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CORPO, TEMPIO, CITT: LE ESTENSIONI DEL SACRO

Spazializzazioni del sacro e costituzioni identitarie nello sviluppo politico e ur-


bano di una citt. Un caso particolare: santAgata e Catania.

LUCA CAMPIONE

Quasi tutto ci che resta [di Catania] parla


di S. Agata, la vergine martoriata
[Federico De Roberto, Catania]

Introduzione

Lo studio dei rapporti che intercorrono fra dinamiche di costruzione identitaria e i


luoghi sacri si rivela proficuo nellambito della cristianistica allorch si esaminano
tanto gli sviluppi di detto rapporto sul piano globale dellorbe cristiano, quanto gli svi-
luppi entro i confini di una comunit particolare; sviluppi mai rettilinei n analogici,
bens discreti e ricchi di deviazioni, inversioni, balzi, cesure, correzioni. indubbio che
le identit collettive si strutturino attorno a riferimenti spazio-temporali capaci di rin-
saldare la memoria di un passato condiviso. Sul piano temporale, la memoria rievoca
eventi che essa stessa pone in qualche punto dello spazio, dei luoghi di memoria1 sui
quali lidentit proietta, e da cui trae, la propria storia. Questi luoghi sono dei siti,
reali o immaginari, in cui saddensano le ombre di un passato carico di significato. Pi
che dei segnamemoria (degli aiuti a ricordare) i luoghi di memoria sono punti,
spazi fisici investiti di un significato totale, evocativo nel senso di appartenenza degli
individui ad un determinato gruppo. Questo soprattutto il caso di quei luoghi di me-
moria che sono curati dallautorit e dal potere2. Nella fattispecie cristiana, il pellegri-
naggio presso codesti luoghi non solo commemorativo, bens offre la possibilit di
rivivere quegli eventi sia cronologicamente, sia spazialmente posti a fondamento
dellidentit sociale e personale, permettendo lidentificazione con egli eventi stessi, di
sentirsene cio partecipi. Un fedele, a maggior ragione in tempi e situazioni difficili
come potevano essere le persecuzioni anticristiane, visitando la tomba del martire che
sera immolato in nome della propria fedelt a Cristo, testava e rafforzava la propria
identit di cristiano, mettendo in discussione la sua fede innanzi a quelleroico esempio
per vederla rafforzata, s da affrontare la difficolt con maggiore fermezza. Sul piano
sociale e collettivo, conservazione e venerazione di questi luoghi sacri fonda e ribadisce

1
P. NORA, Les Lieux de Mmoire, Paris, Gallimard, 1984-1992, 3 voll.
2
U. FABIETTI, V. MATERA, Memoria e identit. Simboli e strategia del ricordo, Metelmi editore,
Milano 1999, p. 36.
i principi e le categorie con cui gli individui leggono la realt, inoltre pongono un fon-
damento e giustificano lordine e le leggi che la governano. Tale dinamica, in molti
casi, ha assunto una centralit tale da configurare i luoghi dei martiri come gli unici
capaci di conferire o negare liceit ad aspirazioni politiche e religiose. Ottato di Milevi,
entrato in polemica col donatista Parmeniano nega la veridicit della pretesa donatista
daver parte della citt di Roma e, cos sostenendo, nega altres il possesso della
cathedra alla ekklesia di Parmeniano3. Perci, la prossimit fisica ai luoghi dei martiri
giustificava le pretese dautorit avanzate rispetto la comunit tutta. Un meccanismo,
questo, che and intensificandosi ed estendendosi nelle dinamiche del potere politico,
dai papi del tardo impero alle lotte comunali in et moderna.
Il materiale disponibile in questo senso relativamente vasto. Non sar quindi in-
teresse del presente lavoro esaminare generaliter il come o il perch di codeste dina-
miche. Semmai, il mio proponimento quello di osservare pi nel dettaglio in che
modo, almeno in certi casi specifici, la spazializzazione del sacro4 va modificando i
propri confini fisici concreti, ma anche quel limen costruito e percepito dalla co-
scienza collettiva.
Dal momento che di esempi se ne potrebbero far molti, proporr di sguito un sin-
golo case study che presenta indubbiamente quelle relazioni/trasformazioni correnti fra
identit collettiva e luogo sacro che qui sintende analizzare; caratteri tuttoggi verifi-
cabili sul campo ossia osservando la citt ed i suoi cittadini. Sar la figura della mar-
tire e vergine Agata da Catania, eroica cristiana presumibilmente vissuta fra gli anni
30 e 50 del III secolo, a far da sfondo alla ricerca.
Stando alla tradizione cittadina, memoria di lei si serba probabilmente dal 251, anno
della sua morte, ed il culto che le fu dedicato trov ampia diffusione in Occidente e in
Oriente rendendola, assieme alla quasi coeva Lucia, la martire siciliana pi nota. Ci
determin anche la comparsa di numerosissime copie e diverse versioni della sua Vita
a partire dal V secolo d.C., le quali si inseriscono per in un pi ampio e variegato

3
Eppure andate dicendo daver anche voi parte della citt di Roma: un ramo della vostra
diserzione, nato dalla falsificazione, non dalla radice della verit. Se a Macrobio si chiedesse dove,
a Roma, egli abbia la sua propria sede, potrebbe forse affermare che egli siede sulla cattedra di
Pietro? Non saprei nemmeno dire se egli la conosca con i suoi propri occhi e se egli mai si avvici-
nato al sepolcro di Pietro [] Ed ecco che proprio l, a Roma, rimangono ancora le spoglie dei due
apostoli. Ditemi ora voi stessi se egli pot mai avvicinarsi ad esse, oppure offrire il sacrificio euca-
ristico l, dove risultano le tombe dei santi OTTATO di Milevi, La vera Chiesa, II. 4.
4
Tessa CANELLA, Introduzione a Limpero costantiniano e i luoghi sacri, a cura di T. Canella,
Il Mulino, Bologna 2016, p. 21. Sui luoghi sacri o sacralizzazioni dello spazio la letteratura scienti-
fica assai vasta e gode di notevole attenzioni da anni recenti (p.e. uno per tutti cito F. Remotti - P.
Scarduelli - U. Fabietti, Centri, ritualit, potere. Significati antropologici dello spazio, Il Mulino,
Bologna 198). In campo agiografico, in particolare, il rapporto fra scrittura, liturgia e geografia sta
suscitando notevoli interessi producendo altrettanti frutti. Solo per citare qualche lavoro ulteriore
sui loca sanctorum utile per approfondire largomento si riporta il lavoro magistrale di P. Brown,
The Cult of the Saints, University of Chicago Press, Chicago 1981 [trad. it. Il culto dei santi. Lori-
gine della diffusione di una nuova religiosit, Einaudi, 2002] ed ancora S. Boesch Gajano - L. Sca-
raffia (eds.), Luoghi sacri e spazi della santit, Rosenberg & Sellier, Torino 1990. In aggiunta, si
vedano anche T. Canella U. Longo, Dinamiche politiche e strategie agiografiche: il caso di San
Michele al Monte Tancia, atti del Convegno tenutosi a Padova nel 2012 e promosso dal Firb, Spazi
sacri e percorsi identitari. Testi di fondazione, iconografia, culto e tradizione nei santuari italiani fra
Tarda antichit e Medioevo; T. Canella, A partire dai luoghi sacri. Riflessioni preliminari sul rap-
porto fra spazio sacro, luoghi dei morti e mondi ultraterreni, in Geografie del mondo altro. Pro-
spettive comparative sugli spazi sacri e laldil, SMSR 80/01, Morcelliana, Brescia 2014, pp. 11-
22.
2
sfondo intimamente radicato nella storia religiosa e sociale della Sicilia. Presente ci,
per redigere questo lavoro, acciocch ne potessi ricavare un elaborato calato allin-
terno di questo spazio sacro/spazio identitario, ho deciso di partire dai due elementi di
pi immediata reperibilit ovverosia i manoscritti agiografici esattamente il ms edito
da Bonino Mombrizio nel 1479 e riproposto da Bolland negli Acta Sanctorum del
quale, in appendice, propongo una traduzione e i luoghi cittadini tradizionalmente
collegati al culto e alla memoria delle vicende agatine, concentrandomi soprattutto sul
cos detto trittico agatino, composto dalle tre chiese titolate SantAgata la Vetere,
SantAgata al Carcere, San Biagio o altrimenti detta SantAgata alla Fornace, nelle
quali la memoria catanese riconosce i luoghi del martirio. Da queste osservazioni muo-
ver seguendo in contemporanea lo sviluppo storico del culto alla martire e la crescita
della citt per osservare come lo spazio sacro, partendo dal corpo della fanciulla, ovve-
rosia dalla sua tomba, si estese e, attraverso il fiorire di siti a lei dedicati e lo sviluppo
della festivit, raggiunse gli stessi confini urbani rendendo la citt di Catania, almeno
in certi periodi dellanno, un unico luogo sacro.

1 Passionis beatissimae Virginis & Martiris Agathae.


Praeliminaria sul culto e la tradizione conservati in Catania.

Il nome Agata ricorre in data 5 febbraio nel Martirologio Geronimiano, nel Calen-
dario cartaginese, in quello sinaitico,1 nel Sacramentario gregoriano e nel Sinissario
costantinopolitano5. In occasione di questa data la citt di Catania si accende di luce:
fuochi artificiali e ceri di ogni dimensione e peso seguono il percorso del fercolo, la
Vara, sopra il quale alloggia visibile al popolo il Busto di santAgata, il reliquiario
artistico realizzato nel 1376 che cela al proprio interno le reliquie del teschio e del
torace. Tuttintorno una fitta folla di devoti, uomini e donne legati alla santa da un
voto, vestiti del saio bianco, il sacco di santAgata, tirano il lungo cordone che muove
la Vara, portando la Santuzza attraverso le vie della citt in festa. Da ogni singolo
cittadino loccasione solenne della processione agatina vista come un ritorno fisico,
in carne ed ossa, della giovane santa nella sua citt, una discesa di colei che chiamata
liberazione della patria fra i devoti concittadini. Il numero di presenze alle celebra-
zioni altissimo ogni anno, i festeggiamenti durano tre giorni interi, senza soste reali,
bloccando lintera citt. La venerazione tributata a s. Agata fuor dogni dubbio
lespressione pi alta della religiosit catanese, e i tratti tipici delle celebrazioni e della
processione, sovente gli aspetti pi appariscenti e folkloristici come le candelore o il
grido dei devoti6, sono stati col tempo imitati dalle citt vicine. Le storie legate al mar-
tirio di Agata e ai miracoli che essa comp in favore della sua patria sono note alla quasi

5
C. CRIMI, s.v. Agata, in Il grande libro dei Santi. Dizionario enciclopedico, a cura di E. Guer-
riero, D. Tuniz, diretto da C. Leonardi, A. Ricardi, G. Zarri, I, Cinisello Balsamo 1998, pp. 29-30.
6
Le candelore (cannilori in dialetto) o cerei sono opere darte lignee, barocche o rococ, di
varie dimensioni ed altezze al cui interno sta un enorme cero (oggi per lo pi elettrico), portate a
spalla da alcuni portantini durante le celebrazioni religiose e le feste patronali, dono dei cittadini
appartenenti ad una delle categorie di mestieri al patrono/a in segno di devozione. Nelle festivit
agatine, dette candelore vengono fatte ballare (annacata) dai portantini a ritmo di musica. Il grido
dei devoti, Semu tutti devoti tutti. Evviva SantAjita ossia Siamo tutti devoti, tutti quanti. Evviva
santAgata, il grido tradizionale che, unitamente al resto della cittadinanza, i cosiddetti devoti
3
totalit degli abitanti, ripetute oralmente di generazione in generazione. Il solo pensiero
che danno o ladrocinio, motteggio o espressione di biasimo possa riguardare la martire
e le sue reliquie basta a suscitare accorato sdegno o reazioni talvolta violente. La Santa
e la sua citt sono divenute un binomio indissolubile.
La vicenda della Vita di Agata tramandata a Catania, pur nei suoi elementi fantastici
e romanzeschi, sincentra prevalentemente sugli ultimi giorni della sua esistenza ter-
rena, quindi sulla passio, contrapponendo da un lato la giovane cristiana e dallaltro
il crudele e vizioso console della Sicilia Quinziano. Lo sfondo storico degli avveni-
menti quello della persecuzione voluta da Decio (250-251), ipso Decio ter Consule7
che regn sullimpero dal 249 al 2518, mentre la location la Catania del III secolo,
riconosciuta qual luogo del supplizio e patria di Agata9. Quinziano, in apparente osse-
quio alleditto imperiale ma pi profondamente mosso da superbia, libidine e avidit,
cattura e sottopone a tormenti la ragazza, prima obbligandola trenta giorni presso la
matrona Afrodisia10, donna di facili costumi, e culminando poi con la tortura per eculeo
e lamputazione delle mammelle (che sar uno dei temi pi ricorrenti nelliconografia
di Agata). Dopo il miracoloso intervento di un anziano medico che la risana che gli
atti definiscono Apostolo di Cristo11 e la tradizione identifica con San Pietro Quin-
ziano incollerito condanna Agata al supplizio dei cocci e dei carboni ardenti. Alla morte
della fanciulla, un violento terremoto abbatte ledificio del Pretorio e il persecutore,
fuggendo dalla folla in tumulto contro di lui, muore fra le acque del Simeto.
In calce al racconto segue lavvenimento miracoloso dellanno successivo (il 252):
al primo anniversario del dies natalis di Agata si scatena uneruzione vulcanica che
minaccia la citt. Gli abitanti in fuga accorrono al sepolcro della martire, prelevano il
velo purpureo che ne avvolgeva le spoglie e lo innalzano contro il fiume di fuoco che
immediatamente si arresta, confermando altres le profetiche parole che un angelo tra-
scrisse nellepitaffio dedicato alla martire12: un motivo, questo di Agata qual protettrice
dalla minaccia sempre incombente del fuoco devastatore dellEtna, che sar destinato

sono soliti lanciare durante lo svolgersi della processione, fino a perdere la voce; mediamente ad un
primo grido (magari lanciato da colui/colei che dapprima volge qualche preghiera o poesia/encomio
alla santa) seguono in risposta le conferme degli astanti i quali dicono Cittadini, cittadini, agitando
un fazzolettino bianco o i guanti.
7
Cfr. ms latino, versetto 1.
8
Bench una minore tradizione agiografica, sempre in mbito latino, pone la vicenda allinizio
del secolo successivo, sotto Diocleziano (Aldelmo, Martirologio di Beda).
9
Ci stando ai mss latini e al ms greco del Senato di Messina. Il manoscritto parigino accetta
Catania quale luogo del supplizio di Agata, ma considera Palermo la patria della fanciulla. In merito
alla querelle sorta da questa discordanza si dir pi avanti.
10
La tortura per lupanare attestata, bench fosse probabilmente un tentativo di rieducazione
piuttosto che una tortura strictu sensu, tale solo nella percezione degli apologeti cristiani. Vedi Ter-
tulliano, Apologeticum, L, 12: Nam et proxime ad lenonem damnandam Christianam potius quam
ad leonem putastis et confessis estis, labem pudicitiae apud nos atrociorem omni poena et omni
morte reputari [Infatti, anche di recente, condannando una cristiana al lenone piuttosto che al leone,
avete ritenuto e confessato che la macchia della pudicizia da noi considerata pi atroce di ogni
pena e di ogni morte]; trad. a cura di Attilio Carpin, Difesa del Cristianesimo, EDB, Bologna 2008,
pp. 398-399).
11
Cfr. ms latino, vv 71 ego Apostulus eius sum e 72 et misisti ad me Apostulum tuum.
Cfr. ms greco parigino, vv. 71 e 72
.
12
M.S.S.H.D.P.L. Mentem Sactam Spontaneum Honorem Deo et Patriae Liberationem.
4
ad accompagnare lei ed il suo culto dallantichit e lungo tutto il medioevo fino allini-
zio dellet moderna (ossia fino al Concilio di Trento)13. Stando alla tradizione, dal
momento in cui Agata intervenne in favore della citt contro la violenza del vulcano,
la sua figura divenne oggetto di venerazione da parte di tutti gli abitanti di Catania e
riconosciuta come autentica protettrice della patria, mentre notizia di lei si spargeva
nellisola. Il suo culto si diffuse in tutto il mondo latino e greco, con la fondazione di
diverse chiese dedicate.
Eletta a protettrice dei vigili del fuoco, dei fonditori di campane e delle donne af-
fette da malattie al seno, santAgata oggi lindiscussa patrona della citt che le diede
i natali, i cui abitanti le dedicano due festivit annue: la maggiore si tiene dal 3 al 5
febbraio (di cui s gi fatto cenno) in occasione del giorno del suo martirio, ed una il
17 agosto, a memoria del ritorno delle sue reliquie da Costantinopoli.

LA TRADIZIONE LOCALE

Sulla devozione rivolta a s. Agata, la tradizione locale sostiene posizioni ben chiare
riguardo la sua antichit, limmutata trasmissione, lininterrotta continuit e laffidabi-
lit delle fonti pervenute agiografiche e archeologiche. Proprio le fonti si rivelano
interessanti prese nel loro insieme poich da lungi vengono utilizzate dalla comunit
per identificare se stessa come patria e luogo del martirio di Agata, avallando altres la
realt degli eventi tramandati.
La letteratura locale relativamente vasta ed edizioni della Vita di Agata gi com-
paiono nel 150014 mentre fioriscono, a partire dal 1600 fino ad anni recenti, biografie
e studi15. Ci che per buona parte condividono molti di questi lavori, per altri versi assai
ricchi di informazioni, la radicata tendenza a voler confermare quanto la tradizione
sostiene; tendenza che in taluni casi condusse a vistose falsificazioni o alterazione delle
fonti stesse16. Sicch, voler svolgere ricerche scientifiche riguardo Agata ed il suo culto

13
Andreas HEINZ, Agata, Lucia ed Euplo nella tradizione liturgica medievale, in Euplo e Lucia
304-2004. Agiografia e tradizioni cultuali in Sicilia, a cura di T. SARDELLA, G. ZITO, Catania 2006,
pp. 165-178.
14
Uninteressante raccolta di testi agiografici sui santi siciliani, in cui Agata rientra, quella
redatta dal gesuita Ottavio Gaetani sul finire del XVI secolo e pubblicata postuma solo nel 1657
Vitae Sanctorum Siculorum ex antiquis Graecis Latinisquae Monumentis, et ut plurimum ex M.S.S.
Codicibus nondum editis collectae, aut scripturae, digeste iuxta seriem annorum Christianae Epo-
chae, et animadversionibus illustratae a R. P. OCTAVIO CAIETANO S. J., Panormi 1657, 2 voll.
15
Il principale autore trattante della vita e della realt storica di Agata, bench fortemente inse-
rito nella polemica fra Catania e Palermo sulla patria della santa, Giovanbattista DE GROSSIS, Aga-
tha catanensius sive de natali patria D. Agathae dissertatio historica apologetica. Si veda anche
Pietro CARRERA, Memorie historiche della citt di Catania.
16
Un esempio clamoroso di falsificazione riguarda il panegirico di Metodio I dedicato ad Agata.
Nel pieno della diatriba seicentesca sulla patria della santa, scoppiata a causa della discordanza fra
ms latino, che la pone come nativa di Catania, e il ms greco parigino che la dice oriunda di Palermo,
fu rinvenuto negli archivi vaticani una versione manoscritta dellEncomio di Metodio (Codex Valli-
cellianus B 34). Il testo era, tuttavia, mutilo a causa di una consistente caduta di fogli, e questo lasci
il fianco scoperto allazione di un abile falsario che ne produsse una continuatio giocata in chiave
catanese. Questa versione apocrifa trov quindi fortuna, per la prima volta riportata nellopera di
Pietro Carrera del 1639 Memorie historiche, poi ripresa dal canonico Giovan Battista De Grossis in
Agatha catanensius nel 1656 e persino negli Acta Sanctorum di Bolland, sempre nella traduzione
latina fornita dal Carrera. Bench non poche critiche furono sollevate da sbito, la natura dellopera
rimase incerta fino al 1950 allorch si pubblic la prima edizione critica con il testo ricomposto sulla
5
risulta per certi versi arduo, poich ogni informazione da vagliarsi con accuratezza e
cautela, epurandola da vizi di forma posticci.
In particolare, oltre il gi citato ms latino, adottato dalla diocesi catanese come ver-
sione ufficiale, la comunit locale ha presto provveduto ad identificare dei luoghi nei
quali collocare i fatti narrati nella Vita; spicca certamente il trittico agatino compren-
sivo di tre edifici:

