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i Unit
di Ricerca definiscono, in una sorta di giro d'Italia, gli accenti e le
accezioni di un progetto di revisione del ruolo del progetto. Nella
terza parte del volume sono precisati: la struttura della ricerca,
il network di ricercatori, partner nazionali e internazionali coinvolti, i casi studio e le attivit che verranno svolte in questi tre
anni di lavoro.
Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della citt e del paesaggio
Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della citt e del paesaggio il primo volume della collana Re-cycle Italy. La collana
restituisce intenzioni, risultati ed eventi dell'omonimo programma triennale di ricerca finanziato dal Ministero dellIstruzione,
dell'Universit e della Ricerca che vede coinvolti oltre un centinaio di studiosi dellarchitettura, dellurbanistica e del paesaggio,
in undici universit italiane. Obiettivo del progetto Re-cycle Italy
l'esplorazione e la definizione di nuovi cicli di vita per quegli spazi,
quegli elementi, quei brani della citt e del territorio che hanno
perso senso, uso o attenzione. La ricerca fondata sulla volont
di far cortocircuitare il dibattito scientifico e le richieste concrete
di nuove direzioni del costruire, di palesare i nessi tra le strategie
di ridefinizione dell'esistente e gli indirizzi della teoria, di guardare al progetto quale volano culturale dei territori.
Re-It
01
isbn 978-88-548-6267-8
Aracne
euro 24,00
01
Nuovi cicli di vita
per architetture e
infrastrutture della
citt e del paesaggio
A CURA DI
SARA MARINI
VINCENZA SANTANGELO
PRIN 2013/2016
PROGETTI DI RICERCA
DI INTERESSE NAZIONALE
Area Scientifico-disciplinare
08: Ingegneria civile
ed Architettura 100%
Unit di Ricerca
Universit IUAV di Venezia
Universit degli Studi di Trento
Politecnico di Milano
Politecnico di Torino
Universit degli Studi di Genova
Universit degli Studi di Roma
La Sapienza
Universit degli Studi di Napoli
Federico II
Universit degli Studi di Palermo
Universit degli Studi
Mediterranea di Reggio Calabria
Universit degli Studi
G. dAnnunzio Chieti-Pescara
Universit degli Studi di Camerino
INDICE
INTRODUZIONE
Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture di citt e paesaggio
Renato Bocchi
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RE-CYCLE ITALY
Il Veneto come laboratorio onnicomprensivo del paradigma riciclo
Aldo Aymonino, Renato Bocchi
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Afterwor[l]d
Pippo Ciorra
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87
91
95
Network
Unit
Casi studio
Partner
104
150
152
Attivit
Laboratorio Re-cycle
Prodotti
Calendario
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INTRODUZIONE
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to, introducendo il problema della socializzazione dei saperi e del confronto diretto con il tessuto socio-politico.
Larchitettura e lurbanistica io penso si possano e si debbano senzaltro
annoverare nel dominio delle humanities, come lo stesso Armstrong afferma altrove (Reformation and Renaissance. New /ife for +umanities Griffith
Review, 2011), ma proprio per il loro forte coinvolgimento con le politiche
socio-economiche non possano prescindere da quel confronto intenso
e fondante con la pubblica opinione che Armstrong invoca come linfa del
valore intrinseco della cultura cui il suo ragionamento si richiama; e in
questo senso il loro rinnovamento non solo auspicabile ma necessario
alla loro sopravvivenza.
Inoltre, per la loro vicinanza e complementarit con le tecniche e le tecnologie, e per la loro vocazione progettuale, larchitettura e lurbanistica
sono direttamente coinvolte nella produzione di strumenti dintervento per
la trasformazione. qui che un loro contributo allideazione di nuovi cicli
di vita nelle architetture, nelle citt, nei paesaggi, diviene imprescindibile.
Ed proprio in quelle intrecciate culture del progetto cui il nostro Dipartimento veneziano si richiama come propria missione precipua, che risiede
il nocciolo della ricerca interdisciplinare che oggi presentiamo: una ricerca che vuol essere fortemente operativa, ossia incidente nel reale, ma in
senso progettuale, appunto, cio proiettivo e creativo, e non tanto o non
solo in senso tecnico.
Il programma triennale di ricerca Re-cycle Italy finanziato dal MIUR per
larea 08 e che coinvolge oltre un centinaio di studiosi dellarchitettura,
dellurbanistica e del paesaggio, in ben 11 universit italiane ha lambizione di operare su questa linea di integrazione fra le istanze di cultura
intrinseca provenienti dalla riflessione sui fondamenti e sul ruolo delle
discipline umanistiche del progetto architettonico urbano e del paesaggio, e lurgente domanda proveniente dalla societ contemporanea di
trovare modi e metodi per arrestare i fenomeni di consumo di suolo e di
spreco delle risorse e per affermare, anche nel campo delle trasformazioni edilizie urbane e del paesaggio, una eco-logica ispirata ai concetti
della triade Reduce-Reuse-Recycle, ormai largamente affermata nel campo della cosiddetta Green Economy.
Nelle strategie della rigenerazione urbana e del paesaggio, alle tre R del
cosiddetto riciclo ecoefficiente appena richiamate sembrano cos poter-
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Il tema evidentemente tuttaltro che nuovo, ha anzi una storia antichissima, come in quello stesso catalogo ha spiegato Alberto Ferlenga, ma quel
che noi speriamo che porre al centro dellattenzione lidea di istituire
nuovi cicli di vita per i materiali della citt e del territorio possa aiutare a
superare sia le debolezze delle pratiche correnti del recupero o della modificazione degli assetti urbani o paesistici, sia le logiche puramente difensive della tutela di quanto ha conservato maggiore integrit nel corso
dei processi di trasformazione, sia i tecnicismi di interventi durgenza e di
pura chirurgia accettando quindi un dialogo franco con le logiche dello
sviluppo e della crescita economica, ma partendo da una ferma volont di
affermare i valori di cultura intrinseca connessi ai concetti di architettura, citt, paesaggio, e i valori di sostenibilit ambientale ormai irrinunciabili e prioritari in ogni azione progettuale e trasformativa.
qui allora che il concetto di riciclo applicato ai temi dellarchitettura,
della citt e del paesaggio, pu passare da puro termine tecnico a parolachiave per cercare rinnovate strategie e strumenti (progettuali) per la rigenerazione cui aspiriamo, considerando non solo i materiali di scarto dei
processi di trasformazione recente (che chiamano in causa temi ormai assai frequentati quali quelli delle aree e delle infrastrutture dismesse, dei
wasteland, dei browneld; e daltro lato lo sprawl degli insediamenti diffusi
nel territorio, con tutti gli aspetti di spreco ma pure di embodied energy che
si portano dietro), ma anche gli stessi lacerti inerti delle geografie territoriali preesistenti coinvolte in processi di abbandono, di emarginazione e
di rifiuto (quelli che la storica Antonella Tarpino ha giustamente chiamato
spaesati cfr. Tarpino A., Spaesati. Luoghi dellItalia in abbandono tra memoria e futuro, Einaudi, Torino 2012), ovvero i territori fragili, le venature
dei fiumi e delle reti idrografiche, le tracce lasciate in eredit talvolta
pi alle comunit che ai luoghi stessi dai cicli della storia (un riciclo pi
metaforico, se si vuole, ma altrettanto strategico).
Questo per chiarire che quando insistiamo sul tema del riciclo in architettura, citt o paesaggio sia che pensiamo a processi cosiddetti di upcyle,
downcycle o hypercycle, mutuando la terminologia del riciclo ecoefficiente sia che ci riferiamo al manifesto Cradle to cradle proposto da William
McDonough assieme al chimico Michael Braungart tendiamo a trovare
strumenti per innescare processi di rigenerazione (nuovi cicli di vita) sia
dentro la materia stessa dellarchitettura urbana sia dentro la materia
e i vuoti dello sprawl territoriale (dai capannoni pi o meno abbandonati
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RE-CYCLE ITALY
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IL VENETO COME
LABORATORIO
ONNICOMPRENSIVO
DEL PARADIGMA
RICICLO
Aldo Aymonino,
Renato Bocchi
>IUAV
Il gruppo di ricercatori dellIuav intende affrontare la ricerca su alcuni piani distinti, ma convergenti sia per lunit della ricognizione di campo sul
territorio regionale veneto (con particolare attenzione alla tranche centroorientale del bacino del Piave), assunto come laboratorio onnicomprensivo per la sperimentazione delle strategie di riciclo urbano-paesistico,
sia soprattutto per lassunzione del nuovo ciclo di vita come comune
denominatore e quindi parola-chiave per lattuazione di strategie di riciclo
delle risorse edilizie, urbane e paesaggistiche esistenti, puntando in ogni
caso a strategie profondamente e creativamente innovative dello status
quo e perci non appiattite su logiche di semplice miglioria.
Questo generale intento applicato nella prima fase ad alcuni campi di ricerca su cui si sono gi compiute ricognizioni preliminari e che si cercher
di far convergere in un quadro di confronto e di integrazione pi complesso, descritte di seguito sinteticamente.
I differenti campi di ricerca tendono a disegnare uninterpretazione complessa dei fenomeni di trasformazione dei territori veneti e da questa deri-
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vare una o pi visioni strategiche delle potenzialit trasformative fondabili secondo la chiave operativa del riciclo e cio listituzione di nuovi cicli
di vita sia attraverso interventi mirati di agopuntura edilizia, urbana e
territoriale, sia attraverso nuovi modelli di ridisegno delle realt insediative esistenti.
Campi di ricerca
1. La rilevazione e la messa in valore, in un nuovo quadro di riciclo
strategico, delle tracce immateriali e di memoria nonch dei reperti
materiali, ereditati particolarmente nei territori che vanno dalla linea
del Piave fino al Montello e allaltopiano dei Sette Comuni, e daltro lato
dalla linea del Piave verso la regione friulana dai teatri di guerra (soprattutto quelli della Grande Guerra), e dal largo patrimonio militare
dismesso dopo la caduta della cortina di ferro (ricerche coordinate
da Fernanda De Maio, Alberto Ferlenga, Alessandro Santarossa e altri).
Lobiettivo di utilizzare questi reperti materiali o immateriali ai fini
di una ri-lettura dei paesaggi che pur tenendo in conto le attivit
socio-economiche contemporanee e la struttura diffusa dei nuovi insediamenti ridia senso e identit a tali territori (anche nella loro nuova
dimensione turistica) proprio a partire da uneredit culturale radicata, anche se parzialmente obliterata, riconducibile alla loro particolare
storia, e alla peculiare lettura a tutto campo del paesaggio e dei suoi
caratteri percettivi che la strategia bellica ha di fatto disegnato quasi
indelebilmente su tali territori (in quanto teatri di guerra). E ci considerando progetti di sistema, piuttosto che singoli interventi di riuso
o recupero di specifiche aree o fabbriche abbandonate.
2. La rilevazione e la messa in valore, in un nuovo quadro di riciclo
strategico, di alcuni elementi-chiave dellinfrastruttura geograficoambientale che caratterizza alcuni paesaggi del Veneto centro-orientale, con particolare attenzione al fiume Piave e al suo bacino, dallarea
montana del Cadore allarea pedemontana dei colli trevigiani fino alle
pianure oggetto della bonifica nei pressi della laguna veneta (ricerche
coordinate da Carlo Magnani, Margherita Vanore, Stefano Rocchetto,
Emanuel Lancerini). Nellindagine di questa sezione territoriale dove
il fiume Piave (carico di valori simbolici, perch sacro alla Patria, e di
valori storico-ambientali) ha subto un inesorabile processo di degrado
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Le ricerche suddette sono strettamente connesse alla collaborazione con alcuni partner di
enti nazionali e territoriali coinvolti nella ricerca. In particolare, una strategia comune di
riflessione sul campo del Veneto centrale, e connessa con il bacino del Piave, da tempo
oggetto di collaborazione con la Fondazione Francesco Fabbri, con sede a Pieve di Soligo (e
in particolare con gli architetti Roberto Masiero e Claudio Bertorelli, membri del comitato
direttivo della Fondazione), nonch col Centro Studi Usine di Vittorio Veneto, e con i festival
cui la Fondazione partecipa attivamente (in ispecie il Festival Comodamente).
Forme di collaborazione sono allo studio, inoltre, sia con lAssociazione Nazionale per le Aree
Dismesse (AUDIS) sia con la VESTA (azienda per lo smaltimento dei rifiuti della Provincia di
Venezia) sia con altri enti territoriali del Veneto e dellEmilia-Romagna.
