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Tesi di Laurea
Il Relatore
Prof. Leonardo Amoroso
Il Candidato
Innocenzo Sergio Genovesi
Indice
p. 3
p. 3
- Pareyson e lesistenzialismo
p. 7
- Pareyson e lermeneutica
p. 10
Forma e formativit
p. 14
Produzione e interpretazione
p. 20
Aspetti problematici
p. 33
Larte e la verit
p. 33
p. 37
- Libert e necessit
p. 41
Conclusione
p. 46
Bibliografia
p. 50
Le principali opere di estetica di Benedetto Croce sono Estetica come scienza dellespressione e
linguistica generale (1902); Breviario di estetica (1912); Nuovi saggi di estetica (1920); Aesthetica
in nuce (1928). Di Giovanni Gentile invece La filosofia dellarte (1931).
2
Tra le voci non riconducibili allidealismo, per il pensiero o per le tematiche trattate, possiamo
annoverare le riflessioni pirandelliane sullumorismo (Lumorismo, 1908), i manifesti
programmatici futuristi, lo scetticismo estetico di Giuseppe Rensi (La scepsi estetica, 1920;
Paradossi di estetica, 1937), lopera di Giuseppe Antonio Borghese (Poetica dellunit, 1937), di
Adelchi Baratono (Il pensiero come attivit estetica, 1926; Il mondo sensibile, introduzione
allestetica, 1934; Arte e Poesia, 1945) e di Antonio Banfi (Vita dellarte. Scritti di estetica e
filosofia dellarte, 1940).
3
Cfr. Paolo DAngelo, Lestetica italiana del Novecento, Laterza, Bari, 1997, pp. 173-176.
Per Croce il critico philosophus additus artifici, ed nel suo giudizio che viene riconosciuto se
si di fronte ad unopera darte oppure no. Cfr. op. cit., p. 43.
5
Luigi Pareyson, Teoria dellarte, Marzorati, Milano, 1965, p. 13.
lisolamento delle forme, e che in questo senso lunit dello spirito assume
concretezza vivente nella persona. Questa infine pu dirsi tale solo se si afferma
in una decisione morale e nella dedizione ad un compito. Larte ha in s un
carattere morale: essa deve essere scelta dallartista come compito a cui dedicare
la vita. Cos risulta riconnettersi al processo con cui una persona si costituisce, e
salta agli occhi evidentemente che ci sia un legame tra arte e persona. In questo
modo Pareyson, pur partendo dalla scuola della filosofia dello spirito, sviluppando
le sue tematiche nel senso appena esposto riesce a porsi in una prospettiva diversa.
La persona vista sia come soggetto che come oggetto dellarte: in quanto
oggetto si concentra, si esprime e si risolve tutta intera nellopera; in quanto
soggetto non si esaurisce nellopera, ma la muove, la pone in essere e si afferma
nel porla9. Dunque nella riflessione estetica di Pareyson larte, pur mantenendo un
legame essenziale col carattere teoretico affermato da Croce, riportata verso il
fare. Lessersi concentrati troppo sul carattere conoscitivo aveva infatti distolto
lattenzione dallaspetto essenziale dellesecuzione e della realizzazione
dellopera. Badando invece a questi aspetti non possibile non procedere in
unaltra differenziazione rispetto a Croce: viene rivendicata lassoluta centralit
della materia nel processo artistico, indispensabile perch lesercizio della
formativit deve avvenire su qualcosa. In virt di questa cosa si rivela inadeguata
anche lidea crociana che linvenzione preceda in tutto lesecuzione, considerata
quasi superflua, e che la forma sia precedente alloperare10. Infine si potr notare
che la spiritualit che pu entrare nellarte non viene ridotta al solo sentimento
9
come faceva Croce: nel processo formativo trovano spazio anche le componenti
intellettuali dellartista11.
Pareyson e lesistenzialismo
Come si sar evinto dal paragrafo precedente, Pareyson era interessato a
correnti di pensiero alternative rispetto a quelle idealiste e in generale di
ripensamento della filosofia hegeliana che andavano in voga nella prima met del
900 in Italia. Per questo motivo nei suoi studi giovanili ha dedicato molta
attenzione allesistenzialismo tedesco e a quello che egli riteneva essere il padre di
questo movimento: Sren Kierkegaard12. Pareyson vedeva questo pensatore come
uno dei dissolutori dellhegelismo e degli iniziatori del pensiero contemporaneo.