- Chiesa di SantAgata la Vetere; sita nella piazza omonima, in quartiere San


Biagio, vicino i resti dellAnfiteatro romano, una chiesa di costruzione abba-
stanza antica. Tradizionalmente la sua primitiva fondazione viene fatta risalire
al 264, con la consacrazione da parte del vescovo Everio di una piccola edicola.
Al di sotto di essa giacciono rovine di un vasto edificio romano riconosciuto
quale Pretorio, luogo in cui Agata fu processata e torturata. A memoria dellav-
venimento, accanto allaltare maggiore, sul lato sinistro, un bassorilievo e
uniscrizione marmorea nella quale si documenta che ivi santAgata fu privata
delle mammelle17. Laltare centrale invece composto da un antico sarcofago
marmoreo in stile tardo ellenico, identificato come il sarcophago novo18 nel
quale fu deposto il corpo della giovane19. Adiacente allingresso, sul lato sini-
stro, si conservano la cassa lignea che custod per oltre 500 anni le reliquie di
Agata, una replica del busto-reliquiario e diverse reliquie, tra cui un frammento
del braccio di s. Lucia. Lappellativo di vetere viene dalla sua presunta vetu-
st rispetto le altre chiese della citt nonch dallaltrettanto presunta natura di
primiziale cattedrale di Catania.
- Santuario di SantAgata al Carcere; posta alle spalle della Vetere, dirimpetto
alla piazzetta del Santo Carcere, fu edificata inglobando una porzione del ba-
stione e della cinta muraria eretta da Carlo V. Sul lato destro dellambone una
porticina conduce ad un ambiente pi antico, la cui costruzione sascrive alla
tarda romanit; quivi un altare ed una statua indicano il luogo in cui Agata fu
segregata, e sarebbero quindi le carceri annesse al Pretorio. La cella conduce
poi ad un secondo ambiente il cui ingresso parzialmente celato dallaltare,
stanza pi recente e facente parte delloriginale bastione cinquecentesco; la sta-
tua di un fanciullo e quella di san Pietro rammemorano il miracolo taumaturgico
che lapostolo comp sulla ragazza, offesa nel corpo dalle torture. In ultimo, alle
spalle della statua di Pietro, una finestrella si apre sulla piazza sottostante: la
vulgata popolare vuole che la giovane Agata, prigioniera, si affacciasse da
quella finestra volgendo preghiere a Dio. In ultimo, proprio accanto allentrata
della cella una pietra mostra le orme dei piedi di santAgata, miracolosamente

base dei due codici rimasti, il gi citato Vallicell. B 34 e il Marciano gr. 362 che ne trasmette il testo
per intero.
17
Hic Quintiana Impietas quod in matre clementer suxit, in Agatha crudeliter amputavit.
18
Cfr. ms. latino, verso 94.
19
Per studi recenti sul sarcofago custodito a SantAgata la Vetere si veda Francesca BUSCEMI,
Il sarcofago di s. Agata, in ASSO, Societ di Storia Patria per la Sicilia Orientale, XCV, 1999,
Fascc I-III, pp. 125-146. Oppure, si veda la voce Sarcofago di s. Agata [142], in Catalogo in Agata
Santa, 2008, pp. 368-369.
6
rimaste impresse nel pavimento del carcere quando lei, con un balzo gioioso, vi
accedette, pronta a subire il martirio20.
- Chiesa di San Biagio; edificata nel XVIII sec., immediatamente dopo il terre-
moto del 1693, la chiesa di San Biagio sorge sul lato occidentale di piazza Ste-
sicoro, dirimpetto le rovine dellAnfiteatro, mentre alle sue spalle sono le sum-
menzionate altre due chiese del trittico, su due differenti livelli di quota. Posta
immediatamente fuori il confine tracciato dalle antiche mura di Carlo V, co-
nosciuta col secondo nome di SantAgata alla Fornace, poich la si ritiene ubi-
cata nel luogo in cui la martire venne fatta rotolare: la cappella destra del tran-
setto dedicata alla santa e conserva, protetti da una teca, i resti della fornace,
mentre una lapide posta ai piedi dellaltare cita: Hic Candentibus Vultata Car-
bonibus21.

Al trittico vanno ad aggiungersi la Cattedrale di s. Agata, di prima edificazione nor-


manna che conserva le reliquie della martire, la piccola chiesetta di San Gaetano alle
Grotte ritenuta originario luogo di sepoltura di Agata, la chiesa di SantAgata al Borgo
sita in piazza Cavour e legata alla grande eruzione vulcanica di met 1600 e alla reliquia
del santo velo (sovente adoperato come difesa dal fuoco), e in ultimo i resti indivi-
duati al disotto del Palazzo Platamone (ex Convento san Placido) ove si suol documen-
tare lantica domus urbana di Agata.

SUCCESSO E DIFFUSIONE DEL CULTO FUORI DALLA SICILIA; FRA ROMA E BISANZIO

Al verso 98 del ms latino si accenna alla primitiva diffusione del culto agatino: Et
hanc scripturam diuulgantes qui uiderant, omnes Siculos sollicitos reddiderunt: et tam
Judei, quam etiam gentiles unanimes cum Christianis communiter coeperunt uenerari
sepulcrum eius22, asserendo ad una rapida diffusione delle notizie di lei nonch im-
mediata nascita del culto, ancor prima del miracolo dellanno successivo. Il ms greco
nella versione che Bolland ricava dal Metafraste, invece, non ne fa menzione. La
scienza oggi d un giudizio molto critico riguardo la validit storica delle leggende
agiografiche su Agata, tuttavia numerosi elementi dimostrano una vasta diffusione
della sua figura tanto in ambiente latino quanto in quello greco; liturgicamente le due
leggende [di Agata e di Lucia] avevano un grande successo. Sono storie appassionanti,
raccontate drammaticamente23. Limmagine restituita alla piet popolare perci
quella della protagonista delle Passiones, che si cristallizza nel ruolo di protettrice
della patria capace di arrestare le fiamme del vulcano e punire ogni offesa alla citt.
interessante, a questo punto, considerare brevemente le modalit di diffusione del
culto agatino dentro e fuori la Sicilia, un po perch Agata sar sempre menzionata
come la santa di Catania da tutta la liturgia medievale, almeno fino allesplodere della
polemica Palermo-Catania, identificandola strettamente col territorio in cui la sua storia

20
Vedi ms latino, versetto 48.
21
Qui fu rotolata sui carboni ardenti.
22
E quanti avevano visto quella scrittura, resero solleciti [nella fede] tutti i Siculi: e sia i Giudei,
sia i Gentili unanimamente concordi con i Cristiani, cominciarono a venerare il sepolcro di lei.
23
Andreas HEINZ, Agata, Lucia ed Euplo nella tradizione liturgica medievale, in Euplo e Lucia.
Agiografia e tradizioni cultuali in Sicilia, 2006, p. 168.
7
safferm dapprincipio, un po perch nellespansione del culto fiorirono nelle comu-
nit che laccolsero, quasi di pari passo, rivendicazioni sulla presenza in un certo mo-
mento della martire o il possesso di una sua reliquia o ledificazione di luoghi sacri24.
Prime attestazioni di una devozione ad Agata, o quanto meno una conoscenza di lei
e della sua liturgia, le troviamo in Sicilia gi a partire dalla fine del III e linizio del IV
secolo d.C., quindi verosimilmente possiamo pensare ad una solerte diffusione
nellarco dei cento anni successivi alla di lei morte. Un epitaffio rinvenuto ad Ustica,
in lingua greca e risalente alla IV-V secolo, riferisce: Lucifera morta il giorno di
Agata25. Allo stesso periodo appartiene la stesura del Simposio delle dieci vergini di
Metodio (250-311) il quale cita, come esempio dinveterata verginit, una non meglio
definita Agata26. Se accettiamo entrambi i documenti come riferiti alla martire cata-
nese27, allora occorre riconoscere che gi al principio del IV secolo notizie di lei erano
diffuse presso le comunit cristiane di Sicilia e delle isole limitrofe, fino alle chiese
dOriente. Tuttavia, Agata non fu lunica cristiana ad essere martirizzata in Catania;
lepigrafe detta di Iulia Florentina, rinvenuta nel 1730 a Catania e databile agli inizi
del IV secolo, riporta la notizia che in citt a quel tempo vera un martyrion. Quindi si
attesta la presenza di una discreta comunit cristiana che ha subito la persecuzione vo-
luta dagli imperatori romani; inoltre, le fonti agiografiche comunicano, oltre al martirio
di Agata, quello volontario del giovane Euplo (304 d.C.). Tuttavia, bench entrambi
furono educati al cristianesimo nella medesima comunit e testimoniarono la propria
fede in Cristo fino alla morte, solo di Agata permase la memoria ed il suo culto si
diffuse s rapidamente ed ottenne una popolarit tanto robusta da non permettere il pre-
valere dellesemplarit martiriale di Euplo28; cause della quale sono ancora tutte da
indagarsi. Una fortunata diffusione, quella di Agata, che conobbe un momento di mag-
giore intensificazione nel V secolo, trovando ampio consenso sia nella chiesa romano-
latina sia in quella greco-bizantina e che riscontr una battuta darresto maggiore solo
durante la colonizzazione saracena, per poi riprendere con rinnovata intensit allarrivo
di Ruggero I dAltavilla.
Tornando al V secolo, esattamente nel 456, il generale bizantino Flavio Ricimero
sconfigge lesercito dei Vandali di Genserico in Sicilia, presso Agrigento. Durante il
suo soggiorno sullisola venne a conoscenza della fama di s. Agata e, forse visitata la
tomba, chiese alla santa una grazia verosimilmente legata alla vittoria in battaglia.
Rientrato a Roma nel 467 ademp al voto ristrutturando o forse costruendo una basilica
nel quartiere della suburra, dedicandola alla martire catanese e oggi nota come
SantAgata dei Goti, tra laltro lunico luogo di culto ariano a Roma di cui ci sia giunta

24
Un esempio potrebbe essere la chiesa dedicata ad Agata a Malta e posta su di una grotta rite-
nuta luogo in cui la santa si rifugi perseguitata da Quinziano.
25
Cfr. in mons. G. ZITO, Storia, fortuna, ragioni della diffusione del culto di santAgata, in
Agata Santa, Firenze 2008, p. 31. Loggetto oggi andato perduto recitava []
[] ; secondo C. Crimi la querelle sulla patria di Agata potrebbe retrodatarsi al V-
VI secolo, dato il contesto palermitano dellepigrafe (Crimi, 1985; 1986; 1987).
26
Se consideriamo la data del martirio di Metodio dOlimpo, ossia il 311, dobbiamo ammettere
che il Simposio, nella forma compiuta, vide la luce probabilmente pochi anni prima, e quindi ad una
distanza di circa sessantanni dal martirio di Agata, avvenuto nel 251 d.C.
27
Tra laltro unica santAgata vergine e martire che visse proprio in quei secoli e di cui ci
giunta nota.
28
Sebbene gli atti del martirio di Euplo siano stati trasmessi da fonti oggi ritenute genuine, unico
caso fra i martiri siciliani.
8
memoria materiale. Quivi Ricimero fece apporre nellabside la dedica epigrafica Fla-
vius Recimerus, magister utriusque militiae, patricius, ex consulibus ordinariis, pro
voto suo adornavit29.
In quegli stessi anni vide la luce il Martyrologium Hieronymianum, impropriamente
attribuito a san Gerolamo; in esso si registra il dies natalis dei martiri allora noti, e fra
costoro figura gi, in data 5 febbraio, quello santAgata30. Se consideriamo che lano-
nimo autore del martirologio si serv di fonti pi antiche come il Calendario romano di
Filocalo, possibile immaginare anche una notoriet del culto agatino di molto prece-
dente il V secolo e forse risalente, almeno al di fuori dellisola di Sicilia, al periodo
della pace costantiniana.
Altro testo liturgico in cui compare la commemorazione di quel martirio il Liber
sacramentorum Romanae ecclesiae o Sacramentario gelasiano, una raccolta di testi per
la celebrazione eucaristica e databile anchesso alla fine del V secolo, che concorda col
Martirologio e le Vite confermando la data del 5 febbraio. E ancora; stando al Liber
Pontificalis, tra il 498 e il 514 papa Simmaco consacr in onore di Agata una basilica
a Roma, forse ristrutturandone una precedente che si trovava in fundo Lardario, nei
pressi di via Aurelia31: Hic fecit basilicam sanctae martyris Agathae, via Aurelia, in
fundum Lardarium: a fundamento cum fonte construxit, ubi posuit arcus argenteos
duos32 al di sotto della quale, pare, fu successivamente posto un cimitero che ne prese
il nome33.
Continuando, sempre in mbito romano, con Gregorio Magno si ebbe linseri-
mento della celebrazione agatina nel canone della Messa: dopo Perpetua e Felicita
sante africane, con la siciliana Lucia, prima delle due sante romane Agnese e Cecilia,
alle quali segue Anastasia rappresentante dOriente34. Del luglio 591 la lettera di
Gregorio che autorizza il vescovo di Sorrento, Giovanni, a collocare sollemniter le
reliquie di Agata nel monastero di S. Stefano in Capri35; lo stesso pontefice provveder
a promuoverne il memoriale a Roma facendo riconsacrare al culto cattolico SantAgata
dei Goti nel 594, la cui ristrutturazione affid allaccolito Leone36. Caduta in disuso dal
momento che larianesimo venne estirpato dallUrbe, la riconsacrazione della chiesa
ad Agata alla quale viene affiancato il martire romano Sebastiano37 avviene quasi

29
Cfr. in S. DARRIGO, 1988, pp. 121-124. Si consulti altres la nota 8 al verso 10 del libro
LXVI, vol. I del Liber Pontificalis, a cura di Duchsne, [p. 313] in cui linscriptio di Ricimero viene
riportata.
Sembrano tuttavia permanere dei dubbi sulla realt storica di tali eventi o la dedicazione di
SantAgata dei Goti alla martire da parte di Ricimero non avendo prove dirette, bens solo testimo-
nianze di seconda o terza mano.
30
In merito alla commemorazione di s. Agata, il martirologio riferisce: nonis februarii in Sici-
lia, civitate Catenas, natale sanctae Agathae virginis. Cfr. in S. DARRIGO, 1988, p. 129.
31
Teresa SARDELLA, Roma e la Sicilia nella promozione del culto dei santi siciliani: il pontifi-
cato di Simmaco, in Euplo e Lucia, 2006, pp. 267-282.
32
Liber Pontificalis, I, LIII, VIII.
33
Antonius BOSIUS, Roma Sotterranea, Roma, 1650, Libro I, cap. XII, p. 149
34
G. ZITO, Storia, fortuna, ragioni della diffusione del culto di santAgata, p. 32.
35
Epist. 1, 52
36
GREGORIUS I Magno, Epist. 4, 19.
37
Un accostamento interessante, operato da Gregorio anche nei riguardi della basilica dedicata
ai santi Lucia ed Andrea, che certo lascia presupporre significati ulteriori, pi probabilmente deri-
vanti dal legame stretto che Gregorio possedeva con lisola di provenienza delle due martiri; noto
infatti il gran numero di possedimenti che questo pontefice possedeva in terra di Sicilia la quale,
quindi, non gli era affatto estranea.
9
in contemporanea con la dedicazione di unaltra struttura di Roma alla siciliana Lucia,
della quale per non si fa ulteriore cenno nei Dialogi38. Compare invece la cerimonia
di consacrazione di SantAgata dei Goti, con adeguato corredo di miracoli. Durante la
celebrazione, nella basilica gremita di fedeli, un maiale disturba il rito intrufolandosi
fra la folla per poi dileguarsi fra lo stupore generale. La notte successiva, sinistri rumori
si odono provenire dal tetto della chiesa, che si ripetono nei giorni a seguire e terminano
bruscamente con il frastuono di un misterioso crollo. Qualche d in avanti, per, una
nube compare a ciel sereno e avvolge laltare maggiore spandendo tuttin torno soavi
profumi mentre le candele di tutta la chiesa, per ben tre volte, si accendono da sole
inondando ledificio di luce.
ovvio qui laccostamento fra leresia ariana e le manifestazioni demoniache dei
primi due prodigi in cui diavolo (definito come immundus habitator o antiquus hostis)
lotta e protesta pur di non abbandonare quei luoghi destinati a Dio. E di riflesso, quelli
successivi (nubi, profumi mistici e abbondanza di luce) non possono che venir inter-
pretati quali segnali della definitiva discesa di Dio nella basilica, occupazione dello
spazio da parte della divina pietas39: quia locus ille de tenebris ad lucem uenisset40.
Si noti come, in questo caso, lincalzare degli eventi miracolistici non viene per attri-
buito mai ai due santi dedicatari, bens alla sola volont e misericordia divina: una
lotta fra il diavolo scacciato e Dio che lo scaccia quella a cui si assiste, mentre i martiri
restano sullo sfondo e son presto dimenticati.
In ambiente bizantino, una delle pi antiche testimonianze sulla memoria di Agata
proviene dalla basilica di SantApollinare Nuovo a Ravenna: conquistata la citt dalle
milizie di Giustiniano nel 540, la precedente cappella palatina eretta da Teodorico fu
epurata da ogni riferimento al culto ariano e riconvertita al cattolicesimo. Tra le ventisei
figure femminili che compongono la teoria delle Vergini, mosaico risalente a questa
seconda fase, Agata figura con indosso la dalmatica diaconale. Ma il culto presente
anche a Costantinopoli dove le viene dedicato un martyrion ed il suo nome compare
nel Sinissario costantinopolitano. Tra i panegirici pi antichi e noti c quello di Meto-
dio I, patriarca di Costantinopoli e oriundo di Siracusa, pervenutoci per mutilo (la
seconda parte da ritenersi spuria, elaborata nel 600 quando la polemica sulla patria
di Agata raggiunse il suo acme41). Questo testo, divenuto improvvisamente protagoni-
sta della querelle Palermo-Catania, si rivela molto interessante dacch, almeno secondo
quanto afferma Carmelo Crimi42, testimonia il tentativo da parte di Metodio di accli-
matare il culto agatino presso la comunit di Costantinopoli. Il proemio si apre ex
abrupto con un prodigio (), occasione che Metodio sfrutta per introdurre la storia
eroica della martire. Non lo spiega n dice molto in merito, si esprime con termini

38
GREGORIUS MAGNI, Dialogi, 3,30 sulla dedicazione della chiesa ad Agata, in aggiunta al
Liber Pontificalis, I, LXVI, V in cui sattesta che eodem tempore dedicavit ecclesiam Gothorum
quae fuit in Subora, in nomine beatae Agathae martyris. Per la chiesa dedicata a Lucia si vedano
Dial. 4,13,1 e Epist. 11,5 ove si accenna al monastero detto Renati o sanctorum Andreae et Luciae
(i due nomi sono congiunti nel Liber Pontificalis, II, 11.24), localizzato vuoi presso il Tevere, tra S.
Andrea de Marmorariis e S. Lucia della Tinta, vuoi sullEsquilino vicino SantEusebio.
39
Rossana BARCELLONA, Leggende gregoriane sui santi siciliani, in Euplo e Lucia, 2006, pp.
109-110.
40
GREGORIUS I Magno, Dial. 3, 30, 6.
41
Supra, nota 18, p. 5.
42
C. CRIMI, S. Agata a Bisanzio ne IX secolo, in Euplo e Lucia, Giunti, Firenze-Milano 2006,
pp. 143-163.
10
generici e cauti, onde accrescere la curiosit delluditorio il quale, affascinato, sar di-
sposto adesso ad ascoltare quanto il vescovo avr da dire, pur di conoscere la natura di
questo miracolo. E di questo miracolo si parler solo alla fine, dice Metodio
( 43). Quindi inizia sbito
inserendo la storia di Agata, che causa del prodigio che ogni anno si ripresenta in
occasione del suo dies festus. Sar solo nellexplicit che Metodio ritorner al miracolo
richiamando, in una struttura circolare, lincipit.
LEncomio si compone di trentatr capitoli, stando alleditio princeps, di cui ven-
tiquattro espongono la storia di Agata, ricostruita da Metodio utilizzando probabil-
mente i manoscritti greci, le cui copie dovette consultare durante il soggiorno a Roma44
tra l815 e l821, . Il tema portante dellopera il , il flusso,
presentato nella doppia immagine del fiume di fuoco ( ) eruttato
dallEtna e del flusso straripante segno della misericordia divina, che si effonde per
intercessione di Agata45; due flussi potenti e dopposta corrente, ma dei quali il se-
condo il maggiore. quindi il miracolo compiuto da Agata verso i suoi concittadini
risparmiandoli dalla lava che Metodio adopera accostandolo al miracolo di cui si ap-
presta a parlare, cio il traboccare dellolio da alcune . In questo prodigio il
vescovo vuol ravvisare specularmente levocata eruzione vulcanica e lincontenibile
amore della martire di Cristo. Secondo Crimi, questopera retorica, di indubbia finesse
poetica, da intendersi come tentativo del patriarca di acclimatare Agata a Bisanzio.
Metodio, da par suo, non d molti indizi per capirlo, tuttavia accostamenti miracolistici
e il richiamo allepitaffio angelico (
) in cui compare lappellativo di liberatrice della patria potrebbero
servire a ripolarizzare lazione patrocinatrice della martire, da Catania a Bisanzio:
Questo miracolo il mezzo attraverso cui ora Agata interviene attivamente nella vita
dei fedeli, costantinopolitani con ogni verosimiglianza, per renderli partecipi di quella
che Dio le ha dato e di cui ora ella si fa mediatrice. E questo ora destinato a
proiettarsi indefinitamente nel tempo, perch si ripete anno per anno. Il soccorso di
Agata non viene pi a definirsi nella sola dimensione della patriae liberatio: questa
non vale pi a determinare, ultimamente, lorizzonte della martire 46. Ci che fa Me-
todio, in definitiva, riorganizzare lo spazio sacro della martire, e geograficamente e
spiritualmente, sicch non pi Catania ma Costantinopoli in qualche modo diviene la
novella patria di cui Agata liberatrice.
Un tratto estremamente interessante che lopera di Metodio evidenzia, certo un po
involontariamente, il profondo quanto indissolubile legame che la figura di Agata
possiede con lEtna ed il fuoco. Questo accostamento fra mirabilia della natura e mi-
rabilia divini restringe il campo nellambito del suo probabilmente pi primitivo

43
Cfr. ibidem, p. 147.
44
Ibidem, pp. 146-147.
45
Ibidem, p. 157.
46
Ibidem, p. 161.
11
culto47. Come lEtna lo del panorama, la martire ancora [nel IX e nel X secolo] un
elemento forte del paesaggio mentale della Sicilia48.

