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Annalisa Caputo

COSTRUIRE, ABITARE, PENSARE:


RIFLESSIONI TRA FILOSOFIA HEIDEGGERIANA E ARCHITETTURA CREATIVA.

I) AVERE UNA CASA NON SIGNIFICA SAPER ABITARE


Costruire, abitare, pensare, il titolo di una conferenza che Martin Heidegger, uno dei pi grandi filosofi del
secolo scorso, tenne nel 1951, in occasione di un ciclo di colloqui tenuti nella citt di Darmstadt. La seconda
guerra mondiale aveva trasformato le abitazioni in rovine; dieci milioni di persone in fuga dallest si erano
riversate nella citt, molti architetti del luogo erano fuggiti: la crisi degli alloggi era solo un aspetto della crisi di
Darmstadt e in qualche maniera dellintera Germania. In citt vengono allora organizzati una serie di colloqui
sul tema Uomo e spazio. Davanti anche a tanti di quegli architetti, prima fuggiti e ora richiamati in patria,
Heidegger pronuncia questo discorso, che poi stato pubblicato nel libro: Saggi e discorsi.
E conclude con una frase forte e provocatoria, dalla quale vorrei partire questa sera: la vera crisi degli alloggi
dice Heidegger dipende dal fatto che noi dobbiamo ancora imparare ad abitare, ad abitare veramente,
autenticamente. E la cosa pi grave che noi viviamo questa crisi senza accorgercene: cio non ci
accorgiamo nemmeno di non sapere abitare. Nella crisi di oggi ( e le parole di Heidegger risuonano pi che
mai attuali!), gi avere un alloggio qualcosa di rassicurante e consolante. E allora chi ha una casa crede
di non aver nessun problema di abitazione. E chi non ce lha si preoccupa solo che lacquisto sia conveniente,
che la casa sia facile da mantenere, a prezzo accessibile, aperta allaria, alla luce al sole. Che cosa vogliamo di
pi?
Ma, si chiede Heidegger (e vogliamo chiederci noi stasera), avere unabitazione significa gi automaticamente
saper abitare? E, prima ancora, che cosa significa abitare?

Iniziamo da questo: gli animali non abitano; hanno grotte, rifugi, magari stalle, cucce. Ma non abitazioni.
Perch labitazione non solo un edificio, una costruzione dentro cui si fanno delle cose; e poi si lascia questa
costruzione per andare a fare altre cose: per esempio lavorare, divertirsi, andare in vacanza, ecc.
No: gli uomini differiscono dagli animali per tante cose. Una cosa essenziale questa: gli uomini sono capaci di
abitare, gli animali no.
Ora, giustamente, noi potremmo dire che anche gli animali sono capaci di costruire splendide architetture:
pensiamo alle api, alle formiche
Bene: ma in che cosa differisce anche la pi bella architettura animale anche dalla pi povera abitazione
umana?
Le abitazioni umane, risponde Heidegger, hanno una relazione del tutto particolare con 4 elementi: la terra, il
cielo, gli altri uomini, e la divinit. E questo perch gli uomini, a differenza degli animali, hanno una relazione
del tutto particolare con la terra, il cielo, gli altri uomini e la divinit.
Un quadrato. In questo ambiente darte, forzando un po, potremmo dire: una cornice. Abitare significa abitare
questa cornice, abitare non solo una casa, ma: abitare la terra, abitare il cielo, abitare la relazione con gli altri,
abitare la relazione con la divinit.
Esistono case, case poverissime, che sono delle splendide abitazioni, perch sono degli splendidi luoghi di
relazione. Esistono, invece case, magari anche ricche e ben realizzate, in cui non nulla, non si vive nulla se
non il vuoto: non sono vere abitazioni, ma solo edifici in cui si fanno delle cose. E non si vive veramente.
Perch abitare, in realt, significa vivere, esistere. Una vita vera, ricca, piena di relazioni e di amore per la terra
e il cielo, di amore per gli altri e la divinit una vita abitata; e persone che vivono cos, abitano realmente.
Ovunque siano. Invece una vita spenta e vuota, povera di relazioni non sar mai capace di abitare veramente.
Una persona che non sa amare non sa abitare. In questo senso riprendendo la frase provocatoria da cui
siamo partiti la vera crisi, oggi, forse, non la crisi degli alloggi, la crisi economica. Ma lincapacit di abitare,

