Sei sulla pagina 1di 52

In un momento caratterizzato da una profonda crisi di sistema Francesco

Francesco Monterosso
che investe l’economia e gli assetti produttivi, ma anche Monterosso
le identità e i valori socio-culturali, si moltiplicano i dibattiti e
le opinioni che indicano nel ritorno a una rinnovata dimensione
del “fare” una via d’uscita possibile per riavviare processi
economici innovativi, che ridiano centralità alle persone e alle

OPEN
comunità. Recuperare il “saper fare” artigianale, al tempo
dell’intelligenza collettiva, dell’internet delle cose, dell’open
source e dei fablab, può essere occasione di rinascita
economica e sociale, individuale e collettiva, di più generazioni

DESIGN
di progettisti e innovatori, minacciati negli ultimi anni dallo
“spettro dell’inutilità” evocato da Sennett. Anche nella
prospettiva di dare un contributo alla formazione dei nuovi
designer, il libro cerca di mettere a fuoco e descrivere
criticamente alcuni aspetti del fenomeno dei makers e delle

OPEN DESIGN
start-up innovative in continua e magmatica evoluzione,
proponendo una riflessione a più voci - sviluppate intorno a
occasioni di ricerca ed esperienze didattiche - su alcuni temi pratiche di progetto
fortemente emergenti nella cultura del design, come il
rapporto tra pratiche progettuali e processi di conoscenza,
e processi di conoscenza
mediato dalle nuove tecnologie.

euro 18.00
Design e Contesti
01
a Michele Argentino,
maestro e amico
3
Volume realizzato con il contributo del
Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo

Collana Design e Contesti


Direzione e cura: Viviana Trapani
Comitato scientifico: Philippe Daverio, Cinzia Ferrara, Ayşegül Izer
Marco Navarra, Patrizia Ranzo, Ferdinando Trapani

Book design concept: Cinzia Ferrara


Book design: Francesco Monterosso, Luisa Di Martino

ISBN 978-88-6242-101-0

Prima edizione Ottobre 2013

© 2013, LetteraVentidue Edizioni


© 2013, Francesco Monterosso

È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la


fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo
per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di
un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi
fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce
questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura.

Le immagini all’interno del testo appartengono ai rispettivi autori.


L’autore rimane a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile
comunicare.

LetteraVentidie Edizioni S.r.l.


www.letteraventidue.com
Via Luigi Spagna, 50 L
96100 Siracusa, Italia

@letteraventidue

LetteraVentidue Edizioni
OPEN
DESIGN
pratiche di progetto
e processi di conoscenza

con contributi di
Viviana Trapani
Salvatore La Rosa
Umberto La Commare
Dario Russo
Anna Catania
Antonio Gentile
Antonio Massara
Benedetto Inzerillo
Indice
8 PRESENTAZIONE
Viviana Trapani

I GIOVANI E LA CRISI.
NUOVI SCENARI DI PROGETTO, PRODUZIONE E CONSUMO

14 Fare è connettere.
Dall’intelligenza collettiva agli artigiani digitali
Francesco Monterosso

26 Talento giovanile nuove imprese e cultura


Viviana Trapani

34 Artigianato di qualità, design


e Made in Italy: una lunga storia
Salvatore La Rosa

42 Imprenditorialità e convergenza tra


produzione di pensiero e produzione di cose
Umberto La Commare

52 Autoproduzione. Dalla Proposta per un’autoprogettazione


all’impresa personale
Dario Russo

60 Fare e pensare sostenibile


Anna Catania

68 InformAmuse:
dal concept alla start-up
Antonio Gentile e Antonio Massara

78 Design nautico e autoproduzione in Sicilia:


Maribel e Giorgia
Benedetto Inzerillo

SCUOLA DI DESIGN DI PALERMO.


IDEE E PROGETTI

90 Progetti per l’abitare contemporaneo


Francesco Monterosso

94 Open design: dal materiale all’immateriale


Francesco Monterosso

110 BIOGRAFIE
Presentazione
Viviana Trapani
Università degli Studi di Palermo

«…riconquistare un ruolo sociale alla creatività individuale, dando


anche senso alla nostra capacità di immaginare e costruire un
futuro possibile, riprendersi il desiderio di ridiventare homo faber,
senza più delegare ogni impegno creativo alla società della
produzione, è un compito improrogabile che il design si deve oggi
assumere; difendersi dunque da un modo produttivo che propone
milioni di artefatti sempre più complessi e ci costringe al semplice
ruolo di selezionatori di un habitat progettato altrove».

Il testo di Michele Argentino sintetizza una delle costanti che


si manifesta nelle geografie variabili del design; la necessità di
prendere parte alla costruzione del proprio ambiente, al di là
delle logiche produttive globali, esprimendo il proprio vissuto
personale, ma anche proposizioni culturali e persino politiche
nelle pratiche di riorganizzazione, cura e affezione ai sistemi
materiali e immateriali che ci supportano nelle nostre azioni e
che amichevolmente ci accompagnano. Secondo questa visione
il design è quindi un modo di pensare e agire le trasformazioni in
atto, di cui coglie e interpreta gli aspetti nascenti e le potenzialità
volte a migliorare la qualità della vita delle persone, con una forte
componente di partecipazione personale e civile. Se da una parte
può sembrare che si stia esprimendo una posizione fortemente
utopica, riecheggiante molte delle teorie di certo social design
ante litteram degli anni Settanta, dall’altra, le parole di Argentino
contribuiscono ad illuminare in maniera colta e precisa un aspetto
oggi molto dibattuto, che riguarda le pratiche e le teorie (e non
viceversa) proposte dall’attuale fenomenologia del design.
Infatti in un momento caratterizzato da una profonda crisi di
sistema, che investe l’economia e gli assetti produttivi ma anche
identità e valori, si moltiplicano le riflessioni e le posizioni che
indicano nel ritorno ad una rinnovata dimensione del fare una via
possibile per riavviare processi economici innovativi, che ridiano
centralità alle persone e alle comunità. Recuperare il “saper fare”

9
artigianale, al tempo dell’intelligenza collettiva e connettiva,
dell’internet delle cose, dell’open source e dei FabLab, può essere
occasione di rinascita economica e sociale, individuale e collettiva,
di più generazioni di progettisti e innovatori, minacciati negli ultimi
anni dallo «spettro dell’inutilità» evocato da Sennett.
Anche nella prospettiva di dare un contributo alla formazione
dei nuovi designer, il libro cerca di mettere a fuoco e descrivere
criticamente alcuni aspetti del fenomeno dei makers e delle start-
up innovative in continua e magmatica evoluzione, proponendo
una riflessione a più voci - sviluppate intorno a occasioni di ricerca
ed esperienze didattiche - su alcuni temi emergenti nella cultura
del design, come il rapporto tra pratiche progettuali e processi di
conoscenza, mediato dalle nuove tecnologie.
Il libro inaugura inoltre una collana editoriale dal titolo Design e
Contesti, che nasce con l’obiettivo di intercettare ambiti di ricerca
trasversali alle discipline del progetto e favorire l’intreccio tra
idee e percorsi di innovazione socio-culturale con lo sviluppo di
nuove strategie produttive compatibili con i diversi aspetti della
sostenibilità.
La collana editoriale esplorerà quindi la riflessione e l’azione
del design come progettualità aperta e relazionale, nei diversi
contesti sociali, culturali, economici e tecnologici; si tratterà di
indagare ambiti di natura disciplinare o territoriale, ma anche
nuove “isole di senso” che si formano, spesso a partire da azioni
dal basso o da aree considerate periferiche, trasmettendo nuove
energie e visioni. Ci si augura quindi di configurare attraverso
il lavoro di molti e soprattutto giovani studiosi uno spazio
disciplinare che sia luogo di ascolto e di confronto per attivare
transiti e ibridazioni di percorsi, linguaggi e strumenti, al fine di
capire e agire sulle trasformazioni che emergono da un mondo
che - pur sempre più complesso, globale, interconnesso -
continui ad avere il suo centro nell’essere umano.

10
11
I GIOVANI
E LA CRISI.
NUOVI
SCENARI
DI PROGETTO,
PRODUZIONE
E CONSUMO
13
Fare
è connettere.
Dall’intelligenza
collettiva
agli artigiani
digitali
Francesco Monterosso
Università degli Studi di Palermo

1. Cfr. Latouche S., Breve Etica, utopia e democratizzazione nella terza rivoluzione industriale
trattato sulla decrescita serena, «Come migliaia di libri, saggi, studi scientifici, climatici ci vanno
Bollati Boringhieri, Torino,
2008. dicendo da decenni a questa parte, il mondo è al lumicino. Mentre
da un lato continua a crescere, dall’altro l’umanità rincorre il sogno
2. Cfr. Mari E., 25 modi per di un benessere che si dovrebbe incrementare all’infinito […]
piantare un chiodo, Mondadori,
Credo occorra dimensionare questa chimera, se no saremmo
Milano, 2011.
travolti da una crisi senza precedenti, senza barriere […]
È ora di iniziare a modificare leggi e comportamenti, di
ridimensionare il sogno autolesionista dell’attuale tenore di vita e
puntare ad una decrescita consapevole1 […]
Proviamo a ritornare a una dimensione più locale della produzione
e del consumo, a investire, nei limiti del possibile, nella produzione
artigiana oltre che in scuola e cultura».

In 25 modi per piantare un chiodo2, appassionato e appassionante


racconto autobiografico, Enzo Mari denuncia il progressivo
degrado del lavoro progettuale, additando come principale
responsabile di tale situazione l’affermarsi del mercato globale.
Con queste osservazioni, Mari ci introduce ad una riflessione
sul mondo contemporaneo e su una serie di questioni che
stanno alimentando, in questi ultimi anni, il dibattito sulla crisi
del modello capitalista e in particolare sulla crisi dei sistemi di
produzione, distribuzione e consumo di merci e servizi.
Ne scaturisce una forte presa di posizione sul ruolo e sulla
responsabilità che il progettista deve assumere, in quanto co-
autore delle trasformazioni del nostro ambiente.
Per evitare che il suo ruolo venga «…sminuito a semplice “firma”
da apporre su serie di oggetti nei quali manca qualsiasi filosofia
costruttiva», tale responsabilità non può che essere guidata
e filtrata da un corrimano etico, che affonda le radici nella
dimensione umanistica della conoscenza e nella capacità di
«valutare, smontare, rimontare, capire, adattare, migliorare ciò
che teniamo nel palmo di una mano (o nella testa)».