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IL RI.U.SO STRATEGIA
DI SVILUPPO PER
LE CITT E IL PAESE
Giorgio Cacciaguerra
>UNITN
A far data dal Marzo 2012 il tema della Rigenerazione urbana sostenibile
per citt e territori stato individuato dal progetto lanciato dagli Architetti italiani assieme allAnce, Lega Ambiente ed Urban-pro, poi divenuto
Patto per le Citt sottoscritto insieme a Confcommercio ed Unioncamere,
come fondamentale per le politiche di sviluppo del paese, e come uno dei
temi nodali per la ripresa del paese e come prossima prospettiva di lavoro
per i giovani. Gli obiettivi del Piano che sta sostanziandosi in proposte pur
settoriali ma idonee si basano su un progetto integrato sulla citt capace
(come si evince dal documento di presentazione di Leopoldo Freyrie) di
mettere assieme la rigenerazione degli spazi pubblici con il riciclo virtuoso di materiali e rifiuti, il risparmio energetico ed idrico con la qualit della architettura, la mobilit intelligente e la sicurezza del costruito
in uno con il recupero alla funzione urbana di aree demaniali dismesse,
siano esse portuali militari, produttive od altro riconduce a riconversione
qualitativa dellhabitat e nel contempo fruttuoso investimento economico.
Il progetto ha avuto la adesione immediata del governo Monti con il Ministro alle Infrastrutture Passera ed il finanziamento interventi in 28 Comuni per oltre 300 milioni di euro editando una serie di interventi frutto del
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Piano citt. Una sorta di provvedimento tampone pubblicitario per sbloccare il deposito di grossi progetti di trasformazione urbana in Italia da
anni giacenti in ministero, nellassunta convinzione dimostrando se ve ne
fosse ancora bisogno che rigenerazione e sviluppo vanno a braccetto. Un
provvedimento spot, non un progetto legislativo e pianificatorio di ampio
respiro.
Nel Dicembre 2012 gli on. La Loggia, Lanzillotta ed altri avviano in sinergia
bipartizan nelle commissioni camera e senato la proposta di legge Norme per il contenimento del consumo del suolo e la rigenerazione urbana
proposta con alcuni spunti innovativi nei principi generali e negli articoli
relativi alla perequazione urbanistica e territoriale, ai criteri di compensazione ed incentivazione urbanistica alla fiscalit urbanistica ed altro.
Un primo tentativo legislativo organico di rivedere organicamente il modello di urbanizzazione fondato sulla continua espansione edilizia in crisi
irreversibile. Come indicatore dellinversione di tendenza e dellassunzione
di nuove coscienza nel settore appare evidente dal fatto che nella recente
campagna elettorale nei programmi di ogni partito o movimento politico
erano presenti programmi inerenti politiche di risparmio del territorio e di
rigenerazione urbana.
Il Consiglio Nazionale Architetti Paesaggisti Pianificatori e Conservatori,
partecipa al PRIN, in sinergia con il DICAM di Trento, con cui sta portando
avanti una ricerca documentale con un duplice obiettivo, dun lato individuare innovative procedure legislative che svincolino dalla progressivit e
scalarit degli strumenti urbanistici classi della Legge Urbanistica 1150/42
che producono tempistiche bibliche, alla ricerca di percorsi snelli trasparenti ed efficaci per la trasformazione urbana, dallaltro analizzare con
attenzione le esperienze straniere poste in essere nel settore ai fini di definire le caratteristiche di intervento pubblico-privato tale da sostanziare
impulso economico agli interventi.
Rigenerazione e sviluppo economico rappresentano due aspetti sinergici
che producono fruttuosi investimenti economici come ci insegnano interventi in essere in Germania, Svezia, Francia, ecc..
I tre step della ricerca sono rivolti:
alla definizione della attuale legislazione statale e regionale in materia
urbanistica;
alla ricerca di una proposizione legislativa esauriente con strumenti
urbanistici adeguati;
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alla analisi e codificazione degli esempi concreti di rigenerazione realizzati o in corso di attuazione nelle realt europee.
In sintesi Modi di intervento pubblico privato con ricorso alla perequazione compensativa alla ricerca di soluzioni tecnico amministrative in grado
di garantire unattuazione semplificata e tempi certi (Prof. Ferruccio Favaron). Ogni realt urbana di qualsiasi dimensione, fermo restando il disegno strutturale di governo del territorio, deve poter rivedere il proprio assetto con procedure accorte ma snelle e a tempistiche contenute.
Gruppo lavoro Dicam Trento: Cacciaguerra, Battaino, Zecchin.
Gruppo lavoro CNA: Favaron, Marata, Gallione ed altri.
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PAESAGGI DELLA
PRODUZIONE:
UNO SFONDO
PROBLEMATICO
Ilaria Valente
>POLIMI
Lorizzonte problematico posto dalla ricerca pone in questione alcuni termini. Innanzitutto il termine produzione ovvero la sua declinazione in spazio/spazi della produzione.
De Certeau scrive che la logica della produzione: dal XVIII secolo genera
il proprio spazio, pratico e discorsivo, a partire da punti di concentramento:
lufficio, la fabbrica, la citt ricercando la pertinenza dei luoghi che essa
crea (De Certeau M., L
invenzione del Tuotidiano, Edizioni Lavoro, Roma
2001, p. 281). Ci ha disposto un particolare patrimonio di manufatti, spazi
aperti, suoli, infrastrutture, diversamente articolato e utilizzato nel tempo,
di differente consistenza e qualit, di durata variabile.
La produzione, come osserva Paola Vigan citando Carlo Cattaneo, incorporata nello spazio urbanizzato e nei paesaggi e assume forme differenziate (Recycling City, a cura di Fabian L., Giannotti E., Vigan P., Giavedoni, Pordenone 2012). La scelta dei casi studio che lUnit di Ricerca
ha effettuato, indica la ricca, articolata e differente natura attraverso cui
si concretizzano le forme della produzione. Si tratta di spazi di diversa
consistenza e tipologia: dai capannoni, i cui cicli di realizzazione sono ben
individuati nello scritto di Lanzani, Merlini, Zanfi, alle rovine industriali
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Lungo questa sezione ideale non assumono rilevanza solo gli estremi. Un ruolo essenziale per lo svolgimento della ricerca assegnato ai
territori dellarea metropolitana milanese. Qui si indagano sia le aree
commerciali,direzionali e artigianali disposte negli interstizi dei grandi
complessi produttivi oggi dismessi nel bacino urbano compreso tra le citt
di Sesto San Giovanni e Monza, sia il vasto campionario di luoghi abbandonati e in attesa di un diverso destino, disposti lungo il quadrante orientale
della citt di Milano.
A sostegno della ricerca nei casi studio primari lUnit del DAStU ha disposto una rete di luoghi e contesti complementari (i centri abitati e i
borghi spopolati colpiti dal terremoto in Toscana, in Emilia e in Abruzzo,
le reti ferroviarie abbandonate in Campania e in Liguria, i distretti della
termoplastica e dellindustria motociclistica in Lombardia, i luoghi della
riconversione della produzione siderurgica in Umbria).
Sulla mappa del Paese ha preso cos forma una costellazione potenziale di
paesaggi della produzione oggi riconoscibile grazie a corrispondenze e trame che gli esiti della ricerca consolideranno, preciseranno o smentiranno.
A questo scopo lUnit del Politecnico di Milano ha avanzato specifici accordi di collaborazione con Confindustria Bergamo e i comuni della Media Valle Seriana, lAmministrazione Provinciale di Modena e il Comune
di Sassuolo, lAudis e i Comuni di Sesto San Giovanni, Monza e Milano, la
societ Ternienergia (per il caso studio complementare di Nera Montoro
in Umbria).
Allo stesso tempo unattiva politica di relazioni con lENSA di Marsiglia e
di Parigi Belleville, ETSA di Valls, la TU di Berlino, lHTWK di Lipsia, la
Maastricht University ha preso avvio sia per la partecipazione alla ricerca
sui casi studio italiani sia per la corrispondenza tra questi e analoghe situazioni proposte dai partner internazionali.
* Testo di Andrea Gritti, responsabile Laboratorio Re-cycle Milano.
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RICICLARE GRANDI
TELAI TERRITORIALI
Antonio De Rossi,
Mauro Berta,
Massimo Crotti
>POLITO
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radunare attori e razionalit differenti e sovente conflittuali materializzando istanze e opzioni allinterno di scenari comunicabili, sui quali misurare i reciproci scarti e definire strategie condivise.
questo un modo di intendere lagire progettuale che acquisisce oggi,
inoltre, una rilevanza particolare, in special modo a fronte dellesplosione
di una crisi strutturale che travolge, oltre ai soggetti privati, il sistema
stesso del welfare, rimettendo in discussione ruoli ed equilibri consolidati
tra soggetti pubblici e privati e soprattutto modificando i paradigmi stessi
su cui fino ad ora sono stati costruiti i modelli di sviluppo, primo fra tutti
quello della disponibilit di suolo.
Temi: Post sprawl, Nuove geografie, Post welfare
Limpronta urbana ha acquisito dopo la fase esplosiva dello sprawl dimensioni tali da far pensare che si sia giunti ormai in prossimit dei limiti
teorici della sua espansione; al contempo, al suo interno sono gi attivi
processi rilevanti di selezione e marginalizzazione, che preludono ad una
possibile nuova modificazione territoriale.
Sono gi presenti cio tutti i segnali di una riorganizzazione profonda del
territorio che se da un lato mostra nuovi impulsi alla ricentralizzazione
insediativa, alla specializzazione e alla ristrutturazione dei comparti produttivi dallaltro evidenzia la comparsa di nuove forme di marginalit, di
una vera e propria geografia dellabbandono.
La contrazione forte della capacit (economica e politica) di intervento
pubblico sul territorio, il sostanziale fallimento delle politiche di sviluppo
tradizionali, tutte volte unicamente (o quasi) a risollevare la variabile dei
consumi, costantemente vista come unico indicatore dello stato di salute
della societ, e le distorsioni delle politiche fiscali degli ultimi anni hanno
infine collocato di fatto il soggetto pubblico nel ruolo ambiguo di attore tra
gli attori, sottraendo in parte ad esso il tradizionale compito di gestore e
garante del patrimonio collettivo.
In questo scenario allora immaginabile definire i termini generali di una
ritirata strategica, dellurbanizzato, intesa come unopportunit per ripensare le modalit di progettare e costruire il territorio e per ricalibrare e
riorientare i modelli di sviluppo; ma anche come una possibilit di riformulare radicalmente la natura stessa del progetto, ponendo al centro il suo
ruolo di possibile mediazione culturale, piuttosto che quello di risposta
tecnica. Un ruolo che oggi tanto pi centrale nel momento in cui emerge
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sente altres di introdurre allinterno della riflessione sui cicli di vita del
territorio anche il tema del rischio idrogeologico, tradizionalmente isolato
nellassolutezza delle analisi quantitative, utilizzandone il dato analitico
per riscrivere in parte i caratteri della geografia insediativa.
Partner della ricerca
LUnit di Torino ha avviato contatti con soggetti istituzionali, che rappresentano gli interlocutori fondamentali per chiarire i vari aspetti della ricerca.
Allo stato attuale gli Enti partner della ricerca sono: Agenzia per la Mobilit
Metropolitana Torino, Citt di Torino, Regione Piemonte, Parco fluviale del
Po torinese e Parco fluviale di Gesso e Stura, Unioni di comuni. Sono inoltre
attivi programmi di scambio con la South China University of Technology of
Guangzhou (SCUT) e la Chinese University of Hong Kong (CUHK).
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RECYCLE FOOTPRINT_
IMPRONTA DA RICICLO
Mos Ricci
>UNIGE
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RE-CYCLE.
CONIUGARE PROGETTO
ED ECOLOGIA
Roberto Secchi
>UNIROMA1
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metropolitana;
- un territorio largamente pervaso dal fenomeno dello sprawl ma conserva parchi e riserve naturali, aree agricole estese e importantissime
per lequilibrio ecologico della citt;
- un territorio che, nonostante la presenza di un consistente patrimonio archeologico (le citt di Portus e di Ostia Antica, innanzitutto) e
storico architettonico, porta gi in s i segni della modernit. I lavori
della bonifica dellAgro Romano hanno lasciato tracce decisive nella
definizione della sua struttura e della sua morfologia che le massicce
urbanizzazioni degli ultimi tre decenni non sono valse a cancellare.
Inquadramento del settore territoriale nella rete transnazionale delle
relazioni globali
La Coda della Cometa individua una parte della citt che si di fatto realizzato anche indipendentemente dalla redazione di Piani urbanistici. Ci
si propone di rivisitarla alla luce della nuova sfida.
Le nostre ricerche recenti e in corso, per la rimodellazione del Raccordo
anulare nel quadro di un riassetto generale della mobilit del settore sudovest-sudest dellarea metropolitana romana e per la reinterpretazione
della Coda della Cometa, suggeriscono la visione di una grande croce di
assi o direzioni, tracciata dal corridoio transnazionale Berlino / Palermo, asse infrastrutturale nord-sud dellEuropa e dal corridoio ovest-est,
terra-mare, Barcellona-Marsiglia / Civitavecchia / Ancona-Pescara-Bari
/ Durazzo / Sofia. Questa linea parallela al corridoio transnazionale Lisbona / Kiev; ma posta pi a sud. La croce gi tracciata in nuce, va
dissepolta, fatta emergere con evidenza, bisogna darle espressione architettonica, farne la struttura segreta dei paesaggi.