di avere relazioni significative. E quindi le nostre case non sono vere abitazioni, perch la nostra vita dentro e
fuori le nostre case non una vita ricca di legami.
Ecco perch Heidegger pu dire, allora, che abitare, abitare veramente, in senso pieno, significa aver cura,
prendersi cura: di se stessi, degli altri, del mondo che ci circonda. Abitare significa coltivare e proteggere le
cose e le persone importanti con cui viviamo e abitiamo. Abitare significa avere riguardo, cingere di
attenzione, abbracciare le cose e le persone importanti con cui viviamo e abitiamo. Abitare avere la pace
nella propria casa e rimanere in essa. Abita veramente chi contento nella propria casa e nella propria
vita di ci che ha e . Abitare essere liberi e liberare: liberare spazi, relazioni.
Esistono allora due possibilit nellabitare: un abitare autentico, legato ad un vivere autentico, pieno, amante,
amato, ricco di legami e di cura. E un abitare inautentico, che quello che, purtroppo, generalmente ci
ritroviamo a vivere.
Se questo chiaro, possiamo fare un passo in avanti e chiederci: una costruzione, un alloggio, una casa pu
aiutare a vivere un abitare autentico, piuttosto che uno inautentico?
II) CASE CHE AIUTANO AD ABITARE?
Prima ho detto che si pu certo abitare autenticamente e felicemente in una casa brutta e povera; e abitare
male in una casa ricca ed esteriormente ben fatta. Ed vero e resta vero. Ma la riflessione di Heidegger ci aiuta
a fare un altro passo in avanti e, potremmo dire, ci d dei piccoli suggerimenti, per rendere le nostre case
sempre pi abitazioni. Da questo punto di vista, ritengo che questa casa di Rosa e Michele sia un caso
esemplare. E perci ho scelto di parlare qui, di queste suggestioni heideggeriane.
Torniamo al nostro quadrato, alla nostra cornice.
Abitare, dicevamo, significa abitare non solo una casa, ma abitare la terra, abitare il cielo, abitare la relazione
con gli altri, abitare la relazione con la divinit.
Heidegger aggiunge: ci sono delle case, delle costruzioni, dei luoghi in cui ci pi facile capire che cosa pu
significare abitare questa cornice.
E fa un esempio facile da capire, credo, per tutti:
Pensiamo per un momento a una casa contadina della Foresta Nera, che due secoli fa un abitare rustico
ancora costruiva. Qui, ci che ha edificato la casa, stata la persistente capacit di far entrare nelle cose terra
e cielo, i divini e i mortali (cio gli uomini), nella loro semplicit. Questa capacit (cio la capacit, la
perseveranza, la semplicit bella e vera di chi ha costruito questo chalet di montagna) ha posto la casa sul
versante riparato dal vento, volto a mezzogiorno, tra i prati e nella vicinanza della sorgente. Gli ha dato il suo
tetto di legno, che sporge a grondaia per un largo tratto, inclinato in modo conveniente per reggere il peso della
neve, e che scendendo molto in basso protegge le stanze contro le tempeste delle lunghe notti invernali. Non ha
dimenticato langolo del Signore, dietro la tavola comune, ha fatto posto nelle stanze ai luoghi sacri del letto del
parto e dellalbero dei defunti (). Ci che ha costruito questa dimora un mestiere che () usa ancora dei suoi
strumenti e delle sue impalcature come di cose. Cio ha usato strumenti e impalcature artigianali, semplici,
vissuti e adoperati con amore, come se anche questi semplici strumenti non fossero solo dei mezzi per un
fine, ma fossero essi stessi delle cose, delle cose belle, da rispettare, da curare.
Ora, dice Heidegger, chiaro che noi oggi non possiamo pensare di tornare a costruire le case come si faceva
un tempo, n dobbiamo andare tutti ad abitare nella Foresta nera, ma quel modo di costruire e abitare resta,
pu rimanere, un esempio. In ogni caso ci ricorda che possibile ( stato possibile in passato ed ancora
possibile oggi, mutatis mutandis) un costruire e un abitare particolare, capace di valorizzare quei quattro
elementi della cornice di cui parlavamo prima.
Ecco: mi sembra che la casa di Michele e Rosa sia un esempio del tutto singolare di questo abitare/costruire. E
perci interessante per noi oggi essere qui: perch questa abitazione ci dice che oggi ancora possibile una
persistente capacit di far entrare nelle cose terra e cielo, divini e mortali, nella loro semplicit. Perch?
Perch questa abitazione innanzitutto abita il cielo, cio, dice Heidegger, abita il tempo.

