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Giuseppe Chiofalo

Il Posto dei Quaderni Neri


di Martin Heidegger

Palmi 01 agosto 2017


Lesperienza decisiva del mio pensiero
ci che significa per la filosofia occidentale
la meditazione sulla storia della filosofia occidentale;
e allo stesso tempo nel pensiero che ci precede,
una questione che non stata mai posta:
la questione dellessere.
E questo un problema rilevante,
perch noi stabiliamo nel pensiero occidentale
che luomo sussiste in relazione collessere
e esiste nella misura in cui corrisponde allessere
Martin Heidegger
Del lessico heideggeriano
Dire del nesso astratto\concreto in senso heideggeriano non
risalire allente <spostandolo verso lalto> in successioni di <a-
desso> mosse da cause suggerite da enunciazioni esplicite del-
la scienza, n di metafisica con una questione antropologica,
atti di volizioni che presuppongano un <io>, pricipi di causa
strutturalmente legati alla <natura dun conoscere> fosse an-
che per condizioni a priori della possibilit della conoscenza:
tutto ci che accade (comincia ad essere) nella <diade> pre-
suppone <davanti a s il portare-a-compimento ma non
qualcosa che risulti secondo una regola: non v un principio di
produzione (Erzeugung) con un legame di causa ed effetto, di
successione (Zeitfolg)nel tempo.
Il problema-base il problema dellEssere, tuttavia non ordi-
nato ad un principio metafisico; ad esempio, di causa sui, o
dialettica del s e per s del risultato (effetto), per cui la causa
reale, davvero causa. Dal nesso astratto\concreto, intreccia-
to in Dasein\<esser-adesso-qui, lastratto heideggeriano e il
concreto ente-uomo non sorge opposizione di attributo a con-
creto; alla cosa stessa non si d assegnazione di un risultato
per generalizzazione (astrazione): astratto lesistente essen-
do concreto, non meramente concettuale su un valore ogget-
tivo ma appartenente al fondo della sua essenza: <astratto
un fuori essenzialmente come nesso <a s giacch con un al-
tro> di cui porta alla luce la sua connessione essenziale con la
finitezza delluomo: il problema dellEssere che vi si insedia ri-
siede nel portare a compimento il riferimento (Bezug)
dellessere allessenza delluomo.
Lindagine ontologica dellente-uomo, quindi, coesiste con
unanalitica del Dasein; col rendere comprensibile i nessi in-
tramondani (semplicemente presenti, ontico-categoriali) in
modi dello esistenziale, ed il mondano come <mondit>: una
fenomenologia ontico-esistentiva acquista originalit di nesso
ontologico-esistenziale;. il <non semplicemente presente> non
si compie in s per s (ontologia categoriale); e la mondit
<con-essere di qualcosa daltro, dellin-essere intesa espres-
sione formale ed esistenziale dellessere del Dasein al cui
<modo dessere> appartiene <lessere nel mondo>.
Ebbene, poich tutto ci caratterizza un mondo aperto dalle
domande: I) in quale modo il mondo c?; II) cosa significa
<modi dessere nel mondo> che si illuminano nella mondit
gi dallEsser-ci che li rende comprensibili?, allora Portare a
compimento significa dispiegare qualcosa nella pienezza della
sua essenza; condurre-fuori questa pienezza, non soltanto
come un pro-ducere solo tutto ci che gi <presenza>, che
pu essere dispiegato e portato a compimento. Infatti, c
una X che non un Ente mentre siamo lontani dalla metafore
e dai concetti.
Per Martin Heidegger, s c una X che non lEnte. Ma ci
che prima di tutto non essendo Ente lEssere; il che spie-
ga che il portare a compimento allora un far av-venire, ed
un portare alla luce e al linguaggio ci che gi , ma che da
pensare, chiarito che sia <cosa significa pensare>
Lapertura allora, tutto sommato, <non momento teoretico
ma ascolto di domande> illustra il pensare un procedere con
<un linguaggio proprio>: linguaggio essenziale per una orga-
nizzazione dinsieme delle domande, di ci che inviato allo
uomo-abilit (Geschick), verit, e destino, ascolto per un loro
soggiorno entro risposte formate privilegiate nel linguaggio
del primato. E il <lessico heideggeriano> il linguaggio essen-
ziale con lorganizzazione dinsieme delle domande qui propo-
sta connotata <testo-essenziale>.
G.C.
Il percorso di lettura
Luomo lente a cui nel suo essere ne va del suo essere stes-
so. Questa tesi di Martin Heidegger, ove ordinata come centro
di lettura del pensamento heideggeriano, sollecita la nostra at-
tenzione immediatamente su una classe di enti di cui luomo
sia parte. Precisamente, essa trae senso dalla circostanza che:
I)<vi una classe di enti>; II) ma anche un certo ente-non-
uomo cio <ente a cui nel suo essere non ne va del suo essere
stesso>, almeno nello stesso ambito in cui <ne va per luomo>.
Dobbiamo, tuttavia, fare attenzione, che abbiamo introdotto
<il non della negazione> che : I)o modalit di asserzione di un
predicato negativo non ne va del suo essere stesso; II) o di
negazione di un predicato positivo <non ne va del suo essere
stesso. Nelluno o nellaltro caso dobbiamo considerare <l>
una copula non una funzione di uguaglianza: incapperemmo
nel <dubbio>: di enti-non-uomo o di enti che sono <in s e per
s> ed aprono quindi su problematiche esemplificabili con le
sartriane tematiche della scelta e della meta, nonch del pro-
getto come passione inutile.
Martin Heidegger, pone il nulla come <problema> consideran-
do il <non della negazione>, o modale o argomentale, asser-
tivo e comunque veicolo di una disposizione dellente ad una
possibilit o <necessit del fare acconcio a ci che appartiene
alluomo>; insomma, spiegabile <a partire dallente uomo>
come misura del suo essere. Spunterebbero allora modi della
<rappresentazione> di possibilit <oblique> cio alle quali <ri-
ferire le prospettive aperte da disponibile> per compimenti
che vanificano le realizzazioni di autenticit, disperdono le oc-
correnze nel <loro essere stesso> e lessere come enticit
Ma per Heidegger, rispetto alla negazione <pi originario il
niente>, e dunque sul niente che occorre spostare la rifles-
sione: <laltro che integra <lente-uomo> nella classe Ente
pi originario del non della negazione. Integrare vuol dire
che non v nullaltro nella <Classe degli enti>, e, radicalmente
che lente-uomo totalit di significati comprensibile come
<prospettiva> verso l<altro incluso nella classe> da cui scaturi-
sce <la diversit> appropriante lintero significato di Ente e
quindi senza necessit di esplicitarne gli interni significati che
invece frattanto si offrono indeterminati come una sorta di ri-
serva di significati con <prospettiva aperta> di <altro non-ente-
uomo>. E iniziata, a ben intendere, la fase costruens poich In
questione la <situazione> che invera la <classe Ente>.
Estranea a Martin Heidegger, anche una via logica della co-
struzione di contesti o lostensione di contenuti dal lato asser-
tivo: E in opera, invece, la risposta ad un appello di esistenza
di ci che da se stesso si rivela, che si lascia vedere in se
stesso; che si <manifesta esonerando il problema della classe
degli Enti, dacch <non si pone ma si mostra>: una fenomeno-
logia dellesistenza caratterizza lEnte cio <linterrogato>, <ri-
cercato> nel senso duna analitica dellesistenza.
Certo, sta avviandosi la riflessione con originale sguardo che
inaugura unaura filosofica che abbisogna di altro: della irrile-
vanza dEssere se ridotto a Ente; della perdita di senso
dellessere-nel-mondo se luogo di rappresentazioni esaustive
che facciano rientrare <lessere che noi siamo> in grammatolo-
gie,, istanze logiche, fenomenologia di specie husserliana.
La decostruzione drastica: <lente-uomo ente-adesso-qui>,
capace di interrogarsi. E <questo un fatto>. Sia ben chiaro; al-
tra cosa <il fatto kantiano> della legge morale con la co-
genza di postulati della Ragione pura. In Kant, se non v un
soggetto sussistente <per s> auto conchiuso come, ad esem-
pio, in Severino Boezio, tuttavia sussistente un fondamento
indipendente dall<essere-adesso-qui> pensante saldato con
un sussistente fenomenico delle determinazioni. Qui invece,
basta riprendere Husserl e procedere oltre verso unontologia
dellumano-mondano: il centro non lintenzionalit della co-
scienza che gi e pu mettere in parentesi <laltro> lasciando
il soggetto operante autonomo in sufficienza di elementi di
giudizio: <laltro> non solo <prospettiva delle cose> (intra-
mondanit pura integrante la <Classe Ente>, magari per una
funzione percettiva o di utilit: invece <essere-qui> in rela-
zione fondamentale con lente-uomo (mondanit); relazione
che < gi chiamata> in una <spazialit esistenziale>, che
<rimando ad una totalit> cui appartiene l<ente-uomo>:
<lesistenziale mondit> in essa totalit considerato dal lato
ontico-esistentivo, cio il <mondo mondano> struttura
dellessere-nel-mondo.
La densit delle relazioni ordinate dal lato dellente-uomo carat-
terizza in Heidegger la mondit come tessuto di relazioni tra
differenze che, co-originarie, non stagliano presenze ma <mol-
teplicit in relazione dinamica>, cio relazione che include il
tempo che la rende, rende <il multiplo Classe> l<essere adesso
qui> nella mondit, consistenza mirabile <dellautentico origi-
nario> che il filosofo tematizza <essere libero> <libert dello
scegliere, possedere, comprendere se stesso: <Quando inda-
ghiamo ontologicamente il mondo, non abbandoniamo per
nulla il campo tematico dellanalitica dellEsserci. Ontologica-
mente il mondo non affatto una determinazione dellente
difforme dallEsserci, ma , al contrario, un carattere
dellEsserci stesso che non esclude per che la via lungo la qua-
le procede la ricerca, intorno al fenomeno del mondo, passi
attraverso lente intramondano al suo essere (Sein und Zeit,
89)>
Autentico originario, astratto nel lessico del possibile heideg-
geriano, costituzione profonda dell'esistente umano, della
<struttura esistentiva Cura>, che da lato del <concreto>, dal la-
to ontologico esistenziale, dellesistenza, affettivit, deiezione
caratterizza <il poter-essere-per> il passato-presente aperto
dalla partecipazione al futuro di comprensione che <il gi> e
che nella decisione <viene incontro come possibilit di cui
possibile prendersi cura; che, nellunit semplice essenziale
cammino, dinamica di conoscenza autentica lungo cui il lin-
guaggio lapparire, il manifestarsi, il dis-velarsi, di verit onto-
logica: la verit dellEssere.
Insomma, autentico originario, <il gi> non oggettivamente,
e quindi il linguaggio <non comunica> alla co-appartenenza di
essere e pensiero: come semplice strumento di comunicazione
tra parlanti farebbe ritornare il soggetto; e come trasmissione
dei pensieri in segni, troncherebbe il cammino verso la cono-
scenza autentica dal lato dellin-essere. <Il gi> <l> dal lato
della verit ontologica che assume la relazione nella mondit
dal lato <dellascoltare possibile la chiamata dellessere <che
si d> verso il Dasein, beninteso tuttavia che non soggettom
ma <partecipazione dinamica tra i modi del prendersi Cura
dell<essere adesso qui> in senso esistenziale ontologico onde
sia comprensione dal lato ontico della relazione col mondo che
caratterizza lesistenza di <un ente>; Dasein che in quanto tale
invece <questo in relazione e della relazione>.
Premesso che la caratterizzazione del Dasein ed rimasta
problematica In Heidegger, e che, lo stesso Heidegger esorta,
in generale, a non intraprendere la via delle interpretazioni
[Le interpretazioni errate, i fraintendimenti, impediscono il
cammino verso la conoscenza autentica pi di quanto faccia la
totale ignoranza], ho qui tratteggiato il Dasein con ruolo se-
mantico della , (disposizione, dellessere dellEsser-
ci). Si tratta della diatesi media, che condivide tratti della atti-
va che non marcata (lato ontologico: la chiamata della
quiete appropriante) e della passiva (dal lato ontico).
Orbene, qui si trattava di evidenziale <gli esistenziali dellEsser-
ci, i suoi carattrei essenziali del <situato> (Befindlichkeit) e del
partecipare nel comprendere (Verstehen) le situazioni di esi-
stenza.
Lente-uomo vi intesse relazioni di alta specificit con <laltro>;
nella mondit, con <la dignit> (astratto di qualit e modo con-
creto nella mondit) la quale, esplicita nella pre-compresione
quanto il linguaggio, riordina il fenomenologico dellesistenza
con il linguaggio che, <adesso>, comunica come tempo di e-
ventualizzazione degli esistenziali; linguaggio allora <voce>
della filosofia della essenza. E questa la dignit del portare a
compimento lascolto della domanda dellEssere; che un
cammino non unopera; che non assoluto che si risolve una
volta per tutte; assoluto non simplex che entifichi lessere in
Esse certum: al filosofo decisamente tocca porre una que-
stione dellEssere : .. la parte pi importante del pensamento
filosofico quando si svolge ossia <si vive> ed il tempo non
<somma di durate> e nemmeno di intenzionalit della coscien-
za: per una fenomenologia luomo prova e sonda la sua essen-
za per fasi e ordini di tempo originario, del differenziale tra
<lalfa dellangoscia e laderente nulla che nulla> e scorre
per modi del porsi davanti alla morte, e per sentieri infine di
tempo come cifre storico-destinali che <lo coinvolgono>.
S, anche le tematiche del destino destinante rientrano nella
dignit delluomo nella mondit, perch comunque, anche
linautentico. un cammino di dignit mostrata dalla triplicit
temporale (Temporalitt) alla temporalit dell<adesso-qui>
(Zeitlichkeit), e loblio dellEssere un percorso gi dal futuro
troncato dallapertura (Lichtung) per <nuovo inizio>. S, allor-
ch il pensamento di Martin Heidegger non si allontana dalla
dichiarata dignit delluomo storico, il cui buon senso co-
appartenenza alla filosofia la quale, mentore Heidegger, sa far-
ci sapere che <il compito che dato al pensiero di oggi, come
lho compreso io- Martin Heidegger che parla nel corso di
una Intervista [Heidegger e la questione del pensare]- un
nuovo senso che richiede un metodo del tutto nuovo del pen-
sare usato nel dialogo diretto attraverso un esercizio del
vedere pensando>- S, sono estranei, a meno di interpretazioni
strumentali contaminate da ideologie sbrigative, sia agli <ismi>
(luomo degnato dallo essere non una presenza, non il s e
per s etichettato perch non etichettabile come res cogitans
con un rapporto non problematico e dunque alla ricerca di
principi ordinatori che ne promuovano ritorni ad ontologie ca-
tegoriali o soggettivit trascendenti.
Ma lo stesso Martin Heidegger che non interrompe perch,
tutto sommato, ribalta, il suo percorso dotandolo di un <pri-
mato tedesco> con una frustrata quanto non necessaria difesa
della sua congruit ad un destino tragico; non necessaria inve-
stitura, giacch il primato <il gi riferito> allordine della
Temporalit, dellessere-gettato (ge-worfen), e la dignit di ci
che <gli stato consegnato in attinenza onto-storica, della Tra-
dizione (Ueberlieferung) letta come effettivit lungo il cammi-
no umano-storico dalla <grecit alloggi>, dellessere conse-
gnato alla gettatezza (Geworfenheit), del progetto (Ent-wurf)
nella mondit <che mondeggia>. Primato, insomma, letto, si
condivida o non si condivida la analisi valutativa, comunque,
dalleffettivit della dignit dellesistenza tempo e proget-
to.(Sein und Zeit 29).
Il pensamento filosofico di Martin Heideger, dall<aura filosofi-
ca dellessenziale> di Essere e Tempo, caratterizzato da:I)un
lessico lineare; II)da una semantica della finitezza dellEsserci in
un mondo che aperto e lo deve essere nel compito dessere
finitezza, <pensare vedendo la relazione tra enti> nella quale
la spazialit co-originaria temporalit;e tale permane anche
quando la semantica si stratifica con lappesantimento <della
prossimit>, dei caratteri di appartenenza degli enti, della rela-
zione entro la Classe Ente tra uomo ed utilizzabili <col radicar-
si>, con <labitare> la storia destino destinante, del progettare
non delluomo ma dellEssere, dunque col precedere delle <ini-
ziative> delluomo tuttavia ascoltante e non servo.
Tutto ci infatti ancora filosofia, forse al suo capolinea cio
come pura e semplice esposizione del suo ufficio ad un appel-
lo. Ma , ripeto, recuperabile <alla filosofia essenziale> anche
se, colorazioni estatiche e misticismi a parte, suscita pi di un
dubbio di un ritorno alla filosofia della presenza bench mitiga-
ta dalla tematica dellEreignis (esempio, anni 1935 e 1036-
1938, Einfhrung in die Metaphysik, e Beitrge zur Philosophie
[vom Ereignis]). Infatti, se lEreignis esalta il <Ci> del Dasein
heideggeriano dal lato ontologico, il darsi dellEssere, da lato
ontico il diretto concretarsi nella storia, dell<adesso-qui>,
della esistenza e in dettaglio nella esistenza delluomo.
Insomma della storia che <storia dellEssere>, eppure <mostra-
ta> comprensibile in quanto tale nell'esistenza dell'uomo>.
Siamo in aura filosofica, in un <coinvolgente rapporto> Essere-
Ente, lindicibile e il dicibile, che conchiude lintervallo <linea-
re> Essere-linguaggio-Pensiero, e lo consegna allestro di <stra-
tificazioni semantiche divenuto ormai <mistica sconfinata> di
vertiginosi riordinamenti dellepocale> per cos dire <dovuti
ragionevolmente> ad una storia non inverata da un Risultato:
anche quando alla <storia delEssere in quanto tale ormai sono
improprie orientazioni e variet dellEsserci determinate come
assetti, la dignit delluomo ulteriore heideggeriano, ha ancora
il respiro dellascolto.
Siamo invece non ad una torsione ma ad una distruzione
dellaura filosofica allorch il primato tedesco perde il carat-
tere proprio per subire riduzione a semplice <figura> (rif. Hjel-
mslev: cio n significante n significa): se siamo diretti da
una interpretazione di <congiunture> in una determinata si-
tuazione affettiva (Befindlichkeit); se il modo originario del
sentirsi in un mondo in cui lagonismo politico coinvolto in
temperie politiche di parte, siamo immediatamente fuori della
dignit della <unit semplice dellessenziale>, siamo fuori cam-
po filosofico ormai nel subordine delle <passioni politiche>.
Addirittura non centra allora nemmeno lantiumanismo hei-
deggeriano giacch in esso non si gabella la dignit della Sein-
sfrage: allindagine ontologica mancano decisamente le grandi
questioni etiche, religiose e mistiche delle quali, preferibile
anzi opportuno imitare Wittgenstein dunque scegliere consa-
pevolmente di non dire (Heidegger) poich sono della inaffida-
bile immensit dellOceano che circonda la piccola isola se non
delle certezze, del dicibile; non centra il dichiarato interesse
per lEssere non esaudibile dalle dimensioni ontiche uomo. In-
somma, potrebbe dirsi benevolmente che Heidegger le lascia,
lascia questini e dimensioni, dietro langolo;ed in particolare
che se distruzione c, non centra schizofrenia e nemmeno il
sofisma.
Dalla piena lucidit che ispirava il mio iniziale disincanto per
lessenza storica del Nazional Socialismo, derivata la necessi-
t di fornirgli un sostegno a tutto campo in primo luogo, a li-
vello filosofico(Heidegger; Quaderni Neri (Gesamtausgabe
96).
Luscita dalla filosofia con un deficit di coerenza non dambito
di <scienza che non pensa> ma apatia e indifferenza. Tutto
sommato, allora, le riflessioni che propongo sotto il titolo Il po-
sto dei Quaderni Neri, asseconda la mia convinzione che <la
piena lucidit> aut non distrugge o vanifica il travaglio spiritua-
le di impostazione duna del problema della metafisica dello
oblio dellessere e del nuovo inizio nel conto del primato onto-
logico dellessere e del primato ontico dellesser-ci anche se
consegnato nella figura di <un abuso> () del <pri-
mato> <normalizzato> nella stramberia razzista della<auto
annientamento degli ebrei (Quaderni Neri; Gesamtausgabe
97); aut <la piena lucidit> un modo heideggeriano di abusa-
re anche del linguaggio come <strumento che serve anche per
ingannare>. Sono altres convinto che il Posto dei Quaderni Ne-
ri, sia quello dal quale pu acquisirsi ragioni dirimenti alla <cul-
tura del risentimento che non chiede confronto ma genera di-
visioni; e nello stesso tempo si alimenta di consensi e non
permette di offrire una nuova lettura, perch costituisce una
minaccia al sentire comune> (rif. Francesco Alfieri, la verit
dei Quaderni neri; intervista con Elena PolettiI
Insomma, la convinzione, che possibile una organizzazione
del percorso <daura filosofica> come un ragionevole ricavare
dalla miriade di domande di Heidegger che, ritornanti su uno
eccesso di <presenza> a scapito dellessenza, scivolano diffon-
dendosi nellunit semplice dellessenziale, oltre i gradi di stu-
pore, disorientamento e gravit dell<aut aut> e della anafora
dell<Oceano di Wittgenstein> su cui Heidegger fa ritornare <il
meglio tacere> in dozzinale (nellaccezione reti-
cenza), tuttavia consentendo di andare oltre la semantica degli
sviamenti in contesti della <licenza di una filosofare del come
se>. Ma sia ben chiaro non congiungendo <aspetto filosofico
con aspetto politico>, <il come se> non voce di <una esigenza
di purificazione dellEssere>, cos come nella Fisica <il tempo in
teorie einsteiniane non purificazione del Dio orologiaio new-
toniano>. KL Auschwitz una fabbricazione di cadaveri secon-
do industrializzazione della morte analogia scolpita nella co-
scienza storica e, in quanto talle affidabile allintelligenza del-
la sue proporzioni, ma il <nesso fra tecnica e Shoah deve s
<deve sfuggire> ai rozzi rammendi del <come se> perch non
esserci dallEssere che strampalata richiesta di <purificazione
dellEssere>.
Indice
Prefazione
Il criterio di lettura contestuale
Le origini del senso
La teoreticit elevata
Annotazioni
Esplicazione
Premessa
$1 Teologia e storia
$2 Lastratto e il concreto
$3 Lautoannientamento e lautodistruzione
$4 Il posto dellerrore possibile
$5 Le razze e gli sradicati
$6 Lente e il Ni-ente
$7 La sintassi essenziale
$8 Sintassi degli ismi
$9 Il posto dei Quaderni neri
$10 La temporalit e il <fuori-testo>
$11 Laccadimento epocale
$12 Possibilit, finitezza e
$13 Filosofia ascoltante
$14 Decisione ontologica versus questione della Tecnica
$15 La condizione e levento.
$16 Lautoannientamento limplicazione spuria
$17 Quaderni neri e teoresi
$18 Evento e Storia
$19 La filosofia narrante
Quarta di Copertina
Prefazione

