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STANZE.

Altre filosofie dellabitare

A cura di: Beppe Finessi


Progetto di allestimento: Gianni Filindeu
Progetto grafico: Leonardo Sonnoli

Larchitettura degli interni continua a essere il luogo


privilegiato di indagine, studio e riflessione sugli aspetti
pi propriamente legati alla vita quotidiana delle
persone: tutti noi abitiamo dentro alle case, e in questi
spazi la nostra vita si svolge per buona parte. L stiamo
insieme alla nostra famiglia, ci riposiamo e rigeneriamo,
accogliamo gli amici, sempre pi spesso ci lavoriamo.
Larchitettura degli interni ha questo compito realmente
speciale: definire gli spazi e gli ambienti che
ospiteranno le nostre vite, progettando il primo mondo
intorno a noi. Un ambito disciplinare che da sempre
un significativo territorio di pratica professionale, anche
per i progettisti pi giovani, che spesso vi trovano le prime occasioni di lavoro e i primi
momenti di espressione. Una parte importante del fare architettura, che muove grandi
competenze e significative economie, ma che ha avuto poche occasioni di
approfondimento storico e di riflessione critica.
Perch nel corso degli ultimi cinquantanni rare sono le state le occasioni per riflettere sul
piano progettuale su questambito cos significativo: nel 1957, a Villa Olmo, Como, nella
mostra Colori e forme nella casa doggi; nel 1965, a Palazzo Strozzi, Firenze, nella
mostra La casa abitata; nel 1972, al MoMA di New York, con la mostra Italy. The New
Domestic Landscape, e nel 1986, alla Triennale di Milano, con la mostra Il progetto
domestico.
Cos una mostra sull'architettura degli interni, palestra fondamentale per la messa a
punto del proprio linguaggio, con la quale si sono confrontati tutti i grandi architetti del
Novecento, attraverso progetti sperimentali dove anche gli elementi di arredo erano
espressamente immaginati per quei committenti privati e per quelle loro case, e solo
successivamente sviluppati come oggetti di produzione per i cataloghi delle aziende di
qualit: larchitettura degli interni, quindi, anche come Design before design.
Cos Stanze. Altre filosofie dellabitare, con 11 autori differenti per generazione,
linguaggio e approccio progettuale, invitati ognuno a immaginare una stanza come
spazio primario per labitare, di oggi e di domani.
Cos, dopo una sala introduttiva in forma di premessa storica che mostra cinquanta
esempi di progetti di architettura degli interni italiani dagli anni Venti a oggi, si sviluppano
gli 11 ambienti immaginati da altrettanti protagonisti di oggi della cultura italiana della
progettazione, tra grandi maestri e giovani autori, tra personaggi noti e altri che hanno
preferito in questi anni una minore esposizione mediatica, senza mai diminuire la qualit
del proprio lavoro.
Come ulteriore spunto di riflessione, gli 11 progetti realizzati sono stati oggetto di
altrettante letture critiche formulate dal filosofo Francesco M. Cataluccio, che ha
comparato le funzioni e i linguaggi delle stanze con le teorie pi significative espresse
dalla saggistica degli ultimi anni, provando a far dialogare gli undici architetti presenti
con i grandi pensatori del nostro tempo.

FILOSOFIE E STANZE
di Francesco M. Cataluccio

Sono passati ventanni dallultima Triennale di


Milano e, per la mostra Stanze. Altre filosofie
dellabitare, abbiamo scelto alcuni libri
significativi che potessero affiancare gli undici
progetti di interni in una carrellata che
coprisse, con qualche inevitabile sforamento
allindietro, larco di tempo 1985-2015. Libri
che hanno costituito momenti importanti di
riflessione e dibattito. Una scelta, ovviamente,
molto personale e quindi opinabile, che crea
per un dialogo suggestivo tra progetti e idee. A ognuna delle undici stanze corrisponde
un libro, o pi libri, uniti da un determinato tema, in un arco che parte dalla presa di
coscienza della crisi della razionalit per arrivare alla critica della modernit e degli effetti
della rivoluzione digitale.
Ragionare di stanze oggi significa partire da unidea antica per riflettere sulle nuove realt
dellabitare. C in ognuno di noi la sensazione e la nostalgia per una sorta di stanza
primaria. Ne ha parlato lo storico dellarchitettura e delle idee Joseph Rykwert, in On
Adam's House in Paradise, the Idea of the Primitive Hut in Architectural History (1972;
trad. it. La casa di Adamo in Paradiso, Milano, Adelphi 1972), cercando di ricostruire,
analizzando la Genesi, la prima stanza: la casa di Adamo nel Giardino dellEden.
Rykwert mostra che alcuni grandi maestri dellarchitettura moderna (come Le Corbusier,
Adolf Loos, Frank L. Wright) hanno fatto ricorso, in momenti decisivi della loro
evoluzione, proprio quando si trattava di introdurre radicali innovazioni, a una mitologia
delle origini del costruire, quasi inseguendo limmagine di una prima casa, giusta perch
prima, perduta ma sempre presente in noi come archetipo.
Parlare di stanze chiama in causa anche i sentimenti e le emozioni. Alle stanze sono
legati i nostri ricordi, che non sono del tutto descrivibili perch troppo personali. Il filosofo
francese Gaston Bachelard (ne La potique de lespace, 1957; trad. it. La poetica dello
spazio, Bari, Dedalo 2006) sosteneva che servirebbe a poco dare una pianta della
camera che fu la mia camera, descrivere la cameretta sul fondo della soffitta, dire che
dalla finestra si scorgeva la collina attraverso lincavo dei tetti. Non soltanto nei ricordi, le
stanze stanno dentro di noi, sono un insieme di abitudini organiche e possono anche
perdere la loro forma.