III) ABITARE IL CIELO, ABITARE IL TEMPO


Abita il tempo senza fretta. Senza il ritmo frenetico della citt. Senza langoscia del tutto e subito. Una
caratteristica di questo posto (che subito noterete e che sicuramente avrete gi notato) lincompiuto. un
laboratorio non solo perch qui Michele lavora, ma anche perch un cantiere in continua evoluzione. La casa
non finita. E forse, mi permetto di dire, mai lo sar, perch degli artisti hanno sempre intuizioni nuove per
abbellire la propria abitazione. E non importate fare subito, ma fare bene. E questa una scelta. Perch se
come piatto doccia o come pavimento della cucina voglio un mosaico, il tempo per averlo non potr mai essere
quello di un artigiano che viene in casa e monta una cosa gi comprata o delle piastrelle gi fatte.
E, allora, per scegliere di avere una casa cos bisogna essere capaci di abitare il tempo, e vivere la pazienza.
Ma questa casa abita tra cielo e terra anche in un altro senso. Perch sa abitare le stagioni. Gusteremo il
senso di questo abitare assaggiando poi nel buffet anche i frutti di questo cielo e di questa terra. Questa una
casa che vive di ci che coltiva e non solo di ci che lavora. una casa che non ha perso il gusto di scegliere i
cibi in base alle stagioni: e non in base a quello che i grandi mercati congelano e portano sulle nostre tavole,
anche forzando i ritmi della terra e della natura. una casa che cura la terra, la custodisce, la protegge, proprio
nel senso in cui Heidegger adopera questi termini.
Ma non si tratta solo di questo. Altrimenti sarebbe una casa di contadini che vivono del frutto dei loro campi e
basta. Quello che la rende la cornice di unopera darte il suo modo particolare di abitare la terra.
IV) ABITARE LA TERRA RISPETTANDOLA E VALORIZZANDOLA
La terra stessa qui diviene opera darte. In diversi sensi.
Primo: perch in essa la terra riluce. Ma, per farmi capire, devo fare un piccolo passo in avanti, inserendo le
considerazioni che Heidegger fa in un altro suo testo, dal titolo: Lorigine dellopera darte.
Che cosa ha di particolare unopera darte? Perch davanti, per esempio, ad un tempio greco, possiamo dire
che unopera darte? Lopera darte tale se illumina. Se riluce e fa rilucere i luoghi e le relazioni in cui
inserita. Il tempio, risponde Heidegger, mette in luce, fa risplendere la terra, la roccia, le montagne, il mare, i
luoghi in cui eretto. La bellezza di un tempio anche la bellezza del luogo che lo circonda: la terra
valorizzata da quellopera darte; e quellopera tale perch stata capace di valorizzare quella terra. In un
altro testo, dice Heidegger: il contrario avviene, per esempio, per una centrale elettrica che rovina tutta la
landa di un fiume. Non solo non unopera darte, ma non nemmeno unopera umana degna di questo
nome. Perch non stata capace di rispettare, curare la terra in cui doveva andare ad inserirsi. E capiamo
perch Heidegger di recente stato scoperto dagli ecologisti. Una costruzione deve essere capace di prendersi
cura della terra. Dobbiamo essere amici di quella casa che il mondo.
Ecco allora i primi due sensi dellabitare la terra, che possiamo vedere in questa casa: questa casa abita la terra
- nel senso della cura che salva (per dirla con Heidegger), che protegge, libera, valorizza senza
distruggere.
- Ma abita la terra anche nel senso dellopera darte che valorizza i luoghi in cui va a collocarsi.
Certo, questa casa ancora un cantiere, un laboratorio aperto, e quindi c ancora da lavorare e curare. Ma
iniziamo a guardare lo faremo pi tardi i luoghi abitati dalla terra, abitati nella terra. Girate e fate
attenzione! Noterete dei luoghi ancora del tutto disabitati, spogli, disadorni, bui. Chi come me e altri di noi
ricordano comera questa casa prima che diventasse il cantiere di unopera darte sa che prima qui tutto
era cos: spoglio, disadorno.
Poi: si accesa la scintilla del desiderio di due artisti di rendere questo spazio una casa/opera, illuminata e
illuminante: il luogo della loro abitazione! Nessuno di noi che conoscevano questo edificio prima avrebbe
scommesso una lira sulla possibilit di trasformare questo luogo: e trasformarlo lasciandolo paradossalmente
ci che era. Cosa voglio dire? Mi piace spiegarlo con parole di Heidegger: abitare significa avere riguardo; e
lautentico avere riguardo si verifica quando noi fin da principio lasciamo essere qualcosa nella sua essenza, la
riconduciamo a s e la proteggiamo nella sua essenza.
Il costruttore del tempio non abbatte la roccia: la modella, per poter al meglio valorizzare lopera e la roccia.
la tecnica moderna che non si preoccupa per lo pi dellambiente e costruisce case ovunque e in ogni modo.