Pensamento di nuove latitudini dellEsser-ci, tempo originario


ed evento; della differenza tra il prima che nulla e il dopo che
tempo della relazione di appartenenza del singolo (angoscia)
al Molteplice della Cura (Dasein), la filosofia di Martin Heideg-
ger ha tema una semantica che annoda lintero di unopera
che, dallangoscia-evento del nulla che nulla, tratta della pos-
sibilit dellente in quanto gettato (ex-sistenza di tempo origi-
nario); pertanto, alla possibilit inseparabile una partizione
dellente in ente-uomo, progetto e trascendenza, determina-
zione dessere, e utibila, utilizzabili da portare a compimento
non come <puro mezzo di fronte allente uomo> ma fondato
ossia in <rapporto di disvelamento pro-vocante>. Quindi
lopera apre su magistrali interrogativi che coniugano <la filo-
sofia della crisi e il secolare oblio dellessere>, Essere ed evento
e Verit ontologica, lente che <non LEssere> ma fondo.
In questo contesto sta lautentico e linautentico della esisten-
za; e la storia dellessere si d nel lessico heideggeriano per una
esplorazione che proietta il <passato> su liberi sentieri della
svolta, dellesistenza, dellintera problematica dellessenziale
che nellessenza della tecnica ha il suo punctum dolens.
Ma sorprendendo il proprio lettore, il lessico declina, poi, effetti
di nonsenso che la verit ontica espongono cagionevole di erro-
ri ambiguamente dovuti non solo allumana finitezza in condi-
zioni del <gran numero>, funzionali a evoluzioni escatologiche
del Gigantesco in quanto catartiche dello esser-ci, ma anche al-
la Verit ontologica con iati derranza. Tali effetti si rendono
leggibili al filosofo non per tematiche critiche, o per approssi-
mazioni o mediata evidenza, ma fluenti da una filosofia <nar-
rante> un <pensare vedendo> certezze di <futuri incerti> per-
ch oscillanti per plurali occasioni ed epocali aurore tuttavia
assicurate e amministrate, per diretta assunzione dello <inizia-
le>, da ispirato vigore del Principio del Capo; Principio ontologi-
co irrefrenabile ma che vedendo e pensando presta estro al
caldeggiare le speranze e le attese del filosofo con cui il <vede-
re pensando> declina il tirocinio dun tema della fine della filo-
sofia in virt del far proselitismo. Il che riprofila il filosofo in di-
smissioni dufficio e gli concede licenza di propri errori, di cui
non si pu che soffrire con imbarazzante silenzio.
Adesso, dal posto dei Quaderni Neri, opportunamente voluto
dopo della Gesamtausgabe, si comprende che il silenzio riman-
dava al diuturno travaglio del filosofo dellEssere: allente che
relazione in reti di relazioni tra enti; allo ente che possibilit e
finitezza, allente che non lEssere; si comprende, insomma,
che il filosofo pu dire alla filosofia che ha portato a compi-
mento la propria umana vicenda, lungo sentieri della parados-
sale pallida mediatrice luce dello oblio dellessere, con la <co-
scienza della struttura dellessere che tocca al filosofo rappre-
sentare alluomo storico>. Il compito del pensiero oggi, come
lo vedo io, in qualche modo nuovo, da esigere anchesso un
modo assolutamente nuovo, e questo pu essere ottenuto solo
attraverso il dialogo diretto da persona a persona o attraverso
un lungo apprendistato ed in certa misura, nellesercizio della
visione nel pensare (Heidegger, Intervista). Come dire: la scel-
ta autentica potr ormai edificarsi su due principi del Fhrer
(lato ideologico) e del Guru (lato educazionale).
A questo punto, il del vedere pensando trasdotto in
modalit del vedere opinando, cio del vedere pensando il pa-
radossale passato a inenarrabile (il lato ontologico, ma-
trice ontologica parvenza non <>, non contro i fatti e atti,
n contro logica ); non basta, dunque, la piet della parola, ne-
cessita anche misericordia.
In queste annotazioni la terza via: una restituzione del testo-
essenziale alla ontologia del linguaggio che, casa dellEssere,
non ri-orientabile verso distorsioni essendo costitutivamente
disposto alle domande dellEssere.
Terza via vuol dire, insomma, che occorre <recuperare lo ogget-
to perso>: la dignit della filosofia, il travaglio spirituale del fi-
losofo, la rilevanza del pensamento di Martin Heidegger nella
storia e nella filosofia della storia, su cui Heidegger, per enun-
ciati malformati (distanti dalla formazione del testo-
essenziale), illanguidita semantica e spenti lessemi appare, tut-
to sommato, esercitare una astrusa violenza.
Il criterio di lettura contestuale
Lastratto della scienza ha funzione dintendere lente per cause
cio spostandovi la relazione conoscitiva in successioni di <a-
desso> suggerite da <enunciazioni esplicite> che fanno capo
ad un<ontologia trascendentale> seguita da un<ontologia in
genere>: lessere dellente viene compreso come <questo>, os-
sia <persistenza e stabilit>. Ma allora una forma tempo che
impegnata su un <adesso che permane>. Peraltro, per lente
uomo, ogni antropologia anche filosofica pone in partenza
luomo gi come uomo: permanenza nella presenza.
Il nesso astratto\concreto si rimette, invece, ad un <problema
fondamentale>, problema delle <possibilit originarie>, del
contenuto nel fondamento della sua essenza, che Martin Hei-
degger (cfr. Kant e il problema della metafisica, Sez. Terza,;
passim) magistralmente offre in dense proposizioni interrogati-
ve dirette per una <metafisica dellesser-ci> che dalla prima e-
dizione delle <Critica > ( ed invero, da Heidegger ritenute o-
scurate nella seconda) impostano la novit di Essere e Tempo
in termini di una ripetizione del problema dellessere.
Tale nesso astratto\concreto, si fatto risalire alla <finitezza
umana> necessitato da percorsi induttivi o deducibili certezze,il
cui comune movente <rendere adesso-qui una meta come da-
to. Ma per Heidegger compresa deve essere la pi intima es-
senza della esistenza dellesser-ci; la comprensione dellessere
che anzitutto la risposta alla <domanda cos luomo ne
guadagner in determinatezza>, in modo che <nellesser-ci> in
quanto tale divenga visibile la temporalit, poich luomo
tale soltanto sul fondamento dellesser-ci delluomo; I)
lesistenza delluomo unirruzione nella totalit dellente; II) il
Dasein segna per la comprensione dell<adesso-qui> le condi-
zioni essenziali del <modo dessere>; III) <Da>, il <qui nella
mondit> e perci il <l nella sua possibilit> nella comprensio-
ne dellEssere; IV) lesistenza la sua essenza ossia lessenziale
Dasein dellente-uomo <che interpreta il tempo; che tempo>.
Pertanto, concreto lessere-nel-mondo, astratto il <ci>, il
<qui> irruzione al poter-essere che apre lente al rivelarsi a se
stesso colla coerenza a contestuali possibilit della esistenza,
alla comprensione della pi intima essenza della sua finitezza
con che <guadagna in determinatezza la risposta alla domanda
<cos luomo?>: <la finitezza pi originaria delluomo>; non
ovvia finitezza dellente ma dellente uomo in quanto tale.
Ente-uomo: il nesso astratto\concreto interpretazione dello
esser-ci motivata dal problema dellessere come tale, renden-
dosi accessibile il senso ontologico fondamentale del problema
del tempo> entro <una problematica della finitezza> nella sua
<autentica essenza> di cui <langoscia il <carattere decisivo
della distinzione tra enti; a)angoscia il colpo docchio sul
mondo> tuttavia non una visione del mondo (si tiene entro il
nulla); b)angoscia attraversa la spiegazione fondamentale pi
originaria (primo stadio della ontologia fondamentale); c)il
<nuovo senso del tempo della esistenza, originario <vedere
pensando> possibilit sul fondamento della comprensione
dellEssere, nel rapportarsi allessere che <del tempo> (di-
mensione della Cura); c)analitica dellesser-ci e unit struttura-
le della trascendenza), <il venire incontro la sua intrinseca pos-
sibilit dessere nel tempo>, del chiarirsi nel contesto di uomo
come Molteplice (cfr. principio didentit).
Astratto\concreto heideggeriano: il Dasein si esplica attraverso
due dimensioni fondamentali dello stesso essere determinato a
partire da unidentit (dellessere-nel-mondo: il poter-essere
dato dallinsieme delle possibilit della nostra esistenza: noi ci
sperimentiamo come soggetti avvolti nelle nostre scelte e nelle
decisioni che potremmo prendere di un individuo tra cose e
persone attraverso il coinvolgimento emotivo e la comprensio-
ne di ci che accade e dei suoi significati) con <il tratto> del
<non medesimo> (Dasein ed essere-nella mondit).
Luomo sussiste in relazione allEssere ed esiste in quanto corri-
sponde allessere. E questo, secondo Martin Heidegger, un
ragguaglio asimmetrico tra uomo ed essere che, riguardando
<l> dellessere, impianta una <questione essenziale> la quale,
gi considerata lungo i secoli come <il problema di Dio>, adesso
vale a rendere conto che essa tale problema antecede.
Anzitutto, perch <lEssere non ente>: tra essere ed ente sta
una differenza ontologica: lessere non n Dio, n necessa-
rio, n fondamento del mondo. Essenzialmente, lEssere pi
lontano di ogni ente, e nondimeno pi vicino alluomo di qual-
siasi ente,. sia questo una roccia, un animale, unopera
darte, una macchina, un angelo o Dio. Il problema dellessere,
del fondamento e della relazione. consiste non nel prendere su
una distinzione, uomo-Dio entro canoni di un <pensare assolu-
to>: prima del fondamento in questione invece la relazione, la
<differenza tra enti; lassoluto pensare linfinito e il finito relati-
vo>, per intraprendere quindi cammini secondo dimensione del-
la differenza ontologica e non in senso reattivo o in vista di va-
lide composizioni che comunque puntuali rischierebbero forma-
lismo. Si tratta invece di avanzare il primo e preventivo interro-
gativo: Come pu luomo dellattuale storia del mondo, riuscire
anche solo a domandarsi in modo serio e rigoroso se Dio si av-
vicini o si sottragga, quando proprio questuomo tralascia di
pensare anzitutto in quella dimensione in cui solamente quella
domanda pu essere posta? Pu darsi che la caratteristica di
questepoca del mondo consista nella chiusura alla dimensione
di ci che integro (das Heile). Forse questa lunica sventura
(Unheil).
Come non restare affascinati, coinvolti da Heidegger che oltre-
passa la sentenza di Nietzsche che le composizioni formalisti-
che ha troncato con lincisivo asserto della <morte di Dio>; co-
me non coinvolti e affascinati da Martin Heidegger il quale,
mentre concepisce una impresa di partecipazione del nostro a-
gire aperto allEssere non come mistero, formula domande di
<pienezza> di relazioni responsabili, dal profondo del <Da-
sein>; ampie domande dal profondo che non concerne pura-
mente <lessere impegnato nel mondo> ma la coerenza
dell<essere-nel-mondo>, non lastratto, estrapolato dalla quo-
tidianit condotta per le vie del concetto, apertura originaria
invece al senso ai significati situati dalle domande all<essere-
adesso-qui> colle condizioni essenziali della sua possibilit, del-
la pre-comprensione dellesperienza della sue scelte, ossia del
rapportare la sua ex-sistenza, il suo <ex> agli altri enti <in>, e
del discernere <il suo donde nel suo dove>: nella dimensione
passato-presente-futuro, il concreto accoglie <la dignit
dellente> in una <prensione globale>, la quale, se si vuole < la
trascendenza dell<essere-gettato>, la dignit di finitezza e
progetto; dignit, non dominio; pre-struttura di temporalit
integrale che alla Tradizione consegna solidit di tematica on-
tologica e alluomo chiarisce lautentico e linautentico forma-
tivi dell<astratto heideggeriano> cio della significativit dei
rapporti del <ci> dotandoli, conclusivamente, nella tridimensio-
nalit del vissuto, del sacro; del comune orizzonte di ricerca che
il Dasein segna per la comprensione dell<adesso-qui> con le
condizioni essenziali del <modo dessere>; dunque del <Da>, il
<qui nella mondit> e perci il <l nella sua possibilit> nella
comprensione dellEssere; esistenza che la sua essenza ossia il
primario Dasein dellente-uomo <che interpreta il tempo; che
tempo.
La peculiarit critica dellessere <esistenza> lessere <qui
delluomo> in nesso <astratto|concreto> originario inscindibile;
relazione di tempo originario, che la <triplice unit passato-
presente-futuro>, ponendo <il problema dellessere, lo esibisce
tra temi di fondazione ontologica>: aperto allEssere, tale nesso
ha essenza unitaria, la quale dalla parte del concreto espone
congrua struttura fondamentale dell'esistenza, determina-
zione costitutiva (o strutturale) distintiva dell'esistenza; cio
degli esistenziali, peculiarit di tratti o caratteri essenziali alla
distinzione degli enti. Dunque, "la totalit formale esistenziale
del tutto strutturale ontologico dell'Esserci vuol dire totalit
avanti-a-s-esser-gi-in; esserlo in quanto esser presso. Que-
sto essere espresso globalmente dal termine Cura" (Heideg-
ger). Ci assegna al Dasein carattere di un tutto non antece-
dente alle parti, ossia <la classe Ente> (aspetto ontico-
ontologico; lato dellEssere) e nel contempo un tutto nel quale
le parti sono organicamente inserite.(coppia esistenziale-
esistentivo; lato del Dasein; Cura)
Dignit dellente; il tratto originario della triade Essere-Dasein-
essere-adesso-qui, apertura del senso e del nesso non <circolo
vizioso> perch comprensione senza residui di un trascendere
dal lato della coppia Dasein-essere-nel mondo (movimento da
concreto ad astratto) gi <temporalizzato nel tempo origina-
rio>; astratto\concreto non diacronico, perch co-proiezione
della possibilit di <apertura allEssere originaria in cui co-
insiste lesistere>; che non <forma un tempo> (n induzione, n
deduzione), non cammino storico (co-esistenti non di accumu-
nate differenti essenze); e dal lato della coppia Essere|Dasein
non per fare del Dasein <un termine medio> della triade: non
ontologia e teologia: lontologia e la teologia sono logie, in
quanto cercano la spiegazione dellente in quanto tale e lo fon-
dano nella totalit (Heidegger., La concezione onto-teo-
logica della metafisica).
Per dis-velamenti, si dischiude ed occulta lessere generando
differenze assolute cio congiunzioni col tempo: congiunzioni
essere e tempo non statiche e nemmeno dinamiche perch de-
stinata a costituzione di storia dellessere; e dellente non col-
laborante (es. , perch ciascuna fine passaggio ini-
ziante e storia di salvezza) ma di co-appartenenza (Zusam-
mengehrigkeit) destinante luomo al rapporto astrat-
to\concreto (Dasein, adesso-qui) secondo non sinergie ma sine-
stesie nella relazione Essere-Dasein, mutamenti semantici per
nuove accezioni illuminano il sentiero <delladesso-qui> di nuo-
ve scelte possibili coinvolte in vicenda della parola e del suo es-
sere nel suo rapporto con il tempo, come destino anche di nuo-
ve epoche. Destino delluomo come Dasein aperto al pensare
da un vedere che nella radura con cui il vedere pensando ha la
saldezza del Geviert, delle (Quattro) dimensioni in cui si deve
pensare lEssere, se si vuole in guise della presenza [An-
wesen], purch mediata, non asserita presenza, dal bisogno
[braucht] di una Lichtung nella quale il vedere non pensare
per narrare (cfr. Introduzione) ma bisogno [Brauchen], di facol-
t di scelta aperta all'essenza dell'uomo.
Insomma, dignit dellente, in cui l'essere "ci ", capace della
propria finitezza e del pensare la differenza ontologica, capace
di ex-sistere oppure di estinguersi ridotto a semplice presenza,
dato che estesamente si enfatizza: Ogni ente il mondo
non una realt, ma un esistenziale; ontologicamente il "mon-
do" non affatto una determinazione dell'ente difforme
dall'Esserci, ma , al contrario, un carattere dell'Esserci stesso
Dignit dellente, dunque per unacuta analitica esistenziale del
Selbt-(Differenza ed identit; Heidegger). Dignit dellente, in
cui l'essere "ci ", capace della propria finitezza e del pensare la
differenza ontologica, oppure ridotto a semplice presenza <non
da un ismo ma da s o gi previsto da <logie>: Ogni ente
ora o il reale come oggetto o il realizzante come rappresenta-
zione oggettivante in cui si costituisce la oggettivit dello og-
getto. La rappresentazione oggettivante, rappresentando, su-
bordina loggetto allego cogito. Allinterno della soggettivit
dellente luomo assurge a soggetto della sua stessa essenza.
Luomo si costituisce nellin-sorgere ed il mondo si muta in og-
getto. Rappresentazione oggettivante: la totalit degli og-
getti disponibili, ormai costituisce il mondo sottoposta alla
produzione auto-imponentesi ordinata da questa e sottopo-
sta ai suoi deliberata (Heidegger Perch i poeti?: lontologia e
la teologia sono logie, in quanto cercano la spiegazione
dellente in quanto tale e lo fondano nella totalit (Heideg-
ger., La concezione onto-teo-logica della metafisica).
Fascino e coinvolgimento delloriginalit, dunque: Martin Hei-
degger, al <mondo dOccidente>, al cristiano-metafisico, al ni-
chilismo, alla crisi di valori del Novecento, donava non un mes-
saggio di epifanie del divino ma pienezza di compiti, e imposta-
zioni dellindisponibilit del fondamento a lasciarsi impossessa-
re dal pensiero oggettivo-metafisico educato ad abbandonare
luomo come cosa, luomo-materiale per la tecnica: solo quan-
do il pensiero raggiunge tale indisponibilit si percepisce il sa-
cro, che non certezza, n volont dellunico, si raccoglie e trat-
tiene nel suo essere e nella sua verit la scelta che, se non <o-
mologata>, lascia <i mortali nella loro essenza>. Solo a partire
dallessenza del sacro si pu pensare lessenza della divinit.
Per cui, in breve: lessere un problema ed ogni epoca storica
raccolta in ununit grazie al sacro si presenta di volta in volta
sotto la forma di un Dio.
S, come non restare affascinati, coinvolti da Martin Heidegger.
Orbene, una lettura contestuale di quanto Martin Heidegger
espone negli Schwarze Hefte, solleva la domanda: <donava e
preordinava doni od intenzionalmente altro>? La cui risposta
diviene alquanto <complicata> se il contesto heideggeriano of-
fre complessit, a semantica progredente, gi della struttura
che affidata alla verit dellessere (Seyn), chiamata, per sen-
tieri che si interrompono, ad assume caratteri adattati a svi-
luppi tematici secondo dominanza dellessere sullente, e docili
a mutazioni epocali dei cui inizi la verit e il linguaggio debbo-
no attrezzare la dicibilit, mentre tuttavia <non c un soggetto
che cerca, ma un pensiero che ascolta>. Ne risulta che se, per-
tanto, dal lato dellEssere lo stesso linguaggio parla, occorre in-
seguire adattandovisi un criterio di <auto contestualit>, (do-
minanza dellEssere), per rendere inefficaci le opacit di percor-
si nel corpo stesso delle delucidazioni.
Per rendere inefficaci le opacit dell<oltrepassamento della
metafisica, le tesi dellOblio dellEssere e dellessenza della tec-
nica che in profondit non nulla di tecnico>, Martin Heideg-
ger pu allora concedersi di riesporle incollate ad una semanti-
ca di <lessemi generati>, composizioni con astratto Selbst, del
<necessariamente vero e dello intenzionalmente politico>; per
liberare i significati di evento, dono, Destino destinante, F-
hrerprinzip e Gleichschaltung, ad esempio, dalle loro declina-
zioni in strutture di <Tempo non cosa ma modalit di Futuri
plurali, di nuovi inizi e palingenesi di epoche; in breve, per in-
corporare nel fascinoso percorso gli strani sviamenti annessi ed
ammessi con epigrafico <mein irrtum>, verso i quali non valet
argumentum (citazioni e chiose si aggroviglierebbero per Ho-
zweg, metafora di parti di un tutto ciascuna delle quali pu
ignorare le restanti o stravolgerle tuttavia salva veritate); per
tutto ci almeno, e se tutto <dipende dal punto di vista del pen-
siero>, una chiave di lettura contestuale dellOpera di Martin
Heidegger, <attenta al punto di vista ontologico del pensiero di
Martin Heidegger>, allEssere che si traduce a comprensione
dEvento, <del luogo ove ha luogo solo una domanda> dunque
definitivamente indicibile per categorie e <che dice tra il nulla e
il linguaggio che dice ed >; una chiave di lettura, ripeto, do-
vrebbe proporsi come mappa dei percorsi, non una guida tu-
ristica di virtuose vestigia e ammirabili paesaggi, ma, un testo
essenziale, una espansione del lessico in quanto quello sul qua-
le gli Schwarze Hefte indugiano lo stesso che totalmente
altro della pars costruens heideggeriana; ed dunque insuffi-
ciente: I)per separare il grano dal loglio; II)per ripercorrere
<sentieri heideggeriani> della dominanza della essenza dello
Essere sulla esistenza delluomo con il suo esserci (Dasein);
III) per dare alla proposta il tono di prudente riflessione su un fi-
losofo che ha inteso deviare la perspicacia di propri interrogati-
vi e la originalit di risposte, su spurie implicazioni sussidiate da
protasi principali <lessenza della tecnica> e <il secolare sradi-
cato>, da cui, con lirrtum ambigua risuona la dichiarazione
(Heidegger,1949): io non vedo la posizione dell'uomo nel
mondo della tecnica planetaria come una sventura inestricabi-
le, anzi: vedo proprio il compito del pensiero nel dare una mano
affinch l'uomo riesca a conquistare un rapporto sufficiente
con l'essenza della tecnica. Il nazionalsocialismo andava bens
in questa direzione; ma questa gente era troppo sprovveduta
dal punto di vista del pensiero. Ma,< il Destino destinante >
non licenzia <l'uomo> incapace <di un rapporto sufficiente con
l'essenza della tecnica> dal punto di vista del pensiero?
L-, in quanto etimologia=verit, confeziona
da s domande e risposte o invece le raccoglie tra lalfa e
lomega di fenomenologie della esistenza? Il testo essenziale
che propongo dettagliatamente ne vuole essere una risposta.
Le origini del senso.
Il titolo di queste mie riflessioni su alcuni <clamorosi> passi
degli Schwarze Hefte di Heidegger, esplicito: sostenere che i
Quaderni Neri occupano un <posto> dal quale la lettura si pos-
sa, dato che si deve, <impostare>, avviare,e svolgere, con un
inderogabile principio di contestualit; ossia, senza giri di paro-
le, assecondando la <volont dellAutore>.
Insomma, criterio di contestualit con lintero del pensamento
di Martin Heidegger da considerare, tutto sommato, come un
tracciato di Holzwege, ben intendendo nella similitudine la ori-
ginalit delle interruzioni e la <validit>, il segno non conta,
dopo Sein und Zeit, della pi vasta tematica di non compi-
menti e chiusure escatologiche, che Heidegger ha affidata al
metodo del rendere conclusivamente viepi manifesta ed ef-
fettuale la <connessione essenziale dellessere dellente in
quanto tale, con la finitezza delluomo>.
Contestualit con lintero, dunque, ma non come un tutto mo-
tivato da problematiche della meta, del definitivo, poich alla
proficuit della lettura <verrebbe a mancare> contezza del <ti-
po di significanza>, ordine lineare e matrici, <non sottoposto al
centro regolare di un senso saldato ad un calcolo>; di
unopera, insomma, da esaminare in profondit perch mani-
polata, articolata tramite etimologia della parola ed adeguata
alle ricorrenti proposizioni interrogative dirette con cui Hei-
degger porge estro per liberare i cammini del pensiero dalle
ingombranti figure del <soggetto, oggetto, presenza> in manie-
ra tale da <poter costruire qualcosa di fidato che tocchi lo Zu-
sammengehren>, cio la appartenenza, Gehrigkeit, di cose
diverse, uomo ed essere, ad uno stesso ambito. Dunque
unopera non chiusa di costruzioni e autorifusioni.
Riflettere sulla qualit del conoscere, <incontrare modo e
motivo della ricerca heideggeriana>. Anzitutto il modo: <
ad equilibri variabili>, quindi il motivo: acquisizione di un sape-
re per dire <della medesima cosa> orientata alla domanda Chi
siamo?; procedere per intraprendere vie di ulteriori sviluppi,
per dotare di peculiarit innovative, le iniziali intuizioni (esi-
stenza e angoscia, irruzione della finitudine, morte e possibilit
di essere dellesser-ci), e <limpegno delle ricerche rivolto uni-
camente a nuovi orizzonti per la questione dellessere, la sua
struttura e la sua variet> (rif. Heidegger; Conferenze di Da-
vos); intuizioni e ricerche che consentono di tenere a bada <il
diario>, da non-sensi e da pseudo deduzioni e spurie induzioni
proteggendolo da effetti fuori testo, psicologici, coloriture di
speranze e fedelt di attese; per prendere sul serio quanto
<accanto al testo essenziale dellintero> vi si svolge e rimanda
alla <novit heideggeriana>: la modalit dellente (tempo delle
scelte) entro orizzonti ontologici dellevento del linguaggio; le
intuizioni riposte o radicate nel corpo stesso di delucidazioni
che, seppur talvolta deviano le risposte, si fanno carico
dellautentico e dellinautentico per verificare nello orizzonte
dello Essere lo svilupparsi di <narrazioni> e di percorsi della se-
colare dominanza duna metafisica limitata alle manifestazioni
storiche riducibili e ridotte a forme di puro succedersi di punti
di vista del medesimo rapporto tra ontologia e storia; col ricor-
rente <effetto del medesimo> che oscurit ed oblio delle va-
lenze.
Lungo i sentieri di siffatto sviluppo delle ricerche, il procedere
nella decostruzione del rapporto ontologia/storia, ha richiesto
una <riduzione etimologica> del lessico che ha unimportanza
nella filosofia di Martin Heidegger, circostanziata al fine di ol-
trepassare il ricorso a stilizzazioni (utilizzazione di parole mar-
cate da contesti precedenti in una funzione analoga) o tropi
(significati traslati non per ascoltare ma per adattare lessemi
ad acconcio uso); nonch lapplicazione sistematica di un crite-
rio etimologico per <risalire alla origine del senso della parola>;
risalire allorigine per una conoscenza, nata e nascitura,
dellEssere nellinsieme di Dasein e di <essere-adesso-qui> co-
me parte propria dellente.
Dalla lettura degli Schwarze Hefte, sar allora possibile com-
prendere <il rischio che si corre> con il <criterio etimologico>
allorch si eleva etimo remoto a corollario, mentre si <forza> il
linguaggio di articolazioni <verbali> di nomi dellEssere stesso,
con anomalo ruolo delle <mutazioni> originanti efficacia di
fondamentali <benefici esegetici>; e al pensiero offre semanti-
ca fondamentale non sottomessa alle parole delloblio
dellessere, e tale che della <questione della verit faccia la
sua questione essenziale>. Occorre, insomma, che la lettura
abbia un asse: il senso dei percorsi sulla essenza dellEssere,
sentieri di esistenza delluomo con il suo esserci (Dasein).
Dove il rischio? Che il significato conduca allEssere; che il <se-
gno> (Zeichen) sia aperto non al comprendere ma al <mostra-
re> (zeichen), che la risolutezza (Entsclossenheit) non sia speci-
fica <apertura> dinamica di senso (ent-schliessen); che labuso
di prefissi privativi (esempio: ent- privativo, schliessen chiude-
re), abbia efficacia di una <fondazione di significato> suggesti-
va al punto che argomenti filosofici seri sembrano suggeriti
da associazioni etimologiche e che vaste aree nello sviluppo
delle idee siano determinate da una figura etimologica (o
pseudo etimologica) la cui magia verbale tanto pi inevitabile
quanto pi insistentemente essa impiegata> (cfr Stephen
Hartmann, cfr. Vallecchi Editore Fi 1969; pag 71; cit. A. Wan-
druszka). Esempio: <la questione della verit rassegnata non al
significato di Wahrheit ma di Unverborgenheit, svelatezza, e,
risalendo alla parola , ha versatile significato, conforta-
to da rimandi a solida erudizione (Quando Aristotele dice
, non intende che la filosofia debba formulare proposi-
zioni corrette e valide, ma vuol dire che la filosofia cerca lente
nella sua svelatezza in quanto tale (Heidegger; 1930); erudi-
zione che, invadendo il fondamentale, consente di segnalare
alla Cura spazi di erranza, una sorta di free range per lumana
<libert del possibile> ed intrinseca a <verit> ed il cui esercizio
pertanto finisce con lessere problematico allorch la versatili-
t delega il linguaggio a <messaggero di Destino destinante>, e
della dominanza dellEssere abitata da una filosofia narrante la
propria ambigui.
Se il criterio di lettura degli Schwarze Hefte la contestualit,
allora la ricerca, da una parte deve tenere conto di questa in-
gegnosit della verit oscillante, ma non riparare con modalit
del significare per conoscere; da una conoscenza assestata con
legge e regole gi fondate e nemmeno da concepire a fonda-
mento di linguaggi del costrutto sorretto da scienze del lin-
guaggio nella determinazione e descrizione di aspetti e risultati
<critici> da aprire in direzione pragmatica e sistemati in una vi-
sione di filosoficaintegrale. Infatti, il bailamme sollevato dagli
Schwarze Hefte ha trovato qui diretta genesi.
Non un linguaggio di regole, su cui fare affidamento: occorre
liberare la semantica dall<effettivo definito una tantum>, e dal
cambiamento di significato inteso come un <accidente regi-
strato> (storia della lingua), e il conferire alla parola il senso del
percorso del sentiero lungo cui letimologia non sia dotto o il-
luminato operare, ma verit, lessere coinvolto e che coinvolge
lintero, passato-presente-futuro del cammino che separa il
descrittivo dallo storico, che non faccia coincidere svolte e ri-
fondazioni epocali di strutture di modi del tempo (Temporalit)
come scorrere di fatti, tempo oggettivo o soggettivo non im-
porta del <Selbst- > ingarbugliato in lineare tema sul senso del-
la storia; liberare per non incappare in relativismi metodologici
o di sistema, perch attiva permane la modalit (tempo) e il
grado derranza origine e prospettiva del pensamento
delliniziale. Non prospettive per un <soggetto che cerca> n
che conosce per compilazione del rifrangersi dellimpatto
dordine speculativo in conclusioni definite di ordine causale;
secondo orientamenti teorici di <scienza>, ipotesi ed estrapo-
lazioni dal fattuale o deduzioni dal particolare, di un pensiero
speculativo.
Qui perdura esplicito il pensamento di Martin Heidegger: non
una realt relazionale discendente o legante e legata al concet-
to conchiuso (sistemi) o conchiudibili indifferenziati in innerva-
te direzioni logico-veridiche da conoscere, od esercitare, nella
loro interezza per lunit di <oggetti gi l> in tempo di consa-
pevole concettualizzazione per forme sapute per usi meramen-
te speculativi; per luomo, lente a cui nel suo essere ne va del
suo essere stesso, il posto degli Schwarze Hefte dopo la Ge-
samtausgabe illustrata con la massima Wege, nicht Werke. Let-
tura degli Schwarze Hefte si innesta, infatti, all<origine del
senso>. Altri approcci, ribadisco, sarebbero scriteriati o sbriga-
tivi.
Attraverso una partecipazione diretta con <gli errori e il para-
dossale nella generazione di lessemi variabili, puro parto di
immaginazione produttiva del madornale>, possibile capire,
in particolare, ci che Heidegger ha voluto dire, con disinvolta
impertinenza pertinente al <criterio etimologico>, con Sel-
bstvernichtung.
A tale scopo valga una ordinata prospettiva col proposito di da-
re un profilo alla <cosa di cui si parla>, centrato sui caratteri del
lessico heideggeriano, purtroppo non indifferente a declinazio-
ni politiche delle valenze di cui banalmente suscettibile ogni
pensamento innervato in un <principio di individuazione>: non
il singolo ma il Molteplice (utile e rilevante sarebbe esplorare
tale aspetto heideggeriano confrontando con la alternativa
spinoziana); che peraltro valido a cogliere il dinamismo di
passato-presente-futuro se non lo si snatura: lente un insie-
me cio saldato a caratteristica di appartenenza: <angoscia>,
<essere per la morte>, <la Cura> con i sottoinsiemi del <Si>, La
<Tradizione> e sottoinsieme <Razza>. Eppure, lo si snaturato
con indici dellassurdo; dallo lo stesso Heidegger allorch vi ha
tematizzato una sorta di quiddit, un <multiplo non insieme>
<sradicato> (un molteplice che non ha stato, sesso n et, non
Geschlecht). Che la Selbstvernichtung sia interpretabile dal lato
del pensiero metafisico e che sul piano storico dei fatti sia in-
qualificabile estrapolazione, incomincia da qui a intravvedersi.
Ma ritorniamo alla <cosa di cui si parla <evidenziandone i se-
guenti aspetti:
1) La polisemia della sintassi comprende il carattere <heideg-
geriano> di distinzione della semantica da <sensi raffinati ed
astratti>, e le connessioni con il cammino storico-culturale,
tradizioni e modi di <cosa significa da pensare>. Precisamente
se si osserva che <la lingua opera sincronicamente e si forma
diacronicamente>:(Coseriu; Semantica, diacronia e historia;
Montevideo, 1958), pag. 154), il procedere specifico e com-
prensivo segue, ripeto, in sintonia con lesergo heidegeriano
Wege, nicht Werke, (ma, cfr. il parallelismo con la diversa tesi
la lingua non "opera", "prodotto", bens ,
"attivit" dell'uomo quale individuo creativo e creatore di se-
gni; Coseriu, ibidem); 2)la distinzione della semantica tra pan-
cronica e sincronica si presenta in Heidegger superata da quan-
to concerne passaggi, svolte e nuovi inizi, e con evidente pre-
clusione di problemi di separazione netta tra descrizione e sto-
ria; 3)tutto sommato si assottiglia la distinzione tra <primo e
secondo Heidegger>: v invece Heidegger passato-presente-
futuro;4)nel lessico heideggeriano effetti di significato sono so-
stenuti da un principio metodologico <paradossale esattamen-
te quanto la dominanza dellEssere sullente e le odissee del
Destinale>; 5)risalta il principio mirabilmente generato, com-
prensibile, geniale di connessione analitica con lessenza de-
gli Hozwege: reticolo di sentieri interrotti ma necessariamente
permanente magistero dei caratteri depoca attuale;
6)dunque: sentieri comunque esplicativi, di terapia e progres-
so catartico da epoca ad altra.
Il rischio allora un vantaggioso tema, ossia linsieme di enun-
ciazioni del testo che parla, ponendo, per fondazione della me-
tafisica, un fondamento nuovo piuttosto che un altro, ope-
rando una sostituzione affidata ai sostenuti propositi di Hei-
degger: 1)licenziare definitivamente ad esempio le condizioni
trascendentali di validit di quella conoscenza che divenuta
reale nella scienza; 2) opporsi alla interpretazione marbur-
ghese della Critica della Ragion Pura (cio interpretarla co-
me una fondazione della metafisica [mentre] il "problema della
metafisica" invece problema di ontologia fondamentale,
analitica ontologica dell'essere umano finito, che deve prepa-
rare il fondamento per la metafisica "appartenente alla natura
dell'uomo". (Heidegger, Roma-Bari 1881; pag.11); 3)far circo-
lare un tema appropriato versus concetti, sintesi di unit che si
fanno <valere per tutti> perch <dicono sempre la stessa co-
sa>; 4) e rafforzarlo con le riflessioni e interrogativi su <cosa si-
gnifica pensare> e la lapidaria affermazione <Die Wissenschaft
denkt nicht> che respinge oltre il credibile significato, bench
ad effetto, di semplici e affermazioni del tipo: <il fondamento
la scienza>, le stelle non sono date in Cielo, bens nella scienza
della astronomia; cfr. H. Cohen;Werke, vol 5 , parte I; Berlin,
1883, pag. 127); 5) ripetere tale opposizione alla scuola mar-
burghese in direzione della <filosofia delle forme simboliche>
(Ernst Cassirer) per una <determinazione procedente per asso-
ciazioni etimologiche di vaste aree del pensamento filosofico
con ragionamento irriducibile e generoso>, su aperture e svol-
te duna Temporalit che, modalit e non cosa, resta assegnata
sia a ordinarie sia catastrofiche proprie modificazioni struttura-
li; ripensare il rapporto allEssere degli enti ripensare il senso
dellessere in generale per una interpretazione originaria della
costituzione e dellesperienza ontologica delluomo nel senso
ultimo e radicale, <il nostro stesso esser-uomini nel mondo>.
Tema vantaggioso e penetrante nel nesso astratto\concreto
dal momento che <la fenomenologia radicalmente come me-
todo, via del pensiero filosofico con connotati di quello stesso
pensiero, compenetrandosi con il suo contenuto rinasce confi-
gurata come ontologia. (cfr. C. Esposito , Il fenomeno
dellessere; pag 447; v. Vida Tercic La dimensione delles gibt
nellontologia di Martin Heideggeri); vantaggioso tema al pun-
to che Heidegger non avvertir la possibilit di traduzione di
sottile ontologico in avventato vulgato, e non avr esitazioni
nel generare lessemi variabili col formativo Selbst; anzi, poich
il criterio etimologico funzionale alla integrazione della lingua
del primato come lingua del primato che deve integrarsi in
linguaggio essenziale per lente a cui nel suo essere ne va del
suo essere stesso, per l<uomo ecumenico>, senza la visiona-
ria epocalizzazione con <punto omega il compimento eidegge-
riano>, lavventato addirittura sconvolgente. Per il significato
(autodistruzione) assegnato a Selbstvernichtung, la reazione
nel pianeta filosofia, coscienza storica quindi memoria e futuro
non senza motivo, e richiede si rifletta su un ambito pi am-
pio di caratteristiche della sua articolazione impostazione con
riguardo ai limiti di un pensiero che scardina il significato anche
concettuale delluomo nel mondo dello uomo, della mondit,
dallEssere come evento, dallevento del <fenomeno dello e-
vento>. Orbene, una riflessione possibile percorrendo un as-
se tematico che include aspetti riferibili ad unit da <ricostruire
per ermeneutica testuale> ma non leggendo tra le righe signifi-
cati dormienti; con riguardo, invece, a fasi e modi della ricerca
heideggeriana, che consentano di separare loglio da grano: rin-
tracciare significati di pienezza delluomo nella sua essenza
partecipe dellessere, uomo nelle strutture di autenticit ne-
cessarie al mondo, della comprensione della cose nella loro uti-
lizzabilit categorica, ossia co-appartenenza esaustiva alla clas-
se degli enti.
Si tratta, allora, di avviare i contatti ad esempio con l'opera
Beitrge zur Philosophie (Vom Ereignis) della quale uno stimo-
lante e puntuale articolo di Alessandra Iadiccio (La scrittura dei
Beitrge zur Philosophie (Vom Ereignis); Paradigmi; set. Dic.
1996; n 42; pp. 611-631 peraltro vale a ribadire limportanza
che lordine di assimilazione fondamentale per ricostruire il
travaglio spirituale di un filosofo che ha costellato la sua opera
di sorprendenti oscurit; di un filosofo che ha voluto ordinare
la fruizione dei suoi scritti. In Gesamtausgabe. 65, "Contri-
buti alla filosofia. (dell'evento) opera postuma alla quale
secondo Volpi (Madrid, Maia Ed. 2010, pag. 33), Heidegger ha
inteso applicare il criterio tradizionale, cio proprio del Cor-
pus Aristotelicum: <una suddivisione delle opere "exoteriche",
dirette al pubblico, e un insieme di opere "esoteriche", dirette
a coloro che risultavano pronti a recepirne i contenuti. Quindi
una specie di cammino "iniziatico" verso il "cuore" del suo pen-
siero>. " Secondo Donatella (Heidegger e gli Ebrei; Bollati Bo-
ringhieri, 2016) ci spiegherebbe, tra l'altro, l'importanza degli
Schwarze Hefte nella complessiva opera heideggeriana. Rosa
Maria Marafioti (Gli Schwarze Hefte di Heidegger, una pas-
saggio dal pensiero dellessere; il melangolo; 2016) rilevando
lopera di Martin Heidegger, come <pensiero altro rispetto
alla tradizione occidentale, magistralmente riannoda i sentieri
conferendo loro come centro unesigenza originaria dellintero
heideggeriano: <la Questione dellessere> per la quale,
linterrompersi del percorso, cio il passaggio da sentiero al
altro, non che lunit dun continuo ritornare a Essere e tem-
po dato che per Heidegger a costo di correre il pericolo di ri-
manere un homo unius libri *+ occorre, dunque, elaborare con
maggiore urgenza solo questa questione e nientaltro.
E appena il caso di precisare che, tutto sommato, la indicazio-
ne heideggeriana non solo conforta caratterizza la assegnazio-
ne del <Posto degli Schwarze Hefte> dopo la pubblicazione
dellintera opera ma impegna a considerane tempi e i modi
della loro lettura, in modi acconci <ai livelli di verit della as-
serzioni> delle parti, nel bene come nel male frutto di fatti e di
tesi, di reale ed astratto (astratto: ci cui rimanda il concreto
come relazione e fondamento), fruibili come accumulati mo-
menti di un <abitante il linguaggio> <non servo> ma narrante
per semantica essenziale, principi e occasioni di redde ratio-
nem della Questione dellEssere>.
Ebbene, poich il concreto se stravolto non divisivo ma risibi-
le, mentre lastratto pu essere o pu non essere approvato,
importanza unica e principale riveste il problema del significato
con la esigenza di disporre di un criterio di contestualit per
una lettura lungo la quale lo interlocutore sia Martin Heideg-
ger, di fronte ad aspetti della sua opera rilevando che essa
una sorta di <tessuto> ad <ordito variabile> in cui inserita
una trama (la parte indispensabile); il posto voluto da Heideg-
ger dopo la Gesamtausgabe fa sapere che i Quaderni Neri sono
la trama, quindi con la loro indispensabilit reclamano una let-
tura contestuale, ovviamente con autonomia di percorsi esege-
tici, che decifri il <diario> nellordine di un <dopo> che <parla
della cosa> e con la stessa ambiguit del <prima>: non c deri-
va o sdoppiamento tra Heidegger filosofo e luomo Heideg-
ger, ma una evoluzione del pensato in dominanza dellEssere,
sollecitata dalla Seinsfrage, <massimizzato> da un tenace im-
pegno di messa in liquidazione irreversibile della metafisica
della presenza: <lEssere evento come fenomeno della Do-
manda che dona e destina>.
Queste annotazioni, tutto sommato, intanto servono a descri-
vere dettagliatamente i motivi della la indicazione heidegge-
riana del <Posto degli Schwarze Hefte> dopo la pubblicazione
dellintera opera, a fondato principio dellintero pensamento
come insieme di cammini che, nel bene come nel male, siano
fruibili come accumulati momenti di un <abitante il linguaggio>
narrante per semantica essenziale, principi e occasioni di redde
rationem a misura di <meriti acquisiti> per autentica esplora-
zione della Questione dellessere.
Da qui, limportanza che riveste il problema del significato con
la esigenza di disporre di un criterio di contestualit per una
lettura lungo la quale linterlocutore sia Martin Heidegger, di
fronte ad aspetti della sua opera rilevando che essa una sorta
di <tessuto> ad <ordito variabile> in cui inserita una trama
propria ed indispensabile; il posto voluto da Heidegger dopo la
Gesamtausgabe fa sapere che i Quaderni Neri sono la trama,
quindi con la loro indispensabilit reclamano una lettura con-
testuale, ovviamente con autonomia di percorsi esegetici, che
decifri il <diario> assumendolo come un <dopo> che <parla
della cosa> e se ha la stessa ambiguit del <prima>, vuol dire
che non c deriva o sdoppiamento tra Heidegger filosofo e
luomo Heidegger, ma una evoluzione del pensato in domi-
nanza dellEssere, <massimizzato> fino ad una attiva messa in
liquidazione irreversibile della metafisica della presenza:
<lEssere evento come fenomeno della Domanda che dona e
destina>.
A tale scopo, occorre tener presente che alletimologia, studio
dellorigine delle parole e del punto di arrivo nella storia di
un vocabolo, Heidegger conferisce un ruolo ambizioso moti-
vato semanticamente per <deittici> cio espressioni determi-
nate soltanto in riferimento allEssere che domanda in
qualit di interlocutore. Pertanto, il problema del significato,
mentre si pone con riguardo primario alla parte sostenuta dalla
<descrizione> e dalla <storia>, si ampia con questioni di possi-
bilit di una semantica universale. E la questione sollevata
da <ci che dato> (Geschenkt) in una storia di eventi cia-
scuno dei quali, <accaduto che sia, rimane> affisso a dono co-
me componente di <tradizione>, destino, determinato
dallinizio per luomo <ecumenico> (abitante la casa
dellessere) non Soggetto kantiano; non da una <semantica che
invecchia> abbandonata da <terminologia longeva>, ma pre-
sente-passato-futuro dellessenziale in relazione a Essere ed
Esser-ci. Dunque semantica <pancronica> secondo cui la poli-
semia la struttura di un <universale semantico> cio di cui
deve farsi carico una sola lingua. Una soltanto, da dirsi lingua
del primato; una soltanto non fosse altro per il fatto che con-
trariamente occorrerebbero sia esorbitanti esercitazioni di rea-
lizzabile uso sia di quantit di vocaboli.
Certo, non il caso di esagerare: il primato di una lingua non
universale gi compiuto in quanto, <cos come >, si presenta
funzionalmente legato a vari aspetti, molteplici e <locali> di vi-
ta sociale e intellettuale. Ecco che Martin Heidegger <sospende
Sein und Zeit> assumendosi un articolato compito: I) non im-
porre ma circostanziare <garanzie del primato>; non imporre
per non entrare nel regno delle ipotesi ma sostanziare il prima-
to con cammini storici secolari, con la spiritualit delle tradi-
zioni e del vigore dei poeti; II)formazione di lemmi saldati a
significati come casi di estensione, o dismissione, delluso della
omonimia che, in quanto non necessitata da livelli duniversale
linguistico ma di <universale statistico>, ha frequenza di forti
denotazioni, di probabilit che induce spurie trattazioni, e tal-
volta <adattate allo scopo> con mezzi formali (cfr. Stephen
Ulmann, Stile e linguaggio Vallecchi Fi; 1963 pp. 88-107, pas-
sim).
Comunque, loperazione heideggeriana attrezzata di <criterio
etimologico>, ha una pi forte motivazione nella circostanza
che nella struttura di una lingua, la polisemia si lega con adat-
tabilit di sensi alla pluralit delle significazioni, sulla polarit
semantica e effetti del senso ciascuno dei quali rappresenta un
punto di vista parziale, una visione particolare che pu rendere
e rende agevole la <parola> della <lingua della svolta>. Nel ca-
so della visone dellessenziale heideggeriana, una prospettiva
<lessicale> non complicata da retaggi socio-storici o culturali,
perch del contesto <casa dellEssere), libera la propria sintassi
da indeterminazione della significazione, ma anche da corri-
spondenze tra significanti e significanti biunivoche puramente
formali.
Ad esempio, la significazione, relazione tra significante e signi-
ficato, nella omonimia produrrebbe, se utilizzata, il <fenome-
no per cui parole di origine etimologica diverse finiscono con
lavere significati coincidenti e tale coesistenza dovrebbe con-
cludersi con prestiti e adattamenti: una siffatta incidenza to-
to clo estranea ad una filosofia essenziale che chiamata a
rispondere a domande dellEssere che la esigono e non impli-
cata in inflessioni e calcolate consonanze. La domanda <Chi
siamo?> non ha caratteristiche interpretative, rappresentazioni
gi articolate da riportare, con originalit o meno di esecuzioni
dopera che pur sempre sono conformi a condizioni di un sog-
getto da profilo logico e culturale relativizzato in contesti
dumano antropologico specifico, dellinteriorit rituale e pro-
cessi di composizione in <unit duso>.
Il rischio allora sarebbe lottativo obliquo, lo sviluppo di un se-
condo livello di logica interna di ampliati orizzonti di <presenze
cooptanti atti religiosi>, categorie ontoteologiche e spurie rela-
zioni di appartenenza di genere di un fondamento divino che
<pu salvare>. Cio, a meno che lantropologia culturale sia e-
levata a disegno di un Dio per <un finito> tra contingenze, ne-
cessit, libert, per fini ultimi una tantum, la contestualit della
lettura da svolgere in modalit tali che si parli sulla medesi-
ma cosa, vuol dire assenza domonimia: la questione dello es-
senziale intesa riprendendo il linguaggio heideggeriano in
senso verbale che nomini lessere stesso mentre prima ancora
delle disquisizioni, chiose e citazioni, occorre affidare
allinterlocutore laccordo su <la cosa del dialogare>.
Queste mie riflessioni intendono essere una risposta a questa
esigenza, che, con Heidegger, <non indica una limitazione, ma
un eccesso> visto che nell'uomo si impone un appartenere
[Gehren] all'essere, e lappartenere porsi in ascolto [hrt]
dell'essere, poich ad esso trasferita la sua propriet. [be-
reignet]
La teoreticit <elevata>
Il significato di cui intende essere portatrice la parola Sel-
bstvernichtung, pu agevolmente essere accessibile con riferi-
mento al Principio di identit di Martin Heidegger (Identit e
differenza; Conferenza 27.06.1957, Frankfurt, Br).
Nel lessico heideggeriano troviamo la parola principale Selbi-
gkeit; e da qui gli aspetti propri: <lo stesso> das Selbe, non
<luguale> das Gleiche, e le relative precisazioni: nell'uguale
che scompare la diversit, nello stesso appare la diversit. Sel-
bigkeit si presta in modo tanto pi assillante, pi decisamente,
non appena un pensiero chiamato in causa dalla stessa que-
stione nella stessa maniera.
Ebbene, mediante siffatta calibrazione dei termini che pos-
sibile osservare che la diade distruzione e autodistruzione,
che riporta la avalutabilit il pi lontano possibile dal pensa-
mento filosofico, accogliendo lintenzione di Martin Heidegger
di aggiungere la possibilit, singolare, intrinseca alla filosofia,
cio <scontata, forse criptata> per allestito lessico, dun potere
ideologico non disgiunta da pesante commistione di
con ; potere di regime e definizioni per-
suasive con orditura di termini descrittivi.
Appunto per questo, si spiega linteresse planetario per il caso
Schwarze Hefte: formule intensive duso e ruolo della annota-
zione, vi inducono a trasferire sentieri della Gesamtausgabe
addirittura su sbocchi devastanti i secolari cammini dumana
civilt delle idee (antropologia filosofica e ontologia, ad esem-
pio), civilt della tolleranza di direzioni eventuali dissonanti
purch sulla medesima cosa e equiprobabili (principio di libert
delle scelte); sbocchi su teoremi dello antisemitismo e su eser-
cizi di razzismo, tesi di ultrapoteri pandemici <dello sradicato>
(effetto e assenza di concause).
Interesse planetario di una opera colossale destinabile agli ad-
detti ai lavori che, sensibili al travaglio spirituale complessivo
heidegerriano, amino vedervi nonostante tutto un meritevole
percorso di elevata teoreticit, di detrascendelizzazione del
soggetto kantiano, grazie ad una appropriazione originale degli
strumenti della fenomenologia husserliana. (Jrgen Haber-
mas).
Elevata teoreticit? Ma linteresse non tende tanto a scomo-
dare comparazioni, quanto, invece, a verificare se alla filosofia
possibile accostarsi procedendo per sentieri confortati da ra-
dure di libert di percorsi ma che non siano luoghi e campi mi-
nati di complessit esegetiche di potenziali acrimoniosi punti di
vista di snaturata .
Elevata teoreticit? Ma il percorso si svolge come risposta alla
domanda <Chi siamo?> per trarre elementi di novit su <cosa
luomo>, caratterizzarne le implicazioni con il criterio degli ef-
fetti di senso estraibili da coppie di termini che <sembrano vi-
cini>; per controllare se in maniera brusca, per il loro significa-
to lessicale heideggeriano,ricercato e destinato e riguardan-
te la sfera umana della concretezza, i dubbi, la chiarezza teore-
tica, la verit ed i principi, si allontanano per vertiginose di-
stanze trascinando il concreto per sentieri dellastratto, e vice-
versa dellastratto che colonizza il concreto.
La teoreticit elevata, allora, la specificit sistematica delle
coppie astratto|concreto nel lessico heideggeriano il cui
<loggettivo della cosa> si sostituisce con la sua <essenza> del-
le coppie: il concreto richiede il fondamento dellastratto. E-
sempio: <uomo> lato concretezza, e la sua appartenenza
all<essere-uomo> all<insieme-uomo> in quanto tale, lato a-
stratto delle relazioni entificanti il singolo col Molteplce.
Alta teoreticit? Effettivamente dal concreto allastratto e vi-
ceversa la articolazione non teoretica: lontologico-
esistenziale non una semplice universalizzazione con riferi-
mento allessere esistente nella sua concretezza: <lEsser-ci si
pronuncia su se-stesso in modo originario, senza intenti spe-
culativi
Alta teoreticit? La <coppia astratto\concreto> non dimpianto
teoretico <riscontro lessicale>: nel lessico di Martin Heideg-
ger, la filosofia <narrante> la costituzione fondamentale
dellEsser-ci in quanto essere-nel-mondo, cosicch <alla vuo-
tezza e all'universalit ontiche delle strutture esistenziali
fanno riscontro la pienezza e la determinatezza ontologiche lo-
ro proprie> e una sorta di Gattungswesen.
Se c come c un legame tra il lessico di Martin Heidegger e la
fraseologia di un contesto nel quale metafore e similitudini
possono essere ospitate effettive di incontestabile Kehre, per i
caratteri dell<effetto lessico> adeguatamente opportuno da
dare voce a Martin Heidegger :Manifestamente l'uomo
qualcosa di essente. Come tale appartiene, allo stesso modo
della pietra, dell'albero, dell'aquila al tutto dell'essere. Appar-
tenere [gehren] significa qui ancora: essere inserito nell'esse-
re secondo un ordine. Ma il segno distintivo dell'uomo consiste
in questo, che egli, come essenza pensante, aperto dall'essere,
posto di fronte ad esso, resta riferito all'essere e cos gli cor-
risponde. L'uomo propriamente questo rapporto di corri-
spondenza, ed soltanto questo. "Soltanto; questa parola
non indica una limitazione, ma un eccesso. Nell'uomo si impo-
ne un appartenere [Gehren] all'essere, un appartenere che si
pone in ascolto dell'essere, poich ad esso trasferita la sua
propriet [bereignet+.
Anzi ascoltare (hrt) quindi anche ubbidire. E l'essere? Pen-
siamo l'essere secondo il suo senso iniziale, come presenza
[Anwesen]. L'essere non si presenta [west...an] n casualmen-
te, n eccezionalmente all'uomo. L'essere [west] e persiste in
quanto si volge con il suo appello nella direzione dell'uomo.
Soltanto l'uomo, infatti, aperto 'per l'essere, lascia che l'essere
si avvicini come presenza. Tale presenza [An-wesen] ha biso-
gno [braucht] di una radura luminosa [Lichtung] e cos, con
questo bisogno [Brauchen], la sua propriet resta trasferita
all'essenza dell'uomo. Questo non vuole affatto dire che l'esse-
re sia primariamente posto dall'uomo e soltanto da lui. Al con-
trario appare chiaro come uomo ed essere siano traspropriati
[bereignet] l'uno all'altro, appartengano l'uno all'altro. Da
questo appartenersi reciprocamente, che rimasto indetermi-
nato, uomo ed essere hanno ricevuto originariamente quelle
determinazioni essenziali attraverso cui, grazie alla filosofia,
sono intesi metafisicamente.
Questi passi di Martin Heidegger di Identit e differenza per-
correndo la triade Essere\Esseri-ci\Ente, penetrano lex-
sistenziale delluomo (ontologico-ontico-esistenziale), e nella
asserzione di <appartenenza reciproca> offrono delucidazioni
della complementarit, in senso di <duplice aspetto dello stes-
so> (das Selbe), di astratto e concreto. Tale co-appartenenza
riporta le riflessioni entro un unico <orizzonte>: astratto-
concreto, luno mai senza laltro; bench con quella comple-
mentarit di livelli che rileva con la forza propositiva di un pa-
radigma, tra Erignis e Austrag; cio, sbrigativamente, tra laver
luogo dello originario e del portare a compimento. Ed allora?
Occorre domandarsi se, tra esistentivo ed esistenziale, i pro-
blemi del singolo-Molteplice e la considerazione ontologica del
complementare carattere essenziale, si corre il rischio di lascia-
re le tematiche e la loro forza espressiva, ad un lessico non di
immediata decifrazione, ambiguit e inaudite proposizioni, te-
oremi e corollari coi quali lunica cosa che si nega sembra esse-
re la verit, rendendo eterea ontologia dei fatti storici, cio la
<memoria storica > propria dell uomo-nel-mondo>.Martin
Heidegger assicura esplicitamente che il travaglio spirituale in-
teressato allEssere e non alluomo degli umanismi e metafisi-
che delloblio, che il proprio travaglio non descrittivo di espe-
rienze astratte, e nemmeno di fenomenologia <intellettuale
morale>: non presuppone divisioni tra addetti ai lavori e mas-
sa.
La novit epocale della filosofia di Martin Heidegger, infatti,
cesura delle disgiunzioni di pensiero e linguaggio: E, dunque,
unitariet dei segni della differenza tra passato presente e fu-
turo, degli sviluppi del concreto col <rispettivo astratto> (livelli
di autenticit; Cura), tra ci che visibilit nella sua manifesta-
tivit (Offenbarkeit) e essere, verit e mondo, nel loro darsi
(cfr, locuzione congiuntiva es gibt): lente manifesto, il Da-
sein esiste come comprensione del proprio essere e, quindi, la
filosofia non <cosa> degli addetti ai lavori soltanto; pi o
meno esplicita ma <abitata> e tale permane lungo cammini
temporali, della Temporalit, lungo lesistenza. E una dimen-
sione delluomo in quanto <storico>.
Ed allora il sapere se e quale rischio si corre, si coltiva accanto
ad alcune caratteristiche del pensiero e parole di Heidegger;
degli spostamenti di significato, che nel lessico sono n meto-
nimia n metafora <ecceduta> () ma coinvolgono
<lessere-adesso-qui> della mondit nella <spaziatura relazio-
nale> tra Dasein e Cura.
Se c una questione dellEssere, deve pur esserci <un ente che
non sia lEssere> che la questione avverta, la sollevi; e vi affron-
ti la problematica della negazione: il non della negazione
pi originario del niente o il niente pi originario del non?
In questione allora lente <uomo storico> che <soggiorni nel-
la filosofia> ponga la questione del <non Ente>, e, mentore
Heidegger, la risolva.
La bizzarra comprensione dellEssere
Il pensamento filosofico, secondo Martin Heidegger (1886-
1976) non deve comporsi in unopera che ai non filosofi insegni
cosa filosofia.
Linsegnare, il trasmettere, non coglie lessenza della filosofia,
in quanto non esiste un fuori che, separato dallessere umano,
possa costituire la dimora della filosofia entro la quale poi
luomo debba recarsi per essere nella filosofia
<Luomo storico> nella filosofia> non solo perch ha cogni-
zioni filosofiche trasmessegli da qualche parte, ma in quanto
egli lente che pensa passato-presente-futuro, provenienza
ed avvenire rimemorando questo e quella. Nellorizzonte di
questo ri-pensamento, egli pensa ci che e, in un modo o
nellaltro, lo pensa costantemente, egli pensa anche e ha gi
sempre pensato ci che stato e ci che verr (Einleiung in
die Philosohie; 1944).
Questi passi della <Introduzione alla filosofia>, abbracciano
propositi e campo della opera heideggeriana, in quanto, a mio
parere, ne affermano o vi fanno intravvedere, i fondamenti di
un impianto heideggeriano di filosofia con intenti formativi.
Dotata di un principio di individuazione (il multiplo, unitario in
cui ciascuno radicato, con derivazione da Tradizione, lattuale
dal presente verso il futuro, fonte unica dominante verit, lin-
gua costumi carismi e Fhrer, al punto che lindividuo, dovun-
que esso si trovi, non conta nulla) la visione filosofica mentre
riassorbe la funzione demarcativa, che problematica, di
<uomo storico> nella asserzione <luomo storico> che di-
stintiva e <di scuola>, dichiara non magistero di logica del fon-
damento o di preamboli veritativi, ma solidit sostanziale di
una ontologica condizione umana per la quale sapienza gi
dalluomo fruibile in solidit con la funzione quasi-socratica
del filosofo; al quale, tocca portare a compimento versus even-
tuale frantumazione intellettuale la contezza di peculiari <pro-
prie unit> di gi consegnato presente-passato-futuro.
Un intero campo di unopera che non pu che essere, opera
valida a rendere efficacia di riflessioni volontarie, ma che, a ben
intendere, sul terreno degli effetti potranno opportunamente
trovare il filosofo Martin Heidegger <gi disposto a far da men-
tore allo uomo storico> dacch luomo storico soggiorna da
sempre nella filosofia, ma non <abita in essa> e solo raramente
si abitua a essa. E, quindi, <bisogno di essere condotto alla di-
mestichezza e con il pensare autentico>.
Orbene, se luomo storico, poich essenziale e, sta gi
sempre nella filosofia il filosofo pu, con fondato motivo, in-
tendere la sua opera un contributo originale intanto alla
<comprensione dellessere> senza la quale luomo non sarebbe
mai in grado di essere lente che ; cio lessere-uomo che <si
trova in mezzo ad altri enti> come unico ente al quale sono
gi manifesti lente che egli non , e lente che egli stesso.
Pertanto, lopera si offre come contributo heideggeriano alla
comprensione del pi intimo fondamento della finitezza uma-
na; contributo magistrale giacch riguarda quanto v di pi
finito nel finito e, in quanto tale, pu rendere possibili anche
le capacit cosiddette <creative> dello essere umano uomo fi-
nito.
E, quindi, contributo che onora luomo come possibilit la qua-
le, entro orizzonti di storicit che solo Temporalit, dignit
() delluomo Sein zum Tode.
Dignit, che Heidegger di Kant e il problema della metafisica
quindi rende tematica aprendo lessere-per-la morte al suo
<legittimo> autentico Sein fr den Tode come (vivere): proget-
to esistenziale, scelta di possibilit, decisione anticipatrice,
modalit di esistenza delle possibilit attendibili dallontologia
dellerranza datrice alla fenomenologia della esistenza il senso
reale ed effettivo della scelte.
Questo lo sviluppo del significato di Sein zum Tode che ha,
conclusivamente lo spessore di fondamento che regge la asser-
zione heideggeriana LEssere non lente. Ma, se la locuzio-
ne letta con significato <essere per la morte> accentato sulla
incombenza della <morte fine della vita>, senza criteri di con-
testualit, il <tema> <del vivere la finitezza> trapassa a <com-
mento> (rema), e promuove licenze di definizioni soggettive
(punti di vista) e citazioni <selettive> di Heidegger ideologo
della morte: nel lessico heideggeriano, degli enunciati lineari e
delle matrici riguardanti epoche e svolte, liniziale e il nuovo, si
altera allora il senso stesso del fondamento, del rapportarsi al
mondo del Dasein, della Temporalit e del tempo che invece
<modalit e non una cosa>.
Tant: questo il tracciato interamente sotto controllo dun
fondamento e duna funzione allertata dal filosofo Heidegger
tramite lasserto, : Lessere non lente.
Ma si d il caso che lo stesso Heidegger, lungo <sentieri biogra-
fici> ridistribuisce matrici e lessemi riconfigurando il tessuto
della contestualit e facendo quindi scivolare lasserto
<lEssere non lente> dal suo significato integrale mirabilmen-
te saldato con <Lente non lEssere>; l'Essere in se stesso
(Seyn); si ritrae dallente, con dominanza dello ontologico
sullontico in quanto tale; lonto-storico svolge esibita narra-
zione di presagi cui <manca un tramonto>, i corollari dei <non
compimenti> scadono in <tesi dellinganno> che sfiancano la
forza propositiva del primato destinale, delliniziale che futu-
ro, rimpiazzata in torpore dellattesa che, peraltro, lascia im-
mutati i meriti dei corifei-custodi della <tradizione> declinata in
validit ed efficacia dellismo della <razza ariana> prima sbrai-
tato (politica di regime) ed adesso appeso alla speranza che il
filosofo esibisce circostanziata da bizzarre declinazioni del pri-
mato e dello essenziale.
Ma il bizzarro non pu estinguere il contributo di Martin Hei-
degger alla comprensione dellessere: sarebbe liquidare
loriginalit di un argomentare con le sue bizzarrie strumentali i
cui percorsi, tuttavia, sono efficaci di mutamenti del compren-
dere sedimentato su secolare sapere.
Il filosofo, infatti, tale comprensione offre <comunicando> le i-
stanze dello Essere con <la parola di un linguaggio casa
dellessere>, del <linguaggio che parla>; lampio, arco della sua
opera che questa comprensione circostanzia, monumentale
che nellintero relaziona le parti rilevandone vastit del genio
ma anche declinazioni in disomogeneit del monumentale,
meritando criteri del vigore propositivo di significati originari
non disgiunti dalle <singolarit> dellimmaginario le quali, per
sotto altro aspetto ( enfasi, iperboli, gratuit del messianico e
del profetico), sembrano banalmente liquidare quanto si tro-
vato della essenza dellessere-nel-mondo, dopo aver determi-
nato le secolari distanze dal credere di saperlo
Da qui, la necessit di ridimensionare il sensazionalismo e
lesegesi destruens della tematica del testo heideggeriano che
appartiene al cammino del pensiero, alla Temporalit, modali-
t e non cosa: al <come> e che il cospicuo consente di distin-
guere dalle apoteosi strampalate del genio.
Dallerrore reale, possiamo raggiungere la verit; la quale, n
presenza allintelletto n visibilit dellesattezza, per liberi sen-
tieri, cammini di ermeneutica non epistemologica, procede at-
traversando e riesaminando secolari e seriali criteri, Grecia,
Platone ad esempio, consolidati nella modernit; rileva quindi
svelando entro le formule della metafisica della presenza,
lerrore e gli espedienti per stabilizzare il dire lindicibile: asse-
rire e dilatare la distanza da altri enti dellEnte tramite enormi-
t di attributi elevata in liste di dogmi.
Il fondamento come rapporto
a)l monumentale e il disomogeneo
La pubblicazione degli Schwarze Hefte di Martin Heidegger, ha
posto e continua porre il non facile problema di ripensarne i
temi radicali esplicitando o riformulandone le linee interpreta-
tive; ma anche del sondare la possibilit di conferma o recupe-
ro della posizione accreditata allopera heideggeriana nella sto-
ria della filosofia e filosofia della storia.
Che il problema sia non facile, evidente data la complessit
dei riferimenti teorici, delle riflessioni sui concetti, della elabo-
razione heideggeriana di un linguaggio caratterizzata da termi-
ni base ed accezioni specificamente funzionali, spesso o per lo
pi con criteri etimologici e neologismi, non centrati su inte-
resse agli aspetti dinamici del linguaggio, a quel che si conserva
o che varia allinterno di una lingua,alle regolarit ma affidati
alla narrazione e al rilevamento di tracce del percorso storico e
la considerazione di questo in cammini di accumulazione di
tradizione come dato tangibile di ci che consegnato e cu-
stodito come primato destinale di una lingua.
Certo, ci non sminuisce genialit di metodo e carattere origi-
nale del pensamento heideggeriano: sostituire alla organizza-
zione, alla struttura di una lingua secondo ottimalit del rap-
porto tra esercizio del comunicare ed economicit della esecu-
zione (principio di ottimalit, ricorrente in linguistica storica);
ma ne indica lorigine di quello intreccio di chiarezza propositi-
va del <monumentale contessuto di ambiguit> che pi che
uno stile un comportamento di Martini Heidegger nella e-
dificazione di unopera nella quale lequilibrio tra realismo e
logica dellargomentare guidato, costi quel che costi, anche il
sofisma, come taluno ha rilevato, da preoccupazione orientata
al risultato, alla significazione tollerante effetti di significato:
delucidazioni e costrutti sono impegnati su aperture ad una fi-
losofia dellEssere che, finalmente chiuda con la metafisica di
sempre, quella riconoscibile dalla metafisica della modernit
che ha il solo ed unico merito il rendere evidente ci di cui si
parla senza il tremendo onere di dettagliare quel <sempre>
che secolare; merito dellessere a proprio scapito una misura
della grandezza con cui Martin Heidegger imposta e sviluppa
un pensiero ampio anzi totale riguardo al rapporto di separa-
zione irriducibile, n pura mediazione n scissione ma <altro
dallaltro>, con le forme del discorso filosofico intellettualisti-
che ed astratte della scienza, della metafisica di sempre e della
modernit (metafisica allindicativo presente, dellasserto:
Lessere ; cio della presenza).
Orbene, se non facile il problema di ripensare lintero hei-
deggeriano, tuttavia, come ogni altro problema, se esso ben
posto, esso risolvibile; cio vie e modi di risoluzione non
sono infiniti. Pertanto, va rilevato subito che il compito di te-
stare lefficacia di un modo heideggeriano quale che sia la via
trascelta, non sarebbe ben posto se inteso come <azione lin-
guistica> cio che miri a riconfermare o smontare il lessico hei-
deggeriano: occorre invece, percorrere nessi e riarticolazioni
dellopera, rimandi e prestiti, decostruzioni e costruzioni.
Certo, un tale compito di attraversamento filologico testuale
deve fare i conti con unopera munumentale; alla quale, peral-
tro, occorre accostarsi nel conto che anche non statica, non
unicum di ragioni e motivi limitati a una produzione di filoso-
fia lato sensu accademica; non unicum tetragono argomentare,
o riconoscibile tale anche se dotato da interne variazioni del
primo e del secondo Heidegger: ogni opera frutto di un tra-
vaglio spirituale ed il contenuto il cammino di tale travaglio
ovviamente dotato di intuizioni, tentativi, ipotesi a livello me-
todologico nonch teorico lungo cui le modificazioni, quale ne
sia il grado, secondo una sorta di generazione demarcativa del-
la direzione verso cui puntano le intenzioni della ricerca, la-
sciano pur sempre leggibile lunit dellistanza di un linguaggio
in funzione della sua dipendenza dalla <non dicibilit
dellEssere>, dellEssere il cui predicato <la parola infinita>,
che gi completata al passato al presente ed al futuro racchiu-
de lidea di una relazione lasciata indeterminata con le deter-
minazioni i compimenti nella mondit e completamenti nella
forme e nei generi della Cura. Tutto ci, peraltro attesta colle-
gamenti e misure di una costruita <non dicibilit dellEssere>,
senza supporti e criteri logici ma come espansione della sussi-
stenza di LEssere non lente con tutto ci che lente non
ma che <tempo integrale passato-presente-futuro> e che
muove sostituzioni e inclusioni, che esige interruzioni o attra-
zioni singolari di un ordine di possibilit o di determinazione si-
tuate nel tempo e nello spazio.
Orbene, lintenzione heideggeriana quella di un linguaggio i
cui lessemi conducano, per concatenazioni lineari, successioni
di lessemi, a delucidazioni del <come e perch> una metafisica
della presenza surrettiziamente, in mille modi apparentemente
diversi, in Grecia e con Platone ad esempio ancora alla moder-
nit, abbia potuto esibirsi in ontologie privative della verit,
con presentazioni di prospettive dellEssere legate allontologia
dun testo su cui impostare vie di iniziazione al come e perch
di una lista di attributi e di postulati (dogmatismo) ed abbia po-
tuto stabilizzarsi secolare, per applicazione ai lessemi di predi-
catiti narrativi e relazioni discorsivi la cui analisi si disposta ad
esegesi biblica <fidelizzata> da vasti campi disciplinari.
Alla risposta basti questa <parabola heideggeriana>: Nur wenn
wir wirklich irren in die Irre gehen, knnen wir auf Wahrheit
stoen. Ci equivale alla assegnazione di una funzione al pen-
siero: non vis a tergo (meta definitiva), ma il procede per sen-
tieri (Holzwege), giacch il lessico riscoperta, lermeneutica
non epistemologia, la conoscenza ha motivo liberi cammini, e
procede se non come continuo sviamento, compilata per irridu-
cibile erranza; sicch Nur wenn wir wirklich irren (solo se sba-
gliamo realmente), knnen wir auf Wahrheit stoen (pos-
siamo raggiungere la "verit"), abilit onto-storica, per il fat-
to che in costanza di genere e di problematica le flessioni sono
supportate da un nuovo creativo pertinente: la verit dis-
velamento dellEssere non <presenza allintelletto>, n idea
n visibilit dellesattezza.
Pertanto, alla monumentale opera di Martin Heidegger occorre
accostarsi nel conto che trattasi di monumentale disomoge-
neo: la disomogeneit si accumula lungo un percorso che da
s riguarda la irriducibilit dellEssere alla classe degli enti (En-
te: la classe degli esistenti; determinati quindi come elemen-
ti: enti in quanto <tra loro interagenti>. Ma gli elementi di
una classe, se distinguibili tra loro, secondo peculiarit caratte-
ristica ciascuno un insieme. Ebbene, Heidegger , definisce ta-
le caratteristica secondo <il modo dessere> (comprensione
dellEssere. Ne risulta anzitutto, una separazione tra <enti
semplice presenza (Vorhandenheit); lente con modo specifico
la comprensione dellessere> (modo di esistenza come exsi-
tenz), in quanto <si prende cura delle semplici presenze. In-
somma lente che <esiste>, ed esiste in quanto apertura,
(carattere della utilizzazione della loro utilizzabilit, Zuhanden-
heit) e porta a compimento (pro-duce) il suo essere-adesso-
qui, possibilit di pro--getto; quindi, <comprensione di se
stesso che ne fa da guida, pre-comprensione e rispettiva cono-
scenza come comprensione, (esistentiva). Insomma <esiste>:
esiste in quanto apertura, possibilit di pro-getto; quindi,
<comprensione di se stesso che ne fa da guida (esistentiva).
In breve, in Sein und Zeit, quali ne siano i limiti e gli sviluppi
dalla Kehre, si estrinsecano i caratteri distintivi delluomo ,
dell<essere-qui-adesso> in quanto Geworfenheit (l<esser get-
tato>) che < sta a significare l'effettivit dell'essere consegna-
to>; che si differenzia entro la nebulosa dellEnte, in strutture
dell<autentico ma anche dello inautentico>; che costitutiva
temporalit giacche essenziale progetto dunque concerne
lintera dimensione presente-passato-futuro e la rileva caratte-
re dellesistentivo; e che, anzitutto e soprattutto, esistenza au-
tentica possibilit <disvelata> (cfr. Sein zum Tode, angoscia,
precomprensione); <destino> non da subire ma re-
interpretazione duno dei termini, luomo, della differenza on-
tologica; per tutto ci, le scelte al presente dunque per il futu-
ro (tradizione come consegna continuante le possibilit e
lautenticit), rendono in trasparenza, qualit e difetti
dellautentico come auto-qualit e autodifetti, che, al pi, in-
ducono commenti, cio proposizioni lungo testo, tratti perti-
nenti di situazioni riferibili ad opinioni di <storicit di esistenza
decisa>).
b) I sentieri <non biografici> di Heidegger
Lessere, lindicibile-dicibile, lunit delle istanze che, dalla
Verit ad esse contigua, (primato ontologico), contattano
lEsser-ci (primato ontico) rivolte allunico <essente rispetto
allessere> in grado di porsi il problema del senso del proprio
essere (dominanza del possibile).
Nel rapporto tra la Verit e luomo, la risolubilit del problema
dellessere pertinente al <senso dellesistenza> (lessere- nel-
mondo), che schiudesi <nei modi di esistenza> (la mondit), si
rivela con legame di contesto, originario ed essenziale nel lin-
guaggio; cio ha le dimensioni dellunit del pensiero <che abi-
ta> le unit delle istanze dellEssere; quelle che, invece, con ca-
rattere logocentrico hanno soddisfatto <istanze della esteriori-
t>, surrettizia oggettivit delloggetto impostata su basi di una
concettualizzazione scientifica della verit (Vorhandenheit;
metafisica della presenza).
Dobbiamo, dunque, seguire Martin Heidegger lungo il suo
cammino di identificazione dambito dal quale accedere a un
linguaggio la cui struttura, le parole e i criteri, si possano tra-
scegliere da rapporti effettivi, non da fondare e nemmeno au-
tofondati, ma fondamento di morfogenesi di senso dellessere;
rapporti tra Esser-ci e enti; fondamento contattato dal fonda-
mentale essere-nel-mondo nella mondit.
Dobbiamo seguire Martin Heidegger a partire dal sintomatico
suo interesse per lEssere e non per lesistenza; non esposto
dunque a conclusioni che non siano essenziali; contrariamente,
il rischio di approdi entro un ismo.ma per comporre, enuclean-
do da Analitica della esistenza, modi in cui lesser-ci esiste,
cio si rapporta allessere ("unit di Storia dellessere). Inoltre,
per rilevarvi: (I) le <parti di percorso organicamente inserite
nella Storia come un tutto> (testo come cammino di contesto);
(II)<eventi> di pre-comprensione (metafisica) e comprensione
del senso dellessere (il pensato essenziale).
Eccone i momenti (salienti in Brief uber den Humanismus . ):
(I)la metafisica fin dallinizio si impossessata della interpreta-
zione del linguaggio nella forma della <<logica>> e della
<<grammatica>> occidentali;
(II) *+ non solo engagement dans laction (impegno) per e
mediante lente, nel senso del reale della situazione presente
il pensiero engagement (compito) per e attraverso la verit
dellessere, la cui storia non mai passata, ma sta sempre per
venire.
La storia dellessere sostiene e determina ogni condizione e si-
tuazione umana. Se vogliamo imparare ed esperire nella sua
purezza, e cio nello stesso tempo portare a compimento, la
suddetta essenza del pensiero, dobbiamo liberarci dalla inter-
pretazione tecnica del pensiero, i cui inizi risalgono fino a Pla-
tone ed Aristotele; (III) [dobbiamo liberarci] della metafisica
che fin dallinizio si impossessata della interpretazione del
linguaggio nella forma della <<logica>> e della <<grammati-
ca>> occidentali; (IV) conclusivamente dobbiamo riferire
loriginario al pensare ed al poetare, alla funzione dellessenza,
alla liberazione del linguaggio dalluso pragmatico del formale.
Alla situazione umana la parola poetica accenta le istanze dello
Essere come pro-ducere: il portare a compimento la misura del
dicibile in quanto acquisita da verit dellessere come .
Il <non-> di non-velamento, dunque, regge il movimento del
pro-ducere come operare non su inventari del passato, del ri-
cordo e della invenzione del futuro ma in riferimento
allesistenza delluomo: Bezug e Vllbringen, fondamento e
completezza sono di <ci che stato consegnato>.
La liberazione allopera di poesia pensante. Pertanto, dun-
que, il pensiero; nel <notificare per impedire> che il produrre si
confini in produzioni di meccanismi di produzione di verit (spi-
rito scientifico, modernit ) nonch di teologie per atei o teo-
logie apofatiche, <collocandosi nella storia dellEsser-ci, storia
che non mai passata, ma sta sempre per venire>, vi parteci-
pe pensiero poetante. Poesia pensante e filosofia poetante; li-
bero pensare lepocale, le svolte, le mutazioni, permanendo li-
bero anche dal <mercato degli ismi>, che secolarizzazione,
dominanza di un esistentivo <fuori testo> dellagire e scegliere
fra le possibilit dellessere-nel-mondo.
Ne consegue che fuori testo dellontico, la caratteristica fon-
damentale dellEsserci (il con-essere) ove offesa dagli ismi; sa-
rebbe <un resto> della Storia, misura spuria dellessere
dellEssere-ci nella mondit. Un resto che, <assenza di signifi-
canti congruenti>, tuttavia ospitato nel reticolo di sentieri
biografici; resto e fuori testo lungo tali sentieri ne sono banalit
ineguagliabile tranne che dalla loro annotazione come errore;
anzi banalit il cui resto madornale irrilevanza del <mein ir-
rtum> heideggeriano, perch oscura stigmatizzabile ab imis
dei motivi e scopi di un cammino, che dotate di pietre miliari
Essere\Esser-ci\uomo nella mondit. Di un pensiero del <fon-
damento come rapporto> con lo scopo di risalire a ci che pre-
cede. Ossia: lEssere, lessenza della Verit (cfr. Premessa). O-
scura irrilevanza, nella dimensione dinsieme secondo la quale
tra Verit ed erranza i sentieri pi che interrompersi licenziano
il progetto da quale si assenta la scelta decisiva e subentra la
speranza: la pars costruens ingombrata da peregrinazioni di
valore <pi probabile> politico, errare e nel contempo non
sequenza a casaccio.
Poich non dato accantonare la differenza tra dimostrare e
mostrare, tra veridico e punto di vista, riguardo a <ci che pu
essere vivo> del pensiero di Martin Heidegger, nonostante so-
prattutto Martin Heidegger dei Quaderni neri, l'analisi critica e
lermeneutica dovrebbero affrontare il problema della conte-
stualit e, dunque, ciascun interpretante dovrebbe anzitempo
dotarsi, di proposta propria chiave di lettura; che, dovendo e-
videnziare le frequenti fluttuazioni della fraseologia heidegge-
riana, qui ho ritenuto di proporre, e propongo opportuna in
modalit di un <testo essenziale, quasi-certo>, ossia come pre-
ordine del convenire o dissentire.
Sunto. Intenzionato secondo istanze dellEssere che lo precedo-
no, il testo-essenziale, filosofia di Martin Heidegger, si lascia
leggere come statuto delle risposte <ammissibili> all<essere in
grado di essere> (Sein zu Sein Knnen), col problema della <lin-
gua> con cui le risposte propongono donazione di significato
ad un <discorso rapportato> (piano dellenunciazione) alla
<domanda dellessere> che si accenta, nella modalit duna in-
terlocuzione con lAltro indicibile e tuttavia che si svolge ad un
passo dallessere: la <questione dellessere> flessibile in <i-
stanza dellessere, e della verit> (seinsfrage, seynfrage) enun-
ciata in una <sintassi dellessere> per concetti che sono movi-
menti lungo sentieri del contenuto (semantica) che fase del
cammino percorso legittimamente come magistero del fonda-
mentale <senza meta finale>, del fondamento onto-ontologico
delliniziale, della svolta nella svolta, delle denominazioni epo-
cali della Temporalit (il <senso stesso della cura autentica>;
della Storia dellEsser-ci).
Si d il caso che, procedendo il testo diviene disegno ambizioso
di prevalenza (sovra determinazione) della domanda con fun-
zione destinale (a-modalit): si autoconcepisce come progetto
di determinazione primaria del vissuto e di integrazione (occu-
pazione) di spazi residuali del vissuto medesimo riguardanti la
Storia dellEsser-ci; infine, il commento delle tesi (ente come re-
lazione, strutture della cura, il poter-essere-un-tutto, supplisce
la tematica di scelte, della temporalit che le costituisce, della
autenticit, che passa ad asserto di libert di scelte <ascoltate>
e governate dal destino del disvelamentodal lato o ontologi-
co invece prima contessute con la essenziale libert dellente, e,
quindi, includenti responsabilit per lente-uomo del mondo
delluomo.
Pertanto, la dignit delle istanze dellEssere verso lEsser-ci, si
deprime in piattezza di sovra-ordini, di non-sensi della differen-
za ontologica, poich applicata per ritagli semantici, a predicati
di rapporti tra soggetti, di concreto e astratto, di nessi, insom-
ma, adattabili come relazioni normali nonostante che dal lin-
guaggio non potrebbe quindi non dovrebbe, che fluire validit
ontologica efficace di intelligibilit e introiezione di verit onti-
ca, di rapporti verso problemi reali e fatti, sia della quotidianit
sia di tempi medi del <qui ed adesso.
Ebbene, leggendo e riflettendo secondo linee del <grandioso>
progetto, nei tempi lunghi delle ricorrenti palingenesi si rende
visibile il lavoro di suggestive analogie e metafore, presenti gi
nel flusso di un discorrere laterale con intento di una generaliz-
zazione accattivante; si contemplano come ovvie specificit, le
dissimmetrie tra concreto e astratto; con le quali, allopera di
una rimozione dal mirabile pensiero poetante, trae vantaggio il
pensiero pensante una opaca (cagionevole e di parte) colloca-
zione delle istanze dello Essere abusate da istanze politiche; di-
sperse in sofismi nonostante la fredda, costante, anche se sot-
tovoce, considerazione heideggeriana della politica in termini,
invece, di <indifferenza coerente> con i principi e il vasto ordine
dellessenziale problematica di Storia dellEsser-ci e dellessere
<qui ed adesso> dumano responsabilizzato da erranza di verit
ontica; dellumano adesso ormai marcato in meccanismi della
cui riproduzione amerebbe farsi carico soltanto il progetto
dellEssere.
E questo <fantastico> articolato di nuove latitudini dellEssere,
fantasioso contesto di effetti di nonsenso, che occorre attraver-
sare non solo per tematiche critiche delle approssimazioni hei-
deggeriane che, con evidente, diretta, ammissione di Heidegger
amministrano speranze e attese di nuova svolta nella svolta;
attese e speranze foriere di errori sofferti da Heidegger con im-
barazzante ermetico silenzio, ma anche e soprattutto per una
restituzione del testo-essenziale alla ontologia del linguaggio
casa dellEssere, dunque, non applicabile su contesti elusivi del
radicale significato di differenza ontologica secondo la quale
luomo capace di ascolto della verit pur sempre fattore di
storia, e lo senza etichette antropologiche, con la dignit di
Tradizione, Ueberlieferung che <consegna>di possibilit (li-
bert) <su>spazi dellerranza. Occorre, insomma <recuperare
loggetto perso>: la solidit della differenza, lonto-ontologica
libert, forse la dignit del filosofo; e certamente tenere saldo il
magistero del travaglio spirituale, la rilevanza piena del pen-
samento di Martin Heidegger nella storia e nella filosofia della
storia, su cui Heidegger, adesso per enunciati invece malforma-
ti (cio quelli distanti dalla formazione del testo-essenziale) e
con illanguidita semantica, appare, tutto sommato, esercitare
una astrusa violenza (cfr. Introduzione).
Dunque, lincomprensibile per <appartenenza ad altro sistema>
che ora i Quaderni neri peraltro trascinano seco, lo incompren-
sibile <conoscenza collaterale>, invero sovra determinata da ef-
fetti mediatici ed anche da autorevoli esegesi critiche strabi-
lianti, guidate da prologhi dellinganno, deve essere riesamina-
ta ma con criteri della sua significanza; ossia con criteri efficaci
del <mostrare> che <essa rientra nel testo, e del dimostrare che
essa si combina, nel discorso-essenziale, con altri asserti e temi
e non con altri fuori testo; del dimostrare (lato della veridicit)
non solo mostrare (lato del punto di vista) che le contestualiz-
zazioni e le modificazioni valgono a <scovare> nel testo quanto
Heidegger vi avrebbe, insomma, criptato in sistematica parven-
za. Questo, bench gi sostenuto con toni confortati da titoli di
comprovata autorevolezza, deve essere riesaminato non citan-
do e chiosando ma per analisi strutturale ed ermeneutica auto-
rale, <penetrando> a partire da dove necessita e con la misura
che meritano campi e momenti dellopera e del testo essenziale
della filosofia di Martin Heidegger, non come geroglifici
dellinganno, ma pietre miliari del cammino del pensiero col
linguaggio che assume tratti distintivi e valore esplicativo
dellumana dignit, dellessere-per-la morte, esplorato nel suo
<saper porsi davanti alla morte>.
Palmi 01 agosto 2017 Giuseppe Chiofalo
Annotazioni
La asserzione heideggeriana <lente solo possibilit>, accosta
alla finitezza dellente libert di scelta; alla quale lente sapr
dare proporzioni di senso e qualit di decisioni. Possibilit, in-
somma, non modi del <darsi ragione>, del determinare solu-
zioni per vie astratte del dedurre o dellimplicare, dotate, alla
occasione, dun principio di causa: possibilit il fondamento
di atti intenzionali, di fasi e di modi di vita non intrinsecamente
materiali, donde iniziano assunzioni di compiti di umana liber-
t:
<Lente non lEssere> richiama siffatti gradi e atti dellente (il
gettato) alla possibilit ontologica del progettarsi non elusivo
della libert di scelta. Allora,<ente possibilit di ogni realt>,
delle strutture dell'Esserci, di congiunzione di esistenzialit e
progetto, effettivit di realt autentiche o inautentiche; le une
come le altre, tutto sommato, come possibilit di essere libe-
ro dalle illusioni del Si: dalla angoscia della fine che sbalza an-
ticipante la indeterminatezza del finito orizzonte del possibile,
siccome indeterminatezza che si accompagna con
lincondizionata insuperabile certezza, gi non pi scelta: la fi-
ne. Lente lessere-per-la-morte.
Questo il corollario che per lente rimandato al proprio po-
ter-essere pi proprio, non recita un evento che s'incontra nel
mondo ma possibilit della pura e semplice impossibilit
dell'esserci. Orbene, l<essere-adesso-qui>, luomo <capace
di angoscia> che <il prima aperto al dopo> differenza origina-
le, assunzione singolare del tempo; del tempo nella mondit,
che alluomo: l'esser-gettato nella morte si rivela nel modo
pi originario e penetrante nella situazione emotiva dell'ango-
scia; che , quindi, angoscia alla certezza immediata e unica,
individuale o collettiva, nellordine della esistenza, alla concre-
tezza della questione del suo porsi, e sapersi porre, davanti alla
morte.
Concretezza di una questione la cui risposta rimandata alla
verit ontologica, alla sua contiguit con lEssere, alle conver-
genze dei perch della vita con fini e profili dell<essere-
dellente>.
Verit dalla quale i compiti intermedi tra lalfa e lomega
dellente, sono comprensibili, quindi appresi, lungo cammini
dellessere-uomo in un mondo-delluomo; e che si avviano col
mistero del linguaggio e dalluso di lingue del co-sentire
langoscia del <nulla che nulla>; per percorsi che si annodano
con fenomenologie destetica esistenziale, con lo splendore
della poesia, con le emozioni morali e volont individuali che
disegnano la persona. Si attivano, insomma, da stati danimo
che segnalano realizzabili gradi della Cura nel tempo e nello
spazio delle unit e delle diversit che timbrano lascolto del si-
lenzio dellEssere. Del silenzio che misura il <mistero della mor-
te>.
Ma un silenzio delluomo insostenibile, giacch, dal mistero
del linguaggio urge, allora, la domanda Chi siamo?, che ir-
rompe manifesta dal Molteplice degli enti, dai tramonti che si
negano iniziando le albe, dallavvicendarsi di secoli ed epoche
che non si creano nella lotta (Eraclito) ma come esperienza
umana della infinit del possibile, con la quale luomo finito,
non inutile narratore e nemmeno semplice spettatore, pu ac-
quisire risorse del senso riposto e corrisposto in una <analitica
esistenziale> che ulteriori domande custodisce, sui perch
loltre logica delloggetto scientifico; sui perch della profondi-
t di discorsi essenziali sul primato ontico, nel problema
dellessere oltre il teologico; sui perch delle questioni
dellessenza e dellessere che, entrambe inesauribili, bussano
alle aperture di destino dellente. Che destino dellessere-
per-la-morte, ma non solo di morte: esso destino dei contri-
buti allIniziale delle <gi ri-correnti svolte>; perch ascolto
delle svolte che non sono <rotture> compilate in rapsodie dell
Essere come Divenire. Perch dellEssere le svolte insegnano la
indecidibilit della medesimezza tra essere e ni-ente con en-
tanglement dellUno col Molteplice.
Forse la risposta, a siffatti perch, non conta, se gli egoismi
di parte, afferrati che siano entro un discorso essenziale, si
possono trasformare in socialit attiva, per riempire di storia
dellEsser-ci gli individuali percorsi di unit del molteplice. Di
unit dotate di principi di elevazione della socialit in <umani-
t> senza <ismi> e di primati con un <principio del capo>; prin-
cipio di solidariet intellettuale e umana visibile ove non sia e-
largito per la stoltezza dei marinai che al capo si legano te-
nendolo legato alle sue estrapolazioni teoriche in retorica di
regime (parafrasi della obiezione di Adimanto a Socrate nella
Politea, riguardo la partecipazione dei filosofi alla vita attiva).
Orbene, questo discorso essenziale, pi o meno e comunque,
si ritrova compatibile, secondo un criterio di contestualit, col
testo heideggeriano versus loblio dellessere, (Seinsvergessen-
heit; metafisiche della presenza), religioni che uniscono divi-
dendo i sentimenti in classi disgiunte di fedi e di credi; insom-
ma, esibendo momenti di alterati motivi della Cura.
Un testo, dunque, che si presta come esemplare paradigma del
testo-essenziale di cui attentamente qui ho tracciato i caratteri
che lo risolvono nella sua essenza nellatto dessere sterile ter-
reno per ismi (umanismo, antisemitismo, negazionismo, e o-
stentato nazismo nutrito da Fhrerprinzip).
Un testo, dunque, che pu anche non condividersi; ma che de-
ve essere chiave di lettura delle affermazioni quasi-teoretiche
e delle suggestioni aggiunte quasi-irresistibili, non conta se po-
che o molte perch sono comunque significative, che passi dei
Quaderni Neri esibiscono e provocano. Chiave di lettura, tutto
sommato, per addurre motivi del <dopo della Gesamtausgabe>
voluto e esplicitamente indicato da Heidegger per Il posto de-
gli Schwarze Hefte di Martin Heidegger.
Il POSTO dei QUADERNI NERI

