Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1II
VERSO UNA SOCIETÀ
SOSTENIBILE.
(Non) umani, reti, città e la sfida
del cambiamento
Responsabili scientifici:
Mariella Nocenzi, Sapienza Università di Roma
Giovanna Gianturco, Sapienza Università di Roma
Massimo Di Felice, Università di San Paolo del Brasile
Comitato scientifico
Alfredo Agustoni, Giuseppe Anzera, Eugenio Benvenuto, Gianfranco Bologna,
Marco Bontempi, José Bragança de Miranda, Giampaolo Cesaretti, Marco
Cilento, Uliano Conti, Francesca Colella, Vittorio Cotesta, Paolo De Nardis,
Salvador Giner, Enrico Giovannini, Michel Maffesoli, Claudio Marciano, Mara
Maretti, Annarosa Montani, Giorgio Osti, Donatella Pacelli, Andrea Pirni,
Riccardo Prandini, Ombretta Presenti, Michel Puech
Carmelo D’Angelo
Istituto Toposofia
1. La sostenibilità può essere un paradigma per le
scienze sociali? Un’introduzione al volume1
Mariella Nocenzi2
1 I contributi di questo volume sono stati raccolti nel corso delle due
derne, Frankfurt am Main, Suhrkamp (trad. it., 2000, La società del rischio.
Verso una seconda modernità, Roma, Carocci Editore).
La sostenibilità può essere un paradigma per le scienze sociali? 23
rie. Frankfurt am Main, Suhrkamp (trad. it., 1984, Sistemi sociali. Linea-
menti di una teoria generale, Bologna, il Mulino).
La sostenibilità può essere un paradigma per le scienze sociali? 25
15Peccei A., 1981, One Hundred Pages for the Future, London, Per-
gamon Press (1981)
16 King A., 1972, Science, Technology and the Quality of Life, London,
Behrens III W. W., 1972, The Limits to growth. New York, Potomac Associ-
ates - Universe Books.
La sostenibilità può essere un paradigma per le scienze sociali? 29
18 Bauman Z., 2001, The Individualized Society, London, Wiley (trad. it.
2002, La società individualizzata. Come cambia la nostra esperienza, Bologna,
il Mulino); Turkle S., 2011, Alone Together, New York, Basic Books (trad.
it. Insieme ma soli, Milano, Feltrinelli.
19 Eisenstadt S. N., 2001, “Multiple modernities”, in Daedalus, Vol.
fico, alla sociologia, rispetto alla sua funzione nella società con-
temporanea, correlandola al suo oggetto di studio e all’ambiente
entro cui quell’oggetto ed essa stessa possono essere osservati.
Perché si possa delineare un efficace e condiviso paradigma per
la sociologia, che sia al contempo integrato con la scienza com-
plessivamente intesa, molti degli spunti teorico-metodologici fin
qui citati possono essere utili a connettere logicamente gli ele-
menti emersivi della realtà analizzata.
Si può partire dalla chiara assunzione della crisi del modello
antropocentrico che trasforma l’era dell’Antropocene nelle sue
dimensioni spaziali, temporali, connettive: accanto all’uomo sono
oramai soggetti agenti anche non umani come le tecnologie digi-
tali, i dati, i robot che sono parte integrante della vita degli umani
e della realtà complessivamente intesa.20 Le dimensioni tempora-
li, spaziali e le reti relazionali non possono più essere le stesse,
neanche di quelle sviluppate nella Modernità con l’introduzione
delle macchine industriali o con il dissolvimento dei legami so-
ciali del postfordismo. Si palesa una “sfida epocale”, come la de-
finisce Gianfranco Bologna, che, riferendola all’ecosistema, vi raf-
figura simbolicamente quella per l’oggetto della scienza e per la
scienza stessa. In particolare, richiamando una opportuna rifles-
sione di Herman Daly, l’Autore sottolinea come ciò che è neces-
sario a questo punto non è un’analisi scientifica sempre più raffi-
nata di una visione difettosa che è quella dell’economia, della po-
litica, della cultura, ereditata dai decenni precedenti, ma una
nuova visione, che consideri e si basi sui nuovi assetti sociali.
Le dimensioni temporali si estendono ben oltre il presente e
devono sempre più considerare il futuro, rendendolo possibile
per le generazioni che lo vivranno. Le dimensioni spaziali sono
innervate di reti relazionali fra umani e umani, fra umani e non
umani, fra non umani tra di loro e si supera, in questo modo, la
20 Accoto C., 2017, Il Mondo dato. Cinque brevi lezioni di filosofia digitale,
Milano, Egea.
La sostenibilità può essere un paradigma per le scienze sociali? 31
Gianfranco Bologna21
21
Direttore scientifico del WWF Italia e segretario generale della Fon-
dazione Aurelio Peccei, che rappresenta il Club di Roma in Italia.
36 Verso una società sostenibile
22
Vedasi www.clubofrome.org
23
Di grande interesse, tra gli altri suoi scritti, l’autobiografia, vedasi
Peccei A., 1976, La qualità umana, Milano, Mondadori, ristampata da Ca-
stelvecchi nel 2014 e Peccei A., 1981, Cento pagine per l’avvenire, Milano,
Mondadori, ristampata nel 2018 da Giunti editore.
24
Vedasi la sua autobiografia, King A., 2006, Let the Cat Turn Round.
One Man’s Traverse of the Twentieth Century, London, CPTM.
Antropocene: è ancora possibile la sostenibilità? 37
tiva, rispetto agli evidenti limiti biofisici del nostro pianeta; sui
limiti delle nostre capacità di comprensione della grande com-
plessità dei problemi da noi stessi creati; sulla necessità di una
nuova società e di una nuova impostazione economica che ten-
ga conto delle risorse naturali e del benessere reale di ogni esse-
re umano. Aurelio Peccei è scomparso nel 1984, privando il
Club di Roma e il mondo intero di una figura carismatica, con
eccezionali qualità umane e capacità organizzative che lo porta-
rono ad aggregare intelligenze diverse di tanti Paesi in un pro-
getto unificante e coraggioso, con una eccezionale capacità di
“visione” del futuro. Nel 2018 il Club di Roma ha segnato i suoi
50 anni di vita. La sua storia, e l’attività sin qui svolta, è stata da
sempre mirata alla capacità di guardare lontano, a cercare di
immaginare il nostro futuro, a comprendere come innovare la
società umana per renderla capace di rispondere a queste sfide
epocali della nostra storia, stimolandola a individuare i futuri
possibili e desiderabili.
Il futuro del nostro mondo a partire da oggi, considerato
sulla base delle analisi, delle ricerche e delle proposte di questi
primi 50 anni del Club di Roma è stato approfondito in uno
straordinario convegno internazionale tenutosi a Roma
nell’ottobre del 2018, al quale hanno preso parte alcune tra le
figure più autorevoli della Global Sustainability internazionale25.
La domanda centrale alla quale si sta cercando di rispondere
è la seguente: è realmente possibile oggi imboccare le strade
della sostenibilità con una popolazione in crescita, un impatto
ambientale in crescita e un degrado sociale in crescita?
Su questi temi il Club di Roma ha pubblicato proprio per
l’occasione dei suoi 50 anni di vita un ottimo rapporto, che cer-
25
Vedasi il sito www.clubofrome.org
38 Verso una società sostenibile
26
Von Weizsacker E.U. e Wijkman A. (a cura di), 2018, Come On! Come
fermare la distruzione del pianeta, Milano, Giunti Editore.