Faccio un esempio concreto: se avessi dovuto lavorare io qui a progettare questa casa (ma per fortuna non
sono n artista n architetto n arredatore di ambienti) come prima cosa avrei tolto tutto quello che cera di
fronte alla casa e avrei fatto un grande patio o giardino. Immagino molti di noi avrebbero fatto cos. Andate,
dopo, invece, e osservate: con quanta cura, il caso di dire, Michele ha rispettato ci che cera: che la
storia di questa terra ma anche di questa famiglia: il pozzo, la casetta degli attrezzi, le diverse zone, gli alberi, i
vialetti. E come li ha trasformati! (questo lo possiamo dire noi che sappiamo come erano!).
E questo, aggiunge Heidegger, il vero senso del costruire. Una costruzione veramente tale quando rispetta gli
spazi e li accorda: li ordina e dispone. Le cose, dice Heidegger, non si inseriscono in uno spazio: come se
esistesse uno spazio vuoto in cui la sedia, il tavolo, il letto, il vaso con le piante, la lampada si vanno ad
inserire. Sono le cose stesse, sono le costruzioni stesse, sono le case stesse che se ben vissute e ben costruite
diradano e creano spazi.
Che cosa significa questo, tornando alla casa di Rosa e Michele? Nellabitazione non sono state create stanze
diverse da quelle che gi cerano. Cos come fuori non sono stati creati ambienti diversi da quelli che gi erano
delineati dal patio antistante la casa, dalla zona giardino di fronte, dai campi. Eppure la disposizione delle cose,
della luce, degli elementi cambiata. E quindi si sono creati dei luoghi: dei luoghi diversi, che hanno aperto
spazi diversi. E quello che prima era un semplice posto con un letto diventato unalcova preziosa. Quella che
era una cucina rustica diventata il luogo luminoso del pranzo e della cena, quella che era una zona
abbandonata, in cui recarsi per prendere lacqua e depositare gli attrezzi di lavoro diventato un giardino
capace di ospitare opere darte, opera esso stesso.
Le cose costruite da Michele, la casa costruita da Michele pur rispettando e non modificando i posti e gli
ambienti pre-esistenti, ha creato spazi nuovi di abitazione, perch ha reso queste cose e questa casa un luogo
diverso. Ha dato, a ci che gi cera, quella luce, quellilluminazione che appunto come dicevamo a
proposito del tempio - lopera darte: la terra messa in opera.
Ma, voglio dire una cosa in pi. Perch c un terzo senso in cui questa casa abita la terra e la pone in opera:
(1. cura e rispetta la terra)
(2. la valorizza rendendola spazio e opera darte)
3. gli elementi stessi della natura, della terra diventano qui opere darte.
Questa una cosa che ho detto molte volte a Michele, che mi stupisce di lui. E poi potrete notarla con calma,
non solo vedendo il giardino, ma anche entrando in casa. Michele un artista della materia e dunque un artista
della terra. Dove noi vediamo dei rami, lui vede delle sculture di legno. Dove noi vediamo delle pietre, lui vede
le schegge di un mosaico o gli elementi di abbellimento di un particolare ambiente di interni. Dove noi vediamo
un vecchio rame o ferro arrugginito, lui vede mensole e suppellettili. Dove noi vediamo pezzi di travi o oggetti
di legno da buttare, lui vede elementi di costruzione e arredamento. quello che dicevamo prima: la terra, la
natura stessa che diventa opera darte, grazie allilluminazione e alla persistente capacit delle mani
dellartista.
Leggevamo prima, nellesempio della casa della Foresta Nera: ci che ha costruito questa dimora un
mestiere che () usa ancora dei suoi strumenti e delle sue impalcature come di cose. Cos adopera gli
strumenti Michele: come cose e non come mezzi. E cos vede la materia Michele come artistica in s e non
come semplice mezzo per costruire unopera darte.
Per gli antichi greci la tecnica, la techne non era qualcosa che violentava la natura, ma ci che valorizzava la
natura. Perci per i Greci tecnica e arte sono sorelle. Ogni vera tecnica era una tecnica artistica: un creare e
ricreare il bello nella natura e valorizzare la natura nella sua bellezza. E ogni vera arte in realt era tecnica,
produzione del bello.
Oggi, per, non pi cos. Ogni produzione solo lavoro. E ogni lavoro solo crescita, accumulo, imposizione,
pianificazione, calcolo, corsa contro il tempo. Perci, dice Heidegger, siamo un po tutti senza casa: tutto ci
diventa estraneo, spaesante; ci sembra di vagare tra una cosa e laltra, tra famiglia e lavoro, tra mille cose da
fare, senza che nulla abbia veramente il sapore del familiare, del luogo nostro, proprio. Anche a casa nostra
non ci sentiamo di casa. Anche nel nostro paese viviamo lo spaesamento. Anche nei luoghi pi soliti ci sentiamo
estranei. Siamo sradicati da noi stessi. E la conferma di questo lo abbiamo nella mancanza di opere capaci di