Esplicazione
La interpretazione del complesso pensiero di Martin Heideg-
ger, esige: (I)padronanza della lingua tedesca, delle flessioni
dei significati in costrutti <del possibile, del presente,
delliniziale e degli eventi>;(II) conoscenza del dizionario degli
interpretanti e acquisizione <del senso dei segni> e delle paro-
le chiave del lessico.
Tuttavia, a chi queste virt abbia solo con gradi di stentata suf-
ficienza, non tolto il ricercare nellinventario aperto della
struttura heideggeriana, semantica e lessicale, la possibilit di
restituire al pensiero heideggeriano quella solidit dello argo-
mentare che negli Schwarze Hefte sembra invece severamente
compromessa. Sembra, se autorevoli studiosi di Martin Hei-
degger vi hanno potuto dedurre che la poderosa opera heideg-
geriana altro non , tutto sommato, che una sorta di multistra-
to di quinte nel teatro dellumano pensiero; quinte, dietro le
quali, un Heidegger antisemita e nazista ha potuto spendere
maldestramente i tesori di facciata del filosofo.
E appena il caso di affermare che qui non intendo, non ne a-
vrei titolo di padronanza della lingua tedesca, tale da poter pe-
netrare la qualit delle mire (lato delle intenzioni), che nel bai-
lamme sollevato dagli Schwarze Hefte, talvolta e autorevol-
mente, si asseriscono (lato del contenuto) mimetizzate
nellintero contesto heideggeriano.
Tuttavia, scrutando parole tuttaltro che scorrevoli della prosa
heideggeriana, invece, in me si conferma immutata e manife-
sta la geniale grandezza del pensamento heideggeriano, anche
se caratterizzato da <poliedricit disorientante>, ma non dall
<arte dellinganno> , giacch a livello teoretico, in Heidegger
v soltanto ambiguit di segnatura del rapporto tra interro-
gante e interrogato, perfino internamente alla solidit della dif-
ferenza ontologica, di essere ed esser-ci.
Nel merito, ritengo che tale ambiguit di rapporto anzitutto
vuole essere perch deve (lato del contesto) restare possibilit
di rapporto, senza declinazioni in certezza di rapporto, dictum
destinale: essa libert dessere, di fondazioni e di scelte che
non si risolvono tramite filologia ed esegesi: rapporto Esse-
re\Esser-ci al quale lessere non lindifferente ma il dispen-
satore di senso che adopera palingenesi (<passaggi> del pen-
siero dellessere>) assistendo attese di gi nuovi inizi. Rappor-
to, insomma, per svolte epocali ciascuna conclusiva e tutti ri-
correnti nella storia dellessere-uomo del mondo-delluomo.
Del rapporto, allora, lambiguit <voce> della concreta uma-
na esistenza senza utopie, guarnita dei destinali passaggi, ef-
fetti di senso dei tabulati discorsi su primati di un solo soggetto
che sembrano indiare il soggetto <razza eletta> a livelli denfasi
di cui occorre dunque penetrare il senso per rintracciarvi gli in-
tenti della disorientate poliedricit del pensiero heideggeriano.
Di un pensiero che pensa <avventure di libert> per strade di
liberazione della storia da <presenze vestali> dello oblio
dellessere.
In questa avventura di libert che il pensiero di Martin Heideg-
ger assegna alluomo e solo alluomo, (non per principio antro-
pico, e nemmeno per esperienza di dannazione sartriana), i
colpi di scena sono costitutivi della mondit, sono esistenziali
ed ontologici: la storia delluomo del mondo delluomo, mo-
dalit temporale di una azione esterna (domanda), di cui
lumana civilt va fruendo con linedito senso di storia come
teologia. La coerenza di Martin Heidegger la disorientante in-
coerenza dellesser-ci rispetto a <ci che si trova rispondendo
ad una domanda fondamentale>. Senza una acconcia chiave di
lettura: (I)della vita come <evento> dellaccadere della verit;
(II)del pensiero e azione come possibilit, poco rileva se <per
adesso> o strutturalmente se per <pochi singoli>, nella filosofia
heideggeriana non potrebbe che apparire il non-senso della
abominevole classe degli ismi.
Con una acconcia chiave di lettura, non con <criterio della logi-
ca produzione del discorso>, <la poliedricit> e <la organicit>
del pensamento heideggeriano <ormai non pi disorientante>,
trasformazione, passaggio, da linearit dei lessemi a dimen-
sioni multiple dordine percorribili da una <matrice ontologi-
ca>, la quale originalit heideggeriana del pensare per tem-
perie storiche che rifondano il senso dellessere-al-mondo,
nonch per vicissitudini di pseudo discontinuit del continuum
ontologico; del pensare, dicevo, le svolte e i passassi nella sto-
ria dellEsser-ci ed unetica come modale ottimalit della Cura
e come <misura> del porsi davanti allunica non negoziabile
certezza: la morte. Una <matrice ontologica> per riordinare
spazi di pensiero di cui occorre <pesare le criticit> di frainten-
dimenti, con la serena esegesi di cui si capaci. senza cavalcare
la tigre, per rendere invece visibile <i rischi>e i <fuori testo> in
cui incappa Martin Heidegger degli Schwarze Hefte, in frasi nel-
le quali la <matrice ontologica> svolge invece infiacchito il suo
carattere funzionale.
Pertanto, in queste annotazioni il mio proposito non <rin-
tracciare> solidit di profilo del <filosofo> ma quanto <da s si
presenta> disponibile a una via di lettura del Quaderni Neri di
Martin Heidegger; i quali, da s si presentano appesantiti
dallesigenza duna riflessione sulla modalit della loro esisten-
za ma comunque dotati di filo dArianna <del pensato>, del
cammino del <pensiero heideggeriano>, <attraversandone ra-
gioni speculative> con aperte coinvolgenti critiche; sono tac-
cuini-diari esigenti una via di valida ed efficace lettura <dotata
di chiave di lettura> per farsi carico dei gradi di <loro conte-
stualit> con la filosofia di Martin Heidegger; e, quindi, per
chiarire se e come, anzi perch, essi siano <patologico lavoro>
che mette allo scoperto, nello intero pensiero heideggeriano, il
pensare che la Shoah sia stata lo autoannientamento degli e-
brei come destino dellessere nella storia della metafisica (il
che coinvolge direttamente la filosofia>); oppure se essi <ci of-
frono limmagine di un altroHeidegger, altro rispetto
allautore dei grandi trattati *+ del confronto con laltro ini-
zio *secondo inizio+ che e rimane ci che Heidegger riporta
dellescatologia ebraico-cristiana che pensiero duna svol-
ta della storia dellessere come un nuovo (Istvn M. Fe-
hr). Il che non toglie che esso sia coinvolto modo di <leggere
la realt>.
Contestualit non improbabile, tuttavia, se nei Quaderni neri
che vanno dal 1931 al 1941,(e 1942-1948) la questione ebrai-
ca connessa alla questione dellessere; probabile se la
Shoah considerata sotto lo aspetto filosofico e non limitato a
quello politico; improbabile se piuttosto che categorie filosofi-
che, seriet e correttezza e soprattutto unetica della lettu-
ra debbono essere la <chiave di lettura>; probabile se Oblio
dellEssere modernit, Illuminismo, Ragione, Scienza, Tecni-
ca, Industria, e verso cui i Quaderni neri del 1940 e del 1941
avanzano lesigenza di purificazione dellEssere (Roberta
Monticelli).
Improbabile e probabile, in girotondo, convegni e scritti, di au-
torevoli studiosi; dotazioni di causa reale: la modernit (gli e-
brei sono infatti gli agenti della modernit; Donatella Di Ce-
sare); meditazioni secondo <necessario risalire alle fonti di
Heidegger> senza trascurare la problematicit di attraversa-
mento del silenzio di Heidegger (Francesco Alfieri), agitano
coinvolgimenti mediatici anche in posizioni conflittuali e diso-
rientanti ammiccamenti.
Ebbene, qualche significativo motivo <dagitazione> in questo
bailamme c: (1) la congiunzione forte: essenza dellebreo in-
carnazione delliperbole di ebreo ideale; (2) lattribuzione ad
esso della colpa delloblio dellessere; Heidegger e la questione
della tecnica; e, a pi ravvicinata valutazione, vi apparenza
che tutto ci che si incontra sussista solo in quanto un pro-
dotto dell'uomo. Questa apparenza fa maturare un'ultima in-
gannevole illusione. E' l'illusione per la quale sembra che l'uo-
mo, dovunque, non incontri pi altri che s stesso (Heidegger,
La questione della tecnica; ed. Mursia 1976); in dettaglio: (1)
attribuzione agli ebrei di <vocazioni> allo sdradicamento; (2)
movente destinale <germogliato> nella fase finale del primo i-
nizio della storia dellessere (cfr. Rosa Maria Marafioti; il me-
langolo, 2016: p. 100).
Pertanto, in gioco il dilemma: errore o mostruosa oscura-
zione della nobilt del pensiero filosofico in virtuemi apologe-
tici, tutto sommato, stupidi; acefalo, ruolo delle camere a gas
(annientamento senza carnefice, ossia Selbstvernichtung, au-
toannientamento); ma anche cause di deformazione a seman-
tica variabile <svista madornale>, <fastidioso errore>; nonch:
(I)le enfasi e le congiunzioni forti di categorie filosofiche con
lantisemitismo o il nazismo; (II) la deformazione rivisitata e ri-
schiarata da Heidegger dal lato filosofico cio con criteri di con-
fronto speculativo sul nichilismo, declino dellOccidente; (III)il
dominio della tecnica da riassorbire con la <missione> che ver-
sus tutto ci doveva avere il popolo tedesco; poich. ripeto,
qualche motivo c, occorre allora che si esamini il fondamento
di una filosofia essenziale, in quanto tale la filosofia di Martin
Heidegger .
Per tutto ci, la mia chiave di lettura prende corpo dalla osser-
vazione delle situazioni discorsive che si generano e si svilup-
pano in intimo legame con il lavoro di differenziazione, stratifi-
cazione, confronto conducente a catene significanti comunica-
tive (significanza) che Martin Heidegger ha rese produttive di
un primato dellontologico; vi prende corpo intanto per non
consegnare la lingua dun testo-essenziale a sostegni principiati
<more geometrico> (lato del costrutto razionale, e della scien-
za) giacch il confronto e la funzione della lingua deve avere
soggetto il linguaggio, con buona pace di chi chiedesse invece
compattezza e rigore deduttivo o esercizi induttivi, cio binari
per i concetti; i quali per Heidegger, sono cammini di libert
per <aperture di nuovi inizi>; e, quindi, per liberare le organiz-
zazioni significanti da concatenamenti <di scienza del linguag-
gio> giacch se tali fossero, detterebbero essi la autenticit
dallesterno della interna definizione alla visione heideggeria-
na: filosofia essenziale in quanto tale chiamata ad aprirsi in
modo decisivo (ent-schlossen), non come atto del soggetto,
ma come es-posizione dellesserci nellapertura dellessere (cfr.
Rosa Maria Marafioti, Gli Schwarze Hefte di Heidegger; giugno
2016 pag. 58).
Orbene, forse la pluridirezionalit stilistico-contenutistica
di un arco temporale che va dal 1930 al 1970 (R.M. Marafioti,
ib. Pag 50) a rendere oggetto del contendere il carattere degli
Schwarze Hefte? Potrebbe esserlo se non fossero essi una sor-
ta di archivio notarile; testimoni di un lavorare lungo gli anni
non aforismi da intendersi come massime di saggezza ben-
s avamposti invisibili esposizioni di retroguardia di medita-
zione ancora indicibile per la conquista di una via verso il do-
mandare di un nuovo <iniziale> che a differenza del pensiero
metafisico si chiama pensiero storico-ontologico (R.M. Mara-
fioti; ib. Pag 51). E non potrebbero essere altrimenti, giacch
larchivio offre rogiti, scritti vissuti del loro narrante scrittore,
Wege, nicht Werke, non sentenze ma risorse per la legittimit
di nuovo farsi autentico il pensato. <Per una svolta nella svol-
ta>.
Risorse per il superamento della determinazione antropologi-
ca moderna dellessere umano (R.M. Marafioti; ib pag 123),
per un nuovo modo di autentico pensato, pi che prese di
posizione spesso prive di pars construens, nella forma di trat-
tati scientifici e racconti poetici, del calcolare e del siste-
mare parole e frasi; di un pensiero che pensa per itinerari, vie:
non lestro di considerazioni apodittiche, definitrici, ma la fun-
zione di <appunti per un sistema progettato> non dal < come>
si compilano ma <donde> si conseguono le domande, e non si
sterilizza la tesi: <<in futuro il pensiero deve diventare cam-
mino del pensiero (Gedankengang)>> (ib.52).
E a questo punto comprensibile quale debba esser il suppor-
to, chiave di lettura, di un proposito di lettura dei Quaderni
Neri: a) la prima svolta (Kehre; Sein und Zeit); b) il pensare se
pensa a partire dalla prima svolta. (als die Kehre), cio una
svolta che svolga rifondazione di un linguaggio soltanto per ri-
elaborazione della questione dellessere (R.M. Marafioti , ib.
Pag. 91); sicch gli Schwarze Hefte di Heidegger esattamente,
di l delle esegesi esplicative quanto di quelle implosive (gli ul-
tra come i sub dimensionamenti), siano leggibili come taccuini
(il diario) di <Un passaggio del pensiero dellessere ( il sot-
totitolo degli Schwraze Hefte di R.M. Marafioti).
E perch lo siano, fino alla comprensione del <madornale> (er-
rore) e del disorientamento del riordinamento dei significati
(distruzione in autodistruzione) come non-sensi (a-
contestualit), occorre <lavorare> i concetti come contenuto
della propria forma; della formazione che i concetti hanno non
nella lingua di una scienza (che elargisce tesi dagli assiomi e
delle parole ben preformate, vie di etero direzione verso una
verit dellassenso) ma nel linguaggio, della lingua heidegge-
riana del co-sentire, del livello filosofico e non estrapolante dei
passaggi, delliniziale, dellevento, dellontico, dellumano
<molteplice> chiamato in tracciati di catartiche svolte.
Premessa
Un testo che abbia lo scopo di risalire a ci che lo precede (la
verit dellessere), testo essenziale del <radicale domandare
che trasforma>, delle oscillazioni della verit per snodi e con-
tatti tra tempo ed essere; esso deve parlarne anche per risol-
versi in eloquente silenzio: c verit perch c lessere. Cio
testo non solamente dotato di significati emozionali, quelli che
hanno senso solo per lutente delle propriet sintattiche (sog-
getto di enunciazioni senza allocutore); deve, piuttosto essere
un testo dotato di senso comunicativo, quasi-ovunque proposi-
zionale (attribuzione di valori di verit non di logica formale:
lessere non presenza) dotato di referenza legittimamente
applicabile ad ogni enunciato sensato che pro-duce, porta a
compimento (v. supra)i, <la parola> nel linguaggio casa
dellessere, lutopico strutturale, il paradossale situato nunzio
devento tra il nula e s che conta per <uno>, evento del luogo
solo come luogo-(cfr. Alain Badiou, Letre e levenement, Paris
gennaio 1988).
Pertanto, il testo-essenziale, in dimensione pragmatica deve
poter significare regole dazione, con vie per affrontare e ma
anche risolvere enunciati sperimentali (riorganizzazione,
nuovo inizio, contenuti versus ambivalenze).
Un testo che abbia lo scopo di rispondere alla domanda che lo
precede, assecondando, come deve, loriginalit heideggeria-
na, non rassegna il suo contenuto a formalizzazioni del discor-
so filosofico, non incorpora sistemi di segni come oggetti di
scienza: incapperebbe in etero-direzione; si far carico, invece,
di un principio di identit di genere tra le diverse lingue, onde
pervenire a caratteristica modale di <insieme di modelli cultu-
rali compatibili (comparabili)>; per identificarvi con le caratte-
ristiche proprie, misure dei livelli di argomentazione di cui il te-
sto medesimo deve dotarsi in quanto chiamato a soddisfare
ordini della pre-comprensione che lo precedono.
Modelli di civilt della cultura; non un calcolo; la tradizione
(Ueberlieferung), come modo di scoprimento (manifestazione)
di verit in cui allopera <un senso>, deve, allora, essere <il
consegnato criterio> per ordinare il futuro di individuabili va-
riet di lingue dellesser-ci storico; individuare ed ri-ordinare in
contesti di ri-produzione di senso, le lingue col loro livello di
generazione di significanti in sistema <interno> (storico) che
non pu essere unico, i cui termini semantici possano intensio-
nalmente essere usati <allinterno> o <dislocando> il senso
<relativo allessere dellEsser-ci alla periferia di filosofie del di-
cibile, del discorso profano; tradizioni di lingue con ordina-
mento essenziale; e con questultimo, tra esse una lingua, per-
tanto dotata di significanti che il senso implichino col proble-
ma del significato. Una lingua con attributi di centralit, legit-
timit di convocazione delle altre lingue (dominanza) e conte-
stualizzazione delle accezioni di queste in essa (primato).
Una omogeneit del graduabile e un primato che gi, ridise-
gnano, tutto sommato, ogni giudizio di valore entro una <ana-
litica delle risposte>; che inserisce lelocuzione sui livelli delle
domande dello indicibile altro che domanda; che divulga in-
tendola listanza dellEssere e la storicit dei nuovi inizi che non
semplicemente si fanno giacch si fondano sulla continuit
<del dono> (esigenza del nuovo inizio) <per nuove domande>.
Linfinito domandare ritorna sulle risposte comunque col pro-
blema della essenza; appunto per questo le <parole> sono e-
venti ossia cose di un pensiero pensato non derivato da entit
mentali ma del pensare laltro in classi di significati. Classi,
ossia non insiemi che invece sanno identificarsi solo una
tantum (fissit definitrice duna relazione di appartenenza):
poich le parole sono eventi della enunciazione, impossibile
sarebbe isolare la lingua dalla domanda dellessere.
Dal punto di vista ermeneutico, liberata che sia la fraseologia
dalle problematiche e dalle ideologie del significato che inve-
ce storico di storia dellEssere, concetti e paradigmi, criteri del-
la rilevanza delle enunciazioni, giudizi tetici sui gradi di asseve-
razione dellesistenza ed uso di una lingua, sono preordini di
significati ad un passo dallEssere; sono eventi storici di inter-
pretabili gradi di primato duna lingua; dunque di visibilit dal
lato dellessenza, della lingua del primato.
Caratteristica dun testo che abbia lo scopo di risalire a ci che
lo precede (testo essenziale), un lavoro sia di differenziazione
sugli enunciati (lato sintattico), sia di stratificazione e confron-
to degli usi (lingue) di un linguaggio fondamentale; cio lavoro
che dia alle differenti lingue il fondamento comune della identi-
t di scopo.
Occorre, quindi, che il lavoro di confronto ordini le lingue con-
frontate secondo un criterio non normativo, poich ci che
precede non detta il testo (non Tavola della legge data da Dio
absconditus) non lo comprende n lo pre-comprende per as-
serzioni (modo semantico) ma ha garanzie di genere (modo
semiotico); il criterio insomma della grammaticalit degli ele-
menti grammaticali (modo dessere della comprensione
dallinterno,): il testo-essenziale, insomma, una parola sola
(non isolabilit dei segmenti semantici testo ed essenziale):
testo che risalga a ci che lo precede ove assicurato ad un giu-
dizio di valore riferisca non sugli usi ma sui componenti della
descrizione linguistica e del ruolo che una lingua svolge circa lo
adeguamento di essa alla caratteristica globale del testo (caso
di <larga contestualit>); ruolo costituito senza allusioni, parti-
colarizzazioni e punti di vista (leffetto senso) evidenziando una
lingua; la quale, considerata nel momento storico del testo con
le sue divise unit che costituiscono un senso (lato semantico
di realt linguistica), ha una organizzazione sia di tratti distintivi
e di realt positive differenziate (regionali), sia di unit non sol-
tanto dordine relazionale (principio di pertinenza) ma anche
dotate della mancanza in ciascuna di esse dei caratteri di o-
gnuna delle altre (principio di opposizione); organizzazione che
esauriente risolva la problematica della enunciazione (opposi-
zione, questa volta tra enunciati e situazione di discorso, inter-
namente al testo nel conto che <laltro che precede>, diret-
tamente inenarrabile). Una lingua quindi dotata ovviamente di
tangibile (storico) primato quella che, opportunamente inte-
grata sia lingua del testo-essenziale. Tale lingua per Martin
Heidegger quella di Sein und Zeit e la obbligatoria integrazio-
ne , ripeto, sollecitante Kehre (non cambiamento di problema
ma inizio del nuovo modo della soluzione)
Va ribadito che il primato duna lingua tangibile; quindi non
affidato a un accorto giudizio di valore (anche se <largo conte-
stuale>); compreso in una relazione con le altre lingue secon-
do criteri della dialogicit e socialit integranti le differenze tra
lingue e vocazioni al <ruolo dellunit> del comune scopo: il
primato non della lingua ma del linguaggio come luogo della
soggettivit, (lo spirito, la cultura, la provenienza): funge da
causa e non da effetto; e sotto questo aspetto, allora, il prima-
to della lingua forgiata per il futuro (aspetto storico) dalla
tradizione come presente-del-passato il cui soggetto non
strutturale ma storico offre alle altre lingue momenti essenziali
del significare unit dellintento (coessenzialit dello scopo) e
accogliere varie soggettivit come partizioni di soggettivit
graduate (razze), sicch il primato icastico improduttivo per
natura propria di ismi; il primato quello di una lingua del si-
gnificare (modo semiotico) che implica il comunicare (modo
semantico), dunque del presente come progetto del passato
presentificato onticamente(genesi astatica del futuro, ossia da
qualunque presente non conflittuale per fondamento dunit:
non razzismo ma diritti delle razze).
Dal punto di vista pragmatico, lintersoggettivit rapporto tra
locutore e allocutore, ed allora il locutore il parlante la lingua
del primato. Solo forzando attributi e condizioni del primato
(Tradizione) in ruolo destinale, o comunque astorico, la sogget-
tivit degli allocutori, la opportunit e il grado di riferirsi ad
una lingua procedono non in funzione di comunanza di scopo
(popoli), ma dislocandosi dominante divisione questa volta raz-
ziale; il testo non pi essenziale delloblio dellEssere, acqui-
sta in s valore performativo e per s aspetto identitario:
lallocutore come <questo soggetto cos come visto> ogget-
to dominato (razzismo.
$1 Teologia e Storia
La categoria storica non delinea configurazione teologica; piut-
tosto vale linverso: Martin Heidegger, i suoi trascorsi di teo-
logia hanno infatti assecondato significativi sviluppi di un pen-
siero filosofico della storia con un caratteristico contenuto de-
stinale di Storia dellEsser-ci.
Non tenere conto di siffatta caratterizzazione della visione hei-
deggeriana della Storia, sarebbe disorientata <non-ortoepia>:
sarebbe omettere la influenza della teologia sulla composizio-
ne di una <mappa> di rapporti Sein\Dasein senza quali si ren-
derebbero opachi <i compiti storici> che Heidegger assegna
dallinterno della domanda dello essere scorrono verso lesser-
ci; sarebbe peraltro non vedere che nella biografia del filosofo
(crisi spirituale coincidente con linizio di studi filosofici) gi
vissuto una sorta di significato destinale di tali compiti, e lo
svolgersi di essi in <modi desistenza> piuttosto rapporti di
causa nel mondeggiare del mondo; modalit che la libert pu
rendere foriera principale delloblio dellessere; rapporto,
quindi, come connettivo dei molteplici modi d<essere-gi-
adesso> come dello <essere-qui>; rapporto collettivo del Da-
sein e delle sue determinazioni; della pragmatica del <getta-
to>, <del possibile>, del <progetto>: una frettolosa separazione
tra uomo e filosofo beninteso per quanto concerne la osmotica
congiunzione Teologia e Storia, sarebbe indebolire anzi svuota-
re, lo <spazio narrativo> dei motivi e degli indici delle scelte
che sollecitano e qualificano le soluzioni heideggeriane del
<problema del significato>; sarebbe non soppesare, anzi omet-
tere, la piena concretezza identificante il peso di tale problema
lungo il travaglio spirituale del mirabile pensamento heidegge-
riano, facendo trapassare il lessico heideggeriano in <ambiva-
lenza della posizione> (cfr. R. M. Marafioti; ib.115) e di rappre-
sentativit stemperata tra descrizioni di fatti e avvenimenti tra
verit eterne e riflessioni astratte (cfr. Ducrot e Todorov, Isedi
1972 pag. 331).
Si d il caso, per, che ai fini di una storia dellEsser-ci, le in-
fluenze teologiche, interpretate come devesi dal lato teologico,
sono connotazioni di fasi, analogie e linee di continuit, profila-
te come indici (segni determinati dalla relazione reale che le in-
fluenze intrattengono con le istanze); e congiunzioni di sugge-
stive <tracce>, pertanto da intendere come risorse della novit
del testo-essenziale; sono anche possibilit attuali, non <strut-
ture di rinvio>, n aggiunte per colmare deficit di esplicazione
(oscurit) del complesso lavoro heideggeriano.
Peraltro tale carattere di risorsa lucidamente ribadito da Hei-
degger il quale in I. Kant ( cfr. Kant e il problema della metafisi-
ca) aveva trovato il suo <illuminato rappresentante globale>: la
teologia non mai passata a semplice <appendice> ma rima-
sta fissata attiva alla <origine> del da farsi filosofico: .. senza
questa provenienza teologica, io non sarei giunto mai sul
cammino del pensiero. Provenienza sempre futuro, confessa
Heidegger.
Futuro-essenziale, dunque, della lingua-essenziale ospitata dal
linguaggio <casa dellessere>; futuro, perch la filosofia <non
resti di nessuna epoca> (cfr, Friedrich Nietzsche; Frammenti).
Futuro e tracce del Futuro che gi: il rapporto produce nel te-
sto-essenziale una iscrizione che implica il tempo nello spazio
della elaborazione ma anche motivazione atto e segno del la-
vorare i concetti che sono indipendenti da gradi e concetti del-
la scienza con una <origine propria> ossia libera da questioni
della fondazione di possibilit di una lingua e non necessitata
da principi della provenienza.
La Provenienza che sempre futuro della filosofia procede sal-
data al problema del senso della Tradizione; < Gewesenes>:
passato che ha a che fare con l'invio e con il destino; testimo-
nianza di una radice, di Ueberlieferung, che articola il compre-
so nel luogo in cui conoscente e conosciuto si appartengono
(Giuseppe Mascia).
Provenienza, che la possibilit fondata con la necessit (del far-
si <questa lingua tra altre lingue>) traduce, per differenza, il
molteplice dellente in polisemia di Geschlecht:. sesso, razza,
stirpe, genere, specie, famiglia, genealogia, comunit, genera-
zione non-animalit, verso cui occorre <metterci in ascolto>
(per approfondimenti, cfr. Valeria Annaro), ascoltando il passa-
to, la tradizione come invio destinale.
Se il passato anche <invio destinale>, allora domandando do-
ve congedato il trascorso religioso e quando inizia il Teo-
logico della Storia dellEsser-ci, ci accorgiamo subito che la
domanda ospita <iperlogica conservativa della logica dedutti-
va. In questione semplicemente lautonomia del testo-
essenziale che nella teologia ha trovato non preambula ma a-
limento delle proprie condizioni di possibilit e di correlata de-
terminazione, ricevendo non suggestioni, non protocolli n pa-
radigmi (credi, e fedi dellessere-nel-mondo) ma principi di e-
sperienza spirituale come Grunt, come profondit del com-
preso che si chiarisce in che lo ha compreso in Storia
dellEsserci, per accedere allesser-ci solo dallinterno di una
Ueberlieferung, fenomenologia di legami interumani essenziali
a verit ontica della Cura (v. sub). Per accedervi secondo logica
induttivamente forte ma, sia ben chiaro, che in quanto tale ri-
schia di non accompagnare deduzioni valide (cfr.Brian Skyrms;
Il Mulino1966).
Ove manchi attenzione alla tipologia della configurazione Teo-
logia-Storia, il rischio di fraintendimenti e di cavillosa diversit
di interpretazione, abbastanza alto. Come alcuni fatti dimo-
strano.
Anzitutto occorre chiarire che teologia non scienza e che il
<religioso> il cercare e scegliere; con ogni <cura riguardosa>,
per poter vedere <Dio che unisce> e che <ci pu salvare> e nel
contempo, anzi <di norma>, non perdere di vista che se unisce,
di fatto divide in confessioni di fede, verit supportate da <io
credo> e da primato panico del Dio , "tutto, <forma di un
contatto; o pastore benefico; non Seyn, non testualit di Esse-
re ed Esser-ci>.
E dal testo essenziale che si penetra la semantica della diffe-
renza scienza-religione: il testo della scienza rimane saldo alla
sua autonomia: (I) deriva da assiomi epistemici, regole euristi-
che, assiomi logici, esigenze di sistema, ideologie del modello,
problemi strutturali convenienti (adeguazione) al contenuto
oggettivo del discorso; (II) Religione e Teologia, riguardano la
medesima tipologia di giudizi entro la classe la cui lingua ha,
per la prima, <semantica del paradosso> sicch i valori di verit
sono <ci che creduto vero>; per la seconda (Teologia) ha ca-
rattere proposizionale per certezze di significato ma anche per
stimoli a favore di esperienze emozionali nei destinatari (per
approfondimenti, cfr. J. M. Bokenski).
Ora, se si volesse avviare e svolgere una lettura dei Quaderni
Neri, per mostrare o dimostrare che qualche <deturpante> i-
smo in essi c (ovviamente non conta il numero ma la conte-
stualit), occorrerebbe provare che gli ismi possono pur sem-
pre debbono comporsi nella semantica del testo essenziale e
non sussurrarsi (mancanza di ubi constistam) dal <posto late-
rale>. Occorrerebbe provare non sommando dotte citazioni e
chiosando, e mostrare che il testo heideggeriano ne consente
la dimostrazione o un postulato desistenza, anche se non co-
me farebbe la scienza. In breve, mostrando che, <come in un
testo di scienza> opera la logica della deduzione o quella
dellinduzione, si possono integrare gradi di esattezza presso la
<ordinaria> complessit di aspetti e problemi della interna ne-
bulosa semantica heideggeriana, delle costellazioni di enunciati
in sintassi aperta su <luoghi della possibilit>; della esigenza di
determinazioni, quindi di scelte che <non creano loggetto>.
Occorrerebbe quanto pu esserci consegnato per dimostrazio-
ne irresistibile anche per le vie degli intenti, sviluppi e supera-
menti di onto-logiche della presenza; ripercorrendo i sentieri di
unopera che , e tale deve restare, cammino e travaglio spiri-
tuale, esposizione allo sguardo altrui di caratteri descrittivi di
risposte a sollecitanti domande in modalit straordinaria; ri-
sposte con essenziale premessa una analitica della esistenza;
risposte, insomma, con il carattere del mostrare appena di-
mostrabile.
Occorrerebbe convincersi che la filosofia di Martin Heidegger,
in quanto via della determinazione di <modi della risposta a
domande dellEssere>, la medesima di quella della ricerca di
verit ontiche, ermeneutica dellessere-nel-mondo, con quella
fenomenologia dellesistenza che inafferrabile <dalle ragioni
della ragione> lo anche se contattata da ideogrammi e profili
di Heidegger come il <ricercatore <eccentrico>, ad esempio del
tipo <Proust cattedratico> (B. Croce) o <dispensatore di enun-
ciati, da s prive di senso> per il principio d mancata osservan-
za di sintassi logica (R. Carnap).
Ma per principio, le vie della determinazione del pensamento
heideggeriano sono quelle del tempo storico, del carattere
transitorio (passaggi) e dei cominciamenti di nuovi inizi; delle
perlocuzioni (atti del rapportare allente lessenza della <verit
non-nascondimento>), degli effetti di senso, delle tipologie di
pseudo-proposizioni per il superamento della metafisica, se-
condo una analisi del linguaggio che non logica; esigente in-
vece chiave di lettura di contesti dellessere-gettato, adeguata
al volgere lo sguardo allessere e spingersi con un preciso crite-
rio storico, fino ad un passo dallEssere; ad un passo
dall<esser-gi-l> la chiave di lettura duna legittima lettura: la
verit dellessere.
Orbene, lessenza della verit ci riporta al paradossale religio-
so, al teologico e alla concezione della storia come accadimen-
to ed evento dellesserci; alla esistenza di continuit di destino,
a situazioni intrecciate con la libert di esercizio: una sorta
dessere in fase con oscillanti dis-velamenti e velamenti con cui
la verit si manifesta: lessenza della verit, la sua e-sistenza,
il <suo abitare aderente> allessere, secondo doppio differen-
ziale spiccato ad un passo dallEssere, cio <uomo-verit-
essere>, il libero rivelarsi di domande dellEssere, sono poli del-
la <questione di responsabilit> del soggetto dell<oblio
dellessere>.
Ma poich <lEssere liberamente> si ri-vela in ci che, quindi,
luomo (il soggetto) non pu scegliere liberamente, allora
lEssere: (I) <informa> il destino dellessere di una libert para-
dossale, tra destino dellessere (SeinsGeschick) e abbandono
(Gelassenheit) delluomo; (II)<consegna luomo> ad un compi-
to speculativo del <lasciar-essere> con pacatezza le cose senza
interventi in termini mistico-religiose; (III) si profila, quindi, la
solidit configurazionale Teologia e Storia che la libert ri-
compila valida a sostituire alle dimostrazioni, ricorrenti da par-
te del modello teorico, i modi di non ottusit del lasciar essere,
con un mosaico del vivere pi gestibile le unit tematiche di o-
riginale compattezza: le oscillazioni di velamenti e disvelamen-
ti, il silenzio dellEssere.