2. Fonti agiografiche sul martirio di Agata; possibili indizi


sullantichit del culto.

Vista la tradizione mantenuta dalla comunit catanese su Agata, ed altres analiz-


zata, seppur en passant, la diffusione del suo culto al di fuori della Sicilia, adesso con-
viene procedere allanalisi delle prime fonti, ossia quelle agiografiche, e determinare
un terminus ante quem del culto agatino.
Si consideri dapprincipio che il numero delle fonti agiografiche riferite alle Vite dei
santi siciliani costituisce un corpus in s cospicuo49, se paragonato ad altri esempi di
agiografia regionale, e purtuttavia ridotto se confrontato con quello che si sospetta es-
sere il numero delle narrazioni esistenti nella Sicilia prenormanna50. Nella gran parte
dei casi i testi pervenutici sono bilingue, ossia redatti in greco e in latino, bench nel
complesso le Vite latine risultino comunque in numero inferiore rispetto quelle redatte
in greco. Ci determina, quindi, uno dei problemi di ordine storico-filologico pi deli-
cati e complessi, ossia stabilire in quale delle due lingue fu composto il testo originale,
e quali relazioni incorrono fra i testi e gli ambienti culturali che li hanno originati 51.
Riguardo il martirio di S. Agata, la narrazione ci pervenuta in tre redazioni, due
di lingua greca ed una in lingua latina. A queste si aggiungono le gi citate opere Sym-
posium decem virginum di Metodio dOlimpo e il panegirico di Metodio I Siculo. Se-
guono il De verginitate di Aldelmo e diversi inni e rielaborazioni databili dopo il XII
secolo. Secondo Brusa52, che riprende una intuizione di Tillemont, le tre redazioni della

47
Questo legame, fra Agata (che per a causa delle ustioni dei carboni ardenti) e lEtna, ha un
evidentissimo retrogusto pagano e lascia fianco scoperto ad ipotesi di sincretismi avvenuti, forse, in
et costantiniana. unipotesi da non sottovalutare, bench sia ancora da comprendere e ricercarsi
leventuale culto da cui quello della martire prese la caratteristica. Proposte, in tal senso, sono state
avanzate nel tempo, intendendo le cerimonie agatine come eco dei culti misterici ad Iside (cfr. E.
CIACERI, La festa di s. Agata e lantico culto di Iside, in ASSO, 2, 1905, 265-298) o di quelli
dedicati a Cerere e Proserpina (cfr. F. CARUSO, Prima di Agata: il rilievo di Demetra e Core, in
Agata Santa, pp. 168-172), ma n la prima n la seconda mi sento personalmente di avallare.
48
C. CRIMI, S. Agata a Bisanzio nel IX secolo, p. 163
49
Oltre gli Acta Sanctorum bollandisti, la pi ricca raccolta agiografica e specifica sui santi
di Sicilia fu redatta fra il XVI e il XVII secolo dal gesuita Ottavio GAETANI e pubblicata postuma
nel 1657 in due volumi: Vitae Sanctorum Siculorum ex antiquis Graecis Latinisque Monumentis, et
ut plurimum ex M.S.S. Codicibus mondum editis collectae, aut scripturae, digestae iiuxta seriem
annorum Christianae Epochae, et animadversionibus illustratae.
50
S. PRICOCO, Un esempio di agiografia regionale: la Sicilia, in Santi e demoni nell'alto Me-
dioevo occidentale (secoli V-XI), nella Settimana di Spoleto 7-13 apr. 1988, p. 319.
51
Stabilire in quale lingua una determinata Vita fu scritta permette di comprendere in quale
ambiente il culto legato al santo fu promosso e si svilupp (vedi, p. e., Adele MONACI CASTAGNO,
Scritture agiografiche e promozione del culto: successi e insuccessi, in Limpero costantiniano e i
luoghi sacri, 2016, pp. 491-515). Nel contesto siciliano le stratificazioni linguistiche riflettono, come
in pochi altri casi, i continui ed epocali mutamenti socio culturali che lhanno attraversato: la chiesa
romano-latina, quella bizantina, la dominazione araba e poi normanna, le tracce di provenzale e
gallicanesimo, la lunga dominazione aragonese. Un modo per osservare come la vita religiosa and
evolvendosi ed adattandosi di volta in volta alle varie situazioni e cambiamenti che andavano veri-
ficandosi, in contesto agiografico, con rielaborazioni e sincretismi. Vedi PRICOCO, Un esempio di
agiografia regionale: la Sicilia, 1988, p. 321.
52
L. BRUSA, Gli Atti del martirio di s. Agata, in Rivista di Cultura Classica e Medievale, I
(1959), pp. 342-367.
12
Passio, pi le versioni di Aldelmo e di Metodio, discendono da ununica ed originaria
fonte scritta, andata perduta, variamente modificata dai copisti che lasciarono per inal-
terati i tratti salienti e pi caratteristici dellepisodio. Le versioni elaborate dal me-
dioevo in avanti deriverebbero inoltre dalla redazione latina, ossia quella ritenuta
tuttora la pi antica53. Sulla lingua in cui i testi furono originariamente scritti, invece,
oggi lambiente scientifico tendenzialmente concorda con il ritenere fosse il greco54,
volendo comunque porre la composizione delle opere sempre entro larco temporale
incluso fra il V e il VI secolo, in piena dominazione bizantina.
Le tre versioni della Passio Agathae sono state riportate per intero da Jean Bolland
negli Acta Sanctorum, corredate di apparato critico e proposte in ordine cronologico55,
come segue:

- Acta S. Agathae, ex Bonino Mombritio et XVI Latinis Mss.56 Ossia la ver-


sione latina tuttoggi ritenuta la pi attendibile o comunque vicina crono-
logicamente e contenutisticamente agli accadimenti reali. In essa Agata
viene presentata come una nobile ragazza, consacrata a Dio e oriunda di
Catania.
- Alia Acta auctore Graeco anonymo, ex Ms. Senatus Messanensis.57 Il ms
del Tabulario del Senato di Messina il testo solitamente giudicato pi
attendibile fra le versioni in lingua greca, per la sua attinenza alla versione
latina.
- Alia Acta Auctore Simeone Metaphraste, ex Graeco Ms. Regis Galliae.58
Il terzo esemplare incluso dal Bolland negli Acta il ms che egli attribui-
sce a Simone Metafraste, scrittore bizantino attivo nel X secolo. Forse il
pi tardo fra i manoscritti agiografici agatini, lunico a discordare
sullorigine di Agata, affermando che ella, bench martirizzata a Catania,
aveva patria nella citt di Palermo.

Di queste redazioni si contano nel complesso circa 200 mss di cui 171 tratti dalla
versione latina e 30 da quella greca59. Tutti i testi ripropongono un racconto sostanzial-
mente identico nei suoi tratti salienti, distanziandosi solo negli episodi contingenti al
martirio e in dettagli secondari, lasciando ipotizzare lesistenza di un testo prototipo da
cui i vari redattori hanno attinto ed oggi andato perduto. La questione sulla cronologia
redazionale e dei rapporti intercorrenti fra le versioni stata dibattuta a lungo, ancorch
adesso si tende a considerare la versione latina come la pi fedele alloriginale. In par-
ticolare, elementi stilistici e contenutistici permettono di congetturare, non solo una
collocazione del ms latino fra il V e il VI secolo, ma una composizione del prototipo a

53
G. ZITO, Storia, fortuna, ragioni della diffusione del culto di santAgata, in Agata Santa.
Storia, arte, devozione, Giunti, Firenze 2008, p. 32.
54
S. PRICOCO, Un esempio di agiografia regionale: la Sicilia, p. 328.
55
Ci presupponendo, per, che le versioni greche fossero una copia di quella latina, tesi oggi
solo parzialmente ritenuta corretta, come accennato sopra.
56
AA.SS, Febr., vol. I, pp. 615-618.
57
AA.SS, Febr., vol. I, pp. 618-620.
58
AA.SS, Febr., vol. I, pp. 620-623.
59
Un elenco completo dei manoscritti greci e latini possibile trovarlo allinterno del testo del
DARRIGO, Il martirio di SantAgata nel quadro storico del suo tempo, volume I.
13
non molti anni di distanza dal martirio Agata60: La sua redazione [della versione la-
tina], in ragione dei diversi elementi anche linguistici che lascia emergere, oltre che per
il modo di presentare lautorit romana quale espressione demoniaca, propria del pe-
riodo successivo al IV secolo, verosimilmente databile al VI secolo, con tracce ap-
punto di stesura pi antica61. Tuttavia il dibattito in merito ancora aperto e abba-
stanza acceso, alcuna risposta fino ad ora s ottenuta. Quel che certo che gli Atti
rientrano nellarco temporale in cui presero forma le Vite dei santi siciliani pervenuteci
e che guadagnarono pi ampia diffusione solo nellVIII secolo in zona orientale, sotto
la sfera dinfluenza bizantina62.
Pur non volendo affrontare nel dettaglio la questione filologica, ritengo opportuno
provare ad individuare quegli elementi, fra i molti proposti, che potrebbero a mio giu-
dizio indicare una stesura antica della Vita di Agata. Se anche il Bolland e molti altri
critici sulla sua scorta, hanno suggerito molteplici prove nel tentativo di dimostrare
una quasi contemporaneit fra i fatti del martirio e la stesura della loro narrazione (fi-
nanche a sostenere che il redattore fu testimone oculare di quegli eventi e cronografo a
cominciare dal giorno immediatamente successivo) personalmente considero di rile-
vante interesse due elementi, di carattere linguistico, che pi degli altri mi convincono
duna vicinanza temporale fra martirio e redazione, e precisamente entro un secolo
dalla morte della ragazza.
In particolare, il primo possibile indizio luso che viene fatto di un vocabolo
particolare, ossia il paganorum, presente allinizio del versetto 103:

Tunc paganorum multitudo Allora, una moltitudine di abitanti dei


fugiens de monte descendit villaggi, fuggendo, discese dal monte

Si fa evidente qui un uso prettamente etimologico del termine pagano, indicante


coloro che abitavano nel pagus, il villaggio di campagna ovvero quelli al di fuori del
centro amministrativo urbano. Con tale accezione fu adoperato fino al IV secolo, e pi
esattamente intorno al 380, quando, con leditto di Tessalonica voluto da Teodosio, il
cristianesimo divenne culto ufficiale dellImpero o poco prima.63 Da quel momento,
almeno nelluso popolare, paganus venne progressivamente accostato a gentiles, pro-
babilmente in senso dispregiativo, e derivante dalla resistenza, nelle campagne, di culti
e forme rituali legate ancora alla religiosit non cristiana64. Da ci possiamo giungere
a due conclusioni possibili: a) lautore, forse per evitare luso di un termine con con-
notazioni dispregiative, prefer adottare quel pagani strictu sensu, continuando ad

60
S. DARRIGO, Il martirio di SantAgata nel quadro storico del suo tempo, II, pp. 833-842;
tuttavia arduo, vista la tardivit delle agiografie in nostro possesso, individuare con precisione un
possibile periodo in cui questa proto-agiografia fu scritta e diffusa.
61
G. ZITO, Storia, fortuna e ragioni della diffusione del culto di santAgata, p. 32.
62
Ivi e in S. PRICOCO, un esempio di agiografia regionale: la Sicilia, p. 327.
interessante notare, altres, che la versione manoscritta pi antica pervenutaci non appartiene
al testo greco, bens a quello latino e datato allVIII secolo. Si tratta del ms latino di Montpellier
(Francia), esistente presso la Bibliothque interuniversitaire de la facult de mdicine, con la segna-
tura Manuscrit H, 55, ff. 71v-74r, du VIIIe sicle, de provenientes ds Bibliotheque Bouthier, St.
Etienne dAutun. Cfr in DArrigo, 1988, vol I, pp. 374-375.
63
H. MAURIER, s.v. Paganesimo, in P. POUPARD, Dizionario delle religioni, Milano, Monda-
dori, 2007, pp. 1365.
64
Qui occorre per aggiungere una breve postilla poich luso del vocabolo non sub un cambio
cos repentino ed universalmente univoco. Nel linguaggio liturgico, infatti, paganus trov per lungo
tempo spazio secondo la sua originaria accezione. Vedi POUPARD, Dizionario delle religioni.
14
usare altrove65 gentiles in riferimento ai non cristiani. Per questo stonerebbe con i toni
apertamente polemici, evidentissimi nel testo, con cui la religione imperiale viene apo-
strofata, giudicata idolatrica e inganno demoniaco. b) Il nostro agiografo sconosceva
lassimilazione di pagano con gentile poich, quando scrisse, non era in uso; e ci
giustificherebbe la possibilit che la versione originale, di cui il ms latino sarebbe una
riedizione, sia stata composta prima della fine del IV sec., cio entro cento anni dalla
morte di Agata66. Diversamente, il ms greco parigino par voler intendere quel pagano-
rum come 67, quale esprimerebbe in greco il medesimo concetto del gentiles
latino e del goyim ebraico, ossia uno estraneo al culto giudaico-cristiano; lo stesso Me-
todio I adotter questo senso nel suo panegirico (a riprova delluso che fece del ms
greco rispetto quello latino): i cittadini si rifugiarono nel suo tempio, piangendo e
supplicando, presero il velo posto sul suo prezioso corpo, lo dispiegarono, sebbene fos-
sero pagani, dinnanzi al fuoco68. Ci, se si decidesse di mantenere la linea interpreta-
tiva finora tracciata, ci lascerebbe intendere una certa tardivit nella stesura del ms
greco (dal V allVIII sec.), oltrech una sua sicura diffusione in area greco-bizantina.
Passando allelemento successivo, ai versetti 102 e 103 in cui si riferisce delleru-
zione vulcanica, iniziata il giorno delle Kalendae di febbraio (cio il 1 febbraio del 252)
e protrattasi fino alle Nonae dello stesso mese (il 5 febbraio), anniversario della morte
di Agata, si legge del recupero duna reliquia della giovane santa ed il relativo uso per
arrestare la colata lavica. Facendo un confronto fra le edizioni greche e quella latina
emerge un dato interessante: laddove il ms greco tramandatoci da Metafraste riferisce
che la gente accorse in massa al tempio della martire [
]69 quello della redazione latina parla di un sepolcro di lei [sepulchrum
eius]70. La differenza terminologica qui potrebbe rivelarsi indicativa, non solo ri-
guardo la precedenza cronologica di un manoscritto rispetto un altro, ma anche in me-
rito alle modalit di sviluppo del culto agatino. Il fatto che il ms latino precisi che gli
abitanti dei villaggi (i pagani di cui sopra) giunsero in folla presso il sepolcro della
martire potrebbe illuminarci sullo sviluppo del culto martiriale in Catania entro i primi
secoli, divisibile fin qui in almeno due fasi: la prima in cui non era stato ancora eretto
un luogo di culto dedicato ad Agata, e dunque i pellegrinaggi e i riti commemorativi
dovevano svolgersi presso il luogo nel quale era stata seppellita dapprincipio, seguendo
le modalit liturgiche in uso nel III secolo. Nella seconda fase, attestata dalla redazione
greca, doveva esservi la presenza di un tempio () presso il quale si trovavano le
spoglie della santa, evidentemente ivi traslate; ci poteva essere possibile solo a partire
dalla seconda met del IV secolo, momento nel quale, con Costantino, si ha il fiorire
dei templi e degli edifici di culto cristiani. In ultimo, la discordanza fra le due versioni
potrebbe derivare, sia dalla precedenza della versione latina rispetto quella greca, tale

65
Cfr. ms latino, versetto 98.
66
Ci dimostra lestrema difficolt che si riscontra quando si lavora con fonti letterarie palese-
mente frutto di continue copiature e riedizioni, risultato di rimaneggiamenti, tagli, inserimenti e rie-
laborazioni, sicch determinare quale parte o frammento venga cronologicamente prima e quale
dopo si trasforma in un compito difficilissimo che, forse, solo i migliori filologi possono affrontare
(fra i quali non rientro e per cui a costoro cedo volentieri il compito).
67
Cfr. ms greco, versetto 103.
68
Cfr. in C. CRIMI, S. Agata a Bisanzio nel IX secolo, p. 154.
69
Testo del ms n. 999 della Biblioteca Nazionale di Parigi, versetto 103 (edito in S. DARRIGO,
1988, p. 280).
70
Cfr. ms latino, versetto 103.
15
da indurci a collocare la Vita latina prima della pace costantiniana (ma ci improba-
bile), sia dalla scelta del copista latino di restare fedele alla versione originale ed il
converso intento dellautore greco di adattare il racconto al panorama urbano esistente
al tempo in cui scriveva, certo animato dal proposito di far aderire il testo alla realt
vissuta dai suoi lettori o di giustificare la prima agli occhi dei secondi.
A questo punto forse opportuno considerare un terzo elemento nonch cavallo di
battaglia del Bolland, che tuttavia non mi sento di accogliere tout cour, una precisa-
zione contenuta nel verso 97 del testo latino:

Unde suspicati sumus, quod Donde arguimmo che fosse


Angelus eius fuerit. lAngelo di lei

Secondo il sacerdote Santo DArrigo, autore di una consistente opera dedicata a s.


Agata e fermo sostenitore dellautenticit della tradizione religiosa catanese, questo
passaggio indicherebbe inequivocabilmente che il redattore della proto-versione do-
veva aver assistito personalmente agli eventi narrati, sicch la stesura fu intrapresa il
giorno immediatamente successivo alla sepoltura di Agata71. Prova della contempora-
neit sarebbe proprio il versetto 97 allorch, allapparire del misterioso giovane, seguto
da una scorta di cento fanciulli pulchri, il testo recita Donde noi sospettammo [su-
spicati sumus] che fosse lAngelo di lei. Come anche lo stesso Bolland aveva osser-
vato nel 1658, in forza di tale rilievo, per il DArrigo non vi sarebbero dubbi sulla
vicinanza temporale fra redazione e martirio, giacch lautore parrebbe includersi fra
le persone che avevano veduto langelo comparire presso la tomba di Agata e deporvi
la lapide elogiativa. Tuttavia, ci che DArrigo dimentica di osservare quel che recita
il verso successivo, nel quale si precisa che quanti avevano assistito allaccadimento
andarono in giro per la Sicilia talch omnes Siculos sollicitos reddiderunt72. Qui lau-
tore non sembra includere se stesso nel novero dei testimoni oculari. Il verso, quindi,
si presenta passibile di pi letture.
In conclusione, non potendo offrire una data assoluta riguardo la stesura del proto-
tipo agiografico sulla passione e la morte di s. Agata, possiamo avanzare lipotesi che,
sulla base di quanto su esposto, detta prima redazione potrebbe aver visto la luce entro
e non oltre la fine del IV secolo, almeno in forma orale, e quindi nei cento anni a seguire
dalla morte della ragazza. In questo stesso arco di tempo dovette affermarsi anche il
culto alla memoria di Agata, s da rendere necessaria la stesura di una o pi Passiones
(se si ammette una sua repentina diffusione fuori dal territorio catanese) ad uso litur-
gico73, culto che trov nel sepolcro di Agata comera prassi in quei secoli il punto
focale.

71
S. DARRIGO, 1988, vol. I, p. 229 e vol. II pp. 843-847.
72
Cfr. ms latino, versetto 98.
73
Ma potrebbe anche darsi che la prima versione, certo probabilmente nata in territorio catanese,
dovette anche rimanere lunica per diverso tempo, ovvero fintanto che il culto rimase concentrato
nella citt di Catania, richiamando pellegrini dal resto della Sicilia dove, bench vi fosse gi notizia,
non vera ancora un culto specifico.

16
3. Nascita dei luoghi di Agata nel quadro storico della citt.

La Catania che si mostra agli occhi dellosservatore, oggi, la citt ricostruita a


partire dal 1700. Tale riedificazione fu la conseguenza del cinquantennio precedente
che vide labbattersi di ben due terribili disastri naturali che danneggiarono irrimedia-
bilmente la citt e quasi la cancellarono. Il pi devastante si verific il 9 e l11 gennaio
del 1693 quando un terremoto denorme portata distrusse Catania, facendo un elevatis-
simo numero di vittime: dei 19.000 abitanti se ne salvarono circa 7000; mentre del
1669 la grande eruzione dellEtna. Pochissimi edifici scamparono alle distruzioni, fra
questi il castello Ursino, il Teatro romano, lodeon, e qualche chiesa. La Cattedrale
normanna fu completamente sventrata e solo il presbiterio resistette, ed tuttoggi vi-
sibile grazie alla ricostruzione del Vaccarini, a cui si deve lattuale facciata barocca. Le
chiese di S. Agata la Vetere e SantAgata al Carcere furono abbattute e lo stesso pu
dirsi di tutti gli altri luoghi legati alla storia di Agata. La citt non esisteva pi.
Tuttavia ad ogni distruzione segue un rifiorire delle citt. Loccasione della rico-
struzione diede possibilit e luogo ai nobili catanesi amanti dellantiquaria di cimentarsi
nello studio approfondito della storia locale, con mezzi e modi sino ad allora resi im-
possibili dalla presenza delle case. Il 700 sar un germogliare di scoperte archeologi-
che, certo non sempre ben interpretate, ma purtuttavia utili ai fini di una conoscenza
della Catania greco-romana che tuttoggi si rivela incerta.

