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Esplicazione
La interpretazione del complesso pensiero di Martin Heideg-
ger, esige: (I)padronanza della lingua tedesca, delle flessioni
dei significati in costrutti <del possibile, del presente,
delliniziale e degli eventi>;(II) conoscenza del dizionario degli
interpretanti e acquisizione <del senso dei segni> e delle paro-
le chiave del lessico.
Tuttavia, a chi queste virt abbia solo con gradi di stentata suf-
ficienza, non tolto il ricercare nellinventario aperto della
struttura heideggeriana, semantica e lessicale, la possibilit di
restituire al pensiero heideggeriano quella solidit dello argo-
mentare che negli Schwarze Hefte sembra invece severamente
compromessa. Sembra, se autorevoli studiosi di Martin Hei-
degger vi hanno potuto dedurre che la poderosa opera heideg-
geriana altro non , tutto sommato, che una sorta di multistra-
to di quinte nel teatro dellumano pensiero; quinte, dietro le
quali, un Heidegger antisemita e nazista ha potuto spendere
maldestramente i tesori di facciata del filosofo.
E appena il caso di affermare che qui non intendo, non ne a-
vrei titolo di padronanza della lingua tedesca, tale da poter pe-
netrare la qualit delle mire (lato delle intenzioni), che nel bai-
lamme sollevato dagli Schwarze Hefte, talvolta e autorevol-
mente, si asseriscono (lato del contenuto) mimetizzate
nellintero contesto heideggeriano.
Tuttavia, scrutando parole tuttaltro che scorrevoli della prosa
heideggeriana, invece, in me si conferma immutata e manife-
sta la geniale grandezza del pensamento heideggeriano, anche
se caratterizzato da <poliedricit disorientante>, ma non dall
<arte dellinganno> , giacch a livello teoretico, in Heidegger
v soltanto ambiguit di segnatura del rapporto tra interro-
gante e interrogato, perfino internamente alla solidit della dif-
ferenza ontologica, di essere ed esser-ci.
Nel merito, ritengo che tale ambiguit di rapporto anzitutto
vuole essere perch deve (lato del contesto) restare possibilit
di rapporto, senza declinazioni in certezza di rapporto, dictum
destinale: essa libert dessere, di fondazioni e di scelte che
non si risolvono tramite filologia ed esegesi: rapporto Esse-
re\Esser-ci al quale lessere non lindifferente ma il dispen-
satore di senso che adopera palingenesi (<passaggi> del pen-
siero dellessere>) assistendo attese di gi nuovi inizi. Rappor-
to, insomma, per svolte epocali ciascuna conclusiva e tutti ri-
correnti nella storia dellessere-uomo del mondo-delluomo.
Del rapporto, allora, lambiguit <voce> della concreta uma-
na esistenza senza utopie, guarnita dei destinali passaggi, ef-
fetti di senso dei tabulati discorsi su primati di un solo soggetto
che sembrano indiare il soggetto <razza eletta> a livelli denfasi
di cui occorre dunque penetrare il senso per rintracciarvi gli in-
tenti della disorientate poliedricit del pensiero heideggeriano.
Di un pensiero che pensa <avventure di libert> per strade di
liberazione della storia da <presenze vestali> dello oblio
dellessere.
In questa avventura di libert che il pensiero di Martin Heideg-
ger assegna alluomo e solo alluomo, (non per principio antro-
pico, e nemmeno per esperienza di dannazione sartriana), i
colpi di scena sono costitutivi della mondit, sono esistenziali
ed ontologici: la storia delluomo del mondo delluomo, mo-
dalit temporale di una azione esterna (domanda), di cui
lumana civilt va fruendo con linedito senso di storia come
teologia. La coerenza di Martin Heidegger la disorientante in-
coerenza dellesser-ci rispetto a <ci che si trova rispondendo
ad una domanda fondamentale>. Senza una acconcia chiave di
lettura: (I)della vita come <evento> dellaccadere della verit;
(II)del pensiero e azione come possibilit, poco rileva se <per
adesso> o strutturalmente se per <pochi singoli>, nella filosofia
heideggeriana non potrebbe che apparire il non-senso della
abominevole classe degli ismi.
Con una acconcia chiave di lettura, non con <criterio della logi-
ca produzione del discorso>, <la poliedricit> e <la organicit>
del pensamento heideggeriano <ormai non pi disorientante>,
trasformazione, passaggio, da linearit dei lessemi a dimen-
sioni multiple dordine percorribili da una <matrice ontologi-
ca>, la quale originalit heideggeriana del pensare per tem-
perie storiche che rifondano il senso dellessere-al-mondo,
nonch per vicissitudini di pseudo discontinuit del continuum
ontologico; del pensare, dicevo, le svolte e i passassi nella sto-
ria dellEsser-ci ed unetica come modale ottimalit della Cura
e come <misura> del porsi davanti allunica non negoziabile
certezza: la morte. Una <matrice ontologica> per riordinare
spazi di pensiero di cui occorre <pesare le criticit> di frainten-
dimenti, con la serena esegesi di cui si capaci. senza cavalcare
la tigre, per rendere invece visibile <i rischi>e i <fuori testo> in
cui incappa Martin Heidegger degli Schwarze Hefte, in frasi nel-
le quali la <matrice ontologica> svolge invece infiacchito il suo
carattere funzionale.
Pertanto, in queste annotazioni il mio proposito non <rin-
tracciare> solidit di profilo del <filosofo> ma quanto <da s si
presenta> disponibile a una via di lettura del Quaderni Neri di
Martin Heidegger; i quali, da s si presentano appesantiti
dallesigenza duna riflessione sulla modalit della loro esisten-
za ma comunque dotati di filo dArianna <del pensato>, del
cammino del <pensiero heideggeriano>, <attraversandone ra-
gioni speculative> con aperte coinvolgenti critiche; sono tac-
cuini-diari esigenti una via di valida ed efficace lettura <dotata
di chiave di lettura> per farsi carico dei gradi di <loro conte-
stualit> con la filosofia di Martin Heidegger; e, quindi, per
chiarire se e come, anzi perch, essi siano <patologico lavoro>
che mette allo scoperto, nello intero pensiero heideggeriano, il
pensare che la Shoah sia stata lo autoannientamento degli e-
brei come destino dellessere nella storia della metafisica (il
che coinvolge direttamente la filosofia>); oppure se essi <ci of-
frono limmagine di un altroHeidegger, altro rispetto
allautore dei grandi trattati *+ del confronto con laltro ini-
zio *secondo inizio+ che e rimane ci che Heidegger riporta
dellescatologia ebraico-cristiana che pensiero duna svol-
ta della storia dellessere come un nuovo (Istvn M. Fe-
hr). Il che non toglie che esso sia coinvolto modo di <leggere
la realt>.
Contestualit non improbabile, tuttavia, se nei Quaderni neri
che vanno dal 1931 al 1941,(e 1942-1948) la questione ebrai-
ca connessa alla questione dellessere; probabile se la
Shoah considerata sotto lo aspetto filosofico e non limitato a
quello politico; improbabile se piuttosto che categorie filosofi-
che, seriet e correttezza e soprattutto unetica della lettu-
ra debbono essere la <chiave di lettura>; probabile se Oblio
dellEssere modernit, Illuminismo, Ragione, Scienza, Tecni-
ca, Industria, e verso cui i Quaderni neri del 1940 e del 1941
avanzano lesigenza di purificazione dellEssere (Roberta
Monticelli).
Improbabile e probabile, in girotondo, convegni e scritti, di au-
torevoli studiosi; dotazioni di causa reale: la modernit (gli e-
brei sono infatti gli agenti della modernit; Donatella Di Ce-
sare); meditazioni secondo <necessario risalire alle fonti di
Heidegger> senza trascurare la problematicit di attraversa-
mento del silenzio di Heidegger (Francesco Alfieri), agitano
coinvolgimenti mediatici anche in posizioni conflittuali e diso-
rientanti ammiccamenti.
Ebbene, qualche significativo motivo <dagitazione> in questo
bailamme c: (1) la congiunzione forte: essenza dellebreo in-
carnazione delliperbole di ebreo ideale; (2) lattribuzione ad
esso della colpa delloblio dellessere; Heidegger e la questione
della tecnica; e, a pi ravvicinata valutazione, vi apparenza
che tutto ci che si incontra sussista solo in quanto un pro-
dotto dell'uomo. Questa apparenza fa maturare un'ultima in-
gannevole illusione. E' l'illusione per la quale sembra che l'uo-
mo, dovunque, non incontri pi altri che s stesso (Heidegger,
La questione della tecnica; ed. Mursia 1976); in dettaglio: (1)
attribuzione agli ebrei di <vocazioni> allo sdradicamento; (2)
movente destinale <germogliato> nella fase finale del primo i-
nizio della storia dellessere (cfr. Rosa Maria Marafioti; il me-
langolo, 2016: p. 100).
Pertanto, in gioco il dilemma: errore o mostruosa oscura-
zione della nobilt del pensiero filosofico in virtuemi apologe-
tici, tutto sommato, stupidi; acefalo, ruolo delle camere a gas
(annientamento senza carnefice, ossia Selbstvernichtung, au-
toannientamento); ma anche cause di deformazione a seman-
tica variabile <svista madornale>, <fastidioso errore>; nonch:
(I)le enfasi e le congiunzioni forti di categorie filosofiche con
lantisemitismo o il nazismo; (II) la deformazione rivisitata e ri-
schiarata da Heidegger dal lato filosofico cio con criteri di con-
fronto speculativo sul nichilismo, declino dellOccidente; (III)il
dominio della tecnica da riassorbire con la <missione> che ver-
sus tutto ci doveva avere il popolo tedesco; poich. ripeto,
qualche motivo c, occorre allora che si esamini il fondamento
di una filosofia essenziale, in quanto tale la filosofia di Martin
Heidegger .
Per tutto ci, la mia chiave di lettura prende corpo dalla osser-
vazione delle situazioni discorsive che si generano e si svilup-
pano in intimo legame con il lavoro di differenziazione, stratifi-
cazione, confronto conducente a catene significanti comunica-
tive (significanza) che Martin Heidegger ha rese produttive di
un primato dellontologico; vi prende corpo intanto per non
consegnare la lingua dun testo-essenziale a sostegni principiati
<more geometrico> (lato del costrutto razionale, e della scien-
za) giacch il confronto e la funzione della lingua deve avere
soggetto il linguaggio, con buona pace di chi chiedesse invece
compattezza e rigore deduttivo o esercizi induttivi, cio binari
per i concetti; i quali per Heidegger, sono cammini di libert
per <aperture di nuovi inizi>; e, quindi, per liberare le organiz-
zazioni significanti da concatenamenti <di scienza del linguag-
gio> giacch se tali fossero, detterebbero essi la autenticit
dallesterno della interna definizione alla visione heideggeria-
na: filosofia essenziale in quanto tale chiamata ad aprirsi in
modo decisivo (ent-schlossen), non come atto del soggetto,
ma come es-posizione dellesserci nellapertura dellessere (cfr.
Rosa Maria Marafioti, Gli Schwarze Hefte di Heidegger; giugno
2016 pag. 58).
Orbene, forse la pluridirezionalit stilistico-contenutistica
di un arco temporale che va dal 1930 al 1970 (R.M. Marafioti,
ib. Pag 50) a rendere oggetto del contendere il carattere degli
Schwarze Hefte? Potrebbe esserlo se non fossero essi una sor-
ta di archivio notarile; testimoni di un lavorare lungo gli anni
non aforismi da intendersi come massime di saggezza ben-
s avamposti invisibili esposizioni di retroguardia di medita-
zione ancora indicibile per la conquista di una via verso il do-
mandare di un nuovo <iniziale> che a differenza del pensiero
metafisico si chiama pensiero storico-ontologico (R.M. Mara-
fioti; ib. Pag 51). E non potrebbero essere altrimenti, giacch
larchivio offre rogiti, scritti vissuti del loro narrante scrittore,
Wege, nicht Werke, non sentenze ma risorse per la legittimit
di nuovo farsi autentico il pensato. <Per una svolta nella svol-
ta>.