$2 Lastratto concreto
Rimane, quindi, una libert paradossale di compiti tra avvento
ed attesa, altrettanto esaltante: la storia, continuit ontologica
<che > dunque la Storia dellEsser-ci, si fa storia delluomo che
rimanda alla Storia dellEsser-ci esponibile dunque esposta in
Analitica esistenziale che conduce alla verit che contatta
luomo dalla parte dellEssere: tutto si tiene mirabilmente <in
grande> che, si condivida o non si condivida, affascina anche
con le velate suggestioni <tematiche> di teologia come Storia e
viceversa.
Ma vivendo i dettagli della <vicenda in grande>, la storia ci
mostra i suoi lemmi che preparano dimostrazioni (continuazio-
ne espansiva del contenuto) della continuit ontologica costel-
landola da erranza: storia tempo e spazio delluomo;che
<narrabile dalluomo> (storiografie), delluomo che, in quanto
ente che possibilit, implicabile come libert integrata con
oscillazioni della verit.
E questa la caratterizzazione di ci che dato alluomo per di-
re e fare; di una tematica forte <dei passaggi> e <degli oblii>
<dei tramonti> e dei <nuovi inizi che gi cerano prima>, delle
scelte <di decostruzioni distruttive> decise per perseverarvi, e
<rimanere invischiato nella follia>, <nellannientamento>.
A parte la tremenda bizzarria della libert destinale in quanto
tale, (che ha poco o nulla da invidiare alla libert spinoziana
necessitata da <amore intellettuale di Dio>: dellUno-ovunque,
immanenza senza coinvolgimenti esorbitanti da individuali
passioni); a parte la bizzaria, ripeto, per largomentare heideg-
geriano non sono possibili obiezioni: ne mancano acconci crite-
ri, vi sono, alloccorrenza, solo condivisioni o repulsioni.
Si d il caso per che il soggetto non il singolo individuo.
Per Heidegger un principio di individuazione (operante
sulluomo <Moltitudine>) contempla il soggetto <comunit,
popolo> con una <radice di libert> nella tradizioni e gradi e-
lettivi di cammini storici; soggetto che <astratto> (specificit
dellEsser-ci>) nel suo farsi tempo e spazio, anche <concreto>
(non in senso hegeliano: astratto-concreto come unit degli
opposti mediata da dialettica di indeterminato; concreto e a-
stratto sono due modi dessere del medesimo, il porsi e il far-
si): limpegnato nellaltalena della verit, <il questo qui>
della mondit la cui libert destinale non lo deresponsabilizza
perch lo qualifica <collaborante> col proprio destino. Sappia
egli allora in vita e ne sappiano i posteri, che eventuali contegni
<distruttivi> da erranza sono anche <suoi >: sono autodistru-
zione.
Con queste concatenazioni il significato di <autodistruzione>
caratterizza aspetti precipui della originale teoreticit del te-
sto-essenziale heideggeriano: il negazionismo non centra. In-
cauto e e scatenante illazioni, in esso la differenza ontologica
dispiega reciprocit di implicazioni tra Essere e totalit di enti;
implicazioni della verit assente nella sua presenza alla inesau-
ribile insostenibilit di fruizione integrale dello ontologico; ine-
sauribilit della verit e delle alternanze di non eraclitee coppie
di non-nascondimento e nascondimento; inesauribilit con cui
si valorizza lumano spazio-tempo liberandolo da angustie di
possibilit di <soli legami col mistero>, e da camicia di Nesso
del destinale. Allora, con ponderatezza ermeneutica, esso
proponibile per una tassonomia dellerrore e della qualit della
prassi in casi desperienza di verit dal posto ontico delluomo,
non solo sul piano teorico, ma anche sul piano concreto: uomo
realmente libero, tutto sommato,anche dal bisogno di farsi
emancipare libero.
Certo Martin Heidegger non si sottrae a postulazioni di funzioni
destinali del <popolo tedesco>; il che comprensibile come
enfasi secolarizzata (effetto Primato; enfasi tipo <i re-filosofi di
Platone>; o <missione del dotto di Ficthe>). Lerrore madorna-
le , invece, <irricevibile decostruzione>; laverne ribadito la
sussistenza sia sul piano speculativo sia su quello degli eventi
con deficit di riscontri effettivi, con un interesse sovraccarico di
aspettative; espresso in <chiaroscuri delle istanze delliniziale>,
mescolato al dissenso ed a sbiadita severit di giudizio sul na-
zionalsocialismo <declinante ritardatario> rispetto alla incarna-
zione delle virt del Capo delicatamente definite ai superiori li-
velli del Guidare. (Fhren) non rapporto tra il superiore e
linferiore. (cfr. per approfondimenti, R.M. Marafioti; ib. pagi-
ne. 74-79).
Ma tant: in spazi della significazione dotati duna semantica
sterile di delucidazioni dellimportanza che le categorie di eco-
nomia generale, in particolare di economia politica, gli Stati e
le politiche privative di principi identitari, il dualismo di valori, il
carattere delle costituzioni; la importanza sradicante delle
condizioni materiali, la materialit del valore del <denaro> che
<tiene insieme gli individui in guise divisive>, in siffatti spazi
non data alcuna rifondazione di senso ma soltanto sostitu-
zioni dordine (conservazione del significato e mutazione di ge-
rarchie).
Ora, un <discorso> di filosofia dellEssere e della verit ontolo-
gica, <si potrebbe> impiantare opportunamente per mediazio-
ne: (I) per costruire certezze dimostrative, di scienza vera; ma
dovrebbe, allora, esibire riempimenti di termini medi tra intel-
letto e ragione, tra intuizioni e concetti, ancorati alla diversit
tra la risorsa euristica e la ontologica pertinenza allessere e al-
la verit (cfr. caratteri cartesiani); (II) oppure rifondare la me-
diazione come struttura del sapere per esperienza, pensiero
di ci che esiste come momento dellessenza stessa di <pen-
siero e realt> (Hegel).
Da qui loriginalit dello ontologico astratto-concreto heideg-
geriano: licenzia certezze cartesiane e momenti unitivi hegelia-
ni (<il> risultato): lessere <ci che rimane dagli enti,
LEssere non lente. E questo <il postulato> che ordina e
amministra lintero heideggeriano senza residui: senza dubbio
iperbolico e senza il Tutto risultato (apice della fenomenologia
dello Spirito), il pensamento filosofico di Martin Heidegger per-
corre lesistenza in cammini del <pensiero pensante la questio-
ne della verit> e i suoi dettagliati domin: luomo, linteresse
per lEssere; lanalitica in quanto esistenziale; lastratto coi suoi
motivi e temi, paradigmi e ordine temporale, preminenze dei
significanti nella costruzione di relazioni e determinazioni di
Storia dellEsser-ci; la logica dellesistenziale, i <passaggi ad al-
tro inizio>, la disciplina del costrutto (non sottovalutazione, in
esso, dello autentico <modo puramente metafisico> versus rei-
ficazioni per ismi); disciplina di passaggi che tentano attestare il
nuovo senza eterogeneit, senza fratture del continuum onto-
logico di <distruzione associata a un rinnovamento> il cui
movimento invece rimane indipendente dalla figura che as-
sume di volta in volta e dalla durata di queste forma appunto
visibili (cfr. R.M. Marafioti; ib. pagine. 94-95).
Ebbene, loperatore di tali aspetti ed effetti una < matrice>
che nel costrutto heideggeriano, strutturalmente <matrice
ontologica> mentre in alcuni passi dei Quaderni neri, si altera
abbandonata allestro del discorso lineare su un insieme di re-
lazioni astratte tra tipologie astratte, che lascia fuori realt
concrete affidate a una semantica sguarnita di concause. Di-
viene,dunque, possibile, cio a questo punto non contradditto-
rio, assumere asserire soggetti di possibili catastrofi come pro-
tasi che consegnano il <poter essere> indirizzato a <certezza di
fatto> letta nella sfera di cristallo del <futuro che gi>; che
dal lato ontologico lo , ma adesso iperdota la certezza di au-
tarchica efficacia immotivabile dalla parte dellEssere: Weltju-
dentum, uno tra tale soggetti nella storia dellEssere che
forse non pastore ma manovalanza dellEssere?
No, con questo esangue giudizio, la filosofia essenziale non
centra! Centra invece la relazione di Essere ed ente, della
quale la asserzione <LEssere non lente>, peraltro, ordina
loriginalit del <lessico heideggeriano>; dellEssere con lEnte
come classe di insiemi di enti, tramite strutturale e costituzio-
nale, nella lingua del primato, di risorse indispensabili per le
modalit della Storia che Temporalit; e che per vocazioni fi-
losofiche originalit di enunciati non solo per una significa-
zione con criterio etimologico, ma anche per una fondazione
<da classi del dicibile di modi dellindicibile > (esempio se
lEssere una x (Heidegger), allora si pu scrivere: <<x non-
Ente>>).
Senza intenti di formalizzazioni, questa annotazione basti per
rendersi conto che lontologico heideggeriano si approfondisce
in straordinaria innovazione del <dare un solo senso agli effetti
di senso> cio pertinenti alla polisemia della sintassi. Basti per
osservare che, dunque, <lEssere non-ente> non negazione
ma relazione della differenza in quanto irresolubile nei suoi
termini; saldezza della differenza ontologica. Non- opera-
tore predicativo espansivo del termine <ente> rendendolo
Molteplice; pura presentazione degli insiemi di enti retro-
attivamente da apprendere compitandolo al singolare come
<ente>). Ne consegue che lente <gi da s> rimanda agli enti,
dunque, ad un insieme di insiemi e quindi , dal punto di vista
puramente ontologico, a relazioni tra essi, da cui dato identi-
ficare poi nel discorso filosofico, cio <dal modo delle seman-
tiche dello Esser-ci>, lente in cui essere -ci .
Anzitutto in cui lessere si rivela. E ente <astratto>, che <nel-
la classe degli insiemi di tutti gli insiemi che sono enti>
linsieme dei -ci.
E luomo, lesser-ci qui ed adesso che in quanto insieme
necessita di: (I) una condizione di esistenza (la copula <vi
svolge un ruolo decisivo>; Heidegger; cfr. Vida Tercic; la La
dimensione delles gibt nellontologia di Martin Heidegger,
Roma 2006); (II) una propriet caratteristica dinsieme <effetti-
va> giacch mostrata da tratti distintivi ontologici, e esistenze
contestuali variabili; (III) un distintivo e una variabile di Storia
dellEsser-ci e Umwelt, rispettivamente.
Se lattenzione a tali nodi tematici heideggeriani scarsa, allo-
ra <il controllo di sviluppi esegetici>, la possibilit di concentra-
zione sui contenuti radicali, possono uscirne severamente
compromessi.
Eccone un esempio: ebreo astratto e ebreo concreto; paradig-
mi (lato dellagire) non ismi; ebreo concreto significante do-
tato di significato univoco solo perch necessario a quello di
ebreo astratto
Nei tragici luoghi della devastazione, <lente in quanto en-
te>,<ente ebreo>, e <ente tedesco> sono, se vi incappano,
<simultaneamente> interni a esibizioni di equipotente esito
destinale, quello che in Shwarze Hefte si dice Selbstverni-
chtung, che si tradotto con <auto-annientamento> ma che
simultaneamente si traduce in <autodistruzione del primato>
che certamente non <primato del carnefice> a meno che
<primato> non sia <ci di cui si parla senza sapere di cosa si
parla e senza assimilare se esso vero!> (chiedo venia per
lassonanza con la icastica definizione di Bertrand Russell, che
connota invece le meravigliose avventure della Matematica).
Ebbene, nella ontologia di Martin Heidegger non v diretta-
mente e nemmeno tra le righe definito luomo se non come
<insieme> che dal lato puramente ontologico, unico; il
qualcosa di pi originario e fondamentale, pre-comprensione
della stabilit di coppie dello astratto e del concreto, unico
insieme con caratteristica di ente aperto alla domanda
dellessere, al rapporto con la presenza del niente; unico sog-
getto della ripresentazione della possibilit del rapporto la cui
dispersione quindi pu internarsi nella storicit e temporalit:
nellessenza dellesser-ci, ex-sistenza rivelatrice invero di
rapporti, di comprensione dellessere e non dispensatrice di
solitarie autodistruzioni cio a soggetto-osservante unico; ca-
rattere desistenza possibilizzata dalla angoscia rivelatrice del
<niente che niente non appena va via> (non , insomma,
linsieme caratterizzato dal <peccato dAdamo>, uomo del
Dio lIncarnato di Kierkegaard).
Tuttavia, nella distinzione onto-storica dellunico in partizioni
(le razze, unit radicate nellunico) per sbrigative analisi prive
di indici pi penetranti che quello ritornante in Heidegger co-
me un ritornello di epopee della tecnica fulcrate su intollerabi-
le devianza, immediatamente pu definirsi <razza ebrea> (gi
coinvolta nella storia delle <opinioni> e della <incoerenza de-
duttiva>) come unicum senza distinzioni di sesso, et, e con-
dotte di vita, e quotidianit, che ha <questione ebrea> come
affissa, che dal lato dellesistenza <qui-adesso> non che un
ismo. Lo tra, anzi paradigma di, Untermensch "Il sub-
umano l'uomo che sta sotto gli standard di capacit e adat-
tabilit imposti dall'ordine sociale nel quale vive". Ma non
sfuggir che sotto il <sottile sproloquiare per distinguo> si
cambiato registro: alla differenze che lEssere unisce sulla
mappa della Temporalit dello Esser-ci che consegna disegni
desercizio del possibile che Cura dell<essere-per-la morte>
al pi e talvolta <qui adesso chiacchiarone>, si imbarcano crite-
ri di giudizio tramite pagelle, <tra il formale e limmaginario>
dello <Unter> che annotano negazioni dumano che sono, in
quanto negazioni, e meno originarie del non che meno ori-
ginario del niente. Eppure avevamo appreso da Heidegger di
Vas ist Metaphysik (Adelphi, Milano, 1987) che sia ogni giudizio
di valore sia la esuastivit della negazione sono carenti-di-
essere. Tant; ma una questione heideggeriana <se seria> lo
sempre o per lo pi.
Con buona pace di coloro che non gradiscono gli astratti hei-
deggeriani; e vedono lerrore madornale di Heidegger inscritto
nello ontologico heideggeriano. Ma prima di fornirsi di registro
(la matrice) e titolo (ontologica) occorre non perdere di vista
che una legittima chiave di lettura della filosofia heideggeriana
proviene essenzialmente prima di qualunque esegesi critica,
bench autorevole, da domin del Molteplice: la <spiritualit
dellastratto e del concreto heideggeriano> (la libert e la re-
sponsabilit, i segni di una Cura che lessere possibilit,
<lessere che sa di esser-ci>, appone <davanti alla morte> unica
certezza; la spiritualit elusa nella sue declinazioni ideologico-
psicologiche); ma se si coniuga con contegni di un solo sogget-
to con lhobby della tecnica devastante anchessa solitaria cau-
sa, <molteplice anomalo, deviato>, secondo una sorta di anali-
tica delle deviazioni del paradigma proposto in norma, o con le
condizioni psicologiche globali di una indefettibile speranza,
tutto sbiadisce nel disincanto o, in sottigliezze tematiche di co-
strizioni negative della storia a dilatazioni delle durate
delliniziale. A ben intendere, sono questi gli affastellati carat-
teri del mein irrtum che abilmente Martin Heidegger <sus-
surra> affiancato da tollerante Essere che invece trae dai per-
corsi dellerrante risorse di eloquente <escatologia>.
Una matrice ontologica, per <nulla> <pura> non solo perch
opera su <insieme coinvolto in un principio di individuazione>
nel canovaccio di un sistema di concause (cfr. infra), ma perch
deve risolvere la problematica del <fatto storico in quanto ta-
le>. Problematica ampia giacch non v in re una decodifica-
zione oggettiva e indipendente dallo <interprete> (E. H. Carr;
Che cos un fatto storico?; Einaudi Torino, 1966; pp.14-17),
ma una collocazione che impone comunque farsi carico della
attendibilit dellinterprete.
Ma poich ogni annientamento che non sia suicidio, comporta
un annientatore, anchesso sia astratto sia concreto ed un fatto
bench relativo non si pu negare che sia sotto un <giudizio>
e, nel caso, se <non si pu negare che le camere a gas sia siano
mai esistite> (cfr, Donatella Di Cesare, Se Auschwitz nulla.
Contro il negazionismo Il Nuovo Melangolo 2012) non resta che
mettere fuori campo <linterpretante>: questo il madorna-
le espediente heideggeriano che, in quanto madornale, in-
cappa in aporie o astruserie del compito destinale (taluno le ha
chiamate schizofrenie tematiche):I) se il destinale, assegnato
dallEssere non pu alienarsi in Dio vindice con spada veterote-
stamentaria: non v umana responsabilit ma una trappola
storico-ontologica; II)se invece come interno alla coppia
concreto\astratto, allorch consegnato a fasi di erranza (cfr. le
critiche non pietose di Heidegger allhitlerismo non virtuoso
nazionalsocialismo), latto di devianza dal primato (il Partito ne
il soggetto in s e per s), rivedibile, pu bastare e avanzare
larcano aggiusta-tutto, il nascondimento della verit che giu-
stifica gli attori e alimenta le speranze; (III)pensando in modo
puramente metafisico (cio storico-ontologico; soltanto entro
le mappature dello Esser-ci) dato considerare il nazionalso-
cialismo come eloquente possibilit di passaggio ad altro inizio,
(nonostante il <pieno inganno iniziale>), pur sempre in virt
dellessenza e della sua forza storica, del pensare la verit <del
modo in cui lessere si d nelloggi della tecnica>. Insomma il
destinale <imperio dellEssere>, che non si fa incartare in in-
terpretazioni mentre salda al nazionalsocialismo doni di impre-
teribile primato <indipendentemente dalla forma assunta sotto
il regime hitleriano>,. (cfr. R.M. Marafioti, l.c. pag 94, i cui vir-
golettati puntuali e tempestivi fotografano <una riflessione
chiarificatrice del 1938/1939 di Heidegger> congruente ad <un
nazionalsocialismo dello spirito>).
Conclusivamente, tramite le occorrenze spurie (fuori-testo)
della terna (la <cosa sperata>, la latente intraneit di essa allo
astratto concreto che <sa attendere> le risoluzioni da tetrago-
no Essere), il genocidio pu rientrare in <teoremi del nulla>; ed
il pensare la razza ariana in modo puramente metafisico, non-
ch il distribuire licenze di negazionismo, in scadente e rozza
declinazione del primato del Tedesco in tedesco sentinella del-
lo Essere attrezzata da camere a gas.
Ed allora, il <teorema del nulla> va formulato come segue: <v
nulla nel pensiero heideggeriano> ma un nulla teso a riposi-
zionare lessere-Tedesco come il solo ente nel teatro della Sto-
ria (Temporalit) tramite asserzioni e commenti su presaga vi-
sibilit di un solo <agente> (nazionalsocialismo); soggetto re-
cuperato alliniziale nel buio della sera, entro un sotto-ordine
onto-ontologico (Essere\Dasein) appalesato ormai messianico.
Ma allora, madornale non solo lerrore heideggeriano, ma
anche ci che resta da esegesi che si esibiscono nel bailamme
dei punti di vista dotate di soddisfatta pars destruens tendente
al delineare lintero heideggeriano come <nulla nel cammino
del pensiero>. Ma se il nulla annulla la pregnante problematica
del <cosa un fatto storico>, allora qualcosa che merita
qualcosa nella umana vicenda e non solo la chiarificazione <a-
desso-qui> della sua madornalit.

$3 Lauto-annientamento e lautodistruzione
La determinazione univoca nel lessico heideggeriano dello hu-
mus in cui <germoglia> il senso del vocabolo <autodistruzione>
<annunciato e quasi caldeggiato> da Heidegger, non solo ca-
gionevole per concatenazioni lineari del significante al signifi-
cato secondo denotazioni <a semantica univoca> svuotata da
concause (cfr. supra) ma anche di connotazione coinvolgenti
orizzonti e caratteri di filosofia essenziale ove impegnata in pu-
re elucubrazioni afferrabili da <iperlogiche del significante
chiamata a fornire univocit del significato>; da criticit della
deduzione logica e della problematicit della induzione; critici-
t tipiche di novit heideggeriana che informa il pensiero nelle
parole dellente per comprendere lessere; e quindi, anche se
marginalmente, per deduzione.
Marginalmente vuol dire che induzione e deduzione snaturano
la sintassi heideggeriana, i cui enunciati sono, invece, cammini
per sentieri con apertura semantica, plurivoca (radura); sentie-
ri di scelte decisive tra significati equiprobabili; scelte che non
consentono frettolosit di fruizioni della deduzione come
dellinduzione (indebite sia illazioni sia congetture sul possibile
come necessario): non deduzioni n induzioni, ma astuzia del
linguaggio!.
Forse, tuttavia, centrano il graduale sbilanciamento, dello es-
senziale di Heidegger, [cfr. Beitrg zur Philosophie(vom Erei-
gnis), 1989, p. 3-21, passim] e le accentuazioni della parte on-
tologica intese come ascolto delle domande dellessere che
verso il comune pensare nei limiti conosciuti inducono un
repentino cambiamento (Umschlag) un capovolgimento che
capovolge il significato di semplici parole per pensare con la
potenza delle stesse parole Per pensare, ad esempio la mac-
chinazione (Machenschaft) in modo che il comportamento
delluomo capovolge il suo significato il quelle di trasfor-
mazione delluomo stesso, senza estrapolazioni, ma per con-
tinuit esegetica, tale che dalla riflessione sullo Essere sia pi
che deducibile, immediato contiguo il proselitismo nei confron-
ti del nazismo; e tale che la (Kehre) sia inizio di un sentiero del-
la sua deresponsabilizzante verso l'Essere come Tempo e Storia
(Egli distacca le sue azioni ed affermazioni da s come perso-
na empirica e le attribuisce ad un destino di cui non si deve ri-
spondere (Jrgen Habermas, 1985; tr. it.: Il discorso filosofico
della modernit. Dodici lezioni, Roma-Bari, Editori Laterza, 2
ed. 2003, p. 159)
Ora se Il pensiero porta a compimento il riferimento (Bezug)
dellessere allessenza delluomo, centra, in particolare, il risa-
lire allorigine (linguaggio) col primato della Dichtung, e il
principio secondo cui solo liniziale germe di futuro che at-
tende per germogliare ove non le sia sottratto un proprio tra-
monto (ib pag 95); centra, insomma, un articolata registrazio-
ne del pensiero dalla parte ontologica, possibile non appena
sia acriticamente intrapresa qualsiasi integrazione (enfasi) di
temi con: (I) il contesto delle condizioni di esistenza fattuale
secondo le analisi del rapporto tra Essere e Ereignis; (II) un
principio di accumulazione degli effetti; (III) la segnatura (cre-
scenza o decrescenza) delle evoluzioni e della reversibilit degli
effetti medesimi (esempio: il nazionalsocialismo secondo Hei-
degger) su cui possibile invece discutere; (IV) la irreversibilit
destinale della tendenza distruttiva connessa con lessenza del-
la tecnica; (V) il problema di permanenza del mercante, con o
senza uno stato, nel mercato a concorrenzialit multiforme e
modelli di sviluppo dinamici; (VI) la elusione in modo solo me-
tafisico, del futuro di due realt antitetiche, (nel nostro ca-
so:Tedesco ed Ebreo) le quali, formano un unicum strutturale
(cfr. Ren Thom) di distinte realt vagliate da principio identi-
tario e modalit evolutive; (VII)la decostruzione, annientamen-
to e distruzione che ad entrambe simultaneamente tocca
(nuovo inizio che gi), perch strutturalmente intrecciate nel
loro rispettivo scomparire o essere-nel-mondo (origine della
morfogenesi di senso e rifondazione del rapporto concre-
to\astratto; di ciascun termine della coppia ebreo\tedesco).
Qui le estasi religiose, non hanno voce e nemmeno silenzio.
Sono mancanti: per osmosi tra Teologia e Filosofia in Heideg-
ger sono, invece, latenti, assenze strutturate, rappresentazioni
distintive e gerarchizzate da aperture e rimandi che hanno ra-
dici autobiografiche; sono presenti, direttamente, determina-
zioni contestuali degli effetti di significato (con quelle determi-
nazioni che sono rintracciabili da preziosi virgolettati nel saggio
di R. M. Marafioti; ib. Capitolo III pagine 95-97; capitolo di un
lavoro, invero, da leggere attentamente e integralmente) che
peraltro dotano di orientazione causativa (del <minacciare o-
vunque lumanit dellepoca moderna sottraendole un tra-
monto>) mentre tarano le categorie temporali e oggettivali
(lora del mondo, <lancora invischiato> <il non sufficiente-
mente iniziale>) di azione di rinforzo che per esse si generano
da <essenze fuori sesto> (processi <guidati dalla macchinazio-
ne>, <giustificazione razionale e sistematica>).
Vi rilevano, insomma, temi di profondo deturpamento della
causa: la <supremazia dellente>; e <limmagine del fuoco puri-
ficatore> di Eraclito.
Ma, per non incappare in rischiosa similitudine (asso piglia tut-
to in tabula di super spurie permanenze di monotone descri-
zioni senza fondo del destino evolutivo del dissesto storico),
con le doglie del parto che Karl Marx aspettava, bench in mu-
tato modo della causa e con altri soggetti, da una Storia
anchessa di deturpazioni e furto dumana creativit, neces-
sario in Heidegger non perdere di vista la dominanza del lato
ontologico secondo la catena ascendente di rapporti: uomo-
linguaggio-verit-essere
E necessario dare posto alla parola del costrutto lineare di sen-
so crescente, pur lasciando lultima parola ai poeti da cui tralu-
ce per luomo, recuperato alla propria essenza, la verit. Pi
esaustivamente, non strappando al linguaggio il suo ufficio
(<<il linguaggio ha il compito di rendere manifesto e conserva-
re nella sua opera lente come tale>>; Heidegger), occorre che
il filosofo, lesegesi critica, gli strumenti della filologia, storia
della filosofia e filosofia della storia, si facciano carico del ri-
schio di <fuga per la tangenziale> della mirabile novit
dellopera di Heidegger da parte di Heidegger. Occorre deviare
dal paradosso, se si vuole percorrere lintero spessore del
<mein irrtum>.
Anzitutto il pensamento heideggeriano si caratterizza nella ac-
curata identificazione di realt, tradizioni culturali, percorsi
storici, livelli sapienziali, e nella disambiguazione in essi delle
regole generali di relazioni sintagmatiche, di co-presenze, di
contesti metafisici, nella costituzione di paradigmi della conte-
stualit e distinzione delle parti che nel testo essenziale deb-
bono ricevere una organizzazione non presupposta ma sele-
zionata tramite <domande fondamentali> e prudenti attraver-
samenti decostruenti il <sapere in quanto saputo secondo mo-
di di <metafisica della presenza> e camuffato sotto gli effetti di
problematica residuata poich non affrontata, invece, con in-
tenti di trasformazione dei relativi statuti teorici.
Tali domande fondamentali (Perch i poeti? che cos ; Che
cosa significa ; , Chi ) costituiscono un poderoso, ampio
smisurato atlante di riscrittura del sapere <interessato
allEssere> alla <prossimit allesser-ci> <allessenza della veri-
t>, in trame di destini, in orizzonti di pensiero il cui centro
ovunque un lavoro di decostruzione, del proporre fondamenti
senza fraintendimenti: dellindicibile dicibile da ci che non ;
della ontologia del linguaggio <casa> di enunciati predicativi,
<dell> estranea a predicazioni, narrative o logiche, che cattu-
rino il soggetto dalla parte del predicato e che lo sommino per
focalizzazioni di semantica che <addolciscano loblio>.
Tutto sommato, la logica di un <discorso interessato allo Esse-
re>, organizzazione semantica degli enunciati in cui Essere
non il soggetto logico e nemmeno grammaticale; in cui
lente per essere concreto (nominarlo, situarlo spazio-
temporalmente) essere-adesso-qui necessitato da pienezza
(consistenza) dacch collegato a ente astratto, identificato non
spazialmente ma per gradi della possibilit che lo appella con
una certezza, con unespansione lessicale che nel testo lo costi-
tuisce piuttosto che esprimerlo, come essere-per-la-morte;
cio ente con uno statuto <di verit> dal lato ontologico; esse-
re-concreto nel tempo e spazio di una semantica del compito
storico la cui logica estensiva; ossia copre lintero significato
dellopposizione compositiva astratto\concreto).
In dettaglio, Selbstvernichtung , <unit semantica> che riceve
significato generato dal formativo Selbst; lessema unito che
rinvia a das Selbe, lo stesso che non luguale(das Glei-
che). E una distinzione che va tenuta in considerazione e che
centrale se <a partire da una questione> dobbiamo comunque,
quale ne sia il contenuto, <parlarne alla stessa maniera> (cfr.
Heidegger, Identit e differenza; Verlag Gnther Neske, Pfullin-
gen 1957, 6a ed. 1978. Traduzione e note sono a cura di Ugo M.
Ugazio; rif.: l unit di rappresentazione storiografica e pensie-
ro sistematico, in Hegel). Il criterio della contestualit, senza il
quale il bailamme sollevato dagli Schwarze Hefte e permar-
rebbe abbastanza motivabile, conduce a ritenere la coppia a-
stratto\concreto la solidit essenziale di ci che massimizza
(categoria semantica) e ci che si svolge, evolve o scompare (il
mondeggiare), tra Storia (Geschichte) e laccadere (Gesche-
hen), rispettivamente; tra lastratto come ci che resta come
ci che inviato sin dallinizio e posseduto dalle molteplici
fasi di <adesso-qui> <determinate sin dallinizio> come <qual-
cosa di inviato>, di <ritagliati esercizi fattuali; concretezza>,
<abilit come dono e assegnato destino> (Geschick). Destino,
Astratto come <classe di eigen, concreto come classe degli
enti (esistenziali e condizioni intra-relazionali e tra uomo e uti-
la). Una determinazione del concreto, in modalit dellaver
Cura, una esposizione in tempo del nesso ontologico
<dellavanti-a-s> dell<ontico che -gi-presso> cio un <pro-
prio>; ontologica esposizione ontica in quanto esposta alle de-
terminazioni dello Essere e portata a svolgimento sulla coppia
astratto\concreto (orizzonte di risorse in-finite per scelte e
terminate su decisioni dambito concreto): ogni esteriorit a ta-
le determinazione, ossia non-Cura, come distruzione o esauri-
mento dellautentico autodistruzione in quanto autoalienato
(se il verso, concretoastratto alienato, destrutturato ne il
nesso astrattoconcreto) <dalla parte del Dasein>, del com-
prendere lessere dellEsser-ci come <poter essere>.
Ed allora, nella connessione astratto-concreto, il <concreto non
possibile> nonesiste: fino a quando la formalizzazione non si
spinga alla insorgenza delle aporie dello autoriferimento, alla
ambiguit essenziale delle conflittualit e degli esiti, che rende
cagionevole sia ogni giudizio dessenza sia il concetto di identi-
t, <annientamento> ed <auto annientamento>, sono <intrec-
ciati> (riguardano lebreo <concreto> dunque insieme con <a-
stratto>). V una <logica del costrutto heideggeriano> la quale
non solo aliena da formalizzazioni ma addirittura vi rifugge;
non logica della distinzione (astratto non concreto, il <questo
non laltro>); invece logica <di intramati destini>, e-sistenza
cio essenza\esistenza, di circoscriventi orizzonti che sono di-
segnati da propri contenuti inscritti in classi di significanza ove
la differenza non si pone se non per definizione di localizzazioni
storiche o di qualit ontiche. Dunque: autodistruzione e distru-
zione, annientamento ed auto annientamento non sono sino-
nimi ma simultaneit di tramonto, dello iniziale e della attesa
come <lessere gi> del passaggio ad altro inizio.
Pertanto, se la filosofia, i suoi fondamenti, i principi, le sue fi-
nestre aperte allo spirito, pensiero poetante, esistenza, cono-
scenza, futuro, progettualit, assume compiti che, non fosse al-
tro, sono interpretativi e definitori di sistema del mondo; di
dimensioni rilevanti in sistemi di Stati o singolarit <senza ter-
ra>; di realt, <sistemate> lungo meandri di interdipendenze,
economiche e sociali della semantica della vita, allora siffatto
pensamento assume e non pu non rischiare di assumere che
trapassi a stile ideologico (Robert D. Putnam). E qui sta la sua
criticit: spiegazioni oppositive, teoremi e corollari del <campo
di concentramento>; interdipendenze la cui ubiquit deve in-
carnare visioni del mondo secondo principi destinali, <del futu-
ro che loggi> con lautorit-essenziale e la coazione da parte
dello iniziale a <rosari di nuovi inizi>. Dunque, le matrici onto-
logiche cessano di essere leve archimedee per filologie o ese-
gesi del profondo: fuori luogo scomodarle come strumenti e
materiali di lapalissiane presenze autobiografiche del filosofo
rcklufig a uomo per disegnar sentieri di boschi paraninfi
dellessere; per rapsodie pressappoco illuministiche.
La perfettibilit del mondo delluomo, araba fenice di tramonti
e di albe; <i funzionari previsti dalla giurisdizione del compi-
mento>, coesistono allora con lidealismo metodologico sto-
riografico, di cammini lungo i secoli della storia dellesser-ci,
che legge ed elegge la palingenesi dalla parte dellEssere decli-
nando in manovalanza (cfr. supra) della sottomissione e an-
nientamento la mirabile figura del primato. Chiudo queste no-
te a margine (la cui tonalit, ovviamente fruibile da addetti ai
lavori, lo anche per sensibilit dei non addetti, anche se la
immane vastit del pensiero heideggeriano non consente di
abusarne) con una giudizio di Alain Badiou; Heidegger cer-
tamente un grande filosofo che stato anche, al contempo, un
nazista tra i tanti. Questo quanto. Che la filosofia si arrangi!.
Aggiungo: che la filosofia ne tragga le conseguenze cum grano
salis, per una riflessione non solo possibile ma anche necessa-
ria: funzione della filosofia comunicare il pensiero: una fun-
zione che in Heidegger del linguaggio luogo ontologico di lin-
gue dellontico le quali, mettendo in rilievo relazioni umane
fondamentali, riconoscono lesigenza duna lingua per andare
oltre il comunicare; per rispondere, in una situazione di regole
costitutive, alle <domande> che rinviano al loro contenuto in
cui implicato anche il destinatario: lente; per riconoscere,
pertanto, che lautenticit della risposta anteriore alla rispo-
sta stessa: nella domanda (la Verit e lEssere, per Heidegger)
e, dunque, non pu passare per risposta a qualsiasi cosa: valu-
tazione cum grano salis, dunque, produrre un giudizio valuta-
tivo non per caratteri accessori delluomo e del filosofo, ma
soltanto del filosofo riguardo alla osservazione della convertibi-
lit della regola costitutiva (nel premettere linteresse solo
per LEssere, con limpegno del rispettarlo), con la regola
normativa (non giocare male il carattere distintivo di una fi-
losofia valorizzante la mondit con la Storia dellEsser-ci).
$4 Il posto dellerrore possibile
Il linguaggio come comunicazione, passaggio al testo-
essenziale (co-riferirsi) e al presente come tempo del progetto
(coestensivo alla situazione di enunciazione), ha primi e costi-
tutivi i termini di locutore e allocutore; quindi il tempo del pre-
sente il quale, anche se base di enunciazione discorsiva, as-
senza dellaoristo; assenza della caratteristica di tempo presen-
te posto <non progettualmente ancorato al passato ed al futu-
ro>: ove si prescindesse dalle categorie di tempo e di durata, si
renderebbero operanti preminenze di rigidit del significato sul
significante nella significazione.
Ma il significate apertura al significato allopera della signifi-
cazione (apertura dei significanti a significati possibili cio ade-
guanti orizzonti del testo-essenziale); la preminenza del signifi-
cato sul significante, alla fruizione dello allocutore potrebbe e-
sibirsi spuria significazione, scissione, gratuit di tesi; anzi, poi-
ch il significato la parte assente determinabile sotto condi-
zioni necessarie tra i possibili della apertura semantica del si-
gnificante (contingenza del significato), la preminenza, pre-
assegnazione, ai significanti del significato rischia non-sensi,
stallo dei significanti senza parte assente in quanto <assentati>
(contingenza del significante), abbondanti o eccedenti che pos-
sono essere respinti da atti della significazione.
La divisione,insomma, non effetto di negazione (principio di
opposizione con intersezione vuota delle parti) lo duna pre-
sentazione modale di significati scissi, in luoghi di significazione
perturbata (errore), o di anomala radicalit del metodo lingui-
stico essenziale non pi teso a ci che lo precede, ma luogo do-
tato di marca non della mancanza ma negativa dellenunciato
di <ci che precede il processo di enunciazione>. quindi come
ambiguit delle significazioni comunicative grammaticalmente
strutturate con punto di partenza la domanda di differenzia-
zione che le precede. Conseguenza: disarticolazione della pro-
duttivit del testo; inibizione di esercizio di esegesi non etero-
dirette. Orbene, il bailamme mediatico da qui trae la sua gene-
si.
Il testo del linguaggio dellessere, filosofia di Martin Heidegger,
non lavora ma esercita quella differenziazione, stratificazione
di significati autorali e confronto tra interpretazioni che bench
differenti sono tuttavia co-pertinenti. Si caratterizza come sin-
tassi aperta verso significati possibili ma anche reali (non con-
tingenza) giacch considera situazioni di discorso con due sole
realt linguistiche proposte teticamente soltanto entro il te-
sto-essenziale (luogo delle risposte a domande che lo precedo-
no): una sola realt esibisce lordine di autonomia dellaltro
come altro senza dicotomie giacch laltro non ri-tagliato dal
Tutto da meccanismi delle disgiunzione: lineffettivit della ri-
partizione ontico\ontologico essenziale bench <non deduci-
bile dalla realt Testo>; la differenza esibita per configurazio-
ne, cio da relazioni tra semi, esistenze situate nellessere-qui-
ora; sicch, tutto sommato, laltro una X (Heidegger, Es-
sere e Tempo) con la indefinibile sua necessit (Seinsfrage) e
la neutralizzazione della deduzione <dal testo> risposta ad
una domanda che precede il testo (cfr. supra).
Ma anche perch la Seinsfrage non si caratterizza nemmeno
induttivamente, giacch linduzione, perch connessa con il
concetto di probabilit (futuro contingente), gi dotata di
enunciato chiuso da una asserzione fattuale: <lesistenza di s
e dei problemi di ogni singolo compresi dal singolo> (semantica
intrinseca) e la comprensione di-se-stesso che fa da guida co-
testuale (comprensione esistentiva; Heidegger; Sein und Zeit).
N deduzione, n induzione: il testo-essenziale non ospita teo-
remi, n postulazioni: non conduce al Dio kantiano, ad esem-
pio; lo esistentivo ha determinazioni in espressioni constative,
cio in enunciati che non comportino in alcun modo, implicito
od esplicito, referenza a servibili codici (Tavole di Mos); com-
portano invece enunciati aventi allopera lunit linguistica (va-
lore) in s intrinseca ad un fine (significazione poetica) con ap-
partenenza allEsserci dellUomo non come comportamento
ma come fondamento costitutivo con tratto distintivo ontolo-
gico con cui il pre-comprendere trapassa a co-sentire (espe-
rienza del sacro; cfr. commenti a Hlderlin; (Erluterungen zu
Hlderlins Dichtung, ma anche Hlderlin und das Wesen der Di-
chtung). Dunque, non descrivere relazioni (significazioni refe-
renziali); ed il non rappresentare (denotazione mistica icona-
le). Pre-comprendere, insomma, creare il significante senza
significato ossia con significato nellordine della significazione
del non-dicibile.
Tuttavia, nella gamma di propriet strutturali riflesse (filosofia)
in relazioni paradigmatiche (classe di elementi linguistici; filo-
sofia del linguaggio, istanze dallagire) il significato comunque
presupposto e quindi riposto in luoghi dellerrore possibile, po-
sti su cui operare scelte anche per selezione entro la forma
privativa del contenuto> possibile in spazi probabilizzati di <e-
lementi della difettivit del non-> ove il non-marcato
lelemento che appare dove esso solo pu apparire, e laltro
che non vi appare, perch non pu apparirvi.
Inoltre, per la costellazione di contenuti del testo-essenziale,
non v un <insieme> di elementi propri: v solo una classe
dindipendenza e organizzazione semantica degli enunciati di
atti di enunciazione, determinazioni contestuali per flessioni di
un significato in direzioni diverse della fatticit. E quanto si at-
tua in linearit di discorso, parola che si svolge nel tempo del
fondamento, libert, il sacro, <lessenza di>, la verit, ecc, da
recuperare in funzioni sintattiche, definizioni di relazioni affin-
ch i termini che si trovino nella frase totale si distinguano per
specificit di contributo alla realizzazione della <finalit> della
frase medesima (Ducrot e Todorov, ci. Ed. ISEDI pag. 233).
In questione allora il significante anzitutto ed il <potersi da-
re distintamente di esso, il <nome proprio> (Essere, Verit,
ad esempio) come costituente semantico legittimo nel lessico
heideggeriano.
Ora la Seinsfrage da Heidegger trattata dalla parte della Storia
del Dasein, anzitutto insegna un <approccio ontologico> della
fenomenologia (Analitica esistenziale) ma il suo testo non an-
tropologia filosofica (con veemenza lo ha sostenuto Heidegger;
rif. a contrario Karl Lwith)
Ma se lEssere lindicibile (puro e semplice; cfr. problemati-
che filosofiche, saperi positivi, impegno conoscitivo), non
detto che la questione dellessere debba concludersi in una
apofatica.
Una soluzione pu essere proposta, qui in breve, come segue.
Un termine, che nel testo essenziale deve avere rappresenta-
zione, senso, funzione sintattica in determinati situazioni di di-
scorso nello spazio e nel tempo, ha caratteri di: (I) indispensa-
bilit per la realizzazione degli enunciati; (II)connotazioni es-
senziali <anteriori> alle situazioni discorsive e comunque inva-
riabili; (III) <logica del paradossale> rispetto a saperi razionali,
per ogni analisi del contenuto quale che sia il metalinguaggio
semantico disposto a tradurne le significazioni in comunicazio-
ne linguistica (livello ontologico).
Ciascun termine indicibile, tuttavia indispensabile nella rete di
relazioni realizzate per supposizione, definito negativamente,
(perviene dallesterno del dicibile) cio in enunciati definiti non
positivamente dal suo contenuto. In gioco la funzione refe-
renziale del linguaggio e limpreteribile istanza delloltre; per-
tanto termine che, ove si presenti per <nome proprio>, di-
ciamolo A, resta in_definito, tutto sommato, ostensivamente
<in s> dalla problematica propria e dai tratti discorsivi sulla
sua singolarit (aspetto argomentale dellinderminato).
Ora, nel <testo heideggeriano> tale problematicit si caratte-
rizza in via principale come Seinsfrage e ad essa confluiscono
<risolventi> (principio heideggeriano di non residualit) le ri-
sorse di <Analitica esistenziale>; tuttavia lattenzione non di-
retta alla <domanda dallo esterno> (da percorsi di umanismo):
lo heideggeriano <interesse per lEssere e non per lesistenza>
lo chiarisce, e chiarisce il testo come inventario aperto di classi
ed itinerari di significazioni lessicali, di combinazioni semanti-
che, indizi di rapporti, punti di vista, in breve di significati oscil-
lanti da posto a posto dicibile per <punti, o per interi insiemi
delle nominazioni che contano per <uno della classe di paro-
le e frasi coerenti> secondo criteri grammaticali misti; delle pa-
role dellEsserci nei giacimenti di vita storica (linguistica storica;
universi di discorso; inventario aperto di dissoluzione e nuovo
inizio) dei B, che non sono A ma ad A correlati perch
essi ed essi soltanto sono <laltro di A>; dallinventario, in-
somma, delle risposte, significazioni lessicali; termini di <classe
di possibilit>; istituibili per esibizione dellontologico
dallontico; la cui realt, conclusivamente (non definitivamen-
te, perch realt sempre disponibile alliniziale, determinazio-
ne epocale, al destinale) intrinseca ad un valore, riflessa in
propriet strutturali: pensiero poetante e pensamento sedi-
mentato dalla parte Analitica della esistenza e compreso dalla
parte Filosofia della storia.
Pensiero in cui i valori producono azioni del fare (;) dalla
parte della pre-comprensione, della parola ultima della com-
prensione libera da paradossi del pensare la scienza; parola ul-
tima della pertinenza allessere (poesia pensante).
La tematica non di scuola, cio non-fondata, ma autofondata
giacch dallontico si <espongono> profilati fondamenti di
qualcosa appartenente all'Esserci dell'uomo (appartenenza
astratto-concreto); cio la trascendenza non per, quindi, co-
me suo comportamento possibile fra altri [...] ma come la co-
stituzione fondamentale di questo ente, precedente ogni altro
comportamento possibile (L'essenza del fondamento; Hei-
degger).
Pensiero che si avvale di significazioni in preminenza del signi-
ficato allorch con <metodo etimologico> si risale al significan-
te <che restituisce il significato medesimo> (univocit della
classe di significazione). Per esemplificare: il significato della
parola usata dai Greci per nominare la verit (A), cio svela-
tezza, ; ha propria risorsa il significante (classe) ve-
latezza B: dunque A ha significante <la classe non-B>;
ed allora, nel tempo e nello spazio del dicibile, la filosofia non
ha altra possibilit: la ricerca dellente nella sua velatezza epo-
cale (perch solo lente velato, marcato dalla costanza di fini-
tezza dicibile spazio-temporale): B viene prima ( ma non
per anafora) per essere significante dellesperito unico (uomo
storico) nella sua velatezza nel movimento di ricerche fonda-
mentali consentite dal lato ontico (Storia dellEssere), e relative
a ci che dis-velato (lato ontologico) ma anche a predicati
psicologici, temi e propositi, nel linguaggio del testo allargato
(giudizi di valore), per strappare lente a questa velatezza e
portarlo a subgradi massimali di svelatezza possibile alla con-
creta opera delluomo: "Se traduciamo , invece che con
"verit", con "svelatezza", allora questa traduzione non solo
"pi letterale", ma contiene anche lindicazione che induce a
pensare e a ripensare il concetto abituale di verit, come con-
formit dellasserzione, in quellorizzonte non ancora capito
della svelatezza e dello svelamento dellente." (Heidegger).
Questa citazione e la larga parafrasi di frammenti dambito
heideggeriano (cfr. Martin Heidegger, Lessenza della verit, a
cura di F. Volpi, Milano, Adelphi, 1997), chiariscono, infine, che
un significato, contenuto nella sua struttura semantica, lo
anche nella sua struttura lessicale; dunque attinente alla lin-
gua in cui si svolge la assegnazione dun significato ad un signi-
ficante (nellesempio: la lingua greca; non tedesca [Wahrheit];
non latina [veritas]; cfr. Heidegger) e, sul piano della espres-
sione e della determinazione del contenuto, pertinente al po-
sto di <formativi lessicali> da cui la modalit del rapporto locu-
tore-allocutore si realizza, (nellesempio: per espressione di
modalit privativa generativa di effetto semantico (visione di
senso) da un linguaggio a linguaggio del testo-essenziale della
filosofia di Martin Heidegger).