Il pensiero debole e la sfida della complessit. La Verit da molto tempo non pi salda e
niente certo. Tra la fine degli anni Settanta e la prima met degli anni Ottanta del
Novecento furono pubblicati molti libri sulla crisi della razionalit occidentale. Il pi
rappresentativo, anche perch composto da pi voci, stato quello di Aldo Gargani, Carlo
Ginzburg, Giulio C. Lepschy, Francesco Orlando, Rella, Vittorio Strada, Remo Bodei,
Nicola Badaloni, Salvatore Veca, Carlo Augusto Viano, Crisi della ragione. Nuovi modelli
nel rapporto tra saperi e attivit umane (Torino, Einaudi 1979). Fu allora che venne
anche tematizzato il pensiero debole come esito inevitabile, e per alcuni auspicabile,
della crisi della Ragione: Il pensiero debole (a cura di Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti,
Milano, Feltrinelli 1983). La conseguenza anche se non scontata, di queste posizioni fu
prendere atto che il futuro ci mette di fronte a La sfida della complessit, come si intitol
il libro a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti (Milano, Feltrinelli 1985), con contributi
di Henri Atlan, Mauro Ceruti, Donata Fabbri Montesano,
Heinz von Foerster, Luciano Gallino, Ernst von Glasersfeld,
Brian Goodwin, Stefen J. Gould, Herman Haken, Douglas
Hofstadter, Ervin Laszlo, Jean-Louis Le Moigne, James
Lovelock, Edgar Morin, Alberto Munari, Gianfranco
Pasquino, Karl Pribram, Ilya Prigogine, Isabelle Stengers,
Francisco Varela. Questi autori proponevano una visione
interdisciplinare degli studi che si occupano di teoria del
caos, teoria dei sistemi, intelligenza artificiale, cibernetica,
meteorologia, ecologia, fenomeni termodinamici, lontani
dallo stato di equilibrio, per una nuova collaborazione tra
Scienza e Filosofia. Questi scritti ci sono parsi utili ad
affiancare il progetto di CLAUDIO LAZZARINI e CARL
PICKERING, dove lastre di vetro colorate definiscono le
pareti di una cellula abitativa minima che indaga le potenzialit tecniche, estetiche ed
etiche delle nuove tecnologie del fotovoltaico: ridurre allessenza gli elementi della
tradizione e battere nuove strade pi sostenibili.

Lintelligenza artificiale. Ci fu poi un libro difficile, strutturato in modo assai insolito e


suggestivo, che godette un grande successo: Gdel, Escher, Bach: uneterna ghirlanda
brillante (Gdel, Escher, Bach: An Eternal Golden Braid, 1979; trad. it. Milano, Adelphi
1984) dello studioso americano di scienze cognitive e
informatica Douglas R. Hofstadter che, ragionando sulla
mente umana attraverso lintelligenza artificiale, mostra
come il futuro siano modelli ibridi, senza ideologia
preconcetta, cio modelli costruiti con gli apporti di
molte discipline, nella pi ampia e pura interazione fra
scienze e saperi diversi. A questo libro abbiamo
associato il progetto di stanza di MARTA LAUDANI e
MARCO ROMANELLI, che si presenta con una
apparecchiatura sparpagliata allinterno di uno spazio,
giocata su una sorta di assenza della presenza che
esalta il rapporto tra nascondere e mostrare.