Hegel, con il suo metodo dialettico, sosteneva lidentit di reale e razionale
e lannullamento del finito nellinfinito: tutto il reale nella sua finitezza
compreso come momento nel processo dellAssoluto, il quale allorigine della
sua negativit, cos che il finito si pone come negativit da negare dialetticamente
per fare in modo che lAssoluto sia. Kierkegaard ha condotto unaperta polemica
con queste concezioni. Egli critica alla filosofia di Hegel di curarsi soltanto
dellessenza e non dellesistenza (da considerarsi nel suo significato etimologico
di ex-sistere, stare fuori). Lessenza astratta, universale e propria del pensiero,
lesistenza concreta, individuale e propria del reale; non vi identit tra loro, ma
profonda differenza. A dispetto della filosofia dello spirito egli sostiene che
11
Sul rapporto tra lestetica di Croce e quella di Pareyson cfr. DAngelo, Lestetica italiana del
Novecento, cit., pp. 194-203.
12
Per gli elementi del pensiero di Kierkegaard di cui parler in questa sede cfr. Sren Kierkegaard,
Papirer (1834-1855), tr. di Cornelio Fabro: Diario, Rizzoli, Milano, 1995; Idem, Sygdommen til
dden (1849), tr. di Meta Corssen: La malattia mortale, Mondadori, Milano, 1990; Idem, Om
Begrebet Angest (1844), tr. di Cornelio Fabro: Il concetto dellangoscia, Sansoni, Milano, 1966.
Per gli studi di Pareyson su Kierkegaard e sullesistenzialismo cfr. Luigi Pareyson, Studi
sullesistenzialismo, Sansoni, Firenze 1943; Idem, Kierkegaard e Pascal, a cura di Sergio Givone,
Mursia Editore, Milano 1998.
lesistenza non sia posta dal pensiero insieme allessenza delle cose, ma che sia
data indipendentemente dallattivit speculativa delluomo: il pensiero pu
riflettere su di essa, ma non determinarla e porla in atto. Visto che ad esistere sono
i singoli e non i concetti universali, che sono solo entit logiche, Kierkegaard
consegue da ci il primato della soggettivit. Secondo lui impossibile porsi dal
punto di vista dellAssoluto, come voleva fare Hegel, perch luomo, in quanto
singolo, non esce mai dalla propria soggettivit. Il pensiero, nella sua astrattezza e
universalit, non riesce mai a comprendere la singolarit del reale. La verit
sempre soggettivit: il singolo il nostro uno spazio di accesso al vero. Infine,
sempre in polemica con lhegelismo, per Kierkegaard lesistenza pu cogliere
lidentit tra temporalit ed eternit solo in maniera paradossale. Dio (leterno)
totalmente altro rispetto alluomo (il finito), e si pu avere identit tra loro solo
attraverso un riassorbimento in Dio della negativit della finitezza. Ma in questo
modo non si ha unidentit, si ha piuttosto la negazione e lannullamento di uno
nellaltro.
Come ho detto sopra, secondo Pareyson si pu considerare questo
pensatore come il padre dellesistenzialismo tedesco. Egli vede la filosofia
dellesistenza tedesca primonovecentesca come una Kierkegaard-Renaissance.
Infatti, pur contenendo la possibilit di un ateismo di matrice feuerbachiana13 che
non si concorda bene con la profonda religiosit di Kierkegaard, lesistenzialismo
si rif in molti aspetti alla linea di pensiero che ho appena presentato: per gli
esistenzialisti lesistenza precede lessenza e luomo in quanto esistenza crea le
idee e i valori universali; inoltre si pu riscontrare nella considerazione morale
13
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14
Sul rapporto tra Pareyson e lesistenzialismo cfr. Francesco Tomatis, Pareyson. Vita, filosofia,
bibliografia, Editrice Morcelliana, Brescia, 2003, pp. 37-45.
11
Cfr. Martin Heidegger, Sein und Zeit (1927), tr. di A. Marini: Essere e Tempo, Mondadori,
Milano, 2011, pp. 207-214.
16
Cfr. Hans Georg Gadamer, Wahrheit und Methode (1960), tr. Di G. Vattimo, Verit e Metodo,
Bompiani, Milano, 2010.
17
Op. cit, p. 542.