$5 Le razze e gli sradicati.


Luomo del mondo che mondo delluomo, manifesta lex-
sistere degli enti nella contestualit di relazioni con-figurate,
del sentire e conoscere, del pensare e dellagire, secondo le
quali il mondo non di datit compilative dun insieme, ma di
legami in cui linsieme, viene prima degli elementi e li definisce
per unontica; insieme che della mondit degli enti, unit n
dialettica n platonica (Diego Fusaro) ma Umwelt (Heidegger)
insieme di relazioni tra enti con il primato delluomo. Il che non
spiega, n fonda la comprensione delluomo ma la <assevera>
con fondamento ontologico delle relazioni; in particolare dei
legami interumani, essenziali a verit ontica della Cura.
Da qui la rilevanza ontico-ontologica di razza nel testo della
filosofia di Martin Heidegger nella quale ogni ismo puro in-
ganno (trappola teoretico-pratica). Razza legame di condivisi
criteri <co-valoriali>; razza comune origine (radice) che sul
piano ontico ha orizzonte ex-statico di <non-sdradicato>; sic-
ch sradicato non nel posto di un linguaggio dun testo es-
senziale (cio che abbia scopo qualcosa che lo interpelli; v. su-
pra), ma riguardato da semantica dei contegni, dellesperire
giudizi valutativi, di eventualit del riflettere non oppositivo,
sul finalismo dei mezzi; valore euristico della finalit ma non
dellessere che il testo essenziale ha gi l istituita nella sua sin-
tassi in quanto aperta ad una semantica del primato e della cu-
ra; una semantica che dia leggibilit (significato) quindi, di op-
posizioni aderenti a differenza di gradi di intersoggettivit (in-
tercultura), e li connoti in contesti dordine con esiti la sussi-
stenza di una lingua del primato secondo co-organici gradi del
con-essere. La differenza tra razze presente, interna alla
mondit non marcata da opposizioni reali: non interna al
linguaggio-essenziale. Ora la filosofia di Martin Heidegger inte-
gra la lingua a linguaggio essenziale (v. supra), ed allora, consi-
derare gli Schwarze Hefte una messa in campo di tratti di non-
binariet (coppie di elementi equivalenti, non opposti; esempi:
razza-razzismo, ebreo-antisemitismo), fortemente insosteni-
bile. (il Testo-essenziale ha uno scopo che si assolve nella tra-
scendenza del contenuto semantico dellEsser-ci, dell<uomo>
tradizione, valori, convenuti o convissuti, ossia <mondit e Pat-
to> e non per termini non-marcati, o con marche di contin-
genze da Vecchio Testamento nei luoghi del non-senso, nei
posti della divisione e della presenza).
Lontologia come linguaggio dellessere comporta pregnanze
dun linguaggio non pregiudicato da secolari linguaggi della
presenza: esige rinnovare il linguaggio nella cui dimensione sin-
tattica le forme enunciative aprano sui criteri del loro costituir-
si come forme ben formate, e non in prospettive di teorie lin-
guistiche in cerca di adeguatezza esplicativa, di conclusiva
semplicit (categorie linguistiche, paradigmi) ma come do-
mande onticamente esperite (il comprendere ossia il costituirsi
di relazioni dellessere-nel-mondo; il conoscersi cio il dotarsi
di struttura di relazioni, modi dessere dellesserci in quanto
poter-essere; la funzione della struttura presso la quale c un
soggetto agito per storie dellessere [lontico gi-l, fatticit] e
ontologicamente inaccessibile, essenzialmente non-marcato,
ossia nei posti dellulteriore che rende possibile la dimensione
esistenziale dellente ed il carattere progettante del poter es-
sere e del progetto come gettato entro possibilit di reali inter-
relazioni tra enti marcati da una opposizione privativa del ni-
ente (nelloltre testo-essenziale), e il non-marcato che appare
l dove delle due locuzioni possibile anche reale possibile
non anche reale uno solo di essi pu apparire.
Locuzioni e frasi che la grammaticalit di linguaggio dellessere
rende secondo adeguatezza di possibilit reale al progetto (del
gettato) agiscono a strutturazione di qualcosa in quanto
qualcosa funziona dellente nella sua determinatezza. La filoso-
fia che inaugura <il problema della metafisica> heideggeriana
intensione di radicalit perlocutoria; cio che apre esercizio di
luoghi di enunciazioni che mirano lontano dove le situazioni e i
tempi del discorso sciolgono il linguaggio dellessere dalla
pseudo-ambiguit dalleffetto del senso cagionato dal non,
insorgente in significazione oppositiva: non ente non trasmi-
grando come nulla stazione del non-essere.
Allora essenziale per ogni pensiero che voglia indagare il fon-
damento stesso di siffatta opposizione, che il linguaggio
dellessere abbia fondamento locutorio (rilevato sintattica-
mente) di contiguit e rassomiglianza con <una> lingua non
connotativa (il linguaggio dellessere non ha piani di espressio-
ne come messaggio, del necessario alla presenza, assoluta tra-
scendenza; es. Kierkegaard) ma del primato dellontico; lingua
rilevante aspetti sintattici (esempio: mondo come significante
<dei rimandi degli enti fra loro> che <fanno capo allesserci>;
della pre-comprensione (apertura semantica del significante
del testo delle relazioni testuali, semantica dellunit di aspetti;
semantica di una sintassi, significante <totalit dei rimandi>
con apertura (significato essenziale) la <totalit che costituisce
il mondo> (Heidegger); che <fanno capo> al significante-
essenziale di <non-sdradicato> cio <razza>; <non-sdradicato>
(livello ontico, Storia dellesser-ci; concetto di classe degli
sdradicati): lApertura del linguaggio al senso dellessere; del-
la lingua del primato (non centra solo la rappresentazione del
pensiero pensato, non la sola rappresentazione ma anche e so-
prattutto ladeguazione interna dei significanti al contenuto
(significato) di cui portatrice). La filosofia di Martin Heidegger
siffatto Testo dellApertura; ripeto: testo tuttavia non conno-
tativo, in quanto Apertura non un sistema di significati con
cui intessere contiguit o rapporti di rassomiglianza; apertura
di polarit semantiche pertinenti al mondo delluomo delle de-
cisioni (cura): della lingua del nuovo inizio che dota la parola
(il significante) della problematica del contenuto dalla parte
dellessere (Seinsfrage) ed a livello tematico della percezione-
recezione la dota della fine di dicotomie della presenza (imma-
nente-trascendente) e della giustapposizione (trascendenza
come immanenza), della ambiguit riposta nel ruolo che la
congiunzione sostiene nella logica della simultaneit (presenti-
ficazione di presenze in co-presenze); e, a livello della immer-
sione del ni-ente nel Nulla oltre l'ente, di quanto noi chia-
miamo trascendenza; (Heidegger ; Che cos la metafisica?).
$6 Lente e il Ni-ente
La congiunzione <essere e tempo> necessita di una rifles-
sione critica (pars destruens) sulla assegnazione e comprensio-
ne dei significati (polarit semantica) acquisibili dalla sintassi
dellessere, per trarvi i necessari criteri selettivi di una origina-
le e decidibile combinazione dei significanti (pars costruens),
con lassegnazione di un ordine di attendibilit (congruenza te-
stuale) ai significati plurali (polisemia) determinabili dalla si-
gnificazione.
E possibile mostrare, allora, che loriginalit di siffatta combi-
nazione finalizzata a congruit testuale del significato, <scon-
tata>, cio ha ampiezza di opportunit, giacch i significati non
sono vincolati ai significanti (non univocit dei modi di corri-
spondenza); e questo perch il contenuto semantico
dellinsieme delle accezioni, delle flessioni per sinonimia, alle
quali latto di scelta si dispone dal momento che la relativa a-
zione impegnata verso obiettivi duso: lazione di scelta allu-
de al soggetto che la scienza del linguaggio considera neutraliz-
zandolo onde garantire la oggettivit nonostante l<ordine
psicologico del proposito>.
Ci premesso, occorre precisare che per Martin Heidegger, la
Scienza, quale ne siano gli ambiti disciplinari, contempla <ese-
cuzioni> dellatto del significare, quindi del porre differenze,
(Zeichensetzen), in concatenazioni esatte ossia che nascon-
dono il vero perch indipendenti dalle determinazioni del
<prendersi cura>, dalle eventuali <trasformazioni di intenzio-
ne> secondo quellesercizio di libert con cui <il Si sceglie>; di-
pendenti, invece, da un atto del significare orientato al conte-
nuto come asserzione di attributo o modalit del significato.
Tutto ci vuol dire che per siffatto <ordinamento della signifi-
canza>, la congruit scientifica, indipendente dal soggetto.
Certo, lo anche in Heidegger; ma prendendo le debite distan-
ze da <enunciati che fondano la oggettivit> mentre affidano la
realizzazione delloggetto alla tecnica; cio che consegnano
progetti determinanti modi di produzione improntati a princip
di convertibilit di ente ed oggetto (umanesimo della moderni-
t; dominio delluomo sull<ente ossia oggetto.; cfr. La que-
stione della tecnica).
Occorre quindi un lavoro di graduazione e confronto di signifi-
canti in quanto <comunicativi> dei <significati legittimi> del
senso dellessere: per Heidegger latto del significare si defini-
sce come <un risultato> (termine che una critica incauta ha ri-
tenuto errato mentre invece icastico), di ci che non tra-
scende lesser-ci nella vita, non un <questo che ulteriore> ma
che si manifesta nellambito della vita stessa dell<uomo ascol-
tante> (ein Hrender).
Per questo lavoro, la scienza non ha voce, poich i criteri in es-
sa predominanti si correlano al mondo in s e per s; e lo resti-
tuiscono, quindi, in formule impiantate da enunciati che, tutto
sommato, <costruiscono i significati>.
Ma per tutto ci, non detto che il testo essenziale debba es-
sere svuotato da sintassi; piuttosto che la sintassi deve conte-
nere lasserzione del non trascendimento: la sintassi del te-
sto, ossia <un costruire che fare abitare lessenza della paro-
la del linguaggio che parla>. Sintassi la cui semantica comuni-
chi tale parola.
Sintassi essenziale che <richiede> in primis un <lavoro su cop-
pie di segni> rilevando da ciascuna di esse il carattere dellatto
del significare come atto di comunicazione, atto <illocutorio>
(di trasformazione del rapporto tra <libert e volere>, poich
volere e libert muovono latto del significare); atto che <ren-
da nota> la differenza, tra metafisica della presenza e la filoso-
fia poetante (Poetare lautentico fare abitare); differenza
non graduata dal chiaro e distinto (primato della volont; Car-
tesio) <accertata> invece allaccadere del disvelamento, ossia
della verit, con cui la libert ha parentela pi stretta e pi
profonda. Allora ci che si rende noto la <dignit dellesser-
ci [che] consiste nel custudire la disvelatezza e con essa sem-
pre anzitutto lessere nascosto di ogni essenza su questa ter-
ra. (Heidegger)
E questo essere nascosto Verborgenheit che mancava al dici-
bile nella grammatica di Zeit und Sein; del <capolavoro heideg-
geriano interrotto>, non inconcluso, per elevarsi a scopo del te-
sto essenziale (cfr. Premessa).
Ed allora la marca di questa mancanza la <coppia> come
<tratto distintivo> (originalit heideggeriana) delle modalit di
una asserzione: il lavoro su coppie di segni si acclama lavoro
per un primato di una lingua della svolta e della svolta nella
svolta.
Esempio: la coppia <non\non->. In essa il primo elemento della
coppia, il <non>, va considerato come asserzione di un predica-
to negativo o come modalit della negazione comunque atto
del significare <distributivo> perch assegna a <non> un signi-
ficato su <presenze> cio su elementi di un insieme definito
luogo invece di <effetti additivi>; pertanto il dotarsi di un crite-
rio di appartenenza spetta al secondo<non-> che invece
<cumulativo> (come il prefisso Ge tedesco). Esempio: <a
non- lEssere> affermazione situata a livello della asserzione
di a di un certo insieme A <non coinvolto> in quella di Es-
sere giacch a non ancora ha carattere di rappresentante di
A; lasserzione <ciascun x di A non- lEssere> asserzio-
ne, invece, che coinvolge lInsieme.
Osservo che quanto qui circostanziato va oltre ci che real-
mente detto e scritto nellopera di Martin Heidegger; ma vi
direttamente derivabile e, peraltro, non ne snatura la originali-
t; semmai ridimensiona la diffusa preoccupazione delle diffi-
colt che graverebbero sulla sua decifrazione.
Ebbene, loriginalit del passaggio al testo essenziale ha come
<prima, fondamentale, coppia (non-, ni-) [(tratto semantico
successivo immediato della coppia (non, non-)]
Il connettivo heideggeriano <ni- >, risolve la necessit di dotare
latto di significazione del significato dinsieme; di dotarlo di-
sponendo di indici (preliminari) per avviare una scelta
sullinsieme dei <possibili elementi dellinsieme>; quindi per
produrre il senso del percorso stesso della significazione, del
linguaggio, dellessere, della verit.
E la caratterizzazione degli <insiemi i cui elementi non-sono
LEssere>, che deve essere definita in senso heideggeriano:
cio deve pro-ducere che portare compimento le dimensione
di <a non- lEssere>. Allora la definizione di tutti gli insiemi
non definisce <cosa scientifica> (la teoria degli insiemi e i suoi
espedienti), non una definizione ma un percorso di Analitica
dellesistenza, la cui esecuzione, dunque non unopzione hei-
deggeriana, ma primaria necessit di <comprensione esausti-
va>svolta dal <dicibile nel testo>.
Primaria e necessaria, dal momento che serve a concludere
lasserzione aperta:di Martin Heidegger:: <lEssere una X che
non un ente>; dove <non un ente> non si applica a <ente>
come opposto di <Essere>: caratterizza non linsieme di insiemi
ma alla <classe cio insieme di tutti gli insiemi classe di tutti gli
insiemi di enti con relazione heideggeriana di appartenenza <la
possibilit> non ancora realizzata ma che non potr realizzarsi
mai ossia laver da essere quello che .
Il che <quasi equivale> al dire>: <LEssere non e pu che es-
sere Ni-ente>, dove Ni-ente connota il <non essere ente> be-
ninteso che <ente> classe di possibilit senza residui e nel
contempo equivale a postulato di esistenza delEssere come
compendio storico delloblio dellessere e domanda di filosofia
della storia..
La probabilit come caratteristica di classe i cui elementi so-
no<insiemi-enti>; n centrata sulla razionalit (Hegel) n sul-
la eredit edenica della decifrazione originaria (Adamo) di un
divieto biblico,(Kierkegaard) ma sulla libert la cui essenza
proprio la liberta di scelta (Heidegger) accertata dalla parola
in dimensione pragmatica del linguaggio., unico e fondamenta-
le, che offre allesserci la <parola> della <comprensione esi-
stentiva>.
Orbene, da questo ampio orizzonte di libert, dignit dellente
e dalla fondata centralit della definizione di ente-possibilit,
alquanto sconcertante intraprendere una ricerca di ismi gene-
rati perch generabili dal testo heideggeriano.
Ii linguaggio heideggeriano si ri-presenta (rappresenta per a-
deguazione interna) invece disponibile a essere ribadito in epi-
gona congiunzione di verit e metodo esercitata in Gesprch
del finito strutturata dal trascendimento (v. supra; cfr. H.G.
Gadamer); ma anche per i sentieri-tracce (i tracciati) di storia
dellesser-ci; <non> di possibilit dinfinito di <questa storia>,
ma come probabilit terminata dal suo massimo come unicit
apice dellirreversibile, il senza rientri, la <fine> (la certezza);
non assertivo dellincompiuto ma del compimento; ni- come
er di ersteigen alle frontiere del suo massimo, tuttavia non
modus ma dictum di rapporti non triadici , esserci\ essere\ nul-
la; di diadici invece: ente\essere, ossia ente\ni-ente; certezza
del posto dellenunciato aperto a semantiche del giudizio valu-
tativo; frontiere ove il posto di enunciati lasciati per ultimo;
da lasciare per ultimi onde, con contezza del tutto, ospitare
non ismi ma giudizi (enunciati che possono essere agrammati-
cali dalla parte del lessico); di enunciati con polarit (polisemi-
cit canonica) di giudizi valutativi. Giudizi, insomma, il cui luogo
quello dei punti di vista che raccontano il percorso senza bi-
nari della linearit del discorso: del percorso con le sue asser-
zioni, ripensamenti, annotazioni che attendono o che conclu-
dono. Luogo cui il posto dei Quaderni neri.
Luogo nel quale Il linguaggio dellessere tollera le opposizioni
che ampliano la capacit di significazione (relazione costitutiva)
di rapporti del significante col significato (parte assente,), ma
avverte che esse trascendono il principio di realt ontica
nellapertura di una domanda problematica che non pu che
restare tale. La insistenza semantica (il sospeso che focalizza il
proposito) di tale linguaggio dellandare oltre (davanti a ) il
pensiero pensato invece nellordine di semplice-presenza, non
del <dato> ma del presumibile per raccogliere <virtualit> di
contingenze in uno spazio metodologico di ellissi del comple-
mento nella grammatica di giudizi di evidenza di un mondo
tuttavia rimasto qui, sospeso (fenomenologia dello eventua-
le), , tutto sommato, una rifondazione del trascendentale at-
trezzato di <ultra a priori sintetici>; a priori di sintesi dello eva-
nescente futuro di ibernati fenomeni. Ed allora, Prima ancora
che pronunciare giudizi intorno alla verit filosofica dei Qua-
derni heideggeriani, occorrerebbe insistere sulla comprensione
del significato che essi occupano sia nella produzione
dellautore che nel suo itinerario speculativo (Francesca Bren-
cio).

$7 La sintassi essenziale
La sintassi di un testo essenziale (sintassi essenziale), deve do-
tarsi di enunciati con un problema del significato; di enunciati,
cio, in cui in questione il problema dellessere; enunciati,
dunque, la cui validit si fa salva non secondo criteri-vie di
identit a s ma criteri-sentieri, luoghi non preliminari (non al-
lestiti-gi-l), ma tracciature nel bosco (Heidegger) del pro-
blema: traccia <impronta che si conserva in uno spazio di i-
scrizione> e trattiene le differenze dei <qui-ora>, cio il movi-
mento dei rapporti che fanno apparire la differenza in quanto
tale. (O. Ducrot e T. Todorov).
Tracciatura non riferisce il contenuto dellenunciato identit
a s leibniziana, ma riguarda lidentit delle marche (Alain
Badiou): il significato non predicativo (non delloggetto) ma
predicato dappresso marche, poich il testo essenziale in
quanto tale manca dei termini di ci che lo chiede, e vi man-
ca per lovvio motivo che la lingua del testo-essenziale pre-
suppone il linguaggio della domanda che lo domanda.
Il problema dellessere non appare (non pu apparire) nel te-
sto: domanda e risposta non vi sono interamente (senza resto)
in una sola delle due parti, meritando lindiretta definizione
heideggeriana lontologico non ontico (Lessere non
lente). E asserzione che ha unestensione semantica che ne
rende il significato ampio ed astratto tramite significazione op-
positiva (indeterminatezza); significato che si presenta ambi-
guo riguardo la opposizione ontologico\ontico, che non li-
bera dal fraintendimenti della essenza delle sue denotazioni.
Precisamente, la opposizione dei termini, la propria essenza
anzitutto (cio nella lingua adottata) delimitata dallunit re-
lazionale di reti di relazioni che costituiscono una lingua; il suo
aspetto semantico, quindi, rimanda allunit linguistica propria
tuttavia insieme con quelle di tutte le altre lingue, da altri ri-
mandi che si assommano supportati dalla coppia matrice onto-
logica/matrice ontica la cui significazione oppositiva senza
ambiguit. Se diciamo pseudo-ambiguit le significazioni pseu-
do oppositive (non su termini enucleabili da unit relazionali
duna medesima lingua), allora le pseudo-opposizioni sono re-
lative ad una lingua come calcolo.(tipologia di unalgebra su
uno spazio di lingue in cui si calcola).
In cammino verso il linguaggio (Unterwegs zur Sprache,
1959), Martin Heidegger raccoglie un insieme di saggi che <af-
frontano> i problemi di una filosofia del linguaggio definita
soggettivamente: riflessione sulluomo, con ufficio la rappre-
sentazione, per strutture e modelli, di rapporti tra soggetto e
oggetto; di linguaggi ciascuno dei quali <sovrintende ad una at-
tivit>: nello spazio, insieme di linguaggi dotati di struttura, il
linguaggio linguaggio, lessenza del linguaggio il linguag-
gio stesso; il farsi dono di s.
In cammino verso il linguaggio, filosofia del linguaggio cam-
mino ri-tracciato da <doni> ove dono non <il costrutto forma-
lizzato> ma la gratuit da dirsi evento la cui essenza Ereignis,
evento disvelante dialogicit libera da orpelli di vicende sto-
riche e concetti. Lessenza del linguaggio, tuttavia, col < dono>
di mondit (articolazione del comprendersi che costituisce gli
esistenti come co-esistenti), non esclude il primato di una lin-
gua: la categoria di gettatezza riguardata dal dono (aspetto on-
tologico), offre le dimensioni astatiche della Cura: langoscia (a-
spetto onto-mondo) ed il rimedio (aspetto ontico), quindi la
differenza (aspetto del Dasein) tra comprendere e latto del
comprendere; in tale spazio delle lingue dimensionato nella lo-
ro determinazione, la Temporalit (Zeitlichkeit), quindi, ordina
<gradi di futuro dellesserci>, scandisce la necessit del <pri-
mato> (grado di progettualit del gettato) ed implica, nel
<principio del Capo>, la solidariet.
Ma non per <favorire> una scelta, per disporre invece dal
<primato> sperimentate (ri-tracciate nella Cura, non Kur ma
Sorge), aperture di senso (polarit semantiche) in posti del pa-
radigma (congruit esplicativa; comunicativit) di unetica della
co-organicit massimale. (cfr. supra)
Una sintassi essenziale una sintassi del testo essenziale nella
quale: (I) il problema del significato apre polarit semantiche
della con-divisione di soggettivit del Dasein; (II) il primato
duna lingua come struttura (lato sintattico) e funzione della
struttura (lato semantico) enfatizzato in co-porsi di significa-
zioni nella dimensione semantica duna lingua di primato <co-
strutturata> con criterio etimologico naturale cio radicato
nella storia del primato( criteri della Tradizione come evidenza,
non <pagella>).
Ritengo che la chiave di lettura che qui sto tratteggiando per
<leggere il testo essenziale> dia un criterio di assenza di ismi
nella filosofia di <Martin Heidegger di Essere e tempo> come
del secondo Heidegger: <<la storia della metafisica come de-
stino dellOccidente, il linguaggio artificiale che parla delle
nuove tecnologie e che fa leva sullemotivit, o sullimporsi in-
condizionato del calcolo, aspirazione generale verso il gigante-
sco, il primato che affonda le sue radici nella definizione di
uomo animal rationale, dallanimalit alla razionalit tecnica
non dialogica, razionalit cio che copre la dimensione del
linguaggio contattante la verit dellessere, e, dunque, an-
che lessenza della tecnica come il destino non solo dei Tede-
schi ma di tutta lumanit occidentale, ben possono essere
componenti di una lettura valida del punctum dolens:<<evitare
che lumanit si trasformi nel circuito della macchinazione>>
(cfr. R.M. Marafioti Schwarze Hefte di Heidegger; Capitolo Ter-
zo, $3). Chiave di lettura, guardando in profondit, per leggere
Heidegger oltre Heidegger: <Per breve tempo Heidegger ha
creduto che il nazionalsocialismo ufficiale fosse capace di in-
staurare un rapporto adeguato con il mondo tecnico ma si
reso conto del suo errore>.
Chiave di lettura per leggere secondo differenza ontologica, ca-
ratteri duna sintassi essenziale: questa, non riguarda punti di
vista ma congruit col testo essenziale; richiede, dunque, ter-
mini non-marcati che soltanto appaiono l dove laltro non pu
apparire; l dove, insomma, sono possibili solo sostituzioni di
scrittura per una fattiva lettura dellessere, dalla lingua
dellesser-ci (criterio etimologico di Heidegger).
Ogni relazione tra esser-ci ed essere, ontico ed ontologico
(Heidegger) deve quindi essere asimmetrica; deve essere senza
astrazione della riflessivit su essa: se laltro che domanda
una x (una x enigmatica che si sottrae ad ogni definizione;
Heidegger), esso non pu nella lingua (quale che essa sia) esse-
re legato a se stesso: la non riflessivit della relazione, tra onti-
co e ontologico, si traduce nel significato di differenza di esse-
re: negazione di identit e composizione nella lingua
dellesser-ci.
Precisamente, poich differenza e diversit sono entrambi
opposti di identico, diversit rimanda a realt semplici; dif-
ferenza, in qualche modalit, a realt composte tali che si pos-
sa dire che alcuni attributi possono essere identici solo in par-
te, allora la negazione di identit di cui si avvalga la sintassi es-
senziale, la differenza: non solo rimanda ad antisimmetria tra
termini, ma anche a differenza di essere; cio <differenza>
fondamento della necessit di relazione-essenziale (cfr. la vul-
gata <lessere ha bisogno dellesser-ci e viceversa> della defini-
zione heideggeriana di <differenza ontologica>, ma anche della
successiva ,1957, tematica dellevento appropriante - Ereignis-
con cui <differenza> pensata come <rapporto di fruizione>
(Brauch) essendo levento <reciproco> il diventare proprio
dellessere e dellente, reciproco darsi di differenza e composi-
zione della differenza).
In questa visione dinsieme, In gioco la possibilit di una sin-
tassi essenziale, ove il problema del significato (apertura se-
mantica degli enunciati) quello della legittimit, nel lessico
heideggeriano, della proposizione heideggeriana: L'essere,
non l'ente. In questa formulazione, in questione il mono-
argomentale non come negazione di essere dellente com-
posta con lessere in proposizione ellittica di Lessere
dellEssere: <lessere dellEssere non lessere dello ente>.
In questa formulazione, allora, oltre il legame inscindibile a-
simmetrico di differenza, rileva la risposta alla domanda: cosa
significa che qualcosa del testo-essenziale conferisca il con-
notato ontologico di un predicabile? Inteso in senso generi-
co, predicabile termine predicativo; quello verso il quale
convergono attribuzioni di predicati su termini in funzione sin-
tattica di soggetto.
Ed allora, una sintassi essenziale deve essere tale da consentire
risposte libere da ambiguit con riguardo ad indicazioni di a-
spetto (modo di manifestazione, nella lingua del testo, di rispo-
ste o di azioni dellesser-ci). E ci in quanto, il rimando, a livello
di descrizione di superficie dei <soggetti della fatticit>, intro-
duce frequentata pratica della predicazione analogica (quella
in cui un termine imprevisto di una situazione linguistica sur-
rogato da altro di altro campo linguistico al quale affida la legit-
timit non allopera della propria significazione e la colloca in
significati strutturali nonostante la problematica relativa che,
nel caso della sintassi essenziale, sorge dalla domanda: per
analogia un termine usato univocamente? (cfr. Giuseppe
Chiofalo, La polarit semantica e lanalogia imperfetta).
Orbene lesigenza di disambiguazione impegna anche la sintas-
si essenziale, in quanto richiede di tener conto comunque del
contesto dal quale sono importate le non problematiche paro-
le; e di sapere distinguere se <le parole> enucleate hanno di-
mensione pragmatica essenziale; e di distinguere, prima di di-
sporne in relazioni paradigmatiche, un termine da interpretare
(significazione collaterale; interpretanza della relazione) allor-
ch entra nel discorso combinandosi con altri termini (signifi-
canza). Infatti, se la dimensione sintattica riguarda <regole-
azione> (v. supra, Premessa) e deve interpretarle, essa va col-
legata, direttamente o indirettamente, alla sintassi e alla in-
formazione semantica (apertura) che la sintassi essenziale
presenta alla significazione-
Pertanto, un ruolo oggettivo svolge in rapporto a tali compi-
ti, il valore della definizione per negazione e quello della
struttura di interdipendenze secondo cui si dispiegano accen-
tuazioni di senso interno (cio di medesimo livello) o tra parti
(per divisione come dato di fatto), o ricorrenze di separazione
sia in differenze sia per diversit.
Pertanto, in sintassi essenziale, basilari sono due enunciati hei-
deggeriani: (I)LEssere non lente(v. infra); (II) Lesistenza
non come realt ma essentia come possibilit (Lesserci
sempre la sua possibilit in quanto poter essere (Seinknnen);
Lettera sullumanesimo).
Ora, in contesti di discorso: (I) Luomo dispiega la sua essenza
in modo da essere il ci (Da), cio la radura dellessere. Que-
sto essere del ci, e solo questo, ha il carattere fondamenta-
le delle-sistenza, cio delle-statico stare-dentro (das ek-
statische Innestehen) nella verit dellessere. E la relazione
Essere-Esser-ci che: (I) essendo interna allintero testo conferi-
sce al predicabile qualcosa del testo-essenziale come sogget-
to dunque il proprio connotato ontologico <il contesto>; (II)
mentre il <contesto> riguarda <la parte> della mondit, che ha
regole dazione <dellintero> e livelli che, includendo solidit di
legami col tutto (principio di intrascendibilit), concerne rela-
zioni tra enti. In (I) le relazioni tra ente si snodano dalla parte
dellEssere (il funzionale la Verit) e il connotato ontologi-
co, in (II) invece dalla parte dellEsser-ci (il funzionale la Cura)
e il connotato ontico.
Esempio. <Matrice> riguarda un operatore determinante (ap-
plicazione di una data struttura dordine su un diverso ordine,
dunque mutazione di gradi dellesser-ci; di primati, di razze e
sradicati; e rimanda al modale di <temporalit> (Zeitlichkeit)
che la Cura, e in quanto tale interamente sussunta sotto la
specie temporo-spaziale del mondeggiare del mondo: <matrice
ontologica> (D. Di Cesare) allora, un non-senso se <matrice>
non importata lasciandola <indenne> dal contesto <filosofia
di Martin Heidegger>; pu essere disposta invece a formula-
zione di giudizi valutativi riguardanti contesti impropri: il con-
testo politico (manifestazione di potenza), o tecnologico non
ontico se distorto in potenza della macchinazione, della lotta
per il dominio della terra, delle dottrine filosofiche fondamen-
tali dello ideologico od altro che, solo un ingombrante sindaca-
to (giurisdizione) dellessere potrebbe accatastare a status es-
senziale. Se bastasse accontentarsi di ci, allora, se lo si vuole,
occorrerebbe limitarne luso ai casi in cui ontologico heidegge-
riano devia su commenti laterali del testo-essenziale e non far-
ne oggetto di desertificazione.
In dettaglio, apprezzamenti del valore di verit delle implica-
zioni materiali heideggeriane (pq probabile), si manifestano
(modalizzazione) con forse e, tutto sommato, declinano
<possibilit> in <contingenza>: la sintassi essenziale si dota di
polisemie che traduce nel lessico heideggeriano la <plurivalen-
za>, ossia la <prospettiva emica per scelte decisive tra significa-
ti equiprobabili> (cfr. supra).
Un tema dellerrante(denotazione efficace) commentato (fo-
calizzato da punto di vista) come sradicato in contesto obli-
quo dell<errante-disperso>, si prospetta come modus signifi-
candi, <perdita del mondo>.
Prospettiva emica, quindi, significa interpretare gli eventi: la
convertibilit di ed , deturpata in saper fare; in
<apparenza che tutto ci che si incontra sussista solo in quanto
un prodotto dell'uomo> (La questione della tecnica); dunque
di <cosa ha fatto chi> producendo lacerazioni, sottrazioni di
senso, di temperie di vita storica. Ebbene, tutto ci presenta
condivisibile, sul piano ontico, la antecedente della implicazio-
ne materiale (cfr. supra) nella quale la conseguente dichiarati-
va di possibilit di distruzione appartiene, ad un piano della
fatticit con funzione () del notificare per impedire>, an-
che questa <tollerabile> sul piano delle opinioni. Da qui, tutta-
via, usciamo dal testo essenziale entrando in intrecciate stra-
vaganze daltri compiti e dettami <dello spirito autentica-
mente rivoluzionario>.

$8 Sintassi degli ismi.


Ordine del pensiero e ordine dell essere sono distinti intensio-
nalmente dalla circostanza fattuale (dellessere-gi-qui) che il
pensato, nello ordine dellessere si pu dotare (il poter pensa-
re scontato in sintesi manifeste) di enunciazioni (situazioni di
discorso) che, fornendo un proprio stile modellizzante (relazio-
ne tra discorso e referenza apprezzata su valori di verit),
conducono a pure costruzioni (enunciati ben formati) in oriz-
zonti di linguaggio; a produzioni di combinazioni lineari di pa-
role messe insieme per completare le relazioni con una presen-
za come presenza. Ossia costruzioni che racchiudono <in s e
per s> lidea della relazione vigente e impenetrabile (dogma);
dellessere enunciato dotato di <predicato di dipendenza da
esso> tale che tutte le altre dicibili relazioni vi esistano come
sue espansioni.
Dogma, enunciato minimo nellinsieme degli enunciati meta-
fisici; a questi esso assegna facolt di intessere analitiche esi-
stenziali le quali, quindi, sono organizzazioni di enunciati super-
flui: rispetto al dogma le enunciazioni sono soltanto valutative
delle flessioni consentite dalla relazione tra parola e referenza
e delle occorrenze <estrapolabilii dallo enunciato minimo>.
Superflui, essi si realizzano con l<obbligo> della libert di una
aggiunta di <fini conformi> cio entro orizzonti che conferi-
scano alluso di regole semantiche ed alla metodologia, situa-
zioni discorsive <dogmatiche> (necessit e libert non congiun-
zione spinoziana, ma ossimoro). Lassenza nella lingua del testo
di struttura quasi fondamentale della coppia ente\essere, oblio
dellessere, riveste, insomma,: un regionale scopo per il Tutto
dominio degli ismi.(umanismi, teologismi).I
Loblio dellessere , dunque, ordine del pensare formale, delle
unificazioni forti (unicit di determinazioni uniche del senso);
genesi di:pensiero pensante lassenza del significato al signifi-
cate in atti della significazioni (atti di sintesi predicative; mo-
delli di esecuzione ossia il diverso particolare secondo il mede-
simo denominatore). Le <unificazioni forti> dal lato della
pragmatica, vi sono intenzionate come gradi, attributi della
molteplicit degli enti, totalit analogiche saldate ad unitivit
del fondamento, loquaci internalit delle intenzionalit intel-
lettive, di illuminazioni .della periferia inscritti in tracciati di
senso fruibile <da un centro circoscrivente> (ossimoro), per un
uso dellente da parte di altro ente.
Peraltro, nella concretezza della esistenza, in quanto implichi
lessere dellesserci, lEssere, n assoluto n necessario, espo-
ne e sostiene affermazioni predicative del contingente in ter-
mini di relazioni con lEsser-ci; ri-vela limplicito originario della
precomprensione con finalit esistenziali: nellordine del pen-
sare linteresse n per lEssere n per luomo; volge il pensie-
ro verso situazioni dordine discorsivo secondo gradi di auto e-
videnza (cfr. Aristotele) si articola per enfasi del suo fondamen-
to: la rilevanza non lo rappresenta.
Peraltro, la verit non pu essere mera filosofia del linguaggio
(Heidegger; ib.) e nemmeno pu semplicemente essere resa
da accurato uso per luomo che abita il linguaggio .
Ecco, quindi, che la sintassi degli ismi ha buon gioco da giocare
tra le proprie motivazioni: non lontologia come linguaggio
dellessere, n il testo essenziale come luogo della domanda
aperta dallaltro che domanda oscillante entro la classe dei
non-, ma lonticamente esperibile dallunico essente che la
esperisce come corollario della differenza ontologica trapassa-
ta a logica del Decalogo, ossia , dello scritto (solidit
anche materiale del dogma), e della temporalit della com-
prensione costitutiva di relazioni dellessere-nel-mondo con la
Trascendenza dellEsser-ci, come potere essere datrice della
conoscenza tramite strutture (unit dei tre momenti distinti
della Cura).
Linsorgere dun parallelismo non costitutivo tra differenza on-
tologica e differenza ontica (parallelismo, il riapparire di data
<situazione qui ed adesso> in <unaltra totalmente altra>) ben
si presta a <definizione sintomatica> del luogo di sintassi degli
ismi> (pochi o molti ma comunque non onnipervasivi giacch
non sono essi che <fanno testo> ): il luogo non del testo ma di
taccuini; il posto dei Quaderni Neri.
Si manifestano in esso, fenomeni di ambiguit del contenuto
semantico nella correlazione di specificit tra i due termini <es-
ser-ci e essere-in> rispetto alla differenza di esser-ci ed essere-
in della Trascendentalit e del trascendentale (ci vuol dire
che ogni classe contenente il primo termine contiene alche
laltro ma non viceversa), consentendo di dividere nettamente
le considerazioni dei Quaderni neri in <errore madornale> (di
contesto essenziale dei -ci) e <punto di vista> (affisso a giudizi
di valore non districabili da giudizio riflettente del contesto
degli -in); e nel contempo di accomunare dinamismo spirituale,
verit, emozione estetica, aspettative, e rinvii, che traducono
in legame largo-contestuale col: testo filosofico, i paradossi
che invece sono dellesistenza stessa.
Il posto degli Schwarze Hefte incluso in un discorso che
comprende strutture oggettive non di <filosofia-fondamentale
applicata>, giudizi invece su fatti dei quali gli attori e le circo-
stanze sono rivestiti di attributi metafisici (lebreo astratto, i
compiti destinali, convinzioni e <bozzetti> di contenuti annota-
ti tra vocazioni ed uso di ragione calcolante, asserzioni che
consentono non livelli filosofici [che scadrebbero in s e per s
a logomachie, con cui esce ammaccata lelocuzione del testo
del testo-essenziale anche se intesse momenti ed echi signifi-
cativi, del percorso del testo nella sua elaborazione e stesura];
non livelli del dicibile nella grammatica dellindicibile con uno
scopo che lo precede.
Gli Schwarze Hefte offrono visibilit del testo-essenziale e degli
errori:insiti nelle iperfetazioni dei significati tutto sommato
sconcertanti nella loro superficialit, carattere questo, comun-
que, fruibile da una sistemata legittima esegesi critica e da una
attrezzata filologia matura; carattere rileggibile tutte le volte
che lo si voglia, senza pregiudizi sui gradi della loro fragilit e
tanto meno senza teoremi dellinganno, del livore e della rival-
sa. ma della <linea di discrimine> interna esterna segnata dalla
loro esistenza in aderenza al testo-essenziale; dal posto loro
assegnato da Martin Heidegger: dopo la edizione completa del
Testo-essenziale: Dopo la Gesamtausgabe.

