, precisa, e ne traspare un insieme
di più vite vissute cercando la verità, l’amore e l’equilibrio armonico tra i vari,
ed apparentemente contrastanti, aspetti dell’infinito dispiegarsi della vita. Un
viaggio esistenziale che attraversando India, Europa e Stati Uniti si accompa-
gna spesso ad esplorazioni di dimensioni al di fuori dello spazio e del tempo così
come sono convenzionalmente concepiti ed accettati in questa comune realtà
visibile.
Questa avventura spirituale mi ha fatto realizzare pienamente il potere del
libero arbitrio e la natura immutabile di quella verità spirituale, libera e auten-
tica, che ci accompagna da sempre, vita dopo vita. La nostra essenza originale il
più delle volte è offuscata, coperta da malattia, morte, sofferenza, caos e violen-
za. La vita e l’amore che pulsano nel cosmo sono valori sacri e irrinunciabili, pos-
sono essere vissuti felicemente soltanto nello stato di armonia. Molte cose che
avevo intuito si sono rivelate vere, mentre altre credenze, artificialmente
appiccicate al mio vero io, sono svanite, placidamente dissolte nel grande cielo
come fragili bolle di sapone. Sono un cittadino del mondo, un abitante dell’u-
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niverso. Considero l’identità circoscritta ed ancorata ad una particolare regio-


ne geografica stretta e limitante come una camicia di forza, sento intimamen-
te che l’intero universo è la dimora di Dio, che è simultaneamente presente nel
microcosmo e nel macrocosmo; ogni angolo anche il più sperduto e meno
importante è benedetto dalla sua straordinaria presenza. Chi ha sviluppato una
coscienza divina non si sente mai lontano da casa. Una sincronicità sovranna-
turale mi ha prolungato la vita, ho vissuto l’esperienza profonda del coma e
sfiorato la morte. Ho attraversato le tenebre e ho assistito al magico riapparire
della luce e della consapevolezza pura. Ho abbracciato le mie percezioni sotti-
li evitando con cura i trabocchetti delle parole retoriche e dei grandi insegna-
menti dogmatici. Ho preso le distanze da coloro che si accontentano solo di
credere e, spaventati, usano la fede come narcotico. Ricordi di vite preceden-
ti sono apparsi emersi in superficie anche in modo bizzarro ed imprevisto. Ho
cercato, studiato, meditato, indagato con attenzione, posto domande ad esper-
ti, fatto verifiche quotidiane e la conclusione che mi è sembrata più naturale è
stata quella di aprire la mente ed osservare fatti e fenomeni con un atteggia-
mento positivo, senza timore e pregiudizio. Chi tra di voi ha vissuto esperien-
ze simili capirà meglio lo scopo di questo racconto. Non è mia intenzione appa-
rire strano, diverso o superiore, ognuno di noi è un essere individuale, specia-
le, unico ed irripetibile, nell’esprimere me stesso con mio grande piacere rendo
omaggio alla vostra personale ricerca della verità.
Raccontando il profondo sentimento della totalità sottolineo alcuni
momenti, incontri, persone e stati d’animo vissuti qua e là lungo le traiettorie
del pianeta. Sono dalla vostra parte e vi chiedo aiuto, quando non capite, chiu-
dete gli occhi e lasciatevi guidare dalla vostra intuizione, la consapevolezza del-
l’eternità racchiude in sé tutti gli aspetti possibili della conoscenza. La vita, la
Grande Vita è una scelta infinita, un’eterna storia felice, uno straordinario frul-
lato di piacere ed amore in espansione che si estende nell’illimitato universo
senza tempo. Ogni Piccola Vita, racchiusa in un corpo sensibile e delicato, con
un inizio preciso ed una altrettanto precisa ed inevitabile fine, è un nuovo capi-
tolo, ricco, prezioso ed importante. Un episodio che si aggiunge ad un intermi-
nabile libro, di cui non è mai esistito il primo capitolo.
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Edizioni Laris
Giorgio Cerquetti
Parama Karuna Devi
Mondo vegetariano
Ricette vegetariane internazionali