radicarsi nella terra e fiorire nelletere e dare i loro frutti - come diceva un poeta tedesco molto amato da
Heidegger: noi siamo piante che devono crescere radicate nella terra, se vogliono fiorire nelletere e dare i
loro frutti (P. Hebel).
Ecco, invece, questa casa proprio cos: una pianta, unopera di questo tipo: frutto di tecnica e arte profonda:
che si radica e abita tra terra e cielo. E il bello il suo frutto.
V) ABITARE IL SACRO: LA SACRALITA DELLABITARE
Ma non basta. Perch questa casa (per tornare alla cornice da cui siamo partiti, dai 4 elementi),
a) abita e accoglie il cielo (il tempo e le stagioni),
b) abita e cura la terra (rispettandola, valorizzandola, rendendola arte), ma
c) abita anche la relazione con i divini
d) e i mortali.
Divini e mortali sono termini strani con cui Heidegger vuole indicare:
c) lattenzione nei confronti del sacro
d) lattenzione nei confronti degli altri.
Per quanto riguarda il primo aspetto, mi baster fare degli esempi. Il primo il pi scontato: lo ricordo solo di
passaggio: larte di Michele e Rosa anche arte sacra. Baster fermarsi presso langolo delle icone, per vederlo.
Ma - iniziando a scavare pi nel profondo da questa arte sacra anche larredamento interno prende
ispirazione: baster pensare alluso del mosaico, allattenzione alle luci, allilluminazione. Baster pensare
alluso della simbologia sacra: pensiamo al simbolo del pesce, che ritroviamo non solo nei complementi
darredo, ma anche sulla porta della zona-notte; Pensiamo al simbolo del Tau, ma anche alluso delloro, su
porte e pareti.
A questo aggiungerei due elementi che prendo dallesempio della casa nella foresta fatto da Heidegger. Ci sono
due luoghi che nelle case antiche erano sacri per eccellenza: la sala da pranzo e la stanza da letto. Perch?
Perch la sala da pranzo il luogo della tavola comune, dello spezzare di pane, della com-pagnia (cum-panis).
Bene: entrerete nella sala da pranzo/cucina di Michele e Rosa. Non ho bisogno di aggiungere troppe cose.
Vedrete da soli: luso delle luci, la tavola quadrata (la reciprocit delle relazioni, tutte alla pari, senza un capotavola), il tavolo che scende dallalto, invece di limitarsi a poggiare per terra, luso del mosaico e delle pietre,
ma soprattutto la porta, che segna lingresso nel luogo sacro della tavola comune: una porta a tre strati di
colore.
- In basso troviamo il marrone: che non dipinto, ma fatto di terra, con la terra: la parte bassa della
porta colorata con il marrone della terra.
- E poi troviamo il rosso e dorato: colori liturgici per eccellenza.
Ci sono poi dei segni, che sono delle lettere greche, che compongono, in scrittura trasversale, una frase: dov
la stanza dove possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?: Il che evidentemente un richiamo alla Cena
per eccellenza e alla fratio panis per eccellenza.
Mangiare atto sacro: e su questo i pensatori concordano tutti: credenti e non: atto sacro perch atto
dellumanit delluomo che nel cibo offerto e condiviso insieme mangia e offre se stesso.
E, poi, la stanza da letto, luogo della vita e della morte, dellamore e del dolore: e anche per questo luogo sacro
per eccellenza.
Noterete come sia forte qui la simbologia della soglia. Si apre la porta e ci si trova dentro un arco, che si
spalanca inaspettato. Non si entra subito nella zona della notte. Il lavoro di Michele ha tirato fuori dalle mura la
vecchia architettura di pietra e lo spazio della soglia ci invita a sostare presso di essa. In attesa.
Molto ancora ci sarebbe da dire, ma non voglio dilungarmi. Credo che il solo fatto che per entrare in camera
da letto ci si debba togliere le scarpe (o comunque coprirle, come faremo anche noi) sia gi segno della
sacralit del posto: dovuta non solo alla preziosit dei materiali con cui stato costruito, pezzo per pezzo, legno
per legno, traccia per traccia; ma segno anche e soprattutto che, di fatto, il luogo sacro dellintimit della vita.
E, infine, insieme ai divini, dicevamo, i mortali.