Ma dare espressione architettonica, plasticit fisica, a questa visione
reinterpretando i paesaggi non significa consegnarsi ad un inutile e dannoso titanismo delle infrastrutture. Non bastano pi le opere di mitigazione e di compensazione.
Le infrastrutture verdi costituiscono un campo di sperimentazione significativo della ricerca. In esse si tenta di coniugare le esigenze della mobilit con quelle dellequilibrio ambientale e con la produzione di energia.
necessario superare la sola logica delle mappe di rischio.
Il fascio infrastrutturale che lega il centro di Roma al mare e il fiume
Tevere costituisce il nodo della croce. La sua storia antica e moderna
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Note metodologiche
- La natura delle problematiche che si intende trattare impongono un
lavoro transdisciplinare. AllUnit di Ricerca spetta il compito di definire unipotesi progettuale da sottoporre alla prova della falsificazione
o della verificazione da parte delle competenze specialistiche, da cui
trarre le indicazioni necessarie alla correzione e allaggiornamento
dellipotesi, instaurando cos un processo virtuoso di successive approssimazioni verso la proposta finale. Non si crede invece in un modello metodologico che veda allineate tutte le competenze allorigine
del processo di ricerca per la definizione dellipotesi di lavoro iniziale.
- Per progetto pilota prodotto ultimo programmato dallUnit di Ricerca si intende una strategia operativa piuttosto che un progetto
tradizionalmente inteso. Questa strategia impone ovviamente la centralit del fattore tempo e la definizione di priorit nonch il ricorso ai
principi dellecologia dellazione.
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Studio Gasparrini, Riciclo della torre TCC della Ex Raffineria nellarea orientale
di Napoli. Fotoinserimento del progetto, 2007
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RICICLARE
DROSSCAPES
A NAPOLI
Carlo Gasparrini
>UNINA
La geografia del drosscape disegna un arcipelago di spazi aperti contaminati dalle scorie del metabolismo urbano e industriale, inquinati e degradati da processi intensivi di modificazione ambientale, incuneati nei tessuti della citt consolidata e della dispersione urbana di cui configurano una
porosit critica, potenzialmente disponibili tuttavia al riciclo dentro una
dimensione urbana e paesaggistica delle azioni trasformative. Il danno
ambientale prodotto da alcune attivit industriali, commerciali ed estrattive, si intreccia con quello prodotto allinterno degli spazi interstiziali della
rete infrastrutturale e del suo indotto dalla logistica precaria alla rottamazione dei veicoli usati e le smagliature del ciclo dei rifiuti urbani
e industriali in cui il segmento di quelli tossici ha assunto nel tempo una
rilevanza enorme (Berger A., Drosscape. Wasting Land in Urban America,
Princeton Architectural Press, New York 2007; Berger A., Systemic Design
can change the world SUN, Delft 2009).
La gravit ed estensione di questa situazione non mai stata tuttavia
affrontata dalle politiche pubbliche aldil di azioni settoriali di messa in
sicurezza e bonifica puntuale di acque e suoli e di inefficaci tentativi di
razionalizzazione del ciclo dei rifiuti.
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La dimensione territoriale e paesaggistica delle intuizioni pi che ventennali di Kevin Lynch sul wasting away sollecita invece strategie di riciclo
multiscalari, dal singolo frammento alle relazioni urbane e territoriali,
capaci di interpretare linterazione tra le criticit ambientali, infrastrutturali e insediative e le occasioni di trasformazione per costruire paesaggi
innovativi, modelli economici alternativi e cicli energetici sostenibili, dentro scenari di rigenerazione ecologica e di riconfigurazione spaziale della
citt contemporanea (Mostafavi M., Doherty G., Ecological Urbanism Lars
Muller Publishers, Baden 2010).
un campo di ricerca e di sperimentazione progettuale che si colloca oltre
le riflessioni del landscape urbanism dellultimo decennio, mettendo in
tensione i contenuti e i confini incerti delle discipline consolidate (Ferrario
V., Sampieri A., Vigan P., Landscapes of urbanism, Officina edizioni, Roma
2011). Le ricadute ecologiche, ma anche urbane, produttive e di senso dei
drosscapes, si estendono infatti ben aldil dei siti compromessi, coinvolgendo una molteplicit di spazi non solo brown ma anche grey e green
investiti dagli effetti della contaminazione di acqua, suolo e aria, con un effetto-domino reticolare che interessa parti consistenti degli ecosistemi e
dei tessuti urbani. In questo senso il riciclo interagisce strettamente con il
mosaico degli spazi rurali urbani e periurbani intercettati, con la variegata
e instabile nebulosa di forme della dispersione insediativa, con le reti delle
acque superficiali e profonde e con quelle infrastrutturali (Blanger P.,
Landscape as Infrastructure, in Landscape Journal, n. 28, 2009; Blanger P., Landscape infrastructure: urbanism beyond engineering, in Pollalis
S. N., Georgoulias A., Ramos S. J., Shodek D., Infrastructure sustainability
and design, Routledge, London 2011).
Il progetto di questi spazi pu definire nuove qualit eco-morfologiche e
funzionali di qualit paesaggistica, sintonizzate con la complessit dei processi e dei tempi di trasformazione ambientale e riappropriazione sociale.
In questo senso i nuovi luoghi che possibile intravedere possono partecipare ad una strategia urbana capace di delineare network paesaggistici
multiscalari costituiti da spazi aperti abitati e multifunzionali (Gasparrini,
C., Citt da riconoscere e reti eco-paesaggistiche, in PPC, n. 25, 2011).
Il progetto deve perci fare affidamento soprattutto sulla simulazione di
scenari non deterministici come parte di una pi ampia visione paesaggistica reticolare, in cui assumono centralit le potenzialit di rigenerazione
ecologica e ridisegno urbano dello spessore tridimensionale dei nuovi
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dellacqua, stradali, energetiche e le tessere che si rendono progressivamente disponibili alluso. La definizione di componenti e strategie del
ridisegno vegetale nei soprassuoli contribuisce attivamente alla progressiva riduzione dellinquinamento con processi differenziati di fitoriparazione e lagunaggio, alla formazione/ricostituzione di connessioni ecologiche,
alla permanenza degli attori economici e allo sviluppo di filiere agricoloforestali collegate allo sviluppo di processi innovativi di tipo produttivo ed
energetico (agricoltura no-food, impianti di co-trigenerazione da biomasse, attivit serricole intelligenti). Su questo sostrato possibile sviluppare pratiche spaziali e duso alternative, connotate da mix sociali, funzionali e formali e dalla coesistenza temporaneit/stabilit, compatibili con
le tessere di quel mosaico ed economicamente sostenibili. E dar forma
quindi alla grana dei nuovi paesaggi e delle loro possibili combinazioni
dassieme, in funzione dellavanzamento della bonifica e della trasformazione urbana e ambientale, in grado di coniugare riurbanizzazione, accessibilit diffusa, graduale riappropriazione sociale, economica e simbolica,
qualit ecologica e formale degli spazi riciclati.
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PLANNING IN THE
RE-CYCLE AGE
Maurizio Carta
>UNIPA
Linterazione esplosiva tra aumento dellimpronta urbana sul pianeta e crisi dei protocolli finanziari dello sviluppo ci impone di rivedere i paradigmi
urbanistici non pi in termini di crescita, accumulo e consumo, ma progettando e regolando la contrazione, ladattamento e la qualit. Nella citt che
si ricompatta la shrinking city le soluzioni richiedono uno sforzo creativo
di interpretazione delle identit e delle risorse, di integrazione delle azioni
e di riconfigurazione degli spazi liberati dal processo di riduzione, producendo sistemi insediativi maggiormente relisienti, addattativi e fluidi (Coyle
S.J., Sustainable and Resilient Communities: A Comprehensive Action Plan for
Towns Cities and Regions, John Wiley and Sons, Hoboken 2011).
Ridefinire gli ecosistemi urbani, le interazioni con i sistemi sociali e il sostegno alleconomia e al welfare trova un campo fertile nel recupero creativo dei materiali urbani. Riciclare le citt vuol dire non solo utilizzare il
potenziale delle miniere urbane (Horizon 2020) ma soprattutto agire sulla
innovazione dei comportamenti e dei valori della vita urbana.
Per lItalia la sfida ancora pi rilevante poich il cemento avanza di 8 mq
al secondo, passando dal 2,8% di suolo consumato nel 1956 allattuale 7%.
Ma la questione non riguarda tanto il riutilizzo dei materiali, degli luoghi o
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dei rottami urbani, quanto il rinnovo dei cicli (re-cycle), cio la riattivazione dei territori attraverso una immissione in nuovi cicli di vita delle citt, dei
tessuti insediativi, dei reticoli paesaggistici e delle reti infrastrutturali in dismissione o in mutamento. Il re-ciclo urbano riguarda i numerosi materiali
in disuso o in dismissione, ma occorre lavorare non solo sulle potenzialit
materiali ma soprattutto su quelle legate alle memorie e alle identit.
da queste aree che le citt del nuovo secolo dovranno ricaricare il sistema, per produrre nuova intelligenza a partire dalla riscrittura di righe di
codice dismesse (le funzioni), banchi di memoria non utilizzati (le aree),
routine urbane ancora efficienti (le infrastrutture).
Le citt del futuro dovranno agire entro un Capitalismo 3.0 capace soprattutto di ripensare il modello insediativo producendo ricicli lavorando su
insediamenti urbani caratterizzati dalla eccedenza e sovrapproduzione
attraverso azioni di risignificazione, di rimozione o di reinvenzione (Barnes
P., Capitalism 3.0. A Guide to Reclaiming the Commons, Berret-Koehler, San
Francisco 2006). Letica di una rinnovata responsabilit del progetto per citt vivibili, attrattive e solidali impone azioni orientate al re-ciclo che mutino
le scelte prodotte dal modello di sviluppo dopato, anche attraverso una
efficace fiscalit urbanistica che oneri maggiormente chi costruisce sui
greenelds, incentivando e detassando chi realizza insediamenti che riattivino i brownelds e che alleggeriscano limpronta ecologica dei grayelds.
Sullingente patrimonio di tessuti urbani, devastati dalla dismissione produttiva o caratterizzati da residenza energeticamente inefficiente e strutturalmente insicura occorre elaborare procedure per lattivazione di pi cicli
di vita contemporanei, per renderli qualitativamente connotati, creativamente innovativi e rispondenti tempestivamente alle esigenze di domani.
Per riattivare i cicli urbani propongo sette parole-chiave per sette cicli di
vita urbani da utilizzare come indirizzi meta-progettuali di una hyper-cycle
city che mostra gi le prime pratiche:
a) RE-SILIENCE. Il ciclo dell'elasticit nel quale la flessibilit delle funzioni,
la permeabilit degli spazi, ladattabilit degli insediamenti e la coesione sociale diventano temi/strumenti/norme del progetto della citt del
futuro. Il riciclo di luoghi ed infrastrutture non solo unazione reattiva
al consumo dei suoli, ma diventa unopzione progettuale che impone
di ripensare luso dei suoli liberati da funzioni in disuso, di rottamare
quartieri in degrado o di riutilizzare infrastrutture in dismissione per
tessere una rete di resilienza delle citt in transizione (Copenhagen,
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spazi del lavoro chiusi o in chiusura, strutture non pi utilizzate o incompiute, luoghi estinti (lex Gasometro e la costa sud a Palermo, la
linea ferroviaria dismessa tra Castelbuono e Himera, lHangar Nervi a
Marsala). Lup-cycle consente di riattivare i capitali identitari con nuovi
layers di funzioni e senso, mutandone la logica ed investendo nel germe della trasformazione attraverso il bricolage degli scarti per attivare
molteplici cicli (hyper-cycle).
b) cicli di vita stagionali: il sistema delle seconde case e del turismo, urbanizzazioni eroditrici di suolo e di paesaggio, in crisi perch ormai in
vendita o perch immaginate sulla base di principi insediativi che si
sono rivelati insostenibili per effetto della contrazione economica e sociale in atto, enclaves residenziali turistiche sotto-utilizzate o contratte
per effetto della crisi immobiliare e che lasciano scarti. Lhyper-cycle
interviene sulle cause del declino ed agisce sullanello debole attraverso lattivazione di pi cicli di vita in contemporanea per rendere il processo adattivo e capace di promuovere la riattivazione di nuovi reticoli
di connessione.
c) cicli di vita produttivi in border landscapes: aree della produzione che
generano scarti di paesaggio e su cui necessario ripensare un ciclo
di produzione da lineare a circolare, o cicli produttivi in contrazione
che devono avviare modelli pi adattivi e in grado di evitare lestinzione
(saline dello Stagnone, cave di Custonaci e segherie di Comino, tonnare
di Trapani). Il sub-cycle e lapproccio from cradle to cradle permettono di agire trasformando lapparente frantumazione del paesaggio in
materia pervasiva di un processo che diventi pi resiliente ed adattivo,
concorrendo alla riattivazione creativa di tessuti necrotizzati.