Antropocene: è ancora possibile la sostenibilità? 39
27
Hazen R.M., 2017, Breve storia della Terra. Dalla polvere di stelle
all’evoluzione della vita. I primi 4.5 miliardi di anni, Milano, il Saggiatore edi-
tore, p. 37.
28
Lewis L.L. e Maslin M.A., 2018, The Human Planet. How We Created the
Anthropocene, London, A Pelican Book/Penguin Books.
40 Verso una società sostenibile
29 Crowther T.W. et al., 2015, Mapping tree density at a global scale, Na-
ture, 525; 201-205; Smil V., 2012, Harvesting the Biosphere: What we have taken
from nature, Massachusetts, MIT Press.
30
Krausmann F., et al. 2013, Global human appropriation of net primary
production doubled in the 20th century, Proc. Nat. Acad. Science, 110; 25:
10324 – 10329, https://www.pnas.org/content/110/25/10324.
31
Crutzen P.J. e Stoermer E.F., 2000, The Anthropocene, Global Change
Newsletter, International Geosphere Biosphere Program (IGBP), 41: 17 –
18, Waters C.N., Zalasiewicz J.A. e Williams M. et al., (eds), 2014, A Strati-
graphical Basis for the Anthropocene, London, Geological Society of London,
Series A; Waters C.N. et al., 2016, The Anthropocene is functionally and strati-
graphically distinct from the Holocene, Science, 351, DOI:
10.1126/science.aad2622; Ellis E., 2018, Anthropocene. A Very Short Introduc-
tion, Oxford, Oxford University Press.
Antropocene: è ancora possibile la sostenibilità? 41
32
Steffen W. et al., 2015, The trajectory of the Anthropocene: The Great Ac-
celeration, Anthropocene Review, DOI: 10.1177/2053019614564785, vedasi
anche McNeill J.R., Engelke P., 2018, La grande accelerazione. Una storia am-
bientale dell’Antropocene dopo il 1945, Torino, Einaudi.
33
Gaffney O., Steffen W., 2017, The Anthropocene equation, The Anthro-
pocene Review, DOI: 10.1 177/2053019616688022.
42 Verso una società sostenibile
34
Vedasi il sito www.futureearth.org
35
Vedasi il sito https://council.science/
Antropocene: è ancora possibile la sostenibilità? 43
36
Wilson E.O., 2016, Metà della Terra. Salvare il futuro della vita, Torino,
Codice edizioni, p. 89.
44 Verso una società sostenibile
39
Stiglitz J., 2010, Bancarotta. L’economia globale in caduta libera, Torino,
Einaudi, p. 76.
40
Piketty T., 2014, Il capitale nel XXI secolo, Milano, Bompiani editore, p.
54.
46 Verso una società sostenibile
41
Daly H., 2001, Oltre la crescita. L’economia dello sviluppo sostenibile, Mi-
lano, Edizioni di Comunità, p. 89. Herman Daly, insieme a Joshua Farley, è
autore del testo universitario più noto di economia ecologica, pubblicato in
seconda edizione nel 2010 con il titolo Ecological Economics. Principles and
Applications, Washington, Island Press.
42
Cavalli Sforza L.L., 2004, L’evoluzione della cultura, Torino, Codice
Edizioni.
Antropocene: è ancora possibile la sostenibilità? 47
43
Commoner B., 1972, Il cerchio da chiudere, Milano, edizioni Garzanti,
p. 97.
Antropocene: è ancora possibile la sostenibilità? 49
44
Smith A., 2005, La ricchezza delle nazioni, Milano, Newton & Compton
Editori, p. XI. Il titolo originale del volume, pubblicato per la prima volta
nel 1776, era “L’indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni”
ma il testo è più conosciuto con il titolo abbreviato de “La ricchezza delle
nazioni”.
45
L’ultimo World Population Prospects: the 2017 Revision della Population
Division delle Nazioni Unite è scaricabile dal sito
https://population.un.org/wpp/
50 Verso una società sostenibile
46
Sachs J., 2015, L’era dello sviluppo sostenibile, Milano, Edizioni Univer-
sità Bocconi.
Antropocene: è ancora possibile la sostenibilità? 51
47
Vedasi, sul sito dello Stockholm Resilience Centre, la pagina sui Plane-
tary Boundaries: https://www.stockholmresilience.org/research/planetary-
boundaries.html.
Antropocene: è ancora possibile la sostenibilità? 53
cile compito. Negli ultimi anni è, infatti, nata una disciplina molto
innovativa che viene definita Sustainability Science, la scienza della
sostenibilità. Essa appare come una vera e propria integrazione e
confluenza di numerose discipline, capace di connettere gli avan-
zamenti continui delle conoscenze di fisica, chimica, biologia, geo-
logia, ecologia e scienze sociali con nuove discipline di frontiera,
quali l’economia ecologica, la biologia della conservazione,
l’ecologia industriale ecc.48.
È solo rafforzando la nostra conoscenza di base – consentendole
di essere interdisciplinare, flessibile, innovativa, aperta alla conta-
minazione di tanti altri ambiti del sapere – che saremo in grado di
avviare percorsi significativi mirati a raggiungere una sostenibilità
del nostro benessere e del nostro sviluppo su questo meraviglioso
pianeta Terra. E questo accadrà soprattutto se saremo anche capaci
di connettere e non di disgiungere, come, invece, facciamo conti-
nuamente.
La sostenibilità è, quindi, un concetto articolato che viene pur-
troppo ancora continuamente banalizzato. La complessità che la
caratterizza e le oggettive difficoltà di attuare concretamente azio-
ni, comportamenti e politiche che siano in grado di metterla in pra-
tica, modificando i ben strutturati modelli mentali, culturali e pra-
tici oggi dominanti, provocano una discreta confusione, che non
favorisce, purtroppo, una sua corretta definizione.
La sostenibilità è costituita da tanti elementi che devono essere
sempre tenuti in connessione tra loro e già questo costituisce una
notevole sfida alla nostra mentalità abituata a pensare seguendo
48
Vedasi Bologna G., 2008, Manuale della sostenibilità. Idee, concetti, nuove
discipline capaci di futuro, Milano, Edizioni Ambiente (II ed.) e Bologna G.,
2013, Sostenibilità in pillole. Per imparare a vivere su un solo pianeta, Milano,
Edizioni Ambiente.
54 Verso una società sostenibile
49
Rockstrom J. et al, 2009, A Safe Operating Space for Humanity, Nature,
461; 472-475. Vedasi anche il lavoro più esteso apparso su “Ecology and So-
ciety”, Rockstrom J. et al., 2009, Planetary Boundaries: Exploring the Safe Op-
erating Space for Humanity, Ecology and Society, 14 (2): 32 on line
www.ecologyandsociety.org/vol14/iss2/art32; Steffen W. et al., 2015, Planetary
Boundaries: Guiding Human Development on a Changing Planet, Science, 347,
doi:10.1126/science.1259855
Antropocene: è ancora possibile la sostenibilità? 55
50 Vedasi i tre rapporti sui limiti, il primo dei quali è anche il più famo-
come “uno spazio operativo sicuro per l’umanità” (Safe and Opera-
ting Space, S.O.S.).
