Sei sulla pagina 1di 3145

VOLUMIfilosofia.

book Page 3055 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

[Dom]
DOMANOVSZKY, ENDRE. – Filosofo unghe-
Domanovszky logia e alla sua metodologia. Bisogna com-
rese d’indirizzo hegeliano, n. a Budapest nel prendere come è fatto l’uomo, qual è la sua
1817, m. a Tótkomlós nel 1895. natura; e per comprendere la natura dell’uo-
Discepolo di J.E. Erdmann, solo a 59 anni di- mo, bisogna capire qual è il suo fine. Ora il ve-
venne professore universitario a Nagyszeben. ro fine dell’uomo è Dio; solo il possesso di Dio
Subì l’influsso di Erdmann e la sua filosofia as- dà all’uomo la beatitudine. Ma in questa con-
sunse un’impronta hegeliana. Pur non seguen- cezione cristiana tradizionale si fa luce un nuo-
do pedissequamente Hegel, non sostituì nulla vo taglio metodologico, vicino al Discours de la
di nuovo alle costruzioni hegeliane. Restò lon- méthode cartesiano. Il metodo scientifico per
tano dalle polemiche del tempo, che si svolge- eccellenza è il metodo deduttivo, che pone
vano fra positivismo e neokantismo, e si dedi- certi assiomi e ne trae tutte le conseguenze di
cò alla storia della filosofia. Acuto e profondo cui si compone il sistema. Sul tronco antropo-
il suo libro A philosophia története (Storia della logico giansenistico (o piuttosto agostiniano)
filosofia, Budapest 1870-90, 4 voll.) rimasto in- si innesta una mentalità geometrica. Domat
compiuto (non oltrepassa il Rinascimento). pone così due principi fondamentali, che si
S’occupò di varie figure dell’umanesimo: il suo convertono in altrettante leggi: l’amore verso
argomento preferito fu la dottrina di Machia- Dio e l’amore verso il prossimo. Poi viene inse-
velli, cui dedicò vari saggi, fra cui: Machiavelli rita una distinzione fondamentale, fra leggi im-
Miklós politikája (La politica di Niccolò Ma- mutabili e leggi arbitrarie. «Le leggi immutabili
chiavelli, in «Magyar Philosophiai Szemle», 8, si chiamano così perché sono naturali e tal-
1889, pp. 344-384) e Machiavelli «Fejedelme» (II mente giuste sempre e dappertutto che nessu-
«Principe» del Machiavelli, ibi, pp. 430-450). na autorità può cambiarle o abolirle; e le leggi
Altre opere: A bölcsészet skükségképeni tu- arbitrarie sono quelle che un’autorità legitti-
domány (La filosofia come scienza necessaria), ma può stabilire, cambiare o abolire secondo
Budapest 1872; A logica fogalma (Il concetto il bisogno» (Traité des loix, XI, 1); le leggi immu-
della logica), ivi 1874; Dante, ivi 1888. tabili, poi, «sono tutte quelle che sono conse-
T. Hanak guenze necessarie delle prime due». Si capisce
BIBL.: B. ALEXANDER, Domanovszky Endre, Budapest così, in prima approssimazione, che leggi im-
1904. mutabili e leggi arbitrarie sono differenti, per-
ché divergono anche nella loro origine. Le pri-
DOMAT, JEAN. – N. nel 1625 e m. nel 1696,
Domat me riposano sulle prime due leggi, di cui rap-
Domat, esponente della filosofia del diritto presentano un’estensione; esse sono divine,
giansenista, è considerato uno dei precursori perché trovano la loro giustizia «nella legge di-
della codificazione napoleonica, poiché ha vina che ne è la fonte», e naturali, perché Dio
avuto il merito di dare una prima sistemazione le ha scolpite nella nostra natura e «le ha rese
alle fonti del diritto in Francia nel suo capola- così inseparabili dalla ragione che questa ba-
voro: le Loix civiles dans leur ordre naturel (pub- sta a conoscerle». Invece le leggi arbitrarie
blicate insieme al Traité des loix tra il 1689 e il procedono dal legislatore umano per cause
1694, mentre il Droit public vide la luce postu- molteplici e variegate. Per decifrare questo
mo nel 1697). Il «giansenismo» di Domat si complesso sistema è necessario confrontarlo
colloca idealmente di fronte alla teologia della con le grandi caratteristiche del giusnaturali-
seconda scolastica e al giusnaturalismo di smo secentesco. Per quanto riguarda il razio-
Grozio: ma è una concezione che non coincide nalismo, a Domat è stato attribuito il titolo di
completamente né con l’Augustinus di Gianse- «Descartes de la jurisprudence» (Jouvet-De-
nio né con le opere di morale o di logica di smarand); e davvero, nell’impiego strategico
Port-Royal. Per capire il suo sistema giuridico, dei concetti di ordine e di metodo, egli «sem-
è necessario fare riferimento alla sua antropo- bra aderire per più di un aspetto al progetto
3055
VOLUMIfilosofia.book Page 3056 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Domenico de’ Domenici ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

cartesiano, adesione che giunge perfino ad ac- Domat, in «Il Pensiero Politico», 31 (1998), pp. 239-
centuare, in certi punti, la dimensione raziona- 270; Y.CH. ZARKA, Philosophie et politique à l’âge classi-
listico-deduttiva della méthode» (Adinolfi). Tut- que, Paris 1998, cap. XIII; C. SARZOTTI, Domat crimina-
tavia è bene tenere presente il carattere struttu- lista, Padova 2001.
ralmente ambivalente del suo pensiero. L’ambi-
valenza è dovuta sia al «tentativo di conciliare DOMENICO
Domenico de’ Domenici DE’ DOMENICI. – Maestro
il pensiero giuridico della tradizione giurispru- d’arti e di sacra teologia, n. a Venezia nel 1416,
denziale culta con quel razionalismo di ispira- m. a Brescia il 17 febbr. 1478.
zione cartesiana, che, sul finire del Seicento, Laureatosi a Padova nel 1436, fu vescovo di
stava per aprire le porte alla modernità e alla Torcello dal 1448 al 1464 e quindi vicario gene-
secolarizzazione della cultura e della società rale di Roma. Scrisse opere di teologia, filoso-
europea» (Sarzotti); sia al fatto che, partendo fia e astrologia, molte delle quali sono ancora
da una concezione non razionalistica (l’antro- inedite. Da ricordare il De potestate pape et ter-
pologia agostiniana), Domat segue poi nella minus eius (ed. a cura di H. Smolinsky, Münster
propria metodologia dei canoni affini al mate- 1976) intorno alle relazioni tra la chiesa e lo
matismo cartesiano. Sotto il profilo dell’indivi- stato, con argomenti tratti anche da Aristotele:
dualismo v’è un punto del suo pensiero, che l’unità del fine ultimo, comune a tutti gli uomi-
potrebbe far presagire un risultato in tal sen- ni, postula l’unità del regime (cfr. G. Agostini,
so: è là dove Domat, riprendendo con Nicole e Notizie istorico-critiche intorno la vita e le opere de-
Pascal terminologia e temi dell’antropologia gli scrittori viniziani, Venezia 1752-54, vol. I., pp.
giansenistica, afferma che l’uomo, in statu viae, 386-439).
è spinto ad agire fondamentalmente dal- A. Tognolo
l’amour-propre: e questo non è il doveroso ri- BIBL.: R. AUBERT, s. v., in Dictionnaire d’histoire et de
spetto verso se stessi, ma è l’amore egoista. géographie ecclésiastiques, Paris 1912-, vol. XIV, coll.
Tuttavia questo pessimismo subisce una sorta 584-588; M. GRABMANN, Studien über den Einfluss der
di rovesciamento: anziché far scaturire dal- aristotelischen Philosophie auf die mittelalterlichen Theo-
l’amour-propre un bellum omnium contra omnes, rien über das Verhältnis von Kirche und Statt, «Sit-
Domat pensa che la divina provvidenza se ne zungsberichte der Bayerischen Akademie der Wis-
serva paradossalmente per consolidare i lega- senschaften. Philosophisch-historische Klasse»,
vol. II, München 1934; H. JEDIN, Studien über Dome-
mi sociali. Non si può, infine, affermare che
nico de’ Domenichi, «Abhandlungen der Geistes- und
Domat offra una visione laicistica del diritto:
Sozialwissenschaftlichen Klasse», vol. V, Wiesba-
non v’è in lui separazione fra il mondo della re- den 1957.
ligione e quello del diritto. «La force de cette
oeuvre est pour partie de rester fidèle, dans
leur hétérogénéité même, aux convictions et
DOMENICO
Domenico di FiandraDI FIANDRA (Domenico di
Flandria). – Filosofo e teologo tomista, dome-
aux inquiétudes qui furent celles d’une grande
nicano, n. a Merris (o Merville; dipart. del
partie des esprits de son temps, et de montrer
Nord) nel 1425 ca., m. a Bologna il 16 lug.
comment, en matière de droit, ces thèmes qui
1481.
s’entrelacent et parfois s’entrechoquent chez
Studia a Parigi, insegna a Bologna (1462-70) e
lui, conduisent à poser comme nécessaire, un
a Firenze (1471-72); poi, per volere di Lorenzo
bouleversement des méthodes traditionnelles
il Magnifico, insegna fisica all’Accademia di Pi-
de la science du droit» (M.-F. Renoux-Za-
sa; nel 1478, infine, è chiamato a reggere lo
gamé).
F. Todescan
studio domenicano di Firenze.
Presso i contemporanei Domenico di Fiandra
BIBL.: N. MATTEUCCI, Jean Domat un magistrato gian-
senista, Bologna 1959; C. VENTIMIGLIA, Società, politi-
poté godere di larga fama, particolarmente co-
ca, diritto. Il cristiano e il mondo in Pascal e Domat, me logico sottile e rigoroso; oggi gli si ricono-
Parma 1983; F. TODESCAN, Le radici teologiche del giu- sce un certo talento nell’analisi, benché talvol-
snaturalismo laico, vol. II, Milano 1987; M.-F. RE- ta eccessivamente sottile, che non manca di
NOUX-ZAGAMÉ, Domat, le salut et le droit, in «Revue originalità e di profondità. Tra le opere princi-
d’Histoire des Facultés de Droit et de la Science Ju- pali si devono ricordare: In XII libros Metaphy-
ridique», 8 (1989), pp. 69-111; C. SARZOTTI, Jean Do- sicae Aristotelis secundum expositionem Angelici
mat. Fondamento e metodo della scienza giuridica, To- Doctoris lucidissimae atque utilissimae quaestio-
rino 1995; M. ADINOLFI, L’esperienza giuridica in Jean nes (Venetiis 1499; 1637; Coloniae 1621; ripr.
3056
VOLUMIfilosofia.book Page 3057 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dominio


New York - Frankfurt 1967); Quaestiones in Tho- sempre imperscrutabile, è quello degli dei:
mae de Aquino Commentaria super libros Poste- l’eroe al contrario non deve mai improntare il
riorum (Venetiis 1514; ripr. Frankfurt 1967); suo comportamento in modo da generare hy-
Expositio super tractatum Thomae de Aquino De bris. Nell’età classica della filosofia, invece, la
fallaciis (Venetiis 1507 ss.); Quaestiones et anno- riflessione sul dominio investe interamente
tationes in tres libros De anima, cum commentari- l’ambito umano, e anche qui si mescola al
is sancti Thomae in eosdem (Venetiis 1503 e concetto di violenza, inteso stavolta come so-
1518); Quaestiones quodlibetales (Venetiis 1500). praffazione a opera del tiranno e prevaricazio-
L’essere assoluto e incondizionato è assoluta- ne dei più forti. In quest’epoca compaiono
mente uno in quanto è pura realtà che non pa- tanto le prime teorizzazioni sulla legittimità
tisce negazione. Ora, è proprio la negazione a del dominio in generale, quanto, specialmen-
determinare la differenziazione fra gli esseri e, te sotto l’influsso della sofistica, le prime po-
perciò, la distinzione fra gli individui reali. Tale sizioni che legittimano apertamente il domi-
distinzione può essere fondamentalmente di nio nella sua accezione negativa. Contro di es-
quattro tipi: essenziale, che riguarda la natura se si scaglia risolutamente Platone: la Repub-
stessa dell’essere (per es., fra finito e infinito, blica non solo è la confutazione di tali teorie
essere o non essere); reale, quando gli esseri (libri I-II), ma soprattutto è il tentativo di fon-
differiscono per proprietà fondamentali, pur dare il dominio come positività semantica ed
risultando del medesimo genere in quanto etica, cioè come esercizio del potere secondo
provvisti della medesima natura (per es., uo- giustizia. La risposta platonica, che oscilla tra
mo e animale); formale, quando gli esseri diffe- ottimismo speculativo e pessimismo storico,
riscono per il grado o l’intensità delle proprie- risulta alla fine un compromesso tra i due: pro-
tà (per es., uomo e Dio per quanto riguarda la va ne sia il fatto, non certo marginale, che i
ragione); logica, quando la distinzione appare reggitori dello stato perfetto sono sì filosofi,
da un confronto operato dal soggetto (per es., ma anche guerrieri. L’inevitabilità della forza,
il caso in cui il soggetto considera maggiori o come elemento che indebolisce il tentativo te-
minori l’uno dell’altro individui reali della me- orico di costruire tale filosofia del dominio po-
desima natura). sitivo, ritorna nel Politico, dove le figure del fi-
A. Cardin losofo e del reggitore dello stato vengono se-
BIBL.: H. HURTER, Nomenclator literarius theologiae ca-
parate e dove la realizzazione di un dominio
tholicae, Innsbruck 1903-133 (ripr. Cambridge 1962), positivo privo dell’apporto della forza viene
vol. II, coll. 997-98; U. SCHIKOWSKI, Dominicus de Flan- spostata nel tempo mitico in cui legislatore
dria O. P.: sein Leben, seine Schriften, seine Bedeu- era il daímon (Politico, 271 b - 272 d). Tale solu-
tung, in «Archivum Fratrum Praedicatorum», 10 zione, che seguita a non rispondere al proble-
(1940), pp. 169-221; L. MAHIEU, Dominique de Flan- ma di un’implicita negatività intrinseca alla
dre: sa métaphysique, Paris 1942; M. MARKOWSKI, Defi- storia, probabilmente non soddisfaceva Plato-
nicje substancji w «Komentarzn do Metafizyki» Domi- ne, che nelle Leggi ritorna a una posizione più
nika z Flandrii, in «Studia Mediewistyczne», 5 simile a quella della Repubblica, ma senza aver
(1964), pp. 19-52 (riassunto in francese, pp. 52-54); risolto il problema. Se il dominio commisto al-
A.F. VERDE, Domenico di Fiandra, intransigente tomi- la forza è per Platone in qualche modo accet-
sta non gradito nello studio fiorentino, in «Memorie tabile, o quanto meno indifferibile, in Aristote-
Domenicane», 7 (1976), pp. 304-321; F. RIVA, L’ana- le, essendo che per lui la vita felice è la vita vir-
logia dell'ente in Domenico di Fiandra, in «Rivista di tuosa, il dominio appare depotenziato nelle
Filosofia Neo-Scolastica», 86 (1994), pp. 287-322. sue potenzialità pericolose dall’esercizio della
media virtus. La brama di onori, comunque,
DOMINIO (rule; Herrschaft; domain; dóminio).
Dominio non di dominio, è la molla che spinge alcuni a
– La nozione di dominio possiede una sua occuparsi di politica (Etica Nicomachea, I, 3,
connotazione già nel periodo arcaico e classi- 1095 b 22-23). La migliore riflessione sul do-
co della grecità. La civiltà greca arcaica, fonda- minio in ambito greco appartiene però a Tuci-
ta su modelli eroici, è essenzialmente imper- dide. Nel dialogo tra i meli e gli ateniesi (Bel-
niata sulla violenza come suo nucleo semanti- lum Peloponnesiacum, libro II), l’opinione
co originario, ma riflette anche sull’idea di do- dell’autore, sebbene non dichiarata, è implici-
minio, cui dà dei connotati negativi. L’unico tamente di condanna per ogni uso prevarica-
dominio legittimo, ancorché spesso crudele e tore della forza mascherato da ragioni di ne-
3057
VOLUMIfilosofia.book Page 3058 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dominio di sé ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

cessità politica, la cui radice l’autore fa risalire gare del dominio inteso come oggettivazione
al moltiplicarsi dei bisogni, e quindi della ric- del mondo e conferimento di senso ad esso a
chezza e dei commerci, proprio alle comunità opera di una soggettività assoluta, le posizioni
democratiche. L’ambito cristiano accoglie e di M. Heidegger e S. Freud costituiscono le
acuisce l’aporia platonica tra il tentativo di for- due eccezioni più rilevanti. Il primo ha il meri-
mulare una positività teoretica del dominio e to di aver evidenziato come in realtà l’idea di
l’inevitabilità della forza, nella separazione tra dominio sia centrale alla filosofia in quanto ta-
città terrena e città divina: così, per Agostino, le sin dai suoi esordi greci, e pone nell’abban-
gli stati non sono se non «magna latrocinia» dono di ogni orizzonte legato al dominio il de-
(De civitate Dei, IV, 4), la cui gloria procede in finitivo superamento di tale eredità metafisica
realtà dalla legittimità dei vincitori. Il dominio (posizione approfondita, per strade diverse, da
diviene però oggetto filosofico precipuo solo a J. Derrida e soprattutto da E. Levinas); il se-
partire dalla modernità. Giustificando i mezzi condo trova un concetto positivo e non sopraf-
col fine, il Principe di Machiavelli compie in re- facente di dominio come affermazione di sé
altà il passo fondamentale di porre aperta- nella liberazione del soggetto dai pesi costitu-
mente per la prima volta il dominio come fine iti dalle memorie inconsce. Entrambi rifiutano
in se stesso. Se si escludono le scuole giusna- fermamente l’equazione tra esistenza autenti-
turalista e hobbesiana, che favoriranno l’idea ca e legittimazione immoralistica del dominio.
di un dominio anche ingiusto e tirannico pur- Negli ultimi decenni, con l’esaurirsi del filone
ché eviti l’anarchia, il filone razionalistico del- marxista e di quello esistenzialistico, il dibat-
la modernità (coronamento del quale sarà lo tito sul dominio ha ripreso connotati più clas-
scritto kantiano Sulla pace perpetua del 1795) sici, ossia si è nuovamente spostato sull’inter-
tenderà a condannare ogni abuso del dominio, rogazione se esista la possibilità di fondare te-
cercando, come Spinoza, di darne una fonda- oricamente un dominio giusto, e quali siano,
zione razionale e non basata sul superamento se vi sono, le ragioni per l’uso della forza. Ac-
contrattuale dello stato di natura nella descri- centuato dall’evolversi dell’economia e delle
zione dello stato forte attuata nel Trattato teo- dinamiche sociali in senso globale, tale rifles-
logico-politico (1670); questo, pur non giungen- sione sul dominio si orienta oggi verso l’esten-
do ancora a dare una risposta teorica convin- sione dei diritti alla popolazione dell’intero
cente al problema del giusto dominio e del pianeta, ma vede anche l’interrogazione critica
suo rapporto con l’inevitabilità della forza. verso ogni forma di egemonia globale nella di-
L’idealismo hegeliano, col suo brutale richia- scussione dell’idea di «impero»; coinvolge
mo all’insuperabilità dell’orizzonte storico, in- processi di trasformazione politica tendenti ad
troduce la temperie contemporanea, che fon- aggregazioni supernazionali, come l’allarga-
damentalmente giustifica il dominio, spesso mento dell’Unione Europea; e interroga infine
anche nelle sue accezioni più violente, come la nozione di dominio dell’uomo sulla natura
insopprimibile componente della volontà e mettendo in discussione il tradizionale porta-
progettualità umane. Il marxismo e tutti i filo- to umanistico dell’uomo al centro dell’univer-
ni rivoluzionari che ne discendono fino a Lenin so e ridiscutendo il suo posto nell’ordine natu-
e Mao parleranno di necessità, per la rivoluzio- rale inteso come unica reale struttura di riferi-
ne proletaria, di instaurare un dominio ditta- mento.
toriale e di recare con sé la violenza come con- C. Chiurco
seguenza necessaria. Un filone più esistenzia- ➨ FORZA E DIRITTO; IMPERO; VIOLENZA.
le e irrazionalistico, che ha invece per caposti-
pite F. Nietzsche, pone il dominio come auto- DOMINIO
Dominio diDI sé SÉ (self-control; Selbstbeherr-
affermazione di sé: il dominio diviene l’unica schung; maîtrise de soi-même; dominio de sí). – Il
possibile salvezza per l’individuo in un mondo dominio di sé può essere inteso sia come figu-
retto ormai da strutture sempre più imperso- ra antropologica sia come figura morale. Nella
nali. A questo filone si possono anche ricon- prima accezione, esso indica la strutturale ca-
durre tutte le teorizzazioni di gusto decadenti- pacità di disporre liberamente dei propri atti;
stico, che vedono nella realizzazione di un ide- nella seconda, invece, indica l’abituale capaci-
ale estetico l’affermazione del dominio di sé, tà di orientarli in modo coerente col proprio
nonché la singolare riflessione di G. Sorel sul- giudizio morale, vincendo l’avversità delle cir-
la legittimità della violenza. Di contro al dila- costanze fattuali e passionali.
3058
VOLUMIfilosofia.book Page 3059 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dominio di sé


SOMMARIO: I. In senso antropologico. - II. In sti, Fritz Mauthner (cfr. Wörterbuch der Philo-
senso morale. sophie, Leipzig 1923-242), ma anche Otto F. Boll-
I. IN SENSO ANTROPOLOGICO. – Plotino riconosce il now, il quale, oltretutto, interpretando il do-
pieno autodominio solo all’essere; mentre minio di sé come un controllo innaturalmente
non sarebbe sensato attribuirlo all’uno, nel esercitato sugli slanci affettivi, preferisce par-
quale nessuna distinzione formale tra domi- lare di «Besonnenheit» o di equilibrio interiore
nante e dominato avrebbe fondamento. L’uo- (Wesen und Wandel der Tugenden, Frankfurt am
mo, in quanto partecipe dell’essere che lo si- Main 1958). Ma questo già ci porta alla secon-
gnoreggia, può dirsi in qualche modo, già in da accezione del termine.
questa vita, «signore [kuvrio"] di sé» (Enn., VI II. IN SENSO MORALE. – Il dominio di sé, nella ac-
8, 12). Tommaso d’Aquino parla di dominium cezione morale, indica il genere di alcune pos-
sui actus, per indicare la capacità di esercitare sibili declinazioni specifiche, tra loro non sem-
il libero arbitrio, che differenzia l’uomo dalle pre facilmente discernibili: principalmente
creature irrazionali (Sum. theol., Ia-IIae, q. 1, enkráteia e sophrosýne, che alcuni identificano
artt. 1-2). Dunque, «siamo signori dei nostri nella complessiva figura della temperanza, al-
atti, in quanto possiamo scegliere questo tri distinguono come introduzione, la prima,
piuttosto che quello» (Sum. theol., I, q. 82, art. alla seconda; altri ancora (nel Novecento) con-
1). Un importante commentatore cinquecen- trappongono l’una all’altra.
tesco di Tommaso, Francisco De Vitoria, fonda L’autocontrollo fu sentito fin dalla gnomica
proprio sul dominium sui actus, di cui anche gli più antica e dalla filosofia presocratica come
indiani d’America sono capaci, il loro diritto un dovere, anche sociale (cfr. Democrito, in
ad essere proprietari delle terre che abitano; F.W.A. Mullach, Fragmenta philosophorum grae-
diversamente dai bruti, i quali, non avendo do- corum, Parisiis 1860-81, vol. I, p. 345: «Vincere
minio su se stessi, neppure possono averne su se stesso è la prima e migliore di tutte le vitto-
altro da sé (cfr. De Indis relectio prior, I, 12). rie; l’essere vinto da sé è quanto mai turpe e
Spinoza, invece, ritiene che la tesi secondo cui cattivo»; Antifonte Sofista, in H. Diels [a cura
l’uomo avrebbe «una assoluta potenza sulle di], Die Fragmente der Vorsokratiker, Berlin
proprie azioni», sia un pregiudizio; da cui deri- 1903, 3 voll., poi a cura di H. Diels e W. Kranz,
va l’errore di attribuire «la causa dell’impoten- Berlin 1934-375, 1951-526 [rist. Zürich 1996], 87
za e dell’incostanza umane, non alla comune B 58: «Non di alcun altro uomo si deve giudi-
potenza della natura, bensì a non si sa qual vi- car retta la saggezza se non di colui che [...] è
zio dell’umana natura» (Ethica, s. l. 1677, tr. it. riuscito a dominare e a vincere se stesso da
di S. Giametta, Etica, Torino 1959, parte III, sé»). Nella filosofia socratica la padronanza di
Prefazione). sé (’ejgkravteia) è posta come libertà spirituale
Anche Kant tratta il tema del dominio di sé, in contro la schiavitù dell’intemperanza (Seno-
riferimento a quello della libertà: «La libertà fonte, Memorabilia, IV, 5, 5: th;n kakivsthn doule-
interna esige due condizioni: esser padroni di ivan oiJ ’ajkratei'" douleuvousin); ed è celebrata in
noi stessi in un caso dato (animus sui compos), quanto capace di dare la swfrosuvnh: l’assen-
e avere una assoluta padronanza su di noi (im- nata serenità dell’animo (Platone, Carmide).
perium in semetipsum), cioè poter moderare i Le scuole socratiche minori continuano su
propri moti d’animo e dominare le proprie questa strada con la teoria cirenaica del «do-
passioni» (Metaphysik der Sitten, in AA, vol. VI, minare il piacere» (cfr. Fragmenta philosopho-
p. 407, tr. it. di G. Vidari, revisione di N. Merker, rum graecorum, cit., vol. II, p. 412: «Domina il
La metafisica dei costumi, Roma-Bari 1983, p. piacere non chi se ne astiene, ma chi ne usa
261). Schopenhauer, a sua volta, vede nella ca- senza però lasciarsene dominare»), e col pre-
pacità di dominare il proprio agire, la differen- cetto cinico della «libertà dalle cose esterne»
za che specifica l’uomo dai bruti (Preisschrift (ibi, p. 329: «Ho domato atleti fortissimi [...]: la
über die Grundlage der Moral [1841], in Sämtli- povertà [...], e la belva più crudele e inganne-
che Werke, a cura di A. Hübscher, vol. IV, Wies- vole di tutte: il piacere»). Già in questi sistemi
baden 19502, p. 215). il dominio di sé è un aspetto particolare del
Certo pensando a Kant, alcuni autori più re- «bastare a se stessi».
centi hanno visto nel dominio di sé una figura In Platone il dominio di sé è uno dei temi do-
discutibile, in quanto implicante qualche for- minanti della Repubblica (IV, 430 e - 443 b).
ma di dualismo antropologico (quasi ci fosse, Qui, l’espressione kreivttwn aujtou' («padrone
in noi, un io che controlla un altro io). Tra que- di sé») viene considerata nella sua problema-
3059
VOLUMIfilosofia.book Page 3060 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dominio di sé ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ticità: sembra, infatti, «che tale espressione lio, Ricordi, VII, 61: «L’arte della vita è più simi-
voglia significare che nella medesima persona le a quella della lotta che della danza»).
ci sono due anime: l’una migliore e l’altra peg- Nelle teosofie filoniana, neopitagorica e neo-
giore; e quando la natura migliore domina la platonica, il dominio di sé si esplica nella lotta
peggiore, si dice che si è padroni di se stessi». per la liberazione dal corpo e il raggiungimen-
L’aporia viene poi sciolta introducendo la nota to del bene in sé. Il «vince te ipsum» è poi ele-
articolazione, nell’anima e nello stato, tra mento fondamentale dell’ascesi cristiana.
l’elemento regolatore (logistikovn) e il regola- Nell’età moderna, Cartesio sviluppa tecnica-
to (ejpiqumhtikovn). Il dominio di sé vale, plato- mente il tema del dominio dell’anima sulle
nicamente, non solo all’interno dell’uomo – proprie passioni: passioni le cui dinamiche so-
come via di purificazione dell’anima e libera- no normalmente condizionate dagli influssi
zione dal corpo (Phaed., 65 a) –, ma anche del corpo sulla «ghiandola pineale». Egli insi-
all’interno della vita sociale (Leg., 689 b), dove, ste sul fatto che la lotta per l’autodominio ha
per la salute dello stato, la moltitudine deve come antagonisti, appunto, l’anima e il corpo,
stare soggetta a chi ha l’autorità per governare e non due potenze dell’anima (la razionale e la
e alle leggi. passionale), come pensava Platone (R. Des-
Aristotele, nella sua trattazione sulle virtù, si cartes, Passions de l’âme, Paris 1649, §§ 45-50).
intrattiene su alcune precisazioni relative al Anche Spinoza, nonostante quel che abbiamo
dominio di sé. Anzitutto, egli distingue tra sopra richiamato, teorizza la possibilità di un
enkráteia e sophrosýne, in quanto il primo atteg- approccio ancipite (razionalmente coerente o
giamento indica uno stato di lotta interiore, meno) al mondo delle passioni, e afferma al ri-
che il secondo suppone ormai stabilmente su- guardo: «Chiamo schiavitù l’impotenza umana
perato (Et. Nic., VII, 3; 11). In tal senso, a dominare e impedire gli affetti; poiché l’uo-
l’enkráteia potrà considerarsi solo come una mo soggetto agli affetti non appartiene a se
tappa verso la virtù, e non come una virtù essa stesso ma alla fortuna, ed è in suo potere in
stessa (ibi, IV, 1128 b 34). In secondo luogo, modo tale che spesso, benché veda il meglio,
egli oppone l’enkráteia al proprio contrario – è costretto tuttavia a seguire il peggio» (Ethica,
l’akrasía (ajkrasiva) –, che analogamente non tr. cit., parte IV, praefatio). In Kant il dominio
potrà qualificarsi come un vizio in senso pro- di sé ha pure un imponente rilievo morale; in-
prio (ibi, VII, 11). fatti, «la virtù, in quanto è fondata sulla libertà
I sistemi postaristotelici insistono sull’intima interna, contiene per gli uomini anche un co-
connessione tra virtù e dominio di sé: Epicuro mando positivo, quello cioè che si sottometta-
vede nell’autodominio la base della felicità, no al proprio potere (all’autorità della ragione)
che inizia appunto con la moderazione dei de- tutte le facoltà e inclinazioni, ossia comanda la
sideri; nello stoicismo la lotta per l’autodomi- padronanza di noi stessi; il qual comando viene
nio è una delle parti più vive e drammatiche del ad aggiungersi al divieto di lasciarsi dominare
sistema; e anche nello scetticismo l’autodomi- dai propri sentimenti e tendenze (il dovere
nio è necessario per raggiungere l’adiaforia. dell’apatia); perché, se la ragione non tiene le
Nel mondo romano, in cui l’educazione attin- redini del governo, queste inclinazioni diventa-
geva tradizionalmente alla disciplina militare, no ben presto padrone dell’uomo» (Metaphysik
la battaglia interna per la virtù trova la sua più der Sitten, cit., p. 408, tr. cit., pp. 261-262).
piena espressione. Cicerone (Tusculanae, II-IV) Nietzsche, preparando la dottrina freudiana
innesta tale concetto tradizionale nell’etica del «principio di realtà», pretende di smasche-
stoica. Enfatizzando la lotta del sapiente per rare il dominio di sé come espressione raffina-
affermare la razionalità su affezioni e passioni ta del mimetismo animale, il cui senso ultimo
(specie il dolore), anch’egli giunge all’ideale è comunque la lotta per la sopravvivenza: «si
dell’autarchia. Questa battaglia assume toni presta orecchio con diffidenza alle parole sua-
ancora più drammatici nello stoicismo roma- denti della passione, ci si reprime e si rimane
no successivo: in Seneca la ferma volontà è ar- in guardia contro se stessi; l’animale compren-
tefice di virtù (cfr. De ira, II, 12: «Quodcumque de tutto questo al pari dell’uomo, anche in es-
sibi imperavit, animus obtinuit»). Epitteto e so l’autodominio germoglia dal senso del rea-
Marco Aurelio descrivono con forti immagini le (dalla saggezza)» (Morgenröthe, in Sämtliche
questa lotta (Epitteto, Manuale, 48: «Conviene Werke. Kritische Studienausgabe in 15 Bänden, a
stare all’erta con se stesso non altrimenti che cura di G. Colli e M. Montinari, vol. III, Mün-
con un nemico o un insidiatore»; Marco Aure- chen 1999, tr. it. di F. Masini, Aurora, in Opere
3060
VOLUMIfilosofia.book Page 3061 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Donagan


di Friedrich Nietzsche, ed. it. diretta da G. Colli e MAU, s. v., in Der Kleine Pauly, München 1975, vol. II,
M. Montinari, vol. 5, t. 1, Milano 1986, § 26). coll. 135-136; A.-PH. SEGONDS, s. v., in R. GOULET (a
Nel Novecento, Nicolai Hartmann torna a di- cura di), Dictionnaire des Philosophes Antiques, vol. II,
stinguere tra ejgkravteia e swfrosuvnh. La prima Paris 1994, pp. 892-896.
è un «tiranneggiare sugli affetti», che pure non
ne ottiene l’estirpazione; la seconda, invece, DONAGAN, ALAN. – N. nel 1925, m. nel 1991.
Donagan
coincide con l’armonia e la bellezza interiore Filosofo australiano di formazione analitica,
dell’uomo completamente formato (Ethik, ha insegnato tra l’altro nelle università del
Berlin 19493, pp. 435-438). Il tema del dominio Minnesota, di Chicago e al California Institute
di sé (come enkráteia) è poi presente – almeno of Technology. Si è occupato di argomenti sto-
indirettamente – nella recente letteratura ana- rico-filosofici, in particolare di Collingwood
litica, attraverso la discussione del tema oppo- (The Later Philosophy of R.G. Collingwood,
sto: quello della akrasía e delle sue condizioni Oxford 1962) e di Spinoza (Spinoza, Chicago
di possibilità (cfr. A.R. Mele, Irrationality. An 1989). Muovendo da interessi di filosofia della
Essay on akrasia, Self-deception, and Self-con- storia, si è poi rivolto alla filosofia dell’azione
trol, New York - Oxford 1987; J. Gosling, Weak- e all’etica. Riprendendo alcune tesi di David-
ness of Will, London - New York 1990). son, ha difeso la concezione tradizionale, di
G. Garuti - P. Pagani derivazione aristotelica e tomista, dell’agente
➨ ADIAFORIA; APATIA; ASCESI; ATARASSIA; AUTARCHIA; come causa delle proprie azioni (Choice, Lon-
EUDAIMONIA; EUNOMIA; ISTINTO; LIBERO ARBITRIO; don 1987). Le azioni sono eventi causati dalle
SOPHROSYNE; TEMPERANZA. scelte, ossia dall’assunzione di atteggiamenti
proposizionali di tipo appetitivo, ma intellet-
DOMNINO.
Domnino – Filosofo e matematico neopla- tuale; la capacità di assumere tali atteggia-
tonico, n. a Larissa (Siria) all’inizio del V seco- menti in maniera non deducibile da eventi
lo d. C., m. intorno al 470-475. Discepolo di Si- precedenti in base a leggi di natura è ciò che la
riano e condiscepolo di Proclo, rappresentò, tradizione medievale chiama volontà. L’affer-
non meno di Asclepiodoto, l’indirizzo scienti- mazione della volontà come forma di causalità
fico e razionalistico della Scuola di Atene. Fon- libera rende ragione del privilegio accordato
ti: Proclo, Commentario al Timeo, Damascio, Vi- alle creature razionali, come realtà di valore
ta Isidori, Marino, Vita Procli. L’unica testimo- superiore e perciò meritevoli di rispetto.
nianza che attesterebbe la successione di L’idea della persona come fine in sé costitui-
Domnino a Siriano nello scolarcato, quella di sce, secondo Donagan, il fondamento della
Marino, Vita Procli 26 (che si riferisce a Domni- common morality, ossia della morale ereditata
no con l’espressione filosovfw· kai; diadovcw/), è dalla tradizione ebraico-cristiana. In The The-
stata ritenuta nulla da Saffrey e Westerink, ory of Morality (Chicago 1977), Donagan so-
Proclus. Théologie platonicienne I (Paris 1968, In- stiene la continuità tra la concezione kantiana
troduction, XVII). Ci sono rimasti: un Manuale di dell’autonomia della ragion pratica e la teoria
introduzione all’aritmetica (a cura di J. Fr. Bois- medievale della legge naturale e pone il prin-
sonade, in Anectoda graeca, Paris 1829-33, IV, cipio del rispetto per la creatura razionale co-
413-429; ripr., Hildesheim 1962; tr. fr. di P. me fine in sé, in quanto versione filosofica del
Tannery, in «Revue des études grecques» 19, comandamento dell’amore, a fondamento del
1906, 359-382; ed. critica con tr. it. di F. Roma- sistema morale. La lettura di Kant operata da
no, Domnino di Larissa. La svolta impossibile del- Donagan presenta due caratteristiche princi-
la filosofia matematica neoplatonica. Manuale di pali: in primo luogo, Donagan nega l’equiva-
introduzione all’aritmetica. Introduzione testo e lenza tra le diverse formule dell’imperativo ca-
tr. it., Catania 2000) e un frammento di argo- tegorico, affermando la priorità della formula
mento matematico dal titolo Come trarre rap- dell’umanità; di conseguenza, nega che l’etica
porto da rapporto, forse tratto da uno scritto su kantiana vada interpretata in senso meramen-
Gli elementi di aritmetica (testo e tr. fr. di C.E. te deontologico e formale: il sistema deonto-
Ruelle - J. Dumontier, in «Revue de Philo- logico dei principi si fonda su una più profon-
sophie», 7, 1883). da teleologia, ossia sulle persone come fini
G. Faggin - R.L. Cardullo autosussistenti in nome dei quali ogni altro fi-
BIBL.: I. BULMER - THOMAS, s. v., in Dictionary of
Scient- ne può essere perseguito. Donagan rivaluta
ific Biography, New York 1971, vol. IV, pp. 159-160; J. quindi la Metafisica dei costumi, mostrando co-
3061
VOLUMIfilosofia.book Page 3062 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Donati ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

me, accettata la priorità della formula dell’u- all’inizio della sua attività scientifica e didatti-
manità, l’etica kantiana si mostri pienamente ca a premesse positivistiche, se ne è a poco a
in grado di generare contenuti specifici. Tali poco liberato, avvicinandosi nell’ultima fase
contenuti vengono articolati in The Theory of del suo pensiero al neokantismo, rappresenta-
Morality, dove Donagan distingue tra doveri to in Italia soprattutto da Del Vecchio.
perfetti e doveri imperfetti, affronta svariate Nel campo teoretico, di Donati vanno ricordati
questioni di etica applicata, si confronta criti- in modo particolare due scritti: Fondazione del-
camente con l’utilitarismo e mostra come le ri- la scienza del diritto. Parte prima di una Introdu-
sorse della casistica tradizionale consentano zione alla scienza del diritto (Padova 1929) e Il
di risolvere le situazioni di conflitto. I suoi principio del diritto (ivi 1933), dai quali meglio si
principali saggi sono raccolti in tre volumi po- deduce la sua dottrina filosofico-giuridica, che
stumi: The Philosophical Papers of Alan Dona- egli stesso ha definito «idealismo storico». Il
gan, a cura di J.E. Malpas, Chicago 1994, 2 voll., diritto è un fenomeno sociale, è «un agire per
e Reflections on Philosophy and Religion, a cura un fine concreto, entro certi limiti segnati dal-
di A.N. Perovich Jr, Oxford 1999. la regola, pur sempre sostenuto da un ideale
M. Reichlin etico». Esso dà prevalente rilievo all’azione,
BIBL.: J. STOUT, The Philosophical Interest of the Hebrew- anziché all’intenzione, e al coordinamento
Christian Moral Tradition, in «The Thomist», 47 esteriore degli atti e dei fini, anziché all’ordine
(1983), pp. 165-196; S. KAGAN, Donagan on the Sins of interiore della vita; per questo si distingue dal-
Consequentialism, in «The Canadian Journal of Phi- la morale e da tutte le altre forme dell’attività
losophy», 17 (1987), pp. 643-653; T.E. HILL JR, Dona- teoretica e pratica. Il diritto tende a garantire
gan’s Kant, in «Ethics», 104 (1993), pp. 22-52; M. le condizioni di possibilità delle relazioni
REICHLIN, Fini in sé. La teoria morale di Alan Donagan, umane in base a tre principi: il principio costi-
Torino 2003. tutivo (il riconoscimento reciproco dei soggetti
come esseri razionali e liberi); il principio com-
DONATI, ALAMANNO. – Filosofo, n. a Firenze
Donati mutativo (l’eguaglianza dei soggetti); e il prin-
il 20 magg. 1458, m. a Firenze nel 1488. cipio distributivo (la disuguaglianza del «suo»
Allievo prediletto di Marsilio Ficino, del quale di ciascuno). Da ciò la conseguenza, che il pri-
seguì il corso sul Simposio, è autore di un vol- mo precetto del diritto va ricercato nell’honeste
garizzamento dell’Historia de duobus amanti- vivere.
bus, di Enea Silvio Piccolomini (pubblicato a L’ultima fase della speculazione di Donati è
Firenze forse nel 1492), che si collega a stata caratterizzata dallo studio del problema
quell’interesse per il tema dell’amore tipico sociale. La conclusione alla quale è pervenuto
della filosofia ficiniana. Fra il 1482 e il 1487 è la seguente: occorre capovolgere il trinomio
scrisse un opuscolo De intellectus voluntatisque libertà, eguaglianza, fratellanza, così caro ai ri-
excellentia, nel quale l’esaltazione tanto dell’in- voluzionari dell’89, perché è necessario eleva-
telletto (potenza quasi divina, fonte della su- re a principio primo, a «scopo generico» del
prema felicità consistente nella contemplazio- diritto il principio di solidarietà, il principio di
ne) quanto della volontà (che nella sua libertà «onestà sociale»; e a tale principio debbono
comanda l’intelletto) conduce al riconosci- essere subordinati tanto l’arbitrio individuale,
mento della grandezza dell’uomo. quanto l’eguaglianza formale.
L.M. Bianchi Notevoli anche alcuni studi storici, che hanno
BIBL.: P. VITI, s. v., in Dizionario biografico degli Italiani, gettato nuova luce sulla vita e sul pensiero di
Roma 1960-, vol. XLI, pp. 6-9; S. GENTILE - S. NICCOLI Vico (raccolti in gran parte in Nuovi studi sulla
- P. VITI (a cura di), Marsilio Ficino e il ritorno di Pla- filosofia civile di G.B. Vico. Con documenti, Firen-
tone, Firenze 1984, pp. 107-108; J. HASKINS, The Myth ze 1936) e di Muratori (L.A. Muratori e la giuri-
of the Platonic Academy of Florence, in «Renaissance sprudenza del suo tempo. Contributi storico-critici,
Quarterly», 44 (1991), p. 466. Modena 1935; L.A. Muratori, ivi 1942; Muratori
e Verney, in «Rivista Internazionale di Filosofia
DONATI, BENVENUTO. – Filosofo del diritto,
Donati del Diritto», 26, 1949, pp. 450-465). Un elenco
n. a Modena l’8 nov. 1883, m. ivi l’8 febbr. 1950. completo degli scritti di Donati fino al 1937 è
Insegnò filosofia del diritto nelle università di stato curato dallo stesso autore (Pubblicazioni
Camerino, Perugia, Sassari, Cagliari, Macerata 1907-1937, Modena 1937). Per gli scritti suc-
e infine, dal 1924 in quella di Modena. Legato cessivi al 1937, si veda l’appendice a A. Grop-
3062
VOLUMIfilosofia.book Page 3063 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Donato


pali, In memoria di Benvenuto Donati, in «Rivi- la pura identità, che si diversifica in sé pur
sta Internazionale di Filosofia del Diritto», 27 mantenendosi identità pura» (p. 76).
(1950), pp. 181-187. Fra essi: Rosmini e Gioia, Non è, infine, da trascurare il contributo che
Firenze 1949; Natura e diritto, uno scritto inedi- egli diede agli studi di psicologia con le se-
to a cura di G. Ambrosetti, Bologna 1973. guenti opere: L’equivalenza psichica, Rimini
R. Orecchia 1914; La psicologia scientifica, Forlì 1917; Le pe-
BIBL.: F. BATTAGLIA, In memoria di Benvenuto Donati, nombre dell’anima, Ferrara 1922; La psicologia,
in «Archivio giuridico», 1950, pp. 87-90; W. CESARINI Bologna 1923; Il manuale della volontà, ivi 1928.
SFORZA, Oggettività e astrattezza nell’esperienza giuridi- A.M. Moschetti
ca, in «Bollettino dell’Istituto di filosofia del diritto
della Reale Università di Roma», 1950, pp. 91-208; DONATISTI. – Protagonisti della vita non
Donatisti
G. PERTICONE, Il diritto e lo Stato nel pensiero italiano soltanto ecclesiastica in Africa dagli inizi del IV
contemporaneo, Padova 1950 (rist. 1964), pp. 61-62; secolo sino almeno all’invasione dei vandali
G. SOLARI, Benvenuto Donati, in «Atti dell’Accadade- (426), essi prendono il nome da Donato di Ca-
mia delle Scienze di Torino», 1949-50 (trattazione sae Nigrae, eletto metropolita di Cartagine in
completa); G. AMBROSETTI, Rievocazione di Benvenuto opposizione a Ceciliano, la cui consacrazione,
Donati, Bologna 1969; F. TAMASSIA, Benvenuto Dona- intorno al 312, era stata aspramente contesta-
ti, in A.M. GHISALBERTI (a cura di), Dizionario Biogra- ta in quanto, fra i tre ordinanti, c’era un vesco-
fico degli Italiani, vol. XLI, Roma 1992. vo, Felice di Aptungi, accusato di essere un
traditor, vale a dire uno di quei chierici che, du-
DONATI, GIACOMO. – Filosofo e psicologo, n.
Donati rante la persecuzione di Diocleziano (dal 303),
a Savignano sul Rubicone (Forlì) il 26 lug. avevano consegnato (traditio) le sacre scritture
1888, m. a Bologna il 24 ag. 1948. all’autorità romana che provvedeva poi a bru-
Fu docente di Filosofia teoretica nelle univer- ciarle. Il nucleo fondamentale della dissidenza
sità di Padova e Bologna. Ne La logica (Forlì sta proprio nella valutazione dell’efficacia del
1920) collegò tutti gli elementi dell’esperienza sacramento – a cominciare da quello battesi-
immediata (sensazione e percezione) e media- male – in dipendenza dalla dignità morale di
ta (concetto, giudizio e ragionamento) sotto la colui che lo amministra (ex opere operantis),
categoria dell’esistenza; tutti i rapporti fra gli contro la prassi cattolica per cui esso sacra-
elementi stessi sotto la categoria dell’equiva- mento resta valido indipendentemente dalla
lenza. Mentre la prima categoria si riferisce al dignità del ministro (ex opere operato). Di qui la
dato intuibile, la seconda si riferisce alla com- convinzione donatista di costituirsi come l’au-
prensione di esso conciliando l’identico e il di- tentica Ecclesia Sanctorum, erede delle pro-
verso. Intuire e comprendere costituiscono un messe scritturistiche, in opposizione a una
unico metodo, induttivo e deduttivo a un tem- Catholica, cinghia di trasmissione del potere
po: il processo per cui si percepiscono i fatti, politico romano.
traducendoli in formule. Nel metodo si mani- R. Cacitti
festa poi l’attività dello spirito come forma in- BIBL.: fonti: H. MAIER (a cura di), Le dossier du Dona-
dividua, animata da una tensione interiore. tisme, «Texte und Unterschungen zur Geschichte
der altchristlichen Literatur», voll. CXXXIV-CXXXV,
L’intuizione e la comprensione di tutta la real-
Berlin 1989, 2 voll. Insuperata resta la monografia
tà come un sistema di forme tendenti individue,
di P. MONCEAUX, Histoire littéraire de l’Afrique chrétien-
delle quali ciascuna riassume in sé il proprio ne depuis les origines jusqu’a l’invasion arabe, vol. V:
passato e porta, nella propria tensione interio- Le Donatisme, Paris 1912; un’estesissima rassegna
re, la capacità di uno sviluppo futuro, Donati bibliografica può ora leggersi in S.LANCEL - J.S.
espone nelle sue opere successive: Tu e il mon- ALEXANDER, s. v., in C. MAYER (a cura di), Augustinus-
do, Bologna 1924; Noi e la legge, ivi 1925; L’evo- Lexikon, Basel 2001, vol. II, coll. 606-638.
luzione, Roma 1932; Il cosmo, Padova 1937; Dio,
ivi 1940. Donati in quest’ultima opera, decisa- DONATO, ELIO. – Grammatico latino (metà
Donato
mente orientata nel senso di una metafisica sec. IV) vissuto a Roma, maestro di s. Girola-
cristiana, prospetta l’assoluto come valore tra- mo.
scendente, in cui trovano fondamento e unifi- Autorevole nel Medioevo fino all’età moderna
cazione le due categorie dell’esistenza e la sua Ars grammatica, divisa in Ars prima o mi-
dell’equivalenza. Dio infatti, scrive Donati, «è nor (elementare), in cui sono analizzate, do-
3063
VOLUMIfilosofia.book Page 3064 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Donazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

manda e risposta, le 8 parti del discorso, e Ars (intenzionale o noetico come Sinngebung) o in
maior o secunda, non dialogata, che tratta de quello oggettivo (intuitivo o noematico come
voce, littera, syllaba, pedibus, tonis, posituris e Erfüllung).
stilistica (ed. H. Keil, Grammatici Latini, IV, Se nella traduzione francese la Gegebenheit è
Leipzig 1864; rist. Hildesheim 1961). È giunto stata resa, a seconda del contesto, sia con do-
incompleto un suo commento a Virgilio (intro- nation (designante il lato attivo e l’azione di
duzione alle Bucoliche e Vita Vergilii attinta a dare) sia con donnée (che sta per l’oggetto dato
Svetonio) e uno a Terenzio in cui manca la par- o il risultato della donazione), in ciò aiutata
te dell’Heautontimoroumenos. dalla ricchezza semantica del verbo francese
I. Ramelli donner (dare e donare), in italiano Gegebenheit
BIBL.: B. LÖFSTEDT - L. HOLTZ - A. KIBRE, Liber in parti- è stato tradotto con il neutro «datità» a indica-
bus Donati, Turnholti 1986, CCM 68; G. GERMANO, Ia- re il riempimento dell’intenzionalità signifi-
cobi Curuli Epitoma Donati in Terentium, Napoli cante e costituente attraverso la «visione [An-
1987; M. BUFFA, Expositio artis Donati, Genova 1990; schauung] originariamente offerente» (princi-
L. NICASTRI, Problemi di biografia virgiliana, in «Vi- pio di tutti i principi). In questo caso, l’essere
chiana», 4 (1993), pp. 67-99, 222-253; V. MAZHUGA, che si manifesta (il fenomeno) consiste non
Observations sur les sources de l’Ars de Aelio Donato, tanto nell’apparire soggettivo, ma nel suo dar-
in «Hyperboreus», 5 (1995), pp. 139-154; F. STOK, si all’istanza originaria dell’intuizione che sod-
Prolegomeni a una nuova edizione della Vita Vergilii di disfa le esigenze di afferramento diretto, di
Svetonio-Donato, Roma 1991; J.W. BECK, Zur Zuver- presenza permanente e di evidenza immedia-
lässigkeit der bedeutendsten lateinischen Grammatik: ta. Il termine «donazione», invece, è stato ri-
Die «Ars» des Aelius Donatus, Stuttgart 1996; R. JA- servato all’attività di costituzione o conferi-
COBI, Die Kunst der Exegese im Terenzkommentar des
mento di senso operato dalla intenzionalità
Donat, Berlin - New York 1996. gnoseologica, facendo in questo modo pro-
pendere la prospettiva husserliana, in tema di
DONAZIONE (giveness; Gabe, Gegebenheit; do-
Donazione donazione, verso l’idealismo trascendentale.
nation, donnée; donación). – Il concetto di dona- La costituzione, infatti, pur non essendo pro-
zione appartiene alla fenomenologia, la quale, duttiva, nella misura in cui non crea né l’ogget-
nel suo impianto husserliano, si assegna come to né il senso, è una sorta di posizione (Setzen)
oggetto la Gegebenheit assoluta di un fenome- che rende presente l’oggetto, assicurando il
no, cioè il darsi di una presenza effettiva a una discernimento delle significazioni intenziona-
coscienza che tiene in vista la certezza. Husserl li. Ne consegue che l’atto della coscienza che
teorizza una essenziale correlazione tra la pura conferisce senso (sinngebendes) va innanzi a
visione (la sfera immanente degli atti di co- ogni donazione intuitiva del contenuto dell’e-
scienza) e il carattere assoluto del dato che ap- sperienza.
pare (oggetto di conoscenza), perché, in regi- Spostandosi dal territorio gnoseologico a
me di riduzione fenomenologica (epoché), la vi- quello dell’ontologia, Heidegger pensa l’esse-
sione afferra immediatamente il dato. Ciò si- re non già come il fondamento dell’essente ma
gnifica che la coscienza è sempre coscienza di come donazione (Gabe) e disvelamento, a par-
qualcosa (intenzionalità) e che le cose acqui- tire dalla figura dell’es gibt. La differenza tra la
stano senso ed essere solo per una coscienza cosa data (l’ente) e il movimento di donazione
«che coglie direttamente e adeguatamente la originaria (il si dà quale essenza dell’essere) fa
cosa stessa» (E. Husserl, Die Idee der Phänome- percepire nel dato una profondità ontologica,
nologie, in Hua, vol. II, tr. it. di A. Vasa, L’idea come profondità inapparente dell’atto donativo, il
della fenomenologia, Milano 1981, p. 90). In que- quale ostende e porta innanzi l’ente mentre si
sto contesto, l’apparire intenzionale (la dona- ritira, si trattiene e differisce dal contenuto
zione soggettiva che è donazione di senso alla della manifestazione. In questa dinamica, l’es-
cosa intenzionata) e la cosa che appare (il dato sere, al di là di ogni sua riduzione a oggetto,
intuitivo o l’intuizione riempiente) si trovano, ente o presenza, è pensato come ciò che origi-
nell’immanenza dei vissuti della coscienza, nariamente si dona, non alla stregua di un en-
per così dire intrecciati ma anche giocati l’uno te, ma nella sua differenza con ogni ente. Il
contro l’altro, in una tensione interna tra for- darsi, del resto, appartiene tanto all’essere co-
malismo e intuizionismo. La donazione può me destinare (versare nella presenza), quanto
essere allora intesa sul versante soggettivo al tempo come arrecare (portare all’aperto):
3064
VOLUMIfilosofia.book Page 3065 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Donders


l’istanza che tiene insieme, nella loro co-ap- e differenza, in «aut aut», 187-188 (1982), pp. 2-37; E.
partenenza, «l’invio destinale» e l’«arrecare li- HUSSERL, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und
berante» è attestato come Ereignis («evento phänomenologischen Philosophie, in Hua, voll. III-V, tr.
appropriante im-propriante»). Esso succede it. a cura di V. Costa, Idee per una fenomenologia pura
all’essere, nel doppio senso che ne rappresen- e per una filosofia fenomenologica, Torino 2002, 2 voll.;
ta l’ultima figura e soprattutto che sporge su E. HUSSERL, Logische Untersuchungen, in Hua, voll.
ogni precedente costellazione ontologica: XVIII-XIX, tr. it. di G. Piana, Ricerche logiche, Milano
idea, energheia, actualitas, concetto, volontà. 2001, 2 voll.; M. HEIDEGGER, Über den Humanismus,
in GA, vol. IX, pp. 311-360, tr. it. di F. Volpi, Lettera
Tuttavia, Heidegger oscilla ancora nell’attribu-
sull’«umanismo», in Segnavia, Milano 1987, pp. 267-
ire l’ultima parola all’essere (di cui l’Ereignis
315; J.-L. MARION, Réduction et donation, Paris 1989;
rappresenta l’inveramento e la più alta possi- J.-L. MARION, Etant donné: essai d’une phénoménologie
bilità) o all’Ereignis stesso (come «donazione» de la donation, Paris 19982, tr. it. di R. Caldarone, Da-
[Er-gebnis], della quale «l’essere ha ancora bi- to che: saggio per una fenomenologia della donazione,
sogno, per pervenire, come essere presente, a Torino 2001.
ciò che gli è proprio», Unterwegs zur Sprache,
➨ DATO; DONO; EREIGNIS; ESPERIENZA; FENOMENO;
Pfullingen 1971, tr. it. a cura di A. Caracciolo,
INTENZIONALITÀ; OGGETTO.
In cammino verso il linguaggio, Milano 1973, p.
202). In quest’ultimo senso, «l’essere sarebbe
un modo dell’Ereignis e non l’Ereignis un modo DONDERS, FRANCISCUS CORNELIS. – Fisiolo-
Donders
dell’essere» (Zur Sache des Denkens, Tübingen go e oftalmologo olandese, n. a Tilburg il 27
1969, tr. it. a cura di E. Mazzarella, Tempo e es- magg. 1818, m. a Utrecht il 24 mar. 1889. Si
sere, Napoli 1987, p. 127). L’Ereignis viene laureò in Medicina presso l’università di Utre-
esperito dall’uomo «all’interno del dire origi- cht e i suoi primi interessi in ambito scientifi-
nario come il donante». Ciò avviene quando il co riguardarono i movimenti oculari, l’acco-
pensiero, abbandonandosi alla donazione modazione e il suono delle vocali. Nel 1846
(Er-gebnis) dell’evento che si destina all’uo- elaborò il principio secondo cui, per ogni dire-
mo, fa esperienza del reciproco appartenersi zione dello sguardo, l’occhio assume sempre
(Zu-einander-Gehören) di uomo ed essere co- la stessa posizione; fu Helmholtz che, nel
me com-propriati. 1886, definì questa regola come legge di Don-
Nella fenomenologia contemporanea, il filo- ders. Nel 1854 Donders fondò, con A. von
sofo francese Jean-Luc Marion, raccogliendo Gräfe, l’«Archiv für Ophthalmologie». Dappri-
l’eredità della Gegebenheit husserliana e dell’es ma medico nell’esercito olandese, nel 1842 gli
gibt di Heidegger, declina in piena autonomia furono assegnati gli insegnamenti di anato-
la figura della donazione (donation), in cui l’es- mia, istologia e fisiologia nella scuola medica
sere è fatto precipitare, divenendo un sempli- militare di Utrecht. Nel 1858 fondò il primo
ce caso, regionale e particolare, dell’orizzonte ospedale oftalmico olandese, e nel 1862, alla
originario della donazione. La donazione ap- morte del maestro, il fisiologo Van der Kolk, ne
pare come la maniera d’essere degli enti: alla ereditò la cattedra di Fisiologia dell’università
base di ogni «dato» si dispiega il movimento di Utrecht.
di donazione, come risalita del fenomeno alla Investito del nuovo impegno accademico,
propria manifestazione, per cui il dato ridotto Donders, insieme con l’allievo Johan Jacob de
(cioè l’apparire ristretto alla autentica dona- Jaager, iniziò ad indagare la connessione fra
zione attraverso la sospensione di ogni tra- neurofisiologia e coscienza. Escludendo dal
scendenza così come degli orizzonti dell’og- proprio orizzonte ogni principio vitalistico co-
gettività e dell’essere) va inteso anche come me causa dei fenomeni mentali, Donders era
dono, rivelando il suo carattere di «donato» so- convinto che mediante i metodi della fisiolo-
lo a uno sguardo addestrato fenomenologica- gia si potesse riuscire ad oggettivare la co-
mente. scienza. A partire dalle prospettive di ricerca
S. Zanardo sulla cosiddetta «equazione personale» in
BIBL.: E. HUSSERL, Cartesianische Meditationen und astronomia e sulla velocità dell’impulso ner-
Pariser Vorträge, in Hua, vol. I, tr. it. a cura di F. Co- voso in neurofisiologia, si occupò quindi di
sta, Meditazioni cartesiane con l'aggiunta dei Discorsi misurare i fatti psichici. Nel 1865 pubblicò un
parigini, Milano 1988; M. HEIDEGGER, Identität und famoso report (Over de snelheid der gedachte en
Differenz, Pfullingen 1957, tr. it. di U. Ugazio, Identità der wilsbepaling: Voorloopige mededeeling, in
3065
VOLUMIfilosofia.book Page 3066 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dondeyne ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

«Nederlandisch Archiv voor Genees-en Natuur- ders and Mental Reaction Times, in «Journal of the
kunde, 1, 1865, pp. 518-521») sulla possibilità History of the Behavioral Sciences», 7 (1971), pp.
di valutare il lavoro mentale mediante il calco- 187-191; F. W. NEWELL, Franciscus Cornelis Donders
lo dei tempi fisiologici, in seguito definiti da (1818-1889), in «American Journal of Ophthalmo-
Exner «tempi di reazione»; nel 1868, la tradu- logy», 107 (1989), pp. 691-693.
zione tedesca di questo report fece conoscere
le sue importanti ricerche fra i fisiologi e gli Dondeyne ALBERT. – Filosofo e teologo
DONDEYNE,
psicologi. belga, n. a Lovanio il 10 mag. 1901 e m. ivi il 12
La misura del tempo giocò, da allora, un ruolo febbr. 1985.
chiave per lo sviluppo di un metodo che for- Dopo gli studi teologici, dal 1925 si trasferì a
nisse alla psicologia una base scientifica; si Lovanio; sacerdote dal 1926, ritornò a Bruges
sconfessava infatti l’idea che la psicologia non come insegnante di teologia dogmatica, dove
sarebbe mai potuta essere una scienza della diresse le Collationes Brugenses fino al 1933.
natura al pari delle altre poiché non c’era un Dal 1936 al 1971 insegnò all’università di Lova-
modo per applicarle la matematica. Donders, nio, ricoprendo, oltre la presidenza della loca-
ipotizzando che la differenza tra il tempo ne- le Société philosophique, la direzione della Revue
cessario per eseguire un compito complesso e Philosophique de Louvain e del Répertoire bi-
bliographique de la Philosophie. La specula-
quello richiesto per un compito semplice fos-
zione filosofica e la riflessione teologica di
se dovuta al fatto che, nel primo caso, erano
Dondeyne è orientata a fondare filosoficamen-
messi in gioco processi mentali in misura
te la possibilità della fede e a connetterla alla
quantitativamente maggiore, e determinando
comprensione della concreta esistenza storica
tale differenza, fornì la misura oggettiva del
testimoniata dal pensiero contemporaneo.
tempo necessario per lo svolgimento dei pro-
L’ultima fase della sua riflessione è caratteriz-
cessi mentali implicati nell’esecuzione di
zata dall’incontro con il pensiero di E. Levinas.
compiti, come, ad esempio, scegliere fra diffe- C. Palermo
renti risposte. La possibilità di associare un
BIBL.: L’intellectuel chrétien, Bruxelles 1948; con J. GI-
parametro quantitativo a un fenomeno psichi- BLET, Christianisme et vérité, Paris 1959; Foi chrétienne
co contribuì a realizzare il distacco della psico- et pensée contemporaine, Louvain 19613; Geloof en we-
logia dall’alveo della filosofia e a inserirla in reld, Antwerpen 1961, tr. it. di V. Pagani, La fede in
quello delle scienze naturali. Donders dette ascolto del mondo, Assisi 1966; Miscellanea Albert
avvio, quindi, alla cosiddetta psicocronome- Dondeyne, Louvain 1974.
tria, tecnica di ricerca fondamentale nella tra- Su Dondeyne: «Université catholique de Louvain,
dizione di psicologia sperimentale wundtiana. bibliographie académique», VI, pp. 45-46; VII, pp.
Affiancando l’introspezione sistematica alla 357-60; VIII, p. 22; J. LADRIÈRE, In memoriam Mgr Al-
misurazione dei tempi di reazione, la psicolo- bert Dondeyne, in «Revue Philosophique de Lou-
gia sperimentale di tradizione tedesca si diffu- vain», 83 (1985), pp. 462-484; B. WILLAERT (a cura di),
se come principale corrente psicologica alla fi- Miscellanea Albert Dondeyne: Godsdienstfilosofie. Phi-
ne del XIX secolo. A partire dal secondo dopo- losophie de la religion, Louvain 1974; A. VERGOTE, Mgr
guerra, dopo una parentesi rappresentata Albert Dondeyne, in «Ephemerides theologicae Lo-
dall’egemonia comportamentista, si riscontra vanienses», 1985, pp. 445-448.
un rinnovato interesse per i tempi di reazione
all’interno del contemporaneo indirizzo cogni- DONG ZHONGSHU. – Vissuto tra il 179 ca.
Dong Zhongshu
tivista. e il 104 ca. a. C. Confuciano del primo periodo
R. Foschi Han autore del Chunqiu fanlu (Gemme deposi-
BIBL.: E.G. BORING, A History of Experimental Psycho- tate come rugiada negli Annali delle Primavere
logy, New York 19502; J. BROZEK, Contributions to the e degli Autunni). Sulla base del Commentario
History of Psychology: XII. Wayward history: F. C. di Gongyang agli stessi Annali, elabora la dot-
Donders (1818-1889) and the Timing of Mental Ope- trina della «mutua risonanza» fra Cielo e mon-
rations, in «Psychological Report», 26 (1970), pp. do umano, introducendo il concetto di «volon-
563-569; J. BROZEK - M.S. SIBINGA, Origins of Psycho- tà celeste» (Tianzhi ); «volontà» che «ri-
metry: Johan Jacob de Jaager, Student of F. C. Donders sponde» (ying ) alle azioni (gan ) armoni-
on Reaction Times and Mental Processes, Nijeuwkoop che o disarmoniche degli uomini – e in parti-
1970; E. S. GOODMAN, Citation Analysis as a Tool in colare del Sovrano inteso come intermediario
Historical Study: a Case Study Based on F. C. Don- fra il Cielo e la Terra. Le applicazioni più pro-
3066
VOLUMIfilosofia.book Page 3067 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dono


priamente politiche della sua prospettiva co- BIBL.: D. CASTELLI, Il commento di Shabbetaj Donnolo
smologica contribuiranno in maniera rilevante sul Libro della Creazione - pubblicato per la prima volta
all’adozione del confucianesimo come «dottri- nel testo ebraico con note critiche e introduzione da Da-
na di stato». vid Castelli, Firenze 1880; A. SHARF, The Universe of
A. Cadonna Shabbetaj Donnolo, Warminster 1976; G. FIACCADORI,
Donnolo Shabbetaj bar Abraham, in Dizionario Bio-
BIBL.: S. DAVIDSON - M. LOEWE, Ch'un ch'iu fan lu, in M.
grafico degli Italiani, Roma 1992, vol. XLI, coll. 213-
LOEWE, Early Chinese Texts. A Bibliographical Guide,
218; E.R. WOLFSON, The Theosophy of Shabbetaj Don-
Berkeley 1993, pp. 77-87.
nolo, with Special Emphasis on the Doctrine of the Se-
firot in Sefer Hakhmoni, in «Jewish History», 6
DONIO, AGOSTINO. – Filosofo, di Cosenza,
Donio (1992), pp. 281-316; P. MANCUSO - D. SCIUNNACH (a
vissuto nella seconda metà del XVI secolo. cura di), Sefer Yetzirà - Libro della Formazione. Con il
Intelligente divulgatore della filosofia di Tele- commentario Sefer Chakhmonì (Libro Sapiente) di
sio, scrisse il trattato De natura hominis (Basi- Shabbetaj Donnolo, Milano 2001; G. LACERENZA (a cu-
leae 1581) in cui espone, da un punto di vista ra di), Shabbetaj Donnolo. Scienza e cultura ebraica
critico-interpretativo, le soluzioni telesiane nell’Italia del secolo X, suppl. agli «Annali Università
dei problemi filosofici concernenti l’anima e le degli Studi di Napoli “L’Orientale”», 2004; V. PUTZU,
attività umane. L’aspetto più interessante Shabbetaj Donnolo: un sapiente ebreo nella Puglia bi-
zantina altomedievale, Cassano delle Murge 2004.
dell’opera è costituito da un approfondimento
in senso agostiniano (che già preannuncia
Campanella) della gnoseologia di Telesio, per DONO (gift; Geschenk, Gabe; don; don). – La ri-
Dono
cui Donio afferma il primato conoscitivo del flessione intorno al dono, che oggi viene da
primus sensus come intellectio sui ipsius. Muo- più parti rivisitata da un punto di vista specu-
vendo da questo punto di partenza coscienzia- lativo e pratico-politico, trae origine dal Saggio
sul dono scritto nel 1924 da Marcel Mauss, sul-
listico, egli delinea anche una metafisica gene-
la base dell’osservazione antropologica delle
rale di impronta naturalistica e panpsichistica,
società arcaiche. Il dono vi compare come un
secondo cui il principio che unifica e regge tut-
principio strutturante e un «fenomeno sociale
ta la realtà naturale è il calore, inteso come
totale»: è collettivo, ritualizzato e riguarda tut-
senso universale e causa di ogni mutamento. ti gli aspetti della società: è, infatti, creatore
M. Schiavone
simbolico di socialità e motore della circolazio-
BIBL: G. SAITTA, Il pensiero italiano nell’Umanesimo e ne materiale dei beni. La sua essenza relazionale
nel Rinascimento, vol. III: Il Rinascimento, Firenze si riassume nel triplice obbligo di donare, rice-
19612, pp. 76-79; L. DE FRANCO, L’eretico Agostino Do-
vere e restituire. Segue che il contro-dono è
ni, medico e filosofo cosentino del 500, Cosenza 1973
implicato e inscritto nella natura stessa del
(in appendice il De natura hominis, con tr. a fronte).
dono, pena l’estromissione dall’ordine sociale
del donatario insolvente. La circolarità dei be-
DONNOLO, SHABBETAJ BEN AVRAHAM. – Eru-
Donnolo ni prodotta dalla catena di offerte e di contro-
dito ebreo italiano, n. a Oria (Brindisi) nel 913, prestazioni introduce, però, una nozione di re-
m. attorno al 982. ciprocità che trascende il semplice arco delle
Autore di un celebre trattato farmacologico, il interpretazioni economiche. Infatti, l’obbligo
Sefer ha-Jaqar (Il libro Prezioso), Donnolo alla restituzione non è regolato da qualcosa di
espose il proprio sapere enciclopedico nel Se- simile a un contratto, né rientra nella pratica
fer Chakhmoni (Libro Sapiente), uno dei più del baratto, ma è una proprietà intrinseca del-
antichi commenti al Sefer Jetzirah. In quest’o- la cosa donata, nella misura in cui essa rimane
pera, medicina, astrologia e tradizione esote- permanentemente legata alla persona del do-
rica ebraica sono organizzate in un sistema di natore: nel dono risiede una «virtù», forza o
tipo neoplatonico che tradisce l’influenza su azione vitale e spirituale (il mana), che rappre-
Donnolo della cultura greco-bizantina. Incen- senta il vero motivo e il fondamento dello
trato sull’analogia microcosmo-macrocosmo, scambio (di doni). La logica soggiacente a
il Sefer Chakhmoni rappresenterà una fonte questa pratica è di assumere il debito come in-
importante per le successive speculazioni mi- trinsecamente congiunto al dono: il debito,
stiche sulla creazione, soprattutto presso i mentre impegna gli attori sociali a mantenersi
chassidim ashkenaziti. in rapporto, introduce una circolarità aperta,
V. Putzu consistente nel fatto che il dono ricambiato
3067
VOLUMIfilosofia.book Page 3068 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dono ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

non è mai uguale a quello ricevuto e rimane gia normativa. Autori come A. Caillé, J. Go-
sospeso in una indecidibilità costitutiva. Il do- dbout e S. Latouche, tra gli altri, hanno inter-
no arcaico non è funzione della gratuità né rogato l’universale relazione donante allo scopo
pretende di essere disinteressato, ma nasce di ripensare la genesi e il consolidamento del
nell’interrelazione di quattro componenti che legame sociale sul fondamento di «una terza re-
rappresentano anche le fonti di senso del- te di circolazione di beni e servizi», terza ri-
l’azione sociale: obbligo (in vista del manteni- spetto allo scambio di mercato e alla redistribu-
mento del legame sociale), libertà (nella forma zione statale. Il «paradigma del dono» si oppo-
del differimento temporale e della fluidità del- ne, perciò, tanto all’assiomatica dell’interesse
le forme di restituzione), interesse strumentale individuale promosso dalle istituzioni econo-
(legato al bisogno di appartenenza) e piacere miche (dove le scelte sono regolate dal rap-
(nella tessitura interminabile di rapporti). porto di appropriazione dei beni secondo il
Nella sua ripresa di Mauss, Georges Bataille calcolo costi/benefici), quanto alle derive oli-
sovradetermina la dimensione agonistica del stiche, dove i soggetti diventano momenti
dono (inconsciamente ammessa nelle prati- estrinseci della riproduzione di un sistema
che arcaiche del potlatch), trasformandolo in funzionale ipostatizzato e formalizzato. Il mo-
un gesto ostentatorio (di affermazione perso- dello teorico che ne risulta è costruito intorno
nale legata al piacere di perdere) e in uno stru- a due tesi centrali: anzitutto, il dono è uno
mento di potere (ciò di cui il soggetto si disfa, scambio (un obbligo liberamente contratto), per
nella distruzione e nel consumo di risorse, si cui la risposta e il rilancio del dono sono im-
trasforma in un potere che lo rinforza social- manenti al sistema; in secondo luogo, questa
mente). Il dono diventa funzione di dispendio forma di scambio è irriducibile a ogni movente uti-
energetico (dépense), il cui scopo è il ritiro dei litaristico: dona colui che, invece di rendere, co-
beni dal regime dell’utilità e dal circuito della mincia a sua volta a donare. La logica del dono
produzione. Alla razionalità economica retta esprime in questo modo una reciprocità asim-
dall’interesse e dal profitto, Bataille oppone le metrica che, assicurando la sporgenza del ge-
pratiche improduttive, aventi il proprio fine in sto oblativo su ogni comportamento di tipo
se stesse (attività edonistiche, pratiche di con- acquisitivo e su ogni ricerca di proporzionalità
sumo individuale e sociale, forme dell’arte e diretta o di equità formale, tiene innanzi un
della scrittura): esse propiziano la creazione doppio traguardo normativo: il rafforzamento
per mezzo del «principio di perdita», avendo di del senso di debito simbolico diffuso tra gli at-
mira l’esperienza di spossessamento del sog- tori sociali e il primato del legame (il bene re-
getto, chiamato con ciò a trascendere il senso lazionale) sul bene scambiato.
del limite e a raggiungere l’intimità perduta Parallelamente alla trattazione sociologica,
con un fondo veritativo coperto e inaccessibi- l’analisi filosofica del concetto di dono com-
le. Fondamentalmente disinteressato al lega- pare con Husserl (nella Gegebenheit come in-
me, il dono viene così declinato nella dimen- tuizione donatrice originaria) e soprattutto
sione della dispersione, nella soppressione con Heidegger (nella costellazione di figure
della misura e nel sogno di anarchia creativa che rimandano alla semantica del dare: es gibt,
all’indirizzo della «sovranità»: l’essenza del Gabe, Ereignis, Er-gebnis). In questo senso, la
dono «che è di aprire, di dare, di perdere, e che donazione diventa l’orizzonte teorico in cui si
esclude calcoli» viene così eletta a luogo di gioca l’ontologia contemporanea post-metafi-
senso della vita umana che, per un verso, si sica, oltre ogni riduzione dell’essere a oggetto,
smarca dalla mercificazione del mondo e dei ente o semplice presenza. Il dono, espressione
rapporti e, per altro verso, nello smarrimento più radicale della differenza ontologica, rap-
dell’inutile coltivato per se stesso, si deposita presenta un nuovo sorgere, in qualità di even-
in un nodo di contraddizioni e di inganni ri- to inappropriabile, nella misura in cui scioglie
flessi nella storia e ancor più «nelle operazioni il coagulo sostanziale, mentre inietta, nell’es-
di pensiero». sere, il divenire, il movimento di dis-propria-
Il lavoro intorno al dono è proseguito nelle zione e l’azione di disvelamento. In questa di-
scienze sociali a partire dagli anni ottanta per rezione si inseriscono le recenti proposte teo-
merito del Mouvement Anti-Utilitariste dans les riche di J. Derrida e di J.-L. Marion, che, mentre
Sciences Sociales (MAUSS), che di Mauss ha as- respingono ogni interpretazione economica e
sunto il nome e l’aspirazione a una antropolo- ogni lettura relazionale del dono (Mauss), sug-
3068
VOLUMIfilosofia.book Page 3069 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dono


geriscono la decostruzione o l’oltrepassamen- sovrabbondanza dell’inapparente atto donati-
to dell’ontologia. In Jacques Derrida, che an- vo su ogni contenuto della manifestazione,
noda antropologia e ontologia generale, il do- mostrando che al cuore di ogni dato agisce il
no assume la forma del paradosso: se giunge a suo carattere donato, ovvero il suo essere-per-
manifestarsi nell’esperienza secondo il model- il-dono (il fondo donato di ogni dato). La ri-
lo causale (Aristotele) o quello circolare sposta di Marion allo stupore del c’è qualcosa
(Mauss), il dono si insabbia nel suo contrario piuttosto che il nulla, lo conduce a trasformare
(lo scambio), perché il semplice senso inten- l’accadimento dell’essere (appiattito sulla pre-
zionale del dono gratifica il donatore, risarcen- senza) nell’azione di donazione e il soggetto
dolo della perdita, e trattiene il donatario da coerenza autofondativa e immanenza au-
nell’insolvenza oppure lo proietta nel calcolo tarchica a originaria passività ontologica (ado-
dei tempi e dei modi di estinzione del debito. nato): vedere significa ricevere un dono, per-
In questo modo, le condizioni di possibilità ché apparire è darsi da vedere. Spingendo il
del dono, individuate da Mauss nelle categorie dono fino all’ipotesi della interdonazione (fra
di reciprocità, contro-dono e identità, descri- adonati), Marion allude poi a un’antropologia
verebbero in realtà l’annullamento del dono, relazionale: la donazione libera l’ego da se
trasformandolo in un prestito da rimborsare. stesso, imprimendogli non un quid, ma la sua
Se, invece, il dono non accede alla scena della energheia: la forma del dono e il modo d’essere
fenomenalità, ma si ritira dietro ogni apparire, della ritrazione. La disposizione al per-altri è
esso si dilegua nella figura dell’impossibile. quindi il primo gesto del pensiero e la condi-
Questa impossibilità del dono (di ordine feno- zione dell’apertura della coscienza, giacché
menico) si rende pensabile nella cifra del- nessuno può iniziare la dinamica del donare,
l’evento, imprevedibile, irriducibile a un signifi- se dal dono è già sempre preceduto.
cante e casuale: l’evento donante lacera il con- Illuminante è, infine, la posizione di Paul Ri-
tinuum temporale mentre si espone alla possi- coeur che, saldando etica e ontologia, colloca
bilità della perdita senza riserve. Immettendo il dono all’intersezione tra la verticale della
nel «presente» lo scarto dell’assenza (il dono gratuità e della generatività di agape (la disim-
non può farsi presente senza dileguarsi), vi in- metria e la logica della sovrabbondanza) e
troduce la plastica e informe potenza della l’esigenza orizzontale della relazione di scam-
khora, quale oscurità fluida e indifferenziata: in bio. La forza paradossale del dono sembra in-
questo modo il dono precede ogni questione, sistere su questo: dare senza chiedere il con-
differisce l’essere e sfalda la coscienza autore- tro-dono rappresenta la condizione di possibi-
ferenziale della modernità nel suo disegno di lità del dono, ma dare senza interesse alla ri-
colonizzare l’alterità. A questa lettura anti- sposta significa perdere la relazione di dono.
economica del dono segue, in Donare la morte, S. Zanardo
un’interpretazione «ultra-etica», nel senso che BIBL.: G. BATAILLE, La part maudite: précédé de La no-
il puro dono incrocia le figure del sacrificio e tion de dépense, Paris 1967, tr. it. di F. Serna, La parte
della «donazione iperbolica», in ragione di un maledetta: preceduto dalla nozione di “dépense”, Torino
obbligo intransitivo e senza condizioni che, 1992; J. BAUDRILLARD, L’echange symbolique et la mort,
sulla scia di Levinas, impegna l’essere umano Paris 1976, tr. it. di G. Mancuso, Lo scambio simbolico
verso ogni altro in quanto «totalmente altro» e la morte, Torino 1984; C. LÉVI-STRAUSS, Le strutture
(tout autre), trascendendo così il piano giuridi- elementari della parentela (1947), Milano 1984; J. DER-
co-politico-etico retto da simmetria, giustizia RIDA, Donner le temps, Paris 1991, tr. it. di G. Berto, Do-

e proporzionalità. nare il tempo. La falsa moneta, Milano 1996; J. GOD-


BOUT, L’esprit du don, Paris 1992 (scritto in collabo-
Jean-Luc Marion, nell’impresa di purificazione
razione con A. Caillé), tr. it. di A. Salsano, Lo spirito
eidetica delle componenti relazionali del do-
del dono, Torino 1993; M. GODELIER, L’énigme du don,
no, (riduzione di ogni trascendenza dietro al Paris 1992; J. STAROBINSKI, Largesse, Paris 1994, tr. it.
dono e affrancamento dal regime dello scam- di A. Perazzoli-Tadini, A piene mani. Dono fastoso e
bio), ripensa il dono sullo sfondo della dona- dono perverso, Torino 1995; J.-L. MARION, Etant donné,
zione ed eleva quest’ultima a principio «ulti- Paris 1997, tr. it. di R. Caldarone, Dato che, Torino
mo» e «originario» che apre l’intero campo 2001; A. CAILLÉ, Il terzo paradigma. Antropologia filo-
dell’apparire, rimanendo immanente alla ma- sofica del dono (1988), Torino 1998; J.D. CAPUTO - M.
nifestazione di ogni fenomeno d’essere. La ci- SCANLON (a cura di), God, the Gift and Postmodernism,
fra della donazione intende così restituire la Bloomington 1999; J. DERRIDA, Donner la mort, Paris

3069
VOLUMIfilosofia.book Page 3070 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Donoso Cortés ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

1999, tr. it. di L. Berta, Donare la morte, Milano 2002; Donoso Cortés è stato chiamato il de Maistre
R. GUIDERI, Ulisse senza patria: etica e alibi del dono, spagnolo, per lo spirito della sua dottrina, più
Napoli 1999; P. SEQUERI, Dono verticale e orizzontale: ancora che per comunanza di idee. Afferma
fra teologia, filosofia e antropologia, in G. GASPARINI (a che la scienza teologica comprende tutte le al-
cura di), Il dono tra etica e scienze sociali, Roma 1999; tre scienze, che sono tali nella misura in cui
M. MAUSS, Saggio sul dono (1924), in Teoria generale sono permeate di dottrina teologica. Tali affer-
della magia, Torino 2000; P. GILBERT - S. PETROSINO, Il mazioni si fondano su alcuni postulati di chia-
dono. Un’interpretazione filosofica, Genova 2001; G.
ra intonazione tradizionalistica o fideistica, cui
MARANIELLO - S. RISALITI - A. SOMAINI, Il dono. Offerta
Donoso Cortés era portato dalla sua fede di
ospitalità insidia, Milano 2001; E. PULCINI, L’individuo
senza passioni. Individualismo moderno e perdita del le-
convertito al cattolicesimo e dalla conoscenza
game sociale, Torino 2001; M. HÉNAFF, Le prix de la dell’Europa del suo tempo. Egli accentua il fi-
vérité. Le don, l’argent, la philosophie, Paris 2002; G. deismo e la sfiducia nella ragione. Conforme-
RICHARD, Nature et formes du don, Paris 2002; P. SE- mente a questo tradizionalismo scettico, Do-
QUERI, L’umano alla prova. Soggetto, identità, limite, noso Cortés considera il linguaggio come una
Milano 2002; C. VIGNA, Sul dono come relazione pratica delle proprietà in attributo ricevuto dall’uomo
trascendentale, in C. VIGNA (a cura di), Etica trascen- nell’atto stesso della creazione. Nel linguaggio
dentale e intersoggettività, Milano 2002; G. FERRETTI (a risiedono le prime e fondamentali idee
cura di), Il codice del dono. Verità e gratuità nelle onto- dell’uomo.
logie del Novecento, Pisa-Roma 2003; S. LABATE, La Come pensatore politico, Donoso Cortés (do-
buona verità. Senso e figure del dono nel pensiero con- po l’esperienza rivoluzionaria del 1848) ricerca
temporaneo, Assisi 2004; P. RICOEUR, Parcours de la re- le cause determinanti della crisi europea e
connaissance, Paris 2004, tr. it. a cura di F. Polidori, mondiale e i rimedi adeguati per risolverla.
Percorsi del riconoscimento, Milano 2005; S. CURRÒ, Il Sostiene che il cattolicesimo è la contraddizio-
dono e l’altro. In dialogo con Derrida, Levinas e Ma- ne assoluta della rivoluzione, e perciò ne può
rion, Roma 2005; L. HYDE, Il dono. Immaginazione e essere, esso solo, il rimedio radicale. A una
vita erotica della proprietà (1979), Torino 2005.
delle forme di civiltà, e cioè alla forma filosofi-
➨ ECONOMIE PRIMITIVE. ca che è negativa e decadente, egli contrappo-
ne la forma cattolica, che è positiva e costrut-
DONOSO CORTÉS, JUAN FRANCISCO, pri-
Donoso Cortés tiva. La mentalità razionalistica, egli scrive, ha
mo marchese di Valdegamas. – Politico e avvelenato la società europea.
filosofo della storia spagnolo, n. a Valle de la A. Muñoz Alonso
Serena (Badajoz) il 6 magg. 1809, m. a Parigi il BIBL.: J. JURETSCHKE (a cura di), Obras completas de Do-
3 mar. 1853. noso Cortés, Madrid 1946, 2 voll.; L. CIPRIANI PANUNZIO
I suoi lavori, sebbene siano in gran parte solo - G. DE ROSA (a cura di), Antologia degli scritti. Il potere
polemici e occasionali, rivelano grande pene- cristiano, Brescia 1965; C. VALVERDE (a cura di), Obras
trazione filosofica. L’opera principale è Ensayo completas, Madrid 1970, 12 voll.
sobre el catolicismo, el liberalismo y el socialismo, Su Donoso Cortés: E. SCHRAMM, Donoso Cortés Leben
Madrid 1851 (subito tradotto in francese e in und Werken, Hamburg 1935, tr. sp. Donoso Cortés, su
italiano). Tra i lavori occasionali: gli articoli del vida y su pensamiento, Madrid 1936; P. DIETMAR WEST-
1838 sul «Correo nacional» circa la Scienza MEYER, Donoso Cortés, Staatsmann und Theologe. Eine
Nuova di Vico, che egli aveva allora conosciuto Untersuchung seines Einsatzes der Theologie in die Po-
rimanendone fortemente impressionato: Do- litik, Münster 1940; C. SCHMITT, Positionen und Begrif-
noso Cortés accentua l’opposizione fra storia fe, Hamburg 1940; R. CEÑAL, La filosofía de la historia
ideale eterna, da lui identificata con una «me- de Donoso Cortés, in «Revista de Filosofía», 11
(1952), pp. 91-113; E. SCHRAMM, Donoso Cortés, ejem-
tastoria» (Agostino), e la storia temporale; al-
plo del pensamiento de la tradición, Madrid 1952; C.
cuni discorsi alle Cortes (sulla situazione della
SCHMITT, Interpretación europea de Donoso Cortés, Ma-
Spagna, 4 marzo 1847; sulla dittatura, 4 genna- drid 1952; G. DE ARMAS, Donoso Cortés, Madrid 1953;
io 1849; sull’Europa, 30 dicembre 1850); alcu- J. CHAIX-RUY, Donoso Cortés, théologien de l’histoire et
ne lettere, specie quelle al cardinale Fornari, prophète, Paris 1956; R. DEMPF, Die Ideologiekritik des
nelle quali egli si difende dall’accusa di mani- Donoso Cortés, in «Philosophisches Jahrbuch», 64
cheismo: sul piano naturale la storia si conclu- (1956), pp. 298-338; R. FERNÁNDEZ CARVAJAL, Las cons-
derebbe col trionfo del male, se Dio, mediante tantes de Donoso Cortés, in «Revista de Estudios
interventi soprannaturali, non portasse a com- políticos», 95 (1957), pp. 75-107; A. CATURELLI, Dono-
pimento l’opera frammentaria dei suoi santi. so Cortés Ensayo sobre su filosofía de la historia, Córdo-

3070
VOLUMIfilosofia.book Page 3071 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dooyeweerd


ba 1958; S. GALINDO HERRERO, Donoso Cortés y su te- BIBL.: G. CAPONE BRAGA, La filosofia francese e italiana
oría política, Badajoz 1958 (dissertazione); B. MON- del Settecento, Arezzo 1920 (Padova 19412), vol. II, p.
SEGÚ, Clave teológica de la historia según Donoso Cor- 103; G. NATALI, Il Settecento, Milano 19646, p. 316.
tés, Badajoz 1958 (dissertazione); C. VALVERDE, Pre-
supuestos metafísicos en la filosofía social y política de DOOYEWEERD, HERMAN. – Giurista e filo-
Dooyeweerd
Donoso Cortés, in «Miscelanea Comillas», 16 (1958), sofo olandese, n. ad Amsterdam il 7 ott. 1894,
pp. 5-81; P. SIENA, Donoso Cortés, Roma 1966; B. PER- m. nel 1977. Laureatosi in diritto civile all’uni-
RINI, Donoso Cortés. La concezione della storia e la sua versità libera (riformata) di Amsterdam nel
polemica con i liberali e i socialisti, Milano 1980; A. 1926 (cfr. la prolusione De beteekenis der wetsi-
SCHWAIGER, Christliche Geschichtsdeutung in der Mo- dee voor rechtswetenschap en rechtsphilosophie [Il
derne: eine Untersuchung zum Geschichtsdenken von J. significato dell’idea della legge per la scienza e
Donoso Cortés, E. Von Lasaulx und V. Solov’ev, Berlin la filosofia del diritto]), divenne professore di
2001. filosofia del diritto e di diritto storico olandese
nella stessa università.
DONS, WALDEMAR THEODOR. – Filosofo nor-
Dons Insieme a D.H.Th. Vollenhoven, Dooyeweerd
vegese, n. nel 1849, m. nel 1917. ha posto i fondamenti di una filosofia trascen-
Incaricato all’università di Kristiania dal 1875 dentale cristiana. Questo tipo di filosofare è
al 1882. Come scolaro di Monrad ebbe una for- consapevole, nella riflessione trascendentale
mazione essenzialmente hegeliana e nello sul pensiero teoretico, dei propri presupposti
scritto Sul Boströmianismo (in «Norske univer- cristiani fondati sulla fede, e mette capo a
sitets og skoleannaler», serie III, 1874) attaccò un’idea trascendentale fondamentale (idea
l’idealismo oggettivo del pensatore svedese e della legge e idea del soggetto), determinata
ricondusse i presupposti di questo sistema, nella direzione e nel contenuto da questo mo-
per metà platonico e per metà romantico, ai tivo religioso di fondo. In quanto «teoria della
principi della dialettica hegeliana. In saggi struttura della realtà temporale», la filosofia
pubblicati in «Nyt norsk tidsskrift» («Nuova ri- comprende una teoria delle «strutture moda-
vista norvegese», 1877) diede poi un’esposi- li» (l’ordine e la connessione degli aspetti del
zione, sotto molti aspetti benevola e anche pe- reale) e una teoria delle «strutture individua-
netrante, delle idee fondamentali del positivi- li», cioè delle individualità temporali nella di-
smo. Più tardi si convertì al cattolicesimo. versificazione modale delle loro funzioni. Sul
A. Nyman pensiero di Dooyeweerd hanno influito larga-
BIBL.: A. AALL, Filosofien i Norden, Kristiania 1919. mente le dottrine neokantiane della Scuola di
Marburgo e specialmente il metodo fenome-
DONZELLI, GIUSEPPE. – Filosofo sensista,
Donzelli nologico di Husserl; tuttavia la sua speculazio-
abate, vissuto nella seconda metà del Sette- ne si sviluppa proprio come critica trascen-
cento e nei primi decenni del sec. XIX. dentale a queste dottrine sulla base della rive-
Ispirandosi alle teorie di Condillac e Bonnet, lazione cristiana, che egli professa nell’ambito
scrisse: Principi di diritto naturale, Palermo della tradizione riformata del calvinismo, seb-
1813; Logica ed elementi dell’arte di pensare, ivi bene a partire dal 1940 accentui sempre più il
1818. I Principi sono fondati sul presupposto carattere ecumenico del proprio pensiero. Nel
che i sensi e la ragione sono i soli mezzi con- 1936 Dooyeweerd ha fondato, insieme a Vol-
cessi dalla natura per conoscere il vero e che le lenhoven, una Società per la filosofia calvini-
sensazioni, dandoci la prima cognizione delle stica e la rivista «Philosophia reformata».
M. Marlet
cose, sono la base dei giudizi e dei ragiona-
menti. Il fine dell’uomo è la felicità, e la norma BIBL.: De wijsbegeerte der wetsidee (Filosofia dell’idea
della legge), Amsterdam 1935-36, 3 voll. (tr. ingl.
per giungere a tal fine è la retta ragione. Sulla
completamente rifatta, A New Critique of Theoretical
ragione, per mezzo dell’obbligazione, è fonda- Thought, Amsterdam-Philadelphia 1953-57; un
to il diritto, che è la facoltà di agire e il mezzo quarto vol. di indici è uscito nel 1958); Introduction
che ci concede la natura per ottenere ciò che è à une critique transcendentale de la pensée philosophi-
necessario alla nostra felicità. Nei Saggi sui que, in Mélanges Philosophiques, Bibliothèque du Xme
vantaggi della monarchia moderna (Palermo Congrès International de Philosophie, vol. II, Amster-
1794-1813) difende le teorie liberali inglesi. dam 1948, pp. 70-82; Reformatie en Scholastiek in de
A. Viviani wijsbegeerte (Riforma e scolastica nella filosofia),

3071
VOLUMIfilosofia.book Page 3072 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dopp ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

vol. I, Franeker 1949; La sécularisation de la science, in ques construites par une méthode de déduction naturel-
«La revue réformée», 1954, pp. 138-157; Philosophie le, Louvain 1962. Curò l’edizione, aggiungendovi al-
et théologie, in «La revue réformée», 1958, pp. 48-60; cune parti, di R. FEYS, Modal Logics, Louvain 1965.
Mouvements progressifs et regressifs dans l’histoire, in Su Dopp: J. LADRIÈRE, In memoriam. Le professeur Jo-
«La revue réformée», 1958, pp. 1-13; Cinq conféren- seph Dopp, in «Revue philosophique de Louvain»,
ces données au Musée social à Paris, in «La revue 76 (1978), pp. 273-282.
réformée», 1959, pp. 1-76 (La prétendue autonomie de
la pensée philosophique; La base religieuse de la philo-
DORFLES, GILLO. – N. a Trieste il 10 apr.
Dorfles
sophie grecque, scolastique, humaniste; La nouvelle
tâche d’une philosophie chrétienne); Roots of Western
1910, si laurea in medicina specializzandosi in
Culture, Toronto 1979. psichiatria, libero docente e poi ordinario di
Su Dooyeweerd: W. YOUNG, Toward a Reformed Philo- estetica, visiting professor in numerose univer-
sophy. The Development of a Protestant Philosophy in sità degli USA e dell’America Latina e come pit-
Dutch Calvinistic Thought since the Time of A. Kuyper, tore tra i fondatori a Milano del Movimento Ar-
Grand Rapids - Franeker 1952; M.F.J. MARLET, Grund- te Concreta (1948). Manifesta una costante cu-
linien der kalvinistischen «Philosophie der Gesetzidee» riosità nei confronti di diversi campi del sape-
als christlicher Transzendentalphilosophie, München re attraverso la comprensione delle motivazio-
1954; A.M. CONRADIE, The Neo-calvinistic Concept of ni antropologiche che stanno dietro le singole
Philosophy, Natal 1960; V. BRUMMER, Transcendental espressioni artistiche. Lo stimolante panora-
Criticism and Christian Philosophy. A Presentation ma culturale milanese del dopoguerra lo pone
and Evaluation of H. Dooyeweerd’s «Philosophy of the di fronte a una nuova cultura, fatta di grafica,
Cosmonomic Idea», Franeker 1961; R. NASH, Dooyewe-
pubblicità, disegno industriale, che avrà le sue
erd and the Amsterdam Philosophy, Grand Rapids
1962; AA.VV., Philosophy and Christianity. Philosophi-
conseguenze nel pensiero di Dorfles. La colla-
cal Essays Dedicated to Professor Dr. H. Dooyeweerd, borazione come redattore della rivista bime-
Kampen-Amsterdam 1965 (bibl. degli scritti, pp. strale di filosofia «aut-aut» diretta da Enzo Pa-
449-452); C.T. MCINTIRE (a cura di), The legacy of H. ci (dal 1951) costituisce una fondamentale pa-
Dooyeweerd, Lanham 1985; C.T. MCINTIRE, H. Do- lestra per i suoi studi di estetica caratterizzati
oyeweerd in North America, in D. WELLS (a cura di), da una larga apertura di orizzonti. Il non assog-
Reformed Theology in America, Grand Rapids 1985, gettarsi ad alcuna scuola di pensiero gli per-
pp. 172-185. mette di sconfinare in fenomeni culturali con-
temporanei senza pregiudizi critici.
DOPP, JOSEPH. – Logico belga, n. a Bruxelles
Dopp In uno dei primi libri Le oscillazioni del gusto
il 21 apr. 1901, m. a Eizer-Overijse il 22 febb. (1958) analizza alcuni aspetti dell’incompren-
1978. Pensatore di stampo neoscolastico, si è sione dell’arte moderna dove mette in moto
occupato soprattutto di logica, dedicandosi al nuovi scenari lievitati da inediti nessi tra crea-
confronto dell’impostazione tradizionale con tività artistica e comportamenti sociali. Ne Il
quella matematica. A partire dal suo orienta- divenire delle arti (1959) analizza il continuo
mento epistemologico realista venato da ten- processo metamorfico dei diversi linguaggi ar-
denze empiristiche, si avvicinò alle correnti di tistici sottoposti a un costante consumo tanto
filosofia analitica (tradusse, con P. Gochet,
che ogni tentativo di sistematizzarli si rivela
Word and Object di W.v.O. Quine, Paris 1977).
precario. Al disegno industriale e alla grafica
Professore all’università di Lovanio dal 1938,
pubblicitaria delle Oscillazioni, in questo sag-
ricoprì anche l’incarico di segretario di reda-
gio aggiunge lo studio oltre che delle tipologie
zione della «Revue philosophique de Lou-
vain» e di «Logique et Analyse»; fu membro artistiche canoniche anche delle nuove mani-
dell’Istitut international de philosophie e festazioni della cultura: la musica elettronica,
dell’Association for Symbolic Logic. la fantascienza, il fumetto. Nei testi degli anni
F.V. Tommasi sessanta le due costanti del rito e del mito fan-
BIBL.: Félix Ravaisson, la formation de sa pensée d’après no da filtro a un’ulteriore indagine estetico-
des documents inédits, Louvain 1933; Leçons de logique antropologica. Per i numerosi scritti si riman-
formelle, Louvain 1950, 3 voll. (nuova edizione in un da al repertorio bibliografico: Gillo Dorfles
volume, Notions de logique formelle, Louvain 1965); Scritti di architettura 1930-1998, Mendrisio
Essai d’une présentation de la logique combinatoire, in 1999.
«Logique et Analyse», 3 (1960), pp. 183-201; Logi- E. Torelli Landini

3072
VOLUMIfilosofia.book Page 3073 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dorner


DORIA, PAOLO MATTIA. – Filosofo e politico,
Doria tes als soziales Reformsystem (München 1895) in
n. a Genova il 24 febbr. 1667, m. a Napoli il 25 cui si afferma che Senofonte soltanto può for-
febbr. 1746. nire la fonte genuina del pensiero di Socrate;
Esponente dell’alta nobiltà genovese, ricevet- Geschichte der griechischen Philosophie (Leipzig
te un’educazione frivola e bigotta, alla quale, 1903, 2 voll.) ecc. Lasciò inoltre scritti di logica
recatosi a Napoli, reagì con un decennio di vita (Grundzüge der allgemeinen Logik, Dortmund
mondana e rissosa. Stanco di tale modo di vi- 1880) e, segnatamente, di morale (Philosophi-
vere e attratto dall’ambiente culturale napole- sche Güterlehre, Berlin 1888; Handbuch der
tano, entrò in contatto con il pensiero di Gas- menschlich-natürlichen Sittenlehre, Stuttgart
sendi e Descartes, aderendo alle dottrine di 1899). Il sommo bene risiede, secondo lui, nel-
quest’ultimo. Tale adesione, però, riguardò la soddisfazione del bisogno di «autoestima-
più i fondamenti platonico-agostiniani della zione motivata» (begründete Selbstschätzung)
speculazione cartesiana che le sue metodolo- quando, cioè, ognuno, promuovendo il bene
gie «scientifiche», le quali, al contrario, erano (il piacevole) di altri esseri, appaga l’interiore
al centro degli interessi dei «modernizzatori» esigenza di attribuire a se stesso un «valore
napoletani. A partire da ciò, il pensiero di Do- oggettivo» generale.
ria evolse in una progressiva accentuazione A.M. Moschetti
della sua componente neoplatonica e anti- BIBL.: V. CATHREIN, Moralphilosophie, Freiburg im
sensistica e nella rivendicazione della superio- Breisgau 1893, 2 voll., tr. it. di E. Tommasi, Filosofia
rità regolativa della metafisica sulle altre disci- morale, Firenze 1913, vol. I, pp. 274-275.
pline, che egli coltivò opponendosi all’assolu-
tismo politico e al clericalismo religioso. DORN, JOHANN CHRISTOPH. – Erudito e teolo-
Dorn
M. Forlivesi go protestante, n. a Schleuzingen nel 1680, m.
BIBL.: La vita civile, Francfort [ma Napoli] 1709-10 a Wolffenbüttel il 12 ag. 1752.
(ristampa 2001 dell’edizione 1753); Opere matemati- Fu dal 1705 magister e poi rettore della scuola
che, Venezia 1722-26, 2 voll.; Discorsi critici filosofici di Blankeburg; nel 1752 fu nominato secondo
intorno alla filosofia degl’antichi, e de i moderni, ed in bibliotecario a Wolffenbüttel, ove morì nello
particolare intorno alla filosofia di Renato des-Cartes. stesso anno. La sua attività letteraria è con-
Con un progetto di una metafisica, Venezia [ma Napo- centrata nell’edizione di testi e nella raccolta
li] 1724; Filosofia di Paolo Mattia Doria, con la quale bibliografica secondo i criteri del genere poli-
si schiarisce quella di Platone, Amsterdam [ma Napo- storico coltivato nel Seicento da Jonsius e da
li] 1728, 2 voll.; Difesa della metafisica degli antichi fi-
Morhof e continuato nel Settecento da Fabri-
losofi contro il signor Giovanni Locke, ed alcuni altri
cius e da Struve. È noto soprattutto per la rie-
moderni autori, Venezia 1732-33, 2 voll.; Il capitano fi-
losofo, Napoli 1739 (ristampa 2003); Lettere e ragio-
dizione dei tre libri De scriptoribus historiae phi-
namenti vari, Perugia [ma Napoli] 1741, 2 voll.; Mas- losophicae (Jena 1716) di J. Jonsius, cui aggiunse
sime del governo spagnolo a Napoli, a cura di V. Conti, un quarto libro dedicato alla letteratura filoso-
Napoli 1973; Manoscritti napoletani, Galatina 1979- fica dell’età moderna, coprendo tutto il Sei-
82, 5 voll.; Altri manoscritti, Galatina 1986. cento.
Su Doria: P. ZAMBELLI, Il rogo postumo di Paolo Mattia M. Longo
Doria, in P. ZAMBELLI (a cura di), Ricerche sulla cultura BIBL.: tra le altre opere: Oratio de vita et obitu H. Kel-
dell’Italia moderna, Bari 1983, pp. 149-198; E. NUZZO, leri, Jenae 1702; Diss. De doctis impostoribus, Jenae
Verso la «Vita civile». Antropologia e politica nelle lezio- 1703; Biblioteca theologico-critica, secundum singulas
ni accademiche di Gregorio Caloprese e Paolo Mattia divinioris scientiae partes disposita, Jenae 1721-25, 2
Doria, Napoli 1984; G. PAPULI (a cura di), Paolo Mat- voll.
tia Doria fra rinnovamento e tradizione, Galatina 1985; Su Dorn: M. LONGO, Le storie generali della filosofia in
M. RASCAGLIA, Gli interlocutori di Vico nei manoscritti Germania, in G. SANTINELLO (a cura di), Storia delle
della Biblioteca Nazionale di Napoli, in «Bollettino del storie generali della filosofia, vol. II: Dall'età cartesiana
Centro di Studi Vichiani», 30 (2000), pp. 109-124. a Brucker, Brescia 1979, ad indicem.

DÖRING, AUGUST. – Positivista tedesco, n. a


Döring DORNER, AUGUST. – Filosofo idealista tede-
Dorner
Elberfeld nel 1834, m. a Oporto nel 1912. sco, n. a Schiltach (Baden) nel 1846, m. a Han-
Studioso di filosofia antica, scrisse: Die Kunst- nover nel 1920.
lehre des Aristoteles (Jena 1867) importante per Fu professore a Königsberg. Il suo pensiero
la trattazione della catarsi; Die Lehre des Sokra- sentì l’influsso di Kant, Schleiermacher, Schel-
3073
VOLUMIfilosofia.book Page 3074 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dorp ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ling e in particolare R. Eucken. Un dualismo svolgimento organico (cfr. in particolare Me-


teistico ne costituisce l’aspetto più significati- taph., A, 983 a - 993 a); infatti, grazie al metodo
vo: Dio, che si raggiunge con un metodo dia- «dialettico» (Aristotele, Top., I.14), gli enuncia-
lettico-speculativo, è un’essenza spirituale e ti e i «problemi» che contrassegnano le dottri-
trascendente, che si rivela nella natura e nella ne precedenti, vengono esaminati e valutati; la
storia. Le sue opere principali sono: Das prospettiva storico-dialettica appare modalità
menschliche Erkennen, Berlin 1887; Grundriss essenziale per la più piena verifica della validi-
der Religionsphilosophie, Leipzig 1903; Eine Me- tà dei risultati conseguiti; perciò, rispetto a
taphysik des Christentums, Stuttgart 1913. quest’ultimi, il «dialogo» con i sistemi filosofi-
A.M. Moschetti ci da Talete a Platone, unito alla rassegna di
BIBL.: G.G. FREBOLD, Dorners philosophische Grundstel- quanto rientra nel convincimento dei più o de-
lung, Hannover 1917; P. LAU, August Dorners Reli- gli «esperti» (ta; e[ndoxa), delinea lo spazio con-
gionsphilosophie, Königsberg 1928. cettuale in cui si prospetta la ricerca, ed è, insie-
me, banco di prova delle soluzioni proposte.
DORP, GIOVANNI. – Nominalista del XV secolo.
Dorp Il modello «dialettico» con cui Aristotele in-
II suo nome compare nell’elenco dei maestri troduce molti dei suoi scritti condizionò il me-
ockhamisti (nominalisti o terministi) espulsi todo utilizzato, all’interno del Liceo, nel racco-
dall’università di Parigi, per ordine di Luigi XI, gliere testi e notizie storiche riguardanti la sto-
nel 1474. ria della filosofia, con speciale riguardo per i
Red. principi dei sistemi «fisici» e le «cause» della
BIBL.: F. EHRLE, Der Sentenzenkommentar Peters von «sostanza», le scienze naturali e le teorie eti-
Candia, des Pisaner Papstes Alexander V, Münster co-politiche. Punto di partenza decisivo
1925, p. 313; M. DE WULF, Histoire de la philosophie dell’attività di questo tipo devono considerar-
médiévale, Paris 1934-476, pp. 129, 146, tr. it. di V. si i 18 libri del trattato su Le dottrine fisiche di
Miano, Storia della filosofia medievale, Firenze 19572, Teofrasto (372-288 a. C.), allievo e successore
vol. III, pp. 125, 150; H. WOJTCZAK, Johannes Dorp, Au- di Aristotele nella direzione della scuola peri-
tor des Kommentars zu Summulae logicales von Johan- patetica (il titolo, riferito da Diogene Laerzio,
nes Buridan, in «Acta Mediaevalia», 12 (1999), pp. Vite dei Filosofi V II, 48, fu dapprima interpretato
311-332. da Diels come Le opinioni dei Fisici); conservia-
mo buona parte del primo (sui «principi», ajr-
DOSSOGRAFI. – Termine passato in uso per
Dossografi caiv), e citazioni significative dell’ultimo libro
designare gli autori che, nell’antichità, scrisse- (sulla percezione sensoriale); l’esposizione
ro sui più antichi filosofi greci, fornendo noti- delle «opinioni» (dovxai) segue un criterio si-
zie sulla loro vita e dottrine; dopo che Her- stematico ed è accompagnata da commenti
mann Diels ebbe a escogitare il neologismo la- critici che si ispirano alla filosofia aristotelica.
tino che compare nel titolo della sua opera Non a Teofrasto, ma certamente all’ambiente
monumentale sui Doxographi graeci (Berlin scientifico del Peripato, risale lo scritto pseu-
1879; 19764), seguita e completata, nel 1903, do-aristotelico De Melisso, Xenophane et Gorgia,
dalla prima edizione della raccolta Die Frag- che, verosimilmente, doveva far parte di un
mente der Vorsokratiker (Berlin; Hamburg ampio programma di studio della filosofia pre-
19516, rist. Dublin-Zürich 1972). socratica.
Occorre distinguere la dossografia propria- La ricostruzione d’insieme dello sviluppo del-
mente detta, vale a dire i compendi e le anto- la letteratura dossografica, nell’interna sua
logie redatti in base all’esigenza storico-erudi- differenziazione, ramificazione e trasmissione
ta predominante nell’età dell’ellenismo ales- di fonti, presenta difficoltà di non facile risolu-
sandrino, dall’attenzione storiografica anterio- zione, anche dopo le conclusioni cui è giunto
re, che è più spesso intimamente connessa, se Diels, sulla scia delle indicazioni fornite dal
non subordinata, alla riflessione teoretica per- suo maestro Hermann Usener. Snodo impor-
sonale. Il filosofo che per primo fa riferimento tante sembra essere la Raccolta di opinioni (´Ae-
alle dottrine precedenti è Platone, per quanto tivou th;n peri; ajreskovntwn sunagwghvn) di Aezio
i richiami storici, criticamente importanti, non (I-II sec. d. C), autore per altri aspetti scono-
figurino nei dialoghi in modo sistematico. È sciuto, la cui opera è segnalata nel V secolo
invece con Aristotele che la considerazione dal padre della chiesa Teodoreto; essa deriva a
delle filosofie anteriori acquista ampiezza di sua volta da una fonte più antica, i Vetusta Pla-
3074
VOLUMIfilosofia.book Page 3075 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dostoevskij


cita (prima metà del sec. I a. C.), uscita dalla Sulla natura degli dei scrive Cicerone, i cui di-
scuola di Posidonio, la cui esistenza Diels ha versi trattati filosofici (De finibus bonorum et
ipotizzato sulla base delle concordanze esi- malorum, De officiis, De fato) offrono, peraltro,
stenti fra i Placita, in cinque libri (sec. II d. C.), scorci essenziali del dibattito filosofico che si
attribuiti erroneamente a Plutarco di Cheronea, accese fra gli indirizzi dello stoicismo, epicu-
e l’antologia (Eclogae) di Stobeo (V secolo d. C.). reismo e scetticismo. E tuttavia, per quanto le
In generale, nell’ambito della produzione dos- notizie trasmesse risultino spesso indispensa-
sografica in senso stretto, occorre distinguere, bili per la migliore conoscenza del pensiero
sia pure schematicamente, tre diversi generi classico greco e romano, le opere di questi ul-
letterari, tendenzialmente diversi per i temi timi scrittori, come del resto quelle di Plutarco
trattati e il metodo adottato. Alcuni autori – e di Clemente d’Alessandria, per citare solo i
com’è il caso dei già citati Aezio, pseudo-Plu- maggiori, non fanno parte della tradizione
tarco e Stobeo – si dedicano a comporre rasse- dossografica tecnicamente intesa.
gne – che con il tempo diventano sempre più G.F. Pagallo
brevi e schematiche – delle vedute filosofiche BIBL.: Per i singoli autori, cfr. voci e bibl. relative:
apparse storicamente, con estratti dalle opere fondamentale H. DIELS, Doxographi graeci, Berolini
dei loro autori. A questo tipo di derivazione 1879 (rist. anast. Berolini 1965), tr. it. di L. Torraca,
pseudoplutarchea appartengono la Confuta- I dossografi greci, Padova 1961, integrato da P. WEND-
zione di tutte le eresie, dello scrittore cristiano LAND, Eine doxographische Quelle (Vetusta Placita), in
Ippolito (inizio III secolo), specialmente im- «Sitzungsberichte der Akademie der Wissenschaf-
portante per la documentazione presocratica, e ten in Berlin, Gesellschaftswissenschaften», Philo-
la Storia filosofica (III-V secolo d. C.), falsamente sophie 1897. Vedi anche: M. GIUSTA, I dossografi di eti-
attribuita a Galeno; oltre allo scritto in difesa ca, vol. l, Torino 1964.
dei cristiani di Atenagora, lo pseudo-Giustino, STUDI: M. DAL PRA, La storiografia filosofica antica, Mi-
e lo Scherno dei filosofi pagani di Ermia. lano 1948; AA.VV., Storiografia e dossografia nella filo-
Un altro gruppo di dossografi preferisce invece sofia antica, a cura di G. Cambiano, Torino 1986; D.E.
narrare le vite dei filosofi – sotto l’influsso del- HAHM, The Ethical Doxography of Arius Didymus, in
lo stoicismo considerate esemplari per il con- W. HAASE - H. TEMPORINI (a cura di), Aufstieg und Nie-
seguimento della saggezza –, le loro relazioni dergang der römischen Welt, vol. II, cap. 36.4, Berlin -
personali o di scuola; in questo campo, l’opera New York 1990, pp. 2935-3055; J. MANSFELD, Doxo-
graphy and Dialectic: the Sitz im Leben of the «Placi-
più significativa è certamente la Raccolta delle
ta», in W. HAASE - H. TEMPORINI (a cura di), Aufstieg
vite e dottrine dei filosofi, scritta in dieci libri da
und Niedergang der römischen Welt, Berlin - New
Diogene Laerzio (prima metà sec. III), ricca di
York 1990, pp. 3056-3229; J. MANSFELD, «Physikai do-
informazioni preziose; cui va aggiunta quella xai» and «Problemata physica» from Aristotle to Aëtius
Sulle scuole di uno scrittore dalla cronologia in- (and Beyond), in W.W. FORTENBAUGH - D. GUTAS (a cu-
certa, Ario Didimo (I-III secolo). Per la dosso- ra di), Theophrastus: His Psychological, Doxographical
grafia «biografica» vanno inoltre ricordati il and Scientific Writings, New Brunswick 1992, pp. 63-
primo libro della Confutazione di tutte le eresie di 111; J. MANSFELD, Sources, in The Cambridge History
Ippolito, che per le sezioni dedicate a Talete, of Hellenistic Philosophy, Cambridge 1999, pp. 3-30;
Pitagora, Eraclito ed Empedocle, ha presumi- D.T. RUNIA, What is Doxography?, in PH.J. VAN DER EIJK
bilmente utilizzato qualche raccolta di aned- (a cura di), Ancient Histories of Medicine: Essays in
doti apocrifi. Medical Doxography and Historiography in Classical
Una terza e ultima tendenza si occupa di pre- Antiquity, Leiden 1999, pp. 33-55; L. ZHMUD, Revising
sentare, facendo ricorso quasi sempre al crite- Doxography: Hermann Diels and his Critics, in «Phi-
rio della connessione «dialettica», la «succes- lologus», 145 (2001), pp. 219-243; J. MANSFELD, De-
sione» (diadochv) intercorsa tra i filosofi (per constructing Doxography, in «Philologus», 146
esempio, nel rapporto maestro-scolaro) e, so- (2002), pp. 277-286.
prattutto, tra i diversi orientamenti, o «scuole»
filosofiche. A questo proposito, si possono ri- DOSTOEVSKIJ, FËDOR MICHAJLOVIC. – N. a
Dostoevskij
cordare gli scritti del filosofo e poeta greco Fi- Mosca il 30 ott. 1820, m. a Pietroburgo il 28
lodemo (sec. I a. C.), che si occupa di stabilire genn. 1881. Figlio di un medico militare, viene
i rapporti fra l’Accademia e lo stoicismo (che iscritto dal padre ai corsi di ingegneria del col-
critica) ed espone ciò che i filosofi hanno detto legio militare di Pietroburgo. In realtà la sua
circa gli dei, in stretto parallelismo con quanto vocazione è letteraria: terminati gli studi ottie-
3075
VOLUMIfilosofia.book Page 3076 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dostoevskij ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ne un modesto incarico burocratico che lascia traverso terribili incubi), non può pentirsi né
quasi subito per dedicarsi alla professione di condannare se stesso: la storia della sua rina-
scrittore, scelta che manterrà tra molte soffe- scita grazie all’amore per Sonja, la prostituta
renze e umiliazioni (epilessia, debiti, lutti fa- che lo ama e lo segue fino in Siberia, non viene
miliari, arresto e deportazione in Siberia) e che narrata ma solo accennata alla fine del roman-
gli regalerà comunque inattese soddisfazioni zo.
e, alla fine, una grande notorietà. I romanzi di Stavrogin, il personaggio centrale dei Demoni
Dostoevskij, intrisi di filosofia, affrontano (1873), è ancora al di là di Raskolnikov: non ha
sempre problemi universali: Dio, il male, la nessuna norma da violare e nessuno scopo da
colpa, la libertà, le profondità dell’anima. La perseguire in quanto ignora ogni distinzione
vita attiva dei suoi personaggi, liberata dalle di bene e male. Individuo eccezionale, affasci-
incombenze del quotidiano, corrisponde alla nante, è l’incarnazione di una forza negatrice
nostra vita profonda. Spesso si è sottolineato, fine a se stessa destinata a distruggere e ad
forse non a torto, il carattere profetico autodistruggersi: ogni sua azione e provoca-
dell’opera di Dostoevskij, vedendo in essa zione è motivata solo dalla noia, dall’indiffe-
un’anticipazione e una critica ante litteram del renza e dalla volontà di sperimentare. Disin-
pensiero di Nietzsche, del nichilismo ateo mo- cantato spettatore di se stesso, Stavrogin spo-
derno e degli esiti totalitari delle ideologie sa una povera infelice solo per la sadica curio-
utopistiche. sità di impersonarsi improbabile benefattore;
Si è soliti indicare, sulla scia di Lev Šestov, nel- distribuisce fra i suoi amici idee titaniche da
le Memorie dal sottosuolo (1865) una svolta cru- lui coltivate senza aderirvi solo per vederne gli
ciale nella produzione di Dostoevskij: il pas- esiti mortiferi (il nichilismo rivoluzionario di
saggio da un socialismo umanitario – presente Pëtr Verchovenskij, l’ateismo suicida di Kiril-
in Povera gente (1846), Umiliati e offesi (1862) e lov, il nazionalismo religioso di Šatov non so-
nelle Memorie da una casa di morti (1861), reso- no che frammenti della sua personalità viventi
conto dell’atroce prigionia siberiana – a una di vita propria); seduce e violenta una bambi-
concezione tragica del mondo e della sofferen- na per spiare in lei il tormento della colpa che
za. Ciò che la spietata autoanalisi dell’uomo la porta infine al suicidio. Proprio quest’ulti-
del «sottosuolo» mette in luce è infatti una re- mo delitto – che ora lo perseguita dopo una
gione nascosta e inquietante dell’animo uma- lunga rimozione – viene rievocato nella con-
no, nella quale il dolore appare nella sua irri- fessione che Stavrogin consegna al vescovo Ti-
ducibile ambiguità, dove il soggetto scopre il chon: atto estremo ancora nel segno dell’am-
piacere morboso di impersonarsi vittima e car- biguità, ove il rimorso si mescola con il piacere
nefice di se stesso. Le umiliazioni che il prota- della propria degradazione e con la vanità
gonista di questo racconto volontariamente ri- dell’ostentazione. Stavrogin in realtà cerca la
cerca e si infligge dimostrano l’impossibilità di croce, vorrebbe soffrire ma non può perché si
un distacco dal male e dalla degradazione pro- vergogna del pentimento, perché si rifiuta di
prio perché condizioni delle quali l’uomo arri- patire lo scherno al quale la sua confessione lo
va a compiacersi. Raskolnikov, lo studente condannerebbe: il suicidio non è che la confer-
protagonista di Delitto e castigo (1866), è un au- ma della sua demoniaca vocazione al nulla e
tentico uomo del sottosuolo: un’idea lo osses- alla distruzione, vocazione che finisce per in-
siona, quella della libertà propria dell’«uomo ghiottirlo.
superiore» di uccidere per fini più alti. Tale Se Stavrogin è l’incarnazione del male, il prin-
idea, a lungo covata sotterraneamente e assa- cipe Myškin, protagonista dell’Idiota (1868-69)
porata fino al tormento, una volta messa in vuole essere, secondo le parole di Dostoevskij,
pratica finisce per schiacciarlo: dopo aver ucci- la rappresentazione di un uomo «assoluta-
so una vecchia usuraia e sua sorella per procu- mente buono», il simbolo di Cristo stesso.
rarsi del denaro, Raskolnikov si accorge di es- Myškin è un disadattato, infermo nel fisico e
sere solo un banale omicida, di non aver rag- nella mente, epilettico, un «idiota» appunto,
giunto una libertà al di là del bene e del male eppure è capace di un’infallibile penetrazione
e di non essersi dimostrato all’altezza della psicologica, prevede le azioni degli uomini
sua idea. Per questo, anche se confessa e af- comprendendole e perdonandole in anticipo,
fronta la pena volendola, presentendo in qual- è sempre mite e generoso, attira e affascina le
che modo la sua colpevolezza (soprattutto at- anime più sensibili delle donne e dei bambini:
3076
VOLUMIfilosofia.book Page 3077 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dostoevskij


proprio la sua povertà di spirito e la sua infan- lità di Dio e della sofferenza umana: non è ac-
tile estraneità all’opportunistica morale co- cettabile l’idea che Dio si serva di essa per re-
mune rendono il suo sguardo (uno sguardo da alizzare il suo piano di riconciliazione finale, in
nessun luogo) così chiaro. Riapparso a Pietro- particolare nel caso in cui a patire siano i bam-
burgo dopo un soggiorno in Svizzera dove ha bini. Se il prezzo dell’armonia finale è anche la
curato una malattia nervosa, il principe è ac- sola lacrima di un solo bambino, Ivan dichiara
colto inizialmente come un ritardato da deri- di volersi tenere fuori da tutto ciò: quella lacri-
dere e di cui profittare, ma pian piano tutti i ma basta di per sé a dimostrare l’assurdità del
personaggi restano incantati dal sua figura mondo e l’inesistenza di Dio. Anche la reden-
enigmatica e dalla sua altezza d’animo: «que- zione ha fallito: Cristo, invece di liberare l’uo-
sto intruso diventa indispensabile. [...] Agli oc- mo dal dolore, non ha fatto che peggiorare il
chi di tutti è la prova di un’altra esistenza, di suo stato caricandolo del peso insostenibile
un altro mondo possibile» (H. Troyat, Dostoev- della libertà. L’ateismo di Ivan culmina però in
skij, Paris 1940, pp. 334 ss). Ma questo mondo un indifferentismo etico (se Dio non esiste
alternativo non si realizza. Due donne si inna- «tutto è permesso») e in un nichilismo che la-
morano di Myškin, Aglaja e Nastasja: quest’ul- cerano la sua anima assetata di giustizia e lo
tima è ricambiata ma si sente indegna di lui e condannano alla dissociazione e alla follia. La
si abbandona al perfido Rogozin che alla fine risposta di Alëša a Ivan esprime bene il com-
la uccide in preda alla gelosia. Il principe, che portamento di Dmitrij: c’è chi può perdonare
presentiva un simile esito, ripiomba nella fol- tutto e riscattare la sofferenza inutile proprio
lia. Diversi autori (L. Šestov, P. Evdokimov, H. perché anch’egli ha patito innocente, ed è Cri-
Troyat, H. De Lubac) hanno letto la vicenda sto. Dio stesso, lungi da voler piegare la soffe-
dell’Idiota nel segno dell’insufficienza e del fal- renza ai propri piani, l’ha presa su di sé e ha
limento di un amore che non è che compassio- condiviso con l’uomo l’abisso del dolore e
ne: Myškin in effetti non sa agire ma solo ama- dell’abbandono fino alla morte. L’unico senso
re, e quando agisce sbaglia; può solo consola- possibile della sofferenza è allora quello della
re, non salvare. Il suo ricadere nella follia di- consofferenza col redentore: l’assurdità e lo
mostrerebbe (questo il messaggio di Dostoe- scandalo del male sono tolti e vinti per il fatto
vskij) lo smacco di una concezione del bene stesso che Dio li ha accolti in sé partecipando-
fondata sulla passività e non opposizione al vi. Questo il messaggio di Dostoevskij, «tor-
male. Altri (R. Guardini, L. Pareyson) hanno in- mentato da Dio» (sono sue parole) e dall’atei-
vece insistito più sull’equazione Myškin-Cri- smo per tutta la vita: le parole di Ivan, da Do-
sto, riconoscendo nella fugace apparizione stoevskij profondamente sentite e scritte di
mondana del protagonista e nella sua incapa- getto in pochi giorni trovano nella theologia
cità di adattamento il destino tragico del bene crucis la loro tragica e sofferta soluzione. Il de-
che si incarna senza essere «di questo mon- stino dell’uomo che rifiuta Dio è cadere nelle
do». braccia del demonio: demoni sono coloro che
Nell’ultimo romanzo di Dostoevskij, I fratelli uccidono e incendiano cercando di costruire
Karamazov (1879-80), è la sofferenza stessa a una società perfetta senza Dio; diabolica la fol-
rivelarsi, tragicamente, l’unica espiazione pos- lia in cui precipita Ivan; pura fantasticheria il
sibile: solo rivivendo l’esperienza di Cristo, ri- sogno (messo in bocca a Versilov nell’Adole-
conoscendosi colpevoli verso tutti e tutto, si scente, 1875, e al demonio nei Fratelli Karama-
può riscattare la sofferenza altrui con la pro- zov) di un’umanità liberata dall’amore per Dio
pria, perdonare ed essere perdonati. Dmitrij e unita in una trepidante dedizione al finito.
Karamazov, accusato di parricidio e condanna- M. Rossi Monti
to ai lavori forzati, anche se innocente accetta BIBL.: L. ŠESTOV, Dostoevskij i Nitse. Filosofija tragedii,
la pena e vuole soffrire per tutti, soprattutto Berlin 1922, tr. it. di E. Lo Gatto, La filosofia della tra-
per coloro che soffrono inutilmente, i bambini gedia, Napoli 1950; R. GUARDINI, Religiöse Gestalten in
(come quel bambino che lui stesso ha ferito Dostoevskijs Werk: Studien über den Glauben, Mün-
per sempre umiliandone il padre davanti agli chen 1951, tr. it. di M.L. Rossi, Il mondo religioso di
occhi). Questa è la vera risposta all’ateismo Dostoevskij, Brescia 1951; N. BERDJAEV, Mirosozercanie
del fratello Ivan, il quale in un fondamentale Dostoevskago, Praha 1923, tr. it. di B. Del Re, La con-
dialogo con il novizio Alëša (il terzo dei fratel- cezione di Dostoevskij, Torino 19772; P. EVDOKIMOV,
li), aveva rifiutato di ammettere la compatibi- Dostoevskij et le problème du mal, Paris 19782; S. GIVO-

3077
VOLUMIfilosofia.book Page 3078 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dottore ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

NE, Dostoevskij e la filosofia, Roma-Bari 1984; H. DE mo pontefice, non necessariamente in coinci-


LUBAC, Le drame de l’humanisme athee, Paris 1944, tr. denza con la canonizzazione a santo. Nel XVI
it. di A. Tombolini, Il dramma dell’umanesimo ateo, secolo, il pontefice san Pio V stabilì un formu-
Milano 19922; L. PAREYSON, Dostoevskij, Torino 1993; lario liturgico per celebrare la memoria dei
V. IVANOV, Dostojewskij: Tragodie-Mythos-Mystik, Tü- santi dottori; nel 1970, a opera di Paolo VI, fu-
bingen 1922, tr. it. di E. Lo Gatto, Dostoevskij. Trage- rono proclamate dottori della chiesa, per la
dia Mito Mistica, Bologna 1994.
prima volta, due sante, Caterina da Siena e Te-
resa d’Avila. Il titolo non coincide con quello
DOTTORE (doctor; Doctor; docteur; doctor). –
Dottore di padre della chiesa (solo alcuni padri sono
Etimologicamente significa: colui che è atto a dottori).
insegnare; in senso più rigoroso, definisce un Red.
grado accademico, il cui sviluppo storico è
BIBL.: G. LE BRAS, Velut splendor firmamenti: Le
connesso allo sviluppo delle università. docteur dans le droit de l’Église médiévale, in AA.VV.,
Fu adoperato da principio come puro titolo Mélanges offerts à Étienne Gilson, Toronto-Paris
onorifico e conferito, accompagnato da un ag- 1959, pp. 373-388.
gettivo, ai più insigni maestri del tempo; di-
venne quindi un equivalente di maestro, e sol- DOTTRINA MONOFILETICA (dal gr. mo-
Dottrina monofiletica
tanto più tardi, sembra per la prima volta a Bo- vno" «solo», fulhv «radice» - monophyletic theory;
logna, acquistò un valore a sé, distinto dagli monophyletische Lehre; théorie monophyletique;
altri gradi accademici. In questo senso il titolo doctrina monofilética). – Dottrina secondo cui
di dottore veniva conferito a chi, svolto un de- tutte le specie di organismi avrebbero avuto
terminato corso di studi e superati gli esami, si origine da una unica specie originaria attraver-
dimostrava capace di insegnare. so successive e progressive evoluzioni. Ne fu
Fra i più famosi soprannomi di dottore si pos- sostenitore E. Haeckel. A questa teoria altri
sono ricordare: Alano di Lilla, Alberto Magno e oppongono invece la dottrina polifiletica, se-
Abelardo, Doctor universalis; Bernardo di Chia- condo la quale non una, ma molte sarebbero
ravalle, Doctor mellifluus; Alessandro di Hales, le specie originarie.
Doctor irrefragabilis; Tommaso d’Aquino, Red.
Doctor angelicus, communis; Bonaventura di Ba-
gnorea, Doctor seraphicus; Enrico di Gand, ➨ EVOLUZIONISMO.
Doctor solemnis; Ruggero Bacone, Doctor admi-
rabilis; Goffredo di Fontaines, Doctor veneran- DOTTRINA SOCIALE
Dottrina sociale DELLA CHIESA
della chiesa
dus; Giovanni Duns Scoto, Doctor subtilis; Rai- (the church’s social teaching; Soziallehre der Kir-
mondo Lullo, Doctor illuminatus; Egidio Colon- che; magistère social de l’église; doctrina social de
na o Romano, Doctor fundatissimus; Durando di la iglesia). – Per dottrina sociale della chiesa
San Porciano, Doctor resolutissimus; Gregorio di s’intende un corpus di principi dottrinali e d’in-
Rimini, Doctor authenticus; Niccolò Cusano, dicazioni operative attraverso cui la chiesa ha
Doctor christianus; Gabriele Biel, Doctor profun- interpretato (e interpreta) la questione socia-
dissimus; Francisco Suárez, Doctor eximius. le, alla luce del Vangelo e della tradizione suc-
Il titolo di «dottore della chiesa» è conferito cessiva, offrendo in particolare ai credenti e al-
dalla chiesa cattolica a un esiguo numero di le comunità cristiane criteri di giudizio per va-
scrittori ecclesiastici, i quali, grazie all’eccezio- lutarne il significato e indirizzi concreti secon-
nale conoscenza teologica profusa in maniera do i quali sviluppare il proprio impegno nella
originale nei loro scritti, hanno contribuito in società. Si suole far risalire l’inizio di tale dot-
maniera determinante all’approfondimento e trina all’enciclica Rerum novarum di Leone XIII
alla relativa diffusione della dottrina e dell’or- (1891), documento che ha assunto storica-
todossia cattolica. Inizialmente, il titolo di mente il ruolo di «magna charta», cioè di para-
dottore della chiesa venne attribuito a perso- digma letterario e dottrinale al quale i docu-
naggi famosi («padri della chiesa») che, oltre menti successivi, in gran parte commemorativi
che proclamati santi, furono unanimemente della sua promulgazione, si sono ispirati.
riconosciuti e considerati meritevoli di questo SOMMARIO: I. Lo sviluppo storico della dottrina
titolo. Successivamente, circa dal VI secolo in sociale e le principali categorie interpretative
poi, il titolo di dottore della chiesa fu attribui- della realtà sociale. - II. Le diverse accezioni di
to mediante ufficiale proclamazione del som- dottrina sociale e i criteri di valutazione delle
3078
VOLUMIfilosofia.book Page 3079 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dottrina sociale della chiesa


varie affermazioni. - III. Il rinnovamento della tà con cui si accosta ai problemi della vita so-
dottrina sociale e le prospettive per il futuro. ciale; organicità resa necessaria dall’emergere
I. LO SVILUPPO STORICO DELLA DOTTRINA SOCIALE E LE in senso proprio, con l’avvento della rivoluzio-
PRINCIPALI CATEGORIE INTERPRETATIVE DELLA REALTÀ ne industriale, della cosiddetta «questione so-
SOCIALE. – Nonostante l’arco di tempo piutto- ciale», dall’affermarsi cioè di una situazione di
sto ristretto – poco più di un secolo – e il nu- grave conflitto tra le classi che compongono il
mero limitato di documenti prodotti, la dottri- tessuto della società – in particolare tra la
na sociale della chiesa è andata soggetta a classe borghese e la classe operaia – e dalla
profonde trasformazioni, sia sul terreno della necessità di intervenire in termini globali, cre-
struttura formale che dei contenuti, a causa ando i presupposti per l’attuazione di un ordi-
soprattutto dei profondi e rapidi mutamenti ne giusto.
verificatisi in tale periodo nella società. Le direttrici attorno alle quali tale ordine va
I testi che ad essa fanno capo sono, oltre alla costruito sono ben espresse da alcune fonda-
già citata Rerum novarum, l’enciclica Quadra- mentali categorie di lettura della realtà socia-
gesimo anno di Pio XI (1931), alcuni radiomes- le, che rivestono, nello stesso tempo, il signi-
saggi di Pio XII (in particolare quelli del 1 giu- ficato di criteri di valutazione dell’esistente e
gno 1941, cinquantesimo anniversario della di prospettive per la costruzione del futuro.
pubblicazione della Rerum novarum, e quelli Al centro di tali direttrici vi è anzitutto il con-
del 1 settembre e del 24 dicembre 1944), le en- cetto di giustizia sociale, la quale viene identifi-
cicliche Mater et magistra (1961) e Pacem in ter- cata (contrariamente a quanto avveniva nella
ris (1963) di Giovanni XXIII, la costituzione pa- manualistica morale del tempo, dove centrali
storale Gaudium et spes del Vaticano II (1965), erano i concetti di giustizia commutativa e di-
l’enciclica Populorum progressio (1967) e la let- stributiva) con la giustizia tout court, in quanto
tera apostolica Octogesima adveniens di Paolo a costituirne l’oggetto è il bene di tutti e di cia-
VI, il documento del sinodo dei vescovi Giusti- scuno. Il fatto che l’uomo sia essenzialmente
zia nel mondo (1971) e infine le encicliche Labo- un essere sociale e sia, nel contempo, fine (e
rem exercens (1981), Sollicitudo rei socialis (1987) non mezzo), impone che il vero bene della co-
e Centesimus annus (1991) di Giovanni Paolo II. munità venga riferito trascendentalmente –
Oltre a questi documenti, che costituiscono il come osserva acutamente la Mater et magistra
blocco più consistente e più autorevole, im- – al bene della persona e che, a sua volta, il be-
portanti riferimenti alla questione sociale so- ne di quest’ultima non possa essere determi-
no reperibili in altri interventi papali e delle nato senza tenere conto dei vincoli di solidale
congregazioni romane, mentre notevole signi- comunione, anteriori a ogni forma di organiz-
ficato rivestono le prese di posizione di nume- zazione sociale. Questa concezione riceve ul-
rose conferenze episcopali nazionali o di interi teriori approfondimenti nel corso del tempo,
continenti (basti pensare ai documenti con- sia a seguito dell’introduzione della categoria
clusivi degli incontri della conferenza episco- di «umanesimo plenario», che conferisce allo
pale latino-americana a Medellín e a Puebla). sviluppo una dimensione «umanistica» (cfr.
L’interesse per la realtà sociale e l’impegno a Populorum progressio), sia grazie al riferimento
interpretarla secondo la logica evangelica so- a un «parametro interiore», destinato a garan-
no una costante della tradizione cristiana. I tire la promozione di ogni soggetto umano nel
padri della chiesa hanno affrontato ripetuta- rispetto della radicale uguaglianza tra gli uo-
mente, sia pure in modo occasionale, questio- mini (cfr. Sollicitudo rei socialis, nn. 27-33). Ac-
ni che avevano attinenza con la giustizia socia- canto a questi contributi, che determinano un
le; mentre, a loro volta, i teologi medioevali affinamento qualitativo, è poi doveroso ricor-
hanno approfondito, con rigore teoretico, le dare il graduale ampliamento di orizzonti cui il
categorie che definiscono la struttura portante concetto di giustizia sociale va soggetto, con
della socialità umana. La dottrina sociale della l’assunzione, in conseguenza dell’avanzare del
chiesa non è dunque un masso erratico processo di interdipendenza tra i vari settori
nell’ambito della riflessione ecclesiale; ha pre- della convivenza e tra i popoli (fino all’attuale
cisi antecedenti, ai quali fa peraltro spesso ri- globalizzazione), di dimensioni universalisti-
ferimento nell’esposizione delle sue linee che e con il superamento di una prospettiva
orientative. L’elemento di novità che in essa si puramente sincronica e l’apertura a una pro-
riscontra è costituito dal carattere di organici- spettiva diacronica – resa urgente dalla gravità
3079
VOLUMIfilosofia.book Page 3080 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dottrina sociale della chiesa ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

della crisi ecologica – che tiene in seria consi- pieno inserimento nella vita sociale – per
derazione la promozione umana delle genera- giungere alla richiesta della creazione di un si-
zioni future (Sollicitudo rei socialis, n. 34). stema economico che si sviluppi secondo una
Così definito, il concetto di giustizia sociale è logica di partecipazione e di solidarietà (cfr.
l’humus nel quale affondano le loro radici due Centesimus annus, nn. 30-43). In una seconda
grandi principi, che secondo la dottrina socia- fase – che ha inizio con la pubblicazione della
le della chiesa vanno posti alla base degli or- Populorum progressio e, successivamente, della
dinamenti socioeconomici e politici: il princi- Sollicitudo rei socialis –, nella quale la questione
pio di sussidiarietà e il principio della destinazione sociale non può più limitarsi a considerare le
universale dei beni. Il principio di sussidiarietà, ineguaglianze fra le classi ma deve porre al
enunciato per la prima volta, in termini precisi, centro della riflessione la questione dei rap-
dalla Quadragesimo anno (n. 80) per tutelare porti tra i popoli della terra, essenziale diventa
l’autonomia dei singoli e dei gruppi intermedi la denuncia dello stato di sperequazione esi-
– oggi si direbbe della «società civile» – di stente tra Nord e Sud del mondo e l’individua-
fronte all’indebita invadenza dello stato, ha zione dei presupposti sui quali costruire un
subito, successivamente, un processo di gra- nuovo ordine internazionale. La solidarietà
duale ridimensionamento con l’introduzione s’identifica qui con la promozione dell’intera
del principio di solidarietà, che assume con la famiglia umana e deve concretamente tradursi
Populorum progressio il carattere di presuppo- nella elaborazione di progetti di collaborazio-
sto fondante dell’ordine sociale (cfr. nn. 59- ne mondiale e nella creazione di relazioni
61). Per questo lo sforzo dei documenti più re- commerciali ispirate a criteri di vera equità so-
centi – si veda in particolare la Centesimus an- ciale.
nus (n. 39) – è teso a ristabilire un giusto equi- II. LE DIVERSE ACCEZIONI DI DOTTRINA SOCIALE E I CRI-
librio tra i due principi, assegnando al princi- TERI DI VALUTAZIONE DELLE VARIE AFFERMAZIONI. –
pio di solidarietà il carattere di orizzonte ulti- Accostando i vari documenti del magistero so-
mo di riferimento e attribuendo al principio di ciale non è difficile individuare la presenza, nel
sussidiarietà il significato di mezzo per il coin- succedersi delle varie fasi storiche, di accezio-
volgimento responsabile dei diversi soggetti ni diverse del concetto di dottrina sociale della
individuali e sociali nel processo di ricerca del chiesa.
bene comune. Il secondo – il principio della de- La prima di queste accezioni coincide con lo
stinazione universale dei beni – è invece il punto sviluppo di un modello ideologico-dottrinale,
di arrivo di un cammino che è venuto facendo- che interpreta l’intervento della chiesa nei
si strada gradualmente nell’ambito della dot- confronti della realtà sociale come offerta di
trina sociale della chiesa, ridimensionando la un progetto autonomo, contrapposto tanto al
centralità assegnata in partenza all’istituto liberalismo capitalista, che negava l’esistenza
della proprietà privata, e che ha ricevuto la sua di un ordine oggettivo capace di fondare il be-
definitiva consacrazione nella Populorum pro- ne comune, quanto al collettivismo marxista,
gressio (n. 22). Con esso si afferma, in termini che sosteneva il primato della struttura socia-
inequivocabili, il diritto di tutti gli uomini e di le sulla persona. Questo modello, presente
tutti i popoli ad attingere dai beni della terra anzitutto nella Rerum novarum e ripreso, suc-
quanto è necessario alla soddisfazione dei cessivamente, dalla Quadragesimo anno, finiva
propri bisogni, esigendo, di conseguenza, che per trasformare la dottrina sociale della chiesa
ogni ordinamento socio-economico sia fonda- in una vera e propria «terza via», caratterizzata
to sulla ricerca di un’equa distribuzione dei dalla pretesa di ricavare immediatamente dal
beni secondo criteri di giustizia non disgiunta messaggio evangelico un preciso progetto so-
dalla carità. cio-politico, con la tentazione della caduta
A partire da tali presupposti viene anzitutto af- nell’integrismo, ma anche con il pericolo di ri-
frontato il problema dei rapporti tra capitale e duzione della fede a una ideologia storico-so-
lavoro, che rappresenta, nella prima fase di ciale.
sviluppo della questione sociale, il nodo criti- La presa di coscienza di questi limiti e il tenta-
co più rilevante, partendo dalla difesa dei di- tivo del loro superamento si verificano soprat-
ritti dei lavoratori – dal diritto al salario al di- tutto all’epoca del Vaticano II, in concomitan-
ritto al rispetto dell’integrità fisica e morale, fi- za con l’avanzare di forti critiche al concetto di
no al diritto alla libertà di associazione e al dottrina sociale della chiesa non solo al di fuo-
3080
VOLUMIfilosofia.book Page 3081 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dottrina sociale della chiesa


ri della chiesa – si pensi alla radicalità della III. IL RINNOVAMENTO DELLA DOTTRINA SOCIALE E LE
critica marxista – ma soprattutto al suo inter- PROSPETTIVE PER IL FUTURO. – Con il pontificato di
no: ad essere contestata è la possibilità della Giovanni Paolo II ha luogo una forte ripresa
chiesa di costruire un progetto coerente, capa- della dottrina sociale della chiesa (lo stesso
ce di mediare i valori della parola di Dio nella termine viene pienamente recuperato); ripresa
concretezza delle situazioni, fino a pervenire a che coincide tuttavia con un consistente mu-
decisioni tecniche che concernono la regola- tamento del suo contenuto concettuale. È sta-
mentazione dei processi propri della società ta soprattutto la Sollicitudo rei socialis a interve-
industriale. nire al riguardo, sottolineando che la dottrina
Le piste che nel periodo del concilio e del post- sociale della chiesa non è una «terza via» e
concilio vengono percorse, nel tentativo di neppure un’ideologia ma una categoria a sé,
uscire da questo stato di impasse, sono ricon- che appartiene al campo della teologia, e spe-
ducibili alla produzione di due modelli: il mo- cialmente della teologia morale (cfr. n. 41) e ri-
dello antropologico-etico e il modello critico-pro- levando come ad essa non spetti soltanto il
fetico. Il primo identifica il compito della chiesa compito di denunciare le situazioni di ingiusti-
nei confronti della realtà sociale con l’indica- zia presenti nel mondo, ma anche di annuncia-
zione di alcuni valori irrinunciabili che ogni si- re la possibilità del loro superamento median-
stema deve acquisire e porre alla base del pro- te il rispetto di alcune irrinunciabili istanze,
prio progetto, se intende conferirgli un signifi- quali l’opzione preferenziale per i poveri e il
cato umanizzante. Sono espressione di questo principio della destinazione universale dei be-
indirizzo la Mater et magistra e la Populorum ni della terra (cfr. n. 42).
progressio, ma il documento che getta le basi I documenti più recenti della dottrina sociale
per tale impostazione è soprattutto la costitu- della chiesa indicano dunque con chiarezza le
zione Gaudium et spes del Vaticano II, dove av- modalità secondo le quali la chiesa è chiamata
viene il pieno riconoscimento dell’autonomia a intervenire, se intende impegnarsi in seno
delle realtà terrestri come esito dell’accoglien- alla realtà sociale in conformità agli indirizzi
za positiva della secolarizzazione e dove emer- della teologia conciliare e postconciliare e alle
ge, nello stesso tempo, la considerazione domande che scaturiscono dall’attuale stato
dell’importanza di una valutazione etica di globalizzazione. La riflessione ecclesiologi-
dell’economia, della politica e dell’organizza- ca del Vaticano II ha posto le basi per tale rin-
zione sociale come condizione per fornire ad novamento, mettendo l’accento sulla necessi-
esse una prospettiva liberante, nonché il ruolo tà di un rapporto privilegiato con il territorio
della fede in quanto orizzonte capace di confe- sul quale la chiesa opera – è questo uno degli
rire senso ultimo a ogni attività umana (cfr. nn. esiti della riscoperta della chiesa locale – e re-
33-39). Il secondo modello – quello critico-pro- cuperando un rapporto positivo e insieme cri-
fetico – è contrassegnato dalla critica alle ideo- tico nei confronti del mondo e della storia.
logie e ai sistemi esistenti e dalla evocazione Tensione critico-profetica e articolazione più
decentrata e più pluralista degli interventi so-
del «nuovo» e del «diverso» come possibili. Il
no pertanto le istanze alle quali la dottrina so-
documento in cui soprattutto si esprime
ciale della chiesa deve sempre più conformare
quest’orientamento è l’esortazione apostolica
il proprio modo di affrontare la realtà sociale
Octogesima adveniens; in essa, mentre si rico-
per esercitare il ruolo di permanente stimolo
nosce che la chiesa non è portatrice di un pro-
al cambiamento, con attenzione alla concre-
prio progetto politico ma indica semplicemen-
tezza delle situazioni storiche.
te una serie di valori in base ai quali regolare i
G. Piana
rapporti di convivenza nel rispetto del plurali-
BIBL.: J. KANAPA, La doctrine sociale de l’Eglise et le
smo delle opzioni concrete, si spinge la comu-
marxisme, Paris 1962; C. VAN GESTEL, La doctrine so-
nità cristiana a un permanente discernimento ciale de l’Eglise, Paris 19643, tr. it. di D. Calderari, In-
critico e a una testimonianza adulta (cfr. n. 4) troduzione all’insegnamento sociale della Chiesa, Roma
e soprattutto alla ricerca, insieme a tutti gli 1966; J.B. METZ, Zur Theologie der Welt, München
uomini di buona volontà, di soluzioni creative 1968, tr. it. di G. Ruggieri, Sulla teologia del mondo,
animate da una forte «immaginazione socia- Brescia 1969; A. MANARANCHE, Y-a-t-il une éthique so-
le» (cfr. n. 19) e da una tensione prospettica e ciale chrétienne?, Paris 1969, tr. it. di M. Ronzoni, Esi-
utopica (cfr. nn. 36-40). ste un’etica sociale cristiana?, Bologna 1971; E. SCHIL-

3081
VOLUMIfilosofia.book Page 3082 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dovere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

LEBEECKX, God the Future of Man, London 1969; M.- generale del dovere dal punto di vista teoreti-
D. CHENU, La dottrina sociale della Chiesa. Origine e co, si rinvia alla voce «obbligazione».
sviluppo (1891-1971), Brescia 1977; R. CORTESE, Un SOMMARIO: A) Aspetto filosofico: I. Il dovere nel
impegno critico e profetico. Il magistero sociale della pensiero greco. - II. II dovere nel pensiero cri-
Chiesa, Casale Monferrato 1984; AA.VV., La dottrina stiano. - III. Il dovere nel pensiero moderno: 1.
sociale della Chiesa, Milano 1989; H. CARRIER, The So- Kant, Fichte, Hegel. - 2. Il pensiero italiano
cial Doctrine of the Church Revisited. A Guide for Stu- nell’epoca del risorgimento. - 3. Schopenhauer e
dy, Vatican City 1990, tr. it. di S. Bronzini, Dottrina Nietzsche. - 4. Concezioni positivista e aprioristica
sociale. Nuovo approccio all’insegnamento sociale della
del dovere. - IV. Il dovere nel pensiero contem-
Chiesa, Cinisello Balsamo 1993; G. PIANA, Magistero
poraneo: 1. Croce e Gentile. - 2. I fenomenologi. -
sociale, in Nuovo Dizionario di teologia morale, Cinisel-
V. Essere e dover-essere: 1. La «ghigliottina di
lo Balsamo 1990, pp. 681-708; G. GUTIÉRREZ, teología
Hume». - 2. Tentativi di un suo superamento. - VI.
de la liberación. Perspectivas, Salamanca 1992, tr. it.
di L. Bianchi - E. Demarchi, Teologia della liberazione,
Dovere e potere: 1. Dovere e potere secondo Kant.
Brescia 1992; F. APPI, Cos’è la dottrina sociale della - 2. Sviluppi formali. - B) Aspetto giuridico.
Chiesa, Roma 1996; G. FROSINI, Il pensiero sociale dei A) ASPETTO FILOSOFICO.
Padri, Brescia 1996; E. BENVENUTO, Il lieto annunzio ai I. IL DOVERE NEL PENSIERO GRECO. – Una prima
poveri. Riflessioni storiche sulla dottrina sociale della esplicita trattazione filosofica del dovere si
Chiesa, Bologna 1997. trova, nell’ambito della filosofia greca, nel Cri-
➨ ASSOCIAZIONE, LIBERTÀ DI; COSMOPOLITISMO; GIU-
tone di Platone. Nella prosopopea delle Leggi,
STIZIA SOCIALE; GLOBALIZZAZIONE; LAICO - LAICITÀ;
contenuta in questo dialogo (nn. 11-16), il
LAVORO; PERSONA; PROPRIETÀ, DIRITTO DI; SECOLA-
concetto del dovere si profila chiaramente:
l’uomo, con l’accettare liberamente di far parte
RIZZAZIONE; QUESTIONE SOCIALE; SOLIDARIETÀ; SO-
di una repubblica, si deve impegnare a rispet-
LIDARISMO; SUSSIDIARIETÀ , PRINCIPIO DI ; UGUA-
tarne le leggi, cioè a «fare ciò che ella ordina di
GLIANZA.
fare, e soffrire se ella ci ordina di soffrire»
(Crit., 51 b, tr. it. di M. Valgimigli, Bari 1966). È
DOVERE (dal lat. debere: verbo; come sost.:
Dovere l’impegno assunto con il pactum unionis politi-
officium - duty, oughtness; Pflicht, Sollen; devoir; co: «Dimmi: se uno si trovi d’accordo con un
deber). – Etimologicamente debere (da de e ha- altro nel riconoscere che una cosa è giusta,
bere) indica che si è ricevuto qualche cosa e questa cosa colui la deve fare, o deve cercare
che qualcosa si deve restituire. Questo è an- di eludere l’altro e non farla? – La deve fare»
che il senso dei vocaboli derivati: debitum (de- (ibi, 49 e). Sino a questo punto il dovere mora-
habitum) e debitor (de-habitor). Con il termine le, per Socrate, non si configura diversamente
dovere si intende, nel comune linguaggio, sia che come un pactis standum del tutto umano. Il
l’azione da compiere o l’omissione a cui l’uo- dovere socratico assume però assai presto un
mo è obbligato; sia l’obbligazione morale in carattere di religiosità trascendente, di co-
virtù della quale l’uomo è tenuto a compiere o mando divino. La condanna di Socrate, infatti,
a omettere qualcosa. Considerato nella prima è stata formulata contro giustizia e rettitudine
accezione, il dovere risulta declinabile al plu- dai responsabili della cosa pubblica. Per que-
rale, e può risultare: a) con riferimento alla sua sto, argomenta Critone nel suo tentativo di
causa: naturale o positivo, secondo che proceda persuadere l’amico a fuggire, Socrate non è
dalla legge naturale o dalla legge positiva; b) più tenuto ad obbedire alle leggi, ch’egli accet-
con riferimento al soggetto: individuale o sociale, tava solo in quanto erano fondate sul giusto.
secondo che debba compiersi dall’individuo o La pretesa di Critone è logicamente fondata
dalla società; c) con riferimento al termine, cioè dal punto di vista della saggezza umana, e So-
alla persona a cui si riferisce: dovere verso Dio, crate può rifiutarla solo perché si pone da un
dovere verso se stesso, dovere verso il prossimo. punto di vista superiore, cioè dal punto di vi-
Considerato nella seconda accezione, che è la sta del comando divino. Infatti la condanna in-
più profonda e veramente essenziale (quindi giusta, secondo Socrate, non infirma il valore
la più importante speculativamente), il con- delle leggi, ma mostra soltanto che ingiusti
cetto del dovere presenta, nella storia della fi- sono gli uomini che male le applicano. In tal
losofia, un’estesa varietà d’interpretazioni. Su modo il principio della morale, astratto da
queste ultime si rivolge qui l’attenzione in li- ogni contingente applicazione giusta o ingiu-
nea principale, mentre, per la problematica sta, è valido in sé per il suo fondamento tra-
3082
VOLUMIfilosofia.book Page 3083 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dovere


scendente riposto in Dio. Solo per questo l’uo- la vita”. Il kaqh'kon è quindi un atto inerente al-
mo deve ascoltare la voce del dovere: «ché le istituzioni conformi alla natura» (N. Festa, I
questa è la via per cui ci conduce Iddio» (ejpei- frammenti degli Stoici antichi, I: Zenone, Bari
dh; tauvth/ oJ qeo;" uJfhgei'tai: ibi, 54 e; cfr. Apol. 1932, p. 72). Questa definizione ci mostra chia-
Soc., 28 e). ramente che il concetto di dovere non si ritro-
La piena trascendenza della legge morale è al- va ancora nel termine usato dagli stoici.
trove riaffermata da Platone: Dio ha dato Kaqh'kon, conformemente alla propria origine
all’uomo l’anima come genio tutelare; l’uomo etimologica da to;; katav tina" h{{kein (l’avvici-
deve ascoltare la sua voce e sollevarsi in tal narsi a qualcuno), significa semplicemente
modo alla parentela col cielo (cfr. Theaet., 176- «conforme», «convenevole» – come traduce
177; Tim., 90 a-c). Il dovere sommo, per l’uo- Festa –, o «conveniente» – come suggerisce
mo, è dunque di assomigliare a Dio, dato che Mondolfo (Il pensiero antico, Firenze 19502, p.
in Lui, e non nell’uomo (come voleva il sogget- 406). Come già faceva notare Cicerone, il
tivismo protagoreo), è la misura di tutte le co- kaqh'kon, o commune officium, si trasforma in
se: «Ora per noi la misura di tutte le cose è Dio perfectum officium, o katovrqwma, solo per effet-
soprattutto [...] chi pertanto vorrà essere ami- to della retta ragione (De officiis, I, 3, 8). Se la
co d’un tal essere, è necessario che anche lui trattazione del kaqh'kon rimane estranea a una
cerchi di divenire, quanto più è possibile, qua- vera e propria teorica del dovere, l’etica stoica
le egli è» (Leg., IV, 716 c, tr. it. di A. Cassarà, I, è d’altronde tutta informata al concetto di una
Bari 1920, p. 121). voce superiore all’umano, che prescrive impre-
La morale aristotelica, fondata sul concetto di scindibilmente a tutti gli uomini una missione
felicità, potrebbe sembrare escludere la possi- da realizzare. Ogni uomo, secondo gli stoici,
bilità di una trattazione adeguata del dovere; ha il dovere di conformarsi, nelle sue azioni, a
potrebbe infatti sembrare che la virtù morale quell’ordine razionale e divino, che è imma-
sia intesa da Aristotele come un «mezzo» in vi- nente nel mondo: dovere che si estrinseca nel
sta della felicità intesa come fine. Considerato rispetto e nell’amore alla persona altrui, nella
però che per questo autore la felicità non con- fratellanza umana e nel cosmopolitismo,
siste nei piaceri, negli onori, nelle ricchezze, nell’altruismo e nel sacrificio, nella compren-
ma nel perfezionamento della natura razionale sione per la fragilità dell’uomo e nel rifiuto di
dell’uomo, nell’acquisto quindi delle virtù dia- giudicare – tutte qualità, le quali, nonostante
noetiche ed etiche, si può dire che – nella sua gli stoici non posseggano ancora il concetto
prospettiva – l’uomo che non s’impegna all’ac- della personalità di Dio e dell’immortalità
quisto delle virtù, non segua il dettame della dell’anima, avvicinano questa filosofia alla vi-
retta ragione; e che il vizioso sia uno snaturato sione cristiana della vita.
e un malvagio. L’uomo è obbligato a compiere Cicerone ci dà un’esplicita e compiuta tratta-
il bene e a evitare il male perché la sua natura zione del dovere, che egli fa coincidere con il
glielo comanda; si tratta di un dovere vera- pieno adempimento delle quattro virtù cardi-
mente morale, anche se non è concepito come nali: sapienza («in perspicientia veri»), giustizia
emanante da un’autorità trascendente. («in hominum societate tuenda tribuendoque su-
Il concetto di dovere fu trattato molto diffusa- um cuique»), fortezza («in animi excelsi atque in-
mente dagli stoici. Si deve ad essi l’introduzio- victi magnitudine ac robore»), temperanza («in
ne del termine kaqh'kon, che i più traducono omnium quae fiunt quaeque dicuntur ordine et
appunto con «dovere». Opere dal titolo Peri; modo»). I doveri, poi, si dispongono in diversi
tou' kaqhvk onto" scrissero Zenone, Cleante, gradi: «sunt gradus officiorum, ex quibus, quid
Sfero e Crisippo. Secondo la definizione di Ze- cuique praestet, intelligi possit, ut prima dis im-
none, che fu il primo a usare questo termine, mortalibus, secunda patriae, tertia parentibus,
kaqh'kon «è quello che, quando sia compiuto deinceps gradatim reliquis debeantur» (op. cit., I,
nell’azione, si può pienamente giustificare da- 45, 160).
vanti alla ragione. Es.: la coerenza nella vita, II. IL DOVERE NEL PENSIERO CRISTIANO. – Col cristia-
un principio naturale che si estende anche alle nesimo il dovere trova la sua più profonda giu-
piante e agli animali, i quali noi vediamo svol- stificazione. Secondo la fede cristiana, infatti,
gersi e agire in modo conforme alla propria na- la persona umana non possiede tanto un valo-
tura. Quel principio stesso, applicato all’ani- re autonomo, indipendente e assoluto, quan-
male ragionevole, dà la formula ”coerenza nel- to un valore che trae ogni sua realtà dall’infini-
3083
VOLUMIfilosofia.book Page 3084 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dovere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ta trascendenza creatrice di Dio. La morale cri- coscienza del dovere è l’unico sostegno del-
stiana si radica profondamente nella trascen- l’umana fragilità, l’unico segno del divino in
denza; ma caratteristica fondamentale di essa noi: «Coscienza! Coscienza! divino istinto; vo-
è la capacità di costituire sull’eteronomia mo- ce immortale e celeste; guida sicura di un es-
rale la piena rivalutazione dell’autonomia del- sere ignorante ma intelligente e libero, giudice
la persona umana. L’uomo, infatti, ha come infallibile del bene e del male che rende l’uo-
dovere sommo quello di amare Dio; a questo mo simile a Dio» (Émile, l. IV, cap. 6, tr. it. di G.
dovere fondamentale tengono dietro gli altri Tarozzi, Emilio, Bologna 1934, p. 430).
doveri, che si riassumono nell’amare il prossi- 1. Kant, Fichte, Hegel. – L’indagine intorno al
mo: «Ama il Signore tuo Dio con tutto il tuo dovere diventa fondamentale nell’etica di
cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua Kant. Per questo autore, «il concetto del dove-
mente. Questo è il massimo e il primo dei co- re [...] contiene quello di una volontà buona,
mandamenti. Il secondo, poi, è simile a que- sebbene con certe determinate limitazioni e
sto: ama il prossimo tuo come te stesso. Da ostacoli soggettivi, i quali però, lungi dal celar-
questi due comandamenti dipende l’intera lo o dal renderlo irriconoscibile, lo rendono
legge e i profeti» (Mt 22, 37-40). evidente per contrasto, facendolo risaltare con
A queste fondamentali premesse sono confor- ciò in modo tanto più chiaro». Kant distingue
mi numerose precettistiche dei doveri, che tra: azioni che contrastano il dovere; azioni che
mettono capo a san Paolo (p. es., il dovere del ad esso si conformano vincendo avverse incli-
lavoro: 2 Ts 3, 10), e che si sviluppano nella pa- nazioni; e azioni che ad esso si conformano,
tristica. Celebre, p. es., il De officiis ministrorum anche col concorso di favorevoli inclinazioni.
di Ambrogio. Il vescovo di Milano non nega la Nel secondo caso, è chiaro che il dovere è
teorica ciceroniana del dovere, ma la supera in compiuto per il dovere. Nel terzo caso, invece,
una visione più ampia, nella quale il dovere occorrerà chiedersi se il movente prevalente di
sommo, o amore di Dio, si costituisce come simili azioni stia nell’inclinazione oppure nella
l’unità inscindibile di utile e di honestum, elimi- considerazione stessa del dovere: solo in
nando quelle ultime incertezze circa un possi- quest’ultimo caso, infatti, l’azione realizza la
bile contrasto tra i due termini, che ancora sua autonoma purezza morale. Lo stesso per-
permanevano nel filosofo romano (cfr. Cicero- seguimento della propria felicità e lo stesso
ne, op. cit., III, 2 ss.; Ambrogio, op. cit., III, 2). amore per il prossimo, hanno un contenuto
Agostino esalta la trascendenza della morale: morale – secondo Kant –, solo se vengono in-
Dio è il fine «ad quod adipiscendum omnia officia tesi come determinazioni del dovere morale,
referenda sunt» (cfr. De civ. D., X, 18); nel dovere cioè se sono vissuti, non come «inclinazioni»,
più che la materialità dell’opera vale l’inten- bensì come contenuti pratici di un precetto. Il
zione: «officium nostrum non officio, sed fine pen- valore propriamente morale dell’azione non
sandum est» (Enarr. in psalmum 118, 12, 2); il sta negli «scopi» e negli «effetti» che essa si
dovere è adesione alla volontà divina «ordinem propone, e neppure nel suo contenuto (Gegen-
naturalem conservari iubens, perturbari vetans» stand), bensì nel «principio del volere», cui es-
(Contra Faustum, XXII, 27): concetto che fonda sa obbedisce: essa è buona, se è determinata
una tradizione di pensiero. dalla legge propria di ogni essere razionale. In
III. IL DOVERE NEL PENSIERO MODERNO. – Nell’epo- tal senso, «dovere è necessità di un’azione per
ca moderna l’indagine intorno al dovere trova rispetto della legge» (Grundlegung zur Me-
poco spazio, ed assume invece importanza taphysik der Sitten, Riga 17862 [1785], sezione I,
l’indagine intorno ai diritti dell’uomo: un uo- tr. it. di F. Gonnelli, Fondazione della metafisica
mo che è orientato a una realizzazione sempre dei costumi, Roma-Bari 1997, pp. 23-31). Al di là
più complessa della propria personalità. Giu- di ogni imperativo ipotetico, eteronomo e uti-
snaturalismo e illuminismo, fenomeni im- litario, la legge morale deve fondarsi sulla pro-
prontati a una piena esaltazione dei diritti pria essenziale e categorica formalità: «tu de-
dell’uomo, trascurano per voluta polemica vi» (du sollst). Il «dover essere» – spiega Kant –
un’indagine approfondita attorno al dovere. è la formula che esprime «il rapporto di una
La riflessione sul dovere si sviluppa nell’età legge oggettiva della ragione con una volontà
moderna, appunto come reazione alle correnti che, secondo la sua costituzione soggettiva,
illuministiche. Il primo esponente di questa non viene con ciò determinata in modo neces-
opposizione è Rousseau, per il quale la viva sario», non viene cioè costretta: dunque, il «tu
3084
VOLUMIfilosofia.book Page 3085 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dovere


devi» ha senso solo in relazione a una volontà veri perfetti verso se stessi; (2) doveri perfetti
libera di scegliere (ibi, sezione II, pp. 57-59). verso gli altri; (3) doveri imperfetti verso se
Sugli stessi temi, Kant ritorna nella Critica del- stessi; (4) doveri imperfetti verso altri. Quelli
la ragione pratica: «il concetto del dovere ri- indicati all’(1) e al (2) sono «doveri di diritto»;
chiede nell’azione, oggettivamente, l’accordo quelli indicati al (3) e al (4) sono «doveri di vir-
con la legge, ma nella massima di essa, sog- tù». I doveri di diritto hanno senso per l’uomo
gettivamente, il rispetto alla legge, come il so- – osserva Kant – solo se vissuti in relazione
lo modo di determinazione della volontà me- con esseri a loro volta capaci sia di diritti che
diante la legge» (KpV, parte I, l. I, cap. 3, tr. it. di doveri, cioè in relazione con altri uomini (e
di F. Capra, riveduta da E. Garin, Critica della non in relazione agli animali, che non hanno
ragion pratica, Roma-Bari 1997, pp. 177 ss.). diritti, oppure a Dio, che non ha doveri) (Die
L’esaltazione del dovere è fondamentale per Metaphysik der Sitten, Königsberg 1797, tr. it. di
tutta la filosofia di Kant, dato che questo con- G. Vidari poi riveduta da N. Merker, La metafi-
cetto permette di fondare non solo il regno sica dei costumi, Roma-Bari 1989, pp. 48-50).
dell’assoluta moralità, adempiendo in tal mo- Solo i doveri di diritto hanno come corrispetti-
do, nella sfera pratica, quel compito di intro- vo il diritto altrui di «costringere» il portatore
duzione nella realtà assoluta, che spetta, nella del dovere; mentre i doveri di virtù sono sem-
sfera teoretica, alla ragione, ma altresì sanci- plicemente soggetti alla interna «obbligazio-
sce quel primato della ragione pratica, che ne» morale (ibi, pp. 231-232).
porta l’uomo all’assoluta certezza dei tre po- Non tutti i «doveri etici» sono anche «doveri di
stulati. È proprio il dovere che diviene la ripro- virtù»: questi ultimi sono i doveri che si riferi-
va interiore dell’esistenza di Dio: «Due cose scono, non a principi formali da rispettare, ma
riempiono l’animo di ammirazione e venera- a contenuti determinati da attuare. Ai doveri
zione sempre nuova e crescente, quanto più di virtù, Kant dedica, nella sezione della Me-
spesso e più a lungo la riflessione si occupa di taphysik dedicata alla dottrina della virtù, una
esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge trattazione che si propone di essere «scientifi-
morale in me» (ibi, p. 353). E l’esaltazione del ca», cioè di tenere come filo conduttore per la
dovere assume un tono lirico, che ricorda deduzione dei doveri la legge morale, e non i
Rousseau e prelude al romanticismo: «Dove- fini che gli uomini si propongono di fatto
re! Nome sublime e grande, che non contieni (mentre sarebbe autocontraddittorio proporsi
niente di piacevole implicante lusinga, ma de- come fine l’ottenimento di quella eudaimonia
sideri la sommissione; che, tuttavia, non mi- che deriva dall’aver compiuto disinteressata-
nacci niente donde nasca nell’animo naturale mente il proprio dovere) (ibi, pp. 221-224).
ripugnanza e spavento che muova la volontà, Identificando «etica», «dottrina della virtù» e
ma esponi soltanto una legge, che da sé trova «dottrina dei doveri», Kant spiega che «il con-
adito nell’animo, e anche contro la volontà si cetto del dovere contiene già in se stesso il
acquista venerazione» (ibi, p. 189). concetto di una obbligazione esercitata dalla
Nella Metafisica dei costumi Kant si occupa an- legge sul libero arbitrio; questa costrizione
zitutto della distinzione tra il dovere in senso può essere o esterna o imposta da noi stessi.
giuridico e il dovere in senso morale: «Tutti i L’imperativo morale con il suo decreto catego-
doveri sono: o doveri giuridici (officia iuris), cioè rico (il dovere assoluto) indica questa condi-
tali per i quali è possibile una legislazione zione [...]. Siccome però l’uomo è un essere li-
esterna, o doveri di virtù (officia virtutis s. ethica), bero, il concetto del dovere [...] non può con-
per i quali non è possibile una tale legislazio- tenere altra costrizione se non quella che ci
ne. Questi ultimi non possono essere soggetti imponiamo da noi stessi (con la sola rappre-
a nessuna legislazione esterna, perché sono sentazione della legge). [...] Ma allora il con-
diretti ad un fine che è nello stesso tempo un cetto del dovere rientrerà nel dominio dell’eti-
dovere (o che è nostro dovere di raggiunge- ca». «Il rapporto del fine con il dovere si può
re)». Kant propone anche una ideale tavola dei concepire in due modi: o, partendo dal fine,
doveri («divisione secondo il rapporto oggetti- cercare la massima dell’azione conforme al
vo della legge con il dovere»), generata dall’in- dovere; o al contrario, partendo dalla massi-
crocio tra due coordinate: la qualità del dovere ma, cercare il fine che è nello stesso tempo un
(perfetta o imperfetta), e il suo referente (se dovere». Ora, la dottrina del diritto segue la
stessi o gli altri). In tal senso, ci sono: (1) do- prima via, cioè lascia all’arbitrio di ciascuno di
3085
VOLUMIfilosofia.book Page 3086 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dovere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

individuare i propri fini, e impone ad essi di proibiscono all’uomo di agire contro il fine
accordarsi col criterio della universalizzabilità; della sua natura (riguardano quindi la conser-
l’etica invece segue la seconda via, cioè va de- vazione morale di sé), i secondi comandano di
terminando i fini nella forma di altrettanti do- tendere al perfezionamento morale di sé. In
veri, cioè di altrettante determinazioni della senso soggettivo, invece, tali doveri si divido-
legge morale (ibi, pp. 227-232). Quanto ai fini no in doveri verso di sé come «essere animale
che nello stesso tempo sono doveri, Kant ne e morale nello stesso tempo» (che riguardano
individua fondamentalmente due: «la propria la conservazione fisica di sé, la conservazione
perfezione» (corporea, intellettuale e morale) della specie, la conservazione delle proprie
e «la felicità altrui» (fare propri i fini leciti al- forze), e doveri verso di sé come «essere pura-
trui, senza danno per i propri). Mentre, la feli- mente morale» (riguardanti il mantenimento
cità propria non ha bisogno di essere proposta della propria dignità personale) (ibi, pp. 271-
come un dovere, e la perfezione altrui è conce- 275). I doveri umani possono legittimamente
pibile come un dovere solo per altri (ibi, pp. essere interpretati come ordini di un «giudice
235-238). della coscienza», identificabile con Dio stesso
La legge morale, diversamente da quella giuri- (ibi, p. 300). Quanto ai doveri verso gli altri,
dica, «può soltanto imporre la massima delle Kant li distingue in doveri che creano obbliga-
azioni, non le azioni stesse»: quindi, indica i zione nell’altro (o meritori) e doveri che non
suoi doveri in modo «largo» o «imperfetto» – ne creano (o obbligatori). Entrambi, comun-
in un modo, cioè, che indica una direzione, ma que, implicano sia l’amore che il rispetto: «il
che non ha un termine definito; mentre «stret- dovere dell’amore del prossimo può essere
to», o ben definito, è il dovere giuridico. Ora, anche espresso come dovere di far propri i fini
«quanto più largo è il dovere, e più imperfetta degli altri (in quanto questi non siano immo-
quindi l’obbligazione per l’uomo di agire, e rali); il dovere del rispetto dei miei simili è
quanto più egli, nell’osservanza di un dovere contenuto nella massima che proibisce di ab-
largo, avvicina tuttavia la sua massima al do- bassare chiunque al rango di puro mezzo per i
vere stretto (al diritto), tanto più perfetta è la miei fini» (ibi, pp. 315-317). Kant parla anche
sua azione virtuosa» (ibi, p. 240). La virtù – se- dei doveri religiosi, intendendoli – «entro i li-
condo Kant – è una sola, quando la si intenda miti della pura ragione» – come gli stessi do-
come l’intenzione di compiere il dovere per il veri morali considerati come se fossero co-
dovere; ma, in relazione ai fini che è possibile mandi divini. E afferma che il «dovere relativo
proporsi nell’agire virtuoso, si possono distin- a Dio è un dovere dell’uomo verso se stesso,
guere parecchie virtù, e parecchi «doveri di vir- vale a dire non è l’obbligazione oggettiva di
tù» (ibi, p. 246). Nel tentativo di dedurne una prestare certi servizi a un altro, ma soltanto
tavola, Kant articola i doveri in relazione al lo- l’obbligazione soggettiva di fortificare l’impul-
ro referente; e distingue così: doveri dell’uomo so morale nella nostra propria ragione legisla-
verso l’uomo (se stesso; gli altri), e doveri trice» (ibi, pp. 367-369).
dell’uomo verso esseri non umani (sottouma- Questa salda coscienza del dovere viene ripre-
ni, sovraumani) (ibi, p. 267). Egli poi, sulla ba- sa e sviluppata da Fichte, che su questa conti-
se di tale articolazione, costruisce la sua «dot- nua tendenza a superare e realizzare sempre
trina degli elementi dell’etica». A ben vedere, più il proprio io, costituisce l’idealismo etico.
però, «l’uomo ha soltanto dei doveri verso La filosofia di Fichte è la filosofia del Sollen,
l’uomo», o, più precisamente, verso un sogget- cioè del «dover essere», tensione continua
to che sia persona e insieme sia oggetto verso una realtà infinita che continuamente ci
d’esperienza (il che esclude sia gli animali bru- sfugge, perché, una volta raggiunta, la meta di-
ti, sia i puri spiriti) (ibi, pp. 303-305). viene finita e risulta insoddisfacente. Secondo
Che si parli di doveri dell’uomo verso se stes- le Vorlesungen über die Bestimmung des Gelehr-
so, e quindi di un idem che sia obbligante e in- ten, la missione dell’uomo, il suo dover essere,
sieme obbligato, non è contraddittorio se si consiste appunto in questo avvicinamento
distingue tra homo phaenomenon (l’uomo natu- all’infinito, in questo costante perfezionamen-
rale, oggetto di obbligazione) e homo noume- to, che non potrà mai terminare nella perfezio-
non (l’uomo libero, soggetto d’obbligazione). ne: «avvicinarsi, e avvicinarsi all’infinito; que-
Tali doveri, a loro volta, si dividono – in senso sto egli può, e questo egli deve» (op. cit., tr. it.
oggettivo – tra «negativi» e «positivi»: i primi di C. Mazzantini, La missione del dotto, Torino
3086
VOLUMIfilosofia.book Page 3087 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dovere


1949, p. 113). In questa lotta senza tregua per ciò che deve essere, per lui, si ritrova nel fatto:
sottomettere la natura alla ragione, si realizza il mondo reale è come deve essere. In tal mo-
la completa missione dell’uomo, il quale potrà do si viene a eliminare il divario esistente tra
sostenere con Fichte: «io sono un sacerdote Sein e Sollen, solo perché si risolve questo nel
della verità» (ibi, p. 158). seno di quello. Il punto conclusivo della critica
La posizione di Fichte è importante non solo hegeliana al concetto di dovere avvicina dun-
per questo approfondimento del dovere kan- que la sua filosofia a tutte quelle filosofie che,
tiano, ma anche perché la nozione stessa del come l’empirismo o il materialismo, fondano
dovere chiarisce a se medesima la necessaria il diritto sul fatto: parentela, che è esplicita-
contraddizione dell’etica immanentistica e, mente confessata dallo stesso Hegel (En-
sulla crisi di questa, pone le basi di un’etica zyklopädie, tr. it. di B. Croce, Enciclopedia delle
della trascendenza. Scopo di Fichte, infatti, era scienze filosofiche in compendio, nuova ed. a cura
quello di liberare il kantismo da ogni residuo di N. Merker, Roma-Bari 1983, § 38). Più in par-
trascendentistico. Sennonché proprio l’aver ticolare, nella Enciclopedia la figura del dover
tentato, nelle Vorlesungen e nella prima Wis- essere viene mostrata come la situazione con-
senschaftslehre, di costituire un dover essere traddittoria – tipica della soggettività astratta
immanentistico, dimostra chiaramente, per – di chi vive qualcosa che è e che insieme non
l’impossibilità di conseguire questo scopo, la è: «la contraddizione sotto tutti gli aspetti, che
necessità di legare il Sollen a un principio tra- viene espressa in questo molteplice dover esse-
scendente. Per questo le ultime opere di Fichte re – l’essere assoluto, che tuttavia insieme non
cercano decisamente di fondare il concetto di è –, contiene l’analisi più astratta dello spirito
dovere su di un principio trascendente, per mo- in se stesso» (ibi, § 511).
do che la vita morale si presenti come una sorta Nei Lineamenti di filosofia del diritto, Hegel iden-
di itinerario, che dal dubbio attraverso il sapere
tifica la Moralität con «il punto di vista del rap-
conduca alla fede, alla beatitudine (cfr. Die
porto, del dover essere, ovvero dell’esigenza»
Anweisung zum seligen Leben), che l’uomo conse-
(Grundlinien der Philosophie des Rechts, Berlin
gue immedesimandosi in Dio: «Così vivo e sono,
1821, tr. it. di G. Marini, Lineamenti di filosofia
e così sono immutabile, saldo e perfetto per tut-
del diritto, Roma-Bari 1987, § 108). Il dovere è
ta l’eternità» (Die Bestimmung des Menschen, tr. it.
di R. Cantoni, Milano 1944, p. 212). una formalità che può essere riempita tramite
l’attuazione del «diritto» e del «benessere».
La critica del dovere diviene costitutiva nel si-
stema di Hegel. «La filosofia kantiana e fich- Ciò significa che qualunque insistenza sul
tiana assegna come il punto più alto della ri- «dovere per il dovere» è una retorica afferma-
soluzione delle contraddizioni della ragione il zione del formalismo astratto: il dovere ha
dover essere, che invece non è che la posizione senso solo in relazione a ciò di cui è dovere, e
del persistere nella finità, e quindi nella con- un tale vario contenuto gli è offerto solo dal
traddizione» (Wissenschaft der Logik, tr. it. di A. contesto della vita etica (Sittlichkeit) (ibi, §§
Moni riveduta da C. Cesa, Scienza della logica, 133-137).
Roma-Bari 1988, vol. I, l. I, sezione I, cap. II, B, 2. Il pensiero italiano nell’epoca del risorgimento. –
c, b, Nota, p. 137). Ciò che Hegel rimprovera ai La salda coscienza del dovere, che informa tut-
kantiani è l’aver voluto fondare il Sollen su di ta la filosofia italiana del risorgimento, deriva
un puro fatto di coscienza, affetto dalle deter- dall’avversione comune per le teorie dei diritti
minazioni della soggettività; mentre per Hegel formulate dall’illuminismo, e dall’esigenza re-
il vero essere coincide con la realtà, esistente ligiosa di evitare l’utilitarismo morale sette-
indipendentemente dall’attività del soggetto. centesco. Nell’opera di Pellico, Dei doveri degli
Anche in lui, pertanto, si rispecchia la crisi uomini, la precettistica è possibile solo in
dell’etica immanentistica, la necessità di lega- quanto esiste una idea del dovere, alla quale
re la legge morale a un principio valido ogget- l’uomo non può sottrarsi. L’uomo deve essere
tivamente, non limitato alla pura attività sog- ciò che deve essere, cioè deve tendere a Dio.
gettiva della coscienza. Similmente in Mazzini la teorica dei doveri ver-
Sennonché Hegel si rifiuta di fondare il dovere so Dio, l’umanità, la patria, la famiglia, se stes-
in Dio e, conformemente alla sua attitudine di si, è possibile in quanto il concetto di dovere
realismo empiristico, egli pone a fondamento si fonda nella realtà infinita di Dio: «L’origine
del Sollen la Sittlichkeit, ossia il costume. Tutto dei vostri doveri sta in Dio. La definizione dei
3087
VOLUMIfilosofia.book Page 3088 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dovere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

nostri doveri sta nella sua legge» (Dovere mento nell’eterna essenza delle cose» (Del
dell’uomo, Lugano 1860, cap. 2). buono, ed. naz., XII, Milano 1940, p. 19). Mentre
Rosmini compie una critica ed una più esatta «la legge è obbiettiva e indipendente dagli spi-
interpretazione del dovere kantiano, che egli riti creati [...] la sua obbiettività deriva dalla
dimostra soggettivo e quindi incapace di fon- sua medesimezza con l’oggetto conoscitivo»
dare l’universalità della legge morale: «il prin- (ibi, p. 86). Il progressivo cammino morale si
cipio morale di Kant è immorale» (Storia com- configura così come I’ascensus per cui l’«Esi-
parativa e critica de’ sistemi intorno al principio stente» ritorna all’«Ente».
della morale, in Principî della scienza morale, Edi- 3. Schopenhauer e Nietzsche. – Anche Scho-
zione Nazionale e Critica, vol. 23, Roma-Stresa penhauer rivolge una critica alla concezione
1990, p. 265). È necessario, invece, se vera- kantiana del dovere. Secondo lui, il tentativo
mente si vuole fondare un concetto universale di Kant di fondare un dovere incondizionato
della morale, radicare il concetto di dovere nel doveva necessariamente fallire, dato che in
concetto di essere: «In questa necessità mora- questa definizione è evidente la contradictio in
le consiste il concetto dell’obbligazione e del adiecto consistente nel voler porre incondizio-
dovere. L’uomo deve con la sua volontà opera- natamente una nozione, che è necessariamen-
re secondo l’ordine dell’essere, perché altri- te legata ai concetti condizionati di pena o ri-
menti il suo atto, la sua volontà, egli stesso sa- compensa. La morale kantiana, per Scho-
rebbe indeclinabilmente guasto e malvagio» penhauer, è morale egoistica, come ogni con-
(Compendio di etica e breve storia di essa, in Edi- cezione che congiunge virtù e felicità: «ogni
zione Nazionale e Critica, vol. 29, Roma-Stresa virtù che venga esercitata per una qualche ri-
1998, n. 48, p. 43). La riconduzione dell’obbli- compensa, riposa sopra un avveduto, metodi-
gazione morale alla non-contraddizione, è co, lungimirante egoismo» (Kritik der kanti-
operata con grande chiarezza nei Principî, dove schen Philosophie, in appendice a Die Welt als
l’autore distingue tra verità conosciuta (la nor- Wille und Vorstellung, tr. it. di P. Savj-Lopez e G.
ma) e verità riconosciuta (l’operare secondo la De Lorenzo, Il mondo come volontà e rappresen-
norma). Scrive Rosmini: «Dico che l’obbliga- tazione, vol. I, Bari 1928, p. 649; cfr. anche Über
zione in questa prima operazione del ricono- das Fundament der Moral, cap. 4). La morale
scere ciò che pur si conosce è per sé evidente kantiana – per questo autore – riposa, al pari
[...]. Io sono dunque l’autore del male in me, d’ogni altra morale, su di un principio eterono-
perché io colla mia volontà sono l’autore della mo e teologico, e si mostra, a un attento esa-
contraddizione e della pugna in me stesso, me, fondata su di un imperativo ipotetico e
cioè della pugna fra la ricognizione e la cogni- non categorico. Anche la critica schopenhaue-
zione». Dunque, «non abbiamo ridotta con ciò riana dunque mostra l’impossibilità di fonda-
la scienza dei costumi alla sua prima ragione? re, immanentisticamente, la nozione del dove-
[...] Se noi diciamo di non conoscere ciò che re. E la nuova morale, che Schopenhauer pro-
pur conosciamo, non facciamo noi con ciò uno pone, fondata non più sul dovere ma sulla
sforzo per fare che non sia ciò che è, e che sia compassione (Mitleid), finisce per implicare la
ciò che non è? in tal modo non operiamo noi trascendenza di un principio etico, che ponga
contro il principio di non contraddizione, che la giustificazione dell’intenzione morale, me-
dice “ciò che è non può non essere, e ciò che diante un concetto innato, che Schopenhauer
non è non può essere”? non oppugniamo noi chiama «genio etico», «amore istintivo», «vir-
con questo l’essere, poiché ci sforziamo di fare tù spontanea» o, assai più chiaramente, «gra-
che non sia ciò che pur è e che sia ciò che pur zia» (cfr. ibi, l. IV, §§ 66 e 70; Über das Funda-
non è?» (cfr. Principî della scienza morale, cit., ment der Moral, cap. 16).
pp. 138-140). In Nietzsche la critica del dovere coincide con
Gioberti, in piena fedeltà alle sue premesse te- la prefigurazione dell’Übermensch, che, impo-
oretiche, critica non solamente il dovere kan- nendo la propria morale, nega quella dell’ac-
tiano, ma altresì il dovere teorizzato da Rosmi- cettazione di un ordine etico precostituito. In
ni, che egli accusa di soggettivismo: «il princi- Also sprach Zarathustra la sostituzione della
pio cardinale dell’etica rosminiana guida dun- morale del dovere con la morale del volere è
que di necessità all’immoralismo, che consi- simboleggiata dalla metamorfosi per cui il
dera la legge morale come una disposizione cammello, che pazientemente si era caricato
subiettiva dello spirito umano, priva di fonda- del fardello del «du sollst», si trasforma nel le-
3088
VOLUMIfilosofia.book Page 3089 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dovere


one, che nega tutti i valori tradizionali: «Là do- losofi positivisti teorizzeranno pienamente
ve il deserto è più solitario avviene la seconda l’origine sociologica della nozione del dovere.
metamorfosi: qui lo spirito diventa leone, egli Per Spencer è l’elemento coattivo della co-
vuol come preda la sua libertà ed essere signo- scienza che ha dato origine alla figura del do-
re nel proprio deserto. Qui cerca il suo ultimo vere e che trasforma la primitiva coazione
signore: il nemico di lui e del suo ultimo dio estrinseca in coazione intrinseca (Data of Ethics,
vuol egli diventare, con il grande drago vuol London 1879, §§ 46-47). Achille Ardigò sostie-
egli combattere per la vittoria. Chi è il grande ne l’origine aposterioristica del dovere, che si
drago, che lo spirito non vuol più chiamare si- sarebbe formato da una generalizzazione em-
gnore e dio? “Tu devi” si chiama il grande dra- pirica (La morale dei positivisti, in Opere, vol. III,
go. Ma lo spirito del leone dice “io voglio”. “Tu Padova 19013, pp. 430 ss.). Di questo parere
devi” gli sbarra il cammino, un rettile dalle sono anche Harald Høffding (Etik [1876], tr. fr.
squame scintillanti come l’oro, e su ogni squa- di L. Poitevin, Paris 19072, pp. 131 ss.), Fried-
ma splende a lettere d’oro “tu devi!”» (op. cit., rich Paulsen (System der Ethik, Berlin 19129,
tr. it. di M. Montinari, Così parlò Zarathustra, pp. 342 ss.), Friedrich Jodl (L’etica del positivi-
Milano 1988, p. 24). Nietzsche non comprende smo, Messina 1909, pp. 19 ss.), Jean-Marie
come ogni morale del dovere implichi in realtà Guyau (Esquisse d’une morale sans obligation ni
non già la rinuncia alla dignità umana, ma pro- sanction, Paris 1885), Alfred Loisy (La morale
prio il potenziamento sommo di questa digni- humaine, Paris 1923). Per tutti i seguaci della
tà. La singolare contraddizione di Nietzsche, scuola sociologica – Lucien Lévy-Bruhl (La
che alimenterà di sé gran parte del pensiero morale et la science des moeurs, Paris 1903), Émi-
del Novecento, consiste nella sua coscienza le Durkheim (Les règles de la méthode sociologi-
della impossibilità di fermarsi alla fase leoni- que, Paris 1895), Eugène Dupréel (Traité de mo-
na dello spirito e alla funzione puramente cri- rale, Bruxelles 1932), Edvard Westermarck (The
tica e negativa di questa fase. Nelle allegorie Origin and Development of Moral Ideas [1906-
dello Zarathustra si rende, infatti, necessaria 08], tr. fr. di R. Godet, Paris 1923, 2 voll.) –, non
una terza metamorfosi: quella che trasforma il è già l’assolutezza del dovere che impone l’im-
leone in fanciullo, ristabilendo lo stato dell’in- peratività, ma, al contrario, è l’imperatività re-
nocenza («innocenza è il fanciullo e oblio, un ale che impone l’assolutezza.
nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da A tutti questi autori che, insieme a molti altri,
sola, un primo moto, un sacro dire di sì»; cfr. sostengono l’origine empirica della nozione di
ibi, p. 25). In tal modo, Nietzsche finisce per dovere, fanno riscontro numerosi altri filosofi,
criticare tutto il pensiero moderno, la sua filo- che si fanno sostenitori dell’apriorità di que-
sofia e la sua stessa critica del dovere Se infatti sto concetto. Fra questi basti ricordare Her-
si vuole evitare per l’Übermensch la conclusio- mann Cohen (Ethik des reinen Willens, Berlin
ne nichilista dell’«Unico» stirneriano, è neces- 19072, pp. 468 ss.), Georg Simmel (Hauptpro-
sario fondare la negazione della civiltà umana bleme der Philosophie [1910], tr. it. di A. Banfi, Fi-
su di un criterio superumano, che non può renze 1920, pp. 202 ss.), Heinrich Rickert (Sy-
provenire che da un principio sia pur enigma- stem der Philosophie, vol. I, Tübingen 1921, pp.
ticamente trascendente. Solo in tal modo 324 ss.), Viktor Cathrein (Moralphilosophie
l’Übermensch, superate le smanie ferine della [1910-11], tr. it. di E. Tommasi, I, Firenze 1913,
distruzione, potrà, al pari del fanciullo evange- pp. 422 ss.), Nicolai Hartmann (Ethik, Berlin-
lico, entrare nel regno dei cieli. Leipzig 19332, cap. 6). In tutti questi filosofi
4. Concezioni positivista e aprioristica del dovere. – (ad eccezione di Cathrein, che lega il concetto
Tra Ottocento e Novecento, la discussione in- di dovere alla realtà trascendente di Dio) si no-
torno al dovere vede formarsi due atteggia- ta la preoccupazione di fondare la nozione di
menti opposti, che oppostamente risolvono il dovere approfondendola in senso immanenti-
problema dell’origine di questo significato. stico. La loro posizione è chiaramente espres-
Già nella morale utilitaristica inglese (cfr. J. sa da Wilhelm Windelband (Präludien [1884],
Bentham, Deontology, London-Edinburgh tr. it. di R. Arrighi, Preludi, Milano 1947, cap. 7),
1834, vol. I, 1) si tende a sostituire il concetto che sostiene l’indipendenza e l’apriorità del
di dovere con quello di interesse. I doveri verso concetto stesso, necessarie per fondare ogni
sé e verso gli altri si riducono a una forma di giudizio morale: «la coscienza del dovere è il
interesse individuale e sociale. In seguito, i fi- principio morale in quanto è la condizione su-
3089
VOLUMIfilosofia.book Page 3090 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dovere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

prema della possibilità di una vita morale» 2. I fenomenologi. – Edmund Husserl mette in
(ibi, p. 177). Si rispecchia in questi pensatori la evidenza la dimensione del dovere, nella sua
crisi dell’etica immanentistica, la necessità di fenomenologia dell’umano: infatti, «l’essere-
legare la nozione di dovere alla trascendenza uomo implica un essere-teleologico e un do-
di un principio ideale, come ha chiaramente ver-essere» (La crisi delle scienze europee e la fe-
mostrato Francis H. Bradley (Appearence and nomenologia trascendentale [1954], tr. it. di E. Fi-
Reality [1893], tr. it. di C. Goretti, Apparenza e lippini, Milano 1961, p. 290). Husserl connette
realtà, Milano 1947), per il quale il fine della il dovere al fine. Entrambi acquistano senso –
moralità trascende l’uomo e il mondo della a suo avviso – entro la «temporalità origina-
morale stessa: «ogni aspetto separato ria» dell’io, per cui esso è «possibilità». Secon-
dell’universo finisce per esigere qualche cosa do Husserl, «in quanto io vivente-fluente io
di più alto di se stesso, e come ogni altra ap- sono la possibilità di me stesso, una possibili-
parenza il bene implica ciò che per realizzarlo tà molteplice; cioè io sono libero. Ma che cosa
deve assorbirlo» (ibi, pp. 468-69; cfr. pure, del- significa questa libertà? Essa significa che
lo stesso autore, Ethical Studies, Oxford 19272, all’io, che è originariamente temporale, spetta
cap. 4). anche sempre originariamente una “volontà” e
IV. IL DOVERE NEL PENSIERO CONTEMPORANEO. – 1. un “dovere”, che l’io non si limita semplice-
Croce e Gentile. – Benedetto Croce formula una mente ad essere, ma può essere, deve essere e
critica della nozione di dovere: esso è tautolo- vuol essere» (G. Brand, Mondo io e tempo nei
gico e inutile alla vita etica stessa (Filosofia del- manoscritti inediti di Husserl [1955], tr. it. di E.
la pratica, Bari 1909, pp. 304-305). Merito della Filippini, Milano 1960, pp. 217-218).
civiltà moderna, secondo Croce, è stato quello L’altro caposcuola della fenomenologia, Max
di approfondire il concetto di libertà contro il Scheler, vuole invece approfondire la dimen-
concetto di dovere, il concetto di individualità sione concreta e «materiale» del dovere; e lo fa
contro quello di universalità (Cultura e vita mo- in polemica con la concezione kantiana, di cui
rale, Bari 19262, p. 302). Il vero dovere, quindi, però cerca di potenziare l’istanza di intransi-
coincide con la libertà e col diritto del singolo, genza anti-utilitaria. Il soggetto in tanto deve,
quale si viene storicamente determinando. La in quanto intuisce preliminarmente il valore:
fedeltà all’immanentismo porta Croce a una l’intuizione (o «percezione emozionale») del
forma di utilitarismo etico, come in politica lo valore antecede la coscienza del dovere, che
porta a una forma di atomismo sociale: «L’in- non costituisce dunque il fenomeno morale
dividuo è la situazione storica dello spirito originario, ma una spontanea e pur necessaria
universale in ogni istante del tempo, e, quindi, conseguenza della intuizione del valore. In tal
l’insieme degli abiti che, per effetto delle si- modo l’astrattezza e il rigorismo impliciti nella
tuazioni storiche, si producono» (Filosofia della nozione kantiana di dovere vengono vinti dalla
pratica, cit., p. 167). concreta partecipazione all’ordine assiologico
Il concetto di dovere è invece il cardine della fi- gerarchicamente scoperto: il dovere non è più
losofia morale di Giovanni Gentile, che molto obbligazione, l’etica non è più qualificata dal
deve a Fichte. L’uomo realizza veramente se dovere, ma dal discernimento (cfr. Der Forma-
stesso, solo allorquando nega ciò che imme- lismus in der Ethik und die materiale Wertethik,
diatamente egli è e cerca di ritrovare se stesso Halle 19273, pp. 192-196).
in un dover essere che lo trascende: «tendere Martin Heidegger, da parte sua, indica nella
a una realtà in cui non è ma sarà la nostra re- «distinzione di essere e dovere», l’ultima delle
altà, questo è lo slancio morale dell’uomo» delimitazioni dell’essere, e, precisamente,
(Discorsi di religione, Firenze 19343, p. 41). La quella «verso l’alto»; come a dire che il dovere,
voce del dovere, che nella filosofia di Gentile si lungi dall’esser misurato dall’essere, è una
fa tanto più forte, quanto più egli accentua il possibile «misura» per l’essere. Infatti, da Pla-
suo distacco dall’immanentismo crociano, è tone a Kant, «è l’essere stesso che, proprio per
l’unica base trascendente della morale: «C’è via della sua specifica interpretazione come
una voce dentro l’anima dell’uomo che non ta- idea [...], implica il riferimento a qualcosa di
ce mai, e lo sprona a non ristare, ad andare esemplare, di dovuto»; e, a un tale impoveri-
avanti: dove? Verso se stesso: quello che egli mento deontologico dell’essere, fa appunto ri-
deve essere» (Genesi e struttura della società, Fi- scontro la concezione che pone qualcosa al di
renze 1946, pp. 7-8). sopra dell’essere: qualcosa che esso «non è
3090
VOLUMIfilosofia.book Page 3091 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dovere


ancora, ma che deve ognora essere» (Introdu- tegoria dei «fatti» (cioè non sono componenti
zione alla metafisica [1953], tr. it. di G. Masi, Mi- del «mondo») (cfr. ibi, 6.43; 6.423). Dunque,
lano 1968, p. 201). Culmine di un tale processo possiamo dire che il primo divieto che dal di-
teorico, è il primato del Sollen sul Sein, che si scorso di Hume viene alla teoria morale, è
afferma nella filosofia di Kant (ibi, p. 402). Ol- quello di tradurre il linguaggio normativo
tretutto, la divaricazione dell’ordine del dover («questo è bene», «devo fare questo»), in un
essere da quello dell’essere diviene drammati- linguaggio descrittivo («il bene è questo»,
ca nell’«epoca della tecnica», in cui si assiste «questo deve essere fatto»). Fatalmente, infat-
alla tendenziale riduzione dell’essere a un in- ti, al linguaggio descrittivo sfugge la dimensio-
sieme di oggetti sperimentabili. Ciò rende ine- ne interiore dell’intenzionalità morale, e quin-
vitabile che il dovere pretenda di emanare da di la qualità morale stessa dell’atto. Ora, que-
qualcosa di ulteriore all’essere, e cioè dal valo- sto primo divieto humiano corrisponde, a ben
re. «Ciò che pretende di valere in sé come im- vedere, a una considerazione classica: quella
perativo deve essere in se stesso legittimato a che distingue tra «azione fisica» (actus secun-
ciò. Qualcosa come un dovere non può ema- dum genus naturae) e «azione intenzionale»
nare che da ciò che in se stesso è in grado di (objectum actionis).
avanzare una tale pretesa, da ciò che ha in sé (b) Il secondo divieto humiano, dice che «que-
un valore, che è esso stesso un valore. I valori sto è bene» (o «questo deve essere fatto») non
in sé divengono ora il fondamento del dovere» è neppure interpretabile come la conclusione
(ibid.). Quindi, è inevitabile che la figura del di un’argomentazione, dunque come una veri-
dovere venga coinvolta nella polemica – avviata tà introdotta logicamente a partire da altre ve-
da Nietzsche – intorno all’«origine problemati- rità più note. Infatti, il carattere obbligante del
ca» del «concetto di valore» (ibi, pp. 203-204). bene morale, non può – secondo Hume – es-
IV. ESSERE E DOVER ESSERE. – 1. La «legge» di Hu- sere dedotto da altri elementi. Insomma, se
me. – Un’obiezione radicale – espressa da Hu- ben interpretiamo, il «dover essere», o è de-
me nel XVIII secolo, e vigorosamente ripresa in dotto da un altro (già noto) dover essere –
età a noi contemporanea – mette in questione dunque da un elemento a sé omogeneo –; op-
le modalità della fondazione teorica del dove- pure è dedotto da un semplice «essere» – dun-
re morale. Hume, nel suo Treatise of Human que da un elemento a sé disomogeneo. Ma,
Nature (1739-40), affermava che la determina- nel primo caso si verrebbe a riconoscere che il
zione di ciò che è bene e ciò che è male, non discorso morale ammette già in partenza il
può che avvenire per intuito affettivo (Moral «dover essere» – e, dunque, non lo giustifica,
Sense), e che la riflessione razionale non ha al- ma lo presuppone. Nel secondo caso, invece,
cuno spazio in tale materia. Infatti, (a) «la mo- la deduzione (cioè il passaggio logico) avver-
ralità non consiste in nessun dato di fatto che rebbe da una premessa di tipo descrittivo (ri-
si possa scoprire con l’intelletto»; e (b) «la mo- guardante l’«essere»), a una conseguenza di ti-
rale non consiste in certe relazioni che sono po normativo (riguardante il «dover essere»).
invece gli oggetti della scienza» (cfr. ibi, tr. it. Sennonché, una simile deduzione rappresen-
di E. Lecaldano ed E. Mistretta, Trattato sulla terebbe uno slittamento da un genere all’altro
natura umana, Roma-Bari 1982, l. III, parte I, della realtà – dall’aletico al deontico –: generi
sez. 1, p. 495). In questa duplice affermazione che non sembrano riconducibili l’uno all’altro,
sta il nocciolo della cosiddetta «legge di Hu- ma piuttosto cooriginari. Leggiamo, in propo-
me»; esaminiamolo dunque più da vicino. sito, le parole stesse di Hume: «In ogni siste-
(a) La prima affermazione humiana equivale al ma di morale in cui finora mi sono imbattuto,
riconoscimento che «questo è bene», non è un ho sempre trovato che l’autore va avanti per
giudizio che corrisponda a una constatazione un po’ ragionando nel modo più consueto, e
di fatto, alla descrizione di un pezzo di mondo. afferma l’esistenza di un Dio, o fa delle osser-
Moralmente buona, infatti, non è la realizza- vazioni sulle cose umane; poi tutto a un tratto
zione che è frutto dell’atto, e neppure la mate- scopro con sorpresa che al posto delle abituali
riale esecuzione del medesimo (l’azione fisi- copule è e non è incontro solo proposizioni che
ca). Sarà proprio questo carattere «non fisico» sono collegate con un deve o un non deve; si
del bene e male morali, a far dire a Ludwig Witt- tratta di un cambiamento impercettibile, ma
genstein, nel suo Tractatus logico-philosophicus, che ha, tuttavia, la più grande importanza. In-
che «buono» e «cattivo» sono esclusi dalla ca- fatti, dato che questi deve o non deve, esprimo-
3091
VOLUMIfilosofia.book Page 3092 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dovere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

no una nuova relazione o una nuova afferma- of Deontic Logic to Alethic Modal Logic, in
zione, è necessario che siano osservati e spie- «Mind», 1958, pp. 100-103). Il «riduzionismo»
gati; e che allo stesso tempo si dia una ragione andersoniano è stato imputato – tra gli altri,
per ciò che sembra del tutto inconcepibile ov- dal logico latino-americano Hector Neri Ca-
vero che questa nuova relazione possa costitu- stañeda – di «fallacia naturalistica» (cioè di
ire una deduzione da altre relazioni da essa una confusione tra il piano dei fatti – le sanzio-
completamente differenti. Ma poiché gli autori ni – e il piano degli obblighi morali). In parti-
non seguono abitualmente questa precauzio- colare, la fallacia starebbe nel far corrisponde-
ne, mi permetto di raccomandarla ai lettori, e re necessariamente, e surrettiziamente, il non
sono convinto che un minimo di attenzione a esserci della sanzione, con il non esserci della
questo riguardo rovescerà tutti i comuni siste- infrazione all’obbligo (cfr. H.Neri Castañeda,
mi di morale e ci farà capire che la distinzione Obligation and Modal Logic, in «Logique et
tra il vizio e la virtù non si fonda semplicemen- Analyse», 3, 1960).
te sulle relazioni tra gli oggetti e non viene per- Al tentativo di superare il secondo divieto hu-
cepita mediante la ragione» (cfr. Hume, op. cit., miano, si è dedicato, tra gli altri, l’americano
l. III, parte I, sez. 1, pp. 496-497). John R. Searle, che – insieme all’inglese John
Il secondo divieto humiano si può allora espri- L. Austin – è uno dei principali interpreti della
mere così: da asserti descrittivi, non può esse- teoria degli Speech Acts. Searle presenta dei
re dedotto alcun asserto normativo. Vale a di- controesempi al divieto di Hume, servendosi
re: dal fatto – ad esempio – che l’uomo sia fat- di «fatti istituzionali» (cioè che fondano un im-
to in un certo modo, non si può far discendere pegno), quali l’atto di promettere. Affermare
che debba comportarsi in un certo modo. Ora, un tale fatto istituzionale – spiega Searle – è
è proprio questa pretesa humiana a costituire già un invocare le regole costitutive dell’istitu-
la vera e propria «ghigliottina», che avrebbe la zione. Sono proprio queste regole a dare alla
pretesa di separare, senza possibilità di comu- parola “promessa” il suo significato; ma esse
nicazione, l’osservazione e la norma, l’ontolo- sono tali che impegnarmi all’opinione che Ti-
gia e la morale, e, più a fondo, i trascendentali zio ha fatto una promessa, comporta l’impe-
«essere» e «bene». gnarmi anche a quel che egli dovrebbe fare,
2. Tentativi di superamento. – Dopo una ricezio- perlomeno per quanto riguarda l’obbligo che
ne assai larga della «ghigliottina di Hume» – egli si è assunto promettendo. Ad esempio, se
mediata anche dalla teoria della «fallacia na- Tizio ha enunciato – sotto certe condizioni – le
turalistica», sostenuta da Gorge Edward Moo- parole «ti prometto, Caio, di pagarti tot», allo-
re –, si è assistito a una diffusa reazione a que- ra «Tizio dovrebbe pagare a Caio tot» (cfr. J.R.
sto luogo comune, e a vari i tentativi di supe- Searle, How to derive ‘Ought’ from ‘Is’, in «The
rarlo. In particolare, al tentativo di superare il Philosophical Review», 73, 1964, pp. 48-53). Al
primo dei due divieti humiani sono dedicate tentativo di Searle si è opposto John L. Mackie,
alcune ricerche di Alan R. Anderson (allievo di osservando che i fatti istituzionali sono obbli-
G.H. Von Wright). Anderson sembra partire ganti, non di per sé, ma solamente per chi ac-
dalla diffusa tendenza a ridurre il diritto a dirit- cetta di collocarsi al loro interno (Hume’s Mo-
to positivo (e, più in generale, le discipline ral Theory, London 1980, p. 159).
prescrittive, come l’etica, a scienze descrittive Di altro rilievo è, in proposito, la riflessione
dei comportamenti o costumi). In particolare, del logico polacco Jerzy Kalinowski. Le indica-
egli intende mostrare che i concetti «deontici» zioni forniteci da Kalinowski sono tre. In primo
(che parlano dell’obbligo e del divieto) sono luogo, egli chiarisce che il divieto humiano di
traducibili nei concetti «modali» (che parlano dedurre proposizioni normative da proposi-
di possibilità e impossibilità), grazie all’inseri- zioni descrittive non va confuso – come molti
mento, nel linguaggio modale, del concetto fanno – con l’analogo divieto posto a suo tem-
fattuale (cioè descrittivo) di «sanzione». La co- po da Henri Poincaré alla deducibilità degli
stante proposizionale S descrive – in Ander- «imperativi» dalle proposizioni descrittive.
son – quello stato di cose consistente nell’es- Ora, confondere normativo e imperativo (le
serci della sanzione; di modo che, una certa in- norme, di cui ci si occupa in morale, con gli or-
dicazione è obbligatoria, se e solo se la sua dini, che di per sé possono anche non avere un
mancata realizzazione implica necessariamen- contenuto morale), è proprio – secondo Kali-
te la sanzione (cfr. A.R. Anderson, A Reduction nowski – di un certo «volontarismo», che dà
3092
VOLUMIfilosofia.book Page 3093 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dovere


per scontato che non si possa parlare della ne delle norme stesse (cfr. J. Kalinowski, Théo-
norma morale in termini di verità o di falsità rie des propositions normatives, in «Studia logi-
(cfr. J. Kalinowski, Le problème de la vérité, Lyon ca», 1, 1953, pp. 147-182).
1967). Quanto poi al secondo divieto humiano Secondo Alasdair MacIntyre, il principio «nes-
– quello che dà luogo all’autentico divisioni- suna conclusione sul dovere a partire da pre-
smo etico –, Kalinowski lo accetta, ma con una messe sull’essere», può essere fatto valere so-
precisazione decisiva: dire che dall’«è» non si lo all’interno di una morale che abbia rifiutato
può far derivare il «deve», non significa che la il «concetto funzionale di uomo», proprio
norma morale sia qualcosa di indeducibile; dell’etica classica: il concetto che riconosce
ma, piuttosto, che è deducibile a partire da un all’uomo una certa natura essenziale, che at-
proprio ordine di evidenze, diverso da quello tende un certo tipo di compimento (After Vir-
delle constatazioni. La conoscenza pratica co- tue [1981], tr. it. di p. Capriolo, Dopo la virtù,
me la conoscenza teorica – spiega Kalinowski Milano 1988, pp. 77-78). In altre parole, l’«es-
– ha le sue proposizioni seconde, conclusioni sere» che la morale ha in vista è, in primo luo-
di tali o tali ragionamenti, e le sue proposizio- go, l’essere dell’uomo. Ora, l’essere dell’uomo
ni prime, evidenti, la cui verità è colta senza al- è una realtà dinamica, e parlare dell’uomo, è
cun ragionamento. Allo stesso modo che parlare del suo orientamento al fine ultimo.
nell’ordine delle definizioni bisogna arrestarsi Alla considerazione di questo orientamento
a qualche termine primo, indefinito, il cui si- strutturale, la morale aggiunge, di suo, solo
gnificato chiaro e netto s’impone senza defini- una esigenza: che l’uomo non contraddica tale
zione, così nell’ordine dei ragionamenti, teori- orientamento, che non entri quindi in contrad-
ci o pratici che siano, è inevitabile partire da dizione con se stesso. Il «dover essere» è sem-
premesse autoevidenti. La legge morale natu- plicemente la non contraddittorietà ovvero la
rale, che termina nei giudizi di coscienza, non coerenza interna della vita appetitiva, e non
è altro – spiega Kalinowski – che un insieme di un’esigenza che ad essa sopraggiunga da al-
premesse morali che si propongono come evi- trove.
denti, e che sono sottoponibili alla disgiunzio- VI. DOVERE E POTERE. – 1. Dovere e potere secondo
ne «vero/falso» Questo però non significa de- Kant. – Il tema è proposto da Kant nella di-
durre l’etica dalla metafisica; anche se «la me- scussione della terza antinomia della ragione
tafisica permette di cogliere l’evidente verità pura. Il dovere (die Pflicht) – cioè il contenuto
della legge naturale»: fornisce, cioè, quel qua- del dover-essere (Sollen) – è una qualità onto-
dro di significati (concernente Dio, l’uomo, il logica eterogenea rispetto allo «è, era, sarà»,
bene, l’azione umana), entro il quale acquista- su cui si attesta l’intelletto scientifico. Il dover-
no senso le indicazioni fondamentali della leg- essere, infatti, è una qualità che inerisce, non
ge naturale (cfr. J. Kalinowski, Initiation à la phi- a fatti, bensì ad atti: cioè, a realtà extra-tempo-
losophie morale, Paris 1966, pp. 127-130). rali, che non stanno in relazioni di tipo tempo-
Ma è proprio una «logica delle norme», che in- rale. Più precisamente, il Sollen esprime un at-
dichi anche formalisticamente i modi secondo to possibile; e ciò, in due sensi. (1) «Possibile»
cui è corretta la deduzione delle norme prati- (möglich), anzitutto, nel senso che l’atto po-
che dalle verità morali prime, quella che man- trebbe non tradursi mai in un fatto attuale, ed
ca nel panorama contemporaneo: una logica essere però ugualmente reale – anche se in
che tenti di illustrare, insomma, il modo di ar- una dimensione diversa da quella empirica. La
gomentare della coscienza. Kalinowski osser- possibilità qui in questione, sembra essere
va, in proposito, che i teorici della logica deon- quella normalmente considerata nell’ambito
tica ci danno solo, in realtà, «logiche degli della filosofia moderna, dove il possibile, inte-
enunciati sulle norme». Essi, cioè, si occupano so come non-internamente-contraddittorio, è
di esprimere in formule e operazioni i rapporti la base comune tra l’ideale (o meramente pos-
tra obblighi normativi, oppure tra obblighi sibile) e l’attuale (che traduce il possibile in
normativi e sanzioni, oppure tra obblighi nor- realtà effettiva). (2) Ma, il contenuto del Sollen
mativi e possibilità di attuazione; finendo, in- è detto da Kant «possibile» anche in un altro
somma, per sottintendere che si dia quella lo- senso: e precisamente, nel senso che esso non
gica produttiva di norme, sulla quale esitano a può non essere anche «possibile in condizioni
impegnarsi. Invece si tratterebbe di concen- naturali». In altre parole, Kant ritiene che, se
trarsi proprio sui criteri e i modi di formulazio- so che devo fare x, per ciò stesso so anche che
3093
VOLUMIfilosofia.book Page 3094 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dovere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

posso fare x; vale a dire: so che x, non solo è un una alternativa deontica) in cui a è vero (cioè,
contenuto non-internamente-contraddittorio realizzato)». Applicando all’assioma O-D la
(in astratto), ma è anche un contenuto realiz- «regola di contrapposizione», si può derivare
zabile nelle condizioni empiriche in cui deve che, se non c’è alcuna alternativa deontica in
essere attuato (cioè, non è neppure contrad- cui a è vero, allora a non è obbligatorio. Kant
dittorio rispetto al contesto che deve acco- probabilmente sottoscriverebbe questa con-
glierlo). Leggiamo dal testo kantiano: «La ra- clusione: infatti, dal suo punto di vista, il con-
gione non s’arrende al principio, che è dato tenuto del dovere (cioè a) ha una propria real-
empiricamente, e non segue l’ordine delle co- tà (diciamo pure nel «regno dei fini»), che è in-
se, com’esse si presentano nel fenomeno; ma dipendente dall’attuazione empirica. La (a)
si fa, con piena spontaneità, un suo proprio or- equivale a: (b) ¬O ⊥ , cioè: non c’è obbligo
dine secondo idee, alle quali adatta le condi- all’autocontraddizione. La possibilità implica-
zioni empiriche, e alla stregua delle quali di- ta dall’obbligatorietà – in O-KD – consiste in-
chiara necessarie perfino azioni che per anco fatti nella semplice non-contraddittorietà.
non sono accadute e probabilmente non acca- Sennonché, il potere (la possibilità operativa)
dranno; ma di tutte, nondimeno, suppone che cui alludeva Kant, è certamente qualcosa di
la ragione, rispetto ad esse, possa esercitare più ricco, di quanto qui riconosciuto. Qui si
una causalità, giacché senza di ciò dalle sue documenta piuttosto la povertà espressiva di
idee non attenderebbe verun effetto nella un sistema di logica puramente deontica.
esperienza» (KrV, tr. it. di G. Gentile e G. Lom- Più espressivo al riguardo risulta un sistema
bardo-Radice, riveduta da V. Mathieu, Critica «aletico di logica deontica»: cioè, un sistema
della ragion pura, Roma-Bari 1987, pp. 438- che usi un linguaggio misto, in cui le costanti
439). Quando invece non è il dovere la causa deontiche (come O) trovano posto accanto ai
dell’umano volere, ma piuttosto «un impulso simboli modali, come quello della possibilità
sensibile» (ein sinnlicher Trieb), allora l’oggetto (◊ ). Ad esempio, nel sistema misto KQ, risulta
(il contenuto) dell’azione non avrà le caratteri- derivabile: (c) Oα → ◊α. La (c) significa che
stiche (1) e (2) ora indicate; e la volizione di l’obbligo di compiere a, implica materialmen-
quell’oggetto sarà solo condizionata, e non li- te che sia possibile compiere a. Anche qui, co-
bera. Riguardo a quell’oggetto, l’uomo potrà munque, occorre intendersi bene sul significa-
farsi libero, in tanto in quanto lo investirà con to dei simboli usati. Infatti, se ◊α significasse,
la categoria morale del dovere, che esprime la non la possibilità di realizzare a, ma solo
ragione che è in lui, e che assegna agli oggetti l’astratta non-interna-contraddittorietà di a,
pratici (cioè agli atti) «misura e scopo», «inibi- allora ciò non sarebbe sufficiente a esprimere
zione e autorità» – come Kant si esprime quel che la formula kantiana indicava. Ma an-
(ibid.). che riguardo all’implicazione ci sono proble-
2. Sviluppi formali. – La tesi per cui il dovere mi. Se la leggo genericamente così: «non si dà
comporta il potere – tesi qualificante per il di- che a sia obbligatorio e non sia insieme possi-
scorso kantiano sulla libertà – può essere ap- bile», allora essa è approvabile (dal punto di
profondita con l’aiuto di qualche forma di lin- vista di Kant). Ma, con una simile formula, non
guaggio simbolico. In un ambito di logica pu- si sarebbe ancora colto il senso filosofico della
ramente deontica – ad esempio nel calcolo O- questione. Ne è prova il fatto che, per contrap-
KD (per una esposizione del calcolo O-KD, e posizione, si potrebbe rovesciare la (c) in: (c’)
del calcolo KQ si veda: S. Galvan, Introduzione ¬◊α → ¬Oα (se a non è possibile, allora non
alle logiche filosofiche II: applicazioni filosofiche del- è neppure obbligatorio); il che, oltre che for-
la logica deontica, Milano 1987) –, è derivabile malmente lecito, sarebbe forse anche accetta-
una formula come: (a) ¬(Oα ∧ O¬α), la quale to da Kant – senza però che, con questo, il sen-
viene a dire che non può essere obbligatoria la so della sua affermazione venga minimamente
autocontraddizione, cioè, nessuno è tenuto a espresso. Non a caso, Jaakko Hintikka (cfr. Mo-
porre insieme atti contraddittori tra loro («non dels for Modalities, Dordrecht 1969) nega che (c)
si dà che sia obbligatorio a e insieme sia ob- sia espressione adeguata della formula kantia-
bligatorio non-a»). La (a) è derivabile grazie na, e propone in alternativa: (d) O(Oα → ◊α);
alla presenza in O-KD dell’assioma O-D, il formula nella quale – come si vede – la freccia
quale asserisce che «se a è obbligatorio, allora dell’implicazione materiale è sottoposta
c’è almeno un mondo possibile e buono (ossia all’operatore deontico O, e viene dunque a
3094
VOLUMIfilosofia.book Page 3095 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dovere


esprimere una implicazione deontica. La (d) privatistica, è popolata di esempi in tal senso.
può esser letta come segue: la realizzabilità di Questa assenza di correlazione assoluta tra di-
a è una condizione deonticamente esigita nel ritti e doveri consente di definire il dovere in
mondo in cui a è obbligatorio; il che è certa- senso specifico come quella situazione giuridi-
mente più impegnativo della semplice affer- ca svantaggiosa, posta dall’ordinamento giuri-
mazione – proposta in alternativa da altri au- dico a carico di un soggetto, senza che vi sia un
tori –, per cui la realizzabilità di a è condizione beneficiario di essa che si possa considerare
di senso per il valere della obbligatorietà di a come soggetto di un diritto correlativo (es. il
(ibi, pp. 196-198). dovere costituzionale di esercitare il voto). Di-
Come si può notare, Kant – con la formula che versamente, si definisce obbligo un comporta-
stiamo discutendo – propone un tipo di infe- mento che una norma impone a un soggetto
renza che è l’inverso di quello che la «ghigliot- nell’interesse o a vantaggio di un altro sogget-
tina di Hume» intendeva vietare. Uno dei di- to, titolare di una pretesa. Quest’ultimo si con-
vieti previsti dalla «ghigliottina di Hume», era figura come obbligazione nel caso in cui abbia a
che non si potesse passare argomentativa- oggetto una prestazione suscettibile di una va-
mente dall’«essere» al «dover-essere» (dall’is lutazione economica. Un cenno a parte merita
all’ought): Kant propone piuttosto di passare il concetto di onere, nel quale l’azione del sog-
dal «dover-essere» al «poter-essere» (che co- getto è posta in funzione di un interesse proprio
munque presuppone in vario modo l’«esse- che si vuole realizzare. In tal senso l’onere, è
re»). Kant, insomma, inferisce dal deontico il un dovere condizionato, che esige un comporta-
modale, il quale presuppone in qualche modo mento nella misura in cui il soggetto voglia ot-
l’aletico (infatti, che un contenuto di dovere tenere un risultato giuridico (es. la validità di
sia possibile a realizzarsi, è un asserto che dice un atto), risolvendo un conflitto intra-subietti-
anche alcunché su come stanno le cose). vo di interessi.
G. Morra - P. Pagani G. Gambino
B) ASPETTO GIURIDICO. – Il dibattito filosofico- BIBL.: parte A: studi di carattere generale: J. P. BUL-
giuridico sul concetto di dovere lascia tradizio- NES, La filosofía del Deber, Madrid 1947; R. LE SENNE,
nalmente emergere la distinzione tra dovere Le devoir, Paris 1950; A. GUZZO, La moralità, Torino
morale e dovere giuridico, che ha ricevuto una 1950, pp. 386 ss.; J. DE FINANCE, Essai sur l’agir hu-
specifica formulazione nella differenziazione main, Roma 1962; R. M. HARE, Freedom and Reason,
evidenziata da Thomasius tra forum internum e Oxford 1963; G. MORRA, La crisi dell’autonomismo eti-
forum externum, e nell’idea che il dovere giuri- co e la riproposizione della morale teologica, ivi 1967.
dico sia, da un lato, necessariamente accom- Per la storia del concetto di dovere: R. LE SENNE,
pagnato dalla minaccia di una sanzione, e Traité de morale générale, 2ª ed., Paris 1947; A. SER-
dall’altro fondato sul presupposto che sia con- TILLANGES, Il cristianesimo e le filosofie, tr. it., 2 voll., 2ª-
cretamente possibile adempierlo. Nell’ambito 3ª ed., Brescia 1954-56; J. LECLERCQ, Les grandes li-
proprio della teoria generale del diritto, il con- gnes de la philos. morale, Parigi 1954; J. MARITAIN, La
cetto di dovere si è venuto delineando nel- philos. mor. Examen histor. et crit. des grands systèmes,
l’epoca moderna come momento autonomo e ivi 1960. Per l’antichità classica: R. MONDOLFO, La
fondamentale dell’esperienza giuridica. In comprensione del soggetto umano nell’antichità classi-
senso generico, il dovere si può definire come un ca, Firenze 1958; ID., Moralisti greci. La coscienza mo-
rale da Omero a Epicuro, Milano-Napoli 1960; E. C.
comportamento di obbedienza che sorge in
WELSKOPF, Probleme der Musse im Alten Hellas, Berlin
conseguenza di un atto normativo e di una fat-
1962. Per Socrate: A. FOUILLÉE, La philos. de Socrate,
tispecie determinata. Titolare di un dovere
ivi 1874, p. 298 ss.; R. GUARDINI, Der Tod des Sokrates,
può essere solo il soggetto cui spetta di prov- tr. it. di E. Pocar, Milano 1948. pp. 118 ss. Per Plato-
vedere al suo adempimento, venendo così in ne: L. STEFANINI, Platone, 2ª ed., Padova 1949 (con
rilievo la coincidenza tra titolarità ed esercizio bibl.). Per Aristotele: G. ZUCCANTE, Aristotele e la mo-
del dovere. In ordine al contenuto, il dovere rale, Firenze 1926, p. 106 ss.; R. A. GAUTHIER, La mo-
può essere positivo (impone un contegno atti- rale d’Aristote, Paris 1958. Per lo stoicismo: G. MAN-
vo, in virtù della bona fides romana) o negativo CINI, L’etica stoica da Zenone a Crisippo, Padova 1940,
(impone un contegno passivo, in parte ricon- pp. 69 ss.; E. MARTINAZZOLI, Seneca. Studio sulla mo-
ducibile al principio del neminem laedere). Non rale ellenica nell’esperienza morale, Firenze 1945; O.
tutti i doveri corrispondono a dei diritti: LUSCHNAT, Das Problem des ethischen Fortschritts in der
l’esperienza giuridica, sia pubblicistica che alten Stoa, in «Philologus», 1958. Per il cristianesi-

3095
VOLUMIfilosofia.book Page 3096 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Doxa ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

mo: F. CAYRÉ, Patrologia e storia della teologia, tr. it. di 193-213; N. IRTI, Due saggi sul dovere giuridico (obbli-
T. Pellizzari, Roma 1938, 2 voll.; A. D. SERTILLANGES, La go-onere), Napoli 1973; J.C. SMITH, Legal obligation,
philosophie morale de St Thomas d’Aquin, Paris 1947. London 1976; U. SCARPELLI, Dovere morale, obbligo
Per il dovere in Kant: G. RENSI, L’eteronomia morale giuridico, impegno politico, in L’etica senza verità, Bo-
nel kantismo, nel vol. La trascendenza, Torino 1914, logna 1982; R. GUASTINI, Distinguendo. Studi di teoria
pp. 47-84; P. MARTINETTI, Kant, 2ª ed., Milano 1946, e metateoria del diritto, Torino 1996; G. OPPO, La pre-
pp. 150 ss. (con bibl.); H. REINER, Pflicht und Nei- stazione in adempimento di un dovere non giuridico
gung, Meisenheim 1951; G. A. SCHRADER, Autonomy, (cinquant’anni dopo), in «Rivista di diritto civile», 43
Heteronomy, and Moral Imperatives, in «Jour. Phi- (1997), 4, pp. 515-527; L. BAGOLINI, David Hume on
los.», 1963, pp. 65-77 ; P. PAGANI, Schematismo Legal Obligation and Sanction, in «Rivista Interna-
trascendentale : etica e intersoggettività in Kant, in C. zionale di Filosofia del Diritto», 77 (2000), 3, pp.
VIGNA (a cura di), Etica trascendentale e intersoggetti- 395-402.
vità, Milano 2002. Per Fichte: X. LÉON, La philos. de ➨ CONSEQUENZIALISMO; DEONTOLOGISMO; DIRITTI
Fichte, Paris 1902. Per Hegel: P. MARTINETTI, Hegel,
UMANI; DIRITTO, FILOSOFIA DEL; ETHOS; ETICA, EPI-
Milano 1943, pp. 171-96. Per Schopenhauer: U.A.
STEMOLOGIA DELL’; ETICHE DEONTOLOGICHE / TE-
PADOVANI, Schopenhauer, ivi 1934, pp. 156 ss.; G. FAG-
LEOLOGICHE ; FILOSOFIA MORALE ; IMPERATIVO ;
GIN, Schopenhauer, il mistico senza Dio, Firenze 1951,
pp. 195 ss. (con bibl.). Per l’interpretazione cristia- NORMA; OBBLIGAZIONE; OBBLIGO; PIACERE; SAN-
na di Nietzsche: A. TILGHER, Cristo e noi, Modena ZIONE; SITTLICHKEIT.
1934, pp. 59-72; T. MORETTI COSTANZI, Il cristianesimo
in Nietzsche, nel vol. Kierkegaard e Nietzsche, Roma DOXA (dovxa). – La doxa è l’opinione, cioè la
Doxa
1953, pp. 201-7. Sulla filosofia italiana del sec. XIX: conoscenza relativa che non coglie l’autentica
B. BRUNELLO, Rosmini, Milano 1941, cap. 6; L. STEFA- verità e che, dunque, è fonte di errore. In tal
NINI, Gioberti, ivi 1947, pp. 360 ss. Sulla morale nel senso, è contrapposta all’episteme (ejpisthvmh).
sec. XIX: E. FOUILLÉE, Critique des systèmes de morale Una sostanziale svalutazione della doxa si ri-
contemporains, Paris 1883. Su Croce: E. CIONE, Croce, scontra negli eleati, soprattutto in Parmenide,
Milano 1944, pp. 183 ss.; F. OLGIATI, B. Croce e lo sto- secondo cui essa si contrappone alla retta ra-
ricismo, ivi 1953, pp. 245 ss. Su Gentile: V. A. BELLEZ- gione (cfr. H. Diels - W. Kranz [a cura di], Die
ZA, L’esistenzialismo positivo di G. Gentile, Firenze
Fragmente der Vorsokratiker, Berlin 1951-526
1944, pp. 95 ss. Sul dovere nella filosofia contempo-
ranea: R.B. BRANDT, The Concepts of Obligation and
[rist. Zürich 1996], fr. 28 B 1.) Anche Melisso
Duty, in «Mind», 73 (1964); W.D. HUDSON (a cura di), vede in essa la fonte delle illusioni (cfr. ibi, fr.
The Is/Ought-Question, London 1969; G. FJ.K. 30 B 8). Il termine viene poi sviluppato da Pla-
MISH’ALANI, «Duty”, “Obligation» and «Ought», in tone, che lo inserisce coerentemente nel pro-
«Analysis», 30 (1969); PH. FOOT, Virtues and Vices and prio pensiero, facendo della doxa la conoscen-
Other Essays in Moral Philosophy, Oxford 1978; I. za sensibile, articolata in eikasia (eijkasiva, im-
ADINOLFI, Dovere, in Gli strumenti del sapere contempo- maginazione o conoscenza delle immagini
raneo. Volume II: I concetti, Torino 1997. sensibili) e pistis (pivsti", credenza o cono-
Parte B: C. THOMASIUS, Fundamenta iuris naturae et scenza degli oggetti sensibili). Facendo del-
gentium, Halle - Leipzig 1705 (rist. anast. Aalen l’essere sensibile un piano intermedio (metaxy)
1963); H. KELSEN, General Theory of Law and State, tra il vero essere (il mondo delle idee) e il nul-
Cambridge (Massachusetts) 1945, tr. it. di S. Cotta la, Platone considera la doxa come una cono-
e G. Treves, Teoria generale del diritto e dello Stato, Mi- scenza mediana, che richiede però di essere
lano 1952; S. ROMANO, Frammenti di un dizionario confermata e trasformata in episteme (cfr. Men.,
giuridico, Milano 1947, pp. 91-110; F. CARNELUTTI, Teo- 97 ss.; Conv., 202 a; Theaet., 187 b ss.; Resp., 476
ria generale del diritto, Roma 19513, pp. 168-175; E. d - 479 d). Nel Menone (cfr. 97 b- 100 b) doxa ri-
BETTI, Teoria generale delle obbligazioni, vol. I, Milano corre anche in un contesto etico, per indicare
1953; N. BOBBIO, Teoria della norma giuridica, Torino
una forma iniziale e spontanea di virtù dell’uo-
1958; H.L.A. HART, Legal and moral obligation, in A.I.
mo comune, corrispondente a una sorta di in-
MELDEN (a cura di), Essays in moral Philosophy, Seat-
tle 1958, tr. it. a cura di V. Frosini, Obbligazione mo- tuizione spontanea del bene da compiere nel
rale e obbligazione giuridica, in Contributi all’analisi mondo sensibile. Aristotele parla della doxa
del diritto, Milano 1964; W. CESARINI SFORZA, Sul con- soprattutto in riferimento al sillogismo dialet-
cetto di obbligo, in «Rivista Internazionale di Filoso- tico (appunto fondato sulle opinioni, cioè su-
fia del Diritto», 40 (1963), pp.431-445; M. KRIELE, gli «elementi che appaiono accettabili a tutti,
L’obbligo giuridico e la separazione positivistica fra di- o alla maggioranza, o ai sapienti» (cfr. l’intero
ritto e morale, in «Rivista di Filosofia», 57 (1966), pp. passo in Top., 100 a 18 - b 23). In età ellenistica
3096
VOLUMIfilosofia.book Page 3097 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dramma


non viene meno la critica verso la doxa, che gli meccanismo psichico, mediante il quale gli
stoici considerano come fonte di passioni (cfr. stati mentali vengono proiettati nel mondo
H. von Arnim, Stoicorum veterum fragmenta, esterno. In esso si esprimerebbe la stessa vita
Lipsiae 1903-24, vol. III, 378, 380, 381. Cfr. infi- organica, e non una sostanza separata o ani-
ne Plotino, Enn., II 1, 2; VI 1, 1). ma. D’altra parte l’intera realtà avrebbe carat-
E. Vimercati tere psichico. L’errore si verifica allorché l’es-
➨ EPISTEME; METAXY. senza da noi intuita e interpretata come una
qualità dell’oggetto non corrisponde alla
DRAGHETTI, ANDREA. – Filosofo eclettico,
Draghetti struttura di esso. In etica Drake è un migliori-
gesuita, n. a Novara nel 1736, m. nel 1825. sta; la felicità è per lui la sola norma valida da
Fu professore di metafisica nel Collegio di Bre- cui trarre, sperimentalmente, i precetti morali.
ra. Insegnò logica e metafisica anche nell’uni- Egli non mira tuttavia alla felicità individuale,
versità di Pavia. Scrisse un’opera organica di ma a quella del genere umano nel suo com-
filosofia: Psychologiae specimen (divisa in tre plesso.
parti: De voluntate; De attentione, memoria, ima- N. Bosco
ginatione; De reflexione, ratione, libertate), Mila- BIBL.: Autoesposizione: La filosofia di un migliorista,
no 1771-72. Avversò il tentativo condillachia- in J.H. MUIRHEAD, Filosofi americani contemporanei,
no e bonnetiano di spiegare il sistema delle fa- Milano 1939, pp. 87-114; A. FERRO, Orientamenti del-
coltà dell’anima coi sensi e col movimento la filosofia angloamericana (Drake), in «Archivio di
delle fibre cerebrali. Nell’Ethica (Reggio Emilia Storia della Filosofia italiana», 2 (1934); R. CAPONI-
1818) fondò il principio della morale sull’istin- GRI, in Les grands courants. Tendances, pp. 954-955,
to morale combinato con la ragione. Scrisse 958 ss.
anche: Istituzioni logiche, Modena 1820; Ele-
menta metaphysices, ivi 1821. DRAMMA (drama; Drama; drame; drama). –
Dramma
A. Viviani Accettando per il termine l’indicazione del-
BIBL.: AA.VV., Memorie e documenti per la storia l’etimo greco, dramma indica il momento ope-
dell’Università di Pavia e degli uomini più illustri che vi rativo di ogni azione teatrale. Dra'ma vale infat-
insegnarono, parte I, Pavia 1878, p. 468; G. CAPONE ti «opera», e quindi a ragione lo stesso termi-
BRAGA, La filosofia francese e italiana del Settecento, ne poteva servire alla tragedia ditirambica del
Arezzo 1920 (Padova 19412), vol. II, p. 98.
V secolo a. C. ad Atene e al melodramma
dell’Italia barocca e romantica. E l’intenzione
DRAKE, DURANT. – Realista americano, n. nel
Drake di accentuare appunto il momento attivo dello
1878, m. nel 1933.
spettacolo, sia come contrasto patetico, sia
Di famiglia puritana, studiò a Harvard con
come dialettica di un antagonismo che si ri-
Royce, James, Santayana, e a Columbia con
compone in vista di un ulteriore approdo, è
Dewey e Montague. Ha insegnato al Vassar
presente nell’applicazione aggettivale del ter-
College. Le sue opere principali sono: Prob-
lems of Conduct, Boston 1914; Problems of Reli- mine. Quando si parla di poesia drammatica,
gion, New York 1916; Mind and Its Place in Na- infatti, non si intendono tanto i testi disposti
ture, ivi 1925; The New Morality, ivi 1928. Contri- a una elaborazione spettacolare degli attori,
buì, con altri, al libro Essays in Critical Realism, ma un’opera letteraria attenta agli esempi
New York - London 1920. dell’azione teatrale. E di qui deriva o qui s’ap-
Come realista critico, indirizzo rappresentato poggia il tentativo di gerarchizzare le varie for-
anche da A.O. Lovejoy, J.B. Pratt, A.K. Rogers, me letterarie (lirica, narrativa, drammatica), in
G. Santayana, R.W. Sellars, C.A. Strong, Drake vista di un primato ora della drammatica ora
sostiene che l’esperienza tende a una realtà della lirica, lasciando oramai alla narrativa, se
oggettiva che la trascende e la cui esistenza non alla saggistica, d’essere oggi il luogo pro-
non può essere logicamente provata, ma deve prio di ogni scrittura.
essere posta come una ipotesi necessaria II termine, più specificamente inteso, indica
all’azione e alla scienza. La realtà non ci è mai invece un particolare genere di opera teatrale,
data immediatamente: i dati della conoscenza che ebbe inizio nel Settecento, procurando un
sono essenze, che non hanno esistenza, ma modo di riflessione più adatto allo spirito illu-
solo un puro stato logico. Secondo Drake la lo- minista e a una classe borghese che poneva la
ro presenza alla mente indica l’esistenza di un sua candidatura al potere politico.
3097
VOLUMIfilosofia.book Page 3098 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dray ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Il rigore onde erano stati distinti e divisi i due rie drammatiche nel romanticismo, Catania 1996; P.
generi tradizionali di spettacolo teatrale, tra- SZONDI, Theorie des modernen Dramas, Frankfurt am
gedia e commedia, cede a una più accorta e Main 1996, tr. it. di G.L., Teoria del dramma moderno,
più rassegnata modulazione del reale. Anche Torino 2000; P. SZONDI, Das lyrische Drama des Fin de
se tragedia e commedia erano state confuse siècle, Frankfurt am Main 2001; M. APOLLONIO, Storia
nella tradizione mimica della commedia del teatro italiano, Milano 2003.
dell’arte e nella tradizione musicale del teatro ➨ ATTORE; COMICO; TEATRO.
dell’opera, esse rimanevano tuttavia ben di-
stinte, specie dove l’intellettualismo della cul- DRAY, WILLIAM HERBERT. – Filosofo canade-
Dray
tura, come in Francia, faceva volentieri capo se, n. a Ottawa il 23 giu. 1921. Addottoratosi in
alle distinzioni accademiche. Si parla ora di filosofia a Oxford, ha insegnato fino al 1986
«tragedia civile» e di «commedia lacrimosa», all’università di Ottawa.
capovolgendo le indicazioni semantiche più Va ricordato principalmente come critico delle
vulgate che individuavano nella tragedia il teorie positiviste sulla spiegazione storica, in
«luogo» del pianto e nella commedia il «luo- particolare quella di Hempel, secondo cui an-
go» del riso. Se ciò rischiava di portare a una che in storia valgono spiegazioni mediante
forma di teatro svincolata dalla responsabilità «leggi di copertura», sul modello della fisica.
dell’impegno civile e a un personalismo ec- L’opera principale è Laws and Explanation in
centrico, le ragioni positive prevalsero sulle History (Oxford 1957, tr. it. di R. Albertini, Leggi
negative. Il «genere», variamente avviato dagli e spiegazioni in storia, Milano 1974): sulla base
italiani (qualche commedia di Carlo Goldoni, delle idee di R. Collingwood, Dray propone un
come Il padre di famiglia, sembra esserne il ca- modello di spiegazione per cui l’evento stori-
postipite), dai francesi (Denis Diderot), dai te- co, data la sua unicità, va ricostruito attraverso
deschi (Gotthold E. Lessing), anche se in parte il riferimento a elementi valutativi propri
contraddetto da quel recupero di estremismo dell’agente, e non è pertanto riconducibile a
e di impegno etico-religioso che fu il romanti- mere leggi empiriche.
M. Bastianelli
cismo, ebbe grande successo nell’Ottocento,
BIBL.: Philosophy of History, London 1964, tr. it. di G.
soprattutto nelle forme del teatro naturalista e
Baroncini, Filosofia e conoscenza storica, Bologna
realista. Ogni nazione d’Europa mette in scena
1969; Philosophical Analysis and History, New York -
la propria storia: a cominciar dalla Francia di London 1966; Perspectives on History, London 1980;
Diderot, di Emile Augier e di Dumas figlio; e Substance and Form in History: a Collection of Essays
ognuna di esse, cominciando o ricominciando in Philosophy of History, Edinburgh 1981; On History
a fare un teatro rispondente alle aspirazioni and Philosophers of History, Leiden 1989, 2 voll.; His-
medie della vita comune, si esprimeva in for- tory as Re-enactment: R.G. Collingwood’s Idea of His-
ma di dramma: dall’Italia di Paolo Giacometti tory, Oxford 1995; Introduction, in R.G. COLLINGWOOD,
e di Paolo Ferrari, prima, di Marco Praga e di The Principles of History and Other Writings in Philo-
Giuseppe Giacosa poi, alla Germania di Her- sophy of History, Oxford 1999.
mann Sudermann e di Gerhart Hauptmann, Su Dray: R. SIMILI (a cura di), La spiegazione storica,
all’Inghilterra di Arthur W. Pinero e di Bernard Parma 1984; M.V. PREDAVAL MAGRINI (a cura di), Filo-
Shaw, alla Scandinavia di Henrik Ibsen e alla sofia analitica e conoscenza storica, Firenze 1979; W.C.
Russia di Anton Cechov. SALMON, Four Decades of Scientific Explanation, Min-
M. Apollonio neapolis 1990, tr. it. di M.C. Di Maio, Quarant’anni
di spiegazione scientifica. Scienza e filosofia 1948-
BIBL.: W. WETZ, Die Anfänge der ernsten bürgerlichen
1987, Milano 1992.
Dichtung des achtzehnten Jahrhundert, Worms 1885; J.
GUILLEMINOT, L’évolution de l’idée dramatique chez les
maîtres du théâtre de Corneille à Dumas Fils, Paris DREBEN, BURTON SPENCER. – Logico, mate-
Dreben
1909; F.C. NOLTE, Early Middle Class Drama, Lanca- matico e filosofo statunitense, n. a Boston il
ster 1935; H. GOUHIER, L’essence du théâtre, Paris 26 sett. 1927 e m. ivi l’11 lug. 1999. Compiuti
1943; R. PIGNARRE, Histoire du théâtre, Paris 1949; gli studi (Deductive Completeness of n-valued
G.R. MORTEO, Idee per una storia morale del teatro, To- Quantification Theory, Harvard 1949), insegnò a
rino 1953; A.F. JOHNSON, Drama: Technique and Philo- Chicago, Harvard e Boston.
sophy, Valley Forge 1963; G. LUKÁCS, Il dramma mo- Si è occupato prevalentemente di problemi di
derno, Milano 1977; S. D’AMICO, Storia del teatro logica matematica connessi alla teoria della
drammatico, Roma 1982, 4 voll.; M.L. SCELFO, Le teo- quantificazione e, in particolare, alla decidibi-
3098
VOLUMIfilosofia.book Page 3099 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dressler


lità. In The Decision Problem, con W.D. Goldfarb, dotto dalla coppia drehen - heben è la focalizza-
Reading (Massachusetts) 1979, partendo zione della differenza tra l’oggettivazione, nel
dall’impostazione di Hilbert e dai risultati di senso dell’astrazione indispensabile a ogni
Turing, trasforma il problema della decisione conoscenza razionale, e l’estraneazione, di cui
nel problema della classificazione delle for- la mercificazione capitalistica per Bloch è il ca-
mule decidibili. so più evidente.
Allievo e collega di Quine, in Quine and Witt- S. Mancini
genstein (in R. Arrington - H. Glock [a cura di],
Wittgenstein and Quine, London - New York DREIER, FREDERIK. – Pensatore danese, n.
Dreier
1996, pp. 39-62), sostiene che la filosofia ana- nel 1827, m. nel 1853, chiamato «il primo so-
litica, iniziata con i tentativi di rigorizzazione cialista danese».
di Frege e Russell, ha esaurito il suo compito I suoi studi universitari furono rivolti alle
con il tardo Wittgenstein e con Quine. Al rap- scienze: studiò medicina e volle esercitare la
porto tra filosofia e logica e alle origini della fi- professione. Subì l’influenza di Condorcet e
losofia analitica ha dedicato l’ultima fase della dei socialisti francesi, come pure di Bentham,
sua riflessione. In On Rawls and Political Libe- Stuart Mill, Marx ed Engels; si propose di com-
ralism (in S. Freeman [a cura di], The Cambridge battere tutte le superstizioni correnti; si pre-
Companion to Rawls, Cambridge 2001, pp. 316- sentò come nemico dichiarato di ogni teolo-
346), ridimensiona gli aspetti kantiani della gia, metafisica e mistica, e aspirò a un rinnova-
dottrina di Rawls. mento della civiltà, da conseguirsi anzitutto
È noto per aver affermato che «il nonsenso è mediante una migliore educazione del popolo
spazzatura, ma la storia della spazzatura di- fondata sulle scienze. Queste idee sono
venta dottrina». espresse particolarmente nelle opere Fremti-
M. Bastianelli dens Folkeopdragelse (L’educazione nazionale
BIBL.: H. PUTNAM, A Half Century of Philosophy, «Da- del futuro), København 1848 e Aandetroen og
edalus», 1 (1997), pp. 175-208; J. RAWLS, A Remini- den fri Taenkning (La credenza negli spiriti e il
scence (of Burton Dreben), in J. FLOYD (a cura di), Fu- libero pensiero), apparsa nel 1852. Alla base
ture Pasts: The Analytic Tradition in Twentieth-Centu- del suo pensiero sta una concezione monisti-
ry Philosophy, Oxford 2001, pp. 417-430. co-naturalistica.
A. Nyman
DREHEN - HEBEN (ruotare - sollevare). – Il
Drehen - Heben BIBL.: H. HÖFFDING, Danske Filosofer (Filosofi danesi),
pensiero dialettico oltrepassante, proprio del København 1906; H. NORREGARD POSSELT (a cura di),
«principio speranza» di Ernst Bloch, sul piano Frederik Dreier og samfundets reform, Kobenhavn
gnoseologico fonda la possibilità della buona 2003.
riuscita sia dell’esperimento dell’uomo, sia di
quello del mondo (experimentum possibilis salu- DRESSLER, JOHANN GOTTLIEB. – Filosofo e
Dressler
tis) nella coppia categoriale del «ruotare» e del pedagogista tedesco, n. nel 1799, m. nel 1867.
«sollevare», operanti sinergicamente. La cop- Si propose di spiegare e difendere il pensiero
pia categoriale drehen - heben illumina la me- filosofico e pedagogico di F.E. Beneke. Le sue
diazione riflessiva dell’immediato, nella quale più importanti opere sono: Beiträge zu einer
il passivo si rivela come l’altro lato dell’attivo: besseren Gestaltung der Psychologie und Pädago-
un ruotare l’immediatezza del fenomeno volta gik, anche sotto il titolo Beneke und die Seelen-
a individuarne le possibilità inespresse, e in- lehre als Naturwissenschaft, Bautzar 1840-46;
scritte nel soggiacente piano della «tendenza» Praktische Denklehre, ivi 1852; Ist Beneke Mate-
e «latenza» in cui il fenomeno stesso affonda rialist?, Berlin 1862; Die Grundlehren der
le sue radici. Ora, per produrre effetti conosci- Psychologie und Logik, Leipzig 1867 (2ª edizione
tivi critici, demistificanti e anticipatori, il ruo- riveduta e ampliata da F. Dittes e O. Dressler,
tare (drehen) deve operare sinergicamente col ivi 1872).
sollevare (heben), che eleva valorialmente il vi- Red.
sto più in alto del vedente, consentendo a
questi di esercitare uno sguardo che va dal DRESSLER, MAX. – Pensatore tedesco, n. a
Dressler
basso all’alto, senza pregiudizi ma anche sen- Karlsruhe nel 1863, m. ivi nel 1936.
za risolversi in un atteggiamento oggettivante. I suoi principali scritti sono: Vorlesungen über
Il primo, fondamentale, esito speculativo pro- Psychologie. Die Welt als Wille zum Selbst, Hei-
3099
VOLUMIfilosofia.book Page 3100 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Drewnowski ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

delberg 1904; Der Monismus des Gesetzes und tico la negazione che Drews ha tentato del-
das Ideal der Freiheit, in A. Drews (a cura di), Der l’esistenza storica di Gesù.
Monismus, Jena 1908, vol. I. Il suo monismo è Red.
di intonazione volontaristica: ne sono fonti BIBL.: Die deutsche Spekulation seit Kant, Leipzig
principali Schopenhauer e Haeckel. 1893, 2 voll.; Das Ich als Grundproblem der Metaphy-
Red. sik, Tübingen 1897; Hartmanns philosophisches Sys-
tem, Heidelberg 1902; Nietzsches Philosophie, Heidel-
DREWNOWSKI, JAN FRANCISZEK. – Filosofo
Drewnowski berg 1904; Die Religion als Selbstbewusstsein Gottes,
Jena 1906; Geschichte des Monismus im Altertum, Hei-
polacco (n. nel 1896 e m. nel 1979. Fortemente
delberg 1913; Einführung in die Philosophie, Berlin
influenzato dalla filosofia analitica fiorita in 1922; Die Christusmythe, Jena 19242, 2 voll. (1909-
Polonia nel XX secolo, studiò a Varsavia con T. 11); Psychologie des Unbewussten, Berlin 1924; Die
Kotarbinski, S. Lesniewski e J. Lukasiewicz, do- Leugnung der Geschichtlichkeit Jesus, Karlsruhe 1926;
po aver anche compiuto studi di fisica e mate- Das Wort Gottes, Mainz 1933; Deutsche Religion, Ber-
matica. Alla fine della seconda guerra mondia- lin 1934.
le ottenne la cattedra di filosofia presso l’Acca- Su Drews: autopresentazione in R. SCHMIDT (a cura
demia Teologica Cattolica di Varsavia. Nel di), Die deutsche Philosophie der Gegenwart in Selbst-
1936 fondò, con J. M. Bochenski, J. Salamucha darstellungen, vol. V, Leipzig 1924, pp. 67-128; F.
e B. Sobocinski, il Circolo di Cracovia, di ispi- UEBERWEG, Grundriss der Geschichte der Philosophie,
razione cattolica ma assai vicino alle posizioni Berlin 1923-2812, vol. IV, p. 339 e seguenti; J. MAC-
del pensiero analitico. Drewnowski elaborò un QUARRIE, s. v., in P. EDWARDS (a cura di), The Encyclo-

programma filosofico basato sulla scienza e la pedia of Philosophy, New York - London 1967, vol. II,
matematica. Suo scopo era trasformare la filo- pp. 417-418.
sofia in una disciplina scientifica rigorosa, co-
struendola assiomaticamente e partendo da DRIESCH, HANS. – Biologo e filosofo tede-
Driesch
nozioni primitive esatte. Lo stesso discorso sco, n. a Kreuznach il 28 ott. 1867 e m. a Lipsia
valeva, a suo avviso, per la teologia, in quanto il 17 apr. 1941. Scolaro di E. Haeckel, si dedicò
anche alcuni dogmi teologici possono essere dapprima agli studi zoologici, lavorando a lun-
go alla stazione zoologica di Napoli. I frutti
spiegati con metodi razionali. In questo senso
delle sue ricerche lo portarono gradualmente
anticipa alcune vedute contemporanee secon-
a respingere la concezione meccanicistico-
do cui la teologia va sottoposta a verifica e può
darwiniana dei processi vitali, ad affermare il
essere sostenuta dai dati empirici. Drew-
carattere autonomo della biologia come
nowski e gli altri filosofi del Circolo di Cracovia
scienza, alla quale è essenziale la categoria
intendevano modernizzare il pensiero neosco- della finalità, e a sostenere la dottrina del vita-
lastico facendo ricorso alla logica matematica. lismo dinamico (Der Vitalismus als Geschichte
I suoi articoli sono raccolti nel volume: Filozo- und als Lehre, Leipzig 1905, tr. it. di M. Stenta,
fia i precyzja. Zarys programu filozoficznego i inne Il vitalismo: storia e dottrina, Milano 1911). A
pisma (in it., Filosofia e precisione. Esposizio- partire dal 1902 gli interessi di Driesch diven-
ne di un programma filosofico e altri saggi), nero prevalentemente filosofici. Gifford-Lectu-
Lublin 1996. rer all’università di Aberdeen nel 1907-08, l’an-
M. Marsonet no seguente si abilitò in filosofia della natura
BIBL.: J. WOLENSKI, Logic and Philosophy in the Lvov- a Heidelberg ove ottenne la cattedra nel 1911.
Warsaw School, Dordrecht 1989; F. CONIGLIONE, Nel Successivamente fu professore a Colonia
segno della scienza. La filosofia polacca del Novecento, (1920) e a Lipsia (1921). Driesch espose il suo
Milano 1996. pensiero con una chiarezza e una organicità
classiche.
DREWS, ARTHUR. – Filosofo tedesco, n. a
Drews Driesch concepisce la filosofia come intuizio-
Ütersen (Holstein) l’1 nov. 1865, m. a Karls- ne comprensiva del mondo: il punto d’inizio di
ruhe il 19 lug. 1935. Discepolo di E. v. Hart- essa è nella consapevolezza che ognuno ha cir-
mann, elaborò un monismo concreto. Nel «mo- ca il proprio sapere, e il suo sviluppo risulta
nismo concreto» il mondo s’identifica con lo dalla dottrina dei principi categoriali struttu-
stesso operare divino; è un mezzo annullando ranti la conoscenza (Ordnungslehre) e dalla me-
il quale Dio consegue la propria liberazione. tafisica o dottrina della realtà (Wirklichkeits-
Non discorda con questo irrazionalismo teore- lehre) che Driesch, contrariamente al criticismo
3100
VOLUMIfilosofia.book Page 3101 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Drobisch


kantiano, ritiene costituibile, entro limiti, sulla ge, Leipzig 1927; E. CASSIRER, Storia della filosofia mo-
base della filosofia della natura. Nella ricerca derna, vol. IV, Torino 19644, pp. 300-311; T. MILLER,
categoriale di Driesch ha particolare impor- Konstruktion und Begründung. Zur Struktur und Re-
tanza la sua teoria della causalità totale levanz der Philosophie H. Driesches, Zürich - New York
(Ganzheitskausalität), caratteristica della natu- 1991.
ra organica e presente nei sistemi che, da un
grado originario di molteplicità di ripartizione, DRIYARKARA, NICOLAUS. – N. a Dedunggu-
Driyarkara
passano a un grado superiore di essa, senza bah (Indonesia) nel 1913, m. a Jakarta (Indone-
l’intervento di un’azione esteriore. Le catego- sia) nel 1967.
rie organologiche aprono a Driesch la via della Filosofo e teologo gesuita, si è formato al Col-
metafisica, poiché egli afferma che lo sviluppo legio Ignaziano di Yogyakarta (Indonesia) e poi
organico è determinato da un fattore extraspa- a Maastricht e all’Università Gregoriana di Ro-
ziale e superindividuale: l’entelechia. Essa è una ma. Ha insegnato all’università di Jakarta. Al
realtà non materiale, non fisica o chimica, esi- centro dei suoi interessi la persona, la libertà
gita appunto dal fatto che i fattori materiali fi- e l’etica, temi trattati secondo una prospettiva
sico-chimici sono insufficienti a spiegare i fe- da lui definita di «fenomenologia trascenden-
nomeni biologici. Se si divide un meccanismo tale». Unisce nella sua prospettiva filosofica
in parti qualsiasi, è assurdo che ognuna di neo-tomismo, esistenzialismo e fenomenolo-
queste parti contenga il meccanismo comple- gia. Importante per la cultura filosofica del suo
to, capace di produrre l’organismo intero. paese, in quanto ha fatto conoscere indirizzi
L’entelechia, che determina il comportamento fondamentali del pensiero occidentale con-
dei sistemi armonici equipotenziali, non è una temporaneo, forgiando la relativa terminolo-
realtà «costituita di elementi disposti l’uno ac- gia filosofica in Indonesia.
canto all’altro. Essa è, all’opposto, un fattore P. Valenza
naturale sui generis e appare accanto ai fattori BIBL.: Participationis cognitio in existentia Dei perci-
naturali noti alle scienze fisiche e chimiche co- pienda secundum Malebranche utrum partem habeat,
me un principio peculiare elementare assolu- Yogyakarta 1954; Sosialitas sebagai eksistensial (La
tamente nuovo». (Il vitalismo: storia e dottrina, socialità, un “esistenziale”), Jakarta 1962; Riflessioni fi-
cit., p. 303). La funzione dell’entelechia si com- losofiche, Jakarta 1964; Opere scelte, Yogyakarta, s. d.;
pone con quella dei geni, però in tal modo che Filosofia umana, Jakarta 1969; Driyarkara sull’uomo,
«l’entelechia usa i geni come propri mezzi e Jakarta 1980; Driyarkara sull’educazione, Jakarta
tutto l’ordine nella morfogenesi è esclusiva- 1980; Driyarkara sulla cultura, Jakarta 1980; Dri-
mente dovuto alla entelechia» (The Science and yarkara sullo Stato e sulla nazione, Jakarta 1980.
Philosophy of the Organism, London 19292, p.
154). DROBISCH,
Drobisch MORITZ WILHELM. – Filosofo te-
F. Barone desco, n. a Lipsia il 16 ag. 1802 e m. ivi il 30
BIBL.: tra le opere filosofiche più notevoli: Die Logik sett. 1896.
als Aufgabe, Tübingen 1913; Ordnungslehre. Ein Sys- Dal 1826 insegnò matematica e dal 1842 anche
tem des nicht-metaphysischen Teiles der Philosophie, filosofia all’università di Lipsia. Tra i maggiori
Jena 19232 (1912); Leib und Seele, Leipzig 19233 sostenitori della filosofia herbartiana, cui de-
(1916); Wissen und Denken, Leipzig 19232 (1919); dicò i suoi primi scritti, improntò ad essa i
Metaphysik, Breslau 1924; Metaphysik der Natur, suoi ampi studi di logica formale, di psicologia
München 1926; Behaviorismus und Vitalismus, Hei- empirica e di filosofia della religione. Tra essi:
delberg 1927; Grundprobleme der Psychologie, Leip-
Neue Darstellung der Logik nach ihren einfach-
zig 19292 (1926); Philosophie des Organischen, Leipzig
sten Verhältnissen, mit Rücksicht auf Mathematik
19304 (1909), 2 voll.; Wirklichkeitslehre, Leipzig 19313
(1917); Die Überwindung des Materialismus, Heidel- und Naturwissenschaft, Leipzig 1836 (con fon-
berg 1935; Alltagsrätsel des Seelenlebens, Stuttgart damentali mutamenti nella 2ª edizione del
19392 (1938); Selbstbesinnung und Selbsterkenntnis, 1851 [18875], uno dei manuali classici dell’Ot-
Leipzig 1940. tocento); Grundlehren der Religionsphilosophie,
Su Driesch: autoesposizione in R. SCHMIDT (a cura ivi 1840; Empirische Psychologie nach naturwis-
di), Die Philosophie der Gegenwart in Selbstdarstellun- senschaftlicher Methode, ivi 1842 (Hamburg
gen, vol. I, Leipzig 19232, pp. 49-78; O. HEINICHEN, 18982); Erste Grundlinien der mathematischen
Driesches Philosophie, Leipzig 1924; H. SCHNEIDER - W. Psychologie, ivi 1850; Ueber die Fortbildung der
SCHINGNITZ (a cura di), Festschrift zum 60. Geburtsta- Philosophie durch Herbart, ivi 1876.
3101
VOLUMIfilosofia.book Page 3102 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Droga ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Drobisch insiste sul carattere matematico del- dossalmente, una sfida alla permissività, alla
la filosofia: i fenomeni psichici sono intesi her- società dei consumi, che tradiscono o ignora-
bartianamente come rappresentazioni e quin- no le genuine aspirazioni della persona. Le so-
di come forze cui è applicabile il calcolo; pur cietà ricche sono chiamate in causa anche per
considerando la logica come mediata anche un altro aspetto. I popoli del Nord hanno dirit-
dalla conoscenza empirica, Drobisch insiste to di esigere che i popoli poveri non produca-
sulla sua struttura formale opponendosi allo no sostanze di morte – sulle quali si muovono
psicologismo indipendentemente dalle cor- con spregiudicatezza e cinismo i narcotraffi-
renti logicistiche. Applicò metodi herbartiani canti imprendibili e più forti del potere locale
anche alla «filosofia della religione» come e internazionale – ma, prima ancora, hanno il
comprensione concettuale del dato religioso. dovere di rendere possibili produzioni alterna-
Dal sentimento della limitatezza nasce nel- tive. La droga chiama in causa la famiglia nel
l’uomo l’esigenza dell’elevazione a un ente su- suo insostituibile ruolo di integrazione affetti-
periore, ma perché il concetto di Dio abbia una va e socializzante della persona in formazione.
validità oggettiva è necessaria una prova logi- Non si tratta solo delle famiglie fallite per di-
ca. Drobisch ritiene insoddisfacenti le prove vorzio o separazione, ma anche per disarmo-
ontologica e cosmologica dell’esistenza di nia coniugale e/o parentale. Alla radice, tutta-
Dio, mostrata invece con alta probabilità dalla via, la droga chiama in causa la libertà-respon-
sabilità individuale sia nella prevenzione co-
prova teleologica, cui si aggiunge la forza con-
me nella cura e terapia.
vincente dell’argomentazione morale.
III. QUESTIONE MORALE E QUESTIONE LEGISLATIVA. –
F. Barone
Il fenomeno droga è un problema eminente-
BIBL.: M. BRASCH, Leipziger Philosophen, Leipzig 1894; mente morale non solo per le cause che sono
L. CREDARO, Maurizio Guglielmo Drobisch, Roma
riconducibili a una crisi di valori, a fattori eti-
1897; W. NEUBERT-DROBISCH, Moritz Wilhelm Dro-
co-sociali e familiari, ma anche per la necessi-
bisch, Leipzig 1902; W. GERALD - L. KREISER, Moritz
tà di una convergenza di assunzione di respon-
Wilhelm Drobisch anlässlich seines 200. Geburtstages,
sabilità individuali e sociali per superarlo. Non
Stuttgart-Leipzig 2003.
esiste un diritto alla droga: è solo un male mo-
rale per le gravi conseguenze sulla persona e
DROGA (drug; Droge; drogue; droga). – SOMMA-
Droga sulla società. Soltanto una convinta e colletti-
RIO: I. Definizioni e distinzioni. - II. Il contesto va disapprovazione etica può costituire la base
generale. - III. Questione morale e questione delle strategie preventive, terapeutiche e poli-
legislativa. tico-legislative. Sul piano legislativo, le ten-
I. DEFINIZIONI E DISTINZIONI. – Il termine droga, denze sono riconducibili a un triplice modello:
nel linguaggio corrente, indica varie sostanze liberalizzazione, coercizione, strategie di con-
che agiscono a livello psichico. Altri termini trasto. La liberalizzazione (legalizzazione, depe-
sono sostanze psicotrope (o psicoattive) o anche nalizzazione) è sostenuta attualmente per le
sostanze stupefacenti, ma quello più in uso è droghe leggere, negando superficialmente che
droga. La classificazione in droghe leggere (ma- il passaggio alla droga pesante sia inevitabile.
rijuana, analgesici, allucinogeni minori, ina- Inoltre, è rivendicata allo scopo della riduzio-
lanti ecc.) e pesanti (eroina, cocaina, LSD, barbi- ne del danno, qualora la liberazione dalla dro-
turici), sia pure corretta dal punto di vista me- ga non sia programmabile in tempi brevi. Tali
dico, è ritenuta imprecisa e pericolosa. L’uso obiettivi vantano una certa razionalità, ma ri-
(abuso) di droga è diversamente interpretato: sultano insoddisfacenti dal punto di vista eti-
dipendenza da sostanze tossiche (tossicodi- co, in quanto mostrano una resa al male dro-
pendenza); desiderio o ricerca di piacere; eva- ga. Inoltre, lo stato appare nel ruolo ambiguo
sione; tentativo di cambiare la situazione della di diffusore e, insieme, curatore del male.
persona. Quale sia l’aspetto prevalente, di- All’opposto, la repressione ha il merito di dare
pende spesso dal soggetto. alla società una chiara indicazione pedagogica
II. IL CONTESTO GENERALE. – Il fenomeno droga è e formativa. Tuttavia, se deve essere persegui-
specifico, ma non isolabile dal contesto delle ta con fermezza nei confronti degli spacciatori,
nostre società, dai modelli e stili di vita domi- non sembra efficace nell’intento dissuasivo
nanti. Secondo diversi esperti, rivela un pro- nei confronti dei consumatori, se resta unica-
fondo malessere, un rifiuto di un modello di mente nell’ambito repressivo. Al di là del proi-
società incapace di offrire ragioni di vita; para- bizionismo/antiproibizionismo, la strategia del
3102
VOLUMIfilosofia.book Page 3103 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Droysen


contrasto offre maggiori opportunità e speran- visione della storia. Libero docente di filologia
ze: prende a cuore la prevenzione sociale, si classica nel 1833, dal 1835 ebbe un insegna-
preoccupa dell’informazione nelle scuole e nei mento a Berlino come professore straordina-
luoghi di lavoro; organizza una repressione ef- rio. I suoi studi riguardarono, in questo primo
ficace sulla distribuzione e sullo smercio e, periodo, l’Antike sia dal punto di vista filologi-
quindi, punta sull’efficienza delle forze dell’or- co-letterario che storico. Dopo la Doktordisser-
dine; suscita solidarietà civile e ampia colla- tation De Lagidarum regno Ptolomaeo VI Philo-
borazione. metore rege (Berlin 1831), in cui si cominciava
L. Lorenzetti già a delineare una rivalutazione dell’età elle-
BIBL.: M. GARAVELLI - G. CASELLI, In nome della legge, nistica, Droysen pubblicò la Geschichte des
Torino 1990; G.M. GILLI - M.T. CAIRO, Famiglia e tossi- Alexanders des Grossen (Berlin 1833, tr. it. di L.
codipendenze: il dibattito e le ricerche, Milano 1990; S. Alessio, Alessandro il Grande, Milano 1978), a
CANALI et al. (a cura di), Contro le droghe. Cultura e cui seguirono la Geschichte der Nachfolger
strategie preventive contro la diffusione di sostanze stu- Alexanders (Hamburg 1836), e la Geschichte der
pefacenti 1980-1992. Rassegna bibliografica, Perugia Bildung des hellenistischen Staatensystems
1993; P. UGOLINI - F.C. GIANOTTI (a cura di), Valutazio- (Hamburg 1843), costituenti le due parti della
ne e prevenzione delle tossicodipendenze. Teoria, metodo, Geschichte des Hellenismus. Secondo la innova-
strumenti valutativi, Milano 1998; AA.VV., Atti della tiva tesi di Droysen, l’«ellenismo», definito co-
III Conferenza Mondiale sulla prevenzione dall’uso di
me «l’evo moderno del paganesimo», alla sto-
droghe, Palermo 2000; C.A. ROMANO - G. BOTTOLI, La
ria che sa vedere «il nesso degli svolgimenti
normativa sugli stupefacenti in ambito europeo, Roma
2002; G. VENTAVOLI PRIVITERA, Tossicomanie: un’epidemia
storici» non si presenta come un’età di tra-
psicosociale. Verso l’ecocidio della mente, Milano 2002. monto e degenerazione, ma come quell’epoca
che «ha accolto l’eredità sia del mondo greco,
➨ FAMIGLIA; PSICOPATOLOGIA.
sia dell’antichità orientale» e da questa «me-
scolanza» ha prodotto «qualche cosa d’altro,
DROSSBACH, MAXIMILIAN. – Atomista tede-
Drossbach di nuovo, che, così mediato, non cessa di ri-
sco del secolo XIX. mandare al suo prossimo antecedente» (come
Con la dottrina atomistica Drossbach spiega scrive Droysen nella Privatvorrede – Theologie der
l’immortalità dell’anima e la presenza del divi- Geschichte – alla seconda parte della Geschichte
no nell’universo, quale acme supremo della des Hellenismus). Divenuto nel 1840 professore
gerarchia delle monadi-atomi. ordinario di storia a Kiel, Droysen spostò l’as-
Opere: Die individuelle Unsterblichkeit von mona- se dei suoi studi nella storia e diede maggiore
distmethaphysischen Standpunkt, Olmütz 1853; risalto alla funzione politica della storiografia.
Die Harmonie der Ergebnisse der Naturforschung Nel 1846 pubblicò infatti le Vorlesungen über
mit den Forderungen des menschlichen Gemütes das Zeitalter der Freiheitskriege (Kiel 1846), che
oder die persönliche Unsterblichkeit als Folge der orientarono la sua stessa attività politica al cui
atomistischen Verfassung der Natur, Leipzig centro si poneva il problema dell’unità tede-
1858; Die Genesis des Bewusstseins nach atomisti- sca. Nel 1848 partecipò quale rappresentante
schen Prinzipien, ivi 1866; Über die scheinbaren dello Holstein all’assemblea nazionale di
und die wirklichen Ursachen des Geschehens in der Francoforte, schierandosi su posizioni mode-
Welt, Halle 1884. rate e propendendo per una soluzione «picco-
Red. lo-tedesca» della questione unitaria. La prin-
cipale opera storica, a cui lavorò a partire dagli
DROYSEN, JOHANN GUSTAV. – N. a Treptow il
Droysen anni cinquanta, è la imponente Geschichte der
6 lug. 1808, m. a Berlino il 19 giu. 1884. La sua preussischen Politik (Leipzig 1855-86, 5 parti in
educazione, nell’ambito della famiglia e 14 voll.). La sua teoria della storia è esposta si-
dell’ambiente sociale a cui apparteneva, fu stematicamente nei corsi di lezioni su enciclo-
profondamente influenzata dai valori del lute- pedia e metodologia della storia tenuti dal
ranesimo e del prussianesimo che restarono 1857 al 1882, di cui Droysen nel 1858 fece cir-
determinanti anche nel seguito della sua vita. colare a Jena come manoscritto un sommario
Studiò all’università di Berlino, frequentando, (Grundriss der Historik), che ebbe tre edizioni a
tra gli altri, i corsi di filologia di Boeckh e quelli stampa nel 1868, nel 1875 e nel 1882. R. Hüb-
di filosofia di Hegel, dai quali trasse i principi ner ha pubblicato l’ultimo corso di lezioni del
della sua teoria della storiografia e della sua 1881-82 con il titolo di Historik. Vorlesungen
3103
VOLUMIfilosofia.book Page 3104 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Droz ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