VI) ABITARE TRA I MORTALI: ABITARE IL LIMITE


I mortali, scrive Heidegger, sono gli uomini, nella loro mortalit e finitezza. Abitare la cornice significa saper
abitare la finitezza, la precariet, i limiti: i limiti propri e i limiti altrui: e sapersi accogliere nei propri limiti e
fragilit, accogliendo cos anche gli altri, con i loro limiti: proprio come sono.
Su questo, per, non vado avanti: perch Rosa e Michele sono due amici e rischierei di essere banale dicendo
che il loro abitare da tanti punti di vista un abitare il limite, i limiti.
Mi limito ( il caso di dire) a sottolineare quello che ho gi detto: che la stessa logica della pazienza,
dellincompiuto, del frammento, che la logica di questa costruzione sempre in divenire, ed la stessa logica
dellaccoglienza (per cui siamo qui, questa sera, a condividere questo abitare, ma anche questo costruire e
anche questo pensare), questa logica gi una logica di limite e accoglienza insieme, che ci consente di dire
che: questa casa abita anche la propria finitezza e mortalit.
Ecco perch, concludendo, adoperando unaltra espressione heideggeriana, possiamo concludere che questa
non solo una casa tra le altre ma una costruzione e unabitazione poetica.
VII) ARCHITETTURA CREATIVA E ABITAZIONE POETICA
In un altro saggio, dal titolo Poeticamente abita luomo su questa terra, Heidegger prende questa
espressione (di un poeta tedesco, Hlderlin) abitare poeticamente e sottolinea come normalmente, si
pensa che ci sia unopposizione totale tra labitare e la poesia; tra il costruire abitazioni e il fare arte. Invece se
per poesia, se per arte si intende la capacit di illuminare gli spazi della nostra vita, ogni uomo chiamato a
fare della propria vita unopera darte, come dicevano gi i romantici; ogni uomo chiamato a fare della
propria esistenza, del proprio abitare il mondo, una poesia.
Probabilmente aggiunge Heidegger noi abitiamo in un modo totalmente impoetico. Eppure, dentro di noi,
il senso e il desiderio pi profondo esattamente quello contrario: vivere a pieno la bellezza della nostra vita e
della nostra storia, abitare poeticamente la nostra esistenza.
Ci sono dei momenti, degli attimi, degli incontri, degli eventi che ridestano questo senso, questo desiderio, che
ci mostrano che il nostro abitare non pu essere sempre e solo ossessionato dal lavoro, reso instabile dalla
ricerca del vantaggio e del successo, succube dellindustria del tempo libero e dei divertimenti.
Mi piace pensare che questa serata sia, possa essere uno di questi momenti. E che questa abitazione possa
essere uno di questi luoghi.