12
una
parte
Umberto
Eco,
che
sviluppa
il
discorso
pareysoniano
sullinterpretazione, integrandolo
con
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14
Forma e formativit
Lestetica di Pareyson vede come nozioni fondamentali quelle di forma e
formativit, che adesso andremo a delineare. Nello scritto che oggetto di questa
tesi la formativit viene definita come un tal fare che, mentre fa, inventa il modo
di fare: produzione ch, al tempo stesso e indivisibilmente invenzione24. Essa
un qualcosa che inerisce in generale allesperienza, allattivit e alla vita umana;
nessuna attivit infatti operare se non anche formare. per via di questo
carattere formativo della spiritualit umana che larte pu nascere:
Larte non potrebbe mai sorgere se lintera vita spirituale gi non la preparasse
con la sua comune formativit, proprio perci larte ha da esser cercata in una
sfera di cui quella formativit riesca ad acquistare un carattere determinato e
distinto, con una specificazione propria e uninsopprimibile autonomia 25.
24
15
possibilit desser compresi da ogni uomo, ma anche del posto centrale che larte
occupa nellesperienza umana; giacch lo stesso atto con cui essa si specifica la
installa al centro della vita spirituale: la fa emergere dalla vita in quanto questa,
esercitandola a modo suo, la preannunzia e ne crea lattesa, e la riimmerge nella
vita in quanto questa vi penetra dentro a costituirne lessenziale umanit 27.
Non dester sorpresa, viste le considerazioni finora fatte sulla formativit, che per
definire cosa sia la forma non si possa astrarre dal processo dal quale viene alla
luce. Essa infatti ha un carattere dinamico, e non pu non essere vista come
conclusiva ed inclusiva allo stesso tempo di un movimento di produzione. Una
forma non un sistema rigido, chiuso e privo di un finalismo interno, n
unentit concepibile soltanto al livello della fisicit: sono forme non solo le
opere, ma anche la persona stessa spirituale. Essendo la persona una forma, le sue
opere saranno forme. Esse per vivranno di vita propria, diventando indipendenti
27
28
16
dal proprio creatore, e saranno capaci a loro volta di creare forme nuove. Si ha
cosi un prodursi dinamico delle forme dalle forme29.
Per comprendere a pieno il significato del concetto di forma vanno
introdotte altre tre nozioni molto importanti nella teoria della formativit: quelle
di stile, contenuto e materia. Lo stile altro non che il modo di formare di un
determinato artista. Questo cambia da autore ad autore, ma anche da epoca ed
epoca, perch dipende direttamente dalla spiritualit dellartista.
Fra la spiritualit dellartista e il suo modo di formare vi un vincolo cos stretto
e una corrispondenza cos precisa, che luno dei due termini non pu essere
senza laltro, e variare luno significa necessariamente anche variare laltro 30.
La dipendenza dello stile dai contesti storici, geografici e dalle scuole risulter poi
facilmente spiegabile se si pensa al fatto che la spiritualit dei singoli artisti si
forma allinterno di questi contesti, al cambiare dei quali cambiano il senso
comune, la percezione delle cose ed il loro significato. Non ci si stupir quindi di
trovare affinit e comunanze nello stile (e quindi anche nella spiritualit e nella
sensibilit) di due artisti formatisi alla stessa scuola e vissuti nello stesso luogo
durante la stessa epoca piuttosto che in quella di artisti lontani temporalmente e
geograficamente. Possiamo dunque dire dello stile
che trascina nellarte lintera vita spirituale dellartista, perch questi nel suo
formare segue un modo singolarissimo e inconfondibile, ch unicamente suo e
non daltri, ch il suo modo di formare, il modo che non pu esser che suo, e
ch la sua stessa spiritualit fattasi, tutta, modo di formare: stile 31.
29
Per il concetto di forma nella Teoria della formativit cfr. Filippo Piemontese, La Teoria della
formativit, in Humanitas, X (1955), 6, pp. 548-552.
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non desta meraviglia se si pensa che la formativit pura per realizzarsi ha bisogno
non dello spirito, ma della materia.
Dopo aver delineato queste tre nozioni, possiamo finalmente arrivare a dire
che nellopera darte come forma compiuta non possibile distinguere contenuto,
materia e stile. Essa tutte e tre queste cose. La forma stessa dunque non
pensabile in maniera distinta da queste componenti. Se si parlato prima della
cessazione della querelle tra forma e contenuto, si potrebbe fare ora lo stesso
discorso per quella tra materia e forma: nellopera non pensabile la forma
astrattamente dalla materia, n una materia che non ci si presenti sempre anche
come forma. Queste diatribe non hanno modo di esistere in questa estetica perch
si fondano sulla possibilit di prendere uno degli elementi suddetti separatamente
dagli altri astraendolo dallopera, cosa qui impossibile perch essa non pu essere
considerata se non nella sua unit e totalit. Adesso non pi possibile in alcun
caso pensare di prescindere dal carattere dinamico della forma e dellopera darte:
Lunit indivisibile ha un senso solo se vista come risultato dun processo in
cui vari elementi sono in tensione fra loro e alla ricerca della propria unit: v
una spiritualit che cerca il proprio stile e unintenzione formativa che scruta le
possibilit della materia, e quella spiritualit tenta di definirsi, attraverso
risonanze e affinit congeniali, come modo di formare, e questa intenzione
formativa interroga la propria materia perch essa le venga incontro e volga in
occasioni stimolanti le sue stesse resistenze 36.