über Enzyklopädie und Methodologie der Geschich- 1806, tr. it. L’arte di essere felice, Milano 1808) si
te (Oldenburg 1937, tr. it. a cura di L. Emery, mostra vicino all’epicureismo, inteso nel più
Istorica, Milano-Napoli 1966), mentre P. Leyh largo senso possibile. Droz sviluppa queste
ha pubblicato in edizione critica il corso del idee in De la philosophie morale, ou des différents
1857 (Historik. Die Vorlesungen von 1857, Stutt- systèmes sur la science de la vie (Paris 1823): il fi-
gart - Bad Cannstatt 1977, tr. it. a cura di S. Ca- ne della vita non è il bene né la felicità, ma la
ianiello, Istorica, Napoli 1994). Tra gli scritti loro unione: l’azione conforme al valore impli-
postumi sono importanti il Briefwechsel (a cura ca la gioia della coscienza. L’epicureismo si
di R. Hübner, Berlin 1929), e le Politische Schrif- raffina così sino a divenire quasi spiritualismo.
ten (a cura di F. Gilbert, München 1933). Altri scritti: Etudes sur le beau dans les arts, Paris
Nella Istorica Droysen, sotto l’influsso oltre 1815; Applications de la morale à la politique, ivi
che di Hegel e Boeckh, anche di W. von Hum- 1825; L’économie politique, ou principes de la
boldt, e in dura polemica con il positivismo science des richesses, ivi 1829; Histoire du règne de
storiografico, elabora una compiuta metodo- Louis XVI pendant les années où l’on pouvait
logia della storia. I punti fondamentali della prévoir et diriger la Révolution française, ivi 1839-
sua esposizione riguardano: i caratteri del me- 42, 3 voll. Le opere di Droz anteriori al 1826 so-
todo storico, l’euristica, la critica delle fonti, no riunite in due volumi.
l’interpretazione, la sistematica del lavoro sto- G. Morra
rico, la topica, cioè i vari tipi di trattazione (in- BIBL.: T.S. JOUFFROY, De la philosophie morale de M.
dagativa, narrativa, didattica, discussiva). Il Droz, ou de l’Eclectisme moderne, in «Globe», 1
vero campo della storia è per lui quello morale (1824); G. DAMIRON, Essai sur l’histoire de la philosophie
in senso largo e si distingue nettamente da en France au XIXe siècle, Bruxelles 1832, pp. 288-295.
quello della natura: la sua conoscenza non è
fondata sul metodo statistico e generalizzante DRTINA, FRANTIŠ EK. – Filosofo e pedagogi-
Drtina
ma sulla comprensione. La ricerca storica nasce sta cecoslovacco, n. a Hnevsín il 3 ott. 1861, m.
da un problema, la soluzione del quale illumi- a Praga il 14 genn. 1925.
na non solo il passato ma anche il presente. La Studiò filologia classica in Germania e in Fran-
storia, infatti, è sviluppo e progresso, come cia; nel 1891 professore di filosofia e dal 1898
qualitativa crescita dello spirito su se stesso di pedagogia all’università di Praga. Negli anni
(«epidosis eis auto»): l’universale vive solo nel 1907-11 deputato del parlamento, nel 1918 se-
particolare, onde la vanità del tentativo di sco- gretario del ministero della pubblica istruzio-
prire o verificare «leggi» astratte nel processo ne. Drtina scrisse opere storiche, fra le quali
storico. La storia è una giustificazione della più importante è Myslenkový vývoj evropského
presenza di Dio nel mondo e in questo senso lidstva (L’evoluzione del pensiero della umani-
lo studio delle forze storiche presenta il carat- tà europea, Praha 1902), dove espone la sua
tere e il significato di una teodicea. tesi sull’origine della civiltà contemporanea.
R. Franchini - G. Cantillo Questa, secondo Drtina, è una sintesi da una
B IBL.: F. GILBERT, J.G. Droysen und die preußisch- parte del naturalismo che appare nell’antichi-
deutsche Frage, Berlin 1931; H. ASTHOLZ, Das Problem tà e nel Rinascimento, e dall’altra parte del-
«Geschichte» untersucht bei J.G. Droysen, Berlin 1933; l’ideale morale cristiano che si manifestò al
J. RÜSEN, J.G. Droysen, in H.-U. WEHLER (a cura di), tempo della Riforma. La sintesi di questi due
Deutsche Historiker, vol. II, Göttingen 1971; L. CANFO- elementi rappresenterebbe l’umanesimo mo-
RA, Ellenismo, Roma-Bari 1987; G. CANTILLO, L’ecce- derno. L’opera fu ampliata ed edita sotto il ti-
denza del passato, Napoli 1993, parte II; S. CAIANIELLO, tolo Úvod do filosofie (Introduzione alla filoso-
La duplice natura dell’uomo. La polarità come matrice fia; 2 parti, Praha 1914-26). Fra le opere peda-
del mondo storico in Humboldt e in Droysen, Soveria gogiche la più importante è Ideály výchovy
Mannelli 1999; E. STRAUB, J.G. Droysen und die Ge- (L’ideale dell’educazione; 1900, 1930), dove
schichte Preußens, Berlin - New York 2000. Drtina cerca di trovare una relazione tra le cor-
renti pedagogiche e la storia della cultura gene-
DROZ, FRANÇOIS-XAVIER-JOSEPH. – Pensatore
Droz rale. Drtina è piuttosto uno storico che filosofo
francese, n. a Besançon nel 1773, m. a Parigi secondo l’esempio del suo maestro Paulsen;
nel 1850. riuscì, però, felicemente nella ricerca dei princi-
Non formulò un sistema né aderì a una precisa pi generali che dominano le diverse correnti
scuola. Nell’Essai sur l’art d’être heureux (Paris culturali e con chiarezza espose l’unità del pro-
3104
VOLUMIfilosofia.book Page 3105 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dsm


gresso continuo e coerente della cultura uma- la seconda edizione, che utilizzava la classifi-
na. Con entusiasmo e in un buon stile letterario cazione dei disturbi mentali dell’ICD 8 (ottava
comunicava ai suoi lettori e ascoltatori la sua revisione della Classificazione Internazionale del-
persuasione ottimistica sul progresso della ci- le Malattie redatta dall’Organizzazione Mon-
viltà e della morale. Le sue concezioni religiose diale della Sanità). Il tentativo di facilitarne la
inclinano al panteismo. diffusione internazionale fu favorito anche
T. Spidlík dall’abbandono del termine «reazione» e di ri-
BIBL.: O. CHLUP, in «Ceská Revue», 1907; Miscella- ferimenti teorici particolari per i disturbi men-
nea in onore del cinquantesimo anno di Drtina, tali non organici. Nel 1974 l’APA designò un
1911, a cura di F. CÁDA - O. KÁDNER - J. TÚMA - O. WA- gruppo di lavoro incaricato di redigere la terza
GNER; e del suo sessantesimo anno, 1921, a cura di edizione del DSM, in quanto la classificazione
J. V. KLÍMA; J. TVRDÝ e O. CHLUP, in «Nase doba» (L’era dei disturbi mentali contenuta nell’ICD 9 non
nostra), 1925; J. PATOCKA, in «Nase doba» (L’era no- era ritenuta esauriente dagli psichiatri ameri-
stra), 1932. cani. Questa task force, selezionata sulla base
delle esperienze specifiche nei vari ambiti del-
DRUMMOND, HENRY. – Positivista inglese,
Drummond le patologie psichiatriche, stabilì gli obiettivi
n. a Stirling nel 1851, m. ivi nel 1897. prioritari del manuale, che rappresentarono le
Insegnò per qualche tempo nel College della linee guida anche per le successive edizioni,
Chiesa libera di Scozia, poi viaggiò in Africa e vale a dire: l’utilità clinica, l’affidabilità dia-
in Australia e si dedicò all’attività di scrittore. gnostica, l’accettabilità in abiti teorici diversi,
La sua opera fondamentale è Natural Law in l’utilità per l’istruzione, la compatibilità con
the Spiritual World (London 1883) il cui succes- l’ICD 9, la rinuncia a terminologie e concetti
so, oltre che allo stile facile, fu dovuto all’as- nuovi, il consenso sul significato dei termini
sunto: conciliare il positivismo con la coscien- diagnostici e l’esclusione di quelli oramai su-
za religiosa e con la dottrina cristiana. Drum- perati, l’accordo con i dati che convalidavano
mond mira a estendere le leggi della natura le categorie diagnostiche.
(tra cui ha importanza preminente la «legge di La pubblicazione dell’edizione definitiva del
continuità») al regno dello spirito, senza però DSM III, nel 1979, fu preceduta da numerose
che si possa capire se ne risulti una spiritualiz- modifiche della prima provvisoria stesura,
zazione della natura o una naturalizzazione suggerite dai pareri di altre organizzazioni me-
dello spirito. In On the Ascent of Man (ivi 1894) diche, di istituzioni psicoanalitiche, psicologi-
Drummond sostituisce al concetto evoluzioni- che, oltre che da varie prove sul campo. Que-
stico di «lotta per l’esistenza» quello di «lotta sta elaborata e prolungata metodologia di re-
per l’esistenza altrui», in quanto secondo dazione è stata da allora utilizzata anche nelle
Drummond la moralità è propria anche degli edizioni successive; quella del 1979 rappre-
animali e in tutta la natura si mostra una ten- senta anche il punto di riferimento per i «con-
denza altruistica non meno forte dell’egoistica. cetti di base» del manuale, qui di seguito rias-
V. Mathieu sunti.
BIBL.: W. ZOLLER, Evolution der Liebe, Stuttgart 1997; Ogni disturbo mentale è descritto come una
T.E. CORTS (a cura di), Henry Drummond: a Perpetual «sindrome» o una «situazione clinicamente si-
Benediction; Essays to Commemorate the Centennial of gnificativa», comportamentale o psicologica,
his Death, Edinburgh 1999. associata tanto alla sofferenza quanto ad alte-
razioni del funzionamento sociale, lavorativo o
DSM (acronimo di Diagnostic and Statistical
Dsm scolastico. L’approccio descrittivo dei singoli
Manual). – Il DSM, redatto a cura dell’Ameri- quadri morbosi consente al DSM di mantener-
can Psychiatric Association (APA), è giunto al- si «ateoretico» rispetto all’eziopatogenesi,
la sua quarta edizione nel 1994, rivista con al- tranne nei casi ove questa sia dimostrata e
cune modificazioni nel 2000 (DSM-IV-TR). La quindi inclusa nella definizione stessa del di-
prima edizione, del 1952, rappresentava il pri- sturbo.
mo manuale ufficiale americano di psichiatria: Rispetto alle precedenti edizioni e all’ICD-9, il
nella sua nosologia rifletteva, tra le altre, le DSM III fornisce allo psichiatra criteri diagnosti-
concezioni psicobiologiche di Adolf Meyer. ci espliciti e specifici per ciascun quadro clini-
Ebbe scarsa diffusione al di fuori degli Stati co, migliorando radicalmente l’affidabilità e la
Uniti e si dovette attendere il 1968 per vederne riproducibilità diagnostica. Viene inoltre in-
3105
VOLUMIfilosofia.book Page 3106 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dualismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

trodotto per la prima volta un sistema di «va- mente superate da una sua definitiva ricollo-
lutazione multiassiale» che classifica in Asse II cazione storica, nosografica e applicativa.
i disturbi di personalità e i disturbi specifici R. Rossi - S. Mungo
dello sviluppo; in Asse I tutti gli altri disturbi BIBL.: C. MAGGINI - R. DALLE LUGHE, La diffusione del
mentali; in Asse III i disturbi e le condizioni di DSM-III: verso una nuova ideologia?, in «Rivista Spe-
ordine fisico; in Asse IV la gravità degli eventi rimentale di Freniatria», 115 (1991), pp 491-503;
psicosociali stressanti; in Asse V il massimo li- AA.VV., DSM-IV-TR. Diagnostic and Statistical Ma-
vello di adattamento, raggiunto nell’anno pre- nual of Mental Disorders. Text Revision, a cura di
cedente. A.P.A., Washington 20004, tr. it. di S. Banti e M.
L'organizzazione gerarchica delle classi diagnosti- Mauri, DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico
che, oltre a facilitare le diagnosi differenziali, dei disturbi mentali. Text Revision, Milano 2001.
rende possibile la creazione di «alberi decisio- ➨ NEVROSI.
nali» sistematici. La descrizione sistematica dei
seguenti elementi: caratteristiche essenziali DUALISMO (dualism; Dualismus; dualisme;
Dualismo
delle diverse patologie; manifestazioni asso- dualismo). – In senso ampio con dualismo s’in-
ciate; età d’insorgenza; decorso; grado di com- tende ogni concezione che ricorre a due enti o
promissione; complicanze; fattori predispo- principi tra loro irriducibili per rendere conto
nenti; prevalenza; distribuzione tra i sessi; fa- di un certo ambito problematico. Nel corso
miliarità e diagnosi differenziale – trascuran- della storia del pensiero le grandi aree temati-
do, però, le teorie eziologiche e le condotte te- che a cui sono state date soluzioni dualistiche
rapeutiche – stabilisce in modo inequivocabi- sono l’area cosmogonico-religiosa, con la con-
le che l’utilità del DSM è ristretta ai soli fini trapposizione ad esempio della luce alle tene-
diagnostici e statistici. bre, o del bene al male; l’area metafisico-onto-
Un’ulteriore importante peculiarità del DSM logica, nella quale spesso lo spirito è visto in
consiste nella controversa omissione, già con opposizione alla materia, o, in alcuni autori, il
la seconda edizione, della categoria diagnosti- pensiero opposto all’estensione; l’area gnoseo-
ca unitaria delle nevrosi, che viene frammenta- logica, sovente segnata dalla difficile spiega-
ta e distribuita tra i disturbi dell’umore, i di-
zione del rapporto tra soggetto e oggetto;
sturbi d’ansia, i disturbi dissociativi e quelli
l’area antropologica, che talora ravvisa nell’es-
psicosessuali.
sere umano la compresenza di bene e male,
L’edizione italiana del manuale, curata da Vit-
pensiero ed emozioni, mente e corpo; l’area
torino Andreoli, Giovanni Battista Cassano e
politica, che sovente registra conflitti incom-
Romolo Rossi, ha visto la luce la prima volta
ponibili tra gli individui, oppure tra individui e
nel 1983 con la traduzione del DSM III (DSM-
stato. Specifico dell’ambito psicoanalitico è il
III. Diagnostic and Statistical Manual of Mental
Disorders, a cura di A.P.A., Washington 19793, dualismo degli istinti, che Freud intende come
tr. it. di C. Maggini et al., DSM-III. Manuale lotta nella psiche umana tra eros, o istinto di
diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Mila- vita, e thanatos, o istinto di morte.
no 1983). In questi ultimi vent’anni l’importan- Il termine dualismo compare per la prima vol-
za e la diffusione del DSM sono cresciute in ta in Historia religionis veterum Persarum
tutto il mondo, parallelamente alle dimensio- (Oxford 1700) di Thomas Hyde per indicare il
ni stesse del volume, passato dalle iniziali 464 carattere di dottrine religiose che riconoscono
pagine alle attuali 1002. L’accettazione del l’attività di due principi coeterni, il bene e il
DSM come principale punto di riferimento per male, nella generazione del mondo. Venne in
la nosografia psichiatrica ha consentito il mi- seguito impiegato nelle edizioni del Dizionario
glioramento dell’affidabilità e della riproduci- di Bayle successive alla prima e da Leibniz in
bilità diagnostica, con indiscutibili effetti be- Theodicaea. Wolff ne estese l’uso al campo psi-
nefici anche sulla confrontabilità degli studi cologico, per designare i rapporti dell’anima
clinici e sperimentali. Le iniziali perplessità – con il corpo.
soprattutto nell’Europa continentale, forte SOMMARIO: I. Dualismo cosmogonico-religioso.
delle solide tradizioni della psicopatologia - II. Dualismo metafisico-ontologico: 1. Duali-
classica di scuola francese, tedesca e italiana – smi irriducibili. - 2. Dualismi relativi. - III. Duali-
suscitate dalle eccessive semplificazioni prag- smo gnoseologico. - IV. Dualismo antropologi-
matistiche del manuale, sono state ora ampia- co. - V. Dualismo politico-sociologico.
3106
VOLUMIfilosofia.book Page 3107 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dualismo


I. DUALISMO COSMOGONICO-RELIGIOSO. – Molte co- per spiegare qualunque fenomeno, ma anche
smogonie arcaiche e antiche, documentate per regolare l’azione umana nel mondo; valgo-
presso gruppi culturali umani variamente di- no come principi d’azione morale, come ideali
slocati da un punto di vista geografico e vir- di riequilibrio nelle pratiche mediche, come
tualmente reperibili in ogni parte del globo chiavi di lettura e comprensione delle vicende
(Cina, India, Africa, Sud-America, Australia, storiche e politiche.
Persia, Egitto), soggette a differenti vicende di Altra grande e complessa cosmogonia è quella
permanenza storica (alcune sono ancora oggi vedica, espressa tra il 2000 e il 500 a. C. dalla
vive), spiegano l’origine del cosmo e della ter- cultura indiana di lingua indoeuropea. In essa
ra come dovuta all’azione e all’interazione di l’ordine del mondo, dominato da Varuna, è di-
due principi diversi, talora visti in lotta perpe- feso da Indra, che lotta contro le forze della di-
tua, talora in collaborazione. Il dualismo fon- sgregazione e del caos. Le incessanti battaglie
damentale che, con modalità diverse, tutte le di Indra vanno sostenute con le attività rituali
cosmogonie condividono è quello tra caos e e con il comportamento morale dagli esseri
cosmo ordinato. Le singole tradizioni mitolo- umani sulla terra, che partecipano, sia pure in-
giche o religiose rispondono con modalità direttamente e secondariamente, al manteni-
proprie al problema del modo in cui dal caos, mento della stabilità ordinata del mondo. In
da talune meglio identificato come virtuale, o questa cosmogonia il dualismo irriducibile,
come pre-essere, si passa al cosmo ordinato, o espresso in forma di mito, è tra le forze che ag-
attuale, o essere. Alcune ricorrono al concetto, gregano e quelle che disgregano il cosmo.
unificante e non dualistico, di creatore supre- Anche la cosmogonia egiziana vede contrap-
mo del cosmo, dando così origine al vasto filo- posti due principi: quello divino, celeste e so-
ne delle cosmogonie religiose creazionistiche lare, dal nome arcaico di Oro, più recente di
da cui derivano le grandi religioni occidentali Osiride, e quello, fratello e nemico di Osiride,
(ebraismo, cristianesimo, islamismo); altre di nome Seth, dio della tempesta e della notte.
fanno derivare il mondo degli umani da una La cosmogonia dell’antico Iran, pur legata per
interazione tra due principi, che restano sepa- molti aspetti a quella vedica, si caratterizza per
rati e distinti. Tra le cosmologie dualistiche un dualismo radicale. Fondata verso la fine del
vanno ricordate quella cinese, quella vedica, la II millennio a. C. da Zarathustra, detto anche
egiziana, la zoroastriana, il manicheismo, lo Zoroastro, da cui deriva la denominazione di
gnosticismo, l’orfismo. zoroastrismo, viene codificata nel testo sacro
La cosmogonia cinese, le cui antichissime e Avesta. È dominata dallo spiccato dualismo tra
mitiche origini vengono fatte risalire all’impe- l’ordine-verità e la disgregazione-menzogna,
ratore FuXi vissuto nel III millennio a. C., pur che vengono rappresentati in diverse forme
ponendo il Tao quale principio unitario, invisi- mitologiche di divinità in lotta tra di loro:
bile e impercettibile a origine di tutto l’univer- Spanta Mayniu, lo spirito benefico, combatte
so, interpreta l’intera realtà come concreta- Angra Mayniu, lo spirito malefico; Ohrmazd,
mente composta di due elementi, yin e yang, dio della luce, del bene, dell’ordine del mon-
contrapposti ma complementari, che entrano do, è perpetuamente attaccato da Ahriman,
nella costituzione di ogni cosa esistente. Lo dio delle tenebre, del male, del disfacimento.
yin rappresenta la contrazione, il riposo, il Gli attacchi disgreganti del male non prevar-
freddo, la notte, il femminile, mentre lo yang ranno, ed è atteso in prospettiva escatologica
costituisce tutto ciò che si espande, si muove, e soteriologia il trionfo del bene. Nel mani-
è caldo, luminoso, maschile; yin e yang non cheismo, fondato da Mani nel III secolo in area
esistono allo stato puro o assoluto, ma en- mesopotamica, confluiscono elementi cristia-
trambi entrano in proporzioni diverse in ogni ni, buddhisti e zoroastriani; dallo zoroastri-
cosa e sono tali solo in modo relativo. Ad smo è assunto e drammaticamente accentua-
esempio la primavera, che è yang rispetto to il dualismo cosmogonico. Tutta la realtà è
all’inverno, è yin rispetto all’estate e lo stesso espressione di una perpetua lotta tra due prin-
essere umano si costituisce attraverso l’intera- cipi opposti e coeterni: Dio, come bene, luce,
zione tra il corpo, manifesto, che è yin, e lo spi- spirito, in opposizione a Spirito demoniaco,
rito, meno manifesto, ma generatore, che è male, tenebre, materia. Dalla lotta, espressa in
yang. Lo yin e lo yang sono principi di realtà e forma mitologica, tra principe delle tenebre e
di riferimento universali, utilizzati non solo mondo della luce nasce il mondo umano, nel
3107
VOLUMIfilosofia.book Page 3108 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dualismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

quale frammenti di luce restano imprigionati tura ontologica del mondo, l’atto e la potenza
nelle tenebre. Nella costituzione ontologica per rendere conto del divenire, l’essere e l’es-
dell’uomo è drammaticamente presente il senza per spiegare le sostanze. Il dualismo
dualismo bene-male, e l’uomo, che porta in sé può quindi costituire una presenza dominante
il marchio delle tenebre, può liberarsi di esse e imprescindibile di un certo sistema filosofi-
solo con una intensa e attenta cooperazione co, o può caratterizzarlo solo per aspetti mar-
con il bene (osservando numerosi precetti, tra ginali; di conseguenza possiamo avere duali-
i quali la castità, il rifiuto di mangiare carne). Il smi irriducibili e dualismi relativi a tematiche
manicheismo in Occidente si fuse con correnti regionali.
gnostico-neoplatoniche e influenzò diretta- 1. Dualismi irriducibili. – Eraclito fiorisce a Efe-
mente Agostino, che per vari anni ne fu con- so tra il VI e il V secolo a. C.; osserva che le co-
vinto seguace. se del mondo esistono in quanto mutano con-
Lo gnosticismo è una complessa corrente spi- tinuamente, e conclude che «il conflitto è pa-
rituale e dottrinale fiorita in età ellenistico-ro- dre di tutte le cose e di tutte re». Si tratta di
mana, anche in concomitanza e sincretismo un’opposizione feconda, in quanto il suo ar-
con il cristianesimo, nella quale un elemento monico svolgimento rende possibile il mondo.
cosmogonico rilevante reca il marchio del In Eraclito è anche presente un altro livello,
dualismo: a un Dio supremo, perfetto e irrag- più profondo, di dualismo, tra la realtà natura-
giungibile, fa da contrasto il mondo materiale le che percepiamo con i sensi e il logos, che è
e contingente, gravato di sofferenza, male e la ragione profonda ordinatrice delle cose. Ca-
morte. Il dramma del macrocosmo si riprodu- pire il cosmo per Eraclito vuol dire andare al di
ce nel microcosmo umano, nel quale l’elemen- là del fisico raggiungendo il logos; si tratta di
to materiale contrasta con quello spirituale, e un percorso difficile, che pochi sono capaci di
per il quale la salvezza consiste nel pervenire, seguire. La scuola pitagorica, fiorita nell’Italia
attraverso numerose e faticose tappe interme- meridionale tra il VI e il IV secolo a. C., vede nel
die, alla totale liberazione dagli elementi infe- numero il principio di tutte le cose, nel senso
riori e alla finale assunzione della piena e pura che ogni cosa è riconducibile a un numero; sic-
essenza luminosa. come i numeri sono pari o dispari, anche le co-
L’orfismo, affermatosi soprattutto in Grecia se sono diversamente caratterizzate a seconda
come movimento religioso esoterico e iniziati- che derivino da un numero pari o da un nume-
co tra il VI secolo a. C. e il III dell’era cristiana, ro dispari. Il dualismo tra pari e dispari è spie-
intrecciato in Magna Grecia con il pitagorismo, gato a sua volta ricorrendo a due altri più fon-
scorge nell’essere umano un dualismo irridu- damentali principi, che sono l’illimitato e il li-
cibile e compresente di un’anima spirituale e mitato, alla cui interazione si deve la genera-
immortale con un corpo che la imprigiona co- zione dei numeri: i numeri pari si generano da
me una tomba. Il complesso percorso iniziati- una prevalenza dell’illimitato, quelli dispari da
co codificato nei riti orfici e in una serie di pre- un dominio del limitato. L’universo pitagori-
scrizioni ascetiche facilita e consente la libera- co, pur generato da due principi, riconduce
zione dell’anima dal corpo e il suo finale ritor- l’ordine del cosmo e la produzione delle cose
no alla condizione divina. alla loro armoniosa collaborazione. Parmeni-
II. DUALISMO METAFISICO-ONTOLOGICO. – In ontolo- de, fondatore della scuola eleatica, nella sua
gia e metafisica il dualismo è rintracciabile in via della verità assoluta oppone in modo insa-
due forme principali, una fondamentale e irri- nabile l’essere e il non-essere; l’essere è il pu-
ducibile, l’altra relativa, o secondaria. Nella ro positivo, pensabile ed esprimibile, il non-
forma fondamentale il dualismo metafisico ri- essere è la totale negazione dell’essere, im-
porta la costituzione e l’intellegibilità della re- pensabile e inesprimibile, dunque indicibile.
altà a due principi, o anche enti, quali l’essere Parmenide intende l’essere in modo univoco e
e il non-essere, la materia e il pensiero. Si op- con piena valenza ontologica, respingendo da
pone al monismo, che considera la realtà con- esso tutto ciò che andrebbe spiegato ricorren-
figurata da un solo principio o ente. Nelle varie do in qualche modo al non-essere. L’essere
forme secondarie il dualismo risolve un pro- deve essere ingenerato, incorruttibile, immo-
blema specifico facendo ricorso a due principi bile, continuo, compiuto. È colto con il logos,
o enti; chiama in causa, ad esempio, la materia che è la via della ragione, mentre i sensi atte-
e la forma per risolvere il problema della strut- stano il divenire, cioè una mescolanza di esse-
3108
VOLUMIfilosofia.book Page 3109 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dualismo


re e non-essere. Dunque per Parmenide occor- ma; l’atto è l’effettiva realizzazione e assunzio-
re abbandonare l’apparenza sensoriale (doxa) ne di una forma da parte di un certo ente. Gli
e seguire la ragione (logos). La filosofia di Par- enti materiali divengono, cioè sono soggetti a
menide attribuendo positività al solo essere mutamento, in quanto in essi sono presenti
scava un solco profondo con il mondo del di- sia la potenza sia l’atto, cioè in quanto non so-
venire e del mutamento, pagando per il moni- no totalmente in atto. Aristotele riesce così a
smo metafisico il prezzo di un radicale duali- spiegare il divenire senza sacrificare il genera-
smo tra quanto ci attesta il logos e quanto ci at- le, e più soddisfacente, monismo metafisico.
testano i sensi. Platone cercherà di ricomporre L’atto infatti è comunque superiore alla po-
la frattura parmenidea, riuscendovi solo in tenza, ed è il modo delle sostanze superiori,
parte. Per Platone i sensi corporei ci consento- cioè eterne.
no di cogliere le forme fisiche delle cose, tran- Plotino, fiorito nel III secolo, riprende il duali-
seunti, cangianti e contraddittorie; se però vo- smo platonico tra mondo sensibile e mondo
gliamo capire la realtà a livello più elevato, sa- intelligibile, ma li riconduce a forte unità me-
rà solamente grazie alla visione intellettuale; tafisica dando all’intelligibile un totale prima-
con essa coglieremo l’idea, o forma, incorpo- to produttivo sul sensibile: il sensibile, sprov-
rea e immutabile delle cose. Il mondo delle visto di una sua indipendenza ontologica, è
idee risulta quindi opposto a quello empirico, solo derivazione dal soprasensibile uno, che è
ma tale dualismo è ricomposto da Platone con infinita capacità creativa. Tommaso d’Aquino
la messa a fuoco della relazione tra i due mon- introduce i due concetti di ente e di essenza
di: il mondo ideale è la causa superiore, meta- per spiegare l’individualità ontologica e l’in-
fisica e incontraddittoria, da cui nasce il sensi- telligibilità logica delle sostanze. L’essenza è
bile. Se il dualismo tra mondo ideale e mondo ciò per cui una singola cosa è se stessa, è ciò
sensibile è sanato da Platone in maniera abba- che fa essere una cosa proprio quella determi-
stanza soddisfacente, nel piano puramente nata cosa; è sinonimo di forma o natura e vie-
metafisico resta una tensione irrisolta tra ne espressa dalla definizione. L’ente è ciò che
l’uno e la diade, che sono i principi cui Platone possiede l’essenza. I due termini si definisco-
fa ricorso per giustificare il sorgere del molte- no l’uno con l’altro, e si implicano anche onto-
plice (sia ideale che empirico). I molti deriva- logicamente in quanto entrambi costituiscono
no dalla diade, che è il principio della disugua- il soggetto.
glianza; l’uno agisce su di essa garantendo III. DUALISMO GNOSEOLOGICO. – Una forma parti-
l’unità. Tutti gli enti sono una mescolanza dei colare di dualismo viene sviluppata nell’età
due principi originari, che pur restando distin- moderna, con residui anche nel pensiero con-
ti cooperano nella costituzione delle cose. temporaneo, allorché la filosofia fa oggetto di
Una forma drastica di dualismo metafisico è problematizzazione il rapporto tra il soggetto
presente in Descartes, per il quale la realtà va conoscente e l’oggetto conosciuto. Descartes
spiegata riconducendo ogni cosa a due so- per primo sottolinea l’importanza specifica di
stanze eterogenee e irriducibili, la res extensa e tale tema, e, nella sua ricerca di una fondazio-
la res cogitans. La res extensa comprende le cose ne certa del sapere filosofico, afferma che l’og-
materiali, esprimibili quantitativamente, e co- getto è garantito solo in quanto pensato, men-
stituisce l’universo fisico; la res cogitans è puro tre le cose attestate dai sensi sono incerte e
pensiero colto con la riflessione introspettiva, mutevoli. In tal modo consuma la frattura tra il
e inerisce al dominio spirituale. Tra sostanza soggetto e le sue idee da un lato e l’oggetto
spirituale e sostanza materiale non c’è media- dall’altro, e rende l’oggetto empirico irrag-
zione, e il loro dualismo si riflette anche giungibile al pensiero; tale frattura, talora in-
nell’essere umano, composto di corpo mate- dicata come il problema del ponte, segna la spe-
riale e anima, o pensiero, spirituale. culazione filosofica a venire. Hobbes esprime
2. Dualismi relativi. – Aristotele all’interno di con molta chiarezza la sua condivisione del
un impianto metafisico fortemente monistico, dualismo gnoseologico affermando che anche
in cui la priorità ontologica e logica è attribui- se il mondo venisse annichilito, un uomo so-
ta all’essere, per spiegare come mai le cose pravissuto manterrebbe le idee e le immagini
mutino introduce i due concetti di atto e di po- delle cose scomparse, e non le vedrebbe come
tenza. La potenza è la capacità che gli enti ma- fantasmi interni, ma come idee di cose ester-
teriali hanno di ricevere o assumere una for- ne. Anche Locke si concentra sul problema
3109
VOLUMIfilosofia.book Page 3110 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dualismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

della conoscenza, che per lui è costituita fon- empiriche, all’intuizione intesa come sapere
damentalmente dalle idee; alcune idee pre- assoluto, capace di fare a meno delle media-
sentano un carattere di particolare certezza, e zioni logiche e analitiche. Le filosofie femmini-
tra queste le idee dei corpi sensibili. Hume ri- ste rintracciano nella storia politico-sociale
tiene che ogni attività conoscitiva consista in occidentale la presenza costante dell’oppres-
percezioni, cioè in presenze alla mente di dati sione maschile ai danni delle donne, alle quali
sensoriali, o emozionali o di puro pensiero. è stata negata l’espressione e il riconoscimen-
Anche nel pensiero di Kant è rintracciabile una to di un’identità strutturalmente e radical-
forma di dualismo gnoseologico; Kant ritiene mente diversa da quella maschile. Il vasto filo-
che il soggetto umano conosca il mondo feno- ne della filosofia della mente contemporaneo
menico grazie alla sintesi tra i dati della sensi- nasce come tentativo di ricomporre il duali-
bilità e gli elementi trascendentali in suo pos- smo tra cervello e mente, cioè tra la struttura
sesso (spazio, tempo e categorie). Alla cono- materiale pubblicamente osservabile, quale
scenza fenomenica si oppone quella noumeni- appunto è il cervello, e i qualia, o esperienze
ca, o della cosa in sé, che risulta inattingibile private e soggettive, che costituiscono la vita
all’uomo in quanto consiste in una intuizione mentale del soggetto umano. Un dualismo an-
intellettuale, che possiamo capire solo in mo- tropologico particolare, registrato dall’antichi-
do negativo, come negazione di ogni determi- tà a oggi, è quello tra ragione e passioni, o tra
nazione sensibile. Il dualismo gnoseologico intelletto ed emozioni. Quasi tutte le filosofie
diventa un presupposto accettato da molti au- occidentali hanno valorizzato e studiato il
tori e correnti sia nell’Ottocento che nel Nove- pensiero, inteso secondo una vasta gamma di
cento, ed è spesso implicitamente condiviso significati, ma prevalentemente in esclusione
sia da coloro che sostengono il primato delle o in opposizione rispetto al vissuto emoziona-
idee, trascurando l’empirico, sia da chi afferma le. Le emozioni sono state viste soprattutto
il primato dell’oggettività e minimizza il ruolo come fonti di disturbo e di alterazione del per-
del soggetto. corso della ragione, e se ne è raccomandato
IV. DUALISMO ANTROPOLOGICO. – Spesso il duali- l’emendamento o purificazione. Un ripensa-
smo presente in teorie cosmogoniche, metafi- mento generale del dualismo pensiero-emo-
siche e gnoseologiche riverbera in modo più o zioni è oggi suggerito alla filosofia dalle neuro-
meno diretto sulle antropologie che conse- scienze, in particolare da Damasio.
guono o fanno da corollario a quelle teorie più V. DUALISMO POLITICO-SOCIOLOGICO. – Molte teo-
generali. Così i manichei ritengono che rie politiche delineando i rapporti tra indivi-
nell’uomo convivano il bene e il male; Descar- duo e stato o quelli tra individui scorgono in
tes vede nell’essere umano la compresenza di essi motivi di conflitto insanabile. Per Hobbes
un elemento spirituale, l’anima, e del corpo i rapporti tra individui sono all’insegna della
materiale e meccanico; e per Hobbes la rico- guerra di tutti contro tutti, in quanto ognuno
struzione razionale del mondo deve eliminare pretende per sé il diritto a tutto; l’istituzione
la conoscenza ordinaria. Una descrizione dua- dello stato è il risultato di un patto, effettuato
listica dell’essere umano si trova anche indi- comunque all’insegna di una rinuncia. Per
pendentemente dall’esplicitazione di generali Marx il tessuto economico del capitalismo
posizioni metafisiche o ontologiche, e consi- sorge su interessi in conflitto, quelli del sala-
ste nell’individuazione di due elementi o parti riato e del capitalista. L’arricchimento del ca-
costitutive irriducibili l’una all’altra, entrambe pitalista non può che avvenire grazie all’impo-
degne di essere prese in considerazione ai fini verimento dell’operaio, così come a un arric-
di una descrizione antropologica completa e chimento dell’operaio, conseguito attraverso
soddisfacente. L’essere umano di Kierkegaard un aumento del salario, consegue l’impoveri-
è lacerato da molteplici, inconciliabili para- mento del capitalista, che vede diminuire il
dossi: ragione e fede, storia ed eterno, dispe- suo profitto. Tra capitalista e operaio può es-
razione e speranza, finito e infinito. Tale duali- serci una relazione esclusivamente conflittua-
smo è l’impasto ontologico, drammatico nella le, superabile solo con l’eliminazione delle for-
sua contraddittorietà, con cui l’essere umano me di produzione che l’hanno generata. Per
deve convivere ed entro cui deve fare la sua Dahrendorf nella società contemporanea è
scelta. Bergson contrappone l’intelligenza ge- continuamente in atto un conflitto insanabile
ometrica e analitica, utilizzata dalle scienze tra coloro che hanno potere legittimato e colo-
3110
VOLUMIfilosofia.book Page 3111 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dubbio


ro che non ne hanno, come pure tra potere po- gnato da categorie originali (quale, per esem-
litico-burocratico e organizzazioni economi- pio, il concetto di geometria proiettiva che si
che. rivela particolarmente importante per com-
L. Urbani Ulivi prendere l’idea d’infinito), dalla logica formale
BIBL.: B. NARDI, Il dualismo cartesiano dagli occasiona- (Initiation à la logique, Paris 1957) e dalla filo-
listi a Leibniz, Roma 1954; M. MORETTI, Dualismo gre- sofia del linguaggio (Logos et formalisation du
co e antropologia cristiana, L’Aquila 1972; S. VANNI langage, Paris 1977). La sua attenzione alla
ROVIGHI, Appunti di antropologia filosofica, Milano scienza si appoggia su una uguale padronanza
1978; U. BIANCHI, Il dualismo religioso. Saggio storico della tradizione tomista (L’ontologie de Thomas
ed etnologico, Roma 19832; S. NICOLOSI, Il dualismo da d’Aquin, Paris 1996§ – edizione di un corso te-
Cartesio a Leibniz, Venezia 1987; I. HANNOVER, Duali- nuto tra il 1976-1977 – in cui il pensiero filoso-
tät, Dualismus und Bipolarität. Ein philosophischer fico dell’Aquinate veniva spiegato interna-
Essay, Frankfurt am Main 1991; J.R. SEARLE, The Re- mente in relazione alla sua intenzione teologi-
discovery of the Mind, Cambridge (Massachusetts)
ca) e del pensiero contemporaneo (Dieu avec
1992; K. ALT, Weltflucht und Weltbejahung. Zur Frage
l’être. De Parménide à S. Thomas, Paris 1986, ti-
des Dualismus bei Plutarch, Numenios, Plotin, Mainz-
Stuttgart 1993; J. ARANA CAÑEDO-ARGÜELLES, La mecá- tolo che evoca ovviamente le discussioni hei-
nica y el espíritu. Leonhard Euler y los origines del dua- deggeriane sull’onto-teologia).
lismo contemporáneo, Madrid 1994; M.K. LACEWING, P. Gilbert
Dualism: a feminist perspective, Oxford 1995; G. BON- BIBL.: AA.VV., Recueil D. Dubarle, in «Revue de l’In-
TADINI, Dall’attualismo al problematicismo, Milano stitut Catholique de Paris», 26 (1988), pp. 161-188;
1996 (1945); M. ROZEMOND, Descartes’ Dualism, Cam- AA.VV., D. Dubarle. Une liberté pensante, in «Trans-
bridge (Massachusetts) - London 1998; F. REGO, La versalités», 67 (1998), pp. 1-106.
relación del alma con el cuerpo. Una reconsideracíon del
dualismo agustiniano, Buenos Aires 2001; G. CLOITRE, DUBBIO (gr. aj p oriv a; lat. dubium - doubt;
Dubbio
Dualisme et énigme de la raison. De Platon à Schiller, Zweifel; doute; duda). – In senso lato il termine
tesi di dottorato, Dijon 2003. indica, da un punto di vista più soggettivo,
➨ CORPO; COSA; EMOZIONE; FEMMINISMO; MANICHEI- uno stato di indecisione o di incertezza circa
SMO; MENTE, FILOSOFIA DELLA; PENSIERO; YIN E scelte da effettuare o azioni da compiere, op-
YANG; ZOROASTRISMO. pure, da un punto di vista più oggettivo ma
non opposto al precedente, una situazione di
DUBARLE, DOMINIQUE. – Filosofo e teologo
Dubarle sospensione, di problematicità e talora di in-
francese, domenicano, n. a Bivier (Isère) il 23 determinazione circa la verità di un’afferma-
sett. 1907, professore all’Institut Catholique di zione o di una cosa oppure la sua negazione.
Parigi dal 1944 al 1980 (decano di filosofia dal SOMMARIO: I. Aspetti teorici. - II. Percorso stori-
1967 al 1973), m. a Parigi il 25 apr. 1987. co: 1. La filosofia antica. Dall’ironia socratica al
Dubarle si è formato alla scuola del tomismo, dubbio scettico. - 2. La filosofia cristiana. Il valore
ma anche dell’hegelismo, della logica mate- del dubbio e la ricerca della verità. - 3. Da Cartesio
matica e della fisica. Le sue prime pubblicazio- a Husserl. Il dubbio come strumento gnoseologico.
ni affrontano il problema del rapporto tra - 4. Il dubbio antropologico e morale.
scienza e fede (Humanisme scientifique et raison I. ASPETTI TEORICI. – Il termine «dubbio» si ac-
chrétienne, Paris 1955; La civilisation de l’atome, compagna all’idea stessa di filosofia, all’idea
Paris 1962), fino ad approdare a una teologia di una filosofia come interrogazione, come
delle scienze in Approches d’une théologie de la sforzo costante di ricerca di una verità mai pie-
science (Paris 1967): un insieme di articoli che namente raggiungibile in un orizzonte tempo-
vanno dal problema dell’evoluzione fino all’at- ralmente determinato, eppure cercata e desi-
titudine alla preghiera dello scienziato, pas- derata, mai totalmente possedibile, eppure
sando per una riflessione sul senso del miste- avvertita come originaria certezza: una verità
ro ecc.; Dubarle sostiene che la teologia non non ancora conosciuta, svelata, incontrata. La
può impossessarsi dei risultati della scienza, ricerca della verità implica una tensione che
ma è di sua pertinenza riflettere piuttosto assume caratteristiche sia morali che intellet-
sull’atteggiamento dell’uomo in ricerca di ra- tuali, di cui il dubbio, nella molteplicità delle
zionalità scientifica. Dubarle si è però interro- sue forme, rappresenta uno strumento positi-
gato soprattutto sulla possibilità di parlare fi- vo e fecondo che aiuta l’individuazione di evi-
losoficamente di Dio oggi, in un contesto se- denze inerenti all’oggetto stesso e di argo-
3111
VOLUMIfilosofia.book Page 3112 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dubbio ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

mentazioni razionalmente e universalmente sofia e diritto, dall’altro). L’esercizio del dub-


adeguate, assumendo, secondo le situazioni, bio appare infatti fondamentale anche per la
dimensioni di ordine più speculativo o di ordi- ricerca storica, come per la critica letteraria e
ne più pratico. per l’analisi politica, divenendo contestual-
Si può distinguere tra dubbio necessario e mente un fruttuoso strumento d’insieme al di
dubbio volontario. Il dubbio necessario è il là della parcellizzazione dei saperi, indicando
dubbio che si impone a motivo della mancan- uno stile e un metodo per ogni intellettuale di-
za di evidenza degli oggetti di conoscenza. Il sponibile a una genuina ricerca del vero.
dubbio volontario invece è determinato Anche per gli scienziati, nel tempo del prepo-
dall’influsso della volontà. La volontà, infatti, tente dominio della tecnologia, il dubbio può
può agire indirettamente sulla percezione e rappresentare un pungolo fecondo nel conte-
comprensione di fatti, principi, valori, e può sto di una ricerca di senso del lavoro scientifi-
indurre alla sospensione dell’assenso. co che eviti la caduta in forme fideistiche inca-
Qualora venga ad assumere un carattere stabi- paci di assumere criticamente i risultati del
le e definitivo, il dubbio può generare una si- progresso scientifico e tecnologico. Allo stes-
tuazione di blocco, di indeterminazione pro- so modo, si può affermare che il dubbio rap-
blematica e problematizzante che produce, in presenta un apporto caratterizzante anche
senso teoretico, la paralisi del giudizio e della all’interno di una ricerca di fede. Per quanto
ricerca; in senso morale, l’incapacità di deci- paradossale possa sembrare, non c’è vera fe-
dere, di scegliere: un’incapacità, vissuta talora de, autentica ricerca religiosa che non faccia i
come impossibilità, che sfocia nella dispera- conti con il dubbio nella polivalenza delle sue
zione e nell’abbandono. In quest’ultimo caso il dimensioni.
dubbio si configura come dubbio esistenziale, II. PERCORSO STORICO . – 1. La filosofia antica.
che è un mettere totalmente in discussione se Dall’ironia socratica al dubbio scettico. – Socrate
stessi. (specie nella sua polemica con i sofisti) e gli
Se inteso come radicale e assoluto, il dubbio scettici rappresentano nella filosofia antica le
può attestare una resa – il non voler più cerca- due espressioni più caratteristiche della poli-
re – oppure può indicare una ben precisa presa valenza del termine «dubbio».
di posizione, specie di ordine intellettuale: la L’ironia socratica, come «sapere di non sape-
radicale messa in questione di ogni verità e re», esprime la funzione positiva del dubbio.
quindi, conseguentemente, il ritenere vana e Essa consiste nel rifiuto di ogni accettazione
inutile ogni sua ricerca. Va in questa linea il passiva e irriflessa di quanto appare ovvio, per
dubbio scettico, che può avere caratteri di de- procedere a un esame critico delle motivazioni
finitività. Il dubbio tuttavia non può essere che fondano il giudizio. In tal senso, il dubbio
confuso con l’ignoranza, che indica assenza di si configura quale percorso razionale per acce-
spirito di ricerca e di ogni cognizione per dere alla verità e fondare così validamente la
quanto incerta possa essere, né con il sospet- decisione pratica. Il dubbio esprime, pertanto,
to, che può avere solo un connotato negativo. la fecondità e il pregevole valore di ogni auten-
La storia del pensiero indica nel dubbio un tica ricerca. «Socrate, – così dice Menone nel
metodo di ricerca, frequentemente utilizzato, noto dialogo platonico rivolgendosi al filosofo
capace di sottoporre a continua verifica ogni – anche prima di incontrarmi con te sapevo
tipo di determinazione (dubbio metodico). Il che tu non fai altro che mettere in dubbio te e
dubbio metodico ha carattere solo provviso- gli altri», e Socrate rispondendo si definisce
rio, in quanto si pone come via verso il rag- «più di chiunque altro dubbioso» e poi conti-
giungimento della certezza, e tuttavia può co- nua: «Fo sì che anche gli altri siano dubbiosi»
stituirsi come stimolo alla ricerca di altre solu- (Men., 79-80). Dunque nessuno, per Socrate, è
zioni ai problemi, come sforzo di esercitare escluso dal dubbio. E il dubbio, che ha carat-
pienamente la fatica del pensare anche quan- tere costruttivo, ha una funzione preliminare
do questo significa la coltivazione di pensieri ed essenziale in ordine alla maieutica. Il dub-
difficili e coraggiosi. bio è positiva provocazione per la conoscenza,
Il dubbio, infine, può porsi utilmente anche in quanto mette in discussione ciò che si crede
come punto di intersezione tra l’ambito stret- di conoscere e spinge a riconoscere ciò che
tamente filosofico e altri campi del sapere (p. non si conosce realmente. La via tracciata dal
es., tra filosofia e psicologia, da un lato, e filo- dubbio socratico nella ricerca della verità apre
3112
VOLUMIfilosofia.book Page 3113 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dubbio


alla teoria platonica della conoscenza, in «Sempre vige il fenomeno, ovunque si manife-
quanto implica che sia oltrepassato il livello sti» (Frammenti, 69). Il dubbio scettico è relati-
dell’opinione generata dalla conoscenza sen- vo alla possibilità di spiegarne la vera natura,
sibile fino ad arrivare, nella sospensione delle alla possibilità di giungere alla realtà in sé del-
credenze consolidate, alla conoscenza di ciò le cose e induce perciò la sospensione del giu-
che la ragione coglie con assoluta certezza. dizio (epoché), determinando l’impossibilità di
Nel «mito della caverna», descritto nella Re- qualsiasi asserzione. Dal punto di vista dello
pubblica, la conoscenza si perfeziona per gradi, scettico, ogni tentativo di argomentazione è
a partire da quello più basso, rappresentato un inutile spreco di tempo. La sospensione
dalla conoscenza sensibile che genera l’opi- del giudizio, piuttosto che portare alla dispe-
nione, fino ad arrivare, attraverso la conoscen- razione e generare la paralisi dell’azione, con-
za razionale e dimostrativa, alla visione intui- duce l’animo alla tranquillità. Secondo Sesto
tiva delle idee. Empirico, chi dubita è imperturbabile, perché
Anche nella metodologia filosofica aristotelica «non sa se una cosa sia buona o cattiva per na-
il dubbio svolge un ruolo importante, poiché tura, e perciò non desidera, né fugge, né perse-
Aristotele, prima di procedere alla determina- gue nulla con desiderio» (Ipotesi pirroniane, I,
zione sistematica dei problemi, discute le dif- 10, 20).
ficoltà intrinseche e le soluzioni proposte dai Già nell’antichità lo scetticismo presenta for-
precedenti filosofi. Nel libro III della Metafisica, me diverse. Secondo Popkin si può distinguere
Aristotele chiarisce il valore metodologico del tra uno scetticismo assertivo (accademico) e
dubbio: «Ora, se si intende dare una felice so- uno scetticismo non assertivo (pirronismo).
luzione alle difficoltà, è utile farne immediata- Per lo scetticismo assertivo, l’unica cosa sapu-
mente un’approfondita disamina, giacché lo ta è non sapere nulla, ma poiché ciò implica
stato di agiatezza in cui dopo verremmo a tro- pur sempre sapere qualcosa, lo scetticismo ac-
varci non è altro se non lo scioglimento delle cademico «si confuta da sé», configurandosi
precedenti aporie, ed è impossibile sciogliere come una forma di dogmatismo negativo. I
quando non si conosca il nodo; la perplessità pirroniani, invece, «dubitano di ogni proposi-
del pensiero, invece, sta a indicare proprio la zione e sospendono il giudizio su ogni propo-
presenza di un tal nodo nell’oggetto dell’inda- sizione, anche su quella che afferma che tutto
gine, giacché per tutto il tempo che la mente è dubbio» (The History of Scepticism, tr. it. R. Ri-
versa nell’aporia, è più o meno nelle condizio- ni, Storia dello scetticismo, Milano 2000, p. 64)
ni di un uomo incatenato: in entrambi i casi in- ed è quest’atteggiamento che costituisce la
fatti non si può fare un passo in avanti» (Me- vera contestazione di ogni dogmatismo.
taph., III, B, I, 995 a). Perplessità e dubbio sono 2. La filosofia cristiana. Il valore del dubbio e la ri-
generati in molti casi dall’equivalenza dei ra- cerca della verità. – La riflessione agostiniana
gionamenti contrari: «Quando infatti ragionia- sul dubbio si sviluppa nel confronto con lo
mo in entrambe le direzioni e tutti gli elementi scetticismo dell’Accademia e oltrepassa il pia-
del discorso ci sembrano svilupparsi con pari no teoretico per investire il rapporto dell’uo-
validità in ciascuno dei due sensi, siamo incer- mo con Dio.
ti quale delle due azioni intraprendere» (Top., L’interesse fondamentale di Agostino è la co-
VI, Z, 6, 145 b). Il dubbio che scaturisce da que- noscenza di Dio e dell’anima, come egli stesso
sta situazione può contribuire a porre metodi- dichiara all’inizio dei Soliloqui: «Io desidero co-
camente i problemi ed è, in quanto tale, avvia- noscere Dio e l’anima. [...] Nient’altro, assolu-
mento alla scienza. Esso tuttavia non può tamente» (Sol. 1, 2,7). Tutta la sua filosofia è
estendersi ai primi principi che sono il fonda- un itinerario verso Dio che conduce a ritrovare
mento stesso della ricerca e della scienza e la ricchezza dell’interiorità dell’uomo, compre-
che meritano la massima fiducia del sapiente. sa quale luogo privilegiato del rivelarsi di Dio.
Con gli scettici il dubbio diviene sistematico e Il dipanarsi del suo pensiero può essere letto
definitivo, perde il suo carattere metodico di come una lunga «prova» dell’esistenza di Dio,
via per la ricerca della verità e si afferma quale un argomentare la verità che è Dio e la possi-
unica modalità possibile di approccio al reale bilità che l’uomo ha di riconoscerla e di aderi-
sia a livello teoretico che pratico. re ad essa. Non siamo dinanzi a una dimostra-
Il dubbio scettico non riguarda l’effettualità zione che si sviluppa sul piano puramente
dei fenomeni. Non a caso, Timone afferma: gnoseologico di una considerazione delle pos-
3113
VOLUMIfilosofia.book Page 3114 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dubbio ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sibilità conoscitive della ragione, ma a una ri- il dubbio stesso che ci conduce a tali certezze.
flessione intensa e profonda sulla ricerca che Il dubbio ci porta alla verità perché ci introdu-
l’uomo vive nella concretissima realtà della ce nella realtà dello spirito, a ciò che conoscia-
sua esistenza. Quanto Agostino afferma circa il mo cioè con assoluta certezza in quanto si la-
dubbio si lega così strettamente a questa ri- scia cogliere nell’esperienza interiore che non
cerca della verità, che è ricerca di ciò che solo ha bisogno, di per sé, della mediazione dei
consente la felicità dell’uomo. Il dubbio è mo- sensi. Non c’è nulla di più presente allo spirito
mento essenziale nel riconoscimento della ve- dello spirito stesso. «Noi esistiamo e sappia-
rità, passaggio che di per sé conduce all’affer- mo di esistere, amiamo il nostro essere e la
mazione della verità che è nel vivere stesso di nostra conoscenza; in queste tre cose che ab-
ogni uomo. biamo elencato non temiamo di ingannarci,
Nella sua giovinezza Agostino era stato vicino dal momento che non le raggiungiamo per
agli ambienti dello scetticismo accademico, mezzo di sensi corporei, come avviene per gli
ma se ne distacca nettamente nell’adesione al oggetti esterni» (De Civ. D., 11, 26). «Gli uomi-
cristianesimo, per prenderne poi esplicita- ni hanno dubitato se attribuire la facoltà di vi-
mente le distanze nell’opera Contra Academi- vere, ricordare, comprendere, volere, pensare,
cos dove mostra come sia per noi possibile sapere, giudicare all’aria o al fuoco o al cervel-
pervenire ad alcune indubitabili certezze e lo o al sangue o agli atomi o a un quinto igno-
quale relazione sussista tra conoscenza della to elemento corporeo al di fuori dei quattro
verità e sapienza, e tra sapienza e felicità. Pos- elementi conosciuti, oppure se tutte quelle
so cadere in errore qualora presupponga una operazioni le possa compiere la struttura e
costante corrispondenza tra ciò che mi appare l’armonia del nostro corpo; chi si è sforzato di
e la realtà, ma non posso dubitare del fatto di ricordare, di sostenere un’opinione, chi un’al-
avere delle impressioni. Neppure lo scettico tra. Di vivere tuttavia, di ricordare, di compren-
può confutare chi dice: «So che questo ogget- dere, di volere, di pensare, di sapere e giudica-
to mi sembra bianco, so che questo suono mi re, chi potrebbe dubitare? Poiché, anche se
fa piacere, so che questo odore mi piace, so dubita, vive; se dubita, ricorda donde proven-
che questo mi sembra dolce, so che questo mi ga il suo dubbio; se dubita, comprende di du-
sembra freddo» (C. Acad., 3, 11, 26); il sentire bitare; se dubita, vuole arrivare alla certezza;
è di per sé certo (io sono certo del mio senti- se dubita, pensa; se dubita, sa di non sapere,
re), l’impressione si dà con indubitabile cer- se dubita, giudica che non deve dare il suo
tezza (una certezza che viene sicuramente pri- consenso alla leggera. Perciò chiunque dubita
ma e che va oltre la possibile corrispondenza di altre cose, non deve dubitare di tutte que-
alla realtà oggettiva). D’altra parte, chi dubita ste, perché, se non esistessero, non potrebbe
sa di dubitare, così che la sua stessa capacità dubitare di nessuna cosa. [...] Lo spirito si co-
di dubitare dimostra il fatto indubitabile che nosce anche quando si cerca» (De Trin., 10,
egli esiste: «Se tu non esistessi, non potresti 14.16). La verità si dà dunque nell’interiorità di
ingannarti su nessuna cosa» (De lib. arb., 2, 3, ogni uomo. Tuttavia l’uomo non è la verità. Di-
7). Si fallor sum: se mi inganno esisto, perché stinto dalla verità, l’uomo è colui che la ricerca
se non esistessi non potrei nemmeno dubitare e la riceve come dono. La verità non può esse-
e ingannarmi. Il dubbio conduce alla certezza re che Dio. In quanto presuppone il rapporto
dell’esistenza, fa risaltare una certezza di per dell’uomo con la verità e aiuta a cogliere tale
sé evidente che è il fatto di esistere, cui si ac- rapporto come assolutamente certo, il dubbio
compagna un’altra certezza altrettanto indubi- conduce perciò esso stesso a Dio.
tabile: l’esser vivo di colui che esiste. Ciascuno Minore rilievo è attribuito al dubbio dal pen-
di noi è certo di esistere e di esser vivo, e dun- siero di Tommaso d’Aquino, che riprende i ter-
que tre sono le certezze che si danno nel fatto mini della riflessione aristotelica. Tommaso
stesso della nostra esistenza: la certezza di esi- non ignora il fondamento oggettivo del dub-
stere, di vivere e di conoscere. Più specifica- bio e tuttavia ne sottolinea soprattutto il ca-
mente, poiché so di esistere, sono certo di co- rattere soggettivo, considerandolo quale igno-
noscere, ma sono certo anche di volere, perché ranza o deficienza dell’informazione. Il dubbio
per il fatto stesso di dubitare non solo cono- può agire come impedimento e vincolo del
sco, ma voglio conoscere. Esse, nosse e velle se- pensiero e va adeguatamente discusso, in mo-
gnano il superamento del dubbio e tuttavia è do che ne sia possibile la soluzione. Per Tom-
3114
VOLUMIfilosofia.book Page 3115 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dubbio


maso, però, il dubbio non può mai intendersi stenza è possibile anche il minimo dubbio, ri-
come universale sospensione dell’assenso, conosce essere assolutamente impossibile
dal momento che i primi principi sono da rite- che, nel frattempo, non esista egli stesso»
nere assolutamente certi. È comunque compi- (ibid.). Questa è la prima certezza assoluta: «Io
to della metafisica discutere il dubbio concer- penso, dunque sono». Ed è fondamentale che
nente la verità in se stessa. questa certezza, posta da Cartesio come verità
3. Da Cartesio a Husserl. Il dubbio come strumen- prima, sia conquistata a partire dal dubbio. Il
to gnoseologico. – Con la modernità il dubbio si «dunque» non è la conclusione di un sillogi-
caratterizza nettamente in senso gnoseologico smo, esprime piuttosto un’intuizione di asso-
divenendo un fondamentale strumento di ri- luta e immediata evidenza: io esisto pensan-
cerca e di conoscenza, un metodo per afferma- do. Il criterio del vero è l’indubitabilità. Le pri-
re o rafforzare la ricerca dell’indubitabile. Ciò me verità non sono quelle che fondano logica-
appare particolarmente evidente in Cartesio, mente il percorso argomentativo (i primi prin-
che per primo fa uso del dubbio quale elemen- cipi) né quelle che fondano ontologicamente il
to corrosivo di certezze consolidate e via per la sistema (Dio): la prima verità è l’esistenza
definizione della conoscenza universalmente dell’io pensante ed è all’interno del pensiero
valida. Il dubbio cartesiano è volto alla ricerca che possono essere riguadagnate tutte le altre
dell’indubitabile, di ciò che è indubitabile sot- verità, compresa l’esistenza stessa di Dio.
to il profilo psicologico, logico e gnoseologico. Cartesio costruisce la sua metafisica facendo
Il dubbio non è perciò fine a se stesso, ma è lo perno su quello che si può conoscere con as-
strumento di un metodo rigoroso nella ricerca soluta certezza a partire dal soggetto finito.
della verità, una ricerca che non procede per Assolutamente vero è ciò che non è passibile
semplici approssimazioni o per un puro calco- di alcun dubbio. Non si può accettare come
lo di probabilità. vero se non ciò che si presenta come assoluta-
Il dubbio è prima di tutto, in Cartesio, dubbio mente certo, indubitabile e si deve rifiutare in-
metodico, critica preliminare a ogni contenuto vece qualsiasi opinione che possa essere con-
che non sia adeguatamente fondato su un
futata per un qualunque motivo. Il dubbio di-
principio di certezza. «L’utilità di un dubbio
scrimina così tra il vero e il falso e orienta la ri-
così generale – scrive Cartesio – benché non
cerca non verso una conoscenza semplice-
appaia manifesta a prima vista, tuttavia è
mente verosimile o probabile, ma verso la vera
grandissima in questo, che quel dubbio ci li-
scienza che riconosce come caratteri essenzia-
bera da ogni sorta di pregiudizi, e ci prepara un
li della verità la chiarezza e la distinzione.
cammino facilissimo per assuefare il nostro
spirito a distaccarsi dai sensi, ed infine grazie Sbaglierebbe pertanto chi ritenesse il dubbio
ad esso non potremo più avere alcun dubbio una fase soggettiva della ricerca. Il dubbio car-
su quel che scopriremo in appresso esser ve- tesiano esprime, infatti, la fase critica di un sa-
ro» (Meditazioni metafisiche, tr. it. di A. Tilgher, pere che riconosce l’insufficienza dei suoi fon-
rivista da F. Adorno, in Discorso sul metodo. Me- damenti. Cartesio stesso scrive: «Già da qual-
ditazioni filosofiche, Roma-Bari 1978, p. 67). Da che tempo mi sono accorto che, fin dai miei
metodico il dubbio si fa poi iperbolico, spin- primi anni, avevo accolto una quantità di false
gendo fino all’assurdo le sue istanze e introdu- opinioni, onde ciò che poi ho fondato su prin-
cendo l’ipotesi di un genio maligno che ingan- cipi così mal sicuri, non poteva essere che as-
nerebbe l’uomo facendogli apparire come rea- sai dubbio e incerto, e dovevo necessariamen-
li cose inesistenti. Ma è proprio a partire da te disfarmi di tutte le opinioni alle quali avevo
questa ipotesi, in cui tutto è sottoposto al creduto se volevo stabilire qualcosa di fermo e
dubbio, che il filosofo perviene a un fonda- durevole nelle scienze» (ibid.). E nella Seconda
mento di incrollabile certezza e si trova così in Meditazione annota: «La meditazione che feci
grado di costruire la nuova scienza. Anche se ieri m’ha riempito lo spirito di tanti dubbi che
infatti non esistesse in realtà un mondo fisico, non posso più dimenticarli [...]. Nondimeno
anche se vivessimo in un mondo di sogno, una mi sforzerò e seguirò a capo la stessa via in cui
cosa sarebbe tuttavia certa: che benché io pos- ero entrato ieri, allontanandomi da tutto quel-
sa dubitare di tutto, per dubitare devo esiste- lo in cui potrò immaginare il minimo dubbio
re. «Lo spirito che, usando della sua propria li- proprio come farei se lo riconoscessi assoluta-
bertà, suppone che tutte le cose, della cui esi- mente falso; e continuerò sempre su questa
3115
VOLUMIfilosofia.book Page 3116 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dubbio ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

strada finché non incontrerò qualcosa di cer- sapori e le sensazioni tattili che abbiamo, dal
to» (ibid.). momento che nessuna di queste idee è sia
Il dubbio cartesiano non lascia dunque alcun chiara sia distinta. La nostra conoscenza è per-
margine allo scetticismo poiché intende di- ciò meno estesa di quanto immagini la perso-
mostrare che la certezza esiste. In tal senso il na comune, ma è più estesa di quanto avrem-
dubbio delinea il percorso che è proprio della mo potuto credere quando abbiamo preso
scienza. «Come Cartesio – afferma Gadamer – l’avvio con il metodo del dubbio sistematico»
nella sua famosa meditazione sul dubbio, (R.H. Popkin - A. Stroll, Skeptical Philosophy for
mette in opera un dubbio iperbolico, artificiale Everyone, 2002, tr. it. di L. Sosio, Il dovere del
come un esperimento, che conduce poi al fun- dubbio, Milano 2004, p. 62).
damentum inconcussum dell’autocoscienza, co- Proprio per questa sua capacità di indicare la
sì il metodo scientifico insegna a dubitare ra- necessità di un’adeguata interrogazione critica
dicalmente di tutto ciò di cui si possa dubita- per la conoscenza, il dubbio cartesiano assu-
re, per giungere in tal modo alla sicurezza dei merà carattere paradigmatico nella vicenda fi-
suoi risultati» (Wahrheit und Methode, Tübin- losofica della modernità, influenzerà lo svilup-
gen 1960, tr. it di G. Vattimo, Verità e metodo, po successivo della filosofia moderna, anche
Milano 1983, p. 283). Il dubbio non definisce al di là degli aspetti metodici che lo hanno
una condizione esistenziale, ma apre a un pro- contraddistinto. Il dubbio cartesiano agisce
cesso di accertamento teso a stabilire criteri di nell’empirismo di Locke e nella sua ricerca cir-
rigore. Il dubbio radicale conduce alla certezza ca la certezza e l’estensione della conoscenza,
della scienza. Ciò nonostante non è mancato agisce nella visione scettica di Hume, nono-
chi, come Rorty, ha accusato Cartesio di fare il stante questi esplicitamente lo contesti affer-
gioco degli scettici, in quanto la distinzione mando che «il dubbio cartesiano, anche se si
del dualismo cartesiano fra l’«interno menta- potesse conseguire da parte di qualcuno (il
le» quale regno dell’indubitabile e l’«esterno che evidentemente non è) sarebbe assoluta-
corporeo» (cfr. Philosophy and the Mirror of Na- mente irrimediabile» (Enquiry on Human Un-
ture, Princeton 1979, tr. it. a cura di D. Marconi derstanding, XII, I, tr.it. di M. Dal Pra, Ricerca
e G. Vattimo, La filosofia e lo specchio della natu- sull’intelletto umano, in Opere filosofiche, Roma-
ra, Milano 1979), che è il regno del sempre du- Bari 1992, p.160). Ma il dubbio cartesiano ha
bitabile, produce la problematizzazione avuto rilevante significato anche per la critica
dell’esistenza dell’esterno, nel momento stes- della ragione di Kant, per la sua ricerca di una
so in cui afferma la certezza razionale delle no- conoscenza universale e necessaria fondata
stre rappresentazioni. Il progetto cartesiano sul soggetto conoscente. Il dubbio cartesiano è
mira in realtà a mettere in discussione ogni inoltre presente nella stessa filosofia di Hegel,
scienza che sia costruita sulla generalizzazione che considerò la necessità che «alla scienza
dei dati sensibili per procedere alla matema- debba preceder il dubitar di tutto, cioè la man-
tizzazione del mondo. Se infatti si può senz’al- canza di presupposti in tutto» (Enciclopedia
tro dubitare dell’affidabilità dei sensi, le scien- delle scienze filosofiche, § 78). Tuttavia nella vi-
ze matematiche, che hanno per oggetto le na- sione hegeliana il negativo è risolto nel positi-
ture semplici, si sottraggono all’incertezza e vo e il dubbio (Zweifel), collegato alla dispera-
consentono di ricavare da esse le regole fon- zione (Verzweiflung) – il dubitar di tutto è un di-
damentali del metodo. L’indubitabilità delle sperar di tutto –, è riassorbito nel cammino
scienze matematiche è posta così alla base del della ragione hegeliana. Il rapporto tra dubbio
progetto di fondazione della scienza cartesia- e disperazione, affermato da Hegel, è ripreso
na. Partito dal dubbio radicale, Cartesio giun- da Kierkegaard che, nel porre in connessione i
ge così alla convinzione che ci sono molte co- due termini, distingue nettamente la dispera-
se che possiamo conoscere con certezza asso- zione dalla pratica intellettuale del dubbio. In
luta. «È certo che io esisto; che Dio esiste e Aut-Aut Kierkegaard scrive: «Si è parlato più
non è un genio maligno; che tutte le idee chia- che a sufficienza del fatto che tutta la specula-
re e distinte sono vere; che i teoremi della ma- zione comincia col dubbio; d’altra parte io,
tematica, essendo chiari e distinti, sono veri, e quando mi son dovuto occupare di queste me-
che infine esiste un mondo esterno alle nostre ditazioni ho inutilmente cercato degli schiari-
idee. Non possiamo però sapere se apparten- menti per sapere in che cosa il dubbio sia di-
gono a tali oggetti i colori, i suoni, gli odori, i verso dalla disperazione [...]. Il dubbio è la di-
3116
VOLUMIfilosofia.book Page 3117 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dubbio


sperazione del pensiero, la disperazione è il Logica. Teoria dell’indagine, Torino 1974, p. 137)
dubbio della personalità [...]. Il dubbio è il mo- e la ricerca, che è provocata dalla situazione
vimento interno del pensiero stesso e nel mio problematica, conduce a sempre nuovi assetti
dubbio mi comporto più impersonalmente nella relazione dell’uomo con l’ambiente.
che posso. Supposto che il pensiero, quando il Una sistematica e chiara ripresa del dubbio
dubbio si completa, trovi l’assoluto e si riposi cartesiano e delle questioni ad esso inerenti si
in lui, esso riposa in lui non in seguito a una ha con Edmund Husserl. La fenomenologia
scelta ma in seguito alla stessa necessità per husserliana che mira all’intuizione diretta del-
cui dubitava, poiché il dubbio stesso è una de- le «cose stesse» ha nell’epoché circa ogni teoria
terminazione di necessità e così pure il riposo o giudizio preconcetto un momento essenzia-
[...]. Il dubbio e la disperazione stanno dunque le dell’articolarsi del suo metodo. Residuo in-
di casa in due sfere completamente diverse, dubitabile dell’epoché è la sfera del cogito, poi-
sono corde assai diverse dell’animo che ven- ché di tutto si può dubitare per la fenomeno-
gono messe in movimento. Ma questa conclu- logia, tranne che delle evidenze caratterizzanti
sione non mi soddisfa affatto, poiché il dubbio gli atti della coscienza.
e la disperazione vengono in questo modo co- L’epoché implica la sospensione dell’atteggia-
ordinati e questo non deve avvenire. La dispe- mento naturale, delle convinzioni derivanti dal
razione è un’espressione molto più profonda e senso comune per procedere a una fondazione
completa. Il suo movimento è molto più am- rigorosa del sapere che riconduca le nostre
pio di quello del dubbio. La disperazione è certezze a un’evidenza razionale immediata. In
l’espressione di tutta la personalità, il dubbio tale direzione l’epoché husserliana ripropone la
solo del pensiero. La presunta obiettività del funzione metodica propria del dubbio carte-
dubbio, che lo rende tanto aristocratico, è pro- siano che esprime di per sé la criticità della ri-
prio un’espressione della sua imperfezione. Il cerca filosofica.
dubbio sta perciò nella differenza, la dispera- La fenomenologia non deve accettare alcun-
zione nell’assoluto. Per dubitare occorre del ché come scontato, non deve «lasciar valere
talento, ma per disperare non ne occorre affat- alcuna datità». Ma se ogni cosa può essere po-
to» (S. Kierkegaard, Aut-Aut, tr. it. di K.M. Guld- sta tra parentesi, ciò di cui non si può dubitare
brandsen e R. Cantoni, Milano 1975, pp. 88- è il soggetto dubitante stesso: «È indubbia-
89). mente certo che io dubito». Allo stesso modo
Strettamente legato all’ambito dell’azione, è certo che le mie cogitationes non sono investi-
piuttosto che dimensione del pensiero, appa- te dal dubbio: non posso dubitare né di me co-
re invece il dubbio nella prospettiva di Peirce. me soggetto dubitante né delle percezioni che
Il dubbio è la sospensione dell’azione quando ricevo: «È assolutamente chiaro che io perce-
le nostre credenze sono contraddette dal- pisco questo o quest’altro». Così Husserl af-
l’esperienza ed è condizione che provoca la ve- fermava già nel 1907 (Die Idee der Phänomeno-
rifica e l’eventuale cambiamento dei nostri logie, Den Haag 1950, tr. it. di A. Vasa, L’idea
comportamenti e delle nostre abitudini. Il della fenomenologia, Milano 1981, pp. 65-66)
dubbio è lo stato di inquietudine con il quale nella stessa direzione in cui si porrà con le suc-
lottiamo per pervenire a una credenza che pos- cessive Meditazioni cartesiane.
sa regolare l’agire. All’interno di questa visione generale si situa-
Anche per W. James «il dubbio di per sé è una no le considerazioni più specifiche sull’impor-
decisione della massima portata pratica» (The tanza del dubbio in ordine al giudizio che Hus-
Will to Believe and Other Essays in Popular Phi- serl propone in Ideen I e nelle Lezioni sulla Sin-
losophy, New York - London 1904, tr. it. di P. Bai- tesi passiva.
rati, Volontà di credere, Milano 1984, p. 132). Nel par. 103 di Ideen I il dubbio è descritto co-
L’attitudine a credere presenta caratteristiche me uno dei modi di darsi della cosa stessa. «Il
originarie e il dubbio assoluto non è possibile modo della credenza “certa” – scrive Husserl –
non solo per la natura della mente umana, ma può passare in quello della semplice preten-
per le esigenze della vita. Sui risvolti pragma- sione o supposizione, o della domanda o del
tici e contestuali del dubbio insiste anche J. dubbio; e correlativamente ciò-che-appare
Dewey. «Noi siamo dubbiosi perché la situa- (pur essendo caratterizzato, rispetto alla prima
zione è nella sua essenza dubbiosa» (Logic, the dimensione di caratterizzazioni come origina-
Theory of Inquire, tr. it. a cura di A. Visalberghi, rio, riproduttivo e simili) assume la modalità
3117
VOLUMIfilosofia.book Page 3118 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dubbio ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

di essere del possibile, del verisimile, del di- altre. Essa «patisce» il carattere disgiuntivo di
scutibile, del dubbioso» (Ideen zu einer reiner tali possibilità, subisce il travaglio della loro
Phänomenologie und phänomenologischen Philo- reciproca esclusività o poca chiarezza. L’im-
sophie, Den Haag 1950, tr. it. di E. Filippini, Idee pulso a superare tale disagio è alla base del
per una fenomenologia pura e per una filosofia fe- domandare che si assume il compito di vaglia-
nomenologica, Libro I, Torino 1976, p. 233). Nel- re le possibilità e di prendere una decisione su
le Lezioni sulla Sintesi passiva Husserl conside- di esse. La situazione spiacevole del dubbio
ra il dubbio come una modalità del giudicare e motiva in altri termini una volontà positiva
ne descrive il configurarsi come luogo di inter- tendente al superamento del dubbio verso la
sezione tra la dimensione teoretica e quella certezza. La domanda è definita da Husserl co-
«affettiva» della conoscenza, emblematica at- me tendenza pratica, tendenza «a più livelli»:
testazione del radicarsi del sapere nell’ante- essa incorpora in sé la situazione di sgomento
predicativo del mondo della vita. Il dubbio è propria del dubbio e tende al suo superamen-
quella modalità intenzionale che fa esperienza to, pone cioè come obiettivo da raggiungere la
della complessità delle cose, dell’ambiguità certezza del giudizio. «La vita giudicativa, an-
del loro apparire, del loro darsi alla coscienza che quella che giudica razionalmente, è un ter-
relativamente (perché altre rispetto alla co- reno per un desiderare peculiare, per un ten-
scienza), un vissuto reso possibile proprio dal- dere, volere ed agire i cui scopi sono appunto
la recettività originaria della coscienza, quindi giudizi» (ibid., p.102).
dal suo carattere sensibile-emotivo. Io sono Il dubbio teoretico trova pertanto la sua genesi
colpito da possibilità problematiche tra loro in una dimensione originariamente sensibi-
inconciliabili (dubbio passivo) e oscillo fra di le/emotiva: il dubbio è sì una modalità del giu-
esse in modo ondivago senza sapermi decide- dicare, ma il giudicare, come mostra l’analisi
re per nessuna (dubbio attivo): «La tensione genetica, non è un atto teoretico ab origine,
passiva e disgiuntiva delle possibilità proble- poiché affonda le proprie radici nell’esperien-
matiche (il dubbio in senso passivo) motiva un za preteoretica (quella che Husserl chiamerà
dubitare attivo, un atteggiamento che pone poi Lebenswelt). Come atto teoretico, il giudica-
l’io in una scissione d’atto (Aktspaltung)» re è un «composto» intenzionale che si costitu-
(Analysen zur passiven Synthesis, Dodrecht isce di vari «strati»: al fondo di essi vi è quell’in-
1966, tr. it. di V. Costa, Lezioni sulla sintesi pas- tenzionalità passiva sensibile che è alla base di
siva, Milano 1993, p. 99). ogni possibile esperienza nel mondo.
La scissione che immobilizza l’io, tenendolo 4. Il dubbio antropologico e morale. – Al di là della
nell’incertezza, genera il domandare, come figura caratterizzante di Husserl, che propone
esplicita tendenza mirante a superare l’impas- la riflessione teoreticamente più rilevante, e di
se, ovvero il disagio in cui versa l’io. Il dubbio, pochi altri tra cui il neoscolastico Mercier che,
quindi, porta con sé lo strumento che permet- in termini classici, ritiene il dubbio momento
te di affrontare positivamente la problematici- decisivo per la filosofia, si può sicuramente af-
tà, cercando di diradarla. fermare che la questione del dubbio, nella filo-
Quel che è interessante sta nel fatto che il sofia del Novecento, subisce decisive modifi-
dubbio non è una semplice indecisione teore- cazioni. Il dubbio, per così dire, non fa più no-
tica, una neutra incertezza, bensì un disagio tizia, nel senso che la filosofia convive con il
che nasce a livello sensibile: l’incertezza teore- dubbio perché in tutti i campi della vita privata
tica affonda le sue radici nella sensibilità origi- e pubblica si registra uno stato di smarrimento
naria, nel momento cioè in cui si impongono e una mancanza di fondamenti che significa
al soggetto i dati percettivi inconciliabili, ovve- anche semplicemente assenza di punti di rife-
ro possibilità di esperienze incompossibili. rimento condivisi e che fa da sfondo all’incer-
L’esperienza originaria della problematicità tezza nelle decisioni, al conflitto dei valori, alla
delle cose, della loro ambiguità, l’incapacità di fatica dell’agire. Ciò vale, pur con le dovute dif-
ricondurle immediatamente a una struttura e ferenze, anche in campo più strettamente
a un ordine ben precisi e riconoscibili, genera scientifico per il prevalere della nozione di
nell’io una sorta di sgomento e insieme un di- probabilità e/o di relatività e di visioni indeter-
sagio, un’insofferenza. La coscienza è attraver- ministiche. «Insomma il dubbio gnoseologico
sata da tendenze inconciliabili, ognuna delle o epistemico – scrive La Vergata – ha perso
quali troppo debole per potersi imporre sulle drammaticità: è diventato un vicino un po’
3118
VOLUMIfilosofia.book Page 3119 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dubislaw


scomodo con cui si convive, tutto sommato, pp. 170-171) . È questo, senz’altro, il nucleo
meno difficilmente di quanto si temesse. Il più fecondo del dibattito attuale sul dubbio.
dubbio metafisico, quello, non solo non ango- La possibile funzione metodica, sia pure in
scia più nessuno, ma ha addirittura perso po- senso nuovo, del dubbio antropologico (e
polarità: cosa oggi peggiore. La forza smarrita dell’esplorazione consapevole delle tante filo-
per strada da queste due forme di dubbio si è sofie dell’«assurdo» da Rensi a Michelstaed-
ritirata nell’ultima roccaforte: il dubbio mora- ter, per fare solo qualche esempio) può con-
le, inteso in modo da comprendere non solo durre alla responsabilità etica e al rinnovato
l’incertezza sulle scelte etiche, ma anche la esercizio di una ragione che prova ad applicar-
confusione sui valori [...]. Esso è alimentato si ai diversi campi della vita in modo concreto
dall’esperienza moderna della relatività e del- e rigoroso insieme.
le contingenza delle forme sociali, dei quadri F. Miano
mentali e dei valori. È soprattutto nel campo BIBL : PLATONE, Menone, tr. it. di F. Adorno, in Opere
morale, politico e sociale che sperimentiamo Complete, vol. 5, Roma-Bari 1982, pp. 249-296; SESTO
la dispersione nel molteplice, lo spaesamen- EMPIRICO, Ipotesi pirroniane; AGOSTINO, Contra Acade-
to, l’incertezza dell’identità, la frammentazio- micos; E. HUSSERL, Cartesianische Meditationen und
ne. Queste sono le forme contemporanee del Pariser Vörtrage, The Hague 1950, tr. it. di F.Costa,
dubbio antropologico del Duemila» (Dubbio Meditazioni cartesiane e discorsi parigini, Milano 1966;
antropologico e attestazione morale, in L’altro, E. HUSSERL, Analysen zur passiven Synthesis, Do-
l’estraneo, la persona, a cura di A. Rigobello, Ro- drecht 1966, tr. it. di V. Costa, Lezioni sulla sintesi
passiva, Milano 1993; C. LEVI-STRAUSS, Elogio dell’an-
ma 2000, pp. 101-102), di quel dubbio antro-
tropologia, in Razza e storia e altri studi di antropolo-
pologico di cui, alla fine degli anni cinquanta,
gia, a cura di P. Caruso, Torino 1967, pp 47-82; A. RI-
Lévi Strauss scriveva: «La ricerca sul terreno, GOBELLO, Legge morale e mondo della vita, Roma 1968;
da cui ha inizio ogni carriera etnologica, è ma- E. M. CIORAN, Le mauvaise démiurge, Paris 1969, tr. it.
dre e matrice del dubbio, atteggiamento filo- di D. Grange Fiori, Il funesto demiurgo, Milano 1986;
sofico per eccellenza. Questo “dubbio antro- S. KIERKEGAARD, Enten-Eller, tr. it. di K. M. Guld-
pologico” non consiste solo nel sapere che brandsen e R. Cantoni, Milano 1975; CARTESIO, Me-
non si sa nulla, ma nell’esporre risolutamente ditazioni metafisiche, tr. it. di A. Tilgher, rivista da F.
quel che si credeva di sapere, e persino la pro- Adorno, in Discorso sul metodo. Meditazioni filosofiche,
pria ignoranza, agli insulti e alle smentite in- Roma-Bari 1978; A. LA VERGATA, Dubbio antropologico
flitte, a idee e abitudini carissime, da idee e e attestazione morale, in L’altro, l’estraneo, la persona,
abitudini che possono contraddirle al più alto a cura di A. Rigobello, Roma 2000, pp. 63-104; H.
grado» (Elogio dell’antropologia, in Razza e storia POPKIN, The History of Scepticism, tr. it. R. Rini, Storia
e altri studi di antropologia, a cura di P. Caruso, dello scetticismo, Milano 2000; R. H. POPKIN - A.
Torino 1967, p. 75), una «profanazione» di cui STROLL, Skeptical Philosophy for Everyone, 2002, tr. it.
l’antropologo si rende complice, «quando as- di L. Sosio, Il dovere del dubbio, Milano 2004.
sume senza restrizioni mentali né secondi fini, ➨ CERTEZZA; CONOSCENZA; EPOCHÉ; OPINIONE; PIR-
le forme di una società straniera» (ibid., p. 63), RONISMO; SCETTICISMO; VERITÀ; .
una esposizione che è totale. Ora il dubbio in
senso antropologico può essere vissuto in DUBISLAW, WALTER ERNST OTTO. – Filosofo
Dubislaw
senso esclusivamente traumatico, come un to- della scienza, n. a Berlino il 20 sett. 1895, m. a
tale essere messi in questione, oppure in sen- Praga il 17 sett. 1943.
so maieutico. Come afferma Rigobello: «Abbi- Ottenuta l’abilitazione alla Technische Hoch-
sogniamo di una scossa maieutica, e anche il schule di Berlino, vi fu professore dal 1931.
trauma della profanazione ha una sua efficacia Dubislaw fu membro della «Società berlinese
morale, ma non è dalla sola iconoclastia che per la filosofia empirica» che, unitamente al
sorge una fede più pura, e l’iconoclastia stessa Circolo di Vienna, intese la filosofia come ana-
diventa una posa se eretta a sistema, ossia a lisi della struttura logica della ricerca scientifi-
costume. Cerchiamo invece di cogliere, ca, polemizzando contro ogni interpretazione
nell’esercizio terapeutico di un “dubbio antro- metafisica di essa. I suoi studi sono rivolti es-
pologico”, l’impostazione rigorosa di un pro- senzialmente ai fondamenti della matematica
cedimento che conduca all’arresto del dubbio e al carattere della logica formale: Über die so-
il quale, anche qui, ha funzione metodica» genannten analytischen und synthetischen Urtei-
(Legge morale e mondo della vita, Roma 1968, le, Berlin 1926; Die Friessche Lehre von der Be-
3119
VOLUMIfilosofia.book Page 3120 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Duboc ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

gründung, ivi 1926; Die Definition, 1926; Die motoris, ivi 1609; Apologetica pro Sancto Thoma
Philosophie der Mathematik in der Gegenwart, Aquinate [...] oratio, ivi 1624; Litterae [...] ad Le-
Berlin 1932; Naturphilosophie, ivi 1933; Zur Un- opoldum Belgii gubernatorem, ivi 1648 (contro i
begründbarkeit der Forderungssätze, in «Theo- giansenisti); Commentaria in Summam theolo-
ria», 1937, pp. 330-342. Collaborò anche alle ri- gicam sancti Thomae, ivi 1620-35; 1622-482.
viste «Annalen der Philosophie» ed «Erkennt- N. Beghin
nis», l’organo ufficiale del neopositivismo. BIBL.: le opere di Du Bois furono più volte riedite;
Dubislaw critica l’intuizionismo matematico NORBERTO D’ELBECQUE ne curò un’edizione completa
sia nella forma kantiana sia in quelle contem- (Antwerpen 1682-98; ristampa Paris 1714 e Venezia
poranee e sostiene una concezione formalisti- 1726).
ca della logica e della matematica di tipo hil- Su Du Bois: J.-N. PAQUOT, Mémoires pour servir à l’his-
bertiano. Il calcolo logico-matematico, toire littéraire des dix-sept Provinces Unies, Louvain
nell’applicazione alle scienze della natura, de- 1763, vol. II, pp. 285-298; É. AMANN, s. v. Sylvius, in
termina unicamente in modo chiaro le asser- Dictionnaire de Théologie catholique, vol. XIV, Paris
zioni già implicite nell’insieme di proposizioni 1941, coll. 2923-2925.
empiriche accettate. Dubislaw non aderisce
tuttavia a un empirismo atomistico: non si DUBOIS, PIERRE. – Scrittore politico, n. a
Dubois
può parlare di un «dato» indipendentemente Coutances, in Normandia, tra il 1250 e il 1255,
da ogni teoria; egli si accosta, quindi, alla teo- m. intorno al 1320.
ria della verità come coerenza, sostenuta nel Discepolo a Parigi di Tommaso d’Aquino e di
neopositivismo da Neurath e Carnap, per Sigieri di Brabante, «avvocato del re» sotto Fi-
quanto non prenda posizione rispetto al fisica- lippo IV il Bello, Dubois visse in un contesto di
lismo. L’inferenza induttiva non è per lui giu- vicende politiche che avrebbero portato
stificabile razionalmente, ma si risolve in una all’aspro conflitto tra il re di Francia e papa Bo-
decisione ad accettare una teoria. nifacio VIII.
F. Barone Nei suoi scritti mostra una solida conoscenza
BIBL.: K. GRELLING, Bemerkungen zu Dubislaws «Die del codice di diritto romano, per cui si suppo-
Definition», in «Erkenntnis», 1933, pp. 189-200; R. ne che egli abbia compiuto anche studi giuri-
LÖHRICH, Towards a Convention on Engaging Postula- dici, che gli consentirono di svolgere la profes-
tes, in «Theoria», 1938, pp. 181-182; A. MENNE, s. v., in sione di avvocato.
«Neue deutsche Biographie», IV, Berlin 1959, p. 145. La complessa personalità di Dubois è messa
in luce dalle tesi centrali dei suoi due trattati
DUBOC, JULIUS (pseudonimo: JULIUS LANZ). –
Duboc più organici (le altre sette opere pervenuteci
Evoluzionista tedesco, n. ad Amburgo nel rivelano un carattere occasionale): nel Sum-
1829, m. a Dresda nel 1903. maria brevis et compendiosa doctrina felicis expe-
Le principali opere in cui si trova esposto iI dicionis et abreviationis guerrarum ac litium regni
suo monismo evoluzionistico e ateo sono le Francorum (1300; ed. a cura di H. Kämpf,
seguenti: Leben ohne Gott. Untersuchungen über «Quellen zur Geistesgeschichte des Mittelal-
den ethischen Gehalt des Atheismus, Hannover ters und der Renaissance», vol. IV, Leipzig-Ber-
1875 (18842); Grundriss einer einheitlichen Trieb- lin 1936), egli propone una nuova tattica di
lehre vom Standpunkt des Determinismus, Leip- guerra e progetta uno sveltimento della proce-
zig 1892; Die Lust als sozial-ethisches Entwick- dura giudiziaria, tale da porre rimedio all’inge-
lungsprinzip, ivi 1900. renza dei tribunali ecclesiastici nel campo del-
Red. la giurisdizione civile; la sua opera più signifi-
cativa, il De recuperatione Terre Sancte (1305-
DU BOIS, FRANÇOIS (Sylvius). – Teologo n. a
Du Bois 1307; ed. a cura di Ch.V. Langlois, Paris 1891)
Braine-le-Comte in Belgio nel 1581, m. a Douai dedicato a Edoardo I d’Inghilterra nella pro-
il 27 febbr. 1649. spettiva di una più generale diffusione in Eu-
Addottoratosi nel 1610, nel 1613 successe a ropa, ma in realtà destinato a Filippo il Bello,
Estio sulla cattedra di teologia a Douai. Tra i ha come movente politico la prospettazione di
primi avversari del giansenismo, oltre a com- una crociata destinata a un sicuro successo
mentari biblici pubblicò: S. Thomae Aquinatis dei cristiani nella liberazione dei luoghi santi
Opuscula, Douaci 1608-09, 2 voll.; Explicatio dagli infedeli, che, dopo la riconquista di San
doctrinae sancti Thomae [...] De motione primi Giovanni d’Acri nel 1291, erano tornati padroni
3120
VOLUMIfilosofia.book Page 3121 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Du Bois-Reymond


di tutta la Terra Santa. La preparazione e lo ca, metafisica e antropologia. L’incontro con il
svolgimento dell’impresa sono progettati in grande fisiologo J. Miller, alla cui scuola si for-
modo del tutto nuovo e originale e si sviluppa- marono scienziati quali Schwann, Virchow e
no in una serie di riforme che tendono a rior- Helmholtz, lo convinse a iscriversi alla facoltà
ganizzare l’assetto politico dell’Europa, la ratio di medicina. Ricevuto da Müller l’Essai sur les
studiorum, la politica degli stati e l’istituzione phénomènes électriques des animaux di C. Mat-
ecclesiastica, nella quale il primato del papa teucci, con l’invito a verificare l’esistenza di
rimane indiscusso benché si affermi il princi- una corrente elettrica associata all’attività mu-
pio della completa gestione da parte di laici scolare, nel 1843 si laureò in medicina con una
dei beni ecclesiastici patrimoniali e del divieto tesi sull’elettricità animale. Dai suoi raffinati
del possesso di beni produttivi. metodi elettrofisiologici di misurazione di de-
Si può affermare che in Dubois è rispecchiato boli correnti bioelettriche nacquero le monu-
il permanere dell’universalismo spirituale, mentali Untersuchungen úber die thierische Elek-
mentre va attenuandosi l’idea imperiale di tricität (1848). Nel 1851 fu eletto membro
fronte alla presa di coscienza dell’immensità dell’Accademia Prussiana delle Scienze. No-
dell’Oriente. Si manifesta la consapevolezza minato professore di fisiologia (1858), fu per
che l’universalità cattolica è realizzabile sol- due volte rettore dell’università di Berlino, nel
tanto nel quadro di uno sforzo volontario co- 1869-1870 e nel 1882-1883. Segretario perpe-
mune, attraverso il rinnovamento culturale (lo tuo dell’Accademia delle Scienze di Berlino, le
studio delle lingue orientali e il conseguente sue pubblicazioni posteriori al 1877 raccolgo-
confronto comparato tra culture cristiana, no i numerosi discorsi pubblici tenuti all’Acca-
ebraica e islamica). demia. Le sue commemorazioni di Müller
Si possono rintracciare in Dubois chiari riferi- (1858), Helmholtz (1859), Voltaire (1868), La-
menti a pensatori del XIII secolo; tra i contem- Mettrie (1875) e Maupertuis (1892) rivestono
poranei che sembrano avere direttamente un grande interesse storico.
influito sul suo pensiero figurano Sigieri di Bra- In netta contrapposizione alle diffuse conce-
bante, per l’autonomia della critica filosofica; zioni vitalistiche del tempo, du Bois-Reymond
Ruggero Bacone, il cui influsso fu determinante rifiuta qualsiasi ricorso a principi immateriali
soprattutto nell’affermazione dell’altissimo va- o forze vitali nella spiegazione dei fenomeni
lore metodologico dell’esperienza, e dell’im- biologici, perché ritiene che l’azione di tali for-
portanza dello studio delle lingue; infine Rai- ze immateriali sia del tutto incompatibili con il
mondo Lullo, per il forte ottimismo circa la principio di conservazione dell’energia. Susci-
buona riuscita delle riforme politico-ecclesia- tarono vivaci dibattiti in tutto il mondo tede-
stiche e circa il loro potenziale apologetico e sco e all’estero le sue due conferenze: Über die
missionario nella diffusione del cristianesimo. Grenzen des Naturerkennens (Leipzig 1872) e
A. Ghisalberti Die sieben Welträthsel (ivi, 1880, tr. it. di entram-
BIBL.: M. DELLE PIANE, Vecchio e nuovo nelle idee politi- bi, Milano 1973). I sette enigmi del mondo in-
che di Pietro Dubois, Firenze 1959; L. GATTO, I problemi dividuati da du Bois-Reymond sono: l’essenza
della guerra e della pace nel pensiero politico di Pierre della materia e della forza; l’origine del movi-
Dubois, Roma 1959; A. DIOTTI (a cura di), «De recupe- mento; l’origine della vita; l’ordinamento tele-
ratione Terrae Sanctae»: dalla «Respublica Christia- ologico della natura; l’origine della sensibilità;
na» ai primi nazionalismi e alla politica antimediterra- il pensiero razionale e l’origine del linguaggio;
nea, Firenze 1977; A. GHISALBERTI, Ideali etici e pensiero il problema del libero arbitrio. La scienza non
politico nel «De recuperatione Terre Sancte» (1306) di potrà mai risolvere questi enigmi. Posto di
Pierre Dubois, in «Veritas», 159 (1995), pp. 643-658; fronte ad essi, lo scienziato non potrà fare al-
A. GHISALBERTI, La filosofia medievale, Firenze 2002, tro che pronunciare l’inappellabile e definitivo
pp. 237-247. verdetto “ignoramus et ignorabimus”: ignoriamo
ora e ignoreremo per sempre. Altri scritti: Un-
DU BOIS-REYMOND, EMIL. – Elettrofisio-
Du Bois-Reymond tersuchungen über die tierische Elektricität, (Ber-
logo, n. a Berlino il 7 nov. 1818, m. ivi il 26 dic. lin 1848-49).
1896. Incerto sull’indirizzo di studi da intra- C. Rosso - L. Conti
prendere, nel 1837 si iscrisse all’università di BIBL.: E. METZE, E. du Bois-Reymond, sein Wirken und
Berlino seguendo i corsi di teologia, filosofia e seine Weltanschauung, Bielefeld 19183; W. COLEMAN,
psicologia. All’università di Bonn studiò logi- Biology in the Nineteenth Century, Cambridge, 1977,

3121
VOLUMIfilosofia.book Page 3122 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Du Bos ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

tr. it., Bologna 1984; L. CONTI, L’infalsificabile libro o di Ludovico Ariosto ne fa dimenticare ogni
della natura. Alle radici della scienza, Assisi 2004. difetto.
Dopo le polemiche tra Nicolas Boileau e Char-
DU BOS (DUBOS), JEAN-BAPTISTE (abbé Dubos).
Du Bos les Perrault, e tra Antoine de La Motte e Mada-
– Estetologo, storico, diplomatico francese, n. me Dacier, Du Bos cerca una nuova soluzione
a Beauvais il 21 dic. 1670, m. a Parigi il 23 mar. della querelle des anciens et des modernes, schie-
1742. randosi a fianco degli antichi, ma rifiutando
Celebri le sue paradossali tesi storiografiche, un’estetica razionalistica: per far ciò Du Bos ri-
criticate da Montesquieu in L’Esprit des lois conosce nella storia umana non una, ma mol-
(London 1757; cfr. libri XXX e XXVIII, cap. III). teplici epoche di splendore, ed enfatizza il ruo-
L’opera più importante resta comunque il sag- lo del pubblico nella fortuna dell’opera. Egli ri-
gio Réflexions critiques sur la poésie et la peinture badisce la grandezza degli antichi, legittiman-
(Paris 1719), che si conclude con una Disserta- dola sull’infallibilità del sentimento. La com-
tion sur les représentations théâtrales des Anciens. mozione di generazioni davanti alle opere di
L’estetica di Du Bos, cui allude anche La Hen- Omero o di Virgilio non può esser tolta da nes-
riade di Voltaire (La Haye 1728), si pone alla sun sofisma della ragione né dall’osservazio-
confluenza tra classicismo francese ed empiri- ne, probabilmente fondata, che un giorno na-
smo anglosassone. L’assunto su cui si fonda sceranno geni perfino maggiori di quelli
l’analisi è la constatazione che l’emozione in- dell’antichità. La teoria del progresso vale per
dotta dall’arte distrae l’uomo di per sé peren- i prodotti della ragione, non già per l’arte, per-
nemente afflitto dalla noia: fine dell’opera è ché il sentimento dell’uomo, cui essa si rivol-
dunque quello di commuovere, suscitando ge, è eterno e immutabile.
«passioni artificiali», cioè attenuate e incapaci E. Fubini - B. Zaccarello
di produrre «le pene e le afflizioni» connesse BIBL.: M. BRAUNSCHVIG, L’abbé Du Bos, rénovateur de
invece alle emozioni reali. Non senza qualche la critique au XVIIIe siècle, Toulouse 1904; A. LOM-
contraddizione, Du Bos si appoggia su questa BARD, La querelle des anciens et des modernes: l’abbé Du
osservazione psicologica per avvalorare la sua Bos, Neuchâtel 1908; A.H. KOELER, The abbé Du Bos,
estetica a discapito di posizioni di stampo ra- his Advocacy of the Theory of Climate: a Precursor of G.
zionalista. Esemplare è in questo senso il pa- Herder, Champaign 1937; E. MIGLIORINI, Note alle Ré-
rallelo che Du Bos sviluppa tra poesia e pittu- flexions critiques di J.-B. Du Bos, Firenze 1962; E. FU-
BINI, Empirismo e classicismo. Saggio sul Du Bos, Tori-
ra, ovvero quelle che egli considera le arti per
no 1965; E. MIGLIORINI, Studi sul pensiero estetico del
eccellenza: entrambe prescindono da ogni
Settecento. Crousaz, Du Bos, Firenze 1966; A. LOM-
contenuto dottrinale, etico o pedagogico, e si BARD, L’abbé Du Bos, un initiateur de la pensée mo-
rivolgono invece al «sentimento», laddove derne, Genève 1969; T. BESTERMAN (a cura di), Studies
questo, onde evitare l’opposto eccesso di un on Voltaire and the Eighteenth Century, vol. CXXVII,
esito sensualistico, è inteso come reazione Banbury 1974; D. DUMOUCHEL, Le problème de Du Bos
che coinvolga tanto la sensibilità quanto l’in- et l’affect compatissant: l’esthétique du 18e siècle à
telletto. Tant’è che in entrambe queste arti ri- l’épreuve du paradoxe tragique, in T. BELLEGUIC - E. VAN
veste grande importanza la scelta del sogget- DER SCHUEREN (a cura di), De la sympathie sous l’An-
to: al di là del puro piacere degli occhi e cien Régime: discours, savoirs, sociétés, Québec 2003;
dell’udito, quest’ultimo deve infatti riuscire a C. NICOLET, La fabrique d’une nation, Paris 2003.
«interessare».
La seconda parte del trattato articola invece la DU BOSC, JACQUES. – Pensatore francesca-
Du Bosc
teoria del genio, di cui Du Bos, con Antoine no, originario della Normandia, n. verso la fine
Houdar de La Motte e Bernard Fontenelle, for- del secolo XVI, se ne ignora la data di morte.
nisce una delle prime formulazioni: il genio è Pochissime le notizie biografiche. Entrato gio-
l’organo della produzione artistica; è libero e vanissimo nell’ordine, in seguito pare che l’ab-
innato, e risente semmai dell’ambiente in cui bia temporaneamente abbandonato e che ab-
si trova a svilupparsi. La sua opera riesce a bia scelto di condurre, in quel periodo di al-
commuovere, mentre quella dettata da canoni lontanamento, una vita disordinata. In una let-
e regole non sa produrre che opere fredda- tera del 1662, tuttavia, il generale dell’ordine si
mente corrette. Così il meraviglioso sa piacere congratula con lui per aver difeso per trent’an-
perfino quando cade nell’inverosimile, se è ve- ni l’autorità pontificia e allude ad alcune lette-
ro che l’incanto delle opere di Torquato Tasso re che Alessandro VII gli avrebbe inviato.
3122
VOLUMIfilosofia.book Page 3123 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ducasse


Si oppose decisamente a Port-Royal e parteci- rity in Ancien Regime France: The Understanding of
pò a quasi tutte le controversie, come appare Jacques du Bosc, Saskatoon (Canada) 1996.
dagli scritti apologetici sull’eucaristia e la pe-
nitenza (1647 e 1648), sulla passione di Cristo, DUCASSE, CURT JOHN. – Filosofo statuniten-
Ducasse
la grazia (1651) ecc. Però a un certo punto egli se di origine francese n. ad Angoulême il 7 lug.
si ritirò dalla polemica (1657): mancano docu- 1881, m. a Providence (Rhode Island) il 3 sett.
menti che ce ne spieghino i motivi. 1969. Emigrò nel 1900 negli Stati Uniti e fre-
Un suo scritto interessante è l’Honnête femme quentò le università di Washington e di Har-
(Paris 1632; ed. riveduta e ampl., in 3 parti, vard, dove conseguì il dottorato nel 1912 con
1633-35; le 3 parti insieme: 1639, 1643, 1662, Royce. Tornò a Washington nello stesso anno
1665), in cui l’autore intende completare l’in- per iniziare la sua attività di docente, che pro-
segnamento di Francesco di Sales a proposito seguì poi, a partire dal 1926 e fino al 1958,
dell’educazione femminile. Secondo questo presso la Brown University.
progetto pedagogico, la formazione cristiana Ducasse può essere considerato un pensatore
deve seguire quella morale, proposta sul fon- sistematico per l’ampiezza dei suoi interessi:
damento degli autori pagani (soprattutto gli epistemologia, filosofia del corpo e della men-
stoici e Plutarco). Naturalmente, Du Bosc met- te, estetica, etica e religione. Il suo metodo lo
inserisce nel solco della tradizione analitica:
te in guardia contro eventuali errori o deficien-
per evitare inutili errori occorrono rigore tecni-
ze negli insegnamenti di questi autori pagani.
co e la precisa contestualizzazione dei termini
L’operetta venne più tardi seguita da Les
in questione, in particolare di quelli basilari
femmes héroïques comparées avec les héros (Paris
per la filosofia e che riguardano i predicati di
1642), la cui tesi sostiene la possibilità per le valore come «reale», «buono», «valido» e il lo-
donne di atti di eroismo pari a quelli degli uo- ro uso standard (cfr. Philosophy as a Science,
mini. New York 1941 e AA.VV., La filosofia contempo-
Altro scritto degno di rilievo è Le philosophe in- ranea in Usa, Asti 1958, pp. 253-273). In Nature,
différent (ivi 1643) in cui Du Bosc espone un Mind and Death (La Salle [Illinois] 1951), e nel-
nuovo metodo per confutare il libero pensato- la raccolta di saggi Truth, Knowledge and Cau-
re (libertino), anticipando di quindici anni le sation (London 1968), sono riassunti i risultati
tesi di Pascal nei Pensées. L’operetta, incom- più importanti della sua ricerca. Ducasse, che
piuta, è difficilmente comprensibile a causa aveva già criticato l’interpretazione humeana
della terminologia usata. La dialettica pasca- della causalità in Causation and the Types of Ne-
liana è adombrata nella ripartizione dei mag- cessity (Seattle 1924), sostiene la tesi di un re-
giori sistemi filosofici in due grandi categorie alismo avverbiale per rendere conto della cono-
contrapposte, i dogmatici e i pirroniani. In una scenza del mondo esterno: le sensazioni non
prima parte, l’autore tenta di concludere diret- sono oggetti, ma appunto, tenendo conto an-
tamente al Vangelo, ma poi si accontenta di che dello stato psicologico dell’osservatore e
condurre il non-credente a uno stato d’indiffe- delle condizioni fisiche dell’osservazione, mo-
renza, che dovrebbe permettere più facilmente di in cui percepiamo un oggetto. Si vede non
la scelta tra le diverse religioni. Pascal avrebbe this blue, ma bluely. Egli difende inoltre il «di-
vivamente respinto quest’ultima possibilità. ritto di credere» quando, dopo aver verificato
Una terza e una quarta parte, che avrebbero imparzialmente tutti i possibili argomenti,
dovuto realizzare il metodo così presentato, non c’è evidenza a favore di una delle alternati-
non furono pubblicate. ve disponibili. Di qui anche il suo «liberalismo
Julien-Eymard d’A. etico», che assume il fatto della diversità dei
BIBL.: TH. JORAN, Féminisme d’autrefois: l’«Honnête codici morali, ma tenta di evitarne l’esito rela-
femme» de Jacques du Bosc, in «La Femme Contem- tivistico puntando su un’educazione capace di
poraine», 5 (1909), pp. 233-239; R. PINTARD, Le liber- allargare progressivamente gli orizzonti.
tinage érudit, Paris 1943, vol. I, pp. 333-334; C. CHE- The Philosophy of Art (New York 1929), e Art, the
SNEAU, Un précurseur de Pascal? Jacques Du Bosc Critics and You (ivi 1944), espongono una chia-
(1643), in «Dix-septième Siècle», 15 (1952), pp. ra tesi espressionista: l’opera d’arte non coin-
426-448; C. CHESNEAU, Sénèque et le stoicïsme dans cide con il bello, ma con l’oggettivazione dei
l’oeuvre du cordelier Du Bosc, in «Dix-septième sentimenti del suo creatore. Per quanto ri-
Siècle», 18 (1955), pp. 353-377; C. FITZGERALD, Autho- guarda la religione, Ducasse vede in essa un
3123
VOLUMIfilosofia.book Page 3124 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dufrenne ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

insieme di articoli di fede e di pratiche che giustificazione trascendentale, attraverso un a


hanno una funzione sociale e devono garantire priori, di tale esperienza.
la pace interiore, senza chiudersi sulla que- L’oggetto estetico, «irresistibile e magnifica
stione dell’esistenza di Dio (cfr. A Philosophical presenza del sensibile», si definisce attraverso
Scrutiny of Religion, ivi 1953). Va sottolineata l’analisi fenomenologica come un quasi-sog-
infine l’attenzione dedicata ai fenomeni para- getto: a differenza della realtà naturale, caratte-
normali e al problema della sopravvivenza do- rizzata da quella opacità che Sartre chiama l’in
po la morte (cfr. A Critical Examination of the sé, l’oggetto estetico è una forma unitaria au-
Belief in Life after Death, ivi 1961 e Paranormal tonoma, un per sé analogo a quello del sogget-
Phenomena, ivi 1969). to. A questa caratterizzazione dell’oggetto
S. Semplici estetico come quasi-soggetto corrisponde, dal
BIBL.: F.C. DOMMEYER (a cura di), Current Philosophi- lato dello spettatore, un’esperienza estetica in
cal Issues: Essays in Honour of C.J. Ducasse, Spring- cui si possono distinguere tre momenti: quello
field (Illinois) 1966; P.H. HARE - E.H. MADDEN, Cau- della presenza, quello della rappresentazione,
sing, Perceiving and Believing: an Examination of the quello della riflessione. L’oggetto estetico è
Philosophy of C.J. Ducasse, Dordrecht 1975. anzitutto una presenza che si impone ai nostri
sensi, con la sua struttura fisica, ordinata se-
DUFRENNE, MIKEL. – Filosofo ed estetolo-
Dufrenne condo schemi (ritmo e rima). Nella percezione
go francese, n. a Clermont il 9 febbr. 1910, m. a estetica è impegnata anche l’immaginazione,
Parigi il 10 giu. 1995. la quale però, proprio in quanto l’oggetto este-
Dopo gli studi all’Ecole Normale Supérieure di tico non ha nulla di oscuro e di ambiguo, va ri-
Parigi, fu professore in diversi licei francesi. gorosamente disciplinata dall’intelletto: que-
Caduto prigioniero in guerra nel 1940, trascor- sto costituisce il terzo momento, quello della
se la sua prigionia in Pomerania, nello stesso riflessione. Al di là di questa analisi, tuttavia,
campo d’internamento di Paul Ricoeur, insie- ciò che per Dufrenne caratterizza l’esperienza
me al quale scoprì l’opera di Karl Jaspers: i due estetica è piuttosto una risposta globale di
amici pubblicheranno nel 1947 Karl Jaspers et tutto il soggetto, che egli chiama «sentimen-
la philosophie de l’existence (Paris 20002). A parti- to», distinguendolo dalla semplice riflessione.
re dal 1955 fu professore all’università di Poi- Contro lo schema soggettivistico, secondo Du-
tiers e dal 1964 a quella di Parigi-Nanterre, do- frenne, la profondità dell’esperienza estetica
ve creò il dipartimento di filosofia e insegnò fi- nel soggetto corrisponde a una profondità
no al 1974. Autore e direttore, oltre alla colle- propria dell’oggetto estetico stesso. Occorre
zione «Esthétique» delle edizioni Klincksieck, scoprire la radice della corrispondenza tra sog-
della «Revue d’esthétique», con Etienne Sou- getto e oggetto, cioè fondare un’ontologia
riau prima e con Olivier Revault d’Allonnes a dell’esperienza estetica solo apparentemente
partire dal 1978. L’opera principale di Dufren- analoga a quella heideggeriana. Per Dufrenne,
ne, Phénoménologie de l’expérience esthétique (Pa- l’artista finisce così per rivelarsi come uno
ris 19923, 2 voll., tr. it. I vol. di L. Magrini, Feno- strumento della natura. Questa apertura
menologia dell’esperienza estetica, Roma 1969), dell’ontologia dell’arte nella direzione di una
costituisce uno dei più notevoli contributi, in- filosofia della natura è ripresa e sviluppata da
sieme agli studi di Roman Ingarden e di Moritz Dufrenne in Le poétique (Paris 19722, tr. it. di L.
Geiger, alla formulazione di un’estetica feno- Zili e introduzione di D. Formaggio, Il senso del
menologica. poetico, Urbino 1981), dove si descrive l’intima
Dufrenne intende la fenomenologia husserlia- unità dell’uomo con la natura, cosicché la po-
na secondo l’interpretazione data in Francia esia ha il compito di riportare il linguaggio al
da Jean-Paul Sartre e da Maurice Merleau-Pon- suo stato di natura. L’a priori poetico in base a
ty, respingendo le possibili implicanze «ideali- cui si giustifica l’esperienza estetica non è al-
stiche» della concezione husserliana del sog- tro che l’accordo esistenziale originario tra
getto trascendentale. L’opera di Dufrenne l’artista e ciò che l’ispira, la natura.
muove dalla delineazione di una fenomenolo- Negli scritti successivi Dufrenne allarga la sua
gia dell’oggetto estetico, precisandosi come tematica ai rapporti tra arte, politica, ideolo-
analisi dell’opera d’arte e come fenomenolo- gia, utopia. Con Art et politique (Paris 1974) fa
gia dell’esperienza estetica, concludendosi in eco all’appello di Herbert Marcuse per l’avven-
una sua critica, kantianamente intesa quale to di una nuova sensibilità, illustrando una
3124
VOLUMIfilosofia.book Page 3125 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Duhamel


delle principali ragioni del vivo interesse nutri- DUGUIT, LÉON. – Filosofo del diritto, n. il 4
Duguit
to dal pensiero francese per la ricerca estetica: febbr. 1859 a Libourne, m. il 18 febbr. 1928 a
l’arte è, in «questa nostra triste civiltà», uno Bordeaux. Professore a Caen e a Bordeaux, au-
dei rari luoghi in cui ancora si esercita la liber- tore di numerose opere di diritto pubblico, tra
tà, in cui il piacere conserva un senso alla feli- cui L’Etat, le droit objectif et la loi positive (Paris
cità. Nell’ultima sua opera, L’oeil et l’oreille (Pa- 1901), L’Etat, le gouvernement et les agents (ivi
ris 19912, tr. it. e prefazione di C. Fontana, L’oc- 1903), Manuel de droit constitutionnel (ivi 1907),
chio e l’orecchio, Milano 2004), Dufrenne avanza Le droit social, le droit individuel et la transforma-
delle riserve circa l’ontologia della carne di tion de l’Etat (ivi 1908, tr. it. di B. Paradisi, Il di-
Merleau-Ponty. La critica si rivolge in partico- ritto sociale, il diritto individuale e la trasformazio-
ne dello Stato, Firenze 1950), Traité de droit con-
lare all’imperialismo dell’occhio e dell’imma-
stitutionnel (Paris 19233).
ginazione visiva, per riabilitare l’orecchio e ri-
Strettamente legato all’indirizzo positivistico e
flettere sulla pluralità dei sensi – non delle
alla sociologia di Comte e di Durkheim, Duguit
sensazioni –, la cui unità è pensata attraverso vuole banditi dalla scienza giuridica i concetti
una fenomenologia del sentire mutuata in par- che non siano puramente tecnici e scientifici,
te da Erwin Straus e compresa come modo di criticando il carattere metafisico della scienza
comunicazione tra un sé (Selbst, self) e il mon- tradizionale; per scienza egli intende soltanto
do. La totalità a cui dà luogo tale stretta rela- quella che consti di ragionamenti sperimenta-
zione del sentire si manifesta nel sentimento: li, che concernano i fatti e non le valutazioni di
l’immediato può così essere conquistato e questi. Il concetto che Duguit critica radical-
l’originario, se non proprio ritrovato, almeno mente è in particolare quello di diritto sogget-
approcciato. tivo, fondato sul presupposto metafisico
G. Vattimo - K. Rossi dell’individualismo razionalistico per il quale
BIBL.: La notion d’a priori, Paris 1959; Language and l’individuo è per se stesso centro incondizio-
Philosophy, Bloomington 1963; Jalons, La Haye 1966; nato di diritti: alla nozione di diritto soggettivo
Esthétique et Philosophie, vol. I, Paris 1967; vol. II, Pa- Duguit vuole sostituita quella di funzione socia-
ris 1976; vol. III, Paris 1981, tr. it. parziale di P. Stagi, le, in quanto questa – e non le volontà indivi-
Estetica e filosofia, Genova 1989; Pour l’homme, Paris duali in se stesse – è in realtà tutelata dall’or-
1968; La personnalité de base, Paris 19723; Subver- dinamento giuridico. Del pari Duguit respinge,
sion, perversion, Paris 1977, tr. it. di M.L. Mazzini, come contraria alla ragione sperimentale, la
Sovversione, perversione, Milano 1978; Esthétique et nozione di sovranità intesa come volontà di
science de l’art, in AA.VV., Tendances principales de la una società personificata: sola realtà speri-
recherche dans les sciences sociales et humaines, Paris mentabile è per lui la forza di chi governa.
1978, parte 2, vol. II; L’inventaire des “a priori”, Paris Eliminati i presupposti metafisici, la vera real-
1981; Trattato di estetica, Milano 1981, 2 voll. (con D. tà giuridica rimane il diritto oggettivo: la regola
Formaggio). di diritto, cioè la regola che impone all’indivi-
Su Dufrenne: J.-C. PIGUET, De l’esthétique à la phé- duo, in quanto membro di un ambiente socia-
noménologie, La Hague 1959; G. MORPURGO TAGLIABUE, le, di realizzare la solidarietà con gli altri; la
L’esthétique contemporaine, Milano 1960, pp. 460- legge positiva, constatazione, non creazione, di
468; P. RICOEUR, Philosophie, sentiment et poésie. La un siffatto diritto oggettivo, è giustificata in
notion d’a priori selon Mikel Dufrenne, in «Esprit», 29 quanto corrispondente a tale diritto: tesi que-
(1961), 3, pp. 504-512; R. BARILLI, Per un’estetica mon- sta che è stata criticata da alcuni come giusna-
dana, Bologna 1965, cap. 7; AA.VV., Vers une esthé- turalistica e riconducente a una posizione me-
tique sans entrave. Mélanges Mikel Dufrenne, Paris tafisica.
1975; A. MANESCO, Arte e politica nell’ultimo Dufrenne, G. Fassò
Verona 1976; AA.VV., Hommage à Mikel Dufrenne, in BIBL.: A. BARBERA - C. FARALLI - M. PANARARI (a cura di),
«Revue d’esthétique», 21 (1992), pp. 165 ss.; Le trasformazioni dello Stato, Torino 2003.
AA.VV., Ricordo di Mikel Dufrenne, in «Informazione
filosofica», 28 (1996), pp. 5-15; AA.VV., Mikel Du- DUHAMEL, JEAN-BAPTISTE. – Fisico e filoso-
Duhamel
frenne. La vie, l’amour, la terre, in «Revue d’esthéti- fo, n. a Vire (Normandia) nel 1624, m. a Parigi
que», 30 (1997); M. SAISON, Le tournant esthétique de il 6 ag. 1706.
la phénoménologie, in «Revue d’esthétique», 36 Avviatosi giovanissimo agli studi matematici,
(1999), pp. 125-140. divenne oratoriano e parroco a Neuilly-sur-
3125
VOLUMIfilosofia.book Page 3126 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Duhamel ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Marne, e quindi elemosiniere del re e profes- Fisico, epistemologo e storico della scienza,
sore di filosofia greca e latina al Collège royal. allievo dell’Ecole Normale Supérieure di Pari-
Messosi in luce per i suoi studi scientifici, nel gi presentò, nel 1864, una tesi sul concetto di
1666 fu nominato segretario perpetuo (carica «potenziale termodinamico» entrando in po-
che lasciò nel 1697) dell’Académie des Scien- lemica con ambienti ufficiali e smentendo la
ces fondata da Colbert. Svolse missioni diplo- teoria del «valore di reazione» di M. Berthelot.
matiche all’estero e in Inghilterra frequentò R. Per questo motivo, la carriera universitaria di
Boyle. Tra i suoi scritti, oltre a numerose opere Duhem si svolse fuori da Parigi, prima alla fa-
di carattere biblico e teologico e alla traduzio- coltà di scienze di Lille (1887-93), poi a quella
ne del Galateo di G. della Casa e del Cortegiano di Rennes (1893-94), infine, dal 1894 fino alla
di B. Castiglioni: Astronomia physica, Parisiis morte, nella cattedra di fisica teorica della fa-
1659; De meteoris et fossilibus, ivi 1659; De corpo- coltà di scienze dell’univeristà di Bordeaux.
rum affectionibus, tum manifestis tum occultis, ivi Non abbandonò quest’insegnamento neppure
1670; De mente humana, ivi 1673; De corpore quando gli fu offerta la cattedra di Storia della
animato, ivi 1673. Particolare successo ebbero Scienza al Collège de France. Nel 1890 tuttavia
le opere De consensu veteris et novae philosophi- fu eletto membro non residente della Acadé-
ae, ubi Platonis, Aristotelis, Epicuri, Cartesii alio- mie des Sciences.
rumque placita de principiis rerum excutiuntur Ingegno versatile, ha condotto ricerche in vari
(ivi 1663; Rouen 1667 e 1675) e Philosophia ve- campi della scienza, le quali seppero poi tra-
tus et nova, ad usum scholae accomodata (Parisiis dursi in frutti durevoli sul piano epistemologi-
1678, 4 voll.), che fu tradotta in tartaro dai ge- co e su quello storiografico, piani per lui stret-
suiti per far conoscere all’imperatore della Ci- tamente interconnessi, che affiancarono la sua
na le dottrine dei filosofi d’Europa. Pur mani- attività scientifica con pari impegno di ricerca
festando un forte interesse per le questioni e con uguale, se non con maggiore, vastità di
sperimentali, queste due opere cercano di mo- vedute e originalità polemica.
strare la conciliabilità del nuovo spirito filoso- Per quanto concerne il primo punto, Duhem si
fico con le dottrine dei filosofi antichi, favoren- è occupato di termodinamica, elettromagneti-
do così la diffusione delle nuove dottrine. smo, chimica, idrodinamica ed elasticità, spin-
F. Barone to però dalla convinzione che la termodinami-
BIBL.: R. KLESCZEWSKI, Die französischen Übersetzung ca fosse l’elemento unificatore tra le varie
des Cortegiano von Baldassare Castiglione, Heidel- branche della fisica e della chimica, incluso
berg 1966; G. PIAIA, Jean-Baptiste Du Hamel (1624- l’elettromagnetismo. La ricerca di un’applica-
1706), in G. SANTINELLO (a cura di), Storia delle storie zione al maggior numero di settori della fisica
generali della filosofia, vol. II: Dall'età cartesiana a di una termodinamica generalizzata, modella-
Brucker, Brescia 1979, pp. 22-31 (con bibliografia); ta sulla termodinamica fenomenologica del fi-
E. RAPETTI, Percorsi anticartesiani nelle lettere a Pierre- sico americano J. W. Gibbs e vicina all’energe-
Daniel Huet, Firenze 2003, pp. 143-196. tica di W. Ostwald, è il filo conduttore della
sua attività scientifica, e ciò a partire dalla sua
DUHAMEL, JEAN-MARIE. – Fisico francese, n.
Duhamel tesi Le potentiel thermodynamique et ses applica-
a Saint-Malo il 5 febbr. 1797, m. a Parigi il 29 tions à la mécanique chimique et à la théorie des
apr. 1872. phénomènes électriques, Paris 1886, attraverso il
Le sue numerose memorie sull’analisi mate- Traité de mécanique chimique, Paris 1897-99,
matica e il suo Des méthodes dans les sciences de Thermodinamique et chimie, Paris 1902, Les théo-
raisonnement (Paris 1866-72, 5 voll.) non hanno ries electriques de J. Clark Maxwell, Paris 1902 fi-
lasciato grande traccia nel pensiero matemati- no al più tardo Traité d’énergétique, Paris 1911,
co. In quest’opera però Duhamel accosta al opera di sintesi in cui sono riuniti i risultati
metodo matematico quello delle scienze dello delle ricerche in campo scientifico. Per quanto
spirito, ritenendo che non si ponga tra i due ti- concerne invece l’idrodinamica e l’elasticità si
pi di indagine alcuna differenza metodologica. veda: Hydrodinamique, élasticité, acoustique, Pa-
M. Gliozzi ris 1891, Recherches sur l’hydrodinamique, Paris
1903-04, 19612, Recherches sur l’élasticité, Paris
DUHEM, PIERRE MAURICE MARIE. – N. a Pari-
Duhem 1906. Ora, se l’energetica come teoria genera-
gi il 10 giu. 1861, m. a Cabrespine (Carcasson- lizzata dei fenomeni fisici si dimostrò un in-
ne, Aude), il 14 sett. 1916. successo, l’opera di Duhem contribuì almeno
3126
VOLUMIfilosofia.book Page 3127 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Duhem


a diffondere presso i fisici francesi il pensiero quanto piuttosto «un sistema di proposizioni
di Gibbs e Helmoltz, ebbe anche il merito di matematiche, dedotte da un ristretto numero
dimostrare le capacità interpretative di una te- di principi, che hanno lo scopo di rappresenta-
oria generale, quale la termodinamica, per la re nel modo più semplice, più completo e più
comprensione di numerosi risultati sperimen- esatto, un insieme di leggi sperimentali» (ibi,
tali in vari campi della fisica e della chimica. tr. cit., pp. 23-24). Una teoria rappresenta per-
Sul piano epistemologico il suo progetto – si ciò «un’economia di pensiero» e l’economia
vedano soprattutto i materiali raccolti in La intellettuale è il «principio guida» della scien-
théorie physique: son objet et sa structure (Paris za, (ibi, tr. cit., pp. 25-26).
19142, tr. it. a cura di S. Petruccioli, La teoria fi- Più nel dettaglio, la costruzione della scienza
sica: il suo oggetto e la sua struttura, Bologna si svolge secondo quattro operazioni successi-
1978) – è quello di elaborare un’analisi logica ve: a) organizzazione di un sistema di proposi-
del metodo attraverso cui la scienza fisica pro- zioni matematiche, che rappresentino un de-
gredisce, facendo perciò riferimento alla sua terminato insieme di leggi sperimentali; b)
stessa esperienza di fisico teorico. In effetti, collegamento di tali proprietà mediante ipote-
l’uso della termodinamica fenomenologica lo si o proposizioni che fungano da «principi per
conduceva all’abbandono dell’idea che un le nostre deduzioni», ipotesi che, tuttavia, non
modello meccanico dovesse farsi carico di enunciano una relazione vera «tra le proprietà
spiegare i fenomeni, all’abbandono della con- reali dei corpi» (per questo le ipotesi, vero ca-
vinzione che un metodo scientifico possa in- posaldo della conoscenza scientifica, possono
trodurci alla conoscenza dei meccanismi reali essere formulate in modo del tutto arbitrario,
che sottendono i fenomeni e, per converso, ad fatta salva la legge della non-contraddizione
attribuire alla conoscenza scientifica una va- logica); c) correlazione delle ipotesi mediante
lenza di mera descrizione fenomenica indipen- le regole dell’analisi matematica; d) traduzio-
dente dalla conoscenza della realtà; quest’ulti- ne delle conseguenze logiche delle ipotesi in
ma ritenuta propria di un’esperienza diversa «giudizi vertenti sulle proprietà fisiche dei cor-
da quella scientifica, quella metafisica. Per pi» e confronto di tali giudizi con le leggi spe-
questo Duhem, d’accordo con E. Mach, sentiva rimentali. Ne consegue che, se «l’accordo con
l’esigenza di eliminare dalla scienza ogni forma l’esperienza è, per una teoria fisica, l’unico cri-
di metafisica e ridurre la stessa a una lingua ben terio di verità» (ibi, tr. cit., p. 25), tuttavia una
fatta che descrivesse i fenomeni dati e permet- teoria è vera non in quanto ci dà una spiega-
tesse di prevederne di nuovi. In definitiva, il nu- zione conforme alla realtà, ma in quanto forni-
cleo del progetto epistemologico di Duhem sce in maniera soddisfacente una rappresen-
consiste nella scoperta delle possibilità im- tazione simbolica di un insieme di fatti speri-
mense dell’elemento teorico, che invece la tra- mentali. La verifica sperimentale interviene
dizione positivista aveva reso subalterno solo in seguito alla posizione di un’ipotesi teo-
all’elemento sperimentale: le interpretazioni rica, il cui compito non è tanto quello di rias-
dei fenomeni sono il frutto di una scelta di ipo- sumere o catalogare i risultati dell’esperienza,
tesi, cioè della scelta di linguaggi, la quale di- quanto quello di «venir prima (dévancer)»
pende da presupposti esterni alla scienza stes- l’esperienza e arditamente interrogarla. È
sa. chiaro allora che, In ordine alla struttura e alla
Per Duhem, dunque, il problema della cono- funzione delle teorie Duhem, in polemica con
scenza della realtà, della sua spiegazione, ri- la precedente concezione induttivistica, pro-
siede fuori della scienza, appartiene alla meta- pria del positivismo, e che affermava che la
fisica ed è quindi oggetto di fede; attribuire scienza giace sulla sempre più vasta raccolta
una valenza metafisica alla descrizione feno- di fatti empirici e sul loro collegamento mate-
menica della scienza genera equivoci pericolo- matico scevro di ipotesi speculative, ha una
si e posizioni conservatrici. Quest’attribuzione posizione risolutamente anti-induttivistica, ri-
meramente fenomenistica al sapere scientifi- velando la natura ipotetico-deduttiva della
co si appoggia, in Duhem, su un’analisi molto scienza.
raffinata delle strutture della teoria scientifica L’indagine della dinamica epistemologica teo-
e della dinamica epistemologica tra teoria ed ria-esperienza è la seconda fondamentale
esperienza. Una teoria fisica non è una «spie- componente metodologica del discorso duhe-
gazione» di fatti o di risultati sperimentali, miano; dotata di una notevole originalità, è
3127
VOLUMIfilosofia.book Page 3128 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Duhem ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

riassumibile nell’accettazione di una precisa affinità reali tra le cose. La classificazione arti-
posizione olistica. Si tratta del seguente as- ficiale della scienza tende gradualmente ad av-
sunto epistemologico: una teoria fisica è un vicinarsi alla natura in quanto tale, per cui
insieme molteplice, organicamente inscindi- «sentiamo che i raggruppamenti stabiliti dalla
bile, non divisibile in parti distinte tra loro, da teoria corrispondono a reali affinità tra le cose
sottoporre a prova l’una indipendentemente [...] più si perfeziona, più avvertiamo che die-
dall’altra. Per cui, la «contraddizione speri- tro l’ordine logico nel quale essa dispone le
mentale» non ha il potere di validare o falsifi- leggi sperimentali è il riflesso di un assetto on-
care definitivamente un’ipotesi fisica, dal mo- tologico» (ibi, tr. cit., p. 31). Duhem giunge a
mento che «il fisico non può mai sottoporre al parlare di «classificazione naturale»: «la teoria
controllo dell’esperienza un’ipotesi isolata, fisica non è un sistema puramente artificiale,
ma soltanto tutto un insieme di ipotesi» e oggi utile e domani non più [...] essa è vieppiù
«quando l’esperienza è in disaccordo con le una classificazione naturale, un riflesso sem-
sue previsioni, essa gli insegna che almeno pre più chiaro della realtà con cui il metodo
una delle ipotesi costituenti l’insieme è inac- sperimentale non saprebbe confrontarsi» (ibi,
cettabile e deve essere modificata, ma non gli tr. cit., p. 303). Se la realtà è raggiungibile solo
indica quale dovrà essere cambiata [...] non si attraverso il discorso metafisico, tuttavia an-
può verificare ogni pezzo isolatamente» (ibi, tr. che il fisico, pur non essendo «in grado di di-
cit., p. 211). Duhem, contrariamente a quanto mostrare che l’ordine stabilito tra le leggi spe-
pensava F. Bacone, non crede alla possibilità rimentali riflette un ordine trascendente
degli esperimenti cruciali: «in fisica è impossi- l’esperienza», non può ridurre se stesso a con-
bile fare l’experimentum crucis [...] la verità di vincersi che il sistema è «puramente artificia-
una teoria scientifica non si decide a testa o le», non può negarsi la «fede in un ordine rea-
croce» (ibi, tr. cit., pp. 212, 214). Lo stesso con- le» (ibi, tr. cit., p. 32), pur sapendo che si tratta
fronto tra due ipotesi isolate, se fosse possibi- di un «atto di fede» che la scienza in quanto ta-
le, permetterebbe di confutare una delle due, le non giustifica.
ma non di validare in maniera conclusiva l’al- L’epistemologia convenzionalista duhemiana
tra, perché non si può dimostrare che l’ipotesi giunge così a privilegiare, nell’ordine conosci-
sopravvissuta sia l’unica capace di dar conto tivo, la metafisica rispetto alla scienza. L’ordi-
dei fenomeni presi in esame e non risulti criti- ne reale che le facoltà intuitive dell’uomo per-
cabile da esperienze successive. Quest’argo- cepiscono sotto il fluire delle teorie scientifi-
mentazione è divenuta un luogo privilegiato nel che è un ordine che la scienza non può investi-
dibattito epistemologico del secondo Novecen- re di alcun criterio esplicativo o critico, e che
to, difesa nelle sue conclusioni duhemiane solo l’approccio metafisico e religioso ci per-
dall’epistemologo americano W.v.O. Quine – mette di cogliere. Duhem, cattolico convinto,
ecco la denominazione di «tesi Duhem- intende separare fisica e metafisica, conside-
Quine» – nelle sua celebre critica ai «due dog- rate come esperienze conoscitive che poggia-
mi dell’empirismo», respinta invece con forza no su basi completamente diverse anche se
da Popper, che fa dell’esperimento cruciale non antitetiche. Duhem, è certo, si preoccupa
uno dei fondamenti del proprio falsificazioni- di separare la scienza dalla fede, tale separa-
smo. zione, tuttavia, instaura una tensione tra
Ma, se nessuna teoria ha il diritto di rivendica- scienza, metafisica e fede.
re una migliore verità rispetto a una teoria pre- Un ulteriore aspetto rilevante della speculazio-
cedente, ciò non comporta un esito scettico ne di Duhem è da ritrovare nell’intrinseco lega-
(inaccettabile per il cattolico Duhem). Una te- me che egli pone tra epistemologia e storia del-
oria, «non è solamente una rappresentazione la scienza, quindi nella considerazione dell’im-
economica delle leggi sperimentali: è anche portanza della storia della scienza, intesa come
una classificazione di quelle leggi» (ibi, tr. cit., riflessione critica sulle grandi costruzioni del
p. 28). Una buona teoria permette dunque di passato, sulle ipotesi via via accolte o abbando-
fare previsioni, di estendere l’insieme delle nate, intesa insomma come ciò che fornisce gli
leggi sperimentali e di guidare lo scienziato al- strumenti per comprendere il percorso delle te-
la scoperta. In tal modo, la teoria fisica dimo- orie e per guardare senza pregiudizi ai nuovi ri-
stra di essere il «riflesso» di un ordine reale, sultati della ricerca. La storia della scienza, po-
anche se mai potrà pretendere di illuminare le nendo in luce lo sviluppo continuo delle idee
3128
VOLUMIfilosofia.book Page 3129 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Duhem-Quine


scientifiche, suggerendo al «buon senso» In definitiva, al di là del valore intrinseco della
un’immagine realistica delle teorie stesse che produzione, dei limiti di alcune posizioni teo-
sembrano evolvere verso una «classificazione riche, storiografiche, apologetiche, le raffinate
naturale», finisce per divenire il luogo rivelatore analisi di Duhem sulla struttura delle teorie
dell’ordine naturale che il progresso scientifico scientifiche e sulla procedura sperimentale
riflette sempre meglio. Essa, non solo si svolge hanno costituito una prosecuzione senz’altro
in maniera continua e senza rivolgimenti teori- originale e indipendente del pensiero di E.
ci, ma rivela l’affermarsi di una semplicità e di Mach, di G. Milhaud e H. Poincaré, i quali ulti-
una bellezza teorica via via maggiori, e che sono mi con lui condividono la paternità del con-
appunto il riflesso della semplicità e bellezza di venzionalismo epistemologico francese di ini-
quell’ordine superiore: e «là dove regna l’ordine zio secolo. Non c’è dubbio poi che da esse
c’è la bellezza» (ibi, tr. cit., p. 29). È dunque un l’epistemologia del sec. XX abbia appreso al-
disegno provvidenziale che guida la storia della cuni fattori essenziali della logica della sco-
scienza: quando una teoria diventa troppo com- perta scientifica e della dinamica epistemolo-
plicata un impulso estetico porta lo scienziato gica tra teoria ed esperienza.
ad abbandonare quella teoria ormai aggrovi- C. Vinti
gliata e confusa per abbracciarne una nuova BIBL.: Le mixte et la combination chimique. Essai sur
che sia più semplice ed elegante. Ne emerge l’évolution d’une idée, Paris 1902; L’évolution de la mé-
l’idea che sono le nostre scelte soggettive, di canique, Paris 1903; Les sources des théories physiques.
natura non-razionale, che decidono il rifiuto di Les origines de la statique, Paris 1906, 2 voll.; Etudes
una teoria e quindi anche l’avvicendamento di sur Léonard de Vinci: ceux qu’il a lu, ceux qui l’ont lu,
teorie. Paris 1906-13 (rist. 1955, 3 voll.); Sozei ta phainome-
na. Essai sur la notion de théorie physique de Platon à
In questo quadro di una storiografia sostan-
Galilée, Paris 1908, tr. it. a cura di F. Bottin, Salvare i
zialmente continuista, volta alla rivalutazione
fenomeni: saggio sulla ozione di teoria fisica da Platone
della funzione dei «precursori», Duhem produ- a Galileo, Roma 1986; Le système du monde. Histoire
ce lavori storiografici – alcuni dei quali di gran des doctrines cosmologiques de Platon à Copernique,
mole – che hanno finito per rivoluzionare Paris 1913-59, 10 voll. (gli ultimi cinque pubblicati
schemi tradizionali. In particolare, fedele al- postumi dalla figlia Hélène 1955-59).
l’idea dell’evoluzione continua del sapere Su Duhem: E. PICARD, La vie et l’oeuvre de Pierre
scientifico, alla convinzione che tutti i grandi Duhem, Paris 1921; P. HUMBERT, Pierre Duhem, Paris
innovatori hanno dei precursori, egli dimostra 1932; H.P. DUHEM, Un savant français: Pierre Duhem,
in modo convincente che la rivoluzione scien- Paris 1936; W. DIEDERICH, Konventionaltät in der Phy-
tifica moderna ha avuto le sue profonde radici sik. Wissenschaftstheoretische Untersuchungen zum
nel lavoro intellettuale del Medioevo. Gli studi Konventionalismus, Berlin 1974; P. REDONDI, Introdu-
di Duhem concorrono in modo evidente alla ri- zione a AA.VV., La verità degli eretici, Milano 1978 (pp.
valutazione del pensiero scientifico medioeva- 14-24, efficace e sintetica presentazione dell’opera
le, soprattutto del ruolo delle scuole di Oxford di Duhem, cui questa stessa deve molto); R. MAIOC-
e Parigi cui Leonardo da Vinci e lo stesso Gali- CHI, Chimica e filosofia. Scienza, epistemologia, storia e

leo Galilei sarebbero stati altamente debitori. religione nell’opera di Pierre Duhem, Firenze 1985; P.
BROUZENG, Duhem, 1861-1916. Science et providence,
Occorre citare, per comprendere in tutte le sue
Paris 1987; S.L. JAKI, Uneasy Genius. The Life and
sfaccettature il personaggio, La science alle-
Work of Pierre Duhem, Dordrecht 1987; R. ARIEW - B.
mande (Paris 1915), una specie di biografia in- BACKER, Pierre Duhem: Historian and Philosopher of
tellettuale nella quale, partendo dalla distin- Science, in «Synthèse», 2-3 (1990); A. BRENNER,
zione pascaliana tra esprit de géométrie ed esprit Duhem: Science, réalité et apparence. La relation entre
de finesse, Duhem critica la mente eccessiva- philosophie et histoire dans l’oeuvre de Pierre Duhem,
mente assiomatizzante e deduttiva dei tede- Paris 1990; R.N.D. MARTIN, Pierre Duhem: Philosophy
schi, contrapposta a quella intuitiva, guidata and History in the Work of a Believing Physicist, La
dal buon senso e dal cuore, dei francesi. Pro- Salle (Illinois) 1991; M. FORTINO, Essere, apparire e in-
prio in quest’opera troviamo il ben noto giudi- terpretare. Saggio sul pensiero di Pierre Duhem (1861-
zio sulla relatività ristretta di A. Einstein: un 1916), Milano 2006.
«aberrante» prodotto della mente germanica
incapace di giudizi equilibrati e irrispettosa DUHEM-QUINE, TESI DI. – Tesi secondo la
Duhem-Quine
della realtà. quale il confronto tra le nostre affermazioni e
3129
VOLUMIfilosofia.book Page 3130 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Duhem-Quine ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

l’esperienza non è mai tra la singola afferma- rigore, mai portano all’obbligo di eliminare
zione e il singolo evento, ma avviene sempre una particolare ipotesi, ma si limitano a mo-
tra un complesso teorico e un insieme di even- strare l’imperfezione di tutto un sistema teori-
ti, da cui discende l’impossibilità di falsificare co di cui quell’ipotesi fa parte. Noi siamo quin-
una singola ipotesi in modo netto e definitivo. di, dal punto di vista logico, liberi di attribuire
Duhem espose in forma sistematica le proprie le ragioni dell’insuccesso a questo o a quell’a-
idee sul rapporto tra proposizioni scientifiche spetto del sistema teorico implicato nell’espe-
ed esperienza nel celebre testo del 1906, La rienza e negare che il responso dell’espe-
théorie physique. La linea argomentativa di rimento suoni a definitiva condanna di un’ipo-
Duhem parte dall’analisi della nozione di tesi particolare. Non sono possibili esperi-
esperimento in fisica per evidenziare che ogni menti cruciali falsificanti. Che un esperimento
esperienza richiede di essere interpretata in non possa falsificare necessariamente un’ipo-
modo da tradurre la mera osservazione in una tesi non significa che sia effettivamente sem-
proposizione del linguaggio scientifico. Que- pre possibile salvare quest’ultima, cioè che
sta interpretazione avviene impiegando con- qualsiasi ipotesi possa essere tenuta per vera
cetti scientifici (se non altro quelli che sono di fronte a qualsiasi responso sperimentale: la
implicati nel funzionamento degli strumenti logica lascia aperta la possibilità di scaricare
usati) i quali hanno un significato che dipende su altre parti del complesso teorico impiegato
dalle teorie all’interno delle quali tali concetti la colpa dell’insuccesso, ma non è detto che si
sono definiti. Per Duhem una teoria è un insie- riesca poi effettivamente a trovare quel nuovo
me di simboli astratti (i concetti), introdotti assetto teorico che consente effettivamente di
del tutto liberamente e connessi tra di loro da salvare l’ipotesi in questione. Duhem afferma
relazioni matematiche poste altrettanto libe- che nessuna ipotesi si può dimostrare falsa,
ramente, che può essere posto in relazione ma non è affatto detto che qualsiasi ipotesi si
con l’esperienza mediante l’associazione tra possa dimostrare vera. Di fronte alle difficoltà
alcuni simboli e alcuni strumenti di misura; incontrate nel tentativo di salvare un’ipotesi
ogni concetto scientifico, anche il più operati- modificandone altre, spetterà ancora una vol-
vo in apparenza, è in realtà il punto di con- ta allo scienziato decidere se continuare nei
fluenza di reti teoriche che ne definiscono il si- suoi sforzi oppure lasciare cadere l’ipotesi in
gnificato. Ma se ogni esperimento va interpre- discussione. La logica lascia sempre aperte
tato con l’ausilio di concetti e se il significato entrambe le strade. La tesi di Duhem riguarda
di questi ultimi è definito da teorie, allora ne la singola ipotesi, mentre resta aperta, sebbe-
consegue che il giudizio sul risultato di una ne su questo punto il suo linguaggio sia oscil-
osservazione è il prodotto di un insieme di te- lante, la possibilità di falsificare una teoria; es-
orie. Se ogni esperienza, ogni enunciato scien- sa è inoltre limitata alla fisica, non riguarda la
tifico ha un senso solo in forza di una o più te- logica, la matematica, né altre discipline em-
orie è chiaro che ogni controllo sperimentale piriche come la fisiologia.
implicherà un atto di fede in tutto un insieme Nel primo neopositivismo, sotto l’influenza di
di teorie. Ogni volta che si compie una misura, Carnap (nel cui pensiero dell’opera di Duhem
ogni qual volta si mette alla prova una qualun- non si trovano tracce), la riflessione filosofica
que ipotesi, si mette in realtà in discussione si concentrò sulla singola proposizione, consi-
una teoria o anche un gruppo di teorie. Il con- derata la corretta unità significante: erano le
fronto tra enunciati scientifici ed esperienza è singole proposizioni, non le teorie, ad essere
sempre il confronto tra una o più teorie e analizzate allo scopo di ridurle a combinazioni
l’esperienza. Di qui deriva la conclusione più più o meno complesse di proposizioni a con-
celebre della riflessione di Duhem: la critica tatto con l’esperienza (i fatti atomici di Witt-
all’esperimento cruciale falsificante. Quando genstein o le proposizioni protocollari di
l’esperimento non riesce, quando le previsioni Schlick e Carnap). Obiettivo di questa analisi
teoriche risultano smentite dai fatti, è l’intero era la possibilità di stabilire la verificabilità
sistema di teorie che sono implicate dai calco- empirica (dunque la significanza) di una pro-
li e dagli strumenti usati ad essere falsificato, posizione mediante la sostituzione dei termini
mai la singola ipotesi. È impossibile falsificare teorici presenti in essa con un combinazione
un’ipotesi isolata. Le cosiddette esperienze di termini osservativi, attribuendo all’espe-
cruciali sono tali solo in apparenza; in realtà, a rienza la capacità di stabilire la verità (o la fal-
3130
VOLUMIfilosofia.book Page 3131 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Duhem-Quine


sità) delle proposizioni dotate di significato. tivi. A suo parere i termini teorici devono esse-
Nel corso di un’accanita polemica sulla natura re introdotti nella scienza dalle teorie, il che si-
delle «proposizioni protocollari», che avreb- gnifica che un termine teorico è in effetti defi-
bero dovuto fungere da tramite tra la proposi- nito implicitamente non da termini osservati-
zione (il linguaggio) e l’esperienza (il mondo), vi, ma dalla teoria. Tuttavia, poiché dalla teo-
emerse la concezione «fisicalista» di Neurath ria sono deducibili proposizioni confrontabili
che, in modo del tutto indipendente da Du- con l’esperienza che non contengono il termi-
hem, propose una concezione olistica della ne in questione, si deve dire che è la teoria in-
scienza radicalmente convenzionalista. Neu- tesa come un tutto unitario ad avere un signi-
rath non parte dalla riflessione sulla natura ficato empirico, ed è solo la teoria che può es-
delle teorie scientifiche, né su quella dell’atti- sere confermata o falsificata.
vità sperimentale, come aveva fatto Duhem, Decisamente critico nei confronti del neoposi-
ma da un interesse per la filosofia del linguag- tivismo fu il celebre intervento del 1951 di Wil-
gio. Per Neurath, una proposizione è un fatto lard van Orman Quine, Two Dogmas of Empir-
fisico, un insieme di segni ordinato che ha la icism. I due dogmi che Quine intende mettere
stessa natura dei fatti di cui la scienza si occu- in discussione, in aperta polemica con Carnap,
pa; il linguaggio non è un simbolo di qualche sono la distinzione netta tra proposizioni ana-
cosa che non è linguaggio, ma è piuttosto un litiche (vere per la loro forma linguistica) e pro-
elemento primario. «Compiere osservazioni» posizioni sintetiche (vere in base all’esperien-
significa semplicemente scrivere degli enun- za) e il riduzionismo, cioè la credenza che ogni
ciati, come gli «enunciati protocollari» che de- proposizione dotata di significato sia equiva-
scrivono esperienze osservative semplici, e il lente a qualche costrutto logico con termini
confronto tra una proposizione e l’esperienza che si riferiscono all’esperienza immediata.
è in realtà un confronto tra proposizioni. In un Quine assume una prospettiva linguistica,
dato momento storico, ogni nuova proposizio- senza prestare alcuna attenzione alle proble-
ne è confrontata con la totalità delle proposi- matiche più legate alle teorie scientifiche e alla
zioni già condotte a un accordo le une con le sperimentazione e il nome di Duhem è citato
altre e si dirà che la proposizione è corretta solo in nota, ciononostante questo saggio sarà
(vera) quando essa può venire inserita nel si- poi unanimemente indicato come il testo in
stema di proposizioni preesistente; la verità cui è esposta la tesi Duhem-Quine. Quine par-
non è corrispondenza tra linguaggio e realtà, te dalla ricerca di una chiara definizione di ana-
ma è coerenza delle proposizioni tra di loro. liticità, soffermandosi in particolare sulla defi-
Tutto ciò che non possiamo inserire in questo nizione fondata sull’impiego del concetto di
sistema coerente viene generalmente rigettato «sinonimia»: analitica è una proposizione che
come non corretto (falso); è chiaro, tuttavia, può essere trasformata in una verità logica so-
che esiste anche la possibilità invece di rifiuta- stituendo sinonimi con sinonimi. Tuttavia, le
re la nuova proposizione che non si accorda relazioni di sinonimia si basano su usanze lin-
con il resto, di cambiare il precedente sistema guistiche, non su definizioni, dunque anche la
di proposizioni finché la nuova proposizione definizione di analiticità, data partendo dalla
possa essere inserita. Sebbene Neurath non nozione di sinonimia, viene a reggersi su usan-
faccia riferimento a Duhem, egli arriva comun- ze, su conoscenze empiriche, non è chiarifica-
que a concludere che ciò che si suol chiamare bile rigorosamente. Questa e altre argomenta-
confronto con l’esperienza avviene mettendo zioni conducono a dover ammettere che è im-
in discussione un sistema di proposizioni, non possibile tracciare una linea di demarcazione
la singola proposizione. Nonostante questo chiara tra enunciati analitici, la cui verità di-
esito, Neurath continuò a considerare la sin- pende solo dalla forma linguistica, e sintetici,
gola proposizione come unità significante. Al- la cui verità dipende solo dall’esperienza. Ogni
tri autori dell’area neopositivista si spinsero enunciato è vero in dipendenza tanto da com-
oltre. Carl Hempel all’inizio degli anni cin- ponenti linguistiche, quanto da componenti
quanta partì dal problema di definire i termini fattuali, ma non è possibile disegnare netta-
teorici presenti nella scienza, criticando la mente ciò che le separa. Se non esistono enun-
concezione neopositivista ortodossa che cer- ciati la cui verità dipende solo dall’esperienza,
cava di definire tali termini esplicitamente o allora cade anche l’altro dogma, quello del ri-
operativamente usando solo termini osserva- duzionismo, che si fonda sull’idea che esistano
3131
VOLUMIfilosofia.book Page 3132 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Duhem-Quine ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

enunciati che, presi isolatamente, si possano teva più essere aggirato e Popper in vari saggi
dichiarare veri o falsi senza ambiguità in base lo affrontò elaborando la nozione di «cono-
a esperienze sensoriali. La scienza nel suo scenza di sfondo». Quando discutiamo di un
complesso ha una doppia dipendenza dal lin- problema, per esempio il risultato inaspettato
guaggio e dall’esperienza, ma questa dualità di un’esperienza, sostiene Popper, accettiamo
non è individuabile all’interno degli enunciati sempre (anche solo provvisoriamente) ele-
della scienza presi uno a uno. La conclusione è menti di ogni genere in maniera non proble-
dunque analoga a quella di Duhem: le nostre matica, come elementi garantiti: essi costitui-
affermazioni sul mondo esterno affrontano il scono, provvisoriamente e relativamente alla
tribunale dell’esperienza non individualmente, discussione di quel particolare problema, una
ma solo come un tutto organico. L’unità di si- conoscenza di sfondo non problematica. Nes-
gnificanza empirica è l’intera scienza. Allor- sun elemento di questa conoscenza è a rigor di
quando incontriamo un disaccordo tra il com- logica immune dalla falsificazione, tuttavia la
plesso degli enunciati scientifici e l’esperienza maggior parte della vasta conoscenza di sfon-
siamo liberi di ritoccare qualsiasi enunciato do che usiamo resta fuori discussione per ra-
per sanare la contraddizione, nessuna espe- gioni pratiche: senza ammettere nulla di ga-
rienza può costringerci a dichiarare falso un rantito (provvisoriamente), rimettendo in for-
singolo enunciato. Le differenze rispetto alla se tutto, la discussione razionale, la critica,
formulazione duhemiana sono tuttavia rile- non sarebbero possibili, occorrerebbe sempre
vanti. Innanzi tutto Quine generalizza all’intera ripartire da dove ha cominciato Adamo. Am-
scienza un discorso che Duhem mantiene nei mettendo la conoscenza di sfondo, la tesi
limiti delle teorie della fisica: per Quine anche Duhem-Quine perde molta della sua forza e di-
la logica e la matematica, oltreché le varie di- venta possibile mettere alla prova alcune par-
scipline empiriche, fanno parte del complesso ticolari ipotesi senza dover necessariamente
di enunciati che viene messo a confronto con mettere in discussione l’intera scienza.
l’esperienza e per salvare un’ipotesi è lecito ri- Una dura critica alla tesi Duhem-Quine fu
toccare anche logica e matematica. In secondo compiuta negli anni sessanta in una serie di
luogo Quine non solo ritiene che una singola lavori di Adolf Grünbaum. Egli sostenne che la
ipotesi non venga condannata dall’esperienza, tesi di Duhem-Quine è falsa perché si è in gra-
ma sostiene anche che qualsiasi ipotesi può do di costruire un controesempio: la falsifica-
essere salvata, che qualsiasi enunciato può es- zione della geometria fisica. La critica non
sere mantenuto vero qualsiasi cosa accada, se sembra cogliere il bersaglio, almeno per quel-
si fanno riaggiustamenti drastici in qualche al- lo che riguarda Duhem, il quale sostenne che
tra parte del sistema. non è falsificabile la singola ipotesi, ma non
Con la riformulazione datane da Quine, la tesi escluse la possibilità di falsificare una teoria,
duhemiana cominciò negli anni cinquanta a qual è la geometria fisica. Grünbaum insistette
circolare anche in ambiente anglosassone, che anche su un secondo punto: anche ammetten-
l’aveva in precedenza quasi ignorata. Fu solo do che un’esperienza non possa falsificare
allora che Karl Popper si accorse che la critica un’ipotesi, non vi è modo di garantire che
agli esperimenti cruciali falsificanti era una quest’ipotesi possa essere salvata effettiva-
obiezione devastante per la sua filosofia. Nella mente. Ma Duhem non affermò mai che l’im-
Logik der Forschung del 1934 Popper aveva pre- possibilità di falsificare un’ipotesi in modo de-
sentato una filosofia della scienza radicalmen- finitivo sia equivalente alla possibilità di sal-
te alternativa a quella neopositivista incentra- vare effettivamente quell’ipotesi, questa fu
ta sull’idea che la scienza sia un insieme di semmai l’opinione di Quine. In difesa di
enunciati falsificabili empiricamente, anziché Duhem vari autori (Laurens Laudan, Giancarlo
verificabili. In questo testo egli non prese in Giannoni, Gary Wedeking) operarono una di-
considerazione l’argomento di Duhem, che ne- stinzione tra una versione forte della tesi di
gava il suo presupposto di partenza, cioè che il Duhem-Quine, che non è sostenuta da
singolo enunciato sia falsificabile, limitandosi Duhem, la quale afferma che chi nega che
a dichiarare (in nota) che la critica duhemiana un’ipotesi sia falsificata deve mostrare in che
era rivolta contro gli esperimenti cruciali veri- modo essa può essere salvata, e una versione
ficanti, cosa del tutto inesatta. Dopo l’appari- debole, propria di Duhem, secondo cui chi ne-
zione del saggio di Quine l’argomento non po- ga un’ipotesi deve mostrare che non vi è modo
3132
VOLUMIfilosofia.book Page 3133 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Duhem-Quine


di salvarla. La critica di Grünbaum vale contro di fuori della sfera della scienza e riguardano
la prima, non contro la seconda. le convinzioni filosofiche e religiose. In questa
Nel corso degli anni sessanta la tesi di Duhem ampia concezione della natura della scienza
- Quine, sulla cui importanza per la teoria della kuhniana la forza decisionale dell’esperimento
conoscenza insistette Mary Hesse, fu inserita falsificante si indebolisce fino ad assumere
in un ampio contesto filosofico da lavori im- funzioni del tutto sussidiarie. Entro l’«anarchi-
portanti come The Structure of Scientific Revolu- smo metodologico» di Paul Feyerabend il ruo-
tions (Chicago 1962) di Thomas S. Kuhn e lo degli esperimenti falsificanti diventa ancor
Against Method (1970) di Paul Feyerabend. Per più evanescente. Per Feyerabend non esiste la
Kuhn la normale attività degli scienziati avvie- possibilità di porre in evidenza un insieme di
ne sulla base di risultati raggiunti dalla scienza regole che lo scienziato sarebbe obbligato a ri-
del passato, ai quali una comunità scientifica spettare, un metodo scientifico. Le maggiori
riconosce, per un certo periodo di tempo, la rivoluzioni sono avvenute solo perché alcuni
capacità di costituire il fondamento della sua scienziati decisero di violare norme metodolo-
prassi ulteriore. Grandi opere come quelle di giche, ivi compresa la condizione di coerenza
Aristotele o di Newton hanno per lungo tempo con le ipotesi già accettate. Non solo: soprat-
definito i problemi e i metodi da considerarsi tutto per teorie ricche di novità, le aspettative
legittimi in un determinato campo, hanno avu- teoriche si possono trovare in profondo con-
to la funzione che hanno i paradigmi dei verbi trasto con i dati empirici, ma non per questo
nello studio delle lingue. Il paradigma scienti- sono state abbandonate, poiché sono lecite
fico dominante in un dato periodo orienta tut- molteplici strategie, in primo luogo l’applica-
ta l’attività di ricerca, tanto teorica quanto zione della tesi di Duhem-Quine nella versio-
sperimentale, verso la soluzione di quei pro- ne forte, che consentono di proseguire lungo
blemi che sono rimasti aperti. Lo scienziato la strada intrapresa. L’esperienza sembra non
che opera dentro un paradigma si comporta avere più alcun potere falsificante. Con la me-
come un solutore di rompicapo, poiché agisce diazione di queste filosofie, che indeboliscono
dando per presupposto che, entro il suo para- il ruolo giocato nello sviluppo scientifico
digma, esista la soluzione del problema che dall’esperimento, la tesi di Duhem-Quine ne-
affronta. Se non si riesce a risolvere qualche gli ultimi decenni è stata accolta dalla sociolo-
problema, in particolare se alcuni esperimenti gia della scienza, ad esempio nei lavori di An-
sembrano falsificare il paradigma, la reazione drew Pickering.
spontanea è quella di attribuire la colpa del Tra i pensatori ispirati dal pensiero di Popper,
fallimento non al paradigma, ma alla scarsa un impegnato tentativo di salvare la nozione
abilità dello scienziato; non sarà certo la sin- di falsificabilità di fronte a questi attacchi è
gola anomalia a far dichiarare falsa la teoria. Il stato fatto da Imre Lakatos. Per Lakatos l’im-
confronto tra il paradigma e l’esperienza è presa scientifica si sviluppa mediante unità
sempre un confronto complessivo, un bilancio complesse che sono programmi di ricerca. Un
tra il paradigma e l’insieme delle esperienze programma è costituito da un nucleo, che è un
ad esso relative. Può darsi che le anomalie insieme di ipotesi di particolare importanza
persistano e si moltiplichino, che il paradigma accettato come (provvisoriamente) non confu-
manifesti segni di crisi; questa crisi è la fase tabile, una euristica che indica quali problemi
preparatoria all’avvento di un nuovo paradig- affrontare, i modi leciti e quelli illeciti per farlo
ma, la premessa a una rivoluzione scientifica. e un insieme di ipotesi di importanza minore
Il nuovo paradigma è una risposta alla crisi del che formano, con l’euristica, una cintura pro-
vecchio, una rivoluzione scientifica è il passag- tettiva che ha lo scopo di preservare il nucleo.
gio da un paradigma dominante a un altro pa- Secondo questa prospettiva, ciò che si con-
radigma dominante. Solo l’avvento del nuovo fronta con l’esperienza è una unità complessa
paradigma falsifica quello vecchio. Il passag- e articolata e le anomalie riscontrate non han-
gio al nuovo paradigma non avviene in base a no il potere di falsificare le principali ipotesi
esperienze cruciali che falsificano il vecchio: i teoriche. Per Lakatos i programmi di ricerca
singoli scienziati aderiscono al nuovo paradig- navigano sempre in un mare di anomalie, la-
ma per ragioni di vario genere e di solito per vorando sulla cintura protettiva allo scopo di
parecchie ragioni nello stesso tempo; alcune preservare il nucleo; non esiste alcun esperi-
di queste ragioni si trovano completamente al mento cruciale in grado di decidere senza ap-
3133
VOLUMIfilosofia.book Page 3134 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dühring ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

pello la sorte di un programma. La falsificazio- ge and Logic, Chicago 1997; A. FRANKLIN, Can That Be
ne di un programma avviene solo a opera di un Right? Essays on Experiment, Evidence and Science,
programma rivale: allorquando un programma Dordrecht 1999.
di ricerca si sviluppa senza mai anticipare fatti
nuovi, inattesi, ed esiste invece un programma DÜHRING, KARL EUGEN. – Filosofo tedesco,
Dühring
rivale che vive producendo, almeno di tanto in n. a Berlino il 12 genn. 1833, m. a Nowawes
tanto, previsioni sorprendenti confermate (oggi presso Potsdam) il 21 sett. 1921. Studia
dall’esperienza, allora è razionale abbandona- diritto a Berlino e inizia la carriera giuridica,
re il primo per il secondo. D’altra parte, poiché ma a causa di una malattia agli occhi che lo
nessuno può garantire che il programma vec- rende quasi cieco non può diventare giudice.
chio non cominci a produrre novità, è anche Nel 1863 si abilita con Trendelenburg in filoso-
razionale non aderire al nuovo e si tratta dun- fia e più tardi anche in economia politica. So-
que di una falsificazione sempre soggetta al speso dall’insegnamento universitario nel
dubbio e rivedibile. 1877 a causa dei suoi atteggiamenti fortemen-
Un ritorno all’impostazione originale di Du- te polemici provocatigli anche dal suo caratte-
hem è rappresentato da alcuni autori che, a re orgoglioso, continua imperterrito la sua at-
partire dagli anni ottanta, hanno posto al cen- tività di filosofo e scienziato come libero scrit-
tro della propria attenzione l’analisi delle pro- tore. Si interessa di matematica, fisica, chimi-
cedure sperimentali della fisica, particolar- ca, in particolare di economia; la sua produzio-
mente quelle della fisica delle particelle ele- ne è molto vasta e spazia per i campi più di-
mentari (I. Hacking, P. Galison, A. Franklin). sparati. Uno dei suoi meriti consiste nell’ope-
Costoro hanno cercato di mettere a fuoco al- ra di storico della scienza e dell’economia, co-
cune strategie mediante le quali i fisici nor- me documentano le opere: Kritische Geschichte
malmente cercano di accrescere la forza per- der Nationalökonomie und des Sozialismus, Leip-
suasiva di un risultato sperimentale. Alla tesi zig 1871; Kritische Geschichte der allgemeinen
di Duhem-Quine viene riconosciuto un valore Prinzipien der Mechanik, Berlin 1873). A partire
logico ed epistemologico fondamentale, ma si dal 1899 ha pubblicato la rivista «Personalist
cerca di ricostruire modalità mediante le quali und Emanzipator».
si possa realmente imparare dall’esperienza Più che un dotto, egli vuole essere un riforma-
aumentando la nostra fiducia nei risultati spe- tore: il suo sogno è quello di trasformare la so-
rimentali ottenuti. Negli anni novanta la tesi cietà in base ai principi della sua filosofia, che
di Duhem-Quine è stata estesa all’economia, definisce Wirklichkeitsphilosophie; si tratta di
ed è stato affrontato il problema se sia possi- una forma di positivismo materialistico, per
bile falsificare le singole ipotesi economiche o cui «sentire e pensare sono stati di eccitazione
le diverse teorie economiche, giungendo a della materia» (Der Wert des Lebens, Breslau
conclusioni spesso negative (A. Boitani, A. Sa- 1865, p. 79); però il suo materialismo non è
lanti, D.M. Hausman), nonostante non siano meccanicistico, bensì permette una visione di-
mancati tentativi di segno opposto (Th.A. Boy- namico-organica della realtà che si riflette in
lan, Paschal F. O’Gorman). La tesi di Duhem- una concezione ottimistica della vita. Per
Quine è venuta così a occupare un ruolo sem- Dühring la morale deriva dalla volontà; un
pre più importante nella riflessione epistemo- comportamento morale è possibile solo nel
logica e filosofica. rapporto reciproco tra gli uomini, in cui deve
R. Maiocchi valere il principio di giustizia (Gerechtigkeits-
BIBL.: S.G. HARDING (a cura di), Can Theories Be Refu-
prinzip), che è il punto basilare per le riforme
ted?, Dordrecht 1976; I. HACKING, Representing and politico-sociali propugnate da Dühring. Nella
Interventing, Cambridge 1983, tr. it. di E. Prodi, Co- filosofia politica lo stato è concepito come il
noscere e sperimentare, Roma-Bari 1987; R. ARIEW, The risultato di un’originaria situazione di violenza
Duhem Thesis, in «The British Journal of the Philo- che si perpetua sino ai nostri giorni nell’eser-
sophy of Science», 35 (1984), pp. 313-325; D.M. cizio del potere politico. Dühring vi contrappo-
HAUSMAN, The Inexact and Separate Science of Econo- ne il concetto di «giustizia naturale» e vuole
mics, Cambridge 1992; Y. BALASHOV, Duhem, Quine eliminare questo elemento di violenza dalla
and the Multiplicity of Scientific Tests, in «Philosophy società mediante la creazione di un «sistema
of Science», 61 (1994), pp. 608-628; P. GALISON, Ima- socialitario».
3134
VOLUMIfilosofia.book Page 3135 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dumbleton


Il socialismo di Dühring si distingue netta- A trentadue anni succedeva a L.J. Gay-Lussac
mente dal marxismo per l’importanza che an- sulla cattedra della Sorbona. È considerato in
nette all’individuo e per il rifiuto della rivolu- Francia il fondatore della chimica organica, e
zione; anzi egli cerca di conciliare i principi del fu uno dei più grandi chimici della prima metà
liberalismo economico (A. Smith) e dell’eco- del sec. XIX. Contro le teorie elettrochimiche
nomia di mercato con le esigenze di giustizia e di Berzelius, allora largamente accettate, egli
di eguaglianza del socialismo. Così egli propu- oppose una teoria unitaria della materia, che,
gna l’unione dei lavoratori e dei deboli in «co- attraverso i lavori di altri chimici, condusse
alizioni sociali» che si debbono sviluppare (1869) alla scoperta di D.I. Mendeleev.
economicamente nel libero gioco della con- Oltre alle numerosissime memorie, sono tut-
correnza. Tale sistema socialitario è il primo tora ricordate tre sue opere fondamentali:
cosciente tentativo di mediazione e sintesi tra Traité de chimie appliquée aux arts, Paris 1828-
socialismo e liberalismo. La filosofia della re- 45, 8 voll.; Leçons sur la philosophie chimique (per
ligione di Dühring è caratterizzata da una vio- due terzi di carattere storico), ivi 1837; Essai de
lenta polemica contro il motivo della «servitù statique chimique des êtres organisés, ivi 1841.
dell’uomo», tipico della religione ebraica, ma M. Gliozzi
presente anche nel cristianesimo; bisogna eli- BIBL.: J. PETREL, La négation de l’atome dans la chimie
minare questo elemento «asiatico» dalla reli- du XIXème siècle. Le cas de Jean-Baptiste Dumas, Pa-
gione, la cui essenza consiste nell’educazione ris 1979; M. CHAIGNEAU, Jean-Baptiste Dumas. Sa vie,
etica (Geistesführung) la cui forma suprema è la son ouvre: 1800-1884, Paris 1984.
Selbstführung. La sua continua polemica con il
marxismo, col militarismo, con la politica di DUMBLETON, GIOVANNI. – Fellow al Merton
Dumbleton
Bismark, con la filosofia accademica, il suo fa- College di Oxford, logico e filosofo della natu-
natico antisemitismo e la sua generica avver- ra attivo tra il 1338 e il 1347/8. Prese forse parte
sione contro ogni religione, gli crearono molti alla fondazione del Queen’s College (1340). Si
nemici e gli resero la vita difficile. Sono rimasti conoscono un suo commentario teologico, in-
famosi gli articoli scritti contro di lui in «Vor- titolato Summa theologiae maior, in dieci libri
wärts» da F. Engels, raccolti poi in volume, te- (Oxford, Magdalen College, cod. 195, ff. 1-131)
stimonianza dei timori nutriti dai marxisti di e una Summa logicae et philosophiae naturalis
una diffusione delle idee di Dühring tra la clas- (Vat. lat. 6750, ff. 1-202).
se operaia. Nel 1924 è stato fondato da E. Döll In logica segue le teorie innovatrici di Ockham;
un Dühring-Bund. così in etica, accedendo al determinismo eti-
M. Durissini co-teologico. In fisica accetta la teoria averroi-
BIBL.: Kritische Geschichte der Philosophie, Berlin 1869; sta a proposito della questione circa la conser-
Logik und Wissenschaftstheorie, Leipzig 1878; Der Er- vazione degli elementi nelle sostanze compo-
satz der Religion durch Vollkommeneres, Karlsruhe ste, affermando che, contrariamente alle for-
1883; Wirklichkeitsphilosophie, Leipzig 1895. me delle sostanze superiori, le forme delle ele-
Su Dühring: H. VAIHINGER, Hartmann, Dühring und mentari possono subire una diminuzione di
Lange, Iserlohn 1876; F. ENGELS, Herrn Eugen intensità (remissio), e pertanto, dall’unione di
Dühring’s Umwälzung der Wissenschaft, Leipzig 1878, queste forme remissae, risulta una forma enti-
tr. it. di G. de Caria, Anti-Dühring, Roma 1985; E. tativa perfetta unica, la forma mixti. Possono
DÖLL, Eugen Dühring, Leipzig 1893; G. ALBRECHT, essere soggette a intensione e remissione, su-
Eugen Dührings Wertlehre, Jena 1914; G. ALBRECHT, perando la difficoltà determinata dal principio
Eugen Dühring, Jena 1927; H. BINDER, Das sozialitäre secondo cui «forma substantialis non suscipit
System Eugen Dührings, Jena 1933; B. CROCE, «Il si- plus vel minus», in quanto rappresentano qual-
gnor Dühring», in «Quaderni della critica», 13 cosa di intermedio tra sostanza e accidente.
(1949), pp. 45-60; G. KRAUSE, Eugen Dühring in the A. Pompei
Perspective of Karl Marx and Friedrich Engels, in BIBL.: A. MAIER, An der Grenze von Scholastik und Na-
«Journal of Economic Studies», 29 (2002), pp. 345- turwissenschaft, Roma 1952; E.D. SYLLA, The Oxford
363. Calculators and Mathematical Physics: John Dumble-
ton’s Summa logicae et philosophiae naturalis, part II
DUMAS, JEAN-BAPTISTE-ANDRÉ. – Chimico
Dumas and III, in S. UNGURU (a cura di), Physics, Cosmology
francese, n. ad Alais (Gard) nel 1800, m. a Can- and Astronomy, 1300-1700: Tension and Accomoda-
nes nel 1884. tion, Dordrecht 1991, pp. 129-161; E.D. SYLLA, The

3135
VOLUMIfilosofia.book Page 3136 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Duméry ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Oxford Calculators and Mathematics of Motion 1320- gorie e di alcuni schemi del cristianesimo,
1350. Physics and Measurement by Latitudes, New svolta nel secondo tomo. L’ultimo scritto è
York - London 1991. una ripresa di questa analisi critica che, nelle
intenzioni di Duméry, avrebbe dovuto esten-
DUMÉRY, HENRY. – Filosofo della religione
Duméry dersi all’intero corpo dottrinale del cristianesi-
francese, n. ad Auzances il 29 febbr. 1920. Do- mo con l’obiettivo di chiarirne la genesi e di il-
po la formazione teologica sotto la guida di J. lustrarne il senso. L’ambizioso progetto di Du-
Trouillard, uno dei massimi studiosi francesi méry non ha però trovato prosecuzione: le
del neoplatonismo, nel 1941 conobbe perso- opere pubblicate nel 1957, messe all’Indice
nalmente M. Blondel di cui divenne in seguito con decreto del Sant’Uffizio nel 1958, trovaro-
assistente fino alla morte di questi (1949). Ha no una ricezione, quasi esclusivamente critica,
insegnato filosofia nell’università di Caen e, a soltanto in ambito teologico. Dapprima impe-
partire dal 1966, filosofia e storia delle religio- gnato nell’offrire una sintesi della propria filo-
ni a Paris-Nanterre. sofia della religione (Phénoménologie et religion.
L’opera di Duméry si caratterizza per il tentati- Structures de l’institution chrétienne, Paris 1958)
vo di elaborare una compiuta filosofia della re- e poi nel replicare su vari fronti ai molti critici
ligione. Per fare ciò muove dal pensiero di (La Foi n’est pas un cri, suivi de Foi et institution,
Blondel (cfr. La philosophie de l’action. Essai sur ivi 1959; Raison et Religion dans la philosophie de
l’intellectualisme blondelien, Paris 1948, tr. it. Ba- l’action, ivi 1963), Duméry non ha dato seguito
ri 1973, Blondel et la religion, ivi 1954 e la secon- al progetto iniziale, pubblicando dopo il 1966
da parte de La tentation de faire du bien, ivi soltanto alcuni brevi articoli sull’interpretazio-
1956), dove, particolarmente nell’Action (1893) ne contemporanea del neoplatonismo.
e nella Lettre sur l’apologétique, egli individua il La filosofia della religione ha il compito per
compito di questa disciplina nel preservare la Duméry di «comprendere» le diverse nozioni
specificità del fenomeno religioso ottempe- religiose, cioè di mettere in rilievo il significa-
rando nel contempo alle istanze critiche della to razionale di queste ultime senza pregiudi-
filosofia moderna. A questa fondamentale carne la realtà. Ciò è possibile grazie al meto-
ispirazione blondeliana si combina (cfr. Foi et do che egli chiama della «discriminazione», ri-
interrogation, ivi 1954; Regards sur la philosophie sultante da un’integrazione fra il metodo
contemporaine, ivi 1956) quella plotiniana e dell’immanenza blondeliano e l’epoché feno-
quella proveniente da varie correnti della filo- menologica husserliana, in base al quale ven-
sofia contemporanea, come la fenomenologia gono distinti diversi livelli della coscienza (in-
husserliana e l’esistenzialismo sartriano. Sulla telligibile, razionale, psico-empirico). Se il pri-
base di esse, e in modo un po’ sincretico, Du- mo livello è quello in cui lo spirito finito si au-
méry ha elaborato un progetto sistematico di to-costituisce in virtù della processione
filosofia della religione che ha trovato espres- dall’«Uno», l’assoluto trans-categoriale della
sione in un gruppo di opere pubblicate tutte filosofia plotiniana, gli altri due permettono di
nel 1957: Critique et religion. Problèmes de oggettivare la «conversione all’Uno» che trova
méthode en philosophie de la religion, ivi; Le pro- nella religione la sua l’espressione attiva e vo-
blème de Dieu en philosophie de la religion. Exa- luta. Tale oggettivazione si realizza per mezzo
men critique de la catégorie d’Absolu et du schème di categorie e di schemi con i quali lo spirito fi-
de transcendance, ivi; Philosophie de la religion. nito, in quanto razionale e incarnato, esprime
Essai sur la signification du christianisme, ivi, 2 il proprio dinamismo interiore verso l’Uno, il
tt.; La Foi n’est pas un cri, Tournai-Paris. Di es- quale tuttavia rimane ad esso assolutamente
se, la prima costituisce il discorso sul metodo trascendente. La filosofia della religione costi-
in cui vengono esaminati e discussi alcuni dei tuisce il momento riflessivo di quest’atto vita-
tradizionali modelli di filosofia della religione; le e si applica alle categorie e agli schemi reli-
la seconda offre un’originale dimostrazione giosi con l’intento di «ridurli» criticamente,
dell’esistenza di Dio chiamata riduzione apo- cioè di stabilire il loro grado di adeguazione al
fatica o henologica; la terza, nel primo tomo, dinamismo interiore. I capisaldi di questa con-
sviluppa un’antropologia a sfondo neoplatoni- cezione sono rappresentati dal rifiuto della
co che considera la religione come fenomeno ontologia partecipazionistica tra Dio e il mon-
essenzialmente spirituale e che rappresenta il do e dall’assunzione di una rigorosa teologia
presupposto dell’analisi critica di alcune cate- apofatica che si spinge fino alla negazione del
3136
VOLUMIfilosofia.book Page 3137 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dummett


carattere personale di Dio. Su questa base Du- infatti alterato, secondo Dumézil, l’ideologia
méry ha sviluppato un’interpretazione del cri- indoeuropea originaria.
stianesimo, largamente influenzata dalla filo- S. Borutti
sofia spinoziana e hegeliana, volta ad apprez- BIBL.: Jupiter, Mars, Quirinus, Paris 1955; Les dieux
zarne la superiorità rispetto alle altre religioni des Germains. Essai sur la formation de la religion
in virtù del carattere spirituale e interiore delle scandinave, Paris 1965; Le livre des héros, légendes sur
sue rappresentazioni. Le critiche da parte teo- les Nartes, Paris 1965; La religion romaine archaïque,
logica a Duméry si sono appuntate soprattutto Paris 1966; Mythe et épopée, vol. I: L’idéologie des trois
sul suo rifiuto dell’ontologia e la sua sostitu- fonctions dans les épopées des peuples indo-européens,
Paris 1968; Mythe et épopée, vol. II: Types épiques in-
zione con l’henologia plotiniana.
do-européens: un héros, un sorcier, un roi, Paris 1971;
A. Aguti
Mythe et épopée, vol. III: Histoire romaine, Paris 1973;
BIBL.: L. MALEVEZ, Transcendance de Dieu et création Les dieux souverains des Indo-Européens, Paris 1977.
des valeurs. L’absolu et l’homme dans la philosophie de
Su Dumézil: J.C. RIVIÈRE, Georges Dumézil à la décou-
H. Duméry, Paris 1958; H. VAN LUIJK, Philosophie du
verte des indo-européens, Paris 1979; AA.VV., Georges
fait chrétien. L’analyse critique du Christianisme de H.
Dumézil: cahiers pour un temps, Paris 1981; D. ERI-
Duméry, Paris 1964; G. DE VETH, L’homme créateur. BON, Faut-il brûler Dumézil?, Paris 1982; D. DUBUIS-
Essai sur l’antropologie développée par M.H. Duméry SON, Mythologies du XX siècle, Lille 1993.
dans sa philosophie de la religion, Liège 1966; J.M. VE-
LASCO, Hacia una filosofía de la religión cristiana. La
obra de H. Duméry, Madrid 1970; R.F. DE BRABANDER,
DUMMETT, MICHAEL . – N. a Londra nel
Dummett
Religion and Human Autonomy. H. Duméry’s Philo-
1925. Ha studiato al Christ Church College di
sophy of Cristianity, The Hague 1972; A. AGUTI, H.
Oxford, ottenendo una fellowship al All Souls
Duméry. Filosofia della religione e critica del cristiane- College, e in seguito al New College. Nel 1979
simo (con bibliografia finale), Brescia 2004. è diventato Wy Reham Professor di logica a
Oxford, ed è divenuto cavaliere della regina
DUMÉZIL, GEORGES. – Linguista e storico
Dumézil nel 1999.
delle religioni, n. a Parigi il 10 giu. 1898, m. a Sir M. Dummett, noto anche in campo politi-
Parigi l’11 ott. 1986. Insegnò Storia delle Reli- co-sociale per le sue lotte per le minoranze et-
niche, si rivela al pubblico filosofico interna-
gioni dal 1925 al 1931 presso l’università di
zionale con il suo primo libro Frege, Philosophy
Istanbul, fu dal 1919 al 1968 membro del Col-
of Language (London 1973). In questo testo
lège de France e, dal 1978, dell’Académie
presenta una visione complessiva dell’opera
Française.
di Frege, rivelandone la influenza profonda su
Muovendo dallo studio della cultura romana,
tutta la filosofia del linguaggio. Prima Frege
Dumézil teorizza l’esistenza, nelle società in- era soprattutto il rappresentante del logici-
doeuropee, di una «ideologia delle tre funzio- smo – una dottrina in filosofia della matema-
ni», che struttura sia la realtà, sia l’immagina- tica – e il logico il cui sistema formale era stato
rio e che può essere riscontrata nell’organizza- denunciato come contraddittorio da B. Rus-
zione sociale, nella letteratura, nelle credenze sell. Dopo Dummett Frege diviene il fondatore
religiose: la funzione della sovranità (Giove), della filosofia analitica moderna, l’autore che
quella guerriera (Marte), quella riproduttiva influenzò non solo grandi autori come Hus-
(Quirino). La prima funzione, inoltre, vivrebbe serl, Russell, Carnap e Wittgenstein, ma ebbe
del dualismo tra una valenza giuridico-politi- un effetto duraturo su tutto il dibattito filoso-
ca, rappresentante dell’ordine costituito e fico del XX secolo. La svolta di Frege, che
strutturato, e una magico-religiosa, la quale Dummett fa sua, è quella di riportare la logica
(interagendo con la funzione guerriera) presie- al centro della filosofia, dopo che ne era stata
derebbe, invece, al momento istitutivo di tale estromessa da Descartes e Locke, che poneva-
ordine. Fra i testi a cui Dumézil rimanda a so- no al centro della filosofia l’epistemologia. La
stegno dell’esistenza dell’«ideologia delle tre domanda dei filosofi moderni era: come pos-
funzioni», sono pressoché assenti quelli di ca- siamo conoscere i concetti? La domanda di
rattere filosofico, tanto per la cultura indiana, Frege è: cosa è un concetto, di cui ci domandia-
quanto per quella greca; la riflessione filosofi- mo l’origine? Più che di logica si potrebbe par-
ca e, soprattutto, la realtà sociale di tipo de- lare di ontologia o, come fa Dummett, di una
mocratico di cui essa è espressione avrebbero teoria sistematica del significato. La «svolta
3137
VOLUMIfilosofia.book Page 3138 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dumoulin ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

linguistica» inaugurata da Frege è stata quella (ad es. il comportamentista) accetterà nello
per cui non è più possibile un’analisi della statuto della sua disciplina solo enunciati in
struttura del pensiero (e del concetto) che non termini di stimolo e risposta.
passi attraverso un’analisi della struttura e del Il dibattito realismo-antirealismo, così conce-
funzionamento del linguaggio. pito, pone il problema di definire cosa si inten-
Dummett basa su questa visione della svolta de per significato di un enunciato e – in ultima
linguistica una sua originale interpretazione analisi – per verità. Per il realista, come Frege
della filosofia analitica, delle sue origini e del e il Wittgenstein del Tractatus, il significato di
suo carattere fondamentale. Alle origini della un enunciato è dato dalle sue condizioni di ve-
filosofia analitica si situano Frege e Husserl, rità, a prescindere dalla possibilità di ricono-
anche se è il primo ad aver individuato, con il scerle: un enunciato è vero o falso a prescinde-
concetto di «senso di un enunciato», la strada re dalla nostra possibilità di riconoscerlo co-
maestra per giungere ad una analisi del pen- me tale. Per un antirealista, come il secondo
siero. Comune a entrambi – ma l’origine Wittgenstein, o un intuizionista in matemati-
dell’idea è di Frege – è l’antipsicolgismo: i pen- ca, il significato di un enunciato è dato dalle
sieri (o per Husserl i noemi) sono oggettivi e condizioni di asseribilità o dalle condizioni al-
non dipendono dai processi psichici. Frege le quali può essere giustificato (o, in matema-
giustificava la oggettività dei pensieri relegan- tica, dimostrato). La verità dunque non è un
doli in un terzo regno quasi platonico; Dum- concetto così facilmente trattabile né è un
mett vede nel secondo Wittgenstein l’autore concetto puramente formale (come vorrebbe-
che riconduce l’idea fregeana dell’oggettività ro i deflazionisti), ma si definisce come asseri-
dei pensieri all’ambiente in cui essa può esse- bilità giustificata o garantita. Idee di questo
re meglio giustificata: il linguaggio e le prati- genere verranno sviluppate da C. Wright con il
che dell’uso linguistico. La filosofia analitica concetto di verità come super-asseribilità in
dunque si definisce per la tesi secondo cui il condizioni ideali.
pensiero può essere studiato solo a partire C. Penco
dalla sua espressione linguistica. Questa tesi è BIBL.: Frege. Philosophy of Language, London 1973,
stata contestata da molti in ambito analitico, tr. it. a cura di C. Penco, Filosofia del linguaggio: sag-
primo tra tutti G. Evans, che pur non rientra gio su Frege, Casale Monferrato 1983; Truth and
nella cosiddetta «filosofia post-analitica». Other Enigmas, London 1978, tr. it. a cura di M. San-
Sulla base di queste idee, sviluppate e chiarite tambrogio, La verità e altri enigmi, Milano 1986; The
in un intenso dibattito con i suoi critici e in nu- Interpretation of Frege’s Philosophy, London 1981; The
merose altre pubblicazioni su Frege, l’autore Logical Basis of Metaphysics, Cambridge (Massachu-
setts) 1991, tr. it. a cura di E. Picardi, La base logica
definisce in altri scritti una sua visione del rap-
della metafisica, Bologna 1997; Frege and Other Phi-
porto tra logica e metafisica, impostando in
losophers, Oxford 1991; The Origins of Analytic Philo-
modo nuovo le categorie del dibattito metafi- sophy, London 1993, tr. it. a cura di E. Picardi Origini
sico tra realisti e antirealisti. Il dibattito tra re- della filosofia analitica, Torino 2001; On Immigration
alisti e antirealisti si configura per diversi cam- and Refugees, London 2001; Pensieri. Interviste con
pi di indagine, dalla matematica alla fisica, al- Michael Pataut, Genova 2004.
la psicologia e alla sociologia. Cercando di su- Su Dummett: B. ROSSLER, Die Theorie des Verstehens
perare la visione ingenua del realismo («esi- in Sprachanalyse und Hermeneutik: Untersuchungen
stono» gli enti di cui si parla: esistono i nume- am Beispiel M. Dummetts und F.D.E. Schleierma-
ri, esistono le funzioni d’onda, esistono le cre- chers, Berlin 1990; B. MC GUINNESS - G. OLIVIERI (a cu-
denze individuali e i desideri collettivi), Dum- ra di), The Philosophy of Michael Dummett, Dordrecht
mett propone una nuova definizione del dibat- 1994; R. PRESILLA, Olismo e significato nel programma
tito: la differenza tra realisti e antirealisti si ca- di ricerca di Michael Dummett, Soveria Mannelli (Ca-
ratterizza per il tipo di enunciati che vengono tanzaro) 2000; K. GREEN, Dummett: Philosophy of
accettati nelle varie discipline scientifiche. In Language, Cambridge (Massachusetts) 2001; B.
matematica un realista accetta come signifi- WEISS, Michael Dummett, Princeton 2002.
canti enunciati su totalità infinite attuali che
l’antirealista (ad es. l’intuizionista in matema- DUMOULIN, CHARLES. – Giurista francese,
Dumoulin
tica) non accetta; in psicologia il realista ac- n. a Parigi nel 1500, m. ivi il 27 dic. 1566.
cetterà come significanti enunciati che parla- Si dedicò agli studi giuridici, occupandosi an-
no di credenze e desideri mentre l’antirealista che di problemi economici e finanziari. Parte-
3138
VOLUMIfilosofia.book Page 3139 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dunin Borkowski


cipò alla lotte giurisdizionalistiche e religiose na, una metafisica dell’esperienza concreta
del suo paese, convertendosi prima al calvini- della natura, che – collegata anche alla storia,
smo e in seguito al luteranesimo. Esiliato in alla scienza e alla religione – sappia sviluppare
Germania, ottenne d’insegnare a Tubinga e poi il «pensiero germinale» di Platone e Aristote-
a Strasburgo, tornando però successivamente le, consistente, a suo modo di vedere, nella
a Parigi. Nel suo Tractatus contractuum et usu- comprensione dell’unità di natura e idea, sen-
rarum avversa le teorie degli scolastici circa la sibile e intellegibile.
proibizione del mutuo oneroso e tratta anche L. Ghisleri
argomenti vari di economia sulle rendite, l’in- BIBL.: G. DE RUGGIERO, La filosofia contemporanea, Bari
teresse e la moneta. Egli afferma che l’usura 1920, vol. I, pp. 228-230; J. BENRUBI, La philosophie
non è di per sé illecita, ma lo è soltanto quan- contemporaine en France, Paris 1933, pp. 680-686; A.
do avviene in modo fraudolento o prossimo a JACOB (a cura di), Encyclopédie Philosophique Univer-
una circonvenzione. In questo senso si deve selle, Paris 1992, vol. III, coll. 2378-2379.
giudicare anche degli altri contratti. Dumoulin
mirava dunque non alla difesa dell’usura, ben- DUNGAL
Dungal diDI SAINT-DENIS. – Astronomo
Saint-Denis
sì a favorire un ordine giuridico capace di libe- di origini irlandesi, visse durante il regno di
rare d’ogni malinteso i contratti favorevoli Carlo Magno, ma collaborò anche con il figlio,
all’espansione commerciale. Intorno alle ren- Ludovico il Pio; m. verso l’827. A Dungal, già
dite, che giuristi ed economisti confondevano interpellato da Carlo Magno in merito alla
con il mutuo, egli rileva che la costituzione di Quaestio de nihilo sollevata da Fridugisio, abate
rendite non ha nulla a che vedere con l’usura, di Tours, Ludovico affidò il compito di rispon-
ossia con il mutuo a interesse. dere alle tesi iconoclaste di Claudio di Torino,
A. Nobile-Ventura che aveva individuato nell’Italia settentrionale
BIBL.: Opera omnia, Paris 1681.
alcune radicate tradizioni di venerazione di
immagini e reliquie. L’iconoclastia, che era
Su Dumoulin: F. AUBÉPIN, De l’influence de Dumoulin
stata difesa alla fine del secolo VIII dai teologi
sur la législation française, in «Revue critique de Lé-
carolingi nei Libri Carolini contro i pronuncia-
gislation et de Jurisprudence», 3 (1853), pp. 603-
625, 778-806; 4 (1854), pp. 27-44 e 261-330; 5 (1854), menti iconoduli del secondo concilio di Nicea
pp. 32-62 e 305-332; A. NOBILE VENTURA, Le dottrine (787), veniva infatti malvista alla corte di Ludo-
economiche nel periodo umanistico-rinascimentale, in vico che, a differenza del padre, voleva miglio-
Grande Antologia filosofica, diretta da U.A. Padovani rare i rapporti con Bisanzio. Dungal, ignorando
- M.F. Sciacca, Milano 1954-85, vol. X, pp. 952-954; dunque la tradizione iconoclasta dei Libri, in-
J.-L. THIREAU, Charles du Moulin (1500-1566). Étude dividuò nella distinzione agostiniana tra ado-
sur les sources, la méthode, les idées politiques et écono- razione (dovuta a Dio) e venerazione (estendi-
miques d'un juriste de la Renaissance, Genève 1980. bile alle immagini sacre) la giustificazione pa-
tristica della iconodulia carolingia.
DUNAN, CHARLES. – Filosofo francese, n. a
Dunan A. Bisogno
Nantes nel 1849, m. nel 1931. BIBL.: Responsa contra perversas Claudii Taurinensis
Le sue principali opere sono: Essai sur les for- episcopi sententias, ed. in J.-P. MIGNE, Patrologiae cur-
mes a priori de la sensibilité, Paris 1884; Cours de sus completus, Series II: [Patres] Ecclesiae Latinae, Pa-
ris 1845-55, vol. CV, coll. 465-430 e in Epistolae, ed.
philosophie, ivi 1893; Théorie psychologique de
a cura di E. Dümmler, «Monumenta Germaniae Hi-
l’espace, ivi 1895; Essais de philosophie générale,
storica: Epistolae karolini Aevi», vol. IV-2, Berlin
ivi 1898 (19023); Les deux idéalismes, ivi 1911. 1895, pp. 570-585; Carmina, ed. a cura di E. Dümm-
Dopo aver sostenuto nelle sue prime opere ler, «Monumenta Germaniae Historica: Poetae»,
una posizione spiritualista affine a quella di voll. I-II, Berlin 1881-84, pp. 411 ss., pp. 664-665.
Bergson – fondata sul carattere irriducibile Su Dungal di Saint Denis: G. D’ONOFRIO, La teologia
della vita intesa come istinto e spontaneità – e carolingia, in G. D’ONOFRIO (a cura di), Storia della teo-
aver professato anche una teoria della perce- logia nel Medioevo, vol. I: I principi, Casale Monferra-
zione che, ponendosi su una via parallela a to 1996, pp. 152-155 (bibliografia, pp. 184-185); P.
quella di Husserl, influenzerà la fenomenolo- ZANNA, Responsa contra Claudium: A Controversy on
gia francese, ne I due idealismi Dunan sostiene Holy Images, Firenze 2002.
un «idealismo sperimentale», il cui intento è
quello di elaborare, al di là dell’empirismo e DUNIN BORKOWSKI, STANISLAUS VON. –
Dunin Borkowski
dell’idealismo di matrice cartesiana e kantia- Studioso di Spinoza, gesuita, n. a Leopoli l’11
3139
VOLUMIfilosofia.book Page 3140 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dunkmann ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

nov. 1864, m. a Pullach (Monaco di Baviera) l’1 DUNKMANN, KARL. – Teologo e sociologo
Dunkmann
magg. 1934. Insegnò pedagogia a Francoforte. tedesco, n. ad Aurich il 2 apr. 1868, m. a Berli-
Pur avendo pubblicato anche altri scritti note- no il 28 nov. 1932.
voli, la fama di Dunin Borkowski è legata ai Insegnò dal 1912 al 1916 nell’università di
suoi studi spinozistici condotti con infaticabi- Greifswald e, successivamente, nella Techni-
le tenacia, rigorosità e completezza di ricerche sche Hochschule für Soziologie di Berlino. Dal
per oltre trent’anni. Ricordiamo: Zur Textge- 1928 al 1932 diresse l’«Archiv für angewandte
schichte und Textkritik der ältesten Lebensschrei- Soziologie».
bung B. Despinozas, in «Archiv für Geschichte Come teologo egli vide nell’autocoscienza re-
der Philosophie», 1904, pp. 1-34 (in polemica ligiosa la coscienza normativa, che riconduce
con Freudenthal); Nachlese zur ältesten Geschich- all’ultima unità tutte le norme eterogenee. Co-
te des Spinozismus, in «Archiv für Geschichte me sociologo elaborò una «dottrina dei grup-
der Philosophie» 1910, pp. 61 ss.; Der junge De pi».
Red.
Spinoza. Leben und Werdegang im Lichte der
Weltphilosophie, Münster 1910 (a pp. 1-78 bibl. BIBL.: opere principali: System theologischer Erkennt-
nislehre, Leipzig 1909; Metaphysik der Geschichte, Leip-
ragionata ed esame critico delle fonti; viene af-
zig 1914; Religionsphilosophie, Gütersloh 1917; Die
frontata l’intricata e oscura questione della Kritik der sozialen Vernunft, Berlin 1924; Soziologie der
formazione del pensiero spinoziano, con risul- Arbeit, Halle an der Saale 1933.
tati che in materia, almeno su un piano stori- Su Dunkmann: H. SAUERMANN (a cura di), Probleme
co-filologico, si possono considerare definiti- deutscher Soziologie. Gedächtnisgabe für Karl Dunk-
vi); Spinoza nach dreihundert Jahren, Berlin- mann, Berlin 1933; Neue Deutsche Biographie, vol. IV,
Bonn 1932; infine la grande opera in 4 voll.: Berlin 1959, pp. 199-200 (con bibliografia).
Spinoza, Münster 1933-36; il primo volume ri-
produce il Der junge De Spinoza, gli altri tre, DUNS
Duns Scoto SCOTO, GIOVANNI. – Filosofo e teolo-
riuniti sotto il titolo: Aus den Tagen Spinozas, go francescano, n. a Duns nella contea di Ber-
Geschehenisse, Gestalten, Gedankenwelt, portano wich (Scozia) tra il 23 dic. 1265 e il 17 mar.
i sottotitoli: Das Entscheidungsjahr 1657 1266, m. a Colonia l’8 nov. 1308.
(1933); Das neue Leben (1935); Das Lebenswerk SOMMARIO: I. La vita. - II. Le opere. - III. Il conte-
(1936). sto culturale e le fonti. - IV. La controversia tra
L’atteggiamento generale di Dunin Borkowski filosofi e teologi. - V. L’oggetto proprio dell’in-
rispetto a Spinoza, come osserva Guzzo, quale telletto umano. - VI. Univocità delle nozioni
risulta da tutte le sue opere, anche se mai for- trascendentali. - VII. Metafisica e teologia na-
malmente espresso, è piuttosto polemico e turale. - VIII. Struttura ontologica dell’ente cor-
negativo, specie in relazione alla originalità poreo. - IX. Natura e dignità dell’uomo. - X. La
del pensiero spinoziano; egli sembra infatti conoscenza. - XI. Il primato della volontà libe-
ra. - XII. Filosofia della prassi: 1. L’etica. - 2. La
voler mostrare come «non solo non ci sia mo-
società politica. - XIII. La teologia.
tivo della sua filosofia che non abbia una lun-
I. LA VITA. – Il primo dato biografico attendibile
ga storia, ma anche che le idee centrali del si-
è quello dell’ordinazione presbiterale, avvenu-
stema sono tutt’altro che peregrine». E nel far ta il 17 marzo 1291 nella chiesa di Sant’Andrea
ciò egli s’avvale della conoscenza precisa e mi- a Northampton per le mani del vescovo di Lin-
nuziosa dell’ambiente in cui visse Spinoza, de- coln Oliviero Sutton, per la quale occorreva
gli studi che egli compì, degli amici con i quali aver compiuto i 25 anni di età; pertanto si può
fu in relazione, e fin dei libri che componevano fissare la sua data di nascita tra la fine del 1265
la sua biblioteca. Atteggiamento il suo, co- e i primi mesi del 1266. Da alcune cronache
munque, discreto, tale da non turbare mai la tardive e da un velato cenno autobiografico
serenità, obbiettività e rigorosità del suo giu- sembra che Giovanni Duns abbia frequentato
dizio. da giovanetto le scuole di grammatica nel con-
A. Cardin vento dei frati minori di Haddington e quindi,
BIBL.: A. GUZZO, nota in appendice all’ed. parziale per l’interessamento dello zio paterno Elia, vi-
dell’Etica, Firenze 1924, pp. 215-217; W. HENTRICH, cario dei francescani di Scozia, sia entrato nel
Eines Spinozaforschers Lebensweg und Lebenswerk, in noviziato a 15 anni; dopo la professione reli-
«Scholastik», 1935, pp. 541-547. giosa fu avviato agli studi di filosofia e di teo-
3140
VOLUMIfilosofia.book Page 3141 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Duns Scoto


logia nel convento dei minori a Oxford in pre- prossimo magistero in teologia (lettera del 18
parazione al sacerdozio e poi destinato al con- novembre 1304), conseguito all’inizio del
seguimento dei gradi accademici in teologia, 1305. Quale magister regens di teologia nel con-
con il prescritto tirocinio di 13 anni, sembra vento dei minori, Duns Scoto tenne diverse
dall’autunno 1288 a quello del 1301. L’ipotesi collationes, sostenendo anche varie dispute
di un suo soggiorno di studio a Parigi dal 1293 quodlibetali nel biennio 1305-07; sennonché,
al 1297 è oggi abbandonata dagli studiosi. all’apogeo della sua carriera, per ragioni che
Nell’estate del 1300 Giovanni Duns era certa- ancora ci sfuggono, nell’autunno del 1307 fu
mente a Oxford dove, come baccelliere, aveva inviato dal superiore generale quale reggente
ultimato il commento alle Sentenze di Pietro nel nuovo studio dei minori a Colonia (forse
Lombardo; infatti, il 26 luglio appare nella li- per la sua minacciata incolumità in occasione
sta dei frati presentata al vescovo per ottenere del processo contro i Templari, o il clima pari-
la facoltà di confessare i fedeli nella chiesa an- gino ostile alle sue idee sull’immacolata con-
nessa al convento, inoltre lui stesso accenna cezione di Maria, o per un valida opposizione
alla disfatta dei saraceni in Egitto notificata in teologica alle dottrine di Meister Eckhart e dei
Inghilterra nel mese di giugno, mentre atten- beguardi, o più semplicemente per la necessi-
deva alla revisione della seconda questione tà di un rapido avvicendamento dei maestri
del prologo dell’Ordinatio, e poco tempo pri- per far posto ai giovani baccellieri), dove im-
ma veniva ricordato quale «baccalaureus for- provvisamente l’8 novembre 1308 morì. È se-
matus» in una disputatio del suo reggente Fi- polto ivi nella Minoritenkirche; il 6 luglio 1991
lippo di Bridlington. Forse nell’anno accade- Giovanni Paolo II ne approvò l’antico culto di
mico 1300-01 commentò qualche libro della beato.
Bibbia, trascorrendo poi un anno di aspettati- II. LE OPERE. – Dopo la morte, gli scritti che il
va (1301-02) nel convento di Cambridge (re- maestro francescano stava rivedendo con di-
centemente alcuni studiosi hanno posto in verse annotazioni marginali autografe, corre-
dubbio un suo insegnamento teologico a zioni, integrazioni, furono portati dal suo se-
Cambridge), dal quale fu inviato, quale segno gretario a Oxford, costituendo quel nucleo au-
di distinzione, nel più importante studio tentico di opere, denominato dai discepoli im-
dell’ordine, a Parigi, ove riprese a commentare mediati «liber Scoti», assai presto smarrite
una seconda volta il testo di Lombardo in vista (quando non bruciate nelle pubbliche piazze,
del magistero in teologia. come nel 1535 per ordine del segretario di En-
I manoscritti superstiti documentano le sue rico VIII, Tommaso Cromwell, nel tristemente
lezioni sui libri delle Sentenze dall’autunno famoso «funus Scoti et scotistarum». I mano-
1302 al 25 giugno 1303, allorché dovette la- scritti che oggi possediamo riflettono lo stato
sciare Parigi per essersi opposto alla richiesta ancora imperfetto di elaborazione in cui le
del re Filippo IV (il Bello) di convocare un con- aveva lasciate la prematura scomparsa del Ma-
cilio per deporre il papa Bonifacio VIII; il nome estro, con le varie aggiunte e cancellature o vi-
di Giovanni Scoto compare con gli altri 86 frati stose lacune da riempire in un secondo mo-
minori che si rifiutarono di schierarsi nella lot- mento per le opere più impegnative, e riporta-
ta contro il pontefice, e così fu costretto a ri- no inoltre gli interventi, talvolta discutibili, dei
tornare in patria, pare certo a Oxford, dove suoi seguaci nei diversi centri di studio france-
completò altri suoi scritti, tenendovi un corso scani d’Europa nell’intento di predisporre dei
sul III libro delle Sentenze e un ciclo di dispute testi scolastici completi del loro maestro (il
(collationes) con altri baccellieri. Ristabilita la cosiddetto Opus oxoniense) con trasposizione
concordia tra il re e il papa Benedetto XI, pro- di quaestiones da un’opera all’altra, manomis-
babilmente nella primavera del 1304 poté ri- sioni, scelte arbitrarie di varianti, e perfino l’at-
tornare a Parigi riprendendo i commentari in- tribuzione di opere spurie. Ciò spiega la diffi-
terrotti nell’anno precedente sotto la reggenza coltà e la lentezza con cui negli ultimi decenni
di Gonzalvo di Spagna, nel frattempo eletto sono dovute procedere le commissioni per
ministro generale dei francescani (16 maggio un’edizione critica del corpus scotianum, stante
1304), il quale aveva potuto ammirare perso- che l’unica edizione finora disponibile era
nalmente le perspicue doti intellettuali e mo- quella fornita in 12 volumi a Lione nel 1639 dal
rali del suo baccelliere scozzese riconosciute francescano irlandese Luca Wadding (riedita a
ovunque da tutti, e pertanto lo candidò al Parigi da Ludovico Vivès nel 1891-95), incom-
3141
VOLUMIfilosofia.book Page 3142 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Duns Scoto ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

pleta, sovente non affidabile, con parecchi te- dovevano venir incorporate nell’Ordinatio (cfr.
sti inautentici. la Reportatio I A); la cosiddetta Reportatio can-
Ricerche erudite di non pochi studiosi nel cor- tabrigiensis sul I libro è stata identificata da
so del Novecento hanno portato all’individua- qualche studioso con il commentario di Enri-
zione di un elenco di opere scotiane più sicu- co di Harcley. Quale magister regens, Duns Sco-
ramente autentiche, suddivise in un primo to affrontò diverse Quaestiones quodlibetales nei
gruppo di commentari aristotelici all’Organon, giorni di avvento e di quaresima previsti per
al De anima e alla Metafisica tenuti nei corsi di tali esercitazioni accademiche (1305-07);
logica, filosofia naturale e metafisica prope- nell’edizione di Wadding se ne trovano 21, ec-
deutici alla teologia (Quaestiones in librum Por- cetto l’ultima licenziate dall’autore, che offro-
phyrii Isagoge; Quaestiones super Praedicamenta no la puntualizzazione più alta del pensiero
Aristotelis; Quaestiones in I et II librum Periher- scotiano. Tra le sue opere teologiche sono da
meneias Aristotelis; Quaestiones in duos libros Pe- ricordare, anche se più brevi, le Collationes oxo-
rihermeneias. Opus secundum; Quaestiones in li- nienses e quelle parisienses, finora scarsamente
bros Elenchorum; Quaestiones super libros Ari- considerate dagli studiosi, nonché alcuni trat-
stotelis De anima; Quaestiones super libros Me- tati specifici, come il celebre De primo principio
taphysicorum Aristotelis [libri I-IX]; recentemen- sull’esistenza e l’unicità di un ente infinito, per
te è stata individuata nella Biblioteca Ambro- circa la metà dipendente dal I libro dell’Ordi-
siana a Milano la connessa Expositio litteralis natio, i Theoremata, sulla cui paternità si è mol-
della Metafisica [libri II-X; XII] cui l’autore fa to discusso e resta tuttora «sub iudice» conte-
cenno sia nelle Quaestiones che nell’Ordinatio, nendo dottrine contrarie alle posizioni carat-
denominata nel manoscritto: Notabilia Scoti teristiche di Duns Scoto, e l’ancora più impro-
super Metaphysicam). A eccezione di parte delle babile De perfectione statuum. Delle sue opere
«questioni metafisiche», essi sono il frutto ini- esegetico-bibliche non è rimasto nulla.
ziale della sua carriera accademica (tra il 1288- III. IL CONTESTO CULTURALE E LE FONTI. – Per com-
97) e rivelano già alcune scelte di fondo della prendere l’opera di Duns Scoto è necessario
futura evoluzione speculativa del maestro; il situarla nel contesto storico in cui si è formata,
commentario alla Metafisica, invece, è il risul- in quel travagliato momento di inculturazione
tato di più corsi, stratificati nelle additiones et della fede che fece seguito alla condanna del 7
deletiones dei manoscritti, che per i libri VII-IX marzo 1277, che mise in crisi il tentativo alber-
si spingono fino alla maturità dottrinale delle tino-tommasiano di un’assimilazione delle
opere teologiche maggiori. Tutti gli altri com- dottrine aristoteliche all’interno del discorso
menti a opere logiche, fisiche, metafisiche di teologico, segnando il ritorno al neoplatoni-
Aristotele devono ritenersi spuri, compresa la smo agostinista della tradizione patristica
Grammatica speculativa su cui ha lavorato Mar- contro ogni apertura al razionalismo radicale
tin Heidegger per la sua abilitazione (1916), il dei filosofi averroisti delle Arti. Lo scontro tra
cui autore è Tommaso di Erfurt. filosofi e teologi divenne allora incandescente
Seguono le opere teologiche, alla cui ampiezza fino al punto di rottura, con riflessi anche so-
e profondità è legata la fama del Doctor subtilis, cio-professionali delle due corporazioni uni-
comprendenti i commentari ai quattro libri versitarie. Il dialogo con l’aristotelismo sem-
delle Sentenze di Pietro Lombardo. La critica brava pertanto bloccato, mentre la ripresa
testuale più recente ne ha indicati tre: il primo dell’agostinismo veniva impersonata dal teo-
è la Lectura (1298-1300) tenuta come baccel- logo più rappresentativo del tempo, Enrico di
liere a Oxford, di cui sopravvivono solo i com- Gand, uno dei componenti la commissione in-
menti ai primi due libri, e nei mesi dell’esilio caricata delle censure del 1277: per la teologia
(1303-04) quelli sul III, costituita dai suoi ap- non sembravano esserci altre vie di rinnova-
punti delle lezioni; il secondo è formato mento.
dall’Ordinatio (1300-08), vale a dire la continua Negli studia inglesi il giovane Duns Scoto, ol-
revisione della sua prima opera oxfordiana che tre ai padri e ai classici antichi disponibili nel-
lo tenne impegnato fino agli ultimi giorni della la biblioteca dei medievali, aveva acquisito
vita; il terzo è composto dalle diverse Reporta- un’ampia conoscenza diretta dei maggiori teo-
tiones dei corsi parigini (1302-05), che sono la logi della sua famiglia francescana (in partico-
ricostruzione delle sue lezioni da parte degli lare di Bonaventura, Matteo d’Acquasparta,
studenti, alcune delle quali riviste dal maestro Pietro di Giovanni Olivi), nonché dei maestri
3142
VOLUMIfilosofia.book Page 3143 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Duns Scoto


oxfordiani e parigini coevi. Avendo frequenta- tellettuale creato dalle condanne ecclesiasti-
to i più rinomati centri della cultura scientifica che del 1277 contro un aristotelismo che esal-
del suo tempo, dalla Scozia alla Germania, da tava la capacità di autorealizzazione della na-
Oxford a Parigi (qualcuno ipotizza anche Bolo- tura umana, pervenendo con la pura ragione
gna durante l’esilio da Parigi), egli emergeva alla pienezza della verità e della felicità ultima
come un pensatore davvero «europeo», ed è senza alcun bisogno di ricorrere a una rivela-
singolare inoltre come entrasse facilmente in zione soprannaturale. Per il filosofo la natura
dialogo con molti dei contemporanei citandoli gode di una sua sufficienza e perfezione; tutte
per nome (Guglielmo di Ware, Egidio Romano, le potenze dell’uomo devono avere in se stes-
Goffredo di Fontaines ecc.), sebbene il princi- se la possibilità di una completa attuazione,
pale interlocutore del suo pensiero restasse altrimenti, come ribadiva Averroè, sarebbero
sempre in primo luogo Enrico di Gand. Come «oziose», cioè inutili; il ricorso a un principio
risulta chiaramente dalle indicazioni testuali estrinseco e soprannaturale diviene quindi del
dell’edizione critica vaticana (1950 ss.), quasi tutto superfluo. La ragione da sola è in grado
in ogni questione il nostro francescano istitui- di far attingere all’uomo il suo ultimo destino,
sce dapprima un colloquio serrato con le posi- perché con il compimento del sapere fino alla
zioni del Gandavense, assumendone sovente i conoscenza delle sostanze separate gli arreca
termini e la struttura dalla Summa e dai Quod- una beatitudine perfetta. Soltanto i filosofi,
libeta, ma superando dialetticamente la fragili- dunque, sono i veri sapienti in questo mondo;
tà del suo impianto illuminazionista. È pertan- tutto il bene possibile per noi sta nell’esercizio
to da relegare tra le favole l’opinione del cardi- delle virtù intellettuali; la felicità si può rag-
nale Gaetano, che Duns Scoto avesse mirato giungere in questa vita terrena mediante l’ac-
innanzitutto con una critica rancorosa a di- quisizione delle tre scienze speculative indica-
struggere tutta l’opera di Tommaso, perché te da Aristotele (la fisica, la matematica, la fi-
anche quando deve dissociarsi dalle soluzioni losofia prima).
dell’Aquinate egli lo fa con rispetto e un senso A questa antropologia dei «nuovi filosofi»,
di riverenza verso un doctor antiquus che ammi- chiusa nella finitudine e compiutezza della pu-
ra, ma di cui non può approvare la stretta di- ra natura, i teologi opponevano l’insufficienza
pendenza dal naturalismo necessitarista di delle forze umane e la necessità del sopranna-
Aristotele, in alcuni punti da lui giudicato in- turale. È in questo scontro frontale che viene a
componibile con le verità della fede cristiana. inserirsi l’impegno riflessivo di Duns Scoto, e
Il francescano scozzese si presenta così quale quanto esso lo toccasse da vicino traspare
cerniera tra la fine del Duecento, che ha visto chiaramente dall’ampiezza inusitata con cui
il dissolversi della sintesi dei grandi dottori egli affronta il problema più sofferto del suo
della scolastica d’oro sotto l’incalzare delle tempo tra un umanesimo immanentista-laico
nuove istanze problematiche dei «chierici» e e una concezione trascendente della vita uma-
di altri ceti sociali, e l’inizio del nuovo secolo, na, nel prologo della sua opera teologica mag-
il Trecento, che in molti settori della vita e giore (l’Ordinatio) che presenta l’andatura di
dell’esperienza intellettuale anticipava i tempi un vero trattato di teologia fondamentale più
della modernità. Egli congiunse strettamente che di una semplice introduzione. Focalizzan-
la sapienzialità agostiniano-francescana con il do fin dall’inizio la questione nodale, cioè se
rigore dimostrativo della logica aristotelica, nella condizione attuale (status iste) dell’uma-
sottoponendo le diverse opinioni a un impla- nità sia necessario essere illuminati da una
cabile sforzo dialettico finché l’intelligenza qualche dottrina superante la natura, egli an-
non fosse quietata nell’incontrovertibile evi- nota che vige una «controversia inter philo-
denza dei principi primi; pur inserito esplicita- sophos et theologos», perché mentre i primi
mente nell’alveo della tradizione agostiniana, sostengono la perfezione della natura negan-
egli comprese la superiorità scientifica della do quella soprannaturale, i teologi invece rico-
lezione di Aristotele, che non poteva ormai più noscono il defectus naturae e la necessità della
essere obliata o smentita da nessun teologo: grazia e di un perfezionamento soprannaturale
per questo fu immediatamente salutato con il (Ord., prologus, p. Ia, q. unica, n. 5). Posta in
titolo di Doctor subtilis. questi termini, la questione non riguarda sol-
IV. LA CONTROVERSIA TRA FILOSOFI E TEOLOGI. – Si è tanto le due categorie di intellettuali evocate,
già detto che Duns Scoto è figlio del clima in- bensì coinvolge profondamente ogni uomo
3143
VOLUMIfilosofia.book Page 3144 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Duns Scoto ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

nel rapporto ragione-rivelazione, natura-so- ti, se il nostro intelletto fosse limitato per na-
prannatura, sfociando in due sistemi escluden- tura alle essenze materiali, egli osserva, non
tisi sul senso ultimo della vita e dell’intero. potrebbe avere alcuna conoscenza dell’essen-
Di fronte a questa alternativa metafisica il teo- za immateriale divina in cui consiste la nostra
logo francescano, ponendosi esplicitamente beatitudine, né vale supporre l’aggiunta di una
dal punto di vista della fede (ex creditis, ibi, n. luce soprannaturale che lo abiliterebbe a co-
12), dimostra con una serrata disamina la radi- noscere le realtà spirituali, in quanto tale nuo-
cale insufficienza della conoscenza filosofica va qualità, più che abilitarlo al nuovo oggetto,
delle sostanze separate e del fine ultimo o be- lo trasformerebbe in un’altra natura; l’opinio-
atitudine dell’uomo. Essendo astratto e uni- ne tommasiana, inoltre, renderebbe impossi-
versale, il sapere dei filosofi è incapace di for- bile la metafisica come scienza dell’ente in
nire la visione intuitiva di Dio com’è in sé e quanto ente (ens qua ens), cioè della totalità del
delle sue perfezioni proprie, né determinare reale, perché un simile oggetto supera le capa-
quali atti umani siano accetti e degni della sua cità di un intelletto ristretto ai soli enti materia-
fruizione in una eterna felicità cui possa parte- li (Ord., I, distinctio 3, p. I, q. 3, nn. 110 ss.).
cipare anche il nostro corpo. La filosofia quin- Enrico di Gand, invece, indicava Dio quale og-
di non può rispondere in modo esaustivo getto primo dell’intelletto in quanto, secondo
all’anelito umano di felicità, ed è per aver as- la teoria dell’illuminazione, le essenze delle
solutizzato la presente condizione storica cose sono conosciute veramente soltanto
dell’umanità come l’unica possibile e perfetta nell’idea archetipa divina; ma Duns Scoto gli
che essa non è in grado nemmeno di avvertire obiettava che se fosse così, l’essenza divina
la propria deficienza e restare aperta a un libe- dovrebbe essere comune a ogni oggetto intel-
ro soccorso divino per sanare questa mancan- ligibile o virtualmente contenuta in esso; Dio
za. Duns Scoto non intende con ciò negare però non è predicabile, né incluso virtualmen-
l’autonomia del filosofo né umiliare la dignità te in alcun altro ente, se no anche il nostro in-
dell’uomo; al contrario, chiedendogli di man- telletto creato, come quello di Dio, dovrebbe
tenersi neutrale e disponibile all’accoglimento essere attivato unicamente dall’essenza divina
di una conoscenza ulteriore offerta dalla rive- e non dalle singole cose. Per lo stesso motivo
lazione, lo innalza a una perfezione maggiore, neanche la sostanza con i suoi accidenti può
svelandogli delle capacità più profonde della fungere da oggetto adeguato primo dell’intel-
sua stessa natura che la ragione è incapace di letto perché in tal caso gli accidenti sarebbero
rilevare. Viene così in luce il metodo della ri- intelligibili solo per mezzo di essa e non diret-
flessione scotiana in cui teologia e filosofia in- tamente per se stessi: nessun oggetto singolo,
teragiscono strettamente senza confondersi quindi, può costituirsi quale primo per il no-
ma anche senza contrapporsi, nella sforzo si- stro intelletto, nel senso di essere comune a
nergico di una comprensione sempre più pro- tutti o contenere virtualmente tutto ciò che è
fonda e luminosa dell’unica verità di Dio, del intelligibile (ibi, nn. 125-128).
mondo, dell’uomo. Di questa teoresi vediamo Per Duns Scoto, quindi, l’oggetto proprio e
ora gli esiti più originali nel problema della co- adeguato dell’intelletto umano secondo la sua
noscenza, della metafisica, dell’etica. natura propria (ex natura potentiae) è «l’ente in
V. L’OGGETTO PROPRIO DELL’INTELLETTO UMANO. – quanto ente», mentre la quidditas rei sensibilis è
Duns Scoto dedica una notevole attenzione a l’oggetto proprio nella condizione storica in
questo problema perché dalla sua soluzione cui esso attualmente si trova a operare, in
dipendono importanti conclusioni gnoseolo- unione con le potenze sensibili del corpo (pro
giche e metafisiche. I maestri del suo tempo statu isto, in Ord., I, distinctio 3, p. I, q. 3, nn.
erano schierati su due posizioni contrastanti, 185-188). «Dire che l’oggetto proprio dell’in-
aristotelica e agostinista, rappresentate ri- telletto umano è l’“ens in quantum ens” equi-
spettivamente da Tommaso d’Aquino e da En- vale a dire che anche per esso l’ambito dell’in-
rico di Gand. Secondo l’Aquinate, l’oggetto telligibilità coincide con quello della realtà, e
adeguato alla natura dell’intelletto umano è che nessun essere quindi, sia pure l’essere im-
l’essenza di una realtà materiale appresa me- materiale per eccellenza, l’essere divino, è, in
diante i sensi (quidditas rei materialis); il teolo- linea di diritto, escluso dall’orizzonte intellet-
go francescano però lo contesta dal punto di tuale dell’uomo. Il fatto che la nostra cono-
vista sia della teologia sia della filosofia. Infat- scenza per ora debba prendere l’avvio dalle co-
3144
VOLUMIfilosofia.book Page 3145 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Duns Scoto


se sensibili non pregiudica la capacità dell’in- correre nella fallacia dell’equivoco» (Ord., I.
telligenza umana di poter estendersi alla tota- distinctio 3, p. I, qq. 1-2, n. 26). Pur essendo in-
lità dell’essere, capacità pronta a rivivere determinato e neutrale rispetto a tutte le de-
quando verranno meno le circostanze connes- terminazioni concrete degli enti o delle cate-
se con la nostra attuale condizione di viatores» gorie, il concetto di ente possiede egualmente
(E. Bettoni, Duns Scoto filosofo, Milano 1966). una sua identità semantica capace di esclude-
Da questa determinazione dell’ente in quanto re la contraddizione e garantire la validità del-
ente quale orizzonte adeguato dell’intelligen- la conclusione dimostrativa.
za umana derivano alcune dottrine caratteri- Anche questo tema, come gli era abituale, vie-
stiche del Dottore sottile, quali l’univocità del- ne discusso in un confronto critico con Enrico
le nozioni trascendentali, la metafisica quale di Gand, il quale affermava invece che abbia-
scienza trascendentale dell’ente, la peculiare mo due concetti propri di essere, uno come in-
struttura della sua prova dell’esistenza di un finito applicabile esclusivamente a Dio, l’altro
ente infinito. come finito applicato alle creature, e non è
VI. UNIVOCITÀ DELLE NOZIONI TRASCENDENTALI. – possibile ammetterne un terzo, distinto e co-
Strettamente connessa con la tesi dell’oggetto mune a quei due se non come concetto analo-
proprio dell’intelletto umano è la dottrina sco- gico per una certa loro somiglianza. Duns Sco-
tista dell’univocità del concetto di ente e delle to però rileva che se quei concetti non avesse-
altre nozioni trascendentali, comuni a Dio e al- ro un elemento comune, non si darebbe alcu-
le creature, alla sostanza e agli accidenti, che na possibilità di conoscere Dio naturalmente,
ne consegue come un corollario. La posizione dato che nessuna nozione attinta dalle creatu-
dell’univocità dell’ente segnava una rottura re finite è in grado di aprirci il passaggio a un
abbastanza violenta nell’ambiente speculativo concetto interamente appropriato all’essere
del tempo, dove era comunemente accettata infinito, e così la metafisica diverrebbe impos-
la predicazione analogica dei nostri concetti sibile. Ci dev’essere quindi un ens in communi,
quale condizione imprescindibile per la salva- anteriore ai diversi modi, ai generi della so-
guardia della trascendenza divina rispetto al stanza e degli accidenti con cui può concreta-
creato. Duns Scoto ne era consapevole e vi mente comporsi e attuarsi, una nozione certo
pervenne lentamente, non senza qualche esi- imperfetta, ma distinta e costituente l’oggetto
tazione e resistenza interna al suo stesso pen- primo dell’intelligenza e il soggetto della me-
siero, passando dall’affermazione esplicita tafisica. La negazione di un concetto trascen-
dell’analogia nelle sue prime opere logiche a dentale e precategoriale di ente comune, infat-
una progressiva apertura all’univocità in alcu- ti, pregiudicherebbe non solo la metafisica ma
ne tormentate revisioni delle questioni sulla anche la possibilità delle altre scienze, com-
Metafisica, fino alla dichiarazione finale presa la teologia rivelata: l’univocità concet-
dell’Ordinatio che c’è un concetto assoluta- tuale sta così a fondamento della stessa ana-
mente semplice (simpliciter simplex), quello di logia reale, senza di essa si cadrebbe nel nomi-
ente, univocamente comune a Dio e alle crea- nalismo dei termini e nell’equivocità dei prin-
ture, perché se non fosse così, non si potrebbe cipi conoscitivi, con un esito scettico o fidei-
nemmeno parlare di un oggetto proprio stico.
dell’intelletto né giustificare il discorso meta- La confutazione scotiana fa leva sull’incompa-
fisico (da notare che l’edizione critica ha tibilità simultanea di concetti certi e dubbi
espunto come spuria la riserva presente in al- (Ord., I. distinctio 3, p. I, qq- 1-2, nn. 27 ss.).
cuni manoscritti e nelle edizioni precedenti Quando un intelletto è certo di un concetto e
secondo cui egli l’avrebbe proposta «non as- dubita di altri, evidentemente vuol dire che si
serendo, quia non consonat opinioni commu- tratta di concetti differenti; ora, la storia della
ni»). Il concetto univoco è da lui definito come filosofia e la nostra stessa esperienza confer-
«quello che è uno in modo tale che la sua uni- mano che tutti siamo certi che Dio è un essere
tà è sufficiente a dar luogo alla contraddizione e invece dubitiamo se sia un ente finito o infi-
qualora lo si affermi e lo si neghi della stessa nito (ibi, n. 29); ciò dimostra che il concetto di
cosa, e inoltre è sufficiente a fungere da termi- ente è diverso da quello dei suoi modi ed è
ne medio nel sillogismo, in modo che i due univocamente predicabile di ambedue, altri-
termini estremi uniti con esso dotato di tale menti, se fosse identificato con essi, si avreb-
unità, possano congiungersi tra loro senza in- be la contraddizione di un pensante che è in-
3145
VOLUMIfilosofia.book Page 3146 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Duns Scoto ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sieme certo e dubbioso circa lo stesso concet- sibile che la tesi dell’univocità abbia compor-
to. Duns Scoto afferma l’unità e la semplicità tato una modificazione strutturale della meta-
del concetto di essere, anteriore alla sua com- fisica tradizionale; infatti una scienza dell’ente
posizione con quello di finito e infinito, univo- inteso come predicato comune a tutto ciò che
camente predicabile di ambedue e delle diver- è realmente esistente o semplicemente possi-
se categorie. Senza dubbio, anch’egli ammette bile, neutro rispetto alle modalità dei singoli,
che la nozione propria di Dio e quella della precede ed è per sé autonoma nei confronti
creatura sono analoghe, ma sottolinea il fatto della scienza dell’essere primo nella perfezio-
che se non ci fosse il concetto logico soggia- ne; sebbene l’ontologia racchiuda un’intrin-
cente di ens commune, quelle due nozioni reali seca orientazione verso la teologia quale sua
proprie risulterebbero semplicemente equivo- esplicazione ultima, la riflessione sull’ente
che e incapaci di fornire una conoscenza razio- universale univoco non è legata a una dipen-
nale di Dio. Il concetto scotiano di ente deriva- denza causativa dall’essere divino, tanto che
to dalla metafisica avicenniana è, dunque, tra- Duns Scoto stesso poteva scrivere: «Me-
scendentale, quidditativamente predicabile di taphysica transcendens est tota prior scientia
tutto ciò che non è nulla, e gode di una priorità divina» (Quaestiones super libros Metaphysico-
e di una universalità logica non confondibili rum Aristotelis, I, q. 1, n. 47), anticipando in cer-
con il primato dell’essere trascendente. to senso la figura moderna della metafisica
VII. METAFISICA E TEOLOGIA NATURALE. – Gli studio- quale scienza trascendentale, passando dalla
si più recenti del pensiero scotiano hanno heideggeriana «ontoteologia» all’ontologia,
messo in risalto che la dottrina dell’univocità dall’essere primo nella perfezione all’essere
dell’ente ha portato a una profonda trasforma- primo del pensiero universalmente comune a
zione della metafisica neoplatonico-aristoteli- tutti gli enti.
ca dei medievali, spostandone l’oggetto
Se però consideriamo attentamente l’argo-
dall’atto puro di essere, causa prima degli enti,
mentazione scotiana per l’esistenza di Dio nei
a quello dell’ente trascendentale, univoca-
commentari alle Sentenze e nel De primo princi-
mente predicabile di tutto ciò che non è nulla,
pio, dobbiamo concludere che la dissociazione
vale a dire non contraddittorio, oggetto primo
moderna della metafisica generale da quella
del pensiero e soggetto proprio di una scienza
generale dell’essere che nell’età moderna sarà speciale è solo virtualmente presente
denominata ontologia, comprendente in sé nell’opera del teologo francescano: tanto, in-
quale parte speciale la scienza di Dio, o teolo- fatti, quell’argomentazione è ampia, comples-
gia filosofica; così l’ontologia, avendo il prima- sa, rigorosamente costruita secondo le più raf-
to nell’ordine della predicazione, avrebbe poi finate esigenze del discorso scientifico da far
subordinato a sé l’essere divino che ha il pri- trasparire che la prova «di un ente infinito in
mato nella perfezione. A partire da Duns Sco- atto tra gli enti», che per noi è il concetto più
to, quindi, si dovrebbe parlare di una «rifonda- semplice e perfetto che possiamo farci di Dio
zione» o anche di un «secondo inizio» della (Ord., I, distinctio 3, p. I, qq. 1-2, n. 58), rappre-
metafisica, non più incentrata primariamente senti il vertice della teoresi del Dottore sottile
sul problema di Dio, bensì sulla rappresenta- e forse anche il «cuore» della sua fatica di filo-
zione concettuale dell’essere e sulle sue pro- sofo-teologo, in cui l’ontologia e la teologia
prietà trascendentali, come poi fu sistematica- naturale risultano strettamente intrecciate co-
mente sviluppata da Francisco Suárez e da me un unico discorso integrale sull’essere e i
Christian Wolff, sino alla riformulazione di- suoi modi. Sembra quindi improprio designar-
struttiva di Kant che da riflessione sull’essere lo come l’iniziatore di una metafisica essenzia-
oggettivo la restrinse all’analisi critica delle listica astratta e vuota, se si riflette che per lui
condizioni soggettive del pensiero (cfr. Ludger non esiste un’essenza senza il suo esse, e non
Honnefelder, Olivier Boulnois). si dà una distinzione reale tra essenza ed esi-
Pur con qualche riserva circa una pretesa ridu- stenza come tra potenza e atto, bensì come tra
zione di Dio «come un essere tra gli altri, e non due realtà soltanto formaliter distinctae nell’u-
come il principio trascendente ogni ente» (cfr. nità di una medesima natura o quiddità, pos-
O. Boulnois, Quand commence l’onto-théologie? sibile o realmente esistente. Secondo Duns
Aristote, Thomas d’Aquin et Duns Scot, in «Re- Scoto, infatti, l’ente non è ristretto a ciò che ha
vue Thomiste», 95, 1995, pp. 85-108), è ammis- l’atto fisico di esistenza, ma comprende tutto
3146
VOLUMIfilosofia.book Page 3147 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Duns Scoto