IL PERIODO TARDOANTICO

Riguardo s. Agata, bench nulla di dichiaratamente esplicito fu mai rinvenuto in


Catania, un elemento che con lei potrebbe intessere una qualche relazione la gi citata
epigrafe di Iulia Florentina, datata ai primi decenni del IV secolo d.C. e scoperta nel
1730 nellarea compresa fra via Androne e via Dottor Consoli. Lepigrafe marmorea
costituisce un interessante ed importante teste relativo alle primitive comunit cristiane
e la presenza di un culto martiriale in Sicilia. Sta scritto quanto segue:

IULIAE FLORENTINAE INFAN[T]I DULCISSIMAE ATQ[UE] INNOCENTISSIMAE, FIDELI FAC-


TAE, PARENS CONCLAVIT QUAE PRIDIE NONAS MARTIAS ANTE LUCEM PACANA NATA

ZOILO CORR[ECTORE] P[ROUINCIAE], MENSE OCTAVO DECIMO ET VICES[I]MA SECUNDA


DIE COMPLETIS FIDELI FACTA, HORA NOCTIS OCTAVA ULTIMUM SPIRITUM AGENS SU-

PERVIXIT HORIS QUATTUOR ITA UT CONSUETA REPETERET, AC DE[F]UNCTA HYBLAE


HORA DIE[I] PRIMA SEPTIMUM KAL[ENDAS] OCTOBRES. CUIUS OCCASUM CUM

UTERQ[UE] PARENS OMNI MOMENTO FLERET PER NOCTEM MAIESTATIS VOX EXTITIT

QUAE DEFUNCTAM LAMENTARI PROHIBERET CUIUS CORPUS PRO FORIBUS

MARTXP[ORUM] CUAX LOCULO SUO PER PROSBITERUM HUMATU[M] E[ST], IIII


74
NON[AS] OCT[O]BR[ES] .

74
Cfr. in S. DARRIGO, Il martirio di SantAgata, 1988, pp. 141-144.
17
A Giulia Florentina, bambina dolcissima ed innocentissima, fatta cristiana, il padre
(questa lapide) colloc; ella prima delle None di Marzo75 ante il sorgere del sole, nata
pagana, sotto Zoilos correttore della provincia, a mesi diciotto e ventidue giorni com-
piuti dal battesimo, nellora ottava della notte rendendo lultimo sospiro, sopravvisse
quattro ore perch si potessero ripetere i riti consueti, e mor ad Hybla, nella prima
ora del giorno, sette d prima delle Calende di Ottobre76. Entrambi i genitori non ces-
savano di piangere ogni momento la sua morte. Durante la notte la voce della Maest
si lev, la quale proib di lamentare la defunta. Il corpo suo presso le porte dei martiri
cristiani, nel proprio loculo, fu inumato per tramite del presbitero, quattro giorni prima
delle None di Ottobre77.

Quanto riferisce lepigrafe, oggi custodita al Louvre, ha una rilevanza consistente.


La piccola Giulia mor diciotto mesi e ventidue giorni dopo il battesimo (fideli facta),
ad Ibla, ritenuta antica contrada dellodierna Patern, a 18 km dal capoluogo etneo, al
tempo in cui tale Zoilos era correttore della provincia di Sicilia78. La piccola, se-
guendo la volont di una misteriosa voce consolatrice, fu sepolta pro foribus martyrum
christianorum79. In quella medesima zona, una campagna di scavi condotta negli anni
Cinquanta del secolo scorso, guidata da Guido Libertini e Giovani Rizza80, ha riportato
alla luce una necropoli sub divo in uso dal II al VI secolo, secondo lattestazione delle
sepolture ivi scoperte, delle ceramiche e delle lapidi. Entro il contesto funerario, che
presenta in s miste sia tombe pagane ad incinerazione sia sepolture cristiane ad inu-
mazione, sono stati rinvenuti i resti di un complesso cultuale bizantino, costituito da
una grande basilica a tre navate accostata ad una pi antica trichora di minori dimen-
sioni sul lato orientale:

- Trichora. Trattasi di un corpo triabsidato innestato ad ununica navata, per una


lunghezza complessiva di pi di 12 m ed una larghezza oscillante fra i 4.40 m
della navata e 8 m ca. nella parte absidale; al suo interno sono state rinvenute
tracce di decorazioni architettoniche rimandate ad una fase protobizantina 81. In
aggiunta, dalle lapidi e le tombe a ridosso della trichora stato desunto che do-
vevasi trattare del nucleo architettonico pi antico dellintero complesso, il cui

75
Ossia il 4 marzo.
76
Ovvero il 1 di Ottobre. La bambina quindi mor il 25 settembre.
77
Il 2 Ottobre.
78
Tale Zoilos fu corrector provinciae di Sicilia negli anni 320-329, prima che Costantino desti-
tuisse la carica (G. MANGANARO, Iscrizioni latine e greche di Catania tardo-imperiale, in ASSO,
IV serie, LIV, 1958, p. 11).
79
Sebbene tale passaggio sia controverso, quanto meno nella forma linguistica, si concordi
nellinterpretare il senso, dove forum si riferisce sia alla chiesa sia al sepolcro, optando in questo
caso per la seconda accezione. Nella fase primitiva, infatti, le memoriae dei martiri cristiani, spesso
piccole cellette o edicole (cfr. CICERONE, Leg., 2,24,61 41: forum, id est vestibulum sepulcri), si
aprivano su un ampio spazio destinato ad accogliere i fedeli ivi riuniti per le celebrazioni natalizie
(cfr. P.L. ZOVATTO, in Palladio XIV, 1965, p. 415).
80
Guido LIBERTINI, Catania. Necropoli romana e avanzi bizantini in via Dottor Consoli, in
NSc, 1956. Giovanni RIZZA, Necropoli romana scoperta a Catania in via SantEuplo, in
ASSO, LIV-LV, 1958-59, pp. 149-251.
81
Francesca TRAPANI, Il complesso cristiano extra moenia di via Dottor Consoli a Catania, in
ASSO, XCV, 1999, Fascc I-III, pp. 77-124.
18
terminus ante quem potrebbe essere ben indicato dallinscriptio sulla lapide di
Iulia Florentina82. Si tratterebbe, dunque, di quei fora martyrum di cui liscri-
zione attesterebbe la presenza, la quale localizzerebbe un nucleo cultuale legato
a figure martiriali al di fuori delle mura cittadine. Il complesso di via Dottor Con-
soli dunque si pone fra quelli pi antichi di tutto il territorio italiano, e forse
lesempio pi antico nellmbito siciliano delle memoriae martyrum, insieme alle
basilichette di Agrigento, verosimilmente edificata sul luogo di sepoltura dei
martiri Libertino e Peregrino, e quelle di Sofiana e di Salemi.

- Basilica. Lasse dellimpianto, bench segua lorientamento ad est della trichora,


leggermente ruotato rispetto questultima. Labside estradossata ha diametro
interno di 6 m ca. e una profondit di 3 m; accoglie, sopra una fila anulare di
formae, un synthronon con seggio vescovile, a gradoni semicircolari estroflessi,
e banchi presbiteriali in muratura ad alta spalliera83. A cominciare dallinnesto
dellabside fino alla fine della navata, nellintercolumnio si estende una pavi-
mentazione musiva per un totale di 31 m, ad eccezione del basamento dellaltare,
presentante un decoro che alterna figure concentriche a quadri, fra loro allacciate,
a tinte bianche e nere. Le dimensioni complessive della navata centrale, accertate,
dovevano essere di circa m 11,30 x 4284. Per le navate laterali, la cui presenza
confortata dai colonnati laterali di quella centrale, si suppone uno sviluppo pa-
rallelo perfettamente organico. Laltare appariva, oltre che molto dissestato al
momento dello scavo, ampiamente smontato gi in antico. Rimanevano i due lati
contigui della sua struttura basamentale in muratura, a impianto rettangolare di
m 4.30 x 1.40 ca., con accesso a due gradini, da est, e pavimentata con frammenti
di cruste marmoree; al suo interno, inoltre, era stata ricavata una sepoltura a
forma85; si perci immaginato86 un altare centrale, sopraelevato e recintato,
allinterno del quale erano inglobati i sepolcri dei martiri, come i resti di sarcofagi
pi uno integro in pietra lavica ivi rinvenuti attesterebbero. Limpianto monoab-
sidale della basilica largamente attestato in Sicilia cos come in tutto il Nord
Africa, dalla fine del IV fino al VI; larticolazione dello spazio centrale, con al-
tare posto al centro della navata, in evidenza e dotato di recinto, richiama la strut-
tura di coeve basiliche di tipo martiriale, riscontrate soprattutto nel Nord Africa,
come conferma il posizionamento della mensa sopra le loro sepolture o i reli-
quiari87.

Possiamo quindi immaginare che alla morte di Agata il suo corpo venne trasportato
nella necropoli individuata in via Dottor Consoli, la quale, oltrech ospitare sepolture
di cristiani, attesta la presenza di numerose sepolture patrizie e di personaggi facoltosi,
fra le quali la famiglia della vergine cristiana probabilmente rientrava. Ivi dovette es-
sere deposta in una comune tomba a fossa, forse perch non si ebbe il tempo o perch,
semplicemente, era usanza: a questo periodo risale certamente linizio del culto della
martire, consistente in memoriali liturgici celebrati in occorrenza del giorno natalizio e

82
Ibidem, p. 80.
83
Ibidem, p. 82.
84
Ibidem, p. 84.
85
Ibidem, p. 85.
86
Ivi e ibid. p. 90, figg. 7a e 7b.
87
Ibidem, p. 86.
19
forse nei primi pellegrinaggi presso la sua tomba. La sepoltura venne monumentaliz-
zata successivamente durante la pace costantiniana, quando, fra le altre cose, il numero
dei martiri catanesi era aumentato (e certamente non ridotto ai soli Agata ed Euplo),
cosa che rese necessario raccogliere le spoglie insigni in un comune luogo pi consono.
In tale occasione potrebbe essere stato preso e riutilizzato il sarcofago pagano che
tuttoggi si conserva presso SantAgata la Vetere, ritenuto loriginario sarcophago
novo di cui parlano gli Atti88; le figure pagane originariamente scolpite furono scalpel-
late e sfigurate risparmiando solo i grifoni, gi entrati nelliconografia cristologica. Fu
sostituito il coperchio con uno nuovo presentante bassorilievi a motivi cristiani e si
pratic una fenestrella lungo il bordo della vasca, per la visione delle reliquie89. Suc-
cessivamente, forse in concomitanza con il diffondersi del culto agatino (o martiriale)
oppure con una situazione politica pi favorevole, fu eretta la basilica bizantina entro
la quale il sarcofago di Agata venne rialloggiato al di sotto dellaltare, posizione che ne
enfatizzava il significato cultuale90.
Oltre alla presenza dei martiri, unaltra notizia che la scoperta basilica ci riporta
la presenza del synthronon con cattedra, confermandosi cos basilica cattedrale ossia
sede vescovile; un caso in s particolare vista lubicazione exra moenia del tempio,
parecchio distante dal centro abitato ed esterno alle mura. Altres smentisce quanto ri-
portato dalla storiografia precedente, viziata da ideologie municipaliste det moderna,
che volevano vedere in SantAgata la Vetere le primissime vestigia del culto cristiano
in Catania, dapprima con una edicola voluta dal vescovo Everio nel 264 sul luogo del
martirio della santa, e presto divenuta sede vescovile e dimora ultima delle spoglie
mortali di Agata: lanno 264 la Venerabile Chiesa di S. Agata la Vetere, prima Cat-
tedrale della Citt di Catania, fu eretta da SantEverio Vescovo in essa [], nel luogo
medesimo, dove era il Sepolcro della S. Mart. Agata, facendo scolpire su divisato la-
pide di quello due croci in segno della Christiana fede, costume della primitiva
Chiesa91. Di converso, le notizie attestanti la presenza del sarcofago di Agata in S.
Agata la Vetere sono pi tarde, per la prima volta forniteci con certezza dal Diploma
del vescovo Marziale (1366) il quale lamentava la decadenza in cui era caduta la chiesa,
in stato di abbandono, e ricordava la presenza di un sepulcrum ipsius virginis ubi
domum corpus eius fuit traditum sepulturum92, mentre le fonti bizantine ed arabe non
sembrano possedere memoria di una Cattedrale in S. Agata la Vetere. Ne consegue che
anche gli altri luoghi di culto legati ad Agata, ossia la chiesupola di S. Gaetano alle
Grotte e le restanti due chiese del trittico agatino, ossia S. Biagio e S. Agata al Car-
cere, sono da ascrivere ad epoche pi recenti nonch ignote al culto agatino det tar-
doantica.

88
DARRIGO, 1988, vol. I; altres F. BUSCEMI, Il sarcofago di S. Agata, pp. 138-142.
89
F. BUSCEMI, Il sarcofago di S. Agata, p.138.
90
Si noti come tale pratica trovi riscontro e base teologica nel testo di Apocalisse (6, 9-11) in
cui si fa menzione dei testimoni che furono immolati a causa della parola di Dio le cui anime
giacciono ai piedi dellaltare dellAltissimo.
91
F. PRIVITERA, Epitome della Vita, Martirio, e Miracoli dellInvitta, Nobilissima, e Generosa
Sposa di Gies S. Agata Vergine e Martire, Catania 1690, p. 107 (cfr. in F. BUSCEMI, Il sarcofago
di santAgata, p. 140)
92
Trascrizione del diploma in: G. SCALIA, La traslazione del corpo di S. Agata e il suo valore
storico, in ASSO, XXII-XXIII, 1927-28. Fascc. I-III, p. 132. (Cfr in F. BUSCEMI, Il sarcofago di
santAgata, p. 139)
20
Una nota, ora, doveroso aggiungere prima di procedere oltre: riprendendo lepi-
grafe di Iulia Florentina colpisce un dettaglio non da poco, poich la citazione di un
generico martiri tradisce lassenza di una preferenza cultuale verso una figura anzi-
ch unaltra, tant vero che nessun nome di martire viene fatto n in questa lapide n
in quelle trovate nei dintorni del complesso di via Dottor Consoli. Valutando altres le
occorrenze onomastiche curioso notare quanto il nome Agata in sepolture cristiane
successive al III secolo poco ricorra, se non nellepigrafe di Agathon in cui compare
una dedica alla signora Agata93. Indizi, questi ultimi, che lasciano supporre una non
radicalizzazione del culto agatino nella comunit locale. Le motivazioni sono difficili
da desumere dai pochi dati a disposizione. Bench un culto a lei fosse certo presente,
come si gi avuto modo di dimostrare nelle pagine precedenti, purtuttavia questo non
sembrava assumere caratteri di supremazia rispetto gli altri martiri. Quindi, in questo
periodo Agata, quantunque gi connessa con la protezione della citt dalla furia
dellEtna e oggetto di richieste taumaturgiche, non pu tuttavia dirsi intimamente con-
nessa allidentit cittadina, ancora religiosamente disomogenea.

IL MEDIOEVO

Determinare come si svilupp il culto cittadino e quale fu la sorte toccata alle re-
liquie dei martiri catanesi sul finire della tarda antichit e lungo tutto il medioevo
faccenda non da poco. Prima di tutto, considerata limportanza che doveva possedere
il complesso cultuale di via Dottor Consoli, occorre domandarsi come e perch la strut-
tura cadde in disuso e donde sorse la necessit di traslare i corpi dei martiri (e magari
che fine fecero), e successivamente il motivo della scelta dellarea dove oggi sorge S.
Agata la Vetere come nuova sede del culto.
Bench non si sappia ancora quale fu la causa che indusse allabbandono della
basilica cattedrale, se per via di un danneggiamento della struttura (terremoto?) o per
questioni di pi pratica sicurezza, certo che la sappiamo attiva fino al VI secolo e
forse, stando al Liber Pontificalis, papa Viglio, diretto a Costantinopoli, vi celebr
messa e consacr presbiteri e diaconi94. Successivamente la struttura venne trascurata
e spogliata delle sue insegne principali: i corpi dei martiri furono radicalmente, e non
senza inconvenienti, rimossi come testimonierebbe il dissesto del piano basamentale.

93
Bench il nome sembra fosse diffuso nellambito cittadino, tutto sommato compare generica-
mente legato tanto allambiente pagano quanto a quello cristiano. Lepigrafe di Agathon interes-
sante poich il bambino viene direttamente messo in relazione alla martire; si tratta probabilmente
della pi antica epigrafe che menziona direttamente la santa, da datarsi pienamente entro il IV se-
colo. Il testo recita: , .
[ ] ; , [;] []
[], [] [] , []
[] . [] [] (Tutta la terra ed il vasto etere
generano per te, o Morte. Allimprovviso mi hai strappato il bambino. Che bisogno cera? Se fosse
invecchiato non sarebbe stato [per sempre] tuo? Nacque il signore Agathon 15 giorni prima delle
calende di novembre nel giorno Kronos [18 ottobre]. Visse 11 mesi: mor 10 giorni prima delle
calende di settembre nel giorno del Sole [23 agosto]. Signora Agata [dona] la pace ad Agathon). La
protezione richiesta in suffragio dellanima del bambino alla ritengo possa ulterior-
mente informarci sulle usanze onomastiche in Catania, presso i cristiani del IV secolo pieno: po-
trebbe, tale preghiera alla martire, attestarci il gi presente uso nel IV secolo di battezzare i bambini
col nome della santa?
94
Liber Pontificalis, vol. I, LXI, V (105).
21
Alcuni frammenti di sarcofagi ed uno integro in pietra lavica sono stati, infatti, riportati
alla luce nellarea degli edifici95. La ricollocazione immediata non conosciuta, tut-
tavia verosimile che a questo punto entri in gioco lantica chiesa di S. Agata la Vetere,
che divenne nuova sede del sepolcro di Agata e del suo corpo.
Proprio nellarco temporale che va dal tardo VI al pieno X secolo si assiste alla
formazione della citt medievale, la quale presenta una nuova concezione dello spazio
urbano e il riutilizzo delle ormai decadenti strutture romane. Altres la descrizione nel
Diploma di Marziale del priorato di S. Agata la Vetere come derelitto e desolato, ben-
ch mostri una tradizione ben consolidata relativa ai luoghi agatini e alla presenza del
di lei sarcofago, non sembra avere coscienza di un passato illustre della chiesa. La
Civita medievale dimostra di aver perduto il ricordo del complesso cultuale di via Dot-
tor Consoli, e sar solo nellmbito della polemica municipalista che la storiografia
reinventer il ruolo della Vetere nella Catania tardoantica e medievale. Tracce duna
cattedra vescovile posteriore allabbandono della basilica martiriale non sono perve-
nute, pertanto la presenza di un episcopo resta dubbia.
Altrettanto complesso, come si accennato, anche il problema relativo alle mo-
dalit dinurbamento del culto di Agata, per la valutazione del quale possediamo solo
una serie di dati frammentati e di non univoca interpretazione. Stando ai rilievi pi
recenti e realizzati a partire dal 2002 da una equipe della Soprintendenza ai Beni Cul-
turali congiunta con luniversit di Catania, larea attualmente occupata dal trittico
agatino stata nei secoli variamente utilizzata prima dellinstallazione dellantico
complesso cultuale. Lo scavo nel cortile di S. Agata la Vetere ha portato alla luce i resti
di una necropoli alla quale si posso ascrivere 11 sepolture, prive di corredo: le modalit
di sepoltura indicano losservanza del rituale cristiano. Il momento di riorganizzazione
funeraria dellarea pu essere cronologicamente ascritto tra il VII e lVIII secolo. La
necropoli intra moenia potrebbe altres essere stata connessa in antico ad un edificio di
culto per adesso rimasto ignoto. La datazione, tuttavia, sembra porsi in netta continuit
con lultima attestazione del complesso di via Dottor Consoli, ed insieme alla locazione
della necropoli, a ridosso di un grande muro probabile parte del complesso difensivo
della citt bizantina, lascia intuire uno spostamento del culto suburbano entro lo spazio
cittadino.
Non da escludersi, vista lattiva presenza di costruzioni posticce depoca tardo
bizantina allinterno di strutture romane, che gli edifici precedentemente inclusi nella
zona e risalenti allet romana siano stati riutilizzati come luogo di culto ospitando le
spoglie dei martiri. In effetti la religiosit popolare tardo medievale si prodiga nellevi-
denziare, allinterno del complesso di S. Agata la Vetere e di S. Agata al Carcere, le
parti relative a periodi pi antichi identificandole come parti del Pretorio di Quinziano
e con il carcere annesso, ci frutto forse di una mal interpretata tradizione antica.
Larea in questione nellantico si trovava a met strada fra la zona urbana e la zona
delle necropoli di via Dottor Consoli, dirimpetto al grande Anfiteatro, caratterizzata da
un dislivello notevole fra la sommit ove posa la chiesa della Vetere, un livello mediano
cui sinserisce il Carcere, ed un piano inferiore pertinente a San Biagio. I tre terrazza-
menti non sembrano essere naturali e precedenti alla fondazione delle chiese. Secondo

95
F. TRAPANI, Il complesso cristiano extra moenia di via Dottor Consoli a Catania, p. 85.
22
le interpretazioni pi recenti96 si trattava certamente di un luogo ad uso pubblico, una
struttura monumentale con il fronte rivolto in direzione dellAnfiteatro. A quota media,
ove si trova attualmente lOratorio di S. Agata al Carcere, stata evidenziata la pre-
senza di una scalinata che probabilmente conduceva gi fino allAnfiteatro, collegan-
dolo con i livelli pi alti delledificio, insieme ai resti di un muro ed una thysia, ossia
unarea dedicata ai sacrifici cultuali97: linterpretazione del monumento, pur con nu-
merose incertezze legate alle sovrapposizioni di et moderna, sembra condurre verso
un edificio su podio, del quale non sfuggono, dal punto di vista tipologico, le strette
connessioni con gli edifici templari di tradizione romana98. Oppure, unipotesi da non
escludere, si poteva trattare di un monumento funerario assimilabile ad una tomba a
tempio in cui le sepolture stavano allinterno del podio mentre le celle rimanevano ri-
servate alle statue o al sepolcro del proprietario. Il carcere, in questa configurazione
verrebbe a coincidere con la camera sepolcrale. Oppure poteva essere un heroon, mo-
numento funebre destinato al culto pi che alla sepoltura99. A questarea potrebbe ascri-
versi anche il ritrovamento del principe Biscari nel 1767 di una base di statua dedicata
ad un duoviro quinquennale, databile al II secolo d.C. della cui copia si fa mostra nella
chiesa della Vetere. Ad ogni modo, era una struttura dedicata ad un culto di qualche
tipo, pubblicamente accessibile.
Sulla base di questi dati non sarebbe biasimabile immaginare una riconsacrazione
delledificio quale luogo di culto cristiano, con annessa riorganizzazione dello spazio
circostante a necropoli, dopo che il complesso di via Dottor Consoli venne abbando-
nato. Probabilmente, in simile contesto, lantica camera sepolcrale trov applicazione
come novella sede delle reliquie dei martiri catanesi, Agata inclusa100.
La traslazione comport uno spostamento del centro cultuale, un inurbamento che
pu inserirsi entro lottica di una politica cittadina che non vedeva di buon occhio la
dispersione dei luoghi di culto nel territorio esterno alla citt, prediligendo un accen-
tramento che meglio potesse contenere lattivit del clero extraurbano e governare cos
la vita religiosa della diocesi. O potrebbe altres essere lapplicazione di un piano pre-
ventivo: in corrispondenza dellinurbamento del culto intra moenia sincastra la co-
struzione di mura difensive tuttintorno alla citt (inizio sec. VII ca) la quale diviene,
sotto i bizantini, un castrum101.

