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MUSEOLOGIA

28/02/2023
Possiamo iniziare a parlare di storia del collezionismo già dal mondo antico in modo simbolico.
Con la nascita del Louvre che segna la costituzione del museo legato a progetto politico, legato
ad una identità nazionale, legata all’idea stessa della cittadinanza. Museo legato alla
formazione del cittadino. Scelta collezionista e Museologia è legata ad un certo obiettivo
culturale, ad una certa rappresentazione della cultura. Musei sono contenuti della narrazione,
si racconta una storia che può esser diversa in base a chi concepisce questa storia, a chi la
elabora. Decolonizzazione dei musei, rivisitazione completa degli allestimenti, mira a
produrre un messaggio differente.
VISITARE MUSEI!!!!!!!!!!!!
Cosa è un museo?
Un luogo di tutela oppure un luogo di incontro o confronto.
Nuova definizione di museo secondo l’ICOM, international council of museums, ha sede a
Parigi che raccoglie una grande parte di musei.
2007: nel 2007 indica la precedente definizione di museo.
2019: conferenza di Kyoto durante la quale si è proposta una nuova definizione che si è però
bloccata, ha generato una spaccatura all’interno della comunità iCOM, perché è stata ritenuta
troppo innovativa, per alcuni eversiva, non applicabile secondo alcuni paesi membri tra i più
influenti (Francia)
2022: dopo un lungo processo di dibattito, di riflessione, 18 mesi di lavoro, si è arrivati ad una
nuova definizione condivisa che è stata approvata nel 24 agosto con una larghissima
maggioranza.
La precedente definizione recitava “ il museo è una istituzione permanente, senza scopo di
lucro, è a servizio della società e del suo sviluppo, è aperta la pubblico, che effettua ricerche
sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le
conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e
diletto”. Definizione molto politically correct, poi considerata inadeguata per i nostri tempi,
perché il museo compensa alcuni bisogno della nostra società che altre istituzioni non
colmano. È ovvio che la definizione di musei evolve.
ICOM orienta e suggerisce, da delle indicazioni, poi sta a ciascuna nazione cosa trasformare
in una legge.
MIBAC accoglie i suggerimenti dell’ICOM, all’articolo 1 DM 23 dicembre 2004, riprende la
definizione ICOM con la precisazione “promuovendone la conoscenza presso il pubblico e la
comunità scientifica”, da importanza alla funzione educativa e didattica, che non è solo un
servizio al pubblico, ma è una politica cultura, quale didattica deve offrire il museo al publico,
deve essere inclusivo, creare alleanze con le scuole, le comunità; da importanza anche
all’accoglienza, all’inclusione, questi principi vengono assolti dalla funzione educativa e
didattica del museo.
A Praga viene accordata una nuova definizione nel 2022 “il museo è una istituzione
permanete senza scopo di lucro e la servizio della società, che effettua ricerche, colleziona,
conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale ed immateriale. Aperti al pubblico,
accessibili ed inclusivi, i musei promuovo la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano
eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze
diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisone di conoscenze”.
“Interpreta”, il patrimonio si trasforma in virtù della nostra narrazione, attraverso il
patrimonio racconto l’identità di un popolo, di una nazione, compio delle scelte. Quale criterio
scelgo per decidere cosa va nei depositi? Ci sono tanti motivi in base a chi sceglie, quindi
esporre è un atto critico diceva Argan, ma anche un atto politico, interpretativo.
“Accessibili”, non è solo aperti a tutti, ma significa rendere comprensibile a tutti (didascalia).
I musei promuovono la diversità e la sostenibilità, la diversità come valore, come ricchezza,
per sostenibilità si intende anche sostenibilità sociale.
“Eticamente”, molto importante, in modo corretto che segue un principio di valore e di
rispetto, ma non lo fanno da soli lo fanno coinvolgendo il pubblico, le comunità.
Il museo deve fare l’esperienza, esperienza anche redazionale ed emotivo, devono essere
diversificate e le esperienze, per l’educazione ed il benessere, il piacere.
Definizione molto diversa al 2007, ma più moderata rispetto a quella del 2019 di Kyoto. “I
musei sono spazi democratizzanti, inclusivi e polifonici per il dialogo critico sul passato e sul
futuro. Riconoscendo e affrontando i conflitti e le sfide del presente, conservano reperti ed
esemplari in custodia per la società, salvaguardano ricordi diversi per le generazioni future e
garantiscono pari diritti e pari accesso al patrimonio per tutte le persone.” Definizione molto
coraggiosa, questa proposta è stata presentata da un piccolo gruppo di delegati di iCOM,
questo tipo di proposta no è stata accettata anche perché non è stato un processo
democratizzato. È stato un errore procedurale. C’era bisogno di una maggiore collaborazione.
Si è scelto un sistema più complesso e democratico.
A seguire della vicenda, si è scelto un nuovo metodo. È stato scelto un comitato internazionale
con rappresentanze molto variegate, tutto il mondo era rappresentato. Il comitato ha fatto
delle proposte che sono state trasmesse a tutti i comitati nazionali ICOM, che chiedeva un
parere sulla scelte delle parole, cosa fosse importante inserire.
C’è un osservatorio dove si possono vedere i termini scelti nelle varie parti del mondo. C’è
una geopolitica dei musei anche perché chi gestisce i musei sono dei soggetti politici, e
possiamo capire alcune dinamiche tra società e cultura, le varie dinamiche anche tra le varie
culture.
La parola ricerca è stata molto votata, c’è una difesa corporativa da parte degli esperti de
settore.
Le parole scelte dai vari paesi sono:
- Inglesi: decolonizzazione, co creazione, responsabilità
- Spagnolo: interculturalità
- Francia: sacro
- La parola ricerca è stata scelta al 100% dagli europei e il mondo arabo, (nel mondo
arabo museo come soft powder).
La parola interpretazione nel mondo americano è stato scelto al 100%, nell’estremo oriente
nel 29%. Due mondi molto diversi.
Il mondo africano, sud americano, ha scelto la parola educazione all’82%.
Inclusive, equità, comunicazione, valori accomunano tutto il continente americano.

03/03
LEZIONE 2
Riprendiamo dalla nuova definizione di museo secondo l’ICOM sottolineando gli aspetti
metodologici che hanno portato a questa nuova definizione e anche sottolineare la
prospettiva che abbiamo definito Geopolitica e POSSIAMO ANCHE dire storico culturale CHE
SOTTENDE IL PROCESSO DI ELABORAZIONE E DIBATTITO della nuova definizione di museo.
Abbiamo citato alcuni documenti condivisi su classroom dei comitati internazionali ICOM che
hanno portato ad un’opera di selezione di termini e concetti che oggi ispirano la definizione
di museo contemporaneo; quest’ultima è stata valutata da molti commentatori come troppo
mite, troppo poco coraggiosa perché abbiamo visto la prima proposta del 2019 discussa a
Kyoto ma anche sospesa perché appariva certo più decisa, aperta, politica nel senso di
cambiamento ed essere rilevanti però questa nuova definizione di male poteva essere troppo
difficile da applicare per due motivi:
1. ICOM Italia > non era a favore della definizione di Kyoto perché un cambiamento
troppo radicale avrebbe portato difficoltà per gli stati intenzionati a tradurre la
definizione in termini legislativi. La de finzione del codice dei beni culturali sposa
appieno la definizione del 2007. Quindi ICOM Italia sosteneva che una proposta come
quella di Kyoto fosse inapplicabile nella sua radicalità, nel suo essere cosi dirompente
poteva risultare inapplicabile e intraducibile in termini di legislazione
Nazionale.L’ICOM e’ molto rappresentativo nel mondo dei Museo, chiunque si occupa
di museo fa parte del gruppo ICOM perché la casa ICOM e’ molto importante, si
stabiliscono i rapporti > e’ un enorme comunità di pensiero ma non ha rilevanza di
termini giuridici. Quindi se ICOM stabilisce una nuova definizione sta ai politici poi
recepire queste indicazioni e tradurle in termini giuridici / legislativi. Quindi se sono
inapplicabili perdono di forza.
L’ICOM Francia sara’ anche più dura dell’Italia.
2. Tra le motivazioni di questa difficolta c’e anche che ICOM ha pure le sue ombre > e’
una CORPORAZIONE > c’e una difesa di ruolo ovvero le persone che lavorano
all’interno dei musei. > la modifica delle funzioni garantite nei musei. Stigmatizzare e’
sbagliato, ma mettere i piedi per terra e’ opportuno.
La definizione di Praga cerca di essere una via di mezzo e proprio a ICOM Praga era una
commissione internazionale con le rappresentanti di tutto il mondo. Una collega Africana fece
un intervento molto interessante> “questa def. crea le condizioni per poter perseguire gli
obiettivi di democratizzazione del museo ,per questo voto si per questa definizione”.
Con questo discorso apre la strada per l’approvazione unanime della definizione. La casa
ICOM e’ interessante per questo è uno spazio dove è possibile ascoltare voci diverse.
Quest’occasione di scambio sara’ il punto di partenza del corso.
Abbiamo vito che ricerca ed esporre e’ al cento per cento per Europa e paesi Arabi; Il Canada
e’ molto importante all’interno della realtà dei Musei. Nord America ( canada e usa ) danno il
cento per cento alla ricerca ma per loro e molto importante tutto, mette tutto allo stesso
livello ( educazione, interpretare, preservare, conservare, collezionare).
-> Interpretare non è banale, bisogna fare uno sforzo in più > andare incontro a un
interlocutore > tipico del Museo Dialogante Democratico moderno> l’Europa lo mette al 39
per cento.
Noi scopriremo che il Museo educativo fiorisce in Inghilterra, a Londra con quel che sara il
Victoria and Albert Museum e approderà negli USA nel 1870 con il Metropoltan di NY > uno
dei momenti più interessanti. Al primo posto nelle preoccupazioni dei primi musei della Costa
orientale degli USA sara’ il ruolo educativo e faranno due cose superando subito l’Europa:
1. ragionare sul valore sociale;
2. ragionare sull’interazione nella società ( per es. con i centri commerciali dell’epoca, dove l
esposizione degli ogg. riprendono i musei ) > una bellezza che diventa esposta ma da
comprare. > questa è una particolarità solo della sfera museale dell’ interagire con il presente.
Il sottotitolo della conferenza di Praga “ The power of museum “ > quell’essere “moderati” è
stato subito compensato dalle direttive dei panel , l’insistenza sul ruolo e la capacità di entrare
nella società; oltre a questo sono state tracciate 4 linee:
1. Purpose > lo scopo - musei e società civili;
2. Sustanability> la sostenibilià/ > uno dei grandi obiettivi dei musei sopratutto in
termini sociali > musei e resilienza. Questo termine e stato applicato nell’ambito del
museo, durante la crisi del Covid hanno resistito e si sono rigenerati, tutti si sono
trovati da casa a frequentare e interagire nelle piattaforme dei musei;
3. Vision > visione > il museo deve essere portatore di progresso e miglioramento >
Museum and leadership > E’ una questione cara nei musei una buona leadership
,quale essa sia se pubblica o privata ecc, il ragionamento quindi e’ giusto, molto
coerente.come sono organizzati i musei = ( Galleria degli Uffizi )
● DIREZIONE
La segreteria,protocollo,consegnatario,legale
● I VARI REPARTI direttivi ( amministrativo,architettura/paesaggio, collezioni, educazione,
vigilanza)
Un sistema un po antico > nel 2004 nel Victoria and Albert Museum ci sono più funzioni e si
parla di apprendimento ( molto diverso dall’educazione ) “learning” > un’esperienza. Io creo
le condizioni con cui tu puoi imparare. All’interno di questa definizione c ‘e un focus sui
bambini ,le funzioni legate all’accesso legate alle comunità ( notiamo la modernità che si
aveva già nel 2004 ) ,una funzione Cultural Policy ovvero una politica culturale che e’
fondamentale perché tutto questo fa parte di una politica educativa e culturale; che museo
voglio essere? democratico ,nazionalista? inclusivi? allora bisogna crearne le condizioni.
Organigramma di organizzazione museale studiato da Itaca
Questa verticalità’ si rompe per ridirigere un’organizzazione concentrica dove il direttore e’
centrale, certo, pero’ non significa stare sopra agli altri che stanno intorno > c’e un
atteggiamento diverso. Accanto al direttore ci sono tutti gli altri organi di staff che hanno una
funzione di coordinamento
Organaigramma Oakland Museum of California staff organizational ( a fiore ) > al centro c’e il
rapporto con il pubblico.
4. Delivery > il rapporto con le nuove tecnologie > Museums and the new technologies
Per chiudere la questione sulla conferenza di Praga del 22 in sintesi i termini usati e
menzionati da almeno il 30 per cento dei comitati nazionali e le parole non considerate
/accolte + le dimensioni d’azione nella definizione di ruolo/entità. Bisogna
destrutturare la funzione del museo.

For main areas of action > Collection,conservation/preservation,research and


display/exhibition; per es. i Musei vaticani continuano a comprare ( hanno una sez. di arte
contemporanea )
piccolo sondaggio > scegli una parola da associare al museo.
● Cultura
● Opportunità
● Educazione > dovrebbe essere unito alla parola “ricerca” >perché la scienza dell’educazione
e arricchita da una continua ricerca pedagogica.
La priorità dei musei di oggi/report AAMD:
1) ampliare e rinnovare gli spazi espositivi;
2) Raggiungere nuovi pubblici > per es. i nuovi cittadini ( progetto Zambianchi ) >il
museo e’ un luogo di accoglienza. Per es. gli anziani ,un pubblico sul quale si dovrebbe
lavorare molto di più , loro potrebbero ma sono scomodi e faticosi, non tutti hanno avuto la
possibilità di studiare e non hanno gli strumenti. Tutte le categorie di pubblico sono
importanti, però anche gli anziani non sono da non dimenticare.

LA STORIA DEL COLLEZIONISMO E DEI MUSEI COME STORIA DELLA CULTURA


Def.Mseologia > si individuano due posizioni prevalenti
1. Museologia come organizzazione/gestione, ambito multidisciplinare > viva, presente.
Quella di oggi, gestitiva.
2. Museologia come approccio teorico alla dimensione conservativa, che tende a
leggere e interpretare anche in senso filosofico il fenomeno del museo.
Dovrebbe occuparsi sia del presente che della storia delle collezioni, bisogna avere entrambe
le competenze. Per questo e’ un rapporto tra passato e presente.
Museologia è la scienza dei musei. Conoscerne lo studio della storia e delle origini dei musei,
il loro ruolo nella società, gli specifici sistemi di ricerca, conservazione, educazione e
conservazione, educazione, organizzazione, i rapporti con l’ambiente circostante e la
classificazione delle diverse tipologie di musei.
Museografia si occupa dei metodi e delle pratiche che si esplicano nei musei, in tuti i loro
aspetti in modo specifico dell’allestimento e architettura. ( def. UNESCO )
Ci vogliono entrambi, architetto e storico dell’arte.
Il Museum Studies di Leicester > l’essenza vera della professione che si esplicita nel museo
sta nel ruolo del museo all’interno della società, una visione che punta l’attenzione sul ruolo
della mediazione.
Dunque, la museologia fa incontrare la pratica della conservazione, la gestione concreta della
cultura materiale e la sua interpretazione storica e culturale:
• la contestazione del 68 in Francia > il museo e oggetto di una revisione concettuale
complessiva, che punta a superarne l’idea e ad aprire l’istituzione al sistema sociale;
• in ambito anglosassone una funzione più didattica ed educativa, a partire dagli anni
80/90 il museo si libera dall’immagine di museo sacro, di tempio per essere sempre
più luogo aperto al dialogo e al dibattito;
• fino ad arrivare alla def. più attuale ,la definizione di globale/inclusivo/aperto > VOCE
DELLA PLURALITÀ.
Ci sono 4 dinamiche per parlare di musei e la loro storia:
1. Contesto > che società opera negli anni in cui si costruisce un museo( 800 > Nazione e
appartenenza, un dispositivo politico e culturale che ha la funzione di rappresentare
popoli, costruzione linguista e patrimoniale);
2. L’apparato ideologico/filosofico > il Louvre nasce perché è un’espressione della
Rivoluzione Francese, alla fine del 700;
3. Analisi delle collezioni > l’interno delle raccolte e come vengono conservate e
proposte;
4. Ciò che viene fatto dal museo al visitatore > le operazioni esterne al museo.
Uno sguardo critico > Cos’e una collezione ? C’è una scelta, per esempio Scipione Borghese,
adattata alle condizioni opportune. Le opere non sono assemblate, si può parlare di storia
degli oggetti culturali che spesso produce un nuovo significato. La stessa opera all’interno
della collezione può mutare il suo significato. Accostata ad altre opere può mutare. Noi
dobbiamo indossare occhiali diversi quando studiamo museologia.
Nella collezione Borghese appunto la collezione muta ne tempo, nel 700 l’allestimento viene
modificato ed è quello di oggi dell’architetto Asprucci. Dobbiamo congelare nel tempo le varie
fasi del museo.
Museo come metafora = figlio di una visione del mondo e di una idea di conoscenza.
All’interno della collezione Giustini troviamo L’Amor vittorioso di Caravaggio alla fine del
percorso e il proprietario lo copriva con un drappo verde e lo scopriva davanti al suo visitatore
eccellente, proprio perché aveva una significato preciso, atto di svelamento, scoperta e
stupore.
Sempre nella collezione Giustiniani, una collezione di sculture molto copiose, sappiamo che
nel corso dei secoli questa aggregazione muta all’interno, all’epoca di Vincenzo Giustiniani
erano una accanto all’altra quasi a raccontare scenette mitologiche, il collezionista giocava
creando letteralmente della scene con un approccio giocoso, abbiamo l’inventario del 1638
che ci aiuta a capire l’approccio museografico.
150 anni dopo abbiamo un altro inventario che ci descrive la stessa sala con le stesse statue
non più disposte in maniera giocosa, ma più tipologico e moderno, per gruppi, un impianto
di tipo illuminata.
Sono due visioni diverse ,alla fine del 700 con l’illuminismo si cataloga l’antichità, in questo
senso il museo è un’espressione di una mentalità, quando studiamo una storia dei musei
abbiamo l’opportunità di ricostruire il passato e anche l’uso della cultura in determinati
momenti storici.

La Questione Teorica -> la collezione ,il museo:


1. La raccolta degli ogg. come forma di conoscenza e affermazione dello status = Studio
e memoria;
2. Visibile e Invisibile ( l’oggetto semioforo { esperto di museologia, Pomian dice che l
oggetto diventa una reliquia e sopratutto viene custodita e può entrare nella
collezione perdendo la sua essenza originale ,ad es. la bottiglia ma anche la Pala
d’Altare }> ogni ogg. esiste di per se ma anche per i suoi significati che gli spettatori
posso riconoscere) = Lo studiolo e la collezione;
3. Identità collettiva, rapporto con il passato, appartenenza = IL MUSEO.

07/03
LEZIONE 3
The Living Museum = libro per esame
K.Pomian , Collezionisti, amatori, curiosi, Parigi, 1987 -> Pomian guarda l’opera d’arte come
dispositivo culturale > che chiama semioforo -> capacita di trasmettere significato (portatore
di significato) i soggetti semiofori stanno dentro la collezione > presuppone un architettura
culturale di significati che da valore alla produzione stessa.
Tutti noi abbiamo oggetti a cui attribuiamo un legame particolare > se lo guarda qualcun’altro,
invece, non dice nulla. Questa micro realtà può valere anche a livello di civiltà e quindi come
macro cultura. Alcune culture possono ritenere semiofori alcune collezioni piuttosto che altre.
Quando facciamo la Storia del Collezionismo > se è una collezione occidentale Rinascimentale,
approssimativamente ne abbiamo le coordinate.
Es: Collezione di Vincenzo Giustiniani, Roma, 1600 > dedicate in parte a Caravaggio e al
Caravaggismo; ci si chiede quale siano le coordinate del committente, dove erano custodite
le opere di Caravaggio e come erano abbinate tra di loro -> nella Stanza dei Filosofi {delle
morti storiche} -> bisogna vedere la Biblioteca del collezionista > per capire una collezione
privata bisogna capire la personalità del proprietario.
La storia della collezione non è addizione delle opere all interno > ma del loro stare insieme >
hanno assunto un’altro significato. Vincenzo G. aveva testi filosofici antichi e moderni sullo
storicisimo nella sua biblioteca -> grazie a questo si capisce il legame tra gli oggetti che sono
stati associati per esprimere un significato preciso.
Pomian ragiona anche molto sul rapporto all’entità Visibile e Invisibile , l’oggetto collezionato
perde il proprio valore d’uso ,pur mantenendo un valore di scambio.
L’oggetto semioforo ha perso il suo significato d’uso -> assume un nuovo significato > svolge
una funzione di collegamento tra mondo invisibile e visibile > patrimonio di significati
portatore + l’oggetto concreto e visibile -> bisogna indossare i panni del collezionista.
L’oggetto collezionato ,sottratto alla sua funzione ,caricato di un significato aggiuntivo e
portato all interno della collezione ma ha anche una funzione attrattiva > l’ultimo passaggio
riguarda la storia dei pubblici.
Nel caso dei corredi funebri dell’antichità, lo sguardo è quello dei defunti, ai quali si assicura
la presenza di ammirare oggetti preziosi per l’eternità.
Chi andava a vedere la collezione di Giustiniani? Aveva un gusto di suscitare la sorpresa >
aveva coperto l’Amor vincitore di Caravaggio sotto un drappo verde > lo svelava al termine
della visita.
Un museo quale tipo di effetto può causare sui visitatori?
1. Formare il gusto e orientarlo -> ciò che deve essere conservato e ciò che non deve
essere conservato > gli ogg. nei musei sono preziosi;
2. Rappresentare le identità > ruolo politico dei musei;
3. Contribuire alla memoria collettiva -> come e cosa deve essere ricordato. > pensiamo
ai Musei Memoriali. -> Museo Shoa a Berlino = segna un dovere di ricordare, di non
dimenticare -> l’arte come mediatrice > qui troviamo un’opera potente di un’artista
Israeliano “ folle cadute “ di Galishman >un’istallazione commuovente e traumatica (
fanno rumore i dischi di metallo passando sui volti della società > e’ lacerante >
l’Umanità schiaccia l’Umanità ) ;
Il museo memoriale deve fare una scelta > 1 Esporre un Trauma -> potrebbe violarne una
necessaria dignità; 2 Evocativo > scegliere pochi ogg. o opere d’arte mediatrici e stimolare la
commozione ( A Hiroshima).
L’opera d’arte e l’oggetto collezionato all’interno del museo ha quesa funzione di filtro e
mediazione, secondo Pomian, tra la dimensione visibile ed invisibile. Il linguaggio che l’opera
esprime è quello che usiamo noi per spiegare, l’opera stessa lo rende possibile, in generale la
funzione dell’opera d’arte è quella di operare attraverso:
• lo Spazio
• il Tempo
-> Ad es. l’Anfora Attica la conservo nella mia collezione e la guaderò attraverso molti punti
di visto, mi commuove il suo essere un’oggetto capace di evocare la Grecia classica e la
dimensione dell’antichità, che per la nostra cultura sarà sempre la culla della società. E’
corretto affermare che la collezione è un espressione dello sforzo, dell’impegno di un
individuo o comunica dare ordine alle cose dell’universo.
Il Museo esprime una certa versione del mondo -> la collezione come il museo orienta un
gusto culturale ed e’ un aggregazione -> gli oggetti oltre a essere scelti ecc poi viene
organizzata > per questo ci interessa -> come sono disposti gli oggetti? in modo cronologico
o tematico? attraverso categorie ?
Andrea Emiliani -> la museologia come estensione operativa della storia dell’arte che rivolge
allo studio del museo e utilizzando gli stessi metodi della storia dell’arte li estende ai metodi
di conservazione.
• Storia del gusto > e’ fondamentale e riguarda la circolazione delle opere d’arte ; I
musei e ele collezioni sono decisive.
• Trasmissione di modelli > se studio Caravaggio e so che le sue opere sono state in parte
realizzate in un tempo che aveva accesso a un determinato patrimonio, e’
fondamentale capire quale fosse il repertorio di immagini di opere ai quali poteva
accedere e formare il proprio gusto > Caravaggio ha guardato l’antico si spiega con la
disponibilità di opere d’arte antica delle collezioni Romane del primo 1600 ->
collezione Giustiniani ci fa capire molte cose; se un mecenate ospita nella sua casa
opere > mette a disposizione questi modelli per gli artisti ,ed e fondamentale -> certi
collegamenti che noi facciamo spesso si facevano gia. La storia dell’arte si fa attraverso
lo studio degli oggetti.
• Elaborazione del canone > le conoscenze irrinunciabili -> Viene definita dalla critica e
dei Musei > esporre o non esporre e’ un atto critico. Il Canone che abbiamo noi oggi
non e’ lo stesso dei precedenti.
• il rapporto con la classicista -> naturalmente possedere opere dell’antichità significava
entrare in contato con questa dimensione di identità, alimentava un senso di
appartenenza, riconoscendo il rapporto, riportandolo in vita -> Isabella D’Este > lei
mise a confronto l’Antico con il Moderno > lei e’ la PRIMA COLLEZIONISTA MODERNA.
Isabella si interessa alle opere della sua contemporaneità , confrontava stilisticamente gli
oggetti d’arte e i dipinti > uso dell’opera, valore estetico e simbolico moderno. > Lo troviamo
in seguito
La storia dei Musei e la storia del collezionismo può essere considerata:
• Fenomeno Antropologico >rapporto con la memoria > La donazione di Sisto IV 1471
al popolo Romano > la scelta degli oggetti definisce un patrimonio condiviso-> nel
1471 dona questi ogg. che inaugureranno i Musei Capitolini > questi simboli vengono
associati all’appartenenza del popolo alla città;
• Fenomeno Storico Culturale > la selezione > forma della conoscenza -> Museo
Olandese di Henkeusen > raccolta di oggetti naturalistici come tartarughe e scheletri animali,
la sua disposizione è un microcosmo per rappresentare il mondo naturale;
• Fenomeno dei processi culturali > Collezione Giustiniani : dipinto di Luca Cambiaso
1570 > dipinto che Gherardo delle Notti dipinge nel 1617 > lo ha visto in collezione,
essendo amico di Vincenzo Giustiniani;
• Fenomeno sociale > influenza il gusto estetico e culturale e guida il nostro approccio
verso il passato e il valore della tutela > costruire un Museo significa mettere insieme
oggetti di cultura che aumenta il senso di appartenenza> il Museo di Teheran in Iran >
c’e stato un momento di apertura verso l’occcidente ,prima di Comeini non e stata più
accessibile al pubblico, i cittadini si ribellano;
• Fenomeno Politico > Gran Galeri del Louvre ,dopo la Rivoluzione Francese aperto al
pubblico > viene cambiato il nomee > da Museo Rivoluzionario a Museo Napoleonico
-> propagandistico.
La collezione è una forma di rappresentazione del sapere ed esprime una interpretazione del
mondo e del rapporto tra l’uomo e il mondo.
Citiamo altri 2 teorici identitaria della Museologia.
Eilean Hooper-Greenhill > Inglese dell’Universita di Lenster, già citata ,che indaga i Musei
contemporanei; prima scrisse un libro in Inglese che risale al 1991 “Museum and the shaping
of knowledge “ -> si basa su un assunto teorico di fondo > il museo e una forma di conoscenza,
di un’idea del sapere -> lei si ispira a un libro del 1966 di Michelle Foucault “ Le parole e le
cose,Un’archeologia delle scienze Umane” parla del rapporto di significato delle cose rispetto
alle comunità).
Foucault -> ogni epoca storica ( definisce tre macro categoria > Rinascimentale,Classica 700,
Moderna ) produce una rappresentazione della conoscenza, un episteme => Greenhill la
riscrive > una storia dei Musei dal punto di vista della storia effettiva della discontinuità, aiuta
a svelare nuove articolazioni focalizzandosi su come i musei sono cambiati nel corso del tempo
ma anche in quale e modo e perché alcune pratiche sono state abbandonate, può fornire un
contesto utile a comprendere i mutamenti del tempo presente.
Foucaulte definisce l’Episteme come una struttura che favorisce l’elaborazione di teorie
creando dei modelli disciplinari e delle pratiche discorsive > Museo e’ figlio della propria
epoca. È una struttura, o meglio un sistema che in una determinata epoca favorisce
l’elaborazione di teorie la conquista di conoscenze, creando dei «modelli disciplinari» e delle
pratiche discorsive
La storia delle scienze, per Foucault e’ una storia dei modi che l’uomo elabora per raccontare
la verità e delle strutture di pensiero che ne orientano la.
Per Hooper Greenhill la collezione/museo è una di queste forme di narrazione della verità e
della conoscenza.