ciò che ha l’attitudine a esistere, tutto il possi- 2, p. I, qq.1-2, n. 43), ponendo così la premessa
bile cui non ripugna l’essere. dell’argomentazione sul piano della possibili-
Pur seguendo lo schema delle «vie» dimostra- tà reale con una proposizione universale e ne-
tive già elaborato da Enrico di Gand, infatti, cessaria. Non potendo autocrearsi né venire
Duns Scoto lo ripensa e ripropone in modo dal nulla (sarebbe un’assurdità impensabile,
originale, congiungendo organicamente gli contraria al principio di non contraddizione),
esiti razionali più validi della tradizione ago- gli enti producibili devono essere prodotti da
stiniana e di quella aristotelica, con un risulta- un altro (un effectivum) come loro causa; ora,
to unico rispetto ai suoi predecessori che non scartando il rinvio a una serie di cause acci-
cessa ancora di stupire. I punti salienti del suo dentalmente o essenzialmente ordinate, im-
itinerario al principio primo degli enti sono co- plicanti un’inconcludente regressione all’infi-
stituiti preliminarmente dalla negazione del- nito o un’inconsistente circolarità esplicativa,
l’ontologismo e di ogni pretesa conoscenza a è necessario ammettere una causa produttrice
priori dell’essere divino perché, sebbene la assolutamente prima, nel suo essere e nel suo
proposizione «Dio esiste» sia per se nota dall’a- agire non dipendente da nessun altro agente
nalisi dei termini, per noi che ne ignoriamo intrinseco o estrinseco, perciò del tutto incau-
l’essenza ha bisogno di essere dimostrata mo- sabile. Poiché una tale perfettissima e autono-
vendo dall’esperienza degli effetti e dalla loro ma causalità non contiene nulla di confliggen-
problematicità (Ord., I, distinctio 2, p. I, qq. 1- te con i primi primcipi del conoscere e dell’es-
2, nn. 28 e 39). Egli, però, innanzitutto rifiuta la sere, appare quindi possibile, ma se è possibi-
prova averroistica fondata sul motus o divenire le, conclude il Sottile, allora esiste in atto da
degli enti; più che a un «primum movens», an- sé, altrimenti, essendo assolutamente prima,
cora incluso nei limiti della fisicità e della du- non ci sarebbe alcun’altra causa anteriore ad
rata temporale, occorre con Avicenna perveni- essa in grado di produrla e pertanto, contro il
re a un «primum ens» mediante una riflessio- presupposto, dovrebbe dirsi impossibile («igi-
ne schiettamente metafisica sulle proprietà tur si potest esse, quia non contradicit entitati,
disgiuntive dell’essere, per concludere dagli potest esse a se, et ita est a se», in De primo
enti finiti contingenti molteplici a un ente infi- principio, n. 55). La mera possibilità ontologica
nito necessario unico. di un tale principio effettivo implica dunque il
La sua dimostrazione si snoda nelle seguenti transito ineludibile alla sua autoposizione in
tappe: 1) tra gli enti ve n’è uno assolutamente atto nell’esistenza, altrimenti si incorre
primo per causalità efficiente, finale e nella nell’elenchos di affermare e negare simul idem
perfezione; 2) il primato in una di queste tre de eodem.
dimensioni comporta anche le altre due e ap- Lo stesso ragionamento viene ripetuto per
partiene a un’unica natura; 3) questa natura, l’esistenza di un fine ultimo e di una perfezio-
essendo incausabile, «infinibile» (ovvero non ne suprema: dall’esperienza dei fini intermedi
dipendente da alcun fine), perfettissima, se è e dei diversi gradi di perfezione si deduce la
possibile, cioè non contraddice alla nozione di necessità di un «primum» nei fini e nelle per-
essere, esiste necessariamente in atto; 4) un fezioni, dunque un primo fine e un primo per-
tale ente assolutamente primo e incausabile, fetto «infinibile» e «incausabile» da altri, pie-
necessariamente dotato d’intelligenza e vo- namente conformi alla natura dell’essere,
lontà, è infinito nella potenza, nella conoscen- quindi possibili, e pertanto, se possibili, esi-
za, nell’amore, nella perfezione; 5) essendo in- stenti in atto. La «prova» scotiana prosegue
finito è anche necessariamente unico: questi è quindi con l’attribuzione del triplice primato a
perciò il vero Dio, da noi conosciuto pure me- un’unica natura e con la dimostrazione della
diante la rivelazione, il principio che solo può sua infinità perfezionale o intensiva di contro
rendere ragione del perché ci sia il mondo e alla pseudo-infinità estensionale e di durata
non il nulla. del motore aristotelico; si conclude infine con
C’è da notare che per dimostrare il «primum» l’affermazione di un’altra proprietà assoluta
nella causalità, con una scelta metodologica dell’essere incausato e infinito, cioè la sua
calcolata Duns Scoto non muove da un’espe- unicità, approdando così alla più perfetta in-
rienza fattuale contingente (aliquid movetur), telligenza umana del vero Dio.
bensì dalla producibilità di qualcosa («ali- Nell’economia generale della prova si deve
quod ens est effectibile», in Ord., I, distinctio notare che l’acquisizione dell’infinità quale
3147
VOLUMIfilosofia.book Page 3148 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Duns Scoto ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

modo intrinseco costitutivo dell’essenza divi- logico del concetto a quello dell’esistenza,
na rappresenta un momento nevralgico per il perché nella sua argomentazione egli non ha
superamento dell’imperfetta nozione di onni- mai abbandonato il piano della realtà essen-
potenza e di contingenza pensate da Aristote- ziale delle nature.
le, e ciò avviene in forza di una nuova conce- VIII. STRUTTURA ONTOLOGICA DELL’ENTE CORPOREO.
zione della modalità in cui il possibile o l’effecti- – Per una liberissima e gratuita donazione
bile non sono più vincolati alla verifica statisti- d’amore, dall’eternità Dio ha pensato e voluto
ca del loro darsi fattuale nel tempo, bensì im- far sorgere all’esistenza dal nulla nel tempo
plicano che la potenza della prima causa si l’universo degli enti finiti (Ord., II, distinctio 1,
estenda in modo libero e immediato a tutti gli qq. 1-5). Nella comprensione del mondo crea-
enti non logicamente incompossibili, cioè in- to dei corpi e di quello dell’uomo Duns Scoto
contraddittori (Ord., I, distinctio 2, p. I, qq. 1- segue generalmente la dottrina aristotelica,
2, nn. 75 ss.; Lect., I, distinctio 39, qq. 1-5, nn. preferendola a quella platonico-agostiniana;
42 ss.). Che l’infinità in tal modo riscattata nel sebbene egli si trovi spesso d’accordo con la
suo autentico concetto intensivo di pienezza cosmologia e l’antropologia dell’Aquinate, v’è
di essere esista in atto e appartenga in modo da notare però che su non poche questioni di
esclusivo alla natura divina, viene dimostrato notevole importanza la sua posizione teoreti-
dal maestro francescano in base alla sua po- ca diverge profondamente da quella tomistica,
tenza, intelligenza, eminenza, amabilità infini- motivata da una più convinta fedeltà ai dati
te (Ord., I, distinctio 2, p. I, qq. 1-2, nn. 111 ss.), della fede e all’esperienza stessa. Pur aderen-
mediante un percorso in cui «il costante riferi- do alla teoria dell’ilemorfismo, ad esempio, il
mento alla possibilità comprova l’apporto de- maestro francescano nega decisamente che la
cisivo della rinnovata teoria scotiana della materia prima sia una pura possibilità; se non
modalità, in rapporto a quel modo radicale avesse in sé qualcosa di positivo, un proprio
dell’essere che è l’ens infinitum» (A. Ghisalber- atto di essere, che senso avrebbe dichiararla
ti, in L. Honnefelder et al., John Duns Scotus: principio reale delle cose e termine dell’atto
Metaphysics and Ethics, «Atti del convegno in- creatore di Dio? (Lect., II, distinctio 12, q. uni-
ternazionale di Bonn, 14-18 marzo 1994», Lei- ca, nn. 29 ss.). Questa minimale positività di
den - New York - Köln 1996). cui è dotata, tuttavia, non impedisce alla ma-
Guardata in profondità, la nervatura logica teria di entrare in composizione con la forma,
dell’articolata dimostrazione scotiana è di na- costituendo un’entità nuova qualificata
tura dialettica, poggia direttamente sul princi- dall’unico atto di essere di ambedue.
pio di non contraddizione: al livello della pie- Una posizione analoga si verifica circa la plu-
nezza di perfezione di un essere incausabile e ralità delle forme negli esseri viventi e in parti-
infinito (l’anselmiano ens perfectissimum), la colare nell’uomo. Contrariamente a Tommaso,
sua possibilità (di summum cogitabile) si con- il quale per non spezzare l’unità sostanziale
verte necessariamente nell’attualità (incausa- dell’individuo aristotelicamente affermava che
bile est ex se necesse esse, in De primo pr., n. 56), è l’anima l’unica forma conferente l’essere an-
altrimenti si cadrebbe nell’autoconfutazione che al composto biologico, Duns Scoto ripren-
di affermarlo possibile e impossibile nello de la tesi enrichiana della necessità di una
stesso tempo, violando l’incontraddittorietà specifica forma corporeitatis, distinta dalla for-
dell’essere e del pensiero. La movenza finale a ma che dà la vita, per la quale si richiede un
priori della «prova», dalla possibilità all’atto, principio diverso e qualitativamente superio-
non deve far scordare la sua partenza a poste- re; è precisamente in virtù di quella particolare
riori dall’esperienza empirica di enti produci- forma corporea che anche dopo la morte, o se-
bili richiedenti una loro giustificazione, né sot- parazione dell’anima, un corpo conserva per
tovalutare la cosiddetta «coloratio» o modifi- un certo tempo la sua unità e riconoscibilità
cazione da lui operata dell’argomento del Pro- individuale, come l’esperienza ci mostra. D’al-
slogion mediante il passaggio intermedio della tra parte, la coesistenza di due o più forme in
possibilità, vale a dire dell’incontraddittoria una sostanza composta, secondo il teologo
pensabilità dell’ens perfectissimum di Anselmo, francescano non ne compromette l’unità qua-
come poi richiesto anche da Leibniz; occorre lora, come nel composto umano, si dia una su-
inoltre rilevare che nell’itinerario del france- bordinazione delle stesse forme in ragione
scano non si passa qui dall’ordine puramente della loro crescente perfezione, sicché l’ultima
3148
VOLUMIfilosofia.book Page 3149 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Duns Scoto


più perfetta divenga il polo unificatore delle Conclusivamente, secondo il Dottore sottile il
determinazioni inferiori. Sarebbe infatti con- principio d’individuazione dev’essere qualco-
traddittorio che una forma superiore come sa di positivo (un aliquid positivum o un’entitas
l’anima intellettiva, principio della vita vegeta- positiva) nella linea della sostanzialità, l’ultimo
tiva e sensitiva del corpo, fosse nel contempo tocco perfezionale di una forma mediante l’ag-
principio anche dello stesso corpo privo di vi- giunta di una differentia individualis alla sua na-
ta: la medesima forma sarebbe così simultane- tura specifica. Pertanto, come la differenza
amente principio di un vivente e di un non vi- specifica toglie a una natura la capacità di sud-
vente (Ord., IV, distinctio 11, q. 3, nn. 37 ss.). dividersi in altre specie, così la differenza indi-
Egualmente originale e innovativa rispetto al- viduale impedisce la sua comunicabilità ad al-
le posizioni di Tommaso e di Enrico è la teoria tri individui, essendo ambedue le differenze
scotiana del principio d’individuazione, un assolutamente semplici e irriducibili ad altre
problema tra i più dibattuti alla fine del Due- specie o individui; si deve però notare che la
cento. Duns Scoto elenca cinque opinioni di- differenza individualizzante non arreca alcuna
verse, da lui analiticamente confutate come ulteriore realtà quidditativa alla natura e che
insoddisfacenti, proponendone una sua, fon- in un certo senso funziona come quasi «mate-
data sulla tesi avicenniana della natura com- ria» contraente la forma specifica nelle diverse
munis, vale a dire di una essenza specifica rea- unità numeriche soggettive (ibi, nn. 168-188).
le, per se stessa non universale né singolare Nelle lezioni parigine Duns Scoto stesso aveva
(equinitas est equinitas tantum, in Ord., II, di- denominato tale differenza haecceitas (si po-
trebbe tradurre con «questità», o con l’aristo-
stinctio 3, p. I, q. 1, n. 31), ma che diventa tale
telico tovde ti), per designare più precisamente
quando è pensata dalla mente (un universale
la singolarità di un ente risultato dal principio
logico) o attuata nella realtà (un individuo
d’individuazione (Rep. par., II, distinctio 12, q.
concreto); infatti, se quella natura con la sua
V, nn. 8, 13, 14).
entità minore (diminuta) nei confronti delle al-
Il significato complessivo di questa teoria è
tre unità numeriche non restasse neutrale ri-
che con essa Duns Scoto «rompeva con la fon-
spetto alle due predette realizzazioni, sarebbe
damentale concezione greca della specie qua-
predicabile soltanto di una con l’esclusione
le principale espressione dell’essere e dell’in-
dell’altra. telligibilità, codificata nella tradizione latina
La scuola tomista, rappresentata allora da Egi- da Boezio nell’asserto che “la specie è tutto
dio Romano, spiegava l’individuazione di una l’essere di un individuo” [...] estendendo il
specie mediante la materia determinata da processo di divisione e di differenziazione nel-
una certa estensione o quantità (signata quan- la linea della sostanza oltre la specie e fin den-
titate); al che il francescano replicava che è tro la costituzione dell’individuo stesso» (S. D.
un’assurdità riporre nella materia, per sé inde- Dumont, s. v., in E. Craig [a cura di], Routledge
terminata e divisibile, il principio della massi- Encyclopedia of Philosophy, London - New York
ma determinazione e unità com’è l’individuo. 1998, vol. III, pp. 153-170).
Enrico di Gand invece asseriva non esserci al- IX. NATURA E DIGNITÀ DELL’UOMO. – Nella fase or-
cun bisogno di un fattore individuante perché mai avanzata di recezione dell’aristotelismo
una natura è già individuata per se stessa con alla fine del Duecento, non fa meraviglia che
il proprio atto di esistenza singolo, indivisibile anche un teologo francescano come Duns Sco-
e in tutto distinguibile dagli altri. Duns Scoto to coltivi fondamentalmente un’antropologia
però obiettava che l’individuo è qualcosa di ispirata alle dottrine dello Stagirita più che a
positivo ed è necessario cercare la causa di quelle platonizzanti dei padri della chiesa,
quella duplice negazione che lo distingue da- sebbene con una discreta libertà innovativa
gli altri; essendo però l’atto di esistenza come per una migliore comprensione dei dati
esterno rispetto alla struttura categoriale della dell’esperienza.
sostanza, si aggiunge ad essa in modo quasi Si è visto sopra che anche l’uomo è unità di
accidentale e non può individuarne l’essenza; materia e forma, di una materia però già orga-
egualmente, anche la quantità e gli altri predi- nizzata da una sua «forma corporeitatis», e da
camenti sono posteriori e derivano da una so- una forma di particolare eccellenza ontologica
stanza già individuata (Ord., II, distinctio 3, p. com’è l’anima umana, dotata d’intelligenza e
I, q. 2, nn. 47 ss., 99 ss.). di volontà. La sua essenza specifica, o natura
3149
VOLUMIfilosofia.book Page 3150 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Duns Scoto ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

communis, mediante il principio d’individua- all’azione umana, con una certa predominanza
zione viene portata alla sua massima perfezio- della volontà.
ne e completezza nell’essere (ultima realitas Un’altra posizione controcorrente del Dottore
entis) che la rende indivisibile e incomunicabi- Sottile afferma non essere razionalmente di-
le ad altri, una sussistenza ontologica unica mostrabile che l’anima umana sia immortale,
nell’universo degli enti, in quell’estrema circo- mentre i teologi del tempo l’accreditavano
scrizione e indipendenza nel suo essere (ulti- sull’autorità di Aristotele e sul fatto che si trat-
ma solitudo) che la definisce propriamente co- ta di una forma immateriale avente l’essere
me persona («Ad personalitatem requiritur ul- per se stessa, o anche, agostinianamente,
tima solitudo, sive negatio dependentiae ac- sull’istintivo desiderio di una vita e felicità
tualis et aptitudinalis ad personam alterius senza fine. Sennonché, con un’acribia testuale
naturae», in Ord. III, distinctio 1, q. 1, n. 17). inconsueta per quei tempi, egli replica che
Ontologicamente tutta raccolta in sé, la perso- nelle varie opere del Filosofo si possono trova-
na umana tuttavia, mediante l’intelligenza re affermazioni a favore e anche contrarie, se-
scopre la sua relazione fondativa (= transcen- condo la materia trattata, indice, questo, che
dentalis) con il suo creatore e si apre all’intero non era riuscito a raggiungere una soluzione
dell’essere, mentre con la volontà si protende chiara, restando quindi neutrale sul problema;
verso la totalità del bene che brilla in ogni en- in quanto forma spirituale, poi, in linea di
te, amandolo in sé e per sé, non solo in funzio- principio l’anima potrebbe sussistere per sé,
ne di se stessa, associando così all’incomuni- ma ciò non è conoscibile dai dati naturali, per-
cabilità della sua sussistenza una costitutiva ché nella condizione presente dell’umanità ha
relazionalità operativa. l’essere solo nel risultato del composto, e per-
Come gli altri scolastici, Duns Scoto illustra tanto è lecito dubitare anche circa la «natura-
profondamente l’emergenza o spiritualità lità» del suo desiderio di eternità (Ord., IV, di-
dell’anima umana che, pur essendone forma, stinctio 43, q. 2, nn. 16-23).
trascende con esperienza innegabile l’attività X. LA CONOSCENZA. – Anche nella dottrina della
legata alla vita organica e sensitiva del corpo; conoscenza Duns Scoto segue la linea aristo-
si distingue però dai maestri contemporanei telica, scartando come obsolete alcune tesi
circa il rapporto che intercorre tra l’anima e le dell’agostinismo, come la necessità della illu-
sue facoltà, che per lui non sono né realmente minazione, ma integrandone altre nella sua
distinte quali accidenti derivanti dalla sua so- nuova sintesi che compone l’astrazione
stanza (Tommaso d’Aquino) né identificate dell’universale con l’intuizione del singolare, e
con essa (Enrico di Gand), ma solo «formal- contro la passività del senso e dell’intelletto
mente» distinte. La distinzione formale ex na- possibile o ricevente riafferma l’attività con-
tura rei è un’originale categoria logica scotia- causale del soggetto conoscente e dell’ogget-
na, introdotta nella spiegazione anche di altri to conosciuto, sia a livello della percezione
problemi teologici (tra l’essenza divina e i suoi che del concetto.
attributi o le relazioni trinitarie, tra la natura Secondo Duns Scoto, nella conoscenza conflu-
umana e la persona del Verbo nell’incarnazio- isce una doppia causalità: quella dell’oggetto
ne ecc.), che si verifica tra alcune perfezioni movente, rappresentato dalla sua species intel-
concettualmente irriducibili l’una all’altra (ad ligibilis, e quella del soggetto quale intelletto
es., la bontà, la bellezza ecc.), ma che nella re- ricevente; egli perciò respinge l’opinione di
altà del soggetto che le possiede risultano in- Enrico che riduceva l’oggetto a mera condizio-
separabili; così nel caso nostro, intelletto e vo- ne occasionale del conoscere che sorgerebbe
lontà sono formalmente distinti dall’anima, interamente dall’attività del soggetto, e rifiuta
sebbene realmente facciano una sola cosa con pure quella tomistica di Goffredo di Fontaines,
essa («Anima continet potentias istas unitive, dove l’intelletto è ridotto alla passività di una
quamquam formaliter sint distinctae», in Ord., materia prima in potenza alle varie forme de-
II, distinctio 16, q. unica, n. 17). Egualmente, terminate dagli intelligibili. Nessuna delle due
l’intelletto e la volontà sono due principi for- posizioni, infatti, rispetta la fenomenologia
malmente distinti tra loro e autonomi nella lo- del conoscere, in quanto una sacrifica la ne-
ro causalità operativa (necessitata da parte cessità determinativa dell’oggetto, mentre
dell’intelletto, libera da parte della volontà), l’altra misconosce tutta l’attività immanente
anche se ambedue necessari e concorrenti della mente intorno all’intelligibile; pertanto
3150
VOLUMIfilosofia.book Page 3151 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Duns Scoto


egli conclude: «Si nec anima sola nec obiec- rarne mediante l’astrazione una rappresenta-
tum solum sit causa totalis intellectionis ac- zione universale ai fini della sua conoscenza
tualis, et illa sola videntur requiri ad intellec- scientifica, che non è possibile ottenere nella
tionem, sequitur quod ista duo sunt una causa contingenza dei particolari. L’ammissione del-
integra respectu notitiae genitae» (Ord., I, di- la conoscenza intellettuale intuitiva garantisce
stinctio 3, p. III, q. 2, n. 494). L’analisi così la certezza anche nelle proposizioni e nei
dell’esperienza dunque, egli spiega, richiede fatti contingenti con la stessa forza di quelli
la sinergia di oggetto e intelletto nella cono- necessari. Diversamente da Agostino, egli af-
scenza, cooperanti ciascuno con la propria at- ferma però che soltanto un intelletto puro co-
tività come due vere cause parziali essenzial- me quello angelico possiede una conoscenza
mente ordinate alla produzione dell’atto co- intuitiva immediata della propria essenza; la
noscitivo, analogamente a quanto avviene nel- nostra mens invece, sullo sfondo di una memo-
la generazione di un figlio, a cui partecipano ria sui abituale ma confusa, perviene di fatto a
attivamente e in proprio sia il padre che la ma- tale autocoscienza solo con una riflessione sui
dre integrando la rispettiva causalità dell’uno propri atti conoscitivi mediante astrazione, dei
con quella dell’altra, anche se poi è giusto ri- quali possiede un’evidenza immediata (Ord.,
conoscere un’esplicita superiorità dell’intel- II, distinctio 3, p. II, q. 1, nn. 289-293). Infine, il
letto sull’oggetto, come lo è del padre rispetto teologo francescano ammonisce che chi ne-
alla madre nei confronti della prole (Quodl., gasse una conoscenza di tipo intuitivo al no-
XV, n. 10). stro intelletto, non potrebbe più rendere con-
Un contributo particolarmente significativo to della visione beatifica quale incontro e frui-
della gnoseologia scotista nello sviluppo del zione presenziale di Dio all’anima, come inse-
pensiero successivo è appunto la sua distin- gna la rivelazione biblica, che «lo vedremo fa-
zione tra conoscenza intuitiva e conoscenza cie ad faciem, così come egli è».
astrattiva. La prima è da lui definita come «la XI. IL PRIMATO DELLA VOLONTÀ LIBERA. – Intelletto
conoscenza di un’essenza che ha l’essere at- e volontà sono le due potenze emergenti dalla
tualmente esistente (o di una cosa presente memoria sui che meglio esprimono la natura
nella sua esistenza)», mentre l’altra è «la co- propria del soggetto umano. Mentre per l’in-
noscenza di un’essenza astraendo dalla sua at- telletto Duns Scoto si era attenuto in generale
tuale esistenza o non esistenza» (Ord., II, di- alle conclusioni aristoteliche, nell’illustrazio-
stinctio 3, p. II, q. 2, n. 321); egli avverte poi di ne della volontà invece si distacca nettamente
non identificare quella intuitiva semplicemen- dal Filosofo, proponendo una dottrina innova-
te con la «non discorsiva», dato che anche tiva e originale rispetto anche agli altri mae-
qualche conoscenza astrattiva è non discorsi- stri, dalla quale deriverà poi l’impianto co-
va, senza tuttavia potersi dire intuitiva nel sen- struttivo dell’intera sua filosofia della prassi.
so proprio di un’intuizione della cosa come re- Per il teologo francescano la volontà è una
almente è, cioè nella sua esistenza e presen- perfezione pura che si trova in Dio nella sua
zialità. Si può quindi rilevare che, diversamen- pienezza e quale amore ne forma l’essenza;
te dalla tradizione aristotelica, l’intuizione non Dio perciò ama necessariamente se stesso, ma
è per lui limitata alla percezione del particola- in questa necessità brilla la suprema libertà
re sensibile, ma concerne anch’essa l’essenza, della sua volontà che è sempre rationabilissime
e quindi si oppone alla particolarità del senso. et ordinatissime volens (Ord., III, distinctio 3, q.
Ora, una perfezione posseduta da una facoltà unica, n. 6), per cui non può non volere il pro-
inferiore deve potersi trovare in un grado più prio essere infinito, mentre l’universo degli en-
alto anche in una facoltà superiore della me- ti finiti proviene da una sua libera scelta ragio-
desima specie (ibi, n. 320); pertanto, come i nevole e ordinata tra gli infiniti mondi possibi-
nostri sensi hanno la conoscenza intuitiva di li, mai però irrazionale o arbitraria. Dio è es-
un oggetto particolare esistente e presente e senzialmente amore, e anche l’uomo, creato a
l’immaginazione ne astrae poi una rappresen- sua immagine, è ontologicamente costituito
tazione che rimane anche nell’assenza dell’og- nella sua radice da una chiamata all’amore;
getto, a più forte ragione un’analoga capacità secondo Duns Scoto, più che l’intelligenza, il
conoscitiva deve potersi ascrivere all’intellet- nucleo essenziale della persona consiste nella
to, di intuire cioè nella sua particolarità un og- volontà con cui liberamente orienta se stessa
getto esistente e presente, e inoltre di elabo- e il proprio agire all’amore fontale (Ord., I, di-
3151
VOLUMIfilosofia.book Page 3152 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Duns Scoto ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

stinctio 2, p. I, qq. 1-2, nn. 75-110; distinctio (Rep. par. II, distinctio 25, n. 20). Sebbene nella
10, q. unica; Rep. par., IV, distinctio 49, qq, 1-4; revisione ultima dell’Ordinatio egli abbia la-
Quodl., XVI). sciata in sospeso la redazione definitiva della
Intelletto e volontà sono due facoltà razionali distinzione 25 del II libro sul problema, forse
dell’anima, però mentre il primo agisce in mo- in vista di un ripensamento ulteriore, è eviden-
do naturale, vale a dire determinato dall’og- te da queste righe il suo avvicinamento alla
getto, l’altra invece agisce in modo libero (ap- posizione tradizionale dei francescani, che era
petitus cum ratione liber); essendo del tutto in- pure quella di Enrico di Gand.
determinata, essa può agire o non agire, oppu- La superiorità della volontà su ciò che agisce
re agire in senso contrario: la scelta o il rifiuto, in modo naturale si evidenzia anche dal fatto
anche di fronte al sommo bene, dipendono che essa ha il potere di compiere atti opposti
esclusivamente da lei, e ciò semplicemente non solo nella successione temporale, ma an-
quia voluntas est voluntas, non necessitata da che nell’istante stesso in cui si decide per una
nulla di estrinseco ad essa (Quaestiones super scelta: anche allora mantiene egualmente la li-
libros Metaphysicorum Aristotelis, IX, q. 15, nn. bertà di volerne un’altra contraria (Quaestiones
20-41; Rep. par., II, distinctio 25, q. unica, n. super libros Metaphysicorum Aristotelis, IX, q. 15,
20). Il nostro teologo accentua fortemente il n. 65). Tale capacità fa parte della sua essenza
contrasto fra ciò che è naturale e ciò che è vo- di causa contingente e libera che non le può
lontario; per lui, infatti, la libertà non è oppo- venir meno in nessun momento: un tipo di
sta alla necessità (come si è visto nell’amore causalità, questo, assai diverso dalla contin-
di Dio), bensì alla natura, cioè alla causalità genza possibile nell’incrociarsi fortuito dei
deterministica. Ora la volontà può autodeter- moti delle cause seconde com’è nell’universo
minarsi a effetti contrari, l’intelletto invece è aristotelico. In Duns Scoto, dunque, più che
bloccato in una sola direzione; la causalità una metafisica della presenza dell’essere
della volontà, quindi, gode di una flessibilità all’intelligenza, abbiamo un’ontologia della li-
razionale molto maggiore di quella dell’appe- bertà quale costitutivo formale dell’essere di-
tito sensitivo o della facoltà intellettiva. vino e umano, e una metafisica dell’amore nel-
Prendendo sempre più le distanze da ogni la suprema beatitudine di comunione della vi-
compromesso intellettualista con la scuola to- ta trinitaria, offerta e partecipabile anche
mista alla quale inizialmente era stato vicino, dall’uomo, nel quale atto beatificante, neces-
alla fine egli scriveva che nell’atto di scelta la sità e libertà vengono a fondersi e a celebrarsi
volontà è causa totale della decisione, mentre insieme, perché a questo livello anche per
l’intelletto è richiesto solo quale condizione l’uomo «la più alta forma della libertà diviene
previa (conditio sine qua non) per la presenta- la necessità dell’amore di Dio» (O. Boulnois,
zione di un bene appetibile, non quale causa Être et représentation. Une généalogie de la
concorrente, nemmeno secondaria o parziale: métaphysique moderne à l’époque de Duns Scot
questo dato psicologico conclusivo esalta [XIIIe-XIVe siècle], Paris 1999).
quanto mai la responsabilità e l’imputabilità XII. LA FILOSOFIA DELLA PRASSI. – 1. L’etica. – Con-
delle scelte personali. Da lungo tempo si di- trariamente agli indirizzi oggi correnti, non si
scute tra gli studiosi se veramente ci sia stata deve dimenticare che l’etica scotiana è salda-
una evoluzione su questo tema nel pensiero mente ancorata a presupposti ontologici di
del Sottile; nonostante l’autorevole parere ne- forte valenza metafisica, innanzitutto alla sua
gativo di Carlo Balic e della stessa Commissio- distinzione della «teologia dei necessari» dal-
ne scotistica (Prolegomena al vol. XIX dell’ed. la «teologia dei contingenti». Secondo il mae-
critica, pp. 38*-41*), alcuni interpreti ritengo- stro francescano, infatti, necessario in senso
no ancora attendibile l’annotazione del suo assoluto è soltanto l’essere infinito divino e
segretario Guglielmo di Alnwick che effettiva- tutto ciò che ha immediata attinenza con lui;
mente nelle lezioni parigine egli abbia mutato tutto il resto nel mondo degli enti finiti risulta
opinione rispetto a quanto aveva insegnato ad creato liberamente dalla volontà di Dio, e per-
Oxford, escludendo interamente il concorso tanto essenzialmente contingente e relativo.
causale dell’intelletto nelle decisioni ultime Da questa base metafisica scaturisce un im-
della volontà: «Nihil creatum aliud a voluntate pianto dell’etica diverso da quello necessitari-
est causa totalis actus volendi in voluntate» stico della concezione greco-araba e della vi-
3152
VOLUMIfilosofia.book Page 3153 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Duns Scoto


sione fatalistica stoica. Il supremo principio dunque come uno sbarramento ontologico
pratico che ne deriva è che solo Dio è l’oggetto entro il quale la ragione deve «misurare» la
o il sommo bene necessario che non può non bontà morale o l’immoralità delle decisioni
essere amato: Deus est diligendus è l’imperativo personali, ponendosi quale misura e norma a
categorico mai mutabile né dispensabile sua volta misurata dall’oggettività del valore,
esprimente la legge naturale in senso stretto e contro il rischio insorgente dal capriccio degli
il perno dei primi tre precetti del decalogo; gli impulsi individualistici (Ord., I, distinctio 17,
altri comandamenti della cosiddetta «seconda q. unica, III, q. 34, q. unica, Quodl., 18).
tavola», concernenti le relazioni con il prossi- Al seguito di Anselmo, il teologo francescano
mo, con le istituzioni familiari e sociali, sono distingue nettamente la nativa inclinazione
invece passibili di mutazione, in quanto la loro della volontà umana verso il bene oggettivo
determinazione morale dipende dalla libera (affectio iustitiae) da quella verso il proprio be-
scelta divina per l’ordinamento naturale oggi nessere soggettivo (affectio commodi); ovvia-
vigente, ma nulla vieta che Dio avrebbe potuto mente, soltanto nel superamento del deside-
pensare e volere un altro ordine della natura in rio egoistico del proprio piacere la volontà po-
cui sarebbero risultate valide norme di com- trà elevarsi all’amore del bene supremo nel
portamento diverse da quelle attualmente in quale incontrerà la sua piena felicità; tale ret-
vigore (Ord., III, distinctio 37, q. unica). titudine nella scelta del bene morale è garan-
In questo secondo caso la legge naturale per- tita dalla sua conformità con quel dictamen
de quindi la rigidità e l’immutabilità con cui completum rationis rectae, che è appunto la mi-
l’aveva pensata l’Aquinate, e inoltre diviene sura della moralità degli atti fornita dal giudi-
più semplice la spiegazione di alcuni sconcer- zio della prudenza (Ord., II, distinctio 6, q. 2,
tanti episodi biblici della sua violazione, in nn. 49-54; III, distinctio 26, nn. 17-18). La pras-
quanto trattandosi di norme vigenti in un si infatti rappresenta per lui l’ideale dell’azio-
mondo contingente, esse hanno potuto non ne umana, radicata nell’intelligenza pruden-
già venire dispensate, bensì revocate o mutate ziale che la custodisce dalla cecità degli impul-
da un altro comando divino. Questa originale si, e pienamente conforme all’imperativo della
interpretazione della legge e del diritto natura- ragione retta che la preserva dalla caduta nella
le, tuttavia, non equivale a una caduta nel re- malvagità deviante dal bene (Ord., prologus, p.
lativismo etico o nel positivismo teologico, co- V, qq. 1-2, nn. 228-235).
me molti insistono ancora a denunciare, bensì 2. La società politica. – In netto contrasto con le
riflette una potente esaltazione dell’assoluta dottrine di «papalisti» estremi come Egidio
trascendenza della libertà e dell’amore di Dio Romano o Giovanni di Parigi (Jean Quidort),
e della contingenza di ogni sua opera ad extra, Duns Scoto propone una teoria innovativa e
la quale è così solo perché lui (de potentia ordi- per alcuni aspetti assai moderna della società
nata) l’ha voluta in quel modo, senza esclude- e dell’autorità politica, in cui il consenso della
re per questo la possibilità (de potentia absolu- comunità ha un ruolo decisivo nella legittima-
ta) di altre realizzazioni con nuovi ordinamenti zione del potere dei sovrani e delle leggi da lo-
ad esse adeguati; comunque, finché persiste il ro emanate.
presente ordinamento la legge naturale con- Nello stato di innocenza, egli osserva, gli uo-
serva intatta la sua forza obbligante (Ord., IV, mini vivevano in pace e perfetta eguaglianza
distinctio 44, q. unica). tra loro, partecipando secondo i propri bisogni
Sarebbe quindi del tutto erroneo considerare ai beni ch’erano comuni a tutti e vivendo se-
Duns Scoto come il precursore dell’arbitrari- condo la legge naturale sotto l’autorità pater-
smo ockhamiano; esplicitamente egli dichiara na nelle varie famiglie; sennonché, dopo il
che nemmeno la volontà divina può agire con- peccato, a motivo dell’avidità del possesso e
tro la verità dell’essere, ponendosi fuori del del potere da parte di alcuni prepotenti, incu-
principio di non contraddizione; egualmente, ranti del bene comune, subentrò la necessità
il fondamento della moralità dell’atto umano della divisione dei beni materiali e della prote-
è ripetutamente da lui individuato nella con- zione dei diritti dei singoli mediante un’auto-
formità con la natura del soggetto agente, con rità più alta di quella familiare e con delle leggi
l’essenza dell’oggetto voluto, con le diverse positive giuste. Fu così che diverse popolazio-
circostanze in cui l’atto viene a compiersi: c’è ni fino ad allora libere ed estranee, al fine di
3153
VOLUMIfilosofia.book Page 3154 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Duns Scoto ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

poter vivere in pace si accordarono ex mutuo to di lui quale ens infinitum, attinto mediata-
consensu omnium per eleggere tra loro un capo mente a partire dalla nozione univoca di ente
(princeps) al quale solo obbedire come sudditi. e dalle sue proprietà trascendentali. Ovvia-
Da questa specie di contratto sociale nasce mente, il concetto di scienza richiesto da Ari-
dunque la prima società politica, da cui l’auto- stotele negli Analitici gli stava stretto nell’ap-
rità riceve il potere di emanare le leggi con plicazione alla teologia, e il Dottor sottile lo no-
saggezza e giustizia per il bene di tutti, secon- ta esplicitamente, tanto più che per lui la teo-
do le diverse situazioni storiche, purché non logia «nostra» è essenzialmente un sapere
contrastanti con la legge divina e quella natu- pratico, che ha per suo fine la carità teologale,
rale. vale a dire l’amore di Dio sommo bene e no-
Pur dipendenti dalla suprema volontà di Dio, stra eterna beatitudine (Lect., I, prologo, IV,
secondo il teologo francescano l’attività politi- qq. 1-2, n. 164; Ord., prologo, p. V, qq. 1-2, nn.
ca e quella giuridica godono di una loro legit- 314-344).
tima autonomia metodologica per rispondere Divergendo dall’opinione di tutti gli altri teo-
con la normativa razionale più adatta alle esi- logi, Duns Scoto sostenne che nonostante il
genze storiche della società. Questa prospetti- peccato di Adamo e indipendentemente da ta-
va si rivela pienamente in linea con il volonta- le infelice e occasionale situazione di colpa, il
rismo francescano che riconosce la validità di Padre ha predestinato dall’eternità l’incarna-
un diritto soggettivo, prodotto dalla volontà zione di Cristo, perché sussistendo nell’unica
della persona, e trova un’immediata applica- persona del Verbo con la sua duplice natura
zione nella più aperta valutazione scotiana del divina e umana potesse con il suo puro e ob-
giusto prezzo, calcolato non soltanto in base a bediente amore di figlio glorificare Dio nel mo-
criteri ufficiali prefissati, ma tenendo conto do più perfetto concepibile in una creatura e
anche del valore soggettivo delle merci, non- divenisse come il punto alpha e omega dell’in-
ché della legittimità del profitto nello scambio tera creazione; la redenzione dell’uomo me-
commerciale e finanziario, quale onesto com- diante la sofferenza e la morte in croce è stata
penso e premio del rischio, della laboriosità, una modalità contingente aggiunta al disegno
dell’utilità che esso comporta. primitivo, che si sarebbe realizzato egualmen-
XIII. LA TEOLOGIA. – Illustrando il pensiero di te, sebbene in forma non soggetta alla patibi-
Duns Scoto non si deve scordare che egli è in- lità (Ord., III, distinctio 7, q. 3; distinctiones
nanzitutto un teologo, e che la sua riflessione 18-19, q. unica; Rep. par., III, distinctio 7, q. 4).
filosofica si sviluppa in strettissima aderenza, Altrettanto ardita e originale è la tesi scotiana
quasi in simbiosi, con il suo intento essenziale della concezione immacolata di Maria, eletta a
di una più profonda comprensione razionale e divenire madre di Cristo-Dio, perché apparen-
sistematica delle verità rivelate, in modo che temente confliggente con il dogma dell’uni-
la teologia potesse venir onorata con la digni- versalità del peccato originale per tutti i di-
tà di scienza. La discussione sulla scientificità scendenti di Adamo e della redenzione univer-
del discorso teologico occupa interamente le sale di Cristo; padri della chiesa e teologi nella
questioni dell’amplissimo prologo dell’Ordi- quasi totalità negavano tale ipotesi e non ve-
natio, nel quale l’autore distingue una teologia devano vie d’uscita conciliative. La genialità
divina (o in se), che è la conoscenza intuitiva e del Sottile fu di aver pensato a una modalità
perfetta che Dio ha della propria essenza (ut più alta di redenzione dal peccato d’origine,
haec essentia) e di tutte le realtà attuate o pos- consistente nella possibilità di preservare una
sibili che da essa dipendono (il «sapersi persona dalla caduta in previsione dei meriti
dell’assoluto»); una teologia dei beati, i quali futuri del figlio stesso di Dio, come avvenne
conoscono intuitivamente Dio e le verità delle nella vergine di Nazareth (Ord., III., distinctio
nature create, però in modo parziale e contin- 3, q. 1, nn. 5-7).
gente secondo quanto viene loro concesso dal Per queste sue dottrine teologiche qualifican-
beneplacito divino; una teologia nostra, cioè ti, assieme a molte altre tesi innovative e ardi-
di viatores in questa terra, limitata a quelle ve- te sulla predestinazione, il merito, la grazia, la
rità che Dio ha voluto rivelarci di se stesso, da causalità dei sacramenti ecc., oltre che come
noi accolte con la fede e illuminate con la no- Doctor subtilis, Duns Scoto fu salutato anche
stra ragione, movendo dal concetto più perfet- quale Doctor Verbi Incarnati e Doctor Marianus.
3154
VOLUMIfilosofia.book Page 3155 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Duns Scoto


La sua eredità fu immediatamente raccolta gine su importanti problemi di gnoseologia, di me-
con entusiasmo dai primi discepoli e sponta- tafisica, di etica discussi dal Sottile, con introduzio-
neamente diffusa nelle scuole francescane, ne e tr. ingl. di A.B. Wolter, e di altri autori in altre
oscurando il magistero degli altri grandi mae- lingue moderne; del De primo principio si trovano
stri dell’ordine (Antonio di Padova, Alessan- parecchie edd. con testo bilingue o in semplice tr.
dro d’Hales, Bonaventura ecc.); dopo di lui, di- nelle principali lingue europee, condotte general-
chiarava Matteo Ferchic nella prolusione del mente sull’ed. critica di M. Müller (Freiburg im Brei-
sgau 1941) con la revisione di E. Roche (1949) o di
1634 al suo corso di teologia in via Scoti all’uni-
W. Kluxen (1974): in it. quella curata da P. Scapin
versità di Padova, tra i francescani non ci furo-
(Padova 1973); delle Quaestiones quodlibetales esiste
no più «doctores, sed solum Scoti discipuli», una versione in sp. e una in ingl.; numerose pure le
discepoli che negli studia dell’ordine e nelle antologie recenti di passi scelti da varie opere
università europee illustrarono con fedeltà il dell’autore (ancora di grande utilità le raccolte si-
suo pensiero teologico con le annesse dottri- stematiche di Girolamo da Montefortino, Ioannis
ne epistemologiche, metafisiche, etiche di Duns Scoti summa theologica ex universis operibus eius
supporto, in un serrato confronto dialettico concinnata, Roma 1900-32 (1728-38), 6 voll.; e di P.
con le altre correnti della scolastica e della Minges, Ioannis Duns Scoti doctrina philosophica et
modernità, riproponendo l’insegnamento più theologica, Quaracchi 1930, 2 voll. Per un indice les-
profondo del loro maestro: l’essere è essen- sicografico cfr. M. FERNÁNDEZ GARCÍA, Lexicon schola-
zialmente amore e libertà, che uniti con l’intel- sticum philosophico-theologicum, Quaracchi 1910.
ligenza trovano la loro espressione più alta Su Duns Scoto: oltre ai comuni repertori bibliogra-
nelle persone, divine e umane. fici di teologia e di filosofia, si rinvia al periodico
A. Poppi specifico «Bibliographia Franciscana», che offre
BIBL.: la prima ed. dell’Opera omnia, dopo le pubbli- l’elenco più ampio e puntuale di quanto si pubblica
cazioni a stampa di singoli libri a partire dal 1471, è nel mondo anche per Duns Scoto. Una vasta rasse-
quella realizzata da L. Wadding, Iohannis Duns Scoti gna bibliografica è quella curata da O. SCHÄFER, Bi-
Doctoris Subtilis et Mariani opera omnia, Lugduni bliographia de vita, operibus et doctrina Iohannis Duns
1639, 12 voll. (ripr. Hildesheim 1968) e un’editio mi- Scoti, Roma 1955, aggiornata da G. ZAMORA e G. DE
nor in 5 voll., a cura di G. Lauriola, Alberobello SOTIELLO in «Naturaleza y Gracia», 15 (1968), pp. 75-
1998-2001, accompagnata da un Index scotisticus 116. Qui si citerà soltanto qualche opera più signi-
quale vol. VI, ivi 2003 e ripubblicata da L. Vivès, Pa- ficativa partendo dalla metà del Novecento, cioè
ris 1891-95, 26 voll. Attualmente è in corso un’ed. a dalla svolta che gli studi scotistici hanno avuto con
cura della Commissione Scotistica (citata quale ed. l’utilizzo dell’ed. critica.
Vaticana, dal nome della casa editrice, o anche Ba- Ricordiamo dapprima gli atti dei convegni organiz-
lic, dal nome del suo presidente, padre C. Balic, dei zati dalla Commissione (i primi due) e poi dalla So-
Frati Minori), che ha pubblicato i commentari ai pri- cietà internazionale scotistica (3-6) a partire dal
mi due libri delle Sentenze, cioè dell’Ordinatio (voll. 1950, di notevole importanza per il numero e la
I-VIII, 1950-98), e quelli della Lectura (oxoniensis) qualità degli studiosi partecipanti, nonché per la
(voll. XVI-XIX, 1960-93); nel 2003 è uscito il vol. XX vastità dei temi affrontati, che scandiscono il pro-
con le distinctiones 1-17 della Lectura sul libro III gredire della ricerca storico-critica. 1) Scholastica ra-
delle Sentenze, tenuta a Oxford durante l’esilio da tione historico-critica instauranda, Romae 1951; 2) De
Parigi. Per l’ed. critica delle opere filosofiche di doctrina Iohannis Duns Scoti, «Acta congressus sco-
Duns Scoto, recentemente si è costituita una se- tistici internationalis Oxonii et Edimburgi 11-17
conda Commissione presso The Franciscan Institu- sept. 1966 celebrati», Roma 1968, 4 voll.; 3) Deus et
te of St. Bonaventure University (New York) e poi la homo ad mentem Iohannis Duns Scoti, «Acta tertii
Catholic University of America (Washington D.C.), congressus scotistici internationalis, Vindebonae
diretta in successione da G.J. Etzkorn, R. Green, T. 28 sept.-2 oct. 1970», Roma 1972; 4) Regnum homi-
Noone, che ha già pubblicato le Quaestiones super nis et regnum Dei, «Acta quarti congressus scotistici
libros Metaphysicorum Aristotelis (voll. III-IV, 1997) e internationalis, Patavii 24-29 sept. 1976», ed. a cura
le Quaestiones in librum Porphyrii Isagoge et Quae- di C. Bérubé, Roma 1978, 2 voll.; 5) Homo et mundus,
stiones super Praedicamenta Aristotelis (vol. I, 1999); «Acta quinti congressus scotistici internationalis,
sono imminenti gli altri commentari al Peri hermene- Salmanticae 21-26 sept. 1981», ed. a cura di C.
ias, agli Elenchi sophistici, (vol. II, comprendente an- Bérubé, Roma 1984; (Gli Atti del VI congresso scoti-
che i Theoremata) e al De anima (vol. V). Sono inoltre stico internazionale, tenuto a Cracovia nel 1986,
disponibili alcune edd. parziali di testi dall’Ordina- non sono stati pubblicati); 6) Via Scoti. Methodologi-
tio, dalle Lecturae di Oxford, dalle Reportationes pari- ca ad mentem Iohannis Duns Scoti, «Acta congressus

3155
VOLUMIfilosofia.book Page 3156 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Duns Scoto ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

scotistici internationalis, Romae 9-11 marzo 1993», lis», in «Revue de Théologie et Philosophie
ed. a cura di L. Sileo, Roma 1995. Médiévales», 65 (1998), pp. 353-368; J.A. SHEPPARD,
Tra i molti volumi miscellanei usciti in occasione Vita Scoti, in «Franciscan Studies», 60 (2002), pp.
del VII centenario della nascita di Duns Scoto, me- 291-323; M. ROBSON, The Birth-Place of Blessed John
rita una menzione particolare quello a cura di B.M. Duns Scotus: Thomas Gascoigne, a Hitherto Unnoticed
BONANSEA e J.K. RYAN, John Duns Scotus, 1265-1965, Witness, in «Miscellanea Francescana», 103 (2003),
Washington 1965. Si segnalano inoltre alcuni volu- pp. 703-718. Sulla conoscenza: F.A. PREZIOSO, La cri-
mi di atti dei convegni organizzati dal Centro studi tica di Duns Scoto all’ontologismo di Enrico di Gand,
personalistici «Giovanni Duns Scoto», curati da G. Padova 1961; C. BÉRUBÉ, La connaissance de l’indivi-
Lauriola, Bari 1992 ss.; gli atti del convegno «Etica duel au Moyen Âge, Montréal-Paris 1964; I. MANZA-
e persona. Giovanni Duns Scoto e suggestioni nel NO, La «Habilitationsschrift» de Martin Heidegger so-
moderno. Bologna, 18-20 febbario 1993», a cura di bre Escoto, in «Verdad y Vida», 24 (1966), pp. 305-
S. Casamenti, Bologna 1994; A. GHISALBERTI (a cura 325; S.D. DUMONT, The Univocity of Being in the Four-
di), Giovanni Duns Scoto: filosofia e teologia, Milano teenth Century, in «Mediaeval Studies», 49-51
1995; un’altra importante raccolta di studi è quella (1987-89), pp. 1-75, pp. 186-256, pp. 1-129; O. BOUL-
curata da L. HONNEFELDER et al., John Duns Scotus: NOIS, La destruction de l’analogie et l’instauration de la

Metaphysics and Ethics, «Proceedings of a Conferen- métaphysique, in J. DUNS SCOT, Sur la connaissance de
ce Held March 14-18, 1994, at the University of Dieu et l’univocité de l’étant, Paris 1988, pp. 10-81; M.
Bonn», Leiden - New York - Köln 1996; e da E.P. BOS SERAFINI, Duns Scoto interprete critico di Anselmo, in
(a cura di), John Duns Scotus: Renewal of Philosophy, «Collectanea Franciscana», 69 (1999), pp. 375-394;
«Acts of the Third Symposium organized by the G. PIZZO, Intellectus und memoria nach der Lehre des
Dutch Society for Medieval Philosophy Medium Johannes Duns Scotus: das menschliche Erkenntnis-
Aevum, May 23 and 24 1996», Amsterdam-Atlanta vermögen als Vollzug von Spontaneität und Rezeptivi-
1998 (i contributi raccolti in questi volumi di atti tät, Kevelaer 1998; G.I. MANZANO, Estudios sobre el co-
non verranno citati singolarmente nelle rubriche noscimiento en Juan Duns Escoto, Murcia 2000.
seguenti). Sull’ontologia e la teologia naturale: T. BARTH, Indi-
vidualität und Allgemeinheit bei Duns Scotus: eine on-
Tra le monografie con una visione complessiva del
tologische Untersuchung, in «Wissenschaft und
pensiero filosofico (e in parte teologico) di Duns
Weisheit», 16-20 (1953-57), pp. 122-141, 191-213,
Scoto, se ne citano alcune in ordine cronologico: E.
112-136, 106-119, 198-220, 117-136, 106-119, 198-
GILSON, Jean Duns Scot. Introduction à ses positions 200; P.T. STELLA, L’ilemorfismo di Giovanni Duns Sco-
fondamentales, Paris 1952; O. TODISCO, Lo spirito cri- to, Torino 1955; H. BORAK, De radice ontologica contin-
stiano della filosofia di G. Duns Scoto, Roma 1975; B. gentiae, in «Laurentianum», 2 (1961), pp. 122-145; T.
BONANSEA, L’uomo e Dio nel pensiero di Duns Scoto, BARTH, Die Grundstruktur des göttlichen Seins bei
Milano 1991; A.G. MANNO, Introduzione al pensiero di Johannes Duns Scotus, in «Franziscanische Stu-
Giovanni Duns Scoto, Bari 1994; A. VOS JACZN, Johan- dien», 48 (1966), pp. 271-296; P. SCAPIN, La causalità
nes Duns Scotus, Leiden 1994; R. CROSS, Duns Sco- nel pensiero di Scoto, in «Miscellanea Francescana»,
tus, New York - Oxford 1999; L. IAMMARRONE, Giovan- 66 (1966), pp. 357-400; L. IAMMARRONE, Il problema
ni Duns Scoto metafisico e teologo: le tematiche fonda- della creazione nel pensiero di Giovanni Duns Scoto, in
mentali della sua filosofia e teologia, Roma 1999; F. TO- «Miscellanea Francescana», 66 (1966), pp. 401-447;
DESCAN (a cura di), Giovanni Duns Scoto, Padova R. PRENTICE, The Basic Quidditative Metaphysics of
2002; TH. WILLIAMS (a cura di), The Cambridge Com- Duns Scotus as Seen in his «De primo principio», Ro-
panion to Duns Scotus, Cambridge 2003. ma 1970; J.D. SCOTUS, Tractatus de primo principio, tr.
Gli studi che affrontano temi particolari nell’opera ted. di W. Kluxen, Abhandlung über das erste Prinzip,
di Duns Scoto sono innumerevoli; oltre quelli con- Darmstadt 1974; L. HONNEFELDER, «Ens in quantum
tenuti nei volumi miscellanei o di atti sopra indica- ens». Der Begriff des Seienden al solchen als Gegen-
ti, ci limitiamo a qualche segnalazione: per la vita e stand der Metaphysik nach der Lehre des Johannes
le opere, oltre alle introduzioni ai singoli volumi Duns Scotus, Münster 1979; C. BÉRUBÉ, De l’homme à
dell’ed. critica, si rinvia a C.K. BRAMPTON, Duns Sco- Dieu selon Duns Scot, Henri de Gand et Olivi, Roma
tus at Oxford, 1288-1301, in «Franciscan Studies», 1983; S. MARRONE, The Notion of Univocity in Duns
24 (1964), pp. 5-20; C. BALIC, John Duns Scotus: Some Scotus’ Early Works, in «Franciscan Studies», 43
Reflections on the Occasion of the Seventh Centenary of (1983), pp. 347-395; S.D. DUMONT, The «quaestio si
his Birth, Roma 1966; A.B. WOLTER, Reflections on the est» and the Metaphysical Proof for the Existence of
Life et Works of Scotus, in «American Catholic Philo- God according to Henry of Ghent and Duns Scotus, in
sophical Quarterly», 57 (1993), pp. 1-36; G. PINI, «Franziscanische Studien», 66 (1984), pp. 335-367;
Duns Scotus’s Metaphysics: The Critical Edition of his L. HONNEFELDER, «Scientia transcendens». Die formale
«Quaestiones super libros Metaphysicorum Aristote- Bestimmung der Seiendheit in der Metaphysik des Mit-

3156
VOLUMIfilosofia.book Page 3157 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Duodinamismo


telalters und der Neuzeit (Duns Scotus, Suárez, Kant, luntarista de Duns Escoto: una transformación del ari-
Pierce), Hamburg 1990; A.B. WOLTER (a cura di), The stotelismo, Pamplona 1994; A. VOS JACZN et al., Con-
Philosophical Theology of John Duns Scotus, Ithaca tingency and Freedom John Duns Scotus Lectura I 39,
(New York) 1990; P. KING, Duns Scotus on the Com- Dordrecht-Boston-London 1994; H. MÖHLE, Ethik
mon Nature and the Individual Difference, in «Philo- als «scientia practica» nach Johannes Duns Scotus. Ei-
sophical Topics», 20 (1992), pp. 51-76; T.B. NOONE, ne philosophische Grundlegung, Münster 1995; F. BOT-
Individuation in Scotus, in «American Catholic Philo- TIN, Giovanni Duns Scoto sull’origine della proprietà, in
sophical Quarterly», 69 (1995), pp. 527-542; O. «Rivista di Storia della Filosofia», 52 (1997), pp. 47-
BOULNOIS, Preuve de Dieu et structure de la métaphysi- 59; W. KLUXEN, Über Metaphysik und Freiheitsverständ-
que selon Duns Scot, in «Revue des Sciences Philo- nis bei Johannes Duns Scotus, in «Philosophisches
sophiques et Théologiques», 83 (1999), pp. 35-52; Jahrbuch», 105 (1998), pp. 100-109; S.D. DUMONT,
A. GHISALBERTI, Jean Duns Scot et la théologie ration- Did Duns Scotus Change his Mind on the Will?, in J.A.
nelle d’Aristote, in «Revue des Sciences Philosophi- AERTSEN et al., Nach der Verurteilung von 1277. Phi-
ques et Théologiques», 83 (1999), pp. 5-19; H.-J. losophie und Theologie an der Universität von Paris im
WERNER, «Incommunicabilitas» et «libertas». La letzten Viertel des 13. Jahrhunderts, Berlin - New York
métaphysique de la personne selon Thomas d’Aquin et 2001, pp. 719-794; L. PARISOLI, La philosophie norma-
Duns Scot, in «Revue des Sciences Philosophiques tive de Jean Duns Scot: droit et politique du droit, Roma
et Théologiques», 83 (1999), pp. 21-33. 2001. Per la teologia: W. PANNENBERG, Die Prädesti-
Sulla filosofia della prassi si veda: W. HOERES, Der nationslehre des Duns Scotus in Zusammenhang der
Wille als reine Vollkommenheit nach Duns Scotus, scholastischen Lehrentwicklung, Göttingen 1954, tr. it.
München 1962, tr. it. di A. Bizzotto, La volontà come di A. Sberveglieri, La dottrina della predestinazione di
perfezione pura in Duns Scoto, Padova 1976; P. SCA- Duns Scoto nel contesto dello sviluppo della dottrina
PIN, Contingenza e libertà divina in Giovanni Duns scolastica, Milano 1994; W. DETTLOFF, Die Entwicklung
Scoto, in «Miscellanea Francescana», 64 (1964), pp. der Akzeptations- und Verdienstlehre von Duns Scotus
3-27, 277-324; R. PRENTICE, The Contingent Element bis Luther: mit besonderer Berücksichtigung der Fran-
Governing the Natural Law on the Last Seven Precepts ziskanertheologen, Münster 1963; L. VEUTHEY, Jean
of the Decalogue According to Duns Scotus, in «Anto- Duns Scotus: pensée théologique, Paris 1967, ed. it. a
nianum», 42 (1967), pp. 259-292; R. PRENTICE, The cura di O. Todisco, Giovanni Duns Scoto tra aristote-
Voluntarism of Duns Scotus as Seen in his Comparison lismo e agostinismo, Roma 1996; F. WETTER, Die Trini-
of the Intellect and the Will, in «Franciscan Studies», tätslehre des Johannes Duns Scotus, Münster 1967; O.
28 (1968), pp. 63-103; M. DAMIATA, I e II tavola. L’etica TODISCO, La ragione nella fede secondo Giovanni Duns
di Giovanni Duns Scoto, Firenze 1973; R. ANDOLFATO, Scoto: Riflessi nella filosofia contemporanea, Roma
Utilità, prezzo, contratto sociale: crisi dell’etica economi- 1978; G. IAMMARRONE, Attualità e limiti della cristologia
ca in Duns Scoto, in L. RUGGIU (a cura di), Genesi dello di Giovanni Duns Scoto per l’elaborazione del discorso
spazio economico. Il labirinto della ragione sociale: filo- teologico oggi, in «Miscellanea Francescana», 89
sofia, società e autonomia dell’economico, Napoli 1982, (1989), pp. 277-299; M. BÜRGER, Personalität im Hori-
pp. 119-146; S.D. DUMONT, The Necessary Connection zont absoluter Prädestination. Untersuchungen zur
of Moral Virtue to Prudence According to John Duns Christologie des Johannes Duns Scotus und ihrer Re-
Scotus Revisited, in «Recherches de Théologie An- zeption in modernen theologischen Ansätzen, Münster
cienne et Médiévale», 55 (1988), pp. 184-206; O. TO- 1994; A. GHISALBERTI, Giovanni Duns Scoto e la scuola
DISCO, L’onnipotenza divina in Giovanni Duns Scoto e
scotista, in G. D’ONOFRIO (a cura di), Storia della teolo-
in Guglielmo d’Ockham. Dalla libertà di Dio al prima- gia nel Medioevo, vol. III: La teologia nelle scuole, Casa-
to del singolare, in «Miscellanea Francescana», 89 le Monferrato 1996, pp. 325-374; R. CROSS, The Phy-
(1989), pp. 393-459; G. PIZZO, La giustizia nella dottri- sics of Duns Scotus: The Scientific Context of a Theolo-
na della volontà di Giovanni Duns Scoto, in «Rivista di gical Vision, Oxford 1998; A. BÄCK, Scotus on the Con-
Filosofia Neo-Scolastica», 81 (1989), pp. 3-26; G. sistency of the Incarnation and the Trinity, in «Viva-
PIZZO, «Malitia» e «odium Dei» nella dottrina della vo-
rium», 36 (1998), pp. 83-107; O. BOULNOIS, Duns
lontà di Giovanni Duns Scoto, in «Rivista di Filosofia
Scot: la rigueur de la charité, Paris 1998, tr. it. di C.
Neo-Scolastica», 81 (1989), pp. 393-415; M.E. IN-
Mirabelli, Duns Scoto: il rigore della carità, Milano
GHAM, Ethics and Freedom. An Historical-Critical Inve-
1999.
stigation of Scotist Ethical Thought, Lanham 1989; J.
BOLER, The Moral Psychology of Duns Scotus: Some
Preliminary Questions, in «Franciscan Studies», 50 DUODINAMISMO (duodynamism; Duody-
Duodinamismo
(1990), pp. 31-56; J. BOLER, Transcending the Natural: namismus; duodynamisme; duodinamismo). –
Duns Scotus on the Two Affections of the Will, in Concezione che afferma l’esistenza nell’uomo
«American Catholic Philosophical Quarterly», 67 di due principi vitali, di due anime: un princi-
(1993), pp. 109-126; I. MIRALBELL, El dinamicismo vo- pio vegetativo-sensitivo e un altro intellettivo;
3157
VOLUMIfilosofia.book Page 3158 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dupanloup ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

è detta anche dicotomia. Ne furono assertori: zione teorica e pratica della disciplina e della
Filone di Alessandria, i manichei e gli gnostici, libertà («l’educazione è un’opera d’autorità e
Clemente Alessandrino, Guglielmo di di rispetto»). «Ciò che il maestro fa è poco, ciò
Ockham, F. Bacone, P. Gassendi, A. Günther, che fa fare è tutto» e «non è questione di inse-
F.-P. Maine de Biran e molti altri. Questi due gnare molte cose ai fanciulli, ma di renderli ca-
principi vitali, non subordinati uno all’altro, paci di apprendere»: coscienza dunque, in Du-
rendono inesplicabile (come il tridinamismo o panloup, dell’importanza dell’attiva partecipa-
tricotomia) l’unità personale dell’uomo. zione dell’educando all’opera educativa e di-
Red. dattica, ma insieme forte accentuazione
BIBL.: A. ALBERTI, Sensazione e realtà: Epicuro e Gas- dell’essenzialità dell’intervento autoritario ed
sendi, Firenze 1988; H.-G. GADAMER, L’anima alle so- esemplare dell’educatore.
glie del pensiero nella filosofia greca, Napoli 1988; R. L’opera pedagogica di Dupanloup rimane uno
RADICE, Platonismo e creazionismo in Filone di Alessan- degli sforzi più riusciti di deduzione di una
dria, Milano 1989; C. PANACCIO, Le discours intérieur: dottrina dell’educazione da una concezione
de Platon à Guillaulme d’Ockham, Paris 1999, P. ROS- cristiana della vita: la struttura del sistema di
SI, Francesco Bacone: dalla magia alla scienza, Bolo- Dupanloup rivela una connessione organica tra
gna 2004. la sua pedagogia e la concezione cattolica del-
➨ ANIMA; PERSONA; TRIDINAMISMO. la realtà. Dupanloup si può quindi considerare
uno dei classici della pedagogia cattolica.
DUPANLOUP, FÉLIX-ANTOINE-PHILIBERT. –
Dupanloup P.G. Grasso
Pedagogista ed educatore francese, n. a St- BIBL.: F. LAGRANGE, Vie de Mgr. Dupanloup, évêque
Félix in Savoia il 3 genn. 1802, m. a Lacombe d’Orléans, Paris 1883-84, 3 voll.; F. DE HOVRE, Le ca-
(Savoia) l’11 ott. 1878. Vescovo di Orléans dal tholicisme; ses pédagogues, sa pédagogie, Bruxelles
1930, pp. 110-154; C. MARCILHACY, Le diocèse d’Or-
1849, nel 1854 è stato membro dell’Accademia
léans sous l’épiscopat de Mgr. Dupanloup, 1849-
francese e nel 1875 senatore. Il suo intervento
1878, Paris 1962.
nelle più difficili questioni culturali, religiose e
politiche del tempo è stato sempre pronto e
DU PASQUIER, SÉBASTIEN. – Scotista, mi-
Du Pasquier
coraggioso (se pur non sempre opportuno). A
nore conventuale, n. a Chambéry nel 1630 cir-
lui si deve la vigorosa difesa contro l’invadenza
ca, m. nel 1718.
monopolistica dell’«università» napoleonica:
È autore di una fortunata sintesi del pensiero
il principio della «libertà d’insegnamento» ha
di Scoto: Summa philosophiae scholasticae et
trionfato, per suo merito, con la legge Falloux
Scotisticae (Lyon 1692-93); Summa theologiae
(1850).
Scotisticae (ivi 1695), più volte riedite. Du Pas-
Della lunga esperienza educativa e della rifles- quier non si limita a ripetere Scoto, ma appor-
sione sui problemi pedagogici reca frutto ta al pensiero scotistico contributi personali.
l’opera principale, in due parti: De l’éducation Non condivide, per esempio, la dottrina della
en général (Paris 1850-52, 3 voll.) e De la haute praemotio physica dei tomisti, tuttavia allonta-
éducation intellectuelle (Orléans 1855-57, 3 nandosi da Scoto ammette l’influsso imme-
voll.). In essa rivivono, in uno stile nervoso e diato della causa increata sull’effetto ultimo,
chiaro, i grandi principi della tradizione dottri- rinnovando così la tesi del francescano Pier di
nale cattolica, posti a confronto con le nuove Giovanni Olivi e accostandosi al molinismo.
idee, specie di Rousseau, di cui ha criticato ef- Riprende anche altri tratti della psicologia di
ficacemente l’individualismo e il naturalismo, Olivi, attribuendo all’intelletto, nella genera-
pur accettando l’istanza del rispetto della li- zione dell’atto libero, il solo ruolo di conditio si-
bertà e della spontaneità dell’educando. ne qua non, e non quello di concausa efficiente.
Partendo dalla concezione religiosa e cattolica Va pure segnalata la precisazione sulla tesi
dell’uomo e della vita, Dupanloup deduce un scotistica dell’oggetto primo dell’intelletto,
concetto etico-religioso dell’educazione, dove che di diritto è l’ente «in sua tota latitudine»,
l’ideale educativo è quello di formare il perfet- ossia l’ente trascendentale, mentre di fatto,
to cristiano, che è anche l’uomo completo: pe- dopo il peccato originale, è l’ente finito simpli-
dagogia soprannaturale e umanistica, che si citer, pur restando vero che l’oggetto sensibile
traduce in una metodologia orientata alla for- è comunque il primo a muovere l’intelligenza.
mazione del carattere, attraverso la valorizza- F. Simoncioli

3158
VOLUMIfilosofia.book Page 3159 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Durand


BIBL.: D. SPARACIO, Frammenti bio-bibliografici di scrit- ne che va dalle ricerche di Simmel alla socio-
tori e autori minori conventuali, Assisi 1931, pp. 79- logia relazionale di von Wiese, coinvolgendo, a
80; B. JANSEN, Zur Philosophie der Scotisten des 17. diverso titolo, autori come Tarde e Durkhein,
Jahrhunderts, in «Franziskanische Studien», 17 Giddings e Waxweiler. Ponendo al centro della
(1936), pp. 159-161; F. SIMONCIOLI, Il problema della li- sua speculazione la nozione di «rapporto so-
bertà umana in Pietro di Giovanni Olivi e Pietro de Tra- ciale», inteso come principio sociologico fon-
bibus, Milano 1956, pp. 21-54, 119-124 e 160-163. damentale e come categoria filosoficamente
rilevante, Dupréel intende sgomberare il cam-
DUPONT-BERTRIS. – Il cognome «Du Pont
Dupont-Bertris po dalle false problematiche insite, da un lato,
Bertris», privo di nome, compare in calce alla nell’ontologismo sociologico e, dall’altro, nel-
lettera dedicatoria al duca d’Orléans apposta la metafisica tradizionale, per ricercare una via
all’opera anonima Éloges et caractères des philo- esplicativa e interpretativa della realtà colta
sophes les plus célèbres, depuis la naissance de Jé- nella sua dimensione interumana. Il relazioni-
sus-Christ jusqu’à présent (Paris 1726). L’opera, smo dupréeliano è, in tal senso, una teoria so-
che ha carattere divulgativo ed ospita in ap- ciologica basata sull’assunto che la vita socia-
pendice anche alcune composizioni poetiche le è un tessuto di relazioni ma è, insieme, una
in latino, viene esplicitamente presentata concezione filosofica fondata sul presupposto
dall’autore come una integrazione dell’Abrégé che si può comprendere l’uomo solo attraver-
des vies des anciens philosophes (1726) attribuito so la considerazione sistematica di una plura-
a Fénelon, ma nel titolo e nell’impostazione lità di coscienze in relazione. Di qui l’idea di
sembra rifarsi ai modelli offerti dai Caractères una razionalità svincolata dal criterio dell’evi-
(1688) di La Bruyère e dagli Éloges des académi- denza incontestabile: la dupréeliana «ragione
ciens (1708-19) di Fontenelle. Essa presenta ragionevole» è aperta e dinamica, nella misura
una serie di quindici profili o medaglioni a in cui non è data anteriormente all’esperienza
partire dall’età romana (Seneca, Plutarco, Avi- ma si fa e diviene attraverso la comunicazione
cenna, Abelardo, Averroè, Alberto Magno, tra gli uomini.
Tommaso d’Aquino, Duns Scoto, Cardano, Tale impostazione si rivela particolarmente fe-
Gassendi, Cartesio, Maignan, Pascal, Male- conda nello studio dell’etica in quanto consen-
branche, Leibniz). Il pensatore cui è dato mag- te di superare la tradizionale visione individua-
giore spazio (ben 45 pagine) è Leibniz, ma l’au- listica e di porre le basi di una concezione so-
tore dà mostra di propendere per la filosofia di ciologica del fatto morale assai più articolata,
Cartesio, visto come un campione dell’esprit pur se meno rigorosa, di quella durkheimiana.
français. L. Battaglia
G. Piaia BIBL.: La Légende socratique et les sources de Platon,
BIBL.: A.-A. BARBIER, Dictionnaire des ouvrages anony- Bruxelles 1921; Traité de Morale, Bruxelles 1932, 2
mes, Paris 1872-79 (ristampa Hildesheim 1969), vol. voll.; Esquisse d’une philosophie des valeurs, Paris
II, p. 93; G. PIAIA, Dupont-Bertris, in G. SANTINELLO (a 1939; Les Sophistes, Neuchâtel 1948; Sociologie
cura di), Storia delle storie generali della filosofia, vol. générale, Paris 1948; Essais pluralistes, Bruxelles
II: Dall'età cartesiana a Brucker, Brescia 1979, pp. 1949.
170-177, F. AZOUVI, Descartes et la France, Paris 2002, Su Dupréel: M. BARZIN, L’oeuvre d’E. Dupréel, in «Re-
pp. 89-91. vue Universitaire de Bruxelles», 1949-50, pp. 379-
390; G. STABILE, Valore morale e società nel pensiero di
DUPRÉEL, EUGÈNE. – Filosofo belga, n. a
Dupréel E. Dupréel, Salerno 1976; L. BATTAGLIA, Sociologia e
Malines nel 1879 e m. a Bruxelles nel 1967, è morale in E. Dupréel, Milano 1977; L. CEDRONI, Per
stato professore all’università di Bruxelles, ed una filosofia dei valori. Saggio su E. Dupréel, Roma
è stato insignito nel 1950 del premio decenna- 1992.
le per la filosofia.
L’itinerario filosofico di E. Dupréel – forse il DURAND, JOSEPH-PIERRE (detto Durand de
Durand
più originale dei filosofi belgi, noto soprattut- Gros). – Scienziato e filosofo francese, n. a
to come storico della filosofia antica e come Gros (Rodez, Aveyron) nel 1826, m. ad Arsac il
maestro di Ch. Perelman – si è svolto nel se- 17 nov. 1900.
gno di una feconda collaborazione tra filosofia Interrotti gli studi di medicina per seguire il
e sociologia. La sua opera si colloca alla con- padre, esule in Algeria dopo il colpo di stato
fluenza di un processo di pensiero e d’indagi- napoleonico del 2 dicembre1851, e, dopo viag-
3159
VOLUMIfilosofia.book Page 3160 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Durandello ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

gi in America e in Europa, tornato in patria, si philosophiques, Paris 1900); Le merveilleux scientifique,


stabilì ad Arsac, presso Rodez. La lontananza Paris 1894; L’idée et le fait en biologie, Paris 1896; Aper-
in provincia, una certa intemperanza polemica çus de taxinomie générale, Paris 1899; Nouvelles recher-
contro i rappresentanti della scienza ufficiale ches sur l’esthétique et la morale, Paris 1900; Questions
(specie contro i positivisti Broca, Littré, Taine, de philosophie morale et sociale, a cura di D. Parodi, Pa-
ma anche contro Claude Bernard, Renan ecc.), ris 1901 (postumo).
il carattere un po’ perentorio delle sue affer- Su Durand: E. BLANC, Mélanges philosophiques, Paris
mazioni, spesso non accompagnate da descri- 1900, pp. 31-46; N. VASCHIDE - M. MIGNARD, Les doctri-
zioni precise dei fatti, hanno impedito il tem- nes philosophiques de Durand de Gros, in «Revue de
pestivo riconoscimento di idee formulate da Philosophie», 1902, pp. 357-378, 495-517; D. PARODI,
Durand nel campo scientifico, in particolare Du positivisme à l’idéalisme, Paris 1930, pp. 104-143;
nella fisiologia del sistema nervoso e nella psi- D. BARRUCAND, Histoire de l’hypnose en France, Paris
cologia sperimentale. 1967, pp. 81-88.
Durand qualifica la sua concezione come pan-
teismo spiritualista o panpsichismo. Dall’uno DURANDELLO. – Con questo nome si desi-
Durandello
(monade assoluta di tipo leibniziano, forza gna l’autore delle Evidentiae contra Durandum
semplice, spirituale ma impersonale) è forma- (ed. a cura di P.T. Stella, Tübingen-Basel 2003).
ta ogni particella di materia. Perciò l’uno è an- Opera di un tomista fedele del secolo XIV, co-
che infinito in numero. Tutto è costituito di stituisce una delle migliori critiche al Com-
«uni», in ognuno dei quali risiede l’eterna es- mentarium in Libros Sententiarum di Durando
senza e causa. Tutto quel che si manifesta è di San Porziano e si inserisce nella strategia
quindi «anima» e tutte le «anime» sono essen- attuata dai tomisti di seconda generazione per
zialmente eguali, differendo solo per le loro restituire dignità e reputazione all’insegna-
manifestazioni, dipendenti dal modo della lo- mento dell’Aquinate dopo la condanna e le
ro agglomerazione. II mondo forma un tutto di controversie del XIII secolo. Le Evidentiae sono
cui le parti sono solidali. La materia è un’ag- in particolare testimonianza della nuova sta-
glomerazione di cui gli elementi costitutivi so- gione attraversata dall’ordine domenicano nei
no forze semplici, centri dinamici e indistrutti- primi decenni del XIV secolo: in essa si tenta
bili. Agglomerazione, più sintetica, è anche di trasformare Tommaso in autorità teologica.
quella del corpo vivente. Esso ha parecchi si- Per questa promozione del tomismo viene in-
stemi viventi e formati, come il sistema totale, tenzionalmente utilizzato come strumento di
da tutti i principi essenziali della vita: Durand
confronto critico il commento di Durando alle
lo chiama «polizoismo». Tra il corpo inverte-
Sentenze di Pietro Lombardo, così da creare
brato e quello vertebrato c’è continuità. Anche
una continuità tra il suddetto insegnamento e
il corpo umano è agglomerazione di centri di-
namici. L’anima è uno di essi e centralizza l’or- la tradizione teologico-magistrale del concilio
ganizzazione intera. Il polizoismo si specifica Laterano del 1215.
nell’uomo in polipsichismo: quel che si chia- Secondo Koch, l’autore, identificato in un ma-
ma «io» non è che il principale di una gerar- noscritto come Nicolaus Medensis, potrebbe
chia d’individualità psichiche «scaglionate dai essere Nicola di San Vittore, allievo di Giovan-
gangli encefalici fino all’estremità inferiore ni di Napoli, supponendo che sia originario
dell’albero spinale» (Variétés philosophiques, della cittadina di Meda. Lo stesso ipotizza
Paris 1900, p. 185). In forza di questi principi Stella, riconoscendone però il valore di mera
Durand vuol conciliare spiritualismo e mate- congettura.
rialismo, deismo e ateismo, dando una solu- G. Feltrin
zione in cui si ritrovi la verità delle opposte af- BIBL.: AA.VV., Saint Thomas au XIVe siècle, «Actes du
fermazioni. Colloque organisé par l’Institut Saint Thomas
F. Weber d’Aquin les 7 e 8 juin 1996 à l’Institut catholique de
BIBL.: Électro-dynamisme vital, Paris 1855; Cours théo- Toulouse», in «Revue Thomiste», 97 (1997), pp. 1-
rique et pratique de Braidisme, Paris 1860 (pubblicate 262; I. IRIBARREN, Durandus and Durandellus: The Dis-
sotto lo pseudonimo di J.P. Philips); Essais de phy- pute behind the Promotion of Thomist Authority, in
siologie philosophique, Paris 1866; Les origines anima- «Akademievorträge. Schweizerische Akademie der
les de l’homme, Paris 1871; Ontologie et psychologie Geistes- und Sozialwissenschaften», 11 (2004), pp.
physiologique, Paris 1871 (2ª ed., col titolo Variétés 15-28.

3160
VOLUMIfilosofia.book Page 3161 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Durando di San Porziano


DURANDO
Durando d’Aurillac D’AURILLAC. – Scolastico fran- va a postulare entità superflue, soprattutto in
cese, domenicano, vissuto nel XIV secolo, m. materia psicologica, noetica e metafisica. Egli
nel 1380. Il suo pensiero rimane fedelmente le- diffidava dunque della dottrina tomista degli
gato al tomismo, e non presenta originalità di habitus, della distinzione tra essenza ed esi-
rilievo. Secondo Koch non bisogna confonderlo stenza, come pure della tesi che la materia sia
con Durandello. il principio di individuazione; riteneva che non
Red. fosse necessario invocare l’esistenza nell’uo-
BIBL.: J. KOCH, Durandus de S. Porciano, Münster mo dell’intelletto agente, né tanto meno delle
1927; A. BACIC, Ex primordiis scholae thomisticae, Ro- specie intelligibili, forme intellettive che
mae 1928, pp. 51-72; P. FOURNIER, Histoire littéraire de nell’intelletto possibile farebbero da medium
la France, Paris 1938, t. XXXVII, pp. 515-517; P. MAN- tra il soggetto conoscente e l’oggetto cono-
DONNET, Saint Dominique: l’idée, l’homme et l’œuvre, sciuto. Il rifiuto di queste tesi è collegato
Paris 1937, vol. I, p. 199. all’assunzione da parte di Durando di un’origi-
nale concezione della relazione: essa non va
DURANDO
Durando di DI SanSAN PORZIANO. – Teolo-
Porziano intesa come legame estrinseco tra sostanze,
go domenicano, n. a Saint-Pourçain, nella re- bensì come fondamentale modo dell’essere.
gione dell’Alvernia, tra il 1270 e il 1275; nel Le applicazioni di tale dottrina sono decisive
1303 è nel convento domenicano parigino di anche a livello teologico, in particolare nella
Saint Jacques, dove nel 1307-08 commentava speculazione sulla Trinità. È nota, infine, la
le Sentenze e nel 1312 diveniva maestro in teo- sua opposizione nei confronti della concezio-
logia. A partire dal 1313, è lettore alla corte pa- ne tommasiana della teologia come scienza
pale di Avignone e dal 1317 vescovo, dapprima speculativa e della sua unità: avendo per og-
di Limoux, poi di Puy-en-Velay, quindi di Meaux getto la salvezza, la teologia è, e solo in senso
nel 1326, dove muore nel 1334. lato, scienza pratica. Anche le sue dottrine sul
L’insegnamento prodotto commentando le peccato originale e sull’azione causale del sa-
Sentenze subisce immediatamente vivaci con- cramento sono state al centro delle dispute
testazioni all’interno dell’ordine domenicano: teologiche dell’inizio del XIV secolo.
venivano viste con sospetto le numerose di- A. Petagine
scordanze tra la sua dottrina e quella di Tom-
BIBL: quanto alle opere di interesse teologico e filo-
maso d’Aquino. Lo scontro non si placò nem- sofico, la terza stesura del Commento alle Sentenze
meno dopo la revisione del Commento operata ha conosciuto diverse edd. cinquecentesche: cfr. In
da Durando intorno al 1310. Nonostante tali Sententias thologicas Petri Lombardi commentariorum
dissensi all’interno dell’ordine di appartenen- libri IV, Venetiis 1571; rist. anast. New York 1964;
za, papa Giovanni XXII lo nomina lector Curiae, possediamo in ed. critica: Quaestio de natura cogni-
poi vescovo; nel 1326 lo inserisce nella com- tionis, ed. a cura di J. Koch, Münster 1935; Tractatus
missione esaminatrice dell’ortodossia degli de habitibus: qq. I-III, ed. a cura di T. Takada, Kyoto
scritti di Ockham. Approfittando della sua 1963; q. IV, ed. a cura di J. Koch, Münster 1930; Ma-
nuova dignità, Durando pubblicherà la terza gistri Durandi a Sancto Porciano Ordinis Praedicato-
edizione del Commento alle Sentenze (1317-27), rum Quodlibeta Avinionensia tria, ed. a cura di P.
che conoscerà diverse edizioni a stampa nel Stella, Zürich 1965; Libellus de visione Dei, ed. a cura
Cinquecento; condurrà nuove polemiche, una di G. Cremascoli, in «Studi Medievali», 25 (1984),
delle quali, quella sulla visione beatifica, gli pp. 394-442. Per una rassegna completa delle sue
opere, comprese quelle ancora inedite, cfr. TH. KÄP-
attirerà la censura papale. Già però l’immedia-
PELI - E. PANELLA, Scriptores Ordinis Praedicatorum
to successore, Benedetto XII (1334-1342) ne
Medii Aevi, Roma 1975, vol. II, pp. 339-350; Roma
riabiliterà la posizione: fino al XVI secolo, il 1993, vol. IV, pp. 73-74.
pensiero di Durando sarà considerato autore-
Su Durando di San Porziano: il principale studio ri-
vole, per spiegare il quale saranno istituite
mane ancora quello di J. KOCH, Durandus de S. Por-
specifiche cattedre. ciano O. P. Forschungen zum Streit um Thomas von
In polemica con l’assunzione di Tommaso Aquin zu Beginn des 14. Jahrhunderts, Münster i. W.
d’Aquino come auctoritas all’interno dell’ordi- 1927; cfr. anche M.T. BEONIO BROCCHIERI FUMAGALLI,
ne domenicano, Durando invocava il dovere Durando di S. Porziano. Elementi filosofici della terza
dell’indipendenza intellettuale; rimproverava redazione del Commento alle Sentenze, Firenze 1969;
all’aristotelismo di marca tomista mancanza profili di più recente composizione si trovano in F.
di linearità e di capacità esplicativa, che porta- ALESSIO, L’età di Giovanni XXII: Eckhart, il dibattito

3161
VOLUMIfilosofia.book Page 3162 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Durata ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sul tomismo, i primi scotisti, in T. GREGORY - A. MAIERÙ Si è detto che sia la memoria a trattenere il
- F. ALESSIO, La filosofia medievale: i secoli XIII e XIV, tempo dalla dispersione e a salvarlo dall’an-
Firenze 1975, pp. 284-288; E.H. WÉBER, L’Ordine do- nullamento a cui l’irreversibilità del suo pro-
menicano dal dibattito sul tomismo a Eckhart, in G. cesso lo condannerebbe. Nel libro XI delle sue
D’ONOFRIO (a cura di), Storia della teologia nel Medio- Confessioni Agostino misurò il tempo (meglio in
evo, vol. III: La teologia delle scuole, Casale Monferrato questo caso si direbbe la durata) in relazione
1996, pp. 403-405; I. IRIBARREN, Durandus of St. Pour- alla mente, trovando in questa, nel vivente flu-
cain. A Dominican Theologian in the Shadow of Aqui-
ire dell’anima, tre termini esattamente corri-
nas, «Oxford Theological Monographs», Oxford
spondenti ai tre momenti della durata. Come
2005 (con bibl. aggiornata).
la durata si svolge nel trapassare incessante
del futuro nel passato attraverso il presente, così
DURATA (duration; Dauer; durée; duración). –
Durata la mente ha l’aspettazione con cui si rappresen-
Nel pensiero classico il concetto di durata ha
ta il futuro, ha l’intuizione con cui si accorge del
indicato, in un senso genericissimo, il modo o presente, ha la memoria con cui raccoglie e
«misura» del perseverare di un ente nella sua conserva il passato. Difficile è però definire
esistenza, ed è stato distinto in tre specie di- che cosa sia in se stesso il tempo, nel suo con-
verse: se si tratta di un essere che è subordina- creto durare. «Se nessuno me lo chiede, lo so
to a un divenire successivo e continuo, la du- – dice Agostino –; se voglio spiegarlo a chi me
rata è stata detta tempo; se di un essere subor- lo chiede, non lo so più» (Conf., XI, 14.17). È
dinato a una forma di divenire successivo ma qui un’anticipazione dello sgomento da cui sa-
non continuo, la durata è stata detta evo; se di rà preso Pascal, e una chiara consapevolezza
un essere non subordinato ad alcuna forma di delle difficoltà inerenti alla nozione del tempo.
divenire, ma esistente tutto insieme sempre, Infatti, secondo Agostino, se nulla passasse,
la durata è stata detta eternità. In quest’ultimo nulla di ciò che è a venire si realizzerebbe mai
senso la durata è concepita come il modo o la nel tempo; e se, per ipotesi strana, tutto rima-
«misura» del durare piuttosto che come il du- nesse immutabile, si avrebbe il riassumersi
rare stesso o l’ente in quanto dura. Il pensiero del corso del tempo nel presente e il presente
moderno, invece, è passato dal concepire la sarebbe non più un momento del tempo, ben-
durata come modo o «misura» del durare al sì, semplicemente, l’eternità. Ma, per la neces-
concepirla come il durare stesso, e da un dura- sità del divenire che è inerente al tempo, il fu-
re come ente che dura alle strutture di co- turo non è ancora, il passato non è più, il pre-
scienza in cui il durare dell’ente si costituisce. sente sussiste proprio perché continuamente,
SOMMARIO: I. La durata e i suoi problemi. - II. La assorbendosi nel passato, si annulla. Dove,
durata nella storia del pensiero. dunque, si raccoglie e conserva il tempo, que-
I. LA DURATA E I SUOI PROBLEMI. – La nozione ge- sto simulacro dell’essere vero, che consiste
nerica della durata trae la sua prima origine nel suo stesso continuo trascorrere ed estin-
dalla riflessione che la mente compie sul pro- guersi? È appunto nella mente e precisamente
cesso della propria esperienza. Ora si richiede nella memoria, che si ritrova la possibilità di
in primo luogo che il processo sia continuo, conservare e di misurare il tempo, ossia non le
giacché, se fosse discontinuo, la discontinuità stesse cose che passano, ma le impressioni
significherebbe interruzione e rottura del dive- che esse imprimono, passando, nella mente.
nire e quindi non più il durare di un processo, L’oggetto dell’aspettazione passa per l’atten-
ma il disseminarsi di frammenti staccati zione per convertirsi nella memoria.
nell’astratto continuo spazio-temporale. La Fin qui Agostino. Un punto di vista che assu-
continuità del durare significa altresì che il me la necessità di prendere le mosse dall’ente
processo è uno, uno nel suo differenziarsi con- che dura insisterà sul fatto che il tentativo di
tinuo. L’unità nel processo significa appunto definire il tempo e la durata in funzione della
continuità e la continuità raccoglie insieme memoria inverte di fatto l’ordine reale delle
l’identico e il diverso: il rimanere uno di ciò che nozioni. La memoria si distingue infatti come
si muove e si differenzia o (ciò che è la stessa forma specifica di conoscenza in quanto si po-
cosa) il differenziarsi di ciò che è e resta essen- ne quale coscienza che nell’identità del suo at-
zialmente uno. Ora qual è la prima radice di to confronta quello che è con quello che non è
questa unità-continuità (identità-diversità)? più e con questi due termini mette in rapporto
3162
VOLUMIfilosofia.book Page 3163 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Durata


la propria permanente unità. È vero cioè che è za» (E. Husserl, Zur Phänomenologie des inneren
la memoria a svelare quella sorta di continuo Zeitbewusstseins (1893-1917), Den Haag 1966,
successivo che è la durata; ma è la durata che ed. it. a cura di A. Marini, Per la fenomenologia
costituisce il presupposto ontologico della della coscienza interna del tempo, Milano 1985, p.
memoria e la definisce come la differenza 251). Noi abbiamo cioè medesimezza e tutta-
dell’oggetto definisce la differenza dell’attività via diversità delle fasi, e questo possiamo no-
che gli è relativa. La memoria stessa è possibi- tarlo in quanto possiamo portare lo sguardo
le in quanto l’unità dell’io (la kantiana unità intenzionale sia su ciò che dura sia sul suo an-
trascendentale dell’autocoscienza), secondo nunciarsi e costituirsi attraverso fasi tempora-
questa dottrina, raccoglie e tien ferme le diver- li. Abbiamo molte fasi singole, ciascuna diver-
se rappresentazioni, il cui succedersi è conti- sa, e tuttavia è presente una coscienza di iden-
nuo, appunto perché uno, pur nel mutare tità: è lo stesso bruno che, nella molteplicità
dell’esperienza: è il tessuto nel quale vengono, delle fasi, si manifesta, e «la coscienza conti-
come trame essenziali, a inserirsi le rappre- nua di unità o di identità non va scambiata con
sentazioni. Questo avrebbe presentito Agosti- tutt’altra coscienza, quella di un tutto di istan-
no, quando, rivolgendosi alla sua anima, ti allineati nel tempo. Vivendo nella coscienza
esclamava: «È in te, o anima mia, ch’io misuro d’identità, abbiamo nel costante continuum,
il tempo»; ma questo non avrebbe chiaramen- nel costante flusso dell’estensione temporale,
te esposto, perché non vedeva l’unità funzio- sempre uno» (ibi, p. 252).
nale dell’io, logicamente presupposta all’e- Può infine la durata, nella sua consistenza pu-
sperienza e pur presente e attiva in essa (di es- ramente psicologica, apparire suscettibile
sa, anzi, costituita nel suo continuo attuarsi): d’una misurazione oggettiva? Maine de Biran,
poneva l’anima come fondamento metempiri- ponendo l’io come una forza iperorganica, at-
co dell’esperienza e ricorreva alla memoria per tiva nell’atto del volere produttivo del movi-
rinsaldare la vita interiore, che così correva il ri- mento, credeva di poter trovare in esso il prin-
schio di disgregarsi e di disperdersi. cipio della misurazione della durata, sia inter-
La prospettiva fenomenologica, che riprende na, sia riferita alle cose esterne. Royer-Collard
le preoccupazioni agostiniane, ha attirato l’at- cercò un fatto-tipo, che servisse come unità di
tenzione sul fatto che insistere sugli aspetti misura per tale misurazione e indicò, come at-
soggettivi, sulla coscienza interna del tempo, ta a farci intendere e la durata interna e quella
non significa tuttavia necessariamente dissol- esteriorizzata nell’uniformità del movimento,
vere ciò che dura in strutture soggettive. Per la tensione della volontà, col movimento che ne
sfuggire a una considerazione psicologica del- segue. Si tratta, qui, di tentativi non concilia-
la tematica della durata è sufficiente distin- bili col senso interiore della durata, che non
guere, all’interno dell’apparire soggettivo, ciò sarebbe a sua volta concettualizzabile o su-
che dura dal suo durare. Così, se vediamo scettibile di misurazione oggettiva.
qualcosa che dura, questo può presentarsi co- II. LA DURATA NELLA STORIA DEL PENSIERO. – Per Ze-
me l’identico che persiste nel variare dei suoi none di Elea, che aveva affermato essere as-
modi di manifestazione. Husserl – andando ol- surdo il movimento, e trovarsi la freccia, in
tre e sopprimendo la distinzione tra analisi ogni istante, ferma in un luogo determinato,
psicologica e analisi ontologica della durata – una durata, intesa come somma di istanti, non
nota per esempio che ciò che dura si costitui- è che una somma di immobilità (cfr.: Aristote-
sce in quanto tale proprio nel variare dei suoi le, Phys., VI, 9, 239 b). Nella speculazione gre-
modi di manifestazione temporale. Se pren- co-cristiana il concetto di durata è assorbito
diamo un dato di sensazione bruno, possiamo quasi del tutto dal concetto di tempo. Quanto
distinguere il dato che dura dal suo durare. In- alla distinzione della durata dal tempo, posso-
fatti, il dato che dura si mostra secondo modi no essere fatti tre rilievi, uno in Aristotele, uno
di manifestazione soggettiva, la manifestazio- in Plotino e uno in Agostino. Un’affermazione
ne «mostra una durata di “bruno”, è una mani- aristotelica di grande importanza è quella che
festazione estesa nella quale c’è un oggetto riporta, in ultima analisi, il tempo all’anima,
esteso; e l’intenzione non è diretta sulla dura- essendo a quello essenziale la misura ed es-
ta, ma sul “bruno” che dura e che nella durata sendo l’anima la sola realtà capace di misura-
è identica, cioè è inteso in unità e medesimez- re. La consistenza del tempo è, dunque, relati-
3163
VOLUMIfilosofia.book Page 3164 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Durata ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

va all’anima: tolta l’anima, sarebbe annullato hanno un movimento certo e determinato:


il tempo nel suo significato spirituale e ne re- «haec comparatio tempus vocatur». Il tempo
sterebbe soltanto il sostrato, e cioè il movi- non è un’affezione delle cose, ma soltanto un
mento. In Plotino l’anima, che è una ipostasi puro modo di pensare, un «ens rationis», e
divina collocata al centro dell’universo, con- precisamente un «modus cogitandi durationi
serva l’unità nella molteplicità e produce quin- explicandae inserviens». Ora, della durata è da
di col tempo un’immagine dell’uno, l’uno nella notare che può concepirsi maggiore o minore,
continuità (Enn., III 7, 11): ecco affacciarsi quasi composta di parti, e che è attributo
l’idea della continuità, che è più propriamente dell’esistenza e non dell’essenza (così Spinoza
della durata anziché del tempo astrattamente nei Cogitata metaphysica, parte I, cap. 4, in Ope-
inteso. Agostino (lo abbiamo visto preceden- ra, ed. Gebhardt, vol. I, Heidelberg 1925).
temente) attinge da Aristotele l’intuizione del- Altrove (nella lettera XII a Lodovico Meyer
la misura psicologica del tempo, ma la svilup- dell’11 genn. 1663, in Opera, ed. cit., vol. IV)
pa con acutezza e con una sensibilità assai vi- Spinoza, dopo aver distinto la sostanza dall’af-
cina alle più moderne esigenze del pensiero fi- fezione o modo (a seconda che dalla definizione
losofico. dell’ente si ricavi o meno l’esistenza), fa
Bisogna giungere a Cartesio per trovare in mo- dell’eternità l’attributo dell’esistenza della so-
do esplicito la distinzione della durata dal stanza e della durata l’attributo dell’esistenza
tempo. Quando noi distinguiamo, egli dice, il dei modi, insistendo sul fatto che, mentre
tempo dalla durata, considerata in generale, e l’eternità è una e indivisibile come la sostanza,
diciamo che è la misura del movimento, que- la durata, come la quantità in generale, può
sto è solo un modo di pensare, giacché, nel essere determinata a piacere secondo il tem-
moto come nella quiete, la durata è sempre po: il tempo serve a determinare la durata, co-
per noi la stessa. Per misurare la durata di tut- me la misura la quantità. Dal fatto poi che la
te le cose, la confrontiamo con la durata di durata e la quantità si scompongono in parti,
questi moti massimi e regolari, che producono così come le affezioni e i modi si distinguono
gli anni e i giorni: e questa durata chiamiamo in classi, nasce il numero, con cui noi le deter-
tempo. Ma il tempo nulla aggiunge alla durata, miniamo. Misura, tempo, numero sono enti non
generalmente intesa, se non un modo di pen- reali bensì del pensiero o piuttosto dell’imma-
sare (Principia philosophiae, in AT, vol. VIII, I, ginazione. Bisogna tener ferma, secondo Spi-
57). La durata è dunque, per Cartesio, l’aspet- noza, la distinzione tra enti reali ed enti di ragio-
to concreto del divenire; il tempo l’oggettiva- ne (e quindi, fra gli altri, della durata dal tem-
zione e la spazializzazione di esso necessarie a po), perché mentre questi sono divisibili in
misurarlo (cfr. anche Meditationes de prima phi- parti e misurabili, quelli non lo sono. A divide-
losophia, in AT, vol. VII). Rifacendo il cammino re in parti la durata, confondendola col tempo,
percorso da Cartesio, ma chiarendo e svilup- si rischia di non poter più intender come, p.
pando in modo originale le sue intuizioni, Spi- es., passi un’ora, dividendo la quale s’incorre
noza definisce lapidariamente la differenza tra in un processo all’infinito: dire che la durata
tempo e durata. Come vi è l’ente la cui essenza consta di momenti è come dire che il numero
include l’esistenza (che cioè esiste di necessi- risulta da una addizione di zeri. Numero, misu-
tà ed è perciò eterno), così vi è l’ente la cui es- ra e tempo, come enti dell’immaginazione,
senza include un’esistenza soltanto finita e che non possono essere infiniti e non devono d’al-
perciò non è eterno ma diviene (si genera, mu- tra parte essere confusi con le cose stesse rea-
ta, è, in altri termini, immerso nella durata). li: chi fa questa confusione finisce col negare
Il concetto di durata sorge, dunque, in con- l’infinito attuale. In breve, nella concezione spi-
trapposizione a quello di eternità: l’eternità è noziana, ricondurre la durata al tempo è come
l’attributo «sub quo infinitam Dei existentiam trasformare il concreto in astratto, l’effettiva-
concipimus. Duratio vero est attributum, sub mente esistente in una pura finzione razionale.
quo rerum creatarum existentiam, prout in sua Per Locke il problema della durata si sgancia
actualitate perseverant, concipimus». La dura- dal significato cosmologico e realistico ch’es-
ta non si distingue dalla totale esistenza di so conservava in Spinoza, per assumerne uno
una cosa se non con la ragione. Per misurarla psicologico e relativo all’esperienza del finito:
noi la riportiamo alla durata di altre cose, che si tratta non tanto di determinare la durata in
3164
VOLUMIfilosofia.book Page 3165 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Durata


sé, quanto, piuttosto, di dire come sorge in noi misura del movimento». La durata, dunque, è
l’idea di durata. Ed era ben naturale che questo un’idea che nasce occasionata dalla continui-
avvenisse con Locke, perché l’empirismo criti- tà ma non rappresenta essa medesima la con-
co, che da lui prende le mosse, è volto precisa- tinuità (cfr. Nouveaux essais sur l’entendement
mente a disintegrare il dogmatismo razionali- humain, II, cap. 14, tr. it. di M. Mugnai, Nuovi
stico, per limitare l’indagine filosofica all’origi- saggi sull’intelletto umano, Roma-Bari 1982).
ne, al modo e all’estensione della conoscenza Inoltre, l’origine della stessa idea, derivante
umana. L’idea di durata ci viene, dice Locke, dalla successione che si attua nell’interno del-
dagli elementi della successione, che scorrono la mente, fa sì che non avvenga, per Leibniz, il
e passano continuamente. A sua volta, l’idea distacco della durata e del tempo dall’eterno,
di successione nasce in noi quando riflettiamo come avviene per quelli che intendono la du-
sul seguito delle idee che si succedono co- rata e il tempo sul piano cosmologico e meta-
stantemente l’una all’altra nella nostra intelli- fisico, bensì che l’idea di eternità si ricavi da
genza finché siamo svegli. La distanza tra due un’indefinita aggiunzione di lunghezze di tem-
elementi di questa successione, ossia tra il po le une alle altre, quanto ci piace (ibi, § 27).
manifestarsi di due diverse idee della nostra Da questo punto di vista Leibniz si ritrova sullo
mente, è ciò che chiamiamo appunto durata. stesso piano dell’empirismo lockiano, per il
Ora, poiché noi ci accorgiamo di esistere in quale altresì l’idea di eternità era il risultato del-
quanto pensiamo o accogliamo successiva- l’addizione all’infinito di lunghezza di una certa
mente varie idee nella mente, chiamiamo du- durata (Locke, Essay..., cit., l. II, cap. 14, § 27).
rata (nostra e delle cose coesistenti col nostro Per Condillac, sensista, l’idea di durata nasce
pensiero) l’esistenza o la continuazione dell’esi- in noi – o meglio, nella statua di cui egli espo-
stenza nostra e di qualsiasi altra cosa commi- ne la vita psichica nel suo progressivo arric-
surata alla successione delle nostre idee. Modi chirsi, dalle sensazioni elementari alla co-
semplici della durata sono poi le ore, i giorni, scienza e di qui alle più complesse forme di
gli anni, il tempo, l’eternità, ossia tutte quelle esperienza e di ideazione – quando la succes-
lunghezze di cui abbiamo idee distinte. In par- sione di alcuni avvenimenti esteriori, il loro
ticolare, il tempo è la durata in quanto è consi- sottrarsi e ricomparire all’osservazione dei
derata divisa in determinati periodi e contras- sensi, occasiona nella coscienza una succes-
segnata da certe misure o epoche (cfr. Essay sione d’idee. L’avvenimento che, col suo rego-
Concerning Human Understanding, l. II, cap. 14, lare (o almeno creduto regolare) comparire e
§§ 1, 3, 17). ricomparire, occasiona nella statua l’idea di
La speculazione di Leibniz è quanto mai im- durata è il sorgere e il tramontare del sole. Di
portante anche per l’argomento che qui c’inte- qui nasce una successione d’idee che dà con-
ressa. Leibniz comincia con l’osservare, nel fusamente l’idea di durata; ma, una volta rife-
suo Saggio, che non il movimento, bensì una rita alle rivoluzioni solari, tale idea si chiarisce,
continuità costante di idee ci dà l’idea di durata. si obbiettiva, si misura. Tuttavia, l’origine psi-
Ecco, dunque, riportata la durata nell’interno cologica dell’idea di durata non è mai, per
dell’uomo, ad attingervi la propria concretez- Condillac, annullata, se pure è come messa da
za. Ma in quanto alla continuità in cui essa parte e obliata. A seconda dello stato d’animo
sembrerebbe, secondo l’espressione citata, del soggetto, che può essere lieto o triste, in-
consistere, siamo subito disingannati dal filo- teressato allo spettacolo del mondo circostan-
sofo, il quale ci avverte che «una continuità di te o annoiato, ozioso o occupato, la durata
percezione ci suggerisce l’idea di durata, ma stessa, o meglio il senso interiore della durata,
non la costituisce». Le nostre percezioni non assume valori diversi (lentezza o rapidità, bre-
hanno mai «una continuità tanto costante e vità o lunghezza), anche se oggettivamente
regolare da equivalere a quella del tempo, che contenuta entro i limiti d’uno stesso intervallo
è un continuo semplice e uniforme come la astronomico. Così, p. es., nell’ozio il giorno
retta». «Il mutamento delle percezioni ci dà passa lentamente, ma l’anno, fatto di giorni
occasione di pensare al tempo, e questo si mi- uguali si uniforma e si abbrevia. Per il sensi-
sura per mezzo di cambiamenti uniformi». Ri- smo, se pur sussiste un’oggettivazione della
portando il movimento difforme a quello uni- durata (ciò che per altri indirizzi è detto tempo),
forme, si può infine stabilire che «il tempo è la il significato concreto della durata stessa si at-
3165
VOLUMIfilosofia.book Page 3166 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Durata ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

tinge nel processo della vita interiore, nella discontinuo e fa della durata reale una giu-
coscienza, diremmo meglio nel senso intimo stapposizione d’istanti. Intanto, la vita psico-
della durata (cfr.: É.B. Condillac, Traité des sen- logica si sottrae ai simboli e si svolge, al di sot-
sations [1754], parte III, in Oeuvres philososophi- to dell’astratta spazializzazione e temporaliz-
ques, Paris 1947, vol. I). zazione, come durata o progresso continuo del
Da ciò che abbiamo detto fin qui appare chia- passato, che corrode l’avvenire e che s’accre-
ramente che il problema della durata oscilla sce avanzando, e insieme conservandosi inde-
tra un significato psicologico e uno metafisico, finitamente. Non è la memoria, come astratta
e che allora la durata assume un significato facoltà che stringa insieme rappresentazioni
epistemologico quando si obiettiva e si con- tra di loro separate, a conservare il passato:
cettualizza nel tempo. Impostato così il pro- questo si conserva da sé, automaticamente, e
blema, la speculazione kantiana, guardando la ci accompagna tutto intero in ciascun istante.
successione da un punto di vista che non è né Così la nostra personalità si accresce e matura
psicologico né metafisico (secondo l’accezio- senza posa (ibi, pp. 1-8).
ne classica del termine metafisico), bensì gno- In Essai sur les données immédiates de la con-
seologico (in quanto Kant nella sua estetica tra- science (Paris 193634) Bergson aveva detto che
scendentale stabilisce le condizioni fondamen- la durata pura è la forma che prende la succes-
tali per la possibilità della scienza), porta chia- sione dei nostri stati di coscienza, quando il
rimento intorno al concetto non di durata, ma nostro io «si lascia vivere» e si astiene dallo
di tempo (cfr. KrV, Tranzendentale Ästhetik, sez. stabilire una separazione tra lo stato presente
II, §§ 4 e 5). e quelli anteriori: i momenti della durata sono
Con Bergson si ritorna all’intuizione psicologi- non giustapposti, ma insieme fusi e compene-
ca della durata e quindi alla contrapposizione trati come le note d’una melodia (ibi, p. 76). La
tra durata e tempo. Rifacendosi ad Agostino e pura durata è la successione di cambiamenti
a Pascal, Bergson trova che l’intelligenza, pre- qualitativi che si fondono, si compenetrano,
sente nell’uomo per l’esigenza pratica senza contorni precisi, senza esteriorizzarsi gli
dell’azione, volta a ciò che si ripete e che è de- uni rispetto agli altri, senza alcuna parentela
finibile con concetti astratti, non è in grado di col numero: è, in breve, l’eterogeneità pura (ibi,
cogliere la durata o tempo reale, e cioè l’inces- p. 79). Il tempo, viceversa, è il simbolo astratto
sante, intrinseco, irripetibile trasformarsi di della durata, rappresentato a sua volta simbo-
tutte le cose. L’intelligenza, egli dice, ripugna licamente nello spazio, per l’esigenza pratica
a ciò che fluisce e tende a solidificare ciò che della misurazione. Col tempo noi pensiamo il
tocca. Perciò noi non pensiamo il tempo reale, più delle volte a un mezzo omogeneo, dove i
ma lo viviamo, perché la vita non è contenibile nostri fatti di coscienza si allineano, si giu-
dall’intelligenza (cfr. Évolution créatrice, Paris stappongono come nello spazio e riescono a
193240, p. 50). Noi concepiamo la nostra vita formare una molteplicità distinta (ibi, p. 69).
interiore come una successione di stati, cia- Rifacendosi a Bergson, Hamelin distingue un
scuno dei quali verrebbe a porsi dopo l’altro, e tempo omogeneo quantitativo da un tempo etero-
concepiamo lo stesso io come l’insieme di tali geneo qualitativo o pura durata, e trova che
stati. Tuttavia questa visione non corrisponde l’aspetto di quantità è riferito al tempo per via
all’effettiva realtà della vita spirituale, la quale del suo riferimento alla spazialità e all’esten-
è in se stessa un cangiamento continuo, in cui sione (Essais sur les éléments principaux de la re-
singoli momenti sono essi medesimi soggetti présentation, Paris 19252, pp. 63 ss.).
a un’intrinseca variazione, perché il loro consi- Posteriormente a Bergson, Husserl, con l’ana-
stere è proprio nel loro incessante trasformar- lisi fenomenologica dell’intuizione del tempo, ri-
si e divenire. Il passaggio da uno stato all’altro porta il tempo a una necessità a priori, in quan-
(da un momento all’altro del divenire) è come to il tempo fenomenologico «costituisce un
il prolungarsi, e trasformarsi, d’un solo stato, fondamento cardine di tutte le cosiddette teo-
così come il restare lo stesso è già un variare. Ec- rie dell’esperienza» (E. Husserl, Einleitung in
co però che quando la variazione è divenuta die Logik und Erkenntnistheorie, Den Haag 1984,
notevole, essa s’impone alla nostra attenzio- p. 274). Il tempo trascendentale, o la coscienza
ne, e questa, obbedendo, tra l’altro, alle neces- interna del tempo è infatti «la forma di ogni
sità pratiche della vita, rompe il continuo nel possibile oggettività» (ibi, p. 273). Sul senso
3166
VOLUMIfilosofia.book Page 3167 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dürken


del termine trascendentale non vi può essere MEJIA, La duración supra-oposizional. Ensayo de una
qui alcun dubbio: «il tempo non è una forma metafísica de la duración, Lima 1956; J. KOPPER, Einige
della coscienza, bensì di ogni possibile ogget- Bemerkungen zur Bedeutung von Ewigkeit und Dauer
tività» (ibid.). in Spinozas Ethik, in «Zeitschrift für philosophische
Il problema della durata e della misura degli Forschung», 43 (1989), pp. 432-448; P. TARONI, Berg-
intervalli è stato sviluppato, in polemica con son, Einstein e il tempo. La filosofia della durata berg-
soniana nel dibattito sulla teoria della relatività, Urbino
l’impostazione che riconduce il problema alle
1998; A. GENOVESI, Bergson e Einstein. Dalla percezio-
strutture di coscienza, dalla corrente che nel ne della durata alla concezione del tempo, Milano 2001.
Novecento si è richiamata all’empirismo. Già
Poincaré denuncia il valore convenzionale del- ➨ CONTINUO; DISCONTINUO; ETERNITÀ; EVO; MEMO-
la uguaglianza di due intervalli e della simulta- RIA; PERCEZIONE; TEMPO.
neità di avvenimenti distanti; Enriques torna a
ricercare la possibilità d’una misura oggettiva DURDÍK, JOSEF. – Filosofo herbartiano ceco,
Durdík
del tempo; la relatività rinunzia a parlare d’un n. a Horice (Boemia) nel 1837, m. a Praga nel
movimento e d’un tempo assoluti. Si tratta, 1902.
com’è ben chiaro, d’indagini che riguardano Insegnò a Praga. Scrisse: Leibnitz und Newton.
strettamente il concetto di tempo e hanno si- Ein Versuch über die Ursachen der Welt, Halle
gnificato esclusivamente nel campo dell’epi- 1869; Dejinný nástin filosofie novoveké (Storia
stemologia. Bertrand Russel, in polemica con della filosofia moderna), ivi 1870; Karakter (II
Bergson, sostiene che chi riduce la durata al carattere), ivi 1873; Vseobecná estetika (Estetica
flusso di coscienza confonde l’oggettività del generale), ivi 1875; Poetika, ivi 1881; Dejiny filo-
tempo con la nostra percezione soggettiva di sofie nejnovejsí (Storia della filosofia contempo-
esso. In questa direzione si è mosso soprattut- ranea), ivi 1887; Darwin und Kant, Praha 1906,
to Hans Reichenbach, il quale insiste sul ca- postumo (scritto 1874-75).
rattere oggettivo del tempo. Il tempo si risolve Si occupò principalmente del problema della
infatti nella struttura topologica e metrica di scienza, prima tentando un accostamento fra i
carattere dimensionale che organizza la mol- sistemi di Leibniz e di Newton, in seguito cer-
teplicità degli eventi. In questo modo, la stes- cando di dare alle scienze un ordinamento
sa problematica che già in Aristotele aveva unitario che comprendesse, oltre alle scienze
spinto verso l’analisi della coscienza del tem- oggettive, come si era limitato a sostenere
po (l’anima come misura del tempo) viene Comte, anche le soggettive (psicologiche).
spostata su strutture oggettive. Per esempio, Red.
diciamo che gli intervalli di tempo che la terra BIBL.: F. KREJCÍ - J. KAMPER, Sborník Durdíkuv (Miscel-
richiede per compiere una rotazione completa lanea per Durdík), Praha 1906; R. DYKAST (a cura di),
sono uguali. Per misurare la durata impieghia- Sborník z konference usporádané ke 100. výrocí úmrtí
mo dunque il conteggio dei periodi, per esem- významného ceského filozofa a estetika Josefa Durdíka
pio quando diciamo che i periodi di un pendo- (Atti del convegno per il centesimo anniversario del
filosofo ed estetico ceco Josef Durdík), Praha 2003.
lo sono egualmente lunghi (H. Reichenbach,
Filosofia dello spazio e del tempo, Milano 1977, p.
137). Possiamo dunque usare il movimento DÜRKEN, BERNHARD. – Biologo teorico e
Dürken
stesso come misura di uniformità e considera- sperimentale, n. a Geerte (Meppen) il 20 sett.
re come eguali i tempi di transito attraverso 1881, m. a Breslavia il 30 nov. 1944.
distanze uguali. Condusse numerose e importanti ricerche
C. Carbonara - V. Costa specialmente nel campo della meccanica dello
BIBL.: Oltre gli autori citati nel corso della voce, si
sviluppo, sostenendo una concezione organi-
possono indicare, quali classici sulla problematica cistica o olistica che ha come argomento base
della durata: PLATONE, Timeo; ARISTOTELE, Physica; B. la critica fatta da H. Driesch al meccanicismo.
PASCAL, Oeuvres complètes; N. MALEBRANCHE, Entre- Tuttavia Dürken non accetta la soluzione di
tiens sur la métaphysique et sur la religion, Paris 16963. Driesch: l’entelechia a-spaziale è un fattore so-
Studi: Z. ZAWIRSKI, L’évolution de la notion du temps, prannaturale inaccettabile; la «totalità», egli
Kraków 1936; G. BACHELARD, Dialectique de la durée, n. dice, deve essere intrinseca.
ed., Paris 1950; E. MINKOWSKI, L’éphémère, durer, avoir I due brani seguenti contengono le idee più ti-
une durée, l’éternel, in «Revue de Métaphysique et de piche della sua concezione olistica. «Il concet-
Morale», 3-4 (1956), pp. 217-241; D. VILLANUEVA to fondamentale dell’olismo si può esporre in
3167
VOLUMIfilosofia.book Page 3168 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Durkheim ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

breve. Le parti dell’organismo non sono primi- bili riguardo alla esteriorità della società nei
tive rispetto al “tutto”, non sono esse quelle confronti dell’individuo: in primo luogo, co-
che formano, come risultato, l’insieme, il tutto scienza e comportamento dell’individuo in
secondario, ma il rapporto è esattamente in- quanto singolo sono differenti da quelli come
vertito: il tutto è primitivo, le parti invece se- membro di un gruppo; secondariamente, le
condarie. Il tutto unitario dell’organismo non statistiche sociali mostrano uniformità, men-
è il risultato della somma e della coordinazio- tre le storie individuali sono contraddittorie e
ne delle sue parti, ma è invece proprio la pre- singolari; in terzo luogo, non si può far discen-
messa di questo» (Entwicklungsbiologie und dere il superiore dall’inferiore; e, infine, gli in-
Ganzheit, Berlin 1936, tr. it. di L. Raunich, rive- dividui sono costretti dalle istituzioni, e sareb-
duta da P. Pasquini, Biologia dello sviluppo e oli- be paradossale ritenere che siano gli individui
smo, Firenze 1943, p. 19). a costringere se stessi.
«Non è detto che dal punto di vista chimico il Nella Divisione del lavoro sociale, Durkheim
plasma ucciso si diversifichi da quello vivente; muove da una doppia critica a individualismo
ed i chimici fisiologici sono certamente tutti e contrattualismo, affermando che nell’esi-
dell’opinione che questo non è neanche il ca- stenza collettiva vi è qualcosa di irriducibile
so. Ma proprio per questo bisogna ammettere sia all’individuo sia al contratto. Si tratta della
che non è la costituzione chimica a determina- cosiddetta «solidarietà sociale», ovvero la for-
re la vita, bensì, oltre a questo, è necessario za della coesione collettiva. La tesi del socio-
ancora qualcosa di specifico non rilevabile per logo francese è che la società moderna non
via chimica; infatti se la differenza tra plasma tenda alla disgregazione, nonostante lo scadi-
morto e plasma vivente non è di natura chimi- mento delle credenze tradizionali, in quanto il
ca, essa dovrà essere di natura specifica orga- passaggio dalla società tradizionale a quella
nismica» (ibi, p. 195). moderna non è consistito – a dispetto delle
Dürken, come tutti gli organicisti, ha sostenu- apparenze – in un crollo della solidarietà (sen-
to che la regolarità dei fenomeni vitali non può za la quale nessuna società potrebbe reggersi),
essere spiegata con il caso ed è stato quindi ma in un mutamento della sua natura, che oc-
un oppositore del darwinismo (che è appunto corre esaminare.
una teoria casualistica dell’evoluzione). Dal punto di vista metodologico, tale esame
G. Blandino avviene per Durkheim in prospettiva positivi-
BIBL.: G. BLANDINO, Problemi e dottrine di biologia teo- stica. Egli chiama gli oggetti della sociologia
rica, Torino 1960, pp. 119-121, 125. «fatti sociali», per sottolineare che essi sono
«modi di agire, di pensare e di sentire esterni
DURKHEIM, EMILE. – Sociologo francese n.
Durkheim all’individuo, e dotati di un potere di coercizio-
a Epinal il 15 apr. 1858, m. a Parigi il 15 nov. ne in virtù del quale si impongono ad esso»
1917. Il tema fondamentale che percorre l’inte- (Les règles de la méthode sociologique, Paris 1895,
ra opera di Durkheim a partire dal suo primo tr. it. di F. Airoldi Namer, Le regole del metodo
grande libro, De la division du travail social (Pa- sociologico, Milano 1963, p. 26). I fatti sociali
ris 1893, tr. it. di F. Airoldi Namer, La divisione vanno studiati come cose, vale a dire che per
del lavoro sociale, Milano 19894), può indicarsi studiare un fenomeno sociale occorre osser-
nell’interesse per il rapporto fra individuo e varlo oggettivamente dall’esterno, trovando le
collettività, nella ricerca delle condizioni che espressioni in cui si esplicitano quegli stati di
permettono l’esistenza della società, ovvero il coscienza che non possiamo cogliere diretta-
consenso e l’integrazione degli individui attor- mente.
no a norme morali. Società e individuo sono Tornando alla problematica affrontata nella
due entità distinte e autonome, e l’interpreta- Divisione del lavoro sociale, da quanto detto so-
zione della società deve muovere da questa – pra consegue che uno stato di coscienza come
in quanto ente diverso dalla, e superiore alla, la solidarietà può essere studiato solo trovan-
somma delle sue parti – e non dall’individuo: do un suo indicatore. Durkheim lo individua
tale dualità si riflette anche sulla concezione nel diritto, dato che ogni qual volta sussiste
dell’individuo, che è visto da Durkheim come stabilmente una forma di vita sociale, le regole
homo duplex, la cui vita ruota attorno a due morali sono codificate in leggi. Le norme giu-
centri, l’individualità (il profano) e la socialità ridiche sono di due tipi: quelle che prevedono
(il sacro). Vi sono diverse motivazioni adduci- sanzioni a carattere repressivo, e quelle che
3168
VOLUMIfilosofia.book Page 3169 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Durkheim


prevedono sanzioni a carattere restitutivo. Nel rino 1998). Come sostiene Anthony Giddens,
diritto repressivo la funzione della pena è «la preoccupazione principale di Durkheim in
quella di riparare l’offesa recata dal reato, che Il suicidio è forse quella di portare alla luce la
mette in dubbio l’inviolabilità e la sacralità natura di questa lacuna morale nelle società
della «coscienza collettiva», ovvero l’insieme contemporanee, attraverso l’analisi precisa di
di credenze e sentimenti condivisi dall’intera un fenomeno specifico. A ciò si deve aggiunge-
comunità. Il vincolo di solidarietà al quale cor- re un obiettivo metodologico: l’applicazione
risponde il diritto repressivo è una solidarietà del metodo sociologico alla spiegazione di
«meccanica», tipica di una società a bassa di- quello che, a prima vista, potrebbe sembrare
visione del lavoro, formata da clan simili gli un fenomeno del tutto “individuale”» (Capital-
uni agli altri per funzioni e caratteristiche, in ism and Modern Social Theory, Cambridge 1971,
cui la coscienza collettiva è rigorosamente de- tr. it. di C. Cantini e M. Pogatschnig, Capitali-
finita e permea totalmente la coscienza indivi- smo e teoria sociale, Milano 1975, p. 151). L’ana-
duale: in tal modo ogni offesa portata al singo- lisi dei tassi di suicidio porta Durkheim a sco-
lo è immediatamente un’offesa alla coscienza prire che essi aumentano al decrescere dell’in-
collettiva, che scatena una reazione emotiva tegrazione degli individui nei vari settori della
alla trasgressione, che non ha solo la funzione società: ad esempio, il numero dei suicidi è
di punire il reo, ma anche quella fondamentale maggiore fra i protestanti che fra i cattolici, e
di conservare l’intensità dei sentimenti collet- fra questi è maggiore che fra gli ebrei. Questo
tivi. non accade per motivi legati alla religione, ma
Nel diritto restitutivo, invece, la pena ha carat- piuttosto perché il protestante ha meno punti
tere di riparazione e non di espiazione: questo di riferimento del cattolico, vivendo in una
perché a essere colpita non è l’intera società, chiesa meno integrata, e il cattolico meno de-
ma l’individuo, e ciò presuppone che la co- gli ebrei, la cui comunità è notoriamente mol-
scienza individuale si sia in parte separata da to coesa. Allo stesso modo, gli individui non
quella collettiva. Tale fenomeno avviene grazie sposati presentano tassi di suicidio più alti dei
allo sviluppo della divisione del lavoro, che dà coniugati e così via: il suicidio varia dunque in
luogo a un nuovo vincolo di solidarietà, ovvero ragione inversa al grado di integrazione socia-
la solidarietà «organica». Come afferma Dur- le dell’individuo. Tale tipo di suicidio è il co-
kheim, se la solidarietà meccanica «vincola di- siddetto suicidio «egoistico», perché nasce
rettamente l’individuo alla società senza inter- dalla eccessiva affermazione dell’io individua-
mediari [...] nella seconda [...] l’individuo di- le su quello sociale, ma non è l’unico tipo di
pende dalla società perché dipende dalle parti suicidio esistente. Nella società moderna, in-
che la compongono» (Divisione del lavoro socia- fatti, è diffuso anche il suicidio «anomico», do-
le, cit., p. 144). Con l’avvento della solidarietà vuto alla mancanza di regolazione morale che
organica, la coscienza collettiva è sempre me- caratterizza le relazioni economiche, e alle
no definita, e consiste in modi di pensare e di fluttuazioni dei cicli economici che, indifferen-
sentire generali che lasciano spazio a un mag- temente dal loro carattere ascendente o di-
gior numero di differenze individuali. Non per scendente, distruggono i modi tradizionali di
questo però le società moderne precipitano vita, ponendo gli individui in una situazione in
nel disordine, in quanto «a misura che le altre cui le loro abituali aspettative sono messe in
credenze e le altre pratiche assumono un ca- crisi. Tuttavia, essendo l’anomia – come già
rattere sempre meno religioso, l’individuo di- notato in precedenza – uno stato patologico
venta oggetto di una specie di religione» (ibi, della società, anche il suicidio a essa dovuto è
p. 183): è il cosiddetto «culto dell’individuo». patologico.
Le difficoltà della società moderna nascono Nelle società tradizionali, infine, il suicidio as-
piuttosto dal suo sviluppo troppo rapido, che sume un carattere differente, dovuto all’esi-
ha generato una situazione patologica di man- stenza di una forte coscienza collettiva che
canza di regolazione morale, o, nei termini di prevale su quella individuale. Qui infatti il sui-
Durkheim, una situazione di anomia. cidio è di tipo «altruistico», che può essere ob-
Il problema dell’anomia, congiuntamente alle bligatorio se vi è l’obbligo morale di uccidersi
problematiche metodologiche, è ripreso dal (la moglie che in alcune società indiane dove-
sociologo francese nell’opera Le suicide (Paris va raggiungere il coniuge defunto sul rogo), o
1897, tr. it. di M.-J. Cambieri Tosi, Il suicidio, To- facoltativo quando suicidarsi fa parte della
3169
VOLUMIfilosofia.book Page 3170 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dussel ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

conservazione di un codice d’onore e di presti- della liberazione e il marxismo (1976-88) in


gio. concomitanza con l’esilio in Messico; infine
Nella sua ultima grande opera, Les formes élé- l’apertura alla pragmatica trascendentale in
mentaires de la vie religieuse (Paris 1912, tr. it. di dialogo con K.O. Apel e J. Habermas con im-
C. Cividali, Le forme elementari della vita religio- portanti incontri in Germania e America latina
sa, Milano 19823), Durkheim ritorna sul tema (cfr. K.O. Apel - E. Dussel, Etica della comunica-
della continuità fra le forme di società tradizio- zione e etica della liberazione, a cura di A. Savi-
nali e quelle moderne, accomunate comunque gnano, Napoli 1999).
da un vincolo di solidarietà e dalla presenza di A. Savignano
credenze condivise: nelle seconde, però, tali BIBL.: Para una ética de la liberación latinoamericana,
credenze non possono più essere costituite México 1969-75, 5 voll.; Para una destrucción de la hi-
dalla religione tradizionale, che mal si accorda storia de la ética, Mendoza 1970; América Latina. De-
con un mondo sempre più secolarizzato. Il fat- pendencia y liberación, Buenos Aires 1974; El duali-
to, secondo Durkheim, è che la religione in re- smo en la antropología de la cristianidad, Buenos Ai-
altà non è altro che la trasfigurazione della so- res 1974; Método para una filosofia de la liberación, Sa-
cietà, e gli interessi religiosi sono soltanto la lamanca 1974; Filosofía de la liberación, México 1977,
tr. it. a cura di A. Savignano, Filosofia della liberazio-
forma simbolica degli interessi sociali e mora-
ne, Brescia 1992; La producción teórica de Marx,
li. Egli può giungere a tale conclusione esami-
México 1985; Hacia un Marx desconocido, México
nando le forme religiose a partire dalla più ele- 1988; El ultimo Marx y la liberación latinoamericana,
mentare, quella totemica. Caratteristica della México 1990; Etica de la liberación, Madrid 1998.
religione non è tanto la presenza della divini- Su Dussel: E. RICARDO NOCETI, La ética de la liberación
tà; ciò che accomuna le diverse religioni è il en Dussel, Buenos Aires 1988; H. SCHELKSCHORN,
fatto di dividere il mondo in sacro e profano. Ethik der Befreiung. Einführung in die Philosophie
L’oggetto sacro (come può essere un totem) è Dussels, Freiburg im Breisgau 1992; AA.VV., Für
un simbolo della società: esso infatti è sentito Dussel, Aachen 1995; A. INFRANCA, El otro Occidente,
come qualcosa di più grande e potente dell’in- Buenos Aires 2000.
dividuo, ma è anche avvertito come parte di sé
(del proprio clan, per esempio), rispecchiando DUTENS,
Dutens VINCENT-LOUIS. – Letterato, filoso-
quindi il rapporto fra individuo e società, che fo, diplomatico, n. a Tours il 15 genn. 1730, m.
si pone nei confronti del singolo con i caratteri a Londra il 23 magg. 1812.
tipici del sacro, quali trascendenza, superiori- Fece il suo esordio con una tragedia, rappre-
tà e imperatività. sentata con successo a Orléans nel 1748, ma si
M. de Benedittis impegnò poi in ricerche antiquarie e filosofi-
BIBL.: A. GIDDENS, Emile Durkheim, Sussex 1979, tr. it. che e soprattutto nel lavoro di edizione delle
di R. Falcioni, Durkheim, Bologna 1998; G. POGGI, opere di Leibniz, oltre che di Epitteto. Si tra-
Emile Durkheim, Bologna 2003. sferì in Inghilterra alla ricerca di un’occupazio-
ne e la trovò nell’ambito della diplomazia, af-
DUSSEL, ENRIQUE. – Filosofo e sociologo ar-
Dussel fiancando gli ambasciatori inglesi in varie ca-
gentino, n. a La Paz (Mendoza, Argentina) nel pitali europee. Fu più volte in Italia e a lungo a
1934. Dottore in filosofia a Madrid e in lettere Torino. La sua fama è legata all’edizione di
alla Sorbona. È stato professore di etica Leibniz (di cui inoltre pubblicò per la prima
all’università di Cuyo. Ha fatto l’esperienza di volta i Nouveaux essais sur l’entendement hu-
operaio in Israele. Nel 1973 subì un attentato main): Leibnitii Opera omnia, nunc primum col-
da parte della destra peronista e per le sue lecta, in classes distribuita, praefactionibus et in-
idee politiche dovette lasciare l’Argentina per dicis exornata (Genève 1768, 6 voll). Dutens ria-
insegnare all’università nazionale autonoma prì inoltre la «querelle des anciens et des mo-
di Città del Messico. dernes» con le Recherches sur l’origine des décou-
L’evoluzione di Dussel può essere scandita vertes attribuées aux modernes, où l’on démontre
nelle seguenti tappe: la «simbolica latinoame- que nos plus célèbres philosophes ont puisé la plus-
ricana» (1961-68) che sviluppò durante il de- part de leurs connaissances dans les ouvrages des
cennio di formazione in Europa; il periodo del- Anciens: et que plusieurs vérités importantes sur
la maturità culminante nella fondazione della la Religion ont été connues des Sages du Paganis-
filosofia della liberazione sulla base del «me- me (Paris 1766, 2 voll). Più volte riedita,
todo analettico»; un confronto tra la filosofia quest’opera suscitò fra l’altro le critiche vivaci
3170
VOLUMIfilosofia.book Page 3171 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dworkin


di Condorcet e di Naigeon. Tra gli altri scritti Fortemente influenzato da Agostino, il pensie-
sono da ricordare i seguenti: Institutions Leib- ro di Duvergier de Hauranne è centrato sul te-
nitiennes ou Précis de la Monadologie (Lyon ma della «conversione», intesa come nuova
1768); Le tocsin (Roma 1769 – contro i philo- creazione dell’essere umano: la conversione
sophes, in particolare Voltaire e Rousseau – rie- non può essere che opera di Dio; di qui la ne-
dito nel 1777 col titolo: Appel au bon sens); La cessità della tolleranza verso coloro che non
logique ou l’art de raisonner (Paris 1773). credono, in quanto sarebbe impossibile acqui-
M. Longo sire dei fedeli alla chiesa attraverso mezzi pu-
BIBL.: P. GROSCLAUDE, Une négotiation prématurée: ramente umani. I suoi scritti (fra cui la Théolo-
Louis Dutens et les protestants français, in «Bullétin gie familière, una sorta di catechismo gianseni-
de la Société d’histoire du Protestantisme», 104 sta apparso a Parigi nel 1642 e messo all’Indi-
(1958), pp. 73-93; J.W. LORIMER, A neglected aspect of ce nel 1654, e le Lettres chrétiennes et spirituelles,
the «Querelle des anciens et des modernes», in «The Paris 1645) furono raccolti nelle Oeuvres (Lyon
Modern Language Review», 52 (1956), pp. 179-185; 1679).
G. PIAIA, Storia della filosofia e «histoire de l'esprit hu- A. Del Noce - F. Grigenti
main» in Francia tra Enciclopedia e Rivoluzione, in G. BIBL.: J. ORCIBAL, Jean Duvergier de Hauranne abbé de
SANTINELLO (a cura di), Storia delle storie generali della Saint-Cyran et son temps, Paris 1947-48, 2 voll.; J.
filosofia, vol. III: Il secondo Illuminismo e l'età kantiana, ORCIBAL, Saint-Cyran et le jansénisme, Paris 1961; J.
Padova 1988, pp. 216-217. ORCIBAL, La spiritualité de Saint-Cyran avec ses écrits
de piété inédits, Paris 1962; A. BARNES (a cura di), Let-
DU TERTRE, RODOLPHE. – Scrittore, gesui-
Du Tertre tres inédites de Jean Duvergier de Hauranne, Paris
ta, n. ad Alençon, o a Mortagne (Orno), m. a 1962; M. ESCHOLIER, Port-Royal, Paris 1965.
Parigi nel 1762.
Si congettura che possa essere identificato DWORKIN, RONALD MYLES. – N. nel 1931, ha
Dworkin
con il «p. Temmen» che è nominato nella let- compiuto i suoi studi di filosofia e jurispruden-
tera (13 novembre 1706) di Leibniz a Des Bos- ce presso l’università di Oxford e gli studi di di-
ses e con il «Temmigk» della lettera del 14 giu- ritto presso l’Harvard Law School. Dal 1969 al
gno 1708. Dapprima fu seguace di Malebran- 1998 ha occupato la prestigiosa cattedra di Ju-
che, ma poi fu indotto dai suoi superiori a con- risprudence dell’università di Oxford in sostitu-
futarlo, cosa che fece con una Réfutation d’un zione di H.L.A. Hart. Attualmente è docente
nouveau système de métaphysique (Paris 1715). presso la New York University.
Scrisse anche dei vivaci Entretiens sur la réli- Nei suoi primi scritti egli ha sviluppato una ve-
gion contro gli atei e i deisti (Paris 1743, 3 voll., emente e acuta critica nei confronti del positi-
tr. it. Trattenimenti sovra la religione, Napoli vismo giuridico e, in particolare, della versione
1749; L’Aquila 1818). difesa da Hart. Il giuspositivismo nega che vi
S. Contri sia una connessione necessaria tra diritto e
BIBL.: C. SOMMERVOGEL, Bibliothèque de la Compagnie morale e afferma che l’individuazione del dirit-
de Jésus, Bruxelles-Paris 1890-1909, vol. VII, coll. to dipende da determinati fatti sociali.
1936-37 (riproduzione Louvain 1960); V. MATHIEU, Dworkin rifiuta entrambe queste assunzioni e
Lettere di Leibniz al padre Des Bosses, Torino 1961. ritiene che l’idea hartiana, secondo cui la vali-
dità delle norme giuridiche si fonda su una
DUVERGIER
Duvergier de DE HAURANNE, JEAN. – Te-
Hauranne «norma di riconoscimento» di natura conven-
ologo giansenista, n. a Bayonne nel 1581, m. a zionale, non permetta di rendere conto
Parigi l’11 ott. 1643. dell’esistenza di standard giuridici diversi dal-
Noto come abate di Saint-Cyran (dal nome le regole e, in particolare, dell’esistenza dei
dell’abbazia di cui fu commendatario nel principi giuridici. Questi ultimi sono validi se,
1620), studiò alla Sorbona e quindi al collegio e in quanto, esprimono un’appropriata conce-
dei gesuiti di Lovanio. Amico di Giansenio, si zione della giustizia. A questa concezione del
dedicò agli studi patristici; nel 1633 divenne diritto Dworkin associa un’articolata teoria
direttore spirituale di Port-Royal. A causa delle dell’interpretazione giuridica, il cui aspetto di
sue posizioni giansenistiche fu arrestato nel maggiore originalità è rappresentato dalla tesi
1638 per ordine di Richelieu. Incarcerato a Vin- secondo cui ogni caso giudiziale ammette
cennes, venne rilasciato solo il 6 febbraio un’unica risposta giusta e/o corretta. Nei casi
1643, dopo la morte dello stesso Richelieu. facili, la decisione corretta è l’esito di un sillo-
3171
VOLUMIfilosofia.book Page 3172 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Dynamis ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

gismo normativo la cui premessa maggiore è Cambridge (Massachusetts) 1985, tr. it. di E. D’Ora-
una regola, mentre la premessa minore è rap- zio, Questioni di principio, Milano 1990; Law’s Empi-
presentata dai fatti del caso in questione. Nei re, Cambridge (Massachusetts) 1986, tr. it. di L Ca-
casi difficili, la decisione corretta scaturisce racciolo di San Vito, L’impero del diritto, Milano
dall’appropriato bilanciamento dei principi 1989; A Bill of Rights for Britain, London 1990; Life’s
confliggenti che insistono sul caso da decide- Dominion, London 1993, tr. it. di C. Bagnoli, Il domi-
re. L’attenzione che Dworkin tributa ai principi nio della vita, Milano 1994; Freedom’s Law. The Moral
Reading of the American Constitution, Oxford 1996;
e alla interpretazione giuridica, nonché qual-
Sovereign Virtue, Cambridge (Massachusetts) 2000,
che sporadica citazione di tesi gadameriane
tr. it. di G. Bettini, Virtù sovrana, Milano 2002; Justice
rintracciabile nei suoi testi, è indice dell’in- in Robes, Cambridge (Massachussets) 2006.
fluenza che l’ermeneutica continentale ha
Su Dworkin: M. COHEN (a cura di), Ronald Dworkin
esercitato sul suo pensiero. and Contemporary Jurisprudence, London 1983; S.
Nei suoi scritti più maturi, Dworkin si impegna GUEST, Ronald Dworkin, Edinburgh 1992; A. HUNT (a
a delineare una teoria del diritto più struttura- cura di), Reading Dworkin Critically, New York 1992;
ta, che egli definisce «diritto come integrità». A. SCHIAVELLO, Diritto come integrità: incubo o nobile
L’idea centrale è quella secondo cui il diritto sogno? Saggio su Ronald Dworkin, Torino 1998.
sarebbe una pratica sociale che ruota intorno
ad alcuni principi e valori – primo fra tutti, DYNAMIS (duvnami"). – Dynamis deriva dal
Dynamis
l’«eguale considerazione e rispetto» – condivi- verbo dynamai (duvnamai), che significa «pote-
si dai partecipanti. re, essere in grado di, essere capace di». Ari-
Gli interessi di Dworkin non sono circoscritti stotele ha così riassunto i significati che il ter-
alla filosofia e alla teoria del diritto. Meritano mine ha assunto prima di lui (cfr. Metaph.,
di essere menzionati i suoi studi sul valore 1019 a 15 ss., tr. it. di G. Reale): 1) «il principio
dell’uguaglianza e, in particolare, la sua difesa, di movimento o di mutamento che si trova in
da una prospettiva liberale alla Rawls, altra cosa, oppure in una cosa stessa in quanto
dell’eguaglianza di risorse (o di mezzi), piutto- altra»; 2) «il principio per cui una cosa è fatta
sto che dell’eguaglianza di risultati. mutare o è mossa da altro o da se stessa in
Dworkin si è inoltre occupato di questioni di quanto altra»; 3) «la capacità di condurre a ter-
etica applicata, quali l’aborto e l’eutanasia. mine una data cosa, bene o nel modo in cui si
Egli ritiene che l’unico modo per evitare che il vorrebbe»; 4) «lo stesso vale anche per la po-
dibattito su questi temi sia vuoto e sterile con- tenza passiva»; 5) «si chiamano potenze tutti
sista nel prendere le mosse da un valore con- gli stati in virtù dei quali le cose sono assolu-
diviso da tutti, valore che egli individua nella tamente impassibili o immutabili o non facil-
sacralità della vita intesa in senso liberale. mente mutabili in peggio». Aristotele aggiun-
Infine, in anni recenti, Dworkin ha anche con- ge un significato ulteriore: «diciamo in poten-
tribuito al dibattito, specificamente statuni- za, per esempio, un Ermete nel legno, la semi-
tense, circa i criteri che devono orientare l’in- retta nell’intera retta, perché li si potrebbe ri-
terpretazione della costituzione. L’obiettivo cavare, e diciamo pensatore colui che non sta
critico di Dworkin è principalmente l’«origina- speculando, se ha capacità di speculare; dicia-
lismo», secondo il quale l’interpretazione co- mo invece in atto (energheia, ejnevrgeia) l’altro
stituzionale deve risolversi nell’individuazione modo di essere della cosa (cfr. Metaph., 1048 a
dell’intenzione dei padri costituenti. In oppo- 25 ss., tr. cit.)». In ambito psicologico il termi-
sizione a tale concezione, Dworkin ritiene che, ne dynamis ha generalmente assunto il signifi-
quando sorgono delle controversie relative al- cato di «facoltà», sia come capacità dell’anima
la corretta interpretazione della costituzione, di provare determinate sensazioni o passioni
bisogni necessariamente ricorrere ad argo- (cfr. Aristotele, Eth. Nic., 1105 b 20 ss.), sia co-
menti morali e privilegiare l’interpretazione me «parte» o funzione dell’anima (cfr. Aristo-
che favorisca l’eguaglianza, «virtù sovrana» tele, De anima 414 a 29 ss.). Quest’ultimo si-
che consente di ricondurre a unità la poliedri- gnificato permane anche in età ellenistica
ca produzione dworkiniana. (cfr. H. von Arnim, Stoicorum veterum fragmen-
A. Schiavello ta, Lipsiae 1903-24, vol. II, 823 ss.). Si veda in-
BIBL.: Taking Rights Seriously, Cambridge (Massa- fine il significato che il termine assume in Filo-
chusetts) 19782, tr. it. parziale di F. Oriana, I diritti ne di Alessandria («potenza» è la manifesta-
presi sul serio, Bologna 1982; A Matter of Principle, zione dell’attività di Dio; cfr. Quaestiones et so-
3172
VOLUMIfilosofia.book Page 3173 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Dyroff


lutiones in Exodum II, 68; De Abrahamo 119- tore tra il 1908 e il 1920 dei 13 voll. della colle-
123) e in Plotino, dove l’uno è inteso come zione «Renaissance und Philosophie».
«potenza» e come principio perché dà origine Per Dyroff la filosofia, ch’egli intende come
a tutti gli altri esseri (cfr. Enn. V 2, 15-16). philosophia perennis, ha l’intento di ricercare i
E. Vimercati principi fondamentali di ogni esplicazione
➨ ENERGHEIA. dell’essere per coordinare in un’unica immagi-
ne del mondo, sempre condizionata temporal-
DYROFF, ADOLF. – N. a Damm presso Aschaf-
Dyroff mente, tutte le conoscenze particolari. Lo svi-
fenburg il 2 febbr. 1866, m. a Monaco il 3 lug. luppo delle varie parti della filosofia: gnoseo-
1943. Allievo di Dilthey, fu professore dappri- logia (improntata al realismo critico), etica,
ma a Freiburg im Breisgau e poi, dal 1903, nel- estetica, filosofia della religione, metafisica, fi-
la facoltà cattolica di Bonn. Dyroff iniziò la sua losofia del linguaggio, filosofia politica ecc. of-
attività scientifica come cultore di filosofia an- fre per Dyroff una problematica aperta, in base
tica (donde le opere: Die Ethik der alten Stoa, a cui si può intraprendere una sistemazione
Berlin 1897, e Demokritstudien, München dei valori manifestantisi nei vari domini
1899), rivolgendo successivamente il suo inte- dell’essere e delle attività umane, senza indul-
resse alla psicologia e alla filosofia teoretica, gere alle concezioni soggettivistiche o alla ipo-
proseguendo tuttavia sempre gli studi di sto- statizzazione dei valori stessi, per la fondazio-
ria della filosofia medievale, moderna e so- ne di una «scienza della cultura», a cui Dyroff
prattutto rinascimentale. Tra i suoi scritti: Über volle contribuire con i suoi saggi storici.
den Existenzialbegriff, 1902; Über das Seelenleben F. Barone
des Kindes, 1904 (19112); Rosmini, 1906; Ein- BIBL.: Autoesposizione in Die Philosophie der Ge-
führung in die Psychologie, Leipzig 1907 (19326); genwart in Selbstdarstellungen, V, Leipzig 1924; e in
Religion und Moral, Berlin-Bonn 1925; Betrach- W. ZIEGENFUSS - G. JUNG, Philosophen-Lexikon. Hand-
tungen über Geschichte, Köln 1925; con W. wörterbuch der Philosophie nach Personen, Berlin
Hohnen, Die Philosophie Christoph Bernhard 1949-50, vol. I, pp. 270-272; AA.VV., Synthesen in der
Schlüter und Seine Vorläufer, Paderborn 1935; Philosophie der Gegenwart. Festgabe zum 60. Geburts-
Der Peripatos über das Greisenalter, ivi 1939; Der tage A. Dyroff, Bonn 1926; AA.VV., Festgabe A.
Gottesgedanke bei den europäischen Philosophen Dyroff zum 70. Geburtstag von Freunden und Schü-
in geschichtlicher Sicht, Fulda 1942; Einleitung in lern gewidmet, in «Philosophisches Jahrbuch» 1936,
die Philosophie; e Ästhetik des tätigen Geistes, ed. pp. 1-288; W. SZYLARSKI, Adolf Dyroff, Bonn 1947; W.
postuma a cura di W. Szylarski, in «Deus et ani- SZYLARSKI, s. v. in «Neue deutsche Biographie», IV,
ma. Archiv der Christlichen Philosophie und Berlin 1959, pp. 212-213; V. RÜFNER, Adolf Dyroff, in
Dichtung», 1948, 1, 2-3. Dyroff fu anche il cura- «Philosophisches Jahrbuch», 1966-67, pp. 220-228.

3173
VOLUMIfilosofia.book Page 3174 Friday, September 1, 2006 8:59 AM
VOLUMIfilosofia.book Page 3175 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

[E]
EADMERO (Cantuariensis). – Monaco bene-
Eadmero conoscenza nelle sue espressioni simboliche,
dettino inglese, storico della chiesa anglosas- trattata nella sua opera principale: Symbolism
sone, agiografo e teologo, n. intorno al 1060, and Truth: An Introduction to the Theory of Know-
m. nel 1128 ca., arcivescovo di St. Andrews, do- ledge (Cambridge [Massachusetts] 1925, rist.
ve però non aveva potuto stabilirsi. New York 1964. Quest’opera entra anche nel
Discepolo e quindi amico inseparabile di An- dibattito tra Russell e Raphael Demos sulla
selmo, ne pianse la morte in una calda elegia negazione, rispetto al quale Eaton sostiene la
e ne scrisse la vita con serietà di studio ed ele- possibilità di analizzare il negativo come tale,
ganza di stile (De vita et conversatione Anselmi, senza considerazioni su verità, falsità o incom-
in 2 ll., dall’anno 1093 all’anno 1109, in J.-P. patibilità. Per Eaton la teoria della conoscenza
Migne, Patrologiae cursus completus, Series II: è indipendente dall’indagine metafisica e psi-
[Patres] Ecclesiae Latinae, Paris 1845-55, vol. cologica, ma intrattiene con esse relazioni ne-
CLVIII, coll. 49-118; ed. a cura di E.W. Sou- cessarie e conduce alla fine alla metafisica. In
thern, The Life of St. Anselm, Archibishop of Can- General Logic (New York 1931), presenta un
terbury, by Eadmer, Oxford 19722). Fu autore quadro della logica fino ai suoi sviluppi con-
anche di una Historia novorum in Anglia (in J.- temporanei, sostenendo la continuità tra la lo-
P. Migne, op. cit., vol. CLIX, coll. 347-524; ed. a gica classica aristotelica e la logica matematica.
opera di M. Rule, Rerum Britannicarum Medii P. Valenza
Aevi scriptores, London 1884). Lasciò diverse BIBL.: J.D. MORENO, Eaton on the Problem of Negation,
opere, per lo più di carattere storico; a lui sono in «Transactions of the C.S. Peirce Society», 16
falsamente attribuiti l’opera De Anselmi simili- (1980), pp. 59-72.
tudinibus (ibi, coll. 605-708) e alcuni scritti di
teologia. Unica eccezione pare essere un EBBINGHAUS, HERMANN. – Psicologo tede-
Ebbinghaus
Tractatus de conceptione sanctae Mariae (ibi, coll. sco, n. a Barmen il 24 genn. 1850, m. a Halle il
301-318; ed. a cura di H.H.C Thurston e Th. Sla- 26 febbr. 1909.
ter, Friburgi Brisgovie 1904), di particolare ri- Ricercatore tenace e metodico, deviò dagli ini-
lievo e precedentemente attribuito ad Ansel- ziali interessi filosofici formandosi come psi-
mo. cologo indipendentemente da ogni scuola. Fu
A. Tognolo ammiratore di G.Th. Fechner, di cui seguì la ri-
BIBL.: B. HEURTEBIZE, s. v. in A. VACANT - E. MANGENOT gorosa metodologia sperimentale applicando-
- É AMANN (a cura di), Dictionnaire de Théologie Catho- la, secondo proprie direttive, allo studio dei
lique, Paris 1909-47, vol. IV, coll. 1977-1978; H. RICH- processi mentali superiori. A partire dal 1880
TER, Englische Geschichtsschreiber des XII Jahrhun- insegnò filosofia presso l’università di Berlino,
derts, Berlin 1938; R.W. SOUTHERN, St. Anselm and his dove aprì un piccolo laboratorio di psicologia,
Biographer, Cambridge 1966; A. GRANSDEN, Historical e si affermò pubblicando nel 1885 il libro Ueber
Writings in England, vol. I: c. 550 to c. 1307, London das Gedächtnis. Untersuchungen zur experimen-
1974. tellen Psychologie (Leipzig 1885, ripr. Amster-
dam 1966, tr. it. di C. Conoldi e A.M. Longoni,
EATON, RALPH MONROE. – N. a Stockton (Ca-
Eaton La memoria, Bologna 1975).
lifornia), il 14 giu. 1892, m. a Cambridge (Mas- Questo lavoro pionieristico nello studio della
sachusetts) il 13 apr. 1932. memoria esponeva le lunghe ricerche quanti-
Filosofo analitico statunitense, si è formato e tative che aveva condotto tra il 1879 e il 1884
ha insegnato alla University of California e a su se stesso, esaminando la propria capacità
Harvard, ed è stato segnato dall’influenza, tra di memorizzare numeri (da 0 a 9), toni musica-
gli altri, di Royce e Withehead. Il centro del suo li, poesie e brani di prosa. Resosi conto, tutta-
lavoro filosofico è costituito dalla teoria della via, che il materiale memorizzabile di senso
3175
VOLUMIfilosofia.book Page 3176 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ebbinghaus ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

compiuto o con diverse possibilità di combi- they (Über erklärende und beschreibende Psycho-
nazione provocava infiniti intrecci di associa- logie, in «Zeitschrift für Psychologie», 9, 1896,
zioni che differivano da soggetto a soggetto pp. 161-205).
secondo modalità che non potevano essere E. Ponzo - M. Sinatra
controllate e calcolate, predispose la semplifi- BIBL.: D. SHAKOW, Hermann Ebbinghaus, in «Ameri-
cazione degli stimoli e l’isolamento delle ri- can Journal of Psychology», 42 (1930), pp. 505-518;
sposte attraverso l’utilizzazione di materiale E.G. BORING, A History of Experimental Psychology,
uguale per tutti i soggetti, ossia sillabe senza New York 19502, pp. 386-391; L. POSTMAN, Hermann
senso (suoni consonantici), pertanto prive di va- Ebbinghaus, in «American Psychologist», 23 (1965),
lore semantico. Essendo, in tal modo, analiz- pp. 149-157; W. TRAXEL, Einleitung, in H. EBBINGHAUS,
Urmanuskript «Ueber das Gedächtnis» 1880, Passau
zabili le condizioni sperimentali, ritenne che le
1983, pp. I-VI; W. TRAXEL - H. GUNDLACH (a cura di),
conclusioni tratte potevano essere espresse Ebbinghaus-Studien 1, Passau 1986.
con la massima esattezza. La procedura speri-
mentale prevedeva la correlazione tra il nume- EBBINGHAUS, JULIUS. – Filosofo neokantia-
Ebbinghaus
ro delle sillabe memorizzate, il numero delle no, figlio di Hermann, n. a Berlino il 9 nov.
ripetizioni del materiale stimolo e il tempo in- 1895 e m. a Marburgo nel 1981. Ha insegnato a
tercorso dalla fase di apprendimento. I risulta- Friburgo in Brisgovia, a Rostock e a Marburgo.
ti erano rappresentati graficamente attraverso Professore emerito.
la cosiddetta curva dell’oblio. Nello studio I suoi numerosi scritti sono stati raccolti in Ge-
dell’apprendimento, inoltre, Ebbinghaus sammelte Aufsätze. Vorträge und Reden (Hilde-
adottò la tecnica del risparmio, consistente nel sheim 1968, poi in Gesammelte Schriften, a cura
misurare quante ripetizioni venivano rispar- di H. Oberer e G. Geismann, Bonn 1986-94, 4
miate per riapprendere il materiale studiato in voll.).
precedenza. Particolare attenzione ha rivolto all’idea di di-
Nel 1890 rifiutò l’invito, rivoltogli dalla Cornell ritto, visto come diritto dell’umanità e diritto de-
University, a ricoprire la cattedra di psicologia, gli stati, come diritto naturale e diritto positivo. Il
poi occupata dall’allievo di W. Wundt, E.B. Tit- tema della tolleranza è stato affrontato sia a li-
chener. Nello stesso anno fondò, con Arthur vello teorico (cfr. Über die Idee der Toleranz. Eine
König, la «Zeitschrift für Psychologie und Phy- staatrechtliche und religionsphilosophische Unter-
siologie der Sinnesorgane», a cui collaboraro- suchung, in «Archives de Philosophie», 4, 1950,
no, fra gli altri, Helmholtz, Exner, Hering e pp. 1-34), sia a livello storico, con una fortuna-
Stumpf, tutti psicologi e fisiologi indipendenti ta traduzione delle lettere sulla tolleranza di
dalla scuola wundtiana. Chiamato, nel 1894, Locke, Brief über Toleranz, Hamburg 1957.
dall’università di Breslau per insegnarvi filoso- Nell’ambito del pensiero morale di Kant ha
fia, anche qui aprì un laboratorio. Vi rimase fi- prestato particolare attenzione al problema
no al 1905, anno in cui si trasferì a Halle per dell’imperativo categorico: Interpretation and
trascorrervi il resto della sua vita. Misinterpretation of the Categorical Imperative, in
I Grundzüge der Psychologie (Leipzig 1911-133, 2 R.P. Wolff (a cura di), Kant: A Collection of Cri-
voll., Berlin 19194) la cui pubblicazione iniziò a tical Essays, Melbourne 1968; Die Formeln des
Lipsia nel 1897 e proseguì fino al 1902, e che kategorischen Imperativs und die Ableitung inhalt-
costituiscono tuttora un documento di note- lich bestimmter Pflichten, in «Filosofia», 32
vole interesse, incontrarono grande successo (1959), pp. 733-752; Die Naturgesetz-Formel des
fra gli studiosi del tempo per linearità e chia- kategorischen Imperativs und die Ableitung inhalt-
rezza di stile. A Ebbinghaus si devono inoltre lich bestimmter Pflichten, in «Kant-Studien», 93
ricerche sulle capacità mentali dei ragazzi di (2002), pp. 371-373. Dal 1940 al 1945 è stato
età scolare (Über eine neue Methode zur Prüfung l’editore dell’Archiv für Rechts- und Sozialphi-
der geistigen Fähigkeiten und ihre Anwendung bei losophie. A Monaco è raccolto lo Julius-Ebbing-
Schulkindern, Hamburg-Leipzig 1897) median- haus-Archiv.
te metodi poi divenuti modello per alcuni test S. Marcucci
mentali. È anche noto per le ricerche sulla per- BIBL.: altre opere: Relativer und absoluter Idealismus,
cezione cromatica (Theorie des Farbensehens, Leipzig 1910; Kants Lehre vom ewigen Frieden und die
Hamburg-Leipzig 1893) e per uno scritto pole- Kriegsschuldfrage, Tübingen 1929; Ueber die Fort-
mico contro la psicologia esplicativa di W. Dil- schritte der Metaphysik, Tübingen 1931; Zu Deutsch-

3176
VOLUMIfilosofia.book Page 3177 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eberhard


lands Schicksalswende, Frankfurt am Main 19472 predicato dalla chiesa rimanda come a suo
(1946); Die Strafen für Tötung eines Menschen nach fondamento al Gesù storico; è pertanto un
Prinzipien einer Rechtsphilosophie der Freiheit, Bonn evento della Parola.
1968; Traditionfeindschaft und Traditionsgebun- Poiché si deve parlare in maniera responsabile
denheit, Frankfurt am Main 1969; Wozu Rechtsphilo- di Dio, una particolare sollecitazione a farlo
sophie? Ein Fall ihrer Anwendung, Berlin - New York
viene da una teologia ermeneuticamente vigi-
1972.
le, espressione di una teologia fondamentale
Su Ebbinghaus: K. KOLENDA, Professor Ebbinghaus’
che sempre presuppone un evento della Paro-
Interpretation of the Categorical Imperative, in «The
Philosophical Quarterly», 5 (1955), pp. 74-77; K. KO-
la fissato nel testo delle Scritture, il quale au-
LENDA, Vervollständigte Bibliographie Julius Ebbing-
torizza l’annuncio e di nuovo lo rende possibi-
haus [fino al 1959], in Gesammelte Aufsätze, Darm- le come evento della Parola. In tal modo sono
stadt 1968, pp. 335-339; H. ZUCCHI - R. MALIANDI, Un ricondotti a unità il compito e il metodo sia
diálogo con pensadores alemanes acerca de la clasifica- della teologia storica (che riflette sul «traman-
ción de las ciencias, in «Revista de filosofìa» (La Pla- dato») sia della teologia dogmatica (impegna-
ta), 22 (1970), pp. 21-27; K. HERB, Das Julius-Ebbing- ta a discernere ciò che dev’essere tramanda-
haus-Archiv, in «Kant-Studien», 90 (1989), pp. 345- to), che si fa a sua volta actus tradendi, evento
353; G. GEISMANN, Die Formeln des kategorischen Im- attualizzante di trasmissione, verificando così
perativs nach H.J. Paton, N.N., Klaus Reich und Ju- la parola di Dio nelle situazioni fondamentali
lius Ebbinghaus, in «Kant-Studien», 93 (2002), pp. dell’uomo (cfr. R. Gibellini, La teologia del XX
374-384.
secolo, Brescia 1992, pp. 76-78).
In una stagione che vede incombere il rischio
EBELING, GERHARD. – Teologo, n. a Berlino
Ebeling di un incrinamento del rapporto tra la tradizio-
il 6 lug. 1912, m. a Zurigo il 30 sett. 2001. Allie- ne linguistica cristiana e «l’intrico dei linguag-
vo a Marburgo di R. Bultmann, ha insegnato gi» contemporanei, Ebeling ha elaborato una
Storia della chiesa a Tubinga e Teologia siste- teoria del linguaggio teologico in Einführung
matica a Zurigo, dove ha diretto l’Institut für in die theologische Sprachlehre (Tübingen 1971,
Hermeneutik. Con E. Fuchs ha dato origine a tr. it. di L. Tosti, Introduzione allo studio del lin-
un sodalizio intellettuale che va sotto il nome guaggio teologico, Brescia 1981) in vista del ri-
di «Nuova ermeneutica» e si è posto per molti stabilimento della corretta funzione comuni-
aspetti vicino alle problematiche del «secon- cativa della teologia.
do» Heidegger e, soprattutto, di H.-G. Gada- P. Grassi
mer. Non ha però cessato di cercare ispirazio-
BIBL.: J. ROBINSON - L. COBB (a cura di), The New Her-
ne dall’opera di Lutero, intesa come evento meneutic, New York 1964, tr. it. parziale di G. Torti,
linguistico che interpella e continua a produr- La nuova ermeneutica, Brescia 1967; R. MARLÉ, Parler
re effetti nella storia (cfr. Luther. Einführung in de Dieu aujourd’hui. La théologie herméneutique de G.
sein Denken, Tübingen 1964, tr. it. di G. Beari, Ebeling, Paris 1975; W. JEANROND, Theological Herme-
Lutero, un volto nuovo, Brescia 1970). neutics. Development and Significance, London 1994,
Ebeling è persuaso che le preoccupazioni dei tr. it. di G. Volpe, L’ermeneutica teologica. Sviluppo e
riformatori e quelle degli esponenti dell’erme- significato, Brescia 1994, pp. 258 ss.
neutica filosofica contemporanea convergano
nell’importanza attribuita alla parola: l’esi- EBERHARD, JOHANN AUGUST. – Illuminista
Eberhard
stenza infatti è tale «attraverso» e «nella» pa- tedesco, n. a Halberstadt il 31 ag. 1739, m. a
rola. Il suo itinerario è delineato soprattutto in Halle il 6 genn. 1809. Rappresentante della «fi-
due linee di ricerca: i saggi raccolti in Wort und losofia popolare». Dopo gli studi a Halle, ove
Glaube (Tübingen 1960-75, 3 voll., tr. it. parzia- fu allievo di Semler, si stabilì a Berlino assu-
le del II volume di G. Mion, Parola e fede, Mila- mendo la carica di pastore a Charlottenburg.
no 1974) e la Dogmatik des Christlichen Glauben Fu in stretto contatto con Mendelssohn, Nico-
(Tübingen 1979, 3 voll., tr. it. di A. Rizzi, Dog- lai e con lo stesso Federico II; nonostante que-
matica della fede cristiana, Genova 1990). Ben- sti appoggi, non potè continuare la carriera ec-
ché faccia proprie alcune istanze demitizzanti clesiastica alla quale aspirava, a causa
e l’interpretazione esistenziale di Bultmann dell’ostilità dell’ambiente religioso verso la
intesa in senso linguistico, prende però le di- sua Neue Apologie des Sokrates (Berlin 17762, 2
stanze da lui quando afferma che il kerygma voll. [1772]), in cui criticava come demoraliz-
3177
VOLUMIfilosofia.book Page 3178 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eberstein ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

zanti e antiumane numerose dottrine della ri- sophischen Cultur, Halle 1807-08, 3 voll., scritta
velazione cristiana (grazia, dannazione dei pa- contro Le Génie du Christianisme di Chateau-
gani ecc.) e offriva un significativo esempio di briand e l’ormai imperante Mystizismus della
interpretazione razionalistica della teologia. cultura romantica.
Nella polemica contro Eberhard intervenne, F. Barone - M. Longo
un po’ a sorpresa, lo stesso Lessing, che difese BIBL.: L. GABE, s. v., in AA.VV., Neue deutsche Bio-
Leibniz dall’accusa di aver simulato nella Teo- graphie, Berlin 1959, vol. IV, pp. 240-241; A. PUPI, La
dicea la credenza nelle pene eterne (cfr. G.E. formazione della filosofia di K.L. Reinhold, Milano
Lessing, Gesammelte Werke, Berlin 1956, vol. 1966, pp. 150-164, 248-258; H.E. ALLISON, The Kant-
VII, pp. 454-488). Nel 1778 Eberhard accettò la Eberhard Controversy, Baltimore-London 1973; M.
cattedra di filosofia presso l’università di Hal- LONGO, Johann August Eberhard, in G. SANTINELLO (a
le, vacante dopo la morte del wolffiano G.F. cura di), Storia delle storie generali della filosofia, vol.
III: Il secondo Illuminismo e l’età kantiana, Padova
Meier. I suoi interessi si allargarono allora
1988, pp. 791-813.
all’ambito più propriamente filosofico: scrisse
una Allgemeine Geschichte der Philosophie (Halle
1778), si occupò di estetica e di sinonimica te- EBERSTEIN, W ILHELM L UDWIG G OTTLOB
Eberstein
VON. – N. a Mohrungen presso Sangerhausen
desca (il suo Versuch einer allgemeinen deut-
il 10 nov. 1762, m. ivi il 4 febbr. 1805.
schen Synonymik, Halle 1795-1802, raggiunse
Studioso di storia della filosofia e autore di
la diciassettesima edizione nel 1910). La sua
una critica a Kant dal punto di vista delle posi-
concezione (come risulta dalla Allgemeine The-
zioni leibniziano-wolffiane. Ricchi di notizie,
orie des Denkens und Empfindens, Berlin 1776;
anche sui sostenitori e gli avversari di Kant si-
da Von dem Begriffe der Philosophie und ihren
no alla fine del XVIII secolo, sono i due volumi:
Theilen, ivi 1778; e dalla Sittenlehre der Vernunft,
Versuch einer Geschichte der Logik und Metaphy-
ivi 1781) è intessuta di motivi leibniziani e
sik bei der Deutschen von Leibniz auf gegenwärti-
wolffiani, che egli tenta di conciliare, eclettica- ge Zeit (Halle 1744-99, rist. Bruxelles 1970 e Hil-
mente, con l’empirismo inglese. Sono da ricor- desheim 1985). S’interessò inoltre della filoso-
dare, per l’estetica, Theorie der schönen Künste fia medievale e della riforma protestante in al-
und Wissenschaften, Berlin 1783, e Handbuch tre due opere: Beschaffenheit der Logik und Me-
der Aestetik, Halle 1803-05, 4 voll. taphysik bei den reinen Peripatetikern (Halle
Eberhard avversò il criticismo kantiano (defi- 1800) e Die natürliche Theologie der Scholastiker
nito «un documento assai curioso per la storia (Leipzig 1803, rist. Bruxelles 1968).
delle aberrazioni dello spirito umano»), pole- A.M. Moschetti
mizzando a lungo sulle riviste «Philosophi-
sches Magazin» (Halle 1788-92, 4 voll.) e «Phi- EBNER, FERDINAND. – Filosofo dialogico cri-
Ebner
losophisches Archiv» (ivi 1792-95, 2 voll.), da stiano, n. a Wiener Neustadt il 31 genn. 1882,
lui fondate. All’affermazione di Eberhard (nel m. a Gablitz il 17 ott. 1931.
primo volume del «Philosophisches Maga- Con Das Wort und die geistigen Realitäten.
zin») che il meglio del criticismo era già nella Pneumatologische Fragmente (Innsbruck 1921,
filosofia leibniziana, Kant rispose con il saggio ed. it. a cura di S. Zucal, tr. it. di P. Renner, La
Über eine Entdeckung nach der alle neue Kritik parola e le realtà spirituali. Frammenti pneuma-
der reinen Vernunft durch eine ältere entbehrlich tologici, Cinisello Balsamo 1998) cerca di ela-
gemacht werden soll (Königsberg 1790), in cui ri- borare un’originale filosofia della parola che
levò l’incapacità della filosofia dogmatica di avrà come punti di riferimento J.G. Hamann,
giustificare i giudizi sintetici a priori (laddove S.A. Kierkegaard e il vangelo di Giovanni.
Eberhard muoveva proprio dal presupposto Per Ebner la pienezza della vita spirituale non
della portata ontologica del principio di con- sta nell’arte, nella filosofia, nelle scienze, nella
traddizione e degli altri principi logici). Eber- teologia, realtà del «sogno dello spirito»
hard criticò anche Fichte, che difese tuttavia (Traum vom Geist), ma nella relazione tra le re-
dall’accusa di ateismo in Über den Gott des altà spirituali «io» e «tu», che implica la fuo-
Herrn Prof. Fichte und den Götzen seiner Gegner riuscita dall’«autosolipsismo dell’io» (Ichein-
(Halle 1799). Negli ultimi anni ritornò sui temi samkeit). Senza l’incontro fra l’io e il tu che ha
giovanili con l’opera Der Geist des Urchristen- il suo veicolo oggettivo nella parola e quello
thums. Ein Handbuch der Geschichte der philo- soggettivo nell’amore, non esisterebbero né
3178
VOLUMIfilosofia.book Page 3179 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ebraismo


l’io nella sua effettualità né il linguaggio rela- B. CASPER, Das dialogische Denken. Franz Rosenzweig,
zionale, non più meramente segnaletico come Ferdinand Ebner und Martin Buber, Freiburg 2002.
quello animale. La genesi dell’io dipende inte-
ramente dal tu. L’io ha innanzitutto una natura EBRAISMO (
Ebraismo ). – Il termine indica in
«tuale». Lo fonda la sua «tuità» (Duhaftigkeit), generale l’intera civiltà ebraica, anche se talo-
memoria vivente dello statuto ontologico ori- ra designa in particolare il periodo precedente
ginario dell’io divenuto tale allorché Dio par- la cattività babilonese; in questo caso, per il
landogli (la creazione è un divino atto verbale) periodo seguente a essa, si suole parlare già di
l’ha reso il proprio tu e in tal modo l’ha insie- giudaismo.
me costituito come io. Tale costituzione origi- SOMMARIO: I. Cenno storico. - II. Lo sviluppo
nariamente «tuale» si reduplica e s’invera an- delle concezioni religiose e morali durante il
che nei rapporti interumani fin dalla nascita: corso della storia ebraica. - III. L’incontro col
ognuno è anzitutto un tu per un altro e, solo mondo greco-romano e cristiano.
grazie a questa relazione verbale, potrà pro- I. CENNO STORICO. – Oggi sembra prevalere l’opi-
gressivamente diventare un io. La coscienza nione che gli ebrei antichi fossero un gruppo
dell’io si illumina e diviene autocoscienza – e dei chabiru, che in diversi documenti del se-
non semplice coscienza animale – grazie condo millennio a. C. appaiono, in varie regio-
all’evento della parola che gli viene rivolta e ni del Vicino Oriente, come apatridi assoldati
che, a sua volta, potrà rivolgere al tu divino e a prestare servizio militare e di lavoro. Non c’è
umano. L’uomo raggiunge la propria identità da meravigliarsi che in alcuni documenti essi
personale grazie al suo essere «uditore della vengano caratterizzati come bande di predoni.
parola» e insieme «attore verbale» che ha la Del resto, anche nelle storie dei patriarchi de-
parola come dato costitutivo. Si trova nella gli ebrei riferite nel Genesi si trovano esempi di
duplice possibilità di limitarsi a vocalizzare fo- razzie. Del nome è stata cercata la spiegazione
neticamente in modo a-dialogico oppure può pure in ‘Eber, discendente di Sem, figlio di Noè
creare con la «parola giusta» il ponte tra l’io e (Gn 10, 21), e nella radice ‘a-v-r «passare», (nel
il tu (nel primo caso – utilizzando il doppio senso del latino trans), che significherebbe un
plurale tedesco – avremo «parole-Wörter», nel popolo venuto «di là dal fiume». Comunque si
secondo «parole-Worte»). La ragione umana tratta di una popolazione, a giudicare dal lin-
(Vernunft), diversamente dall’intelletto (Ver- guaggio, di origine semitica.
stand) che accomuna agli animali, è potenza Gli ebrei raccontavano che il loro capostipite
recettiva della parola, «senso della parola e Abramo avesse lasciato Ur dei Caldei e fosse
per la parola». La chiave della vita spirituale e salito verso il nord, per poi scendere per ordi-
dello stesso destino identitario della persona ne di Dio dalla Siria. Tale trasmigrazione av-
è tutta nel «miracolo della parola», e il metodo venne presumibilmente attorno al 1850 a. C.
di Ebner può essere definito una sorta di feno- Col nome di Israele, dato a Giacobbe nipote
menologia «filo-logica» della persona. minore di Abramo, venne chiamata poi abi-
S. Zucal tualmente la nazione, costituita dalle tribù
(dodici) derivate dai figli di lui. Alcuni secoli
BIBL.: altre opere: Wort und Liebe, Regensburg 1935,
tr. it. a cura di E. Ducci - P. Rossano, Parola e amore,
dopo, nel 1240 a. C. ca., gli ebrei partirono,
Milano 1998; Das Wort ist der Weg. Aus den Ta- sotto la guida di Mosè, dall’Egitto, dove si era-
gebüchern, Wien 1949, tr. it. a cura di E. Ducci - P. no stabiliti diventando un popolo numeroso.
Rossano, La parola è la via: dal diario, Roma 1991; Nel deserto attorno al Sinai, Dio strinse solen-
Fragmente, Aufsätze, Aphorismen, a cura di F. Seyr, nemente con loro un patto di alleanza: essi lo
München 1963; Notizen, Tagebücher, Lebenserinne- scelsero per unico loro Dio ed egli si impegnò
rungen, a cura di F. Seyr, München 1963; Briefe, a difenderli dai nemici e dare loro prosperità.
München 1965; è in corso di stampa la Gesamtaus- Dopo quarant’anni di permanenza nel deserto,
gabe. verso la metà del sec. XIII iniziarono la cossid-
Su Ebner: W. METHLAGL (a cura di), Gegen den Traum detta conquista lenta della terra promessa
vom Geist. Beiträge zum Symposion Gablitz, Salzburg (Palestina), costituendosi poi in monarchia e
1985; S. ZUCAL - A. BERTOLDI (a cura di), La filosofia facendo di Gerusalemme la capitale dello sta-
della parola di Ferdinand Ebner, Brescia 1999; S. ZU- to (verso il 1000). L’unità nazionale venne in-
CAL, Ferdinand Ebner. La «nostalgia» della parola, franta verso il 924, dopo la morte di re Salomo-
Brescia 1999, pp. 311-347 (bibliografia completa); ne figlio di Davide: si ha così il regno del Nord
3179
VOLUMIfilosofia.book Page 3180 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ebraismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

(Israele) e quello del Sud (Giuda). Il primo eb- scarsa efficacia. I profeti, in particolare Amos,
be fine per opera degli assiri nel 722/721; il se- insorgono con violenza contro i profittatori
condo con la deportazione a Babilonia nel che si ammantano di osservanza religiosa.
587/586. Con l’avvento del dominio persiano Isaia si leva contro il fasto delle cerimonie cul-
comincia il ritorno in patria. tuali sottolineando che lo sguardo di Dio è ri-
II. LO SVILUPPO DELLE CONCEZIONI RELIGIOSE E MO- volto piuttosto verso i poveri, gli umili, i timo-
RALI DURANTE IL CORSO DELLA STORIA EBRAICA. – Il rati di Dio. JHWH, «re di Israele», diventa il Dio
nome divino caratteristico per l’epoca dei pa- di tutti in una visione progressivamente uni-
triarchi è Shaddaj, che l’antica versione greca versale. Più viva si fa la nozione di peccato e di
rende con «onnipotente»; si direbbe sintetizzi espiazione. Il peccato non è più una violazione
tutte le forze operanti nella natura. Associato di leggi soltanto sacrali, ma assume una con-
all’altro nome divino ‘EI, esso risulta come notazione etica. Il culto sacrificale e la confes-
espressione di coscienza monoteistica, in op- sione, concepita come «espressione», quasi fi-
posizione al politeismo dei popoli vicini, che sica, del male, cominciano a denotare, sia pu-
deifica le forze della natura, ma anche in pro- re in forma rudimentale, il desiderio di purez-
gressivo superamento dell’enoteismo. Sarà za; ora però la parola qadosh, che nei testi sa-
questa concezione monoteistica la linea cen- cerdotali sta a indicare prevalentemente la pu-
trale del pensiero ebraico e il suo grande con- rità rituale, comincia, sotto l’influenza del pro-
tributo alla storia del pensiero umano. feta-teologo Isaia, a significare «santità». La
Dio è concepito come creatore benefico, che lotta sostenuta dai profeti per la giustizia so-
conferisce vita e prosperità a tutto il creato; ciale e per far risplendere l’ideale di santità e
ma è in pari tempo un Dio temibile per coloro l’ideale messianico, nel cui orizzonte si atten-
che si manifestano come suoi avversari. Egli è de l’inviato di Dio per fare opera di giustizia fra
giusto, concede la sua protezione a tutti colo- i popoli e i singoli, apre la via a nuovi fermenti
ro che lo servono e lo invocano, è il giudice religiosi tra i quali si colloca anche la nascita
dalle sentenze giuste ed è perciò che i fedeli a del cristianesimo.
lui si rivolgono per ottenere protezione per sé La predicazione e le lotte dei profeti si rifletto-
e punizione per chi è ingiusto riguardo agli al- no in molti dei centocinquanta canti religiosi
tri uomini, disobbedendo in tal modo alla vo- (inni di lode, carmi penitenziali e messianici,
lontà divina. L’attaccamento al Dio unico trova canti di vittoria o elegie ecc.), noti sono sotto
speciale sostegno nell’azione e negli insegna- il nome di Salterio. Dio è un giudice giusto;
menti dei condottieri d’Israele delle epoche giusti quindi devono essere quanti esercitano
successive, da Mosè ai giudici. A Mosè Dio si il potere, e gli uomini nei loro rapporti sociali.
rivela come JHWH, «colui che è» (cfr. Es 3, 14). Le classi economicamente depresse e oppres-
Sorta poi la monarchia, il prototipo del re giu- se si considerano, nelle loro invocazioni, più
sto è Davide, re fedele a Dio e strenuo difenso- vicini a Dio dei loro oppressori (contro i quali
re d’Israele, che più tardi, in alcune concezioni invocano la punizione divina: salmi «impreca-
messianiche, sarà considerato antenato del tori»). L’ateismo è considerato come un atto
messia. di stoltezza; la superbia e la prepotenza, oppo-
Dalla metà del sec. IX sino ca. alla fine del IV a. sizione aperta alla volontà di Dio. Non manca-
C. agiscono i profeti. Spesso essi insorgono no neppure salmi a carattere sapienziale. A
contro i re e le masse che deviano cedendo al differenza del pensiero sapienziale egiziano
fascino dei culti politeisti e orgiastici dei cana- che è d’impronta pratica (il sapere è un mezzo
nei rimasti nella Palestina e delle popolazioni per raggiungere onori, ricchezze, longevità, sti-
circonvicine. Inoltre essi tendono a difendere i ma presso gli altri), la sapienza prettamente
diritti delle classi diseredate e a spiritualizzare israelitica parte dal principio che inizio della
il culto. sapienza vera è il timor di Dio.
Il culto sacrificale e le cerimonie penitenziali L’esilio babilonese fu seguito da un processo
servono spesso ai più abbienti a crearsi una di ravvedimento e di penitenza. Si inizia così il
religiosità apparente, dietro alla quale vanno periodo degli scribi, ai quali si deve anche
compiendo opere di ingiustizia sociale; d’altra l’inizio della redazione dei testi biblici.
parte le antiche disposizioni, che avevano lo Le letture bibliche del Pentateuco, e in parti-
scopo di combattere le ingiustizie sociali (cfr. colare del Deuteronomio, furono poste al cen-
Es 22-23; Lv 19; Dt 22), si sono dimostrate di tro del culto (cfr. Ne 8). Le dolorose esperienze
3180
VOLUMIfilosofia.book Page 3181 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ebraismo


diedero al popolo la consapevolezza di essere nazionale. Attraverso la versione greca, detta
indissolubilmente legato a JHWH. D’ora in poi dei Settanta, il mondo ellenistico comincia a
si rafforzerà la coscienza che le opere di culto conoscere e ad apprezzare la Bibbia ebraica.
hanno valore secondo la disposizione del cuo- Filone ricorre all’interpretazione allegorica
re. Si comprende meglio che il Signore è padre della Scrittura (le sue nozioni in fatto di ebrai-
e rifugio, che la vita umana è qualche cosa di co e di cultura ebraica sono piuttosto mode-
caduco e di fragile – in corrispondenza con una ste), per così «ritrovare» la filosofia greca negli
meno confusa idea dell’aldilà – e che nulla è scritti biblici. Presso gli ebrei ellenisti comin-
atto a conferire dignità all’infuori del timore e cia a svilupparsi la consapevolezza della supe-
dell’amore di Dio. riorità del pensiero monoteistico biblico su
A poco a poco il profetismo cede il posto alle quello politeistico greco. Le singole comunità
scuole rabbiniche, nelle quali si va elaborando degli ebrei ellenisti della diaspora saranno poi
un sistema di precetti la cui osservanza talvol- il punto di partenza per l’attività missionaria
ta dà ai fedeli un senso di autosufficienza. Na- del giovane cristianesimo. Lo stesso avviene
scono dibattiti e tensioni che danno origine a nei più antichi centri ebraici in Italia, con a ca-
movimenti diversi come quello degli esseni. po Roma.
I testi sacri dell’ebraismo, che ora comprendo- Gli ebrei trasportati prigionieri o immigrati in
no anche gli scritti sapienziali, non mancano Italia divennero i testimoni del monoteismo
di agitare particolari, ma fondamentali, pro- biblico, fatto che non passò inosservato agli
blemi filosofici, per esempio quello del dolore; stessi scrittori romani. Anche il fenomeno del-
presentati, di regola, in forma diversa da quel- le persecuzioni, comuni a ebrei e cristiani, seb-
la propria della speculazione filosofica greco- bene fosse ufficialmente giustificato con ra-
ellenistica. gioni politiche, finì per allargare immensa-
III. L’INCONTRO COL MONDO GRECO-ROMANO E CRI- mente l’influenza delle idee religiose e morali
STIANO. – Negli ultimi tempi prima dell’era cri- dei perseguitati.
stiana, l’ebraismo viene a contatto con la civil- Le sorti dell’ebraismo e del suo influsso sul
tà ellenistica e latina, sia mediante la «diaspo- mondo civile cambiano da quando il cristiane-
ra», o dispersione, tra le «nazioni», di ebrei simo esce dalla primitiva condizione di infe-
emigrati, sia attraverso l’ingresso del Vicino riorità sociale per divenire infine la religione
Oriente nell’orbita greca dopo le conquiste di ufficiale dello stato romano: gli ebrei, dopo la
Alessandro. Di particolare importanza l’incon- caduta del Tempio, hanno ricostituito le loro
tro con il mondo ellenistico. comunità religiose basandole sullo studio del-
Nella Palestina tale incontro diventa uno la Torah, della nascente letteratura rabbinica e
scontro, a cominciare da Antioco Epifane, che sull’osservanza rigorosa dei precetti, pertanto
intende grecizzare la Palestina non solo dal la- sia il loro credo che la loro prassi religiosa si
to politico, ma anche da quello religioso, e che differenziano sempre più dal credo e dalla
trova una strenua opposizione da parte dei prassi religiosa cristiana. Sorge così, soprat-
maccabei: il regime autonomo che ne deriva tutto in ambito cristiano, una vasta letteratura
durerà, in forma varia, fino allo scontro fronta- a carattere polemico, la quale contribuisce a
le con la potenza romana, che culminerà con la mettere in evidenza sempre maggiore il distac-
distruzione di Gerusalemme al tempo di Ve- co tra ebraismo e cristianesimo. La lotta reli-
spasiano (prima guerra giudaica nel 66-70 d. giosa comincia a riflettersi nella vita sociale, in
C.). L’ultimo atto si avrà con l’imperatore un modo sempre più doloroso per gli ebrei.
Adriano (seconda guerra giudaica nel 132-135 Essi iniziano a essere trattati come cittadini di
d. C.) in seguito alla quale si accentuerà la dia- «secondo» ordine e vengono privati di una
spora. buona parte dei diritti di eguaglianza civile:
In essa la compenetrazione delle due civiltà e fatti questi che contribuiscono fortemente al
delle due culture si svolge in un modo pacifi- consolidarsi della scissione tra gli ebrei e il
co. I greci evoluti considerano gli ebrei come mondo che li circonda. Si apre così la via a
una stirpe di filosofi. La Scrittura viene tradot- quella tensione di rapporti che poi continuerà
ta in greco sotto i tolomei, il che corrisponde a per secoli, sino ai nostri giorni. In tale orizzon-
una necessità riguardante la prassi religiosa, te si svilupperà col tempo e con significative
poiché gli ebrei della diaspora egiziana (Ales- influenze arabe la filosofia ebraica.
sandria) sono ormai dimentichi della lingua E. Zolli

3181
VOLUMIfilosofia.book Page 3182 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ecateo di Mileto ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

BIBL.: G. FOHRER, Geschichte Israels, Heidelberg 1977, zio di Rodi. Scrisse un’opera Sul dovere che de-
tr. it. di M. Soffritti, Storia d’Israele, Brescia 1980; J.A. dicò a Quinto Tuberone (Cicerone, De officiis,
SOGGIN, Introduzione all’Antico Testamento, Brescia III, 63). Si conoscono di lui vari trattati di mo-
19874; R. RENDTORFF, Das Alte Testament. Eine Ein- rale, di cui uno intitolato Sulle virtù, in cui di-
führung, Neukirchen-Vluyn 1988, ed. it. a cura di D. stingueva tra virtù «teoretiche» e «pratiche»,
Garrone; Introduzione all’Antico Testamento, Torino secondo l’insegnamento di Panezio; un altro
1990; G. BOCCACCINI, Il medio giudaismo, Genova
intitolato Sui beni, nel quale sosteneva una
1993; P. SACCHI, Storia del Secondo Tempio, Torino
posizione antiedonistica. Compose una rac-
1994; E. MELLO, Ebraismo, Brescia 2000; J.A. SOGGIN,
Israele in epoca biblica, Torino 2000; J.A. SOGGIN, Sto- colta di motti attribuiti a filosofi cinici e stoici,
ria d’Israele, Brescia 20022. intitolata Sentenze (cfr. Diogene Laerzio, Vite
dei Filosofi, VI, 32).
➨ BIBBIA; CRISTIANESIMO; ‘EI; ELOHIM; ELLENISMO;
F. Alesse
ENOTEISMO; ESSENI; FILOSOFIA EBRAICA; GIUDAICI,
BIBL.: H. GOMOLL, Der stoische Philosoph Hekaton. Sei-
MOVIMENTI; GIUDAISMO; JHWH; MESSIA - ATTESA
ne Begriffswelt und Nachwirkung unter Beigabe seiner
MESSIANICA; TORAH.
Fragmente, Leipzig 1933; J. ANNAS, Cicero on Stoic
Moral Philosophy and Private Property, in M. GRIFFIN -
ECATEO
Ecateo diDI MILETO (gr. ÔEkatai'o"). – Ge-
Mileto J. BARNES, Philosophia Togata, vol. I, Oxford 1989, pp.
ografo e storico, vissuto tra i secc. VI e V a. C. 151-173.
Di nobile famiglia, fece numerosi viaggi, visi-
tando tra l’altro l’Egitto, e prese parte attiva al- ECCEITÀ (lat. haecceitas). – È il termine con
Ecceità
le vicende politiche della sua patria, durante la
cui Giovanni Duns Scoto intende l’individua-
sommossa della Ionia contro la Persia. Scrisse
zione o il principio della medesima.
due opere: Genealogie (o Eroologia, o Storia) e
Periegenesi (o Periodo), di cui non ci restano che È noto che, per la metafisica classica, nella re-
frammenti (ed. G. Nenci, Hecataei Milesii frag- altà si danno solo enti individuali, e che quelli
menta, Firenze 1954, v. Introduzione). In esse corporei sono composti di materia e di forma.
Ecateo si rivela dotato di quello stesso spirito Per qualificare la propria soluzione al proble-
razionalistico che caratterizza la contempora- ma degli universali in direzione di un realismo
nea filosofia milesia. Del resto già l’antica tra- moderato, Duns Scoto considera, secondo
dizione lo connette con Anassimandro, da cui l’insegnamento della metafisica avicenniana,
riprese, per migliorarlo, il disegno di una carta tale composto una natura communis, indiffe-
geografica della terra. Notevolissimo è infatti rente cioè all’universalità e alla singolarità.
in lui l’intento, esplicitamente dichiarato all’i- Pertanto, se per spiegare come tale indifferen-
nizio delle Genealogie, di sceverare quanto nel- za divenga una concreta possibilità di predica-
la tradizione fosse attendibile (anche se la re- bilità universale è costretto a far intervenire un
alizzazione del programma si limitò piuttosto atto intellettivo, per giustificare come la me-
a una correzione del mito, anziché a una sua desima indifferenza si moltiplichi numerica-
sostituzione con la vera e propria storia) e lo mente negli individui è chiamato a identificare
sforzo di ricondurre a unità una massa di dati, un principio che, contraendo la natura commu-
in parte desunti da esperienze dirette, inqua- nis stessa, la renda una cosa esistente «distin-
drandoli in schemi generali di ordinamento. ta» da tutte le altre.
D. Pesce Rappresentando l’individuo un incremento
BIBL.: F. IACOBY, s. v., in A. PAULY - G. WISSOWA, Real- ontologico rispetto alla specie, in quanto ca-
Encyklöpadie der klassischen Altertumswissenschaft, ratterizzato da un’unità e una coesione supe-
Stuttgart 1893-1965, vol. VII, coll. 2667-2750; A. MO- riore, Duns Scoto reputa un controsenso la so-
MIGLIANO, II razionalismo di Ecateo di Mileto, in «Atene
luzione tomista che vede il principio d’indivi-
e Roma», 3 (1931); L. PEARSON, Early Ionian Histo-
rians, Oxford 1939; N. FERTONANI, Ecateo di Mileto e il
duazione nella materia signata quantitate:
suo razionalismo, in «La parola del passato», 7 quest’ultima è al contrario principio di divisi-
(1952), pp. 18-19; P. TOZZI, Ecateo di Mileto in Eusta- bilità e dispersione. Nessun accidente, ag-
zio, in «Athenaeum», 49 (1961), pp. 26-32; S. FUSAI, giunge, può essere la ragione ultima dell’indi-
Ecateo da Mileto, in «Vichiana», 2 (1965), pp. 115-145. vidualità di una sostanza. Questo allora il ra-
gionamento alternativo di Scoto: la ragione ul-
ECATONE
Ecatone diDI RODI. – Stoico vissuto nella
Rodi tima delle differenze tra gli enti deve essere ri-
seconda metà del sec. II a. C., allievo di Pane- condotta a qualcosa che sia originariamente
3182
VOLUMIfilosofia.book Page 3183 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eccentricità


diverso; visto che negli individui di una mede- la volontà) nella vita umana, ossia da quella
sima specie ciò che li differenzia non può esse- forza che, agendo sulla vita dall’esterno, de-
re la natura, in quanto essa è al contrario ciò centra il principio vitale dell’uomo (la sua ani-
che li accomuna, deve trattarsi di un’entità po- ma). Fu tuttavia solo H. Plessner il primo a
sitiva capace di determinare quella stessa na- usarlo in maniera sistematica, facendone uno
tura. Come l’unità della specie consegue a dei concetti fondamentali della sua antropolo-
un’entità in comune, che è la natura specifica, gia filosofica esposta per la prima volta in Die
così allora l’unità dell’individuo consegue a Stufen des Organischen und der Mensch (1928),
un’entità peculiare, la quale è perciò distinta dove definì lo specifico modo d’essere di quel
dalla natura specifica e ne costituisce anzi una vivente che è l’«uomo» con l’espressione «po-
determinazione. Questa entitas individualis non sizionalità eccentrica». Confrontandosi con la
è poi né la materia, né la forma, né il compo- fenomenologia di Husserl e di Scheler, con la
sto, ma è l’ultima realitas entis, che è materia, filosofia della vita di Dilthey e con le riflessioni
forma e composto. È dunque un’entità che si biologistiche sullo statuto dell’organico di H.
distingue formalmente dalle altre del compo- Driesch e di F. Buytendijk, ma rivelando talune
sto, per quanto tutte, nel composto stesso, co- affinità anche con le analisi sull’esistenza
stituiscano una cosa sola. La soluzione scoti- estatica e sulla trascendenza dell’esserci ab-
sta si appella a «un’ultima realtà dell’ente», bozzate da Heidegger in Sein und Zeit (1927),
una perfezione entitativa che sopraggiunge al- Plessner intese con tale concetto il modo in
la natura communis, attualizzandone la poten- cui si struttura la vita umana, in quanto l’uo-
zialità in ordine all’esse, non all’essenza. Infatti, mo, in virtù della sua peculiare capacità di ri-
pur riconoscendo la preminenza dell’apporto flettere su se stesso, trascende il centro biolo-
formale nella genesi dell’individuo, tale entità gico costituito dalla propria dimensione cor-
non modifica l’esse quidditativum della cosa porea, pervenendo a una posizione eccentrica,
(quasi fosse una nuova caratteristica che va ossia esterna, rispetto a se stesso. Tale eccen-
semplicemente ad aggiungersi all’essenza), tricità radicalizza la tradizionale nozione di
ma ne rappresenta l’ultima, irripetibile e indi- «autocoscienza» quale contrassegno specifico
visibile realizzazione. dell’essere umano rispetto agli altri viventi, in-
G. Feltrin tegrandone il carattere puramente soggettivo
BIBL.: M.F. SCIACCA, La «haecceitas» di Duns Scoto, con la componente spirituale, ovvero culturale
Napoli 1935; T. BARTH, Individualität und Allge- e sociale. Criticando i dualismi di matrice car-
meinheit bei J. Duns Skotus, in «Wissenschaft und tesiana – esasperati dall’idealismo tedesco e
Weisheit», 16 (1953), pp. 122-141, 191-213; P. STEL- presenti ancora nella coppia «impulso-spiri-
LA, L’ilemorfismo di Giovanni Duns Scoto, Torino to» di Scheler – implicati nel concetto di auto-
1955; A. GHISALBERTI, Individuo ed esistenza nella filo- coscienza (anima-corpo, spirito-natura, mon-
sofia di Giovanni Duns Scoto, in C. BÉRUBÉ (a cura di), do interno-mondo esterno, soggetto-oggetto),
Regnum hominis et Regnum Dei, «Acta Quarti Con- Plessner adottò il dualismo «natura-spirito»
gressus Scotistici Internationalis, Patavii 24-29 sep- (mondo naturale-mondo storico) per definire
tembris 1976», Romae 1978, vol. I, pp. 355-365. l’«uomo intero» (Dilthey), ossia la realtà uma-
➨ INDIVIDUAZIONE, PRINCIPIO DI. na intesa come l’unità corporeo-psichico-spi-
rituale.
ECCENTRICITÀ. – In geometria indica la di-
Eccentricità Per definire l’«uomo» è necessario un confron-
stanza di un punto o di un qualsiasi altro ente to con gli altri viventi, tuttavia l’esistenza uma-
geometrico rispetto al centro di una circonfe- na non si riduce al solo aspetto empirico (na-
renza o di un asse di simmetria, definendo per- turale) e nemmeno a quello psichico (interio-
tanto ciò che non è simmetrico, mentre nella re), ma è costituita anche da un mondo spiri-
fisica moderna si parla dell’eccentricità tuale che integra il mondo naturale a cui si
dell’asse dei pianeti o dell’orbita di alcuni tipi rapportano anche le altre forme di viventi. Nel
di particelle. Il termine fu impiegato in un con- concetto di «posizionalità eccentrica» conflui-
testo prettamente filosofico per la prima volta scono due categorie ricavate da un’analisi del-
da L. Klages in Vom Wesen des Bewußtseins la struttura dell’essere organico rispetto all’es-
(1918, ma pubblicato nel 1921) per indicare la sere inorganico: ogni vivente è caratterizzato
funzione svolta dallo «spirito» (la razionalità, 1) dalla «posizionalità», ma soltanto l’animale
3183
VOLUMIfilosofia.book Page 3184 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eccentricità ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

e l’uomo anche 2) dall’«eccentricità». Vegetali, quella realtà individuale capace di dire «io»,
animali, uomini – sono diversi gradi, diverse l’individuo è «persona», pervenendo a quella
forme intese come diversi modi d’essere, e sfera in cui il Sé ha preso distanza anche da se
non gradi di una evoluzione o di una gerarchia. stesso, ponendosi fuori dal proprio centro,
Confrontandosi con la Umwelttheorie del biolo- dalla propria posizionalità. Se anche gli ani-
go J. von Uexküll (estesa poi da E. Rothacker mali possiedono un centro, sicché possono
all’ambito della Kultur), Plessner rilevò che differenziarsi l’uno dall’altro e dal loro am-
l’organico si differenzia dall’inorganico per via biente, essi non possono però differenziarsi da
del suo «essere-posto» (Gestelltheit) rispetto al se stessi, non possono prendere distanza dal
proprio «mondo-ambiente» (Umwelt), ovvero proprio rapporto con le possibilità offerte dal
del suo porsi in un rapporto dinamico e oppo- loro ambiente e svilupparne di nuove. L’uomo
sitivo con l’ambiente circostante (Umgebung). è «apertura del mondo» (Weltoffenheit – termi-
Tale rapporto è la posizionalità («forma logi- ne impiegato già da Scheler) e non vincolato a
ca», modo d’essere) propria di ogni vivente, in un ambiente come l’animale, instaurando
virtù della quale quest’ultimo si costituisce dunque un triplice rapporto eccentrico rispet-
come un «centro» (come individualità) attor- to al proprio mondo, inteso ora come «mondo
no a cui si organizza la vita. La posizionalità esterno» (Außenwelt), ora come «mondo inter-
non coincide con la mera corporeità, ma è no» (Innenwelt), ora come «mondo collettivo»
piuttosto la condizione logica che rende possi- (Mitwelt). Il mondo dell’uomo include pertanto
bile al vivente di trovarsi collocato spazial- anche quel mondo della cultura che apre nuo-
mente e temporalmente all’interno di un am- ve possibilità per la propria esistenza. La posi-
biente circostante. Il rapporto che il vivente ha zionalità eccentrica dell’uomo è certo costitu-
col proprio corpo – con quel medium fra sé e il ita 1) dalla sua capacità di riflettere su se stes-
mondo che costituisce il loro «limite» (Grenze) so (la sua «immediatezza mediata»), ma non si
– si costituisce, se considerato muovendo dal- riduce a una dimensione soggettiva, bensì 2)
la realtà umana, come un diverso grado di con- apre nell’uomo quella dimensione spirituale
sapevolezza (riflessione) che determina pro- (sociale, culturale, storica) che da un lato inte-
priamente i diversi gradi dell’organico. Tre so- gra la sua dimensione naturale, lo libera dal
no le forme di posizionalità: 1) l’«esser corpo» mero istinto e dalla dipendenza che caratteriz-
(corpo = mondo); 2) l’«esser nel corpo» (corpo za l’animale (la sua «artificialità naturale»), ma
e mondo); 3) l’«esser fuori dal corpo» (corpo, dall’altro 3) lo pone di fronte al compito di da-
mondo e «Io»). Alla base del costituirsi come re una condotta alla propria vita, di determina-
un centro (l’individualizzazione) v’è una diffe- re sempre di nuovo la propria «posizione nel
renza che il vivente pone tra sé e il proprio am- cosmo» (il «luogo utopico»). Queste tre «leggi
biente, ovvero un certo grado di presa di di- (Gesetze) antropologiche fondamentali» carat-
stanza dal proprio limite. Tale principium indi- terizzano il modo in cui l’uomo vive la propria
viduationis non è inteso da Plessner in senso posizione eccentrica, ovvero lo determinano
empirico (il singolo esemplare di una specie), come un sempre rinnovato tentativo di trovare
ma in quello formale in quanto è la struttura una posizione equilibrata all’interno dell’anta-
che determina ogni vivente come tale. 1) Nella gonismo tra posizionalità (dimensione natura-
sfera vegetale il vivente condivide il proprio le, pulsionale e istintuale) ed eccentricità (di-
essere con l’ambiente, è cioè una forma di or- mensione spirituale, riflessività), intesi come i
ganizzazione «aperta»: non è posta alcuna di- due poli tra i quali oscilla la sua vita. L’uomo
stanza tra corpo e mondo, non v’è alcuna espe- ha una distanza da se stesso che può anche
rienza della propria posizionalità. 2) Nella sfe- perdere, senza per questo perdere la propria
ra animale il vivente è individuum, cioè una for- esistenza umana (posizionalità). L’eccentricità
ma di organizzazione «chiusa», in quanto la della sua forma di vita rende l’uomo un compi-
propria posizionalità è organizzata in riferi- to, e non qualcosa di definibile una volta per
mento a un centro, ponendo una distanza fra tutte – ed è in tal senso che Plessner ha parlato
sé e il mondo. Soltanto 3) nella sfera umana, di «insondabilità» dell’essere umano, infatti è
però, è posta anche una peculiare distanza an- possibile sapere che cos’è l’uomo solo com-
che dalla propria posizionalità: si costituisce prendendone di volta in volta i diversi modi
3184
VOLUMIfilosofia.book Page 3185 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eccezione


d’essere in cui si è espresso nel corso della sua L’eccezione, invece, è realmente tale ove si
storia. ammetta che la legge della natura non è asso-
C. Badocco lutamente necessaria, né assolutamente con-
BIBL.: F. HAMMER, Die exzentrische Position des Men- tingente, quando cioè la legge stessa, ipotetica-
schen. Methode und Grundlinien der philosophischen mente necessaria, produca effetti vari e, quindi,
Anthropologie Helmuth Plessners, Bonn 1967; H.U. anche anomali, purché siano varie le condizio-
ASEMISSEN, Helmuth Plessner. Die exzentrische Position ni di essi. Né le eccezioni vengono, per questo,
des Menschen, in J. SPECK (a cura di), Grundprobleme a sottrarsi all’ordine: ciò che viene considerato
der großen Philosophen. Philosophie der Gegenwart 2, eccezione, rispetto a un ordine particolare,
Stuttgart 19812, pp. 146-180; S. PIETROWICZ, Philo- può e deve rientrare in un ordine universale,
sophische Anthropologie und Geschichte. Helmuth Pless- quando sia considerato in rapporto a un «Pro-
ners Geschichtsverständnis der Moderne und der Be- visor universalis» che, come dice Tommaso,
griff der exzentrischen Positionalität, in G. DUX - U.
«permittit aliquem defectum in aliquo particolari
WENZEL (a cura di), Der Prozeß der Geistesgeschichte.
accedere, ne impediatur bonum totius» (Summa
Studien zur ontogenetischen und historischen Ent-
wicklung des Geistes, Frankfurt am Main 1994, pp. 45-
theologiae, I, q. 22, a. 2 ad 2).
63; J. FISCHER, Exzentrische Positionalität. Plessners II concetto di eccezione è affine al concetto di
Grundkategorie der Philosophischen Anthropologie, in caso, perché entrambi indicano un avvenimen-
«Deutsche Zeitschrift für Philosophie», 48 (2000), to che accade al di fuori di una norma o legge.
pp. 265-288; M. PANSERA, Antropologia filosofica, Mila- Se ne distingue, tuttavia, nella misura in cui il
no 2001, cap. IV; H.-R. MÜLLER, Exzentrische Positio- caso, oltre ad essere l’eccezione a una norma,
nalität. Bildungstheoretische Überlegungen zu einem non è riconducibile all’intenzione e all’intelle-
Theorem Helmuth Plessners, in «Zeitschrift für Er- zione di un agente; al contrario, per es., il mi-
ziehung», 5 (2002), pp. 53-61. racolo, in quanto prodotto da Dio, sarebbe
➨ AMBIENTE; CORPO; DUALISMO; INDIVIDUAZIONE, un’eccezione alle leggi della natura, ma non
PRINCIPIO DI; IO-AUTOCOSCIENZA; SIMMETRIA; UOMO. avverrebbe a caso.
A.M. Moschetti
ECCETTUATIVE,
Eccettuative PROPOSIZIONI: V. PROPOSI- Secondo la filosofia dell’esistenza, l’eccezione
ZIONI ECCETTUATIVE. esprime il valore insostituibile della singolari-
tà, che si determina come tale di contro al ge-
ECCEZIONE (da ex-cipio «prendo fuori» -
Eccezione nerale.
exception; Ausnahme; exception; excepción). – In- Per Kierkegaard: «Il particolare è l’eccezione e
dica, in generale, qualcosa che non avviene se- deve rimanere cosciente di sé come tale; e per-
condo una legge o una regola, e che quindi ciò ben lungi dal consigliare agli altri di fare la
non si può spiegare. stessa cosa, deve consigliarli di fare il generale,
Dal punto di vista di una filosofia della natura poiché il particolare è vero soltanto quando
il termine rinvia al problema riguardante l’es- suppone la primitività del suo rapporto a Dio.
senza delle leggi naturali e, più in generale, al Tutto ciò che non possiede questa primitività
problema dell’ordine cosmico: le cosiddette è eo ipso ingiustificato quando volesse costitu-
eccezioni sono forse espressioni, esse stesse, ire l’eccezione» (Papirer, XI1 A 485, tr. it. di C.
di leggi più particolari, legate a un’assoluta Fabro, Diario, vol. II, Brescia 19833).
necessità, oppure sono soltanto le più appari- Per Nietzsche l’uomo d’eccezione è l’«uomo
scenti manifestazioni di una spontaneità es- eletto», in contrapposizione all’«uomo me-
senziale alla natura, inesauribile nelle sue no- dio», uomo del gregge, e all’«ultimo uomo»,
vità e variazioni? La questione sospinge, per- che subisce, senza comprenderlo, l’evento del-
tanto, da una parte verso il determinismo, la «morte di Dio»; al di là di facili letture vita-
dall’altra verso il contingentismo. Così consi- listiche, l’eccezionalità del «superuomo»
derata, l’eccezione, sia che si presenti come nietzscheano si misura appunto sulla capacità
l’effetto di una causa assolutamente necessa- di corrispondere ai «grandi eventi» della sto-
ria, sia che si presenti come un mero fatto con- ria, portandoli a compimento.
tingente non riducibile ad altri, cessa di essere Per Jaspers l’eccezione «è l’infrangersi concre-
eccezione in senso proprio, per diventare fatto to di ogni singolo modo di un universale. L’ec-
normale: o di una natura in cui ogni cosa non cezione esperimenta la sua natura eccezionale
può che essere quel che è, o di una natura in e l’esclusività come un destino il cui senso le
cui ogni cosa può essere altra da quel che è. rimane ambiguo». La più chiara espressione
3185
VOLUMIfilosofia.book Page 3186 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eccitazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

dell’eccezione è la libertà (Existenzphilosophie, ridurre l’eccitazione di altre cellule nervose o


Berlin 1938, pp. 38 ss.). Dal punto di vista del di interi circuiti neuronali è detto «inibizione».
concreto manifestarsi del senso storico della Il concetto di eccitazione è strettamente con-
verità, «eccezione» e «autorità» costituiscono nesso anche a quello di «attivazione», che fa
insieme una complementarietà in cui si rivela, riferimento alla funzione di determinati siste-
in forma infinitamente comprensiva, l’unità mi di cellule nervose, come il sistema reticola-
essenziale, intrinseca e insieme estrinseca, del re ascendente, che hanno il compito di «atti-
vero: «Ogni comprensione della verità risulta vare» e modulare l’azione di intere aree del
dall’aprirsi spiritualmente all’eccezione, dal cervello. Meccanismi omeostatici di eccitazio-
portare lo sguardo su di essa, ma in modo tale ne e inibizione sono costantemente in funzio-
che colui che comprende non vuol essere ec- ne nel sistema nervoso centrale; e la compren-
cezione. Egli si rassegna, come eccezione sot- sione dei complessi processi elettrofisiologici
tomettendosi all’universale, come universale e biochimici posti alla loro base, delle soglie
sapendosi insignificante di fronte al sacrificio di eccitazione dei recettori neuronali, dei mec-
che l’eccezione compie» (ibid.; cfr. Von der canismi di comunicazione tra neuroni e di tra-
Wahrheit, München 1948 [1830-33], pp. 747 ss.). smissione dell’informazione all’interno del-
Come rileva E. Mounier, occorre ben guardarsi l’asse cerebro-spinale è uno degli obiettivi
dal considerare l’eccezione come pura prodez- principali cui oggi tendono le neuroscienze.
za della vita individuale: «se la persona si com- Dal punto di vista storico, l’eccitazione ha un
pie seguendo dei valori situati all’infinito, essa suo immediato precursore nel concetto di «ir-
è ben chiamata allo straordinario nel mare ritabilità», elaborato dalla fisiologia del XVII
stesso della vita quotidiana, ma questo straor- secolo, in particolare da F. Glisson, e ripreso
dinario non la separa dagli altri, ogni persona nel Settecento da A. von Haller (De partibus
essendo chiamata allo straordinario. Come corporis humani sensilibus et irritabilibus, Göttin-
scriveva Kierkegaard: “L’uomo veramente stra- gen 1753) per indicare la proprietà dei muscoli
ordinario è il vero uomo dell’ordine”» (Le per- di rispondere con una contrazione ad una sti-
sonnalisme, Paris 1950, p. 64). molazione. Nel XIX secolo l’irritabilità è posta
G. Masi - S. Palazzo da F.J.V. Broussais alla base del suo sistema
BIBL: S TAKEDA, Die subjektive Wahrheit und die Aus- medico-biologico, secondo il quale la vita sa-
nahme-Existenz. Ein Problem zwischen Philosophie rebbe possibile solo in virtù delle potenzialità
und Theologie, Würzburg-Amsterdam 1982. «irritative» dei tessuti. L’irritabilità, a suo pa-
➨ AUTORITÀ; CASO; CONTINGENZA; DETERMINISMO; rere, si manifesta per soglie, si attiva dal-
GENERALE; GIUSTIFICAZIONE, TEORIA DELLA; LEG- l’esterno o dall’interno dell’organismo, e può
GE; LIBERTÀ; NECESSITÀ; NORMALE; NORMATIVO; presentarsi in eccesso o in difetto; in tali casi
ORDINE; SINGOLARE; SPIEGAZIONE. si produce lo scompenso patologico. La pato-
logia, e per esteso anche la patologia nervosa
ECCITAZIONE (dal lat. tardo excitatione(m),
Eccitazione e mentale, sarebbero dovute ad alterazioni
deriv. da ex-citare, composto dal prefisso raf- quantitative della irritabilità, ovvero all’ecces-
forzativo ex e da citare, intensivo di ciere = muo- so o alla mancanza di eccitazione dei differenti
vere, spingere – excitation, Erregung, excitation, tessuti al di sopra e al di sotto del grado che
excitación). – In neurofisiologia, per «eccitazio- costituisce lo stato di normalità («principio di
ne» s’intende il processo attraverso il quale Broussais»).
una stimolazione esogena o endogena produ- In psicologia, il termine «eccitazione» è in ge-
ce una modificazione elettrochimica nelle cel- nere adoperato per designare lo stato psicofi-
lule del tessuto nervoso e muscolare, modifi- siologico che accompagna un vissuto emozio-
cazione che è in grado a sua volta di esercitare nale e che può essere più o meno intenso, più
la funzione di stimolo su (di «eccitare») altre o meno duraturo, fino a oltrepassare certi limi-
cellule. L’eccitazione delle cellule nervose è al- ti fisiologici oltre i quali sconfina nella patolo-
la base della conduzione dell’impulso nervo- gia. Il concetto di eccitazione è stato assunto
so: un neurone «eccitato» può trasmettere soprattutto nelle modellizzazioni psicodina-
l’eccitazione (ovvero la modificazione elettro- miche. Per esse, il funzionamento normale o
chimica) ad altri neuroni ad esso connessi me- patologico della mente sarebbe determinato
diante sinapsi o può impedire che essa si pro- da meccanismi di regolazione omeostatica
paghi. Il processo attivo volto a sopprimere o dell’eccitazione (riducibili, in ultima analisi, a
3186
VOLUMIfilosofia.book Page 3187 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eccles


meccanismi psicofisiologici), che mantengono dello stimolo nelle cellule nervose, dal 1968
l’equilibrio dell’apparato psichico. In tale pro- ha insegnato alla State University of New York
spettiva, la mente è stata concettualizzata sul- (Buffalo). Con Karl R. Popper, è uno dei mag-
la base di uno schema di forze, rappresentate giori esponenti della soluzione dualistica e in-
da stimoli esterni (sociali, relazionali, cultura- terazionistica del problema corpo-mente. Co-
li) e da pulsioni interne, il cui equilibrio sareb- me Popper, Eccles rifiuta la concezione mate-
be dovuto al mantenimento di un livello stabi- rialistica e deterministica della persona uma-
le di eccitazione, ovvero di energia psicofisica. na, perché non si può fornire alcuna spiegazio-
I primi e più noti modelli psicodinamici sono ne fisicalistica né dell’emergenza della co-
stati elaborati da Pierre Janet e Sigmund scienza negli animali né a maggior ragione
Freud. Mentre il modello janetiano non fa ri- dell’autocoscienza umana. Assai più decisa-
corso a specifiche energie psichiche per spie- mente di Popper, però, Eccles distingue sia fra
gare e regolare i processi nervosi e mentali, l’io come centro attivo delle proprie esperien-
Freud invece propone la teoria della «libido», ze e l’io come risultato di un particolare pro-
considerata come una particolare energia di cesso d’apprendimento sia fra l’uomo e le altre
carattere sessuale che sottende le pulsioni, il forme di vita animale (v. K.R. Popper - J.C. Ec-
cui aumento e diminuzione, ripartizione e spo- cles, The Self and Its Brain, Berlin - New York
stamento sarebbe alla base del funzionamen- 1977, parte III, dialoghi II, III e XI). In particola-
to dell’apparato psichico e del suo sviluppo. re, il problema della morte e dell’immortalità
Nella psicologia contemporanea, il concetto concerne soltanto l’uomo, perché soltanto
psicofisiologico di eccitabilità è al centro di l’uomo possiede l’autocoscienza (cfr. Facing
tutte quelle teorie della personalità che colle- Reality, Berlin - New York 1970, p. 62). Il senti-
gano il livello di eccitazione nervosa ai tratti mento dell’unicità personale e il mistero del
osservabili del comportamento. Seguendo risvegliarsi alla vita, trovando se stessi esi-
stenti come un io incarnato in un certo corpo
questa impostazione, Pavlov, Eysenck, Stre-
e in un certo cervello, conducono anzi alla no-
lau, Gray e Zuckerman hanno prospettato teo-
zione dell’immortalità personale e a quella
rie secondo cui differenti tipologie del sistema
della creazione soprannaturale d’ogni singola
nervoso centrale, caratterizzate da tipici pat-
anima (v. ibi, p. 83; The Self and Its Brain, parte
tern fisiologici di eccitazione e\o inibizione,
III, dialogo XI). A differenza della concezione
sarebbero in stretta corrispondenza con diver-
parallelistica – qui di nuovo d’accordo con
se tipologie di personalità.
Popper – la mente autocosciente agisce sul
R. Foschi
cervello, legge selettivamente ciò che avviene
BIBL.: W. GERSTNER - W.M. KISTLER, Spiking Neuron nei moduli cerebrali, organizzando l’unità
Models: Single Neurons, Populations, Plasticity, New
dell’esperienza cosciente e consentendo la re-
York 2002; I.B. LEVITAN - L.K. KACZMAREK, The Neuron:
alizzazione di scopi e intenzioni (v. p. es. ibi,
Cell and Molecular Biology, New York 2002; G.P. LOM-
dialogo VII). Altre opere: The Neurophysiological
BARDO - R. FOSCHI, La costruzione scientifica della perso-
nalità, Torino 2002; J. SMYTHIES, The Dynamic Neuron:
Basis of Mind, Oxford 1953; The Human Myste-
A Comprehensive Survey of the Neurochemical Basis of ry, Berlin 1979; The Human Psyche, Berlin 1980;
Synaptic Plasticity, Cambridge (Massachusetts) 2002; Evolution of the Brain, New York 1990; How the
M. ZUCKERMAN, Psychobiology of Personality, New Self Controls Its Brain, Berlin 1994.
York, 20052; E.R. KANDEL - J.H. SCHWARTZ - T.M. JESSEL, M. Buzzoni
Principles of Neural Science, New York 20065. BIBL.: A. VIGLIANI, Karl Popper and John Eccles, in «Fi-
losofia», 34(1983), pp. 87-144; R.J. DOUGLAS - B.P.
ECCLES, JOHN CAREW, Sir. – Neurofisiologo
Eccles KEANEY, Popper and Eccles’ Psychophysical Interaction
Thesis Examined, in «Grazer philosophische Stu-
e filosofo australiano n. a Melbourne il 27
dien», 23 (1985), pp. 129-153; G. STOTZ, Person und
genn. 1903, m. a Locarno il 2 magg. 1997. Lau-
Gehirn: historische und neurophysiologische Aspekte
reato in medicina nel 1925 a Melbourne, pro- zur Theorie des Ich bei Popper/Eccles, Hildesheim
fessore di fisiologia all’università di Otago 1988; H.-J. BIERSACK - H. ECCLES (a cura di), In memo-
(Nuova Zelanda) dal 1944 al 1951, dal 1952 al riam Sir John Eccles, Landsberg 2000; C.U.M. SMITH,
1966 ha insegnato all’Australian National Uni- Renatus Renatus: The Cartesian Tradition in British
versity di Canberra; premio Nobel per la fisio- Neuroscience and the Neurophilosophy of J.C. Eccles, in
logia nel 1963 per lo studio della trasmissione «Brain and Cognition», 46 (2001), pp. 364-372.

3187
VOLUMIfilosofia.book Page 3188 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ecfanto di Siracusa ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ECFANTO
Ecfanto di DI SIRACUSA. – Pitagorico, vis-
Siracusa chiv für Literatur und Kirchengeschichte des Mittel-
suto forse nel sec. IV a. C., della sua esistenza alters», Berlin 1886, pp. 165 ss. (ristampa Graz
si è (a torto) dubitato. Le scarne notizie super- 1955); R. COULON, Scriptores Ordinis Praedicatorum,
stiti lo indicano come figura di un certo inte- Roma 1912, vol. III, pp. 369-375; R. CREYTENS, L’oeu-
resse e originalità soprattutto su temi cosmo- vre bibliographique d’Echard, ses sources et leur valeur,
logici. Integrò il pitagorismo e la dottrina dei in «Archivum Fratrum Praedicatorum», 14 (1944),
numeri con l’atomismo di Democrito, da lui vi- pp. 43-71.
ceversa rimodellato sui principi pitagorici. So-
stenne la corporeità delle monadi pitagoriche ECHECRATE (´Ecekravth"). – Secondo alcu-
Echecrate
(i numeri), trovando nell’atomismo una effica- ne fonti fu di Fliunte, per altre di Taranto. È nel
ce ipotesi cosmologica che adattò affermando catalogo dei pitagorici di Giamblico.
l’unicità del cosmo (rispetto agli infiniti mondi È a Echecrate che Fedone, nel Fedone platoni-
degli atomisti) e l’esistenza di un numero fini- co, racconta la morte di Socrate e il dialogo di
to di atomi, da cui un numero finito di cose Socrate con Simmia e Cebete, discepoli di Fi-
sensibili. Attribuì a ciascun atomo, oltre a for- lolao, sull’immortalità dell’anima. Nel Fedone
ma e dimensione, una forza (dynamis) diversa, è forse l’unica testimonianza di qualche valo-
e sostituì come cause del movimento i concet- re: perché, quando Fedone riferisce l’opinione
ti di mente e anima, forze divine, a quelli di pe- di Simmia, che l’anima è armonia, Echecrate
so e impatto esterno, costruendo un cosmo dichiara di essere sempre stato attratto da
governato dalla provvidenza. Affermò inoltre questo discorso, e di aver anzi una volta credu-
la rotazione della terra intorno al proprio asse, to, anche lui, che l’anima fosse una specie
e l’impossibilità di avere conoscenza vera di d’armonia. Tale opinione era probabilmente di
ciò che esiste, che si può solo definire come a Filolao. Sicché la notizia di Giamblico pare
noi appare. Falsamente ascritto a Ecfanto un non improbabile.
ellenistico Peri; basileiva". A. Maddalena
L. Perilli BIBL.: M. TIMPANARO CARDINI, Pitagorici, Testimonianze
BIBL.: H. DIELS, Die Fragmente der Vorsokratiker, Ber- e frammenti, Diocle, Echecrate, Polimnasto, Fantone,
lin 1951-529, nr. 51; M. TIMPANARO CARDINI, Pitagorici, Arione, vol. II, Firenze 1962, pp. 426-429; A. MADDA-
Firenze 19692, vol. II; W.K.C. GUTHRIE, A History of LENA, I frammenti dei filosofi del sesto e quinto secolo (e
Greek Philosophy, Cambridge 1962, vol. I, pp. 323- i loro immediati seguaci), Diocle, Echerate, Polimnesto,
327. Fantone, Arione, in AA.VV., I Presocratici. Testimo-
nianze e frammenti, tomo I, Bari 1969, 19752, 19813,
ECHARD, JACQUES. – Storico ed erudito, do-
Echard p. 503; D. DELATTRE, Les Pythagoriciens récents Eché-
menicano, n. a Rouen il 22 sett. 1644, m. a Pa- crate, Textes traduits, présentés et annotés, in AA.VV.,
rigi il 15 mar. 1724. Les Présocratiques, Paris 1988, pp. 550-551.
Opere: Sancti Thomae Summa suo auctori vendi-
cata, sive de V.F. Vencentii Bellovacensis scriptis ECHEVERRÍA, ESTEBAN. – Poeta, sociologo
Echeverría
dissertatio (Paris 1708); Scriptores Ordinis Prae- e rivoluzionario argentino, n. a Buenos Aires il
dicatorum recensiti, notisque historicis et criticis il- 2 sett. 1805, m. a Montevideo il 19 genn. 1851.
lustratis (ivi 1719-21, 2 voll., con tre piccoli Ispirandosi a Henri de Saint-Simon pubblicò
supplementi: 1721-23). Nella prima di tali ope- El dogma socialista (Montevideo 1846); in
re Echard mira a difendere l’autenticità della quest’opera la scienza sociale trovò in Argenti-
Summa dalle interpretazioni di coloro, come na la sua fondazione e il suo indirizzo. Eche-
Pierre de Alva e Jean de Launoy, che la faceva- verría fu anche un precursore nel postulare
no derivare dallo Speculum Morale di Vincenzo l’inserimento delle scienze sociali nel currico-
di Beauvais. Nella seconda Echard, partendo lo delle università.
dai risultati cui erano giunte le ricerche di J. S. Contri
Quétif, ampliandole e proseguendole con ac- BIBL.: Obras completas, a cura di J.M. Gutiérrez, Bue-
cresciuto rigore, offre un compiuto studio del- nos Aires 1870-74, 5 voll..
la storia degli autori del suo ordine (ristampa Su Echeverría: J. INGENIEROS, Sociologia argentina,
dell’intera opera, New York 1959, 4 voll.). Buenos Aires 1918, pp. 301-329; A. PALACIOS, Este-
D. Cerato Minozzi ban Echeverría, albacea del pensamiento de mago, Bue-
BIBL.: H. DENIFLE, Quellen zur Gelehrtengeschichte des nos Aires 19553; A. PALCOS, Historia de Echeverría,
Predigerordens im 13. und 14. Jahrhunderts, in «Ar- Buenos Aires 1960.