96
Lucia ARCIFA, Da Agata al Liotru: la costruzione dellidentit urbana nellalto medioevo, in
Tra lava e mare, a cura di M. G. BRANCIFORTI e V. LA ROSA, Le Nove Muse, Catania 2010, pp.
355-387. Nello stesso volume, Andrea PATAN, Denise CAL, Davide TANASI, Indagini archeologi-
che a S. Agata la Vetere e S. Agata al Carcere, pp. 337-354.
97
A. PATAN et alii, Indagini archeologiche a S. Agata la Vetere e S. Agata al Carcere, 2010,
p. 338.
98
L. ARCIFA, 2010, p. 384.
99
Non priva di suggestioni al tal proposito la notizia riportata da Fazello della scoperta ae-
tate mea del sepolcro di Caronda iuxta aedem D. Agathae, quam veterem appellant (Fazello
1533, I, lib. III). La dispersione del sepolcro, gi sottolineata dal De Grossis, non consente di veri-
ficare lidentificazione proposta dal Fazello, n tanto meno la cronologia del manufatto, ma potrebbe
adombrare, qualora il sepolcro fosse stato ritrovato nella sua ubicazione originaria, la presenza
nellarea prossima a S. Agata la Vetere di un monumento funerario oggetto di venerazione cfr. in
ARCIFA, 2010, p. 365-366.
100
L. ARCIFA, 2010, p. 368.
101
Bench si sia sovente ritenuto, prestando fede alle parole di Cassiodoro (Variae, III, 49), che
un muro difensivo fosse esistente gi nel VI secolo, sia la testimonianza di Procopio che definisce
Catania una citt ateichistos (Proc. B.G. I, 5), sia la facilit con cui il generale Belisario riconquista
23
Il 17 giugno dell827 uno stuolo di militi, in gran parte berberi, guidati dal qd di
Qayrawn, Asad b. al-Furt, sbarc nei pressi di Marsala del Vallo dando inizio allin-
vasione della Sicilia102. La dominazione bizantina cessa mentre la religiosit locale su-
bisce notevoli mutamenti. Nulla sappiamo della vita dei cristiani catanesi sotto la do-
minazione araba. Ci noto che al sopraggiungere dei saraceni tutti i vescovi siciliani si
rifugiarono in Puglia e nel meridione dItalia scacciati dai conquistatori, sicch non vi
fu pi una figura ecclesiastica forte in Sicilia fino allarrivo dei normanni. altres
certo che nel nuovo imrat iqilliyya i musulmani non praticarono alcuna persecuzione
contro i cristiani che non intendevano convertirsi allIslam, applicando solo la consueta
fiscalit prevista dalla dhimma, consistente nellaggiunta di una ulteriore imposta alla
regolare tassa la zakt. Segu tuttavia la conversione di buona parte della popolazione,
sebbene il maggior numero di convertiti si ebbe nella Sicilia occidentale, mentre la
costa orientale ancora saggrappava rigidamente alla religione cristiana, adottando il
culto privato o utilizzando le chiese gi esistenti; tuttavia da considerarsi linsorgere
di sincretismi fra culti cristiani e musulmani, come attestano numerosi reperti, fra cui
libri dei salmi bilingui arabo-greco. tra laltro in questo periodo che si assiste allaf-
fermazione della citt di Palermo (Balarm) entro il contesto isolano, scelta dallemiro
quale capitale.
Di Agata, a questo punto della storia, non abbiamo pi notizie, mentre gli altri
martiri presenti con lei nellantico martyrion svaniscono nel nulla (eccezion fatta per
Euplo) e pi non ricompariranno. Stando alla tradizione locale le sue spoglie rimasero
per lungo tempo entro lo spazio di S. Agata la Vetere, ben custodite103. Tuttavia i cro-
nografi del tempo provvedono ad illuminarci sulla nascita dellaltro grande simbolo
della citt di Catania, cio lelefante, che inaspettatamente trova una forte connessione
con Agata; gi adottato dagli ultimi bizantini come palladium, divenne nuovo simbolo
apotropaico della citt, capace di scacciare mali tanto spirituali quanto e soprattutto
fisici come pestilenze ed il sempre presente fuoco dellEtna104.
Il silenzio viene interrotto sul finire della dominazione araba, durante una brevis-
sima parentesi bizantina, e prima dellavvento dei normanni. Per volont di Michele IV
il Paflagone, fu organizzata una spedizione in Sicilia, certo con tutto lintento di appro-
fittare della situazione di instabilit politica che lemirato siciliano stava passando. Al
comando delle truppe fu posto lo strategs Giorgio Maniace, il quale sin dapprincipio
si mostr ben capace nellimpresa; adoperando probabilmente Reggio Calabria come
testa di ponte, il generale sbarc in Sicilia nel 1038 presto conquistando Messina, e da

la citt durante la guerra greco-gotica, paiono smentire tale ipotesi. Di converso, prime certe attesta-
zioni della presenza di una cinta muraria difensiva si hanno con la conquista musulmana, quando
Catania capace di resistere a numerosi attacchi prima di cadere preda dei conquistatori (Ibn al
Atir, p. 402). Cfr in L. ARCIFA, 2010, p. 372.
102
M. AMARI, Storia dei musulmani in Sicilia, Firenze, Le Monnier, 1852-1972 (rist. 2002).
Come volume pi recente e generico riguardo la Sicilia medievale e moderna, si consiglia Denis
MACK SMITH, Storia della Sicilia medievale e moderna, Laterza, Bari 2009.
103
Fuorch non si voglia prendere per buona lipotesi del DArrigo (1988, vol. 1) su una tem-
poranea traslazione/occultamento delle spoglie della martire nelle grotte basaltiche al di sotto
dellodierna chiesa di San Gaetano alle Grotte, s da spiegare perch la successiva tradizione abbia
identificato l la prima sepoltura di Agata. Tuttavia tale ipotesi, unico frutto di elucubrazioni un po
viziate da polemiche municipaliste, non supportata da alcuna prova, pertanto pi lecito pensare
che il sarcofago ed il corpo della santa rimasero ivi dove furono deposti, dimessa che venne la basi-
lica.
104
L. ARCIFA, 2010, p. 379.
24
l si diresse verso lantica capitale bizantina, Siracusa, che resistette fino al 1040 prima
di cadere in mano sua. In occasione della marcia su Siracusa lesercito di Maniace pass
certamente da Catania ove conobbe lubicazione delle reliquie di Agata. Tuttavia, non
ancora compiuta la riconquista dellisola, Maniace venne richiamato a Costantinopoli
dallimperatore: tuttoggi non si comprendono bene le motivazioni di quella scelta la
quale, forse, fu dettata da ragioni prosaiche dinvidie o timori da parte di Michele Pa-
flagonio nei confronti dello stratego105. Per accattivarsi i favori del basileus, Maniace
pens bene di far man bassa di tesori e doni prestigiosi provenienti dalle terre riconqui-
stata; e nulla poteva esserci di pi prezioso delle reliquie dei santi martiri. Sicch
lesarca fece sacco delle spoglie dei maggiori santi Siciliani, o quanto meno di quelli
noti anche in Bisanzio, fra cui Lucia ed Agata106. In via Cardinale Dusmet, alle spalle
della Cattedrale di Catania, dove al tempo si trovavano la spiaggia ed il porto, unedi-
coletta con effigie a bassorilievo del busto di santAgata attesta che in quel punto, dove
sorge una fontanella naturale, il generale Maniace pose la cassa (oggi custodita presso
S. Agata la Vetere) contenente le reliquie della santa, ossia il suo corpo mummificato.
Da quel momento, probabilmente, il culto sub una battuta darresto che dur circa ot-
tantanni. Ci desumibile dal fatto che, riconquistata la Sicilia dalle forze musulmane,
mai vinte del tutto dai bizantini, per poi essere scacciate definitivamente da Ruggero I
dAltavilla, conte dei normanni in Italia (con lappoggio del papato), il culto di Agata
fu soppiantato da quello di San Giorgio, protettore del popolo normanno, che divenne
il patrono della citt.
Non conosciamo cosa Ruggero trov al suo arrivo a Catania nel 1085, in che stato
versava la citt, ma certo non doveva essere la migliore delle condizioni: qui possiamo
provare a suppore una popolazione suddivisa in piccoli gruppi, fra unimportante pre-
senza ebraica107 che tuttavia preferiva isolarsi rispetto il resto degli abitanti, e poi mu-
sulmani e cristiani greci che non si mostravano prodighi di simpatie nei confronti dei
nuovi invasori cristiani di rito latino e legati al papato. Gli interventi edili voluti ed
attuati dal conte allindomani stesso della presa di Catania lasciano prima di tutto tra-
sparire lesigenza di dotare la citt di nuove strutture difensive, perch potesse fungere
da base per le successive spedizioni nellisola, ancora per buona parte in mano araba.

105
A voler sentire lopinione, per lo meno, di Michele Psello il quale giustifica lazione impe-
riale cos dicendo: , . (MICHELE PSELLO,
Imperatori di Bisanzio (Cronografia), a cura di Dario Del Corno, Fondazione Lorenzo Valla / Ar-
noldo Mondadori, Torino 2012, vol. II, Libro VI, 76, p. 9.
106
Diversamente dalla vulgata, uno storico benedettino inglese, tal Orderico Vitale, vissuto tra
il 1075 e il 1142 (quindi contemporaneo ai fatti della traslazione operata da Maniace) annota testual-
mente in merito nella Historia ecclesiastica (vol. XXVII, p. 82, ed. Le Prevost, Paris 1838-1855;
cit. da DARRIGO, 1988, vol I, p. 80): I Saraceni avevano invaso lItalia, la Sicilia e altre regioni
cristiane, seminando strazi, rapine e incendi. Allora Maniace, per ordine dellimperatore di Costan-
tinopoli, composto un poderoso esercito, insorse e, respinti gli idolatri, dopo vistosi combattimenti,
liber i territorii cristiani. In quelloccasione Maniace trasport con molta riverenza dalla Sicilia a
Costantinopoli anche le ossa di santAgata vergine e martire, per metterLe al riparo da eventuali
ulteriori razzie degli infedeli.
107
Comunit ebraiche si attestano in tutta la Sicilia gi dallantichit. Le tracce materiali, per lo
pi funerarie, oltrech lonomastica, lasciano anche intuire che dette comunit esercitassero una non
lieve influenza nelleconomia isolana. Per una disamina interessante sulle comunit ebraiche in Si-
cilia, specialmente nella tarda antichit, si veda Daniela PATTI, Compresenze religiose e culturali
nella Sicilia tardoantica. Il caso dellebraismo. Gli indicatori archeologici, in Limpero costanti-
niano e i luoghi sacri, Il Mulino, Bologna 2016, pp. 387-410.
25
Nella cura delle fortificazioni tuttavia Ruggero non dimentica limportanza di restau-
rare la cristianit, e pure con una certa celerit; la rapidit con cui venne edificata la
chiesa Cattedrale e la struttura architettonica della stessa quale ecclesia munita tradi-
scono tutta lincertezza politica della conquista normanna. La scelta di ubicare ledifi-
cio quasi a ridosso del mare, presso una delle porte della citt, ossia quella dirimpetto
al porto, ha tutta laria di voler presentare la Cattedrale simile ad un castello in difesa
dello specchio dacqua del porto. La nuova chiesa edificata sopra le rovine delle an-
tiche Terme Achillee, tre metri sopra il livello della citt romana; la costruzione inizia
nel 1086, come afferma il Malaterra, oppure nel 1094, come recita la lapide oggi sul
fianco della chiesa.
La chiesa doveva presentarsi alta ed imponente, quasi simile ad un monolite; un
corpo a tre navate attestato a un alto transetto con tre absidi, ma modificato in alcuni
aspetti che restano singolari nel quadro della tipologia delle chiese normanne. Il tran-
setto emerge, rispetto ai muri laterali delle navate, con due ali che dovevano assolvere
funzioni militari, per servire alla difesa della citt nel corso di un assedio a guisa di torri
ed essere utili in tempo di pace per lavvistamento del nemico proveniente dal mare, e
difatti furono usate fino al XVII secolo per le segnalazioni di fumo tra le torri e i castelli
costieri108. Le navate erano divise da colonne di spoglio dai monumenti classici della
citt109. Il materiale da costruzione principalmente adottato era la pietra lavica, per lo
pi ottenuta smontando le gi presenti rovine romane del Teatro, dellAnfiteatro e forse
delle stesse terme. Il colore ferrigno del materiale doveva certamente conferire un ca-
rattere severo e cupo allintera struttura, la cui facciata aveva sicuramente pochi decori,
eccezion fatta per il portico a multipli archivolti in marmo110.
Nel 1126, al tempo del vescovo Maurizio, la Cattedrale accolse le reliquie di
santAgata traslate nuovamente a Catania. Riguardo gli accadimenti resta un certo velo
di mistero. Stando ad una lettera scritta dallo stesso Maurizio, di cui sono pervenute
diverse copie manoscritte111, lavvenimento fu del tutto inatteso: due soldati distanza
a Costantinopoli, il francese Gisliberto e il calabrese Goselmo (probabilmente nor-
manni), ricevuta in sogno la richiesta della stessa Agata di esser riportata in patria,
trafugarono il di lei corpo. Onde evitare dessere scoperti lo sezionarono e celarono
ciascun pezzo entro delle faretre di cui, in quanto arcieri, erano provvisti in gran nu-
mero. Talch simbarcarono e fuggirono prima in Calabria, presso la dimora di Go-
selmo, e poi da l si diressero a Catania ove, davanti gli occhi stupiti di Maurizio, mo-
strarono le reliquie della santa112.
A partire dl XIV, fu dedicato il passetto tra labside centrale e quella meridionale,
divenuta cappella della santa, s da conservare le reliquie con maggior sicurezza, e la
chiesa venne intitolata ad Agata divenendo il centro del suo culto e relegando San Gior-

108
G. DI STEFANO, Monumenti della Sicilia normanna, a cura di W. Krning, Palermo 1979,
pp. 6-10.
109
Giuseppe PAGANO, Catania e santAgata, in Agata Santa, 2008, pp. 233-234.
110
Ivi.
111
Loriginale, probabilmente custodita presso gli Archivi della Cattedrale, and perduta nel
1693, durante il terremoto. Fortunatamente sia il Bolland sia storici locali come il Carrera ed il De
Grossis avevano gi provveduto ad editarne alcune copie, sebbene spurie, per cui oggi possibile in
qualche modo accedere al contenuto della lettera. Vedi S. DARRIGO, 1988, pp. 76-106.
112
Ivi.
26
gio ad un pi modesto ruolo di compatrono, come sigilli vescovili dellepoca atte-
stano113. Nel secolo successivo la chiesa diverr luogo di sepoltura dei sovrani Arago-
nesi mentre nel XVI secolo le absidi ed i colonnati verranno interamente affrescati dal
pittore romano Corradini.
dunque con i normanni che il culto a santAgata rinasce, e con lei i luoghi legati
alla sua figura. Allepoca normanna risalgono buona parte delle chiese edificate sui siti
ritenuti legati alla Passio Agathae, come la chiesetta di SantAgata al Carcere114 o San
Gaetano alle Grotte e la stessa SantAgata la Vetere, mentre due festivit prenderanno
vita nella dimensione folkloristica mantenuta tuttoggi: la principale in occorrenza del
natalizio di Agata, mentre laltra in ricordo del rientro in citt delle reliquie, il 17 di
agosto. Nel 1376 viene realizzato il magnifico busto reliquiario, inquadrato nel fercolo
argenteo, primizia del linguaggio rinascimentale. Ma il segno forte impresso alla citt
dal rinnovato culto della santa patrona costituito dalla circonvallazione che lega tutte
le strade che si dipartono dalle porte urbiche. Questo percorso, certo obbediente alla
razionalizzazione dei collegamenti stradali, deve per la sua regolarit alla festivit
agatina. Divenne infatti sede della processione di santAgata, che tuttoggi si svolge
seguendo il medesimo percorso, ogni 4 febbraio dalle 7 del mattino fino a tarda notte.
Traspare la volont di trovare un segno forte col quale riunificare una popolazione
frammentata e ormai priva didentit comune. Forse non ottenendo granch successo
attraverso il ripristino del cristianesimo n tramite lintroduzione del Santo milite, ne-
mico di ogni eresia (e in questo caso il drago diviene simbolo dellIslam), si decise
doptare per il recupero duna figura propria del passato cristiano della citt, s da pun-
tare sullimmagine di una Catania autenticamente confermata cristiana attraverso il
sangue di una martire. Anche limmagine di santa protettrice della citt riceve unin-
centivazione e unestensione al di l della sola sfera legata ai disastri naturali; al tenta-
tivo di ribellione della citt siciliana al potere di Federico II di Svevia, spinta da aspi-
razioni autonomistiche e municipalistiche, si fa risalire la locuzione latina
N.O.P.A.Q.U.I.E, acronimo per Noli offendere patriam Agathae quia ultrix iniuriam
est: deciso a punire severamente la citt etnea con leccidio, Federico si rec in Catania,
ma dal momento che si trov ad aprire un libro di preghiere vi lesse segnato in tutte le
pagine lacronimo. Impressionato dallaccaduto, il sovrano si decise a risparmiare la
citt, limitandosi a demolire alcuni edifici ed erigere il castello Ursino.