Il significato e la necessit. Il romanzo che forse ha segnato pi significativamente gli anni


Ottanta quello che interseca perfettamente narrazione e riflessione filosofica:
Linsostenibile leggerezza dellessere (Nesnesiteln lehkost byt, 1984; trad. it. Milano,
Adelphi 1985) di Milan Kundera. Lesistenza e le scelte che ognuno compie nella breve o
lunga durata sono, secondo Kundera, del tutto irrilevanti: in ci risiede la loro leggerezza.
Lunica cosa che luomo deve poter dire dellesistenza, per poterla riempire di un
significato, che essa Necessit. Non a caso Linsostenibile
leggerezza dellessere si apre con una considerazione di
Nietzsche sulleterno ritorno, che rappresenta il desiderio di
imprimere la vita di Necessit. A esso legato il progetto di
FABIO NOVEMBRE: una stanza che una sorta di testa che
riporta necessariamente, e ironicamente, larchitettura alle
forme del corpo e la stanza alla testa, con la sua cavit
perfettamente abitabile.

Le pieghe delle monadi. Il libro di Gilles Deleuze, La piega.


Leibniz e il Barocco (Le Pli. Leibniz et le Baroque, 1988;
trad. it. Torino, Einaudi 1990), ha rivoluzionato, tra laltro,
il modo di leggere larchitettura e la cultura barocca: tutto
si piega, si dispiega, si ripiega rappresentando i lati pi
oscuri dellanima. Linfinito riprodursi delle pieghe, il loro
incessante stratificarsi, ancora oggi crea nuove armonie.
ANDREA ANASTASIO, dopo aver individuato gli elementi
di arredo essenziali allo svolgimento della vita quotidiana
(tavolo, letto, contenitore), li ha disposti nello spazio della
stanza in modo tale da poter tracciare due assi, quasi a
suggerire la piega di due stanze, e li ha fatti attraversare
da una tenda semi-trasparente che li taglia a met,
increspando la parete con un colpo daria.

Lopaco e la paura del colore. La storica dellarte statunitense Rosalind Krauss, in


Linconscio ottico (The Optical Unconscious, 1993; trad. it. Milano, Bruno Mondadori
2008), convinta che se larte nata dalle caverne, la sua origine non si situa in uno
spazio architettonico che invita la luce a differenziare il pilastro verticale dalla trave
orizzontale, ma in quello del labirinto, della cella: una stanza senza luce, indistinta, senza
alto n basso. Ha chiamato inconscio ottico il lato nascosto, opaco, che sta sotto,
larte che il modernismo ha ricercato con ostinazione
per poi disfarla e figurarla diversamente. Lartista e
critico darte britannico David Batchelor, in
Cromofobia. Storia della paura del colore
(Chromophobia, 2000; trad. it., Milano, Bruno
Mondadori 2001) sostiene che nel ventesimo secolo
sono aumentati progressivamente i tentativi di
eliminare il colore da arte, letteratura e architettura,
sia rendendolo caratteristico di alcuni corpi estranei
(lorientale, il femminile, linfantile, il volgare o il
patologico), sia relegandolo alla sfera del superficiale,
linessenziale, il cosmetico, il che in molti casi lo stesso. A questi due libri si lega la
stanza progettata da ALESSANDRO MENDINI: una sorta di prigione (la stanza come
costrizione) con pareti in laminato con decorazioni geometriche. Al centro di ogni
decorazione uno specchio o una fonte di luce.
Il mondo liquido. La metafora della liquidit, coniata dal sociologo
polacco-inglese Zygmunt Bauman, con Modernit liquida (Liquid
Modernity, 2000, trad. it. Bari, Laterza 2002), racconta lepoca
attuale: individualizzata, privatizzata, incerta, flessibile,
vulnerabile, nella quale a una libert senza precedenti fanno da
contraltare una gioia ambigua e un desiderio impossibile da
saziare. Il progetto di MANOLO DE GIORGI invece
positivamente liquido: diviso in una serie di corridoi, come delle
strisce in diagonale, che liberano la circolazione fra le varie
funzioni di unabitazione, sciogliendo le varie stanze in un unico
scorrere che quasi inibisce lo stare fermi in un luogo definito.

La narrazione. Sempre pi si
acquisita la consapevolezza che la narrazione gioca un ruolo
centrale nella nostra vita, come spiega lo psicologo statunitense
Jerome Bruner, autore di La fabbrica delle storie (Bari, Laterza
2006). Noi siamo la narrazione di noi stessi: ci che ci fa
essere al mondo limpulso a creare storie, di noi e di altri, di
ci che abbiamo passato e di ci che vivremo. Lo spazio
progettato da FRANCESCO LIBRIZZI racconta di un vuoto che
sta al centro come in molti edifici tradizionali dellarea
mediterranea: uno spazio che prima e dopo gli altri spazi. La
sua architettura crea un bordo e genera un campo che delimita
lo spazio centrale aperto; la sua una narrazione degli
elementi storici, ridotti allessenziale, dellarchitettura degli
interni.