3188
VOLUMIfilosofia.book Page 3189 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eckhart


ECKHART (Eckehart; Meister Eckhart; Magi-
Eckhart sume il carattere di procedimento di censura
ster Eckardus; Ekhardus; Aychardus). – Filosofo dottrinale, e viene gestito presso la corte pa-
e mistico, domenicano, n. ad Hochheim pres- pale avignonese da una commissione che sol-
so Gotha verso il 1260, m. ad Avignone proba- lecita perizie esterne (una di esse viene stesa
bilmente il 20 genn. 1328. dal futuro papa Benedetto XII; L. Sturlese,
SOMMARIO: I. Vita, opere, significato. - Il. Unità Acta, cit., n. 58), seleziona dai materiali di ac-
di Dio, generazione, creazione. - III. La vita cusa 28 tesi erronee, le sottopone ad Eckhart e
dell’anima. contesta punto per punto la sua difesa. Il pro-
I. VITA, OPERE, SIGNIFICATO. – Entra nell’ordine dei cesso si conclude il 27 marzo 1329, data della
domenicani a Erfurt e compiuti i suoi studi in pubblicazione della bolla con cui il papa Gio-
Germania viene inviato a perfezionarsi a Parigi vanni XXII condanna tutte le proposizioni in-
(ove nel 1293-94 è baccelliere sentenziario). criminate (gli atti relativi alla fase avignonese
Dal 1294 al 1298 è priore del convento di Erfurt del processo e la bolla di condanna in L. Stur-
e vicario del provinciale Teodorico di Freiberg lese, Acta, cit., nn. 56-67) e sottolinea il fatto
per la Turingia. Insegna quale magister sacrae che Eckhart, nel corso del processo, ha revoca-
theologiae a Parigi dal 1302 al 1303 sulla catte- to le proposizioni incriminate «nella misura in
dra riservata ai domenicani non francesi. Nel cui potessero generare un significato eretico
settembre 1303 viene eletto priore provinciale negli ascoltatori, e quanto a quel significato»
della nuova provincia domenicana della Ger- (secondo W. Trusen, Der Prozeß gegen Meister
mania orientale (Saxonia), e mantiene la carica Eckhart: Vorgeschichte, Verlauf und Folgen, «Re-
sino al 1310. La sua successiva elezione a prio- chts- und staatswissenschaftliche Veröffentli-
re dell’altra provincia tedesca (Teutonia) viene chungen der Görres-Gesellschaft», nuova se-
cassata dalla direzione dell’Ordine per con- rie, vol. LIV, Paderborn 1988, pp. 120-121, cita-
sentirgli un nuovo periodo di insegnamento a zione da un documento notarile perduto).
Parigi (1311-13). Negli anni 1314 e 1316 è do- Eckhart non vedrà la sua condanna. Muore
cumentato puntualmente a Strasburgo; nel molto probabilmente il 20 gennaio 1328 (L.
1322 compie per incarico del Generale una vi- Sturlese, Acta, cit., n. 61). La sua memoria ver-
sita disciplinare al monastero femminile di rà difesa da Enrico Suso nel Buch der Wahrheit,
Unterlinden (Colmar). La critica ritiene comu- da Giovanni Tauler nelle sue prediche e da un
nemente che egli risiedesse a Strasburgo con gruppo di anonimi seguaci che cureranno la
l’incarico della supervisione dei monasteri pubblicazione delle sue opere, noncuranti del-
femminili sottoposti alla cura pastorale la condanna (L. Sturlese, Die Kölner Eckharti-
dell’ordine domenicano, ma si tratta di ipotesi sten, in A. Zimmermann [a cura di], Die Kölner
senza adeguata base documentaria. Nel 1325- Universität im Mittelalter: geistige Wurzeln und
26 è sicuramente a Colonia (documentazione soziale Wirklichkeit, «Miscellanea mediaevalia»,
raccolta e pubblicata per intero in L. Sturlese vol. XX, Berlin 1989, pp. 192-211; Heinrich
[a cura di], Acta Echardiana, in Die lateinischen Seuse, Das Buch der Wahrheit, a cura di L. Stur-
Werke, vol. V, pp. 155-193). Nel 1326 due suoi lese e R. Blumrich, «Philosophische Bi-
confratelli lo denunciano all’arcivescovo Enri- bliothek», vol. CDLVIII, Hamburg 1993, pp.
co di Virneburg, mettendo così in movimento XIX-XXI).
un pericoloso processo per eresia «per promo- L’ordine cronologico delle opere eckhartiane è
ventem». I materiali di accusa (due liste di te- ricostruibile soltanto a grandi linee nel modo
si estratte dalle sue opere latine e tedesche seguente: a) predica latina per la Pasqua e Col-
per un totale di 107; ricostruzione in L. Stur- latio in Libros Sententiarum, documento della
lese, op. cit., nn. 46-47, pp. 198-246) ci sono sua attività di baccelliere (1294); b) le Rede
pervenuti tramandati all’interno di un memo- («Discorsi», così il titolo originale; nell’ed.
riale di difesa redatto da Eckhart in vista della Quint: Reden der Unterscheidung) sono imme-
prima udienza del processo, fissata per il 26 diatamente successive (Erfurt, 1298 ca.); c) le
settembre 1326 (ed. L. Sturlese, Responsio, in «quaestiones» Utrum in Deo, Utrum intelligere
Die lateinischen Werke, vol. V, pp. 247-354). angeli, Utrum laus Dei e una predica per la fe-
Eckhart si appella il 13 febbraio 1327 al papa e sta di sant’Agostino risalgono al periodo di in-
il processo, nonostante l’opposizione dei giu- segnamento a Parigi nel 1302-03; d) intorno al
dici delegati di Colonia, viene avocato da Avi- 1304 è già in fase di elaborazione l’Opus tripar-
gnone. Da questo punto in poi il processo as- titum, di cui sono ricostruibili almeno tre stati
3189
VOLUMIfilosofia.book Page 3190 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eckhart ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

redazionali, il primo dei quali tramandato da vol. V, n. 13, p. 145). Con Alberto e Teodorico
un codice amploniano (Prologi, In Genesim I, In di Freiberg, Eckhart condivide la problematica
Exodum, In Ecclesiastici cap. XXIV, In Sapien- dell’«intelletto in quanto intelletto», e cioè il
tiam), mentre l’ultimo – probabilmente una problema – di origine averroistica – della con-
sorta di edizione postuma del suo lascito rea- ciliazione dell’individualità della funzione co-
lizzata da parte di un gruppo di fedeli discepoli gnitiva con l’universalità dei contenuti dell’in-
– è documentato completamente dal codice di telletto scientifico. La filosofia dell’intelletto
Cusa 21 (Prologi, In Genesim I, In Genesim II, In presentata a Parigi nel corso del suo insegna-
Exodum, In Ecclesiastici cap. XXIV, In Sapien- mento è elaborata probabilmente in una fe-
tiam, In Iohannem e Sermoni latini), e parzial- conda e critica discussione con Teodorico, con
mente da codici oggi conservati a Treviri e Ber- il quale Eckhart aveva documentati rapporti
lino (elenco dei manoscritti in Die lateinischen personali (è suo vicario, sono entrambi a Tolo-
Werke, vol. III, pp. IX-XIV). Nel mezzo si situa la sa nel 1304; L. Sturlese, Acta, cit., n. 10, pp.
redazione, sicuramente genuina, di In Genesim 161-162), e il quale, secondo una recente sco-
II (ancora nella forma di prima parte di un più perta, nel suo De visione beatifica (in Opera om-
ampio Liber parabolarum rerum naturalium, e nia, vol. I: Schriften zur Intellekttheorie, ed. a cura
concluso da un indice delle cose notevoli eli- di B. Mojsisch, Hamburg 1977, pp. 39-41) di-
minato nella redazione finale), Prologi e In Ge- scute puntualmente la dottrina dell’immagine
nesim I, conservata in un codice oxoniense re- contenuta nel primo commento al Genesi di
centemente ritrovato. Le «quaestiones» Eckhart (ed. a cura di L. Sturlese, Die lateini-
Utrum aliquem motum, Utrum in corpore Christi schen Werke, vol. I-2, n. 115, pp. 154-155). Nel
appartengono agli anni 1311-13; alla stessa grande progetto di un Opus tripartitum, che
epoca risale probabilmente anche il Liber be- prevede un commentario sistematico all’inte-
nedictus (composto dal Buch der göttlichen Trö- ra Scrittura, Eckhart avvia l’indagine delle con-
stung e dalla predica Von dem edeln Menschen). seguenze metafisiche e teologiche del concet-
Sull’ordine cronologico delle numerose predi- to di intelletto così elaborato, e in una intensa
che tedesche (circa 120 sono attualmente rico- attività predicatoria in lingua latina e tedesca
nosciute autentiche) è difficile fare supposi- (le cui bozze egli conserva con cura) ne svilup-
zioni, perché Eckhart le raccolse probabilmen- pa con rigore il potenziale antropologico. È
te in un quaderno sottoposto ad aggiunte, in- l’intelletto che, in quanto immagine di Dio, sta
tegrazioni e correzioni per un lungo lasso di in rapporto di correlazionalità univoca con il
tempo, e dal quale furono in diverse occasioni suo principio, ne fluisce e vi ritorna in un mo-
tratte e messe in circolazione singolarmente o vimento sovratemporale di identità e differen-
a piccoli gruppi (cfr. L. Sturlese, Hat es ein Cor- za e costituisce l’occulto fondamento del sin-
pus der deutschen Predigten Meister Eckharts ge- golo uomo, che tuttavia vive nell’esteriorità e
geben?, in A. Speer - L. Wegener, Meister nell’inconsapevolezza di sé. Tutta la predica-
Eckhart in Erfurt, «Miscellanea mediaevalia», zione di Eckhart è rivolta a sollecitare la risco-
vol. XXXII, Berlin 2005, pp. 393-408). perta del fondamento divino, eterno e «incre-
Recenti progressi della critica hanno contribu- ato» dell’uomo, che ne costituisce la ragione
ito a definire con sempre maggior ricchezza di di vera «nobiltà» e di motivazione etica. Nelle
dettagli l’orizzonte storico-culturale nell’ambi- prediche tenute in occasione di diversi Capito-
to del quale Eckhart maturò e discusse il suo li provinciali (Die lateinischen Werke, vol. II, pp.
progetto filosofico. Si tratta della Germania 229-300; cfr. L. Sturlese, Acta, cit., n. 33, p. 179)
fra Due- e Trecento, un ambiente segnato dal Eckhart presenta la sua dottrina all’élite del-
monopolio culturale dell’ordine domenicano l’Ordine, esplicitando così le linee di un coe-
(che regge e alimenta, a partire dal 1248, lo rente e filosofico progetto di riforma morale e
Studium generale di Colonia, per un intero se- di fondazione della «dignità dell’uomo» cri-
colo unica università di rilievo nella Mitteleu- stiano e della sua vera libertà, del quale egli si
ropa sino alla fondazione di Praga, avvenuta fa instancabile portatore dalla cattedra e dal
nel 1348) ed occupato a sviluppare l’eredità fi- pulpito.
losofica, teologica e scientifica di Alberto il L. Sturlese
Grande. Ad Alberto, Eckhart si richiama nella II. UNITÀ DI DIO, GENERAZIONE, CREAZIONE. – Nella
sua più antica predica a noi pervenuta (1294, «quaestio» parigina Utrum in deo sit idem esse
Parigi; Sermo Paschalis, Die lateinischen Werke, et intelligere, l’esigenza dell’unità lo conduce a
3190
VOLUMIfilosofia.book Page 3191 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eckhart


porre Dio al di sopra dell’essere; se l’essere è ne interiore si attua nella trinità delle ipostasi;
molteplice e determinato – aliquid determina- è creatore, e la sua opera si rinnova attimo per
tum – Dio è altius ente; non è ente, ma causa attimo e vive nelle creature e in esse perenne-
dell’ente, «quia nihil est formaliter in causa et mente si riconosce e si ama. Nel dogma della
causato, si causa sit vera causa». Dio, per es- Trinità Eckhart ritrova così l’uno e la vita
sere causa di ogni essere, dev’essere privo di dell’uno: l’unità divina si articola e vive nella
ogni essere: egli è la puritas essendi, il suo esse relazione e nell’alterità per essere più intima a
è risolto nell’intelligere, e l’intelligere identifica- se stessa, non per uscire da sé. La generazione
to all’operari: «Eius actio est ipsius substantia; e la creazione non violano dunque l’unità as-
ipsi agere vel operari est esse». La prima pro- soluta. La generazione si compie nell’eternità,
posizione dell’Opus tripartitum, «Esse est ed è alterità nell’unità; ma poiché «quod est in
deus», sembra contraddire senz’altro alla tesi uno, unum est», l’alterità non spezza l’unità,
precedente. In realtà, essa è la conferma onto- ma la rende possibile come vita perenne: il Pa-
logica della questione parigina. Dio non è que- dre trasfonde nel Figlio tutto ciò che egli è, ed
sto o quell’ente determinato, ma è la pienezza è Padre in quanto genera il Figlio; e il Figlio è
dell’essere, il pelagus infinitae substantiae. Non Figlio in quanto è identico al Padre e immagi-
possiamo definirlo, poiché ogni definizione è ne del Padre. «Ma l’immagine, come tale, nulla
una delimitazione e perciò una negazione. Dio di sé riceve dal soggetto in cui è, ma riceve tut-
è negatio negationis: è l’infinito che si distingue to l’essere suo dall’oggetto di cui è immagi-
dal finito ed eccede ogni finito con la sua infi- ne»: perciò in Dio l’esemplare e l’immagine
nitezza: «Deus indistinctum quoddam est, sono una cosa sola (cfr. In Iohannem, nn. 23-27,
quod sua indistinctione distinguitur». La tra- in Die lateinischen Werke, vol. III, pp. 19-22; nn.
scendenza divina sembra così difesa e garanti- 36-37, pp. 30-32; Sermones, L, n. 514, in Die la-
ta: se Dio, in quanto essere, è sostegno onto- teinischen Werke, vol. IV, p. 530). Nemmeno la
logico di ogni essere finito (esse commune om- creazione può turbare l’unità divina: poiché
nibus), egli, in quanto infinito, trascende ogni fuori dell’essere non c’è nulla, Dio non crea
essere in maniera assoluta: «Deus est rebus fuori di sé, ma in se stesso; e non esce da sé,
omnibus intimus, utpote esse, et sic ipsum ma «in se ipso solo quiescit. Deus omnia ope-
edit omne ens; est et extimus, quia super om- ratur in se ipso», poiché «omne quod est a
nia et sic extra omnia» (In Ecclesiastici cap. deo, est in deo». Dio non è dunque la totalità
XXIV, n. 54, Die lateinischen Werke, vol. II, pp. degli enti, ma la totalità degli enti è in Dio: pa-
282-283). La teologia negativa sembra essere a nenteismo, non panteismo.
questo punto l’ultima parola: «Deus ineffabilis Nessuna cesura temporale separa il creato dal
et incomprehensibilis est, et in ipso omnia Creante: l’atto creatore è eterno e incessante:
sunt ineffabiliter» (cfr. Sermones, IV 1 n. 28, Die «Simul enim et semel quo deus fuit, quo filium
lateinischen Werke, vol. IV, p. 28; Predigten, 9, in sibi coaeternum per omnia aequalem deum
Die deutschen Werke, vol. I, pp. 141 ss. ecc.). genuit, etiam mundum creavit» (In Genesim, I,
L’esigenza monistica, che lo accomuna agli n. 7, in Die lateinischen Werke, vol. I-2, p. 65; cfr.
eleati (è significativo, a questo proposito, il anche In Iohannem, n. 216, in Die lateinischen
suo richiamo a Parmenide e a Melisso; cfr. Pro- Werke, vol. III, pp. 181-182; Sermones, XLV, n.
logi in Opus tripartitum, proposizione n. 5, Die 458, in Die lateinischen Werke, vol. IV, p. 380; è
lateinischen Werke, vol. I, p. 168), lo porta così a questa la III delle proposizioni condannate) e
distinguere divinitas e deus: la «Divinità» è il l’atto con cui egli provvede al mondo è un atto
fondo oscuro, in cui nessuna distinzione è di continua creazione: «Dio crea adesso il
possibile, è la natura innaturata (ungenatûrte mondo in quella stessa e precisa maniera in
natûre), che «sub ratione esse et essentiae cui l’ha creato il primo giorno» (Predigten, 78,
quasi dormiens et latens abscondita in se ip- in Die deutschen Werke, vol. III, pp. 351 ss.). In
sa, nec generans nec genita est» (cfr. Predigten, realtà, con questa teoria, che gli inquisitori si
109, in Die deutschen Werke, vol. IV, pp. 761 ss.): sono affrettati a condannare, Eckhart non in-
essa abita in una luce a cui nessuno giunge, tendeva affatto consolidare ontologicamente
perché è al di là di ogni alterità e relazione; co- la realtà creata in quanto tale. Eckhart non è il
me natura naturata (genatûrte natûre), «Dio» è metafisico della creatio, ma della generatio –
paternità, fecondità, essentia cum relatione: co- cioè della realtà intelligibile che ab aeterno
me tale è Padre, e il ritmo della sua generazio- emana da Dio e che è l’unica realtà. Ciò che di-
3191
VOLUMIfilosofia.book Page 3192 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eckhart ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

viene nel tempo e nello spazio, ciò che muta, eterno. Il pensiero eckhartiano è sì cristocen-
ciò che è molteplice e sensibile, vale a dire il trico nel suo teocentrismo, ma solo in quanto
«creato», non è reale. Così afferma la XXVI del- considera Dio come generante piuttosto che
le proposizioni condannate: «Omnes creatu- come creante, e il Figlio, «qui semper natus
rae sunt unum purum nihil. Non dico quod est et semper nascitur», come Verbo eterno e
sint quid modicum vel aliquid, sed quod sint non come Verbo incarnato. La storicità non
purum nihil». conserva che il valore di un puro simbolo.
All’assoluta realtà dell’uno è contrapposto il III. LA VITA DELL’ANIMA. – A queste condizioni
non essere della molteplicità come tale: «Mul- metafisiche, cioè dentro l’ambito della genera-
ta, ut multa non sunt». Soltanto l’atto dell’in- zione eterna, è possibile la vita spirituale
telligere divino fonda l’essere autentico; soltan- dell’anima. Il suo fine supremo è Dio, fuori del
to il pensiero di Dio è; perciò «cogitatio sine quale è nulla. La generazione eterna del Figlio
intellectu est omnis cogitatio mala vel de malo si compie nell’anima in ogni istante, ogni
aut etiam de praeterito vel futuro sive de ente qualvolta Dio lo generi in essa e l’anima possa
quocumque includente nihil, id est negatio- accoglierlo. Soltanto nell’anima si apre e si
nem» (In Sapientiam, n. 10, in Die lateinischen chiude il ciclo della vita divina: in essa Dio si
Werke, vol. II, pp. 330-331). Non c’è realtà fuori riconosce e si ama. In questo ritorno dell’ani-
dell’intelligibile puro, che è essenziale e uni- ma a Dio il «creato» è ciò che deve essere ab-
versale: «Tolle scientiam, remanet unum pu- bandonato e trasceso, affinché ciò che dev’es-
rum nihil». Perciò, se fuori di Dio è nulla, il sere sia; la sua funzione è puramente dialetti-
mondo creato, aggiunto a Dio, non costituisce ca. Il distacco (Abgeschiedenheit) è perciò la
accrescimento dell’essere, poiché è assurdo condizione primaria del ritorno, è la virtù per
pensare che esso possa aggiungere qualcosa a eccellenza. L’anima deve distaccarsi dall’im-
Dio: «Qui acciperet totum mundum una cum mediato, cioè dal sensibile, dal molteplice, dal
deo, ille non haberet plus quam si ipse solum contingente. Il suo fare, in cui consiste la sua
deum haberet» (Processus Coloniensis I, ed. a eticità, è perciò un non-fare, è un toglier via le
cura di L. Sturlese, in Die lateinischen Werke, apparenze sensibili, affinché in essa sia e agi-
Stuttgart 1936-, vol.V, n. 106, p. 344). Nessuna sca soltanto Dio. Il fare di Dio, che è nulla se
autosufficienza appartiene alle cose create; e non si attua in noi, nella nostra coscienza di
se di una loro natura è lecito parlare, essa con- esseri pensanti, esige il nostro non-fare. L’epi-
siste «in continuo fluxu et fieri», come deside- fania della luce divina coincide con la nostra
rio e tensione dell’essere (In Sapientiam, n. umiltà: «Humilis homo est ita potens super
292, in Die lateinischen Werke, vol. II, p. 627): deum, sicut ipse sui ipsius; et quidquid est in
fuori dell’essere «inquieta sunt omnia»; in omnibus angelis et omnibus sanctis, hoc est
Dio, che è quiete (rûowe), ogni cosa s’acquieta proprium humilis hominis. Quidquid deus
e sussiste. La materia è puro non-essere e co- operatur, hoc operatur ipse, et quidquid deus
me tale non dà nulla di sé al composto; ciò che est, hoc ipse est, una vita et unum esse» (Pro-
la creatura possiede, lo «riceve» da Dio, e Dio cessus Coloniensis II, ed. a cura di L. Sturlese, in
«dona» ciò che «è», tutto ciò ch’egli è: «deus Die lateinischen Werke, Stuttgart 1936-, vol.V, n.
nescit parum dare». 57, p. 314). Alle parvenze sensibili l’anima è ra-
Dentro questa «metafisica della generazione», dicata con le sue facoltà inferiori (memoria,
sbiadiscono i fondamenti storici del cristiane- fantasia, desiderio ecc.), e le parvenze sono ra-
simo: il peccato originale e l’esistenza storica dicate in essa: un nulla che sorregge un nulla.
di Gesù. Adamo è il paradigma extratemporale In rapporto con le cose, l’anima assume nomi
della creatura, considerata nel tempo e nello e funzioni, esteriorizzandosi dimentica se stes-
spazio, come individualità effimera e inconsi- sa. Soltanto l’atto intellettivo le fa ritrovare
stente; il Cristo storico è il simbolo visibile l’essere e se stessa; ma l’universale, cui giunge
della nascita divina che si compie in ogni ani- mediante l’astrazione (che è il suo non-fare teo-
ma buona (cfr. la XII proposizione condanna- retico), non è opera dell’anima: è ciò che rima-
ta). I richiami alle vicende della sua vita visibi- ne e si svela quando abbiamo tolto via ciò che
le, alla nascita, alla morte, alla resurrezione, si nascondeva, è il Verbo che Dio genera in noi
all’ascensione, vogliono segnare i momenti quando noi ci offriamo a lui in nudità assoluta.
dialettici essenziali della vita dello spirito, Qui l’uomo si spoglia della sua individualità
sempre identica a se stessa nel suo valore creaturale, diventa figlio di Dio, uomo univer-
3192
VOLUMIfilosofia.book Page 3193 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eckhart


sale, luogo della verità: quella conoscenza non I,6, a cura di H. Fischer - J. Koch - K. Weiß, Stuttgart
è più la sua azione, ma l’azione di Dio in lui. 1992; vol. III: Expositio sancti Evangelii secundum
Nella ritrovata unità del verbo eterno, in cui il Iohannem, a cura di K. Christ - B. Decker - J. Koch -
creato ritorna e si risolve, l’opera esteriore, na- H. Fischer - L. Sturlese - A. Zimmermann, Stuttgart
ta da uno stimolo esterno e rifluente nel mon- 1994; vol. IV: Sermones, a cura di B. Decker - J. Koch,
do delle relazioni estrinseche e perciò non li- Stuttgart 1956; vol. V: Collatio in libros Sententiarum,
Quaestiones Parisienses, Sermo die b. Augustini Pari-
bera ma servile, perde significato e valore (cfr.
sius habitus, Tractatus super Oratione dominica, Ser-
le proposizioni condannate XVI-XIX); le stesse
mo Paschalis, Acta Echardiana, 1936-2000, a cura di
opere comandate dalla chiesa sono tutt’al più E. Benz - B. Geyer - J. Koch - E. Seeberg - L. Sturlese
occasioni e avviamenti. Non perché Eckhart (ancora in corso i voll. I-2 e V); Die deutschen Werke:
esalti un quietismo inerte: l’uomo deve agire vol. I: Predigten, 1-24, a cura di J. Quint, Stuttgart
come agisce Dio, in un completo distacco dal- 1958; vol. II: Predigten, 25-59, a cura di J. Quint,
le conseguenze pratiche dell’azione, deve agi- Stuttgart 1971; vol. III: Predigten, 60-86, a cura di J.
re «senza un perché», soltanto per amore di Quint, Stuttgart 1976; vol. IV-1: Predigten, 87-105, a
Dio: «Omne opus habens quare ipsum ut sic cura di G. Steer, Stuttgart 2003; vol. IV-2: Predigten,
non est divinum nec fit deo» (In Exodum, n. 106 ss., a cura di G. Steer, Stuttgart 2003; vol. V:
247, in Die lateinischen Werke, vol. II, p. 201). Traktate: Liber benedictus, Die rede der underscheidun-
Ancora una volta, la virtù così intesa è ciò che ge, Von abegescheidenheit, a cura di J. Quint, Stuttgart
rimane nel nostro intimo: «virtus habet radi- 1963; (in corso il vol. IV-2). L’ed. è corredata da una
cem in fundo divinitatis radicatam et planta- tr. ted. L’indice tematico del Gn II, ritrovato nel
tam, ubi habet esse suum vel essentiam suam 1985, in L. STURLESE, Meister Eckhart, Tabula conten-
et solum ibi et nusquam alibi» (Processus Colo- torum in Libro parabolarum Genesis secundum ordi-
nem alphabeti, in AA.VV., Scritti in onore di Eugenio
niensis I, ed. a cura di L. Sturlese, in Die lateini-
Garin, Pisa 1987, pp. 39-50. Testo critico dei voll. I-
schen Werke, Stuttgart 1936-, vol.V, n. 56, p. III e V delle opere tedesche e un’antologia delle la-
217). Ma l’anima deve procedere ancora, oltre tine, con commentario esplicativo, in N. LARGIER (a
l’intelligere (che è relazione e alterità), oltre cura di), Meister Eckhart: Werke, «Bibliothek deut-
«Dio», verso quell’abissale «divinità», dove scher Klassiker», vol. XCI-XCII, Frankfurt a. M. 1992-
non c’è distinzione, ma unità assoluta. Ora, 93. Un commentario alle prediche a cura di diversi
l’unione perfetta non sarebbe possibile se specialisti è in corso: G. STEER - L. STURLESE (a cura
l’anima si esaurisse tutta nelle sue «facoltà» di), Lectura Eckhardi: Predigten Meister Eckharts von
inferiori e superiori; nel suo «fondo» l’anima è Fachgelehrten gelesen und gedeutet, Stuttgart 1998 ss.
senza nome, come la stessa ineffabile divinitas: (2 voll. pubblicati). Traduzioni italiane: Trattati e
«Aliquid est in anima ita cognatum deo, quod prediche, a cura di G. Faggin, Milano 1982, (ampia
est unum et non unitum» (Processus Coloniensis scelta di Die deutschen Werke, voll. I-II e V); a cura di
I, ed. a cura di L. Sturlese, in Die lateinischen M. Vannini: Opere tedesche, Firenze 1982 (Die deut-
Werke, Stuttgart 1936-, vol.V, n. 71, p. 225): è schen Werke, voll. I e V); I sermoni latini, Roma 1989;
questo l’abditum animae, la scintilla (vünkelin), Commento alla Genesi, «Ascolta Israele!», vol. VI,
Genova 1989; Commento all’Ecclesiastico, Firenze
il fondo dell’anima (grunt der sele), in cui l’ani-
1990; Commento al Vangelo di Giovanni, Roma 1992;
ma si identifica con la divinità e il cerchio divi-
Una mistica della ragione, ed. a cura di G. Penzo, vol.
no si chiude; è quell’increatum in anima, che ri- XLVI, Padova 1992 (antologia); Prediche, Milano
mane indubbiamente il punto più controverso 1995 (scelta da Die deutschen Werke, voll. II e III). Tra-
e incriminato della sua metafisica. duzioni francesi: Les traités, a cura di J. Ancelet-Hu-
G. Faggin stache, Paris 1971; Sermons, ed. a cura di J. Ancelet-
BIBL.: l’ed. delle opere complete, sia latine che tede- Hustache, Paris 1979, 3 voll.; L’oeuvre latine de
sche, è in corso dal 1936, esce a fascicoli e si sta av- Maître Eckhart, ed. a cura di F. Brunner - A. de Libe-
viando alla conclusione: Die deutschen und lateini- ra - E.H. Wéber - E. Zum Brunn, vol. I: Le Commen-
schen Werke. Die lateinischen Werke: vol. I-1: Prologi taire de la Genèse, précédé des Prologues, Paris 1984;
in Opus tripartitum, Expositio libri Genesis, Liber Pa- vol. VI: Le Commentaire de l’Évangile selon saint Jean,
rabolarum Genesis, 1964, a cura di K. Weiß; vol. I-2: Le Prologue (chap. 1, 1-18), Paris 1989; Traités et Ser-
Prologi in Opus tripartitum, Expositio libri Genesis sec. mons, a cura di A. de Libera, Paris 1993. Tr. ingl.: Pa-
recensionem cod. L, Liber Parabolarum Genesis, editio risian Quaestions and Prologues, a cura di A. Maurer,
altera, a cura di L. Sturlese, 1987-92; vol. II: Expositio Toronto 1974; The Essential Sermons, Commentaries,
libri Exodi, Sermones et Lectiones super Ecclesiastici Treatises and Defense, a cura di E. Colledge - B. Mc-
cap. XXIV, Expositio libri Sapientiae, Expositio Cantici Ginn, London - New York 1981; Teacher and Prea-

3193
VOLUMIfilosofia.book Page 3194 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eckhart ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

cher, a cura di B. McGinn, New York - London 1986; conoscenza di Dio: aspetti epistemologici della teoria
Selected Writings, a cura di O. Davies, London 1994. dell’intelletto di Meister Eckhart, in G. FERRETTI (a cura
Su Meister Eckhart: bibl. esaustiva sino al 1988 in di), Filosofia e teologia nel futuro dell’Europa, «Collo-
N. LARGIER, Bibliographie zu Meister Eckhart, Fribourg quio di filosofia e religione, Macerata, 24-27 otto-
1989; un bilancio delle nuove interpretazioni in L. bre 1990», Università degli studi di Macerata, «Pub-
STURLESE, Recenti studi su Eckhart, in «Giornale Cri- blicazioni della Facoltà di lettere e filosofia, vol.
tico della Filosofia Italiana», 66 (1987), pp. 368-377. LVIII, Atti di convegni», vol. XV, Genova 1992, pp.
Fra le opere più recenti si segnala: H. FISCHER, Mei- 239-258; H. STIRNIMANN - R. IMBACH (a cura di), Eckar-
ster Eckhart: Einführung in sein philosophisches dus Theutonicus, homo doctus et sanctus, Fribourg
Denken, Freiburg 1974; K. FLASCH, Die Intention Mei- 1992; L. STURLESE, Mistica o filosofia? A proposito della
ster Eckharts, in H. RÖTTGES - B. SCHEER - J. SIMON (a dottrina dell’immagine di Meister Eckhart, in «Giorna-
cura di), Sprache und Begriff: Festschrift für Bruno le Critico della Filosofia Italiana», 71 (1992), pp. 49-
Liebrucks, Meisenheim 1974, pp. 292-318; K. ALBERT, 64; W. BEIERWALTES, Primum est dives per se: Meister
Meister Eckharts These vom Sein: Untersuchungen zur Eckhart und der «Liber de causis», in E.P. BOS - P.A.
Metaphysik des Opus tripartitum, Saarbrücken-Ka- MEIJER (a cura di), On Proclus and His Influence in Me-
stellaun 1976; A. KLEIN, Meister Eckhart: la dottrina dieval Philosophy, Leiden - New York - Köln 1992; P.
mistica della giustificazione, Milano 1978; C. SMITH, REITER, Der Seele Grund. Meister Eckhart und die Tra-
The Way of Paradox: Spiritual Life as Taught by Mei- dition der Seelenlehre, Würzburg 1993; R. MANSTETTEN,
ster Eckhart, London 1978, tr. it. di G. Gastone, La Esse est Deus: Meister Eckharts christologische Versöh-
via del paradosso: la vita spirituale secondo Maestro nung von Philosophie und Religion und ihre Ursprünge
Eckhart, Milano 1992; E. WALDSCHÜTZ, Meister in der Tradition des Abendlandes, Freiburg-München
Eckhart: eine philosophische Interpretation der Trakta- 1993; L. STURLESE, Meister Eckhart: ein Porträt, Re-
te, Bonn 1978; B. WELTE, Meister Eckhart: Gedanken gensburg 1993; M. VANNINI, Dio, l’essere e il nulla in
zu seinen Gedanken, Freiburg-Basel-Wien 1979; A. DE Meister Eckhart, in «Doctor Seraphicus», 40-41
LIBERA, Le problème de l’être chez Maître Eckhart, (1993-94), pp. 35-48; L. STURLESE, Meister Eckhart in
«Cahiers de la Revue de Théologie et de Philo- der Bibliotheca Amploniana: Neues zur Datierung des
sophie», vol. IV, Genève-Lausanne-Neuchâtel 1980; Opus tripartitum, in A. SPEER (a cura di), Die Bi-
B. MOJSISCH, Meister Eckhart: Analogie, Univozität bliotheca Amploniana: ihre Bedeutung im Spannungs-
und Einheit, Hamburg 1983; AA.VV., Maître Eckhart feld von Aristotelismus, Nominalismus und Humanis-
à Paris: une critique médiévale de l’ontothéologie. Les mus, «Miscellanea mediaevalia», vol. XXIII, Berlin
Questions parisiennes n. 1 et n. 2 d’Eckhart, Paris - New York 1995, pp. 434-446; U. KERN, Die Anthro-
1984; A. DE LIBERA, Introduction à la mystique rhénane: pologie des Meister Eckhart, Hamburg 1995; I. KAMP-
d’Albert le Grand à Maître Eckhart, Paris 1984, tr. it. MANN, «Ihr sollt der Sohn selber sein!»: eine fundamen-
di A. Granata, Introduzione alla mistica renana, Mila- taltheologische Studie zur Soteriologie Meister Eckharts,
no 1998; É. ZUM BRUNN - A. DE LIBERA, Maître Eckhart: Frankfurt a. M. 1996; G. PENZO, Invito al pensiero di
métaphysique du Verbe et théologie négative, Paris Eckhart, Milano 1997; W. GORIS, Einheit als Prinzip
1984; K. RUH (a cura di), Abendländische Mystik im und Ziel: Versuch über die Einheitsmetaphysik des
Mittelalter, «Symposium Kloster Engelberg 1984», «Opus tripartitum» Meister Eckharts, Leiden 1997;
Stuttgart 1986; F. TOBIN, Meister Eckhart: Thought K. JACOBI (a cura di), Meister Eckhart: Lebensstationen
and Language, Philadelphia 1986; K. FLASCH, Meister - Redesituationen, Berlin 1997; N. WINKLER, Meister
Eckhart: Versuch, ihn aus dem mystischen Strom zu Eckhart zur Einführung, Hamburg 1997; A. SACCON,
retten, in P. KOSLOWSKI (a cura di), Gnosis und Mystik Nascita e logos: conoscenza e teoria trinitaria in Meister
in der Geschichte der Philosophie, Zürich-München Eckhart, Napoli 1998; C. CAVICCHIOLI, Essere, Parola,
1988, pp. 94-110; W. TRUSEN, Der Prozeß gegen Mei- Silenzio. Introduzione alla filosofia mistica di Meister
ster Eckhart, Paderborn 1988; K. RUH, Meister Eckhart, Bologna 1998; E. ZUM BRUNN (a cura di),
Eckhart: Theologe-Prediger-Mystiker, München Voici Maître Eckhart: textes et études, Grenoble 1998;
19892, tr. it. di M. Vannini, Meister Eckhart: teologo, B. MCGINN, The Mystical Thought of Meister Eckhart,
predicatore, mistico, Brescia 1989; L. STURLESE, Die New York 2001; L. STURLESE, Eckhart, l’inquisizione di
Kölner Eckhartisten, in A. ZIMMERMANN (a cura di), Die Colonia e la memoria difensiva conservata nel codice
Kölner Universität im Mittelalter: geistige Wurzeln und Soest 33, in «Giornale Critico della Filosofia Italia-
soziale Wirklichkeit, Berlin - New York 1989, pp. 192- na», 80 (2001), pp. 62-89; A. BECCARISI, Libertà e intel-
211; E. WALDSCHÜTZ, Denken und Erfahren des Grun- letto: una lettura di Eckhart, Predica 1 (Quint), in
des: zur philosophischen Deutung Meister Eckharts, «Giornale Critico della Filosofia Italiana», 82
Wien-Freiburg-Basel 1989; O. DAVIES, Meister (2003), pp. 383-401; A. BECCARISI, Philosophische Neo-
Eckhart: Mystical Theologian, London 1991; M. VAN- logismen zwischen Latein und Volkssprache: «istic»
NINI, Meister Eckhart e «il fondo dell’anima», Idee, vol. und «isticheit» bei Meister Eckhart, in «Recherches
LXXXVII, Roma 1991; U. KERN, La conoscenza come de Théologie et Philosophie Médiévales», 70

3194
VOLUMIfilosofia.book Page 3195 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eclettismo


(2003), pp. 329-358; D. MIETH, Meister Eckhart: Mys- Meister Eckharts, Leipzig 1937, p. 170; G. FAGGIN,
tik und Lebenskunst, Düsseldorf 2004; A. SPEER - L. Meister Eckhart e la mistica tedesca preprotestante, Mi-
WEGENER (a cura di), Meister Eckhart in Erfurt, Berlin lano 1946, pp. 284-285; T. SCHALLER, Die Meister
- New York 2005. Eckhart-Forschung von der Jahrhundertwende bis zur
Gegenwart, in «Freiburger Zeitschrift für Philo-
ECKHART IL GIOVANE. – Mistico domeni-
Eckhart il Giovane sophie und Theologie», 15 (1968), pp. 262-316; T.
cano tedesco: si sa soltanto che fu discepolo RENNA, Angels and Sprituality: The Augustian Tradi-
di Meister Eckhart, che appartenne al conven- tion to Eckhart, in «Augustinian Studies», 16 (1985),
to di Erfurt e che morì nel 1337 (cfr. J. Quétif - pp. 29-37.
J. Echard, Scriptores Ordinis Praedicatorum, Pa-
ris 1719-21, ripr. New York 1959, Torino 1965, ECLETTISMO (dal greco ejklevgw, «sceglie-
Eclettismo
vol. I). re» - eclecticism; Eklektizismus; éclectisme; eclecti-
Ci sono rimasti di lui due sermoni (La perfetta smo). – Voce introdotta nella terminologia filo-
rassegnazione; Quanto s’impara alla scuola del sofica tra Seicento e Settecento in Germania e
Signore) e una lettera (nelle opere di Tauler, diffusa da uno specifico articolo dedicatole da
Sermones de tempore et de sanctis totius anni: re- Diderot nell’Encyclopédie (1755), dove l’ecletti-
liquaque eius opera omnia, con tr. lat. di L. Su- smo viene assunto come la forma più autenti-
rius, Coloniae 1613, pp. 11-13, 46-48, 807-808, ca del filosofare. L’eclettismo è un metodo fi-
tr. fr. nel vol. IV delle opere di Tauler, Paris losofico che ritiene la ricerca della verità non
1914). W. Preger, che nella Geschichte der deut- esauribile in un’unica forma sistematica e si
schen Mystik im Mittelalter (Leipzig 1874-93, propone quindi di coordinare e armonizzare
vol. II, pp. 434-439, ripr. Cambridge 1962) pub- tra loro gli elementi di verità scelti da sistemi
blicò quattro suoi frammenti, gli attribuì an- diversi. La problematica dell’eclettismo gravi-
che un breve trattato «sull’intelletto agente e ta intorno al criterio di scelta: se la scelta degli
possibile» (Von der wirkenden und möglichen elementi da coordinare è fatta ad arbitrio, o è
Vernunft, in «Sitzungsberichte der bayerischen determinata da motivi pragmatici e sociali
Akademie der Wissenschaften. Philosophisch- contingenti, il metodo eclettico si pone fuori
philologische und historische Klasse», Mün- della filosofia, che è attività speculativa e criti-
chen 1871, pp. 176-189, pp. 176 ss.); ma è attri- ca; d’altra parte, se la scelta è fatta secondo
buzione assai discussa. principi determinati, si introduce nuovamente
Il motivo che appare dominante nel pensiero l’istanza unitario-sistematica, sia poi essa svi-
di Eckhart il Giovane, e che proviene dal filone luppata in un sistema originale o sia invece
plotiniano-eckhartiano, riguarda la preminen- realizzata in una semplice accettazione di si-
za ontologica dell’universale e la conseguente stemi già formulati in precedenza. Tale incon-
svalutazione dell’individualità empirica: poi- cludenza teoretica ha indotto spesso a consi-
ché il creato come tale, cioè come cosa circo- derare l’eclettismo come espressione del rilas-
scritta nel tempo e nello spazio, è – secondo la samento filosofico di epoche miranti più a un
XXVI delle proposizioni condannate di Meister accordo su credenze comuni che al rigore e
Eckhart – un «purum nihil», è moralmente ne- all’originalità di ricerca. Il termine è allora usa-
cessario che l’uomo trascenda le condizioni e to come sinonimo di sincretismo: il kantiano
le dimensioni cronotopiche della sua finitezza W.T. Krug nell’Allgemeines Handwörterbuch der
creaturale e, liberandosi da quel «nulla», si in- philosophischen Wissenschaften (Leipzig 1827,
stauri nella natura umana, individua e indi- vol. I, p. 628) afferma, per esempio, che
stinta; eliminando da sé tutto ciò che porta in «l’eclettismo è nient’altro che sincretismo».
lui distinzione e differenza, egli diventa il Fi- Altrettanto negativo è il giudizio pronunciato
glio nella sua essenza universale; e per questa da Hegel e dagli hegeliani.
sua trasformazione, tutte le sue opere diven- Vi è tuttavia anche una valutazione positiva
gono divine. La creatura si eleva così sul piano dell’eclettismo, quale espressione della man-
della «generazione», che è atto eterno. canza di esclusività e di assolutismo; si coglie
G. Faggin così il tema dottrinale più robusto in esso: l’af-
BIBL.: A. LEVASTI, I mistici, Firenze 1925, vol. I, pp. 51- fermazione, implicita o esplicita, che lo spirito
53 (testi); H.S. DENIFLE, Das geistliche Leben, Salzburg umano non è mai del tutto estraneo alla verità,
19369, pp. 472-474; A. DEMPF, Vom inwendigen Reich- pur giungendo di volta in volta a formulazioni
tum. Texte unbekannter Mystiker aus dem Kreise valide solo in una prospettiva. Il miglior signi-
3195
VOLUMIfilosofia.book Page 3196 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eclettismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ficato dell’eclettismo è quindi rintracciabile to del pensiero antico; Clemente Alessandrino


sia nella tradizione della «filosofia perenne», (Stromata, I, 37, 6) osserva: «Quando dico filo-
sia in quei filosofi che riconoscono nel pensie- sofia non intendo quella degli stoici, o di Pla-
ro il fondamento della possibilità e dell’unità tone, o d’Epicuro, o d’Aristotele. Tutto ciò che
dei singoli veri. Ma si rifugge di solito in tal ca- di buono è stato detto in queste scuole e che
so da un’esplicita professione di eclettismo, ci insegna la giustizia insieme con la pia scien-
per evitare l’ambiguità etimologica: il ricono- za: questo insieme scelto chiamo filosofia».
scimento della validità di una prospettiva non Un atteggiamento analogo è assunto da Lat-
è il risultato di una «scelta», bensì di un ripen- tanzio nelle Divinae institutiones (VII, 7, a cura
samento personale e unitario. di S. Brandt, Wien 1890, pp. 606-607). La fidu-
Nella storia della filosofia si incontra per la cia nella perennità dei veri raggiunti dal pen-
prima volta un diffuso atteggiamento eclettico siero anima anche il cosiddetto eclettismo di
durante il periodo ellenistico-romano. I con- Leibniz, per cui ritrovare le tracce di verità nel
trasti tra accademici, peripatetici, stoici ed pensiero degli antichi significa «estrarre il dia-
epicurei creano un ambiente ricco di contatti e mante dalla miniera» e pervenire alla philo-
scambi reciproci; se lo scetticismo si nutre sophia perennis. Un diverso eclettismo, ispirato
dell’inasprimento delle posizioni contrastanti, all’empirismo di Locke, è promosso in Germa-
il movimento delle idee offre anche la possibi- nia alla fine del Seicento da Ch. Thomasius,
lità di un avvicinamento delle scuole in una che ne fa la bandiera contro ogni forma di set-
mediazione eclettica. A ciò contribuisce in mo- tarismo, sia cartesiano sia soprattutto aristo-
do notevole lo spirito della romanità, indiffe- telico, e a difesa della libertas philosophandi,
rente in genere alla ricerca teoretica e mirante che divenne il motto della nuova università
alla valenza pratica della filosofia. La media prussiana di Halle. Era ben chiara (e fu espres-
Stoa, con Panezio e Posidonio, e l’ultima Acca- samente sottolineata dal collega di Thoma-
demia, con Antioco di Ascalona, mostrano una sius a Halle, J.F. Buddeus) la distinzione
chiara tendenza a rinunciare ad alcuni dogmi dell’eclettismo non solo dal settarismo e dallo
della loro ortodossia in favore di dottrine scetticismo, ma anche dal sincretismo: è filo-
estranee, per formare una linea compatta con- sofo eclettico colui che «ex rerum ipsarum
tro gli attacchi dello scetticismo. In Roma, M. contemplatione principia accurate sibi for-
Terenzio Varrone e Cicerone rivelano nel loro mat», in base ai quali poi distingue nelle dot-
eclettismo il predominio di interessi morali e trine di ciascuna setta «quid amplectendum,
culturali su quelli speculativi; più tardi Seneca quid contra repudiandum sit» (J.F. Buddeus,
e Marco Aurelio intesseranno la psicologia Compendium historiae philosophicae, Halle 1731,
stoica con temi platonici e aristotelici. La lati- p. 537). Tale concetto divenne categoria sto-
nità non si cura tuttavia di denominare espres- riografica in J.J. Brucker, tanto da essere usato
samente questo atteggiamento filosofico. per caratterizzare il sorgere della filosofia mo-
Presso i greci vi è, invece, l’uso specifico derna e per interpretarne lo sviluppo da Carte-
dell’aggettivo ejklektikov": oltre al cenno ai me- sio a Leibniz, fornendo a Diderot le linee per il
dici «eclettici» nella Introductio seu Medicus citato articolo dell’Encyclopédie.
dello pseudo-Galeno (a cura di C.G. Kühn, vol. Un ritorno in grande stile dell’eclettismo si eb-
XIV, Leipzig 1827, p. 684), si ha la testimonian- be in Francia nella prima metà dell’Ottocento
za di Diogene Laerzio (Proemio a Vite dei filosofi, ad opera di V. Cousin; egli riconobbe che Leib-
21) circa la fondazione di una scuola eclettica niz fu l’iniziatore di un metodo «insieme teori-
(ejklektikh; ai{resi") da parte del filosofo Pota- co e storico, la cui pretesa è di non respingere
mone di Alessandria, contemporaneo di Augu- niente e di tutto comprendere per tutto spie-
sto. Poiché risulta che la dottrina di Potamone gare», ma osservò che «il grande eclettico finì
fosse essenzialmente stoica, la sua innovazio- per cadere lui stesso in un sistema eccessivo,
ne concerne non tanto la sostanza quanto il nell’idealismo più spinto » (Histoire générale de
nome, essendo usata precedentemente, per la philosophie, Paris 18642). L’eclettismo – che
«eclettico», la voce sumpeforhmevnw" (Teofra- Cousin cercò inizialmente di configurare in
sto, De physicorum opinionibus, fr. 2; cfr. H. dottrina che superava e inverava sensismo e
Diels, Doxographi graeci, Berolini 1879, p. 81, spiritualismo (o idealismo), e che andava oltre
nota 4, e p. 477). Il pensiero cristiano si vale lo scetticismo e il misticismo che ne derivano
dell’eclettismo come metodo di apprezzamen- – nello sviluppo del suo pensiero fu tuttavia
3196
VOLUMIfilosofia.book Page 3197 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eco


sostituito da una concezione schiettamente che di limitarne e controllarne l’operato (I limi-
spiritualistica, mirante a subordinare i sensi ti dell’interpretazione, Milano 1990).
allo spirito e a elevare l’uomo con tutti i mezzi Questa stessa tensione tra struttura e inter-
della ragione. L’eclettismo fu conservato come pretazione è altresì all’origine della svolta se-
semplice metodo di lettura della storia della miotica del pensiero di Eco, che si determina
filosofia, influendo sull’attività storiografica di essenzialmente come un originale tentativo di
Cousin e della sua scuola. connettere in un «equilibrio felicemente insta-
F. Barone - M. Longo bile» le prospettive dello strutturalismo se-
BIBL.: F. SUSEMIHL, Geschichte der griechischen Litera- mio-linguistico di Saussure e Hjelmslev (La
tur in der Alexandrinerzeit, Leipzig 1892; M. POHLENZ, struttura assente, Milano 1968) e la semiotica
Die Stoa, Göttingen 1948-49, 2 voll. (19643), tr. it. Fi- interpretativa di Peirce. Ecco allora come nel
renze 1967; W. CAPELLE, Die griechische Philosophie, Trattato di semiotica generale (Milano 1975) a
vol. IV: Von der Alten Stoa bis zum Eklektizismus, Ber- una teoria strutturale dei codici viene affianca-
lin 1954; M. LONGO, La storia della filosofia tra ecletti- ta una teoria generale dei modi di produzione
smo e pietismo, in G. SANTINELLO (a cura di), Storia del- segnica che li mettono in opera nei testi, li uti-
le storie generali della filosofia, vol. II: Dall’età cartesia- lizzano nei discorsi e li modificano attraverso
na a Brucker, Brescia 1979, pp. 329-421; H. HOLZHEY, le pratiche di interpretazione. In questo modo,
Philosophie als Eklectic, in «Studia Leibnitiana», 15 l’idea stessa di sistema semantico assume la
(1983), pp. 19-29; W. SCHNEIDERS, Vernünftiger Zweifel forma al contempo globalmente instabile e lo-
und wahre Eklectic zur Entstehung des modernen Kri- calmente stabilizzata di una rete enciclopedi-
tikbegriffes, in «Studia Leibnitiana», 17 (1985), pp. ca di rimandi semiotici al contempo effetto e
143-181; M. ALBRECHT, Eklektik. Eine Begriffsgeschich- condizione di possibilità delle interpretazioni
te mit Hinweisen auf die Philosophie- und Wissen-
che li formano (Semiotica e filosofia del linguag-
schaftsgeschichte, Stuttgart - Bad Cannstatt 1994; G.
gio, Torino 1984).
PIAIA (a cura di), Storia delle storie generali della filoso-
fia, vol. IV/2: L’età hegeliana. La storiografia filosofica
Nel tentativo di definire un realismo contrat-
nell’area neolatina, danubiana e russa, Padova 2004, tuale fondato sul consenso della comunità e
pp. 89-200 (su V. Cousin). sulla possibile falsificabilità di ciò che non
può essere sostenuto alla luce dell’esperienza,
➨ FILOSOFIA PERENNE.
la stessa tensione tra struttura e apertura mi-
gra in Kant e l’ornitorinco (Milano 1997), in una
ECO, UMBERTO. – Filosofo del linguaggio, se-
Eco dialettica filosofica tra la datità strutturata del
miologo e romanziere, n. ad Alessandria il 5 fatto e l’apertura dell’interpretazione chiamata
genn. 1932. Il pensiero di Eco si sviluppa sul a renderne conto, ed è affiancata a livello epi-
confine tra la chiusura della struttura e l’aper- stemologico, etico e sociale da una teoria del-
tura dell’interpretazione, nel tentativo di pen- la negoziazione (Dire quasi la stessa cosa, Mila-
sarne la tensione costitutiva e di mappare così no 2003) secondo cui ogni progresso si fonda
le regolarità di ciò che per essenza sembra essenzialmente sul processo razionale dell’ac-
sfuggirvene. In una prima fase (Opera aperta, cordarsi con l’altro.
Milano 1962) sono la musica d’avanguardia, la Saggista e storico (La ricerca della lingua perfet-
letteratura e l’arte contemporanea a costituire ta, Roma-Bari 1993), studioso di comunicazio-
il terreno d’indagine in cui definire i rapporti ne (Apocalittici e integrati, Milano 1964) ed este-
tra la forma dell’opera e l’indeterminazione tica (Il problema estetico in San Tommaso, Mila-
della sua interpretazione (esecuzione, lettura), no 1954), dal 1980 Eco ha intrapreso un’attivi-
nel tentativo di determinare così la struttura tà di romanziere che lo ha reso universalmente
stessa dell’apertura nella tensione tra libero celebre. Ben lungi dall’essere il dominio
intervento interpretativo e caratteristiche dell’energia creatrice e del vortice dionisiaco
strutturali dell’opera che insieme stimolano e su cui l’analisi non ha presa, la stessa pratica
regolano l’ordine delle sue interpretazioni. In letteraria consiste per Eco nel gioco di frontie-
una seconda fase (Lector in fabula, Milano ra tra vincoli strutturali e libertà inventiva, in
1979), questa stessa tensione è ripensata e ra- funzione di una creatività controllata che seb-
dicalizzata in chiave semiotica, collocando il bene non corrisponda alle stesse regole del te-
lettore nella trama stessa del testo attraverso orizzare risponde però ad altre regole, che il
le sue strutture semiotiche simulacrali, al fine pensiero può indagare e di cui deve poter es-
di descriverne le mosse interpretative, ma an- sere in grado di rendere conto, venendo così
3197
VOLUMIfilosofia.book Page 3198 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ecologia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

definitivamente consegnato alla lotta contro Elements of Physical Biology, Baltimora 1925; V.
l’ineffabile (Sulla letteratura, Milano 2002). Volterra, Variazioni e fluttuazioni del numero di
C. Paolucci individui in specie animali conviventi, in: Mémoi-
res de l’Academia de’ Lincei, 1926, serie VI, vol.
ECOLOGIA
Ecologia (dal gr. oi\ko" «casa», lovgo" «di- II). A partire dalla proposta di questo schema
scorso» - ecology; Ökologie; écologie; ecologia). – formale tutto incentrato sull’analisi delle rela-
Il termine fu coniato da Ernst Haeckel nel 1866 zioni trofiche tra i componenti del bioma entro
a indicare: «lo studio dell’economia e del mo- un dato biotopo, si rafforza un approccio sem-
do di abitare degli organismi animali. Essa in- pre più ostile alle tentazioni organicistiche di
clude le relazioni degli animali con l’ambiente ascendenza neovitalista, ancora presenti nella
inorganico e organico, soprattutto i rapporti bioecologia di Frederic E. Clements e della
positivi o negativi, diretti o indiretti con piante scuola di Chicago. Per arrivare all’espressione
e altri animali: in una parola, tutta quell’intrica- compiuta più autorevole della scienza ecologi-
ta serie di rapporti ai quali Darwin si è riferito ca, però, si dovranno attendere le fondamen-
parlando di condizioni della lotta per l’esisten- tali intuizioni di Erwin Schrödinger, la cui
za» (Generelle Morphologie der Organismen, Jena «biofisica» permise di superare l’impostazione
1866, II, p. 286 e Über Entwicklungsgang und troppo rigidamente matematica di Lotka e
Aufgabe der Zoologie, in «Jenaische Zeitschrift Volterra, integrandola con la termodinamica
für Naturwissenschaft», Jena 1870, pp. 353- statistica di ispirazione boltzmanniana (cfr.
354). È però in un contesto lontano da quello What is Life? The Physical Aspect of the Living
dell’evoluzionismo darwiniano, e precisamen- Cell, Cambridge 1944, tr. it. di M. Ageno, Che
te nell’ambito degli studi di geobotanica e bio- cos’è la vita?, Milano 1995): si apriva così la
geografia inaugurati da Alexander von Hum- strada alla teoria energetista degli ecosistemi,
boldt agli inizi del XIX secolo e proseguiti da preannunciata da Raymond Lindemann nel
August Grisebach, Charles Flahault, Alphonse 1941 e sviluppata compiutamente a partire da-
de Condolle ed Eugen Warming, che va identi- gli anni cinquanta dai fratelli Eugene P. e
ficata l’autentica origine dell’ecologia come Howard T. Odum, che la integrarono con la ci-
scienza, il cui oggetto non sono i processi di bernetica di Norbert Wiener e la teoria dei si-
speciazione, bensì le interrelazioni dinamiche stemi di Ludwig von Bertalanffy.
tra popolazioni o insiemi di popolazioni (bio- La sintesi energetista-cibernetica si fonda
cenosi) e l’ambiente fisico, chimico, climatico sull’introduzione di un’unità di misura unica –
e biologico entro cui vivono. Il complesso inte- la caloria – per la commisurazione di ambiente
grato di comunità biotica e ambiente verrà de- e bioma: solo a partire da ciò l’ecosistema non
finito da Arthur Tansley nel 1935 come «ecosi- è più un complesso eterogeneo, seppur inter-
stema»: ed è intorno alla metà del XX secolo relato, bensì un fenomeno unitario, atomico,
che l’ecologia delle successioni vegetali fon- descrivibile secondo leggi dinamiche di circo-
data da Conway McMillan, quella delle succes- lazione dell’energia-informazione. Si assiste
sioni biotiche della scuola di Chicago, la so- così alla traduzione dei termini legati all’anali-
ciologia vegetale delle scuole di Zurigo-Mont- si delle relazioni trofiche tra popolazioni, in ri-
pellier e Uppsala e la biocenotica iniziata da ferimento alle loro nicchie ecologiche, in con-
Karl Möbius confluiscono in una teoria quan- cetti di un’economia termodinamica regolata
titativa degli ecosistemi, che è la forma in cui da sistemi di controllo ed equilibrio ciberneti-
l’ecologia si è definitivamente imposta e tutto- ci: i flussi di energia e i cicli di materia si svol-
ra viene esercitata come disciplina scientifica. gono senza soluzione di continuità dall’irrag-
Determinanti in ordine a questo sviluppo, ol- giamento solare, alla fotosintesi, con la sua
tre a impulsi di carattere strettamente econo- produzione di biomassa che prosegue lungo le
mico, legati a questioni come lo sfruttamento catene alimentari nella serie ascendente dei li-
degli agrosistemi o delle popolazioni selvati- velli trofici, distinti funzionalmente e in ordine
che e la lotta contro i nocivi, sono stati i lavori al tipo di retroazione (feedback) che esercitano
dei matematici Alfred J. Lotka e Vito Volterra, sull’intero processo, conservandone la natura-
che hanno introdotto i principi del metodo le tendenza all’omeostasi o climax (cfr. E.P.
modellistico di simulazione delle dinamiche Odum, Basic Ecology, Filadelfia 1983, tr. it. di L.
di popolazione, metodo che variamente perfe- Nobile, Basi di Ecologia, Padova 1988, pp. 11
zionato è ancora oggi in auge (cfr. A.J. Lotka, ss., 74 ss.).
3198
VOLUMIfilosofia.book Page 3199 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ecologismo


Il processo di fisicizzazione dell’ecologia, se da Sul piano filosofico, è principalmente l’opera
un lato la inserisce nella corrente biologica ri- di Hans Jonas a farsi interprete, rinnovando
duzionista, dall’altro le permette la trattazione implicitamente fondamentali categorie hei-
quantitativa unitaria e rigorosa di molti ambiti deggeriane e ampliando lo spettro delle anali-
fenomenici, ben al di là del regno biologico in si di Günther Anders, di una riflessione ampia
senso stretto. Ciò è reso possibile dalla com- e approfondita sulle implicazioni della crisi
mutabilità delle unità di misura termodinami- ambientale: è con il suo Il principio responsabi-
che, informatiche ed economiche: la trasmis- lità (1979) che di fatto l’etica ecologica acqui-
sione delle informazioni può essere descritta sisce pieno diritto di cittadinanza nel contesto
in termini di relazioni tra energia ed entropia, dell’etica pratica e applicata
mentre i flussi economici vengono facilmente N. Russo
ridotti a fattori energetici o informatici (per BIBL.: P. ACOT, Histoire de l’écologie, Paris 1988, tr. it.
l’eco-economia e il concetto di sviluppo soste- di S. Nesi Sirgiovanni, Storia dell’ecologia, Roma
nibile, cfr. H. Daly, Economics, Ecology, Ethics: 1989; J. DELÉAGE, Histoire de l’écologie, Paris 1991, tr.
Essays toward a Steady-State Economy, San it. di T. Capra, Storia dell’ecologia, Napoli 1994; E.
TIEZZI, Tempi storici, tempi biologici, Milano 1992; N.
Francisco 1980 e D.W. Pearce - R.K. Turner,
RUSSO, Filosofia ed ecologia. Idee sulla scienza e sulla
Economics of Natural Resources and the Environ- prassi ecologiche, Napoli 2000.
ment, Baltimora 1991, tr. it. di M. Botticini,
➨ AMBIENTE, ETICA DELLO; ECOLOGISMO.
Economia delle risorse naturali e dell’ambiente,
Bologna 1997).
Grazie a questa plasticità e capacità universa- ECOLOGISMO (ecologism; Ecologism; écologi-
Ecologismo
lizzante e nonostante il carattere riduzionista sme; ecologismo). – Molto presto nella riflessio-
del suo apparato concettuale e metodologico, ne sulle implicazioni dell’ecologia si è venuta
l’ecologia si propone nella seconda metà del delineando l’idea che la nuova disciplina rap-
Novecento come modello ermeneutico sem- presentasse una scienza «sovversiva». Da un
pre più generale, divenendo infine il paradig- lato si è infatti osservato che essa modifica
profondamente il tradizionale statuto meto-
ma dell’«olismo» e generando un’importante
dologico delle scienze naturali, in particolare
serie di sintesi teoriche, dalla considerazione
per quanto riguarda le critiche alla separazio-
unitaria degli ecosistemi naturali e antropizza-
ne tra soggetto e oggetto, il riduzionismo, il
ti nell’Ipotesi Gaia di James Lovelock, che in-
determinismo, il carattere predittivo delle leg-
troduce il concetto di «sistema biocibernetico gi scientifiche. Dall’altro, questo mutamento
autoregolato» per la biosfera (cfr. Gaia: A new di prospettiva non è senza conseguenze per le
Look at Life on Earth, Oxford 1979, tr. it. di V. scienze sociali, dal momento che, come ha os-
Bassan Landucci, Gaia. Nuove idee sull’ecologia, servato Edgar Morin, «l’ecologia generale è la
Torino 1996, pp. 7 ss., 24), alla storia materiale prima scienza che, proprio nella sua qualità di
in chiave ecologica di Jeremy Rifkin o all’ecolo- scienza [...] richiede una presa di coscienza
gia della mente di Gregory Bateson. Su questa quasi diretta. Ed è la prima volta che una
via e in dipendenza dalla consapevolezza sem- scienza, e non la filosofia, ci pone il problema
pre più lucida, a partire dalle pubblicazioni del della relazione fra l’umanità e la natura vivente»
Club of Rome negli anni settanta (cfr. D.H. Mea- (Il pensiero ecologico, Firenze 1988, pp. 127-128).
dows et al., The Limits to Growth, New York La consapevolezza circa le implicazioni gene-
1972, tr. it. di F. Macaluso, I limiti dello sviluppo, rali dell’ecologia ha condotto alla distinzione
Milano 1972), di un mutamento radicale nelle tra un approccio ai problemi ecologici che
relazioni tra società umana e natura, consape- mette radicalmente in discussione i fonda-
volezza che culmina nella diagnosi della «crisi menti epistemici e pratici della relazione tra
ecologica» in atto, quale carattere epocale del- esseri umani e natura, e una visione che ricer-
la contemporaneità, l’ecologia perde la sua ca- ca una gestione più accorta dell’ambiente e
ratterizzazione puramente scientifica e diviene delle risorse naturali nel mantenimento delle
denominatore comune di una serie di conce- metodologie e dei valori generalmente accet-
zioni, che sfumano spesso verso prese di posi- tati. La duplice prospettiva è stata per la prima
zione di natura ideologica, come l’ecoanarchi- volta presentata in termini analitici dal filoso-
smo di Murray Bookchin e l’ecologia profonda fo norvegese Arne Næss come distinzione tra
di Arne Naess, o schiettamente politica. deep ecology e shallow ecology, espressioni che
3199
VOLUMIfilosofia.book Page 3200 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Econometria ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

possono essere tradotte come ecologismo e posizioni ecologiste nell’ambito delle preva-
ambientalismo (Shallow and the Deep, Long- lenti etiche e politiche dell’ambiente.
Range Ecology Movement. A Summary, in «In- M.C. Tallacchini
quiry», 16, 1973, pp. 95-100): la prima consiste BIBL.: P. SHEPARD - D. MCKINLEY (a cura di), The Sub-
nell’assunzione di una prospettiva ecosistemi- versive Science, Boston 1969; G. BATESON, Mind and
ca, nel decentramento della posizione umana Nature. A Necessary Unity, New York 1979; A. NÆSS,
nel mondo, nel riconoscimento di valore alle Ecology, Community and Lifestyle, Cambridge 1989;
totalità naturali a prescindere da qualunque A. DOBSON, Green Political Thought, London 1990;
utilità umana, nell’azione che asseconda l’im- P.C. LIST (a cura di), Radical Environmentalism. Phi-
perativo di minima interferenza con i processi losophy and Tactics, Belmont (California) 1993.
naturali. ➨ AMBIENTE; AMBIENTE, ETICA DELLO; TERRA.
La posizione di Næss non è comunque senza
precedenti, trovando riscontro – oltre che nel- ECONOMETRIA (econometrics; Ökonometrie;
Econometria
la tradizione antica e moderna dell’organici- économétrie; econometría). – È quella branca
smo, come pure in una parte del romanticismo dell’economia che si prefigge di dare contenu-
e del trascendentalismo – nell’etica della terra to empirico alle relazioni economiche, utiliz-
di Aldo Leopold e nelle leggi ecologiche di zando metodi matematici e statistici. La Eco-
Barry Commoner («everything is connected to nometric Society venne fondata nel 1933 con lo
everything else; everything must go somewhe- scopo di unificare l’approccio teoretico-quan-
re; nature knows best; there is no such thing as titativo all’economia con quello empirico-
a free lunch», The Closing Circle, New York quantitativo, in maniera analoga a quanto av-
1971). Tali posizioni rimangono nell’ecologia veniva nelle scienze naturali (cfr. R. Frisch,
profonda come ispirazione spirituale nella Editorial, in «Econometrica», 1, 1933, p. 1). Il
protezione incondizionata della natura selvag- rapporto tra relazioni teoriche e proprietà sta-
gia (wilderness). tistiche dei dati, o, in altri termini, tra relazioni
All’interno della riflessione a fondamento eco- causali e correlazioni, rimane oggetto della
logico, l’antropologo Gregory Bateson ha com- maggior parte delle questioni metodologiche
piuto il più creativo e coerente ripensamento dell’econometria. Si individuano tre paradig-
del rapporto tra esseri umani e natura a partire mi metodologici.
dall’epistemologia, intesa come «ecologia Il primo è quello conosciuto come Cowles
della mente». L’espressione si riferisce all’in- Commission, dal nome della commissione
dagine sul significato biologico-ecologico dei scientifica fondata nel 1932 negli Stati Uniti. Il
processi cognitivi, seguendone le implicazioni contributo fondamentale è di Trygve Haavel-
dall’ambito dell’evoluzione biologica fino mo (Nobel 1989), il quale individua, in The Pro-
all’impatto delle conseguenze sociali e politi- bability Approach in Econometrics (in «Econo-
che. metrica», suppl. 12, 1944), le condizioni alge-
Il termine ecologism è stato esplicitamente briche necessarie e sufficienti perché un siste-
adottato in filosofia politica da Andrew Dob- ma di equazioni possa essere «identificato».
son, in contrapposizione a environmentalism: il Identificare un sistema di equazioni significa
primo assume che una vita sostenibile e piena determinare la struttura causale (e probabili-
presuppone cambiamenti radicali nella nostra stica) che ha generato i dati. Il problema
relazione con il mondo naturale e nella vita so- dell’identificazione deriva dal fatto che la
ciale e politica; il secondo propone un approc- struttura è in generale sotto-determinata dalle
cio manageriale ai problemi ambientali, senza proprietà statistiche (è il noto problema
mettere in discussione i valori prevalenti e le dell’induzione: correlazione non è causalità).
attuali forme di produzione e consumo. La soluzione data dalla Cowles è quella di uti-
Benché molte visioni ecologiste siano caute lizzare la teoria economica per specificare a
nell’inferire direttamente dall’ecologia come priori la struttura delle relazioni causali. Il ruo-
scienza direttive morali, volutamente econo- lo della statistica è quello di misurare la forza
miche o politiche, le implicazioni epistemiche delle relazioni e di testare le restrizioni della
(una latente fallacia naturalistica), filosofico- teoria.
antropologiche (l’antiumanismo) e il radicali- Questo approccio viene criticato da Robert Lu-
smo socio-politico (la critica ai dominanti stili cas (Nobel 1995) in Econometric Policy Evalua-
di vita consumistici) hanno reso minoritarie le tion: A Critique (in «Carnegie-Rochester Confe-
3200
VOLUMIfilosofia.book Page 3201 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Economia


rence Series on Public Policy», 1, 1976, pp. 19- Le Roy, Atheoretical Macroeconomics: A Critique,
46). Lucas sostiene che i parametri strutturali in «Journal of Monetary Economics», 16, 1985,
identificati col metodo della Cowles non sono pp. 283-308). La tendenza odierna è di utilizza-
stabili e variano col cambiare della politica re i VAR per identificare gli effetti di shock strut-
economica. Infatti se i modelli econometrici turali richiedendo, in modo del tutto coerente
della Cowles venissero usati in modo sistema- alla metodologia Cowles, l’intervento di restri-
tico per intraprendere nuove azioni di politica zioni derivate dalla teoria o dalla conoscenza
economica, gli individui adatterebbero il loro dei meccanismi delle istituzioni economiche.
comportamento cercando di trarre il massimo A. Moneta
vantaggio dalla nuova politica. Le equazioni BIBL.: D. HENDRY, Dynamic Econometrics, Oxford
utilizzate per prevedere gli effetti della nuova 1985; C. GRANGER (a cura di), Modelling Economic Se-
politica non sarebbero più valide, perché tra- ries, Oxford 1990; M. MORGAN, The History of Econo-
scurerebbero il comportamento intenzionale metric Ideas, Cambridge 1990; D. POIRER (a cura di),
degli individui. Secondo Lucas, relazioni ma- The Methodology of Econometrics, Aldershot 1994; K.
croeconomiche stabili devono essere invece HOOVER (a cura di), Macroeconometrics: Developments,
derivate dalle scelte e dalle aspettative razio- Tensions, and Prospects, Boston 1995; H. KEU-
nali degli individui. Da questa critica nasce un ZENKAMP, Probability, Econometrics and Truth. The

approccio alla macroeconomia «micro-fonda- Methodology of Econometrics, Cambridge 2000.


to» sull’ipotesi delle aspettative razionali de- ➨ CAUSALITÀ.
gli agenti economici. Ciò si traduce in econo-
metria nel derivare dall’ipotesi suddetta restri- ECONOMIA
Economia (economy, economics; Wirtschaft,
zioni algebriche per l’identificazione. Tuttavia, Wirtschaftslehre; économie; economía). – SOMMA-
oggetto della critica è più la teoria utilizzata si- RIO: I. Economia come governo della casa. - II.
no ad allora nell’identificazione (cioè la teoria Il principio di economia. - III. L’economia co-
macroeconomica keynesiana, egemone fino me scienza della ricchezza. - IV. L’economia
agli anni settanta), che i presupposti metodo- come teoria dell’uso di risorse scarse e oltre.
logici della Cowles. I. ECONOMIA COME GOVERNO DELLA CASA. – I due
La critica mossa da Christopher Sims (Macro- termini greci oi\k o" (oikos) e nov mo" (nomos)
economics and Reality, in «Econometrica», 48, compongono il termine oijkonomiva (oikonomia),
1980, pp. 1-48) all’econometria della Cowles è da cui il latino oeconomia, il cui etimo, dunque,
invece più radicalmente rivolta al metodo significa «regola o governo della casa». Il ter-
dell’identificazione. Oltre a mettere in dubbio mine-concetto ha pertanto un contenuto es-
le restrizioni teoriche utilizzate dalla Cowles senzialmente pragmatico cui inerisce un pro-
per l’identificazione, Sims sostiene che le gramma normativo che riguarda lo studio, così
equazioni strutturali sono in principio non come la prassi, di regole di buona amministra-
identificabili. Infatti l’alto numero di interdi- zione della realtà della casa-azienda descritta
pendenze tra le variabili compromette algebri- ad esempio negli Oeconomica di scuola aristo-
camente l’identificazione. Per Sims occorre la- telica. Questa origine può certamente contri-
sciar parlare i dati, senza imporre restrizioni buire a spiegare il senso comunemente attri-
teoriche. In effetti i modelli proposti da Sims, buito al sostantivo (così come al verbo corri-
i vettori autoregressivi (VAR), si dimostrano ot- spondente) nel linguaggio quotidiano, dove
timi strumenti per riassumere in maniera effi- esso indica le ricerca di modi per evitare lo
cace le proprietà statistiche dei dati, ma non spreco e conseguire un determinato risultato
per fare valutazioni di politica economica, poi- col minimo di mezzi e di sforzo. L’economia
ché le equazioni stimate non sono le equazio- nasce dunque, etimologicamente ma senza
ni strutturali. Lo scopo dei VAR è quello, meno dubbio anche storicamente, come studio della
ambizioso, di identificare gli effetti di shock organizzazione e, più esattamente, della effi-
strutturali, ma anche ciò richiede l’imposizio- cienza nella organizzazione. Seguendo la defi-
ne di restrizioni a priori. L’uso di restrizioni a nizione qui indicata del campo disciplinare
priori avulse dalla teoria, proposto inizialmen- non vi rientrano, almeno in forma diretta, fe-
te da Sims, è stato considerato arbitrario e il nomeni che oggi ascriviamo al campo del-
programma di un’econometria indipendente l’economia con rilievo primario, come lo
dalla teoria economica è stato recepito come scambio. In continuità con il senso aristotelico
un insuccesso (cfr. Thomas Cooley - Stephen si sviluppò un filone di letteratura sul governo
3201
VOLUMIfilosofia.book Page 3202 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Economia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

della casa, l’economica che sopravvisse in Ger- dato che nasce da un ampliamento della sfera
mania fino al Settecento sotto il nome di Haus- dello oikos sino a ricomprendere la nazione, e
vaterliteratur. anzi riprende un’espressione greca che com-
II. IL PRINCIPIO DI ECONOMIA. – Nella filosofia stoi- pare nel libro II degli Economici pseudoaristo-
ca il termine oijkonomiva passò, con un trasferi- telici; si deve tuttavia notare che l’ampio uso,
mento dal microcosmo al macrocosmo, a de- da parte di Montchrétien e poi di altri,
signare l’ordine del governo divino del cosmo. dell’analogia iatro-politica induce a pensare
Dalla filosofia stoica il termine passò al lin- non già a un passaggio binario dal governo
guaggio del Nuovo Testamento e della patri- della casa al governo della nazione bensì a un
stica per designare il piano divino della salvez- passaggio ternario dall’ordine della casa
za (cfr. 1 Cor 9, 17; Ef 1, 10; Clemente Alessan- all’ordine degli organismi viventi (économie
drino, Stromata I, 52, 3). Il termine greco venne animale) e da questo all’ordine della nazione,
tradotto in latino alternativamente con oecono- assimilata a un organismo vivente che può go-
mia, dispositio o dispensatio. Tuttora nel linguag- dere di buona salute o soffrire di malattie.
gio teologico appare la nozione di oeconomia La locuzione finì col prevalere come nome di
salutis per designare la concezione della storia una nuova disciplina, pur accompagnandosi
dell’umanità come realizzazione del piano di- per un certo tempo ad altre analoghe, quali
vino. quelle di scienza camerale, economia civile,
Nella tradizione logico-metodologica medie- economia sociale, catallattica. In italiano la lo-
vale e moderna si formò un principio d’econo- cuzione è tuttora viva e la proposta di adottare
mia, espresso nella esigenza di «economizza- il termine «economica», corrispondente al ter-
re» i concetti formulata da Guglielmo di mine «economics», affermatosi in inglese a fi-
Ockham con la nota formula detta del rasoio ne Ottocento e analogo alla denominazione di
di Ockham: «frustra fit per plura quod fieri po- altre discipline scientifiche, non ha avuto suc-
test per pauciora». Sotto vari nomi questo cesso
principio si tramandò nei secoli successivi bi- L’economia politica considera la questione
forcandosi in una prescrizione metodologica e della definizione della ricchezza delle nazioni e
in un postulato riguardante l’ordine della cre- lo studio delle cause della dinamica compara-
azione. Il «principio di parsimonia» di Nicolas ta della ricchezza stessa e dei suoi effetti, co-
Malebranche postula la semplicità dei mezzi me annuncia il titolo dell’opera di Adam Smith,
usati dal creatore nel realizzare il creato e il An Inquiry into the Nature and Causes of the
principio della minima azione di Pierre-Louis Wealth of Nations (a cura di R.H. Campbell, A.S.
Moreau de Maupertuis postula il «risparmio» Skinner, W.B. Todd, Oxford 1976, tr. it. a cura di
nel numero di cause che determinano i feno- A. Roncaglia, Indagine sulla natura e le cause
meni naturali. Anche quello che Ernst Mach a della ricchezza delle nazioni, Roma 1995 [1776]).
fine Ottocento chiamò «principio di econo- Nel compimento di questo passaggio, è possi-
mia» è una prescrizione metodologica che po- bile anche leggere il richiamo alla polis come la
stula che «la scienza possa essere considerata conferma della inclusione nell’oggetto della
come un problema di minimo che consiste disciplina dello studio di comportamenti in-
nell’esprimere i fatti nel modo più perfetto terpersonali di natura consensuale e contrat-
possibile con il minimo dispendio di pensie- tuale, fra i quali lo scambio e il mercato, che si
ro» (Die Mechanik in ihrer Entwicklung histori- collocano al di fuori di una specifica struttura
sch-kritisch dargestellt, ed. a cura di R. Wahsner organizzativa – studio ascritto all’etica in Ari-
e H.H. von Borzeszkowski, Berlin 1988, tr. it. a stotele e poi nella scolastica. In Adam Smith
cura di A. D’Elia, La meccanica nel suo sviluppo permane una certa distanza rispetto al termine
storico-critico, Torino 20013 [1883], cap. 4, § 4, «economia politica», di uso non frequentissi-
sezione 6). mo e non di rado riferito ai sistemi fatti ogget-
III. L’ECONOMIA COME SCIENZA DELLA RICCHEZZA. – to di critica più che alla teoria che l’autore si
In età moderna compare la locuzione di econo- prefigge di costruire.
mia politica, per la prima volta in Antoine de Non vi è dubbio in ogni caso che l’economia
Montchrétien (Traicté de l’économie politique, a politica, così come prende forma in epoca mo-
cura di F. Billacois, Genève 1999 [1615]). La lo- derna, deve considerarsi in primo luogo quale
cuzione non è necessariamente incompatibile frutto di sviluppi da un lato pragmatici e ope-
con il senso originario del termine economia, rativi e dall’altro quale sottoprodotto del giu-
3202
VOLUMIfilosofia.book Page 3203 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Economia civile


snaturalismo. A fare da catalizzatore fra questi dell’economia dinamica e, dall’altro lato, il su-
due elementi si aggiunsero i programmi meto- peramento dell’orizzonte positivistico
dologici della nuova scienza, che produssero dell’economia neoclassica attraverso aperture
fra l’altro la nascita dell’econometria o, più interdisciplinari in direzione della psicologia
esattamente, l’«aritmetica politica» quale ven- (economia sperimentale) e della sociologia
ne concepita da William Petty. In economia (socioeconomia) e la ripresa del rapporto con
non divenne però mai prevalente una conce- l’etica (etica economica).
zione puramente induttivista delle leggi scien- P. Porta
tifiche, stante l’impossibilità di sperimentare e BIBL.: P. GROENEWEGEN, ‘Political economy’ and ‘econo-
di distinguere sperimentalmente l’azione di mics’, in J. EATWELL - M. MILGATE - P. NEWMAN (a cura
cause diverse, come venne chiarito da John di), The New Palgrave, London 1991, vol. III, pp. 904-
Stuart Mill (On the Definition of Political Eco- 907.
nomy [1844], in Collected Works, a cura di J.M. ➨ ANALOGIA IATRO-POLITICA; ARITMETICA POLITICA;
Robson, Toronto 1963-1991, vol. I, pp. 229-239, ECONOMIA NEOCLASSICA; ECONOMIA SPERIMENTA-
tr. it. a cura di L. Infantino, Sulla definizione LE; ECONOMIA (OECONOMICA); ETICA ECONOMICA
dell’economia politica, in Economia e scienze socia- (PROBLEMI); MARGINALISMO; SOCIOECONOMIA; SVI-
li, Soveria Mannelli 2004). LUPPO; UTILITÀ.
IV. L’ECONOMIA COME TEORIA DELL’USO DI RISORSE
SCARSE E OLTRE. – Con il marginalismo prevalse ECONOMIA
Economia civile CIVILE. – Il concetto di econo-
la concezione dell’utilità come funzione della mia civile viene proposto e utilizzato soprat-
disponibilità dei beni. L’economia neoclassica tutto entro una linea di sviluppo del pensiero
e il concetto di equilibrio economico da essa svi- economico caratteristica della tradizione ita-
luppato sono spesso visti come espressione di liana. Il primo autore a farne uso è Antonio Ge-
una concezione tendenzialmente statica che novesi (1713-69) – primo titolare al mondo di
concentra l’attenzione sull’efficienza allocati- una cattedra universitaria di economia, istitu-
va di risorse date e non affronta la questione ita nell’università di Napoli nel 1754 – nelle
dello sviluppo. Si è affermato così un paradig- sue Lezioni di commercio o sia di economia civile
ma basato sull’assunzione dell’esistenza di (1765-67, ed. a cura di M.L. Perna, Napoli
agenti individuali dotati di preferenze stabili e 2005). Il termine civile era stato usato e verrà
coerenti il cui comportamento obbedisce allo usato successivamente in diversi contesti, p.
schema razionale della massimizzazione di es. nella locuzione società civile, con slitta-
preferenze date. Non a caso Vilfredo Pareto te- menti semantici importanti nelle diverse epo-
orizzò l’economia come disciplina delle azioni che. Al pari della locuzione società civile, an-
«logiche», mosse cioè da razionalità strumen- che quella di economia civile è oggi ampia-
tale, distinta dalla sociologia che si occupa mente ripresa. All’epoca di Genovesi il termine
dell’ambito «non-logico» e l’etimologia è ben si giustifica soprattutto per l’indicazione di
rispecchiata nella definizione di economia co- chiara impronta illuministica di un «luogo in
me disciplina che studia l’allocazione di risor- cui la felicità può essere raggiunta pienamen-
se scarse suscettibili di uso alternativo data da te, grazie alle buone e giuste leggi, ai commer-
Lionel Robbins in Essay on the Nature and Si- ci e ai corpi civili nei quali gli uomini esercita-
gnificance of Economic Science (London 19352, no la loro socialità» (L. Bruni - S. Zamagni,
con prefazione di W.J. Baumol, London 19843, Economia civile, Bologna 2004, p. 74). Altrettan-
tr. it. Saggio sulla natura e l’importanza della to presente in Genovesi è tuttavia anche un le-
scienza economica, Torino 19532 [1932]) secon- game molto preciso con la tradizione del-
do il quale il problema allocativo viene risolto l’umanesimo civile italiano dei secoli prece-
con una procedura di massimizzazione nella denti. Se l’espressione riflette dunque gli inte-
quale il rapporto rilevante è quello tra l’agente ressi e la formazione di Genovesi, essa non di-
economico e le risorse a disposizione. In que- viene però dominante. Già nel Settecento si
sto modo il problema economico si riconduce diffonde in Italia l’espressione economia poli-
a un problema di ottimizzazione e la disciplina tica, utilizzata, ad esempio, da Pietro Verri nel-
economica lo studia sulla base di un impianto le Meditazioni sulla economia politica (1771, ed.
di razionalità ottimizzante. a cura di R. De Felice, Milano 1998). La nozione
Molte delle sfide dell’economia contempora- di economia civile si caratterizza per la sottoli-
nea riguardano da un lato i possibili percorsi neatura di aspetti di relazionalità, fiducia, reci-
3203
VOLUMIfilosofia.book Page 3204 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Economia evoluzionistica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

procità, collegati a una buona legislazione e a 1996, pp. 15-58; L. BRUNI, Civil Happiness. Economics
codici di norme interiorizzati, anziché privile- and Human Flourishing in Historical Perspective, Lon-
giare i lati autointeressati dell’agire economi- don 2006.
co usualmente associati con l’idea di econo- ➨ HOMO OECONOMICUS; RECIPROCITÀ; SOCIOECONO-
mia politica. A cavallo tra Ottocento e Nove- MIA.
cento, si parlerà di economia sociale o So-
zialökonomie, soprattutto nella tradizione tede- ECONOMIA EVOLUZIONISTICA (evolu-
Economia evoluzionistica
sca, con Max Weber e altri autori, per indicare tionary economics; Evolutionsökonomik; économie
soprattutto la unitarietà tra le discipline socia- évolutive; economía evolutiva). – Per economia
li, alle quali l’economia appartiene. Il civile si evoluzionistica si intende l’applicazione ana-
differenzia dal sociale per essere più collegato logica della teoria dell’evoluzione biologica
alla produzione di norme e alla dimensione all’analisi di fenomeni economici. In svariati
giuridica. contesti l’utilizzo di concetti evoluzionistici si
Nella stessa linea la tradizione italiana ha ri- è rivelato particolarmente fecondo di sviluppi,
preso ampiamente il concetto in collegamen- in particolare per quanto riguarda lo studio del
to anche con la sottolineatura della creatività progresso tecnologico, del comportamento
come risorsa economica. Spesso ricordato è al organizzativo, delle dinamiche industriali, del
riguardo il contributo di Gian Domenico Ro- mutamento istituzionale, delle norme sociali e
magnosi, il quale insiste sulla nozione di inci- dei comportamenti strategici.
vilimento. Carlo Cattaneo riprende e sviluppa Il rapporto tra pensiero economico e pensiero
lo stesso concetto soprattutto nella direzione evoluzionistico ha una lunga tradizione, che
della creatività e, in definitiva, nel senso di ha visto autori, anche molto diversi tra loro,
quel che oggi chiamiamo il capitale umano e il quali Adam Smith, Karl Marx, Thorstein Ve-
capitale sociale. Su un diverso versante, una blen, Alfred Marshall, Joseph Schumpeter,
componente non trascurabile dell’economia Friedrich von Hayek, Armen Alchain, Oliver
sociale, prodotta dalla ispirazione cattolica, Williamson, Richard Nelson e Sidney Winter,
ha sviluppato una linea d’indagine molto vici- importare in ambito economico metafore na-
na a quella dell’economia civile specie per turalistiche, ma anche idee economiche pene-
l’importanza attribuita ai gruppi intermedi trare il pensiero naturalistico, si pensi per
nella vita economica, sociale e politica. Un esempio all’influenza esercitata da Thomas
esempio è fornito da Giuseppe Toniolo e dal Malthus sullo sviluppo delle idee di Charles
suo Trattato di economia sociale (1901, ed. a cura Darwin, o più recentemente all’utilizzo della
di F. Vito, in Opera omnia, serie II, 1-5, Roma teoria dei giochi per lo studio di fenomeni bio-
1949-52). logici.
Oggi il concetto di economia civile viene stu- La metafora evoluzionistica si fonda su tre pi-
diato soprattutto in rapporto coi più recenti lastri: il «principio di variazione», secondo il
sviluppi della economia del benessere, che quale occorre che all’interno di una popolazio-
hanno condotto a riportare al centro dell’at- ne di agenti, siano essi individui o organizza-
tenzione il concetto di felicità e più esatta- zioni, sia presente una elevata variabilità.
mente di felicità pubblica. Su questo terreno si Questa implica la diversità, sia essa conse-
è sviluppata di recente una linea neoutilitari- guenza di un mutamento casuale o intenzio-
sta, rappresentata per esempio dallo psicolo- nale. Il «principio di ereditarietà» prevede un
go Daniel Kahneman, dalla quale si distingue meccanismo attraverso il quale tali variazioni
un’impostazione eudemonistica, sviluppata vengono trasmesse da una generazione all’al-
da Amartya Sen e ricollegabile al neoaristote- tra e, infine, il «principio di selezione» che ri-
lismo di Martha Nussbaum. Le proposte di ri- chiede l’esistenza di un criterio attraverso il
presa della nozione di economia civile sono vi- quale solo le variazioni vantaggiose, in senso
cine alla seconda linea di ricerca. generale, vengono selezionate e trasmesse da
P.L. Porta una generazione all’altra.
BIBL.: E. GARIN, L’umanesimo italiano, Roma-Bari L’analogia evoluzionistica viene utilizzata in
1994; P.L. PORTA - R. SCAZZIERI, Concorrenza e società economia sia come «euristica», per suggerire
civile, in A. QUADRIO CURZIO (a cura di), Alle origini del un approccio con il quale affrontare un dato
pensiero economico in Italia. Economia e Istituzioni: il fenomeno, ma anche come «giustificazione»,
paradigma lombardo tra i secoli XVIII e XIX, Bologna per rafforzare, cioè, conclusioni di modelli
3204
VOLUMIfilosofia.book Page 3205 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Economia neoclassica


economici attraverso il trasferimento di domi- Group Selection, in «Journal of Economic Perspecti-
nio di consolidate verità biologiche. ve», 16 (2002), pp. 67-88.
Lo schema di spiegazione evoluzionistico ope-
ra considerando soggetti semplificati che pon- ECONOMIA NEOCLASSICA (neoclassical
Economia neoclassica
gono in essere strategie comportamentali o economics; neuklassische Wirtschaftslehre; écono-
routine le quali, benché non completamente mie néoclassique; economía neoclásica). – Con
determinate geneticamente né perfettamente economia neoclassica si suole intendere oggi
ereditate, vengono generalmente considerate quel corpus teorico che nasce intorno al 1870
alla stregua di geni o di tratti fenotipici. Prose- in seguito alla cosiddetta «rivoluzione margi-
guendo nell’analogia biologica si assume an- nalista» e in contrapposizione all’economia
che la possibilità della comparsa di soggetti politica classica, per opera soprattutto dell’in-
mutanti, vale a dire di strategie nuove rispetto glese W. Stanley Jevons (1835-82), dell’austria-
a quelle iniziali, ottenute per sperimentazione, co Carl Menger (1840-1921) e del francese
ricombinazione o imitazione. I soggetti intera- Léon Walras. È importante distinguere il mar-
giscono tra loro in modi strutturati (giochi) at- ginalismo come metodo dall’economia neo-
traverso incontri casuali o assortativi, produ- classica come dottrina. Nonostante siano nati
cendo degli esiti diversificati a seconda delle e si siano sviluppati insieme, non necessaria-
combinazioni di strategie scelte. Se queste de- mente l’uno implica l’altra: è possibile (ed esi-
terminano un vantaggio relativo per il sogget- ste) una teoria economica neoclassica non
to che ne è portatore, allora aumenta la proba- marginalistica, così come il marginalismo co-
bilità che esse vengano trasmesse e di conse- me metodo può essere applicato a teorie eco-
guenza la loro diffusione nella popolazione. Di nomiche non neoclassiche.
generazione in generazione quindi, ogni stra- I caratteri fondamentali dell’impostazione teo-
tegia si può diffondere o estinguere. Quando, rica neoclassica, che dagli anni settanta
infine, una sola strategia sarà presente nell’in- dell’Ottocento è divenuta e rimasta dominan-
tera popolazione questa avrà raggiunto la «fis- te nel pensiero economico anche contempora-
sazione». neo, sono tre: 1) l’idea che l’oggetto dell’eco-
L’applicazione nella quale, probabilmente, più nomia sia la scarsità, ovvero lo studio di tutte
stretto è il legame tra ragionamento biologico le cose che sono, al tempo stesso, utili e di-
e ragionamento economico è la teoria dei gio- sponibili in quantità limitata e perciò hanno un
chi evolutivi che implementa un concetto di prezzo; 2) la concezione secondo cui la costru-
razionalità limitata, considerando giocatori zione della teoria debba necessariamente par-
che deliberano e apprendono attraverso un tire dall’analisi del comportamento individua-
processo di tentativi ed errori. le dei soggetti, siano essi i consumatori o le
Alcuni problemi metodologici relativi in parti- imprese, e quindi procedere per successive ag-
colare al rapporto tra evoluzione naturale ed gregazioni; 3) la convinzione che l’economia
evoluzione culturale tendono a limitare il do- sia una scienza se e in quanto a essa venga ap-
minio di applicabilità dell’economia evoluzio- plicato il metodo matematico, ritenuto il mo-
nistica. dello privilegiato di un sapere rigoroso. Di qui
V. Pelligra discende che l’economia, piuttosto che lo stu-
BIBL.: JOHN MAYNARD-SMITH, Evolution and the Theory dio di una sfera particolare dell’attività umana,
of Games, Cambridge 1982; R.R. NELSON - S.G. WIN- sia lo studio di quell’aspetto generale dell’at-
TER, An Evolutionary Theory of Economic Change, tività umana consistente nel dovere operare
Cambridge (Massachusetts) 1982; G.M. HODGSON, necessariamente delle scelte. Nella celebre
Economics and Evolution, Cambridge 1993; J. WEI-
definizione di un grande economista neoclas-
BULL, Evolutionary Game Theory, Cambridge (Massa-
sico del Novecento, l’economia è appunto «la
chusetts) 1995; P.H. YOUNG, Individual Strategy and
Social Structure, Princeton (New Jersey) 1998; G.M.
scienza che studia il comportamento umano
HODGSON, Evolution and Institutions, Cheltenham come una relazione tra scopi e mezzi scarsi ap-
1999; ROBERT SUGDEN, The Evolutionary Turn in Game plicabili a usi alternativi» (L. Robbins, An Es-
Theory, in «Journal of Economic Methodology», 8 say on the Nature and Significance of Economic
(2001), pp. 113-130; R.R. NELSON - S.G. WINTER, Evo- Science, London 19843 [1932], p. 16, tr. it. Sag-
lutionary Theorizing in Economics, in «Journal of Eco- gio sulla natura e l’importanza della scienza eco-
nomic Perspective», 16 (2002), pp. 23-46; T.B. BERG- nomica, Torino 19532, p. 20). In altri termini, il
STROM, Evolution of Social Behavior: Individual and problema economico viene concepito come il
3205
VOLUMIfilosofia.book Page 3206 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Economia politica cristiana ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

problema di rendere massimo un certo risulta- ECONOMIA


Economia politicaPOLITICA CRISTIANA (Chris-
cristiana
to condizionatamente a una data disponibilità tian political economy). – Termine con cui si de-
di mezzi, oppure, in modo equivalente, di ren- signa una corrente di pensiero economico pre-
dere minimo il dispendio di mezzi per conse- sente nel mondo di lingua inglese fra Sette-
guire un determinato risultato. L’economia cento e Ottocento che prese il nome dal titolo
neoclassica presuppone che i soggetti siano dell’opera di un discepolo di Sismondi: A. de
individualmente in grado di operare un ordi- Villeneuve-Bargemont, Economie politique
namento «razionale» delle loro preferenze e chrétienne (Paris 1834, 3 voll.). L’opera verteva
degli scopi molteplici. Così impostato, al pro- sulle cause e i rimedi del pauperismo in Fran-
blema economico è quindi assolutamente na- cia e in Europa. Villeneuve conosceva gli scritti
turale applicare il calcolo matematico, in di Smith, Say e Malthus, ma la sua opera era
quanto esso costituisce lo strumento più adat- «cattolica di fede, e cattolica nel suo modo di
to e potente per risolvere problemi di questa concepire la scienza» (A. de Villeneuve-Barge-
natura. Nello stesso tempo, l’economia neo- mont, Christian Political Economy, in «Dublin
classica individua leggi economiche il cui va- Review», 2, 1837, [pp. 166-197], p. 175). Ignora-
lore è considerato assoluto come i principi to dagli economisti dell’Ottocento in Francia e
della matematica, ossia leggi non ritenute sto- Gran Bretagna, influenzò il pensiero di
ricamente o socialmente determinate. Wilhelm Emmanuel von Ketteler, e per suo
L’economia neoclassica si è sviluppata lungo tramite Leone XIII e la «dottrina sociale catto-
due grandi direzioni: quella dell’equilibrio lica» della Rerum Novarum (Roma 1891).
economico generale walrasiano e quella Il termine è stato riscoperto da Salim Rashid
dell’equilibrio economico parziale marshallia- nel 1977 per caratterizzare l’opera degli econo-
no. Nella prima, prevale la concezione secon- misti britannici del Settecento e Ottocento
do la quale tra le differenti parti e variabili di che erano ecclesiastici. È stato ridefinito da
cui si compone il sistema economico vi sono Anthony M.C. Waterman nel 1991 per indicare
relazioni di reciproca causalità, che debbono una tradizione intellettuale coerente che inizia
essere tutte e contemporaneamente conside- intorno al 1798 e si spinge fino al 1840 alla
rate (di qui anche la necessità e l’opportunità quale diedero importanti contributi Thomas R.
del metodo matematico, data la complessità Malthus, William Paley, John B. Sumner, Ed-
delle molteplici relazioni di interdipendenza ward Copleston, Richard Whately e Thomas
tra tutti i differenti mercati da cui è composta Chalmers e che si proponeva di combinare
l’economia). Nella direzione dell’equilibrio l’economia politica classica con la teologia cri-
parziale, si ritiene invece che nell’esame di un stiana nella teoria sociale normativa. Esclude
determinato problema economico si debbano perciò l’opera di autori che furono ecclesiastici
isolare alcune variabili, considerando le altre come George Berkeley, Josiah Tucker, Richard
esogene e invarianti, e procedere quindi a Jones e William Whewell, che o precedettero la
un’analisi «pezzo per pezzo». scuola «classica» o ne restarono fuori.
F. Ranchetti Il pensiero economico del Settecento, che tra-
BIBL.: C. MENGER, Grundsätze der Volkswirtschafts- eva origine nella concezione teologicamente
lehre, Wien 1871 (ora vol. I dei Gesammelte Werke, a ispirata dell’ordine di mercato di Pierre Le Pe-
cura di F.A. Hayek, Tubingen 1968-702, 4 voll.), tr. it. sant Sieur de Boisguilbert e culminava con
a cura di R. Cubeddu, Principi di economia politica, l’opera di A. Smith An Inquiry into the Nature
Soveria Mannelli 2001; C. NAPOLEONI - F. RANCHETTI, and Causes of the Wealth of Nations (London
Il pensiero economico del Novecento, Torino 19902; G.J. 1776, tr. it. a cura di A. Roncaglia, Indagine sulla
STIGLER, Production and Distribution Theories, New natura e le cause della ricchezza delle nazioni, Ro-
Brunswick (New Jersey) 1994; G. LUNGHINI - F. RAN- ma 1995), era ritenuto compatibile con la fede
CHETTI, Valore, in AA.VV., Enciclopedia delle Scienze So- cristiana in generale e con l’idea di divina
ciali Treccani, Roma 1998, vol. VIII, pp. 739-750; W.S. provvidenza in particolare. Questo presuppo-
JEVONS, The Theory of Political Economy, London sto fu brutalmente scosso da An Essay on the
18792 (rist. Basingstoke 2001), tr. it. a cura di L. Principle of Population (London 1798, tr. it. a cu-
Amoroso, Teoria della economia politica e altri scritti, ra di G. Maggioni, Saggio sul principio di popola-
Torino 19662. zione, Torino 1977) di Malthus. Infatti un effet-
➨ MARGINALISMO; UTILITÀ. to non intenzionale della polemica di Malthus
3206
VOLUMIfilosofia.book Page 3207 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Economia sperimentale


contro William Godwin fu quello di integrare volta prodotto dalla fede cristiana. Una educa-
nell’analisi economica quella che divenne poi zione cristiana generalizzata è quindi della
nota come la legge dei «rendimenti decrescen- massima importanza pratica e costituisce una
ti». L’«economia politica» divenne la scienza caratteristica essenziale della tradizionale
della scarsità, costituendo un nuovo e preoc- unione fra chiesa e stato. Queste tesi costitui-
cupante esempio di «problema del male» teo- rono l’ortodossia politica in Gran Bretagna per
logico, il problema di come una divinità onni- quasi un secolo e furono rilanciate negli anni
potente e benevolente abbia creato un mondo ottanta del Novecento da Margaret Thatcher.
in cui tutti devono vivere nella «miseria» o nel A.M.C. Waterman
«vizio». Questa «tetra scienza» venne depreca- BIBL.: A. DE VILLENEUVE-BARGEMONT, Economie politi-
ta come blasfema e «ostile alla religione». que chrétienne, ou recherches sur la nature et les causes
Malthus nel primo Essay tentò di elaborare du paupérisme, en France et en l’Europe, et sur les
una teodicea, ma questa era palesemente in- moyens de la soulager et de le prévenir, Paris 1834, 3
soddisfacente e fu subito emendata da Paley voll.; S. RASHID, Richard Whately and Christian Politi-
che sfuggì al problema inserendo il principio cal Economy at Oxford and Dublin, in «Journal of the
della popolazione nel suo schema teleologico. History of Ideas», 38 (1977), pp. 147-175; A.M.C.
La soluzione di Paley fu ampliata da Sumner WATERMAN, Revolution, Economics and Religion: Chris-
con grande e duraturo successo e rifinita e in- tian Political Economy, 1798-1833, Cambridge
tegrata da Copleston e dal suo illustre disce- 1991.
polo Whately; fu infine volgarizzata dal teologo
scozzese Chalmers. La soluzione nella sua ver- ECONOMIA SPERIMENTALE (experimen-
Economia sperimentale
sione finale può essere riassunta nel modo se- tal economics; experimentelle Wirtschaftsfor-
guente: la povertà e la disuguaglianza sociale schung; economie expérimentale; economía experi-
sono conseguenze inevitabili della pressione mental). – Disciplina delle scienze sociali dedi-
della popolazione su un mondo dotato di ri- ta allo studio dei fenomeni economici in labo-
sorse limitate. Per via del peccato originale e ratorio. L’economia sperimentale contempo-
della redenzione portata dal Cristo, la vita ranea si sviluppa a partire dalla metà del No-
umana sulla terra costituisce uno stato di «di- vecento sotto l’impulso della neonata teoria
sciplina e prova» per l’eternità. Anche se la po- dei giochi e dopo un periodo di generale scet-
vertà e la disuguaglianza implicano una certa ticismo si impone come uno dei programmi di
quantità di autentica sofferenza – che si spie- ricerca più innovativi in economia, come rico-
gano con la caduta originale – esse sono so- nosciuto dal premio Nobel del 2002. Gli espe-
prattutto un deliberato «ritrovato» di un Dio rimenti economici (a differenza delle simula-
benevolo che deve servire a esercitarci in vista zioni con agenti artificiali) studiano il compor-
della vita futura. La proprietà privata e il matri- tamento di esseri umani alle prese con deci-
monio sono economicamente necessari, adat- sioni di tipo economico, in circostanze disegna-
ti alla natura umana, e conformi alla Scrittura. te dallo sperimentatore per scopi scientifici.
La proprietà privata combinata con la scarsità L’economia sperimentale è ispirata da una fi-
prodotta dalla competizione conduce all’eco- losofia di tipo empirista, e mira a fornire basi
nomia di mercato. L’efficacia di questa nell’or- fattuali più solide alla teoria economica, tradi-
ganizzare l’attività umana in vista della massi- zionalmente fondata su modelli idealizzati del
mizzazione della ricchezza è prova della divina comportamento razionale. Essa ha generato
sapienza e misericordia nell’usare la debolez- una serie impressionante di «anomalie empi-
za umana per fini socialmente benefici. L’im- riche», ovvero fenomeni che contraddicono le
possibilità di promuovere il progresso sociale previsioni della teoria economica ortodossa (o
attraverso la legislazione è prova sia del «dise- neoclassica) (R. Thaler, The Winner’s Curse,
gno divino» (creazione dell’economia autore- Princeton 1993). Ma allo stesso tempo ha an-
golantesi) sia del bisogno morale e religioso che confermato alcune importanti congetture
dei cristiani di praticare la carità e la compas- neoclassiche, e soprattutto ha permesso l’ap-
sione. La vera felicità in questa vita è in larga plicazione della teoria a casi concreti – per
misura indipendente dalla ricchezza e dalla esempio attraverso la creazione di mercati «in-
collocazione sociale. Ma in ogni caso la ric- telligenti» (A. Roth, The Economist as Engineer,
chezza è correlata con il merito morale, a sua in «Econometrica», 70, 2002, pp. 1341-1378).
3207
VOLUMIfilosofia.book Page 3208 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Economicismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

La caratteristica distintiva dell’economia spe- rimentale, Milano 2004; F. GUALA, The Methodology of
rimentale è l’uso dell’esperimento controllato, Experimental Economics, New York 2005.
ovvero la variazione sistematica di un fattore ➨ RAZIONALITÀ STRATEGICA.
causale mantenendo tutte le altre condizioni
sperimentali invariate. In questo modo, l’in- ECONOMICISMO (economism; Ökonomis-
Economicismo
fluenza di un singolo fattore «in isolamento» mus; économicisme; económicismo). – In genera-
può essere accuratamente osservata, riducen- le, teoria che assegna un ruolo determinante
do il rischio di attribuire rilevanza causale a nella storia umana ai fattori economici. Un an-
correlazioni statistiche accidentali (problema tenato del termine economicismo fu coniato
della validità interna degli esperimenti). L’eco- da Antonio Labriola che chiamò il marxismo
nomia sperimentale promette dunque di aggi- «economismo storico» con connotazione po-
rare i problemi tradizionalmente associati sitiva. Il termine equivalente, più diffuso nel
all’analisi econometrica (statistica) «sul cam- lessico marxista-leninista in russo e poi in al-
po», dove i fattori causali sono solitamente tre lingue, «materialismo economico» venne
molto numerosi e variano in modo disordina- usato da parte di chi si opponeva alle sue ver-
to confondendo le inferenze causali. Questo sioni deterministiche che affermavano una
causalità unidirezionale fra «base economica»
vantaggio dell’esperimento controllato viene
e «sovrastruttura», intendevano le formazioni
tuttavia acquisito a prezzo di un grado maggio-
sociali come riducibili immediatamente ai
re di «artificialità» e dunque di una scarsa rea- modi di produzione, e per lo più predicavano
listicità delle microeconomie costruite in la- l’inevitabilità del crollo del capitalismo. Que-
boratorio (problema della validità esterna degli ste versioni avrebbero rappresentato «una
esperimenti). concezione materialista volgare» che avrebbe
Validità interna ed esterna sono generalmente affermato che il soggetto della storia non sono
inversamente correlate. Per aggirare questo gli uomini stessi che la fanno sulla base delle
problema, gli economisti tendono a seguire un condizioni materiali date, ma invece le stesse
metodo di graduale approssimazione, comin- «forze» o gli stessi «fattori» economici dei
ciando a studiare sistemi molto semplici in si- quali l’azione umana sarebbe ridotta a «epife-
tuazioni altamente controllate, che vengono nomeno» (cfr. G. Batusev, Ecoknomiceskij mate-
progressivamente rese più complesse aggiun- rializm, in F.B. Kostantinov [a cura di], Filoso-
gendo elementi di realisticità rispetto al mon- fskaia Entsiklopedija, 5 voll., Moskva 1962, vol.
do reale (C. Plott, Laboratory Experimental V, pp. 545-546; cfr. I.V. Starikov, Istoriceskij Ma-
Testbeds: Application to the PCS Auction, in «Jour- terializm, in F.B. Kostantinov [a cura di], op. cit.,
nal of Economics and Management Strategy», vol. II, pp. 353-368). Il leninismo è stato il tipi-
5, 1997, pp. 605-638). Si tratta di un procedi- co avversario dell’economicismo in quanto af-
mento di «induzione eliminativa», dove le fermava la possibilità della rivoluzione prole-
possibili dissimilarità fra sistema di laborato- taria anche in un paese dove lo sviluppo delle
rio ed economia reale vengono sistematica- forze produttive non avesse ancora raggiunto
il suo apice grazie alla costruzione di una co-
mente controllate fino a quando non vi è ra-
scienza di classe nel proletariato per opera di
gione di ritenere che esistano differenze rile-
una avanguardia esterna. Nel marxismo italia-
vanti. Il successo di questo metodo è in gran no fu tipicamente avversario dell’economici-
parte fondato sull’ipotesi che le migliori teorie smo Antonio Gramsci che accentuò il ruolo
a disposizione dello scienziato forniscano una della cultura e degli intellettuali come organiz-
lista di fattori causali approssimativamente zatori delle masse (cfr. Quaderni del carcere, 4
completa (nel caso nuove teorie portino a voll., ed. a cura di V. Gerratana, Torino 1975,
identificare nuove possibili discrepanze fra la- vol. II, pp. 1386-1394). Tuttavia né il leninismo
boratorio e mondo reale, queste potranno es- né il gramscismo affrontarono il problema te-
sere controllate a loro volta per via sperimen- orico connesso alle nozioni di formazione eco-
tale). nomico-sociale e di modo di produzione, ov-
F. Guala vero se vi sia modo di ricostruire una causalità
BIBL.: A. ROTH - J. KAGEL (a cura di), The Handbook of pluridirezionale fra fattori tecnologici ed eco-
Experimental Economics, Princeton 1995; M. MOTTER- nomici e fattori culturali, politici, religiosi in
LINI - F. GUALA (a cura di), L’economia cognitiva e spe- una società storicamente data, e non solo una
3208
VOLUMIfilosofia.book Page 3209 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Economie primitive


causalità unidirezionale dalla «base economi- antropologi, in modo «olistico» (ossia «so-
ca» alla «sovrastruttura», e si limitarono inve- stanzialistico»), a fini comparativi e definite, di
ce alla vaga affermazione che tale causalità volta in volta, come non occidentali, senza
unidirezionale non è deterministica per poi scrittura, senza moneta unica di mercato, sen-
postulare una autonomia della politica o della za stato, non capitalistiche, semplici, naturali,
cultura rispetto all’economia, e infine svolgere a economia di sussistenza, del faccia a faccia,
analisi dei fattori politici o dei fattori culturali tribali, di piccole dimensioni, fondate sulla pa-
senza più tentare alcuna teoria sociale com- rentela, tecnologicamente a livello del neoliti-
plessiva. co. L’interesse che riveste lo studio delle loro
Dai teorici sociali non marxisti o post-marxisti, descrizioni sta nell’affinare un metodo di let-
soprattutto a partire dall’opera di Karl Polanyi, tura applicabile universalmente a tutti i siste-
l’accusa di economicismo è stata rivolta allo mi economici e sociali e nel fornire i materiali
stesso Marx per avere tendenzialmente privile- per individuare le invarianti delle società uma-
giato la spiegazione dei fenomeni sociali a ne, indipendenti dai luoghi e dai tempi. Per
partire dai fenomeni del mercato prescinden- quanto riguarda in particolare i sistemi econo-
do da fattori di organizzazione sociale che pre- mici primitivi, vale a dire le attività attraverso
cedono e accompagnano il mercato stesso; le quali, in quelle società, si usano le risorse a
per via di questa sopravvalutazione del ruolo disposizione per produrre, distribuire e consu-
del mercato, Marx avrebbe sottovalutato l’im- mare beni e servizi, è stato messo in evidenza
portanza di dimensioni da lui stesso esplorate come tali attività siano incorporate (embedded)
come l’«accumulazione originaria» nella quale nel sociale, nel senso che chi le svolge non le
i rapporti di forza politici e sociali agivano pri- considera come «economiche» bensì come
ma della dinamica del mercato e la dialettica parte integrante delle relazioni che s’intratten-
delle classi sociali nelle loro manifestazioni gono con gli esseri umani e con la natura, ter-
storicamente determinate che dipendono da rena e ultraterrena. Le tecnologie impiegate
fattori ideologici e associativi che il modello sono molto semplici e con una divisione del
astratto di Marx dichiarava dipendenti dai rap- lavoro fondata sul sesso, sull’età e qualche
porti di mercato. volta anche sul rango. Le unità produttive so-
S. Cremaschi no prevalentemente costituite dalle famiglie
BIBL.: R. JESSOP, Mode of Production, in J. EATWELL - M. nucleari legate in complessi sistemi di paren-
MILGATE - P. NEWMAN (a cura di), The New Palgrave, tela e che svolgono funzioni riproduttive, affet-
London 1991, vol. II, pp. 489-491; E. MINGIONE, So- tive, educative, politiche, religiose, militari,
ciologia della vita economica, Roma 1997. territoriali. Le economie primitive sono de-
➨ FORMAZIONE ECONOMICO-SOCIALE. scritte come fortemente stabili e consuetudi-
narie in quanto vi si impedisce l’accumulazio-
ECONOMIE PRIMITIVE. – La categoria
Economie primitive ne di ricchezza, personale e comunitaria. Il so-
concettuale di «primitivo», termine inteso ori- vrappiù, infatti, è normativamente investito e
ginariamente come «selvaggio» o «barbaro», dissipato allo scopo di rinsaldare legami inter-
contrapposto a «civilizzato», si sviluppa, a par- personali, parentali e intertribali nel corso di
tire dalla seconda metà del XV secolo, man feste, riti, cerimonie (come il potlach) e del-
mano gli europei entravano in contatto col l’esercizio dell’ospitalità. Peraltro, l’accumulo
mondo non occidentale e cominciavano a de- di beni oltre un certo limite espone a diffiden-
scriverlo nei loro resoconti. L’insieme di tali za, sospetti e pericolose ostilità. I modi di pro-
annotazioni poteva già essere trattato come duzione primitivi sono classificati, tipicamen-
«storia morale» (da mores, costumi) nel corso te, in tre grandi famiglie: caccia e raccolta, pa-
del Cinquecento, per divenire poi, nell’Otto- storizia, agricoltura. Mancando una moneta
cento, «etnografia» e, quindi, «antropologia». unica di mercato e la possibilità di tenere regi-
Entrato stabilmente nel linguaggio professio- strazioni, la distribuzione e lo scambio avvengo-
nale, il termine economie primitive si è fatto no sempre sulla base di rapporti personali se-
ingombrante alla fine del Novecento in quanto condo regole di reciprocità. Tra consanguinei e
impreciso, infondato ed eurocentrico, senza affini si adotta una reciprocità generalizzata
che si sia individuato un sostituto. Nell’uso (dono); al di fuori delle alleanze parentali, ove
che se ne continua a fare, per «primitive» s’in- vi sia dimestichezza e fiducia tra le persone, si
tendono le società studiate sul campo dagli possono stabilire circuiti di reciprocità bilan-
3209
VOLUMIfilosofia.book Page 3210 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ecpirosi ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ciata (alla pari); tra nemici vige invece una re- Some Comments, in «Phronesis», 1959, pp. 73-
ciprocità negativa (inganno, rapina, guerra). 79) si connette così con la concezione preso-
Gli scambi si distinguono anche sulla base cratica del tempo ciclico e con quella, conse-
delle categorie degli oggetti che passano di guente, della palingenesi di tutta la realtà.
mano – cibi e strumenti per la sussistenza, be- Anche nel pensiero cristiano la dottrina della
ni cerimoniali, beni non necessari – ognuna fine del mondo è connessa al fuoco come ele-
delle quali alimenta un proprio circuito, senza mento distruttore (2 Pt 3,12; 1 Cor 3,15); ma
possibilità che vi sia commistione tra l’uno e non è possibile dimostrare che essa abbia il
l’altro. Per questo le economie primitive sono suo genuino antecedente nell’ecpirosi stoica,
definite come multicentriche per distinguerle e nemmeno in una dottrina consimile che si
da quelle che fanno perno su di una moneta presume esistesse anche presso gli ebrei (cfr.
unica che ha potere su qualunque bene e ser- Oracula Sybillina, II, 253-255; IV, 172). L’ecpiro-
vizio. Mentre le società primitive sono definite si, nel concetto cristiano, non ha un mero ca-
invece come monocentriche, essendo imper- rattere naturalistico, come nello stoicismo,
niate intorno al sistema della parentela, a dif- ma una funzione etico-escatologica: il fuoco è
ferenza di quelle occidentali che sono caratte- insieme prova e purificazione. Con questo si-
rizzate da pluralismo istituzionale, sociale e gnificato la ritroviamo negli apologisti cristia-
culturale. ni (Taziano, Adversus Graecos, 6; Giustino, Apo-
M. Bianchini logia, I, 20; II, 7) e nella patristica (Origene,
BIBL.: E.S. MILLER - C.A. WEITZ, Introduction to Anthro- Commento alla Genesi, in J.-P. Migne, Patro-
pology (1931), Englewood Cliffs (New Jersey) 1979; logiae cursus completus, Series I: [Patres] Ecclesiae
K. POLANYI, Primitive, Archaic and Modern Economies, Graecae, 161 voll. in 167 tomi, Paris 1857-66,
Garden City (New York) 1968, tr. it. di N. Negro, Eco- vol. XII, col. 105).
nomie primitive, arcaiche e moderne, Torino 1980; M. G. Faggin - A.M. Ioppolo
SAHLINS, Stone Age Economics, London 1972, tr. it. di ➨ FUOCO; PALINGENESI; STOICISMO.
L. Trevisan, L’economia dell’età della pietra, Milano
1980; M. GODELIER, Primitivo, in Enciclopedia Einaudi, ECUMENISMO. – SOMMARIO: I. Chiesa unita
Ecumenismo
16 voll., Torino 1977-84, vol. X, pp. 1130-1145. e divisa. - II. Il movimento ecumenico. - III. Si-
gnificato e prospettive.
ECPIROSI (gr. ejkpuvrosi", «conflagrazione»).
Ecpirosi I. CHIESA UNITA E DIVISA. – Fin dall’inizio la storia
– Secondo gli stoici, il mondo, dopo aver per- cristiana è stata una storia di unità e divisione
corso il suo ciclo, si dissolverà alla fine nell’ec- insieme. Forti tensioni e divergenze sul piano
pirosi, cioè nella conflagrazione generale. teologico ed ecclesiologico esistevano già nel
La conflagrazione non è una distruzione cristianesimo apostolico (identificato appros-
dell’universo, ma una sua nuova rigenerazio- simativamente con quello del I secolo), tanto
ne, perché in essa il mondo si dilata nel vuoto che studiosi autorevoli come Ernst Käsemann
illimitato che lo circonda e tutte le cose si tra- si sono chiesti se il canone neotestamentario
sformano in fuoco, o in luce come sostiene fosse realmente in grado di fondare l’unità del-
Crisippo. Il mondo giunge alla sua perfezione, la chiesa. Nel II secolo sorsero nel cristianesi-
perché ritorna al fuoco da cui si era originato mo correnti critiche e aree di dissenso che, in
alla fine del grande anno, quando tutti i piane- generale, furono sommariamente classificate
ti occupano la medesima posizione che occu- come «eretiche», non sempre a ragione. Il Cre-
pavano al principio. do detto «ecumenico», fissato dai concili di
«Nel corso dei periodi fatali il mondo intero va Nicea (325) e Costantinopoli (381) e perciò co-
in fiamma, e quindi comincia una nuova costi- nosciuto come «niceno-costantinopolitano»,
tuzione cosmica» (in Eusebio, Praeparatio proclama la fede cristiana nella unicità e unità
evangelica, XV, 816 d; cfr, anche: Taziano, della chiesa («Crediamo [...] nella Chiesa una,
Adversus Graecos, 5; Plutarco, De stoicorum re- santa, cattolica e apostolica»), ma già allora il
pugnantiis, 41; De communibus notitiis adversus corpo ecclesiale era stato e continuava a esse-
Stoicos, 36). La teoria dell’ ecpirosi, già presen- re attraversato da seri conflitti dottrinali: si
te nel pensiero iranico e babilonese (cfr. Sene- pensi, per limitarci a due soli esempi, allo
ca, Naturales quaestiones, III, 29) e formulata scontro nel IV secolo tra Donato, intransigente
esplicitamente da Eraclito (cfr. Ippolito, Refu- in tema di prassi penitenziale, e il più conci-
tatio, IX, 10; v. G.S. Kirk, Ecpyrosis in Heraclitus. liante Ceciliano, sostenuto da Roma, e al con-
3210
VOLUMIfilosofia.book Page 3211 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ecumenismo


seguente «scisma donatista» in Africa del tempo stesso unita e divisa che è sorto il mo-
Nord; oppure al più vasto, duro confronto tra vimento ecumenico.
arianesimo e ortodossia trinitaria che si pro- II. IL MOVIMENTO ECUMENICO. – L’esigenza di ma-
trasse per molto tempo. Questi conflitti sfocia- nifestare nel «vissuto» delle chiese quell’unità
rono in vere e proprie divisioni durature nei che esse credono e confessano nelle loro di-
secoli, oppure in scismi che con ogni probabi- chiarazioni di fede è stata avvertita in ogni
lità sarebbero anch’essi stati permanenti, se tempo, ma in maniera più viva a partire dal se-
non fosse intervenuto il potere politico a «ri- condo millennio della storia cristiana. Un ecu-
solverli» reprimendoli con la forza della legge, menismo di largo respiro tra rappresentanti di
e qualche volta persino con quella delle armi. fedi diverse animava, già del XII secolo il Dia-
L’appoggio dell’imperatore Teodosio svolse logo tra un filosofo, un giudeo e un cristiano, scrit-
un ruolo non secondario nella vittoria dell’or- to da Abelardo intorno al 1140. Uno spirito
todossia trinitaria. Nel V secolo, in relazione analogo ispirò nel 1453 il De pace fidei di Niccolò
alle dispute sulla natura divina e umana di Cri- Cusano: in base alla sua comprensione di Dio
sto e al loro rapporto nell’unica persona di Ge- come complexio e coincidentia oppositorum, Cu-
sù di Nazareth, sorse uno scisma tra le cinque sano considera le differenze e divergenze che
chiese ortodosse orientali (o «antiche orienta- si manifestano nell’umanità in tutti i campi,
li», o anche «precalcedonensi», o anche «ne- compreso quello religioso, come provvisorie,
storiane», o «monofisite») e le altre chiese cri- non definitive e non fondamentali. Tutte le re-
stiane, tuttora non superato anche se il dialo- ligioni non sono altro che quaedam loquutiones
go per porvi fine è a buon punto. verbi Dei sive rationis aeternae: in tutte c’è qual-
Nell’XI secolo ha avuto luogo la divisione tra cosa di vero, ma nessuna da sola esprime l’in-
la chiesa d’Oriente e la chiesa d’Occidente, tera verità divina, anche se il cristianesimo le
che tuttora permane, malgrado i tentativi di ri- si avvicina di più. La pace tra le religioni, e tan-
conciliazione dei concili di Lione (1274) e di to più tra le confessioni cristiane, scaturisce
Ferrara-Firenze (1438-39). Nel XVI secolo è sta- dall’unità di fondo dell’esperienza religiosa,
ta la cristianità occidentale a dividersi in pro- anche se espressa in modi molti diversi: una
testantesimo (a sua volta articolato in alcune religio in rituum varietate. Cusano lavorò assi-
confessioni e numerose denominazioni) e cat- duamente (ma invano) per ricondurre gli hus-
tolicesimo romano, mentre in Inghilterra na- siti all’unità della chiesa latina e per la ricon-
sceva la chiesa anglicana, vicina al protestan- ciliazione tra Oriente e Occidente cristiano.
tesimo sul piano teologico, pur conservando Dopo la Riforma del XVI secolo possiamo ri-
l’assetto istituzionale e le forme liturgiche e cordare il luterano Georg Calixt (1586-1656),
devozionali vicine al cattolicesimo. Infine, nel che propose di distinguere tra gli articuli fun-
XIX secolo, all’indomani della proclamazione damentales, cioè gli articoli di fede necessari al-
del dogma del primato e dell’infallibilità del la salvezza che i cristiani di tutte le chiese de-
pontefice romano al concilio Vaticano I (1870), vono condividere, e le peculiarità dottrinali, li-
una parte dell’episcopato cattolico, contraria a turgiche e devozionali delle singole confessio-
quel dogma, s’è separata da Roma dando vita ni, che non riguardano i fondamenti della fede
alla chiesa vecchio-cattolica. Tutte queste di- cristiana e possono essere diverse senza com-
visioni sussistono ancora, anche se nessuna promettere l’unità della fede. Calixt ravvisava
riguarda il nucleo centrale della fede cristiana nel consensus quinquesaecularis (i dogmi dei
costituito dalla fede nel Dio trinitario e nella primi cinque secoli della storia cristiana) la
vera divinità e vera umanità di Gesù Cristo. base teologica necessaria e sufficiente, se con-
Questa fede condivisa da tutte le chiese, non divisa, per fondare l’unità cristiana. La sua
basta a tenerle unite. Tutte le chiese credono proposta fu fieramente avversata dai luterani
che la chiesa è una e sono effettivamente unite ortodossi, che lo accusarono di sincretismo e
nella confessione centrale della fede cristiana, criptocattolicesimo. Altra personalità luterana
riguardo a Dio e a Cristo. Sono però divise per da menzionare è Gottfried W. Leibniz (1646-
ragioni dottrinali (su varie questioni relative 1716) che, ispirandosi all’opera e al pensiero
alla chiesa) e per una serie di fattori non teo- dell’arminiano Ugo Grozio, coltivò per tutta la
logici di varia natura, che condizionano non vita il sogno di una grande chiesa universale
poco la vita delle chiese e i loro rapporti. È per unificata. Dal 1691 fu in corrispondenza con
superare la contraddizione di una chiesa al Jacques Bénigne Bossuet, vescovo di Meaux, e
3211
VOLUMIfilosofia.book Page 3212 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ecumenismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

propose una piattaforma teologica per la futu- La nascita del movimento ecumenico organiz-
ra chiesa unita che si collegava con l’antica zato si fa comunemente risalire alla conferen-
tradizione cristiana, mettendo tra parentesi le za missionaria mondiale di Edimburgo del
definizioni tridentine, considerate troppo con- 1910, dove si prese coscienza del fatto che la
fessionali per essere ricuperabili ai fini di un missione cristiana nel mondo sarebbe stata
progetto ecumenico. Bossuet rifiutò di discu- molto più efficace e credibile se fosse stata
tere una simile ipotesi e la trattativa fu inter- unitaria. L’ecumenismo come decisione cora-
rotta. le fu dunque presa non in seno alle «chiese
Anche in campo cattolico vi furono uomini stabilite», comodamente insediate nella divi-
animati da propositi ecumenici, come, tra gli sione, ma in seno alle società missionarie che
altri, il generale dell’ordine francescano Cri- registravano ogni giorno, nel loro lavoro, il
stoforo Spinola, che redasse un testo intitola- danno che la divisione delle chiese recava al
to Regole di guida alla riunione di tutte le Chiese progresso del cristianesimo nel mondo. Con-
cristiane, destinato a un’assemblea che avreb- seguentemente, la finalità primaria e origina-
be dovuto preparare la riunificazione delle ria dell’ecumenismo era (e resta) di favorire la
chiese. Molti altri nomi potrebbero essere fat- missione che lo ha generato. Il movimento si
ti, ma è soprattutto nell’Ottocento che fioriro- sviluppò nei primi decenni della sua storia
no iniziative ecumeniche collettive che prepa- lungo due linee distinte, che corrispondono a
rarono il terreno al sorgere del movimento due diverse visioni dell’unità della chiesa e del
ecumenico propriamente detto. Qui va men- modo per raggiungerla: la prima linea, pro-
zionata l’Alleanza Evangelica, primo cospicuo mossa dalla corrente «Fede e Costituzione»
esempio di ecumenismo intraprotestante, (Faith & Order), è quella dell’unità nella fede
ottenuta attraverso il dialogo teologico; la se-
creata a Londra nel 1846. Due anni prima,
conda linea, promossa dalla corrente «Vita e
sempre a Londra, era nata l’Associazione Cri-
Azione» (Life & Work), puntava sull’unità cri-
stiana dei Giovani ( YMCA), seguita nel 1895
stiana raggiunta attraverso il lavoro comune,
dal ramo femminile (YWCA). I due movimenti
secondo il motto «la dottrina divide, l’azione
si diffusero rapidamente a livello mondiale,
unisce»: è questa corrente che organizzò la pri-
con un progetto missionario tra i giovani seco- ma grande assemblea ecumenica mondiale, a
larizzati di allora, attuato non più in nome di Stoccolma nel 1925. Queste due tendenze, pur
una chiesa particolare, ma della comune ap- vivendo esistenze parallele, erano (e sono) in
partenenza cristiana. Un altro importante or- realtà complementari. Non stupisce quindi
ganismo, che fornì non pochi leaders al movi- che insieme abbiano dato vita al principale or-
mento ecumenico del Novecento, fu la Federa- ganismo ecumenico oggi esistente: Il Consiglio
zione mondiale degli Studenti cristiani (WSCF), Mondiale delle Chiese, creato ad Amsterdam nel
creata a Vadstena (Svezia) nel 1895. Infine sor- 1948, del quale fanno parte la grande maggio-
sero vari organismi confessionali mondiali nei ranza delle chiese protestanti e ortodosse (og-
quali per la prima volta nella loro storia si in- gi oltre 300; quando fu fondato erano 147; tra
contrarono e cominciarono a conoscersi da vi- le grandi chiese cristiane manca solo la chiesa
cino chiese che, pur appartenendo alla stessa cattolica romana). La base teologica del Con-
confessione o denominazione, erano tra loro siglio, che bisogna sottoscrivere per farne par-
abbastanza diverse per i diversi contesti storici te, è la seguente: «Il Consiglio ecumenico del-
e culturali in cui si erano impiantate e svilup- le chiese è un’associazione fraterna (fellowship)
pate. Questi organismi furono le prime pale- di chiese che confessano il Signore Gesù Cri-
stre in cui le chiese fecero l’esperienza ecume- sto come Dio e Salvatore secondo le Scritture,
nica fondamentale dell’unità nella diversità. e perciò cercano di adempiere insieme la loro
Così, tutte le chiese anglicane cominciarono, a comune vocazione alla gloria dell’unico Dio
partire dal 1867, a incontrarsi con scadenza re- Padre, Figlio e Spirito Santo». Dal 1948 a oggi
golare nelle «Conferenze di Lambeth», quelle il Consiglio ha tenuto nove assemblee mon-
riformate in una «Alleanza» creata nel 1875, diali: l’ultima s’è svolta a Porto Alegre, Brasile,
quelle metodiste in un «Consiglio» nato nel nella primavera del 2006.
1881, quelle battiste in una «Alleanza» del Con il concilio Vaticano II (1962-65) anche la
1905, quelle luterane in una «Federazione» del chiesa cattolica romana, che fino allora aveva
1929, e così via. espresso un giudizio negativo sul movimento
3212
VOLUMIfilosofia.book Page 3213 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ecumenismo


ecumenico vietando ai cattolici di parteciparvi unicum nel panorama religioso dell’umanità.
(enciclica Mortalium animos di Pio XI, del Qual è il suo significato? Se ne possono som-
1928), ha sensibilmente modificato la sua po- mariamente indicare tre.
sizione decidendo di partecipare attivamente [a] Il primo, e forse il principale, è che l’ecume-
al movimento, senza peraltro entrare a far par- nismo è un movimento di pace tra le chiese.
te del Consiglio Mondiale delle chiese. Il do- Con l’inizio del movimento ecumenico s’è vir-
cumento conciliare Unitatis redintegratio tualmente chiusa la lunga stagione della pole-
(1964) è il «manifesto» del nuovo ecumenismo mica, cioè della guerra, nelle varie forme che
cattolico e contiene affermazioni che dischiu- essa ha assunto: guerra vera e propria (crocia-
dono nuovi orizzonti nei rapporti tra la chiesa te interne contro gli «eretici», oltre a quelle
cattolica e le altre chiese, come quella secon- esterne contro gli «infedeli»; scontri armati tra
do la quale le chiese ortodosse e protestanti truppe confessionalmente caratterizzate), op-
«non sono affatto prive di significato e di peso pure guerra legale (leggi discriminatorie e re-
nel mistero della salvezza» (n. 3). Al tempo pressive per soffocare il dissenso e le minoran-
stesso viene ribadita la centralità della chiesa ze religiose), o ancora guerra verbale (discorsi
di Roma, titolare, secondo il Vaticano II, della con i quali il cristiano «diverso» veniva scredi-
«pienezza» dei mezzi di grazia e della verità cri- tato, denigrato, diffamato, così da suscitare
stiana. Comunque, con la «conversione ecu- nell’opinione pubblica sentimenti negativi, di
menica» del cattolicesimo romano, una pagi- ripulsa e avversione nei suoi confronti). Ecu-
na nuova s’è aperta nella sua storia. Un punto menismo vuol dire in primis fine della guerra e
fermo in questa direzione resta un memorabi- inizio della pace, fine dello scontro e inizio
le documento del Gruppo Misto (Ginevra-Ro- dell’incontro, fine del monologo e inizio del
ma) dedicato al tema Verso una professione di dialogo. Questo comporta una bonifica degli
fede comune (1980). Esso insiste su un partico- animi, un cambiamento di mentalità e una ve-
lare a priori di metodo, che possiamo considera- ra conversione dei cuori. L’altro (cristiano)
re essenziale per il cammino intrapreso: «Le non è più il nemico da combattere e possibil-
chiese al cui interno il contenuto della fede si mente eliminare, ma il portatore di un’altra
esprime in una formulazione più ampia non esperienza di fede all’interno del cristianesi-
devono ritenere a priori che le altre chiese, mo, il testimone di un altro modo di intendere
meno esplicite nelle loro tradizioni dottrinali, e vivere l’unica verità cristiana che trascende
tradiscano volontariamente o in base a qual- tutte le chiese e che nessuna chiesa particola-
che calcolo perverso l’integralità dell'eredità re possiede in esclusiva. Ecumenismo vuol di-
cristiana. Devono invece fare affidamento re pluralità riconciliata di tradizioni, confes-
sull'implicito e sul vissuto che esso permette. sioni, istituzioni, liturgie e teologie, accettate
A loro volta, evidentemente, le chiese più so- e riconosciute come altrettante forme legitti-
brie a livello di enunciati dottrinali e di vita sa- me nelle quali vive e si esprime l’unica chiesa
cramentale, devono guardarsi dal pensare a di Cristo, che è una e plurale e la cui unità è
priori che le altre chiese, più ricche di formule un’unità di diversi. Ecumenismo vuol dire co-
di fede e di riti, inquinino la purezza della fede esistenza pacifica nel senso alto del termine,
con aggiunte superflue o parassitarie. Non de- nel senso cioè che le chiese non si accontenta-
vono negare ma lasciare aperta la questione» no più di esistenze isolate e parallele, anche se
(n. 924). Il testo citato ha grande importanza: non più conflittuali, ma decidono di vivere e
prima di tutto perché elaborato da un gruppo operare insieme, condividendo la loro voca-
di elevata ufficiosità, nel quale sì esprime an- zione e intrecciando le loro esistenze. E que-
che la voce teologica cattolica; e poi perché sto non riducendo artificiosamente lo spazio
non si riferisce a punti secondari di diversità del consenso a un minimo denominatore co-
tra le chiese bensì proprio al settore delicato mune, ma al contrario riconoscendo, attraver-
della dottrina della fede e della liturgia. so dialoghi pazienti e prolungati che le grandi
III. SIGNIFICATO E PROSPETTIVE. – Le grandi religio- contrapposizioni dottrinale tradizionali, ad
ni del mondo sono tutte, come quella cristia- esempio tra cattolicesimo e protestantesimo,
na, divise al loro interno, anche profondamen- su temi centrali come Scrittura e tradizione,
te, ma in nessuna di esse esiste qualcosa di fede e opere, Parola e sacramento, grazia divi-
analogo a quello che è il movimento ecumeni- na e iniziativa umana, e così via, non devono
co nel cristianesimo, che quindi è per ora un necessariamente essere viste e vissute nei ter-
3213
VOLUMIfilosofia.book Page 3214 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ecumenismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

mini di una serie di aut-aut esclusivi e inconci- Anche se questa esperienza di unità è di carat-
liabili, ma possono essere spiegate in termini tere religioso e spirituale e non può essere im-
diversi di correlazione e complementarietà, mediatamente tradotta in termini politici, so-
pur salvaguardando il primato della Scrittura ciali ed economici, pure è altamente significa-
sulla tradizione, della grazia divina sull’inizia- tiva e promettente: l’unità del genere umano,
tiva umana, e così via. Il teologo luterano cioè la convivenza pacifica e feconda di cultu-
Oscar Cullmann parlava di una «carisma catto- re, religioni, tradizioni, classi, popoli e nazioni
lico», di un «carisma protestante», di un «cari- diverse, è possibile. La chiesa è uno spaccato
sma ortodosso» che potrebbero e dovrebbero di umanità riconciliata, che proprio per questo
essere individuati e riconosciuti come neces- «osa parlare di se stessa come di un segno del-
sari alla pienezza dell’unità cristiana. Tutto la futura unità del genere umano» (Assemblea
questo, comunque, presuppone l’esistenza tra ecumenica mondiale di Uppsala, 1968). Ma per
le chiese di rapporti di pace, stima, fiducia e poter essere davvero questo «segno», le chie-
apprezzamento reciproco. Le religioni, ed an- se devono superare le loro divisioni. Il movi-
che le chiese, sono state sovente all’origine di mento ecumenico ha dunque un duplice ob-
conflitti di varia natura, oppure hanno contri- biettivo: promuovere l’unità cristiana in vista
buito ad aggravarli. L’ecumenismo è l’antidoto di un progetto più grande e più inclusivo anco-
a questa storia lunga e infausta, e rappresenta, ra, cioè l’unità del genere umano.
per il cristianesimo, l’inizio di un’epoca nuova. [c] Questo discorso introduce, perché in nuce
[b] Un secondo significato di rilievo del movi- già lo contiene, quello che collega ecumeni-
mento ecumenico è il collegamento, istituito smo e «coscienza planetaria» (come la chia-
si può dire fin dall’inizio, tra la ricerca dell’uni- mava Ernesto Balducci): in questo nesso c’è il
tà della chiesa e quella dell’unità dell’umanità. terzo significato rilevante del movimento ecu-
I due ambiti, benché nettamente distinti, non menico. Fin dall’inizio della sua storia la chie-
possono essere separati, sia perché sovente le sa si è concepita e presentata come «cattoli-
divisioni presenti nell’umanità si manifestano ca», cioè universale, sia perché l’Evangelo che
anche nelle chiese, sia perché l’unità della l’ha generata e che essa annuncia è destinato
chiesa non è fine a se stessa, ma intende porsi a «ogni creatura» (Mc 16,15), sia perché nella
al servizio dell’unità della famiglia umana. chiesa l’antica divisione tra ebrei e pagani è
L’orizzonte del movimento ecumenico non è stata superata, dato che Cristo «dei due popoli
soltanto ecclesiale. Uno dei programmi ecu- ne ha fatto uno solo» (Ef 2,14). Nel corso dei
menici recenti di maggiore rilievo è quello in- secoli, a motivo delle divisioni che si sono sus-
titolato «Pace – Giustizia – Salvaguardia del seguite, la coscienza dell’universalità si è mol-
creato»: si tratta di obiettivi che riguardano la to affievolita, pur senza essere mai dimentica-
sopravvivenza e la convivenza pacifica ta. Oggi il movimento ecumenico la sta ricupe-
dell’umanità. La chiesa è, secondo il suo sta- rando e ricollocando al centro dell’esperienza
tuto, una comunità di uomini e donne nella cristiana, ma in una nuova accezione: la vera e
quale cadono le barriere che dividono l’umani- piena universalità cristiana, quella che corri-
tà: nella chiesa «non c’è né giudeo né greco; sponde all’universalità di Dio e dovrebbe ri-
non c’è né schiavo né libero; non c’è né ma- fletterla, è quella che saprà spogliarsi delle
schio né femmina» (Gal 3,28). Oltre alle diffe- sue determinazioni confessionali e religiose,
renze culturali, sociali e sessuali, anche quelle per inverarsi in una universalità più inclusiva,
economiche tendono a essere livellate: la co- quella di una comunità umana finalmente af-
munità cristiana si sforza di praticare l’antico fratellata. Nella Gerusalemme celeste descrit-
principio biblico secondo cui «chi aveva rac- ta dall’Apocalisse «non ci sarà più Tempio»
colto molto non ne ebbe di troppo, e chi aveva (21,22). Questo vuol dire che tutte le identità
raccolto poco, non ne ebbe mancanza» – s’in- religiose e laiche, compresa quella cristiana,
tende rispetto ai propri bisogni – cercando co- che via via si sono succedute nei secoli e intor-
sì di attuare, per quanto possibile, il «principio no alle quali l’umanità s’è organizzata dando
di uguaglianza» (2 Cor 8,13-15). Le differenze luogo anche a innumerevoli conflitti, sono
presenti nell’umanità non vengono annullate, provvisorie e penultime. Non si tratta, ora, di
ma vengono ridimensionate, così da non divi- rinnegarle, ma occorre trascenderle per ritro-
dere più le persone tra loro e non impedire la varle in una identità umana nuova e condivisa
loro comunione e, con essa, l’unità cristiana. a livello planetario. Si tratta di ripartire da una
3214
VOLUMIfilosofia.book Page 3215 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eddington


domanda radicale che coinvolge non solo la ri- ha il diritto di ricevere da loro un segnale chia-
flessione teologica, ma prima ancora quella ro che, fra gli umani, l’unità è possibile.
antropologica e filosofica: «Che cosa è univer- P. Ricca
salmente umano?». E questo corrisponde per- BIBL.: A History of the Ecumenical Movement, I: 1517-
fettamente anche a quello che è il cuore vivo 1948, a cura di R. ROUSE - S.CH. NEILL, 1954, tr. it. di
della fede cristiana: «La Parola è stata fatta car- A. Prandi in tre volumi: Storia del movimento ecume-
ne» (Gv 1,14), cioè umanità, nel senso più am- nico 1 e 2, Bologna 1973; 3, Bologna, 1982); II: 1948-
pio ed inclusivo, cioè planetario, del termine. 1968, a cura di H.C. FEY, 1970, tr. it. di A. Prandi, Bo-
logna 1982; III: 1968-2000, a cura di J. BRIGGS - M.A.
Ma quali sono, oggi, le prospettive del movi-
ODUYOYE - G. TETSIS, World Council of Churches, Ge-
mento ecumenico? I segnali sono contrastan- neva 2004; W.A. VISSER’T HOOFT, Memoirs, London
ti. Da un lato il movimento ecumenico ha co- 1973, Genève 19872; H. FRIES - K. RAHNER, Unione del-
nosciuto un indubbio, vasto successo, diffon- le Chiese possibilità reale, («Quaestiones disputatae»),
dendosi in quasi tutte le chiese e coinvolgen- n. 100, Brescia 1986; Enchiridion Oecumenicum, I-VI,
do innumerevoli cristiani a tutti i livelli: sem- a cura di S.J. VOICU - G. CERETI - J.F. PUGLISI - S. ROSSO
plici credenti, pastori, teologi. D’altro lato i - E. TURCO, Bologna 1986-2005; J. VERCRUYSSE, Intro-
rapporti istituzionali tra le chiese non registra- duzione alla teologia ecumenica («Introduzione alle
no progressi significativi. Si dialoga da decen- discipline teologiche», n. 11), Casale Monferrato
ni a tutto campo, raggiungendo in qualche ca- 1992; Dizionario del movimento ecumenico, tr. it. a cu-
ra di G. CERETI - A. FILIPPI - L. SARTORI, Bologna 1994
so accordi che non è retorico definire «storici»,
(ediz. orig. Genève 1991); The Ecumenical Movement.
come il «consenso differenziato» del 1999 tra An Anthology of Key Texts and Voices, a cura di M.
cattolici e luterani sulla dottrina della giustifi- KINNAMON - B.E. COPE, Genève-Michigan 1997; Il con-
cazione per grazia mediante la fede, oggetto senso cattolico-luterano sulla dottrina della giustifica-
per secoli di aspre controversie, o come la zione, a cura di F. FERRARIO - P. RICCA, Torino 1999; P.
Charta Oecumenica sottoscritta nel 2000 a Stra- NEUNER, Teologia ecumenica («Biblioteca di teologia
sburgo da tutte le maggiori chiese cristiane contemporanea», n. 110), Brescia 2000. Charta
d’Europa – in assoluto il primo documento del Oecumenica, a cura di S. NUMICO - V. IONITA, Torino
genere nella storia cristiana. Ma malgrado 2003.
questi e altri importanti traguardi raggiunti, la
piena comunione tra i cristiani resta lontana. EDDINGTON, ARTHUR STANLEY. – Astrono-
Eddington
In anni recenti si è anzi notato un irrigidimen- mo, fisico ed epistemologo inglese, n. a Ken-
to identitario da parte di chiese e confessioni dal il 28 dic. 1882, m. a Cambridge il 22 nov.
che pure dichiarano irrevocabile la loro ade- 1944.
sione al movimento ecumenico. Le chiese non Studiò fisica a Manchester e matematica a
sono più come prima e non sono più divise co- Cambridge. Assistente capo (1906) dell’osser-
me prima, e in questo senso l’ecumenismo ha vatorio di Greenwich, divenne (1913) Plumian
vinto la sua battaglia; ma non sono ancora Professor di astronomia e filosofia sperimenta-
unite né si vede, al momento attuale, come le a Cambridge. Eddington si occupò di astro-
nomia stellare (importanti i suoi risultati
possano diventarlo, e in questo senso il movi-
nell’analisi della costituzione e della tempera-
mento ecumenico vive una fase di stallo. I cri-
tura dell’interno delle stelle fisse, cfr. Stellar
stiani delle diverse chiese continuano a non
Movement and the Structure of the Universe
poter celebrare insieme la Cena del Signore, (London 1914); The Internal Constitution of the
supremo segno e vincolo della loro unità. Ep- Stars (Cambridge 1926); Stars and Atoms
pure una serie di fattori interni (molti cristiani (Oxford 1927, tr. it. Milano 1933); The Rotation
«di base» sentono di più ciò che li unisce ai of the Galaxy (Oxford 1930); di cosmologia ge-
cristiani di altre chiese, che ciò che da essi li nerale (The Expanding Universe, Cambridge
divide) ed esterni (la secolarizzazione, i nuovi 1933, tr. it. Bologna 1934); di teoria della rela-
paganesimi, l’espansione missionaria di altre tività (Report on the Relativity Theory of Gravita-
religioni mondiali) rendono l’ecumenismo tion, London 1918; Space, Time and Gravitation.
non solo una via obbligata per il cristianesimo An Outline of the General Relativity Theory,
presente e futuro, ma anche, e più ancora, un Cambridge 1920, tr. it. con appendice di T.
debito che le chiese non hanno ancora saldato Regge, Torino 1971; The Theory of Relativity and
nei confronti dell’umanità che, divisa com’è, Its Influence on Scientific Thought, London 1922;
3215
VOLUMIfilosofia.book Page 3216 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Edelman ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

The Mathematical Theory of Relativity, Cambrid- 1998, direttore del dipartimento di Neurobio-
ge 1923) e di meccanica quantistica (Relativity logia allo Scripps Research Institute a La Jolla,
Theory of Protons and Electrons, Cambridge ha lavorato sulla memoria immunitaria e sulle
1936; The Combination of Relatvity Theory and proteine che nel corso dello sviluppo danno
Quantum Theory, Dublin 1943; Fundamental forma al sistema nervoso attraverso una serie
Theory, Cambridge 1946): in occasione di meccanismi epigenetici. Queste sue ricer-
dell’eclissi di sole del 1919, partecipò all’espe- che, legate sia ai processi di sviluppo nervosi,
rimento decisivo per la valutazione della de- sia ai meccanismi attraverso cui gli agenti in-
viazione della luce in un campo gravitazionale. fettivi selezionano e innescano gli anticorpi
Sulla base di questi studi Eddington formulò che sono al centro delle reazioni immunitarie,
una dottrina gnoseologica e filosofica di carat- hanno suggerito a Edelman – premio Nobel
tere idealistico, descritta in The Nature of Phy- nel 1972 insieme a Rodney Porter – il concetto
sical World, Cambridge 1928 (tr. it. Bari 1935); di «darwinismo neuronale». Questa teoria,
Science and the Unseen World, London 1929 (tr. che si oppone a ogni ipotesi di rigido determi-
it. Verona 1948) e The Philosophy of Physical nismo del sistema nervoso, si ispira alle teorie
Science, Cambridge 1939 (tr. it. Bari 1941). La di Darwin.
fisica moderna è per lui scienza della struttura Secondo la teoria darwiniana, una particolare
e non della sostanza (che invece è solo un’in- popolazione di animali o vegetali può essere
cognita postulata al di là delle impalcature selezionata dall’ambiente (il clima, la disponi-
simboliche con cui la mente determina le inva- bilità di cibo, gli agenti infettivi) perché gli in-
rianze del mondo fisico). Eddington sostiene dividui che la compongono sono più o meno
allora un «soggettivismo selettivo», per cui «la resistenti rispetto a quelli che formano altre
mente ha inquadrato i fenomeni della natura popolazioni; avviene così che alcuni individui,
in un sistema di leggi di un modello in gran o popolazioni, sopravvivano e altri soccomba-
parte scelto da lei stessa; e nello scoprire que- no. Anche i neuroni, indica Edelman, possono
sto sistema di leggi si può considerare che la essere considerati come individui che appar-
mente abbia ricuperato dalla natura ciò che tengono a popolazioni diverse le une dalle al-
nella natura aveva messo» (La natura del mon- tre per le loro peculiari caratteristiche: un par-
do fisico, p. 276). Il concetto di attività selettri- ticolare stimolo che fa ingresso nel nostro cer-
ce, contrapposto a quello di astrazione, con- vello (visivo, acustico ecc.) può quindi selezio-
duce a parlare di «creazione», anziché di «sco- nare un gruppo di neuroni più adatti a ricono-
perta» scientifica, e il tessuto del mondo è scerlo, a resistergli o ad accettarlo.
dunque di natura mentale, benché solo isole In base alla teoria del darwinismo neuronale, i
limitate di essa posseggano la coscienza. messaggi che sin dalla nascita agiscono sul
F. Barone nostro sistema nervoso verrebbero decodifica-
BIBL.: L.P. PACKS, Sir A. Eddington: Man of Science
ti da gruppi di neuroni più «adatti», che da
and Mystic, London - New York 1949; N.B. SLATER, quel momento si assocerebbero tra di loro in
The Development and Meaning of Eddington’s «Fun- una rete nervosa in grado di trattenere la me-
damental Theory», Including a Compilation from Ed- moria di quello stimolo-evento e di ricono-
dington’s Unpublished Manuscripts, Cambridge - scerlo in futuro. Un evento si trasformerebbe
New York 1957; J. MERLEAU-PONTY, Philosophie et théo- quindi in memoria in quanto agirebbe su una
rie physique chez Eddington, Paris 1965; C.W. KILMI- particolare popolazione di neuroni che verreb-
STER, Sir A. Eddington, Oxford 1966; S. CHANDRA- bero selezionati da quell’esperienza, cioè
SEKHAR, Eddington: The Most Distinguished Astrophy- dall’ambiente, nell’ambito della quasi infinita
sicist of His Time, Cambridge 1983; V. DE SABBATA - popolazione di neuroni disponibili; ma poiché
T.M. KARADE (a cura di), Proceedings of the Sir A. Ed- ogni memoria è sfaccettata e ha aspetti diver-
dington Centenary Symposium, Singapore 1984; si, ogni suo singolo aspetto verrebbe codifica-
C.W. KILMISTER, Eddington’s Search for a Fundamental to a più livelli da diversi gruppi o popolazioni
Theory, Cambridge 1994; D.S. EVANS, The Eddington di neuroni, in grado di interagire tra di loro per
Enigma: a Personal Memoir, Princeton 1998. ricostruire, in seguito, l’esperienza nel suo in-
sieme. Lo stesso meccanismo consentirebbe
EDELMAN, GERALD MAURICE. – Biologo sta-
Edelman anche di codificare in una stessa popolazione
tunitense n. a New York nel 1929. Professore al di neuroni aspetti simili di realtà diverse; tra-
Rockefeller Institute di New York dal 1966 al mite questo processo di generalizzazione, me-
3216
VOLUMIfilosofia.book Page 3217 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Edgeworth


morie diverse condividerebbero degli elemen- la religione razionale. Si avvicinò poi all’aco-
ti comuni che talora potrebbero sovrapporsi smismo spinoziano.
generando incertezze, confusione, oblio. A. Milanese
L’originalità della teoria di Edelman sta BIBL.: Göttlichkeit der Vernunft, Frankfurt 1741; Moses
nell’indicare come l’ambiente, cioè le espe- mit aufgedeckten Angesicht, von zwei ungleichen
rienze, siano in grado di contribuire alla «co- Brüdern Lichtlieb und Blinding beschaut, Frankfurt
struzione» del cervello e come ogni cervello am Main 1747 (Berleburg 1740); Der neu eröffnete
sia diverso da un altro: siamo geneticamente Edelmann, oder Auswahl aus Edelmanns Schriften,
diversi ed esperienze diverse, o anche la stessa Bern 1847.
esperienza, sono in grado di costruire dei cir- Su Edelmann: K. MONCKEBERG, H.S. Reimarus und
cuiti nervosi diversi da individuo a individuo. J.C. Edelmann, Hamburg 1867; K. GUDEN, J.C. Edel-
Se si guarda in quest’ottica alle diverse funzio- mann, Hannover 1870; E.W. ZEEDEN, s. v., in W. KA-
SPER et al. (a cura di), Lexikon für Theologie und Kir-
ni del cervello e alle diverse attività mentali, si
che, vol. III, Freiburg im Breisgau 1959, col. 656; W.
può giungere a una concezione meno mecca-
GROSSMANN, J.C. Edelmann: from Orthodoxy to En-
nicistica della mente, cioè una concezione in lightenment, The Hague 1976; A. SCHAPER, Ein langer
cui i fattori genetici e quelli legati all’esperien- Abschied vom Christentum: J.C. Edelmann (1698-
za si fondono tra di loro e in cui la mente non 1767), The Hague 1976 (con bibliografia alle pp.
risponde a un «istruzionismo» ma a criteri for- 267-281); W. GORZNY et al. (a cura di), Deutscher Bio-
temente plastici. In sostanza, le teorie di Edel- graphischer Index, München 19982, vol. II, p. 753.
man tentano di elaborare un modello del men-
tale nell’ambito di un sistema concettuale uni- EDGEWORTH, FRANCIS YSIDRO. – Economi-
Edgeworth
tario che spieghi il funzionamento del cervello sta e statistico n. l’8 febbr. 1845 a Edgeworths-
e colmi la lacuna tra scienze naturali e scienze town, Irlanda, m. il 13 febbr. 1926 a Oxford. Dal
umane, rigettando sia il dualismo interazioni- 1888 professore di economia al King’s College
sta di Popper ed Eccles o quello di Penfield, di Londra e dal 1891 a Oxford. Pubblicò tre li-
sia il funzionalismo cognitivista centrato sul bri e circa settecento fra articoli, recensioni e
software anziché sulle caratteristiche strutturali voci di enciclopedia.
del cervello, sia le teorie dell’identità sostenu- In New and Old Methods of Ethics, or “Physical
te da alcuni neuroscienziati, come Jean Pierre Ethics” and “Methods of Ethics” (Oxford 1877)
Changeux e Paul Churchland, e da filosofi co- confrontò le dottrine utilitariste di Alfred Bar-
me Rorty. rat e Henry Sidgwick, applicando per la prima
A. Oliverio volta gli strumenti del calcolo differenziale al
BIBL.: Neural Darwinism: The Theory of Neuronal problema del benessere individuale, e indivi-
Group Selection, New York 1987, tr. it. di S. Ferrares, duò nella «esperienza ereditaria» di Herbert
Darwinismo neurale. La teoria della selezione dei grup- Spencer la fondazione epistemologica comu-
pi neuronali, Torino 1995. ne per le scienze sociali. In The Hedonical Cal-
Su Edelman: v. Darwinismo neurale, in A. FASOLO (a culus (in «Mind», 3, 1879, pp. 394-402) discus-
cura di), Dizionario di biologia, Torino 2003. se il problema del benessere sociale e della
sua massimizzazione. In Mathematical Psychics
EDELMANN, JOHANN CHRISTIAN. – Teologo,
Edelmann (New York 1962 [1881]) matematizzò l’idea di
n. a Weissenfels il 9 lug. 1698, m. a Berlino il 15 contratto, introducendo alcuni strumenti cen-
febbr. 1767. trali per la moderna microeconomia, come le
Nell’autobiografia (pubblicata da W. Klose a curve di indifferenza (combinazioni di panieri
Berlino nel 1849, e riedita in copia anastatica di beni che danno al consumatore la stessa
da F. Frommann, presso Stuttgart - Bad Cann- utilità) e la «scatola di Edgeworth» che serve
statt, nel 1976) Edelmann ci ha descritto le per individuare le soluzioni di equilibrio nello
tappe della sua inquieta evoluzione spirituale scambio tra due contraenti. Edgeworth mostra
che si fissò, dopo aver esperimentato il pieti- che individui guidati dal solo desiderio di
smo, in un definitivo atteggiamento razionali- massimizzare la propria utilità danno luogo a
stico. Interpretò il Verbo giovanneo come ra- un processo di scambio che raggiunge una po-
gione, sì che le rivelazioni della religione posi- sizione di equilibrio quando nessuno ha inte-
tiva venivano ad essere spiegate nel senso del- resse a rivedere gli accordi presi, un’intuizione
3217
VOLUMIfilosofia.book Page 3218 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Edgeworth ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

che è alla base degli sviluppi contemporanei her Circle, London 1909; H.J. BUTLER - H.E. BUTLER (a
dell’analisi di equilibrio economico generale. cura di), The Black Book of Edgeworthstown and other
La produzione successiva è equamente divisa Edgeworth Memories (1585-1817), London 1928;
fra economia e statistica. Dalle pagine dello I.C. CLARKE, Maria Edgeworth: her Family and Friends,
«Economic Journal», la più importante rivista London 1949; G. CALÒ, Pedagogia del risorgimento, Fi-
di economia dell’epoca, di cui fu direttore dal renze 1965; E. KOWALESKI-WALLACE, Their Fathers'
1890 fino al 1926, intervenne su una enorme Daughters: Hannah More, Maria Edgeworth, and Pa-
varietà di temi di economia matematica e teo- triarchal Complicity, New York - Oxford 1991; B. HOL-
LINGWORTH, Maria Edgeworth Irish Writing: Langua-
ria economica, come l’analisi del monopolio,
ge, History, Politics, London 1997.
la teoria della moneta, la tassazione ottimale,
il commercio internazionale, l’economia di
guerra. Il suo contributo alla statistica consi- EDONISMO (dal greco hJdonhv «piacere» - he-
Edonismo
ste nella costruzione di alcuni nuovi strumenti donism; Hedonismus; hédonisme; edonismo). –
analitici, e, più in generale, nell’applicazione Con il termine «edonismo», inteso nel suo si-
della teoria della probabilità alla inferenza sta- gnificato più generico, si è soliti indicare qual-
tistica nelle scienze sociali. Edgeworth ha an- siasi dottrina che ponga il piacere a norma e fi-
ticipato le odierne teorie pluraliste della pro- ne ultimo dell’attività umana, identificando
babilità con una sintesi fra l’interpretazione così il piacere con il bene morale stesso. Una
frequentista di John Venn, che definisce la pro- prima teorizzazione dell’edonismo, nel pen-
babilità come frequenza statistica di un evento siero occidentale, si è avuta a opera di Aristip-
in una lunga serie di eventi simili, e quella epi- po di Cirene (435-360), il fondatore della scuo-
stemica che considera la probabilità una mi- la cirenaica, che ha reso concreto il concetto
sura della credenza razionale. socratico di bene, polarizzandolo verso il godi-
A. Baccini mento sensibile e l’appagamento del deside-
BIBL.: J. CREEDY, Edgeworth and the Development of Neo- rio. Il sapiente, secondo Aristippo, è colui che
classical Economics, London 1986; F.Y. EDGEWORTH, ha scelto il piacere come suprema norma
Papers Relating to Political Economy, 3 voll., Bristol dell’agire e che, proprio per questo, ha anche
1993 (1925); C.R. MCCANN (a cura di), F.Y. Edgeworth: imparato l’arte del godere, ovvero l’arte che
Writings in Probability, Statistics and Economics, consente di conseguire il massimo piacere at-
Cheltenam 1996; S. STIGLER, Statistics on the Table, traverso il dominio del piacere stesso. Il sag-
Cambridge (Massachusetts) 1999; P. NEWMAN (a cu- gio, afferma infatti Aristippo, deve possedere il
ra di), F.Y. Edgeworth’s Mathematical Psychics and piacere e non esserne posseduto: «Posseggo
further Papers on Political Economy, Oxford 2003; A. ma non sono posseduto, perché il dominare i
BACCINI, Bibliography of Edgeworth’s Writings, in P.
piaceri e non lasciarsene trascinare è ottima
NEWMAN (a cura di), F.Y. Edgeworth’s Mathematical
Psychics and further Papers on Political Economy,
cosa, non l’astenersene» (Diogene Laerzio, Vi-
Oxford 2003; A. BACCINI, Edgeworth on the Founda- te dei filosofi, II, 75, cfr. tr. it. di M. Gigante, Bari
tions of Ethics and Probability, n. mon. «Quaderni del 1962). In questo senso l’edonismo filosofico di
Dipartimento di Economia Politica», 427 (2004). Aristippo viene a distinguersi dall’edonismo
volgare o bruto, che coincide con la più com-
EDGEWORTH, MARIA. – Scrittrice di narrati-
Edgeworth pleta incontinenza. All’interno della scuola ci-
va per l’infanzia e di pedagogia, n. a Black renaica la dottrina edonistica ha avuto vari svi-
Bourton (Oxfordshire) l’1 genn. 1767, m. a Ed- luppi e tra questi vanno senz’altro menzionati
geworthtown (Irlanda), il 22 magg. 1849. quelli elaborati da Egesia e da Anniceride, se
Più nota come narratrice (le opere sono raccol- non altro per il loro carattere di opposti. Ege-
te in Tales and Miscellaneous Pieces, London sia era un edonista che però considerava im-
1825, 14 voll.; Tales and Novels, ivi 1823-33, 18 possibile il raggiungimento del piacere, per-
voll.), va ricordata anche per le sue Letters for ché il corpo è afflitto da un’infinità di mali,
Literary Ladies (ivi 1793) e più ancora per i due perché l’anima si turba e soffre insieme al cor-
volumi di Practical Education (ivi 1798), che, po e perché la fortuna ostacola le nostre aspi-
sebbene non originali nel pensiero, servirono razioni. Per queste ragioni Egesia elaborò una
a diffondere i principi pedagogici di Rousseau. visione del mondo tanto fosca e cupa da gua-
O. Visentini dagnarsi l’appellativo di «persuasor di morte».
BIBL.: A.J.C. HARE, The Life and Letters of Maria Ed- La vita, diceva infatti Egesia, è un bene soltan-
geworth, London 1894; C. HILL, Maria Edgeworth and to per gli sciocchi, mentre il sapiente sa che la
3218
VOLUMIfilosofia.book Page 3219 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Edonismo


felicità non esiste e che il morire è preferibile piacere catastematico, che è la pura assenza di
al vivere (Diogene Laerzio, op. cit., II, 75). Al dolore nel corpo (aponia) e di turbamento
contrario di Egesia, Anniceride diede uno svi- nell’animo (atarassia) (cfr. H. Usener, Epicurea,
luppo positivo all’edonismo, temperandolo Lipsiae 1897, fr. 2) e che, come tale, produce
con altri valori quali l’amicizia, la benevolenza, uno stato permanente di serenità interiore e di
l’altruismo, la riverenza dei genitori. Anniceri- piacere stabile dell’animo. Quando dunque di-
de si spinse persino ad affermare che per la be- ciamo «che il piacere è fine», precisa infatti
nevolenza si possono, e a volte si debbono, Epicuro, «non vogliamo dire il piacere degli in-
anche sopportare dei dolori (Diogene Laerzio, temperanti... ma il non soffrire nel corpo, né
op. cit., II, 97). esser turbati nell’anima» (Epicuro, op. cit.,
L’edonismo venne sottoposto a una serrata 131). Il piacere nasce dalla soddisfazione di un
critica da Socrate, Platone e Aristotele, i tre bisogno e, secondo Epicuro, non tutti i bisogni
grandi classici della grecità. Platone negò vanno soddisfatti, o almeno non tutti allo
l’identificazione cirenaica di bene e piacere stesso modo. Il saggio è colui che sa classifica-
sensibile (Gor., 51, 496-97) e contrappose ai re e distinguere i bisogni e i piaceri corrispon-
piaceri che turbano l’anima «i piaceri dell’ap- denti. Esistono in primo luogo i bisogni natu-
prendere accompagnati da sanità e saggezza» rali e necessari, come la fame, la sete, il biso-
(Phil., 37-39). Eudaimonistica, ma antiedoni- gno di ripararsi dal freddo, che vanno sempre
stica è l’etica di Aristotele, che pose come fine soddisfatti, perché la loro soddisfazione toglie
dell’agire umano la felicità. Tutti gli uomini al corpo un dolore, realizzando l’aponia. Ci so-
cercano il piacere e fuggono il dolore, ma il no poi i bisogni naturali, ma non necessari, co-
piacere vero non è quello sensibile, bensì una me, ad esempio, mangiare cibi raffinati, vestire
conseguenza dell’atto virtuoso, esso «perfe- abiti eleganti, i quali, secondo Epicuro, vanno
ziona l’atto [...] come un compimento soprag- soddisfatti con molta moderazione e cautela,
giunto» (Et. Nic., X, 5, 1175; cfr. Aristotele, Le perché essi, oltre una certa misura, conducono
plaisir [Eth. Nic., VII, 11-14; X, 1-5], a cura di A.J. verso un piacere di tipo cinetico, che reca con
Festugière, Paris 1936; nuova ed. 1960 [con in- sé turbamento dell’animo. Infine ci sono i bi-
tr.]). sogni non naturali e non necessari, come quel-
Nonostante tali autorevoli critiche i principi li relativi alla ricchezza, alla fama, al potere,
edonistici di Aristippo ricomparvero, in età el- che non vanno mai soddisfatti, perché impedi-
lenistica, nel pensiero di Epicuro, che spinse a scono il conseguimento dell’atarassia. Di qui il
tal punto l’equazione tra piacere e bene da precetto epicureo del «vivere nascosti». Come
rendere lo stesso termine «epicureismo» un si vede dunque, le regole della morale epicu-
sinonimo di «edonismo». «Il piacere», scrive rea, se applicate alla lettera, conducono, attra-
infatti Epicuro, «è principio e fine del viver fe- verso il calcolo dei piaceri e l’astinenza da tutti
lice» (Epistola a Meneceo, 129). A volte, però, fa- quei piaceri che possono recare con sé dolori
cendo ingiustizia al pensiero di Epicuro, si è e turbamenti più grandi, a una vera e propria
usato nella letteratura l’aggettivo «epicureo» forma di ascetismo. Infine, l’idea di un calcolo
persino come analogo di crapulone, dando meticoloso dei piaceri anticipa forme moder-
consistenza all’idea, del tutto sbagliata, se- ne di edonismo, quali l’utilitarismo bentha-
condo cui l’edonismo di Epicuro si configure- miano, con la sua nota aritmetica morale.
rebbe come una sorta di edonismo volgare e L’avvento del cristianesimo, che esalta l’amo-
crudo, proprio di chi è dedito, senza alcun rite- re come superamento dell’egoismo e rivela i
gno e senza alcuna capacità di autodominio, a lati positivi del dolore, i quali lo rendono per-
tutti i piaceri del corpo. In realtà, invece, l’edo- fino amabile, non in sé, ma come mezzo inso-
nismo di Epicuro è tutt’altra cosa dalla crapu- stituibile di purificazione e di perfezione indi-
loneria. Anzi, esso finisce addirittura per trasfi- viduale e di redenzione per i fratelli, in confor-
gurarsi in una sorta di ascetismo, che predica mità a Cristo, conduce a una critica dell’edoni-
con forza l’astinenza da tutta una serie di pia- smo. Per il cristiano diventa fondamentale vi-
ceri e in particolare da quelli di grado più bas- vere una vita buona, giusta, ricca di significato
so. Secondo Epicuro, infatti, occorre distin- e non necessariamente una vita comoda o pia-
guere tra il piacere momentaneo, che egli cevole. La gioia, nel senso cristiano, può con-
chiama anche piacere cinetico, perché con il vivere con il dolore, perché la gioia proviene
suo movimento turba e sconvolge l’animo, e il dalla percezione di una sovrabbondanza di
3219
VOLUMIfilosofia.book Page 3220 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Edonismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

senso, che è in grado di rendere significativo motivo etico dominante di tutte le filosofie
anche il dolore. Ciò che rende infelice l’uomo, sensistiche, materialistiche e positivistiche,
nella prospettiva cristiana, non è il dolore, ma che pongono nell’utile e nel senso il fonda-
la mancanza di senso che si può sperimentare mento della vita morale; a questo titolo entra-
anche nel piacere. Un’illustrazione efficacissi- no, in qualche modo, nell’orbita dell’edoni-
ma di questa prospettiva ci viene fornita da smo: Montaigne, Hobbes, Gassendi, Helvétius,
san Francesco d’Assisi che, raccontano i bio- Holbach, La Mettrie, Condillac, Diderot,
grafi, dovendo spiegare al compagno frate Le- Feuerbach e, con un taglio utilitaristico, Ben-
one che cosa fosse la perfetta letizia, disse, tham, Stuart Mill, James e Spencer.
esemplificando, che l’essere scambiati per dei La prospettiva di Jeremy Bentham riveste sicu-
ladri dai compagni del convento e l’essere pic- ramente un interesse particolare tra le varie
chiati e cacciati fuori, alla pioggia e al freddo, proposte moderne che rientrano, in vari modi,
sarebbe perfetta letizia, se accettato per amore nell’orbita dell’edonismo, anche perché Ben-
di Dio («se noi tutte queste cose sosterremo tham è stato esplicitamente accostato a Epi-
pazientemente e con allegrezza, pensando le curo da John Stuart Mill. Bentham propone
pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo una forma di edonismo che può essere defini-
sostenere per suo amore; o frate Leone, scrivi to, al tempo stesso, motivazionale e normati-
che questa è perfetta letizia», cfr. Z. Lazzeri [a vo. Motivazionale perché sostiene che solo il
cura di], I fioretti di santo Francesco, Firenze piacere può motivare l’azione, normativo per-
1925, p. 43). Ma poi tutta la pietà popolare cri- ché identifica il piacere con il valore e con il
stiana è caratterizzata da quest’idea fonda- bene e lo assume come norma di condotta. Le
mentale, secondo cui le sofferenze umane rap- prime righe di Introduzione ai principi della mo-
presentano una forma di partecipazione al sa- rale e della legislazione lo confermano in modo
crificio redentivo del Cristo. esemplare. «La Natura», scrive infatti Ben-
Con l’umanesimo, in cui, in opposizione tham, «ha posto l’umanità sotto il dominio di
all’ascetismo medioevale, si rivendicano la na- due sovrani assoluti, il dolore e il piacere. Sol-
tura umana e le sue terrene passioni, rinasce tanto tramite essi risulta possibile indicare
con nuovo spirito l’epicureismo, che ha i suoi che cosa si deve fare, così come è in relazione
principali esponenti in C. Raimondi, secondo a essi che stabiliamo che cosa faremo» (J. Ben-
cui l’uomo non può dirsi felice «sine corporis tham, An Introduction to the Principles of Morals
et rerum externarum commodis» (Lettera ad and Legislation, London 1789, a cura di E. Le-
Ambrogio Tignosi, a cura di G. Santini, in A. Cri- caldano, Introduzione ai principi della morale e
vellucci - E. Pais [a cura di], Studi storici, Torino della legislazione, Torino 1998). Tali premesse,
1899, p. 563) e particolarmente in Valla, che tuttavia, non danno origine a una forma bana-
nel De voluptate ac de vero bono mostra che il le di edonismo, basato esclusivamente sul
piacere è il vero bene, che l’azione umana, an- perseguimento del piacere immediato. Ben-
che quella che sembra più pura e disinteressa- tham, infatti, è mosso dalla preoccupazione
ta, è determinata dal piacere. Secondo il Valla sociale di assicurare la felicità al maggior nu-
noi non amiamo la virtù per se stessa, ma per mero di persone e, a questo fine, ritiene neces-
il piacere che ci procura; Catone non si è tolto sario che, a volte, la ricerca individuale del pia-
la vita per amore della virtù, ma perché non cere immediato vada notevolmente limitata.
tollerava il giogo di Cesare (L. Valla, op. cit., II, Bentham, inoltre, introduce la teoria del calco-
6). La voluptas, di cui parla Valla, non è liberti- lo quantitativo dei piaceri, che costituisce il
naggio, brama mai sazia di godere, abbandono suo contributo più originale all’utilitarismo.
agli istinti, ma quel piacere che non è in con- Tale calcolo verrebbe realizzato tramite la re-
trasto con l’onesto. È, come dice Saitta, la vo- dazione di una tabella di tipo aritmetico, che
luptas idealizzata, che è frutto della prudenza terrebbe conto di elementi che caratterizzano i
del saggio, che antepone il maggior vantaggio vari aspetti del piacere quali la durata, l’inten-
al minore (ibi, II, 40). Un cenno, a tal proposito, sità, la certezza, la prossimità, la capacità di
merita anche Gassendi (De vita, moribus et produrre altri piaceri, l’assenza di conseguen-
doctrina Epicuri, 1674). ze dolorose, consentendo così di fornire una
Nell’epoca moderna l’edonismo, nella sua for- base scientifica alla morale.
ma mediata (piacere connesso con valori su- L’edonismo di Bentham è stato criticato da
periori al piacere sensibile immediato), è il John Stuart Mill, a causa del suo carattere
3220
VOLUMIfilosofia.book Page 3221 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Edonismo


«quantitativo», a cui Stuart Mill contrappone l’aborto o dell’eutanasia, anche nei casi in cui
un edonismo di tipo «qualitativo». Stuart Mill i soggetti non risultano aver espresso alcuna
è infatti preoccupato di rispondere all’obiezio- volontà, perché la previsione di una prevalen-
ne che viene fatta a Bentham di aver elaborato, za del dolore sul piacere fa presupporre l’as-
com’è stato ironicamente osservato, una «filo- senso del soggetto alla sua soppressione. A
sofia per maiali», che concepisce la felicità questa prospettiva si oppongono autori anti-
dell’uomo in analogia con la sensazione che edonistici come, ad esempio, Ronald Dworkin
prova un maiale sazio. Per questo Stuart Mill (cfr. R. Dworkin, Life’s Dominion, London - New
sviluppa un approccio all’edonismo basato York 1993, a cura di S. Maffettone, Il dominio
sulla qualità, piuttosto che sulla quantità del della vita. Aborto, eutanasia e libertà individuale,
piacere, distinguendo tra piaceri di basso gra- Milano 1994), che definisce il piacere un inte-
do e piaceri di carattere elevato, più nobili e resse d’esperienza, a cui egli contrappone in-
spiritualmente più elevati (cfr. J.S. Mill, Utilita- teressi critici ben più importanti, quali ad
rianism, London 1863). esempio «vivere una vita buona», «vivere una
La critica più radicale rivolta in età moderna vita giusta» ecc. Secondo Dworkin, dunque,
nei confronti dell’edonismo è venuta dal filo- una vita ricca di senso, anche se poco comoda
sofo tedesco Immanuel Kant. Nella prospetti- o povera di piaceri, è preferibile a una vita pia-
va morale kantiana, infatti, il dovere va com- cevole ma priva di un significato ideale. Anche
piuto per esso stesso, per rispetto della legge Dworkin ammette un diritto all’aborto e all’eu-
insita nel dovere, e non per i piaceri che ne tanasia, ma per ragioni diverse da quelle di
possono derivare. La legge morale, se vuole Singer. Alla prospettiva edonistica si oppone
costituire un comando veramente universale, anche Hans Jonas (cfr. H. Jonas, Technik, Medi-
uguale per tutti, deve infatti fondarsi sulla ra- zin und Ethik, Frankfurt am Main 1985, a cura
gione, che è l’unica facoltà dell’uomo che sia di P. Becchi, Tecnica, medicina ed etica. Prassi del
veramente pura, «a priori», e non deve essere principio di responsabilità, Torino 1997), che
subordinata al conseguimento di un fine parti- contrappone ad essa una critica di carattere
colare, rilevabile attraverso l’esperienza, qual ontologico: secondo Jonas l’essere è sempre
è il piacere, pena la perdita del suo carattere di preferibile al non essere, perché l’essere è te-
universalità (cfr. I. Kant, Fondazione della meta- leologicamente orientato, ha degli scopi e un
fisica dei costumi; Critica della ragion pratica). significato che il non essere non ha, e questi
Sulle orme di Kant Giovanni Gentile distingue scopi fanno sì che «valga la pena» essere, an-
«un edonismo naturalistico... in cui il piacere che quando il saldo tra piacere e dolore è ne-
è un fatto naturale», che dev’essere negato per gativo.
realizzare la libertà spirituale e un edonismo in E. Centineo - F. Turoldo
cui il piacere è il «positivo dell’atto spirituale» BIBL.: A. WENDT, De philosophia cyrenaica, Gottingae
ed è risolto nella concezione etica dello spirito 1841; D. DE STEIN, De philosophia cyrenaica, Gottin-
(cfr. G. Gentile, Generi e struttura della società, gae 1855; J.B. WATSON, Hedonistic Theories, New York
Firenze 1959, cap. VII, § II). Un’altra interessan- 1895; H. GOMPERZ, Kritik des Hedonismus, Jena 1898;
te critica dell’edonismo (ma anche dell’eudai- H. MAIER, Sokrates, sein Werk und seine geschichtliche
monismo e dell’utilitarismo), la si può trovare Stellung, Tübingen 1913, tr. it. di G. Sanna, Socrate.
nell’etica dell’altruismo di G. Calogero (cfr. G. La sua opera e il suo posto nella storia, Firenze 1943-
Calogero, Etica, giuridica, politica, Torino 1947). 44, 2 voll.; J.-M. GUYAU, La morale d’Epicure et ses rap-
Una ripresa, in anni recentissimi, di una pro- ports avec les doctrines contemporaines, Paris 1927; E.
BIGNONE, L’Aristotele perduto e la formazione filosofica
spettiva edonistica si è avuta nel campo della
di Epicuro, Firenze 1936, 2 voll.; A. TILGHER, Filosofia
bioetica, da parte di autori neoutilitaristici co-
delle morali, Roma 1937, pp. 96-104; A. ROSMINI, Sto-
me, ad esempio, Peter Singer (cfr. P. Singer, ria comparativa e critica dei sistemi intorno al principio
Practical Ethics, Cambridge 1979, tr. it. di G. della morale, Milano 1941; H. HAWTON, Philosophy for
Ferranti, Etica pratica, Napoli 1989), che tendo- Pleasure, London 1949; W.H. SHELDON, The Absolute
no ad attribuire valore alla vita in relazione al Truth of Hedonism, in «Journal of Philosophy», 47
saldo tra piaceri e dolori che prevedibilmente (1950), pp. 285-304; R. MASSOLO, Il problema della fe-
questa vita sarà in grado di conseguire. Se il licità in Epicuro, Palermo 1951; R. AMERIO, L’epicurei-
saldo è negativo la vita non meriterebbe di es- smo, Torino 1953; J. LIEBERG, Aristippo e la Scuola ci-
sere vissuta, se è positivo sì. Vengono risolte renaica, in «Rivista critica di Storia della Filosofia»,
in questo modo questioni quali quelle del- 13 (1958), pp. 2-11; J.J.C. SMART - B. WILLIAMS, Utilita-

3221
VOLUMIfilosofia.book Page 3222 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

rianism: For and Against, Cambridge 1966; W. SUM- promossa, secondo una determinata linea di
NER, Welfare, Happiness and Ethics, Oxford 1996; F. sviluppo, la propria crescita globale ed è con-
FELDMAN, Hedonism, in L.C. BECKER - C.B. BECKER (a temporaneamente aiutato a trarre da se stesso
cura di), Encyclopedia of Ethics, London - New York ciò che in nuce è già presente. L’azione educa-
2001; E. MILLGRAM, Pleasure in Practical Reasoning, in tiva diventa, così, la risultante di atti, fatti,
E. MILLGRAM (a cura di), Varieties of Practical Reaso- eventi in cui il soggetto educando si rende de-
ning, Cambridge 2001, pp. 331-353. stinatario dei percorsi e dei progetti posti in
➨ DOLORE; EUDAIMONIA; EUDEMONISMO; FELICITÀ; essere dal soggetto educatore, ma avverte an-
PIACERE; UTILITARISMO; VIRTÙ. che, almeno in una certa misura, le proprie po-
tenzialità.
EDUCAZIONE (dal lat. educo ed educo - edu-
Educazione L’educazione costituisce, quindi, un cammino
cation; Erziehung; éducation; educatión). – L’edu- delicato, un percorso non privo di ostacoli,
cazione costituisce uno dei due oggetti centra- una tensione indirizzata verso mete non ne-
li – l’altro è rappresentato dalla formazione – cessariamente prestabilite, ma soprattutto è
propri della riflessione all’interno della peda- un processo intenzionale governato da un fine
gogia. Quanto è considerato a proposito del- generale: la promozione dell’umanità che è
l’«educativo» si presenta come il frutto della nell’uomo. Inoltre, il fine dell’educazione è da-
relazione tra due (o più) soggetti, che – pur en- to anche dall’assumere la coscienza critica di se
tro la distinzione dei ruoli di educando ed edu- stessi e la conoscenza problematica del mondo.
catore – si educano. La dimensione dell’edu- Va allora stabilito che non vi sia educazione se
cazione appare, dunque, anzitutto riferita non nella libertà di sé e degli altri. La libertà
all’eteroeducazione dell’uomo. Egli si trova del soggetto prescinde dalle età della vita e
all’interno di un processo complesso che lo contrassegna: a) la possibilità e la capacità di
vede posto di fronte all’altro, contribuendo a scegliere; b) la partecipazione ai valori morali,
dar vita alla molteplicità relazionale dell’uma- civili, politici; c) la vita personale e sociale; d)
no. Pertanto, l’educazione non è una mera tra- l’equilibrio armonico della persona; e) la strut-
smissione di conoscenze, culture o condotte. tura della personalità culturale unitamente al-
Tantomeno riguarda l’ammaestramento, l’al- la costruzione del senso del vero e del giusto,
levamento e la coltivazione, l’indottrinamen- del bene e del bello; f) la libera adesione alle
to, l’etichetta o la plasmazione, l’addestra- fedi religiose. La storia personale del soggetto
mento, l’esercizio o l’apprendistato. Né può è attraversata dalla sua educazione: questa de-
venir confusa con l’istruzione e l’erudizione, ve poter essere vissuta in armonia con l’inte-
l’apprendimento e l’insegnamento. riorità del soggetto, in modo da renderlo re-
SOMMARIO: I. Il concetto di educazione. - II. Sto- sponsabile di se stesso e capace di un congruo
ria dell’educazione. agire sociale. Ciò favorisce la continua proie-
I. IL CONCETTO DI EDUCAZIONE. – Sotto il profilo zione verso la lietezza e la gioiosità, il benes-
strettamente filologico, la radice della parola sere e l’appagamento. Un consimile stato eu-
educazione va ricercata nei due verbi latini demonico è la premessa del dare forma alla
educo ed educo. Con educo, il cui infinito è edu- propria coscienza etica e antropologica, se-
care, si richiamano i significati differenti del condo un fondamentale principio pedagogico
«far crescere», mentre con educo, il cui infinito che pone l’uomo nell’equilibrio armonizzato
è educere, emerge il valore proprio del «trarre tra il suo mondo personale e il mondo a lui
fuori», ma anche del «condurre con sé». Si esterno. Ciò significa che ogni corretta educa-
può, pertanto, sostenere che l’educazione zione tende all’emancipazione del soggetto e
contempli due particolari e differenziati modi alla sua compiuta liberazione da moralismi e
d’essere del rapporto interpersonale, promos- ideologie, pregiudizi e prevenzioni; da qualsi-
si dall’educatore nei confronti dell’educando. asi forma di fondamentalismo o integralismo,
Anzitutto, egli provvede a che ogni condizione razzismo o fanatismo; da ogni pratica di intol-
adeguata sia posta affinché la crescita interio- leranza, discriminazione, intransigenza. Inol-
re ed esteriore del soggetto avvenga nel mi- tre, l’educazione continua a rappresentare –
gliore contesto, oggettivo e soggettivo, possi- proprio oggi, ancora più di ieri – anche una li-
bile. Di poi, si adopera attraverso un’opportu- berazione dall’inciviltà che si manifesta nella
na pratica educativa per inverare ciò che già rozzezza, nella villania, nella volgarità e perfi-
sussiste nell’educando. Così il soggetto sente no nello sgarbo o nella scortesia. La gentilezza
3222
VOLUMIfilosofia.book Page 3223 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


dell’animo e dei modi rappresenta il principa- composto della propria natura, che è irripeti-
le antidoto alla maleducazione che si concreta bile e singolare, dunque capace di renderlo di-
dove prevale l’assenza di decoro, correttezza, verso da ogni altro uomo. Tale statuto storico-
contegno, compitezza e creanza: in una sola antropologico costituisce la premessa intrin-
parola, nell’uomo privo di urbanità. Si dirà, al- seca per la sua fondazione morale e per le sue
lora, che l’educazione non ha come scopo il scelte valoriali. Se è vero, come ha osservato
conseguimento di prestazioni, ma la promo- Hans-Georg Gadamer, che «educazione è edu-
zione di condotte critiche, consapevoli, creati- carsi» (H.-G. Gadamer, Erziehung ist sich er-
ve, indipendenti, autonome, responsabili. Il ziehen, Heidelberg 2000, p. 11), l’educazione di
soggetto educato è colui che in ogni occasione se stessi parte dall’essenza spirituale che l’uo-
possiede la responsabilità libera, piena e ma- mo possiede e nella quale si radicano il suo
tura di se stesso. senso dell’umano e dell’umanità, il suo senti-
L’esperienza della vita si profila come un’espe- mento della vita e della morte, il significato at-
rienza educativa se è affiancata dalla riflessio- tribuito al mistero che dimora in lui al di qua e
ne sull’agire proprio e degli altri, dalla scoper- al di là della sua storia personale e sociale.
ta organica del mondo, dall’incontro comuni- L’educazione contribuisce, così, a fondare on-
cativo con il prossimo. L’educazione implica, tologicamente l’uomo.
quindi, la «culturalizzazione» delle esperienze, La costituzione dell’educare è, nella sua stessa
la conoscenza critica della realtà in ogni sua forma, attiva. Ciò richiede libero consenso uni-
manifestazione, il rapporto ricco di significati to a impegno intenzionale e cooperazione
umani e valoriali dell’intersoggettività. Essa si educante: la comunità d’intenti fra chi educa e
propone come un’opera in cui più soggetti so- chi è educato si istituisce sull’idea di unità del-
no impegnati con compiti diversi, direttamen- la persona umana. Si tratta di un’unità nella
te, consapevolmente e volontariamente fina- differenza; essa è statuita dalla specificità di
lizzati a fare della vita un’esperienza di crescita quell’unicum che l’uomo è nei suoi caratteri di-
formativa. Così come ogni esperienza si con- stintivi, i quali sono poi parte della sostanza
trassegna della sua irriducibile complessità ontologica dell’ente-uomo capace di vivere
culturale, anche l’esperienza educativa dichia- dialogicamente e dialetticamente in relazione
ra le proprie anfibolie: le incertezze, le ambi- con gli altri uomini. Al centro dell’educazione
guità, le ambivalenze interpretative sono il si pone pertanto un uomo stenico, abile nell’at-
tratto distintivo della natura anfibolica del- tingere alle proprie energie intellettuali e mo-
l’educazione. Per sviluppare meglio la cono- rali, fisiche e psichiche. Il suo crescere educan-
scenza dell’educazione si può assumere dosi dipende, dunque, da lui stesso, ma anche
l’evento educativo nella sua realtà di segno, in dalla realtà economica, sociale, politica nella
modo da affrontarne l’interpretazione consi- quale nasce e da cui trae i motivi di uno svilup-
derandolo come un testo. Ogni azione educati- po umano, culturale ed esperienziale che la fa-
va manifesta una natura segnico-testuale e miglia e la società con le tradizioni delle co-
chiama la pedagogia generale a studiarla munità di appartenenza possono favorirgli o
muovendo da un principio di ordine interpre- inibirgli. Tale organicità, nella quale il sogget-
tativo. to si trova immerso, non è immune da proble-
L’educazione evoca anzitutto l’uomo inteso co- mi di orientamento o disorientamento nelle
me soggetto storico e morale, naturale e spiri- scelte, di costruzione o decostruzione della
tuale, politico e sociale. Alla struttura costitu- personalità, di autonomia o conformismo nel-
tiva dell’uomo «educato» non pertengono le le decisioni. Qui il ruolo dell’educatore può
forme dell’individualismo, del soggettivismo, coincidere con quello di una autorità altezzo-
dell’antiumanesimo nichilista. Questo uomo, samente superiore facile preda del più nefan-
che nel tempo e nello spazio viene educandosi do autoritarismo o può proporsi nei termini di
entro il difficoltoso cammino posto tra incul- una equilibrata autorevolezza. Se la libertà e
turazione e acculturazione, tradizione e uto- l’emancipazione del soggetto attraverso il suo
pia, ontogenesi e filogenesi, componenti ge- educarsi non percorrono l’itinerario dell’alie-
neticamente innate e ambientalmente acqui- nazione o della reificazione, una concezione
site, è un soggetto storico, nel senso che si «unitaria» dell’uomo lo vede organicamente
rende figlio della propria storia personale e di connesso con figure educative capaci di garan-
quella sociale. Ma egli è anche un soggetto tirgli idonee opportunità di crescita all’interno
3223
VOLUMIfilosofia.book Page 3224 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

dei gruppi sociali, equità delle occasioni for- bambini nel mondo vivono in condizioni di
mative, sviluppo educativo permanente du- sfruttamento; 8 milioni e mezzo di bambini so-
rante l’intero arco della vita. no ridotti in schiavitù; un milione e duecento-
È così che la famiglia, la scuola, la società, l’ex- mila bambini ogni anno divengono vittime del
trascolastico, i differenti ambienti educativi, traffico di esseri umani; inoltre, 400 mila don-
l’associazionismo, le chiese, le agenzie che go- ne di età inferiore ai 18 anni, provenienti
vernano le comunicazioni di massa sono stati dall’est-europeo, sono costrette alla prostitu-
posti in discussione nei loro ruoli tradizionali. zione nelle città europee all’inizio del XXI se-
Il Novecento è parso essere un secolo in cui colo; mortalità infantile, malnutrizione, malat-
mai così severa e forte è stata rivolta una critica tie endemiche e analfabetismo coinvolgono
pedagogica a tutte le istituzioni educative. Ne è aree geografiche enormi del terzo e quarto
emerso un quadro assai articolato la cui corni- mondo in cui il rapporto tra sottosviluppo e
ce è data dalle forme di nichilismo che impe- infanzia è disumano. Nell’intero Occidente si
discono all’uomo d’essere se stesso nell’au- assiste al prevalere di una «cultura della mor-
tenticità della sua struttura ontologica e an- te» in cui la violenza e la droga divengono pra-
tropologica, etica e sociale. tiche diffuse sempre più comuni. Agli ingenti
La critica alla modernità e alla sua ineludibile e bisogni di educazione espressi dai singoli, i si-
ineliminabile costituzione interna – istituita stemi sociali rispondono con politiche ritenu-
su stili educativi frutto di stili di pensiero e sti- te ampiamente inadeguate dagli stessi organi-
li di vita supportati dalla scienza, dalla tecnica smi internazionali di controllo i quali lamenta-
e dalla tecnologia, a loro volta governate dal no il forte deficit pedagogico che coinvolge il
denaro e dal potere, quindi dalle logiche del modello di vita occidentale.
mercato e del capitale finanziario – ha posto in Il ricorso sistematico a scienze quali la psico-
luce i tratti marcati di un’educazione venata da logia o la sociologia per affrontare le proble-
forme disumanizzanti di nichilismo. E ciò non matiche educative contemporanee non ha ri-
già semplicemente perché nella società con- solto neppure questioni di dettaglio. A ciò si
temporanea si assista a una crisi valoriale, ma affianca un impoverimento qualitativo della ri-
in quanto sul teatro del Novecento è stata flessione pedagogica, causa ed effetto della
messa in scena la distruzione dell’uomo, sua sostanziale emarginazione nel mondo
dell’umano e dell’umanità. Due guerre mon- scientifico. Si trae dunque l’impressione che,
diali, la shoah, il nazionalsocialismo e i fasci- ad esempio, la richiesta di alfabetizzazione nei
smi europei, i GULAG staliniani e sovietici, l’in- saperi mediatici non sia destinata all’autenti-
discriminato uso bellico dell’energia atomica ca promozione educativa dell’uomo, bensì a
e poi il temibile collasso dell’ecosistema terre- una sua migliore manipolazione al fine di ren-
stre, le centinaia di guerre locali, la povertà, le derlo un consumatore passivo e acritico. L’en-
malattie, la fame e la sete in aree vastissime fasi sull’istruzione, la comunicazione, l’ap-
del pianeta e, in ultimo, le tragedie dovute al prendimento a scapito di una educazione ar-
terrorismo (su cui spicca il massacro dei bam- monica dell’uomo potrebbe risultare soltanto
bini nella scuola di Beslan, in Ossezia) sono utile all’integrazione in una «modellistica» so-
alcuni degli esiti più disastrosi della «cultura ciale che controllerebbe comportamenti e
del nulla» preferita alla «cultura dell’uomo». condotte, mistificando e tradendo le biografie
Ciò è stato la causa di effetti devastanti tra cui personali degli uomini per renderli soltanto
l’emarginazione di interi popoli, di gruppi so- cittadini obbedienti, individui eterodiretti,
ciali, di etnie, culture e tradizioni; le migrazio- soggetti passivi, produttori acritici, funzionari
ni forzate di moltitudini di uomini disperati o impiegati dalla mentalità dogmatica e con-
dai paesi poveri verso l’Occidente industrializ- venzionale, opportunista e superficiale.
zato; il ripresentarsi ciclico di diffuse forme di D’altra parte, «l’educazione è una forza sociale e
razzismo, antisemitismo, nazionalismo xeno- non soltanto l’esito del rispecchiamento di
fobo; il prevalere delle logiche della sopraffa- forze sociali» (M. Gennari - A. Kaiser, Prolego-
zione dell’uomo sull’altro uomo, le sempre più meni alla pedagogia generale, Milano 2001, p.
diffuse condotte delinquenziali, il terrorismo 83). Ciò conduce a ritenere possibile un impe-
come prassi politica. gno pedagogico nell’educazione dell’uomo,
I dati relativi all’infanzia costituiscono una orientato da alcune consapevolezze: a) confor-
delle più preoccupanti denunce: 250 milioni di mismo, dipendenza e sottomissione sono ipo-
3224
VOLUMIfilosofia.book Page 3225 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


crisie dannose per l’educazione; b) anticonfor- gettivi, il risolversi del dualismo fra rifiuto e
mismo, eccentricità e ribellione sono illusioni accoglimento, il dimensionarsi equilibrato di
pericolose per l’emancipazione; c) l’educabili- autoeducazione ed eteroeducazione, la corret-
tà rimane una delle potenzialità fondamentali ta sinergia tra formazione ed educazione, infi-
dell’umano; d) non esiste un rapporto educati- ne il responsabile e reciproco connettersi dei
vo «ideale» o universale; e) ogni uomo ha pos- mezzi e dei fini.
sibilità infinite e indefinite di educarsi; f) l’ege- Ci si trova, così, proiettati di fronte all’urgenza
monia di un qualsiasi modello educativo va ri- di precisazione teleologica del processo educa-
fiutata in nome della libertà; g) qualsivoglia tivo, di chiarificazione axiologica circa i suoi si-
ideologia educativa va respinta in nome del- gnificati valoriali, di puntualizzazione deontolo-
l’umanità; h) l’educazione che diviene routine e gica a proposito dell’esercizio di tutte quelle
abitudine porta il soggetto a estraniarsi da sé professioni che fanno dell’educare un’«arte»
e a distrarsi dall’altro. In ultimo: «L’adulto che anche non estranea da un presupposto «voca-
pretende di educare il bambino senza, a sua zionale». Fini, mezzi e modi debbono essere
volta, essere da lui educato non sa educare né messi sempre a servizio del costituirsi di per-
pare degno di questo nome: educatore» (ibi, p. sone e personalità umanamente libere: a) nel-
62). la loro intrinseca unitarietà di soggetti comple-
Come si è fin qui osservato, l’educazione con- ti; b) nella loro strutturale globalità di soggetti
sta di un proprio processo, si riferisce a un rap- dinamicamente sviluppati in ogni potenziali-
porto, tiene in conto i risultati conseguiti, si tà; c) nella loro interiore armonicità di soggetti
congloba entro un micro o macro sistema fina- soddisfatti di se stessi; d) nella loro costitutiva
lizzato allo sviluppo, alla crescita, alla socializ- autonomia mentale e coscienziale di soggetti
zazione, all’inculturazione. Polisegnico e poli- ragionevoli. Questi quattro caratteri possono
senso, il termine educazione richiama ormai rappresentare il fondamento di quella vitalità
una politica degli interventi educativi che è va- con la quale il soggetto si educa alla vita affet-
sta e articolata, in quanto comprende i genito- tiva, alla vita sociale, alla vita intellettuale, alla
ri, gli insegnanti, gli educatori così come i vita etica ed estetica.
gruppi di pari, il cosiddetto tempo libero, le re- Presiede a tutte le problematiche dell’educa-
altà educative sparse sul territorio, le differen- zione la pedagogia, il cui sistema di saperi
ti forme di associazionismo, i movimenti, i me- scientifici ne coordina le teorie e le prassi,
dia tra cui prevalgono la stampa, la televisione, quindi le differenti forme educative. Tra esse
i computer, le reti informatiche. A ciò si ag- vanno segnalate le seguenti:
giunga ogni altra realtà «al plurale» che svolga a) L’educazione critica: la principale caratteristi-
un ruolo qualificante verso la prima e la secon- ca di un uomo dalla mente libera è data dal
da infanzia, la fanciullezza, la preadolescenza, consapevole uso della criticità nell’analisi
l’adolescenza e la giovinezza. Ma l’educazione compiuta su se stesso e sui mondi con cui in-
concerne anche l’adultità e la senescenza. In teragisce. L’educazione della mente può pre-
qualsiasi tempo della vita, l’uomo manifesta servare dallo scadimento nelle «prassi delle
un bisogno di educazione. Questa domanda ri- mentalità» quando l’autonomia di giudizio è
chiede un impegno sociale sempre più diffuso, intesa come il fulcro di ogni attività intellet-
delle interazioni sempre più profonde, delle ri- tuale.
sorse sempre più adeguate affinché per ogni b) L’educazione spirituale: non si ha una corretta
uomo, per ogni popolo, per ogni continente si educazione alla «materialità» della vita senza
diano le possibilità concrete di vivere una vita una profonda educazione alla sua «spirituali-
educante, priva di egemonie imposte, ideologie tà». Con essa il soggetto entra dentro se stes-
prestabilite, modelli acritici di pensiero. so, nell’intimo del suo animo e del suo spirito,
Il nesso tra educazione e visione del mondo per compiere un grande viaggio formativo che
attraversa il soggetto interessando in modo vi- lo condurrà, forse, sulla soglia del proprio mi-
tale la struttura della sua intima essenza di uo- stero di uomo posto fra immanenza e trascen-
mo su cui agiscono l’educazione pubblica e denza.
l’educazione privata, l’enunciazione giuridico- c) L’educazione morale: la virtù dell’onestà dei
politico-sociale dei diritti e dei doveri, la di- pensieri, dei sentimenti e delle azioni è il car-
sgiunzione fra autorità e libertà, l’intreccio tra dine intorno al quale ruota la personalità etica
domande e risposte educative ai bisogni sog- dell’uomo, il cui senso dell’umano e dell’uma-
3225
VOLUMIfilosofia.book Page 3226 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

nità è dato dalla sua soggettiva statura morale duce a condotte di vita consapevoli dell’im-
i cui principi costitutivi non possono che esse- portanza di non favorire l’inquinamento nelle
re tratti dalla coscienza interiore, pur nelle sue sue più diverse forme, anche d’ordine visivo,
mediazioni con gli ambienti di vita. tattile, acustico, olfattivo e gustativo. Il di-
d) L’educazione estetica: l’incontro con la bellez- sprezzo ecologico per la vita vegetale e anima-
za è indispensabile per l’armoniosa crescita le è uno dei modi attraverso cui si dileggia la
culturale del soggetto, che deve poter entrare vita umana.
in un rapporto profondo, autentico e vitale con l) L’educazione corporea: la costruzione di un
l’arte, la letteratura, la poesia, ma anche con la corretto rapporto tra l’io e il corpo che il sog-
musica, il teatro, il cinema, nonché i beni este- getto avverte di possedere diventa occasione
tici disseminati nella città e nel paesaggio. decisiva per accogliere e accettare se stessi in
e) L’educazione sociale: la relazione degli uomini modo armonico, sicché tra psiche e corporeità
tra loro è uno dei più potenti vettori di educa- può essere edificata una positiva e sinergica
zione. Essa richiede rispetto dell’altro, atten- sintonia che favorisca tanto l’equilibrio inte-
zione a leggi e regole, impegno diretto nella riore quanto le relazioni con il mondo circo-
gestione di contesti specifici del vivere comu- stante.
nitario, senso profondo della partecipazione, m) L’educazione scientifico-tecnologica: immerso
rifiuto dell’esercizio autoritario del potere in in una galassia di linguaggi dominati dalla
ogni sua forma e aspetto. La dimensione so- scienza, dalla tecnica e dalle tecnologie, il sog-
cio-relazionale del vivere comune abbisogna getto deve poter provvedere a un’alfabetizza-
di senso civico e socievolezza, cooperazione e zione che consenta la conoscenza, l’uso e il
comunicazione educativa. controllo dell’informazione automatizzata nel-
f) L’educazione affettiva: poiché l’amicizia e le comunicazioni, conseguiti a un elevato livel-
l’amore sono elementi fondativi della vita lo di consapevolezza critica, la quale va unita
umana, le componenti emotivo-affettive che all’acquisizione di un abito di ricerca suffraga-
ad essi presiedono non possono essere mai to anche dall’indagine empirico-sperimentale.
trascurate. Ciò implica il rispetto della libertà n) L’educazione sessuale: la sfera psico-sessuale
personale unitamente al rispetto della libertà del soggetto è una delle principali componenti
dell’altro, poste entrambe nella connessione della sua persona e della sua personalità, che
comunicante delle emozioni, dei sentimenti, nell’amore, nell’affetto e nell’emozione del-
degli affetti che costituiscono l’autentica cifra l’eros, non disaccorpato dal bios, dal logos e dal
umana dell’uomo. pathos, influenza l’equilibrio responsabile del-
g) L’educazione civico-politica: il civismo inteso le condotte amorose e la vita di coppia.
come esercizio delle virtù proprie del «buon A queste fondamentali e prioritarie forme edu-
cittadino» è un fine generale che permea di sé cative se ne possono affiancare altre, le quali
il senso della solidarietà umana, del rispetto svolgono anch’esse un ruolo significativo nel-
delle leggi, dell’attenzione verso l’emargina- la crescita armoniosa dell’uomo in ogni età
zione sociale, della legalità assunta quale nor- della vita, indipendentemente dal credo reli-
ma di vita. La città costituisce il teatro su cui gioso, dalla comunità di appartenenza, dalla
agisce l’impegno politico vissuto nella parteci- cultura di riferimento, dalla lingua, dagli ideali
pazione gestionale della cosa pubblica, indi- politici, dalle condizioni socio-economiche.
rizzata all’accoglienza di «cittadinanze» suffra- Tra esse spiccano: a) l’educazione al lavoro; b)
gate dalla convivenza democratica e pacifica. l’educazione al gioco; c) l’educazione intercul-
h) L’educazione alla religiosità: alle grandi do- turale; d) l’educazione creativo-espressivo-in-
mande sull’uomo, la sua origine, le sue esca- ventiva; e) l’educazione alimentare, alla salute
tologie, e poi il mondo, il sacro, il mistero e il e all’igiene; f) l’educazione fisica e allo sport;
divino possono voler cercare delle risposte g) l’educazione alla pace; h) l’educazione al-
una coscienza e un’intelligenza educate al sen- l’immaginario; i) l’educazione ai beni culturali
timento della religiosità, che non va confuso e ambientali; l) l’educazione stradale ecc. Cia-
con le conoscenze circa la storia delle religioni scuna di queste forme dell’educare ammette
né con le catechesi. una propria estrinsecazione didattica che ri-
i) L’educazione ecologico-ambientale: la cono- chiama le strategie dell’istruire attraverso pro-
scenza della natura, unita al rispetto per l’am- cessi interconnessi di insegnamento e appren-
biente e alla salvaguardia degli ecosistemi, in- dimento. L’educazione deve poter permeare di
3226
VOLUMIfilosofia.book Page 3227 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


sé ogni intervento scolastico ed extrascolasti- riduzione del suo statuto umano e rischia di
co, orientando e finalizzando i mezzi, i metodi, diventare un «individuo» indistinto: senza no-
le strategie, i progetti e i curricoli. Tutto ciò, me e cognome, senza un volto e uno sguardo,
nella distinzione tra educare e istruire, tra pe- senza storia e senza vita.
dagogia e didattica. Un progetto educativo che si fondi sul rifiuto
In ogni società e in qualsiasi epoca storica, di ogni nichilismo farà leva sulle culture dell’u-
l’educazione si è trovata immersa in un com- mano dove scienza e religione, storia e utopia,
plesso sistema di relazioni economiche, cultu- arte e letteratura hanno pari dignità e impor-
rali e politiche da cui è stata contrassegnata. tanza. Ma il «progetto» in educazione riguarda
Nella modernità, e quindi dal Seicento al No- tutti gli ambienti educativi in cui l’uomo è pre-
vecento, essa ha subito delle profonde muta- sente, vive e stabilisce relazioni proficue con
zioni debitrici di fronte a ideali e tradizioni, co- l’altro da sé. Per tale motivo occorre realizzare
noscenze e valori, eventi e condizionamenti. un’integrazione progettuale fra realtà differen-
L’urgenza del controllo sociale sull’educazio- ti: ad esempio tra scuola e famiglia, extrasco-
ne ha imposto meccanismi di coercizione e lastico e scolastico, mass media e società. Ciò
sorveglianza, strumenti di repressione, percor- per evitare dannose schizofrenie a proposito
si prestabiliti di apprendistato, tattiche di pu- dell’enunciazione di finalità, metodologie,
nizione, strategie di condizionamento, alfabe- mezzi educativi, ma anche per rimarcare come
tizzazioni forzate, pratiche correttive il cui sco- l’uomo vada rispettato nella sua irrinunciabile
po generale non è stato quello di liberare l’uo- unicità di essere umano, appartenente all’u-
mo, ma di assoggettarlo alle necessità collet- manità intera, bisognoso della propria uma-
tive di classi, gruppi, ceti dominanti. Le logi- nizzante armonia interiore ed esteriore. Affin-
che del potere si sono sovente impadronite ché una sintonia di intenti trovi riscontro
dell’educazione, imponendo ordine e discipli- nell’impegno delle pratiche, l’educazione è da
na secondo scale valoriali indiscusse e indi- considerare come una fondamentale premes-
scutibili. Alla scuola è stato assegnato il com- sa in ciascuno dei contesti di seguito richia-
pito di produrre selezione sociale e non piut- mati:
tosto quello di educare l’uomo all’idea di vita a) Educazione e scuola: là dove la scuola si con-
e di morte, alla bellezza e alla bontà, all’amore figura come un ambiente il cui «clima» positi-
e all’amicizia, al sacro e al mistero. Ne hanno vo trasmette il senso autentico e operante di
risentito il corpo e la mente dell’uomo, il suo un laboratorio di idee, culture, conoscenze,
modo di pensare e vivere nella libertà, ma an- sono allora poste le condizioni basilari affin-
che la sua concettualizzazione del mondo e del ché l’insegnamento e l’apprendimento si in-
viaggio, dell’essere e dell’avere, dell’origina- terconnettano dando vita a un costume educa-
rietà e della trasformazione. Tutto questo ha tivo (e, soltanto dopo, didattico e istruzionale)
provocato nel suo insieme maggiore equili- ove prevalgono il ragionare, l’esplorare, l’in-
brio sociale, ma ha anche accentuato i disqui- terrogarsi, l’esprimersi, il comunicare, l’acco-
libri interiori, le crisi soggettive, generazionali, gliere, il ricercare. Una tensione all’interpreta-
collettive, inducendo all’incompatibilità con zione del mondo impegna ogni soggetto pre-
lo status generale della società, alla repulsio- sente nella comunità educativa, finalizzando il
ne verso le istituzioni familiari e scolastiche disegno complessivo dell’istituzione scolasti-
quali luoghi di rispecchiamento dei modi di ca non all’interrogare, al valutare e al selezio-
produzione economica e dei congegni di ripro- nare, bensì a un educare inteso come occasione
duzione sociale. Da ciò, il soggetto ha ricavato costante di libera crescita dell’uomo vissuta nel
una latente ma endemica condizione di scom- piacere della conoscenza e dell’istruzione.
penso, vissuta nell’opposizione irrisolta fra b) Educazione e società: ripensare la città non
adattamento e disadattamento. Mai netta- come luogo di mercato o centro di dominio si-
mente distinti fra loro, questi ultimi piuttosto gnifica studiare delle rinnovate forme organiz-
si mescolano contribuendo ad alimentare una zative nel corpo delle società operanti per la li-
crasi sociale, in cui gli stili educativi presentano berazione dell’uomo, ricostruendo le intera-
contemporaneamente tanto le forme omolo- zioni fra i diversi «sottosistemi» sociali (eco-
gate del «massivo», quanto quelle differenzia- nomico, politico, giuridico ecc.) in funzione
te dell’«individualismo» elitario e anomico. In educante. La città che favorisce occasioni di
entrambi i casi, l’uomo soffre un processo di incontro fra uomini, culture e religioni pone
3227
VOLUMIfilosofia.book Page 3228 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

un’ipoteca positiva su tutti i processi di socia- ché delle città hanno esposto l’uomo ai rischi
lizzazione, aprendo canali diffusi a favore del dovuti alla distruzione sistematica degli ecosi-
dialogo, della condivisione, della solidarietà. stemi. Quando l’organizzazione politica della
Ciò pone il soggetto all’interno di una rete società mette in atto misure severe di control-
educativa di relazioni sociali e comunitarie, lo e salvaguardia, il soggetto può vivere libera-
ma pure di conoscenze i cui saperi – tanto co- mente il proprio rapporto umano con l’am-
dificati quanto non codificati – impiantano biente traendo da esso autentici motivi di edu-
l’autentica struttura democratica della società cazione. Questi si esplicano anzitutto nella
civile. fruizione del paesaggio, dei beni culturali e dei
c) Educazione e famiglia: la famiglia costituisce beni ambientali ivi presenti, attraverso l’uso
il principale punto di riferimento del soggetto critico e consapevole (e non piuttosto sconsi-
in qualunque età della vita. In essa egli costru- derato o alienante) del patrimonio naturale e
isce il proprio sentimento del vivere. I sistemi artificiale in esso presente.
relazionali istituiti nel vincolo dei legami fami- f) Educazione e mass media: una pressoché illi-
liari sono frutto di mediazioni, anche difficol- mitata rete di comunicazioni mediatiche som-
tose, alle quali ogni membro apporta il pro- merge il soggetto. In essa egli può trovare sia
prio contributo umano. Se vissute nel rispetto occasioni culturali ed educative sia percorsi
reciproco e nell’accoglimento delle differenze contrassegnati da banalità inutili quanto sofi-
dei ruoli, le dinamiche familiari conferiscono sticate. Districarsi nelle maglie di tale rete,
sostanza qualitativa agli affetti e alle emozioni piuttosto che rifiutarla acriticamente, costitui-
strutturando positivamente le relazioni paren- sce uno dei più complessi itinerari pedagogici.
tali, che diventano un’occasione costante di Tuttavia, i giornali, la radio, la televisione, i
crescita armoniosa a cui per sempre il sogget- networks informatici, la fotografia, il cinema si
to e la sua educazione saranno debitori. istituiscono sempre più su alfabetizzazioni che
d) Educazione ed extrascuola: la continuità e la non possono essere ignorate, ma alle quali oc-
reciprocità fra mondi scolastici ed extrascola- corre venire avvicinati in modo graduale e con
stici sono la premessa per non recare confu- il supporto di educatori, insegnanti, genitori
sione nel percorso educativo del soggetto. responsabilmente attenti a che i soggetti so-
L’exrascolastico favorisce l’interiorizzazione di prattutto in età evolutiva possano trarre sol-
saperi, conoscenze, culture ed esperienze tanto dei vantaggi, in termini di criticità e cre-
umane che vanno al di là dei compiti sociali ed atività ma anche di conoscenza e consapevo-
educativi della scuola. Per questo, la frequen- lezza, dall’uso di tecnologie, strumenti di co-
tazione di ambienti quali musei, teatri, ludote- municazione, apparati di conservazione, pro-
che, biblioteche, archivi, luoghi dell’associa- gettazione, fruizione e trattamento informatiz-
zionismo laico e religioso, centri sportivi, cir- zato delle conoscenze.
coli culturali arricchiti da una opportuna «at- I differenti ambienti educativi presi in conside-
mosfera» educativa, e non banalizzati nella razione riassumono un patrimonio di teorie,
routine di mode e riti effimeri o nelle prassi di pratiche ed esperienze che è parte integrante
educatori incompetenti, restituisce al sogget- della cultura nelle società occidentali. Se in
to uno spazio e un tempo della vita che saran- esse l’educazione non è intesa come un insie-
no preziosi per la sua crescita libera, il suo svi- me di attività rivolte a condizionare il soggetto
luppo globale, la sua capacità di assumere il nella sua libera formazione di uomo, in ciascun
punto di vista dell’altro. La risorsa presente in ambiente in cui sarà posta in atto l’opera edu-
tale policentrismo delle occasioni educative cativa verranno bandite tutte le azioni indiriz-
non può essere abbandonata al caso, ma va at- zate a determinare il soggetto attraverso l’in-
tentamente controllata dalla famiglia, dalla dottrinare, il modellare, il plasmare e ogni al-
scuola, dalla società, dalle istituzioni statali tra forma di dipendenza, subordinazione o in-
e/o locali. fluenza limitativa. Educare significa infatti
e) Educazione e ambiente: una legislazione per- porre un uomo nelle condizioni concrete per
missiva e incerta ha lasciato che l’ambiente vivere la propria esperienza umana nel segno
venisse considerato come un luogo di non au- della libertà interiore ed esteriore, attraverso il
torizzata devastazione. Le prassi diffuse di in- progressivo potenziamento delle sue strutture
quinamento dell’aria, dei mari, dei laghi e dei cognitive, linguistiche e morali, attivando l’au-
fiumi, dei boschi, dei campi e dei monti, non- tocontrollo degli istinti e del carattere senza
3228
VOLUMIfilosofia.book Page 3229 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


dover soffrire di deprivazioni psichiche, impa- ne presenti in Egitto, in particolare tra il 1800
rando ad accettare la propria e l’altrui «diver- e il 525 a. C. Essi affrontano uno specifico per-
sità» e cogliendo nella «differenza» tra gli uo- corso istruzionale ed educativo. Gli dei sono
mini la bellezza della «plasticità» della vita. incommensurabilmente lontani dall’umanità,
Occorre avere consapevolezza che l’educazio- che subisce gli oscuri eventi della natura. Le
ne non sa correggere il destino biologico del arti della calligrafia e dell’ortografia dei gero-
soggetto, il quale può essere tuttavia aiutato glifici richiedono un’educazione fondata sul-
nella sua crescita formativa. Inoltre, è necessa- l’esercizio e l’obbedienza, ma pur sempre ri-
rio non ignorare che l’educazione è impossibi- volta alle esigenze della quotidianità.
litata, da sola, a cambiare il destino socio-po- Con la nascita dell’alfabeto, quale insieme di
litico di qualsiasi società, sebbene il suo peso ventiquattro segni che simbolizzano suoni, lo
sia tale da influenzarne attivamente e positiva- sviluppo degli strumenti di alfabetizzazione
mente le pratiche culturali, politiche, sociali e produce la prima sistematizzazione del pen-
civili. siero, operata dai greci. Dall’VIII secolo a. C. la
Alla forte crisi del modello economico-politi- civiltà greca pone le fondamenta della cultura
co-sociale moderno non si risponde con una occidentale. L’attenzione all’educazione muta,
accentuazione del razionalismo educativo, ma producendosi anche una teoria che la concer-
tentando di reimpostare costantemente ogni ne (con Platone, Isocrate, Aristotele). Pure il
singola relazione educativa fortificandola in rapporto con le divinità cambia, poiché gli dei
senso umano e valoriale, non trascurando la rappresentano le forze della natura, possiedo-
memoria del passato, articolando il progetto no attributi umani, interagiscono con la vita
del futuro affinché il soggetto cresca nell’equi- della comunità sociale. L’economia, basata
librio tra cultura della ragione e cultura del sull’agricoltura o sul commercio marittimo,
sentimento, scienza e immaginario, laicità e differenzia, dal V secolo, lo sviluppo della cul-
religiosità, agire critico e intenzione responsa- tura e dei comportamenti sociali nelle città-
bile. Così l’educazione diventa vita e la vita stato greche: l’educazione nell’agreste Sparta
coincide, almeno in parte, con l’educazione. è diversa da quella presente nell’Atene sempre
M. Gennari più aperta ai traffici e agli scambi sul mare. Co-
II. STORIA DELL’EDUCAZIONE. – L’educazione pren- sì, l’ideale del guerriero che difende la propria
de storicamente avvio nel momento in cui terra richiede un addestramento fisico che oc-
l’uomo entra in una relazione con l’altro tale cupa parte dei processi educativi, tesi a raffor-
da generare formazione in entrambi. Risulta zare la virtù (ajrethv), propria dell’uomo libero
impossibile stabilire da quando questo si è ve- che sa essere anzitutto politico. Vincere in
rificato tra uomini venuti in contatto tra loro. combattimento e sopportare le fatiche costi-
Tuttavia, alcune condizioni sussistenti nella tuiscono mete prioritarie per un’educazione
società arcaica permettono d’individuare la che pone al centro i valori del coraggio, della
presenza dell’educazione nella trasmissione fortezza, dell’obbedienza, della temperanza,
orale delle consuetudini e nell’apprendistato della prudenza. Le medesime assiologie sono
di abilità, tipici dei nuclei familiari o di gruppi presenti anche là ove il commercio richiede
sociali ristretti, nonché poi nella definizione di pure capacità specifiche, quali contare e scri-
miti, riti e tabù vivificanti le tradizioni collettive. vere.
Un originale e primigenio apporto alla storia Mentre la prima forma di educazione rimane
dell’educazione nel mondo occidentale è for- tradizionalmente affidata alla famiglia, prima
nito dalle culture mesopotamiche e da quella alla madre o alla nutrice, poi al padre, ai fratel-
egizia. Stanziati nella terra fra il Tigri e l’Eufra- li maggiori, a chi può insegnare al giovane il
te, tra il 3000 e il 500 a. C., sumeri, assiri e ba- mestiere futuro, in Grecia si differenzia netta-
bilonesi danno origine a una cultura mitopoie- mente l’educazione successiva alla prima in-
tica, comprensiva di visioni cosmogoniche e fanzia. Essa riguarda esclusivamente le fami-
panteistiche affidate alla tradizione orale. glie dei ceti dominanti, nel cui ambito si muo-
L’uso convenzionale, quasi esclusivamente ve, spesso straniero e servo, il pedagogo. Questi
commerciale, di segni cuneiformi e di immagi- si occupa del bambino e della sua educazione,
ni è rimesso agli scribi. Proprio lo scriba insie- accompagnandolo a scuola e aiutandolo a ri-
me al sacerdote, strettamente legati ai ceti do- petere le lezioni. Sorta tra il VI e il V secolo a.
minanti, rappresentano i letterati di professio- C., la scuola (dal greco scolhv, tempo libero da-
3229
VOLUMIfilosofia.book Page 3230 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

gli impegni del lavoro) accoglie solo uomini li- nelle fasi fiorenti del suo sviluppo, una propria
beri e offre un’educazione ginnica, musaica e originalità. Già nella considerazione della
letteraria, atta a formare buoni cittadini. donna-madre è rintracciabile una maggiore at-
Insegnare a difendere la patria è uno degli tenzione rispetto ai greci proprio dal punto di
obiettivi prioritari dell’educazione greca. vista pedagogico, poiché la cura e l’allevamen-
L’educazione ginnica si lega alla musaica in to del bambino sono ritenuti primari momenti
quella «danza guerriera» o pirrica che addita ai educativi, degni di massima attenzione e ri-
più giovani l’arte della guerra. Gli esercizi atle- spetto. L’auctoritas del pater familias e la sua
tici in armi preparano anche alle gare panelle- severa disciplina sono tuttavia incontroverti-
niche che, dall’VIII secolo a. C., si svolgono a bili. Al gioco è riservato uno spazio, così come
Olimpia e successivamente in altre città gre- i bambini sono chiamati a un’educativa parte-
che. I giochi olimpici, nel prevedere, anzitutto, cipazione alle cerimonie religiose e civili. Il
la corsa, il combattimento in armi, la lotta, la mos maiorum – insieme di usanze e abitudini
guida dei carri, il lancio del disco, il tiro con che si tramandano – costituisce infatti un pun-
l’arco, il salto, costituiscono un’occasione for- to di riferimento basilare per il rispetto sia del-
mativa non solo allo spirito agonistico, ma an- la legge, in cui sono statuiti diritti e doveri del
che a quello religioso, essendo essi dedicati a cittadino, sia della patria potestas. A fare rispet-
una divinità e al suo culto. Il vincitore viene ri- tare l’una e l’altra vengono chiamati anche la
tenuto un eroe, alla stregua di chi si distingue nutrice e il pedagogo che, soprattutto dal II se-
in battaglia. E in onore degli dei e degli eroi si colo a. C., sono pedagogicamente presenti ac-
partecipa ai cori tramandati dai padri, attraver- canto ai più giovani. Questi poi, solitamente in
so cui l’educazione musaica coinvolge tutti, spazi all’aperto, incontrano il maestro che si
dal punto di vista sia del canto sia della produ- guadagna da vivere insegnando a leggere, scri-
zione musicale (in particolare, con la lira, la vere, parlare e additando, seppur anche me-
cetra, il flauto). Tramandare quanto la cultura diante punizioni corporali, quali siano i buoni
ha elaborato nel tempo è compito dell’educa- costumi, i valori civili, politici, militari e quindi
zione, che rafforza la sua facoltà penetrativa il rispetto dei genitori e degli dei (pietas), la di-
mediante la ripetitività, anche a livello di let- gnità (gravitas), la lealtà (fides), la fermezza (fir-
tura e scrittura. Le lettere dell’alfabeto hanno mitas) e il coraggio (virtus). Copiare testi, reci-
bisogno di un maestro specifico, il grammati- tare a memoria, imparare le regole grammati-
sta (da gravmma, carattere inciso), al quale si af- cali, leggere gli autori stimolano, attraverso la
fianca il retore, che insegna l’arte di parlare in commistione di nozioni di letteratura, musica,
pubblico. Gli scritti di Omero, seguiti da quelli scienze naturali, matematica e geometria, lo-
di Esiodo e di storici, lirici, filosofi, rappresen- gica, l’educazione dei giovani e la loro forma-
tano un basilare punto di riferimento, soprat- zione, anzitutto politica. Tuttavia, non è suffi-
tutto per l’educazione morale, culturale, reli- ciente per i romani tale preparazione, poiché
giosa e anche politica e storica del giovane. non può mancare l’attenzione all’educazione
Dall’educazione letteraria, musaica, ginnica le del corpo atto a combattere. La scuola delle
donne non sono totalmente escluse; tuttavia, è armi o tirocinium esercita alla guerra, attraver-
loro riconosciuto il prioritario ruolo domestico so l’equitazione e il nuoto, la lotta, la corsa, il
di cura della casa e di educazione sia dei bam- salto, il lancio del disco e del giavellotto, il pu-
bini più piccoli sia delle fanciulle. Pertanto, i gilato. Gli stadi e le palestre, come pure le ter-
luoghi dell’educazione in Grecia sono la fami- me, diventano luoghi di incontro, confronto,
glia, la scuola, il ginnasio e poi i giardini privati, gioco ed esercizio. Non tutti possono però fre-
in cui i filosofi radunano i propri allievi (esem- quentarli, poiché plebei e schiavi devono af-
plari sono peripato e stoà), e la biblioteca. frontare percorsi educativi assai differenti: a
La cultura dei greci influenza profondamente loro spetta l’apprendistato per osservazione e
quella latina, a partire dalla metà del III secolo imitazione, tipico di quei ceti sociali che lavo-
a. C. Fondata Roma nel 753 a. C., il popolo rude rano per altri e vengono educati, fin dall’infan-
e bellicoso dei latini assorbe tradizioni e co- zia, alla pratica di strumenti atti a produrre
stumi dalle popolazioni con cui viene a contat- merce.
to. In particolare, sono gli schiavi greci a con- Il declino di Roma e la nascita del cristianesi-
tribuire in maniera determinante alla costitu- mo segnano una svolta anche nell’ambito
zione della cultura romana che pur conserva, dell’educazione, svolta che diverrà decisiva
3230
VOLUMIfilosofia.book Page 3231 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


particolarmente nel basso Medioevo. Nei pri- sano l’antico impero romano portano con sé
mi secoli dopo Cristo è soprattutto il sincreti- l’educazione ai giochi di guerra, all’equitazio-
smo della cultura greco-romana e di quella ne, alla caccia. Soltanto l’impero carolingio re-
ebraico-cristiana a elaborare il fertile incontro gistrerà una seppur breve rinascita culturale
e la successiva compresenza della filosofia con una ormai desueta attenzione all’istruzio-
greca con la fede cristiana. Le difficoltà di af- ne per tutti, seppur gestita dal clero. Al posto
fermazione in cui versano le concezioni dei testi dei classici, si ricopiano e si illustrano
dell’anima, del corpo e dell’essere spirituale con preziose miniature quelli degli evangelisti
tipiche del cristianesimo, quindi i conflitti reli- e dei padri della chiesa: inesorabilmente le
giosi, contemporaneamente alla carenza di forme letterarie, artistiche ed educative elabo-
poteri politici e/o militari capaci di unificare i rate nel corso di tanti secoli cadono nell’oblio.
popoli, restituiscono un sistema di processi Dopo il Mille e il superamento delle crisi de-
educativi frammentato, gestito da singoli, mografiche e anche produttive, allo sviluppo
spesso in privato, ove la speculazione o lo spi- economico si accompagna quello culturale.
rito d’indagine propri dello studio sono sosti- Ritorna così la forma d’istruzione pluriennale
tuiti da pratiche di istruzione funzionali alle at- legata all’apprendistato nelle botteghe artigia-
tività lavorative. Gli sforzi di dare forma siste- nali. Tra esse aprono progressivamente pure
matica alle dottrine cristiane da parte dei pa- quelle dei maestri di scuola che, attraverso
dri della chiesa non riguardano direttamente contratti notarili, stabiliscono contenuti, mo-
l’organizzazione dell’educazione, anche se il dalità, tempi, compensi economici relativi
loro apporto in ambito pedagogico contribuirà all’insegnamento e all’apprendimento. Con-
a cambiare assiologicamente e teleologica- quistano nuovamente spazio le artes liberales
mente i processi educativi. del trivium e del quadrivium: con le prime tre o
Nel VI secolo, in Occidente, sono i monasteri – artes sermocinales (grammatica, retorica e dia-
sorti già dal IV secolo – gli unici centri di cul- lettica) l’uomo elabora una struttura linguisti-
tura nei quali confluisce il sapere, per essere co-letteraria, con le altre quattro o artes reales
conservato e tramandato attraverso l’interpre- (aritmetica, geometria, astronomia e musica)
tazione della parola di Cristo. Un ideale asce- si persegue la formazione scientifica. Le sette
tico di educazione che s’impernia sul timor di scienze liberali troveranno però il loro ambito
Dio accompagna l’espressione più rilevante espressivo privilegiato e completo soltanto
della formazione dell’uomo: la morale. La con- nell’universitas studiorum. Ivi, dal XIII secolo,
dotta cristiana si basa sulla ricerca della fede, esse costituiscono un percorso obbligato e
ma riconosce al singolo il libero arbitrio. Per propedeutico agli studi specifici del diritto,
questo il giovane deve essere educato, anche della medicina e della teologia. I frequentanti
nell’azione, ai valori insegnati da Gesù Cristo e sono soprattutto chierici e i docenti ecclesia-
abbandonare la tradizione ellenistico-romana stici, ma presto l’università si aprirà a tutti,
quale espressione dell’idolatria pagana. L’uni- donne comprese. Gli studi si rinnovano, anche
co maestro è il Cristo, raffigurato, mentre inse- quelli teologici, in particolare con la nascita di
gna alle folle, dall’iconografia, che si diffonde ordini religiosi (ad esempio, Domenicani e
quale strumento educativo privilegiato per Francescani) che comprendono la necessità di
raggiungere ogni persona, in particolare gli una preparazione culturale al fine della predi-
analfabeti. Le scuole che Roma aveva voluto cazione della parola cristiana. Tali impulsi,
per tutti chiudono, lasciando il posto a quelle uniti a quelli delle «corporazioni di arti e me-
per pochi, di catechesi, nei monasteri; i testi stieri», producono un notevole sviluppo lette-
mitologici o degli autori antichi vanno dimen- rario e artistico a cui contribuiscono le scuole
ticati; le manifestazioni dell’anfiteatro, nello comunali e quelle monastiche, nonché le uni-
stadio, nel circo scompaiono, insieme al valo- versità, nutrendo processi educativi anche at-
re attribuito a ginnastica e musica. Rimane il tenti all’elaborazione di cultura. La nascita
canto e si diffonde la muta praedicatio delle im- delle letterature in volgare declama la perfu-
magini, mentre le lettere dell’alfabeto sono sione dell’educazione letteraria e la lotta con-
appannaggio di pochi grammatici e filologi tro l’analfabetismo.
che si servono ancora, seppur interpretandoli La caduta dell’uso di chiedere ai vescovi la li-
cristianamente, degli autori latini, greci, ebrei, centia docendi suggella il processo di laicizza-
arabi. Le popolazioni barbariche che attraver- zione del sapere, dell’istruzione, della cultura.
3231
VOLUMIfilosofia.book Page 3232 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Tale passaggio è confermato ancor più dalla ri- pedagogica di chi detiene il potere dell’istru-
scoperta del mondo antico i cui prodromi so- zione. I nuovi ordini religiosi dei Somaschi e
no rintracciabili già nello studio del diritto, dei Gesuiti – sorti entrambi nella prima metà
presente alla fondazione dell’università. Le del Cinquecento – redigono programmi edu-
humanae litterae acquistano valore, pur affian- cativi che sottolineano l’importanza dell’ap-
candosi agli studi religiosi: la cultura medioe- prendimento e della cultura, ma non per tutti.
vale cristiana si intreccia con quella classica, All’assistenza e alla beneficenza destinate agli
mentre il potere politico e quello religioso si strati poveri della popolazione non corrispon-
saldano. Tra il Trecento e il Cinquecento proli- de l’intento di renderle culturalmente autono-
ferano le scuole che da private o ecclesiastiche me. Soltanto le utopie di Moro, all’inizio del
diventano anche comunali e si rivolgono a lai- Cinquecento, o di Campanella, un secolo do-
ci attenti al commercio, alle attività artigianali po, disegnano una comunità, ordinata politi-
e mercantili propri della città. Non sono più camente e socialmente secondo il principio di
sufficienti le nozioni grammaticali legate al uguaglianza, in cui all’educazione è riservato
leggere e allo scrivere e neppure i contenuti un ruolo preminente.
teologici delle sacre scritture; nuove cono- Saranno soprattutto i Gesuiti a segnare la sto-
scenze – connesse, in particolare, con l’aritme- ria dell’educazione per almeno due secoli: la
tica e la geometria, la geografia, l’astronomia – loro Ratio atque institutio studiorum, del 1586 –
acquisiscono spazio diversificando nel tempo, redatta a seguito dei decreti del Concilio di
e sempre più nettamente, la cultura umanisti- Trento (1545-64) – stilizza un’impostazione pe-
ca dalla cultura mercantile, il latino dal volga- dagogica che prevede contenuti di ordine
re, la lettura dei classici dall’esperienza prag- umanistico (relativi a grammatica, umanesi-
matica. Il nobile unisce l’amore per le armi e la mo, retorica), scientifico (con logica, matema-
caccia al gusto per le lettere: gli esercizi fisici tica e fisica, metafisica, etica e psicologia) e teo-
per la cura del corpo non tolgono spazio alla logico (filosofia scolastica e teologia), accom-
musica, alla lettura, alla composizione di scrit- pagnati da precisi criteri didattici, metodologi-
ti atti a vivificare l’anima. Pur contrastata, la ci e organizzativi (p. es. la suddivisione in clas-
presenza femminile nella città quattro-cinque- si secondo l’età e il profitto, la compilazione di
centesca non è più limitata alle mura domesti- registri, gli esami mensili e a fine anno). La di-
che, ma si amplia, raggiungendo la monaca- sciplina, attraverso l’autorità che sviluppa
zione o la cortigianeria quali posizioni di conformismo, diventa il perno attorno al quale
emancipazione anzitutto culturale. Intanto, ruota l’educazione morale. I destinatari privi-
l’invenzione dei caratteri a stampa permette legiati sono i ceti dominanti della società – at-
una diffusione della cultura finora ignota, traverso i quali si raggiunge il controllo politi-
mentre la scoperta e la conquista di nuove ter- co della comunità.
re contribuiscono allo sviluppo economico e Anche nel Seicento, la discriminazione sociale
politico che si lega al fervore culturale del- si perpetua, rispecchiata dalle istituzioni pre-
l’umanesimo e del rinascimento. L’incremen- poste all’educazione: queste riservano una
to delle università e la nascita delle accademie preparazione propedeutica all’attività profes-
– già nel XV secolo, a opera di associazioni di sionale dell’età adulta, a seconda del ceto di
«literati» e «dilettanti», a cui seguiranno le no- appartenenza. Il diritto all’educazione conti-
te accademie della Crusca (1583) e dei Lincei nua ad essere determinato dalla nascita. Gli
(1603) – incentivano non solo nuovi insegna- strati popolari nelle campagne ricevono l’edu-
menti, studi e scoperte scientifiche, ma anche cazione che si tramanda di padre in figlio, nel-
l’ampliarsi dell’enciclopedia dei saperi, lo spo- le città hanno la possibilità del lungo e fatico-
stamento in più sedi di docenti e studenti, una so tirocinio nelle botteghe artigianali. Nei pa-
maggiore organizzazione istituzionale, il con- esi della Riforma protestante, però, l’istruzio-
trollo politico esercitato sempre più spesso ne popolare si sviluppa in maniera capillare:
dal potere locale, nonché la diffusione di un tutti devono poter liberamente interpretare le
pensiero pedagogico che, riflettendo sui pro- Scritture, quindi a ognuno è riconosciuto il di-
cessi educativi, elabora specifiche teorie rivol- ritto di apprendimento e acquisizione dei mez-
te ai diversi ceti sociali. Anche i poveri, e in zi idonei per la loro comprensione. La chiesa
particolare gli orfani e i bambini emarginati, i cattolica riserva invece a pochi tale interpreta-
derelitti, i sofferenti richiamano l’attenzione zione: l’istruzione scolastica superiore è per
3232
VOLUMIfilosofia.book Page 3233 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


coloro che sono destinati al sacerdozio, men- rende l’educazione e l’istruzione tramiti privi-
tre ai ceti subalterni e alle masse analfabete legiati dell’uguaglianza tra i cittadini, poiché si
spetta l’indottrinamento catechistico, perse- riconosce che l’uomo di qualsiasi ceto sociale
guito mediante prediche morali e dogmi teo- ha bisogno di esse; le amministrazioni locali,
logali. I nuovi ordini religiosi, dai Barnabiti in parte indipendenti dal governo centrale, so-
agli Scolopi, organizzano così scholae laicales, no chiamate a occuparsene. L’educazione cer-
distinte dalle scholae piae, mentre tra Seicento ca di comprendere elementi di tutte le cono-
e Settecento nascono congregazioni di «suore scenze umane, proponendosi come letteraria
maestre». Tuttavia, sono sempre i vescovi a e intellettuale, fisica e morale, nonché tecnica.
esercitare il controllo culturale e la supervisio- Inoltre, ogni cittadino ha diritto a organizzare
ne di università e istituzioni scolastiche, inse- privatamente istituzioni educative, concorren-
rendovi p. es. come obbligatorio l’insegna- do così al progresso delle lettere, delle arti,
mento della teologia o esautorando dal gover- delle scienze. L’educazione sembra profilarsi
no accademico le rappresentanze di studenti e quale perno fondamentale per una democrati-
docenti. Inoltre, i testi librari e ogni progresso ca palingenesi sociale. Però, davanti al fonda-
scientifico sono inquisiti e vagliati secondo to rischio di perdere la sua plurisecolare ege-
precisi criteri di concordanza con la Bibbia. monia, la chiesa eleva proteste e preoccupa-
La chiesa cattolica sviluppa la propria influen- zioni per l’inevitabile corruzione delle anime
za anche attraverso una rete privata di istitu- infantili, avocando ancora a sé il potere di sor-
zioni scolastiche a pagamento, di università e vegliare e controllare insegnanti e libri. Si
collegi, fino a quando si diffonde gradualmen- giunge così al concordato del 1801, firmato da
te, ormai nel Settecento e in tutta Europa, la Napoleone, in cui la religione cattolica è rico-
convinzione che l’educazione sia compito del- nosciuta religione di stato. Rivoluzionari e
lo stato. Nonostante sia massiccia la presenza conservatori continuano a scontrarsi, mentre
di ecclesiastici tra gli insegnanti, e ancora per speranze e delusioni si alternano a disorienta-
molto tempo lo sarà, la scuola tenta di laiciz- mento e incertezza. Cioò nonostante, alcuni
zarsi. Le riforme si susseguono. È sostenuto il paradigmi acquisiscono un’attenzione che
carattere universale dell’istruzione pubblica, riaffiorerà nel tempo: l’educazione è un «Poli-
ma sono pure sottolineate le differenze tra chi tikum» – come asserisce Maria Teresa d’Au-
si serve delle braccia e chi dei talenti, imme- stria – spettante allo stato, che s’impegna per
diatamente riscontrabili nell’organizzazione di l’istruzione primaria di tutti; la formazione de-
differenti scuole per gli uni e per gli altri. Ven- gli insegnanti delle scuole superiori va solleci-
gono redatti nuovi libri di testo per ogni ordi- tata, pur rimanendo subordinata all’autorità
ne di scuola, con la proposta di innovative me- statale; l’insegnamento è libero e pubblico; i
todologie didattiche. Mentre avanza l’abolizio- giovani vanno educati all’amore per la patria,
ne definitiva delle corporazioni d’arte e me- all’obbedienza alle leggi, al rispetto dei prin-
stieri, nelle scuole pubbliche entrano le prime cìpi della religione, senza bisogno di ricorrere
forme d’istruzione tecnico-professionale, ac- alle punizioni corporali.
canto agli insegnamenti della lingua e della Nel fervore rivoluzionario che investe la vita
letteratura, della storia profana o della geogra- pubblica, tra un diffuso interesse per la politi-
fia. Anche alle fanciulle povere, alla stregua ca raggiunto tramite la stampa popolare, feste
delle nobili, è riservato uno spazio scolastico nazionali, nuove istituzioni scientifiche, ven-
con l’elementare apprendimento delle capaci- gono stilati innovativi progetti educativi, sco-
tà di leggere, scrivere e far di conto. Sarà però lastici e didattici. Questi non riescono però ad
soltanto la rivoluzione francese a sancire para- essere attuati, se non in minima parte: caduto
digmi decisivi nella storia dell’educazione Bonaparte, l’epoca della restaurazione inizia
dell’Occidente. subito la sua azione disgregatrice nei confronti
Mai prima della Rivoluzione Francese di fine delle proposte appena elaborate: l’intento
Settecento erano emersi principi politici capa- conservativo sopravviene quello rivoluziona-
ci di riconoscere agli uomini uguaglianza e li- rio. Vengono reintegrati tanto i deliberati del
bertà, anche sotto il profilo educativo. Lo stato Concilio di Trento quanto l’ordine dei Gesuiti.
è chiamato ora a garantire l’istruzione pubbli- L’educazione, stretta fra il sillabario e il cate-
ca, gratuita, indipendente da ogni credo reli- chismo, torna alle dinamiche dell’indottrina-
gioso, obbligatoria, laica. Tale presupposto mento e del moralismo pedagogico, anche se
3233
VOLUMIfilosofia.book Page 3234 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

forme di istruzione popolare, pur finalizzate al piccoli, sotto la supervisione del maestro –
mantenimento dell’ordine sociale, politico, re- tende a controllare e regolamentare, tradotta
ligioso, si diffondono sempre più capillarmen- in un’organizzazione meccanica e una discipli-
te, raggiungendo talvolta le campagne. Torna- na di tipo militare.
no le scuole regionali a pagamento, controlla- Dalla seconda metà dell’Ottocento l’ordina-
te dai vescovi, mentre le parrocchie gestiscono mento politico dei diversi stati differenzia non
quelle gratuite, rette dalla carità dei privati, poco i relativi assetti educativi. La proclama-
per i ceti sociali più deboli. Gli insegnanti so- zione del Regno d’Italia nel 1861 e il raggiungi-
no ecclesiastici; le punizioni corporali paiono mento della sua definitiva unità nel 1870 se-
un mezzo didattico efficace; licei e scuole per gnano una svolta decisiva, poiché lo stato,
insegnanti sono dimenticati; la censura sui li- avocando l’istruzione a sé, mette in atto un
bri è severa. Ancora il ceto sociale determina il processo di diffusione e unificazione della
percorso educativo e formativo delle prime scuola. Questa si sviluppa, pur lentamente, in
età, dagli orfanotrofi per gli «esposti» o disere- ogni ordine e grado, sia ampliando progressi-
dati alle case di correzione per i «giovani tra- vamente la fascia della popolazione scolastica
viati» o disadattati, dallo sfruttamento nei sia aprendo nuove sedi anche accademiche.
campi a quello nelle botteghe artigianali o del- Associazioni e sindacati dei lavoratori, alla
le prime officine industriali. Tuttavia, anche stregua degli istituti di assistenza e beneficen-
chi riesce a frequentare la scuola non smette za cattolici, promuovono l’educazione scola-
di soffrire, tra rigidi regolamenti e severe prati- stica primaria raggiungendo i ceti più svantag-
che punitive. Alla donna sono riservate le «fac- giati e offrendo loro scuole serali e domenica-
cenduzze di casa»: un ruolo che rimane distin- li. Soltanto gli asili infantili rimangono sotto la
to dal maschile, escluso quasi totalmente dai completa giurisdizione della chiesa, poiché
percorsi educativi istituzionali e a cui si con- questa comincia a perdere con gradualità, ma
trappongono gli sforzi delle «suore di carità», inesorabilmente, il controllo plurisecolare sul-
p. es., dedite all’educazione delle fanciulle. Di- le istituzioni educative sia a causa della sop-
versi ordini religiosi mostrano sensibilità ver- pressione di enti ecclesiastici e corporazioni
so l’educazione, affiancati da filantropi che, religiose sia in nome di una concezione laica
per singola iniziativa privata, si dedicano ora dell’insegnamento. Il cattolicesimo è comun-
ai figli dei contadini ora all’infanzia abbando- que riconosciuto religione di stato e le lezioni
nata. Si tratta, però, di forme assistenziali, ad esso inerenti rimangono obbligatorie in
piuttosto che di formazione culturale capace tutte le scuole, salva la facoltà di richiesta
di stimolare cambiamenti sociali. d’esonero.
Durante l’Ottocento lo sviluppo degli opifici, L’educazione fino ai sei anni d’età non viene
delle industrie manifatturiere, delle fabbriche presa in considerazione dalle leggi statali
meccaniche produce, in breve tempo, esigenze («Casati» del 1859 e «Coppino» del 1877, tra le
che coinvolgono anche le istituzioni educati- decisive): è tacitamente demandata alle fami-
ve. Gli «asili infantili» nascono in Inghilterra a glie, nonché alla chiesa, che però rifiuta e
inizio secolo per custodire i figli degli operai ostacola la diffusione dei «giardini d’infanzia»
mentre lavorano. Si diffondono quindi in Eu- fröbeliani, sorretti dal porre al centro dell’edu-
ropa, ora osteggiati ora incentivati, amman- cazione dei bambini l’attività di gioco. Per chi
tandosi solo raramente di un significato peda- ha compiuto sei anni d’età, prima sono i co-
gogico, comunque non scevro da condiziona- muni chiamati ad aprire scuole idonee con
menti sociali. Intanto, si sviluppano pure le classi differenti per maschi e femmine (1859),
«scuole d’arti e mestiere», tese a fornire poi sono i medesimi bambini convocati all’ob-
un’istruzione professionale agli artigiani «con- bligo di frequenza della scuola elementare del
veniente al loro stato». L’ordine sociale è ga- comune (1877), salvaguardato da provveditori
rantito da entrambe le istituzioni. E pure le na- e ispettori del ministro degli interni. Soltanto
scenti società di mutuo soccorso, sorte per ini- all’inizio del Novecento (1904) l’obbligo sale
ziativa degli operai, volendo promuovere istru- dai nove anni ai dodici. Quanto ai contenuti
zione, moralità e benessere, sono chiamate a educativi essi paiono distanti dalle esperienze
cooperare al bene pubblico. La nuova metodo- di vita dei bambini, spesso già costretti a lavo-
logia didattica del «mutuo insegnamento» – rare: la grammatica e gli esercizi di calligrafia,
con gli scolari più grandi che insegnano ai più accompagnati da metodi repressivi, non in-
3234
VOLUMIfilosofia.book Page 3235 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


centivano la frequenza scolastica in ambienti ne da secoli che avevano socialmente estro-
sovraffollati e malsani. L’educazione fisica messo e sfruttato queste fasce di popolazione
conquista uno spazio ormai perso da tempo, più deboli. Iniziative di assistenza e beneficen-
mentre vengono introdotte le «prime nozioni za si dispiegano in loro favore, raggiungendo
di doveri dell’uomo e del cittadino». Tutti zone depresse, orfani, poveri; organizzazioni
sembrano avere diritto all’educazione, ma im- infantili e giovanili – ispirandosi agli scouts in-
mediatamente dopo la frequenza della scuola glesi – sviluppano pratiche educative extra-
elementare ancora una volta il ceto sociale in- scolastiche, volte alla vita nella natura, alla
cide sui percorsi educativi e lavorativi. Scuole fratellanza, alla padronanza di sé. Con lo scop-
e istituti statali, solo talvolta triennali, sorgo- pio della prima guerra mondiale i processi in
no per preparare al lavoro produttivo: l’istru- corso subiscono però un drastico rallenta-
zione tecnica si profila come subalterna a mento.
quella superiore, priva di una matrice culturale Gli anni postbellici registrano la diffusione di
e volta all’apprendistato, pur nei diversi ambiti innovativi principi pedagogici in molti paesi:
professionali, dall’industriale all’artistico, dall’interrelazione fra cultura generale e pre-
dall’artigianale all’agricolo. I ceti dominanti parazione professionale all’insegnamento reli-
afferiscono invece al quinquennale ginnasio, gioso non confessionale, dall’attenzione
seguito dai tre anni di liceo, dove l’educazione all’esperienza dell’alunno al lavoro didattico
classica – letteraria e filosofica anzitutto, arric- individuale o di gruppo. In Italia è il fascismo
chite da discipline scientifiche – prepara a dettare, attraverso proprie leggi – su tutte la
all’università. Alle tradizionali facoltà di Giuri- riforma Gentile del 1923 –, e imporre – tramite
sprudenza, Medicina, Lettere e Scienze non si il regime dittatoriale – idee, programmi, meto-
affianca più quella teologica, soppressa (1873) di educativi. Secondo dichiarati intenti politi-
per carenza di studenti. ci, che prevedono anche una riduzione degli
All’inizio del Novecento, mentre si rende viva- atenei, la popolazione scolastica diminuisce
ce la ricerca di un possibile equilibrio politico rapidamente; alla discriminazione legata al
tra borghesia, chiesa e sindacati dei lavoratori, sesso – p. es. alle donne non è permesso inse-
nascono le associazioni per insegnanti, si raf- gnare nei licei – si affianca quella di classe:
forzano le lotte contro l’analfabetismo e si dif- l’educazione connessa con l’istruzione e la cul-
fonde l’istruzione elementare – regolamentata tura non è prevista per tutti, mentre la selezio-
dai nuovi programmi del 1905 –, si organizza il ne premia anzitutto i ceti benestanti. L’inse-
coinvolgimento del volontariato nelle sedi gnamento della religione cattolica torna – do-
educative, s’introducono nella scuola nuove po il Concordato del 1929 – obbligatoria in tut-
visioni pedagogiche. L’educando riceve mag- te le scuole: non è più a scelta, essendo rico-
giore rispetto e attenzione, anche se il proces- nosciuta come «la sola religione dello stato
so d’inculturazione rimane affidato a metodi italiano». La scuola è chiamata a ispirarsi alle
autoritari e volti al conformismo. I bambini «idealità del fascismo»; per questo essa
anormali o minorati sono studiati da una pe- dev’essere bonificata: il controllo dell’editoria
dagogia che vuole recuperarli, ponendo so- scolastica e della letteratura per l’infanzia si
prattutto attenzione alle loro specifiche esi- accompagna al perseguimento della tradizio-
genze, così come l’età infantile viene investita nale cultura umanistico-letteraria, insieme
da un interesse che ne evidenzia e differenzia all’esaltazione dell’amore per la patria, alla
le peculiarità. Anche alla donna – che continua preparazione ginnica a matrice militarista,
a costituire la minoranza rispetto alla popola- all’istituzione di organizzazioni giovanili atte a
zione alfabetizzata – sono riconosciute carat- formare la «coscienza fascista». Il percorso
teristiche peculiari, che però portano soltanto delle scuole tecnico-professionali, frequentate
a riservarle professioni socialmente seconda- dopo le elementari e alle quali è precluso l’ac-
rie, quali la maestra d’asilo, l’insegnante nella cesso all’università, non è ritenuto né cultura-
scuola elementare femminile, la sarta, la cuo- le né educativo, tanto da non dipendere dal
ca, la stiratrice, l’infermiera, fino alla segreta- ministero dell’istruzione; questo fino a quan-
ria, la dattilografa, la telefonista. Tuttavia, i do (nel 1929) il nuovo ministero dell’educazio-
processi educativi del bambino e della donna, ne nazionale ne unifica i diversi tipi – «classi
ormai istituzionalmente legittimati, comincia- integrative», scuola «complementare», istituti
no a segnalare le prime forme di emancipazio- industriali, agrari, di scienze economiche e
3235
VOLUMIfilosofia.book Page 3236 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

commerciali, professionali femminili – in alle discipline scientifiche e inserendo l’«edu-


un’unica scuola di avviamento al lavoro. La cazione artistica», l’«educazione musicale»,
«Carta della scuola», trasformata in legge nel l’«educazione tecnica» accanto all’«educazio-
1940, giunge a una «scuola media unica» che ne fisica» al fine del conseguimento di una for-
fa proseguire gli studi fino ai 14 anni soltanto mazione maggiormente armonica e completa.
per chi ha scelto alcune scuole (p. es. liceo Intanto, ancora negli anni sessanta si dibatte
classico o istituto magistrale), senza però illu- intorno alla scuola materna, che viene istitu-
dere la «gioventù di spostare la propria condi- zionalmente statalizzata e regolamentata con
zione sociale» e con l’esclusione degli ebrei la legge del 1968, mentre a quella privata è ri-
dal diritto all’educazione istituzionale. Ma or- conosciuto comunque un finanziamento. Il
mai la seconda guerra mondiale ha avuto ini- bambino è seguito fin dai primi mesi di vita.
zio, con non pochi episodi di resistenza al na- L’attività ludica diventa il perno intorno a cui
zifascismo da parte di studenti e scuole. fare ruotare il percorso educativo e formativo
La massiccia ricostruzione post-bellica riguar- dell’infanzia.
da anche gli edifici preposti all’educazione, ma Convegni, dibattiti, commissioni di studio e
l’impostazione pedagogica dei percorsi educa- disegni di legge si susseguono circa tutti gli
tivi non viene rinnovata in maniera altrettanto ordini di scuola, mentre esplode, improvvisa e
decisa. Mentre il mondo si divide tra Stati Uni- imprevista, una diffusa contestazione studen-
ti d’America e Unione Sovietica, in Italia rie- tesca. È il 1968: si lotta per una democrazia
merge il tradizionale conflitto tra cattolici e scolastica e si protesta contro i percorsi edu-
laici sulla libertà d’insegnamento, la scuola cativi gestiti dallo stato che riproducono le dif-
privata, l’istruzione obbligatoria. Riconosciuto ferenze di classe proponendo, da una parte,
costituzionalmente, nel 1948, il dovere dello una cultura umanistica desueta e, dall’altra,
stato di organizzare scuole atte a formare cul- una cultura industrialistica strumentale al po-
turalmente e politicamente soggetti responsa- tere economico e politico. I risultati non sono
bili e autonomi, e sottolineato il diritto all’e- però immediati. Più efficace sembra la succes-
ducazione da parte di tutti i cittadini, sono ri- siva contestazione operaia del 1969 che ottie-
confermate le scuole di ogni ordine e grado già ne agevolazioni, legate alle «150 ore», affinché
presenti, così come si perpetuano discipline, tutti i lavoratori dipendenti possano frequen-
programmi, metodi, solo in parte defascistiz- tare, fuori del luogo di lavoro, corsi atti a mi-
zati. Intanto, riprendono le loro attività educa- gliorare la loro preparazione culturale o/e pro-
tive e animative le organizzazioni degli «esplo- fessionale. È la prima volta che si riconosce
ratori» laici e cattolici, mentre si sviluppano le questo diritto al lavoratore, precedentemente
«repubbliche dei ragazzi» – rette dall’autogo- obbligato a seguire l’istruzione tecnica impar-
verno dei giovani partecipanti, intenti a inter- tita dall’imprenditore durante il lavoro nel-
pretare la vita sociale e proporne cambiamenti l’azienda e utile a qualificarlo solo professio-
non secondari – e altre iniziative di «pedago- nalmente, ora libero di frequentare il percorso
gia attiva» a differente matrice politica. L’alfa- educativo a lui più congeniale. Ancora la fine
betizzazione raggiunge, seppur con gradualità, degli anni sessanta registra la riforma dell’esa-
le zone maggiormente depresse del sud, men- me di stato nelle scuole superiori, nonché so-
tre diventa legge, nel 1955, la revisione dei prattutto la liberalizzazione dell’accesso
programmi della scuola elementare. Una mag- all’università, per il cui tramite chiunque abbia
giore attenzione al bambino e un carattere me- conseguito il diploma di scuola superiore può
no nozionistico degli studi primari non elimi- iscriversi a qualsiasi corso di laurea, selezio-
nano però l’autoritarismo dell’insegnante né nando quindi liberamente l’indirizzo dei pro-
l’ispirazione confessionale. pri studi a prescindere dalle scelte compiute
Un passaggio epocale avviene nel 1962, con la alla fine della scuola dell’obbligo.
legge che statuisce la scuola media unica: i dif- Dagli anni settanta si susseguono l’originale
ferenti indirizzi post elementari vengono unifi- elaborazione di teorie pedagogiche, alcuni de-
cati in un unico corso, uguale per tutti, di tre creti che istituiscono programmi didattici atti
anni, in cui rimane soltanto un latino facolta- a mutare nella scuola prassi educative conso-
tivo, ancora discriminante per la scelta degli lidate, l’individuazione di ambienti e contesti
studi successivi. La seguente legislazione del educativi prima trascurati. Così, si istituziona-
1977 eliminerà il latino, dando maggior spazio lizza il «tempo pieno» e si scelgono le schede
3236
VOLUMIfilosofia.book Page 3237 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


di valutazione con giudizi articolati al posto sionali che si occupano di educazione transita
dei voti, ma soprattutto si tenta di «realizzare in diversi corsi di laurea accademici, fintanto
la partecipazione nella gestione sociale della che esse si moltiplicano anche nella loro de-
scuola» (come invitano a fare i Decreti Delega- nominazione. L’extrascolastico si sviluppa in
ti del 1974) da parte di tutti, docenti e allievi, maniera massiccia, così come ambienti educa-
familiari e personale direttivo, nonché comu- tivi diventano i luoghi dell’arte, della storia,
nità locali: i processi educativi non coinvolgo- della scienza e si sviluppano percorsi di educa-
no più soltanto gli insegnanti. E mentre la zione ambientale, alla salute, alla pace, prima
scuola diventa l’istituzione educativa a cui le ignorati. Tuttavia, nel tempo in cui l’istituzione
famiglie demandano sempre più frequente- accademica conquista la propria autonomia e
mente l’educazione dei giovani, si sottolinea muta i curricoli di studio, riducendoli a tre an-
la rilevanza di un «processo unitario di svilup- ni e prevedendo una specializzazione di due,
po della formazione»: l’idea della «continuità nonché gli scambi interculturali con altri paesi
educativa» coinvolge i primi tre ordini di scuo- sono più facili e frequenti e il diploma di lau-
la – materna, elementare, media –, chiamati a rea diventa quasi un passaggio obbligato per
porre in atto «forme di raccordo pedagogico». accedere più velocemente al mondo del lavo-
Gli anni ottanta si aprono con il riassetto della ro, si nota un analfabetismo di ritorno e una
docenza universitaria, ma ciò ha soltanto un diminuzione dell’abitudine alla lettura che
risvolto amministrativo. Gli atenei crescono non riescono a contrastare la potente forza, in
gradualmente, garantendo la frequenza anche gran parte diseducativa, dei mass-media, tele-
agli stranieri e anzi incentivando sempre di più visivi e telematici in particolare.
negli anni gli scambi con altri paesi. Gli stra- La logica industriale, tipicamente moderna,
nieri s’inseriscono nei diversi contesti educati- travolge i mondi dell’educazione. Ogni am-
vi, alla stregua dei portatori di handicap, dei biente educativo sembra predisporsi a tramu-
disabili, dei socialmente disadattati o cultu- tarsi in un’azienda, retta da manager interes-
ralmente svantaggiati, ai quali la Costituzione sati soltanto al profitto economico. La scuola
ha attribuito il «diritto all’ educazione», gli an- si nutre di crediti scolastici, l’università di cre-
ni settanta il diritto all’inserimento «nelle diti formativi: il processo educativo è ridotto al
classi normali di scuola pubblica» prevedendo
computo preciso di tabelle numeriche. L’auto-
«insegnanti specializzati», gli anni novanta la
nomia locale, attribuita legislativamente, non
totale integrazione con la partecipazione pro-
pare in grado di contrastare le spinte del pote-
gettuale e decisionale dell’«insegnante di so-
re politico e di quello economico, affatto incu-
stegno» nei consigli di classe e di interclasse.
ranti non soltanto di che cosa sia l’educazione,
Inoltre, tra le categorie ormai non più escluse
ma soprattutto di che cosa produca un’educa-
dai processi educativi si annoverano quelle
zione basata su criteri istruttivi, apprenditivi,
dei soggetti in situazione di atipicità sociale,
quali i ricoverati in ospedale, i reclusi nelle specializzanti, e non umanamente formativi.
A. Kaiser
carceri, i minori nelle comunità, i bambini im-
migrati e quelli nomadi. BIBL.: I. IL CONCETTO DI EDUCAZIONE. – L. BORGHI, L'edu-
cazione e i suoi problemi, Firenze 1953; L. MILANI, Let-
All’orientamento cognitivistico impresso alla
tera a una professoressa, Firenze 1967; A. CAPITINI,
scuola elementare a metà degli anni ottanta,
Educazione aperta, Firenze 1967-68, 2 voll.; J. BRUNER,
insieme all’introduzione delle due discipline
The Relevance of Education, New York 1971; A. BROC-
della seconda lingua e degli «studi sociali», COLI, Ideologia e educazione, Firenze 1974; R. MASSA,
segue, all’inizio degli anni novanta, la definiti- La scienza pedagogica, Firenze 1975; S. DE GIACINTO,
va eliminazione del maestro unico, sostituito Educazione come sistema, Brescia 1977; W. BREZINKA,
dall’insegnamento modulare, per ambiti disci- Metatheorie der Erziehung, München 1978; B. ROSSI,
plinari. Anche la scuola materna viene parzial- Teoria e azione educativa, Siena 1983; M. GENNARI, In-
mente riformata, mentre si diffondono nel- terpretare l'educazione, Brescia 1992; G. MINICHIELLO,
l’università i piani di studio obbligatori. L’edu- Il mondo interpretato. Educazione e teoria della cono-
cazione sembra sempre più attraversata da scenza, Brescia 1995; F. RAVAGLIOLI (a cura di), Educa-
normative, sistemi di valutazione continui, zione occidentale, Roma 1995, 2 voll.; F. CAMBI, Mente
sperimentazioni che cercano nuove possibilità e affetti nell'educazione contemporanea, Roma 1996; R.
di organizzazione dei curricoli. La preparazio- LAPORTA, L’assoluto pedagogico. Saggio sulla libertà in
ne culturale e pedagogica delle figure profes- educazione, Firenze 1996; G. ACONE, Antropologia