Tre modelli
1. Episteme Rinascimentale XV XVII > La conoscenza veniva costruita attraverso la
somiglianza, i sistemi di conoscenza si basavano sul confronto delle manifestazioni
naturali, segni e codici nascosti come chiavi di lettura ( siamo prima e dopo Galileo ) -
> forte compromissione;
2. Classica meta XVII > vengono organizzate per categorie > la conoscenza viene
organizzata > Tassonomie > Con l Illuminismo nasce una classificazione della natura
ovviamente più razionale. C’e un desiderio enciclopedico > e’ una forma di conoscenza
-> il Museo Enciclopedico > Musei Capitolini -> appena entriamo vediamo la Stanza
dei Filosofi, dell’Imperatore.
3. Moderna XIX > cerca di analizzare e mettere in rapporto la società. Grammatica
generale linguistica, analisi delle ricchezze (economia), storia naturale (biologia), una
storia non solo razionale ma anche biologica e dinamica. Emerge una concezione
organica e funzionale della conoscenza, tesa a svelare le ragioni profonde e il
significato reale dei fenomeni e degli oggetti.
Foucault scrive nel 1966 > non si riferisce quindi al Museo della post- modernità > GNAM ad
esempio, un po’ caotico che non ha nessuna di queste caratteristiche. Un’ulteriore visione del
mondo.
LE ORIGINI DEL MUSEO
Il Collezionismo dell’antichità
Gli antropologi del mondo antico si occupano molto del collezionismo di quest’ultimi,
basandoci sulle fonti che ci spiegano come nasce una sensibilità di collezionismo nel mondo
antico. Pomian dice che siamo degli accumulatori, che fa parte della nostra natura. Ci sono
degli esempi agli albori della civiltà, desiderio di raccogliere, riconoscimento dell’alterità, si
conservano oggetti di luoghi lontani, l’esotismo.
Però la prima forma di collezione nasce nel mondo Classico -> legato alla dimensione religiosa
> i Templi erano dotati dei tesori che erano delle aggregazioni di ogg. costruiti all interno della
cella del tempio legate alla divinità.
E’ documentato da Pausania -> sara’ questo mondo a praticare il collezionismo pubblico e
privato; nel mondo Romano troveremo un collezionismo di oggetti preziosi ( Accuse da
Cicerone a Verre ) + oggetti pubblici, magari di nemici ,come simbolo di potere.
Possiamo individuare tre tipologie:
1. Collezioni pubbliche > erano accessibili -> possedute /fruite dalla comunità ( raccolte
votive nei Tempi ) o raccolte organizzate da un significato politico e religioso. A volte
questo tipo di collezione segue criteri estetici ,di gusto > tipico dell ellenismo -> Trionfi
e bottini > il culto di Romolo all’interno del Foro e’ legato all’identità. Ci sono molti
esempi > Pompeo , Cesare e Pollione > lui crea una svolta perché espone opere delle
sue campagne militari con oggetti realizzati appositamente per la raccolta > attraeva
moltissimi visitatori;Agrippa raccomanda di esporre le collezioni -> il problema
culturale etico e politico dell’uso dell’arte > un’arte che nella Repubblica era destinata
al popolo e che invece veniva imbarazzante se finalizzata al singolo non giustificato
secondo il modello etico della Repubblica Romana.Dibattito tra Verre e Cicerone >
cicerone lo rimprovera perché si era appropriato di oggettti usufruendo del suo ruolo
politico come coordinatore di Sicilia. Nell’articolo di Paoletti del 2000 viene esaminato
questo caso politico ed è interessante ciò che viene sottolineato, dice che le collezioni
di Verre dell’arte greca può essere una testimonianza del lusso privato contrastato
dalle leggi santuario. L’episodio testimonia quanto forte fosse divenuta la polemica
interna romana rispetto il collezionismo privato che in quanto tentativo di esclusività
nel possedere il raro, contamina la società. E’ la base della polemica tra Verre e
Cicerone. > Cicerone parla di Brama > lo prende in giro ( ha bisogno di un consulente
che lo aiutavano a capire gli oggetti da acquistare);
2. Collezioni Private > esclusive , riservate a determinate classi ( l’aristocrazia );
3. Collezioni Virtuali > non tangibili -> immaginarie ( letterarie ,prodotte dalla
immaginazione dello scrittore ) o Visuali -> dipinte.

Del mondo antico abbiamo un esempio famoso che riguarda il Tempio di Lindo a Rodi 99 a.C
> vengono elencati gli oggetti all’interno del tempio > 45 voci ( 37 leggibili) molto moderne >
sembra un inventario del 500.
E’ interessante perché c’è scritto:
• il nome del donatore -> Eracle,Minossse ( personaggi mitologici ) o gloriosi come
Alessandro Magno;
• Descrizione del materiale ecc
• lista di riferimenti a opere letterarie ,lettere ,documenti che riportano informazioni
sull’oggetto.
- > capiamo che questa collezione e’ per vantarsi > era un motivo di orgoglio per
l’intera comunità=> senso di appartenenza.
Inoltre, la stele riporta 4 epifanie di Atena : eventi miracolosi che hanno portato la Divinità a
manifestarsi e ad intervenire in favore dei mortali.

J.SHAYA:
"To see the temple as a museum is to see it as a site that conferred authenticity on objects. It
is to see that communities used such objects to express their ideas and interests; to see that
an underlying logic governed collections of these objects; and to see that through these
collections communities reified, affirmed, and broadcast their most cherished beliefs"
(Shaya, 2005)

10/03
LE ORIGINI DEL MUSEO
Abbiamo percorso le eta’ analizzate da Facault -> come punto di riferimento dei musei che ne
sono espressione.
Un collezionismo eclettico -> nel Rinascimento > un modo di guardare legato a riferimento a
elementi estetici,cultura esoterica;
La Nascita del Museo Moderno -> con la Nascita della Rivoluzione Francese > assetti culturali
che ispirano la cultura enciclopedica > organizazione razionale;
Un approccio piu ideologico / dinamico -> nell Ottocento > attraverso la cultura materiale >
sempre piu vicino al nostro sguardo rivolto alla conoscenza;
- Il museo equivale ad una rappresentazione della Conoscenza Abbiamo iniziato a parlare delle
Origini, attraverso esempi celebri
1. Mondo antico / Greco Romano >
> Tempio di Lindo a Rodi > noto grazie a una stele eretta dal popolo di Lindo per celebrare
questi ogg. custoditi nel Tempio, ritenuti elementi di orgoglio e prestigio della città.
La stele ne definisce aspetto e fonti e i presunti donatori > trattandosi di un Tesoro > sono
stati offerti per omaggio a una divinita’. Alcuni di loro erano ritenuti di provenienza di
personaggi del mito > serviva a accrescere l importanza misteriosa del Tempio
Abbiamo parlato dell’accusa di Cicerone -> verso Verre > alla base c ‘e una bramosia , una
forma di malattia e ossessione per il lusso e la bellezza che secondo il codice etico della
Repubblica era incompatibile.
Tutto questo ci serve ad aprire un nuovo livello di riflessione > collegare La collezione ha dei
modelli politico-culturali che costituiscono anche documentazione tra il rapporto tra uomini
e le cose , dei sentimenti che noi leghiamo a questo rapporto con il mondo materiale ; un
rapporto che come abbiamo visto con Pomian, si alimenta di valori e di aspetti invisibili >
quindi in una collezione un oggetto ha sopratutto una funzione di collegamento tra visibile e
invisibile.
Chiudiamo sul mondo Antico ricordando che l Arco di Costantino e’ stato cosi proposto da un
grande storico : Elsner ( si e occupato di tardo antico e primo cristianesimo ) > per lui l’Arco
di Costantino e’ una forma di collezionismo poichè essendo un monumento che nasce
attraverso la compaginazione di oggetti di spoglio accuratamente scelti e disposti al fine di
trasmettere un messaggio ( la continuita con i precedenti imperatori eccellenti per legittimare
la propria presa di potere ) > lo considera un “ dispositivo” quindi un’oggetto finalizzato alla
visualizzazione > con la combinazione dei vari oggetti assumono un nuovo significato
{ l’aggregazione degli ogg. genera un nuovo significato , quindi abbiamo vari livelli di lettura
quando vediamo un museo o una collezione = primo livello, secondo livello che puo essere la
storia, del come viene inserito l’oggeto nella collezione ma poi ci interessa andare a capire
come quell’oggetto e stato utilizzato all;interno di una Collezione , e’ stato isolato? associato
ad altri oggetti? e in che modo? }

Gli oggetti di spoglio ,come l’Arco di Costantino ,che noi sappiamo anche isolare, collocati
all’interno del monumento aprono un nuovo percorso storico-critico e enoi dobbiamo essere
in grado di codificare i vari livelli
Spoglio e culto delle reliquie > alle origini del collezionismo Medievale ( Elsner ) > l’Arco di
Costantino come collezione di originali più antichi e non di copie , il fatto che Costantino scelga
originali e molto importante. L’Originale porta con se un valore anche materiale, legato al suo
essere proveniente da un particolare e documentato contesto.
IL MEDIOEVO
Questo excursus per farci capire che già esisteva questo fenomeno di collezionismo.
Il collezionismo di reliquie e di oggetti Sacri. > la Ricerca di un possesso materiale in chiaro
contrasto con una religione ( il Cristianesimo ) che invita a trascurare e non dare prevalenza
alla vita terrena poiché si è proiettati verso una vita ultra-terrena. Il collezionismo come una
pratica inconciliabile ai principi del Cristianesimo, un po lo stesso principio che vedeva il
Collezionismo inconciliabile con la Roma delle origini ( accusa Cicerone a Verre , legata a un
eccesso di importanza ai beni materiali );
Dunque capiamo bene che la forma di collezionismo ufficialmente accolta ,ritenuta leggitima
nel Medioevo e ‘ legata alla reliquie > durante il Medioevo c’e questa pratica di venerazione
delle Sacre reliquie,dei resti dei Martiri, e che ovviamente aveva una sua declinazione anche
in base a delle gerarchie di importanza ( reliquie che erano state toccate da un Santo, o un
resto umano proprio , il luogo ecc..). Ci sono pochi casi nella prima eta cristiana della
conservazione monumentale,i cosidetti trofei, quindi noi abbiamo moltissime fonti della
presenza,passaggio,trasporto di queste reliquie. Ovviamente c’era un mercato fiorente e in
possesso delle reliquie era anche legato a un esercizio di potere. Le reliquie tracciavano anche
una geografia sacra, del pellegrinaggio > viaggi faticosi che aumentavano lo scambio di oggetti
e narrazioni,oltre che di persone.
Prime testimonianze di comportamenti collezionistici del Medioevo= Difficiolta : pochissime
fonti
atteggiamento controverso della Chiesa rispetto al possesso di beni preziosi ,le reliquie erano
giustificate,ma non gli oggetti preziosi.
>Quando parliamo di Collezionismo occidentale ci relazioniamo al patrimonio Antico, legati al
paganesimo molto spesso.
1. Primo es. : Suger,Abate di Saint Denis -> La bellezza come stimolo per l’esperienza spirituale
e spinta verso il Divino.
Lui è per noi un riferimento perché definisce dal punto di vista teologico attraverso un es.
intelligentissimo,le motivazioni che possono portare un buon Cristiano esponente del clero a
Collezionare oggetti preziosi e esteticamente qualificati.
L’oggetto nella sua bellezza mi avvicina a DIO > L’Arte come manifestazione della grandezza
di Dio > di fatto e’ un medium,che mi avvicina alla purezza di Dio.
} quando per l’amore che nutro per la casa di Dio la grandezza delle gemme talvolta mi
richiama dalle preoccupazionie esteriori e trasportandomi dalle cose materiali alle cose
spirituali [..] allora mi sembra di vedere me stesso abitare quasi in una parte del mondo che
non conosco [..] e mi sembra di potermi trasferire per dono di Dio ,grazie all analogia, da
questa dimora inferiore a quella superiore “ Questo spiega il mecenatismo.

2. Ristoro d’Arezzo ( XIII sec ) La composizione del mondo colle sue cascioni ,1282 ca ed.
critica a cura A Morino.
Siamo alla fine del duecento, in eta’ matura, alla fine del medioevo > sensibilita pre-
umanistica.
Con Ristoro d’Arezzo > vere e proprie collezioni personali e private. Di Ristoro abbiamo uno
scritto del 1282 > descrive una collezione , documenta l’affermazione di un atteggiamento
pre-umanistico verso il collezionismo Antiquario, questo e’ un SEGNO DI SVOLTA perche
collezionare l’antico comportava quelle questioni controverse ( il paganesimo ecc ) e portare
imbarazzi e contestazioni.
Cosa scrive : In quei vasi antichi si trovavano scolpite piante e foglie dei fiori e facevano
smarrire ( diventano pazzi ,presi da una forma di desiderio ) i iconoscitori e i non conoscitori
non ricevevano diletto,li rigettavano via.
-> ci parla della tale ricchezza iconografica di questi vasi antichi ,fa l’esempio di fiori e cosi via,
che suscitavano grande interesse e bramosia nei conoscitori ma non venivano compresi
dall’occhio poco esperto.
E da questi vasi me ne viene in mente uno dove erano scolpiti oggetti antinaturali che i
conoscitori per il loro diletto diventano quasi stupidi (annichiliti) dalla bellezza. Gli incoscenti
li volevano buttare e quando alcuni di questi pezzi entrava in possesso di scultori e disegnatori
o conoscitori, questo oro lo tenevano nelle loro cose piu preziose meravigliati.
E’ interessante perche >
1. Apprezzamento per il pratimonio antiquario > oggetti visti e studiati e conservati perche
sono Belli e perche sono anche Fonte di documentazione;
2. Gia definisce in modo precoce il ruolo del conoscitore e il non esperto , colui che non ha gli
strumenti culturali per apprezare un ogggetto antico
3. attenzione ai non conoscitori
3. Oliviero Forzetta a Treviso > un vero Collezionista di area Veneta
Ci lascia delle note sulla sua collezione ,come se fosse una Memoria elenca alcune cose che
deve fare
- devo chiudere casa e pagare l’affitto e devo portare tutte le masserizie.
- devo chiudere i conti con l’orefice che mi ha fatto [ ..] > e’ un committende
- devo saldare Maeestro Francesco che ha dipinto il Grifone nel mio scudo di famiglia
- prendere alcuni libri ( commenti di Averroe ,ad esempio ) > colleziona libri,ogg. da
committente molto esigente .
- si deve ricordare di ritirare i disegni ecc.
Un testo molto ricco che ci fa capire che questo atteggiamento da collezionista molto radicato
si basava su una rete di artisti e artigiani per far realizzare appositamente delle opere, quindi
questa nota che lui ci lascia documenta l’affermazione di una pratica collezionistica ben
sviluppata nella prima metà del 300 in Veneto > non ci deve sorprendere perché Venezia
come città commerciale e i sui rapporti tra Mare Adriatico ed Oriente, alimentava il mercato
di oggetti antichi e preziosi provenienti da altre terre che potevano acquistare e gli artisti
riprodurre.
1. Interesse pittura contemporanea , menziona Paolo da Venezia
2. Non disdegna l’arte profana
3. Conferma la maturazione di un gusto e una certa competenza Antiquaria , ci parla di
statue monete,bronzetti,putti ecc.
> Cultura pre-umanisitica nel 1335 ,in Veneto.

Queste sono testimonianze che noi conosciamo attraverso queste poche documentazioni
pervenute > servono ad attestare che era una pratica diffusa.
Dallo Scrittorio allo Studiolo > il passo che ci porta all Umanesimo. E’ questa fase pre-
umanistica che ci porta alla rappresentazione del collezionista stesso, ( ad es. Studiolo
Federico da Montefeltro ad Urbino e Isabella d’Este a Mantova e Fancesco I a Firenze piu
tardo)
Due matrici :
1. Origine Classica -> l’Atriolum di Cicerone - spazio riservato ,dedicato allo studio. Allestisce
nel proprio spazio privato un ruolo che anticipa i caratteri dello Studiolo degli umanisti. Isolato
dalla dimensione del negotium,ma finalizzato a un elevazione spirituale attraverso il dedicarsi
ai valori,alla filosofia,al dedicarsi. Deve esseree,quindi,lontano dalla citta’ > lo Studiolo di
Federico da Montefeltro e’ elevato,permette una prospettiva lunga sul paesaggio > questa
lontananza si concretizza nello Studiolo di eta’ Rinascimentale attraverso la vicinanza alla
natura > deve esserci un’apertura. La rappresentazione di uomini illustri come decorazione >
Al di sopra delle tarsie ligne nello studiolo di Federico da Montefeltro. Sono uomini del
passato, della trad. cristiana e contemporanea ( c’e Papa Sisto IV ) -> funzione di
accompagnamento/medium cioe incoraggiano la contemplazione /ispirano l’Umanista
/collezionista verso una riflessione virtuosa ( negli studioli trovermo le Virtu’ ).
In questa fase non e solo un semlice possesso di cose, ma un progetto culturale con una
finalita -> elevazione spirituale-culturale del proprietario> lo studiolo e’e privato,ha una
finalta di autorappresentazione del proprietario, una costruzione di un progetto culturale che
ha bisogno di essere alimentato dalla bellezza di oggetti semiofori e aiutato dai personaggi
illustri. C’erano i piu svariati oggetti come cammei, oggetti preziosi, ritenuti fantastici legati al
mito > il corno d’unicorno.
Il modello Rinascimentale trova le sue radici nella tradizione classica e in
2. Tradizione Cristiana -> si riflette nella Cella monastica - spazio spoglio > luogo isolato ,di
studio, preghiera e riflessione.
Questi due hanno dei punti in comune
1. riferimenti ,motivi di ispirazione > Dio,fede,padri della chiesa, i grandi detentori della
conoscenza,i filosofi/ uomini illustri che ispiravano Cicerone
2. luogo isolato per la contemplazione
PETRARCA = L’interprete migliore di una nuova sensibilità verso la cultura classica che nel suo
pensiero ha due caratteristiche
1. modello assoluto,inarriviabile
2. dev’essere custodita ,conservata e trasmessa i posteri
Questa consapevolezza per la cultura antica incoraggia uno studio rigoroso e filologico, quindi
una conoscenza,uno studio che non si sostanzia solo con la lettura delle fonti scritte ma che
si estende all analisi della cultura materiale.
Attraverso la lettura delle fonti e la comprensione,ricerca ,custodia del patrimonio materiale
antiquario che va osservato ;
Petrarca e anche promotore di un atteggiamento dello studioso che ricerca in maniera
sistematica la contemplazione che si arricchisce dall’isolamento, della solitudine, condizione
necessaria per uno studio proficuo.

Questo approccio che si nutre anche di cultura materiale, la solitudine ecc favorisce -> LA
NASCITA DELLO STUDIOLO.
Esiste una trad. iconografica che rappresenta Petrarca come uomo di studio che sta in uno
spazio isolato dove c’e uno scrittoio,dei libri e c’e una concentrazione sul singolo atto della
lettura e studio .
Un modello iconografico che si arricchisce nel tempo e sarà di modello per una serie di altre
immagini > Tommaso da Modena ,Sala del Capitolo a Treviso } iconografia del Padre della
chiesa simile a quella monastica e molto vicina all iconografia dello studioso d’antichità
Petrarca.
Palazzo d’Urbrino,con Studiolo di Federico da Montnefeltro -> si ispirera a tutto questo,
stiamo parlando di SPAZI DI VITA e ci serve capire come erano arredati e frequentati da pochi
eletti ammessi. ( Isabella studierà un preciso sistema per accogliere i suoi ospiti più illustri nel
suo secondo studiolo sopratutto,moltiplica gli spazi non riservandosi piu solo allo Studiolo+
grotta > spazio che ha una volta a botte che simula una grotta naturale, quasi ad evocare
l’idea dell’antico che esce dalla terra che lei iconserva sfidando il deterioramento del tempo )
;
Nella definizione dello studiolo è importante il rapporto con lo spazio esterno> guarda e
permette di elevare lo sguardo a cio che sta intorno, la stessa decorazione a tarsie ,le vedute
prospettiche >c’e un attenzione paesaggistica ,la dimensione naturale > continuo rapporto
.confronto tra vicino- lontano,dimensione privata -esterna.
Il modello di Petrarca
Solitudine > questo elemento e’ un motivo di elevazione morale e lo studioso deve preferire
le ore notturne perché la notte è particolarmente idonea grazie al silenzio > molto
interessante che Petrarca faccia riferimento all’idea della Turris Speculationis > La torre che
consente di osservare il mondo dall’alto e ovviamente come abbiamo gia detto ,Petrarca , fa
costante riferimento a uomini virtuosi “ i sapienti “ come ritratti,effigi o evocati.
Lo studiolo in questa fase storica sara’ sempre adiacente alla biblioteca,i libri sono una parte
molto significativa e si trovano custoditi in prossimità dello studiolo stesso e in questo senso
l’esperienza di Petrarca e’ indispensabile
3 elementi che Petrarca individua per lo studio virtuoso:
1. il Luogo > spazio dedicato,austero,sobrio dove ci sia solo l’essenziale
2. il Tempo > La notte > l’oscurita e il silenzio.
3. l’ Animo > la disposizione , l’apertura dell’animo che posssa accogliere la
conoscenza e possa trasformarla in un percorso spirituale.
Cosa sappiamo degli Studioli di Petrarca =
1. Vancluse,Francia : abbiamo una descrizione letteraria. Era esemplato su modello di quello
di Cicerone, su un giaridino e poi aveva anche la grotta ( Isabella lo riprende )
2. Arqua’ : spazio di cui abbiamo anche piante,lo possiamo descrivere, che ritroviamo in
un testo di Liebenwein “ studiolo “ ; vediamo una stanza da studio,piccola perche deve essere
raccolto come una cella di un monaco + giaridno esterno + loggia prevista > disicorso della
Torris Speculationis
Liebenwein :
● Uno spazio per Re e Poeti > proprrio Liebnwein suggerisce un collegamento con una
precisa tradizione che si sviluppa nella Francia Francia del Trecento e che ha sorprendenti
affinità con l’esperienza di Petrarca;

● Lo studiolo come celebrazione dell’individuo = testimonianza dell’Antropocentrismo;


● Un nuovo modello iconografico = ne definisce l’iconografia d ello studioso >e’ quella
di colui che si trova impegnato individualmente in uno spazio isolato.
Petrarca,Altichiero,Padova Sala dei giganti 1377 fino a Durer .San Girolamo nello studio.
Il collezionismo Mediceo
Prime forme di collezionismo rinascimentale :
- Italia Settentrionale > esperienza come Oliviero onzetta > collezionismo privato,approccio
pre-umanistiico praticato grazie ai commerci di Venezia;
- Italia centrale > forma di collezionismo letterario ,ideale > lettura dei testi che in un
secondo momento diventera un collezionissmo antiquario.
punti in comune : contatti con il mondo antico
PRIMA MANIFESTAZIONE DOCUMENTATA/CERTA/SISTEMATICA/DINASTICA DI UN
COLLEZIONISMO CHE HA DUE FINALITA’
● PRESTIGIO CULTURALE E SOCIALE > acquisire uno status, per la famiglia di Cosimo de Medici
questa affermazione di prestigio culturale e sociale e fondamentale. > testimonianza della
maturazione del gusto e della sensibilità di una cultura ovviamente riservata a un elite.
Conseguenza di questa prima condizione -> ottenere un ampio consenso politico >
accompagna l’ascesa politica dei Medici -> un progetto preciso attraverso un Collezionismo
quindi non isolato ma anche da mostrare. Avranno un proprio studiolo ma utilizzeranno anche
il Palazzo della Pia larga come spazio di esposizione, lo stesso cortile diventa un luogo di
esposizione. Gia con i Mediici l’idea del Collezionismo si inizia ad aprire alla dimensione
pubblica > esporre un’idea di prestigio rafforzata dalla cultura antiquaria e dall’arte;
sosterranno Donatello,non a caso, che rientrava in questa dimensione politicia; consenso
politico > significato etico attribuitio agli oggetti.
Tre personaggi:
1. Cosimo il Vecchio 1389-1464
2. Piero il Gottoso 1427–1482
3. Lorenzo il Magnifico 1449-1492

14/03
LEZIONE 5
Dallo scrittoio allo studiolo
Lo studiolo è uno spazio di studio e di rappresentanza dell’individuo. Lo studiolo trova in età
umanistica queste due origini molto chiare, due origini classiche (cicerone), idea di studiolo
come spazio riservato, dedicato allo studio, con rappresentazioni di uomini illustri; tradizione
Cristiana, spazio esclusivo, si ricollega allo spazio monastico, la cella del monaco studioso,
colui che si dedica allo studio e alla preghiera.
Importanza della cultura scritta e letteraria, in prossimità degli studiosi troviamo delle
biblioteche, caratteristica ricorrente, la collezione di materiale e di oggetti preziosi e
significativi è sempre associata alla presenza di libri che si rispecchia nella rappresentazione
di uomini illustri.
Lo studiolo nel medioevo è una pratica che originariamente è riservata, privilegiata rispetto
alla dimensione della vita monastica, dal XII secolo questi luoghi cominciano a diffondersi in
un dimensione laica, prossimità di luogo inteso come archivio e la sala del tesoro.
Turris speculationis
Importanza della condizione della lontananza, lo studiolo è molto spesso uno spazio
sopraelevato, l’uomo di studio e di lettere lontano dagli aspetti mondani, da una quotidianità
che distrae (stoicismo). Continuità tra valore della solitudine e Sapienza è un processo
culturale importante.
Il tesoro di Carlo magno
Questa necessità che un sovrano abbia uno spazio isolato dalla mondanità è estremamente
radicata nella cultura occidentale. Questo atteggiamento lo troviamo nel testamento di Carlo
magno, vengono descritti quattro ambienti che sono i luoghi più riservati ed esclusivi
dell’imperatore, cappella, biblioteca, camera e vestiarium. Si ritiene che nel palazzo di
Aquisgrana questi luoghi fossero situati nella torre granus, la torre del tesoro di Carlo magno,
luogo di preghiera, luogo di studio, con oggetti che già in questa epoca sono semiofori, oggetti
che portano dalla dimensione visibile a quella invisibile.
L’ombra della melanconia
Il tema ricorrente della malinconia, dimensione di ripiegamento su se stessi, è un dato
ricorrente nell’uomo dotto, lo studio cui porta alla melanconia, ha questo effetto che va un
po’ respinti, la solitudine porta a questo stato. Sforzo intellettuale che porta all’isolamento e
che porta quindi alla melanconia. Melanconia come abbattimento spirituale che è possibile
contrastare con l’abbondanza della luce.
(Liebenwein, studiolo)
Prime forme di studiolo
Carlo magno come possibile origine di studiolo.
Quale è il prototipo di studiolo nella cultura rinascimentale? È proprio in Francia che nella
cerchia pontificia e poi nella cerchia della monarchia francese, troviamo i primi esempi di
studiolo.
La parola studiolo è una parola che cominci a comparire tardi. Nel’800 le fonti fanno
riferimenti ad uno studiolo come scrittorio. Solo più tardi troneremo ad una definizione netta
del termine studiolo.
Quale è il prototipo? Con ogni probabilità lo troviamo il primo nella corte dei Papi ad
Avignone, nel 1337, in una torre troviamo una stanzetta 7x5 che è collegata alla camera
privata, affacciava su giardini, sguardo lungo, in prossimità troviamo la stanza del tesoro,
l’archivio e la biblioteca.
Torre dell’angelo con lo studio del papa.
Questo modello francese torna nel palazzo del re di Francia. Nelle residenze Monarchiche,
Carlo V dispone di uno studio che possiamo considerare come un moderno studiolo. Castello
di Vincennes. Carlo V aveva una stanza privata, orientata verso il bosco, insieme ad una
cappella e l’oratorio. In una miniatura troviamo Carlo V come se fosse in uno scrittoio, una
architettura che delimita dallo spazio circostante, lo troviamo intento allo studio. Lo studio e
la preghiera lo ispira a governare bene. Chiara derivazione del modello monastico.
Il modello francese è importante, legami importante con Francia e Italia durante il
rinascimento, idea come cultura dinastica. Non ci dobbiamo scordare che i medici vedono il
modello francese.
Liebenwein, l’estude reale diviene il trono del monarca che impersonifica la sapientia, e
diviene…
Abbiamo fonti che ci dicono quale fosse la consistenza materiale di questa collezione.
Christine de Pisan ci descrive cosa aveva Carlo V, cammei, pietre preziose, astrolabio,
quadranti, mappamondo, gioielli, statuette, rosari, antidoti di veleno, figure di animali,
oggetti di varia natura che si traducevano nella rappresentazione del mondo conosciuto,
microcosmo che diventato rappresentazione.