Lo studio delle immagini. Togliere invece che aggiungere sembra essere un atteggiamento
necessario per mettere in luce lessenziale: quei fantasmi che perdurano e assumono un
valore permanente di espressione dei sentimenti. Come ha chiarito lo storico dellarte
francese Georges Didi-Huberman, in Limmagine
insepolta. Aby Warburg, la memoria dei fantasmi e la
storia dellarte (Limage survivante, 2000; trad. it. Torino,
Bollati Boringhieri 2002), Aby Warburg (1866-1929), lo
storico dellarte tedesco riscoperto negli anni Settanta, ha
aperto il campo a una conoscenza critica delle immagini,
ci che anche Freud praticava nella sua psicologia del
profondo a proposito dei sogni, dei fantasmi, dei sintomi.
Nel progettare la sua stanza, ELISABETTA TERRAGNI si
rifatta a unimmagine, quasi archetipica, dipinta da Max
Ernst, Camera da letto del padrone, vale la pena passarvi
una notte (1920). Ernst part da una vecchia immagine di
un vecchio sussidiario e tolse quasi tutto, lasciando
soltanto le figure degli animali nella loro posizione
originale, creando un effetto di sovrapittura, strutturato come una scena teatrale.
I nuovi artigiani e i makers. Nei momenti di crisi si riscopre anche il senso di
atteggiamenti che sembravano superati, legati alla concretezza del fare. Il sociologo
statunitense Richard Sennett in L'uomo artigiano (The Craftman, 2008; trad. it. Milano,
Feltrinelli 2008), esalta e attualizza la figura dellartigiano, ovvero lhomo artifex, che
persegue per s e per la propria personale soddisfazione la ricerca dell'opera quasi
perfetta, del lavoro fatto con arte, intelligenza, sapienza
manuale e conoscenza. Ma larrivo di una nuova
generazione di tecnologie per la produzione, come le
stampanti 3D, rischia di spiazzare il contributo delluomo
alla manifattura. Avverte questo pericolo leconomista
Stefano Micelli in Futuro Artigiano (Venezia, Marsilio
2011): un futuro artigiano significa sottolineare che la
macchina al servizio delluomo e non viceversa. Pi
ottimista il saggista statunitense Chris Anderson, con
Makers: il ritorno dei produttori (Makers: The New
Industrial Revolution, 2012; trad. it. Milano, Rizzoli
2013). Egli sostiene che gli innovatori pi brillanti non
dovranno pi affidare la realizzazione delle loro idee ad
altri, ma potranno produrre e distribuire da soli,
sfruttando il web e le nuove tecnologie e capovolgendo il mondo della produzione
industriale. Anche DUILIO FORTE intende larchitettura anzitutto come una pratica
altamente artigiana e fantasiosa. La sua abitazione, cresciuta negli anni come un
termitaio di oggetti e soluzioni abitative originali e strambe, tutte costruite con le sue
mani, la sintesi della sua fantasia creativa.

La discrezione come strategia di sopravvivenza. Nel progettare una sorta di moderno


Cabanon (il rifugio ultimo di Le Corbusier), UMBERTO RIVA ha fatto uno studio
sullExistenz Minimum in cui il rapporto tra la
persona e lo spazio interno laspetto pi
importante e delicato. Una stanza dal rigore
monacale nella quale la luce, i materiali e il
disegno degli arredi giocano il ruolo pi
importante. Il luogo ideale per praticare l'arte di
scomparire, teorizzata dal filosofo francese
Pierre Zaoui, L'arte di scomparire (La
discrtion: Ou l'art de disparatre, 2013; trad.it.
Milano, il Saggiatore 2015): la discrezione, la
nuova faccia della Modernit, arte della scomparsa, arte della sottrazione: non per
negare, ma per affermare se stessi e, allo stesso tempo, far scomparire ci che ci
definisce.

Critica della rivoluzione digitale. Infine, la riflessione forse pi acuta della realt attuale,
immersa in uno sciame digitale, ci viene da un filosofo sud-coreano che da molti anni
risiede, insegna e scrive in Germania, Byung-Chul Han. Nel suo libro Sciame. Visioni del
digitale (Im Schwarm: Ansichten des Digitalen, 2013; trad. it. Roma, Nottetempo 2015)
mostra come la trasparenza e i dispositivi digitali abbiano profondamente cambiato gli
uomini e il loro modo di pensare. La sua critica mostra che cosa significhi abdicare al
significato e al senso per uninformazione reperibile ovunque, ma spesso inaffidabile. Un
campanello dallarme necessario per usare le nuove
tecnologie con consapevolezza dei vantaggi ma anche
dei rischi. Lo studio CARLO RATTI ASSOCIATI ha
progettato uno spazio che della tecnologia mostra
laspetto pi comodo: una piattaforma di soffici pin,
capaci di sollevarsi e di riconfigurare lo spazio in un
numero potenzialmente infinito di combinazioni. I suoi
singoli elementi (pixel divenuti materia) permettono di
manipolare, letteralmente, l'universo fisico e di
trasformarlo, di volta in volta, nel migliore dei mondi
tangibili.