36
20
Produzione e interpretazione
Come ho gi detto nel primo capitolo, quella di Pareyson unestetica
della produzione. Questo vuol dire che sia il processo di formazione dellopera
che svolge lartista che quello di interpretazione condotto dal fruitore hanno una
connotazione produttiva. Qui spiegher cosa si intende con ci.
Considerando dapprima il processo di formazione, si pu dire che questo
abbia un carattere tentativo:
Il formare essenzialmente un tentare, perch consiste in uninventivit
capace di figurare molteplici possibilit e insieme di trovare fra di esse quella
buona37.
37
21
Daltra parte lartista non comincia neppure senza avere unidea di cosa
voglia fare. Cos Pareyson si pone come via di mezzo tra le teorie estetiche che
vedono la forma come presente gi prima dellesecuzione, dando cos pochissima
rilevanza a questultima, e quelle che la avvertono soltanto dopo di essa. Questa
presa di posizione avviene grazie ad una duplice concezione della forma.
La forma oltre che esistere come formata al termine della produzione, gi
agisce come formante nel corso di essa. [] Durante il processo di
produzione c e non c: non c, perch come forma esister solo a
processo concluso; c, perch come formante agisce a processo gi
iniziato41.
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22
Cos lo spunto e labbozzo dal punto di vista della forma formata risultano essere
dei momenti incompiuti del processo, ma da quello della forma formante sono
compiuti in quanto coincidono col processo in movimento. Compiutezza ed
43
44
23
24
Aspetto comune sia alla creazione che alla fruizione artistica, e che quindi
ci permetter poi di passare alla trattazione della seconda, lesecuzione. Con
esecuzione Pareyson non intende solo il significato comune del termine, ovvero
loperazione che viene fatta dagli artisti teatrali o musicali nel momento in cui
recitano o suonano unopera. Tuttavia si pu partire da questa valenza del termine
per capire cosa possa voler dire qui nello specifico. Unopera musicale nel
45
46
25
momento in cui scritta sul pentagramma non ancora lopera a cui assistiamo
quando andiamo ad un concerto: ha bisogno di un interprete che la sappia far
vivere, ovvero che la renda presente ad un pubblico. Nel momento in cui essa
viene suonata rimane sempre la stessa opera dello stesso compositore, ma acquista
un modo di essere particolare dipendente proprio dallesecuzione che si sta dando
di essa.
Se questa cosa evidente per la musica, il teatro, lorchestica e tutte le
altre forme darte che hanno bisogno della mediazione di esecutori specializzati
per essere fruibili da un pubblico, per altre discipline ci
potrebbe risultare
26
primo per farla nellatto stesso che la inventa, il secondo per poterla eseguire.
[] Ci che ha da esser norma dellesecuzione da parte del lettore
precisamente ci ch stato legge dellartista mentre formava lopera; e
proprio perch la forma formante ha guidato lartista, proprio per ci essa
pu ancora guidare il lettore. Come forma formante lopera legge non solo
del processo che la produce, ma anche del processo che linterpreta47.
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produzione, perch produzione tanto quella che pone capo alla forma
contemplabile, quanto quella che culmina nella contemplazione che se ne fa56.
Questa estetica presuppone una metafisica della figurazione, che contrasta con la
prima metafisica nellammettere nella realt un perpetuo rinnovamento e la
possibilit di continue innovazioni, e con la seconda nellammettere una
compenetrazione e una vita delle forme nel tessuto duna costante plasticit57.
Avendo cos delineato i caratteri dellestetica pareysoniana, vorrei in
conclusione di questo capitolo evidenziarne il carattere profondamente
personalistico58. I processi di produzione, esecuzione ed interpretazione possono
essere visti come processi dinamici di nascita e sviluppo di forme a partire da altre
forme, ma possono essere anche considerati sotto il comun denominatore della
persona:
Loperare umano caratterizzato dal fatto che esso sempre personale. []
Nella persona si possono rinvenire due aspetti: la totalit e lo sviluppo. []
Da un lato la persona lopera che io faccio di me stesso, conclusa e definita
in ogni istante, e dallaltro opera in sviluppo, aperta a richiedere ed esigere
nuovi atti e nuovi svolgimenti. [] La persona una forma, [] vivente in
s stessa, totale nella legge di coerenza che la tiene unita in una definitezza
conclusa, dotata di unesemplarit che la rende suscitatrice di atti esemplati
dal suo valore e di opere ispirate al suo carattere.