15
Questi due aspetti, cultura e saper fare, sono per Mari i 3. Cfr. A. Branzi, A. Linke,
A. Rabottini, Gli strumenti
presupposti per praticare un’idea di progetto o - piuttosto, come
non esistono. La dimensione
egli stesso afferma - di processo progettuale dal quale emerga antropologica del design, Johan
una dichiarazione di valore in grado di rendere trasparente e & Levi Ed., Monza, 2013.
palese una visione di un nuovo mondo possibile.
4. Cfr. Anderson C., Makers. Il
Da qui, la dimensione utopica e la tensione etica del progetto che ritorno dei produttori, Rizzoli
trova posto, in particolare, a detta di Mari, nella materialità del fare: Etas, 2013.
«…è importante che per costruire una nuova sedia abbia il chiodo Dopo i testi sulla coda lunga
giusto e sappia come piantarlo. Faccio una scelta. Perché dico che di internet (La coda lunga,
Codice, 2007) e sulla gratuità
è sempre di tipo etico? Perché realizzando la mia sedia comunico della rete (Gratis, Rizzoli,
qualcosa che è anche un insieme di valori, perché eliminando 2009), Chris Anderson,
ciò che è banale compio una buona azione. […] Quando affermo indagando sui più interessanti
che sarebbe giusto tornare ad una società più spartana, più e avanzati trend della nostra
era, ci introduce all’imminente
autarchica introduco valutazioni etiche. Producendo le cose cambiamento epocale per
semplici che servono alle necessità della vita si è più felici, mentre mezzo di una macchina:
ormai sembra che l’unica felicità stia nell’ossessivo possesso la stampante 3D. Come
delle merci». la macchina a vapore, le
stampanti 3d coincideranno
È proprio quest’ultimo aspetto, la produzione di «cose semplici con una nuova rivoluzione
che servono alle necessità della vita», che ci porta a riscoprire una industriale che, dando vita
dimensione meno effimera del progetto, più vicina alla realtà e alla “fabbrica personale”,
stravolgerà il mondo della
all’esistenza dell’uomo; una nuova dimensione antropologica del
produzione.
design, come la definisce Andrea Branzi3.
Etica e utopia, materialità del fare e dimensione antropologica 5. Cfr. Argentino M., Interventi
del progetto sono nozioni del pensiero di Enzo Mari quanto diversi, Bruno Leopardi
Editore, Palermo, 2001.
mai attuali, che possono costituire oggi la piattaforma teorica o
comunque uno spunto di riflessione da parte di molti studiosi che
indagano sulla società dei Makers o su quella che viene indicata
come la Nuova o Terza rivoluzione industriale4.
Così la Proposta per un’Autoprogettazione di Mari del 1974 può
assumere per i makers, ma anche per molti designer, il significato
di un manifesto culturale; infatti la valenza rivoluzionaria della sua
attualissima “utopia democratica” si concretizza in una collezione
di elementi di arredo che si propone di stimolare le persone a
cimentarsi direttamente nel progetto del proprio habitat e a
realizzarlo con le proprie mani, legno e chiodi.
«Forse cercando di capire come rendere solida la gamba del
tavolo si può acquisire quella minima capacità critica necessaria
nel momento di dover comprare un tavolo».
Un pretesto per costringere la gente a pensare, un gesto carico
di significato, teso a riconnettere il consumatore con l’esperienza
diretta del costruire, in un «fondamentale atto di conoscenza e
di coscienza5», per comprendere e trasformare l’ordine costituito
dell’attuale modello produttivo e delle dinamiche di mercato.

16
6. Cfr. Russo D., La visione Uscire dallo spettro dell’inutilità: artigianato e capitale sociale
sociale del design alle sue
Qualche anno fa, prima ancora che il dibattito sui makers e il
origini, in AA. VV., Maqueda
175, Carlo Saladino Editore, nuovo artigianato diventasse centrale (in rete, nei media, sui libri),
Palermo, 2010. Michele Argentino propose nella scuola una rilettura di Raskin e
Morris6. Riflettere sulle derive e sulla follia del modello capitalista
7. Cfr. Gauntlett D., La società
dei makers. La creatività dal
occidentale, a partire da un ragionamento sulla dimensione
fai da te al web 2.0, Marsilio utopica, anarcoide e rivoluzionaria di Morris, poteva sembrare una
Editori, Venezia; 2013. operazione, se non troppo forzatamente ideologica, quanto meno,
poco pragmatica e marginale, rispetto al dibattito disciplinare sul
8. Cfr. Dormer P., The status
of Craft, in Id. (a cura di), The
disegno industriale in quel momento. Ma si trattava di un’intuizione
Culture of Craft, Manchester, che anticipava e illuminava alcuni temi ancora appena emergenti:
Manchester University Press, l’analisi che David Gauntlett fa del fenomeno dei makers, in un
1997. suo saggio del 2013 dal titolo emblematico La società dei makers7,
affronta le questioni e i presupposti teorici che hanno portato alla
nascita e allo sviluppo di questa ideologia, dedicando proprio alle
idee di Raskin e Morris buona parte del suo saggio e dimostrando
come il loro pensiero stia per molti aspetti alla radice di questo
movimento.
Il centro del ragionamento di Gauntlett ruota attorno al concetto
di artigianato e ai significati differenti che nel tempo ha assunto il
termine, in particolare laddove è stato associato alla dimensione
artistica.
Nota l’autore come sia assolutamente pretestuosa la separazione
tra “avere idee” (l’arte e il design) e “fare oggetti” (artigianato)8, e
come tra le due dimensioni del pensare e del fare non possa essere
stabilita una relazione gerarchica che privilegi la prima.
A chiarire meglio la questione, è stata poi l’approfondita analisi del
sociologo Richard Sennett, che nel libro L’uomo artigiano contesta
fortemente il ruolo subalterno dell’artigiano, illustrando una tesi
particolarmente efficace secondo cui pensare e fare sono parte di
un unico processo.
«L’artigiano non pensa prima per dedicarsi poi all’atto meccanico
del fare: al contrario, il fare è parte del pensare e del sentire;
pensare e sentire sono parte del fare».
Sennett sintetizza l’idea di artigianato come unione di corpo e
mente e come processo di scoperta e risoluzione dei problemi;
anzi, più precisamente, come «processo di costruzione di identità
personale e cittadinanza». Questo senso del fare/pensare che
coincide con la dimensione personale e collettiva dell’essere (la
dimensione antropologica del progetto di cui abbiamo parlato
sopra), è forse il tema più interessante che Gauntlett recupera
dalla rilettura dei testi e dalle utopie di Raskin e Morris.
In particolare il grande contributo di Raskin fu quello di stabilire
come la creatività individuale e autonoma è un valore fondante

17
che la società deve sostenere e non schiacciare, se vuole 9. Bourdieu, Coleman, Putnam
e Fukuyama sono i maggiori
mantenere qualche forma di autorità morale o di qualità della
studiosi che, con approcci
vita; di Morris, invece, si sottolinea l’intuizione di aver compreso e sfumature di significato
- più di un secolo prima dell’avvento di internet - che la raccolta differenti, hanno contribuito
e la diffusione della conoscenza, la comunicazione tra le persone alla non facile articolazione
definitoria di “capitale sociale”,
e l’abilità di creare e condividere materiali espressivi, è la vera data la complessità della sua
strada per il piacere e la realizzazione personale e sociale. multidimensionalità e la forte
Tali considerazioni diventano oggi particolarmente illuminanti, componente immateriale che
soprattutto se si intrecciano e confrontano con gli studi che negli lo caratterizza.
ultimi trent’anni sono stati condotti attorno al concetto di capitale 10. Cfr. Robert D. Putnam
sociale. La ricerca sulla definizione e sul ruolo del capitale sociale, (con R. Leonardi, R. Y. Nanetti),
indica infatti come estremamente positiva la dimensione del Making Democracy Work:
fare insieme e dentro le proprie comunità, a partire da una idea Civic Traditions in Modern Italy,
Princeton University Press,
di cooperazione, reciprocità, benevolenza e fiducia, orientate alla 1993. Il tema della ricerca è
nascita e al consolidamento di un tipo di società che sia luogo di inerente allo sviluppo sociale.
qualità della vita personale e collettiva. I parametri dello sviluppo ai
Tra i tanti studiosi9 che si sono occupati di capitale sociale vanno quali si fa riferimento, non
attengono tanto allo sviluppo
ricordate alcune riflessioni di Robert Putnam che, attraverso materiale quanto allo sviluppo
un approccio sistemico e con il conforto di verifiche empiriche, complessivo e, in particolare,
tende a sottolineare la stretta connessione tra capitale sociale e al rendimento delle istituzioni
regionali, ossia alla loro
sviluppo socio-economico dei territori.
efficienza, misurata attraverso
In Making Democracy Work10, uno studio condotto in Italia negli una serie di indicatori. Tale
anni Novanta, è infatti emerso che laddove ci siano state forme rendimento delle istituzioni
di governo caratterizzate da una condivisione del potere e non è, peraltro, limitato agli
aspetti tecnici, ma è piuttosto
da una partecipazione ad esso da parte di larghi strati della inteso in senso ampio, come
popolazione, soprattutto attraverso istituzioni associative sinonimo di qualità della
di tipo prevalentemente orizzontale come le corporazioni, si democrazia e, in definitiva, di
sono create le migliori condizioni per uno sviluppo strutturato qualità della vita collettiva.
e di lungo periodo di quelle aree11. Ciò ha portato ad un’idea, 11. È il caso del Nord e, in
ormai ampiamente condivisa, per cui propensione e capacità di particolare, dell’Italia dei
cooperare espresse dai membri di una data società, possono Comuni, che produrrà una
influenzare in modo significativo i caratteri dello sviluppo sociale, delle più grandi rivoluzioni
economiche della storia
economico e politico e che, in generale, la crescita non sia mondiale, proprio sulla
determinata esclusivamente da fattori di carattere economico base della straordinarietà
(quali il capitale umano, capitale fisico, capitale naturale, etc), ma del suo contesto sociale
caratterizzato - appunto -
anche dal tessuto sociale e istituzionale.
da relazioni orizzontali, di
Ed è a partire dalle argomentazioni sul concetto di capitale collaborazione volontaria,
sociale di Putnam che Sennett, nell’analizzare le questioni che fiducia, anche nell’economia
stanno alla base della cultura del nuovo capitalismo12, afferma che (credito) e alti valori civici.
Parallelamente i territori che
nella nostra società, caratterizzata dall’opulenza, è in corso una ruotano intorno a relazioni
congestione e una fortissima crisi socio-economica, in cui aleggia di tipo prevalentemente
lo «spettro dell’inutilità individuale». verticale, di potere e
Osserva l’autore che nel nostro mondo “liquido” e flessibile, autorità, non lasciano spazio
all’associazionismo e ai
la scomparsa di posti di lavoro e la precarizzazione

18
valori civici. Il caso del Sud (indotti dall’aumento dell’offerta mondiale di forza-lavoro,
governato dai Normanni,
dall’automazione e dal prolungamento della prospettiva di
dotato di un efficiente sistema
amministrativo, uno Stato vita) non solo non hanno comportato maggiori libertà, ma
assolutista e centralizzato che hanno aumentato le incertezze e le conseguenze negative
domina l’intera vita socio- dell’instabilità lavorativa anche a livello sociale. Processo, questo,
economica e che costituisce
il prototipo di ogni successivo
che ha intaccato e continua ad intaccare fortemente lo stesso
Stato dirigista, è la causa capitale sociale che, erodendosi, genera frustrazione personale
principale - secondo Putnam e collettiva, sfiducia nelle istituzioni e disuguaglianza sociale.
- delle differenze di sviluppo Per uscire da questo pericolosissimo stato di crisi sistemica è
tra il Mezzogiorno e le aree più
avanzate d’Italia.
necessario allontanare così lo «spettro dell’inutilità», prima e
fondamentale causa di disgregazione del capitale sociale; Sennett
12. Cfr. Sennett R., La cultura indica una triplice soluzione che preveda nuove politiche rivolte a
del nuovo capitalismo, Il rendere possibile per gli individui il riconoscimento:
Mulino, Bologna, 2006.
- di una continuità biografica, nonostante la discontinuità e
13. Cfr. Donati P., Solci R., I flessibilità del lavoro;
beni relazionali. Che cosa sono - di una utilità sociale, nel senso che le persone dovrebbero
e quali effetti producono, Bollati essere riconosciute come membri utili della società;
Boringhieri, Torino, 2011
In questo testo, Donati - di uno sviluppo significativo di quel “saper fare”, cui si può
definisce «i beni relazionali ricondurre anche l’abilità artigianale, motore della trasformazione
come quelle entità immateriali dell’homo oeconomicus in cittadino capace di intraprendere scelte
(intangibile goods) che
di consumo in maniera responsabile e sostenibile.
consistono nelle relazioni sociali
che emergono da agenti/attori Comunità di condivisione della conoscenza, capitale sociale, beni
riflessivamente orientati a relazionali13, saperi e abilità artigianali, costituiscono, dunque,
produrre e fruire assieme di un oggi, insieme alla dimensione tecnologica della rete, la migliore
bene che essi non potrebbero
ottenere altrimenti».
condizione necessaria all’avvio di processi di sviluppo economico-
Interessante è l’analisi del sociale sostenibili.
rapporto che unisce tra loro
i beni relazionali e il capitale
sociale. Quest’ultimo, infatti,
costituisce al tempo stesso una Intelligenza collettiva e connettiva:
precondizione per la nascita di smart community e Open p2p design
un bene relazionale ed è a sua Fin dalla seconda metà degli anni ’90, ha destato grande
volta rigenerato da questo. attenzione l’importanza del rapporto tra design e tecnologie
14. La definizione fa riferimento della comunicazione che si esprime in relazione allo sviluppo del
ad un saggio pubblicato nel territorio e delle comunità locali.
1997 sulla biblioteca digitale di In particolare, l’interesse della cultura del design si è focalizzato
“Mediamente.it” (RAI), Smart
sui processi di sviluppo sostenibile attivati da piccole comunità
community e qualità della vita
di John M. Eger - docente di attraverso dinamiche di auto-organizzazione (bottom-up), che
Communications e Public Policy furono definite smart community14, ovvero comunità capaci di
presso l’Università statale di attivare, guidate da una creatività “connettiva”, una pluralità di
San Diego e Presidente della
fondazione mondiale della
azioni innovative, tese ad elevare il livello di qualità della vita dei
Smart Communities. suoi cittadini, a partire da un forte senso di identità, responsabilità
www.mediamente. e coesione sociale.
rai.it/biblioteca/biblio. Inoltre alcuni studi avevano alimentato il dibattito teorico sulle
asp?id=128&tab=int
nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione in

