BREVE TRATTATO SU
DIO, L ' U O M O
LA SUA FELICIT
S A N S O N I ^ F I R E N Z E
Titolo originale : Korte Verhandding vari God de Menscb
en des:(elfs Wehtand
Aw&rttm^a pag. - v n
Jnfrodfiqjone ix-xxra
BREVE TRATTATO
SU D I O , L ' U O M O E L A SUA FELICIT
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PARTE PRIMA.
D I O
7 *
D D i o causa di tutto
IV L'azione necessaria di D i o 29
D V > 33
L a provvidenza di D i o
VI 1 34
L a predestinazione divina
vn Gli attributi che non appartengono a D i o . . 38
v m L a natura naturante . . . .
* ' *
IX L a natura naturata . . \ . 21 . 43
#
PARTE SECONDA
L ' U O M O
Prefazione pag< 49
Cap. I L'opinione, la fede e la conoscenza . . . . s 52
n Che cosa sono opinione, fede e conoscenza
9
chiara . * , > - . . . . 34
m L'origine delle passioni dall'opinione . . . 56
dell'uomo 9 60
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L'amore
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INDICE
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AVVERTENZA
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G.S.
VII
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4.
INTRODUZIONE
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I. Del Breve Trattato, /a prima opera in ordine di tempo dello.
Sptnoq^a, ben poco si saputofinoal secolo scorso,
Accenni e indica^oni vaghe^ sia subito dopo la morte deWAutore^
quando furono pubblicate le opere postume, sia per tutto il su, XVIIL
Scoperto^ a met Ottocento, il testo del Trattato, non ancora piena
luce si fece su di esso e sino alla classica edi^one di tutti gli scritti
4
IX
2 - SPINOSA - Breve trattato.
INTRODUZIONE
Storia filologica d e l
a) dalla scoperta dei manoscritti alla ricostnc^ione del Gebhard
sembrato che il primo a nominare il Breve Trattato sia lo
stesso Spinov^a, nelV epistola K7, indiri^ata ali*amico Oldenburg
Questi da Londra inviy dalVagosto ali*ottobre i66iy tre lettere allo
Spino^a^ che risiedeva a Rijnsburg, Nella prima^ richiamandosi
conversazioni metafisiche con il filosofo tenute^ lo pregava d^intra
nerlo ancora per corrispondemmo, su quelli e simili argomenti nell
seconda gli sottoponeva alcune questioni in lui sorte dopo aver ric
vuto risposta da Spino:<^a con la ter^a, infine^ accompagiando
la spediqjone del libro delfisicoinglese Bojky De Nitro, Fluiditate
et Finnitate, lo sollecitava a istruirlo sulla **vera e prima origine
delle cose poich non ancora molto chiaro gli riusciva "da qual caus
loro assolutamente male intese, e poi che Dio non separato dalla
tura come sogliono sostenere tutti quelli^ di cui io ho notii(ia Q
UOldenhurg rispondeva^ a sua volta^ esortando Pamico illustre a
aimirc
strapc0(p^ m
(1) O p . I V . . p. 36.
O O p . I V . , p. 37.
XI
INTRODUZIONE ^
V
\
scritti minori dello Spinoza nel contempo rinvenuti, venne edito, per
conto del Muller, daWolandese Van Vloten nel 1862, Il Van
Vloten, ben noto per la sua minuta conoscenza del pensiero spino^iano
si serv e del manoscritto fornitogli dal Muller e di m altro mano-
scritto, allora posseduto dal giurista e poeta Adriano Bogaers di
Rotterdam e dapprima dalfilosofocartesiano Guglielmo Deurhoff^
sul quale il pensiero di Spinoza aveva esercitata una certa infiuen^a^
La tradu:(one latina del Yan Vloten, condotta con non molte acri-
biafilologica,perch aveva adoperato i due manoscritti sen:(a un saldo
m
XII
JNTRODUZJONE '
' *
Una prima risposta venne dallo stesso libraio Muller pel tramite
del Van Linde, che annunci nel iB6} che il manoscritto da lui acqui-
stato e dal Van Vloten edito era stato copiato dal medico di Amster-
dam Giovanni Monnikhoff, se^ace del Deurboff.
Dietro questa indicazione lavor , il bibliotecario deirUniversit d
Bonn, Cari Schaarschmidt, che nel 184; si era addottorato con la
tesi ' spiato et Spinosa philosophi in ter se comparati ' ' (relatore fu lo
Schelling, da quattro anni chiamato a Berlino da Federico Gugliel-
mo IV)' Lo Schaarschmidt giunse alla conclusione nel dando
alle stampe una nuova edii^ione del Breve Trattato, il testo del
Monnikhoff era copia malfatta del manoscritto-base, quello posseduto
dal Bogaers.