Loperare della persona plasmatore di forme. Infatti se la persona una
totalit infinita ma definita, ogni suo operare tende a sua volta a concludersi
in opere a loro volta definite e concluse, che vivono di vita propria e per
56
31
Cos se nella persona e nei suoi prodotti si riscontra il carattere di forma, per
converso anche le forme che derivano dalla formativit, artistiche e non, risultano
avere sempre in loro un rimando alla persona. Dal momento che la creazione
artistica un atto personale e che lopera darte non vi se non come espressione
della persona, Pareyson stesso arriva a dire che la persona sia soggetto e oggetto
dellarte.
Soggetto dellarte, in quanto la creazione artistica iniziativa personale:
decisione di non servire che larte, dedizione al compiti dartista, interesse
alla riuscita dellopera come riuscita personale. Oggetto dellarte, in quanto
nel sentimento ispiratore si riassume, come rifrazione personale della totalit
del reale, la totalit singola e irripetibile della persona. Come oggetto
dellarte, la persona si risolve tutta intera nellopera bella, nel senso che vi si
concentra, vi si condensa, vi sesprime. Come soggetto dellarte, la persona
non si esaurisce nellopera bella, nel senso che la muove, la pone in essere, e
si afferma nel porla,e vi si riconosce invalorandola60.
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Aspetti problematici
In questo capitolo intendo discutere di tre aspetti problematici che si
possono riscontrare nello studio dellEstetica di Pareyson. Si tratta: 1) della
questione del rapporto dellarte con la verit; 2) del problema di come
uninterpretazione possa dirsi riuscita e unopera compresa (affrontato prendendo
in considerazione anche altre soluzioni che si riscontrano nellermeneutica); 3)
della considerazione del posto che libert e necessit debbano qui trovare.
Larte e la verit
Nellopera che oggetto di questa tesi, lEstetica del 54, Pareyson non
parla del rapporto che larte ha con la verit, ma indaga solo quello che essa
presenta con la morale e la filosofia62. Un primo nesso che si pu riscontrare con
queste due discipline sta nella formativit, che si trova in tutte le attivit umane e
di cui larte puro esercizio. Anche la moralit e lesercizio della filosofia
presentano una formativit costitutiva: le opere ed i caratteri etici sono forme, e lo
stesso si pu dire di ogni filosofia per via dellorganicit germinale da cui
scaturiscono la sistematicit del discorso e la sua fecondit. Larte a sua volta ha
un carattere morale, perch un compito a cui lartista deve dedicarsi come
ragione della sua vita, e uno filosofico, perch ogni opera pu vedersi come una
Weltanschauung.
Tra queste discipline si possono trovare dei rapporti di equilibrio e
coordinazione e dei rapporti di squilibrio e subordinazione. Dal punto di vista
etico si hanno esiti negativi se la morale si abbandona allestetismo, sostituendo il
62
34
dovere col puro gusto, o se larte scade nel moralismo, vedendo prevalere il fine
etico/religioso su quello artistico e formativo. invece positivo ed auspicabile che
nella vita etica si accentui con particolare evidenza la formativit che vi
esercitata, in modo chessa acquisti unintenzionalit che la renda in certo
modo fine a s stessa, senza che ci prevalga sul fine morale al punto da
opprimerlo o oscurarlo, ma anzi ne favorisca e ne promuova ladempimento 63
e dalla parte dellarte che mentre lopera raggia la sua bellezza e sprigiona il suo
senso morale, il lettore sia invitato a considerarla come guida non meno della sua
vita che del suo gusto64. Queste riflessioni sul rapporto tra gusto e dovere,
assieme a quelle sulla forma e sul carattere ludico dellarte, rivelano come
Pareyson sia stato un attento lettore di Schiller ed abbia interiorizzato pienamente
la lezione che questi d nel suo pensiero estetico65.
Dal punto di vista filosofico si ha un rapporto squilibrato con larte sia
quando si arriva ad una considerazione estetistica della filosofia che concepisce le
filosofie come vere e proprie opere darte o che pretenda di darne una veste
artistica, sia quando si tenta una versificazione filosofica. Vi possono per essere
delle filosofie che richiedono un esito artistico proprio per potersi realizzare
come pensiero filosofico, e c unarte che proprio nella sua natura darte giunge
63
35
36
sue
infinite
interpretazioni
(si
parla
infatti
di
ontologia
ermeneutica
dellinesauribile)69.