Le aree di riciclo urbano saranno il nuovo e potente blastema delle citt:
un gruppo di cellule inizialmente indifferenziate ma che possiedono una
forte potenzialit creativa e che allavvio del ciclo di vita, proliferando ed
ibridando i tessuti circostanti, danno origine ai nuovi organi. Le aree sottoposte allazione progettuale di re-ciclo funzionano come un germoglio
che a partire dalla fase di indifferenziazione causata dallabbandono, dalla
dismissione o dalla marginalit iniziano a generare nuovo tessuto connettivo, nuovi organi centrali, concorrendo allattivazione del nuovo ciclo di vita.
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RIATTIVARE ECONOMIE:
PAESAGGI PRODUTTIVI
E RETI LENTE
Vincenzo Gioffr
>UNIRC
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per approfondire gli aspetti specialistici della ricerca Re-cycle chiaramente riferiti alle tematiche proposte da HORIZON 2020, nello specifico ai temi del programma Sfide per la Societ: Infrastrutture Verdi,
Agricoltura Sostenibile, Energia Sicura;
3. lintenzione di avviare una fase partecipativa approfondita con enti
territoriali, associazioni e le comunit di abitanti per condividere problematiche, ipotesi progettuali, possibili ricadute economiche, esiti
della ricerca;
4. la sperimentazione applicata di procedure e strumenti progettuali di
riciclo dei paesaggi dello scarto che trova un momento di sintesi nel
workshop organizzato con partner territoriali e organismi di ricerca
internazionali da svolgersi a Reggio Calabria in una fase intermedia
della ricerca;
5. lesportabilit degli esiti progettuali in processi di trasferimento tecnologico e know-how per linnovazione di comparti economici direttamente interessati allambito di applicazione della ricerca con ricadute
sulla produzione di scenari sostenibili di tipo locale.
Microfisica della citt stradale
cq una citt mobile incerta transitoria. Invisibile come citt. Una citt che se la
cercate non la trovate perchp non si trova segnata su nessun atlante. Un posto che si
pu cogliere solo in movimento e raccontare solo in una descrizione di viaggio ()
In Calabria la strada lunica architrave del paesaggio moderno.
Spiega tutto si prende tutto.
Mauro Francesco Minervino, Statale 18
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Attivare economie
Ogni azione progettuale ipotizzata nel progetto di ricerca si aggancia ad
un fattore propulsivo che arriva dalla comunit, lo scopo innescare dei
processi produttivi per rispondere ad esigenze sociali o emergenze ambientali, ma anche richieste di enti su argomenti specifici come un sistema di piazze, un giardini, arboreti, ciclabili e percorsi sicuri. Un repertorio
di progetti operativi, condivisi e partecipati con le comunit di abitanti, per
agevolare attivit di cooperazione o partenariati pubblico/privato, per ipotizzare ricadute dirette nella produzione di scenari sostenibili di tipo locale,
per incentivare nuove attivit economiche: spin-off universit imprese, urbancenter, laboratori di quartiere con addetti nel settore delle costruzioni
e della piccola e media impresa, cooperative agricole con finalit sociali
per produzione e vendita di prodotti di qualit con filiera corta. Lesito applicativo del progetto di ricerca ipotizzare una serie di approfondimenti
(con un taglio multiscalare e trasversale fra le diverse discipline) che definiscono lAtlante delle Strategie secondo categorie operative sperimentali: infrastrutture produttive di energia da fonti rinnovabili in aree industriali
dismesse; rinaturalizzazione con dispositivi ecologici di fiumare e arenili;
sperimentazione di nuovi materiali da costruzione prodotti dalla lavorazione di materiali di scarto delle attivit agricole; applicazione di processi
di autocostruzione regimentata negli immobili sottoutilizzati con ladozione di nuovi materiali e tecnologie sostenibili; conversione di aree abbandonate in campi per agricoltura multifunzionale gestiti da associazioni di
abitanti; spazi attrezzati per attivit commerciali di filiera corta in terreni
sottoutilizzati; mobilit lenta alternativa per forme di turismo sostenibile
in infrastrutture viarie o ferroviarie abbandonate.
Nuovi immaginari
Corpo celeste un film del 2011 realizzato dalla regista italo-tedesca Alice
Rohrwacher negli stessi luoghi oggetto della ricerca Re-cycle Italy Reggio
Calabria. Il film spietato nel descrivere la condizione di una comunit
chiusa in una dimensione arcaica e post-moderna allo stesso tempo, in
alcuni casi la rappresentazione eccessivamente caricaturale. Il sud
interessato da un rinnovato interesse (quasi una sorta di nuova stagione
del Grand Tour) da parte di nuovi viaggiatori che registrano la fascinazione
per unestetica contemporanea del brutto, dello sporco, dellabbandono,
del degrado. Ma il film ci regala anche uno sguardo inedito e suggerisce
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Fotogramma dal film A Zed and Two Noughts, regia di Peter Greenaway,1985
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RICICLARE
TERRITORI FRAGILI
Francesco Garofalo
>UNICH
La ricerca sui territori fragili lavora sullAbruzzo (con le eccezioni di Lorenzo Pignatti sulla Croazia, e di Carmen Andriani sul cemento, ancora da approfondire). Le due principali declinazioni della fragilit che proponiamo
non sono esclusive di questa regione ma, nellottica della ricerca, nulla
specifico di nulla, ogni tappa una tappa del Viaggio in Italia.
La prima declinazione quella urbana e periurbana, nella dimensione
della costruzione fisica e sociale. Essa spazia dalla edilizia pubblica alle
forme agricoltura e produzione attorno alla citt che manifestano nuovi
cicli di vita accanto ai vecchi. La seconda declinazione quella dellentroterra nel quale insediamenti, infrastrutture e paesaggi sono coinvolti
da un processo di contrazione e abbandono: per usare la terminologia di
Switzerland; An Urban Portrait (Birkhauser, Boston-Basel-Berlin 2006), le
Quiet Zone e le Fallow Land.
Per quanto scritto dal coordinatore, questo testo non riuscir ancora a
parlare a nome di tutti. C un lavoro di amalgama da compiere o almeno
da tentare, la cui riuscita non assicurata, rispetto a una decina di proposte da comporre in un mosaico.
Nel gettare le basi di questo tentativo, vorrei almeno provare a delineare
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una posizione sufficientemente chiara e usare questo spazio prevalentemente per qualche riflessione sullo sfondo del 2013.
Avverto il rischio di perseguire, sul terreno che ci compete (disciplinare
e dintorni), una strategia sbagliata. Di seguito vorrei argomentare la necessit di uno sguardo critico sullo zeitgeist e sulle ricette anticrisi (beni
comuni, green economy, sostenibilit, smart cities, ecc.).
Questa ricerca stata pensata un po di tempo fa, prima che la situazione
italiana si aggravasse,prima ad esempio della crisi dellIlva scoppiata nella
seconda met del 2012. Lungi dallessere un problema, questa circostanza
rappresenta a mio parere un vantaggio e ne fa risaltare le potenzialit.
Dal punto di vista della comprensione della crisi della citt nel suo complesso, come organismo urbano, il dibattito politico e mediatico di questi
anni stato ambiguo e fuorviante. Ci si potrebbe limitare a questo punto
di vista, riconoscendo modestamente che non siamo, come architetti e
urbanisti, legittimati a proporre soluzioni al destino della citt. Re-cycle
Italy, con rigore e circospezione, dovrebbe porre invece le basi per unaltra visione, e ci sollecita a portarla nellarena pubblica vincendo le nostre
auto-censure di progettisti.
Le cause del declino e della contrazione sono un intreccio di condizioni
specifiche e di modelli di intervento sulla citt che si dipana lungo tutto il Novecento. La ricostruzione e la critica di tutto questo presente
nella nostra letteratura di riferimento, ma non basta. Il fallimento della
politica e dellurbanistica, di quella vecchia e di quella nuova, non pu far
confondere la differenza macroscopica, nella qualit della retorica e nella
quantit delle risorse, tra ieri e oggi. Per originare questa crisi, ma anche
creare la ricchezza sociale in senso lato e per porre le condizioni di una
crescita della citt, nel XX secolo sono stati prodotti culture e manifesti
positivi, e soprattutto sono state investite risorse ingentissime.
Oggi invece per risolvere la crisi, le risorse e le idee sono decisamente
pi scarse e banali.
Re-cycle Italy dovrebbe rimettere in discussione anche le ricette elaborate
dopo la crisi della modernit e della industrializzazione. Le politiche e
i progetti di recupero, le incentivazioni che puntano sul rinnovo urbano,
sulla dotazione di servizi, sul turismo, sulla cultura e lintrattenimento, si
rifanno ancora allidea che il declino si pu solo invertire specularmente
nella crescita.
Vorrei citare la tesi di dottorato di Francesca Pignatelli, Il progetto dello
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pratica della discontinuit dello spazio. Va certo attribuita una grande importanza al paesaggio, anche se dobbiamo avere la consapevolezza che
questo termine ha ambiguamente soppiantato la parola territorio, nello
stesso modo in cui questo aveva precedentemente messo in ombra la citt.
Il senso da dare allarcipelago non si ferma alla constatazione dello stato
di disarticolazione, ma apre a un possibile campo di azione che supera le
logiche ordinarie della citt (storica, moderna, contemporanea, densa, diffusa, ecc.), ma a certe condizioni che richiedono un cambio di paradigma.
Come una Learning from Las Vegas rovesciata da sogno americano in incubo mediterraneo, una ricerca di questo tipo pu anche se non necessariamente deve , costruire un proprio sistema di descrizione e rappresentazione. Ad esempio si potrebbe basare su poche formalizzazioni di
dati, e su mappe che lavorano con una topografia minimale per rendere
pi oggettiva lanalisi. A descrivere il carattere, ci penseranno invece le
fotografie e il video.
Per costruire non una sterminata bibliografia, ma qualche punto di riferimento da prendere sul serio dal punto di vista teorico e pratico, ho citato
lesperienza LO-FI (ostacolata, a mio parere, dalla traduzione in inglese
dei testi), e Il ritratto urbano della Svizzera fatto dallo Studio Basel.
Per il futuro sarebbe interessante collocarsi tra la sinteticit strategica di
AMO, e la pratica materialista dei nuovi belgi (mi riferisco in particolare al
collettivo Rotor http://rotordb.org e allo studio DVVT http://www.architectendvvt.com).
Questo continuo riferimento al ciclo di vita, alla ricerca di una strategia
per gestire in positivo i territori dellabbandono, ha fatto affiorare in me il
ricordo di una macabra, ma suggestiva immagine di uno dei primi film di
Peter Greenaway A Zed and two Noughts (1985), che osservava la decomposizione di forme di vita ordinate secondo la scala dimensionale, da una
mela a un cavallo. La riproduzione iper-accelerata delle riprese tornava
a far muovere i corpi senza vita nel passaggio attraverso i vari stadi del
processo di putrefazione. Questa seconda vita, in fondo non solo apparente, ma funzionale alla geometria del racconto, nei nostri oggetti di studio
dovrebbe passare da strumento estetico a programmatico.
Allo stesso tempo, la ricerca non si pu limitare alla pars destruens, alle
raffinate analisi decostruttive, se si vuole che abbia quella dimensione
propositiva, progettuale e persino popolare che lingente finanziamento
pubblico lascia pensare debba avere. Forse la soluzione dividere le sfere
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(acuminati nella teoria, concilianti nella prassi? In una riedizione del fortiniano farsi candidi come volpi e astuti come colombe), e usare i diversi
prodotti per diversi registri.
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AFTERWOR[L]D
Pippo Ciorra
>UNICAM
Non affatto semplice tornare sulla scena del delitto dopo solo qualche
mese dopo che la mostra Re-cycle. Strategie per larchitettura la citt e il
paesaggio, ha chiuso i battenti. Ci nonostante, quello che forse si pu
fare, per affrontare meglio questa seconda vita di Re-cycle allinterno del
progetto di ricerca PRIN, una specie di autorecensione o meglio una
prima valutazione del reale impatto della mostra. In questo caso penso
valga la pena scrivere questo testo per due ragioni specifiche. La prima
molto introspettiva, e corrisponde ad una prima opportunit di considerare e valutare il lavoro che abbiamo fatto, approfittando della accettabile distanza critica che si ormai creata. La seconda invece basata
sulloccasione di mettere a fuoco le reazioni provocate dalla mostra nel
pubblico, sia quello generale che quello pi specializzato. Visto quindi
che cominciamo con questa ricerca un secondo percorso di riciclo, vediamo qual leredit che ci rimasta del primo.