$9 Il posto dei Quaderni neri


Lordine del pensiero <un> ordine dellessere (cfr. Cosa signi-
fica pensare) secondo il quale la storia dellessere realizza
<lunit di distinzione> di storie dellesserci, distinte giacch
plurali; lunit intenzionata e relativizzata in circostanze fattuali
(logica dellesistenza, fenomenologie di modalit dessere
dellEsserci); in circostanze, dunque, che sono accadimenti
<per ed in> un mondo che, sussistendo, si fa mondo; e che nel
linguaggio ha il fondamento del suo darsi nella forma di pro-
getto (modo inclusivo di accertata quotidianit dellEsserci); e
allo <essere-nel-mondo> (in-der-Welt-sein) anche se <la totali-
t formale esistenziale delle strutture dellesser-ci< (Heidegger
ZS) non ha specificit di quotidianit ma genere di <preoccupa-
zione> (Sorge) che implica <lessere gettato; (Verfallen) in un
mondo che si utilizzare (Zuhanden): le traiettorie della vita si
intrecciano e si chiudono sottese dallontologico. .
Il pensato nellordine dellessere , allora, risorsa ai modi
dessere del riferirsi, interrogarsi; del verificare. Implica, in-
somma, il riporsi della sua comprensione presso lorigine dei
fatti; e dei suoi contenuti nella circolazione del significato, nella
posizione della significante della fondatezza del rapporto tra
ci che stato detto rendendo manifesto lente e le interpre-
tazioni appropriate le quali tali sono solo se <non situate> lun-
go le vie della deduzione-induzione essendo esse invece princi-
piate dalla verit di destinazione dal lato delle aperture del si-
gnificante verso consonanti cure.
La preminenza del significato (parte assente), relazione asim-
metrica tra significante e significato appartenente a paradigmi
(unit di elementi, dominio delle scelte), forgia la Cura (Sorge)
in autocure (scelte responsabilizzate possibili al <soggetto>
singolare o <unit del co-essere valoriale, razza, nazione a con-
tenuto essenzialmente soggettivo che l <unit> di co-valori
sollecita e rende necessaria ).
La cura allora cimento di domande dellessere in azioni sui ri-
sultati che lessere-pensato elargisce allordine del pensiero
che un ordine dellessere. Lasimmetria tra scelta e decisione
ontogenesi del tempo della cura che scivola da domanda
dellessere <perlocutoria> verso filogenesi della temporalit:
secondo lasimmetria della differenza ontologica che segna di
ogni ente l <orizzonte di ogni possibile comprensione
dellessere in generale> e ne sollecita il suo compimento. Per-
tanto, tutto sommato, lordine di preminenza del significato sul
significante si insedia nella comprensione dellEsserci come Cu-
ra (Heidegger); e del fondamento (Grund) dellessere gettato
capace di progetto in virt del rapporto privilegiato dell'esser-
ci con l'Essere. Il privilegio, quindi, tessere radicato nella
trascendenza; con un grado di oltrepassamento della Cura in
autocure, mondo sussistente che si pu fare mondo giacch
loltrepassamento preminenza della libert (L'essenza del
fondamento; Sein und Zeit) al farsi scelta delle azioni; col privi-
legiato <possibile farsi> (lato del significante) che <si faccia
mondo> (lato del significato).
Tutto si tiene, in un racconto non ancora attraversato da ese-
gesi di ermeneutiche autorali e tuttavia, senza viziosi circoli, af-
fiancato da ermeneutiche contestuali di epigoni (cfr. Gada-
mer). La circolazione di fondatezza organica connessione di
verit ontica e verit ascritta alla differenza ontologica come
<possibile anche reale>; alla grammaticalit (categoria del
formulare asserzioni ossia attribuzioni di predicato non isolabili
dal soggetto) delle interrogazioni dalla storia dellEsserci
allaccadere nel mondo delluomo del mondo, nella cui seman-
tica loggetto il soggetto <uomo>: una connessione organica
e un organico connettere (chiasmo) che implica che landare
oltre lente della cura in autocura, accade nellessenza
dellEsserci; e che la connessione eccede la significazione, cio
la relazione tra il significante e significato, il poter diventare
mondo (significato inverato ). Ci vuol dire che la parte assen-
te dalla parte significante, dunque polisemica estensione se-
mantica, radura [Heidegger] implica un soggetto ed uno spazio
di libert; soggetti di atti di realizzazione anche di contesti (dal-
la parte del pensiero pensante) e di tracce (dalla parte del pen-
siero pensato) le quali in quanto sistemi di differenze durature
e marche di tradizioni, marcano senza stigmi virtuosi fonda-
menti della razza e delle razze senza ismi, mentre sono non ne-
cessariamente un evento destinale. Ci vuol dire che non ne-
cessariamente la successione decrescente <essere pensiero
pensato> abbia una dimensione filosofica con temi e moti-
vi di inclusioni o atti riflessivi su una determinata situazione
storica come costrizioni al risultato gi l (ladesione al nazismo
di Heidegger; cfr. D. Losurdo). Vuole anche dire che la asser-
zione nella dimensione della storia delluomo (pragmatica) di
tracce di una tradizione come contesto obliquo (dellerrante-
disperso) duna <perdita del mondo> (Heidegger), proposi-
zione che salda un tenace predicato al soggetto che si sedi-
menta in strutture di preambolo dellessere soggetto del pro-
prio predicato; che si ascrive al raccontare come il far conosce-
re raccontando (diegesi) la modernit (oblio dellessere, tecno-
logia, sradicamento), ossia non-cure, spazi di dismessa libert
inscritta nel multiplo delle polarit semantiche della sintassi
dellessere. Radura libert anche dellerrore; insita nella
funzione ftica (dialogicit intenzionata, connessioni stabili)
esercizio di libert di fronte al multiplo dellapertura del signifi-
cato in <madornale errore>, di <adesione al regime> di appar-
tenenza alla frontiera del non- del testo-essenziale: frontiera
luogo di posti, n interni n esterni, non-ontico e non-
ontologico. Cio inestricabilmente ontico sive ontologico (cfr.
Donatella Di Cesare) perch tale <ladesione al regime>, non
<fatale> perch tale non una lacerazione della Storia
dellessere dellEsser-ci, vulnus che si mostra invece nel campo
delle illusioni e delle speranze (non fatali ma infatuazioni). Che
si mostra ma non-dimostrabile, e resta sullo sfondo di
unermeneutica che da esso inizia e in esso finisce; e che, pi
estesamente, impigliata in paronomie (pseudo-proposizioni
di nichilistici destini; cfr. supra).
Infatti, poich l'andare oltre l'ente accade nell'essenza dell'Es-
ser-ci (Heidegger); lorientamento liminale delle tracce virtuose
(primato storico) se declinate in significazione reale della mo-
dernit, e ricondotte al destino nichilistico dellOccidente,
assorbe (decostruire come annientare) i primati nei <punti di
vista>, la verit ontica si sperpera in licenza degli ismi; scam-
bio di effetti senso con sintomaticit di <mein Irrtum> (Heideg-
ger, 1933), che non evidenza testuale del cooptare <alle idee
di Hitler> l'Analitica esistenziale di Essere e tempo <di Heideg-
ger>, n temporaneo sbandamento (Faye) e nemmeno
unanalogia (Gianni Vattimo), perch autocritica riesposizio-
ne fondata di modi di libert di <mein irrtum> lungo biografico
andare oltre lEnte, di un cammino con meta un testo-
essenziale anchesso un cammino alterato in zigzagare; biogra-
fia dellessere-per-la morte secondo fatticit di tracce in sen-
tieri storici che si interrompono. Sentieri interrotti, da enfasi ed
aspettative, da nebuloso sguardo alla possibilit che la radura
dispone invece come <luce> alla grammatica fondamentale
dellessere (Lichtung).
Lo sbaglio, < errore> bench non banale momento, vis di rea-
zione allo sbalordimento che provoca, supportato da ri-
organizzazione semantica della sintassi del pensiero poetan-
te e poesia pensante, surrettizia, allucinazione del <tema>:
la matrice che non pi ontologica n semplicemente ontica
trapassa a matrice del Si del credere, ammirare, sperare atten-
dere, etc; atto di enunciazione di cui il parlante Heidegger il
soggetto con propositi del filosofo Heidegger di consegnare ri-
sposte alla domanda dellEssere; ma che anche lo per separa-
zione (lacerazione) della accezione di tema come rema, transi-
to del topico in commento: aspetto psicologico dalla parte di
condizioni storiche, speranze e fascinoso Fhrer elevato a prin-
cipio del Fhrer. E sopportazione delle riquadrature in pensie-
ro politico in quanto tale, della adesione al nazismo della filo-
sofia dell'essere; deformazione del progetto in prospetto con
cui Martin Heidegger in ambiguit di contegni riflettenti offre
una problematica coppia deduzione-induzione inceppata a
fronte di termini di intraneit-estraneit al nazismo (il celebre
di scorso elogiativo, le fasi di vita accademica; cfr. Diego Fusa-
ro).
Dal lato delluso della lingua, esternazione tramite rovescia-
mento di figure di semantica dello oggetto delle scelte in fun-
zioni della significazione degli effetti che esse producono, si at-
tiva, allora, lazione del rinvio a qualcosa di assente nellaperto
dei significati, dei problemi, questi s <organicamente connes-
si> con le scelte decisive (libert e spazi ontici) di esperienza
politica in quanto tale e non di rivalse di regime. La sopporta-
zione della retorica di regime, dunque, vissuta da Heidegger
con <ostinato silenzio> non sulle <sue> responsabilit, ma sulle
responsabilit e gli orrori del nazismo. Ostinato silenzio e giudi-
zio-oggettivo enunciato e asserito senza ulteriore dimostrazio-
ne (assioma epistemico).
Poco rileva allora chiedersi o non chiedersi se tra il pensiero di
Heidegger e la sua adesione al nazismo ci sia un rapporto di
deduzione necessaria che ha alimento essenziale nella sua filo-
sofia; se nel primo Heidegger siano o non siano presenti temi
e motivi che, in una determinata situazione storica, spingeva-
no, e non casualmente, in direzione dell'adesione al nazismo;
se tale adesione o non un fatto meramente privato, ma ha
una sua precisa dimensione filosofica (D. Losurdo), dal mo-
mento che dalla dimensione filosofica nella immensa casistica
dei gradi di B, il significante di non-B (cfr. supra), vastamen-
te appesantito da criticit; e, se il caso di fruirne, denso di
ambiguit, prese di parte, di disagiati inestricabili luoghi del co-
sentire langustia del credere e dellattendere. In una: delle op-
zioni che non sono della filosofia.

$10 La temporalit e il <fuori-testo>


In Martin Heidegger, la Temporalit <comunica>(lato ontologi-
co) esistenze saldate ed ordinate al nesso originario astrat-
to\concreto; scandisce altres le modalit di flusso dellex-
sistere (lato ontico).
Insomma, la Temporalit il <come>il nulla che il nulla
dell'ente sia nel contempo apertura semantica su significati
verso l'essere,colti a partire dall'ente (cfr. L'essenza del fon-
damento); significati consegnati dallEsser-ci all<adesso-qui>;
con la dotazione di senso che espone lapertura di contenuto
come ci che <il prima-qui>; cio ladesso dello <spaziale nel-
la mondit>.
Ed ancora: dalla Temporalit, gli spazi risultano possibilizzati
<in modi> (forme) di quella effettivit degli eventi, che in Er-
meneutica della fatticit, Heidegger ha mostrato essere oriz-
zonte predominante della comprensione dopo la pre-
comprensione dellessere.
La Temporalit che del tempo dell<adesso qui nella mondit>
ordina gli eventi, replica lessenza del proprio cominciamento
come evento (Ereigniss) che, dono (es gibt) di primale farsi fu-
turo riporta gli echi della <differenza tra il prima
dell<angoscia del nulla> e il dopo, quando <il nulla che nulla
se ne va>.
Il cominciamento come evento, primale cominciamento, che
non attesta un soggetto (tale lente non ); piuttosto il co-
minciamento di quellastratto che laffatto concreto che
<comincia> <questo ente> e lo libera da effetti di senso del di-
stacco, caduta, dellente dallo Essere; che lo rende libero da
creazionismi di maniera e per questo senza rischio di quella
inconcettualit della propria esistenza che Hans G. Gadamer
invece sostiene in I sentieri di Heidegger.
In particolare, lente, che in Heidegger non soggetto, tuttavia
ente che <incontra lente> , tuttavia lincontro nemmeno
<il cominciare un rapporto proprio di <un io con un tu> lungo
tracciati dell <aver visto cumulativo di esperita contezza>; poi-
ch infatti, per Heidegger, iI Molteplice che lo pu portare a
compimento (principio di identificazione).
Temporalit, tempo: lesser-ci, ladesso-qui della identificazio-
ne in appartenenza ad un insieme, essenza dellessere-ente,
della ex-sistenza, tempo al quale <la Temporalit rivela il
senso stesso della cura autentica>, assume orizzonti di pienez-
za non di <essere> ma di <potere-essere-un-tutto>; tutto delle
possibilit di <scelta sui destinati> dal <Destino destinante>; ri-
levando e rivelandone lordine di decisione anticipante su pos-
sibilit dessere: Nel progettare, chi getta non l'uomo, ma
l'essere stesso, il quale destina l'uomo nell'e-sistenza dell'es-
ser-ci come sua essenza
In queste deduzioni di Heidegger (che sono, o per il fatto che
sono, illazioni <attaccate> al lessico di Sein und Zeit) si trasci-
nano per inestricabili ambiguit di progettualit <di tempi
lunghi>, forieri di determinismi forti o di possibilit di duratura,
strisciante intramontabilit della dignit delle scelte in tempi
brevi della speranza e medi della delusione Esempi: <dignit>
dellessere-Fhrer (lato astratto del principio), e, comunque,
da lato concreto, <criteri> dello argomentare, degli addetti ai
lavori, con riferimento a Heidegger dei tempi <ritardati> dei
Quaderni Neri.
Criteri: largomentare sostenibile da analisi fenomenologica
del presente in quanto fase finale dell'et moderna se lanalisi
serenamente condotta; allora non presuntuoso osservare
che movente dovrebbe essere loccasione di mettere allo sco-
perto quel continuismo, passato-presente-futuro che Heideg-
ger lascia tralucere dalla sua tematica dei <passaggi> dei tra-
monti e dei nuovi inizi, di epoche dunque come consegne sal-
date da lato ontologico<delliniziale>; occasione legittima, cor-
rettamente (cio non ambiguamente) pensabile come pensiero
dei passaggi del pensiero dellEssere; non ambiguo pensiero
poich nutrito di quella certezza la quale in Heidegger possi-
bilit sbiadita di criteri di <Futuro che gi adesso> di cui si do-
ta lanalisi heideggeriana della modernit.
Ebbene, il tutto a me appare <interamente> <assemblato> a
esemplificazioni con monotonia del <responsabile unico>; cio
<mediante riferimenti problematici all'ebraismo> che non pos-
sono che rimanere problematici, poich la loro problematicit
non attraversabile allorch esasperata da analisi spuntate:
(I)delleffettivo quanto strumentalmente carattere evolutivo
della tecnologia, la quale da modo del disvelamento trapassa a
<portar fuori> non <semplice produzione> ma pro-vocazioni
per <accumulare e utilizzare> il prodotto; (II)di riferimenti prive
di congiunture con contenuti concreti, irriducibili a punti di ar-
rivo di pure estrapolazioni; di contenuti insomma che <vanno
contestualizzati all'interno del quadro ermeneutico offerto dal-
la Seinsfrage e dal confronto con la storia della metafisica>.
Questo passo (cfr. R. M. Marafioti; l.c. Quarta di cop. S.H, cita-
to), rende evidente che gli Schwarze Hefte, contengono dei
<fuori testo>: sono narrazione non sviluppo n interno n in
contiguit con <le faccende> dellente-uomo che nella mondit
Sorge, disposta quindi in Cura delle risorse del progetto, della
possibilit del futuro che gi; possibilit, invero eletta a parti-
re dalla ontica e pi autentica certezza dellessere-per-la-
morte, che ha un proprio esclusivo vigore identificato <gi
dalloriginario transito del nesso tra astratto e concreto>.
Ed allora, oltre Heidegger, ancor pi evidente che i riferimen-
ti da contestualizzare conferendo significativit al <confronto
con la storia della metafisica>, non <abbiano puntelli> in <pro-
lungamenti della analitica della esistenza> se questultima si
dilatata a luogo della <eventualizzazione degli esistenziali>,
deformata perch non informata da acuta contezza della com-
plessit nella mondit che al <qui-adesso> trasferisce le aper-
ture semantiche in variet di mirabili attrattori del determini-
smo debole.
S, questa annotazione oltre Heidegger, ma non fuori della
coeva temperie di <aperture che insegnano nuovi orizzonti di
libert di scelte decisive>. Dirne, allora, leggere del mirabile
genio di Martin Heidegger anche quanto si affievolito allo
sguardo che ha indossato le lenti della asserzione Die Wissen-
schaft denkt nicht, che consentono di vedere solo levento
Einfhrung come dettame, ormai non pi Ereignis come dono.
Ritorner, (pi avanti infra) su questa condizione, qui anticipa-
ta a tempestivo sostegno della non perversit (taluno la ha
sbandierata) di deviazione dellimpianto filosofico, delle muta-
zioni di trame e di matrice ontologica heideggeriana col prima-
to dello ontologico sullo ontico, giocate nel nesso astratto con-
creto, della comprensione dello esistenziale restituito allo es-
sere; precisamente, della comprensione dal luogo di una filoso-
fia traslata in intellettualismo, a ben intendere, <calcolante>
uno <stare-fuori> della essenza dellente; per stare n fuori n
accanto, ma <dentro la verit>: il non senso dellente reso i-
nessenziale alla storia dellesser-ci svuota la libert (se libert
termine ancora ospitabile nel lessico heideggeriano) di scelte
decisive private di spessore se definite dallEssere.
S, sotto questo aspetto, c quanto basta per smontare in ana-
cronia la consequenzialit di <gettato> e <progetto> per rileva-
re alterato il nesso con langoscia del nulla che nulla, anzi
annullato, ove <angoscia> essa stessa annullata passi a marca
di anticamera dello invio di un destino di Storia dellEssere:
la congiunzione Teologia Storia, che, se dessa qualcosa vi ri-
mane, un semplice ; , Mitologia. La quale, tuttavia fuo-
ri-testo anche quando Heidegger procede decodificando filoso-
fico (poesia pensante) il creativo come esito dopera della ve-
rit stessa.
Ebbene, poich Heidegger esalta il linguaggio, casa dellEssere
(casa che in quanto tale deve essere abitata, ma solo da chi
non abbia deficit di competenza linguistica), e quindi lo fuorvia
in linguaggio che parla la parola non pi iniziata (negli orizzonti
dello <essere-adesso-qui>) da pre-comprensione del poeta
(nellopera darte dellartista); ma che tuttavia deve ancora
comunicare pur sempre con un ufficio senza il quale il filosofo
sarebbe otre vuota, tutto si chiude in autostrutturati nessi. Al-
lora il ritornarci sopra per ritrovarvi contenuti rimasti tra le ri-
ghe, puramente cosmetico impensabile (impossibile) non es-
sendovi ormai pi spazi per sostituzioni di prospettive disponi-
bili come prospettive aperte allo ente dallessere e non dispo-
nibili a contrapposizioni allente (G. Vattimo).
Non il caso di girarci intorno a qualcosa di fiabesco che svili-
sce la profondit, invece, del pensamento versus la metafisica
della presenza, mentre il nitido distintivo heideggeriano
<linteresse per lessere e non per luomo> si altera in fumoso
quel che conta lessere non luomo. Se ci equivalesse,
come sembra, al necessario luomo non conta attaccato alla
verit dellessere, allora occorre che ci si faccia carico di <filo-
sofia che c anche se luomo non conta>, che<c poesia senza
poeta ed arte senza artista>.
Si d il caso, per che oltre il lapidario heideggeriano Die Wis-
senschaff denkt nicht; lapidario ma sciolto anche dalla circo-
stanza che c <poesia dello evento non solo <esito di un de-
stino>; che, quindi, non si sbiadisce lopera del poeta in <pro-
dotto ospite nellinsieme degli invii>, opera che non adduca
pre-comprensione in una storia di compimenti; non semplice
Geschick des Sein <linsieme di ci che inviato (schicken;
Heidegger): Destino dellEssere destino in quanto destinante
e pertanto non sfuggito a motivazioni di modo (Temporalit)
del <tempo dello in-audito>, tempo dellevento che <evento
dellinsieme> di cui la pre-comprensione dello evento
Nel linguaggio fuori-testo un ruolo dellessere-ente conchiu-
so in ascolto del potere del linguaggio (Die Sprache spricht) che
ostenta nullaltro che coappartenenza allEssere.
Solo in quanto determinato dalla temporalit, lesser-ci rende
possibile a se stesso quellautentico poter-essere-un-tutto che
risulta proprio della decisione anticipatrice. Decisione in cui la
temporalit si rivela come il senso della cura autentica. (M.
Heidegger, Essere e tempo, 1927, tr. it. Torino, 1969).
Ebbene, questa tesi di ampio respiro propositivo di prospettive
problematiche aperte a scelte decisive in autenticit della Cu-
ra, si indebolisce nella delineazione del progetto non pi del
gettato che deve progettarsi, come Dasein; che sporge in a-
vanti <trascendendo il presente>; non pi <progetto che per-
mette di dare senso a futuro alternativo> (Diego Fusaro), ma
sub-dimensione statica, di carattere spazio-spaziale, coessen-
ziale, senza motivo, dellEssere. Infatti, il tempo, della scelta in-
sensata di decisioni il tempo come senso dellessere: in
quanto tale>: lessere il tempo e il tempo lessere.
Ma per sciogliere questo nodo, il linguaggio della filosofia non
basta pi, occorre una lingua che sappia porsi in ascolto della
verit, una lingua degli dei che di tanto in tanto traluce nelle
parole dei poeti e degli artisti (Heidegger). Riemerge
lambiguit: Destino destinante non destina, allora, alcunch;
se dono e se domanda allente che il solo ente del compi-
mento, se decisione e risposta, restassero simulacri sulla tela di
quel quadro ermeneutico offerto dalla Seinsfrage con riferi-
menti alla storia della metafisica.
Ma, alla forza propositiva di Sein und Zeit mancava solo il lessi-
co della svolta, non attrezzi di demolizione; non assonanze e
ammiccamenti per addetti ai lavori. Bene; ma adesso taluno
vede mancare anche il testo causa un fuori-testo della filosofia
di Martin Heidegger.
Ed allora, a meno che il sensazionalismo non sia utile riempi-
mento dellinfinito dicibile da contraddizioni, <testo> se un
sistema connotativo lo in rapporto a un sistema di signifi-
cati; dunque termina la sua esistenza come autonoma unit
disponibile alla interpretazione di enunciati e ad esercizi di e-
nunciazione; la termina staccandosi senza recuperi dal fuori-
testo proprio che ne ospita i contraddittori; e non cancellan-
dosi dalla storia di civilt della cultura.
Dunque, a meno di equilibrismi a-tematici, questa volta non
solo di Heidegger, perfino a livello dordine temporale e
dordine spaziale, non dato, salva veritate, organizzare il pen-
siero poetante, prospettiva di nessi orientati di Essere-Dasein-
Mondit, mirabile coessenzialit di Tempo che lEssere e
Temporalit, insieme con <Tempo non essere e essere che
tempo>, <un essere-tutto reso possibile> da improvvida decli-
nazioni della differenza ontologica in predominanza coloniz-
zante lontico.
Differenza, relazione asimmentrica, che la Temporalit mira-
bilmente scandisce in relazioni dordine la cui fruizione non lo-
gica, heideggeriano contattarsi di risposte sulla domanda,
che non lascia fuori <lessere il quale tempo di un destino
donante, il tempo che essere che dona allascoltante esser-ci,
abitante non servo, ci che eredita (ci che ascolta) ed ha di-
stintivo compimento in occasioni <adesso-qui> coinvolgenti
autentica Cura. Cura autentica in pienezza di tempo, senso
dellesserci.
Lesserci possibilit, ex-siste in scansioni della possibilit (lato
astratto) dessere (lato concreto) in nessi astratto\concreto;
ossia, possibilit; non potenza su latenze dessere disposte a
concretezza di atto nel tempo acconcio alla loro attualizzazio-
ne. Non un fare avanzare, un cagionare, come fa anche la
tecnica (possibilit datto producente): Lesser-ci, compreso
nella sua estrema possibilit dessere, il tempo stesso, e non
nel tempo. (M. Heidegger, Il concetto di tempo.

$11 Laccadimento epocale.


Dove andiamo? Con quali risorse?
Un inversione (lato ontologico) di ente e oggetto in metonimie
del senso ontico (lato esistenziale) di ente a quello di oggetto
(lato della razionalit utilitaristica) inteso come risorsa tra-
sformabile in bene, pi che rinviare un termine ad altro conti-
guo, rivela, internamente alla ampiezza di Weltjudentum smi-
surato e alla tecnologia, che lente utilizza laltro declinandolo
in <natura di oggetto>; e che questo non vale solo per la filo-
sofia, ma principalmente per tutta l'attivit del pensiero uma-
no.
Per noi resta l'unica possibilit nel campo del pensiero e della
poesia: preparare una disposizione per l'apparizione di Dio o
per la sua assenza in un tempo di tramonto (Untergrund); dato
che noi, di fronte a un Dio assente andiamo a sparire.
In questo contesto di indagini, Heidegger ha pronunciato <la
famosa e profetica sentenza>: La filosofia non potr realizzare
direttamente nessun cambiamento dell'attuale situazione del
mondo. Questo non vale solo per la filosofia, ma principalmen-
te per tutta l'attivit del pensiero umano. Solamente un Dio ci
pu salvare (Nur noch ein Gott kann uns retten).
Ma considerare luomo della storia dellessere in coppie di se-
mi opposti ente e oggetto (zeugma), , in definiva, <appli-
care la matrice ebrea>: La questione riguardante il ruolo
dellebraismo mondiale *Weltjudentum+ non una questione
razziale [rassisch], bens la questione metafisica [metaphysisch]
su quella specie di umanit che, essendo per eccellenza svinco-
lata, potr fare dello sradicamento di ogni ente dallessere il
proprio compito nella storia del mondo. (Heidegger SH). O-
ra, qui si sta riferendo di < un fatto>, scritto nella storia, senza
astratti giudizi di valore (secondo criteri della dialogicit e so-
cialit integranti le differenza di vocazioni al <ruolo dellunit>
e del comune scopo; cfr. Premessa), e si ricava una chiarifica-
zione circa la separazione Weltjudentum\rassisch; e quindi in
campo un principio e come tale non va discusso (I. Kant, Riga
1788, mette il <dato di fatto> come motivo determinante della
causalit molto al di sopra di tutte le condizioni del mondo sen-
sibile: questo il carattere della <legge morale> come fonda-
mento della Ragione pratica; un criterio e un principio che
John, Rawls, in aura kantiana, compulsa in Il diritto dei popoli
Ed. Comunit 2001, dotandosi di aggettivazioni del tipo <po-
poli decenti>, <fuorilegge> Ma, n Per la pace perpetua [Kant
vi richiede, ed espressamente analizza, condizioni che devono
rispettare i singoli stati], n gli orizzonti rawlsiani, [entro cui
ben si stendono graduatorie di merito] sono ismi. E evidente,
quindi, che in questione non <la centralit dellantisemitismo
nel pensiero di Heidegger> (Donatella Di Cesare): bisogna at-
trezzarsi per volo pindarico, per passare dalla ingenua logica
deduttiva, o analogica o induttiva, tra un frettoloso, (se si vuole
dare enfasi, sofistico madornale errore) da una parte, allintero
pensiero di Martin Heidegger dallaltra.
Insomma, considerare luomo della storia dellessere in coppie
di semi opposti ente e oggetto , in definiva, <applicare la
matrice ebrea> non per antisemitismo, ma per paradigmi e
per domin di nuovo ordine additivo del fondamento
dellessere-uomo: lo sradicamento e la declinazione dei destini
del gettato, in progetti di distruzione, decostruzioni <del s>,
salva rerum substantia et veritate, (a parte le incertezze della
induzione e della deduzione, cfr. supra; qui sta il problema!)
possono leggersi, per nulla apologia heideggeriana delle came-
re a gas, ma convinto heideggeriano esempio di misure di
<erranza> responsabilizzanti (cfr. supra).
Infatti: se un"alienazione essenziale allente, e matura sul
campo dellinteresse <solo per LEssere>, tuttavia essa ha sen-
so nella struttura degli effetti di libert secondo i nessi tra
mondo delluomo e la Storia dellEsser-ci, concreto e astratto;
e la filosofia pu riassumere gli effetti dello strutturante col
termine auto-annientamento, per non fare delluomo il regista
duna propria pura apparenza,.
Ma se <la filosofia non pu realizzare direttamente nessun
cambiamento> (Heidegger), forse pu velare (svilire) lo <an-
nientamento> nel traslato compromesso termine <auto-
annientamento> (iperbole) o non rendersi conto che, esso so-
stanzialmente gratuito; e che, in quanto tale, non dovrebbe
essere lasciato alla sua grossolanit peraltro sconcertante dato
che viene rimanipolato in astute declinazioni del significato ra-
dicale della Shoah, per rivestire le tecnologie delle camere a
gas perfino col destino della fondamentale essenza ariana?
Quaderni neri sono, dunque, i postumi di una miscela rea di
argomentazioni ontologiche e odiosi stereotipi? Per Alessan-
dra Jadiaccio che formula la domanda, (quasi) lo sono. Quasi lo
sono, giacch si temeva, o si annunciava, fossero contenute nei
famigerati Quaderni neri di Martin Heidegger derivazioni (de-
duzioni, induzioni) da considerazioni squisitamente filosofiche
ma di filosofico non si trova scritto niente.
Insomma tutto si gioca sulla coppia sradicato-eletto entro la
asserzione del posto destinale delleletto; sulla illustrazione di
compiti di coessenza con lessere-eletto: compiti destinali
delleletto.
Ma allora, chi assegna siffatti compiti? Laspetto ontologico
sfugge di mano: mein Irrtum non labbaglio gi l punteg-
giato nel corposo argomentare di Heidegger: Donatella Di Ce-
sare, in questo ordine di riflessioni, non inattuale.
Ma il paziente, avveduto, lettore pu ricomporre da s la do-
manda e andare oltre per degnarla di articolata risposta: ogni
compito dello eletto incarnazione del soggetto eletto, e
non solo perch leletto <un egli multiplo> (razza), refe-
renza del principio di individuazione che ha sede e sostegno
<inverato> in realt storico-politica, in discorsi che dispongono
di un tempo <cronico> di consapevole ascolto della domanda
dello essere che sa congiungersi con la verit ontica della ri-
sposta attuativa. E il soggetto locutore che, non dal chiaro e
distinto cartesiano e nemmeno da Iddio spinoziano (non Deus
ex machina cartesiano che arriva alla fine, o che dallinizio spi-
noziano disposto e disponibile) lo si vede garantito dalla
congiunzione di fatti ed atti asseriti per ed in una storia
dellEsserci col <principio del Capo>.
Ed allora, se la filosofia non offre perch non pu offrire da so-
la n <direttamente>, alcuna risposta agli echi della domanda
dellEssere, per i quali peraltro non basta una litote Solo un
Dio pu salvarci, la intraneit piena dellascoltare, del dire e
del testare con lambiguit possibile nelle subdimensioni del
narrare e quotare accadimenti: i tropi e i parallelismi, i rapporti
di identit tra distruzione ed autodistruzione, suggestionano
allucinate riapparizioni altrove della Shoah. E Auschvitz, ripor-
tato nello altrove per farlo riapparire <nulla> (Di Cesare), as-
sume il non-senso degli effetti di senso allucinato il cui segno
follia.
Ma allora non dato a questo punto convenire che il tutto in-
tegra estrapolazioni prive di tessuto filosofico mentre si espo-
ne anche in esternazioni di segno antisemita e razzista?
Questi, ritengo, i punti salienti da inquadrare per una articolata
risposta: (I) la significazione, assegnazione ai significanti <di
un significato>; (II) parte assente, il significato va trascelto nella
significazione secondo legittima contestualit; (III)le cagionevo-
li flessioni suscitate dalle estrose attinenze del primato storico
col significato di <eletto>, enfatizzate in <compito destinale>,
sono inessenziali per caratterizzare qualcosa di argomentabile.
Se ci richiamiamo allitinerario di Heidegger di Sein und Zeit, ai
compiti di Analitica dellesistenza (il potere portare alla luce ci
che dietro ai fenomeni ordinari e cio il senso e il fonda-
mento senza orpelli individualistici dellinautentico), il pro-
gettuale aperto su rapporti sensati tra enti, cio alla esisten-
zialit che finitezza situata verso anzi con orizzonti di futuro
che il passato come il presente circoscrivono in ontologici modi
con dimensioni costitutive (Temporalit), che sono tempo ben
prima di essere nel tempo, ci apparir chiaro il contesto dei
caratteri della Cura (lato pragmatico), del Dasein (lato ontico),
della fondatezza dellente che non lEssere e dellEssere
che non ente (lato ontologico). Tali caratteri hanno cardine
lEssere e la Verit la quale esplicita nessi col Dasein che si so-
no che si sono abbandonati a sviluppi <unilaterali> (taluno li ha
chiamati <sofismi>), nodi teorici e questioni di fondo che han-
no dilatato se non scardinato la plurivocit di significati aperti
alla significazione e gli ordinari effetti di senso (cfr. Premessa; e
passim), per ridisegnare, ormai in via principale e fondante,
ambiguit desercizio di possibilit e libert.
Eppure, guardando il pensamento heideggeriano per concetti,
ossia, siffatti significati sono cammini lungo sentieri senza biz-
zarrie, lungo i quali cui Heidegger, con linearit di analisi criti-
ca, costruisce il mutamento della essenza della verit intesa
con Platone attraversa e illustra lessere presente allidea di ve-
ritcorrettezza (orthtes come "esatta corrispondenza" tra il
vedere (iden) e ci che visto (edos). Anche la verit, quindi,
cade sotto il giogo dell'idea che, a questo punto, diventa misu-
ra della verit dell'iden; cfr. Martin Heidegger, La dottrina pla-
tonica della verit); mutamento, insomma, dambito nel quale
un primato delluomo coniugato e coniugabile interamente
entro la classe dellente; interamente vuol dire dimenticare
lessere. Si condivida o non si condivida, v compattezza ese-
getica di argomentazioni: se le dimensioni dell<adesso-qui>
sono presente-passato-futuro> della possibilit che progetto
per il quale lente nellorizzonte dello <epocale> dellEssere,
lente (Seiendes) <insieme di rapporti> che in autosufficienza
o include lEssere-presenza, o luogo di dimenticanza
dellessere, giacch epocalit non <rosario di determinazioni
dellessente> quelle che sono invece interpretazioni modalit
secolare del pensare della metafisica della presenza: Ma: ma
possibilit progetto che non epocalit: Il pensiero, detto
semplicemente, il pensiero dellessere. Il genitivo vuol dire
due cose. Il pensiero dellessere in quanto, fatto avvenire (e-
reignet) dallessere, allessere appartiene. Il pensiero nello
stesso tempo pensiero dellessere, allascolto dellessere in
quanto, appartenendo allessere, (Brief ber den Humanismus)
S, largomentare <comunica> cio non sbalordisce perch co-
munione comunque di sguardi, del consentire, o di indifferen-
za, o dissenso.
Martin Heidegger, con sbalorditiva <decostruzione> della diffe-
renza ontologica, in dominanza dellontologico sullontico mes-
so dietro langolo, spento lo sguardo della scelta, svuota la di-
gnit di alternative del Dasein e manda la Analitica della esi-
stenza fuori uso ormai perch fa tutto lEssere: lega asserzioni
cagionevoli di loro immediata negazione, cio vuote, con la
<supremazia dellEnte>, mentre luso strumentale del <com-
pimento della tecnica> si presta ad attestare che la distruzione
conseguente vale: realizza lattesa <purificazione dellEssere>.
Il filo di Arianna col quale gli Schwarze Hefte, nel labirinto del
detto e dei fatti, del profilare rinvii e contegni dello sradicato,
conduce a tutto ci e al resto. In un coacervo di tracciati nar-
ranti le scelte, di schematizzazioni che congiungono suggestio-
ni con giudizi di qualit storica e morale dellebreo, tesi ap-
pressate a primo livello della disinvoltura, risulta infine consen-
tito riportare la azione storica entro il destino dello eletto, os-
sia affidarla ad azione di sterminio nellaltrove del reale dun
destinatario con un compito visionario destinale; cio luogo di
azione che si presta a cavalcare <parole lineari di apparizione
deffetto-senso nellordine duna delega consegnata da un di-
scorso pseudo-profetico dormiente gi l in filigrana con cer-
tezza di futuro nel testo-essenziale della teorizzazione filosofi-
ca>.
Peraltro, giustificata da criteri di visibilit nella lucida struttura
profonda della <macchinazione> anche la <questione della
tecnica> si risolve al futuro cui essa serve gi: non vi sarebbe
allucinazione, cio falsa percezione assimilata a cattiva filosofi-
a. Anzi, non forse questo levento, previsto e esternato, della
fine della filosofia?
Semmai <filosofia che matura consapevolezza dellevento
previsto e esternato della fine della filosofia. Forse v nulla di
strano! Nessuna anfibolia: sottratta lessenza alle macchina-
zioni dello uomo, lessere nel contempo sta in un rapporto es-
senziale con lessere umano; la questione della tecnica, libera-
ta da individuazione di cause ed effetti (cfr. passim) una con-
figurazione epocale della metafisica modellata in oblio
dellEssere; il Dasein e l<essere <adesso-l>; avranno <gi>
nuove mappe di divenire storico. Che non un <divenire hege-
liano> di <verit risultato>, cio <per finta>: il tempo
dellessere. Essere e tempo, Tempo ed essere.
Ed allora, a riguardo non era il caso sollevare tanto clamore
poich nihil sub soli novum: Hugo Ott, Sugarco Edizioni 1988,
con prefazione di Carlo Sini e a cura di Flavio Cassinari, peraltro
riannodando <fatti in quanti fatti>, non ha forse offerto seria
ed ampia documentazione della fine centrata e radicalizzata
negli interstizi di sentieri biografici addossati alle teorizzazioni
filosofiche?
Insomma, dato tener conto anche che un percorso ben pi
circostanziato vale a separare grano da loglio, purch <buon
senso> non sia <esercizio di dilatazione di non-senso>: nono-
stante tutto, in questione se si pu concedere, fin che possi-
bile, alla filosofia un ufficio, quale che sia; se la filosofia ha an-
cora un ufficio radicalmente diviso dalla scienza calcolante e
predittiva, posto a distanze abissali alle quali dare nonostante
tutto sia concesso dare al pensiero un compito: Quale? Il
compito del pensiero oggi, come lo vedo io in qualche modo
nuovo (Heidegger; v. supra Prefazione).
Ma, doveva perch deve deteriorarsi a fenomenologia del nulla
mostrata da oscillazioni del tutto, per essere <assolutamente
nuovo>? (ib.).
$12 Possibilit, finitezza e .
La possibilit di apertura dellesserci interna alla originaria
sussistente costituzione dinamica dellesserci (il tempo, la sto-
ria: Sein zu Sieinknnen). Ci vuol dire che se il possibile, lato
sensu, si oppone a contraddittorio, quindi si pone solo pensabi-
le (cfr., ad es. I- Kant, 1a Critica), tuttavia non lincompleto
(non reale ancora da realizzare), o necessitante inveramento il
quale, peraltro, se logico sarebbe statico, se psicologico (Kant e
Husserl) sarebbe peraltro oscuramento dellessenza delluomo
(Freud); reale cominciamento per sentieri di verit ontica
schiarita nel linguaggio e con criterio di trascelta del significato
della parole (Wortbedeutungen): in cammino con lEsserci, la
sua realt il progetto, lontologico per s il consistente au-
tonomo; che distinguendosi nellesistenza, oltre il pour soi sar-
triano, ha fondamento il Ni-ente cio lEssere-evento; che la
essenza della sua libert nella continuit di gratuito rapporto
allEssere mediato dallEsser-ci; progetto capace di proceden-
ti forme di co-appartenenza (lasciarsi essere solidale) con gli al-
tri.
Sia ben chiaro che nessun misticismo ricorre, nessuna ricerca
da avviare allufficio di nuova filosofia, ma una domanda che si
apre da pre-comprensione: apre il testo attraversando lontico
fin dentro la esistenza dellessere e lesistenza rileva ex-
sistenza che alla radice comprende lessere: Sicht, <vista
della essenza>; il pensato quindi si eleva a pensare-essenziale.
E il rapportarsi essenziale che dispiega la possibilit con un
dono (es gibt das Sein).
Il che vuol dire riferirsi allEsser-ci della Temporalit, suscitato
tempo dello iniziale e della svolta, del primato accentato da
compiti destinali; vuol dire forza calma del possibile non
semplicemente possibilit rappresentata: relazione allo Es-
sere che travalica lentitativo ristretto alla presenzialit (Vor-
handenheit) che lessenza umana profila entro il rapporto sog-
getto-oggetto; quel rapporto, invece, allentato dalla fenome-
nologia di Husserl peraltro da riformare per liberarlo dalla an-
gustia metafisica dOccidente; per un pensare lidentico come
, statuto di heideggeriana solidit, di unit che, non solo
argomentale, interiorit dellessenziale del soggetto singola-
re come Molteplice (Principio di individuazione)
La possibilit dellessere in quanto possibile, insomma, non
manca di alcunch, e tuttavia allinterno stesso del suo esse-
re, intenzionata attivit del dover decidere il prendersi cu-
ra dellessere il se stesso autentico <davanti i possibili> non
per adeguazione, ma con disposizione (es gibt hier) di preordini
(coerenza a Dasein) della scelta di con-essere con gli altri.
E questa sottile tematica dellapertura dellesserci e della de-
cisione bench sia sempre quella di un singolo esserci nella
sua affettivit dellesistere, che nel contempo un dischiu-
dersi come un decidersi (Entschluss) dellauto-progetto del
gettato al molteplice del per s, caratterizzazione del concreto
sotteso da un profilo ontologico con un suo statuto nella inde-
clinabile diade astratto\concreto; che, non vincolante situazio-
ne della decisione include autentica libert dellesserci e de-
finisce il lessico dellessere per le possibilit (Sein zu Mgli-
chkeit); conclusivamente libero termine di una diade non limi-
tativa giacch hher als die Wirklichkeit steht die Mglichkeit:
pi in alto della realt sta la possibilit, <il non ancora> che
gi il possibile del progetto; il futuro insomma il cammino
lungo cui laltro mi sospinge. Ma limpulso alla vita (Drang zu
Leben) mio. Allora vincolante non lindeclinabile ontica
possibilit, ma la connotazione della decisione responsabilizza-
ta come <fatto con la possibilit della fatticit originaria>, il
Dasein che c ed ; che der Hirt des Seins; astratto che al
confine del Ni-ente <riferisce> dellEssere (ontologia fonda-
mentale) sulla verit dellessere; vincolante la connessione
secondo cui lessenziale ha la dimensione di una possibilit
pi originale: permea la significanza, orienta lanaforico (ci
che riporta indietro, il senso dei segni di rapporti paradigmatici
tra soggetti) custodisce i significati compresi nella polisemia
(semantica) della sintassi essenziale e vi rilascia quei significati
compresi con determinazione semplice della complessit dello
indeterminato allorch si porta a compimento una modalit
della connessione; o con originaria assegnazione dellessere
(autenticit) o con una esclusione (distruzione) nella modalit
di autodistruzione in relazione allessere questultima una mo-
dalit del compimento. Ma modalit non funzione. Laver
sostato su sentieri della speranza e della attesa ingombrati da
una deformazione del Fhrerprinzip, perdendo di vista la que-
stione ontico-ontologica, lo statuto del complesso indetermi-
nato e la semplicit (Pietas) del compiuto non pu, di primo
acchito, che imboccarsi sentieri di reificazione (lesperire a-
stratto che vale per quello consentito a un linguaggio che pen-
sa per paradossi e per conversione della <commento causale>
in <causa dal concreto>) che (calcolato o allucinato?) coin-
volgimento della filosofia in termini di negazionismo.
Cio in coinvolgimenti nel grottesco: lidentico (listanza
dellEssere), la possibilit che , n imperio n vincolo;
che per coerenza non logica (il coerente logico in-
completo), ma essenziale alla probabilit della scelta decisiva;
la probabilit che stagione di vita e stima di occorrenze
dellerranza, che in quanto occorrenze affettano intervalli (o-
scillazioni di quasi-vincolo) con la necessaria intelligenza del s
presso laltro, della quale il contesto heideggeriano non impaz-
zito, mettendo in fila con acconcio tatto lessema dopo lesse-
ma, in ordine unilineare o multiplo matriciale, pu e deve mo-
strare sacra apertura allEssere non inventariare massacri de-
stinali.
Ribadisco sacra lapertura, per conferire enfasi, adesso alquan-
to opportuna, a fronte del contemporaneo rischio di sovrae-
sposizione dellistanza dellEssere a declinazioni della <que-
stione dellente>; con effetto diretto la riduzione (scomparsa)
dellontico nellontologico. In altri termini, <lEssere > rischia
deriva della deiezione (Verfallenheit) se la differenziazione da
LEssere non ente compendio della finitezza, cio una
stazionaria asserzione senza richiami a verit originaria che la
schiuda, che schiuda la finitezza, al suo primale essere-nel-
mondo come esperienza (assoluto cominciamento) del ni-ente
che <propriamente> non era niente; angoscia; origine quindi di
decisivi problemi della diversit delle parti, del dove radicare le
decisioni, del fondamento del Dasein, del suo porre differenze
tra attivit decisive rispetto al problema dellEsser-ci nel suo
fondamentale essere (Umwillen).
Questo rischio largamente rilevato (cfr. supra), Heidegger lha
fatto passare con invadenti implicazioni (seallora), per nessi
causali tra dato e probabile; i quali, facilitati a circolare entro
lunit del Dasein, declinato come continuum del circoscrivente
orizzonte di storia dello essere-nel-mondo, possono riscuotere
efficacia di propagazione di <ci che per eccellenza sdradica-
to>: lo sradicamento di un solo <soggetto> attraversando la
storia del mondo, <potr fare dello sradicato uno sradicante
seriale (ossia pq con p vera per eccellenza implica vera la q
probabile).
Pertanto, a parte lidiozia dello sradicato i cui superpoteri sra-
dicanti restano un mistero della immaginazione riproduttiva,
siffatta induzione spuria, si presta ad autorevoli ragioni criti-
che, immediate, cio senza necessit di ulteriori elaborazioni,
ragionevolmente mostrando da s la fragilit del valore di veri-
t: non necessita di matrici di supporto che non siano pure al-
lusioni di semplice miscuglio di assonanze teoretiche, tra un
Dasein lasciato dietro langolo delle imprese <sradicanti> e re-
staurato in <presenza destinale di un mittente: lEssere; fragi-
lit che per s pu ascriversi agli echi di ragion sufficiente. cor-
relative forme pseudo logiche di caratteri sacrali dai quali pre-
levare insopportabili enfasi della autarchia della distruzione.
La solidariet (principio ontico dellunit delle parti), estesa in
ermetismo di automatiche suggestioni di associativit, quelle
che sono a portata di umane superstizioni, <i madornali errori>
mai tali giacch ordinati gi su piani ontici la cui perversione si
appoggia alla luce della pienezza (abbagliante) dellEssere; il
modale che si scarta in funzionale ghost (la presenza di matrici
ontologiche), restano visibili a braccio. E tali, cio sostanzial-
mente restano (non formulati per serie esegesi); contrariamen-
te seriosit a parte, non avrebbero la meglio le <heideggeriane
assegnazioni di significato> allo <sdradicato>, dotato di ultra
vires efficaci, prima o poi, di pandemie dello sradicamento; e
lesternazione del <mein irrtum> oziosa e peregrina se non al
riparo dellessenza del Dasein, pu appropriarsi da s e per s
di entroterra ancorch priva di ubi consistam.
Ebbene, questo elevare evidenze a portata di mano, a dignit
di scavo esegetico, mentre ammirevole esempio di sensibili-
t, competenza e onest culturale versus incoerenza, pu spo-
stare il disorientamento in condivisioni da dirsi di larga inter-
pretazione, ossia invadente lintero pensamento di Heidegger,
ma pu essere sostenuta tuttavia nella medesima misura in cui
pu essere rifiutata.
Ma sia ben chiaro che molto invece dimostrabile, <entro la
casa dellessere> se il dominio dei lessemi affidato a sintassi
svincolata da semantica (completezza sintattica e completezza
semantica, verit e consistenza si ignorano), se gli <enunciati,
da s prive di senso> non assecondano per principio la manca-
ta osservanza di sintassi logica (R. Carnap), se <matrice ontolo-
gica non che parvenza> da cui sono riscotibili surrettizie as-
serzioni <divisive>: la testualit della filosofia essenziale, il
<non pensiero> della scienza calcolante, la prassi utilitaria della
<tecnica produzione di senso>; la dicotomia tra declinazione
dellessenza della esistenza in convertibilit di soggetto con
oggetto, la Temporalit come modalit, la Cura come contesto
per <vedere pi in l> del < del contenuto degli <adesso-qui>
che esso include>, ossia non di <cosa non posso fare> ma di
<cosa posso fare> <che rivela: la finitezza, linteresse pi inti-
mo, linerenza alla pi intima essenza>. Sicch, <cosa posso fa-
re?> non domanda ma risposta> alla facolt dessere lente
che ; esistenza come modo dessere del <gettato> e <del get-
tato come se stesso> <progetto progettante quanto al suo es-
sere ente> non calcolante incongruo col <lascia passare sulla
comprensione dellessere> ci che incontra, ossia che non tro-
va poich <gi>.
Ecco, che la comprensione dellessere ha il suo fondamento in
un articolazione del <fare e del riferire> che conferisce <de-
terminatezza alla interrogazione sulluomo> senza esigenza di
prevedere <quel che resta da fare> o di domandarsi <cosa un
fatto storico> e di obbligo di determinare la funzione essenzia-
le della datazione e dellorigine: se il centro nel tessuto di a-
stratto e concreto, lorientamento conoscitivo <della realt>
pleonastico allessenza dellastratto heideggeriano che dimo-
stra cio fa vedere pensando lassegnazione di fondamento a
ci <che pi originario al fare e al riferire>: il problema
dellesistenza risiede in quello esistenziale che risiede nella es-
senza dellente che risiede quindi nel problema della essenza
dello esser-ci. Surrettizie le asserzioni ormai sono riposte selet-
tive di <sentieri del vedere e pensare> essendo divisive dagli
oggetti osservabili in un tempo e in un luogo danalisi; so do-
mande che valgono riposte cio <dimostrazioni in senso hei-
deggeriano>, <compimenti di unit di contesto>.
Quanto al lessico, nessuna matrice ontologica se non come ba-
se subentrante a qualcosa che sia fatto, atto, in breve soggetto
e volont, che dice di tutto di cui pu dirsi niente; non foriera
di nuovi inizi dunque esigente i tratti fondamentali della sua
categoricit toto clo estranei alla originalit heideggheriana
che declinata in fantasia heideggeriana pu esibire ostentazio-
ne di tramonti che mancano, e deficit di nazionalsocialismo,
resistenza a quanto sia <il pensare per lessemi unilineari che
hanno vigore nella esistenza della scienza e del calcolare.
Insomma, la sentenza Wissenschaft denkt nicht, ha un ruolo
indispensabile per <la metafisica dellesser-ci come ontologia
fondamentale!>
Ma anche e soprattutto per tradurre la <questione dello sdra-
dicato> in una sorta di teorema di Heidegger della autodistru-
zione : llo sono una sottrazione di essenza dellessente, la
fenomenologia (laccertabile mostrato), della scienza moderna
in quanto implicata nella tecnica col problema delluso degli
enti come strumenti e risorse produttive, apre <sulla questione
delle tecnica>. Da siffatto nesso scienza-tecnica il paradossale
ha la smisurata traduzione del Weltjudentum nella <questione
ebrea> come caso particolare (esempio) di Selbstvernichtung.
Strano, o astuto uso della scrupolosit argomentale?
Soltanto strano se il dimostrare la singolarit del soggetto por-
tatore del problema del mondo con compiti di proselitismo
versus materializzato contagio planetario, fosse solo informato
ad una sorta di metastasi sbigottita di scienza e di tecnica.
Non astuto se, peraltro, il dimostrare nel senso heideggeriano,
pi che disinvolto mancante della fondamentale funzione ca-
ratterizzata dagli equilibri di sistema, dei termini di concause
che nel lungo periodo non sono omissibili giacch lo <sradicato
non mai solo> ma affollato da effetti dinsieme non pi filtra-
bili dalla finitezza, da ineluttabili compimenti, ed ausili della es-
senza: oltre il breve e medio periodo <lo sdradicato> elemen-
to di un insieme di <sradicati> nel quale <vittima e carnefice>
esercitano il comune problema di compatibilit delle disegua-
glianze, esigente analisi della totalit delle interdipendenze
settoriali pi o meno avvolte dalloblio dellessere.
Ebbene, ovvio che qui interessa non perdere di vista il dimo-
strare in senso heideggeriano, la coppia onto\ontico, secondo
analitica dellesistenza: Il distinguere tra soggetti, cose, modi e
gradi e limiti, ha una complessit riguardo al puro modo di es-
sere, al carattere che nella filosofia essenziale, al pensato hei-
deggeriano, al domandare su <ci che viene incontro al mon-
do> con la comprensione del mondo; su ci che, fenomenolo-
gia della esistenza, fatticit del mondeggiare, del lasciare es-
sere nella dimensione pratica del partecipare allessere, alle
cose della mondit; allutilizzabilit dellente non come oggetto
e della <cosa> non come <cosa priva dellessere proprio>.
Non perdere di vista la mondit, (la cui pre-comprensione, in-
somma, partecipe di verit ontologica ha esemplare lopera
darte) che dimostrabile leggendola; leggendo, ripeto, purch
astratti non siano i criteri di contestualizzazione, ed il <vedere
sia pensando ed il distinguere divisivo sia invece auspice di uni-
t in tempo>: unit del disporre di matrice ontologica che co-
munque, ancor prima dei criteri, operi organizzando compi-
menti possibili ed operando su relazioni dordine su scelte nel
lessico della dimostrazione; disponga non di <riconduzione ai
motivi ma alle modalit>, non una <giustificazione delle apo-
dosi> ma di una pura lettura delle protasi: se tutto domanda-
to dallEssere (Destinante) con la parola della lingua-essenziale,
matrice ontologica benevola dispensatrice di una semantica
nella polisemia degli enunciati nellordine dellastratto dal lato
della concretezza del Dasein. Ecco, allora che lautodistruzione
non scandalo e nemmeno apologia stupida di un tetro reato,
ma urgenza di un lavoro sui concetti cio per cammini fino a
conferire loro la funzione di una forma per il dimostrare come
il comprendere divenga consapevolezza di ci che intrinseco
alla estimativa umanostorica; alla pertinenza dellessere-
possibilit dellesserci e dei passaggi dellontologico che re-
sponsabilizza lontico al suo mondeggiare ma senza licenze di
sterminio: lautodistruzione teoretica decostruzione, questa
volta profetica, di un rapporto che non si incarna in una follia
giacch Dasein dallEssere la traguarda rigurgito di mondit il
quale pur se manca di un radicale ravvedimento, malgrado tut-
to, <resta> nella storia, non res gest n rerum gesta rum ma
modalit epocale dun cammino di Temporalit come memoria
con la bolla dellontologicamente irrepetibile giacch total-
mente altro delloriginario di tempo originario di cui occorre
tener conto(cfr. $5) per <non lasciare passare> la sofistica tesi
heideggeriana della fine della filosofia.