Senza sviluppare pienamente la portata ontologica della verit, sulla quale
Pareyson si concentrer maggiormente in un periodo pi tardo, gi negli scritti pi
giovani, come Esistenza e Persona, si pu riscontrare che non sia presente
nellautore unidea di verit assoluta e acronica, ma piuttosto di una validit
relativa a una situazione, a un tempo, a una prospettiva. Questo, come ho gi fatto
notare in precedenza, non vuol dire cadere nello scetticismo: la verit
trasformata in un compito sempre immanente, in forma teleologica. Pur mutando
le conclusioni parziali a cui si arriva di volta in volta, rimane immutata la
determinazione stessa a dare la definizione meglio coordinata e integrata con le
strutture complessive del pensiero filosofico e della cultura, di modo che si acceda
ad una verit sul metro della quale altre definizioni potranno essere valutate70.
Si pu dire in generale che nel pensiero di Pareyson il rapporto tra arte e
verit stia da una parte nellinterpretazione dellopera, che come processo
ermeneutico contribuisce a schiudersi su una parte della totalit inesauribile ed
autoimmanente dellEssere/Verit, dallaltra nellatto creativo dellartista, che
sembra per in questo caso quasi un aedo che canta ispirato dal dio, per cui
non nemmeno pi questione di responsabilit dellartista: in quelle vette
supreme si verifica finalmente la convergenza dei valori, garantita non pi da
una soggettiva interiorizzazione, ma garantita oggettivamente dalla fonte
stessa di tutti i valori. Lartista stato a contatto diretto con lorigine, ove i
valori sono inseparabilmente congiunti: allora il senso della sua
69
Per unanalisi del rapporto tra arte e verit in Pareyson cfr. Carchia, Esperienza e metafisica
dellarte. Lestetica di Luigi Pareyson., cit.
70
Cfr. Renato Barilli, Lestetica di Pareyson, in Il Verri n. 6, Milano, 1961.
37
71
38
72
39
74
Cfr. Hans Georg Gadamer, Verit e Metodo, cit.; per lutile confronto tra Pareyson e Gadamer
rimando anche a Bottani, Estetica, interpretazione e soggettivit. Hans Georg Gadamer e Luigi
Pareyson, cit.
75
Gadamer, Verit e Metodo, cit., p.430.
76
Op. cit., p. 433.
40
di unopera come identico alla precipua idea dellautore nel momento della
creazione.
In queste due prospettive ermeneutiche, come anche in quelle a loro affini,
il concetto di fraintendimento del tutto ripensato e cambia quasi di significato.
Nellermeneutica classica esso consisteva nel non essersi riusciti a figurare la
precisa idea originaria dellautore ed era considerato in una maniera decisamente
negativa: fraintendere unopera voleva dire non averla capita, non essere arrivati
allunico preciso messaggio contenutistico di cui essa sarebbe portatrice. In ogni
caso il fraintendimento non escludeva che fosse avvenuta una comprensione, anzi
lo richiedeva; questa poi, dal momento che non coglieva il vero senso dellopera,
sarebbe stata da ritenersi sbagliata.
Tenendo ferma una simile concezione, potremmo dire che in Pareyson e
Gadamer linterpretazione di unopera in un certo senso sempre un
fraintendimento. Infatti non ci perviene mai ci che precisamente aveva in mente
lartista, ma sempre un qualcosa di diverso, filtrato dal nostro specifico modo di
fruire e renderci presente unopera. La vicinanza o la coincidenza con la fruizione
dellopera che avrebbe potuto avere il suo creatore non sono pi un ideale. Questo
anche perch il messaggio che viene trasmesso non pi unico e non pi un
contenuto in senso stretto: presenta piuttosto la malleabilit, la capacit di
svilupparsi su s stesso e la molteplicit proprie di una forma. Fraintendimento
non pi avere una comprensione sbagliata, ovvero diversa da quella dellautore
originario, perch il riuscire ad avere una comprensione sempre un entrare nel
41
Sia Pareyson che Gadamer, e ancora prima di loro Schiller, amano proporre una considerazione
ludica dellesperienza estetica. Lessere dellarte non pu venir definito in quanto oggetto di una
coscienza estetica, giacch allopposto latteggiamento estetico pi di quanto esso stesso sa di
essere. Esso una parte del processo ontologico della rappresentazione e appartiene
essenzialmente al gioco in quanto gioco. []Il gioco forma; e ci significa che, nonostante il suo
necessario rimando alla rappresentazione, esso un tutto significativo che come tale pu essere
ripetutamente rappresentato e compreso nel suo proprio senso. La forma, dal canto suo, anche
gioco in quanto, nonostante questa sua ideale unit, raggiunge il suo essere pieno solo nelle
singole rappresentazioni, nellesser via via giocata. la reciproca connessione di questi due
aspetti quella che va sottolineata, contro lastrattezza della differenziazione estetica (Gadamer,
Verit e Metodo, cit., pp. 148-149).