Dal punto di vista puro e semplice dalla programmazione del museo Recycle stato considerata un successo sorprendente. Ha attratto molti visitatori e ha notevolmente aiutato il museo a chiarire identit e ambizioni
in una fase molto difficile per le istituzioni culturali del mondo occiden-
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chitettonica che stiamo vivendo: alla fase terminale di una lunga age dor
del design iperspettacolare, dove convivono sia lansiosa caccia da parte
degli architetti di prima fila di nuovi mercati e nuove immagini da consumare, sia la ricerca, da parte di tutti gli altri, di paradigmi e strumenti
in grado di mantenerci al passo con i cambiamenti che invadono tutti gli
altri aspetti delle nostre vite. Per essere in grado di contribuire a questa
discussione, incombente e tuttavia non chiaramente definita, il sottotesto della mostra si focalizzava su alcuni temi cruciali, che descriver
brevemente nella seconda parte di questo testo.
La prima propriet del riciclo che avevamo intenzione di affrontare ha a
che fare il concetto di scala. Una delle caratteristiche pi forti della strategia di Re-cycle la sua totale indifferenza alla scala.
Re-cycle perfettamente scaleless: funziona sia nella citt che nel design
di paesaggio, ha a che fare con corpi architettonici dal molto grande al
molto piccolo; investe sia gli spazi che gli oggetti che i materiali.
Il riciclo una chiave di accesso molto efficace per chiarire come alcuni
temi cruciali del progetto contemporaneo attraversino continuamente e
senza difficolt i confini tra le varie discipline relative al design e allo
spazio. E allo stesso tempo si dimostra un buon mezzo per provare a
gestire tali contenuti con gli strumenti che le nostre discipline ci mettono
a disposizione, se non piuttosto per allargare le stesse in modo da per
poterli comprendere.
Ha funzionato questoperazione? Non lo so, ma in qualche modo il messaggio nella bottiglia ha raggiunto una riva da qualche parte: quando la
mostra ha aperto entrata in risonanza, sia in Italia che allestero, con
unaccelerazione vertiginosa dellorganizzazione di seminari, simposi,
workshop, ecc. focalizzati sul tema del riciclo, di volta in volta promossi
da urbanisti, architetti di paesaggio, designer urbani, designer industriali, ecc.. Alcuni di loro hanno avuto un serio approccio trans-disciplinare e
rappresentano un buon inizio per elaborazioni future. Alcuni convergono
felicemente nella ricerca PRIN che stiamo conducendo.
Il secondo aspetto della mostra aveva come obiettivo quello di investigare
luso estenuante della questione della sostenibilit nel contesto architettonico. Dopo un decennio di confusione tra la vera urgenza realmente
ecologica e il marketing del green-glam design, Re-cycle intende riportare lapproccio degli architetti alla sostenibilit in un campo in cui il
design e le scienze ambientali possono assumere il loro ruolo senza ero-
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in questa ricerca. stato importante aver potuto discutere queste problematiche con vari tipi di pubblico, sia in Italia che allestero, dopo la
mostra. stato inoltre importante ricevere contributi da autori come Tony
Vidler, Sylvia Lavin, Eduardo Cadava e molti altri che ci hanno aiutato in
questa impervia esplorazione.
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STRUTTURA
DELLA RICERCA
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1
3
11
12
24
28
180
805.000
EVENTI IN PROGRAMMA
PARTNER INTERNAZIONALI
PARTNER NAZIONALI
84
EURO DI FINANZIAMENTO
IL PROGETTO
>
TEMA
OBIETTIVI
STATO
DELLARTE
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86
TEMA
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come se le due realt non fossero coincidenti. Citt che si ritirano e lasciano enormi territori abbandonati e semiabbandonati, attivit industriali che
muoiono o migrano altrove, comunit intere che si spostano lasciandosi
dietro spazi non pi utilizzati, tutto questo costituisce loccasione per progetti di riciclaggio che delineano ormai un paradigma del tutto nuovo per il
progetto: dare un nuovo senso e un nuovo uso a quello che esiste gi, dare
nuova vita ai materiali di scarto, rinaturalizzare invece che riurbanizzare.
Le contraddizioni e i problemi affrontati dalla ricerca sono oggetto di un
vero e proprio Viaggio in Italia che il vasto gruppo impegnato nel progetto
si prefigge di fare con la collaborazione di diversi enti che si occupano di
monitorare le discrasie del territorio. Loggetto del viaggio sono tessuti
urbani e costruzioni non conclusi, abbandonati anche prima di essere utilizzati, vissuti ma non pi congruenti con nuovi usi e nuove necessit, che
disegnano paesaggi ordinari del rifiuto allinterno delle citt o a ridosso di
strutture ambientali. La mappa dellItalia costruita negli ultimi venti anni
necessaria a delineare: strategie per rispondere allurgenza della trasformazione di questi territori critici; progetti alle differenti scale che direzionino, oltre il mero recupero, a nuova e diversa vita; un quadro strategico
utile a rimettere in dialogo strumenti dellurbanistica e modalit operative
dellarchitettura con le altre competenze necessarie a definire un unico
metabolismo urbano.
La ricerca si orienta su finalit proprie di Horizon 2020: fondare unidea di
sostenibilit del sistema urbano e dellurbanizzato a partire dal risparmio
della risorsa primaria territorio; ottimizzare il funzionamento energetico ed implementare linclusivit sociale; definire strategie utili a razionalizzare il sistema della costruzione, convertendolo dalla realizzazione di
nuove strutture alla modifica dellesistente; concordare una linea di conversione e innovazione con le aziende verso strategie e tecniche di riciclo.
Con lobiettivo di aggiornare gli strumenti del progetto si vuole esplorare
la possibilit che la costruzione si converta da semplice pratica additiva
a strategia complessa del rimettere in circolo, da incremento quantitativo
a sviluppo qualitativo, e che da questo cambio di rotta tragga un nuovo
impulso e un nuovo senso di necessit.
La ricerca strutturata come conseguenza e necessaria prosecuzione di
un percorso intrapreso in due esperienze pregresse: la ricerca PRIN 2007
Il progetto di paesaggio per i luoghi riutati e la mostra Re-cycle. Strategie
per larchitettura la citt il pianeta presso il Museo MAXXI di Roma, che
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OBIETTIVI
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STATO DELLARTE
Due sono le questioni chiave che concorrono alla definizione dello stato
dellarte relativo al tema del riciclaggio dellesistente: labbandono progressivo del costruito nelle citt della post-produzione e la nuova dimensione ecologica urbana. Le due tematiche, fortemente connesse alla contingenza economica che caratterizza il nuovo millennio, sono esplorate in
un apparato bibliografico che dagli Stati Uniti dAmerica arriva, con lacuirsi della crisi europea, anche nel nostro continente. Mentre le applicazioni
concrete, le realizzazioni di riciclaggi di strutture esistenti, si moltiplicano
in alcuni contesti (innescate da normative favorevoli, come nella Convertible City tedesca, o accompagnate da una particolare attenzione sociale
come nel caso della High Line di New York), risultano invece assenti sia un
apparato scientifico-teorico articolato e coerente che una diffusione del
tema nel mondo della costruzione. In termini bibliografici, la strategia del
riciclaggio caratterizza soprattutto ricerche darte e di tecnologia: manca
una sua sistematizzazione e soprattutto una chiarificazione di come possa
opportunamente condizionare il modo di immaginare e costruire la citt,
traducendosi in legge, in un vantaggio economico, ecologico, sociale.
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I paesaggi dellabbandono
Negli ultimi anni limpotenza manifesta del progetto a rispondere al moltiplicarsi di condizioni dabbandono di citt e territori datati, ereditati da
un recente passato o appena dismessi rappresenta un tema che vede
impegnate diverse discipline. Termini quali: blanc, dchet, drosscape, espacesdlaisses, friches, garbage, junkspace, non-lieu,
reste, ruines, terrains vagues, tiers paysage, vacant land, vides, wasting away, sono solo alcune delle voci utilizzate nella ricerca
e nella pubblicistica a testimonianza di una fenomenologia sempre pi
estesa. In questo contesto culturale sinnestano ancora gli studi sulla
contrazione urbana, un processo multidimensionale che pu interessare
citt, parti di esse o intere aree metropolitane, investite da specifici fattori di declino economico e sociale. Il progetto di ricerca pi noto Shrinking cities, curato da Philipp Oswalt e presentato in Italia nellambito della
Biennale di Architettura di Venezia del 2006. Il tema oggetto di studio
anche di programmi internazionali che coinvolgono diverse istituzioni accademiche: un network di ricerche sta definendo una nuova geografia,
il cui duplice obiettivo incrementare la conoscenza del fenomeno e la
sua spazializzazione, e stimolare una discussione intorno alle strategie e
alle politiche per affrontarlo. il caso di Shrink Smart. The Governance of
Shrinkage within a European Context, ricerca finanziata dalla Commissione
Europea nellambito del 7FP, o di The Shrinking Cities International Research Network (SCiRN), consorzio internazionale di ricercatori fondato nel
2004 dallInstitute of Urban and Regional Development at the University of
California, Berkeley e da CIRES, Cities Regrowing Smaller.
Negli Stati Uniti, il caso Detroit rappresenta la condizione pi estrema: da
metropoli simbolo della produttivit a caso emblematico di contrazione
urbana, un parco urbano in cui il verde sta conquistando spazio grazie
alla condizione di abbandono diffuso. Se Detroit viene riciclata malgrado
se stessa, senza un preciso progetto ma in virt di un fenomeno violento
di ridefinizione dei suoi caratteri, la Rapid Re(f)use: Waste to Resource City
2120 di Joachim Mitchell affronta laltra faccia dellabbandono, ovvero il
progressivo aumentare di rifiuti. La questione dello scarto viene interpretata nella proposta di Mitchell quale nuova frontiera della costruzione: il
suo lavoro esplora la possibilit che nuove costruzioni sorgano dal riutilizzo di macerie e rifiuti, traducendo il problema in risorsa.
Sul solco di questo filone di studi stata impostata e condotta la ricerca
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PRIN 2007 Il progetto di paesaggio per i luoghi riutati, sviluppata dal 2008
al 2010 dalle Universit di Genova (resp. naz. prof.ssa Annalisa Maniglio
Calcagno), Venezia Iuav (prof. Renato Bocchi), Trento (prof. Claudio Lamanna), Reggio Calabria (prof. Franco Zagari, con Gianni Celestini), Napoli
(prof.ssa Vanna Fraticelli). Lassunto della ricerca era leggere il progetto
paesistico come processo, capace di tenere in conto fin dallorigine i dati
progressivi dei fenomeni in atto e di possedere proprie capacit adattative
rispetto allevoluzione dei contesti. In questo senso il progetto considerava
soprattutto gli scarti prodotti dalle trasformazioni pregresse o in atto e la
loro inclusione nei processi in mutazione. La ricerca intendeva avvicinare i
metodi e le tecniche del progetto ai processi biologici profondamente connaturati alle mutazioni del paesaggio, i quali prevedono il deperimento, lo
smaltimento, la digestione, il riciclaggio, e trovano in questo la loro forza
vitale e riproduttiva (al modo a suo tempo invocato e preconizzato da Kevin
Lynch nel suo libro postumo Wasting Away). I risultati sono pubblicati in
Maniglio Calcagno A., 2010 e in Bertagna A., Marini S., 2011.
Il riciclaggio dellesistente
Le esperienze progettuali di riciclaggio dellesistente caratterizzano
unidea di citt che prende vigore in alcuni Paesi europei in virt di problemi sociali legati alla condizione critica in cui versano alcune periferie o dellistituzione di norme in materia di consumo di suolo. Nelle citt
francesi gi negli anni 80 del 900 erano stati manipolati e trasformati
profondamente i grandi manufatti delle banlieue (Banlieue 89). Nel 2004
il Ministre de la Culture et de la Communication Direction de lArchitecture et du Patrimoine incarica i progettisti Druot, Lacaton & Vassal di
elaborare una strategia di riciclaggio dei grands ensembles per offrire pi
spazio, pi tecnologia, pi energia (PLUS). Nella Biennale di Architettura
di Venezia del 2006 nel padiglione tedesco viene esposta Convertible City.