Risorse per il superamento della determinazione antropologi-
ca moderna dellessere umano (R.M. Marafioti; ib pag 123),
per un nuovo modo di autentico pensato, pi che prese di
posizione spesso prive di pars construens, nella forma di trat-
tati scientifici e racconti poetici, del calcolare e del siste-
mare parole e frasi; di un pensiero che pensa per itinerari, vie:
non lestro di considerazioni apodittiche, definitrici, ma la fun-
zione di <appunti per un sistema progettato> non dal < come>
si compilano ma <donde> si conseguono le domande, e non si
sterilizza la tesi: <<in futuro il pensiero deve diventare cam-
mino del pensiero (Gedankengang)>> (ib.52).
E a questo punto comprensibile quale debba esser il suppor-
to, chiave di lettura, di un proposito di lettura dei Quaderni
Neri: a) la prima svolta (Kehre; Sein und Zeit); b) il pensare se
pensa a partire dalla prima svolta. (als die Kehre), cio una
svolta che svolga rifondazione di un linguaggio soltanto per ri-
elaborazione della questione dellessere (R.M. Marafioti , ib.
Pag. 91); sicch gli Schwarze Hefte di Heidegger esattamente,
di l delle esegesi esplicative quanto di quelle implosive (gli ul-
tra come i sub dimensionamenti), siano leggibili come taccuini
(il diario) di <Un passaggio del pensiero dellessere ( il sot-
totitolo degli Schwraze Hefte di R.M. Marafioti).
E perch lo siano, fino alla comprensione del <madornale> (er-
rore) e del disorientamento del riordinamento dei significati
(distruzione in autodistruzione) come non-sensi (a-
contestualit), occorre <lavorare> i concetti come contenuto
della propria forma; della formazione che i concetti hanno non
nella lingua di una scienza (che elargisce tesi dagli assiomi e
delle parole ben preformate, vie di etero direzione verso una
verit dellassenso) ma nel linguaggio, della lingua heidegge-
riana del co-sentire, del livello filosofico e non estrapolante dei
passaggi, delliniziale, dellevento, dellontico, dellumano
<molteplice> chiamato in tracciati di catartiche svolte.
Premessa
Un testo che abbia lo scopo di risalire a ci che lo precede (la
verit dellessere), testo essenziale del <radicale domandare
che trasforma>, delle oscillazioni della verit per snodi e con-
tatti tra tempo ed essere; esso deve parlarne anche per risol-
versi in eloquente silenzio: c verit perch c lessere. Cio
testo non solamente dotato di significati emozionali, quelli che
hanno senso solo per lutente delle propriet sintattiche (sog-
getto di enunciazioni senza allocutore); deve, piuttosto essere
un testo dotato di senso comunicativo, quasi-ovunque proposi-
zionale (attribuzione di valori di verit non di logica formale:
lessere non presenza) dotato di referenza legittimamente
applicabile ad ogni enunciato sensato che pro-duce, porta a
compimento (v. supra)i, <la parola> nel linguaggio casa
dellessere, lutopico strutturale, il paradossale situato nunzio
devento tra il nula e s che conta per <uno>, evento del luogo
solo come luogo-(cfr. Alain Badiou, Letre e levenement, Paris
gennaio 1988).
Pertanto, il testo-essenziale, in dimensione pragmatica deve
poter significare regole dazione, con vie per affrontare e ma
anche risolvere enunciati sperimentali (riorganizzazione,
nuovo inizio, contenuti versus ambivalenze).
Un testo che abbia lo scopo di rispondere alla domanda che lo
precede, assecondando, come deve, loriginalit heideggeria-
na, non rassegna il suo contenuto a formalizzazioni del discor-
so filosofico, non incorpora sistemi di segni come oggetti di
scienza: incapperebbe in etero-direzione; si far carico, invece,
di un principio di identit di genere tra le diverse lingue, onde
pervenire a caratteristica modale di <insieme di modelli cultu-
rali compatibili (comparabili)>; per identificarvi con le caratte-
ristiche proprie, misure dei livelli di argomentazione di cui il te-
sto medesimo deve dotarsi in quanto chiamato a soddisfare
ordini della pre-comprensione che lo precedono.
Modelli di civilt della cultura; non un calcolo; la tradizione
(Ueberlieferung), come modo di scoprimento (manifestazione)
di verit in cui allopera <un senso>, deve, allora, essere <il
consegnato criterio> per ordinare il futuro di individuabili va-
riet di lingue dellesser-ci storico; individuare ed ri-ordinare in
contesti di ri-produzione di senso, le lingue col loro livello di
generazione di significanti in sistema <interno> (storico) che
non pu essere unico, i cui termini semantici possano intensio-
nalmente essere usati <allinterno> o <dislocando> il senso
<relativo allessere dellEsser-ci alla periferia di filosofie del di-
cibile, del discorso profano; tradizioni di lingue con ordina-
mento essenziale; e con questultimo, tra esse una lingua, per-
tanto dotata di significanti che il senso implichino col proble-
ma del significato. Una lingua con attributi di centralit, legit-
timit di convocazione delle altre lingue (dominanza) e conte-
stualizzazione delle accezioni di queste in essa (primato).
Una omogeneit del graduabile e un primato che gi, ridise-
gnano, tutto sommato, ogni giudizio di valore entro una <ana-
litica delle risposte>; che inserisce lelocuzione sui livelli delle
domande dello indicibile altro che domanda; che divulga in-
tendola listanza dellEssere e la storicit dei nuovi inizi che non
semplicemente si fanno giacch si fondano sulla continuit
<del dono> (esigenza del nuovo inizio) <per nuove domande>.
Linfinito domandare ritorna sulle risposte comunque col pro-
blema della essenza; appunto per questo le <parole> sono e-
venti ossia cose di un pensiero pensato non derivato da entit
mentali ma del pensare laltro in classi di significati. Classi,
ossia non insiemi che invece sanno identificarsi solo una
tantum (fissit definitrice duna relazione di appartenenza):
poich le parole sono eventi della enunciazione, impossibile
sarebbe isolare la lingua dalla domanda dellessere.
Dal punto di vista ermeneutico, liberata che sia la fraseologia
dalle problematiche e dalle ideologie del significato che inve-
ce storico di storia dellEssere, concetti e paradigmi, criteri del-
la rilevanza delle enunciazioni, giudizi tetici sui gradi di asseve-
razione dellesistenza ed uso di una lingua, sono preordini di
significati ad un passo dallEssere; sono eventi storici di inter-
pretabili gradi di primato duna lingua; dunque di visibilit dal
lato dellessenza, della lingua del primato.
Caratteristica dun testo che abbia lo scopo di risalire a ci che
lo precede (testo essenziale), un lavoro sia di differenziazione
sugli enunciati (lato sintattico), sia di stratificazione e confron-
to degli usi (lingue) di un linguaggio fondamentale; cio lavoro
che dia alle differenti lingue il fondamento comune della identi-
t di scopo.
Occorre, quindi, che il lavoro di confronto ordini le lingue con-
frontate secondo un criterio non normativo, poich ci che
precede non detta il testo (non Tavola della legge data da Dio
absconditus) non lo comprende n lo pre-comprende per as-
serzioni (modo semantico) ma ha garanzie di genere (modo
semiotico); il criterio insomma della grammaticalit degli ele-
menti grammaticali (modo dessere della comprensione
dallinterno,): il testo-essenziale, insomma, una parola sola
(non isolabilit dei segmenti semantici testo ed essenziale):
testo che risalga a ci che lo precede ove assicurato ad un giu-
dizio di valore riferisca non sugli usi ma sui componenti della
descrizione linguistica e del ruolo che una lingua svolge circa lo
adeguamento di essa alla caratteristica globale del testo (caso
di <larga contestualit>); ruolo costituito senza allusioni, parti-
colarizzazioni e punti di vista (leffetto senso) evidenziando una
lingua; la quale, considerata nel momento storico del testo con
le sue divise unit che costituiscono un senso (lato semantico
di realt linguistica), ha una organizzazione sia di tratti distintivi
e di realt positive differenziate (regionali), sia di unit non sol-
tanto dordine relazionale (principio di pertinenza) ma anche
dotate della mancanza in ciascuna di esse dei caratteri di o-
gnuna delle altre (principio di opposizione); organizzazione che
esauriente risolva la problematica della enunciazione (opposi-
zione, questa volta tra enunciati e situazione di discorso, inter-
namente al testo nel conto che <laltro che precede>, diret-
tamente inenarrabile). Una lingua quindi dotata ovviamente di
tangibile (storico) primato quella che, opportunamente inte-
grata sia lingua del testo-essenziale. Tale lingua per Martin
Heidegger quella di Sein und Zeit e la obbligatoria integrazio-
ne , ripeto, sollecitante Kehre (non cambiamento di problema
ma inizio del nuovo modo della soluzione)
Va ribadito che il primato duna lingua tangibile; quindi non
affidato a un accorto giudizio di valore (anche se <largo conte-
stuale>); compreso in una relazione con le altre lingue secon-
do criteri della dialogicit e socialit integranti le differenze tra
lingue e vocazioni al <ruolo dellunit> del comune scopo: il
primato non della lingua ma del linguaggio come luogo della
soggettivit, (lo spirito, la cultura, la provenienza): funge da
causa e non da effetto; e sotto questo aspetto, allora, il prima-
to della lingua forgiata per il futuro (aspetto storico) dalla
tradizione come presente-del-passato il cui soggetto non
strutturale ma storico offre alle altre lingue momenti essenziali
del significare unit dellintento (coessenzialit dello scopo) e
accogliere varie soggettivit come partizioni di soggettivit
graduate (razze), sicch il primato icastico improduttivo per
natura propria di ismi; il primato quello di una lingua del si-
gnificare (modo semiotico) che implica il comunicare (modo
semantico), dunque del presente come progetto del passato
presentificato onticamente(genesi astatica del futuro, ossia da
qualunque presente non conflittuale per fondamento dunit:
non razzismo ma diritti delle razze).
Dal punto di vista pragmatico, lintersoggettivit rapporto tra
locutore e allocutore, ed allora il locutore il parlante la lingua
del primato. Solo forzando attributi e condizioni del primato
(Tradizione) in ruolo destinale, o comunque astorico, la sogget-
tivit degli allocutori, la opportunit e il grado di riferirsi ad
una lingua procedono non in funzione di comunanza di scopo
(popoli), ma dislocandosi dominante divisione questa volta raz-
ziale; il testo non pi essenziale delloblio dellEssere, acqui-
sta in s valore performativo e per s aspetto identitario:
lallocutore come <questo soggetto cos come visto> ogget-
to dominato (razzismo.
$1 Teologia e Storia
La categoria storica non delinea configurazione teologica; piut-
tosto vale linverso: Martin Heidegger, i suoi trascorsi di teo-
logia hanno infatti assecondato significativi sviluppi di un pen-
siero filosofico della storia con un caratteristico contenuto de-
stinale di Storia dellEsser-ci.
Non tenere conto di siffatta caratterizzazione della visione hei-
deggeriana della Storia, sarebbe disorientata <non-ortoepia>:
sarebbe omettere la influenza della teologia sulla composizio-
ne di una <mappa> di rapporti Sein\Dasein senza quali si ren-
derebbero opachi <i compiti storici> che Heidegger assegna
dallinterno della domanda dello essere scorrono verso lesser-
ci; sarebbe peraltro non vedere che nella biografia del filosofo
(crisi spirituale coincidente con linizio di studi filosofici) gi
vissuto una sorta di significato destinale di tali compiti, e lo
svolgersi di essi in <modi desistenza> piuttosto rapporti di
causa nel mondeggiare del mondo; modalit che la libert pu
rendere foriera principale delloblio dellessere; rapporto,
quindi, come connettivo dei molteplici modi d<essere-gi-
adesso> come dello <essere-qui>; rapporto collettivo del Da-
sein e delle sue determinazioni; della pragmatica del <getta-
to>, <del possibile>, del <progetto>: una frettolosa separazione
tra uomo e filosofo beninteso per quanto concerne la osmotica
congiunzione Teologia e Storia, sarebbe indebolire anzi svuota-
re, lo <spazio narrativo> dei motivi e degli indici delle scelte
che sollecitano e qualificano le soluzioni heideggeriane del
<problema del significato>; sarebbe non soppesare, anzi omet-
tere, la piena concretezza identificante il peso di tale problema
lungo il travaglio spirituale del mirabile pensamento heidegge-
riano, facendo trapassare il lessico heideggeriano in <ambiva-
lenza della posizione> (cfr. R. M. Marafioti; ib.115) e di rappre-
sentativit stemperata tra descrizioni di fatti e avvenimenti tra
verit eterne e riflessioni astratte (cfr. Ducrot e Todorov, Isedi
1972 pag. 331).