Il modello di Petrarca
Il modello si definisce perchè ha le sue origini nella cultura francese. Petrarca nel soggiorno
francese già sperimenta una prima forma di studiolo che già stabilisce un prototipo. La pratica
della solitudo è legato ad una fatica culturale che serviva a raggiungere uno status. I tre
elementi della solitudo di Petrarca. Nelle sue esperienze di studiolo sia a Vauclouse che ad
Arquà, studiolo, loggia e giardino. Questo modello diventa un iconografia precisa. Petrarca
viene rappresentato come uomo dotto all’interno di uno spazio che è sia arredo che
architettura dove la visione sullo spazio naturale è fatto significativo importante.
IL COLLEZIONISMO MEDICEO
Fioritura del vero collezionismo rinascimentale. Casa medici ci offre l’affermazione culturale
e politico dei medici. Il possesso dei medici di oggetti preziosi si definisce sia sotto il profilo
socio culturale, sia sotto lo status politico, quasi a legittimare un esercito del potere che viene
reso dai Medici come una naturale affermazione. Firenze accompagna la crescita di questa
famiglia che diventa sempre più importante, anche se la città non li vede come veri e propri
regnanti.
Cosimo il vecchio, Piero il gottoso, Lorenzo il magnifico.
COSIMO IL VECCHIO
Cosimo che è colui che apre la pista del collezionismo dei medici, è interessante a due forme
d’arte, all’architettura e alla scultura, l’architettura ha una sua funzione pubblica, trasforma
il denaro pubblico in spazio per tutti. Per garantirsi il consenso dei cittadini, essere
committenti di architettura significa anche avere il consenso. Coltiva la cultura anche nelle
letture, ama Seneca, fino a collezionare oggetti preziosi.
I documenti più significativi che ci aiutano a ricostruire la consistenza materiale e anche la
qualità della collezione dei medici, partendo con un inventario preciso del 1418 a palazzo
vecchio, descrizione di Cosimo il vecchio che è articolata in una camera, anticamera, scrittoio
e un gabinetto come luogo di raccolta degli oggetti. Lo scrittorio è la prima forma di questo
spazio e del collezionismo dei medici. Scrittorio che abbiamo già visto nelle rappresentazioni
di Carlo V, era un modello quello che persisteva. Nello scrittoio di Cosimo conteneva libri,
dipinti, monete antiche con iconografie legate al mito o con immagini di uomini illustri,
documenti visivi e storico, rosari, mappamondo. Questa idea del microcosmo, collezionare
tutto in uno spazio limitato, anche attraverso la rappresentazione grafica e del mondo
conosciuto ecco perché troviamo un mappamondo, possedere equivale a conoscere e
conoscere equivale a controllare.
Secondo documento del 1456 e 1465, piccola descrizione e abbiamo info sulla collezione di
Piero, studietto ornato di improntanti libri e altre cose degne.
Arriviamo all’inventario del 1492 di Lorenzo il magnifico. Inventario ricco perché aveva
ereditato i beni del padre e del nonno, ritroviamo gli oggetti che erano stato collezionati negli
inventari precedenti. Troviamo molte opere d’arte, interessante come vengono descritte e
come vengono valutate, opere di Giotto, van eyck, Petrus Christus. I dipinti fiamminghi sono
molto importati perché gli artisti che frequentavano i medici potevano vedere opere di
fiamminghi. Ci aiuta a ricostruire i percorso di influenze artistiche. Gemme, reliquie, oggetti
naturali, orologi, reliquie, oggetti che per vari motivi venivano considerati importanti.

Il passaggio importante che noi troviamo ce lo abbiamo con l’avvento di Piero il gottoso che
è un personaggio negletto dalle fonti, ha governato la casa medici per una manciata di anni,
uomo colto, condizione di salute che nn gli permetteva di avere un una vita pubblica, quindi
aveva molte possibilità di studio, molto tempo. Lo scrittoio di Piero era piccolo, aveva una
volta a botte ed era privo di finestre, aveva una decorazione a tarsie, e presentava altri
elementi decorativi insoliti. Medaglioni sulla volta, realizzati da Luca della Robbia, che
rappresentava i mesi e le figure astrologiche, idea di microcosmo, di rappresentazione del
mondo, molto simile alle cattedrali medievali. Questa decorazione ci informa rispetto ad una
evoluzione importantissima dello studiolo, rispetto allo scrittori, siamo arrivati a descrivere
un luogo piccolo con una decorazione programmata allo stesso collezionista, diventa uno
spazio ragionato. Filarete nel trattato du architettura ci apra dello studiolo di Piero il Gattuso.
Sono oggetti che alimentano la curiosità del possessore, è una collezione viva. Oggetti esotici,
oggetti lontani, oggetti semiofori. Con la scoperta del nuovo mondo troveremo oggetti esotici
semiofori, mettere in relazione il visibile con l’invisibile, accendere la Curiosità. (Tondi di luca
della robbia,, Victoria and albert museum) i riquadri rappresentano i lavori dei mesi e i lavori.
Piero con la sua esperienza ha avuto un grande impatto, un ruolo decisivo anche su Lorenzo.
Lo scrittoio è il cuore di casa medici.

LORENZO IL MAGNIFICO
Lorenzo lega il suo nome e la sua fama con questo suo essere amante delle arti, ma anche la
pratica delle arti, è figlio di Piero e riceve una formazione umanistica molto solida, studia le
lingue classiche, ma si appassiona che alla letteratura in lingua volgare. Quando è molto
giovane viaggia. Questi personaggi che studiamo erano grandi viaggiatori , soprattutto nei
primi anni a della loro vita. Lorenzo va a Ferrara, Roma, Napoli,centri del rinascimento
italiano, luoghi dove si va costruendo una cultura rinascimentale. Solo alla morte del padre
assume il comando della casata, molto giovane, nel 1471.
Nel 1472 Lorenzo va a Roma, incontra il Papa Sisto IV della Rovere, inizialmente suo grande
alleato e gli fa dei doni. Doni del patrimonio antico, due busti antichi e gemme preziose della
collezione di Paolo II, poi per una questione politica questo rapporto si guasterà.
Nel 1478 congiura pazzi, Giuliano muore, Lorenzo sopravvive.
La collezione di Lorenzo
A proposito del viaggio a roma, lo stesso Lorenzo racconta un momento importante (slide).
Tra gli oggetti vi è la tazza Farnese, la scudella.
La collezione di Lorenzo è conosciuta grazie all’inventario del 1492, 15 pagine dedicate allo
scrittorio. Conta 358 oggetti, importanti non solo come numero di oggetti ma anche numero
a livello economico. Studiare un inventario è importante. Serve anche a ricostruire gli spazi,
perché chi scrive gli inventari scrive mano mentre percorre la residenza, e ci dice dove erano
questi oggetti, accanto a cosa stavano. Storia del collezionismo si fa con documenti parlanti
attraverso cui poi deduciamo una serie di informazioni.
Inventario ci da anche un valore economico, che ci iuta a ricostruire il valore culturale
dell’oggetto, ci danno dei criteri di gusto che quella particolare replica aveva come valore.
Valore della pittura fiamminga è molto più grande riparto a Giotto, 6 fiorini vs 30 fiorini.
Oggetto più prezioso è un corno di unicorno, 6000 fiorini. Il corno di unicorno era un oggetto
più ricercato. Commistione tra cultura magica e cultura classica, è molto significativa che si
protrae nel tempo, naturalia e mirabilia.
La raccolta di Lorenzo cresce nel tempo e che conosciamo con altre fonti e cronache oltre
all’inventario.

L’uso della collezione


Visita di Ermolao Barbaro, ama le cose antiche e Lorenzo gli dice di fargli vedere le cose
antiche. Percorso meditato come spazio di accoglienza al riconoscimento delle cose che erano
ritenute di una certa importanza.
LA GLITTICA
Arte dell’ingaggio dell’incisione di gemme o pietre dure.
- Tazza tazza Farnese (video Mann), oggetti che passano i nuove proprietà e hanno
quindi nuove relazioni, lasciano sempre una traccia di se, la storia degli oggetti he
possiamo ricostruire attraverso la storia del collezionismo.
Oggetti che si trovavano in casa medici venivano replicati. Questi oggetti che si trovavano
all’interno nello studiolo, venivano monumentalizzati, quindi dal microcosmo al macrocosmo.
Questi oggetti venivano arricchiti, modificati, ulteriormente impreziositi. Queso boccale di
diaspro che è già presente nell’ inventario di Piero, troviamo questa iscrizione LAU.R.MED,
sigla come appropriazione, quasi a completare l’oggetto che c’entrasse l’appartenenza.
Questi oggetti preziosi arrivavano attraverso mercanti di anticaglie e i cosiddette scavatori.
Con Isabella d’Este vedremo quanto lei sarà malata di oggetti antichi, quindi era circondata
da molti addetti ai lavoro che giravano scavando etc...
Reliquiario del libretto, proveniva dalla saint chapelle, di commissione di Carlo v, è importante
per la decorazione raffinatissima perché si ritiene che conteneva le reliquie della passione di
cristo.

17/03
LEZIONE 6
Ritorniamo al ragionamento del corno di unicorno. Esiste un cetaceo che si pensava fosse un
unicorno, che ha alimentato la curiosità dei collezionisti, nelle loro collezioni eclettiche. C’era
la possibilità d acquistare una serie di oggetti che venivano poi trasformati in oggetti
fantastici.
Ritorniamo ai Medici.
Abbiamo fatto un ragionamento su un oggetto prezioso dei medici, la tazza Farnese, leggendo
l’inventario dei medici. Gli inventari ci possono offrire tante informazioni. Ci fanno capire
anche la percezione delle opere da parte dei collezionisti.
La tazza Farnese è uno degli oggetti più preziosi in solito nella collezione medici, non solo per
la sua eccezionalità della manifattura, per il suo essere oggetto eclettico ma anche per la sua
stessa provenienza, dall mani del pontefice Sisto IV, il che alimenterà l’importanza
dell’oggetto.
È molto interessante aprire una finestra sulla questione della collezione medicea come luogo
di studio del tempo, Lorenzo viene conosciuto più che come collezionista, come mecenate,
come committente, per essere stato un grande promotore dell’arte nell’epoca, la figura di
Lorenzo è legato alla formazione del giovane Michelangelo, Lorenzo aveva costruito un
rapporto affettuoso con Michelangelo. Nel passo di Vasari sulla formazione di Michelangelo
capiamo quanto fosse importante lo studiolo di Lorenzo. Lorenzo chiamava spesso
Michelangelo per fargli vedere le cose di pregio che colleziona, lo tratta come un figlio. È un
passo molto interessante. Quegli oggetti colpiscono la formazione del giovane Michelangelo,
la prima opportunità dell’accostamento dell’antico. Ecco la cultura dello studiolo, se ti stimo,
se entri tra le persone a me più vicine avrai anche l’accesso allo spazio più importante. Questa
breve descrizione ci fa capire delle cose interessanti. Ci sono stati degli studi che hanno
studiato come possano questi oggetti aver influenzato Michelangelo, il cosiddetto sigillo di
Nerone ad esempio nella collezione medicea. Suggestioni che possono aver colpito il giovane
Michelangelo, come oggetti possono aver dato ispirazione ad artisti che si sono ritrovati a
frequentare determinati luoghi della collezione. I tondi che ornavano il cortile di casa Medici,
imitando iconografie che erano presenti nei cammei di casa medici, potrebbero aver ispirato
il giovane Michelangelo. Lo storico dell’arte si deve domandare quali sono le esperienze che
essi fanno. Cosa guardava Michelangelo in casa Medici? Capire l’immaginario che l’artista ha
costruito fin d giovane per costruire modelli e riferimenti. Particolare della tazza Farnese.
Le opere si studiano nella loro storia integrale, l’opera continua ad avere una sua vita nei suoi
passaggi di proprietà, l’opera lascia una traccia di se nelle culture, come ad esempio la tazza
Farnese che ha fatto un percorso straordinario, i passaggi di proprietà. L’opera d’arte si deve
studiare anche nella sua capacità di avere influenza e potere nelle questioni successive.
Le collezioni sono luoghi di cultura, la presenza degli oggetti presenta momenti di
aggiornamenti di esperienze culturali che lasciano un segno.
Tornando alla collezione medici, in particolare quella di Lorenzo, bisogna sottolineare un'altra
cosa. I medici guardano molto al nord Europa, bisogna stare attenti alle nostre geografie
culturali bisogna rivederli perché gli scambi che c’erano in questo periodo sono molto più
intensi di quello che si pensi. In generale il collezionsimo dei medici inteso come status, come
pratica culturale e sociale, utile a costruire un certo prestigio, risentiva della autorevolezza
di cui godeva l’ambiente francese. Abbiamo diverse testimonianze di un modello di
ispirazione dal collezionismo francese soprattutto di Carlo il Saggio che potrebbe aver lasciato
una traccia nel collezionismo dei Medici.
Un possibile modello del grande collezionismo italiano del 400 potrebbe essere quello della
collezione di Jan de …, grandissimo mecenate e appassionato di anticaglie, gemme,cammei,
animali esotici. Lo conosciamo perché è stato il committente di ……..
Nella collezione cera un reliquiario della sacra spina che è di provenienza della collezione
francese.
Di jean abbiamo molte testimonianze della consistenza della sua collezione, abbiamo una
tomba a cassa che rientra in quel genere tipicamente nordeuropeo, ci sono una serie di
simboli, orso a cui si associava il committente. Nel suo sepolcro troviamo una iscrizione che
fa esplicito riferimento alla sua raccolta perché nell’iscrizione ce un preciso riferimento agli
oggetti,”ho posseduto tutte queste cose e ora le lascio andare”. Molto interessante perché
nel definire se stesso si qualifica come collezionista, ecco che l’idea che la colleziona costruisca
l’identità, che fosse un effettivo strumento che serviva a costruire uno status sociale e
culturale, è chiaramente confermato. Questa tomba è celebre per la figura anche dei dolenti.
I modelli francesi rinascimentali, studiati poco in Italia, costruiscono delle coordinate
importanti per il rinascimento italiano. Il prestigio di queste collezioni del nord Europa le
dobbiamo tenere in considerazione.
Il collezionismo mediceo quindi è molto significativo perché possiamo considerarlo come il
primo esempio di collezionism dinastico rinascimentale,, cioè particolarmente legato ad una
famiglia che si trasmette di padre in figlio, che cresce nel tempo, accompagnando l’ascesa
politica e social di questa stessa famiglia. Possiamo persino dire che questa pratica abbia
contribuito a far cresce il prestigio della famiglia. Questo passaggio delle generazioni ci fa
capire non come il collezionismo si evolve in un periodo in cui la pratica del collezionismo
diventa consapevole, strumento meno dilettantesco rispetto a quello di Cosimo. Idea che
viene appositamente ideato e creato e decorato per custodire la collezione.

ACCENNO STUDIOLO DI FEDERICO


Nel frattempo nel resto i itali succedeva altro.in quella manciata di anni, 1450-70, ad Urbino
si andava costruendo uno die luoghi più importante, più suggestivi del rinascimento italiano,
il palazzo Urbino che sarebbe diventato una delle corti più ricche e stimolanti dell’Italia del
rinascimento, luogo frequentato per volontà dagli stranieri, dagli artisti che provenivano
dall’Europa del nord di cui parlavamo, ma è anche luogo dove si collezionavano anche oggetti
nordici. Questo eclettismo lo possiamo ricostruire con una serie di luoghi e e di spazi. È un
palazzo irregolare che si adatta ad una conformazione urbana irregolare, è un palazzo che
nella sua conformazione ha una continuità tra spazio abitato e paesaggio.
Dobbiamo oltre che quel modello che abbiamo visto con Petrarca, com le primissime forme
di studiolo le riaviamo anche ad Urbino. Lo studiolo è un luogo molto piccolo per scelta,
doveva essere piccolo perché doveva essere il cuore di un palazzo, è soprelevato, idea della
turris speculationis, ha una prossimità con una loggia dalla quale possiamo vedere il contado.
Il modello di Petrarca a rimane intatto, è un modello ancora forte. Nella personalità dello
stesso Federico, l’uso dell’oggetto si adeguerà a quelle che saranno le prerogative del
collezionista e del proprietario.

ISABELLA D’ESTE
Isabella deste, marchesa di Mantova, 1474- 1539. Isabella ha una storia che comincia a
Ferrara che era una delle grandi corti del rinascimento Italian, già all’epoca è un ambiente
stimolante, ricco di progetti e figure rilevanti, di modelli che aiuteranno Isabella ad elaborare
una sua visione. Isabella dobbiamo legarla ad una visione vita politica e sociale molto viva,
vive principalmente a Mantova dove si lega ad un uomo difficile, molto impegnato nella
campagne di guerra, obbligandola anche a prendere le redini del governo, assumendo delle
responsabilità complesse; sarà una madre affettuosa e coraggiosa, dove dovrà scendere in
conflitto con il marito per difendere i figli.
La conosciamo principalmente come committente capricciosa. Ha avuto una infanzia felice,
molto legata alla madre Eleonora d’Aragona, donna molto importate, era figlia del re di
Napoli, e figlia di Ercole d’Este. Isabella studia materie umanistiche. Un primo rapporto con la
vita positivo, legato alla bellezza dell’arte, alla cultura, ha un amore per la musica, lei stessa
praticherà musica, e si appassiona al liuto, scrive versi in musica e viene affidata a dei tuti che
la istruiscono in questo senso.è un aspetto molto importante della sua formazione. In casa di
Isabella quindi ed appena di uomini, colori, immagini diversi, quindi è una bimba felice.
Poi capita che, essendo figlia di una famiglia così importante, le viene imposto un matrimonio
di interesse. Nel 1490 sposa Francesco Gonzaga. Erano legati da un accordo precedente,
quindi si trasferisce alla città di Mantova. Lei rimarrà sempre legata alla sua città natale, dove
c’è la madre, Isabella viaggia molto, approfittando spesso dell’assenza del marito, spesso
torna a trovare la mamma, ed è anche molto legata alla sorella Beatrice che si era sposata con
Ludovico il moro, quindi va spesso a Milano. Una cosa che colpisce che questa faccenda dello
studiolo di Isabella diventa per lei un oggetto personale da subito. Appena arriva a Mantova
comincia a pensare al suo studiolo; è una cosa molto interessante che ci colpisce
particolarmente. Quindi l’idea di realizzare lo studiolo è molto precoce (una sorta di madame
bovary). Viaggia a Genova, Venezia, Milano, ricordiamo l’importanza dei trasferimenti. Va
anche a roma. Una cosa molto interessante è che era molto vanitosa, sempre molto elegante,
anche nei momenti più quotidiani o nelle cerimonie funebri, spesso indossava tessuti
francesi. Nel 1493 nasce la prima figlia. E viaggia molto, a Loreto, assisi. Perde poi la sorella.
All’inizio del nuovo secolo nasce il rimo figlio Federico, poi Ippolita e poi dà vita ad altri figli
maschi. Molto figli. Nel 1509 il marito ne combina una grossa, Francesco Gonzaga viene fatto
prigioniero dai veneziani e Isabella deve darsi da fare per la sua liberazione, chiedendo l’aiuto
del papa Giulio II e accettando una specie di ricatto, “ti diamo tuo mart ma ci devi dare tuo
figlio”, dalle lettere emerge il dolore della madre che si deve allontanare dal figlio, ma non
vuole. Capiamo però la sua personalità. Non è un pettegolezzo, ma è costruzione di una
persona in un momento difficile. Isabella è una grafomane assurda, la conosciamo cosi bene
Isabella grazie ai documenti diretti che si sono conservati. C’è un archivio di incredibile
importanza che permette di consegnare questo mondo impressionante di Isabella.
Avendo molte testimonianze, possiamo entrare nella dimensione culturale dello studiolo, ma
possiamo anche ricostruirlo il suo studiolo. Nella ricostruzione del video troviamo elementi di
suggestione che ci aiuta ad inferire le coordinate principali del personaggio.
Importante la rilevanza della lettera.
La ricostruzione ci aiuta a capire la complessità, l’effettivo restituzione degli oggetti, come
potevano essere accostati gli elementi, ma non sempre gli inventari ci aiutano a ricostruire
tutto.
Nel 1514-15 va a roma, ed è un viaggio importante perché nei primi anni del 500 troviamo
degli artisti importanti, molti cantieri, scoperte di opere d’arte straordinarie, collezione
vaticana comincia a fiorire, i capolavori di Michi e raff cominciavano ad arricchire il palazzo
pontificio, tutto questo può aver suscitato grade curiosità in Isabella, grande ambizione di
questa donna, voleva un riconoscimento.
1515 Francesco I scende in Italia, si riavvicinano i due sposi dopo l’abbandono del figlio, poi
viaggia, va brevemente nel sud della Francia, fino a quando nel 1519 muore Francesco.
Seguono anni difficili perché sta ad Isabella gestire il ducato fino a quando il figlio non aveva
l’età giusta, lei costruisce alleanze, deve risolvere tensioni continue. Non molla pero al suo
progetto di studiolo.
Avrà due studioli.
Nel 1520 Isabella comincia a lavorare al progetto del secondo studiolo, che viene allestito in
un altro palazzo, nella corte vecchia che si trova in prossimità del castello, ma che è in realtà
la precedente corte della famiglia Gonzaga, poi continua a viaggiare, a Roma e si ritrova a
roma durante il sacco, soggiornava palazzo colonna e le cronache ci raccontano che era uno
dei pochi luoghi presieduti dove si poteva trovare respiro. Negli anna successivi si isola, si
dedica alle sue passioni principali, le lettere e il suo studiolo.
Morirà a 65 anni dopo avventure non comuni, neanche per quel tempo.

Ferrara abbiamo detto che è il suo luogo del cuore, anche se la sua vita la passera a Mantova.
Ferrara è già una città con una tradizione forte quando nasce Isabella, molto forte e molto
solida. Isabella ha tanti fratelli, Beatrice era la sua sorella più amata, Ludovico il Moro; altro
fratello amatissimo è Alfonso I d’este, anche lui aveva una sua collezione, ma fu anche un
mecenate molto significativo, e poi aveva uno zio importante, il fratello di Ercole I, Lionello
d’este, un grande mecenate anche lui, sostenitori delle arti, come Borso d’Este. In generale
una famiglia impegnata sul fronte del mecenatismo, in anni ci sono gli stessi anni in cui Firenze
con i medici stava crescendo. Da dove viene questa fissazione di Isabella per lo studiolo?
Abbiamo capito che lo studiolo è un modello radicato nel primo rinascimento italiano, ma
proprio in casa d’este aveva un suo modello che era lo studiolo di Belfiore. Questo desiderio
di costruire uno spazio decorato che fosse direttamente legato alla propria immagine era
proprio intrinseco nella cultura stessa di Isabella. D’altronde la famiglia di Isabella aveva
praticato un mecenatismo in tutti i livelli, rispetto anche alla promozione di progetti
estremamente preziosi, com e la bibbia di Borso d’Este, la preziosità delle decorazioni in oro.
I contesti sono molto complessi, e tendiamo a sottovalutare oggetti come questo. Erano
oggetti molo preziosi e che venivano custoditi gelosamente. La stessa Ferrara è oggetto di
riprogettazione urbanistica che è un progetto di trasformazione potentissimo dell’epoca. Non
dobbiamo immaginare che Isabella non le sentisse queste cose, lei comunque viaggia e torna
spesso a Ferrara, era costantemente aggiornato su quello che stava succedendo. Quindi
perché non imitare la sua famiglia, anche solo per essere legati?
Studiolo di Belfiore
Lo studiolo di Belfiore è uno studiolo più grande ed elaborato, più evoluto degli esempi
fiorentini. Totale di 54 m2. C’erano i dipinti con muse e tarsie lignee, intagli che erano oggetti
raffinati e costosi. Il lavoro di ebanisteria è un lavoro molto prezioso, molto spesso le cornici
erano più preziose del dipinto stesso. Lo studiolo di Belfiore aveva lo scopo di celebrare Del
buon governo e dei successi del committente. Lo studiolo è lo specchio del suo proprietario.
Scendiamo nel dettaglio degli studioli di Isabella.

GLI STUDIOLI DI ISABELLA


Mantova era una corte frequentata da artisti di altissimo livello, quindi Isabella era incuriosita
da queste presenze, da questi artisti. (Mantegna con i suoi trionfi e la camera picta).
Il luogo che celera la prima stagione mantovana di Isabella è il castello di San Giorgio. Isabella
trova lo spazio adatto per il suo studiolo? Non ci stupisce il fatto che ritorni la struttura solita
degli studioli che abbiamo visto, struttura sopraelevata, veduta del paesaggio circostante.
Lo studiolo di Isabella è piccolo con una finestra ed un balcone, torna l’idea di dover guardare
al di fuori. C’erano degli armadi, una decorazione a tarsie, una decorazione a maioliche e una
in marmo. Isabella per questo modello si ispira a cosa? Ci sono diverse ipotesi:
- Nel 1495 Isabella torna a Ferrara, intanto che Eleonora avesse riarrestato i suoi
appartamenti, potrebbe aver fatto avere delle idee interessanti a Isabella per la
decorazione del suo studiolo;
- Altro modello che sicuramente è importante, è il cortile del belvedere del Vaticano
(il progetto inizia nel 1491, am è un progetto che cresce).
Il tema che domina lo spazio è il confronto tra vizi e virtù in cui Isabella vuole rappresentare
se stessa, mettere se stessa, celebrare se stessa, in un tempo che le impone continui sacrifici
e difficoltà. La particolarità di questi studiolo è che le non si accontenta di uno spazio, lei
appena può prevede una seconda stanza, che è la grotta. Da subito pensa ad un ambiente
gemello, una grotta perché è un ambiente che ha la sua volte a botte, ambiente più oscuro,
dove lei ama custodire oggetti antichi, un luogo più freddo che evoca quasi una grotta
naturale, questa vicinanza anche dalla terra da cui venivano scoperte le sculture. Questa
grotta aveva più o meno le stesse dimensione dell’altro studiolo, piccolissima finestra, ma più
bassa rispetto allo studiolo primario, soffitto ligneo e stipite in marmo veneziano.
Isabella decide di mettere il suo studiolo sulla torre, ambiente piccolo, piccola finestra, veduta
della natura, esattamente come il modello di Petrarca, è proprio una tipologia adattata che
torna ad essere praticata. Al piano di sotto si trovava la grotta.
Molte delle informazioni he abbiamo della raccolta di Isabella vengono dagli inventari, dall’
inventario tardo del 1542.