19
rapporto ad un nuovo “spazio di comunicazione” che il filosofo 15. Cfr. Levy P., L’intelligenza
collettiva. Per un’antropologia
Pierre Levy definì intelligenza collettiva15.
del cyberspazio, Feltrinelli,
«L’intelligenza collettiva, come nuovo processo di gestione e 1996.
condivisione della conoscenza, può essere definita come la
messa in comune delle capacità mentali, dell’immaginazione, 16. Gli inventori di
Internet o dei forum pur
delle competenze che permettono alla gente di collaborare, di non impiegando, nei loro
lavorare e di apprendere insieme. scritti, la formula esatta di
Tutte queste persone vive, organizzate in comunità sono «intelligenza collettiva», si
portatrici di sapere. Il cyberspazio, pertanto, si può considerare erano chiesti quale fosse
il migliore utilizzo delle
come il luogo per eccellenza dell’intelligenza collettiva tecnologie, nella volontà di
dell’umanità». aumentare l’intelligenza dei
L’intelligenza collettiva è quindi il prodotto della memoria gruppi, di mettere in sinergia
collettiva e dell’immaginario collettivo, che rivela una forte le memorie, le immaginazioni
e le competenze.
dimensione progettuale nel momento in cui diventa strumento
di interazione tra gli individui, messo a disposizione della 17. Qui il riferimento è alle
collettività16. riflessioni di E. Rullani sul
Come suggerisce D. De Kerckhove potremmo invece parlare di concetto di riduzione della
complessità, nato con la
intelligenza connettiva, quando l’intelligenza collettiva si esprime modernità ed applicato ai
nella pratica diretta, cioè la «pratica della moltiplicazione delle sistemi sociali, ambientali
intelligenze, le une in rapporto alle altre, all’interno del tempo e territoriali. In tal senso la
modernità (e in special modo
reale di un’esperienza».
la programmazione della
De Kerckhove vede l’intelligenza connettiva come una forma grande impresa fordista) ha
di intelligenza finalizzata ad uno specifico scopo mediante generato ambienti artificiali
la connessione tra collaboratori coinvolti in una determinata a complessità ridotta (si
pensi ai “non-luoghi” di M.
attività, organizzati per raggiungere il loro obiettivo nel corso Augè), capaci di interrompere
di una singola connessione o sul lungo periodo. L’intelligenza la connessione del mondo
connettiva, dunque, mira alla connessione, alla messa in relazione umano e sociale con il
delle intelligenze; sottolinea il rapporto che esse intrattengono territorio, inteso come sintesi
sedimentata in un luogo, di
le une con le altre e non prende tanto in considerazione il storia, cultura e relazioni tra
processo storico dell’accumulazione del sapere in un “contenitore gli uomini e l’ecosistema.
chiuso” (intelligenza collettiva), quanto piuttosto la sua concreta
sperimentazione. 18. Cfr. Pizzocaro S., Design e
complessità, in AA.VV., Design
La dimensione collettiva e connettiva dell’intelligenza e della multiverso, Poli.Design,
conoscenza nelle comunità è stata negli ultimi anni oggetto Milano, 2004.
di riflessioni multidisciplinari, anche nell’ambito della ricerca di
design. Si è compreso, infatti, a partire dagli studi sul rapporto tra
design e ambiente, quale possa essere un approccio corretto per
risolvere le emergenze della sostenibilità ambientale, economica
e sociale. Negli anni il design ha ridefinito le proprie teorie e
pratiche mettendo a fuoco la centralità del confronto con la
complessità; soprattutto, in rapporto alle comunità e al territorio,
si è gradualmente superata l’idea riduzionista17 della possibilità
di trovare soluzioni decontestualizzate, oppure semplicemente
organizzative e tecnologiche a singoli problemi.

20
19. Cfr. Manzini, E., Jegou, Ma comprendere la complessità significa progettare per e
F., Sustainable everyday.
nella complessità18. Si tratta quindi di non porre al centro solo
Scenarios of Urban Life,
Edizioni Ambiente, Milano, le innovazioni della tecnologia, ma soprattutto le innovazioni
2003. sociali, da praticarsi quindi in stretto rapporto alle comunità di
Cfr. Manzini, E., A laboratory riferimento e al territorio.
of ideas. Diffuse creativity and
new ways of doing, in AA.VV.,
In tal senso la ricerca di design si è concentrata sullo studio di una
Creative communities. People fenomenologia che sta emergendo nella società contemporanea
inventing sustainable ways of e acquisisce sempre più spazio e significato. Il riferimento qui è al
living (a cura di Anna Meroni), concetto di Comunità Creative19 che Ezio Manzini definisce come
Edizioni Poli.Design, Milano,
2007.
«gruppi di cittadini innovativi che si organizzano per risolvere un
problema».
20. Cfr. Menichinelli M., In particolare si è cominciato ad indagare su tutte quelle forme
Valsecchi F., Le comunità collaborative o iniziative complesse di auto-organizzazione su
del Free Software come
organizzazioni complesse. Il base comunitaria, caratterizzate da una partecipazione aperta
ruolo del design verso una (open) e paritaria (peer to peer).
cultura Open Knowledge. Ad affrontare il rapporto tra design, comunità creative e
Facoltà del Design, comunità Open/p2p in relazione alle esperienze delle comunità
Dipartimento INDACO,
Politecnico di Milano | http:// del Free Software, è stato in Italia Massimo Menichinelli20.
openp2pdesign.org Il centro della sua riflessione è nella modalità con cui gli
Massimo Menichinelli, sviluppatori collaborano e producono conoscenza attraverso una
fondatore di openp2pdesign.
capacità di auto-organizzazione basata su pratiche e metodi
org, un blog nato a fine
2006 e trasformatosi ad di condivisione, «attraverso strutture non gerarchiche, ruoli
inizio 2010 in una comunità paritetici ed equipotenti la cui forza sta nella coordinazione e
open source per la ricerca nello scambio dei risultati come patrimonio pubblico che fonda i
e sviluppo di progetti
collaborativi e complessi
successivi passi».
per comunità e territori, Il modello che essa esplicita si basa sull’esperienza del produrre in
è un giovane designer e rete. Una rete che è, allo stesso tempo, infrastruttura tecnologica
ricercatore che si occupa di globale e architettura relazionale, che favorisce le interazioni tra
reti e comunità collaborative,
Open design, Open e Social i partecipanti. Le comunità del Free Software hanno interpretato
Innovation, FabLab, etc. radicalmente questo modello, fondando la propria natura
sviluppando processi e organizzativa, reticolare orizzontale, nella condivisione e nel fare
progetti open e di co-design comune.
rivolti alle imprese, alle
organizzazioni, alle città e alle Ne è risultato, attraverso la vasta diffusione di applicazioni, un
comunità locali. Ha tenuto “virale” incremento di una cultura tecnologica partecipativa, ormai
conferenze e seminari in vari enormemente diffusa nei nostri comportamenti quotidiani.
Paesi tra cui Italia, Spagna,
È quindi più facile adesso comprendere la fondamentale
Finlandia, Germania, Regno
Unito, Messico, Colombia, importanza del guardare alla complessità e alla metodologia
Corea del Sud e Singapore. organizzativa delle comunità del software free/open/p2p
come modello - per la ricerca e per il progetto - trasversale,
multidisciplinare ed innovativo, capace di agire, generando
capitale sociale come volano di ulteriori processi di sviluppo
territoriale e di comunità.
È a partire da queste premesse che Menichinelli mette a punto
una metodologia che chiama Open P2P Design, orientata al

21
«co-design di attività collaborative open e peer-to-peer con/per 21. Cfr. Giaccardi E., Fischer
G., in Creativity and Evolution:
comunità, attraverso appunto un processo aperto e partecipato.
a metadesign perspective,
Con tale metodologia (community-centered design) si progetta Journal of Digital Creativity,
non un prodotto o un artefatto comunicativo, ma una attività n.1, Marzo 2008.
collaborativa».
22. Cfr. Celaschi F., Il design
Ci troviamo quindi davanti ad una profonda modificazione come mediatore tra saperi, in
dell’area di intervento del design, che dall’ambito del prodotto Germak C. (a cura di), Uomo al
si sposta evidentemente anche in quello dei processi sociali centro del progetto, Umberto
e culturali. I designer dovranno, infatti, immaginare «soluzioni Allemandi & C., Torino, 2008.
abilitanti», cioè sistemi che forniscono strumenti cognitivi, tecnici
ed organizzativi in grado di rafforzare le opportunità individuali e
collettive. Menichelli fa coincidere questi sistemi con la messa a
punto di una piattaforma, ovvero «l’insieme delle caratteristiche
condivise (artefatti fisici e comunicativi, regole di relazione
e divisione del lavoro) tra un numero elevato di agenti che
consentono loro di interagire e di sviluppare una attività comune».
In tal senso, il designer diventa un facilitatore o enabler
sociale di processi progettuali partecipati per mezzo di
una attività sistemica e di decodifica/ricombinazione della
complessità, praticata attraverso strumenti meta-progettuali
di visualizzazione (infografiche, narrazioni, storyboard, mappe
concettuali, interazioni, etc) o di prefigurazione di scenario propri
del suo patrimonio di competenze.
Il meta-progetto o meta-design21 si configura, allora, come
lo strumento metodologico più appropriato per la definizione
del processo progettuale del design e degli artefatti materiali,
immateriali e cognitivi in esso necessari.
Grazie a questi strumenti il design partecipa ai processi di
generazione della conoscenza e, sostituendo il pensiero lineare
con un approccio sistemico adatto alla complessità, si configura
anch’esso come una disciplina della conoscenza, capace di
attivare importanti trasformazioni del contemporaneo.
Nella ricchezza della conoscenza ibrida derivata da informazione
(saperi come patrimonio collettivo) e da esperienza condivisa
(saperi vivi e saper fare dentro e per la comunità), guidata da un
modello di design come mediatore di saperi22, stanno attualmente
i processi che determinano le dinamiche dell’innovazione e del
valore.