$13 La filosofia ascoltante


La decisione di lasciare incompiuta la prevista estensione di
Sein und Zeit, bench connotata da Heidegger come una svolta
(Kehre), deve essere considerata in funzione dellintero pen-
samento heideggeriano: nel procedimento di pro-duzione del
significato del suo asserto <LEssere non lente, lopera, in-
fatti, si caratterizza, alla luce degli riassetti e nellorizzonte dei
suoi riferimenti, generatrice di senso e di continuit strutturale
dellargomentare; sia per attributi lessicali e significazioni sog-
giacenti, sia per criteri di identificazione e confronto degli ef-
fetti di decostruzione duna <grammatica della modernit>: vi
traluce ed alberga la prospettiva di un <pro-durre> (il portare
a compimento) la modalit di un pensare e meditare <quanto
fuori nella dis-velatezza>, e quando.
Poco rivela se il termine Kehre di Heidegger: occorre conside-
rarne <quanto da essa si apre> con la determinazione di per-
corsi possibilizzati, da scegliere o lasciar fuori, a partire dalla
essa; e cio le direzioni di significato in ambito delle trasforma-
zioni semplici: 1) di modo concernente la possibilit di accenta-
re lEssere concetto la cui semplicit invece indefinibile, non
esistendo altri generi per definire; 2)di descrizione , del provo-
care conoscenza e del raccontare. Le teologie della parola, per
esempio, hanno questa funzione sbarrata nel lessico heidegge-
riano; 3)di soggettivazione: sintomatico ne il credere. Ed an-
cora, sbrigativamente, tutto ci riguarda trasformazioni sem-
plici: 1)di intenzione: Sein und Zeit, predisposta per temi e ca-
pitoli da utilizzare (predisporre) per titolo accademico, vede
<risultare altro>: sentieri si intraprendono e si interrompono
ed infine la lingua che parla; confluenze di intenzione e risul-
tato in trasformazione di atteggiamento segnano sincronie del
genio (nel senso di Urkraft, in controloce co J.G. Hamann, ad
esempio di distinte letture di Kant) con le quali la Kehre si la-
scia definire, infine, in senso heideggeriano come sentiero in-
terrotto verso il configurarsi dellattivit umana, del senso del
progetto del <gettato> come <invio di un destino> con la regia
della <verit stessa>: la filosofia col problema dellessere (fe-
nomenologia dellesistenza), della scelta e della decisone anti-
cipatrice, banalizzata da una temporalit gi compilata nel suo
poter-essere-un tutto, non pi poetante filosofia ascoltante.
Apertura di una decifrazione del senso dellessere alla lettura
dei luoghi del linguaggio (ascolto) dove lidentit e la verit so-
no indecidibili attributi (caratteri) dellevento che appartengo-
no allevento stesso allorlo del nulla; convengono conclusiva-
mente allindecidibile e alla non costitutivit di schemi ontolo-
gici lasciando al filosofo <geniale> lestro di un mondo <spiega-
to> dal lato dellEssere: gettato nella verit dellessere, luomo,
perch appaia ci che , <destinato nella e-sistenza dello
esser-ci come sua essenza>.
Il motivo di queste annotazioni, non e non vuole essere
lattirare attenzione sulla strana e gratuita liquidazione della
<questione del soggetto> giacch Heidegger fin dal primo pas-
so del suo articolato cammino laveva eliminata negandola no-
nostante la messe di tematiche coeve (teorie del soggetto,
strutturalismi, A. Badiou, J. Lacan, ad esempio). Seguiamo dun-
que la via heideggeriana: luomo non soggetto, onto-storia e
evento destinante.
Sein und Zeit ne lopera principale principiante lesigenza di
un linguaggio dellessere con termini, temi, <scelte e risoluzio-
ni> intese come declinazioni di relazioni nel linguisticamente ri-
levabile, connessioni e flessioni, accezioni di fenomenologia;
pro-duzioni dello esistenziale con <professione di filosofica
fondamentale>; mutamenti come decisioni, aperture autenti-
che come ascolto, destino come coinvolgimento dellEsser-ci
da parte dellEssere.
Insomma, tutto ci che inizia da Essere e Tempo, non necessita
di cronologie ma scansioni di modi di esistenza e di lessico tra
primo e secondo Heidegger: un momento teoretico destruens
per derivazione dellintero costruens in un procedere generale
dotato che sia di <propria lingua> per l<organizzazione
dinsieme> ma non da parte del contenuto: il quale gi l lun-
go quella triade passato-presente-futuro che lesser-ci.
Certo, si pu, anzi si deve tenere conto anche dei tempi e dei
gradi di maturazione, delle fasi di un cammino del pensiero
della mutazione concettuale, cio di cammini, per sentieri in
salita destinati a interrompersi in prevedibili o, forse, previsti.
effetti del genio coinvolto in temperie politiche di parte.
Ma si d il caso che dal lato della sua <innovazione ancora ine-
dita> v una sintomatica se non loquace relazione <mittente-
destinatario> che dalla Kehre, allestito che sia il lessico, fluisce
dal <linguaggio che parla> alla <filosofia che ascolta>; che a-
scolta ormai persino la metafisica della modernit una volta
che la si asserita foriera del pro-durre con virt a contrario
della propria <parola non nuova> e pur sempre nella <struttura
dellindicibile che si rende visibile: 1)per <somiglianze ed equi-
libri> inseriti in postulate ambiguit dell<iniziale>; 2) per meta-
fore dellattesa e metonimie del destino e destinante (rinvio di
un termine ad altro contiguo), tutto quanto spunta <in cammi-
no verso il linguaggio> per: 1)consolidare <leffetto del signifi-
cato in significati del <Destino destinante> ormai, appunto per
questo, in posizione di significante, <dono ed appello>;
2)affermare similarit metaforica in virt di un legame origi-
nario e <non metaforico>, che conduce a ritagliare il significato
<autentico> completando leffetto <selettivo>, nella catena di
significanti, da eseguire sui punti di innesto attraverso cui si fis-
sano i significati che la polisemia del rapporto tra significante e
significato fa derivare; 3) consolidare <leffetto significante>
sui rapporti tra enti, infinitezza e mondo, che nel caso
dellUmwelt <umano> non sono <naturali>: luomo abita la ca-
sa dellessere, il linguaggio, quindi <predisposto allascolto
della parola e dellavvento dellessere> ed i rapporti, quindi,
nella forma di <relazioni comunicative>, sono codificati secon-
do rapporto dei <significanti tra loro> Dal lato semantico, pe-
raltro, la parola soggetto termine latino, flatus vocis di <sog-
gettivit impropria>; luomo invece lente che raccoglie tutto
in s come fondamento>, <ente in cui ogni ente si fonda nel
suo modo di essere nella sua verit> (Lepoca dellimmagine
nel mondo, 1938; Holzwege, La Nuova Italia 1938). Orbene, c
quanto basta anzi avanza per pienezza defficacia delleffetto
significante, attraverso cui <una parola designa propriet o un
oggetto, che si trovano in un rapporto esistenziale con la refe-
renza abituale di questa parola (sistemi di controllo, caratteri
di dominanza, gerarchie) di meccanismi di identificazione e
codificazione del <potere>: Geist come Selbst Sein come Erei-
gnis, Frer come unico esser-ci mittente per destinatari so-
lo accettanti, Dono come Destino.
Il che vuol dire che il linguaggio <parla> (effetto significante);
che la opera heideggeriana ha <unico strato strutturale>, unico
principio teoretico, un solo intendimento che organizza la se-
mantica: il principio teorico (cfr. infra) passa a ipotesi affinch
possa disporsi a verifiche, a speranze ed attese, immodificabili
in s cogenti ma, tutto sommato, affidati a relazioni di signifi-
canti tra loro, in una sintassi delle differenze tra enti, non solo
secondo <utilizzabile e progettante> ma di ruolo, funzioni e
prospettive, speculari a tentativi ambivalenti puramente de-
scrittivi di desiderati compimenti epocali in una non meglio de-
finita unit (continuit) spazio-temporale la cui struttura , o
sembra essere, suggerita per una filosofia ascoltante.
$14 Decisione ontologica versus questione della Tecnica
La struttura dell<indicibile> si rende visibile per somiglianze ed
equilibri tra allotropi (ambiti lessicali: scienza-cura), inseriti in
contestuali nonch postulate ambiguit tra ottimale, ed auten-
tico. Per Heidegger la relazione tra utilizzabili (categoria di re-
lazioni entro la classe degli enti in quanto inerenti a istanze e
modi di pro-duzione) <vollstndig>, totale ed esaustiva quin-
di aliena dal rappresentare e <calcolare>(cfr. la sentenza: Die
Wissenschaft denkt nicht): dal lato dellautenticit, levidente e
lineffabile la mancanza di realismo; immaginazione pura
della cosa da pro-durre che dis-posta anche al <compimen-
to>, e, per comparazione dellattesa (non figura retorica ma
stato ontologico), attende gi da sempre (cfr. metafora del mu-
lino a vento) mentre ogni altra opera pu solo pro-vocare <ri-
sultati inautentici>, addirittura anche perversi.
Si d il caso che, lungo i sentieri percorsi nella loro determina-
zione del loro mai sorprendente in-determinarsi, cammini
(concetti) <imprendibili esistenti>, se sono passato-presente
tuttavia hanno futuri ramificati in guise di macro moti bro-
wniani: Heidegger vede eventi di storia dellessere spuntare
come alberi concresciuti tra il nulla e se stessi, cio senza fasi di
crescita (gli ossimori sono latenti ed evidenti in Heidegger). Ci
che attende gi da sempre si dona sul lato del Quadrato, Terra-
Cielo; dire del futuro mostrare dal presente il passato; far
apparire, dischiudere illuminando-celando nel senso di porge-
re ci che gi laltro ha nello stare insieme a colui che porge e
che chiamiamo mondo; che oltrepassa ci che tentiamo per
rappresentazione, rapportando soggetto ed oggetto. (Martin
Heidegger, In cammino verso il Linguaggio; Mursia, Milano
2007, p. 157) Nessuna cosa dove la parola, cio il nome,
manca; [eppure] la parola che procura lessere alla cosa.
Nellautunno del 1935 circa (baita della Foresta Nera) Heideg-
ger ha uno scambio di idee con Heisenberg, <interventi del
pensiero> (lato del filosofia) e della calcolabilit (lato della
quantistica). E ovvio che non bastano scambi di idee o ulteriori
occasioni di chiarificazione di termini e temi, per circostanziare
valide collocazioni dellepocale a <rottura dellordine del tem-
po> ad una <accelerazione della storia>. Il tramite il concetto,
ma in questo caso non un cammino, perch <levento>; la
cui nozione di primo livello, quella heideggeriana, direi orec-
chiante sintonia con quello di Heisenberg, e se qualche pro-
gresso conoscitivo successivo si pu concedere, esso si presta
al pi a proposizioni narrative: tesi post factum, inserzioni in
punti di vista e prospettive strutturali della funzione dello e-
vento sono a sostegno del <proporre> nuova profondit alla
differenza tra uomo <il non soggetto> e dunque uomo non a-
gente della causalit ma hypoteiemenon, l<applicato respon-
sabile> del chiarificare e ricondurre a ci che appare laccettare
che contattare lessenza; il <fenomeno-evento> che pu
stilizzarsi in <farsi avvenire nel linguaggio in quanto linguaggio.
Prospettive strutturali, vuol dire che, contestualmente, risalta
vivida la differenza tra enti nella classe degli enti gi tracciata
tra ex-sistenti e utilizzabili. Vivida vuol dire che essa risalta pi
credibile, mostrata non di-mostrata entro la relazione di appar-
tenenza al discrimine della dimensione temporale della finitez-
za. Allopera costruens si consolida : 1)il manifestarsi dente co-
s come in s stesso; senza <concordanza tra conoscenza ed
oggetto> ma solo: a)<come svelamento> (mostrarsi dellente
nella sua auto-identit: b)come categoria, insieme delle rela-
zioni tra utilizzabili secondo essenza penetrata da fenomenolo-
gia della esistenza; c)come rapporto allesser-ci (il come della
utilizzabilit in determinazione ontologica; Zuhandenheit); d)
come dimensione passato-presente-futuro, se lessere even-
to e la coppia sein\seyn oscillante il futuro del Dasein an-
cora <uno> tra i possibili (essere-nel mondo): cio, rispettiva-
mente, situazione tempo-spazio (adesso-qui) e modo dessere,
quindi del poter essere e dei modi dessere.
Lutilizzabilit da parte dellesistente (ladesso-qui), riferimenti
e relazioni tra utilizzabili (non senza rimandi a ci che con-
forme ai modi dessere dellutilizzabile), comporta allora evi-
dente ambiguit tra pro-vocare e pro-durre modi di collocazio-
ne e conduzione in nuove relazioni tra enti che sono <gi l>
disposte e custodite(fondo) per: 1) una anticipazione conosciti-
va con il calcolo (modo cartesiano), secondo progettare
delluomo-soggetto che <pro-voca loggettivit> delloggetto, e
lutilizzabilit declina la disponibilit (fondo disponibile, Be-
stand) a relazioni alienate, improprie, altre che quelle che
luomo in quanto tale trattiene con gli utilizzabili secondo veri-
t originaria della sua appartenenza alla classe degli enti; 2) per
decisione ontologica, un incontro dellente col suo fondamen-
to, delluomo con lessere.
Lambiguit, carattere dellargomentare heideggeriano per e-
strapolazioni o sintesi estreme accattivanti, custodisce come
sempre altrettanto accattivanti prospettive ottimistiche: la
tecnica dOccidente si espone alla sua inautenticit <Il proce-
dimento oggettivante cui la scienza sottopone ci che , ci re-
sta invisibile per il fatto che ci muoviamo in esso. Per questa
stessa ragione anche il rapporto del pensiero con la scienza re-
sta oggi oltremodo confuso e nellessenza velato, tanto pi che
proprio con la sua origine essenziale che il pensiero ha minor
confidenza: lattendere allente come classe, si offre alla tec-
nologia nella caratteristica primaria della finitezza e quanto alla
possibilit in quanto presupposto hegeliano ovviamente ormai
si offre al discernimento delle modalit distintive affisse al
<senso della tecnica> nelle sue vicende storico-culturali.
Poich la distinzione tra <categoria> ed <esistenza> in Hei-
degger ontologica, lessenza della tecnica oltrepassa il criterio
ontico-storico: la modalit della anticipazione (disposizione
delloggetto dal soggetto; svolgimento causale) e della decisio-
ne (autentico reciproco disporsi, ordinarsi di mezzi e progetto)
entrambi, fraintendimento ed autenticit, sono portatori della
<parola dellessenza>, custodita nella casa dellessere dallo
essere insieme. Il che assolto dalla struttura essenziale del-
la possibilit nei cui intervalli ciascun grado realizzato (fase sto-
rica) allude a ciascun altro: ossia, a <tutto ci che non >. Per-
tanto la tecnica presenta, per cos dire, conferme della epocali-
t come corollari della integralit temporale, passato-
presente-futuro, ed estesamente dellesistenza (uomo) e del
co-appartenersi delluomo e dellessere; il rapporto esisten-
te\utilizzabile rende leggibile la tecnica da cui tralucono, quindi
comunque, inautentico ed autentico ontologicamente divisivi
ma <non contrari verso nuovo inizio>, convincenti <timbro e
stima> di rapporto dellesser-ci al destino che luomo custodi-
sce con e come dominanza dello ontologico. Allora,<tutto ci
che non > spinge ad appuntare, totalizzare, lattenzione sulla
tecnica, valutarne il grado di autenticit, e, purtroppo a
sbandierare compiti destinali (versus elementi estranei *che+
continuano a deturpare la nostra essenza) conferiti a vestali
dellontologico con investiture della verit e con voce del filo-
sofo che sa dire chi oblio delEssere; chi si risolve in un
proprio <sradicamento da ci che gli >, gli essenzialmente,
alterit preliminare; chi, procedendo per concetti, calcolando e
pro-vocando, esercita distorsioni (rinvii) della possibilit dal
suo essere costitutiva degli <attimi> della precognizione per la
decisione, invece dentro uno schema.
Tutto ci compendia, dal lato pragmatico, la decisione ontolo-
gica in un rapporto di circospezione (Umsich) che altro non
che lesercizio di possibilit in un <ordine temporale> di orga-
nizzazione del progetto al di l della semplice occorrenza
dellutilizzabile che, invece, una sorta di gradazione del <con-
tenuto onto-logico, del pro-dotto>, cio del compimento.
In questo senso, si pu inscrivere il compimento in termini di
<risultato> (modo retorico della ripetizione) incluso in una de-
cisione ontologica. Questo <momento> della <decisione> (il
pro-gettare di atti volitivi ordinati con verso temporale di inclu-
sione della deliberazione-decisione-esecuzione) per Heidegger
(Sein und Zeit; 1927, pag. 298) caratterizzante fluire di aper-
ture autentiche; coscienza insomma, progettualit della fi-
nitezza; autenticit del porsi-davanti-alla-morte (ib.pag. 270).
Dunque, nella situazione progettuale dei risultati la cui oc-
correnza essenzialmente probabile, la decisione interviene
sui <molteplici progettabili> mentre latto volitivo autentico
quello che congiuntamente opera una mediazione tra delibe-
razione ed esecuzione. Allora, la decisione ontologica pro-
blematica; ma occorre tenere conto: 1) della possibilit di risul-
tati <compossibili> e di criteri a misura di capacit finita del di-
scernere tra risultati gi possibili anche reali; 2)della ri-
presentazione progettuale delleffettivo non solo utilizzabile
ma anche autentico (apertura).
La decisione che incontro con lente (cfr. supra), <incontra>
gli enti che la deliberazione ha <resi disponibili>: il possibile
filtra da <ci che in atto richiedibile> (gestell): la provoca-
zione tecnica appoggia la esecuzione di una <decisione di rela-
zione> con riguardo a ci che reso disponibile da <un fondo
di utibile di un <fondo disponibile>. La decisione su ci che
<portato alla presenza>, il nascosto manifesto disponibile
(Bestand).
Manifesto disponibile vuol dire non <appello allautenticit di
svelamento delloriginario> ma svelato per <scelta anticipante>
pro-vocata calcolando modalit di svelamento e secondo <veri-
t della tecnica>.
E questa <costrizione calcolabile> la pro-vocazione, che non
sfugge alla immaginazione heideggeriana la quale assume ca-
rattere di produktive Einbildungskraft dal lato della <tecnica
assecondante originarie aperture allEssere>, e nel contempo
deve fare i conti con il realismo dei modi di <farsi manifeste> le
proporzioni tra esistenza e enti utilizzabili che la finitezza dello
esser-ci acquisisce, espone ed esercita nel rango di <oggetto>
(Gegestand) e <qui-adesso> (Bestand), predisposto come risor-
sa pro-vocante accadimenti di modalit (Gestell).
Poich la decisione nella sua problematicit (calcolante, onto-
logica) ha indicazione concreta nella possibilit in <posizione
dello adesso della deliberazione> in <situazione effettiva deci-
siva>, le condizioni irrompono ma tuttavia senza sospendere
lautentica essenza della libert: declinandosi possibilit in ne-
cessit (concettuale; calcolo), luomo pro-voca pro-ducendo
per quanto pro-vocato. Il che vuol dire che in gioco la de-
terminazione essenziale degli enti, che non rende incompren-
sibile, non spegne il senso del ricercarsi reciproco, non esilia il
tempo della risposta alla domanda che posso fare?, perch
essa risiede nell <impianto della ambiguit> del disponibile.
Ci vuol dire non solo che la tecnica comunque dis-
velamento, in forme a servizio della <questione dellessere> ri-
trovabile manifesta lungo sentieri sollecitati secondo la <co-
appartenenza dellente allEssere>, <visibile presenza tra pas-
sato e futuro> ma come ambito privilegiato di esposizione
duna fenomenologia dellesser-ci, di storiografia dellex-
sistenza per la quale forme di giudizio e regole logiche non
hanno senso giacch per le vie del concetto e dellastratto non
v n immediata n differita la complementarit autenti-
co\autentico che, dotata dellessenziale <continuit di essere e
del tempo> pertinente al <prendersi cura di cosa a disposi-
zione> secondo la tecnica, e per essa ai modi del dis-velamento
in <vicende dellessenziale> nellorizzonte dellutilizzabile e
dellessenza delluomo.

$15 La condizione e levento.


In Kant e la questione della metafisica (Laterza, 1981,
pag.163) Heidegger precisa che il tempo <preformante vedu-
ta dinsieme> nella successione degli elementi; <forma genera-
le> di quel <muoversi da s dirigendosi su..>(Von-sich-aus-bin-
zu-auf); che <a sua volta guarda indietro entro il suddetto diri-
gersi a..>: non affezione pura, il tempo forma lessenza di ci
che definibile il <riguardar se-stesso in generale>. Insomma:
il tempo forma <la struttura essenziale della soggettivit>. Ex-
sistenza che tempo, tempo che forma della struttura es-
senziale della soggettivit. E questa una meravigliosa ri-lettura
heideggeriana della forma a priori kantiana in forma della
struttura della soggettivit, che non solo compendia la assun-
zione di <esser-ci come tempo> ma lorizzonte di radicale si-
gnificato assegnato alla <ricezione formatrice>, allente come
possibilit intrinseca alla possibilit del se-steso, come utilizza-
bile o come <essere autocoscienza>.
Ritroviamo Martin Heidegger nel campo delle proprie compe-
tenze, ove la originalit del porre e proporre vale a ridisegnare
effettivi percorsi del pensiero, libero dalla ostentazione di sa-
pere saputo disposto al <fuoco del genio> che rifonde e de-
forma.
Il ricondurre la <superbia del soggetto> nella dignit dellente
come finitezza della conoscenza che <riposa nella finitezza del-
la intuizione, ricezione formatrice per intuizione suriettiva>, va-
le a conferire senso radicale alla domanda: Quale la piena
determinazione della essenza del tempo? E non essere impli-
cato allente intratemporale empiricamente accessibile:
lessenza del tempo dellEsser-ci che trascende lente il dire-
zione dellEssere, il possibile anche reale fondamento che
<precede> ogni altro comportamento (cfr. Lessenza del fon-
damento). E quanto vale in riferimento alluomo come realt
dellastratto che incontra luomo nel suo prendersi cura.
Ritroviamo Martin Heidegger non <paradossale sconcertante>,
esattamente in questo principio dello astratto\concreto che
<presiede al pensiero, qualunque sia la <cosa pensata>: la de-
terminazione non temporale; dellessere tempo <quiddit>:
lessere essentia, lessenzialit dellessenza ed essente ex-
sistentia, realt, essere <di fatto>. La diade astratto\concreto,
in breve, dota la domanda su <che cosa lessere in quanto ta-
le> della condizione dirimente: il concreto <esiste se esiste una
connessione tra Essere e finitezza>.
Orbene, in una situazione progettuale che locale per condi-
zioni e mezzi, ciascun <risultato> (realizzazione del probabile in
quanto possibile) <un evento che appartiene alla situazione>
(situazione locale). Ma Heidegger tematizza una <mappa della
situazione globale> la quale, pur se nellambito della <metafisi-
ca della modernit> (reale epocale), riguarda secoli;vi silente
ed eloquente almeno da Platone. Levento si evince nella dis-
velatezza, alla quale di volta in volta il reale si mostra o si sot-
trae, giacch l'uomo non ha alcun potere. (cfr. Lessenza della
tecnica)
Il che vuol dire che vi sono due ordini di visibilit dellaccadere:
1) fra uomo e utilizzabili;2 )fra esser-ci\uomo ed Essere. Rispet-
tivamente, la categoria (cose come relazionabili mezzi verso un
fine: gli utilizzabili) e <lente nella sua totalit nellorizzonte
della utilizzazione> (il progetto e il porsi tecnico).
Non va trascurata la rilevanza del <desiderio> (bisogni mai i-
nattuali) linfinitezza che colora la perfezione del fine illimita-
tamente affermato, aspirazione infinita del pensiero che,tutto
sommato, si estrinseca in <tecnologica costrizione al risultato>
che rimanda allirruzione dellente nella sua esistenza effettiva
(concreto) che <la filosofia legge ed interpreta secondo lesser-
ci (astratto).
Qui non centra, non perch <la scienza non pensa> ma perch
non pu pensare traguardando sussistenti condizioni di esi-
stenza, alcuna determinazione come causazione logica delle
conclusioni (risultato in quanto tale) del ragionamento, n il
predicato collegabile, nel giudizio valutativo: la questione del-
la tecnica si dischiude, con ogni evidenza sulla coppia condi-
zione\evento, che dal lato della condizione si espone come
<pro-vocazione> (il non consegnarsi lun laltro, ex-sitentia e u-
tibile) o la pro-duzione (lincontrare luno, luomo, laltro, utibi-
le, per compimenti gi disponibili; cfr. supra). Insomma,
lessenza della tecnica : 1) dellontico\fatto umano di esercizio
della possibilit; 2)della dimensione integrale passato-
presente-futuro, come co-appartenenza essere-esser-ci\uomo.
Levento di ci che lEssere dona, invia indicibile (prima) e in-
analizzabile (dopo), appartenente ma non incluso nel <porsi
tecnico>: levento un darsi storico-epocale di tempo origina-
rio. Tutto sommato levento lEssere.
Levento non segue dalla condizione: il calcolo pro-voca risulta-
ti mostrando linautentico come sintomo e senso dellattesa
dellautentico che dalla partizione della classe degli enti, gi
da sempre <adesso che attende> non <volont di dominio> ma
<risposte accentate alla verit dellente>: evento Ereignis os-
sia Er-eignis, il convenire, il pervenire allo incontro. Sintomo ed
attesa sono allora, le questioni che Heidegger di <La questione
della tecnica> pensoso ci pone: nell'ipotesi che la tecnica non
sia un puro mezzo che ne sar della volont di dominarla? *+
Fino a che non ci dedicheremo a questi problemi, la causalit, e
con essa la strumentalit, e insieme con questa la definizione
corrente della tecnica, resteranno qualcosa di oscuro e non-
fondato.
E questo un ambito solenne del pensamento heideggeriano,
n antropologico n ecologico, come taluno commenta enfa-
tizzando: appartiene aun magistrale momento del filosofo
dellEssere, fedele tratto stabile dun sentiero per il quali gli
Holzwege passano in salita ma n per interrompersi.
Precisamente, vi si rende visibile senza elucubrazioni e termini
suggestivi, lesperienza di una solidit di rapporti bench ov-
viamente asimmetrici, tra il progettante uomo e il disponibile
utilizzabile; nella classe degli enti, in cui la <appartenenza> ha,
per effetti di senso onto-teologici, < determinazione> elusiva di
causazione logica (cfr. infra), ma non esclude (temperie storica)
che la comprensione dellEssere possa obliare il rapporto Es-
ser-ci\Essere.
Alla <luce della Temporalit>, differenze e scansioni di <non
fondati eventi dacch donati>, il fondamento (Grund) si tema-
tizza, infatti, in termini di possibilit di decisione dellesistenza,
quindi di <libert che tutto fonda> (Abgrund); libert di stabili-
re nel rapporto tra <il pensato e lEssere> bench a partire
dallEssere, se vi scelta siffatta che possa essere esercitata
per deduzione empirica o trascendentale o panlogica che sia,
per <pervenire allincontro> o per governarne le devianze sen-
za destini del massacro; se vi siano e perch non vi siano occa-
sioni in genere rilevabili progettualmente e insegnabili lingui-
sticamente in virt della infinita dinamica della significanza tra-
verso catene comunicative nelle quali la condizione occasio-
ne che custodisce levento.
Ma occorre non perderne di vista la fragilit pragmatica delle
risposte autentiche: 1) linduzione ha il <problema proprio >
della esuastione pertinente alla probabilit (essenziale deficit;
cfr. Hume); 2)il senso e lautenticit non sono esperibili; 3) non
elaborabili sperimentalmente sono la contraddittoriet e
linadeguatezza inerenti alla problematica della semplicit e-
saustiva di una sorta di <idillio tra mezzi e fini>..
Ecco che per il secondo Heidegger la Temporalit si assume
compiti di <scansione> dello stato dellarte della progettualit
e deve, pena la insignificanza ontologica, avere portata di
<tempo integrale dello esser-ci> e ritagliarsi un tema
delluomo ex-sistenza, progettualit preceduto da <progettua-
lit verso progettualit>: il gettato.
Ed allora la Temporalit comunica tramite il tempo
lordinamento di eventi; la condizione che dal nulla <prece-
de> levento (Ereignis come dono) che scandisce <ladesso che
lo dona interamente qui> (situato temporalmente tra se stesso
e il nulla); infine comunica, giacch lo consegna, il <ricevuto in-
teramente qui>.
La <risposta> allinviato dallEssere (Geschick) ha conseguen-
ze nella topologia dellEnte? Nessuna, se punti di vista, giudizi
gratuiti e insensati, non prendono il sopravvento. Nemmeno
una conseguenza, se Heidegger non passasse dal tema al
commento incappando in contraddizioni non dialettizzabili: le
conseguenze sono folgori di contro Ebreo e le speranze
(su un Quarto Reich?; rif. D. Di Cesare) oracoli. La tecnica, pas-
sata a pratica della macchinazione <guidata da un solo uomo>
bench luomo <mai senza lEssere>, traslano la distruzione
in <autodistruzione>, frutto della verit dellEssere che avvolge
e coinvolge astratto e concreto. La fantasia non ha limiti!
Quali che sia del sentiero divenuto heideggeriano tortuoso a-
pocalittico, gli ismi non centrano, a meno che, dopo tutto que-
sto smontare e rimontare, tra dominanza dellontologico
sullontico, tra flessioni di umanismo in antiumanismo, la <fan-
tasia filosofica> heideggeriana genialit sfuggita di mano, non
valga meno che un grossolano passaggio dalla fenomenologia
allontologia, liquidando la storiografia per una storia dello es-
sere silenzio, solitudine, umbratile destino destinante.
La condizione autentica, semplicemente, invece delluomo in
quanto uomo nella diuturna possibilit dispensata dallEssere
per lineffabile comprensione dellessenziale articolarsi delle ri-
sposte che luomo deve dare necessitato dalla domanda che
appartiene allEsser-ci col problema del senso ossia della com-
prensione dellevento. Comprensione dellEssere.

$16 Lautoannientamento limplicazione spuria


La profonda co-originariet di Essere ed Esser-ci, ripropone
come la fonte dellargomentare heideggeriano, il principio di
identificazione dellindividuato non individuo ma Molteplice.
Ne consegue che la sua libert non necessitata da corollari
della sua inclusione nel tutto immanente divino spinoziano:
lungi da ozioso discettare su funzioni e forme del soggetto,
necessario far menzione del rapporto individuo\stato, etica e
politica in Baruch Spinoza, poich risulter trasparente la im-
portanza attribuita da Heidegger allo stato, alla soggettivit ri-
levata dalla socialit, la cui tonalit etico-sociale si espone nel
testo essenziale immediatamente pertinente ai profili di Na-
zione. Tutti gli altri attributi, della tradizione, della razza, del
primato, in una gli attributi del <soggetto> sussunti nel polise-
mico, cumulativo Ge di <Geschlecht> (cfr. supra) non sono
unopzione integrante e nemmeno una tracciatura ideologica:
discendono dal principio di individuazione (il per s) accolto da
Martin Heidegger (coi dichiarati trascorsi da <teologo cristia-
no> sempre presenti; cfr. supra).
Il Multipllice classe della Tradizione come consegna (Ueber-
lieferung, cfr. supra) di un <tutto di parti> completezza
dellunit dello inserimento delle parti (dei gettati) in un
ove la partizione in consegne mirabile definizione della logica
interna della razza come diritto alla razza, in quanto diritto di
ciascun distinto molteplice detto razza al piano ontico ontolo-
gico; secondo appartenenza alla medesima classe come insie-
me che identifica una soggettivit necessariamente divisiva per
appartenenza ma che in s volge ad altra soggettivit prospet-
tazioni ontico-ontologiche compossibili.
Ma bisogna imparare e vederle! Da qui discendono le oscilla-
zioni di segno (erranza) riguardo a:1)i lemmi della trasformabi-
lit della in e della declinazione delliniziale in tas-
sonomie della differenza; II) della pars destruens del parmeni-
deo <essere del primato> mirabilmente postata come perenni-
t di destino destinante destinato una tantum versus leracliteo
in coinvolgimenti, tutto sommato del primato entro
una Storia diveniene dellEssere; (III) la attenzione accanto al-
la attenzione al problema dellessere, alle patologie della
contemporaneit (cfr. lampia, serena e documentata serie di
risposte <monografiche> (lezioni) aggregate in unit argomen-
tale nella conferenza (lezioni) Da Platone alla tecnica di Fran-
co Volpi); (IV)il carattere del rapporto allEsser-ci, che riporta
l<adesso-qui>, lo storico, lautentico, alle istanze dellEssere;
(V) laccesso, quindi, a ideale Sein con una objektive Gltigkeit
und Objektivitt, Validit ed obiettivit che non appartiene ad
un ordine fisico
Bene! Ma un vincolo, limite non obbligo, dispone le asserzioni
a interpretazione e comprensione ontologica, e le decide non
oziando ma per rilevare lambito di libert che si attinge espli-
cita l ove ne sia <immanente il senso>. Che deve essere pi
che interpretato acquisito in qualche misura responsabilizzante
nella verit sua e dellesser-ci: non da semplice contemplazio-
ne e nemmeno trapasso in oblio.
Anche qui, il rischio attraversare il rapporto tramite un lin-
guaggio specifico, <una parola determinatissima>, che non
sia, per, <limitazione dellessere> ma che <vada allEssere> e
che nel contempo attesti il segno <della posizione e del riferi-
mento> alla <dignit del rapporto>, allunit originaria e radi-
cale che dallEssere al Dasein recepisce lessere-nel-mondo
dellente, dal lato concretezza dei paradigmi dellEsser-ci. Dalla
concretezza, vuol dire che <l dove il mondo diviene immagine
concepita, il sistema esercita il suo dominio> e ci non solo nel
pensiero.
Ma allora immediato convenire che l dove <il sistema
conduttore> (scientismo, modellizzazione), vi sempre la pos-
sibilit della degenerazione, della esteriorit allEssere di un si-
stema puramente fabbricato e raccolto (rif. Holzwege, 1950
pp. 93 e seg., n. 6).
Dal rapporto Essere\Esser-ci\essenza-vita degli enti, contessu-
to di esteriorit di un sistema che <rappresenta gli enti come
oggetto>, chiunque li co-rappresenti tali si sradica: si <celebra
presenza alienata che potrebbe alienare levidenza
delloriginario>. accettabile la linearit dells sequenza delle
enunciazioni. Ma un brocardo sulla distruzione si innesta qui;
non artatamente subdolo, tuttavia riposto invece in miserando
pensiero, propaga ordinari, semplici, effetti di senso il cui signi-
ficato suggestivo di ismi se si collegano le affermazioni (I)
lessere si utilizza come oggetto; (II)<la morte di Dio> pensie-
ro metafisico della modernit, ricettacolo di formule estreme
di nichilismo e ateismi, (III) il possibile dictum (filosofia
dOccidente) mette fuori portata lEssere nella sua verit; (III)in
particolare. possibile come <> alterato in cal-
colo. Lidentikit completato! La conclusione inqualificabile
abuso di un lessico ambiguo riempito di <sempre o per lo pi>:
annientamento e auto annientamento sono, nel lessico hei-
deggeriano, convertibili: autoannientamento annientamento
di ente-uomo che pro-voca tecniche della modernit cessa di
essere-uomo pastore dellessere.
Ma, tutto sommato, de minimis non curat prtor: una dissolu-
zione sintomatica allusiva di un ismo, tuttavia inscrivibile nel
contesto heideggeriano per lessere come un interno lemma
in questo caso sovrabbondante: ha smunta valenza informa-
zionale. E, sotto questo riguardo, mentre si mostra rilevante ed
acuta lesegesi critica di Donatella Di Cesare, non scalfisce il
contesto medesimo; semmai lo vede svilito a preda di mere as-
serzioni e spurie implicazioni materiali: i <se p allora q proba-
bile> (se p allora q comunque o per lo pi, e affinch sia sem-
pre ci pensa il destino destinante) nel marasma di attributi e
rapporti materiali con lepidermica cifratura del senso dei fon-
damenti dellutile e delletico, compromessi da labile conso-
nanza con le istanze dello essere nel problema della scelta e
delle decisioni; sotto cui con le cause serpeggiano concause
oscuranti spazi legittimi di Storia dellEsser-ci <che invece si la-
scia vedere>; di (Geschichte) allorizzonte della finitez-
za elevata a epifania dellEssere, in quanto essere per il potere
essere (Sein zu Seinknnen).

$17 Quaderni neri e teoresi.