113
Secondo quanto dichiarato in conferenza stampa, in data 22 gennaio 2013, dal mons. Gaetano
Zito in merito alla scoperta, nel fondo pergamenaceo della Biblioteca Civica e Ursino Recupero di
Catania, di un sigillo plumbeo agiografico det normanna recante le due effigi di Agata e di Sanc-
tum Giorgium.
114
In merito allidentificazione dellandito, posto lateralmente allabside della chiesa, con la
cella di Agata, potrebbe darsi che si tratt di un fraintendimento. Era quello un locale incluso
nellarea sacra dellantica chiesa di SantAgata la Vetere, bench lorientamento di entrambe sia
ancora sconosciuto. forse lecito supporre che i curati della Vetere dovevano aver mantenuto un
qualche ricordo delle reliquie ed il luogo della loro custodia, coincidente proprio con la celletta.
Allarrivo dei normanni, questi ultimi dovettero ascoltare quanto riferito dalla memoria locale, frain-
tendendo la cella in cui riposavano le reliquie, il depositum della santa, con la cella del Carcerem
ove Agata venne rinchiusa da Quinziano (ipotesi in vero suggeritami dal dott. Luigi Gennaro, caro
amico).
27
LET MODERNA

Lungo il procedere del medioevo il culto ad Agata un perpetuo fiorire e crescere,


mentre il legame fra lei e la citt radica in virt dellimportanza datale dalle autorit
religiose e politiche e al ruolo riguadagnato di santa protettrice della patria. Dacch il
corpo rientr a Catania, in particolare, si assiste ad un intensificarsi degli eventi mira-
colistici attribuiti alla santa patrona che ne rafforzano e pubblicizzano la venerazione:
Agata liberatrice e vendicatrice, cos sar vista dal XIV secolo in avanti. Al 1376 risale
la pi antica raffigurazione dellattuale stemma di Catania dove la figura dellelefante
Liotru sormontata da una A gotica115 la cui interpretazione pi probabile la vede
legata al miracolo compiuto da Agata nel 1357: nel maggio di quellanno avvenne una
battaglia nel golfo di Catania che vide contrapporsi le navi di Ludovico dAgi, signore
del Regno di Napoli, guidate dal maresciallo Acciaiuoli, e le galere aragonesi del Regno
di Sicilia, capitanate da Artale I Alagona. Durante lo scontro, noto poi come Sacco di
Ognina, la flotta siciliana al grido di SantAgata e Alagona vinse gli avversari, mu-
tando le proprie sorti nelle guerre del Vespro. Fu la riconoscenza della citt, quindi, che
appose il nome di Agata, simbolicamente ridotto alla sola iniziale, allinterno dello
stemma dove conflu anche lelefante, amuleto della citt tuttaltro che cristiano, in una
particolare ricapitolazione sincretica116.
Negli anni 1329, 1381, 1408 e 1444 diverse eruzioni minacciarono la citt che tut-
tavia non venne annientata, salvata spesso da interventi miracolistici di Agata (per lo
pi legati alluso della reliquia del pallio o velo). Segue poi la peste del 1576; in tale
occasione il senato della citt ricorse allintercessione della patrona, le reliquie furono
portate in processione lungo le vie della citt, sinch lepidemia non pass.
Negli stessi anni scoppi la polemica sulla patria di Agata che alimenter i senti-
menti patriottici dei catanesi e in particolare dellintelligentia locale la quale si prodi-
gher incessantemente nel ricercare le prove di un passato illustre e legittimare la pre-
tesa natalit locale della santa, senza risparmiarsi colpi bassi e frodi, come s potuto
gi vedere. Unattenzione estrema e profonda data alla Concittadina, divenuta unica
garante della salvezza di Catania e fondamento identitario della popolazione, presso
tutti gli strati sociali: Dalla santa la citt traeva, infatti, forti caratteri didentit, certo
maggiori di quelli determinati dal titolo di Clarissima concesso da Alfonso il Magna-
nimo nel 1445117, come attestano anche diversi esempi cartografici del tempo, dalla
Piantina disegnata da ignoto tra il 1578 e il 1584, alla Piantina di N. Van Aelst titolata
proprio La clarissima citt di Catania Patria di S.ta Agatha Virg. Et Mar., o alla Pianta
di Francesco Negro del 1637, nelle quali perfettamente visibile il giro grande che la
santa compiva sulla circonvallazione. Del XVII secolo anche una lastra di rame incisa
a bulino raffigurante una fantasiosa genealogia di S. Agata, un grazioso esempio di
storiografia ideologica tanto diffusa in et moderna presso le corti nobiliari di Sicilia118:

115
Tale raffigurazione posta nel basamento del busto reliquiario di Agata.
116
Si veda, per un approfondimento, Matteo GAUDIOSO, Lo stemma di Catania (il simbolo A),
in Rivista del Comune di Catania, anno 1, n 1, Gennaio 1929, pp. 1-13.
117
G. PAGANO, Catania e santAgata, p. 235. Vedi anche G. PAGANO, La costruzione delliden-
tit di Catania dal secolo XVI al XIX, in Catania. La citt, la sua storia, a cura di M. AYMARD e G.
GIARRIZZO, Catania 2007, 180-237.
118
La lastra non accessibile al pubblico poich facente parte di una collezione privata. Per
visionarne la foto ed ottenere maggior informazioni in merito si consulti il volume Agata Santa,
28
voluta da Francesco Romano Colonna119, del ramo familiare dei Colonna di Roma tra-
sferitisi in Sicilia, coinvolge divinit classiche (Cerere e Proserpina, gi note come an-
tiche protettrici della citt), eroi mitologici, dinastie imperiali romane, papi, santi ed
ovviamente la famiglia Colonna, che si dichiara direttamente imparentata alla santa
catanese, forse a voler legittimare la propria presenza a Catania120.
Tuttavia let moderna si fa palcoscenico di grandi disastri naturali. Leruzione
del 1669, lultima che in tempi a noi vicini abbia raggiunto la citt, fu la prima sferzata
della sorte. I danni furono incalcolabili. Bench buona parte della citt rimase salva, la
zona circostante fu coperta dalla lava; campi, orti, boschi, corsi fluviali e condotti dac-
qua, tutto distrutto o modificato. Il piccolo porto venne quasi del tutto colmato, il lago
Anicito svaporato e la citt fu piena di profughi. Tuttavia il miracolo si ricerca tanto
pi in una situazione difficile e si ringrazi Agata che ancora una volta aveva rispar-
miato buona parte della citt. Nel villaggio di fortuna atto ad ospitare gli sfollati, il
vescovo Michelangelo Bonadies fece erigere immediatamente una nuova chiesa con-
sacrandola ad Agata; il quartiere sar noto come Borgo di SantAgata.
Poi, a nemmeno trentanni di distanza, si abbatte il grande terremoto del 1694 che
rade al suolo Catania, quasi annullando gli sforzi compiuti dai cittadini dopo leruzione.
Il duca di Camastra, vicario del vicer, part immediatamente con i lavori allindomani
del sisma, e nel giugno dello stesso anno venne approvato il nuovo piano di ricostru-
zione. Fra i primi monumenti riedificati anche le chiese dedicate ad Agata, ad eccezione
della Cattedrale, ridotta a ruderi e cos rimasta fino al 1708. Le operazioni di ripristino
sincentrano prima di tutto nel trittico agatino e in SantAgata al Borgo. La devo-
zione popolare, per nulla intimorita n sconfortata dal disastro naturale ma straripante
di gratitudine, dedic chiese ed altari alla patrona. Nel progetto di ricostruzione in gran
conto si tenne anche della festa, scegliendo di mantenere lantico percorso della circon-
vallazione e migliorandone la praticit, s da evitare incidenti di percorso ed includendo
nuovi tragitti nel giro del fercolo; la citt nella sua parte pi antica sembra disegnata
addosso alla liturgia esterna in onore alla santa121. Venne inoltre costruita lultima
chiesa del trittico, al tempo del vescovo Reggio, ossia SantAgata alla Fornace, detta
dal popolo a Carcaredda, su parte dei ruderi dellAnfiteatro.
SantAgata segna la citt. Gli antichi avevano messo grande attenzione nel porre
come fughe degli assi principali immagini della patrona, in modo che tutto lo spazio
urbano fosse percorso dal suo sguardo benevolo. Dal prospetto della Cattedrale,
santAgata domina sulla via Garibaldi. Dallalto della Porta Uzeda il suo busto segna
il punto di fuga dei tre chilometri della via Etnea. Dalla cima della colonna di piazza
dei Martiri la statua di Agata che calpesta il drago della peste sovrasta a un tempo la
via Vittorio Emanuele e la via 6 Aprile. Molte statue di santAgata stanno in cima alle

Firenze 2008, qui altre volte citato, nellappendice delle opere artistiche, alla voce Genealogia di
santAgata. Per le immagini in ingrandimento, invece, si faccia riferimento allo stesso volume nelle
pagine 240 e 241.
119
F. R. Colonna sar anche autore di unopera in difesa della citt di Catania nellannosa dia-
triba Catania-Palermo, opera dal titolo Vera Deit catanese.
120
Per approfondimenti si veda, G. PAGANO SantAgata e la genealogia dei Colonna, in Le
paladine della fede. Vergini e martiri siciliane nella tradizione e nellarte, a cura di M. GORACCI,
Siracusa 2000, 8-17, 88-90.
121
G. PAGANO, Catania e santAgata, p. 237.
29
balaustre delle chiese o sulle loro porte. Per quasi tutti i catanesi Catania ancor oggi
e soprattutto la citt di Agata122.

Conclusioni
Definire il concetto di spazio sacro impresa non semplice, e per tal ragione ho
deciso di riservarvi spazio proprio nelle conclusioni. Provando a dare una prima e ba-
silare spiegazione, potremmo dire che il luogo o lo spazio sacro quello spazio fisico
ove si manifesta il divino. Il luogo sacro esiste in virt dun fatto o grazie alla pre-
senza dun oggetto nel quale lhomo religiosus ravvisa le tracce del trascendente, il
luogo di confine (borderline) nel quale le potenze dellAltrove, distinte dalla realt
profana, si ravvicinano e tal volta pericolosamente sconfinano nellAldiqu.
Nellatto di palesarsi ierofanicamente, il sacro squarcia il velo che separa il mondo
secolare profano dalla realt ultraterrena e santa, frammentando lomogeneit dello
spazio123; figurativamente non dissimile, volendo trovare un paragone, alle tele squar-
ciate del Fontana, ove unomogenea unit cromatica viene bruscamente interrotta dal
vuoto dello strappo. Il luogo dove risiede tale squarcio diviene un beith-el ( ) la
casa di Dio, portatrice di santificazione e perci di salvezza tanto spirituale quanto
materiale. Nel cristianesimo antico questa manifestazione spaziale della realt trascen-
dente assume rinnovate connotazioni dal momento che, a partire dalla predicazione di
Ges di Nazaret, ed anzi ancor prima della predicazione e proprio nella figura del Cri-
sto, la ierofania smette di interessare luoghi geografici strictu sensu, preferendo piutto-
sto uno spazio fisico ancor pi intimo e soggettivo, ovverosia la corporeit medesima:
a cominciare da quella di Ges, vero Dio e vero Uomo, e poi pandemicamente dif-
fondendosi in quella dei fedeli membra del corpus Christi che la Chiesa. il corpo
delluomo ad essere autentico tempio di Dio la cui presenza rifugge i templi di pietra124,
sicch lo Spirito abbandona lantica dimora del Sancta Sanctorum il cui velo si strappa,
per occupare la nuova casa che lumanit tutta125.
Possiamo adesso intuire come il corpo di un martire sincastoni alla perfezione nel
discorso teologico cristiano: la testimonianza di cui si fa portatore morale solo in
prima battuta, non resta ancorata alle parole e ai gesti o alla forza danimo del martire,
piuttosto si fa specchio di qualcosaltro, di quellAlterit ossia Santit che in virt della
Pentecoste e del sacrificio di Cristo ora coinvolge tutti gli uomini riuniti sotto la croce.

122
Ibidem, p. 238.
123
M. ELIADE, Il sacro e il profano, Bollati Boringhieri, Torino 2013, pp. 135. Per quanto sia
considerabile ancora come un gigante nel campo della storia delle religioni, Eliade tuttavia da
prendere con le dovute attenzioni e la letteratura critica sullopera del romeno sterminata, in Italia
e allestero: fra i lavori in lingua italiana, bench non interessato ad Eliade in modo diretto, qui cito
il lavoro di Angelo BRELICH, Introduzione alla storia delle religioni, Edizioni dellAteneo, Pisa-
Roma, 2006 (1965), che mostra taluni errori metodologici insiti nellapproccio fenomenologico alla
materia religiosa promosso da Eliade. Per un approfondimento sulla questione per si rimanda al
lavoro di B. RENNIE, Reconstructing Eliade. Making Sense of Religion, State University of New
York Press, New York 1996.
124
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? [] Non sapete che il vostro corpo
tempio dello Spirito Santo, che in voi? [1 Cor 6,15-19].
125
Si veda, a tal proposito, Gaetano LETTIERI, Tempus destruendi et tempus aedificandi. Di-
struzione protocristiana del Tempio e ri/edificazione costantiniana dei luoghi santi in Eusebio di
Cesarea, in Limpero costantiniano e i luoghi sacri, 2016, pp. 41-128.
30
A differenza della maggior parte dei fedeli, per, nel corpo del martire tale santit di-
viene prepotentemente manifesta dal momento che egli o ella sattiene alla sequela
Christi. Facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce126, accoglie in s
quellImago Dei fatta conoscere dalla persona di Ges nazareno, il martire diventa alter
ego di Cristo.
Quale punto fisico dello spazio, in nulla dissimile in questo da una pietra o un fiume,
loggetto-corpo si fa portatore di santit, di sacralit. Ne consegue che la presenza del
corpo/tempio a consacrare in prima istanza lo spazio geografico in cui viene ubicato,
una santificazione per contatto coadiuvata certamente dalla presenza della comunit
riunita come vera Chiesa/Corpo di Cristo nellora del rito. Attraverso questa estensione
della spazialit sacra, il tempio di pietra torna luogo sacro, area di riunione e di custodia
delloggetto prezioso. Il tempio restituito sar cos inteso dalla comunit cittadina
come il centro dello spazio vitale, umbilicus urbis, altres non dimenticando che il
centro reale, il cuore della citt, la tomba ed ancor pi sono le reliquie del martire.
Nel caso specifico di Agata stato possibile osservare come lestensione dello spa-
zio sacro possa, in talune occasioni, superare larea templare e quasi tracimare fino a
raggiungere i confini della citt. Per meglio capire questo meccanismo il caso qui di
aggiungere unulteriore specifica alla definizione data poco sopra di luogo sacro,
bench allapparenza prosaica: un luogo sacr quello spazio entro cui la comunit si
riunisce per comunicare col divino, cio officiare i riti dovuti127. La frequenza di tali
riti, giornaliera o annuale, ha poca importanza in questo caso poich non il luogo in
s che necessariamente contiene una intrinseca sacralit, piuttosto lazione religiosa
che lo consacra. A maggior ragione, venendo a cadere nella teologia cristiana la neces-
sit di attribuire sacralit al tempio e spostando questa nella dimensione della corpo-
reit, sacro diviene quel luogo ove lo spirito di Cristo si fa presente, cosa che puntual-
mente accade nel momento che i fedeli vanno riunendosi per pregarlo: Perch dove
sono due o tre riuniti nel mio nome, l sono io in mezzo a loro128.
Gli elementi capaci di rendere un luogo sacro sono quindi le reliquie di un santo
ed il corpo della comunit ossia lassemblea dei fedeli, entrambi raccolti dallazione
altrettanto sacra del rito. Questi tre fattori sono chiaramente rintracciabili nello svol-
gersi delle festivit agatine, le quali come s detto, prevedono una processione di po-
polo e reliquie lungo il perimetro dellantica citt. Si osserva come loggetto che segna
il baricentro sacro di Catania viene prelevato dalla sua dimora consueta e trasportato
dai fedeli lungo i confini (un tempo effettivi, oggi simbolici) della citt sicch il centro
stesso viene ad essere itinerante, o per meglio dire, si espande ricoprendo lintero tra-
gitto delle reliquie. La citt cos diventa uno spazio sacro a tutti gli effetti.
Vista la dinamica, non resta che chiedersi cosa o per quale via un simile sconfinare
del sacro sia avvenuto ed abbia interessato lintera citt. La risposta presto detta; la
funzione di Agata patriae liberationem ha senza alcun dubbio indotto gli abitanti lungo
il procedere dei secoli a con/sacrare lo spazio urbano alla patrona, s da garantirsi in-

126
Fil, 2, 8.
127
Sul rapporto fra spazio sacro e ritualit si veda J. Z. SMITH, To Take Place. Toward a
Theory in Ritual, Chicago-London, The University of Chicago Press, 1987, pp. 103-105. Cfr. in G.
LETTIERI, Tempus destruendi et tempus aedificandi, 2016, p. 45.
128
Mt, 18, 20.
31
cessante protezione. La pertinacia dellaspetto apotropaico nel culto agatino facil-
mente spiegabile osservando la geografia di Catania, la sua ubicazione e ancor pi la
sua storia. Lonnipresente incertezza di chi vive in una terra pericolosa come possono
essere le falde di un vulcano attivo o unisola posta al centro del trafficato Mediterra-
neo, ha determinato lo sviluppo di una piet popolare concentrata sulla richiesta di pro-
tezione ad una patrona che, stando alla percezione che il popolo ne ha avuto e continua
ad avere, non si sottrae allimpegno di difendere i suoi concittadini. Tra laltro, proprio
questultima caratteristica di Agata, lessere oriunda di Catania, lha resa il soggetto
pi adeguato per catalizzare le aspettative della citt: quale catanese Agata si rivela,
nella percezione popolare, vicina ai bisogni dei cittadini, lei che conosce la citt e bene
ne comprende le esigenze (che furono anche le sue). La percezione di vivere in uno
spazio sacro, e come tale privilegiato; lesser patria di uninvitta eroina s ardita e nota;
lessere altres un popolo amato e protetto da una figura capace di arrestare linconte-
nibile violenza del fuoco vulcanico; tutti questi elementi sono stati gli strumenti prin-
cipali adoperati lungo il percorso di costruzione identitaria della citt, la quale non solo
nellimmaginario collettivo, ma anche nella sua pi materiale toponomastica stata
cucita addosso ad Agata e alla sua festa.
In fine, trovo interessante notare come, in un percorso circolare degno di Nietzsche,
questo spostamento del centro sacro, questa espansione, dopo una iniziale crescita pro-
cede poi lungo il percorso inverso duna riduzione, la quale riconduce dal limite urbano
al ristretto limite delle reliquie di S. Agata. Un tragitto che comincia da un corpo,
passa per un tempio, sestende alla citt, per poi tornare in quelliniziale corpo nel mo-
mento in cui viene riposto nel sacello, accanto allaltare maggiore della Cattedrale di
Catania, dove riposer fino alla festa successiva, confermando cos il corpo della mar-
tire quale unico ed autentico centro dello spazio.

Roma
05 febbraio 2017

32
APPENDICE
Vita et Passio
S. B. Agathae Catanensis Virginis et Martyris

Versione manoscritta tratta dagli Acta Sanctorum Februarii I, dies 5, ex Bonino Mombri-
129
tio . La suddivisione in versetti non appartiene alla versione bollandiana, bens tratta dalla
traduzione di S. DArrigo, in Il martirio di SantAgata nel quadro storico del suo tempo
(1988).

1 Passionis beatissimae Virginis et Marty- 1 Della passione della beatissima Vergine


ris Agathae, quae passa est in prouincia Si- e Martire Agata, che pat nella provincia di
ciliae, in urbe Catanensium, sub Decio Im- Sicilia, nella citt di Catania, sotto Decio
peratore, ipso Decio ter Consule, die No- imperatore, lo stesso Decio tre volte Con-
narum Februarium, recitamus historiam. sole, il giorno delle Nonae130 di febbraio,
recitiamo la storia.

2 Quintianus Consularis prouinciae Sici- 2 Quinziano, Proconsole della provincia di


liae, audiens sanctam opinionem Virginis Sicilia, ud la santa fama della vergine
Deo dicatae Agathae; multifaria intentione consacrata a Dio Agata, e dogni parte
perquirebat, ut ad eam pertingeret. sandava informando sulle accuse, cos da
catturarla.

3 Per singula enim crimina mentis suae, 3 Infatti, per ogni peccaminoso pensiero
singulorum in se vitiorum exagitabat af- della sua mente, egli eccitava la forza di
fectus: ogni singolo vizio che aveva in s:

4 utpote pro gloria seculi concupiscens 4 poich per la gloria del mondo deside-
suam opinionem extendere, nobilissimis rava estendere la sua fama, fece arrestare
ortam natalibus Dei famulam fecit arctari, la serva di Dio nata da nobilissimi natali,

5 ut qui erat de genere ignobilis natus, per 5 cos che egli, nato da genia non nobile,
hoc personaret ad aures vulgi, quod tantus facesse risuonare alle orecchie del volgo,

129
Confrontando la versione riportata da Bolland negli Acta con unedizione parigina del Sanctua-
rium seu vitae sanctorum del Mombrizio stesso, edizione databile al 1910, si possono riscontrare
molteplici differenze fra i testi della Vita Agathae, a cominciare dallincipit parzialmente differente:
Diem festum sanctissimae Agathae Martyris celebramus: ut piis populis ad memoriam reuocemus:
quae gesta sunt in prouincia Sicilia in urbe Cathinensium sub Decio imperatore.
130
Secondo la ripartizione cronologica romana ciascun mese era segnato da giorni specifici: le
Calendae [o Kalendae] segnavano il primo giorno di ciascun mese mentre le Idi cadevano regolar-
mente quindici giorni dopo, indicando la met raggiunta del mese. Nove giorni prima delle Idi
verano le Nonae le quali solitamente erano il quinto giorno di ogni mese, ad eccezione di marzo,
maggio, luglio e ottobre, in cui erano il settimo giorno. Quindi, nel caso di Agata, la morte avvenne
il 5 febbraio.
33
esset ac talis, qui posset etiam spectabi- che era s potente e tale da poter persino
lium sibi subiugare personas; soggiogare a s persone di rango superiore
al suo:

6 ut libidinosus autem, ad aspectum Virgi- 6 daltra parte poi essendo libidinoso,


nis pulcherrimae oculorum suorum concu- allaspetto della Vergine bellissima vol-
piscentiam commouebat; geva la concupiscenza dei suoi occhi:

7 et ut auarus ad facultates eius cupiditatis 7 e poich egli era avaro, allentava le bri-
suae frena lexabat; glie della sua cupidit per impossessarsi
delle ricchezze di lei:

8 atque ut idolatra et daemonum seruus, 8 in fine, poich idolatra e servo del demo-
feruore impietatis suae inflammatus, Chri- nio, infiammato dal fervore della sua em-
sti nomen audire non poterat. piet, il nome i Cristo non tollerava udire.

