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FONDAMENTI

3) Testo breve in forma di articolo o di brevissimo saggio (max. 10.000 battute di testo, spazi ed eventuali
note compresi) sulla progettualità delle DH. A prescindere dal proprio interesse o ambito disciplinare, si
elaborerà una riflessione sul vasto campo delle DH anche e soprattutto in relazione agli scenari che
l'emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia Covid-19 ha delineato nei mesi appena trascorsi e va
prefigurando per l'immediato futuro. Facendo eventuale riferimento alla bibliografia suggerita durante le
lezioni, ci si concentrerà in particolare sul settore della fruizione culturale (musei, tour virtuali, etc...) in
ambito nazionale o, volendo, internazionale.

In questi mesi di lockdown dovuto all’emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia Covid19, le risorse
digitali si sono rivelate uno strumento indispensabile per molti aspetti della nostra vita.

La digitalizzazione, già in atto in molti settori, ha subito una drammatica accelerazione dovuta
all’emergenza e non ha risparmiato i musei e le istituzioni culturali, costretti a rafforzare o inventare quasi
da zero un’offerta nel mondo virtuale per cercare di mantenere vivo il rapporto con il pubblico e
permettere agli utenti di continuare a fruire dei propri servizi.

In Italia, come nel resto del mondo, si sono moltiplicate le offerte di visite virtuali, podcast, iniziative digitali
sui social, con video, tutorial e stories.

Le risorse on-line sono state una risorsa preziosa per chi, già abituato a frequentare musei e biblioteche, ha
potuto continuare ad accedere alle risorse di proprio interesse, ma hanno anche offerto l’opportunità alle
istituzioni culturali di avvicinare visitatori occasionali, che durante questi mesi di immobilità hanno potuto
avvantaggiarsi di un’offerta molto variegata.

Purtroppo, però, da quanto emerge da un’indagine quantitativa commissionata da Impresa Cultura Italia-
Confcommercio a Swg per analizzare i consumi culturali durante il lockdown, il risultato per le visite virtuali
e per i prodotti digitali offerti dai musei è stato piuttosto deludente: solo il 4% del campione intervistato ha
fatto una visita virtuale completa, contro un 17% di chi ha guardato qualcosa ma senza grande attenzione.

Questi dati devono spingere a riflettere. L’emergenza attuale ha posto al centro dell’attenzione un tema da
cui non si può prescindere: la digitalizzazione della nostra società. L’accesso alle risorse virtuali che oggi è
legato all’emergenza e al protrarsi delle misure precauzionali, rimarrà con noi nella futura normalità.

Il rapporto dei musei e delle discipline umanistiche risale a molto tempo fa, ma salvo rare eccezioni i musei
hanno sempre privilegiato la dimensione fisica nel rapporto con i propri utenti e hanno spesso relegato gli
strumenti digitali alle operazioni di marketing anziché progettare una vera e propria offerta digitale
dedicata agli utenti virtuali.

Anche quelle istituzioni che hanno intrapreso il cammino della digitalizzazione, in molti casi si sono limitati a
realizzare tour virtuali o raccolte di immagini. Si tratta di un passo nella corretta direzione ma, anche nel
caso di prodotti tecnicamente ben confezionati, non è ancora sufficiente per coinvolgere e catturare
l’attenzione della maggior parte dei visitatori.

Questo momento di crisi rappresenta una importante possibilità per i musei di riflettere sul rapporto che
intendono stabilire con il proprio pubblico a distanza, e con quali strumenti approfondire questo rapporto.

Ci sono vari casi di successo che dimostrano che quando l’offerta digitale sfrutta al meglio le potenzialità del
mondo virtuale per arricchire la visita, riesce ad essere un ottimo canale per la diffusione della cultura.
In alcuni casi, come riportato dai fondatori di InvisibleStudio, organismo che offre consulenza a musei e
istituzioni, la chiave del successo è stata quella di preservare l’elemento umano. Si è partiti dalla
considerazione che la visita ad un museo o ad una mostra è vissuta spesso come un’esperienza sociale in
cui parte integrante sono il contatto con una guida e con gli altri visitatori. Si è quindi pensato di mantenere
la presenza umana e di organizzare delle visite guidate virtuali, come quella al Poldi Pezzoli di Milano,
sfruttando le ricostruzioni di Google Arts& Culture e una piattaforma di conferenza per fissare
l’appuntamento con un gruppo di visitatori e guidarli alla scoperta delle opere.

In altri casi la visita virtuale ha avuto successo grazie all’utilizzo della tecnologia per arricchire l’esperienza
del visitatore di dettagli e informazioni che altrimenti non riuscirebbe a cogliere. Un esempio è quello dal
sito web del Rijksmuseum in cui il visitatore viene guidato nell’osservazione del celebre dipinto di Veermeer
“La lattaia”. In questo caso, la tecnologia consente di attirare l’attenzione su ingrandimenti, permettendo di
apprezzare meglio alcuni dettagli del quadro.

Un’altra interessante recente iniziativa, tutta digitale, è quella del CovidARTMuseum, uno spazio digitale
creato per mettere in mostra le opere ispirate dalla pandemia degli artisti contemporanei, che in molti casi
hanno sostenuto istituzioni sanitarie ed ospedali. Questa iniziativa dimostra quanto l’arte e la cultura siano
importanti per raccogliere, documentare e condividere le testimonianze del nostro tempo e ci fa capire
quanto sia indispensabile che i musei si aggiornino per continuare a rappresentare un collante per la società e
per continuare ad unire passato, presente e futuro.

Da alcuni segnali si intuisce che il mondo della cultura ha raccolto la sfida e avviato una profonda
riflessione. Come riferito dalla Prof.ssa Maria Beatrice Failla, docente di Museologia e Storia del restauro di
UniTo, questo è un momento fondamentale per raccogliere e interpretare questi dati e per monitorare le
trasformazioni in corso. Proprio la necessità di ragionare sui nuovi possibili orizzonti di collegamento tra
attività analogiche e virtuali che si potranno aprire dopo l’emergenza Covid ha spinto ad avviare una
piattaforma di osservazione e monitoraggio delle attività digitali dei musei, in vista di una conferenza
internazionale online, organizzata dal suo Dipartimento in collaborazione con ICOM Italia e AVICOM.

Si stanno moltiplicando inoltre studi e approfondimenti sulle modalità di interazione dedicati ai luoghi di
cultura. Considerando che sia le visite virtuali che quelle reali si basano sugli stessi bisogni del visitatore, si
possono applicare all’esperienza online gli stessi principi universali del design, che tengono conto del
comportamento e della motivazione dei visitatori e che sono fattori chiave di un’esperienza efficace.
Ha avuto molto successo la pubblicazione di Nina Simon “The Participatory Museum”, in cui si sottolinea la
necessità di coinvolgere gli utenti come partecipanti e non consumatori passivi e in cui si sottolinea come un
museo centrato sui suoi visitatori non può prescindere dalla partecipazione anche nella dimensione digitale.

Possiamo sperare quindi che queste riflessioni portino ad una rinnovata offerta culturale, coinvolgente ed
innovativa, che ponga un’attenzione speciale alle risorse digitali, senza per questo mettere in secondo piano
le visite in presenza.
Da questa esperienza della pandemia, infatti, proprio a causa dell’impedimento di recarci nei luoghi di
cultura, si è potuto capire l’importanza del contatto diretto con il patrimonio culturale, fondamentale
soprattutto per alcune forme d’arte come il teatro o la musica dal vivo.

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