3237
VOLUMIfilosofia.book Page 3238 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

dell'educazione, Brescia 1997; A. KAISER, Gnoseologia singolarità di ogni evento, vissuto, pensato e
dell'educazione, Brescia 1998. assunto come insieme di atti verbali, paraver-
II. STORIA DELL’EDUCAZIONE. – W. BOYD, The History of bali e non verbali a matrice educativa. La spe-
Western Education, London 1947, tr. it. di L. Picone, cificità di ciascun testo è data tanto dalla sua
Storia dell’educazione occidentale, Roma 1959; R. ALT, configurazione originaria e storica quanto dal-
Bilderatlas zur Schul- und Erziehungsgeschichte, Ber- le «dimensioni simboliche, esistenziali e spiri-
lin 1960, 2 voll.; J. BOWEN, A History of Western Edu- tuali che si affrancano dai sensi più letterali e
cation, London 1972, tr. it. di G.A. De Toni, Storia profani» (M. Gennari, Interpretare l’educazione.
dell’educazione occidentale, Milano 1979, 3 voll.; Pedagogia, semiotica, ermeneutica, Brescia 1992,
AA.VV., Nuove questioni di storia della pedagogia, Bre-
p. 189) e ne fanno emergere la peculiarità irri-
scia 1977, 3 voll.; G. MIALARET - J. VIAL (a cura di), Hi-
petibile. La cultura educativa e la tradizione
stoire mondiale de l’éducation, Paris 1981, tr. it. a cura
di G. Giugni e A. Pieretti, Storia mondiale dell’educa- educativa si inseriscono nel contesto interpre-
zione, Roma 1986, 4 voll.; M.A. MANACORDA, Storia tativo, poiché per l’ermeneutica dell’educazio-
dell’educazione dall’antichità ad oggi, Torino 1983; ne la storia si delinea quale elemento fonda-
M.A. MANACORDA, Storia illustrata dell’educazione. mentale, se non decisivo, rispetto al costituirsi
Dall’antico Egitto ai giorni nostri, Firenze 1992; E. e allo svilupparsi dei rapporti educativi e dei
BECCHI, I bambini nella storia, Roma-Bari 1994; F. processi formativi.
CAMBI, Storia della pedagogia, Roma-Bari 1995; E. L’apertura al contenuto complessivo del testo
BECCHI - D. JULIA (a cura di), Storia dell’infanzia, Ro- educativo comporta la capacità di porsi in
ma-Bari 1996, 2 voll. ascolto davanti ad esso, ai soggetti e alle impli-
➨ ATENE; BARNABITI; CITTÀ EDUCANTE; CRISTIANESI- cazioni storico-ontologiche di cui sono latori.
MO; CRITICA PEDAGOGICA; DIDATTICA; ETÀ DELLA VI- Il presupposto dell’interpretazione ermeneuti-
TA; EVENTO EDUCATIVO; FORMAZIONE; GESUITI; GIN- ca in pedagogia è quindi la comprensione poi-
NASIO; PEDAGOGIA; SCOLOPI; SPARTA; TEORIE PEDA- ché, se l’«interpretazione non consiste nell’as-
GOGICHE. sunzione del compreso, ma nella elaborazione
delle possibilità progettate nella comprensio-
EDUCAZIONE, ERMENEUTICA DELLA (herme-
Educazione ne» (M. Heidegger, Sein und Zeit, Halle 1927,
neutics of education; Hermeneutik der Erziehung; tr. it. di P. Chiodi, Essere e tempo, Milano 1953,
herméneutique de l’éducation; ermenéutica de la p. 189), la costruzione dei significati pedagogi-
educación). – Scienza dell’educazione, che na- ci racchiusi nel testo educativo rinnoverà co-
sce dal reciproco innesto della pedagogia stantemente il processo conoscitivo proietta-
nell’ermeneutica e dell’ermeneutica nella pe- to sul testo medesimo. Si costituisce così un
dagogia. Quest’area disciplinare si è sviluppa- continuo gioco di rinvii che problematizzano
ta soprattutto negli anni novanta del Novecen- l’interpretazione e vivificano quella circolarità
to, quando la pedagogia ha rinvenuto nelle ermeneutica capace di connettere il soggetto
scienze dell’interpretazione (prime tra tutte, la con l’oggetto, il testo con la storia, la parte con
semiotica e l’ermeneutica) proficui interlocu- il tutto, l’autore con il lettore, la lingua con il
tori al fine di elaborare ricerche originali circa linguaggio.
i testi educativi. Quanto conchiude ogni even- Conoscere un evento educativo vuol dire ten-
to, fatto, atto, che sia connotabile come «edu- tare di svelarne la verità, costruendolo o deco-
cativo» o «formativo», è divenuto possibile og- struendolo. L’interpretazione ermeneutico-
getto di studio da parte dell’ermeneutica pedagogica costruisce i significati di un testo,
dell’educazione. Questa utilizza la teoria e la ma può anche ricondurre un testo alle sue
pratica dell’interpretazione per conseguire strutture originarie ed elementari, sia per eli-
processi di costruzione, disvelamento, chiarifi- minare strati di senso ovvi e calcificati sia per
cazione, nonché problematizzazione dei signi- rinvenire significati inediti. Costruzione e de-
ficati pedagogici relativi ai testi e agli eventi costruzione dei significati, con la loro ricerca
educativi di cui persegue la conoscenza. della verità, non possono mai essere conside-
Lontana dall’osservazione empirica, dall’ana- rate concluse, date l’incertezza e l’ambivalen-
lisi sperimentale e dalla spiegazione scientifi- za, se non l’ambiguità, appartenenti ai rappor-
ca, l’ermeneutica dell’educazione non si pro- ti educativi e ai processi formativi. Per questo,
pone di formulare leggi generali che denotino prudenza e ponderatezza, criticità e invenzione
la ricorrenza o la costanza fenomenica delle rappresentano qualità proprie dell’interprete
esperienze educative, bensì è interessata alla che opera in ambito pedagogico. Consapevole
3238
VOLUMIfilosofia.book Page 3239 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


dell’impossibilità di una neutralità o di una Derrida, Pisa 2000; J. HOPFNER, Schleiermacher in der
obiettività interpretativa, egli è chiamato a Pädagogik, Würzburg 2001.
non trascurare l’inevitabile presenza della sua ➨ DECOSTRUZIONE; EDUCAZIONE; ERMENEUTICA;
soggettività in ogni azione interpretativa. Spon- EVENTO EDUCATIVO; FORMAZIONE; EDUCAZIONE,
taneamente si verificano fraintendimenti ri- SCIENZE DELLA; EDUCAZIONE, SEMIOTICA DELLA.
spetto ai significati del testo, costituendo essi
le condizioni iniziali dei processi ermeneutico- EDUCAZIONE,
Educazione FILOSOFIA DELLA (Philosophy
pedagogici. Nei loro confronti l’interprete è of Education; Philosophie der Erziehung; philo-
chiamato a porre in atto ulteriori sforzi che gli sophie de l’éducation; filosofía de la educación). –
permettano di conseguire significati chiarifica- A lungo, in Occidente, la filosofia è stata la più
tori. Inoltre, personali abitudini mentali, così rigorosa forma di conoscenza universalmente
come pregiudizi o precognizioni imposte dal legittimata. È nel cuore della modernità che la
senso comune, possono condizionare in ma- filosofia dà origine alla sua filiazione teorico-
niera decisiva l’interpretazione, a meno che sperimentale, che andrà sotto il nome di teo-
l’interprete non li riconosca e non ne assuma rizzazione scientifica. Dalla rivoluzione scienti-
adeguata consapevolezza. Una tale «coscienza fica del XVII secolo in poi, teorizzazione filoso-
ermeneuticamente educata» (H.-G. Gadamer, fica e scienze della natura (scienze fisiche,
Wahrheit und Methode: Grundzüge einer philo- scienze esatte, scienze sperimentali) tendono
sophischen Hermeneutik, Tübingen 1960, tr. it. a a diversificare e a divaricare i loro interessi e il
cura di G. Vattimo, Verità e metodo. Lineamenti loro ambito di riferimento.
di un’ermeneutica filosofica, Milano 1994, p. 316) È difficile dire in breve cos’è la filosofia. A vo-
non esclude che ogni soggetto interpreti il me- lere richiamare rapidissimamente la posizione
desimo evento educativo operando mediante del celebre filosofo Benedetto Croce, quando
differenti modalità e conseguendo esiti diver- non si consideri il termine in senso stretta-
si. I significati pedagogici possono però con- mente tecnico, ogni uomo a suo modo è filo-
vergere o sovrapporsi, pur lasciando intatta la sofo, in quanto, diceva il filosofo napoletano,
possibilità che ciascun interprete possiede: titolare di un personale pensiero e di una sua
conoscere la propria storia e l’uomo che egli è, visione delle cose. Ma qui interessa il senso tec-
per il tramite della partecipazione tanto pras- nico del termine filosofia così come è stato
sico-educativa quanto teorico-pedagogica al pensato ed elaborato dalla lunga tradizione
testo di cui tenta di costruire i significati me- occidentale. E in questo secondo significato la
diante l’approccio dell’ermeneutica dell’edu- filosofia si può definire come l’atteggiamento
cazione. di meraviglia aperta alla conoscenza dell’essere,
A. Kaiser così come si deduce dalla Metafisica di Aristo-
BIBL.: L. AGNELLO, Ermeneutica e pedagogia, in «Peda- tele. Essa è conoscenza e, insieme, indicazio-
gogia e vita», 2 (1982-83), pp. 133-138; F. CAMBI, Il ne di salvezza, tentativo di conoscere e di evo-
congegno del discorso pedagogico. Metateoria ermeneu- care l’essere in senso universale, al di là della
tica e modernità, Bologna 1986; P. MALAVASI, Tra er- superficie e dell’apparenza. In quanto tale essa
meneutica e pedagogia, Firenze 1992; G. SCHUP-HIRSCH, è naturaliter metafisica, ontoteologica, religiosa,
Hermeneutische Pädagogik, Frankfurt am Main nel senso ulteriore per il quale in uno sguardo
1994; F. CAMBI - E. FRAUENFELDER (a cura di), La for- totale ritiene possibile comprendere il tutto.
mazione. Studi di pedagogia critica, Milano 1994; U. Dal secolo XVII in poi, dal suo grande tronco
BOELHAUVE, Hermeneutische Pädagogik: Die wissen- diparte il ramo della conoscenza scientifica, fi-
schaftstheoretische Grundlegung der pädagogischen
sica, sperimentale, tecnologica e tecnica. In
Theorie Otto Friedrich Bollnows im Kontext seiner Phi-
Occidente la razionalità scientifica, cui siamo
losophie, Aachen 1995; M. MUZI - A. PIROMALLO GAM-
BARDELLA (a cura di), Prospettive ermeneutiche in peda-
abituati e di cui oggi vediamo il trionfo, è figlia
gogia, Milano 1995; C. XODO CEGOLON, La pedagogia della razionalità filosofica. Essa è razionalità
come ermeneutica dell’evento educativo, in G. VICO (a filosofica separata dalla sua forma finalistica,
cura di), Teorie pedagogiche e dimensioni professionali, etica, e, con l’avanzare della modernità, spe-
Brescia 1997, pp. 103-149; G. MASSARO, L’educazione cializzata in conoscenza, nel weberiano atteg-
all’interpretare e al comprendere nella prospettiva erme- giamento afinalistico e disincantato.
neutica, in G. MASSARO (a cura di), Orientamenti peda- Hanno così inizio due processi nella grande
gogici del XX secolo, Bari 1998, pp. 181-207; A. MARIA- storia del pensiero occidentale: quello di diva-
NI, La decostruzione e il discorso pedagogico. Saggio su ricazione del pensiero filosofico inteso come
3239
VOLUMIfilosofia.book Page 3240 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

razionalità inerente anche all’essere, al valore pia della salvezza. In tale accezione significati-
e al senso; e quello del dipartirsi dal grande al- va la filosofia dell’educazione, come filosofia di, è
bero della filosofia occidentale del ramo della la rispecificazione dell’intera filosofia (della
conoscenza rivolta programmaticamente a sua idea dell’essere e della totalità), sia per la
una sorta di comprensione del mondo e forma che per il contenuto, sul metro, sulla
dell’uomo secondo criteri che non implicano misura e sul profilo alto dell’educazione umana.
coefficienti finalistici, valoriali e di senso. E, D’altra parte, anche in senso tecnico, la filoso-
allora, in conseguenza di questo secondo pro- fia è concepita, dalla Grecia classica in poi, fi-
cesso, la filosofia diviene una rete di filosofie di, no ai giorni nostri, con molti registri linguisti-
come, per stare dentro la metafora finora adot- ci, concettuali e metaforici, con sfumature di
tata, si dipartissero dal grande tronco una se- significato, più o meno secondo l’idea genera-
rie di rami, da quello appena ricordato della le che si è tentato fin qui di tratteggiare. L’uo-
razionalità tecno-scientifica a quelli che confi- mo e l’educazione, o se si vuole la connessio-
gurano l’esplosione delle cosiddette scienze ne forte uomo-educazione, sono altrettanto
umane. Quest’ultimo sviluppo configura una difficili da ricondurre a univocità di significato,
sorta di ulteriore dislocazione dei discorsi ra- proprio come il più impegnativo tentativo di
gionati (e ricorrentemente integrati da control- comprenderli con il pensiero, messo in atto
li empirici e/o sperimentali) sull’uomo, a cui si dalla filosofia.
applicano le metodologie di osservazione, di Per la filosofia, presa in senso lato, c’è da ricor-
produzione di ipotesi e congetture, di riscontri dare la celebre definizione di Piaget (che pure
e tentativi di ottenere risultati verificati, prece- filosofo professionale non può essere consi-
dentemente applicati alla natura fisica e biolo- derato). Piaget, nel suo Sagesse et illusions de la
gica. Si tratta di una seconda rivoluzione philosophie (Paris 1968, tr. it. di A. Munari, Sag-
scientifica (teorica, epistemologica) dopo gezza e illusioni della filosofia, Torino 1970), scri-
quella del sec. XVII, collocabile all’incirca tra la ve testualmente: «La filosofia è una presa di
seconda metà del XIX secolo e tutto il XX, che posizione ragionata sul tutto». Hegel da parte
estende all’uomo e alla sua dimensione quan- sua scrive la celebre definizione secondo la
to Galilei, Newton, Cartesio, Bacone avevano quale «la filosofia è il proprio tempo appreso
pensato di estendere alla costruzione della fi- con il pensiero». Kant, nel pieno della moder-
sica e della scienza moderne. Ne consegue che nità, cerca una definizione e una attribuzione
la filosofia finisce per oscillare tra il suo riser- decisiva di compiti alla filosofia in quanto tale.
varsi alcuni campi e linguaggi tecnicamente Egli restituisce alla filosofia una funzione teo-
specifici e il suo articolarsi (fino, talora, a fran- rico-critica, pur contestandone la possibilità
tumarsi) in una serie di filosofie di, tra le quali che essa possa conoscere gli oggetti classici
la filosofia dell’educazione (accanto alla filosofia dell’ontometafisica (anima, mondo, Dio) e che
della scienza, a quella della politica, della storia, possa essere capace di conoscenza dell’essen-
dell’arte, della religione, della psicologia e via di za delle cose (noumeno), lasciando alla scienza
seguito). Si comprende che le filosofie di sono, il compito di conoscere la superficie fenome-
esse stesse, pur sempre tentativi di allungare nica delle cose (fenomeni).
«sguardi conoscitivi» che hanno comunque a La filosofia in quanto tale riscrive i tracciati di
che fare con l’essere, il valore, il senso e il fine; conoscenza del tutto attraverso il suo dislocare il
e, anche quando cercano di cogliere rigorosa- pensiero come totalità sull’idealismo (Hegel)
mente parti specifiche della realtà, la riguarda- coincidente con l’ordine delle cose dialettica-
no e ne riflettono la profondità dalla specifica mente concepito, fino a identificare essere,
angolazione della totalità. pensiero dialettico e storia, e fino a radicare in
Nel caso della filosofia dell’educazione, la cosa è quest’ultima tutte le ragioni dell’antropocentri-
ancora più evidente. Essendo l’educazione un smo moderno, quale continuazione dell’antro-
referente totale, nel suo essere impregnata di va- pocentrismo teocentrico.
lori, di fini, e nel suo non poter prescindere da L’avvento della scienza-tecnologia del nostro
una direzione di senso, la filosofia che la ri- tempo (con una sorta di tentativo di delineare
guarda non può limitarsi alla dimensione del- un inedito e, per ora, velleitario umanesimo tec-
la conoscenza, ma deve necessariamente avere nocentrico) completa la traiettoria. Con il dupli-
a che fare con l’idea che oscilla dal prendersi ce risultato di dissolvere la potenza conoscitiva
cura dell’umano alla vera e propria realtà/uto- della filosofia metafisica in quanto tale e di
3240
VOLUMIfilosofia.book Page 3241 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


spostarne la valenza su terreni ermeneutici, marcazione essere, valore, senso, quale costi-
etici, estetici, pedagogici, educativi. tutiva anche delle linee e delle reti concettuali
La filosofia dell’educazione, quindi, nasce e si svi- espresse dalle cosiddette scienze umane. Lun-
luppa storicamente e teoreticamente entro go tale confine, nel corso della filosofia occi-
questo quadro concettuale, conoscitivo, uma- dentale da Platone a Gentile, a Dewey, a Mari-
nistico. È difficile staccare l’antropocentrismo tain e a Rorty, o addirittura al nichilismo («fiu-
(che è una continuazione della mentalità me- me carsico» che attraversa, da Gorgia a Nietz-
tafisico-teologico-religiosa, applicata alla cen- sche, tutta la coscienza più o meno sommersa
tralità secolarizzata dell’uomo) dalla filosofia della filosofia), si articola il discorso sull’edu-
dell’educazione in ogni sua forma (compresa cazione quale sinonimo del senso di verità e di
quella nichilistica, come vedremo). L’intera bene intorno al processo di umanizzazione de-
storia della filosofia dell’educazione occidentale gli uomini in quanto persone e in quanto ge-
si sviluppa attraverso la continua dislocazione nere. La filosofia garantisce legittimazione e
di concetti generali e sistematici, elaborati dai fornisce cornici di senso a termini come svilup-
grandi pensatori dell’Occidente, sul terreno po, istruzione, formazione. Hessen arriva a scri-
dell’educazione umana, considerata quest’ul- vere che la pedagogia «è filosofia applicata
tima sotto il profilo metafisico, etico, erme- all’educazione umana». Gentile ritiene radi-
neutico, politico, estetico e via di seguito. In calmente filosofica la razionalità pedagogica e
molti casi (da Socrate, Platone e Aristotele, at- ne fa una chiave generale di interpretazione
traverso Agostino e Tommaso, da Comenio, dello sviluppo dello spirito come atto, inteso
Locke, Rousseau, Herbart fino a Maritain e quale totalità evolutiva del pensiero che tutto
Rorty, e ai giorni nostri) si tratta di una rispe- crea e nulla presuppone e quale perenne auto-
cificazione concettuale, teoretica e applicativa produzione di sé dotata di senso. Dewey ritie-
di un intero sistema di pensiero sull’uomo consi- ne che l’educazione sia una delle grandi meta-
derato come soggetto del processo educativo fore di lettura-progettazione della totalità
e quale soggetto cui dar forma secondo la sua dell’esperienza concepita quale esperienza
natura, il suo essere, le sue dinamiche endo- educativa, in cui la specificità filosofica consi-
gene (biologiche, psicologiche, antropologi- ste nella chiarificazione-coscientizzazione del
che, sociali, culturali) in relazione con lo svi- processo cosmico della realtà (processo dei
luppo della grande storia umana e del proces- processi).
so globale di umanizzazione dell’uomo. La filosofia dell’educazione è definita da Brezinka
Occorre tentare una definizione del soggetto- come segue: «Per filosofia dell’educazione o
oggetto della filosofia dell’educazione che è pedagogia filosofica si intende talvolta
l’educazione medesima vista quale connessione nient’altro che un sistema di asserzioni scien-
e concernenza con la persona. Brezinka scrive tifico-empiriche sull’educazione, che solo in
che l’educazione è azione volta a migliorare la modo non essenziale viene arricchito con
compagine delle disposizioni psichiche dei enunciati normativi [...]. Una combinazione di
soggetti umani prevalentemente in fase di cre- scienza empirica dell’educazione e di filosofia
scita, in un processo che conduce dalla costi- normativa o analitico-critica della conoscenza
tuzione originaria del soggetto-persona alla [...], sistemi di asserzione che trattano dell’in-
formazione della personalità. Dewey scrive che flusso esercitato dalle teorie filosofiche sulle
educare è dar significato alle cose. Si tratta, anche teorie generali dell’educazione». In sintesi,
nel caso del pensatore meno legato agli sche- sempre a parere di Brezinka, «per filosofia
mi concettuali del pensare metafisico, di isti- dell’educazione, o espressioni analoghe, il più
tuire una differenza di dignità ontologica tra delle volte si intende una filosofia normativa
l’esperienza in generale e l’esperienza educati- dell’educazione». Ovviamente tali definizioni
va. Esistono definizioni dell’educazione di do- moderne e contemporanee, in parte general-
minanza psicologica (Piaget, Bruner, Gardner), mente condivisibili, giungono al punto di arri-
di dominanza sociologica (Durkheim), di do- vo di un lungo cammino in cui la filosofia, do-
minanza antropologica. Tutte queste defini- po essere stata lungamente egemone (almeno
zioni sono anche, contestualmente e impre- in Occidente), convive con la forma della razio-
scindibilmente, di dominanza filosofica. nalità scientifica, la cui dominanza, per quel
Quest’ultima è quella che considera nella cul- che concerne gli enunciati di conoscenza, è
tura occidentale soprattutto l’intersezione/de- largamente privilegiata da Brezinka. Resta il
3241
VOLUMIfilosofia.book Page 3242 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

fatto che, se si prescinde da qualsiasi direzio- dividualizzazione/personalizzazione dei pro-


ne di senso, questioni concernenti referenti cessi educativi. Mentre metafisica, etica, er-
quali educazione, istruzione, sviluppo signifi- meneutica costituiscono le forme teoriche at-
cativo, umanizzazione, socializzazione, forma- traverso le quali la filosofia dell’educazione in-
zione, e simili, finiscono per essere prive di tercetta la pratica dell’educare, la determina-
qualsiasi significato. Si comprende come qui è zione attraverso la quale si costituisce in razio-
possibile istituire la distinzione tra filosofia nalità scientifica appartiene ad approcci empi-
dell’educazione, ideologia, scienza, pedagogia. E si riologici e sperimentali che sono più specifica-
comprende ancor meglio come ogni concet- mente perseguibili nell’orizzonte delle cosid-
tualizzazione della filosofia dell’educazione dette scienze umane.
debba in qualche modo tener conto delle in- A voler usare l’ulteriore metafora fornita da
tersezioni, delle linee di demarcazione e degli Gadamer attraverso il termine orizzonte si può
ambiti di significato che delimitano ciascuno ben dire, in ordine alla concettualità espressa
di questi sistemi concettuali. Essi in molte dalla filosofia dell’educazione, che essa non
trattazioni sono come campi confinanti: non si può, pena la perdita dell’oggetto-educazione,
può ingrandire l’uno senza rimpicciolire l’al- limitarsi all’orizzonte culturale, ma deve neces-
tro. Ne discende che la filosofia dell’educazione sariamente accedere a un orizzonte di senso.
ha sempre il terreno conteso dalla dialettica L’utilizzazione della metafora fornita da Gada-
prossimità/distanza tra la sua identificazione mer costituisce per la filosofia dell’educazione
tout-court con la pedagogia generale (com’è del nostro tempo una carta in più per determi-
nella versione tradizionale) e la sua separazio- nare le forme intellettuali, etiche, ermeneuti-
ne/specificazione in una disciplina specialisti- che dell’analisi teorica dei processi educativi.
ca che, secondo alcuni, si staccherebbe in ma- È difficile eludere una certa trascendentalità
niera netta e decisa dalla pedagogia generale. dell’educazione nella sua relazione alla perso-
Al di là di tali dispute, la filosofia dell’educazione na, quella che con Giuseppe Catalfamo pos-
si riconosce comunque nell’atteggiamento siamo ritenere una sorta di kantiana preferibi-
mentale e nello stile di pensiero con cui af- lità trascendentale. Su di essa si costituisce
fronta i problemi che appartengono anche al l’educazione come concetto-valore, la cui in-
campo di riferimento complessivo della peda- trinseca metaempiricità è posta in una costan-
gogia generale e di altre scienze umane. A vo- te tensione tra essere e dover essere. Trascen-
ler considerare la lunga tradizione dell’Occi- dentalità e orizzonte di senso costituiscono
dente, ci vengono incontro i ritratti di grandi due punti forti della filosofia dell’educazione,
pedagogisti che, per molti versi, e a guardarli che privilegia una forma di razionalità la cui in-
come in un cannocchiale rovesciato dal punto tersezione con la pratica empirica e sperimen-
di osservazione del nostro tempo, ci appaiono tale non è necessariamente da escludere. Lun-
anche pedagogisti, ma sono soprattutto grandi go questa linea il confine/demarcazione è co-
pensatori ritenuti filosofi dalla comune, condi- stituito dalla dialettica senso/non senso, valo-
visa percezione. Basti riferirsi emblematica- re/disvalore, essere/non essere, apparire/esse-
mente a Rousseau, Comenio, Locke, Herbart, re. L’educazione viene sempre connotata in di-
Rosmini, Gentile, Dewey, Maritain. Ci sono poi rezione dell’essere, del valore, del senso e del-
filosofi professionali che si sono interessati di la loro modalità di orizzonte e di dimensione
educazione in forma, appunto, filosofica: si può trascendentale (per semplificare in un filo ros-
esemplificare citando pensatori come Kant, so che va da Kant a Gadamer).
Rorty, Vattimo, Morin, Luhmann tanto per pro- Se si sceglie deliberatamente questa linea, es-
cedere con esempi tratti dalla storia ufficiale sa aiuta a comprendere il raggio d’azione teo-
della filosofia (o della sociologia filosofica). rico-pratica della filosofia dell’educazione og-
Razionalità filosofica e razionalità scientifica gi. Ciò non significa che non si possano qui ac-
costituiscono le modalità fondamentali di af- cennare altre angolazioni di lettura. Ad esem-
frontamento di problemi educativi e umanisti- pio, ancora e per altri aspetti, la filosofia
ci del mondo moderno. La razionalità filosofi- dell’educazione si caratterizza per una sorta di
ca, come si è detto, impregna tanto il compito duplice approccio. Dalla parte del suo essere
conoscitivo quanto quello di cura e salvezza, filosofia anche in senso tecnico, per la forma uni-
inserito nella forma stessa dell’umanizzazione versalizzante e totalizzante del pensiero dota-
dell’uomo quale orizzonte di senso di ogni in- to di senso (visto come pensiero critico-rifles-
3242
VOLUMIfilosofia.book Page 3243 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


sivo o addirittura costruttivo-creatore); dalla cificare il significato generale di educazione,
parte dell’oggetto-soggetto del suo pensare, pur nel riferimento di senso comunque avente
ossia dalla parte della connessione sogget- a che fare con l’idea di umanizzazione dell’uo-
to/persona/umanizzazione dell’uomo, in un mo, in una più concreta modalità di approccio
costante richiamo a un orizzonte di senso in in grado di ipotizzare e verificare dinamiche
grado di dar significato e figura al pensiero pu- cui la cornice teorica conferisce rigore e legit-
ramente astratto e a una sorta di pensiero sen- timità. Nella storia della filosofia occidentale
za contenuto. Dire «orizzonte di senso» le metafore di riferimento (o, se si preferisce,
dell’educazione significa mettere in forma teo- paradigmi) sono state prevalentemente lo spi-
rica rigorosa l’approccio pedagogico, e co- rito, la sociocultura, la natura. Tanto per sempli-
munque dar significato in uno specifico senso ficare, tutta la linea neoidealistica tedesca si è
all’esperienza umana e a un processo di tra- fortemente attestata sul Geist; Rousseau si è
sformazione che viene connotato come pro- attestato sulla natura; la linea marxista e neo-
cesso di incremento di senso dell’umanità e, marxista sul nesso società/rivoluzione/educazio-
come tale, educativo. ne. In tempi recentissimi si registra finalmente
Paradigmi generali teorico-filosofici dell’edu- una convergenza (dopo tante avventure intel-
cazione sono la natura, la persona, la società, la lettuali) sulla persona. La filosofia dell’educa-
politica, la comunicazione, la libertà, la ragione, la zione contemporanea trova nella relazione
storia, la tradizione, l’innovazione, il progresso, la persona-educazione (che ha il suo copyright
vita interiore, la testa ben fatta, la perfettibili- nella grande tradizione dell’umanesimo cri-
tà/perfezione, la formazione (Bildung), l’apprende- stiano) la forma fondamentale di narrazione
re ad apprendere. I primi termini generalissimi pedagogica che, dall’Occidente, si tenta di vei-
quali natura, persona, società, ragione, tanto colare, in una tendenziale estensione univer-
per isolarne emblematicamente alcuni, sono salizzante, all’intero pianeta. Se ne deduce che
stati storicamente in Occidente quelli che una delle grandi idee della filosofia dell’edu-
hanno connotato più marcatamente la filoso- cazione, appunto, è la persona. L’altra faccia
fia in generale e, ricorrentemente, la filosofia della medaglia della narrazione occidentale in
dell’educazione. Più recentemente, alcuni altri forma filosofica, che ormai si mostra del tutto
sono diventati paradigmi di riferimento di una dispiegata nell’orizzonte storico e culturale
interpretazione in termini teorici e riflessivi nella cosiddetta postmodernità, è quella della
della lettura filosofica della pedagogia e dei tecnica (Heidegger). È la via della filosofia
discorsi ad essa riconducibili sull’educazione, dell’educazione che, come vedremo, nel mon-
o nell’intersezione con dominanze di tipo so- do contemporaneo costituisce il supporto del
ciologico, o di tipo psicologico e antropologi- primato della cognizione/tecnologia/tecni-
co. Più ricorrentemente si tratta di termini co- ca/istruzione. Si tratta di un tema che andrà
me socializzazione, sviluppo, formazione, appren- chiarito fino in fondo nelle note che seguono.
dere ad apprendere. Ad esempio Luhmann Qui dobbiamo dire che il processo educativo,
(1988) fissa le formule d’intersezione tra siste- tematizzato dalla filosofia dell’educazione, è
ma teorico e sistema educativo nei paradigmi comunque quello che centra sulla persona e sul
della perfezione/perfettibilità, della formazione suo sviluppo significativo, multilaterale e glo-
(Bildung) e dell’apprendere ad apprendere. Mo- bale, la triplice azione di natura (potenzialità
rin si serve del concetto di testa ben fatta. La dell’individuo o anche area potenziale di svi-
tradizione filosofico-religiosa occidentale (per luppo), cultura/società e spirito (forme simboli-
tanti versi anche metafisica) si è soffermata che).
spesso sul concetto di vita interiore e interioriz- Lungo tale direzione, la filosofia dell’educazione
zazione. La concezione teorica a matrice socio- è in sommo grado pedagogia dell’uomo nel sen-
logica si struttura spesso sull’idea generale di so dell’organizzazione, dell’unificazione e
integrazione nel sistema di funzionamento so- dell’incessante valorizzazione di tutte le risor-
ciale e nei sistemi di riferimento simbolico. se naturali, culturali, spirituali dell’umanità in
Ciascuno di questi paradigmi può essere tale generale e di ciascuna persona in particolare. I
da costituire e costruire l’oggetto di una filoso- suoi temi fondamentali costituiscono il terre-
fia dell’educazione, o, almeno, un’angolazione no della forma teorica di ogni pedagogia. Per-
rispecificante di un discorso filosofico più ge- tanto autorità/libertà, educazione/istruzione,
nerale. Questa seconda via consente di rispe- autoritarismo/permissivismo finiscono per co-
3243
VOLUMIfilosofia.book Page 3244 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

stituire la pianta delle relazioni interne di può e deve essere sottoposto a letture plurali,
qualsiasi discorso pedagogico che operi rico- intrecciate e dismorfiche a un tempo».
gnizioni e progetti sul processo educativo. La complessità come sostitutiva del tutto, del
Nella presente fase storica emergono almeno valore, del senso. È un modo di vedere che
due questioni fondamentali di filosofia può essere parzialmente accolto come com-
dell’educazione. La prima concerne il raccordo plesso di criteri di ricognizione conoscitiva
sempre più difficile tra cultura occidentale e della condizione della cultura umana in un
processi di globalizzazione e dinamiche inter- tempo difficile. Esso, però, non può essere
culturali. La dimensione planetaria della co- considerato esaustivo, in termini di filosofia
municazione e i connessi processi di multicul- dell’educazione. Esprime bene la temperie
turalismo da un lato operano una tendenziale (Stimmung) di un tempo e si ferma lì, o ne in-
riduzione della concettualità filosofica dica la possibilità di affrontamento giusta-
dell’Occidente alla modalità di vita, di civiltà, mente plurale e pluriverso. Ma è difficile dire
di cultura e di coscienza della parte più avan- che indichi una via costruttiva e un orizzonte
zata del mondo, dall’altro sono costretti a mi- di senso al di là di una teorizzazione che fini-
surarsi con un orizzonte a misura di mondo, sce per essere autoreferenzialmente riflessiva
che riconduce spesso la cultura dell’Occidente rispetto alla stessa complessità; una sorta di
a una oscillazione tra l’essere dominante per- raddoppiamento della complessità in forma
ché universale e l’essere universale perché do- teorica.
minante. La filosofia dell’educazione contem- L’altra via che percorre la filosofia dell’educa-
poranea, o almeno una certa sua linea, ap- zione è nella relazione tra razionalizzazione
pronta per tale questione fondamentale una delle trasformazioni empiricamente ed evolu-
risposta in termini di intercultura. Si tratta di tivamente verificabili (biologicamente, psico-
una questione aperta la cui rete di complessità logicamente, sociologicamente) e le questioni
e problematicità non è di facile affrontamento. etiche e comunque connesse alla dimensione
Nella cultura contemporanea, quindi, anche la etico/metafisica e ontoetica dell’uomo in una
filosofia dell’educazione è attraversata dalla fase storica in cui è possibile una costruibili-
dinamica dialettica globale/locale, da quella tà/decostruibilità assoluta della base biologica
difficoltà antropoetica intrinseca alla questio- stessa del nostro essere uomini (biotecnologia,
ne del multiculturalismo (Habermas, Taylor) ri- genetica, ingegneria genetica e simili). Ad essa
spetto alla quale la proposta del glocalismo eti- si riferisce il confronto della filosofia dell’edu-
co (Tomlinson) e l’interculturalismo sono strut- cazione contemporanea con la bioetica.
turalmente concepibili come pedagogici. In termini di assetti legati alla comunicazione
Connesso con tale modalità è il discorso della e alla dimensione linguistica l’approccio della
filosofia dell’educazione che individua la com- filosofia dell’educazione ritrova il confronto
plessità come metadiscorso e come contesto ri- tra la posizione etico-metafisica classica e le
spetto al testo educativo (persona/cultura edu- posizioni che tendono a un indebolimento e a
cativa). Vi è una tendenza di filosofia dell’edu- una flessibilità dell’essenzialismo normativo
cazione che nel pensiero contemporaneo ri- (R. Rorty). Sulla scorta della concettualizzazio-
conduce educare, formare e istruire, e le connes- ne di Gadamer per la quale «l’esperienza uma-
se antinomie della ragione pedagogica alla com- na è essenzialmente esperienza linguistica»,
plessità del mondo della tarda modernità. Rorty ha ritenuto di poter dislocare una certa
Scrive efficacemente F. Cambi che «la com- interpretazione della filosofia in generale
plessità si è delineata come il volano del pre- nell’ambito della filosofia dell’educazione cui
sente, e quindi come la sua struttura e, forse, ha dedicato alcuni scritti. La lettura di Rorty
il suo stesso senso». E ciò accade perché, co- diviene interessante per la radicalizzazione
me sempre afferma Cambi, «il mondo postmo- che mostra una linea di continuità rispetto alla
derno è un mondo complesso; costituito di re- impostazione che estremizza le posizioni di
lazioni intrecciate, da un pluralismo di livelli, Gadamer sulla riconduzione al linguaggio del-
diremmo, ontologici (istituzionali, mentali, in- la consistenza dell’essere, lungo la lettura er-
tenzionali) che interagiscono fra di loro deno- meneutica che Gadamer stesso compie del
tando una realtà che non si può leggere più in pensiero di Heidegger. Si può dire che se il lin-
modo semplice, univoco, omogeneo. È un guaggio, come dice Heidegger, «è la dimora
mondo, appunto, reticolare, in cui ogni evento dell’essere», appare del tutto evidente che es-
3244
VOLUMIfilosofia.book Page 3245 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


so non si identifica con l’essere stesso. La ra- sonalista, di lunga e consolidata ispirazione
dicalizzazione di questa posizione è quindi metafisica e attraversata/legittimata dall’oriz-
proprio la riduzione dell’essere a linguaggio. zonte di senso di matrice e tradizione/memo-
L’esperienza linguistica dell’uomo diventa a ria cristiana (in Occidente attraverso la media-
questo punto matrice dell’etica e dell’educa- zione con l’eredità della cultura classica e del-
zione, e tale posizione alla fin fine diviene an- la linea profetica giudaico-cristiana). Anche
che la chiave di lettura dei percorsi etici e dei qui possiamo tracciare una linea che va da Ari-
processi educativi. Rorty porta alle estreme stotele a Maritain (ma solo per fornire un’idea
conseguenze, nei suoi scritti, tale posizione di massima al lettore). La persona diviene la
specie allorché si riferisce al rapporto tra espe- forma attraverso cui si realizza il processo di
rienza linguistica ed esperienza etica e tra que- umanizzazione e l’educazione è l’attuazione
ste due modalità dell’esperienza umana e progressiva di tutte le potenzialità della perso-
l’esperienza educativa. Se solo il linguaggio è na per la realizzazione della personalità. Esse-
il parametro di confronto e di supporto, non re, coscienza, interiorità, libertà, responsabili-
soltanto della correttezza linguistico-comuni- tà, retta intenzione costituiscono le connota-
cativa di un discorso, ma della stessa corret- zioni di riferimento dell’educazione della per-
tezza etica di una qualsiasi azione umana, e se sona. La rilevante carica umanistica di questa
entrambe diventano paradigma di riferimento prospettiva, che per gli aspetti generali tende
dell’esperienza educativa, sarà difficile trovare ad essere anche universalizzante e trasversal-
criteri di demarcazione, a un tempo etici ed mente estensibile a tutte le modalità del-
educativi, tra vero e falso, tra bene e male e tra l’umanesimo moderno, costituisce comunque
bello e brutto. l’orizzonte fondamentale della filosofia
Ancora, in parole più aperte a una più agevole dell’educazione anche del nostro tempo. Ad
comprensione di aspetti pedagogici del di- essa è assimilabile qualsiasi linea di filosofia
scorso della visione di tipo post-empirico e dell’educazione che veda la persona come fine
linguistico della filosofia dell’educazione, è e che ritenga la persona una costellazione di
come dire che qui alla totalità, e al senso, non valori, oltre che la compagine delle disposizio-
solo si sostituisce la complessità, ma addirit- ni biopsichiche che configurano l’individuali-
tura la lingua (forma organizzata storicamente, tà. L’educazione è l’itinerario da un orizzonte
socialmente e culturalmente del linguaggio). socioculturale (o, se si vuole, dalla cosiddetta
Con la conseguenza in termini di filosofia del- «tirannide della culla») all’orizzonte di senso
l’educazione (e il connesso rischio) di ridurre di una personalità compiuta e multilaterale in
l’educazione a comunicazione. Quest’ultima grado di restituire al massimo grado il poten-
ne è un aspetto ma non si identifica con l’edu- ziamento di tutte le disposizioni della costitu-
cazione medesima. Così come la persona è an- zione originaria individuale. In questo senso la
che lingua ed esperienza linguistica, ma non si filosofia dell’educazione fornisce una tenuta
identifica nel suo processo di realizzazione teorica e una cornice di senso all’attraversa-
con il suo essere produttrice di procedure lin- mento dalla vita alla sua piena consapevolezza
guistiche e referente comunicativo di una mol- nel darsi della persona vista come intelligenza,
teplicità di linguaggi. Ovviamente, essa non è intenzione, coscienza, interiorità, libertà, re-
soltanto riconducibile a tale dimensione. sponsabilità. Una parziale variante interna di
In sintesi, le modalità di legittimazione teorica tale linea di filosofia dell’educazione è rappre-
dei processi educativi, riconducibili alla filoso- sentata dall’interpretazione illumista-neoillu-
fia dell’educazione, oscillano dall’orizzonte di mista dell’umanesimo, che parte dalla pienez-
senso della persona a quello della complessi- za della modernità e dall’insieme dei processi
tà, fino a quello della centralità della esperien- di secolarizzazione, e vede nella centralità del-
za linguistica come matrice di ogni esperienza la ragione la fonte di legittimazione dell’uma-
umana. In ulteriore sintesi, è possibile dire che nizzazione dell’emancipazione dell’uomo at-
nella cultura pedagogica contemporanea, in- traverso la perfettibilità educativa. Il soggetto-
tesa in senso lato e «reticolare», restano in persona è visto qui come prevalentemente ra-
campo tre approssimativi identikit delle forme zionale e la proposta di filosofia dell’educazio-
in cui si presentano le principali linee di filo- ne ha il suo punto forte nell’affidare alla ragio-
sofia dell’educazione. La prima è comunque ne umana i destini di emancipazione del-
da ricondurre alla linea classica umanista-per- l’umanità e alla persona la sua realizzazione
3245
VOLUMIfilosofia.book Page 3246 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

come testa ben fatta. L’altra faccia della meda- trata sulla relazione persona-umanesimo-edu-
glia di questa visione delle cose è nel radicaliz- cazione, all’affermazione per la quale l’unica
zarsi della proposta illuminista in proposta ra- proposta praticabile nel nostro tempo sia
zionalista-tecnocratica, per la quale la raziona- quella di tradurre l’idea universale di educa-
lità nel suo complesso si riduce a razionalità zione in una pluralità irriducibile di stili di vita.
strumentale, tecnologica e tecnica. La specifi- Come dire, un pendolo che oscilla dal perso-
cità della proposta di tale filosofia dell’educa- nalismo al nichilismo, attraverso itinerari tec-
zione, in senso pedagogico, sta nel primato nologici e attraverso l’illusione che ci si possa
dell’istruzione e, tutt’al più, nel primato fermare alla pura razionalità strumentale e
dell’istruzione educativa. Ad essa, sul piano eti- tecnica.
co, corrisponde una costante ristrutturazione G. Acone
dell’etica nella proceduralità giuridica (Rawls- BIBL.: G. GENTILE, Sommario di pedagogia come scienza
Veca). La metafora-concetto di istruzione edu- filosofica, Bari 1913-14, 2 voll.; J. DEWEY, The Sources
cativa, la quale ha una sua forte rilevanza nei of a Science of Education, New York 1929, tr. it. di M.
sistemi scolastici contemporanei, suppone Tioli Gabrieli, Fonti per una scienza dell’educazione,
che l’istruzione scientificamente corretta, di Firenze 1958; A. AGAZZI, Saggio sulla natura del fatto
per sé, possa produrre l’educazione come pro- educativo in ordine alla teoria della persona, Brescia
cesso interessante la persona umana nella sua 1950; D.J. O’CONNOR, An Introduction to the Philo-
globalità. Essa può facilmente degenerare sophy of Education, London 1957; J. MARITAIN, Pour
nell’istruzionismo, nello scientismo e nel tecnici- une philosophie de l’éducation, Paris 1959, tr. it. di A.
smo. In essa la stessa configurazione regolati- Agazzi - P. Viott - G. Galeazzi, Per una filosofia
va delle condotte etiche o, almeno, dei com- dell’educazione, Brescia 2001; H.G. GADAMER, Wahreit
portamenti socialmente rilevanti, viene vista und Methode. Grundzüge einer philosophischen Her-
meneutik, Tübingen 1960, tr. it. a cura di G. Vattimo,
in dissolvenza dall’etica al diritto (Kelsen). La
Verità e metodo, Milano 1983; G.M. BERTIN, Educazio-
terza linea della filosofia dell’educazione con-
ne alla ragione, Roma 1962; G.F. KNELLER, Logic and
temporanea può essere tratteggiata nell’iden- Language of Education, New York 1966, tr. it. di N.
tikit del nichilismo nella sua forma di neonichili- Ponzanelli, Logica e linguaggio della pedagogia, Bre-
smo, la quale esprime una sorta di Stimmung scia 1975; I. SCHEFFLER, Philosophy of Education, Bo-
di quella che da più parti viene indicata come ston 1966; J.F. SALTIS, An Introduction to the Analysis
tramonto della modernità (Vattimo). Essa non è of Educational Concepts, London 1968; S. PETERS, The
istituzionalmente definibile in senso stretta- Logic of Education, London 1970; G. BACHELARD, Epi-
mente pedagogico, poiché non vi è una conce- stemologie, Paris 1971; R. LAPORTA, La via filosofica alla
zione dichiaratamente nichilista nell’ambito pedagogia, in «Bollettino della società filosofica ita-
delle teorie istituzionali dell’educazione. Sta liana», 90-91 (1975), pp. 17-52; G.M. BERTIN (a cura
di fatto che sia sotto forma di scientismo (nes- di), La filosofia dell’educazione oggi, n. mon. «Scuola
sun senso delle cose oltre la scienza e la tecni- e città», 1-2 (1976); D. ANTISERI, Epistemologia e ricer-
ca), sia sotto forma di nichilismo in senso forte o ca pedagogica, Roma 1976; W. BREZINKA, Metatheorie
in senso debole (non vi sono valori né vi è senso der Erziehung, Stuttgart 1978, tr. it. di L. Pusci, Me-
nel fatto puro e semplice della vita e dell’es- tateoria dell’educazione, Roma 1980; N. LUHMANN -
serci, da Nietzsche a Heidegger) o, anche, sot- K.L. SCHORR, Reflexionsprobleme im Erziehungssystem,
to l’aspetto di un inedito nichilismo soft, fatto di Stuttgart 1979, tr. it. di E. Koetti Cerretti - P. Cipol-
tollerante estetismo e di costruzione di una letta, Il sistema educativo, Roma 1988; M. MANNO,
sorta di convivenza, dovuta proprio all’assenza Filosofia, filosofie dell’educazione, pedagogia, in
«Nuove ipotesi», 3 (1980); R. RORTY, Hermeneutics,
di valori forti, l’educazione possibile diventa
General Studies and Teaching; Education, Socializa-
quella libertaria, vitalistica, estetizzante di una
tion, Individuation, Fairfax (Virginia) 1982, tr. it. a
sorta di nichilismo positivo, per il quale non vi è
cura di F. Santoianni, Scritti sull’educazione, Firenze
alcun limite alla libertà dell’individuo, fatta ec- 1996; A. BANFI, Pedagogia e filosofia dell’educazione,
cezione per la prescrizione del neminem laedere. Reggio Emilia 1986; G. ACONE, La filosofia dell’educa-
È così che il pendolo della filosofia dell’educa- zione oggi, in «Il quadrante scolastico», 41 (1989),
zione del nostro tempo finisce per oscillare da pp. 12-27; E. AGAZZI (a cura di), Filosofia e filosofia di,
una proposta di riappropriazione umanistico- Brescia 1992; P. BERTOLINI, L’esistere pedagogico, Fi-
personalista della cultura della modernità renze 1992; A. GRANESE, Il labirinto e la porta stretta,
avanzata (o estenuata), espressa dalla ripropo- Firenze 1992; F. CAMBI, La filosofia dell’educazione:
sizione arricchita della classica memoria cen- struttura, funzioni, modelli, in «Nuove ipotesi», 1

3246
VOLUMIfilosofia.book Page 3247 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


(1993); P. RICOEUR, Sé come un altro, Milano 1994; M. cazione di principi e di esiti di ricerche condot-
LAENG (a cura di), Enciclopedia pedagogica, Brescia te dalla psicologia tout court, mentre altre pro-
1989-2003, 7 voll.; E. DUCCI, Postille di filosofie spettive la ritengono un campo di studio auto-
dell’educazione, in «Il quadrante scolastico», 64 nomo dove, al contrario, hanno origine pro-
(1995), pp. 94-103; R. LAPORTA, L’assoluto pedagogico, spettive teoriche e strategie di ricerca che so-
Firenze 1995; G. MINICHIELLO, Il mondo interpretato, no estensibili anche in altri settori. C’è accor-
Brescia 1995; G. ACONE, Antropologia dell’educazione, do, invece, su quali siano le tematiche di spe-
Brescia 1997; A. KAISER, Gnoseologia dell’educazione,
cifica pertinenza della psicologia dell’educa-
Brescia 1998; P. MALAVASI, L’impegno ontologico della
zione: esse sono lo sviluppo umano, l’acquisi-
pedagogia, Brescia 1998; G. MARI, Razionalità metafi-
sica e pensare pedagogico, Brescia 1998; CH. TAYLOR - zione del linguaggio, le differenze individuali,
J. HABERMAS, Multiculturalismo, ed. it. di L. Ceppa - la motivazione, la misura e la valutazione
G. Rigamonti, Milano 1998; J. TOMLINSON, Globaliza- dell’efficacia degli interventi educativi.
tion and culture, Chicago 1999, tr. it. di G. Bettini, Tornando alle origini, Thorndike propose an-
Sentirsi a casa nel mondo, Milano 2001; G. BERTAGNA, che l’ambito di studio e la concezione della
Avvio alla riflessione pedagogica, Brescia 2000; F. CAM- psicologia dell’educazione, influenzando così
BI, Manuale di filosofia dell’educazione, Roma-Bari per molto tempo la storia di questa disciplina.
2000; M. GENNARI, Filosofia della formazione dell’uomo, Per quanto riguarda la seconda, propose una
Milano 2001; G. SOLA (a cura di), Epistemologia peda- concezione della psicologia dell’educazione
gogica, Milano 2002; A. GRANESE, Istituzioni di pedago- assolutamente dipendente e ancillare rispetto
gia, Padova 2003. alla psicologia generale, da cui mutuava stra-
➨ BILDUNG; COMPLESSITÀ; EDUCAZIONE; FORMAZIO- tegie e tecniche di ricerca, oltre che recepirne
NE; FILOSOFIA; PEDAGOGIA. gli esiti sperimentali come ambiti di applica-
zione. La psicologia dell’educazione, in altre
EDUCAZIONE, PSICOLOGIA DELLA. – Si fa ri-
Educazione parole, doveva trasferire i risultati della ricerca
salire la nascita della psicologia dell’educazio- psicologica ai problemi educativi e didattici,
ne a circa cento anni fa, quando la locuzione fu anche se tali risultati, ad esempio, costituiva-
coniata da Edward L. Thorndike, Educational no esiti di esperimenti condotti con piccoli
Psychology, vol. II: The Psychology of Learning animali in laboratorio (ad es. ratti).
(New York 1913), ma sin dagli inizi si è svilup- Il tema focalizzato da quegli esperimenti era
pato un vivace dibattito su che cosa realmente l’apprendimento, che rappresentava per Thorn-
fosse questa disciplina: alcuni sostenevano, dike il principale oggetto di studio della disci-
infatti, che si trattasse di una conoscenza deri- plina; la scoperta di principi e leggi (ad esem-
vata dall’applicazione degli esiti della ricerca pio il principio dell’effetto, dell’esercizio, della
psicologica nel campo scolastico; altri ritene- contiguità) che regolano l’apprendimento è
vano, invece, che la psicologia dell’educazione stata infatti considerata il suo specifico ambi-
dovesse usare i metodi della ricerca psicologi- to di ricerca. Concezione «applicativa» della
ca per studiare direttamente le caratteristiche psicologia dell’educazione e apprendimento
della classe e della vita della scuola. In altre come tema proprio della disciplina hanno rap-
parole, per alcuni si potevano affrontare i pro- presentato, dunque, una specie di marchio di
blemi psicologici che emergono a scuola ap- origine della psicologia dell’educazione che
plicando direttamente gli esiti della ricerca ha molto influenzato la sua storia successiva.
psicologica, anche se questa fosse stata con- Agli occhi degli studiosi contemporanei appa-
dotta in laboratorio; per altri, invece, tali pro- iono evidenti i limiti di questa impostazione,
blemi si potevano studiare solo nel contesto che vanno dalla pretesa continuità fra l’ap-
in cui sorgono e non altrove. Così, ad esempio, prendimento animale e quello umano, al mi-
il modo in cui i ratti imparano, indagato me- sconoscimento della specificità dei complessi
diante opportuni accorgimenti in laboratorio, fenomeni educativi nel contesto scolastico.
secondo la prima prospettiva poteva costituire Tuttavia, malgrado i limiti di tale prospettiva,
un riferimento anche per l’apprendimento in sono stati condotti studi molto rilevanti, in
classe. particolare nell’ambito dell’addestramento
Ancora oggi non vi è accordo sulla definizione militare, con l’analisi delle sequenze di attività
della psicologia dell’educazione come disci- che compongono una prestazione esperta
plina, poiché vi sono prospettive teoriche che (task analysis: analisi del compito) e con la
continuano a considerarla un campo di appli- messa a punto di sequenze didattiche per
3247
VOLUMIfilosofia.book Page 3248 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

l’istruzione programmata e la tecnologia zazione di materiali da apprendere, le modali-


dell’insegnamento. Da quella prospettiva, tà di acquisizione per ritenere contenuti signi-
inoltre, ha preso l’avvio l’insieme di ricerche ficativi (D.H. Ausubel, Educational Psychology:
che si riconducono alle learning theories (teorie a Cognitive View, New York 1968) e per prepara-
dell’apprendimento), le quali hanno rappre- re «alla scoperta» (J. Bruner, The Process of
sentato il filone dominante, anche se non Education, New York 1960), sino ai temi più re-
esclusivo, della psicologia dell’educazione ne- centi relativi agli stili cognitivi, al cambiamen-
gli Stati Uniti, che peraltro sono stati il paese to concettuale, alle differenze di genere ecc.
di origine e di diffusione della disciplina sino L’apertura verso altre prospettive ha segnato
alla fine degli anni cinquanta. anche il riconoscimento di studi e ricerche
La conferenza di Woods Hole del 1959 rappre- che, negli anni della «guerra fredda», avevano
senta uno spartiacque nella storia della psico- trovato ostacoli alla loro diffusione. Ci riferia-
logia dell’educazione, perché segna l’atto di mo più specificamente a quelli di Lev S. Vy-
nascita di un processo di cambiamenti e di ri- gotskij, che rappresenta uno degli studiosi più
forme dei curricoli scolastici che testimonia, in originali e interessanti per la psicologia
modo manifesto e pubblicamente esibito, la dell’educazione. L’impostazione di Vygotskij
critica ai fondamenti dell’impostazione ricon- muove dal riconoscimento dell’origine sociale
ducibile alle learning theories. delle funzioni cognitive superiori, quelle più ti-
Lo smacco «spaziale» a opera dell’URSS (Unio- picamente umane, e giunge a individuare una
ne delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), legge fondamentale che afferma: ogni funzione
che aveva dimostrato in tal modo una superio- nello sviluppo culturale del bambino si presenta
rità esplicita nella cultura scientifica, rese evi- due volte, prima a livello sociale e in seguito sul
dente la necessità di riformare i curricoli sco- piano individuale; prima tra le persone (interpsi-
lastici, individuati come i principali responsa- cologica) poi dentro il bambino (intrapsicologica).
bili di quella sconfitta. Infatti, benché fossero Lo spostamento di fuoco dallo sviluppo come
già presenti e diffusi, in scritti di psicologi di fenomeno individuale allo sviluppo come fe-
diversa matrice, elementi incompatibili con nomeno interattivo ha determinato un insie-
l’iniziale concezione della disciplina e dell’ap- me di approfondimenti che hanno avuto per la
prendimento, soltanto sull’onda di quello che psicologia dell’educazione una notevolissima
venne avvertito come un vero fallimento edu- rilevanza. In primo luogo è stato messo al cen-
cativo si rivolse attenzione a quegli studi che tro il rapporto fra apprendimento e sviluppo,
focalizzavano diversamente il tema dell’ap- nel senso che – come dice Vygotskij – è effica-
prendimento e dello sviluppo cognitivo. È sta- ce l’apprendimento che precede lo sviluppo;
to questo il momento in cui, per esempio, gli se, infatti, bisogna «aspettare» di avere certe
studi di Jean Piaget sullo sviluppo dell’intelli- caratteristiche cognitive per poter acquisire
genza hanno attratto e catalizzato in modo certe nozioni/abilità, allora la funzione dell’ap-
manifesto l’interesse degli psicologi dell’edu- prendimento è molto depotenziata perché
cazione, che hanno così reputato degne di ap- l’apprendimento «arranca» dietro lo sviluppo.
profondimento questioni sino ad allora consi- Ma se l’apprendimento è considerato nelle
derate marginali rispetto alla loro disciplina. sue funzioni propulsive dello sviluppo, nel
Gli studi sui processi cognitivi e sulle fasi del senso che mediante l’acquisizione di cono-
loro sviluppo, allora, sono divenuti punti di av- scenze/abilità si sviluppano funzioni cognitive
vio per sperimentazioni educative e didatti- progressivamente più complesse, allora è fon-
che, che hanno riguardato in larghissima pre- damentale il modo in cui avviene l’apprendi-
valenza l’acquisizione di contenuti scientifici mento stesso.
(cfr. ad es. R. Karplus - H.D. Thier, A New Look Compito di chi detiene responsabilità educati-
at Elementary School Science, Chicago 1967, tr. ve, quindi, è quello di indurre acquisizioni pro-
it. di L. Salvatori - A. Suvero, Rinnovamento gressivamente più ricche e articolate, che si
dell’educazione scientifica elementare, Bologna collochino cioè nell’«area di sviluppo prossimo»
1971, per una estensione in ambito italiano). del soggetto, che è quella zona in cui può effi-
Ma più in generale hanno fatto l’ingresso nel cacemente svolgersi la funzione propulsiva
territorio della psicologia dell’educazione te- suddetta. L’utilità di un’acquisizione si deter-
mi come la memorizzazione di contenuti disci- mina, in altre parole, se non si fonda su abilità
plinari, le modalità di elaborazione, l’organiz- già completamente acquisite, ma richiede in-
3248
VOLUMIfilosofia.book Page 3249 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


vece lo sviluppo e/o il consolidamento di abi- nell’indurre modalità di risoluzione agendo da
lità cognitive emergenti che producano perciò scaffolding (D. Wood - J. Bruner - S. Ross, The
uno spostamento in avanti del confine Role of Tutoring in Problem Solving, in «British
dell’area di sviluppo prossimo. Journal of Psychology», 66, 1976, pp.181-191),
La rilevanza di questa prospettiva è lampante vale a dire come una struttura di supporto per
e facilmente riconducibile alle aspirazioni ra- l’elaborazione cognitiva, struttura che viene
dicali e rivoluzionarie della psicologia sovieti- progressivamente smantellata col progredire
ca, che aspirava a concorrere alla costruzione di chi impara. In Italia è stato molto studiato il
dell’«uomo nuovo», per il quale risultava fon- funzionamento delle discussioni come ragio-
damentale il ruolo modificante ed efficace namento collettivo, in cui l’interazione cogni-
dell’intervento educativo. L’interesse di Vy- tiva sostiene l’elaborazione progressiva con
gotskij per gli aspetti della società e della cul- adulti competenti che rivestono ruoli metodo-
tura, sollecitato dal contatto dello psicologo logico-cognitivi (C. Pontecorvo, Discutere per
sovietico con la molteplicità di individui ap- ragionare: la costruzione della conoscenza come
partenenti a nazionalità, costumi e culture di- argomentazione, in «Rassegna di Psicologia», 2,
versi presenti nello stato sovietico, ha orienta- 1985, 1/2, pp. 23-45; M. Pascucci-Formisano,
to i suoi studi verso la specificità cognitiva dei Imparare da soli, imparare insieme. Rappresenta-
soggetti e alla sua presa in carico, che mal si zioni e comportamenti degli insegnanti, in C. Pon-
conciliava con la prospettiva unificante e uni- tecorvo - A.M. Ajello - C. Zucchermaglio, Di-
formante cui mirava quello stato agli albori scutendo si impara, Roma 1991, pp.149-162; M.
della sua costruzione; per questi motivi i suoi Santi, Ragionare con il discorso, Firenze 1995; M.
scritti furono a lungo censurati e non diffusi in Orsolini, Information Exchange in Classroom
occidente. Conversation: Negotiation and Extension of the
Dal punto di vista della psicologia dell’educa- Focus, in «European Journal of Psychology of
zione, la focalizzazione del ruolo della cultura Education», 3, 1988, pp. 341-355). In Svizzera
nello sviluppo e nell’acquisizione dei processi si sono condotte ricerche sulla costruzione
cognitivi superiori si è tradotta nel riconosci- dell’intersoggettività necessaria per la comu-
mento della funzione di mediazione che gli nicazione adulto-bambino come negoziazione
«strumenti» simbolici e materiali, oltre che gli di significati e come condizione di base per in-
adulti e i pari, rivestono nella promozione del- terventi educativi efficaci (M. Grossen, La con-
lo sviluppo individuale. Per tale ragione coloro struction de l’intersubjectivité entre adulte et en-
che, richiamandosi alla prospettiva storico- fant en situation de test, Cousset [Fribourg]
culturale – questo è il nome con cui si denota 1988; A.N. Perret-Clermont, La construction de
la prospettiva vygotskijana –, hanno studiato l’intelligence dans l’interaction sociale, Berne
aspetti diversi dell’interazione a scuola, relati- 1979).
vi alla funzione degli insegnanti, dei pari, degli Un filone autonomo è rappresentato dagli stu-
strumenti, della comunicazione discorsiva e di neo-vygotskijani che hanno focalizzato il
così via, hanno messo a fuoco elementi speci- ruolo dell’acquisizione di conoscenza e
fici, diversamente riconducibili al tema unita- dell’elaborazione cognitiva in contesti orga-
rio che potremmo etichettare come «media- nizzativi e quotidiani, a partire da culture in cui
zione sociale ed educazione». non fosse presente la scuola, per poi estender-
Sulla scia della prospettiva vygotskijana, inol- si in altri ambiti (J. Lave, Cognition in Practice:
tre, sono stati condotti studi sperimentali di- Mind, Mathematics, and Culture in Everyday Li-
versi in paesi e contesti differenti, mettendo a fe, New York 1988; J. Lave - E. Wenger, Situated
punto di volta in volta costrutti che esaminano Learning: Legitimate Peripheral Participation,
questioni specifiche. Così negli USA sono state Cambridge [Massachusetts] 1991). Tali studi
studiate, ad esempio, le modalità di apprendi- interessano la psicologia dell’educazione, per-
mento e di funzionamento di classi come ché hanno analizzato le modalità di funziona-
«communities of learners» (A. Brown - J.C. Cam- mento dell’individuo nella vita quotidiana in
pione, Guided Discovery in a Community of Lear- cui, prendendo parte a situazioni sensate, im-
ners, in K. McGilly [a cura di], Classroom Les- para e risponde adeguatamente ai «problemi»
sons: Integrating Cognitive Theory and Classroom che deve normalmente fronteggiare. È stato
Practice, Cambridge [Massachusetts] 1994, pp. così messo a punto il costrutto di «apprendi-
229-270) e il ruolo dell’adulto competente stato cognitivo» per indicare la condizione per-
3249
VOLUMIfilosofia.book Page 3250 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

manente di acquisizione di conoscenze/abilità è stato dato il nome di scienze dell’educazio-


in cui tutti gli esseri umani si trovano nel loro ne. Ciascuna delle aree di ricerca sviluppatasi
ambiente di vita. In altre parole, l’agire in si- viene alla luce dall’incontro della pedagogia
tuazioni che hanno senso produce implicita- generale – pensata come la scienza dell’educa-
mente, anche senza averne l’intenzione, «ap- zione e della formazione – e di altre scienze
prendimento». umane capaci di condurre i saperi pedagogici
Questa nuova accezione di apprendimento, a un potenziamento delle loro indagini criti-
che curiosamente segna il ritorno in posizione che. La dimensione «interdisciplinare» costi-
centrale di un tema che è stato, come si è det- tuisce il carattere dominante delle scienze
to, all’origine della psicologia dell’educazione, dell’educazione, sorte dalla necessità di far
presenta numerose implicazioni sul piano progredire l’analisi sulle dimensioni che l’edu-
educativo. In questa sede ne elenchiamo sin- cativo via via sussume anche sotto la spinta di
teticamente alcune. bisogni sociali emergenti e di un inedito profi-
1) Poiché l’individuo, se è immerso in situazio- lo del soggetto disegnato dalla modernità.
ni sensate a cui prende parte, impara automa- Posta all’interno di questo complesso intrec-
ticamente, i problemi di apprendimento che si cio di relazioni interdisciplinari, la pedagogia
rilevano a scuola possono essere inquadrati ha il compito di non smarrire i significati origi-
anche come mancato riconoscimento di senso nari dei propri saperi, disponendosi a un ruolo
di azioni a cui si è richiesti di partecipare. «orientante» nei confronti di ogni scienza
2) Se si impara quando si è attivi e partecipi a dell’educazione al cui strutturarsi essa contri-
situazioni sensate, il problema della motiva- buisce in modo decisivo. Il rischio della frantu-
zione ad apprendere può leggersi anche come mazione dei saperi pedagogici e della correla-
problema tipicamente scolastico e in un certo tiva dissoluzione della pedagogia nelle varie e
senso indotto dalla scuola. differenti scienze dell’educazione richiede una
3) Se l’apprendimento è una sorta di apprendi- sempre più puntuale riflessione epistemologi-
stato, allora il ruolo docente è principalmente ca, affinché l’identità della pedagogia generale
un ruolo di accompagnamento e sostegno a non ne esca turbata o intaccata con grave dan-
un’attività in cui il soggetto è coinvolto in pri- no per la sua specifica identità di scienza e di
ma persona. scienza umana.
4) La scuola come attività di trasmissione di Alle scienze dell’educazione vanno, anzitutto,
nozioni e abilità può facilmente essere ricono- ascritte la filosofia dell’educazione (promossa
sciuta per la funzione sociologica di manteni- dall’incontro fra pedagogia e filosofia), la psi-
mento di una memoria che un gruppo sociale cologia dell’educazione (emersa dall’incontro
intende trasmettere alla generazione successi- fra pedagogia e psicologia), la sociologia del-
va; più problematica appare la sua funzione l’educazione (risultato dell’incontro fra peda-
psicopedagogica se relega i soggetti in una po- gogia e sociologia). A tale comparto discipli-
sizione passiva e tendenzialmente alienata, vi- nare sono inoltre attribuiti ulteriori saperi frut-
sto che a loro è richiesto di imparare per lo più to di innesti più recenti: tra essi si distinguono
contenuti e abilità il cui senso e valore vengo- l’antropologia dell’educazione, la semiotica
no difficilmente riconosciuti. dell’educazione, l’ermeneutica dell’educazio-
A.M. Ajello ne, la politica dell’educazione, la teologia del-
BIBL.: L.S. VYGOTSKYJ, Pensiero e linguaggio: ricerche l’educazione, la gnoseologia dell’educazione,
psicologiche, ed. it. a cura di L. Mecacci, Bari 1990; C. la metafisica dell’educazione, l’ontologia del-
PONTECORVO - A.M. AJELLO - C. ZUCCHERMAGLIO, Discu- l’educazione, l’economia dell’educazione, la
tendo si impara, Roma 1991. tecnologia dell’educazione. Lo sviluppo di
questi e altri settori di ricerca è assicurato tan-
EDUCAZIONE,
Educazione SCIENZE DELLA (sciences of to dal loro ruolo sociale sempre più marcato,
education; Erziehungswissenschaften; sciences de quanto dai problemi educativi che i sistemi
la éducation; ciencias de la educación). – Nel cor- sociali fanno emergere, ma anche dalla consa-
so dell’ultimo Novecento ha preso avvio un pevolezza epistemologica che ciascuna area di
processo inarrestabile di generazione di nuove ricerca matura al proprio interno.
discipline nate e cresciute attorno all’educa- Nel prendere sempre meglio coscienza di co-
zione e alla formazione dell’uomo, assunte an- me la pedagogia rappresenti un sistema orga-
zitutto nella loro natura problematica. Ad esse nico e articolato di saperi, ciascuna scienza
3250
VOLUMIfilosofia.book Page 3251 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


dell’educazione vede posta al proprio interno essere vittima di sudditanze e, in primo luogo,
la questione del suo rapporto con le due manifestarsi incapace di originalità. Questo è
scienze che la costituiscono. Volendo assume- il principale compito di cui la pedagogia gene-
re come esempio la filosofia dell’educazione, rale si fa carico quando entra in relazione con
si potrà riconoscere che essa non è più soltan- un’altra scienza umana.
to «pedagogia» o «filosofia», ma appunto Le scienze dell’educazione dimostrano oggi
dall’incontro fra queste due scienze è venuto una vitalità pari ai risultati conseguiti nella ri-
promuovendosi un sistema di saperi che en- cerca. In questa, il loro impegno è ormai deci-
trambe le contiene eppure le supera, in una sivo, costante, irrinunciabile, con vantaggi per
unità organica che possiede la dignità di ogni settore del sapere: tanto quindi per la pe-
scienza. E ciò varrà per ogni contesto discipli- dagogia generale, quanto per ogni altra scien-
nare sopra richiamato e ascritto alla famiglia za che abbia scelto di convenzionarsi con essa
delle scienze dell’educazione. Ciascuno di al fine di incrementare le potenzialità del pro-
quei settori fa progredire la ricerca spingendo- prio statuto euristico e scientifico. Il futuro
la oltre i limiti dei saperi da cui deriva, produ- delle scienze dell’educazione si deciderà in
cendo problematizzazioni, costruendo nuove senso positivo soltanto se esse rammenteran-
logiche di ricerca, facendo scaturire inediti lin- no di essere scienze dell’uomo che appunto
guaggi e dando ordine a contenuti che le pras- nell’uomo trovano il loro prioritario fine.
si stesse dell’educativo hanno prima posto in M. Gennari
luce e poi in essere. Tale procedere non può BIBL.: A. KLAUSSE, Initiation aux sciences de l'éducation,
arrestarsi e, soprattutto, non va limitato, an- Lìege 1967; G. AVANZINI, Introduction aux sciences de
che se occorre che venga dovutamente posto l'éducation, Toulouse 1976; W. BREZINKA, Metatheorie
sotto un vaglio e un controllo critico-episte- der Erziehung, München 1978; A. VISALBERGHI et al.,
mologico. Per farlo v’è la necessità che la pe- Pedagogia e scienze dell'educazione, Milano 1978; C.
dagogia generale non abdichi a (o non sia spo- NANNI, Educazione e scienze dell'educazione, Roma
destata da) quel suo impegno «orientante», il 1984; G. MIALARET, Introduction aux Sciences de l'Edu-
quale fa sì che il discorso a proposito dell'edu- cation, Genève 1985; R. MASSA (a cura di), Istituzioni
cativo e del formativo resti sempre, comunque di pedagogia e scienze dell'educazione, Roma-Bari
e ovunque, ancorato alla riflessione pedagogi- 1990; M. GENNARI - A. KAISER, Prolegomeni alla Peda-
ca. Una pedagogia generale organicamente or- gogia Generale, Milano 2000; G. SOLA (a cura di), Epi-
ganizzata all’interno di ogni relazione interdi- stemologia pedagogica, Milano 2002.
sciplinare che essa sceglie di sviluppare non ➨ EDUCAZIONE; FORMAZIONE; PEDAGOGIA GENERALE.
può temere la propria dispersione o il proprio
frazionarsi, in quanto il suo sapere è messo al EDUCAZIONE, SEMIOTICA DELLA (semiotics of
Educazione
servizio – di concerto con gli altri saperi scien- education; Semiotik der Erziehung; sémiologie de
tifici – della ricerca, i cui temi sono determina- l’éducation; semiótica de la educatión). – È la
ti dalla vita, dal mondo, dalla storia, da tutti gli scienza dell’educazione derivante dal rapporto
«eventi» (o dalle «lunghe durate») che posso- interdisciplinare tra la pedagogia e la semioti-
no e debbono essere ricondotti all’educazione ca, i cui fondamenti epistemologici sono stati
e alla formazione umana. Non, dunque, una affrontati primariamente nel volume di Mario
pedagogia timorosa e chiusa in se stessa, ma, Gennari, Pedagogia e semiotica (Brescia 1984,
al contrario, una pedagogia libera, né settaria 19982). Deputata a interpretare i segni, i siste-
né faziosa, equanime, priva di preconcetti o mi di segni e le culture rinvenibili in ogni ge-
pregiudizi, scrupolosamente attenta ai propri nere di transazione educativa – familiare, sco-
equilibri epistemologici interni, ma anche lastica, extrascolastica –, la semiotica del-
spregiudicata nell’andare a scovare «tutto ciò» l’educazione s’avvale dell’integrazione fra gli
che stabilisce un indice di afferenza con l’edu- apparati concettuali ed euristici propri d’en-
cativo e il formativo. Ciascuna scienza del- trambi i saperi dei quali è tributaria. Qualsiasi
l’educazione contribuisce alla ri-costruzione evento inerente all’educare viene considerato
corretta del discorso pedagogico anzitutto se in veste di segno, ovvero come un aliquid che
la pedagogia sa avviare relazioni interdiscipli- stat pro aliquo, rinviante dalla propria imme-
nari che non la vedano soggiacere a saperi im- diata occorrenza ai possibili e molteplici inter-
perialistici, cadere nel gregarismo, sprofonda- pretanti culturali costituenti il suo senso. Signa
re nell’eclettismo, sottomettersi a egemonie, appaiono le condotte verbali, paraverbali e
3251
VOLUMIfilosofia.book Page 3252 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

non verbali dei soggetti implicati nell’intera- Pertanto, la semiotica dell’educazione, costi-
zione educativa, ma non meno le modalità tuendosi quale logica della cultura educativa,
d’organizzazione degli spazi e delle attività o la da un lato, acclara le peculiari caratteristiche
scansione dei tempi che la contraddistinguo- assunte dai codici in essa attivi, dall’altro, è
no. Segno è ciò che può essere interpretato, sempre protesa a oltrepassarli, denudandone
per cui selezionare un atto educativo quale i contenuti abitudinari, gli schematismi aprio-
signum implica l’avvio di processi inferenziali ristici, le assunzioni ideologiche. Il suo proce-
tesi a esplicitare le molteplici valenze pedago- dere, raffigurabile pure quale azione di co-
giche, etiche, affettive, sociali, ideologiche, re- scientizzazione circa il significato delle abitua-
toriche ecc. di cui è intessuto e sulle quali edi- li condotte educative, si distende in aperture
fica i propri significati. capaci di rinnovare i sistemi segnici per il cui
La semiotica dell’educazione ha per oggetto la tramite vengono generati i segni e i testi che
complessa «semiosi educativa» generata dalle danno forma e sostanza all’educare. Le proble-
relazioni intrecciate fra educatori e educandi. matiche concernenti la struttura epistemolo-
Costoro comunicano scambiandosi peculiari gica della semiotica dell’educazione sono af-
produzioni segniche emesse sulla base di spe- frontate nel loro complesso nei lavori di M.
cifici codici, ossia ricorrendo ai repertori di re- Gennari, mentre i diversi altri saggi riconduci-
gole convenzionalmente adottati in una deter- bili al suo ambito soffermano l’attenzione su
minata cultura per produrre discorsi a conte- alcuni aspetti in particolare. Negli Stati Uniti,
nuto educativo, il cui impiego avviene con dif- muovendo dalle ricerche peirceiane, alcuni
ferenti gradi d’intenzionalità. Nella semiosi studiosi hanno incentrato l’indagine sul ruolo
educativa si identificano come testi quei com- del pensiero abduttivo nei processi d’appren-
plessi semiosici dove è rintracciabile un qual- dimento, evidenziando i vantaggi educativi di
che legame strutturale, così come viene defini- quell’informed skepticism che conduce a guar-
ta «educhema» l’unità segnico-educativa mi- dare ai problemi in modo inusuale, rendendo
nimale attraverso cui risulta attuabile un pro- il familiare inconsueto e l’inconsueto familiare
cesso interpretativo. L’ambito storico-cultura- (cfr. D.J. Cunningham [a cura di], Education and
le fungente da orizzonte per ogni possibile at- Pedagogy, n. mon. «The American Journal of
tribuzione di significato è detto «enciclope- Semiotics», 5, 1987). Altri, come Jay L. Lemke,
dia» (cfr. M. Gennari, Interpretare l’educazione. si sono avvalsi degli strumenti elaborati dalla
Pedagogia semiotica ermeneutica, Brescia 1992, social semiotics per indagare le pratiche signifi-
20032). Scopo e prodotto dell’esegesi condotta canti impiegate nella classe scolastica, al fine
dalla semiotica dell’educazione è la significa- di far emergere le semiotic formations che la gui-
zione, cioè l’istituzione di significati. Allorché dano, cioè i modelli normativi con cui solita-
l’interpretazione s’inoltra al di là di quelli cul- mente vengono generati tanto le sequenze in-
turalmente già sedimentati si ha un arricchi- segnative quanto i temi e i concetti disciplina-
mento della conoscenza. ri. Fra le prime ricerche riconducibili alla se-
In siffatta direzione, particolarmente fecondo miotica dell’educazione si annoverano quelle
è il concetto di «abduzione» elaborato da intorno alle problematiche dell’educazione vi-
Charles Sanders Peirce per indicare la forma siva e musicale, di cui s’acclara la specificità
d’inferenza necessaria quando si manifesta un codessicale allo scopo di promuovere in ogni
genuine doubt. L’abduzione – innescata dal so- soggetto sia una semiosi critica sia valide ca-
spetto verso i luoghi comuni e le false eviden- pacità d’espressione personale. Analoga fina-
ze – impone al ricercare percorsi congetturali lità è perseguita dagli studiosi impegnati a lu-
differenti dalle strade consuete, così da fornire meggiare le problematiche didattiche concer-
inedite prospettive di senso. Similmente a nenti la generazione e la ricezione di testi – in
ogni altro, anche l’itinerario attivato dalla se- lingua madre o straniera –, i quali fanno leva
miotica dell’educazione conduce a una «se- sulle conoscenze enciclopediche degli studen-
miosi illimitata», giacché ciascuna interpreta- ti e favoriscono percorsi di cooperazione inter-
zione risulta a sua volta suscettibile di ulteriori pretativa.
interpretazioni. Di conseguenza non si dà un E.W. Tizzi
significato finale, un sapere apofantico, in BIBL.: M. GENNARI, Lo sguardo iconico, Brescia 1984;
quanto qualsiasi asserita conclusione è possi- J.L. LEMKE, Semiotics and Education, Toronto 1984;
bile rimetterla in gioco a un successivo esame. D.J. CUNNINGHAM, Semiotics and Education: An Istance

3252
VOLUMIfilosofia.book Page 3253 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Educazione


of the «New» Paradigm, in «The American Journal of sità di superare modelli gerarchici tra le aree
Semiotics», 2 (1987), pp. 195-200; D.J. CUNNINGHAM, disciplinari, ispirati alla chiusura reciproca o
Outline of an Education Semiotic, in «The American alla rigida delimitazione delle competenze.
Journal of Semiotics», 2 (1987), pp. 201-216; J. L’itinerario compiuto dal pensiero teologico
PETÖFJ, Testologia semiotica e didattica, in P. DESIDERI come accostamento ermeneutico all’educa-
(a cura di), La centralità del testo nella pratica didatti- zione prende le mosse nei paesi di lingua te-
ca, Firenze 1991; B. BASSI - M. GENNARI (a cura di), Se- desca, nell’ambito della teologia pastorale, e
miotica e educazione, n. mon. «Versus. Quaderni di
si articola in riferimento alla crescente sensi-
studi semiotici», 68-69 (1994); R. TITONE, Recenti ten-
bilità pedagogica della catechetica che, tra la
denze europee nella «semiotica dell’educazione», in
«Pedagogia e vita», 4 (1997), pp. 136-142.
fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento,
approda a una Religionspädagogik (pedagogia
➨ PEDAGOGIA. della religione). Mentre il movimento di rifor-
ma della catechetica si sviluppa prima in con-
EDUCAZIONE,
Educazione TEOLOGIA DELLA (theology of testo evangelico e in seguito anche nella cul-
education; Theologie der Erziehung; théologie de tura cattolica, il discorso epistemologico sulla
l’éducation; teología de la educación). – La rifles- natura della pedagogia della religione ottiene
sione teologica sulla struttura, sulla forma maggiore attenzione in ambito cattolico. L’in-
simbolica, sulla rilevanza antropologica della terpretazione della catechetica come pedago-
fede prospetta l’universalità dell’esperienza gia della religione pone a tale nuovo «ritaglio
credente come elemento ineludibile per l’ela- disciplinare» una serie di questioni relative al-
borazione del sapere e per la formazione uma- la definizione dello statuto epistemologico e
na. In un contesto culturale pluralista, alla te- ai rapporti tra teologia e pedagogia. In questo
ologia è naturalmente assegnato il compito di orizzonte problematico, sorge l’esigenza di
esibire le ragioni della fede. Di là da precon- un’analisi teologica dell’attività educativa che
cetti ideologici, marcare la possibilità della ra- si preannuncia nei primi decenni del Novecen-
tio critica, e non indulgere invece nella neces- to e acquisisce una compiuta definizione
sità della vis apologetica, coinvolge insieme nell’ambito del rinnovamento teologico solle-
credenti e non credenti nella prospettiva di citato dal Concilio vaticano II.
una comune responsabilità ermeneutica. Negli anni settanta del secolo scorso, Hans
In Occidente, la riflessione lato sensu teologica Schilling conduce una ricognizione puntuale
sull’educazione è antica quanto il cristianesi- sui modelli tradizionali di rapporto tra teolo-
mo. Trattazioni su diverse questioni educative, gia e pedagogia in ambito cattolico, critican-
a vario titolo ispirate da una prospettiva teolo- done sia le forme di subalternità sia quelle in-
gica, sono comuni nei padri della chiesa, nei genuamente analogiche. Del modello di rap-
sistemi teologici medievali, negli scritti di nu- porto gerarchico è inaccettabile il fatto che la
merosi teologi moderni e contemporanei. Al teologia abbia una preminenza sulla pedago-
tempo stesso, l’elaborazione teologica tradi- gia in quanto scienza della fede rivelata e nor-
zionale manca di una riflessione sistematica ma che disciplina l’educazione cristiana; del
sulle pratiche e sulle istituzioni dell’educazio- modello analogico è ritenuta inappropriata la
ne. Soltanto verso la metà del Novecento, la relazione di similitudine proporzionale tra la
disciplina denominata teologia dell’educazio- pedagogia Dei e la pedagogia hominis. La disami-
ne ha assunto un profilo epistemico autono- na critica compiuta da Schilling conduce
mo, dichiarando che il suo oggetto formale è all’avvaloramento dell’autonomia della teolo-
un ambito dell’attività umana, l’educazione, gia e delle scienze dell’educazione, pone l’en-
considerata nell’orizzonte e nella forma critica fasi sulla necessità della relazione e della col-
del discorso teologico. laborazione reciproca.
Per le sue finalità euristiche, la teologia del- Il sapere pedagogico, iuxta propria principia,
l’educazione instaura un riferimento polisemi- negli ultimi decenni si è ampiamente articola-
co sia con l’interpretazione dei fenomeni edu- to, precisando il proprio statuto epistemologi-
cativi sia con le scienze dell’educazione. Nel co. Ciò può permettere di vagliare in modo rin-
1991 Giuseppe Groppo teorizza in modo arti- novato la consistenza teoretica di argomenti
colato la teologia dell’educazione come luogo ritenuti a lungo e in modo pregiudiziale non
del dialogo interdisciplinare tra teologia e propriamente scientifici. La connessione tra
scienze dell’educazione, avvalorando la neces- «discorso pedagogico e dimensione religiosa»
3253
VOLUMIfilosofia.book Page 3254 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Educazione estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

designa una relazione costitutiva e una sfida so l’uomo il quale percorre vie che deve aprirsi
per le possibilità della formazione umana. Una in forza della sua libertà.
teologia dell’educazione, aliena da forme di P. Malavasi
irenismo eclettico, può sollecitare la compren- BIBL.: H. KÖHLER, Theologie der Erziehung, München
sione delle culture religiose, la riscoperta di 1965; H. SCHILLING, Theologie der Erziehung, München
una peculiare connotazione spirituale degli 1969; C. BISSOLI, Bibbia e educazione. Contributo stori-
eventi educativi e la tematizzazione di una dia- co-critico ad una teologia dell’educazione, Roma 1981;
lettica formativa aperta alla reciprocità aman- AA.VV., Teologia e scienze dell’educazione. Atti del
te del tu divino. XXVIII Convegno di Scholé, Brescia 1990; L.J. FRANCIS
La teorizzazione di una teologia dell’educazio- - A. THATCHER (a cura di), Christian Perspectives for
Education. A Reader in Theology of Education, Leo-
ne si delinea oggi nella prospettiva dell’educa-
minster 1990; G. GROPPO, Teologia dell’educazione.
zione alla e nella libertà, nel rispetto delle dif- Origine, identità, compiti, Roma 1991; P. MALAVASI,
ferenze che concorrono allo sviluppo integrale Discorso pedagogico e dimensione religiosa, Milano
e armonico della persona umana. La costitu- 2002.
zione critico-ermeneutica della teologia del-
➨ EDUCAZIONE; EDUCAZIONE, ERMENEUTICA DELLA;
l’educazione prospetta l’impraticabilità di una
PEDAGOGIA; EDUCAZIONE, SCIENZE DELLA; TEOLO-
sua rappresentazione semplicistica. Né la teo-
GIA.
logia né la pedagogia possono dialogare in
modo adeguato con una teologia dell’educa-
zione che si identifichi come una sorta di sin-
EDUCAZIONE
Educazione estetica ESTETICA (aesthetic educa-
tion; ästhetische Erziehung; Education esthétique;
tetico compendio o di corollario di altre disci-
educación estética). – Benché si tenda con l’e-
pline.
spressione «educazione estetica» a designare
L’esercizio critico della teologia si misura con
la sfera dell’educazione al gusto, detta nozione
l’opera aperta dell‘educazione, muovendo dal-
rinvia a un ambito problematico ben più am-
la ragione credente ovvero da un pensiero che
pio che coincide con il ruolo che l’elemento
si pone alla sequela della rivelazione. Riflette-
estetico svolge nella formazione complessiva
re sulle risorse dell’humanum implica a pieno dell’individuo. Con Platone si assiste a una
titolo il peculiare orizzonte costituto da un condanna dell’arte e conseguentemente
pensiero credente. dell’educazione estetica perché considerata
L’anelito alla verità e il desiderio di senso di- del tutto incapace di svolgere un’azione edu-
schiusi dal mistero dell’universo personale ri- cativa. Un pieno riconoscimento del valore
chiedono di pensare lo statuto ontologico del- dell’educazione estetica lo si ha solo con
la vita e del mondo creato, di considerare le di- l’estetica post-kantiana e in particolare con
namiche socioeducative e culturali, di provare Friedrich Schiller e nel romanticismo. Nel suo
stupore di fronte alla ricchezza dell’immagina- testo Über die ästhetische Erziehung des Men-
zione e dell’espressività umana. schen in einer Reihe von Briefen (Stuttgart 2000
La teologia dell’educazione in quanto forma [1975], tr. it. a cura di A. Negri, Lettere sull’edu-
dell’elaborazione scientifica contemporanea è cazione estetica dell’uomo, Roma 2001), Schiller
chiamata a proporre la ricerca della verità nel- concepisce l’educazione estetica come un per-
la prospettiva della problematizzazione della corso in grado di far superare all’uomo la con-
parola e della vita ecclesiale, a prefigurare dizione di scissione in cui si trova immerso
l’apertura al «mistero di Dio», senz’alcuna uti- (pura ragione da una parte, mera sensibilità
lizzazione funzionale o subalternazione. La fe- dall’altra): essere educati esteticamente equi-
de, possibilità educativa irrinunciabile, è vale ad avere accesso a una dimensione
l’espressione esistenziale che l’uomo non ap- dell’umano la cui cifra è il comportamento di-
partiene ultimamente a se stesso. La ricerca sinteressato e libero. Nel secolo scorso John
nel campo della teologia dell’educazione rap- Dewey con il suo lavoro di pedagogista riserve-
presenta un emblema della centralità della rà all’educazione estetica un ruolo fondamen-
persona umana nel vivo dell’esperienza stori- tale tanto da considerarla il tratto caratteristi-
co-culturale di fronte al mistero dell’alterità. co di ogni nostra esperienza (Art as Experience,
La teologia dell’educazione è riflessione New York 1980, tr. it. di A. Granese, Arte come
sull’esperienza liberante di Dio come mistero esperienza e altri scritti, Firenze 1995). Grande
del mondo, che rende, da parte sua, misterio- importanza al motivo dell’educazione esteti-
3254
VOLUMIfilosofia.book Page 3255 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Edwards


ca è attribuito dallo psicologo dell’arte Ru- Un’erronea concezione dell’eduzione (denun-
dolf Arnheim che la considera l’unico percorso ciata già da Tommaso in Quaestio disputata De
capace di restituire vigore all’esperienza sensi- virtutibus in commune, art. 11, e Sum. theol., I, q.
bile in opposizione all’impianto educativo tra- 45, art. 8, e da lui attribuita ad Anassagora: In
dizionale. VII Metaph., lectio VII, ed. Cathala, n. 1430)
A. Sartini consiste nel ritenere le forme come «latitantes»
BIBL.: J.F. HERBART, Über die ästhetische Darstellung der nella materia o nella sostanza (a seconda che
Welt als das Hauptgeschäft der Erziehung, in Kleine siano forme sostanziali o accidentali), per cui
Schriften zur Pädagogik, a cura di T. Dietrich, Bad l’eduzione non sarebbe più un passaggio
Heilbrunn 1962, tr. it. di I. Vopicelli, La rappresenta- dall’esistere in potenza all’esistere in atto, ma
zione estetica del mondo considerata come compito fon- una semplice «estrazione» di una realtà già in
damentale dell’educazione, Roma 1996; G.M. BERTIN (a atto, ma nascosta; non si avrebbe più una vera
cura di), L’educazione estetica, Firenze 1978; M. GEN- e propria generazione di un essere prima non
NARI, Lo sguardo iconico: per un’educazione all’imma- esistente. Si ricadrebbe pertanto nell’impossi-
gine, Brescia 1986; M. GENNARI, L’educazione estetica, bilità di sciogliere il problema di Parmenide, e
Milano 1994; F. CARMAGNOLA, Synopsis. Introduzione si dovrebbe rinunciare alla spiegazione della
all’educazione estetica, Milano 2005. possibilità e della realtà delle mutazioni in-
➨ EDUCAZIONE; ESTETICA; GUSTO. trinseche, sia accidentali che sostanziali. In
questo modo poi, secondo il sistema della
EDUZIONE (lat. eductio, «tirar fuori» - educ-
Eduzione preformazione, in opposizione a quello del-
tion; Eductio; éduction; educción). – Termine che l’epigenesi, preesisterebbero nei semi degli
caratterizza, nella cosmologia aristotelico-sco- animali e delle piante i nuovi esseri generati.
lastica, il modo proprio con cui vengono pro- G.M. Pozzo
dotte, nelle mutazioni o generazioni corporee, BIBL.: P. HOENEN, Cosmologia, Roma 19565, pp. 300-
le forme materiali, sostanziali e accidentali. 318, 598-603.
L’espressione completa è eductio formae e (op- ➨ EPIGENESI; FORMA.
pure de) potentia materiae, e significa che le for-
me materiali, non essendo sostanze complete Edwards JOHN. – Teologo e pastore calvi-
EDWARDS,
o sussistenti, cioè aventi un proprio essere nista, n. a Hertford il 26 febbr. 1637, m. a Cam-
nello stato di separazione, non possono avere bridge il 16 apr. 1716. Conseguiti i gradi acca-
un’origine assoluta o separata: «cum fieri sit demici fu predicatore al St. John’s College di
via ad esse, hoc modo alicui competit fieri, si- Cambridge, dedicandosi alla composizione di
cut ei competit esse» (Tommaso, Sum. theol., I, scritti teologici e polemici. Il suo calvinismo
q. 90, art. 2). Ciò che viene prodotto, in senso intransigente non gli permise la carriera acca-
pieno, è il composto di materia e forma (mate- demica. Dopo la pubblicazione della Reasona-
riale); la forma materiale viene «comprodot- bleness of Christianity ingaggiò un’aspra pole-
ta», o «concreata», in quanto la causa efficien- mica con Locke, accusandolo di favorire il so-
te attualizza la potenzialità della materia; la cinianesimo e di aprire la strada all’ateismo.
nuova forma viene «edotta», tirata fuori, attua- Criticò la riduzione del credo rivelato al solo
ta, dalla potenza della materia. dogma della messianicità di Gesù e l’omissio-
Aristotele, per caratterizzare l’eduzione delle ne intenzionale dei passi evangelici riguardan-
forme, adoperò (ad es., Metaph., VI, 8, 1033 a ti la Trinità, l’incarnazione del Verbo e la morte
24; VII, 3, 1043 b 15; 5, 1049 b 21-23; cfr. il com- redentrice di Cristo, obiezioni che Edwards
mento di Tommaso, e Sum. theol., I, q. 65, art. mosse a Locke in diversi scritti: Some Thoughts
4) la formula: «formae generantur sine genera- Concerning the Several Causes and Occasions of
zione et corrumpuntur sine corruptione» nel Atheism (London 1695); Socinianism Unmask’d
senso che, non le forme propriamente sono (ivi 1696); The Socinian Creed (ivi 1697). Ai dei-
generate o corrotte, bensì sono propriamente sti oppose la concezione della conoscenza co-
generati e corrotti gli esseri (o «sinoli»), di cui me partecipazione dell’uomo alla divina verità
le forme sono le determinazioni sostanziali o e della rivelazione come «an Other Channel of
accidentali. Nell’essere generato le forme non Truth» (Free Discours Concerning Truth and Er-
vengono propriamente generate, ma, appun- ror, ivi 1701, p. 64). Scrisse anche in polemica
to, semplicemente edotte dallo stato di poten- con Whiston e Clarke. Il Dictionary of National
za allo stato di atto. Biography gli attribuisce l’anonima Free but
3255
VOLUMIfilosofia.book Page 3256 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Edwards ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Modest Censure on the Late Controversial Writ- Edwards sembra talora perfino identificarlo, e
ings and Debates [...] of Mr. Edwards and Mr. percepibile alla coscienza individuale attraver-
Locke (ivi 1698). so un particolare «senso del divino» che è fon-
E. Rapetti te di sicurezza e di gioia. Edwards si preoccupò
BIBL.: M. SINA, L’avvento della ragione, Milano 1976, anche di conciliare l’affermazione dell’assolu-
pp. 395-407; V. NUOVO (a cura di), John Locke and ta libertà e potenza dell’iniziativa divina con la
Christianity: Contemporary Responses to the Reasona- possibilità della previsione scientifica, accet-
bleness of Christianity, Bristol 1997; J.C. HIGGINS-BID- tando in larga misura la validità della fisica
DLE, Introduction, in J. LOCKE, The Reasonableness of newtoniana e del suo «sottofondo metafisico»
Christianity as Delivered in the Scriptures, Oxford (cfr. Treatise on the Nature of True Virtue, Boston
1999, pp. XV-CXV; R. RUSSO, Locke contro Edwards: 1889).
un conflitto ermeneutico, in A. BABOLIN (a cura di), Me- N. Bosco
tafisica e filosofia della religione, Città di Castello 2004, BIBL.: A.C. MCGIFFERT, Jonathan Edwards, New York
pp. 231-271. 1932; H.W. SCHNEIDER, The Puritan Mind, New York
1932; C.H. FAUST - T.H. JOHNSON, Jonathan Edwards,
EDWARDS, JONATHAN. – Teologo protestan-
Edwards New York 1936; T.H. JOHNSON, The Printed Writings of
te, pastore e missionario, n. a East Windsor il Jonathan Edwards, Princeton 1940; O.E. WINSLOW, Jo-
5 ott. 1703, m. a Princeton il 22 mar. 1758. nathan Edwards, New York 1940 (biografia); A.L. JO-
Studiò all’università di Yale che ne sta ripub- NES, Early American Philosophers, New York 1958;
blicando oggi l’opera omnia; dal 1757 fu primo A.A. MAURER, s. v., in P. EDWARDS (a cura di), The En-
presidente dell’università di Princeton. I suoi cyclopedia of Philosophy, New York - London 1967,
scritti furono raccolti in varie edizioni, tra cui: vol. II, pp. 460-462; D.J. ELWOOD, Philosophical Theolo-
The Works of President Edwards (ed. a cura di gy of Jonathan Edwards, New York 1960; T. MANFERDI-
NI, Esperienza religiosa e riflessione filosofica: Jonathan
S.E. Dwight, New York 1889) e J. Edwards Re-
Edwards, in Studi sul pensiero americano, Bologna
presentative Selection (ed. a cura di C.H. Faust -
1960, pp. 65-102; H.W. SCHNEIDER, Storia della filoso-
T.H. Johnson, Cincinnati 1935; ripr. 1962). Ed- fia americana, Bologna 1963, cap. 2 (bibliografia: pp.
wards può essere considerato il fondatore del- 637-639); C. SARACENO, Un pensatore puritano del di-
la teologia del New England. Sentì più di ogni ciottesimo secolo: Jonathan Edwards, in «Rivista di Fi-
altro il problema, assai dibattuto tra i teologi losofia Neo-scolastica», 3 (1966), pp. 347-356; G.M.
del tempo, della conciliazione delle esigenze MARSDEN, Jonathan Edwards: a Life, New Haven -
del sentimento individuale con quelle di una London 2003.
religiosità più tradizionalmente ecclesiale.
Visse inoltre acutamente il dramma dell’incer- EDWARDS, PAUL. – N. a Vienna il 2 sett.
Edwards
tezza della giustificazione e della predestina- 1923. Filosofo analitico austriaco di nascita e
zione alla salvezza. Da questi stimoli Edwards statunitense di adozione, si è formato presso
fu indotto a tentare una fusione di tesi teolo- l’università di Melbourne e alla Columbia Uni-
giche pietiste e puritane. Egli si servì come versity e ha insegnato, oltre che in queste uni-
strumento di dottrine filosofiche di varia pro- versità, a Berkeley e New York. Sostenitore nel-
venienza: il sensismo lockiano, il sentimenta- la sua prima opera importante, The Logic of
lismo di Hutcheson, l’immaterialismo di Ber- Moral Discorse (Glencoe [Illinois] 1955) di
keley, il platonismo di Cambridge. Ne risultò un’etica basata su un oggettivismo naturalisti-
una visione del mondo in cui predomina l’af- co e sull’emotivismo, ha dato vita a rilevanti
fermazione estrema delle assolute maestà e strumenti di divulgazione, soprattutto The En-
priorità divine, sia nell’ordine dell’essere che cyclopedia of Philosophy (New York 1967, 8 voll.).
in quello dell’azione. Dio è la causa unica di Radicale il suo ateismo, che afferma la inso-
ogni accadimento, sia naturale che spirituale; stenibilità delle pretese metafisiche delle reli-
avvenimenti ed esseri singoli sono non cause gioni. Di qui le sue polemiche con Buber (Bu-
seconde, ma puri strumenti dell’elezione divi- ber and Buberism, Laurence 1970) e Tillich. Più
na. Metafisicamente occorre quindi affermare recentemente ha affrontato il tema dell’im-
che «a rigore solo Dio è» e «al suo confronto mortalità e della reincarnazione, attraverso la
tutto il resto deve essere considerato nulla». storia della filosofia, attraverso il dibattito sul
Tanto rigorismo è però temperato dall’energi- rapporto mente-corpo, ma anche attraverso
ca affermazione che Dio è amore, è presente letteratura e testimonianze non scientifiche: P.
nella bellezza e nella vita universale, con cui Edwards (a cura di), Immortality, New York
3256
VOLUMIfilosofia.book Page 3257 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Effetto


1992, e Reincarnation: a Critical Examination, simo e fondamentale, che è l’essere, da una
Buffalo 1996. Sempre in chiave polemica con- causa universalissima e prima; a effetti ordina-
tro contenuti metafisici, analizzati in termini di ti corrispondono cause ordinate ecc. L’espres-
proposizioni dotate di senso sul piano lingui- sione viene compresa pienamente se posta in
stico, da ricordare anche Heidegger on Death: a relazione con l’altra espressione scolastica:
Critical Evaluation (La Salle [Illinois] 1979). «nemo dat quod non habet».
P. Valenza Su questo principio si fonda il quarto metodo
di Stuart Mill per la ricerca sperimentale: in es-
EFETTICI (gr. ejfektikoiv, «coloro che sospen-
Efettici so le «variazioni concomitanti» di due feno-
dono il proprio giudizio»; dal verbo ejpevcw - meni sono prese come sintomo di una connes-
ephectics; Ephektiker; éphectiques; efécticos). – Fi- sione causale (System of Logic, III, cap. 8). È da
losofi «efettici» erano chiamati nell’antichità i notare, però, che qualora l’effetto risulti pro-
seguaci delle dottrine scettiche di Pirrone, e porzionato a una causa di natura diversa e su-
questa era una delle quattro denominazioni, periore (come accade nelle creature rispetto a
tratte dai princìpi della scuola, mediante le Dio), esso non va oltre un rapporto di somi-
quali essi venivano variamente designati. Le glianza puramente analogica (cfr. Tommaso,
enumera Diogene Laerzio, nella Vita di Pirrone In I Sent., distinctio I, q. 2, a. 2 solutio).
(Vite dei filosofi, IX, 69-70), affermando che Red.
mentre gli scettici erano detti pirroniani dal BIBL.: N. SIGNORIELLO, Lexikon peripateticum philo-
nome del loro maestro, venivano anche chia- sophico-theologicum, Roma 19315, pp. 127-128; G.P.
mati aporetici (aj p orhtikoiv) , scettici (skep- KLUBERTANZ, Introduction to the Philosophy of Being,
t i k o i v ) , ef e t t i c i (e j f e k t i k o i v ) e z e t e t i c i New York 1955; T.M. FLANIGAN, Secondary Casuality
(zhthtikoiv). E spiega: «zetetici» perché la loro in the «Summa contra Gentiles», in «Modern School-
dottrina li conduce a inseguire incessante- man», 36 (1958), pp. 31-39; G.P. KLUBERTANZ, St. Tho-
mente la verità; «scettici», in quanto la ricerca mas Aquinas on Analogy: A Textual Analysis and Sys-
non approda a una conclusione; «efettici», a tematic Syntesis, Chicago 1960; A.C. LLOYD, The Prin-
indicare la condizione in cui si trova chi so- ciple that the Cause is Greater than its Effect, in «Phro-
spende il giudizio poiché l’indagine non è nesis», 21 (1976), pp. 146-156.
giunta ad alcun risultato; «aporetici», infine,
perché aperti al dubbio di fronte a ogni affer- EFFETTO (effect; Wirkung; effet; efecto). – È il
Effetto
mazione. termine correlativo di causa e significa il pro-
G.F. Pagallo dotto o risultato di un processo causale. Il si-
gnificato proprio di effetto subisce una gamma
EFFECTUS ASSIMILATUR CAUSAE
Effectus causae di variazioni in funzione della diversa conce-
AGENTI. – L’effetto, in quanto risultato zione fondamentale della causalità, nei diversi
dell’azione della causa, che non può esplicare sistemi, e in funzione dei diversi tipi di cause a
se non quanto di fatto essa possiede («nemo cui viene riferito: p. es., altro è l’effetto formale
dat quod non habet»), ritiene in sé qualche co- di una forma, altro l’effetto della medesima
sa di essa. È, tuttavia, da tener presente che la forma considerata come causa efficiente. Gli
locuzione estende il proprio significato da una scolastici hanno espresso con alcune formule
similitudine perfetta fino a una conformità rimaste famose le principali affermazioni sul
soltanto analogica (cfr. Sum. theol., I, q. 4, art. rapporto causa-effetto, p. es.: «effectus assi-
3: q. 45, art. 7; q. 105, art. 1 ad 1). milatur causae agenti»; «effectus proportiona-
Red. tur suae causae efficienti»; «causa est prior
➨ CAUSA; EFFECTUS PROPORTIONATUR SUAE CAUSAE suo effectu» ecc.
EFFICIENTI; EFFETTO. La nozione di effetto ha rilievo anche nella
problematica morale, in relazione alle conse-
EFFECTUS PROPORTIONATUR SUAE
Effectus causae guenze effettuali delle azioni umane e alla loro
CAUSAE EFFICIENTI. – Espressione scola- imputabilità.
stica, in cui si afferma che l’effetto è proporzio- G.M. Pozzo
nato alla sua causa: un effetto particolare deri- ➨ ATTO UMANO; CAUSA; CAUSALITÀ, TEORIE DELLA;
va da una causa particolare; un effetto genera- CAUSALITÀ; CONSEGUENZA; EFFICIENZA / EFFETTIVI-
le da una causa generale; l’effetto universalis- TÀ; ETEROGENESI DEI FINI, TEORIA DELLA.

3257
VOLUMIfilosofia.book Page 3258 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Effettuale ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

EFFETTUALE (effectual; tatsächlich; effectif;


Effettuale sia penalizzato, i vantaggi del mutamento su-
efectual). – Sinonimo di effettivo, è termine pro- perino i danni, permettendone il risarcimento.
prio di Machiavelli, il quale nella descrizione L’efficienza può limitarsi alla dimensione pro-
degli eventi storici sceglie il criterio della «ve- duttiva. Nella letteratura economica e di etica
rità effettuale», in contrapposizione alla «im- pubblica è però usuale riferirsi all’efficienza in-
maginazione di essa»: gli eventi umani non so- tesa come raggiungimento del massimo be-
no cioè interpretati e giustificati in base a va- nessere sociale. Si ha massimo benessere so-
lori e principi morali o ideali, ma unicamente ciale quando non solo si realizza l’efficienza
in base a ciò che di fatto accade (cfr. Il Principe, nella produzione, ma si produce anche ciò che
cap. 55). gli individui desiderano.
Red. Il massimo benessere sociale può diversa-
mente configurarsi. Il massimo può essere in-
EFFICACE (efficacious; wirksam; efficace; eficaz).
Efficace teso nei termini unanimistici della prospettiva
– Etimologicamente indica l’idea di potere, ca- paretiana, secondo cui è efficiente qualsiasi si-
pacità e realtà di operare e produrre, in rappor- tuazione allontanandosi dalla quale qualcuno
to all’effetto. sarebbe effettivamente svantaggiato. Oppure,
Secondo la tradizione scolastica, efficace si di- può essere inteso nella prospettiva della com-
ce della causa in atto, che produce cioè di fatto pensazione potenziale, come situazione in cui
un’azione e un eventuale effetto, che può di- si realizzano i massimi benefici, a prescindere
pendere dall’azione. La validità metafisica del dal risarcimento effettivo dei danni.
concetto di efficace si fonda sui principi di fi- Diverse possono, pure, essere le accezioni di
nalità e di ragion sufficiente: «virtutes operati- benessere. In linea di principio, per la moder-
vae quae in rebus inveniuntur, frustra essent na teoria economica, il benessere coincide con
rebus attributae, si per eas nihil operarentur. il soddisfacimento delle preferenze individua-
Quinimmo omnes res creatae viderentur quo- li, qualunque esse siano e qualsiasi sia l’ambi-
dammodo esse frustra, si propria operatione to verso il quale si indirizzano, da quello
destituerentur: cum omnes res sit propter dell’allocazione dei beni a quello della scelta
suam operationem» (Sum. theol. I, q. 105, art. delle regole collettive e della redistribuzione.
5; cfr. C. Gent. l. III, q. 69). Secondo la dottrina Ciò nonostante, è assunto comune a molte
filosofica dell’occasionalismo ogni tipo di cau- analisi economiche fare coincidere le prefe-
salità efficace risale esclusivamente a Dio. Nel renze con gli interessi personali alla disponibi-
mondo operano semplici cause seconde che lità di reddito e di ricchezza. Inoltre, l’ambito
sono occasione dell’azione propriamente divi- prediletto dell’efficienza resta quello allocati-
na: solo Dio consente l’interazione fra sostan- vo e la redistribuzione, qualora considerata, si
ze eterogenee (anima e corpo). limita agli interventi a vantaggio di tutti, come
A. Pompei - F. Mazzini nella prospettiva della redistribuzione pareto-
BIBL.: F. SELVAGGI, Causalità e indeterminismo, la pro- ottimale. Il che significa escludere tutte le atti-
blematica moderna alla luce della filosofia aristotelico- vità redistributive, dove i guadagni per gli uni
tomista, Roma 1964; M. PAOLINELLI, Fisico-teologia e comportino perdite per gli altri.
principio di ragion-sufficiente. Boyle, Maupertuis, In quest’ultimo caso, il criterio dell’efficienza
Wolff, Kant, Milano 1971; A. PYLE, Malebranche, Lon- non è in grado di esprimere alcuna valutazio-
don 2003; D. MOREAU, Malebranche: une philosophie ne, diventando necessari criteri alternativi di
de l’expérience, Paris 2004; M. PRIAROLO, Visioni divine: giustizia distributiva. Una volta fissati tali cri-
la teoria della conoscenza di Malebranche fra Agostino teri, efficienza e giustizia distributiva potreb-
e Descartes, Pisa 2004. bero essere compatibili. Il requisito è che sia-
➨ AZIONE; CAUSA; CAUSA, TEORIE DELLA; DETERMINI- no disponibili imposte e trasferimenti non di-
SMO FISICO; EFFETTO; FINALISMO; OCCASIONALI- storsivi, ossia, non interferenti con le scelte in-
SMO; RAGION SUFFICIENTE. dividuali. Diversamente, si ingenererebbe il
noto trade off tra tali valori.
EFFICIENZA (efficiency; Wirksamkeit; efficien-
Efficienza Le imposte correlate al reddito, ad esempio,
ce; eficiencia). – Significa assenza di sprechi. Si distorcono le scelte individuali, inducendo a
verificano sprechi, se, da una determinata si- sostituire il lavoro con il riposo. Il risultato sa-
tuazione, è possibile raggiungerne un’altra rebbe la creazione di inefficienze, poiché ai co-
senza penalizzare alcuno o, qualora qualcuno sti relativi alla minore offerta di lavoro non si
3258
VOLUMIfilosofia.book Page 3259 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Efficienza / effettività


accompagnerebbe alcun beneficio in termini generale il potere di produrre effetti, la qualità
di gettito. Minore offerta di lavoro significa, in- di essere.
fatti, perdite di benessere per i contribuenti, Se una causa è qualcosa dalla quale dipende il
costretti a modificare le proprie scelte a segui- verificarsi di qualcos’altro, la relazione di di-
to della coazione pubblica, perdite macro-eco- pendenza non è né solo logica, con simmetria
nomiche, a causa della ridotta produzione e tra cause e variabili, né solo temporale, non è
perdite di gettito, a causa della ridotta base insomma post hoc, ma è propter hoc e allora la
imponibile. causa è effettiva. L’effettività è dunque il ter-
Il trade off tra efficienza e giustizia distributiva mine di paragone per valutare se un effetto è
è centrale nella teoria economica. Le analisi stato raggiunto. Diverso il discorso dell’effi-
empiriche tendono però a circoscriverne l’en- cienza, che riguarda la valutazione dello sforzo
tità, sottolineando il ruolo del disegno istitu- impiegato. Nella medicina antica, si parla di
zionale. Inoltre, le perdite di benessere per i effettività per indicare il successo relativo di
contribuenti potrebbero essere messe in di- medicine e terapie. Nel Fedone, Socrate sa che
scussione da un punto di vista etico: tali per- non deve far altro che «bere il veleno e cammi-
dite esistono solo se si presuppone che le fi- nare fino a che le gambe gli si facciano pesan-
nalità dell’intervento pubblico non siano con- ti, poi coricarsi e aspettare che il veleno abbia
sensuali. Appunto, se si è costretti a modifica- effetto da sé (aujto poihvsei)» (117 a - b). Per i
re le scelte a seguito della coercizione pubbli- presocratici, l’ai[tion o l’ajrch' sono cause ma-
ca. Diversamente, la modifica delle scelte deri- teriali, sono la kivnhsi" inerente alle cose stes-
verebbe dal tentativo opportunistico di rimuo- se. Empedocle considera ad esempio amore e
vere, scaricandoli su altri, i costi associati al odio come effetti delle forze motrici nell’uomo
raggiungimento delle finalità desiderate. (DK, B 17, 21-24) e Anassagora indica ogni mo-
to come effetto del nou'" (DK, B 12, 10-14). Ari-
Infine, un ultimo limite del criterio di efficien-
stotele formula il principio di ragion sufficien-
za è stato messo in luce dal dilemma di Amar-
te nelle prime righe degli Analitici primi, «tutti
tya Sen del paretiano liberale, secondo cui po-
gli insegnamenti che implicano l’uso della ra-
trebbe ingenerarsi anche un trade off tra la li-
gione derivano da un sapere preesistente»
bertà di scelta di perseguire benessere e la di- (An. pr., 71 a 1-2). Nella Fisica, Aristotele spiega
fesa intrinseca della libertà. Quest’ultima, in- che ciò che agisce è causa rispetto a ciò che è
fatti, potrebbe non essere inclusa fra le prefe- prodotto: to; poiou'n tou' poiouvmenon (Phys., 194
renze individuali. b 32). Poivew significa però sia produrre sia agi-
E. Granaglia re, dove agire viene espresso anche da pravssw
BIBL.: F. BATOR, The Simple Analytics of Welfare Maxi- e Aristotele nell’Etica nicomachea distingue tra
mization, in «American Economic Review», 47 la poihvsi" in quanto effetto della tevcnh, che è
(1957), pp. 22-59; F. CAFFÈ (a cura di), Saggi sulla mo- un’attività il cui fine è altro da sé, come il tavo-
derna economia del benessere, Torino 1965; A. SEN, The lo lo è del lavoro del falegname, e la pravxi" in
Impossibility of a Paretian Liberal, in «Journal of Po- quanto effetto della frovnhsi", che è un’attività
litical Economy», 78 (1970), pp. 152-157; J. HICKS,
il cui fine è se stessa, come fare attenzione (Et.
Wealth and Welfare, Oxford 1981; D. HAUSMANN - M.
Nic., 1140 a 10; 1140 b 5). Anche ejrgavzomai (e
MCPHERSON, Economic Analysis and Moral Philo-
i suoi derivati e[rgon, ejnevrgeia) designa la pro-
sophy, Cambridge 1993.
duzione di effetti. Nella Repubblica, Platone lo
➨ PARETIANO LIBERALE. usa per indicare gli «effetti buoni e cattivi della
guerra» (Resp., 373 e).
EFFICIENTE, CAUSA: V. CAUSA EFFICIENTE.
Efficiente Per l’efficienza, invece, i greci usano duvnami",
potere, potenza. Nella Metafisica, Aristotele di-
EFFICIENZA / EFFETTIVITÀ (gr. aujtopoi-
Efficienza / effettività stingue ciò che è in potenza (dunatovn) da ciò
hv si" / poiouvmenon; lat. effectus - efficiency / effec- che è in atto (ejnevrgeia), ad esempio chi ha gli
tiveness; Wirkungsgrad / Wirksamkeit; efficience / occhi chiusi, ma ha il potere della vista e chi
effectivité; eficiencia / efectividad). – Mentre l’effi- sta effettivamente vedendo (Metaph., 1048 a 37
cienza è l’abilità di produrre l’effetto desidera- - 1048 b 6).
to con il minimo di sforzo, spesa o spreco ed è Al contrario della causalità, l’effettività non è
dunque una proporzione tra lo sforzo impiega- ancora parte del lessico filosofico della latini-
to e il risultato prodotto, l’effettività è più in tà, anche se Cicerone usa efficio per realizzare,
3259
VOLUMIfilosofia.book Page 3260 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Effluvium ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

mostrare, provare; efficitur poi vale quanto «ne Giovanni Gentile, vol. 3, Firenze 19987, pp. 83
segue», ita efficitur, ut omne corpus mortale sit ss.). Nel § 15 di Sein und Zeit, Martin Heideg-
(cfr. De natura deorum, 3, 12, 30). Compare in- ger interpreta i prodotti della poihvsi" come
vece in Tommaso d’Aquino, che distingue la «semplice presenza (Vorhandenheit)» e quelli
grazia che opera nell’anima «formaliter, se- della pravxi" come «utilizzabilità (Zuhanden-
cundum quod quaelibet forma facit esse in su- heit)». A sua volta Hannah Arendt, chiama pro-
bjecto», così come la bianchezza ha come ef- duzione il risultato del lavoro e prassi il lavoro
fetto l’esser bianco, dalla grazia che opera «ef- stesso, che è azione, «la sola attività che mette
fective, secundum quod habitus effective cau- in rapporto diretto gli uomini senza la media-
sat opus» in quanto opera un movimento zione di cose materiali, corrisponde alla condi-
dell’anima che effettivamente consegue un ri- zione umana della pluralità» (Vita activa, Stut-
sultato (In II Sent., distinctio 26, q. 1, art. 5, re- tgart 1960, tr. it. Vita activa, a cura di S. Finzi,
sp. 5). Niccolò Machiavelli indica nella «verità Milano 1964, p. 7).
effettuale» l’oggetto del lavoro dello storico e R. Pozzo
la distingue dalla «imaginazione di essa» (Il BIBL.: R. BERNASCONI, The Fate of the Distinction Be-
principe, cap. 15). Nella sua elaborazione della tween Praxis and Poiesis, in «Heidegger-Studies», 2
teoria aristotelica degli abiti Jacopo Zabarella (1983), pp. 111-139; D. EMMETT, Introduction, in The
lo usa per definire l’arte, «habitus cum recta Effectiveness of Causes, Albany (New York) 1985, pp.
ratione effectivus», rispetto alla prudenza, 1-5; R. POZZO, On the History of the Concept of Effect-
«habitus recta cum ratione activus» (De natura iveness, in G. AUSENDA (a cura di), On Effectiveness,
logicae, I, 2). Woodbridge (New York) 2003, pp. 13-26.
Nella filosofia tedesca, effetto viene indicato da ➨ AITIA; ATTUALITÀ; CAUSA; EFFETTO; EFFICIENTE,
Wirkung, efficienza con Wirkungsgrad, effettivi- CAUSA; FARE; KINESIS; PHYSIS; POIESIS; PRAXIS; RE-
tà con Wirksamkeit. Causa ed effetto entrano a ALTÀ; SFORZO.
far parte della tavola kantiana delle categorie
nella Critica della ragione pura (cfr. KrV A 80 / B EFFLUVIUM (gr. rJeu'ma). – Termine che si ri-
Effluvium
106). Il concetto di effettività viene tematizzato scontra in Empedocle e con cui viene spiegata,
da Wilhelm von Humboldt nel saggio di filoso- in modo particolare, la sensazione. Effluvium è
fia politica redatto nel 1792 e dedicato ai limiti l’irradiamento continuo e costante degli ele-
dell’azione dello stato, dove Wirksamkeit, ap- menti costitutivi di un composto, determinato
punto vale sia come effettività sia come azio- da quella legge di affinità e di adattamento re-
ne, secondo i due significati del greco poivew ciproco per cui il simile tende al simile; l’efflu-
(cfr. Ideen zu einem Versuch, die Grenzen der vium penetra nei pori dei composti, e attraver-
Wirksamkeit des Staats zu bestimmen, Breslau so questi avviene il contatto degli elementi e
1851). La categoria kantiana della realtà in quindi, nella sensazione, la conoscenza (cfr.
quanto Wirklichkeit (cfr. KrV, A 218 / B 265-266), Plutarco, Quaestiones naturales, 19, 3; Aristote-
viene ripensata in termini aristotelici da He- le, Gen. et corr., I, 8, 324 b 26; Teofrasto, De sen-
gel, per il quale la Wirklichkeit non è la sempli- su, 12, in H. Diels, Die Fragmente der Vorsokra-
ce realtà seguente alla posizione da parte di tiker, a cura di W. Kranz, Berlin 1961-64, 31 A
un altro (che sarebbe la Realität, con un termi- 86).
ne di derivazione latina), ma è piuttosto ejnevr- A. Tognolo
geia, la totalità della realtà considerata come
qualcosa che contiene in sé il potere di diveni- EGEMONIA (hJgemoniva «autorità di condur-
Egemonia
re effettivo (cfr. Scienza della logica, tr. it. di A. re», «condotta», «guida» – hegemony; Hegemo-
Moni, riveduta da C. Cesa, vol. II, Roma-Bari nie; hégémonie; hegemonía). – Oltre il significato
20048, p. 595), distinzione ripresa da Giovanni metafisico, il termine ha assunto un significa-
Gentile per delineare il progresso dello spirito to tecnico prima nella sua accezione politico-
verso se stesso: il «fatto» rappresenta un che militare greca e oggi nella terminologia marxi-
di esterno, astratto e vuoto e non può avere al- sta.
cuna funzione fondativa, mentre l’«atto» è un L’egemonia corrisponde al latino imperium in
che di interno, concreto, significativo ed è ciò opposizione al dominatus o dominatio (ajrchv), è
su cui riposa l’intera costruzione dello spirito cioè nell’ambito della polis la potestà in oppo-
come unità di teoria e prassi (cfr. Teoria genera- sizione alla tirannide; nei rapporti fra diverse
le dello spirito come atto puro [1916], in Opere di città è la forma di prevalenza di una polis in se-
3260
VOLUMIfilosofia.book Page 3261 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Egemonico


no a una lega militare, nella quale essa, rispet- EGEMONICO (gr. hJgemonikov" - hegemonic;
Egemonico
tando l’autonomia interna delle città associate Hegemonikon; hégémonique; hegemónico). – È
(il novmo" è un istituto riguardante essenzial- nella filosofia greca il «principio direttivo», po-
mente la singola comunità politica), ha però la stulato fin dai presocratici sotto due aspetti: a)
direzione esclusiva della guerra e degli affari principio direttivo del mondo, o identificato
della lega con altri stati: tale è la situazione di con la divinità o visto come direttamente pro-
Atene all’inizio della Lega delio-attica (cfr. A. veniente da questa; b) principio direttivo delle
Ferrabino, L’impero ateniese, Torino 1927). Nel- attività umane, e come tale identificato con la
la storia romana una situazione analoga è ragione e localizzato in un centro fisico e psi-
quella di Roma rispetto alle «colonie latine» chico del corpo.
del secolo IV-III. Il termine ha oggi un signifi- La prima postulazione di un hJgemonikov" sem-
cato politico non tecnico ed equivale in genere bra essere stata quella del pitagorismo: Filo-
a predominio politico-economico, di fatto lao lo pone nel fuoco centrale: to; hJgemoniko;n
esercitato da uno stato su altri che di diritto ejn tw'/ mesaitavtw/ puriv (H. Diels, Die Fragmente
sono indipendenti; si ricollega a imperialismo. der Vorsokratiker, a cura di W. Kranz, Berlin
Il concetto di egemonia nella problematica 1961-64, 44 A 17), mentre hJgemwvn è anche il
marxista è stato teorizzato soprattutto da Le- dieci (B 11) e, secondo un’incerta testimonian-
nin e da Gramsci allo scopo di accentuare l’im- za, anche il sette (B 20). La «guida» come prin-
portanza dell’elemento cosciente e volontario cipio psichico è pienamente formulata in Pla-
nella dialettica storica e, conseguentemente, tone, in cui però sui derivati di hJgouvmai preval-
di mostrare, contro l’interpretazione determi- gano altri termini fra cui a[rcw. La gerarchia da
nistica del materialismo storico, l’importanza lui posta nei tre principi psichici è appunto ge-
dell’attività del partito per la realizzazione del- rarchia direttiva: l’anima razionale esercita la
la società socialista. II termine egemonia, in- hJgemoniva, la virtù del governare, e ad essa si
fatti, indica la direzione della classe operaia, sottopone sia l’anima volitiva con l’ajndreiva,
impersonata dal partito politico, esercitata cioè con l’accettare i dati razionali, sia l’anima
sulle altre classi dei contadini e degli intellet- concupiscente, essenzialmente con la swfro-
tuali. Questa direzione dovrebbe essere basa- suvnh, cioè con la piena sottomissione alla ra-
ta soprattutto sul consenso e non sulla forza, gione (Resp., IV, 430 b ss., 442 c). La giustizia,
sulla collaborazione e non sulla costrizione. Il il complesso delle virtù, regola tutti questi
proletariato, infatti, solo rendendosi egemone rapporti (ibi, 433 a ss.). Analogamente nello
di tutte le forze sociali potenzialmente rivolu- stato il comando spetta ai sofoiv, che da que-
zionarie, potrà instaurare la società senza clas- sta loro mansione prendono il nome di a[rcon-
si: questa sorgerà così soprattutto per l’azione te" (op. cit., III, 412 b).
politica del partito e non tanto per le contrad- Solo nello stoicismo postzenoniano (in Zeno-
dizioni interne dell’economia. Proprio parten- ne il termine non ha ancora un preciso senso
do da questo concetto, sia Lenin sia Gramsci tecnico) hJgemonikov" ha un pieno valore filoso-
hanno sottolineato l’importanza dell’ideolo- fico. Nel mondo esso è il principio direttivo,
gia e degli intellettuali per il movimento socia- identificato con uno dei due elementi dell’ani-
lista: solo questi infatti possono elaborare ma del mondo, o con il fuoco (per Cleante il
quella concezione del mondo e quella co- sole: H. von Arnim, Stoicorum veterum fragmen-
scienza storico-sociale, che permettono una ta, I, Leipzig 1903, p. 112) o con l’aria (come
più facile direzione politica delle masse, sot- per Crisippo e Posidonio: ibi, II, p. 194; cfr. Dio-
traendole alle remore della tradizione e all’in- gene Laerzio, Vite dei Filosofi, VII, 139), in qual-
flusso del passato. che tardo stoico anche con la terra, come in
N. Mattecuci Archedemo di Tarso (: H. von Arnim, Stoicorum
BIBL.: H. TRIEPEL, Die Hegemonie, Stuttgart 1938; H. veterum fragmenta, I, Leipzig 1903, III, p. 264).
NEUBERT, Zur Machtfrage in der marxistischen Theorie. Analogamente nell’anima esso è l’io, il princi-
Der Beitrag Antonio Gramscis, Berlin 1994; E. LACLAU - pio unificatore, una delle otto parti dell’anima,
C. MOUFFE, Hegemony and socialist Strategy. Towards guida delle altre (i cinque sensi, la voce e il
a radical democratic Politics, London - New York principio di generazione) che operano nei loro
20012. organi particolari (ibi, II, pp. 226 ss.). Da que-
➨ EGEMONICO; IMPERO. sto procede inoltre il complesso dell’esperien-
3261
VOLUMIfilosofia.book Page 3262 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Egesia di Cirene ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

za e della prolessi e, al di sopra di queste, il lov- polemica forte con gli epicurei, ma senza che
go", la piena ragione che approfondisce i dati per questo lo si debba considerare come l’ini-
sensibili (ibi, II, pp. 21 ss.). Infine anche le virtù ziatore di una sua scuola autonoma, i cui segua-
e le passioni sono determinate dai suoi giudizi ci vengono costantemente chiamati egesiaci.
(ibi, III, pp. 75 e 110 ss.). Quanto alla sua sede, Il punto di partenza del suo pensiero è costitu-
i più la pongono nel petto (ibi, III, p. 217). ito dalle premesse cirenaiche sia in gnoseolo-
Nell’ulteriore svolgimento dello stoicismo l’hJ- gia che in etica. Sennonché, quanto alla prima,
gemonikov" fu sempre visto in funzione di guida egli negava che i sensi potessero mai dare una
dell’anima, e come tale partecipò a tutte le lie- conoscenza esatta e, quanto alla seconda,
vi oscillazioni che si ebbero tra i filosofi sulle dall’assunto che il bene e il male fossero ri-
funzioni e particolarità di questa. spettivamente da riporre nel piacere e nel do-
G. Garuti lore, egli ricavava la sua conclusione tipica-
BIBL.: teorie pitagoriche: per l’hJgemonikov" nel fuoco, mente pessimistica, unita tuttavia a una sorta
cfr. V. CAPPARELLI, La sapienza di Pitagora, II, Padova di egualitarismo sociale, non lontano da posi-
1945, pp. 724 ss.; A. MADDALENA, I Pitagorici, Bari zioni ciniche.
1954, pp. 180-181, che sostiene l’attribuzione di Piacere e dolore infatti non corrispondono a
detta dottrina a Filolao; per il dieci e il sette: A. situazioni determinate e oggettive né seguono
MADDALENA, I Pitagorici, Bari 1954, rispettivamente come effetti prevedibili dalle medesime cause,
pp. 175 ss. e 198 ss.; per Platone L. STEFANINI, Plato- ma hanno una natura relativa e instabile, di-
ne, Padova 1932-35 2 voll. (19492): esposizione pendendo soprattutto il piacere dalla rarità e
schematica in vol. I, pp. 296-297; v. ancora II, p. 37
dalla novità e il dolore dai loro contrari (dove
ecc.; v. inoltre: K. HILDEBRANDT, Platone, Torino 1947,
è abbozzata una teoria del dolore come noia).
pp. 276-277. Stoicismo: Zenone: F. ADORNO, Sul si-
gnificato del termine hJgemonikov" in Zenone, in «La pa- Né essi hanno relazione alcuna con condizioni
rola del passato», 1959, pp. 26-41; M. POHLENZ, Die stabili dell’esistenza, come possono essere la
Stoa, I, Göttingen 19643, pp. 83, 95 ss., tr. it. a cura ricchezza, la nobiltà, la libertà e l’onore da una
di O. De Gregorio, Milano 2005; sulla terra come parte e la povertà, la condizione umile, la
egemonico in N. FESTA, I frammenti degli Stoici anti- schiavitù e l’ignominia dall’altra. A ciò si ag-
chi, II, Bari 1935, pp. 118-119. Nell’uomo: esposizio- giunge il potere della fortuna che così spesso
ne chiara in G. MANCINI, L’etica stoica da Zenone a delude le umane speranze.
Crisippo, Padova 1940, pp. 131 ss.; per l’impostazio- Ricondotto, a questo modo, il piacere corpo-
ne iniziale e la storia particolareggiata del concetto reo a qualcosa di incerto e di fortuito, incapace
M. POHLENZ, Die Stoa, I, Göttingen 19643, I, pp. 54 di essere sottomesso a una regola che possa
ss., 88 ss., 143 ss. e passim. valere per l’arte del vivere, nemmeno si può
trovare conforto, come voleva Anniceri, nel go-
EGESIA
Egesia diDICirene CIRENE (ÔHghsiva"). – Filosofo dimento dell’animo, sia perché in esso sempre
tradizionalmente considerato appartenente si riflettono i dolori del corpo, sia perché i le-
alla scuola cirenaica, vissuto tra il sec. IV e il gami affettivi si risolvono in realtà in semplici
sec. III a. C. Per le sue idee pessimistiche, che rapporti di interesse. Essendo dunque impos-
avrebbero spinto molti dei suoi ascoltatori al sibile conseguire la felicità, il «fine» non può
suicidio, fu soprannominato «persuasore di che essere negativo, non tanto ricerca del be-
morte» (Peisiqavnato") e, secondo la tradizio- ne, quanto fuga dal male. Perciò la vita non è
ne, sarebbe stato dal re Tolomeo I Soter diffi- di per sé un bene, come stoltamente ritiene
dato a proseguire il suo insegnamento. Gli vie- l’uomo comune, ma qualcosa di indifferente
ne attribuito un libro intitolato «Colui che si che il saggio, a seconda delle circostanze, ac-
lascia morire di fame» (´Apokarterw'n), nel cetta o rifiuta. Le stesse posizioni pessimisti-
quale il protagonista, sul punto di morire vo- che che sfociavano ad esempio nella conside-
lontariamente, salvato dagli amici, spiega ad razione dell’amicizia, della riconoscenza, della
essi i motivi della sua risoluzione, facendo un benevolenza quali valori meramente relativi,
lungo elenco dei mali che affliggono l’umana inducevano Egesia ad assumere un atteggia-
esistenza. Secondo Diogene Laerzio (Vite dei fi- mento di indulgenza di fronte all’errore, rite-
losofi, II, 85) fu iniziatore di una delle tre corren- nuto sempre involontario e perciò da rimuove-
ti in cui la scuola cirenaica si divise nel sec. III, re non con l’odio ma con l’insegnamento.
quasi certamente anche sotto la spinta di una D. Pesce - E. Spinelli

3262
VOLUMIfilosofia.book Page 3263 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Egidi


BIBL.: fonti: G. GIANNANTONI (a cura di), Socratis et So- BIBL.: Das Ziel der Erziehung, Münster 1925; Vom in-
craticorum Reliquiae, Napoli 1990, IV, F 1-7; G. GIAN- neren Aufbau aller Bildung, in «Bayerisches Bil-
NANTONI, I Cirenaici, Firenze 1958; E. MANNEBACH, Ari- dungswesen», 1 (1927), pp. 139 ss.; Jugendbildung,
stippi et Cyrenaicorum fragmenta, Leiden-Köln 1961. «Handbuch der Erziehungswissenschaft, I. Teil: All-
Su Egesia di Cirene: J.C. MURRAY, An Ancient pessi- gemeine Erziehungslehre», vol. III, München 19566
mist, in «Philosophical Review», 2 (1893), pp. 24-34; (1928); Die «Pädagogische Hochschule» als Stätte der
Socratis et Socraticorum Reliquiae, cit., vol. IV, p. 189, künftigen Lehrerbildung, Donauwörth 1950; Jugend-
n. 1; E. SPINELLI, P. Köln 205: il Socrate di Egesia?, in erziehung, München 1962.
«Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik», 91 Su Eggersdorfer: R. LOCHNEE, Deutsche Erziehungs-
(1992), pp. 10-14; K. DÖRING, Sokrates, die Sokratiker wissenschaft, Meisenheim-Glan 1963, p. 54; L. BOPP,
und die von ihnen begründeten Traditionen, in H. s. v., in AA.VV., Dizionario enciclopedico di pedagogia,
FLASHAR (a cura di), Grundriss der Geschichte der Phi- Torino 1969, vol. II, pp. 86-87; R. WEINSCHENK, F.X.
losophie: Die Philosophie der Antike, vol. 2/1: Sophistik- Eggersdorfer (1879 - 1958) und sein System der all-
Sokrates-Sokratik-Mathematik-Medizin, Basel 1998, gemeinen Erziehungslehre: biographisch-systematische
pp. 257-258; R. GOULET, s. v., in Dictionnaire des phi-
Untersuchung über Leben, Wirken und die grund-
losophes antiques, a cura di R. Goulet, vol. III, Paris
legenden Fragen seiner wissenschaftlichen Pädagogik,
2000, pp. 528-529.
Paderborn 1972; A. PAULUS, Festschrift zur Einwei-
hung der Baumassnahmen an der Franz-Xaver Egger-
EGESINO
Egesino diDI PERGAMO (ÔHghsivno"). – Fi-
Pergamo sdorfer-Schule und an den Wirtschaftsgebäuden, Vils-
losofo della media Accademia, visse tra il sec. hofen 2002.
III e il sec. II a. C. Di lui non abbiamo notizie si-
curamente attendibili: forse fu scolarca dopo EGIDI, MARIA ROSARIA. – N. ad Ascoli Piceno
Egidi
Arcesilao, Lacide, Telecle ed Evandro e imme-
il 15 nov. 1932. Laureata in filosofia nel 1956
diatamente prima di Carneade (Diogene Laer-
all’università di Roma e libera docente in Filo-
zio, Vite dei filosofi, IV, 60), che probabilmente
sofia della Scienza nel 1964, è professore ordi-
lo ebbe a maestro. È quasi sicuramente da
nario di Filosofia teoretica all’Università Roma
identificarsi con l’Egesilao ricordato da Cle-
mente Alessandrino (Stromata, I, 14, 63). Tre. I suoi studi si sono inizialmente orientati
G.M. Pozzo verso la logica filosofica di G. Frege, del quale
BIBL.: H. VON ARNIM, s. v., in A. PAULY - G. WISSOWA, la sua Ontologia e conoscenza matematica (Firen-
Real-Encyklopädie der klassischen Altertumswissen- ze 1963) rappresenta la prima monografia cri-
schaft, vol. VII, Stuttgart 1893-1965, coI. 2610; DAE- tica pubblicata in Italia. Nel pensatore di Jena
BRITZ, Hegesilaos, in A. PAULY - G. WISSOWA, Real-Ency- ha ravvisato la convergenza di due filoni della
klopädie der klassischen Altertumswissenschaft, vol. speculazione classica tedesca, risalenti a Leib-
VII, Stuttgart 1893-1965, col. 2609; H.J. METTE, Weite- niz e Kant, e la rielaborazione nella sua «ideo-
re Akademiker heute (Fortsetzung von Lustr. 26-7- grafia» dell’ideale della mathesis universalis. La
94). Von Lakydes bis zu Kleitomachos, «Lustrum», 27 ricerca di Egidi si è poi concentrata sui proble-
(1985), p. 52.
mi del linguaggio scientifico, nel tentativo, da
un lato, di legare l’approccio epistemologico
EGGERSDORFER, FRANZ XAVER. – Pedago-
Eggersdorfer del neoempirismo con quello semantico e,
gista, sacerdote, n. a Pörndorf (Baviera) il 22
dall’altro, di delineare una concezione antiri-
febbr. 1879, m. a Passau il 2 magg. 1958.
Fu uno degli editori dello Handbuch der Er- duzionistica della scienza sulla scorta di figure
ziehungswissenschaft (München 1928-38, 11 quali W. Sellars, S. Toulmin, P. Feyerabend e T.
voll.) e professore di Pedagogia a Passau. Lo Kuhn. La reazione nei confronti della conce-
Jugendbildung (che fa parte dello Handbuch) è zione oggettivistica del sapere scientifico do-
classico per il pensiero pedagogico cattolico. veva modellare gli studi successivi di Egidi in-
Per Eggersdorfer la pedagogia è scienza nor- centrati, dapprima, sul dibattito che tra gli an-
mativa sul piano di una paedagogia perennis, ni settanta e ottanta del secolo scorso mirava
metodologicamente adeguantesi alle esigenze a una valutazione globale del relativismo epi-
del tempo e della storia. Oltre agli studi peda- stemologico e, in seguito, sul pensiero del
gogici, nei quali è riconoscibile l’influsso di O. «secondo» Wittgenstein, criticamente esami-
Willmann, Eggersdorfer si interessò attiva- nato in particolare sulla base degli scritti in-
mente di politica scolastica. torno alla filosofia della psicologia. Vari studi
F. Schlederer ha dedicato a A. Marty, G. Bergmann, G.E. von
3263
VOLUMIfilosofia.book Page 3264 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Egidio di Medonta ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Wright, D. Davidson e a temi della filosofia toniche. A Napoli, affiliato all’Accademia Pon-
analitica del linguaggio e dell’azione. taniana, è stimato da Sannazzaro e dallo stes-
M. Dell’Utri so Pontano, che lo fa protagonista del suo Ae-
BIBL.: altre opere: Studi di logica e filosofia della scien- gidius; in seguito si stabilisce presso la Con-
za, Roma 1971; Il linguaggio delle teorie scientifiche, gregazione degli Osservanti di Lecceto, vicino
Napoli 1979; M.R. EGIDI (a cura di), Wittgenstein. Mo- a Siena, per dedicarsi alla vita ascetica.
menti di una critica del sapere, Napoli 1983; M.R. EGIDI Del 1506 è l’orazione De Ecclesiae incremento, in
(a cura di), La svolta relativistica nell’epistemologia cui interpreta in senso provvidenzialista le re-
contemporanea, Milano 1988; A. Marty. Eine Sprach- centi conquiste dei portoghesi. Nominato pre-
philosophie in der Nachfolge Brentanos, Amsterdam dicatore apostolico da Giulio II, nel 1507 divie-
1992; M.R. EGIDI (a cura di), Wittgenstein. Mind and ne priore dell’ordine. In uno scritto di questo
Language, Dordrecht 1995; M.R. EGIDI (a cura di), In periodo mette in rapporto la dignità dell’uomo
Search of a New Humanism, Dordrecht 1999.
con l’incarnazione di Dio; degli stessi anni so-
no le Sententiae ad mentem Platonis, sull’opera
EGIDIO
Egidio di Medonta(anche Guido) DI MEDONTA. – di Lombardo, che sviluppano l’idea della con-
Maestro di teologia, agostiniano del XIV seco- tinuità tra platonismo e cristianesimo.
lo, oriundo parigino, m. dopo il 1364. Pronuncia l’orazione inaugurale al concilio La-
Insegnò nello Studio generale di Parigi. Po- teranense V; tra il 1513 e il 1518, scrive la Hi-
chissimo sappiamo di lui; nel 1352 ottiene di storia viginti saeculorum, forse sotto l’influenza
leggere le Sentenze durante il periodo estivo, gioachimita, una «teologia della storia» che
come baccelliere; nel 1354 è chiamato dal- esalta i valori di unione e di concordia; del
l’università di Parigi a revocare alcune propo- 1517 sono il Libellus de litteris hebraicis e la
sizioni erronee da lui insegnate nella scuola Schechina, in cui, entro un quadro cristiano,
agostiniana. Ci resta una sua lettera a Nicola tratta delle lettere e dei numeri e dei nomi di-
d’Autrecourt (ed. a cura di J.C. Lappe, Nicolaus vini.
von Autrecourt: Sein Leben, seine Philosophie, sei- Eletto cardinale nel 1521, nell’ultimo periodo
ne Schriften, Beiträge zur Geschichte der Philo- si dedica sistematicamente allo studio delle
sophie des Mittelalters, vol. VI, 2, Münster i.W. dottrine ebraiche e cabalistiche.
1908, pp. 1-31 [pp.14-24; risposta, pp. 24-30]) M. Laffranchi
dove ne combatte le teorie principali intorno BIBL.: In I Sententiarum ad mentem Platonis, ed. par-
alla causalità e al problema della conoscenza. ziale a cura di E. MASSA, I fondamenti metafisici della
C. Testore «dignitas hominis» e testi inediti di Egidio da Viterbo,
BIBL.: H. DENIFLE - E. CHATELAIN, Chartularium Uni- Torino 1954; Scechina e Libellus de litteris hebraicis,
versitatis Parisiensis, Paris 1894, vol. III, nn. 1207, ed. a cura di F. Secret, Roma 1959, 2 voll.; De Eccle-
1218 e nota p. 122 (ripr. Bruxelles 1964); P. FÉRET, La siae incremento, ed. a cura di J.W. O’Malley, in «Tra-
Faculté de théologie de Paris et ses docteurs les plus célè- ditio», 25 (1969), pp. 265-338; La dignità dell’uomo,
bres; Moyen-âge, Bruxelles 1896, vol. III, pp. 182-184. l’amore di Dio e il destino di Roma, ed. a cura di J. W.
O’Malley, in «Viator», 3 (1972), pp. 389-416; Orazio-
EGIDIO
Egidio da Viterbo(ANTONINI) DA VITERBO. – Orato- ne inaugurale al V Concilio Lateranense, ed. a cura di
re, filosofo, teologo e storico, n. a Viterbo nel C. O’Reilly, in «Augustiniana», 27 (1977), pp. 166-
1469, m. a Roma nel 1532. 204; Lettere familiari, ed. a cura di A.M. Voci Roth,
Sembra errato l’appellativo Canisius, da una Roma 1990, 2 voll.
trascrizione di Caninius, in riferimento al pae- Su Egidio da Viterbo: E. MASSA, Egidio da Viterbo,
se natale della madre. Machiavelli, Lutero e il pessimismo cristiano, in «Archi-
vio di Filosofia», 18 (1949), pp. 75-123; M. REEVES,
Dell’ordine degli Agostiniani, studia a Padova,
Joachimist Espectations in the Order of Augustinian
ove pubblica, oltre a tre inediti di Egidio Ro-
Hermits, in «Recherches de Théologie Ancienne et
mano, le due Quaestiones de materia celi et de Médiévale», 25 (1958), pp. 111-141; F. SECRET, Le
intellectu possibili contra Averroim insieme con i symbolisme de la Kabbale chrétienne dans la «Scechi-
Commentaria in VIII libros Physicorum Aristote- na» de Egidio de Viterbo, in «Archivio di Filosofia»,
lis (1493). Allievo di Nifo, incontra G. Pico, del 27 (1958), pp. 131-154; G. ERNST - S. FOÀ, Egidio da
quale apprezza la polemica antiastrologica e Viterbo, in Dizionario biografico degli italiani, Roma
con il quale discute del significato della cabala. 1960 ss., vol. XLII, pp. 341-353; J.W. O’MALLEY, Giles
Conosce Ficino e nel 1497 consegue il magi- of Viterbo on Church and Reform, Leiden 1968; F.X.
stero in teologia a Roma, discutendo tesi pla- MARTIN, The Writings of Giles of Viterbo, in «Augusti-

3264
VOLUMIfilosofia.book Page 3265 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Egidio di Orléans


niana», 19 (1979), pp. 141-193; F.X. MARTIN, Egidio duplice redazione), e all’Ethica Nicomachea. Gli
da Viterbo, 1469-1532: Bibliography, 1510-1982, in vengono anche attribuiti, ma con maggiore in-
«Biblioteca e Società», 4 (1982), pp. 45-52; AAVV., certezza, commenti al De anima, al De progres-
Egidio da Viterbo O. S. A. e il suo tempo, «Atti del V su animalium, alla Metaphysica, ai Meteorologi-
Convegno dell’Istituto storico agostiniano, Roma- ca. L’immagine tradizionale che fa di Egidio di
Viterbo, 20-23 ottobre 1982», Studia Augustiniana Orléans uno dei più radicali esponenti della
historica, vol. IX, Roma 1983; D. GIONTA, Scholastik tendenza averroista dovrebbe essere, secondo
und Platonismus im Prolog zum Sentenzenkommentar
Z. Kuksewicz, parzialmente rivista e qualifica-
des Aegidius von Viterbo, in «Augustiniana», 39
ta: in effetti, solo nella seconda versione del
(1989), pp. 132-153; J. MONFASANI, Hermes Trismegi-
stus, Rome and the Myth of Europa: an Unknown Text commento alla Fisica (conservata nel ms. Pa-
of Giles of Viterbo, in «Viator», 22 (1991), pp. 311-342; dova, Anton. 380) egli sembra allinearsi su al-
F. TATEO, Egidio da Viterbo fra Sant’Agostino e Gio- cuni dei capisaldi dottrinali del cosiddetto
vanni Pontano, Roma 2000. «averroismo latino» (eternità del mondo, rifiu-
to della creazione ex nihilo, negazione della po-
EGIDIO LESSINES (de Lessinia). – Tomi-
Egidio diDILessines tenza infinita di Dio, necessitarismo), ammet-
sta, domenicano, n. a Lessines (Hainaut) verso tendo una rigorosa separazione disciplinare
il 1230, m. nel 1304. Studente a Colonia (pro- tra l’ambito della filosofia (l’ordine naturale) e
babilmente) e a San Giacomo di Parigi, dove lo quello della teologia (l’ordine soprannatura-
troviamo insegnante di teologia con il grado di le). Poiché tale versione è relativamente tarda
baccelliere. Egidio di Lessines è uno dei primi (ammesso che l’attribuzione, su cui esistono
domenicani che cerca di penetrare e sviluppa- ancora dubbi, sia effettivamente fondata), l’at-
re le virtualità del tomismo e di difenderlo da- titudine di Egidio di Orléans sembrerebbe così
gli attacchi degli oppositori: difesa che si ma- caratterizzata da una progressiva evoluzione
nifesta nella questione dell’unità della forma da un aristotelismo «moderato» («semi-aver-
rivendicata da Egidio contro il pluralismo di roista», secondo la definizione di Kuksewicz) a
Roberto Kilwardby. Il suo trattato De unitate uno più marcatamente averroista. Anche nel
formae (1278) occupa uno dei primi posti nella commento all’Etica, tuttavia, egli sembra
letteratura di tale controversia (ed. a cura di M. adottare una posizione «averroista» per quel
De Wulf, Les philosophes belges, vol. I, Louvain che riguarda l’interpretazione della felicità ter-
1901). rena, che viene fatta dipendere esclusivamen-
Discepolo e amico di Alberto Magno, con cui te dall’agire umano e non dall’intervento divi-
ha negli anni 1270-77 rapporto epistolare a no (per non introdurre in Dio una forma di mu-
causa delle opposizioni incontrate dal tomi- tabilità).
smo, si interessa anche a questioni scientifi- P. Porro
che in trattati come: De essentia motu et signifi- BIBL.: Quaestiones super De generatione et corruptione,
catione cometarum (ed. a cura di L. Thorndike, ed. a cura di Z. Kuksewicz, Amsterdam-Philadelphia
in Latin Treatises on Comets between 1238 and 1993.
1368 A. D., Chicago 1950, pp. 103-184); De geo- Su Egidio di Orléans: R.-A. GAUTHIER, Trois commen-
metria; De crepusculis; De concordia temporum. taires «averroïstes» sur l’Éthique à Nicomaque, in «Ar-
Un suo trattato De usuris è stato attribuito a chives d’Histoire Doctrinale et Littéraire du Moyen
Tommaso e così pubblicato. Altre opere teolo- Âge», 16 (1947-48), pp. 187-336; Z. KUKSEWICZ, Gilles
giche: Commentarium in I et II Sententiarum; d’Orléans était-il averroïste?, in «Revue Philosophi-
que de Louvain», 88 (1990), pp. 5-24; Z. KUKSEWICZ,
Quaestiones theologicae; De immediata Dei visione.
Ein unbekanntes Werk von Aegidius von Orleans,
B. D’Amore
«Quaestiones super Physicam», in «Mediaevalia Phi-
BIBL.: P. GLORIEUX, Répertoire des maîtres en théologie losophica Polonorum», 31 (1992), pp. 3-21; Z. KUK-
de Paris au XIIIe siècle, Paris 1933; F.J. ROENSCH, Early SEWICZ, Le problème de l’averroïsme de Gilles d’Orléans
Thomistic School, Dubuque 1964, pp. 89-92, 266-275; encore une fois, in «Medioevo», 20 (1994), pp. 131-
J-P. TORRELL, Le savoir théologique chez les premiers 178; Z. KUKSEWICZ, Une seconde version des «Quaestio-
thomistes, in «Reveu Thomiste», 97 (1997), pp. 9-30. nes super libros Physicorum» de Gilles d’Orléans re-
trouvée, in «Mediaevalia Philosophica Polonorum»,
EGIDIO
Egidio diDIOrléans
ORLÉANS (Aegidius Aurelianen- 32 (1995), pp. 3-32; Z. KUKSEWICZ, Quelques problèmes
sis). – Maestro alla Facoltà delle Arti di Parigi, théologiques chez Gilles d’Orléans et la censure du
è autore di commenti al De generatione e alla 1277, in «Bochumer Philosophisches Jahrbuch für
Physica (entrambi conservati, come sembra, in Antike und Mittelalter», 3 (1998), pp. 87-98; Z. KUK-

3265
VOLUMIfilosofia.book Page 3266 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Egidio Romano ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

SEWICZ, La foi et la raison chez Gilles d’Orléans, philo- la forma ereditaria, e la relativa indipendenza
sophe parisien du XIIIe siècle, in J.A. AERTSEN - A. SPEER, del sovrano rispetto alla legge positiva.
Geistesleben im 13. Jahrhundert, «Miscellanea Nel 1281 partecipa al Capitolo generale degli
mediaevalia», vol. XXVII, Berlin - New York 2000, agostiniani a Padova, occasione nella quale
pp. 252-261. disputa alcune questioni (il cosiddetto Quodli-
bet padovano). Riprende la carriera universita-
EGIDIO ROMANO (Aegidius Romanus). – Fi-
Egidio Romano ria nel 1285, quando su richiesta di papa Ono-
losofo e teologo n. a Roma tra il 1243 e il 1247 rio IV, le sue dottrine furono riesaminate da
e m. ad Avignone il 22 dic. 1316. Entra nell’or- una commissione di teologi nominata dal
dine degli Eremitani di sant’Agostino e studia nuovo vescovo di Parigi Ranulfo de la Hou-
a Parigi, dove forse ha anche modo di seguire blonnière. Divenuto così infine il primo mae-
Tommaso nel corso della sua seconda reggen- stro di teologia del suo ordine, inizia a inse-
za parigina tra il 1268 e il 1272. A questo primo gnare verosimilmente già nel 1285-1286, ed è
periodo (comunque anteriormente al 1270) reggente fino al 1291. Tra i frutti più importanti
viene fatta risalire una compilazione di errori della sua attività in questo periodo figurano 6
dei filosofi (Errores philosophorum) sulla cui au- Quodlibeta e le Quaestiones de esse et essentia.
tenticità si nutre tuttavia ancora qualche dub- Nel 1287, nel capitolo generale di Firenze, è
bio. Agli inizi degli anni settanta commenta le proclamato già in vita dottore ufficiale del suo
Sentenze di Pietro Lombardo, ultimando tutta- ordine, con un’apertura di credito in qualche
via l’Ordinatio del solo I libro (1271-73). Nel modo singolare: tutti gli agostiniani sono te-
1277 è coinvolto nella campagna di censure nuti a far riferimento alla sua autorità non solo
avviata dal vescovo di Parigi Tempier e dal le- per gli scritti già editi, ma anche per quelli che
gato pontificio Simone di Brion. Gli vengono sarebbero apparsi successivamente. Agli inizi
contestati 51 articoli estratti dal suo commen- del 1292 è eletto priore generale degli agosti-
to al I libro delle Sentenze: Egidio tenta di di- niani, e nel 1295 è nominato da Bonifacio VIII
fendersi (la sua Apologia è stata conservata in arcivescovo di Bourges. Si schiera dalla parte
alcune annotazioni di Goffredo di Fontaines, di Bonifacio VIII sia nel corso della controver-
ed è stata edita da R. Wielockx, Aegidii Romani sia relativa alla legittimità della sua elezione
dopo la rinuncia di Celestino V, sia nel succes-
Opera Omnia, Corpus Philosophorum Medii
sivo conflitto con Filippo il Bello. Il De ecclesia-
Aevi. Testi e studi, vol. IV, Firenze 1985, vol. III-
stica potestate, composto nel 1301-02, è forse il
1, pp. 49-59), ma è costretto a interrompere la
documento teoreticamente più importante del
sua carriera e a lasciare Parigi. Probabilmente
partito teocratico, da cui può essere fatta di-
in reazione alla condanna Egidio compone il
pendere anche la nota bolla di Bonifacio VIII
Contra gradus et pluralitatem formarum, in cui Unam sanctam. Egidio si spinge qui ad affer-
afferma che la tesi dell’unicità della forma so- mare non solo che la supremazia assoluta del
stanziale nell’uomo non solo non è incompati- pontefice sull’intera cristianità si estende an-
bile con la fede, ma è anzi l’unica realmente che alla sfera temporale, ma anche che l’origi-
conforme ad essa. Una tradizione non suffra- ne dei regni, se non si colloca nell’ambito del
gata da riscontri lo vuole quindi precettore di sacerdotium, è da considerarsi illegittima. E
Filippo il Bello: è invece certo che abbia com- poiché anche il possesso si fonda sulla comu-
posto su sua richiesta, tra il 1277 e il 1282, il De nione della chiesa, coloro che sono esclusi da
regimine principum, un trattato in 3 libri desti- quest’ultima non sono neppure legittimati a
nato a una larghissima diffusione in cui Egidio possedere bene temporali.
non solo traccia un quadro dell’educazione da È tuttavia probabile che, con il venir meno del-
riservare ai nobili (secondo il genere degli spe- le mire di Bonifacio VIII, Egidio abbia cercato
cula principum), ma propone anche un efficace di rientrare in rapporto con il potere civile, e in
compendio della morale e della politica ari- particolare con Roberto d’Angiò, a cui è dedi-
stotelica a uso dei laici imperniato fondamen- cata l’Ordinatio del suo commento al II libro
talmente sulla virtù suprema della prudentia. delle Sentenze (1309). Partecipa quindi al Con-
Per altro, egli introduce qui anche modifiche cilio di Vienne (1311-12) schierandosi a favore
non del tutto irrilevanti al quadro di riferimen- della soppressione dell’ordine dei Templari e
to aristotelico, sostenendo ad esempio la su- di ogni altra forma di esenzione (salvo quelle
periorità assoluta del sistema monarchico nel- relative agli ordini mendicanti) dalla giurisdi-
3266
VOLUMIfilosofia.book Page 3267 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Egidio Romano


zione vescovile (temi a cui è dedicato il Contra della teoria della conoscenza, fondata su una
exemptos). Svolge anche un ruolo nel procedi- dinamica astrattiva di tipo aristotelico che
mento postumo contro Pietro di Giovanni Oli- esclude ogni conoscenza diretta del singolare
vi (1309-1312), compilando una lista di 24 er- (e ogni autoconoscenza diretta di sé da parte
rori (l’Impugnatio doctrinae Petri Iohannis Olivi) dell’anima), e in cui è ancora conservato (a dif-
alcuni dei quali saranno condannati proprio in ferenza di Enrico di Gand e Pietro di Giovanni
occasione del Concilio di Vienne. Muore ad Olivi) il ruolo delle specie intelligibili come
Avignone, presso la Curia. mediazioni tra i fantasmi sensibili e gli atti di
Dal punto di vista strettamente dottrinale, la apprensione intellettuale; del rifiuto dell’uni-
fama di Egidio Romano è legata soprattutto cità dell’intelletto agente e ancor più dell’uni-
alla radicalizzazione della distinzione reale tra cità dell’intelletto possibile; della negazione
essere ed essenza, che lo contrappone in una dell’ilemorfismo universale; della concezione
lunga polemica con Enrico di Gand, sostenito- della materia come pura potenzialità (contro
re invece della distinzione intenzionale. An- Enrico di Gand e Riccardo di Mediavilla);
dando oltre Tommaso d’Aquino, Egidio conce- dell’eternità del mondo, a proposito della qua-
pisce essenza ed essere come due vere e pro- le, prima della condanna, assume una posizio-
prie res: solo ponendo l’essere come qualcosa ne simile a quella di Tommaso. Lo stesso può
di assolutamente distinto ed estrinseco ri- dirsi per l’unicità della forma sostanziale, tesi
spetto alle essenze delle creature si può mo- inizialmente inclusa negli Errores (se davvero
strare e mantenere la contingenza di queste l’opera è egidiana) e fatta invece propria negli
ultime, il fatto cioè che non esistano da sem- scritti del periodo della censura, come detto: è
pre necessariamente e che possano anche es- tuttavia probabile che questa sia una delle tesi
sere annichilite. Questa soluzione affonda le che Egidio abbia dovuto ritrattare al momento
sue radici da una parte in una concezione ul- del ritorno a Parigi. Sempre in accordo con
trarealistica di matrice neoplatonica (l’essere Tommaso, adotta la materia signata quantitate
è una sorta di metaforma, di cui partecipano, come principio di individuazione nelle sostan-
come soggetti potenziali, le essenze già in ze materiali, ma a differenza del maestro do-
qualche modo costituite come res), dall’altra menicano si mantiene fedele, nell’esplicazio-
nell’esigenza di ovviare alle critiche che Enrico ne di questa dottrina, alla dottrina averroistica
di Gand aveva mosso alla dottrina tomista del- delle dimensioni indeterminate, che inerisco-
la creazione: identificando strettamente crea- no alla materia prima della forma sostanziale,
zione e conservazione, e rifiutandosi di conce- rendono la materia stessa divisibile e spiega-
pire la creazione come un mutamento, Tom- no così la plurificazione numerica della forma.
maso avrebbe reso la creazione del tutto simi- Nell’ambito dell’etica, Egidio Romano sembra
le al caso delle produzioni trinitarie (genera- allinearsi su una specie di intellettualismo
zione e spirazione). La dottrina della distinzio- moderato, intermedio tra il volontarismo di
ne reale ut res ad rem sembra essere elaborata Enrico e l’intellettualismo più accentuato di
da Egidio proprio per dar conto del modo in Goffredo di Fontaines. La volontà è per Egidio
cui l’azione uniforme di Dio possa essere rece- una potenza passiva, che non può attivarsi da
pita in modi diversi: ogni creatura riceve l’es- sola, ma richiede l’apprensione intellettuale
sere in una essenza differente che limita e di- del bene; una volta attivata, tuttavia, essa non
versifica la donazione divina. Questo modello è determinata da altro, e può autodeterminar-
comporta tuttavia uno scarto anche rispetto si. Tra gli articoli imputati a Egidio nel 1277
alla dottrina originaria di Tommaso: la creazio- ben due riguardavano la dipendenza della cor-
ne infatti non è più concepita, soprattutto nel- ruzione della volontà dall’errore o dall’igno-
le Quaestiones de esse et essentia, come assoluta- ranza della ragione (art. 24: «Non est malitia in
mente identica all’essenza divina (come ap- voluntate, nisi sit error in ratione»; art. 51:
punto in Tommaso), ma come un’azione transi- «Numquam est malitia in voluntate, nisi sit er-
tiva che, a differenza delle produzioni trinitarie, ror vel saltem aliqua nescientia in ratione»);
presuppone un soggetto potenziale esterno che dopo la riabilitazione, Egidio sembra precisare
funga da ricettore (le essenze creaturali). che il darsi del male nella volontà implica
Su molti altri punti Egidio si mantiene abba- sempre un errore di giudizio, ma non è in sen-
stanza vicino, sia pure con qualche aggiusta- so stretto causato da quest’ultimo, mentre è
mento, alle posizioni di Tommaso: è il caso vero il contrario.
3267
VOLUMIfilosofia.book Page 3268 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Egitto ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Particolarmente degne di interesse sono le po- male come distanza di un corpo localizzato ri-
sizioni di Egidio relativamente al soggetto ri- spetto a punti fissi dell’universo.
spettivo della teologia e della metafisica. Sog- P. Porro
getto della teologia è Dio in quanto restaura- BIBL.: per un elenco dettagliato degli scritti egidia-
tore e glorificatore della natura umana (Tracta- ni, della loro cronologia relativa, delle principali
tus de subiecto theologiae), ed è questa la ratio edizioni e degli studi disponibili si rinvia a F. DEL
specialis in base alla quale il teologo può deli- PUNTA - S. DONATI - C. LUNA, s. v. in Dizionario biogra-
mitare l’infinità del suo ambito (l’infinità stes- fico degli Italiani, Roma 1960-, vol. XLII, pp. 319-341;
S. DONATI, Studi per una cronologia delle opere di Egi-
sa è per altro intesa da Egidio come il princi-
dio Romano. I: le opere prima del 1285. I commenti
pale attributo in base a cui circoscrivere la
aristotelici. I-II, rispettivamente in «Documenti e
considerazione dell’essenza divina). Il fine del- Studi sulla Tradizione Filosofica Medievale», 1-I
la teologia non è d’altra parte quello di cono- (1990), pp. 1-111; 2-I (1991), pp. 1-74. Nell’ambito
scere Dio, ma di amare Dio in quanto appunto della nuova edizione critica delle opere egidiane
restauratore e glorificatore, e per questo la (Aegidii Romani Opera Omnia, a cura di F. Del Punta
teologia non è in senso stretto né una scienza - G. Fioravanti - C. Luna, Firenze 1985 ss.) sono ap-
pratica né una scienza speculativa, ma una parsi, oltre a 8 voll. di catalogo di manoscritti e re-
scienza «affettiva», in cui la bona operatio e la pertorio dei sermoni, i seguenti volumi: Apologia,
speculatio sono ordinate alla dilectio. Relativa- ed. a cura di R. Wielockx, Firenze 1985; Reportatio
mente alla filosofia prima (Quaestiones me- Lecturae super libros I-IV Sententiarum, Firenze 2003.
taphysicales; si tratta tuttavia di una reportatio
da utilizzare con cautela) Egidio distingue tra EGITTO. – Per gli egiziani, che i greci del tem-
Egitto
un subiectum principale per se et primo (l’ente in po di Erodoto (Storie II, 37) dichiararono «i più
quanto ente) e un subiectum principale ex conse- scrupolosamente religiosi fra gli uomini», la
quenti, che è quello in cui si manifesta al mas- religione ebbe potere di ispirazione, di colle-
simo grado la natura del primo: ora, poiché la gamento e sintesi anche di ogni altra forma di
ratio entis si trova espressa nel modo migliore pensiero filosofico e scientifico, e ciò non solo
e più vero in Dio che in ogni altro ente, Dio può nelle origini remote di quella civiltà, i cui ricor-
essere considerato soggetto principale ex con- di risalgono almeno al IV millennio a. C., ma
sequenti della metafisica. In quanto scienza anche per tutte le età successive, fino all’av-
vento di Alessandro e oltre (in merito al pen-
umana, tuttavia, quest’ultima ha solo una co-
siero filosofico egiziano si veda: J.P. Allen et al.
noscenza limitata e accidentale di Dio, fondata
[a cura di], Religion and Philosophy in Ancient
appunto sul fatto che Dio non si sottrae co-
Egypt, New Haven 1989, e anche il classico
munque all’ambito dell’ente (non effugit ratio-
H.A. Frankfort et al., The Intellectual Adventure
nem entis). of Ancient Man. An Essay on Speculative Thou-
A Egidio si devono infine numerosi commenti ght in the Ancient Near East, Chicago-London
alle opere aristoteliche, tra i quali spiccano da 1977 [1946], tr. it. di E. Zolla, La filosofia prima
una parte quello alla Retorica (1272-1273), de- dei Greci: concezioni del mondo in Mesopotamia,
stinato a influenzare tutta la successiva rice- nell’antico Egitto e presso gli ebrei, Torino 19805,
zione dello scritto, e dall’altra quelli alla Fisica pp. 47-150).
e al De generatione. Alcune delle dottrine soste- SOMMARIO: I. Il pantheon egizio. - II. L’oltre-
nute da Egidio in questi ultimi (ma anche in tomba. - III. La sapienza egiziana e la sua lette-
alcune questioni di angelologia) hanno in ef- ratura.
fetti attirato da tempo l’attenzione degli storici I. IL PANTHEON EGIZIO. – Il pensiero religioso dei
della scienza: è il caso ad esempio dell’idea di popoli abitanti la valle del Nilo, che fu certa-
quantità di materia, che rappresenta forse il mente vario nelle origini, mirò più volte, attra-
concetto scolastico più vicino a quello moder- verso combinazioni molteplici, talora attraver-
no di massa e che viene introdotto da Egidio so influssi stranieri, a una unità concettuale e
per spiegare i fenomeni di rarefazione e con- formale, che in realtà non fu mai in grado di
densazione; dell’ammissione, almeno ipoteti- raggiungere. Prima che si creasse un regno
ca, della possibilità del movimento nel vuoto dell’Alto Egitto e uno del Basso Egitto, in par-
(misurabile da un tempo composto di istanti te contrapposti, anche se talvolta riuniti sotto
inestesi e discontinui) e della pluralità dei il medesimo scettro, si deve ritenere che ogni
tempi; o, infine, della dottrina del luogo for- più piccolo distretto, di quelli che in età greca
3268
VOLUMIfilosofia.book Page 3269 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Egitto


e romana si chiamarono nomi (nomoiv), avesse vina e i suoi «amici» costituivano una potente
come una sua indipendenza politica e ammi- aristocrazia anche in campo religioso e mora-
nistrativa, così una sua religione locale: esiste- le, la quale in certi periodi degenerò in una in-
va cioè un dio supremo del nomo, di cui il re lo- tollerabile autocrazia del sacerdozio (dinastia
cale era il sacerdote autorizzato. XXI), e in certi altri periodi, ca. il 2000 a. C.,
Troppo si ignora dei culti e dei miti preistorici provocò una vera e propria rivoluzione sociale,
della Valle per azzardare l’ipotesi, sostenuta che aprì anche alle classi minori l’accesso non
da qualcuno dei moderni, di un’unità religiosa tanto agli onori terreni, quanto a una graduale
e filosofica delle origini, quando i popoli, pro- eguaglianza di diritti nella sorte sperata per il
venienti probabilmente e soprattutto dall’o- mondo ultraterreno (S. Sauneron, Les prêtres
riente e dal mezzogiorno, abbandonarono il de l’Ancienne Egypte, Paris 19882, tr. it. di C.
nomadismo per collocare le loro sedi fisse nel Giardini, I preti dell’antico Egitto, Milano 1961).
paese; si può dire soltanto che ben presto in- Dalla moltitudine degli esseri divini partico-
fluirono sopra l’evoluzione e la trasposizione larmente legati a culti locali si possono sce-
delle religioni più antiche due fatti principali: gliere alcuni esempi più significativi, comin-
le lotte dei piccoli capi locali che portarono, ciando dai distretti dell’Alto Egitto fino al Del-
con la sopraffazione dei più audaci sui più de- ta: Satis, per esempio, è la dea di Elefantina
boli, non solo la dipendenza politica, econo- insieme con Khnum e con la dea Anukis (D.
mica e amministrativa degli uni sugli altri, ma Valbelle, Satis et Anoukis, Mainz 1980), signora
anche il predominio del dio del vincitore sulla dell’isola di Sehel; Horo, identificato poi con
religione degli sconfitti; in secondo luogo do- Apollo, adorato in forma di sparviero e divenu-
vette intervenire ben presto nei centri più evo- to protettore dei faraoni; la dea Nekhbet, luna-
luti l’opera vasta e penetrante dei teologi, che re, protettrice della nascita con sede a El Kab;
non esitarono, con arbitraria e non disinteres- il dio guerriero Mont ad Armant; Ammone a
sata esegesi, a tentare un ordine tra il caos de- Tebe; la dea Hathor a Dendera (C.J. Bleeker,
gli dei e delle credenze (K. Sethe, Urgeschichte Hator and Thot, Leiden 1973); il primitivo dio
und älteste Religion der Aegypter, Leipzig 1930; agrario Osiride ad Abido (J.G. Griffiths, The
H. Kees, Der Götterglaube im alten Ägypten, Origins of Osiris and His Cult, Leiden 1980);
Berlin 19562; per la fase di formazione si veda: Anubi nella città che fu detta Licopoli dai gre-
B.J. Kemp, Ancient Egypt: Anatomy of a Civiliza- ci; Thot nella greca Ermopoli (P. Boylan, Thot,
tion, London 20052 [1989]). Essi accentuarono the Hermes of Egypt, Oxford 1922; C.J. Bleeker,
lo sviluppo di una religione degli intellettuali Hator and Thot, Leiden 1973); Ptah a Menfi; la
in contrapposizione con quella del popolo mi- dea Neith a Sais; Atum a Eliopoli; la dea Bast
nuto e incoraggiarono insieme la concezione a Bubasti; Iside a Buto e così via. Da questa se-
di una aristocrazia del divino, fino a proclama- rie di divinità e da altre numerose, qui trascu-
re la dignità e la supremazia di un re-dio (sulla rate, si vengono poi determinando alcuni dèi
regalità si veda anche: H.A. Frankfort, Kingship più universalmente venerati e preminenti su-
and the Gods: a Study of Ancient Eastern Reli- gli altri, che a noi pertanto risultano più chia-
gion as the Integration of Society & Nature, Chi- ramente caratterizzati e intorno ai quali fiorì
cago 1948; G. Posener, De la Divinité du phara- più facile il mito e si organizzò un sistema co-
on, Paris 1960; J. Assmann, Der König als Son- smologico, filosofico o morale (E. Hornung,
nenpriester: ein kosmographischer Begleittest zur Der Eine und die Vielen: Ägyptische Gottesvorstel-
kultischen Sonnenhymnik in thebanischen Tem- lungen, Darmstadt 1971, tr. it. di D. Scaiola, Gli
peln und Gräben, Glückstadt 1970). dei dell’antico Egitto, Roma 1992; C. Traunecker,
Dai privilegi di una tale fede erano escluse le Les dieux de l’Egypte, Paris 1992; D. Meeks - C.
classi umili della popolazione, alle quali non Favard-Meeks, Les dieux égyptiens, Paris 1995;
spettava che il dovere dell’obbedienza e del per le divinità qui citate si vedano le singole
sacrificio durante la vita e la sorte dell’annien- voci in: W. Helck - R. Otto [a cura di], Lexikon
tamento dopo di essa. Codesta gradazione di der Ägyptologie, Wiesbaden 1972-92).
valori tra i viventi e anche tra i defunti nel cam- Tale il dio solare Ra, il cui culto si installa nella
po delle concezioni religiose, oltre che sociali città di Iunu, e qui identificato poi con Atum e
e politiche, appare in ogni tempo caratteristica con Harakhte e messo a capo di una enneade,
dell’Egitto fino in età greca e romana, sicché il che comprese, oltre Ra, Harakhte e Atum, an-
re-dio e la sua discendenza e la sua «corte» di- che il dio Sciu, l’aria, e la moglie di questo Tef-
3269
VOLUMIfilosofia.book Page 3270 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Egitto ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

nut, il fuoco, e i loro figli: il dio Geb, la terra, e tutto in epoca tarda, dà luogo alla credenza
la dea Nut, il cielo, e ancora Osiride e la moglie che il dio si identifichi con l’animale stesso; di
e sorella di questo Iside, il fratello Seth (E. Hor- qui le figure divine con corpo umano e testa di
nung, Seth. Geschichte und Bedeutung eines ägyp- animale, o con caratteristiche animalesche (si
tischen Gottes, in «Symbolon», n. s. 2, 1974, pp. pensi alle corna di Ammone) e l’allevamento e
49-63; H. te Velde, Seth, God of Confusion, Lei- la venerazione di alcuni esemplari di singoli
den 19772) e la moglie di questo Nephthys; op- animali sacri, ritenuti estrinsecazioni terrene
pure il dio Ptah di Menfi posto a capo di una del dio (per esempio il bue Api di Menfi, im-
triade con Sakhmet, la leonessa, e il figlio Ne- magine di Ptah).
fertem (H. Junker, Die Götterlehre von Memphis, L’evoluzione graduale della religione egiziana
in «Abhandlungen der Preussischen Akademie in tanti secoli di storia locale dimostra una so-
der Wissenschaften zu Berlin. Philosophisch- stanziale fedeltà, nello spirito e nelle forme,
historische Klasse», 23, 1939); o il dio Ammo- alle origini; anzi ebbe talora, come al tempo
ne, appartenente prima a una ogdoade di Er- dei faraoni della XXVI dinastia (663-525 a. C.)
mopoli e poi divenuto, dopo la XI dinastia, il un ritorno voluto all’arcaismo tradizionale. Un
dio supremo di Tebe, legato alla sorte della solo episodio, pur tuttavia transitorio, fa ecce-
città nell’ascensione politica di questo gran zione, quello del XIV secolo a. C., dovuto
centro di potenza egiziana durante il Regno all’iniziativa del cosiddetto re eretico Ame-
Nuovo. Accanto a personificazioni cosmogoni- nophi IV (che trasformò il suo nome in Ekhna-
che sono anche sorte nuove figure, per esem- ton) e non esitò ad abbattere con energia im-
pio Thot, il dio della sapienza e Maat, la dea provvisa i vecchi culti dell’Egitto, per sostituir-
della giustizia (M. Lichtheim, Maat in Egyptian vi l’adorazione dell’unico dio solare Aton: cele-
Autobiographies and Related Studies, Freiburg bre il nobile inno ad Aton, superstite fino a
1992; J. Assmann, Maât, l’Egypte pharaonique et noi, che si ritiene, se non del tutto composto,
l’idée de justice sociale, Fuveau 1999). tuttavia ispirato dal sovrano (J. Assmann, Die
Ed è pure in corso durante gli anni del Regno «Häresie» des Echnaton. Aspekte der Amarna-
Nuovo (per esempio, dinastie XXI-XXII) il pro- Religion, in «Saeculum», 23, 1972, pp. 109-126;
cesso di una sempre maggiore spiritualizzazio- E. Hornung, Echnaton: Die Religion des Lichtes,
ne del divino, fenomeno che si accompagna Zürich 1995, tr. it. di C. Salone, Akhenaton. La
con quello di un movimento tendenzialmente religione della luce nell’antico Egitto, Roma
monoteistico, che alcuni attribuiscono già alle 1998).
origini, ma che forse non risale a epoche così II. L’OLTRE-TOMBA. – La concezione della vita di
lontane (J. Assmann, Re und Amun: die Krise oltretomba, almeno in età storica, è pure un
des polytheistischen Weltbilds im Ägypten der tratto caratteristico della religione in Egitto
18.-20. Dynastie, Göttingen 1983). (H. Kees, Totenglauben und Jenseitsvorstellungen
Caratteristica invece del culto egiziano di ogni der alten Aegypter, Leipzig 1926; J. Assmann,
tempo è l’adorazione del feticcio, che può es- Der Tod als Thema der Kulturtheorie, Frankfurt
sere un oggetto inanimato, per esempio uno am Main 2000, tr. it. di U. Gandini, La morte co-
scudo con due frecce incrociate, o la corona (la me tema culturale: immagini e riti mortuari
bianca o la rossa), simboli della regalità; ovve- nell’antico Egitto, Torino 2002); essa si riflette
ro un oggetto animato: una pianta, per esem- sia nella pratica della imbalsamazione dei ca-
pio il sicomoro, il loto o il papiro, ma special- daveri, che speciali processi, a noi ancora sco-
mente un animale (T. Hopfner, Der Tierkult der nosciuti, trasformano in mummie in parte in-
alten Aegypter, Wien 1913 [Denkschriften der corruttibili, sia nella costruzione di tombe ta-
Akademie der Wissenschaften in Wien. Philo- lora grandissime e assai complesse: le pirami-
sophisch-historische Klasse, vol. 57/II]); i culti di, i mastaba e le tombe sotterranee della Val-
di divinità teriomorfe sono certamente anti- le dei Re e della Valle delle Regine nella necro-
chissimi e assai diffusi, anche perché non poli tebana, coi templi per il culto esterno dei
sempre sono generali di tutto l’Egitto, ma li- defunti (M. Ullmann, König für die Ewigkeit: Die
mitati ad alcuni distretti, per esempio il leone Häuser der Millionen von Jahren: Eine Untersu-
a Bubasti, il toro ad Armant, il coccodrillo nel chung zu Königskult und Tempeltypologie in
Fayûm, l’avvoltoio a El-Kab, l’ibis a Ermopoli e Ägypten, Wiesbaden 2002).
poi il gatto, la gazzella, il falcone e cento altri. Tale concezione era fondata su due presuppo-
Codesto culto feticistico dell’animale, soprat- sti: che «l’anima» fosse in grado di sopravvive-
3270
VOLUMIfilosofia.book Page 3271 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Egitto


re al corpo solo in quanto il cadavere fosse pio presso Erodoto, Platone, Diodoro, Strabo-
conservato nella sua integrità e che nel corpo ne, Plutarco e altri, e ancora e prima nei fram-
stesso imbalsamato o nelle statue, che rappre- menti di Solone, di Pitagora, di Democrito di
sentavano spesso in grandezza naturale il de- Abdera e di altri minori, le fonti egiziane, in
funto, «l’anima» si compiacesse, quando vole- quanto ora superstiti nelle iscrizioni e nei pa-
va, di tornare e godesse in tale contingenza di piri, sono in generale un materiale assai scar-
vedersi circondata dalle suppellettili e dai ri- so e assai poco soddisfacente. Pare infatti che
cordi della vita vissuta; da ciò la necessità di i loro libri sapienziali abbiano di mira non già
costruire tombe ampie e ricolme di ogni og- la più alta speculazione filosofica, ma piutto-
getto in uso fra i viventi e di dipingere sulle pa- sto le esigenze della vita pratica e della vita
reti non simboli di morte, ma aspetti lieti e morale allo scopo di raggiungere la prosperità
confortevoli della vita. Inoltre le teorie escato- e il benessere.
logiche egiziane di età avanzata immaginano La loro è, a questo fine, soprattutto una lette-
una forma di immortalità d’oltretomba fonda- ratura didattica, attribuita a personaggi non
ta sopra un giudizio finale della vita. Si tratta legati al mondo sacerdotale, apprezzata in an-
in sostanza di presentarsi al tribunale di Osiri- tico anche fuori dell’Egitto, se è vero che Salo-
de a giustificare la propria condotta morale, mone, come dichiara la stessa fonte ebraica (1
dando luogo alla confessione negativa, di cui Re 4, 30) era istruito fra l’altro di tutta la sa-
sono superstiti le formule più significative. pienza degli egiziani. Codesta predicazione
In questo caso, come in altri, la magia intervie- morale che si immagina, negli scritti supersti-
ne, auspice soprattutto la memoria e il culto di ti, o come una dottrina divina, cioè rivolta dal
Iside (A. Roccati - A. Silotti [a cura di], La ma- dio al re, o come una dottrina regale del re al
gia in Egitto ai tempi dei Faraoni, Milano 1987; popolo, o familiare, cioè del padre alla fami-
A.R. David, Religion and Magic in Ancient glia a lui sottoposta, comincia già in docu-
Egypt, London 2002), nelle pratiche che coin- menti molto antichi (per una presentazione e
volgono la vita dell’oltre-tomba e la conserva- traduzione dei testi sapienziali si veda: A. Roc-
zione del cadavere, e da essa sono ispirati so- cati, Sapienza egizia, Brescia 1994) con le Istru-
prattutto i vari Libri, come quello cosiddetto zioni di un ignoto a Kagemni, e di Hardedef al fi-
dei Morti e altri analoghi, che furono scoperti glio e dalla V dinastia (2750-2625 a. C.) col ce-
in numerosi esemplari nelle tombe, per istru- leberrimo libro delle Istruzioni del vizir Ptahho-
zione delle «anime» avviate verso il regno dei tep, conservato nel papiro Prisse fino al Regno
morti, presieduto dal dio morto Osiride, oppu- Medio con gli insegnamenti di Merikara della
re verso ogni altro dio che le arti magiche po- X dinastia (ca. 2200 a. C.) o con quelli di re
tranno permettere, come è la credenza delle Amenemhat della XII (ca. 2200-1700 a. C.) o di
età più recenti, di uguagliare e perfino di do- Kheti, figlio di Duauf pure della XII dinastia,
minare. ma trascritti e studiati ancora dagli scolari del-
III. LA SAPIENZA EGIZIANA E LA SUA LETTERATURA. – la XIX (1350-1205 a. C.). La serie continua con
Alle pratiche magiche e alle credenze religiose altri scritti analoghi nel Nuovo Regno, per
si innestano, e continuamente con esse inter- esempio con gli insegnamenti di Ani (dinastia
feriscono, i concetti filosofici e morali del po- XVIII, 1580-1350 a. C.), con quelli di Amenemo-
polo egiziano in ogni secolo della sua storia, pe (dinastie XXI-XXVI, 945-525 a. C.); e infine
conforme alla predicazione di una dottrina di con quelli del papiro Insinger di Leida, di età
verità e di giustizia che risale al III millennio a. persiana o tolemaica.
C., e conforme poi a una tradizione sapienziale Forse cercano di elevarsi in una sfera più alta
che gli scribi tebani copiavano dai testi più no- alcuni dialoghi retorici, come il dialogo di un
ti dell’Antico Regno. disperato che discute con la sua anima del va-
La sapienza degli egiziani era, secondo gli au- lore della vita, conservato a Berlino in un papi-
tori greci, Platone compreso, quasi tutta affi- ro del Regno Medio, o del contadino derubato
data agli studiosi della classe sacerdotale di che medita sulla ingiustizia umana, conserva-
Eliopoli, di Tebe e di Sais, le fonti di quanto to in numerosi papiri della stessa epoca. Ma
essi sanno e credono di sapere della filosofia anche qui mancano la profondità del pensiero
egiziana. Indipendentemente da queste fonti e la base di un sistema coerente filosofico e
mediate, cioè da quanto possiamo leggere in morale. Nei racconti poi e nei poemi, come del
riferimento alla sapienza egiziana, per esem- resto accade in ogni letteratura, si trovano
3271
VOLUMIfilosofia.book Page 3272 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Egitto ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

spunti di scetticismo e di edonismo o anche di nica espressione di un pensiero disciplinato e


ascetismo appena accennati. Nell’eresia di coerente.
Aton pare di vedere il tentativo di sostituire A. Calderini
una parvenza almeno di filosofia rivoluziona- BIBL.: TH. HOPFNER, Fontes historiae religionis Aegyp-
ria a una religione tradizionalistica, ma, come tiacae, Bonn 1922-25; L. VANDIER, La religion égyptien-
si è detto, il tentativo ebbe presto fine col ri- ne, Paris 1944; H. BONNET, Reallexikon der aegypti-
torno integrale all’antico. Più tardi certi spunti schen Religionsgeschichte, Berlin 1952; S. MORENZ,
Ägyptische Religion, Stuttgart 1960, tr. it. di G. Glaes-
di misticismo paiono ispirare l’ultima fase del-
ser e W. Perretta, La religione egizia, Milano 1983; J.
la «sapienza» egiziana, prima che nell’Ales- ASSMANN, Schöpfung, in W. HELCK - R. OTTO (a cura
sandria dei tolomei e poi in quella dei romani di), Lexikon der Ägyptologie, Wiesbaden 1972-86, vol.
si dessero convegno greci e orientali, e anche V, pp. 677-678; P. DERCHAIN, Kosmogonie, in W. HELCK
indigeni, a iniziare nuovi incontri di pensiero e - R. OTTO (a cura di), Lexikon der Ägyptologie, Wiesba-
nuove meditazioni. Risultato di questo incon- den 1972-86, vol. III, pp. 747-755; J.B. PRITCHARD, The
tro è il culto di Serapide, divinità di istituzione Ancient Near East, Princeton 1973, 2 voll.; H.
tolemaica, collegata alla concezione osiriana, FRANKFORT, Ancient Egyptian Religion, New York
dionisiaca e regale, e intesa a rappresentare in 1975, tr. it. di L. Fua, La religione dell’antico Egitto,
forma sincretistica l’unione dei greco-macedo- Torino 1991; W. DIETRICH, Egyptian Saints: Deification
in Pharaonic Egypt, New York 1977; M. LICHTHEIM,
ni con gli egiziani. E mentre il popolo tende a
Late Egyptian Wisdom Literature in the International
identificare gli dei greci con i più noti dei egizia- Context: a Study of Demotic Instructions, Göttingen
ni, i sapienti sentono l’influsso delle nuove cor- 1983; E. IVERSON, Egyptian and Hermetic Doctrine,
renti di pensiero giunte con i greci in Egitto. «Opuscula Graecolatina», vol. 27, København 1984;
Così gli stessi scritti del sacerdote egizio Ma- E. HORNUNG, Der ägyptische Mythos von der Himmels-
netone, contemporaneo dei primi tolomei, pa- kuh: eine Ätiologie des Unvollkommenen, Göttingen
iono già, per quanto ne possiamo sapere, per- 1986; M. BILOLO, Le Créateur et la création dans la
meati di sapienza e di ispirazione greca, e alcu- pensée Memphite et Amarnienne: approche synoptique
ni secoli più tardi l’egizio Cheremone, amico du «Document Philosophique de Memphis» et du
di Nerone e scrittore, passa per un filosofo «Grand Hymne Théologique» d’Echnaton, Kinshasa
1988; A.I. SADEK, Popular Religion in Egypt during the
stoico. Circa un secolo dopo un dotto della
New Kingdom, Hildesheim 1988; M.T. DERCHAIN-UR-
chiesa egiziana, Clemente Alessandrino (Stro- TEL, Priester im Tempel: Die Rezeption der Theologie der
mata, VI, 4), dichiarava che tutta la filosofia in- Tempel von Edfu und Dendera in den Privatdokumen-
digena era compresa nei 42 libri di Ermete Tri- ten aus ptolemäischer Zeit / Maria-Theresia Derchain-
smegisto, necessari alla preparazione dei sa- Urtel, Wiesbaden 1989; G. ENGLUND (a cura di), The
cerdoti locali, e alludeva a quegli scritti neopi- Religion of the Ancient Egyptians. Cognitive Structures
tagorici che si dicevano di ispirazione divina e and Popular Expressions, «Proceedings of Symposia
si attribuivano al dio Ermete in quanto era in Uppsala and Bergen 1987 and 1988», Uppsala
identificato col dio Thot «tre volte grande». In 1989; E. HORNUNG, Geist der Pharaonenzeit, Zürich
1989, tr. it. di A. Amenta, Spiritualità nell’antico Egit-
tali libri avevano gran parte i «misteri» egizia-
to, Roma 2002; E. BRESCIANI, Letteratura e poesia
ni. Così a sua volta la religione egiziana, o me- dell’antico Egitto, Torino 1990; B.E. SHAFER (a cura
glio la religione di Alessandria, che in questo di), Religion in Ancient Egypt: Gods, Myths, and Per-
periodo è il centro di ogni speculazione reli- sonal Practice, London 1991; F. DUNAND - C. ZIVIE-CO-
giosa e filosofica, con le sue correnti mistiche, CHE, Dieux et hommes en Egypte 3000 av. J.-C. 395
che hanno origine dal culto osiriano e dalle apr. J.-C.: anthropologie religieuse, Paris 1991, tr. it. di
sue derivazioni, influisce sul pensiero filosofi- M.S. Croce, Dei e uomini nell’Egitto antico: 3000 a.
co neoplatonico e poi sulle dottrine dello gno- C.-395 d. C., Roma 2003; J. ASSMANN, Das kulturelle
sticismo egiziano. Gedächtnis. Schrift, Erinnerung und politische Identi-
La lode dunque che scrittori greci di vari tempi tät in frühen Hochkulturen, München 1992, tr. it. di F.
de Angelis, La memoria culturale: scrittura, ricordo e
fanno della sapienza egiziana, fino alla dichia-
identità politica nelle grandi civiltà antiche, Torino
razione iperbolica di Ecateo di Abdera, che 1997; S.G.J. QUIRKE, Ancient Egyptian Religion, Lon-
tutta la cultura greca derivasse dall’Egitto, an- don 1992; S. DONADONI, La religione egiziana, in G. FI-
drà intesa con molta discrezione, così come la LORAMO (a cura di), Storia delle religioni, vol. I: Le reli-
religione andrà studiata più come un ammas- gioni antiche, Roma-Bari 1994, pp. 61-114; H. GARDIN-
so di esperienze e di azioni, che come un’orga- ER, Philosophy (Egyptian), in J. HASTINGS (a cura di),

3272
VOLUMIfilosofia.book Page 3273 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Egocentrismo


Encyclopaedia of Religion and Ethics, Edimburgh 1994, prio centro; da ciò derivano l’«animismo» in-
vol. IX, pp. 857-859; S. CAUVILLE, Le Temple de Denda- fantile, ovvero l’attribuzione istintiva a esseri
ra: Les chapelles osiriennes, Le Caire 1997; M. LICHT- inerti di un principio vitale che li anima, e l’«ar-
HEIM, Moral Values in Ancient Egypt, Göttingen 1997; tificialismo», cioè il considerare tutte le cose
S. CAUVILLE, Dendara, Leuven 1998, 6 voll.; J. AS- come prodotti della fabbricazione umana.
SMANN, Ägyptische Hymnen und Gebete: Übersetzt, E. Cattonaro
kommentiert und eingeleitet, Zweite, verbesserte und B) ASPETTO FILOSOFICO. – In filosofia, l’egocentri-
erweiterte Auflage, Göttingen 1999; S. CAUVILLE, Le
smo può essere visto come sinonimo di egoi-
Temple de Dendara: La Porte d’Isis, Le Caire 1999; J.
smo, nella sua accezione prevalentemente mo-
ASSMANN, Herrschaft und Heil. Politische Theologie in
Altägypten, Israel und Europa, München-Wien 2000,
rale. Esso non ha il valore teoretico del sogget-
tr. it. di U. Gandini, Potere e salvezza: teologia politica tivismo, il quale è, dal punto di vista storico,
nell’antico Egitto, in Israele e in Europa, Torino 2002; una posizione ben precisa che si rifà, al punto
S.G.J. QUIRKE, The Cult of Ra: Sun-Worship in Ancient di coincidervi, con la modernità, e, dal punto
Egypt, London 2001. di vista teoretico, implica la risoluzione del re-
ale nell’attività conoscitiva del soggetto, posto
➨ ERMETICI, SCRITTI.
come principio ultimo del sapere. Ma non ha
neppure la valenza psicologica o etologica che
EGOCENTRISMO (dal lat. ego «io», e cen-
Egocentrismo può assumere l’egoismo, il quale può essere un
trum «centro» - egocentrism, selfishness; Egocen- principio di autoconservazione che, in quanto
trismus; égocentrisme; egocentrismo). – SOMMA- tale, non soggiace a critica né a condanna mo-
RIO: A) Aspetto psicologico. - B) Aspetto filoso-
rale. L’egoismo si configura invece in filosofia
fico. come ogni dottrina che ponga al proprio cen-
A) ASPETTO PSICOLOGICO. – Atteggiamento men- tro la soddisfazione del sé, o, più gravemente,
tale per cui l’individuo sembra ignorare l’esi- che predichi la negazione o l’assenza del rico-
stenza di punti di vista e di propositi diversi noscimento dell’altro, tanto nelle sue esigenze
dai propri, considerando la propria percezione quanto nella sua irripetibile soggettività. No-
immediata come assoluta, imponendo schemi nostante le apparenze, il pensiero di autori co-
arbitrari alle cose, sostituendo cioè al neces- me Stirner e Nietzsche non può essere classi-
sario adattamento al mondo esterno l’assimi- ficato come egocentrico. Stante la definizione
lazione di questo al proprio io. che se ne è data, come tendenza, volontaria o
Piaget (Le jugement et le raisonnement chez l’en- meno, alla totale oggettivazione della sogget-
fant, Neuchâtel 1935, tr. it. di E. Nunberg Al- tività altrui, la formulazione più completa
mansi, Giudizio e ragionamento nel bambino, Fi- dell’egocentrismo la si può riscontrare in tutte
renze 1966) considera l’egocentrismo come le forme di pensiero che predicano aperta-
caratteristico della mentalità infantile dai tre mente la necessità della violenza, o la sopraf-
ai sette anni circa e lo distingue, da una parte, fazione da parte di un individuo o gruppo di in-
dal cosiddetto «autismo puro» – in cui il pen- dividui su tutti gli altri. Così, ad es., le argo-
siero ha per unica funzione quella di dare ai bi- mentazioni di Trasimaco nel I libro della Re-
sogni e agli interessi una soddisfazione imme- pubblica (specie 343 a - 344 c), in cui l’ingiusti-
diata e senza controllo, deformando la realtà, zia viene posta apertamente come virtù, o la
ed è privo di legami logici e quindi incomuni- particolare accezione della figura del potlac in
cabile – e dall’altra dal pensiero «socializzato» G. Bataille (cfr. G. Bataille, La part maudite, Pa-
proprio dell’adulto. Il fanciullo riconduce tutto ris 1949, tr. it. a cura di F. Rella, La parte male-
al proprio punto di vista: «egli non ha ancora detta, Verona 1972), la quale diviene una mo-
scoperto la molteplicità delle prospettive e re- dalità di affermazione di una condizione si-
sta chiuso nella propria come se fosse la sola gnoriale assoluta dal sapore estetizzante, di
possibile» (Piaget, La représentation du monde cui vi sono esempi in letteratura specie nel de-
chez l’enfant, Paris 1938, p. 115, tr. it. di M. Vil- cadentismo (ad es. D’Annunzio e Wilde).
laroel, La rappresentazione del mondo nel fan- C. Chiurco
ciullo, Torino 1955, p. 106). Intimamente legato BIBL.: parte A: M. HENLE - M.B. HUBBELL, Egocentricity
all’egocentrismo «logico» vi è l’egocentrismo in Adult Conversation, in «Journal of Social Psycho-
«ontologico»: i legami causali e fisici vengono logy», 9 (1938), pp. 227-234; M. VIOLET-CONIL - N. CA-
confusi con i legami di motivazione psicologi- NIVET, L’exploration expérimentale de Ia mentalité in-
ca, come se l’universo avesse l’uomo al pro- fantile, Paris 1946, pp. 191-201; D. MACCARTY, Le déve-

3273
VOLUMIfilosofia.book Page 3274 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Egoismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

loppement du language chez l’enfant, in L. CARMICHAEL tiva: da qui l’assimilabilità dell’egoismo al


(a cura di), Manuel de psychologie de l’enfant, vol. II, soggettivismo, di cui l’egoismo sarebbe la for-
Paris 1952, pp. 840-850. ma più radicale. Per tutto il sec. XVIII la parola
Parte B: S. AGACINSKI, Critique de l’égocentrisme, Paris egoismo viene usata spesso indifferentemen-
1996. te, sia dal punto di vista pratico che dal punto
➨ ASSIMILAZIONE; DECADENTISMO; EGOISMO; RICO- di vista teoretico, al posto dell’altra espressio-
NOSCIMENTO; SOGGETTIVISMO; SOGGETTIVO - SOG- ne equivalente: solipsismo. Per lo più, comun-
GETTIVITÀ; SOGGETTO. que, si denomina con egoismo semplicemente
l’egoismo teoretico, e con solipsismo l’egoi-
EGOISMO (dal lat. ego, «io» - egoism, selfish-
Egoismo smo pratico. In questo senso parlano di egoi-
ness; Egoismus; égoisme; egoismo). – SOMMARIO: smo Wolff, Baumgarten, Tetens, Mendelssohn
A) Aspetto filosofico. - I. Definizione di egoi- e ancora Kant, il quale usa poi la parola solip-
smo. - II. L’egoismo nella storia della filosofia. sismo per indicare l’egoismo pratico o Selb-
- III. L’egoismo nel pensiero contemporaneo. - stsucht (KpV, l. I, cap. 3, tr. it. di F. Capra, Critica
IV. Conclusioni. - B) Aspetto economico. della ragion pratica, Bari 19638 [1909], p. 85).
A) ASPETTO FILOSOFICO. Nel sec. XIX, invece, il significato dei due ter-
I. DEFINIZIONE DI EGOISMO. – Si denomina così la mini si inverte. Egoismo si usa ancora in senso
caratteristica dell’individuo di riferire ogni co- teoretico, ma sempre con l’aggiunta di un ag-
sa a se stesso, quasi che egli possa considerar- gettivo (metafisico, speculativo, teoretico).
si il centro dell’universo. L’io personale, per Per esempio, Schopenhauer distingue l’egoi-
l’egoista, è l’unica realtà assoluta. Tutto il re- smo pratico, «il quale considera e tratta la per-
sto esiste solo nelle sue relazioni con l’io. Il sona propria come la sola persona reale, e tut-
termine, che diviene di largo uso solo nella se- te le altre come puri fantasmi», dall’egoismo
conda metà del sec. XVIII, viene però usato in teoretico, «che ritiene fantasmi tutti i fenome-
almeno tre diverse accezioni: psicologica, teo- ni, eccetto il proprio individuo» (Die Welt als
retica e morale. Wille und Vorstellung, Leipzig 1819, l. I, cap. 19,
Dal punto di vista psicologico, egoismo indica tr. it. di P. Savy-Lopez, Il mondo come volontà e
l’insieme di quelle tendenze, che hanno come rappresentazione, Bari 1914-16 [poi varie edd.],
fine la conservazione e la difesa dell’individuo. p. 133).
Intesa in questo senso, la parola egoismo non Dal punto di vista morale, infine, egoismo indi-
implica nessuna valutazione morale. ca l’atteggiamento di quegli individui o la dot-
Per questo, al fine di evitare ogni possibile trina morale di quei filosofi, che ricercano la
fraintendimento peggiorativo del termine, si soddisfazione esclusiva dei propri interessi
preferisce a volte usare altre espressioni corri- personali e in virtù di questa soddisfazione re-
spondenti, quali: tendenze personali, amor di sé, golano ogni loro azione. Si può considerare
istinto di conservazione (cfr. W. James, The Prin- l’egoismo come l’eccessivo amor di sé; incapa-
ciples of Psychology, London 1890, cap. 10, tr. it. ce di limitare la proprie esigenze con le esigen-
di G.C. Ferrari, Principi di psicologia, Milano ze altrui: le altre persone perdono ogni valore
1909, pp. 239-241). Esistono poi altre due pos- autonomo di fronte all’io, del quale divengono
sibili valutazioni dell’egoismo: una di tipo teo- semplici strumenti. Da qui la possibilità di as-
retico, e una di tipo morale. In entrambi i casi, similare l’egoismo all’egocentrismo.
la nozione di egoismo appare assimilabile o II. L’EGOISMO NELLA STORIA DELLA FILOSOFIA. – Per
confondibile con nozioni assai vicine: con Platone, l’egoismo (philautìa) è il più grande di
quella di soggettivismo nel campo teoretico, e tutti i mali e di tutti i nostri errori. Per questo
con quella di egocentrismo nel campo morale. bisogna evitare l’egoismo e comprendere che
Dal punto di vista teoretico, si definisce l’egoi- il vero amor di sé coincide con l’amore di ciò
smo come quella concezione metafisica, per la che è giusto (Leg., 731 d - 732 b). Secondo Ari-
quale l’esistenza degli altri esseri è problema- stotele, l’egoista crede di amare se stesso,
tica e illusoria. L’uomo non può essere certo mentre in realtà odia se stesso. Bisogna, sì, es-
che della sua esistenza personale: l’esistenza sere egoisti, ma virtuosamente: all’egoismo va
della realtà esterna è indimostrabile, dato che contrapposto il sentimento dell’amicizia, per
l’io può conoscere le cose solo facendole rien- cui si ama se stesso negli altri (Et. Nic., IX, 8).
trare nella sfera della propria attività conosci- Non manca poi nella visione dello Stagirita –
3274
VOLUMIfilosofia.book Page 3275 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Egoismo


che, in un contesto come quello greco, ha alla soddisfazione egoistica del proprio inte-
sempre come sfondo la polis, e quindi ha sem- resse (suum esse conservare). Ma in lui l’empiri-
pre in vista delle finalità collettive – la consa- smo hobbesiano viene trasvalutato idealmen-
pevolezza che un cattivo amore di sé è fonte di te, dato che l’istinto di conservazione non si
danno per la collettività. Anche per gli Epicu- esplica solo fisicamente (potenza), ma ancora
rei e per gli stoici è proprio l’amicizia o fratel- spiritualmente (sapere), e si conclude infine
lanza umana, che ci permette di trasformare nell’amor Dei intellectualis (cfr. B. Spinoza, Ethi-
l’innato e ineliminabile egoismo in altruismo. ca, parte IV, prop. 18 [scolio], prop. 24; parte V,
Nel cristianesimo, l’introduzione del concetto propp. 33-36). Si ricollega a Hobbes, nella sua
di amore o carità rappresenta la critica eviden- critica dell’innatismo morale di Shaftesbury,
te di ogni forma di egoismo. Il superamento o Mandeville, il quale, in The Fable of the Bees, so-
rinnegamento di sé («abneget semetipsum»: stiene che la società si basa solo sugli interes-
Mt 16, 24) è la sostanza dell’ascesi cristiana. si egoistici dei singoli, i quali sollecitano il
Agostino distingue un improbus amor sui da un progresso e lo sviluppo degli stati: «vizi priva-
probus amor sui: mediante il primo noi credia- ti» divengono «pubblici benefici». Tutta la filo-
mo di amare noi stessi, mentre in realtà amia- sofia dell’illuminismo, in sostanza, tenta di
mo le cose terrene e materiali; mediante il se- compiere una difesa dell’egoismo, mostran-
condo, amando Dio, amiamo spiritualmente done l’importanza enorme ai fini del benesse-
noi stessi (De lib. arb., l. III, cap. 25, § 76; ma re sociale, quando però si trasformi da egoi-
cfr. altresì De moribus Ecclesiae catholicae, l. I, smo malinteso («amor de soi dans soimême»,
cap. 26, nota 48). Per Tommaso l’uomo pecca per usare la definizione dell’Encyclopédie) in
solo se ama se stesso disordinatamente. Alla egoismo beninteso (amor di sé negli altri). Di
domanda: «utrum amor sui sit principium om- questo parere è pure Hume, per il quale la
nis peccati», l’Aquinate risponde che l’amore di soddisfazione del piacere, cioè un egoismo re-
sé, buono, non è causa di peccato (Sum. theol., golato, non impedisce, e anzi sollecita le virtù
Ia-IIae, q. 77, art. 4). Per cosa Tommaso intenda e i sentimenti morali (cfr. Enquiry Concerning
con tale amore buono di sé, si confronti la sua the Principles of Morals, London 1751, Appendi-
affermazione per la quale l’uomo deve amare ce II, tr. it. di G. Prezzolini, Bari 1910 [poi varie
Dio sopra ogni cosa e, dopo Dio, se stesso pri- edd.], pp. 290-297).
ma di ogni cosa (Sum. theol., IIa-IIae, q. 26, art. Kant distingue tre tipi di egoista: logico (chi si
4). accontenta del proprio giudizio), estetico (chi si
Nell’epoca moderna, col prevalere dei motivi accontenta del proprio gusto), morale (chi re-
individualistici rinascimentali, l’indagine in- stringe tutti i fini a se stesso). All’egoismo
torno all’egoismo assume un carattere diver- Kant oppone il pluralismo (cfr. Anthropologie in
so. Di grande interesse appare la riflessione pragmatischer Hinsicht, Königsberg 1798, parte
sull’egoismo condotta da Machiavelli e dai I, l. I, § 2, a cura di G. Vidari, Antropologia pram-
moralisti francesi, di cui si dirà più sotto a pro- matica, Torino 1921, pp. 9-12). E la critica
posito di Nietzsche. In generale, specie nella dell’egoismo, del resto, è implicita nella se-
riflessione politica, nell’epoca moderna l’ego- conda formulazione della legge morale, per cui
ismo viene esaltato come la molla più valida dobbiamo trattare l’umanità sempre come fi-
di ogni azione umana e come l’elemento ne- ne e mai soltanto come mezzo (cfr. Grundle-
cessario per la costituzione della società. Per gung zur Metaphysik der Sitten, Riga 1785, parte
Hobbes l’egoismo, o istinto di conservazione, II). Anche Schopenhauer, kantianamente, con-
costituisce la base fondamentale dell’agire danna l’egoismo come «motivo antimorale»
personale e sociale. La costituzione dello sta- (Über die Grundlegung der Moral, § 14), con-
to, fondata sul contratto, mediante i criteri trapponendogli la compassione. Pure una cri-
egoistici dell’utilità e del danno, limita l’egoi- tica dell’egoismo formulano i filosofi dell’ide-
smo personale soltanto per garantire la reci- alismo tedesco, per i quali l’individuo acquista
proca autoconservazione: «Omnis igitur socie- un valore solo nel seno dell’assoluto, al quale
tas vel commodi causa, vel gloriae, hoc est sui, partecipa. Per Kierkegaard l’egoismo tipico
non sociorum amore contrahitur» (De cive, dello stadio estetico viene vinto nello stadio
cap. 1, § 2; cfr. pure Leviathan, cap. 17). Anche etico mediante il rapporto sociale (matrimo-
per Spinoza ogni azione umana è indirizzata nio, lavoro e amicizia) e nello stadio religioso
3275
VOLUMIfilosofia.book Page 3276 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Egoismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

mediante il rapporto con Dio (cfr. soprattutto qualunque idea. La volontà di potenza, come
Entweder-oder e Der Begriff Angst). volontà di autoaffermazione, non è perciò
III. L’EGOISMO NEL PENSIERO CONTEMPORANEO. – nient’altro che l’essere stesso di ogni cosa: da
Contro questa concezione della persona vo- qui la decisa richiesta, da parte di Nietzsche,
gliono reagire i due principali esaltatori di sospensione di ogni giudizio morale, in
dell’egoismo: Stirner e Nietzsche. Per Stirner, quanto pretesa contraddittoria di fondare
l’unica realtà esistente è l’individuo, nella sua quella che è già un’evidenza, l’evidenza stessa
irripetibile singolarità (l’io passeggero). Qual- della realtà. Ogni pretesa che tenti di abbellire
siasi morale della rinuncia o della sottomis- tale verità, fondandola su altro (come lo Sollen
sione, come p. es. la morale cristiana del- kantiano), camuffandola di trascendenza (co-
l’amore, non è ammissibile di fronte alla libera me in Platone), o ammantandola delle vesti
e anarchica volontà dell’io. Chi rinuncia alla del «valore», finisce di fatto per allontanarsi
propria libertà serve un egoismo superiore: ci da essa, cioè dall’affermazione, in sé nient’af-
si deve convincere, sostiene Stirner, «che il mi- fatto scandalosa, dell’egoismo essenzialmen-
glior partito è quello dell’egoista». Onde la te connesso a ogni cosa, a ogni atto, essendo
conclusione: «voglio essere l’egoista io stes- che «essere» e «autoaffermazione» sono iden-
so» (M. Stirner, Der Einzige und sein Eigentum, tici. In ciò consiste l’enorme sforzo nietzsche-
Leipzig 1845, tr. it. di E. Zoccoli, L’unico, Mila- ano di riportare la vita – e l’egoismo ad essa
no 19213, p. 2). L’unica libertà che l’uomo pos- essenzialmente inerente – alla sua primitiva
sa veramente realizzare è quella che egli stes- «innocenza».
so si costituisce: «sol quella è libertà, che da Per il positivismo, l’egoismo deve essere supe-
se stesso l’uomo ottiene, cioè la libertà rato nel «vivre pour autrui», nell’altruismo, ter-
dell’egoista» (ibi, p. 153). Questo egoismo, al mine che si trova usato per la prima volta in
pari dell’istinto per la proprietà, è innato in Comte (Catéchisme positiviste, Paris 18903, p.
ogni uomo; anche l’Unico può amare, ma non 51). Spencer critica questa tesi di Comte, pro-
disinteressatamente, bensì egoisticamente: ponendo l’eliminazione dell’antinomia tra
«Anch’io amo gli uomini. Ma li amo con la co- egoismo e altruismo nell’ego-altruismo (H.
scienza dell’egoista, io li amo perché il loro Spencer, Principles of Psychology, London 1855,
amore mi rende felice, io li amo perché l’amo- parte VIII, capp. 6-7; cfr. anche Data of Ethics,
re è incarnato nella mia natura, perché così mi capp. 11-14, tr. it. di G. Salvadori, Torino
piace» (ibi, p. 266). 19083).
Anche in Nietzsche l’esaltazione dell’egoismo IV. CONCLUSIONI. – Si può quindi notare come,
deriva dalla sua critica della morale cristiana e di tutte queste riflessioni, solo quella nietz-
kantiana, ma assume un respiro e una portata scheana abbia saputo fornire un’interpretazio-
ben più ampi. Il punto di partenza di Nietzsche ne affatto originale della nozione di egoismo,
è smascherare l’egoismo nascosto dietro gli la quale fosse al contempo completamente
ideali apparentemente più nobili e disinteres- sganciata da quelle di soggettivismo ed ego-
sati. Riprendendo uno spunto già di Machia- centrismo. In generale, nell’attuale riflessione
velli e dei grandi moralisti francesi, Nietzsche filosofica, tali nozioni vengono preferite, per-
individua l’interesse personale, e financo la ché più esatte, a quella di egoismo, la prima
spinta della più cieca fisiologia, dell’appetitus nell’ambito teoretico, la seconda in quello
proprio al corpo e all’organico, dietro le prete- morale. Così, le critiche alla coloritura totalita-
se della «spiritualità». Non esistono atti, nep- ria presente nella modernità sin dal suo inizio,
pure quelli apparentemente gratuiti dell’arti- come quella di E. Levinas, fanno del soggetti-
sta o del filosofo o del santo, che non siano in vismo il loro principale bersaglio. Per quanto
realtà dettati dall’affermazione, e che non ab- attiene la riflessione morale, e quindi la nozio-
biano questa come loro fine. Il soggettivismo ne di egocentrismo, questo viene visto come
nietzscheano, perciò, non va preso alla lettera, quella forma di cattivo amore di sé, la quale va
come banale egoismo nel senso più gretta- evitata in nome di una forma sostenibile, o ad-
mente «desiderativo» del termine, ma ha una dirittura auspicabile, di egoismo. Tale è l’im-
valenza trascendentale: è la condizione di pos- postazione, ad esempio, di autori di area an-
sibilità stessa della vita, tanto dell’individuo, glosassone come l’americana Ayn Rand, la
quanto delle nazioni, o delle religioni, o di quale, rifacendosi a un’impostazione di tipo
3276
VOLUMIfilosofia.book Page 3277 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Egoismo


aristotelico, unisce l’idea per la quale l’uomo è Rinascimento intorno al ruolo dell’interesse
un fine in sé, con quella per la quale egli deve (ricerca razionale del proprio tornaconto, di-
perseguire la propria felicità, di contro a ogni verso dalle passioni egoistiche sfrenate) nella
morale astratta che ne limiterebbe l’autono- natura umana. Il noto paradosso di Mandevil-
mia. le, secondo il quale i vizi privati si trasformano
Non può mancare un accenno all’importanza in benefici pubblici, lungi dall’essere la formu-
che la nozione di egoismo possiede in campo la ispiratrice dell’economia politica, era una
economico: essa infatti costituisce il cuore di versione estremizzata di questa acquisizione.
molte critiche rivolte all’economia di tipo ca- Il teorema smithiano secondo il quale l’inve-
pitalistico. Famosa è d’altronde l’affermazione stitore è condotto come da una mano invisibi-
di Adam Smith, secondo la quale «non è certo le a investire il proprio capitale là dove questo
dalla benevolenza del macellaio, del birraio o è più necessario, lungi dal basarsi su una con-
del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, cezione egoistica (né psicologica né tantome-
ma dal fatto che essi hanno cura del proprio no normativa), è un uso metodologicamente
interesse» (Indagine sulla natura e le cause della consapevole della nozione di self-interest come
ricchezza delle nazioni, Milano 1973, l. I, cap. II, analogo delle nozioni di forza della fisica
p. 18). Nello specifico, occorre ricordare come newtoniana per permettere una spiegazione
Smith, accanto a La ricchezza delle nazioni, sia del mercato in base a un modello di sistema di
anche, e non caso, l’autore della Teoria dei sen- forze in equilibrio.
timenti morali. Rifiutando l’egoismo assoluto L’utilitarismo benthamiano partiva invece da
di stampo hobbesiano, che presuppone una un’assunzione di egoismo psicologico molto
visione della realtà come intimamente caotica netto, accompagnata però a un quasi-altrui-
e violenta, Smith vede nella «mano invisibile» smo (la felicità da produrre è quella di ognuno
incluso l’agente) prescrittivo altrettanto netto.
dei meccanismi del mercato l’elemento che,
Adam Smith professava un’etica e una teoria
guidato dal principio della ricerca del benes-
politica agli antipodi dell’utilitarismo; David
sere collettivo, supera e corregge i comporta-
Ricardo fu un compagno di strada dei bentha-
menti umani. Questi sono infatti spesso detta-
miti nelle battaglie politiche ma aveva una fi-
ti dall’irrazionalità, cui Smith associa essen-
losofia diversa ed era critico in modo partico-
zialmente l’egoismo visto come elemento cie-
lare della «dottrina dell’utilità». L’utilitarismo
co e perciò distruttivo. La ricerca della ricchez- non diede alcun contributo teorico all’econo-
za perseguita dal liberalismo non può perciò mia politica classica anche se i benthamiti giu-
prescindere da uno sfondo etico complessivo stapposero l’etica utilitarista all’economia po-
della realtà – né, pertanto, dalla negazione litica ricardiana per formare una eclettica filo-
dell’egoismo nella sua accezione più cruda. sofia sociale antitradizionalista e un program-
Infine, nell’ambito dell’etologia, dopo la sta- ma politico per i ceti medi. L’assioma del self-
gione dominata dall’impostazione di Konrad interest assunse perciò un peso illimitato nelle
Lorenz, per la quale la natura è armoniosa- volgarizzazioni ottocentesche dell’economia
mente regolata dalle prestazioni altruistiche politica che ne fecero una dottrina del laissez-
dei singoli, ha ripreso corpo una visione più le- faire incondizionato, la prima delle quali fu
gata all’evoluzionismo classico, per il quale il opera di James Mill. Si comprende come i cri-
benessere delle specie è assicurato dalla com- tici tedeschi dell’economia politica britannica
petizione senza esclusione di colpi dei singoli provenienti dalla scuola storica credessero di
individui al loro interno. identificare nel razionalismo l’errore metodo-
G. Morra - C. Chiurco logico dell’economia politica (per quanto folle
B) ASPETTO ECONOMICO. – Nel prender forma fosse classificare come razionalista uno scetti-
dell’economia politica come scienza dotata di co moderato come Adam Smith), nell’egoismo
una seppur imperfetta autonomia, ha giocato il suo errore etico (per quanto la sofisticata te-
un ruolo importante l’assioma dell’interesse oria smithiana della simpatia fosse agli anti-
autocentrato (self-interest) secondo il quale gli podi dell’egoismo e prevedesse un ruolo pre-
individui nel perseguire il proprio interesse ciso per benevolenza, giustizia e «prudenza»,
producono effetti benefici ad altri che non si preposta alla cura di sé razionale e compatibi-
proponevano. Questo assioma si era venuto le con le due virtù precedenti). A partire da
formulando in una discussione che datava dal questo fraintendimento storico si è perpetua-
3277
VOLUMIfilosofia.book Page 3278 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Egotismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

to nell’Europa continentale un filone di critica Padova 1960, pp. 146-163 (cfr. pp. 253-264); J. LE-
filosofica all’egoismo-individualismo-utilitari- CLERCQ, Les grandes lignes de la philosophie morale,
smo dei filosofi portavoce della borghesia. Louvain-Paris 1966 (1947); A. MACINTYRE, s. v. Egoism
Dopo la svolta marginalista, l’immagine del- and Altruism, in P. EDWARDS (a cura di), Encyclope-
l’agente economico come massimizzatore di dia of Philosophy, vol. II, New York - London 1967,
utilità ha preso il posto di quella dell’indivi- pp. 462-466 (traduzione inglese e critica); A. RAND,
duo razionale che persegue il proprio interes- Virtue of Selfishness. A New Concept of Egoism, New
se autocentrato. Dato che l’utilità è divenuta York 1989, tr. it. a cura di N. Iannello, La virtù dell’ego-
una grandezza sempre più astratta, identifi- ismo, Macerata 1999; R. SHAVER, Rational Egoism. A
Selective and Critical History, Cambridge 1998; W.
candosi alla fine con la soddisfazione di prefe-
KLEIN - E. MÜLLER (a cura di), Genuß und Egoismus,
renze, fra le quali possono rientrare preferenze
München 2002; M.R. LEARY, The Curse of the Self.
dettate da preoccupazioni morali, anche le più
Self-Awareness, Egotism, and the Quality of Human
disinteressate, la critica a questo modello di Life, Oxford 2004.
agente razionale si è concentrata più sul suo
Parte B: A. SEN, Rational Fools, in «Philosophy and
carattere quasi tautologico e sui suoi limiti co-
Public Affairs», 6 (1977), pp. 317-344, tr. it. di G.
me ipotesi teorica che sui suoi assunti di ego-
Gozzi, Sciocchi razionali, in A. SEN, Scelta, benessere,
ismo etico o psicologico. Il filone di teorie equità, a cura di S. Zamagni, Bologna 1986, pp. 147-
dell’altruismo in economia si è occupato di 178; A. SEN, On Ethics and Economics, Oxford 1987,
problemi reali, ma chiamando col nome di «al- tr. it. di S. Maddaloni, Etica ed economia, Roma-Bari
truismo», coniato da Auguste Comte per indi- 20022; A. ETZIONI, The Moral Dimension. Toward a
care non il precetto di amare il prossimo o pre- New Economics, New York 1988; N. BOWIE, Challen-
diligere i più piccoli della tradizione ebraico- ging the Egoistic Paradigm, in «Business Ethics
cristiana, ma il precetto (non troppo plausibi- Quarterly», 1 (1991), pp. 1-21; P. FORCE, Self-interest
le) di «vivere per gli altri», cose piuttosto ete- before Adam Smith. A Genealogy of Economic Science,
rogenee; fra queste sono state fatte rientrare le Cambridge 2003.
dimensioni dell’utilità che non sono fruibili in- ➨ ALTRUISMO; AMICIZIA; AMOR DI SÉ; ASCESI; BENI;
dividualmente come i beni pubblici, le precon- CARITÀ; COMPASSIONE; EGOCENTRISMO; ETICA ECO-
dizioni morali del mercato, e infine, nel senso NOMICA; HOMO OECONOMICUS; MERCATO; RINUN-
introdotto da Thomas Nagel (The Possibility of CIA; SCUOLA STORICA; SOGGETTIVISMO; SOLIPSISMO.
Altruism, Princeton [New Jersey] 1970, tr. it. di
R. Scognamiglio, La possibilità dell’altruismo,
Bologna 1994), della pura e semplice possibi-
EGOTISMO (egotism; Egotismus; égotisme;
Egotismo
egotismo). – Spesso, e quasi sempre nella lin-
lità di un comportamento che abbia moventi
gua inglese, egotismo è sinonimo di egoismo;
diversi da quelli egoistici. In tutti e tre i casi si
così nell’opera di G. Santayana, Egotism in
tratta di qualcosa di meno dell’altruismo
comtiano. Adam Smith dichiarava di diffidare German Philosophy (London 1916, tr. it. di L.
di chi dichiara di mercanteggiare con l’inten- Zampa, L’Io nella filosofia germanica, Lanciano
zione di beneficare la collettività. L’ammoni- 1920) il termine egotismo indica semplice-
mento può avere ancora una sua attualità: la mente l’«egoismo teoretico», quale caratteri-
necessità di tenere conto di queste dimensio- stica di tutta la speculazione tedesca. In senso
ni trascurate mette in luce alcuni limiti del più proprio si usa egotismo per contraddistin-
modello neoclassico dell’agente razionale, ma guere l’attitudine teoretica da quella pratica.
si tratta di una questione teorica, cioè della Kant distingue «der logische Egoist», che è il
possibilità di rendere conto di fenomeni come solipsista, e il «praktische Egoist», che è l’eu-
il tasso relativamente basso di free-riding che demonista. Chi diede al termine egotismo un
si riscontra nelle indagini empiriche, non di significato specifico fu Stendhal con i suoi
una questione di etica normativa. Souvenirs d’égotisme (tr. it. di M. Bontempelli,
S. Cremaschi Ricordi di egotismo, Roma 1944, p. 86). Se si
BIBL.: parte A: R. ARDIGÒ, La morale dei positivisti, in vuole una definizione dell’egotismo in con-
Opere, vol. III, Padova 1885, l. II, parte I; L. LAVELLE, fronto all’egoismo, si potrà dire che esso, con-
L’erreur de Narcisse, Paris 1939; L. FREED, Morality siderato strettamente, è l’incapacità psicologi-
and Happiness, London 1944; J. DEVAUX, L’utilitaris- ca di considerare una qualunque cosa da un
me, Bruxelles 1955; U.A. PADOVANI, Linee per una fe- punto di vista diverso dal proprio.
nomenologia dell’egoismo umano, in Filosofia e morale, M.M. Rossi

3278
VOLUMIfilosofia.book Page 3279 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ehrenberg


BIBL.: M.M. ROSSI, Swift, or the Egotist, London 1934, razione biblica. L’elemento unificante degli in-
pp. 15-17. teressi del pensatore è rappresentato da un’at-
➨ EGOISMO. tenzione privilegiata, e a tutto campo, ai feno-
meni della vita, colta nella ricca e complessa
EHRENBERG, HANS. – N. a Bochum il 4 giu.
Ehrenberg molteplicità delle sue dimensioni biologiche,
1883, m. a Heidelberg nel 1958. spirituali e religiose. La proposta speculativa di
Seguace di Windelband, insegnò a Heidelberg. Ehrenberg è centrata interamente sulla ten-
Fu membro della chiesa confessante, quindi sione e sull’articolazione dinamica fra la sua
internato a Oranienburg per la sua avversione parte biologica e la sua parte metabiologica. Fra
al nazismo. Emigrò in Inghilterra, da dove tor- esse viene instaurato un complesso gioco di
nò nel 1947. Dal 1952 alla morte fu membro interrelazioni reciproche, che fanno di ciascu-
della SPD. na una sorta di parabola o di allegoria dell’altra,
Scrisse: Kritik der Psychologie als Wissenschaft, nel senso che ciascuna, pariteticamente e senza
Tübingen 1910; Die Parteiung der Philosophie riduzionismi, si rispecchia ed è rispecchiata dal-
wider Hegel und die Kantianer, Leipzig 1911; Die l’altra. La prima di queste due parti mira es-
Geschichte des Menschen unserer Zeit, Heidel- senzialmente a individuare e a mettere a fuo-
berg 1911 ; Disputation 3 Bücher vom deutschen co, sulla base dei dati sperimentali, le leggi
Idealismus, München 1923-25 (Fichte, 1923; fondamentali che governano i fenomeni della
Schelling, 1924; Hegel, 1925). Inoltre egli, as- vita biologica. La seconda, che si occupa
sieme a Link, pubblicò, ricavandoli dai mano- esclusivamente dell’uomo, studia i dinamismi
scritti, gli appunti di Hegel per il suo primo propri della vita spirituale. In ambedue le di-
corso di lezioni (1802-03) all’università di Jena mensioni – biologica e metabiologica – la vita
(Hegels erstes System, Heidelberg 1915; ripub- si presenta essenzialmente come un evento che
blicati poi da Lasson nella sua ed. critica delle si snoda all’interno di una temporalità irreversi-
opere di Hegel [vol. XVIII] col titolo Jenenser bile, e che, attraverso un complesso gioco di
Logik, Metaphysik und Naturphilosophie). dinamiche interne opposte e complementari,
A. Cardin promuove l’inserimento degli individui all’in-
terno di contesti extra-individuali, relazionali
EHRENBERG, RUDOLF. – Biologo, fisiologo
Ehrenberg o comunitari molto più ampi. Un esempio par-
e filosofo tedesco, con forti interessi teologici, ticolarmente pregnante di questi contesti è
n. a Rostock il 19 nov. 1884, m. a Gottinga il 13 rappresentato, secondo Ehrenberg, a livello
magg. 1969. metabiologico, dalla comunità ecclesiale cri-
Nato da padre ebreo e da madre evangelica, fu stiana.
battezzato da bambino. Studiò medicina a Fri- La proposta speculativa di Ehrenberg fu consi-
burgo, Tubinga e Berlino, conseguendo la libe- derata da Rosenzweig (che la influenzò profon-
ra docenza in fisiologia a Gottinga nel 1913. A damente, restandone a sua volta profonda-
partire dal 1907 iniziò un intenso dialogo con mente influenzato), come una ramificazione o
F. Rosenzweig su questioni esistenziali, filoso- una variante biologico-metabiologica del co-
fiche e teologiche (rapporto ebraismo-cristia- siddetto «nuovo pensiero», a causa della sua
nesimo). Dal 1918 in poi condusse ricerche attenzione per la temporalità irreversibile e
sperimentali pionieristiche e attività di docen- per l’alterità. La stessa intuizione ermeneutica
za presso l’Istituto di fisiologia dell’università è stata ripresa e approfondita di recente da al-
di Gottinga. Nel 1934 fu sospeso dall’insegna- tri interpreti.
mento per motivi razziali e nel 1944 fu interna- F.P. Ciglia
to in un campo di concentramento. Dopo la BIBL.: Ebr 10,25. Ein Schiksal in Predigten, Würzburg
guerra fu riabilitato, e riprese l’attività di ricer- 1920; Theoretische Biologie vom Standpunkt der Irre-
ca e di insegnamento fino all’Emeritierung versibilität des elementaren Lebensvorganges, Berlin
(1953). 1923; Der Lebensablauf. Eine biologische-metabiologi-
La ricerca di Ehrenberg si articola su tre piani sche Vorlesung, Heidelberg 1946; Naturwissenschaft
ben differenziati: quello dell’indagine scienti- und Religion, Göttingen s. d. [ca. 1946-50]; Metabio-
fico-sperimentale, quello della riflessione teo- logie, Heidelberg 1950.
rica sulla linea del confine fra biologia e filoso- Su Ehrenberg: F. ROSENZWEIG, Das neue Denken
fia, e quello della meditazione religiosa di ispi- [1923], in Der Mensch und sein Werk, vol. III, Dord-

3279
VOLUMIfilosofia.book Page 3280 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ehrenfels ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

recht 1984, p. 152, tr. it. in La Scrittura, Roma 1991, fatti, per un verso, tendeva a distinguere i fe-
p. 272; R. HERMEIER (a cura di), Jenseits all unsres Wis- nomeni psichici del sentire e desiderare, unifi-
sens wohnt Gott. Hans Ehrenberg und Rudolf Ehren- cati da Brentano nella terza classe degli atti di
berg zur Erinnerung, Moers 1987; M.E. EHRENBERG, «amore e odio», per l’altro verso, nel suo Sys-
Rudolf Ehrenbergs Theoretische Biologie und Metabio- tem der Werttheorie (Leipzig 1897-98), compo-
logie, in W. SCHMIED-KOWARZIK (a cura di), Der Philo- sto di due parti (I: Allgemeine Werttheorie,
soph Franz Rosenzweig (1886-1929), vol. I, Freiburg-
Psychologie des Begehrens, II: Grundzüge einer
München 1988, pp. 159-177; H.-J. GÖRTZ, «Der Stern
Ethik), Ehrenfels mirava a distruggere quella
der Erlösung» als Kommentar: Rudolf Ehrenberg und
Franz Rosenzweig, in M. BRASSER (a cura di), Rosen-
concezione che rendeva il valore qualcosa di
zweig als Leser, Tübingen 2004, pp. 119-171. oggettivo, quasi una misteriosa essenza che
s’accompagna, pur nella sua immaterialità, al-
le cose. Il valore, invece, sarebbe dipeso unica-
EHRENFELS, CHRISTIAN VON. – Psicologo, n.
Ehrenfels
mente dalla loro «desiderabilità» (Begehr-
a Rodaun, vicino a Vienna, il 20 giu. 1859, m.
barkeit).
nel castello di Lichtenau im Waldviertel il 7
sett. 1932. Ehrenfels è anche ritenuto il precursore della
«psicologia della forma». In Ueber Gestaltqua-
Partito da forti interessi giovanili per la poesia
litäten (in «Vierteljahrsschrift für wissenschaft-
e per la letteratura, tanto da comporre vari
liche Philosophie», 14, 1890, pp. 249-92, tr. it.
drammi (Allegorische Dramen, für musikalische
Le qualità formali, in E. Funari - N. Stucchi - D.
Komposition gedichtet, Wien 1895), si iscrisse,
Varin [a cura di], Forma ed esperienza, Milano
nel 1879-80, alla Facoltà di Filosofia dell’uni-
1984, pp. 40-74), che sintetizzava riflessioni
versità di Vienna cimentandosi, nel frattempo,
precedenti di Mach, Brentano, Cornelius e
per volontà paterna, negli studi giuridici. Allie- Meinong, introduceva la nozione di Gestalt
vo, a Vienna, di F. Brentano e A. Meinong, con (forma). Punto di partenza era la constatazione
i quali ebbe relazioni personali non prive, a che, sulla base di un complesso di dati senso-
volte, di contrasti, Ehrenfels si addottorò nel riali, ad esempio, di suoni, si può animare una
1885 con Meinong presso la Karl-Franzens- melodia con delle caratteristiche del tutto dif-
Universität di Graz con il lavoro Größenrelatio- ferenti dagli elementi che la compongono e
nen und Zahlen. Eine psychologische Studie, ap- che ne sono i «fondamenti» (Fundamente). Se
profondendo, quindi, le «relazioni di dipen- la si traspone, infatti, di tonalità o se la si ese-
denza tra le realtà fisiche e psichiche» e po- gue con strumenti diversi, le note cambiano,
nendo particolare attenzione all’orientamento ma la melodia resta sempre la stessa. Se la si
dato alla fisiologia da É. du Bois-Reymond, su rivive, poi, nel ricordo, non si bada affatto alle
cui scrisse il suo primo saggio filosofico (Me- singole note, ma la si ricorda semplicemente
taphysische Ausführungen an Émil du Bois-Rey- nella sua globalità. Ne derivava che «la melo-
mond, in «Sitzungsberichte der Kaiserlichen dia è qualcosa di diverso dalla somma delle
Akademie der Wissenschaften in Wien, philo- singole note», è qualcosa in più rispetto ad es-
sophisch-historische Klasse», 112, 1886, pp. se, è una qualità formale (Gestaltqualität) imme-
429-503). Nel 1888, con il saggio Über Fühlen diatamente data alla coscienza nel suo com-
und Wollen. Eine psychologische Studie (in «Sit- plesso, i cui esempi erano rintracciabili anche
zungsberichte der kaiserlichen Akademie der nel campo della percezione spaziale, tattile e
Wissenschaften in Wien, philosophisch-histo- cinetica.
rische Klasse», 114, 1887, pp. 523-636), otten- Sulla tematizzazione del concetto di Gestalt
ne a Vienna l’abilitazione all’insegnamento Ehrenfels ritornò marginalmente nel 1916 (Kos-
universitario della filosofia. Dal 1896 al 1929 fu mogonie, Jena 1916) e, ancora una volta, nel
professore di filosofia all’università di Praga. 1922 (Das Primzahlengesetz, entwickelt und dar-
Ehrenfels è uno dei più noti psicologi dei valo- gestellt auf Grund der Gestalttheorie, Leipzig
ri. Nell’ambiente culturale austriaco dello 1922), preferendo dedicarsi a questioni di mu-
scorcio del sec. XIX, in cui era fiorente l’inda- sica, estetica ed etica (Grundbegriffe der Ethik,
gine economica del valore a opera della «scuo- Wiesbaden 1907) con particolare riguardo per
la austriaca», giunse a una considerazione psi- la morale sessuale (Sexualethik, Wiesbaden
cologica del valore, sviluppata poi in un ani- 1907). Una raccolta completa delle opere filo-
mato dialogo con Brentano e Meinong. Se in- sofiche di Ehrenfels è apparsa negli anni ot-
3280
VOLUMIfilosofia.book Page 3281 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ehrle


tanta del Novecento (Philosophische Schriften, a EHRLE, FRANZ. – Storico (soprattutto della
Ehrle
cura di R. Fabian, München 1983-90, 4 voll.). scolastica) ed erudito; cardinale, gesuita, n. il
M. Sinatra 17 ott. 1845 a Isny im Allgäu (Württemberg), m.
BIBL.: F. WEINHANDL (a cura di), Gestalthaftes Sehen. il 31 mar. 1934 a Roma.
Ergebnisse und Aufgabe der Morphologie. Zum hun- Addetto dal 1878 alla redazione della rivista
dertjährigen Geburtstag von Christian von Ehrenfels, «Stimmen aus Maria-Laach» (poi «Stimmen
Darmstadt 1960; R. FABIAN (a cura di), Christian von der Zeit»), nel 1890 passò alla Biblioteca Vati-
Ehrenfels. Leben und Werk, Amsterdam 1986; A. ZIM- cana, di cui fu prefetto dal 1895 al 1914, acqui-
MER, Christian von Ehrenfels, in L. ALBERTAZZI - D. JAC- standosi meriti insigni. Dopo la parentesi del-
QUETTE - R. POLI (a cura di), The School of Alexius Mei-
la guerra, venne richiamato a Roma e insignito
nong, Aldershot et al. 2001, pp. 135-143; K. SCHUH- della porpora (1922). Dal 1929 fu bibliotecario
MANN, Value Theory in Ehrenfels and Meinong, in L.
e archivista della chiesa romana. Ideò una sto-
ALBERTAZZI - D. JACQUETTE - R. POLI (a cura di), The
ria completa della scolastica fondata sull’inve-
School of Alexius Meinong, Aldershot et al. 2001, pp.
541-570.
stigazione diretta delle fonti. Ne fissò il pro-
gramma e il metodo, in teoria e in pratica, e ne
svolse parte notevole. A questo fine, fondò e
EHRENSVÄRD, CARL AUGUST. – Filosofo
Ehrensvärd diresse col Denifle l’Archiv für Literatur und
dell’arte e scrittore svedese, n. a Stoccolma il
Kirchengeschichte des Mittelalters (1885-1900, 7
5 magg. 1745 e m. a Örebro il 21 magg. 1800.
voll.; ripr. Graz 1956). Le ricerche sulla scola-
Viaggiò attraverso l’Europa per ragioni di stu- stica lo condussero all’indagine su ordini reli-
dio. Scrisse: Matka italiaan 1780, 1781, 1782 giosi, studi e biblioteche delMedioevo. Il
(o Resa til Italien [Viaggio in Italia], a cura di M. periodo più intenso di tale lavoro furono i pri-
Berger, Helsingin 2002) e De fria konsters philo- mi anni, con ripresa negli ultimi. Risaltano in
sophi ([La filosofia delle arti liberali], Stock- Ehrle attitudine a impostare questioni e co-
holm 1974, tr. ted., Berlin 1805), opera fonda- glierne l’essenziale; ampiezza e profondità
mentale in cui, influenzato da Johann J. Win- d’indagine; originalità e obiettività.
ckelmann, Ehrensvärd prospettò una conce- Opere interessanti la filosofia: Grundsätzliches
zione neoclassica. Stimò moltissimo l’arte del zur Charakterisierung der neueren und neuesten
primo Rinascimento italiano, che egli conside- Scholastik, Freiburg im Breisgau 1918 (19332;
rò in particolare nelle sue espressioni architet- tr. it. di G. Bruni, La Scolastica e i suoi compiti
toniche. Durante l’ultimo decennio della sua odierni, Torino 1935); Die Ehrentitel der schola-
vita passò dalla concezione del materialismo stischen Lehrer des Mittelalters, München 1919;
francese a una visione dinamica della natura, Der Sentenzenkommentar Peters von Candia, des
sotto l’influenza di Gottfried W. Leibniz. Pisaner Papstes Alexanders V, in «Franziskani-
A. Nyman sche Studien», 9, 1924 (di fatto è uno studio
BIBL.: Skrifter, a cura di G. Bergh, Stockholm 1923- generale sulla scolastica del sec. XIV). Dei nu-
25, 2 voll. merosi, ampi articoli monografici vanno citati:
Su Ehrensvärd: G. LJUNGGREN, Jemförelse emellan Die päpstliche Enzyclica von August 1879 und
Ehrensvärd och Winckelmann, såsom konstfilosofer die Restauration der christlichen Philosophie, in
(Paragone fra Ehrensvärd e Winckelmann come filo- «Stimmen aus Maria-Laach», 1880 (quattro
sofi dell’arte), Stockholm 1857; K. WARBURG, Karl puntate; forse il miglior commento all’encicli-
August Ehrensvärd. En lefnadsbild frän gustavianska ca leonina); Das Studium der Handschriften der
tiden, Stockholm 1893; G. BERGH, Ehrensvärds idea- mittelalterlichen Scholastik, in «Zeitschrift für
luppfattning i förthallande til Winckelmans (La conce- katholischen Theologie», 1883, pp. 1-51; Nuove
zione ideale di Ehrensvärd in relazione con lo stes-
proposte per lo studio dei manoscritti della Scola-
so Winckelmann), in «Samlaren», 1918; R. JOSEPH-
stica medievale, in «Gregorianum», 1922, pp.
SON, Carl August Ehrensvärd, Stockholm 1963; H.
FRYKENSTEDT, Carl August Ehrensvard, 1745-1800:
198-218 (i tre articoli sono stati ripubblicati
an Original Swedish Aesthetician and an Early Func- con correzioni e note da F. Pelster, Zur En-
tionalist, Uppsala 1965; S.A. NILSSON, Carl August zyklika «Aeterni Patris», Roma 1954); Heinrich
Ehrensvärd as Architect and Theorist, in R. Rosen- von Gent, in «Archiv für Literatur- und Kirchen-
blum (a cura di), L’art et les révolutions: XXVII Con- geschichte des Mittelalters», 1885, pp. 365-
grès international d’histoire de l’art. Section 1, L’art au 401; Der Kampf um die Lehre des hl. Thomas von
temps de la révolution française, Strasbourg 1992, pp. Aquin in den ersten 50 Jahren nach seinem Tode,
307-318. in «Zeitschrift für katholischen Theologie»,
3281
VOLUMIfilosofia.book Page 3282 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ehrlich ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

1913, pp. 266-318; L’agostinismo e l’aristotelismo dio del diritto e dell’esperienza giuridica possa
nella Scolastica del sec. XIII. Ulteriori discussioni avvenire attraverso uno studio e un’osserva-
e materiali, in «Xenia Thomistica», III, 1925, pp. zione diretta della realtà, indipendentemente
517-88. A cura di F. Pelster dovevano apparire dall’impiego dei concetti giuridici cui non si ri-
i Gesammelte Aufsätze zur englischen Scholastik conosce valore conoscitivo. Quando i fatti so-
(«Storia e letteratura», 50, Roma). Ehrle iniziò ciali non sono chiari, il giurista deve ricorrere
pure una «Bibliotheca theologiae et philo- alla Interessenabwegung (cfr. Freie Rechtsfindung
sophiae scholasticae», che però non andò ol- und freie Rechtswissenschaft, Leipzig 1905). Ne
tre la riedizione di S. Mauro (4 voll.) e di C. Ala- conseguono una concezione tecnica del diritto
manni (5 voll.). Da ricordare infine I più antichi considerato come «mezzo» e una svalutazione
statuti della Facoltà teologica di Bologna, «Uni- della tradizionale scienza giuridica (dogmatica).
versitatis Bononiensis Monumenta», I, Bolo- Sebbene il diritto venga considerato in un con-
gna 1932. tinuo stato di evoluzione, Ehrlich ha richiama-
V. Cattaneo to sempre più l’attenzione sull’esistenza di al-
BIBL.: La bibl. di Ehrle si trova in AA.VV., Miscellanea cune istituzioni fondamentali (matrimonio, fa-
F. Ehrle. Album («Studi e Testi», 42), Roma 1925, miglia, contratto ecc.); in ogni caso è rimasto
pp. 37-41; e in F. EHRLE, La Scolastica e i suoi compiti fermo a una concezione scientistica e naturali-
odierni (tr. it. di G. Bruni), Torino 1935. stica, in quanto ha considerato le regolarità
Su Ehrle: F. PELSTER, Il cardinal F. Ehrle, in «Civiltà puramente esterne di comportamento. La sua
cattolica», 2 (1924), pp. 449-461 e 3 (1924), pp. 17- concezione ha avuto notevole influsso, oltre
27; K. CHRIST, Kardinal F. Ehrle, in «Zentralblatt für che in Europa, sulle correnti del realismo giu-
Bibliothekenwesen» (Leipzig), 1935, pp. 1-47; M.T. ridico americano, legate a una concezione
GILLIO-TOS, Disciplina e libertà nel campo neoscolastico, «sperimentale» del diritto. La principale opera
in «Criterion», 1936, pp. 36-41; M. GRABMANN, in
è Grundlegung der Soziologie des Rechts (Mün-
«Philosophische Jahrbuch», 1946, pp. 9-26; A. HA-
GEN, Gestalten aus dem Schwäbischen Katholizismus,
chen 1913, tr. ingl. di W.L. Moll, Fundamental
II, Stuttgart 1951, pp. 381-411; F. PELSTER, H. Denifle Principles of the Sociology of Law, Cambridge
OP und F. Ehrle SJ in ihrer Bedeutung für die Erfor-
[Massachusetts] 1936; tr. it. a cura di A. Feb-
schung der mittelalterlichen Scholastik, in «Scholasti- brajo, I fondamenti della sociologia del diritto, Mi-
ca ratione historico-critica instauranda», Roma lano 1976); notevole importanza ha altresì Die
1951, pp. 43-52; F. PELSTER, F. Kardinal Ehrle und juristische Logik (in «Archiv für die civilistische
sein Verdienste um die Geschichte der Scholastik, in Zur Praxis», 115, 1917, pp. 125-439, rist. Tübingen
Enzyklika «Aeterni Patris», Roma 1954, pp. 189-202. 1925). La logica giuridica tradizionale non è
una logica autentica; secondo Ehrlich, uno
EHRLICH, EUGEN. – Filosofo del diritto, n. il
Ehrlich studio critico dei fondamenti storici della
14 sett. 1862 a Czernowitz (Cernauti), in Buco- scienza giuridica rivela che i suoi postulati fon-
vina, m. il 2 magg. 1922 a Vienna. damentali (la subordinazione a una regola po-
Laureato in Giurisprudenza all’università di sta in anticipo dal legislatore, la statualità del
Vienna, dal 1897 professore di Diritto romano diritto, l’unità dell’ordinamento giuridico) so-
nella città natale. La sua fama è legata soprat- no il risultato di una particolare concezione
tutto alle ricerche nel campo della sociologia del diritto, affermatasi nell’Europa continen-
giuridica, che condusse muovendo dai postu- tale. Tale concezione, che era già latente
lati della scuola storica tedesca, in particolare nell’opera dei glossatori, si è successivamente
dal principio che le «istituzioni» sociali sorgo- affermata sotto l’influsso del giusnaturalismo
no spontaneamente nella società. Scopo della dei secc. XVII e XVIII. Dalla critica dei procedi-
sociologia giuridica è, secondo Ehrlich, la de- menti della Begriffsjurisprudenz non emerge
terminazione delle norme di condotta osser- però una logica giuridica in termini positivi: le
vate dagli uomini nelle loro associazioni, e numerose suggestioni contenute nell’opera ri-
l’osservazione del diritto vivente (lebendes Re- velano la simpatia per le tendenze del diritto
chts); il diritto viene considerato come un fatto libero.
sociale, non come un complesso di regole: è la La sociologia giuridica di Ehrlich fu oggetto di
società, di cui il diritto è un mezzo di controllo, un’aspra polemica da parte di Hans Kelsen nel
che viene posta al centro dell’interesse. 1914-15, al quale Ehrlich tentò invano di con-
Viene affievolita la distinzione fra norme giuri- trapporre argomenti a difesa della sua conce-
diche e sociali, e si fa strada l’idea che lo stu- zione. Alla fine della sua vita, però, Kelsen fece
3282
VOLUMIfilosofia.book Page 3283 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eichhorn


ammenda per i toni troppo aspri usati verso nien einer Naturphilosophie, ivi 1960; Aphoris-
uno studioso che meritava e merita un’attenta men zur Philosophie der Kunst, ivi 1962; Philo-
considerazione scientifica. sophie der Geschichte der Philosophie, ivi 1965.
A. Giuliani Cfr. Bibliogr. Walter Ehrlich, in «Zeitschrift für
BIBL.: M. REHBINDER, Die Begründung der Rechtssozio- philosophische Forschung», (1966), pp. 331-
logie durch Eugen Ehrlich, Berlin 1967; E. EHRLICH - 332.
H. KELSEN, Scienza giuridica e sociologia del diritto, ed. F. Barone
it. a cura di A. Carrino, Napoli 1992. BIBL.: H. STEINTHAL, rec. a Stufen der Personalität, in
«Kant-Studien», 38, pp. 179-180; G. KLAMP, rec. a
EHRLICH, JOHANNES NEPOMUK. – Teologo e
Ehrlich Ethik, in «Philosophischer Literaturanzeiger», 1958,
filosofo austriaco, scolopio, n. a Vienna nel pp. 274-278; G. KLAMP, rec. a Philosophische Anthro-
1810, m. a Praga nel 1864. pologie, in «Philosophischer Literaturanzeiger»,
Insegnò a Krems, Graz e infine (dal 1852) a Pra- 1959, pp. 77-82; G. KLAMP, rec. a Einführung in die
ga; qui insegnò teologia morale e fondamenta- Staatsphilosophie, in «Philosophischer Literaturan-
le e scienza della religione. Subì l'influsso di zeiger», pp. 298-303; G. KLAMP, rec. a Grundlinien ei-
F.H. Jacobi e di A. Günther; sostenne che il so- ner Naturphilosophie, in «Philosophischer Literatur-
vrasensibile è l’oggetto proprio della filosofia. anzeiger», 1961, pp. 279-283; F. SELVAGGI, rec. a
Scrisse: Leitfaden der Metaphysik, Krems 1841; Grundlinien einer Naturphilosophie, in «Gregoria-
Randglossen zu J. Fröbels System der sozialen Po- num», 1962, pp. 301-302.
litik, ivi 1849; Über das christliche Prinzip der Ge-
sellschaft, Praha 1856; inoltre fu autore di varie EICHHORN, JOHANN GOTTFRIED. – Storico e
Eichhorn
opere teologiche, fra cui la principale è Funda- teologo, n. a Doerrenzimmern (Württemberg)
mental-Theologie (2 parti, ivi 1859-62), che fa di il 16 ott. 1752, m. a Gottinga il 25 giu. 1827.
Ehrlich uno dei confondatori di questa disci- Allievo di Ch.G. Heyne nel seminario filologico
plina. di Gottinga, dal 1775 insegnò lingue orientali
A. Cardin a Jena, dove operò in stretto contatto con Goe-
BIBL.: K. WERNER, Geschichte der katholischen Theolo- the e Herder. Nel 1788 ottenne la cattedra di fi-
gie, München-Leipzig 18892, pp. 571-579. losofia a Gottinga, ma i suoi interessi conti-
nuarono a concentrarsi sugli studi storici ed
EHRLICH, WALTER. – Filosofo tedesco n. a
Ehrlich esegetici (cfr. Einleitung in das Alte Testament,
Berlino il 16 magg. 1896, m. il 26 dic. 1968 a che ebbe ben quattro edizioni tra il 1780 e il
Bad Ragaz, nel cantone svizzero di San Gallo. 1820). Al pari di Lessing, Eichhorn concepisce
Si laureò a Heidelberg nel 1920. Movendo da la storia umana come gradi di sviluppo spiri-
una concezione trascendentale della filosofia tuale corrispondenti con le tappe della rivela-
orientata kantianamente, Ehrlich giunse a un zione divina. In questo senso il mito è inteso
metodo fenomenologico di ricerca, che vuole quale modo sensibile di pensare proprio del
svincolare l'indagine ontologica regionale dal mondo primitivo, al quale la rivelazione si
problema della forma e del contenuto. Ha ela- adegua. Numerosi i lavori che intrecciano la
borato un sistema filosofico che già nelle ri- storia delle varie arti e discipline con la storia
partizioni risente dell’influsso scolastico e della civiltà, secondo l’orientamento della
dell’ontologia classica. Tra le sue opere: Der scuola storica di Gottinga: Allgemeine Geschich-
Freiheitsbegriff bei Kant und Schopenhauer, Ber- te der Cultur und Litteratur des neueren Europa:
lin 1920; Kant und Husserl, Halle 1923; Me- Litterärgeschichte, Göttingen 1799-1814, 2 voll.;
taphysik im erkenntnisteoretischen Grundriss, ivi Weltgeschichte, ivi 1800-14, 5 voll.; Geschichte der
1924; Das unpersonale Erlebnis, ivi 1927; Stufen Litteratur von ihrem Anfange bis auf die neuesten
der Personalität, ivi 1930; Intentionalität und Zeiten, ivi 1805-10, 11 voll.
Sinn, Zürich 1934; Der Sinn in der Geschichte. M. Longo
Einleitung in die Transzendentalgeschichte, ivi BIBL.: SIEGFRIED, s. v., in Allgemeine deutsche Bio-
1935; Das Verstehen, ivi 1939; Ontologie des graphie, vol. V, pp. 731-737; L. MARINO, I maestri della
Bewusstseins, ivi 1940; Geistesgeschichte, Tübin- Germania. Göttingen 1770-1820, Torino 1975, pp.
gen 1952; Metaphysik, ivi 1955; Ethik, ivi 1957; 270-287; M. LONGO, Scuola di Gottinga e «Popularphi-
Philosophische Anthropologie, ivi 1957; Ein- losophie», in G. SANTINELLO (a cura di), Storia delle sto-
führung in die Staatsphilosophie, ivi 1958; Haupt- rie generali della filosofia, vol. III: Il secondo illuminismo
probleme der Wertphilosophie, ivi 1959; Grundli- e l’età kantiana, Padova 1988, pp. 696-697.