9 His et huiusmodi, ut diximus, furiis com- 9 Cos, in tal modo posseduto da questi fu-
prehensus, B. Agatham a suis fecit appari- rori, fece imprigionare la Beata Agata dai
toribus coarctari, suoi apparitori,

10 et fecit eam cuidam matronae tradi, no- 10 e fece s che ella fosse consegnata ad
mine Aphrodisiae, que habebat nouem fi- una matrona, chiamata Afrodisia, che
lia turpissimas, sicut fuerat et mater aveva nove figlie turpissime, cos comera
earum. stata anche la loro madre131.

11 Hoc autem fecit, ut per dies triginta 11 Tutto questo fece Quinziano affinch,
quotidie blandirentur ei, et mutarent ani- per trenta giorni quotidianamente quelle la
mum eius; blandissero s da mutarle lanimo;

12 et modo promittendo laeta, modo ter- 12 ora promettendo letizia, ora minac-
rendo asperis, sperabat eius mentem sanc- ciando ferocit, speravano distogliere la
tam a bono proposito reuocare. sua santa mente dai buoni propositi.

13 Quibus S. Agatha dicebat: mens mea 13 Ma ad esse SantAgata diceva: la mia


solidata est, et in Christo fundata: mente ha un solido fondamento in Cristo!

14 verba vestra venti sunt, promissiones 14 Le vostre parole sono venti, le pro-
vestrae pluuiae sunt, terrores vestri ful- messe vostre sono pioggia, i terrori che in-
mina sunt; quae quantumuis impringant in cutete sono fulmini; e per quanto possano
premere con forza sulle fondamenta della

131
Il personaggio di Afrodisia quello palese di unanziana prostituta, forse proprietaria di un
bordello. Lo si deduce dallaggettivo turpissimas attribuito alle figlie e a lei stessa, il quale indi-
cava specificatamente la scostumatezza delle abitudini; inoltre ci si conferma dal fatto che non si
fa riferimento al marito di lei.
Come s gi accennato sopra, la pratica di affidare delle fanciulle cristiane e vergini alle cure
di una prostituta era abbastanza diffuso al tempo delle persecuzioni; bench i cristiani (o per lo meno
Tertulliano) percepissero la pratica al pari di una tortura, assai pi plausibile che lo scopo di tale
condanna fosse prettamente rieducativo.
34
fundamenta domus meae, non poterit ca- mia casa, questa non potr cadere. Essa
dere; fundata enim est supra firmam pe- fondata, infatti, sopra solida roccia132.
tram.

15 Haec autem dicens flebat quotidie, et 15 Mentre diceva queste cose, ogni giorno
orabat: piangeva e pregava,

16 et sicut sitiens in ardore solis fluenta 16 e come lassetato nellarsura del sole
fontium concupiscit; ita desiderabat ad desidera fluenti fonti, cos ella desiderava
martyrii coronam attingere, et diuersa pro la corona dei martiri, e in nome di Cristo
Christi nomine supplicia sustinere. poter sostenere i diversi supplizi.

17 Videns igitur Aphrodisia mentem eius 17 Allora, vedendo permanere la mente di


immobilem permanere, abiit ad Quintia- lei immobile nei suoi propositi, Afrodisia
num, and da Quinziano

18 et dixit ei : Facilius possunt saxa mol- 18 e gli disse: pi facile rammollire i


liri, et ferrum in plumbi mollitiem sassi, e il ferro nella mollezza del piombo
conuerti, quam ab intentione Christiana convertire, che dallidea cristiana la mente
mens istius puellae reuocari. di costei allontanare.

19 Ego enim et filiae meae sine cessatione 19 Infatti, io e le figlie mie senza cessa-
vicibus nobis invicem successimus, zione ci siamo alternate luna con laltra,

20 et per diem et noctem nihil aliud gessi- 20 e di giorno e di notte, nientaltro fa-
mus, nisi ut ageremus qualiter animum cendo se non comportarci in modo da far
eius ad consensum boni consilii inclinare- pendere il suo animo ad acconsentire al
mus. miglior consiglio.

21 Ego etiam et gemmas et ornamenta in- 21 Le ho anche portato geme ed ornamenti


signa, et vestimenta auro texta obtuli: preziosi, e abiti doro intessuti.

22 ego domos et praedia suburbana repro- 22 Case e ville le promisi pi di una volta.
misi: ego varium ornatum domus, ego fa- Ed ancora vari ornamenti per la casa, e
milias diuersi sexus et aetatis exhibui: servi di differente sesso ed et le ho esi-
bito.

23 sed ista omnia quasi terram, quam pe- 23 Ma tutto ci lha tenuto in conto di
dibus suis conculcat, ita pro nihilo compu- nulla, come la terra che ella calpesta con i
tauit. piedi.

24 Tunc iratus Quintianus iussit ad secre- 24 Allora, irato, Quinziano ordin che
tarium suum adduci, et sedes pro tribunali, fosse condotta nel suo secretarium133, e
sedette per il processo,

132
Richiamo a Mt 7,24-27 e Lc 6, 46-49.
133
Il secretarium, che nella traduzione ho scelto di lasciare inalterato, era la Camera del Consi-
glio ossia una sala attigua al salone ove solitamente si svolgevano i processi. Tuttavia, mentre
questultima era daccesso pubblico e poteva ospitare probabilmente un numero di persone elevato,
35
25 hoc initium sermonis arripuit: Cuius 25 dunque inizi cos a parlare: Di quale
conditionis es? condizione sei?.

26 B. Agatha respondit: Non solum inge- 26 La Beata Agata rispose: Non solo in-
nua, sed ex spectabili genere, ut omnis pa- genua134, ma di spettabile famiglia, come
rentela mea testatur. attesta tutta la mia parentela135.

27 Quintianus Consularis dixit: Et si inge- 27 Il console Quinziano disse: Anche se


nua probaris et nobilis, cur moribus te dimostri dessere ingenua e nobile, perch
seruilem personam ostendis? ostenti la tua persona con modi servili?.

28 S. Agatha dixit: Quia ancilla Christi 28 SantAgata disse: Poich sono ancella
sum, ideo me seruilem ostendo personam. di Cristo, mostro la mia persona in sem-
biante servile.

29 Quintianus dixit: Certe si ingenua eras 29 Quinziano disse: Se davvero sei inge-
et nobilis, quomodo te ancillam esse com- nua e nobile, in che modo affermi dessere
memoras? serva?.

30 S. Agatha dixit: Summa ingenuitas ista 30 SantAgata disse: Questa la pi


est, in qua seruitus Christi comprobatur. grande libert, nella quale si comprova la
servit a Cristo.

31 Quintianus dixit: Quid ergo? Nos inge- 31 Disse Quinziano: Cosa, dunque? Noi
nuitatem non habemus, qui seruitium non possediamo libert, che rifiutiamo il
Christi contemnimus, et deorum culturam servizio a Cristo e seguiamo il culto degli
sequimur? dei?

32 S. Agatha respondit: Ingenuitas vestra 32 Agata rispose: La vostra libert


ad tantam captivitatem deuenit, ut non so- giunge ad una tale prigionia, che non solo
lum vos peccati faciat seruos, verum etiam i vostri peccati vi fanno servi, ma che ai
lignis et lapidibus faciat obnoxios. legni e alle pietre vi fanno sottomessi.

il secretarium veniva adoperato per lo svolgersi dei processi a porte chiuse. Si vede quindi la
volont di Quinziano di rendere privato questo processo, forse perch in qualche modo ritenuto
delicato.
134
Il termine ingenua, lungi dalla moderna accezione, indicava in et romana gli individui di
condizione libera, differenziandoli dai liberti, uomini o donne resi liberi da una precedente condi-
zione di schiavit (oppure discendenti di questi).
135
Sebbene abbia scelto di lasciare inalterato il termine, opportuno precisare che per paren-
tela non si intendeva linsieme del parentado, comprendente padre, madre, fratelli, zii e cos via. Il
vocabolo, special modo in un contesto giuridico come questo, riferisce esclusivamente al pater fa-
milias, il capo famiglia responsabile del comportamento dei familiari secondo diritto romano. Ci
lascia anche dedurre che nella Camera del Consiglio ove si svolse questo processo era presente anche
il padre si Agata (o suo nonno) il quale esercitava la patria potestas sulla fanciulla non ancora pie-
namente sub iure.
36
33 Quintianus dixit: Quidquid furioso ore 33 Quinziano disse: Qualunque blasfe-
blasphemaueris, poenae poterunt vindi- mia tu pronunzierai sar usata contro di
care. Dictamen antequam ad tormenta ve- te136. Di', perch disprezzi le cose sacre de-
nias, cur deorum sancta contemnas? gli dei proprio il giorno prima di venire al
supplizio?

34 S. Agatha dixit: Noli dicere, deorum; 34 SantAgata disse: Non dirle degli
sed dic, daemoniorum. Daemonia enim dei. Dille piuttosto dei demoni. De-
sunt isti, quorum effigies in aeramenta moni, infatti, sono questi, le cui immagini
conuertitis, quorum marmoreas et gypseas convertite in bronzo, e dei quali i volti di
facies inauratis. marmo e gesso coprite doro.

35 Quintianus dixit: Elige tibi unum e duo- 35 Disse Quinziano: Delle due scegline
bus, quodcumque volueris, consilium; aut una, qualunque tu voglia; o a diverse pene
diuersas poenas inter damnationis quali fra i tormenti, come una solta, incorrere,
stulta incurrere; aut quasi sapiens et nobi- oppure, simile a sapiente e nobile, come
lis, quod te natura dictauit, sacrifica diis natura ti dett, sacrifica agli dei onnipo-
omnipotentibus, quos veros deos esse vera tenti, la cui divinit vera perch dimo-
diuinitas demonstrat. strata dalla loro immortalit137.

36 S. Agatha respondit: Sit talis uxor tua, 36 SantAgata rispose: Sia la tua sposa
qualis dea tua Venus fuit; et tu sis talis, tale quale fu la tua dea Venere, e tu sia tale
qualis Iuppiter deus tuus extitit. quale il tuo dio Giove visse138.

37 Quintianus hoc audiens iussit eam ala- 37 Quinziano, udito ci, ordin chella
pis caedi. fosse percossa con schiaffi139.

136
Quidquid furioso ore blasphemaueris, poenae poterunt vindicare, questa frase potremmo
definirla una frase di rito ovverosia un avvertimento che si usava fare ai processati s che misu-
rassero le parole, un analogo romano dellodierno americano qualunque cosa dirai sar usata contro
di te in tribunale.
137
Ho scelto di tradurre cos questa tautologica frase di Quinziano poich ritengo probabile che
qui si celi una polemica, operata non solo dal Proconsole di Sicilia ma presente e diffusa presso parte
del mondo pagano, riguardo la natura divina di Ges Cristo. La difficolt concettuale incontrata dai
gentili nellaccettazione di Ges come divinit, essi che di rado si facevano problemi nellaccogliere
nuovi dei nel pantheon, deriva proprio dalla morte di Ges in croce: bench gli dei pagani potessero
venir feriti, come lIliade ed altre opere confermano, essi erano comunque immortali. Cristo, al con-
trario, era morto e ci, tuttal pi, lo poteva rendere un semidio al pari di Eracle, ma non una divinit.
138
Questa risposta molto puntuale di Agata piuttosto interessante: parlando di Quinziano e
della sua sposa sarebbe certamente stato pi logico augurar loro di essere simili alla divina coppia
di Olimpi, Giove e Giunone, tuttavia la ragazza sostituisce Giunone con Venere: sostituire la prima
certamente necessario ai fini della polemica poich la divina regina, in qualit di protettrice della
famiglia e del matrimonio, era nota per la sua fedelt al marito, diversamente da Giove il quale era
un ben conosciuto libertino, mentre Venere, divinit della fertilit e delleros, era sovente trattata
alla stregua di una prostituta sullOlimpo (kalliglutea era chiamata dai greci). Certamente questa
frase ha il chiaro intento di colpire la natura estremamente corrotta dei costumi degli dei pagani, ma
forse cela anche un attacco personale al Proconsole il quale, lo ricordiamo, ha mire ben specifiche
riguardo la fanciulla, e manifesta altres la conoscenza che Agata aveva dei culti pagani.
139
Potrebbe qui avvertirsi uneco dellanalogo episodio del Vangelo (Gv 18, 20-24) in cui Ges
viene schiaffeggiato durante linterrogatorio del Sinedrio; una delle molte analogie/citazioni le quali
avevano probabile funzione di definire il martirio come completa attuazione della sequela Christi.
37
Cui et dixit: In iniuriam Iudicis noli teme- Ed a lei disse: Non insultare il giudice
rario ore garrire. con bocca temeraria!.

38 S. Agata respondit: Dixisti deos tuos 38 SantAgata rispose: Li hai detti tuoi
esse, quos vera diuinitas demonstrat: sit dei, come la loro vera divinit dimostra:
ergo uxor tua tali ut Venus, et tu ut Iuppi- per cui, sia la tua sposa tale a Venere, e tu
ter, ut et vos possitis in deorum vestrorum a Giove, perch anche voi possiate essere
numero computari. computati nel numero dei vostri dei.

39 Quintianus dixit: Apparet te hoc eli- 39 Quinziano disse: Sembra chiaro che tu
gere, ut diuersa tormenta sustineas, quae abbia scelto questo, cio sopportare i di-
repetitis me iniuriis tuorum sermonum versi tormenti, giacch mi provochi con ri-
exagitas. petuti insulti nei tuoi discorsi.

40 S. Agatha respondit: Miror te virum 40 SantAgata rispose: Mi stupisco che


prudentem ad tantam stultitiam reuolutum, tu, o uomo prudente, sia rotolato a tanta
ut illos tuos dicas deos esse, quorum vitam stoltezza, che dici essere tuoi dei quelli la
non cupias tuam coniugem imitari: et dicas cui vita non vuoi che la tua sposa imiti, e
tibi iniuriam fieri, si eorum viuas exemplo. dici che ti stata fatta offesa, se vivi infatti
secondo il loro esempio.

41 Si enim veri dii sunt, bonum tibi optaui, 41 Se essi sono veri dei, infatti, ti ho augu-
ut talis vita tua sit qualis eorum fuisse pe- rato un bene, s che la tua vita sia tale quale
rhibetur. Si autem execraris eorum consor- si dice fu la loro. Se, invece, disprezzi la
tium, mecum sentis. loro compagnia, sei daccordo con me.

42 Dic ergo eos tam pessimos esse, 42 E dunque di chessi son tanto pessimi
tamque sordidissimos, ut qui maledicere quando sordidi, che volendo insultare
voluerit aliquem, talem illum optet esse, qualcuno, basta augurargli dessere tale
qualis fuit execrabilis vita eorum. quale fu lesecrabile vita di quelli.

43 Quintianus dixit: Quid mihi verborum 43 Quinziano disse: A che pro questo
superfluus cursus? Aut sacrificia diis, aut mio scorrere superfluo di parole? O sacri-
varii suppliciis te faciam interire. fichi agli dei, o ti far perire con vari sup-
plizi.

44 S. Agatha respondit: Si feras mihi pro- 44 SantAgata rispose: Se mi prometti


mittas, audito Christi nomine mansue- alle fiere, udito il nome di Cristo diver-
scent: si ignem adhibeas, de caelo mihi ro- ranno mansuete. Se userai le fiamme, dal
rem saluificum Angeli ministrabunt, si cielo una rugiada salvifica gli Angeli mi
plagas et verbera; habeo intra me Spiritum manderanno. Se [userai] percosse e basto-
Sanctum, per quem uniuersa tua tormenta nate, ho dentro di me lo Spirito Santo, in
despiciam. forza del quale disprezzo tutti i tuoi tor-
menti.

38
45 Tunc Quintianus agitans caput, iussit 45 Allora Quinziano, agitando il capo, or-
eam in carcerem tenebrosum recipi, dicens din che ella fosse rinchiusa in un carcere
ei: Cogita tecum, et poenitere, ut possis tenebroso, dicendole: Riletti fra te e te, e
euadere tormenta horribilia, quae te forti- pentiti, perch tu possa evitare orribile tor-
ter laniabunt. menti, che violentemente ti dilanieranno.

46 Agatha respondit: Tu minister Satha- 46 Agata rispose: Tu, ministro di Satana,


nae, tu poenitere, ut possis euadere tor- tu devi pentirti, cos da evadere i tormenti
menta perpetua. perpetui.

47 Tunc Quintianus iussit eam celerius 47 Allora Quinziano ordin chella fosse
trahi ad carcerem: quia eum voce publica tratta in fretta in carcere, poich ad alta
confutabat. voce lo confutava innanzi al pubblico140.

48 Sancta autem Agatha laetissime et glo- 48 SantAgata, per, entr gioiosa e con
rianter carcerem intrauit, et quasi ad epu- fierezza e, quasi invitata ad un banchetto,
las inuitata, gaudens agonem suum Do- felice affidava nella preghiera il suo agone
mino precibus commendabat. al Signore.

49 Sequenti igitur die impiissimus Quin- 49 Il giorno successivo lempissimo Quin-


tianus suis eam aspectibus iussit aptari, cui ziano la fece condurre al suo cospetto, e le
et dixit: Quid tractasti circa salutem tuam? disse: Cosa hai considerato circa la tua
salute?141.

50 Agatha respondit: Salus mea Christus 50 Agata rispose: La mia salute Cristo.
est.

51 Quintianus dixit: Quousque infelix pro- 51 Quinziano disse: Fino a che punto, o
trahis intentionem vanam? Denega Chri- infelice, protrarrai questo vano proposito?
stum, et deos incipe colere, et consule tuae Rinnega Cristo, inizia ad adorare gli dei e
iuuentuti, ne acerba morte consumari. considera la tua giovinezza, non consu-
marla con acerba morte.

52 S. Agatha dixit: Tu nega deos tuos, qui 52 SantAgata disse: Tu rinnega i tuoi
sunt lapides et lignas: et Creatorem tuum, dei, che sono pietre e legni, ed il Vero Dio
qui te fecit, Deum verum adora; quem si tuo Creatore, che ti fece, adora; poich se
contempseris, acerrimis poenis et perpe- lo disprezzerai, ad acerrime pene e perpe-
tuis incendiis subiacebis. tuo incendio soggiacerai.

140
S detto che il processo si volse a porte chiuse nel secretarium, ergo in forma privata. Cio-
nondimeno un pubblico era presente, lasciato oltre le porte del secretarium, nella sala consueta dei
processi. Pubblico che, come si vedr pi avanti, certamente doveva essere composto da alcuni
membri della comunit cristiana e forse dagli altri componenti della famiglia dellinquisita. Saranno
costoro ad insorgere contro Quinziano, alla morte della ragazza.
141
Nel testo ricorre spesso il termine salus in un simpatico gioco di parole. Sarebbe pi cor-
retto tradurlo con salvezza piuttosto che con salute visto il contesto fideistico, tuttavia desidero
evidenziare qui come il vocabolo assuma entrambi i significati ed evidenzi le differenti vedute del
Proconsole e di Agata: se per Quinziano la salus s la salvezza, ma la salvezza fisica, e dunque
perfettamente combaciante con la salute del corpo, per Agata la salus principalmente la salus
animi, la salvezza dellanima.
39
53 Tunc iratus Quintianus iussit eam 53 Allora, irato, Quinziano ordin chella
equuleo ingenti suspendi et torqueri. fosse sospesa ad un grande eculeo142 e se-
viziata.

54 Cumque torquerent eam, dixit ad eam 54 E mentre veniva torturata, le disse:


Quintianus: Relinque intentionem animi Abbandona lintenzione della tua mente,
tui, ut vitae tuae possit esse consultum. affinch lanimo tuo possa esserti favore-
vole alla vita.
55 S. Agatha respondit: Ego in his poenis 55 SantAgata rispose: Io in queste pene
ita delector, sicut qui bonum nuntium au- trovo diletto, cos come chi ode una buona
dit, aut sicut qui videt quem diu deside- notizia, o come chi vede quel che da molto
rauit, aut sicut qui inuenit thesauros mul- tempo desiderava, o come chi scopre un
tos, ita et ego delector in his poenis tempo- grande tesoro, cos anche in queste pene
ralibus posita. temporali trovo diletto.
56 Non enim potest triticum in horreum 56 Non si pu conservare, infatti, il fru-
poni, nisi theca eius fortiter fuerit concul- mento nel granaio, se prima il suo guscio
cata et redacta in paleas: ita et anima mea non viene stritolato con forza e ridotto in
frantumi; cos, anche lanima mia non pu
non potest in paradisum Domini cum
entrare nel Regno del Signore con la
palma intrare martyrii, nisi diligenter fece- palma del martirio, senza che tu abbia fatto
ris corpus meum a carnificibus attrectari. minutamente dilaniare il mio corpo dai
carnefici.