Si d il caso, per, che ai fini di una storia dellEsser-ci, le in-
fluenze teologiche, interpretate come devesi dal lato teologico,
sono connotazioni di fasi, analogie e linee di continuit, profila-
te come indici (segni determinati dalla relazione reale che le in-
fluenze intrattengono con le istanze); e congiunzioni di sugge-
stive <tracce>, pertanto da intendere come risorse della novit
del testo-essenziale; sono anche possibilit attuali, non <strut-
ture di rinvio>, n aggiunte per colmare deficit di esplicazione
(oscurit) del complesso lavoro heideggeriano.
Peraltro tale carattere di risorsa lucidamente ribadito da Hei-
degger il quale in I. Kant ( cfr. Kant e il problema della metafisi-
ca) aveva trovato il suo <illuminato rappresentante globale>: la
teologia non mai passata a semplice <appendice> ma rima-
sta fissata attiva alla <origine> del da farsi filosofico: .. senza
questa provenienza teologica, io non sarei giunto mai sul
cammino del pensiero. Provenienza sempre futuro, confessa
Heidegger.
Futuro-essenziale, dunque, della lingua-essenziale ospitata dal
linguaggio <casa dellessere>; futuro, perch la filosofia <non
resti di nessuna epoca> (cfr, Friedrich Nietzsche; Frammenti).
Futuro e tracce del Futuro che gi: il rapporto produce nel te-
sto-essenziale una iscrizione che implica il tempo nello spazio
della elaborazione ma anche motivazione atto e segno del la-
vorare i concetti che sono indipendenti da gradi e concetti del-
la scienza con una <origine propria> ossia libera da questioni
della fondazione di possibilit di una lingua e non necessitata
da principi della provenienza.
La Provenienza che sempre futuro della filosofia procede sal-
data al problema del senso della Tradizione; < Gewesenes>:
passato che ha a che fare con l'invio e con il destino; testimo-
nianza di una radice, di Ueberlieferung, che articola il compre-
so nel luogo in cui conoscente e conosciuto si appartengono
(Giuseppe Mascia).
Provenienza, che la possibilit fondata con la necessit (del far-
si <questa lingua tra altre lingue>) traduce, per differenza, il
molteplice dellente in polisemia di Geschlecht:. sesso, razza,
stirpe, genere, specie, famiglia, genealogia, comunit, genera-
zione non-animalit, verso cui occorre <metterci in ascolto>
(per approfondimenti, cfr. Valeria Annaro), ascoltando il passa-
to, la tradizione come invio destinale.
Se il passato anche <invio destinale>, allora domandando do-
ve congedato il trascorso religioso e quando inizia il Teo-
logico della Storia dellEsser-ci, ci accorgiamo subito che la
domanda ospita <iperlogica conservativa della logica dedutti-
va. In questione semplicemente lautonomia del testo-
essenziale che nella teologia ha trovato non preambula ma a-
limento delle proprie condizioni di possibilit e di correlata de-
terminazione, ricevendo non suggestioni, non protocolli n pa-
radigmi (credi, e fedi dellessere-nel-mondo) ma principi di e-
sperienza spirituale come Grunt, come profondit del com-
preso che si chiarisce in che lo ha compreso in Storia
dellEsserci, per accedere allesser-ci solo dallinterno di una
Ueberlieferung, fenomenologia di legami interumani essenziali
a verit ontica della Cura (v. sub). Per accedervi secondo logica
induttivamente forte ma, sia ben chiaro, che in quanto tale ri-
schia di non accompagnare deduzioni valide (cfr.Brian Skyrms;
Il Mulino1966).
Ove manchi attenzione alla tipologia della configurazione Teo-
logia-Storia, il rischio di fraintendimenti e di cavillosa diversit
di interpretazione, abbastanza alto. Come alcuni fatti dimo-
strano.
Anzitutto occorre chiarire che teologia non scienza e che il
<religioso> il cercare e scegliere; con ogni <cura riguardosa>,
per poter vedere <Dio che unisce> e che <ci pu salvare> e nel
contempo, anzi <di norma>, non perdere di vista che se unisce,
di fatto divide in confessioni di fede, verit supportate da <io
credo> e da primato panico del Dio , "tutto, <forma di un
contatto; o pastore benefico; non Seyn, non testualit di Esse-
re ed Esser-ci>.
E dal testo essenziale che si penetra la semantica della diffe-
renza scienza-religione: il testo della scienza rimane saldo alla
sua autonomia: (I) deriva da assiomi epistemici, regole euristi-
che, assiomi logici, esigenze di sistema, ideologie del modello,
problemi strutturali convenienti (adeguazione) al contenuto
oggettivo del discorso; (II) Religione e Teologia, riguardano la
medesima tipologia di giudizi entro la classe la cui lingua ha,
per la prima, <semantica del paradosso> sicch i valori di verit
sono <ci che creduto vero>; per la seconda (Teologia) ha ca-
rattere proposizionale per certezze di significato ma anche per
stimoli a favore di esperienze emozionali nei destinatari (per
approfondimenti, cfr. J. M. Bokenski).
Ora, se si volesse avviare e svolgere una lettura dei Quaderni
Neri, per mostrare o dimostrare che qualche <deturpante> i-
smo in essi c (ovviamente non conta il numero ma la conte-
stualit), occorrerebbe provare che gli ismi possono pur sem-
pre debbono comporsi nella semantica del testo essenziale e
non sussurrarsi (mancanza di ubi constistam) dal <posto late-
rale>. Occorrerebbe provare non sommando dotte citazioni e
chiosando, e mostrare che il testo heideggeriano ne consente
la dimostrazione o un postulato desistenza, anche se non co-
me farebbe la scienza. In breve, mostrando che, <come in un
testo di scienza> opera la logica della deduzione o quella
dellinduzione, si possono integrare gradi di esattezza presso la
<ordinaria> complessit di aspetti e problemi della interna ne-
bulosa semantica heideggeriana, delle costellazioni di enunciati
in sintassi aperta su <luoghi della possibilit>; della esigenza di
determinazioni, quindi di scelte che <non creano loggetto>.
Occorrerebbe quanto pu esserci consegnato per dimostrazio-
ne irresistibile anche per le vie degli intenti, sviluppi e supera-
menti di onto-logiche della presenza; ripercorrendo i sentieri di
unopera che , e tale deve restare, cammino e travaglio spiri-
tuale, esposizione allo sguardo altrui di caratteri descrittivi di
risposte a sollecitanti domande in modalit straordinaria; ri-
sposte con essenziale premessa una analitica della esistenza;
risposte, insomma, con il carattere del mostrare appena di-
mostrabile.
Occorrerebbe convincersi che la filosofia di Martin Heidegger,
in quanto via della determinazione di <modi della risposta a
domande dellEssere>, la medesima di quella della ricerca di
verit ontiche, ermeneutica dellessere-nel-mondo, con quella
fenomenologia dellesistenza che inafferrabile <dalle ragioni
della ragione> lo anche se contattata da ideogrammi e profili
di Heidegger come il <ricercatore <eccentrico>, ad esempio del
tipo <Proust cattedratico> (B. Croce) o <dispensatore di enun-
ciati, da s prive di senso> per il principio d mancata osservan-
za di sintassi logica (R. Carnap).
Ma per principio, le vie della determinazione del pensamento
heideggeriano sono quelle del tempo storico, del carattere
transitorio (passaggi) e dei cominciamenti di nuovi inizi; delle
perlocuzioni (atti del rapportare allente lessenza della <verit
non-nascondimento>), degli effetti di senso, delle tipologie di
pseudo-proposizioni per il superamento della metafisica, se-
condo una analisi del linguaggio che non logica; esigente in-
vece chiave di lettura di contesti dellessere-gettato, adeguata
al volgere lo sguardo allessere e spingersi con un preciso crite-
rio storico, fino ad un passo dallEssere; ad un passo
dall<esser-gi-l> la chiave di lettura duna legittima lettura: la
verit dellessere.
Orbene, lessenza della verit ci riporta al paradossale religio-
so, al teologico e alla concezione della storia come accadimen-
to ed evento dellesserci; alla esistenza di continuit di destino,
a situazioni intrecciate con la libert di esercizio: una sorta
dessere in fase con oscillanti dis-velamenti e velamenti con cui
la verit si manifesta: lessenza della verit, la sua e-sistenza,
il <suo abitare aderente> allessere, secondo doppio differen-
ziale spiccato ad un passo dallEssere, cio <uomo-verit-
essere>, il libero rivelarsi di domande dellEssere, sono poli del-
la <questione di responsabilit> del soggetto dell<oblio
dellessere>.
Ma poich <lEssere liberamente> si ri-vela in ci che, quindi,
luomo (il soggetto) non pu scegliere liberamente, allora
lEssere: (I) <informa> il destino dellessere di una libert para-
dossale, tra destino dellessere (SeinsGeschick) e abbandono
(Gelassenheit) delluomo; (II)<consegna luomo> ad un compi-
to speculativo del <lasciar-essere> con pacatezza le cose senza
interventi in termini mistico-religiose; (III) si profila, quindi, la
solidit configurazionale Teologia e Storia che la libert ri-
compila valida a sostituire alle dimostrazioni, ricorrenti da par-
te del modello teorico, i modi di non ottusit del lasciar essere,
con un mosaico del vivere pi gestibile le unit tematiche di o-
riginale compattezza: le oscillazioni di velamenti e disvelamen-
ti, il silenzio dellEssere.
$2 Lastratto concreto
Rimane, quindi, una libert paradossale di compiti tra avvento
ed attesa, altrettanto esaltante: la storia, continuit ontologica
<che > dunque la Storia dellEsser-ci, si fa storia delluomo che
rimanda alla Storia dellEsser-ci esponibile dunque esposta in
Analitica esistenziale che conduce alla verit che contatta
luomo dalla parte dellEssere: tutto si tiene mirabilmente <in
grande> che, si condivida o non si condivida, affascina anche
con le velate suggestioni <tematiche> di teologia come Storia e
viceversa.
Ma vivendo i dettagli della <vicenda in grande>, la storia ci
mostra i suoi lemmi che preparano dimostrazioni (continuazio-
ne espansiva del contenuto) della continuit ontologica costel-
landola da erranza: storia tempo e spazio delluomo;che
<narrabile dalluomo> (storiografie), delluomo che, in quanto
ente che possibilit, implicabile come libert integrata con
oscillazioni della verit.
E questa la caratterizzazione di ci che dato alluomo per di-
re e fare; di una tematica forte <dei passaggi> e <degli oblii>
<dei tramonti> e dei <nuovi inizi che gi cerano prima>, delle
scelte <di decostruzioni distruttive> decise per perseverarvi, e
<rimanere invischiato nella follia>, <nellannientamento>.
A parte la tremenda bizzarria della libert destinale in quanto
tale, (che ha poco o nulla da invidiare alla libert spinoziana
necessitata da <amore intellettuale di Dio>: dellUno-ovunque,
immanenza senza coinvolgimenti esorbitanti da individuali
passioni); a parte la bizzaria, ripeto, per largomentare heideg-
geriano non sono possibili obiezioni: ne mancano acconci crite-
ri, vi sono, alloccorrenza, solo condivisioni o repulsioni.
Si d il caso per che il soggetto non il singolo individuo.