Il concetto dei confini planetari consente di evidenziare in ma-
niera efficace complesse questioni scientifiche a un vasto pubblico,
mettendo in discussione le concezioni tradizionali delle nostre im-
postazioni economiche. Mentre l’economia convenzionale tratta il
degrado ambientale come una “esternalità” che ricade in gran par-
te fuori dell’economia monetizzata, gli scienziati naturali hanno
letteralmente sovvertito tale approccio proponendo un insieme di
limiti quantificati dell’uso di risorse entro cui l’economia globale
dovrebbe operare – se si vuole evitare di toccare i punti di non ri-
torno del sistema Terra, che eserciterebbero effetti devastanti
sull’intera umanità. Tali confini non sono descritti in termini mone-
tari, ma con parametri naturali, fondamentali a garantire la resi-
lienza del pianeta affinché mantenga uno stato simile a quello che
si è avuto durante il periodo geologico abbastanza stabile
dell’Olocene, iniziato intorno agli 11.000 anni fa e nel quale at-
tualmente operiamo.
Il dibattito scientifico e le applicazioni pratiche del concetto dei
confini planetari si è andato sempre più diffondendo e ampliando
nei dibattiti di politica internazionale incrociandosi con le rifles-
sioni di carattere sociale. In questo ambito si inseriscono le analisi
dovute all’economista Kate Raworth che ha arricchito i Planetary
Boundaries delineando un approccio estremamente affascinante e
innovativo, definito economia della ciambella (Doughnut Economics)52.
Il benessere umano, infatti, dipende – oltre che dal mantenimento
52
Raworth K., 2012, A safe and just space for Humanity. Can we live within
a doughnut?, Oxfam Discussion Paper e soprattutto Raworth K., 2017,
L’economia della ciambella. Sette mosse per pensare come un economista del XXI
secolo, Milano, Edizioni Ambiente.
Antropocene: è ancora possibile la sostenibilità? 57
53
Ved. www.un.org/sustainabledevelopment.
58 Verso una società sostenibile
54
Vedasi anche la nota 17; inoltre, è di grande interesse il lavoro del
programma internazionale TEEB, The Economics of Ecosystems and Bio-
diversity, che opera nell’ambito del Programma Ambiente delle Nazioni
Unite (UNEP) e che ha prodotto e produce rapporti di grandissimo inte-
resse sul tema dell’economia degli ecosistemi e della biodiversità, tema
fondamentale per il futuro di noi tutti, scaricabili dal sito www.teebweb.org.
Antropocene: è ancora possibile la sostenibilità? 61
55
Vedasi Magalhaes P. et al., 2016, SOS Treaty. The Safe and Operating
Space Treaty, a New Approach to Managing Our Use of the Earth System, Cam-
bridge Scholars Publishing, vedasi il sito www.commonhomeofhumanity.org,
e il sito dell’alleanza internazionale di ricerca Earth System Governance
www.earthsystemgovernance.org
56
Il sito www.commonhomeofhumanity.org riassume i concetti di base del
volume dedicato all’SOS Treaty.
3. Come rendere sostenibile l’Homo Sapiens Tech-
nologicus
Michel Puech57
57
Docente di Filosofia presso la Sorbonne Université, Faculté des Let-
tres.
64 Verso una società sostenibile
58
Heidegger M., 1976, Sein und Zeit [1927], Tübingen, M. Niemeyer.
59
Puech M., 2008. Homo Sapiens Technologicus. Philosophie de La Techno-
logie Contemporaine, Philosophie de La Sagesse Contemporaine, Paris, Editions
le Pommier, edizione italiana, Roma, Nuova Cultura, 2018.
60
Leakey R. E., Lewin R., 1996, The Sixth Extinction: Patterns of Life and
the Future of Humankind, Reprint edition. New York, Anchor.
Come rendere sostenibile l’Homo Sapiens Technologicus 65
61
Ehrlich P. R., 1968. The Population Bomb, New York, Ballantine Books.
62
Rist G., 2007, Le développement. Histoire d’une croyance occidentale, Par-
is, Presses de Sciences Po.
63
Pinker S., 2012. The Better Angels of our Nature: A History of Violence
and Humanity, London, Penguin.
66 Verso una società sostenibile
64
Oreskes N., Conway E. M., 2014. The Collapse of Western Civilization: A
View from the Future, New York, Columbia University Press.
Come rendere sostenibile l’Homo Sapiens Technologicus 67
65
Klein N., 2015, This Changes Everything: Capitalism vs. the Climate,
New York, Simon & Schuster.
68 Verso una società sostenibile
66
Naess A., 2010, The Ecology of Wisdom: Writings by Arne Naess. Edited
by Alan Drengson, Berkeley, Counterpoint.
67
Puech M., 2008. Homo Sapiens Technologicus. Philosophie de La Technol-
ogie Contemporaine, Philosophie de La Sagesse Contemporaine, op. cit.
70 Verso una società sostenibile
che qui il 20% della popolazione nella media delle società indu-
striali è fuori quota, ma iniziamo pure dal restante 80%).
Una micro-azione è un’azione, in opposizione al discorso, ed è
piccola, ordinaria, invisibile, opposta a roboanti virtù e autopro-
mozioni mediali. In un mondo dalla comunicazione globale e per-
vasiva, si sta formando una rete dalla potenziale empatia globale68,
e, in questo scenario, la rete web delle micro-azioni incornicia la
saggezza globale di cui abbiamo bisogno. La saggezza si sta rein-
ventando per rinnovare il significato di “sapiens” nell’Homo Sa-
piens (Technologicus). Sapiens qui non significa “colui che sa” o
“scienziato”, ma “saggio”.
68
Rifkin J., 2011, The Empathic Civilization: The Race to Global Conscious-
ness in a World in Crisis, Cambridge, Polity Press.
Come rendere sostenibile l’Homo Sapiens Technologicus 71
69
Puech M., 2016, The Ethics of Ordinary Technology, New York,
Routledge.
70
Thoreau H. D., 1854, Walden or Life in the Woods,
http://www.transcendentalists.com/walden.htm.
72 Verso una società sostenibile
Sebbene il titolo proposto per questo saggio non fosse in forma in-
terrogativa, esso richiede qualcosa che sembra una risposta. Rein-
ventando eticamente l’ordinario71 , l’Homo Technologicus trova nella
sua stessa saggezza (nel permanente processo di costruire sé stes-
so, il più possibile saggio, in ogni data circostanza) la guida verso
un rinnovato senso di “Sapiens”, idoneo a quanto richiede un’era
della tecnologica come quella attuale. Questo comporta un cam-
biamento radicale, un’interruzione dalla delega consueta alle isti-
tuzioni e alle entità politiche delle scelte che determinano la tecno-
sfera e l’ecologia dei suoi abitanti, umani, natura e artefatti.
La sfida è valorizzare di nuovo la persona come un attore signi-
ficativo, capace di resuscitare l’etica e da qui di immaginare una
governance post-politica dell’ordinario. Dall’azione degli esseri
umani in piena consapevolezza noi possiamo attenderci una no-
zione post-politica dei collettivi umani. Filosofi come Michel Fou-
cault (ultime lezioni al Collège France) e Paul Ricoeur (con la sua
teoria del sé narrativo) hanno gettato le basi per una teoria della
saggezza personale nel mondo contemporaneo.
Noi abbiamo già una descrizione dettagliata per un sostenibile
HST e un filosofico lavoro preliminare a riguardo. Potrebbe esserci
un problema di buona volontà e di reali intenzioni negli uomini e
nelle istituzioni attuali. Questa è la tragedia e ciò è etico72.
72
Gardiner S., 2011, A Perfect Moral Storm: The Ethical Tragedy of Climate
Change, Oxford, Oxford University Press.
4. Reti digitali e tecnologie per la sostenibilità.
“Making it real. ICT and the SDGs”
Cesare Avenia73
73
Già Presidente Fondazione Lars Magnus Ericsson.