42
78
43
Cfr. Francesco Tomatis, Pareyson. Vita, filosofia, bibliografia, cit., pp. 37-67.
Cfr. Pareyson, Estetica, cit., pp. 137-175.
44
materia, n quindi laspetto della forma formata potr apparire in maniera cogente
se si prescinde da questa scelta, che per contingente. Va poi considerato che
lopera viene sempre a contatto con persone, che hanno carattere di apertura e si
costituiscono a partire dal contatto con altre forme. Anche il fatto che una persona
venga a contatto con determinate forme piuttosto che con altre assolutamente
contingente. Lunico aspetto dellopera in cui possiamo trovare una necessit
stringente nella sua operativit: date una determinata materia ed una determinata
persona, la forma formante si svilupper necessariamente in una certa direzione, e
non potr fare altrimenti. Poich per non sono intrinseche nello spunto n
lesemplare particolare di materia con cui verr realizzato, n le singole persone, a
loro volta determinate da incontri contingenti con altre forme, che ne saranno
esecutrici, non si pu dire che il processo artistico sia assolutamente necessario.
Bisogner allora optare per una soluzione che consideri la coesistenza
nellarte di aspetti sia di contingenza81 che di necessit. Lopera darte colpisce
per la contingenza del processo che la compie, ma insieme avvince
per la
necessit con cui la sua legge la tiene stretta in unindissolubile armonia. Per
questo per svelare il grande mistero dellarte non bisogna separare le due cose. Da
una parte lopera arte unesistenza autonoma, dallaltra continuazione e
sviluppo necessario di altre forme. Come ha scritto uninterprete di Pareyson:
non irrigidire autonomia e continuit o, vichianamente parlando, imitazione e
invenzione, perci fondamentale per comprendere le intime ragioni del vario
divenire dellarte82.
81
82
Non uso la parola libert per via delle sue connotazioni ontologiche e teologiche su viste.
Elvira Pera Genzone, Lestetica di Luigi Pareyson, cit., p. 8.
45
auto
relazione
ed
etero
relazione,
cio
nellermeneuticit
83
46
Conclusione
Nello svolgimento di questa tesi ho fatto notare diverse volte come
lestetica di Pareyson sia risolutiva nei confronti di alcuni problemi dellestetica e
come la sua teoria comprenda diversi fenomeni, nei processi di creazione e
fruizione artistica, che le estetiche ad essa precedenti trascuravano o non
riuscivano a conciliare. Ho scelto qui di presentare la Teoria della Formativit non
solo per la sua forza teorica e per la sua eleganza, ma soprattutto, usando una
terminologia pareysoniana, perch sentivo che mi era particolarmente congeniale.
Ben conscio che il filosofo non lartista e che queste due figure hanno compiti
molto differenti, durante i miei studi di estetica mi parso diverse volte che per
presentare filosoficamente larte le si attribuissero di per s intenti troppo
intellettuali o ideali e che si ignorasse la sua componente pratica e materiale,
semplice e di poche pretese filosofiche.
vero che fare e contemplare larte unattivit che eleva luomo, che gli
permette di esprimersi in modo creativo e che porta non solo alla scoperta, ma
anche alla creazione di nuovi mondi spirituali. Larte un modo nuovo e diverso
di vedere, rappresentare e conoscere la realt, approfondendone aspetti che
rimangono oscuri alla razionalit fredda e priva della ricchezza immaginativa.