In questa epoca di mucca pazza, fast food, e cibi transgenici, è sempre più
forte il bisogno di un ritorno alle origini, e con questo libro di cucina vegeta-
riana internazionale, ci sentiamo vostri accompagnatori di un emozionante e
piacevole viaggio gastronomico attorno al mondo, per sperimentare sapori e
gusti nuovi, così anche per conoscere il modo di vivere e pensare dei popoli con
culture diverse, e scoprire gli ingredienti naturali ed originali della cultura
umana del nostro pianeta.
La filosofia vegetariana di questa agile guida è concepita per la semplice
fruibilità, perché le ricette scelte, si compongono con ingredienti facilmente
reperibili nel nostro mercato, ed avrete inoltre la possibilità di controllare e
gestire personalmente la dosatura degli aromi e delle spezie, raggiungendo l'e-
quilibrio ottimale dei vostri gusti e quello dei vostri amici, senza sacrificare l'au-
tenticità originale delle ricette.
Una guida utile per il viaggiatore che ama le culture locali, e per colui che
senza muoversi da casa, vuole sentirsi un libero cittadino del mondo.
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Edizioni Laris
Giorgio Cerquetti
Parama Karuna Devi
Cucina spirituale indiana

L’India è da migliaia di anni considerata la Terra Madre della cultura non-


violenta e vegetariana. Questo libro di cucina è diverso dagli altri, ha una sua
preziosa unicità gastronomica e spirituale. Vi propone delle ricette frutto di una
millenaria tradizione filosofica basata sulla verità, l’amore e il sacro rispetto di
ogni forma di vita. Volete sapere che cibo si mangia nei templi in India, come
si nutrono gli yogi e i maestri spirituali e come rendere la preparazione e la con-
sumazione del pasto una vera e propria meditazione? La Cucina Spirituale
Indiana vi darà informazioni precise sia sul cibo che sui più importanti templi,
ashram e luoghi sacri dell’India che desiderate da tempo conoscere o forse avete
già visitato.
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Edizioni Laris
Giorgio Cerquetti - Giorgio Medail
e autori vari
Il Libro di Totem
La popolare trasmissione radiofonica
amica di chi ama la conoscenza

Viaggia invisibile nello spazio. C’è e si sente!


Da anni puntuale ed entusiasmante ci parla al cuore ogni
domenica sera (dalle 22 alle 24).
Pulsa sulla radio nazionale RTL (102.5) la trasmissione Totem, uno spazio
energetico, aperto a tutti gli orizzonti del potenziale umano, dove ognuno può
condividere le cose meravigliose e straordinarie che continuano ad avvenire
nella nostra vita quotidiana che qualcuno erroneamente definisce ancora ordi-
naria.
Ogni settimana Giorgio Medail e Giorgio Cerquetti, insieme ad un ospite
qualificato, fanno volare dai microfoni di RTL le Buone Vibrazioni di Totem
invitando gli ascoltatori a diventare amici, ad aprirsi e ad intervenire personal-
mente. Questo libro raccoglie la filosofia di alcuni ospiti di Totem.
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Edizioni Laris
Giulia Amici - Carol Adrienne
Numerologia
Conosci te stesso e gli altri
attraverso i numeri

La numerologia è un’antica scienza esoterica basata sullo studio dei nume-


ri e del loro profondo significato. Carol Adrienne ha creato la Carta
Numerologica della Vita, una mappa del nostro percorso esistenziale, basato
sul nome e sulla data di nascita. In questo libro impariamo a tracciare una
visione generale dei nostri talenti e abilità naturali, dello scopo della nostra
vita, delle nostre motivazioni profonde, come appariamo agli altri, come rea-
giamo alle circostanze esterne, quali sono le qualità da sviluppare e che cosa il
nostro carattere di base ci rende adatti a fare.
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Edizioni Laris
Swami Shuddhananda
La vita di uno
Yogi dell’Himalaya
Baba Lokenath

"Se sapeste quanto siete amati, morireste per la gioia" dice il mistico. I santi
sono strumenti primari dell'amore di Dio per noi. Il nostro compito è quel-
lo di aprirci - di aprire il nostro cuore e la nostra mente - alla loro realtà.
È indispensabile strappare il velo dell'illusione che ci fa credere che siano
distanti: sono veramente sempre con noi e ci chiamano ad una più profonda
intimità.