76 Verso una società sostenibile
zione mondiale avrà accesso alle reti a banda larga mobile e questo
rappresenta un’opportunità senza precedenti per affrontare le sfi-
de globali di sviluppo sostenibile.
L’Ericsson Mobility Report stima che nel 2023 il traffico globa-
le di dati da dispositivi mobili supererà i 100 Exabyte al mese. Il
traffico di dati da mobile aumenterà di 8 volte fino a raggiungere i
110 Exabyte al mese entro il 2023, ovvero, l’equivalente di 5,5 mi-
lioni di anni di visione di video HD in streaming. Lo slancio delle
reti 4G continua: si stima che l’attuale tecnologia LTE raggiungerà i
5,5 miliardi di abbonamenti e coprirà più dell’85% della popola-
zione mondiale entro la fine del 2023. Inoltre, continua la crescita
vertiginosa dell’Internet of Things, dove si stima che nel 2022 avre-
mo circa 18 miliardi di oggetti connessi su un totale di circa 29 mi-
liardi. La profonda trasformazione della nostra vita, delle imprese
e della società nel suo insieme, guidata dall’ICT, evidenzia come
l’innovazione abbia un ruolo sempre più strategico per sostenere lo
sviluppo sociale, culturale ed economico a livello globale di un
Paese.
Ericsson è uno dei principali sostenitori di tecnologia e dimo-
stra da anni gli effetti positivi che la tecnologia può avere sulla so-
cietà. Sono per questo molteplici le iniziative realizzate a favore
dello sviluppo di reti e servizi. Con le iniziative “Technology for
Good” ha reso le comunicazioni mobili più accessibili e convenien-
ti e ha garantito maggiore impegno nei confronti delle pratiche di
business responsabile, con un focus sui diritti umani e sulle misure
anticorruzione.
Molte tra le maggiori sfide globali come, ad esempio,
l’urbanizzazione, i cambiamenti climatici e la povertà possono be-
neficiare delle soluzioni offerte dalla banda larga mobile. Questa è
la dimostrazione che la sostenibilità può diventare sempre più un
elemento di differenziazione competitiva lungo la catena del valo-
Reti digitali e tecnologie per la sostenibilità 77
Nelle sue tesi sulla storia, Benjamin descriveva una originale con-
cezione del tempo, non più basata su una sequenza diacronica che,
attraverso il seguirsi cumulativo di momenti passati, arrivava a
formare il presente, ma come una inversione di sequenza. La rela-
zione tra il presente e il passato, agli occhi del filosofo tedesco,
esprimerebbe una relazione connettiva, secondo la quale sarebbe il
74
Docente di Teoria delle reti all’Università di San Paolo, coordinatore
scientifico del Centro Internazionale di ricerca Atopos dell’Università di
San Paolo del Brasile e vice Responsabile scientifico dell’Osservatorio In-
ternazionale di teoria sociale sulle nuove tecnologie e la sostenibilità-
Sostenibilia.
75
Rita Nardy è componente del Centro Internazionale di ricerca Ato-
pos dell’Università di San Paolo del Brasile.
88 Verso una società sostenibile
76
L’analisi delle trasformazioni del web 2.0 e l’avvento dei social net-
work ha prodotto diversi studi tra i quali, B. Wellman, H. Rainie, 2012,
Networked, il nuovo sistema operativo sociale, Milano, Guerini scientifica; L.
Manovich, 2010, Software culture, Milano, edizioni Olivares.
Le reti ecologiche digitali e la crisi dell’idea sociologica del sociale 91
dati, quella delle cose e quelle dei social network non sono tra loro
separate, ma connesse, formando un’ulteriore rete composta da
reti di dati, di cose, di persone e di biodiversità, denominata the In-
ternet of everything, l’internet di tutte le cose. Il processo di digita-
lizzazione, a partire da tale prospettiva, ci appare, soltanto oggi,
come una alterazione digitale della realtà, ossia come un processo
di trasformazione di ogni cosa e di ogni superfice, in informazione
e dati. I significati e le conseguenze di tale processo non sono, per-
tanto, attribuibili appena agli aspetti comunicativi, ma rimettono a
più profondi significati che toccano diversi aspetti e ambiti disci-
plinari. La qualità di tali trasformazioni è importante ed ha a che
fare con una alterazione qualitativa della materia del mondo: si
tratta, in altri termini, di un processo transustanziativo77 che realiz-
za il passaggio dalla sostanza alla sostituzione.
77
Il termine fa riferimento al significato a questo attribuito all’interno
della tradizione cattolica e, in particolare, al processo che viene realizzato
all’interno della preghiera eucaristica durante la celebrazione delle Messa.
Nell’imporre le mani e nel recitare le parole della consacrazione, il sacerdo-
te realizza un processo transustanziativo che trasforma l’ostia e il vino nel
corpo e nel sangue di Cristo. Pur mantenendo la loro forma iniziale, en-
trambi, secondo la fede cattolica, assumono specie diversa trasformando la
loro composizione originaria, ma mantenendo la loro forma originaria.
92 Verso una società sostenibile
Latour B., 2005, Reassembling the social, New York, Oxford University
79
Press, p. 87.
Le reti ecologiche digitali e la crisi dell’idea sociologica del sociale 95
80
Ibidem.
81
Per l’approfondimento dello studio della complessità e delle qualità
delle forme di interazioni in rete si vedano i contributi di Morin sulla com-
plessità, quelli sulla teoria dell’attor-rete di Latour e il mio Net-attivismo,
dall’azione sociale all’atto connettivo, Roma, Estemporanee, Roma, 2017.
96 Verso una società sostenibile
Internet delle cose, alla diffusione dei sensori che hanno dato voce
alla biodiversità, negli ultimi anni si sono moltiplicati i segnali che
hanno risaltato la nostra non autonomia dall’ambiente, a partire
dalla teoria dell’Antropocene e a quella nota con il nome di Gaia,
attribuito da Lovelock alla complessità interagente della biosfera.
La sensibilità ecologica contemporanea, la diffusione del con-
sumo e delle culture biologiche, la ricerca e l’avvento di alternative
energetiche da fonti rinnovabili, sono espressione di una profonda
alterazione della nostra condizione abitativa, passata da una di-
mensione politica, nazionale e geografica, ad una forma biosferica,
di reti, ecologicamente connettiva e interattiva. Questa nuova cul-
tura è anche il prodotto della diffusione delle ecologie connettive,
realizzate dall’Internet delle cose e dalle interazioni con una serie di
reti di dati che consentono la creazione di una logica reticolare che
associa naturalmente le nostre azioni e il nostro modo di muoverci
nelle città, con il cambiamento climatico, la deforestazione delle
foreste tropicali, la quantità di sostanze tossiche nell’aria ecc.
Siamo passati ad abitare una ecologia senza più soggetti e og-
getti che contempla ogni entità, umana e non, come parte integran-
te delle reti della biosfera. Si tratta di un nuovo tipo di complessità
le cui qualità digitali e interattive connettono i diversi agenti, le di-
verse entità e superfici, restituendole co-abitanti di una territoriali-
tà informatizzata e atopica. Ne riporteremo di seguito alcuni
esempi concreti.
82
Di Felice M., 2015, Paysages post-urbains, Paris, CNRS Editions.
83
Vedasi https://arrayofthings.github.io/
98 Verso una società sostenibile
84
Informazioni e immagini sul progetto "Array of things" estratte dai
siti arrayofthings.github.io/, arrayofthings.github.io/final-policies.html il
14 maggio 2019.