Daltro canto un dato di fatto, che non dovrebbe sfuggire allanalisi dellestetica,
anche questo: spesso n lartista n il fruitore di unopera sono persone istruite e
non hanno gli strumenti per costruire strabilianti architetture metafisiche al di
sopra di un oggetto frutto della creativit, ma provano sentimenti semplici, che
sono ugualmente meravigliosi. Larte stessa, prima che sorgesse la riflessione
estetica, non veniva idealizzata, n vista discendere dalle sacre vette dellElisio. Il
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formare la materia stato considerato per la stragrande maggioranza del corso del
pensiero occidentale come lavoro artigianale, senza pretese sovrasensibili. E
questo perch di fatto lo : per modellare la materia, che sia un suono, un colore,
una pietra o delle lettere, c da sporcarsi le mani e da adoperare una tecnica. Nel
momento della formazione egemone la preoccupazione formativa, che tutta
rivolta alla materia e non al sovrasensibile. Per questo motivo lartista da sempre
stato considerato per lo pi un artigiano, e al suo lavoro, per quanto risultasse
piacevole ai sensi, raramente stata conferita la dignit del lavoro
dellintellettuale, rispettando lantica distinzione tra poiesis e theoria.
Larte ha dunque aspetti diversissimi. Pensare che alcuni escludano altri
un errore, perch di fatto non cos: se vengono riscontrare determinate
prerogative bisogna riconoscere che in qualche modo ci siano, pur se tra di loro
risultano contraddittorie. Del resto larte forse lultimo luogo in cui si debba
pensare di usare il principio di non contraddizione, dal momento che
lespressione per eccellenza della libert, della possibilit di convivenza degli
elementi pi eterogenei84 e delle varie personalit che in essa si possono
rispecchiare. Dunque se un errore non considerare attentamente gli aspetti pi
materiali dellarte, come fanno le riflessioni pi idealiste, altrettanto sbagliato
negare il suo lato spirituale, come fa a volte il pensiero pi materialista o
riduzionista. Pareyson con molta intelligenza presenta la materia e la forma in
modo inscindibile luna dallaltra, facendo dellopera un sinolo aperto verso una
ricchezza interpretativa inesauribile e contenente in se tutti gli aspetti suddetti.
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Solo a titolo di chiarimento vorrei porre allattenzione il fatto di come la convivenza di elementi
contrari nella stessa opera possa a volte essere decisiva per la bellezza e lo spessore di questa.
Tra gli innumerevoli casi che si potrebbero citare si pensi per esempio al carme 85 di Catullo,
dove egli afferma di essere contemporaneamente preso da amore e da odio, sentimenti opposti
e strazianti, o al frammento 130 di Saffo, dove Eros viene definito come dolceamaro.
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Lestetica, fa notare Pareyson, non deve avere carattere normativo per gli
artisti. Essa infatti ha carattere speculativo, ed lintera filosofia applicata allarte.
A mio avviso si possono distinguere diversi modi di fare filosofia. Da una parte vi
pu essere una filosofia fatta in biblioteca o negli studi, che parte dalle
considerazioni che si trovano nei libri di autori precedenti e si sviluppa cercando
di aggiustare il materiale di fronte a cui si trova nella migliore soluzione
speculativa possibile, che riesce ad andare oltre il suo punto di partenza
argomentando in modo nuovo e che trae le sue idee originali dagli spunti che
sorgono nel confrontare le varie linee di pensiero. Dallaltra si pu pensare ad una
filosofia fatta en plein air, che fa partire la riflessione non dai libri, ma
esclusivamente dalla propria personale esperienza del mondo. Entrambi questi tipi
di filosofia teorizzano, ovvero ordinano del materiale disparato e senza un
esplicito nesso tra le parti in un sistema significativo e coerente. Se per la
filosofia da studio pu difettare nel momento in cui va a cercare un riscontro
mondano delle cose che sta dicendo, anche perch lelevatezza dei picchi
speculativi che si possono raggiungere rischia di far sembrare il mondo un punto
lontano, quella en plein air pu sembrare ingenua e corre il pericolo di ignorare
concetti fondamentali per la filosofia, e quindi di osservare il mondo con occhi
miopi. Da un lato di possono avere ottimi strumenti di osservazione ma non porsi
di fronte al mondo, dallaltra si pu avere tutto il mondo davanti pronto per essere
osservato, ma essere pressoch ciechi. La soluzione migliore dunque pensare un
altro modo di fare filosofia che integri questi due, sia utilizzando i libri come lente
per osservare il mondo, sia vedendo questultimo come un qualcosa di non
distaccato dai libri, che in ultima analisi ne sono parte a tutti gli effetti. In questo
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Bibliografia
Scritti di Luigi Pareyson citati:
-
Esistenza e persona, Taylor Torino editore, Cuneo, 1966 (ed. or. 1950).
Estetica, Teoria della Formativit, Bompiani, Milano, 1988 (ed. or. 1954).
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Martin Heidegger, Sein und Zeit (1927), tr. Di A. Marini: Essere e Tempo,
Mondadori, Milano, 2011.
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