57 Tunc iratus Quintianus iussit eam in 57 Allora, irato, Quinziano ordin chella
mamilla iorqueri, et totam diutius iussit nel seno fosse torturata, e poi che lenta-
eam abscindi. mente le fosse reciso.
58 B. Agatha dixit: Impie, crudelis, et dire 58 B. Agata disse: Empio, crudele e disu-
tyranne, non es confusus amputare in fae- mano tiranno, non ti vergogni ad amputare
mina, quod ipse in matre suxisti? in una donna ci che in tua madre succhia-
sti?
59 Sed ego habeo mamillas integras intus 59 Ma io ho mammelle integre nellintimo
in anima mea, ex quibus nutrio omnes sen- dellanima mia, dalle quali nutro ogni mio
sus meo, quas ab infantia Christo Domino sentimento e che dallinfanzia a Cristo Si-
consecraui. gnore consacrai.
60 Tunc Quintianus iussit eam iterum in 60 Allora Quinziano ordin che fosse ri-
carcerem mitti, et iussit ut nulli licetet me- messa in carcere e che nessun medico
dicorum introire ad eam; et neque panem fosse autorizzato ad accostarsi a lei, e che
neque aquam ei ministrare. n pane n acqua le fossero serviti.

142
Leculeo era uno strumento di tortura probabilmente simile ad un cavalletto, le cui caratteri-
stiche per ci restano ignote. Probabilmente il condannato veniva appeso in questa struttura di legno
o ferro e forse, a mezzo di pulegge, immobilizzato e stirato fino a slogarne le articolazioni. Ci
spiegherebbe il perch Agata non fu incatenata una volta rinchiusa in carcere, vista limpossibilit
di lei nel muoversi e fuggire.
40
61 Cumque fuisset inclusa, ecce circa me- 61 Come fu rinchiusa, ecco che verso la
diam noctem venit quidam senex (quem mezza notte venne un vecchio (preceduto
antecedebat puer luminis portitor) ferens da un fanciullo reggitor di lume) recando
diuersa medicamenta in manu sua, nella sua mano diversi medicamenti,
62 qui se medicum esse commemorans, 62 il quale, affermando dessere un me-
coepit eam hi verbis alloqui: Licet te nimis dico, rivolse a lei queste parole: Per
corporalibus poenis afflixerit Consularis quante pene corporali lo stolto Consolare
insanus, sed tu eum grauioribus suppliciis tabbia inflitto, tu con pi gravi supplizi
extorsisti responsionibus tuis: lhai torturato con le tue risposte.
63 et licet ubera tua torserit et excidi fece- 63 E poich torse il tuo seno lha fatto
rit; sed illius ubertas in fel conuertetur, et strappar via, la sua ubert in fiele s con-
in amaritudine erit anima illius in aeter- vertita, e nellamarezza sar la sua anima
num. in eterno.
64 Tamen quia ibi eram qua hora haec pa- 64 Giacch io ero l nellora in cui soffrivi,
tiebaris, consideraui et vidi, quia potest cu- considerai e vidi che il tuo seno pu rice-
ram salutis tua mamilla suscipere. vere cura e guarigione.
65 Tunc S. Agatha dixit et: Medicina car- 65 Allora S. Agata disse: Mai ho acco-
nalem meo corpori numquam exhibui; et stato al mio corpo medicina carnale, e
turpe est, ut quod tamdiu ab ineunte etate turpe sarebbe che adesso perda ci che
mea conseruaui nunc perdam. tanto a lungo, sin dalla mia infanzia, con-
servai.

66 Dicit ei ille senex: Et ego Christianus 66 Dice a lei il vecchio: Anche io sono un
sum, et noui medicinam: noli, me verearis. Cristiano, e conosco la medicina; non devi
aver rossore di me.

67 Dicit ei Agatha: Et quae potest vere- 67 Disse a lui Agata: E che rossore posso
cundia mea circa te esse, cum tu sis senior avere io di te, che sei anziano e nato da
et maior natu? Ego vero licet puella sum, molti anni? E quantunque sia ancora fan-
ita totum corpus meum laceratum est, ut ciulla, il mio corpo talmente lacerato che
vulnera ipsa non permittant aliquid stimu- le ferite stesse non permettono di stimolare
lari in mente mea, unde possit verecundia alcunch nella mia mente, onde ne possa
excitari. nascere verecondia.

68 Sed ago tibi gratias, domine pater, quia 68 Ma ti ringrazio, signore padre, che ti sei
dignatus es mihi sollicitudinem tuam im- degnato davere per me la tua sollecitu-
prendere: hoc tamen scias, quia ad corpus dine. Sappi questo, che nessun farmaco
meum medicamenta ab homine facta num- fatto dalluomo mai al mio corpo avr ac-
quam accedent. cesso.

69 Dixit ad eam ille senior: Et quare non 69 Disse a lei il vecchio: Ma perch non
permittis ut curem te? permetti che io ti curi?
70 Agatha respondit: Quia habeo saluato- 70 Agata rispose: Perch ho il Signore
rem Dominum Iesum Christum, qui verbo Ges Cristo come salvatore, che col suo
41
curat omnia, et sermo eius solus restaurat verbo cura ogni cosa, e la sua parola sol-
uniuersa: hic, si vult, potest me saluam fa- tanto restaura tutte le cose; Egli, se vuole,
cere. pu farmi salva.
71 Tunc subridens senior dixit: Et me ipse 71 Allora, sorridendo, lanziano disse:
misit ad te: nam et ego Apostolus eius Proprio lui mha mandato a te; infatti an-
sum; et in nomine eius scias te esse saluan- che io sono un suo Apostolo, e nel suo
dam. Et cum haec dixisset, subito ad oculis nome sappiti salvata. E dicendo questo,
eius sublatus est. sbito alla vista di lei si sottrasse.
72 Tunc proiiciens se in orationem S. Aga- 72 Allora, gettandosi in terra in preghiera,
tha dixit: Gratias tibi ago, Domine Iesu S. Agata disse: Ti ringrazio, Signore
Christe, quia memor es mei, et misisti ad Ges Cristo, che ti ricordasti di me, e man-
me Apostolum tuum, qui me confortauit et dasti a me il tuo Apostolo, che mi ha con-
recreauit viscera mea. fortata e ha risanato le mie viscere.
73 Et dum complesset orationem suam, re- 73 E completata la sua prece, scrutando le
spiciens ad omnes maculas corporis sui, macchie del suo corpo, conobbe che tutte
saluata esse omnia membra sua cognouit: le sue membra erano guarite; infatti, anche
nam et restaurata erat mamilla eius. la sua mammella era stata risanata.
74 Ita autem per totam noctem lux refulsit 74 Intanto, per tutta la notte una luce ri-
in carcere, ut prae pauore custodes carceris fulse nel carcere, sicch per paura i custodi
fugerent, et carcerem apertum derelinque- del carcere fuggirono, ed il carcere lascia-
rent. rono aperto.
75 Tunc dicebant S. Agathae personae 75 Allora, quanti erano con Agata nel car-
quae ibi erant inclusae, ut abiret. cere le dicevano di fuggire.
76 Illa autem dixit: Absit a me, ut ego co- 76 Lei per disse: Lungi da me chio
ronam meam perdam, et eos qui custodes perda la mia corona e i miei carcerieri
sunt tribulationibus tradam. Ego enim siano [a causa mia] tratti in tribolazioni.
adiunta a Domino meo Iesu Christo, per- Adiuvata dal Signore mio Ges Cristo,
seuerabo in confessione eius, qui me sa- perseverer nel confessarlo, che mi ha
luam fecit et consulatus est me. guarita e consolata.
77 Factum est autem, post quatuor dies 77 Accaduto ci, dopo quattro giorni,
iussit eam iterum Quintianus ante suum Quinziano ordin che fosse ricondotta in-
tribunal adstare, cui et dixit: Quousque fu- nanzi al suo tribunale, e le disse: Fin
riaris contra decreta Principum inuictissi- quando sarai cos folle da opporti a decreti
morum? Immola diis: sin autem, scias te degli invittissimi Principi? Immola agli
acrioribus tormentis aptandam. dei; altrimenti, sappi che a pi acri tor-
menti sarai sottoposta.
78 Agatha respondit: Omnia verba tua fa- 78 Agata rispose: Ogni tua parola stolta
tua et vana sunt et iniqua, praecepta tua ae- e vana ed iniqua, i tuoi ordini sporcano
rem ipsum maculant. Unde miser et sine persino laria. Perci sei misero e senza
sensu et sine intellectu es. Quis enim vult senno n intelletto. Chi vorr invocare in

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ad auxilium suum lapidem inuocare, et suo ausilio una pietra e non il vero e
non Deum summum et verum, qui me di- sommo Dio, che ogni piaga s degnato di
gnatus ab omni plaga, quam in me exer- curarmi, piaghe che tu mi procurasti, e che
cuisti, ita curare, ut etiam mamillam meam perfino il mio seno restitu perfettamente
integerrimam meo corpori restitueret? integro al mio corpo?
79 Dixit ei Quintianus: Et quis est qui te 79 Le disse Quinziano: Chi che ti ha cu-
curauit? rata?
80 Agatha respondit: Christus filius Dei. 80 Agata rispose: Cristo figlio di Dio.
81 Quintianus dixit: Iterum Christum ha- 81 Quinziano le disse: Osi nominare an-
bes nominare? cora Cristo?
82 Agatha respondit: Ego Christum confi- 82 Agata rispose: In Cristo io confido,
teor labriis, et corde inuocare non cesso. con le labbra e col cuore non cesso dinvo-
carlo.

83 Quintianus dixit: Nunc videbo, si Chri- 83 Quinziano disse: Adesso vedr se il


stus tuus curabit te. Tunc iussit testas acu- tuo Cristo ti curer. Comand pertanto
tas spargi, et sub testas carbones viuos im- che fossero sparsi cocci acuminati, e sotto
mitti, et in iisdem nudo cum corpore volu- i cocci fosse immesso del carbone ardente,
tari. e su di essi il corpo nudo di lei fosse roto-
lato.

84 Cumque hoc fieret, subito locus, in quo 84 Mentre lordine veniva eseguito, sbito
sanctum corpus volutabatur, commotus il luogo in cui il santo corpo veniva roto-
est, et pars parietis cecidit, et oppressit lato fu scosso, e parte delle mura cedettero
consiliarium Iudicis, nomine Siluanum, et e schiacciarono il consigliere del Giudice,
amicum eius, nome Falconium, quorum chiamato Silvano, e lamico suo, chiamato
consilio perpetrabat scelera. Falconio, col consiglio dei quali [Quin-
ziano] perpetrava scelleratezze.

85 Sed et omnis ciuitas Catanensium a vi 85 Ma anche tutta la citt di Catania fu


terraemotus exagitata est. Denique omnes scossa dal terremoto. Perci tutti accorsero
cucurrerunt ad secretarium Iudicis, et coe- al secretarium del Giudice, e comincia-
perunt nimio tumulta agere, quod sanctam rono a tumultuare, poich tormentava la
Dei famulam impiis cruciatibus fatigaret, santa serva di Dio con empi strazi a causa
et idcirco omnes periculum sustinerent. dei quali tutti erano adesso in pericolo.

86 Tunc Quintianus fugiens, ex uno latere 86 Allora Quinziano fuggendo, da un lato


terraemotum metuebat, ex alio autem la- temendo il terremoto, dallaltro lato im-
tere seditionem populi formidabat. paurito dalla sommossa del popolo.

87 Iterum igitur iussit eam in carcerem re- 87 Perci ordin che fosse nuovamente ri-
cipi: ipse autem ad posterulam secretarii condotta in carcere; ed egli fuggendo da
fugiens, in ianuis populum dereliquit. una porticina del secretarium, lasci il po-
polo alle porte.

43
88 Sancta vero Agatha ingressa iterum in 88 SantAgata entrata nuovamente in car-
carcerem, expandit manus suas ad Deum, cere, stese le sue mani a Dio e disse: Si-
et dixit: Domine, qui me creasti, et custo- gnore, che mi hai creata e mi hai custodita
disti me ab infantia mea, et fecit me in sin dallinfanzia, e in giovent mi hai fatta
iuuentute viriliter agere; agire virilmente,
89 qui tulisti a me amorem seculi, qui cor- 89 che mi togliesti lamore pel mondo e
pus meum a pollutione separasti; qui feci- separasti il mio corpo dalla contamina-
sti me vincere tormenta carnificis, ferrum, zione, che mi facesti vincere i tormenti del
igem, et vincula; qui mihi inter tormenta carnefice, il ferro, il fuoco e le catene, che
virtutem patientiae contulisti; durante i tormenti mi donasti la virt della
pazienza:
90 te deprecor ut accipias spiritum meum 90 ti prego daccogliere il mio spirito
modo: quia tempus est, ut me iubeas istud adesso, poich lora che mi comandi di
seculum dereliquere, et ad tuam misericor- lasciare questo secolo, ed alla tua miseri-
siam peruenire. Haec cum dixisset coram cordia pervenire. Dicendo questo, in pre-
multis cum ingenti voce, emisit spiritum. senza di molti, gettando un grido, rese lo
spirito143.

91 Quod audientes pii populi cum nimia 91 Ci udendo, il popolo devoto accorse
celeritate venerunt, et auferentes corpus con grande celerit, e portando via il corpo
eius posuerunt in sarcophago nouo. di lei lo pose in un sarcofago nuovo.

92 Factum est autem dum aromatibus con- 92 Avvenne poi, mentre il corpo di lei ve-
diretus corpus eius, et cum nimia diligen- niva trattato con unguenti aromatici144 e
tia collocarent illud; venit quidam iuuenis con grande cura veniva deposto, che si av-
sericis vestibus indutus, vicin un giovane dalle seriche vesti,

143
Vedi Mt 27, 50; Mc 15, 37; Lc 23, 46.
144
Sfidando un po la prudenza avanzo qui unipotesi che trovo intrigante. Latto di trattare il
corpo della defunta con unguenti e sostanze profumate potrebbe non necessariamente sottintendere
la volont dei parenti o dei membri della comunit di coprire il tanfo della decomposizione. In effetti
si potrebbe intendere il passo in altro modo; ammettendo che le sante reliquie conservate in Catania
siano le reali spoglie di Agata (come dimostrerebbero le tracce di ustioni di terzo grado sui piedi ed
in altre parti del corpo, stando ai diversi referti medici stilati negli ultimi due secoli in occasione dei
diversi controlli per appurare lo stato di conservazione delle reliquie), visto lo stato di conservazione
pi che ottimale, non sarebbe sbagliato supporre che il di lei corpo fu, al momento della morte,
imbalsamato. Daltro canto, se ammettiamo che anche il corpo custodito a Venezia sia quello di
santa Lucia, anchesso in perfetto stato di conservazione e per di pi integro e non smembrato, pos-
siamo supporre che la pratica di tanatomorfosi era diffusa in Sicilia orientali ed adottata nel III secolo
anche dalle comunit cristiane, forse per preservare il corpo di personaggi illustri, come nel caso di
nobili o di martiri. Possiamo anche immaginare che, in una comunit cristiana frammentata, forse
fu per volont della famiglia di Agata, che disponeva delle adeguate risorse finanziare, la conserva-
zione e la promozione del culto della giovane allinterno della ekklesia catanese. Quindi, allorch
nel testo si parli di unguenti ed oli, possiamo supporre che si volesse intendere le sostanze con le
quali trattarono il corpo per limbalsamazione (e che scolor i di lei capelli fino a farli sembrare
biondi, colore che le vecchie analisi sembrano attestare).
44
93 quem sequebantur amplius quam cen- 93 seguito da pi di cento fanciulli, tutti
tum pueri, omnes ornati et pulchri; quem adorni e belli; nessuno laveva mai visto
nemo unquam viderat antea in ciuitate Ca- prima dallora nella citt di Catania, n
tanensium, nec postea eum aliquis vidit, dopo lo si vide pi, n alcuno si trov che
nec inuentus est aliquis, qui diceret hunc dicesse di conoscerlo.
se scire.
94 Hic ergo veniens intrauit ad locum ubi 94 Questi, dunque, venne entrando nel
condiebatur corpus eius, et posuit ad caput luogo ove si preparava il corpo di lei, e
eius tabulam breuem ex marmore, in qua pose presso il suo capo una piccola tavola
scriptum est: MENTEM SAENCTAM, di marmo, ove sta scritto: MENTE
SPONTANEUM HONOREM DEO, ET SANTA, SPONTANEO ONORE A DIO,
PATRIAE LIBERATIONEM. E LIBERAZIONE DELLA PATRIA.
95 Posuit ergo hanc scripturam, ut dixi- 95 Posta quindi quelliscrizione, come ab-
mus, intra sepulchrum eius ad caput, et biamo detto, dentro il sepolcro di lei,
tamdium ibi stetit, quandium cum omni di- presso il capo suo, e tanto l rest fin
ligentia clauderetur. quando, con ogni cura, il sepolcro venne
chiuso.
96 Clauso igitur sepulchro abscessit, et, ut 96 Chiuso il sepolcro, si dipart e, come
diximus, non est ulterius visus nec auditus abbiamo detto, non fu ulteriormente visto
in regione vel in tota prouincia Siciliorum. n se ne ud parlare in regione o in tutta la
provincia di Sicilia.

97 Unde suspicati sumus, quod Angelus 97 Donde arguimmo che fosse lAngelo di
eius fuerit. lei.

98 Et hanc scripturam diuulgantes qui vi- 98 E quanti avevano veduto a scrittura la


derant, omnes Siculos sollicitos reddide- divulgarono, rendendo solleciti tutti i Sici-
runt: et tam Iudaei quam etiam Gentiles liani: s tanto che sia Giudei sia Gentili,
unanimes cum Christianis communiter uniti in comunione con i Cristiani, inizia-
coeperunt venerari sepulchrum eius. rono a venerare il sepolcro di lei.

99 Tunc Quintianus arripuit iter cum Offi- 99 Allora Quinziano savvi, assieme al
cio suo ad inuestigandas facultates eius, et suo Ufficio, onde inventariare gli averi di
ut teneret omnes de parentela eius; qui iu- lei ed imprigionare tutta la di lei parentela.
dicio Dei in medio flumine interiit. Ma egli, per giudizio di Dio, per in mezzo
al fiume.

100 Denique dum transiret flumen per 100 Difatti, mentre transitava su fiume con
nauim, duo equi fremitum circa se dantes, una barca, due cavalli simpennarono e re-
calcesque iactanter, unus eum morsu inua- calcitrando, uno gli savvent con morsi, e
sit, et alter calce percussum deiecit in flu- laltro percossolo con un calcio lo gett
men Symaethum: et non est inuentum cor- nel fiume Simeto; e pi fu rinvenuto il suo
pus eius usque in praesentem diem. corpo sino al giorno presente.

45
101 Unde creuit timor et veneratio circa B. 101 Donde ne crebbe il timore e la venera-
Agatham, et nullus unquam molestus suit zione per la Beata Agata, e nessuno mai
eius generi. os molestare la sua parentela.
102 Ut autem euidenter scriptura illa, 102 Perch si confermasse con evidenza
quam Angelus Domini posuerat, firmare- quella scrittura che lAngelo di Dio aveva
tur; post anni circulum, circa dies natalis deposto; lanno successivo, allin circa il
eius, mons Aetna eructauit incendium, et giorno natalizio di lei, il monte Etna erutt
quasi fluuius torrens ita ignis vehemens, et un incendio, e come un fiume ardente cos
saxa et terram liquefaciens, veniebat ad il fuoco veemente, liquefacendo e sassi e
Catanensium ciuitatem. terra, veniva verso la citt di Catania.
103 Tunc paganorum multitudo fugiens de 103 Allora, una moltitudine di abitanti dei
monte descendit; et venerunt ad sepulch- villaggi, fuggendo, scese dal monte e ven-
rum eius, et auferentes velum unde erat nero al sepolcro di lei, e preso il velo onde
coopertum sepulchrum eius, statuerunt il- era coperto il suo sepolcro, lo distesero
lud contra ignem venientem ad se; et ipsa contro il fuoco che contro loro veniva; e
hora stetit ignis diuisus. nello stesso istante il fuoco ristette.
104 Coepit autem ignis die Kalendarium 104 Il fuoco cominci nel giorno delle Ca-
Februarium, et cessauit die Nonarum earu- lende di febbraio, e cess il giorno delle
mdem, qui est dies sepulturae eius: None dello stesso mese, che il giorno
della sepoltura di lei:

105 ut comprobaret Dominus noster Iesus 105 s che il Signore nostro Ges Cristo
Christus, quod a periculo mortis et incen- comprovasse che dal pericolo della morte
dii eos S. Agathae meritis et orationibus li- e dellincendio, per i meriti e le preghiere
berasset: cui est honor et gloria et potestas di S. Agata, li aveva liberati: a Lui sono
in secula seculorum, Amen. lonore e la gloria e la potest nei secoli
dei secoli. Amen.

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