21/03
LEZIONE 7
ISABELLA D’ESTE 1479- 1539 PT.2
Abbiamo molti documenti su Isabella, scriveva molto, era una cartomane, scriveva molte
lettere e ne abbiamo la testimonianza ancora scritta e documentata, la maggior parte
nell’archivio storico di Mantova. Dal punto di vista anche dei gender studies, Isabella è un
esempio molto importante, ad esempio corrispondenza tra Isabella e Eleonora da Aragona,
sono degli esempi di testimonianza della formazione della giovane donna indirizzata al
matrimonio. Leggendo la corrispondenza di Isabella possiamo ricostruire la sua vita.
Uno degli aspetti importanti che dobbiamo ricordarci è che non dobbiamo disgiungere la
collezione dalla loro storia.
Isabella mantiene rapporto con Andrea Mantegna fino alla morte dell’artista, ci sono le
lettere.
Dobbiamo ricordarci che cosa ha visto Isabella, ha visto un passaggio d’epoca, non solo dal
punto di vista degli equilibri (sacco di roma, scoperta dell’America, ha visto già molto del
rinascimento alto, sono stati già realizzati i capolavori del rinascimento), quando muore
Isabella siamo in pieno manierismo, dobbiamo vedere le date; Isabella pretendeva che gli altri
artisti dipingessero ciò che lei vuole. Da un parta Isabella ha un atteggiamento da
committente del passato, si scontra con degli artisti che iniziano ad avere consapevolezza
dello loro status, rivendicano piena autonomia, poi in realtà lei si spinge avendo contatto con
altri artisti più moderni, come ad esempio Correggio, artista di una generazione molto più
avanzata di Leonardo, Mantegna, Perugino. Isabella era molto esigente, donna di potere e
quindi esercitava questo potere in quesa dimensione che lei ritiene più gratificante. Si forma
sotto la politica dell’equilibrio costruita da Lorenzo il magnifico, crea anche lei questo sistema
di gestione, in cui si forma il magnifico rinascimento italiano. I piccoli marchesati erano degli
stati che avevano la loro autonomia e che avevano le loro corti. Rompendosi questo equilibrio
si rompe questo sistema culturale. Lei poi ha visto le conseguenze della rottura di questo
equilibrio sullo scacchiere politico italiano.
Quando parlavamo di Mantegna che realizza I Trionfi di Mantova, cultura antiquaria che
permeava la corte di Mantova, nel frattempo Isabella colleziona queste anticaglie che lei
ritiene ossessione, “questa ossessione di collezionare le cose antique”. Quando Isabella
raggiunge roma nel 1514-5, poi negli anni del sacco 1527, potrà godere delle cose antiche di
Roma, è una vera una rivelazione per lei. Intensificherà poi questo suo desiderio di ricerca
delle cose antiche, che raccoglieva ed acquistava grazie ai suoi collaboratori, si procaccia
oggetti anche dall’antico Grecia, ma uno de suoi limiti e vincoli con cui doveva confrontarsi
erano le disponibilità economiche, perché non aveva una disponibilità immediata, era donna
e moglie e quindi non poteva predisporre di un patrimonio economico che potva utilizzare
come voleva. Quando non riesce ad acquistare oggetti importanti cerca di procurarsi artigiani
che possono replicare un’estinzione oggetti, incita quindi la messa di pratiche di copiare.
Questo gusto dell’antico verra ripreso nelle arti. Il gusto dei collezionisti influenza poi la
collezione.
Riguardo alle lettere che si conservano. Le lettere ci fanno capire il comportamento,
l’atteggiamento del personaggio. Lettera del ritrovamento del Laocoonte, lettere di Sabadino
degli Arienti, 1506. “Per essere vaga de la pictura et statuaria vetuste”.
(Lo storico cerca la storia delle persone, Marc Bloch e gli orchi).
Isabella scrive a Perugino nel 1503, documenta uno dei dipinti del famoso studiolo, questa
Lettere accompagna anche i contratto, un contratto molto vincolante. (La poetica nostra
inventione, il programma iconografico). Guida la mano del pittore, gli chiede di rappresentare
esattamente quello che lei ha immaginato, è una descrizione fortemente dettagliata.
Ci sono state delle ipotesi di ricostruzione, il suo primo studiolo lo allestisce nel castello di
San Giorgio, poi si sposta nella grotta vecchia, e li allestisce un nuovo studiolo, sistema le cose,
cambia il concetto della grotta, si avvale di un giardino nel quale dispone anche delle sculture
ed in questo suo secondo studiolo lei fa sentire l’influenza che aveva avuto il viaggio a Roma,
l’ammirazione del giardino del belvedere, quindi anche la raccolta.
Quale è il senso del ciclo? È un auto celebrazione di Isabella, si considerava a una musa, amava
l’arte a 360 gradi, era un corte vitale. Questa ricorrenza delle ari e delle vortici è una cifra
stilistica del mecenatismo di Isabella. Lei chiede temi sicuramente influenzati dalla pittura
neoplatonica e che alludono alla competizione tra vizi e virtù, in cui le virtù prevalgono e
prevalgono grazie alla sua mediazione. 5 dipinti:
- La minerva, 1502, minerva entra di impeto nel giardino delle virtù e chiede aiuto
perché ha una lancia spezzata, vicino a lei ci sono i vari vizi comandati da una venere
terrena. Le tre giure in cielo ci sono le altre virtù, minerva chiede aiuto a loro per
cacciare i vizi “venite, divini compagni delle virtù che stanno tornando a noi dai cieli,
bandite questo patto di mostri dalle nostri sedi”. Quindi troviamo una sorta di
impersonificazione della figura di Isabella nella figura di minerva.
- Marte e venere, 1479, incontro positivo tra venere non più terrena qui e Marte
celebrazione delle arti, di cui Isabella si riteneva assoluta governante.
- Lotta tra castità e lussuria di perugino
- Il regno di Como di costa
- Incoronazione di Isabella di Costa, 1511,
Vedendo queste immagini da vicino, vediamo degli stili diversi. Queste differenze stilistiche
non la turbavano perché avevano iconografie simili tra loro ed era un vanto avere questa
diversità di stili. Aveva l’ossessione della coerenza iconografica. È improbabile ch Isabella
abbia immaginato dall’inizio tutti e 5 dipinti in modo cosi preciso, è improbabile che lei avesse
concepito sin dall’inizio, ma sicuramente ne avrebbe voluto avere il controllo.
Isabella aveva rapporto con gli artisti, le piaceva avere questi rapporti. Dal punto di vista della
diversità stilistica, è una delle prime collezioniste moderne a ricercare il confronto tra gli stili,
ad esempio ama mettere a confronto un oggetto antico con uno moderno, per esempio un
cupido di Prassitele e un cupido di Michelangelo. Questo è un elemento di gusto. Isabella
arriva d una consapevolezza moderna, comincia ad averlo perché voleva affermarsi.
LO STUDIOLO E LA GROTTA DI ISABELLA ALLA CORTE VECCHIA
Lascia il castello di San Giorgio e va a vivere alla corte vecchia dal 1519 al 1539. Qui lo studiolo
prende una forma diversa, fa sistemare gli appartamenti e decide che deve esser concepito
lo studiolo. È più grande rispetto all’altro. Il modello assoluto di questo studiolo è il belvedere
del vaticano, lei lo aveva visto nel 1514, il tema rimane quello che aveva caratterizzato l’altro
studiolo. Aggiunge due quadri di Correggio, sempre con vizi e virtù. Il giardino è la vera novità
della nuova residenza, questo giardino definito segreto perché l’accesso non è immediato e
c’erano sculture, alberi, piante, giorni in quella combinazione di mondi vegetale e antichità
che nel cortile del belvedere aveva apprezzato. C’è l’idea del recupero e non ci sorprende per
una motivazione affettiva sia per un problema di valore, anche economica.
Il viaggio romano prevede la visita di una serie di giardini di antichità, nella roma del primo
500 era una pratica normale avere collezioni di antiquaria nei giardini.
- Allegoria del vizio , Correggio, 1528-30;
- Allegoria della virtù, Correggio, 1528-30. (Figura che suona, riferimento a Raffaello
nella volta della stanza della segnatura).

Nec spe nec metu. Nella volta c’è riferimenti alla musica, riferimenti al temp, alla pausa,
quindi al tempo e al silenzio.
1. Lo studiolo di Isabella è sia spazio pubblico sia spazio privato, prevede la possibilità di
accogliere ospiti di riguardo, capisce l’uso politico della collezione, è uno spazio di
conforto, ma nello stesso tempo afferma la sua figura capace di dominare la propria
vita e il proprio tempo, è capace.
2. Lo spazio dello studiolo imposta la collezione di dipinti sul principio della
comparazione stilistica. Possiamo trovare il prototipo delle future collezioni e dei
futuri musei d’arte. Ci sono vari punti di vista. Lei ha una nuova visione della collezione,
legata anche alla fruizione, cioè il modo in cui questo spazio poteva essere percepito
e fruito. Lei stessa mostrava questi oggetti agli ospiti, descriveva le opere, le
iconografie delle opre stesse. Lei proponeva un uso della collezione moderno. Aspetto
della comparazione.

24/03
LEZIONE 8
I dipinti dello studiolo di Isabella sono al Louvre. Dispersione è un fenomeno che porta allo
sgretolamento delle collezioni per varie cause. Il fenomeno della dispersione è un fenomeno
particolarmente grave perché insieme alla dispersione degli oggetti che spesso sono finiti in
altri paesi, si è perso anche quell’aggregazione che la collezione costituiva. La collezione ha
vari livelli di importanza storica. La collezione di Isabella è interessante perché comprende
opere d’arte di grandi maestri del rinascimento, oggetti antichi, reperti naturalistici, ma a noi
interessa per la sua combinazione perchè è lo stare insieme degli oggetti che ci fa capire il
gusto di Isabella. Quindi la dispersione non coinvolge solo gli oggetti, ma comporta anche la
perdita che di per se è importante. Tra Le prime dispersioni di eccezionale rilevanza c’è quella
della collezione Gonzaga.
Isa muore nel 1539. Nel 1627 l’ultimo erede, l’ultimo signore di Mantova, Vincenzo II Gonzaga
muore senza discendenti e la collezione si disperdono. La collezione andrà nelle mani di un
parente lontano, Carlo I di Nevers. Questo passaggio viene messo in discussione dai potenti
che vedevamo malamente questo avvicinamento , e ne deriva un conflitto. Carlo cerca di
tutto per tenersi i beni e lo stato di cui diventa erede, quindi per dare quanti più soldi possibili
per finanziare questa guerra, vende tutto perché non dà una grande importanza alla
collezione.
Prima della morte di Vincenzo molte corrispondenze cercavano di usare il tema dell’arte per
ottenere dei favori, degli appoggi politici. La risposta che va data a “come mai le opere di isa
sian finite al Louvre?”. Furono legittimante donate al cardinale Richieleu, e questo evento è
successo molto prima della morte di Vincenzo. Durante la fine della dinastia, era importante
accaparrarsi degli alleati politici. Gia documenti del 1624 abbiamo documenti che ci attestano
questa donazione.
Nell’ inventario dopo la morte di Vincenzo Gonzaga, non troviamo i quadri di isa. Ci troviamo
nel 1627. Quindi già nella prima metà del 600 questi abbandonano l’Italia e raggiungono la
Francia. Questo è sempre un fenomeno di dispersione. Subito dopo la morte di Vincenzo,
Carlo di Nevers si libererà di tutto il resto. Questa vendita viene affidata ad un intermediario,
Daniel Nijs, un mercante fiammingo che operava a Venezia, si occupava della compravendita
di quadri. Questo mercante vende la collezione Gonzaga e ne trae un enorme profitto. Il re
d’Inghilterra Carlo I nel 1629 acquista il resto della collezione, alcune opere sono rimaste in
Inghilterra altre in giro per l’Europa dopo l’esecuzione di Carlo I nel 1649.

Il prezzo si sceglieva in base a:


- Gusto;
- Rarità di un oggetto, rispetto al valore sono interessanti le copie dei maestri più
ricercati, come Caravaggio, vittima di un fenomeno di imitazione. Gli artisti
proteggono le loro invenzioni,ovviamente per opere destinate a collezioni private;
- Esclusività;
- Stato di conservazione.
MARGHERITA D’AUSTRIA 1480- 1530
Costituisce una collezione di grande prestigio. È stata una donna di grande autorevolezza e
potere, figlia dell’imperatore Massimiliano. Lei si distingue per la sua passione collezionistica,
allestisce una raccolta nel palazzo di Mechelen, residenza legata alla insatiable imperiale. Nel
caso della corte di marghe abbiamo documenti importanti. Essendo una corte imperiale, c’era
la possibilità di procacciarmi oggetti rari con una facilita che Isabella non aveva. Tanti oggetti
provengono dal nuovo mondo, un fenomeno molto precoce, siamo nei primi anni del 500 e
l’America è stata scoperta da poco. Una caratteristica di questa raccolta è la sua disposizione.
Non è contenuto in un unico spazio, ma è distribuita in tutto l’appartamento. Ci sono vari
ambienti, cabinet apres le jardin. L’inventario ci racconto molto di piu del semplice elenco
degli oggetti, ci dicono la provenienza, lo stile, del valore, della qualità. Ci sono opere di tante
scuole diverse, la ricchezza della collezione.
Questa collezione è interessante perché è coeva a isa ed era un possibile modello che non
dobbiamo ignorare o sottovalutare perché tale era la circolazione dei modelli che si aveva
notizia di questa raccolta, era scontato che nel pensare e costruire una collezione, un
collezionista volesse emulare qualcun altro.

ALFONSO I D’ESTE
È noto soprattutto per i suoi famosi camerini che si trovavano nel castello di Ferrara e che lui
fa decorare a grandi artisti del suo tempo. È vasari che ci parla di questo camerino di Alfonso.
Le info sui camerini di Alfonso ci vengono date soprattutto da un fenomeno di dispersione.
Questa collezione viene dispersa poiché nel 1598 la devoluzione di Ferrara, un momento
molto importante in cui lo stato della chiesa acquisisce il ducato; quindi Ferrara perde la sua
autonomia e i collezionisti bramosi fanno si che le opere più importarti vegano requisite
portate altrove, qui gli oggetti più importati erano I Baccanali. Nel 1598 si accorgono che le
tele più importati erano stat espropriate già da Pietro Aldobrandini. (Ill festino degli dei,
offerta venere, bacco e Arianna e Andrii). L’inventario aldobrandini del 1603 troviamo già le
tele di I Alfonso I d’este.
Lettera di Annibale roncaglia, agente del duca Cesare, vede i camerini vuoti con due
professioni che conoscevano il luogo cosi capiscano cosa era stato preso.
I camerini andavano a creare un vero e proprio appartamento i cosiddetti “appartamenti
camerini”.
- Camerino di alabastro decorato con temi della classicità, tutto in alabastro, realizzato
da Antonio Lombardo;
- Camerino dei baccanali.

Con la devoluzione di Ferrara , agli inizi del 600 si apre una nuova stagione pittorica, cioè la
pittura veneta arriva a roma in una delle collezioni più importanti e diventa essa stessa scuola
di pittura. La storia delle opere anche a grade distanza tempo, generano nuove storie. Quindi
quando studiami Poussin, Carracci e ci domandiamo la loro formazione, dobbiamo capire che
opere hanno visto. L’arrivo dei bacccanali ha segnato una svolta per gli artisti e per i
collezionisti che erano i committenti degli artisti.
(Differenza tra studiolo e camerino:
- Studiolo è eclettico e lo studiolo è rappresentazione della personalità del collezionista;
- Camerino. )

COLLEZIONISMO NEL RINASCIMENTO rispetto al gusto dell’antico


Il fenomeno oscilla tra due comportamenti opposti, da una parte la bramosia di possesso, e
dall’altra parte la consapevolezza che più cresceva il collezionismo antiquario, più patrimonio
antiquario si disgregava. Si comincia ad avere un senso di tutela del patrimonio, lettera di
Raffaello a Leone X è uno dei capisaldi della tutela di questo paesaggio archeologico. È una
denuncia verso una esigenza di tutela anche per l’abbandono in cui versava roma.

Ci sono almeno 3 momenti cruciali di questo processo:


1. Donazione di Sisto IV nel 1471, più restituzione che donazione, dei bronzi nelle
collezioni capitoline. Sisto IV fa questa donazione alla città di Roma, questo gesto
viene ricordato sistematicamente perché è considerato come l’atto fondativo di quelle
che saranno le collezioni capitoline; i musei capitolini saranno fondati nel 1734, è il
primo museo pubblico; questo gesto di Sisto IV di donazione alla città di Roma,
coincide con un momento in cui il papato cerca di riformular il concetto di patrimonio
antiquario quasi associando la rinascita della Roma antica la massima affermazione
della roma pontificia, il patrimonio antiquario diventerà di più per la roma dei Papi,
rigenerano quei luoghi e quegli oggetti archeologici pagani, reinventandolo,
reinterpretandolo.
2. Allestimento del cortile del belvedere del Vaticano, (rfr. Lettera di isa), questo è un
luogo rappresentativo, è un vero modello dell’antichità, non vengono esposti
casualmente, ma vengono esposti con un preciso criterio (c’è già un luogo all’aperto
con oggetti antichi, giardino di Lorenzo dove studia Michelangelo);
3. Lettera di Raffaello a leone X nel 1516, documento fondamentale per la storia della
tutela del patrimonio.

LA DONAZIONE DI SISTO IV (1471)

CORTILE DEL BELVEDERE


Arte e natura, luogo per l’otium classico, luogo di contemplazione e piacere, si apprezzava
l’oggetto in un contesto naturalistico. Relazione degli ambasciatori veneziani nel giardino del
belvedere in Vaticano (Laocoonte messo come un altare, oggetto quasi da venerare)

LETTERA DI RAFFAELLO A LEONE X 1516


È importate collegare questo documento alla pratica del collezionismo. Collezione si, ma
anche togliere oggetti dal proprio contesto.

28/03
LEZIONE 9
Nello studio di Isabella c’è una formazione delle opere dei vari artisti.

Urbino nel1454 si trovava nello stato della chiesa.


Nel 400-500 l’Italia è divisa in 5 zone principali e nessuna di loro riusciva a prevalere perché
quando si manifesta un principio di egemonia, e altre si alleava o per contrastarla ,come ad
esempio Milano che si scontro con Firenze e Venezia. Dopo la pace di lodi del 1454 porta alla
cosiddetta politica dell’equilibrio, vari stati potevano allearsi solo per contrastare le potenze
estere.
GLI STUDIOLI DI FEDERICO DA MONTEFELTRO
Federico da Montefeltro è un capitano di ventura. Baldassarre Castiglione lo descrive. È
importante capire che Federico da Montefeltro è un capitano di ventura, bisogna ricordarlo
per capire le sue vicende biografiche e il suo interesse per lo studiolo.
Federico da montefeltro (1422- 1482)
La sua figura già una dimensione mitica e mistica perché ha questa aura straordinaria intorno.
È tradizionalmente ritenuto figlio di Guiddantonio da Montefeltro, ma nel 700 ratti scopre
che è effettivamente il nipote. Nel 1433 trascorre un soggiorno di 15 mesi a Venezia, seguono
due anni a Mantova dove studia presso la ca zoiosa di vittorino da Feltre, luogo di formazione
dell’élite politica.
Nel 1443 muore Guidantonio ed Eugenio IV nomina come legittimo erede oddantonio da
montefeltro, il fratellastro, figura problematica legata ad un fratricidio.
Nel 1450 inizia la costruzione di palazzo ducale e durante una giostra perde questo occhio e
ha questa ferita al naso. È interessante vedere come questa aura eroica sia legata anche ad
episodi piccoli e gloriosi.
Nel 1452 Piero della Francesca si torva ad Urbino. Nel 1458 muore il figlio prediletto
Buonconte.
Da qui inizia il suo periodo di uomo di armi. Viene assoldato da Francesco sforza per difendere
i territori occupati nelle marche.
Nel 1460 sposa battista sforza e a seguito di alcune vittorie contro i Malatesta perde il
controllo della Romagna meridionale.
Nel 1468 Laurana viene nominato ingegnere e capo di tutti i maestri e nel 1471 avviene la
restituzione dei bronzi lateranensi al popolo romano da parte di Sisto IV.
Nel 1472 muore la moglie battista sforza e il dittico viene realizzato tra il 73 e 744, e nel 74
Federico riceve due onorificenze:
- Sisto IV riconosce il itolo di duca e viene nominato Gonfaloniere dello stato;
- Ordine della giarrettiera
- Cavaliere dell’ordine dell’Ermellino
Federico nel 1472 viene assoldato dai fiorentini per reprimere la rivolta di Volterra, inizio dei
rapporto con i Medici divenuti problematici a cause delle numerose promesse non
mantenute da Lorenzo il magnifico.
Federico diventa quasi indesiderabile(?) nella questione dei condottieri.
Rapporti diplomatici
I rapporti sono legati a tutti e 5 le potenze dell’Italia.

Ruolo di Piero della Francesca


Dedica che fa piero a Guidobaldo, donazione de testi e dei volumi è importante, ricorda per
la questione della biblioteca.
La datazione dello studiolo è del 1476. Le fonti sono solo due che descrivono lo studiolo
vespasiana da bisticci e Bernardini baldi.
Il tema è legato a vita attiva e vita contemplativa.

La biblioteca
È un corpus enorme. L’acquisizione viene fatta in vari modi (slide). La collezione libraria di
Federico si trova ora nella biblioteca vaticana.
LO STUDIOLO
Sulle fonti è interessante notare come ci siano solo due testimoni oculari che presentano una
descrizione:
1. Vespasiano da Bisticci (1421- 1498): discorsosulal decorazione pittorica, parla di
Giusto di Gand;
2. …

Le tarsie
Armadi, cassapanche, virtù (Fede, Speranza e Carità) nelle nicchie, nella quarta nicchia viene
rappresentato Federico. Gli oggetti sono disposti casualmente, oggetti vari, strumenti
musicali, illusione prospettica. Perché sono stati inseriti questi oggetti?
Il programma iconografico è complesso, la tarsia con la finestra si aprono queste due nicchie
dove vengono rappresentate le armi e dei volumi, c’è questa polarità cruciale nel programma
iconografico dello studiolo. Sembra che il duca si sia spogliato della corazza per dedicarsi allo
studio. È un equilibrio tra le due dimensioni. Si ricollega allla sapientia e alla fortitudo.
A federico viene attribuito un peso diverso rispetto alle tre virtu. Virtutibus iter ad astra,
federico è un exemplum dell’uomo virtuoso.
Tutto il programma iconografico è legato a questi passaggio di concetto attraverso le
immagini.

Gli uomini illustri


Il ciclo doveva interrompersi al livello dell’ingresso nella loggia, doveva esserci i doppio
ritratto di Pedro Berreguete.

Gli uomini illustri al Louvre


1631 Antonino Barberini preleva i finti e le tavole rimangono fino al 1812 nell’ collezione
Roman dei Barberini. Scorra colonna e campana, 1861 Napoleone III li compra e li espone al
Louvre.

Il programma iconografico
Perché uomini illustri? Dove possiamo trovarli ritratti simili? Federico adatta un modello
culturale già radicato che incoraggiava il dialogo con personaggi autorevoli. Ci sono delle
differenze dal punto di vista tecnico, inserito dei contemporanei non comune. L’arte libraria
è alle radici delle scelte formali.

SECONDO STUDIOLO A GUBBIO


Gubbio rappresenta la residenza secondaria del duca. È situato nel palazzo medievale
comune comune che fu ampliato da Francesco di Giorgio martini. Gli ambienti non sono del
tutto simili. Per alcuni aspetti il modello è simile a quello diurno diurno Ercole in cui ci sono
stessi attributi, stessi eletti decortichi, ci sono i mobili aperti e socchiusi, c’è è sempre questo
riferimento all’equilibrio. Corre un fregio che viene rapportato avicolo delle sette arti liberali.

Lo studiolo id Gubbio non ha meno importanza studiolo di Urbino, ma a Gubbio crea


l’immagine di se come cultore delle arti.

31/03
MUSEI, GALLERIE, CAMERE DELLE MERAVIGLIE. IL COLLEZIONISMO TRA XVI e XVII SECOLO
Roma è il luogo dove il collezionismo antiquario si delinea come comportamento sociale e
politico oltre che culturale, in particolare agli inizi del 500. Il belvedere diventa i modello
soprattutto per la scelta dello spazio espositivo. Vengono associati all’elemento naturalistico,
quasi a simulare il giardino delle esperidi. Tradizione classica e reinterpretazione cristiana.
Lettera di Raffaello a Leone X, è un punto di svolta nella storia della tutela perché questo
documento può essere letto sotto tante prospettive diverse, testimonia la solidità umana nei
confronti dell’antico.il documenti di Raffaello è un accorato invito al papà che vuole
promuovere la pratica del rispetto nei confronti dell’antico.

Ulisse aldrovandi
Grande collezionista di naturalia ma anche promotore di opere enciclopediche di studio della
natura. Però Ulisse prima di diventare famoso per i suoi studi naturalistici, ha una vita
avventurosa, viene a roma alla metà del 500 ed è autore di un testo, una descrizione, “Delle
statue antiche che per tutta Roma si veggono”. Ci parla del giardino di Santa Maria sopra
minerva, e in questo giardino trovano la prima statuta del Cristo Risorto (vena nera sulla
fronte).
Il giardino di Jacopo galli a roma
Una delle grandi collezioni dell’antichità nei giardini. Veduta con il famoso bacco di
Michelangelo, opera giovanile che all’epoca era esposto all’aperto, accanto ad una serie di
oggetti antichi. Conforto tra scelta moderna e scultura antica i un contesto naturalistico. Ci fa
vedere e percepire la tipologia di colleziono che veniva coltivata a Roma nella prima meta del
500.

Stampe a Venezia e soprattutto nel nord Europa, Olanda.

La collezione del cardinale della valle a roma


Modello dei giardini segreti di Isabella d’Este. È interessante che questo modello di
esposizione delle sculture modifica già il modello dello studiolo. Entriamo in un’epoca nuova,
con Isabella lo studiolo ha la sua massima espressione, ma già con la sua morte è Un modello
superato. In questo periodo le collezioni cominciano ad invadere l’intero palazzo, anche
l’esterno, secondo un’idea che anche i medici avevano proposto a palazzo medici.

Cortile di casa sassi


Giardino di palazzo cesi

La collezione cesi
Nel 50 maturo sarà la collezione Cesi a Roma ad affermarsi come uno degli esempi più
importanti, più significativi. La sua residenza è enorme, il cardinale Federico cesi che persegue
questo suo progetto di grande giardino all’antica già dagli anni 40 del 500, un progetto che
riguarda un’area abbastanza estesa che comprendeva sia elementi architettonici che
espositivi. Abbiamo dei disegni che ci aiutano a ricomporre un aspetto delle decorazione
intera del giardino cesi, anche gli abbinamenti che in maniera calcolata venivano proposti con
criteri di veri e propri allestimenti, vengono già custodie e disposte nello spazio con dei criteri
di gusto che possono essere di tipo iconografico, stilistico o decorativo.
Il cardinale dispone un vincolo, il fedecommesso del cardinale cesi. Vincolo di non disperdere
la collezione dopo la morte, manteniamo delle collezioni attraverso i secoli. Il fedecommesso
esploderà nel 600, le collezioni si sono mantenute così stabili nel tempo grazie a questo
dispositivo.
Come si evolve la storia del collezionismo? Abbiamo una prima fase pionieristica e che
sarebbe quella che corrisponde all’epoca dello studiolo, la sua affermazione in determinati
contesti. Verso gli inizi del 500 vediamo che il collezionismo comincia a lasciare quella
caratteristica di esclusività, comincia ad essere pubblico infatti abbiamo una seconda fase che
porta alla moltiplicazione degli spazi del suo ruolo, giardino, la collezione comincia ad
invadere l’intero edificio e l’intera abitazione nella loro complessità. Fine 500 inzio 600
comincia a crearsi la galleria lo spazio espositivo per eccellenza che nasce in Francia e che
verra moltiplico nelle collezioni italiane.

Verso il museo
Il museo di Paolo Giovio sul lago di Como
Villa ispirata a modello antichi, realizzata su modello della villa di Plinio il giovane. Le
caratteristiche sono: ci sono elementi che si raccordano agli elementi dello studiolo come gli
uomini illustri e anche una attenzione storiografica di organizzazione dei dipinti, degli stili che
ci porta ad un ragionamento più maturo sul senso stesso del collezionismo, elaborazione di
tipo storiografico del collezionismo, vediamo una consapevolezza maggiore, una
consapevolezza critica che comincia ad affermarsi già una capacità di comprensione del
fenomeno artistico. Da qui a poco avremo le prime edizioni delle vite di Vasari ,un
ragionamento di tipo critico su fare arte, rapporto tra storiografia e collezionismo, valutazione
critica e collezionismo. Es. Isabella d’este già lo anticipa con i confronto tra antichi e moderni.
Nel 1565 viene scritto il primo trattato di museografia da un medico olandese Quiccheberg,
documenta il criterio di orientando della collezione di Alberto V di Baviera. Da un ordine, un
senso alle opere, (opere arte sacre, strumenti musicali, oggetti esotici, dipinti), definisce delle
regole per organizzare la collezione, si comincia ad uscire dal programma dello studiolo. C’era
un gusto eclettico di combinare oggetti diversi tra loro.
Alla fine del 500, 1584, viene aperto il primo vero spazio esposto al pubblico che è la tribuna
degli Uffizi, questa apertura è la prima vera raccolta dinastica messa a disposizione del
pubblico. È un luogo architettonico destinato ad una collezione in modo esplicito che viene
concepito per essere fruito da possibili spettatori.