Le reti ecologiche digitali e la crisi dell’idea sociologica del sociale 99
85
Ved. https://arrayofthings.github.io/
Le reti ecologiche digitali e la crisi dell’idea sociologica del sociale 101
86
L'informativa completa sulla privacy del progetto è aperta e può es-
sere consultata su arrayofthings.github.io/final-policies.html.
102 Verso una società sostenibile
87
Informazioni e immagini sul progetto Rainforest Connection tratto
da www.rfcx.org
Le reti ecologiche digitali e la crisi dell’idea sociologica del sociale 103
all’interno della foresta, a causa dei limiti dei nostri sensi, come la
vista e l’udito.
Il creatore del progetto afferma che l’idea è nata dall’ascolto dei
suoni della foresta nell’isola asiatica del Borneo, ai confini tra
l’Indonesia, la Malesia e il Brunei88. Visitando la regione, come tu-
rista, White si rese conto che, oltre al suono rumoroso della foresta,
composta da suoni di uccelli, insetti, primati ecc., c’erano sullo
sfondo, praticamente impercettibili alle orecchie umane, i suoni
delle motoseghe per l’apertura di strade e il taglio del legname.
Dagli Anni Ottanta, gli alberi della foresta venivano abbattuti a
ritmi allarmanti, in gran parte per ricavarne l’olio di palma.
La deforestazione delle foreste tropicali è una questione globale
di grande rilevanza, sia per il suo impatto sulla conservazione del-
la biodiversità e l’equilibrio socio-ambientale locale, sia per le im-
plicazioni per il peggioramento dei cambiamenti climatici e il ri-
scaldamento globale.
A causa dell’alta densità di copertura vegetale e, persino, del
rumore della foresta stessa, gli ambientalisti e le guardie forestali
incontrano grandi difficoltà nell’individuare i tagli illegali nel mo-
mento in cui vengono effettuati e per arrivare per tempo e riuscire,
cosi, a prevenire la deforestazione.
L’idea di Topher White era quella di creare un sistema di co-
municazione intelligente e amplificato che potesse essere presente
all’interno della foresta, collegando elementi che erano già parte
dell’ecosistema - la gente, gli alberi e il segnale cellulare (già pre-
sente, soprattutto ai margini della foresta) - a nuovi attori in grado
di migliorare la comunicazione e ad un apparato in grado di cattu-
rare costantemente il rumore locale attraverso un programma digi-
tale in grado di identificare i “suoni” della deforestazione. Venne-
88
Vedasi www.ted.com/speakers/topher_white
104 Verso una società sostenibile
ro, così, usati telefoni cellulari adattati e collegati sugli alberi per
fungere da ricevitori audio e captare il rumore delle motoseghe.
Una delle principali sfide incontrate nel progetto è stata quella
di garantire un flusso di corrente costante per mantenere i telefo-
nini carichi regolarmente. La soluzione è venuta dalla costruzione
di un modello specifico di pannello solare adattato al telefono cel-
lulare e in grado di catturare la luce solare al di sotto della fitta
chioma degli alberi in una foresta tropicale.
I dispositivi, che sono formati da telefoni cellulari accoppiati a
pannelli solari, sono collegati sugli alberi permettendogli così di
trasmettere i suoni della foresta via satellite. Questi ultimi vengono
poi analizzati da un software che è in grado di identificarli e di
captare i rumori caratteristici della deforestazione. I segnali di av-
vertimento vengono, poi, inviati alle persone che si trovano nelle
vicinanze (come, ad esempio, i forestali della zona) che possono
raggiungere rapidamente il sito indicato e agire sulla deforestazio-
ne in tempo reale.
L’intero sistema è stato inizialmente sviluppato nel garage dei
genitori del ricercatore. L’idea era di avere un sistema semplice,
scalabile ed economicamente valido che fosse adattato alle caratte-
ristiche della foresta stessa. I dispositivi elaborati raccolgono il
suono prodotto fino a circa un miglio di distanza e coprono
un’area di circa tre miglia quadrate.
Il progetto è strutturato come una startup denominata Rainforest
Connection che utilizza anche lo stesso sistema per creare avvisi sul
bracconaggio. La tecnologia viene anche utilizzata per il monito-
raggio bio-acustico al fine di costruire un archivio digitale condivi-
so di suoni e dati forestali che possano essere utilizzati da scienzia-
ti, professionisti e dilettanti in tutto il mondo. I suoni registrati dal
sistema Rainforest Connection e dai suoi partner vengono trasmessi
in diretta, componendo una libreria digitale di suoni non modifica-
Le reti ecologiche digitali e la crisi dell’idea sociologica del sociale 105
Marina Magalhães89
89
Componente del Centro Internazionale di ricerca Atopos
dell’Università di San Paolo del Brasile.
90
Sotto la supervisione dei Prof. Dr. José Augusto Bragança de Miran-
da (tutor) e Prof. Dr. Massimo Di Felice (co-tutor), la tesi è stata recente-
mente pubblicata all’interno del libro Net-ativismo: protestos e suversões nas
redes sociais digitais, per la collezione ICNOVA della casa editrice Leya (Li-
sbona, Portogallo).
108 Verso una società sostenibile
91
Di Felice M., Pireddu M., 2010, “Além do solipsismo: as naturezas
não humanas do humano”. In Idd. (Orgs.), Pós-humanismo: as relações entre
o humano e a técnica na época das redes, São Paulo, Editora Difusão, pp. 26-32.
Net-attivismo, reti digitali e nuove forme di conflitto 109
92
Vattimo G., 1992, A Sociedade Transparente, Lisboa, Relógio d’Água
(versione online).
93
Lyotard J-F., 1988, O pós-moderno, Rio de Janeiro, José Olympio Edito-
ra.
94
Bragança de Miranda J., 1998, Traços – Ensaios da crítica da cultura, Li-
sboa, Editora Vega.
95
De Sousa Santos B., 2001, A cor do tempo quando foge. Crónicas 1985-
2000, Porto, Edições Afrontamento.
96
Maffesoli M., 2005, A transfiguração do político: a tribalização do mundo,
Porto Alegre, Sulina.
97
Vattimo G., 1992, A Sociedade Transparente, op. cit
110 Verso una società sostenibile
98
Lyotard J-F., 1988, O pós-moderno, op. cit.
99
Bragança de Miranda J., 1998, Traços – Ensaios da crítica da cultura, op.
cit.
Net-attivismo, reti digitali e nuove forme di conflitto 111
100
De Sousa Santos B., 2001, A cor do tempo quando foge. Crónicas 1985-
2000, op. cit.
101
Maffesoli M., 2005, A transfiguração do político: a tribalização do mundo,
op. cit.
112 Verso una società sostenibile
102
Negri A. 2005, A constituição do comum. II Seminário Internacional Ca-
pitalismo Cognitivo – Economia do Conhecimento e a Constituição do Comum,
Rio de Janeiro, Rede Universidade Nômade e pela Rede de Informações
para o Terceiro Setor (RITS). Consultado em 2016, setembro 5, em
https://fabiomalini.wordpress.com/2007/03/25/a-constituicao-do-comum-
por-antonio-negri.
103
Arendt H., 2002, O que é política? Fragmentos das Obras Póstumas com-
pilados por Ursula Ludz, Rio de Janeiro, Bertrand Brasil (versione online).