Un gruppo di architetti/artisti, in particolare Eduardo Chillida (e altri di cui ci risparmiamo la lettura dei nomi:
M. Vojska, L. Gerdes, T. Huber, S. Wewerka, C. Bury, M. Vlcker, E. Heerich, P. Kirkeby), negli anni 90 hanno
ideato e raccolto dei progetti, ispirandosi ad Heidegger: hanno immaginato degli edifici poetici per il
soggiornare delluomo: e i loro progetti sono raccolti in un testo che si intitola proprio: Costruire, abitare
pensare: Artisti ispirati da Heidegger. Architetti creativi, sono stati chiamati quelli come loro: capaci di rendere
visibile la bellezza dellabitare il mondo, capaci di far aleggiare la verit e provocare una sorta di accordo,
come quando il suono delle campane si distende amico nellatmosfera, apportatore di pace.
Ecco: credo di poter dire che Michele, nella sua umilt e semplicit, senza pretese roboanti e dotte, uno di
questi architetti creativi, poetici; e questa abitazione lascia aleggiare la verit (sua e di Rosa), lasciando
risuonare in noi domande, sul senso della verit e della vita, sul senso del bello e sul valore dellesistenza: come
un accordo, che vibra dentro di noi, mano a mano che vediamo e gustiamo gli spazi, dentro e intorno alla casa.
Un accordo che si distende, amico, nellatmosfera, anche e forse soprattutto stasera; e porta pace. E porta
bellezza. Ricordandoci che certo! non tutti siamo chiamati ad essere artisti o poeti o architetti creativi, ma
tutti siamo chiamati per lasciar risuonare questa pace, questo senso a fare la nostra vita bella, poetica, la
cornice di unopera darte, piena di legami con il mondo e con gli altri. E piena di cura.
E, allora, diciamo grazie a chi ci ha aperto la sua casa, stasera, perch se vero che tutti siamo chiamati ad
abitare poeticamente qualcuno chiamato a crearlo e costruirlo il bello! Gli artisti, i poeti sono chiamati ad
indicarci un orizzonte ideale verso cui tendere; sono chiamati a fare anche scelte difficili, portando avanti lavori

che non si impongono per il guadagno, ma silenziosamente cercano di suscitare il desiderio del bello. E sono
chiamati i poeti, gli artisti, gli architetti creativi e ad offrirci spazi di visione di questo bello:
- per pensarlo (come abbiamo fatto adesso),
- per gustarlo, come faremo tra poco, visitando la casa,
- per abitarlo, come fanno quotidianamente loro,
- per costruirlo nella misura in cui anche altri, come loro, avranno voglia di illuminare diversamente gli
ambienti della propria casa e renderli spazi e illuminazioni poetiche.
Dunque: buon abitare poetico a tutti!

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