LE STANZE

Andrea Anastasio Risonanze


Collaboratori: Angelo Castucci

La progettazione della stanza nasce dalla riflessione


sullo spazio dell'abitare come luogo dove si esplica la
coesistenza quotidiana di molteplici potenzialit
relazionali dell'essere umano. In particolare, sulla
possibilit di affermare o di negare la dimensione
dell'ascolto di s, dell'altro e del mondo. Il progetto
intende dare forma a un insieme di polarit, che
sono state individuate nella riflessione sullo spazio
domestico. Interno-esterno; microcosmo-
macrocosmo; isolamento-relazione; chiuso-aperto; dialogo-indifferenza; sanit-malattia,
ecc. Dopo aver individuato gli elementi di arredo essenziali allo svolgimento della vita
quotidiana: tavolo-letto-contenitore, questi sono stati disposti nello spazio della stanza in
modo tale da poter tracciare due assi, quasi a suggerire l'intersezione di due stanze e
sono stati fatti attraversare da una tenda semi-trasparente che li taglia a met. La
scissione dei mobili, pur alterandoli in modo sostanziale, non ne preclude la funzionalit,
acuendone gli aspetti simbolico-narrativi.
Main partner: Riva 1920 (arredi)
e Artemide (lampade), Barovier & Toso (lampadario), Campeggi (pouf), Giuseppina
Ciaccio (artworks), Danese (tappeto), Edizioni Corraini, Galleria Luisa Delle Piane (vetri),
Francesco Lomonaco e Massimo Rioda (post produzione video), MIPA (pavimento)

Manolo De Giorgi Circolare Circolare


Collaboratori: Elisa Auguadra, Claudia Benzi

Stanza stare, ma siamo sicuri di tutto questo stare? Siamo


sempre convinti che questo stare rappresenti prima di ogni
altra dimensione, labitare? O non forse pi realistica una
nuova possibile miscela che mescoli assieme. Stare +
utilizzare servizi + muoversi, il tutto in proporzioni pressoch
identiche? Ho pensato a un abitare guidato dagli spazi di movimento, strisce che si
accostano luna con laltra fino a formare un ambiente dettato da operazioni in corso.
Una somma di corridoi che dovrebbero produrre uno spazio fluido-continuo senza la
rigida giustapposizione delle stanze nel loro formato-tessera. Non la stanza a
contenere le funzioni, ma gli spazi di distribuzione a servire le funzioni.
Main partner: Poliform (cellula)
e Cristina (rubinetteria), Electrolux (piano cottura), Steel Color (lamiera), Scarabeo (wc)

Duilio Forte Ursus


Collaboratori: Carlo Scolari, Daniela Pietrovna Addea, Simone Van Gerven

Lopera Ursus nasce per dare la possibilit di


provare unesperienza abitativa minima
allinterno di una forma zoomorfa. Lorso un
animale associato alla natura del nord dove
vive nella foresta o sui ghiacci. La dimensione
monumentale della struttura rende possibile
vivere lopera in tutte le sue parti. La testa-
ingresso costituita da una sauna. La
purificazione della mente e del corpo
introducono allambiente principale, il corpo.
La prima parte dellinterno del corpo suddivisa su due livelli, in basso due piccoli bagni
e sopra un letto. Lo spazio centrale, a tutta altezza, lo spazio della convivialit. Un
lungo tavolo centrale, una cucina. Linterno abitato da molti oggetti, sculture, libri e
immagini legati al mondo scandinavo, alla mitologia e ai viaggi. Ursus, Fafnir, Hugmun,
Sleipnir, Convivalis II, Huginn, Huginn & Munin sono alcune delle opere che popolano il
grande Ursus. Da una delle zampe possibile uscire sulla pancia e sentirsi parte della
natura circostante.
Main partner: Rimadesio (arredi)
e Atelier Forte, Azzurra (lavandino ceramica), Bolesawiec Manufakture (stoviglie), Effegibi
(sauna), Electrolux (piano cottura), Fabscarte (carta da parati), MGS (pietra), Temporary
Bookstore, Tideo (decorazioni)