Net-attivismo, reti digitali e nuove forme di conflitto 113
104
Bey H., 2001, T. A. Z.: Zona Autônoma Temporária, São Paulo, Conrad;
Blissett L., 2000, Totò, Peppino e la guerra psichica: 2.0, Torino, Einaudi; Di
Felice M., Muñoz C., 1998, A revolução invencível. Subcomandante Marcos e
Exército Zapatista de Libertação Nacional – Cartas e Comunicados, São Paulo,
Boitempo.
105
Rainie L., Wellman B., 2012, Networked: the new social operating system,
Cambridge, MIT Press.
114 Verso una società sostenibile
106
Terranova T., 2004, Network Culture: Politics for the information age,
London, Pluto Press.
Net-attivismo, reti digitali e nuove forme di conflitto 115
107
Castells M., 2013, Redes de Indignação e Esperança: Movimentos Sociais
na Era da Internet, Lisboa, Fundação Calouste Gulbenkian.
116 Verso una società sostenibile
Dopo aver accennato una critica della lettura politica della qualità
dell'azione in rete, presentiamo la Teoria dell’Attore-Rete (Actor
Network Theory), di Bruno Latour108 per invitare a pensare all'idea
del sociale oltre gli umani.
Sebbene non siano esattamente orientati verso le reti digitali, i
contributi di Latour e Isabelle Stengers109 offrono un approccio più
complesso all'azione collettiva. Tale prospettiva apre la strada al
dibattito sulla crisi sociologica del sociale limitato agli umani, por-
tando gli elementi non umani (natura, tecnologia, oggetti, ecc.) al
centro della nostra attenzione.
Nella metafora usata in questa teoria un attore non è mai solo
su un palcoscenico. Al contrario, l’attore è circondato da diverse
altre entità, come sceneggiatura, trucco, scenografia, regia, pubbli-
cità, sound designer, luci, testo, colleghi e pubblico. Nel caso dei
social network, ad esempio, l’utente agisce in collaborazione con
entità di diversa natura, dal dispositivo di connessione alla rete
Wi-Fi che ne autorizza la connessione, dagli altri membri umani
del social agli algoritmi, passando per big data, software, applica-
zioni e una miriade di altri elementi. Tutti questi elementi, definiti
come attanti, agiscono con l’utente all'interno della rete, in momen-
ti e con potenzialità diversi, ma sempre producendo una trasfor-
mazione efficace nel corso dell’azione.
108
Latour B., 2012, Reagregando o Social: uma introdução à Teoria do Ator-
Rede, Salvador/Bauru, Edufba/Edusc.
109
Stengers I., 2994, “Para além da grande Separação, tornamo-nos civi-
lizados?”, in B. S. Santos (Org.), Conhecimento prudente para uma vida decen-
te: um discurso sobre a ciência revisitado (pp. 131-149), São Paulo, Cortez; Id.,
2014, La propuesta cosmopolítica, Dossier “Cosmopolíticas” «Revista Pléyade»,
14 (2014), Centro de Análisis e Investigación Política – CAIP, 2014, pp. 17-
41.
Net-attivismo, reti digitali e nuove forme di conflitto 117
110
Bragança de Miranda J., 1998, Traços – Ensaios da crítica da cultura, op.
cit.
111
Di Felice M., 2017a, Net-ativismo: da ação social ao ato conectivo, São
Paulo, Editora Paulus; Id., 2017b, “O Net-ativismo e as dimensões ecológi-
cas do agir nas redes digitais: 20 teses em busca de uma linguagem”. In I.
Babo; J. B. Miranda; M. J. Damásio & M. Di Felice (Orgs.), Netativismo, Por-
to, Edições Universitárias Lusófonas, pp. 49-58.
118 Verso una società sostenibile
6.4 Conclusioni
112
Analizzati come corpus empirico nella riferita tesi di dottorato, rias-
sunta in questo testo.
Net-attivismo, reti digitali e nuove forme di conflitto 119
op. cit.
115 Lemos A., 2013, A comunicação das coisas: Teoria Ator-Rede e cibercultu-
119
Componente del Centro Internazionale di ricerca Atopos
dell’Università di San Paolo del Brasile.
122 Verso una società sostenibile
120
Termine utilizzato diverse volte da Merleau-Ponty. Cfr. Id., 1945,
Phénoménologie de la perception, Paris, Éditions Gallimard, collection «Biblio-
thèque des Idées».
124 Verso una società sostenibile
121
Nell’originale: «Nous sommes pris dans le monde et nous n’arrivons
pas à nous en détacher pour passer à la conscience du monde» (Merleau-
Ponty, 2011, p. 11).
Né umano, né tecnologico 125
122
Vale la pena controllare lo studio specifico sulla nozione di inten-
zionalità in Husserl di Jocelyn Benoist in Intentionalité et langage dans les
recherches logiques de Husserl (Benoist, 2001).
123
Vedi Husserl, 2013.
126 Verso una società sostenibile
126
Nell’originale: «Le sujet de la sensation n’est ni un penseur qui note
une qualité, ni un milieu inerte qui serait affecté ou modifié par elle, il est
une puissance qui co-naît à un certain milieu d’existence ou se synchronise
avec lui» (Merleau-Ponty, op. cit., p. 245).
127
Vedi, ivi, pp. 245-246.
128
Questo ci permetterebbe di sfuggire alle strette nozioni di “corpo vi-
vente” o “soggettività” nelle tendenze empirista o intellettualista, nelle
quali «tandis que le corps vivant devenait un extérieur sans intérieur, la
subjectivité devenait un intérieur sans extérieur, un spectateur impartial»
(ivi, p. 68).
128 Verso una società sostenibile
separa dalla natura stessa, né ci lascia fuori dal contesto in cui ope-
riamo, che non pone la sua verità nell’oggetto conosciuto, né af-
ferma il soggetto conoscente come unica istanza di verità, separabi-
le dalla natura. Merleau-Ponty riconosce le differenze tra loro, an-
che se dice che è impossibile tracciare confini definitivi tra uno e
l'altro. La qualità, quello che si riconosce nell’oggetto, come il filo-
sofo osserva, più che qualcosa di obiettivo, si lascia riconoscere, ed
è nell’adottare un atteggiamento di tale qualità, che ottengo una
quasi presenza"129 della stessa130 . È per questo che, in Merleau-
Ponty, proprio come si parla di un’intenzionalità del soggetto, si
può parlare di un’intenzionalità dell’oggetto.
Interessante notare che la nozione di situazione di Merleau-
Ponty come percezione in un contesto, sembra dialogare con ciò
che il filosofo concepisce come rapporto figura / sfondo – la base
del rapporto percettivo. Tale rapporto è visto dal filosofo come un
elemento chiave che, alla fine, distingue la nozione di sensazione
da quella d'impressione pura. Ciò che viene percepito è sempre
percepito in relazione a uno sfondo che lo contiene e i cui confini
sembrano sfuggenti: «il qualcosa percettivo è sempre nel mezzo di
qualcos’altro, è sempre parte di un “campo”131 . La sensazione non
129
Merleau-Ponty focalizzerà questa riflessione sull'esempio dell'ope-
razione percettiva dei colori (ivi, p. 245).
130
Questo ci invita a pensare ad una sorta di "doppia intenzionalità" o
di intenzionalità dell'oggetto.