Per Heidegger un principio di individuazione (operante
sulluomo <Moltitudine>) contempla il soggetto <comunit,
popolo> con una <radice di libert> nella tradizioni e gradi e-
lettivi di cammini storici; soggetto che <astratto> (specificit
dellEsser-ci>) nel suo farsi tempo e spazio, anche <concreto>
(non in senso hegeliano: astratto-concreto come unit degli
opposti mediata da dialettica di indeterminato; concreto e a-
stratto sono due modi dessere del medesimo, il porsi e il far-
si): limpegnato nellaltalena della verit, <il questo qui>
della mondit la cui libert destinale non lo deresponsabilizza
perch lo qualifica <collaborante> col proprio destino. Sappia
egli allora in vita e ne sappiano i posteri, che eventuali contegni
<distruttivi> da erranza sono anche <suoi >: sono autodistru-
zione.
Con queste concatenazioni il significato di <autodistruzione>
caratterizza aspetti precipui della originale teoreticit del te-
sto-essenziale heideggeriano: il negazionismo non centra. In-
cauto e e scatenante illazioni, in esso la differenza ontologica
dispiega reciprocit di implicazioni tra Essere e totalit di enti;
implicazioni della verit assente nella sua presenza alla inesau-
ribile insostenibilit di fruizione integrale dello ontologico; ine-
sauribilit della verit e delle alternanze di non eraclitee coppie
di non-nascondimento e nascondimento; inesauribilit con cui
si valorizza lumano spazio-tempo liberandolo da angustie di
possibilit di <soli legami col mistero>, e da camicia di Nesso
del destinale. Allora, con ponderatezza ermeneutica, esso
proponibile per una tassonomia dellerrore e della qualit della
prassi in casi desperienza di verit dal posto ontico delluomo,
non solo sul piano teorico, ma anche sul piano concreto: uomo
realmente libero, tutto sommato,anche dal bisogno di farsi
emancipare libero.
Certo Martin Heidegger non si sottrae a postulazioni di funzioni
destinali del <popolo tedesco>; il che comprensibile come
enfasi secolarizzata (effetto Primato; enfasi tipo <i re-filosofi di
Platone>; o <missione del dotto di Ficthe>). Lerrore madorna-
le , invece, <irricevibile decostruzione>; laverne ribadito la
sussistenza sia sul piano speculativo sia su quello degli eventi
con deficit di riscontri effettivi, con un interesse sovraccarico di
aspettative; espresso in <chiaroscuri delle istanze delliniziale>,
mescolato al dissenso ed a sbiadita severit di giudizio sul na-
zionalsocialismo <declinante ritardatario> rispetto alla incarna-
zione delle virt del Capo delicatamente definite ai superiori li-
velli del Guidare. (Fhren) non rapporto tra il superiore e
linferiore. (cfr. per approfondimenti, R.M. Marafioti; ib. pagi-
ne. 74-79).
Ma tant: in spazi della significazione dotati duna semantica
sterile di delucidazioni dellimportanza che le categorie di eco-
nomia generale, in particolare di economia politica, gli Stati e
le politiche privative di principi identitari, il dualismo di valori, il
carattere delle costituzioni; la importanza sradicante delle
condizioni materiali, la materialit del valore del <denaro> che
<tiene insieme gli individui in guise divisive>, in siffatti spazi
non data alcuna rifondazione di senso ma soltanto sostitu-
zioni dordine (conservazione del significato e mutazione di ge-
rarchie).
Ora, un <discorso> di filosofia dellEssere e della verit ontolo-
gica, <si potrebbe> impiantare opportunamente per mediazio-
ne: (I) per costruire certezze dimostrative, di scienza vera; ma
dovrebbe, allora, esibire riempimenti di termini medi tra intel-
letto e ragione, tra intuizioni e concetti, ancorati alla diversit
tra la risorsa euristica e la ontologica pertinenza allessere e al-
la verit (cfr. caratteri cartesiani); (II) oppure rifondare la me-
diazione come struttura del sapere per esperienza, pensiero
di ci che esiste come momento dellessenza stessa di <pen-
siero e realt> (Hegel).
Da qui loriginalit dello ontologico astratto-concreto heideg-
geriano: licenzia certezze cartesiane e momenti unitivi hegelia-
ni (<il> risultato): lessere <ci che rimane dagli enti,
LEssere non lente. E questo <il postulato> che ordina e
amministra lintero heideggeriano senza residui: senza dubbio
iperbolico e senza il Tutto risultato (apice della fenomenologia
dello Spirito), il pensamento filosofico di Martin Heidegger per-
corre lesistenza in cammini del <pensiero pensante la questio-
ne della verit> e i suoi dettagliati domin: luomo, linteresse
per lEssere; lanalitica in quanto esistenziale; lastratto coi suoi
motivi e temi, paradigmi e ordine temporale, preminenze dei
significanti nella costruzione di relazioni e determinazioni di
Storia dellEsser-ci; la logica dellesistenziale, i <passaggi ad al-
tro inizio>, la disciplina del costrutto (non sottovalutazione, in
esso, dello autentico <modo puramente metafisico> versus rei-
ficazioni per ismi); disciplina di passaggi che tentano attestare il
nuovo senza eterogeneit, senza fratture del continuum onto-
logico di <distruzione associata a un rinnovamento> il cui
movimento invece rimane indipendente dalla figura che as-
sume di volta in volta e dalla durata di queste forma appunto
visibili (cfr. R.M. Marafioti; ib. pagine. 94-95).
Ebbene, loperatore di tali aspetti ed effetti una < matrice>
che nel costrutto heideggeriano, strutturalmente <matrice
ontologica> mentre in alcuni passi dei Quaderni neri, si altera
abbandonata allestro del discorso lineare su un insieme di re-
lazioni astratte tra tipologie astratte, che lascia fuori realt
concrete affidate a una semantica sguarnita di concause. Di-
viene,dunque, possibile, cio a questo punto non contradditto-
rio, assumere asserire soggetti di possibili catastrofi come pro-
tasi che consegnano il <poter essere> indirizzato a <certezza di
fatto> letta nella sfera di cristallo del <futuro che gi>; che
dal lato ontologico lo , ma adesso iperdota la certezza di au-
tarchica efficacia immotivabile dalla parte dellEssere: Weltju-
dentum, uno tra tale soggetti nella storia dellEssere che
forse non pastore ma manovalanza dellEssere?
No, con questo esangue giudizio, la filosofia essenziale non
centra! Centra invece la relazione di Essere ed ente, della
quale la asserzione <LEssere non lente>, peraltro, ordina
loriginalit del <lessico heideggeriano>; dellEssere con lEnte
come classe di insiemi di enti, tramite strutturale e costituzio-
nale, nella lingua del primato, di risorse indispensabili per le
modalit della Storia che Temporalit; e che per vocazioni fi-
losofiche originalit di enunciati non solo per una significa-
zione con criterio etimologico, ma anche per una fondazione
<da classi del dicibile di modi dellindicibile > (esempio se
lEssere una x (Heidegger), allora si pu scrivere: <<x non-
Ente>>).
Senza intenti di formalizzazioni, questa annotazione basti per
rendersi conto che lontologico heideggeriano si approfondisce
in straordinaria innovazione del <dare un solo senso agli effetti
di senso> cio pertinenti alla polisemia della sintassi. Basti per
osservare che, dunque, <lEssere non-ente> non negazione
ma relazione della differenza in quanto irresolubile nei suoi
termini; saldezza della differenza ontologica. Non- opera-
tore predicativo espansivo del termine <ente> rendendolo
Molteplice; pura presentazione degli insiemi di enti retro-
attivamente da apprendere compitandolo al singolare come
<ente>). Ne consegue che lente <gi da s> rimanda agli enti,
dunque, ad un insieme di insiemi e quindi , dal punto di vista
puramente ontologico, a relazioni tra essi, da cui dato identi-
ficare poi nel discorso filosofico, cio <dal modo delle seman-
tiche dello Esser-ci>, lente in cui essere -ci .
Anzitutto in cui lessere si rivela. E ente <astratto>, che <nel-
la classe degli insiemi di tutti gli insiemi che sono enti>
linsieme dei -ci.
E luomo, lesser-ci qui ed adesso che in quanto insieme
necessita di: (I) una condizione di esistenza (la copula <vi
svolge un ruolo decisivo>; Heidegger; cfr. Vida Tercic; la La
dimensione delles gibt nellontologia di Martin Heidegger,
Roma 2006); (II) una propriet caratteristica dinsieme <effetti-
va> giacch mostrata da tratti distintivi ontologici, e esistenze
contestuali variabili; (III) un distintivo e una variabile di Storia
dellEsser-ci e Umwelt, rispettivamente.
Se lattenzione a tali nodi tematici heideggeriani scarsa, allo-
ra <il controllo di sviluppi esegetici>, la possibilit di concentra-
zione sui contenuti radicali, possono uscirne severamente
compromessi.
Eccone un esempio: ebreo astratto e ebreo concreto; paradig-
mi (lato dellagire) non ismi; ebreo concreto significante do-
tato di significato univoco solo perch necessario a quello di
ebreo astratto
Nei tragici luoghi della devastazione, <lente in quanto en-
te>,<ente ebreo>, e <ente tedesco> sono, se vi incappano,
<simultaneamente> interni a esibizioni di equipotente esito
destinale, quello che in Shwarze Hefte si dice Selbstverni-
chtung, che si tradotto con <auto-annientamento> ma che
simultaneamente si traduce in <autodistruzione del primato>
che certamente non <primato del carnefice> a meno che
<primato> non sia <ci di cui si parla senza sapere di cosa si
parla e senza assimilare se esso vero!> (chiedo venia per
lassonanza con la icastica definizione di Bertrand Russell, che
connota invece le meravigliose avventure della Matematica).
Ebbene, nella ontologia di Martin Heidegger non v diretta-
mente e nemmeno tra le righe definito luomo se non come
<insieme> che dal lato puramente ontologico, unico; il
qualcosa di pi originario e fondamentale, pre-comprensione
della stabilit di coppie dello astratto e del concreto, unico
insieme con caratteristica di ente aperto alla domanda
dellessere, al rapporto con la presenza del niente; unico sog-
getto della ripresentazione della possibilit del rapporto la cui
dispersione quindi pu internarsi nella storicit e temporalit:
nellessenza dellesser-ci, ex-sistenza rivelatrice invero di
rapporti, di comprensione dellessere e non dispensatrice di
solitarie autodistruzioni cio a soggetto-osservante unico; ca-
rattere desistenza possibilizzata dalla angoscia rivelatrice del
<niente che niente non appena va via> (non , insomma,
linsieme caratterizzato dal <peccato dAdamo>, uomo del
Dio lIncarnato di Kierkegaard).
Tuttavia, nella distinzione onto-storica dellunico in partizioni
(le razze, unit radicate nellunico) per sbrigative analisi prive
di indici pi penetranti che quello ritornante in Heidegger co-
me un ritornello di epopee della tecnica fulcrate su intollerabi-
le devianza, immediatamente pu definirsi <razza ebrea> (gi
coinvolta nella storia delle <opinioni> e della <incoerenza de-
duttiva>) come unicum senza distinzioni di sesso, et, e con-
dotte di vita, e quotidianit, che ha <questione ebrea> come
affissa, che dal lato dellesistenza <qui-adesso> non che un
ismo. Lo tra, anzi paradigma di, Untermensch "Il sub-
umano l'uomo che sta sotto gli standard di capacit e adat-
tabilit imposti dall'ordine sociale nel quale vive". Ma non
sfuggir che sotto il <sottile sproloquiare per distinguo> si
cambiato registro: alla differenze che lEssere unisce sulla
mappa della Temporalit dello Esser-ci che consegna disegni
desercizio del possibile che Cura dell<essere-per-la morte>
al pi e talvolta <qui adesso chiacchiarone>, si imbarcano crite-
ri di giudizio tramite pagelle, <tra il formale e limmaginario>
dello <Unter> che annotano negazioni dumano che sono, in
quanto negazioni, e meno originarie del non che meno ori-
ginario del niente. Eppure avevamo appreso da Heidegger di
Vas ist Metaphysik (Adelphi, Milano, 1987) che sia ogni giudizio
di valore sia la esuastivit della negazione sono carenti-di-
essere. Tant; ma una questione heideggeriana <se seria> lo
sempre o per lo pi.