La tribuna degli Uffizi


La Tribuna venne realizzata fra il 1581 e il 1583 dall’architetto Bernardo Buontalenti per
“tenere le più preziose gioie ed altre delizie onorate e belle che abbi il Granduca”, Francesco
I de' Medici. Secondo la concezione del museo di allora, non doveva esporre solo opere d’arte
come sculture e pitture, ma anche oggetti straordinari e curiosi, provenienti dal mondo
naturale. Una WunderKammer (camera delle meraviglie) concepita come uno scrigno
prezioso, condensato di conoscenze. La struttura, a pianta ottagonale, svetta dai tetti degli
Uffizi e richiama esternamente, celebri edifici dell’antichità classica, come l’antica Torre dei
Venti di Atene, e dell’età cristiana, come i Battisteri e le Basiliche. L’architettura della Tribuna
è pervasa da riferimenti simbolici. La cupola, richiamo alla volta celeste, esternamente
presenta una lanterna sormontata da una banderuola di ferro legata ad una lancetta che ne
riproduce gli spostamenti su una rosa dei venti all’interno. La lanterna ha anche una funzione
di meridiana: sia gli Equinozi che i Solstizi erano “a loro tempo assegnati quando veniva il Sole
a questi punti, passando il lume Solare per certo luogo forato”. “Quel sovrano artifizio” faceva
conoscere con certezza i meccanismi celesti, anche a chi era “poco pratico di pianeti, del moto
del cielo e delle stelle”. Francesco I aveva concepito la Tribuna, da un punto di vista di arredi
e fregi, come un luogo che rappresentasse i quattro elementi del mondo naturale. L’elemento
Terra era reso dal pavimento che l’architetto Bernardo Buontalenti realizzò disegnando una
raggiera a 8 spicchi-simile ad un grande fiore-composta da marmi policromi intarsiati (con
alabastro dell’Africa settentrionale, porfido verde della Turchia, porfido d’Egitto) e
raffigurazioni di piante e animali che il naturalista Jacopo Ligozzi dipinse lungo lo zoccolo,
andato perduto. L’elemento Acqua fu evidenziato dalle 5780 conchiglie di madreperla della
specie pinctada margaritifera, fatte arrivare appositamente dall’Oceano Indiano, e
incastonate su un fondo tinto con lacca di cocciniglia, ottenuta – com’era d’uso - da milioni di
piccoli insetti, sotto al quale furono stesi 130 metri quadri di lamina di foglia d'oro. Infine
l’elemento Fuoco fu messo in risalto dalle pareti ricoperte da pregiati velluti rosso cremisi con
frange dorate. L’elemento Aria lo ritroviamo nella svettante lanterna aperta ai venti e nelle
otto finestre che si aprono in alto sulle pareti rischiarando l’interno. L’effetto è quello di uno
scrigno che si apre al visitatore in tutto il suo splendore, fino quasi a stordirlo. La Tribuna è
stata il cuore dell’esposizione delle collezioni medicee ed è l’ambiente che ha forse visto più
riallestimenti e riadattamenti nel corso dei secoli. Sculture antiche al centro e dipinti di grandi
dimensioni alle pareti animano ancora oggi il suggestivo spazio circolare avente il suo fulcro
nella celebre Venere, qui giunti da Villa Medici sul Pincio nel Seicento.
Goggi oggetti erano disposto in alte pareti, secondo un ordine ben precise, su mensole, e i
ripoti e Iano disposti su dei registri sovrapposti.
La descrizione ci viene fornita da Bocchi in “le bellezze della città di Firenze”. Passaggio che
segna una sensibilità nuova. Siccome alle persone piacciono le cose belle e il granduca
permette a chi è interessato di venire, questi oggetti stanno meglio o in una galleria piuttosto
che in una piazza perché vengono protette dagli agenti atmosferici, è bene che sia un pubblico
ed è altrettanto bene che ci sia uno spazio chiuso dove sono protette e custodite.

04/04
DALLE WUNDERKAMMERN AL COLLEZIONISMO SCIENTIFICO
È il primo step per parlare di musei di scienza, musei scientifici.
La wunderkammern , significa la camera delle meraviglie. Uno spazio all’interno del quale
troviamo naturalia ed artificialia. È un progetto che si sviluppa metà del 500. È uno degli spazi
in cui troviamo l’incontro degli elementi naturali(coralli, piante, animali essiccati) e degli
elementi artificiai (elementi fatti dagli uomini stessi ritroviamo la natura nel senso che sono
oggetti fatti da uomini ma partendo da elementi naturali). Tutto è incentrato alla meraviglia.
Questo fenomeno è tipico delle corti europee e tedesche. Il valore è molto alto, pietre
preziose, e questo si andrà a sommare ad un interesse costante che in questo periodo porterà
all’interesse dello strano, di meraviglioso di tutto quello che gli altri non hanno. Loro hanno
la necessità di riempire queste stanze, che ci porterà all’horror vacuai.

LA WUNDERKAMMERN DI RODOLFO II DI PRAGA


Personaggio introverso, forse soffriva di depressione e quindi cercava un modo per star con
se stesso, nel camp dell’arte e dell’alchimia, ma aveva necessità di affermarsi a livello di corte.
Creerà la w. Più grande d’Europa, avrà interesse nei confronti dell’arte e della natura, e verrà
aperta a scienziati ed artisti quest w. Il ritratto dell’arcimboldo racconta quegli interessi per il
bizzarro, L’esotico, questi elementi raccontano di Rodolfo. Ci interessa la cultura eclettica
che Rodolfo voleva promuovere nella sua corte, protettore di magia, alchimia, filosofa
naturale. Praga è uno dei luoghi più frequentati dai sapienti del secolo. (Calchi di lucertole in
gesso, ora è id tartarughe, figurine di argilla egizia, un teschio di avrà gialla, corni di
riconoscere to). Varietà legate ad una ambizione di restituire la perfezione e la realtà
dell’intero universo. Raccolta intesa come sfoggio, prestigio, autorevolezza.

IL COLLEZIONISMO SCIENTIFICO
Stiamo uscendo dal periodo degli studioli. La differenza è che le w hanno la necessità di
guardare fuori. È stato fondamentale la riscoperta del classico perché c’è un rapporto diverso
con la natura. C’è una posizione centrale dell’uomo nei confronti della natura che legge la
natura in senso critico , comprende in tutti i sensi e di possederla. Interesse dell’ esotico e
del bizzarro, scoperta dell’America fondamentale per conoscere ciò che è fuori dai confini
dell’Europa, il nuovo mondo con nuove piante, costumi, animali e ciò domineranno questo
tipo di collezionismo.
Il giardino verrà ripreso, si riprenderanno gli erbari, coltivazione di erbe medicinali e si
formeranno copia anche gli orti botanici.

ULISSE ALDROVANDI
Crea il primo vero museo naturalistico per cui sarà fondamentale il suo percorso. Nasce a
bologna nel 1522 da una famiglia abbiente, ed ha una personalità particolare, è un curioso,
gli piace viaggiare, infilarsi ovunque per conoscere ed imparare. Nonostante ciò nel 1539 inizia
gli studi umanistici e giuridici, poi nel 1548 si stanca e capisce che non è la sua strada e si
trasferisce a Padova per studiare medicina, filosofa e matematica.
Nel 1549 incontra Luca Ghini che crea l’orto dei semplici a Pisa aperto agli studenti.
Successivamente viene sospettato di eresia, lo metteranno a piazza maggiore per abiurare
pubblicamente. Per questo verrà chiamato a roma. Non era la prima volta che andava a Roma,
si ritrova a roma e scoprirà le rovine. Questo studio delle rovine lo porterà nel 1566 a
pubblicare delle statute Antiche e che per tutta Roma i diversi luoghi…
A roma conosce rondelet, medico francese ed è interessato agli animali marittimi e ha una
piccola collezione di animale marittimi.
Si dedicherà a:
1. Insegnamento
2. Orto botanico
3. …
Chiaro riferimento ai classici, vedere per credere, ha bisogno di andare alla ricerca per
prendere le cose ne suo muse. Infatt il suoi museo è creato con tutti quegli eelni di cui è
comporta la natura e di cui lui vuole appropriarsi.
MUSEO E BIBLIOTECA
Il museo lo forma a casa sua, inizia a fare un primo nucleo del suo museo in casa sua, in una
stanzetta che dedica a casa sua. In questa stanzetta lui accumula e alla fine ammassati l’uno
sull’altro. Ci sono anche tanti libri, sia scritti da lui sia nelle sue fonti. La biblioteca ed il museo
formano un binomio attraverso il quale non sarebbe possibile comprendere il progetto.
Questi oggetti sono naturalia e artificialia. Prima di arrivare al muso esclusivo si scienze,
bisogna considerare che prima di essere soggetti fatti dall’uomo, sono stati gesti naturali,
quindi la natura sta Sora ogni cosa. Altro motivo per cui ritravamo tutti e due è per la
classificazione eriche secondo aldrovandi la prese a di entrai gli eventi per un visitatore porta
allo sviluppo della memoria, crea curiosità ed obbliga il visitatore a costruire e trarre un’unità
delle cose. Questo ci porta a vedere che il museo è pubblico, aperto a studiosi e studenti.
Buona parte della collezione è formata da oggetti americani. Nella biblioteca abbiamo tanti
fonti, è molto ricca ma soprattutto ha una vasta raccolta di acquerelli, per aldrvandi creerà
una sorta di museo virtuale, una sorte di fototerapia, tutti gli oggetti sono catalogati anche
negli acquerelli che commissiona a molti artisti per farsi fare le illustrazione per creerà un
sorta di museo virtuale per catalogare o pezzi dell’aula collezione. (Parallelismo con Federico
zeri)
Ci sono dei quadri zoologici per oggetto per oggetto.

ORTO BOTANICO
Nel 1566 fonda l’orto botanico. Il senato gli concede un terreno pubblico, terreno che fa parte
del giardino comunale. Aaldroavndi vorrrebe fare lo stesso preogetto di Luca gini, orto per
studiosi, raggruppare e catalogare. Sarà il promo orto botanico a Bologna.
Ritratto di Paleotti, ritratto di botanico, potrebbe essere aldrovandi ma non è stato
confermato, interessante per vedere quali sono gli interessi e gli approcci che già in un ritratto
si possono vedere, (paleotti, molto amico di aldrovandi a tal punto da diventare consigliere di
paleotti. Paleotti nel suo documenti vuole impostare le discussioni fatte intorno alle imagin
de concilio i Trento. Aldrovandi da un valore fondamentale all arti visive e alle immagini,per
questo c’è questo connubio,ma nel rapporto con Paleotti si consolida perchè l’immagine ha
un valore conoscitivo di condensare informazione e di raccontarla. )
Studia i testi classici i senso critico, cerca di metterli in discussione per capire se sono
effettivamente validi, ha anche molto in mente i bestiari medievali in cui ci sono molte
immagino di figure particolare, spesso inesistenti a cui aldrovandi cerca did are spiegazione.
Racconta la natura del suo museo, pubblico, aperto e vuole ricreare un piccolo mondo.
Aldrovandi muore senza eredi perchè i figli muoiono giovani, però questo lo porta a lasciare
tutti i suoi averi, il suo museo ed orto lascò doli al senato ringraziali pravergli cocnessoquegli
spazi. Verrà smantellato e abbandonato. È fondmatake che lo lascia al senato e vuole che sia
a eroe visitabile.
• 18000 esemplari naturalistici manufatti archeologici ed esotici
• 7000 piante essiccate conservato e in 15 tomi
• 17 volumi di acquerelli
• 14 armadi contenenti incisioni
• Oggetti americani

Parte importante della sua collezione sono gli oggetti americani che sarà così importante che
lo porteranno a creare il rombo so naturalistico ed etnografico. Siamo in un periodo in cui gli
interessi del modo American sono enormi, arrivano oggetti di tutti i tipi, disegna lui stesso gli
elementi.

COLLEZIONSIMO DI OGGETTI AMERICANI


Aldrovandi è molto interessato agl oggetti americani, così tanto che nel 1567 programma una
spedizione scientific in America, verra mandato qualcun’altra. Però è molto contemtuot che
qualcuno vada a fare questa spedizione scientifica. Per lui il valore del mondo americano ha
un valore socntifico, è importante in quanto si può studiare e si può catalogare lui importo
che si riescano a tosare nuove informazioni e che riescano a d arrivare in Europa. Questo
approccio di aldrovandi gli oggetti americani, sarà che Bologna sarà La prima città a studiare
in senso critico l’America. Le altre cotta collezionai, aldrovandi da un taglio diverso, vuole
sapere quale è il loro valore, li considererà talmente importanti che li paragona ai classici, si
ritrova a trovare i punti in comune delle due culture.
L’arrivo di questi oggetti nuovi in un contesto culturale sempre più interessato a questo
mondo. Gia con Raffaello vediamo questo elefantiaco regato dal re del Portogallo, vediamo
che l’interesse di oggetti aèrticalre è sempre in sottofondo. (Ferdinando de medici e scipioe
borghese).

Ci sarà un decisivo cambiamento 600entesco come ad esempio l’accademia dei lincei fondata
nel 1603 che avrà questo tesoro messicano del 1570, documento con oggetti americani di
quella spedizione scientifica. Accademia con due prospettive, quella prospettica scientifica a
tema didascalico. Nel 600, il barocco avrà dato impulso al collezionismo scientifico, ricordiamo
Galileo e aldrovandi si è guardato intorno pero non è riuscito a guardare verso l’alto, invece
Galileo permette di avvicinarsi alla contemplazione del mondo celeste.
Nel 700 ulteriori evoluzione, l’illimisomo cercando di selezionare e frammentare le
conoscenze, non permette queste un sole di artificiai e naturalia, è quasi antiscientifico
pensare che questi due mondi possono stare insieme. Questo porterà all’impostazione di
musei che si dedicano solo all’arte o solo ai musei. I mirabilia non diventano più una novità e
si arriva a lasciarli da parte.
Nell 800 cercheranno di riprendere la questione delle w., ricerca di oggetti strani e praticale,
si cercherà di ricomporre le w.

18/04
IL COLLEZIONISMO LINCEO (FEDERICO CESI, JOHANNES FABER)
L’accademia dei lincei
Fondata nel 1603 a roma da Pietro cesi e alcuni suoi sodali, quindi co fondatori. Che scelgono
la formula dell’accademia per dedicarsi al allo studi della natura. La scelta della lince è voluto
da cesi e rappresenta l’importanza della vista, lince dotati di oculatissima vista, quindi
ritengono la conoscenza come quel processo che si acquisisce attraverso lo sguardo,
attraverso la vista. Il principio della conoscenza empirica, quindi cerco di descrivere il più
possibile ciò che vedono, da qui l’importanza delle collezioni, delle raccolte. I testi dei lincei,
sono densi di citazioni delle opere sia dei classici ma anche di contemporanei, di filosofi
naturali contemporanei.
Il dato interessante è la raccolta anatomica, raccolta di scheletrì voluto da Faber, scheletrì di
animali confrontati con esempi umani.

IL MUSEO KIRCHERIANO AL COLLEGIO ROMANO


Collezione di Kircher, allestisce uno straordinario museo che raccoglieva meraviglie di ogni
genere. 1678. Rispetto alle sperimentazioni empiriche dell’accademia dei lincei, kircher si
dedica ancora una attività sapienzale, non scientifica, centralità della meraviglia e dello
stupore. La conquista della conoscenza scientifica è molto lenta.

UNA NUOVA FRUIZIONE?


Durante il 500 questo collezionismo antiquario comincia ad avere un ruolo sempre più
centrale. Articolo di stenhouse, tre tipologie di collezioni del 500:
1. Ville e giardini a imitazione delle residenze romane;
2. Cortili e giardini interni;
3. Studioli.
Nella Roma del secondo 500 c’è una prevalenza legata al modo ecclesiastico che possono
realizzare collezioni di una certa importanza. Lo stesso Stenhouse individua due momenti che
corrispondo a due comportament differenti:
- 1550-1565: funzione limitata, non molto aperta ai visitatori. Chi entrava nelle
residenze? Esisteva già un pubblico? Non tanto, queste collezioni esistono a non sono
aperte ad un numero importante di visitatori, incide sicuramente il momento delicato
della posti riform e quindi la risputa della controriforma, non ostentare il lusso era un
codice;
- 1580-1600: inizi un cambiamento che si ritrova in una apertura , uan maggiore
accessibilità delle collezioni, nuovi allestimenti, viaggiatori e che vogliono accedere
alle collezioni.

Come lo sappiamo? Le info le prendiamo dai documenti di ogni genere. Le fonti rispetto a
questo fenomeno sono le lettere, diari di viaggio.
- Lettera: Fulvio orsini scrive a Gianvincenzo Pirelli, 1582, turismo
- Note: Girolamo ferracci note alle antichità di Andrea Fulvio, c’era una richiesta e
consapevolezza delle collezioni da parte di viaggiatore, viene richiesto di aprire le
collezioni;
- Ciriaco Mattei: parla della sua raccolta che viene visa sia da romani sia da forestieri.

Stiamo entrando in un’epoca nuova.


Roma è il luogo in cui viene allestita una raccolta importantissima, documentata grazie ad un
inventario del 1588. Si tratta della Villa Medici voluta da Ferdinando de medici, raccoglie una
collezione importante, marmi antichi, dipinti celebri. Collezione caratterizzata da un giardino
di grande bellezza sul quale affacciava questa parete esterne e ornata da bassorilievi antichi.
Questa villa possedeva già una galleria che permetteva nel palazzo di stabilire una sorta di
collegamento tra collezione e l spazio esterno.

IL CARDINALE ALESSANDRO FARNESE


Collezione del cardinale Alessandro Farnese che è una collezione di eccezionale valore,
eccezionale importanza molto articolata. Mecenate di artisti che realizzano piccole e grandi
opere, tra cui Giulio Clovi, un miniaturista. (La cassetta Farnese).
Il palazzo Farnse è un luogo che in questa epoca viene espressamente dedicato alla raccolta
degli oggetti e custodito da Fulvio Orsini.

IL COLLEZIONISMO A VENEZIA NEL 500


1. Le famiglie aristocratiche fanno a gara per mostrare il loro potere attraverso la
costituzione di collezioni, già ne avevamo parlato con i medici, però interessante
quesa competizioni tra le famiglie, entrano in gara per entrare in possesso di oggetti
più rari, più importanti;
2. Si comprende il valore politico e competitivo tra le collezioni d’arte;
3. Il collezionismo è una forma di investimento, c’è una pratica del collezionismo e
investimento;
4. Ci sono dei generi che i collezionisti amano, glittica, arte dei contemporanei e e in
particolare il genere del ritratto, quindi anche i discorso intorno alla committenza.

ANDREA ODONI
Amava mostrarsi in quanto collezionista come vediamo anche ritratto di Lotto, mostra questo
facoltoso collezionista che si fa rappresentare circondato da oggetti antichi. Non è un
aristocratico, è un ricco borghese, un uomo di gusto che apprezza la bellezza e la possiede;
mostrarsi in quanto collezionista era una manifestazione di status, immagine di auto
celebrazione, abbiamo fonti che ci descrivono la collezione di odoni, distribuita in varie stanze.
Studio al prim piano, portego o loggia chiusa, camera da letto. Lo sappiamo per certo dalle
descrizioni che ci aiutano a ricostruire lo stesso criterio della residenza di odoni. La fonte
utilizzata è Marcantonio Michiel, 1532. Descrizione interessante. (Sta a Venezia, ma sta anche
a roma).

COLLEZIONE DI GABRIELE VENDRAMIN (1484-1552)


Committente importante, Michiel parla della collezione di Vendramin come la collezione in
cui si trovava la tempesta di Giorgione. I Vendramin sono ritratti da Tiziano. Ci lascia
testimonianze importanti, abbiamo una descrizione nell’opera “I Marmi” di Doni, e ci lascia il
testamento del 1547, testamento su cui ragiona per molti anni ed entrambi i documenti ci
fanno capire molte cose.
1. I Marmi di Doni, 1552: nobiltà d’animo e gusto, uomo gentile e raffinato, generoso,
collezione nella dimensione sociale, luogo in cui si creano relazioni, gli mostra questo
cupido che cavalca un leone, ne hanno discusso molto della bellissima invenzione,
fenomeno della conversazione da vari alle opere d’arte, pratica del conversare e
confrontarsi su un’opera d’arte è molto radicato.
2. Il testamento di Gabriele Vendramin, 1547: vi dovete occupare d’arte, ma erediterete
tutti questi oggetti che mi sono costate fatica, l’arte gli ha dato riposo e quiete d’animo
negotia familiari, le dovete mantenere, non le potete vendere ne prestare,
fedecommesso, è un vincolo che il proprietario stabilisce con i suoi eredi.

LA COLLEZIONE DI DOMENICO GRIMANI (1461-1523)


Due personaggi, zio e nipote. Collezione che nasce a roma con Domenico, che passa molto
anni a Roma e aveva un suo palazzo in cui allestisce una collezione di grande importanza.
Domenico uomo colto, non abbandona mai gli studi.
Breviario Grimani, realizzato da minatori di scuola fiamminga. Il gusto che si avvicinava all’arte
del nord, eclettismo, varietà che ci sporre e in un collezionista come Grimani.
LA DONAZIONE GRIMANI E LA NASCITA DEL MUSEO PUBBLICO A VENEZIA
Muore nel 1523 e lascia la sua collezione alla repubblica di Venezia, con una volontà precisa,
collezione deve essere pubblica, deve essere in un museo pubblico. La prima collocazione di
questa raccolta è il palazzo ducale. La vicenda Grimani non si esaurisce con le volontà di
Domenico, continua con i nipote Giovanni, riuscirà a portare a compimento e volontà dello
zio. Porterà alla realizzazione dello statuario pubblico che a Venezia unisce le due collezione
di Domenico e Giovanni. Questa raccolta lascia la residenza dello zio Grimani nel 1594,
quando muore Giovanni, e sarà nell’anticamera di palazzo ducale. Quando muore Giovanni e
stabilisce che le volontà ad dello zio venissero rispettare, Giovanni stabilisce delle regole:
- Trovare un luogo pubblico adeguato;
- Riunire la sua donazione con quella dello zio, ospitata nella sala delle teste ritenuta
inadeguata;
- Garantire un’illuminazione dall’alto, quindi del tutto simile a quella della sua
Tribuna.

Un architetto importate viene incaricato per sistemare l’anticamera della biblioteca Martina,
architetto scamozzi. Crea una sorta di foro antico, in cui si accostavano con mirabile effetto,
un affollamento studiatissimo, torsi,busti statue, frammenti, iscrizioni. Modello di museo
evergetico.
1523: testamento di Domenico grimani, museo pubblico, palazzo ducale
1587: donazione di Giovanni Grimani, statuario, libreria di San marco;
1569: apertura al pubblico dellostaturaio con la sistemazione dello scamozzi.
Evento precoce, concetto id pubblica fruizione lo vedremo pncalmet durante e il periodo dell’
illuminismo. Quindi risotto alla data, è già un concetto molto precoce, inizia una sensibilià
verso la fruizione per il pubblico, diverso dalla restituzione dei bronzi con sisto IV, restituzione
alla città di roma. Restituzione diverso dalla donazione.

21/04
FEDERICO BORROMEO E LA PINACOTECA AMBROSIANA
Borromeo, cardinale e intellettuale milanese, nel 1607 fonda la biblioteca che sarà aperta al
pubblico nel 1609. Biblioteca con 30000 opere, codici, manoscritti, opere a stampa, e segue
nel 1618 l’apertura della pinacoteca, in cui confluisce la raccolta privata del cardinale.
(Corrispondete con l’accademia di licei). Nel 1620 apre una Accademia del disegno, ad ogni
pinacoteca si affianca una accademica, soprattutto durante il 700. Nel 1625 scriverà un’opera
che è la descrizione dello stesso museo, opera che si intitola museum, spiega le motivazione
che lo spingono a scrivere questo testo. Scrive un primo catalogo, divulgare la consistenza
stessa della collezione, che genererà una pratica letteraria, l’ekphrasis. Nella visione di
Borromeo la produzione delle copie ha un vantaggio, trasmettere l’invenzione delle stesse
opere d’arte, una visione favorevole alle copie, come le trascrizioni delle opere, così le opere
d’arte. (Prime esperienze di trasmissione, sisto IV, Aldovrandi, Venezia e Borromeo).
Il gusto del cardinale, gusto per la natura morta e il paesaggio, canestra di frutta di Caravaggio
e il vaso di fiori di Bruegel dei Velluti, particolarità di raccogliere in unico dipinto tante specie
diverse che fioriscono in periodi diversi. Amante dei pittori fiamminghi, paesaggi.

LA GALLERIA
La galleria è uno spazio architettonico che nasce principalmente in Francia e che entra nella
tradizione Italiana tra 500 e 600, e soprattutto nel 600 la galleria diventerà lo spazio
identitario e caratterizzante del grande collezionismo privato.
Galleria e studiolo: differenza dei movimenti fisici, nella galleria si vive l’architettura, è un
luogo di passaggio, galleria è uno spazio che collega spazi differenti. Galleria delle carte
geografiche è definito come bellissimo spasseggio, si parlava nelle gallerie, ruolo sociale. Gia
nel 1615 le gallerie erano presenti nell’Italia, un passo nell’opera di Scamozzi dedicato alla
forma delle gallerie. Le gallerie servono a far passeggiare le persone e per far passeggiare gli
ospiti nelle corti, si parla i accordi, trattati, momenti di piacevole e virtuosa conversazione. La
galleria deve essere al piano nobile perché deve essere uno spazio esclusivo.
Galleria dei primi del 600 a Torino, galleria realizzata per Carlo Emanuele di Savoia, e c’è una
lettera del pittore Federico Zaccarii che descrive la decorazione di questa galleria. L’intera
galleria era una rappresentazione del mondo, ricostruzione dell’universo, cosmografia. Lo
scopo della galleria è quello di stupire, lo spazio ha un ruolo politico e sociale, doveva
persuadere, progettazione di tipo politico e persuasivo, mettere a loro agio, ma anche in
sorpreso imbarazzo. C’è una abilità nell’uso dell’arte, dello spazio, dell’architetta che serve al
luogo del potere.
LA GALLERIA A ROMA NEL 600
Le gallerie a roma vengono accolte come spazi di ostentazione politica ed esposizione di
meraviglie, mostra la derivazione del modello francese, unione di pittura e antichità, nuovi
criteri di allestimenti, funzioni celebrative e narrative, mostra un forte gusto di tipo
scenografico.
Luogo di esposizione a roma sono principalmente proprietà di prelati e aristocratici. Roma a
inizio 600 si pensa subito a galleria borghese, di cui ci parla Baglione, ci parla della residenza
borghese, fuori porta Pinciana è stat aperta una villa. Le caratteristiche specifiche della villa
sono:
- Aspetto antiquario, ostentazione;
- Carattere pubblico, statue in facciata;
- Eclettismo, natura e arte, teatro dell’universo;
- Espressione del collezionismo di Scipione Borghese, collezionista famelico,
pregiudicato, si apporta della deposizione di Raffaello.

Nell’allestimento originario, era meno sistematico, esposti in modo spontaneo, divisone


tematica che serviva ad esercitare l’osservatore su determinati soggetti o nuclei iconografici
(Madonna dei palafreneiri, Adamo ed Eva di Baglioni, Passigsno e Cavaloere d’arpino). Si
facevano queste associazioni per stimolare l’osservaotore.
Abbiamo una fonte 1650, Manilli, ci racconta come poteva essere l’aspetto a metà del secolo
la galleria. Rapporto tra antico e moderno, forte celebrazione dinastica e un apparato
simbolico che l’osservatore può ricostruire attraverso la lettura di quello che sta vedendo.