Marta Laudani e Marco Romanelli Lassenza della presenza


Collaboratori: Stefano Ragazzo

Nella gestione degli spazi


interni il nostro tempo si
dibatte in alternative
dicotomiche tra mostrare e
celare, ovvero tra presenza e
assenza, e tra palestra e
palcoscenico. La casa infatti
non solo una machine
habiter, ma anche il teatro della nostra quotidianit. In questa dualit si cela il nervo
scoperto del progetto del XXI secolo. La machine habiter prevede infatti una perfetta
distribuzione, condizioni climatiche attentamente valutate e capienti sistemi di arredi fissi.
Il teatro della quotidianit propone invece lo show off di oggetti e materiali che
dimostrano i risultati da noi raggiunti in termini economici e di cultura: dal televisore a
grande schermo al quadro dautore, da un ragguardevole numero di libri al salotto buono
ancora ricoperto con la plastica, dalla vasca idromassaggio alle finiture ottonate, dalla
cucina iper-tecnologica al mega divano. In ogni epoca gli individui hanno riconosciuto
uno specifico potere di rappresentazione a oggetti diversi e peculiari. Ecco dunque la
necessit, allatto di affrontare il progetto di un nuovo modello abitativo, di analizzare il
valore delle assenze. Non si tratta pi infatti di modificare le presenze, in termini di
gusto e di cultura, ma di costruire una stanza da vivere come assenza (spazio vuoto
dedicato ai percorsi e alla contemplazione di opere darte). In essa, la presenza torner,
trasformata in unesperienza da attivare in solitaria dentro zone ben circoscritte,
destinate alle singole funzioni della vita: dal leggere un libro allo spogliarsi, al mangiare.
Un progetto quindi che non solo valorizza in chiave estetica il concetto di vuoto, ma che
prende spunto dalle differenti strutture di famiglia contemporanea. Famiglie, ad
esempio, composte da individui ormai tutti adulti che, per necessit, rimangono a vivere
insieme oppure da persone non parenti che si trovano nel bisogno di dividere uno spazio.
In questi nuclei ciascun individuo necessita di ricreare una propria intimit, un proprio
racconto, una propria tenda monoposto.
Main partner: Antolini (marmo)
e 3D Surface of art (gessi), 0.0 Flat Floor (Daniele Paoletti arredi metallici), JAB Anstoetz
(tessuti), Flos (lampade), Galleria Roberta Lietti (opere Manlio Rho), Oluce (lampadari)

Claudio Lazzarini Carl Pickering La vie en rose


Collaboratori: Giovanni Postet, Anna Ceracchi, Carlo Guerrieri
Animazione: Roberta Molino
Pannello sperimentale sviluppato da Dyepower in collaborazione con CHOSE (Center for
Huybrid and Organic Solar Energy) dellUniversit di Tor Vergata

Lastre di vetro dal rosa al rosso Bordeaux


definiscono le pareti di una cellula abitativa
minima che indaga le potenzialit tecniche,
estetiche ed etiche delle nuove tecnologie del
fotovoltaico. Superfici serigrafate con uno
speciale inchiostro fotovoltaico rosso scuro,
organico e ibrido producono energia se esposte
a sorgenti di luce diretta, indiretta, artificiale
innescando un loop virtuoso tra consumo e
produzione energetica. Trentatr metri quadri
di interno e dodici di loggia-serra accolgono
tutte le funzioni abitative di una coppia che dal contemporaneo guarda al futuro portando
con s elementi di memoria. La loggia-serra, spazio di mediazione tra interno ed esterno,
governa la climatizzazione e la produzione energetica e ospita piante e funzioni di vita
domestica. Una pianta centrale, protetta da una volta, racchiusa da un perimetro di
spazi serventi e pannelli fotovoltaici che aprendosi a seconda delle esigenze modificano
la spazio come quinte teatrali. Gli arredi si fondono con gli infissi, gli infissi diventano
arredi, tutto si trasforma. Le cellule abitative duplicandosi e aggregandosi generano
architetture e paesaggi che aspirano a una autosufficienza energetica.
Main partner: Secco (serramenti)
e Acierno (tavolino), Altai (tappeti), Artopia (Emanuele Becheri), Barovier & Toso
(lampada Riva), Bitossi Ceramiche, Extendo (palo libreria), Flos (lampada Parentesi),
Gallery Apart (Luana Perilli), Intentions (camino), Kvadrat (tessuti), Marta Sala ditions
(arredi), Molteni (poltrone Gio Ponti), Zanotta (tavolino Cumano)

Francesco Librizzi D1
Collaboratori: Laura Bragalini, Anna Carcano, Nasli Celebi, Matteo Schiavone, Aleksandra
Tobiasz, Giuseppe Vedovati