131
Nell’originale: «Le “quelque chose” perceptif est toujours au milieu
d’autre chose, il fait toujours partie d’un “champ”» (ivi, p. 10). Questo
campo è indefinibile nei suoi confini, così come il campo visivo, un esem-
pio presentato da Merleau-Ponty, e in cui ammette che «la région qui en-
toure le champ visuel n’est pas facile à decrire», non essendo essa «ni noire
ni grise», aggiungendo ancora che «il y a une vision indéterminée, une vi-
sion de je ne sais quoi, et, si l’on passe à la limite, ce qui est derrière mon
Né umano, né tecnologico 129
dos n’est pas sans présence visuelle» (ivi, p. 12). Il corsivo è stato segnalato
dall’autore.
132
Un altro esempio di Merleau-Ponty (ivi, p. 9).
133
Nell’originale: «Chaque partie annonce plus qu’elle ne contient» (ivi,
p. 9).
134
Ivi, p. 11.
135
Nell’originale: «nous enseigne le rapport vivant de celui qui perçoit
avec son corps et avec son monde» (ivi, p. 241).
130 Verso una società sostenibile
136
Vedi Merleau-Ponty, op. cit. p. 250. Sottolineerà Merleau-Ponty in
complementazione: «J’éprouve la sensation comme modalité d’une exi-
stence générale, déjà vouée à un monde physique et qui fuse à travers moi
sans que j’en sois l’auteur» (ibidem).
137
Vedi Merleau-Ponty, op. cit. p. 249. E qui Merleau-Ponty rimanda la
nozione di sensazione alle nozioni di nascita e morte. Proprio come non ha
senso pensare ad un “io sono nato” o un “io muoio” (poiché presuppor-
rebbe la nostra preesistenza alla nostra nascita o la nostra sopravvivenza
alla nostra morte: “Posso solo intendere me stesso come “già nato” o ‘anco-
Né umano, né tecnologico 131
volta che provo una sensazione, sento che essa non riguarda il mio
essere, quello di cui sono responsabile e di cui decido, ma riguarda
un altro io che ha già preso posizione nel mondo, che ha già aperto
alcuni dei suoi aspetti e sincronizzato con loro»138 .
C'è, dunque, qualcosa di anonimo nella sensazione, di non ri-
conoscibile e, perché no, di strano e paradossale. Questa condizio-
ne di anonimo è legata direttamente alla stessa parzialità della sen-
sazione nel senso di non situarsi mai completamente sulla qualità
percepita139 : quando vediamo qualcosa, secondo Merleau-Ponty, ci
rendiamo conto che c'è sempre qualcosa al di là di ciò che vedia-
mo, essere collegato non solo alla visione, ma anche al tatto,
l’udito140. Pertanto, “non sono mai completamente in queste opera-
zioni”141 , anche se ognuna è iscritta in una certa specialità del no-
stro essere. Quindi, quando percepiamo il blu, potremmo dire che
esso viene percepito in noi. C’è una dimensione attiva in noi che
non ha rapporto con la nostra coscienza. E così, se c’è una sorta di
azione senza coscienza, come mai non prendere in considerazione
un’azione degli oggetti stessi? È sotto questo ragionamento che
Merleau-Ponty ci parlerà di un’intenzionalità degli oggetti.
ra vivo’”), non avrebbe senso pensare ad un rigido “mi sento”; c’è sempre
un “in mezzo”, una “conoscenza originale”, nei termini del filosofo, uno
“spessore” in cui si passa da “me” a “mia sensazione” (ivi, pp. 249-250).
138
Nell’originale: «Chaque fois que j’éprouve une sensation, j’éprouve
qu’elle intéresse non pas mon être propre, celui dont je suis responsable et
dont je decide, mais un autre moi qui a déjà pris parti pour le monde, qui
s‘est déjà ouvert à certains de ses aspects et synchronisé avec eux» (ivi, p.
250).
139
Ciò si relaziona alla limitazione stessa del campo fenomenico, alla
sua impossibilità di totalità, come sopra indicato.
140
Vedi Merleau-Ponty, op. cit., p. 250.
141
Nell’originale: «je ne suis pas tout entier dans ces opérations» (ivi, p.
250).
132 Verso una società sostenibile
142
Vedi Merleau-Ponty, op. cit., p. 250.
8. Arti visuali per sensibilizzare sulla sostenibilità
ambientale
8.1 Introduzione
143
Visual Artist, Curatore di esposizioni, Designer e professore associa-
to dell’Università di San Paolo del Brasile.
134 Verso una società sostenibile
tecnologici. All’inizio dello scorso secolo, la natura già non era più
un luogo idilliaco e intatto, ma uno spazio conteso fra natura e cul-
tura. Marshall McLuhan144 ci aveva già avvertito: «le nostre prolife-
ranti tecnologie hanno creato una serie di nuovi ambienti» e, quin-
di, «gli uomini sono diventati consapevoli di come le arti possano
considerarsi “anti-ambienti” o “contro-ambienti” che ci forniscono
la percezione dello stesso ambiente».
Attualmente, cultura e natura non sono più viste in opposizio-
ne, ma sono concepite in continuità con limiti concettuali non ben
definiti. La concreta idea di Antropocene145 propone gli umani co-
me produttori di realtà sia culturale che naturale. Molti autori con-
temporanei quali Vilém Flusser146 , Bruno Latour147 e Cary Wolfe,148
fra gli altri, hanno argomentato sul tema della ingarbugliata rela-
zione fra cultura e natura nella società contemporanea. Allo stesso
tempo, i discorsi ecologici si sono trasformati dal trattare una pre-
servazione restrittiva della natura a quelli sullo sviluppo sostenibi-
le. La stessa parola “ecologia” ha visto ampliare il suo significato
fino ad includere quello relativo ad un sistema non solo composto
da elementi naturali, ma anche tecnologici, culturali, sociali, scien-
tifici, economici e politici.
144 McLuhan M., 1964, Understanding Media. 2nd ed., New York,
149
Milstein T., Pileggi M., Morgan E. L., 2017, Environmental communica-
tion pedagogy and practice, New York, Routledge, p. 2.
150
Meisner M., 2015, Environmental Communication: What it is and Why it
Matters, International Environmental Communication Association,
https://theieca.org/resources/environmental-communication-what-it-and-
why-it-matters.
151
Barker S., 2006, “Environmental Communication in Context”, Fron-
tiers in Ecology and the Environment 4(6), pp. 328-29,
http://www.jstor.org/stable/3868846.
136 Verso una società sostenibile
152
Stroud S., 2007, “Dewey on Art as Evocative Communication”, Edu-
cation and Culture 23(2), pp. 6-26, http://www.jstor.org/stable/42922609.
Arti visuali per sensibilizzare sulla sostenibilità ambientale 137
153
Fortes H., 2006, Poéticas Líquidas. A água na arte contemporânea. PhD
Dissertation. University of São Paulo.
138 Verso una società sostenibile
è ora in Brasile. Questo fiume è stato deviato dal suo corso regolare
al fine di beneficiare l’industria agricola di alcune aree del Brasile.
È stato un progetto molto contestato. Per realizzarlo i paesaggi so-
no stati trasformati provocando danni ambientali e le popolazioni
indigene del luogo sono state trasferite. Per rappresentare questi
spostamenti ho aggiunto scatole da trasporto all’installazione che
simboleggiano l’idea del trasferimento e dell’incertezza conseguen-
te, sottolineando l’artificialità del paesaggio così ottenuto.