La comunicazione del Van Linde e il giudizio dello Schaarschmidt,
anchf se temperato, dalla posteriore critica, meglio disposta verso l
* *
XIII
INTRODUZIONE y
XIV
INTRODUZIONE y
XV
imRODvziom
XVI
imRODVZJOSE
poi in olandese per uso di coloro che amano l verit e la virt all
scopo di chiudere la bocca a quanti parlano insolentemente di qu
coscy e presentano agli ingenui come preo^osit il proprio fango
propria sporcivaiay e perch cessino di blaterare contro quelli che
possono comprendere e prendano in consideratone DiOy cio s st
e la loro reciproca salute^ e vengano in soccorso dei malati di spir
con la carit e con la tolleranza, secondo V esempio di Cristo Sign
nostro ^ande maestro ^^ Il tono fortemente cristiano e Pesplic
riferimento al grande maestro Cristo armoni^ano assai bene con
rintroduzione dei Nagelate Schriften, dove si sostiene il pieno acco
tra spino^ismo e cristianesimo. Ancora con Pausilio di analogic
induzioniy il Gehhardt ha determinato il traduttore in olandese
Breve Trattato in Peter Ballingy membro del Collegium Spino- 4
XVII
INTRODUZIONE y
XVIII
imRODVZlONE
XIX
INTRODUZIONE
"
r
modesti sono gli aspetti metafisici del trattato e non sembrano cap
di reggere il peso delle dimostra:;^ioni chieste dalVOldenburg e a
ciate da Spino^^a, Probabilmente /'opusculum doveva constare
trattato^ suWintelletto e del de Deo nella pi antica redazione..
XXI
INTRODUZIONE y
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di cui parla l'Ep. V I il " de intell. emendatione" {op. i., pg. 152)?
Perch incompiuto? Dairepistola non appare. Spinoza denuncia solo
le interruzioni " Sed aliquando ab opere desisto " imposte al lavoro
dall'incertezze circa ejus tdiiionem. Se non possediamo la sicurezza che
Vopusculum rest incompleto, e tale non dovette essere, ch Spinoza dice
composta e le soste erano nelle fatiche di descriptio ed emendatio, Tidentifi-
cazione con il trattato sull*inteIIetto deve essere ammessa con molta cau-
tela, quando non la si voglia evitare del tutto. U n accenno al de intell,
emendatione neirep. L X del gennaio o febbraio 1675 al Tschimhaus:
" Caetenim de reliquis, nimirum de motu, quaeque ad Methodum spc-
ctant, quia nondum ardine conscriptae smt^ in aliam occasione, reservo
La gravit del rilievo del Freudenthal, su cui gi il Fischer
(op. cit., pg, 607) mise m guardia suggerisce prudenza nel seguirlo fino
ih fondo. La conseguenza pi preoccupante la svalutazione del Breve
Trattato nella forma attuale ai fini della conoscenza di Spinoza.
0 GU alia negotia, nominati ncM^Admomtio ad ,Lectorem del trattato
sull'intelletto?
XXII
INTRODUZIONE
congetture e delleipotesL
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BREVE TRATTATO
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DIO, UUOMO
E LA SUA FELICIT
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composta da
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BENEDETTO DE SPINOZA
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PARTE PRIMA
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CAPITOLO I
D I O ESISTE
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J) A priori cosi: -
i) Tutto che noi chiaramente e distintamente inten-
.
5
BREVE TRATTATO
Dunque [*].
Noi dimostriamo la premessa maggiore cosi:
Se ridea di Dio esiste, la sua causa deve formalmente esi-
stere, e bisogna che in s contenga tutto ci che questa idea
obiettivamente contiene
Ma ridea di Dio esiste. k
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D^que
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DIO
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V i sono altre idee che sono possibili, senza che la loro esistenza
sia necessaria, la cui essenza nondimeno necessaria, quale che sia, d*altra
parte, la realt del loro oggetto: per esempio, Tidea del triangolo, Tidea
deiramore neiranima senza il corpo. Queste idee son tali che, pur ammet-
tendo che sono io ad averle create, io sono costretto a dire ch'esse sono
e saranno sempre le stesse, quand'anche n io n alcun uomo v i abbiamo
mai pensato[J. Ora questo appimto prova che esse non sono state create
da me, e che esse devono avere, al di fuori di me, un soggetto che non
sono io e senza del quale non possono essere. Inoltre, vi una terza idea
ed unica e porta con se un'esistenza necessaria, e non solamente, come
le precedenti, un'esistenza possibile; poich, per quelle, era necessaria
7
BREVE TRATTATO
difTerenza
qualcuna
tali sono quelle di tutti gli animali fantastici die si formano
merc la riunione di due nature: per esempio, quella d'un
animale che , in uno, uccello e cavallo, e degli esseri di questo
genere, che non possono aver posto nella natura la quale
noi vediamo essere composta affatto differentemente.
Da tutto questo risulta dimostrato questa seconda proposi-
zione, che la causa dell'idea che l'uomo possiede non la sua
finzione Cvercierinee'). ma una qualunque <^usa esterna, che
la determina a conoscere questo o quello,' La ragione che'
Gueste cose esistono formalmente e sono all'uomo D vicine
cui
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BREVE TRATTATO
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CAPITOLO N
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CHE COSA DIO
Dopo aver sopra dimostrato che Dio esiste, tempo ora '
di far vedere che cosa Dio . Noi diciamo che un essere di
cui tutto si pu affermare, cio un numero infinito di attribu-
ti (1), dei quali ciascuno, nella sua specie, perfetto infinita-
mente.
Perch il nostro pensiero venga qui chiaramente espresso,
porremo le seguenti quattro proposizioni:
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m, 4
II
BREVE TRATTATO
12
DIO
mente, quella non sarebbe, in tal caso, infinita, come noi pre-
E qui vi ha una diifcrenza tra creare e generare. Creare porre una cosa
e ncU^esistenza e nell'essenza a \in tempo, ma generare solamente fare
che una cosa nasca quanto all'esistenza: questa la ragione perch o g g i ,
nella natura, non v i ha che generazione, e non creazione. Se D i o crea,
crea la natura della cosa con la cosa stessa. Sarebbe dunque un D i o gc>
loso se, avendo la potenza, ma non la volont, avesse creata la cosa in
maniera che essa non fosse armonica con la sua causa creatrice,' n ncl-
Tessenza n nell'esistenza. D e l resto, per ci che noi chiamiamo qui creare,
non si pu dire propriamente che un tale atto abbia mai avuto luogo, c
noi non ci serviamo qui di questa distinzione che per mostrare ci che
se ne pu dire.
