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Corpo e città (pp.

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1. Tamiri: accusa San Paolo di aver predicato in pubblico la verginità permanente e quindi di aver
denigrato il matrimonio: “ha introdotto un nuovo e assurdo insegnamento che minaccia l'estinzione della
razza umana”.
Siamo nel II secolo: apice della gloria dell'impero romano. Vita non superava in media i 25 anni. Solo pochi
privilegiati e qualche eccentrico godevano della libertà di assecondare a piacimento le proprie inclinazioni
sessuali.
Antica città: tutti i cittadini devono spendere una parte della loro energia per generare e allevare figli in
sostituzione dei morti. [Imperatore Augusto: legge che penalizzava celibato e premiava famiglie numerose].
Per assicurare continuità e coesione la risorsa più affidabile e affidata alla responsabilità di ciascuno era il
proprio corpo: per evitare estinzione: matrimonio, rapporto sessuale, riproduzione e allevamento dei figli.
Celibato: disprezzato fortemente dagli imperatori. Presente solo nelle classi elevate. In generale tutti
venivano invitati a “pensare alla città facendo della propria dimora un bastione in sua difesa”, a “lasciare una
copia di se stessi”.
Verginità femminile, nell'orizzonte religioso del mondo classico, contemplata da sempre. Le immagini delle
vergini sacerdotesse pagane hanno certo influenzato la figura delle vergini e monache cristiane. Ma ci sono
tra le due profonde differenze:
• vergini Vestali di Roma e profetesse vergini della Grecia: ruolo comunitario fondamentale proprio
per la loro condizione a-nomala. Non rappresentavano il livello più alto della natura umana.
Verginità non come stato primordiale umano da riconquistare (per uomini e donne); anzi: era
una sospensione artificiosa (le giovani erano reclutate dalla città: non sceglievano di essere vergini;
inoltre, molte, dopo un po' di tempo, si sposavano) del normale processo dalla pubertà alla maternità.
La loro era così una anomalia evidente: eccezione che confermava la regola – serviva a rafforzare
la consapevolezza che il matrimonio e la maternità erano l'indiscusso destino di tutte le donne.

Matrimonio e sessualità nel ceto superiore: unico ceto osservabile per il materiale che possediamo. Vedere i
limiti oltre i quali la maggiorparte dei maschi istruiti di quel secolo e dei successivi non si spingevano. I
letterati cristiani, parlando di matrimonio e di impulso sessuale, erano pregni di queste idee tradizionali
ricevute – idee che erano per loro familiari.
II secolo: giovani maschi dei ceti privilegiati guardavano il mondo da una posizione di dominio indiscusso –
al loro confronto donne, schiavi e barbari erano irrimediabilmente diversi e inferiori. Polarità
uomo/donna:
• maschio: feto che ha sviluppato tutte le sue potenzialità – avevano accumulato una grande quantità di
“calore” e di “spirito vitale”;
• donne: maschi falliti – assorbito una quantità insufficiente del calore vitale. Mestruazioni espellono
quello che il loro corpo non può bruciare (perché mancante del calore).
Questo serviva, nel II secolo, per spingere gli uomini a un incessante sforzo di perfezionamento: spirito
vitale e calore erano elementi imponderabili della costituzione maschile. Quel prezioso calore poteva
raffreddarsi, riducendo così le differenze tra maschio e femmina. Per restare maschi virili occorreva uno
sforzo continuo per non perdere in coraggio, autocontrollo, eleganza di voce e gesto – per non perdere ciò
che faceva di un maschio un vero uomo, un sereno e sicuro padrone di un mondo a lui sottomesso.
Mondo greco: membri aristocrazia esercitavano sui loro pari e sui loro inferiori uno stile di governo misurato
e benevolo: coltivava la cortesia, la disponibilità, l'autocontrollo, la compassione verso gli altri (“sottile e
dolce violenza”). Vero uomo: cortese e umano con gli schiavi, “padre” per i servi della sua casa, avere
“ottimi rapporti” con i cittadini. Comandare con mano ferma ma allo stesso tempo calma: chi non era tale
destava preoccupazione. Interessante: il sistema schiavistico antico poggiava sulla forza e sulla crudeltà, ma
spesso il padrone che esercitava direttamente una violenza fisica sugli schiavi era criticato.
Quindi, emerge: antichissima polarità tra AUTOCONTROLLO MASCHILE E VIOLENZA
SFRENATA DELL'IMPUSLIVITA' FEMMINILE.
Relazioni con le donne: metter su famiglia rappresentava un esercizio formativo nell'arte di governare
benevolmente e di assimilare al proprio mondo le altre creature inferiori. Plutarco, Precetti coniugali:
marito ha ruolo di filosofo e precettore della moglie – infatti: donne creature intrattabili…Sarcofaghi II e III
secolo in Italia e Asia minore: moglie è raffigurata in piedi o seduta compunta davanti al marito, che, ha la
destra levata mentre con la sx espone una pergamena rappresentante la superiore cultura letteraria sui cui
è basato il suo diritto all'autorità assoluta tanto nel mondo sociale quanto in quello privato del
matrimonio. La concezione era questa: un uomo in grado di “rendere armonica” la propria vita privata con
eleganza e autorità era capace di armonizzare lo stato, il foro e gli amici.
Ecco il punto: l'armonia domestica – quella della famiglia – era usata pubblicamente per simboleggiare
la semplice e naturale armonia dell'ordine instaurato dall'impero romano. Armonia domestica come
immagine dell'armonia dell'impero. Sarcofaghi: immagine del matrimonio rappresentava l'importantissima
virtù sociale della concordia.
“All'inizio dell'età tardo-antica il grosso peso assunto dall'Impero aveva imposto all'ideale romano
dell'armonia coniugale una certa rigidità artificiosa: gli sposi, anziché coppia di amanti alla pari, avevano
finito per rappresentare piuttosto un rassicurante microcosmo di ordine sociale” (p. 14, corsivo mio)

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