Non solo l’artista come individuo può proporre azioni di tipo co-
municativo che ineriscano ai temi ambientali. Negli anni più recen-
ti, diversi musei, centri culturali e anche società commerciali hanno
iniziato a dibattere sugli stessi temi pubblicamente. Sponsorizzare
esposizioni è divenuta una strategia commerciale importante per
queste società che vogliono essere aggiornate e contribuire allo svi-
luppo sociale. Nei musei e nei centri artistici i curatori sono figure
molto importanti che, non solo promuovono il lavoro degli artisti,
ma curano anche ogni aspetto organizzativo delle esposizioni, dal-
le strategie discorsive, al display architettonico, fino ai programmi
educativi per il marketing e la ricerca di fondi.
Sebbene il tema sia attualmente molto popolare, l’esibizione ar-
tistica non può trasformarsi in una piattaforma per promuovere
154 Vernon D., 1970, “Art, Artist and Environmental Awareness”, Art
155
Docente di Sociologia Generale e dell’Innovazione Digitale presso
l’Università della Valle D’Aosta.
148 Verso una società sostenibile
156
Simmel G., 1998, La metropoli e la vita dello spirito, Torino, Armando
Editore, (prima ed. 1900).
157
Caragliu A., Del Bo C., Nijkamp P. 2011, Smart Cities in Europe, Jour-
nal of Urban Technology, pp. 65-82; Marciano C., 2015, Smart City. Lo spazio
sociale della convergenza, Roma, Nuova Cultura.
Città e tecnologia 149
158
Beck U., 1992, The Risk Society. Towards a new modernity, London,
SAGE.
159
Renaut A., 1986, La fin de l’autorité, Paris, Flammarion.
160
Beck U., Gernsheim Beck E., 2001, Individualization, London, SAGE.
150 Verso una società sostenibile
163
Van de Ven A., Polley D., Raghu G., Sankaran V., 2008, The Innova-
tion Journey, Oxford, OUP.
Città e tecnologia 151
164
Baudrillard J., 1968, Il sistema degli oggetti, Milano, Bompiani; Id.,
1981, Simulacri e impostura. Bestie, baubourg, apparenze e altri oggetti, Torino,
Pgreco.
165
Foucault M., 1972, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Torino,
Einaudi.
152 Verso una società sostenibile
166
De Kerchkove D., 2001, L'architettura dell'intelligenza, Torino, Testo e
Immagine.
167
Castells M., 2009, Comunicazione e Potere, op. cit. Id., 2001, The Inter-
net Galaxy. Reflections on internet, business and society, New York, Oxford
Press.
Città e tecnologia 153
168
Tra le altre esperienze, si ricordi il bando emesso dal Miur tra il 2012
e il 2013 denominato “Smart Cities and Communities” dove venivano ero-
gati 650 milioni di euro per progetti industriali e di innovazione sociale
coerenti con la visione “smartness” di cui erano beneficiari raggruppamen-
ti tra imprese, università e centri di ricerca. Un’esperienza, come purtrop-
po altre in questo campo, finita piuttosto male, tra progetti mai partiti,
fondi mai erogati e tante speranze inattese.
169
Lefebvre H., 1970, Il diritto alla città, Padova, Marsilio; Id., 1973, Dal
rurale all'urbano, Rimini, Guaraldi; Id., 1975, La produzione dello spazio, Bolo-
gna, Il Mulino.
154 Verso una società sostenibile
170
Giffinger R., 2007, Smart Cities – Ranking of European medium-sized cit-
ies, Vienna, Center for Regional Studies.
Città e tecnologia 155
intelligente che, molto spesso, coincidono con quelli della città neo-
liberale, esclusiva, disciplinante171.
Lo spazio percepito è quello delle infrastrutture materiali e, in
parte, immateriali. È, senz'altro, lo spazio fisico dell'urbanizzazio-
ne a cui, tuttavia, si aggiunge anche quello delle strutture organiz-
zative che lo rendono possibile: i modelli di impresa, di governan-
ce, di ricerca. La Smart City ha una forte identità infrastrutturale:
come la città industriale è fatta di ponti, fabbriche e ferrovie, la cit-
tà intelligente è costituita da fibra ottica, hot-spot per il wi-fi e sen-
sori. Alle infrastrutture materiali corrispondono quelle sul piano
delle istituzioni sociali: le tecnologie dell'informazione e quelle del-
la sostenibilità pongono le basi per nuovi modelli di impresa, come
le start up e la social innovation per nuove strategie di governance
pubblica, come le consultazioni multi-stakeholders, per nuove forme
di socializzazione e aggregazione dal basso, come gli orti urbani o i
fab lab, per nuove modalità di costruzione del consenso politico,
come le fake news e le strategie di engagement tramite social net-
work.
Infine, lo spazio vissuto è quello delle “esperienze”, creato dalle
appropriazioni, dai soggetti che vivono degli spazi (reali o imma-
ginari) e li interpretano in base ai propri bisogni. Lo spazio vissuto
nella Smart City sarà, pertanto, quello delle sue fenomenologie: i
punti di vista da raccogliere sul campo, tra i soggetti che vivono in
prima persone le loro esperienze. Si situa, pertanto, nelle singole
pratiche, come lo smart working, o il car sharing o i gruppi di acqui-
sto solidale. Lo spazio sociale della Smart City è plasmato, pertan-
to, da rappresentazioni, infrastrutture e pratiche sociali dominate
171
Hollands R. G., 2008, Will the real smart city please stand up, in City,
Vol.12, New York; Vanolo A., 2014, “Smartmentality: Smart City as a dis-
ciplinary strategy”, Urban Studies, 51, 5, pp. 881-896.
156 Verso una società sostenibile
172
Morozov E., Bria F., 2018, Ripensare le smart city, Torino, Codice edi-
zioni, 2018.
Città e tecnologia 161
173
Marciano C., 2017, “Economia circolare. Critica di un paradigma
emergente nelle politiche ambientali europee”, Prisma, Speciale Innovazione
Ambientale, Anno: VIII; n. 1-2/2017, pp. 14-25.
174
Mela A., 2013, “Sul lato oscuro dell'idea di smart city”, Santangelo
M., Aru S., Pollio A., 2013, Smart City. Ibridazioni, innovazioni e inerzie nelle
città contemporanee, Roma, Carocci.
162 Verso una società sostenibile
175
Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo
Economico Sostenibile – ENEA, Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Pro-
duttivi e Territoriali - Divisione Biotecnologie e Agroindustria.
164 Verso una società sostenibile
176
Despommier D., 2010, The Vertical Farm, New York, St. Martin's Press.
166 Verso una società sostenibile
sto caso sono legati al notevole risparmio di acqua rispetto ai sistemi di col-
tura tradizionali; inoltre, le acque, essendo ricche di sostanze fertilizzanti
naturali, permettono una crescita migliore rispetto alle colture in terra e un
vantaggio economico legato all’utilizzo di fertilizzante autoprodotto.
178
Cfr. https://indoor.ag/ whitepaper.
168 Verso una società sostenibile
e circolare sulla qualità della vita e sulla qualità dei prodotti acqui-
stati in queste nuove aree verdi.
Il futuro dell’agricoltura e della nutrizione è sempre più un tema
centrale a livello planetario. Inseriti in un quadro più complesso
d’interventi per alleviare le problematiche diversificate, relative alla
scarsità di cibo, questi sistemi sostenibili e la loro evoluzione tecno-
logica consentiranno di ridurre le contaminazioni da agrofarmaci sia
negli alimenti, sia nel terreno rendendo più sostenibili le produzioni
a livello locale.
Finito di stampare nel mese di settembre 2019
con tecnologia print on demand
presso il Centro Stampa “Nuova Cultura”
p.le Aldo Moro, 5 - 00185 Roma
www.nuovacultura.it