Purezza teoretica e scelte politiche vanno testate secondo le
(tre) dimensioni del linguaggio: sintassi semantica pragmatica,
tenendo conto che la pertinenza delle prime due riguarda le in-
terrelazioni fondate sulla differenza ontologica, di Essere e Es-
ser-ci; dimensioni del linguaggio casa dellessere abitata dal
Dasein; luogo strutturante interrelazioni, aperture semantiche
marcate, allinterno di storia dellesserci, in odissea della cura
del mondeggiare del mondo dello uomo del mondo, in metafo-
re di accadimenti di storia dellesserci di cui il fatto di temperie
storica sineddoche (parte esemplare che sta per il tutto onti-
co di possibili anche reali) che quindi comprensione soprag-
giunta da pre-comprensioni di forme di concreto interagire,
germe di funzione della categoria <politica> come unascetica
delle scelte pertinenti alla pragmatica.
Tutto ci spiega che il concetto di storia dellessere (da parte
della dimensione sintattica) apre il termine <ente> al significa-
to uomo; e poich il concetto movimento, luomo ne pu
transitare in dimensione pragmatica disponibile ad una deter-
minazione particolare (riappropriazione) di aperture semanti-
che della sintassi dellessere; non solo quelle che siano passibili
di attributi di <eventi destinali>, cio eventi che sono <vincola-
ti> i.e. invarianti qualunque ne sia il compimento come meta (il
tutto destinale non da dimostrare poich indimostrabile), e
non richiedono funzione di struttura, non hanno storia perch
della storia ciascuno e tutti sono snodi morfogenetici; ma an-
che quelle non vincolate (libert ontica) che possono essere
dimostrabili in termini di <adesione riflettente> (ad esempio al
nazismo), e della democrazia come figura della modernit.
Possono essere ma non detto che anche lo siano, perch non
lo sono quelle che hanno deferenza <gi da s> ad un punto di
vista; hanno le dimensioni linguistiche dotate di significati ade-
renti al livello dei lessemi; la pragmatica soprattutto contempla
azioni e soggetti grammaticali, agenti che hanno <ai primi
piani della significazione> conversione positiva dei <perch> in
<sapere come sono>: volti degli agenti, cio dei soggetti (fun-
zioni sintattica degli attanti nel senso di Greimas) con volto (a-
pertura semantica) e nominazione manifesta con il nome <e-
breo>. Nome non-descrittivo ma tarato da antisemitismo me-
tafisico (Donatella Di Cesare) cio provato con forzatura da
feedback, di messaggio pragmatico; di esegesi forti ma con la
sorte di recezioni deboli in spazi di probabilit di sintassi
dellessere che invece polisemica (aperture semantiche mul-
tiple); sicch la tara <marca> del fuorviato: vuole essere teti-
ca rivelatrice di una <matrice antisemita della filosofia di Mar-
tin Heidegger> (ib) mentre, banalmente nel movimento del
punto di vista (determinazione di concretezza come fatto se-
mantico con possibilit di combinazioni particolari in discorsi
totali) non vi esce screditato il pensamento filosofico di Hei-
degger, e non pu esserlo <da valutazioni politiche in quanto
tali; e neanche pu acquistare credito dato il valore posiziona-
le nel cammino della cultura, elevato, di alta teoreticit> della
filosofia heideggeriana (Habermas). Il pensamento peraltro si
dotato di una Analitica esistenziale, foriera duna originalissima
pragmatica dellontico e di una dicibilit a contrario dello indi-
cibile (ontologia fondamentale) ove per, a meno di appaganti
effetti di significato di enunciati accattivanti, Il superamento
della metafisica mediante lanalisi logica del linguaggio (Car-
nap; es. Logische Syntax der Sprache) <cosa> esattamente
percorribile su vie toto clo altre dalle heideggeriane.
Banalmente, cio canonicamente (cio legato al testo hei-
deggeriano) non pu essere screditante lorizzonte filosofico,
perch nessun madornale errore di Heidegger, cio nessun
passo e nessun asse tematico del testo vi comportano azioni
che <alludono> a oggetti (definizione sfocata); n passi n assi
hanno le sub-dimensioni semantiche di edge: lorlo (la frontie-
ra) tra ontico e ontologico <non-> nellunico del testo essen-
ziale, non ospita errori perch linsieme di posti limite di una
ermeneutica delle possibilit semantiche dotata di criteri di
decifrazione con portata semantica autarchica, articolazione
propria, della novit dei mondi possibili <annotata> con
loriginalit di contenuti del testo, della interna pars costruens:
(I)da un lato, la sintassi delle evenenziali modalit di lettura
dellontico e della sua libert, ontico e libert che non produ-
cono perch non possono produrre errori ma al pi possibilit
indecidibili, che tuttavia Heidegger ha poste, nel linguaggio dei
poeti cio non dellipotetico-deduttivo e,quindi, a riparo dai
teoremi di Gdel; (II) e dallaltro i possibili ma non reali che so-
no oggetto di logica della apparenza: Heidegger che <ritorna a
Kant>, la riporta alla luce della Temporalit e pi estesamen-
te, alla cronologia fenomenologica. (per approfondimenti,
cfr. R. M. Marafioti;Il ritorno a Kant Mimesis Filosofie 2011,
Cap. V).
Allorlo, invece, si <spende> non si sospende il contatto ma si
dota anche di <criteri scriteriati> dellontico e dello ontologi-
co: i punti di frontiera sono abitati da ossimori, con cui il possi-
bile e il necessario si trovano in congiunzione inestricabile con
retaggi del paradossale (diari di una vita di pensiero da leggere
per ultimo se si vuole comprendere senza fantasticare); ove
tuttavia le azioni non si possono incartare in scriteriati ismi
ma in punti di vista, a volte impensabili o sorprendenti e incre-
dibili, in cui la metafora dello sdradicato trapassa a metonimia
dellebreo astratto a ebreo concreto, e la Questione ebraica
a sineddoche del Weltjudentum (il giudaismo mondiale) a sog-
getto della manipolazione tecnica sullente come oggetto (rap-
porto esistenziale della subdimensione delledge con la refe-
renza che <ebreo> ha nella dimensione intera delle gradazioni
e nelle distinte ottiche della questione ebraica; cfr. supra).
Nel transito del linguaggio a parola (F. de Saussure) di frontie-
ra, la verit ontologica non senza resti, ma pensiero-azione
non sono impiantabili sui fondamenti delloltre: la frontiera
heideggeriana non ha risorse di una euristica speranza ma a-
polare grafia,, annotazioni coordinate-scoordinate dal testo;
non speranze infondate perch fondate su ontologiche signifi-
canti i cui significati sono valenze del nazismo farfugliate quale
che ne sia la forma, e le tante <proposizioni di corso storico-
epocale come lemmi che al pi sono adeguati a Testo Unico
della metafisica della presenza, od a categoria hegeliana del
Tutto-Risultato che sa attendere. Incontri dibattiti o seminari
per ribadire o ripudiare, dignit del vero o angustie del penti-
mento, fedelt o abiure, consegne o non consegne di tessere,
del procurare o sollevare enigmi e obnubilamenti, sono, con-
clusivamente, non attivo dialogo per rimontare, dopo il bai-
lamme, il pensiero heideggeriano nella storia del pensiero o
per smontarlo definitivamente come astuto e malevolo pen-
siero escogitato versus ebrei. Senza una chiave di lettura e sen-
za i prerequisiti elencati in Esplicazione (cfr. supra) si solleva
opportuno bisogno di silenzioso disagio. Che non senza rime-
di: il >posto dopo> dei Quaderni neri, non la nottola hegelia-
na; piuttosto il luogo dove il fastidio impacciato della co-
localit dello interno-esterno, delloffuscata lucidit (punto di
vista), dellossimoro che diviene co-sentire compassionevole,
dialogo pietoso ancor prima della acronia della piet del pen-
siero (Francesca Brencio).
Piet nel luogo dove la differenza tra deduzione e induzione
(duna pragmatica come lunico dazione) concessa da una
sintassi duplicata in semantica dunica significanza (ossia
dellobiettivit di determinismo forte delle operazioni reali in
un dato campo linguistico del possibile); e diviene soggettivit-
riflesso di struttura soggetta a pratiche significanti non libere,
cio da raccogliere da pratiche del linguaggio (non pi casa ma
reame dellessere); piet nel luogo dove, insomma, il disagio di
Heidegger sta nellessersi incartato in contegni ove la sintassi
aperta (libert della scelta) da virtualit di scelte possibili an-
che reali (Lichtung, radura come apertura) inestricabile dalla
sintassi dellunico che richiede una scelta di autarchica decon-
testualizzazione. Dove il nazismo della scelte di ciascuna parti-
cella, di colossale ostentazione del primato coesiste con illu-
sioni di libert.
Che queste azioni possano essere incartate in un ismo (antise-
mitismo) non centra per nulla con la teoresi! Non centra,
nemmeno, se Martin Heidegger avesse fatto precipitare
lessenza dalla verit (cio verit non-nascondimento) entro
lAnfibolia dei concetti (Immanuel Kant) ove invece urge appa-
recchiare prove e dimostrazioni del possibile anche reale; ove
la conversione del <forse> e del <questo penso io> (tra le stra-
vaganze del <cos vuole lEssere> e lopinabile), non pu avere
nemmeno una disciplina del metodo ma la banalit di instabili
situazioni di ordinarie scelte di campo con quei rumori di fondo
delle costellazioni di quotidianit medio-mediocri, trascinanti
identit di saperi entro o come unitivit di declinanti rapporti
ontologici (chiacchiera); rapporti della verit dello essere col
linguaggio casa dellessere concessi piuttosto al volere uno
strumento del dominio sullente. Questo strumento
lomonimia che presuppone che tra i diversi significati di una
stessa espressione vi sia nucleo comune e continuit come
possibilit di derivare, da un significato, a buona o insipida ra-
gione, ritenuto fondamentale, una equivalenza del tutto coi
fondamenti della filosofia.
Si d il caso per che il Posto di Quaderni neri, non integra di
nuovi sensi il testo essenziale (il quale, invero, non ne ha biso-
gno), ma esibisce internamenteesterne saldature sub dimen-
sionate del punto di vista (Sich): vi sono permesse solo inter-
pretazioni che fanno parte del valore del loro contenuto come
forma della parte. Quella delle interpretazioni associate al Te-
sto per funzioni narrative le quali: (I) possono passare a indici
della narrazione e collegarsi a punti distanziati, in qualche mi-
sura lessicale, dal testo stesso: da qui, la baraonda mediatica e
dottrinale (atmosfere del sentimento e dellesegesi) alzata dal
posto dal quale si rischia leffetto senso; leffetto della coop-
tazione di significato trascelto unico occasionato dalla polise-
mia alla apertura semantica della sintassi; (II) oppure consta-
tare come Heidegger interpreti gli eventi della storia contem-
poranea a partire dalla propria concezione della storia dell'es-
sere; quella che si va a sua volta precisando attraverso un'ana-
lisi fenomenologica del presente in quanto fase finale dell'et
moderna. E ci se non condivisibile, tollerabile nella sua ov-
viet: luomo portatore (trger) di tutto ci che gli passa per
la mente, anche se non altrettanto ovvio che tutto quello che
passa per la sua mente luomo non debba amministrarlo senza
scissione (splitting) dellio.
Ma, poich negli Schwarze Hefte le caratteristiche principali
della modernit vi sono esemplificate mediante riferimenti
problematici all'ebraismo da contestualizzare all'interno del
quadro ermeneutico offerto dalla Seinsfrage e dal confronto
con la storia della metafisica (R.M. Marafioti); poich le que-
stioni e i riferimenti e il confronto sono da <contestualizzate>
non con criterio storico ma nel rispetto di <filosofia abitabile
dalluomo storico>, una chiave di <lettura degli Schwarze Hef-
te> da cui <cui parola> si evidenzi pertinente al linguaggio
dellintero (ovviamente per le parti che qui interessano), non
pu che essere un testo da dirsi essenziale.
$18 Evento e Storia
Se il senso dellEssere ha origine dalla domanda dellEssere
verso lessere-ci, luomo unico ente capace di accedere alla
<fenomenalit>, che modalit di <ci che si mostra da s>,
non soggetto: il soggetto fuori campo; luomo la finitezza
che non pu annodare legami n pu ricevere risposte nel sen-
so dellessere senza perdere il senso del finito in quanto finito:
pensare ed interrogare in s strutturalmente una rappre-
sentazione preliminare di unit. Pensare il collegamento (Ve-
bindung) in unit implica che lunit <prima>.
Dunque il pensare ed interrogare appartiene al disporre di
terminus a quo e terminus ad quem; ma appartenenza an-
che allessenza della filosofia? Non il soggetto, n forme o im-
magini della coscienza regno della forma sono possibilit
dellorigine del fondamento, n di assegnazione di vie verso
una meta; peraltro, la filosofia essenziale non pu dare rispo-
ste o concedere domande con un sistema antropologico, il
<mettere luomo davanti a> (Gegen-Stand, con una domanda
dotata di senso). Occorre una <dimensione> della domanda
impostata dalluomo come <carattere fondamentale> del do-
mandare.
Orbene, alla filosofia spetta <dire di questa dimensione>,
quanto basta per implicare <la <libert simmetrica alla finitez-
za umana> in una unica struttura del finito con <ci che lo pre-
cede> e lo apre allo svolgimento delle condizioni (modo
dessere) della sua finitezza..
A questo ufficio non di presta la <Fenomenologia della esisten-
za> riguardando il <qui-adesso>, <langoscia> la Cura, e, conte-
stualmente, le suddivisioni proprie in <discipline filosofiche>
finisce collessere divisione della filosofia che delle scuole:
il modo di essere allora laver perduto la problematica, s la
problematica, interna allinterrogare: che il modo di esse-
re specificamente metafisico dei rispettivi campi. Precisamen-
te: il modo di essere allinterno dellaccadere fondamentale
dellEsser-ci.
Queste rimandi radi ma incisivi del confronto tra Ernst Cassirer
e Martin Heidegger (Dibattito di Davos tra Cassirer e M. Hei-
degger in appendice a Kant e il problema della metafisica,
Appendice II, Laterza 1981), contribuiscono a cogliere il pas-
saggio dalla fenomenologia dellesistenza alla tematizzazione
di un rapporto tra lo <adesso-qui> e lEssere: occorre conserva-
re i limiti della finitezza, dei <Si sceglie>, dello umanesimo, per
un umanismo del finito integrante perch integrato nella Sto-
ria, ovviamente non <rerum gesta rum>, ma nemmeno <res
gest>, ma, Storia come cammino dallappartenenza alla in-
clusione degli eventi esplicitamente nominabili nella lingua del
primato.(cfr. Premessa; passim).
Laspetto pi recondito sta esattamente nella circostanza che
siffatti eventi siano destinanti per essere destinali, non diretti
ma intramati con un dasein messaggero talch luomo sia defi-
nibile come <posto dellattesa> e, infine, afferrato dalla do-
manda: Chi sono? Domanda che, tutto sommato, ha tonalit di
antiumanismo: uomo non <servo> ma <dipendente< certa-
mente. Si lo essenzialmente: nessun approccio ermeneutico,
logico, gli caratterizzante: attende nuovo inizio come porta-
tore di <concretezza>, ingrediente che metta in cantiere i deli-
berata dellEssere. I sentieri, allora, non sono interrotti, ma sol-
levandosi e curvando sono dotati, sono dotazione, di tempo
che legge lesistenza dei cammini di conoscenza come cammi-
no: lo <adesso> (presente) <riceve e restituisce> (passato, fu-
turo) ci che dallo ontico scorre dallEssere: laccadere fon-
damentale autentico, lesistenza delluomo con lintera pro-
blematica dellessenziale
La <fantasia del filosofo geniale> non ha argini: la Storia
dellEssere, tutto sommato, storia di legami, di relazioni
che non sono <spazio> (fine della storia!) ma tempo <lungo
cui> lEsser-ci (cio la comprensione dellEssere, fissatasi ormai
come una determinazione dellessere in peculiarit ontico-
ontologica), irrompe sullente, il gettato in mezzo allente, e lo
fa scorrere per <durate riconducibili a pochissimi vari istanti di
quella durata dellesser-ci che <intercorre tra la vita e la mor-
te>.
Come non restare affascinati, coinvolti in questo <rigorosit
coerente>!
Affascinati da un antiumanesimo heideggeriano in cerca di a-
depti; e svolge tirocini della finitezza da una struttura interna
alla asserzione immanente allessere, lente relazionalit che
mondo; la cui problematica si vuole risolta entro orizzonti della
Seinsfrage con la voce di <cose che arrivano in tempo> anche
se sono oltre lo spazio e il tempo.
Per le quali la filosofia non ha molto da dire al determinismo
delle istanze finite delluomo, finitezza delluomo.
Orbene, chiamata per mostrare questa finitezza <in modo del
tutto radicale>, la filosofia dovrebbe orientarsi, ma non ha altri
sentieri e bussole, disorientata dalla diversit delle posizioni
degli uomini che <fanno filosofia>. Ed allora? Martin Heidegger
per nulla avaro di consigli ed esortazioni: occorre liberasi dal-
la differenza di posizioni e punti di vista.
Ora se la filosofia di Martin Heideger contata tra la generaliz-
zata differenza e gli indifendibili punti di vista, cosa si conquista
dalla <lezione di Martin Heidegger>?
Si acquisisce un discorso rigoroso e coerente: il Destino desti-
nante fondato filosoficamente (Donatella D, Cesare); ma anche
vie del discernimento allorch la curiosit di <saperne di pi> si
trova attrezzata ad esaminare senza pre-comprensioni, ossia a
dirette analisi del processo accecante e della macchinazione
calcolante in cui nessuno pensa (Diego Fusaro); a percorrere
un cammino antistante ossia che non giri al centro (Francesca
Bencio) cio che non si incarti; e che tenga conto che i flisofi
di politica non hanno capito granch (Hannah Arendt).
Ovviamente, sono queste scarne citazioni ossia circoscritte alle
estrapolazioni di Martin Heidegger; in particolare da congiun-
gere con le estrapolazioni di quantistica di Heidegger degli in-
contri con Heisenberg.
Il riferimento pu apparire riduttivo; forse lo se non entriamo
nel merito: Heisenberg ha molto in comune (intendo dal punto
di vista ideologico lato sensu) con Heidegger. Basti limitarsi ai
complessivi interessi per Immanuel Kank con omogenee finali-
t (rielaborazione della cosa in s con lessenza della struttura
matematica gi l enucleabile cio che <noi sveliamo>; leggi na-
turali formulabili matematicamente; logica liquidazione del
continuo relegato a compiti solo euristici in <analogie> quasi,
imperfette; insomma; lampante presentificarsi dello ontologi-
co). Ma soprattutto allaccento che Martin Heidegger pone al
<principio di indeterminazione> di Ernest Heisenberg (la logica
non <delloggetto materiale>, ma di questo meraviglioso
possibile, non <davanti a un soggetto> e nemmeno esattamen-
te quello identificabile per rappresentazioni matematica, che
peraltro lo offre post factum del misurare per interazioni con
apparati macroscopici).
Laccento dunque sullesistenziale; sulla struttura di possibili-
t; s struttura, ossia possibilit di possibilit su cui la scelta
decisiva compimento di <un nulla in quanto flessione dalla
possibilit del possibile> su <possibilit del reale>.
E ci comporta il Nulla, immanente ai processi che, in una sto-
ria di strutture regionali e formule canoniche (modalit privi-
legiata dalla struttura; Heidegger genialmente le appropriata al
criterio etimologico), recuperano le diversit di teorie nella u-
nit essenziata di rapporti tra struttura e realizzazione. (Das
Nichts gehrt ursprnglich zum Wesen des Seins selbst, Il nien-
te appartiene originariamente all'essenza dell'essere stesso,
dice, in termini metafisici, Martin Heidegger).
Niente ed essenza dellessere: lesistenza di rappresentazioni
reciprocamente escludentisi gi <da sempre> legata a quella
che si chiama rottura spontanea della simmetria lascia-fare
(passaggio) realt possibili il cui manifestarsi cominciamento
di relazioni; epifanie di evento con cui si avvia il manifestarsi di
altra struttura del possibile per nuovi inizi: realt della struttu-
ra di spazio di Hilbert contattate da condizioni del Nulla che at-
tende un tramonto dell<adesso che nullifica> da cui il <nuovo
inizio> di realt deve svincolarsi (palingenesi del limite). Nel ca-
so qui esemplificato, deve svincolarsi dalla struttura di spazio
di Hilbert per fondare le teorie quantistiche con maggiore ge-
neralit degli spazi di Hilbert (spaziotempo curvo, fenomeni
quantistici connessi alla termodinamica dei buchi neri, ad e-
sempio; (Giuseppe Chiofalo, A priori kantiano e formula cano-
nica, 2006; App.III).
Pu sembrare arrischiata, forse lo , questa assegnazione dei
passaggi mentali (passaggi del pensiero dellessere) a sugge-
stioni e genialit di trasduzione heideggeriana di fenomenolo-
gia quantistica, il discontinuo, lindeterminazione, levento tra
se stesso e il nulla, i profili dellepocale. Tuttavia, se non tratta
della questione dellessere dellesser-ci, lontologico quantisti-
co ha articolazioni e compimenti e nuovi inizi, tutto sommato,
in termini di:1)percorso dal possibile al reale (fenomeno),
limprevedibile deterministico (non calcolabile in simultaneit
di <qui-e-adesso>; 2)consegne del risultato nella intera dimen-
sione del passato (condizioni) presente (la cosa evenenziale;
diciamola pre-teoria dei campi e la coeva funzione donda), fu-
turo (iniziale di possibilit del possibile ad una atto di misura-
zione).
Siamo fuori delle competenze heideggeriane? Forse; anche
perch la lettura si avvantaggia dalle annotazioni <raccontate>
nel lessico heideggeriano. Ma il <mostrarsi da s> che il genio
heideggeriano ci fa pensare (illazione) tradotto in <mostrarsi
da s anche soltanto qui>, tramite <non autentica visibilit> di
possibilit (rilevazione differibile e differita allalba dellultimo
tramonto) ma con <autenticit> di Anzeige (indizio-annuncio),
allora apoteosi dell<adesso-qui> per qualche darsi dello in-
determinato adesso-e-quasi-qui: la relazione di indetermina-
zione da prima quantistica, col problema di molteplicit di si-
gnificati e determinazioni <funzionali> offre suggestivo paralle-
lismo con uninedita polisemia non canonica del significante.
E questa fenomenologa dellautentico, il mostrarsi da s, ripe-
to, <mostrando se stesso a partire da se stesso>, che accende il
genio di Martin Heidegger, come sempre, a sistematici traslati
del carattere probabilistico: <non c pi allorigine loggetto
materiale ma la simmetria matematica (Heisenberg; ontologia
della forma) rivisitata come dono dellEssere nella <pienezza
della differenza leggibile> per magistrale riferimento della
coppia <identit e differenza> in modi dello stare insieme dei
diversi (Zusammengehrigkeit); la differenza tra finitezza e
tempo, riesposta acutamente da Heidegger, offre, questo ri-
tengo, una originale versione della coppia Evento\Storia, cop-
pia di identit e differenza tra < inclusione e appartenenza>:
l<uno sive molteplice> insomma ricevere il nulla, anzi <quel
nulla, anche parvenza, possibilit del possibile, che non poggia
su supporti di facolt> ma orizzonte di oggettivit; il il nulla
che elargisce aperture di futuro ai possibili nella totalit
dellente in quanto ente; che esorta al poter lasciare-essere,
in genere lente come tale; Il futuro dopo il presente che ha
ricevuto dal passato. Allaffidarsi allEssere, insomma. E questo
il diagramma non lineare del finito nel finito di evento aperto
ad evento, nellinfinit di relazioni a un se-stesso che si fon-
dano quindi nella <finitezza fondata nellEsser-ci, che il dato
che pi originario delluomo>.
Che il ricevere-donando (dallEssere allente), sia il tempo (ac-
cadere storico) lungo cui la finitezza la visibilit duomo per
luomo; che Heidegger consideri il tempo ordinato tra fasi della
<visibilit dellEssere consegnata alluomo> in termini di una
relazione, la relazione di co-appartenenza di uomo ed esser-ci,
pu sembrare forzatura. Ma il non <tenere fuori campo la
scienza giacch non pensa> e laccettare corrispondenze les-
sicali (invero trasposizioni di puro fonema delluno in semanti-
ca dellaltro), introduce omologie tra il pensare lessenza e
largomentare secondo coerenza formale e rigorosa: il mon-
do <> configurazione matematica (calcolabile, prevedibile,
gestibile), la quale <ormai> pervenuta al <caso limite> (la
quantistica col proprio principio dindeterminazione); il mani-
festarsi di una rottura dellordine del tempo (cfr. conferenza
Die Zeit des Weltbildes; 1928 Friburgo) mette, allora, allo sco-
perto, almeno due aspetti distintivi delle svolte epocali: I)il
cammino umano onto-storico risonanza tra quantistica e fe-
nomenologia; II)la <rottura dellordine del tempo>, solleva il
dubbio di non omotopia tra temperie culturali, cio comporta
che forma e codici delluna di esse possano essere non canoni-
camente comprensibili (leggibili) da forme e codici dellaltra (i-
naccessibilit per congruenza): il titolo delluna pu dirsi <lo
stesso> ma <solo per il fenomeno>: Ereignis <> fenomeno
dellevento>. Esempio: <nel linguaggio dellessere <la metafisi-
ca antica> e <la metafisica della modernit> offrono <la
stessa fenomenologia> ma non detto che dalluna sia <leggi-
bile> dallaltra. Come dire: potrebbero non esserci sentieri hei-
deggeriani lungo cui visitare luoghi raggiunti invece per sentie-
ri platonici: il genio avverte che le matrici ontologiche sono <e-
pocali>, operano su <stati del proprio> dello evento Ereignis
come il donarsi di un <eigen>.
Si tratta di un tematica interessantissima e originale: Heidegger
trova una suggestiva conferma della in-esistenza delloggetto,
come res che si <crea> per <interazioni> (misurazione), e ne
trae, una mia illazione, un criterio radicale della epocalit di
epoche che <non sono epoch, ma nuovi inizi come <lacerazio-
ni> (ultra discontinuit) dellessere spazio-tempo.
Peraltro, geniale anche la tematica del <fenomeno
dellevento> dato che la possibilit di <incomunicabilit intra-
epocale, tra filosofia-essenziale e metafisiche delloblio
dellEssere, trova <appoggio> nella circostanza che in un
sistema quantistico a infiniti gradi di libert, le sintassi non so-
no equivalenti: gli spazi hilbertiani polari verso il rispettivo
mondo (ciascuno di una peculiare categoria), bench rappre-
sentazioni di realt possibili, sono esclusivi reciprocamente.
infiniti mondi effettivamente infiniti; infinito delle rispettive
classi di equivalenza ha la potenza del continuo. E questa, in
breve, la conclusione circa il tipo di distanza tra il prima ed il
dopo di cammini di teoria quantistica, ricevibile dal teorema di
von Neumann (1939). (cfr. Giuseppe Chiofalo Leterno ritorno
dellunico).
Questo ampia parentesi sul tipo di presenza di Heidegger alla
temperie Novecento, indica una <seriet propositiva di Hei-
degger che Heidegger poi sciupa e offusca, con le amenit del
Selbst, del <diverso e del medesimo> trascinando peraltro nel
paradossale la Zusammengehrigkeit, ossia la originalit magi-
strale di identit e differenza (Conferenza, 24 febbraio 1957 ;
Todtnauberg).
Ma il genio, ovvio, non va oltre
Heidegger argomenta per metafore e metonimie: levento E-
reignis, si dota di significato er-eignis, particolarit, peculiarit
del tempo, quindi lEvento dellEssere anzi lEssere che
Temporalit. E interessante osservare che levento apertura
della possibile <parola del linguaggio> (azione di struttura>),
quindi velatezza (latenza) che accade dalla sua assenza (sito
evenenziale): tra s e il nulla il farsi vedere appartenente alla
manifestazione del rapporto, dellappartenenza come relazio-
ne, ma non incluso: nel suo accadere che <si mostra>. Ecco
allora la coerenza: levento ormai Essere, fenomeno dello e-
vento (cfr. infra) tempo originario dello evento. S, lanalogia
funziona, ma solo vantaggiosa analogia: ha impronte di un
testo che esonera Heidegger da riferimenti sistematici alla
quantistica come da ricostruzioni storiografiche, le quali, pur
essendo peraltro caratterizzate da punti di vista possono resta-
re fuori testo heideggeriano in quanto specializzate discipline
con proprie divisioni e criticit.
Ma non il caso di spingersi oltre per approfondire siffatto
gioco di specchi: allontico-ontologico importante ci che
dato e il come pu restituirsi; adempiuto il cammino esegetico
costruens, le suggestioni poco contano anche perch protette
da obiezioni (lopinabile opaco); importante, adempiuto il
cammino esegetico costruens, , ormai la narrazione dei modi
di svolgimento di compiti destinali e dei loro compimenti in
corso dopera non disgiunti da apodosi di futuro della mondit.
Ma sia ben chiaro, il gettato ha sguardo a ci che gi incluso
oltre il presente nella mappa del Dasein (cio il lato astratto
dello <adesso-qui>) mentre lumano pensare rimanda al pen-
siero dellessere, che dellessere in quanto, fatto avvenire
(ereignet) dallessere, [ed] allessere appartiene. Il pensiero
nello stesso tempo pensiero dellessere, e, [in quanto] appar-
tiene allessere, allascolto dellessere. Ascolto che nella sua
specificazione superiore ovviamente astrae da note individuan-
ti: non pertinente alla quotidianit coi suoi livelli di autentici-
t <qualificanti> quindi disaggreganti; pertanto pu far mette-
re in conto la legge del grande numero, per dire del Colossale
che allimmaginazione heideggeriana si sar presentato <come
assemblea di particelle in teoria dei campi quantistica, scovabi-
le caro factum et habitat con i caratteri concreti del dominio
tecno-economico della modernit, o delle adunanze oceaniche
di regime.
Orbene, dallo standard di autenticit tracciata nel Dasein da-
to rilevare linnumere instabilis autenticit nella mondit:
quindi leggere (non eleggere!) un principio di indeterminazione
possibile quanto basta per osservare che non <bisogna fidarsi
del nazional-socialismo> ma solo adesso perch <essere-
adesso> gravato dal grande numero (presente) ma pur sem-
pre valido (passato di speranza) in attesa (futuro) del tra-
monto adesso mancante. Che la <scienza> non rientri dalla fi-
nestra delle <doglianze e auto giustificazioni> ovvio: la <cam-
pionatura, nel bene come nel male, delle condizioni della Cu-
ra> possibilit che fonda tutto ma non se stessa, il futuro tra-
bocca del lato astratto della Storicit autentica.
$19 La filosofia narrante.
Insomma, lessenza dellEssere si dispiega attraverso lEreignis;
ma sia anche ben chiaro che lastratto pur sempre un molte-
plice: non concreto n per et n sesso. Astratto\concreto di-
re: Weltjudentum e questione ebraica, tradizione ebraico-
cristiana e ebrei. Tutto <rigoroso>, approntato per volont
generali e generici contegni, aggettivabile ad libitum: asistemi-
co e sistemato, generi e specie e differenze specifiche vi sono
mescolabili come insiemi sotto lazione di operatori dordine
non lineare, dette matrici ontologiche con cui lode ed autolode
non generano differenze di significato: sono flessioni ontologi-
che che sono perch erano gi. Tant, il tutto coordina il rigo-
re narrativo con rigore lessicale: il narratore il filosofo
dellEssere che trasferisce <il sistemato da sistemare> nel cam-
po semantico di un testo che sceglie i personaggi le cui azioni e
funzioni si <svolgono gi svolte>. Cio campo semantico del fi-
losofo narrante che <sgrana lunicit dellevento> (il molteplice
che conta per uno) in <molteplicit dellunit storica> (autenti-
cit come libert di partizione), in <traguardare problematico>.
Ora, per luomo, <lessere adesso di epoche>, si compone se-
condo strutture del tempo distinguibili per discrimini (sono n
discontinuit n eclissi dellEssere, ma relazioni allEssere di u-
nit del veridico da sbirciare incluse nella verit, ossia veridico
e statuto del vero che lerranza, sapidit della storia).
Secondo la autenticit narrata della Storia, le epoche sono in-
vece distinguibili, se ancora ha presa la distinzione, per cata-
strofi che <hanno futuro>, da cui il concetto di tempo ontologi-
co assume il diafano senso di matrice dordine crescente (e-
splosione) o decrescente (implosione), zig-zag <escatologico>.
Cio, le catastrofi intraepocali aprono su variazioni di ritmo, in
prima istanza riguardano la che contiguit di fini
(Zwecke) con cui per spetta lultima parola; palinge-
nesi nel Gestell, ossia liniziale iniziato di matrici sullim-posto
(cfr. G. Vattimo), cio di messaggi e della loro gestione: catarsi
duomo, liberazione dalla <notte del nichilismo> al lampeggiare
di Ereignis, modulario modulato di presenze assentate
dellEssere che pensa tramite Temporalit e che inonda lEsser-
ci. S la filosofia non ha alcunch da ascoltare n da dire. Ma,
abbiamo solo bisogno di narrazione?
Nel caleidoscopio del lessico di lessemi a riflessione multipla
dei sensi adattati al fine, si <incastrano> meditati colori in <fi-
gure viepi sorprendenti> dette <rigorose>; ormai gli effetti di
senso abbagliano tutto che rigoroso, come lo la tecnica pa-
radigma nella grammatica del destino dellessere, della verit
in movimento, <cinematografia> con un dicibile principio co-
struttivo dove opportunamente il <montaggio> di erranza e-
quivale al procedere narrativo e luomo se non superfluo
cauto spettatore giacch qualunque cosa narri lepocalit
dellEssere e la catarsi quasi-escatologia.
Ma, a mio parere, se la narrazione del futuro dal passato si
rende al presente nel lessico allestito per un discorso metafi-
sico (cfr. Della Sala-Francesca Brencio; Intervista), chiaro al-
lora che si tratta di <libert dal rigore>: se non peregrino ri-
tenere che dalla seriet argomentale lato sensu ontologico (e-
segesi critica costruens) si passa alla tematica dellevento, a-
scoltata soltanto e usata anzi abusata come verit della acco-
stata novit quantistica (la teoria fuori campo con tutte le
sue vicissitudini che metterebbero allo scoperto la genesi di
teoria come storia, dove la teoria dei campi se era gi l si dis
velata lungo decenni di Cura delluomo in quanto tale); se, in-
somma, continuando, dallevento dambito esistenziale si pas-
sa alla eventualizzazione degli esistenziali, si tratta allora di <li-
bert di scelte> di scelte: le ipotesi teoriche sono messe da
parte dal filosofo.
Si condivida o non si condivida la solidit della coerenza delle
scelte (vocazioni) con uso siffatto della temperie quantistica, la
narrazione , comunque, percorsa dalla forza propositiva e dal-
la densa problematica aperta sullumano in intero orizzonte del
divenire evento la storia medesima e nella storia non solo con
Die Frage der Technik ma anche come Die Frage dorizzonte to-
tale, delluomo ascoltante in quanto ascoltante e non servo
(cfr. supra).
Ma bench sia messa da parte la suggestione per la <costru-
zione originale> libera da ogni <questione troppo allargata>,
con le parole lasciate in libert dal rigore a vantaggio del fasci-
no della narrazione, germogliano insieme con parole <fuori mi-
sura> del prudente e responsabile dire e meditare; a meno che
non siano cagionevoli di sopportabili sofismi, sono parole ma-
dornali che meritano il ridicolo se non servissero a strumentali
ad adescare il lessico flettendolo in contestualizzazioni di temi
dello evento e dellessere-evento che si rivolge allente; o che
si lasciano prendere da licenze dordine lessicale per affermare
e negare come auto-affermare e auto-negare; per discettare
del destino dello oblio dellessere, mentre rende si intraducibi-
le la dimensione mirabile tematica originale e radicale di passa-
to-presente-futuro che + quella duna presenza---afflato
dumanit autentica che dal passato progetto (futuro; delle
identit e delle differenze; cfr. $ 1; polisemia di Geschlecht).
Certo, dire che il tutto riducibile a incidente di percorso lungo
cui il controllo sfugge di mano, ridicolo: lo stesso Heidegger,
la sua biografia risulterebbe stravolta e ammaccata.
Ecco allora che la coerenza va rilevata per le sottili <costruzio-
ni> del pensamento filosofico heideggeriano: levento ormai
elevato a interfaccia tra il nulla e lEssere, evento della diffe-
renza (coppia ordinata del vuoto e del pieno) dunque tempo
originario dellevento originato come fenomeno dellevento
(cfr. infra). S, lanalogia funziona, ed esonera Heidegger da ri-
costruzioni storiografiche: esaustivo far circolare versioni sa-
pute da lato del vedere asseverato da analitica della esistenza e
fenomenologia con essenzializzazione dellesistenziale.
In sintesi: superata dalla fruizione diretta della funzione della
fenomenologia della esistenza, esonerate le ricostruzioni sto-
riografiche e liquidata la problematica filosofica cagionevole di
divisione in dottrine e punti di vista, alla radura che apre a
nuovi destini la storia come destino, non resta alcunch di co-
minciato dallessere da portare a compimento; dunque nem-
meno un presente da pro-gettare come pro-durre secondo
magistero del passato come <mandato>. La storicit allorch
destinante tripartitizione passato-presente-futuro a cominciare
dallEssere e dalla Verit, contatto di Storia dellEssere con
lEsser-ci, storia <per lasciar-fare lEssere>.
Ci vuol dire che concesso allEssere, l<adesso-qui> non in-
cappa in deficit di significato: la finitezza lasciare intentati si-
gnificati profondi della mondit come sono nella rete di rela-
zioni tra enti perch lEsser-ci le mostra traducendoli dallo Es-
serci per lente. DallEssere, non per unilateralit, ma per coe-
renza con ci che la filosofia non pu e di cui la umana vicenda
deficitaria indagatrice.
Ed allora, con levento, er eignis ormai er-selbst, non resta che
novellare quanto il proprio (eignis) ha ascoltato dalla storia che
diviene Austrag, la decisione che senza resti, ossia che pone
termine svuotando altre occasioni o dispositivi di mediazione
oltre la posta recapitata dall<evento postino>.
Ed allora non ridicolo <chiunque ritenga di essere convinto a
favore o contro Heidegger (Gadamer; cit. da F. Brencio, l.c);
non lo il filosofo che si lascia scappare di mano <lerrore ma-
dornale> poich nulla aveva da tenere in mano, ridicolo il fi-
losofo Martin Heidegger che ha messo in circolazione disinvol-
te equivalenze tra: 1)<quel che la tecnica ha distrutto di essen-
ziale nel mondo in trecento cinquantanni>; 2)<la distruzione
dellessere e dellessenza dello uomo>; 3)e una <corrisponden-
te distruzione e annientamento> (R. M. Marafioti; l-c.pag
104). Ridicolo sistema di asserzioni, al punto che v da chie-
dersi quale sia la distanza abissale e tragica tra Heidegger che
si spinge alla sostituzione perfino delledulcorato termine <O-
locausto> addirittura con Selbsvernichtung ed Heigger dello
ascolto dellEssere in rapporto di fruizione (Brauch). della diffe-
renza EventoStoria che non fenomenologia destinante mas-
sacri entro decisioni di futuro; non abuso della differenza on-
tologica sullessere gettato (Geworfenheit). Eppure: Questo
carattere dell'essere dell'Esserci, di esser nascosto nel suo
donde e nel suo dove [...]"che c'" noi lo chiamiamo l'esser-
gettato di questo ente nel suo Ci [...] L'espressione esser getta-
to sta a significare l'effettivit dell'essere consegnato.
Ma poi, tutto messo a soqquadro, da <decisioni senza resti.
La particolare distinzione tra l'essenza che <precede l'esisten-
za>, tra esistenza ex-sistentia, riesamine destruens del grado
di entificazione della coppia soggetto\oggetto in considerazio-
ne del fatto che essa sarebbe incomprensibile secondo criteri
del fondamentale che finiscono col definire luno dei termini
essenziale e laltro derivato; lEnte che assomma lintera esten-
sione del qui che <non- Essere>, implicando quella relazione
tra enti (il qui ed il qui adesso) come caratteristica di in-
sieme, con partizione in esser-ci <ente ex-sistenza> e parte re-
stante <ente utilizzabile> che la ontologia della relazione non
subordina in <commercio> in quanto la assegna in gradi di au-
tenticit del rapportarsi delluomo, relazione tra <io e mondo
che anche una domanda dellEssere>; che speculare alla
autenticit. E rapporto di interiorit, come prossimit di Au-
strag e Ereignis, dell eigen (il proprio) che non preclude e il
tragen (il portarlo a termine); riportalo in autenticit di relazio-
ne per accadimenti, che sono accadere (Geschehen) che
nellaperto del repertorio, nella storia (Geschichte), non scom-
pare coi suoi eventi. Infatti da siffatto rapporto di interiorit,
che <lo stesso> (das Selbe) fa apparire la diversit tra Esser-ci e
il <-ci> della mondit, Ente ed ente, insomma, si chiarisce
lEsser-ci come classe di <essere-adesso-qui> .
La condizione necessaria della diversit, dex-sistenza e esi-
stenza, dello individuale come Molteplice dovrebbe senza ec-
cezioni assecondare il principio di individuazione: un S collet-
tivo come Unit che <approva> lio individuale e lo esplica
(<derivazione> esplicativa) in gradi di autenticit della relazio-
ne che non sono della Volont di realizzazione, n successivi a
conoscenza chiara e distinta, ma sottesi secondo lessenza
dell<esser proprio> e significati dallintero. Gradi di autenticit
che la storia dellessere, scandisce in ordine crescente (minore
e maggiore sono entrambi orientati accrescitivi secondo ordine
dallo evenenziale, alliniziale, ai passaggi e alle svolte). E ordi-
namento crescente della fenomenologia dellesistenza che
Temporalit; la quale, lungi da descrizioni o decifrazioni della
relazioni uomo-utilizzabili (beni essenziali e beni indiretti) sigil-
la il pro-ducere, il portare a compimento <per progetti> <il
rapporto tra enti che relazione in quanto esso ontico-
ontologico, e dunque scansione di geistige Zwecke.(scopi es-
senziali).
Da qui, se cio Austag ha <un resto>, la questione della Tecni-
ca, che in riferimento allautentico, macroscopica questione
dal momento che l'essenza della tecnica in alto grado ambi-
gua. Tale ambiguit, infatti, richiama all'arcano di ogni disve-
lamento, cio della verit (Heidegger). Da un lato, l'imposizio-
ne pro-voca a impegnarsi nel furioso movimento dell'impiega-
re, che impedisce ogni visione dell'evento del disvelare e in
tal modo minaccia nel suo fondamento stesso il rapporto con
l'essenza della verit.
D'altro lato, l'im-posizione accade da parte sua in quel conce-
dere il quale fa s che l'uomo - finora senza rendersene conto,
ma forse in modo pi consapevole in futuro - duri nel suo esse-
re l'adoperato-salvaguardato per la custodia dell'essenza della
verit. Cos appare l'aurora di ci che salva. *+(La questione
della tecnica)
Per il Molteplice e per i <molteplici nella mondit> la caratteri-
stica la Tradizione, gli ideali di Destino>; insomma essere <il
Molteplice insieme di razze> e non elucubrata cultura di raffi-
nato edonismo ma intimit di gradi di compimento; non cosa
<non mistica> ma modo perch partecipazione alla pienezza
dell<autentico di verit essenziale> (Sorge),
Macroscopica questione che tuttavia Heidegger configura in
una sorta di <teorema dellautentico>; correlata alla Tempora-
lit che non solo ordina e conserva gli eventi, passato-
presente-futuro, ma anche un ordine di differenziazione non
solo memoria estimativa lungo il tempo delluomo su cui
allopera la declinazione di grado, espansiva ma soprattutto di-
struttiva di autenticit.
Messa da parte la scienza delle <interdipendenze dei Mercati e
relativi equilibri>, operatori e funzioni <di sistema> (tanto la
scienza non pensa); declinata <la matrice ontologica> della
possibilit del radicato, in libert sempre e comunque di <sra-
dicato> allora subentra il <teorema ontologico>: <operari se-
quitur esse> (Schopenhaurer): siamo al <quod attinet > rovi-
nato in radikale Bse dellAgostinismo cos come in Tommaso.
E questa leffettivit a fronte della possibilit, questa la liber-
t, la quale se non elevata ad etica, comunque <non libert
dal ridicolo lemma> secondo cui lente <qui-adesso> n sog-
getto che sa, n volont che vuole, va incontro a se stesso nel-
lo ascolto dellEssere o cade nelle alee dello inautentico che
cimentano la Cura intenzionata da metafisica dellOccidente,
da vuota razionalit in quanto calcolante, dal ridicolo corollario
che assegna al <Gigantesco> latenze del <primato> (una sorta
di particella smarritasi), e al filosofo il compito di straparlare
della <essenza di distruzione esistente per autodistruzione>.
E siffatta libert impazzita visibile infine per eccesso di durata
o per mistero filogenetico, che chiamo ridicola, per registro e
stile narrativo.
La possibilit che finitezza ontica e libert ontologica in dovu-
to contesto relazionale che lEvento <consegna alla Storia>;
che delle organizzazioni di polisemie semantiche per decisio-
ni ontologiche della differenza come abito e abitudini solidali
leggibilo dal <testo essenziale> ; la possibilit del non ridicolo
narrativo vicariato della filosofia che non ha pi nulla da dire, e
che invece dovrebbe continuare, preferibilmente non da sola,
a dar voce alla Seinsfrage e con questa alla questione se la filo-
sofia ricettivit dun dono; , ripeto, la possibilit di non ridi-
colo argomentare, ossia del separare la profondit dun pen-
siero dallo argomentare ridicolo, una rispettosa occasione di
incontro del <diverso> col <medesimo> delle distinte latitudini
dellessere delluomo.

.Palmi, 01 agosto 2017 Giuseppe Chiofalo


QUARTA di COPERTINA
Alcuni passi dei Quaderni Neri di Martin Heidegger, volumi 96-97 in
particolare, stravolgono ambiti e forme di quellattivit dello spirito
che diciamo filosofia; ne annebbiano le questioni e le istanze teoreti-
che e pratiche, bench per altri sentieri legittimate come modi di a-
scolto e mediazione e sguardo su quanto visibile entro orizzonti dun
sapere, che, dono dellessere, informa lesistenza.
Siffatta irruzione di Martin Heidegger nel pensamento di Martin Hei-
degger costellato invece di originali domande che nutrendo pars de-
struens la organizzano e la indirizzano secondo il <principio della
<essenza del Nazionalsocialismo> e la rendono rivedibile per
l<incapacit politica> dellhitlerismo che quellessenza defrauda
(linselvatichito nazionalsocialismo), rende ci che c esplicitato
negli Schwarze Hefte, deviante, deviato da madornale commistione
di incapacit di guardare ci che ideologia di un popolo, cio il
consegnato,<lontico storico della Tradizione), il non necessitato da
indottrinamenti e tesi e codici filosofici; e dunque snaturano la do-
manda dellEssere che si dona nel linguaggio poetico, nella essenzia-
lizzazione degli esitenziali e, quindi, ne abusano nel dar connotati di
autoannietamento alla abissale Shoah.
Ed allora, le riflessioni riguardano <Il Posto dei Quaderni Neri> dal
quale sia possibile e ragionevole mettere allo scoperto il loro non-
senso per un problema delle filosofia che invece passa a<problema
dei fini e del metodo di Martin Heidegger>. Cio al problema che
rende opportuno, anzi indispensabile, del vedere se, liquidate le vie
dei nonsenso, vi resta un <fondo> risorsa del <delineare i compiti re-
lativi alla posizione del problema dellessere>, al domandare au-
tentico sempre orientato [e da orientare] a partire da ci che esso
cerca; un luogo di un confronto solo per ci che nel lessico heidegge-
riano pu intendersi dalla dignit delluomo <unico ente a cui nel suo
essere ne va del suo essere stesso> e nella possibilit che gli pro-
pria di essere o non essere se stesso, benintenso occupandoci di
<tutto laltro> Seinsfrage e della Questione del senso dellEssere
che lascia esserelnte.

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