Modes of Densication and dissolving Boundaries che propone realizzazioni architettoniche su edifici esistenti e lidea di una citt che cresce su
se stessa. La ricerca tedesca testimonia la conversione del sistema delle
costruzioni a seguito di normative che limitano in termini quantitativi le
costruzioni ex-novo (riflesso di una precisa politica in materia di tutela del
suolo promossa nel 1998 dallallora ministro per lAmbiente Angela Merkel). Gli edifici esistenti vengono letti come materiale trasformabile su cui
rinnovare lidea di citt. Nella Biennale di Architettura di Venezia del 2008
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nel padiglione italiano con lesposizione LItalia cerca casa (curata da Francesco Garofalo) diversi progettisti affrontano il problema normativo legato
alla trasformazione della citt, proponendo un uso pi consapevole della
risorsa suolo attraverso loccupazione di rovine di un passato recente per
produrre nuovi spazi e nuovi cicli di vita urbani.
Sul solco di questo filone di studi stata impostata e condotta la ricerca PRIN 2008 Trasformazione rigenerazione valorizzazione architettonica
urbana ambientale di tessuti abitativi marginali. Metodi strumenti progetti
applicati al settore occidentale di Milano (prof.ssa Ilaria Valente resp. U.O.
Politecnico di Milano; resp. naz. prof. Gianfranco Neri, Reggio Calabria).
Con la mostra Re-cycle. Strategie per larchitettura la citt il pianeta, curata da Pippo Ciorra con Reiner De Graaf, Sara Marini, Mos Ricci, JeanPhilippe Vassal, Paola Vigan che rappresenta una premessa a questa
proposta di ricerca, il tema del riciclo viene affrontato in modo trasversale e interdisciplinare: non letto semplicemente nella sua accezione pi
nota di riutilizzo di materiali scartati ma come strategia in senso vasto.
Lesposizione riporta realizzazioni esemplari di riciclaggio di architetture,
citt, paesaggi, insieme a opere di artisti, fotografi, media producer ed
evidenzia come in altri Paesi, pochi sono gli esempi italiani, il progetto
si sia fortemente convertito ad una ridefinizione dellesistente, trovando
nuove modalit fondate sullidea di stratificazione, sul paradigma ecologico, sulla ricerca tecnologica. In questo senso la mostra si pone come
una misurazione delle potenzialit di una procedura che pu rispondere
propositivamente al problema economico e ambientale che investe il nostro mondo della costruzione. I materiali esposti e le teorie raccolte sono
pubblicati in Ciorra P., Marini S. (eds), 2012.
La citt e il suo metabolismo
Parlare della citt come di qualcosa che pu essere riciclato porta a considerarne ritmi, cicli di vita, metamorfosi. in questo senso che va interpretato il titolo del famoso libro di Jane Jacobs The Death and Life of the
Great American City. La citt non segue un percorso biologico immodificabile, ma ha la capacit di rigenerarsi al suo interno, di superare un ciclo di
vita e di declino reinterpretando se stessa. Il concetto di ciclo di vita ha una
lunga storia nelle scienze sociali ed economiche: parla di mutamento opposto a staticit; di sequenze e avvicendamenti; di flussi, dinamiche e processi. nella lunga tradizione americana di studi sullecologia della citt
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NETWORK
>
UNIT
CASI STUDIO
PARTNER
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>
UNIT DI RICERCA
03 // POLIMI
04 // POLITO
01 // UNIVERSIT IUAV
DI VENEZIA
02 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI TRENTO
05 // UNIGE
03 // POLITECNICO DI MILANO
04 // POLITECNICO DI TORINO
05 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI GENOVA
06 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI ROMA LA SAPIENZA
07 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI NAPOLI FEDERICO II
08 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI PALERMO
09 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
MEDITERRANEA DI REGGIO
CALABRIA
10 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
G. DANNUNZIO CHIETI
PESCARA
11 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI CAMERINO
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02 // UNITN
01 // IUAV
11 // UNICAM
10 // UNICH
07 // POLIBA
06 // UNIROMA1
05 // UNIBAS
07 // UNINA
09 // UNIRC
08 // UNIPA
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>
UNIT // 01
UNIVERSIT
IUAV
[COORDINAMENTO]
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>
UNIT // 02
UNIVERSIT
DI TRENTO
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Smart re-cycle
Strategie di riciclo per le architetture e la citt distesa
Il riciclo un tema che nelle diverse scale viene affrontato da ricercatori e
tecnici di diversa formazione che sono accomunati da un unico e specifico
obiettivo che consegue uno sviluppo sostenibile in termini di manufatto, di
aggregato e del territorio.
La questione del riciclo inteso come rigenerazione urbana e territoriale
viene oggi considerata prevalentemente in chiave di recupero e sostenibilit ambientale, nonch di risparmio energetico (la cosiddetta rottamazione) che trascura i parametri di sostenibilit sociale e qualit della vita.
Nelle aree metropolitane, ove in Italia vive il 70% della popolazione, la rigenerazione sostenibile lelemento nodale per affrontare il decadimento
dello stato delle citt e delledificazione con ladeguamento degli standard
di sicurezza ed energetici, il recupero degli spazi pubblici e del verde, linnovazione delle reti tecnologiche e delle infrastrutture.
Si avvia cos un processo di risparmio di risorse e di politica di rottamazione delle citt che in Italia, secondo valutazioni della stampa non certo
espresse in termini rigorosamente scientifici, porta ad un risparmio della
produzione di 8 centrali nucleari di media entit.
Gli spazi urbani dismessi, inutilizzabili, obsoleti ed irrecuperabili, vuoti o
marginali, le aree periferiche rappresentano una risorsa progettuale per
rivitalizzare pezzi di citt e non impiegare improvvidamente ancora parti
di nuovo territorio. Cos il riciclo abbraccia un processo articolato che
va dalle rigenerazioni urbane e territoriali dei vuoti come degli elementi e
delle strutture fisiche, al riciclaggio di materiali fisicamente desunti dalle
architetture e non.
La presenza di molti edifici e le strutture urbane abbandonate o in dismissione caratterizza lo sviluppo della citt contemporanea come una forma
di urbanizzazione non occasionale piuttosto che strutturale: si tratta, da
un lato, di una dinamica fisiologica della citt contemporanea, dovuta ad
una migrazione interna verso altri siti.
Dallaltro lato dipende da un surplus di costruzione dovuto alla contrazione della domanda di edifici residenziali e commerciali, che sembra corrispondere ad uno stato generale di mancato sviluppo piuttosto che ad un
reale regresso della popolazione.
La situazione diventata ancora pi ampiamente percepita come unim-
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>
UNIT // 03
POLITECNICO
DI MILANO
Anna Moro
Anita Raimondi
Andrea Oldani
dottorandi
Michela Bassanelli
Felipe Barrera Castellani
Sara Impera
Carlotta Lamera
Sandra Maglio
Mauro Marinelli
Cristiana Mattioli
Elsayed Doaa Salaheldin Ismail
Elena Scattolini
Giulia Setti
Alisia Tognon
collaboratori
Francesco Curci
Maddalena Falletti
Giovanni Hnninen
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Ri-cicli produttivi
Il progetto di suoli, tessuti e manufatti tra incerti destini e risorse operabili
L'Unit di ricerca del Politecnico di Milano intende approfondire la definizione di strumenti progettuali e politiche di governo del territorio applicabili ai nuovi cicli di vita di tessuti, manufatti, suoli, caratterizzati da usi
produttivi e presenti nel contesto nazionale e lombardo.
La declinazione del tema verte sulla possibilit di determinare, attraverso operazioni di sottrazione, innesto, recupero, un nuovo ciclo di vita che
assuma e modifichi la stratificazione di spazi, manufatti, usi, coinvolti nei
diacronici processi di obsolescenza dei tessuti produttivi.
Si vogliono, dunque, delineare nuove geografie dei luoghi della produzione
ora riconoscibili per la povert di contenuti tecnologici e articolazione spaziale, verificando la possibilit di promuovere fasi di sviluppo degli ambienti
densamente abitati, progettualmente rinnovate, durevoli e sostenibili.
La ricerca concerne la problematica posta dal patrimonio di tessuti urbani, reti e manufatti infrastrutturali, edifici e suoli che si presentano come
residui di differenti tipologie produttive e che sono investiti da processi di
abbandono, obsolescenza, sottoutilizzo. Questi corrispondono a un significativo livello di crisi nel modello di sviluppo dei territori pi popolati e
attivi del Paese che coincide con un cambiamento di fase nei processi di
urbanizzazione. Tale dinamica investe ambiti e strutture spaziali commiste e frammentarie anche di recente realizzazione.
Questi territori fragili continuano ad essere oggetto di operazioni di nuova
urbanizzazione e consumo di suolo, cui si sovrappongono manufatti infrastrutturali esito sia di una politica di nuova e ordinaria infrastrutturazione
(nastri autostradali, rotatorie, passanti, tangenziali, bretelle, ecc.) o anche
rispondenti a una pi incisiva politica di potenziamento delle reti (di teleriscaldamento, idrauliche) che spesso manifestano conflitti con le trame e
gli assetti preesistenti. Tra le criticit emerse da questi processi spiccano
quelle con una dimensione marcatamente ecologica (come, ad esempio,
gli effetti indotti sul ciclo urbano delle acque).
Una particolare riflessione , dunque, da dedicarsi alle attuali configurazioni del suolo, che si presenta come supporto innervato e spesso indebolito dai recenti processi di urbanizzazione. I suoli liberi frantumati dalle
urbanizzazioni presentano un destino incerto, difficilmente possono essere recuperati all'agricoltura o individuati come parchi, n possono essere
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UNIT // 04
POLITECNICO
DI TORINO
dottorandi
Danilo Marcuzzo
collaboratori
Paolo Antonelli
Marco Barbieri
Francesca Camorali
Carlo Deregibus
Mattia Giusiano
assegnisti
Andrea Delpiano
Roberto Dini
borsisti
Davide Rolfo
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120
ginare un atlante per il riciclo di strutture geografico-ambientali nel senso metaforicamente desunto dalla procedura proposta da McDonough. Le
grandi continuit ambientali piemontesi appaiono oggi come capitali fissi
che si rendono disponibili attraverso un impegno di risorse relativamente
basso e supportato da esternalit positive legate al miglioramento delle
condizioni ambientali. Inoltre, tali materiali mostrano una pervasivit ed
un intreccio talmente forte con il palinsesto da implicare necessariamente
dimensioni di equilibrio in cui non viene generata ulteriore marginalit.
In questo senso possibile pensare ad essi come presupposti necessari
ad operazioni pi ampie di rimessa in gioco degli assetti insediativi. Per
dare corpo a questa ipotesi si proporranno alcuni casi di studio utili ad
intercettare nuove progettualit darea vasta che sappiano dialogare con
tracciati ferroviari dismessi, tessuti agricoli, sistemi di spazi aperti. Tali
assetti dovranno porsi come luogo alternativo per la definizione di una
diversa idea di sviluppo, capace di intrecciare opportunit economiche e
pratiche sociali in modo multiplo e plurale.
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>
UNIT // 05
UNIVERSIT
DEGLI STUDI
DI GENOVA
dottorandi
Jacopo Avenoso
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RE-CITYING
Il riciclo come infrastruttura per la riattivazione della citt
Riciclare significa rimettere in circolazione, ridare allo scarto nuovo valore
e nuovo senso. In una prospettiva di decrescita quale quella indotta dalla
crisi globale cambia radicalmente il punto di vista di chi si occupa di architettura e di citt. La strategia del riciclo lo sfondo concettuale di una nuova cultura urbana contemporanea: il passaggio da un sistema di misure (il
territorio) a un sistema di valori (il paesaggio).
Con il termine ri-attivazione si intende il processo di ri-significazione degli spazi collettivi: RE-CYTING identifica unimpresa collettiva, non sporadica, che dimostra la possibilit e la convenienza di uno sviluppo urbano fondato su nuove coesioni sociali, nuove energie (materiali e umane) e nuove
economie per la citt.
LUnit di Genova si occuper del riciclo degli spazi dismessi o sottoutilizzati delle infrastrutture ferroviarie, immaginati come spazi pubblici latenti, motori di relazionalit anche nelle loro prossimit, sistemici, diffusi
e permeanti. Si tratta di immaginare un modello di sviluppo che restituisca valore agli spazi aperti, sempre considerati come un onere piuttosto
che come una risorsa, per i quali impostare scenari, tattiche e politiche
di conversione, rinnovandoli come catalizzatori urbani. Il sistema delle
aree prese in esame si sviluppa secondo una direttrice che fa da scheletro
allimpianto urbano, proponendo a sua volta una struttura per la ricerca:
la Genoa BELT (Basic Ecologic Light Transformation/Transportation). La
ricerca si concentrer sulle azioni di rafforzamento dei processi di riattivazione, non solo delle attuali piattaforme logistiche in dismissione, dei
distretti di trasformazione urbana, delle aree dismesse o sottoutilizzate
delle ferrovie, ma anche dei contesti sub-urbani o periferici.