D1 una stanza che racconta la scoperta dello spazio


domestico. In uno spazio ellittico formato da recinti
concentrici di esili colonne di metallo colorato, lo spettatore
vede delinearsi gradualmente la soglia tra interno ed esterno
e comprende il ruolo dellarchitettura nella mediazione tra
paesaggio, spazio domestico e oggetti. La riflessione prende
corpo da unaffascinante esperienza di ospitalit, vissuta in
alcuni interni privati di Beirut e mette in scena un modo di
abitare senza tempo, radicato nella memoria collettiva di
tutto il bacino mediterraneo. Un ambiente vuoto posizionato
al centro, che fa da cardine a una serie di spazi satellite che
gli orbitano intorno: la casa e la citt che tutti possiamo
ricordare o immaginare. D1 fa leva sulla fantasia mitica di
un momento originario in cui, per la prima volta, un uomo si
fermato perch affascinato dalle qualit di un luogo e ha deciso di rimanervi. In questo
senso D1 la prima stanza delluomo: il luogo con cui ci siamo identificati e dove ci
siamo accorti di non essere pi nomadi; quel luogo al centro di tutto dove portiamo ci
che raccogliamo nel nostro cammino e attorno al quale costruiamo la nostra casa. D1 il
progetto della soglia che divide la natura, oltre la quale lo spazio non pi selvatico ma
domestico.
Main partner: De Castelli (struttura), Emmemobili (trionfi), Zanotta (arredi)
e Sara Galli (concrete artworks), Lo Bianco marmi e graniti (marmi)

Alessandro Mendini Le mie prigioni


Collaboratori: Emanuela Morra

Da molto tempo, anzi da sempre, ho la percezione di vivere


chiuso dentro a una prigione. Sconto lergastolo per il reato di
ornamento. Mi trovo in una stanza introversa, un perimetro
bloccato, uno spazio mentale invalicabile. Piccolo e anche
enorme, comunque tutto chiuso. Le mie idee, il mio stile, il
mio clima, il mio miraggio: tutto l dentro. la cella di
isolamento di un Alcatraz romantico e privilegiato.
Imprigionato nellincubo, nella tortura, nella allucinazione,
nella voragine della decorazione. Sembra la metodica
autocostruzione dei muri e delle superfici destinate a escludermi dalla libert. Penso
spesso al laminato Abet. il primo materiale con il quale ho fatto lamore. Freddo, piatto,
high-tech, geometrico, amorfo eppure erotico, disposto a tutto, a perdere e a farmi
perdere la purezza. Le mie grafie, i miei desideri lo hanno lisciato, pitturato, accarezzato,
illuminato, lucidato, vellutato. Tanto mi ha sedotto il laminato, da porsi come origine di
quella ossessione decorativa di infiniti segni, stilemi e colori che mi ha avvolto dentro al
bozzolo sempre pi denso dei miei peccati, del mio terribile bisogno di ornamento. E se
cerco il pi vero e lontano inizio del mio ergastolo progettuale, delle mie prigioni, lo trovo
nel vuoto dei grafiti fatti a mano o al computer, sopra la superficialit delle superfici, non
nel profondo degli spazi e delle forme.
Main partner: Abet Laminati

Fabio Novembre INTRO


Collaboratori: Dino Cicchetti, Luca Trotta, Domenico Zenone Papetti, Nicol Buratti

A pensarci bene, un uovo come un


utero solidificato, e lapparente grande
differenza tra ovipari e vivipari si risolve
in una questione di consistenza della
membrana esterna. Se poi provassimo
a cercare nelle pi remote memorie
amniotiche, sarebbe facile dimostrare
che la nostra prima percezione dello
spazio labbiamo avuta galleggiando
nel cavo caldo di una forma sferica e
che ogni idea di domesticit volta a ricreare quella condizione. Per, al contrario della
sacca uterina, luovo conserva una dignit formale ed estetica anche dopo aver assolto
alla sua funzione. Forse per questo la sua forma ha sempre affascinato il genere umano,
e tutta la sua vitale potenzialit sempre stata associata a unidea di perfezione. Larte ne
ha celebrato liconicit, e larchitettura specialmente quando ha provato a prefigurare il
futuro ha trovato nelle forme curve la perfetta sintesi formale. Il mio progetto una
stanza per il sogno realizzata in pelle con finiture di alta selleria allinterno di un guscio
sferico rivestito esternamente di specchi come per una enorme sala da ballo. La forma
sferica e il suo potere specchiante sono elementi di richiamo, ma poi, accolto da due
vestali dorate, il visitatore viene letteralmente inghiottito dal colore e dal calore della pelle,
ritrovandosi dentro se stesso, osservandosi dallinterno. Pensieri in libert tratti da 8 e 1/2
di Fellini e recitati con la voce di Filippo Timi risuonano nel cavo della grande testa, come
tracce sparse di coscienza che affiorano nel dormiveglia. Non dimentichiamo che il sonno
quella soglia spazio-temporale che ogni notte ci riporta alloriginaria immersione
amniotica, ma che ogni giorno ci obbliga a rinascere, pi umani e pi coscienti che mai.
Main partner: Natuzzi
Carlo Ratti Associati (CRA) Lift-Bit
CRA Team: Carlo Ratti, Giovanni de Niederhausern, Andrea Cassi (project leader), Ina
Sefgjini, Damiano Gui, Antonio Atripaldi, Emanuele Protti, Gary Di Silvio, Daniele Belleri
Ingegnerizzazione e interaction design a cura di Opendot (Alessandro Masserdotti,
Fabrizio Pignoloni, Vittorio Cuculo)
Nella propria Stanza alla Triennale di
Milano, lo studio Carlo Ratti Associati
presenta Lift-Bit, il primo sistema
darredo connesso in rete. Il progetto,
realizzato con il supporto di Vitra,
consiste in una seduta imbottita,
modulare e riconfigurabile, che sfrutta le
tecnologie Internet-of-Things (IoT) per
definire una nuova esperienza abitativa.
Il prototipo di Lift-Bit nasce dalla
combinazione di una serie di singoli
sgabelli esagonali, ciascuno dei quali contiene al proprio interno un attuatore lineare che
consente alle sedute di alzarsi o abbassarsi. Controllato in remoto tramite app, ogni
sgabello pu raddoppiare o dimezzare la propria altezza, andando cos a riconfigurare lo
spazio in un numero potenzialmente infinito di combinazioni. In omaggio al Generator
Project di Cedric Price, il modulo responsivo di Lift-Bit si trasforma in base alle necessit
dell'utente, diventando di volta in volta una poltrona, un letto, un salotto ordinato, un
piccolo auditorium, un paesaggio domestico.
Main partner: Vitra
www.lift-bit.com