Con buona pace di coloro che non gradiscono gli astratti hei-
deggeriani; e vedono lerrore madornale di Heidegger inscritto
nello ontologico heideggeriano. Ma prima di fornirsi di registro
(la matrice) e titolo (ontologica) occorre non perdere di vista
che una legittima chiave di lettura della filosofia heideggeriana
proviene essenzialmente prima di qualunque esegesi critica,
bench autorevole, da domin del Molteplice: la <spiritualit
dellastratto e del concreto heideggeriano> (la libert e la re-
sponsabilit, i segni di una Cura che lessere possibilit,
<lessere che sa di esser-ci>, appone <davanti alla morte> unica
certezza; la spiritualit elusa nella sue declinazioni ideologico-
psicologiche); ma se si coniuga con contegni di un solo sogget-
to con lhobby della tecnica devastante anchessa solitaria cau-
sa, <molteplice anomalo, deviato>, secondo una sorta di anali-
tica delle deviazioni del paradigma proposto in norma, o con le
condizioni psicologiche globali di una indefettibile speranza,
tutto sbiadisce nel disincanto o, in sottigliezze tematiche di co-
strizioni negative della storia a dilatazioni delle durate
delliniziale. A ben intendere, sono questi gli affastellati carat-
teri del mein irrtum che abilmente Martin Heidegger <sus-
surra> affiancato da tollerante Essere che invece trae dai per-
corsi dellerrante risorse di eloquente <escatologia>.
Una matrice ontologica, per <nulla> <pura> non solo perch
opera su <insieme coinvolto in un principio di individuazione>
nel canovaccio di un sistema di concause (cfr. infra), ma perch
deve risolvere la problematica del <fatto storico in quanto ta-
le>. Problematica ampia giacch non v in re una decodifica-
zione oggettiva e indipendente dallo <interprete> (E. H. Carr;
Che cos un fatto storico?; Einaudi Torino, 1966; pp.14-17),
ma una collocazione che impone comunque farsi carico della
attendibilit dellinterprete.
Ma poich ogni annientamento che non sia suicidio, comporta
un annientatore, anchesso sia astratto sia concreto ed un fatto
bench relativo non si pu negare che sia sotto un <giudizio>
e, nel caso, se <non si pu negare che le camere a gas sia siano
mai esistite> (cfr, Donatella Di Cesare, Se Auschwitz nulla.
Contro il negazionismo Il Nuovo Melangolo 2012) non resta che
mettere fuori campo <linterpretante>: questo il madorna-
le espediente heideggeriano che, in quanto madornale, in-
cappa in aporie o astruserie del compito destinale (taluno le ha
chiamate schizofrenie tematiche):I) se il destinale, assegnato
dallEssere non pu alienarsi in Dio vindice con spada veterote-
stamentaria: non v umana responsabilit ma una trappola
storico-ontologica; II)se invece come interno alla coppia
concreto\astratto, allorch consegnato a fasi di erranza (cfr. le
critiche non pietose di Heidegger allhitlerismo non virtuoso
nazionalsocialismo), latto di devianza dal primato (il Partito ne
il soggetto in s e per s), rivedibile, pu bastare e avanzare
larcano aggiusta-tutto, il nascondimento della verit che giu-
stifica gli attori e alimenta le speranze; (III)pensando in modo
puramente metafisico (cio storico-ontologico; soltanto entro
le mappature dello Esser-ci) dato considerare il nazionalso-
cialismo come eloquente possibilit di passaggio ad altro inizio,
(nonostante il <pieno inganno iniziale>), pur sempre in virt
dellessenza e della sua forza storica, del pensare la verit <del
modo in cui lessere si d nelloggi della tecnica>. Insomma il
destinale <imperio dellEssere>, che non si fa incartare in in-
terpretazioni mentre salda al nazionalsocialismo doni di impre-
teribile primato <indipendentemente dalla forma assunta sotto
il regime hitleriano>,. (cfr. R.M. Marafioti, l.c. pag 94, i cui vir-
golettati puntuali e tempestivi fotografano <una riflessione
chiarificatrice del 1938/1939 di Heidegger> congruente ad <un
nazionalsocialismo dello spirito>).
Conclusivamente, tramite le occorrenze spurie (fuori-testo)
della terna (la <cosa sperata>, la latente intraneit di essa allo
astratto concreto che <sa attendere> le risoluzioni da tetrago-
no Essere), il genocidio pu rientrare in <teoremi del nulla>; ed
il pensare la razza ariana in modo puramente metafisico, non-
ch il distribuire licenze di negazionismo, in scadente e rozza
declinazione del primato del Tedesco in tedesco sentinella del-
lo Essere attrezzata da camere a gas.
Ed allora, il <teorema del nulla> va formulato come segue: <v
nulla nel pensiero heideggeriano> ma un nulla teso a riposi-
zionare lessere-Tedesco come il solo ente nel teatro della Sto-
ria (Temporalit) tramite asserzioni e commenti su presaga vi-
sibilit di un solo <agente> (nazionalsocialismo); soggetto re-
cuperato alliniziale nel buio della sera, entro un sotto-ordine
onto-ontologico (Essere\Dasein) appalesato ormai messianico.
Ma allora, madornale non solo lerrore heideggeriano, ma
anche ci che resta da esegesi che si esibiscono nel bailamme
dei punti di vista dotate di soddisfatta pars destruens tendente
al delineare lintero heideggeriano come <nulla nel cammino
del pensiero>. Ma se il nulla annulla la pregnante problematica
del <cosa un fatto storico>, allora qualcosa che merita
qualcosa nella umana vicenda e non solo la chiarificazione <a-
desso-qui> della sua madornalit.
$3 Lauto-annientamento e lautodistruzione
La determinazione univoca nel lessico heideggeriano dello hu-
mus in cui <germoglia> il senso del vocabolo <autodistruzione>
<annunciato e quasi caldeggiato> da Heidegger, non solo ca-
gionevole per concatenazioni lineari del significante al signifi-
cato secondo denotazioni <a semantica univoca> svuotata da
concause (cfr. supra) ma anche di connotazione coinvolgenti
orizzonti e caratteri di filosofia essenziale ove impegnata in pu-
re elucubrazioni afferrabili da <iperlogiche del significante
chiamata a fornire univocit del significato>; da criticit della
deduzione logica e della problematicit della induzione; critici-
t tipiche di novit heideggeriana che informa il pensiero nelle
parole dellente per comprendere lessere; e quindi, anche se
marginalmente, per deduzione.
Marginalmente vuol dire che induzione e deduzione snaturano
la sintassi heideggeriana, i cui enunciati sono, invece, cammini
per sentieri con apertura semantica, plurivoca (radura); sentie-
ri di scelte decisive tra significati equiprobabili; scelte che non
consentono frettolosit di fruizioni della deduzione come
dellinduzione (indebite sia illazioni sia congetture sul possibile
come necessario): non deduzioni n induzioni, ma astuzia del
linguaggio!.
Forse, tuttavia, centrano il graduale sbilanciamento, dello es-
senziale di Heidegger, [cfr. Beitrg zur Philosophie(vom Erei-
gnis), 1989, p. 3-21, passim] e le accentuazioni della parte on-
tologica intese come ascolto delle domande dellessere che
verso il comune pensare nei limiti conosciuti inducono un
repentino cambiamento (Umschlag) un capovolgimento che
capovolge il significato di semplici parole per pensare con la
potenza delle stesse parole Per pensare, ad esempio la mac-
chinazione (Machenschaft) in modo che il comportamento
delluomo capovolge il suo significato il quelle di trasfor-
mazione delluomo stesso, senza estrapolazioni, ma per con-
tinuit esegetica, tale che dalla riflessione sullo Essere sia pi
che deducibile, immediato contiguo il proselitismo nei confron-
ti del nazismo; e tale che la (Kehre) sia inizio di un sentiero del-
la sua deresponsabilizzante verso l'Essere come Tempo e Storia
(Egli distacca le sue azioni ed affermazioni da s come perso-
na empirica e le attribuisce ad un destino di cui non si deve ri-
spondere (Jrgen Habermas, 1985; tr. it.: Il discorso filosofico
della modernit. Dodici lezioni, Roma-Bari, Editori Laterza, 2
ed. 2003, p. 159)
Ora se Il pensiero porta a compimento il riferimento (Bezug)
dellessere allessenza delluomo, centra, in particolare, il risa-
lire allorigine (linguaggio) col primato della Dichtung, e il
principio secondo cui solo liniziale germe di futuro che at-
tende per germogliare ove non le sia sottratto un proprio tra-
monto (ib pag 95); centra, insomma, un articolata registrazio-
ne del pensiero dalla parte ontologica, possibile non appena
sia acriticamente intrapresa qualsiasi integrazione (enfasi) di
temi con: (I) il contesto delle condizioni di esistenza fattuale
secondo le analisi del rapporto tra Essere e Ereignis; (II) un
principio di accumulazione degli effetti; (III) la segnatura (cre-
scenza o decrescenza) delle evoluzioni e della reversibilit degli
effetti medesimi (esempio: il nazionalsocialismo secondo Hei-
degger) su cui possibile invece discutere; (IV) la irreversibilit
destinale della tendenza distruttiva connessa con lessenza del-
la tecnica; (V) il problema di permanenza del mercante, con o
senza uno stato, nel mercato a concorrenzialit multiforme e
modelli di sviluppo dinamici; (VI) la elusione in modo solo me-
tafisico, del futuro di due realt antitetiche, (nel nostro ca-
so:Tedesco ed Ebreo) le quali, formano un unicum strutturale
(cfr. Ren Thom) di distinte realt vagliate da principio identi-
tario e modalit evolutive; (VII)la decostruzione, annientamen-
to e distruzione che ad entrambe simultaneamente tocca
(nuovo inizio che gi), perch strutturalmente intrecciate nel
loro rispettivo scomparire o essere-nel-mondo (origine della
morfogenesi di senso e rifondazione del rapporto concre-
to\astratto; di ciascun termine della coppia ebreo\tedesco).
Qui le estasi religiose, non hanno voce e nemmeno silenzio.
Sono mancanti: per osmosi tra Teologia e Filosofia in Heideg-
ger sono, invece, latenti, assenze strutturate, rappresentazioni
distintive e gerarchizzate da aperture e rimandi che hanno ra-
dici autobiografiche; sono presenti, direttamente, determina-
zioni contestuali degli effetti di significato (con quelle determi-
nazioni che sono rintracciabili da preziosi virgolettati nel saggio
di R. M. Marafioti; ib. Capitolo III pagine 95-97; capitolo di un
lavoro, invero, da leggere attentamente e integralmente) che
peraltro dotano di orientazione causativa (del <minacciare o-
vunque lumanit dellepoca moderna sottraendole un tra-
monto>) mentre tarano le categorie temporali e oggettivali
(lora del mondo, <lancora invischiato> <il non sufficiente-
mente iniziale>) di azione di rinforzo che per esse si generano
da <essenze fuori sesto> (processi <guidati dalla macchinazio-
ne>, <giustificazione razionale e sistematica>).
Vi rilevano, insomma, temi di profondo deturpamento della
causa: la <supremazia dellente>; e <limmagine del fuoco puri-
ficatore> di Eraclito.
Ma, per non incappare in rischiosa similitudine (asso piglia tut-
to in tabula di super spurie permanenze di monotone descri-
zioni senza fondo del destino evolutivo del dissesto storico),
con le doglie del parto che Karl Marx aspettava, bench in mu-
tato modo della causa e con altri soggetti, da una Storia
anchessa di deturpazioni e furto dumana creativit, neces-
sario in Heidegger non perdere di vista la dominanza del lato
ontologico secondo la catena ascendente di rapporti: uomo-
linguaggio-verit-essere
E necessario dare posto alla parola del costrutto lineare di sen-
so crescente, pur lasciando lultima parola ai poeti da cui tralu-
ce per luomo, recuperato alla propria essenza, la verit. Pi
esaustivamente, non strappando al linguaggio il suo ufficio
(<<il linguaggio ha il compito di rendere manifesto e conserva-
re nella sua opera lente come tale>>; Heidegger), occorre che
il filosofo, lesegesi critica, gli strumenti della filologia, storia
della filosofia e filosofia della storia, si facciano carico del ri-
schio di <fuga per la tangenziale> della mirabile novit
dellopera di Heidegger da parte di Heidegger. Occorre deviare
dal paradosso, se si vuole percorrere lintero spessore del
<mein irrtum>.