Sulla scia della ricerca avviata nel 2008 con il progetto QVQC (Quali Velocit, Quale Citt) per indagare le politiche della mobilit e del trasporto integrato in relazione alle trasformazioni urbane e agli impatti indotti lungo le
direttrici ferroviarie, saranno approfonditi i temi legati alla riqualificazione
e alla riorganizzazione dei nodi urbani attraversati dalle infrastrutture. La
ricerca si propone una fase di sperimentazione e verifica pre-progettuale
su casi studio selezionati con il supporto di enti territoriali per la promozione di attivit di eco-innovazione, riconfigurando i nodi di trasporto in prossimit di aree dismesse, ispirandosi a criteri di sostenibilit ambientale.
124
Il primo obiettivo lelaborazione del Recycle Footprint: una sorta di mapping parametrico, non solo un mosaico zenitale, ma un calco della citt,
un sistema di informazioni capace di mettere in evidenza valori a vari livelli (parametri legati al consumo, allambiente, alla dimensione conviviale
e collettiva). Con il supporto del Centro di ricerca Cesisp la ricerca mira
a inquadrare il ciclo di vita (LCA) delle aree oggetto di studio, attraverso
possibili scenari di previsione e valutazione exante, studiando un modello adeguato alla citt, basato sullesistente, con regole adattive. Obiettivo
generale della ricerca quello di proporre non tanto un tipo formale diverso ma delle performance, delle prestazioni, lavorando sui processi di
trasformazione attraverso strategie e visioni declinate secondo paradigmi
differenti (rigenerazione urbana, vivibilit, convivialit, responsabilit).
La struttura del gruppo di ricerca genovese collegata per integrazione
competenze e scambi di esperienze con le sedi di Matera (Recycle Agriculture: il caso materano, in cui le strutture agro-paesistiche esistenti dei
borghi della riforma agraria costituiscono ancora un riferimento importante, studier le trame agricole suburbane al fine di sperimentare nuovi concetti di bonifica), Barcelona (Recycle Open Spaces: questo cluster esplora
levoluzione e gli scenari futuri della citt a partire dal riuso e dalla reinterpretazione dei propri spazi pubblici, intesi come spazi relazionali contemporanei, una Multistring City, con una forte configurazione multi-assiale, la
cui forza si basa sulla densit e simultanea coincidenza tra corde direzionate con carattere e identit proprie e, comunque, in grado di essere attivate o semplicemente utilizzate a vari livelli di variazione, trasversalit e intersezione) e Hannover (Recycle Browneld: il contributo fornito dal cluster
tedesco riunisce diverse esperienze che vanno dallo sviluppo e la crescita
urbana equilibrata, alla tutela e la riconversione dei paesaggi, in relazione
alle forze sociali ed economiche; temi che contribuiscono in diversa misura alla mappatura del Footprint del riciclo, un approccio concettuale che
verr applicato allarea industriale della Continental di Hannover per poi
essere confrontati con altri contesti di riferimento).
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>
UNIT // 06
UNIVERSIT
DEGLI STUDI
DI ROMA
LA SAPIENZA
127
Metabolismo urbano
Nel nostro Paese il bisogno di controllo del paesaggio appare unaspirazione sociale diffusa ma imprecisa e vaga nei suoi contorni; la contraddizione tra la nostalgia verso un passato indefinito nella sua collocazione
temporale ma felice nella sua condizione di equilibrio e la convinzione che
la societ contemporanea sia fatalmente depositaria di un sistema di disvalori che non possono che corrompere e degradare il paesaggio, implode sempre pi in una condizione di impotenza che consegna il paesaggio
stesso o alla sfera delle cose che vanno in qualche modo musealizzate
o allambito di ci che ormai definitivamente compromesso e sul quale
non pi possibile agire.
Tra queste due posizioni estreme si estende uno spazio intermedio di ricerca e di proposta nel quale lUnit di Ricerca della Sapienza intende collocare la sua ipotesi di lavoro che si riassume nellidea di saggiare la possibilit di attuare processi di qualificazione del paesaggio di tessuti urbani
e insediativi di formazione recente e spesso abusiva, caratterizzati dalla
presenza di attivit che per loro intrinseca natura introducono elementi di
forte deterioramento fino a costruire veri e propri paesaggi-scoria.
I paesaggi e le figure dello scarto i drosscapes di Alan Berger intesi
come spazi interstiziali costituiti da zone di stoccaggio delle merci, grandi aree di parcheggio, discariche, cave ormai esaurite, depositi di veicoli
fuori uso, rivendite a cielo aperto di materiali edili infestano infatti i paesaggi metropolitani. Pur necessarie alla vita della citt e alla sua economia, queste attivit costituiscono un fattore di degrado, determinano un
importante detrattore della percezione dei paesaggi e provocano guasti
alla salute dellambiente. Per loro natura, essi sono distribuiti in modo
frammentario e sono sorti al di fuori di ogni strategia urbana obbedendo a
ragioni di razionalit minima, senza un piano che ne definisca ubicazione,
consistenza e dimensione, che ne massimizzi lefficienza e ne minimizzi
limpatto ambientale e paesaggistico.
In questi processi di qualificazione, le tematiche del re-cycle vengono assunte dallUdR come linee strategiche di intervento in considerazione del
fatto che le condizioni generali della societ impongono ormai di operare
per reimpiegare i materiali di scarto, per ri-costruire pi che per costruire,
per ri-naturalizzare piuttosto che per urbanizzare, per definire, insomma,
una concreta risposta della cultura visiva e progettuale al tema pressante
128
della sostenibilit. La tematica dellAs found (un termine coniato da Alison e Peter Smithson a met degli anni Cinquanta) fa da cornice e da sfondo a questo progetto. As found la capacit di guardare diversamente
e dare nuovo significato a ci che ordinario, che attiene alla vita cosi
com; la capacit di progettare raccogliendo tracce e indizi, recuperando segni e significati che appartengono al quotidiano e al sentire comune:
insomma la base teorica di un atteggiamento dialettico tra strumenti
disciplinari e realt che ben si adegua alla dimensione progettuale del
paesaggio e alla tematica del recycle.
Il campo dapplicazione della ricerca interessa una particolare sezione
della citt di Roma: la Coda della Cometa, la conurbazione lineare che si
sviluppa lungo il corso inferiore del Tevere tra il Grande Raccordo Anulare
e il mare attestandosi su Ostia, laeroporto Leonardo da Vinci e Fiumicino. Questo territorio possiede peculiarit particolari e quindi specifiche
potenzialit che meritano grande attenzione. La figura della Cometa richiama unimmagine che era stata proposta alla met degli anni Trenta
da Gustavo Giovannoni e ha poi fornito larmatura del Piano del 1942 (mai
approvato a causa della guerra) elaborato da Marcello Piacentini come Variante al Piano del 1931 dopo la decisione di realizzare lE42 nel quadrante
meridionale della citt: un disegno che stato in misura solo parziale recepito dal PRG del 1962, ma che negli anni successivi si realizzato di fatto
anche con processi spontanei, in maniera indipendente dalla redazione di
Piani urbanistici.
Per le caratteristiche del suo tumultuoso sviluppo, questo territorio ha
prodotto una quantit rilevante di paesaggi-scoria: veri e propri sottoprodotti dello sprawl e di unurbanizzazione troppo rapida, luoghi di concentrazione degli scarti di produzione o di produzione di scarti, aree sospese
in una condizione di abbandono. LUdR si propone di effettuare una capillare ricognizione, documentazione e censimento di questo genere di siti
e di sviluppare riflessioni teoriche e operative per redigere le linee guida
per la redazione di masterplan, di action plan e di progetti pilota volti a
concentrare queste attivit in aree idonee, appositamente attrezzate e di
riconvertire le aree liberate nelle destinazioni pi convenienti, per restituire qualit e valore ai territori e ai paesaggi coinvolti, potenziarne lidentit
e promuoverne lo sviluppo.
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>
UNIT // 07
UNIVERSIT
DEGLI STUDI
DI NAPOLI
FEDERICO II
Ottavia Gambardella
Adriana Impagliazzo
Sabrina Sposito
Anna Terracciano
collaboratori
Francesca Borrelli
Daniele Cannatella
Salvatore Carbone
Susanna Castiello
Paola Galante
Unit Aggregata POLIBA
Nicola Martinelli [PAC]
Spartaco Paris [PAC]
Alessandro Reina [RC]
collaboratori POLIBA
Vincenzo Bagnato, Federica Greco,
Maristella Loi, Giovanna Mangialardi,
Francesco Marocco, Michele Mundo,
Graziarosa Scaletta
131
132
con gli avanzamenti disciplinari delle scienze della terra, dellecologia del
paesaggio, dellurban ecology e del real estate development. Una dimensione, quella dei brownfields, che richiede strategie di riciclo multiscalari
dalla scala delle relazioni urbane territoriali, che questi frammenti potenzialmente sollecitano, a quella della scelta dellintervento di bonifica
e modelli di verifica tecnico-amministrativa adeguati a contesti temporali
e normativi ben definiti.
Le ricadute ecologiche, ma anche urbane, di questo approccio vanno potenzialmente oltre la rigenerazione dei siti compromessi, coinvolgendo
sia gli ecosistemi che i tessuti urbani. Allo scadimento delle prestazioni
urbane ed ecologiche, corrisponde infatti la costruzione di un paesaggio
di scarto, fortemente limitato nei suoi processi di integrazione con la citt
consolidata. Uno spazio di rifiuto che evolve con dinamiche proprie, socialmente pericolose e fortemente limitanti delle possibilit di crescita e
sviluppo economico. In questo senso il riciclo dei drosscape interagisce
strettamente con il mosaico degli spazi rurali urbani e periurbani e pi
in generale con le componenti strutturali del paesaggio urbano: le reti
delle acque superficiali e profonde, le infrastrutture, i sistemi insediativi
da riqualificare.
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>
UNIT // 08
UNIVERSIT
DEGLI STUDI
DI PALERMO
Salvatore Di Dio
Daniela di Raffaele
Antonio Giovanni Minutella
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Re-loaded city
Strategie del riciclo per riattivare la citt
LUdR di Palermo declina il tema-guida del RICICLO applicandolo alla
rigenerazione degli insediamenti urbani e territoriali attraverso una immissione in nuovi cicli di vita dei complessi urbani, dei tessuti insediativi
e delle reti infrastrutturali in dismissione, in mutamento o in riduzione
funzionale. La citt in contrazione produce lacerti urbani, trucioli funzionali e rottami di sviluppo che attraverso un processo/progetto di riciclo possono tornare ad essere infrastrutture di nuovi cicli di vita capaci di
generare paesaggi urbani e peri-urbani fondati sullabbandono, la dismissione, il declassamento o la modificazione duso di tessuti insediativi. La
ricerca riguarder sia i materiali abitativi che quelli produttivi, logistici e
militari, lavorando sia sugli assets materiali sia su quelli legati alle risorse
della memoria e dellidentit contenuti nelle aree da riciclare e in grado di
produrre nuovo software urbano a partire dalla ricombinazione di righe di
codice (funzioni, risorse, tessuti e architetture) ancora efficienti. La RELOADED CITY una citt sostenibile, creativa e responsabile capace di
ripensare modelli di comunit urbana per reinventare le forme dellinsediamento a partire dalla ri-attivazione dei capitali urbani identitari o in
dismissione e mutamento, per ridisegnare il modo con cui ci muoviamo,
per ritessere rapporti creativi con lambiente e il paesaggio e per alimentare la produzione di culture insediative urbane capaci di attivare nuovi
metabolismi urbani, ma anche di reagire agli scenari di declino. La ricerca
agisce entro un Capitalismo 3.0 che produca riusi, ricicli ed evoluzioni
creative ed in una guida permanente dei processi insediativi attraverso
una forte integrazione con la sostenibilit ecologica, con la pianificazione
territoriale, con la gestione delluso dei suoli, con limpatto energetico,
con la progettazione di morfologie e con la produzione di valore. Letica
della responsabilit del progetto ci impone che vengano attivate azioni
recycle oriented per il recupero creativo delle risorse aggredite o degradate dalle attivit umane, attraverso la riattivazione dei loro potenziali
latenti o esclusi da uno sviluppo dopato dalle politiche debit driven.
LUdR lavorer nella prevalente dimensione degli insediamenti urbani e
territoriali caratterizzati dalla eccedenza e sovrapproduzione (complessi urbani in mutamento, tessuti insediativi in dismissione e reti infrastrutturali in trasformazione), che verranno affrontati attraverso azioni
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138
>
UNIT // 09
UNIVERSIT
DEGLI STUDI
MEDITERRANEA
DI REGGIO
CALABRIA
consulente
Franco Zagari
dottorandi
Antonia Di Lauro
Emanuela Genovese
Venera Leto
Elisabetta Nucera
Nicola Sapone
Giuseppe Giovanni Zumbo
personale altro ente (CNR)
Giuliana Quattrone (RC)
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Riciclare paesaggi dello scarto: progetti sperimentali per la citt metropolitana di Reggio Calabria
La pratica del riciclaggio uno dei pi grandi generatori dinnovazione
creativa. LUnit di Ricerca di Reggio Calabria interpreta RE_CYCLE come
dispositivo progettuale multiscalare applicato alla risignificazione dei paesaggi dello scarto in contesti semi urbani/semi rurali. Intendendo per
scarto quei paesaggi considerati inutili in quanto colpiti da perdita di ruolo
e di significato a seguito di incessanti fenomeni di evoluzione dellhabitat.