13'
BREVE TRATTATO
'
e cosi all'infinito. Di modo che, se bisogna alla fine arrestarsi
i ,
nita di Dio, che fa s che in lui non possa essere causa che
Io determini a creare una cosa piuttosto che un'altra ,2) con
la semplicit della sua volont, 5) con l'argomento che Dio
non pu omettere di fare tutto ci che buono (come noi
pi tardi dimostreremo), 4) con l'argomento che ci che non
ancora non pu giammai essere, poich una sostanza non
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DIO $
15
BREVE TRATTATO
9
causa e della quale noi ben sappiamo, tuttavia, che esiste, de-
ve essere un ente perfetto al quale l'esistenza appartiene.
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16
DIO
17
BKEVE TRATTATO
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N.
19
BREVE TRATTATO
20
DIO
21'
BREVE TRATTATO
tuoi amici; e cosi ci che non ti riesce con false ragioni, tenti
di compiere con l'ambiguit delle parole, secondo il generale
costume di coloro che alla verit s'oppongono. Pure tu non
otterrai, con questo mezzo, di trascinare l'amore dalla tua
parte. Dici allora che la causa, in tanto che causa dei suoi
effetti, dev'essere perci al di fuori di loro. Dici cos, perch
conosci solo la causa transitiva e non la causa immanente, che
22
DIO
I
Dialogo fra Erasmo e Teofilo < '
1
23'
BREVE TRATTATO >
24
DIO
25'
BREVE TRATTATO
26
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CAPITOLO ITE
CAUSA
27
BREVE TRATTATO
i '. . .
; jgjitro di s opera, non al di fuori; nulla infatti al di fuori di
Mui.
i . 1
3) Dio una causa libera, non naturale, come dimostre-
lemo, quando tratteremo della questione se Dio pu non fare
ci che fa: e a questo proposito spiegheremo in che consiste
Ja vera libert,
4) Dio causa per s, e non contingente: il che diventer
pi chiaro quando tratteremo della predestinazione.
5) Dio causa principale delle sue opere, di ci che imme-
diatamente ha creato, per esempio del movimento nella ma-
teria ecc. : nel qual caso la causa seconda non pu aver luogo,
poich essa non si manifesta che nelle cose particolari Q),
La causa seconda determinante non in Dio, perch nulla
*
28
1
CAPITOLO I V
Noi neghiamo che Dio possa non fare ci che fa: lo di-
mostreremo quando tratteremo della predestinazione.
Allora faremo vedere che tutte le' cose scaturiscono dalle
loro cause in modo necessario: ma questo si pu ancora di-
mostrare con la perfezione di Dio, poich al riparo da ogni
dubbio, che Dio possa produrre, nella realt, tutte l cose
cos perfette come sono concepite nella sua idea/E, come le
cose da lui concepite non possono essere concepite pi per-
fettamente di quanto egli non le concepisca, cosi tutte le
cose possono essere da lui compiute tanto perfettamente
4
II
BREVE TRATTATO
30
DIO
31
BREVE TRATTATO
abbiamo fatta della libera causa, che non consiste nel poter
agire o non agire, ma solo nel non dipendere da nulla, di
modo che tutto ci che Dio fa viene da lui fatto e prodotto
come dalla causa pi libera di tutte. Ora, Dio essendo la causa
prima di tutte le cose, deve in s avere qualcosa, in forza di
che fa ci che fa e non pu non farlo ; , siccome ci che lo
fa agire altro non pu essere che la sua propria perfezione,
noi concludiamo che, se la sua perfezione non lo facesse
agire in tal modo, le cose non esisterebbero e non avrebbero
cominciato a essere nel modo che sono.
Questo quanto al primo attributo di Dio.
Ora dobbiamo passare al secondo attributo di Dio, che
diciamo proprio in lui, vedere ci che abbiamo da dire, nel
I
capitolo seguente.
32
2
V .
/ ,
CAPITOLO V
L A PROVVIDENZA DI DIO
la sua provvidenza, che per noi non altra cosa che lo sforzo
che noi scopriamo in tutta la natura e in tutte le cose parti-
colari, la tendenza al mantenimento e alla conservazione del
loro essere. Infatti evidente che nessuna cosa tende, per sua
33
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V
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1
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CAPITOLO V I
L A PREDESTINAZIONE DIVINA
senza
di lui. J
34
Ma che una cosa, a un tempo, sia contingente e necessaria,
contradittorio. # .
Dunque.
Qualcuno dir, forse, che il contingente non ha una causa
certa e determinata, ma solamente contingente. A l che io
rispondo: se fosse cos, bisognerebbe intendere questo prin-
cipio o in smsu diviso o in sensu composito. Nel primo senso
contingente l'esistenza di tale causa, ma non in quanto
causa, nel secondo caso, invece, il contingente che qualcosa
s
che, nella natura, necessario diventi causa che qualcosa di
contingente sia prodotto. Ora entrambe queste ipotesi sono
false. Quanto alla prima, difatti, se il contingente tale solo
perch la sua causa contingente, seguir che questa causa
stessa deve essere contingente, perch ha, a sua volta, una causa
contingente, e cosi all'infinito. E, siccome si veduto che tutto
dipende da una causa unica, anche questa causa dovrebbe
essere contingente, il che manifestamente falso. Quanto
alla seconda ipotesi, se questa causa non fosse determinata a
produrre o a omettere l'una piuttosto che un'altra cosa, sa-
rebbe impossibile che essa potesse produrre o omettere questa
cosa: il che giustamente contradittorio [^^J-.
