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Restauro architettonico, reversibilita e

compatibilita: intervista a Giovanni


Carbonara
Reversibilita' e compatibilita' dei materiali rappresentano
linee guida fondamentali negli interventi di restauro
architettonico. Ne abbiamo parlato con Giovanni Carbonara,
docente presso La Sapienza di Roma e direttore del "Trattato
di restauro architettonico"
Redazione 9 gennaio 2015
fw

Prof. Carbonara, la reversibilit e la compatibilit, insieme alla distinguibilit e al minimo


intervento, sono concetti chiave nel restauro architettonico. Di essi si anche parlato in un
recente convegno a Mestre.

Nel corso della sua definizione disciplinare, durata diverso tempo e venuta a maturazione tra
Settecento e Ottocento, nellambito del restauro sono emersi alcuni concetti ancora oggi validi che
possiamo chiamare princpi-guida. Il primo concetto, quello della reversibilit, risponde allidea
che il restauro un intervento fondato su unipotesi critica e in quanto tale pu essere messo in
discussione. Esso quindi deve essere reversibile o anche ri-lavorabile. Pu capitare difatti che ci si
accorga di un errore e che si debba rimettervi mano lasciando sempre intatto loriginale.
Il secondo concetto quello della distinguibilit, che risponde al criterio di non confondere le carte
della storia. Quanto si fa deve rientrare in una logica formale, lasciar leggere e capire il monumento
mentre da vicino si deve distinguere ci che integrazione e ci che invece originale.

Il terzo criterio, importantissimo, quello del minimo intervento. Le testimonianze antiche nella
loro autenticit vanno rispettate il pi possibile in quanto portatrici di valori, informazioni, stimoli
di qualunque genere. Quindi lideale studiare molto per fare poco e questo si pu realmente
attuare nel campo delle strutture o del restauro dei materiali al fine di ridurre la pesantezza
dellintervento.

Lultimo concetto, emerso pi recentemente, quando sono entrati in gioco tecniche e materiali
moderni, quello della compatibilit: quanto si fa o si aggiunge deve convivere bene con lantico
senza correre il rischio di danneggiarlo come stato fatto, ad esempio, attraverso luso improprio
del cemento in prossimit o a contatto di superfici affrescate.

Per quanto concerne la compatibilit, quali sono oggi i materiali pi usati? possibile
prevedere se questi risulteranno compatibili ed efficaci tra dieci o ventanni?

Oggi rispetto al passato siamo pi attenti alla compatibilit. Un tempo si pensava che un materiale
super resistente e tecnologicamente molto buono fosse lideale per interventi di restauro, ma non
sempre cos. Oggi si pensa che il materiale debba avere un comportamento analogo, o anche
prestazioni leggermente inferiori, rispetto a quelle del materiale antico, in modo che, in caso di
attacco, si danneggi prima il nuovo e poi lantico.

In merito alle prospettive future non possibile fare previsioni. Probabilmente, per quanto riguarda
un uso un po smodato delle resine, ho limpressione che queste non abbiano una vita, una durabilit
paragonabile a quella dei monumenti. Non so come potranno reagire alcune resine tra venti, trenta o
cinquantanni, mentre altri materiali, come per esempio il titanio, sono splendidi perch hanno
molte qualit e pochissimi difetti.

Per quanto riguarda i materiali nuovi, noto che si sono fatti molti passi avanti nellapplicazione
delle nanotecnologie, cos come anche delle biotecnologie: mi riferisco, ad esempio, alluso di
batteri per intervenire su affreschi sbiancati o aggrediti. Laffinamento chimico-fisico e
biotecnologico apre quindi la strada a interventi pi soft. In generale possiamo comunque affermare
che oggi facciamo esperimenti e interventi in modo pi accorto rispetto al passato anche recente,
con conseguente riduzione dei rischi e degli effetti sui beni oggetto di restauro.

Quali sono a suo avviso i casi di restauro esemplari e realizzati di recente in cui si possano
anche riscontrare i concetti chiave di cui abbiamo parlato?

Partirei dallesempio del Duomo di Spoleto. Questa magnifica chiesa ha conservata intatta la
facciata medievale, mentre il corpo retrostante in gran parte barocco. La facciata risultava per
separata dalla chiesa da una lesione muraria larga vari centimetri. Grazie ad uno studio molto
approfondito del collega Antonino Gallo Curcio, rispetto a cuciture in cemento armato pensate da
altri ingegneri si arrivati ad un intervento minimo con bretelle e tiranti. Mi sembra un bellissimo
esempio di intervento minimale.
Il duomo di Spoleto

Citerei anche un altro intervento di restauro, che riguarda la cosiddetta rotonda delle Terme di
Diocleziano a Roma, a cura dellarchitetto Giovanni Bulian: una sala romana successivamente
trasformata in planetario e da ultimo destinata a sala museale per i grandi capolavori. In questo caso
larchitetto ha avuto la sensibilit di far convivere la fase romana, quella novecentesca del
planetario e quella moderna del museo in un tuttuno, utilizzando le colonne di ghisa che reggevano
la rete del planetario come condotte per laria condizionata e la rete del planetario come sostegno
per lilluminazione. Quando si riesce a sposare conservazione, funzionalit, impiantistica (molte
volte invasiva) e strutture, il risultato dellintervento di restauro molto interessante. In questo caso
anche la sistemazione museale stata valorizzata.

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