22
23. Makers (2009), di Cory Innovazione sociale e sviluppo del territorio.
Doctorow, giornalista, scrittore
Open source, FabLab e artigiani digitali
e noto blogger canadese,
è un romanzo dedicato Oggi assistiamo ad una serie di rapide e radicali trasformazioni
alla cultura maker, ovvero a dal basso, che hanno iniziato a mettere in discussione le strutture
quel movimento culturale e della produzione materiale e immateriale, rivitalizzando e
tecnologico formato da «gente
che modifica meccanismi e
sistematizzando attività che erano già familiari alle pratiche diy
hardware, modelli di business, e (do it yourself), hacker, hacktiviste (spesso con una forte impronta
soluzioni abitative, per scoprire culturale libertaria di stampo nordamericano). Si è compreso
modi per tirare avanti e vivere come queste pratiche abbiano alimentato una nuova cultura
felici anche quando l’economia
va a finire nel cesso».
dello sviluppo, capace di attivare una rete del valore in uno
scenario in cui gli utenti producono non solo informazioni, ma
24. Gli hackerspace sono anche costruzioni di senso e comportamenti creativi. Il valore così
centri per l’apprendimento prodotto nella società dell’informazione, diventa un dato centrale
tra pari e per la condivisione
della conoscenza, in forma dell’economia della conoscenza e dell’innovazione sociale.
di workshop, presentazioni e Riviste come l’Economist o Wired da anni seguono da vicino
conferenze. Di norma, danno l’evolversi di questo fenomeno dai confini incerti, nel quale
spazio ai membri per lavorare pratiche e definizioni si moltiplicano senza posa. In tal senso,
sui propri progetti individuali
o per collaborare a progetti di anche l’elaborazione fantascientifica ha prodotto una vasta
gruppo con altri membri. letteratura. In Makers23 - un romanzo in cui i protagonisti, artigiani,
Il primo hacklab aperto imprenditori e fabbers, inventano nuovi prodotti utilizzando
in Italia è stato il
e riplasmando in modo creativo e innovativo oggetti usati -
FreakNetMediaLab fondato a
Catania nel 1995 da Gabriele le implicazioni economiche e sociali indotte dalle azioni dei
Zaverio (conosciuto anche protagonisti, diventano dirompenti e rivoluzionarie. Si tratta di
come Asbesto Molesto). una visione che propone la crescita di un modello organizzativo e
Tuttora attivo, è oggi una
comunità molto vasta che
di business fortemente decentralizzato, fondato su piccole unità
comprende laboratori a localizzate, dove si inventano a ritmi sostenuti nuovi prodotti
Catania, Palazzolo Acreide, mediante tecnologie open source.
Canterbury, diverse comunità Il riferimento reale è agli hackerspace24, oggi evoluti in FabLab
virtuali e collaborazioni
fattive con altri laboratori, (Fabrication Laboratories), ovvero laboratori di fabbricazione; spazi
associazioni e fondazioni organizzati dove poter sperimentare le potenzialità delle nuove
europee. Uno dei progetti tecnologie di fabbricazione digitale (stampanti 3D, macchine CNC,
più rilevanti del FreakNet laser cutter, frese, etc.) aperti a chiunque voglia sperimentare
è il Museo dell’informatica
funzionante ospitato nei le potenzialità della produzione digitale (personalizzata e
locali del PoetryHackLab di sostenibile) e voglia elaborare progetti innovativi.
Palazzolo Acreide. Oggi, questo modello organizzativo, diventa sempre più presente
nel tessuto produttivo globale. Così come avvenuto nel mondo
25. Il riferimento è al saggio Gli
atomi sono i nuovi bits del 2010, dell’ICT, i FabLab e la digital fabrication (la componente “atomica”25
di Chris Anderson, direttore di e fisica di quanto già ampiamente sperimentato nei sistemi
Wired Usa - ma anche maker di software open source per l’innovazione e la diffusione della
un’azienda di droni fatti in casa
che fattura tre milioni di dollari
conoscenza), sembrano in continua e inarrestabile espansione.
- che, prendendo spunto dal Il cuore della loro attività, guidato da piccole imprese e start-up
Center for bits and atoms aperto che possono potenzialmente scalare i mercati grazie alle loro
al Mit da Neil Gershenfeld, ci produzioni, è meno legato ai vincoli tecnici della produzione di
avverte che
oggetti (non servono grandi stabilimenti industriali e catene

23
di montaggio) e più concentrato sugli aspetti di ideazione e «La cultura digitale dopo aver
rivoluzionato il mondo dei bit
creazione.
e quindi l’editoria, la musica
Non si tratta, quindi, di “spazi” dove si materializza e i video attraverso Internet,
semplicemente ciò che chiamiamo desktop manufacturing ora sta per trasformare il
(produzione digitali di beni on-demand o su piccola scala), ma mondo degli atomi, quindi
degli oggetti fisici».
di luoghi complessi e multiverso, che diventano veri e propri
animatori e attivatori di processi di innovazione e sviluppo dei 26. Cfr. Gershenfeld N., Fab,
territori. dal personal Computer al
In questa prospettiva, come la stampa di Gutenberg nel passato Personal Fabricator. Codice
Edizioni, Torino, 2005
o il Web 2.0 in giorni più recenti, il fabbing e la digital fabrication Professore e direttore del
possono rappresentare un’innovazione radicale che può Center for Bits and Atoms
sovvertire profondamente anche gli schemi dei processi creativi del MIT di Boston, Neil
e delle produzioni culturali. In questo senso, è interessante Gershenfeld si occupa da anni
dello studio delle relazioni tra
la definizione che ne dà Neil Gernshefeld26, inventore dei informazione e le proprietà
FabLab, che li descrive come «l’equivalente odierno delle fisiche attraverso cui questa
botteghe rinascimentali, dove formazione e innovazione sono si esprime.
indistinguibili: si produce per imparare, si impara per produrre».
27. Allora docente
Questa definizione di Gernshefeld sembra incarnare al meglio all’Interaction Design Institute
una declinazione e una specificità che pare si stia delineando nei di Ivrea, (inspiegabilmente!)
FabLab italiani. chiusa da Telecom nel 2005.
L’idea di bottega rinascimentale ci rimanda immediatamente
a quella straordinaria tradizione di sedimentazione di saperi
ed esperienze, di formazione continua e permanente, di
sperimentazione e innovazione materiale che costituisce ancora
oggi la peculiare qualità delle produzioni italiane di eccellenza.
Questo patrimonio esperienziale del saper fare legato alla
tradizione manifatturiera e artigiana, il radicamento nel territorio
e nel tessuto relazionale di molti distretti produttivi, l’intelligenza
progettuale espressa dal design italiano, sono le qualità che
associate ad una cultura open source e peer to peer, potrebbero
costituire le peculiarità di un FabLab italiano.
Ed è su queste basi, infatti, che alcuni FabLab italiani stanno
cercando di distinguersi, coniugando l’innovazione certamente
rivoluzionaria della stampa 3d, con l’eccellenza propria della
manifattura Made in Italy.
Si vuole qui sottolineare come questo nuovo fenomeno, che
apparentemente fa della virtualità e dei contenuti digitali i suoi
punti di forza, rimanga comunque fortemente legato ad una
geografia dei saperi e delle tecniche, proprie di un territorio.
In tal senso è emblematica l’esperienza torinese di Arduino, che
affonda le radici in un territorio che esprime ancora una cultura
e una capacità di visione di olivettiana memoria. Maturato
all’interno della prima scuola di Interaction Design italiana, il
progetto Arduino nasce dalla volontà di Massimo Banzi27

24
28. Cfr. Micelli S., Futuro artigiano. di mettere a disposizione dei propri allievi una piattaforma
L’innovazione nelle mani degli
hardware elementare e a basso costo, capace di mettere gli
italiani. Marsilio, Venezia, 2011.
studenti nelle condizioni di programmarla con software open
29. Il progetto di identità visiva source, per mettere a punto velocemente prototipi funzionanti
e di prodotto è stato curato dei loro progetti, spesso legati a sistemi interattivi di installazioni
dallo Studio Todo di Torino.
La scheda stessa è diventata artistiche, dispositivi musicali, apparecchi per la domotica, etc.
un supporto grafico per la Oggi conosciamo tutti il successo internazionale di Arduino,
comunicazione di importanti che è certamente legato all’idea di semplicità, versatilità, basso
informazioni e indicazioni costo, dinamiche open source e di comunità. Ma il vero valore del
“scritte” proprio sul circuito
stampato, una vera rivoluzione progetto sta in un mix di qualità molto italiane rintracciabili:
nel settore dell’hardware. - nell’elevato apporto di un capitale umano legato al territorio
ed espresso in termini di know-how e di conoscenze specifiche
30. Il FabLab Italia di Torino è
il primo creato in Italia. Tra le nel campo dell’elettronica, ancora riconducibili all’esperienza
tante attività, va segnalata dell’Olivetti;
l’importante organizzazione - nei saperi artigianali diffusi nel tessuto industriale di PMI tipico
di un concorso internazionale dei distretti italiani (in particolare qui il riferimento è a Ludovico
open-source promosso da
Domus, Autoprogettazione 2.0, Apruzzese, artigiano hi-tech per dirla con Stefano Micelli28,
i cui interessanti risultati sono produttore del circuito stampato di Arduino);
stati presentati per il Fuori - nella cultura di design; per la prima volta un microprocessore,
Salone del 2012. Le tecnologie
uscendo da “scocche” e “carene” che lo rivestono, è diventato
di fabbricazione digitale
sono state creativamente un prodotto di design con una sua precisa identità, oggetto di
interpretate dai designer per una attenta progettazione espressa attraverso marchio, colore,
dare origine ad una collezione infografica e packaging29.
d’arredamento, realizzata dagli
stessi FabLab, da usare nei
Ma non solo. Il progetto Arduino, ormai consolidato da un punto
FabLab di tutto il mondo. di vista aziendale, si evolve, diventando generatore di altri
processi di sviluppo intorno alla comunità locale di riferimento.
31. Cfr. Granelli A., Artigiani
La comunità che ruota intorno al primo FabLab italiano (FabLab
del Digitale. Come creare valore
con le nuove tecnologie, Luca Italia30) si fonde alla capacità innovativa e alla dimensione
Sossella Editore, Roma, 2010. internazionale di Arduino, creando le condizioni per la nascita di
una nuova azienda-incubatore, oggi meglio conosciuta sotto il
32. Qui il riferimento è agli
artigiani del software, o a chi nome di Officine Arduino.
ha competenza nel progetto Questo esempio dimostra ancora una volta la centralità
informatico, che dovrebbero del capitale umano e sociale nel determinare il cammino
discostarsi dalla omologazione
e l’evoluzione di processi creativi e di innovazione nei
e standardizzazione
dell’“industria” dei new territori, suggerendoci, come afferma Andrea Granelli31, una
media, per praticare una “via italiana”, che allontanandosi dai modelli anglosassoni
via di rinascimento digitale e difficilmente trasferibili nel nostro paese, pratichi il percorso
umanesimo del bit che riporti le
qualità della cultura artigiana
della «personalizzazione e contestualizzazione dei contenuti
anche nel progetto del digitale: esaltandone la diversità» anche nell’ambito delle produzioni
software, contenuti, interfacce, immateriali (progetti informatici e di new media per il patrimonio
sensori diventano la materia culturale italiano) oggetto d’intervento di una nuova classe di
prima da plasmare attorno
all’utente in particolare in settori
artigiani digitali32.
di nicchia o di grande specificità
come quello dei Beni Culturali.