LA COLLEZIONE GIUSTINIANI
Una delle collezioni più straordinarie del primo seicento a roma, eccezionalità determinata
dalla sua ricchezza, 600 dipinti e 1800 sculture, collezione eccezionalmente ben documentato,
sappiamo tantissime cose, lo sappiamo perché ci sono degli inventari, dalla fine 600 all’inizio
del 700, siamo in gradi di ricostruire tutte le acquisizioni, collezione straordinariamente
parlante.
Palazzo giustiniani, senato della repubblica. La collezione era dotata di una galleria decorata
e dipinta, di cui possiamo ricostruire l’organizzazione interna e i criteri espositivi. Ha le tipiche
caratteristiche della galleria seicentesca, spazio allungato per passeggiarci, ha una volta,
poche finestre, ha una decorazione che riguarda la volta e parte delle pareti. La galleria
Giustiniani è ben documentata perché era la collezione del cardinale benedetto Giustinani.
Giustiniani sono di Genova, vengono Roma e quando morirà il cardinale e erediterà il fratello
Vincenzo. La collezione la conosciamo bene perché il marchese Vincenzo chiede ai suoi
incisori di copiare le sculture più importanti della sua collezione per pubblicare un catalogo.
Modernità di visone idea che la galleria dovesse essere copiata c’è rendeva questa idea di
conoscenza pubblica, poteva essere fonte di ispirazione per altri collezionisti, ma anche per
gli artisti.
L’ALLESTIMENTO COME SISTEMA
L’esposizione di questi oggetti era importante, la loro disposizione. Due disposizioni, 1638 e
1793, due esposizioni diverse. La studiosa è Cristina Strunck, 2001. Ricostruzione del gruppo
centrale, caprone al centro, amorini, figure mitologiche con un approccio ludico, quasi
teatrale, gli oggetti vengono disposti a creare una messa in scena, pura ironia, gioco, non c’è
nessuna attenzione nella disposizione del 1638 all’iconografia, questa disposizione serve a
divertirsi, bisogna ricordare che erano luoghi di vita, non erano musei. Nel 1793 di fronte
all’antichità non c’è più un atteggiamento libero e disinvolto, c’è un bagaglio culturale una
curiosità filologica, figli dell’ illuminismo, tassonomie fisiologiche entrano nella conoscenza
del sapere, gli oggetti quindi vengono disposti attraverso un criterio, non c’è più il capriccio,
adesso vengono disposti secondo un rigore di organizzazione, c’è un pensiero razionale che è
molto più pomposo, più solenne, e più rigoroso, cerca un assetto razionale che corrisponde
ad un pensiero totalmente diverso rispetto al 600.
Vincenzo Giustiniani scrive come deve essere decorato un palazzo, come deve essere allestito.
È diventata una moda decorar i palazzi con tante pitture, moda nata per rendere meno
pedanti le decorazioni del palazzi si usa un criterio più libero e fantasioso, siccome c’è questa
moda, c’è molta più richiesta di opere. Questa nuova abitudine ha portato grande favore
all’opera de pittori, quindi nasce un mercato dell’arte.
In sintesi possiamo dire che durante il 600 la tipologia architettonica della galleria diventa lo
spazio espositivo per eccellenza, quindi l’ambiente di rappresentanza di classe nobiliare, con
due spiegazioni di fondo: la prima è la celebrazione della famiglia del proprietario e la seconda
è il desiderio di creare un appropriato contesto alle raccolte dei dipinto e delle antichità.
Rispetto a quell’assetto spontaneo del 500 nei giardini, disposti in mezzo alla natura, nel 600
si vogliono creare degli spazi espositivi per un uso specifico.
Nel 600 abbiamo una moltiplicazione delle fonti. Lettera di Cassano dal Pozzo, uomo erudito
con contatti con artisti straordinari, appassionato di antichità e di curiosità naturali, famoso
museo cartaceo con disegni che riproducono sia esemplari naturalistici e antichità. In una
lettera indirizzata ad Agnolo Galli, abbiamo una descrizione su modo in cui le opere possono
essere disposte in una residenza privata. Cassiano ha un rapporto con Poussin. Lettera del
1629. Parla di paesaggi, dice che le opere devono essere disposte per creare delle fughe
prospettiche, devono avere una precisa coerenza.
Giulio Mancini, Regole per comporre e collocare e conservare le pitture: i dipinti devono
essere disposti con un certo ordine, bisogna cominciare dai disegni che devono essere raccolti
in libri in base alla tecnica e per nazioni, una visione organizzate per una finalità principale,
cioè far vedere le cose agli altri, dimensione pubblica; poi pitture, paesaggi e cosmografie in
gallerie, temi lascivi nelle gallerei di giardini e camere terrene ritrate, se è padre di famiglia
coprire i nudi. Differenza tra stanze private e stanze pubbliche. Le anticamere devono essere
decorate con dipinti di tema civile, azioni politiche, scene di guerra e di pace, quasi a
preparare di chi doveva venire a chiedere, c’era consapevolezza della persuasione delle
immagini.
Regole generali: le opere devono essere distinte per scuola e cronologia, ci deve essere una
coerenza con i temi iconografici e l’uso delle stanze, per la galleria devono seguire un ordine
iconografico ma anche un criterio di tipo estetico, ma anche cronologico e di stile.
(Painting as medicine in early Modern Rome, Giulio mancini e l’efficacia dell’arte, Francis
Cage. Farmacia portatile decorata con un piccolo paesaggio, di un artista olandese attivo a
roma in quegli anni).

28/04
Fine lezioni 19/05.
Pittura di paesaggio si afferma a Roma intorno al 1580, specialmente per la presenza di
artistici nordici che si specializzano nella pittura naturale. In questo periodo si definiscono i
generi pittorici, pittura di genere che aumenterà il mercato dell’arte, passo di Mancini in cui
la domanda delle opere porterà maggiore ricchezza agli artisti. Pittura di genere è più facile
da vendere in un mercato generalizzato, scene di banchetto, temi moralistici abbastanza
generici applicabili a qualunque tipo di contesto, si diffondono nei mercati del nord dove
esiste una dimensione di mercato dell’arte basato sulla libera concorrenza, opere d’arte non
per specifici committenti, ma acquirenti che comprano liberamente le opere nel mercato
dell’arte. Preciso legame tra l’esposizione del collezionismo e la nascita di un libero mercato
dell’arte che produce una grande quantità di opere che sono opere generalizzate. Nel nord
Europa la cultura dell’immagine libera (macellai). Storia economica legata alla storia dell’arte.
Testo della Cage sulla medicina e arte, la particolare attenzione che Mancini riserva alla
pittura di paesaggio è legata alla ricerca di un benessere che all’interno delle case, la
collocazione specifica di queste opere poteva facilitare lo stato d’animo sereno, quindi
benessere, come mettere in correlazione arte e medicina. Decorazione della farmacia
portatile, pittura di Elsheimer.

Riflessione metodologica. Nascita di una nuova concezione dell’arte


Siamo nel 600, un’epoca nuova del collezionismo, più matura, più articolata dal punto di vista
delle opere, della loro circolazione, dell’organizzazione stessa delle opere che diventano
molto più grandi, più impressionanti, un collezionismo bulimico che sfuggiva all’idea della
prevalenza degli stili, il collezionismo fa cadere certe barriere ideologiche tra classicismo e
naturalismo. Nella collezione Giustiniani troviamo l’opera sia degli uni che degli altri,
Lanfranco e Caravaggio, la predilezione di uno stile non era così manicheo, si era in grado di
apprezzare la varietà degli stili.
Luigi Spezzaferro scrisse un saggio illuminante, riconosce nella maturazione del collezionismo
seicentesco romano la nascita di un nuovo sguardo all’arte, un modo che lui definisce più
adulto, più maturo, un fenomeno innanzitutto di laicizzazione, sguardo separato dall’
iconografia, opere che vengono rifiutate vengono acquisite dai collezionisti privati. Questo
significa che per la destinazione primaria non erano accettai, ma erano comunque opere
riconosciute di grade valore. C’era una ricerca ossessiva di alcuni artisti. Il collezionismo
privato ci porta a riconoscere una maturazione di un gesto, capacità di apprezzare le opere
d’arte in se, aldilà delle vicende dei rifiuti, aldilà delle questioni iconografiche, aldilà della
funzione, questa defunzionalizzazione dell’opera d’arte sacra la trasforma in opera d’arte
pura. Guardare l’opera in se, frutto della creatività del genio, del grande esteta, è frutto di
una consapevolezza moderna. La collezione privata diventa una camera di decompressione
di opere d’arte all’interno della quale le opere cominciano a vivere di vita propria in un
periodo precoce. “Riconoscimento autonomo dell’opera”, operazione in quanto creazione
che viene apprezzata e collocata nella collezione stessa. Osservazione più laica, cioè senza
pregiudizi nell’opera.

LA NASCITA DEL MUSEO MODERNO


Entriamo nel 700 parlando di modernità. Il 700 è l’epoca che ci porta verso una nuova idea di
collezione.
Il collezionismo del 700 ci porta a riscontrare interessi diversi:
- La dimensione pubblica e sociale del museo, si afferma una visione politica del museo,
apertura delle collezioni per una pubblica utilità;
- Organizzazione ed evoluzione degli approcci espositivi, anche con la pubblicazione dei
primi cataloghi;
- La cessazione di beni alla comunità;
- Sviluppo di una sensibilità volta alla diffusione della conoscenza, molto vicino al
concetto moderno.

I due fattori che costituiscono i pilastri del museo del 700 sono:
1. L’esigenza di tutela, che ispirerà la nascita dei musei pontifici, opere messe nelle
collezioni dei papi per non essere alienate, per non essere disperse;
2. Valore del bene pubblico.

LA FONDAZIONE DEI MUSEI CAPITOLINI 1734


Nel 1734 papà Clemente XII fonda il museo attraverso un’acquisizione fondamentale come
l’acquisizione della collezione Albani che entra a far parte della collezione capitolina e segnerà
la nascita del grande museo di antichità a Roma. (Fedecommesso viene abolito durante la
rivoluzione francese). (Domanda sul Domanda sul fedecommesso). I papi comprano le
collezioni, le uniscono ad altre collezioni e le restituiscono al pubblico, principalmente per
intento di conservazione ed educativo, infatti viene subito fondata l’accademia de nudo,
quindi il museo come luogo di studio. Nel 1741-1745 abbiamo la pubblicazione dei primi
cataloghi che servivano a guidare il pubblico nella visita. Nel 1748 viene acquista la collezione
di dipinti di Pio da Carpi che porta alla nascita della Pinacoteca Capitolina. Quando andiamo
vedere i musei capitolini vediamo anche la disposizione, l’esposizione, l’allestimento che si è
tenuto intatto dal 1734, quindi non possiamo spostarli. I musei di per se sono di capolavori.
EDITTO ALBANI, 1733
L’editto che precede la nascita dei musei capitolini, è un momento che segna una sorta di
svolta nella storia della tutela. Il papa acquista la collezione Albani e lo riversa al pubblico, lo
fa attraverso un editto e stabilisce la nascita di un nuovo museo. Quello che ci interessa è la
motivazione del papa. Il papa lo fa per pubblico decoro della città di Roma e per il vantaggio
del pubblico e del privato bene, l’utilitas, per la pubblica utilità, principio legato al principi di
democrazia e di bene comune, accessibilità.

IL MUSEO LAPIDARIO DI SCIPIONE MAFFEI A ROMA


Si focalizza sulle epigrafi e c’era un museo specifico, raccoglie epigrafi antiche e le battezza
come le antichità parlanti, perché sono formate da parole, marmi che portano anche la
venusta. L’elemento interessante è che maffei vuole attrarre l’attenzione degli studiosi
sull’originalità del pezzo. Se queste epigrafi vengono studiate o lette solo attraverso la
trasmissione delle trascrizioni, si rischia di replicare degli errori, moltiplicare gli errori.
Dobbiamo avere il contato diretto con l’originale che deve essere studiato nella sua
originalità. Questo pone una grande attenzione sull’iniziativa del Maffei che è un personaggio
che incrocia la sua esperienza con Caylus. Pomian mette a confronto Caylus e Maffei, due
contemporanei che versano sul valore dell’antichità e sul valore filologico delle opere
un‘attenzione, ossia studio dei reperti antichi come studio del passato. Fascino, mistero,
bellezza, per questo motivo venivano attratti. Guardano all’antico con uno sguardo moderno,
la possibilità di comprendere meglio il passato attraverso questi esperti. Allora i monumenti
diventano degli oggetti che assumono il valore di prove della storia, non solo passioni del
gusto, sono oggetti da leggere , interpretare e comprendere.
Nel 1736 maffei si fa promotore di un particolare iniziava, scrive al cardinale Polignac, creare
un museo delle antichità a Parigi che abbia le stesse finalità del suo museo lapidario,
raccogliere iscrizioni e i monumenti figurati. In questa lettera ci dice che tutti i reperti hanno
un’importanza, ci danno la possibilità di far parlare il passato, questi oggetti devono essere
conservati. “Così fatte cose debbono rendersi pubbliche.in questo modo saranno publiche,
ma insieme custodie, perché sotto gli occhi d’una guardia.”
Caylus risponde alla lettera di Maffei. Dialogo a distanze, conoscevano le reciproche
esperienze e che si fanno portavoce di un bisogno di conservazione, di condivisone delle
cultura che il pubblico può godere.

FRANCESCO ALGAROTTI
Erudito, appassionato, mercante d’arte, mediatore, ha una formazione scientifica con
interesse all’approccio illuminista, ha un grade amore per tutte le arti, dalle lettere, scultura
e architettura.
Viene coinvolto in un progetto non realizzato, cioè il museo di Dresda nel 1742 voluto da
Augusto III di Sassonia. Algarotti lavora ad un progetto sistematico di museo molto
interessante perché ci sono delle caratteristiche molto significative per il ragionamento
sull’evoluzione del museo. Pensa ad un museo, un edificio che è separato dalla residenza del
potere, del re, il museo è lontano dal potere. Questo museo ha un’ispirazione classica,
presenta un progetto di illuminazione zenitale che ritroviamo nel Louvre. Algarotti prevede
uno spazio della galleria che imita lo spazio e del Pantheon per le esposizioni delle statue
antiche, è un precedente di ciò che viene fatto al museo clementino nella rotonda.
Scrive del suo progetto al vedutista Pesci nel 1759:
I musei soprattutto nell’800 riproducono questo approccio del museo tempio che vuole
replicare la percezione di uno spazio Classic, orientate ad immaginare una facilità di fruizione.

LUIGI LANZI
Ruolo importantissimo a Firenze sia per il ruolo della sistemazione degli Uffizi sia il rapporto
che il suo intervento ha in relazione alla storiografia. Lanzi lo ricordiamo come autore del suo
trattato, storia pittorica dell’Italia perché conferisce un impianto innovativo che avrà un
grande impatto nell’organizzazione dei musei. Racconta la pittura italiana per scuole regionali,
riconce delle caratteristiche espressive diverse da regione a regione. È uomo del 700, figlio
dell’Illuminismo, influenzato dal pensiero di Winckelmann. Matura una conoscenza diretta sia
delle collezioni romane pontifice, a Roma con Ennio Quirino visconti che doveva realizzare il
catalogo del museo capitolino. Lanzi lo leghiamo alla vicenda degli Uffizi perché sotto la sua
influenza gli Uffizi diventavano un museo moderno, e fortissima in lanzi è l’attenzione del
principio della pubblica utilità. Gli Uffizi di lanzi sono figli dell’Illuminismo perchè sistema gli
oggetti per criteri precisi, organizza in base alle scuole, alle tecniche, generi, isolamento però
dei capolavori, il capolavoro per eccellenza viene isolato, quindi da un parte ho la
catalogazione del genere, dall’altra c’è l’esperienza estetica. Sono aspetti diversi che il museo
può offrire. La sala della Niobe agli Uffizi è legato al nome di lanzi, vengono disposte queste
famose sculture scoperte alla fine del 500 a roma, furono portate Firenze. Lanzi viene
incaricato della sistemazione di questi oggetti che sono stati rispostati al loro originario
allestimento nel 2006.

BRITISH MUSEUM 1759


Tutti gli stati cercano di dotarsi di musei all’avanguardia, che educano. In UK nasce il British
musei che viene aperto nel 1759 con delle modalità diverse. C’è un collezionista Hans Sloane,
scienziato che raccogli naturalia e biblioteca molto importante. Quando muore lascia la sua
collezione alla UK a condizione che se ne faccia un museo. Fa un accordo. Lascio tutte le cose,
create un museo pubblico e i miei eredi prenderanno un guadagno. Intorno al British decide
il parlamento inglese che accetta questo contratto. Il museo è legato al parlamento e ci sono
dei reporter che devono vedere come va il museo, il suo andamento. Visita a lume di torce al
museo pio clementino, e la stessa cosa fecero in Inghilterra per imitare l’esempio italiano. È
un museo più pubblico degli altri perché è legato al parlamento a cui si deve rendere conto,
restituire una qualità del servizio che è considerata necessaria priorità, per questo il museo è
pubblico.

02/05
MUSEOLOGIA 02/05

Caratteristiche della nascita del museo nel 700:

• Fruizione pubblica;

• Evitare la dispersione (museo pio clementino) quindi la tutela. All’origine del concetto
di tutela ce sia la dispersione materiale sia la conservazione. Abolizione del
fedecommesso.

LA NASCITA DEL MUSEO MODERNO


Il museo moderno fiorisce con la costituzione delle grandi collezioni di fine 700. (pio
clementino e louvre).

Nascita dei musei capitolini nel 1734, nato per volontà dei pontefici per la tutela e la fruizione
pubblica. Con la nascita del museo ci sarà la nascita dell’accademia del nudo. Galleria e
accademia affiancati per strategia e per un obiettivo culturale.

A livello europeo c’è uno scambio tra le competenze italiane e quello che succede all’estero,
come abbiamo visto il contributo dell’Algarotti, il caso interessante della nascita del museo
lapidario di Maffei (domanda esame), museo specialistico, nasce con una specializzazione ben
precisa, quelle antichità parlanti erano dei reperti dotati di iscrizione, ma erano valorizzati
dal Maffei anche in quanti documenti che dovevano esser studiati nella loro originalità, non
basta leggere la trascrizione, è importante poter accedere ai materiali originali. Altro caso
importante di cui ci parla Pomian delle vite parallele tra Maffei e Caylus, un antiquario e un
archeologo che in qualche modo condividono la stessa cosa la stessa sensibilità, con
prospettive diverse, ma entrambi condividono questa idea dell’importanza del museo come
luogo di studio e di conservazione. La vicenda è documentata dalle lettere dalle quali emerge
che il Maffei già nel 1730 proponeva di costituire un museo delle antichità a Parigi, avete tutto
ma vi manca un museo delle antichità, il museo è necessario perché le opere possono
degradarsi, quindi è importante garantire questo luogo perché è un luogo di conservazione,
studio ed elaborazione culturale. Caylus viene a sapere di questa segnalazione di Maffei a si
fa lui stesso portavoce della identica richiesta. C’è una rete di tendenze su queste tematiche.
Nasce la repubblica delle lettere nel quale l’elemento di maggiore prestigio dell’intellettuale
era la quantità di persone che si conosceva anche all’estero. Essere ritratti con delle lettere in
mano perché sottolineava la capacità di sapersi relazionare. Importante la circolazione delle
idee nel 700.

BRITISH MUSEUM

Primo vero museo pubblico per eccellenza, nato nel 1759. La nascita è legata alla volontà
testamentaria di un personaggio, Sir Hans Sloane, decide di lasciare questa sua collezione allo
stato inglese, però lo fa ad una condizione. Lascia al re di Inghilterra con una precisazione, a
beneficio dell’Inghilterra, e chiede che si crei come condizione un museo pubblico e prevede
una sorta di compenso che i suoi eredi devono percepire. Libri, stampe, manoscritti, erbario,
oggetti esotici, antichità. Il parlamenti accetta questa decisione, viene istituito il museo
pubblico che avrà una sua vicenda, nasce come museo naturalistico e poi si estende, piano
piano vengono acquisiti nuovi nuclei collezionisitici, da questo momento in poi collezioni
private convergono al British Museum. Una delle collezioni più importanti che influiscono è
quella di Charles Townley, tipico grand tourist.

COLLEZIONE TOWNLEY

Abbiamo un dipinto della sua galleria, vediamo i visitatori, una caratteristica delle opere delle
gallerie è che vengono rappresentati i visitatori, ci sono anche gli artisti, visitatori spesso
insieme, spesso delle coppie e poi ci sono gli artisti, idea di museo come luogo di studio.

ACQUSIZIONE BELLICHE

Il British Museum è anche frutto di acquisizione belliche, il caso celebre è la stele di rosetta
che viene scoperta dai francesi ma che poi passa in mani britanniche. Altra acquisizione
celeberrima sono i marmi Elgin, marmi acquistati da Lord Elgin con tutta una serie di
questioni.

LA FRANCIA PRIA DELLA RIVOLUZIONE

Già agli inizi del Settecento c’è una riflessione con Caylus. Si inizia a discutere sul concetto di
patrimonio e nazione. Nel 1750 si inizia a vedere una svolta, viene aperta una collezione
pubblica, apertura due volte a settimana del Palais du Luxemburg per iniziativa del marchese
di Marigny, accesso a questa roccolta di pittura. Questa iniziativa è interessante perché si
sono conservati degli schizzi e dei cataloghi delle opere esposte, c’era un allestimento
interessante, opere esposte con una modalità comparativa, l’idea era quella di stimolare la
sensibilità dei visitatori per ispirare una reazione partecipata, stimolare il dialogo che stimola
consapevolezza, accresce il gusto e trasforma il luogo espositivo come luogo sociale. Nel 1755
ci sono già delle richieste per trasformare il Louvre come palazzo delle arti, richieste isolate,
ci troviamo in pieno regno assolutistico e quindi chiusura nei confronti dell’apertura delle
collezioni reali. Prima della rivoluzione sappiamo che c’era un’attenzione e un interesse per il
tema del museo. Ci sono sperimentazioni da parte di architetture per pensare uno spazio
espositivo. Nel 1753 il Prix du Rome propone la progettazione di un museo il cui tema era la
realizzazione di una galleria associata ad un palazzo, con rotonda a cupola con lacunari,
fiancheggiata da galleria. Nell 1778 si propone la realizzazione di un museo distinto in varie
sezioni espositive. La Francia prima della Rivoluzione si stava interrogando sulle questioni dei
musei, non c’erano questioni politiche ma filosofiche, questioni che dovevano allinearsi al
pensiero illuminista. Quello che ci sfugge è che la realtà della seconda metà del 700 è un
periodo in cui si ragiona talmente tanto sui musei che si pensa alla forma, all’accesso, la
copertura lignea, l’illuminazione, un’interrogazione a 360 gradi. C’è un dialogo con il resto del
mondo sul tema del museo.

IL MUSEO DEL LOUVRE

Quando scoppia la rivoluzione la questione del patrimonio diventa una questione di dibattito
politico e culturale quasi immediato, per motivi ovvi, si pone la possibilità dell’accesso di una
collezione negata al popolo, aprire i palazzi del re, far vedere cosa c’era dentro i palazzi,
rendere questo patrimonio, patrimonio della nazione. Componente politica schietta. Il museo
del Louvre diventa un simbolo di questo passaggio del patrimonio al popolo, patrimonio che
diventa il bene di tutto il popolo, il luogo dell’esercizio stesso della cittadinanza. Ricordiamo
le parole di David: il museo è il luogo dove il padre porterà il figlio, dove il maestro porterà
l’allievo, luogo in cui si cresce e si diventa adulti, si diventa cittadini. La questione educativa
dei musei non è una questione di servizio, il museo che educa e celebra la sua stessa
dimensione politica e democratica. Nel 1792 viene istituito il museo rivoluzionario nel palazzo
del re, nel 1793 viene inaugurato il Louvre. Il museo rivoluzionario ha un ruolo di propaganda
strategica nel messaggio rivoluzionario, il museo diventa promotore dei valori della
rivoluzione, così come diventerà promotore dei valori di Napoleone. I frequentatori principali
sono gli artisti. Nei dipinti di Hubert Rober ci fa vedere la sistemazione con questi lucernari
che cambiano la percezione dei dipinti consentendo l’illuminazione zenitale che esisteva già
nei programmi museali precedenti, però questo già presuppone una concezione nuove
dell’oepra d’arte che ci fa entrare in una dimensione di modernità. Inizialmente è
disorganizzato, 124 sculture, oggetti d’arredo, il tutto disposto senza un criterio. Solo
successivamente si inizia a ragionare per criteri di catalogazione, le opere cominciano ad
essere disposti con i criteri maggiormente in voga, criteri di scuole, cronologiche o
iconografiche. Molte di queste opere sottratte vengono neutralizzate dal loro contesto di
origine. Modalità di esperienza diversa. Queste opere hanno la retorica delle opere restituite
alla liberà, ideologia pura per giustificare la sottrazione delle opere, il progetto di costruzione
politica del museo è fondamentale perché dà sostanza e ragione alla stessa costituzione del
museo.

CAMPAGNE NAPOLEONICHE

Dal 1794 comincia questo processo di aggregazione di opere del Louvre, le campagne
dell’esercito francese porteranno una emorragia dei paesi conquistati e una grande collezione
a Parigi. Con le campagna napoleoniche il tema delle requisizioni passa dal valore
rivoluzionario a trofeo di guerra. Cambiamento di prospettiva, le opere sono qui non perché
sono in terra di libertà, ma perché sono il dono che a noi spetta per il sacrificio dell’esercito
francese, il museo diventa un teatro di ideologia politica e militare, attraverso le opere d’arte
si sottolinea l’idea stessa della requisizione, è un diritto. Con Napoleone il museo cambia, si
evolve, viene sistemato e riorganizzato. C’è un uomo che aveva conquistato al fiducia di
Napoleone, Vivant Denon, ha contributo al cambiamento di questo museo. Il museo diventa
Museo Napoleone, Vivant Denon deve riorganizzare l’intera collezione. Predispone una
sistemazione degli interni, la galleria incarica Percier e Fontaine, galleria viene divisa in sale,
scalone ad imitazione del museo Pio Clementino. Il museo Pio Clementino sarà modello. Il
museo diventa uno spazio funzionale alla celebrazione del museo, stiamo entrando in
un’epoca nuova. Al Louvre arriva Ennio Quirino Visconti che contribuisce alla risistemazione
delle collezioni di antichità del Louvre, assistiamo a questo passaggio del modello Pio
Clementino verso la Francia. Ambienti decorati in modo tematico e viene inaugurata la
sezione di disegni. Il museo diventa luogo della celebrazione politica.

IL CONGRESSO DI VIENNA E LA QUESTIONE DELLE RESTITUZIONE DEI BENI ESPROPRIATI

Con la caduta di Napoleone si apre la questione sul destino delle opere requisite. L’Inghilterra
esercita un ruolo di mediazione e di scambio diplomatico sulle questioni delle restituzioni che
vedono al centro l’Italia e lo Stato della Chiesa. Canova svolgerà un ruolo fondamentale nello
scenario, combatterà per le opere sottratte da Napoleone, ovviamente non tutto quello che
è stato sottratto torna a casa, i grandi capolavori, ma molte altre cose rimangono in Francai.
In tutta questa vicenda è interessante il dibattuto che si solleva su questa vicenda. Il discorso
tra patrimonio culturale e identità di popoli. La questione coinvolge emotivamente Canova
che scrive molto su questo tema.
Quatremere, lettere a Miranda, sette lettere che vengono scritte per essere pubblicate e che
vengono inviate a questo generale venezuelano Miranda. Queste lettere hanno un valore
culturale fondamentale perché pongono il problema tra opera d’arte e patrimonio culturale,
denuncia lo scandalo: l’opera d’arte appartiene al luogo per il quale è stata realizzata, c’è un
legame indissolubile tra l’opera d’arte e il suo contesto, se il contesto viene a mancare, si
rompe il tessuto di significato che compromette il messaggio dell’opera, dibattito che esplode
tra fin e700 e 800. Le lettere sono del 1796. Queste lettere gettano le basi per i processi di
restituzione. Scrive: Roma è un museo a cielo aperto con opere, ma anche il paesaggio fa
parte delle opere d’arte, principio di patrimonio immateriale. Queste lettere ispirarono
Canova e gli intellettuali che si imbattono sulle questioni di restituzioni.