Allinterno del gruppo nazionale il compito della UdR proporre strategie
progettuali, in conformit con gli obiettivi di Horizon 2020, secondo un approccio integrato multidisciplinare che consentir di aggregare risorse e
conoscenze provenienti da diversi settori, tecnologie e discipline che spaziano dalla progettazione sostenibile della citt al paesaggio e allarchitettura, dal ladscape urbanism, allenergy city, ai processi economici di
governance territoriale partecipata. Obiettivo della ricerca sperimentare
strategie di riciclo nella chiave interpretativa e operativa del paesaggio,
inteso in una accezione contemporanea, cos come proposto della Convenzione Europea del Paesaggio, espressione della comunit che lo vive
e lo modifica. Il progetto di paesaggio si concretizza in proposte operative
multifunzionali che associano i grandi temi ambientali della riduzione del
consumo di suolo e di risorse primarie mantenendo sempre viva la sperimentazione figurativa, estetica, spaziale.
Il campo di ricerca applicata della UdR riguarder i paesaggi dellabbandono che si determinano ai lati, sotto, tra gli interstizi di sistemi autostradali, linee ferroviarie, in adiacenza di banchine portuali, in prossimit di
cave dismesse, discariche; ma anche vuoti e spazi aperti accanto a sistemi
fluviali e arenili, coltivazioni e sistemi di bonifica, contenimento dei terreni
abbandonati o compromessi dallespansione urbana: luoghi sensibili che
disegnano nuovi scenari mediterranei e metropolitani, configurano reti
di unit di paesaggio, di flussi energetici, di scambi produttivi, di usi e
comportamenti degli users di tipo condiviso. La ricerca, attraverso la
costruzione di un atlante di esperienze progettuali, fondato su nuovi paradigmi di scenario, costruir secondo un approccio operativo trans-scalare (urbano, edificio, dettaglio) declinazioni utili alla risignificazione dei
paesaggi urbani ed extraurbani dello scarto e del rifiuto. Si operer una
forte delimitazione dei casi in un contesto nazionale e internazionale che
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142
>
UNIT // 10
UNIVERSIT
DEGLI STUDI
G. DANNUNZIO
CHIETI-PESCARA
Mario Morrica
Stefano Picciani
Patrizia Toscano
collaboratori
Emilia Corradi
Michele Manigrasso
Francesca Pignatelli
assegnisti
Raffaella Massacesi
dottorandi
Vincenza De Vincenziis
Stefania Gruosso
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>
UNIT // 11
UNIVERSIT
DEGLI STUDI
DI CAMERINO
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148
riciclare. Il quarto materiale in questione quello al quale per convenzione affidiamo il compito di tenere insieme il paesaggio (landscape) e le
preesistenze architettoniche storicamente accreditate.
Proprio i meccanismi non sincronizzati e molto influenzati da processi
esogeni che portano alla crescita di questi quattro elementi primari
dalla cui giustapposizione nasce quella che ancora chiamiamo citt
portano a una inevitabile sovrapproduzione di spazi destinati a un rapido
consumo, allabbandono, alluso improprio, alla sottoutilizzazione, alla
necessit urgente di un loro riciclo, o meglio up-cycling. Nascono cos i
caratteri di quella che generalmente identifichiamo come citt contemporanea, caratterizzata appunto da luoghi incerti, programmi fugaci, spazi
generici e presenza sovrabbondante di residui e scarti. Il che conduce a
due considerazioni finali. La prima ha a che fare con lulteriore chiarimento dellobiettivo di questo programma, vale a dire la ricerca di strumenti di
lettura e intervento innovativi per la death and (new) life di questi territori.
La seconda coincide invece con limpossibilit di applicare le distinzioni tradizionali di scala sia ai problemi che intendiamo affrontare che agli
strumenti di intervento che cerchiamo di elaborare.
149
>
CASI STUDIO
parco del po
04>
parco gesso-stura
01 // UNIVERSIT IUAV
DI VENEZIA
02 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI TRENTO
03 // POLITECNICO DI MILANO
genova
04 // POLITECNICO DI TORINO
05 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI GENOVA
06 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI ROMA LA SAPIENZA
07 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI NAPOLI FEDERICO II
08 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI PALERMO
09 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
MEDITERRANEA DI REGGIO
CALABRIA
10 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
G. DANNUNZIO CHIETI
PESCARA
11 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI CAMERINO
150
05>
07>
06>
05> matera
somma / vesuvio
distretto estrattivo
apricena - lesina
poggio imperiale
07>
piattaforma
nord-occidentale
siciliana
09>
08>
151
citt metropolitana
di reggio calabria
>
PARTNER
NAZIONALI
01 // UNIVERSIT IUAV
DI VENEZIA
02 > CNAPPC
05 > gruppo FS
04 // POLITECNICO DI TORINO
05 > associazione
nazionale comuni italiani
05 > SIU
05 > CE.SI.S.P.
06 > ANCE
09 > CNR
09 > IIA
10 > AITEC
11 > agenzia del demanio
152
02 > EURAC
01 > VESTA
08 > RECS
11 > IBC emilia romagna
01 / 03> AUDIS
03 > provincia
di modena, comune
di sassuolo
03 > terni energia
10 > parco naturale
regionale sirente-velino
10 > comuni di: goriano
sicoli, gagliano aterno,
cocullo, popoli
08 > CERISDI
08 > confindustria/pa
08 > ANCE/pa
03 > CNR Itae, messina
153
>
PARTNER
INTERNAZIONALI
01 // UNIVERSIT IUAV
DI VENEZIA
03 > TU berlin
03 > mastricht university
03 // POLITECNICO DI MILANO
04 // POLITECNICO DI TORINO
09 > AMB
07 > UPC
05 > UAB
01 > ETSAB
03 > ETSAV
154
06 > ESA
10 > EIDD
01 > TU / delft
03 > HTWK leipzig
01 > katholieke universiteit / leuven
11 > technische universitaat dortmund
07 > saxion universities of applies sciences
05 > leibniz universitt
02 > universitt innsbruck
03 > ENSAM
08 > university of malta
02 > TU
155
156
ATTIVIT
>
LABORATORIO
RE-CYCLE
PRODOTTI
CALENDARIO
157
158
>
LABORATORIO
RE-CYCLE
159
>
LABORATORIO
RE-CYCLE
03 // POLIMI
04 // POLITO
01 // UNIVERSIT IUAV
DI VENEZIA
02 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI TRENTO
05 // UNIGE
03 // POLITECNICO DI MILANO
04 // POLITECNICO DI TORINO
05 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI GENOVA
06 // UNIVERSIT DEGLI STUDI
DI ROMA LA SAPIENZA
160
02 // UNITN
01 // IUAV
Sara Marini [responsabile]
marini@iuav.it
Stefano Munarin [responsabile]
munarin@iuav.it
11 // UNICAM
10 // UNICH
06 // UNIROMA1
07 // UNINA
08 // UNIPA
09 // UNIRC
Consuelo Nava [responsabile]
cnava@unirc.it
161
162
>
PRODOTTI
PUBBLICAZIONI
E MOSTRE
163
Tre volumi
RE-CYCLE ITALY. Atlante di strategie
RE-CYCLE ITALY. Proposta di legge regionale per lEmilia Romagna
RE-CYCLE, SUB-CYCLE, IPER-CYCLE. Teorie da un concetto nomade
Mostra finale
RE-CYCLE ITALY / Museo MAXXI di Roma
Tutte le U.O. si attivano a redarre testi, a produrre elaborazioni utili alla
concretizzazione del testo Re-cycle Italy. Atlante di strategie, in cui confluiscono tutti i materiali prodotti nella verifica delle procedure del riciclaggio
applicate a citt e territori. Il testo restituisce il lavoro intrapreso nel primo
anno su scala nazionale, riporta laggiornamento dello stato dellarte costruito con gli enti internazionali coinvolti nel progetto, i lineamenti di riciclaggio declinati sui cinque programmi e le rispettive ricadute sul piano
analitico e su quello progettuale nelle singole applicazioni. Parte di questo
materiale viene selezionato e integrato con il racconto multimediale delle
diverse iniziative intraprese nei due anni precedenti e redatto per essere
allestito nella mostra Re-cycle Italy che si terr al Museo MAXXI al termine
dei tre anni del lavoro di ricerca. La redazione dei materiali per lAtlante e
per la mostra coordinata da un gruppo di ricercatori dellU.O. dello Iuav.
Un gruppo intersede si dedica, con il coordinamento di alcuni rappresentanti dellU.O. dello Iuav, alla restituzione e allulteriore approfondimento dellapparato teorico sviluppato nei due anni di lavoro o desumibile da
questi. Lobiettivo di tale gruppo la messa in valore dellinterdisciplinariet del progetto e dei possibili contributi di tutte le discipline coinvolte,
per esplorare le possibili declinazioni teoriche del concetto di riciclaggio
e per la verifica della trasdisciplinariet di un concetto che investe, con le
proprie procedure, campi distanti del sapere. Il gruppo restituisce i risultati dellindagine svolta nei tre anni da tutte le U.O. e quelli di questa fase
di approfondimento nel volume Re-cycle sub-cycle iper-cycle. Teorie da un
concetto nomade.
Un ulteriore gruppo intersede, sempre coordinato da una parte dellU.O.
dello Iuav, si dedica alla redazione della proposta di legge regionale in
collaborazione con lIBC dellEmilia-Romagna, alla sua elaborazione e
stesura a partire dai risultati della ricerca ottenuti nei due anni di lavoro. Il
gruppo si avvale di nuovo della collaborazione degli enti nazionali e internazionali coinvolti, questa volta incentrando il dialogo sul piano normativo.
164
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>
CALENDARIO
2013-2016
167
>2013
>2014
14-15 Febbraio
Seminario di apertura
ricerca
[VENEZIA]
Gennaio
Convegno di chiusura primo
anno di ricerca RE-CYCLE
MAPPING / Geografie del
Riciclo
[VENEZIA / TORINO]
Settembre/Ottobre
Seminario chiusura prima
tappa del Viaggio in Italia
+ Viaggio in treno PescaraSulmona
[ASCOLI / PESCARA]
Marzo/Aprile
Workshop internazionale
[PALERMO]
Luglio
Workshop internazionale
[GENOVA]
Settembre/Ottobre
Confronto internazionale
[NAPOLI]
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>2015
>2016
Febbraio
Forum LANDSCAPE OF RECYCLE / Paesaggi del Riciclo
presso IBC Bologna e Evento in
contemporanea in tutte le sedi
[BOLOGNA]
Febbraio
Mostra e convegno
finale al MAXXI
Seminario conclusivo
[ROMA]
Settembre/Ottobre
Seminario di sintesi
delle esperienze
di campo e dei rapporti
con i partner nazionali
[MILANO]
169
172
Il testo strutturato in tre parti: l'introduzione disegna gli assunti della ricerca, in Re-cycle Italy i coordinatori delle undici Unit
di Ricerca definiscono, in una sorta di giro d'Italia, gli accenti e le
accezioni di un progetto di revisione del ruolo del progetto. Nella
terza parte del volume sono precisati: la struttura della ricerca,
il network di ricercatori, partner nazionali e internazionali coinvolti, i casi studio e le attivit che verranno svolte in questi tre
anni di lavoro.
Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della citt e del paesaggio
Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della citt e del paesaggio il primo volume della collana Re-cycle Italy. La collana
restituisce intenzioni, risultati ed eventi dell'omonimo programma triennale di ricerca finanziato dal Ministero dellIstruzione,
dell'Universit e della Ricerca che vede coinvolti oltre un centinaio di studiosi dellarchitettura, dellurbanistica e del paesaggio,
in undici universit italiane. Obiettivo del progetto Re-cycle Italy
l'esplorazione e la definizione di nuovi cicli di vita per quegli spazi,
quegli elementi, quei brani della citt e del territorio che hanno
perso senso, uso o attenzione. La ricerca fondata sulla volont
di far cortocircuitare il dibattito scientifico e le richieste concrete
di nuove direzioni del costruire, di palesare i nessi tra le strategie
di ridefinizione dell'esistente e gli indirizzi della teoria, di guardare al progetto quale volano culturale dei territori.
Re-It
01
isbn 978-88-548-6267-8
Aracne
euro 24,00
01
Nuovi cicli di vita
per architetture e
infrastrutture della
citt e del paesaggio