25
51
SCUOLA DI
DESIGN DI
PALERMO.
IDEE E
PROGETTI
89
Progetti
per l’abitare
contemporaneo
Francesco Monterosso
Università degli Studi di Palermo

1. Cfr. Argentino M., Interventi «…I bisogni reali hanno definitivamente lasciato il posto ai bisogni
diversi, Bruno Leopardi artatamente stimolati e il complesso delle risorse intellettuali
Editore, Palermo, 2001
tecnologiche si è rivolto alla creazione di una popolazione di
2. Cfr. Manzini, E., Jegou, artefatti il cui esistere è fondato soltanto sulla realizzazione del
F., Sustainable everyday. guadagno. […] Scompare, sacrificata al profitto la saggezza, ovvero
Scenarios of Urban Life,
la serenità intellettuale necessaria ai fini di regolare la ricchezza
Edizioni Ambiente, Milano,
2003 umana fatta di risorse materiali e immateriali.
[…] Riconquistare la capacità di immaginare un mondo nuovo,
3. From Pallett. Exhibit da tutti invocato ma scarsamente perseguito, è il compito delle
di progetti e prototipi del
Laboratorio di disegno
nuove generazioni di progettisti e ogni disciplina che incide
Industriale 3 a cura sulla trasformazione diventa un avamposto per questa grande
di M. Argentino e F. battaglia che ci aspetta e la cui posta in gioco è altissima1».
Monterosso, ospitata presso
la Sala delle Verifiche di
Palazzo Chiaramonte Steri;
Sulla scorta di queste considerazioni, Michele Argentino
e Fare Impresa. I giovani e la introduceva il tema dell’esercitazione progettuale per il Laboratorio
crisi, Tavola rotonda a cura di di Design III del Corso di Laurea in Disegno Industriale.
M. Argentino e F. Monterosso Utopia e dimensione etica del “fare” sono state il centro di una
- Palazzo Chiaramonte Steri
| Chiesa di S. Antonio Abate | riflessione che si è materializzata attraverso una serie di progetti
06 giugno 2012. pensati per l’abitare contemporaneo. Lo scenario di fondo fa
riferimento all’habitat metropolitano proprio delle comunità
creative. La casa estesa - contesto fisico e sociale articolato
in spazi privati, semi-privati e comuni in cui, in modo aperto e
flessibile, si distribuiscono le diverse funzioni della vita quotidiana2
- diventa luogo privilegiato dove collocare una serie di oggetti
contemporanei pensati e progettati a partire da pallet dismessi.
L’operazione era volta a ristabilire il giusto peso del consumatore
rispetto al prodotto, stimolando la creatività e coinvolgendo
l’utente-progettista, non come mero consumatore, ma come co-
autore partecipe della realizzazione di un progetto consapevole e
sostenibile.
Settanta progetti e oggetti auto-prodotti sono stati il risultato di
questo lavoro comune, che ha visto diversi momenti pubblici di
riflessione teorica e presentazione dei risultati3.

91
1

3 2

1. marco miccichè
Attack | Gioco da parete

2. antonella barbaro
Pickup&Car | appendi abiti

3. federico lo porto
Grappolo | cantinetta da parete

4. erika pino
Cross Box | Portaoggetti da parete
in legno e materiali naturali

5. giuseppe giordano
Pallettoys | macchinine giocattolo

6. andrea caponetto
Librex | Libreria in legno e plexiglass

7. monica evola
Flowerpot | parete attrezzata in
legno e feltro per l’orto domestico 4

8. francesca castagna
Origami | svuotatasche
5
9. ester iacono
Swing | Libreria trasportabile
pieghevole

10. giusy caruso


Mini-scooter | monopattino

11. nancy giordano


Cubook | libreria richiudibile
(progetto in corso di definizione
per una produzione IKEA)
6 7 8

10

11
Open design:
dal materiale
all’immateriale
Francesco Monterosso
Università degli Studi di Palermo

1. Si tratta di Tesi di Laurea, L’open source è emerso negli ultimi anni, in particolare, grazie al
seguite da M. Argentino e successo della produzione del free software. Questo paradigma di
F. Monterosso, sviluppate dal
2009 al 2012. generazione di programmi creati in maniera collettiva seguendo
un processo in cui gli utenti sono anche, in misure differenti,
gli sviluppatori, ha sottolineato l’efficacia dei sistemi aperti su
base comunitaria. Le comunità intese come reti collaborative
rappresentano l’espressione di una forma di organizzazione che si
sta diffondendo con crescente velocità e successo, grazie alla sua
capacità di affrontare problemi complessi e di coinvolgere un numero
potenzialmente elevato di partecipanti. In tal senso, le sempre più
ampie e diffuse reti collaborative sembrano configurarsi fedelmente
come una metafora della complessità del contemporaneo.
Nei contributi precedenti si è indagato sull’introduzione e sulla
applicazione di questo fenomeno rispetto alla disciplina del design,
anche in rapporto alla sua valenza etico-sociale.
In questa sezione si intende illustrare, attraverso la raccolta di alcune
esperienze didattiche, quanto peso abbia avuto la cultura “open”
rispetto alle riflessioni e alla pratica del design, che, in questo caso,
si è concretizzata in risposte progettuali su tematiche eterogenee,
spesso legate al percorso e alla personale sensibilità degli autori.
In un’ideale linea evolutiva che va dalla fisicità dei progetti legati
all’arredo per il “nomade contemporaneo”, all’attrezzatura da ripresa
low-cost del filmaker o i kit di giochi da strada basati su Arduino,
fino all’immaterialità di artefatti comunicativi digitali (app ed editoria
digitale) pensate come piattaforme per comunità, nelle pagine
successive viene presentata una selezione di tesi di laurea maturate
all’interno del Corso di Laurea di Disegno Industriale di Palermo1.
Un sistema di arredamento open source, facile da autoprodurre
grazie alle istruzioni a disposizione della collettività, è oggetto della
tesi Design open source: un progetto di autoproduzione per un sistema di
arredo flessibile. Tramite una piattaforma web, l’utente può scegliere
di acquistare il kit di montaggio o accedere ai disegni dei progetti per
realizzarli da sé, apportandovi eventuali modifiche da condividere

95
nuovamente con la comunità, secondo logiche di scambio paritario 2. La Tesi è stata seguita
anche da D. Emanuele,
peer to peer. Finanziabile tramite crowdfunding, l’idea prevede un
docente del CdL in Disegno
risparmio in termini di materiali, costi ed impatto ambientale, a Industriale di Palermo e
vantaggio della semplicità costruttiva e del minimalismo. La riduzione professionista con importanti
del numero di elementi di cui sono costituiti gli arredi (fasce elastiche esperienze nell’ambito della
comuncazione audiovisiva.
in trazione e supporti strutturali in legno o metallo), permette di
velocizzare l’assemblaggio e di trasportare e immagazzinare gli
arredi in imballaggi dalle dimensioni ridotte.
In un periodo di grande crisi mondiale (anche del grande cinema
hollywoodiano), molte produzioni cinematografiche guardano al
mondo dell’handmade, dell’autoproduzione e del cinema low-cost
(in molti casi sono gli stessi registi che autoproducono le pellicole),
per trovare soluzioni economiche relative alle attrezzature
professionali di ripresa. D’altro canto, la democratizzazione
dell’accesso alle tecnologie di comunicazione audiovisiva è un
processo già in corso in ambito hardware e software; nelle
comunità creative proliferano i tutorial che guidano i filmaker
alla realizzazione di attrezzature semplici e dai costi ridotti, per
effettuare riprese di alto livello. La tesi di laurea Do it yourself.
Soluzioni economiche per un approccio professionale2 presenta
una soluzione progettuale intelligente, open source, facilmente
riproducibile, che consente di realizzare, a partire da un insieme
di pezzi reperibili sul mercato a basso costo e da altri, facilmente
realizzati da maestranze locali, tre costosi oggetti utilizzati per le
riprese professionali: un carrello dolly, una steadycam e un crane.
La disciplina dell’interaction design e l’utilizzo di Arduino diventano,
nella tesi Arduino e la città dell’interazione: un progetto di urban design,
uno strumento per recuperare il rapporto con la città ed un punto
di contatto e di confronto generazionale, attraverso la riscoperta
dei tradizionali giochi da strada, oggi sconosciuti ai cosiddetti “nativi
digitali”, che associano ormai il gioco all’interazione.
La progettazione centrata sull’utente (o user-centered design),
che mira all’individuazione di bisogni, obiettivi e preferenze
degli utenti nella fruizione di un prodotto o servizio, è alla
base della riflessione progettuale, che si concretizza in un
allestimento interattivo permanente - autoalimentato da
generatori piezoelettrici e gestito, nel funzionamento e nelle
regole, da Arduino - che restituisce ai cittadini uno spazio fisico
e tecnologico, destinato all’aggregazione sociale mediante la
valorizzazione e l’attualizzazione dei giochi da strada.
Raccontare le autoproduzioni attraverso un canale di self-publishing
è l’obiettivo della tesi Autoproduzioni dal materiale all’immateriale: un
progetto di editoria digitale per conoscere l’autoproduzione.
Il progetto, afferente all’editoria digitale indipendente, è infatti

96
un’applicazione digitale “aperta” per smartphone e tablet, ma
anche una rivista specializzata, che tratta proprio il tema delle
autoproduzioni negli ambiti creativi del design, della musica, del
cinema e dell’editoria, per dare agli utenti un approccio consapevole
alle tematiche, sempre più oggetto di riflessione teorica e
progettuale, inerenti al do it yourself.
Al suo interno sono ospitati approfondimenti sull’operato di grandi
figure del passato, su più recenti giovani realtà e su eventi che
riflettono un ormai dilagante movimento culturale. Inoltre il supporto
consente una lettura “aumentata”, che evidenzia nessi inediti ed
interazioni fra gli argomenti trattati.
A partire da una dettagliata analisi delle carenze del portale
studenti dell’Università degli Studi di Palermo (in termini funzionali,
strutturali, semantici, di interfaccia e di usabilità), la tesi Interaction
design ed usabilità: progetto di un’applicazione per smartphone offre
un’alternativa, dal basso e low-cost, alla progettazione omologante,
standardizzata e “burocratizzata” dei sistemi di comunicazione
dell’Ateneo, in favore di un software dettagliato, costruito sulle
esigenze degli utenti e sui possibili contesti di utilizzo, curato nella
struttura e nelle logiche di funzionamento come un prodotto di
artigianato digitale, secondo logiche di condivisione paritaria ed open
source dei contenuti.
Il sistema sfrutta i dati già in possesso delle segreterie e svincola
studenti e docenti dell’Ateneo dal ruolo di fruitori passivi,
coinvolgendoli nella generazione di comunicazioni efficaci, efficienti,
pertinenti e canalizzate.
La tesi di laurea Design della comunicazione e sicurezza alimentare.
Un progetto di interaction orientato al consumo critico mira a
difendere e rendere consapevoli i consumatori in campo
alimentare, sfruttando le nuove tecnologie per veicolare
informazioni sull’impatto ambientale dei propri acquisti e sulle
conseguenze per la salute. Lo scenario in cui ogni prodotto
si racconta al consumatore, insegnandogli ad orientarsi e a
privilegiare la propria salute e quella del pianeta, può diventare
realtà grazie alla già diffusa tecnologia a basso costo delle
etichette RFID, che possono incamerare anche dati testuali e
restituirli ad un lettore presente negli smartphone. Completa
il sistema un’applicazione che è solamente il front-end di una
architettura più complessa che si articola e si incrementa
continuamente attraverso una community di utenti che partecipa
al processo di implementazione e arricchimento delle (contro)
informazioni.
Questa tesi è stata selezionata per l’ADI Design Index, sezione Targa
Giovani.

97
Design Open source
Il progetto Design Open
Source si materializza in un

Un progetto di autoproduzione
set di oggetti pensati per
l’abitare “flessibile e fluido”

per un sistema di arredo flessibile


del nomade contemporaneo.
Una mensola, una libreria
versità degli Studi di Palermo - Facoltà di Architettura e un Arch.
Relatore: Prof. armadio “elastici”
Francesco Monterosso
Antonio Enea
so di Laurea in Disegno Industriale - a.a. 2011/2012 si aprono
Tesista: Antonio Eneaalla possibile
ridefinizione progettuale di
una comunità di designer/
utenti attraverso un sito web
dal quale è anche possibile
acquistarne un kit base.