IL MUSEE DES MONUMENTS FRANCAIS DI ALEXADRE LENOIR

È stato chiuso quasi subito dopo il congresso di Vienna, nato su iniziativa di Alexandre Lenoir,
artista che voleva dare ricovero a questi monumenti che erano stati mantellati durante la
rivoluzione, monumenti che erano considerati simbolo dell’assolutismo. Si fa promotore della
nascita di questo museo. Nella proposta di Lenoir ci sono dei passaggi interessanti perché era
un tentativo di narrazione della storia francese attraverso i monumenti e l’allestimento cerca
di creare un allestimento di atmosfera, cerca di disporre gli oggetti per aiutare lo ad
immergersi nella dimensione storica degli eventi. Approccio innovativo che viene ripreso dalla
museologia moderna perché stabilisce una sorta di passaggio e svolta nella consapevolezza
nell’uso culturale dei manufatti rispetto alla storia del popolo e la rappresentazione di una
identità di una nazione.

05/05

VILLA ALBANI

Roma nel 700 rilancia la sua importanza attraverso progetti che vengono condivisi a livello
internazionale. L’idea di roma chiusa, idea storiografica superata. Roma settecentesca
recepisce il mito dell’antico, replica questa idea di antico, il neoclassicismo trova in Roma una
delle sue più grandi esponenti. Villa Albani nasce come luogo espositivo, può sembrare
scontato, ma non lo è, si comincia a guardare ad una progettazione architettonica finalizzata
ad accogliere collezioni importanti. L’architettura viene affidata all’architetto Marchioni e
Winckelmann svolge un ruolo fondamentale all’epoca era il bibliotecario del cardinale Albani,
ha un ruolo importante nella progettazione dello spazio, uno spazio di definizione ed
interpretazione delle opere stesse. Per lo spazio sceglie una divisione tematica, rapporto tra
opere e spazio. Si manifesta il desiderio dare importanza alle opere. Villa Albani è privata, è
un luogo escluso che si fa moltiplicatore di certi temi, di una certa idea di fruizione artistica.
Le opere non vengono esposte all’esterno, viene data importanza al restauro, si ragiona su
come le opere antiche devono essere restaurate per una buona fruizione del pubblico. Villa
Albani ha il ruolo di essere un laboratorio espositivo perché poco dopo nascerà il progetto del
museo Pio Clementino.

LA NASCITA DEI MUSEI VATICANI

Il Vaticano ha già una collezione storica e storicizzata, allestita già a fine 400-inizio 500.
Raccolte principalmente di antichità. Cortile delle statue del Vaticano è un luogo che viene
frequentato dagli artisti, è un luogo di formazione. Dopo la nascita dei musei capitolini, anche
lo stato della chiesa vuole dotarsi di un museo Europeo. Nel 1763 Winckelmann è
commissario alle antichità di Roma. È importante sapere che c’è Winckelmann che cerca di
mettere in ordine storiografico il patrimonio, sforzo di sistematizzazione. Per i musei è
importante perché di conseguenza i musei vengono organizzati con un certo ordine.
Benedetto XIV fonda il museo di antichità Cristiane. Con la nascita del museo profano nel 1761
troviamo organizzazione sistematica, interesse che si estende ance ad oggetti minori,
influenza di wincklemann. Oggetti di cultura materiale iniziano ad avere grande importanza.

Museo pio clementino perché ci sono due papi dietro il progetto, clemente XIV ganganelli e
pio VI braschi.

Il museo pio clementino prende spunto da un acquisto importante, cioè l’acquisto della
collezione Mattei di antichità che viene collocata nel palazzo vaticano per collocarle a
pubblico decoro, si dispone quindi l’avvio di lavori di adeguamento perché sono palazzi
preesistenti e quindi bisogna sistemarla per l’esposizione. Siamo nel 1770. Si decide di dare
un ordine diverso, una nuova solennità a questi spazi che devono accogliere questo nuovo
nucleo di opere. Gli architetti che lavorano sono Alessandri Dori, architetto tardo barocco dal
1770-72, dà ai musei vaticani un’impostazione scenografica, stucchi, decorazioni, eventi
decorativi molto abbondanti, realizza una vasta galleria, approccio di una visione tardo
barocca. Sarà soprattutto Simonetti a dare l’impostazione attuale del museo, interviene con
una serie di realizzazioni, collega il cortil con la galleria delle statue, progetta l’accesso ai
musei con il cosiddetto vestibolo rotondo. Simonetti è più sobrio, ha un’idea più razionale,
interviene dando una svolta architettonica forte agli spazi. È celebrato il cortile delle statue,
si ispira all’architettura romana, soprattutto alle domus con i loro cortili, dopo che vengono
scoperte scoperte ad Ercolano e Pompei, organizza lo spazio del cortile delle statue e realizza
i piccoli gabinetti- templi all’interno dei quali vengono inseriti i capolavori, e incoronati da una
cupola che illuminano con una luce zenitale.

L’intervento di papa Braschi, è un intervento significativo. Vengono realizzati spazi nuovi,


spazi ispirati al pantheon, le terme, tempio di minerva medica e la basilica. Divisione tematica.
Sala rotonda la copieranno tutti i musei d’Europa, il museo pio clementino farà scuola sarà il
museo più imitato d’Europa. Grande importanza all’elemento evocativo, entrare in una
dimensione classica, restituire un contesto ipotetico che aiuta il visitatore a comprendere il
loro vero valore. Forte influenza dell’architettura del neoclassico.

Giovanni Battista visconti aveva lavorato al primo catalogo di questo raccolte. L’idea di
pubblicare i cataloghi è importante perché risponde ad un desiderio di diffondere la
conoscenza del museo. Già Giustiniani aveva avuto un’idea simile.

Il museo pio clementino esercitò una fondamentale influenza sulla nascita dei musei
dell’intera Europa. Le grandi novità sono:

- Celebrazione dell’arte nativa con forti legami con il presente;


- Elemento didattico.

Idea di ostentazione all’interno delle sale, ostentazione del potere, ricerca di prestigio e
grandezza che il patrimonio può accrescere ed alimentare. Gustavo III realizza il museo
ispirandosi al Pio Clementino, affianca al museo un’accademia.

DISPOSITIVI DI TUTELA

Dispositivi che sono all’origine della cultura della conservazione della tutela in Italia di cui lo
stato della chiesa è stato promotore costante.
1. 1802, Chirografo di Pio VII, ha la finalità di promuovere una politica concreta della
protezione delle opere, per evitare che fossero trafugate e vendute all’estero. La
novità è che redige un elenco, un inizio di catalogazione, elenco di opere che non
devono essere vendute, non possono essere aliante, inalienabili; criterio della
legislazione e tutela preventiva;
2. 1820, Editto Pacca, il primo vero provvedimento legislativo organico totalmente
destinato alla salvaguardia delle opere d’arte, proibisce l’esportazione delle opere
dallo stato della chiesa impedendo l’acquisto da parte di stranieri di passaggio, questo
editto è dovuto alle spoliazioni napoleoniche, quindi c’è un ragionamento profondo
della relazione tra patrimonio e appartenenza culturale. Inserisce un nuovo
dispositivo, denuncia di tutti gli oggetti artistici da parte dei privati possessori,
disponendo controlli di verifica annuali da parte di funzionari incaricati.

IL MUSEO NELL’800

Nell’ottocento è importante la rilevanza dell’architettura, questo cambia la funzione del


museo, ci si pongono degli obiettivi per la progettazione, come si deve muovere il pubblico
ad esempio. Il secondo aspetto importante è che la consapevolezza degli spettatori diventa
più matura, più evoluta, nasce un pubblico più consapevole e più maturo, il museo diventa
sempre di più luogo sociale. Altro elemento importante è la corrispondenza tra patrimoni e
nazione. Il museo si lega a grandi dinastie, ma ha sempre un ruolo pubblico, l’intento era
quello di far riconoscere il popolo in una nazione, lavoro identitario.

Il museo riconosce un ruolo importante nell’architettura, è un luogo di fruizione, quindi si


diffondono i cosiddetti musei ideali. Il modello museale di Durand, pianta razionale e
magniloquente, si rifà all’idea del classico, si rifà al principio del libero movimento dei
visitatori, esperienza che sia di conoscenza e di conoscenza emotiva. La rotonda è il fulcro
del’ intera planimetria e le sale sono dei luoghi, dei spazi di esposizione. Questo progetto è
del 1802.
Il paese che maggiormente svolge un ruolo propositivo è la Germania e ci sono due luoghi.

La glittoteca di monaco

Progetto iniziato nel 1816 e inaugurato nel 1830. È fortemente voluta da Ludovico di Baviera
che torna da roma i cui visita i musei capitolini e dichiara che vuole un museo come quello di
Roma, quindi commissione la realizzazione di un grande progetto, primo edificio autonomo
in Germania, quindi è pensato per essere un luogo pubblico. Alla base di questa collezione c’è
sempre una requisizione importante di antichità e nel 1812 compra un corpus importante,
tempio di Athena Aphaia ad Egina. Il primo problema che questi guerrieri hanno posto è il
come collocarle, come ricostruirle, come ricostruire il loro assetto. Queste statue erano state
fatte integrate da Thorvaldsen che interviene dotando i guerrieri di… questo progetto aveva
lo scopo della fruizione più comprensibile. La scelta di questa integrazione è una scelta di
gusto che ha una sua precisa finalità, ossia la percezione completa dell’opera d’arte, della sua
completezza. Acquisizione degli egineti e dei marmi Elgin, stesso anno, 1812. Due musei
importati che acquistano patrimoni archeologici importanti e si pongo in maniera diversa
davanti alla scelta della conservazione. A Londra non vengono integrati, Canova si oppone
all’integrazione, questo fa nascere una nuova sensibilità quasi romantica, mentre in
Germania si. Uno stesso processo, ossia rimozione delle integrazioni neoclassiche, su un altro
pezzo della glittoteca, ossia il fauno Barberini. Si capisce come il gusto cambia e modifica la
funzione dell’opera d’arte in base a delle scelte che sono di politica culturale e che si aprono
a precisi elementi di gusto.

Il museo presentava un ordine cronologico, e mantiene il tratto fortemente dinastico, pensato


come un monumento della nazione, ma il museo veniva usato anche per eventi pubblici
soprattutto politica, quindi si afferma questa concezione aristocratica ed elitaria del museo.

UN MUSEO PER LA NAZIONE

Museo è un luogo di rappresentazione, luogo di riconoscimento del popolo con il patrimonio.


In Baviera ci sono altri musei. Il Walhalla di Von Klenze.

Discussione sull’allestimento da usare: Von Klenze archiettto vs Wagner pittore. Il pittore


pensava che l’esposizione dovesse essere semplice, mentre l’architetto voleva un
allestimento più evocativo, più d’ambiente.
L’ALTE PINAKOTHEK di MONACO

La pinacoteca viene costruita imitando i palazzi rinascimentali. L’architetto è sempre Von


Klenze, il grande architetto di Ludovico. I caratteri innovativi di questa pinacoteca sono :

- Fascia centrale come galleria di dipinti;


- Prima fascia laterale contenente “cabinets” con opere minori;
- Seconda fascia laterale affrescata da Cornelius con le vite degli artisti.

Qui c’è una sorta di immersione romantica nelle vicende personali degli artisti. Apertura al
pubblico nel 1836. Questi affreschi che decorano aiutano la fruizione e la conoscenza, creare
l’esperienza sociale e comune e serve a ricreare una società più consapevole. Le opere sono
legate alla storia degli uomini, c’è una celebrazione del genio che possono ispirare la società
contemporanea. Cornelius era stato ispirato da un libro “l’educazione estetica di un uomo”,
l’esercizio della bellezza alimenta l’idea di cittadinanza, o meglio di appartenenza ad una
comunità.

UN MUSEO PER BERLINO: L’ALTES MUSEUM

Deve essere un grande tempio della bellezza, dell’antichità.

Hirt aveva pensato a realizzare il museo già dal 1796, è un uomo figlio dell’idea di museo
elaborata durante l’illuminismo ,con una grande funzione didattica, luogo di studio e di
apprendiment per i cittadini, la pensava come David.

Schinkel e Waagen hanno un’idea diversa, è un’idea post illuminista, è un’idea più romantica,
più idealista, sono influenzati dal pensiero di Hegel. Il museo deve essere un tempio dove
l’arte si contempla, non è un luogo di libero pensiero. Il museo è un luogo da ammirare. Qui
cambia il modello di fruizione, non si pensa più allo spettatore partecipe, ma subisce una
proposta estetica del museo, va ad amare il modello di bellezza. Idea di cittadino come
suddito. Sala centrale circolare che è una grande rotonda, ispirato ai progetti di Boullèe, Pio
clementino, architettura romana. Questo spazio pero sovrasta. L’allestimento era molto
raffinato, sia da una grave importanza agli originali, no copie.

KAISER FRIEDRICH MUSEUM o BODE MUSEUM


Bode è uno storco dell’arte e studioso di arte nordica, ha un grade ruolo nella storia dei musei
perché credeva molto nella finalità didattica dei musei, quindi si inventa un modo nuovo di
esporre, le period rooms, sono pensate come camere del tempo, ogni dettaglio di questa
stanza d’ambientazione è curato, in parte con originali in parte con oggetti di mutazioni.
Allievo di bode, valentinere, porterà queste period rooms in America, passaggio di testimone
di queste sperimentazioni.

I MUSEI INGLESI NELL’800

Il grande fenomeno della rivoluzione industriale, cambia il rapporto tra uomo ed oggetto,
oggetti anche artigianali, o uso quotidiano. La rivoluzione industriale innesca una grande
opportunità, restituire alla moltiplicazione degli oggetti una qualità estetica. Quale è il
rapporto tra le opere d’arte e questa realtà?

Nel 1857 a Londra viene ospita la Great Exhibition nel Crystal Palace di Joseph Paxton. È un
momento di straordinaria opportunità di rapportarsi con il resto del mondo, inizia una nuova
età, sappiamo che il principe Alberto ha voluto fortemente questa esibizione, dedicata
all’innovazione e vuole che partecipino più paesi possibili. 6milioni di visitatori. Vuole creare
un grande palcoscenico dell’arte e dell’innovazione. Quale è il rapporto tra il luogo dell’arte e
il luogo della produzione industriale, si può creare una relazione? Quindi si inizia a pensare il
museo della manifattura, con lo scopo di educare il popolo al buon gusto anche attraverso gli
oggetti quotidiani. Affianca buon gusto e cattivo gusto, quindi intento didattico specifico.
Siamo nella metà dell’Ottocento. C’è l’idea di portare la bellezza nelle case di tutti, quindi
negli anni successivi il museo accresce la sua popolarità, quindi viene trasferito in una
seconda sede e comincia ad avere una struttura articolata. Aperto di sera anche per farlo
visitare agli operai. In questo periodo si moltiplica la produzione di gessi, per nutrire la
curiosità degli artisti e dei visitatori, non si viaggia spesso, esposto anche nelle università.

Nel 1899 si arriva alla fondazione del vero e proprio Victoria and Albert Museum. Questo
museo che aveva la vocazione per la manifattura e il design, manterrà sempre questa sua
funzione didattica che l’America ricorderà nei suoi musei.
9/05

IL MODELLO AMERICANO

- Intreccio tra progresso ed arte


- Divulgativa comunicazione del patrimonio culturale, quella divulgazione che lo stesso
Bode aveva sperimentato icon i suoi allestimenti d’ambiente

Il museo in America manifesta le sue prime espressione già alla metà del 700, un epoca in cui
l’America si va affrancando dai legami con l’Europa, cercando una propria autonomia, una
propria indipendenza ma rimane legata al modello Europe, francese ed anglosassone. Il
primo collezionista di stampo europeo che troviamo negli USA Charles Wilson Peale,
collezione scientifico naturalistico, collezione che viene realizzata a Philadelphia. Ovviamente
la storia è legata alla storia dell’indipendenza. Nel 1786 apre il Philadelphia Museum che ha
già un intento didattico e comprende che il museo debba avere uno scopo di divertimento,
rational amusement. Il museo viene istituto con dei criteri enigmistici che sono estremamente
razionali, classificazione molto rigorosa degli oggetti e farà scuola. Ritratto in cui svela la
collezione, vuole accogliere il pubblico nella sua raccolta.

C’è un episodio poco dopo. Phineas Taylor Barnum, legato al circo, lui compra la collezione
di Peale e nel 1741 apre a New York l’America Museum, che è in realtà l’insieme di oggetti
straordinari, reperti di ogni genere, all’interno del museo le persone vedono cose
straordinarie, oggetti eccezionali. Le radici del museo americano sono nella commistione tra
divertimento e conoscenze, nell’idea di museo in quanto luogo di intrattenimento e
divertimento, potesse essere anche forte di guadagno. Barnum’s American Museum,
collezione privata con meraviglie, oggetti esotici, oggetti straordinari. Diventa un luogo di
esposizione pubblica.

Il modello del museo americano:

- Approccio evocativo e di contesto che Bode aveva sperimentato a Berlino, le period


rooms;
- Nascita dei musei d arte decorative e di design la cui categoria viene aperta dalla
esperienza del south Kensington museum di Londra,
- Mecenatismo e collezionismo privato statunitense, questo sarà un tratto
fondamentale nella nascita dei musei americani.

I musei americani mostrano subito un fortissimo approccio educativo il museo nasce come
istituzione votata all’educazione didattica; i musei americani nascono per costituire delle
identità, lo vediamo bene dopo la guerra di secessione, quindi imitano il modello della vecchia
Europa e cerca di imitare per trarne delle conclusioni e formulare una propria idea di museo,
che non sarà una copia, un modo diverso di pensare il museo. Si deve rendere il museo
adeguato allo spirito americano, spirito imprenditoriale.

Ci sono tre fasi nella storia dei musei americani (1870-1930 eta fondativa dei musei americani
perchè è l’epoca in cui si elabora un nuovo modello museale):

1. 1870-1876, nascono le prime gradi collezioni (metropolitan nel 1870, Museum of


Boston, pensylania museum, Smithsonian e museum): modello è l’industria arts
duration, rapporto tra prorotto industriale e educazione. Il metropolitan nasce senza
una collezione, ance perché i grandi imprenditori di costruire un museo perché New
York deve avere un museo, lo fondano man on hanno una collezione e devono
comprare le opere d’arte, nell’800 gli stati europei erano deboli e quindi ne
approfittarono per comprare le opere. L’intento non era solo accaparrarsi di opere in
cui si riconoscono sicuramente, c’era la voglia do costituire un modello nuovo, di
crearne uno adatto alla società che voleva aprire un futuro diverso. Museum of fine
arts di Boston manda dei delegati per studiare i musei europei e ne fanno una
relazione. La conclusione è ch il modello europeo non può essere importato cosi come
è negli Stati Uniti, non ha senso, quindi bisogna costruire un museo che migliori la
società, la educhi. (Workshop al MET).
2. Nel 1880 in America nasce una classe di professionisti, cioè si capisce che il museo è
un’istituzione importante, ci si domanda come deve essere, l’obiettivo, il modello
organizzativo, ora c’è bisogno di una classe di professionisti. Ai primi anni del 900
troviamo i primi bollettini museali, riviste specializzate, che alimentano una
consapevolezza professionale per affinare le competenze di chi lavora al museo,
quindi succede che dopo la prima fase cominciano a creare un modello innovativo.
3. Ai primi anni del 900 abbiamo un consolidamento di queste premesse, quindi si
comincia a stabilire un modello tutto Americano che cerca soprattutto un progetto
organizzativo efficiente, si pone il problema della capacità di comunare il patrimonio
al pubblico e qui nascono le prime period rooms.

- 1906, communications to the trustees, è un report in cui il consigli d’amministrazione


dei musei vuole essere a corrente dei musei europei, è un documento di svolta;
- 1901, nasce il primo bollettino museale e nel 1903 verrà pubblicato dal museo della
Pennsylvania, non è secondario. Creare una rivista dei musei per i musei significare
avere conseguito una maturità e consapevolezza dei professionisti dell’arte.
- 1908, viene istituito il primo corso di studi Museali, sempre per la logica
imprenditoriale e spirito di intraprendenza, storia dei musei, come si scrivono le
didascalie;
- 1906, viene fondata l’american association of museum che fa scuola.

John Cotton Dana, department stores, celebrazione dell’arte industriale perché considerata
più vicina al popolo. I musei devono essere rilevanti, i musei devono diventare un bisogno.
Legame tra modello del museo americano e industria Americana. Questo modello culturale
ha un impatto fortissimo e lo ritroviamo nei grandi musei di questo periodo, idea di imitare i
grandi magazzini e le loro esposizioni, ma soprattutto che i magazzini imitino i musei, questa
è questa sorta di intreccio che ha un effetto netto è profondo del museo americano.

Alleanza tra musei e industria manifatturiera

MET, designed in America, campagna per promuovere il museo insieme alle industrie. Si cerca
un sostegno, alleanza tra produzione industriale e musei per creare un arte manifatturiera.

Negli anni 30 il MET si allea con Macy’s per avere un sostegno dai magazzini per le esposizioni,
per le mostre.

Il fascino delle kulturgeschichte di matrice europea


Valentiner, migliore amico di Bode, che importerà le period rooms, che avranno il loro apice
nei cloisters.

Museum of Fine Arts di Boston

Grandi sale espositive a tema, arte multiculturale, Cina, Giappone, con molti oggetti diciamo
esotici. Bernenson ricorda la sua formazione a Boston, e si forma come storico dell’arte
trascorrendo il suo tempo al Boston fine arts di Boston.

Altra collezione storica di un museo di carattere identitaria è la national gallery di Washington


che corrisponde a quello stile neoclassico riconosciuto dalla leadership americana.
L’architetto è John Russell Pop che si pira all’antico, ma che nasce già vecchio, impone il
modello di classicità in un epoca in cui immaginavano già musei più innovativi.

L’ITALIA E IL NUOVO MODELLO DI MUSEI CIVICI

1870, l’Italia fronteggia una situazione diversa. Deve trasformare l’esistenza. Nascono i musei
civici che sino musei tipicamente italiani post unitari. Perché nascono?

I primi musei civici venivano chiamati musei patrii, musei della patria, contraddizione perché
i musei civici sono de territorio, però è anche vero che sono musei posto unitari, quindi dopo
L’Unità e si ispira alla nazione. L’Italia doveva fare i conti con planammo dei “Borghi”,del
territorio e l’anima della nazione. Quindi i musei nascono in primis per una necessità pratica,
poi con la proclamazione dell’unità vengono emanate una serie di leggi che dismettono le
congregazioni religiose e quindi espropriano i beni religiosi. Questi beni divietano beni dello
stato che vengono collocati nei musei civici. I musei civici nascono in base alla valutazione di
tre problemi:

1. Opere espropriate per dargli dimora;


2. Non c’erano delle leggi di tutela, gli unici dispostivi erano gli editti pontifici;
3. Tutto doveva essere protetto perché gli americani volevano comprarsi a tutto.

I musei civici avevano un ruolo politico, ma anche di tutela. Cavalcaselle e morelli vengono
incaricati dal 1861 di redigere un inventario delle opere di due regioni in particolare, Lazio e
Umbria . Cavalacaselle ha un ruolo importane e redige i principi guida della tutela:
A. Catalogazione;
B. Nomina di ispettori locali;
C. Controllo dei restauri;
D. Divieto di esportazione;
E. Propone una doppia sorveglianza, locale e centrale, dunque dei municipi e del
governo.

Lo stesso morelli scrive a Francesco de Sanctis, l’idea della raccolta universale è un artificio e
non va sottovalutato per uno stato che è cresciuto con l’arte, le opere d’arte fanno parte
della vita nazionale, quindi ispirano il concetto di nazione.

SPECIFICITA’ DEL MUSEO CIVICO

- Attenzione alla storia locale


- Memorie cittadine
- Svolge indagini sul territorio
- Dà rilevanza ai reperti minori, frammenti archeologici, raccontano il tessuto del
territorio.

In altri paesi l’idea del museo civico avrà altri sviluppi, in Francia si arriverà più tardi,
l’ecomuseo, in Germania i LandesMuseum e l’HeimatMuseum, legato alla cultura popolare.

TEMI DELLA MUSEOLOGIA DEL 900

Nel 1922 viene istituita l’istituto internazionale per la cooperazione intellettuale, presieduta
da Bergson.

Ne 1926 invece focillon propone di istituire l’office international des musees, un organismo
totalmente dedicato ai musei. Secondo il volere di focillon è che i musei dovevan esssere
istituzioni aperte alla cittadina, nasce il msueo vivente che dialoga cn la società che cambia, il
museo che è rilevante, rappresentativo ed tutti i cittadini, museo che riesce a far parlare le
persone e farle incontrare.
Il presidente dell’OIM Jukes Destree, sostenitore del scoiassimo umanitario,, l’arte è un
valore …

Henri Focillon parla dei musei come degli ambienti viventi, quindi i visitatori devono
commuoversi, i visitatori devono trovare un luogo eroico, di riconoscimento, per questo viene
fondata la rivista “Museion” che diventa l’organo dell’OIM, la rivista diventa la voce di questo
dibattuto rimosso tra le varie istituzioni museali del momento. Era un modo per mettere
insieme tutte le voci internazionali e stimolarli. La rivista sarà fondamentale per la grande
conferenza di Madrid del 1934 che è una vera conferenza stelle grandi questioni dei musei.

Sulle pagine della rivista ci sono tante proposte di musei diversi, ci si interroga sulle forme
ideali del museo, si torna a parlare del museo ideale. Modelli di Steinberg, differenziazione
tra percorso per esperti e percorso per i visitatori. Anche Le Corbusier si cimenta, progetto di
museo a crescita illimitata, percorsi concentrici che rendono l’ispirazione di una chiocciola e
che attraverso delle pareti movibili rende possibile l’adattamento dello spazio
all’adattamento delle opere. Questi sono anche gli anni in cui il dibattito sui musei si
accompagna al dibattito sulla tutela, sono gli anni della carta Italian del restauro e della carta
di Atene che definirà l’idea di patrimonio come valore fondamentale per una nazione.

12/05

Nel periodo tra le due guerre nasce l’esigenza di creare una cultura del dialogo e della diversità
-> il riconoscimento del patrimonio culturale non avviene solo dopo il secondo dopoguerra,
come si pensa spesso -> proporre la pace attraverso il riconoscimento del patrimonio
culturale + idea che il museo abbia il ruolo di proporre la pace -> già negli anni tra le due
guerre mondiali.
Il riflesso di questo interesse si riflette nella fondazione dell’Institut Internationale pour la
Cooperation Intellectualle e nell’Office International des Musees, voluto da Focillon, docente
di storia dell’arte, all’epoca Direttore del Museo di belle arti di Lione, che si fa promotore del
ruolo del museo come facilitatore del discorso di pace.
- Parla del “paradosso sorprendente” = luogo dell’interazione e dialogo tra storici
dell’arte e grande pubblico, tra i conoscitori e i semplici cittadini, luogo di incontro,
luogo vivente.
- “Museo vivente”, Focillon coniò il termine -> si parlerà di Museo vivente quando i
musei italiani dopo la seconda guerra mondiale devono essere restaurati perché
danneggiati, come la Pinacoteca di Brera, la più danneggiata -> museo vivente come
luogo attivo, di interazione, politico, dove potersi riconoscere, essere spazio della
cittadinanza libera e democratica.
- Focillon è anche promotore della rivista Mouseion, luogo culturale del dibattito, dove
intervengono i grandi sostenitori della museologia contemporanea, dove si scontrano
gli americani e gli europei. Dibattito con degli articoli tra lo storico Friedlander,
tedesco, esperto di arte nordica e fiamminga, e lo storico Coleman -> mantenere la
funzione storica di museo oppure museo didattico. La rivista è anche lo spazio
editoriale che preparerà i lavori della famosa Conferenza di Madrid, 1934, che diventa
il grande momento del dibattito sul museo nel 1900, su come il museo debba
cambiare.
La conferenza ha luogo al Museo del Prado di Madrid, da poco aveva ricevuto un nuovo
allestimento moderno. Qui si parla di tutto, illuminazione, accoglienza, aspetti di
climatizzazione, i sussidi didattici, conservazione di opere. Varie posizioni dei paesi in questa
conferenza: l’Italia arriva con i suoi funzionari e rappresentanti di uno stato ancora
dittatoriale, quindi non sostengono un museo democratico, innovativo e aperto, scelgono
idee legate alla tradizione museale. Questi funzionari, tra cui Ugo Ojetti, parlano della
convenienza o meno per un museo storico di accogliere mostre temporanee, un interesse
tecnico.
Gli anni Trenta sono un epoca di grande sperimentazione, è un epoca coraggiosa e moderna,
densa di cambiamenti e ci si interrogava sulla responsabilità della cultura più di quanto si
faccia oggi.