Per quanto concerne la seconda questione, se esista qual-
cosa nella natura di cui non si possa domandare perch esiste,
con questo significhiamo che noi dobbiamo ricercare per quale
causa qualche cosa esiste: giacch, senza questa causa, nem-
meno la cosa esisterebbe.
Ora questa causa dev'essere cercata o nella cosa o fuori
di essa. Se si chiede una norma per fare questa ricerca, noi di-
ciamo che non ve n' bisogno: se l'esistenza, difatti, appar-
tiene alla natura della cosa, certo che noi non dobbiamo ri-
cercarne al di fuori la causa. Se non cosi, noi dobbiamo al
di fuori di essa ricercare la causa. Ora, siccome la prima ipo-
tesi si verifica solo in Dio, viene cos provato (come noi ab-
)
I . ^
" " 35
BREVE TRATTATO
36
DIO
avere una causa, e non le generali, che non sono nulla. Dunque,
Dio non causa e provvidenza che delle cose particolari; c
queste cose particolari non potrebbero conformarsi a iin'altra
natura senza cessare, ipso facto^ di conformarsi alla loro propria
e, per conseguenza, non sarebbero ci che veramente sono.
Per esempio, se Dio avesse creati tutti gli uomini tali quale
Adamo prima del peccato, egli avrebbe creato solo Adamo,
e non Pietro e Paolo : mentre in Dio la vera perfezione consiste
nel dare a tutte le cose, dalle pi piccole alle pi grandi, la
loro essenza o, a dir meglio, a possedere in s stesso tutte
le cose in maniera perfetta.
Quanto all'altro punto, perch cio Dio non ha creati gli
37 J
i ,
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CAPITOLO V I I
Quanto agli attributi, d cui D i o consta, essi non sono altra cosa
c^NT sostanze infinite, delle quali ciascuna deve essere infinitamente per-
tttn. Che sia cosi necessariamente noi dimostriamo con ragioni cWare c
c^ate. vero che di questi attributi noi non conosciamo, fin qui, che
per la loro propria essenza, ossa il pensiero e Tcstensone. Inoltre,
rcri quelli che sono attribuiti comunemente a D i o non sono attributi,
r u solamente certi modi che possono di lui essere affermati, o in rapporto
s gli attributi o in rapporto a un solo attributo: nel primo caso si
:hc Dio etemo, sussistente per s stesso, infinito, causa di tutto,
utabile, nel secondo, che egli onnisciente, saggio ecc., il che appar-
tare al pensiero, e poi che egli ovunque, riempie tutto, ecc., il che ap-
jvincne all*cstensione.
38
DIO
finito.
2) Dicono poi che Dio non pu essere definito, perch *
39
BREVE TRATTATO
40
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DIO
definizioni
Per il secondo punto, che Dio non pu essere conosciuto in
41
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CAPITOLO VILI
LA NATURA NATURANTE
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CAPITOLO I X
LA NATURA NATURATA
43
BREVE TRATTATO
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CAPITOLO X
BREVE TRATTATO
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PARTE SECONDA
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L' U O M O * s,
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PREFAZIONE
49
1
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BKEVE TRATTATO
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Infatti abbiamo affermato, all'esordio di questo libro, i) che
cessuna sostanza pu cominciare, 2) che una sostanza non pu
50
L'UOMO
uguale alla massa degli uomini, non pu egli essere una so-
stanza, di modo che tutto che egli possiede di pensiero non
che modo dell'attributo del pensiero che noi abbiamo in
Dio riconosciuto; e tutto che egli possiede di figura, movi-
mento e altre simili cose, sono del pari modi deiraJtro attri-
buto che noi abbiamo riconosciuto in Dio, cio dell'estensione, ^
Alcuni, in verit, per il fatto che la natura umana non pu
n sussistere n essere compresa senza gli attributi che^ secondo
noi, sono sostanze, tentano di dimostrare che l'uomo una
sostanza: ma questa conseguenza non ha altro fondamento
che false supposizioni. Difatti, dal inomento che la natura
della materia o del corpo esisteva prima che la forma del corpo
umano esistesse, questa natura non pu essere propria del
4
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CAPITOLO I
L'OPINIONE, L A FEDE
E LA CONOSCENZA
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52
L'UOMO
53.
CAPITOLO II
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L'UOMO
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I,
* J
55
CAPITOLO IH.
56 /
VVOMO
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57
I
BREVE TRATTATO
Cristiani
queste digerenti sette sono reciprocamente ignoranti delle
loro religioni e dei loro costumi!
Quanto al desiderio, sia che consista, secondo gli uni,
nel cercare d'ottenere ci che non si ha, o, secondo gli altri.
nel conservare ci cne si na e certo cne non pu mai m- .
contrarsi n trovarsi presso alcuno che sotto le forme del bene.
Donde evidente'che il desiderio, come l'amore, di cui ab- *
I
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L'UOMO
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J
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CAPITOLO I V
60.
L'UOMO
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BREVE TRATTATO
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62
L'UOMO
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63
CAPITOLO V
L ' A M O R E [31]
- . 64
L'UOMO
65
7 - SPINOZA . Breve trattato.
