FILOSOFIE E STANZE
di Francesco M. Cataluccio
Il pensiero debole e la sfida della complessit. La Verit da molto tempo non pi salda e
niente certo. Tra la fine degli anni Settanta e la prima met degli anni Ottanta del
Novecento furono pubblicati molti libri sulla crisi della razionalit occidentale. Il pi
rappresentativo, anche perch composto da pi voci, stato quello di Aldo Gargani, Carlo
Ginzburg, Giulio C. Lepschy, Francesco Orlando, Rella, Vittorio Strada, Remo Bodei,
Nicola Badaloni, Salvatore Veca, Carlo Augusto Viano, Crisi della ragione. Nuovi modelli
nel rapporto tra saperi e attivit umane (Torino, Einaudi 1979). Fu allora che venne
anche tematizzato il pensiero debole come esito inevitabile, e per alcuni auspicabile,
della crisi della Ragione: Il pensiero debole (a cura di Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti,
Milano, Feltrinelli 1983). La conseguenza anche se non scontata, di queste posizioni fu
prendere atto che il futuro ci mette di fronte a La sfida della complessit, come si intitol
il libro a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti (Milano, Feltrinelli 1985), con contributi
di Henri Atlan, Mauro Ceruti, Donata Fabbri Montesano,
Heinz von Foerster, Luciano Gallino, Ernst von Glasersfeld,
Brian Goodwin, Stefen J. Gould, Herman Haken, Douglas
Hofstadter, Ervin Laszlo, Jean-Louis Le Moigne, James
Lovelock, Edgar Morin, Alberto Munari, Gianfranco
Pasquino, Karl Pribram, Ilya Prigogine, Isabelle Stengers,
Francisco Varela. Questi autori proponevano una visione
interdisciplinare degli studi che si occupano di teoria del
caos, teoria dei sistemi, intelligenza artificiale, cibernetica,
meteorologia, ecologia, fenomeni termodinamici, lontani
dallo stato di equilibrio, per una nuova collaborazione tra
Scienza e Filosofia. Questi scritti ci sono parsi utili ad
affiancare il progetto di CLAUDIO LAZZARINI e CARL
PICKERING, dove lastre di vetro colorate definiscono le
pareti di una cellula abitativa minima che indaga le potenzialit tecniche, estetiche ed
etiche delle nuove tecnologie del fotovoltaico: ridurre allessenza gli elementi della
tradizione e battere nuove strade pi sostenibili.
La narrazione. Sempre pi si
acquisita la consapevolezza che la narrazione gioca un ruolo
centrale nella nostra vita, come spiega lo psicologo statunitense
Jerome Bruner, autore di La fabbrica delle storie (Bari, Laterza
2006). Noi siamo la narrazione di noi stessi: ci che ci fa
essere al mondo limpulso a creare storie, di noi e di altri, di
ci che abbiamo passato e di ci che vivremo. Lo spazio
progettato da FRANCESCO LIBRIZZI racconta di un vuoto che
sta al centro come in molti edifici tradizionali dellarea
mediterranea: uno spazio che prima e dopo gli altri spazi. La
sua architettura crea un bordo e genera un campo che delimita
lo spazio centrale aperto; la sua una narrazione degli
elementi storici, ridotti allessenziale, dellarchitettura degli
interni.
Lo studio delle immagini. Togliere invece che aggiungere sembra essere un atteggiamento
necessario per mettere in luce lessenziale: quei fantasmi che perdurano e assumono un
valore permanente di espressione dei sentimenti. Come ha chiarito lo storico dellarte
francese Georges Didi-Huberman, in Limmagine
insepolta. Aby Warburg, la memoria dei fantasmi e la
storia dellarte (Limage survivante, 2000; trad. it. Torino,
Bollati Boringhieri 2002), Aby Warburg (1866-1929), lo
storico dellarte tedesco riscoperto negli anni Settanta, ha
aperto il campo a una conoscenza critica delle immagini,
ci che anche Freud praticava nella sua psicologia del
profondo a proposito dei sogni, dei fantasmi, dei sintomi.