3283
VOLUMIfilosofia.book Page 3284 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eickstedt ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

EICKSTEDT, EGON FREIHERR VON. – Antro-


Eickstedt fana. All’uso linguistico dei LXX e in genere
pologo tedesco, n. a Poznan il 10 apr. 1892 e m. del giudaismo si attiene fedelmente il Nuovo
il 20 dic. 1965 a Magonza. Prima della seconda Testamento (cfr. per es. Rom 2, 22; 2 Cor 6, 16),
guerra mondiale diresse l’Istituto di antropo- dove ei[dwlon designa gli dei pagani e le loro
logia ed etnologia di Breslavia e la rivista «Zeit- immagini. Parimenti si capisce come l’espres-
schrift für Rassenkunde» (1935 ss.) e, dal 1946, sione latina idolum, accanto al significato gene-
fu professore all’università di Magonza. rico di immagine, si sia diffusa nell’accezione di
Ha pubblicato numerosi studi scientifici: pro- «statua di falsi dei» grazie al latino ecclesiastico
grammatico è l’articolo Ganzheits-Anthropolo- che così ha tradotto il greco della Bibbia.
gie (in «Zeitschrift für Rassenkunde», 3, 1936, Il sospetto nei confronti delle immagini si
pp. 1-10). Il suo scritto principale è Rassenkun- mantiene nella filosofia moderna, in particola-
de und rassengeschichte der Menschheit (Stutt- re in Francesco Bacone che considera gli idola
gart 1934; ivi 19372) con un’importante intro- false anticipazioni dei concetti, dovute all’abi-
duzione metodologica e storica. Fondamentali tudine e all’educazione, che ostacolano il pro-
ancora sono: Grundlagen der Rassenpsychologie cedere della conoscenza inducendo pregiudizi
(ivi 1936) e Anthropologische Psychologie (ivi (Novum Organum, I, 38-39).
1953). Von Eickstedt considera l’antropologia Una rivalutazione dell’eidolologia e, di conse-
come scienza totale dell’uomo, che, oltre alla guenza, del ruolo delle immagini si ha nel-
somatologia, comprende anche la psicologia e l’epoca contemporanea grazie all’approccio fe-
la scienza della cultura (storia). La sua opera, nomenologico ed ermeneutico.
importante per l’impostazione metodologica Nel primo (Edmund Husserl) ci si concentra
(aristotelica), per la definizione esatta dei con- sulla modalità di apprensione dei dati sensibi-
cetti e per la psicologia olistica, presenta qual- li, mettendo in rilievo l’originalità con la quale
che analogia con quella di N. Pende. essi si donano intuitivamente alla coscienza,
C.M.I. Vansteenkiste prima ancora della loro oggettivazione in cate-
BIBL.: W. HENNINGER, Egon v. Eickstedt, Bevölkerungs- gorie linguistiche e concettuali. Così facendo
biologie der Grosstadt, in «Allgemeines statistisches la fenomenologia ha effettivamente liberato
Archiv», 31 (1941-42), pp. 274-275. l’incontro vivo con l’immagine dall’opacità
pre-riflessiva in cui era stata precedentemente
EIDOLOLOGIA (eidology; Eidologie; eidologie;
Eidolologia confinata, e, parimenti, ha tentato di creare un
eidología). – Derivando la prima parte di questo lessico particolare capace di rendere comuni-
sostantivo composto dal greco ei[dwlon (im- cabile la peculiarità con cui la coscienza inten-
magine, raffigurazione), il termine eidolologia ziona la «datità (Gegebenheit)» dell’immagine.
(o idolologia) indica in generale qualsiasi teo- Sempre in ambito fenomenologico è da segna-
ria o trattazione sulle immagini. Nel mondo lare l’utilizzo da parte di Jean-Luc Marion della
greco alla parola ei[dwlon è tendenzialmente categoria di idolo: quest’ultima non appartie-
sempre associata l’idea di irrealtà, poiché l’im- ne al campo dell’illusione, dell’effimero con-
magine è pensata come rappresentazione che trapposto al reale; essa, piuttosto, ha a che fa-
si distingue sempre da ciò che è vivo e reale, re con la tentazione dell’uomo di voler a tutti i
pur riproducendolo specularmente. Così per costi vedere l’invisibilità di Dio. In questo mo-
es. Platone definisce ei[dwla tutto ciò che, es- do si capisce come sia idolatrica ogni posizio-
sendo solo copia della realtà, non può dirsi ef- ne filosofica e/o teologica che, rifiutando il pri-
fettivamente reale ed esistente (Theaet, 150 c; mato della manifestazione divina, finisce per
Soph, 265 b). Di qui la tendenza propria della irretire Dio nell’apriori antropologico del dina-
filosofia greca ad identificare il reale con quel- mismo rappresentativo del soggetto.
lo che è prima, fuori e, persino, al di là dell’im- Nell’eidolologia di stampo ermeneutico
magine; e ad attribuire all’immagine stessa il (Hans-Georg Gadamer) l’immagine visiva è da
carattere dell’irreale e dell’illusorio. In questo conoscere in quanto porta un significato che le
modo si comprende come la versione greca è stato conferito da uno spirito. Attraverso
della Bibbia dei LXX abbia tradotto con un’immagine s’identifica, non solo un oggetto
ei[dwlon una serie di vocaboli che designano o una funzione, ma un’espressione umana di
gli dei e le divinità dei pagani in quanto false senso che si «traduce» in maniera sensibile at-
immagini di Dio, seppur tale utilizzo sia estra- traverso la mediazione di segni integrati in una
neo al pensiero e alla lingua della grecità pro- totalità infinita di significazioni.
3284
VOLUMIfilosofia.book Page 3285 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eimarmene


Infine, occorre ricordare che nella psicologia La ricerca eidetica, quindi, si contrappone alle
cognitiva l’eidolologia indica lo studio dell’im- scienze dei dati di fatto. Queste si occupano di
maginario mentale, ovvero l’analisi delle rap- situazioni prive di necessità, di elementi reali
presentazioni mentali attraverso le quali l’in- esistenti nello spazio e nel tempo, quindi di
dividuo evoca gli aspetti sensoriali di oggetti elementi contingenti. E tuttavia, ogni essere
e/o persone momentaneamente o definitiva- fattuale possiede una sua essenza, «un eidos
mente assenti dal suo campo percettivo. afferrabile nella sua purezza, e [...] questa essen-
N. Reali za si inserisce in una gerarchia di verità eideti-
BIBL.: E. HUSSERL, Die Idee der phänomenologie, «Hus- che di diverso grado di generalità. Un oggetto
serliana», II, Den Haag 1950; N. GOODMAN, Langua- individuale non è qualcosa di semplicemente
ges of Art. An Approach to a Theory of Symbols, Lon- individuale, un “questo qui”, un qualcosa di ir-
don 1969; J.-L. MARION, L’idole et la distance, Paris ripetibile, ma, in quanto è “in se stesso” costi-
1977; R.N. SHEPARD - L.A. COOPER, Mental Images and tuito in una determinata maniera, possiede il
their Transformations, Cambridge 1982; H.-G. GADA- suo specifico carattere, la sua compagine di
MER, Wahrheit und Methode. Grundzüge einer philo- predicati essenziali che necessariamente gli
sophischen Hermeneutik, Tübingen 19854; N. REALI, competono (competono cioè “all’ente come è
Fino all’abbandono. L’eucaristia nella fenomenologia di in se stesso”), oltre ai quali può ricevere poi al-
J.-L. Marion, Roma 2001; J.-J. WUNENBURGER, L’ima- tre determinazioni secondarie e relative» (ibi,
ginaire, Paris 2003. pp. 15-16).
➨ IDOLO; IMMAGINE; RAPPRESENTAZIONE. V. Costa
BIBL.: M.T. ANTONELLI, Eidos o praxis?, Brescia 1955;
EIDOS (gr. ei\do"). – Termine di origine greca
Eidos N. HARTMANN, Zur Lehre vom Eidos bei Platon und
che assume vari significati, a seconda dell’au- Aristoteles (1941), in Kleinere Schriften, vol. II, Berlin
tore e del contesto: specie, idea, forma, immagi- 1957; A. JAULIN, Eidos et Ousia. De l’unité theorique de
ne. Il suo uso è soprattutto importante in Pla- la metaphysique d’Aristote, Paris 1999.
tone, ove va a indicare, socraticamente, ciò ➨ ESSENZA; FORMA; IDEA; IMMAGINE; OUSIA; SPECIE.
che è comune a una molteplicità di cose che
recano il medesimo nome, e presuppone la di- EIERSCHALE (guscio d’uovo). – Nel pensiero
Eierschale
stinzione ontologica fra mondo intelligibile e di Ernst Bloch, i «gusci d’uovo» indicano i de-
mondo sensibile. Nel pensiero contempora- positi inerti del passato, cioè l’inverso della
neo Husserl si riferisce all’eidos parlando sua eccedenza di senso, ossia l’inerte soprav-
dell’essenza pura, e intende costruire la sua fe- vivenza dei significati delle epoche trascorse, i
nomenologia trascendentale «come scienza di quali sono ormai acquisiti, avendo esaurito le
essenze (o “eidetica”)» (E. Husserl, Ideen zu ei- loro potenzialità, e la cui permanenza adempie
ner reinen Phänomenologie und phänomenologi- solo alla funzione ideologica di occultamento
schen Philosophie. Erstes Buch: Allgemeine Ein- del senso nascente e di feticizzazione della da-
führung in die reine Phänomenologie, Halle 1913, tità costituita.
tr. it. di V. Costa, Idee per una fenomenologia pu- S. Mancini
ra e per una filosofia fenomenologica, Libro I: In-
troduzione generale alla fenomenologia pura, To- EIMARMENE (hJ eiJ m armev n h, sottinteso
Eimarmene
rino 2002, p. 6). L’eidos può, secondo Husserl, moi'ra, «la parte assegnata, destino»). – Termi-
essere intuito direttamente, non è una costru- ne già citato in Platone (Gor., 512 e; Phaed.,
zione fantastica, ma qualcosa di dato alla vi- 115 a) come tipico dei tragici. Pochissimo usa-
sione. Proprio per questo, alla base della feno- to da Aristotele, e nello stesso senso, soprat-
menologia sta la variazione eidetica, nella tutto nella Poet. (1455 a 11).
quale, modificando immaginativamente le ca- Già in Epicuro è usato come termine filosofico
ratteristiche di un oggetto, giungiamo infine al per indicare il determinismo di Democrito
suo aspetto invariante, a ciò senza di cui (Epistola a Meneceo, 134). Diviene un termine
quell’oggetto cessa di essere tale, perde la tecnico nella filosofia stoica. Per gli stoici indi-
propria identità. In questo modo, attraverso il ca «la causalità concatenata di ciò che è, op-
caso singolo, cogliamo quindi l’essenza. Que- pure la ragione che dirige e governa il cosmo»
sta non è l’idea o il concetto della cosa, bensì (Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VII 149). Come
la sua struttura d’essere, ciò che la definisce in ragione che governa il mondo l’eimarmene
ciò che è. viene connessa alla pronoia, la provvidenza
3285
VOLUMIfilosofia.book Page 3286 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eimerico de Campo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

(Ario Didimo, in Stobeo, Ecloghe, I, 79, 1); ma tum» de Heimeric de Campo, in H.J. WESTRA (a cura
la pronoia esprime l’eimarmene come voluntas di), From Athens to Chartres: Neoplatonism and Me-
dei (Calcidio 144), mentre il termine eimarme- dieval Thought, Leiden 1992, pp. 439-468; M.J.F. HO-
ne viene usato soprattutto per indicare la cate- ENEN, Heimeric van de Velde (†1460) und die Ge-

na delle cause. Crisippo fu autore di un Peri; schichte der Albertismus. Auf der Suche nach den Quel-
eiJm armevn hß. Il titolo venne poi ripreso dai len der albertistichen Intellektlehre des «Tractatus proble-
membri delle altre scuole, che si opposero al maticus», in M.J F. HOENEN - A DE LIBERA (a cura di),
Albertus Magnus und der Albertismus, Leiden 1995,
determinismo stoico scrivendo anch’essi delle
pp. 303-331; A. DUMALA, L’ordre des causes («ordo
opere intitolate Peri; eiJmarmevnhß. Ci rimango-
causarum») dans «Compendium divinorum» par Hei-
no quella di Alessandro d’Afrodisia, quella meric de Campo, in «Mediaevalia Philosophica Polo-
dello Pseudo Plutarco e quella di Proclo (ma norum», 34 (2001), pp. 75-85.
solo in una versione latina del sec. XIII col ti-
tolo De providentia et fato). EINAUDI, LUIGI. – Economista, n. il 24 mar.
Einaudi
C. Natali
1874 a Carrù (Cuneo), m. il 30 ott. 1961 a Ro-
BIBL.: una panoramica generale del concetto si tro- ma.
va in A. MAGRIS, L’idea di destino nel pensiero antico,
Professore di Scienza delle Finanze a Pisa e a
Udine 1984, 2 voll.
Torino, fu allontanato dall’insegnamento per
➨ DESTINO; FATALISMO; PROVVIDENZA. le sue idee antifasciste nel 1926. Nel periodo
dell’esilio in Svizzera redasse le Lezioni di eco-
EIMERICO
Eimerico deDE CAMPO (VAN DE VELDE). – Fi-
Campo nomia sociale. Fu il primo presidente della re-
losofo albertisa tedesco n. a Son (Eindhoven) pubblica italiana (1948-55). Diresse dal 1908 al
nel 1395, m. a Leuven nel 1460. 1935 «La riforma sociale», e dal 1936 al 1943 la
Studia a Parigi tra il 1410 e il 1420, nel 1422 è «Rivista di storia economica».
magister artium a Colonia e nel 1429 vi ottiene Seguì l’indirizzo liberale in politica e liberista
una cattedra di teologia. Nel 1432 è inviato in economia; a differenza di Benedetto Croce,
dall’università al Concilio di Basilea; nel 1435 è il quale sosteneva che col liberalismo in senso
professore di teologia all’università di Leuven. filosofico-politico è compatibile qualsiasi tipo
Rappresentante della tradizione neoplatoni- di organizzazione economica, riteneva che il li-
co-agostiniana, sostiene la posizione alberti- beralismo possa sussistere solo in una società
sta; frequenti sono i riferimenti al Liber de cau- nella quale esista la massima libertà di inizia-
sis, a Proclo, allo pseudo-Dionigi e a Raimon- tiva economica compatibile con l’esplicazione
do Lullo. Ritiene che l’intelletto umano possa delle funzioni essenziali dello stato. In econo-
conoscere direttamente l’immateriale e il divi- mia seguì l’indirizzo soggettivo-edonistico;
no. dalla riconosciuta difficoltà di usare lo schema
Riflettono la polemica tra albertisti e tomisti il dell’equilibrio generale per l’interpretazione
Promptuarium argumentorum disputatorum in- della realtà derivò la necessità di associare al-
ter lileum Albertistam et spineum Thomistam le indagini teoriche quelle della storia dei fatti
(Köln 1492), le Reparationes naturalis philo- e delle dottrine economiche.
sophiae secundum processum Albertistarum et La sua corrispondenza con numerosissime
Thomistarum (ivi 1492) e i Problemata inter Al- personalità di alto rilievo e la sua biblioteca
bertum Magnum et sanctum Thomam (ivi 1517). sono conservate presso la Fondazione Luigi
M. Laffranchi Einaudi di Torino.
BIBL.: De signis notionalibus trinitatis et unitatis super- F. Duchini
nae, ed. a cura di M.J.F.M. Hoenen, in «Freiburger BIBL.: Opere di Luigi Einaudi, Torino 1958 ss., 20 voll.
Zeitschrift für Philosophie und Theologie», 45 Su Einaudi: L. FIRPO, Bibliografia degli scritti, Torino
(1998), pp. 206-263 (256-263); Opera selecta, ed. a 1971; M. FINOIA (a cura di), Il pensiero economico ita-
cura di R. Imbach - P. Ladner, Freiburg 2001; Dyalo- liano 1850-1950, Bologna 1980; R. FAUCCI, La scienza
gus super Reuelacionibus beate Birgitte, ed. a cura di economica in Italia (1850-1943), Napoli 1981; F.
A. Fredriksson Adman, Uppsala 2003. CAFFÈ, Einaudi, Luigi, in J. EATWELL - M. MILGATE - P.
Su Eimerico da Campo: J.D. CAVIGLIOLI, Les écrits NEWMAN (a cura di), The New Palgrave, London 1991,
d’Heimeric de Campo (1395-1460) sur les oeuvres vol. II, pp. 123-124; F. MEACCI (a cura di), Italian Eco-
d’Aristote, in «Freiburger Zeitschrift für Philosophie nomists of the Twentieth Century, Cheltenham 1998;
und Theologie», 28 (1981), pp. 293-371; Z. KALUZA, Convegno Lincei, n. mon. «Rivista di storia economi-
La voix créatrice de Dieu. Remarques sur l’«Alphabe- ca», 3 (2004).

3286
VOLUMIfilosofia.book Page 3287 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Einfühlung


EINFÜHLUNG. – Espressione tedesca varia-
Einfühlung per una filosofia fenomenologica, Torino 19652;
mente resa con immedesimazione, entropatia, Cartesianische Meditationen und Pariser Vorträ-
identificazione e altre, oggi correntemente con ge, Den Haag 1950, tr. it. a cura di F. Costa, Me-
empatia, dice alla lettera di un «sentire (andan- ditazioni cartesiane e i discorsi parigini, Milano
do) in» altro – persona o anche animale o co- 1960). La Stein invece, anche nelle opere net-
sa. Definisce pertanto una peculiare modalità tamente orientate al problema dell’essere,
emozionale verso l’oggetto, da cui può scatu- continua ad assegnare all’Einfühlung un ruolo
rire una più intima forma di conoscenza per primario come originaria apertura relazionale
partecipazione. che ambisce a fondare gli altri tipi di parteci-
Il concetto assume in età romantica, specie pazione emotiva (Zum Problem der Einfühlung,
con Herder e Novalis, caratteri vitalistici e sog- Freiburg 1917, tr. it a cura di E. Costantini, Il
gettivistici; ma già nella tradizione anglosas- problema dell’empatia, Roma 19982). Nello spi-
sone, con Hume e Adam Smith, «empatia», rito fenomenologico di una rigorosa distinzio-
«simpatia», «contagio», «compassione» deli- ne tra i vari vissuti che esprimono il rivivere, il
neano una costellazione che accompagnerà ri-sentire, il condividere la gioia o il dolore al-
quasi costantemente le riflessioni sull’empa- trui, Scheler sviluppa in particolare la nozione
tia. Tra Otto e Novecento la nozione di Ein- di Einsfühlung («unipatia»): una forma perva-
fühlung viene estesa dal campo estetico e mo- siva di relazione affettiva, che precede le di-
rale a quello psicologico-intersoggettivo. Frie- stinzioni io-tu, soggetto-oggetto, proprio-
drich Theodor Vischer e Robert Vischer, con le estraneo, ed è capace di cogliere la realtà nella
loro analisi sulla simbolica e sul sentimento sua immediata espressività (Wesen und For-
della forma, inaugurano una descrizione feno- men der Sympathie, Bonn 1923, tr. it. di L. Pu-
menologica degli atteggiamenti che un sog- sci, Essenza e forme della simpatia, Roma 1980).
getto può assumere quando si rapporta esteti- Esempi ne sono la relazione «viscerale» ma-
camente – nell’unità corporea vivente – a un dre-figlio, l’animismo primitivo, la psicologia
oggetto. Lipps porterà a compimento la rico- delle masse, i fenomeni di identificazione iste-
gnizione sull’Einfühlung nella versione esteti- rica già studiati da Freud.
ca e psicologico-intersoggettiva, ritenendola Pure in psichiatria e psicologia l’Einfühlung
la chiave per la fruizione dell’opera d’arte: vi si gode di rilevante tradizione. Introdotta tra i
percepisce la propria attività emotiva, proiet- primi in psicopatologia da Jaspers – a seguito
tando in un oggetto sensibile i propri stati delle osservazioni già di Dilthey sull’opportu-
d’animo (Ästhetik. Psychologie des Schönen und nità di una comprensione che afferri il vissuto
der Kunst, Hamburg-Leipzig 1903-06; Zur Ein- (Erlebnis) dell’altro nel contesto di un’autenti-
fühlung, Leipzig 1913). ca relazione tra soggetti – l’Einfühlung vi divie-
Husserl e soprattutto la sua allieva Edith Stein ne il regolare mezzo per penetrare nel mondo
e poi Scheler si confrontano criticamente con psichico del malato di mente, considerato co-
Lipps, mirando a una fondazione fenomenolo- me persona e non come mero oggetto di trat-
gico-trascendentale dell’Einfühlung. Cardine tamento medicale. Infine, l’Einfühlung – nella
del nuovo approccio è il rifiuto dell’immedesi- dizione inglese di empathy – ha conosciuto
mazione, per tener ferma di contro la distinzio- nuova fortuna con gli sviluppi, nel tardo Nove-
ne tra il soggetto empatizzante e il suo riferi- cento, di psicoterapia e psicoanalisi: infician-
mento intenzionale, cioè il vissuto psichico al- do il primato riservato all’insight, o mera intui-
trui, in uno stretto rapporto per altro con zione intellettuale delle dinamiche psichiche,
l’esperienza del corpo vissuto (Leib). Husserl, si insiste sul valore dell’attitudine emozionale
pur mostrando imbarazzo nel riferimento del terapeuta a fini sia conoscitivi sia di cura.
all’Einfühlung, nel corso della sua ininterrotta Anzi, con la psicologia del Sé di Kohut, che ne
riflessione sull’intersoggettività la nomina ri- dilata alquanto il senso, essa diventa il meto-
petutamente come l’atto specifico tramite cui do specifico di teoria e tecnica analitica: di-
si ha esperienza del vissuto psichico altrui e si stinta una «via alta» dell’empatia (la cono-
costituisce l’individuo psico-fisico (Ideen zu ei- scenza della mente altrui tramite «introspezio-
ner reinen Phänomenologie und phänomenologi- ne vicaria»), da una «via bassa» (l’atteggia-
schen Philosophie, vol. I, Halle 1913, tr. it a cura mento di benevola accoglienza e affettuosa
di E. Filippini, Idee per una fenomenologia pura e partecipazione), in questo secondo senso es-
3287
VOLUMIfilosofia.book Page 3288 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eingedenken ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sa, riproducendo l’attitudine del buon genito- odi non sono soltanto temporali, ma presen-
re, avrebbe di per sé efficacia terapeutica. tano, al loro interno, una sorta di «residuo» di
L. Boella - M. Fornaro spazio.
BIBL.: N. EISENBERG - J. STAYER, Empathy and Its Deve- La facoltà dell’Eingedenken, dell’utopico rime-
lopment, Cambridge 1987; A. PINOTTI (a cura di), Este- morare è la fonte di ogni esperimento etico;
tica ed empatia, Milano 1997; L. BOELLA - A. BUTTAREL- infatti, «memoria utopica vuol dire una co-
LI, Per amore di altro. L’empatia a partire da Edith scienza dell’evidenza del “giusto”, nel senso
Stein, Milano 2000; S. BOLOGNINI, L’empatia psicoa- del “tanto peggio per i fatti”, e quindi una co-
nalitica, Torino 2001; M. FORNARO, Empatia: da Ja- scienza di tipo pratico» (ibid.).
spers a Freud e oltre, in «Atque», 22 (2001), pp. 43-62. S. Mancini
➨ FENOMENOLOGIA; INSIGHT; INTENZIONALITÀ; PSI-
COANALISI. EINSTEIN, ALBERT. – Fisico teorico tedesco,
Einstein
n. a Ulma il 14 mar. 1879 da genitori ebrei, m.
EINGEDENKEN (rimemorazione utopica). –
Eingedenken a Princeton (New Jersey) il 18 apr. 1955.
Nel pensiero di Ernst Bloch, la facoltà conosci- Trascorse l’adolescenza a Monaco, dove il pa-
tiva, operante nella ragione storica, che dà dre dirigeva una piccola azienda elettrochimi-
luogo alla categoria della «eredità culturale» è ca. Nel 1896, dopo aver seguito un corso pre-
designata nella coppia di Eingedenken (memo- paratorio nella scuola cantonale svizzera di
ria utopica) e di Fortbildung (ultrafigurazione). Aarau, fu ammesso al Politecnico federale di
Eingedenken è un termine desueto, che risale Zurigo. Nel 1900 vi conseguì la laurea e, in se-
al XIV secolo ed è ripreso nel XIX secolo da guito, il dottorato, ma non vi ottenne una po-
un’amica di Richard Wagner, Mathilde Wesen- sizione come assistente. Condusse le sue pri-
donck. Esso indica l’atto del rimemorare il fu- me rilevanti ricerche mentre, cittadino svizzero
turo rimasto conficcato nel passato, custodito dal 1902, era impiegato all’Ufficio Brevetti di
nella «tendenza-latenza» e consegnato alla Berna.
contemporaneità della prassi, in vista di libe- I suoi primi lavori scientifici si svolsero su ter-
rarne quelle potenzialità consentite dalla con- reni relativamente tradizionali. Seguì una for-
creta situazione storica. midabile impennata: in un singolo volume de-
L’Eingedenken è la rimemorazione utopica che gli «Annalen der Physik» pubblicò, nel 1905,
disocculta il «plus ultra di futuro non liquidato tre fondamentali articoli, sulla teoria quanti-
(unabgegoltener) nel passato» (Experimentum stica della radiazione elettromagnetica, sul
mundi, p. 174, tr. it. a cura di G. Cunico, Brescia moto browniano e sull’elettrodinamica dei
1980, p. 208): quest’ultimo costituisce il «lasci- corpi in moto, che ebbero una notevole eco e
to» di un periodo, che comunicandosi ai suc- gli apersero le porte per una rapida carriera
cessivi adempie una funzione «intercentran- universitaria. Professore associato, dal 1909,
te», consentendo loro di costruire la rispettiva al Politecnico di Zurigo, vi ritornò, professore
identità e disegnando così un ideale filo con- ordinario, nel 1912, dopo un anno accademico
duttore della storia, che tutti i periodi lega in- passato all’università di Praga (1911-12). Nel
sieme nel cantus firmus della spinta alla libera- 1913 fu eletto all’Accademia Prussiana delle
zione, quale invariante direzione teleologica. Scienze, e l’anno seguente divenne direttore
Bloch interpreta tale vettore intenzionale di del settore scientifico dell’Istituto Kaiser
senso come la «sonorità trasversale» emessa Wilhelm di Berlino, con uno stipendio speciale
da una sorta di «diapason» operante nella sto- e l’esonero da ogni impegno didattico e ammi-
ria, che si connota «per un risuonare, per un nistrativo. Nel 1933, con i nazisti ormai dila-
penetrare con un proprio contrassegno attra- ganti sulla piazza e in una recrudescenza di at-
verso la serie delle figure» (ibi, p. 174, tr. cit. p. tacchi alla «scienza ebraica», Einstein accettò
209). Con questa metafora egli vuole presenta- l’offerta dell’Institute for Advanced Study di
re le epoche della storia non solo nel segno Princeton, nel New Jersey, un centro di ricerca
dell’irreversibilità della freccia temporale, ma che, una volta di più, lo avrebbe lasciato libero
anche in quello della simultaneità e della stra- di dedicarsi interamente alla ricerca. Vi sareb-
tificazione; da questo secondo punto di vista be rimasto definitivamente, dal 1940 come cit-
per Bloch è proficuo un approccio topologico tadino americano.
al multiverso storico, complementare a quello Verso la fine del sec. XIX era opinione diffusa
dialettico, e reso possibile dal fatto che i peri- che la fisica avesse dato risposta ai quesiti
3288
VOLUMIfilosofia.book Page 3289 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Einstein


fondamentali posti dalla natura. Solo una nu- ro in perfetto accordo con i dati sperimentali.
be sembrava oscurare il quadro luminoso ot- Nel corso della deduzione fu peraltro costretto
tenuto in decenni di fruttuose indagini. Nella a ipotizzare che gli oscillatori responsabili
visione corrente, per poter rendere conto della dell’emissione di onde elettromagnetiche da
propagazione della luce, gli spazi interstellari parte della materia solida potessero avere so-
avrebbero dovuto essere permeati da un mez- lo livelli energetici discreti, a intervalli deter-
zo, l’etere cosmico, nel quale, secondo la teo- minati dal valore di una nuova costante fonda-
ria elettromagnetica codificata da J.C. Max- mentale, il cosiddetto quanto d’azione.
well, la luce – più in generale le onde elettro- Nel primo degli articoli del 1905 cui si è accen-
magnetiche – avrebbe dovuto propagarsi con nato, Einstein, in riferimento al lavoro di Plan-
velocità definita. In un sistema in moto rispet- ck, metteva in evidenza, per la prima volta in
to all’etere, come doveva essere la Terra, misu- modo esplicito, il fallimento della fisica classi-
re della velocità della luce lungo diverse dire- ca nel rendere conto dell’emissione di radia-
zioni avrebbero dovuto dare risultati diversi. zione da parte della materia. Mostrava poi che,
Dall’esito di adeguati esperimenti in proposi- nel limite delle alte frequenze, la radiazione
to si sarebbe potuta determinare la velocità descritta dalla legge di Planck si comportava
assoluta della Terra. Un esperimento poten- come se fosse composta da quanti elementari
zialmente capace di evidenziare l’effetto, con- di energia, dando così inizio al corso di idee
dotto da A.A. Michelson e E. Morley nel 1887, che avrebbero portato alla nozione di fotone e
diede esito negativo. alla visione dualistica (onda-corpuscolo) della
Una risposta, che apparve ai più convincente, radiazione elettromagnetica. Sulla base
alla difficoltà fu elaborata, nel corso di un frut- dell’idea dei quanti elementari formulò una
tuoso dialogo a distanza, da H.A. Lorentz e H. legge per l’effetto fotoelettrico che sarebbe
Poincaré. Il primo affrontò il problema tecnico stata confermata sperimentalmente da R. Mil-
di individuare la forma che dovevano assume- likan undici anni dopo. In una memoria del
re le trasformazioni delle coordinate nel pas- 1907 avrebbe poi applicato l’ipotesi planckia-
saggio fra il sistema di riferimento dell’etere e na dei livelli discreti agli atomi dei reticoli cri-
un generico sistema in moto rettilineo unifor- stallini, raggiungendo una spiegazione per la
me rispetto ad esso affinché lasciassero inva- variazione, riscontrata sperimentalmente e in
riate le equazioni di Maxwell dell’elettroma- attesa di una spiegazione teorica, dei calori
gnetismo, cosa che avrebbe dato ragione della specifici con la temperatura. È per il comples-
circostanza che esperimenti ottici, quali quel- so di questi studi, e in particolare per la legge
lo di Michelson e Morley, davano lo stesso ri- dell’effetto fotoelettrico, che gli sarebbe stato
sultato che se fossero stati condotti in un la- conferito, nel 1921, il premio Nobel per la fisi-
boratorio in quiete nell’etere. A questo scopo ca. Nel secondo, interpretò il cosiddetto «mo-
fu costretto, oltre che a modificare la strutture to browniano» (il moto disordinato e inces-
delle trasformazioni per le coordinate spaziali sante di particelle di dimensioni lineari infe-
previste dalla cinematica classica, a introdurre riori al micron in sospensione in un liquido)
una trasformazione anche per la coordinata come dovuto all’azione delle molecole del li-
temporale. Il secondo, oltre a fornire una pri- quido, derivando per esso leggi che sarebbero
ma lettura per quest’ultimo risultato, in un di- state controllate positivamente da J. Perrin, e
scorso al Congresso internazionale di arti e apportando così un contributo decisivo alla
scienze (Saint Louis, 24 settembre 1904), teoria cinetico-molecolare della materia. Nel
espresse la convinzione che dovesse valere un terzo, considerato il punto di partenza di quel-
«principio di relatività», secondo il quale tutti la che sarebbe poi stata chiamata teoria della
i fenomeni naturali (e non soltanto quelli mec- relatività, proponeva una base alternativa per
canici, secondo l’enunciato galileiano) si svol- la problematica affrontata da Lorentz e Poin-
gono nello stesso modo nel sistema di riferi- caré. Il concetto di etere era eliminato a priori;
mento dell’etere e in sistemi animati rispetto il principio di relatività era riaffermato come
ad esso di un moto rettilineo uniforme. equivalenza fra tutti i sistemi di riferimento
Per cogliere le radici di parte dell’opera suc- inerziali; accanto ad esso si postulava che la
cessiva di Einstein va ricordato che, in due la- velocità della luce nel vuoto avesse lo stesso
vori del 1900, M. Planck aveva formulato una valore in tutti i sistemi inerziali, e che quindi,
legge per la cosiddetta radiazione di corpo ne- contrariamente al senso comune, non fosse
3289
VOLUMIfilosofia.book Page 3290 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Einstein ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

soggetta alle usuali leggi di composizione del- XX secolo, improntata a una visione geometri-
le velocità. L’esito negativo dell’esperimento ca della gravitazione. Nel secondo, del 1925,
di Michelson e Morley ne riceveva un’imme- Einstein applicò ai gas materiali il metodo sta-
diata spiegazione. Le trasformazioni di Lo- tistico, introdotto dal fisico indiano S. Bose
rentz erano riderivate sulla base dei principi per il gas di fotoni. Nasceva così la prima sta-
fondamentali anziché su basi riguardanti feno- tistica quantistica (statistica di Bose-Ein-
meni ottici o elettromagnetici. Il postulato stein), quella applicabile, come in seguito si
dell’invarianza della velocità della luce impli- sarebbe riconosciuto, alle particelle di spin in-
cava una profonda revisione dei concetti di tero. Per il caso dei gas materiali, Einstein pre-
spazio e di tempo, per la quale le determina- vide un effetto quantistico di cambiamento di
zioni sperimentali di lunghezze e durate di- stato – che doveva aver luogo a temperature
pendevano dallo stato di moto relativo fra bassissime – che sarebbe stato riscontrato,
l’oggetto della misura e l’osservatore. La stes- date le difficoltà tecniche, solo nel 1995. Nel
sa dinamica newtoniana doveva essere modi- terzo, scritto in collaborazione con N. Rosen e
ficata. Einstein previde, in particolare, che la B. Podolsky (EPR), sulla base di definizioni
massa dell’elettrone dovesse dipendere dalla plausibili di «elemento di realtà fisica» e di
velocità, circostanza che avrebbe ricevuto le completezza di una teoria fisica – una teoria è
prime conferme sperimentali qualche anno completa se rende conto di tutti gli elementi
dopo. Per le conferme dirette degli aspetti ci- di realtà fisica attribuibili a un sistema – per-
nematici si sarebbe invece dovuto attendere veniva alla conclusione che la meccanica
fino agli anni quaranta. Nello stesso anno Ein- quantistica non era una teoria completa. Que-
stein pubblicò, in un altro fascicolo degli «An- sto lavoro avrebbe stimolato, a distanza di de-
nalen», anche una breve nota nella quale si cenni, numerosi studi teorici sulla possibilità
ponevano le basi della relazione generale fra
di un suo completamento in termini di «varia-
massa ed energia, tema che avrebbe approfon-
bili nascoste» che avrebbero potenzialmente
dito in scritti successivi.
potuto ripristinarvi il determinismo, nonché
Negli anni fra il 1907 e il 1915 Einstein diede
studi sperimentali che esclusero la possibilità
corpo a quella che egli stesso chiamò teoria
di teorie di variabili nascoste che preservasse-
della relatività generale (RG), in partenza con-
ro la località, che non ammettessero cioè la
cepita in relazione a una possibile estensione
trasmissione istantanea di informazioni a di-
del principio di relatività a tutti i sistemi di ri-
stanza.
ferimento quale che ne fosse lo stato di moto
relativo (di qui l’aggettivo «ristretta» applicato I tentativi di Einstein, condotti nel periodo di
alla teoria del 1905), di fatto una nuova teoria Princeton, di spiegare su base geometrica, ac-
della gravitazione – espunta dal novero delle canto ai fenomeni gravitazionali, anche quelli
forze ed esprimentesi in termini di una modifi- elettromagnetici, non andarono invece al di là
ca della geometria spazio-temporale – e dello di risultati formali, come del resto quelli di vari
spazio-tempo in presenza di gravitazione. autori a lui contemporanei che si cimentarono
Questa creazione einsteiniana conobbe un con lo stesso problema.
clamoroso successo quando A. Eddington La prassi della ricerca einsteiniana ha posto in
confermò, nell’occasione dell’eclisse totale primo piano temi di grande interesse per
del 1919, l’effetto di deflessione dei raggi lumi- quanto riguarda il metodo della ricerca fisica e
nosi provenienti da stelle e passanti in prossi- la logica della scoperta scientifica. Circa il me-
mità del Sole previsto dalla teoria. Dopo una todo – come sottolineato in particolare da P.
lunga fase di stanca, i controlli osservativi e Bridgman – la sottolineatura dell’importanza
sperimentali – sempre più precisi e a tutt’oggi di una definizione operativa dei concetti fisici,
tutti positivi – della RG hanno conosciuto un che lo portò alle conclusioni ricordate circa la
grande rilancio grazie all’utilizzo delle nuove dipendenza delle nozioni di durata e lunghez-
tecnologie resesi disponibili. za dallo stato di moto relativo fra sistema fisi-
Fra i lavori successivi di Einstein almeno tre co in studio e osservatore. K. Popper ha poi
meritano una menzione specifica. Nel primo di sottolineato, in particolare per la RG, il potere
essi, del 1917, sia pur rimanendo vincolato predittivo della formulazione einsteiniana, da
all’idea di un universo statico, egli poneva attribuirsi alla sostituzione di processi indutti-
molte delle basi della cosmologia teorica del vi con processi ipotetico-deduttivi.
3290
VOLUMIfilosofia.book Page 3291 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eirico d’Auxerre


L’epistemologia di Einstein, empirista e più Su Einstein: P. FRANK, Einstein: His Life and Times,
specificamente machiana all’epoca delle pri- London 1948; P.A. SCHILPP (a cura di), Albert Einstein
me opere, mutò in modo piuttosto radicale Philosopher-Scientist, New York 1949, tr. it. di A.
dopo la formulazione della RG, fino a fargli scri- Gamba, Albert Einstein scienziato e filosofo, Torino
vere – in termini che elaborano e perpetuano il 1958 (con saggi di vari autori); E. CASSIRER, Einstein’s
passo galileiano del Saggiatore sul linguaggio Theory of Relativity, New York 1953; M. PANTALEO (a
cura di), Cinquant’anni di relatività, Firenze 1955
in cui è scritto il gran libro della natura – che
(prima versione italiana degli articoli basilari di
questa «è la realizzazione di tutto ciò che si
Einstein su RR, RG, cosmologia e teorie unitarie, per
può immaginare di più matematicamente complessivi sette titoli, e saggi di vari autori); B.
semplice», dove, beninteso, la semplicità è da HOFMANN, Albert Einstein Creator and Rebel, London
intendersi sul piano logico. È la visione com- 1972; A. PAIS, “Subtle is the Lord...”. The Science and
plessiva che, nel corso della sua vita, con the Life of Albert Einstein, Oxford 1983, tr. it. di L.
espressioni vigorose, diventate quasi prover- Belloni e T. Cannillo, “Sottile è il Signore...”. La scien-
biali, Einstein evocherà come un attributo del- za e la vita di Albert Einstein, Torino 1986; R. MAIOC-
la divinità. Tutte le religioni rivelate, egli dirà, CHI, Einstein in Italia. La scienza e la filosofia italiane
hanno in comune il carattere antropomorfico di fronte alla relatività, Milano 1985.
dell’idea di Dio. Il rifiuto, totale e definitivo, di
questa concezione non comporta però che si EIRICO D’AUXERRE. – Filosofo, n. nell’841,
Eirico d’Auxerre
debba ignorare «l’ordine mirabile» che si rive- m. nell’876. Formatosi a Fulda, a Ferrières e a
la nella natura. A un rabbino che gli chiese se Laon, dove venne a conoscenza della filosofia
credeva in Dio, Einstein rispose: «Credo nel di Scoto Eriugena, dal maestro irlandese Elias,
Dio di Spinoza, che si rivela nell’armonia di Eirico fu il primo maestro, seguito poi da Re-
tutte le cose, non in un Dio che si interessa del migio, della scuola di Auxerre, istituzione atti-
destino e delle azioni degli uomini». È «il Dio va nel processo di rivitalizzazione degli studi
di Spinoza» quello di cui dirà: «Sottile è il Si- letterari, teologici e filosofici che, da Aquisgra-
gnore Iddio, ma non maligno». Dunque un Dio na, culla dell’accademia palatina, stava inte-
che non gioca a dadi col mondo, come quello ressando tutta l’Europa e che contribuì a quel
in cui mostravano di credere i costruttori della grande risveglio culturale dell’occidente latino
meccanica quantistica. Va infatti ricordato che dall’avvento delle dominazioni barbariche che
Einstein, che pure aveva contribuito in modo la storiografia tradizionale ha indicato con
essenziale all’edificazione della meccanica l’espressione «rinascita carolingia».
quantistica, non accettò mai, come del resto La sua opera principale è costituita dalla Vita
altri dei suoi padri fondatori, il suo inerente in- di San Germano, un poema agiografico, cui lo
determinismo. Ancor prima del lavoro EPR, stesso Eirico aggiunse ampie glosse marginali
questo atteggiamento fece sì che esercitasse di interi brani del trattato eriugeniano Sulle
una funzione di stimolo presso gli altri autori, nature. Gli si attribuiscono inoltre commenti al
obbligandoli sovente a un affinamento della trattato aristotelico Dell’interpretazione, oltre
loro stessa interpretazione del formalismo che all’Isagoge di Porfirio. Caratteristica di que-
quanto-meccanico. sti scritti appare essere la forte dipendenza dal
L. Pasquinelli - S. Bergia pensiero di Scoto Eriugena a proposito del
BIBL.: The Collected Papers of Albert Einstein, a cura di concetto di natura, che comprende Dio e le
J. Stachel et al., Princeton (New Jersey) 1987 ss. (So- creature, l’essere e il non-essere; più originale
no previsti complessivamente 25 volumi, dei quali risulta invece la sua dottrina circa gli universa-
sono usciti i primi nove). li, ove prende le distanze dal realismo eriuge-
Singole opere in versione italiana: Il significato della niano per sostenere che gli universali sono dei
relatività, tr. it. di L. Radicati di Brozolo, Torino 1950; nomi che designano i diversi aspetti delle real-
A. EINSTEIN - L. INFELD, L’evoluzione della fisica, tr. it. di tà particolari.
A. Graziadei, Torino 1965; Pensieri degli anni difficili, A. Bisogno
Torino 1965; B. CERMIGNANI (a cura di), Relatività: BIBL.: R. QUADRI (a cura di), I collectanea di Eirico di
esposizione divulgativa, Torino 1967; Opere scelte, a Auxerre, Friburgo 1966 (con bibliografia a pp. XI-
cura di E. Bellone, Torino 1988; L’anno memorabile XV); R. QUADRI, Sulla data di morte di Eirico di Auxer-
di Einstein. I cinque scritti che hanno rivoluzionato la re, in «Studi Medievali», 24 (1983), pp. 355-366; F.
fisica del Novecento, a cura di J. Stachel, Bari 2001. CORVINO, Giovanni Scoto Eriugena e la scuola di Au-

3291
VOLUMIfilosofia.book Page 3292 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eisler ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

xerre, in Storia della filosofia diretta da Mario Dal Pra, 19222), e particolarmente il Wörterbuch der phi-
vol. V, Milano 1975, p. 97. losophischen Begriffe, 4a ed. in 3 voll., ivi 1927-
30. Cfr. del Kant-Lexikon la ripr., Hildesheim
EISLER, ROBERT. – Storico, filologo e filosofo
Eisler 1961, e l’ed. minore, ivi 1964.
austriaco, seguace di Avenarius, n. a Vienna il F. Barone
27 apr. 1882, m. a Oxted (Surrey) il 17 dic. 1949. BIBL.: M. SZTERN, R. Eisler und seine Philosophie, in
Nei suoi studi di storia della cultura, special- «Kant-Studien», 1927, pp. 428-34; E. SELOW, s. v. in
mente in Weltenmantel und Himmelszelt. Reli- «Neue deutsche Biographie», IV, Berlin 1959, pp.
gionsgeschichtliche Untersuchungen zur Urge- 421-22.
schichte des antiken Weltbildes (München 1910),
Eisler si sforza di ritrovare nel mondo orientale EIXIMENIS (EXIMENIS, XIMENES), FRANCISCO.
Eiximenis
prima del sorgere della civiltà greca, l’origine – Scrittore catalano, francescano, n. a Gerona
di tutte le visioni del mondo poi affermatesi in nel 1340 ca., m. a Perpignano nel 1412 ca.
Occidente, compresa la rivelazione cristiana. Studiò fuori dalla Spagna e insegnò a Tolosa;
In tale ricerca, egli segue il filo conduttore del- visse poi a Barcellona e dal 1383 a Valenza. Nel
la storia dei simboli e dei loro sviluppi e modi- 1408 gli fu conferito il patriarcato di Gerusa-
ficazioni, soprattutto nell’arte e nella poesia. lemme. Poligrafo (il più fecondo della cultura
Red. catalana medievale dopo Lullo e Arnaldo da
BIBL.: altri scritti di interesse filosofico: Die Erkennt- Villanova), manifesta l’influenza di Gioacchino
nistheorie der ästhetischen Kritik, Wien 1902; Studien da Fiore; opera principale: Lo crestià, lavoro di
zur Werttheorie, Leipzig 1902; Der Wille zum Schmerz, apologetica, di cui si conoscono soltanto, e
Wien 1904; Plato, His Personality and Politics, Oxford forse furono i soli stesi, su 13 preventivati, i li-
1950. bri I (Valencia 1483), III (ed. a cura di P. Martí
de Barcelona, Barcelona 1929-32, 3 voll.), che
EISLER, RUDOLF. – Filosofo spiritualista e
Eisler tratta ampiamente la filosofia morale, e il XII,
storico della filosofia, n. il 7 genn. 1873 a Vien- di argomento politico (Valencia 1484), donde
na, m. ivi il 14 dic. 1926. Eiximenis trasse il Regiment de la cosa pública,
Studiò a Praga, Vienna e Lipsia, ove formò la che presenta in modo originale i diritti e i do-
sua concezione filosofica sulle dottrine di veri del principe e del popolo (ed. a cura di D.
Wundt; lavorò e insegnò privatamente a Vien- de Molins de Rei, Barcelona 1927; ed. it. a cura
na, ove fu tra i fondatori della Società sociolo- di G. Zanoletti, Siena 1986; testi in Grande An-
gica. Ispirandosi a Wundt e Kant, elaborò un tologia filosofica, Milano 1964, vol. VII, pp. 361-
fenomenalismo obiettivo monistico, mirante 366).
alla sintesi di realismo empirico e di idealismo C. Testore
trascendentale, e intese la filosofia come la BIBL.: D.J. VIERA, Bibliografía anotada de la vida i obra
scienza che indaga criticamente i principi del de Francesc Eiximenis (1340-1409?), Barcelona
conoscere e ne organizza i risultati in un’intui- 1980; J. PERARNAU I ESPELT, Documents i precisions en-
zione omnicomprensiva della realtà. Tra le torn de Francesc Eiximenis (c. 1330-1409), in «Arxiu
opere teoriche: Kritische Einführung in die Phi- de Textos Catalans Antics», 1 (1982), pp. 191-215;
losophie, Berlin 1905; Einführung in die Erkennt- A.G. HAUF, Fr. Francesc Eiximenis, O. F. M., «De la
nistheorie, Leipzig 1907; Grundlagen der Philo- predestinaçión de Jesucristo», y el consejo del Arcipreste
sophie des Geisteslebens, ivi 1908, oltre a un’am- de Talavera «a los que deólogo mucho fundados non
pia serie di studi sul rapporto anima-corpo, da son», in «Archivum Franciscanum Historicum», 76
Der psychophysische Parallelismus (ivi 1894) a (1983), pp. 239-295; S. VILA, La ciudad de Eiximenis:
un proyecto teórico de urbanismo en el siglo XIV,
Geist und Körper (Göttingen 1912). Di ampiezza
València 1984; A. ANTELO IGLESIAS, La ciudad ideal
enciclopedica fu la sua attività come storico
según fray Francesc Eiximenis y Rodrigo Sánchez de
della filosofia, dalla traduzione di autori fran- Arévalo, Madrid 1985; D.J. VIERA, Más sobre manuscri-
cesi e inglesi, agli studi kantiani (nel 1930 fu tos, incunables y ediciones raras de la obra de Francesc
pubblicato postumo a Berlino un Kant- Eiximenis, in «Archivio Ibero-Americano», 47
Lexikon) e alla Geschichte des Monismus (Esslin- (1987), pp. 57-62; D.J. VIERA, La Dona en Francesc
gen 1910); attività concretata infine nella pre- Eiximenis, Barcelona 1987; G. DIAZ DIAZ, Hombres y
parazione di quegli utili strumenti di lavoro documentos de la filosofía española, Madrid 1988, vol.
che sono il Philosophen-Lexikon (Berlin 1912), III, pp. 13-20; C. GUARDIOLA ALCOVER, Juan de Gales,
lo Handwörterbuch der Philosophie (ivi 1913; Cataluña y Eiximenis, in «Antonianum», 64 (1989),

3292
VOLUMIfilosofia.book Page 3293 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Elan vital


pp. 330-365; P. SANTONJA - A. IVARS (a cura di), El in «Viator», 30 (1999), pp. 253-284; U. LINDGREN, s. v.
escritor Fr. Francesc Eximénez en Valencia (1383- in G. AVELLA-WIDHALM et al. (a cura di), Lexikon des
1408): recopilación de los ecritos publicados por el pa- Mittelalters, Stuttgart-Weimar 1999, vol. III, coll.
dre Andrés Ivars en la Revista «Archivio Ibero-Ameri- 1760-1761.
cano» sobre Francesc Eiximenis y su obra escrita en
Valencia, Benissa 1989; L. CERVERA VERA, Francesc de ’EL ( ). – Il nome divino che ricorre di fre-
’El
Eiximenis y su sociedad urbana ideal, Madrid 1989; M. quente nella letteratura antico-testamentaria.
AURELL, Eschatologie, spiritualité et politique dans la
La denominazione si trova già nelle testimo-
confédération catalano-aragonaise (1282-1412),
Cahiers de Fanjeaux, vol. XXVII, Toulouse 1992, pp.
nianze religiose ugaritiche e proto-israelitiche.
191-235; M.J. PÉLÁEZ, Estudios de istoria del pensa- Nei documenti scoperti nel 1928 nell’antica
miento político y jurídico catalán e italiano, Málaga città di Ugarit sulla costa dell’alta Siria, ’El fi-
1993, pp. 37-80, 81-107, 109-129; D.M. ROGERS, A gura come il padre delle divinità (in concorren-
«stemma codicum» for Francesc Eiximenis’ «Dotzè del za però con ’Asherah [Astarte]). Egli è conside-
Crestià», in L.J. SIMON (a cura di), Iberia and the Me- rato come creatore del mondo. Melchisedek
diterranean World of the Middle Ages: Essays in Honor (Gn 14, 18-20) benedice Abramo in nome di
of Robert I. Burns S. J., Leiden 1995, vol. I, pp. 322- «’El eccelso» (qeo;" oJ u{yisto" nella traduzione
334; J. HADZIIOSSIF, L’ange custode de Valence, in A. greca dei Settanta), creatore del cielo e della
VAUCHEZ (a cura di), La réligion civique à l’époque terra. Dal luogo citato del Genesi (14, 22) risul-
médiévale et moderne (Chrétienté et Islam), Collection ta che gli ebrei consideravano ’El eccelso co-
de l’École Française de Rome, vol. CCXIII, Roma
me il Dio unico, che essi adoravano. Nel peri-
1995, pp. 135-152; L. VONES, s. v. in W. KASPER (a cura
odo più antico gli ebrei subirono l’influenza
di), Lexikon für Theologie und Kirche, Freiburg i.B.
1993-20013, vol. III, coll. 1114-1115; C. CLAUSELL delle popolazioni autoctone, e praticarono il
NÁCHER, El P. Carmona, O. F. M., confesor de Adriano culto di ’El nel senso inteso dai popoli politei-
VI y probable traductor del «Llibre de les Dones» de sti (Os 12, 1; Ez 28, 2).
Francesc Eiximenis, in «Archivum Franciscanum Hi- Nella Bibbia ’El si trova spesso associato al
storicum», 89 (1996), pp. 287-305; P. SCHULTHESS - R. nome divino Shaddaj per esprimere il concetto
IMBACH, Die Philosophie im lateinischen Mittelalter, di Dio onnipotente in tutto il creato. Talvolta
Zürich-Düsseldorf 1996, pp. 420-421; J.O. PUIG, El ricorrono le espressioni: Dio di misericordia,
concepte de participacío en el pensament clàssic: l’apor- di bontà, di fedeltà (cfr.: Es 34, 6; Dt 5, 10 e 32,
tació de la teoria eiximeniana de la ciutat, la comunitat 1ss.), Dio vivo (Gn 3, 10), Dio del Patto (Gdc 9,
i la cosa pública, in «Actes del II Congrés Català de 46), Dio onnisciente (1 Sam 2, 3), Iddio giusto
Sociologia (Girona, 15-17 d’abril de 1994)», Barce-
e soccorritore (Is 45, 21), Dio di splendore e di
lona 1996, vol. I, pp. 193-213; D.J. VIERA, Francesc
maestà (Sal 29, 3-4).
Eiximenis’s Dissension with the Royal House of Ara-
E. Zolli
gon, in «Journal of Medieval History», 22 (1996), pp.
249-261; M.J. PELÁEZ - M.E. GÓMEZ ROJO, El pacifismo BIBL.: A. MURTONEN, A Philological and Literary Trea-
y la tolerancia en el pensamiento social y politico de tise on the Old Test-Divine Names, Helsinki 1952;
Francesc Eiximenis, in AA.VV., Toleranz und Intoleranz M.H. POPE, EI in the Ugarit Texts, in «Vetus Testa-
im Mittelalter, «VIII. Jahrestagung der Reinecke-Ge- mentum», suppl. II (1955); O. EISSFELDT, EI and
sellschaft (Toledo 14.-20. V. 1997)», Wodam Grei- Jahwe, in «Journal of Semitic Studies», 1 (1956), pp.
fswalder Beiträge zum Mittelalter, vol. LXXIV, Grei- 25-37; W.H. SCHMIDT, ’el Dio, in E. JENNI - C. WE-
fswald 1997, pp. 73-81; J. PERARANAU I ESPELT, Un pa- STERMANN, Theologisches Handwörterbuch zum Alten
ràgraf del Primer de crestià de Francesc Eiximenis in- Testament, München-Zürich 1971, ed. it. a cura di
spirat en el «De Mysterio cymbalorum» d’Arnau de Vi- G.L. Prato, Dizionario teologico dell’Antico Testamento,
lanova, in «Arxiu de Textos Catalans Antics», 17 Torino 1978, vol. I, coll. 124-130.
(1998), pp. 507-510; M.T. FERRER MALLOL, Frontera, ➨ DIO; ’ELOHIM; NOMI DIVINI.
convivencia y proselitismo entre cristianos y moros en
los textos de Francesc Eiximenis y de San Vicente Fer-
rer, in J.M. SOTO RÁBANOS (a cura di), Pensamiento me-
ELAN VITAL (slancio vitale). – È, secondo
Elan vital
dieval hispano: Homenaje a Horacio Santiago-Otero,
Bergson, il principio semplice e dinamico di
Madrid 1998, vol. II, pp. 1579-1600; J. PUIG MONTADA, tutta la realtà, la forza intima che ne provoca
Francesc Eiximenis y la tradición antimusulmana pe- tutte le forme e manifestazioni. La totalità del-
ninsular, Madrid, pp. 1551-1577; K. RIVERS, Memory la vita, compresa come slancio vitale, è ogget-
and Medieval Preaching: Mnemonic Advice in the Ars to di studio della metafisica. L’élan vital che
Praedicandi of Francesc Eiximenis (ca. 1327-1409), opera nella natura costituisce, nella compren-
3293
VOLUMIfilosofia.book Page 3294 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

’El‘azar ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sione olistica dell’autore, anche la chiave per ando l’unità sostanziale della dottrina esposta
l’interpretazione del mondo sociale. negli scritti dei suoi maggiori rappresentanti
G. Cogliandro (Senofane, Parmenide, Zenone, Melisso).
Quanto a Senofane, considerato sin dall’anti-
’EL‘AZAR,
’El‘azar BEN JEHUDAH DA WORMS. – N. a chità «fondatore della scuola eleatica», la sto-
Mainz nel 1165 ca., m. a Worms nel 1230 ca. riografia moderna ha sollevato non pochi dub-
Studioso ebreo nel campo della halakhah, del- bi sul ruolo da lui sostenuto nella storia
la teologia, dell’esegesi e autore di inni liturgi- dell’eleatismo, dato che la sua figura di rapso-
ci. Fu l’ultimo grande esponente del chassidi- do, critico della società e della religione, stu-
smo tedesco medievale. Proveniva da una del- dioso della natura, pare conciliarsi a fatica con
le più importanti famiglie ebraico-tedesche, i gli interessi e il metodo prevalenti negli altri
Kalonymus (di lontane origini lucchesi). Dopo rappresentanti di questo indirizzo filosofico. In
aver frequentato molti centri di studio in Ger- effetti, tanto Parmenide, che possiamo consi-
mania e nella Francia settentrionale, si stabilì derare l’autentico iniziatore dell’eleatismo, co-
a Worms. Nelle sue opere ricorda più volte av- me Zenone – e, in qualche modo, pure Melisso
venimenti a lui contemporanei, comprese le – mostrano una spiccata tendenza a occuparsi
violenze antiebraiche in cui trovarono la morte delle difficoltà logico-linguistiche che invalida-
sua moglie e due suoi figli. no i tentativi, posti in essere dai precedenti fi-
Il complesso della sua opera può dividersi in losofi della natura, di spiegare la molteplicità
cinque ambiti: l’halakhah, la poesia liturgica dei fenomeni e il loro mutamento; per cui risul-
(pijjutim), la teologia mistica, l’etica e l’esege- ta necessario il riesame dei criteri che fondano
si. Il suo scritto teologico più importante furo- la certezza del «sapere» filosofico, rispetto
no i Sodè Razajja’ (Segreti dei segreti). Quattro all’inconcludenza e contraddittorietà delle
parti dell’opera furono stampate (Bilgoroj «opinioni». Per Parmenide la «verità» cui il fi-
1936), tuttavia la sezione maggiore è ancora losofo aspira non coincide affatto con la cono-
manoscritta. La prima parte del testo pubbli- scenza dell’«origine» delle cose; ovvero del
cato descrive i modi in cui furono creati la ter- «principio» divino che tutte le contiene, anima
ra, le stelle, gli elementi ecc. ’El‘azar scrisse e governa. Ciò che conta, è, invece, rendersi
questa sezione come un’esegesi basata sulle conto che ogni possibile ricerca della verità, è
22 lettere dell’alfabeto ebraico, in accordo con segnata, nella sua «via» e meta finale, dalla ne-
la credenza, derivata dal Sefer Jetzirah, che in cessità immutabile e inderogabile di affermare,
esso fossero racchiusi i segreti e le modalità col pensiero e la parola, «ciò che è». L’inflessi-
operative della creazione. La seconda parte bile univocità dell’«ente», che è sempre tutt’in-
dell’opera affronta un altro topos della mistica tero e non è soggetto a cambiamento, da un la-
ebraica: la cosiddetta «opera del Carro» in ri- to rende palese l’assurdità dei discorsi che gli
ferimento a Ezechiele 1. Essa descrive il mondo uomini comunemente si scambiano, nei quali
divino e angelico. La terza e più ampia parte, si afferma contraddittoriamente che la cosa, o
intitolata Sefer ha-Shem (Libro del Nome), è «ente», di cui si parla, «è» e insieme «non è»: è
costituita da un’esegesi sistematica dei nomi questo, ma non quello; è in un certo modo, ma
di Dio; la quarta parte tratta dell’anima (Cho- non come era o come sarà. Considerazioni ana-
khmat ha-nefesh [Sapienza dell’anima], Lem- loghe obbligano a condannare come mera ap-
berg 1876). parenza il mondo delle «cose», che i mortali
P. Stefani stoltamente credono reali, dando credito alla
BIBL.: G. SCHOLEM, Die jüdische Mystik in ihren Haupt- testimonianza dei sensi, e alle opinioni che il
strömungen, Zürich 1957, tr. it. di G. Russo, Le grandi costume e la consuetudine insinuano nelle lo-
correnti della mistica ebraica, Torino 1993, pp. 123-172. ro menti. Questa contrapposizione netta fra la
realtà «vera» dell’«ente» sempre identico, in-
ELEATISMO. – Corrente filosofica sorta verso
Eleatismo generato e che non può cessare di esistere; e
la fine del VI secolo a. C., ad Elea, città della Ma- quella illusoria dell’«opinione» che senza crite-
gna Grecia (lat. Velia; a sud di Paestum), e fiorita rio assume come esistente il «non essere» dei
durante il secolo successivo. Capitolo cruciale fenomeni molteplici e in movimento, conduce
nella storia del pensiero dei presocratici, già necessariamente alla critica radicale delle co-
Platone (Soph., 242 d) e Aristotele (Metaph., I, 5, smologie ioniche precedenti, in particolare
986 b) ne riconobbero l’importanza, sottoline- della più raffinata e «metafisica» tra esse, la fi-
3294
VOLUMIfilosofia.book Page 3295 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eleatismo


losofia di Eraclito. Dopo Parmenide, la rifles- suscitata dall’eleatismo venisse avvertita dalla
sione del discepolo e successore Zenone ap- cultura filosofica del tempo come punto di
profondisce e difende le ragioni del caposcuo- svolta capitale, vale a testimoniarlo lo scritto
la, ponendo in luce, con argomentazioni sottili, De Xenophane, Melisso et Gorgia, che, se non è
le aporie che invalidano la tenuta logica delle opera di Aristotele stesso, certamente riflette
rappresentazioni della quantità continua e del un aspetto degli studi storico-filosofici pro-
movimento. A questo proposito, sono famosi i mossi dalla scuola peripatetica del Liceo.
«paradossi» con cui Zenone, applicando la re- G.F. Pagallo
ductio ad absurdum – la tecnica «dialettica» che BIBL.: testi e testimonianze: H. DIELS, Die Fragmente
avrà fortuna nell’insegnamento «retorico» di der Vorsokratiker, a cura di W. Kranz, Berlin 1961-64,
alcuni sofisti (è il caso di Gorgia) e presso la 21 (Senofane), 28 (Parmenide), 29 (Zenone),30 (Me-
scuola socratica dei megarici, fino a Diodoro lisso), tr. it. di P. Albertelli, Bari 1939 (rist. in I Pre-
Crono (fine IV secolo a. C.), e che influenzerà socratici. Testimonianze e frammenti, vol. I, Roma-Bari
notevolmente il metodo ipotetico-deduttivo 1981); v. le edd. a cura di M. Untersteiner (Senofane,
dei matematici greci – dimostra l’inconsistenza Firenze 19672; Parmenide, 19672; Senofane, 19672) e
dei ragionamenti di quanti, in vario modo, si di G. Reale (Melisso, Firenze 1970).
opponevano alla concezione che Parmenide Bibliografie: E. ZELLER, La filosofia dei Greci nel suo
aveva dell’«ente». Con Melisso, infine, la filo- sviluppo storico, a cura di R. Mondolfo, Firenze, vol.
sofia eleatica sembra allontanarsi dall’origina- III: Gli Eleati, a cura di G. Reale, Firenze 1967, pp. XI-
rio orientamento logico e fare ritorno ai temi II-XXXIX (fino al 1967); A. CAPIZZI, Introduzione a Par-
tradizionali della «fisica» ionica; tanto che Ari- menide, Roma-Bari 1975, pp. 122-127; W. TOTOK,
Handbuch des Geschichte des Philosophie, vol. I: Alter-
stotele reputa la filosofia di Melisso concet-
tum, Frankfurt am Main 1997, pp. 156-167; B. SIJAKO-
tualmente meno elaborata rispetto a quella dei
VIC, Bibliographia praesocratica, Paris 2001.
suoi predecessori. Tuttavia, anche grazie al si-
Studi: sui presocratici e i singoli autori citati v. le
stema melissiano, la crisi profonda che l’eleati-
voci rispettive; inoltre K. REINHARDT, Parmenides und
smo ha introdotto nella trama concettuale del
die Geschichte der griechischen Philosophie, Bonn 1916;
monismo dei «fisiologi» ionici, si sviluppa ul- G. CALOGERO, Studi sull’eleatismo, Roma 1932 (nuova
teriormente, condizionando gli assetti episte- ed. Firenze 1977); R. MONDOLFO, Note sull’eleatismo,
mologici delle dottrine pluraliste e i nuovi mo- in «Rivista di filologia e d’istruzione classica», 1934,
delli destinati a «salvare i fenomeni», elaborati pp. 209-228; J. ZAFIROPULO, L’Ecole éléate, Paris 1950;
da Empedocle, Anassagora, Democrito. Per al- A. CAPIZZI, Recenti studi sull’eleatismo, in «Rassegna
tro verso, anche nell’insegnamento di Protago- di Filosofia», pubblicata dall’Istituto di filosofia
ra e Gorgia, si mostra presente la lezione dell’università di Roma, 1955, pp. 205-213; H.
dell’eleatismo, soprattutto nell’assidua atten- SCHWABL, Die Eleaten, in «Anzeiger für die Alter-
zione che i maggiori tra i sofisti portano alla tumswissenschaft», 1957, pp. 195-226; V. GUAZZONI-
questione del rapporto che il pensiero-discor- FOÀ, Attualità dell’ontologia eleatica, Torino 1961;
so ha con la realtà. Le suggestioni provenienti J.H.M.M. LOENEN, Parmenides, Melissus, Gorgias. A
dall’ontologia eleatica sono raccolte ed elabo- Reinterpretation of Eleatic Philosophy, New York 1961;
rate da Platone – soprattutto nel dialogo dedi- W.K.C. GUTHRIE, A History of Greek Philosophy, vol. II,
cato alla figura del «venerando e terribile» Par- Cambridge 1965 (rist. 1980), cap. I; G. PRAUSS, Platon
menide – in vista dell’approfondimento dei temi und der logische Eleatismus, Berlin 1966; G. CALOGE-
RO, Storia della logica antica, vol. I, Bari 1967, pp.109-
decisivi concernenti l’«essere» e il «non-esse-
re», l’«identico» e il «diverso», sullo sfondo 208; E. ZELLER, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo
storico, vol. I a cura di R. Mondolfo, t. III: Gli Eleati, a
della discussione intrattenuta da Socrate con i
cura di G. Reale, Firenze 1967; W. LESZL, Parmenide e
sofisti, riguardante la verità e la possibilità
l’Eleatismo, Pisa 1986; AA.VV., «Atti del Convegno
dell’errore. Invece, negli scritti di Aristotele Internazionale su La Scuola Eleatica», in «La Parola
(Phys., I 1-3, 184 b 15-187 a 11; Metaph., A 5, 986 del Passato», 43 (1988); AA.VV., Saggi sulla filosofia
b 11-987 a 35), l’esposizione delle tesi fonda- eleatica, Napoli 1988; A. SZABÒ, Die Philosophie der
mentali dell’eleatismo – unitamente a quella Eleaten und die Mathematik der Griechen, in «La Pa-
delle altre filosofie presocratiche, di Socrate e rola del Passato», 43 (1988); R.B.B. WARDY, Eleatic
Platone – rientra nell’introduzione «dialettica» pluralism, in «Archiv für Geschichte der Philo-
dell’indagine sui principi fisici e la sostanza, sophie», 70 (1988), pp. 125-146; E. BERTI, La dialetti-
momento di vero e proprio collaudo della più ca eleatica nell’interpretazione di Hegel, in La Cultura
matura trattazione personale. Ma che la «crisi» filosofica della Magna Grecia. «Atti del Convegno in-

3295
VOLUMIfilosofia.book Page 3296 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eleftherópulos ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ternazionale (Messina 1987)», Messina 1989, pp. In particolare riguardo alla logica è da ricorda-
21-42. re la distinzione che fa Immanuel Kant nella
seconda parte della Dottrina trascendentale de-
ELEFTHERÓPULOS, AVROTÉLIS (Abrotéles
Eleftherópulos gli elementi della Critica della ragion pura (tr. it.
Eleutherópoulos). – Filosofo greco, n. a Costan- di P. Chiodi, Torino 1977, pp. 125-134) tra «lo-
tinopoli nel 1869, m. ad Atene il 26 nov. 1963. gica elementare» (come logica dell’uso gene-
Laureatosi in filosofia a Lipsia (1892-96), fu in- rale dell’intelletto) e «logica dell’uso partico-
caricato (1897) e ordinario nell’Università di lare». La prima comprende le leggi necessarie
Zurigo (1914) e poi ordinario di sociologia in dell’intelletto a prescindere dagli oggetti cui si
quella di Salonicco (1930-37). Le sue opere rivolge, mentre la seconda identifica le regole
principali sono: Soziologie, Jena 1904 (3a ed. per pensare rettamente una determinata spe-
1923); Das Schöne, Leipzig 1906; Einführung in cie di oggetti. Sempre dal punto di vista logi-
eine wissenschaftliche Philosophie, ivi 1908 (nuova co, Ludwig Wittgenstein chiama «proposizio-
ed. in greco, Athina 1952); Das Seelenleben, ne elementare» quella che afferma l’esistenza
Zürich 1911; Philosophie. Allgemeine Weltan- di un fatto atomico, mentre ogni altra proposi-
schauung, ivi 1911 (nuova ed. in gr., Atene zione è risultato di operazioni con proposizio-
1950); Die exakten Grundlagen der Naturphiloso- ni elementari.
phie, Stuttgart 1926 (nuova ed. in gr., Athina In sociologia, presso Émile Durkheim elemen-
1935). Opere in greco: Il bello e l'arte, ivi 1932; tare è sinonimo di essenziale e primitivo: si pen-
La vita sociale degli uomini, ivi 1934; La vita psi- sa cioè che, per scoprire i tratti essenziali di un
chica degli uomini, ivi 1935 ; Religione, Dio, Mo- fenomeno sociale, p. es. la vita religiosa, il me-
ralità e gli uomini, ivi 1953. todo migliore sia quello di rifarsi alle forme
Eleftherópulos sostiene un monismo assoluto primitive che, secondo i postulati della scuola,
e materialistico. Al di là dei fenomeni, c'è l'es- sarebbero anche necessariamente le più sem-
sere che è la sostanza prima, ignota e incono- plici.
scibile. Gli esseri ne sono la manifestazione re- In chimica, con «analisi elementari» viene de-
lativa ed evolutiva. Anche l'uomo viene finito un metodo di analisi che può essere
dall'evoluzione della vita inferiore e se ne di- qualitativa se ha lo scopo di determinare la na-
stingue come ente capace di formulare un ide- tura degli elementi che entrano a far parte di
ale autonomo sia sul come dovrebbe essere il un composto organico, oppure quantitativa se
mondo (arte) sia sul come dovrebbe vivere mira a stabilire i rapporti coi quali i diversi ele-
l'uomo per avere un valore propriamente uma- menti sono presenti nel composto.
no (etica). Ma arte ed etica non implicano nes- V. Miano - N. Reali
sun rapporto con alcun principio trascendente. BIBL.: É. DURKHEIM, Les formes élémentaires de la vie re-
Religione e Dio personale sono solo dei rimedi ligieuse. Le système totémique en Australie, Paris 1921;
per consolare l'uomo delle sue impotenze. L. WITTGENSTEIN, Tractatus logico-philosophicus, Frank-
F. Weber furt am Main 1960.
BIBL.: P. KANELLÓPULOS, in «Archivio di filosofia e di
teoria delle scienze» (in gr.; Athina), 1930, p. 480 ELEMENTO (element; Element; élément; ele-
Elemento
ss.; D. KALITSUNAKIS, Avrotélis Eleftherópulos, in «Arch. mento). – Tra i significati primi e fondamentali
di sc, econ.» (Athina), 1963, p. 1001-1002. di elemento, in greco (stoicei{on) e in latino
(elementum), spicca quello di lettera dell’alfa-
ELEMENTARE (elemental, elementary; ele-
Elementare beto o carattere che è parte di una sillaba. In
mentar; élémentaire; elemental). – È, in generale, senso traslato, elemento viene presto a signi-
tutto ciò che ha rapporto con elemento, nei ficare la parte prima e più semplice di un com-
suoi diversi significati. posto o di una mescolanza (p. es. l’acqua,
Forme elementari sono seconda la scolastica le l’aria, la terra e il fuoco come «quattro elemen-
forme sostanziali dei corpi semplici o elemen- ti» delle realtà fisiche); allo stesso tempo,
ti, mentre Spirito elementare è detto da alcuni l’uso del termine elemento si collega alla
filosofi (Paracelso, Heinrich Cornelius Agrip- struttura assiomatica di una scienza, ricondot-
pa, occultisti moderni) una specie di anima in- ta a proposizioni semplici non riducibili ad al-
feriore che si manifesterebbe nelle azioni dei tre, come accade negli Stoicei'a (Elementi di
corpi inorganici. geometria) di Euclide.
3296
VOLUMIfilosofia.book Page 3297 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Elemento


Testimone di questa duplicità di significato è il non abbiamo nessun mezzo per separarli, essi
corpus delle opere di Aristotele: da un lato, agiscono su di noi come corpi semplici, e dob-
stoicheion è applicato alla geometria e si riferi- biamo supporli composti solo al momento in
sce, secondo un uso probabilmente accademi- cui l’esperienza e l’osservazione ce ne avranno
co, alle sue proposizioni elementari non ulte- fornito la prova».
riormente dimostrabili (p. es. Cat., 12, 14 b 1; Lavoisier insiste sulla necessità di ricorrere
Metaph. B 3, 998 a 25-26); ma più spesso stoi- all’esperienza per determinare quali corpi sia-
cheia sono gli elementi dei corpi, ossia «quelle no semplici e quali no, ma anche in questo
parti nelle quali essi si risolvono in ultima raccoglie per un certo verso l’eredità degli an-
analisi e le quali non possono più scomporsi tichi. La stessa teoria empedoclea delle quat-
in altre di diversa specie» (Metaph. D 3, 1014 a tro radici (rJizwvmata), cioè terra, acqua, aria,
32). In generale Aristotele definisce elemento fuoco, che è arrivata fino alla soglia dell’epoca
«il primo costitutivo di una cosa, intrinseco, moderna, non pare stabilita aprioristicamen-
indivisibile in parti di diversa specie» (ibi, 1014 te, ma per analogia agli stati di aggregazione e
a 26): quindi, elemento di un corpo è un corpo soprattutto in riferimento a una certa procedu-
semplice, ossia un composto di materia e for- ra di analisi (cfr. p. es. H. Diels - W. Kranz [a cu-
ma (che non sono corpi, ma principi dei corpi) ra di], Die Fragmente der Vorsokratiker, Berlin
non ulteriormente divisibile in parti di diffe- 1951-526, 31 B 17). «E ciò è provato» – scrive
rente natura; viceversa, il corpo composto può Tommaso d’Aquino commentando il De caelo
essere risolto in altri corpi di diversa specie. di Aristotele (lez. VIII) – «dalla stessa scompo-
Concretamente, in linea con il Timeo platonico sizione, perché i corpi composti si risolvono in
(cfr. 53 b - 59 c), elementi sono, nel mondo su- tali corpi semplici: come appare nella risolu-
blunare, acqua, aria, terra e fuoco, e, nel mon- zione del corpo animale che si risolve in polve-
do celeste, l’etere. re e in una certa umorosità e in alcuni vapori,
Questo concetto di elemento attraversa tutta e così pure avviene per gli altri composti. Co-
la storia del pensiero filosofico e scientifico, in me poi questi corpi, in cui si risolvono gli altri,
particolare nella chimica rimanendo sostan- non siano a loro volta risolvibili, perché anche
zialmente immutato. P. es., nel suo Dictionna- questo appartiene alla definizione di elemen-
ire de chimie (Paris 1776, I, p. 376) il teorico del to, Aristotele lo prova aggiungendo che nel
«flogisto» Pierre-Joseph Macquer scrive: «Si fuoco non è presente, né secondo la potenza
dà in chimica il nome di elemento ai corpi che né secondo l’atto, la carne o il legno. Se infatti
sono di una tale semplicità che tutti gli sforzi carne o legno fossero nel fuoco, questo si po-
dell’arte sono insufficienti per decomporli, e trebbe risolvere in quelli, ma ciò non si verifica
per produrre su di loro qualunque specie di al- in alcun modo: dal fuoco si genera la carne e il
terazione, e che d’altra parte entrano come legno non per risoluzione, ma per aggiunta e
principi o parti costituenti nella combinazione mistione di altri corpi semplici alterati».
degli altri corpi che si denominano perciò cor- Nel pensiero aristotelico è ammissibile – come
pi composti»; e Antoine-Laurent Lavoisier, il del resto nel Timeo di Platone (cfr. 56 d - 57 b)
chimico della Rivoluzione Francese, nel Traité – che i quattro elementi si trasformino gli uni
élémentaire de chimie (Paris 1789, p. 376), osser- negli altri (per semplice corruzione di uno e ge-
va: «Se col nome di elemento noi intendiamo nerazione dell’altro); ma se nel Timeo questa
designare le molecole semplici e indivisibili possibilità di trasformazione dipende dalla
che compongono i corpi, è probabile che noi struttura geometrica degli elementi, ricondotti
non li conosciamo; che se al contrario noi ap- ai cinque solidi regolari, in Aristotele è legata
plichiamo al nome di elemento o di principio al fatto che gli elementi sono composti di ma-
dei corpi l’idea dell’ultimo termine a cui arriva teria e di forma e presentano proprietà contra-
l’analisi, tutte le sostanze che noi non abbia- rie, per cui possono agire l’uno sull’altro (cia-
mo potuto scomporre con qualunque mezzo, scun elemento possiede due qualità, una delle
sono per noi degli elementi; noi non possiamo quali è comune con un altro principio; così il
assicurare che questi corpi che noi riteniamo fuoco è caldo e secco, l’aria è calda e umida,
semplici non siano essi stessi composti di due l’acqua è fredda e umida, la terra è fredda e
o più principi, ma essendo che questi principi secca). Qui sembra riscontrarsi una differenza
non si separano mai, o meglio essendo che noi profonda tra la concezione di Aristotele e la
3297
VOLUMIfilosofia.book Page 3298 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Elemento ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

teoria empedoclea delle quattro radici: pare il sapore, l’alterarsi o meno all’azione del calo-
infatti che per Empedocle i corpi che troviamo re; di conseguenza, si considerano come ele-
in natura siano un risultato dell’unione degli menti i seguenti quattro corpi, cui sono legate
elementi che rimangono in sé invariati (cfr. le suddette proprietà: il solfo, il mercurio, il sa-
Diels-Kranz [a cura di], op. cit., 31 A 40-44; B le e la terra, che con la loro mescolanza danno
21), e quindi egli come gli atomisti rigettereb- origine a tutti gli altri corpi. Per motivi analo-
be ogni mutazione intrinseca dei corpi ele- ghi Paracelso, fondatore della iatrochimica,
mentari; per Aristotele invece si dà la possibi- pone questi cinque principi primitivi: lo spirito
lità di vere mutazioni intrinseche agli elemen- o mercurio (per ciò che è volatile e odoroso),
ti, dato che essi non esistono nel composto in l’olio o il solfo (per ciò che è infiammabile), il
atto, ma in potenza. Aristotele non risolve tale sale (per ciò che è sapido e solubile), l’acqua o
questione nel De caelo (cfr. III, 3), ma special- flemma (per ciò che è liquido e insipido) e la
mente nel De generatione et corruptione (cfr. I, terra o caput mortuum (che comprende le so-
10): se gli elementi fossero in atto nel compo- stanze non volatili, insipide e insolubili).
sto, non si avrebbe una vera composizione, ma Nell’ambito della pratica scientifica, Boyle po-
solo un miscuglio, mentre è proprio del com- ne in dubbio a partire dal 1661 che gli elementi
posto avere delle proprietà nuove irriducibili a aristotelici siano corpi semplici e considera
quelle dei componenti ed essere omogeneo in elementi i metalli noti alla sua epoca, nella
tutte le sue parti. D’altro canto, bisogna tenere convinzione che solo essi siano, oltre che tan-
presente che dalla scomposizione di un certo gibili e ponderabili, non decomponibili. Tutta-
corpo complesso risultano sempre gli stessi via, agli inizi del Settecento la chimica sembra
elementi, quindi questi devono rimanere nel ritornare all’idea antica, e così lo Stahl ammet-
composto in qualche modo: «Così i compo- te cinque elementi: la terra, l’aria, l’acqua,
nenti né persistono in atto, come il corpo e il l’acido universale e il flogisto (detto anche ete-
bianco, né sono distrutti, sia l’uno o l’altro, sia re o terra infiammabile). A lui si unisce Lavoi-
ambedue, perché la loro potenza è conserva- sier, che distingue i corpi semplici o indecom-
ta» (ibi, 327 b 29-30). posti, e indecomponibili con i mezzi attuali fi-
Filtrata dalle posizioni assunte in proposito da sico-chimici, dagli elementi propriamente det-
Avicenna e da Averroè – che egli riporta e di- ti, ma concorda sul fatto che gli elementi siano
scute in più luoghi (p. es. In II Sent., distinctio cinque: il calore, la luce, l’ossigeno, l’idrogeno
12, q. 1, art. 4; In III De caelo et mundo, comm. e l’azoto; i corpi semplici sono, poi, distribuiti
67) –, Tommaso d’Aquino si interroga su que- in gruppi: sostanze non metalliche ossidabili e
sta soluzione aristotelica, esprimendosi defi- acidificabili; sostanze metalliche ossidabili e
nitivamente su di essa nella Summa theologiae acidificabili; sostanze terrose, salificabili; in
(I, q. 76, art. 4 ad 4um), dove rileva che «le for- questa maniera, egli stila una prima tabella
me degli elementi rimangono nel composto, degli elementi chimici, che comprende una
non in atto ma potenzialmente (non actu sed trentina di sostanze.
virtute): rimangono infatti le qualità proprie Nel corso del sec. XIX, perfezionandosi i meto-
degli elementi benché attenuate, nelle quali si di di indagine (importantissima quella spettra-
esplica il potere delle forme elementari». Que- le) e determinandosi man mano le leggi della
sta concezione, che è coerente con la tesi chimica, vengono conosciuti, separati e classi-
dell’unicità dell’anima nell’uomo, dopo con- ficati i diversi elementi: lo svedese Jöns-Jacob
trasti assai vivaci che culminano nella condan- Berzelius, p. es., nel suo Manuale di chimica
na del 1277, finisce per diventare comune e (Lehrbuch der Chemie, Stockholm 1818), correg-
viene anche ripresa nella filosofia neoscolasti- ge e amplia la tabella di Lavoisier, escludendo-
ca, ove talora si ritorna alla teoria della molte- ne il calore e la luce e portando il numero degli
plicità e subordinazione delle forme sostan- elementi a una cinquantina. Dopo molteplici
ziali, per risolvere difficoltà sollevate dalle tentativi di altri chimici, il russo Mendeleev
nuove scienze fisiche e biologiche. propone nel 1869 la sua tabella periodica degli
In epoca moderna, con l’imporsi dell’alchimia, elementi, disposta secondo i pesi atomici cre-
alle quattro proprietà fondamentali ammesse scenti. La tabella Mendeleev-Moseley, nel
da Aristotele, si sostituiscono altre proprietà, mezzo della quale non può essere inserito nes-
come il poter bruciare, lo splendore metallico, sun nuovo elemento, ammette – e ha di fatto
3298
VOLUMIfilosofia.book Page 3299 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Elemosina


ammesso – l’aggiunta alla sua fine di ulteriori non mancherà mai nel tuo paese, io ti ho co-
elementi, di natura transuranica. Gli elementi mandato: apri la tua mano al tuo fratello povero
della tabella originaria sono sufficienti a spie- e al misero del tuo paese»). Della letteratura in-
gare le pure reazioni chimiche, però oggi si ri- tratestamentaria si veda Tb 4, 7 («dei tuoi beni
conduce la nozione di elementi non al suo pe- fa’ elemosina. Non distogliere mai lo sguardo
so atomico, ma al suo numero atomico: gli ele- dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di
menti chimici sono costituiti di atomi dotati Dio»). Nell’ebraismo l’elemosina (matan-tze-
dello stesso numero di protoni nel nucleo, e di daqah) testimonia di fronte a Dio la generosità
un numero di elettroni orbitali, fuori del nu- e la bontà del donatore, soprattutto se compiu-
cleo, uguale a quello dei protoni presenti nel ta in modo adeguato, cioè volentieri e segreta-
nucleo. Per le stesse ragioni, legate alla com- mente, come sostiene per esempio Maimonide
plessità della struttura atomica, anche nella fi- che definisce la donazione anonima come una
sica contemporanea elemento non è più l’ato- delle forme più perfette di elemosina.
mo come era concepito nei secoli scorsi e dagli Nell’Islam l’elemosina, considerata uno dei do-
antichi atomisti, perché questo era un corpu- veri fondamentali del musulmano, è nello stes-
scolo, un minimo indivisibile quantitativamen- so tempo pratica di purificazione rispetto al
te, e qualitativamente indifferenziato. possesso delle ricchezze e atto di solidarietà nei
V. Miano - E. Cattanei confronti dei poveri; come tale è prevista sia
BIBL.: P. TANNERY, La géométrie greque, Paris 1887 nella forma di una donazione individuale che
(rist. Hildesheim 1988); A. FOREST, La structure ogni fedele può versare a sua discrezione sia
métaphysique du concret selon st. Thomas d’Aquin, Pa- nella forma di una donazione legalizzata (tzaqat)
ris 19562 (1931); A.G.M. VAN MELSEN, Atom, Atomthe- che il fedele versa in un fondo comune destina-
orie, in J. Ritter (a cura di), Historisches Wörterbuch to ai membri più bisognosi della comunità.
der Philosophie, vol. I, Basel 1971, coll. 603, 606-611 Nel cristianesimo, dove l’elemosina è prevista
(con bibliografia); A. LUMPE, Element, in J. Ritter (a sia nella forma dell’offerta personale a singoli
cura di), Historisches Wörterbuch der Philosophie, vol. sia in quella della donazione a istituzioni depu-
II, Basel 1972, coll. 439-441; W. SCHWABE, «Mi- tate alla distribuzione di beni materiali e spiri-
schung» und «Element» im Griechischen bis Platon. tuali (ordini religiosi, chiesa), l’idea dell’elemo-
Wort- und begriffsgeschichtliche Untersuchungen, ins- sina come dovere verso il prossimo e verso Dio
besondere zur Bedeutungsentwicklung von «Stoi- è fondata sull’identificazione tra il bisognoso e
cheion», Bonn 1980 [«Archiv für Begriffsgeschichte», il Cristo (Mt 25, 31-46) e come tale declinata
Supplementheft 3].
nella dottrina delle opere di misericordia cor-
➨ ACQUA; ALCHIMIA; ARIA; ATOMISMO; CHIMICA; ELE- porale e spirituale dove vengono compendiate
MENTARE; ETERE; FUOCO; PRINCIPIO; TERRA. tutte le forme di elemosina che il cristiano deve
esercitare nei confronti del prossimo in vista
ELEMOSINA (Alms; Almosen; aumône; limo-
Elemosina della salvezza. Sostiene questa dottrina un’inin-
sna). – Il termine deriva dal greco ejlehmosuvnh terrotta riflessione, dai padri fino ai nostri gior-
(compassione) e designa varie forme di aiuto ni, che iscrive il dovere dell’elemosina ora all’in-
nei confronti del prossimo in difficoltà. In con- terno del circuito della carità, là dove l’attenzio-
testo religioso il desiderio di aiutare il prossi- ne sia concentrata sui meriti del donatore, cioè
mo si coniuga con quello di conseguire meriti sulla sua capacità di amore e di compassione e
di fronte a Dio in questa vita e in quella futura. sui modi in cui l’offerta viene compiuta, ora in
Nell’induismo l’elemosina, prevista sia come quello della giustizia, là dove l’attenzione sia ri-
forma di offerta nei confronti della casta sacer- volta ai bisogni del beneficiato, alla possibilità
dotale sia come aiuto a figure specifiche di bi- di migliorare le sue condizioni e dunque alla
sognosi, è ritenuta in grado di migliorare il de- necessità di una diversa distribuzione delle ric-
stino karmico di chi la compie. Nel buddhismo chezze. Questa dialettica tra meriti del benefi-
l’elemosina è chiamata a garantire la sussi- ciario e bisogni del beneficiato dà luogo nella
stenza dell’ordine monastico, la cui perfezione scolastica pre- e post-tridentina a una casistica
spirituale, ricadendo su quella dei donatori, è dell’elemosina fondata sulla distinzione fra il
in grado di accrescerne i meriti. necessario e il superfluo. Stabilito che l’elemo-
La Bibbia ebraica più volte indica il soccorso di sina consiste nel donare ciò che è necessario
chi ha bisogno come un dovere del fedele, co- per il beneficato e non necessario per il donato-
me per esempio in Dt 15, 11 («poiché il povero re, vengono variamente distinti sia i gradi del
3299
VOLUMIfilosofia.book Page 3300 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Elenchos ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

bisogno del beneficato, che vanno dal bisogno da Gabriele Giannantoni, che cura l’edizione di
estremo che implica pericolo per la sopravvi- testi e studi sulla filosofia antica.
venza alle varie condizioni che implicano priva- G. Negro
zioni più o meno gravi, sia quelli del superfluo
del donatore, che a loro volta vanno da ciò che ELENCHOS (gr. e[legco" «prova, confutazio-
Elenchos
è superfluo rispetto alla sopravvivenza di sé e ne» - elenchus; Elenchos, Elenchus; elenchus;
della propria famiglia a ciò che è superfluo ri- elenco). – È il processo per cui Socrate confuta-
spetto al mantenimento di uno status; l’incro- va il suo interlocutore e ne smascherava la fal-
cio tra queste diverse condizioni determina di sa scienza.
Red.
volta in volta l’obbligo dell’elemosina. In tal
BIBL.: G. REALE, Storia della filosofia greca e romana,
modo la riflessione sull’elemosina, muovendo- vol. IX, Milano 2004, pp. 131-132.
si tra l’idea di un possesso delle ricchezze inte-
➨ CONFUTAZIONE; IGNORATIO ELENCHI.
so come amministrazione di un bene comune
che l’elemosina contribuisce a ridistribuire e
ELENCHOS, FORMALIZZAZIONE DELLO. – SOM-
Elenchos
l’idea di una legittima accumulazione di ric-
MARIO: I. Premessa. - II. Preliminari logici. - III.
chezze escluse dal circuito dell’elemosina nella Formalizzazione della procedura elenctica:
misura in cui garantiscono il benessere di una calcolo elenctico E. - IV. Non conclusività
condizione sociale, coincide in parte con la ri- dell’argomento elenctico.
flessione sulla legittimità del possesso dei beni I. PREMESSA. – Una forma di giustificazione ester-
e del loro accumulo. na (eterofondazione) dei principi logici – quale
C. Casagrande può essere la giustificazione via evidentiae –
BIBL.: R. BROUILLARD, Aumone, in AA.VV., Catholicisme non è possibile. Al suo posto la tradizione clas-
hier, aujourd'hui, demain, Paris 1948 ss., vol. I, coll. sica (in particolare Aristotele) ha avanzato una
1050-1056; s. v. Charity, in AA.VV., Encyclopaedia ju- forma di giustificazione interna (autofondazio-
daica, Jerusalem 1971 ss., vol. 5, coll. 338-353; I. ne), priva di presupposti, interamente basata
NOYE, Miséricorde (Oeuvres de), in Dictionnaire de spi- sulle regole procedurali del contesto e, quindi,
ritualité, ascétique et mystique, Paris 1980, vol. X, coll. non necessitata a stabilire agganci con ele-
1328-1349; CH.S.J. WHITE, Elemosina, in M. ELIADE (a menti esterni. L’elenchos è la forma classica di
cura di), Enciclopedia delle religioni, Milano 1996, vol. autofondazione ed esso consiste, secondo la
III, pp. 168-170. lezione aristotelica, nel mostrare che il negato-
re del principio ha bisogno, proprio allo scopo
ELENCHOS. – Rivista italiana, fondata nel
Elenchos di dare significato alla sua negazione, di pre-
1980 da Gabriele Giannantoni. Viene edita a supporre il principio stesso. Esempio paradig-
cura dell’Istituto per il Lessico Intellettuale matico di applicazione dell’elenchos è il quar-
Europeo e Storia delle Idee (ILIESI), sezione to libro della Metafisica, ove Aristotele dà prova
Pensiero antico, del Consiglio Nazionale delle di una fondazione elenctica del principio di
Ricerche. La rivista è normalmente composta non contraddizione. La trattazione formale
di quattro parti (studi e saggi, discussioni, re- dell’argomentazione elenctica, che è oggetto
censioni e segnalazioni bibliografiche, infor- della presente voce, riguarderà esclusivamente
mazioni) e ha periodicità semestrale; i due fa- l’elenchos applicato a tale principio. Da esso,
scicoli escono a maggio e a novembre. pertanto, prende inizio la nostra analisi. Scopo
di tale analisi è mostrare come la struttura
Questa rivista è l’unica in Italia dedicata inte-
dell’elenchos sia sintattica e come l’assunzio-
ramente al pensiero antico e ha lo scopo di
ne di un punto di vista sintattico sia in ogni ca-
promuovere e incoraggiare questi studi, come so richiesta ai fini della formalizzazione.
esplicitamente indicato dal fondatore. È inol- Anche nel caso del principio di non contraddi-
tre caratterizzata dall’unità di campo e non zione, obiettivo dell’elenchos è mostrare che il
dall’unità di orientamento interpretativo, negatore del principio ha bisogno, proprio allo
nell’intento che proprio dal confronto e dal di- scopo di dare significato alla sua negazione, di
battito tra posizioni diverse nasca un progres- presupporre il principio stesso. In concreto, in-
so degli studi. fatti, il negatore del principio di non contraddi-
La rivista è collegata anche alla collana dallo zione (lo scettico) è costretto, per dare signifi-
stesso nome, «Elenchos», fondata anch’essa cato alla sua stessa posizione, a concepire l’op-
3300
VOLUMIfilosofia.book Page 3301 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Elenchos


posizione di positivo e negativo. Senza inten- zare l’argomentazione elenctica sopra illustra-
dere tale opposizione, quale significato po- ta. Tale formalizzazione consente di ottenere
trebbe avere la presunta negazione del princi- che l’elenchos non è incondizionatamente con-
pio di non contraddizione? Ma concepire l’op- clusivo. Anche l’argomentazione elenctica ri-
posizione significa affermare la legge dell’op- chiede, per essere conclusiva, che valgano al-
posizione tra positivo e negativo, legge che è cune – per quanto debolissime – condizioni
identica al principio stesso. Dunque, chi nega il preliminari.
principio – non a parole, ma conferendo signi- II. PRELIMINARI LOGICI. – Un’esposizione suffi-
ficato alla sua negazione – è costretto ad accet- ciente e completa del linguaggio e dei sistemi
tarlo. L’elenchos consiste in questo passaggio di regole di cui si farà uso nel seguito di questa
dalla negazione sensata della tesi alla sua af- voce si può trovare in S. Galvan, Non contrad-
fermazione. Tuttavia, esistono dei problemi nel dizione e terzo escluso. Le regole della negazione
modo di interpretare la forma di significato che nella logica classica, intuizionistica e minimale,
il negatore del principio è obbligato a conferire Milano 1997. In questa sede ci limitiamo a for-
alla sua negazione. Che cosa può significare nire le indicazioni essenziali per la lettura dei
per lo scettico negare il principio di non con- segni linguistici e metalinguistici. Si farà uso
traddizione? Significa naturalmente affermare del linguaggio enunciativo abituale. Le formu-
la contraddizione. Ma, che cosa significa, a sua le di tale linguaggio saranno designate meta-
volta, per lo scettico, contraddizione? La nozio- teoricamente attraverso lettere greche minu-
ne di contraddizione si può considerare defini- scole. I segni X e Y saranno usati quali variabili
ta in riferimento al contesto semantico condi- metateoriche per insiemi di tali formule.  sa-
viso dall’assertore del principio di non con- rà il segno metateorico della relazione di deri-
traddizione, contesto secondo il quale ¬α è vabilità. Le regole saranno presentate nella
vero se e solo se lo stato di cose espresso da a
formulazione tipica della deduzione naturale
non è attuale. Tale modo naturale di intendere
per sequenze. Di queste, però, ci limiteremo a
la negazione soffre, tuttavia, di un limite deci-
presentare solo quelle che interessano il tema
sivo. Non è detto, infatti, che lo scettico inten-
della formalizzazione dell’elenchos. Per le al-
da la negazione in tal senso e il suo opponente
tre si rinvia al testo citato o a un qualsiasi ma-
(assertore del principio di non contraddizione)
nuale che fornisca la presentazione dei calcoli,
non può pretendere che lo faccia. Avanzare la
classico (sistema K), intuizionistico (sistema I)
pretesa che lo faccia coinciderebbe con il pre-
tendere che lo scettico già ammetta in partenza e minimale (sistema J) nella formulazione se-
il principio, essendo questo necessariamente quenziale.
implicato dal contesto semantico richiamato. Innanzitutto, nella nostra analisi è importante
In altre parole, il buon funzionamento del- il gruppo delle regole che riguardano esclusi-
l’elenchos richiede che sia individuata una di- vamente l’uso dei connettivi della congiunzio-
mensione di intesa tra scettico e suo opponen- ne, disgiunzione e implicazione: A (Regola
te, che possa essere condiviso da entrambi. d’assunzione), I ∧ (Introduzione della congiun-
Questo non pare tuttavia possibile se si richie- zione nel conseguente), E ∧ (Eliminazione del-
de la condivisione del contesto semantico del la congiunzione nel conseguente), I ∨ (Introdu-
sostenitore del principio di non contraddizio- zione della disgiunzione nel conseguente), ∨I
ne, perché questo coinciderebbe con il far as- (Introduzione della disgiunzione nell’antece-
sumere già in partenza allo scettico il principio dente), I → (Introduzione della implicazione
o, comunque, una teoria che lo implica. L’inte- nel conseguente), MP (Modus Ponens). Nel loro
sa paritaria ci può essere solo se esiste un con- insieme esse costituiscono la base comune
testo sintattico minimale di regole formali che della logica classica, intuizionistica e minimale
definiscono l’uso del segno di negazione con- (che per questo sarà indicata nel seguito attra-
diviso da entrambi i contendenti, a prescindere verso la lettera B). In secondo luogo, non pos-
dallo specifico significato semantico che essi sono mancare alcune importanti regole e alcu-
gli conferiscono in base al loro specifico punto ni principi riguardanti la negazione. In partico-
di vista. Il seguito della presente voce presenta lare saranno utili: (1) le regole caratteristiche,
un contesto formale che soddisfa tali requisiti. rispettivamente, del calcolo classico K, di quel-
Esso è costituito essenzialmente da un siste- lo intuizionistico I e di quello minimale J; (2) il
ma formale entro il quale è possibile formaliz- principio di non contraddizione NC, la regola di
3301
VOLUMIfilosofia.book Page 3302 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Elenchos ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

autocontraddizione AC e la prima regola di tivo richiamato nella sezione precedente. La


contrapposizione C(a): contraddizione asserita dallo scettico sarà in-
Regole della negazione (¬k), (¬i), (¬j): dicata attraverso la lettera t. Vediamo ora le
regole che caratterizzano il calcolo E.
Innanzitutto, tra le regole di E sono da assu-
Regola della negazione X¬  mere tutte le regole relative al comportamento
classica (¬k) Y ¬ ¬ dei segni logici diversi dalla negazione ritenu-
X∪Y  te necessarie per assicurare quella minimale
condizione di significanza del discutere a cui
neppure lo scettico può sottrarsi. Si noti, infat-
Regola della negazione X ti, che non sarebbe, ad esempio, assicurata la
intuizionistica (¬i) Y¬ significanza della tesi sostenuta dallo scettico
se, per caso, egli non condividesse le regole
X∪Y  della congiunzione: quale significato avrebbe
l’affermazione della contraddizione se non
fosse previamente dato il significato della con-
Regola della negazione X  giunzione, significato fissato dalle regole rela-
minimale (¬j) Y ¬ tive? Per comodità assumeremo che tali regole
X∪Y  ¬ siano tutte quelle appartenenti alla base co-
mune B dei sistemi K, I e J, definita nel para-
Principi della negazione NC, AC, C(a): grafo precedente. La regola tipica di E riguar-
da, tuttavia, la negazione. Essa è la regola di
autocontraddizione elenctica seguente:
NC  ¬(α ∧ ¬α)

τ  ¬τ
X α  ¬α AE
AC  ¬τ
X  ¬α

Si noti la somiglianza con la usuale regola di


X αβ autocontraddizione AC, già sopra richiamata. AE
C(a) si ottiene da AC per semplice sostituzione di a
X ¬β  ¬α
con t e cancellazione di X. In sintesi, dunque:
E=B+AE.
III. FORMALIZZAZIONE DELLA PROCEDURA ELENCTICA: Ma qual è la giustificazione di AE? Per com-
CALCOLO ELENCTICO E. – Il calcolo E costituisce, prendere la ragione dell’introduzione di AE,
come abbiamo detto all’inizio, il contesto ri- occorre riflettere sulla struttura dell’intera
spetto al quale avviene il confronto tra il nega- strategia dello scettico. Oltre alla minimale
tore del principio di non contraddizione (d’ora condizione di significanza, sopra menzionata,
in poi NC) – ovvero lo scettico – e il suo oppo- lo scettico deve soddisfare anche una minima-
nente, ovvero l’assertore del principio di non le condizione di coerenza. Non certamente una
contraddizione. Il calcolo E serve per trattare condizione basata sul rispetto del principio di
la versione locale dell’elenchos, ovvero la pro- non contraddizione – che lo scettico si propo-
cedura di confutazione della formulazione lo- ne al contrario di negare – ma quella richiesta
cale della contraddizione (la particolare con- dall’esigenza per lo scettico (1) di impegnarsi
traddizione p ∧ ¬p asserita dallo scettico). La su tutto ciò che è implicato dalla sua tesi – il
versione generale della tesi scettica consiste, darsi della contraddizione – e (2) di non accet-
invece, nell’affermazione che per ogni enun- tare niente che sia incompatibile con essa. In al-
ciato p vale p ∧ ¬p . Chiaramente la formula- tri termini, è essenziale che valga tutto ciò che
zione generale è più forte, ma, appunto per è essenziale per assicurare il valore della tesi
questo, più difficile da sostenere. Nel seguito scettica e che sia negato tutto ciò che le è in-
sarà presa in considerazione solo la formula- compatibile. Nelle parole dello scettico: affer-
zione locale, decisamente più insidiosa. Nella mo tutto ciò che è condizione necessaria della
costruzione di E è usato il linguaggio enuncia- mia posizione e nego tutto ciò che la elimina.
3302
VOLUMIfilosofia.book Page 3303 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Elenchos


Ebbene, è proprio grazie a tale condizione mi- possibile. Per ottenere ¬τ è necessario qual-
nimale di coerenza che AE risulta giustificata cosa di aggiuntivo rispetto al calcolo E. La di-
anche agli occhi dello scettico. Tale condizio- mostrazione è per assurdo: sia τ ≡ p ∧ ¬p , oc-
ne, formalizzata, viene a coincidere, infatti, corre dimostrare E ¬τ
con le due seguenti regole, costituenti, insie- E ¬τ Ipotesi per assurdo
me con B, la teoria condivisa dallo scettico e
che, in ragione di ciò, indicheremo in seguito E ¬( p ∧ ¬p ) def. τ
con la sigla TS: B + AC ¬( p ∧ ¬p ) per ché AC implica AE
ma: B + AC ¬(p ∧ ¬p)
quindi: E ¬τ

S1 Il cuore della dimostrazione sta, naturalmen-

te, nel fatto che B + AC ¬(p ∧ ¬p), enunciato
che non è possibile ottenere senza entrare in
e particolari tecnici non affrontabili in questa
sede e per i quali si rinvia al testo precedente-
mente richiamato. Il senso dell’enunciato si
α  ¬τ può però illustrare attraverso lo schema se-
S2
 ¬α guente, dal quale risultano i rapporti principa-
li – che sono d’interesse per il nostro discorso
Ora, si confronti AE con S2. AE non è altro che – tra le regole e i principi della negazione già
una esemplificazione di S2. Per questo, la giu- presentati nel paragrafo dei preliminari. Per
stificazione di AE, nella prospettiva dello scet-
comprendere il modo in cui tali rapporti vi so-
tico, segue dalla giustificazione di S2 e, in pro-
no visualizzati occorre tenere presente che: (1)
spettiva più ampia, da quella di S1.
la freccia sta a indicare la relazione tra regola
Ancora una osservazione riguardante il rap- derivabile (arrivo della freccia) e regole che
porto tra AE, da una parte, e S1, S2, dall’altra.
servono da premessa (punti di partenza della
Si è visto che S2 include la regola AE, ma che
freccia); (2) la relazione di derivabilità è defini-
non è ad essa equivalente e si può, inoltre, ve-
ta rispetto alle regole della base comune B.
dere che AE non intrattiene un rapporto diret-
to con S1. Ci si potrebbe chiedere perché il cal-
colo elenctico E non contenga le regole che AC (¬ k)
caratterizzano la strategia dello scettico nella
loro globalità. La risposta è però ovvia. Il cal-
colo elenctico deve contenere le regole alle
quali ambedue i contendenti sono disposti ad
attenersi e, quindi, le regole a cui si attiene
(¬ j ) (¬ i)
non solo lo scettico ma anche il suo opponen-
te. Ora, non avrebbe alcun senso pretendere
che l’opponente accetti S1 o S2. Infatti, accet-
tare tali due regole significa, come si può facil-
mente vedere, accettare anche t, il che non
può essere certamente condiviso dall’oppo- C (a) NC
nente dello scettico. In altre parole, mentre S1
e S2 sono assiomi tipici della teoria rappre-
sentata dallo scettico, E è il calcolo che ne co-
stituisce la base comune, condivisa anche dal
suo avversario. Così dalla figura si può ricavare che, sullo
IV. NON CONCLUSIVITÀ DELL’ARGOMENTO ELENCTICO. sfondo della base comune B: ( ¬ k) implica
– A questo punto, ci si può facilmente rendere ( ¬ j) e ( ¬ i); ( ¬ j) implica a sua volta AC, C(a) e
conto che per confutare elencticamente il so- NC; d’altro lato, ( ¬ j) è implicata da AC+C(a) o
stenitore di t, è necessario mostrare che ¬τ è da AC+( ¬ i); per questo, il rifiuto di NC, sotto
una tesi di E e, a tale scopo, sarebbe da otte- la condizione di validità di AC, implica il rifiuto
nere E ¬(p ∧ ¬p), ove τ ≡ p ∧ ¬p . Ma ciò è im- sia di C(a) sia di ( ¬ i). Però non ci sono frecce
3303
VOLUMIfilosofia.book Page 3304 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Elettra ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

che escono soltanto da AC e terminano in NC, ELEUTERONOMIA (Eleutheronomie). – Se-


Eleuteronomia
il che sta a significare che NC non si può otte- condo Kant è «il principio della libertà su cui
nere dalla regola AC da sola. In effetti, NC si si appoggia la legislazione interna». Cfr. Me-
può ottenere da AC solo attraverso la media- taphysik der Sitten, II, Vorrede.
zione di regole eccedenti il sistema B+AC, Red.
quali sono C(a) o ( ¬ i). Nello schema prece-
dente tale relazione figura in modo indiretto, ELIA (´Eliva"). – Filosofo e commentatore
Elia
nel senso che a NC si arriva attraverso ( ¬ j). neoplatonico alessandrino, vissuto nella se-
In conclusione, si può dire che ¬ t, nella for- conda metà del VI secolo d. C., allievo di Olim-
mulazione locale, si ottiene dallo schema AC piodoro il giovane. Il nome ne attesta la fede
(e quindi a maggior ragione dallo schema cristiana, nonostante la sua adesione ad alcu-
elenctico AE, che è più debole) solo presuppo- ne tesi pagane, come quella dell’eternità del
nendo qualche principio eccedente il calcolo elencti- mondo. Della sua opera esegetica ci rimango-
co E. Lo scettico, pur rispettando le regole co- no: Prolegomeni alla filosofia e Commentario
muni del contendere rappresentate da tale all’Isagoge di Porfirio, editi da A. Busse nel
calcolo, non è dunque costretto a respingere 1900 (AA.VV., Commentaria in Aristotelem grae-
la sua tesi. ca, Berolini 1891 ss., XVIII 1) assieme a un
D’altro lato, però, la non conclusività della Commentario alle Categorie di Aristotele, da al-
procedura elenctica non va sopravvalutata. È, cuni critici attribuito a David l’Armeno, ma per
infatti, sufficiente accettare una regola ele- la cui attribuzione definitiva si attende ancora
mentare come la prima regola di contrapposi- un più accurato studio comparativo del voca-
zione per restituire all’elenchos tutta la sua bolario e dello stile dei due esegeti; un fram-
forza dimostrativa. mento di un Commentario agli Analitici Primi di
S. Galvan Aristotele, pubblicato da L.G. Westerink in
«Mnemosyne» serie 4, 14 (1961) pp. 126-139
BIBL.: H. HERMES, Introduction to Mathematical Logic,
Berlin - Heidelberg - New York 1973; G. SUNDHOLM,
(ora anche in Texts and Studies in Neoplatonism
Systems of Deduction, in D. GABBAY - F. GUENTHNER (a and Byzantine Literature, Amsterdam 1980, pp.
cura di), Handbook of Philosophical Logic. Vol. I: Ele- 59-79), in cui l’autore si autodefinisce filovso-
ments of Classical Logic, Dordrecht 1983, pp. 133- fo" e ajpo; ejpavrcwn, titolo onorifico, quest’ul-
188; A. CORRADINI, Riflessioni sul principio di non con- timo, che designava uomini di lettere; restano
traddizione, parte I in «Epistemologia», 8 (1985), pp. infine alcuni Scholia al De interpretatione di Ari-
217-246, parte II in «Epistemologia», 9 (1986), pp. stotele, editi da A. Busse nel 1897 (Commenta-
14-31; E. BERTI, Contraddizione e dialettica negli anti- ria in Aristotelem graeca, Berolini 1891 ss., IV 5).
chi e nei moderni, Palermo 1987; G. PRIEST et al. (a cu- G. Faggin - R.L. Cardullo
ra di), Paraconsistent Logic: Essays on the Inconsi- BIBL.: J.-P. MAHÉ, David l’Invincible dans la tradition
stent, München 1989; S. GALVAN, A Formalization of arménienne, in P. HADOT (a cura di), Simplicius. Com-
Elenctic Argumentation, in «Erkenntnis», 43 (1995), mentaire sur les Catégories, Leiden 1990, vol. I, pp.
pp. 111-126; H. WANSING (a cura di), Negation. A no- 189-207; L.G. WESTERINK, The Alexandrian Commen-
tion in Focus, Berlin - New York 1996; S. GALVAN, Non tators and the Introductions to Their Commentaries, in
contraddizione e terzo escluso. Milano 1997; D.M. GAB- R. SORABJI (a cura di), Aristotle transformed, London
BAY - H. WANSING, What is Negation?, Dordrecht-Bo- 1990, pp. 325-348; CH. WILDBERG, Three Neoplatonic
ston-London 1999; P. PAGANI, Contraddizione perfor- Introductions to Philosophy: Ammonius, David and
mativa e ontologia, Milano 1999; D. BATENS (a cura Elias, in «Hermathena», 149 (1990), pp. 33-51; R.
di), Frontiers in Paraconsistent Logic, London 2000; GOULET, s. v., in R. GOULET (a cura di), Dictionnaire des
W.A. CARNIELLI et al. (a cura di), Paraconsistency: The philosophes antiques, III, Paris 2000, pp. 57-66.
Logical Way to the Inconsistent, New York 2002; G.
PRIEST, Paraconsistent logic, in D. GABBAY - F. GUENTH- ELIADE, MIRCEA. – Storico delle religioni ro-
Eliade
NER (a cura di), Handbook of Philosophical Logic, vol. meno, n. a Bucarest il 9 mar. 1907, m. a Chica-
VI, Dordrecht 20022, pp. 287-393; P. WEINGARTNER (a go il 22 apr. 1986.
cura di), Alternative Logics. Do Sciences Need Them?, All’università di Bucarest, soprattutto attraver-
Berlin 2005; F. BERTO, Teorie dell'assurdo. I rivali del so Nae Ionescu, Eliade entra in contatto con la
principio di non contraddizione, Roma 2006. filosofia tedesca del periodo a cavallo tra la fi-
ne dell’Ottocento e l’inizio del Novecento
ELETTRA, SOFISMA DI: V. SOFISMA DI ELETTRA.
Elettra (Wilhelm Dilthey, Edmund Husserl, Rudolf Ot-
3304
VOLUMIfilosofia.book Page 3305 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Elias


to), mentre la lettura di Raffaele Pettazzoni e momento che la tensione dell’uomo verso il
Vittorio Macchioro orienta sempre più i suoi trascendente è direttamente collegata alla sua
interessi verso la storia delle religioni. Signifi- finitezza, l’essere umano è considerato fonda-
cativo è anche, nella sua formazione, l’influsso mentalmente religioso (homo religiosus). Nelle
di René Guénon, Julius Evola e Ananda K. Coo- religioni «tradizionali» questa tensione si con-
maraswamy. Tra la fine del 1928 e la fine del figura come «terrore della storia», cioè come
1931 vive in India, dove studia lo yoga sotto la volontà di negare il divenire storico attraverso
direzione di Surendranat Dasgupta e lo pratica una concezione ciclica della temporalità e il ri-
sotto quella di Shiwananda. Tornato in Roma- ferimento a un tempo originario, l’illud tempus,
nia, diventa assistente di Ionescu e svolge at- nel quale l’uomo trova i modelli esemplari del
tività politica aderendo alla Guardia di Ferro. suo comportamento (archetipi, intesi in un
Nella sua produzione scientifica vanno segna- senso differente da quello introdotto sopra) e
lati volumi su yoga, alchimia e folklore. Dopo al quale ritorna costantemente, attraverso il mi-
gli anni di guerra, trascorsi a Londra e a Lisbo- to e il rito. L’ebraismo e il cristianesimo valoriz-
na come membro del corpo diplomatico, Elia- zano invece la storia come luogo di manifesta-
de non fa ritorno in Romania e si trasferisce a zione di Dio. Nel mondo contemporaneo la sto-
Parigi, dove, su invito di Georges Dumézil, tie- ria è stata spogliata, secondo Eliade, del suo si-
ne conferenze all’EPHE. A Parigi pubblica Tech- gnificato trascendente, ma poiché la dimensio-
niques du Yoga (1948), il Traité d’histoire des re- ne religiosa rimane costitutiva dell’essere uma-
ligions (1949) (nel quale introduce le nozioni di no il sacro continua a manifestarsi, sebbene in
ierofania e illud tempus), Le mythe de l’éternel re- maniera camuffata, nelle attività profane.
tour (1949), Le chamanisme et les techniques ar- N. Spineto
chaïques de l’extase (1951), Images et symboles BIBL.: M.L. RICKETTS, Mircea Eliade. The Romanian
(1952), Yoga. Immortalité et liberté (1954), Forge- Roots, 1907-1945, New York 1988; M. HANDOCA,
rons et alchimistes (1956), Naissances mystiques Mircea Eliade (1907-1986). Biobibliografie, Bucure-
(1959). In questo periodo dà alle stampe an- sti 1997-99, 3 voll.; F. TURCANU, Mircea Eliade. Le pri-
che Das Heilige und das Profane (Hamburg sonnier de l’histoire, Paris 2003.
1957). Tra il 1950 e il 1961 partecipa ai conve-
gni del circolo Eranos di Ascona, dove incon- ELIAS, NORBERT. – Sociologo, filosofo, psico-
Elias
tra, tra gli altri, Henry Corbin, Carl Gustav Jung, logo e poeta, n. a Breslau (oggi Wroclaw, Polo-
Gershom Scholem. Grazie a Joachim Wach è nia) il 22 giu. 1897 e m. ad Amsterdam l’1 ag.
invitato a Chicago, dove diventa professore ti- 1990. Si addottorò in filosofia nel 1924, con
tolare nel 1959. Nel periodo americano insiste una tesi su Idea e individuo, in cui contesta la
sempre più sui concetti di «nuovo umanesi- concezione kantiana dell’apriorità di spazio,
mo», di «ermeneutica creatrice» (che sviluppa tempo, causalità e principi morali. Laureatosi
con particolare attenzione al pensiero di P. Ri- in sociologia con A. Weber, dal 1933 andò in
coeur), di homo religiosus. Fonda le riviste «An- esilio, prima in Francia e poi in Gran Bretagna,
taios» (con Ernst Jünger) e «History of Reli- dove rimase fino al 1962. Insegnò quindi ad
gions» (con Joseph Mitsuo Kitagawa e Charles Accra (Ghana) e, dal 1975, si stabilì definitiva-
Long), pubblica Religions australiennes (Paris mente ad Amsterdam. Nel 1983 fondò la Nor-
1972), l’Histoire des croyances et des idées religieu- bert Elias Foundation, ancora attiva.
ses (Paris 1976-83, 3 voll.), una serie di volumi In Die höfische Gesellschaft (Neuwied 1969, tr. it. di
in cui raccoglie i suoi articoli e diversi tomi di G. Panzieri, La società di corte, Bologna 1980) so-
memorie. Dirige l’Encyclopaedia of Religion stiene che l’idea moderna di civiltà nasce dal
(New York 1987). Specialmente in gioventù ha tentativo delle monarchie di controllare la con-
coltivato, accanto agli interessi storico-religio- dotta dei membri della nobiltà. Il tema della re-
si, l’attività di romanziere. pressione degli istinti nelle relazioni tra società e
I fenomeni religiosi sono definiti da Eliade «ie- potere è ripreso e sviluppato in Über den Prozess
rofanie». Le ierofanie presentano, accanto a der Zivilisation (Basel 1939, tr. it. di G. Panzieri, Il
una dimensione storica, una struttura astori- processo di civilizzazione, Bologna 1988).
ca, nella misura in cui incarnano «archetipi» M. Bastianelli
(modelli esemplari). L’inoggettivabilità del sa- BIBL.: N. ELIAS (a cura di), The Established and the Out-
cro e la sua inesauribilità fanno sì che essi si siders, London 1965, con J.L. Scotson, tr. it. di A. Pe-
prestino a una interpretazione senza fine. Dal rulli - E. Cioni, Strategie dell’esclusione, Bologna

3305
VOLUMIfilosofia.book Page 3306 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Elías de Tejada y Spínola ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

2004; Was ist Soziologie?, München 1970, tr. it. di T. munità politica corpi intermedi autarchici pre-
Griffero, Che cos’è la sociologia?, Torino 1990; Een es- cedenti lo stato, nei quali si esercitano i siste-
say over tijd, Amsterdam 1974-75, tr. it. di A. Roversi, mi di libertà politiche concrete che sono i fue-
Saggio sul tempo, Bologna 1986; Über die Einsamkeit ros. Quanto alle concezioni strettamente filo-
der Sterbenden in unseren Tagen, Frankfurt am Main sofico-giuridiche, Elías de Tejada si rifà innan-
1982, tr. it. di M. Keller, La solitudine del morente, Bo- zitutto al fondamentale principio etico della
logna 1985; Die Gesellschaft der Individuen, responsabilità dell’uomo davanti a Dio. Il di-
Stockholm 1983, tr. it. di G. Panzieri, La società degli
ritto è infatti una norma politica con contenu-
individui, Bologna 1990; Humana Conditio, Frankfurt
to etico, e l’unità della persona umana fonda
am Main 1985, tr. it. di A. Cavalli, Humana conditio,
Bologna 1987; Studien über die Deutschen, Frankfurt
l’unità della morale e del diritto.
I. Trujillo
am Main 1989, tr. it. di G. Panzieri, I tedeschi, Bolo-
gna 1991; Mozart. Zur Soziologie eines Genies, BIBL.: Introducción al estudio de la ontología jurídica,
Frankfurt am Main 1991, tr. it. a cura di M. Schröter, Madrid 1941; La causa diferenciadora de las unidades
Mozart: sociologia di un genio, Bologna 1991; The políticas, Madrid 1943; Historia de la filosofía del dere-
Symbol Theory, London 19912, tr. it. Teoria dei simbo- cho y del Estado, Madrid 1946; Las Españas, Madrid
li, Bologna 1998. 1949; El pensamiento político del reino hispánico de
Cerdeña, Sevilla 1954; La monarquía tradicional, Ma-
Su Elias: H. KUZMICS - I. MORTH (a cura di), Der unend-
drid 1954; Sociología del Africa, Madrid 1956; Nápoles
liche Prozess der Zivilisation: zur Kultursoziologie der
hispánico, Madrid 1958; Cerdeña hispánica, Sevilla
Moderne nach Norbert Elias, Frankfurt am Main
1960; Ideas políticas y jurídicas de s. Isidoro de Sevilla,
1991; S. MENNELL, Norbert Elias: an Introduction,
Madrid 1960; Tratado de filosofía del derecho, Sevilla
Oxford 1992; S. TABBONI, Norbert Elias: un ritratto in-
1976-78; Historia de la literatura política en las
tellettuale, Bologna 1993; J. FLETCHER, Violence and Ci-
Españas, Madrid 1991.
vilization: an Introduction to the Work of Norbert Elias,
Cambridge 1997; H. KORTE, Über Norbert Elias: das Su Elías de Tejada: R. STEINEKE, Die Rechts- und
Werden eines Menschenwissenschaftlers, Opladen 1997; Staatsphilosophie des Francisco Elías de Tejada Ein
M. SCHRÖTER, Erfahrungen mit Norbert Elias: gesam- Beitrag zum spanischen Traditionalismus, Bonn 1970;
melte Aufsätze, Frankfurt am Main 1997; J. GOUDSBLOM M. AYUSO, La filosofía jurídica y política de Francisco
- S. MENNELL (a cura di), The Norbert Elias Reader: a Elías de Tejada, Madrid 1994; M. DI GIOVINE, Il pensie-
Biographical Selection, Oxford 1998, tr. it. di V. Cam- ro tradizionalista nell’opera di Francisco Elías de Teja-
poresi et al., Tappe di una ricerca, Bologna 2001; R. da, Civitella del Tronto 2002.
VAN KRIEKEN, Norbert Elias, London 1998; M. STRAZZE-
RI (a cura di), La sintesi possibile: saggi su Norbert ELIDE, SCUOLA DI: V. SCUOLA DI ELIDE.
Elide
Elias, Lecce 2000; A. TREIBEL (a cura di), Zivilisations-
theorie in der Bilanz: Beiträge zum 100. Geburtstag ELIMINAZIONE (elimination; Elimination;
Eliminazione
von Norbert Elias (1897-1990), Opladen 2000. élimination; eliminacción). – Termine che assu-
me diversi significati in base alle discipline in
ELÍAS
Elías deDE TEJADA
Tejada Y SPÍNOLA, FRANCI-
y Spínola cui viene adoperato.
SCO. – Filosofo del diritto e della politica, n. il Nella logica aristotelica (cfr. specialmente i To-
6 apr. 1917 a Madrid e m. il 18 febbr. 1978 a pici) il sillogismo dialettico, che conclude dal
Madrid. probabile, attua l’eliminazione delle ipotesi
È stato professore di filosofia del diritto e di- assurde; quest’operazione si ritrova anche in
ritto naturale nell’università di Murcia, Sala- sistemi di logica postaristotelici, qualora si at-
manca, Sevilla, Madrid. Elías de Tejada sostie- tui un procedimento epagogico. Essa viene
ne l’idea di una filosofia giuridica di radici me- criticata dalla logica hegeliana, che sostituisce
tafisiche e storiche, di matrice tomistica, con all’eliminazione l’operazione dialettica del
accenti vitalistici ed esistenzialisti. La sua «togliere» (aufheben), in cui il residuo irrazio-
opera storiografica è basata sulla convinzione nale, invece d’essere eliminato, viene conser-
che la causa della differenziazione delle comu- vato e superato.
nità politiche non si radica nella «nazione», In senso metodologico l’eliminazione sistematica
ma nella «tradizione». Nella tradizione delle degli elementi soggettivi e irrazionali dall’edifi-
Spagne rintraccia lo spirito genuino della cri- cio della scienza è stata teorizzata per la prima
stianità, scomparsa dall’Europa tra il 1517 e il volta da Bacone nel Novum Organum attraver-
1648, e rimasta nel mondo ispanico e, dopo la so la teoria degli idola. Eliminazione metodolo-
«europeizzazione» di quest’ultimo, nel legitti- gica dell’irrazionale si attua anche in Cartesio
mismo carlista spagnolo. Distingue nella co- attraverso il dubbio metodico. Nel significato
3306
VOLUMIfilosofia.book Page 3307 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eliot


poi di sistematica indagine sul verificarsi smo, pone il sole al centro del nostro sistema
dell’esclusione di un dato fenomeno in date cir- planetario. Ebbe un influsso decisivo sulla
costanze, al fine di eliminare tali circostanze nuova concezione della realtà fisica che si an-
dallo studio del campo d’azione di quel feno- nuncia con la filosofia del Rinascimento.
meno, l’eliminazione assume valore logico-me- Red.
todologico ed è stata teorizzata prima da Baco- ➨ ASTRONOMIA; GEOCENTRISMO.
ne, a proposito della tabula absentiae, quindi da
John Stuart Mill a proposito del «metodo della ELIOT, THOMAS STEARNS. – Poeta, dramma-
Eliot
differenza» (System of Logic Ratiocinativ and In- turgo e critico angloamericano, n. il 26 sett.
ductive, London 1843, l. III, cap. 8, § 2). 1888 a St. Louis, Missouri, da una ricca fami-
ln psicologia s’intende per eliminazione il siste- glia legata al New England degli antenati, m. il
matico allontanamento di alcune sensazioni, 4 genn. 1965 a Londra. Dopo aver iniziato gli
immagini o attività dalla zona cosciente della studi nella città natale, nel 1906 entra a Har-
psiche e il loro trasferirsi nell’ambito della psi- vard, dove riceve una solida educazione uma-
che inconsciente o automatica. Questo pro- nistica e nasce come poeta. Qui legge i meta-
cesso, che può verificarsi a proposito di attivi- fisici inglesi, i simbolisti francesi e soprattutto
tà abituali, è stato studiato per la prima volta Dante e viene a conoscere la poesia provenza-
da David Hartley nelle sue Observations on le e gli stilnovisti. Attratto dalla cultura euro-
Man, his Frame, his Duty and his Expectations pea, nel 1910 parte per Parigi dove studia alla
(London 1749), e quindi da Priestley. Per Sorbona e segue i corsi del filosofo Henri Berg-
quanto riguarda invece le sensazioni e le im- son. Rivoltosi eminentemente alla filosofia
magini, il processo della loro eliminazione scrive la tesi di dottorato su F.H. Bradley; il
dalla zona cosciente della psiche è stato stu- problema della relazione tra la coscienza sog-
diato da Freud e dalla scuola psicanalitica. gettiva e la realtà costituirà l’interesse centrale
Nella teoria dell’evoluzione il termine elimina- di Eliot poeta. Nel 1914 è di nuovo in Europa.
zione acquista significato tecnico e viene ado- A causa dei primi tumulti della prima guerra
perato per designare una parte fondamentale mondiale si stabilisce in Inghilterra, dove ri-
del processo della «selezione naturale», stu- marrà per il resto della vita costruendovi una
diato da Darwin in Origin of Species (London carriera intensa e complessa. Il determinante
1859). L’eliminazione consiste qui nell’esclu- incontro con Ezra Pound lo lancia nel mondo
sione progressiva delle forme o strutture di vi- artistico londinese. Eliot è redattore di riviste
ta meno adatte alla conservazione e al miglio- letterarie come «The Egoist» (1917-19), fonda-
ramento della specie. Sulle orme di Darwin, tore dell’importante «The Criterion» (1922-29)
Spencer cerca di mostrare come attraverso e, dal 1925 fin quasi alla morte, codirettore
queste eliminazioni si attui la conservazione della prestigiosa casa editrice Faber & Faber.
delle forme vitali migliori («the survival of the Contemporaneamente scrive poesia sotto l’in-
fittest»). Questa teoria – com’è noto – ha avuto fluenza dei simbolisti francesi e studia i meta-
molti oppositori, in quanto non sempre trova fisici inglesi e il teatro giacomiano proseguen-
la sua conferma nel campo sperimentale. do quella ricerca della tradizione prossima e
A. Plebe remota dell’Occidente iniziata con i classici la-
BIBL.: J.L. MARION, Sur l’ontologie grise de Descartes: tini e greci.
science cartesienne et savoir aristotelicien dans les Regu- Dopo Prufrock and Other Observations (London
lae, Paris 2000; A.A. SEMI, La coscienza in psicoanalisi, 1917), nel primo numero di «Criterion» appare
Milano 2003; E. BERTI (a cura di), Guida ad Aristotele, The Waste Land (1922) che, uscita quasi con-
Roma-Bari 2004, pp. 47-101; P. ROSSI, Francesco Ba- temporaneamente in volume a New York, per
cone: dalla magia alla scienza, Bologna 2004; F. BER- la primitività della visione del passato e
TO, Che cos’è la dialettica hegeliana? Un’interpretazione
l’asprezza di un realismo ora sarcastico ora pa-
analitica del metodo, Padova 2005. rodistico con cui il poeta guarda alla vita sor-
➨ DIALETTICA; DIFESA, MECCANISMI DI; EPAGOGE; SE- dida della città moderna, eserciterà, anche per
LEZIONE. la sua forma «a frammento», un’influenza in-
calcolabile non solo sulla poesia ma su tutto il
ELIOCENTRISMO
Eliocentrismo (heliocentrism; Heliozen- mondo letterario del Novecento. Nel frattem-
trik; héliocentrisme; heliocentrismo). – Sistema po Eliot ha riunito in The Sacred Wood (London
astronomico che, in opposizione al geocentri- 1920) una serie di saggi strettamente legati al-
3307
VOLUMIfilosofia.book Page 3308 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eliot ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

la sua pratica poetica. Per l’importanza storica Prendendo la cittadinanza britannica e profes-
si stagliano sugli altri Tradition and the Indivi- sandosi monarchico in politica, classicista in
dual Talent (1919) e Hamlet and His Problems letteratura e anglo-cattolico in religione, nel
(1919). Nel primo affronta il concetto di tradi- 1927 Eliot si consacra definitivamente alla ri-
zione in una visione della poesia come simul- cerca di un ordine di riconciliazione, da non
taneità di un sistema organico di relazioni che pochi visto come conservatorismo. Da questo
si intrecciano nella mente dell’artista secondo momento le sue opere poetiche, a esclusione
procedure obiettive assimilabili alla reazione della purgatoriale Ash-Wednesday (London -
catalitica. Il poeta funge, infatti, da medium New York 1930) e di Four Quartets (New York
per la trasmutazione di immagini, esperienze, 1943 e London 1944), sono in prevalenza
materiali emotivi in una forma complessa che drammatiche. Al teatro, medium ideale per la
costituisce il nuovo prodotto poetico. Commi- più diretta espressione dell’utilità sociale del-
surato ai monumenti del passato, esso è im- la poesia, Eliot affida, infatti, l’esposizione di
messo nel presente e, alterandone relazioni e temi legati alla propria visione del mondo.
valori preesistenti, contribuisce a costituire Inoltre, introducendo la poesia nel desolato
quel «complesso vivente di tutta la poesia che mondo quotidiano, egli mira alla percezione di
è stata scritta» e che per Eliot costituisce la un ordine, quello musicale, che illumini la re-
tradizione. Insieme con la particolare disposi- altà portandola a una condizione di serenità,
zione all’assimilazione, il concetto giustifica lo di riappacificazione (la funzione e gli attributi
stile «a mosaico» di Eliot che incorpora cita- del dramma moderno vengono discussi so-
zioni, prestiti, derivazioni da poeti che l’hanno prattutto in The Possibility of Poetic Drama e
preceduto. Accanto alla decisa affermazione «Rhetoric» and Poetic Drama, entrambi del
antiromantica della impersonalità dell’artista, 1919). Dopo Murder in the Cathedral (London
1935), centrato sul tema del martirio come
nel secondo saggio sostiene come la funzione
adempimento di un disegno provvidenziale e
critica non risieda nell’interpretare ma nella
condotto sulle orme del teatro greco,del mi-
prassi della comparazione. Qui formula quella
stero medioevale e del rito religioso, Eliot pro-
dottrina del «correlativo oggettivo» per cui
segue nel suo intento di innovazione dramma-
stati mentali o emotivi hanno il loro corrispet-
tica con altre quattro prove. Il suo talento per
tivo in situazioni del mondo esterno che si as- il teatro, che fonde in uno gli umori della com-
sociano istantaneamente a quelle emozioni, media di costume, del dramma psicologico,
evocandole. Come John Donne e i poeti inglesi del «mistero» religioso, riscuote in The Cock-
del primo Seicento, che rivaluta, Eliot, consa- tail Party (London 1949) il maggior successo
pevole che l’unico mezzo per esprimere l’emo- commerciale. Nel periodo postbellico Eliot è
zione in forma d’arte è quello di trasformare anche acclamato conferenziere in Europa e ne-
ogni tipo di esperienza in poesia, risponde alla gli Stati Uniti, dove gli vengono tributati onori
grande complessità della civiltà presente con per la sua arte e per l’infaticabile presenza in
la coscienza della varietà, con ampiezza di co- questioni sociali e culturali. Nel 1948 viene
noscenze, con un dire intensamente allusivo prima insignito della più ambita onorificenza
ed indiretto. L’imponente attività saggistica, dei sovrani inglesi, l’Order of Merit, e poi del
alla quale si dedica durante tutta la sua esi- premio Nobel per la letteratura.
stenza con uno stile prosastico omogeneo, an- Il grande modello dal quale deriva molti dei
che se non sempre piacevole, si spinge ben ol- concetti fondamentali della sua teoria esteti-
tre l’ambito puramente letterario in quanto es- ca, interpretandoli però in chiave personale e
so non può dissociarsi da quello sociologico, integrandoli con il pensiero e l’apparato im-
economico, politico e teologico. Gli scritti, che maginifico di poeti francesi come Baudelaire e
appaiono in periodici filosofici o letterari, ven- Laforgue, ma anche di Dante e dei drammatur-
gono talora raccolti in volume, come Selected ghi elisabettiani e giacomiani e di Remy de
Essays (London 1932), The Use of Poetry and Gourmont, dal quale probabilmente desume il
Use of Criticism (London 1933) sul concetto di nucleo della dottrina del «correlativo oggetti-
«immaginazione uditiva», The Idea of a Chris- vo», è Ezra Pound, guida e giudice di tanta sua
tian Society (London 1939), Notes Towards a prima poesia. Presenze vive, sebbene non del
Definition of Culture (London 1948) e On Poetry tutto avvertite, sono anche quelle dell’ameri-
and Poets (London 1957). cano Irving Babitt, contrario all’individualismo
3308
VOLUMIfilosofia.book Page 3309 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eliot


nell’arte e alla presunzione dei romantici di ove, nella compresenza, si annullano tutte le
possedere la chiave immaginativa o filosofica aporie e si riconquista il tempo.
dell’universo, e dell’inglese T.E. Hulme, scetti- M. Giulietti
co nei confronti del progresso della razza uma- BIBL.: Poesia: Poems, London 1919; Ara Vos Prec,
na e lontano da atteggiamenti democratici e London 1920; Collected Poems 1909-35, London
tolleranti. Alle premesse poundiane e hulmia- 1936; The Cultivation of the Christmas Trees, London
ne vanno, infatti, ricollegate non solo l’opposi- 1954; Collected Poems 1909-62, London 1963.
zione a Milton e insieme la rivalutazione di Teatro: Sweeney Agonistes, London 1932; The Rock,
Dryden e di Pope, ma anche la sua interpreta- London 1934; The Family Reunion, London 1939;
zione del concetto di tradizione secondo il The Confidential Clerk, London 1954; The Elder
quale lo scrittore può avvertire il posto che oc- Statesman, London 1959
cupa nel tempo grazie al «senso storico». Esso Saggistica: For Lancelot Andrews, London 1928; After
gli consente di percepire la presenza del pas- Strange Gods, London 1934; Elizabethan Essays,
sato e di constatare che nessun artista e nes- London 1934; The Music of Poetry, London 1942;
suna opera d’arte esauriscono in se stessi il What is a Classic?, London 1945; Poetry and Drama,
Cambridge (Massachussetts) 1951; To Criticize the
proprio significato.
Critic, London 1965.
Poeta di un’epoca di avanguardia e di un’Euro-
Su Eliot: B. RAJAN (a cura di), T.S. Eliot: A Study of
pa torturata e sinistra, di personaggi privi di vi-
His Writings by Several Hands, London 1947; H.
talità spirituale, dopo aver scrutato l’abisso, GARDNER, The Art of T.S. Eliot, London 1949; F.O.
Eliot si pone con profondo umiltà nell’attesa MATTHIESSEN, The Achievement of T.S. Eliot, New York
di Dio. Con la sua conversione graduale e pub- - London 1958; H. KENNER, The Invisible Poet, New
blica, nutritasi anche del pensiero di Jacques York 1959; N. FRYE, T.S. Eliot, Edinburgh-London
Maritan, Eliot, pur privo dell’ambizione di es- 1963; E. BAUN, T.S. Eliot als Kritiker: eine Untersu-
sere un eroe morale, riporta a dignità la fede, chung anhand der ungesammelten kritischen Schriften,
il credere. Di fronte alla sicurezza volgare e Freiburg 1963; B. BERGONZI (a cura di), Four Quartets,
grossolana sono, infatti, a disposizione di chi London 1969; M. BROWN, The Making of T.S. Eliot’s
crede le espressioni più elevate del pensiero e Plays, London 1969; D. GALLUPP, T.S. Eliot: a Biblio-
della vita umana, la bellezza coltivata,che è graphy, London 1970; R. KOJECKÝ, T.S. Eliot’s Social
grazia per chi la trova, la purificazione dei mo- Criticism, London 1971; J.D. MARGOLIS, T.S. Eliot’s
tivi dell’agire, la profonda tensione della disci- Intellectual Development, 1922-1939, Chicago-Lon-
plina, la libertà dai legami delle appartenenze, don 1972; S. SPENDER, T.S. Eliot, London 1975; A.D.
MOODY, Thomas Stearns Eliot, Poet, Cambridge 1979;
il culto della memoria. Nel viaggio all’indietro
F. KERMODE, An Appetite for Poetry: Essays in Literary
nel tempo e negli spazi, in un’Inghilterra fami- Interpretation, London 1989; J.S. BROOKER, Mastery
liare al passato degli avi come al presente del and Escape: T.S. Eliot and the Dialectic of Modernism,
discendente americano e nell’America della Amherst (Massachussetts) 1994; A. JULIUS,T.S. Eliot,
sua prima giovinezza di Four Quartets, Eliot Anti-semitism, and Literary Form, Cambridge 1997;
trova, infatti, il correlativo della sua visione del M.A.R. HABIB, The Early T.S. Eliot and Eastern Philo-
vivere umano, l’incontro tra il tempo e l’eterni- sophy, Cambridge 1999; A. STRANDBERG, The Orphic
tà. Nella sua tensione lirica, quest’ultima fase Voice: T.S. Eliot and the Mallarmean Quest for Mean-
mira, infatti, a superare le antinomie e i con- ing, Upsala 2002. Numerosissimi gli studi su Eliot
trasti, la frammentarietà e la discontinuità in Italia tra cui: M. PRAZ, Machiavelli in Inghilterra ed
dell’esperienza umana nella folgorazione esta- altri saggi, Roma 1942; F. FERRARA, Il teatro di T.S.
tica dell’intersecarsi dell’invisibile con il visi- Eliot, Napoli 1961; G. MELCHIORI, I funamboli, Torino
bile. Qui culmina anche uno dei temi fonda- 1963; R. QUADRELLI, Nota sulla critica di Eliot e la cri-
mentali del pensiero e della poesia di Eliot, tica italiana, in «Ethica» 1966, pp.47-53; L. CARETTI,
T.S. Eliot in Italia, Bari 1968; M. PAGNINI, La musica-
quello del tempo con le sue scansioni in pas-
lità dei Quattro Quartetti di Eliot, in Critica della fun-
sato, presente e futuro. Eliot ora non ritorna zionalità, Torino 1970; S. SABBADINI, Una salvezza am-
soltanto alla persistenza del passato ma, in bigua, Bari 1971; A. SERPIERI, T.S. Eliot: le strutture
quadri lussureggianti di immagini e stabilen- profonde, Bologna 1973; V. FISSORE, Invito alla lettura
do le più lontane analogie, affonda lo sguardo di T.S. Eliot, Milano 1991; R. CRIVELLI, Introduzione a
nel disegno che trascende il flusso temporale T.S. Eliot, Bari 1993; D. CALIMANI, T.S. Eliot: le geome-
proiettando la tumultuosa scena mondana trie del disordine, Napoli 1998; A. LOMBARDO (a cura
nella «danza» eterna, nell’immobile centro di), Presenza di T.S. Eliot, Roma 2001.

3309
VOLUMIfilosofia.book Page 3310 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Elioteismo - eliolatria ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ELIOTEISMO - ELIOLATRIA (heliotheism -


Elioteismo - eliolatria titolare di un culto sfarzoso e complesso ed è
heliolatry; Heliotheismus - Heliolatrie; héliothéi- identificato con il sovrano, destinato a vivere,
sme - héliolatrie; helioteismo - heliolatría). – Ter- dopo la morte, nell’astro celeste.
mini usati per indicare il culto del sole, rispet- D.M. Cosi
tivamente nei suoi fondamenti teoretici (elio- BIBL.: J. HAWKES, Man and the Sun, London 1962;
teismo) e nella sua prassi rituale (eliolatria). SH.M. GUPTA, Surya. The Sun God, Bombay 1977; J.
Mentre sono amplissimamente diffuse, presso ASSMANN, Re und Amun. Die Krise des politheistischen
popolazioni di zone e periodi storici diversi, Weltbilds im Ägypten der 18-20 Dynastie, Freiburg
l’attribuzione all’astro solare di valori e signifi- 1983; E. HORNUNG, Echnaton. Die Religion des Lichtes,
cati simbolici, spesso connessi a figure miti- Zürich 1995, tr. it. di C. Salone, Akhenaton. La reli-
che di eroi fondatori o di antenati, nonché l’as- gione della luce nell’antico Egitto, Roma 1998; J. RHYS
sociazione o anche l’identificazione di esseri BRAM, Sole, in M. ELIADE, Enciclopedia delle religioni,
sovrumani (in particolare di esseri supremi o ed. tematica europea a cura di D.M. Cosi, L. Saibe-
di divinità) con il sole, appare relativamente ne e R. Scagno,Milano 1997, vol. IV, pp. 573-585; M.
ELIADE, Traité d’histoire des religions, Paris 1949, tr. it.
raro il vero e proprio culto del sole, inteso co-
a cura di P. Angelini, Trattato di storia delle religioni,
me venerazione dell’astro celeste concepito
Torino 1999, cap. 3: Il sole e i culti solari, pp. 126-157.
come divinità.
In India il dio del sole è Surya, a cui nel Rgveda ➨ COSMOGONIA; CULTO; EGITTO; LUCE; MAZDEISMO;
sono dedicati dieci inni, ma caratteri solari so- MITHRA - MITHRAISMO; RITO.
no attribuiti in seguito anche a Visnu, Varuna
e Mithra. Nell’antico Egitto spicca il culto del ELLENISMO. – SOMMARIO: I. La storia del ter-
Ellenismo
dio solare Ra, ben presto fuso con Atum e tem- mine. - II. Limiti cronologici e caratteri generali.
poraneamente sostituito da Aton, propria- - III. Lo sviluppo delle scienze ad Alessandria. -
mente il disco solare, in occasione della rifor- IV. La filosofia ad Atene. - V. La religione.
ma religiosa tentata da Akhenaton. Mentre I. LA STORIA DEL TERMINE. – Il termine ellenismo
queste divinità assumono, in talune fasi è entrato nell’uso a designare il periodo stori-
dell’evoluzione delle rispettive religioni, il ca- co che inizia con la morte di Alessandro Ma-
rattere di ente supremo, l’Utu dei sumeri è sol- gno, avvenuta nel 323 a. C. e che termina con
tanto una delle tante divinità teogoniche e il la conquista romana, segnata dalla vittoria di
Samas dei babilonesi il dio della giustizia e Ottaviano su Marco Antonio nella battaglia di
delle leggi. Nella religione iranica sono divini- Azio nel 31 a. C. Si è erroneamente creduto che
tà solari Mithra, cui è dedicato un inno il termine ellenismo sia stato coniato da J.G.
dell’Avesta, e soprattutto Ahura Mazdah, sem- Droysen, sulla base di un fraintendimento di
pre accompagnato nell’iconografia dal disco un passo degli Atti degli Apostoli (4, 1), in cui si
raggiante: al sole erano indirizzate preghiere e distinguono gli ellenisti, che parlano greco,
sacrifici. Nell’antica Grecia e a Roma il dio del dagli ebrei, che parlano un idioma semitico.
sole è Helios, dai caratteri piuttosto mitici che Droysen tuttavia non intendeva riferirsi agli el-
rituali, ed evidenti aspetti solari sono associa- lenisti come parlanti un greco imbastardito da
ti ad Apollo. Nell’impero romano si diffonde il elementi estranei ebraici e orientali, bensì a
culto di Mithra e, dapprima con Elagabalo e un qualunque parlante greco che non fosse
poi con Aureliano, viene istituito il culto uffi- però di origine greca. Egli quindi si riferiva alla
ciale del sole, di spiccata ispirazione orientale, lingua hellenistica con cui veniva definita già da
destinato a unificare tutti gli altri. Giuliano secoli prima, a partire dal Seicento, la koinhv
detto l’Apostata dedica ancora uno dei suoi di- parlata e in cui è scritta gran parte del Nuovo
scorsi a Helios sovrano. Nello scintoismo Testamento. L’età ellenistica è caratterizzata
giapponese incontriamo il raro caso di una dall’estensione delle conquiste greche e dallo
dea del sole, Amaterasu, protagonista della spostamento del centro di gravità della civiltà
cosmogonia e titolare principale del culto, in greca dalla Grecia all’Oriente. La cultura greca
quanto antenata dell’imperatore e garante penetrò in una vasta area del mondo orientale,
dell’identità nazionale. Gli aztechi veneravano dal bacino del Mediterraneo fino all’India, al
il quinto sole, caratterizzato da forti tratti co- Mar Nero, al Danubio, all’Etiopia e assorbì a
smogonici e calendariali, che doveva essere sua volta usi, costumi e idee religiose dal mon-
quotidianamente nutrito con sacrifici umani. do orientale. Fu un processo che dette origine a
Tra gli incas dell’antico Perù, invece, il sole è una nuova civiltà non riconducibile in senso
3310
VOLUMIfilosofia.book Page 3311 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ellenismo


stretto all’una o all’altra delle sue componenti, rono contrassegnati da guerre sanguinose tra i
ma all’intima fusione di elementi greci e orien- diadochi che cercavano di ricostituire il grande
tali che si esprime in una nuova lingua, la koinhv. impero di Alessandro nella sua forma origina-
La storia dell’età ellenistica è quindi la storia di ria. Da un punto di vista storico-politico si as-
tutti coloro che appartenevano al mondo cultu- sistette quindi a un continuo mutamento dei
rale greco e che parlavano e pensavano in gre- confini tra i vari regni con lotte intestine e al-
co, qualunque fosse la loro origine. leanze instabili, tanto che a quarant’anni dalla
II. LIMITI CRONOLOGICI E CARATTERI GENERALI. – No- morte di Alessandro tutti i suoi diretti succes-
nostante l’ellenismo sia storicamente e cultu- sori erano già scomparsi. Nel 280 a. C. ci fu una
ralmente definibile da questi caratteri, i suoi nuova divisione del vasto impero in tre grandi
limiti cronologici non sono univocamente ac- monarchie: il regno d’Egitto con Tolomeo II, il
cettati. Si discute se si debba anticipare l’ini- regno d’Asia con Antioco I, il regno di Macedo-
zio dell’età ellenistica alla conquista del- nia con Antigono Gonata. Ma fu soprattutto
l’Oriente da parte dei macedoni, includendovi con la generazione successiva, quella degli
le vicende storiche di Alessandro Magno, da epigoni, che si giunse a una stabilizzazione
un lato, e se la battaglia di Azio ne costituisca della situazione politica, poiché tutti i sovrani
il limite estremo, dall’altro. Le imprese di abbandonarono l’idea di ricostituire sotto il
Alessandro non fecero altro che fornire la pos- proprio dominio l’impero universale di Ales-
sibilità di realizzazione ad alcune tendenze en- sandro. Tuttavia nonostante le lotte per il po-
dogene, dal momento che già i fermenti di un tere e i conflitti militari che opposero i diversi
mutato atteggiamento nei confronti della vita regni ellenistici, lo spirito della cultura greca
erano avvertiti nel IV secolo con la crisi delle riuscì a permeare le varie regioni producendo
poleis greche e con l’affermazione dell’indivi- una comunanza di lingua, educazione, forme
dualismo e dell’universalismo. E se è indubbio di vita, che conferì al mondo ellenistico
che sotto Augusto la capitale del mondo civile un’unità culturale. Per questa ragione trattere-
è Roma, con la conseguenza che non sarà più mo qui dell’ellenismo intendendo essenzial-
il greco l’unica lingua ufficiale dell’impero, c’è mente riferirci alla sua cultura.
chi ritiene che un cambiamento di prospettiva Uno dei caratteri fondamentali dell’ellenismo
sia avvenuto già a partire dalla conquista di è il declino delle poleis greche e lo spostamen-
Atene da parte di Silla nell’87 a. C., e che co- to della potenza politica ed economica in
munque non in tutti i campi si possa indivi- Oriente. L’ampliamento dei confini geografici,
duare lo stesso limite cronologico che indichi inducendo forme di mescolanza etnica, favorì
il passaggio all’era successiva. In effetti dopo un clima ideologico nuovo che permise lo svi-
la conquista di Silla l’importanza culturale di luppo del sentimento di fratellanza universale
Atene andò declinando e, soprattutto in cam- e dell’unità dell’umanità. Le differenze nazio-
po filosofico, ben prima della data convenzio- nali furono superate in nome del principio di
nale del 31 a. C., già intorno al 100 a. C. si de- uguaglianza fra tutti gli uomini e scomparve il
terminarono i fattori responsabili del declino confine tra greci e barbari. L’ideale panelleni-
delle filosofie ellenistiche (cfr. M. Frede, Epilo- co, che aveva cominciato a maturare già alla fi-
gue, in K. Algra et al., The Cambridge History of ne del IV secolo a. C. tra gli uomini colti di ogni
Hellenistic Philosophy, Cambridge 1999, pp. parte dell’Ellade, legati tra loro da comuni in-
771-797). L’età ellenistica fu un’età segnata da teressi, non riconosceva come elleno soltanto
continui scontri militari e politici, sia a causa chi non aveva cultura ellenica, per cui un bar-
dei ripetuti tentativi da parte delle poleis di ri- baro, impadronitosi della cultura ellenica, era
conquistare la propria indipendenza, sia per la elleno a tutti gli effetti. Inoltre la koinhv, svilup-
violenta competizione per il potere esplosa tra patasi sulla forma modificata del greco attico,
i diadochi. La sua storia è particolarmente ben compresa e utilizzata da tutti, non solo
complicata e si conclude con le campagne mi- permise di viaggiare da un capo all’altro
litari che permisero ai romani di porre fine all’oijkoumevnh, ma divenne la lingua d’uso, sop-
all’indipendenza del mondo greco. Alla morte piantando gradatamente i dialetti. Il prete ba-
di Alessandro l’impero fu spartito tra i diado- bilonese Beroso e l’egiziano Manetone, che
chi e si costituirono cinque grandi regni: Ma- volevano far conoscere ai greci la storia della
cedonia, Egitto, Babilonia, Tracia e Asia Mino- loro patria, utilizzarono la lingua greca e la sua
re. La fine del IV e gli inizi del III secolo a. C. fu- forma letteraria. Le conquiste militari di Ales-
3311
VOLUMIfilosofia.book Page 3312 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ellenismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sandro avevano dilatato i confini del mondo fi- va acquistato fondi importanti, tra cui quello
nora conosciuto, permettendo di includere va- di Aristotele. Anche gli Attalidi a Pergamo ga-
ste aree geografiche nell’area del mondo abi- reggiarono con i Lagidi, fondando, a loro volta,
tato. I greci cominciarono a spostarsi e a viag- una biblioteca specializzata in opere di erudi-
giare, incrementando gli scambi commerciali, zione. Con il passare del tempo il gran numero
per cui i vincoli locali divennero meno forti. Se di testi letterari raccolti rese necessaria la pre-
dunque nel V secolo a. C. il predominio della senza di studiosi, i filovlogoi, esperti nella ca-
politica aveva impedito il costituirsi di una talogazione e attribuzione dei testi. Tra i gran-
cultura tecnica e scientifica, nel III secolo a. C. di bibliotecari di Alessadria meritano di essere
lo spostamento dell’asse della politica dalla ricordati Callimaco, Apollonio Rodio, Erato-
polis allo stato territoriale, con il conseguente stene, Aristofane di Bisanzio, Aristarco di Sa-
abbandono da parte dei cittadini dell’interes- motracia. Callimaco fu anche un poeta che eb-
se per le questioni dello stato, favorì il formar- be grande popolarità e fama nel mondo anti-
si di una classe di uomini colti, dediti agli stu- co, anche a giudicare dal numero dei papiri
di e alla ricerca scientifica. Si venne così a de- che ci hanno conservato frammenti delle sue
terminare un nuovo assetto politico e sociale, opere e dalle numerose citazioni presenti nei
il quale contribuì a promuovere lo sviluppo grammatici, lessicografi ecc. Ad Alessandria
delle scienze particolari. Accanto alla filosofia, ebbero grande impulso la raccolta e la classifi-
che continuò a fiorire ad Atene, ad Alessandria cazione dei testi e si sviluppò un’intensa atti-
ebbero grande impulso le scienze, tra cui la fi- vità filologica, volta soprattutto a stabilire
lologia, la geografia, l’astronomia. l’autenticità dei testi letterari e filosofici. A
III. LO SVILUPPO DELLE SCIENZE AD ALESSANDRIA. – Callimaco si deve il catalogo ragionato in 120
Alessandria, città fondata da Alessandro nel libri, Pivnake", che costituisce la prima storia
332 a. C., era diventata sotto i Tolomei non so- letteraria di carattere scientifico, e a lui risal-
lo un importante centro politico con la sua gono le liste delle opere dei filosofi che Dioge-
enorme burocrazia, ma anche uno dei centri ne Laerzio riporta nelle Vite dei Filosofi. Erato-
culturali più vivaci del mondo ellenico. Essa stene fu uno scienziato che ebbe vasti interes-
esercitò un grande potere d’attrazione sulle si, dalla filosofia alla geografia, dalla gramma-
persone colte ed eclissò il predominio intellet- tica alla cronografia. Egli per primo si attribuì
tuale di Atene, la quale conservò il primato fi- la qualifica di filovlogo", nel senso moderno
losofico. Ad accrescere l’importanza culturale di «critico del testo». Dalla metà del III secolo
di Alessandria contribuirono anche la fonda- a. C. alla metà del II secolo a. C. l’attività critica
zione della biblioteca e del museo, che la tra- ed ermeneutica si esercitò soprattutto nell’an-
smissione e la diffusione dei testi letterari, or- notazione sistematica dei testi, in particolare
mai affidati alla carta scritta e al commercio li- di quelli omerici. Zenodoto, autore della pri-
brario, indubbiamente favorirono. La bibliote- ma edizione critica dell’Iliade e dell’Odissea,
ca di Alessandria, organizzata sul modello di estese la sua indagine filologica anche ad altri
quella della scuola di Aristotele, faceva parte poeti. Questa attività ecdotica fu proseguita
della struttura del museo, che era una comuni- da Aristofane di Bisanzio, che oltre a Omero, la
tà di dotti, uniti dal comune culto per le muse. dedicò a Esiodo, ai lirici e ai prosatori. Anche
In essa confluirono tutta la produzione lettera- la biblioteca di Pergamo acquistò notevole im-
ria e filosofica in lingua greca e anche tradu- portanza sotto la direzione di Cratete di Mallo,
zioni di importanti testi di altre civiltà, come grande studioso, il quale fu anche autore di
l’Antico Testamento. Il museo, fondato da Tolo- un’importante opera dedicata alla filosofia
meo Sotere, si trasformò con Tolomeo Filadel- stoica. Ma tra la biblioteca di Alessandria e
fo in un centro accademico di studi superiori, quella di Pergamo si determinò ben presto
dove i sapienti furono mantenuti e pagati a una grande rivalità, che ebbe come conse-
spese del sovrano e trovarono gli strumenti guenza l’acquisto indiscriminato di testi e
necessari per le proprie ricerche scientifiche. quindi il deterioramento della loro qualità, an-
Col passare del tempo la biblioteca continuò che a causa dell’introduzione di falsi. Il gusto
ad ampliarsi e assunse grandi dimensioni, letterario e i canoni estetici stabiliti da gram-
passando da una dotazione di duecentomila matici e filologi svolsero un ruolo importante
volumi alla morte di Tolomeo Sotere a quat- nel conservare e tramandare i testi. Ha tuttavia
trocentomila a quella di Filadelfo, il quale ave- pesato sul naufragio delle opere di molti auto-
3312
VOLUMIfilosofia.book Page 3313 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ellenismo


ri antichi la condanna che questi grammatici spiegò il funzionamento mostrando il ruolo
inflissero a quelle opere che non trovavano del cervello, ed Erasistrato, il fondatore della
conformi ai canoni linguistici da essi stabiliti. fisiologia; alla seconda appartennero Filino di
Gli autori compresi nei canoni furono nei se- Cos e Serapione di Alessandria.
coli successivi letti e commentati, gli altri in- IV. LA FILOSOFIA AD ATENE. – Nel III secolo a. C.
vece furono condannati all’oblio. Il mecenati- anche la filosofia conobbe una grande vitalità,
smo dei sovrani e la struttura del museo e del- come dimostra il sorgere di scuole filosofiche
la biblioteca, che mettevano a disposizione nuove, il pirronismo, l’epicureismo e lo stoici-
degli studiosi un grande patrimonio scientifi- smo, accanto alle scuole tradizionali, quali
co, fecero sì che ad Alessandria si recassero i l’Accademia e il Liceo, che cominciarono a
maggiori scienziati dell’epoca. L’incremento perdere di importanza. La scuola di Aristotele
delle conoscenze geografiche rese necessaria infatti si era indirizzata verso studi specialisti-
una nuova fissazione cartografica. Fu Eratoste- ci, come la botanica, la zoologia, la ricerca sto-
ne a coniare per primo la parola «geografia», rica, che non avevano un grande richiamo
intendendo con essa il disegno cartografico. presso il grosso pubblico, mentre l’Accade-
Nei Geographika Eratostene definì con grande mia, dopo la morte di Platone, aveva prosegui-
precisione le dimensioni della superficie della to l’indagine matematizzante dell’ultimo peri-
terra e delineò una carta complessiva del- odo della speculazione platonica, abbando-
l’oijkoumevnh, prescindendo da elementi fiabe- nando però i metodi di ricerca del maestro per
schi e meravigliosi, che pure erano presenti concentrarsi, a partire dal 314 a. C. con lo sco-
nelle fonti a cui egli attingeva. È degno di nota larcato di Polemone, soprattutto sull’indagine
che accanto alla pura informazione egli privile- morale. Le nuove scuole ellenistiche seppero
giasse un ordinamento sistematico di tutti i inserire l’indagine morale in un orizzonte più
dati osservati. La matematica ebbe grande im- vasto: il fine della vita e la felicità debbono es-
pulso, grazie a Euclide, il quale nell’opera inti- sere ricercati nell’universo e nella compren-
tolata Elementi propose un modello di scienza sione delle leggi che lo governano. Fu questa
deduttiva che fu accolto da altri grandi mate- la ragione per la quale gli epicurei e gli stoici
matici, tra i quali Archimede, che forse sog- acquistarono maggior credito presso il pubbli-
giornò per un breve periodo ad Alessandria. co, in quanto seppero fondare una nuova con-
Anche l’astronomia cominciò a fondarsi sul- cezione della natura umana e del mondo
l’osservazione dei fenomeni, giungendo alla sull’osservazione empirica e sui bisogni con-
formulazione di ipotesi esplicative. Aristarco creti. Zenone elaborò una concezione monisti-
di Samo determinò le dimensioni del sole e ca della filosofia come studio del logos, ovvero
della luna e la loro distanza dalla terra ed ebbe del principio razionale che pervade tutto l’uni-
l’intuizione, rivoluzionaria per l’epoca, che la verso, e che si identifica con la ragione. Le va-
terra gravita intorno al sole e non viceversa. Ip- rie parti della filosofia, logica, fisica ed etica,
parco di Nicea, grande astronomo, tentò di sono strettamente connesse le une alle altre in
salvare i fenomeni, introducendo la teoria de- quanto studiano le varie manifestazioni del lo-
gli eccentrici e degli epicicli, che permise di gos. In un universo dominato da un’unica en-
spiegare le irregolarità apparenti nel moto dei tità intelligente, coestesa all’universo, che è
pianeti; riuscì a calcolare con notevole preci- anche dio, natura fato e provvidenza, non ri-
sione la durata dell’anno solare con uno scarto mane all’uomo che vivere secondo natura, per-
di soli sette minuti in più, e scoprì la preces- ché la perfezione della natura umana si realiz-
sione degli equinozi. La medicina fu caratteriz- za nell’accordo volontario con la natura uni-
zata da due correnti opposte e alternative, i ra- versale. Ma per poter raggiungere quest’obiet-
zionalisti, che postulavano l’esistenza di entità tivo lo stoico deve avere un criterio di verità
non direttamente osservabili, e gli empirici, i saldo e infallibile con il quale poter distingue-
quali si fondavano sull’autopsia e osservazio- re ciò che è vero e ciò che è falso. Epicuro, pur
ne diretta e ripetuta dei dati oggettivi. Entram- partendo dall’affermazione metafisica che i
be le correnti si avvalsero di importanti sco- principi della realtà sono gli atomi e il vuoto,
perte anatomiche, superando il livello mera- contrapponeva l’affidabilità e l’immediatezza
mente empirico della scienza ippocratica. Del- dei sensi ai procedimenti logico-analitici pro-
la prima corrente fecero parte Erofilo, il quale pri della filosofia platonica e aristotelica nella
scoprì l’esistenza del sistema nervoso e ne spiegazione del mondo reale e oggettivo. E
3313
VOLUMIfilosofia.book Page 3314 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ellul ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

fondandosi sull’immediatezza dell’esperienza sità di liberare l’uomo dalla paura degli dei,
egli giustificava il supremo principio etico che era scrupolosamente osservante di tutte le for-
poneva nel piacere il fine della vita. Arcesilao, me di culto. Le masse, tuttavia, che avevano
che divenne scolarca dell’Accademia all’incir- sete di religione, cercarono nei culti orientali il
ca nel 268 a. C., pur avendo abbandonato la soddisfacimento dell’ansia del divino che la
dottrina metafisica di Platone a favore del me- religione tradizionale non era più in grado di
todo socratico della ricerca continua, reagì appagare. Di fronte alla decadenza degli dei
contro l’attacco dogmatico che stoici ed epicu- tradizionali e all’instabilità delle vicende poli-
rei rivolgevano alla filosofia platonica. Già Pir- tiche si diffusero presso la popolazione incolta
rone di Elide, che aveva accompagnato Ales- il culto del monarca e il culto di tuvch, frutto
sandro nella sua spedizione in Oriente ed era del sincretismo greco-orientale. Nel contem-
venuto in contatto con i gimnosofisti indiani e po si svilupparono due fenomeni per un certo
i magi, aveva sostenuto che la verità e la falsità verso analoghi e contrapposti, anch’essi im-
non possono caratterizzare né le sensazioni né portati dall’Oriente: la magia e l’astrologia. La
i giudizi. Infatti la natura delle cose è inacces- magia si diffuse tra la gente più povera e
sibile sia ai sensi che alla ragione, i quali non l’astrologia, che pretendeva di essere una
offrono alcuna garanzia di poter andare al di là spiegazione matematica e scientifica del fun-
di ciò che appare. Arcesilao, in linea con la fi- zionamento dell’universo, si diffuse dapprima
losofia socratica, riteneva che il tratto caratte- tra le persone più colte. Del resto il grande svi-
ristico della saggezza non fosse il possesso luppo dell’astronomia, a cui l’astrologia era
della conoscenza, ma la libertà dall’errore che strettamente connessa, l’esigenza di una teo-
è possibile ottenere soltanto sospendendo il logia solare e astrale, presente nel pensiero
giudizio di fronte all’ugual peso delle tesi con- greco nel IV secolo a. C., la concezione filoso-
trapposte. Egli intraprese un’aspra polemica fica stoica dell’intima solidarietà tra le varie
contro il dogmatismo gnoseologico epicureo e parti dell’universo, prepararono il terreno alla
soprattutto stoico, che fondavano la cono- diffusione dell’astrologia. Con ciò il fatalismo
scenza sull’incorreggibilità delle sensazioni. e il determinismo si affermarono nel mondo
Per Epicuro la rappresentazione evidente e la ellenistico.
prenozione che deriva da questa sono criterio A.M. Ioppolo
di verità e Zenone pone alla base di una cono- BIBL.: L. CANFORA, Ellenismo, Roma-Bari 1987.
scenza certa e infallibile la rappresentazione
catalettica, ovvero quella rappresentazione ELLUL, JACQUES. – Giurista, teologo riforma-
Ellul
che riproduce l’oggetto esterno con precisione to, sociologo, n. il 6 genn. 1912 a Bordeaux, m.
tecnica. Si aprì così tra l’Accademia e la Stoa il 19 magg. 1994 a Pessac.
un dibattito polemico che durò per più di un È autore di un’imponente opera (più di 50 mo-
secolo fino alla morte di Carneade e che ebbe, nografie e numerosi articoli teologici, sociolo-
come risultato dell’interazione reciproca, il gici, storici, giuridici, etici, politici) ove l’ele-
chiarimento e la continua evoluzione delle ri- mento unificante è la critica, da intendere co-
spettive posizioni. La filosofia ellenistica si me forma, religiosa e civile, di una «presenza
può considerare conclusa con la rinascita al mondo moderno», capace di innescare un
dell’aristotelismo e del platonismo, che av- movimento dialettico, il cui esito possibile è il
venne già alla fine del II secolo a. C., con il rin- superamento del negativo.
novato interesse per la filosofia e gli scritti di Dal 1937 è professore alla facoltà di diritto, a
Platone e di Aristotele che caratterizzano le fi- Montpellier. Sospeso dall’insegnamento nel
losofie di Panezio e di Posidonio (cfr. Frede, 1940, partecipa alla resistenza. Professore a
op. cit.). Bordeaux, negli anni cinquanta coniuga impe-
V. LA RELIGIONE. – Al principio del III secolo a. C. gno teorico e civile anticipando temi in segui-
le classi colte sono razionaliste e la filosofia to divenuti centrali, quali: la critica ai sistemi
occupa il posto della religione. Lo stoicismo della tecnica (che lo renderà celebre, specie
pur mantenendo apparentemente gli dei an- negli Stati Uniti) e della comunicazione, l’eco-
tropomorfici, li rivestiva di un contenuto nuo- logia, il federalismo e il localismo, la crisi
vo, come ben esemplifica l’Inno a Zeus di Cle- dell’Occidente, il declino della politica e del
ante, e anche Epicuro, se insisteva sulla neces- diritto. Direttore della rivista «Foi et Vie» dal
3314
VOLUMIfilosofia.book Page 3315 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA ’Elohim


1969, ha rivestito importanti cariche nella ’ELOHIM (
’Elohim ). – Nome divino, con la de-
Chiesa Riformata francese. sinenza al plurale, proprio della letteratura an-
P. Heritier tico-testamentaria.
BIBL.: scritti principali: a) storico-giuridici: Le fonde- Data tale desinenza, è tuttora discussione tra
ment théologique du droit, Neuchâtel 1946; Histoire autori che considerano tale nome come
des institutions, voll. I-V, Paris 1951-56; b) teologici: espressione in origine di un plurale vero e pro-
L’espérance oubliée, Paris 1972; La raison d’être. Me- prio che poi assurgerebbe a valore monoteisti-
ditation sur l’Ecclesiaste, Paris 1987; c) sulla tecnica:
co, attraverso i concetti di: dei, divinità, dio,
La technique ou l’enjeu du siècle, Paris 1954; Le systè-
Dio e – specialmente se preceduto dall’artico-
me technicien, Paris 1977; d) politico-sociologici:
Propagandes, Paris 1962; L’illusion politique, Paris lo determinativo – Iddio, e altri che attribui-
1965; e) etico-politici: Ethique de la Liberté, vol. I e II, scono a questo plurale un semplice valore raf-
Genève 1975, vol. III, Paris 1984. forzativo richiamandosi al fatto che, nelle let-
Su Ellul: bibliografia in I. HANKS, Research in Philo- tere di ‘el-’Amarnah e nelle tavole di Bo-
sophy and Technology. Supplement 5, nuova ed. ghazköi, il plurale ilani significa spesso un sin-
Stamford (Connecticut), 2000. - Studi: G. MANZONE, golo dio e in particolare il re, fenomeno che si
La libertà cristiana e le sue mediazioni sociali nel pen- riscontra anche in altri testi. Certo è che sta a
siero di Jacques Ellul, Milano 1993; P. CHASTENET (a indicare anche lo spirito di un morto, le molte
cura di), Sur Jacques Ellul, Paris 1994; Ellul et les divinità di altri popoli e così pure Dio creatore.
droits de l’homme, n. mon. «Foi et Vie», 99 (apr. In quest’ultimo caso i verbi e gli aggettivi che
2000), 2; P. HERITIER, L’istituzione assente. Il nesso di- si accompagnano a tale nome divino sono di
ritto-teologia a partire da Jacques Ellul, Torino 2001.
forma singolare. C’è poi chi non considera af-
fatto la desinenza «im» come un plurale, bensì
ELLWOOD, CHARLES ABRAM. – Sociologo
Ellwood come una forma «mimizzata» (cioè una desi-
statunitense, n. presso Ogdensburg (New nenza in «m», forma normale nel più antico
York) il 20 genn. 1873, m. a Durham (North Ca-
stadio della lingua accadica) in segno di parti-
rolina) il 26 sett. 1946. Insegnò prima all’uni-
colare venerazione. Laddove il testo intende
versità del Missouri, poi alla Duke University a
sottolineare il concetto di «Iddio», in contrap-
Durham. Fu presidente dell’American sociolo-
posizione a «dio» oppure «Dio», si premette
gical Association.
l’articolo determinativo, per togliere così ogni
Per Ellwood la sociologia è una scienza positi-
va, basata sullo studio dei fattori biologici e dubbio. Jhwh è un ’Elohim eterno; nel Primo li-
psicologici che determinano il comportamen- bro di Samuele (6, 20) si parla di Jhwh «questo
to dell’uomo in relazione all’organizzazione Iddio santo». Altre volte egli è Iddio di Giacob-
sociale. D’altra parte egli riconosce i limiti di be in contrapposizione agli dei degli egizi, de-
ogni indagine psicologica, specie relativamen- gli aramei, moabiti ecc. Le divinità, anche se di
te ai problemi sociali; infatti, le manifestazioni popoli politeisti, sono sempre ’Elohim.
e il comportamento della società sono assai più ’Elohim si trova associato al nome di singoli
un prodotto di fattori storici e culturali, che patriarchi, ma mai al nome di un profeta, per-
espressione di una originaria psicologia umana. ché Iddio si rivelò ai patriarchi prima che fosse
Nell’opera Sociology and Modern Social Pro- sorto il popolo di Israele; una volta invece co-
blems (New York 1910), Ellwood descrive l’ori- stituitasi la nazione, Jhwh è lo ’Elohim del po-
gine dei codici morali facendola dipendere polo intero, e non più di singole personalità,
dalla competizione e dai conflitti che scaturi- per eminenti che possano essere. Si dice che
scono dalla normale evoluzione dei gruppi so- ogni popolo segue il proprio ’Elohim o, per es-
ciali: l’etica sarebbe un prodotto della lotta sere più esatti, i propri ’Elohim, mentre Israele
per la sopravvivenza. Come conseguenza, essa segue «Jhwh Dio nostro».
appare relativa alle condizioni sociali e cultu- E. Zolli
rali delle diverse epoche, benché non arbitra- BIBL.: A. MURTONEN, A Philological and Literary Trea-
ria, ma storicamente condizionata. tise on the Old Test-Divine Names, Helsinki 1952;
A. Cardin M.H. POPE, EI in the Ugarit Texts, in «Vetus Testa-
BIBL.: Sociology in its Psychological Aspects, London mentum», suppl. II (1955); O. EISSFELDT, EI and
1912; Cultural Evolution, New York 1927; Social Pro- Jahwe, in «Journal of Semitic Studies», 1 (1956), pp.
blems and Sociology, New York 1932; Methods in So- 25-37; W.H. SCHMIDT, ‘elohim Dio, in E. JENNI -
ciology, Durham 1933; The Psychology of Human So- C. WESTERMANN, Theologisches Handwörterbuch zum
ciety, Durham 1936. Alten Testament, München-Zürich 1971, ed. it. a cura

3315
VOLUMIfilosofia.book Page 3316 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Elsenhans ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

di G.L. Prato, Dizionario teologico dell’Antico Testa- questo tema l’autore dedica la maggiore parte
mento, Torino 1978, vol. I, coll. 134-146. della sua produzione: Ulysses and the Sirens
➨ JHWH; NOMI DIVINI. (Cambridge 19842, tr. it. di P. Garbolino, Ulisse e le
sirene, Bologna 1983); Sour Grapes (Cambridge
ELSENHANS, THEODOR. – Filosofo tedesco,
Elsenhans 1983, tr. it. di F. Elefante, Uva acerba, Milano
n. a Stoccarda il 7 mar. 1872, m. a Dresda nel 1989); The Multiple Self (a cura di J. Elster, Cam-
1918. bridge 1986, tr. it. di R. Rini, L’io multiplo, Mila-
Elsenhans subì l’influsso della filosofia di no 1991); Solomonic Judgments (Cambridge
Fries, ma da essa cercò di differenziarsi soprat- 1989). Il tema della razionalità e dei suoi limiti
tutto per quel che riguarda la riduzione della si è successivamente trasformato nell’analisi
ricerca filosofica a ricerca empirico-psicologi- del ruolo che fattori «irrazionali», quali emo-
ca. Sostenne, infatti, che la teoria psicologica zioni e dipendenza da sostanze psicotrope,
della conoscenza è solo una indispensabile svolgono nella spiegazione dei comportamen-
premessa a un’adeguata impostazione del ti. A questo tema sono dedicate le opere Getting
problema della conoscenza; quest’ultimo, in- Hooked: Rationality and Addiction (a cura di J.
fatti, si ha solo, propriamente, quando sia po- Elster e O.J. Skog, Cambridge 1999); Alchemies of
sto contemporaneamente anche il problema the Mind: Rationality and Emotions (Cambridge
del trascendente. Quanto alle scienze empiri- 1999); Strong Feelings: Emotions, Addiction and
che, esse non possono prescindere da un certo Human Behaviour, Cambridge [Massachusetts]
numero di ipotesi, che è compito della filoso- 1999, tr. it. di M. Ricucci, Sensazioni forti: emo-
fia esaminare, come è compito della filosofia zioni, razionalità e dipendenza, Bologna 2001);
tendere, attraverso i dati offerti dalle scienze Addiction: Entries and Exits (a cura di J. Elster,
sperimentali, a una visione quanto più possi- New York 1999); Ulysses Unbound (Cambridge
bile unitaria dei rapporti che legano insieme i 2000, tr. it. di P. Palminiello, Ulisse liberato, Bo-
fenomeni del mondo dell’esperienza. logna 2004).
A. Cardia Il secondo ambito concerne la filosofia politi-
BIBL.: Wesen und Entstehung des Gewissens, Leipzig ca e del diritto e la teoria sociale con quattro
1894; Selbstbeobachtung und Experiment in der interessi principali: 1) il marxismo: Making
Psychologie, Freiburg im Breisgau 1897; Die Aufgabe Sense of Marx (Cambridge 1985); 2) il costitu-
einer Psychologie der Deutung als Vorarbeit für die Geis- zionalismo e la teoria deliberativa della demo-
teswissenschaften, Giessen 1904; Fries und Kant, crazia: Constitutionalism and Democracy (a cura
Giessen 1906; Charakterbildung, Leipzig 1908; A. BU-
di J. Elster - R. Slagstad, Cambridge 1988); Po-
CHENAU (a cura di), Psychologie und Logik, Berlin
litical Psychology (Cambridge 1993); Arguing
19367 (Leipzig 1890); Lehrbuch der Psychologie, Tü-
bingen 19393 (1912). Pubblicò inoltre alcuni impor- and Bargaining in Two Constituent Assemblies
tanti articoli sulle «Kantstudien». (in «University of Pennsylvania Journal of Con-
Su Elsenhans: H. BERTELE, P. Rées Lehre von Gewis- stitutional Law» 2 , 2000, pp. 345-421, tr. it. di
sen und die Kritik derselben bei Th. Elsenhans, Mün- G. Rigamonti, Argomentare e Negoziare, Milano
chen 1927. 1993); Deliberative Democracy (a cura di J.
Elster, Cambridge 1998); 3) la teoria della giu-
ELSTER, JON. – Sociologo norvegese n. il 22
Elster stizia: Local Justice (New York 1983, tr. it. di E.
febbr. 1940 a Oslo. Dopo aver insegnato a Pa- Colombo, Giustizia locale Milano 1995); 4) i fon-
rigi VIII, Oslo, di nuovo a Parigi all’Ecole des damenti della sociologia: The Cement of Society
Hautes Etudes en Sciences Sociales e a Chica- (Cambridge 1989, tr. it. di P. Palminiello, Il ce-
go, attualmente è professore di Scienze Sociali mento della società Bologna 1995); Nuts and
alla Columbia University. Elster è sicuramente Bolts for the Social Sciences (Cambridge 1989, tr.
una delle figure più interessanti ed eclettiche it. di P. Palminiello, Come si studia la società,
del panorama delle scienze sociali e della filo- Bologna 1993).
sofia contemporanea. La sua sterminata pro- F. Biondo
duzione scientifica copre i più diversi ambiti. Il
primo tra questi può essere considerato il te- EL TOSTADO, ALONSO de MADRIGAL (Abu-
El Tostado
ma dell’indagine sulla razionalità, delle condi- lensis). – Teologo e canonista spagnolo, n. a
zioni di formazione delle preferenze e dei limiti Madrigal nella Vecchia Castiglia nel 1400, m. a
e condizionamenti dei processi di scelta. A Bonilla della Sierra (Avila) nel 1455.
3316
VOLUMIfilosofia.book Page 3317 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Elvico


Studiò e insegnò teologia a Salamanca; nel stado y Pérez de Moya, in J.M. LUCÍA MEGÍAS (a cura
1449 fu nominato vescovo di Avila. Ebbe di), Actas del VI Congreso Internacional de la Asocia-
un’erudizione prodigiosa e non priva di pro- ción Hispánica de Literatura Medieval (Alcalá de He-
fondità. Le sue opere principali sono costitui- nares, 12-16 de septiembre de 1995), Alcalá de Hena-
te da commenti e dissertazioni sulla Bibbia, res 1997, pp. 543-550; C. WITTLIN, El oficio de traductor
spesso veri trattati teologici. Tostado non ap- según Alfonso Tostado de Madrigal en su comentario al
prólogo de san Jerónimo a las «Crónicas» de Eusebio,
partiene a nessuna scuola. È da ricordare, per
in «Quaderns. Revista de Traducció», 2 (1998), pp.
l’interesse filosofico, il De optima politica
9-21; D. BRIESEMEISTER, s. v. in G. AVELLA-WIDHALM et
(1436), in cui segue il pensiero politico di Ari- al. (a cura di), Lexikon des Mittelalters, Stuttgart-Wei-
stotele. Si hanno varie edd. delle sue opere; la mar 1999, vol. VI, coll. 67-68.
più recente è: Opera omnia, Venetiis 1728.
Red.
ELVENICH, PETER JOSEPH. – Teologo e filo-
Elvenich
BIBL.: E. MANGENOT, s. v. in A. VACANT - E. MANGENOT - sofo tedesco; n. a Embken presso Zülpich, sul
É AMANN (a cura di), Dictionnaire de Théologie Catho- Reno, nel 1796 e m. a Breslavia nel 1886.
lique, Paris 1909-47, vol. I, coll. 921-923; S. BOSI,
Insegnò a Bonn e a Breslavia. Fu sostenitore
Alonso Tostado: vita e opere, Roma 1951; K. KOHUT,
delle dottrine teologiche di G. Hermes; in filo-
Der Beitrag der Theologie zum Literaturbegriff in der
Zeit Juans II. von Kastilien, Alonso de Cartagena
sofia si ispirò alle posizioni di A. Günther.
(1384-1456) und Alonso de Madrigal, gennant El All’esposizione e alla difesa della teologia her-
Tostado (1400-1455), in «Romanische Forschun- mesiana (Elvenich fece anche nel 1837 un
gen», 89 (1977), pp. 183-226; R.G. KEIGHTLEY, Hercu- viaggio a Roma per cercare di ottenere il ritiro
les in Alfonso de Madrigal’s «In Eusebium», in B. DA- della condanna dell’hermesianismo) è dedica-
MIANI (a cura di), Renaissance and Golden Age: Essays to lo scritto Acta hermesiana, Göttingen 1836.
in Honour of E.W. McPheeters, Scripta Humanistica, Opere: Moralphilosophie, Bonn 1830-32, 2 voll.;
vol. XIV, Potomac 1986, pp. 139-147; J.L. CASTILLO De Fichtii idealismo, Breslau 1832; Die Wesenheit
VEGAS, El humanismo de Alonso de Madrigal, El To- des Geistes, ivi 1857; Die Beweise für das Dasein
stado y su repercusión en los maestros salmantinos del Gottes nach Cartesius, ivi 1868.
siglo XV, in «Cuadernos Abulenses», 7 (1987), pp. Red.
11-21; N. BELLOSO MARTIN, Política y humanismo en el BIBL.: H. SCHRÖRS, Ein vergessener Führer aus der
siglo XV: el maestro Alfonso de Madrigal, el Tostado, Rhein. Geistesgeschichte des 19. Jahrhunderts, Bonn
Derecho, vol. XIII, Valladolid 1989; N. BELLOSO MAR- 1925; V. ZOLLINI, s. v., in Enciclopedia Cattolica, vol. V,
TIN, Perspectivas antropológicas en el humanismo de Al- col. 265; E. CORETH - W.M. NEIDL - G. PFELIGERSDORF-
fonso de Madrigal, el Tostado, in «Cuadernos de Rea- FER (a cura di), Christliche Philosophie im katholischen
lidades Sociales», 33-34 (1989), pp. 111-122; R. RE- Denken des 19. und 20. Jahrhundert, Graz 1987-90, 3
CIO, Alfonso de Madrigal (El Tostado); la traducción co- voll., ed. it. a cura di G Mura e G. Penzo, La filosofia
mo teoría entre lo medieval y lo renacentista, in «La cristiana nei secoli XIX e XX, Roma 1993, vol. I, pp.
Corónica», 19 (1991), pp. 112-131; P. M. CÁTEDRA, 252 e 269.
Una epistola «consolatoria» atribuida al Tostado, in
«Atalaya», 3 (1992), pp. 165-176; F. DOMÍNGUEZ, s. v. ELVICO (Helwicus). – Con questo medesimo
Elvico
in W. KASPER (a cura di), Lexikon für Theologie und nome, sono conosciuti – e ancora confusi fra
Kirche, Freiburg i.B. 1993-20013, vol. I, col. 389; E. loro – autori diversi di cui si conosce poco o
FERNÁNDEZ VALLINA, Autores clásicos, mitología y siglo nulla, ma che è comunque necessario tenere
XV español: el ejempto del Tostado, in M. CASQUERO (a distinti: a) Elvico Teutonico, teologo domenica-
cura di), Estudios de tradición clásica y humanistica,
no, è il probabile autore del De dilectione Dei et
Léon 1993, pp. 17-28; C. SALINAS ESPINOSA, La «Cue-
proximi, o De mandato maximo: un’opera a ca-
stiones de Filosofía Moral» de Alfonso de Madrigal
«Actas do IV Congresso da Associacao Hispánica
rattere mistico, nella quale si sentono contem-
de Literatura Medieval, outubro 1991», Lisboa poraneamente gli influssi di Tommaso e di
1993, vol. II, pp. 295-300; R. RECIO, El concepto de la Meister Eckhart, pubblicata nel 1485 come
belleza de Alfonso de Madrigal (El Tostado): la pro- opera di Tommaso; b) Elvico Teutonico, pure
blemática de la traducción literal y libre, in «Livius», 6 domenicano, noto per essere stato il priore del
(1994), pp. 59-68; G. SERÉS, Don Pedro de Portugal y convento di Strasburgo, m. nel 1263, da non
el Tostado, in AA.VV., Actas del III Congreso de la Aso- confondere con il precedente; c) Elvico Teuto-
ciación Hispánica, vol. II, Biblioteca Española del Si- nico, pseudonimo usato dal domenicano Gio-
glo XV, Salamanca 1994, pp. 975-982; F. CROSAS vanni di San Gimignano, m. verso il 1314 e au-
LÓPEZ, Sobre los primeros mitógrafos españoles: El To- tore, con questo pseudonimo, di una Summa
3317
VOLUMIfilosofia.book Page 3318 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Elyot ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

de exemplis rerum et similitudinibus in 10 libri Elyot, ibi, vol. XI, pp. 211-212; J.M. MAJOR, Sir Thomas
(Venetiis 1469; Basileae 1557); d) Elvico di Ger- Elyot and Renaissance Humanism, Lincoln 1964; C.
mar, domenicano tedesco, che il Grabmann JORDAN, Feminism and the Humanists: the Case of sir
(Mittelalterliches Geistesleben, vol. II, München Thomas Elyot’s «Defence of Good Women», in «Re-
1936, pp. 576-585) identifica con l’autore dello naissance Quarterly», 36 (1983), pp. 181-201.
scritto pseudotomistico sopra citato, e che
chiama anche Elvico Junior di Germer (cfr. N. EMANATISMO (emanatism; Emanations-
Emanatismo
Bray, Giordano di Quedlinburg come documento lehre; émanationnisme, émanatisme; emanati-
delle discussioni posteckhartiane, in AA.VV., Intel- smo). – Il termine «emanatismo», come anche
lect et imagination dans la philosophie médiévale, «emanazionismo», designa in generale un si-
«Actes du XIe Congrès International de Philo- stema di pensiero fondato sull’emanazione
sophie Médiévale, 26-31 août 2002, Porto», (ajpovrroia, ajporrohv), che può essere intesa sia
Rencontres de Philosophie Médiévale, vol. XI, in senso strettamente fisico, come flusso ed
Turnhout 2005); e) Elvico è anche un francesca- effluvio, come accade nei presocratici e negli
no del XIII secolo, maestro a Erfurt e a Magde- atomisti, sia in senso metafisico, nel caso dei
burgo, m. nel 1252. sistemi dei neoplatonici e di alcuni pensatori
A. Tognolo cristiani platonizzanti.
Nelle filosofie pluraliste di Empedocle e degli
ELYOT, THOMAS, Sir. – Diplomatico e umani-
Elyot atomisti, l’emanazione, che interessa stretta-
sta inglese, n. a Wiltshire nel 1490 (?), m. a mente il piano fisico e gnoseologico, è da in-
Carlton nel 1546. tendersi come un effluvio di particelle mate-
S’ispirò al classicismo di T. More, ma diede ai riali che continuamente promanano dalle cose
propri scritti, sull’esempio di Erasmo, un e giungono ai nostri organi percettivi, produ-
esplicito indirizzo educativo. Il suo capolavoro cendo così la percezione sensoriale. Questi ef-
è The Boke Named the Governour (London 1531; fluvi sono causa non soltanto delle sensazioni,
ed. a cura di H.H. Croft, ivi 1883, 2 voll.), che ma anche delle prolessi o preconcezioni, del
ebbe larga influenza sulle idee educative di pensiero e delle rappresentazioni fantastiche
Asham e di Locke. Elyot ritiene che il più sicu- e dei deliri. In questo contesto, dunque, l’ema-
ro fondamento per ogni stato è la virtù dei go- natismo serve a spiegare processi conoscitivi
vernanti, in vista della quale egli espone un umani.
minuzioso e completo piano educativo per i I termini ajpovrroia, ajporrohv e correlati sono at-
giovani destinati al governo della cosa pubbli- testati in Empedocle (in DK frr. 31 A 86; B 89),
ca. Concepisce l’educazione, sull’esempio del sul flusso dei colori dall’oggetto percepito ver-
Rinascimento italiano, come un processo libe- so la vista del soggetto percipiente, sul flusso
rale e armonico che, sviluppando tutti gli degli odori verso l’olfatto e quello dei suoni
aspetti dell’uomo, mira alla virtù. Il suo lavoro verso l’udito, e sull’adattamento delle parti-
è ritenuto il primo saggio inglese di filosofia celle costitutive dell’effluvio ai «pori» degli or-
morale (Cfr. anche Of the Knowledge Which gani percettivi atti ad averne sensazione; in
Maketh a Wise Man, ed. a cura di E.J. Howard, Democrito (in DK frr. 68 A 135; A 165; B 123); in
Oxford 1946. Testi in Grande Antologia filosofica, Epicuro (fr. 293, in Epicurea. Testi di Epicuro e
testimonianze epicuree nella raccolta di Hermann
Milano 1964, vol. VII, pp. 936-938).
G. Bianca
Usener, ed. it. a cura di I. Ramelli, pref. di G. Rea-
le, Milano 2002, p. 209), in riferimento agli ato-
BIBL.: L. WARREN, Patrizi’s «De regno et regis institutio-
mi che fluiscono dal ferro e dalla calamita e
ne» and the Plan of Elyot’s, «The Boke Named the
Gouvernor», in «Journal of English and German Phi-
che forniscono una spiegazione scientifica alla
lology», 49 (1950), pp. 67-77; F. CASPARI, Humanism reciproca attrazione dei due, ma anche (fr. 319,
and the Social Order in Tudor England, Chicago ibi, p. 220) in riferimento ai simulacri o ei[dwla
1954, pp. 76-109; R. ROBERTSON RUSK, The Doctrines of di atomi che fluiscono continuamente dai cor-
the Great Educators, London 1954; P. HOGREFE, The pi, riproducendone le caratteristiche visive, e
Sir Thomas More Circle: A Program of Ideas and Their colpiscono i recettori visivi dei soggetti perci-
Impact on Secular Drama, Urbana 1959; R. WEISS, in pienti, producendo così la sensazione, nonché
Grande Antologia filosofica, Milano 1964, vol. VII, pp. (fr. 385, ibi, p. 258) sugli effluvi provenienti da-
921-922; G.M. BERTIN, L’umanesimo pedagogico in In- gli dei che divengono concause di grandi beni
ghilterra. L’educazione del «governour» secondo Th. per tutti gli esseri che vi partecipano e (fr. 394,
3318
VOLUMIfilosofia.book Page 3319 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Emanatismo


ibi, p. 260) sui simulacri che emanano dai corpi In generale, infatti, nella metafisica neoplato-
sia quando questi sono in vita sia anche molto nica appare più corretto parlare di processione
tempo dopo la loro distruzione. (provodo") che non di vera e propria emanazio-
In ambito neoplatonico, il concetto di emana- ne, e in effetti usava questo termine per il pro-
tismo si applica invece a un processo di tipo cesso plotiniano del dispiegamento della mol-
metafisico. I termini ajpovrroia e ajporrohv sono teplicità dall’assoluta unità dell’uno già J.
usati anche da Plotino per indicare la deriva- Trouillard (La procession plotinienne, Paris
zione delle ipostasi dell’intelletto e dell’ani- 1955), termine utilizzato poi anche da G. Reale
ma, e poi via via di tutte le realtà, fino all’infi- (I fondamenti della metafisica di Plotino e la strut-
mo gradino che consiste nella materia, dal- tura della processione, in AA.VV., Graceful Rea-
l’uno, che è al di là dell’essere. Questi nomi son. Essays in Ancient and Medieval Philosophy
che designano l’emanazione, tuttavia, si trova- Presented to J. Owens, Toronto 1983, pp. 153-
no in Plotino insieme a molti altri, per desi- 175). Da L.P. Gerson (Plotinus’s Metaphysics:
gnare il suddetto processo di derivazione, e Emanation or Creation?, in «Review of Me-
inoltre si riferiscono più all’aspetto immagini- taphysics», 46, 1992-93, pp. 559-574) è stato
fico che a quello concettuale del pensiero plo- addirittura proposto di parlare, per Plotino, di
tiniano su questo argomento. In effetti, il con- «creazionismo» il che è differente dall’emana-
cetto di emanatismo o emanazionismo, prove- tismo. L’emanazione, infatti, si pone a metà
niente dal pensiero orientale, pur essendo sta- tra creazione e generazione: nella creazione, il
to applicato a lungo anche alla metafisica ploti- principio creatore trascende sostanzialmente
niana – e poi a quella neoplatonica in genere –, la creatura e c’è una netta frattura ontologica
non appare pienamente soddisfacente, nella tra i due; nella generazione, invece, generante
fattispecie per Plotino, per molteplici motivi: e generato condividono la stessa natura, come
1) l’emanatismo si fonda interamente sulla ne- padre e figlio. L’emanazione è assimilata piut-
cessità, mentre in Plotino l’uno, principio pri- tosto alla luce proveniente dal sole, o al profu-
mo di tutto il processo derivativo, è caratteriz- mo che si sprigiona da un fiore, o ancora
zato da una libera attività di autoposizione e all’acqua che sgorga da una sorgente: come
autocreazione, a cui consegue soltanto in un avviene in questi tipi di derivazione, l’emana-
secondo momento la necessità dell’intera pro- zione non si produce nel tempo, ma è eterna.
cessione, e comunque questa necessità è fon- L’emanatismo mantiene sia la continuità del
data su un atto di libertà (sulla libertà dell’uno reale, senza fratture ontologiche e senza biso-
cfr. G. Leroux [a cura di], Plotin. Traité sur la li- gno di creazioni ex nihilo, sia la superiorità me-
berté de l’Un: Ennéade VI 8 [39], Paris 1990); tafisica del principio rispetto alla realtà deriva-
2) l’emanatismo riguarda un processo fisico, ta, a differenza di quanto si verifica nella gene-
mentre in Plotino la processione delle ipostasi razione (per la divergenza tra creazione ed
e del reale dall’uno trascendente, che si trova emanazione cfr. anche F. Ricken, Emanation
al di là dell’essere stesso, è esclusivamente di und Schöpfung, in «Theologie und Philoso-
carattere metafisico; phie», 49, 1974, pp. 483-486).
3) l’emanatismo prevede un effluvio e un de- Secondo J.M. Narbonne (Plotinus and the Se-
potenziamento progressivo della sostanza del- crets of Ammonius, in «Hermathena», 157,
la sua fonte, mentre secondo Plotino dal prin- 1994, pp. 117-153), già il maestro di Plotino,
cipio che è l’uno si ha un effluvio e un depo- Ammonio Sacca, avrebbe professato un siste-
tenziamento di potenza: nella processione ma metafisico fondato su un concetto di éma-
l’ipostasi iniziale permane inalterata, non si nation intégrale, che egli avrebbe voluto mante-
esaurisce né si indebolisce né diminuisce nel- nere segreto all’esterno della sua scuola e che
la sua sostanza; è dal punto di vista della po- Plotino invece avrebbe rivelato. Secondo J.
tenza e dell’attività che si ha invece un conti- Opsomer (Proclus vs Plotinus on matter, in
nuo digradare, tale che le ipostasi e le realtà «Phronesis», 46, 2001, pp. 154-188) se Proclo
via via prodotte sono sempre gerarchicamente in De malorum subsistentia, 30-37, si distanzia
inferiori alle precedenti, fino alla materia; dall’interpretazione della materia come male
4) l’emanatismo non include il concetto di sviluppata da Plotino (in Enn., I 8, 51), e se ne-
contemplazione creatrice su cui invece si basa ga che la materia sia male o causa di male, as-
interamente la processione delle ipostasi in serendo piuttosto che essa è buona, in quanto
Plotino. prodotta ultimativamente dall’uno, ciò è do-
3319
VOLUMIfilosofia.book Page 3320 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Emanatismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

vuto a una diversa concezione della processio- cond Century», 7, 1989-90, pp. 221-232; A. Mc-
ne dall’uno rispettivamente in Plotino e in Pro- Gowan, Valentinus poeta, in «Vigiliae Christia-
clo: secondo Plotino, la materia, che si pone nae», 51, 1997, pp. 158-178).
all’estremo gradino della processione, non ri- Nel cristianesimo, tuttavia, con la definizione
torna al principio primo, in base allo schema del dogma trinitario e della creatio ex nihilo, e
di manenza-processione-ritorno, teorizzato da con la netta differenziazione tra generazione e
Proclo; mentre quest’ultimo prevede un ritor- creazione, il concetto di ajpovrroia e di emana-
no all’uno anche per la materia stessa che da tismo venne usualmente bandito, anche se es-
esso deriva (sulla materia in Plotino cfr. anche so non manca di comparire ancora in età post-
K. Corrigan, Plotinus’ Theory of Matter-Evil and nicena in qualche passo particolare. Interes-
the Question of Substance, Leuven 1996; per il sante è ad esempio un passo di Gregorio di
movimento triadico manenza-processione-ri- Nissa (Contra Eunomium, III 6, 27-28), in cui il
torno in Proclo cfr. C. Térézis, La critique de Ni- concetto di emanatismo è utilizzato per spie-
colas de Méthone à la théorie de Proclos concer- gare alcuni titoli di Cristo relativi alla genera-
nant le schéma manence-procession-conversion, in zione del Figlio dal Padre, tra cui ajpauvgasma,
«Byzantion», 65, 1995, pp. 455-466). Proclo «splendore derivato, riflesso»: l’immagine è
dunque, nella sua polemica con Plotino, os- qui in effetti quella della luce che emana dalla
serva, forse ispirandosi a Giamblico, che porre luce (cfr. M. Harl, À propos d’un passage du Con-
la materia come principio del male significa o tre Eunome de Grégoire de Nysse, ajpovrroia et les
accettare un dualismo cosmico, caratterizzato titres du Christ en théologie trinitaire, in «Recher-
da due principi pari e antitetici, l’uno del bene ches de Science Religieuse», 55, 1967, pp. 217-
e l’altro del male, oppure fare del bene stesso 226). La generazione del Figlio, sebbene
la causa del male. Entrambe le soluzioni gli espressa anche in termini di emanazione, in
sembrano inaccettabili, per cui egli conclude modo figurato, si mantiene comunque ben di-
che la materia, estremo lembo della proces- stinta dalla creazione operata da Dio a partire
sione, non può essere in assoluto principio del dal nulla. Secondo H. Wolfson (The Identifica-
male (attorno alla stessa problematica ruota- tion of Ex Nihilo with Emanation in Gregory of
no le osservazioni di G. Van Riel, Horizontalism Nyssa, in «Harvard Theological Review», 63,
or Verticalism?, in «Phronesis», 46, 2001, pp. 1970, pp. 53-60), in De hominis opificio, XXVIII, il
129-153, sulle differenze tra la processione nihil della creatio ex nihilo andrebbe inteso co-
plotiniana e quella del tardo neoplatonismo, me la negazione assoluta di tutto quanto può
soprattutto in Proclo). essere detto o pensato, e finirebbe per coinci-
Come ha osservato D. Rehm (Plotinus’ Treat- dere con Dio stesso, che – conformemente alla
ment of Aristotelian duvnami" in Emanation, in linea della teologia negativa, ben nota al Nis-
«Journal of Neoplatonic Studies», 2, 1993-94, seno e da lui anche abbracciata – è ineffabile e
pp. 3-44; Plotinus’ Use of duvnami" and ejnevrgeia incomprensibile, in primo luogo in ragione
in his Account of Emanation from the One, Chi- della sua infinità e trascendenza.
cago 1994), la processione dall’uno (che egli Successivamente, il creazionismo cristiano si
chiama «emanazione») in Plotino (Enn. V-VI, avvicinerà, in certo modo, all’emanatismo, per
specialmente in VI 3), può essere letta come un’esigenza di continuità ontologica, in Gio-
un tentativo di rendere ragione della pura at- vanni Scoto Eriugena, autore ormai altome-
tualità al principio di un processo che alterna dievale del Periphyseon, fortemente influenza-
attualità e potenzialità. Il sistema di proces- to dal sistema procliano cristianizzato dallo
sione elaborato da Plotino e da Proclo influen- pseudo-Dionigi Areopagita, e poi, nel basso
zò poi anche i filosofi arabi dei secoli XII-XIII. Medioevo, nella vertiginosa mistica di Meister
L’emanatismo si presenta anche in altri ambiti Eckhart.
di pensiero nel mondo intellettuale tardo-an- Nel De divinis nominibus pseudo-dionisiano,
tico, ad es. negli Oracoli Caldaici e nello gnosti- infatti, è recuperato lo schema procliano di
cismo, dove si tratta anche di emanazione de- manenza (monhv) - processione (provodo") - ri-
gli eoni: nella gnosi pagana e cristiana si tro- torno (ejpistrofhv): Dio, nella sua manenza, è
vano i termini probolhv, ajpovrroia, emanatio, assolutamente trascendente, è l’uno al di so-
emissio (cfr. J. Turner, The Figure of Hecate and pra dell’essere, e privo di nomi, secondo la li-
Dynamic Emanatism in the Chaldean Oracles, nea dell’apofatismo; nella sua processione,
Sethian Gnosticism, and Neoplatonism, in «Se- tuttavia, Dio, concepito come uno-essere nel
3320
VOLUMIfilosofia.book Page 3321 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Emancipazione


momento più alto della processione (provo- nating, Providential and Unifying, in «Journal of
do"), è la causa produttrice di tutti gli esseri, e Neoplatonic Studies», 1 (1992), pp. 31-61; H. MAGUI-
quindi può assumere tutti i loro nomi. L’uno RE, Christians, Pagans and the Representation of Na-
totalmente trascendente rimane sempre in se ture, in «Riggisberger Berichte», 1 (1993), pp. 131-
stesso, in unità assoluta (e{nwsi"), inalterabile 160; A. OUSAGER, Plotin om bevægelse og personlig
e inesauribile, nonostante la processione, che identitet gennem tid, in Erfaring, tænkning, ånd: fests-
è l’emanazione della sua potenza infinita e tra- krift til O. Borgman Hansen, a cura di A. Ousager,
boccante, la quale, in tal modo, si moltiplica Århus 1994, pp. 57-102; B. POTTIER, Dieu et le Christ
selon Grégoire de Nysse, Namur 1994; J. LAMPERT, Ori-
infinitamente. Della processione partecipano
gen on Time, in «Laval Théologique et Philosophi-
tutte le manifestazioni di Dio: bene, bello, lu-
que», 52 (1996), pp. 649-664; W. BEIERWALTES, Eriu-
ce, provvidenza, amore, vita, sapienza, intelli-
gena. Grundzüge seines Denkens, Frankfurt am Main
genza, logos, verità, potenza, giustizia, pace. Il 1994, tr. it. di E. Peroli, Eriugena. I fondamenti del suo
momento del ritorno prevede che tutti gli es- pensiero, Milano 1998; H.J. SIEBEN, Vom Heil in den
seri derivati dalla processione, e originaria- vielen «Namen Christi» zur «Nachahmung» dersel-
mente contenuti nella loro totalità già nel- ben, in «Theologie und Philosophie», 73 (1998), pp.
l’uno, che è dunque un uno-tutto (come in Da- 1-28; L.F. MATEO-SECO, Cristologia e linguaggio in
mascio), si rivolgano verso la loro fonte prima, Gregorio di Nissa, in «Lingua e teologia nel cristia-
attratti da essa che si manifesta come amore, nesimo greco: atti del convegno di Trento, 11-12 di-
bellezza assoluta e oggetto di desiderio: si ha cembre 1997», a cura di C. Moreschini e G. Mene-
dunque un ritorno dalla molteplicità all’unità. strina, Brescia 1999, pp. 227-249; J.M. NARBONNE,
I. Ramelli Hénologie, ontologie et Ereignis, Paris 2001; J.M. NAR-
BIBL.: J. RATZINGER, s.v. Emanation, in RAC, IV, coll. BONNE, La métaphysique de Plotin, Paris 2001; G. REA-
736-905; W. JAEGER (a cura di), Contra Eunomium, in LE, Introduzione a Plotino. Enneadi, tr. it. di R. Radice,
Gregorii Nysseni Opera, I-II, Leiden 19602; H. DÖRRIE, Milano 2002, pp. XXVIII-XXXVI; S. LILLA, Dionigi l’Areo-
Emanation. Ein unphilosophisches Wort im spätan- pagita e il Platonismo cristiano, Brescia 2004; C. MO-
tiken Denken, in Parusia. Studien zur Philosophie Pla- RESCHINI, Storia della filosofia patristica, Brescia 2004,
tons und zur Problemgeschichte des Platonismus. Fest- pp. 687-704; G. REALE, Storia della filosofia greca e ro-
gabe J. Hirschberger, a cura di K. Flasch, Frankfurt mana, Milano 2004, voll. VIII, sul neoplatonismo, e
am Main 1965, pp. 119-141; K. KREMER, Das Warum IX, s.vv. Emanazione ed Effluvio.
der Schöpfung, in Parusia. Studien zur Philosophie ➨ CREAZIONISMO; EFFLUVIUM; GENERAZIONE; GNOSI E
Platons und zur Problemgeschichte des Platonismus. GNOSTICISMO; IPOSTASI; NEOPLATONISMO; UNO;
Festgabe J. Hirschberger, a cura di K. Flasch, Frankfurt
UNO-MOLTI; UNO-TUTTO.
am Main 1965, pp. 241-264; R. VITALI, Il novo" di Par-
menide, in «Vichiana», 6 (1969), pp. 227-251; S. GERSH,
From Iamblichus to Eriugena. An Investigation of the EMANCIPAZIONE (emancipation; Emanzi-
Emancipazione
Prehistory and Evolution of the Pseudo-Dionysian Tra- pation; émancipation; emancipaciòn). – Già nel
dition, Leiden 1978; M. NALDINI, Gregorio Nisseno e diritto romano indica l’attribuzione, a un mi-
Giovanni Scoto. Note sull’idea di creazione e sull’antro- nore in età, della capacità di agire entro condi-
pologia, in «Studi Medievali», 20 (1979), pp. 501- zioni fissate dalla legge; ma progressivamente
533; M. NINCI, L’universo e il non essere, I: Trascenden- il significato di emancipazione si amplia, a
za di Dio e molteplicità del reale nel monismo dionisia- partire da questa accezione giuridica, fino a in-
no, Roma 1980; U. BIANCHI, Polemiche gnostiche e anti- dicare, per estensione, il superamento di uno
gnostiche sul Dio dell’Antico Testamento, in «Augusti- stato di dipendenza e subordinazione non so-
nianum», 22 (1982), pp. 35-51; É. JEAUNEAU, Pseudo- lo personale, ma anche politica, sociale, eco-
Dionysius, Gregory of Nyssa, and Maximus the Con- nomica, culturale. In tale signficato l’uso del
fessor in the Works of John Scottus Eriugena, in Caro- termine è quanto mai esteso e non rigorosa-
lingian Essays, a cura di U.R. Blumenthal, Washin-
mente delimitabile. L’«età delle rivoluzioni
gton 1983, pp. 138-149; A. MEREDITH, Emanation in
democratiche» ha determinato, a partire dalla
Plotinus and Athanasius, in Studia Patristica XVI, a
cura di E.A. Livingstone, Berlin 1985, pp. 319-323; seconda metà del Settecento, non solo il suo
R.C. HINTON, The Arguments for Emanation: Plotinus ingresso massiccio nel lessico politico, ma an-
as Rational Philosopher, Athens (Georgia) 1989 (= DA che il senso tipicamente moderno del termine:
50, 1989-90, 3250A); W. BEIERWALTES, Proklos. Grund- la lotta per la conquista dei diritti dell’homme
züge seiner Metaphysik, Frankfurt am Main 1965, tr. e del citoyen, di cui è soggetto l’individuo che
it. di N. Scotti, Proclo. I fondamenti della sua metafisi- fuorisce dalla «minorità» mediante l’uso del
ca, Milano 19902; L.M.E. BUCKLEY, Ecstatic and Ema- suo «intelletto» (Immanuel Kant, Beantwor-
3321
VOLUMIfilosofia.book Page 3322 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Emancipazione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

tung der Frage: Was ist Aufklärung?, tr. it. di F. della «condizione ideale di vita» di cui si occu-
Gonnelli, Roma-Bari 1995, p. 45). I moti per la pano le «scienze sociali critiche» e nella quale
conquista dell’indipendenza nazionale duran- dovrebbe essere consentita una comunicazio-
te l’Ottocento si svolgono sotto il segno della ne liberata dal dominio e dalla manipolazione
richiesta di emancipazione, in questo caso dal (Erkenntnis und Interessen, Franfurt am Main
dominio straniero (si rammenti l’«Associazio- 19732, tr. it. di L. Ceppa, Conoscenza e interesse,
ne Emancipatrice Italiana», 1862). Anche i pri- in Teoria e prassi della società tecnologica, Roma-
mi movimenti femministi, nello stesso perio- Bari 19743, pp. 43-58). L’emancipazione quindi
do, richiedono emancipazione come parità dei coinvolge non solo lo sviluppo dei diritti civili,
diritti civili e politici. In questa fase le battaglie politici e di «ripartizione sociale» (Faktizität
per l’emancipazione sono, pur nella loro diver- und Geltung. Beiträge zur Diskurstheorie des
sità, battaglie per l’uguaglianza dei diritti, de- Rechts und des demokratischen Rechsstaats,
gli individui e/o delle nazioni: emancipazione Frankfurt am Main 1992, tr. it. di L. Ceppa, Ro-
e uguaglianza formano un binomio inscindibi- ma-Bari 1996, pp. 148-149), ma, come effetto
le. È Marx, ne La questione ebraica (1842), a evi- del godimento di tali diritti, consente una for-
denziare il carattere «astratto» e di falsa uni- ma di convivenza in cui la politica non sia più
versalità dell’uguaglianza, ove questa sia inte- mera «amministrazione», bensì spazio per la
sa nel senso liberal-borghese; contrappone, in determinazione consensuale delle scelte col-
questa chiave, l’emancipazione «politica», che lettive. In una prospettiva per molti versi simi-
realizza una liberazione meramente formale, la le K.O. Apel ha evidenziato la tendenza
quale non muta le condizioni «reali» dell’esi- «emancipativa» dell’«etica del discorso», uno
stenza collettiva, all’emancipazione «umana», dei cui fini è la demistificazione dell’«ideolo-
che è e dovrà essere invece emancipazione gia» quale legittimazione degli interessi mate-
materiale e quindi sostanziale. Con questo riali che impediscono l’intesa discorsiva tra gli
Marx imprime una svolta cruciale sia alla ri- individui (Das Apriori der Kommunikationsge-
flessione filosofica che alla prassi rivolta meinschaft, Frankfurt am Main 1973, tr. it. par-
all’emancipazione. Infatti, sia nella prima che ziale di G. Carchia, Torino 1977). Nell’ambito
nella seconda, schiude il campo a quel varie- del variegato contesto della «teologia politi-
gato insieme di teorie e di movimenti in cui, ca» l’ideale dell’emancipazione è richiamato
pur in modi diversi, viene posta al centro la per evidenziare che la fede deve avere un im-
questione del rapporto tra le due dimensioni patto storico, assumendo su di sé il dovere di
dell’emancipazione appena ricordate, quella trasformare, già entro il mondo, le condizioni
formale e quella sostanziale. Nel campo fem- dell’esistenza umana nella lotta contro l’ingiu-
minista, per esempio, l’accentuazione di que- stizia; l’emancipazione istituisce così un nesso
sto aspetto si è avuta attraverso la rivendica- indissolubile con la «redenzione» (J.B. Metz -
zione, pur diversamente modulata nei diffe- S. Moltmann - W. Oelmüller, Kirche im Prozess
renti contesti interpretativi, dello stretto nes- der Aufklärung, München 1970, tr. it. di F. Gen-
so che deve esistere tra uguaglianza e differen- tiloni Silveri, Una nuova teologia politica, Assisi
za; qui la dimensione sostanziale dell’emanci- 1971).
pazione sta nella capacità di render ragione, R. Gatti
entro l’uguaglianza, della differenza in tutte le BIBL.: J. STUART MILL, On the Subjection of Women,
sue manifestazioni. È evidente come la mede- London 1869, tr. it. La schiavitù delle donne, Milano
1992; S. DE BEAUVOIR, Le deuxième sexe, Paris 1949, tr.
sima chiave di lettura può essere applicata alle
it. di R. Contini e M. Andreose, Il secondo sesso, Mila-
questioni legate alla cosiddetta società «mul-
no 1997; J.B. METZ, Erlösung und Emancipation, in
ticulturale» (C. Taylor, Multiculturalism and
AA.VV., Erlösung und Emancipation, a cura di L.
«the Political of Recognition», Princeton 1992; tr. Scheffczyk, Freiburg 1973, tr. it. di G. Moretto, Re-
it. di G. Rigamonti, Milano 1993). Un senso denzione ed emancipazione, in La fede, nella storia e
tecnico specifico ha il concetto di emancipa- nella società, Brescia 1978; K. MARX, Die Judenfrage, in
zione in Jürgen Habermas: esprime infatti uno K. MARX - F.ENGELS, Werke, vol. I, Berlin 1976, tr. it.
degli «interessi» cognitivi dell’uomo, accanto di M. Tomba, La questione ebraica, Roma 2004;
a quello «teorico» e a quello «pratico». In par- AA.VV., Diotima. Il pensiero della differenza sessuale,
ticolare indica l’interesse all’instaurazione Milano 1987; L. IRIGARAY, An Ethics of Sexual Differen-

3322
VOLUMIfilosofia.book Page 3323 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Embrione


ce, Ithaca 1993, tr. it. di L. Muraro e A. Leoni, Etica zione sociale, gli emarginati sono spesso indi-
della differenza sessuale, Milano 19904. cati col termine «ultimi».
➨ DISCORSO, ETICA DEL; FEMMINISMO; SOGGETTO G. Sarpellon
GIURIDICO; TEOLOGIA POLITICA; UGUAGLIANZA. BIBL.: M.T. TAVASSI, Cosa leggere sull’emarginazione so-
ciale, Milano 1977; O. ARZUFFI, Emarginazione A-Z.
EMARGINAZIONE (marginality; Marginali-
Emarginazione Guida pratica ai problemi, alle istituzioni, alla legisla-
zione, Torino 1991; G. SARPELLON, Dentro e fuori la so-
tät; marginalité; marginalidad). – È parola che
cietà. Emarginazione e stato sociale, Roma 1998; W.
ha visto mutare il proprio significato negli ul- NANNI - T. VECCHIATO (a cura di), Cittadini invisibili:
timi decenni del secolo scorso. Usata origina- rapporto 2002 su esclusione sociale e diritti di cittadi-
riamente come termine burocratico, essa sta- nanza, Milano 2002.
va a indicare l’atto di annotare al margine di
➨ DIFFERENZA / DIVERSITÀ; MARGINALITÀ; PARTECIPA-
carte amministrative; affiancata per lo più ZIONE.
all’aggettivo «sociale», essa ha denotato in se-
guito la posizione di chi subisce una condizio-
EMBRIONE (embryo; Embryo; embryon; em-
Embrione
ne di inferiorità – o comunque di svantaggio – brión). – Le recenti possibilità scientifiche e
rispetto alla classe o al gruppo dominante. tecnologiche in ambito biomedico di interven-
Emarginazione è un concetto che, al suo nuo- to sulla fase iniziale della vita umana hanno
vo apparire sul finire degli anni sessanta del problematizzato lo statuto dell’embrione
secolo scorso, assume una forte connotazione umano. Si tratta di giustificare, sul piano bio-
ideologica, essendo collegato a una visione logico, antropologico, etico e giuridico la sus-
politica che concepisce la società come un in- sistenza o meno di ragioni (deboli o forti) a tu-
sieme strettamente dominato da una struttura tela dell’embrione umano di fronte all’avanza-
centrale nella quale si combinano e si rafforza- mento delle conoscenze scientifiche e delle
no, in un rapporto di interdipendenza, le diver- applicazioni tecnologiche (si pensi alle tecno-
se espressioni del potere (economico, politi- logie riproduttive, con la possibilità di sovrap-
co, culturale ecc.). Essa, per molti versi, rap- produzione o riduzione embrionaria, congela-
presenta l’opposto della partecipazione, ele- mento e sperimentazione di embrioni; alle
mento centrale dei movimenti sociali che ca- diagnosi genetiche preimpianto e alla possibi-
ratterizzarono quegli anni. lità di selezione eugenetica; si pensi, ancora,
D’altra parte, così come emarginato è colui – e alla clonazione, riproduttiva e cosidetta tera-
ciò – che è «lontano dal centro», altrettanto peutica).
l’emarginazione si definisce anche come diver- L’interrogativo bioetico preliminare si pone
sità da ciò che è considerato normale ed emar- sul piano empirico: come è l’embrione umano? Il
ginate sono quindi le varie categorie dei «di- riduzionismo scientista, partendo dal presup-
versi», siano essi definiti tali rispetto alla posto materialistico-meccanicista che il dato
struttura produttiva (disoccupati), all’età (an- fattuale conoscibile sperimentalmente sia tut-
ziani, minori), allo stato di salute (minorati to ciò che esiste, considera lo zigote una cellu-
psico-fisici), al sesso (omosessuali, ma anche la appartenente alla specie umana che si for-
ma (casualmente) e si moltiplica (secondo la
le donne), alle condizioni economiche (pove-
legge causa/effetto) divenendo un aggregato
ri), all’appartenenza culturale (minoranze).
di cellule umane (estese e in movimento), in
In tempi più recenti, anche come conseguenza contatto accidentale le une con le altre, scam-
del declinare dell’ideologia di riferimento, il biandosi informazioni biochimiche e geneti-
significato di emarginazione si è andato re- che (il cosiddetto «pre-embrione»). In con-
stringendo fino a qualificare la condizione di trapposizione alla visione scientista è stato ri-
uno strato sociale più ristretto, l’infimo della levato che il fatto che la scienza metta tra pa-
gerarchia sociale, nel quale trovano posto le rentesi le qualità non misurabili della realtà
persone in condizione di estrema difficoltà (le essenze o i fini), non significa che esse non
economica e/o con gravi problemi di inseri- esistano: proprio l’osservazione biologica del-
mento sociale (come, ad esempio, gli immi- la vita umana nelle fasi iniziali mostra che
grati). l’embrione umano, sin dallo stadio unicellula-
Nel linguaggio corrente dei movimenti di ispi- re, è già un organismo umano, con un sistema
razione cattolica impegnati in azioni di promo- unico, integrato e organizzato (non più scom-
3323
VOLUMIfilosofia.book Page 3324 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Embrione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ponibile nei componenti che lo hanno genera- zioni per l’esercizio delle sue funzioni (sensiti-
to, i gameti), che contiene in sè intrinseca- ve e razionali), non tengono conto che le fun-
mente tutte le informazioni genetiche, indivi- zioni non sono «il» soggetto, semmai sono
duali e specifiche, orientate teleologicamente «del» soggetto (le funzioni non potrebbero es-
e autonomamente all’attuazione del corpo serci se non fossero manifestate da un sogget-
nella sua completezza, nelle diverse fasi dello to che per natura è in grado di manifestarle).
sviluppo continuo, graduale e coordinato. La prospettiva ontologica, in contrapposizione
Alla riflessione biologica segue la riflessione alla prospettiva gradualista, si riferisce alla con-
antropologica: chi è l’embrione umano? Molte cezione filosofica originaria della persona, ri-
sono le teorie che, con argomenti diversi, han- conducibile alla formulazione classica aristo-
no tematizzato la posticipazione dello statuto telica di «animale razionale» o alla formulazio-
personale rispetto all’inizio biologico della vi- ne boeziana (e poi tomista) «individua sub-
ta dell’essere umano (gli embrioni possono stantia rationalis naturae»: la persona è consi-
«divenire» persone, ma non lo sono «anco- derata un individuo concreto, che ha una sua
ra»). La teoria relazionale (ispirata al personali- propria natura ontologica, che si manifesta (o
smo dialogico) ritiene che solo al momento meglio, si può manifestare) in capacità e com-
dell’annidamento (sesto/settimo giorno dal portamenti, ma non è riducibile ad essi. La
concepimento) delle cellule embrionali nella teoria ontologica della persona tematizza la
parete uterina del corpo materno (che identifi- priorità della natura sulle funzioni: l’essere
cherebbe l’instaurarsi della prima relazione fi- persona appartiene alla natura stessa dell’em-
siologica) si possa individuare l’inizio della brione a prescindere dalla manifestazione
persona; la teoria del quattordicesimo giorno ne- esterna di determinate operazioni o delle con-
ga l’individualità (e dunque anche la persona- dizioni della loro espressione. La presenza di
lità) all’embrione, richiamandosi ai fenomeni un principio sostanziale consente di ricono-
della gemellazione monozigotica e della fusio- scere lo statuto attuale della persona nell’es-
ne chimerica, ossia della suddivisione e della sere umano anche in condizioni di «potenzia-
compattazione delle cellule embrionali (non lità», ossia di non attuazione, momentanea o
potendo un individuo divenire due individui e permanente di certe funzioni, dovuta all’in-
viceversa); la teoria utilitarista riconosce l’em- completezza dello sviluppo o alla presenza di
brione come persona non prima della forma- fattori, esterni o interni, che ne impediscono la
zione del sistema nervoso centrale, condizione manifestazione. In questo senso, «in potenza»
di possibilità della percezione del piacere e del non è la natura umana, ma semmai l’attuazio-
dolore; la teoria del parallelismo vita-morte/cere- ne completa delle capacità che per esplicitarsi
brale e la teoria dell’emergentismo ritengono che necessitano della maturazione biologica, psi-
la formazione della corteccia cerebrale costi- chica e sociale. Ne consegue che l’embrione è
tuisca la condizione neurofisiologica per «già» persona, in quanto, pur non essendosi
l’esercizio della funzione razionale, indispen- ancora manifestate in atto tutte e al massimo
sabile per riconoscere lo statuto personale al- grado le proprietà, sono presenti le condizioni
la vita nascente; la teoria razionalistica teorizza che costituiscono il supporto necessario del
l’imprescindibilità della ragione, intesa quale processo dinamico ininterrotto e progressivo
esercizio effettivo in atto, per la definizione che consentirà l’attuazione di tali caratteri.
della persona, finendo con l’identificare la per- Benché infinitesimamente piccolo, quantitati-
sona nella fase della vita umana post-natale. A vamente impercettibile ed esteriormente de-
tali teorie sono state avanzate alcune obiezio- bole, l’embrione è «qualitativamente» umano
ni: se la relazione è un elemento necessario (dunque «persona»).
per lo sviluppo embrionale, essa non costitui- Alla luce della discussione biologica e antro-
sce l’essere, bensì ne presuppone l’esistenza; pologica, si apre l’interrogativo pratico: come
inoltre il fenomeno della gemellazione è spie- dobbiamo trattare l’embrione umano? Coloro
gabile senza negare l’individualità (gemella- che riducono l’embrione ad ammasso di cellu-
zione non significa divisione, bensì duplicazio- le negando lo statuto personale, non gli rico-
ne o moltiplicazione di un individuo in due o noscono una dignità intrinseca, ammettendo
più individui); le teorie funzionaliste (utilitari- solo la possibilità di un’attribuzione estrinse-
ste e razionaliste, moderate ed estreme), che ca (convenzionale) di valore e di diritti, rivedi-
riducono la persona all’esercizio o alle condi- bili e bilanciabili in base alle circostanze. È la
3324
VOLUMIfilosofia.book Page 3325 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Emerson


posizione di chi ammette la disponibilità ture e nel 1836 concorse a fondare il Club tra-
dell’embrione umano e la sua strumentalizza- scendentale. Diresse la rivista «The Dial» dal
zione (la posizione più radicale ritiene lecita la 1842 al 1844 e la Concord School of Philo-
produzione di embrioni a solo scopo speri- sophy dal 1879 al 1887. Gli scritti più impor-
mentale o commerciale; più moderata la posi- tanti sono: Nature (Boston 1836); Intellect (ivi
zione di chi sostiene che la sperimentazione 1841); Experience (ivi 1844); Representative Men
non terapeutica possa essere applicata solo su (ivi 1850). Emerson esercitò una grande in-
embrioni soprannumerari, in stato di abban- fluenza sulla cultura americana e fu uno degli
dono o non impiantabili). La prospettiva onto- scrittori più noti e ammirati. Quanto al valore
logica, riconoscendo la pienezza di vita della strettamente filosofico dei suoi scritti, i giudizi
persona quale fine intrinseco dell’uomo in- sono assai vari. Alcuni, come James, lo defini-
scritto nell’embrione sin dalla prima cellula rono il più grande filosofo americano; altri, co-
della sua esistenza, ritiene che già a tale stadio me Santayana, lo considerarono piuttosto un
la vita umana debba essere rispettata in senso mistico e un poeta. In realtà Emerson fu filoso-
forte e incondizionato (quale fine e non sem- fo e poeta ad un tempo. Il suo trascendentali-
plice mezzo): si ammettono interventi su em- smo occupa un posto ben definito nella storia
brioni solo per finalità diagnostiche o terapeu- della filosofia americana; come la poesia con-
tiche (ove il beneficio sia rapportato all’em- temporanea inglese di Carlyle, Coleridge, Wor-
brione su cui si interviene). dsworth, esso si ricollega all’idealismo hege-
L. Palazzani liano e precorre quello di Bradley e di Royce.
BIBL.: N.M. FORD, When Did I Begin? Conception of the Emerson subì inoltre potentemente l’influen-
Human Individual in History, Philosophy and Science, za del fenomenismo berkeleyano. Tuttavia egli
Cambridge 1988, tr. it. di R. Rini, Quando comincio fa appello più spesso all’entusiasmo morale
io? Il concepimento nella storia, nella filosofia, nella del lettore e al rigore del ragionamento prefe-
scienza, Milano 1997; P. SINGER, Practical Ethics, risce il calore della predicazione o addirittura
Cambridge 19932, tr. it. di G. Ferranti, Etica pratica, della profezia.
Napoli 1989; H.T. ENGELHARDT, Foundations of Bio-
L’elemento fondamentale del trascendentali-
ethics, New York 19962, tr. it. di S. Rini, Manuale di
smo di Emerson è l’identificazione di finito e
bioetica, Milano 1999; AA.VV., Identità e statuto
dell’embrione umano, a cura del Comitato Nazionale infinito. Soltanto l’infinito, ossia Dio o la «su-
per la Bioetica, edito dalla Presidenza del Consiglio peranima», è veramente reale; gli esseri finiti
dei Ministri, Roma 1997; J. CARRASCO DE PAULA et al., non sono che sue manifestazioni. II loro valore
Identità e statuto dell’embrione umano, Città del Vati- è puramente simbolico. Essi meritano di atti-
cano 1998; F. D’AGOSTINO, Bioetica nella prospettiva rare la nostra attenzione soltanto come temi
della filosofia del diritto, Torino 1998; A. PESSINA, Bioe- per la riflessione, come mezzi che ci consento-
tica. L’uomo sperimentale, Milano 1999; E. SGRECCIA, no di elevarci alla contemplazione del tutto, o
Manuale di bioetica, vol. I: Fondamenti ed etica biome- meglio di sentirci uno con il tutto. La natura
dica, Milano 2000; R.M. GREEN, The Human Embryo non è che una metafora per lo spirito dell’uo-
Research Debates: Bioethics in the Vortex of Controver- mo, e l’uomo è il centro dell’universo. Egli è
sy, Oxford 2001; A. SERRA, L’embrione umano. Questo composto infatti di corpo e di spirito. E se il
misconosciuto, Siena 2003. suo corpo è, come ogni altra realtà fisica,
➨ BIOETICA; BIOGIURIDICA; CLONAZIONE. un’incarnazione di Dio più bassa e remota,
una proiezione di Dio nell’inconscio, il suo
EMERSON, RALPH WALDO. – Filosofo, narra-
Emerson spirito è una scintilla del fuoco divino, una
tore e poeta statunitense, n. a Boston il 25 particella dell’anima universale. Nell’uomo si
magg. 1803, m. a Concord (Massachusetts) il opera quindi il grande ritorno: il mondo è in-
27 apr. 1882. terpretato come un simbolo e ricondotto a
Membro di un’antica famiglia puritana di ori- Dio; gli assiomi della filosofia sono riportati
gine tedesca, Emerson era destinato a diven- alla loro fonte originaria che è la legge morale;
tare, dopo gli studi a Harvard, ministro della il finito è sussunto nell’infinito. L’individuo
chiesa unitaria di Boston. La salute malferma rappresenta la forma più alta di realtà. Esso si
e l’inquietudine spirituale lo indussero però realizza però soltanto con la negazione e il su-
ad abbandonare tale carica. Viaggiò in Italia e peramento dell’io empirico. Perciò la legge
in Inghilterra, dove ebbe contatti con Colerid- morale non può, secondo Emerson, articolarsi
ge, Carlyle, Wordsworth. Tenne numerose let- in precetti specifici, che sarebbero validi solo
3325
VOLUMIfilosofia.book Page 3326 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Emerson ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

per questo o quell’uomo, in questa o quella si- Negli ultimi anni della sua vita Emerson si fe-
tuazione. Essa ci impegna esclusivamente a ri- ce tuttavia più attento ai risultati conseguiti
conoscere in tutto ciò che esiste la presenza dalla scienza del tempo. Il suo pensiero, sotto
dell’anima universale e a misurare su quella la l’influenza dell’amico Bronson Alcott, si orien-
nostra azione. Con ciò si rendono possibili tò sempre più in senso evoluzionistico. Alla
l’esercizio concreto della libertà, la comunica- concezione plotiniana, secondo cui la realtà fi-
zione con gli altri uomini, la realizzazione del nita deriva dall’essere infinito con un movi-
progresso e un adeguato apprezzamento della mento di discesa, egli sostituì allora la visione
natura. La libertà non consiste infatti nel ten- darwiniana di un’infinita catena di esseri im-
tativo, d’altronde vano, di sfuggire alla legge perfetti protesi con un movimento di ascesa
universale, ma nel comprendere e volere la verso lo spirito assoluto. Non vide tra le due
sua necessità. La comunicazione con gli altri è posizioni alcuna contraddizione, giungendo
possibile solo indirettamente, cioè nell’unio- ad affermare che in filosofia vi sono tre gradi,
ne attiva con lo spirito universale che com- rappresentati, nella storia, da Platone, Plotino
prende in sé tutti gli individui e tutti li trascen- e Alcott, ciascuno dei quali integra il prece-
de. Il progresso si realizza solo favorendo dente. In politica Emerson appoggiò i riforma-
l’azione dell’anima universale, e la natura si tori e vagheggiò un socialismo democratico, in
apprezza al suo giusto valore solo quando la si cui il popolo americano potesse sviluppare li-
intende come una testimonianza presente del- beramente le proprie fresche energie. Egli cre-
lo spirito divino, un punto fisso rispetto al dette fermamente e quasi con fanatismo al
quale possiamo misurare i nostri erramenti. grande destino che aspettava la nazione ame-
Appena noi degeneriamo, sostiene infatti ricana. Ai suoi principi si ispirò il movimento
Emerson, il contrasto tra noi e la nostra casa si rivoluzionario «Giovane America».
fa più evidente e diventiamo estranei alla na- N. Bosco
tura in quanto ci allontaniamo da Dio. BIBL.: The Complete Works, Centenary Edition, a cura
Della storia Emerson ebbe un concetto tipica- di E.W. Emerson, New York 1903-04, 12 voll. (rist.
New York 1968); The Letters, a cura di R.L. Rusk, New
mente romantico. Egli la considerò come
York 1939, 6 voll.; The Collected Works, Harvard Edi-
l’opera individuale dei genii, cioè di quegli uo-
tion, a cura di R.E. Spiller et al., Cambridge (Massa-
mini ispirati che, come gli eroi di Carlyle, sono chusetts) 1971 ss.; The Complete Sermons, a cura di
i più diretti testimoni dello spirito universale. A. v. Frank, Missouri 1989.
Di qui nasce il suo scarso interesse per la do- Edizioni italiane: Il carattere e la vita umana, tr. it. di
cumentazione storica. Quanto al futuro Emer- L.A. Perussia, Milano 1886; Eterne forze, tr. it. di G.
son si abbandonò volentieri alle profezie. Egli Fanciulli, Milano 1917; Energia morale, Saggi scelti,
vagheggiò per lo più un’umanità ideale che il tr. it. a cura di G. Ferrando, Palermo 19222; La guida
progresso tecnico e il benessere avrebbero re- della vita, tr. it. di D. Pettoello, Torino 1923; L’anima,
sa più libera e sensibile ai problemi dello spi- la natura e la saggezza, tr. it. di M. Cossa, Bari 19252,
rito. Questa utopia è però in contraddizione 2 voll.; Uomini rappresentativi, tr. it. di G. Ferrando,
con la condanna cui Emerson sottopose la so- Firenze 1927; La presenza di Dio. Antologia dai saggi
cietà americana del suo tempo, accusandola emersoniani, tr. it. a cura di M. Favilli, Firenze 1931;
di dimenticare il proprio destino spirituale a Saggi. L’anima suprema; L’amore; L’amicizia; La po-
causa di una volontà di potenza incrementata litica, tr. it. di F. Zampini Salazar, Milano 1932. Altri
appunto dal tecnicismo. saggi in: N. Abbagnano, Pagine di scrittori morali mo-
derni, Torino 1943; Antologia degli scritti politici, tr. it.
Della scienza e, in generale, della conoscenza
a cura di A. Santucci, Bologna 1962; Saggi, tr. it. di
intellettuale Emerson non ebbe una grande
P. Bertolucci, Torino 1962; Gli uomini rappresentati-
opinione. Egli le accusava entrambe di oppor- vi, tr. it. a cura di A. Biancotti, Torino 1963; Cerchi, tr.
re tra loro soggetto e oggetto e di non interpre- it. di R. Mussapi, Bologna 1983; Il trascendentalista e
tare la realtà secondo il suo significato spiri- altri saggi, tr. it. di A. Ceni, Milano 1989; Natura e al-
tuale, costruendo così degli schemi astratti. La tri saggi, tr. it. a cura di T. Pisanti, Milano 1990; Dalla
vera conoscenza appartiene, secondo Emer- Sicilia alle Alpi, tr. it. di. C. Luli, Como 2003; Diventa
son, alla filosofia e alla poesia, che fanno poi chi sei, a cura di S. Paolucci, Roma 2005.
in realtà tutt’uno. Il loro organo comune non è Su Emerson: R.L. RUSK, The Life of Ralph Waldo
l’intelletto, ma la ragione; il loro strumento Emerson, London 1957 (1949); E. BAUMGARTEN, Das
non è il concetto, ma l’intuizione. Vorbild Emersons im Werk und Leben Nietzsches, Hei-

3326
VOLUMIfilosofia.book Page 3327 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eminenza


delberg 1958; S. HUBBARD, Nietzsche und Emerson, EMINENZA, VIA DI (way of eminence; in über-
Eminenza
Basel 1958; H.A. PROCHMANN, German Culture in ragender Weise; voie d’éminence; via de eminen-
America, Madison 1961, pp. 153-207; J. BISHOP, cia). – Uno dei metodi – gli altri sono le vie
Emerson on the Soul, London 1965; J. MYERSON, Ral- dell’affermazione e della negazione – seguiti dai
ph Waldo Emerson: a Descriptive Bibliography, Pitt- filosofi operanti nell’area cristiana, special-
sburgh 1982; R.E. BURKHOLDER - J. MYERSON (a cura mente dallo pseudo-Dionigi e da Tommaso,
di), Critical Essays on R.W. Emerson, Boston 1983; per determinare gli attributi di Dio. Per mezzo
M.K. CAYTON, Emerson’s Emergence, Chapel Hill della via di eminenza noi applichiamo o attribu-
(North Carolina) 1989; D. JACOBSON, Emerson’s Prag- iamo a Dio le perfezioni create potenziandole
matic Vision. The Dance of the Eye, University Park all’infinito, come cioè si addice a Dio, causa
(Pennsylvania) 1993; R.E. BURKHOLDER, Ralph Waldo prima e quindi «al di sopra» (eminens) di tutto
Emerson: an Annotated Bibliography of Criticism, il creato. Il fondamento della via di eminenza ri-
1980-1991, Westport 1994; B. SORESSI, Ralph Waldo siede così nel principio di causalità e nel rap-
Emerson: il pensiero e la solitudine, Roma 2004. porto di analogia.
Tommaso (Sum. theol., I, q. 13, art. 6), in op-
EMERY, JACQUES-ANDRÉ. – Apologista, n. a
Emery posizione a quanti affermano che i nomi divi-
Gex il 26 ag. 1732, m. a Parigi il 28 apr. 1811. ni siano pronunciabili in linea subordinata ai
Ebbe meriti eminenti nella rinascita del catto- nomi che valgono per le creature o soltanto
licesimo in Francia dopo la rivoluzione. Le sue per indicare in Dio la causa di ciò che ha vita,
opere furono pubblicate dal Migne (Oeuvres sapienza, bontà, giustizia ecc., sostiene che
complétes de M. Emery, Paris 1857). Si ricorda- Dio è buono non solo perché è causa della
no in particolare: Esprit de Leibnitz, ou Recueil bontà degli esseri, o perché in sé non sia catti-
de pensées choisies sur la religion et la morale ecc., vo, ma perché possiede quella perfezione che
Paris 1772 (2a ed. accresciuta 1803); Le christia- chiamasi bontà, in un grado eminente; e que-
nisme de F. Bacon, ivi 1799, 2 voll.; Défense de la sto vale anche di Dio in quanto sapiente, giu-
révélation contre les objections des esprits forts par sto ecc. Si viene in tal senso a configurare una
M. Euler, con Pensées de cet auteur sur la reli- distinzione fondamentale. Ciò che i nomi dico-
gion, ivi 1805 (ried. Montpellier 1825); Pensées no di Dio va riferito a quanto Dio è propriamen-
de Descartes sur la religion et la morale, ivi 1811 te in se stesso, anche se i modi con cui giungia-
(Tours 18702); Exposition de la dottrine de Leib- mo a pronunciare quei nomi derivano dal-
nitz sur la religion, ivi 1819 (postuma; con una l’esperienza delle cose finite: «Riguardo dun-
nuova raccolta di Pensées de Leibnitz). que a ciò che tali nomi significano, convengo-
no a Dio in senso proprio, e anzi più proprio
Le quattro raccolte dei pensieri di Bacone,
che alle stesse creature, e si dicono di lui pri-
Leibniz, Descartes ed Euler sulla religione e
mariamente. Quanto invece al modo di signifi-
sulla morale tendono a «confondere quegli
carle, non si dicono di Dio in senso proprio,
scrittori temerari che hanno osato dire che la perché hanno un modo di significarle che con-
credenza sincera nei dogmi della religione cri- viene alle creature» (ibi, art. 3 co.).
stiana non può essere propria che di piccoli Questa distinzione è certamente un punto di
spiriti», col «mostrare che la religione cristia- rigore teoretico, ma va recepita nelle connes-
na vede marciare umilmente sotto le sue inse- sioni che le sono implicite: presa alla lettera,
gne i quattro grandi capi di tutta la filosofia implicherebbe un’insanabile contraddizione.
moderna» (Discours préliminaire alle Pensées di Se, infatti, diciamo separatamente che i nomi
Descartes). Per Emery. la rinascita cattolica si propri di Dio trascendono il modum della loro
prospetta in quei primi anni dell’Ottocento co- significazione e che il modum significandi espri-
me ritorno allo spirito del Seicento, il secolo in me la sola intelligibilità di cui l’uomo sia capa-
cui, a suo giudizio, più rifulse per numero e qua- ce, la dizione dei nomi divini dovrebbe allora
lità di pensatori il genio filosofico e cristiano. dissolversi nel silenzio dell’apofansi: nasce-
A. Del Noce rebbe di qui la via negationis seu remotionis, in-
BIBL.: E. MÉRIC, Histoire de M. Emery et de la Église de tesa appunto come intelligenza che approda al
France pendant la Révolution, Paris 18955; E. LEVE- divino rimuovendo tutte le determinazioni che
SQUE, s.v., in Dictionnaire de Théologie Catholique, vol. ne tentavano l’approdo. Stando a questa
IV, coll. 2416-2420; J. LEFLON, M. Emery, Paris 1944- astratta impostazione dei termini, l’intelligen-
46, 2 voll. za teologica sembrerebbe esposta a una dupli-
3327
VOLUMIfilosofia.book Page 3328 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Emmet ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ce impossibilità: quella della via di eminenza, il EMMET, DOROTHY MARY. – Pensatrice ingle-
Emmet
cui linguaggio sarebbe del tutto improprio se, n. nel 1904, m. nel 2000. Professoressa di fi-
quanto al divino, quella della via negationis, losofia e, poi, di Filosofia delle religioni all’uni-
che sarebbe in definitiva priva di linguaggio e versità di Manchester dal 1938 al 1945; nel
che dunque coinciderebbe con un silenzio mu- 1945-46 insegnò all’università di Cambridge,
to. Il presupposto ontologico di queste impos- indi in quella di Manchester (1946-52). Teista,
sibilità sta, a ben vedere, in una prospettiva sostiene – in accordo con le posizioni di Whi-
equivocista dell’essere, per la quale il divino sa- tehead – la rilevanza della metafisica, la cui va-
rebbe assolutamente altro dall’umano, l’in- lenza cognitiva è assicurata dal principio
condizionato dal condizionato, il fondante dal dell’analogia. Sottopone a critica la compren-
fondato. L’asserto dell’equivocità dell’essere sione empiristica della causalità, fondata sulla
è, però, contraddetto dalle ragioni che dal con- nozione di sequenza, alla quale Emmet prefe-
risce quella più ampia di processo. In questo
dizionato rinviano all’incondizionato fonda-
modo intende mostrare l’impossibilità di limi-
mento dell’esserci: ragioni che per se stesse
tare il concetto di causa ai soli processi natu-
implicano un rapporto d’essere, una qualche rali, ossia ai cambiamenti fisiologici, e la ne-
partecipazione fra fondamento e fondato. La cessità di tener conto anche dei processi arti-
via di eminenza, pur nella sua conclusiva im- ficiali (come la costruzione di un oggetto) e di
possibilità, trova allora il suo legittimo ali- quelli sociali (come l’attività politica).
mento proprio nel rilievo di una partecipazio- A. Cardin - S. Bancalari
ne che, in quanto tale, implica pur sempre una BIBL.: Whitehead’s Philosophy of Organism, London
traccia analogica, una trans-parenza del fonda- 1932; Philosophy and Faith, London 1936; The Nature
mento assoluto. A sua volta, la via negationis, of Metaphysical Thinking, London 1945; Function,
se non coincide con un vuoto intenzionale, de- Purpor and Powers, London 1958; Sociological Theory,
ve proporsi solo come cautela interna nel- London 1970; Rules, Roles and Relations, Boston
l’esercizio della dizione analogica, nella rimo- 1975; The Moral Prism, London 1979; The Effective-
zione di quei nomi che siano dati come propri ness of Causes, London 1984; The Passage of Nature,
e definitivi, invece che come tracce di rinvio. Il Basingstoke 1992; The Role of the Unrealisable, Lon-
don 1993; ha collaborato, inoltre, a molte riviste e
rinvio esige così che l’ascolto dei nomi sia ac-
pubblicazioni filosofiche.
compagnato dal silenzio che ne custodisce e
Su Emmett: P. LESLIE, The English Philosophers, Lon-
interroga l’origine: per essere donazione di don 1952, pp. 348-350.
senso. Il silenzio che si sporge sull’indicibile
deve però implicare quanto ha vinto nella ne- EMO, ANDREA. – Filosofo italiano, n. a Batta-
Emo
gazione. La teologia apofatica – come ha scrit- glia Terme (Padova) il 14 ott. 1901, m. a Roma
to J. Maritain in Distinguer pour unir ou les de- l’11 dic. 1983. Formatosi all’università di Ro-
grés du savoir (Paris 1932) – «è portata sulle ma, sotto l’influenza di Giovanni Gentile, non
spalle» della teologia catafatica. scelse l’insegnamento, ma condusse una vita
G. Bonafede - V. Melchiorre appartata, dedicata alla meditazione e affidata
BIBL.: R. GARRIGOU-LAGRANGE, De eminentia deitatis. In esclusivamente a numerosi quaderni privati di
quo sensu perfectiones divinae sunt in Deo «formaliter aforismi e appunti, rimasti inediti fino alla
eminenter», in «Acta Pontificiae Academiae Roma- morte, di cui è stata pubblicata solo una picco-
nae S. Thomae Aquinatis», 2 (1935), pp. 162-175; R. lissima parte.
GARRIGOU-LAGRANGE, Dieu, son existence et sa nature, Il punto di partenza, e la principale fonte di
Paris 195011, nn. 32, 42, 54 ss.; J. MARITAIN, Distinguer ispirazione del suo itinerario meditativo, è co-
pour unir ou les degrès du savoir, Paris 19596, tr. it. di stituito dall’attualismo gentiliano; questo è ri-
E. Maccagnolo, Distinguere per unire: i gradi del sape- formulato da Emo come attualismo negativo e
re, Brescia 19812; C. FABRO, Partecipazione e causalità ripensato alla luce di un’originale reinterpre-
secondo s. Tommaso d’Aquino, Torino 1960; E. PRZY- tazione dell’intero corso della metafisica occi-
WARA, Analogia entis, ed. ampl., Einsiedeln 1962, tr. dentale, con particolare riferimento a Plotino e
it. di P. Volontè, Analogia entis, Milano 1995; J. HICK, a Hegel. Perno della prospettiva emiana è l’as-
An Intepretation of Religion, London 1989. sunto che «il negativo è la trasparenza dell’as-
➨ AFFERMAZIONE, VIA DELLA; ANALOGIA; NEGAZIONE, soluto»: da qui si dipartono i fili della sua in-
VIA DELLA. tensa riflessione. In essa il concetto gentiliano
3328
VOLUMIfilosofia.book Page 3329 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Emotivismo


di atto è ripreso in termini non di presenza e diversi, in direzione dell’emotivismo, conduce
pienezza, ma di assenza e vuoto. L’atto si affer- la medesima tesi della differenza tra linguag-
ma solo negandosi, e la vita stessa non è gio assertivo fattuale o tautologico e altre
nient’altro che questa sempre rinnovata auto- espressioni linguistiche, non assertive. Per il
negazione dell’atto. Emo svolge tale intuizio- positivismo logico il principio di verificazione
ne in una coerente interpretazione dell’arte e costituisce il criterio di determinazione della
della religione cristiana, concepite entrambe sensatezza o meno delle proposizioni che noi
come manifestazioni negative dell’assoluto: utilizziamo: sensate sono le asserzioni delle
l’arte, nel suo impossibile sforzo di rappresen- scienze empiriche, le quali possono essere ve-
tare l’irrappresentabile, che perviene a rie- rificate; insensate invece le asserzioni della
cheggiare, nelle «voci delle muse», la voce mu- metafisica e dell’etica. Uno dei massimi espo-
ta del ni-ente; la religione cristiana, nel forgiare nenti del Circolo, Rudolf Carnap, sostiene che
«il mito che esprime la negatività di Dio», os- i concetti dell’etica non hanno alcun contenu-
sia «il mito della crocifissione» come «mito to logico; sono pseudo-proposizioni, «espres-
dell’attualità». sioni di sentimenti» volti a loro volta a far sor-
S. Mancini gere sentimenti e volizioni in chi ascolta (cfr.
BIBL.: Il dio negativo. Scritti teoretici 1925-1981, a cu- Logische Sintax der Sprache, Wien 1934; tr. it.,
ra di M. Donà e R. Gasparotti, Venezia 1989; Le voci Milano 19662, p. 377).
delle muse. Scritti sulla religione e sull’arte 1918- Con ciò si è già introdotti all’interno dell’emo-
1981, a cura di M. Donà e R. Gasparotti, Venezia tivismo. Un tratto comune delle diverse forme
1992; Supremazia e maledizione. Diario filosofico di emotivismo è costituito dal non-cognitivi-
1973, a cura di M. Donà e R. Gasparotti, Milano smo: l’etica non è un tipo di sapere o di scien-
1998. za, appunto perché tratta di emozioni e senti-
menti. E la specificità del linguaggio etico, che
EMOTIVISMO (emotivism; Emotivismus; emo-
Emotivismo Wittgenstein riferisce al mistico, viene invece
tivisme; emotivismo). – Corrente sviluppatasi riportata da Bertrand Russell all’espressione
nella prima metà del Novecento all’interno delle proprie emozioni (cfr. Religion and Scien-
della filosofia analitica, e quasi esclusivamen- ce, Oxford 1935; Human Society in Ethics and
te nei paesi di lingua inglese, che riconduce il Politics, London 1954, tr. it. Roma-Bari 1986,
significato del linguaggio morale e dei suoi pp. 19 ss.). Per Russell quando si formula un
termini più propri, come «dovere», «obbligo», giudizio morale si esprime un certo tipo di de-
«buono», alla componente emozionale e sen- siderio, per sé e per gli altri. Dire che «l’odio è
timentale dell’esperienza umana. I prodromi cattivo» equivale ad affermare «vorrei che nes-
di questo orientamento possono essere rin- suno odiasse» (cfr. Power. A New Social Analy-
tracciati nella prima fase del pensiero di Lud- sis, New York, 1938; tr. it. Milano 19815, p. 177).
wig Wittgenstein e nel positivismo logico del L’etica di Russell non ha una valenza mera-
Circolo di Vienna. Wittgenstein fa dipendere la mente individualistica; i desideri che trovano
valenza assertiva del linguaggio dal suo essere espressione nel giudizio etico sono infatti co-
rappresentazione della realtà: «la proposizio- glibili come tali da ciascun individuo, perché
ne è un’immagine della realtà» (cfr. Tractatus sono desideri dell’umanità in generale. Ri-
logico-philosophicus, Leipzig 1921; tr. it. Torino spetto a Russell l’emotivismo di Alfred Jules
1974, 4.01). Il linguaggio dell’etica appartiene Ayer si distingue per il suo individualismo e
a un genere diverso di significato; esso non per la radicalità delle tesi sostenute. Per Ayer
raffigura la realtà e quindi non vi possono es- (cfr. Language, Truth and Logic, London 1935;
sere «proposizioni dell’etica» (ibi, 6.42) e tr. it., Milano 1961, pp. 128-148) esiste un’uni-
«l’etica non può formularsi» (ibi, 6.421). Dal ca dimensione di significato (quella delle as-
fatto che il linguaggio etico non sia di tipo as- serzioni scientifiche) e tutto ciò che fuoriesce
sertivo, né del resto sia equiparabile alle pro- da essa non ha significato e non è suscettibile
posizioni tautologiche della logica, non conse- di un giudizio di verità e falsità. È il caso dei
gue per Wittgenstein che esso abbia a che ve- giudizi etici (come pure di quelli metafisici,
dere con le emozioni; piuttosto esso rinvia a estetici, religiosi), che riflettono le emozioni
ciò che veramente conta, al «senso del mon- degli individui. Privi di valenza assertiva, i giu-
do», che è però posto fuori del mondo stesso dizi etici sono tra loro inconciliabili. Per que-
ed è ineffabile (cfr. ibi, 6.41; 6.522; 7). Ad esiti sto è del tutto illusorio ritenere di poter risol-
3329
VOLUMIfilosofia.book Page 3330 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Emozione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

vere o ridurre il conflitto tra differenti visioni Stevenson, si traduce in una sorta di decisioni-
etiche, ricorrendo ad una qualche forma di ar- smo, anche perché qualsiasi tematizzazione
gomentazione. I giudizi etici in definitiva sono che abbia per oggetto l’etica normativa viene
pertinenza della psicologia e della sociologia; intenzionalmente esclusa.
alla filosofia resta il compito di mostrare che i A. Da Re
concetti dell’etica sono pseudo-concetti e co- BIBL.: E. LECALDANO, Le analisi del linguaggio morale.
me tali non sono analizzabili. «Buono» e «dovere» nella filosofia inglese dal 1903 al
Più moderata è la posizione di Charles Leslie 1965, Roma 1970; S. SATRIS, Ehical Emotivism, Dor-
Stevenson, per il quale i termini etici non sono drecht 1987.
affatto privi di significato, ma rappresentano
una modalità legittima di uso linguistico. Il di- EMOZIONE (emotion; Emotion, Gefühl; émo-
Emozione
scorso etico, con il suo «significato emotivo», tion; emoción). – Le emozioni si presentano co-
non può certo essere formulato attraverso de- me processi che investono l’organismo in toto,
gli asserti puramente descrittivi; tuttavia «c’è colorando di sé le diverse attività psichiche
sempre qualche elemento di descrizione nei (percezione, immaginazione, movimento
giudizi etici» (cfr. The Emotive Meaning of Ethi- ecc.); e manifestandosi tanto sul versante in-
cal Terms [1935], in C. L. Stevenson, Facts and trospettivo, quanto nell’aspetto esteriore, co-
Values. Studies in Ethical Analysis, New Haven me espressione emotiva (cfr. W. McDougall,
1963, p. 16). La funzione principale di tali giu- Outline of Psychology, London 1923). Quest’ul-
dizi non è però quella di descrivere i fatti, tima evenienza dà luogo alla possibilità fre-
quanto piuttosto di esercitare un’influenza. quente di verifiche e letture anche penetranti,
Quando si esprime un giudizio etico, non si attraverso l’osservazione diretta o mediata.
manifesta solo una propria emozione; si di- Per fare un esempio, nell’emozione della tri-
chiara anche di possederla e si dichiara che stezza la persona, oltre a sentirsi interiormen-
l’oggetto del giudizio possiede determinate te depressa, diviene tipicamente lenta nel per-
proprietà e relazioni. La novità dell’approccio cepire, nell’ideare, nel prendere decisioni e nel
di Stevenson risiede nel collegare l’espressio- muoversi, si sofferma su contenuti immagina-
ne delle emozioni agli «atteggiamenti»: i giu- tivi e percettivi consonanti con quel particola-
dizi morali riflettono, più che dei sentimenti re stato emotivo; e può esprimerlo attraverso
immediati, degli atteggiamenti, ovvero delle la mimica, la postura, i gesti, l’andatura, l’elo-
disposizioni psicologiche dei soggetti favore- quio, l’acconciatura, l’abbigliamento e i suoi
voli o contrarie a qualcosa. I contrasti in etica, accessori, le produzioni grafico-pittoriche,
e le relative discussioni, possono nascere da musicali ecc. D’altra parte sono note le eve-
un disaccordo di credenze relative ai fatti; si nienze della simulazione (ad esempio: teatra-
può cercare di appianare tale disaccordo attra- le, cinematografica, oppure di cortesia, o truf-
verso ad es. una migliore informazione sui fat- faldina ecc.) e del mascheramento (dissimula-
ti. Tuttavia le controversie in etica traggono zione) di emozioni reali.
origine soprattutto da un disaccordo di atteg- Il carattere processuale comporta per ciascuna
giamenti; pertanto, proprio perché il disaccor- emozione un andamento evolutivo nel tempo:
do non ha per oggetto in prima istanza le cre- con un inizio, un decorso, degli esiti. Nelle
denze, «i problemi dell’etica» vanno «distinti emozioni propriamente dette queste fasi si
da quelli della scienza pura»; va da sé che le susseguono piuttosto rapidamente, mentre
controversie in etica hanno fine o si riducono l’intensità risulta sostenuta: perciò si è parlato
quando viene meno o si attenua la diversità anche di «scosse emotive» (cfr. P. Guillaume,
degli atteggiamenti (cfr. Ethics and Language, Psychologie, Paris 1946). A parità di tonalità e
New Haven 1944; tr. it. Milano 1962, pp. 28 ss.). quindi di denominazione, ciò differenzia le
A partire dal 1950 l’emotivismo conosce ben emozioni dai sentimenti, durevoli ma di inten-
presto un rapido declino. La causa di ciò con- sità relativamente moderata (amore, odio, in-
siste con ogni probabilità in un radicale non- vidia, gratitudine, sicurezza, insicurezza ecc.),
cognitivismo che, a differenza di quanto pro- nonché dalle passioni, durevoli o ricorrenti e
porrà Richard Mervyn Hare, è incapace di ren- d’intensità anche molto forte. In certi casi, il
dere conto della dimensione prescrittiva della linguaggio riesce a precisare tonalità e intensi-
morale. Tale impostazione, nonostante gli svi- tà insieme, come quando differenzia fastidio,
luppi interessanti impressi dal pensiero di dolore, terrore, oppure benevolenza, ammira-
3330
VOLUMIfilosofia.book Page 3331 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Emozione


zione, entusiasmo. Nel caso di disposizioni chology, Stockholm 1997, pp. 54-65; V. Biasi - P.
emotive molto costanti e caratteristiche, che a Bonaiuto, Aesthetic Level of Drawings Made under
loro volta facilitano l’insorgenza di stati transi- Conditions of Emotional Activation, in L. Dorf-
tori, si parla piuttosto di tratti della personali- man et al. [a cura di] Emotion, Creativity and
tà, valutabili con le opportune tecniche psico- Art, Perm 1997, vol. 1, pp. 319-348). Queste ri-
metriche (questionari, prove proiettive, collo- evocazioni sono precedute e seguite dalla
quio): come nel caso della rabbia, dell’ansia e compilazione di scale bipolari di auto-valuta-
della depressione. zione (Self-Appraisal Scales), che permettono
La funzione delle emozioni, intuita già da C. d’individuare rapidamente natura ed entità
Darwin (The Expression of Emotions in Man and delle attivazioni emotive ottenute. Nel caso
Animals, London 1872) e sottolineata più re- delle esperienze spiacevoli, viene così consen-
centemente da autori come N.H. Frijda (The tito lo studio accurato di emozioni «negative»
Emotions, Cambridge 1987), appare quella di tipiche dello stress, quali ansia, rabbia, tristez-
evidenziare e segnalare il significato degli even- za, dolore, imbarazzo, colpa, vergogna, noia,
ti, nonché il loro ruolo ai fini del benessere, con i sentimenti dell’insicurezza e dell’insuffi-
della sopravvivenza e dell’auto-realizzazione, cienza. Nel caso delle esperienze piacevoli
anche nei rapporti con l’ambiente. vengono riattivate, registrate e valutate le
La gamma delle emozioni descrivibili e ricono- emozioni del comfort, come distensione, sere-
scibili, in ambito umano, risulta molto ampia nità, allegria, disinvoltura, orgoglio, diverti-
se indagata con il metodo fenomenologico, mento e piacere, con i sentimenti della sicu-
nonché attraverso l’analisi del linguaggio ver- rezza e dell’autonomia.
bale; mentre si restringe quando si pone at- In tema di emozioni le differenze di personali-
tenzione esclusivamente alla trasmissione di tà riguardano sia l’intensità maggiore o mino-
segnali attraverso la mimica facciale (cfr. P. Ek- re, sia l’accettazione o l’inibizione di alcune,
man, Emotion in the Human Face, Cambridge sia le capacità di lettura dei significati emotivi
1982). Nel primo caso si può descrivere e clas- nei volti, nei comportamenti e più in generale
sificare un vasto numero di emozioni «positi- nelle configurazioni. Fra i costrutti maggior-
ve», a tonalità euforica (estasi, allegria, piace- mente studiati in quest’area troviamo quello
re ecc.), oppure «negative», a tonalità disforica dei meccanismi di difesa dello «stile di vita»,
(disgusto, umiliazione, dolore); o, anche, con i relativi processi di repressione e diniego
«neutre» o miste (sorpresa, indifferenza, fred- di alcune emozioni «negative», nonché di evi-
dezza ecc.). tamento dei conflitti interpersonali (predile-
Lo studio psicologico delle emozioni si è av- zione per le soluzioni razionali o pseudo-razio-
valso fra l’altro, con le dovute cautele (dettate nali e «bisogno di armonia», secondo C.D.
dai limiti fisici ed etici alla ricerca), di tecniche Spielberger - E.C. Reheiser, Preliminary Test
sperimentali di attivazione e registrazione. So- Manual for the Lifestyle Defence Mechanisms in-
no classiche, ad esempio, le esperienze di A. ventory, Tampa [Florida] 2000). Si aggiunge
Karsten (Psychische Sättigung, in «Psychologi- l’interessante costrutto dell’alessitimia, intesa
sche Forschung», 10, 1928, pp. 142-234) per come difficoltà a identificare e comunicare
provocare la noia attraverso l’assegnazione di contenuti affettivi, nonché a esprimere, rico-
compiti monotoni; o quelle di T. Dembo (Der noscere e descrivere le proprie emozioni (cfr.
Ärger als Dynamisches Problem, in «Psychologi- P.E. Sifneos, The Prevalence of Alexithymic Char-
sche Forschung», 15, 1931, pp. 1-44) per attiva- acteristic in Psychosomatic Patients, in «Psycho-
re a breve termine l’emozione della rabbia, at- therapy and Psychosomatics», 22, 1973, pp.
traverso la somministrazione di «compiti im- 255-262; G.J. Taylor, The Alexithimia Construct:
possibili». Fra le procedure più moderne ha Conceptualization, Validation, and Relationship
preso piede, anche per i suoi pregi di comple- with Basic Dimensions of Personality, in «New
tezza e non-invasività, la così detta «rievoca- Trends in Experimental and Clinical Psychia-
zione disegnata» di esperienze personali di try», 10, 1994, pp. 61-74; A.M. Giannini - R.
stress o di comfort, per durate intorno ai 20 Baiocco - F. Laghi, La validazione di un nuovo
minuti, disponendo di materiale grafico ade- strumento per la misurazione dell’alessitimia: la
guato (cfr. V. Biasi - P. Bonaiuto, Colour and the Scala Alessitimica Romana (S.A.R.), in AA.VV.,
Experimental Representation of Stress and V Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia
Comfort, in L. Sivik [a cura di], Colour and Psy- Clinica A.I.P. Riassunti, Bari 2003, pp. 323-
3331
VOLUMIfilosofia.book Page 3332 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Emozione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