Anzitutto il pensamento heideggeriano si caratterizza nella ac-
curata identificazione di realt, tradizioni culturali, percorsi
storici, livelli sapienziali, e nella disambiguazione in essi delle
regole generali di relazioni sintagmatiche, di co-presenze, di
contesti metafisici, nella costituzione di paradigmi della conte-
stualit e distinzione delle parti che nel testo essenziale deb-
bono ricevere una organizzazione non presupposta ma sele-
zionata tramite <domande fondamentali> e prudenti attraver-
samenti decostruenti il <sapere in quanto saputo secondo mo-
di di <metafisica della presenza> e camuffato sotto gli effetti di
problematica residuata poich non affrontata, invece, con in-
tenti di trasformazione dei relativi statuti teorici.
Tali domande fondamentali (Perch i poeti? che cos ; Che
cosa significa ; , Chi ) costituiscono un poderoso, ampio
smisurato atlante di riscrittura del sapere <interessato
allEssere> alla <prossimit allesser-ci> <allessenza della veri-
t>, in trame di destini, in orizzonti di pensiero il cui centro
ovunque un lavoro di decostruzione, del proporre fondamenti
senza fraintendimenti: dellindicibile dicibile da ci che non ;
della ontologia del linguaggio <casa> di enunciati predicativi,
<dell> estranea a predicazioni, narrative o logiche, che cattu-
rino il soggetto dalla parte del predicato e che lo sommino per
focalizzazioni di semantica che <addolciscano loblio>.
Tutto sommato, la logica di un <discorso interessato allo Esse-
re>, organizzazione semantica degli enunciati in cui Essere
non il soggetto logico e nemmeno grammaticale; in cui
lente per essere concreto (nominarlo, situarlo spazio-
temporalmente) essere-adesso-qui necessitato da pienezza
(consistenza) dacch collegato a ente astratto, identificato non
spazialmente ma per gradi della possibilit che lo appella con
una certezza, con unespansione lessicale che nel testo lo costi-
tuisce piuttosto che esprimerlo, come essere-per-la-morte;
cio ente con uno statuto <di verit> dal lato ontologico; esse-
re-concreto nel tempo e spazio di una semantica del compito
storico la cui logica estensiva; ossia copre lintero significato
dellopposizione compositiva astratto\concreto).
In dettaglio, Selbstvernichtung , <unit semantica> che riceve
significato generato dal formativo Selbst; lessema unito che
rinvia a das Selbe, lo stesso che non luguale(das Glei-
che). E una distinzione che va tenuta in considerazione e che
centrale se <a partire da una questione> dobbiamo comunque,
quale ne sia il contenuto, <parlarne alla stessa maniera> (cfr.
Heidegger, Identit e differenza; Verlag Gnther Neske, Pfullin-
gen 1957, 6a ed. 1978. Traduzione e note sono a cura di Ugo M.
Ugazio; rif.: l unit di rappresentazione storiografica e pensie-
ro sistematico, in Hegel). Il criterio della contestualit, senza il
quale il bailamme sollevato dagli Schwarze Hefte e permar-
rebbe abbastanza motivabile, conduce a ritenere la coppia a-
stratto\concreto la solidit essenziale di ci che massimizza
(categoria semantica) e ci che si svolge, evolve o scompare (il
mondeggiare), tra Storia (Geschichte) e laccadere (Gesche-
hen), rispettivamente; tra lastratto come ci che resta come
ci che inviato sin dallinizio e posseduto dalle molteplici
fasi di <adesso-qui> <determinate sin dallinizio> come <qual-
cosa di inviato>, di <ritagliati esercizi fattuali; concretezza>,
<abilit come dono e assegnato destino> (Geschick). Destino,
Astratto come <classe di eigen, concreto come classe degli
enti (esistenziali e condizioni intra-relazionali e tra uomo e uti-
la). Una determinazione del concreto, in modalit dellaver
Cura, una esposizione in tempo del nesso ontologico
<dellavanti-a-s> dell<ontico che -gi-presso> cio un <pro-
prio>; ontologica esposizione ontica in quanto esposta alle de-
terminazioni dello Essere e portata a svolgimento sulla coppia
astratto\concreto (orizzonte di risorse in-finite per scelte e
terminate su decisioni dambito concreto): ogni esteriorit a ta-
le determinazione, ossia non-Cura, come distruzione o esauri-
mento dellautentico autodistruzione in quanto autoalienato
(se il verso, concretoastratto alienato, destrutturato ne il
nesso astrattoconcreto) <dalla parte del Dasein>, del com-
prendere lessere dellEsser-ci come <poter essere>.
Ed allora, nella connessione astratto-concreto, il <concreto non
possibile> nonesiste: fino a quando la formalizzazione non si
spinga alla insorgenza delle aporie dello autoriferimento, alla
ambiguit essenziale delle conflittualit e degli esiti, che rende
cagionevole sia ogni giudizio dessenza sia il concetto di identi-
t, <annientamento> ed <auto annientamento>, sono <intrec-
ciati> (riguardano lebreo <concreto> dunque insieme con <a-
stratto>). V una <logica del costrutto heideggeriano> la quale
non solo aliena da formalizzazioni ma addirittura vi rifugge;
non logica della distinzione (astratto non concreto, il <questo
non laltro>); invece logica <di intramati destini>, e-sistenza
cio essenza\esistenza, di circoscriventi orizzonti che sono di-
segnati da propri contenuti inscritti in classi di significanza ove
la differenza non si pone se non per definizione di localizzazioni
storiche o di qualit ontiche. Dunque: autodistruzione e distru-
zione, annientamento ed auto annientamento non sono sino-
nimi ma simultaneit di tramonto, dello iniziale e della attesa
come <lessere gi> del passaggio ad altro inizio.
Pertanto, se la filosofia, i suoi fondamenti, i principi, le sue fi-
nestre aperte allo spirito, pensiero poetante, esistenza, cono-
scenza, futuro, progettualit, assume compiti che, non fosse al-
tro, sono interpretativi e definitori di sistema del mondo; di
dimensioni rilevanti in sistemi di Stati o singolarit <senza ter-
ra>; di realt, <sistemate> lungo meandri di interdipendenze,
economiche e sociali della semantica della vita, allora siffatto
pensamento assume e non pu non rischiare di assumere che
trapassi a stile ideologico (Robert D. Putnam). E qui sta la sua
criticit: spiegazioni oppositive, teoremi e corollari del <campo
di concentramento>; interdipendenze la cui ubiquit deve in-
carnare visioni del mondo secondo principi destinali, <del futu-
ro che loggi> con lautorit-essenziale e la coazione da parte
dello iniziale a <rosari di nuovi inizi>. Dunque, le matrici onto-
logiche cessano di essere leve archimedee per filologie o ese-
gesi del profondo: fuori luogo scomodarle come strumenti e
materiali di lapalissiane presenze autobiografiche del filosofo
rcklufig a uomo per disegnar sentieri di boschi paraninfi
dellessere; per rapsodie pressappoco illuministiche.
La perfettibilit del mondo delluomo, araba fenice di tramonti
e di albe; <i funzionari previsti dalla giurisdizione del compi-
mento>, coesistono allora con lidealismo metodologico sto-
riografico, di cammini lungo i secoli della storia dellesser-ci,
che legge ed elegge la palingenesi dalla parte dellEssere decli-
nando in manovalanza (cfr. supra) della sottomissione e an-
nientamento la mirabile figura del primato. Chiudo queste no-
te a margine (la cui tonalit, ovviamente fruibile da addetti ai
lavori, lo anche per sensibilit dei non addetti, anche se la
immane vastit del pensiero heideggeriano non consente di
abusarne) con una giudizio di Alain Badiou; Heidegger cer-
tamente un grande filosofo che stato anche, al contempo, un
nazista tra i tanti. Questo quanto. Che la filosofia si arrangi!.
Aggiungo: che la filosofia ne tragga le conseguenze cum grano
salis, per una riflessione non solo possibile ma anche necessa-
ria: funzione della filosofia comunicare il pensiero: una fun-
zione che in Heidegger del linguaggio luogo ontologico di lin-
gue dellontico le quali, mettendo in rilievo relazioni umane
fondamentali, riconoscono lesigenza duna lingua per andare
oltre il comunicare; per rispondere, in una situazione di regole
costitutive, alle <domande> che rinviano al loro contenuto in
cui implicato anche il destinatario: lente; per riconoscere,
pertanto, che lautenticit della risposta anteriore alla rispo-
sta stessa: nella domanda (la Verit e lEssere, per Heidegger)
e, dunque, non pu passare per risposta a qualsiasi cosa: valu-
tazione cum grano salis, dunque, produrre un giudizio valuta-
tivo non per caratteri accessori delluomo e del filosofo, ma
soltanto del filosofo riguardo alla osservazione della convertibi-
lit della regola costitutiva (nel premettere linteresse solo
per LEssere, con limpegno del rispettarlo), con la regola
normativa (non giocare male il carattere distintivo di una fi-
losofia valorizzante la mondit con la Storia dellEsser-ci).
$4 Il posto dellerrore possibile
Il linguaggio come comunicazione, passaggio al testo-
essenziale (co-riferirsi) e al presente come tempo del progetto
(coestensivo alla situazione di enunciazione), ha primi e costi-
tutivi i termini di locutore e allocutore; quindi il tempo del pre-
sente il quale, anche se base di enunciazione discorsiva, as-
senza dellaoristo; assenza della caratteristica di tempo presen-
te posto <non progettualmente ancorato al passato ed al futu-
ro>: ove si prescindesse dalle categorie di tempo e di durata, si
renderebbero operanti preminenze di rigidit del significato sul
significante nella significazione.
Ma il significate apertura al significato allopera della signifi-
cazione (apertura dei significanti a significati possibili cio ade-
guanti orizzonti del testo-essenziale); la preminenza del signifi-
cato sul significante, alla fruizione dello allocutore potrebbe e-
sibirsi spuria significazione, scissione, gratuit di tesi; anzi, poi-
ch il significato la parte assente determinabile sotto condi-
zioni necessarie tra i possibili della apertura semantica del si-
gnificante (contingenza del significato), la preminenza, pre-
assegnazione, ai significanti del significato rischia non-sensi,
stallo dei significanti senza parte assente in quanto <assentati>
(contingenza del significante), abbondanti o eccedenti che pos-
sono essere respinti da atti della significazione.
La divisione,insomma, non effetto di negazione (principio di
opposizione con intersezione vuota delle parti) lo duna pre-
sentazione modale di significati scissi, in luoghi di significazione
perturbata (errore), o di anomala radicalit del metodo lingui-
stico essenziale non pi teso a ci che lo precede, ma luogo do-
tato di marca non della mancanza ma negativa dellenunciato
di <ci che precede il processo di enunciazione>. quindi come
ambiguit delle significazioni comunicative grammaticalmente
strutturate con punto di partenza la domanda di differenzia-
zione che le precede. Conseguenza: disarticolazione della pro-
duttivit del testo; inibizione di esercizio di esegesi non etero-
dirette. Orbene, il bailamme mediatico da qui trae la sua gene-
si.
Il testo del linguaggio dellessere, filosofia di Martin Heidegger,
non lavora ma esercita quella differenziazione, stratificazione
di significati autorali e confronto tra interpretazioni che bench
differenti sono tuttavia co-pertinenti. Si caratterizza come sin-
tassi aperta verso significati possibili ma anche reali (non con-
tingenza) giacch considera situazioni di discorso con due sole
realt linguistiche proposte teticamente soltanto entro il te-
sto-essenziale (luogo delle risposte a domande che lo precedo-
no): una sola realt esibisce lordine di autonomia dellaltro
come altro senza dicotomie giacch laltro non ri-tagliato dal
Tutto da meccanismi delle disgiunzione: lineffettivit della ri-
partizione ontico\ontologico essenziale bench <non deduci-
bile dalla realt Testo>; la differenza esibita per configurazio-
ne, cio da relazioni tra semi, esistenze situate nellessere-qui-
ora; sicch, tutto sommato, laltro una X (Heidegger, Es-
sere e Tempo) con la indefinibile sua necessit (Seinsfrage) e
la neutralizzazione della deduzione <dal testo> risposta ad
una domanda che precede il testo (cfr. supra).