Nel progettare la sua stanza, ELISABETTA TERRAGNI si
rifatta a unimmagine, quasi archetipica, dipinta da Max
Ernst, Camera da letto del padrone, vale la pena passarvi
una notte (1920). Ernst part da una vecchia immagine di
un vecchio sussidiario e tolse quasi tutto, lasciando
soltanto le figure degli animali nella loro posizione
originale, creando un effetto di sovrapittura, strutturato come una scena teatrale.
I nuovi artigiani e i makers. Nei momenti di crisi si riscopre anche il senso di
atteggiamenti che sembravano superati, legati alla concretezza del fare. Il sociologo
statunitense Richard Sennett in L'uomo artigiano (The Craftman, 2008; trad. it. Milano,
Feltrinelli 2008), esalta e attualizza la figura dellartigiano, ovvero lhomo artifex, che
persegue per s e per la propria personale soddisfazione la ricerca dell'opera quasi
perfetta, del lavoro fatto con arte, intelligenza, sapienza
manuale e conoscenza. Ma larrivo di una nuova
generazione di tecnologie per la produzione, come le
stampanti 3D, rischia di spiazzare il contributo delluomo
alla manifattura. Avverte questo pericolo leconomista
Stefano Micelli in Futuro Artigiano (Venezia, Marsilio
2011): un futuro artigiano significa sottolineare che la
macchina al servizio delluomo e non viceversa. Pi
ottimista il saggista statunitense Chris Anderson, con
Makers: il ritorno dei produttori (Makers: The New
Industrial Revolution, 2012; trad. it. Milano, Rizzoli
2013). Egli sostiene che gli innovatori pi brillanti non
dovranno pi affidare la realizzazione delle loro idee ad
altri, ma potranno produrre e distribuire da soli,
sfruttando il web e le nuove tecnologie e capovolgendo il mondo della produzione
industriale. Anche DUILIO FORTE intende larchitettura anzitutto come una pratica
altamente artigiana e fantasiosa. La sua abitazione, cresciuta negli anni come un
termitaio di oggetti e soluzioni abitative originali e strambe, tutte costruite con le sue
mani, la sintesi della sua fantasia creativa.
Critica della rivoluzione digitale. Infine, la riflessione forse pi acuta della realt attuale,
immersa in uno sciame digitale, ci viene da un filosofo sud-coreano che da molti anni
risiede, insegna e scrive in Germania, Byung-Chul Han. Nel suo libro Sciame. Visioni del
digitale (Im Schwarm: Ansichten des Digitalen, 2013; trad. it. Roma, Nottetempo 2015)
mostra come la trasparenza e i dispositivi digitali abbiano profondamente cambiato gli
uomini e il loro modo di pensare. La sua critica mostra che cosa significhi abdicare al
significato e al senso per uninformazione reperibile ovunque, ma spesso inaffidabile. Un
campanello dallarme necessario per usare le nuove
tecnologie con consapevolezza dei vantaggi ma anche
dei rischi. Lo studio CARLO RATTI ASSOCIATI ha
progettato uno spazio che della tecnologia mostra
laspetto pi comodo: una piattaforma di soffici pin,
capaci di sollevarsi e di riconfigurare lo spazio in un
numero potenzialmente infinito di combinazioni. I suoi
singoli elementi (pixel divenuti materia) permettono di
manipolare, letteralmente, l'universo fisico e di
trasformarlo, di volta in volta, nel migliore dei mondi
tangibili.
LE STANZE
Francesco Librizzi D1
Collaboratori: Laura Bragalini, Anna Carcano, Nasli Celebi, Matteo Schiavone, Aleksandra
Tobiasz, Giuseppe Vedovati
Triennale di Milano
2 aprile 12 settembre 2016
viale Alemagna 6
10.30 20.30. Chiuso il luned
Biglietto: 15,00; 12,00 ridotto studenti/under 26/over 65/disabili; 12,00 ridotto
convenzioni, 10,00 ridotto gruppi