326). Ancora più recente è la registrazione di zioni negative (fastidio, paura, amarezza, ter-
cospicue differenze individuali nelle capacità rore ecc). Nel caso opposto si ottiene l’espe-
di «leggere» contenuti emotivi nelle configura- rienza del comico, la quale si accompagna a
zioni percettive. Tali capacità si prestano ad es- distensione, ai vissuti di ricreazione e a dispo-
sere valutate con strumenti quali il Physiogno- nibilità per ulteriori investimenti emotivi. Nel-
mic Cue Test di Stein (cfr. M.I. Stein, Physiogno- le illustrazioni prodotte con intenti umoristici,
mic Cue Test, New York 1975) e il reattivo «For- forme arrotondate, sintetiche, stilizzate e prive
me lineari e bande colorate» (cfr. P. Bonaiuto, di chiaroscuro, nonché colorazioni giocose e
Forme Lineari e Bande Colorate. Un reattivo per rassicuranti (rosa, celeste, verde chiaro e altre
la valutazione della capacità di percepire l’espressi- tonalità pastello), favoriscono per l’appunto il
vità visuale, Roma 1978). La percezione distacco emotivo e lo humour; mentre aggiun-
dell’espressività emotiva migliora dopo tratta- te di forme angolate, dettagli, forti chiaroscuri,
menti sperimentali di comfort, mentre si dete- colorazioni seriose e allarmanti (viola, nero,
riora temporaneamente in condizioni di grigio, verde oliva, con elementi gialli e rossi),
stress, assumendo inoltre prevalenti tonalità ostacolano lo humour; fatta eccezione per le
«negative», in chiave di «proiezione» (cfr. V. versioni amare o grottesche (cfr. P. Bonaiuto -
Biasi - P. Bonaiuto, Visual Perception of Physio- A.M. Giannini [a cura di], Psicologia dello Hu-
gnomic Properties and Meanings in Relation to mour, cit.). Oltre gli accorgimenti formali, con-
Stress or Comfort States, in «Perception», 35, ta pure la relazione fra contenuti dei paradossi
2005, pp. 31-32). e aspetti di personalità del fruitore: contenuti
La ricerca psicologica contemporanea ha af- fortemente trasgressivi e lineamenti di perso-
frontato anche lo studio sperimentale di emo- nalità non favorevoli alla tolleranza del conflit-
zioni positive complesse e delicate, come to inibiscono il distacco emotivo e quindi lo
l’esperienza dello humour e l’emozione esteti- humour, al contrario delle opposte condizioni
ca (cfr. D.E. Berlyne, Laughter, Humour and (cfr. P. Bonaiuto - A.M. Giannini - V. Biasi - F.
Play, in G. Lindzey - E. Aronson [a cura di], Baralla, L’esperienza umoristica in funzione dei li-
Handbook of Social Psychology, vol. 3, Reading neamenti personologici di tolleranza/intolleranza
[Massachusetts] 1969, pp. 795-852; Id. [a cura del conflitto, in «Rassegna di Psicologia», 20,
di], Study in the New Experimental Aesthetics: 2003, 3, 73-125). Per quanto riguarda l’emozio-
Steps Toward an Objective Psychology of Aesthe- ne estetica, l’analisi fenomenologica e la ricer-
tics Appreciation, Washington [D. C.] 1974; P. ca sperimentale concordano nel segnalare che
Bonaiuto - A.M. Giannini, La diagnosi delle tale esperienza compare come correlato della
aspettative nello sport attraverso la grafica umori- soddisfazione simultanea delle motivazioni
stica, in «Movimento», 3, 1987, pp. 131-137; P. dominanti (cfr. P. Bonaiuto, Lineamenti d’inda-
Bonaiuto - A.M. Giannini [a cura di], Psicologia gine fenomenologica sperimentale in rapporto con
dello Humour. Selezione di contributi, Roma problemi ed esperienze della progettazione visuale,
2003; W. Ruch [a cura di], «The Sense of Hu- in «Il Verri», 22, 1966, pp. 24-65; Id., Processi co-
mour». Explorations of a Personality Characteri- gnitivi e significati nelle arti visive, in L. Cassanel-
stic, Berlin 1998; A. Argenton [a cura di], L’emo- li [a cura di], Linguaggi visivi, storia dell’arte,
zione estetica, Padova 1993; P. Bonaiuto - A.M. psicologia della percezione, Roma 1988, pp. 47-
Giannini - V. Biasi, Immagini conflittuali vs. ar- 79). Indagini condotte con l’ausilio della vide-
moniche, intolleranza dell’incongruità e preferenze oregistrazione di differenti sequenze di danza
estetiche negli adulti, in R. Tomassoni [a cura di], artistica, ognuna delle quali centrata su una
La psicologia delle arti oggi, Milano 2002, pp. 15- determinata motivazione (affermazione di sé,
42). L’esperienza umoristica, che fa parte della socialità, sessualità, aggressione ecc.), hanno
famiglia emozionale dell’allegria, compare dimostrato la comparsa di livelli d’emozione
quando vengono percepite o pensate situazio- estetica superiori quando l’osservatore pre-
ni conflittuali, caratterizzate da uno o più para- senta in grado elevato, come tratto di persona-
dossi, cioè da vivaci incongruenze: purché sia lità, proprio la motivazione corrispondente al-
presente anche un’altra componente fonda- la sequenza percepita (cfr. P. Bonaiuto - V. Bia-
mentale, costituita dall’esperienza di superiori- si - E. Chiappero, Aesthetic Preferences, Human
tà, con un relativo distacco emotivo. In assen- Motivations and Personality, in J. Bermudez et
za di quest’ultimo fattore la tensione conflit- al. [a cura di], 7th European Conference on Per-
tuale evolve piuttosto verso la serie delle emo- sonality, Madrid, July 12-16, 1994, Madrid,
3332
VOLUMIfilosofia.book Page 3333 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Emozioni


1994, p. 96). Personalità fortemente attratte politica della schiavitù). In secondo luogo
dalle anomalie e dalle incongruenze fanno re- questa metafora giustifica il dualismo ragio-
gistrare punteggi di emozione estetica supe- ne-emozione, attribuendo questi due aspetti a
riori quando osservano dipinti di tipo conflit- due domini diversi, conflittuali e antagonisti.
tuale, rispetto a quando osservano dipinti di Le preoccupazioni filosofiche sulle emozioni
tipo armonico; mentre l’opposto si verifica con sono spesso state parte di intenti più ampi di
osservatori molto intolleranti del conflitto e carattere etico o epistemologico. Spinoza, ad
dell’incongruità (cfr. P. Bonaiuto - A.M. Gian- esempio, come gli stoici, nella sua Etica vede-
nini - V. Biasi, Immagini conflittuali, cit.). va le passioni come la chiave per spiegare
P. Bonaiuto - V. Biasi l’umana infelicità. Un altro esempio lo si può
ritrovare in Immanuel Kant che considerava vir-
EMOZIONI, FILOSOFIA DELLE. – Le emozioni
Emozioni tualmente le emozioni come «inclinazioni» al
hanno da sempre giocato un ruolo di rilievo in fine di distinguerle nettamente dalla ragione
filosofia, anche se spesso non centrale. Poiché considerata come l’ambito proprio dell’etica.
la filosofia è stata spesso descritta in primo La concezione delle emozioni varia con le con-
luogo come una disciplina della ragione, le vinzioni etiche e religiose. Ogni cultura, tutta-
emozioni sono state spesso trascurate o attac- via, distingue fra emozioni «buone», che sono
cate come aspetti primitivi, pericolosi, irrazio- virtuose, salutari e conducono all’armonia so-
nali, istintivi, corporei (cfr. A. Damasio, Descar- ciale ed emozioni «cattive» che portano al vi-
tes’ Error: Emotion, Reason and the Human zio, all’insanità e alla disorganizzazione. Alcu-
Brain, London 1994, tr. it. di F. Macaluso, L’er- ne emozioni vengono classificate come pie
rore di Cartesio: emozione, ragione e cervello uma- (per es. l’amore, la speranza e la fede), mentre
no, Milano 2003). Gli stoici in primis sosteneva- altre vengono designate come peccaminose
no la necessità di una vita dominata dalla ra- (l'orgoglio, l’invidia e la rabbia). La concezione
gione e libera dalla schiavitù delle emozioni, delle emozioni è anche determinata dalla Welt-
una vita insomma di apátheia (apatia). anschauung (visione del mondo) relativa di
I filosofi, tuttavia, non sempre hanno connota- una determinata epoca storica. Si considera-
to le emozioni in senso negativo. David Hume, no, ad esempio, come emozioni positive la
filosofo empirista del diciottesimo secolo, so- rabbia del guerriero e il coraggio fisico nella
steneva che «la ragione è, e deve essere, schia- Grecia omerica, il concetto di giustizia nel-
va delle passioni». Nel diciannovesimo seco- l’Atene socratica, l’importanza della fede nel
lo, malgrado Hegel tracciasse la storia della fi- Medioevo, l’amore appassionato e romantico
losofia come lo sviluppo della ragione, egli nella Francia del ventesimo secolo, le «virtù»
ugualmente sosteneva che «nessuna cosa del gentleman nell’Inghilterra vittoriana, il sen-
grande è mai stata fatta senza passione». La so del dovere nella cultura tedesca, l’ideale del
maggior parte della storia della filosofia può farsi strada e l’indignazione morale negli Stati
così essere letta in termini di una continua Uniti contemporanei.
oscillazione fra una accentuazione degli aspet- Spinoza può essere considerato un ideale con-
ti razionali o degli aspetti emotivi e passionali tinuatore degli stoici, poiché anch’egli valuta-
della natura umana che a volte sono visti co- va le emozioni come «pensieri fuorvianti» sul-
me incompatibili, a volte come in guerra, a la vita e sul nostro posto nel mondo. Spinoza
volte come elementi che idealmente dovreb- auspicava il raggiungimento di una sorta di
bero stare in armonia. equilibrio, beatitudine, ottenuta relativizzan-
La metafora più frequente nella filosofia delle do il nostro modo di porci rispetto al mondo.
emozioni è quella fra padrone e schiavo, ovve- Secondo Spinoza occorreva abbandonare
ro la saggezza della ragione che controlla gli l’idea che l’uomo ha un controllo della propria
impulsi dannosi delle emozioni forzatamente vita, in favore di una concezione più fatalista e
sottomessi. Questa metafora implica anzitutto fideista in cui l’uomo e la sua mente erano par-
una inferiorità di ruolo giocata dalle emozioni, te di Dio.
l’idea cioè che esse siano più primitive, meno Hume attaccò a tutto campo la superstizione e
intelligenti, più pericolose e che perciò debba- l’irrazionalità, difendendo a spada tratta le vir-
no essere controllate dalla ragione (questo ar- tù della ragione. La ragione, tuttavia, sostene-
gomento era utilizzato da Aristotele e da altri va Hume, non ha il potere di motivare anche il
illuminati ateniesi per giustificare l’istituzione più piccolo comportamento morale. «Non è
3333
VOLUMIfilosofia.book Page 3334 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Emozioni ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

contrario alla ragione», dichiarò in una delle nelle pagine iniziali della sua autobiografia,
sue affermazioni nel Treatise on Human Natu- non scrisse praticamente nulla su di esse nella
re, «preferire la distruzione dell’intero mondo sua opera filosofica. La natura delle emozioni
al graffio di un mio dito». Ciò che motiva il è stata viceversa un tema centrale nell’opera di
comportamento giusto rispetto a quello sba- William James e nel giovane John Dewey agli
gliato, sosteneva Hume, sono le nostre pas- inizi del secolo. È stato tuttavia James che ha
sioni e i sentimenti morali. determinato l’abbandono, per molti anni a ve-
Immanuel Kant era, come Hume, un esponen- nire, dell’interesse della filosofia per le emo-
te dell’illuminismo e malgrado egli avesse sot- zioni a causa della sua enfasi sulla natura prio-
tolineato anche i limiti e le capacità della ra- ritariamente fisiologica, corporea delle emo-
gione, si schierò senza compromessi in sua di- zioni. James sosteneva che un’emozione era
fesa contro ogni tentativo di rimpiazzare la ra- una sensazione, o un insieme di sensazioni,
gione da fedi irrazionali, etiche fondamentali- che erano causate da reazioni viscerali prima
ste o da fugaci sentimenti umani. Kant, nella ancora che cognitive. In buona sostanza la vi-
sua Critica del Giudizio, ha celebrato l’impor- sta di un serpente provocherebbe l’aumento
tanza di condividere i sentimenti di apprezza- del battito cardiaco, un aumento della sudora-
mento del bello e di stupore con i quali noi zione, un arretramento del corpo che verreb-
comprendiamo le meraviglie della creazione di bero successivamente interpretati e vissuti co-
Dio. Anche la nozione kantiana del rispetto me emozione di paura. Le reazioni fisiologiche
della dignità umana che sta al cuore della sua sarebbero quindi causa degli stati emotivi più
etica razionalistica viene a volte discussa co- che conseguenze.
me un oggetto di sentimento e altre volte della Probabilmente il maggior interesse per le
ragione, ponendo in questione l’inconciliabili- emozioni nella filosofia anglo-americana ven-
tà di questi due aspetti. ne nella metà del secolo, quando si affacciò
Quando Hegel, all’inizio del diciannovesimo sulla scena una teoria etica denominata
secolo, prese in mano le redini della filosofia «emotivismo». Mentre nel soggettivismo orto-
tedesca, la distinzione di Kant fra ragione ed dosso una espressione come «X è buono» è
emozione venne ulteriormente messa in di- equivalente a «mi piace X», o «approvo X» e ri-
scussione a favore di un’odissea della ragione guarda un’affermazione dei sentimenti e atti-
(nella Fenomenologia dello Spirito), tanto che a tudini del parlante nei confronti di X, per un
proposito di Hegel si parlò di una «logica della emotivista un’espressione come «X è buono»
passione». non costituisce per nulla un’affermazione.
In Nietzsche la passione costituiva la parola Non è né vera né falsa ma solo un’espressione
d’ordine e la ragione una materia che doveva di emozione comparabile con il sorridere a
suscitare continuo sospetto. Egli rappresenta- una battuta o il piangere a seguito di cattive
va in sostanza il punto culminante di una lun- notizie. Queste reazioni possono essere ap-
ga serie di «romantici» iniziata con i poeti del- propriate o inappropriate, genuine o false, ma
lo Sturm und Drang nel secolo precedente e non si può affermare che siano di per sé vere o
che continuerà nell’opera pessimista di Arthur false.
Schopenhauer. Nietzsche anticipò il concetto C.L. Stevenson, l’esponente che meglio ha svi-
di scetticismo globale e di caos concettuale luppato filosoficamente l’emotivismo, nella
del ventesimo secolo e descrisse e celebrò la sua opera maggiore Ethics and Language del
parte più oscura, istintiva e le motivazioni me- 1944 sostenne che tutte le affermazioni morali
no razionali della mente umana. Celebrò le costituiscono un tentativo di persuadere gli al-
passioni, e, in un ironico gioco di parole, affer- tri a condividere la propria attitudine. Nel dire,
mò che le passioni avevano più ragioni della ad esempio che «l’aborto è sempre immorale»
ragione stessa. non solo si esprime la propria ostilità all’abor-
Nel ventesimo secolo il destino della filosofia to, ma si cerca di convincere gli altri ad avere
delle emozioni occidentale imboccò due per- questa opinione. L’emotivismo predicava in
corsi distinti. Negli Stati Uniti e in Inghilterra sostanza l’inutilità delle questioni etiche in fi-
le emozioni vennero scarsamente considerate losofia (perché non scientifiche e senza solu-
a causa dell’enfasi sulla logica e il linguaggio. zioni verificabili). L’emotivismo è stato pesan-
Il filosofo inglese Bertrand Russell, ad esem- temente criticato sulla base principalmente di
pio, pur enfatizzando l’amore e la passione questi tre fattori: (1) non distingue fra argo-
3334
VOLUMIfilosofia.book Page 3335 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Emozioni


menti morali e propaganda; (2) esistono casi la risposta emozionale), la dominanza (capaci-
in cui affermazioni morali non sono tentativi di tà di controllarsi e di far fronte alla situazione
convincere nessuno (ad esempio quando par- emozionale). Allo stesso modo in cui l’infinità
liamo a individui che sappiamo avere la nostra dei colori percepibili scaturisce dalla compo-
stessa opinione, o quando cerchiamo di arri- sizione di pochi colori fondamentali, una data
vare a una decisione morale in privato); (3) emozione può essere descritta dalle sue coor-
perché esclude ogni forma di razionalità dagli dinate nello spazio n-dimensionale di valenza,
argomenti morali. attivazione, dominanza.
Durante la seconda guerra mondiale, Jean- Gli stati emotivi si distinguono dagli stati
Paul Sartre si occupò di emozioni in Esquisse d’animo per avere una durata minore ed esse-
d'une théorie des émotions (Schizzo per una teoria re originati da una causa precisa e circostan-
delle emozioni) seguito da L'Etre et le Néant ziabile. Uno stato d’animo viceversa rappre-
(L'essere e il nulla: saggio di ontologia fenomeno- senta una sorta di sottofondo affettivo che può
logica) che include delle dettagliate analisi fe- durare giorni e la cui causa può essere a volte
nomenologiche. La concezione di Sartre delle indefinita. Alcuni stati emotivi sono vincolati a
emozioni come «magiche trasformazioni del legami verso una particolare entità come ad
mondo», stratagemmi intenzionali per far esempio l’amore o la nostalgia. Altre emozio-
fronte alle difficoltà del mondo, venne ad ag- ni, come la tristezza, viceversa, non implicano
giungere una nuova dimensione «esistenzia- una tale relazione.
le» alla ricerca filosofica delle emozioni. Con lo sviluppo delle scienze cognitive e l’ac-
Dopo un lungo disconoscimento della loro im- cento sui processi mentali un’importanza
portanza, anche da parte degli psicologi, negli sempre maggiore hanno acquisito i processi di
ultimi decenni le emozioni sono divenute og- valutazione cognitiva (appraisal) nelle teorie
getto di un interesse vigoroso in filosofia. In delle emozioni. Questa esigenza è stata tanto
particolare l’approccio al loro studio sta dive- più forte nella misura in cui non si era in grado
nendo sempre più interdisciplinare coinvol- di differenziare dal punto di vista delle reazioni
gendo tutti gli specialisti delle scienze cogniti- fisiologiche i diversi stati emozionali. Consi-
ve: psicologi, filosofi, neurologi, esperti di in- derando l’implementazione neuroanatomica,
telligenza artificiale, biologi evoluzionisti. Esi- ad esempio, risulta difficile distinguere l’imba-
stono attualmente due prospettive che model- razzo dalla vergogna mentre è molto più profi-
lano la ricerca in questo campo: da un lato, in cuo individuarne la differenza dal punto di vi-
ideale continuazione con Descartes, si cerca di sta cognitivo. Nell’imbarazzo, infatti, il senso
ricondurre l’universo emozionale ad alcune di colpa è «superficiale» e non intacca l’io ed è
emozioni di base fondamentali e universali scatenato prevalentemente da «incidenti» so-
(ovvero presenti in tutte le culture) implemen- ciali mentre nella vergogna è implicato un sen-
tate in moduli nervosi specifici (cfr. J. Pank- so di colpa «profondo» in cui il soggetto si bia-
sepp, Affective Neuroscience: The Foundations of sima per aspetti importanti della sua persona-
Human and Animal Emotions, Oxford 1998). lità. Altri elementi importanti della valutazio-
Secondo Paul Ekman, il più famoso esponente ne cognitiva sono il grado con cui un dato
di questo filone, esse sono classificabili in: fe- evento è prevedibile, la sua importanza per gli
licità, tristezza, paura, rabbia, sorpresa, disgu- scopi, i desideri dell’individuo, il fatto che la
sto. Questa prospettiva pecca di semplicismo situazione venga percepita come giusta o in-
per non offrire spiegazione della variegata fe- giusta e immorale, il grado di responsabilità e
nomenologia emozionale. Certo è che ciò che controllo che si attribuisce il soggetto, l’effetto
due studiosi di neuroscienze possono classifi- del suo comportamento sulle altre persone. Le
care come uguali possono avere poco in co- valutazioni cognitive possono essere sia estre-
mune sotto la lente di ingrandimento di un in- mamente veloci e inconsapevoli sia avere un
trospezionista come Proust. Nella seconda carattere preposizionale ed essere consapevo-
prospettiva le emozioni non vengono trattate li. L’efficacia di queste ultime nel determinare
come stati discreti e classificabili in unità di- uno stato emozionale risulta tuttavia labile e
stinte ma secondo un modello dimensionale più complicato. L’obiezione più comune, in-
che include poche componenti continue tra fatti, alle teorie cognitive, è il fenomeno della
cui le più importanti sono la valenza (piacevo- «paura di volare». Anche se si sa che l’aereo,
lezza-spiacevolezza), l’attivazione (l’entità del- secondo le statistiche, costituisce il mezzo di
3335
VOLUMIfilosofia.book Page 3336 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Emozioni ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

trasporto più sicuro, ciò non toglie che la pau- durre una vita razionale. Antonio Damasio
ra di volare possa essere molto alta. Si ripre- (Descartes’ Error, cit.) ha raccolto moltissime
senta, cioè, nel campo delle emozioni ciò che evidenze di soggetti che a seguito di una dimi-
si verifica in quello delle illusioni ottiche, in nuita capacità di esperire emozioni a causa di
cui il sapere come stanno le cose in realtà non lesioni neurologiche erano incapaci anche di
modifica il fatto che le si veda distorte. prendere delle decisioni «pratiche» in modo
Dal punto di vista ontologico le emozioni pos- intelligente.
sono essere considerate da prospettive molto Riguardo al rapporto fra emozioni e autocono-
diverse: come processi fisiologici, stati neu- scenza normalmente assumiamo che il cono-
ropsicologici, disposizioni adattive, giudizi di scere le proprie emozioni sia il metodo miglio-
valutazione, stati computazionali, fatti sociali. re per acquisire una migliore conoscenza di
Considerando la complessità delle funzioni noi stessi. Tuttavia spesso le emozioni sono la
delle emozioni sembra saggio riformulare la causa di molti fallimenti in questo senso. Le
domanda non in termini di ontologia ma in sorgenti di autoinganno possono essere so-
termini di livelli di spiegazione. Utilizzando la stanzialmente riconducibili a tre. Nella prima
tripartizione introdotta da David Marr, a livello rientrano i rapporti fra emozioni e cambia-
funzionale è necessario individuare la teleolo- menti corporei. Seguendo quanto sosteneva
gia delle emozioni, cioè il loro scopo, per qua- James, le emozioni fanno seguito, più che es-
le motivo si sono evolute e quali bisogni sod- serne causa, a dei cambiamenti corporei. Poi-
disfano. A livello algoritmico ci si deve riferire ché alcuni di questi cambiamenti sono sogget-
alle sub-funzioni prodotte dalla selezione na- ti a un nostro controllo, anche se parziale, gli
turale affinché le emozioni possano esistere. Il individui sono in grado di dissimulare, simula-
livello più basso, quello implementazionale, re, esagerare o inibire le espressioni corporee
designa i processi neuro-fisiologici, l’hardware delle loro emozioni. Poiché spesso identifi-
delle sub-funzioni. Ad esempio al primo livello chiamo le nostre emozioni in base a quello
si può sostenere che le emozioni si sono evo- che sentiamo, se questo è stato distorto da un
lute e hanno come funzione quella di garantire progetto di finzione, allora l’identificazione ri-
la difesa, l’affiliazione sociale, l’accoppiamen- sulterà distorta. Una seconda sorgente di au-
to, l’evitamento di predatori. Ciascuna emo- toinganno deriva dal ruolo delle emozioni nel
zione poi si traduce nell’interessamento di di- determinare la salienza fra potenziali oggetti
verse sub-funzioni (secondo livello): aspetti dell’attenzione. I poeti da sempre conoscono
ormonali, neurologici, muscolo-scheletrici che uno degli effetti dell’innamoramento è di
ciascuno dei quali è implementato «fisiologi- restringere l’attenzione sui soli aspetti positivi
camente» in un determinato modo così come della persona che si ama sottovalutando i suoi
descritto nel terzo livello. aspetti negativi. Se l’amore si tramuta tuttavia
La razionalità è associata alla coerenza e alla in rabbia l’attenzione rimane focalizzata sulla
concordanza dal punto di vista cognitivo e alla stessa persona ma questa volta si coglieranno
scelta di quelle azioni che ottimizzino le con- solo gli aspetti negativi. La terza sorgente di
seguenze. Tuttavia il numero delle strategie auto-inganno è rappresentata dal ruolo delle
adottabili per risolvere un problema è poten- norme sociali nella determinazione delle emo-
zialmente infinito e le conseguenze di una zioni. Se si prova una emozione che non risulta
strategia sono anch’esse infinite se valutate a appropriata per una determinata occasione
lungo termine. Nel processo di presa delle de- essa può venire giustificata consapevolmente,
cisioni occorre quindi che la maggior parte razionalizzata, in modo da renderla accettabile.
delle alternative e delle conseguenze siano eli- Riguardo ai rapporti con l’etica le emozioni so-
minate a priori. no state spesso trattate come minacce perico-
Le emozioni, da questo punto di vista, costitu- lose nei confronti della moralità e della razio-
iscono un meccanismo che restringe l’atten- nalità. Il rovesciamento di questa posizione si
zione su pochi obiettivi dirigendola lungo po- è avuta nel periodo romantico in cui le passio-
chi percorsi. Nel processo di scelta esse ren- ni hanno giocato un ruolo centrale nella co-
dono salienti solo una piccola proporzione di struzione dell’individuo e della sua moralità.
tutte le possibili alternative (emozioni come La stretta connessione fra emozioni ed etica è
ipotesi di ricerca). La capacità di provare emo- testimoniata dal fatto che il vocabolario delle
zioni sembra pertanto indispensabile per con- emozioni coincide in larga parte con quello dei
3336
VOLUMIfilosofia.book Page 3337 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empedocle


vizi e delle virtù: invidia, gelosia, dispetto, col- Le notizie sulla formazione spirituale e l’attivi-
lera, orgoglio ad esempio sono nomi di emo- tà politica di Empedocle sono incerte, spesso
zioni che coincidono con quelli di vizi comuni. frutto di amplificazioni arbitrarie dei cenni au-
D’altro canto il nome di emozioni come amo- tobiografici contenuti negli scritti del filosofo,
re, compassione, benevolenza, pietà sono an- oltre che di elaborazioni aneddotiche occasio-
che il nome di virtù. D’altro canto la prudenza, nate dalla fama leggendaria che ben presto ac-
la forza d’animo, la temperanza si riferiscono compagnò la sua figura di scienziato e medico-
in gran parte alla capacità di resistere alla ten- taumaturgo. Notorietà e rango sociale dovet-
tazione e al potere delle emozioni. tero consentire a Empedocle di raggiungere
La visione delle emozioni come irrazionali è cariche importanti nella vita pubblica di Agri-
stata difesa in primis da epicurei e stoici. Que- gento, con adesione alle idee democratiche
sti ultimi fecero propria l’ipotesi socratica che che in quegli anni vi trionfavano. Diogene La-
la virtù è conoscenza e che le emozioni consi- erzio, che ha come fonte Timeo, è attendibile
stono essenzialmente in credenze irrazionali. quando fa cenno alla iniziazione pitagorica di
Tutti i vizi e le sofferenze sono perciò irraziona- Empedocle (Vite dei filosofi VIII, 54-55: Diels, Die
li e l’equilibrio è ottenuto eliminando ogni for- Fragmente der Vorsokratiker, 31, A 1); tuttavia la
ma di passione e di attaccamento. La filosofia notizia del bando che avrebbe colpito il filoso-
viene vista con funzione «terapeutica» avente fo, accusato di aver divulgato le dottrine mi-
steriche della setta, è episodio che troppo di
lo scopo di espungere le emozioni dall’anima.
frequente ricorre nelle fonti antiche per non
A sostegno di questo punto di vista, gli stoici
sollevare sospetti. Secondo Aristotele, la vita
aggiungevano il fatto che è psicologicamente
di Empedocle non superò i sessant’anni, gli
impossibile mantenere solo le emozioni posi-
ultimi dei quali trascorsi in esilio nel Pelopon-
tive e rigettare quelle negative. L’amore eroti-
neso, costrettovi dagli avversari politici. Riva-
co può così portare alla gelosia di Medea e lità e intenzioni apologetiche dei suoi seguaci
l’attaccamento all’idea di giustizia può favori- sono all’origine delle molte e contrastanti ver-
re una rabbia distruttiva laddove non la si veda sioni sulla sua morte; la più nota è certamente
applicata. quella secondo cui Empedocle si sarebbe get-
L’attuale approccio cognitivista ha ribaltato tato nell’Etna, per essere onorato come un dio
questa prospettiva dimostrando che la capaci- dai suoi concittadini.
tà per esperire emozioni è conditio sine qua non Degli scritti minori di Empedocle, rimane sol-
per uno sviluppo della razionalità e per una tanto la menzione dei «discorsi politici», as-
buona «condotta morale». Poiché le emozioni sieme ai titoli di un trattato Sulla medicina e
sono parzialmente costituite da desideri esse, della composizione poetica Proemio ad Apollo;
come sosteneva Hume, possono aiutare a mo- sono spurie invece le tragedie che gli sono sta-
tivare comportamenti positivi e a cementare la te attribuite. Delle due opere cui è legata l’au-
vita sociale. In particolare al cuore del senti- torità del pensatore, i poemi Sulla natura (Pe-
mento morale vi sono emozioni come la vergo- ri; fuvsew") e sulle Purificazioni (Kaqarmoiv) – se-
gna, il risentimento, la rabbia, l’imbarazzo. condo alcuni critici, non si tratterebbe di testi
Emozioni che riguardano il rapporto fra il self e indipendenti, ma di parti della medesima ope-
la costruzione di norme. ra, di forse cinquemila versi – possiamo legge-
M. Costa re soltanto la decima parte, con le integrazioni
BIBL.: R.C. SOLOMON, What Is an Emotion? Classic e conferme recentemente scoperte nel Papiro
Readings in Philosophical Psychology, Oxford 1984; R. di Strasburgo, della fine del I secolo d. C. I fram-
DE SOUSA, The Rationality of Emotion, Cambridge menti contenutivi sono valsi a riaccendere il
(Massachussets) 1990; R.C. SOLOMON, The Passions: confronto interpretativo, specialmente a pro-
Emotions and the Meaning of Life, Indianapolis 1993; posito della struttura del «ciclo cosmico», la
A. HATZIMOSYS (a cura di), Philosophy and the Emo- prima delle due questioni importanti tuttora
tions, Cambridge 2003. aperte nella letteratura critica empedoclea.
L’altra concerne, invece, il rapporto di conti-
EMPEDOCLE (´Empedoklh'"). – Filosofo gre-
Empedocle nuità, o separatezza, esistente fra i due poemi,
co presocratico, figlio di Metone e discendente ovvero fra le sezioni della stessa opera: mentre
da famiglia illustre, n. ad Agrigento verso il infatti i versi sulle «purificazioni», declamati
492; m. nel 432 circa a. C. con successo a Olimpia dal rapsodo Cleomene
3337
VOLUMIfilosofia.book Page 3338 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empedocle ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

(A 1, 63; A12), rispecchiano motivi religiosi sancito dalla logica eleatica, in Empedocle si
provenienti dai circoli orfico-pitagorici (dai avverte l’interesse a salvaguardare la funzione
quali il filosofo di Agrigento avrà derivato non conoscitiva dell’osservazione, benché questo
solamente precetti morali e regole di vita, ma motivo empiristico appaia spesso animato,
anche la teoria della metempsicosi, ossia delle più che dalla disciplina derivante dal metodo,
successive reincarnazioni cui è soggetta l’ani- dalla fervida fantasia e abilità retorica di cui il
ma dopo la morte, fino alla liberazione finale), pensatore fu maestro a Gorgia («inventore del-
il poema «fisico» offre una nuova visione della la retorica» lo chiama Platone, Sofista, fr. 65). A
natura, dettata da spirito scientifico e fondata ogni modo, nella nuova filosofia empedoclea
sulla teoria delle quattro «radici» primordiali non esiste dissidio fra l’attenzione rivolta allo
(B 6,1: rJizwvmata: acqua, terra, fuoco, aria), la spettacolo delle cose che appaiono molteplici
quale, assimilata a quella aristotelica sugli e si trasformano di continuo, e la dichiarazio-
«elementi», avrà grande autorità e influenza ne secondo cui «ciò che è» realmente possie-
nella storia della scienza e la medicina, de natura immutabile e perenne. In questo
dall’antichità fino all’epoca moderna (raggua- senso, Empedocle fa sua l’argomentazione
gliano sui problemi della critica empedoclea parmenidea che il «tutto» è in sé completo, né
le note integrative in E. Zeller - R. Mondolfo, può crescere o diminuire (H. Diels, op. cit., B
La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, vol. 17, 31), poiché è inconcepibile «che da ciò che
V: Empedocle, Atomisti, Anassagora, a cura di A. non è nasca qualcosa»; come pure che «ciò
Capizzi, Firenze 1970, pp. 1-135). che è perisca del tutto» (ibi, B 12, 1-3; cfr. 11).
Per come concepisce l’«ente» che veramente L’esistenza e il divenire dei fenomeni, quindi,
è, Empedocle dipende da Parmenide (A 7), co- non sono prodotti dall’unica sostanza che si
nosciuto in occasione di un viaggio a Elea, e di trasforma – così avevano sostenuto i filosofi
cui fu discepolo e ammiratore (cfr. B 129), tan- ionici – ma si verificano «per mutazioni quan-
to da imitarlo, come dice Teofrasto (Opinioni titative» (Aristotele, Metaph., I, 3, 984 a 8: A
dei fisici, fr. 3; Diels, Doxografi Graeci, Berolini 28), dovute ai continui spostamenti e aggrega-
1879, tr. it. di F. Torraca, Padova 1961, p. 477); zioni di corpi primari e di natura omogenea,
per quanto fosse oggetto di critiche severe da che si muovono e sono divisibili. Ma se la divi-
parte di Zenone, a causa della riforma in senso sione comporta che ciascuno di questi enti
pluralistico da lui applicata alla dottrina elea- possa essere concepito come molteplice, es-
tica. In sintonia con i tentativi dei contempo- sa, tuttavia, non può estendersi senza alcun li-
ranei Anassagora e Leucippo, anche Empedo- mite al «tutto», dato che, in termini assoluti,
cle affronta il problema di rinnovare l’indagine «nessuna cosa si aggiunge o cessa di esistere»
naturalistica, dopo che la «via della verità» in- (H. Diels, op. cit., B 17, 29). Considerato l’insie-
dicata da Parmenide ha dimostrato come ri- me dell’essere, il processo di divisione non è
sultino affatto insostenibili tanto i principi più indefinito, perché la divisione si applica sem-
tipici delle cosmologie ioniche quanto il me- pre e comunque all’essere, dato che ciò che è
todo seguito dai «fisiologi». Anche se la dedi- «sarà là, dovunque uno sempre si arresti», in-
ca del poema Sulla natura al discepolo Pausa- contrando alla fine porzioni di realtà non ulte-
nia pare contenere un’allusione polemica nei riormente scomponibili (ibi, B 12, 3).
confronti dell’eleatismo e contro coloro che Come alternativa ai modelli del monismo pre-
«per tutto sospinti si vantano di scoprire il tut- cedente, Empedocle postula, dunque, l’esi-
to» (ibi, B 2, 6) sulla scorta di una limitata stenza di sostanze qualitativamente diverse,
esperienza, Empedocle sa di poter presentare ciascuna delle quali è titolare, in larga misura,
come «non ingannevole» (oujk ajpathlovn: ibi, B delle stesse proprietà che, a giudizio di Parme-
17, 26) il proprio discorso, proprio perché, pur nide, contrassegnano la natura dell’ente. Vice-
rimanendo fedele a ciò che è immediatamente versa, per giustificare la diversità qualitativa di
manifesto (dh'lon: ibi, B 3, 13), egli è in grado di queste realtà primarie, egli ricorre alle specifi-
conciliare l’esigenza di una controllata espe- cazioni utilizzate dalle cosmologie anteriori: il
rienza sensibile (ibi, 3. 9-13; cfr. ibi, 2, 7-9) con fuoco, l’aria, la terra e l’acqua sono gli elemen-
le conclusioni dedotte da Parmenide nel «di- ti semplici «non nati» (ajgevnhta: Diels, cit., B
scorso vero», intorno ai caratteri che apparten- 7), irriducibili tra loro e nel loro carattere
gono necessariamente a «ciò che è». Rispetto (h\qo"; ibi, B 17, 28-29), «sempre eternamente
al drastico dualismo di «realtà» e «apparenza» uguali» (hjneke;" aije;n o{moia: ibi, B 17, 35), che
3338
VOLUMIfilosofia.book Page 3339 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empedocle


Empedocle chiama anche con i nomi mitico- frappone alla ricerca della verità (ibi, B 8; 9).
poetici di Zeus, Era, Edoneo e Nesti (ibi, B 6). Tuttavia il risultato teoreticamente più signifi-
Mentre la spiegazione che così viene data dei cativo cui dà luogo la rilettura dell’eleatismo,
fenomeni rappresenta, dal punto di vista for- è l’affermazione empedoclea per cui accanto
male, un momento di decisivo rinnovamento alle quattro nature originarie, ma in tutto se-
della scienza greca e anticipa, nei suoi aspetti parate da esse, esistono altre due cause, o
matematizzanti e «quantitativi», quanto con principi attivi. Precisamente dall’attività di en-
maggior rigore verrà teorizzato dall’atomismo trambe queste cause dipende l’intreccio delle
di Leucippo e Democrito, l’accoglimento delle associazioni e dissociazioni degli elementi,
distinzioni in uso nella fisica qualitativa ionica dato che esse, nonché mettere in movimento
e nella scuola medica siciliana di Alcmeone le «radici», urgono instancabilmente e in dire-
«intorbida l’evidenza e la coerenza logica della zioni opposte la vita dell’universo. In assenza
nuova costruzione dottrinale» (Gentile, La me- del vuoto nell’universo empedocleo, le forze
tafisica presofistica, Padova 1939, p. 62), perma- contrastanti dell’«Amicizia che avvince» (sce-
nendo in essa il contrasto, implicito e non ri- v d unh Filov t h": ibi, B 18 e 19) e dell’odio
solto, tra l’impostazione meccanicistica e la ri- (Nei'ko") che separa mediante la contesa, irri-
corrente intuizione organicistica della natura. ducibili come sono l’una all’altro e illimitata-
Se la natura degli elementi originari, infatti, è mente attive nel tempo (ibi, B 16), servono a
assimilabile a quella delle qualità contrarie spiegare la molteplicità e il mutamento dei fe-
(secco, umido, caldo, freddo: Diels, op. cit., A 33; nomeni, senza pregiudizio dell’immutabilità
cfr. Aristotele, Phys., I, 4, 187 a 20; Diels, op. cit., A sostanziale delle cause materiali. D’altra par-
46), la loro interna struttura, invece, e le aggre- te, la guerra che amore e odio si conducono
gazioni con cui essi danno origine alle innu- senza soste pervade l’universo ed è carica di
merevoli realtà individuali, ubbidiscono, al- significati e valori morali: quanto esiste di
meno in parte, a criteri quantitativi. Ciascuna buono nel mondo, dipende dal primo princi-
delle «radici», infatti, risulta dall’unione di pio; l’altro è invece causa di disordine e soffe-
parti piccolissime e omogenee («omeomeri»), renza (Aristotele, Metaph., I, 4, 985 a 6-7; Diels,
logicamente anteriori a ciascuna delle quattro op. cit., A 39). L’attribuzione alle due cause atti-
sostanze elementari che esse integrano (ibi, A ve di valenze etiche e giuridiche contrapposte
43); peraltro, tutte le cose nascono dagli «ele- necessariamente finisce per dare al susseguir-
menti» primordiali, grazie a un processo di si degli eventi naturali un significato che tra-
mescolanza e separazione, per cui l’esistenza e scende la mera dimensione «fisica»; tutto ciò
corruzione dei composti trovano spiegazione che esiste, infatti, non è soltanto un’aggrega-
non tanto nei mutamenti qualitativi dei com- zione materiale delle «radici», ma accade in
ponenti, ma esclusivamente nei movimenti di ragione dell’attività, in qualche modo inten-
congiunzione e disgregazione che le «radici», zionale, delle due forze in conflitto, dialettica-
in sé immutabili, realizzano secondo quantità mente complementari. Si tratta, per certo, di
diverse (Diels, op. cit., B 21, 9-12; cfr. Aristotele, riflessi dell’animismo arcaico, che, tuttavia,
De generatione et corruptione, II, 6 334 a 26; Diels, non compromettono l’importanza della nuova
op. cit., A 43). Non a caso, quindi, Empedocle fon- prospettiva teoretica; nonostante l’indebita
da il proprio «messaggio divino» di verità e co- mescolanza del naturalismo tendenzialmente
noscenza, accogliendo il quale la mente s’ac- meccanicistico con i valori del diritto e la mo-
cresce (ibi, B 17, 14), sull’analogia esistente tra rale, al filosofo di Agrigento va infatti ricono-
l’armonia dei colori che guida il lavoro del pit- sciuto il merito di aver per primo introdotto
tore (ibi, B 23), e le proporzioni matematiche «la distinzione all’interno della causa, ponen-
presenti nei fenomeni naturali (ibi, B 96; 98). do non già un unico principio del movimento,
Nell’ambito di questa originale versione degli ma altri due diversi e contrari» (Aristotele, Me-
assiomi eleatici – che certamente allontana il taph., I, 4, 985 a 21; Diels, op. cit., A 37), per cui il
pensiero empedocleo dall’interpretazione ani- «tutto» per ogni lato «eguale a se stesso» – che
mistica della natura – assumono particolare ri- Empedocle chiama sfero (Sfai'ro": Diels, op.
lievo le osservazioni che, in consonanza con cit., B 29, 3) – risulta essere integrato dai quat-
l’insegnamento dei sofisti, Empedocle propo- tro elementi e le due forze attive. La natura in-
ne sul carattere convenzionale dei «nomi», e distruttibe di ciascuna delle parti che compon-
sugli ostacoli che l’uso del linguaggio abituale gono lo sfero fa sì che l’intera struttura dell’in-
3339
VOLUMIfilosofia.book Page 3340 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empedocle ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sieme possa realizzarsi esclusivamente nella che dovrebbe valere esclusivamente come
dimensione di un processo circolare, lungo il «causa» interviene nei composti anche come
quale si succedono, ritornando sempre uguali loro «elemento» (Aristotele, op. cit., XI, 10,
a se stessi, tutti gli scenari possibili della con- 1075 b 3: A 39); oltre a ciò, Aristotele osserva
tesa che vede perennemente impegnati amore come le loro azioni producano, in realtà, effetti
e odio. Le fasi intermedie del dramma cosmi- equivocamente reversibili (Ibi, I 4, 985 a 21: A
co si dispongono, ciclicamente, entro i termini 37). D’altra parte la natura «morale» delle due
estremi della perfetta concordia fra gli ele- cause spinge Empedocle a considerare positi-
menti e la loro massima disunione. Secondo vamente l’unità dello sfero, frutto dell’amici-
un’interpretazione accreditata, ma non unani- zia; e, al contrario, a giudicare in senso negati-
memente condivisa dagli studiosi, quattro vo la molteplicità disgregata, nata dalla forza
momenti fondamentali costituiscono il «ciclo separatrice dell’inimicizia. In questo modo la
cosmico», ciascuno dei quali è caratterizzato condanna che ricade sulla vita degli individui
dal prevalere provvisorio, parziale o totale, di – la loro esistenza è, agli occhi del filosofo,
amore e odio. Soltanto nei periodi intermedi, «caduta» e peccato da redimere – sembra ri-
allorché nessuna delle due forze è riuscita a prendere motivi tipici della fisica qualitativa
imporsi completamente sull’avversario, sono del pitagorismo e di Eraclito (cfr. Platone,
date le condizioni perché possa prodursi la vi- Soph., 242), e, in qualche modo, evoca l’intui-
ta nelle forme che ci sono familiari: nessuno zione arcaica dell’uno, divina potenza genera-
dei due principi ostili, infatti, può presiedere trice e, al tempo stesso, materia dei fenomeni
da solo alla formazione degli esseri viventi (Aristotele, op. cit., I 3, 983 b 8). Non è, dunque,
(Aristotele, op. cit. , II, 4, 1000 a 19; Diels, op. per semplice distrazione o concessione mo-
cit., A 37 a), la cui esistenza è scandita dal du- mentanea all’impreciso linguaggio comune,
plice processo della nascita e della morte se Empedocle afferma, a proposito dell’acqua,
(Diels, op. cit., B 17, 1-5). Più in particolare, terra, fuoco e aria, che le quattro «radici», pur
questo nostro mondo – unico cosmo di volta rimanendo uguali, «divengono» (givg netai)
in volta esistente (ibi, A 47) – si forma allorché, tutte le cose (cfr. Diels, op. cit., B 17, 35; 21, 14;
insidiando e penetrando dall’esterno nell’uni- 26, 10); o se non avverte l’esigenza di compor-
tà dello sfero, la forza disgregatrice dell’odio re l’antinomia sorta dall’ammissione dei «po-
interviene a rompere la compatta unità degli ri», necessari a spiegare come le sostanze ven-
elementi che il vincolo dell’amicizia aveva pro- gano a contatto fra loro e si conoscano (ogni
dotto. conoscenza, infatti, sia sensibile che razionale,
Il concorso necessario dei due principi attivi è riconducibile all’interazione fisica), una volta
rende tuttavia più evidente l’incertezza che in- che l’esistenza del vuoto è stata perentoria-
sidia la coerenza del pensiero empedocleo: mente esclusa (Aristotele, De generatione et
mentre, infatti, la logica eleatica vorrebbe che corruptione, I, 8, 324 b 26; Diels, op. cit., A 87).
gli elementi primordiali rimanessero recipro- Tali incertezze tradiscono, in realtà, il perma-
camente indifferenti, poiché «posta la molte- nere di un’antitesi profonda nel pensiero di
plicità degli enti-forma, ogni relazione non Empedocle fra l’impostazione matematizzante
può essere che contingente» (C. Diano, Il con- del sistema pluralistico e le suggestioni prove-
cetto della storia nella filosofia dei Greci, in Grande nienti dalla tradizione religiosa e letteraria dei
Antologia filosofica. Il pensiero classico, vol. II, Mi- miti teogonici e cosmogonici.
lano 1954, pp. 247-351; cit. a p. 275) e ogni co- È bensì vero che Empedocle, con non minor ri-
sa accade «per natura e per caso» (fuvsei kai; gore di Senofane, si mostra fortemente critico
tuvch/): Platone, Leg., X, 889 B), la complemen- nei confronti dell’ingenua rappresentazione
tarità che tiene unite le due forze contrarie antropomorfica degli dei (ibi, B 134), recla-
tende viceversa a ricondurre il movimento del- mando una più pura rappresentazione del di-
le «radici» nell’ambito della visione mitico-re- vino (ibi, B 29). Essa consiste nell’interpreta-
ligiosa del tempo ciclico (cfr. Diano, op. cit., p. zione teologica del «principio» del divenire co-
250). Empedocle non ha certo consapevolezza smico: lo sfero è «Dio» (ibi, B 31), non conosci-
dell’antinomia che Aristotele ripetutamente bile con i sensi (ibi, B 132; 133), immobile (mo-
gli rimprovera: amicizia e odio sono da lui in- nivh) nella sua perfetta uguaglianza con se stes-
terpretate simultaneamente come forze e co- so, e infinito (pavntoqen i[so" ... kai; pavmpan a[pe-
me sostanze corporee (A 28), per cui anche ciò iron: ibi, B 28; v. W. Jaeger, The Theology of the
3340
VOLUMIfilosofia.book Page 3341 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empedocle


Early Greek Philosophers, Oxford 1947, p.141). sche Akademie der Wissenschaften», 63 [1898])
Ma la logica del mito, che s’intreccia con quel- e Joseph Bidez (La Biographie d’Empédocle,
la eleatica a definire i caratteri dell’uno, rischia Gand 1894), secondo prospettive di segno cu-
di portare al limite l’aporia di fondo presente riosamente contrario. Il mago, onorato dalle
nel sistema. In effetti, la visione organicamen- folle come un dio (Diels, op. cit., B 112), che di-
te unitaria con cui il mito tende a fissare il rap- spensa la «parola che sana»; e l’uomo religio-
porto dello sfero con le quattro «radici» – in so, la cui coscienza risente del dramma delle
base alla quale anche ai corpi primari spetta successive incarnazioni dell’anima (ibi, B 117)
l’attributo divino, in quanto anch’essi «mem- e ha fede di poter raggiungere la liberazione
bra del dio» (Diels, op. cit., B 31) – è antitetica che lo renda immortale (ibi, B 146; 147), en-
a quella che il modello pluralistico trae impli- trambi attendono, in verità, dal filosofo-scien-
citamente con sé e in forza della quale, terra, ziato la conoscenza che riveli il senso della
acqua, fuoco e aria devono considerarsi «ante- perduta felicità originaria (ibi, B 119), dissolta-
riori per natura» allo stesso «tutto» (cfr. Ari- si, per opera dell’odio funesto, nel ciclo inces-
stotele, De generatione et corruptione, II, 6, 333 b sante e doloroso della vicenda cosmica.
20: Diels, op. cit., A 40). Non è, dunque, una for- G.F. Pagallo
zatura esegetica, dovuta a pregiudizi neoplato- BIBL.:Testimonianze e testi. H. DIELS - W. KRANZ, Die
nici, quella che spinge Filopono a segnalare la Fragmente der Vorsokratiker, Berlin 1961-64, cap. 31;
contraddizione in cui cade Empedocle quando E. BIGNONE, Empedocle, Studio critico, tr. it. e commen-
afferma, da un lato, che le nature che compon- to delle testimonianze e dei frammenti, Roma 1963 (To-
rino 1916); J. BOLLACK, Empédocle, voll. I-III, Paris
gono le cose sono immutabili; e, dall’altro, che
1965 e 1969 [rist. 1992]; A. CAPIZZI (a cura di) in E.
lo sfero formato dalle stesse è privo di qualità ZELLER - R. MONDOLFO, La filosofia dei Greci, vol. V:
(a[poio"), in quanto nell’unione «tutte le cose Empedocle, Atomisti, Anassagora, Firenze 1970, pp.
divengono una sola» (Diels, op. cit., A 41). Ana- 1-22 e 123-135; M.R. WRIGHT, Empedocles. The Extant
loga oscillazione, da ricondurre storicamente Fragments, New Haven 1981; C. GALLAVOTTI, Empedo-
all’ambivalenza che caratterizza l’arché di ogni cle. Poema fisico e lustrale, Milano 19932 (1975); W.
cosa descritta dai primi «fisiologi», è dato co- TOTOK, Handbuch der Geschichte der Philosophie, vol. I:
gliere nel catalogo dei predicati che qualifica- Altertum, Frankfurt am Main 1997, pp. 195-198; A.
no natura e funzioni dello sfero: oltre ad essere MARTIN - O. PRIMAVESI (a cura di), L’Empedocle de
«origine» del processo cosmologico, «princi- Strasbourg (P. Strasb. gr. Inv. 1665-1666), a cura di
pio» di vita e intelligenza universale, allo sfero A. Martin e O. Primavesi, Strasbourg-Berlin 1999; B.
è inoltre affidata la custodia della giustizia e SIJAKOVIC, Bibliographia Praesocratica, Paris 2001, pp.
563-579; J. BOLLACK, Empédocle, Les purifications. Un
pace religiosa, da cui gli uomini spesso si al-
projet de paix universelle, tr. fr. e commento, Paris
lontanano, macchiandosi di colpa grave. 2003; J. BOLLACK, Empédocle, Les purifications. Un
Ai mortali, appunto, il sapiente si rivolge con projet de paix universelle, tr. fr. e commento, Paris
la parola che rivela verità e salvezza, insegnan- 2003, III 2, pp. 659 ss.
do loro le opportune «purificazioni», grazie al- Studi: E. WELLMANN, s. v. in A. PAULY - G. WISSOWA,
le quali potranno sottrarsi al ciclo punitivo Real-Encyklopädie der klassischen Altertumswissen-
della metempsicosi. Proprio la complessità schaft, vol. V 2, Stuttgart 1905, coIl. 2507-2512 (da
dei motivi che percorrono, non senza oscurità integrare con la bibl. di C.J. CLASSEN, in A. PAULY - G.
e incoerenze, i versi del poema Sulla natura, WISSOWA, Real-Encyklopädie der klassischen Altertums-
consente di cogliere la linea di continuità che wissenschaft, Suppl. XII, Stuttgart 1970, coll. 241-
unisce i testi della dottrina fisica all’ispirazio- 247); U. VON WILAMOWITZ-MOELLENDORF, Die «Katar-
ne orfico-pitagorica delle Purificazioni. A Ettore moi» des Empedocles, in «Berlin Sitzungsberichte»,
Bignone va riconosciuto il merito di aver avvia- 1929, pp. 626-661; G. COLLI, Empedocle, Pisa 1949; W.
to l’interpretazione unitaria del pensiero em- KRANZ, Empedocles, Zürich 1949; K. REINHARDT, Empe-
docles, Orphiker und Physiker, «Classical Philology»,
pedocleo – progressivamente accolta, ma non
45 (1950), rist. in H.-G. GADAMER (a cura di), Um die
senza dissensi, dagli storici, e che, da ultimo, Begriffswelt der Vorsokratiker, Darmstadt 1968, pp.
qualche conferma ha ricevuto dal Papiro di 497-511; J. ZAFIROPULO, Empedocle d’Agrigente, Paris
Strasburgo – in grado di dirimere le divergenze 1953; C. DIANO, Il concetto della storia nella filosofia dei
fra le ricostruzioni genetiche proposte in prece- Greci, in Grande Antologia filosofica. Il pensiero classi-
denza da Hermann Diels (Über die Gedichte des co, vol. II, Milano 1954, pp. 247-351 (con il titolo: Il
Empedocles, in «Sitzungsberichte der Preussi- pensiero greco da Anassimandro agli Stoici, in C. DIA-

3341
VOLUMIfilosofia.book Page 3342 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empedocle ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

NO, Studi e saggi di filosofia antica, Padova 1973, pp. que elementi giunto in Spagna dalla tradizione
1-188); C.H. KAHN, Religion and Natural Philosophy in mediorientale nel sec. IX, dove fu diffuso dal
Empedocles’ Doctrine of the Soul, in «Archiv für Ge- filosofo Ibn Masarrah: contiene motivi gnosti-
schichte der Philosophie», 1960, pp. 3-35 (rist. parz. ci, misterici greco-orientali e neoplatonici e
in A.P.D. MOURELATOS (a cura di), The Pre-Socratics. A verte sull’emanazione dei cinque elementi
Collection of Critical Essays, Princeton 19932 [1974], dalla nebbia primordiale; dal vero Empedocle
pp. 426-456; E.L. MINAR JR., Cosmic Periods in the deriva l’idea dell’odio che domina la natura e
Philosophy of Empedocles, in «Phronesis», 1963, pp.
dell’amore che domina l’anima universale. In-
127-145; U. HÖLSCHER, Weltzeiten und Lebenszyklus.
sieme ai neoplatonizzanti Theologia Aristotelis e
Eine Nachprüfung der Empedocles-Doxographie, in
«Hermes», 1965, pp. 7-33; F. SOLMSEN, Love and Stri-
Liber de causis, l’opera pseudo-empedoclea in-
fe in Empedocles’ Cosmology, «Phronesis», X (1965), fluenzò il pensiero arabo-ebraico in Spagna –
pp. 109-148; D. O’BRIEN, Empedocles’ Cosmic Cycle. A dove Plotino, che ben conosceva Empedocle,
Reconstruction from the Fragments and Secondary era poco noto – specialmente Ibn-Arabî. La
Sources, New York 1969; A.A. LONG, Empedocles’ Cos- Theologia, il Liber e lo pseudo-Empedocle in-
mic Cycle in the Sixties, in A.P.D. MOURELATOS (a cura fluirono anche sul pensiero cristiano, e in Eu-
di), The Pre-Socratics, Garden City (New York) 1974, ropa dalla fine del sec. XII furono tradotte in
pp. 397-425; D. O’BRIEN, Pour interpreter Empedocle, latino.
Leiden 1981; AA.VV., Index Empedocleus, Genova A. Cardin
1991, 2 voll.; Empedocle e la cultura della Sicilia anti- BIBL.: S. MUNK, Mélange de philosophie juive et arabe,
ca. Illustrazione di un frammento inedito della sua ope- Paris 1859 (riedizione 1955), pp. 240 ss., 369 ss.; D.
ra, «Atti del Convegno tenuto ad Agrigento dal 4 al NEUMARK, Geschichte der jüdischen Philosophie des Mit-
6 settembre 1997», in «Elenchos», 19 (1998); O. PRI- telalters, I, Berlin 1907, pp. 525-533; M. ASIN PALACIOS,
MAVESI, Editing Empedocles: Some Longstanding Pro- Abenmasarra, Madrid 1914, p. 1098; M. ASIN PALA-
blems Reconsidered in the Light of the Strasburg CIOS, Abenhazam, I-II, Madrid 1927-32; E. WILKINS,
Papyrus, in W. BURKERT et al. (a cura di), Fragment- Empedocles et alii in Filelfo’s Terza rima, in «Spe-
sammlungen philosophischer Texte der Antike. Le rac- culum», 38 (1963), pp. 318-323; D. DE SMET, Empedo-
colte dei frammenti di filosofi antichi. «Atti del Semi- cles Arabus, Bruxelles 1998; M. BARBANTI, Empedocle
nario Internazionale (Ascona, Centro Stefano Fran- in Plotino e Porfirio, in «Giornale di Metafisica», 21
scini, 22-27 settembre 1996)», Göttingen 1998, pp. (1999), pp. 217-233, e in «Invigilata lucernis: rivista
62-88; O. PRIMAVESI, Empedocle: il problema del ciclo dell’Istituto di Latino», 22 (2000), pp. 31-45. Un po-
cosmico e il papiro di Strasburgo, in «Elenchos», 19 ema greco che in molti mss. segue la Sfera fu tra-
(1998), pp. 241-288; D.W. GRAHAM, Empedocles and dotto da Filelfo nel commento a Petrarca. Alla Sfera
Anaxagoras: Responses to Parmenides, in A.A. LONG (a sembra riferirsi Pico, che nelle 900 Tesi interpreta la
cura di), Cambridge Companion to Early Greek Philo- sfera di Empedocle come il mondo intelligibile (cfr.
sophy, Cambridge 1999, pp. 159-180; W. BURKERT, comunque anche gli interessi astronomici del vero
Lecteurs antiques et byzantins d’Empedocle, in A. LAKS - Empedocle, ad es. nelle testimonianze 53-56, in H.
C. LOUGUET (a cura di), Qu’est-ce que la philosophie DIELS - W. KRANZ [a cura di], Die Fragmente der Vor-
Présocratique?, Villeneuve d’Ascq 2002, pp. 183-204; sokratiker, Berlin 1961-64).
P. CURD, The Metaphysics of Physics: Mixture and Se-
paration in Empedocles and Anaxagoras, in V. CASTON - EMPIRIOCRITICO,
Empiriocritico STATO: V. STATO EMPIRIO-
D.W. GRAHAM (a cura di), Presocratic Philosophy. Es- CRITICO.
says in Honour of Alexander Mourelatos, Aldershot
2002, pp. 139-158; A. LAKS, Reading the Readings: on
the First Person Plurals in the Strasburg Empedocles, EMPIRIOCRITICISMO (critical empiricism,
Empiriocriticismo
in V. CASTON - D.W. GRAHAM (a cura di), Presocratic empiriocriticism; Empiriokritizismus; empiriocriti-
Philosophy. Essays in Honour of Alexander Mourela- cisme; empiriocriticismo). – Indirizzo fondato da
tos, Aldershot 2002; A. MARTIN, Empédocle, Fr. 142 R. Avenarius, la cui filosofia è per certi versi af-
D.-K. Nouveau regard sur un papyrus d’Herculanum, fine a quella elaborata negli stessi anni, in mo-
in «Cronache ercolanesi», 33 (2003), pp. 43-52; S. do indipendente, da E. Mach. Si sviluppò so-
TRÉPANIER, Empedocles on the Ultimate Symmetry of prattutto per opera di J. Petzold, che ne appli-
the World, in «Oxford Studies in Ancient Philo- cò i capisaldi all’interpretazione della teoria
sophy», 24 (2003), pp. 1-57. della relatività.
Nella Germania e nell’Austria dei primi decen-
Empedocle PSEUDO-. – A Empedocle fu-
EMPEDOCLE, ni del Novecento ne risentirono anche H. Cor-
rono attribuiti i centosessantanove trimetri nelius, C. Hauptmann, R. Willy, H. Gomperz e
giambici de La sfera delle stelle fisse e un Sui cin- R. Carnap, che nel suo Der logische Aufbau der
3342
VOLUMIfilosofia.book Page 3343 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empiriocriticismo


Welt (Berlin 1928), ne ha mutuato molti ele- forma e modifica il patrimonio conoscitivo di
menti per dare spessore teorico al suo feno- cui ci avvaliamo, tanto ai livelli più «bassi»
menismo metodologico e alla tesi della neu- dell’attività cosciente quanto a quelli più «ele-
tralità ontologica del «sistema di costituzio- vati», rappresentati dallo sviluppo del pensie-
ne». L’empiriocriticismo presenta inoltre ro scientifico. Scopo delle formazioni concet-
qualche affinità con la pretesa della fenome- tuali, dalle più rudimentali alle più sofisticate,
nologia husserliana di cogliere la datità pura è di consentire una rappresentazione abbre-
dell’esperienza, sebbene Husserl, in Prolego- viata e comoda delle esperienze che permetta
meni a una logica pura delle Logische Untersu- di ricordarle, utilizzarle e trasmetterle nel mo-
chungen (cap. XI), ne abbia criticato il principio do meno dispendioso possibile.
di economia del pensiero e le tendenze psico- Nell’opera di E. Mach la prospettiva empiristi-
logistiche. co-fenomenistica dell’analisi delle sensazioni
L’empiriocriticismo intende distinguersi dal- assume una valenza più decisamente orienta-
l’empirismo ingenuo e da ogni filosofia che ta verso la comprensione del sapere scientifi-
mescoli più o meno coscientemente i concetti co e la sua depurazione da ogni oscurità meta-
metafisici con le testimonianze empiriche. Si fisica. Per Mach, compito della scienza non è
propone perciò come filosofia della «esperien- andare alla ricerca di spiegazioni ultime e
za pura», cioè dell’esperienza libera dalle so- complete dei fatti empirici, perché ciò condu-
vrastrutture del pensiero e ricondotta al mero ce soltanto a una perniciosa ipostatizzazione
contenuto della sensazione. Perché l’esperien- metafisica dei concetti scientifici, come è av-
za sia «pura» occorre che non le sia frammisto venuto per il meccanicismo. Viceversa, ogni
alcunché che non sia a sua volta esperienza; oscurità metafisica scompare quando ci si ren-
l’esperienza non deve essere trascesa in alcun de conto che l’unico obiettivo dell’indagine
suo elemento riguardante tanto la provenien- scientifica è la scoperta delle reciproche di-
za quanto la costituzione. pendenze funzionali dei fenomeni. La cosid-
Gli uomini sono sostanzialmente uguali: quin- detta «spiegazione scientifica» non è che la
di sia l’esperienza propria sia quella altrui han- rappresentazione coerente, sistematica e ab-
no eguale fondamento di validità. È tuttavia di breviata di un complesso di fatti attraverso
fondamentale importanza l’escludere dalla l’individuazione degli elementi costanti, rela-
esperienza pura ogni eventuale variazione in- tivamente semplici, ricorrenti in essi. La fun-
dividuale, cioè ogni benché minimo elemento zione delle nozioni delle scienze naturali e del-
che possa provenire dalla singola soggettività, la matematica è quella, ausiliaria, di rendere
necessariamente differente da individuo a in- possibile una descrizione economica dell’infi-
dividuo. Solo in tal modo, secondo Avenarius, nita varietà dei fenomeni osservabili.
si può ottenere quel «concetto naturale del Sul piano metodologico, per il sensismo ma-
mondo» che dev’essere lo scopo di ogni ricer- chiano, il conoscibile concerne soltanto il do-
ca scientifica e filosofica (cfr. Der menschliche minio della percezione sensoriale, per cui ciò
Weltbegriff, Leipzig 1891, un’opera volta a de- che non appartiene a tale dominio nella scien-
terminare la natura e i limiti di tale concetto). za naturale non ha significato; su quello filoso-
Col concetto di esperienza pura viene a cadere fico, gli elementi fondamentali della realtà so-
la distinzione tradizionale tra mondo esterno e no quelli a noi dati attraverso le sensazioni. Va
mondo interno. Tale distinzione è artificiale e comunque detto che per Mach gli «elementi»
non necessariamente costitutiva dell’espe- sono qualcosa di neutrale rispetto alla distin-
rienza, perché la realtà in sé è unitaria e di per zione fra fisico e psichico; essi si qualificano in
sé non presenta alcuna bipartizione. È l’uomo un modo piuttosto che nell’altro a seconda del
che, per orientarsi e per sua comodità, compie punto di vista adottato. Come sottolinea in
alcune delimitazioni che circoscrivono deter- Beiträge zur Analyse der Empfindungen (Jena
minati settori della realtà unitaria. Il filosofo 1886, rist. come Die Analyse der Empfindungen
può dire tutt’al più che mondo esterno e mon- und das Verhältnis des Physischen zum Psychi-
do interno sono particolari «zone» della realtà, schen, ivi 1900), un colore diventa un oggetto
la quale ciò nonostante è unitaria. fisico quando se ne consideri la dipendenza
Quanto al cosiddetto «principio di economia», dalla sorgente di luce, diventa invece un og-
esso rappresenta una sorta di descrizione del getto fisio-psicologico, una sensazione, se
modo in cui il nostro sistema nervoso centrale guardiamo alla sua dipendenza dalla retina,
3343
VOLUMIfilosofia.book Page 3344 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empiriomonismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ossia da uno degli elementi costituenti il cor- recht 1970; A. VERDINO, Introduzione a R. AVENARIUS,
po umano. Critica dell’esperienza pura, Roma-Bari 1972, pp. IX-
Nell’accostare il proprio sensismo alla «critica XLVIII; W. SWOBODA - F. HOBEK, Richard Avenarius:
dell’esperienza pura» di Avenarius, nella pre- mit einer Bibliographie, in «Conceptus», 26 (1975),
fazione a Die Mechanik in ihrer Entwicklung his- pp. 25-39; L. KOLAKOWSKI, Main Currents of Marxism,
vol. II: The Golden Age, Oxford 1978; G. WOLTERS, Mach
torisch-kritisch dargestellt (Leipzig 1883), dopo
I, Mach II, Einstein und die Relativitätstheorie, Berlin
aver ribadito apprezzamento per lo sforzo di
1987; K. ARENS, Structures of Knowing: Psychologies of
unificazione del sapere compiuto dalla filoso- Nineteenth Century, Dordrecht 1989; D. STEILA,
fia, Mach riafferma il carattere non metafisico Scienza e rivoluzione. La recezione dell’empiriocritici-
e non filosofico della sua opzione sensistica, smo nella cultura russa: 1877-1910, Firenze 1996.
presentandola al tempo stesso come un’ipote-
si che non aspira ad alcuna validità assoluta e EMPIRIOMONISMO (empirical monism;
Empiriomonismo
che va valutata sulla base dello scopo cui deve Empiriomonismus; empiriomonisme; empiriomo-
servire: la costruzione di una visione scientifi- nismo). – Sistema vicino all’empiriocriticismo,
ca unitaria che vada al di là delle ripartizioni elaborato dal filosofo marxista russo Bogda-
disciplinari. Non per questo, tuttavia, egli va nov. Il dualismo tra fenomeni fisici e psichici,
ritenuto un empirista radicale che esclude il non superato dall’empiriocriticismo, Bogda-
ruolo del pensiero nella costruzione della nov lo volle eliminare considerando fenomeni
scienza. Le sue analisi e le sue discussioni me- fisici e psichici come elementi della stessa
todologico-epistemologiche mostrano che la esperienza, organizzati però in diverso modo:
posizione da lui sostenuta è in realtà assai lo psichico è costituito da elementi di espe-
complessa. rienza organizzati individualmente, mentre il
All’influsso di Mach non furono insensibili, ol- fisico è costituito da elementi socialmente or-
tre al già ricordato Gomperz, anche A. Stöhr, ganizzati; da ciò deriva poi il suo carattere og-
W. Ostwald e T. Ziehn. Il pensiero machiano e gettivo e universale.
l’empiriocriticismo in generale ebbero inoltre G.A. Wetter
una loro storia particolare in Russia, dove si BIBL: G.A. WETTER, Der dialektische Materialismus. Sei-
intersecarono con le vicende del marxismo so- ne Geschichte und sein System in der Sowjet-Union,
vietico dei primi anni del XX secolo. In Mate- Wien - Freiburg im Breisgau 19605, pp. 108-110; H.
rializm i émpiriokrititsizm (Moskva 1909, tr. it. di WEBER, Monistische und antimonistische Weltanschau-
F. Platone, Materialismo ed empiriocriticismo, ung. Eine Auswahlbibliographie, Berlin 2000.
Roma 19702 [1953]), V. Lenin prese posizione
contro il cosiddetto «machismo» facendo EMPIRISMO
Empirismo (empiricism; Empirismus; empi-
rientrare sotto questa etichetta autori come A. risme; empirismo). – Più che un sistema filoso-
Bogdanov e A. Lunacarskij, i quali in realtà fico, è un atteggiamento speculativo, che, in
erano molto diversi fra loro e potevano essere opposizione al razionalismo, riconduce tutte
«condannati» in blocco come sostenitori di le nostre conoscenze all’esperienza interna ed
una forma di idealismo soggettivistico solo esterna, intesa come fonte primaria e criterio
muovendo da una interpretazione realistico- dell’intera conoscenza. Tale richiamo all’espe-
metafisica particolarmente marcata del mate- rienza si esprime nell’assunzione di due pre-
rialismo dialettico. supposti fra loro strettamente connessi: a)
A. Plebe - P. Parrini «verità» e «certezza» sono attribuibili ai «dati»
o ai «fatti» che la coscienza percepisce e speri-
BIBL.: O. EWALD, Richard Avenarius als Begründer des
Empiriokritizismus, Berlin 1905; A. PELAZZA, Riccardo
menta direttamente attraverso gli organi di
Avenarius e l’empiriocriticismo, Milano 1909; C.B. senso; b) tali dati elementari presenti alla co-
WEINBERG, Mach’s Empirio-Pragmatism in Physical scienza forniscono il materiale di base per la
Science, New York 1937; W.M. SIMON, European Posit- costruzione di concetti astratti e nozioni com-
ivism in the Nineteenth Century. An Essay in Intellec- plesse. Di qui il carattere critico e antidogma-
tual History, Ithaca (New York) 1963, tr. it. di E. Mas- tico assunto dall’empirismo, soprattutto nei
sari, Il positivismo europeo nel XIX secolo, Bologna riguardi di quelle dottrine che fanno emergere
1980; L. KOLAKOWSKI, Filozofia pozytywistyczna, Wars- la conoscenza da idee puramente razionali non
zawa 1966, tr. it. di N. Paoli, La filosofia del positivi- immediatamente ricavabili dai dati dell’espe-
smo, Roma-Bari 1974; R.S. COHEN - R.J. SEEGER (a cu- rienza sensibile. Va precisato che l’empirismo
ra di), Ernst Mach Physicist and Philosopher, Dord- stesso, in questo suo riferirsi al valore esclusivo
3344
VOLUMIfilosofia.book Page 3345 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo


della sensibilità, ha assunto talvolta un atteg- a essa comporti una sorta di accecamento ri-
giamento dogmatico e riduttivo. spetto alla vera natura degli esseri: «A questo
SOMMARIO: I. Svolgimento storico: i vari aspetti pensai, ed ebbi paura che anche l’anima mia si
dell’empirismo. - II. La problematica dell’em- accecasse completamente, guardando le cose
pirismo: 1. Il metodo. - 2. Le fonti della conoscen- con gli occhi e cercando di coglierle con cia-
za. - 3. Il nominalismo e la critica dei principi logici scuno degli altri sensi» (Phaed. 99 d-e, tr. it. a
formali. - 4. Il problema della sostanza. - 5. Il pro- cura di G. Reale, Milano 1994). Nella Repubbli-
blema della causalità. - 6. Il problema dell’oggetto. ca sono chiamati «prigionieri» coloro che fin
- 7. Il problema dell’io. - 8. La polemica antimeta- dalla nascita percepiscono solo «immagini» e
fisica e la critica dei trascendentali. - III. L’empiri- «oggetti sensibili». Eikasia (immaginazio-
smo e la morale. - IV. L’empirismo e la religio- ne/rappresentazione) e pistis (credenza/certez-
ne. - V. L’empirismo e il problema dell’arte. - za) delimitano infatti il campo della doxa (opi-
VI. Conclusioni ed esiti dell’empirismo. nione), ma non raggiungono mai il rango del-
I. SVOLGIMENTO STORICO: I VARI ASPETTI DELL’EMPIRI- l’episteme (scienza), che è l’unica forma di co-
SMO. – La presenza costante dell’empirismo noscenza in cui la verità (aletheia) può disvelar-
nella storia della cultura occidentale si spiega si. I dati che i sensi forniscono, precisa Platone
anche con il fatto che esso si radica in un at- nel Teeteto (151 d - 172 c) non possiedono in se
teggiamento naturale e spontaneo dell’uomo stessi alcun valore conoscitivo: solo quando
di fronte al mondo che lo circonda. A tale for- vengono accolti in un’anima che abbia già avu-
ma originaria di esperienza va certamente ri- to contatto con le forme ideali essi possono
condotta l’attenzione dei primi filosofi per i fe- essere organizzati in una vera esperienza.
nomeni della physis e le conclusioni che essi Aristotele si discosta in misura essenziale dal-
trassero circa la vita del cosmo. L’osservazione la prospettiva platonica. Il valore che egli attri-
diretta degli eventi naturali, il susseguirsi cicli- buisce al suvnolon, ovvero al concreto compo-
co della nascita e della morte e la regolarità
sto di materia e forma, fa intendere l’impor-
delle traiettorie celesti furono certamente alla
tanza che questo autore assegnava al dato em-
base delle varie «dottrine degli elementi», che
pirico nella sua concretezza e individualità. A
si susseguono nel pensiero presocratico dai
confermare tale ispirazione speculativa sono
milesi a Democrito. Il fuoco, l’aria, l’acqua e gli
anche gli interessi storici e scientifici presenti
atomi sono ajrcaiv non solo in senso ontologi-
nell’opera dello Stagirita, che di volta in volta
co, ma soprattutto perché ad essi corrisponde
una certa modificazione della ai[sqhsi" – ossia mostrano la propensione di Aristotele a ricon-
della sensibilità –, che per gli antichi filosofi durre l’indagine dentro un orizzonte fenome-
non è una funzione «soggettiva» e «spiritua- nologico. Il cosiddetto empirismo aristotelico
le», ma un certo «corpo dell’essere» della phy- non si limita tuttavia ad essere una dottrina
sis, composto degli stessi elementi che in esso dell’esperienza sensibile e a concludersi nel ri-
si rivelano e sono percepiti. A tale dottrina si conoscimento dei suoi limiti: l’affermata supe-
riferisce certamente Empedocle quando con- riorità della logica sillogistica, la teoria delle
cepisce l’occhio come piccola lanterna, nella forme, gli esiti teologici e teleologici dimostra-
quale un fuoco interno trapassa dai fori della no che in esso la sensibilità è soltanto un «pri-
pupilla che a sua volta è un contenitore di ac- mo rispetto a noi», destinato a farci scoprire
qua racchiuso in veli sottili. Quando il «fuoco» ciò che è «primo per natura». Ad Aristotele si
che è in noi incontra il «fuoco» che è fuori di deve poi l’importante dottrina della sensazio-
noi, quando il simile riconosce il simile, ecco ne come «impronta» o «calco» dematerializza-
accadere la ai[sqhsi", la sensazione (cfr. Empe- to dell’oggetto sensibile. Riguardo al sentire,
docle, Frammento 84) Tale paradigma conosci- «si deve ritenere che il senso è ciò che è atto
tivo rimarrà centrale fino a Platone, tanto che ad assumere le forme sensibili senza la mate-
ancora Gorgia, in pieno movimento sofistico, ria, come la cera riceve l’impronta dell’anello
ritiene i sensi formati da «pori» attraverso cui senza il ferro o l’oro: riceve bensì l’impronta
passano gli «effluvi» di elementi finissimi rila- dell’oro e del bronzo, ma non in quanto è oro
sciati dalle cose. e bronzo» (De an., B 12, 424 a 18-22, tr. it. a cu-
Platone si opporrà a tale gnoseologia. Egli non ra di G. Movia, Milano 1996, p. 183). Da questo
svaluta in modo assoluto la conoscenza sensi- passo si è originato un esteso dibattito circa il
bile, ma ritiene che l’affidarsi completamente rapporto tra «passività» e «attività» nella per-
3345
VOLUMIfilosofia.book Page 3346 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

cezione sensibile, che ha attraversato la filoso- mandosi all’intuizione e polemizzando contro


fia occidentale fino a Hegel. la multiplicatio entium, nega ancora una volta la
Lo stoicismo e l’epicureismo, nella loro reazio- metempiricità del pensiero e mina alla radice i
ne alla metafisica aristotelica, vogliono essere fondamenti razionali della fede: l’empirismo
un ritorno all’empirismo nella sua autenticità. medievale si conclude così, come quello anti-
Nel primo la concretezza empirica è pensata co, in una posizione necessariamente scettica,
entro una visione panteistica unitaria, che non alla quale soltanto un atto di fede permette di
scaturisce dall’esperienza, ma la precede e la fare il salto oltre il sensibile.
condiziona. Nel secondo, l’ipotesi atomistica Non si può negare che il Rinascimento, nella
è il risultato di un’argomentazione puramente sua reazione alla scolastica e nell’impegno di
razionale. Ciò che in entrambi appare evidente riscoprire l’universo sensibile, possa sembrare
è l’istanza empiristica nella gnoseologia, dove una chiara affermazione di empirismo, anche
il criterio nominalistico, ispirando una rigoro- là dove, come nelle scienze occulte, pare che
sa critica della universalità concettuale, con- l’indagine si allontani dall’immediato. In real-
duce a una dottrina della certezza e della verità tà l’empirismo rinascimentale era, per così di-
che non è più intesa come adeguazione, ma re, un empirismo magico ed estetico, orienta-
come sugkatavqhsi" del soggetto, o come ejna- to non tanto alla ricerca di essenze universali,
vrgeia della percezione in quanto tale; l’univer- quanto all’intuizione di «forme viventi», in cui
salità logica cessa di essere il riflesso mentale universalità e concretezza coincidono. Per tali
di entità metafisiche e diventa d’ordine psico- caratteri l’empirismo del Rinascimento non
logico. Su questa via riusciva facile allo scetti- assume un atteggiamento polemico nei ri-
cismo – che pur presumeva d’essere il difenso- guardi di posizioni razionalistiche, ma è il co-
re dell’empirismo autentico – dimostrare mune denominatore dei più diversi indirizzi
l’acataletticità della conoscenza e l’inammissi- speculativi. Proprio per questo suo ruolo non
bilità di qualsiasi rapporto necessario e uni- critico ma rivelatore, esso non ci offre ancora,
versale. Se il pensiero non è funzione metem- se non per scarsi accenni, una teoria del meto-
pirica e universalizzatrice, se anzi è fatale che do sperimentale. Persino Montaigne, il cui
esso, qualora si avventuri oltre l’immediato, si scetticismo potrebbe sembrare ancora una
perda in un’inevitabile antinomicità, lo scetti- volta la conclusione fatale di codesto empiri-
cismo era l’unica conclusione possibile (e non smo, è impegnato a scoprire la «forme
soltanto nel suo genuino significato etimolo- maîtresse», il senso originario e irriducibile
gico) dell’empirismo antico. dell’individualità.
Il conflitto platonico-aristotelico si rinnova, L’empirismo assume la sua forma più efficace
entro ben diverse coordinate spirituali, nelle e consapevole quando la concretezza del dato,
due posizioni dell’agostinismo e del tomismo. spogliandosi del suo alone magico, estetico e
Con Tommaso l’empirismo vuol essere l’inizio umanistico, viene ricondotta alle sue dimen-
legittimo di un’autonoma filosofia dell’essere sioni scientificamente misurabili. Nell’età mo-
capace di prescindere da qualsiasi presuppo- derna l’empirismo trova definitivamente il suo
sto idealistico e teologico (v. le obiezioni alla vigore speculativo e le sue autentiche finalità
prova ontologica di Anselmo). Tuttavia l’ap- nella puntuale opposizione al razionalismo.
pello all’esperienza si muove anche qui entro Dopo Bacone e Hobbes, in cui l’appello
un orizzonte speculativo, che ne segna fin all’esperienza non vuol essere l’esclusione né
dall’inizio la direzione e i limiti. La dottrina di una conoscenza delle «forme» né di una vi-
della verità, intesa come adaequatio intellectus sione unitaria e sistematica dell’universo,
et rei, comporta un esemplarismo divino e una l’empirismo si presenta, con Locke, come una
teoria delle forme essenziali, che debbono critica della conoscenza nella sua genesi e nel-
convalidare il valore universale della cono- le sue reali possibilità. Va sottolineato che la
scenza, ma che l’esperienza non verifica. L’in- grossa polemica sostenuta contro l’innatismo
dividuale, il contingente, l’accidentale riman- e contro i concetti basilari del razionalismo
gono tuttavia estranei all’ambito della scienza non mirava a chiudere il pensiero dentro l’oriz-
come elementi indefinibili, la cui irrazionalità zonte dell’immediatezza sensibile, ma a riscat-
diventa tanto più grave quanto più il pensiero tarlo da qualsiasi dogmatismo iniziale e ad
dichiara di doversi commisurare a essenze aprirlo verso conclusioni metempiriche (come
universali. Il terminismo ockhamistico, richia- l’esistenza di Dio e la realtà sostanziale del
3346
VOLUMIfilosofia.book Page 3347 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo


mondo esterno) che dovevano essere tanto lutazione dell’esperienza sensibile è compiuta
più legittime quanto più criticamente scaturi- non più nel senso del «problema», bensì nel
vano da argomentazioni razionali spregiudica- senso del «mistero»: così avviene che, mentre
te. Con Berkeley l’empirismo è insieme una le altre forme di empirismo, qualora non siano
dottrina e un metodo che conduce oltre di sé: convogliate in una superiore visione della re-
come dottrina che ha una sua immanente pro- altà (magica, matematica, pragmatistica ecc.)
blematica, rappresenta un progresso nell’eli- che unifichi e integri l’immediatezza dei dati,
minazione dei residui realistici ancora presen- si risolvono tutte in una posizione scettica,
ti in Locke; come metodo, voleva essere uno quella mistica si dissolve nell’ineffabilità del
strumento per costruire, indipendentemente silenzio, equivalente all’ejpochvv scettica, oppu-
da presupposti teologici e innatistici, una vi- re, qualora voglia chiarirsi in un sistema di
sione spiritualistica dell’universo. In David pensiero, sfocia nell’accettazione di un com-
Hume l’empirismo critico lockiano riprende il plesso dogmatico predefinito.
suo movimento inesorabile e si conchiude in La forma più coerente e radicale di empirismo
una posizione scettica, negando assolutamen- apparsa nel Novecento è quella del «neoposi-
te al pensiero qualsiasi presunzione metempi- tivismo» o «empirismo logico». Si tratta di un
rica; trascendimenti metafisici e religiosi, esi- complesso movimento di pensiero, la cui ori-
genze e sentimenti morali, concetti scientifici gine deve essere fatta risalire alle riunioni or-
sono ricondotti su un piano extrateoretico del- ganizzate in un caffè di Vienna da un gruppo di
lo spirito a quella sua dimensione irrazionali- scienziati e filosofi a partire dal 1907. Il primo
stica che, sola, può essere chiamata a spiegare documento maturo di quello che successiva-
il suo salto oltre il mondo delle presenze sen- mente sarà chiamato il «Circolo di Vienna» è
sibili. Con Hume l’empirismo moderno discri- tuttavia rappresentato da un breve scritto del
mina definitivamente, come Ockham nell’età 1929 intitolato La concezione scientifica del mon-
medievale, due regioni eterogenee – la teore- do. In questo lavoro, vero e proprio manifesto
tica e la pratica – nella vita spirituale dell’uo- programmatico del Circolo, Otto Neurath,
mo e fissa insieme gli elementi essenziali di Hans Hahn e Rudolf Carnap, tra i primi fonda-
una concezione drammatica dell’esistenza. tori del gruppo, tratteggiavano con efficacia le
Dopo il criticismo kantiano, in cui le istanze linee della nuova prospettiva «empirista» e
dell’empirismo sono accolte dentro una strut- «logica» che la filosofia avrebbe dovuto assu-
tura trascendentale che ne avvalora le afferma- mere. Essi caratterizzano la concezione scientifi-
zioni teoretiche positive e ne giustifica critica- ca del mondo secondo due attributi fondamen-
mente le posizioni antimetafisiche, ricondu- tali: «Primo, essa è empiristica e positivistica: si
cendo nello stesso tempo sul piano della ra- dà solo conoscenza empirica, basata sui dati
zionalità le esigenze etico-religiose che Hume immediati. In ciò si ravvisa il limite dei conte-
aveva respinto nella zona dell’irrazionale, nuti della scienza genuina. Secondo, la conce-
l’empirismo ricompare sotto le vesti del posi- zione scientifica del mondo è contraddistinta
tivismo, ancora una volta in situazione pole- dall’applicazione di un preciso metodo, quello
mica contro la metafisica idealistica. In questo cioè dell’analisi logica» (H. Hahn - O. Neurath -
clima l’empirismo – che nelle varie epoche as- R. Carnap, La concezione scientifica del mondo, tr.
sume curvature e aspetti consoni all’interesse it. di S. Tugnoli Pattaro, Roma-Bari 1979, p.
scientifico e culturale dominante – si inserisce 80). I neopositivisti insistono dunque sulla te-
nell’ambito delle indagini biologiche e viene si classica dell’empirismo: l’unica conoscenza
invocato a convalidare una visione evoluzioni- ammissibile è quella basata sui dati immedia-
stica della vita, che presume di non oltrepas- ti della sensibilità e sull’evidenza osservativa,
sare il limite dei «fatti». Anche nel pragmati- ma a tale tesi abbinano il metodo di analisi e
smo, che per alcuni motivi vuol essere una re- trattamento degli enunciati usato nella logica
azione alle teorie positivistiche, l’empirismo formale di Frege e Russell.
assume in maniera accentuata quella fisiono- Tale nucleo teorico fu sviluppato in varie dire-
mia tecnico-costruttiva (Dewey) che lo trasfe- zioni; nonostante le diverse posizioni assunte
risce definitivamente sul piano dell’azione. Né dai singoli autori su temi specifici, si possono
va dimenticato, benché la segnalazione vada individuare nella prospettiva neopositivistica i
fatta con molta cautela, il cosiddetto «empiri- seguenti assunti teorici di fondo: a) l’oggetto
smo mistico» di Gabriel Marcel, in cui la riva- dell’analisi filosofica è il linguaggio; tuttavia,
3347
VOLUMIfilosofia.book Page 3348 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

poiché gli unici enunciati ad avere significato equivalenti a costrutti logici fondati su termini
cognitivo sono quelli sottoponibili a verifica che stanno in relazione diretta con l’esperien-
empirica, sarà preliminarmente necessario in- za immediata. La posizione di Quine comporta
dividuare ed escludere dall’analisi del linguag- lo smantellamento di quella immagine della
gio quelle aree di significanza i cui asserti non conoscenza che ha al proprio centro l’idea di
possiedono la caratteristica di poter essere di- una differenza tra elementi «fattuali» ed ele-
chiarati veri o falsi; b) di qui il giudizio di insen- menti «linguistici». Ciò implica l’ammissione
satezza rivolto alle proposizioni della metafisi- di una intrinseca e inestricabile unità tra os-
ca, dell’etica e della religione: esse non sono servazione e teoria: i fatti, intesi come «dati
sottoponibili ad alcuna verifica empirica, non oggettivi» e indipendenti, sono un mito filoso-
possono dunque essere dichiarata né vere né fico; essi sono originariamente compresi
false, ma più radicalmente insensate; in esse all’interno di propensioni teoriche e interpre-
non si esprimerebbe alcuna vera conoscenza, tative talora incommensurabili le une alle al-
bensì un atteggiamento emotivo dell’uomo di tre.
fronte ai casi dell’esistenza; c) la scienza si fon- Tale prospettiva di pensiero è stata al centro
da sull’esperienza e per tale ragione i suoi della più recente filosofia della scienza, che ha
enunciati costituiscono il banco di prova privi- avuto in autori come Norwood Russell Han-
legiato dell’analisi filosofica; d) la filosofia non son, Thomas Samuel Kuhn e Paul K. Feyera-
è una delle scienze, ma si svolge come attività bend i suoi esponenti di maggior spicco. Altri
chiarificatrice del linguaggio, il cui compito è epistemologi – Hesse, Shapere e van Fraassen
quello di determinare il senso delle proposi- – pur riconoscendo valore al «paradigma» filo-
zioni; e) la molteplicità delle scienze deve es- sofico della «teoreticità dell’osservazione»,
sere ridotta a unità: al di là della divisione del- hanno cercato di argomentare a favore del
le discipline scientifiche (naturali, sociali e mantenimento di una qualche autonomia del-
storiche) vi sarebbe la possibilità di raggiun- l’osservativo dal teorico, senza tuttavia ricade-
gere una concezione unitaria del sapere sulla re nel vecchio dogma della assoluta separazio-
base della verificabilità empirica e dell’analisi ne dei due domini. Tali tentativi non hanno
formale dei costrutti linguistici e dei singoli però impedito che autorevoli pensatori quali
assetti teorici. Richard Rorty (Philosophy and the Mirror of Na-
All’orizzonte della tradizione empiristica, ma ture, 1979), Hilary Putnam (After Empiricism,
con significative e originali differenze rispetto 1985) e Donald Davidson (The Mith of the Sub-
al paradigma classico, può essere ricondotta jective, 1989) abbiano potuto affermare la fine
l’epistemologia di Popper. Rovesciando l’as- dell’empirismo tradizionalmente inteso e
sunto verificazionista di matrice neopositivi- l’apertura di un’«epoca post-empiristica».
stica, Popper sostiene che alcuni enunciati os- II. LA PROBLEMATICA DELL’EMPIRISMO. – 1. Il metodo.
servativi, i «falsificatori potenziali» , costitui- – Se il razionalismo intende partire critica-
scono un criterio di demarcazione tra scienza e mente da principi universali evidenti in sé e
non scienza in virtù del ruolo che essi possono per sé, l’empirismo contesta il valore critico
giocare nella «confutazione» e nella «falsifica- delle premesse razionalistiche e accusa di
zione» di una teoria. È evidente la critica a cui apriorismo dogmatico la teoria delle idee in-
tale posizione può essere sottoposta: essa nate. La conoscenza non può essere anzitutto
non farebbe altro che «rovesciare» la tesi em- che accettazione dei dati empirici nella loro
pirista della verificazione, mantenendo tutta- concreta e particolare immediatezza spazio-
via intatto il ruolo fondante assegnato al- temporale; l’universalità delle nozioni non è
l’esperienza. Di fatto, tuttavia, la riflessione un punto di partenza, ma un punto di arrivo,
popperiana condurrà in breve tempo a un vero una conquista. Perciò è ovvio che l’empirismo,
e proprio abbandono di alcuni dei «dogmi» prima di affrontare una teoria del metodo, si
fondamentali dell’empirismo. In un saggio de- presenti, con F. Bacone, in una funzione ever-
cisivo, intitolato appunto Two Dogmas of Em- siva e demolitrice, che tende a eliminare qual-
piricism (1951) Willard van Orman Quine for- siasi elemento – storico, speculativo e cultura-
mulava una critica radicale ai due presupposti le – che si frapponga tra il soggetto e l’oggetto.
basilari dell’empirismo contemporaneo: a) la In ciò consiste la pars destruens della sua filo-
distinzione tra analitico e sintetico; b) l’idea sofia. La pars construens è rappresentata dal
che tutte le proposizioni significanti sarebbero metodo, che per Bacone consiste nell’induzio-
3348
VOLUMIfilosofia.book Page 3349 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo


ne, intesa come formulazione di principi di va- non può aver significato se non nel campo del-
lidità universale a partire dalla raccolta regola- la prassi.
ta di dati e dalla ripetizione degli esperimenti, Nel Novecento il metodo dell’empirismo trova
operazioni che si intende condurre in assenza il suo più fecondo approfondimento con la for-
di qualsiasi presupposto metafisico, o comun- mulazione, in ambito neopositivista, del prin-
que metempirico. In questo senso, la storia cipio di verificazione. Interpretando la proposi-
del metodo induttivo è segnata da tre tappe zione 4.024 del Tractatus logico-philosophicus di
fondamentali: nella sua forma classica, rap- Wittgenstein (che non aveva nelle intenzioni
presentata da Aristotele e da Tommaso d’A- dell’autore un significato né empiristico né ve-
quino, il rifiuto dell’innatismo e di qualunque rificazionistico) Moritz Schlick, l’animatore
nozione universale che a priori condizioni il principale della seconda fase del Circolo di
movimento del procedere induttivo del pen- Vienna, darà questa definizione del principio:
siero, sfocia tuttavia nell’apprensione di «for- «il significato di una proposizione è il metodo
me immanenti» e di «essenze» che rendono della sua verifica» (M. Schlick, Significato e ve-
possibile l’atto discriminante dell’astrazione e rificazione, in Tra realismo e neopositivismo, tr. it.
dell’intuizione intellettiva. di E. Picardi, Bologna 1974, p. 189). In essa,
Nella sua seconda forma, caratteristica del nonostante le incomprensioni generate dal
procedere di Galilei, il metodo non mira più a suo utilizzo presso i neopositivisti stessi, si al-
riscoprire, sul piano gnoseologico, un’essenza lude chiaramente non alla verificazione intesa
universale da trasporsi in un concetto, ma a in- come immediato confronto e adeguazione a
dividuare una certa relazione quantitativa, un dato empirico o un fatto, ma come insieme
esprimibile in formule matematiche. Qui l’in- di esperienze e di procedure attraverso le quali
duzione non presuppone più un mondo di es- arriviamo a conoscere qualcosa come vera. Si
senze e di forme, ma una rete di rapporti fun- tratta di un cambiamento importante in seno
zionali e un ordinamento meccanicistico alla tradizione dell’empirismo, grazie al quale
dell’universo, cui corrisponde, nel soggetto, il problema della «significanza oggettuale»
una logica di tipo matematico che di fatto vie- degli asserti si traduce nel problema della loro
ne a identificarsi con la struttura trascenden- «significanza cognitiva». Tuttavia, la difficoltà
tale del pensiero. Al presupposto ontologico di applicare il principio di verificazione alle
succede un presupposto strutturale e formale, leggi scientifiche (per la cui universalità non è
la cui validità si misura (anche se non si giusti- configurabile alcun metodo di verifica) indus-
fica) nei limiti dell’esperienza. se Carnap ad abbandonare il principio in favo-
Con Hume e John Stuart Mill il metodo del- re del più debole criterio di confermabilità. Ciò
l’empirismo giunge alla sua formulazione più che si richiede per la significanza degli enun-
coerente: negate le forme essenziali (nonché i ciati generali della scienza non è l’individua-
rapporti funzionali), contestata la validità uni- zione di un metodo per la loro riduzione a pro-
versale aprioristica di qualsiasi legge e princi- posizioni verificabili in base all’esperienza, ma
pio, la cui postulazione non troverebbe ele- la possibilità di confermare tale metodo attra-
menti giustificativi nell’esperienza, il movi- verso procedure di controllo di alcune sue par-
mento induttivo del pensiero si riduce a un ticolari applicazioni.
passaggio da fatto a fatto particolare, condi- Una nuova frontiera nell’orizzonte metodolo-
zionato dall’associazione delle idee, cioè da gico dell’empirismo è rappresentata dal citato
un presupposto psicologico. L’uniformità del- «falsificazionismo» di Popper. Egli ritiene che
la natura, cui si appella Stuart Mill, non è un la verifica completa di una teoria o di una leg-
principio aprioristico, equivalente al presup- ge scientifica possa aversi solo dopo aver spe-
posto strutturale degli empiristi matematici, rimentato tutti i casi. In realtà, ciò non è pos-
ma una «generalizzazione dell’esperienza», le- sibile: la conferma empirica avviene sempre
gata a tutte le variazioni empiriche e da esse sulla base di un numero limitato di osservazio-
dipendente: la conclusione generica di una ni e un insieme, per quanto ampio, di casi par-
enumeratio simplex. L’induzione non cessa di ticolari non potrà mai produrre una legge uni-
sussistere, ma rinuncia a qualsiasi funzione te- versale. Per tale ragione Popper propone di so-
oreticamente rivelatrice. In luogo di convalida- stituire il principio di verificazione col «princi-
re una visione oggettiva della realtà, essa ha pio di falsificabilità», secondo il quale una
bisogno di trovare a sua volta una verifica, che teoria è scientifica se – e solo se – essa può ve-
3349
VOLUMIfilosofia.book Page 3350 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

nire «smentita» o «confutata» (in linea di prin- configurandosi come apportatrici di contenuti
cipio) anche da una sola osservazione. In altre conoscitivi eccedenti la sensazione, devono
parole: «Ogni controllo genuino di una teoria essere considerate come una condizione im-
è un tentativo di falsificarla, o di confutarla. La prescindibile per l’ordinamento delle impres-
controllabilità coincide con la falsificabilità» sioni. Locke distingue così, accanto all’espe-
(K.R. Popper, Congetture e confutazioni, tr. it. di rienza esterna, un’esperienza interna, o rifles-
G. Pancaldi, Bologna 1972, p. 66). Ben si com- sione. Ci sono infatti delle idee (per esempio,
prende quindi la liquidazione popperiana del di volontà, di analisi, di giudizio ecc.) che non
principio di induzione: per quanto numerose possono essere derivate dalle sensazioni, ma
possano essere le osservazioni singolari circa dalla constatazione di un atto interiore: non si
un fenomeno, il loro insieme non potrà mai può contestare che il soggetto abbia coscienza
costituire la ragione fondante una enunciato di sé, analizzi, astragga, unifichi, generalizzi,
universale sul fenomeno stesso. L’esperienza sintetizzi, giudichi, voglia ecc., senza negare
non precede, ma segue la teoria. nello stesso tempo la validità della premessa
2. Le fonti della conoscenza. – L’empirismo non fondamentale. Ma al razionalismo, che chiu-
riconosce alcuna conoscenza che non derivi da deva l’attività dell’io entro i limiti invalicabili
un contatto immediato del soggetto con l’og- della sua autocoscienza, l’empirismo obietta
getto sensibile: non soltanto i contenuti del che il riconoscimento delle operazioni del sog-
pensiero, ma anche i cosiddetti principi forma- getto non è in alcun modo una concessione
li provengono dall’esperienza. Su questo pun- all’innatismo: nessuna operazione si compie
to già la sofistica classica, opponendosi alla indipendentemente dal dato. L’analisi e la sin-
distinzione eleatica fra nou'" e ai[sqhsi", s’era tesi si esercitano su elementi empirici, fuori
espressa inequivocamente; e Aristippo di Cire- dei quali non hanno né senso né possibilità; la
ne (cfr. Sesto Empirico, Adversus mathematicos, stessa autocoscienza implica un’alterità irri-
VII, 193) ne condensava la dottrina in una for- ducibile. Per queste ragioni Condillac crederà
mula famosa: movna pavqh katalhptav (soltanto inutile distinguere le due fonti della conoscen-
le percezioni possono essere afferrate). za e si sforzerà di dedurre le diverse operazioni
La fonte primaria è costituita dai dati empirici, del soggetto dalla concretezza del sentire, evi-
che prendono il nome di sensazioni, percezio- dentemente con l’intento non di compiere
ni, impressioni e, in senso generico, anche di un’identificazione assurda, ma di mostrare la
«idee» (Locke). Stoici ed epicurei adoperava- necessaria correlazione delle operazioni ai da-
no il termine tuvpwsi" (impronta), per mettere ti e la loro inseparabilità funzionale.
maggiormente in risalto l’aspetto recettivo del L’empirismo però non poteva non esaminare,
soggetto. Secondo Epicuro, l’evidenza (ejnavr- in nome del suo principio ispiratore, anche gli
geia) è carattere immanente alla sensazione altri fatti della coscienza, che, pur non essendo
nella sua immediatezza, e la credenza (Belief), autentici contenuti in senso oggettivo, sono
che s’accompagna a una impressione presen- tuttavia elementi di un’esperienza interna.
te, determina l’unica forma di certezza possibi- L’amplissima regione delle emozioni e dei
le in Hume. La concretezza del dato si presen- sentimenti è anch’essa un complesso di dati
ta a una coscienza come cosa particolare e fi- psichici, la cui esplorazione era consona allo
nita, determinata nel tempo e nello spazio. spirito dell’empirismo; tuttavia la psicologia
L’empirismo, con un’analisi inesorabile, risol- dell’empirismo (sono notevoli a questo riguar-
ve l’oggetto in un complesso di qualità sensi- do le acute osservazioni di Hume) non soltan-
bili atomicizzandolo, e nello stesso tempo dis- to era portata a concepire i sentimenti in stret-
solve l’unità psichica del soggetto e dell’atto tissima dipendenza dai dati sensibili, ma a
conoscitivo: il soggetto viene ridotto progres- frantumare altresì l’unità psichica della perso-
sivamente alla condizione di «luogo dei dati». na in una molteplicità discontinua (di qui la
La sensazione, o esperienza esterna, diviene la critica spiritualistica di Maine de Biran contro
fonte assoluta di informazione, in quanto è la psicologia di Condillac, e la critica mossa da
«contenuto» presente della coscienza. Tutta- Bergson, che pur difende la propria posizione
via, non potendosi la conoscenza ridurre a una come «empirismo integrale»). Il criterio nomi-
mera constatazione passiva dei dati, si rende nalistico, che sarebbe potuto servire anche in
necessario individuare nel soggetto alcune campo psicologico a reagire all’astratta ragio-
operazioni cognitive originarie, che, pur non ne dei razionalisti e a precisare le dimensioni
3350
VOLUMIfilosofia.book Page 3351 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo


spirituali del soggetto singolo come tale, svol- prensibile se non in quanto è un complesso di
geva nell’empirismo moderno una funzione immagini comuni, proveniente da una genera-
prevalentemente negativa. La «vita interiore» le esperienza umana.
della persona cessa qui di avere un suo positi- Se l’universalità del discorso implica dunque
vo significato autonomo. L’uomo, nel suo mo- un segno e un atto del pensiero che si serve
to centrifugo (di cui è impulso primo un’im- del segno, il nominalismo si converte necessa-
personale inquietudine, l’uneasiness di Hobbes riamente in una filosofia del linguaggio (cfr. L.
e di Locke), si forma nel mondo empirico e con Rougier, La métaphysique et le langage, Paris
esso, né mai può evadere dal suo orizzonte 1960, pp. 164 ss.). Nessun rapporto reale inter-
sensibile: tutta la sua vita spirituale, malgrado cede fra la cosa significata e la parola signifi-
le sue ansie metafisiche, non è che l’espressio- cante; il trapasso dall’una all’altra è un salto,
ne idealizzata delle sue effettive relazioni con una convenzione (novmo") di origine e di validi-
l’immediato. tà pratica, che rende possibili le relazioni uma-
3. Il nominalismo e la critica dei principi logici for- ne. II linguaggio crea così un mondo di simboli
mali. – Il problema dell’universalità si identifi- e segni, che emerge dalla realtà sensibile e
ca col problema della conoscenza; ma se il pri- sembra rendersene indipendente, testimo-
mo dato della coscienza è la percezione, parti- niando la potenza umana (Gorgia definiva la
colare e finita, e se le forme e le essenze uni- parola un mevga" dunavsth", una grande domi-
versali sono a priori negate, l’universalità viene natrice), ma questo mondo di parole non può
senz’altro esclusa dall’ordine dell’oggetto. Se- mai significare e rivelare un mondo di essenze
condo Berkeley nemmeno le idee, in quanto e di valori intelligibili. La parola o riesce a si-
oggetti pensati, sono autenticamente univer- gnificare i dati concreti, a cui corrisponde per
sali. In Aristotele il concetto implica la rappre- convenzione, o ci fa evadere dalla realtà sensi-
sentazione, ma non si identifica con essa; la bile e oggettiva, ma per significare ancora una
sua universalità è infatti garantita da un’es-
volta un mondo di sentimenti e di emozioni,
senza formale, cui corrisponde logicamente.
che non hanno un significato se non in funzio-
Per gli stoici, gli epicurei, Berkeley ecc., l’origi-
ne dell’esperienza sensibile. In effetti un’e-
ne empirica dei concetti è integrale e non am-
spressione estrema del nominalismo è rappre-
mette corrispondenze con un irreale mondo
sentata dai vari tentativi novecenteschi di con-
noetico. L’universale è perciò un nomen, un fla-
siderare la scienza (e l’intero sistema del sape-
tus vocis, un termine mentale, una parola, un
sermo significativus. Precisiamo: non che il no- re) come un puro «costrutto linguistico», sen-
men sia universale in se stesso, giacché in que- za alcuna relazione con un mondo o una realtà
sto caso l’universale sarebbe, in quanto no- dati. Fin dal 1931 Otto Neurath aveva sostenuto
men, nel soggetto; ma anche il nomen è un da- che «soltanto all’interno del linguaggio si svol-
to sensibile e, come tutti i dati, particolare e gono tutte le trasformazioni della scienza, e non
determinato. La sua universalità è dunque nel- per un confronto del linguaggio con un “mon-
la sua funzione indicativa di segno; tale funzio- do”, con un insieme di “cose” di cui il linguaggio
ne non può però essere compiuta se non da un riprodurrebbe la diversità» (O. Neurath, Physi-
soggetto pensante, che si serva del segno con kalismus, in Gesammelte philosophische und
una finalità significativa, riferendolo cioè a methodologische Schriften, Wien 1981 p. 419).
molte cose particolari. L’universalità appartie- Questa posizione, approfondita poi da Rudolf
ne dunque – come precisa Berkeley – all’ordi- Carnap nella Logische Syntax der Sprache
ne del soggetto, non perché il soggetto sia uni- (1934), comporta l’adozione di un criterio
versale o universalizzante, ma per l’atto indica- «contestuale» e «sintattico» di verità: il solo
tivo ch’esso è capace di compiere. La differen- requisito che un linguaggio deve possedere
za che gli stoici pongono tra lovgo" ejndiavqeto" per essere significante è quello della coerenza
e lovgo" proforikov", fra parola interiore e paro- interna tra le sue proposizioni; non vi sarebbe
la espressa, non intende condurre – come sarà più un unico linguaggio «vero», perché ade-
per Filone di Alessandria e per Agostino – a un guato all’esperienza che facciamo della «real-
mondo noetico. Le parole espresse sono in- tà», ma molteplici costrutti linguistici, a cia-
dubbiamente diverse secondo i vari popoli e scuno dei quali si richiede di rispettare al pro-
tuttavia si riferiscono a un unico verbo interio- prio interno precise regole sintattiche di con-
re; questo, tuttavia, non è generalmente com- nessione e inferenza.
3351
VOLUMIfilosofia.book Page 3352 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

4. Il problema della sostanza. – L’empirismo de- re la presenza del dato: dopo aver criticato la
limita al dato l’ambito della conoscenza possi- distinzione fra qualità primarie e secondarie,
bile e nega al pensiero una funzione metempi- ch’egli accetta ancora pur contestandone il va-
rica: se tutte le nostre idee derivano dall’espe- lore scientifico, ricerca fuori del soggetto – la
rienza sensibile, nessuna di esse può condurre cui passività nel sentire è un dato di fatto – la
oltre il contenuto di essa. Non valgono, inol- causa delle percezioni. La sostanza cessa di
tre, le argomentazioni razionali a dimostrare essere per lui l’oggetto di un’intuizione intel-
una realtà metafisica intelligibile, dal momen- lettiva, per diventare la conclusione logica di
to che tali argomentazioni non potranno mai un’argomentazione che vorrebbe essere esclu-
condurre a un’idea che per il suo contenuto sia sivamente fondata sui dati sperimentali. Una
immediatamente evidente al pensiero. Il pro- realtà materiale esiste fuori di noi, in quanto
blema della sostanza materiale ha perciò, nel- causa esterna delle nostre percezioni: che cosa
la storia del pensiero empiristico, un significa- sia essenzialmente in se stessa non possiamo
to del tutto particolare. La definizione raziona- dire, ma sappiamo che esiste ed è causalità.
listica della sostanza, come «ciò che esiste in Lo stesso Kant, fondatore del criticismo, non
sé e per sé», è una proposizione metafisica che saprà svincolarsi del tutto da questi residui re-
contraddice in pieno alle esigenze dell’empiri- alistici.
smo, per il quale il pensiero non può affermare Berkeley elimina definitivamente la distinzio-
se non ciò che cade sotto i sensi, vale a dire ciò ne fra qualità primarie e secondarie e conduce
che è relativo al soggetto senziente. Se per il ra- a fondo la polemica contro le «idee generali»,
zionalista l’atto con cui si afferma la sostanza giungendo così a negare inequivocabilmente
è un’intuizione intellettiva, alla quale il dato la sostanza materiale: la «cosa» è ridotta alla
sensibile serve al massimo come mera occa- somma delle qualità attualmente percepite
sione, per l’empirista l’atto del pensiero con (esse est percipi). Va tuttavia precisato che, se
cui il soggetto afferma una cosa concreta non Berkeley non invoca più, come fa Locke, il
implica una doppia natura, intellettuale e sen- principio di causalità per dimostrare l’esisten-
sibile, perché l’aspetto intellettivo di quell’at- za di una sostanza materiale extrasoggettiva,
to non si differenzia essenzialmente dall’intui- lo invoca tuttavia per dimostrare la realtà dello
zione sensoriale, essendo unico il loro ogget- spirito, che per lui è l’unica sostanza che si
to. Chi afferma la presenza di una cosa, non af- possa dire esista veramente. L’empirismo de-
ferma da un lato una x come sostanza intelligi- via così verso l’immaterialismo spiritualistico,
bile e dall’altro gli accidenti sensibili che le rivelando in Berkeley la sua funzione pura-
ineriscano, ma il complesso delle qualità per- mente strumentale.
cepite. La sostanza diventa dunque nell’empi- Con Hume, che riporta l’empirismo al suo
rismo un oggetto fatuo, un’affermazione men- compito critico e analitico, la revisione del
tale, cui non corrisponde nessun dato. concetto di sostanza si conclude negativa-
La storia della critica di questo concetto dimo- mente. Contestata in maniera assoluta la me-
stra una progressiva eliminazione di qualsiasi tempiricità del pensiero, Hume accetta da Ber-
elemento intellettivo e razionale, che presuma keley le conclusioni negative, ne rigetta quelle
fondare la validità filosofica del concetto. Già costruttive e intraprende una descrizione ge-
Ockham poneva la sostanza fra gli «entia» netica dell’idea di sostanza, che, mentre mira
abusivamente moltiplicati dal pensiero. Ma la a giustificarne la funzionalità, scopre una zona
piena consapevolezza critica del problema si extra-razionale nella conoscenza del soggetto.
ha nell’empirismo inglese dei secoli XVII-XVIII, L’idea di sostanza non deriva da un’intuizione
in cui è facile seguire quell’eliminazione pro- intellettiva originaria (non si danno se non in-
gressiva in tutti i suoi momenti logici. In Locke tuizioni sensoriali); non è la conclusione di
si avverte ancora un’oscillazione fra posizioni una dimostrazione razionale (l’esistenza si dà,
discordanti: la sostanza ora è una idea com- non si dimostra) e non ha un corrispettivo in
plessa, cioè una sintesi mentale (è innegabile una determinata conoscenza, perché è concet-
un vago preannuncio delle categorie kantia- to invocato a garantire la continuità e l’identi-
ne), ora è un substrato oscuro, pensato in mo- tà dell’esperienza, che di fatto è incoerente e
do confuso, cui ineriscono delle qualità sensi- discontinua. Alla base di tale principio non c’è
bili, ma al quale non corrisponde alcuna espe- nessuna ragione teoretica che lo giustifichi,
rienza. Locke, inoltre, non si limita a constata- ma solo un bisogno pratico di continuità e di
3352
VOLUMIfilosofia.book Page 3353 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo


unità, cui l’associazione psicologica può esse- A queste conclusioni radicali l’empirismo
re un’occasione, ma non una condizione costi- giunge dopo molte oscillazioni dottrinali, che
tutiva sufficiente, né una verifica. costituiscono la vitalità del suo processo sto-
5. Il problema della causalità. – Al problema del- rico. Per Locke il principio di causalità è
la sostanza è strettamente connesso quello un’idea complessa di relazione, che sorge
della causalità. Essendo la causalità l’aspetto quando il pensiero riflette sulla relazione tra
efficiente della sostanza, i loro destini filosofi- un mutamento accertato in un fenomeno e lo
ci sono congiunti: l’affermazione o la negazio- stato degli altri fenomeni. Non si tratta quindi
ne della sostanza importa l’affermazione o la di un’idea semplice, del prodotto di un singolo
negazione della causalità. La critica, che ritro- atto percettivo, ma di un’operazione più com-
viamo rivolta al secondo concetto in Sesto plessa di livello noetico superiore, in cui il
Empirico, in Ockham, in Locke, in Berkeley, in soggetto riflette sull’esperienza concreta. Per
Hume, in Stuart Mill, in Comte, procede inevi- questo, malgrado l’origine empirica, per Locke
tabilmente affiancata alla critica del primo. il principio serve a dimostrare, come s’è visto,
Se il problema della sostanza riguardava la una realtà materiale esterna, nonché l’esisten-
metempiricità dell’atto conoscitivo, quello za di Dio. In Berkeley la negazione della so-
della causalità, in quanto tale concetto impli- stanza materiale trascina con sé la negazione
ca una relazione che si presume universale e del rapporto di causalità nel mondo fenomeni-
necessaria, riporta in questione il tema del- co. Solo l’affermazione della sostanza spiritua-
l’universalità. Ora, il rapporto di causalità, le reintegra su questo piano la validità del
com’è generalmente inteso, suppone un ter- principio. La causalità scientifica perde ogni
mine efficiente che produca un determinato valore teoretico e cede il posto a una causalità
effetto. La causalità rimanda così a una so- metafisica, il cui significato autentico è quello
stanza, che ne è la condizione ontologica. Ma di «creazione». Di conseguenza, anche le so-
se la sostanza è risolta nelle percezioni in cui stanze spirituali finite acquistano una loro ef-
la cosa percepita si esaurisce, non ha più sen- ficienza causale, la cui origine, tuttavia, non
so parlare né di causa (elemento producente) appartiene al mondo delle cose. Con Hume
né di effetto (elemento prodotto). Una perce- l’eliminazione delle sostanze, materiali e spiri-
zione, infatti, non può essere la causa che pro- tuali, toglie definitivamente ogni supporto on-
duce un’altra percezione, ma è un fenomeno tologico alle relazioni causali: non c’è espe-
che viene dopo un altro fenomeno. Il fuoco rienza che possa condizionare e giustificare un
non è una sostanza che produce determinati rapporto concepito come necessario e univer-
effetti (luce, colore, calore ecc.), ma è il com- sale. La sua origine è perciò solo psicologica e
plesso di queste qualità percepite. E se anche soggettiva. L’associazione delle idee, occasio-
la sostanza fosse l’oggetto di un’intuizione ori- nata nel soggetto da una certa costanza nella
ginaria, da parte empirista si risponde che es- successione dei fenomeni, determina un’abi-
sa dovrebbe allora essere conoscenza a priori tudine che, anticipando la constatazione del
degli effetti che da essa scaturirebbero in ma- dato, sollecita una credenza di grande valore
niera necessaria. Ciò non può darsi perché, eli- pratico. Con Hume l’empirismo compie una
minata la sostanza e la corrispondente intui- demolizione teoretica che equivale a una pro-
zione noetica, viene anche a mancare la neces- fessione di scetticismo, ma nello stesso tempo
sità e l’universalità del rapporto. Non sappia- discopre il vasto orizzonte della vita pratica e
mo a priori che cosa debba seguire ad A, ma sentimentale del soggetto, la cui dichiarata
constatiamo a posteriori ciò che, nell’indefinita autonomia impone alla speculazione ulteriore
serie delle possibilità, segue di fatto. Alla ne- una nuova problematica.
cessità del rapporto di causa ed effetto è sosti- 6. Il problema dell’oggetto. – Nell’empirismo
tuita una relazione di successione nel tempo, l’unità, la continuità, l’ordine e la coerenza del
che ha una validità soltanto psicologica e che mondo conoscitivo divengono una esigenza
dipende da un numero indeterminato e inde- pratica del soggetto: negando la sostanza, o la
terminabile di certe esperienze compiute da possibilità di conoscerla, e risolvendo la realtà
un certo soggetto entro certi limiti di tempo, e nella molteplicità discontinua dei dati empiri-
che perciò non può valere necessariamente ci, l’empirismo atomizza il mondo delle cose e
per ogni coscienza e per il tempo futuro, o, per lo dissolve in un pulviscolo di impressioni.
dir meglio, indipendentemente dal tempo. L’unità dell’«oggetto», della «cosa», può esse-
3353
VOLUMIfilosofia.book Page 3354 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

re soltanto postulata, non intuita né dimostra- le e unitario perché è linguaggio di Dio. Sarà
ta. I sensi, selettivi per natura, ci offrono una Hume a ricondurre il problema alle sue dimen-
pluralità di elementi percettivi ma non l’unità sioni psicologiche e umane: l’identità e la con-
dell’oggetto. La funzione sintetica del «senso sistenza dell’oggetto non sono né un immobi-
comune» aristotelico, garantita dall’immanen- le dato dell’esperienza né il termine di
za della forma all’individuo, non ha più valore. un’oscura intuizione, ma divengono e si for-
Così l’empirismo, che inizia la sua indagine mano col formarsi della stessa coscienza em-
con un’operazione analitica, si trova a dover ri- pirica del soggetto. La memoria e i modi
comporre sinteticamente ciò che l’analisi ha dell’associazione, in quanto determinano via
frantumato. In realtà, nemmeno all’empiri- via dei complessi percettivi, in cui un elemen-
smo, che pur sembra decisamente orientato to ne richiama altri per attrazione psichica, so-
dal suo criterio nominalistico alla rivalutazio- no sufficienti a spiegare la genesi dell’«ogget-
ne dell’oggetto individuale, riesce di fondare to» e la credenza in esso. Nell’empiriocritici-
l’esistente nella sua individualità. La concre- smo di Mach e Avenarius l’aspetto pratico che
tezza singolare che l’empirismo riconosce è condiziona e orienta la scelta nel processo
soltanto quella della percezione singola dell’oggettivazione, e che già è annunciato da
(l’«idea semplice» di Locke), che appare del Hume, diventa predominante: tutte le sintesi
tutto irrelata rispetto alle altre percezioni sin- operate dalla scienza non corrispondono più a
gole. Se nessuno substrato sorregge, unifican- modelli reali, ma sono ritagliate fuori dal flui-
dola, tale molteplicità di impressioni, se nes- do materiale delle sensazioni in una direzione
suna forma o essenza universale, attuandosi segnata via via dall’interesse, dalla convenzio-
nell’individuo, lo costituisce conferendogli un nalità, dal valore pratico, nel mutevole corso
significato razionale unitario, il particolare in- della storia.
dividuale – questa pianta qui, questo animale Un’importante discussione circa il genere di
qui – perde il suo volto e si risolve in una plu- esperienza che può consentire la verifica em-
ralità di dati sensibili. pirica degli enunciati si ebbe nell’ambito del
Dissolta l’unità dell’oggetto, si imponeva il neopositivismo. La convinzione che il com-
problema dell’unificazione: poiché il mondo plesso delle asserzioni contenute nelle teorie
dell’esperienza comune è un mondo di enti scientifiche potesse essere ridotto a poche
unitari e ben definiti nel tempo e nello spazio, semplici proposizioni immediatamente colle-
era necessario mostrare le ragioni dell’incon- gate all’esperienza diede origine alla cosiddet-
gruenza fra le credenze del senso comune e le ta «disputa sui protocolli». All’inizio si ritenne
asserzioni inesorabili del pensiero filosofico. che autentiche «proposizioni elementari»
Anche l’empirismo era chiamato a giustificare (Elementarsätze) potessero essere quelle con-
quelle credenze e ad analizzarne criticamente tenenti resoconti di tipo «fenomenistico»,
la genesi. Per Locke, in cui il problema dell’og- cioè costrutti linguistici esprimenti sensazio-
getto non è decisamente distinto dal proble- ni, percezioni o osservazioni basate sull’espe-
ma della sostanza, l’unificazione è compiuta rienza psichica individuale. A tale punto di vi-
da un’intuizione oscura che si accompagna ai sta si opposero dapprima Neurath e, successi-
dati percepiti e che sfuma non appena il pen- vamente, Carnap. Il primo sostenne il caratte-
siero inizia le sue operazioni analitiche: è il re «fisicalistico» degli asserti di base, che non
«common sense», con cui Thomas Reid tente- esprimerebbero esperienze soggettive degli
rà di salvare la consistenza oggettiva delle co- oggetti (anche se in essi compaiono il nome
se dalle conclusioni scettiche dell’empirismo. proprio e le circostanze particolari entro cui si
Rigorosamente conseguente, Berkeley non ri- trova colui che li formula), ma stati di cose os-
conosce unità e individualità se non allo spiri- servabili e verificabili da chiunque, e perciò
to (che è sostanza) e riduce gli oggetti a una re- originariamente intersoggettivi. In maniera
te fittissima e mobile di elementi percepiti che molto simile anche Carnap ritenne che le pro-
si succedono nel tempo e nello spazio, e le cui posizioni protocollari, pur continuando a
connessioni sono sempre esposte alla possi- esprimere il vissuto elementare, dovessero co-
bilità di nuovi arricchimenti col procedere munque assumere una valenza intersoggetti-
dell’esperienza. Gli individui del mondo feno- va, almeno nel senso di potersi riferire al lin-
menico perdono qualsiasi consistenza e di- guaggio protocollare e all’esperienza di più in-
ventano parole di un linguaggio che è raziona- dividui. In questo senso anche Carnap riteneva
3354
VOLUMIfilosofia.book Page 3355 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo


possibile la traduzione delle espressioni qua- keley essa presumeva di dimostrare una realtà
litative contenute nei resoconti dell’esperien- materiale esterna, o l’esistenza di Dio, in Hume
za soggettiva in termini di grandezze fisiche o essa non solo argomenta l’impossibilità di
protocolli osservativi di tipo comportamenti- una metafisica, ma altresì l’inconsistenza
stico. scientifica dei concetti fondamentali del sape-
Nello scontro sui protocolli si rivela ancora re (tempo, spazio, causa, sostanza ecc.). Certi-
una volta la tensione non risolta all’interno fica e prova la non validità delle presunte di-
dell’empirismo tra l’aspetto soggettivistico e mostrazioni positive, sottoponendo ad analisi
quello oggettivistico. Il puro fenomenismo al- critica le stesse costruzioni scientifiche fonda-
la Schlick esprime la consapevolezza che il da- te sull’esperienza.
to sensibile, l’oggetto dell’esperienza, è sem- La psicologia che l’empirismo instaura è una
pre tale per un soggetto spazio-temporalmen- psicologia «senz’anima» ovvero una descrizio-
te determinato, e che non vi è modo di tra- ne fenomenologica dei fatti psichici. Alla res
scendere questo punto di vista. Il fisicalismo cogitans che Cartesio poneva a fondamento
alla Neurath richiama l’attenzione sul fatto dell’identità della persona e come principium
che l’esperienza individuale, per poter autenti- individuationis, Locke sostituisce la continuità
camente fondare le verità intersoggettive della psicologica, fondata esclusivamente sulla me-
scienza, deve ancorarsi in un oggetto non moria che accompagna e unifica i singoli stati
completamente riducibile all’attività psicolo- d’animo. L’individuazione interiore è un farsi,
gica di un senziente. un’unità fluida e instabile, esposta continua-
7. Il problema dell’io. – L’empirismo, come at- mente agli urti di una realtà esterna che la mi-
teggiamento speculativo rivolto all’oggetto, naccia. Berkeley retrocede al concetto metafi-
tende a ridurre l’io a tabula rasa, a recettività e sico di sostanza spirituale, in cui trova la ga-
passività. Ma poiché la vita psichica del sog- ranzia dell’attività mentale, della causalità in-
getto è complessa e non può non testimoniare teriore e dell’individualità personale. La sua
di un’attività, comunque poi questa attività si distinzione fra idea (che abbiamo delle cose) e
valuti dal punto di vista rigorosamente teore- nozione (che abbiamo del nostro io) riproduce
tico, l’empirismo deve affrontare il problema l’idea di alterità sostanziale, ma la sua proble-
di definirne la natura e le possibilità. matica, benché estranea all’empirismo genui-
L’io è anzitutto ed essenzialmente sensibilità; no, rappresenta tuttavia un approfondimento
solo per essa l’io è in rapporto con l’essere, del concetto di io come attività funzionale.
partecipa dell’essere, si apre al mondo e lo ri- Con Hume ogni residuo ontologico è definiti-
vela a se stesso: la conoscenza ha il suo inizio vamente eliminato: negata la possibilità di
nella sensazione. Distinguibile, ma non sepa- spezzare il mondo della conoscenza empirica
rabile dalla sensibilità, l’intelletto è inteso in due sezioni interindipendenti – il soggetto
dall’empirismo come una facoltà il cui compi- in sé e l’oggetto in sé – l’io non è più un’entità
to essenziale è di riconoscere i dati empirici ma un luogo, un sub-jectum di elementi sensi-
nella loro originaria schiettezza, senza aggiun- bili. L’io non è ciò che è, ma ciò che diventa.
te arbitrarie. L’intelletto non possiede intui- Ciò che di meno instabile ritroviamo in esso è
zioni a priori, non funziona secondo principi dato dalle varie costellazioni psichiche che
formali universali, non è atto di una sostanza l’associazione successivamente determina e la
spirituale, non è funzione universalizzatrice: cui consistenza dipende esclusivamente dalla
esso astrae, analizza, sintetizza, giudica e si potenza della memoria. L’universalità non gli
serve di segni sempre e solo in relazione al da- appartiene né soggettivamente né oggettiva-
to sensibile. In ciò si esaurisce il suo compito mente. Il concetto, filosoficamente indimo-
e si chiude, con esso, l’orizzonte della cono- strabile, di «sostanza spirituale» diviene
scenza possibile. La ragione completa il qua- l’espressione di un profondo bisogno pratico:
dro delle facoltà teoretiche umane; la sua fun- insidiato dalla morte e assetato di vivere, l’uo-
zione è essenzialmente discorsiva e dimostra- mo crede nella propria identità sostanziale per-
tiva. Ma da Locke a Hume, da Condillac a ché desidera di non morire.
Comte, questa funzione dimostrativa si spo- Dopo aver discriminato le autentiche facoltà
glia progressivamente di qualsiasi valore posi- teoretiche e i limiti del sapere effettivo, l’empi-
tivo e si esaurisce in una attività esclusiva- rismo individua con la massima chiarezza la
mente demolitrice. Se ancora con Locke e Ber- zona irrazionale o extrarazionale dell’anima
3355
VOLUMIfilosofia.book Page 3356 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

umana. Essa è costituita dai desideri, dall’im- termini, l’impensabile e l’inconoscibile (espli-
maginazione, dai sentimenti e dalle emozioni, cita è a questo proposito la polemica di Gas-
che i razionalisti avevano escluso dalla genui- sendi contro Cartesio, che concepiva la nozio-
na spiritualità dell’io. Anche l’empirismo com- ne di «infinito» come positiva e originaria: cfr.
pie questa separazione in nome della teoreti- T. Gregory, Scetticismo ed Empirismo: saggio su
cità pura: ma il «salto» nella trascendenza, che Gassendi, Bari 1961, pp. 105 ss.). Anche l’eterno,
il razionalismo riconosceva alla ragione nel come l’infinito, si trova esposto per l’empiri-
suo normale funzionamento, l’empirismo lo ri- smo alla stessa alternativa: o significare una
conosce soltanto a questo fattore non raziona- quantità indefinita – una «somma di tempi» –
le. II mondo della religione, della morale, condizionata alle successive aggiunte di un
dell’arte, che è sua creazione, non ha valore teo- processo mentale o limitarsi a denotare tutto
retico: si tratta di un mondo esclusivamente ciò che non è temporaneo ed è oltre il tempo,
umano, senza corrispondenze ontologiche e vale a dire l’irreale e l’astratto. Una realtà una,
metafisiche. In esso si rivela la natura dell’uo- infinita ed eterna non è e non può essere og-
mo all’uomo stesso, ma non può dir nulla sul- getto di pensiero e di conoscenza (l’intuizione
le realtà immaginate e desiderate. L’empiri- immediata è soltanto sensibile, e perciò finita
smo si trasforma in umanismo. e spazio-temporale), né termine di una dimo-
8. La polemica antimetafisica e la critica dei tra- strazione razionale, se al pensiero umano è
scendentali. – Contro il dogmatismo razionali- preclusa qualsiasi potenzialità metempirica:
stico, l’empirismo sottopone ad analisi critica perciò anche per l’empirismo la teologia nega-
le nozioni trascendentali e i termini metafisici tiva dovrebbe essere, in campo religioso, la
che accompagnano l’essere nella sua accezio- conclusione più logica, sebbene di fatto si ri-
ne teologica: uno, infinito, eterno. Poiché la trovi in Locke una visione religiosa che prelu-
conoscenza deriva i suoi contenuti concreti de al deismo.
esclusivamente dall’esperienza, i cui dati ap- La posizione metafisica del platonismo ago-
paiono determinati e finiti nel tempo e nello stiniano e cartesiano è così decisamente rove-
spazio, l’unità in senso metafisico non ha più sciata. In tali prospettive l’intuizione noetica
senso: in realtà non esiste che il molteplice, e dell’uno, dell’infinito e dell’eterno precede e
l’uno assume il significato di elemento di un condiziona la conoscenza della realtà molte-
insieme, nel quale soltanto compie una fun- plice, temporanea e spaziale. Per l’empirismo,
zione, oppure si risolve in una vuota astrazio- al contrario, le intuizioni originarie sono quel-
ne aritmetica. In quest’ultima accezione ad es- le del molteplice, del temporale e dello spazia-
so non corrisponde nessun dato reale se non le, e sono queste, semmai, che condizionano
equivocamente, cioè come cosa concreta e le presunte intuizioni noetiche. Con questa ra-
quindi complessa, oppure si riduce a mero ter- dicale analisi fenomenologica, nella quale l’at-
mine negativo, nel senso di «non molteplice», tenzione al dato oggettivo sembra porre fra pa-
ma così diviene semplice limite del pensiero, rentesi o addirittura trascurare l’attività del
o addirittura negazione del pensiero stesso. soggetto, l’empirismo costituisce il vero prelu-
Altrettanto si dica dell’infinito, di cui è assur- dio di quella revisione critica del fatto conosci-
do affermare l’attualità: l’infinito come tale è tivo che si opera con l’analisi trascendentale
impensabile, poiché oggetti del pensiero sono kantiana. L’aver ricondotto le nozioni noetiche
soltanto le cose spazialmente definite. Nella dal piano metafisico a quello meramente gno-
prospettiva dell’empirismo esso va inteso nel seologico costringeva, in ultima analisi, a por-
senso di «indefinito» (come «quantità finita», re in evidenza le operazioni originarie del sog-
suscettibile di successivi aumenti e diminu- getto. Se l’uno, per esempio, cessava di essere
zioni) oppure l’infinito è parola che denota contenuto oggettivo del pensiero per diventa-
l’ineffabilità degli stati d’animo (come osser- re il termine ideale di un processo, non l’unità
vava il poeta William Wordsworth: «il dolore è come tale, bensì l’atto di unificare veniva con
oscuro e misterioso e ha la natura dell’infini- ciò collocato al centro dell’indagine: il sogget-
to») e come tale condannata a significare un to, dichiarato incapace di trascendere, veniva
elemento psichico che non può mai essere og- sollecitato a rivelare, pur dentro i limiti delle
gettivato. In altri autori, da ultimo, l’infinito si conoscenze possibili, la sua attività funzionale.
risolve in un termine negativo che sta a indica- III. L’EMPIRISMO E LA MORALE. – Nell’empirismo
re il non-finito, il non-spaziale, cioè, in altri l’etica, svincolata da qualsiasi fondamento teo-
3356
VOLUMIfilosofia.book Page 3357 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo


logico e metafisico, è ricondotta sul piano sog- beri di voler vedere il rosso quando alla vista si
gettivo a privilegiare quali moventi dell’azione presenta una cosa di altro colore, così non si è
gli stati d’inquietudine e di bisogno, mentre liberi di desiderare ciò che si vuole: il deside-
sul piano oggettivo individua nell’elemento rio è un movimento naturale verso ciò che pia-
empirico il fattore che contribuisce, in quanto ce. Perciò l’impulso non è obbligante, ma co-
fonte di piacere o di dolore, a soddisfare o a ercitivo. Muta e si restringe il campo della li-
contrastare il desiderio originario. Il nominali- bertà. Essa non può essere intesa come
smo empiristico investe anche la nozione di espressione di una ragione in grado di deter-
bene, eliminando qualsiasi unità di misura minarsi in assoluta autonomia dagli impulsi,
che pretenda di essere aprioristica e universa- ma come capacità di riflessione e di calcolo
le: il bene è il piacere personale nella sua im- che discrimina una cosa più utile da una meno
mediatezza, vincolato a determinate condizio- utile, un piacere prossimo da uno più remoto,
ni temporali e spaziali. E anche quando si di- in vista della individuazione del «motivo pre-
chiara necessario l’intervento della riflessione feribile» per l’azione. La morale dell’empiri-
per discriminare il piacere dall’utile, l’utile in smo diventa così una meccanica consapevole
ultima analisi non è che un piacere garantito – degli impulsi, un’aritmetica morale, una scien-
per quanto è possibile – per un numero mag- za dell’egoismo, cui è tolto l’infamante aspetto
giore di circostanze e di esperienze: la pruden- dell’immoralità. Tutti gli altri motivi, apparen-
za è il metodo induttivo portato nel campo temente più nobili, disinteressati o altruistici,
dell’azione. sono il prodotto del sentimento e dell’imma-
Come non esistono principi formali né verità ginazione, e celano inevitabilmente il vero mo-
universali valide a priori, così non esistono vente utilitaristico.
leggi morali che fondino, prima dell’esperien- Anche l’etica di Hume, che sembra aprire alle
za, l’obbligatorietà del volere. Prima di agire azioni umane un più vasto orizzonte, indivi-
ho coscienza soltanto di un bisogno che mi duando nel sentimento della «simpatia» il
sollecita oltre di sé, nell’ambito delle cose. fondamento primo della dimensione sociale
Soltanto ad azione compiuta, so che cosa è il dell’uomo, non può né intende uscire dall’am-
mio bene e il mio male, cioè il mio piacere e il bito dell’utile, che è l’utile della collettività; né
mio dolore. Il ripetersi delle esperienze crea l’aver fondato l’etica sulla simpatia, cioè su un
un habitus che può sembrare investito di una sentimento extrarazionale, che mira ad atte-
costanza rigorosa, ma che in realtà è esposto, nuare la violenza dell’egoismo originario, rie-
come le generalizzazioni nel campo della co- sce a collocare l’azione morale sul piano
noscenza, agli imprevisti delle esperienze fu- dell’obbligatorietà: l’etica rimane decisamen-
ture. Perciò la nozione di «dovere», inteso co- te descrittiva. La precettistica sociale è, per co-
me legge a priori, non ha alcun significato sì dire, il condensato dell’opera della riflessio-
nell’empirismo, il quale, come non conosce ne sulla convenienza delle azioni e delle rela-
nessuna necessità logica, così nemmeno rico- zioni umane: non scaturisce da premesse teo-
nosce una obbligatorietà morale. Se di un im- logiche, né conduce a finalità trascendenti.
perativo obbligante è lecito parlare, esso deve Nasce dalla considerazione dell’uomo come
essere inteso come coscienza di un «motivo membro di una convivenza e si esaurisce in
esterno efficace», capace cioè di determinare questo suo compito umano. Malgrado gli ine-
effettivamente l’azione in una direzione piut- vitabili oscillamenti dottrinali, l’etica dell’em-
tosto che in un’altra. È ovvio inoltre che l’uo- pirismo in tutte le sue forme conserva ognora
mo vive in una società che si regge su un com- una sua intrinseca coerenza.
plesso di leggi e di norme, a cui le singole vo- IV. L’EMPIRISMO E LA RELIGIONE. – L’empirismo
lontà sono tenute a obbedire. Locke distingue dei secoli XVll e XVIII si sviluppò in un conte-
infatti fra leggi religiose, leggi politiche e leggi sto di grandi controversie religiose, alle quali
civili. Ma anche in questo caso le leggi hanno prese parte in maniera positiva. Come proble-
un potere obbligante solo in quanto commi- ma di indagine teoretica, è ovvio che il proble-
nano pene e sanzioni (cioè danni personali), ma religioso rientrasse nell’ordine metafisico
che sono gli unici e genuini motivi determi- e subisse perciò il medesimo destino. Le solu-
nanti. zioni, che scaturiscono logicamente dalle pre-
La libertà del volere acquista un significato messe, saranno quella agnostica e quella, cui
soltanto dentro questi limiti; come non si è li- già si è accennato, della teologia negativa.
3357
VOLUMIfilosofia.book Page 3358 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

L’empirismo non intende negare il trascen- forma l’empirismo vuol essere una teoria uma-
dente, ma la scienza del trascendente. E se il nistica.
senso del mistero non può non persistere an- Già prima di Stuart Mill, tuttavia, Hume svin-
cora in questo atteggiamento filosofico (il cui colava il problema religioso dall’orizzonte teo-
compito non consiste nell’orgoglio di tutto de- retico e, eliminando qualsiasi compromesso
durre e di tutto dimostrare, ma nell’accettazio- con la teologia razionale e col deismo, lo im-
ne di una realtà indeducibile), la teologia ne- postava sul piano storico-psicologico: la filo-
gativa, spogliata naturalmente degli elementi sofia religiosa cede così il posto a una «storia
mistici e intuitivi che storicamente l’accompa- naturale della religione». L’esperienza religio-
gnano, doveva essere la conclusione più coe- sa scaturisce da un interesse non teoretico,
rente. L’infinito di Hamilton e l’Inconoscibile ma pratico, cioè dal complesso dei bisogni e
di Spencer testimoniano sì di una vena roman- dei desideri che rendono così rischiosa e pro-
tica che riesce a inserirsi nella problematica blematica l’esistenza dell’uomo nel mondo.
dell’empirismo positivistico, ma sono anche Chi interroga le religioni umane non scopre
l’espressione di un atteggiamento spirituale Dio, bensì la natura dell’uomo nelle sue di-
non contraddittorio. mensioni storiche e finite. La teoria humiana
Va detto che nella loro effettiva problematica della religione, che sviluppa motivi già abboz-
storica gli empiristi guardarono al problema zati dalla sofistica classica, prelude chiara-
religioso in maniera non sempre consona alle mente all’antropologia di L. Feuerbach.
premesse fondamentali. Locke non soltanto V. L’EMPIRISMO E IL PROBLEMA DELL’ARTE. – Anche
riconosce al principio di causalità un ruolo nel campo dell’estetica il compito, storica-
nella dimostrazione dell’esistenza di Dio, ma mente efficace, dell’empirismo è stato quello
pone le basi di un deismo razionalistico che di aver liberato la valutazione estetica dalle
intende ricondurre le stesse affermazioni fon- pregiudiziali metafisiche fissate dal neoplato-
damentali del cristianesimo entro i limiti della nismo e di averla ricondotta sul piano della
ragione. In Berkeley la deviazione dell’empiri- soggettività. Il valore della «bellezza» implica
smo verso una metafisica spiritualistica porta anzitutto un complesso sensibile che tutti
inevitabilmente a una visione religiosa del possono percepire (non si dà bellezza di un
mondo, a cui non è estraneo l’influsso del neo- concetto o di un’idea astratta), ma non si iden-
platonismo, così lontano dallo spirito dell’em- tifica con esso: è necessario che il soggetto
pirismo. Eppure, c’è in ambedue i filosofi in- senta quel sensibile in quel modo particolare
glesi, malgrado le deviazioni dottrinali, un mo- che viene qualificato come «estetico». La valu-
do di sentire e di impostare il problema che ri- tazione è condizionata dal sentimento e non è
sente dell’esigenza di concretezza maturata possibile fuori di esso: il «bello» perciò non è
dall’empirismo: il divino è rintracciato nell’or- realtà data, poiché il dato sensibile come tale
dine razionale del mondo, nel linguaggio vivo è soltanto l’occasione di un piacere che si frui-
delle cose, nelle leggi che reggono i rapporti sce nell’interiorità del soggetto; e nemmeno il
degli uomini e degli eventi. Continuando la «bello» è tale in quanto sia il riflesso sensibile
polemica contro qualsiasi forma di teologia di un ordine ideale, teleologico, poiché tale
razionale e con un illimitato disprezzo per sua funzione importerebbe una concezione fi-
qualsiasi dottrina trascendentalistica, J. Stuart losofica dell’universo che contraddice o, me-
Mill non si ferma dinanzi a nessuna conclusio- glio, è estranea alle fondamentali asserzioni
ne che possa sembrare incongruente alla luce dell’empirismo.
del teologismo tradizionale, purché non sia in Siffatta prospettiva estetica non riesce mai a
contraddizione con l’esperienza: Dio è intelli- impostare con chiarezza il problema dell’arte
genza superiore a quella umana, ma non è né come problema dello spirito, perché ha della
creatore né onnipotente né onniscente; è un fantasia una concezione ancora empiricistica,
demiurgo che governa finalisticamente il cui manca il suggello dell’unità e della perso-
mondo e la cui opera progressiva, limitata dai nalità. Il suo problema è il problema del «bel-
fattori che sfuggono al suo assoluto dominio, lo», il quale, se non è più inteso come «bello
ha bisogno di essere integrata dalla collabora- di natura», è tuttavia ancora un’entità fittizia,
zione attiva degli uomini (cfr. J. Stuart Mill, sospesa fra il dato empirico – di cui non rivela
Saggi sulla religione, a cura di L. Geymonat, Mi- nulla – e il soggetto, di cui non è l’opera. Essa
lano 1987, pp. 109 ss.). Anche in questa sua deve perciò limitarsi ad analizzare i sentimenti
3358
VOLUMIfilosofia.book Page 3359 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo


estetici, nei quali viene risolto il «gusto», anzi- losofia kantiana, dando invece il nome di «em-
tutto per discriminarne l’eterogeneità di fronte piricismo» al pensiero di Locke e di Hume,
ad altri sentimenti non estetici, e poi per ten- considerati comunemente come «empiristi».
tarne una descrizione fenomenologica e una Indubbiamente, le esigenze della gnoseologia
conseguente classificazione. In questo duplice empiristica – negazione delle idee innate e
compito dell’estetica gli empiristi si sono di- delle intuizioni intellettive, attività formale del
battuti disperatamente, sforzandosi, nel primo soggetto e vago preannuncio della conoscenza
caso, di separare la sfera del sentimento este- come sintesi a priori, definizione della ragione
tico da quella edonistica e, nel secondo, con come attività critica – trovano in Kant il loro
più validi risultati, di articolare dentro l’ambi- inveramento più logico e coerente: nel filosofo
to del piacere estetico una gamma di valori di Königsberg l’esperienza si celebra, confor-
sentimentali più o meno esteticamente puri: è me alla programmatica empiristica, come una
da ricordare in proposito la distinzione del totalità conchiusa, sufficiente a se stessa. Ma
bello e del sublime (Burke, Home), che passe- se la decisa posizione antimetafisica dell’em-
rà nella terza Critica kantiana. pirismo è confermata dalla «Dialettica tra-
Ma il problema più impellente riguardava scendentale», che elimina ogni residuo reali-
l’universalità del sentimento, la cui soggettivi- stico e porta a compimento la demolizione del
tà era nell’empirismo un dato indiscutibile; la trascendente come oggetto di conoscenza, è
difesa dell’universalità tentata da Burke è si- pur vero che le tre Critiche hanno già oltrepas-
gnificativa, ma infondata: essa rivela comun- sato la linea che delimita la zona autentica
que quell’esigenza che Kant riconosce al pia- dell’empirismo e hanno già posto le basi di
cere estetico, in quanto sentimento spirituale. una metafisica del soggetto, che nessuna for-
Lo stesso Hume, che sembra deciso a non in- ma di empirismo genuino può considerare
dietreggiare davanti alle più soggettivistiche pertinente alla sua problematica. Semmai, il
conclusioni, sente il bisogno di distinguere un criticismo kantiano sta a dimostrare che l’em-
«gusto sano» da un «gusto malato»; e il gusto pirismo, in qualsiasi forma si configuri, se pur
sano è individuabile non a priori, ma empirica- rappresenta la ricorrente istanza del concreto
mente, attraverso una rassegna storica di giu- sensibile nella storia del pensiero, non può
dizi e di valutazioni estetiche che non riesce concludersi nelle sue posizioni acquisite, ma è
comprensibile se non in quanto si cristallizzi sollecitato dallo stesso impegno critico, che lo
intorno a un complesso di opere generalmen- origina e l’accompagna, a una più piena giusti-
te considerate «belle». L’arte classica, consa- ficazione critica di se stesso e quindi a un su-
crata dall’ammirazione di molte generazioni, peramento delle sue posizioni pregiudiziali:
diventa anche per gli empiristi il modello della l’antimetafisica dell’empirismo deve diventare
bellezza artistica: negati i modelli ideali e i cri- una metafisica dell’antimetafisica.
teri razionali di valutazione, si ricorre ai mo- È ciò che è accaduto alla più recente forma di
delli storici. L’estetica empiristica, incapace di empirismo, ossia al positivismo logico, detto
reggersi sulle sabbie mobili del sentimento, anche «empirismo logico», che riprende in
cerca la terra ferma nella storia e ne accetta esame vecchi motivi ockhamistici con un rigo-
dogmaticamente le creazioni artistiche. Sarà re metodologico e analitico che solo era pos-
necessario che l’estetica maturi per altra via il sibile dopo il trascendentalismo kantiano e le
concetto di «forma», perché l’empirismo con- più recenti indagini epistemologiche. Il nuovo
temporaneo riprenda in esame da questo an- empirismo, sostituendo all’analisi delle facol-
golo visuale il problema dell’arte. tà psichiche l’analisi del linguaggio scientifico,
VI. CONCLUSIONI ED ESITI DELL’EMPIRISMO. – Il criti- mira a eliminare la metafisica, in quanto com-
cismo kantiano è per l’empirismo – nelle sue plesso di proposizioni senza significato. Ma se
varie prospettazioni storiche – la vera linea di- il contributo dell’empirismo logico al chiari-
scriminante, che da un lato conchiude la pro- mento delle metodologie scientifiche è indub-
blematica dell’empirismo prekantiano e biamente prezioso, il suo esito non è essen-
dall’altro pone le premesse critiche dell’empi- zialmente diverso da quello dell’empirismo
rismo contemporaneo. Di fatto, il criticismo è tradizionale: esso ha dovuto limitare la validi-
sembrato la maturazione dell’empirismo a tal tà delle sue indagini dentro i confini del sape-
punto che a qualcuno è parso necessario riser- re scientifico e delle sue tecniche procedurali,
vare la qualifica di empirismo autentico alla fi- resecando dal suo ambito la problematica più
3359
VOLUMIfilosofia.book Page 3360 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo logico ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

autenticamente umana e spirituale, che da se- il mito dell’empirismo britannico, Firenze 2003; A.
coli costituisce il termine del pensiero che di- CHARRAK, Empirisme et métaphysique: l’«Essai sur
ciamo filosofico. l’origine des connaissances humaines» de Condillac,
G. Faggin - F. Grigenti Paris 2003.
BIBL.: sulla storia dell’empirismo classico e sulla Sul neo-empirismo: O. NEURATH, Le developpement
sua problematica, oltre le grandi storie del pensiero du Cercle de Vienne et l’avenir de l’empirisme logique,
(v. specialmente: F. ENRIQUES - G. DE SANTILLANA, His- tr. fr., Paris 1935; J.R. WEINBERG, Introduzione al posi-
toire de la pensée scientifique, IV. Le problème de la tivismo logico (1936), tr. it. di L. Geymonat, Torino
connaissance: empirisme et rationalisme grec, Paris 1950; F. BARONE, Il neopositivismo logico, Torino 1953
1937; E. CASSIRER, Storia della filosofia moderna, tr. it., (Roma-Bari 19863); H. FEIGL, The «Wiener Kreis» in
Milano 1968, 4 voll.), cfr. S.H. HODGSON, The Me- America, in D. FLEMING - B. BAILYN (a cura di), The In-
taphysic of Experience, London 1898, 4 voll.; L. PRAT, tellectual Migration. Europe and America 1930-1960,
De la notion de substance. Recherches historiques et cri- Cambridge (Massachusetts) 1969, pp. 630-673, tr.
tiques, Paris 1906; G. HEYMANS, Einführung in die Me- it. di D. Antiseri, Il Circolo di Vienna in America, Ro-
taphysik auf Grundlage der Erfahrung, Berlin 19213; ma 1980; L. VAX, L’empirisme logique: de Bertrand
E. WENTSCHER, Das Problem des Empirismus, Leipzig Russell à Nelson Goodman, Paris 1970; P. JACOB,
1922; L. BRUNSCHVICG, L’expérience humaine et la cau- L’empirisme logique. Ses antécédents, ses critiques, Pa-
salité physique, Paris 1922: J. HESSEN, Das Substanz- ris 1980; P. PARRINI, Una filosofia senza dogmi. Mate-
problem in der Philos. der Neuzeit, Berlin-Bonn 1932; riali per un bilancio dell’empirismo contemporaneo, Bo-
A. BARATONO, Il mondo sensibile, Messina 1934; A. logna 1980; O. HANFLING, Logical Positivism, Oxford
MESSER, Geschichte der Philosophie im 19. Jahrhun- 1981; P. PARRINI, Empirismo logico e convenzionalismo.
dert. Die empiristisch-naturalistische Philosophie, Leip- Saggio di storia della filosofia della scienza, Milano
zig 19358; G. DE SANTILLANA - E. ZILSER, The Develop- 1983; P. PARRINI - A.G. GARGANI (a cura di), Il Circolo
ment of Rationalism and Empiricism, Chicago 1941; di Vienna, Ravenna 1984; N. RESCHER (a cura di), The
M.M. ROSSI, L’estetica dell’empirismo inglese, Firenze Heritage of Logical Positivism, Lanham-New York-
1944, 2 voll.; D.H. PARKER, Experience and Substance, London 1985; M. GEIER - R. HALLER, Neopositivismus:
Ann Arbor 1948; G. PRETI, Praxis ed empirismo, Torino eine historische Einführung in die Philosophie des Wie-
1957; J.K. FEIBLEMAN, Foundations of Empiricism, The ner Kreises, Darmstadt 1993; M. GEIER, Der Wiener
Hague 1962; A.J. AYER, The Foundations of Empirical Kreis, mit Selbstzeugnissen und Bilddokumenten,
Knowledge, New York 1962; C. FABRO, Introduzione Hamburg 19983; F. STADLER, The Vienna Circle, Wien
all’ateismo moderno, Roma 1964, capp. 2 e 6 (sull’atei- 2001.
smo dell’empirismo anglo-americano); P.K. FEYER- ➨ EMPIRIOCRITICISMO; EMPIRISMO LOGICO; ESPERIEN-
ABEND, Problems of Empiricism, Beyond the Edge of
ZA; NEOEMPIRISMO; NEOPOSITIVISMO; PRAGMATI-
Certainty, in R.G. COLODNY (a cura di), Essays in Con-
SMO; .
temporary Science and Philosophy, New Jersey 1965,
pp. 145-260, tr. it. di A.M. Sioli, I problemi dell’empi-
rismo, Milano 1971; J. MARÉCHAL, Le point de départ de EMPIRISMO LOGICO (logical empiricism;
Empirismo logico
la métaphysique, II: Le conflit du rationalisme et de logischer Empirismus; empirisme logique; empiri-
l’empirisme dans la philosophie moderne avant Kant, smo lógico). – Denominato anche «neo-empiri-
Paris-Bruges 19654; R.M. ARMSTRONG, Methaphysics smo» o «positivismo logico», rappresenta uno
and British Empiricism, Lincoln 1970; J. BENNET, dei più importanti orientamenti di pensiero
Locke, Berkeley, Hume. Central Themes, Oxford 1971; della filosofia novecentesca. Esso si ispira agli
P.K. FEYERABEND, Problems of Empiricism: Philosophi- ideali della modernità, dell’Illuminismo e del-
cal Papers, vol. 2, Cambridge (Massachusetts) 1981; lo spirito scientifico e positivo.
J. RICHETTI, Philosophical Writing: Locke, Berkeley, Hu- Viene alla ribalta nel decennio 1925-35 per
me, Cambridge (Massachusetts) 1983; R.A. MALL, opera dei principali membri dei circoli di Vien-
Der operative Begriff des Geistes: Locke, Berkeley, Hu- na e di Berlino, i quali mirano al rinnovamento
me, Freiburg im Breisgau 1984; J. DUNN, The British
della filosofia attraverso il superamento della
Empiricists: Locke, Berkeley, Hume, Oxford 1992; R.
metafisica e all’elaborazione di una concezio-
BOUVERESSE, L’empirisme anglais: Locke, Berkeley e
Hume, Paris 1997; M. ATHERTON (a cura di), The Em-
ne del mondo che tenga conto delle grandi tra-
piricists: Critical Essays on Locke, Berkeley and Hume, sformazioni scientifiche realizzatesi nei campi
Lahnam 1999; G. DELEUZE, Empirismo e soggettività: della logica, della matematica e delle scienze
saggio sulla natura umana secondo Hume (1953), tr. empiriche tra la prima metà dell’Ottocento e i
it. di M. Cavazza, Napoli 2000; N. DEPRAZ, Lucidité du primi decenni del Novecento.
corps: de l’empirisme transcendental en phénoménolo- Con l’affermarsi del nazismo la maggior parte
gie, Dordrecht 2001; G. BONINO, Thomas Hill Green e degli esponenti dell’empirismo logico emigrò
3360
VOLUMIfilosofia.book Page 3361 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo logico


negli Stati Uniti d’America. Qui per circa un facendo proprio il metodo dell’analisi e pur ac-
ventennio il movimento conoscerà una prose- cettando molte tesi di matrice empiristica,
cuzione e una ramificazione rigogliose. La sua non possono essere inclusi tra gli empiristi lo-
dissoluzione, avvenuta tra gli anni cinquanta e gici in senso stretto (ne sono esempi partico-
sessanta, dipenderà sia da difficoltà interne le- larmente significativi Wittgenstein, Moore,
gate al cosiddetto «processo di liberalizzazio- Russell e gli esponenti della cosiddetta «filo-
ne dell’empirismo», sia dall’imporsi di impo- sofia del linguaggio ordinario»). Gli aspetti
stazioni epistemologiche orientate in senso che distinguono gli empiristi logici da altri
più naturalistico e/o storico-sociologico che «analitici» sono soprattutto l’interesse per
logico-formale. l’analisi critica della conoscenza scientifica
SOMMARIO: I. Caratteri generali. - II. Origini e (ciò che li accomuna a un critico della «svolta
formazione del movimento. - III. La concezione linguistica» come Popper), l’intento di costrui-
scientifica del mondo e la svolta linguistica re su tale base una «filosofia scientifica» e la
della filosofia: 1. La «dottrina linguistica dell’a tendenza (assente in Neurath, ma particolar-
priori» e la distinzione analitico/sintetico. - 2. Il mente marcata in Carnap) a condurre le loro
principio di verificazione e il carattere strutturale analisi facendo riferimento a intelaiature lin-
della conoscenza. - 3. Il rifiuto della metafisica, la guistico-concettuali di tipo ideale logicamen-
filosofia come analisi del linguaggio e il program- te rigorose in modo da realizzare il passaggio
ma di unificazione delle scienze. - IV. la diffusione dalla teoria della conoscenza (Erkenntnistheorie)
internazionale del movimento: la «liberalizza- alla logica della scienza (Wissenschaftslogik).
zione» dell’empirismo e la concezione stan- Talvolta ci si riferisce all’empirismo logico an-
dard delle teorie scientifiche. che con i nomi di «neo-empirismo», «positivi-
I. CARATTERI GENERALI. – Tra gli scopi principali smo logico» e «neo-positivismo». Alcuni stu-
dell’empirismo logico compare la promozione diosi tendono a distinguere in modo più o me-
di una «filosofia scientifica» basata sui risulta- no sistematico fra tali denominazioni desi-
ti delle scienze e condotta mediante metodi gnando con «empirismo logico» (o «neo-em-
logicamente rigorosi. Gli appartenenti al mo- pirismo») gli sviluppi internazionali del movi-
vimento sono accomunati dall’aspirazione ad mento (soprattutto statunitensi) e con «posi-
affrontare le questioni filosofiche con un at- tivismo logico» (o «neo-positivismo») le sue
teggiamento non dogmatico e critico-costrut- fasi iniziali, quelle caratterizzate da una mag-
tivo, analogo a quello riscontrabile nelle giore rigidità di formulazioni per quanto ri-
scienze mature. Essi intendono promuovere guarda la critica alla metafisica, la base empi-
una discussione condotta secondo criteri il rica della conoscenza e la riducibilità all’espe-
più possibile oggettivi o oggettivabili, tali da rienza delle componenti teoriche del discorso
consentire quella collaborazione fra studiosi scientifico. Tuttavia questa scelta terminologi-
basata su stimoli e critiche reciproche che è ti- ca non pare nel complesso felice perché nella
pica delle discipline scientifiche. Da qui l’«aria storia del movimento motivi positivistici e
di famiglia» avvertibile non solo tra i neo-em- motivi empiristici si sono quasi sempre intrec-
piristi in senso stretto, ma anche tra molti ciati e sovrapposti.
pensatori che, pur provenendo da sponde filo- Tra le denominazioni citate la più adeguata è
sofiche diverse, o avendo maturato un atteg- quella che pone l’accento sull’aspetto empiri-
giamento critico nei confronti dell’empirismo stico. Essa si applica meglio delle altre agli
logico, hanno subito l’influsso del movimento sviluppi internazionali di questo indirizzo di
(si pensi, per esempio, a Sellars, a Quine, a pensiero e consente di dare il giusto rilievo al-
Goodman e ai vari protagonisti del dibattito la continuità riscontrabile tra gli empiristi lo-
epistemologico postneopositivista). gici in senso stretto e l’ampia e variegata gam-
L’empirismo logico non va confuso con ma di filosofi (da Quine a Grünbaum, da Sal-
l’orientamento filosofico novecentesco noto mon a van Fraassen) che, dopo la dissoluzione
come «filosofia analitica», di cui va piuttosto del movimento, ne hanno mantenuto in vita
considerato uno dei principali indirizzi impe- alcuni dei principali motivi ispiratori.
gnati a realizzare la cosiddetta «svolta lingui- II. ORIGINI E FORMAZIONE DEL MOVIMENTO. – Il pro-
stica» in filosofia. Sotto il nome «filosofia ana- cesso di formazione dell’empirismo logico co-
litica», infatti, rientrano anche numerosi im- mincia a Vienna intorno al 1907 e giunge a pie-
portanti pensatori e indirizzi filosofici che, pur na maturazione nella seconda metà degli anni
3361
VOLUMIfilosofia.book Page 3362 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo logico ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

venti con la costituzione ufficiale dei circoli di presenza di una corrente di opinione volta a
Vienna e di Berlino, la pubblicazione dell’opu- promuovere un’educazione popolare di tipo
scolo Die wissenschaftliche Weltauffassung. Der scientifico. Quest’ultima idea troverà un se-
Wiener Kreis (apparso a Vienna nel 1929, dedi- guito specie in quei neopositivisti (in partico-
cato a Schlick e siglato da Carnap, Hahn e lare Neurath, Reichenbach e Carnap) i quali, a
Neurath, sebbene materialmente redatto da differenza di Schlick, annovereranno tra gli in-
quest’ultimo) e la creazione della rivista teressi del movimento l’assetto unitario
Erkenntnis» (1930-31). Questa gestazione lun- dell’umanità e una nuova organizzazione eco-
ga e complessa è dovuta in gran parte a due ra- nomico-sociale. Da qui le affinità dell’empiri-
gioni per molto tempo non adeguatamente ri- smo logico e dello spirito in senso lato razio-
conosciute. nalistico che lo anima con altri orientamenti
Innanzitutto l’empirismo logico è stato un mo- della cultura del tempo, in particolare con la
vimento meno monolitico di quanto sia appar- corrente architettonica nota come Bauhaus.
so all’inizio e di quanto i suoi stessi esponenti La seconda componente è costituita dall’ade-
lo abbiano fatto apparire. La comune aspira- sione all’antiassolutismo dello scienziato e fi-
zione a realizzare una filosofia di tipo «scienti- losofo moravo Mach. I primi esponenti di ori-
fico» è convissuta con importanti divergenze gine austriaca dell’empirismo logico – il fisico
interne tanto su questioni specifiche, come il Frank, il matematico Hahn e il sociologo ed
modo di intendere il principio causale, le leggi economista Neurath, i quali erano soliti incon-
di natura e la meccanica quantistica, quanto trarsi in una caffè della vecchia Vienna fin dal
su questioni generali, come il futuro della filo- 1907 – intendevano contrastare la rinascita di
sofia, il principio di verificazione, il fisicalismo. tendenze antiscientifiche e irrazionalistiche
Lo studio del materiale di archivio ha messo in che aveva fatto seguito alla crisi della fisica
luce che l’unità d’intenti con cui gli empiristi meccanicistica col diffondersi dell’idea della
logici si sono presentati sulla scena filosofica «bancarotta della scienza». A tale scopo vole-
è stata spesso più «propagandistica» che di vano mostrare che il superamento del mecca-
sostanza. Almeno in parte, aveva lo scopo di nicismo, indebitamente elevato a teoria di na-
favorire la penetrazione delle loro concezioni tura ontologica costituente la verità sull’uni-
in ambienti culturali poco simpatetici verso verso materiale, non comportava affatto la ri-
una filosofia come quella che essi auspicava- nuncia al valore oggettivo delle affermazioni
no, segnata da numerosi motivi di «rottura» della scienza e a una concezione scientifica del
con la tradizione. mondo libera da pregiudizi. Tuttavia, l’accetta-
La seconda ragione dipende dal fatto che zione di questi aspetti «illuministici» del pen-
nell’assetto maturo dell’empirismo logico so- siero machiano non impediva loro di rendersi
no confluite, attraverso un processo di stratifi- conto dei limiti di una visione dell’attività
cazione progressiva, idee e dottrine che i suoi scientifica che, come quella di Mach, finiva per
maggiori rappresentanti avevano cominciato a pendere troppo dalla parte dell’empirismo. La
mettere a punto ben prima della costituzione critica all’ipostatizzazione assolutizzante dei
dei circoli di Vienna e di Berlino. Tale insieme concetti scientifici e il programma machiano
di concezioni può essere ricondotto a quattro di unificazione della scienza dovevano essere
componenti teoriche principali. corretti e arricchiti con l’idea, derivante da
La prima componente è legata al clima cultu- Kant e soprattutto dal convenzionalismo di
rale dominante nella Vienna dei decenni a ca- Poincaré, che nella scienza, oltre ai principi lo-
vallo tra Ottocento e Novecento. Un clima cul- gici e matematici, sono all’opera libere crea-
turale caratterizzato dall’interesse di molti zioni della mente umana le quali non dicono
scienziati (primi fra tutti Mach e Boltzmann) nulla sulla realtà e mutano con il mutare della
per la «filosofia delle scienze induttive», dal- conoscenza stessa.
l’atteggiamento antikantiano e antidealistico La terza componente teorica dipende dalla cri-
di Brentano che aveva favorito la conoscenza tica all’apriorismo kantiano. Essa si sviluppa
non solo della filosofia scolastica ma anche dalla riflessione sulle implicazioni filosofiche
dell’oggettivismo logico-semantico di Bolza- delle nuove acquisizioni fisiche, in particolare
no, dal predominio di un orientamento politi- della teoria della relatività, ed è dovuta soprat-
co liberale nutrito di idee illuministiche, empi- tutto all’opera di tre studiosi di origine e for-
ristiche e utilitaristiche e, infine, dalla forte mazione tedesca (Schlick, Reichenbach e Car-
3362
VOLUMIfilosofia.book Page 3363 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo logico


nap) variamente influenzati dalle idee episte- rismo logico e fa da «amalgama» a tutte le al-
mologiche di von Helmholtz e destinati a dive- tre. Tale componente dà al movimento la sua
nire, insieme a Neurath, gli esponenti di mag- veste matura ossia quella valenza logico-lin-
giore spicco del movimento. Nel dibattito sul- guistica che ne fa una delle principali espres-
lo spazio, sul tempo, sull’euclideismo e sul sioni della «svolta linguistica» effettuata dalla
principio causale svoltosi a cavallo degli anni filosofia analitica del Novecento. Essa scaturi-
dieci e venti del secolo scorso, essi non assu- sce da una profonda assimilazione di alcuni
meranno al momento (e per certi versi neppu- fondamentali sviluppi ottocenteschi delle di-
re in seguito) delle posizioni coincidenti, ma scipline logico-matematiche: la creazione del-
fin da allora – a parte alcune differenze nella le geometrie non-euclidee, l’aritmetizzazione
loro evoluzione intellettuale e nei punti di ap- dell’analisi, la teoria cantoriana degli insiemi,
prodo finali – convergeranno sulla negazione lo sviluppo della moderna logica simbolica o
del sintetico a priori e in questa negazione in- matematica in quegli anni chiamata «logisti-
dicheranno ripetutamente il nucleo essenziale ca» e infine la discussione sui fondamenti del-
della loro presa di posizione empiristica. Se- la matematica che tra la fine del XIX secolo e i
condo i neo-empiristi, nella conoscenza non vi primi decenni del XX aveva visto il costituirsi
è posto per i giudizi sintetici a priori di cui di tre diversi orientamenti di pensiero: il for-
Kant aveva parlato e di cui in forma diversa malismo hilbertiano, l’intuizionismo brouwe-
(ossia nella forma degli «ultimi invarianti logi- riano e il logicismo fregeano-russelliano.
ci dell’esperienza») continuava a parlare Cas- Gli empiristi logici ben conoscono queste in-
sirer. Non esistono principi che, pur avendo un novazioni e attraverso Carnap partecipano alla
contenuto conoscitivo-informativo, godano di discussione fondazionale. Essi focalizzano la
validità universale e necessaria. Con questo, loro attenzione su due concezioni di particola-
essi non intendono sottoscrivere un empiri- re rilevanza filosofica: la prima è costituita dal-
smo ingenuo che ignora il problema della con- la tesi logicista, sistematicamente formulata
cettualizzazione. Al contrario: sono talmente nei tre poderosi volumi dei Principia Mathema-
convinti del ruolo giocato nella scienza da as- tica di Russell e Whitehead (Cambridge 19252
sunzioni generali storicamente mutevoli di na- [1910-13]), in base alla quale la matematica
tura non sperimentale che all’inizio discutono sarebbe riducibile alla logica attraverso l’uti-
approfonditamente se queste assunzioni deb- lizzazione della teoria delle classi; la seconda
bano essere intese come convenzioni alla è rappresentata dalle vedute logico-semanti-
Poincaré (Schlick) oppure come principi costi- che contenute nel Tractatus logico-philosophicus
tutivi (Reichenbach, il quale negli anni succes- di Wittgenstein (ed. ted. Leipzig 1921; ed. ingl.
sivi finirà per convergere sulla posizione schlic- London 1922) e in svariati scritti di Russell, tra
kiana). Il senso della negazione neoempiristi- i quali On Denoting (in «Mind», 14, 1905), Our
ca è un altro: i neopositivisti pensano che non Knowledge of the External World (London-Chi-
ci sia modo di mostrare la validità e la neces- cago 1914) e Lectures on Logical Atomism (Min-
sità oggettiva delle assunzioni citate attraver- neapolis 1918). È con l’interpretazione e l’uti-
so processi argomentativi simili a quello ten- lizzazione di questo complesso di idee che gli
tato da Kant con la deduzione trascendentale empiristi logici si impegnano a realizzare una
delle categorie. L’indubbia circostanza che «svolta della filosofia» (cfr. M. Schlick, Die
tutte le teorie scientifiche fin qui elaborate ab- Wende der Philosophie, in «Erkenntnis», 1, 1930-
biano mostrato la validità di assunzioni gene- 31) basata su due tesi particolarmente dirom-
ralissime come l’unitarietà della natura, oppu- penti e «vistose»: la teoria verificazionale del
re l’uniformità dell’esperienza o la possibilità significato e la dottrina linguistica dell’a priori
di una coordinazione univoca fra i concetti e in generale e della verità logica in particolare.
l’esperienza, legittima solo la validità de facto III. LA CONCEZIONE SCIENTIFICA DEL MONDO E LA
(ossia contingente) e non de jure (ossia neces- SVOLTA LINGUISTICA DELLA FILOSOFIA. – Un anno im-
saria) di tali assunzioni. Nella sostanza, non si portante per il movimento fu il 1922, quando il
può andare oltre il punto di vista stabilito da matematico Hahn, che già da qualche tempo
Hume e garantire a priori la possibilità della si occupava di logica simbolica e teneva semi-
sintesi conoscitiva. nari sui fondamenti della matematica, scelse
La quarta e ultima componente teorica emerge come base di discussione il Tractatus di Witt-
alla fine del processo di formazione dell’empi- genstein e fece nominare Schlick professore
3363
VOLUMIfilosofia.book Page 3364 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo logico ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

all’università di Vienna sulla cattedra di Filo- da Wittgenstein. Gli empiristi logici si appella-
sofia delle Scienze Induttive tenuta in prece- no alla posizione logicista per sostenere che i
denza da Mach e da Boltzmann. Quattro anni concetti e i principi della matematica sono ri-
dopo, nel 1926, Schlick rafforzò la presenza conducibili a quelli dell’aritmetica e che que-
della filosofia scientifica nell’ateneo viennese sti ultimi, a loro volta, sono riducibili a (o co-
chiamandovi come assistente Carnap, il quale struibili a partire da) i concetti e i principi della
stava già lavorando a un’opera che segnerà logica. Inoltre, accettano la tesi del Tractatus
profondamente tutta la successiva filosofia wittgensteiniano secondo la quale le verità lo-
neoempiristica: Der logische Aufbau der Welt, giche del calcolo proposizionale sono delle
pubblicata a Berlino nel 1928 insieme a Schein- pure tautologie prive di contenuto empirico-
probleme in der Philosophie. fattuale, che quindi non dicono nulla intorno
Nonostante alcune rilevanti divergenze, desti- alla realtà. Anzi, essi mirano a estendere tale
nate a emergere in tutta la loro forza tra il 1932 tesi a tutti i principi della logica e anche – at-
e il 1936 durante la cosiddetta polemica sui traverso il logicismo – a tutte le proposizioni
protocolli, il nuovo gruppo in breve tempo si della matematica. Con ciò perfezionano la cri-
consolidò a tal punto che nel 1929 Carnap, tica all’apriorismo kantiano dandole una veste
Hahn e Neurath decisero di pubblicare un conforme alla «svolta linguistica della filoso-
«manifesto», la celebre Wissenschaftliche Wel- fia». Possono ora affermare, infatti, che la clas-
tauffassung. Der Wiener Kreis, per presentare il se dei pretesi giudizi sintetici a priori è vuota
movimento al più vasto pubblico possibile. in quanto i giudizi da Kant considerati sintetici
Sempre nel 1929 si tenne a Praga un convegno (cioè informativi) e a priori (cioè indipendenti
sull’epistemologia delle scienze esatte, orga- dall’esperienza e pertanto universalmente e
nizzato da Frank nel contesto di un più vasto necessariamente validi) si sono rivelati essere
congresso di fisici e matematici delle regioni o giudizi sintetici a posteriori o giudizi analitici
di lingua tedesca dell’Europa centrale. Oltre privi di contenuto informativo.
che dall’Ernst Mach Verein (l’organizzazione le- Nelle intenzioni dei neoempiristi, la tesi del
gale del circolo di Vienna), il convegno venne carattere tautologico-analitico delle verità lo-
patrocinato dal circolo di Berlino, un analogo giche dovrebbe anche consentire di rescindere
cenacolo di scienziati e filosofi tedeschi fonda- il legame tra la spiegazione della natura della
to nel 1928 da Reichenbach e chiamatosi al- logica e della matematica da una parte e l’on-
l’inizio Gesellschaft für empirische Philosophie, e tologia dall’altra. Stando a tale tesi, infatti, la
poi, su proposta di D. Hilbert, Gesellschaft für logica (e con essa la matematica) non parla af-
wissenschaftliche Philosophie. Da questa «allean- fatto dell’essere. Lungi dal descrivere le pro-
za» fra le due associazioni, ricercata anche per prietà universali delle cose, essa tratta unica-
conquistarsi meglio uno spazio in ambienti mente del modo in cui intendiamo parlare del-
accademici poco favorevoli a una filosofia di la realtà. Per esempio, un asserto del tipo
tipo scientifico, maturò la decisione di dar vita «Piove o non piove», che rappresenta un caso
a un giornale ufficiale di entrambi i circoli, la ri- particolare del principio logico del terzo esclu-
vista «Erkenntnis». A «Erkenntnis» vennero af- so («p o non p», dove «p» sta per un’asserzione
fiancate due collezioni di testi: la prima intitola- qualsiasi), non dice assolutamente nulla sul
ta Schriften zur wissenschaftlichen Weltauffassung, mondo, ma fissa in modo implicito il significa-
la seconda Einheitswissenschaft. to delle parole logiche «o» e «non». E secondo
Le tesi portanti della concezione neoempiri- Schlick una tesi analoga può venir sostenuta
stica matura, quelle sulle quali esisteva un ac- sugli a priori materiali di cui parlava E. Husserl.
cordo di massima, o che quantomeno costitui- Ciò non significa, però, che la concezione neo-
vano i principali argomenti di discussione, pos- positivistica della logica e della matematica
sono essere raccolte in tre gruppi principali. segni il ritorno a forme di empirismo e di psi-
1. La «dottrina linguistica dell’a priori» e la di- cologismo come quelle variamente criticate da
stinzione analitico/sintetico. – Nella fase propria- Bolzano, Frege e Husserl. Le verità della logica
mente viennese del movimento e negli svilup- e della matematica (come le più generali as-
pi successivi, la negazione dei giudizi sintetici serzioni analitiche del tipo che sarà reso cele-
a priori kantiani viene a integrarsi con le idee bre da Quine, «Gli scapoli sono uomini non
sui fondamenti della matematica e sulla natu- sposati») non vengono equiparate né a gene-
ra della logica desunte da Frege, da Russell e ralizzazioni empirico-induttive né a descrizioni
3364
VOLUMIfilosofia.book Page 3365 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo logico


di processi di pensiero concreti; esse vengono brano affermare qualcosa, ma in realtà non af-
piuttosto concepite, soprattutto da parte di fermano nulla di effettivamente intelligibile.
Carnap, come verità relativamente a priori la La congiunzione fra il principio di verificazione
cui validità dipende dalle convenzioni che go- e la distinzione tra asserzioni analitiche e as-
vernano l’uso dei simboli della intelaiatura serzioni sintetiche conduce gli empiristi logici
linguistica di riferimento (convenzionalismo alla conclusione che in due soli casi le forme
logico-matematico e teoria dell’«a priori rela- linguistiche enunciative possono essere prov-
tivizzato»). viste di significato: quando sono analitica-
Attraverso l’affermazione del carattere tauto- mente vere o false (e allora vanno considerate
logico della logica e della matematica e la ri- asserzioni sui generis, perché si tratta di enun-
conduzione di certi principi generali della ciati privi di contenuto fattuale, veri unica-
scienza (per esempio il principio causale) a re- mente in virtù delle regole linguistiche); oppu-
quisiti di natura metodologica oppure a con- re quando sono asserzioni sintetiche la cui va-
venzioni prive di contenuto fattuale, gli empi- lidità, almeno in linea di principio, può essere
risti logici giungono a una partizione dicoto- determinata attraverso l’esperienza sensibile:
mica delle asserzioni. Questa partizione, che in maniera diretta, se si tratta dei cosiddetti
suddivide gli enunciati apofantici nelle due asserti di base, in maniera indiretta, ossia me-
sole categorie dell’analitico e del sintetico, diante riconduzione alle asserzioni basiche, se
vuole rappresentare un perfezionamento (for- si tratta di affermazioni dal contenuto più
mulato in termini linguistici) di distinzioni tra- astratto e teorico.
dizionali (formulate per lo più in termini men- Nella maggior parte dei neo-empiristi questa
talistici) come quella leibniziana fra verità di concezione del significato si accompagna a
ragione e verità di fatto, quella humeana fra re- una peculiare teoria della conoscenza e
lations of ideas e matters of fact e infine quelle dell’oggettività conoscitiva. Sia pure attraver-
kantiane fra giudizi analitici e giudizi sintetici so percorsi diversi, pensatori quali Schlick,
Carnap e Neurath giungono a sostenere la tesi
e fra giudizi a priori e giudizi a posteriori. Ciò
(già intravista da Poincaré) che la conoscenza
che ne risulta, oltre all’esclusione della cate-
scientifica può aspirare a una validità oggetti-
goria kantiana del sintetico a priori e di quella
va solo in quanto si occupa dei rapporti forma-
husserliana dell’a priori materiale, è l’identifi-
li, strutturali, che vigono fra i contenuti del-
cazione dell’analitico con l’a priori e il necessa-
l’esperienza sensibile e non di questi contenu-
rio, e del sintetico con l’a posteriori e il contin- ti stessi. I contenuti di coscienza sono pura-
gente. mente privati e soggettivi. Essi possono essere
2. Il principio di verificazione e il carattere struttu- esperiti tramite un processo intuitivo, ma non
rale della conoscenza. – Nell’empirismo logico sono conoscibili e obbiettivabili. Carnap in
l’esigenza antimetafisica machiana di espun- particolare cercherà di dare veste articolata a
gere dalla scienza tutte le istanze non ricondu- questa idea nella sua grande opera Der logische
cibili all’esperienza (esigenza che in forma più Aufbau der Welt: la scienza tratta non dei con-
o meno forte costituisce un carattere essenzia- tenuti di coscienza, ma esclusivamente delle
le del metodo scientifico, esemplificato anche proprietà strutturali concernenti i rapporti fra
dall’analisi einsteiniana della simultaneità) tali contenuti. Solo innalzandosi a un simile li-
viene a essere formulata attraverso il principio vello di astrazione, che rappresenta il massi-
di verificazione. Questo principio, per certi ver- mo grado della formalizzazione e della smate-
si affine ad aspetti dell’operazionismo di P. W. rializzazione, è possibile conseguire il princi-
Bridgman e del pragmatismo di W. James e Ch. pale obiettivo perseguito dalla scienza: l’og-
S. Peirce, deriva da alcune idee sostenute da gettività conoscitiva intesa come validità in-
Wittgenstein nel Tractatus e da Russell nelle tersoggettiva delle affermazioni scientifiche.
Lectures on Logical Atomism e in altri scritti co- 3. Il rifiuto della metafisica, la filosofia come analisi
evi. Reinterpretando tali idee in chiave empiri- del linguaggio e il programma di unificazione delle
stica, i neopositivisti affermano che gli enun- scienze. – Sulla base del principio di verificazio-
ciati di principio non verificabili sulla base ne, del rifiuto del valore conoscitivo dell’intui-
dell’esperienza sono privi di contenuto empi- zione e della classificazione di tutti gli enun-
rico-fattuale e non possiedono alcun significa- ciati apofantici in analitici e in sintetici, i neo-
to (conoscitivo). Enunciati di questo tipo sem- empiristi sviluppano una critica radicale della
3365
VOLUMIfilosofia.book Page 3366 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo logico ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

filosofia tradizionale, in particolare della me- taphysik durch logische Analyse der Sprache, in
tafisica. A loro parere, l’analisi logico-lingui- «Erkenntnis», 2, 1932, § 7).
stica delle questioni speculative tradizionali o In considerazione delle tesi appena esposte,
consente di trasformarle in problemi scientifi- nel citato manifesto del 1929 la wissenschaftli-
ci genuini di principio risolvibili (non si danno che Weltauffassung viene caratterizzata ricor-
enigmi insolubili) oppure mostra che costitui- rendo «a due attributi. Primo, essa è empirica e
scono degli pseudoproblemi privi di reale va- positivistica: si dà solo conoscenza empirica,
lore conoscitivo. Più precisamente, una meta- basata sui dati immediati [...] Secondo, la con-
fisica basata sull’intuizione è impossibile per- cezione scientifica del mondo è contraddistin-
ché l’intuizione non può essere considerata ta dall’applicazione di un preciso metodo,
una forma di conoscenza. Una metafisica de- quello, cioè, dell’analisi logica» (Die wissen-
duttiva (o dialettica) non è realizzabile, perché schaftliche Weltauffassung. Der Wiener Kreis,
il carattere puramente tautologico, e quindi Wien 1929, tr. it. a cura di A. Pasquinelli, La
vacuo, della deduzione logica impedisce di concezione scientifica del mondo, Bari 1979, p. 80).
stabilire conclusioni che non siano già analiti- IV. LA DIFFUSIONE INTERNAZIONALE DEL MOVIMENTO:
camente contenute nei principi di partenza. LA «LIBERALIZZAZIONE» DELL’EMPIRISMO E LA CONCE-
D’altro canto, se questi principi comportano la ZIONE STANDARD DELLE TEORIE SCIENTIFICHE. – Dopo
violazione della grammatica logica del lin- il convegno di Praga del 1929, si ebbero altri
guaggio e/o l’impiego di espressioni linguisti- incontri ai quali parteciparono molti studiosi
che non collegabili a esperienze di controllo, provenienti dalle più diverse aree geografiche.
allora ne risulta solo un discorso empirica- La più importante di tali manifestazioni fu il
mente inverificabile e quindi privo di significa- Congrès International de Philosophie Scientifique
to conoscitivo. Comunque sia, resta in ogni ca- che si tenne a Parigi nel 1935 e i cui Actes ver-
so esclusa la possibilità di un discorso metafi- ranno prontamente pubblicati dall’editore pa-
sico che possa rivaleggiare sul piano conosci- rigino Hermann nel 1936. Esso vide la parteci-
tivo con quello scientifico. pazione dei maggiori esponenti della «filoso-
Naturalmente si può sempre cercare di dare un fia scientifica» mondiale, tra i quali l’italiano F.
senso al discorso metafisico reinterpretandolo Enriques. Sebbene non tutti i congressisti
come un complesso di enunciazioni empirica- concordassero con le posizioni dei neopositi-
mente controllabili. In questo modo, però, si visti, questi ultimi vi fecero la «parte del leo-
ottiene un risultato che, da un lato, pone le ne» e il convegno sancì il pieno riconoscimen-
nuove formulazioni in continuità con le affer- to internazionale del movimento. L’internazio-
mazioni più generali del discorso scientifico, e, nalizzazione venne ulteriormente favorita dal
dall’altro, le priva di ogni contenuto emotivo, fatto che nel frattempo, negli anni immediata-
ossia di una delle principali ragion d’essere mente precedenti all’assassinio di Schlick
della metafisica. Essa nasce infatti, tra le altre (1936), era cominciata la diaspora dei rappre-
cose, dal bisogno di unire in un medesimo ge- sentanti più significativi dell’empirismo logico
nere di discorso contenuti di tipo emotivo e va- prima in direzione di altri paesi europei (Ceco-
lutativo e contenuti di tipo conoscitivo e ogget- slovacchia e Turchia), e poi verso gli Stati Uniti
tivo, finendo per realizzare una sorta di ibrido d’America, dove nel giro di pochi anni finirono
fra espressione artistica ed elaborazione scien- per ritrovarsi sia i più maturi von Mises, Frank,
tifica. Come dice Carnap, la metafisica, al pari Carnap e Reichenbach, sia i più giovani Hem-
dell’arte, mira all’espressione del «sentimento pel e Feigl (Neurath invece resterà in Europa,
della vita», ma cerca di conseguire questo ri- prima a L’Aia e poi a Oxford dove morirà nel
sultato non nella forma (appropriata) della cre- 1945). L’emigrazione nel nuovo continente
azione artistica, bensì in quella (inappropriata) eserciterà un notevole influsso sulla filosofia
del discorso di natura teorica. I metafisici sono americana; al tempo stesso condurrà a una ac-
dei musicisti privi di talento musicale. La gran- centuazione dei motivi di derivazione pragma-
dezza di un pensatore quale Nietzsche andreb- tista e comportamentistica già presenti nelle
be vista proprio nel fatto che è stato un metafi- originarie concezioni neopositivistiche.
sico al quale l’eccezionale «temperamento arti- L’emigrazione ebbe inizio subito dopo una po-
stico» ha impedito assai più che ad altri di ca- lemica di grande importanza sviluppatasi
dere nell’errore dell’indebita «commistione» all’interno del circolo di Vienna sulla natura
fra arte e scienza (cfr. Überwindung der Me- degli enunciati basici o protocollari. La pole-
3366
VOLUMIfilosofia.book Page 3367 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo logico


mica aveva visto la divisione del circolo in due zazione dei principi della logica in termini sin-
ali, quella di «sinistra» capeggiata da Neurath tattici e convenzionalistici all’elaborazione di
e quella di «destra» capeggiata da Schlick. In concezioni dell’analiticità basate su semanti-
seguito si intensificarono gli sforzi di Neurath che estensionali e intensionali e corredate di
per la realizzazione del programma di unifica- chiarificazioni di natura pragmatica.
zione delle scienze. E questi sforzi trovarono il Ma la parte più importante e vitale del proces-
loro coronamento proprio in America dove nel so di liberalizzazione è costituito dai tentativi
1938 vide la luce il primo fascicolo della Inter- (anche questi compiuti soprattutto da Carnap)
national Encyclopedia of Unified Science alla cui di giungere a formulazioni sempre più adegua-
realizzazione dette un contributo determinante te e «permissive» del criterio empiristico di si-
il filosofo americano di orientamento compor- gnificanza conoscitiva e quindi della distinzio-
tamentista Ch. Morris. Inoltre è sempre a far ne fra scienza e metafisica. Nessuna tesi neo-
data da quella polemica e dall’uscita del saggio empiristica, infatti, ha subito più critiche del
di Carnap Testability and Meaning, in «Philo- principio di verificazione. Le principali discus-
sophy of Science» (Baltimore), 3, 1936, pp. 419- sioni e modifiche a cui esso è stato sottoposto
471 e 4, 1937, pp.1-40 (anticipato dall’interven- possono essere raggruppate sotto quattro
to Wahrheit und Bewährung al convegno parigi- punti principali.
no sopra ricordato) che inizia il cosiddetto (i) Il primo punto riguarda il suo ambito di ap-
«processo di liberalizzazione dell’empirismo». plicazione. Subito dopo la formulazione origina-
Questo processo – che sarà molto influenzato ria, fortemente influenzata dal Tractatus witt-
dal confronto con il falsificazionismo poppe- gensteiniano, si precisò che il principio di ve-
riano e con le vedute di Quine sull’analiticità e rificazione andava inteso come un criterio non
sul riduzionismo – va a investire le principali di significato tout court, bensì di significato co-
tesi neoempiristiche, in particolare il principio noscitivo. Ciò equivaleva a riconoscere che for-
di verificazione o criterio empiristico di signifi- mazioni linguistiche prive di valore conosciti-
canza conoscitiva. Esso si svolge all’incirca vo possono nondimeno contenere componen-
dalla seconda metà degli anni trenta fino ai ti di significato di diversa natura, per esempio
primi anni sessanta, quando il divario fra Car- emotive o motivazionali, le quali sono comun-
nap e Hempel sull’analiticità e sul principio di que in grado di esercitare forti effetti psicolo-
verificazione nonché l’irrompere sulla scena fi- gici. Pare questo il caso, per esempio, degli
losofica delle idee dei cosiddetti «nuovi filoso- enunciati della morale contenenti termini va-
fi della scienza» (N.R. Hanson, Th.S. Kuhn, P.K. lutativi come «buono», rispetto ai quali la
Feyerabend) segnano la fine del movimento maggior parte degli empiristi logici tende ad
vero e proprio. assumere una posizione riconducibile al co-
Parte del processo di liberalizzazione ruoterà siddetto «emotivismo etico».
attorno alla prima delle principali tesi neoem- (ii) Il secondo punto riguarda il suo statuto: il
piristiche qui indicate, quella che asserisce la principio di verificazione va considerato un as-
riconducibilità di tutti gli asserti significanti serto descrittivo che cade sotto il suo stesso
alle due sole categorie dell’analitico e del sin- raggio d’azione, oppure un principio di natura
tetico. In questo senso è possibile affermare non descrittiva come per esempio una defini-
che la storia dell’empirismo logico è costituita zione o una regola del metodo? Per evitare che
in buona parte dai molteplici tentativi com- venisse giudicato un asserto privo di significa-
piuti in particolare da Carnap per difendere ta- to conoscitivo in quanto esso stesso non veri-
le classificazione. Egli cerca di far fronte alle ficabile, Carnap e Hempel lo hanno trattato
grosse difficoltà incontrate fin dall’inizio dalla come una definizione esplicativa della signifi-
tesi logicista e, soprattutto, di mettere a punto canza conoscitiva; in Italia, invece, G. Preti ne
formulazioni della concezione linguistica ha difeso l’adozione come una regola del me-
dell’a priori capaci di sfuggire alle obiezioni todo legata a doppio filo ai valori della scienza
dei filosofi statunitensi Quine, Goodman e M. e della democrazia.
White, tutti e tre variamente orientati a respin- (iii) Il terzo punto riguarda il modo di intende-
gere il dualismo analitico/sintetico in nome di re le asserzioni di esperienza o, meglio, gli
forme radicali di empirismo, pragmatismo e enunciati protocollari, sulla cui base giudicare
nominalismo. È affaticandosi intorno a tale della significanza conoscitiva degli altri enun-
problema che Carnap passa da una caratteriz- ciati. È su questa questione che si svolse la già
3367
VOLUMIfilosofia.book Page 3368 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo logico ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ricordata polemica sui protocolli (con Neura- «neutrino», «virus» ecc.) con il piano dei ter-
th, Carnap e Hempel uniti contro Schlick nella mini osservativi («rosso», «duro», «tavolo»
difesa di posizioni radicalmente antifondazio- ecc.). Tale ricostruzione – nota come «conce-
naliste), che si consumò il passaggio dal feno- zione standard delle teorie scientifiche» – ha
menismo dell’Aufbau al fisicalismo neurathia- dato un enorme contributo al consolidarsi del-
no e che si giunse all’introduzione di quella di- la filosofia della scienza come disciplina auto-
stinzione fra linguaggio teorico e linguaggio noma e può vantare tra i suoi principali meriti
osservativo che verrà criticata dai nuovi filosofi quello di aver messo in luce, con strumenta-
della scienza. zioni logiche rigorose, il carattere aperto e
(iv) Il quarto punto concerne l’individuazione di multicriteriale dei concetti scientifici.
forme di interconnessione sempre più adeguate La «concezione standard» presuppone una vi-
fra gli asserti di base e le altre asserzioni del di- sione assiomatico-deduttiva «a due piani»
scorso scientifico – sempre più adeguate nel delle teorie: il piano del linguaggio teorico e il
senso di sempre più capaci di far rientrare piano del linguaggio osservativo. Proprio per
nell’ambito del discorso conoscitivamente si- questo, a partire dai primi anni cinquanta, è
gnificante tutte le componenti più astratte della stata criticata dai nuovi filosofi della scienza in
costruzione scientifica (concetti metrici e dispo- nome di resoconti della conoscenza scientifica
sizionali, leggi, termini e asserti teorici) pur con- (anticipati da vicino da Neurath nelle discus-
tinuando a tenerne fuori gli esempi paradigma- sioni interne al circolo di Vienna) orientati in
tici di speculazione metafisica (i sistemi dell’i- senso storico-sociologico e fortemente critici
dealismo ottocentesco, le contrapposizioni tra nei confronti sia della possibilità di ricostru-
realismo e idealismo o tra materialismo e spiri- zioni logico-formali, sia della distinzione fra
tualismo, le costruzioni speculative alla Bergson vocabolario teorico e vocabolario osservativo.
e alla Heidegger, il vitalismo di Driesch). Tali critiche, unite a quelle quiniane tese al ri-
La serrata e spregiudicata discussione su que- fiuto della distinzione fra enunciati analitici e
sti quattro punti condurrà gli ultimi esponenti enunciati sintetici e al recupero di una forma
dell’empirismo logico (in particolare Carnap, accentuata di «epistemologia naturalizzata»,
Hempel e Feigl) a recuperare la concezione oli- chiuderanno la parabola di un movimento se-
stica del controllo sperimentale a suo tempo condo il quale proprio nel metodo dell’analisi lo-
difesa da P. Duhem e a conseguire due risultati gica si sarebbe dovuto vedere «ciò che distin-
di grande importanza epistemologica. Il primo gue essenzialmente il nuovo empirismo e po-
di essi riguarda la distinzione fra scienza e me- sitivismo da quello anteriore, che era orienta-
tafisica. Alla fine del processo di liberalizzazio- to in senso più biologico-psicologico» (R. Car-
ne conclusosi intorno alla metà degli anni cin- nap, H. Hahn, O. Neurath, Wissenschaftliche
quanta, Hempel rinuncerà al tentativo di trac- Weltauffassung, tr. cit., pp. 75-76).
ciare una linea di demarcazione netta fra signi- P. Parrini
ficanza e non significanza conoscitive. Pren- BIBL.: Principali raccolte di opere di empiristi logici:
dendo le distanze dal non rassegnato Carnap, AA.VV., Neopositivismo e unità della scienza, Milano
sosterrà l’esistenza di una semplice differenza 1958; A.J. AYER (a cura di), Logical Positivism, New
di grado fra la metafisica da una parte e le com- York 1959; A. PASQUINELLI (a cura di), Il neoempirismo,
ponenti più astrattamente teoriche del discor- Torino 1969; H. SCHLEICHERT (a cura di), Logischer
so scientifico dall’altra. Empirismus - der Wiener Kreis, München 1975; S.
Il secondo risultato concerne invece la natura SARKAR (a cura di), Basic Works of Logical Empiricism,
e la formazione dei concetti e delle teorie nelle New York - London 1996. Vanno inoltre segnalate la
«Vienna Circle Collection», diretta da H.L. MULDER -
scienze empiriche. Nel corso del processo di
R.S. COHEN - B. MC GUINNESS, che pubblica in lingua
liberalizzazione, Carnap e Hempel mettono a
inglese, per i tipi della Kluwer Academic Press di Dord-
punto una sofisticata concezione che mira a recht, le opere degli empiristi logici, e la collana
una ricostruzione logico-razionale delle teorie Full Circle. Publications of the Archive of Scientific Phi-
scientifiche. Sul modello di certe branche del- losophy, Hilman Library, University of Pittsburgh cu-
la fisica, le teorie sono viste come sistemi for- rata da S. AWODEY. Tra le principali monografie di
mali assiomatico-deduttivi empiricamente in- impianto tradizionale, oltre al libro di J. JOERGENSEN,
terpretati attraverso l’introduzione di regole di Origini e sviluppi dell’empirismo logico, in AA.VV.,
corrispondenza aventi il compito di connette- Neopositivismo e unità della scienza, tr. it. di O. Peduz-
re il piano dei termini teorici («elettrone», zi, Milano 1958, vanno segnalati i seguenti volumi:

3368
VOLUMIfilosofia.book Page 3369 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo / razionalismo


J.R. WEINBERG, An Examination of Logical Positivism, zare un’esperienza perseguita in modo consa-
London 19502 (1935), tr. it. di L. Geymonat, Introdu- pevole e per distinguerla da un’esperienza me-
zione al positivismo logico, Torino 1950; V. KRAFT, Der ramente cieca e casuale (cfr. F. Bacone, Novum
Wiener Kreis. Der Ursprung des Neopositivismus. Ein Organum, I, § 82 e inoltre I, §§ 70, 100). Il nuovo
Kapitel der jüngsten Philosophiegeschichte, Wien - New sapere dev’essere frutto sia di un’attenta os-
York 19672 (1950), tr. it. di N. De Domenico, Il circolo servazione dei fenomeni sia d’un processo di
di Vienna, Messina 1969; F. BARONE, Il neopositivismo elaborazione razionale: lo scienziato non deve
logico, Roma 19863 (1953). Tra le opere improntate ammassare fatti, come le formiche, né ricavarli
alle ultime acquisizioni interpretative cfr. P. PARRINI, da se stesso, rimanendo sul piano della mera
Una filosofia senza dogmi. Materiali per un bilancio
ragione – simile in ciò ai ragni, che traggono
dell’empirismo contemporaneo, Bologna 1980; A. COF-
da sé il filo della loro tela –, ma deve raccoglie-
FA, The Semantic Tradition from Kant to Carnap: to the
re i fatti ed elaborarli alla luce del nuovo me-
Vienna Station, Cambridge 1991, tr. it. di G. Farabe-
goli, La tradizione semantica da Kant a Carnap, Bolo-
todo, imitando piuttosto le api, che dapprima
gna 1998; R. HALLER - F. STADLER (a cura di), Wien- raccolgono la materia da fuori, ma poi la lavo-
Berlin-Prag. Der Aufstieg der wissenschaftlichen Philo- rano e l’assimilano, trasformandola in miele
sophie, Wien 1993; R. HALLER, Neopositivismus. Eine (cfr. ibi, § 95).
historische Einführung in die Philosophie des Wiener Galileo supererà il principale limite dell’indu-
Kreises, Darmstad 1993 (con ampia bibliografia); zione baconiana, dovuto al fatto che la «forma»
R.N. GIERE - A.W. RICHARDSON, Origins of Logical Em- dei fenomeni a cui essa doveva condurre era se-
piricism, Minneapolis 1996; F. STADLER, Studien zum parata dalla sua espressione matematica (cfr.
Wiener Kreis. Ursprung, Entwicklung und Wirkung ibi, §§ 7, 9). Secondo Galileo, invece, il dominio
des Logischen Empirismus im Kontext, Frankfurt am tecnico della natura passa necessariamente at-
Main 1997 (con notizie bio-bibliografiche sugli traverso l’interpretazione matematica della na-
esponenti del circolo di Vienna); M. FRIEDMAN, Re- tura stessa. Nonostante la vexata quaestio su
considering Logical Positivism, Cambridge 1999; M. quale fosse il ruolo che, in qualità di epistemo-
FRIEDMAN, A Parting of the Ways. Carnap, Cassirer, logo e metodologo, Galileo attribuiva all’espe-
and Heidegger, Chicago - La Salle 2000; P. PARRINI, rimento reale rispetto a quello mentale (cfr. A.
L’empirismo logico. Aspetti storici e prospettive teoriche, Koyré, Études galiléennes, Paris 1939; S. Drake,
Roma 2002 (con la traduzione italiana di alcuni ma- Galileo at Work, Chicago 1978), è difficile sotto-
teriali di archivio); P. PARRINI - M. SALMON - W.SAL- valutare l’importanza dell’affermazione di Gali-
MON (a cura di), Logical Empiricism. Historical and leo, secondo cui la scienza deve fondarsi
Contemporary Perspectives, Pittsburgh 2003; G.L. sull’unione di «sensata esperienza» e «dimo-
HARDCASTLE - A.W. RICHARDSON (a cura di), Logical strazioni necessarie» (G. Galilei, Opere, V, p.
Empiricism in North America, Minneapolis 2003; F. 316).
STADLER (a cura di), The Vienna Circle and Logical
Più tardi, cercando di superare la contrapposi-
Empiricism. Re-evaluation and Future Perspectives,
zione fra corrente empiristica e corrente razio-
Dordrecht 2003.
nalistica, Kant tornerà a ribadire la tesi già ba-
➨ CIRCOLO DI VIENNA; CIRCOLO DI BERLINO; EPISTE- coniana e galileiana della necessità di coniu-
MOLOGIA POSITIVISTICA; ERKENNTNIS; POSITIVISMO gare esperienza e ragione, anche se, conforme-
LOGICO. mente alla sua rivoluzione copernicana, ciò
che la ragione trova nella natura mediante
EMPIRISMO / RAZIONALISMO (aspetti
Empirismo / razionalismo l’esperimento sono le condizioni che essa
epistemologici). – SOMMARIO: I. Dal sorgere della stessa ha imposto a priori al materiale del co-
scienza moderna al dibattito fra Mill e Whewell. noscere. L’esperimento è secondo Kant una
- II. Il riduzionismo empiristico: Mach, l’empiri- «Frage an die Natur», che pone in condizione
smo logico, van Fraassen. - III. Convenzionali- il ricercatore di seguire e comprendere i pro-
smo e razionalismo critico. - IV. La svolta rela- cessi naturali non nella posizione di uno sco-
tivistica. - V. La sociologia della conoscenza laro, ma d’un giudice, che costringe i testimoni
scientifica e il nuovo sperimentalismo. a rispondere alle sue domande (cfr. I. Kant,
I. DAL SORGERE DELLA SCIENZA MODERNA AL DIBATTI- Kritik der reinen Vernunft, Riga 1787, pp. 13-14).
TO FRA MILL E WHEWELL. – La riflessione episte- La contrapposizione fra empirismo e razionali-
mologica sulla scienza sperimentale ha rico- smo si ritrova al centro d’un importante dibat-
nosciuto sin dal principio la necessità di me- tito in età positivistica fra John Stuart Mill e
diare ragione ed esperienza. Bacone usa William Whewell, nel quale Mill ripropone e
l’espressione «experimentum» per caratteriz- radicalizza il punto di vista empiristico di Hu-
3369
VOLUMIfilosofia.book Page 3370 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo / razionalismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

me, ma svolgendolo in senso induttivistico e mente autonoma all’insegna della contrappo-


non scettico. Mentre la deduzione sillogistica sizione fra empirismo e convenzionalismo: da
aristotelica si muove in un circolo vizioso, poi- un lato, la tendenza machiano-wittgensteinia-
ché non può assicurare i suoi punti di partenza na, riduzionistica, che cerca di ricondurre ogni
senza ricorrere all’induzione, le regole del me- elemento teorico a un’esperienza interpretata
todo induttivo sono garantite dalla verità del in senso atomistico, dall’altro lato il conven-
principio dell’uniformità della natura. Le ge- zionalismo, soprattutto francese, che sottoli-
neralizzazioni induttive di basso livello posso- nea invece l’irriducibilità del momento teori-
no certamente risultare false, ma la precarietà co-razionale all’esperienza.
e l’incertezza del metodo induttivo è inversa- Dopo aver risolto il concetto di «fatto» in un
mente proporzionale all’ampiezza delle gene- insieme di elementi semplici o «sensazioni»
ralizzazioni eseguite. Le verità più universali, che si pongono al di qua della stessa distinzio-
cioè quelle che sono di vastissima applicazio- ne di fisico e psichico (cfr. E. Mach, Beiträge zur
ne e per le quali non s’è mai dato alcun caso in Analyse der Empfindungen, Jena 1886, tr. it. di
cui siano state violate, come ad es. la legge di L. Sosio, L'analisi delle sensazioni e il rapporto fra
causalità (oltre che i principi aritmetici e geo- fisico e psichico, Milano 1975), Mach riduce il
metrici, anch’essi interpretati da Mill in modo contenuto teorico delle ipotesi scientifiche a
rigorosamente empiristico), sono provate in una funzione «economica»: esso consente di
modo soddisfacente mediante il metodo in- sostituire ed economizzare esperienze me-
duttivo (cfr. J.S. Mill, Collected Works, 40, Lon- diante la riproduzione e l’anticipazione di fatti
don 1973-74, pp. 311-312). Mill ammette inve- nel pensiero (cfr. E. Mach, Die Mechanik in ihrer
ro la legittimità di quello che egli denomina Entwickelung. Historisch-kritisch dargestellt, Lei-
«metodo deduttivo», anticipando il modello pzig 19339 [1883], cap. IV, §§ 1-6, tr. it. a cura di
nomologico-deduttivo della spiegazione A. D'Elia, La meccanica nel suo sviluppo storico-
scientifica formulato in seguito da Popper e critico, Torino 1992). Le teorie non sono dun-
sviluppato da Hempel, ma ne restringe l’im- que vere o false, ma soltanto più o meno utili
piego ai soli casi in cui è impossibile usare i ed economiche. Di qui la tipica soluzione em-
metodi diretti dell’osservazione e dell’esperi- piristico-strumentalistica del problema degli
mento (cfr. ibi, pp. 454-463). enti teorici: se le teorie scientifiche non rap-
Ora, contro l’empirismo integrale di Mill, presentano cause realmente esistenti dietro i
Whewell si appella a Kant, del quale fa valere fenomeni (non «spiegano»), ma soltanto
soprattutto il tema dell’irriducibilità dei prin- esprimono matematicamente le somiglianze e
cipi a priori della ragione alla mera esperienza. le differenze tra fatti diversi (rendendo possi-
Il sapere scientifico non si basa soltanto bile la «previsione»), non si può attribuire al-
sull’esperienza sensibile, ma anzitutto su cuna esistenza reale agli enti teorici, i quali, al
«idee fondamentali» – spazio, tempo, causa, pari delle teorie scientifiche, sono soltanto
numero ecc. –, le quali governano le operazio- finzioni concettuali più o meno utili per ordi-
ni attive della nostra mente, e senza di cui le nare i dati sperimentali accessibili all’osserva-
sensazioni non diventerebbero conoscenza zione diretta.
(cfr. W. Whewell, The Philosophy of the Inductive Da Mach si diparte il fondamentale filone epi-
Sciences, London 1840, vol. I, pp. 63-64). Se- stemologico rappresentato dall’empirismo lo-
condo Whewell non esistono «fatti» puri e non gico (designato anche come «neoempirismo»,
è dunque possibile alcuna mera «descrizione» «positivismo logico» o «neopositivismo»). Es-
di fatti: la distinzione tra teorie e fatti è soltan- so riprende la tesi centrale d’ogni empirismo:
to relativa e psicologica, e la stessa induzione non vi è sapere autentico che non sia fondato
richiede un atto inventivo o creativo, e non è sull’esperienza. Più precisamente, secondo
riducibile a regole (cfr. W. Whewell, Of Induc- l’empirismo logico tutti gli enunciati aventi va-
tion. With Especial Reference to Mr. J. Stuart lore conoscitivo sono analitici o sintetici: i pri-
Mill’s System of Logic, London 1849, p. 58; W. mi propri della logica e della matematica, i se-
Whewell, Novum Organum Renovatum, Lon- condi invece tipici delle scienze empiriche.
don 1858, pp. 59-71). Sulla base di questo presupposto, gli empiristi
II. IL RIDUZIONISMO EMPIRISTICO: MACH, L’EMPIRISMO logici forniscono una versione linguistica della
LOGICO, VAN FRAASSEN. – Alla fine dell’Ottocento tradizionale critica empiristica della metafisi-
e nei primi decenni del secolo seguente, l’epi- ca. Secondo il «principio di verificabilità», un
stemologia nasce come disciplina relativa- enunciato è «dotato di senso», e quindi è pro-
3370
VOLUMIfilosofia.book Page 3371 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo / razionalismo


priamente intelligibile, soltanto se è verifica- non sussistere d’uno stato di cose non si può
bile empiricamente, cioè se è possibile indica- trarre alcuna conclusione circa il sussistere o il
re con esattezza le condizioni o «le circostanze non sussistere d’un altro stato di cose (cfr. ibi,
effettive che debbono darsi affinché l’asserzio- propp. 2.062; 5.134; 5.135).
ne sia vera» (M. Schlick, Positivismus und Rea- In questo modo Wittgenstein aveva implicita-
lismus, in «Erkenntnis», 3, 1933, p. 6). Da que- mente fatto propria la critica humeana dell’in-
sto punto di vista, le proposizioni della meta- duzione: dopo averla definita come il procedi-
fisica non sono false, ma prive di senso o, me- mento che consiste «nell’assumere la più
glio, insensate e inintelligibili (cfr. R. Carnap, semplice legge che possa accordarsi con le no-
Überwindung der Metaphysik durch die logische stre esperienze» (ibi, prop. 6.363), le aveva po-
Analyse der Sprache, in «Erkenntnis», 2, 1932- tuto accordare un valore solo psicologico (cfr.
33, pp. 219-241) e la filosofia è ridotta ad «at- ibi, prop. 6.3631; si vedano anche propp. 6.31,
tività» chiarificatrice dei problemi o dei con- 6.36, 6.37). Posta l’assunzione atomistica, in
cetti scientifici oppure a «logica della scienza» effetti, l’ascensione induttiva non può più rag-
(cfr. R. Carnap, Die Aufgabe der Wissenschaftslo- giungere l’universalità della legge. Di qui lo
gik, Wien 1934). stesso Schlick, prima di Popper, dopo aver no-
Dal rifiuto dei giudizi sintetici a priori e dal tato il carattere logicamente invalido dell’infe-
principio di verificabilità deriva fra l’altro il renza induttiva – appunto perché non v’è mo-
modo neopositivistico di concepire le teorie do di passare da una somma, non importa
scientifiche, che presenta due caratteristiche quanto grande, di dati percettivi o di fatti ato-
essenziali, tipiche d’ogni tendenza empiristica mici irrelati alla forma universale che, secondo
in epistemologia: 1) una teoria scientifica è co- i neopositivisti, caratterizza la forma logica
stituita da due livelli o linguaggi, quello delle delle teorie scientifiche – dovette concludere
proposizioni teoriche, contenenti i termini te- che una verifica completa delle leggi scientifi-
orici (es.: «Ha un’energia cinetica media E»), e che è impossibile. Per non condannare le stes-
quello delle proposizioni osservative, conte- se leggi scientifiche all’insensatezza, egli ave-
nente i termini osservativi (es.: «È rosso»); 2) va dovuto proporre di non considerarle propo-
il livello o linguaggio delle proposizioni teori- sizioni autentiche, ma soltanto «istruzioni»
che ha significato empirico soltanto nella mi- (Anweisungen) per la formazione di proposizio-
sura in cui può essere ricondotto, mediante ni, queste sì compiutamente verificabili (cfr.
opportune regole di corrispondenza, al livello M. Schlick, Die Kausalität in der gegenwärtigen
o linguaggio osservativo. Physik, in «Die Naturwissenschaften», 19,
Il diverso modo d’intendere il secondo punto 1931, pp. 145-193).
ha determinato il cosiddetto processo di «li- L’empirismo logico, dopo aver dominato la
beralizzazione» dell’empirismo, che è consisti- scena epistemologica in modo quasi incontra-
to nel passaggio, dall’iniziale richiesta d’una stato, negli anni cinquanta va incontro a un ra-
riduzione completa dei termini teorici a quelli pido declino (peraltro preparato da una crisi
osservativi, alla richiesta d’una «riduzione» o interna, iniziata con lo stesso processo di «li-
«interpretazione» soltanto «parziale» (cfr. R. beralizzazione» dell’empirismo), prima sotto
Carnap, Testability and Meaning, in «Philo- le critiche radicali di Popper e poi, negli anni
sophy of Science», 3, 1936, pp. 419-471 e 4, sessanta, sotto gli attacchi della svolta relati-
1937, pp. 1-40). Ma anche quest’indebolimen- vistica. Non sono certamente mancati autori
to dei primitivi requisiti posti alla riduzione in che hanno continuato a sostenere posizioni si-
termini d’osservabili non fu sufficiente, so- mili a quelle dell’empirismo logico, ma sono
prattutto a causa d’un presupposto fonda- rimasti ai margini del dibattito epistemologi-
mentale, d’ascendenza humeana (cfr. Treatise co. Una delle poche eccezioni di rilievo è
on Human Nature, l. I, parte I, sez. VII), che gli l’«empirismo costruttivo» di Bas van Fraassen,
empiristi logici avevano desunto da Mach, e che segue sia la tendenza degli empiristi logici
cioè l’atomismo dei dati percettivi, e che anzi i – condivisa però in misura diversa dai vari au-
neopositivisti avevano ritrovato ribadito in tori – a sostenere la posizione strumentalistica
chiave ontologica nel Tractatus wittgensteinia- di Mach circa l’esistenza degli enti teorici (cfr.
no: gli unici fatti di cui si possono avere imma- R. Carnap, The Methodological Character of The-
gini sono fatti atomici indipendenti l’uno oretical Concepts, in «Minnesota Studies in the
dall'altro (cfr. L. Wittgenstein, Tractatus logico- Philosophy of Science», 1, 1956, Minneapolis,
philosophicus, prop. 2.1), e dal sussistere o dal pp. 38-76), sia la fiducia in un linguaggio os-
3371
VOLUMIfilosofia.book Page 3372 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo / razionalismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

servativo neutrale. Contro la tesi di Grover Max- pretese sono state vanificate dalla libera crea-
well d’una differenza soltanto graduale fra ter- zione o invenzione della mente umana di si-
mini teorici e termini osservativi (cfr. G. Max- stemi ipotetico-deduttivi, costruiti a partire da
well, The Ontological Status of Theoretical Enti- postulati liberamente scelti.
ties, in «Minnesota Studies in the Philosophy In questo modo, mediante il concetto di «con-
of Science», 3, 1962, Minneapolis, p. 7), van venzione», Poincaré metteva in discussione sia
Fraassen afferma l’esistenza d’una distinzione la tradizionale dicotomia fra giudizi analitici e
di principio e, con essa, l’indipendenza del li- sintetici sia la proposta kantiana per sottrarsi a
vello osservativo da quello teorico: confron- questa dicotomia, e cioè il concetto stesso di
tando la scia di vapori lasciata da un aereo a sintetico a priori. Ma nell’estensione di queste
reazione e le tracce di ionizzazione lasciate da tesi alla conoscenza del mondo fisico, il fatto
un elettrone in una camera a bolle, egli nota d’intendere il momento teorico-convenzionale
che, mentre si può indicare la cima della scia e come un insieme di schemi concettuali libera-
individuare l’aereo (o attendere che esso atter- mente creati dalla mente doveva necessaria-
ri, per poterlo osservare direttamente), non si mente condurre, nonostante la polemica con il
osserva propriamente una particella in una ca- convenzionalismo estremo di Le Roy (cfr. H.
mera a nebbia, ma soltanto le sue tracce – o, Poincaré, La valeur de la science, Paris 1905, cap.
potremmo anche dire, non si può mai attende- X, § 3), a conclusioni relativistiche e irraziona-
re l’atterraggio di un elettrone per osservarlo listiche. In questo modo, infatti, l’essenziale
direttamente (cfr. B. van Fraassen, The Scienti- mediazione teorica dell’esperienza era intesa
fic Image, Oxford 1980, cap. II, § 2). come schermo posto fra noi e le cose: non co-
III. CONVENZIONALISMO E RAZIONALISMO CRITICO. – me ciò mediante cui conosciamo la realtà, ma
Sin dal sorgere dell’epistemologia come disci- come ciò che conosciamo, un contenuto insom-
plina autonoma e relativamente ben definita, ma che non si saprebbe come ricondurre alla
la tendenza riduzionistica machiana è accom-
realtà d’esperienza. E in effetti, secondo Poin-
pagnata da una tendenza convenzionalistica
caré, principi come quello della conservazione
che, di là da alcune ovvie somiglianze, si con-
dell’energia hanno una generalità tale che ren-
trapponeva nettamente ad essa. Henri Poin-
de impossibile il loro controllo empirico (cfr.
caré, in particolare, sosteneva sia per i cosid-
H. Poincaré, La Science et l’Hypothèse, Paris
detti assiomi della geometria sia per i principi
1902, cap. X, § 1).
e le teorie più generali della fisica una tesi as-
sai simile a quella dello strumentalismo ma- Non è dunque un caso che sia possibile rinve-
chiano: si tratta soltanto di «convenzioni», nel nire in Poincaré una formulazione quasi espli-
senso di «definizioni mascherate», create libe- cita della tesi quineana della «sottodetermi-
ramente dallo spirito umano alla sola condi- nazione delle teorie da parte dell’esperienza»,
zione di evitare la contraddizione, e quindi secondo cui due o più teorie fisiche possono
non si può parlare né della loro verità né della essere in reciproco conflitto ed essere nondi-
loro falsità, ma soltanto della loro maggiore o meno compatibili con la totalità di tutte le os-
minore semplicità e comodità. Ma sotto que- servazioni possibili (cfr. W.v.O. Quine, Word
sta convergenza si cela un’importante diffe- and Object, New York 1960, pp. 21-22). Scrive
renza: il convenzionalismo di Poincaré asseri- infatti Poincaré che, quando lo scienziato trac-
sce l’irriducibilità del contenuto teorico delle cia una curva che collega i risultati d’un espe-
ipotesi scientifiche all’esperienza non sulla rimento, egli non è forzato in modo univoco
base del fatto che la loro universalità non può dall’esperienza, perché sono infinite le curve
essere ricondotta a un’esperienza pensata in che possono collegare gli stessi dati (cfr. H.
modo atomistico, ma – in modo parzialmente Poincaré, La Science..., cit., cap. IX, § 1). Consi-
simile a quanto aveva già tentato Whewell – derazioni simili valgono anche per Pierre
sulla base d’una capacità creativa e inventiva Duhem. La sua celebre tesi, secondo cui
della mente umana, che va inevitabilmente ol- l’esperimento cruciale in fisica è impossibile,
tre il dato empirico. Anche Poincaré, come poggia fra l’altro sul fatto che il fisico non può
Mach e i neopositivisti, rifiuta il sintetico a prio- mai essere sicuro di aver formulato tutte le
ri, ma sulla base d’una motivazione in un certo ipotesi immaginabili che spiegano il risultato
senso diametralmente opposta: il sintetico a dell’esperimento (cfr. P. Duhem, La théorie
priori non è stato confutato dall’esperienza physique, Paris 1914, X, §§ 2 e 3), poggia cioè
empirica, bensì, proprio al contrario, le sue sull’irriducibile libertà e creatività della mente
3372
VOLUMIfilosofia.book Page 3373 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Empirismo / razionalismo


nel suo sforzo di spiegare non importa quale dato che era stata sottolineata dal convenzio-
insieme dato di fenomeni. nalismo francese e che era stata ripresa da
Al convenzionalismo francese si ricollegherà quello dingleriano. Egli definisce la propria
l’operazionismo di Hugo Dingler nella sua cri- posizione come un «razionalismo critico»: «ra-
tica dell’epistemologia machiana prima e neo- zionalismo» non nel senso d’un primato della
positivistica dopo. Anche Dingler usa in un ragione sull’esperienza, ma piuttosto nel sen-
certo senso il concetto di «convenzione» per so della «disponibilità a prestare ascolto ad
superare la contrapposizione fra analitico e argomenti critici e a imparare dall’esperien-
sintetico, ma fa ciò ripensando in modo origi- za», giacché «la scienza fa uso sia di esperi-
nale la nozione kantiana di «sintetico a priori», menti che di pensiero» (K.R. Popper, The Open
alla luce del nesso intrinseco fra scienza e tec- Society and Its Enemies. vol. II: The High Tide of
nica. Secondo Dingler, l’epistemologia neopo- Prophecy: Hegel, Marx and the aftermath, Lon-
sitivistica ha semplicemente presupposto don 19665 [1945], cap. XXIV, § 1); «critico»,
l’esistenza di dati empirici, senza interrogarsi perché si tratta d’un razionalismo che, a diffe-
sulle loro condizioni di possibilità e, in parti- renza del «razionalismo acritico» o «radicale»,
colare, senza fornire una teoria degli strumenti riconosce i limiti della ragione ed è consape-
di misura mediante cui i dati stessi sono otte- vole del fatto di reggersi da ultimo su una «de-
nuti. Ma se le condizioni di possibilità del- cisione morale» fondamentale (cfr. K.R. Pop-
l’esperienza non possono derivare dall’espe- per, op. cit., p. 305).
rienza, non sono neppure date a priori come Lo sforzo popperiano di conciliare razionali-
forme dell’intelletto, nel senso dei giudizi sinte- smo, convenzionalismo ed empirismo si riflet-
tici a priori kantiani. Esse – che secondo Dingler te anche nella tesi fondamentale del falsifica-
coincidono con le «forme elementari» precisa- zionismo, secondo cui lo scienziato deve in un
te dalla geometria euclidea e dalla meccanica primo momento («psicologia della ricerca»)
newtoniana – sono piuttosto convenzioni, scel- formulare delle ipotesi ardite, nient’affatto
te anzitutto sulla base del principio della mas- giustificate dall’esperienza, anche se poi, in un
sima semplicità, ma riscattate poi operazional- secondo momento («logica della ricerca»),
mente, nella misura in cui si rivelano istruzioni egli deve cercare in ogni modo di controllare,
per la costruzione di strumenti che forniscono anzi confutare quelle ipotesi, mostrando che
risultati univocamente riproducibili: in questo esse sono in conflitto con l’esperienza. Sen-
senso Dingler parla di un «a priori produttivo» nonché il «principio dell’empirismo» si trova
– Herstellungsapriori – (cfr. H. Dingler, Das Expe- in conflitto con la tesi, desunta dal convenzio-
riment, München 1928 e H. Dingler, Methodik nalismo, secondo cui non v’è osservazione o
statt Erkenntnistheorie und Wissenschaftslehre, in esperimento a prescindere da qualche assun-
«Kant-Studien», 41, 1936, pp. 346-379, rist. in zione di tipo teorico (cfr. K.R. Popper, Logic of
Aufsätze zur Methodik, Hamburg, 1987, pp. 1-59). Scientific Discovery, London 1959, § 30). Questa
Come Dingler, anche Popper criticherà l’empi- tesi, che in seguito sarà denominata theory la-
rismo logico facendo leva su motivi sia con- denness, è in conflitto – almeno nel senso in cui
venzionalistici sia kantiani. Ma la fiducia din- Popper solitamente la intende – col pilastro
gleriana nella possibilità d’una fondazione as- fondamentale del falsificazionismo: una volta
soluta del sapere scientifico è sostituita in accolta la tesi del carattere teoricamente me-
Popper dalla tesi – suggerita anche dalla rivo- diato di tutte le osservazioni, rimane assai dif-
luzione einsteiniana – del carattere sempre ficile precisare in quale modo possano mai
congetturale del sapere scientifico («fallibili- emergere quei controesempi falsificanti su cui
smo»). Contro l’empirismo e il razionalismo si fonda la tesi popperiana dell’asimmetria fra
dell’età classica, egli sostiene che né l’espe- verificabilità e falsificabilità e che rappresen-
rienza né la ragione costituiscono un fonda- tano il nocciolo irrinunciabile dell'epistemolo-
mento assolutamente certo. Popper non vuole gia popperiana.
certo abbandonare quello che egli definisce il IV. LA SVOLTA RELATIVISTICA. – Che le osservazioni
«principio dell’empirismo», secondo cui «sol- non possiedono alcun senso determinato a
tanto l’«esperienza» può aiutarci a decidere la prescindere da qualche punto di vista teorico, è
verità o la falsità delle asserzioni di fatto» (cfr. del resto un punto su cui anche Wittgenstein
K.R. Popper, Objective Knowledge, Oxford 1972, aveva insistito nelle Philosophische Untersuchun-
p. 12), ma fa valere contro l’empirismo logico gen, non soltanto col celebre esempio della fi-
la medesima creatività della mente di fronte al gura che si può alternativamente, ma con egua-
3373
VOLUMIfilosofia.book Page 3374 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Empirismo / razionalismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

le diritto, interpretare come la testa di un’ana- mune rispetto al quale essi risultano in linea di
tra oppure come la testa di una lepre (cfr. Philo- principio confrontabili, e ciò equivale ad assu-
sophische Untersuchungen, Oxford 1953, II, § 11), mere, contro le premesse, proprio la loro
ma soprattutto sottolineando che l’uso di qua- «commensurabilità» (cfr. I. Scheffler, Science
lunque termine, e quindi (per la sostanziale and Subjectivity, Indianapolis [Indiana] 1967,
equazione wittgensteiniana fra uso e significa- pp. 51-52). Nonostante il merito di aver tolto la
to) il suo stesso significato, non è precisabile se scienza dall’artificiale isolamento in cui l’ave-
non all’interno del più ampio contesto di un vano posta gli empiristi logici e lo stesso Pop-
particolare gioco linguistico (cfr. ibi, II, § 30). per, con la tesi dell’incommensurabilità, che
Ora, è appunto soprattutto da Popper e da ne è tratto irrinunciabile, la svolta relativistica
Wittgenstein che Hanson, Kuhn, Toulmin, si è rivelata non meno incoerente dell’episte-
Feyerabend e Hübner, per citare gli esponenti mologia neopositivistica e popperiana.
più noti della svolta relativistica, riprendono la V. LA SOCIOLOGIA DELLA CONOSCENZA SCIENTIFICA E
tesi della theory ladenness. Ma a differenza di IL NUOVO SPERIMENTALISMO. – La «svolta sociolo-
Popper, gli esponenti della svolta relativistica gica» della seconda metà degli anni settanta
non cercano più di conciliare l’empirismo col riprenderà il forte accento posto da Kuhn sulla
razionalismo kantiano e/o col convenzionali- condizionatezza sociale della scienza, svilup-
smo, ma sviluppano piuttosto quest’ultimo pando alcuni aspetti dell’epistemologia kuh-
(con l’unica e a ben vedere soltanto parziale niana e cercandone una conferma in indagini
eccezione di Feyerabend) in senso storicistico di tipo sociologico. La «svolta sociologica» in-
e sociologistico. Né la ragione né l’esperimen- siste in particolare sul fatto che anche la scien-
to (e l’esperienza in generale) sembrano più za è un «costrutto sociale», condizionato da
giocare alcun ruolo significativo nella scelta molteplici fattori umani e culturali, risultato di
fra teorie rivali, che invece dipende da presup- negoziazioni che avvengono tra i membri di
posti generali, che il singolo scienziato non
una data comunità di ricercatori. Dopo aver
può mettere direttamente in discussione, e di
compiuto le loro scelte per ogni genere di ra-
cui anzi non è neppure consapevole. Come no-
gioni, gli scienziati eseguono una «razionaliz-
ta ad es. Kuhn, gli avversari di Copernico, per i
zazione retrospettiva», cristallizzando nei ma-
quali era pazzia sostenere che la Terra si muo-
nuali un’immagine di scienza astratta e stiliz-
vesse, non avevano a rigore torto, perché per
zata, che non corrisponde affatto al modo in
essi faceva parte del significato del termine
«Terra» anche la sua posizione immobile (T.S. cui essa si è davvero sviluppata. Ciò vale in
Kuhn, The Structure of Scientific Revolutions, particolare per le nozioni di «fatto», di «realtà»
Chicago 19702 [1962], p. 149). Kuhn si spinge o di «natura», anch’esse il risultato di un com-
sino ad affermare che, in un certo senso, scien- plesso processo di deliberazione e di «nego-
ziati aderenti a paradigmi rivali vivono in ziazione sociale» (B. Latour, Science in Action,
«mondi differenti» e «vedono cose differenti Cambridge 1987, p. 87; A. Pickering, Construc-
quando guardano dallo stesso punto nella ting Quarks, Chicago 1984, pp. 7-8;).
stessa direzione» (ibi, p. 150). Secondo la tesi Se si cerca di prescindere dai processi di nego-
dell’incommensurabilità fra teorie successive, ziazione sociale interni alla comunità dei ricer-
ogni teoria contiene infatti i propri criteri me- catori, s’incorre secondo Harry Collins in un
todologici, semantici e ontologici, e non esiste experimenters’ regress. La correttezza di un certo
un tertium comparationis, un punto, sottratto risultato sperimentale, infatti, può essere va-
alla relatività dei contesti teorici o pratici, da lutata soltanto in base a un buon apparato
cui poter valutare in modo oggettivo e vinco- sperimentale, ma a sua volta la bontà di un ap-
lante il valore delle singole teorie. parato sperimentale dev’essere giudicata sulla
Sennonché, le lunghe discussioni che sono base dei risultati cui esso consente di perveni-
sorte intorno alla tesi dell’incommensurabilità re. L’unico modo per sottrarsi a questo circolo
hanno mostrato che essa comporta almeno vizioso sembra dunque quello di spiegare la
una conseguenza ben difficilmente accettabile, decisione degli scienziati di accettare la bontà
e cioè che presupposti teorici fra loro incom- d’un apparato sperimentale – e insieme i risul-
mensurabili non possono trovarsi in una situa- tati cui esso conduce – ricorrendo a elementi
zione di conflitto reciproco. Se invece si accet- di tipo sociologico (cfr. H.M. Collins, Changing
ta la possibilità del loro conflitto, si assume Order: Replication and Induction in Scientific
implicitamente l’esistenza d’un dominio co- Practice, London 1985, p. 84).
3374
VOLUMIfilosofia.book Page 3375 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Emulazione


Ora, l’argomento di Collins non dimostra affat- Ora, l’istanza di concedere alla sperimentazio-
to, ma semplicemente presuppone, che la ne una certa autonomia rispetto al momento
scienza sia completamente riducibile a con- teorico è in sé certamente legittima, sia a livel-
venzioni o relazioni di tipo sociale. La dimen- lo di storia della scienza sia a livello propria-
sione sociale e convenzionale dell’indagine mente epistemologico, ma ricade in forme di
scientifica è certo una condizione necessaria, empirismo e realismo ingenuo, se non riesce a
ma non ancora sufficiente, per spiegare l’im- conciliare questa istanza con il motivo di vero
presa scientifica. Anche se è impossibile ridur- della tesi della theory ladenness. In primo luo-
re l’interpretazione d’un esperimento a come go, è insostenibile la contrapposizione fra un
le cose stanno in se stesse, è altrettanto im- «realismo delle entità» e un «realismo delle
possibile ridurla a fattori di tipo esclusivamen- teorie»: l’evidenza in favore dell’esistenza di
te sociologico: anch’essi, di per sé presi, pos- certe particelle e l’evidenza in favore della teo-
sono soltanto costituire la condizione neces- ria che ne tratta in ultima istanza coincidono,
saria affinché la natura abbia per noi un senso, poiché il contenuto della teoria consiste proprio
non possono invece determinare il modo par- nell’asserire l’esistenza di certe particelle e delle loro
ticolare in cui di fatto, sia pure alle condizioni proprietà. E più in generale, non è possibile né
imposte dall’apparato sperimentale e dalla separare in linea di principio teorie di alto li-
sua interpretazione teorica, il reale si manife- vello e leggi di basso livello di generalità né,
sta. La dimensione sociale e convenzionale soprattutto, contrapporre semplicemente la
dell’indagine scientifica, insomma, richiede teoria all’esperimento: l’esperimento non
come suo indispensabile complemento il mo- avrebbe alcun senso, e neppure un’identità, a
mento del riferimento empirico. prescindere da un momento di concettualizza-
La necessità di questo riferimento empirico è zione teorica (che racchiude anche sempre un
rivendicata dal «nuovo sperimentalismo», riferimento a qualche interesse o valore).
che, a partire dagli anni ottanta, ha difeso l’in- M. Buzzoni
dipendenza delle pratiche sperimentali dal ➨ EMPIRISMO; ESPERIMENTO; RAGIONE; RAZIONALI-
momento teorico: come s’è espresso il corifeo SMO.
di questa tendenza, a differenza delle teorie, la
sperimentazione «has a life of its own» (I. EMULAZIONE (emulation; Emulation; émula-
Emulazione
Hacking, Representing and Intervening, Cambri- tion; emulación). – Il termine, di dubbia origine
dge 1983, p. XIII) La tesi dell’indipendenza del- etimologica, esprime il desiderio e la ricerca ef-
le pratiche sperimentali dal momento teorico fettiva di mezzi per adeguarsi, imitare o supera-
significa anzitutto la difesa d’un «realismo del- re una persona, presa o come modello o come
le entità» (contrapposto a un «realismo delle rivale o come oppositore nei riguardi di un de-
teorie», per il quale non si potrebbe argomen- terminato fine. L’emulazione rappresenta, in
tare in modo persuasivo): possiamo affermare quanto azione dell’uomo dotato di intelligenza
fondatamente la realtà di enti teorici come gli e volontà, un grado superiore rispetto alla pura
elettroni, perché sia li possiamo manipolare e semplice imitazione di carattere animale;
nello stesso modo in cui manipoliamo oggetti presuppone una capacità di confronto e una
della vita di tutti i giorni sia perché li possiamo scelta di mezzi che siano idonei al raggiungi-
usare come strumenti «per manipolare altre mento di un fine. Il quale, se per natura dovreb-
parti della natura in modo sistematico» (ibi, p. be essere essenzialmente positivo e tendente
265). In questo modo il nuovo sperimentali- al vero bene (emulazione del proprio genitore,
smo ha ripreso una vecchia distinzione, diffusa del proprio maestro, di un santo, di un eroe),
anche fra gli empiristi logici, fra teorie di alto molte volte si traduce, specialmente nell’attua-
livello e leggi fenomenologiche di basso livel- zione pratica, in una pretesa e in un atteggia-
lo di generalità, su cui si fonda la stabilità dei mento egoistico e quindi interessato contro la
risultati sperimentali (abbiamo per esempio persona stessa che è oggetto di emulazione
già incontrato questa distinzione, espressa dal (emulazione per la conquista di un posto, per il
punto di vista del principio di verificabilità, in raggiungimento di una vittoria che, in sede di
Moritz Schlick). Queste leggi di basso livello competizione, viene proprio sottratta a colui
possono costituire la pietra di saggio dei con- che è oggetto di emulazione). Un aspetto
fronti interteorici perché mutano assai più len- dell’emulazione nella vita contemporanea si ha
tamente delle teorie generali. attraverso le scelte professionali, i concorsi per
3375
VOLUMIfilosofia.book Page 3376 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enade ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

il raggiungimento di un posto nella società, BIBL.: G. MARCHESINI, s. v. in Dizionario di scienze peda-


l’imitazione di forme propagandate da un tipo gogiche, vol. I, Milano 1929; S.S. ISAACS, Intellectual
di pubblicità che riesce a creare un abito men- Growth in Young Children, London 1930; S.S. ISAACS,
tale alla ricerca di un benessere e di una tran- Social Development of Young Children, London 1933;
quillità economica della vita. L’emulazione G. CALÒ, Corso di pedagogia, vol. I, Milano 1946; M.
pertanto, nel suo significato migliore, non deve MONTESSORI, La scoperta del bambino, Milano 1950;
confondersi con la gelosia, che si prova quan- G.M. BERTIN, Etica e pedagogia dell’impegno, Milano
1953; E. HURLOCK, Child Development, New York
do si ritiene di meritare un bene che si teme di
1964, tr. it. di G. Moretti e M. Cannao, Lo sviluppo del
perdere o che è già fruito da un altro, né con bambino, Padova 1982; R.M. GAGNÉ - L.J. BRIGGS,
l’invidia, che si prova quando si soffre egoisti- Principles of Instructional Design, New York 1974, tr.
camente dell’altrui bene, anche se questo è do- it. di G. Munari, Fondamenti di progettazione didattica,
vuto con giustizia a chi lo possiede. Torino 1990; V. GARCIA HOZ, Educazione personalizza-
Nella pedagogia dei romani era particolar- ta: individualizzazione e socializzazione nell’insegna-
mente sentita la forza dell’esempio: ne deriva- mento, Firenze 1981.
va un sentimento di emulazione: Cicerone per-
ciò esortava a ricordare al popolo le azioni de- ENADE (dal gr. eJnav" «unità»). – Termine che
Enade
gne di lode degli uomini illustri. Nell’età mo- ricorre una sola volta in Platone (Phil., 15 A)
derna Locke pone nel sentimento dell’onore dove si alterna, due righe dopo, con monav", per
una delle forze più efficaci per l’educazione del indicare l’uno che è.
gentiluomo, e consiglia di rendere pubbliche Nel neoplatonismo tardo e principalmente nel
le lodi e segreti i rimproveri. Nei collegi dei ge- pensiero di Proclo il termine, usato al plurale
suiti l’emulazione era stimolata per ottenere il (eJnavde"), sta a indicare le realtà intermedie tra
massimo rendimento degli scolari (premiazio- l’uno e i molti e trova il suo fondamento nel
ne in pubblico, gare di recitazione, cariche in- principio secondo cui ciò che è più vicino
terne agli allievi più bravi ecc.): veniva così all’uno è maggiormente simile ad esso. Le
sempre più intelligentemente applicato un enadi infatti – pur non identificandosi con
aspetto importante del metodo pedagogico l’uno – si configurano come una molteplicità
umanista e rinascimentale. di unità e hanno gli stessi caratteri dell’uno, il
Rousseau, temendo il pericolo dell’invidia, quale, nella Teologia platonica, III, 7, è definito
condannò l’emulazione. Replicò a lui Marche- da Proclo «enade di tutte le enadi». Come
sini: l’emulazione deve emergere dall’onore pu- l’uno le enadi sono al di sopra dell’essere, del-
ro (sentimento naturale) e non dalla vanità la vita e del pensiero; hanno i caratteri del-
(sua degenerazione). Di uguale avviso fu Calò, l’unicità, della bontà, della divinità; sono im-
nel precisare come il sentimento dell’onore, materiali, immutabili, ineffabili e inconoscibi-
accompagnandosi con il desiderio di valere li. Le loro proprietà tuttavia si possono dedur-
nell’altrui opinione, obblighi il fanciullo a su- re dalle cose che da esse dipendono per cui da
perare l’interessato giudizio soggettivo che una parte sono inconoscibili al pari dell’uno di
egli può dare su se stesso. M. Montessori trat- cui sono determinazioni, e, dall’altra, sono in-
ta dell’emulazione a proposito del gioco, allor- telligibili attraverso i loro prodotti.
ché dichiara di preferire al «gioco insensato» i Dal punto di vista metafisico le enadi danno
giochi ginnici che «suscitano sentimenti di ga- nesso, coesione e continuità alla realtà e svol-
ra e animano verso lo sforzo della competizio- gono una funzione di raccordo e di mediazione
ne»; ma a questi preferisce ancora, dal punto in quanto costituiscono il tramite attraverso
di vista morale e sociale, quegli esercizi di vita cui l’unità del primo principio si comunica ai
pratica che sono suggeriti dall’amore dei bam- molti, cosicché tutta la realtà risulta unificata
bini verso l’ambiente che li circonda. e convergente verso un unico centro. Dal pun-
Sebbene la tradizione pedagogica sia in gene- to di vista teologico le enadi sono ipostasi a
re favorevole a incoraggiare il sentimento cui corrispondono gli dei della tradizione poli-
dell’emulazione rettamente inteso, si deve teistica che comunicano il loro carattere divi-
porre un’estrema cautela onde evitare i perico- no a tutti i generi inferiori, estendono la loro
losi complessi psichici inerenti alle rivalità in- azione benefica su tutta la realtà, esercitano la
fantili tra fratelli che si disputano l’affetto dei loro provvidenza in favore dei loro derivati.
genitori o degli educatori in genere (Isaacs). Questa presenza del divino nell’intera realtà,
M. Sancipriano supportata dalle categorie della sumpavqeia e
3376
VOLUMIfilosofia.book Page 3377 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enciclopedia / dizionario


della somiglianza, inoltre, porta a una certa ri- perché possono esserci cani incapaci di abba-
valutazione della materia e offre una via di co- iare e ostili all’uomo), proprietà che farebbero
municazione con la divinità che non è esclusi- parte non della conoscenza di una lingua ma di
vamente filosofica ma implica una forma di re- una conoscenza del mondo e sarebbero pertanto
ligiosità esteriore, misterica e rituale. Così la materia di enciclopedia. In tal senso il diziona-
dottrina delle enadi offre a Proclo la giustifica- rio e l’enciclopedia semiotici non sono diretta-
zione teorica di tutte quelle pratiche catartiche mente equiparabili ai dizionari ed enciclope-
e magiche applicate al divino che fanno parte die detti «in carne e ossa», e cioè ai prodotti
della teurgia da lui stesso praticata. editoriali di tale nome. Infatti, di solito i dizio-
M. Barbanti nari in carne e ossa non sono fatti a dizionario:
per es. un vocabolario comune può definire il
ENANTIOTROPIA. – Termine usato da
Enantiotropia gatto come mammifero felino, ma di solito ag-
Eraclito per designare il reciproco trasformarsi giunge specificazioni di carattere enciclopedi-
degli elementi nell’eterna vicenda del tutto: co che riguardano il pelo, la forma degli occhi,
«tutto accade secondo il destino e per giri con- i costumi o altro. Tuttavia è stato proprio ai
trari» (ejnantiotropiva; cfr. H. Diels, Die Frag- prodotti editoriali che i modelli semiotici si so-
mente der Vorsokratiker, a cura di W. Kranz, Ber- no ispirati e occorre partire dalla storia dei pri-
lin 1961-64, 22 A 1 [7]). mi per comprendere i secondi.
Red.
Il termine enciclopedia viene da ejgkukliopai-
deiv a , che nella tradizione greca significava
ENARGHEIA (ejnav rgeia, «evidenza»). – È
Enargheia un’educazione completa. ÆEgkuvklio" non si-
l’evidenza sensibile, in cui risiede il criterio di
gnifica tanto, come si suole ora tradurre, edu-
verità secondo Epicuro. Cfr. Diogene Laerzio,
cazione circolare, nel senso di armonicamente
Vite dei Filosofi, X, 52.
Red. completa, in quanto ejgkuvklio" significa «nel
circolo». Aristotele, nell’Etica Nicomachea e in
ENCICLOPEDIA / DIZIONARIO (encyclope-
Enciclopedia / dizionario De coelo usa questo aggettivo per dire «usuale,
dia / dictionary; Enzyklopädie / Wörterbuch; en- ordinario», nel senso di «ricorrente». Ma se-
cyclopédie / dictionnaire; enciclopedia / dicciona- condo alcuni l’aggettivo si riferisce alla forma
rio). – Le nozioni di dizionario ed enciclopedia del coro: imparare a cantare certi inni era parte
sono da tempo usate in semiotica, linguistica, essenziale dell’educazione di un ragazzo, e
filosofia del linguaggio, scienze cognitive e pertanto ejgkuvklio" vorrebbe dire «la forma di
computer sciences per individuare due modelli e educazione che un ragazzo dovrebbe aver rice-
due concezioni della rappresentazione semanti- vuto». E infatti in tal senso lo interpretano Vi-
ca, modelli che coinvolgono (in una visione fi- truvio (De architectura, VI) come «doctrinarum
losofica più ampia) la questione di una rappre- omnium disciplina», e Quintiliano in Institutio
sentazione generale del sapere e del mondo. oratoria (I, 10). Però nell’antichità classica non
Un modello a dizionario dovrebbe contempla- appare il termine di enciclopedia, cha fa invece
re per la definizione di un termine (e del con- la sua apparizione nel XVI secolo, prima in al-
cetto corrispondente) solo quelle proprietà ne- tra forma in Fleming Joachim Stergk, Lucubra-
cessarie e sufficienti a distinguere quel concetto tiones vel potius absolutissima kuklopaideia (Basi-
da altri; in altri termini dovrebbe contenere so- leæ 1529), e poi nel The Boke named The Gover-
lo quelle proprietà che già Kant definiva come nour (London 1531) di Sir Thomas Elyot, che
analitiche (analitico essendo quel giudizio a nel capitolo XIII, su alcune ragioni della deca-
priori in cui il concetto che funge da predicato denza dell’educazione tra i gentiluomini ingle-
si può ricavare dalla definizione del soggetto). si, cita l’enciclopedia come e totalità del sape-
Proprietà analitiche di cane sarebbero allora re, ovvero «the worlde of science», o «the cir-
essere «animale», «mammifero» e «canide» cle of doctrine». Questa stessa totalità del sa-
(in base alle quali un cane è distinguibile da un pere come educazione completa viene descrit-
gatto e pertanto è logicamente scorretto e se- ta nel libro II del Gargantua et Pantagruel di
manticamente improprio asserire di un essere Rabelais (Lyon 1532), ed esplicitamente nomi-
che è un cane ma non è un animale). Questa nata nel capitolo 20 dello stesso libro, quando
definizione non assegna al cane le proprietà di Thaumastes loda la cultura del giovane Panta-
abbaiare o di essere domestici (non necessarie gruel e dice: «Mi ha dischiuso il vero pozzo e
3377
VOLUMIfilosofia.book Page 3378 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enciclopedia / dizionario ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

l’abisso dell’Enciclopedia». Nel 1536 ritrovia- per poi passare a mineralogia, architettura e
mo il termine nel De Disciplinis in Ludovico Vi- arti plastiche – istituendo una sorta di gerar-
ves, dove egli chiama enciclopedia le varie co- chia dall’originale al derivato, dal naturale
se che l’educando deve conoscere, con esplici- all’artificiale. Plinio non parla di cose cono-
to riferimento a Plinio e ad altri enciclopedisti sciute per esperienza bensì per tradizione, e
classici. Come parte del titolo di un libro la pa- non c’è in lui il minimo sforzo di sceverare le
rola appare poi in Paul Skalic de Lika, Encyclo- informazioni attendibili da quelle leggendarie
pediae seu orbis disciplinarum tam sacrarum (egli dà uguale spazio al coccodrillo e al basi-
quam profanarum epistemon (Basileæ 1559). lisco). Questo punto è molto importante an-
Non ci sono enciclopedie greche. I greci sono che per definire l’enciclopedia come modello
più interessati a costituire un nuovo sapere teorico: l’enciclopedia non intende registrare
che a sintetizzare quello precedente. Certa- ciò che realmente c’è, ma ciò che la gente tra-
mente l’opera di Aristotele è un’enciclopedia dizionalmente ritiene che ci sia – e pertanto
che spazia dalla logica all’astronomia, dallo tutto ciò che una persona educata dovrebbe
studio degli animali alla psicologia, però non sapere, non solo per conoscere il mondo ma
si presenta come collezione di un sapere com- anche per comprendere i discorsi sul mondo.
partecipato bensì come nuova proposta. Il Le enciclopedie medievali hanno invece un’al-
mondo ellenistico assegna la funzione che i tra origine. Agostino si pone il problema della
romani e i medievali assegneranno all’enciclo- retta interpretazione delle Scritture e conside-
pedia non a un volume che parla di tutte le co- ra non solo i segni prodotti dall’uomo per si-
se ma a una raccolta di tutti i volumi esistenti, gnificare intenzionalmente e i fenomeni natu-
la biblioteca, e a una raccolta di tutte le cose rali che possono essere interpretati come se-
possibili, il museo. Museo e libreria (circa gni (De doctrina Christiana, II.1.1) ma anche,
700.000 volumi) furono costituiti ad Alessan- poiché la Scrittura non parla solo in verbis, ma
dria da Tolomeo I, ed erano il nucleo di una ve- anche in factis (ibi, II.10.15), cose ed eventi del-
ra e propria università, centro di raccolta, di ri- la storia sacra che sono stati soprannatural-
cerca e di trasmissione del sapere. mente disposti affinché fossero letti come se-
L’atteggiamento enciclopedico si sviluppa in gni. Egli insegna a dirimere la questione se un
ambiente romano dove si raccoglie tutto il sa- segno debba essere inteso in senso proprio o
pere greco, come in un’operazione di appro- in senso traslato (aliud dicitur et aliud significa-
priazione del patrimonio di quella Graecia cap- tur), e dice che dobbiamo subodorare il senso
ta che ferum victorem cepit. Un primo esempio è figurato ogni qual volta la Scrittura, anche se
quello del Rerum divinarum et humanarum an- parla di cose che letteralmente hanno senso,
tiquitates di Varrone (I secolo a. C.), di cui ci so- pare contraddire le verità di fede o i buoni co-
no rimasti solo frammenti, e che si occupava stumi, oppure si perde in superfluitates e mette
di storia, grammatica, matematica, filosofia, in gioco espressioni letteralmente povere (no-
astronomia, geografia, agricoltura, diritto, re- mi propri, numeri e termini tecnici, descrizioni
torica, arti, letteratura, biografia di grandi uo- insistite di fiori, prodigi di natura, pietre, vesti-
mini greci e romani, storia degli dei. Ci sono menti o cerimonie, oggetti o eventi irrilevanti
invece pervenuti i 37 libri della Historia Natu- dal punto di vista spirituale). Per interpretare
ralis di Plinio il Vecchio (I secolo d. C., circa il senso traslato di questi fatti bisogna ricorre-
20.000 fatti citati e 500 autori consultati), dedi- re a una conoscenza enciclopedica. Su questa
cati a cielo e universo in generale, le varie terre base si organizzano le enciclopedie medievali
del mondo, parti prodigiosi e sepolture, ani- che si distinguono da quella romana perché
mali terrestri, animali acquatici, uccelli, inset- non sono tanto interessate a spiegare come
ti, vegetali, medicine tratte da vegetali e ani- capire il mondo quanto come capire i testi sacri.
mali, metalli, pittura, pietre e gemme. Appa- Per fare un solo esempio, Bartolomeo Anglico
rentemente questa enciclopedia manca di (De proprietatibus rerum, XIII secolo) dirà che
struttura, ma in effetti Plinio parte dai cieli, poi egli parla della natura delle cose «ad intelli-
si occupa di geografia, demografia ed etnogra- genda enigmata scripturarum, que sub symbo-
fia, quindi di antropologia e fisiologia umana, lis et figuris proprietatum rerum naturalium et
di zoologia, botanica, agricoltura, giardinag- artificialium a Spiritu Sancto sunt tradita et ve-
gio, farmacopea naturale, medicina e magia, lata».
3378
VOLUMIfilosofia.book Page 3379 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enciclopedia / dizionario