Ma anche perch la Seinsfrage non si caratterizza nemmeno
induttivamente, giacch linduzione, perch connessa con il
concetto di probabilit (futuro contingente), gi dotata di
enunciato chiuso da una asserzione fattuale: <lesistenza di s
e dei problemi di ogni singolo compresi dal singolo> (semantica
intrinseca) e la comprensione di-se-stesso che fa da guida co-
testuale (comprensione esistentiva; Heidegger; Sein und Zeit).
N deduzione, n induzione: il testo-essenziale non ospita teo-
remi, n postulazioni: non conduce al Dio kantiano, ad esem-
pio; lo esistentivo ha determinazioni in espressioni constative,
cio in enunciati che non comportino in alcun modo, implicito
od esplicito, referenza a servibili codici (Tavole di Mos); com-
portano invece enunciati aventi allopera lunit linguistica (va-
lore) in s intrinseca ad un fine (significazione poetica) con ap-
partenenza allEsserci dellUomo non come comportamento
ma come fondamento costitutivo con tratto distintivo ontolo-
gico con cui il pre-comprendere trapassa a co-sentire (espe-
rienza del sacro; cfr. commenti a Hlderlin; (Erluterungen zu
Hlderlins Dichtung, ma anche Hlderlin und das Wesen der Di-
chtung). Dunque, non descrivere relazioni (significazioni refe-
renziali); ed il non rappresentare (denotazione mistica icona-
le). Pre-comprendere, insomma, creare il significante senza
significato ossia con significato nellordine della significazione
del non-dicibile.
Tuttavia, nella gamma di propriet strutturali riflesse (filosofia)
in relazioni paradigmatiche (classe di elementi linguistici; filo-
sofia del linguaggio, istanze dallagire) il significato comunque
presupposto e quindi riposto in luoghi dellerrore possibile, po-
sti su cui operare scelte anche per selezione entro la forma
privativa del contenuto> possibile in spazi probabilizzati di <e-
lementi della difettivit del non-> ove il non-marcato
lelemento che appare dove esso solo pu apparire, e laltro
che non vi appare, perch non pu apparirvi.
Inoltre, per la costellazione di contenuti del testo-essenziale,
non v un <insieme> di elementi propri: v solo una classe
dindipendenza e organizzazione semantica degli enunciati di
atti di enunciazione, determinazioni contestuali per flessioni di
un significato in direzioni diverse della fatticit. E quanto si at-
tua in linearit di discorso, parola che si svolge nel tempo del
fondamento, libert, il sacro, <lessenza di>, la verit, ecc, da
recuperare in funzioni sintattiche, definizioni di relazioni affin-
ch i termini che si trovino nella frase totale si distinguano per
specificit di contributo alla realizzazione della <finalit> della
frase medesima (Ducrot e Todorov, ci. Ed. ISEDI pag. 233).
In questione allora il significante anzitutto ed il <potersi da-
re distintamente di esso, il <nome proprio> (Essere, Verit,
ad esempio) come costituente semantico legittimo nel lessico
heideggeriano.
Ora la Seinsfrage da Heidegger trattata dalla parte della Storia
del Dasein, anzitutto insegna un <approccio ontologico> della
fenomenologia (Analitica esistenziale) ma il suo testo non an-
tropologia filosofica (con veemenza lo ha sostenuto Heidegger;
rif. a contrario Karl Lwith)
Ma se lEssere lindicibile (puro e semplice; cfr. problemati-
che filosofiche, saperi positivi, impegno conoscitivo), non
detto che la questione dellessere debba concludersi in una
apofatica.
Una soluzione pu essere proposta, qui in breve, come segue.
Un termine, che nel testo essenziale deve avere rappresenta-
zione, senso, funzione sintattica in determinati situazioni di di-
scorso nello spazio e nel tempo, ha caratteri di: (I) indispensa-
bilit per la realizzazione degli enunciati; (II)connotazioni es-
senziali <anteriori> alle situazioni discorsive e comunque inva-
riabili; (III) <logica del paradossale> rispetto a saperi razionali,
per ogni analisi del contenuto quale che sia il metalinguaggio
semantico disposto a tradurne le significazioni in comunicazio-
ne linguistica (livello ontologico).
Ciascun termine indicibile, tuttavia indispensabile nella rete di
relazioni realizzate per supposizione, definito negativamente,
(perviene dallesterno del dicibile) cio in enunciati definiti non
positivamente dal suo contenuto. In gioco la funzione refe-
renziale del linguaggio e limpreteribile istanza delloltre; per-
tanto termine che, ove si presenti per <nome proprio>, di-
ciamolo A, resta in_definito, tutto sommato, ostensivamente
<in s> dalla problematica propria e dai tratti discorsivi sulla
sua singolarit (aspetto argomentale dellinderminato).
Ora, nel <testo heideggeriano> tale problematicit si caratte-
rizza in via principale come Seinsfrage e ad essa confluiscono
<risolventi> (principio heideggeriano di non residualit) le ri-
sorse di <Analitica esistenziale>; tuttavia lattenzione non di-
retta alla <domanda dallo esterno> (da percorsi di umanismo):
lo heideggeriano <interesse per lEssere e non per lesistenza>
lo chiarisce, e chiarisce il testo come inventario aperto di classi
ed itinerari di significazioni lessicali, di combinazioni semanti-
che, indizi di rapporti, punti di vista, in breve di significati oscil-
lanti da posto a posto dicibile per <punti, o per interi insiemi
delle nominazioni che contano per <uno della classe di paro-
le e frasi coerenti> secondo criteri grammaticali misti; delle pa-
role dellEsserci nei giacimenti di vita storica (linguistica storica;
universi di discorso; inventario aperto di dissoluzione e nuovo
inizio) dei B, che non sono A ma ad A correlati perch
essi ed essi soltanto sono <laltro di A>; dallinventario, in-
somma, delle risposte, significazioni lessicali; termini di <classe
di possibilit>; istituibili per esibizione dellontologico
dallontico; la cui realt, conclusivamente (non definitivamen-
te, perch realt sempre disponibile alliniziale, determinazio-
ne epocale, al destinale) intrinseca ad un valore, riflessa in
propriet strutturali: pensiero poetante e pensamento sedi-
mentato dalla parte Analitica della esistenza e compreso dalla
parte Filosofia della storia.
Pensiero in cui i valori producono azioni del fare (;) dalla
parte della pre-comprensione, della parola ultima della com-
prensione libera da paradossi del pensare la scienza; parola ul-
tima della pertinenza allessere (poesia pensante).
La tematica non di scuola, cio non-fondata, ma autofondata
giacch dallontico si <espongono> profilati fondamenti di
qualcosa appartenente all'Esserci dell'uomo (appartenenza
astratto-concreto); cio la trascendenza non per, quindi, co-
me suo comportamento possibile fra altri [...] ma come la co-
stituzione fondamentale di questo ente, precedente ogni altro
comportamento possibile (L'essenza del fondamento; Hei-
degger).
Pensiero che si avvale di significazioni in preminenza del signi-
ficato allorch con <metodo etimologico> si risale al significan-
te <che restituisce il significato medesimo> (univocit della
classe di significazione). Per esemplificare: il significato della
parola usata dai Greci per nominare la verit (A), cio svela-
tezza, ; ha propria risorsa il significante (classe) ve-
latezza B: dunque A ha significante <la classe non-B>;
ed allora, nel tempo e nello spazio del dicibile, la filosofia non
ha altra possibilit: la ricerca dellente nella sua velatezza epo-
cale (perch solo lente velato, marcato dalla costanza di fini-
tezza dicibile spazio-temporale): B viene prima ( ma non
per anafora) per essere significante dellesperito unico (uomo
storico) nella sua velatezza nel movimento di ricerche fonda-
mentali consentite dal lato ontico (Storia dellEssere), e relative
a ci che dis-velato (lato ontologico) ma anche a predicati
psicologici, temi e propositi, nel linguaggio del testo allargato
(giudizi di valore), per strappare lente a questa velatezza e
portarlo a subgradi massimali di svelatezza possibile alla con-
creta opera delluomo: "Se traduciamo , invece che con
"verit", con "svelatezza", allora questa traduzione non solo
"pi letterale", ma contiene anche lindicazione che induce a
pensare e a ripensare il concetto abituale di verit, come con-
formit dellasserzione, in quellorizzonte non ancora capito
della svelatezza e dello svelamento dellente." (Heidegger).
Questa citazione e la larga parafrasi di frammenti dambito
heideggeriano (cfr. Martin Heidegger, Lessenza della verit, a
cura di F. Volpi, Milano, Adelphi, 1997), chiariscono, infine, che
un significato, contenuto nella sua struttura semantica, lo
anche nella sua struttura lessicale; dunque attinente alla lin-
gua in cui si svolge la assegnazione dun significato ad un signi-
ficante (nellesempio: la lingua greca; non tedesca [Wahrheit];
non latina [veritas]; cfr. Heidegger) e, sul piano della espres-
sione e della determinazione del contenuto, pertinente al po-
sto di <formativi lessicali> da cui la modalit del rapporto locu-
tore-allocutore si realizza, (nellesempio: per espressione di
modalit privativa generativa di effetto semantico (visione di
senso) da un linguaggio a linguaggio del testo-essenziale della
filosofia di Martin Heidegger).
$7 La sintassi essenziale
La sintassi di un testo essenziale (sintassi essenziale), deve do-
tarsi di enunciati con un problema del significato; di enunciati,
cio, in cui in questione il problema dellessere; enunciati,
dunque, la cui validit si fa salva non secondo criteri-vie di
identit a s ma criteri-sentieri, luoghi non preliminari (non al-
lestiti-gi-l), ma tracciature nel bosco (Heidegger) del pro-
blema: traccia <impronta che si conserva in uno spazio di i-
scrizione> e trattiene le differenze dei <qui-ora>, cio il movi-
mento dei rapporti che fanno apparire la differenza in quanto
tale. (O. Ducrot e T. Todorov).
Tracciatura non riferisce il contenuto dellenunciato identit
a s leibniziana, ma riguarda lidentit delle marche (Alain
Badiou): il significato non predicativo (non delloggetto) ma
predicato dappresso marche, poich il testo essenziale in
quanto tale manca dei termini di ci che lo chiede, e vi man-
ca per lovvio motivo che la lingua del testo-essenziale pre-
suppone il linguaggio della domanda che lo domanda.
Il problema dellessere non appare (non pu apparire) nel te-
sto: domanda e risposta non vi sono interamente (senza resto)
in una sola delle due parti, meritando lindiretta definizione
heideggeriana lontologico non ontico (Lessere non
lente). E asserzione che ha unestensione semantica che ne
rende il significato ampio ed astratto tramite significazione op-
positiva (indeterminatezza); significato che si presenta ambi-
guo riguardo la opposizione ontologico\ontico, che non li-
bera dal fraintendimenti della essenza delle sue denotazioni.
Precisamente, la opposizione dei termini, la propria essenza
anzitutto (cio nella lingua adottata) delimitata dallunit re-
lazionale di reti di relazioni che costituiscono una lingua; il suo
aspetto semantico, quindi, rimanda allunit linguistica propria
tuttavia insieme con quelle di tutte le altre lingue, da altri ri-
mandi che si assommano supportati dalla coppia matrice onto-
logica/matrice ontica la cui significazione oppositiva senza
ambiguit. Se diciamo pseudo-ambiguit le significazioni pseu-
do oppositive (non su termini enucleabili da unit relazionali
duna medesima lingua), allora le pseudo-opposizioni sono re-
lative ad una lingua come calcolo.(tipologia di unalgebra su
uno spazio di lingue in cui si calcola).