BREVE TRATTATO
66 :
UVOMO
9 '
67
CAPITOLO V I
L' O D I O
68
L'UOMO
. e distinguerlo dalFaYycrsione.
un impulso dell'anima contro qualcun
ha fatto del male consapevolmente e con intenzione.
una
cosa a causa del torto o del danno, che opiniamo o compren-
diamo venga dalla sua natura. Io dico: dalla sua natura, perch,
quando non opiniamo o comprendiamo cos, seppure noi
riceviamo qualche torto o danno da una cosa, nessuna avver-
sione abbiamo per essa, e di essa possiamo servirci a nostra
utilit: per esempio, colui che ferito da una pietra o da un
coltello, non ha per questi avversione.
Posto questo, vediamo brevemente gli effetti dell'uno e
dell'altra.
Dall'odio^ procedala tristezza, e da un grande odjo_ la
collera, la quale non solainente, come l'odio, cerca di evitare
ci che essa odia, ma anche di distruggerlo, se possibile; e,
infine, da questo grande odio vien fuorig l'invidia. Dall'avver-
sione nasce una certa tristezza, perch noi ci sforziamo di pri-
varci di una cosa che, essendo reale, ha qualche essenza c
perfezione.
Onde si pu facilmente comprendere che, se bene usiamo
della nostra ragione, non possiamo avere n odio n avversione
BREVE TRATTATO
I i
70
4
CAPITOLO V I I
i
N
Dopo aver veduto che odio e ammirazione sono tali da
non poter mai trovare posto fra coloro che bene usano del
loro intelletto, noi proseguiremo al medesimo modo, e trat-
teremo delle altre passioni. Per cominciare, le prime, che dob-
biamo studiare, sono il desiderio e la gioia. Poich nascono
dalle stesse cause dalle quali procede l'amore, noi non dob-
biamo fare altro che ricordarci di ci che gi abbiamo detto.
Aggiungiamo la trlste^m^ della quale non possiamo dire
altro che nasce dalPopinione e dall'immaginazione che segue
l'opinione: causata dalla perdita di qualche bene '
Abbiamo gi detto che tutto che noi facciamo deve ser-
vire al nostro progresso e al nostro miglioramento. Ora
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7?
BREVE TRATTATO
v-
CAPITOLO V H I
LA STIMA E IL DISPREZZO, .
L A NOBILT E L'UMILT, L'ORGOGUO
E L'ABIEZIONE
73
BREVE TRATTATO
74
CAPITOLO I X
LA SPERANZA E IL TIMORE.
LA. SICUREZZA, L A DISPERAZIONE E LA TITU-
BANZA. IL CORAGGIO, L'AUDACIA E L'EMU-
LAZIONE. LA COSTERNAZIONE E L A PUSILLA-
NIMIT, E, INFINE, LA GELOSIA.
malvagL
I concetti, che noi abbiamo delle cose, si riferiscono:
i) o alle cose stesse, 2) o a colui che ha questi concetti.
I concetti, che hanno riferimento alle cose stesse, sono i
seguenti:
1) le cose sono da noi rilevate o come contingenti, vale
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75
BREVE TRATTATO
76 .1
vvouo
77
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BREVE TRATTATO
78
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CAPITOLO X
79
CAPIT03X> X I
L A BEFFA E L A FACEZL\
80
L'UOMO
4
movimento degli spiriti. Tuttavia era fuori del mio proposito
parlarne
Infine, non abbiamo da dire nulla dell'invidia, della col-
lera e dell'indignazione se non che si voglia ricordare
quanto abbiamo detto sull'odio.
8i
8 - SPINOZA - Breve trattato.
CAPITOLO X I I
82
N
L'UOMO
volezze.
83
4 .
CAPITOLO XIII
LA BENEVOLENZA, LA GRATITUDINE
E L ' I N G R A T I T U D I N E P]
fetto.
84
'N
CAPITOLO X I V
IL RAMMARICO ["]
85
BREVE TRATTATO
0
86
CAPITOLO X V
VERIT E FALSIT
veri modi del pensiero, non vi ha altra differenza fra l'idea vera
e l'idea falsa, se non che l'una conviene con la cosa e l'altra
no, ed esse non differiscono cos che dal punto di vista logico
e non realmente. Se le cose stanno cosi, si pu con ragione
chiedere: quale vantaggio ha l'uno a possedere la verit, qual
danno riceve l'altro a trovarsi nell'errore? O ancora: come
l'uno sapr che il concetto o la sua idea convengono con le
cose meglio che quello o quella di altri? e finalmente, donde
viene che l'uno s'inganna e l'altro no ? Al che si pu rispondere
che le cose pi chiare di tutte non solamente fanno conoscere
s stesse, ma per di pi fanno conoscere il falso, si che sarebbe
87 .
BREVE TRATTATO
88
L'VOMO
cangiamento
dalla parte della cosa, poich abbiamo veduto che l'essenza
immutevole,
Detto questo, noi abbiamo abbastanza risposto alla presente
questione.
89
CAPITOLO X V I
L A V O L O N T [4]
90
L'UOMO
(1) certo che la volont particolare deve avere una causa esterna,
per la quale essa : infatti resisterli non appartiene alla sua essenza. S
dice che la causa di questa volizione non unMdea, ma la medesima
volont, e che essa non potrebbe esistere al di fuori dell'intelletto
che la volont, in conseguenza, presa in s in modo indeterminato, e del
pari rintelletto non sono enti di cagione, ma esseri reali. Rispondo che
per quello che mi riguarda, se io attentamente considero questi oggetti,
non posso loro attribuire realt alcuna. Accordiamo che la volizione sia
una modificazione della volont, come le idee sono modi dell'intelligenza.