IL MOMA (1929):
• 1929: data fondamentale, anno in cui accadono molte cose, tra cui la nascita del Museo
di Arte Moderna di New York.
• Voluto da tre donne: Lillie Bliss, Mary Quinn Sullivan e Abby Rockefeller, moglie di John
Rockefeller Jr. -> donne facoltose, siglare il loro nome come donne e legarsi alle
trasformazioni del loro tempo -> scelgono un direttore che è uno storico dell’arte,
giovanissimo, ha 27 anni, Alfred Barr.
• Museo di arte moderna -> inizialmente nasce come museo deltempo presente, un museo
dell’oggi, aperto a tutti i linguaggi: cinema, design, pittura, scultura… -> ogni tecnica
esplorata nel presente.
• Primo obiettivo: essere sempre un museo in continua trasformazione -> la collezione
deve essere sempre temporanea, mai permanente se no la collezione diventa storica e
non moderna.
• Luogo: primo spazio al dodicesimo piano di un edificio sulla 5th Avenue, poi si stabilisce
in diverse sedi fino alla sua collocazione nel 1939 in un edificio trasparente e visibile
dalla strada.
• Barr ha fatto un viaggio in Europa e rimane colpito dalla Bauhaus in cui vi rimase per tre
giorni nel 1928, capisce il tema della complessità dei linguaggi, l’importanza di una
creazione di uno spazio creativo ed espositivo, l’importanza di legare l’arte con
l’artigianato, l’arte che non dimentica il presente e l’elemento educativo. Barr ha
un’idea di museo come spazio in continua trasformazione dove il pubblico può
partecipare. Barr scriveva da solo le didascalie del museo, interrogavano il visitatore e
proponeva confronti -> mette due opere una accanto all’atra e sotto pone una didascalia
proponendo al visitatore una scelta -> rende protagonista il visitatore.
• Nel 1940 Barr organizza una mostra spettacolare: Italian Masters, dedicata all’arte
rinascimentale italiana -> per motivi politici è stata fatta in USA -> opere di Donatello, la
Venere di Botticelli… -> Barr voleva che queste opere dialogassero con l’arte moderna -
> con lui ci sono gli italiani: Lionello Venturi e Cesare Brandi, il quale allestisce insieme a
Barr la mostra e realizza un discorso inaugurale alla mostra. La mostra ebbe un successo
strepitoso, Barr inventa un foglietto dove si chiedeva al visitatore di votare l’opera che
si preferiva -> quanto tutto questo è innovativo. Barr vuole che il pubblico partecipi,
racconti il suo punto di vista, vuole sondare il loro gusto, vuole parlare con loro.
• Negli allestimenti: cambio di colore delle pareti + uso di tende che poi verranno usate da
Carlo Scarpa. Es. La Venere di Botticelli separata da una balaustra leggera, opera
illuminata, isolandola + tende laterali come un sipario.
• Nel 1937 Barr apre la sezione didattica del MOMA e la affida a Victor D’amico ->
laboratorio creativo dove i visitatori potevano andare a dipingere e fare arte, inoltre
realizza i primi laboratori per bambini = Carnevale dell’arte dei bambini. Dietro
questa idea c’era lo sviluppo dell’attivismo pedagogico introdotto da Dewey nei primi
anni del 1900.
• Il MOMA si dedica da subito a mostre itineranti -> le porta in America e in Europa -> nei
primi dieci anni di attività realizza 91 mostre in 1400 località degli USA.
L’idea di un museo del presente non convinse tutti: es. Gertrude Stein, grande sostenitrice di
Picasso, bollò la proposta di Barr: “O sei museo o sei moderno, non puoi essere tutte e due le
cose” -> la visione delle avanguardie storiche respingeva l’idea del museo. Barr diceva, invece,
che il museo può essere moderno e per farlo deve essere coraggioso.

Per far capire il senso del museo di Barr, lo stesso Barr face dei grafici, uno di questi è il
famoso Torpedo Diagram= museo come un siluro, la torpedine, si sposta in avanti e lascia
dietro di se una scia -> quindi il siluro corrisponde a tappe cronologiche, gli archi cronologici
corrispondono a movimenti artistici, la direzione è definita come una freccia. Il museo del
presenta inizia a includere Gauguin, Van Gogh, ma man mano si lasciano per accogliere opere
presenti. Le opere non più attuali verranno accolte e cedute ad altri spazi espositivi.

• Nel 1948 Abby Rockfeller lascia la sua collezione al MOMA, ma impone nel suo
testamento di cedere alla città le opere antecedenti ai 50 anni.
• Nelle didascalie di Barr ci si aspetta che il visitatore dialoghi con un altro rispondendo ai
quesiti mossi dal Barr.
• Dal 1952 questa idea verrà abbandonata e anche le opere importanti entrate in
collezione resteranno in esposizione.
• Il MOMA dopo gli anni ’50, con la Guerra Fredda, si fa promotore dell’espressionismo
astratto americano -> Pollock diventa tale perché Peggy Guggenheim lo sostiene,
assieme al MOMA.
• Meno noto è che nella promozione dell’espressionismo astratto in Europa ebbe un ruolo
importante la CIA, ci sono studi recenti che dimostrano che Nelson Rockefeller, figlio di
Abby, che dal 1939 divenne anche presidente di rappresentanza del MOMA e aveva
legami con l’intelligence americana, scelse un linguaggio di anticonformismo, contrario
al linguaggio ufficiale del mondo sovietico, iperrealista e retorico. La CIA attraverso il
MOMA e un programma di mostre temporanee in Europa promuove Pollock e
l’espressionismo astratto, come arte della libertà e della democrazia. Quindi il MOMA
sostiene la politica internazionale legata all’attività della CIA.
Nel frattempo in America c’erano altre persone che lavoravano molto sull’arte del presente e
facevano concorrenza al MOMA:
• 1942: arriva Peggy Guggenheim che sceglierà di vivere a Venezia creando un museo, oggi
la Fondazione Peggy Guggenheim -> ma prima va a New York e apre una galleria
dedicata all’arte astratta e al surrealismo -> ambiente capace di accompagnare il
linguaggio delle opere, osmosi tra il linguaggio delle opere e lo spazio espositivo
all’interno del quale erano collocate. L’attività di Peggy è intraprendete, ma anche
isolata. Entra in concorrenza con lo zio Solomon.
Museo Guggenheim:
• Solomon Guggenheim, zio di Peggy, crea una collezione e sostiene un capolavoro
architettonico, il Museo Guggenheim di New York -> accompagnato da una consulente
esperta, *Hilla Von Rebay, che lo porta a promuovere la non-objective painting, arte
non figurativa, non legata alla rappresentazione realistica del mondo.

• Architetto Frank Lloyd Wright, il quale stravolge l’aspetto del museo tradizionale. È
un museo landmark, molto visibile, inoltre la forma e il percorso interno fa si che il
visitatore attraversi le gallerie seguendo una spirale che accoglie le opere, in un
andamento che si avvita e suggerisce l’idea di movimento e dinamismo inarrestabile.

• Museo della modernità e della sua celebrazione, dialoga con il presente, si muove,
spicca nella città e parla con i visitatori.
• Domina la luce e il bianco. In alto ci è una cupola rotonda portatrice di luce, che ricorda
quella del Pio-Clementino.
*Hilla Von Rebay, nata a Strasburgo come Baronessa, aveva studiato a Parigi e negli anni ’20
si era trasferita a New York.
• Nel 1959 viene aperto il museo.
L’Italia dopo gli anni ’40:
Negli anni ’40 in Italia c’è un dialogo con gli USA -> Lionelli Venturi aveva lasciato l’Italia per
gli USA perché si era rifiutato di aderire al partito fascista, Cesari Brandi anche ha un contatto
con l’America.
L’Italia non era rimasta esclusa nel dibattito internazionale, a Madrid nel 1934 gli italiani sono
presenti in modo ufficiali e scelgono due temi fondamentali:
1) Ugo Ojetti -> organizzazione di mostre temporanee nei musei storici, quindi le mostre
possono avere un ruolo sperimentale in uno spazio storicizzato.
2) Roberto Paribeni -> adattamento degli edifici storici ad ospitare collezioni aperte al
pubblico -> tema italiano ed europeo -> come conciliare luoghi che devono essere preservati
con l’accesso del pubblico?
Dopo la Seconda guerra mondiale l’Italia ne esce a pezzi e molti musei danneggiati
pesantemente.
1945: Costantino Baroni, Direttore dei Musei Civici di Milano, fa un discorso coraggioso e
interessante: l’Italia è una nazione ridotta in ginocchio dalla guerra, se dobbiamo spendere
soldi dobbiamo farlo per istituzioni che possano dialogare con la società e i cittadini -> musei
viventi.
Dagli anni ’50 in poi parte un lavoro di ripristino, restauro e riallestimento verso i musei, i
quali erano stati usati dal regime fascista con altre funzionalità.
1953: Rapporto sul ripristino dei musei italiani, firmato da Guglielmo de Angelis
D’Ossat, Direttore generale delle antichità e belle arti.
Vengono accolti i principi fondamentali affermati nella Conferenza di Madrid (1934):
• Utilizzo del doppio percorso: uno per i meno esperti e uno per gli esperti.
• Selezione di opere, mettere una parete con poche opere.
• Illuminazione naturale.
• Flessibilità degli spazi.
• Critica alla ricostruzione d’ambiente.
Gli artefici della grande stagione della museografia italiana:
Franco Albini:
àlavora a Brera e poi a Genova.
àPoche opere, pareti flessibili a fondo chiaro, supporti essenziali e leggeri -> struttura
architettonica neutralizzata, l’opera è esaltata grazie alla leggerezza.
- Luce che si irradia sul soffitto e non cade diretta sulle opere, crea un’illuminazione
atmosferica che esalta le opere e non fa riflettere in modo fastidioso la luce.
Es. Palazzo Bianco di Genova:
- allestimento innovativo di Albini -> Monumento funebre a Margherita di Brabante di
Giovanni Pisano -> posto su un dispositivo girevole che il visitatore poteva girare e
interagire con l’opera.
- Pareti bianchi e uso di tende alla veneziana, assomigliano a tende di uffici -> elementi
di modernità -> trasformare il museo come un luogo di ufficio, familiare.
- Disporre seggioline comode che si possono muovere a uso dei visitatori.
Gruppo BBPR (acronimo che indica uno studio di architetti famosi per l’intervento
al Castello Sforzesco di Milano, sono le inziali degli architetti Belgiojoso, Peressutti, Roger):
es. un crocifisso appoggiato a dei tubi industriali.
Es. Allestimento presso il Castello Sforzesco della Pietà Rondanini -> qui i BBPR creano una
quinta che isola l’opera e la protegge come una nicchia, la parete è un elemento moderno, si
vedono le congiunture, si vede la quinta che mette in dialogo l’opera esaltandola e
monumentalizzarla. Celebrano la monumentalità dell’opera. Questo
allestimento verrà smantellato, la Pietà Rondanini sarà spostata in un’altra sala ad hoc a
pagamento.
Carlo Scarpa:
uno dei più grandi architetti italiani del Novecento, ha progettato e rivisitato alcuni
allestimenti più innovativi: Palazzo Abatellis a Palermo, Castelvecchio a Verona e il Museo di
Canova aPossagno.

16/05

Stagione museografica che si concentra sulla ricostruzione dei musei italiani che furono
profondamente danneggiati durante la Seconda guerra mondiale à idea di museo vivente:
musei aperti e dinamici, capaci di essere parte attiva nella società contemporanea, che è il
senso stesso della nuova identità di museo che emerge con la Conferenza di Madrid del 1934.
Franco Albini:
• Intervento alla Pinacoteca di Brera: uso di pareti mobili e leggere, che possono essere
modificate con facilità, uso di elementi di allestimento quotidiani: le
veneziane, il braccio telescopico che permetteva di muovere il frammento scultoreo del
monumento a Margherita di Brabante.
Gruppo BBR:
• Allestimento della Pietà Rondanini nel Castello Sforzesco di Milano -> incontro
fenomenologico dell’opera -> punta a far parlare l’opera, comunicazione profonda e
immersiva con lo spettatore -> l’opera isolata nell’ambiente -> si costruisce una nicchia
moderna con l’uso di materiali semplici, cemento armato, tubi innocenti -> i materiali
non sono mascherati, ma lasciati a vista, si vuole che il museo dichiari la sua
contemporaneità e che essa dialoghi con l’opera stessa. I visitatori hanno un
atteggiamento di disinvoltura, vengono accolti e ricevuti dal capolavoro stesso.
Carlo Scarpa (1906-1978)
• Nasce in Veneto e ha una formazione insolita: studia all’Accademia di Belle Arti, non è
laureato in architettura.
• 1932-1946: Direttore artistico della vetreria Venini a Venezia -> entrare in contatto con
il mondo del design e oggetti quotidiani, rapporto tra arte e produzione -> apprezza così
la tecnica e la materia -> attenzione al vetro e alla luce che si ritrova nell’attività di
architetto, coglie il rapporto tra luce, oggetto e ambiente. Da subito ha curiosità verso il
mondo dei musei, lavorare per un museo è come lavorare per una cattedrale = un
grande monumento. Studia i grandi architetti del suo tempo: Wagner, Olbrich e Loos ->
spazio funzionale, funzionalità e spazio -> non spazi inutilmente arricchiti da
decorativismi, sono gli anni del grande razionalismo in Italia, gli spazi parlano con la loro
struttura.
• Il dialogo tra i materiali: pietra e vetro, il disegno di dettaglio, calibrare luce e colori,
pensare l’architettura come narrazione: può costruire un racconto -> il museo è una
macchina di narrazione. Il museografo costruisce questa narrazione tenendo conto di
un soggetto in movimento, lo spettatore. Scarpa lavora come un regista quando gira un
film, pensa allo spazio e come l’attore si muove nello spazio, l’attore è qui il visitatore -
> prevede quello che fa e arriva a dirigere quello che farà il visitatore.
• Scarpa studia e guarda artisti del suo tempo: Mondrian, Kandinsky e Fontana -> Scarpa
allestisce mostre temporanee: cura la grande esposizione dedicata a Mondrian alla
GNAM, voluta da Palma Bucarelli -> spazio per esaltare le opere di Mondrian.
• Scarpa quando allestisce pensa all’artista e all’opera, è lo spazio che si deve adattare
all’opera, non è lo spazio che sovrasta l’opera, essa deve essere libera -> auscultare da
un soggetto plastico.
• 1944: Vittorio Moschini, sopraintendente di Venezia, chiede a Scarpa di ripristinare
le Gallerie dell’Accademia -> intervento lungo dal 1944 al 1959 -> primo museo italiano
che si dota di un assetto moderno: ambienti che vengono ripristinati eliminando le
aggiunte apportate nel corso del tempo, eliminando gli arredi in stile, dotati di nuovi
intonaci, opere ridotte in numero e montati su supporti uniformati o su altri disegnati
appositamente.
• 1953: Scarpa allestisce la mostra: Antonello da Messina e la pittura del ‘400 in Sicilia,
tenutasi nel Palazzo Comunale di Messina.
• Tra il 1956-1957: Realizza l’allestimento nella Gipsoteca di Canova a Possagno.
• 1956: Scarpa inizia a lavorare con Olivetti: negozio in Piazza San Marco a Venezia -> si
pone la questione etica dell’industria, immagina un mondo in cui l’industria persegua
obiettivi di industria sociale, cerca il rapporto con l’arte e finanzia imprese
culturali importanti, collabora con Argan e Ragghianti, a cui concederà il finanziamento
per una rivista di divulgazione artistica e museografica. A ScarpaOlivetti chiede di
realizzare il negozio in Piazza San Marco a Venezia, primo luogo di sperimentazione per
Scarpa: Olivetti amava esporre le sue macchine da scrivere, tanto che volle i suoi
apparecchi di calcolo e macchine da scrivere fossero esposti al MOMA in una mostra di
design italiano dedicata ad Olivetti.
• Grande interprete dell’arte contemporanea ma non disdegna l’arte del passato ->
familiarità con l’arte del rinascimento -> lavora alle biennali veneziane, all’arte di
Mondrian, progetta la mostra Venezia e Bisanzio del 1954.
• Scarpa disegna di getto spesso l’idea, poi ci torna sopra: architettura salvaguardata e
dialogata sempre con l’arte del passato affinché sia libera di esprimersi a diretto
contatto con il visitatore -> usa spesso il cemento armato e scale semplici ed essenziali,
usa delle griglie -> funzione di mediazione e filtro della luce.
• Scarpa ha un legame forte con l’oriente e il Giappone -> opere che realizza ricordano il
gusto materiale essenziale.
Allestimento di Scarpa al Castello di Castelvecchio a Verona (1964):
• museo del territorio -> non ha una collezione impressionante, ma è un castello, un
palazzo storico, in cui Scarpa interviene.
• È diventato un museo nel museo per l’allestimento di Scarpa che ad oggi è storicizzato.
• Crea spazi e accostamenti, usa la prospettiva per provocare scoperte nell’osservatore,
orientamento dei quadri verso la luce naturale proveniente dalla finestra.
• L’architettura è per Scarpa un semplice riparo, né una macchina da esporre -> allestire è
sempre un atto critico (Argan).
• La Galleria delle Sculture: sequenza di sale che si succedono l’una dopo l’altra e
sono intervallate da porte e varchi che sono lineari, i quali definiscono un percorso
difficile da modificare nel visitatore -> è invitato a muoversi in modo lineare -> il
problema per un architetto che qui deve preservare lo spazio storico è che il percorso è
difficile da orientare -> ma le opere disposte devono attrarre l’attenzione dello
spettatore -> quindi l’architetto deve lavorare negli ambienti stessi per disporre le
opere e orientare lo spettatore. Lo spazio deve essere movimentato e reso
interessante.
- Entriamo nell’ingresso principale di questa galleria: ambiente semplice e austero,
colori neutri, nessuna decorazione, solo l’essenziale, le opere sono disposte in
piattaforme apparentemente sospese, che sembrano sollevare le opere da terra =
elemento di leggerezza. Una delle sculture ci ignora e ci dà le spalle, quindi il visitatore
è costretto a muoversi per vedere e incontrare la statua. Scarpa fa parlare le opere e
usa e valorizza la tridimensionalità. Inonda l’ambiente di luce sfruttando le aperture
laterali con questi sguanci che accompagnano la luce all’interno esaltandola. Colore
chiaro prevalente. Il vuoto prevale sul pieno, poche opere nell’ambiente, estrema
semplicità dell’ambiente museale, le opere devono prevalere sullo spazio e parlare.
- L’approccio che guida Carlo Scarpa è che il visitatore sia il protagonista. In uno spazio
lineare egli inserisce un elemento di squilibrio, che crea interesse e curiosità. Il nostro
visitatore entra e prende possesso dell’ambiente perché si trova in uno spazio che può
dominare e poi viene spaesato in un elemento insolito, finché non incontra un
elemento che sarà un premio, qualcosa di appagante e che aiuterà a ricordare il
percorso compiuto.
- A Castelvecchio l’elemento premio è la statua equestre di Cangrande della Scala che è
disposta a fine del percorso, posta al di fuori e sospesa nello spazio e che guarda la
città -> mette in relazione il museo con la città stessa.
- Sempre a Castelvecchio in alcune sale ha opere molto piccole e per farle vedere allo
spettatore Scarpa realizza una parete rossa per accendere l’attenzione -> sceglie il
rosso, non un colore neutro, restringe lo spazio inserendo due pannelli mobili: lo
spettatore è schiacciato, accorcia la visione e si vedono meglio le opere -> attratto e
incuriosito.
- Uso della luce: Crocifissione posta su una superficie metallica ed essenziale che segue
la forma della scultura medievale e apre una finestra con sguanci che rendono la luce
più potente e la fa dialogare con lo sguardo di Cristo crocifisso che alza gli occhi al cielo
e guarda verso la finestra = è la luce simbolica, la luce divina.
- Un’altra soluzione che Scarpa usa nei musei e negli allestimenti temporanei è
la prolessi, l’anticipazione = tecnica narrativa usata in scrittura e serve per anticipare
un fatto -> es. Mostra di Mondrian alla GNAM (1957): l’opera che si godrà alla fine del
percorso è anticipata, Brodway Boogie Woogie à vano rettangolare aperto all’inizio
del corridoio di accesso alla mostra con pareti removibili -> crea un elemento di
attenzione, accende un’ansia perché sappiamo che si incontrerà un’opera famosa, fa
sì che il percorso parli con il visitatore e gli accendi delle curiosità. àInfluenza del
cinema. àL’allestimento può guidare anche la velocità di percorso del visitatore. àUso
delle griglie alla GNAM, che in questo caso hanno anche la funzione di richiamarsi al
linguaggio di Mondrian, uso di alcune soluzioni per rifarsi all’opera dell’artista
connessa molto all’architettura.
L’Italia gode di questa sperimentazione per diversi anni.
L’Europa subisce un contraccolpo forte dal punto di vista della sperimentazione artistica e
museografica da parte degli USA: es. Guggenheim: attrazione a livello urbanistica anche sulla
città, segna un punto di svolta straordinario, come i musei blockbuster come l’Ara Pacis di
Roma, Tate Britain, Guggenheim di Bilbao ecc. che hanno il difetto di essere prevalenti dal
punto di vista architettonico.
Parigi riprova a riaprire il ragionamento sulla modernità del museo:
MUSEO POMPIDOU DI PARIGI (1977):
• Propone una funzione diversa di museo.
• Architetti: Richard Rogers e Renzo Piano -> sfruttano l’elemento della trasparenza, il
museo era stato accusato di essere simbolo di una cultura oscurantista e statale. Adesso
il museo si afferma una piazza aperta a tutti. Quartiere di Beaubourg: problematico ->
necessità per gli abitanti di uno spazio di aggregazione.
• Assomiglia ad una fabbrica, una grande macchina in costruzione -> si vede quello che
succede all’interno dall’esterno.
• Ci sono un sacco di servizi: cinema, libreria, magazzino, sala di conferenze. È una piazza
nella piazza. È un centro dedicato all’arte contemporanea capace di parlare ai giovani
arrabbiati, che dia voce ai giovani. àPrende nome dal Presidente Georges Pompidou,
che ne volle la realizzazione con le proteste del ’68, specie quelle
studentesche. àRapporto tra politica e cultura.
• Il sociologo Jean Baudrillard scrive un libro: L’effetBeaubourg (1977): il Pompidou come
una presa in giro, una grande presa di mistificazione che vuole ingannare i cittadini che
volevano un confronto -> questa architettura non aiuta a scoprire l’arte, ma a comprarla,
perché sembra un supermercato e un magazzino. Invita la massa al suo interno. L’effetto
Beaubourg è mettere tutto in superficie, liquida la tradizionale lentezza della formazione
culturale, fatta di riti, passaggi iniziatici e cerimonie. Il rito di massa aumenta il numero
di fruizione, ma la impoverisce, la rende più veloce e immediata e più
consumistica. Beaubourg è un momento di dissuasione culturale, dietro uno scenario da
museo, che serve solo a salvare la finzione umanistica della cultura, ma vi si compie in
realtà un proprio lavoro di morte della cultura. Molte di queste visioni si sono realizzate
in altri musei, il rito di massa oggi c’è.
Dopo l’esperienza del Centre de Pompidou si apre una nuova era della museologia:
- La cultura si offre e si costruisce, la politica dei musei va di pari passo con la politica
scolastica, della cultura del paese e dipende dalla democrazia.
- Cambiamento radicale della linearità verso una nuova costruzione del museo
moderno: non più linea evolutiva che ha un percorso preciso sulla costruzione
dell’idea di rapporto con il pubblico -> la linearità si disperde, il museo può perseguire
dal terzo millennio strade diverse, ha acquistato più piena autonomia e può dirigersi
e orientarsi verso una quantità obiettivi.
- Centralità del pubblico -> è l’interlocutore, co-costruisce il messaggio del museo.
- Difficoltà economiche e di gestione politica -> i musei fortemente orientati dalla
politica della nazione.
- Cambia l’idea di patrimonio culturale, cambia la sensibilità dei cittadini e cambiano le
politiche -> cambia il concetto di patrimonio negli ultimi anni -> consideriamo il
patrimonio una quantità di manifestazioni di creatività che un tempo non erano
considerate opere d’arte: es. la moda, è un patrimonio rimasto ignorato e non
valorizzato per tanto tempo. È solo agli inizi del 2000 che vengono catalogati i costumi
nei musei.
- Il museo oggi è stretto tra una quantità di pulsione e interessi, da una parte ci sono
tanti valori che vuole trasmettere, c’è un codice etico ICOM che il museo deve
rispettare: parla di integrità e apertura. Oggi si aggiungono l’accessibilità e
l’ecosostenibilità.
- Oggi pochi fondi e un pubblico che cambia -> un pubblico e non pubblico -
> i visitor studies studiano il non pubblico, chi non va al museo, perché non ci va? Sono
mille motivi, spesso perché il museo non è un luogo che rappresenta o un luogo che
annoia. Non c’è la consapevolezza e una sensazione di non essere accolti nei musei, il
pubblico è il primo destinatario del museo, i potenziali visitatori devono raggiungere i
musei.

19/05

MUSEO CONTEMPORANEO

Rilevanza dei musei nell’impatto socio politico. Il mondo complesso del XXI secolo:

- Tutela e conservazione
- Ricerca
- Didattica, allestimenti, servizi
- Indagini sui pubblici, riposta del pubblico all’offerta del museo, l’indagine deve essere
qualitativa, per migliorare l’offerta, queste indagini coinvolgono anche psicologi;
- Eventi e mostre
- Comunicazione e marketing
- Collaborazione con il territorio
Gli equilibri del museo secondo Schubert, la collezione è importante che sia mirata, non
troppo generale, cosi il visitatore sa cosa va a vedere, il museo deve avere una forte
autonomia perché si è liberi di organizzare le cose con maggiore indipendenza, si è meno
ingabbiati in una struttura burocratica, e soprattutto i musei in questo modo si avvalgono di
finanziamenti esterni; è importane che ci sia una forma di dialogo, di collaborazione tra varie
competenze figure, come ad esempio il museografo e il curatore, tra storico dell’arte e
artista.

C’è una tendenza a distinguere l’idea di mei tra due poli opposti:

- Si orientano verso una collezione monografica;


- Ci si orienta vero il museo globale onnicomprensivo, che vuole essere rappresentativo
per qualunque tipo di discorso che ha anche il suo respiro internazionale.

Un ‘esempio di museo globale è quello che è stato utilizzato dalla fondazione Guggenheim.
Questo museo e non ha mai avuto una forte identità a livello di collezione, quid decidono di
creare una sorta di network, dei Guggenheim in giro per il mondo, e altre situazioni come ad
esempio quella di Bilbao. C’è l’idea do uh museo che si diffonde su uno scacchiere
internazionale del quale si tende ad annullare i confini politici, si crea questa sorta di museo
diffuso, di museo planetario, un brand.

Una cosa simile ha fatto il louvre, una cosa simile, pero il louvre è un museo pubblico, legato
all’idea di nazione e ha esplorato questa idea di globalizzazione, in un modo diverso. Il louvre
inizialmente si è allargato sul territorio, portare il louvre in giro per la Francia, sorta di
decentralizzazione, troppa centralizzazione rende difficile la partecipano di altri territori,
quindi decentralizzare e portare il Louvre a tutti i francesi. Anche gli Uffizi avevano fatto una
cosa simile. Successivamente portano il louvre al resto del mondo. È stato fatto questo
accordo, realizzare il Louvre di Abu Dhabi, progetto impressionante.il Louvre ha presentato
una parte della colazione, e ha concesso l’uso del proprio marchio. Occidente nel cuore del
medio oriente, operazione politica e geopolitica. Team del museo come dialogo tra i popoli.
Abu Dhabi è diventato un centro, isola dei musei.

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