In cammino verso il linguaggio (Unterwegs zur Sprache,
1959), Martin Heidegger raccoglie un insieme di saggi che <af-
frontano> i problemi di una filosofia del linguaggio definita
soggettivamente: riflessione sulluomo, con ufficio la rappre-
sentazione, per strutture e modelli, di rapporti tra soggetto e
oggetto; di linguaggi ciascuno dei quali <sovrintende ad una at-
tivit>: nello spazio, insieme di linguaggi dotati di struttura, il
linguaggio linguaggio, lessenza del linguaggio il linguag-
gio stesso; il farsi dono di s.
In cammino verso il linguaggio, filosofia del linguaggio cam-
mino ri-tracciato da <doni> ove dono non <il costrutto forma-
lizzato> ma la gratuit da dirsi evento la cui essenza Ereignis,
evento disvelante dialogicit libera da orpelli di vicende sto-
riche e concetti. Lessenza del linguaggio, tuttavia, col < dono>
di mondit (articolazione del comprendersi che costituisce gli
esistenti come co-esistenti), non esclude il primato di una lin-
gua: la categoria di gettatezza riguardata dal dono (aspetto on-
tologico), offre le dimensioni astatiche della Cura: langoscia (a-
spetto onto-mondo) ed il rimedio (aspetto ontico), quindi la
differenza (aspetto del Dasein) tra comprendere e latto del
comprendere; in tale spazio delle lingue dimensionato nella lo-
ro determinazione, la Temporalit (Zeitlichkeit), quindi, ordina
<gradi di futuro dellesserci>, scandisce la necessit del <pri-
mato> (grado di progettualit del gettato) ed implica, nel
<principio del Capo>, la solidariet.
Ma non per <favorire> una scelta, per disporre invece dal
<primato> sperimentate (ri-tracciate nella Cura, non Kur ma
Sorge), aperture di senso (polarit semantiche) in posti del pa-
radigma (congruit esplicativa; comunicativit) di unetica della
co-organicit massimale. (cfr. supra)
Una sintassi essenziale una sintassi del testo essenziale nella
quale: (I) il problema del significato apre polarit semantiche
della con-divisione di soggettivit del Dasein; (II) il primato
duna lingua come struttura (lato sintattico) e funzione della
struttura (lato semantico) enfatizzato in co-porsi di significa-
zioni nella dimensione semantica duna lingua di primato <co-
strutturata> con criterio etimologico naturale cio radicato
nella storia del primato( criteri della Tradizione come evidenza,
non <pagella>).
Ritengo che la chiave di lettura che qui sto tratteggiando per
<leggere il testo essenziale> dia un criterio di assenza di ismi
nella filosofia di <Martin Heidegger di Essere e tempo> come
del secondo Heidegger: <<la storia della metafisica come de-
stino dellOccidente, il linguaggio artificiale che parla delle
nuove tecnologie e che fa leva sullemotivit, o sullimporsi in-
condizionato del calcolo, aspirazione generale verso il gigante-
sco, il primato che affonda le sue radici nella definizione di
uomo animal rationale, dallanimalit alla razionalit tecnica
non dialogica, razionalit cio che copre la dimensione del
linguaggio contattante la verit dellessere, e, dunque, an-
che lessenza della tecnica come il destino non solo dei Tede-
schi ma di tutta lumanit occidentale, ben possono essere
componenti di una lettura valida del punctum dolens:<<evitare
che lumanit si trasformi nel circuito della macchinazione>>
(cfr. R.M. Marafioti Schwarze Hefte di Heidegger; Capitolo Ter-
zo, $3). Chiave di lettura, guardando in profondit, per leggere
Heidegger oltre Heidegger: <Per breve tempo Heidegger ha
creduto che il nazionalsocialismo ufficiale fosse capace di in-
staurare un rapporto adeguato con il mondo tecnico ma si
reso conto del suo errore>.
Chiave di lettura per leggere secondo differenza ontologica, ca-
ratteri duna sintassi essenziale: questa, non riguarda punti di
vista ma congruit col testo essenziale; richiede, dunque, ter-
mini non-marcati che soltanto appaiono l dove laltro non pu
apparire; l dove, insomma, sono possibili solo sostituzioni di
scrittura per una fattiva lettura dellessere, dalla lingua
dellesser-ci (criterio etimologico di Heidegger).
Ogni relazione tra esser-ci ed essere, ontico ed ontologico
(Heidegger) deve quindi essere asimmetrica; deve essere senza
astrazione della riflessivit su essa: se laltro che domanda
una x (una x enigmatica che si sottrae ad ogni definizione;
Heidegger), esso non pu nella lingua (quale che essa sia) esse-
re legato a se stesso: la non riflessivit della relazione, tra onti-
co e ontologico, si traduce nel significato di differenza di esse-
re: negazione di identit e composizione nella lingua
dellesser-ci.
Precisamente, poich differenza e diversit sono entrambi
opposti di identico, diversit rimanda a realt semplici; dif-
ferenza, in qualche modalit, a realt composte tali che si pos-
sa dire che alcuni attributi possono essere identici solo in par-
te, allora la negazione di identit di cui si avvalga la sintassi es-
senziale, la differenza: non solo rimanda ad antisimmetria tra
termini, ma anche a differenza di essere; cio <differenza>
fondamento della necessit di relazione-essenziale (cfr. la vul-
gata <lessere ha bisogno dellesser-ci e viceversa> della defini-
zione heideggeriana di <differenza ontologica>, ma anche della
successiva ,1957, tematica dellevento appropriante - Ereignis-
con cui <differenza> pensata come <rapporto di fruizione>
(Brauch) essendo levento <reciproco> il diventare proprio
dellessere e dellente, reciproco darsi di differenza e composi-
zione della differenza).
In questa visione dinsieme, In gioco la possibilit di una sin-
tassi essenziale, ove il problema del significato (apertura se-
mantica degli enunciati) quello della legittimit, nel lessico
heideggeriano, della proposizione heideggeriana: L'essere,
non l'ente. In questa formulazione, in questione il mono-
argomentale non come negazione di essere dellente com-
posta con lessere in proposizione ellittica di Lessere
dellEssere: <lessere dellEssere non lessere dello ente>.
In questa formulazione, allora, oltre il legame inscindibile a-
simmetrico di differenza, rileva la risposta alla domanda: cosa
significa che qualcosa del testo-essenziale conferisca il con-
notato ontologico di un predicabile? Inteso in senso generi-
co, predicabile termine predicativo; quello verso il quale
convergono attribuzioni di predicati su termini in funzione sin-
tattica di soggetto.
Ed allora, una sintassi essenziale deve essere tale da consentire
risposte libere da ambiguit con riguardo ad indicazioni di a-
spetto (modo di manifestazione, nella lingua del testo, di rispo-
ste o di azioni dellesser-ci). E ci in quanto, il rimando, a livello
di descrizione di superficie dei <soggetti della fatticit>, intro-
duce frequentata pratica della predicazione analogica (quella
in cui un termine imprevisto di una situazione linguistica sur-
rogato da altro di altro campo linguistico al quale affida la legit-
timit non allopera della propria significazione e la colloca in
significati strutturali nonostante la problematica relativa che,
nel caso della sintassi essenziale, sorge dalla domanda: per
analogia un termine usato univocamente? (cfr. Giuseppe
Chiofalo, La polarit semantica e lanalogia imperfetta).
Orbene lesigenza di disambiguazione impegna anche la sintas-
si essenziale, in quanto richiede di tener conto comunque del
contesto dal quale sono importate le non problematiche paro-
le; e di sapere distinguere se <le parole> enucleate hanno di-
mensione pragmatica essenziale; e di distinguere, prima di di-
sporne in relazioni paradigmatiche, un termine da interpretare
(significazione collaterale; interpretanza della relazione) allor-
ch entra nel discorso combinandosi con altri termini (signifi-
canza). Infatti, se la dimensione sintattica riguarda <regole-
azione> (v. supra, Premessa) e deve interpretarle, essa va col-
legata, direttamente o indirettamente, alla sintassi e alla in-
formazione semantica (apertura) che la sintassi essenziale
presenta alla significazione-
Pertanto, un ruolo oggettivo svolge in rapporto a tali compi-
ti, il valore della definizione per negazione e quello della
struttura di interdipendenze secondo cui si dispiegano accen-
tuazioni di senso interno (cio di medesimo livello) o tra parti
(per divisione come dato di fatto), o ricorrenze di separazione
sia in differenze sia per diversit.
Pertanto, in sintassi essenziale, basilari sono due enunciati hei-
deggeriani: (I)LEssere non lente(v. infra); (II) Lesistenza
non come realt ma essentia come possibilit (Lesserci
sempre la sua possibilit in quanto poter essere (Seinknnen);
Lettera sullumanesimo).
Ora, in contesti di discorso: (I) Luomo dispiega la sua essenza
in modo da essere il ci (Da), cio la radura dellessere. Que-
sto essere del ci, e solo questo, ha il carattere fondamenta-
le delle-sistenza, cio delle-statico stare-dentro (das ek-
statische Innestehen) nella verit dellessere. E la relazione
Essere-Esser-ci che: (I) essendo interna allintero testo conferi-
sce al predicabile qualcosa del testo-essenziale come sogget-
to dunque il proprio connotato ontologico <il contesto>; (II)
mentre il <contesto> riguarda <la parte> della mondit, che ha
regole dazione <dellintero> e livelli che, includendo solidit di
legami col tutto (principio di intrascendibilit), concerne rela-
zioni tra enti. In (I) le relazioni tra ente si snodano dalla parte
dellEssere (il funzionale la Verit) e il connotato ontologi-
co, in (II) invece dalla parte dellEsser-ci (il funzionale la Cura)
e il connotato ontico.
Esempio. <Matrice> riguarda un operatore determinante (ap-
plicazione di una data struttura dordine su un diverso ordine,
dunque mutazione di gradi dellesser-ci; di primati, di razze e
sradicati; e rimanda al modale di <temporalit> (Zeitlichkeit)
che la Cura, e in quanto tale interamente sussunta sotto la
specie temporo-spaziale del mondeggiare del mondo: <matrice
ontologica> (D. Di Cesare) allora, un non-senso se <matrice>
non importata lasciandola <indenne> dal contesto <filosofia
di Martin Heidegger>; pu essere disposta invece a formula-
zione di giudizi valutativi riguardanti contesti impropri: il con-
testo politico (manifestazione di potenza), o tecnologico non
ontico se distorto in potenza della macchinazione, della lotta
per il dominio della terra, delle dottrine filosofiche fondamen-
tali dello ideologico od altro che, solo un ingombrante sindaca-
to (giurisdizione) dellessere potrebbe accatastare a status es-
senziale. Se bastasse accontentarsi di ci, allora, se lo si vuole,
occorrerebbe limitarne luso ai casi in cui ontologico heidegge-
riano devia su commenti laterali del testo-essenziale e non far-
ne oggetto di desertificazione.
In dettaglio, apprezzamenti del valore di verit delle implica-
zioni materiali heideggeriane (pq probabile), si manifestano
(modalizzazione) con forse e, tutto sommato, declinano
<possibilit> in <contingenza>: la sintassi essenziale si dota di
polisemie che traduce nel lessico heideggeriano la <plurivalen-
za>, ossia la <prospettiva emica per scelte decisive tra significa-
ti equiprobabili> (cfr. supra).
Un tema dellerrante(denotazione efficace) commentato (fo-
calizzato da punto di vista) come sradicato in contesto obli-
quo dell<errante-disperso>, si prospetta come modus signifi-
candi, <perdita del mondo>.
Prospettiva emica, quindi, significa interpretare gli eventi: la
convertibilit di ed , deturpata in saper fare; in
<apparenza che tutto ci che si incontra sussista solo in quanto
un prodotto dell'uomo> (La questione della tecnica); dunque
di <cosa ha fatto chi> producendo lacerazioni, sottrazioni di
senso, di temperie di vita storica. Ebbene, tutto ci presenta
condivisibile, sul piano ontico, la antecedente della implicazio-
ne materiale (cfr. supra) nella quale la conseguente dichiarati-
va di possibilit di distruzione appartiene, ad un piano della
fatticit con funzione () del notificare per impedire>, an-
che questa <tollerabile> sul piano delle opinioni. Da qui, tutta-
via, usciamo dal testo essenziale entrando in intrecciate stra-
vaganze daltri compiti e dettami <dello spirito autentica-
mente rivoluzionario>.