DISEGNI TECNICI

DESCRIZIONE MATERIALI
La mensola costituisce un riferimento per posare tutti quei piccoli oggetti che spesso non
hanno un posto definito nell’ambiente quotidiano e che alcune volte cadono per terra
perché poggiati provvisoriamente oppure non si trovano quando si ha la necessità di
usarli. La mensola permette di incastrare questi piccoli oggetti per averli sempre a
59,5% 19,1% 21,5%
portata di mano. Si possono agganciare anche eventuali elementi provvisti di gancio e
può anche essere utilizzata come segna libro poggiando il libro alla pagina desiderata a
cavallo di una delle corde. La mensola è modulare quindi può essere estesa attraverso
l’utilizzo di altri blocchi che possono essere disposti anche ad altezze diverse oppure ad
angolazioni diverse.
LEGNO ELASTOMERO ACCIAIO

MODULO MENSOLA

Ø 2.5
Ø 1.5

45° Ø 1.2
14.5
8.6

4
8
0.3

2.2
3
3

13.5 1 7.5 1.8 2

A
Sezione A-A Vista laterale Vista frontale Vista retro

Scala di rappresentazione: 1 : 2
Unità di misura: cm

STAFFA DISTANZIATRICE

B B
1.4

13
0.1 0.4 0.6 0.7

Sezione B-B Vista frontale Vista dall’alto

Scala di rappresentazione: 1 : 1
Unità di misura: cm

VISTE TRIDIMENSIONALI

98
A
2

1
1.5 1.5
0.5 0.3

Sezione B-B

VISTE TRIDIMENSIONALI

sità degli Studi di Palermo - Facoltà di Architettura Relatore: Prof. Arch. Francesco Monterosso
di Laurea in Disegno Industriale - a.a. 2011/2012 Tesista: Antonio Enea

LIBRERIA
DISEGNI TECNICI

DESCRIZIONE MATERIALI
L’armadio ha un ingombro di 156 x 200 x 60. Il perimetro dell’armadio è costituito da fasce
elastiche che isolano il contenuto dell’armadio dall’ambiente in cui è istallato. Per accedere al
designopensource
contenuto è sufficiente aprire una fessura allargando le corde con le mani. Questa aderenza
delle corde elastiche permette di non mostrare più del dovuto quando si vuole togliere un 69,1% 29,7% 1,2%
elemento di vestiario dall’ambiente inserendolo momentaneamente dentro le corde.
L’armadio è diviso in tre scomparti in quelli laterali è possibile appendere gli abiti mentre in
quello centrale sono presenti dei ripiani. Per effettuare una sistemazione dell’armadio è
possibile togliere le fasce elastiche sganciando la staffa in cui sono inseriti gli elastici.
designopensource
LEGNO ELASTOMERO ACCIAIO

Ø4
2
4
6
20

200
180

B B
2
30
0.5

4
2

60°
10 42 12.8 29.5 19.5 16 29.5
4 1 0.5 0.5 0.5 4
150 156 56

Sezione A-A Vista frontale Vista laterale

A A
55

60
1

50
2.6 0.4

Sezione B-B Vista dall’alto

STAFFA FRONTALE STAFFA LATERALE


99
0.3

0.3
1.3

1.3
4.5

4.5

24.3 27.5
0.4 0.5 0.5 0.4 0.5 0.5
Attrezzature, quali Crane,
Do It Yourself. Soluzioni economiche Dolly, o Steady sono oggetti
riservati ad una utenza
per un approccio professionale professionale ristretta a
causa del loro elevato prezzo.
Giulio Valenti Attraverso il progetto e
l’autoproduzione di un kit
riconfigurabile e facilmente
ricomponibile (grazie ad un
unico profilato di alluminio e
piccole lavorazioni artigianali),
è possibile ottenere riprese
eccellenti con bassissimi costi
di produzione.

dolly steady crane

100
101
A partire da una rilettura delle
Arduino e la città dell’interazione sperimentazioni interattive
di Ugo La Pietra in rapporto
Un progetto di urban design alla città contemporanea,
mediando tecnologie e logiche
Chiara Contrino open source, il progetto si
concretizza in un allestimento
permanente attraverso il
quale è possibile riscoprire i
giochi di strada. Grazie alle
versatilità e semplicità di
Arduino è possibile modificare
e riprogettare gli schemi di
gioco da parte degli utenti.

102
103
Autoproduzioni dal materiale Un progetto aperto di editoria
digitale che, ispirandosi ad
all’immateriale: un progetto di editoria alcune produzioni editoriali
indipendenti che vanno
digitale per conoscere l’autoproduzione dai chapbook seicenteschi
fino alle moderne fanzine
e webzine, spiega la
Simona La Corte cultura del do it yourself e
dell’autoproduzione e le sue
applicazioni in vari ambiti
come il design, la musica, il
cinema, l’editoria etc.
AUTOPRO-
DU- INIZIO ATTIVITA’ DI
ZIONI AUTOPRODUZIONE DI

DAL MATE- ALCUNI DESIGNER

AUTOPRO- RIALE 1930


serie Stool

DU- ALL’IMMA- INIZIO ATTIVITA’ DI 1985

ZIONI
Tempered Chair

TERIALE
1974
Sedia 1
AUTOPRODUZIONE DI 2003
serie Raccordi

DAL MATE- ALCUNI DESIGNER 2004


Travasi

RIALE
2009
Cardboard Vase
1930

O-
serie Stool

ALL’IMMA-
DESIGN
1985
Tempered Chair

TERIALE
1974
Sedia 1
2003
serie Raccordi
2004 2007

U-
2004 serie Igloo serie Windsor Chairs
1977Travasi 1996
2009 Poltrona di Proust 1991 Big Cap
Cardboard Vase Favela
1989
Wood Table

DESIGN INIZIO ATTIVITA’ DI


NI
1949 2004 2007 1996
serie Windsor Chairs Knotted Chair

AUTOPRODUZIONE DI
Nonostante sia una pratica recente il fenomeno 1977 Case Study Houses serie Igloo
2002
1996
Poltrona di Proust 1991 Big Cap Cirro
dell’autoproduzione e autopromozione nel design si Favela
afferma negli anni ’70 e ha caratterizzato negli anni 1989
Wood Table 2008
’90 il percorso di molti giovani designer (ci sono degli 1991 serie TobeUs

E-
1930

ALCUNI DESIGNER
esempi di autoproduzione anche dagli anni ‘20 in poi). S. Chair
Banchi Scolastici
L’autoproduzione è il manifesto della creatività e della 1949 1996 2000
Nonostante sia una pratica recente il fenomeno capacità di sperimentazione indipendente.Case Alcuni
Study pro-
Houses Knotted Chair
2002
serie Do Create
Cirro
dell’autoproduzione e autopromozione nel design si gettisti che continuano a praticare l’autoproduzione 2010
afferma negli anni ’70 e ha caratterizzato negli anni affermano che è una sorta di “autodisciplina” che per- 2008 Compasso

E
’90 il percorso di molti giovani designer (ci sono degli 1991 serie TobeUs
esempi di autoproduzione anche dagli anni ‘20 in poi). mette di risolvere le1930
sfide del progetto, tramite il lavoro S. Chair
2011
Banchi Scolastici 2009
L’autoproduzione è il manifesto della creatività e della manuale e la percezione del processo e del pensiero 2000 Sessantuna 1990 Serie di lampade
capacità di sperimentazione indipendente. Alcuni pro- che esso attiva. serie Do Create
Vaso Bianco
gettisti che continuano a praticare l’autoproduzione Molti prodotti sono realizzati con estrema economia di 2010
affermano che è una sorta di “autodisciplina” che per-
mette di risolvere le sfide del progetto, tramite il lavoro 1930
mezzi e utilizzano tecnologie artigianali e facilmente 1920 1930 1940 1970
Compasso
1980 1990 2000 2010
serie Stool
accessibili. Altri prodotti si servono di comuni oggetti di 2011 2009

A-
manuale e la percezione del processo e del pensiero Sessantuna 1990 Serie di lampade
produzione seriale, che vengono utilizzati in modo alter-

2004 A. Gianni
che esso attiva. Vaso Bianco
1974 E. Mari

Molti prodotti sono realizzati con estrema economia di nativo rispetto al loro uso convenzionale, in una nuova
1920 1930 1940 1970 1980 1990 2000 2010

2001 C. Contin
mezzi e utilizzano tecnologie artigianali e facilmente composizione.

2009 A. Marelli
accessibili. Altri prodotti si servono di comuni oggetti di
Con l’autoproduzione si salta il passaggio di trovare
1930 A. e A. Aalto

1986 M. Van Severen

produzione seriale, che vengono utilizzati in modo alter-


1985
2004 A. Gianni

1980 R. Arad - H. e F. Campana - T. Dixon

un’azienda che ti possa produrre l’idea ma ti accolli


1974 E. Mari

nativo rispetto al loro uso convenzionale, in una nuova


Tempered Chair

E
tutto quello che è invece competenza e forza 1974
2001 C. Contin

composizione.
2009 A. Marelli

1993 Droog Design

Con l’autoproduzione si salta il passaggio di trovare dell’azienda, controllando integralmente e direttamente 1996 A. Branzi - M. Wanders
1930 A. e A. Aalto

Sedia 1
1986 M. Van Severen
1980 R. Arad - H. e F. Campana - T. Dixon

1998 P. Ulian
un’azienda che ti possa produrre l’idea ma ti accolli
A. Mendini

2003 L. Damiani
le diverse fasi (progetto, produzione, comunicazione,
tutto quello che è invece competenza e forza
2003
Eames

promozione e commercializzazione).
e R. Design

dell’azienda, controllando integralmente e direttamente


1996 A. Branzi - M. Wanders

2002 A. Cos - D. Santachiara


serie Raccordi
1998 P. Ulian

L’autoproduzione consente da un lato di avere un rap-


1973 A. Mendini

PesceL. Damiani

le diverse fasi (progetto, produzione, comunicazione,

2008 M. Ragni
porto più diretto e istantaneo con le proprie creazioni,
1941 C. e R. Eames

promozione e commercializzazione).
2002 A. Cos - D. Santachiara
1993C.Droog

L’autoproduzione consente da un lato di avere un rap- dall’altro di poter garantire la sostenibilità e l’eticità
2004
2008 M. Ragni
2007 M. Hilton 1973

porto più diretto e istantaneo con le proprie creazioni,


dall’altro di poter garantire la sostenibilità e l’eticità
della produzione, ovvero: attenzione all’utilizzo delle
Travasi

2007 M. Hilton
1990 M. De Lucchi
1972 G. 2003

della produzione, ovvero: attenzione all’utilizzo delle risorse, scelta dei materiali, riduzione al minimo degli
1941
1972 G. Pesce

scarti di lavorazione, attenzione ai trasporti, al packa-


1990 M. De Lucchi

risorse, scelta dei materiali, riduzione al minimo degli


2009
1924 J.Prouvé

scarti di lavorazione, attenzione ai trasporti, al packa- ging ecc., senza i costi esorbitanti dell’industria tradizio-
1924 J.Prouvé

ging ecc., senza i costi esorbitanti dell’industria tradizio-


nale.
nale.
Cardboard Vase

2 2
2004 2007
serie Igloo serie Windsor Chairs
1977 1996
Poltrona di Proust 1991 Big Cap
Favela
1989
Wood Table

1949 1996
Case Study Houses Knotted Chair
2002
i Cirro
ni 2008
egli 1930
1991 serie TobeUs
poi). S. Chair
Banchi Scolastici
ella 2000
pro- serie Do Create