D a l che segue che l'intelligenza e la volont sono sostanze distinte e dif-
ferenti runa dall'altra realmente, poich la sostanza, non il modo, a
essere modificata. Se ora si ammette che l'anima dirige Tuna e l'altra so-
stanza, vi sar dunque una terza sostanza. Tutte cose cosi confuse che
impossibile farsene un'idea chiara e distinta: giacch, come le idee non
sono nella volont, ma nell'intelletto, seguendo questa regola che il modo
di una sostanza non pu passare in im'altra, l'amore non potr nascere
nella volont, poich implica contraddizione volere qualche cosa la cui
idea non sia nella stessa potenza volitiva. .
Si dir che la volont, per la sua unione con l'intelletto, pu perce-
pire ci che l'intelletto concepisce, e, per conseguenza, amarlo: contro di
che si rileva che percepire ancora xin modo dell'intelletto c non pu,
per conseguenza, stare nella volont, pur quando tra Tintelletto e la v o -
91
BREVE TRATTATO
92
L'UOMO
\
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BREVE TRATTATO
94
A
CAPITOLO X V I I .
LA DIFFERENZA T R A V O L O N T
E DESIDERIO I*
95
BREVE TRATTATO
96
I . ^
L'UOMO
Perci, come noi abbiamo detto della volont, che essa non
altra cosa nell'uomo all'infuori di tale e tal'altra particolare
volizione, parimenti diremo qui che il desiderio non che
tale o tal altro desiderio, causato da tale o tal'altra percezione.
Se, dunque, diciamo che il desiderio libero, come se noi
dicessimo che tale o tal altrt) desiderio causa di s stesso,
cio che esso stato causa della sua esistenza prima d'esstere,
il che assurdo e assolutamente impossibile. Il desiderio,
4
97
9 SPINOZA . Breve trattato.
CAPITOLO XVM
> *
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L'UOMO
99
BREVE TRATTATO
100
CAPITOLO XIX
IDI
BREVE TRATTATO
facile, avendo noi una misura del vero e del falso , per poter
essere abbastanza assicurati di non lasciarci sviare da esse Q),
Che queste passioni non abbiano altre cause all'infliori di
quelle che noi abbiamo indicate, quanto dobbiamo, in primo
luogo, provare. A questo proposito mi sembra necessario Io
studio integrale di noi stessi, per ci che riguarda il corpo e
per ci che concerne l'anima, e di provare che vi ha nella
natura un corpo, la cui costituzione e le cui azioni c'impressio-
nano e di cui abbiamo coscienza. Noi procederemo cos,
perch, non appena avremo vedute le azioni del corpo e ci
che ne consegue, conosceremo la prima e principale causa di
tutte le passioni, e per conseguenza, il mezzo di annientar-
le; e da ci vedremo, nel contempo, se questo possibile per
mezzo della ragione. Infine tratteremo del nostro amore
n
di Dio.
Non ci sar difficile dimostrare che vi ha un corpo nella
natura, sapendo che Dio e che cosa . Abbiamo definito
Dio un essere, che ha attributi in numero infinito, ciascuno dei
quali perfetto e infinito nel suo genere. E poich abbiamo
affermato che Testensione un attributo infinito nel suo ge-
nere, essa necessariamente deve essere un attributo di questo
essere infinito; e dal momento che abbiamo dimostrato del
pari che questo essere infinito reale, ne segue che questo
attributo pure reale.
Inoltre noi abbiamo mostrato che non vi ha e non vi pu
essere alcun ente al di fuori della natura che infinita; dun-
que evidente che le azioni del corpo per le quali noi perce-
piamo, non possono venire da altra fonte che non sia l'esten-
sione stessa e non, come alcuni pensano, da qualche ente che
Quando noi abbiamo una conoscenza vasta dei bene e del male,
del vero e del falso, ci impossibile, s'intende, restare soggetti a ci che
causa la passione; infatti, se conosciamo il bene e ne godiamo, il male
nulla pu su di noi.
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L'UOMO
102
BREVE TRATTATO
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BREVE TRATTATO
io6
/
L'UOMO
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CAPITOLO X X
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L'UOMO
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BREVE TRATTATO
4 f
anima
Paolo non pu muovere che il suo proprio corpo e non un
altro, per esempio quello di Pietro, e, per conseguenza, non
HO
L'UOMO
%
l'anima sia causa di, questo riposo, non tuttavia che una
immediatamente
solamente
che essa ha posto in movimento e che necessariamente per-
hanno
spiriti. Donde chiaramente segue che, nella natura, non vi
A
medesima
III
CAPITOLO X X I
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L'UOMO
3
10 ' SPINOZA . Breve trattato.
, i
CAPITOLO X X I I
114
L'UOMO
(') Con questo s spiega quanto abbiamo detto nella prima parte,
che rintelletto infinito, da noi chiamato Figlio di D i o , deve essere ab
aeterno nella natura. Difatti, se D i o ah aeterno, la sua idea deve essere ah
aeterno nella sostanza pensante, cio in s stesso, la quale idea obiettiva-
mente conviene con ui.
Cio nella nostra mente, che l*idea del corpo e da lui ricava la
sua origine e non altro che la sua rappresentazione o inimagine, sia
nell'insieme sia in particolare nella sostanza pensante.