Il nostro mondo di oggi è attivamente benedetto da uno dei più grandi


santi dell'Himalaya, un uomo di Dio, Baba Lokenath Brahmachari. Baba è
vissuto dal 1730 al 1890 - un periodo di 160 anni, che pur essendo difficile
da credere per una mente occidentale, è piuttosto comune tra i grandi Yogi.
Le pagine di questo libro non contengono soltanto le promesse e gli inse-
gnamenti di Baba, gli aneddoti della sua vita e le spiegazioni della sua impor-
tanza per voi. Lo spirito di Baba vive in queste pagine: approfittate di questo
dono. Concedetevi il tempo di aprire consapevolmente il vostro cuore a
Baba come a una presenza vivente. Quando sentite una dolce presenza di
luce, emozioni profonde o elevate, appoggiate per un istante il libro sul
vostro cuore. Discendete a un livello più profondo, tuffatevi nei vortici invi-
sibili della vostra anima e bagnatevi nella grazia del momento che vi è stato
dato. Sintonizzatevi su ogni corrente sottile di luce e colore, sulle sensazio-
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Edizioni Laris ni, le immagini e le impressioni che evoca-


Giorgio Cerquetti no. Coltivate la consapevolezza della presen-
Il grande gioco cosmico za di Baba anche durante tutta la giornata,
La filosofia eterna degli spiriti liberi mentre svolgete il vostro programma quoti-
diano e adempiete alle vostre responsabilità.

Questo libro parla liberamente della vita, la vita intesa come intenso amore
per il Grande Gioco Cosmico che ognuno di noi vive, più o meno consapevol-
mente, in una successione che si estende nel corso di più vite e che compren-
de innumerevoli forme e variegate manifestazioni mentali. La vita è un viaggio
spirituale che non ha mai avuto inizio e non avrà mai fine - in questo momen-
to stiamo vivendo un’esperienza umana su questo meraviglioso pianeta. La feli-
cità e la qualità di questo soggiorno dipendono dal nostro livello di coscienza,
elevarsi spiritualmente vuol dire conoscere se stessi in modo aperto, onesto,
sincero, senza vincoli dogmatici od obblighi di appartenenza. Non esiste un’u-
nica via esclusiva, molte sono le vie, tutte piacevolmente percorribili se ricor-
diamo la nostra vera natura originale di SPIRITI LIBERI; per conoscere se stes-
si ci vogliono curiosità e coraggio, e il risultato è magnifico: “CHI CONOSCE
SE STESSO, CONOSCE L’UNIVERSO”. Siamo un universo in miniatura, in
noi sono rappresentate, in miniatura, tutte le forze che si muovono nel cosmo
infinito.
Le parole chiave di questo libro di amore e filosofia, da leggere con la mente
aperta, il cuore sereno ed un atteggiamento innocente, libero da giudizi e ana-
lisi conclusive, sono sette :
LIBERTÀ - AMORE - ENERGIA - RELAZIONI
CONOSCENZA - CONDIVISIONE -
CONSAPEVOLEZZA.
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Edizioni Laris
Giorgio Cerquetti
La prossima vita

Come vivere bene questa vita, ricordare le precedenti e programmare feli-


cemente la prossima.
Questa guida spirituale pratica è molto utile per conoscere se stessi e pro-
grammare consapevolmente le prossime incarnazioni. Se non ci mettiamo nella
giusta condizione di scegliere la nostra direzione post mortem, il nostro viaggio
sarà inevitabilmente guidato dai desideri e dai condizionamenti della mente
subconscia.
Il procedimento si divide in tre fasi: conoscersi, deprogrammare e riprogram-
mare. Essere onesti e sinceri con se stessi ci darà il potere di conoscerci, la voglia
di cambiare attiverà il coraggio di deprogrammarci dal negativo, il desiderio di
progredire ed essere felici rappresenta poi l’essenza vitale della riprogrammazione.
La reincarnazione, da millenni accettata come un dato di fatto in molte parti
del mondo, negli ultimi trent’ anni si è fatta strada anche nella cultura occiden-
tale. In America molti terapisti e psichiatri hanno cominciato ad interpretare
molti disturbi psicosomatici come pendenze ereditate da esistenze anteriori.
Se dopo la morte non c’è niente dimenticherete tutto (anche questo libro).
Se il viaggio continua la conoscenza esposta in queste pagine vi tranquillizze-
rà ed illuminerà il vostro cammino.
Buona lettura e buon viaggio!
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CD per chi ama corpo, mente e spirito

Vi consigliamo una serie di CD fatti da Giorgio Cerquetti con la collabora-


zione musicale di Capitanata.
Ogni Cd segue le direttive di questo libro è una particolare meditazione gui-
data che vi porta a conoscere meglio i Chakra, la Kundalini e il vostro campo
energetico. Se non li trovate in libreria potete richiederli direttamente all’au-
tore.