2010
per- Compasso
oro 2011
ro 2009
Sessantuna 1990 Serie di lampade
Vaso Bianco
a di
te 1920 1930 1940 1970 1980 1990 2000 2010
tti di
alter-
2004 A. Gianni
1974 E. Mari

ova
2001 C. Contin

2009 A. Marelli

e
1930 A. e A. Aalto

1986 M. Van Severen


1980 R. Arad - H. e F. Campana - T. Dixon

li
1993 Droog Design

ente
1996 A. Branzi - M. Wanders

1998 P. Ulian
1973 A. Mendini

2003 L. Damiani

e,
1941 C. e R. Eames

2002 A. Cos - D. Santachiara

ap-
2008 M. Ragni

oni,

le
1972 G. Pesce

2007 M. Hilton
1990 M. De Lucchi

gli
ka-
1924 J.Prouvé

dizio-

104
LE
a subito e
ione.
ti alla lettura,
pocket PC, AUTOPRO-
carta e nel
AUTOPRO-
DU- DU- MAGGIORI SVILUPPI
del neologi- MAGGIORI SVILUPPI DELLA

ambiati molto, ZIONI CULTURA DIY NELLA ZIONI DELL’EDITORIA

onal compu- DAL MATE- SCENA MUSICALE


DEGLI ANNI 80
DAL MATE- INDIPENDENTE

ofondamente RIALE RIALE


do la quasi ALL’IMMA- ALL’IMMA-
nali, la nasci- TERIALE TERIALE 1933
Rivista
“Minotaure”

erto, quella
tamente la 1917

MUSICA EDITORIA
Rivista “Dada”

on un libro, 1971
1977
Fanzine “Marquee”

o è del tutto
Rivista
“Factotum art”

olto, e in molti
1800
Frontespizio
Chapbook TEMA n. 4 - dicembre 2011

li cartacei. La cultura DiY è un concetto che è stato introdotto nei


primissimi anni ottanta in Inghilterra da uno storico
I microeditori tendono a seguire personalmente tutte le
fasi della creazione del libro, suggerendo agli autori le
nza che con- gruppo musicale anarchico e pacifista: i Crass, prove-
nienti da esperienze di stampo post hippie. Essi ebbero
il merito di introdurre la pratica dell’autoproduzione in
modifiche da apportare: dalla verifica del contenuto,
alla scelta della soluzione estetica, alla realizzazione
concreta, alla promozione e alla vendita diretta.
enti di ricer- reazione all’industria discografica che, allora come
oggi, cercava di influenzare a scopo commerciale la
musica e le idee degli artisti sotto contratto.
Oggi giorno l’editoria indipendente svolge un ruolo
salutare e terapeutico sia per chi edita sia per chi Eloise Ghioni | Andrea Magaraggia

ella velocità e
legge, risvegliando assopiti desideri di svago culturale. 1905 Margherita Moscardini | Maria Elena Nieddu

Ma l’autoproduzione non è solo un modo per livellare i Tra le risorse di questo piccolo dilagare dell’editoria Rivista “Poesia” 2011
prezzi di vendita ma, soprattutto, è il modo più efficace indipendente c’è il fatto della passione che muove gli 1962 Webzine “Tema”
per mantenere la propria indipendenza dalle pressioni Romanzo

ne possibilità,
sconosciuti editori e scrittori. Essere mossi dalla passio- “Una giornata di
che le case discografiche fanno sugli artisti al fine di ne non è cosa da poco, in quanto si rivela una scintilla
commercializzare la propria musica per poter avere un Ivan Denisovic”
di vita che contribuisce a creare un vero messaggio
‘77 ‘82 ‘88 ‘89 ‘94
estualità e la
prodotto più vendibile.
Diffusa nella cultura DiY musicale è anche
culturale e umano.
1500 1900 2000
l’autoproduzione di tutti i supporti nei quali vengono

esti, immagi-
fatti conoscere le canzoni e i gruppi indipendenti: fanzi-
ne, flyer ecc.

1980 Fanzine
Profane Existence

1916 Riviste Dada


mmi.
Squat italiano - Maximum Rockroll

1970 Esoeditoria (Underground Press)


1960 Samizdat
1900 Riviste Futuriste
Squat or rot

1550 Ballate - Chapbook

1924 Riviste Surrealiste

1990 Webzine
Crass - Discharge

Heartattack
4 6

AUTOPRO- CRASS DISCHARGE SQUAT


AUTOPRO- BALLATE E RIVISTE RIVISTE RIVISTE
DU- Rappresentano il precedente storico più significativo per il Si distinguevano per la noncuranza con la quale sapevano
ITALIANO DU- CHAPBOOK FUTURISTE DADA SURREALISTE
ZIONI
movimento DiY. Il loro particolare modo di agire e autogestire maltrattare la storia, per l’estrema disinvoltura con la quale

ZIONI
le proprie espressioni culturali e musicali gettò le basi e narravano di stragi, catastrofi nucleari, apocalissi. I testi
l’esempio per la creazione e strutturazione di quella che col non vengono più cantati, ma urlati: un modo di “cantare” Le ballate erano canzoni popolari, vendute in forma di Le riviste futuriste da un lato incarnano l’organo di diffusio- Le riviste dada assunsero un’importanza pari, se non supe- Le riviste surrealiste erano spesso individuali e distribuite tra
In Italia si trova una scena ispirata all’asse Crass - Dischar-
tempo si autodefinirà “cultura DiY”. La musica era solo un che diverrà presto popolare sia perché più adatto alla volantini, per le strade cittadine dei villaggi britannici. ne stesso del movimento, dall’altro sono esse stesse campo riore, a quella dei periodici per gli espressionisti tedeschi. i soli membri del gruppo quindi dalla bassa tiratura. La
ge: gli squat, l’hardcore/punk italiano, spesso cantato in

DAL MATE- DAL MATE-


pretesto per far circolare le idee e i testi, inseriti sempre nel velocità della musica sia perché meglio rispondente Chapbook è un termine generico per indicare un particolare aperto di sperimentazione tipografica, dove la pagina, Le tematiche trattate spaziavano dall’arte alla politica. grafica originale era dovuta al vedere le pubblicazioni
lingua madre, che rimarrà leggendario sino ai giorni
loro dischi, che diventarono più importanti della musica all’urgenza del loro messaggio. I loro dischi si distinsero tipo di libro tascabile popolare. Include molti tipi di stampe, non più intesa come schermo passivo e vincolato a rigide Benché ne uscissero pochi numeri, la loro diffusione nel come un oggetto onirico capace di soddisfare il feticismo
nostri. I vari collettivi seppero collaborare fra loro organiz-
stessa. Molta importanza era data alla grafica che affonda- Copertina fanzine Crass per le grafiche in bianco e nero riportanti immagini di tra cui volantini, trattati di politica e religione, poesie, storie regole di armonia, viene percepita, al contrario, come mondo dell’avanguardia era capillare. umano. I contenuti si opponevano alla stampa ufficiale e lo
zando una pubblicazione a diffusione nazionale volta a

RIALE
popolari, letteratura per bambini ed almanacchi. campo dinamico da utilizzare in funzione lirico-espressiva. facevano scandalizzando e maltrattando il pubblico.

RIALE
va le sue radici nella rilettura di esperienze dadaiste e situa- guerra e distruzione, criticando sempre il sistema, della cercare di informare la scena sulle autoproduzioni e le
zioniste, recuperando la naturale forza critica e di indipen- religione, del potere e ogni altra forma di oppressione. attività dei vari collettivi italiani. E’ con i Negazione,
denza che la tecnica collagistica poteva esprimere. Dall’analisi dell’esperienza dei Discharge si cominciano a CCM, Impact, Kina e Indigesti, che comincia l’esperienza

ALL’IMMA- ALL’IMMA-
delineare alcune pratiche che diverranno poi molto comuni dell’autoproduzione in Italia.

TTO
nel DiY. Fioccano le lettere al fun club, spiegano i testi
delle proprie canzoni, instaurando così un rapporto diretto

TERIALE
con i fans oltre a distribuire personalmente i loro volantini.

TERIALE

LOGOTIPO
MCEA
MUSICA EDITORIA
Primo disco Crass “The feeding of
the 5000”
Copertina giornale pubblicato
dai Crass “International an-
them” Copertina disco Discharge Copertina disco Negazione
Frontespizio chapbook “Seven
Champion of Christendom” Copertina rivista “L’Eroica” Copertina rivista “391”
APP Copertina rivista “Minotaure”

Ciò che distingue una pubblicazione ufficiale da


Le piccole distribuzioni generalmente iniziano con
un’autoproduzione è una grafica originale studiata ap- Il logotipo presenta il nome DIY DMCEA con lo sfondo giallo
SAMIZDAT ESOEDITORIA FANZINE WEBZINE
un’autoproduzione o una coproduzione che consiste

MAXIMUM SQUAT PROFANE HEARTAT-


nello sforzo congiunto di più piccole etichette che parte- positamente per differenziarsi dai mainstream, un
cipano alla produzione dello stesso disco spartendosi linguaggio verbale a volte giovanile, una distribuzione
per mezzo di determinati circuiti, un boicottaggio del (0-0-100-0 in CMYK). La scritta DIY è nera, font Futura Bold,
ROCKNROLL OR ROT EXISTENCE TACK
alla fine le copie prodotte. Una volta ottenute le proprie Materiale incensurato privatamente e prodotto manualmen- Il termine esoeditoria serve ad indicare tutto ciò che sta Fanzine indica una pubblicazione a tiratura molto limitata La webzine è una rivista pubblicata sul web, ovvero la
copie, l’autoproduttore prende contatti con altre etichet- copyright, una vendita gratuita, o ad un prezzo politi-

la scritta DMCEA è multicolor, font Futura Book, la D di


te, secondo il messaggio “se i burocrati non lo stamperan- “fuori” l’industria editoriale, per scelta o per necessità. In e senza scopo di lucro realizzata da una o più persone trasposizione su internet del comune formato rivista, acqui-
te DiY sparse nel mondo. Propone uno scambio e, se co, o passaggio di persona in persona, l’aperiodicità, no, lo faremo girare noi”. Fu il principale “strumento” (e pratica si indicano tutte quelle esperienze editoriali autoge- accomunate dagli stessi interessi: appassionati di fanta- stabile in edicola. La webzine, contrariamente alle riviste
viene accettato, invia per posta le sue copie e attende Tim Yohannan fonda una propria etichetta discografica, Collettivo fondato da Ralphie e Neil. Gli intenti erano di Era una zine che si occupava della scena punk locale; Una fanzine diffusa in tutto il mondo e che avrà anch’essa
la riproduzione attraverso mezzi economici e veloci, gli quasi l’unico) che il nascente dissenso si diede per poter stite, autofinanziate, autonome che hanno prodotto oltre ai scienza, musica, cinema, fumetto, letteratura, poesia, cartacee, permette due sviluppi particolari: il confronto con
usi non convenzionali della tipografia, i collage, la
design è di colore azzurro (55-0-0-0), la M di musica è di
in cambio le copie dell’altra etichetta. Una volta ottenu- allegato all’LP decide di aggiungere una fanzine: Maxi- permettere a molte persone di incontrarsi ed alle band di essendo molto influenzata dai dischi anarco-punk si cercò un enorme impatto sulla scena DiY. L’obiettivo principale di vivere e comunicare, al punto che talvolta è identificato periodici anche libri, plaquettes, piccoli cataloghi, manife- mail-art ecc., pubblicata in modo autonomo e autoprodot- il lettore e l’intervento del lettore stesso nella crescita del
to una certa quantità di dischi differenti, il piccolo distri- mum Rocknroll. Nasce quella che negli anni verrà comune- suonare senza essere coinvolte nel solito “business club”. di parlare di politica oltre che di gruppi. Troverà ampio HeartattaCk è di promuovere l’ideologia del do it yourself manipolazione del formato libro, il do it yourself, la con esso. sti, volantini ecc. di difficile reperibilità che circolavano ta. Grazie alle fanzine le persone che cercano di dare sito.
butore può improvvisare banchetti ai concerti, creare mente denominata come “la bibbia del punk”. Si autofi- In seguito hanno iniziato a sostenere altre iniziative come spazio la campagna di boicottaggio nei confronti del e di cercare di creare una scena che si possa trovare psichedelica ecc. negli ambiti politici, artistici e di controcultura in quegli una mano alla propria scena intervistando gruppi, recen-

colore verde (40-0-80-0), la C di cinema è di colore viola


cataloghi, costruire un sito e via dicendo. nanzia con le inserzioni pubblicitarie; queste ultime sono la raccolta di cibo per i senza tetto. music business: DiY or DIE (fallo da te o muori) diverrà un interessante, eccitante e stimolante. Ma quello che soprattutto questo tipo di editoria pro- anni. sendo materiale autoprodotto e soprattutto diffondendo le
Tesi base del DiY è che la cultura, l’arte e accettate solo dalle etichette indipendenti. motto ripreso spesso dalla scena. muove è una libertà di espressione che abolisce le proprie opinioni su argomenti di stampo politico e sociale.
l’informazione dovrebbero essere libere da vincoli e da forme autoritarie e omologanti della cultura ufficiale, per
interessi commerciali. lasciare spazi mentali liberi, aperti e alternativi; cercan-
do di contagiare tutti all’autoproduzione, alla collabora-
zione, allo scambio, al baratto o alla vendita delle
(60-80-0-0), la E di editoria è di colore arancione (0-50-
proprie produzioni editoriali.
100-0), la A di altro è di colore rosso (0-100-100-0).
che si ispiri
ha caratteriz-
alle fanzine e
cos’è il do it
i come il