5
BREVE TRATTATO
ii6
CAPITOLO X X I I I
L'IMAFORTALIT DELL'ANIMA
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V
CAPITOLO X X I V
L'AAFORE D I D I O PER L ' U O M O
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L'UOMO
9
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BREVE TRATTATO
/
120
L'UOMO
dere, per mezzo loro, che era lui Dio. Essi, invero, non pote-
vano sapere che questa voce accompagnata dal tuono c dal
fulmine fosse Dio, anche quando la voce lo dicesse. Ci
che noi affermiamo delle parole, si pu dire di tutti i segni
esteriori; e perci noi riteniamo impossibile che Dio si faccia
conoscere agli uomini per mezzo di segni esteriori. E, ai fini
di questa conoscenza, altro non vi deve essere che l'esistenza
di Dio e l'intelletto umano Infatti, giacch ci che in noi
deve conoscere Dio l'intelletto, a lui tanto strettamente unito,
che non pu esistere n essere inteso senza di lui, indubita-
bile che nessun oggetto pu essere legato all'intelletto, in
modo pi stretto che Dio stesso, in quanto questa cosa
dovrebbe essere pi chiara di Dio; il che affatto contrario
a tutto quanto fin qui abbiamo chiaramente dimostrato,
che Dio, cio, causa della nostra conoscenza e dell'esi-
stenza delle cose particolari, di cui nessuna, senza di
lui, pu esistere n essere concepita. Inoltre, ammesso pure
che ogni cosa finita e limitata sia pi nota che Dio, non pos-
siamo nondimeno, per mezzo di lei, arrivare alla conoscenza
di Dio: invero, come potrebbe avvenire il concludere da uJia
cosa finita e limitata a cosa infinita e illimitata ? E, quand'anche
121
BREVE TRATTATO
I DEMONI
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f*-
124
)
CAPITOLO X X V I
LA VERA LIBERT
5
BREVE TRATTATO
conoscono Dio?
Poich noi ora sperimentiamo che nella ricerca della sen-
sualit, della volutt e delle altre cose mondane riposta non
la nostra felicit e salvezza, ma la nostra rovina, noi dunque
>
126
r
#
L'UOMO
127
BREVE TRATTATO
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L'UOMO
f
1
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11 - Spinoza . Breve trattato.
APPENDICE DELL'ETICA [^S]
DIO
Assiomi.
130
L'VOMO
IProposizione
>
Dimostrazione
forza
dell'assioma II, si distinguono o realmente o modalmente;
ma non possono distinguersi modalmente, poich allora i
#
II Proposizione
Dihiostrazione
1.
Ili Proposizione
131 .
BREVE TRATTATO
Dimostrazione
IV Proposizione
Dimostrazione
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/
L'UOMO
Corollario
U ANIMA UMANA
immutabile.
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BREVE TRATTATO
f
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L'UOMO
35
BREVE TRATTATO
136
VVOMO
137
BREVE TRATTATO
FINE
138
/
NOTE
L'esempio della vallata c della montagna c in Cartesio, Medita-
Tjone qtnta (cfr. tr. it. Tilgher, Bari, 1928, I, p. 157).
Il sillogismo quasi letteralmente preso da Cartesio, Risposte alle
seconde obbiez^iom. Ragioni, prop. I (tr. it. cit., p. 239).
Cirtesio, Risposte cit. (tr. it. cit,, p. 222).
[*] Cartesio, Risposte cit., prop. II (tr. it. cit., pp. 239-240).
Uso di linguaggio scolastico. Formalmente significa realmente c
obiettivamente significa rappresentativamente^ coticettualmente. Cosi anche
Tract. de intell. emend.: " ...idea, quoad suam essentiam formalem, potest
esse obiectum alterius esseutiae ohectvae (O/). II, p. 14) c in Tra^t,
Theol.-Polit.^ cap. I : " Mens nostra... Dei naturam obiectivc in se conti-
n e t " (0/>. m , p. 16).
* [J Cartesio, Medita:s^iQne quinta (tr. it. cit., p. 135 c segg.).
Tommaso nega la prova ontologica. In Summa Theol. P. I, Q . II,
Art. I sono criticate le tesi favorevoli airapriorismo della cognizione di
Dio.
[] Questa annotazione, come sovente accade nel Breve Trattato^
deve essere aggiunta di mano estranea. Le dimostrazioni, che esso
contiene, sono gi nel testo.
[] il problema della comunicabilit intersoggettiva, della mutua
comprensione degli innumeri individui dell'esperienza. Se ciascuno nulla
%
141
NOTE
142
NOTE
3
NOTE
*
144
NOTE
[2] L'esordio della seconda parte del Breve Trattato e simile all'intro-
duzione del secondo libro dtWEtbca', ** Passo ora a spiegare quelle cose
che necessariamente debbono seguire dairessenza dell'Ente etemo e in-
finito. N o n in verit tutte: difatt abbiamo dimostrato nella prop. X V I
della parte prima che infinite cose da essa in infiniti modi devono di- .
scendere: ma solamente quelle, che quasi ci possono condurre per
mano alla conoscenza dello spirito umano e della sua suprema beatitu-
dine".
5
NOTE
con unione della cosa stimata buona {Dialoghi d*Amore, ed. Caramella,
Bari, 1929, p. 13). Cfr, pure Eth., I l i , def. V I e Cartesio, Le passioni
deiranima. I I , 7 9 C 1 3 9 ,
[3SJ j i testo nei due manoscritti c : grooter en grooter. Il Van der Lynde
cancella il secondo grooter, sostituendolo con beerlyker. La traduzione
segue la variante del Van der Lynde.
Nell'elencazione di onore^ potere, volutt echeggiano le esperienze
personali dell'autore (v. le prime pagine del Traci, de Intel. emend.),
Eth,, m , def. V U ; Cartesio, Le passioni cit., IT, 79, 139.