Umberto Riva La petite chambre


Collaboratori: Emilio Scarano
Lidea di ripensare il Cabanon, rifugio costruito
da Le Corbusier in Costa Azzurra nel 1952,
diventa il pretesto per riflettere sullo spazio
essenziale per luomo. Lontani dal mare si
svolge cos un dialogo a distanza, rispettoso ma
pure critico: se Corbu lo disegn affidandosi al
Modulor, Riva depone la sicurezza della logica
preferendo uninterrogazione empirica degli
elementi primordiali dellambiente domestico.
Anche la chambre milanese misura circa 16 mq
ed rettangolare, ma tale regolarit viene
smentita aprendo due branchie che inventano
un inaspettato scambio con lesterno. Per evitare la promiscuit del Cabanon dove il wc
si trova vicino al letto il bagno in un corpo indipendente, dalla forma organica. Gli
arredi sono in betulla, disegnati su misura: il letto riprende quello di Corbu con il
poggiatesta, i tavoli accentuano la diagonalit dello spazio, le lampade sono quelle
disegnate da Riva negli anni Sessanta. Tutto contenuto in una struttura in legno,
rivestita con scandole di cedro.
Main partner: Mattiazzi (arredi)
e Dormiflex (materassi), Leap (produzione cellula)
Elisabetta Terragni In prospettiva
Collaboratori: Paola Frigerio, Mike Dolinski, Yiwei He
Grafica Daniele Ledda xycomm

Il progetto di una stanza come un microcosmo


dell'abitare e del pensare in cui tutto si filtra e si
distilla lentamente. Una stanza che non verr
mai abitata, ma che mostra la sua intimit in una
forma di assenza, di vuoto. Un parallelepipedo
piuttosto chiuso, dove all'interno gli spazi si
nascondono e si deformano lievemente in due
prospettive: una lungo l'asse visivo dell'ingresso,
quasi inevitabile, l'altra pi privata, da scoprire
secondo l'asse trasversale. La deformazione
prospettica crea una diversa percezione dello
spazio, quasi impercettibile e a volte pi marcata, quel che basta per farci pensare.
Occupando gli spazi di risulta tra le pareti interne ed esterne, margini e gap si aprono e
chiudono di continuo grazie alla luce e al movimento dell'osservatore. Un'immagine
eterea si frammenta sulle pareti e ritorna intera da un solo punto di vista, che il visitatore
deve cercare spostandosi. Dall'esterno, sbirciando dalle finestre, si colgono frammenti di
luce e di spazio che saranno ricostruiti soltanto entrando. Idealmente due individui la
occupano, sono vicini ma possono anche non vedersi, quasi mancarsi, ma possono
comunicare e sentirsi.
Main partner: MDF Italia (cellula)
e Artemide (lampade)

Triennale di Milano
2 aprile 12 settembre 2016
viale Alemagna 6
10.30 20.30. Chiuso il luned
Biglietto: 15,00; 12,00 ridotto studenti/under 26/over 65/disabili; 12,00 ridotto
convenzioni, 10,00 ridotto gruppi

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