DIY

9 mm
. Icona iPhone
DIY
DMCEA

7
Copertina rivista “Pianeta

5
Copertina fanzine “Maximum Copertina fanzine “Squat or Copertina fanzine “Profane Homepage webzine

plicazione
Alcuni samizdat Fresco” Copertina fanzine “Fallo”
Rocknroll” Rot” Existence” Fanzine “HeartattaCk” FF3300

telefonini di
ema DMCEA

14mm
DIY
Icona iPad
DMCEA
consapevole

oltre che da
qualcosa di
nche dalla
ul mercato
ettazione
oro ben più
mprende lo
ori dove è
modo un
ntraprendere

, musica,

o che va
di musica, di

del presente,
i eventi: illu-
pera, crea
rso la loro

ei termini DIY
nimo di

, non dovrà
autoproduzio-
tenenza.

agliata ma
he tenga
delle applica-

alla carenza
ernazionale.

a attraverso
due dispositi-
i al mondo.

105
L’applicazione, progettata
Interaction design ed usabilità: nel rispetto di criteri di
usabilità ed ergonomia
progetto di un’applicazione per smartphone cognitiva, mira a colmare
quel vuoto comunicativo,
Luisa Di Martino troppo spesso riempito da
informazioni ridondanti, fra
l’istituzione universitaria di
Palermo e i fruitori dei servizi
da essa offerti, mediante
una nuova architettura
informativa orientata ad una
più efficace classificazione e
canalizzazione dei contenuti.

106
Data: 27 gennaio

3G 4:08 PM 3G 4:08 PM 3G 4:08 PM Prenotare? 3G 4:08 PM 3G 4:08 PM

Agenda 1 5 Materie Social Impostazioni Materia Agenda 15 Materie Social Maps


OK NO
DOM DOM
IX IX

Sedi Ospedali Banche Eventi


03-12 01-12 30-11 07-11 15-10
Modifica materie di interesse Matematica Laboratorio II Disegno Automatico universitarie farmacie e uffici Musei
L’esame di Avviso agli Conferenza Edificio 2 Preno
statistica studenti di sulle nuove chiuso per apert Gruppi di studio e servizi consultori postali Locali
è rinviato al Matematica tecnologie lavori Geom Matematica Laboratorio di d.i. 1
5 dicembre idraulici
Disegno e Libri e dispense Programma Esami Eventi
Teoria e storia
del d. i. rappresentazione materia
28 NOVEMBRE 29 NOVEMBRE 29 NOVEMBRE informatica
A

! Sistemi di elaboraz. (7 x 8): 2=


Entro oggi Inglese tecnico Petizioni Galleria San Saverio - ERSU
delle informazioni
pagare 2° rata Via Giovanni Di Cristina, 39, 90134
tasse d’iscrizione Scienza e tecnologia Antropologia degli
dei materiali artefatti Maps
30 NOVEMBRE 1 DICEMBRE 2 DICEMBRE Comunicazioni B
Contatta il Ulteriori info
Conferenza sulle dal docente docente
nuove tecnologie Non puoi ricevere aggiornamenti su materie di anni successivi
a quello di iscrizione, o propedeutiche a materie non validate C
sul tuo piano di studi.

Questa materia è
3 DICEMBRE 4 DICEMBRE 5 DICEMBRE Vuoi ricevere ugualmente aggiornamenti sulle materie bloccate?

Esame Statistica Attiva


ad esaurimento.
(non prenotato)
Contattare il
Sessione Invernale Sessione Invernale Sessione Invernale Disegno automatico Semiotica
docente.
Calcolo delle
3 strutture per il d.i. Materiali per il design 3 3 3
notifiche Archivio notifiche Impostazioni notifiche Archivio notifiche Impostazioni notifiche Archivio notifiche Impostazioni notifiche Archivio notifiche Impostazioni

107
Il progetto mette insieme
Design della comunicazione e tecnologie del presente
e scenari futuri per
sicurezza alimentare. Un progetto suggerire uno stile di vita
più sostenibile, dettato da
di interaction orientato al consumo critico scelte consapevoli. L’app
è solamente il front-end di
Giuseppe Pizzitola un sistema più complesso
che analizza i prodotti, li
confronta fra loro e ne offre
una panoramica sugli stessi
scaffali in base a criteri di
riconoscimento secondo
parametri scelti dall’utente.

108
youtu.be/XLilLVOXHdw

Analisi Panoramica

L’utente inquadra un’oggetto L’utente inquadra da lontano


da vicino alcuni oggetti sugli scaffali

Sull’oggetto viene sovrapposto Sull’oggetto viene sovrapposto


un grafico che ne illustra un grafico che ne illustra
le informazioni le informazioni

8.1 2.5 8.1 2.5

4.0
? 6.0 4.0
? 6.0

Viene mostrato un grafico che


? ?
L’interfaccia diventa ? ? illustra le informazioni
6.1 7.5
indipendente e il grafico interattivo 6.1 7.5
sul prodotto

Confronto Ricerca

L’utente inquadra un’oggetto L’utente inquadra da lontano


da vicino alcuni oggetti sugli scaffali

Sull’oggetto viene sovrapposto Sull’oggetto viene sovrapposto


sto un grafico che ne illustra un grafico che ne illustra
le informazioni le informazioni

8.1 2.5 8.1 2.5

4.0
? 6.0 4.0
? 6.0

Viene mostrato un grafico che


? ?
L’interfaccia diventa ? ? illustra le informazioni
6.1 7.5
indipendente e il grafico interattivo 6.1 7.5
sul prodotto

109
Biografie
francesco monterosso viviana trapani salvatore la rosa umberto la commare
Architetto e visual Professore associato Professore ordinario Professore ordinario
designer, è socio di Disegno Industriale, di Statistica Aziendale di Gestione della
professionista AIAP e Phd insegna nel CdL in e Gestione della Produzione all’Università
in Disegno Industriale. È Disegno Industriale Qualità all’Università di Palermo. È Presidente
docente a contratto nel dell’Università di Palermo, di Palermo, è stato della Commissione Spin-
CdL in Disegno Industriale di cui è attualmente il Presidente del CdL in off e componente della
dell’Università di Palermo. Coordinatore. Scienze Statistiche ed Commissione Brevetti
Si interessa di design Si occupa di progetto in Economiche, Presidente dell’Ateneo di Palermo.
della comunicazione rapporto alle modificazioni dell’Irrsae-Sicilia e Atualmente è Presidente
e dell’interazione, in socio-culturali e svolge Direttore dell’Isida. È di ARCA, Consorzio
particolare, in rapporto ricerca sui temi della Direttore editoriale della per l’Applicazione della
ai BB.CC.. sostenibilità e dello rivista Le Nuove Frontiere Ricerca e la Creazione di
sviluppo territoriale. della Scuola e presidente Aziende innovative.
regionale dell’AGe.

dario russo anna catania cinzia ferrara benedetto inzerillo


Architetto, Ricercatore Ricercatore e Phd in Architetto e visual Architetto e yacht
di Disegno industriale Disegno Industriale. designer, Phd in Disegno designer, Phd in Disegno
all’Università di Palermo. È docente nel CdL in Industriale. È docente Industriale. È docente
Tra le sue pubblicazioni, Disegno Industriale a contratto nel CdL in a contratto nel CdL in
Il lato oscuro del design dell’Università di Palermo. Disegno Industriale Disegno Industriale
(2013), Il design dei nostri Svolge attività di ricerca dell’Università di Palermo dell’Università di Palermo.
tempi (2012), Free Graphics sul rapporto tra design, e all’Accademia di Attualmente svolge
(2006). Art director della materiali, sostenibilità Belle Arti di Palermo. attività nel campo della
Società Italiana di Estetica, ambientale e territorio, Attualmente è Vice sostenibilità ambientale
Suite d’Autore, AZ-Project utilizzando gli strumenti Presidente Aiap. con particolare attenzione
Graphic Design. Socio dell’analisi del ciclo di vita al settore della mobilità
dell’AIS/Design. (LCA). sostenibile.

antonio gentile antonio massara luisa di martino


Professore associato di Socio e direttore Designer e grafico
Sistemi di elaborazione marketing di editoriale. Cultore della
delle informazioni InformAmuse. Esperto materia presso il C.d.L.
all’Università di in ambito pubblicitario, in Disegno Industriale
Palermo. Fondatore e comunicazione e dell’Università degli Studi
Amministratore unico direzione del marketing. di Palermo, si occupa di
di InformAmuse. Si interfacce, usabilità
interessa di interazione e architettura delle
uomo-macchina informazioni. Lavora
e architetture dei come freelance nel
calcolatori. settore IT.

111
ringraziamenti titillium referenze fotografiche
A Michele, maestro e amico, Per coerenza rispetto ai copertina Mendel Heit
compagno di viaggio degli contenuti, questo libro è https://flic.kr/p/9ABkU8
ultimi quindici anni... sulle note composto con font titillium,
di Leonard Cohen, tra caffè e un progetto “aperto” e p. 11
sigarette, speculazioni colte in continua evoluzione, © Copyright Antonio Enea
e profonde, ma soprattutto maturato come esperienza
gratuite... didattica all’interno del corso p. 13 Ton Zijlstra
sogni e tempo perduto... di Type design della Laurea https://flic.kr/p/7koptp
amore smodato per i figli e per specialistica in Visual design
i suoi allievi. all’Accademia di Belle Arti di p. 33 FabLab Italia
A lui devo occhi diversi per Urbino. https://flic.kr/p/cdX8G3
guardare al mondo e l’ironia
greca per affrontarlo. p. 51
A Mariella (e alla sua splendida © copyright Erika Pino
famiglia!), che trova ancora
parole per incoraggiarmi. p. 89
A Maria Rita e la piccola Noa © copyright Salvo Cucinella
per la pazienza e le ore rubate
al gioco.
A Viviana per il prezioso
supporto scientifico.
A Cinzia per i suggerimenti e
il concept del progetto grafico.
A Luisa per la silenziosa e
rassicurante presenza e
per l’aiuto competente e
professionale.
A tutti gli amici che hanno
scritto o comunque
partecipato alla redazione di
questo libro.

Finito di stampare nel mese di Ottobre 2013


per conto di LetteraVentidue Edizioni S.r.l.
presso lo Stabilimento Tipolitografico Priulla S.r.l. (Palermo)

Potrebbero piacerti anche