CD1

Giorgio Cerquetti, musiche Capitanata


L’ENERGIA SPIRITUALE,
L’ENERGIA CHE GUARISCE
Suoni e parole per guarire il corpo e liberare la mente
I pensieri e le emozioni sono l’essenza stessa della vita. Da migliaia di anni
l’Umanità esprime attraverso le vibrazioni sonore ciò che vuole (i pensieri) e
ciò che sente (le emozioni).
Questo CD presenta un metodo facile e innovativo di guarigione e miglio-
ramento della qualità della vita, un insieme armonico di musica e affermazioni
positive. Nel Siddha Yoga Himalayano una delle meditazioni più potenti è
quella accompagnata da vibrazioni sonore che purificano ed elevano il ritmo
vibratorio della mente.

CD2

Giorgio Cerquetti, musiche di Capitanata


CHAKRA
Un grande potere è in ognuno di noi.
Vibrazioni sonore per facilitare il flusso naturale dell’energia vitale

Tutte le scritture sacre, dai Veda alla Bibbia, parlano dello straordinario e
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miracoloso potere divino del suono.


Oltre all’anatomia fisiologica esiste un’altra anatomia energetica costituita
dai chakra.
Questo CD ha come obiettivo l’alleggerimento e l’attivazione consapevole
dei chakra, i vortici energetici che costituiscono il nostro vero essere. Siamo
eternamente un centro individuale di energia intelligente sensibile a pensieri,
emozioni e vibrazioni sonore. Meritiamo la buona salute, il piacere e la gioia.
Questa meditazione guidata ti accompagna nel sublime viaggio della consa-
pevolezza, in ogni momento possiamo cominciare ad usare il nostro grande
potere personale, con una buona attitudine è possibile elevare la kundalini, l’e-
nergia vitale, e sincronizzare tra di loro i chakra. È semplice se accetti di diven-
tare la persona felice ed amabile che meriti di essere. La divinità è in te da sem-
pre, attende solo di essere risvegliata.

CD3

Giorgio Cerquetti e Gayatri, musiche Capitanata


TANTRA
Energia maschile ed energia femminile in armonia.
Meditazione tantrica sull’armonia e l’amore

Tantra vuol dire liberazione (tra) estesa (tan).


È un’antichissima pratica spirituale himalayana basata su gesti, vibrazioni
sonore e meditazioni, che mira all’uso olistico di corpo, mente e spirito, visti
come un’unità equilibrata e inscindibile. Ascolta i suoni e le frasi contenute nel
CD con calma, gentilezza e attenzione, favorirai l’unione armonica tra l’emi-
sfero sinistro (maschile, logico, razionale e sede del pensiero) e l’emisfero destro
(femminile, creativo, sensibile e sede delle emozioni).
Durante l’ascolto puoi essere da solo o in compagnia, ogni tanto oltre ad
ascoltare prova a ripetere queste affermazioni positive. Le parole vanno pro-
nunciate con grazia e buona attitudine, senza fretta e senza paura di fare bella
o brutta figura.
Non deve essere solo una recitazione tecnica ma una vera meditazione, leg-
gera ed intensa, un gesto di amore e di apertura del cuore.
I sessi sono identità che non vanno viste come opposte e rivali ma come real-
tà complementari in grado di produrre nello stato di unione stati superiori di
coscienza.
Siamo tutti, nessuno escluso, esseri unici ed amabili, con molte buone qua-
lità che non utilizziamo solo per mancanza di conoscenza e di pratica.
Pensieri ed emozioni ripetute creano le abitudini, le abitudini ripetute costi-
tuiscono il carattere. Siamo tutti invitati a creare nuove abitudini meraviglio-
se e ad entrare con gioia nel GRANDE GIOCO COSMICO DELLA VITA.
Buon ascolto, buone vibrazioni e buona comunione energetica.
La riconciliazione consapevole tra sessualità e spiritualità porta alla pace
mentale e all’estasi naturale. L’energia vitale se viene attivata con amore ed
armonia non produce mai effetti collaterali negativi.

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