P] Reminiscenza stoica: tra bene e male non vi hanno possibilit
intermedie. O l'uno o l'altro. %
146
NOTE
177 .19J.
Eib.^ III, def. X I ; Cartesio. Le passioni cit.. I l i , 178, 181.
["] Etb,, i n , def. X X I I I ; Cartesio. Le passioni cit., m , 182,
[ " ] Etb,, i n , def. X X V I ; Cartesio. Le passioni cit., IH, 199.
Cartesio, Le passioni cit., i n , 195.
[59] Etb., i n , def. X X X , XXXI; Cartesio, U passioni cit., m,
204. 205, 207. N o n vi ragione di pensare con TAppuhn (op. cit., p. 527)
che l'onore (Eer) del Breve Trattato non corrisponde in pieno alla gloria^
di cui Eth,^ i n , def. X X X c I V , prop, L V I I I . In quest'ultima proposi-
zionc Spinoza afferma che la gloria non ripugna alla ragione, ma pu da essa
sorgere: ilche crea alla gloria una condizione di privilegio rispetto alle altre
passioni, ma pur sempre una passione che pu anche non sorgere dalla,
ragione.
[5] Etb., n i , def. X X X I V , X X X V ; Cartesio, La passioni cit., IH,
192. 194.
[0] Redazione piuttosto confusa.
[!] Etb., i n , def. X X X I I ; Cartesio. Le passioni cit., i n , 209.
Esaurito Tesarne delle passioni, Spinoza passa a considerare c6
che di bene e ci che di male esse contengono. la valutazione
propriamente etica delle passioni.
Certamente devono essere avvenute delle confusioni nella redazione
dei capp. X I I I e X I V . Alcuni critici preferiscono trasferire il tema del
0
rammarico nel cap. X U I e riservare il X I V al solo argomento del bene
e del male nelle passioni.
rintellettualismo. L'Essere viene identificato, con la Verit.
Segue che la ricerca del sommo bene (etica) s'immedesima eoa la ricerca
del vero (filosofia).
147
^ p
NOTE
Nel ms. A segue a questo punto: Want dan zoude ecn Chimera
'waar in wy tweede zelfstandighceden begrypen, cen kommen worden,
dat is valsch", poich allora una chimera nella quale noi riunissimo due
sostanze potrebbe diventare una cosa, il che falso .
148
NOTE
149
NOTE
molto viva, che salendo continuamente in gran copia dal cuore su per il
cervello^ di l parte, attraverso i nervi, nei muscoli, e d a tutte le membra
il movimento " {Discorso su/ metodo^ quinta parte), ** Tutto il sangue che
esce dal cuore attraverso la grande arteria indirizza il suo corso d i r e ^ -
mente verso il cervello, ma, poich non pu entrarci tutto non essendovi
che passaggi assai stretti, vi passano solo quelle sue parti che sono pi
mosse e sottili, mentre il resto si diffonde per tutte le altre parti del corpo^
Ora queste parti sottilissime del sangue formano gli spiriti animali "
(Z^ passioni cit, II, io). Spinoza accetta la dottrina degli spiriti animali
solo nel Breve Trattato. NcTBthica la rifiuta, dopo averla criticata (v.
prefazione al libro quinto).
Spinoza entra nel vivo della dottrina etica del Breve Trattato^
Sono oggetto di considerazione gli efietti dei vari gradi di conoscenza,
particolarmente dcll*ultimo (intellettivo) che consente di guadagnare la
perfetta beatitudine, l'amore di Do, scaturiente dalla vera conoscenza^
D a ora in poi Spinoza affronta gli argomenti, che il quinto libro del-
VEthica^ " d e libertate humana", riprender.
Buono e augusto\ residui della tradizionale aggettivazione, che la
^
150
NOTE
151
NOTE
Raggiunta che sia la piena oggettivit del volere (in Dio), la soli-
dariet e runanimit tra gli uomini vengono per conseguenza. La comu-
nione del linguaggio e il sapere veritiero non possono nascere che sul
terreno di ci che comune, universale a tutti. Quanto pi in alto noi ci
portiamo, scaricandoci di tutto che appartiene a ciascuno di noi in quanto
soggettivit empirica e assumendo in noi ci che pu assicurarci la com-
penetrazione con gli altri, tanto pi vasta diventa la nostra capacit di
estendere agli altri il nostro pensiero e la nostra azione e di ricomprendere
in noi e d'intendere l'altrui pensiero e l'altrui azione.
Concludendo, Spinoza dichiara di essere consapevole della novit
della sua dottrina.
Nel Bret^e Trattato le posizioni dello spinozismo non sono ancora de-
finitivamente fissate come tvtVCEtbca^ ma tuttavia ben riconoscibili nel
loro essenziale profilo. E dell'arditezza delle fondamentali tesi Spinoza
152
NOTE
per ci che nelU loro natura il primo; ma Tcsscnza delle cose prima
dciresistcnza; dunque..." ( " W a n t d e dingenwordcn onderscheden, door
*t gecne het eerste is in haar natuur, maar dit wezea der dingen is voor
de wezentlykheid, ergo..,") e poj un inciso: " p o i c h sono essi stessi
*
(gli attributi) i soggetti delle loro essente" ( " want zj zelve zyn de onder-
werpen van haare wezens,.;"). >
[] Questo ultimo brano manca nel ms. A .
V. Breve Trattato, P. Il, I X , n o t a 5 di Spinoza.
154
Finito di siambar
#