La prima enciclopedia di questo tipo è peral- gue le genti e gli eserciti, i vocaboli, l’uomo, gli
tro anteriore ad Agostino: è il primo bestiario animali, il mondo, gli edifici, le pietre e i me-
«moralizzato», il Physiologus, un’opera in greco talli, l’agricoltura, le guerre, giochi, teatro, na-
di autore anonimo composta nel II o III secolo vi, edifici, vesti, casa e lavori domestici – e ci si
d. C., anche se le prime traduzioni latine, che chiede quale ordine sia sotteso a questo elen-
tra l’altro arricchiscono sempre più il testo, ap- co, dove per esempio la parte sugli animali si
paiono solo verso il VII secolo. Quest’operetta divide in «Bestie», «Animali Piccoli», «Serpen-
trae da Plinio e da altri autori antichi (come il ti», «Vermi», «Pesci», «Uccelli e Piccoli Anima-
Polyhistor di Solino, o il Romanzo di Alessandro) li Alati». Ma già ai tempi di Isidoro l’educazio-
le notizie sui vari animali, ma alla descrizione ne primaria si articolava in Trivio e Quadrivio,
di ciascuno aggiunge un’interpretazione alle- e infatti Isidoro dedica i primi libri a questi ar-
gorica o morale. Si descrivono per esempio gomenti, inserendovi anche la medicina. I ca-
forma e comportamenti della vipera per mo- pitoli che seguono, dedicati alle leggi e agli uf-
strare come essa sia figura dei farisei oppure, fici ecclesiastici, sono presenti per il fatto che
nel dire che il riccio si arrampica sulla vite e va egli scriveva anche per dotti, giureconsulti e
dove c’è l’uva, getta per terra i chicchi e vi si ro- monaci. Subito dopo appare un altro ordine: si
tola sopra, i chicchi si conficcano nei suoi acu- parte col libro VII da Dio, gli angeli e i santi per
lei ed esso li porta ai figli lasciando il tralcio passare agli uomini, quindi agli animali e dal
spoglio, si intende rappresentare il fedele che libro XIII si passa a considerare il mondo e le
deve rimanere aggrappato alla vite spirituale sue parti, venti, acque, montagne. Infine col li-
senza permettere che lo spirito del male vi si bro XV si arriva alle cose inanimate ma artifi-
arrampichi e lo renda spoglio di ogni grappo- ciali e cioè alle varie arti. Sia pure giustappo-
lo. Sul modello del Physiologus saranno, tran- nendo sincretisticamente due criteri, Isidoro
ne poche eccezioni, bestiari, erbari e lapidari non accumula a caso e nella seconda parte se-
medievali, e le varie imagines mundi, dalle Eti- gue un ordine di dignità decrescente, da Dio
mologie di Isidoro di Siviglia (Etymologiarum si- agli strumenti domestici. Anche il De rerum
ve originum libri, VII secolo), al Liber monstruo- naturis di Rabano Mauro sembra ispirato a un
rum scritto tra VI e VIII secolo, ai vari bestiari ordine casuale, ma di fatto giustappone vari
ed enciclopedie del XII secolo, a L’Acerba di ordini tradizionali: inizia secondo l’ordine del-
Cecco d’Ascoli (XIII secolo). Tutti partiranno la dignità delle creature, per cui si parte da Dio
da Plinio e ciascuno da quelli che l’hanno pre- per passare agli uomini, agli animali e quindi
ceduto, offrendo quindi un repertorio di infor- alle cose inanimate, per poi arrivare alle cose
mazioni abbastanza ripetitivo. Sembra che le artificiali come gli edifici, poi si parla delle va-
enciclopedie medievali abbiano criteri classifi- rie arti, probabilmente nell’ordine in cui veni-
catori assai vaghi (perché Isidoro parla del vano insegnate nella scuola palatina carolin-
coccodrillo tra i pesci? solo perché sta nell’ac- gia, quindi dalle arti si passa ai filosofi, alle
qua?) e che pertanto rappresentino un mero lingue, alle gemme, ai pesi e alle misure, alla
cumulo di informazioni sconnesse. Tuttavia il cultura dei campi, alle cose militari, ai giochi e
solo esempio di cumulo quasi casuale è dato al teatro, alla pittura e ai colori e a vari stru-
dal Physiologus, dato che gli animali che esso menti dalla cucina ai campi. Nel XIII secolo
elenca (leone, lucertola solare, pellicano, not- Bartolomeo Anglico nel suo De proprietatibus
tola, aquila, fenice, upupa, vipera, formica, si- rerum inizia con un ordine misto, sia secondo
rene, riccio, volpe, pantera, balena eccetera) dignità (dagli angeli agli uomini) sia secondo i
sembrano essere scelti a caso. Evidentemente sei giorni della creazione (ordine examerale)
questo bestiario era interessato solo agli ani- poi torna indietro e riparte secondo un ordine
mali a cui la tradizione aveva assegnato pro- che sembra bizzarro a noi, ma evidentemente
prietà che permettessero un’interpretazione non lo era per lui, perché egli spiega che, dopo
allegorica o morale. Però se si esaminano me- aver parlato del mondo invisibile e dell’uomo,
glio gli indici di molte enciclopedie medievali completata la trattazione sulla creazione del
si vede che la cumulatività casuale è solo ap- mondo e del tempo, si deve parlare delle cose
parente. Isidoro considera le sette arti liberali, inferiori e delle creature materiali. Ed ecco
grammatica, retorica, dialettica, musica, arit- dunque che si susseguono le trattazioni su
metica, geometria, astronomia, e poi medici- aria, uccelli, acque, monti e regioni, pietre, er-
na, le leggi, i libri e gli uffici ecclesiastici, le lin- be e animali, e infine vari accidenti come sen-
3379
VOLUMIfilosofia.book Page 3380 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enciclopedia / dizionario ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

si, colori, suoni, odori, pesi e misure, liquidi. Arbor aeviternitalis (i regni dell’oltretomba),
Bartolomeo sta attenendosi a un ordine filo- Arbor maternalis (mariologia), Arbor christiana-
sofico di origine aristotelica, in quanto prima lis (cristologia), Arbor divinalis (degnità divine),
parla delle sostanze e poi degli accidenti. Pe- Arbor exemplificalis (i contenuti del sapere), Ar-
raltro i lettori medievali dovevano avvertire un bor quaestionalis (quattromila quesiti sulle va-
ordine là dove a noi appare soltanto un accu- rie arti).
mulo di notizie perché, come spiegherà Ugo di Con l’umanesimo e il Rinascimento può acca-
san Vittore (Didascalicon, XII secolo), l’organiz- dere che ci si ponga solo il problema dell’ordi-
zazione di un’enciclopedia aveva funzione ne, senza arrivare a «riempire» i tasselli di un
mnemonica: un dato ordine delle cose serviva indice arborescente, come accade nel 1491
a ricordarle, a ricordare il posto che esse assu- con Poliziano che propone il suo Panepistemon
mevano nell’immagine del mondo. In ogni ca- come un indice rigorosamente strutturato sot-
so, come in Plinio, le enciclopedie medievali to l’egida di una Filosofia quale mater artium;
raccoglievano tutti i dati, prendendo per buo- progetto che troviamo ripreso anche nella
na ogni notizia che fosse stata tramandata, re- Margarita philosophica di Gregor Reisch (Basi-
gistrando tutto ciò che i destinatari erano pre- leæ 1503), dove però l’indice (che appare co-
sunti sapere. Se per capire un messaggio misti- me schema iniziale, a orientare la consultazio-
co era necessario conoscere le proprietà ne) dà origine a seicento pagine di notizie.
dell’unicorno, era irrilevante per l’autore me- Sotto un’influenza lulliana, le Dialecticae Insti-
dievale che l’unicorno (alla cui esistenza peral- tutiones (Parisiis 1543) e la Dialectique (Paris
tro egli credeva fermamente) fosse o meno 1555) di Pierre de la Ramée (Pietro Ramo) pro-
leggendario. pongono un metodo rigoroso per enumerare
Gradatamente le enciclopedie tendono a ren- in ordine, senza ripetizioni od omissioni, tutte
dere più evidente l’ordine che le governa: nel le parti del sapere – e il progetto verrà ripreso
XIII secolo, lo Speculum Majus di Vincenzo di nella Encyclopaedia septem tomis distinta di
Beauvais, coi suoi 80 libri divisi in 9885 capi- Johann Heinrich Alsted (Herbornae Nassovio-
toli, ha già l’organizzazione di una summa sco- rum 1620). Qui, partendo da una serie di Prae-
lastica. Lo Speculum naturale è ispirato a un cognita disciplinarum, si passa agli strumenti di
criterio rigorosamente examerale (il creatore, indagine (lexica, grammatica, retorica, logica,
il mondo sensibile, la luce, il firmamento e i oratoria e poetica) per affrontare i temi delle
cieli, e così via, per arrivare agli animali, alla maggiori questioni della cosiddetta «Filosofia
formazione del corpo umano e alla storia teoretica» (metafisica, pneumatica, fisica, arit-
dell’uomo). Lo Speculum Dottrinale si occupa metica, geometria, cosmografia, uranometria,
del mondo umano e comprende le lettere (fi- geografia, ottica, musica), e quindi della «Filo-
losofia, grammatica, logica, retorica, poetica), sofia pratica» (etica, economica, politica, sco-
la morale, la meccanica e le tecniche. Mentre lastica), per passare alla teologia, alla giuri-
lo Speculum morale rappresenta una sorta di sprudenza, alla medicina, alle arti meccaniche
parentesi di carattere etico, lo Speculum histo- e a una serie di discipline non meglio organiz-
riale si occupa della storia umana ovvero della zate (farragines disciplinarum) come mnemoni-
storia della salvezza e ha una struttura crono- ca, storia, cronologia, architettonica, sino a
logica. L’ordine assume una funzione prepon- questioni come eutanasia, ginnastica, tabac-
derante, tra XIII e XIV secolo, con gli alberi della cologia. Su ispirazione alstediana nel 1587
scienza di Raimundo Lullo che contemplano Christophe de Savigny presenta un Tableaux
un Arbor elementalis (oggetti del mondo sublu- accomplis de tous les arts libéraux, dove i rapporti
nare composti dei quattro elementi, fuoco, tra discipline sono visti non più secondo una
aria, acqua e terra, con pietre, alberi, animali), struttura arborescente e fortemente gerarchiz-
Arbor vegetalis, arbor sensualis, arbor imaginalis zata, ma secondo un primo accenno di struttu-
(le immagini mentali che sono le similitudini ra a rete. In questo clima culturale si fa strada
delle cose rappresentate negli altri alberi), Ar- il progetto di una «Pansofia», forma di sapien-
bor humanalis (memoria, intelletto, volontà e za universale che comprendesse l’intera enci-
le varie scienze e arti), Arbor moralis (virtu e vi- clopedia del sapere, prefigurato nei cosiddetti
zi), Arbor imperialis (governo), Arbor apostolica- «Teatri del Mondo», architetture ideali che mi-
lis (la chiesa), Arbor caelestialis (astrologia e rano a costituire una silloge di ogni cosa me-
astronomia), Arbor angelicalis (angelologia), morabile, a metà strada tra una mnemotecnica
3380
VOLUMIfilosofia.book Page 3381 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enciclopedia / dizionario


e un’enciclopedia, di cui il modello più cele- nario, occorre fare un passo indietro ed esami-
bre, anche se mai effettivamente realizzato, è nare il primo modello di dizionario che ancora
quello prefigurato ne L’Idea del theatro di Giu- oggi viene preso come punto di riferimento da
lio Camillo (Fiorenza 1550). In periodo barocco molte discussioni contemporanee sulla rap-
il grande apostolo della pansofia è Jan Amos presentazione del significato. Si tratta dall’Ar-
Komenský (Comenio) il quale, mirando a una bor Porphyriana. Nelle Categorie e nei Secondi
riforma generale della società e studiando analitici (An. post., 90 b, 30) Aristotele stabiliva
nuovissime forme pedagogiche, in Didactica che ogni espressione definitoria doveva ten-
magna (Amstelodami 1657, tr. lat. dello stesso dere a circoscrivere l’essenza in modo che il
Comenius della precedente Ceská didaktika del definiens fosse coestensivo al definiendum. Per
1628) e in Janua linguarum (Londini 1631), nel definire bisogna ricorrere ai predicabili (cfr.
preoccuparsi che il discente avesse una ap- Top., I, 101 b, 17-24), come genere, proprio, de-
prensione immediatamente visiva delle cose finizione e accidente. Nel III secolo d. C. il neo-
che apprendeva, cerca di raggruppare le nozio- platonico Porfirio riprenderà questi problemi
ni elementari secondo una logica delle idee nella sua Isagoge, un commento alle Categorie
(creazione del mondo, elementi, regni minera- che costituirà per tutto il Medioevo, e anche
le, vegetale ed animale, nell’Orbis sensualium oltre, un testo di riferimento costante. Porfirio
pictus quadrilinguis (Leutschoviae 1658) elabo- aggiungerà ai predicabili di Aristotele anche la
ra una nomenclatura figurata di tutte le cose specie e delineerà una teoria della definizione
fondamentali del mondo e delle azioni umane, in base alla quale, dalla sostanza, in sé indefi-
e in Via lucis (Amsterodami 1668), propone nibile, si passa agli individui attraverso una
una «lingua perfetta» universale, la «Panglos- gerarchia di generi e specie, ogni specie essen-
sia» (che peraltro non elaborerà mai in modo do il genere della specie successiva e ogni ge-
definitivo) e progetta un lessico che rispecchi nere essendo la specie del genere sovraordi-
la composizione del reale. Tutti questi progetti nato. Se si limitasse a questi criteri, l’albero
enciclopedici si sviluppano in particolare nel porfiriano sarebbe di questo tipo:
mondo protestante, come aspirazione a una ri-
composizione della frattura religiosa e politica
conseguita allo scisma di Occidente attraverso
una riorganizzazione universale del sapere. Se
sin da Ramo si inizia a concepire una enciclo-
pedia che possa considerare anche la costitu-
zione di discipline non ancora note e definite,
è solo con Francis Bacon che si fa strada l’idea
di una enciclopedia basata su dati derivati
dall’esperienza scientifica e su una critica del-
le false opinioni del passato (gli idola), regesto
aperto e in continuo sviluppo. Nel Novum Or- Questo tipo di incassamento permette certa-
ganum baconiano (London 1620) appare mente di definire la specie uomo come anima-
un’appendice intitolata Parasceve ad historiam le e vivente, ma non permette di distinguere
naturalem et experimentalem dove, dopo aver l’uomo da qualsiasi altro animale. Per questo
chiarito che si tratta di evitare il ricorso all’au- Aristotele aveva stabilito che la definizione di
torità degli antichi per evitare informazioni una specie dovesse comprendere anche la dif-
dubbie, si traccia un indice ideale che contem- ferenza specifica – un accidente del tutto partico-
pla, secondo un ordine abbastanza logico, cor- lare che serve a distinguere in modo non equi-
pi celesti, fenomeni atmosferici, terra, i quat- vocabile una data specie di un genere da tutte
tro elementi, le specie naturali (minerali, vege- le altre specie dello stesso genere. Pertanto
tali e animali), l’uomo, le malattie e le medici- nella sua forma canonica l’Arbor Porphyriana
ne, le arti, ivi comprese la culinaria, l’ippica e i assume questa struttura, dove le determinazio-
giochi – e d’altra parte un museo enciclopedi- ni laterali costituiscono la differenza specifica
co è la «casa di Salomone» vagheggiata nel che, ad esempio, dato il genere «animale razio-
New Atlantis (London 1627). nale», si fa seguire «mortale» per costituire la
Per comprendere come, in opposizione specie uomo in quanto animale razionale mor-
all’idea di enciclopedia, nasca un’idea di dizio- tale (si noti che il dio di questa classificazione
3381
VOLUMIfilosofia.book Page 3382 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enciclopedia / dizionario ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

non è per Porfirio il Dio cristiano ma una divi- sensitivo, animato, razionale o mortale sono
nità pagana di cui è possibile predicare anima- accidenti rilevabili in termini di conoscenza
lità, in quanto vivente e sensitivo): del mondo ed è in base al comportamento di
un essere che si comprende se è animato o ra-
zionale, se cioè esprime capacità raziocinative
attraverso il linguaggio), ma in ogni caso le
sue finalità sono quelle di un dizionario, dove
le differenze sono condizioni necessarie e suf-
ficienti per distinguere un essere da un altro e
rendere il definiens coestensivo al definiendum,
così che, «se animale razionale mortale, allora
necessariamente uomo», e viceversa. Tuttavia,
nella sua forma canonica, questo albero di-
stingue in modo logicamente soddisfacente
dio dall’uomo ma non, poniamo, l’uomo dal
cavallo. Se si dovesse definire il cavallo, l’albe-
ro dovrebbe essere arricchito da disgiunzioni
successive: per esempio si dovrebbe dividere
gli animali in mortali e immortali, e la specie
sottostante degli animali mortali in razionali
(uomini) e irrazionali (cavalli – anche se sfor-
tunatamente questa suddivisione non permet-
te di definire asini, gatti o cani). Ma a questo
Si dovrebbe dire che, dal punto di vista odier- punto non si potrebbe reintrodurre nell’albero
no di una distinzione tra dizionario ed enciclo- il dio. La sola soluzione sarebbe quella di por-
pedia, l’albero di Porfirio inserisce con le diffe- re due volte (almeno) la stessa differenza sotto
renze delle proprietà enciclopediche (essere due generi diversi:

Ora, che la stessa differenza possa ricorrere soluzione più logica sarebbe che l’albero fosse costi-
due volte sotto due generi diversi (purché non tuito da sole differenze, proprietà che possono
subordinati) lo ammetteva anche Aristotele in articolarsi in alberi diversi a seconda delle co-
Topici (I, 6, 144 b): «L’animale terrestre e l’ani- se da definire, e abolendo la distinzione tra so-
male volatile sono infatti generi non contenuti stanze e accidenti. Ora un reticolo di sole dif-
l’uno nell’altro, eppure la nozione di bipede è ferenze che possono essere organizzate in mo-
differenza di entrambi». Ma se la stessa diffe- di diversi (e secondo gerarchie diverse a se-
renza può ricorrere più volte viene compro- conda dei contesti) è appunto quello che si
messa la finitezza e la purezza logica dell’albe- definisce come modello a enciclopedia. Infatti
ro, che può esplodere in un pulviscolo di diffe- Boezio in De divisione (VI, 7) suggeriva che so-
renze. Anzi, se si considera che le specie sono stanze come la perla, l’ebano, il latte e alcuni
una congiunzione di genere e differenza, e il accidenti come bianco e liquido, possano dare
genere superiore è a propria volta congiunzio- origine ad alberi alternativi. In uno, per esem-
ne di altro genere più differenza (e pertanto pio, dato un genere «cose liquide», di cui sa-
generi e specie sono astrazioni, finzioni intel- rebbero differenze «bianco/nero», avremmo le
lettuali che servono a riassumere diverse orga- due specie del «latte» e dell’«inchiostro»;
nizzazioni di differenze, ovvero di accidenti), la nell’altro il genere «cose bianche», attraverso
3382
VOLUMIfilosofia.book Page 3383 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enciclopedia / dizionario


la differenza «liquido/duro», genererebbe le è possibile che qualcosa sia un prisside e non
due specie del «latte» e della «perla». Come si sia un procede».
vede in queste differenti organizzazioni defini- Questo problema si ripropone nell’Inghilterra
zionali non solo generi e specie, ma anche ge- del Seicento, intorno all’ambiente della Royal
neri/specie e differenze scambierebbero la lo- Society, quando nascono diversi progetti di
ro funzione a seconda del contesto. D’altro lingua filosofica a priori (come A common Writ-
canto Aristotele (interessato a definire non so- ing di Lodwick, The Universal Character di Beck,
lo le sostanze ma anche gli accidenti) nell’as- l’Ars signorum di Dalgarno, o lo Essay Toward a
serire (An. post., I, 83 a,15) che le definizioni Real Character di Wilkins) in cui «caratteri»
debbono attenersi a un numero di determina- comprensibili a gente di lingua diversa, possa-
zioni che sia finito, in serie tanto ascendente no rappresentare una struttura globale del
che discendente, non sembra affatto suggerire mondo. In questi sistemi si dibatte la possibi-
che il loro numero e la loro funzione siano già sta- lità di rappresentare i significati di ogni termi-
biliti da una struttura categoriale precedente. In- ne attraverso un sistema gerarchico di incas-
fatti nelle sue varie ricerche su fenomeni natu- samenti da genere a specie (puntigliosamente
rali, dall’eclisse alla definizione dei ruminanti, esibito), ma nel contempo si vuole rendere
egli mostra molta flessibilità nel costituire conto della molteplicità non-irreggimentabile
suddivisioni e suggerire alberi dove generi, di nozioni di cui un parlante comune dispone.
specie e differenze si scambiano di ruolo a se- Limitiamoci al progetto di Wilkins (del 1668)
conda del problema che si intende risolvere. che tra tutti appare come il più completo e ar-
Questa flessibilità è dovuta al fatto che, quan- ticolato. Wilkins procede una sorta di colossa-
do affronta fenomeni concreti, il filosofo inten- le recensione del sapere e stabilisce una tavo-
de definirli, mentre un albero a gerarchia fissa la di 40 generi maggiori per poi suddividerli in
e con un numero di determinazioni finite serve 251 differenze peculiari e derivarne 2030 spe-
cie (che si presentano in coppie). La tavola dei
solo a classificare. Un semplice artificio classifi-
40 generi parte da concetti generalissimi come
catorio è quello che appunto incassa generi,
«creatore» e «mondo» e, attraverso una divi-
specie e differenze senza spiegare la natura del
sione tra sostanze e accidenti, sostanze ani-
definiendum. Questo modello è quello della
mate e inanimate, creature vegetative e sensi-
tassonomia delle scienze naturali odierne do-
tive, perviene a «pietre, metalli, alberi, uccel-
ve per esempio si stabilisce che un cane ap-
li», oppure accidenti come «grandezza, spazio,
partiene al genere «canis», della famiglia dei qualità sensibili, relazioni economiche». Più
«canidi», del subordine dei «fissipedi», articolate sono le tavole che permettono di ar-
dell’ordine dei «carnivori», della sottoclasse rivare alle singole specie, dove Wilkins preten-
dei «placentalia», della classe «mammiferi». de di classificare, per esempio, anche bevande
Però questa classificazione non ci dice (e non come la birra, in modo da rappresentare l’inte-
intende dire) né quali siano le proprietà del ro universo nozionale di un cittadino inglese
cane né come riconoscere un cane o riferirsi a del XVII secolo. Rispetto a questo sistema di
cani. Infatti ogni nodo della classificazione è idee (che Wilkins presume comuni a tutti gli
per così dire un puntatore che rinvia a un altro uomini, peccando ovviamente di etnocentri-
capitolo della zoologia dove si specificano le smo) i «caratteri reali» che egli propone sono
proprietà dei mammiferi, dei placentalia, dei segni (che assumono sia una forma scritta,
carnivori, dei fissipedi e così via. Una classifi- quasi geroglifica, sia una forma pronunciata)
cazione è pertanto un modello di dizionario, così che, come egli spiega, «Se De significa
che come tale non serve a definire un termine Elemento, allora Deb deve significare la prima
ma soltanto a permettere di usarlo in modo lo- differenza; la quale (secondo le Tavole) è Fuo-
gicamente corretto. Posto che, poniamo, l’im- co: e Deba denoterà la prima Specie, che è
maginaria specie dei «prissidi» sia classificata Fiamma». Com’è evidente questa mera classifi-
come appartenente al genere dei «prosidi» e i cazione non consente di riconoscere una fiam-
«prosidi» siano specie del genere «proceidi», ma, né di asserire che essa bruci. Anche arri-
non è necessario sapere che proprietà abbiano vando alla definizione delle singole specie si
un proceide o un proside per poter trarre infe- hanno divisioni per cui, date le «bestie vivipa-
renze (verissime) del tipo: «se questo è un re dotate di zampa», che si distinguono in «ra-
prisside allora è certamente un proside, e non paci» e «non rapaci», tra i rapaci si hanno il
3383
VOLUMIfilosofia.book Page 3384 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enciclopedia / dizionario ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

cat-kind e il dog-kind, quest’ultimo dividendosi simboli non stanno al posto di un’idea ma in-
in «europei» ed «esotici», gli europei in «anfi- vece di essa. Quando poi pensa in termini di re-
bi» e «terrestri», i terrestri in «più grandi» (ca- censione del sapere universale Leibniz assu-
ne/lupo) e «più piccoli» (volpe/tasso). Non so- me una posizione nettamente diversa, e in vari
lo rimane impossibile distinguere il cane dal scritti paragona un’enciclopedia a una biblio-
lupo ma anche l’informazione che i «caratteri» teca come inventario generale di tutte le cono-
dell’alfabeto wilkinsiano trasmettono è sol- scenze. Nel Consilium de Encyclopaedia nova
tanto che il cane (Zita nella lingua universale), conscribenda methodo inventoria del 1679 propo-
è «primo membro della prima coppia specifica ne un’enciclopedia che consideri grammatica
della quinta differenza del genere Bestie». È razionale, logica, arti della memoria, matema-
solo andando a leggere le densissime tavole tica universale e sue applicazioni tecniche (ge-
enciclopediche che Wilkins fa seguire alle clas- odesia, architettura, ottica), meccanica, scien-
sificazioni che si apprende che i vivipari con le za delle proprietà fisiche e chimiche dei corpi,
zampe hanno piedi con dita, i rapaci hanno cosmografia, mineralogia, botanica e agrono-
usualmente sei incisivi aguzzi e due lunghe mia, biologia e medicina animale, morale,
zanne per trattenere la preda, i dog-kind hanno geopolitica e teologia naturale. Ma l’enciclo-
la testa rotonda e per questo si distinguono pedia deve rimanere, come per Bacon, aperta:
dai cat-kind che l’hanno invece più oblunga, i il suo ordine sarà scoperto a mano a mano che
più grandi tra i canidi si suddividono in «do- la scienza progredisce, ed essa deve compren-
mestico-docili» e «selvaggi-ostili alle pecore»: dere anche le conoscenze non scritte che si
e solo così si comprende la differenza tra cane trovano disperse tra uomini di diverse profes-
e lupo. La lingua filosofica di Wilkins tassono- sioni. In Nouveaux essais sur l’entendement hu-
mizza ma non definisce. Per definire, il sistema main del 1703 si ricorda che essa dovrebbe
deve fare ricorso a una raccolta di informazioni avere «molti rinvii da un luogo all’altro, dato
espresse in linguaggio naturale che hanno ap- che la maggior parte delle cose può essere vi-
punto il formato di una enciclopedia sta da diverse prospettive, e una verità può
Sin dal XVII secolo s’inizia a intravedere quale avere collocazioni diverse secondo i suoi di-
fosse il tarlo segreto che minava quei progetti versi rapporti: coloro che sistemano una Bi-
e il primo ad avvertirlo è Leibniz. Leibniz a blioteca non sanno sovente dove porre certi li-
vent’anni scrive una Dissertatio de arte combina- bri, rimanendo indecisi tra due o tre colloca-
toria (Lipsiae 1666) di esplicita ispirazione lul- zioni egualmente convenienti». Leibniz sta
liana e perseguirà per tutta la vita l’ideale di pensando a un’enciclopedia che diremmo po-
una characteristica universalis, una lingua razio- lidimensionale, dove si stabiliscono intercon-
nale, basata su un numero ridotto di primitivi nessioni multiple e trasversali.
e regole logiche, che permetta ai saggi di sede- In effetti Leibniz anticipa il progetto che sarà
re intorno a un tavolo e pervenire alla verità poi teorizzato da D’Alembert a inizio dell’En-
all’insegna di un «calculemus». Ma si convince cyclopédie ed è su suggestioni leibniziane che
ben presto che non c’è alcuna certezza che i con l’illuminismo si delineano i presupposti
termini primitivi cui si perviene non siano ul- per una critica a qualsiasi tentativo di fondare
teriormente scomponibili e che al massimo un sistema a priori delle idee. L’enciclopedia
essi possono essere postulati come tali per la illuminista si vuole critica e scientifica: non ri-
comodità del calcolo. In effetti egli è maggior- nuncia a registrare tutte le credenze, anche
mente interessato alla forma delle proposizio- quelle ritenute erronee, ma le denuncia come
ni che il calcolo può generare che non ai signi- tali (si veda per esempio la voce «Licorne»,
ficati dei termini. Egli paragona infatti la sua che sembra descrivere l’animale secondo la
characteristica a un’algebra che possa esercitar- tradizione, ma sottolineandone la natura leg-
si, con rigore quantitativo, su nozioni qualita- gendaria), e sul modello di quelle antiche in-
tive. La characteristica, come l’algebra, dovreb- tende rendere ragione di tutti i saperi umani,
be essere una forma di «pensiero cieco» (cogi- anche quelli popolari connessi alle arti e ai
tatio caeca) che permetta di condurre calcoli, mestieri. Si regge su una classificazione preli-
pervenendo a risultati esatti, su simboli del minare dei saperi ma essendo in ordine alfa-
cui significato non si riesce ad avere una idea betico non la rivela, se non in un piano inizia-
chiara e distinta. Così facendo Leibniz ha dato le. In effetti nelle pagine introduttive, dovute a
avvio agli sviluppi di una logica formale dove i D’Alembert, si dice che «il sistema generale
3384
VOLUMIfilosofia.book Page 3385 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enciclopedia / dizionario


delle scienze e delle arti è una specie di labi- versi percorsi e raccordi, ci farebbe pensare
rinto, di cammino tortuoso che lo spirito af- oggi a una rete ferroviaria (che è poi una delle
fronta senza troppo conoscere la strada da se- incarnazioni moderne del labirinto), ed è in ef-
guire. [...] Questo disordine, per quanto filoso- fetti è sul modello della rete che si sono svilup-
fico per la mente, sfigurerebbe, o almeno an- pate le teorie contemporanee del modello en-
nienterebbe del tutto un albero enciclopedico ciclopedico.
nel quale lo si volesse rappresentare. [...] Il si- Un ritorno al modello del dizionario si ha nella
stema delle nostre conoscenze è composto di linguistica della seconda metà del XX secolo,
diverse branche, di cui molte hanno uno stes- quando appaiono i primi tentativi di postulare
so punto di riunione; e poiché partendo da o riconoscere, per l’ordine dei contenuti che
questo punto non è possibile imboccare con- possono essere espressi dai termini e dagli
temporaneamente tutte le vie, la determina- enunciati di una lingua naturale, un sistema fi-
zione della scelta risale alla natura dei diversi nito di figure che possegga le stesse caratteri-
spiriti». Peraltro l’enciclopedia tende a riunire stiche di un sistema fonologico (basato su un
queste conoscenze nel più breve spazio possi- numero limitato di fonemi e sulle loro opposi-
bile, e nel porre, per così dire, il filosofo al di zioni sistematiche). Si è così postulata una se-
sopra di questo vasto labirinto, in un punto di
mantica a tratti (atomi semantici o primitivi)
vista molto elevato da dove gli sia possibile
che intende stabilire condizioni necessarie e suf-
scorgere contemporaneamente le scienze e le
ficienti per la definizione del significato, a
arti principali; vedere con un sol colpo d’oc-
chio gli oggetti delle sue speculazioni e le ope- esclusione della conoscenza del mondo. In tal
razioni che può fare su questi oggetti; distin- senso è necessario che perché qualcosa sia
guere le branche generali delle conoscenze gatto abbia un tratto «animale», ma non che
umane, i punti che le separano o le accomuna- sia capace di miagolare. Questi tratti necessari
no, e intravedere persino, a volte, le vie segrete e sufficienti sarebbero «marche» dizionariali.
che le riuniscono. Essa è come una specie di Tale concezione era stata anticipata da Louis
mappamondo dove gli oggetti sono più o me- Hjelmslev (Omkring sprogteoriens grundlæggel-
no ravvicinati e presentano diversi aspetti se- se, in Festskrift udgivet af Københavns universitet
condo la prospetttiva scelta dal geografo. Si i anledning af universitetets årsfest november
possono dunque immaginare tanti diversi si- 1943, København 1943, pp. 5-112, tr. ingl. di
stemi della conoscenza umana quanti sono i F.J. Whitfield, Prolegomena to a Theory of Lan-
mappamondi che si possono costruire secon- guage, Ann Arbor [Michigan] 1959; tr. it. di G.C.
do diverse proiezioni, e «spesso un oggetto, Lepschy, I fondamenti della teoria del linguaggio,
posto in una certa classe a causa di una o più Torino 1968) quando proponeva di analizzare i
delle sue proprietà, rientra in un’altre classe concetti corrispondenti a dodici termini attra-
per certe altre proprietà». L’immagine del verso sei primitivi semantici, e considerando
mappamondo, su cui è possibile disegnare di- l’opposizione maschio/femmina, in tal modo:

Questa tipica rappresentazione a dizionario mantica (gli stalloni sono maschi è dotato di sen-
consentirebbero di risolvere i seguenti proble- so mentre uno stallone femmina è semantica-
mi: sinonimia e parafrasi (una pecora è un ovino mente anomalo ); ridondanza (stallone maschio
femmina); similarità e differenza (ci sono tratti è ridondante); ambiguità (il fatto che un toro
in comune tra pecora e giumenta, o tra giu- sia un bovino esclude i sensi del termine omo-
menta e stallone, mentre si può stabilire in ba- nimo che rinvia a una figura della topologia);
se a quali altri tratti essi si distinguono); anto- verità analitica (gli stalloni sono maschi è analiti-
nimia (stallone è antonimo di giumenta); iponi- camente vero, perché la definizione del sog-
mia e iperonimia (equino è l’iperonimo di cui getto contiene il predicato); contraddittorietà
stallone è l’iponimo); sensatezza e anomalia se- (non ci sono giumente maschi); sinteticità (che
3385
VOLUMIfilosofia.book Page 3386 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enciclopedia / dizionario ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

le pecore producano lana non dipende dal di- to che essi dipendano dalla nostra esperienza
zionario bensì dalla conoscenza del mondo); del mondo, ovvero che vi siano (come suggeri-
inconsistenza (questa è una pecora e questo è un va Russell) «parole-oggetto» il cui significato
montone non possono essere egualmente veri noi apprendiamo direttamente per ostensio-
se riferiti allo stesso individuo); contenimento e ne, e «parole di dizionario» che possono esse-
implicitazione semantica (se montone allora ovi- re definite attraverso altre parole di dizionario
no). Se tuttavia «ovino» o «equino» fossero – ma Russell è stato il primo a riconoscere che
primitivi, essi servirebbero a definire solo una pentagramma sia per la maggioranza dei par-
porzione molto ristretta di termini concernenti lanti una parola di dizionario, mentre sarebbe
parte del regno animale. Quanti tratti sarebbe- una parola-oggetto per un bambino cresciuto
ro necessari per definire tutti i termini di un in una stanza la cui tappezzeria riproduce dei
qualsiasi lessico? E come definire un tratto pentagrammi. Si è proposto il requisito
«primitivo»? dell’adeguatezza (i primitivi dovrebbero servire
Si è detto che i primitivi sono idee innate di a definire tutte le parole) ma, se si considera-
stampo platonico, ma neppure Platone è riu- no come primitivi sufficienti a definire il con-
scito a stabilire in modo soddisfacente quali e cetto di scapolo tratti come «umano maschio
quante siano le idee universali innate (o c’è adulto non sposato», perché pare inadeguato
una idea per ogni genere naturale, come la ca- chiamare scapolo il Papa, un omosessuale, un
vallinità, e allora la lista è aperta, o ci sono po- vedovo o un enuco? Occorrerebbe aggiungere
che idee molto più astratte, come l’«uno», i altre costrizioni (per es., uno scapolo è un
«molti», il «bene», i concetti matematici, che umano adulto non sposato che non abbia fatto
non bastano a distinguere il significato dei ter- voto di castità), ed ecco che avremmo introdot-
mini lessicali). Si è detto che i primitivi sono to nella definizione elementi enciclopedici. Si
elementi di un insieme tale che, per virtù della sono proposti i requisiti della indipendenza (i
relazione sistematica tra i suoi termini, esso primitivi non devono dipendere per la loro de-
non possa che essere finito: ma questo sareb- finizione da altri primitivi) e della non ulteriore
be un albero di Porfirio semplificato ovvero un interpretabilità, ma neppure «umano» sembra
albero di generi e specie buono solo per la essere non ulteriormente definibile se si con-
classificazione. È difficile stabilire la primitivi- sidera tutto il dibattito su aborto e clonazione
tà distinguendo tra proprietà analitiche e pro- che si svolge proprio intorno alla definizione
prietà sintetiche, da che la distinzione è stata di essere umano. In realtà in un lessico ogni
severamente criticata da Quine, anche perché termine è potenzialmente interpretabile attra-
la nozione di analiticità è del tutto circolare verso altri termini dello stesso lessico, o altri
(se è analitica una proprietà contenuta nella artifici semiotici, secondo il criterio di inter-
definizione di un termine essa non può essere pretanza e semiosi illimitata stabilito da Ch.S.
criterio per stabilire la appropriatezza di una Peirce. Infine, se i primitivi sono radicati nel
definizione di dizionario). È anche escluso che nostro modo di pensare, si è suggerito il crite-
la differenza sia posta tra proprietà necessarie e rio della universalità. Certamente è possibile
contingenti, perché se fosse necessario che un che siano universali certe esperienze legate al
gatto sia mammifero e contingente che miago- nostro corpo, come sopra/sotto, mangiare/dor-
li, allora «necessario» altro non vorrebbe dire mire, nascere/morire, ma anzitutto non è pensa-
che «analitico». Si è proposto che un requisito bile che attraverso queste idee si possano de-
per un pacchetto di primitivi sia la finitezza (i finire tutti gli oggetti ed eventi dell’universo, e
primitivi dovrebbero essere in numero limita- in secondo luogo universale non significa pri-
to, visto che sarebbe antieconomico avere tan- mitivo, dato che un concetto universale come
ti primitivi quanto i lemmi da definire) ma è morire richiede di essere ulteriormente defini-
proprio il regesto di questo numero finito di to, come mostra il dibattito sull’ostinazione
atomi semantici che si è rivelato sinora pro- terapeutica e l’espianto di organi.
blematico. Si è suggerito che i primitivi siano Di fronte a queste critiche, verso la metà del
concetti semplici, ma è difficile definire un con- secolo scorso si è fatta sempre più strada, spe-
cetto semplice (sembra più semplice e imme- cie nell’ambito delle semantiche cognitiviste, la
diato il concetto di topo che non quello di persuasione che la competenza linguistica sia
mammifero, ed è più semplice definire termini sempre enciclopedica e che nella rappresenta-
come infarto che verbi come fare). Si è suggeri- zione semantica non si possano porre (se non
3386
VOLUMIfilosofia.book Page 3387 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enciclopedia / dizionario


in modo provvisorio e ai fini di determinate sentato da un lessema) grazie all’interconnes-
analisi) distinzioni tra conoscenze linguistiche sione con l’universo di tutti gli altri concetti
e conoscenza del mondo. I modelli enciclope- che lo interpretano, ciascuno di essi pronto a
dici hanno assunto vari formati, tra cui: 1) mo- diventare il concetto interpretato da tutti gli
delli a selezioni contestuali (si specificano i altri. Il modello nella sua complessità si basa
sensi che un dato lessema assume in diversi su un processo di semiosi illimitata. Allargando
contesti); 2) modelli per casi che contemplano idealmente all’infinito la rete dei nodi inter-
agenti, oggetti, strumenti, scopi (per esempio connessi, da un concetto assunto come type è
il verbo accusare viene definito come azione in possibile ripercorrere, dal centro alla periferia
cui un agente umano comunica a un oggetto più estrema, tutto l’universo degli altri concet-
umano per mezzo dello strumento verbale allo ti, ciascuno dei quali può diventare a sua volta
scopo di rivelargli che una azione di altro og- centro e generare infinite periferie. Un simile
getto umano è male, mentre criticare viene modello può ancora ricevere una configurazio-
spiegato come azione di un agente umano che ne grafica bidimensionale quando se ne esa-
attraverso lo strumento verbale parla a un og- mina una porzione locale (e nella sua simula-
getto umano allo scopo di dimostrare che zione informatica, grazie al numero limitato di
l’azione di altro oggetto umano è argomento tokens assunti, è possibile conferirgli una
di censura; oppure si analizza to kill come azio- struttura descrivibile). Ma di fatto non è possi-
ne di agente umano che causa il cambiamento bile rappresentarlo nella sua complessità. Es-
di stato, da vivente a morto, di un X animato – so dovrebbe apparire come una sorta di rete
specificando per il verbo inglese to assassinate polidimensionale, dotata di proprietà topolo-
che lo X in questione deve essere personaggio giche, dove i percorsi si accorciano e si allun-
politico); 3) rappresentazioni che considerano gano e ogni termine acquista vicinanze con al-
per esempio per un termine come acqua le tri, attraverso scorciatoie e contatti immediati,
proprietà che determinano l’estensione ovve- rimanendo nel contempo legato a tutti gli altri
ro il riferimento (l’essere H2O), marche di tipo secondo relazioni storicamente mutevoli. Na-
quasi dizionariale come «genere naturale» e turalmente un’enciclopedia come reticolo dal-
«liquido», e nozioni stereotipe come «incolore, le dimensioni indefinite rimane un postulato
trasparente, insapore, inodore, dissetante»; 4) ideale, e dovrebbe offrire un’immagine di tutto
rappresentazioni che contemplano tutte le il sapere, compresi anche i principi dimostrati
possibili proprietà di un termine e per esem- falsi, le creature leggendarie, le creazioni ro-
pio di un elemento chimico specificano odore, manzesche accanto ai dati della scienza e alle
colore, stato naturale, numero atomico, effet- nozioni di vita quotidiana – in quanto numero-
ti, storia eccetera; 5) rappresentazioni a frames si contesti richiedono, per essere compresi, il
e scripts o sceneggiature, che registrano ogni ricorso ai più svariati tipi di informazione. È
stadio di una sequenza di eventi tipici (per es., stato detto che, se si assume una nozione
che cosa significa andare al ristorante: entrare, massimale di competenza intorno al mondo,
sedersi al tavolo, ordinare dal menu, mangia- allora il significato di un termine sarebbe co-
re, chiedere il conto ecc.) – tutti modelli che stituito da tutti gli enunciati veri in cui esso è
hanno avuto fortuna nell’ambito dell’intelli- apparso o potrebbe apparire. Ma l’enciclope-
genza artificiale dove, per permettere a un dia non viene chiamata globalmente in causa
computer di comprendere un testo e trarne in- da ogni enunciato ed è il contesto che selezio-
ferenze occorre fornirgli tutte le competenze di na le zone locali di competenza che dobbiamo
cui (anche senza rendersene conto) è fornito attivare (oppure risulta incomprensibile per-
un essere umano medio. ché dovrebbe attivare zone di competenza en-
Particolare fortuna specie in intelligenza artifi- ciclopedica che il destinatario non possiede).
ciale hanno avuto e hanno le reti semantiche, Si possono assumere due criteri flessibili: (i)
che si strutturano come un labirinto di nodi in- fanno potenzialmente parte della competenza
terconnessi, in cui ogni nodo può diventare il enciclopedica media quelle informazioni che si
«capostipite» o type di una serie di altri nodi suppongono sufficientemente compartecipate
(tokens) che lo definiscono, e i termini defi- da una collettività (una collettività può essere
nienti possono divenire a loro volta type di anche «regionale» e in tal senso la definizione
un’altra serie di tokens. Un modello a rete pre- di neutrino farebbe parte solo della competen-
vede la definizione di ogni concetto (rappre- za regionale di una comunità di fisici nucleari);
3387
VOLUMIfilosofia.book Page 3388 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enciclopedia / dizionario ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

(ii) il formato della rete da attivare è prescritto gio. Sembra che per comprendere un testo, o il
dai contesti e dalle circostanze di enunciazio- significato di una parola, si abbia bisogno di
ne (per cui se qualcuno usa la parola toro di- un’ontologia soggiacente. Ma ci sono casi in
scutendo di topologia si costituisce una rete cui è l’inatteso uso di una parola o di una serie
che concerne oggetti matematici e si escludo- di enunciati che, per dare senso al testo in cui
no tutti i concetti che riguardano il regno ani- essa appare, impone di ipotizzare un’ontolo-
male). In tal senso, anche se in un’enciclope- gia inedita. Tale è il caso delle metafore che
dia ideale non vi sono più differenze tra pro- sovente, per essere comprese, richiedono che
prietà necessarie e proprietà contingenti, si si individui una nuova organizzazione catego-
deve tuttavia concedere che in una data cultu- riale. Come diceva Black, «alcune metafore ci
ra certe proprietà appaiano più resistenti alla rendono capaci di vedere aspetti della realtà
negazione di altre, perché più salienti (sino a che la stessa produzione di metafore aiuta a
una modificazione di usi e costumi rimane dif- costituire. Ma non c’è nulla da stupirsi se si
ficile dire che qualcosa sia una scatola negando pensa che il mondo è certamente il mondo
che possa contenere oggetti). sotto una certa descrizione – o un mondo visto
Nelle più recenti ricerche di intelligenza artifi- da una certa prospettiva. Certe metafore pos-
cale e scienze cognitive il tema delle reti se- sono creare tale prospettiva». Aristotele dice-
mantiche ha dato origine a una teoria delle on- va che l’invenzione di una bella metafora
tologie. Malgrado l’uso improprio di un concet- «mette sotto gli occhi» per la prima volta un
to come ontologia, che ha ben altra valenza fi- rapporto inedito tra due cose: questo significa
losofica, si parla in tal senso dell’organizzazione che la metafora impone una riorganizzazione
categoriale di una porzione di universo che può del nostro sapere e delle nostre opinioni. Per
assumere la forma di un qualsiasi tipo di albe- es. in Retorica (1405 a) si cita la metafora per
ro classificatorio o di rete semantica. In un’on- cui i pirati vengono detti provveditori o fornitori.
tologia la relazione semantica più comune è la Ora, prima dell’apparizione di questa metafora
relazione di sussunzione (che ha riconosciuta- non c’era nulla che accomunasse un onesto
mene come suo capostipite l’Arbor Porphyria- mercante che acquista, trasporta per mare e
na), ma vi sono ontologie della forma «parte- poi rivende le sue mercanzie, e un pirata che le
di», e si considerano varie forme di grafi, sia mercanzie altrui le ruba. L’arguzia metaforica
quelli in cui ogni nodo ha un singolo superor- consiste nel costringere a individuare un’orga-
dinato sia altri più complessi, che prevedono nizzazione gerarchica di proprietà che al livello
eredità multiple, dove un nodo può derivare inferiore distingua un’azione violenta da una
proprietà da ciascun nodo superordinato o da pacifica, ma ai livelli superiori accomuna ge-
tutti. Si discute se le ontologie debbono esse- nere e specie di coloro che operano una trasla-
re adeguatiste, e cioè massimali, o riduzioniste, zione di mercanzie via mare. Così la metafora
e cioè riferite a un solo universo di discorso. Di suggerisce inopinatamente una funzione so-
solito si concede che il dominio di un’ontolo- cialmente utile del pirata, facendoci al tempo
gia non debba essere completo ma soltanto stesso sospettare che vi sia qualcosa di truffal-
coprire l’area d’interesse di chi la produce, ma dino nell’operazione del venditore. In tal mo-
in genere un’ontologia si presenta sempre co- do il campo categoriale si riorganizza non più
me una porzione, sia pure ristretta, di enciclo- intorno a considerazioni morali o legali bensì
pedia. Nell’immensa letteratura in argomento intorno a operazioni economiche. Tutte que-
talora le cosiddette ontologie sono solo inge- ste possibilità non erano contemplate dalle
nui diagrammi per evidenziare legami o diffe- rappresentazioni a dizionario, sempre basate
renze assolutamente intuitive, oppure mere su un’ontologia minimale e prefissata. Pertan-
stenografie o artifici mnemonici. Ma la varietà to è il concetto di enciclopedia che rende me-
dei modelli suggerisce che, se essi riflettesse- glio ragione delle nostre operazioni cognitive
ro stati e strutture della nostra mente, questo e del modo in cui comprendiamo sia termini
vorrebbe dire che il nostro cervello articola la isolati che testi, e siamo in grado di trarne in-
sua competenza attraverso strutture di vario ferenze.
genere a seconda del problema da risolvere o U. Eco
memorizzare. BIBL.: storia – M. FOUCAULT, Les Mots et les Choses, Pa-
La tematica delle ontologie suggerisce alcune ris 1966, tr. it. di E. Panaitescu, Le parole e le cose, Mi-
riflessioni sulle proprietà creative del linguag- lano 1967; A. PONS, L’avventura dell’Enciclopedia, in

3388
VOLUMIfilosofia.book Page 3389 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enciclopedia giuridica


Enciclopedia, Milano 1966; L. FORMIGARI, Linguistica te in Germania sul terreno del positivismo giu-
ed empirismo nel seicento inglese, Bari 1970; A. SALSA- ridico del sec. XIX (Merkel, Arndts, Gareis e al-
NO, s. v. Enciclopedia, in Enciclopedia Einaudi, vol. 1, tri): si proponeva infatti la sintesi del sapere
Torino 1977, pp. 3-62; T. FRANK, Segno e significato, giuridico sulla base del diritto positivo, consi-
John Wilkins e la lingua filosofica, Napoli 1979; M.T. derandone il lato puramente formale (enciclo-
BEONIO BROCCHIERI (a cura di), Le enciclopedie dell’oc- pedia formale o esterna) oppure il contenuto
cidente medievale, Torino 1981; U. ECO, Semiotica e fi-
(enciclopedia interna o materiale).
losofia del linguaggio, Torino 1984; S. GENSINI (a cura
di), G.W. Leibniz. Dal segno alle lingue, Casale Mon-
Va notato però che, se da un lato l’idea di una
ferrato 1990; R. PELLEREY, Le lingue perfette nel secolo tale sintesi ha sempre esercitato un potente
dell’utopia, Roma-Bari 1992; U. ECO, La ricerca della fascino nella civiltà giuridica occidentale, fin
lingua perfetta, Roma-Bari 1993; R. SCHAER (a cura dalla speculazione greca sul diritto naturale
di), Tous les savoirs du monde, Paris 1996; P. BINKLEY (basti pensare, nel Medioevo, allo Speculum
(a cura di), Pre-Modern Encyclopedic Texts, Leiden doctrinale di Vincenzo di Beauvais [m. dopo il
1997; W. TEGA, Architettura del sapere, Firenze 2006. 1260], e allo Speculum iuris di Guglielmo Du-
Teoria – W.v.O. QUINE, Two Dogmas of Empiricism, in rante [1237-1296]), dall’altro le basi per lo stu-
From a Logical Point of View, Cambridge 1953, tr. it. dio enciclopedico del diritto, nello svolgimen-
a cura di P. Valore, Due dogmi dell’empirismo, in Da to storico anteriore al positivismo, sono state
un punto di vista logico, Milano 2004; M. BLACK, Me- poste su presupposti filosofici (Leibniz, Tho-
taphor, in «Proceedings of the Aritotelian Society», masius, Hunnio). D’altronde lo stesso sec. XIX
55 (1955), pp. 273-294 (poi in Models and Metaphors, ci offre numerosi esempi di enciclopedia giuri-
Ithaca [New York] 1962), tr. it. di E. Paradisi, Modelli, dica, ispirate a concezioni filosofiche, di deri-
archetipi, metafore, Parma 1983; J. KATZ - J.A. FODOR, vazione sia kantiana (Tafinger, Eisenhart, Za-
The Structure of a Semantic Theory, in «Language», chariae), sia hegeliana (Pütter), sia ricollegan-
39 (1963); N. WILSON, Linguistical Butter and Philo-
tisi alla scuola storica (Falck). Filomusi Guelfi
sophical Parsnips, in «Journal of Philosophy», 64
ha messo in evidenza (Prime linee di una enci-
(1967); M. MINSKY (a cura di), Semantic Information
Processing, Cambridge 1968; U. ECO, Semantica della
clopedia e metodologia del diritto, 1865; Enciclope-
metafora, in Le forme del contenuto, Milano 1971; U. dia giuridica, Napoli 1873; 7a ed. 1917) la con-
ECO, Trattato di semiotica generale, Milano 1975; J. PE- traddizione fra la finalità sistematica della en-
TITOT, s. v. Locale/globale, in Enciclopedia Einaudi, vol. ciclopedia giuridica e la sua pretesa antifiloso-
8, Torino 1979, pp. 429-490; J. HAIMAN, Dictionaries fica: «la vera verità non può svolgersi se non
and Encyclopedias, in «Lingua», 50 (1980); F. GIL, s. nel pensiero filosofico»; la filosofia del diritto
v. Sistematica e classificazione, in Enciclopedia Einau- viene strettamente connessa da Guelfi all’en-
di, vol. 12, Torino 1981, pp. 1024-1044; G. LAKOFF, ciclopedia giuridica e fornisce a quest’ultima
Women, Fire and Dangerous Things, Chicago 1987; J. «le basi su cui è possibile sviluppare i vari rami
SOWA, Lexical Structures and Conceptual Structures, e le varie discipline del diritto».
in J. PUSTEJOVSKY (a cura di), Semantics and the Lexi- Tale disciplina, penetrata negli insegnamenti
con, Dordrecht 1993; U. ECO, Kant e l’ornitorinco, Mi- universitari italiani, sotto l’influsso della
lano 1997; P. VIOLI, Significato e esperienza, Milano scienza tedesca, fin dal 1859 con la denomina-
1997; D. MARCONI, La competenza lessicale, Roma-Bari
zione di «Introduzione allo studio delle scien-
1999; B. PEETERS, Setting the Scene. Recent Milestones
ze giuridiche» (ricordiamo fra i cultori Pepere,
in the Lexicon-Encyclopedia Debate, in B. PEETERS (a
cura di), The Lexicon-Encyclopedia Interface, Oxford Del Giudice, Brugi), è stata sostituita dalla fi-
2000. losofia del diritto come conseguenza della cri-
tica al positivismo.
➨ ALBERO DI PORFIRIO; CHARACTERISTICA UNIVERSA-
A. Giuliani
LIS; CLASSIFICAZIONE; CONOSCENZA; INTELLIGENZA
BIBL.: Per una storia dell’enciclopdia giuridica, cfr.:
ARTIFICIALE; ISTRUZIONE; LABIRINTO; LINGUA PER-
F. FILOMUSI GUELFI, Del concetto della enciclopedia giu-
FETTA; METAFORA; MNEMOTECNICA; MODELLO; PA-
ridica, in Lezioni e saggi di filosofia del diritto, a cura di
RADIGMA; PAROLA; SAPERE; SEGNO; SEMANTICA; SI-
G. DEL VECCHIO, Milano 1949; con particolare riferi-
GNIFICATO; SISTEMA; SISTEMATICA; TEORIA; TESTO.
mento alla storia di questa disciplina in Germania,
cfr.: A. FRIEDLÄNDER, Juristische Encyclopädie, I, Hei-
ENCICLOPEDIA GIURIDICA. – L’enciclo-
Enciclopedia giuridica delberg 1874. Per una moderna interpretazione
pedia giuridica, intesa come scienza giuridica dell’opera di Filomusi Guelfi, cfr.: P. PIOVANI, L’enci-
positiva con pretese antifilosofiche, è una di- clopedia giuridica di Filomusi Guelfi, in «Scritti giuri-
sciplina moderna, sviluppatasi particolarmen- dici per il centenario della Casa Editrice Jovene»,

3389
VOLUMIfilosofia.book Page 3390 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Encratismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Napoli 1954; AA.VV., Enciclopedia e sapere scientifico. ciali, in continuità con l’insegnamento vetero-
Il diritto e le scienze sociali nell’Enciclopedia giuridica testamentario ed evangelico, mantengono sal-
italiana, a cura di A. Mazzacane - P. Schiera, Bolo- do il principio della bontà di tutta la creazione
gna 1990. e della liceità delle nozze e della generazione.
➨ DIRITTO, FILOSOFIA DEL. Ireneo di Lione (Adversus haereses, I, 28, 1) e
Clemente Alessandrino (Stromata, III, 6, 45, 1-
ENCRATISMO. – Termine che designa un fe-
Encratismo 55, 5; III, 9, 63, 1-67, 2) confutano le posizioni
nomeno manifestatosi all’interno del cristia- di «eretici» denominati «encratiti» (enkrateis),
nesimo a partire dai primi decenni del II seco- di cui antesignani sarebbero stati il siro Tazia-
lo in una varietà di forme, accomunate dal ri- no (Stromata, III, 3, 12, 81, 1-90, 5), che definiva
fiuto delle nozze, e talora anche dei cibi carnei, le nozze «corruzione e fornicazione», e Giulio
come premessa indispensabile alla pratica Cassiano (Stromata, III, 13, 91, 1-93, 3). En-
della vita cristiana. Essa deriva dal sostantivo trambi fondavano il precetto dell’astensione
greco enkrateia che, con l’aggettivo enkratés e il dal matrimonio sull’identificazione di esso
verbo enkrateuein, nella sua accezione origina- con il peccato adamico. Si configura pertanto
ria esprime l’idea di un «potere-forza» (kratos) una motivazione protologica dell’enkrateia,
esercitato su qualcuno o qualcosa. In partico- una volta che l’unione fisica è considerata og-
lare, l’aggettivo enkratés definisce la capacità getto della trasgressione dei protoplasti e
di dominio dell’individuo sulla realtà circo- l’azione del Salvatore è rivolta all’abolizione di
stante o su se stesso. Da questa accezione, a tale pratica, al fine di restaurare l’uomo nella
opera della riflessione filosofica e soprattutto condizione paradisiaca, anteriore al peccato.
nell’ambito dell’etica socratico-platonica, ari- Gli stessi eresiologi, peraltro, denunziano un
stotelica e stoica, si svilupparono le nozioni di medesimo atteggiamento in altri ambienti che
«padronanza» e «dominio» esercitati dal sag- ugualmente si definivano cristiani ma stabili-
gio sulla sfera passionale, e l’enkrateia assunse vano una frattura radicale fra l’economia vete-
il significato di «temperanza», senza tuttavia rotestamentaria, il cui dio creatore era consi-
implicare rigorose forme di astensionismo né derato un demiurgo inferiore, spesso franca-
rifiuto dell’esercizio della sessualità. In tal mente malvagio, e quella evangelica, impli-
senso l’enkrateia occupa una posizione di rilie- cante la manifestazione di un Salvatore tutto
vo all’interno della sfera dei valori etici secon- spirituale, solo in apparenza dotato di un cor-
do Filone Alessandrino, in cui la matrice giu- po (docetismo), proveniente da una divinità
daica si compone con elementi filosofici elle- somma, trascendente e sconosciuta. Secondo
nici, di marca soprattutto platonica e stoica, e la formulazione più comune, in questa pro-
viene recepita dai primi scrittori cristiani quale spettiva l’uomo, creatura del demiurgo per la
«temperanza» da esercitare nell’intero spettro sua componente somatica, racchiude in sé
dei comportamenti umani. Tuttavia in alcuni una parte spirituale (anima o spirito) consu-
ambienti cristiani, con motivazioni diverse (di stanziale alla divinità somma e allo stesso Sal-
radicale ascetismo, spesso a intensa carica vatore, solitamente identificato con il Gesù dei
escatologica nella certezza dell’imminenza Vangeli. La liberazione di tale sostanza si rea-
della parousia di Cristo e della fine dei tempi, lizza attraverso la «gnosi», ossia attraverso il
ovvero su base ontologica, nella prospettiva riconoscimento di tale situazione ontologica
dualistica di condanna della materia e della rivelata da Gesù, alla quale in molti casi si ac-
corporeità come realtà negative contrapposte compagna un rigoroso astensionismo da ogni
all’anima o allo spirito) si constata, già a par- attività sessuale. In questi ambienti, che il co-
tire dalla 1 Tim 4, 1-5, l’esistenza di atteggia- mune riferimento alla «gnosi» dualisticamen-
menti di rifiuto totale delle nozze e talora an- te intesa permette di accomunare nella deno-
che delle carni, qualificati dall’autore «paoli- minazione convenzionale di «gnosticismo»,
no» come ispirati dagli «spiriti dell’errore». Si l’enkrateia ha dunque una precisa motivazione
configura pertanto una tensione assai forte fra ontologica (negatività radicale della materia e
quanti sostengono siffatta posizione e quanti di tutte le connesse attività) che peraltro talo-
invece la respingono, assumendo presto il ra si accompagna a quella protologica, indi-
confronto le forme di un conflitto tra «eresia» candosi nelle nozze praticate dai protoplasti
e «ortodossia», poiché la maggioranza delle l’inizio del decadimento dell’umanità e di una
comunità cristiane e i loro rappresentanti uffi- sua sempre più forte soggezione alle leggi ti-
3390
VOLUMIfilosofia.book Page 3391 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enc. Uni. Science


ranniche del demiurgo, inteso a perpetuare – a incrementare l’educazione scientifica del-
con nozze e generazione – la prigionia della l’uomo moderno contro la metafisica e la filo-
sostanza divina nella materia. Si segnala, infi- sofia tradizionali. La nuova Encyclopedia si ri-
ne, che nel quadro ideologico encratita si deli- collega idealmente agli scopi dell’Encyclopédie
nea una più o meno forte tendenza anti-fem- francese, mirando a una più vasta realizzazio-
minile, sia perché – secondo il dettato biblico ne di essi per mezzo degli strumenti offerti dal-
– si attribuisce a Eva l’iniziativa nella trasgres- la metodologia empirica e dalla logica formale
sione al precetto divino, sia soprattutto per- contemporanee.
ché, sulla base di una lunga tradizione, di mar- Dopo una lunga discussione del progetto svol-
ca filosofica greca, ma profondamente radica- to nei congressi di filosofia scientifica (a parti-
ta nel comune sentire delle culture antiche, al- re da quello di Parigi del 1935), la pubblicazio-
la donna si riconosceva, insieme con una con- ne fu iniziata nel 1938 dall’università di Chica-
naturale «debolezza» morale oltre che fisica, go. L’Encyclopédie fu pensata inizialmente co-
una forte omologia con la sfera della passiona- me serie di monografie indipendenti, di cui 20
lità e della materialità. La femminilità pertan- raggruppate nei 2 voll. delle «Foundations of
to era percepita come connessa, in maniera Unity of Science» (Chicago 1939), e altre 60 (di
privilegiata, con il ciclo di passione-corruzio- argomento non specificato) raggruppate in 6
ne-morte innescato dalla pratica della sessua- voll. e concernenti, genericamente, i problemi
lità. affioranti dalla progressiva sistemazione della
G. Sfameni Gasparro scienza. La realizzazione si è poi fermata alle
BIBL.: R. CANTALAMESSA (a cura di), Etica sessuale e monografie assegnate alle «Foundations». A
matrimonio nel cristianesimo delle origini, Milano partire dal 1949, anno di fondazione in Boston
1976; G. SFAMENI GASPARRO, Enkrateia e antropologia. dell’Institute for the Unity of Science, il pos-
Le motivazioni protologiche della continenza e della ver- sesso e la direzione dell’Encyclopédie furono
ginità nel cristianesimo dei primi secoli e nello gnostici- assegnati all’istituto stesso; sino alla morte
smo, Roma 1984; U. BIANCHI (a cura di), La tradizione (1945) Neurath era stato «editor-in-chief» con la
dell’enkrateia. Motivazioni ontologiche e protologiche, collaborazione di R. Carnap e Ch. Morris. Tra i
«Atti del Colloquio internazionale, Milano 20-23 collaboratori ricordiamo: Ch. Morris (Founda-
aprile 1982», Roma 1985; E.A. CLARK, Ascetic Piety
tions of Theory of Signs, ivi 1938), R. Carnap
and Women’s Faith. Essays on Late Ancient Christia-
(Foundations of Logic and Mathematics, ivi
nity, New York-Toronto 1986; CH. MUNIER, Mariage et
virginité dans l’Eglise ancienne (I-III siècles), Bern -
1939), V. Bloomfield, V.F. Lenzen, E. Nagel, Ph.
Frankfurt am Main - New York - Paris 1987, ed. it. a Frank (Foundations of Physics, ivi 1946), E. Fin-
cura di G. Ramella, Matrimonio e verginità nella chie- lay-Freundlich, E. Brunswik, O. Neurath (Foun-
sa antica, Torino 1990; P. BROWN, The Body and the dations of the Social Sciences, ivi 1939), J. Dewey
Society. Men, Women, and Sexual Renunciation in (Theory of Valuation, ivi 1939), J.H. Woodger,
Early Christianity, New York 1988, tr. it. di I. Legati, C.G. Hempel, G. De Santillana, E. Zilsel, J. Joer-
Il corpo e la società: uomini, donne e astinenza sessuale gensen. Assai significativo è il primo fascicolo
nel primo cristianesimo, Torino 1992; E. PAGELS, pubblicato: Encyclopedia and Unified Science
Adam, Eve, and the Serpent, New York 1988, tr. it. a (con scritti di Neurath, N. Bohr, Dewey, B. Rus-
cura di D. Guglielmino, Adamo, Eva e il serpente, Mi- sell, R. Carnap e Ch. Morris, tr. it. di O. Peduzzi,
lano 1990; V.L. WINBUSH - R. VALANTASIS (a cura di), in Neopositivismo e unità della scienza, Milano
Asceticism, «Proceedings of the International Confe- 1958), che contiene anche la traduzione del fa-
rence on The Ascetic Dimension in Religions Life scicolo di Joergensen, The Development of Logi-
and Culture, New York 25-29 April 1993», New York cal Empiricism, ivi 1951), da cui traspaiono, no-
1995. nostante l’unità del programma, la diversità
➨ ASCESI; CARNE; CORPO; DUALISMO; TEMPERANZA. dei presupposti da cui partono i collaboratori
dell’Encyclopédie, e la molteplicità delle conce-
ENCYCLOPEDIA
Enc. Uni. Science OF UNIFIED SCIENCE. zioni filosofiche preliminari, che essa vorreb-
– L’International Encyclopedia of Unified Science be, utopisticamente, sostituire con la conce-
è stata progettata dal neopositivista viennese zione della scienza unificata. L’interesse più
O. Neurath come punto di incontro e di colla- vivo dell’Encyclopédie, più che negli orienta-
borazione dei pensatori contemporanei fauto- menti neopositivistici di fondo e nelle soluzio-
ri di una filosofia scientifica, intesa come inte- ni «fisicalistiche», è nelle analisi specifiche e
grazione dei risultati delle varie scienze e volta nell’impostazione del problema dell’unità del
3391
VOLUMIfilosofia.book Page 3392 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Encyclopédie ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sapere senza, tendenzialmente, preclusioni si- 1743, 3 voll.) e per l’Essai sur le mérite et la vertu
stematiche. (ivi 1745); ma l’iniziativa editoriale ottenne si-
F. Barone curo successo quando d’Alembert, membro
BIBL.: D. ZOLO, Scienza e politica in Otto Neurath, Mi- dell’Accademia reale delle scienze, assunse la
lano 1986; F. HOFMANN-GRÜNEBERG, Radikal-empiris- condirezione per la parte scientifica, assicu-
tische Wahrheitstheorie. Eine Studie über Otto Neura- rando così la collaborazione dei colleghi delle
th, den Wiener Kreis und das Wahrheitsproblem, Wien accademie di medicina e di belle lettere e del-
1988; N. CARTWRIGHT - J. CAT et al., Otto Neurath. le accademie delle province, in particolare di
Phylosophy between Science and Politics, Cambridge Montpellier.
1996; F. STADLER, Studien zum Wiener Kreis. Ur- Avviata con il primo volume nel 1751, interrot-
sprung, Entwicklung und Wirkung des logischen Em- ta nel 1752 dopo la comparsa del volume II e
pirismus im Kontext, Frankfurt am Main 1997. poi nel 1759 dopo il VII, l’Encyclopédie prese ad
essere pubblicata clandestinamente nono-
ENCYCLOPÉDIE. – L’Encyclopédie, ou Dic-
Encyclopédie stante che il re avesse tolto il privilegio di
tionnaire raisonné des sciences, des arts et des stampa e l’opera fosse stata condannata dal
métiers, par une Société de gens de lettres. Mis en pontefice Clemente XIII. Ma la crisi più grave si
ordre et publié par M. Diderot, et, quant à la par- ebbe a causa dei dissidi interni, soprattutto
tie mathématique, par M. d’Alembert, è l’opera dopo il ritiro di d’Alembert (1758), che si rifiu-
più significativa dell’illuminismo francese (Pa- tò di «servire alla ragione» in uno stato di per-
ris 1751-72, 28 voll.; supplementi in 5 voll., petua apprensione; così pure per dissensi in-
Amsterdam 1776-77; tavola analitica, 2 voll., a terni ritirarono la loro collaborazione Rousse-
cura di F. Mouchon, ivi 1780; edizioni successi- au, Quesnay e Turgot. Solo la tenace fiducia di
ve: Lucca 1758-76, Livorno 1770-78, Genève Diderot riuscì ad assicurare la continuazione
1771-76, Genève-Neuchâtel 1777-79, Lausan- dell’impresa, favorita anche da circostanze
ne-Berne 1778-82; riproduzione della I edizio- quali il volgersi della pubblica opinione a favo-
ne: Stuttgart - Bad Cannstatt 1967; Parma-Mi- re degli enciclopedisti sotto l’influsso del mo-
lano 1970-79; edizione elettronica: Ency- vimento antigesuitico e la protezione accorda-
clopédie de Diderot et d’Alembert: tous les savoirs ta da Mme de Pompadour, dal ministro Choi-
et les lumières du XVIIIe siècle sur cd-rom, Mar- seul e da Malesherbes, nonché l’effettiva rico-
sanne 2000, 4 cd-rom). nosciuta utilità dell’opera; così nel 1765 fu
Nelle intenzioni dei primi ideatori ed editori completata la pubblicazione di tutti i 17 volu-
l’Encyclopédie non doveva esser altro che la tra- mi del testo; i volumi delle tavole erano allora
duzione e l’aggiornamento della Cyclopaedia: solo quattro, ma entro il 1772 si aggiunsero
or, an Universal Dictionary of the Art and Scien- anche gli altri sette.
ces (London 1728, 2 voll.) di E. Chambers. Così Queste vicende incisero assai sul valore
pure costituiva un precedente importante il dell’opera: particolarmente gli ultimi volumi
Dictionnaire historique et critique (Rotterdam riuscirono piuttosto affrettati e molti mano-
1697) di P. Bayle, che fu più volte riedito nei scritti – anche di Diderot – furono mutilati e ri-
primi decenni del XVIII secolo e contribuì a dif- maneggiati dagli editori, preoccupati di non
fondere l’esigenza di raccogliere in una «sum- suscitare reazioni che avrebbero compromes-
ma» tutto lo scibile del tempo. Nel 1746 l’edi- so l’esito dell’impresa. Decisi avversari
tore parigino Le Breton, dopo due vani tenta- dell’Encyclopédie furono i Gesuiti, editori dei
tivi fatti dapprima con l’inglese John Mills e il «Mémoires de Trévoux», che in essa vedevano
tedesco Gottfried Sellius e poi con l’abate De la tendenza a inoculare lo spirito irreligioso
Gua de Malves, si associò con tre altri editori nelle forme più sottili. Che Diderot fosse ateo
(Briasson, Durant e David) e, ottenuto il privi- era noto a tutti, tanto che Grimm nella sua
legio e l’approvazione reali, offrì a D. Diderot la Correspondance littéraire (V, p. 135) gli attribui-
direzione dell’opera. Fu appunto Diderot a va l’affermazione che non avrebbe esitato a sa-
consigliare all’editore un’impresa originale e crificare la vita se ciò fosse valso a togliere dal-
più ampia. Egli non era nuovo a questo genere la vita dell’uomo l’idea di Dio; eppure gli artico-
di lavoro, essendo impegnato nella traduzione li di carattere teologico e religioso dell’Encyclo-
del Dictionnaire universel de médecine (Paris pédie non avevano nulla o quasi di eterodosso,
1746-48, 6 voll.) di R. James, ed era abbastanza sicché Voltaire non nascose il suo fastidio per
conosciuto per una Histoire de la Grèce (ivi la piattezza e l’ortodossia con cui vi si trattava-
3392
VOLUMIfilosofia.book Page 3393 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Encyclopédie


no le questioni religiose. Ciò indispettì d’Alem- teva rappresentare la «storia dello spirito uma-
bert, che non esitò a rispondergli in una lettera no» e non quella delle vanità degli uomini.
del 1757, sfidandolo «a farli migliori» con i cen- È opportuno, a questo punto, passare in rapi-
sori teologi sempre alle calcagna; e soggiunge- da rassegna le principali sezioni dell’En-
va: «Vi sono altri articoli, più inosservati, dove cyclopédie, cercando di individuare i principi
tutto è riparato. Il tempo farà distinguere ciò che hanno guidato i collaboratori nella stesura
che abbiamo pensato da ciò che abbiamo det- degli articoli che riguardano le scienze morali.
to» (A. Cazes, Grimm et les Encyclopédistes, Paris Anzitutto è bene precisare che la collaborazio-
1933 [ripr. Genève 1970], p. 94). ne diretta dei grandi dell’illuminismo fu del
In realtà, al di là delle polemiche su singole tutto marginale: Montesquieu moriva quando
voci, circolava in tutta l’opera lo spirito dei ancora non aveva ultimato il suo primo artico-
nuovi tempi, e in essa era chiara la lezione di lo (Goût); Rousseau, oltre ad alcune voci sulla
metodo offerta da Cartesio e Locke. Il signifi- musica, scrisse un solo articolo di un certo ri-
cato interno dell’Encyclopédie è nello «spirito lievo (Économie politique), e anche Voltaire
sistematico», che coordina e unifica le sue compilò voci di secondaria importanza. Mag-
parti vincendo la dispersione dell’ordine alfa- gior coerenza allo spirito dell’Encyclopédie si
betico delle voci. Nell’esporre il piano del- trova nelle voci di carattere scientifico, perché
l’opera nel suo Discours préliminaire, d’Alem- erano quelle che più facilmente si sottraevano
bert dichiara che essa mira a un duplice scopo: all’attenzione dei censori, per lo più versati so-
«in quanto “enciclopedia”, deve esporre nel lo nella storia o nella teologia o nella politica.
modo più esatto possibile l’ordine e la con- Le scienze naturali trovano in Buffon un valido
nessione delle conoscenze umane; in quanto illustratore; d’Holbach si occupò di chimica e
“dizionario ragionato delle scienze, delle arti e di mineralogia, mentre d’Alembert, coadiuva-
to da Helvétius e Condillac, si occupò delle vo-
dei mestieri”, deve spiegare i principi generali
ci di matematica e di fisica. Le scienze morali
su cui si fonda ogni scienza e arte, liberale o
invece ebbero una trattazione più discontinua,
meccanica, e i più notevoli particolari che ne
dovuta al frequente cambio di redazione. I vari
costituiscono il corpo e l’essenza» (Enciclope-
abati Yvon, de Prades, Mallet si avvicendarono
dia, tr. it. di P. Casini, Bari 1968, p. 4). Dal canto
dopo brevi periodi di collaborazione, seguiti
suo Diderot nell’articolo Encyclopédie ricono- da Dumarsais, Toussaint, Raynal e Morellet,
sce l’arditezza dell’impresa, la cui attuazione finché non si arrivò a Louis de Jaucourt, che si
dev’essere compito di un «secolo filosofico» assunse il compito gravoso di portare a termine
qual è il Settecento: «Bisogna esaminare ogni quasi da solo circa un terzo dell’intera opera.
cosa, rovistare ogni cosa senza eccezione e Le voci di carattere filosofico sono di diversa
senza riguardo [...]. Bisogna calpestare tutte intonazione: si va dalla voce Certitude di Jean-
queste vecchie puerilità, capovolgere tutte le Martin de Prades (che non esita a porsi in po-
barriere non imposte dalla ragione, restituire lemica con lo stesso Diderot contro le posizio-
alle scienze e alle arti la libertà, per loro così ni sostanzialmente scettiche dei deisti) e dalla
preziosa [...]» (ibi, p. 518). Così d’Alembert do- voce Immatérialisme (in cui Claude Yvon so-
po la pubblicazione dei primi due volumi sen- stiene la creatività dello spirito) alla voce Rai-
te l’opportunità di far precedere al terzo son di Diderot, che è un inno alla razionalità
un’«avvertenza», ove ripropone e chiarisce i universale immanente nella natura e nell’uo-
criteri che lo hanno guidato nella scelta e nella mo, e alla voce Cosmologie di d’Alembert, in cui
organizzazione delle voci: ridurre la pura erudi- si riecheggia la concezione leibniziana del con-
zione, escludendo quasi tutti i nomi propri, e tinuum universale. Va segnalato il fatto che an-
dare invece larga ospitalità ai movimenti stori- che personaggi come Quesnay e Turgot furono
ci e alle idee filosofiche; eliminare le noiose chiamati a compilare voci di carattere stretta-
rassegne di genealogie delle grandi casate per mente filosofico, il che mostra come nelle
meglio sviluppare la «genealogia delle scien- scienze morali non fossero ancora chiari i limi-
ze»; tacere sui casi personali degli scienziati e ti di specializzazione. Quesnay compilò addi-
degli artisti per soffermarsi più a lungo sui rittura la voce Evidence, così importante nella
frutti del loro lavoro; trascurare del tutto le ge- prospettiva illuministica, e diede a tale con-
sta dei condottieri per narrare quelle dei bene- cetto una interpretazione sensistica, in pole-
fattori dell’umanità: solo così l’Encyclopédie po- mica con le posizioni di Malebranche e in so-
3393
VOLUMIfilosofia.book Page 3394 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Encyclopédie ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

stanziale accordo con Condillac. Nella filoso- térêt de l’argent) sono in contrasto con i principi
fia morale appare predominante il motivo pra- dell’economia fisiocratica e i rispettivi autori
tico-utilitaristico, per cui il bene viene rappor- si mantengono su una posizione eclettica.
tato all’utile: Diderot plaude alle affermazioni D. Fiorot - G. Piaia
di de Prades, scrivendo che la certezza morale BIBL.: traduzioni: La filosofia dell’Enciclopedia, a cura
riposa sui fatti al pari di ogni scienza e sottoli- di P. Casini, Bari 1966 (contiene il Discours di
nea la considerazione che «i libri di morale d’Alembert, il Prospectus di Diderot e le voci Art e
non dovrebbero essere che una raccolta di Encyclopédie); L’Enciclopedia, a cura di A. Pons, Mila-
esperienze sullo spirito umano» (art. Certitu- no 1966, 2 voll.; Antologia di articoli e tavole dall’En-
de); nella voce Charité si esaltano i valori cyclopédie di Diderot e d’Alembert, a cura di M. Bon-
dell’amore operoso e fattivo contro le posizio- fantini - M. Bonfantini, Novara 1977; L’Enciclopedia
ni quietistiche e contemplative, mentre nella di Diderot e d’Alembert, a cura di K.H. Manegold, Le-
voce Christianisme si sottolinea la fondamen- gnano 1989; Enciclopedia, o Dizionario ragionato delle
tale funzione sociale della religione cristiana scienze, delle arti e dei mestieri, a cura di P. Casini, Ro-
come prova decisiva della sua veridicità. ma-Bari 2003 (contiene il Discours di d’Alembert e
Quanto alle numerose voci storico-filosofiche, un’ampia scelta di articoli).
esse furono in gran parte redatte da Diderot Studi generali sull’Encyclopédie: F. VENTURI, Le origini
mediante un sistematico quanto abile impie- dell’Enciclopedia, Firenze 1946 (Torino 19773); J.
go della Historia critica philosophiae di Brucker: PROUST, Diderot et l’Encyclopédie, Paris 1962 (Genève
1982); J. LOUGH, Essays on the Encyclopédie of Diderot
la mentalità fortemente critica del philosophe
and d’Alembert, London 1968; J. LOUGH, The Contri-
francese e le sue idee irreligiose vengono così
butors to the Encyclopédie, London 1973; J. PROUST,
a sovrapporsi al blando razionalismo wolffia- L’Enciclopédie: storia, scienza, ideologia (1965), Bolo-
no dell’erudito tedesco, facendo di certe voci – gna 1978; A. CALZOLARI - S. DELASSUS (a cura di), Es-
come Eclectisme e Epicuréisme – il manifesto di sais et notes sur l’Encyclopédie de Diderot et d’Alem-
una spregiudicata libertà di pensiero e di un bert, Parma-Milano 1979; R. DARNTON, The Business of
aperto materialismo. Enlightenment. A Publishing History of the En-
Nel campo del diritto e della politica gli artico- cyclopédie, 1775-1800, Cambridge (Massachusetts)
li furono per lo più redatti da de Jaucourt e ap- - London 1979; AA.VV., Notables Encyclopedias of the
paiono come la volgarizzazione delle dottrine Seventeenth and Eighteenth Centuries: Nine Predeces-
di Pufendorf, Barbeyrac e Burlamaqui. Basti sors of the Encyclopédie, Oxford 1981; W. TEGA, Arbor
qualche esempio: la voce Souveraineté è tolta scientiarum. Enciclopedie e sistemi in Francia da Dide-
da Pufendorf (Droit de la nature, I. VII, capp. 3- rot a Comte, Bologna 1984; E. MASS - P.-E. KNABE (a
8), così pure la voce Sociabilité (ibi, I. II, capp. 2, cura di), L’Encyclopédie et Diderot, Köln 1985; F.A.
4), mentre la voce État de nature è copiata te- KAFKER, The Encyclopedists as a Group. A Collective
stualmente dal capitolo II del Governo civile di Biography of the Authors of the Encyclopédie, Oxford
Locke. Rousseau nell’articolo Économie politi- 1996; E. VITALE (a cura di), Ragione e civiltà: la visione
que fa delle considerazioni interessanti sui illuministica del mondo nell’Encyclopédie di Diderot e
rapporti tra politica e morale, anticipando la d’Alembert, Milano 1998; P. QUINTILI, Illuminismo ed
tesi sostenuta nel Contrat social per cui la mo- Enciclopedia: Diderot, d’Alembert, Roma 2003.
rale nasce col formarsi della società. Non Su singoli aspetti e temi: R. HUBERT, Les sciences so-
mancano anche in questo settore collaborato- ciales dans l’Encyclopédie, Paris 1923; J.E. BARKER, Di-
ri legati alla dottrina tradizionale, come Bou- derot’s Treatement of the Christian Religion in the En-
cyclopédie, New York 1941; N.N. SCHARGO, History in
cher d’Argis: l’uomo nell’ordine provvidenziale
the Encyclopédie, New York 1947; P. CASINI, Gli enci-
è stato destinato «a coltivare la terra e ad aspi-
clopedisti e le antinomie del progresso, in «Rivista di Fi-
rare al bene supremo» (art. Droit public); esiste losofia», 66 (1975), pp. 236-256; A. BUCK, Der Renais-
una legge naturale assoluta anteriore a ogni sance-Humanismus aus der Sicht von Alemberts «Di-
costituzione politica, istituita per decreto divi- scours préliminaire de l’Encyclopédie» (1974), ristam-
no, «sorgente del bene e del male» (art. Natu- pa in A. BUCK, Studia humanitatis. Gesammelte
relle [loi]). Nel settore dell’economia prevale Aufsätze 1973-1980, Wiesbaden 1981, pp. 124-132;
l’influenza delle teorie fisiocratiche: si pensi P. SWIGGERS, Les conceptions linguistiques des En-
alla collaborazione di Quesnay e di Turgot e al- cyclopédistes, Heidelberg-Leuven 1984; S. SUPPA, Cit-
le lodi che Diderot rivolge alla dottrina del tà e cittadino nell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert,
«prodotto netto» (art. Agricolture, Hommes, Firenze 1993; O.W. HOLMES, Principles of Nature, Hu-
Laboureur), mentre altre voci (come Impôt, In- man Association and the Politics of Equality. Systemic

3394
VOLUMIfilosofia.book Page 3395 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Endres


Thought in «L’Encyclopédie», in «Analecta Husser- tenuto di dover definire la nozione di endoxon
liana», 54 (1998), pp. 219-258; M. MALHERBE, tramite quella di consenso. In tempi più recen-
D’Alembert: encyclopédie et histoire, in «Kairos», 14 ti si è constatato che Aristotele considera en-
(1999), pp. 113-130; T. CAVALLO, «Le droit de com- dossali anche asserzioni che, pur non essendo
mander en dernier ressort». La conception de la souve- attualmente condivise, sono condivisibili o
raineté dans l’Encyclopédie entre volontarisme et ratio- addirittura da condividersi: sono perciò en-
nalisme, in G. CAZZANIGA - Y.CH. ZARKA (a cura di),
dossali le asserzioni su cui si può presumere
Penser la souveraineté à l’époque moderne et contempo-
un riconoscimento obbligato da parte degli in-
raine, Pisa-Paris 2001, vol. I, pp. 317-328; C. DUFLO -
P. WAGNER, La science dans l’Encyclopédie, in P. WA- terlocutori. Tale concezione dell’endoxon ha
GNER (a cura di), Les philosophes et la science, Paris
come elemento fondamentale quell’ottimi-
2002, pp. 205-245. smo epistemologico tipicamente aristotelico,
Sulla prospettiva filosofica e storico-filosofica per cui l’uomo tende naturalmente piuttosto
dell’Encyclopédie: J. PROUST, Raison, déraison, dans les al vero che al falso. Gli endoxa sono punti di ri-
articles philosophiques de l’Encyclopédie, in «Saggi e ri- ferimento fondamentali e imprescindibili
cerche di letteratura francese», nuova serie, 18 nell’ambito della scienza pratica, dove l’accor-
(1979), pp. 423-48; G. BENREKASSA, La pratique philo- do di una tesi con la maggior parte e con i più
sophique de Diderot dans l’article «Encyclopédie» de importanti degli endoxa costituisce il criterio
l’Encyclopédie, in «Stanford French Review», 8 necessario e sufficiente per la determinazione
(1984), pp. 189-212; P. CASINI, Diderot et le portrait du della sua verità. Ci si è chiesti se vi siano oggi,
philosophe éclectique, in Diderot et l’Encyclopédie e quali sono, asserzioni che possiamo consi-
(1784-1984), in «Revue internationale de philo- derare endoxa della scienza pratica, premesse
sophie», 148-149 (1984), pp. 35-45; P. CASINI, Diderot valide non solo per la disputa processuale, ma
e i filosofi antichi: Democrito, Epicuro Lucrezio, in A. per l’attività del legislatore stesso: essi sono
MANGO (a cura di), Diderot. Il politico, il filosofo, lo
stati indicati nel diritto alla libertà, alla pro-
scrittore, Milano 1986, pp. 99-111; R. MORTIER, L’arti-
cle «Philosophie antédiluvienne» et la critique des
prietà, alla salute, al lavoro e all’istruzione.
préjugés, in «Les Cahiers rationalistes», 54 (1984), L. Seminara
pp. 229-235; G. PIAIA, La storia della filosofia nell’«En- BIBL.: E. BERTI, Soggetti di responsabilità. Questioni di
cyclopédie», in G. SANTINELLO (a cura di), Storia delle filosofia pratica, Reggio Emilia 1993; E. BERTI, L’uso
storie generali della filosofia, vol. III: Il secondo illumini- scientifico della dialettica in Aristotele, in «Giornale di
smo e l’età kantiana, Padova 1988, pp. 3-51; P. QUIN- Metafisica», 17 (1995), pp. 169-190; E. BERTI, Il valore
TILI, Matérialisme et fonctionnalisme dans les articles epistemologico degli endoxa secondo Aristotele, in Dialé-
«industriels» de l’Encyclopédie, in «Il cannocchiale», ctica y Ontología, «Coloquio Internacional sobre
1 (1995), pp. 63-92; S. ALBERTAN COPPOLA - A.-M. Aristóteles», «Seminarios de Filosofía», 14-15
CHOUILLET (a cura di), La matière et l’homme dans (2001-02), pp. 111-128; C. RAPP, Endoxa, in Rhetorik,
l’Encyclopédie, Paris 1998; M. GROULT, D’Alembert et Aristoteles, Berlin 2002, pp. 257-261 e 300-308; L. SE-
la mécanique de la vérité dans l’Encyclopédie, Paris MINARA, Carattere e funzione degli endoxa in Aristotele,
1999; É. MARTIN-HAAG (a cura di), Ordre et production Napoli 2002.
des savoirs dans l’Encyclopédie de Diderot et d’Alem-
bert, Toulouse 2001. ENDRES, JOSEPH ANTON. – Studioso della fi-
Endres
➨ MÉMOIRES DE TRÉVOUX. losofia medievale, n. a Untermeitingen (Lech-
feld) il 12 magg. 1863, m. a Bidingen (Kauf-
ENDOCOSMICO: V.
Endocosmico IPERCOSMICO ED ENDOCO- beuren) il 19 genn. 1924.
SMICO. Opere principali: Honorius Augustodunensis.
Beiträge zur Geschichte des geistigen Lebens im
ENDOXON - ENDOXA (e[ndoxon, e[ndoxa). –
Endoxon - endoxa XII. Jahrhundert, Kempten-München 1906; Ge-
Opinione notevole, degna di stima. Gli endoxa schichte der mittelalterlichen Philosophie, Kemp-
sono introdotti da Aristotele come premesse ten 1908; Thomas von Aquin, Mainz 1914 2
del sillogismo dialettico e sono da lui definiti (1910); Petrus Damiani und die Weltliche Wis-
«le opinioni accettate da tutti, dai più o dai sa- senschaft, Münster i.W. 1910, opera in cui En-
pienti e, tra questi, o da tutti o dai più o dai più dres riesce a darci un quadro preciso della filo-
noti e stimati» (Top., I). In queste righe gli en- sofia e del movimento di idee dell’XI secolo,
doxa sono le opinioni che godono di un con- soprattutto attorno alla figura di Pier Damiani;
senso diffuso, cioè che sono effettivamente Forschungen zur Geschichte der frühmittelalterli-
condivise; per questo, per lungo tempo, si è ri- chen Philosophie, ivi 1915; Beiträge zur Kunst-
3395
VOLUMIfilosofia.book Page 3396 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enea di Gaza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

und Kulturgeschichte des mittelalterlichen Regen- Nella filosofia di Enea l’influsso neoplatonico
burgs, Regensburg 1924. è evidente nell’uso e abuso di terminologia
A. Tognolo misterica, nell’importanza attribuita agli ora-
BIBL.: G. HAGEMANN, Metaphysik: ein Leitfaden für coli (lovgia) caldaici ed egiziani, nella defini-
akademische Vorlesungen sowie zum Selbstunterrichte, zione di Dio come bene, uno, principio, perfet-
Freiburg i.W. 19147; J. LISTL, s. v., in W. KASPER (a cura to, re ecc., nella struttura gerarchica del reale.
di), Lexikon für Theologie und Kirche, Freiburg i.W. Enea tuttavia non esita a respingere parecchie
1993-20013, vol. III, col. 641. tesi fondamentali del neoplatonismo: così, ol-
tre la tradizionale tendenza a conciliare Aristo-
ENEA DIGaza
Enea di GAZA. – Retore e filosofo cristiano, tele con Platone, la preesistenza delle anime,
vissuto tra il sec. V e il VI d. C. Su tutte le sue la metempsicosi, l’eternità del mondo, la pre-
notizie biografiche grava l’incertezza, ma pare esistenza della materia: correzioni queste al si-
che abbia compiuto gli studi di retorica in stema neoplatonico, che derivano con tutta evi-
Alessandria, dove avrebbe seguito anche le- denza dal cristianesimo, benché in Enea man-
zioni di filosofia del neoplatonico Ierocle, e chino menzioni dirette delle fonti cristiane.
che, tornato in patria, vi abbia aperto una Il Teofrasto fu pubblicato (con un’introduzione
scuola di retorica e forse anche di filosofia. La- critica di D.C. Wernsdorf, commento di Barth e
sciò venticinque lettere dal contenuto vario e tr. lat. di A. Traversari) da Boissonade, Paris
occasionale, non filosofico (in R. Hercher, Epi- 1836; quindi in J.-P. Migne Patrologiae cursus
stolographi graeci, Paris 1873; e, più recente- completus, Series I,: [Patres] Ecclesiae Graecae,
mente, in Enea di Gaza, Epistole, a cura di L. 161 voll. in 167 tomi, Paris 1857-66, 85, coll.
Massa Napolitano, Napoli 19622). 871-1004 (che probabilmente non fa che ripro-
Il suo scritto filosoficamente più significativo è durre la vecchia ediz. di F. du Duc); e, più re-
il Teofrasto, composto con ogni probabilità tra centemente, da M.E. Colonna, Napoli 1958
il 485 e il 490 d. C.; si tratta di un dialogo fra tre (sul lavoro critico che resta da fare, confronta
le indicazioni di Alain Segonds, art. n. 64
personaggi: Egitto (che non interviene quasi
Ainéas de Gaza, in R. Goulet [a cura di], Diction-
mai), Teofrasto (l’interlocutore pagano) ed
naire des philosophes antiques, vol. I, Paris 1989,
Eussiteo (il portavoce delle opinioni dell’auto-
pp. 82-87, p. 86). Come è noto da tempo, l’Am-
re) su tre argomenti: l’anima, il mondo, la ri-
monio di Zaccaria contiene, oltre a due citazio-
surrezione del corpo. Quanto all’anima, Eussi-
ni testuali, una cospicua serie di allusioni, imi-
teo sostiene, tra le altre cose, che l’anima è tazioni e riprese del Teofrasto (cfr. soprattutto
creata immediatamente da Dio all’atto di unir- Zaccaria Scolastico, Ammonio, a cura di M.
si con il corpo. Intorno all’origine e fine del Minniti Colonna, Napoli 1973, p. 237).
mondo, viene confutata l’opinione che vuole il E. Corsini
mondo increato e senza inizio: esso è stato BIBL.: M. WACHT, Aeneas als Apologet. Seine Kosmolo-
creato da Dio e ha avuto un inizio nel tempo. gie im Verhältnis zum Platonismus, in «Theophania»,
La dimostrazione di ciò si fonda su una prova 21 (1969).
divenuta tradizionale, almeno dai tempi della
Stoa di mezzo: il mondo finirà perché è com- ENERGETISMO (energetism; Energetismus;
Energetismo
posto di parti eterogenee e sottoposto al dive- énergétisme; energetismo). – È un indirizzo filo-
nire. Quanto alla risurrezione del corpo, l’ani- sofico, che, partendo da una dottrina scientifi-
ma, dice Enea, risorgerà con un corpo lumino- ca (l’«energetica»), riduce a energia la sostan-
so che sarà identico a quello posseduto duran- za di tutto il reale. Il suo maggiore rappresen-
te la vita, perché risponde a giustizia che lo tante è W. Ostwald, secondo il quale l’energe-
stesso corpo, che ha meritato o demeritato, tismo si oppone al materialismo, perché, men-
partecipi al premio o al castigo. La ricomposi- tre una materia a sé sarebbe semplicemente
zione del corpo al momento della risurrezione inerte, e perciò impercepibile e inesistente, i
avverrà in virtù di un elemento formale, che nostri sensi, invece, sono sempre stimolati da
Enea chiama il principio della forma (tou' energie (acustiche, luminose, tattili ecc.); la
ei[dou" oJ lovgo"), il quale non va soggetto alla realtà è tutta energia, attuantesi in centri e
corruzione e, a guisa di un seme, ricomporrà il campi di forza. L’energetismo si oppone al
corpo, ricostituendo infallibilmente gli ele- meccanicismo, in quanto sostiene che il solo
menti originari. moto locale non può dare la spiegazione e la
3396
VOLUMIfilosofia.book Page 3397 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Energia


ragione fisica dello svolgimento effettivo dei Immobile, perché è atto puro (cfr. Metaph.,
fenomeni, ed è vicino all’empiriocriticismo 1071 b ss.; Et. Nic., 1154 b 26-28).
(anche se teoreticamente e criticamente meno E. Vimercati
provveduto), perché vuole ridurre le teorie ➨ ATTO; DYNAMIS; ENTELECHIA.
scientifiche a semplici previsioni di eventi, con
leggi e sistemi di leggi (mediante la generaliz- ENERGIA (energy; Energie; énergie; energía). –
Energia
zazione dei concetti), che statisticamente rias- Nella sua accezione più ampia indica qualsiasi
sumono e conservano i caratteri costanti e ge- capacità o forza in grado di produrre un effetto
nerici di ogni passata esperienza. o di compiere un lavoro. In questo senso è si-
In base ai concetti dell’energetismo le scienze nonimo di attività e di forza, sicché si parla di
vengono classificate in tre gruppi: a) formali energie fisiche come di energie di volontà, di
(logica, matematica, geometria), il cui concet- energia materiale come di energia spirituale.
to generale è quello di funzione o coordinazio- Nella storia della filosofia il termine energia
ne; b) fisiche (meccanica, fisica, chimica), col (dal gr. ejnevrgeia) è stato usato talvolta in sen-
concetto generale di energia; c) biologiche (fisio- so equivalente e talvolta in senso distinto dai
logia, psicologia, sociologia), col concetto ge- termini di attività, atto, entelechia, forza; nella
nerale di vita, che è, poi, quello di energia libe- terminologia scolastica, p. es., era indicato
ra. Nell’unico concetto fondamentale di ener- dalle espressioni: virtus e vis. È soprattutto in
gia vengono risolti i problemi della sostanza e epoca moderna che la nozione di energia, sot-
dell’accidente, della causa e dell’effetto ecc., e toposta a una rigorosa elaborazione concet-
secondo esso sono determinati, come sue va- tuale da parte delle scienze naturali, ha assun-
riazioni nel tempo e nello spazio (e misurati in to il significato generale di grandezza fisica de-
funzione della sua grandezza e intensità), tutti finita come capacità di compiere lavoro, dove
per lavoro s’intende lo spostamento del punto
i fenomeni, fisici e umani, materiali e psichici,
di applicazione di una forza (L = Fl).
sensitivi, intellettivi e volitivi, individuali e so-
Mentre il concetto di forza è per noi intuitivo,
ciali, concludendosi in una forma di metafisica
perché direttamente collegato all’esperienza
naturalistica ed empiristica.
dello sforzo muscolare, il concetto di lavoro è
C. Ferro
più riposto e fu, per tutta l’antichità e il Medio-
BIBL.: D. NYS, Cosmologie ou étude philosophique du evo, e lo è tuttora nel linguaggio comune, con-
monde inorganique, vol. I: Le mécanisme, le néo-méca-
fuso col primo. Si deve a Keplero (Harmonices
nisme, le mécanisme dynamique, le dynamisme, l’éner-
mundi, Linz 1619, pp. 122, 163-164) la prima di-
gétisme, Louvain-Paris19284; J. BARRIO, El energeti-
stinzione, ancora nebulosa, tra forza e lavoro
smo de W. Ostwald, in «Revista de Filosofía», 22
nonché l’introduzione del vocabolo energia
(1963), pp. 63-98; S.L. JAKI, s.v., in S. AUROUX (a cura
(ibi, p. 163); il concetto è più chiaro in Galileo,
di), Encyclopédie Philosophique Universelle - Les No-
che lo designa con la parola momento. Poiché
tions Philosophiques, vol. II, Paris 1990.
l’energia si presenta sotto forme notevolmen-
te diverse e può passare da una forma all’altra,
ENERGHEIA (ej n ev r geia) . – In Aristotele
Energheia emerse presto l’esigenza di distinguere e di
l’energheia indica l’essere in atto di una realtà, definire esattamente i diversi tipi di energia.
ossia la sua realizzazione, il suo essere realtà Fin dalla seconda metà del XVII secolo venne
compiuta (cfr. Metaph., 1048 a ss.). In quanto chiaramente formulata la distinzione fra ener-
tale, energheia si contrappone a dynamis (duvna- gia potenziale (o di posizione) ed energia cinetica
mi"), che indica invece l’essere di una cosa nel- (o di movimento). Poiché il lavoro, nel caso di
la sua potenzialità o capacità di trasformarsi in un semplice spostamento che avviene nella
altro. Atto si può considerare sinonimo di en- direzione della forza applicata, è misurato dal
telechia (ejntelevceia), di eidos (ei\do") e di forma prodotto dell’intensità della forza per la lun-
(morfhv). L’atto precede la potenza in senso ghezza dello spostamento, sollevando un peso
cronologico, metafisico e gnoseologico; infat- P a un’altezza h, si compirà un lavoro pari a Ph.
ti, l’atto è la regola e il fine della potenza, e la Inversamente, se lo stesso corpo si trova già
potenza è potenza dell’atto (cfr. Metaph., 1049 all’altezza h, esso, cadendo, è capace di com-
b ss.). L’atto sussiste sia nel movimento, sia piere lo stesso lavoro Ph. Sicché, soltanto per
nella dimensione dell’immobile, come ad la posizione che ha, il corpo ha capacità di
esempio in Dio. In tal senso, Dio è il motore compiere lavoro, cioè ha energia. Questa for-
3397
VOLUMIfilosofia.book Page 3398 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Energia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ma di energia, che si manifesta soltanto quan- gnifica, come aveva intuito Leibniz, che la fa-
do si verificano opportune condizioni fisiche, cultas agendi non va perduta: quando in un si-
si chiama appunto energia potenziale o di posi- stema conservativo diminuisce l’energia po-
zione. L’energia cinetica è invece quella forma di tenziale, aumenta di altrettanto l’energia cine-
energia meccanica associata al movimento di tica e viceversa. Un esempio meccanico di
un corpo, la quale è talvolta chiamata forza vi- continua trasformazione reciproca di energia
va. La misura di questa forma di energia fu og- potenziale in cinetica si ha nel pendolo: la sua
getto di una lunga controversia tra i cartesiani energia è tutta potenziale quando esso si trova
e Leibniz. Nella celebre memoria del 1686, in- in una posizione estrema, tutta cinetica quan-
titolata Demonstratio erroris memorabilis Carte- do passa per la posizione d’equilibrio; si va
sii, Leibniz stabilì che la forza viva era uguale al continuamente mutando da cinetica in poten-
prodotto del corpo (cioè della massa) per il ziale nei tratti ascendenti, da potenziale in ci-
quadrato della velocità. Correzioni successive netica nei tratti discendenti.
della formula leibniziana mostrarono che in Ma ben presto ci si accorse che il precedente
realtà l’energia cinetica è uguale al semipro- principio di conservazione cadeva in difetto in
dotto della massa per il quadrato della veloci- tutti i fenomeni meccanici reali, a eccezione
tà: un corpo di massa m che si muove con ve- dei moti planetari. P. es., qualunque pendolo,
locità v possiede infatti un’energia cinetica pa- dopo aver oscillato per qualche tempo, si fer-
ri a mv2/2. ma; la sua energia meccanica è scomparsa:
Alla fine del Settecento e nella prima metà questo sistema, in cui si calcolano solo le
dell’Ottocento, i problemi sollevati dai primi energie meccaniche, non sembra dunque con-
sistemi di sfruttamento industriale della mac- servativo, ma dissipativo. La scoperta che il ca-
china a vapore favorirono un’importante svol- lore è una forma di energia e che l’energia
ta concettuale nello sviluppo delle nozioni meccanica si può trasformare in calore e vice-
correlate di energia e di lavoro. La loro impor- versa, consentì di riaffermare che il pendolo
tanza venne chiaramente evidenziata da J. rappresenta un sistema conservativo, perché
Watt nei suoi studi sul miglioramento delle nella serie delle sue trasformazioni la somma
macchine a vapore. Ma bisogna arrivare dell’energia meccanica e termica rimane co-
all’opera di Poncelet (Introduction à la méchani- stante. Nel caso del pendolo, infatti, l’energia
que industrielle, Paris 1829) per trovare una raf- meccanica esistente all’inizio delle oscillazio-
finata definizione moderna del concetto di ni si è trasformata, alla fine del moto, in
energia e una sua sistematica utilizzazione in un’equivalente quantità di calore, sviluppato
senso rigorosamente tecnico. Tuttavia fu solo dall’attrito nei perni e dalla resistenza del mez-
con la scoperta dell’equivalenza tra energia zo. Se, tuttavia, si tende un filo metallico sino
meccanica e calore, a opera di J.R. Mayer a deformarlo permanentemente (non ritornan-
(1842) e di J.P. Joule (1843), che si evidenziò la do quindi nello stato fisico primitivo) e si mi-
portata universale del principio di conservazione sura la quantità di calore prodotta durante la
dell’energia o primo principio della termodina- deformazione, si trova che essa è minore del
mica. Tale equivalenza, attestando che il calo- lavoro fatto per allungare il filo: il principio di
re è una forma di energia, ne estendeva il do- conservazione dell’energia sembra cadere
minio del concetto oltre il ristretto ambito del- nuovamente in difetto. In realtà, il principio di
la meccanica. Non a caso, con l’opera di H. von conservazione resta valido, perché la differen-
Helmholtz (Über die Erhaltung der Kraft del za tra il lavoro occorso per allungare il filo e il
1847) si assiste a una nitida generalizzazione calore prodotto si è trasformata in energia in-
del principio di conservazione dell’energia. terna del filo: nella sua nuova sistemazione
L’equivalenza tra energia meccanica e calore molecolare il filo ha incorporato una maggiore
permise altresì di superare alcuni aspetti pro- energia.
blematici manifestati dai sistemi meccanici La scoperta che il calore può convertirsi in la-
conservativi. Era noto che in un sistema mec- voro, e viceversa, secondo un rapporto fisso,
canico isolato (su cui non agiscono forze ester- non solo decretò il tramonto delle vecchie te-
ne) la somma delle energie cinetiche e poten- orie del calorico, che concepivano il calore co-
ziali del sistema restava costante e perciò que- me una sostanza materiale fluida, ma portò
sti sistemi venivano chiamati conservativi. anche a distinguere le diverse forme di energia
Questa proprietà dei sistemi conservativi si- e a studiarne modalità di scambio e rapporti di
3398
VOLUMIfilosofia.book Page 3399 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Energie specifiche


conversione di una forma nell’altra. Vennero particelle) pari a mc2. La quantità di energia
così individuate e definite le varie forme di prodotta da reazioni nucleari, principalmente
energia: energia magnetica, elettrica, gravita- da fissione e fusione, è calcolabile mediante
zionale, elastica, chimica raggiante, nucleare, questa equazione. La scoperta della reazione a
energia di legame e di scambio. Il fatto che catena a opera di E. Fermi (1942) dimostrò che
l’energia meccanica può convertirsi integral- enormi quantità di energia possono essere ri-
mente in calore, ma non viceversa, rese evi- cavate da piccole quantità di uranio: in 450
dente in tutta la sua universalità il processo ir- grammi di uranio si trova tanta energia quanto
reversibile di degradazione dell’energia, che si in migliaia di tonnellate carbone.
traduce in un progressivo aumento dell’entro- Un maggior sfruttamento dell’energia nuclea-
pia fino alla finale morte termica dell’universo. re appare attualmente la strategia più conve-
L’energia divenne insomma la seconda so- niente e meno inquinante per tentare di risol-
stanza della fisica che si collocava allo stesso vere la crisi energetica o il problema delle risorse
livello della prima: la materia. Tutto ciò si tra- energetiche, determinato dal fatto che l’attuale
dusse ben presto in un programma di ricerca – produzione di energia non riesce a soddisfare
chiamato energetismo e difeso soprattutto da il fabbisogno energetico mondiale necessario
F.W. Ostwald, il fondatore della chimica-fisica per alimentare le attività produttive dell’uomo
– che tentava di ridurre ogni sostanza materia- e, in particolar modo, quello delle popolazioni
le a energia. in via di sviluppo. Esistono numerose fonti di
Il superamento della crisi della fisica classica energia, ma attualmente la maggior parte
di fine Ottocento mediante la meccanica dell’energia mondiale sfruttata dall’uomo per
quantistica, la teoria della relatività e la nasci- soddisfare i suoi bisogni fondamentali è forni-
ta della fisica nucleare e subnucleare determi- ta da combustibili fossili, carbone e petrolio.
nò dei poderosi slittamenti semantici nel mo- Le riserve di quest’ultimo, però, si stanno rapi-
do di intendere l’energia. La nozione fisica di damente esaurendo e le centrali a carbone ri-
campo e la successiva quantizzazione del cam- sultano altamente inquinanti. Confrontate
po stesso furono i principali veicoli di questa con l’energia ricavabile dal nucleo dell’atomo,
importante svolta concettuale. Nel 1900 M. le sorgenti di energia rinnovabili, come il sole,
Planck ipotizzò che emissione e assorbimento il vento le maree ecc., non risultano molto
di energia elettromagnetica possono effettuar- competitive sia per capacità limitate sia per
si soltanto per granuli o quanti finiti di energia costi.
di valore proporzionale alla frequenza (E = hv). L. Conti
La riduzione della materia a densità di campo BIBL.: F. STRITTER, Energie. Eine Darstellung des Ener-
fa venir meno ogni distinzione qualitativa tra gie-Begriffes, München 1940; J. MANDELKER, Matter,
materia ed energia e trova la sua canonica Energy, Mechanics, New York 1954; M. RESTIGLIAN,
espressione nella nota equazione E = mc2, che L’energia nella sua definizione meccanica e l’evoluzione
Einstein dedusse, ancor prima che vi fosse una storica del vocabolo e del concetto, «Studia Patavina»,
qualsiasi prova sperimentale, dalla sua rivolu- 1959, pp. 450-490; Y. ELKANA, The Discovery of the
zionaria teoria della relatività ristretta o spe- Conservation of Energy, London 1972; G. TORALDO DI
ciale (1905). Cessava così il dualismo tra mas- FRANCIA, L’indagine del mondo fisico, Torino 1976; T.S.
sa ed energia, e in luogo di due principi di con- KUHN, The Essential Tension, Chicago 1977, pp. 66-
servazione, uno per la materia e l’altro per 104; P.H. HARMAN, Energy, Force, and Matter. The
l’energia, se ne aveva uno solo di conservazio- Conceptual Development of Nineteenth-Century Physi-
ne della massa-energia. Tutto ciò vuol dire che cs, Cambridge 1982; P.E. HODGSON, Nuclear Power,
ogni particella deve essere concepita come Energy and the Environment, London 1999.
una sorta di energia congelata, di valore ugua- ➨ ATTIVITÀ; ATTO; ENTELECHIA; FORZA; TERMODINAMI-
le al prodotto della sua massa per il quadrato CA; RELATIVITÀ, TEORIA DELLA.
della velocità della luce (mc2), la quale, in op-
portune condizioni, può essere liberata e ENERGIE SPECIFICHE, LEGGE DELLE (law
Energie specifiche
sfruttata per produrre lavoro. Gli sviluppi della of specific [nerve] energy; Gesetz der spezifischen
fisica nucleare confermarono in molti modi Sinnesenergien; loi de l’énergie spécifique; ley de
questa equivalenza della massa con l’energia: las energías especifícas). – Formulata nel 1826
una particella, p. es., può annichilarsi fornendo dal grande fisiologo tedesco J.P. Müller (1801-
energia (raggiante, termica, cinetica di altre 1858), stabilisce che ciascun sistema sensoria-
3399
VOLUMIfilosofia.book Page 3400 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Energismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

le risponde ai vari stimoli in un modo caratte- duttori non produce una perdita delle «qualità
ristico e fisso, cioè con una propria «energia sensibili», ma una decomposizione: p. es., pri-
specifica». A ciascun nervo sensoriale viene at- ma i colori sono modificati nella loro tonalità,
tribuita infatti una sua energia specifica: «Così poi lo spettro si semplifica fino a una mono-
la sensazione del suono è l’energia propria del cromasia in grigio. Perciò, piuttosto che una
nervo acustico, quella della luce e dei colori è perdita di qualità, si ha una minore reattività
l’energia particolare del nervo ottico ecc.». dei conduttori o, meglio, un livellamento delle
Una medesima causa, o stimolo esterno o in- eccitazioni che non vengono più organizzate in
terno, produce sensazioni differenti nei diversi quell’insieme stabile che è la sensazione spe-
sensi proprio in ragione della loro specifica cifica. Così pure l’eccitazione di una regione
natura: una corrente elettrica, p. es., causerà della pelle con un capello produce progressi-
delle sensazioni tattili, visive, uditive, gustati- vamente una gamma di sensazioni, che vanno
ve a seconda che agisca sui nervi del tatto, del- da una sensazione tattile puntuale a una sen-
la vista, dell’occhio, del gusto. Tutti gli stimoli sazione termica, a un’impressione di movi-
– siano essi di tipo meccanico, chimico, termi- mento circolare dell’eccitante; infine si annul-
co o galvanoelettrico – che agiscono sui nervi
lano, non avvertendosi più nulla. È dunque
hanno lo stesso tipo di effetto, nel senso che
l’azione totale, olistica, dell’organismo che
ciascun nervo reagisce sempre e solo con la
specifica l’eccitazione in questa o quella qua-
sua peculiare «energia specifica». Si possono
lità sensibile, e l’organo sensoriale vi entra a
ottenere, p. es., sensazioni luminose, stimo-
lando il nervo ottico tanto con la luce quanto seconda del modo in cui l’organismo lo accor-
con stimoli meccanici o elettrici. Ne consegue da alla sua funzione totale.
L. Conti
che le sensazioni dei diversi sensi derivano la
loro qualità particolare dall’organo stimolato BIBL.: J.P. MÜLLER, Zur vergleichenden Physiologie des
e non dalla qualità dello stimolo. La legge del- Gesichtssinnes, Leipzig 1926; M. MERLEAU-PONTY,
le energie specifiche ha importanti implicazio- Phénoménologie de la perception, Paris 1945; E.D.
ni epistemologiche, perché porta ad affermare ADRIAN, The Physical Background of Perception,
Oxford 1947, tr. it. di G. Moruzzi, I fondamenti fisiolo-
la tesi che l’uomo non percepisce i processi
gici della percezione, Torino 1952; C.T. MORGAN, Some
reali del mondo esterno, ma solo le alterazioni
Structural Factors in Perception, in R.R. BLAKE - G.V.
che questi producono nel suo sistema senso-
RAMSEY (a cura di), Perception, New York 1951, pp.
riale.
25-55; R.W. SPERRY, Science and Moral Priority, New
La legge delle energie specifiche riflette il qua- York 1983; A.R. DAMASIO, The Feeling of What Hap-
dro culturale del meccanicismo associazioni- pens, New York 1999, tr. it. di S. Frediani, Emozione e
stico del sec. XIX. Nonostante che molte teorie coscienza, Milano 2000.
sensorie si siano sviluppate a partire dai suoi
presupposti, evidenzia vistose carenze
ENERGISMO
Energismo (energism; Energismus; énergi-
(Morgan). Essa, del resto, accorda troppo sco-
sme; energismo). – Dottrina etica, che ha avuto
pertamente all’organismo il potere di trasfor-
il suo teorico in F. Paulsen, per il quale l’ideale
mare il mondo fisico conosciuto e attribuisce
ai sistemi sensoriali la capacità di creare le dif- etico consiste nella pienezza delle manifesta-
ferenti strutture della nostra esperienza, per zioni vitali, cioè nel completo e armonico svi-
cui la visione, il tatto e l’udito non ci fornisco- luppo delle forze fisiche e spirituali e nella to-
no altro che qualità prodotte dagli organi mes- tale partecipazione alle forme storicamente e
si in gioco. Ma è soprattutto sul terreno mor- spiritualmente più evolute della vita associata
fologico, neurologico e su quello funzionale (System der Ethik, I, Berlin 19005). Influenzato
che la sua versione originaria mostra i suoi li- dallo scientismo positivistico, Paulsen mette
miti maggiori. Le indagini elettrofisiologiche in risalto lo stretto rapporto che esiste tra eti-
più recenti, oltre che mettere in dubbio la spe- ca e biologia, in quanto scienze che studiano,
cificità dei recettori periferici, evidenziano che sia pure sotto due prospettive diverse, le for-
la conduzione degli stimoli non segue vie sem- me dello sviluppo delle energie vitali dell’uo-
plici: gli impulsi provenienti da diversi recetto- mo. Natura ed etica si sviluppano teleologica-
ri si possono accoppiare, sottrarre o comun- mente, giungendo a pienezza nell’unità psichi-
que modificare. La neuropatologia dimostra ca suprema che è un dio, panteisticamente in-
poi che le lesioni dei centri e anche dei con- teso come forza operante nella natura e nella
3400
VOLUMIfilosofia.book Page 3401 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enesidemo


cultura (cfr. Einleitung in die Philosophie, Berlin rico, il quale non può tuttavia essere ridotto al
1892). rango di mero copista del pensiero eneside-
D. Fiorot - M. D’Avenia meo.
Al di là di tali problemi ermeneutici, possiamo
ENESIDEMO
Enesidemo (Aijnhsivdhmo"). – Filosofo scet- forse raggiungere alcuni punti fermi. Appare in
tico, fondatore del movimento neo-pirronia- primo luogo innegabile che Enesidemo fu il
no, vissuto probabilmente nella seconda metà primo a raccogliere e formulare sistematica-
del sec. I a. C., nativo di Cnosso (Creta, anche mente gli argomenti con cui gli scettici soste-
se Fozio lo dice «di Egea»). SOMMARIO: I. I tropi nevano la necessità di sospendere l’assenso e
e il loro significato - II. Il bene; l’eraclitismo di quindi il giudizio. Il suo intento era di classifi-
Enesidemo. care in maniera organica le opposizioni possi-
Poche notizie soltanto si hanno sulla sua vita; bili fra il modo in cui un oggetto appare (senza
forse insegnò ad Alessandria. Volle combatte- distinguere pregiudizialmente se alla perce-
re il presunto scetticismo dell’Accademia del zione sensibile o intellettuale) e ciò che esso è
suo tempo, soprattutto il fallibilismo di Filone in realtà o secondo natura. La parola trovpoi
di Larissa, deviato a suo avviso verso una for- («modi»), invece della quale si adoperano an-
ma di dogmatismo pericolosamente vicina al- che i termini tovpoi («schemi o figure argomen-
lo stoicismo, per ritornare invece, in modo in- tative») o lovgoi («argomenti» o «ragioni»), in-
dubbiamente originale e non senza forzature dica appunto l’insieme delle varie argomenta-
interpretative, a Pirrone assunto come «ban- zioni specifiche e degli strumenti tecnici che la
diera» del suo nuovo movimento filosofico. La tradizione scettica ha elaborato nel corso della
sua opera principale, perduta, s’intitolava Di- sua storia per raggiungere la ejpochv.
scorsi pirroniani (Purrwvneioi lovgoi) in 8 libri. Benché essi sopravvivano in fonti e versioni di-
Fozio (Myriobiblon, cod. 212) la espone sinteti- verse, la presentazione più completa appare
camente libro per libro e ci attesta che essa era proprio quella offerta da Sesto. I «modi» sono
dedicata al romano L. Elio Tuberone, di stirpe dieci, senza che questo possa in alcun modo
illustre, con importanti cariche pubbliche e a legittimare un parallelismo con le categorie di
lungo ritenuto suo condiscepolo nell’Accade- Aristotele, e riguardano nell’ordine (sestano):
mia, anche se tale appartenenza di scuola per 1) differenze di «rappresentazioni» che si ri-
Enesidemo è stata di recente messa in discus- scontrano fra gli animali; 2) differenze fra gli
sione con argomenti di peso. Autorevoli stu- uomini, i quali non solo giudicano le medesi-
diosi hanno identificato il dedicatario dei Di- me cose chi in un modo, chi in un altro, ma
scorsi pirroniani col Tuberone amico di gioven- provano piacere o disgusto in maniera diffe-
tù di Cicerone (cfr. Ad Quintum fratrem, I, I, 3, rente per le stesse cose; 3) indirimibili conflitti
10; Pro Ligario, 7, 21; 9, 27); e appunto questa di apparenze che si ricavano dalla molteplicità
è la ragione principale per cui la vita di Enesi- e varietà delle sensazioni; 4) opposizioni o di-
demo sarebbe da collocare nel periodo di tem- screpanze, riscontrabili entro il medesimo
po indicato. Altre opere attribuitegli da diversi senso, rispetto alle «circostanze» (peristaseis) o
autori: Contro la sapienza (Kata; sofiva"); Intor- «disposizioni» (diatheseis, come per esempio,
no alla ricerca (Peri; zhthvsew"); Schizzo intro- salute, malattia; sonno, veglia; gioia, dolore;
duttivo al pirronismo (ÔUpotupwvsi" eij" ta; Pur- giovinezza, vecchiaia; coraggio, paura; caldo,
rwvneia); Elementi (Stoiceiwvsei"); Prima intro- freddo ecc.); 5) varietà delle rappresentazioni
duzione (Prwvth eijsagwghv). Ma non si sa se per effetto delle distanze, dei luoghi e delle
questi titoli designino opere particolari o parti posizioni, per cui le cose che sembrano grandi
di una stessa opera o di più opere. si mostrano piccole, le quadrate rotonde, le li-
I. I TROPI E IL LORO SIGNIFICATO. – La dottrina di sce ruvide, le diritte spezzate ecc.; 6) mesco-
Enesidemo non è agevole da ricostruire, anche lanze interne o esterne, che impediscono una
per l’assenza a tutt’oggi di un’edizione critica percezione sensibile pura e assoluta degli og-
delle testimonianze che lo riguardano. Diffici- getti e costringono a limitare le proprie affer-
lissimo, dunque, è il compito di chi voglia in- mazioni al modo in cui ci appaiono le varie
dividuare con esattezza quanto debba essere commistioni; 7) tipi di composizione diversi
con certezza ricondotto a lui, in particolare che entrano in gioco nella formazione di un
dietro le pagine della fonte pirroniana che più oggetto e che danno origine a rappresentazio-
verosimilmente ne fece largo uso, Sesto Empi- ni sensoriali discordi; 8) relazione (tutto es-
3401
VOLUMIfilosofia.book Page 3402 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enesidemo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sendo relativo, dobbiamo sospendere il giudi- Dimostrata impossibile la conoscenza diretta


zio sulla reale natura delle cose); 9) opposte delle cause, Enesidemo passa a mostrare co-
rappresentazioni prodotte a seconda della me sia impossibile anche la loro conoscenza
quantità di occorrenze (frequenti - rare) di un indiretta attraverso i segni, ossia attraverso i fe-
determinato evento nel corso cumulativo del- nomeni o effetti, dai quali, secondo gli stoici e
la nostra esperienza; 10) i cinque fattori (diver- gli epicurei, mediante il ragionamento si risa-
sità di scelte di vita, costumi, leggi, credenze lirebbe a ciò che essi significano, ossia alle cau-
mitiche e presupposizioni dogmatiche), gene- se significate (cfr.: Fozio, Myriobiblon; Sesto
ratori di conflitti di rappresentazioni, accurata- Empirico, Adversus mathematicos, VIII, 215-222
mente ricostruiti in tutti i loro possibili incroci e 234-236; cfr.: Diogene Laerzio, Vite dei filosofi,
(ben quindici), e dunque capaci di indurre alla IX, 96). Sesto Empirico sviluppò questa dottri-
ejpoch sulla reale natura degli oggetti o com- na dei segni, legandola anche a una più tecni-
portamenti presi in considerazione. ca distinzione fra segni rammemorativi e indi-
Sesto Empirico (Lineamenti pirroniani, I, 38- cativi. Può darsi che, come suppone Robin,
39), forse in modo alquanto originale, raggrup- Enesidemo abbia contribuito indirettamente
pa poi i tropi in tre gruppi, a seconda che essi anche alla critica (che troviamo esposta nelle
abbiano a che fare solo con il soggetto giudi- opere di Sesto Empirico) mossa dagli scettici
cante (i primi quattro); solo con l’oggetto giu- alla sillogistica aristotelica e alla dialettica
dicato (il settimo e il decimo); o infine con en- stoica.
trambi (il quinto, il sesto, l’ottavo e il nono). II. IL BENE; L’ERACLITISMO DI ENESIDEMO. – Pare che
Quindi propone una sorta di struttura pirami- anche nella morale Enesidemo rinnovasse
dale: al vertice troviamo, quale genere sommo, l’insegnamento di Pirrone.
il tropo della relazione, cui sono subordinati Per conciliare le varie testimonianze che ab-
rispettivamente, quali sue specie, i tre rag- biamo al riguardo (Fozio, Myriobiblos, 212, 22,
gruppamenti appena menzionati e quali sue 26, 30; Sesto Empirico, Adversus mathematicos,
infimae species i dieci modi nella loro totalità. Xl, 42; Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, IX, 107;
Aristocle presso Eusebio, Praeparatio evangeli-
Se le percezioni sensoriali non danno nessuna
ca, XIV, 19, 4), si può supporre che egli, al pari
certezza, anche la ragione è infida; la dimostra-
di Pirrone e di Timone, facesse consistere il
zione di Enesidemo doveva riguardare tre pun-
sommo bene nella sospensione dell’assenso e
ti: la verità, le cause, i segni. In particolare,
nella conseguente imperturbabilità dell’animo.
mostrato che non ci può essere verità e quindi
Dibattutissima è la questione dell’eraclitismo
scienza (cfr.: Sesto Empirico, Adversus mathe-
di Enesidemo. Dice Sesto Empirico (Linea-
maticos, VIII, 40-48; Diogene Laerzio, Vite dei fi- menti pirroniani, I, 210): «Enesidemo sostene-
losofi, IX, 92-96), e giacché i dogmatici, che cre- va che l’indirizzo scettico è una via verso la fi-
dono nella possibilità della scienza, conside- losofia eraclitea (perché il fatto che appaiono
rano questa come la scoperta delle cause o co- aspetti contrari riguardo alla medesima cosa
me un sistema di dimostrazioni, Enesidemo spiana la strada al fatto che aspetti contrari ri-
mostra che non ci sono e non ci possono esse- guardo alla medesima cosa sussistono effetti-
re cause né relazioni necessarie fra le nostre vamente) e gli scettici affermano che aspetti
idee, né quindi dimostrazioni. contrari riguardo alla medesima cosa appaio-
Oltre a una batteria di argomenti o tropi con- no, mentre gli eraclitei da ciò arrivano all’effet-
tro gli «aitiologisti», che mostrano l’infonda- tiva sussistenza di quegli aspetti» (cfr. Adver-
tezza o meglio la non giustificabilità delle sin- sus mathematicos, VII, 349 e 350; VIII, 8; IX, 337;
gole spiegazioni causali (cfr.: Sesto Empirico, X, 38, 216, 233; Lineamenti pirroniani, III, 138;
Lineamenti pirroniani, I, 180-186), Enesidemo Tertulliano, De anima, cap. 25). Senza voler qui
formulò verosimilmente anche un altro tipo di riproporre tutte le possibili risposte e una vol-
attacco, molto più radicale, contro il concetto ta scartata la facile, ma improduttiva strada di
e l’esistenza della causa e dunque contro la un grave errore o di una imperdonabile disat-
possibilità stessa di considerare qualcosa cau- tenzione dossografica di Sesto, basterà forse
sa di qualcos’altro, anticipando quindi in qual- riassumere in generale il ventaglio delle ipote-
che modo le sottili critiche di Hume (cfr.: Se- si più rilevanti. Secondo alcuni interpreti Ene-
sto Empirico, Adversus mathematicos, IX, 218- sidemo passò dallo scetticismo all’eracliti-
227; Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, IX, 97-99). smo, e, affermando il coesistere dei contrari
3402
VOLUMIfilosofia.book Page 3403 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enfantin


nell’essere e non nei fenomeni soltanto, non und die skeptischen Tropen, in «Eirene», 19 (1981),
solo non credette di divenire, ma in realtà non pp. 83-97; G. STRIKER, The Ten Tropes of Aenesidemus,
divenne dogmatico (contrariamente all’opi- in M. BURNYEAT (a cura di), The Skeptical Tradition,
nione di Brochard). Secondo un altro punto di Berkeley - Los Angeles - London 1983, pp. 95-115; J.
vista (cfr. già Saisset, nonché poi Dal Pra e ANNAS-J. BARNES, The Modes of Scepticism. Ancient
Rist) Enesidemo passò invece dall’eracliti- Texts and Modern Interpretations, Cambridge 1985; F.
smo, sostenuto in una fase iniziale e dogmati- DECLEVA CAIZZI, Aenesidemus and the Academy, in
ca della sua formazione filosofica, al pirroni- «Classical Quarterly», 42 (1992), pp. 176-189; J.
smo, ultimo approdo di una considerazione MANSFELD, Aenesidemus and the Academics, in L.
della filosofia ormai compiutamente scettica. AYERS (a cura di), The Passionate Intellect. Essays for
Tenendo sempre fermo il carattere non dog- I. Kidd, New Brunswick - London 1995, pp. 235-248;
matico di Enesidemo, altri autori (cfr. soprat- E. SPINELLI, Enesidemo e la corporeità del tempo, in G.
CASERTANO (a cura di), Il concetto di tempo, Napoli
tutto Burkhard) hanno accreditato per lui un
1997, pp. 159-171; B. PÉREZ, s. v., in R. GOULET (a cura
uso esclusivamente dialettico (ed essenzial-
di), Dictionnaire des philosophes antiques III, Paris
mente anti-stoico) dell’eraclitismo. Nonostan-
2000, pp. 90-99; C. VIANO, «Enésidème selon Héracli-
te la plausibilità di quest’ultima ipotesi, cui si
te»: la substance corporelle du temps, in «Revue philo-
affianca l’altra, sostenuta da Pérez, che vede sophique de la France et de l’étranger», 192 (2002),
nell’eraclitismo enesidemeo «una utilizzazio- pp. 141-158; M.L. CHIESARA, Storia dello scetticismo
ne filosofica della dossografia», appare infine greco, Torino 2003, pp. 112-153; R. POLITO, The Scep-
legittimo avanzare un’altra possibilità: che sia tical Road: Aenesidemus’ Appropriation of Heraclitus,
lo stesso Sesto, per i suoi scopi compositivi, a Leiden-Boston 2004; B. PÉREZ-JEAN, Dogmatisme et
usare alcuni spunti dell’interpretazione eracli- scepticisme: L’héraclitisme d’Enésidème, Villeneuve
tea fornita da Enesidemo per classificarlo – co- d’Ascq 2006.
me del resto fa apertamente in altri punti dei
suoi scritti – fra i dogmatici, allo scopo di far ENFANTIN, BARTHELÉMY PROSPER. – Socio-
Enfantin
meglio risaltare la purezza e la forte originalità logo francese, n. a Parigi nel 1796, m. ivi nel
del proprio pirronismo. 1864.
G. Capone Braga - E. Spinelli
Nel 1823 sottoscrisse il Catéchisme des indus-
BIBL.: manca una raccolta delle testimonianze: cfr. triels, ma non fece parte degli intimi di H. de
F. DECLEVA CAIZZI, Per un’edizione delle testimonianze
Saint-Simon; solo nel 1825, alla morte di
sullo scettico Enesidemo, in «Annuario Ginnasio Li-
ceo “A. Volta” di Como», 5 (1990-1992), pp. 183-200;
quest’ultimo, si unì a O. Rodriguez e agli altri
si veda anche: H. DIELS, Doxographi Graeci, Berlin fondatori del «Producteur», divenendo ben
1879, pp. 210 ss., tr. it. di F. Torraca, Padova 1961; H. presto Père suprème della famiglia sansimonia-
VON ARNIM, Philo und Aenesidemos, in Quellenstudien na. Oltre agli articoli sul «Producteur», sul
zu Philo von Alexandria, Berlin 1888, pp. 53-100. «Globe», sull’«Organisateur» e sul «Crédit»,
Su Enesidemo: oltre a E. ZELLER, Die Philosophie der pubblicò: La colonisation de l’Algérie, Paris
Griechen in ihrer geschichtlichen Entwicklung, Leipzig 1843; Correspondance philosophique et religieuse,
1919-23, rist. Hildesheim - Zürich - New York 1990 ivi 1847-49; La science de l’homme, ivi 1858; La
(Tübingen 1844-52), III, 2, pp. 23-46, e alle ricostru- vie éternelle, ivi 1861.
zioni complessive dedicate allo scetticismo antico Secondo Enfantin la vita individuale è un
(v., con relativi rinvii bibliografici), si vedano più in aspetto della vita sociale e la società un’indi-
dettaglio E. SAISSET, Le scepticisme antique, Aenésidè- vidualità psicologica. L’amore, che Enfantin
me, Pascal, Kant, Paris 18652, pp. 209 ss.; A. D’ORA- chiamerà religione, costituisce il legame della
ZIO, Enesidemo e lo scetticismo greco, Roma 1901; G.
società, nella quale ogni individuo deve inte-
CAPONE BRAGA, L’eraclitismo di Enesidemo, in «Rivista
grarsi. L’organizzazione politico-sociale assu-
di Filosofia», 22 (1931), pp. 33-47; E. CHATZILYSAN-
DROS, Geschichte der skeptischen Tropen ausgehend von
me così le forme di una vaga teocrazia, il cui
Diogenes Laertius und Sextus Empiricus, München equilibrio è assicurato dalla presenza del sa-
1970; J. RIST, The Heracliteanism of Aenesidemus, in cerdote, anzi della «coppia sacerdotale».
«Phoenix», 24 (1970), pp. 309-319; U. BURKHARD, Die F. Gentile
angebliche Heraklit-Nachfolge des Skeptikers Aenesi- BIBL.: C. LIBERT, Enfantin, in «Les contemporains»,
dem, Bonn 1973; K. JANÁCEK, Zur Interpretation des 1899, n. 366; S. CHARLÉTY, Histoire du Saint-Simonis-
Photios Abschnittes über Ainesidemos, in «Eirene», 14 me, Paris 1931; G. SANTONASTASO, Il socialismo france-
(1976), pp. 93-100; K. JANÁCEK, Philon von Alexandria se, Firenze 1954.

3403
VOLUMIfilosofia.book Page 3404 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enfield ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ENFIELD, WILLIAM. – Poligrafo e storico del-


Enfield schen Mustern entwickelt (Berlin-Stettin 1783,
la filosofia, n. a Sudbury (Suffolk) il 29 mar. rist. Hildesheim 1977); Ideen zu einer Mimik,
1741, m. a Norwich il 3 nov. 1797. (Berlin 1785-86, 2 voll.). Sul piano filosofico
Di famiglia presbiteriana, studiò teologia Engel appartiene all’indirizzo della «filosofia
nell’accademia per dissidenti di Daventry; or- popolare»: eclettismo d’impronta wolffiana,
dinato ministro, insegnò fino al 1783 all’acca- aperto alle istanze dell’empirismo; interesse
demia di Warrington e fu poi ministro della per i temi antropologici e psicologici; interpre-
congregazione unitariana di Norwich. Razio- tazione etica del cristianesimo; intento peda-
nalista e unitariano sul piano teologico, in gogico e divulgativo (cfr. la raccolta curata da
campo politico si schierò con i sostenitori di Engel, Der Philosoph für die Welt, Leipzig-Berlin
radicali riforme. Oltre a raccolte di sermoni e a 1775-1803, 4 voll.). In linea con queste tenden-
lavori di carattere letterario e storico, scrisse ze va considerato il suo impegno nel dibattito,
un manuale di fisica newtoniana (Institutes of assai vivo nell’ambiente berlinese, sulla natu-
Natural Philosophy, London 1785, più volte rie- ra e i limiti dell’illuminismo. Membro della
dito), un manuale di filosofia (Principles of «Mittwochgesellschaft» (fondata nel 1783),
Mental and Moral Philosophy, to which is pre- prese infatti parte attiva alle discussioni in se-
fixed, Elements of Logic, ivi 1809) e, soprattutto, no alla società. Fu lui, ancora, ad assumere la
un fortunato compendio di Brucker: The Hi- difesa di Mendelssohn e dell’illuminismo di
story of Philosophy from the Earliest Times to the fronte all’attacco di Jacobi, pubblicando po-
Beginnings of the Present Century (London stumo (Berlin 1786) l’appello del filosofo
1791, 2 voll.; riedito nel 1792, 1819, 1837, 1839, ebreo An die Freunde Lessings con una propria
1840; rist. con introduzione di K. Haakonssen, prefazione.
Bristol 2001). A partire dal 1774 collaborò con B. Bianco
recensioni alle principali riviste letterarie; fra BIBL.: F. HOFFMANN, Johann Jacob Engel als Aesthetiker
l’altro recensì il saggio di F.A. Nitsch sulla filo- und Kritiker, Breslau 1922; E.A. PAEPKE, Johann Jacob
sofia di Kant («The Monthly Review», 22, 1797, Engel als Kritiker, Freiburg im Breisgau 1929; J.-L
pp. 15-18). VIEILLARD-BARON, Johann Jacob Engel «modernisa-
G. Micheli teur» de Platon, in «Revue de Métaphysique et de
BIBL.: F. BOTTIN, William Enfield (1741-1797), in G. Morale», 80 (1975), pp. 346-350; A. KOSENINA - M.
SANTINELLO (a cura di), Storia delle storie generali della WEHRHAHN (a cura di), Johann Jacob Engel (1741-
filosofia, vol. III: Il secondo Illuminismo e l’età kantiana, 1802), Berlin 1991.
Padova 1988, pp. 573-581, G. MICHELI, The Early Re-
ception of Kant’s Thought in England: 1785-1805, in ENGEL, PASCAL. – Filosofo francese, n. il 17
Engel
G. MACDONALD ROSS - T. MCWALTER (a cura di), Kant genn. 1954 a Aix en Provence. Attualmente in-
and His Influence, Bristol 1990, pp. 269-272; M. FITZ- segna alla Sorbona. È uno dei principali espo-
PATRICK, s. v., in J.W. YOLTON - J.V. PRICE - J. STEPHENS nenti della filosofia analitica europea. Ha stu-
(a cura di), Dictionary of 18th-Century British Philo- diato con J. Bouveresse, addottorandosi con
sophers, Bristol 1999, pp. 313-316. una tesi su Frege e Kripke. La Norme du vrai
(Paris 1989) è un ampio trattato di logica filo-
ENGEL, JOHANN JACOB. – Illuminista tedesco,
Engel sofica, concepito secondo i canoni della tradi-
n. a Parchim (Meclemburgo) l’11 sett. 1741, m. zione analitica, ma aperto al linguaggio e alle
a Berlino il 28 giu. 1802. problematiche filosofiche tradizionali. Tra il
Critico, studioso d’estetica e drammaturgo, fu 1992 e il 1996 ha scritto saggi sulla filosofia
precettore del futuro re di Prussia Federico Gu- della mente, su D. Davidson, sui rapporti tra
glielmo III. Dopo aver studiato a Lipsia filoso- psicologia e filosofia (Philosophie et psychologie,
fia e teologia dal 1757 al 1770, insegnò filoso- ivi 1996). Negli ultimi anni Engel si è occupato
fia al ginnasio di Joachimsthal (Brandeburgo) principalmente dei problemi connessi all’af-
e fu direttore a Berlino, con il poeta Ramler, fermazione della filosofia analitica in Europa e
del nuovo teatro tedesco. Nella capitale si le- della verità. In riferimento al primo tema, ha
gò d’amicizia con i principali esponenti dell’il- compiuto un’importante opera di mediazione
luminismo. La raccolta completa dei suoi culturale, anzitutto con La dispute, une intro-
scritti, in 12 volumi, è in Sämtliche Schriften, duction à la philosophie analytique (ivi 1997), ma
Berlin 1801-06. Tra le sue opere: Anfangsgrün- anche intervenendo nel dibattito su filosofia
de einer Theorie der Dichtungskunst aus deut- analitica e continentale. Alla verità ha dedica-
3404
VOLUMIfilosofia.book Page 3405 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Engelhardt


to un breve saggio, La vérité (ivi 1998, tr. it. di della rivista «Journal of Medicine and Philo-
G. Tuzet, Verità, Genova 2004) , in cui dimostra sophy», ha contribuito a promuovere un’e-
come sia ingiustificata la tendenza relativisti- splorazione sistematica di vari aspetti delle
ca a dedurre il valore della nozione di verità cure sanitarie rilevanti per la filosofia. Anche
dai suoi tratti concettuali. Su questo ha di- tramite la collana «Philosophy and Medicine»
scusso con R. Rorty (A quoi bon la vérité?, Paris dell’editore Kluwer – che Engelhardt dirige fin
2004). dalla fondazione nel 1975 – ha incrementato la
F. D’Agostini riflessione filosofica contemporanea applicata
alla medicina. I temi trattati vanno dalle que-
ENGELBERTO. – Abate benedettino di Ad-
Engelberto stioni di tipo epistemologico (valutazione e
mont, n. nel 1250 ca., m. nel 1331. sperimentazione nelle scienze biomediche;
Commentatore di Aristotele, studiò nelle uni- conoscenza, valore e credenza; il giudizio clini-
versità di Praga e di Padova e scrisse, oltre che co; come si risolvono le dispute relative alla
di teologia, anche di politica: De regimine prin- scienza e alla tecnologia nelle controversie
cipum (ed. a cura di I.G. Hufnagel, Ratisbonae scientifiche), fino agli interrogativi che nella
1725), e De ortu et fine Romani Imperii (Basileae cultura contemporanea sono diventati sinoni-
1553). Pur seguendo Aristotele nella concezio- mo di bioetica: l’uso degli esseri umani nella
ne dello stato, egli ne accentua il carattere mo- ricerca; malattie e salute nell’ambito della psi-
rale; lo stato non è subordinato alla chiesa, chiatria; l’aborto e lo statuto del feto; l’ethos
perché entrambi sono egualmente necessari contraccettivo; il trattamento dei neonati gra-
per attuare la felicità dell’uomo. vemente malformati; suicidio ed eutanasia; i
A. Tognolo costi della salute; equità e sistemi sanitari. Il
BIBL.: Vom Ursprung und Ende des Reiches und andere ruolo che Engelhardt attribuisce alla filosofia è
Schriften, ed. a cura di W. Baum, F. Kucher e R. Se- quello di aiutare la medicina a definire il suo
noner, Grazer Beiträge zur Theologiegeschichte und
ruolo nella società contemporanea e la società
kirchlichen Zeitgeschichte, vol. XI, Graz 1998.
a intendere il senso della professione sanitaria.
Su Engelberto: A. POSCH, Die staats- und kirchenpoli-
La proposta bioetica alla quale Engelhardt ha
tische Stellung Engelberts von Admont, Paderborn
1920; M. GRABMANN, Studien über Kirche und Staat, in legato il proprio nome si riassume nell’imma-
«Sitzungsberichte der Münchener Akademie der gine dell’«isola per stranieri morali». Vivendo
Wissenschaften», 2 (1934), pp. ; E. SCHULTZ, Zur nel post-moderno, siamo diventati consape-
Beurteilung E.s von A., in «Arch. f. Kulturgesch.», voli che è tramontata non solo la sintesi reli-
1939, pp. 51-63; O. MENZEL, Bemerkungen zur Staats- giosa che ha dato unità alla società fino
lehre E.s von A. und ihre Wirkung, in Corona quer- all’epoca moderna, ma anche la speranza illu-
nea, Festgabe K. Strecker, Leipzig 1941, pp. 390-408; ministica di scoprire mediante la sola ragione
G.B. FOWLER, Intellectual Interests of E. of A., New il carattere della vita moralmente buona. In
York 1947; G.B. FOWLER, Manusript Admont 603 and particolare la discussione sui problemi della
E. of A. (c, 1250-1331). Appendix 14, Summa Alexan- bioetica si svolge entro l’orizzonte di società
drinorum, in «Arch. d’H. Doct. et Litt. du M. Age» 24 laiche pluralistiche. In un’epoca di incertezza,
(1982), pp. 69-89; J.M. BLYTHE, Family, Government
la bioetica ha il compito di offrire la possibilità
and the Medieval Aristotelians, in «History of Political
Thought» 10 (1989), pp. 1-16; W. BAUM, E. v. A. und
di condurre discussioni aperte, pacifiche, tra
der padovanische Aristotelismus, in «Medioevo» 22 gruppi in disaccordo. Si presenta come la lin-
(1996), pp. 463-478; K. UBL, E. v. A.: ein Gelehrter im gua franca di un mondo che, pur senza posse-
Spannungsfeld von Aristotelismus und christlicher dere una concezione etica comune, vuol risol-
Uberlieferung, in «Freib. Zeitsc. f. Philos. u. Theol.», vere pacificamente i conflitti che crescono at-
50 (2003), pp. 211-215. torno alla salute e alle cure sanitarie. La spe-
ranza è la soluzione tramite accordo. Il mondo
ENGELHARDT, HUGO TRISTRAM. – A Hugo
Engelhardt morale può essere costruito con la libera vo-
Tristram Engelhardt va riconosciuto un dupli- lontà, anche se non sulla base di solidi argo-
ce ruolo: promotore culturale di un approfon- menti razionali aventi contenuto morale. Que-
dito confronto della filosofia con la medicina e sta è l’essenza del «contrattualismo» proposto
divulgatore di successo di un approccio alla da Engelhardt come base per la bioetica.
bioetica di natura «contrattuale». Subentrato La posizione di Engelhardt non va equivocata
nel 1984 a Edmund Pellegrino nella direzione come una forma di «laicismo». A suo avviso, la
3405
VOLUMIfilosofia.book Page 3406 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Engelken ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

vita morale va vissuta a due livelli: quello di Freien), accostandosi alla concezione della
un’etica laica povera di contenuto, che ha la storia universale come sviluppo del concetto
capacità di tenere insieme numerose comuni- della libertà. Alla fine dello stesso anno pub-
tà morali divergenti, e quello delle comunità blicò anonima l’opera Schelling und die Offen-
morali particolari, entro le quali è possibile barung (Leipzig 1842), in cui sostiene l’incon-
conseguire una concezione fornita di contenu- ciliabilità della rivelazione con la filosofia, e
to della vita moralmente buona. È solo celebra l’autocrazia dell’uomo come il nuovo
nell’ambito di una comunità particolare che si Graal, al cui trono i popoli si riuniscono esul-
impara se sia giusto o sbagliato, se valga o no tanti. Anche nell’altra opera pubblicata nello
la pena di fare le cose che si ha il diritto laico stesso anno, Der Triumph des Glaubens (Neu-
di fare, quali beni devono essere perseguiti, a münster bei Zürich 1842), Engels interpreta il
quali costi e per quali fini. Engelhardt stesso pensiero hegeliano in chiave di filosofia della
sul piano privato si professa cristiano ortodos- storia, come rappresentazione del cammino
so e fedele all’insegnamento tradizionale. La dell’umanità verso il regno della ragione e la
bioetica che propone, se è incapace di fornire libertà. La conoscenza dell’opera di Feuerba-
una giustificazione razionale generale ai com- ch, Das Wesen des Christentums (1841) suscitò
portamenti più cari al sentimento morale co- in lui un primo mutamento dalla Weltanschau-
mune, lascia però ai cittadini la possibilità di ung idealistica verso il materialismo. Recatosi
coltivare la religione e la morale che preferi- a Manchester per curare lo stabilimento tessi-
scono. le paterno, entrò in contatto con la sezione in-
S. Spinsanti glese della Lega dei Giusti, dando poi alle
BIBL.: H. TRISTRAM ENGELHARDT JR, Manuale di bioetica, stampe i risultati del suo primo approccio ai
Milano 1999. problemi dell’economia politica, in due saggi
(Die Lage Englands e Umrisse zu einer Kritik der
ENGELKEN, HEINRICH ASKAN. – Pensatore
Engelken Nationalökonomie), comparsi nella rivista «An-
tedesco vissuto a cavallo del 1700; fu rettore nali franco-tedeschi». Da notare che l’esigenza
dell’università di Rostock. di una comprensione teorica generale delle
Difensore dell’aristotelismo, diresse alcuni leggi di sviluppo della società capitalistica, al-
suoi allievi in dissertazioni polemiche su Gas- la quale si orienterà di lì a poco lo stesso Marx
sendi e i calvinisti. Tra queste: Exercitatio Anti- con la stesura dei Manoscritti economico-filosofi-
gassendiana, Rostochii 1697; Censor censura di- ci del 1844, trova una prima espressione suffi-
gnus, ivi 1698; Philosophus defensus, ivi 1698; cientemente organica proprio nello Schizzo re-
Dissertatio ex philosophia rationali, Lipsiae 1699; datto da Engels nel 1843. Nel corso di un suc-
Usus logicae, Rostochii 1702. cessivo soggiorno a Parigi (1844), strinse ami-
A. Tognolo cizia con Marx accostandosi alle dottrine co-
BIBL.: G. SORTAIS, La philosophie moderne dépuis Bacon munistiche e iniziando quella collaborazione
jusqu’à Leibniz. Etudes historiques, Paris 1922, vol. II, umana e di pensiero con Marx, che doveva du-
pp. 268-269, 378. rare sino alla morte di questo (1883) e che co-
stituisce uno dei tratti più nobili della sua vita.
ENGELS, FRIEDRICH. – Teorico del sociali-
Engels Risale a questo periodo la redazione di uno fra
smo, n. a Barmen il 28 nov. 1820, m. a Londra i più importanti scritti engelsiani, quel Die La-
il 5 ag. 1895. ge der arbeitenden Klasse in England (Leipzig
Figlio di un ricco industriale tessile ed educato 1845), che può essere considerato il primo
in un ambiente rigorosamente pietistico, per- grande documento del socialismo scientifico.
dette ben presto la fede della sua giovinezza in Con numerosi viaggi, tra il 1845 e il 1848, a
seguito alla conoscenza della problematica fi- Bruxelles a Londra a Parigi, Engels si tenne in
losofica contemporanea e, particolarmente, contatto con i movimenti iniziali del sociali-
dell’opera Das Leben Jesu di Strauss (1835), da smo e del comunismo. Dopo l’adesione, con-
lui conosciuta attraverso la lettura dei saggi di divisa con Marx, alla Lega dei Giusti, dalla
Karl Gutzkow, direttore del «Telegraph für quale trasse origine successivamente la lega
Deutschland». Durante il servizio militare a comunista internazionale, Engels per questa
Berlino nel 1842 fu in contatto con il circolo scrisse con Marx, nell’inverno 1847-48, il Ma-
accademico dei giovani hegeliani (Bund der nifesto del partito comunista. Scoppiata la rivolu-
3406
VOLUMIfilosofia.book Page 3407 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Engels


zione di marzo, ritornò con Marx in Germania suoi aspetti filosofici e scientifici; la situazione
e fondò la «Neue Rheinische Zeitung» a Colo- iniziale veniva così capovolta: l’«economista»
nia. Dopo il fallimento della rivoluzione nel Engels subentrava al «filosofo» Marx nella di-
1849 abbandonò definitivamente la Germania, vulgazione filosofica. Tra gli scritti di Engels si
recandosi in Svizzera, in Francia e in Inghilter- possono ricordare a questo proposito: Herrn
ra. Dal 1850 riprese qui la sua attività nell’in- Eugen Dührings Umwälzung der Wissenschaft
dustria paterna, per poter assicurare l’indipen- (Antidühring), Leipzig 1878; Die Entwicklung
denza economica a Marx che aveva intanto in- des Sozialismus von der Utopie zur Wissenschaft,
trapreso gli studi preparatori alla stesura del Zürich 1883; Der Ursprung der Familie, des Pri-
Capitale. Dopo il 1870, ritiratosi dall’attività in- vateigentums und des Staates, ivi 1884. In
dustriale, si dedicò interamente all’opera di quest’ultima opera Engels, con riferimento al-
scrittore e dirigente della Prima e della Secon- le ricerche sulla preistoria dell’americano L.H.
da (1889) Internazionale e condusse a termine, Morgan, vuole completare la storia dell’evolu-
sui manoscritti di Marx, i volumi II e III del Ca- zione sociale prospettata da Marx con lo stu-
pitale (1885 e 1894), occupandosi anche di que- dio della storia primitiva e delle epoche prei-
stioni militari (con una serie di scritti che fis- storiche.
sano la politica militare del marxismo) e man- In Engels l’interpretazione della dialettica he-
tenendo una amplissima corrispondenza con geliana ha un accento più naturalistico che in
gli esponenti comunisti di tutto il mondo. Marx: per Engels vale l’identificazione hegelia-
A partire dal 1844 i tratti originali del pensiero na di natura e materia, ma la natura non è per
di Engels non sono nettamente distinguibili lui la negazione dell’idea, bensì l’unica realtà;
da quelli di Marx, specie nella produzione in essa non è quindi momento della dialettica,
comune. Lo stesso Engels fu del resto troppo ma la dialettica è il momento fondamentale
modesto nel valutare il suo apporto alla con- del divenire naturale. Le leggi della dialettica
cezione marxistica. Agli inizi della collabora- non sono «pure leggi del pensiero», come nel-
zione è tuttavia certo che egli fu il maestro nel la filosofia idealistica: vanno ricavate dalla na-
campo della economia politica, in virtù della tura e dalla storia. «Esse non sono altro che le
sua conoscenza della vita commerciale e indu- leggi più generali di entrambe queste fasi
striale inglese e in quanto si accostava al co- dell’evoluzione e del pensiero stesso, [...] e si
munismo dopo l’esperienza del cartismo: ed riducono fondamentalmente a tre: la legge
egli fors’anche rivelò a Marx la necessità del della conversione della quantità in qualità e
generarsi del comunismo dalla stessa evolu- viceversa; la legge della compenetrazione de-
zione capitalistica. Nell’opera, scritta in colla- gli opposti; la legge della negazione della ne-
borazione con Marx, Die heilige Familie, oder gazione» (Dialettica della natura, pubblicata
Kritik der kritischen Kritik (Leipzig 1845; e in postuma solo nel 1927, ed elaborata tra il
collaborazione con Marx è pure la composizio- 1873-76 e il 1881-82). Il materialismo storico
ne tra il 1845-46 della Deutsche Ideologie, pub- (di cui Engels in Die Entwicklung des Sozialis-
blicata solo nel 1932), Engels delinea i tratti mus indica le fonti, che lo caratterizzano come
del suo materialismo dialettico in contrappo- socialismo scientifico, nella filosofia classica
sizione alla filosofia speculativa ed alla pura tedesca, nella scienza economica borghese e
critica astratta di Bruno Bauer e dei suoi fratel- nel socialismo francese) è la teoria dell’evolu-
li Edgardo ed Egberto. Engels, contro l’uma- zione della realtà per ciò che concerne i pro-
nesimo individualistico di L.A. Feuerbach (cfr. cessi storici, il riconoscimento del peso pre-
Ludwig Feuerbach and der Ausgang der klassi- ponderante del fattore economico nella loro
schen deutschen Philosophie, Stuttgart 1888), in- costituzione: anche se nelle pagine engelsiane
siste sulla determinazione della coscienza da questo appare spesso dogmaticamente come
parte dell’essere sociale ed economico l’unico criterio storiografico valido, il carattere
dell’uomo. dialettico dell’evoluzione escluderebbe però
Mentre Marx era intento all’elaborazione del per Engels il determinismo storico e il fatali-
sistema economico nel Capitale, Engels, la cui smo materialistico. Il momento della tesi, rap-
formazione filosofica era tuttavia più superfi- presentato dalle condizioni storico-economi-
ciale di quella di Marx, si dedicava alla popo- che, e quello dell’antitesi, la coscienza del bi-
larizzazione del materialismo dialettico nei sogno e la volontà determinante la prassi, so-
3407
VOLUMIfilosofia.book Page 3408 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Engels ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

no sintetizzati in una nuova realtà che si «rove- alla cui base egli pone alcuni «fattori» di carat-
scia» sulla stessa prassi. L’antieticità della tere economico. Per buona parte del Novecen-
borghesia e delle sue ideologie dipende dalla to, in Europa ma anche in altre parti del mondo,
sua stasi di fronte al processo dialettico e dal il cosiddetto marxismo altro non sarà che un
conseguente impedimento al salto dell’uma- engelsismo, una visione filosofica di impronta
nità «dal regno della necessità al regno della dogmatica e di ispirazione materialistica.
libertà». F. Barone - U. Curi.
In termini generali, il contributo peculiare re- BIBL.: la pubblicazione generale (Historisch-kritische
cato da Engels a quello che fu definito il «so- Gesamtausgabe) delle opere di Engels e Marx (in te-
cialismo scientifico» (in dichiarata opposizio- desco e in russo) è curata, dal 1926, dal «Marx-En-
ne al socialismo «umanitario» o «utopistico» gels-Institut» di Mosca. Su di esse è stata condotta
di autori come C.-H. Saint-Simon, R. Owen o la tr. it. di tutte le opere di Engels in MARX- ENGELS,
Ch. Fourier) è stato spesso ignorato o travisa- Opere, Roma 1960 e ss. A Milano tra il 1911 e il 1914
era uscita un’edizione italiana di Opere di Marx, En-
to. Per tutta la prima metà del XX secolo, è
gels e Lassalle. Altra edizione completa delle Werke
prevalsa l’immagine del sodale di Marx, tanto
di Marx e Engels è quella presso Dietz, Berlin 1957
generoso nel sostenere economicamente ss. L. FIRPO - A. ZANARDO (a cura di), Scritti politici
l’amico, quanto rispetto a lui inadeguato sul (Marx ed Engels), Torino 1967, 3 voll.
piano politico e intellettuale. Neppure la valo- Su Engels: G. MAYER, Friedrich Engels, Berlin 1920
rizzazione promossa soprattutto in Italia da ss., 2 voll.; 19342; K. VORLAENDER, Marx, Engels und
Ludovico Geymonat e dalla sua scuola, lungo Lassalle als Philosophen, Berlin 19263; R. SEEGER,
il corso degli anni settanta, è servita a consoli- Friedrich Engels, Halle 1935; D. RIAZANOV, Marx ed
dare un giudizio critico più equilibrato. Al con- Engels, tr. it. Milano 1945; R. MONDOLFO, Il materiali-
trario, l’indebita sopravvalutazione del «mate- smo storico in Friedrich Engels, Firenze 1952; G. CO-
rialismo dialettico», come concezione filosofi- GNOT, La dialectique de la nature, Paris 1953: G.
ca ed epistemologica generale, antitetica a vi- LUKÁCS, Marx und Engels als Literaturhistoriker, Ber-
sioni del mondo di ispirazione idealistica o lin 1948, tr. it. di C. Cases, Il marxismo e la critica let-
spiritualistica, ha finito per accreditare la fuor- teraria, Torino 1953; A. CORNU, Karl Marx und Fried-
viante convinzione che Engels potesse essere rich Engels Leben und Werke, Berlin 1954-62, 2 voll.,
considerato il profeta di una nuova metafisica (Paris 1955-58); AA.VV., L’origine de la famille, de la
di stampo materialistico, quale sostegno filo- propriété privée et de l’état de Friedrich Engels, n. mon.
«Pensée», 1956, n. 66; S.W. MOORE, The Critique of
sofico del comunismo in campo politico. Per
Capitalist Democracy. An Introduction to the Theory of
ristabilire col necessario rigore alcuni dati di
the State in Marx, Engels and Lenin, New York 1957;
ordine storico, si deve invece riconoscere che E.A. STEPANOWA, Friedrich Engels. Sein Leben und We-
ad Engels risale una iniziativa che sarà decisi- rk, Berlin 1958; H. DESROCHE, Athéisme et socialisme
va per l’affermazione del marxismo teorico fra dans le marxisme classique. Karl Marx, Friedrich En-
Otto e Novecento, vale a dire la trasformazio- gels, in «Archives de Sociologie des Religions», 5
ne della ricerca marxiana – costantemente (1960), pp. 71-108; N. LAPI, Engels contro Marx alle
concepita e realizzata da Marx non come Wel- radici dell’ortodossia marxista, in «Civitas», 11 (1961),
tanschauung, ma come critica dell’economia nn. 6-7, pp. 31-48; B. ANDREAS, Le manifeste commu-
politica – in una vera e propria «filosofia del niste de Marx et Engels. Histoire et bibliographie 1848-
proletariato». In questo progetto, attuato so- 1918, Paris 1963; H. HIRSCH, Engels, Hamburg 1968;
prattutto curando la pubblicazione postuma H. GEMKOV (a cura di), Friedrich Engels: eine Bio-
dei libri II e III del Capitale e la riedizione di graphie, Berlin 1970; H. PELGER (a cura di), Friedrich
molti saggi marxiani (primo fra tutti Le lotte di Engels 1820-1970: Referate, Diskussionen, Doku-
mente, Hannover 1971; S. TIMPANARO, Sul materiali-
classe in Francia, uscito in Germania con una
smo, Pisa 1971; L. GEYMONAT, Engels e la dialettica del-
Prefazione di Engels nel 1885, a due anni dalla
la natura in AA.VV., Storia del pensiero filosofico e
morte di Marx), Engels introdurrà per la prima scientifico, vol. V: Dall’Ottocento al Novecento, Milano
volta, e poi generalizzerà nell’uso, l’espressio- 1971, pp. 332-371; E. FIORANI, Friedrich Engels e il ma-
ne «materialismo storico» per compendiare i terialismo dialettico, Milano 1971; L. COLLETTI, Il
risultati della ricerca marxiana. Insomma, En- marxismo e Hegel, Bari 1973; G. PRESTIPINO, Natura e
gels trasforma uno stile di lavoro e di indagine, società. Per una nuova lettura di Engels, Roma 1973;
programmaticamente libero da impegni filo- R.N. HUNT, The Political Ideas of Marx and Engels, Pit-
sofici generali, in una concezione della storia, tsburgh 1974; S. MARCUS, Engels, Manchester and the

3408
VOLUMIfilosofia.book Page 3409 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Engisch


Working class, London 1974, tr. it. di L. Fontana, En- alcun modo riguardare gli oggetti del culto.
gels, Manchester e la classe lavoratrice, Torino 1980; G. Come Dungal di Saint-Denis, anche Eginardo
STEDMAN JONES, Ritratto di Engels, in AA.VV., Storia tenta dunque di proporre nuovi percorsi per ri-
del marxismo, vol. I: Il marxismo ai tempi di Marx, To- solvere la questione del culto delle immagini,
rino 1978, pp. 318-354; F. DE ALOISIO, Engels senza
che aveva occupato il dibattito teologico caro-
Marx, Napoli 1979; F. NEUBAUER, Marx-Engels Biblio-
graphie, Boppard am Rhein 1979; E. RAGIONIERI, Sul
lingio già alla fine dell’VIII secolo con la com-
Risorgimento italiano: Karl Marx, Friedrich Engels, posizione dei Libri Carolini, indirizzati contro il
Roma 1979; B. BIANCHI - A. LOTTO - S. ORTAGGI, Econo- pronunciamento iconodulo del secondo Con-
mia, guerra e società nel pensiero di Friedrich Engels, cilio di Nicea (787).
Milano 1997; T. CARVER, Engels, Oxford - New York A. Bisogno
2003; H. TOUBOUL, Marx, Engels et la question de l'in- BIBL.: Opera, ed. completa con tr. fr. a cura di A. Teu-
dividu, Paris 2004. le, Paris 1840-43, 2 voll.; Vita Karoli Magni, ed. a cu-
ra di O. Holder-Egger, «Monumenta Germaniae Hi-
ENGERT, JOSEPH. – Pensatore tedesco, n. a
Engert storica. Scriptores rerum Germanicarum», vol. XXV,
Ochsenfurt am Main il 25 genn. 1882, m. a Ra- Hannoverae 1911; Quaestio de adoranda cruce (ed al-
tisbona nel 1964; sacerdote. Studiò a Würz- tre epistolae), ed. a cura di K. Hampe, Monumenta
burg e Lovanio; dal 1923 insegnò nel semina- Germaniae Historica, Epistolae karolini aevi, vol. V-
rio maggiore di Ratisbona. Si è occupato prin- 3, Berlin 1899, pp. 146-149; Passio Marcellini et Petri,
cipalmente di filosofia della religione. Il suo ed a cura di E. Dümmler, Monumenta Germaniae
pensiero si svolge alla luce del dogma come Historica, Poetae, vol. II, Berlin 1884, pp. 125-135;
regola esteriore e interno impulso della meta- Translatio et miracula sanctissimi Marcellini et Petri,
fisica; in gnoseologia, discostandosi dallo psi- ed. a cura di G. Waitz, «Monumenta Germaniae Hi-
cologismo, si avvicina piuttosto al realismo storica. Scriptores», vol. XV, Hannoverae 1887, pp.
critico di Külpe e della scuola di Lovanio. 239-264.
M. Rossi Su Eginardo: G. D’ONOFRIO, La teologia carolingia, in
BIBL.: Hermann Samuel Reimarus als Metaphysiker, G. D’ONOFRIO (a cura di), Storia della teologia nel Me-
Paderborn 1908; Zur Psychologie und Pädagogik der dioevo, vol. I: I principi, Casale Monferrato 1996, pp.
religiösen Begriffe, Berlin 1923; Studien zur theologhi- 155-156 (bibl., pp. 186-187); H. SCHEFERS (a cura di),
schen Erkenntnislehre, Regensburg 1925; Der Gotte- Einhard: Studien zu Leben und Werk; dem Gedenken
sgedanke im modernen Denken, Augsburg 1932; Hegel an Helmut Beumann gewidmet, Damstadt 1997; P.E.
e i problemi fondamentali del pensiero filosofico, in DUTTON, Charlemagne’s Courtier: The Complete
AA.VV., Hegel nel centenario della sua morte, Milano Einhard, Readings in medieval civilizations and cul-
1932, pp. 198-226; Der Begriff der Geschichte als Wis- tures, vol. III, Peterborough (Ontario) 1998.
senschaft, Köln 1934; Die Erschliessung des Seins: eine
Einführung in Erkenntnistheorie und Logik, Bonn ENGISCH, KARL. – N. nel 1899 e m. nel 1990.
Engisch
1935; Wege zu Gott, Paderborn 1937; Naturwissen- Tra i maggiori teorici del diritto tedeschi del
schaft und Religion, Bamberg 1947.
Novecento, insegnò presso le università di
Gießen, Friburgo, Heidelberg e Monaco. I suoi
EGINARDO
Enginardo diDIFulda FULDA. – Autore della più
celebre biografia di Carlo Magno, Eginardo, interessi spaziarono dal diritto penale alla me-
vissuto nella prima metà del sec. IX, aveva fat- todologia giuridica, dalla logica alla teoria del-
to parte in gioventù del circolo di intellettuali la giustizia e alla bioetica. Engisch sottopose a
raccolti attorno ad Alcuino. Poco prima di mo- critica serrata la concezione vetero-positivista
rire, nell’836, compose una Quaestio de adoran- del metodo giuridico, evidenziando come l’ap-
da cruce, dedicata al giovane Lupo di Ferrières, plicazione dei testi normativi sia condizionata
dove affrontò il tema dell’adorazione dovuta al dalle scelte operative e dalle valutazioni del
simbolo della passione di Cristo, e alle sue ri- giudice, necessarie per realizzare un’equipara-
produzioni iconiche. Eginardo distingue, nella zione semantica tra norme e fatti, e dunque
Quaestio, tra l’adoratio, che è l’insieme delle per «concretizzare» il diritto in seno alla socie-
pratiche e dei riti che uniscono il credente ai tà. Engisch attribuisce alla scienza giuridica il
simboli esteriori della fede, come le icone, e compito di esplicitare le diverse opzioni meto-
l’oratio, che è invece lo spazio interiore di me- dologiche e assiologiche che si offrono all’in-
ditazione e preghiera nel quale il credente en- terprete in un contesto sociale determinato,
tra in relazione con il divino, e che non può in opzioni che definiscono il «senso possibile» di
3409
VOLUMIfilosofia.book Page 3410 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enkekalymmenos ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

un testo normativo, e con esso i confini di giu- Socrate fa Senofonte. L’enkrateia è la perfetta
stezza della decisione giudiziale. padronanza di sé di cui Socrate dà prova nei
D. Canale confronti dei cibi, delle bevande e dei piaceri
BIBL.: Logische Studien zur Gesetzesanwendung, Hei- sessuali. Essa è distinta e complementare del-
delberg 1943; Die Idee der Konkretisierung in Recht la karteriva, che è la capacità di resistere alle
und Rechtswissen unserer Zeit, Heidelberg 1953; Ein- influenze che il corpo subisce dall’esterno, co-
führung in das juristische Denken, Stuttgart 19684, tr. me il freddo, il caldo, la fatica. L’enkrateia è
it. a cura di A. Baratta, Introduzione al pensiero giuri- per Senofonte il fondamento della virtù (Me-
dico, Milano 1970; Auf der Suche nach der Gerechtig- morabili, I, 5, 4) perché permette di acquisire
keit. Hauptthemen der Rechtsphilosophie, München tutte le altre ed è anche sinonimo di tempe-
1971. ranza (sofrwsuvnh). Il concetto senofonteo di
Su Engisch: P. BOCKELMANN - A. KAUFMANN - U. KLUG enkrateia risente dell’influenza di Antistene,
(a cura di), Festschrift für Karl Engisch zum 70. Ge- che sottolineava nella virtù la presenza della
burtstag, Frankfurt am Main 1969; K. LARENZ, Metho- forza d’animo più che del sapere (Diogene Laer-
denlehre der Rechtswissenschaft, Berlin 19794, pp. 255- zio, Vite dei filosofi, VI, 11). L’enkrateia è invece
265; A. MASCHKE, Gerechtigkeit durch Methode: zu Karl assente nei dialoghi socratici di Platone, in
Engischs Theorie des juristischen Denkens, Heidelberg quanto l’elemento intellettualistico della vir-
1993. tù-scienza elimina per il Socrate platonico il
problema dell’ajkrasiva. Lo stoico Cleante fa
ENKEKALYMMENOS («velato»). – Sofi-
Enkekalymmenos dell’enkrateia la virtù principale, sostituendola
sma, attribuito a Eubulide (Diogene Laer- alla frovnhsi". Egli infatti definisce le quattro
zio,Vite dei Filosofi, II, 108) e simile a quello di virtù cardinali come manifestazioni diverse
Elettra. Colui che dicesse di conoscere Corisco della tensione vitale dell’anima, accentuando
e tuttavia negasse di conoscere il medesimo l’elemento di forza morale presente nel con-
che gli sta velato dinanzi, sarebbe in contrad- cetto socratico-cinico di virtù.
dizione con se stesso: conosce e, nello stesso A.M. Ioppolo
tempo, non conosce la stessa persona. Questo BIBL.: SENOFONTE, Memorabili, a cura di A. Santoni,
argomento fu discusso da Aristotele (Confuta- Milano 1997, I-II.
zioni sofistiche, 24, 179 a 33) e dagli stoici. La so- ➨ CONTINENZA.
luzione aristotelica consiste nell’analizzare il ti-
po di identità che c’è tra il velato e Corisco: non ENOMAO (Oijnovmao"). – Nativo di Gadara e
Enomao
si tratta della stessa cosa, ma di due cose tra le attivo nella prima metà del II secolo d. C., Eno-
quali sussiste solo un’identità accidentale, cioè mao promosse un energico ritorno al cinismo
l’identità dell’oggetto sottostante. La vera e e una vivace polemica con gli stoici. A fronte di
propria identità richiederebbe che l’essenza di molte opere non pervenute, sono stati identi-
Corisco e l’essenza del velato fossero la stessa ficati due notevoli frammenti di un suo Sma-
essenza, il che non è. Per questo il paralogismo scheramento dei ciarlatani (Gohvtwn fwrav). Pas-
si iscrive nella classe di quelli che dipendono sione polemica ed estremismo nella critica di
dall’accidente. Secondo un’altra possibile solu- svariate componenti della religione olimpica
zione, criticata però da Aristotele, l’apparente suscitarono le vivaci critiche di Giuliano impe-
contraddizione fra le due affermazioni è provo- ratore, per il quale Enomao fu un cinico igno-
cata dai due diversi aspetti con cui il medesimo rante, fautore di una disumana «condizione fe-
oggetto viene presentato. Crisippo dedicò un rina dell’anima che non crede più a nulla di
trattato alla soluzione dell’enkekalymmenos, ma bello, di serio e di buono».
non ne conosciamo il contenuto. Cfr. anche Lu- L. Rossetti
ciano, Vitarum auctio, 22. BIBL.: J. HAMMERSTAEDT, Die Orakelkritik des Kynikers
A.M. Moschetti - P. Fait Oenomaus, Frankfurt am Main 1988; J. HAMMERSTAEDT,
Le Cynisme littéraire à l'époque impériale, in M.-O.
ENKRATEIA (gr. ejgkravteia). – Propriamen-
Enkrateia GOULET-CAZÉ - R. GOULET (a cura di), Le Cynisme An-
te, dominio di sé: virtù caratteristica del popo- cien et ses Prolongements, Paris 1993, pp. 399-418.
lo greco; e fondamento della vita morale, spe-
cialmente nella dottrina socratica. Equivalen- ENOTEISMO
Enoteismo (henotheism; Henotheismus; hé-
te latino: continenza. L’enkrateia è la virtù so- nothéisme; henoteísmo). – Termine coniato da
cratica per eccellenza secondo il ritratto che di F.W.J. Schelling (Philosophische Einleitung in die
3410
VOLUMIfilosofia.book Page 3411 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enrico di Gand


Philosophie der Mythologie, 1846-54, in Sämmtli- Su Enrico di Bruxelles: M. GRABMANN, Mittelalterli-
che Werke, a cura di K.F.A. Schelling, Stuttgart- ches Geistesleben: Abhandlungen zur Geschichte der
Augsburg 1856-61, vol. XI, tr. it. a cura di L. Lo- Scholastik und Mystik, München 1926-56, vol. I., pp.
tito, Introduzione filosofica alla filosofia della mi- 35, 256, 275; vol. II, pp. 249, 361, 402 (ripr. Hildesheim
tologia, Milano 2002) e usato come sinonimo di - Zürich - New York 1984); M. GRABMANN, Der latei-
«monoteismo relativo», per indicare la prima nische Averroismus des XIII. Jahrhunderts und seine
forma di religione dell’umanità, in cui la co- Stellung zur christlichen Weltanschauung, München
scienza venera un solo dio perché non ha an- 1931; M. GRABMANN, Die Aristoteleskommentare des
cora avvertito la possibilità dell’esistenza di Heinrich von Brüssel und der Einfluss Albert des Gros-
altri dei. Per Fr.M. Müller (cfr. Henotheism, sen auf die mittelalterliche Aristoteleserklärung, Mün-
Polytheism, Monotheism, and Atheism. Lectures chen 1943.
on the Origin and Growth of Religion as Illustred
by the Religion of India, New York 1879) l’enotei- ENRICO
Enrico diDI GAND (Henricus de Gandavo). –
Gand
smo è la credenza – tipica dell’antica religione Teologo e filosofo n. con ogni probabilità pri-
vedica – in numerose divinità, ciascuna delle ma del 1240 (forse tra il 1217 e 1223); è certa-
quali di volta in volta viene assunta come divi- mente a Parigi nel 1265 e dal 1267 comincia a
nità unica e suprema. Sulla scorta di R. Pettaz- comparire nei documenti come magister, an-
zoni (s. v., in Enciclopedia Italiana, Roma 1934, che se non si conosce nulla della sua presumi-
vol. XIV), la moderna ricerca storico-religiosa bile attività di insegnamento alla Facoltà delle
intende l’enoteismo come una modalità di Arti. A partire dal 1276, anno in cui determina
culto interna al politeismo, in cui una delle di- il suo primo Quodlibet, e fino alla morte (avve-
vinità, senza escludere le altre, riassume in sé nuta il 23 giu. 1293), Enrico è maestro reggen-
le caratteristiche di quelle. Le forme più chiare te presso la Facoltà di Teologia. Durante que-
di enoteismo si incontrano nelle fasi ellenisti- sto periodo, si trova coinvolto in prima perso-
ca e imperiale del paganesimo greco-romano, na in quasi tutti i più importanti avvenimenti
quando il pensiero filosofico e gli sviluppi di della vita universitaria ed ecclesiale. Nel 1277
certi culti locali (specialmente Iside) portaro- fa parte della commissione di teologi riunita
no a concepire una divinità, tra le altre, come dal vescovo Tempier al fine di censire le pro-
suprema, onnipotente e onnisciente. posizioni insegnate alla Facoltà delle Arti che
D.M. Cosi
saranno oggetto della condanna del 7 marzo:
BIBL.: H.S. VERSNEL, Ter Unus. Isis, Dionysos, Hermes.
tuttavia, Enrico non solo afferma, in qualche
Three Studies in Henotheism, Leiden 1990.
occasione, di non comprendere o condividere
➨ ATEISMO; CULTO; ESSERE SUPREMO; MONOTEISMO; il senso della condanna, ma ricorda di essere
POLITEISMO; TEISMO; VEDA. stato egli stesso minacciato da Tempier e dal
legato pontificio Simone di Brion perché pren-
ENRICO
Enrico diDI BRUXELLES. – Maestro delle
Bruxelles desse più nettamente le distanze dalla tesi
arti di Parigi, vissuto nel XIII secolo. dell’unicità della forma sostanziale nell’uomo.
Appartiene al gruppo dei commentatori pari- A partire dal 1281, anno di pubblicazione della
gini delle opere aristoteliche. I suoi commenti bolla Ad fructus uberes di Martino IV, Enrico
a Topici, Metafisica, Analitici posteriori, Historia rappresenta il principale punto di riferimento
animalium, trattano di filosofia della natura, teologico della fazione dei prelati (clero seco-
sotto forma di questioni (a volte per noi piut-
lare) nel durissimo confronto con gli ordini
tosto ridicole, come nell’Historia animalium:
Mendicanti sulla questione della reiterazione
«Utrum monachi debeant esse pinguiores
della confessione, ovvero – nell’interpretazio-
quam alii»). Si oppone spesso alle tesi averroi-
stiche, ad esempio a proposito dell’eternità ne dei prelati – sull’obbligo, per tutti i fedeli, di
del mondo; è evidente il suo influsso su Alber- ripetere al proprio parroco, almeno una volta
to Magno, dal quale è spesso citato. all’anno, anche i peccati già confessati a un
A. Tognolo frate. Questa violenta controversia sembra
BIBL.: i manoscritti in codex latinus 16089 della Bi- aver determinato anche una temporanea so-
blioteca Nazionale di Parigi, su cui cfr.: B. HAURÉAU, spensione di Enrico dall’insegnamento per
Notices et extraits de quelques manuscrits latins de la non aver accolto il monito dei legati pontifici a
Bibliothèque Nationale, Paris 1890-93, vol. XXXV, pp. non tenere dispute sull’interpretazione dei
1209 ss. privilegi concessi dal papa.
3411
VOLUMIfilosofia.book Page 3412 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enrico di Gand ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Ultimo grande maestro secolare a Parigi nella za alcuna mediazione, anche se attraverso
seconda metà del XIII secolo (insieme a Gof- un’operazione di cui non siamo quasi mai con-
fredo di Fontaines), Enrico è l’autore di una sapevoli (intelligere abditum) – è ciò che dispo-
monumentale ma incompiuta Summa (manca ne e dirige la mente stessa verso l’acquisizione
totalmente la parte de creaturis, che pure face- della verità. Di rilievo, in questa evoluzione, è
va parte del piano dell’opera); di 15 Quodlibeta, anche la rinuncia, almeno parziale, alla funzio-
disputati e pubblicati in parallelo alla stesura ne delle specie intelligibili nel processo cono-
della Summa; di un breve commento al Genesi scitivo (cfr. p. es. Quodlibeta, III, q. 1 e Quod-
(Lectura ordinaria super sacram Scripturam), e libeta, IV, q. 7), una scelta che di fatto anticipa
di un lungo trattato sulla questione del privile- di almeno un paio di decenni l’analoga solu-
gio delle confessioni (il Tractatus super facto zione nominalista.
praelatorum et fratrum), oltre che di alcuni ser- Il procedimento di definizione e riconosci-
moni. Per quanto riguarda la produzione non mento delle essenze mira a stabilire se queste
strettamente teologica, nessuna attribuzione ultime siano dei puri contenuti mentali (res a
è assolutamente certa: quelle più probabili ri- reor reris) o siano invece «ratificate» (res ratae,
guardano un trattato sui Syncategoremata (ms. res a ratitudine), siano cioè dotate della possi-
Brugge, Stadsbibl., 510, ff. 227ra-237va), un bilità di esistere in atto. Questa «ratificazione»
commento per questioni alla Fisica (ms. Erfurt, deriva alle essenze dal fatto di essere pensate,
Amplon. F. 349), e un commento incompleto, per quanto in modo mediato, dall’intelletto di-
anch’esso per questioni, alla Metafisica (ms. vino. Quest’ultimo ha infatti due oggetti
Escorial, h.II.1). (Quodlibeta, IX, q. 2): uno primario, che coinci-
La Summa di Enrico di Gand, caso piuttosto de con Dio stesso considerato in senso asso-
inconsueto nella produzione scolastica, non si luto, e uno secondario, e cioè la stessa essen-
apre con la trattazione diretta dell’esistenza e za divina considerata in quanto diversamente
degli attributi divini, ma con una lunga analisi imitabile dalle creature (in tal modo, cono-
dedicata al problema della conoscenza uma- scendo se stesso, Dio può conoscere anche
na. Enrico opera qui una singolare saldatura tutto ciò che egli crea). Enrico suddivide ulte-
tra la teoria aristotelica dell’astrazione e la riormente la conoscenza di tale oggetto secon-
dottrina agostiniana dell’illuminazione divina: dario in due distinti momenti: nel primo, ogni
la verità risulta sempre dal confronto/adegua- essenza creaturale viene considerata come
zione tra due esemplari, uno dei quali è ap- coincidente con la stessa essenza divina; nel
punto l’universale aristotelico ottenuto per secondo, essa viene invece considerata come
astrazione a partire dalla conoscenza sensibi- dotata di un suo specifico modo di essere –
le, mentre l’altro è l’archetipo presente nella l’esse essentiae – che coincide con la possibilità
mente divina, che non è solo causa dell’esi- stessa delle creature, e si distingue tanto dalla
stenza delle cose, ma funge anche, per così di- loro esistenza attuale quanto dall’essere co-
re, da garanzia epistemica. L’illuminazione, in noscitivo con cui invece esse sussistono, come
questo senso, non sembra alludere ad altro se universali, nella mente umana. Per questo
non alla certificazione del nostro exemplar stesso motivo, la distinzione che si dà tra l’esse
creato a opera di quello increato. Nel corso de- essentiae (o l’essenza in quanto tale) e l’esse exi-
gli anni, Enrico di Gand sembra progressiva- stentiae non è né reale, né soltanto logica o di
mente accantonare questa teoria del doppio ragione, ma qualcosa di intermedio, che Enri-
exemplar, a vantaggio da una parte di una riela- co chiama distinzione intenzionale (Quod-
borazione del processo definitorio delle es- libeta, I, q. 9; Quodlibeta, X, q. 7; Quodlibeta, XI,
senze descritto da Aristotele negli Analitici po- q. 3): intentiones sono per Enrico tutte quelle
steriori e, dall’altra, di una reinterpretazione note o quei principi che appartengono a una
dell’illuminazione come presenza costante e medesima cosa e che non possono essere se-
sempre in atto, in un recesso della nostra parati realmente, ma solo a opera dell’intellet-
mente (abditum mentis), dell’immagine di Dio to, dando così origine a concetti diversi (nella
(Quodlibeta, IX, q. 15), secondo un tema desti- distinzione di sola ragione, invece, i concetti
nato a trovare ampia eco nella dottrina del sono sostanzialmente equivalenti tra loro; cfr.
«fondo dell’intelletto» di Teodorico di Frei- Quodlibeta, V, q. 12). La tesi della distinzione
berg e Meister Eckhart. Questa presenza – a intenzionale tra essenza ed essere sarà al cen-
cui la mente è continuamente indirizzata sen- tro di una lunga polemica con Egidio Romano,
3412
VOLUMIfilosofia.book Page 3413 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enrico di Gand


e attirerà su Enrico le critiche di buona parte più generale e confuso di ente da cui muove
dei seguaci di Tommaso d’Aquino. Tanto l’esse sempre ogni nostra conoscenza (Summa, art.
essentiae quanto l’esse existentiae esprimono re- 24, q. 7). Altri elementi caratteristici dell’im-
lazioni (respectus) nei confronti di Dio, ma sot- pianto teologico e filosofico di Enrico di Gand
to aspetti diversi: il primo si rapporta infatti sono la teoria del dimorfismo umano (solo
all’intelletto divino, che funge da causa forma- l’uomo ha due forme sostanziali, una delle
le o esemplare; il secondo alla volontà divina, quali è l’anima razionale; cfr. Quodlibeta, II, q.
che funge da causa efficiente. Quest’ultima re- 2, dopo le esitazioni di Quodlibeta, I, q. 4 e il
lazione è temporale e contingente, perché la successivo intervento di Tempier e Simone di
volontà divina può scegliere in piena libertà, Brion); la tesi dell’automovimento della vo-
tra le varie essenze possibili, quelle da porre in lontà, che rende quest’ultima – nell’uomo – in
essere e il momento in cui porle in essere; la qualche modo superiore all’intelletto (cfr. ad
prima relazione è invece eterna e immodifica- es. Quodlibeta, I, q. 14 e IX, q. 5); l’identità es-
bile, come la scienza divina. Ciò significa che senziale di grazia e gloria (Quodlibeta, IX, q.
l’impalcatura del mondo è data da una serie 13); la superiorità della vita attiva, limitata-
ordinata e gerarchica di essenze possibili che mente almeno all’uso nella vita presente, ri-
neppure Dio può più modificare: una tesi che spetto a quella contemplativa (Quodlibeta, XII,
comporta come inevitabile ma ardita conse- q. 28); la dottrina del lumen supernaturale che
guenza il fatto che le idee divine (a cui le es- solo i teologi possiedono, e che fa sì che il loro
senze possibili corrispondono) siano necessa- abito scientifico sia superiore a quello di tutti
riamente di numero finito (Quodlibeta, V, q. 3; gli altri sapienti (Quodlibeta, XII, q. 2). Una del-
Quodlibeta, VIII, q. 8). Enrico può così difende- le preoccupazioni centrali dell’intero percorso
re al tempo stesso tanto la temporalità della di Enrico è in effetti la rivendicazione del ca-
creazione (Quodlibeta, I, qq. 7-8) quanto, in for- rattere di assoluta scientificità della teologia.
ma attenuata, il necessitarismo essenzialisti- D’altra parte, il maestro di teologia ha il dove-
co tipico della tradizione peripatetica, specie re di dare la sua autorevole opinione, se richie-
araba. Anche relativamente alla dottrina sta, su qualsiasi argomento: da qui le numero-
dell’analogia dell’essere Enrico assume una se questioni di carattere pastorale, sociale,
posizione assolutamente originale (Summa, politico e perfino economico che rendono i
art. 21, q. 2): essa si fonda da una parte, in sen- Quodlibeta di Enrico di Gand una delle opere
so più tradizionale, sulla reale dipendenza del- teologiche più ricche e vivaci nell’ambito
la creatura dall’essere divino; dall’altra, su una dell’intera produzione scolastica.
specie di errore strutturale del nostro intellet- P. Porro
to, incapace di distinguere, almeno in prima BIBL.: Summae quaestionum ordinariarum, Parisiis
istanza, l’essere privativamente indeterminato 1518, rist. anast. St. Bonaventure - New York 1953;
– e cioè l’essere nel suo massimo livello di ge- Quodlibeta, Parisiis 1518, rist. anast. Louvain 1961.
neralità, considerato anteriormente a tutte le Dal 1979 è in corso l’ed. critica promossa dal De
sue possibili determinazioni (l’ente come con- Wulf-Mansioncentrum della Katholieke Universiteit
cetto massimamente comune, ovvero come Leuven. Oltre ai due volumi di catalogo dei mano-
trascendentale) – da quello negativamente in- scritti (R. MACKEN, Bibliotheca manuscripta Henrici de
determinato, e cioè l’essere puro che di per sé Gandavo, Leuven-Leiden 1979), sono finora apparsi
si sottrae a ogni possibile determinazione i seguenti volumi: Quodlibet I, ed. a cura di R.
(Dio). Questa singolare confusione offre in po- Macken, Leuven-Leiden 1979; Quodlibet II, ed. a cu-
ra di R. Wielockx, Leuven 1983; Quodlibet VI, ed. a
sitivo l’unico punto di partenza possibile per
cura di G.A. Wilson, Leuven 1987; Quodlibet VII, ed.
una dimostrazione metafisica dell’esistenza di
a cura di G.A. Wilson, Leuven 1991; Quodlibet IX, ed.
Dio – una dimostrazione che, facendo leva sul- a cura di R. Macken, Leuven-Leiden 1981; Quodlibet
la lezione avicenniana, procede scavando XII, qq. 1-30, ed. a cura di J. Decorte, Leuven 1987;
all’interno di questo concetto falsamente uni- Tractatus super facto praelatorum et fratrum (Quod-
voco di ente per isolare la nozione di Dio come libet XII, quaestio 31), ed. a cura di L. Hödl - M.
puro e necessario essere sussistente (Summa, Haverals, Leuven 1989; Quodlibet XIII, ed. a cura di
art. 22, q. 5; art. 24, q. 6). Enrico può anche af- J. Decorte, Leuven 1985; Summa (Quaestiones
fermare in tal senso che Dio è il primum cogni- ordinariae), artt. I-V, ed. a cura di G.A. Wilson,
tum, ciò che è conosciuto per primo dalla no- Leuven 2005; Summa (Quaestiones ordinariae), artt.
stra mente, perché è compreso nel concetto XXXI-XXXIV, ed. a cura di R. Macken, introd. di L.

3413
VOLUMIfilosofia.book Page 3414 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enrico di Harclay ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Hödl, Leuven 1991; Summa (Quaestiones ordina- non c’è neppure bisogno, a differenza ancora
riae), artt. XXXV-XL, ed. a cura di G.A. Wilson, di Scoto, di introdurre un ulteriore elemento
Leuven 1994; Summa (Quaestiones ordinariae), artt. formale (l’ecceità) in grado di contrarre la stes-
I-V, ed. a cura di L. Hödl, Leuven 1998; Lectura sa natura comune e giustificare l’individuazio-
ordinaria super S. Scripturam (attributed), ed. a cura ne. Gli universali non trovano pertanto il loro
di R. Macken, Leuven-Leiden 1980. Per un’ed. par-
fondamento in qualcosa di comune realmente
ziale delle Quaestiones super Metaphysicam attribui-
te a Enrico (con l’esame della questione della loro
presente nelle cose, ma solo nella similitudine
autenticità) cfr. P. PORRO, Le «Quaestiones super che si dà tra esse. Così, una medesima cosa
Metaphysicam» attribuite a Enrico di Gand: elementi può essere concepita in maniera distinta come
per un sondaggio dottrinale, in «Documenti e studi singolare, o in modo confuso e vago come uni-
sulla tradizione filosofica medievale», 13 (2002), versale, sulla base del suo grado di somiglian-
pp. 507-602. za con altre cose, senza che a tali diverse con-
Per una bibliografia dettagliata degli studi su Enri- siderazioni della mente debbano corrisponde-
co di Gand cfr.: P. PORRO, Enrico di Gand. La via delle re diverse realtà extramentali. Quando si con-
proposizioni universali, Bari 1990, in particolare pp. cepisce qualcosa semplicemente come «ente»
175-210; P. PORRO, Bibliography, in W. VANHAMEL (a si raggiunge il massimo grado di vaghezza e in-
cura di), Henry of Ghent. Proceedings of the Interna- distinzione, ed è questo il senso in cui il con-
tional Colloquium on the Occasion of the 700th cetto di ente può predicarsi univocamente di
Anniversary of His Death, Leuven 1996, pp. 405-434; tutto. Curiosamente, la posizione di Enrico di
P. PORRO, Bibliography on Henry of Ghent (1994-
Harclay sugli universali sarà criticata tanto da
2002), in G. GULDENTOPS - C. STEEL (a cura di), Henry
Ockham quanto da un «realista» come Walter
of Ghent and the Transformation of Scholastic Thought,
Leuven 2003, pp. 408-426. Burley, che gli rimprovereranno, da prospetti-
ve diverse, di porre che una stessa cosa possa
ENRICO
Enrico di DI HARCLAY (Henricus de Har-
Harclay essere a un tempo universale e singolare.
clay). – Teologo e filosofo n. intorno al 1270 in Anche su altri punti le soluzioni proposte da
Inghilterra, commenta le Sentenze di Pietro Enrico di Harclay si caratterizzano insieme per
Lombardo a Parigi presumibilmente nel 1300, la loro autonomia e il complesso equilibrio su
per poi figurare come maestro di teologia a cui si reggono: ad es., egli contesta a Tomma-
Oxford nel 1310-11. Nel 1312 è eletto cancel- so di aver ammesso l’esistenza di creature for-
liere di quest’ultima università, carica che rico- malmente necessarie, sostenendo che l’im-
prirà fino alla morte, avvenuta nel 1317 ad Avi- mortalità delle sostanze spirituali dipende
gnone. Oltre al commento alle Sentenze, gli dalla grazia divina e non dalla loro natura, ma
vengono attribuite 29 questioni composte do- sembra d’altra parte concedere la possibilità
po il 1310. teorica dell’eternità del mondo. Per quel che
In quanto appartenente al clero secolare, Enri- concerne il ruolo della stessa grazia nell’ambi-
co di Harclay è affrancato da quei vincoli di fe- to umano, egli rigetta la teoria scotista (pur
deltà alla dottrina ufficiale del proprio ordine adottata in una prima fase) della predestina-
che cominciano a condizionare domenicani e zione assoluta alla gloria, difendendo l’impor-
francescani e si lascia difficilmente collocare tanza dell’uso del libero arbitrio da parte
entro schemi dottrinali predefiniti. Se ad dell’uomo. Anche a proposito della teoria del-
esempio ammette, con Tommaso d’Aquino ed le relazioni, Enrico di Harclay sembra progres-
Enrico di Gand, che le idee divine non sono al- sivamente prendere le distanze da Scoto, atte-
tro se non l’essenza divina sotto l’aspetto della nuandone almeno in parte la posizione rea-
sua imitabilità, si allontana da entrambi per il listica: la relazione non è un accidente che ine-
suo sostanziale rifiuto della dottrina dell’ana- risce (come terza cosa aggiuntiva e distinta) ai
logia. D’altra parte, la sua interpretazione due termini della relazione stessa, ma una
dell’univocità dell’ente è difficilmente assimi- semplice condizione o disposizione (habitudo)
labile a quella scotista, e si fonda piuttosto di una cosa verso all’altra, che tuttavia non è
sulla propria originale concezione degli uni- prodotta dalla mente. Una conseguenza inu-
versali. Secondo Enrico di Harclay, ogni cosa suale di questa impostazione è che la creazio-
esistente è sempre di per sé singolare e non ne può così essere intesa come l’avvento di
partecipa di ipotetiche nature comuni, come una relazione reale non solo dalla parte delle
invece postulato da Scoto: di conseguenza, creature, ma anche dalla parte di Dio: tale ha-
3414
VOLUMIfilosofia.book Page 3415 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enrico Heinbuche di Langenstein


bitudo è infatti reale nella misura in cui non è bliothek di Vienna; cod. 838 della Universitäts-
un mero prodotto mentale, e tuttavia, non es- bibliothek di Münster.
sendo nemmeno un accidente inerente, non A. Tognolo
produce alcun mutamento effettivo in Dio. BIBL.: per le scarse notizie biografiche, cfr.: P. VON
Infine, Enrico di Harclay assume una posizione LOE, Statistiches über die Ordensprovinz Teutonia, Leip-
decisamente originale (destinata a influenzare zig 1910, p. 27; P. GLORIEUX, La littérature quodlibéti-
ad esempio Walter Chatton e Geraldo di Odo- que, Paris 1935, vol. II, pp. 234-237.
ne) per quel che riguarda la dottrina aristoteli-
ca dell’infinito, ammettendo non solo la com- ENRICO HEINBUCHE
Enrico Heinbuche DI LANGEN-
di Langenstein
posizione delle quantità continue da parte di STEIN (de Hassia). – Scolastico tedesco, n.
unità indivisibili, ma anche l’ineguaglianza de- nel 1325, m. a Vienna nel 1397. Insegnò dap-
gli infiniti e, entro certi limiti, la possibilità di prima a Parigi filosofia e teologia; quindi, in
infiniti attuali. seguito allo scisma d’Occidente e alla guerra
P. Porro dei Cento anni, lasciò Parigi (1384), come fece-
BIBL.: G. GÁL, Henricus de Harclay: Quaestio de signi- ro molti altri maestri tedeschi, e si trasferì a
ficato conceptus universalis, in «Franciscan Studies», Vienna, di cui riorganizzò l’università. Scrisse
31 (1971), pp. 178-234; M. HENNINGER, Henry of Har- moltissimo; ricordiamo, fra le opere di fisica:
clay’s Questions on Divine Prescience and Predestina- De reductione effectuum specialium in virtutes
tion, in «Franciscan Studies», 40 (1980), pp. 167- communes; De habitudine causarum; Contra
243; J.E. MURDOCH, Henry of Harclay and the Infinite, astrologos, in cui sostiene le idee della fisica
in A. MAIERÙ - A. PARAVICINI BAGLIANI (a cura di), Studi nuova di Buridano; due commenti alle Senten-
sul XIV secolo in onore di Anneliese Maier, Roma 1981, ze; opere di economia: Tractatus de contractibus
pp. 219-261; R.C. DALES, Henricus de Harclay: Quae- emptionis et venditionis; Epistola de contractibus
stio «Utrum mundus potuit fuisse ab aeterno», in «Ar- ad consules Viennenses; le Epistola pacis e Episto-
chives d’Histoire Doctrinale et Littéraire du Moyen la concilii pacis, ispirate allo scisma; opere di
Âge», 50 (1983), pp. 223-255; M. HENNINGER, Henry ascetica: Speculum animae (Argentoraci 1507,
of Harclay’s Questions on Relations, in «Mediaeval tr. fr. a cura di E. Mistiaen, Le miroir de l’âme,
Studies», 49 (1987), pp. 76-123; A. MAURER, Being Museum Iessianum, Section ascétique et my-
and Knowing, Toronto 1990, pp. 203-271. stique, vol. IX, Bruges-Paris 1923); De contemp-
tu mundi. Occamista negli anni dell’insegna-
ENRICO
Enrico diDI LUBECCA. – Teologo e filosofo,
Lubecca mento parigino, successivamente mitiga le
vissuto nei primi decenni del XIV secolo. proprie idee e s’avvicina al tomismo. Le opere
Fu provinciale dell’ordine domenicano per la sono rimaste in gran parte inedite. Fu chiama-
Sassonia dal 1325 al 1336; esercitò l’insegna- to Doctor conscientiosus.
mento già prima del 1323, probabilmente a A. Tognolo
Colonia. Ci restano 3 Quodlibeta (cfr. elenco BIBL.: D. TRAPP, J. Langs «Christologie bei Heinrich von
delle questioni in: M. Grabmann, Mittelalterli- Langenstein»: Eine dogmengeschichtliche Untersu-
ches Geistesleben: Abhandlungen zur Geschichte chung?, in «Augustinianum», 7 (1967), pp. 525-532;
der Scholastik und Mystik, München 1926-56, P. PIRZIO, Le prospettive filosofiche del trattato di Enrico
vol. I, pp. 425-428; ripr. Hildesheim - Zürich - di Langenstein «De habitudine causarum», in «Rivi-
New York 1984), in cui vengono trattati non sta Critica di Storia della Filosofia» 24 (1969), pp.
soltanto problemi teologici e filosofici, ma an- 363-373; T. HOHMANN, Discretio spirituum. Texte und
che questioni di fisica, astronomia e medicina. Untersuchungen z. «Unterscheidung der Geister» bei
Enrico di Lubecca sostiene, con Tommaso, la Heinrich von Langenstein, Würzburg 1975; N.H. STE-
NECK, Science and Creation in the Middle Ages: Henry
dottrina della distinzione reale tra l’essenza e
of Langenstein, London 1976; G. KREUZER, Heinrich
l’esistenza: quanto all’origine, la causa dell’in-
von Langenstein: Studien zur Biographie und zu Schis-
dividuazione è la materia; quanto alla perfe-
matraktaten unter besonderer Berücksichtigung der
zione è la forma; quanto alla totalità è tutta «Epistola Pacis» und der «Epistola Concilii Pacis», in
l’essenza. Sono state pubblicate le Quaestiones «Quellen und Forschungen aus dem Gebiet der Ge-
de motu creaturarum et de concursu divino (ed. a schichte», 6 (1987); A. MORISI GUERRA, Il silenzio di
cura di F. Mitzka, Monasterii 1932): Enrico vi Dio e la voce dell’anima. Da Enrico di Langenstein a
sostiene che il concorso si estende anche alla Gerson, «Cristianesimo nella Storia», 17 (1996), pp.
«talificazione» dell’essere. I Quodlibeta si tro- 393-413; F. ALESSIO, Causalità naturale e causalità di-
vano in due codici: cod. lat. 1382 della Hofbi- vina nel «De habitudine causarum» di Enrico di Lan-

3415
VOLUMIfilosofia.book Page 3416 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enrico il Tedesco ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

genstein, in Studi di storia della filosofia naturale, Me- dal punto di vista razionale, può essere loro
morie e atti di convegni, vol. XIX, Pisa 2003, pp. 27-34. data.
G. Santinello
ENRICO IL TEDESCO. – Agostiniano, vis-
Enrico il Tedesco BIBL.: B. DECKER, Ein fundamentaltheologisches Trak-
suto fra il XIII e il XIV secolo. tat des Mittelalters, in « Wissenschaft und Weisheit»,
Scrisse un compendio dei 24 Quodlibeta di 18 (1955), pp. 227-229; W. KOLMEL, Von Ockham zu
Goffredo di Fontaines (cfr. A. Pelzer, Godefroid Gabriel Biel. Zur Naturrechtslehre des 14. und 15.
de Fontaines. Les manuscrits de ses Quolibets Jahrhunderts, in «Franziskanische Studien», 37
(1955), pp. 218-259; A. MAIERÙ, Logique et théologie
conservés à la Vaticane et dans quelques autres bi-
trinitarie dans le moyen-âge tardif: deux solutions en
bliothèques, in «Revue Néoscolastique Philo- présence, in M. ASZATALOS (a cura di), The Edition of
sophie», 20 [1913], pp. 365-388, 491-532 [pp. Theological and Philosophical Texts from the Middle
369, 383]); forse è quello stesso Meister Hein- Ages, «Acts of the Conference Arranged by the De-
rich Augustiniensis citato da Eckhart (cfr. F. partment of Classical Languages, University of
Pfeiffer [a cura di], Deutsche Mystiker des 14. Stockholm, 29-31 August 1984», Acta Universitatis
Jahrhunderts, Leipzig 1845-57, vol. II, p. 244; Stockholmiensis, Studia Latina Stockholmiensia,
rist. Aalen 1962). vol. XXX, Stockholm 1986; A. SLOMCZYNSKA (a cura
Red. di), Ab Henrico de Oyta usque Georgium Libanum Li-
gnicensem Quinque commentariorum in Aristotelis
«Economica» conscriptorum editio, in «Mediaevalia
ENRICO (TOTTING) DI OYTA. – Occamista e
Enrico Philosophica Polonorum», 28 (1986), pp. 167-200;
nominalista, n. in Westfalia nel 1330 ca., m. a M. GORMAN, Henry of Oyta’s Nominalism and the
Vienna nel 1396. Principle of Individuation, in «The Modern School-
Insegnò a Praga dal 1355; accusato di eresia, man», 69 (1991-92), pp. 135-148.
ma assolto (1373), completò gli studi teologici
a Parigi nel 1382. Dopo un triennio di insegna- ENRIQUES, FEDERIGO. – Matematico e filo-
Enriques
mento a Praga, nel 1384 fu chiamato a Vienna sofo della scienza, n. il 5 genn. 1871 a Livorno,
assieme al collega e amico Enrico di Langen- m. il 14 giu. 1946 a Roma.
stein, col quale riorganizzò l’università. Le Studiò all’università di Pisa, dove si laureò in
opere, quasi tutte manoscritte e alcune d’in- matematica nel 1892; nel 1896 ottenne la cat-
certa attribuzione (talvolta egli venne confuso tedra di geometria descrittiva e proiettiva
con Enrico Pape di Oyta), sono: un Commenta- presso l’università di Bologna e dal 1922 inse-
rio alle Sentenze (cfr. C. Michalski, Le criticisme et gnò Geometria superiore all’università di Ro-
le scepticisme dans la philosophie du XIVe siècle, in ma. Oltre che per le ricerche matematiche – la
«Bulletin de l’Académie Polonaise des Scien- teoria degli invarianti delle superfici algebri-
ces et des Lettres», 11, 1925, pp. 41-122 [p. 7]); che – e per le ricerche logico-matematiche sui
Tractatus moralis de contractibus reddituum an- fondamenti della geometria, Enriques nutrì
nuorum (Parisiis 1506); Abbreviatio del com- grande interesse per la filosofia e la storia del-
mento alle Sentenze di Adamo Whodam (ivi la ricerca scientifica, tanto da arrivare a pro-
1512); Quaestiones logicae super Porphyrium; muovere varie iniziative organizzative rivolte
Tres libri philosophici de anima ovvero Magistra- agli ambienti filosofici, che suscitarono la dura
reazione di Croce e Gentile. Si ispirò al positi-
les tractatus de anima et potentiis eius. Una Qua-
vismo ottocentesco e alle dottrine di Poincaré
estio (la terza delle Quaestiones in Sententiarum)
e di Mach per sviluppare una propria originale
è stata edita a cura di J. Koch - F. Pelster, Opu-
«filosofia scientifica», che si poneva come
scula et textus, series scholastica, vol. XII, Mo- obiettivo la «preparazione di una scienza gno-
nasterii 19532. seologica che possa divenire oggetto d’intesa
Mentre a Parigi e a Praga si era dimostrato se- degli studiosi, e che porti a unificare i vari do-
guace di un certo aristotelismo agostiniano, a mini del sapere in una veduta sintetica del
Vienna propagò il nominalismo occamistico, procedimento conoscitivo» (Problemi della
rivelandolo specialmente nella trattazione dei scienza, Bologna 19082 [1906], rist. 1927, p. 5).
problemi dell’origine del mondo, della spiri- È con questo intento che scrisse, oltre ai Pro-
tualità dell’anima, dell’unicità di Dio. Questi blemi (tradotti anche in francese, tedesco e in-
sono, per Enrico Totting, problemi neutri, per- glese), gli studi Scienza e razionalismo (Bologna
ché nessuna risposta, convincente e probante 1912) e Per la storia della Logica. I principii e l’or-
3416
VOLUMIfilosofia.book Page 3417 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enriques


dine della scienza nel concetto dei pensatori mate- Rifiutando il realismo logico sostenuto da
matici (Bologna 1922). Insieme con G. De San- Russell, Enriques affermò che la logica «è l’in-
tillana scrisse un Compendio di storia del pensie- sieme delle leggi che regolano un processo
ro scientifico dall’antichità fino ai tempi moderni mentale, che solo per finzione può essere rap-
(Bologna 1937; rist. anast. con premessa di P. presentato nella forma statica d’un simboli-
Casini, 1974). Nella visione di Enriques, il po- smo: spiegare i rapporti logici significa dun-
sitivismo e il pragmatismo hanno il proprio li- que riconoscere le operazioni della mente che
mite rispettivamente nella concezione della valgono a significare» (Per la storia della logica,
realtà genuina come dato puro della sensazio- cit., pp. 193-194).
ne e nella considerazione della realtà scientifi- Nonostante ammetta che l’esigenza sintetica
ca come costruzione arbitraria dello spirito. Il della filosofia debba realizzarsi nell’ambito
superamento di positivismo e pragmatismo si della scienza (superando il particolarismo del-
basa sul recupero di un «concetto pieno del le specializzazioni), egli condanna senza mezzi
reale, come sintesi di due elementi (passivo e termini lo «scientismo» contemporaneo di
attivo) che l’analisi ha separato» (Scienza e ra-
stampo neopositivistico, che per lui ondeggia
zionalismo, cit., p. 18). L’autentico criterio posi-
tra il dogmatismo e il nominalismo. L’influen-
tivo della realtà è per lui il «rapporto invarian-
za di Enriques in questo senso è riconosciuta
te di successione o di concomitanza fra certe
sensazioni e certe condizioni volontariamente dallo stesso F. Gonseth, l’iniziatore del movi-
disposte, in breve un rapporto tra volontà e mento di reazione all’empirismo logico. Anche
sensazione» (ibi, p. 19). I termini irriducibili Piaget ammise la presenza nelle proprie opere
della conoscenza scientifica vengono così in- di influssi dovuti a Enriques. In Italia, invece,
dividuati nell’elemento soggettivo e in quello l’influenza del matematico livornese fu meno
oggettivo, sopprimendo i quali si corre il ri- evidente, sia per l’accentuato disinteresse, in
schio di cadere nell’astrazione di considerare clima idealistico, per il problema della scien-
la scienza come già formata, o di abbandonar- za, sia per l’avversione di numerosi scienziati
si alle poetiche costruzioni della metafisica. italiani a un ampliamento non meramente tec-
«La scienza» dunque «riguardata nel suo nico della loro prospettiva.
aspetto genetico, non sale soltanto a un’obiet- Enriques ebbe dell’evoluzione storica della
tività sempre maggiore, ma per contrasto spin- scienza una visione continuistica, consideran-
ge a vette più eccelse la subiettività delle rap- do sempre le teorie nuove come estensione
presentazioni, che sono il suo modo di con- senza fratture delle teorie precedenti. Da que-
quista» (Problemi, cit., p. 32). La scienza è un sto punto di vista egli non apprezzò nel loro
processo di approssimazioni mai chiuso, ma valore rivoluzionario, dirompente, le due gran-
sempre più vasto e più preciso che non rinvia di teorie fisiche del Novecento, relatività e
il relativo a un assoluto trascendente. La posi- meccanica quantistica, cercando di interpre-
zione di Enriques all’interno della lotta tra ra- tarle come filiazioni dirette e lineari della
zionalismo ed empirismo è di mediazione; il scienza classica.
suo «razionalismo sperimentale» è teso a su- F. Barone
perare questo dualismo per adeguarsi al pro- BIBL.: A. FRAJÈSE (a cura di), Le matematiche nella sto-
cesso a spirale della scienza, che comprende ria e nella cultura, Bologna 1938, rist. anast. 1971;
una fase induttiva (partendo da un sapere ac- AA.VV. Storia, pedagogia e filosofia della scienza: atti
quisito si promuovono nuovi concetti, attra- del Convegno Internazionale sul tema: storia, pedago-
verso l’associazione di dati e l’assunzione di gia e filosofia della scienza a celebrazione del centenario
ipotesi) e una fase deduttiva che chiarisce le della nascita di Federico Enriques, Pisa-Bologna-Ro-
ipotesi svolgendone le conseguenze da verifi- ma 1973; O. POMPEO FARACOVI (a cura di), Federico
carsi nell’esperienza. «La scienza non è dato Enriques. Approssimazione e verità, Livorno 1982; O.
puro, ma coordinazione razionale di dati, che POMPEO FARACOVI, Il caso Enriques. Tradizione nazio-
implica una scelta tra infinite verità possibili. nale e cultura scientifica, Livorno 1984; O. POMPEO FA-
Perciò la ricerca scientifica è effettivamente RACOVI (a cura di), Scienza e razionalismo, Bologna
una costruzione, opera dello spirito umano, 1990; O. POMPEO FARACOVI - F. SPERANZA (a cura di),
che vi riflette qualcosa di sé, manifestando i Federico Enriques. Filosofia e storia del pensiero scienti-
criteri di valore che lo dirigono» (Scienza e ra- fico, Livorno 1998; L.M. SCARANTINO (a cura di), Intor-
zionalità, p. 286). no a Enriques. Cinque conferenze, Sarzana 2004.

3417
VOLUMIfilosofia.book Page 3418 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

’En sof ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

’EN SOF (
’En sof ). – Letteralmente «non fi- sere studiata dalla metafisica anche in quanto
ne» ossia «infinito». Il termine è stato utilizza- una, perché l’ente e l’uno sono la stessa cosa,
to dai qabbalisti dell’area provenzale-catalana si implicano reciprocamente (Metaph. IV, 2,
agli inizi del sec. XIII per esprimere l’assoluta 1003 b 22-23).
trascendenza di Dio e l’impossibilità umana di La stessa ampiezza di significato ha il termine
coglierlo adeguatamente per via speculativa o e il concetto di ente in Tommaso, il quale, ri-
mistica. Si tratta di quello che Gershom Scho- prendendo i testi di Boezio, distingue l’«id
lem definisce un «agnosticismo mistico» di quod est» dall’«esse», l’ente da ciò che ne è il
stampo neoplatonico. Il concetto non ha un costitutivo come atto: come l’umanità costitu-
antecedente biblico e neppure filosofico, ma isce uomo ogni uomo, così l’essere costituisce
nasce come ipostatizzazione degli attributi di- ente ogni ente; nelle creature, l’«id quod est»,
vini come il suo pensiero, di cui si afferma che o l’ente, in quanto distinto dall’«esse», è la po-
si estende le-’en sof «in modo infinito». ’En sof tenza o essenza o sostrato dell’atto dell’esse-
è il Deus absconditus che, secondo alcuni qab- re, e, in Dio, l’«id quod est», o l’ente, è l’atto
balisti, è rivelato solo tramite la verità esoteri- assoluto e puro dell’essere (cfr. De ente et ess.,
ca, mentre di esso la rivelazione biblica non di- cap. 6, ed. it. con testo lat. a fronte a cura di P.
ce nulla. La manifestazione dell’infinito nella Porro, L’ente e l’essenza, Milano 2002).
creazione non è un processo necessario, ma è Il significato fondamentale di ente rimane im-
frutto di una sua libera scelta, senza la quale modificato nella scolastica postmedievale; è
l’uomo non avrebbe potuto conoscere nulla oggetto di particolare studio da parte di filoso-
dell’intima essenza divina. fi moderni e contemporanei. Un significato
M. Perani particolare si ha presso Gioberti, con la formu-
BIBL.: G. SCHOLEM, Ursprung und Anfänge der Kabba- la «l’ente crea l’esistente» (cfr. Introduzione allo
la, Berlin 1962, tr. it. di A. Segre, Le origini della Kab- studio della filosofia, vol. II, Milano 1941, pp.
balà, Bologna 1973, rist. 1990, pp. 533-561; G. SCHO- 175-183). Qui l’ente è Dio, oggetto dell’intuito
LEM, Kabbalah, Jerusalem 1972, tr. it. di R. Rambelli, intellettuale, fondamento della conoscenza, e
La Cabala, Roma 1982, pp. 93-111. fondamento delle cose: infatti l’ente è, e le co-
➨ QABBALAH. se ex-sistono, ossia hanno il loro essere fuori di
se stesse, prodotto dall’ente che è. Onde l’ente
ENTE (being; Seiendes; être; ente). – Il significa-
Ente giobertiano comprende tanto l’idealità o es-
to fondamentale del termine ente è di «essere senza quanto l’esistenza.
qualcosa», in qualunque modo il qualcosa Altro significato ha l’ente, in relazione all’esse-
possa essere preso. Si oppone a nulla. Può es- re, in Heidegger: l’ontico, l’ente (ontisch, Seien-
sere sostituito dai termini cosa, realtà, reale, des) è inteso in modo partecipiale: trova perciò
nel senso però, appunto, di opposizione a nul- senso solo ove ci si riferisca non all’ente per sé
la. Quindi è ente, in senso generale, non solo ma all’essere dell’ente, ove il genitivo ha una
ogni ente esistente di fatto, ma anche ogni ente valenza propriamente oggettiva. Da questa po-
semplicemente possibile, in quanto è qualche sizione e dal successivo rovesciamento della
cosa di intelligibile, e perciò non identico al metafisica (l’ente non parla, è l’essere che par-
nulla; quindi ha una positività, una realtà anche la nell’ente, per mezzo dell’ente, lovgo" zovon
se soltanto intelligibile; il nulla invece non ha e[con: cfr. Einführung in die Metaphysik, Tübin-
nessuna propria intelligibilità, è intelligibile gen 1953, § 49, pp. 134 ss., tr. it. di G. Masi, In-
soltanto indirettamente, per rapporto all’ente troduzione alla metafisica, Milano 1968, pp. 134
di cui è negazione. Ente si identifica con essere ss.) si riapre il problema medievale del quod est
quando quest’ultimo è preso in concreto, co- e dell’esse, e quindi il problema della capacità
me un essere particolare, esistente o possibi- della finitudine alla partecipazione.
le: non significa cioè essere in generale. Secondo la metafisica classica, oggetto pro-
Quando Aristotele dice che la metafisica stu- prio della metafisica stessa è l’ens communissi-
dia «l’essere in quanto essere», to; o]n h|/ o]n (Me- mum, ossia id cui competit esse, significante l’es-
taph. IV, 1, 1003 a 20), intende affermare che senza e connotante l’esistenza (comprende
essa studia ogni cosa o realtà in quanto ap- quindi anche l’ente possibile), detto pure ens
punto ente, e non secondo le determinazioni nominaliter sumptum, che si distingue dall’ens
particolari proprie di ciascuna cosa o realtà; in participialiter sumptum, ossia l’ente attualmen-
conseguenza di ciò ogni cosa o realtà può es- te esistente, significante l’esistenza e conno-
3418
VOLUMIfilosofia.book Page 3419 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ente


tante l’essenza. Nell’accezione di id cui compe- concetto di ente (essere «a se» o «ab alio»,
tit esse, l’ente si divide «secondo le forme delle cioè assoluto o relativo, essere sostanza o ac-
categorie» (Aristotele, Metaph., X, 10, 1051 a cidente, essere uomo o cane, essere Pietro o
35; Top., I, 9, 103 b 27 ss.). Ens a se è l’ente che Paolo), per non essere o significare il nulla,
non richiede nessuna causa per esistere (Dio), dev’essere e significare essa stessa un ente.
ens ab alio l’ente che la richiede (ogni effetto). Nessuna differenza dell’ente può essere non-
Ens per se ha tre diversi significati: ora significa ente. Il concetto di ente dice perciò anche tut-
lo stesso che a se; ora ciò che non esiste in al- te le sue differenze, non solo specifiche ma an-
tro, in cui inerisca, e quindi ha il proprio essere che individualizzanti, poiché se le individua-
di per sé (la sostanza e non gli accidenti), ora zioni non fossero ente ma nulla, non indivi-
ciò che dipende dal principio e dalla natura di duerebbero nulla e non si avrebbero individui
una cosa. In quest’ultimo significato si con- diversi e distinti. Mentre le nozioni generiche
trappone a per accidens (cfr. Tommaso, Quae- non contengono in atto le differenze specifi-
stiones disputatae De potentia, q. 10, art. 4), che che, e, quindi, in un certo senso non vanno al
indica ciò che si predica di una cosa non so- di là del genere medesimo, la nozione di ente
stanzialmente: p. es. l’uomo è per se animale, e va al di là di tutte le nozioni generiche, speci-
per accidens può essere bianco. Ens rationis è fiche, e anche individualizzanti, le trascende
quello il cui essere è soltanto nel pensiero, che tutte, è «trascendente». Esso le contiene tutte
lo conosce a modo di ente (cfr. Giovanni Duns «in atto» e non soltanto «in potenza»; però,
Scotus, Quastiones Quodlibetales, q. 3); p. es., le pur contenendole in atto, non le esprime tutte
privazioni (la cecità), che in sé non sono esse- e singole in modo esplicito; ci sono tutte, ma
re, sono ente rispetto alla mente che le consi- espresse in modo implicito. Il concetto di en-
dera. L’ens rationis si oppone all’ens reale o ens te, essendo il più semplice di tutti, è necessa-
naturae che, in potenza o in atto, esiste fuori riamente il più indeterminato di tutti, non pe-
della nostra mente. rò perché prescinda da ogni determinazione,
La metafisica scolastica definisce il concetto ma perché le contiene tutte, benché in modo
di ente «trascendente» e, in relazione, chiama inespresso; è il più pieno e il più ricco di tutti
«trascendentali» i concetti di uno, vero, buo- i concetti.
no. Questa denominazione, caratteristica del Ne segue che o le differenze sono un nulla-di-
concetto di ente, significa che esso non è un essere e, dunque, irreali, e si ha il monismo
concetto generico o specifico, come tutti gli al- dell’essere e dell’ente, o, se le differenze sono
tri concetti che possediamo (cfr. Tommaso, C. reali, è necessario concludere che, essendo le
Gent. l. I, cap. 25; Sum. theol. I, q. 3, art. 5; In III differenze dell’essere contenute in atto nel
Metaph. lectio VIII). Il concetto di vivente è un concetto di ente, questo concetto non ha
concetto generico perché può essere differen- un’unità uguale a quella dei concetti generici e
ziato da razionale o irrazionale, avendosi così specifici; mentre cioè questi sono tali che, im-
le specie: uomo e tutti gli animati (irragione- portando un contenuto di note e di determina-
voli); il concetto di uomo è un concetto speci- zioni assolutamente identico, e rimanendo
fico perché può essere differenziato da tutte le quindi assolutamente identici nel loro signifi-
individuazioni, una diversa dall’altra. I concet- cato, vengono differenziati da specificazioni
ti generici e specifici, per poter essere tali, non del tutto estranee, benché non contrastanti,
possono essere determinati da differenze che dal medesimo contenuto, il concetto di ente,
siano già contenute in atto nei medesimi; se avendo in sé in atto tutte le sue differenze, non
infatti ne contenessero in atto una, non ne po- ha un contenuto semplice ed omogeneo. Per
trebbero contenere l’opposta: se il concetto di esprimere questa conseguenza della «trascen-
vivente dicesse già il concetto di razionale, denza» dell’ente, conseguenza imposta dalla
non potrebbe più dire quello di irrazionale; il reale esistenza della molteplicità e diversità
vivente può essere razionale o irrazionale, ma degli enti (ma che sarebbe stata anche sempli-
non è solo razionale o solo irrazionale; le diffe- cemente intelligibile e possibile, data la non
renze sono contenute «in potenza», non «in necessità concettuale del monismo parmeni-
atto». deo, fondato su una unità dell’ente come se
Il concetto di ente invece è del tutto diverso e fosse generica o specifica), la filosofia scolasti-
singolare. Dato che, se qualche cosa non è en- ca ha affermato e afferma che l’unità dei con-
te, è nulla, qualunque possibile differenza del cetti generici e specifici è una unità univoca, e
3419
VOLUMIfilosofia.book Page 3420 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Entelechia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

quella dell’ente è una unità analoga; afferma, levgetai kata; to; e[rgon, kai; sunteivnei pro;"
in altri termini, che i concetti generici e speci- th;n ejntelevceian (Metaph., IX, 8, 1050 a 23; cfr.
fici sono univoci, e che il concetto di ente è 3, 1047 a 30). Su di ciò nota Bonitz: «Inde ita vi-
analogo, e analogo sia secondo un’analogia di detur Ar(istoteles) ejntelevceian a ejnevrgeia di-
attribuzione sia secondo un’analogia di pro- stinguere, ut ejnevrgeia actionem, qua quid ex
porzionalità. possibilitate ad plenam et perfectam perduci-
Se poi si considera, non più il concetto di ente, tur essentiam, ejntelevceia ipsam hanc perfec-
ma la sua realtà, e quindi la sua costituzione tionem significet [...]; non teneri tamen hoc di-
ontologica, la metafisica scolastica ne dà spie- scrimine, sed promiscue utrumque nomen
gazione ricorrendo alle dottrine dell’atto e del- usurpari ex constanti Aristotelis usu intelligi-
la potenza, dell’essenza e dell’esistenza, della tur et fortasse ex ipsa notionis th'" ejnergeiva"
materia e della forma, della sostanza e dell’ac- ambiguitate explicari potest» (Index Aristoteli-
cidente. cus, Berolini 1870 [rist. 1961], 293 b 39 ss.).
A. Franchi - L. Pagello Possiamo quindi ritenere che, in genere, Ari-
BIBL.: A. GHISALBERTI, L’Essere e l’Uno in Tommaso stotele usi i due termini, ejnevrgeia e ejntelevce-
d’Aquino, Milano 1990, pp. 227-247; S. VANNI ROVI- ia, come sinonimi (cfr.: W.D. Ross, Aristotle’s
GHI, Introduzione a Tommaso d’Aquino, Roma-Bari
Metaphysics, II, Oxford 1948, p. 245). Più accu-
1999; A. GHISALBERTI (a cura di), Dalla prima alla se-
ratamente esprime il significato dei due termi-
conda scolastica: paradigmi e percorsi storiografici, Bo-
logna 2000; C. BIANCHI - A. BOTTANI (a cura di), Signi-
ni A. Trendelenburg (Aristotelis de anima libri
ficato e ontologia, Milano 2003; M. GIANNASI, Ontolo- tres, Berlin 18772, p. 243): «Si vocabulorum ra-
gia e intenzionalità: idee per una semantica dell’essere, tionem et conditionem consulueris, ejnevrgeia
Padova 2003; E. BERTI (a cura di), Guida ad Aristotele, magis ipsum rei actum, ejntelevceia statum ex
Roma-Bari 20043; E. BERTI et al., Platone e l’ontologia: actu exortum significat: ejnevrgeia in ipsa adhuc
Il Parmenide e il Sofista, Milano 2004; P. VALORE, On- actione versatur, ejntelevceia contra ex actione
tologia: bibliografie ragionate, Milano 2004; A.C. VAR- in statu quodam acquievit, ut ejntelevceia ali-
ZI, Ontologia, Roma-Bari 2005; F. VOLPI (a cura di), quando ulterius processerit, quam ejnevrgeia.
Guida a Heidegger, Roma-Bari 20052. Ita actio differt ab eo, quod agendo effeceris»
➨ ACCIDENTE; ANALOGIA; ASEITÀ; ATTO; ESISTENZA; (cfr.: M. Kappes, Aristoteles-Lexicon, Paderborn
ESSENZA; ESSERE; FORMA; MATERIA; ONTOLOGIA; 1894, p. 27). In altri termini: mentre ejnevrgeia
ONTOLOGIA ANALITICA; PERSEITÀ; POTENZA; SO - indica piuttosto la stessa attività movente (o
STANZA; TRASCENDENTALI, NOZIONI. attuazione), ejntelevceia indica invece il posses-
so della perfezione che costituisce il termine
ENTELECHIA (ejntelevceia - entelechy; Entele-
Entelechia dell’attività movente (o attualità); ejntelevceia è
chie; entéléchie; entelequía). – Termine foggiato quindi l’attualità che rappresenta il punto
da Aristotele per indicare in genere la perfezio- d’arrivo dell’attuazione dovuta all’ejnevrgeia
ne propria dell’atto giunto alla completa e de- (cfr.: Filopono, In libros Aristotelis De anima,
finitiva realizzazione: ad es., il calore raggiunto Berlin 1897, pp. 208, 37-209, 1). Forse in tal
e mantenuto in un metallo al termine del pro- senso spiega Aristotele che il nome atto (ejnevr-
cesso di riscaldamento, la statua al termine geia) si pone per indicare perfezione (ejntelevce-
del processo di scultura. Deriva da ejntelev" ia; Metaph., IX, 3, 1047 a 30: hJ ejnevrgeia, hJ
«perfetto, compiuto, finito» (ejn «in», tevloß «fi- pro;" th;n ejntelevceian suntiqemevnh). Da nota-
ne») e[cein «avere, possedere»; per cui fu reso re anche che Dio è chiamato da Aristotele ejnev-
letteralmente da Ermolao Barbaro col bizzarro rgeia come primo motore (Aristotele, op. cit.,
neologismo perfectihabia (cfr. G.W. Leibniz, Es- XII, 6-7), e ejntelevceia come sommamente per-
sais de théodicée, I, n. 87, in Philosophische Schrif- fetto e immateriale (ibi, 8, 1074 a 36). D’altro
ten, ed. C.I. Gerhardt, VI, p. 150). canto va tenuto conto del rilievo di Bonitz, che
SOMMARIO: I. Distinzioni. - II. L’entelechia come cioè Aristotele usa costantemente in modo in-
forma e come atto di esistere. - III. Interpreta- discriminato i due termini, tanto da passare
zioni moderne dell’entelechia. dall’uno all’altro anche nello stesso contesto
I. DISTINZIONI. – Giova tener conto di una certa (cfr., ad es.: De an., III, 7, 431 a 1, 3; Gen. an., II,
sfumatura di significato, e quindi del rapporto 1, 734 a 30, b 21; l’anima è chiamata ora ejnte-
che passa, tra ejnevrgeia e ejntelevceia, rapporto levceia, nella celebre definizione di De an., II, 1,
che Aristotele esprime così: tou[noma ejnevrgeia 412 a 27, b 5, ora ejnevrgeia in Metaph., VIII, 3,
3420
VOLUMIfilosofia.book Page 3421 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Entelechia


1043 a 35; il moto è chiamato ejntelevceia in Tommaso invece, elaborando la nozione ari-
Phys., VIII, 1, 251 a 9; 5, 257 b 8, e ejnevrgeia in stotelica sotto il diretto influsso del concetto
Metaph., VIII, 3, 1047 a 30, 32; Phys., III, 2, 201 b di creazione, parla esplicitamente dell’atto di
31; De an., II, 5, 417 a 16). I due termini hanno essere esistenziale (cfr. In I Sent., distinctio 33,
lo stesso opposto (duvnamiß) e gli stessi sinoni- q. 1, art. 1 ad 1um) e ne afferma il carattere di
mi (ei\do", oujsiva, fuvsiß, lovgo", to; tiv h\n ei\nai). ultima perfezione, vale a dire di entelechia, ri-
Il termine ejndelevceia conservatoci da Cicero- spetto agli altri principi della realtà: «Esse au-
ne (Tuscolanae disputationes, I, 10, 22), che lo ri- tem est illud quod est magis intimum cuilibet,
ferisce alla nozione aristotelica di anima, tra- et quod profundius omnibus inest; cum sit for-
ducendolo «motio quaedam continuata et pe- male respectu omnium quae in re sunt» (Sum.
rennis», sembra appartenere al periodo plato- theol., I, q. 8, art. 1); «esse est actualitas om-
nico di Aristotele; né rappresenta quella posi- nium actuum et propter hoc perfectio omnium
zione che viene espressa dal termine ejntelevce- perfectionum» (De potentia, q. 7, art. 2, ad 9um,
ia, indicante la relazione di atto a potenza che e Sum. theol., I, q. 4, art. 1 ad 3um). Viene così
passa tra l’anima (forma) e il corpo (materia; impostata la duplice considerazione dell’ente
cfr. E. Bignone, L’Aristotele perduto e la forma- nell’ordine dell’essere e nell’ordine dell’essenza,
zione filosofica di Epicuro, I, Firenze 1936, pp. la quale rivela l’effettiva estensione della teo-
227-272; Postilla aristotelica sulla dottrina ria dell’atto e della potenza e fonda metafisica-
dell’«entelécheia», in «Atene e Roma», 1940, pp. mente le relazioni trascendentali espresse dal-
460-508). le diadi essenza-essere, materia-forma. L’actus
II. L’ENTELECHIA COME FORMA E COME ATTO DI ESI- essendi si realizza come entelechia in quanto
STERE. – Il concetto fondamentale, che presie- perfettamente commisurato all’essenza, come
de alla trattazione aristotelica dell’atto, è che fa vedere Tommaso confutando l’opinione di
l’atto è la perfezione di cui la potenza è capa- Avicenna, che concepiva l’essere come aggiun-
cità (cfr. Metaph., IX, 6, 1048 a-b), per cui l’atto to all’essenza a modo di accidente: «Esse
ha priorità sulla potenza (ibi, 8, 1049 b 1-29; enim rei quamvis sit aliud ab eius essentia,
1050 a 1-9; XII, 6, 1071 b 25-32), in quanto la non tamen est intelligendum quod sit aliquod
potenza non può passare all’atto suo proprio superadditum ad modum accidentis, sed qua-
se non per l’influsso di un ente che possiede si constituitur (= mensuratur) per principia es-
già tale atto. L’entelechia come atto indica sentiae» (In IV Metaph., lectio II, n. 558; cfr.
quindi nell’ente una sua perfezione, una sua Sum. theol., I, q. 3, art. 4; De potentia, q. 5, art. 4
forma. ad 3um; C. Gent., I, 26). Tale dottrina ha la sua
Aristotele perciò considera l’entelechia sol- applicazione più completa nella posizione to-
tanto nell’ordine essenziale, non in quello esi- mistica circa il costitutivo formale della perso-
stenziale. Entelechia è nella sostanza corporea na, il quale, secondo l’interpretazione che
la forma sostanziale riguardo alla materia pri- sembra più aderente ai testi, è l’essere sostan-
ma; entelechia è ogni accidente di una sostan- ziale commisurato alla natura intellettuale in-
za. La non considerazione dell’entelechia dividua completa (cfr. i testi tomistici più im-
nell’ordine esistenziale è dovuta all’assenza in portanti e un’ottima trattazione della questio-
Aristotele del problema dell’origine del mon- ne in L. Billot, De Verbo incarnato, Roma 19499,
do, ammessa, come egli ha, l’eternità del mon- pp. 57-86).
do. L’atto di essere esistenziale, che nella filo- Storicamente la nozione di entelechia-forma e
sofia cristiana è l’effetto proprio della creazio- di entelechia-atto di esistere ha dato luogo a mol-
ne divina, viene presupposto nella considera- teplici divergenze dottrinali e malintesi, anche
zione della sostanza; e solo di questa, data ap- da parte di coloro che hanno sinceramente de-
punto come esistente e approfondita quindi fi- siderato restituirla a nuova vita, piegandone il
losoficamente soltanto nel suo aspetto essen- significato a nuove concezioni, ispirate a una
ziale, si cercano le condizioni di possibilità. visione organico-dinamica della realtà (Leib-
Per Aristotele, chiedersi perché una cosa esi- niz, Driesch).
ste equivale a chiedersi perché essa è sostan- La difficoltà principale che tale nozione pre-
za; e si risponde assegnandone i due comprin- senta è costituita dal fatto che l’entelechia-for-
cipi essenziali: la materia prima e la forma so- ma, se si tratta di forma corporea, non è ente
stanziale. in senso proprio (ens quod), ma principio, o
3421
VOLUMIfilosofia.book Page 3422 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Entelechia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

meglio, comprincipio (ens quo) dell’ente: pro- quid fit; dum scilicet subiectum reducitur de
priamente non esiste la forma o entelechia, potentia ad actum» (De virtutibus in communi,
ma il composto di materia e forma, per cui la art. 11; cfr. C. Gent., III, 69; De pot., q. 3, art. 8
forma non sussiste da sola, ma soltanto insie- ad 6um; per il commento ad Aristotele, cfr. In
me alla materia con la quale costituisce il VII Metaph., lectio VII, nn. 1417-23, 1430 ss.; In
composto (sinolo). Aristotele rende intuitiva VIII Metaph., lectio III, n. 1715 ss.; lectio IV, n.
questa dottrina con l’esempio della sfera di 1746 ss.; In XII Metaph., lectio II, n. 2432 ss.;
bronzo: la rotondità della sfera (che rappre- lectio III, nn. 2442 ss., 2450 ss.; In VI Phys., lec-
senta la forma) non esiste separatamente dal tio VII, n. 4).
bronzo sferico; conseguentemente l’artefice III. INTERPRETAZIONI MODERNE DELL’ENTELECHIA. –
non fa la rotondità separata dal bronzo (ciò La successiva evoluzione storica ha conferma-
che è assurdo), ma fa la rotondità nel bronzo, e to in pieno l’esattezza di questo giudizio di
quindi in tanto fa la rotondità in quanto fa il Tommaso, dando la chiave per intendere l’at-
bronzo rotondo o sferico (Metaph., VII, 8, 1033 teggiamento della filosofia moderna in genere
a 24-b 13; cfr. XII, 3, 1069 b 35 - 1070 a 4): ciò verso l’entelechia aristotelica. Ci limitiamo ad
che, propriamente, è fatto o generato è il com- accennare agli esempi più significativi. Carte-
posto (Phys., I, 9, 192 a 31 ss.; Metaph., VII, 7, sio intende l’entelechia come ente in senso
1032 a 12-22; 8, 1033 b 12-13). Donde la formu- proprio, cioè come sostanza completa. Scrive
la: le forme sono e non sono senza generazio- infatti: «Hic est notandum nomine formae
ne e corruzione (ajnavgkh dh; tauvthn[= la forma] substantialis, cum eam negamus, intelligi su-
h] aji?dion ei\nai h] fqarth;n a[neu tou' fqeivre- bstantiam quandam materiae adiunctam, et
sqai kai; gegonevnai a[neu tou' givgnesqai: Me- cum ipsa totum aliquod mere corporeum com-
taph., VIII, 3, 1043 b 14-23; cfr. 5, 1044 b 21-29; ponentem, quaeque non minus aut etiam ma-
VII, 8, 1033 b 5-8; Phys., VIII, 6, 258 b 16-22), la gis quam materia, sit vere substantia sive res
quale significa: non essendo le forme enti in per se subsistens, quia nempe dicitur actus, il-
senso proprio (ente in senso proprio è soltan- la vero potentia» (Epistola ad Regium, in Oeu-
to il composto di materia e forma), in tanto si vres, ed. C. Adam - P. Tannery, III, Paris 1899, p.
generano e si corrompono in quanto si genera 502). Similmente Leibniz, che non ammette al-
e si corrompe il composto. cuna mutazione intrinseca appunto perché
Tommaso, che ha penetrato in modo molto non possiede il concetto di ens quo, ritiene che
profondo questa tesi aristotelica e ne ha dato «si potrebbe dare il nome di entelechia a tutte
un’esposizione lucidissima, confuta energica- le sostanze semplici o monadi create, poiché
mente le false concezioni dell’entelechia e ne esse hanno in sé una certa perfezione (e[cousi
indica l’origine: «Multis error accidit circa for- to; ejntelev"); c’è una sufficienza (aujtavrkeia)
mas ex hoc quod de eis iudicant sicut de sub- che le rende cause delle loro azioni interne, e
stantiis iudicatur; quod quidem ex hoc contin- per così dire automi incorporei» (Monadologie,
gere videtur, quod formae per modum sub- n. 18: ed. C.I. Gerhardt, VI, pp. 609-610), per cui
stantiarum signantur in abstracto, ut albedo, I’entelechia «essendo permanente, porta con
vel virtus, aut aliquid huiusmodi; unde aliqui sé non solo una semplice facoltà attiva, ma an-
modum loquendi sequentes, sic de eis iudi- che ciò che si può chiamare forza, sforzo, cona-
cant ac si essent substantiae. Et ex hinc pro- tus, da cui l’azione stessa deve seguire se nien-
cessit error tam eorum qui posuerunt latitatio- te lo impedisce» (Essais de théodicée, n. 87: ed.
nem formarum, quam eorum qui posuerunt C.I. Gerhardt, VI, p. 150). Secondo Leibniz l’en-
formas esse a creatione. Aestimaverunt enim telechia è innanzi tutto un principio d’azione,
quod formis competeret fieri sicut competit immanente a colui che agisce, ma la sua no-
substantiis; et ideo non invenientes ex quo zione, anche quando è esposta secondo il si-
formae generentur, posuerunt eas vel creari, gnificato attribuitole da Aristotele per quanto
vel praeexistere in materia; non attendentes, riguarda il mondo dell’esperienza, non è posta
quod sicut esse non est formae, sed subiecti in connessione col problema del divenire, per
per formam; ita nec fieri, quod terminatur ad cui rimane preclusa l’unica via che permette-
esse, est formae, sed subiecti. Sicut enim for- rebbe di intenderla come comprincipio
ma ens dicitur, non quia ipsa sit, si proprie lo- dell’ente.
quamur, sed quia aliquid ea est; ita et forma Dalla stessa confusione non è immune nem-
fieri dicitur, non quia ipsa fiat, sed quia ea ali- meno H. Driesch, il quale, sebbene non sia riu-
3422
VOLUMIfilosofia.book Page 3423 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Entelechia


scito a cogliere il vero significato della nozione sare a priori come una realtà, di fatto non è che
aristotelica di entelechia, si è tuttavia molto un ente di ragione astratto.
avvicinato al concetto aristotelico di forma o A questi e simili attacchi la nozione di entele-
atto, nell’ultima elaborazione del suo pensie- chia ha peraltro resistito, dimostrandosi la più
ro. Nella quarta edizione della sua opera Die adatta a garantire quella visione teleologica
Philosophie des Organischen (Leipzig 1928), do- della realtà che trova sempre nuove conferme
po aver mantenuto l’opinione, già espressa negli ultimi sviluppi delle scienze. È innegabi-
nell’edizione del 1921, secondo la quale l’ente- le che Driesch, ad es., nonostante l’inesattezza
lechia sarebbe un fattore vitale autonomo, ag- di interpretazione a cui abbiamo accennato,
giunge alcune determinazioni ulteriori che de- ha lasciato intravedere come la nozione aristo-
notano un’evoluzione innegabile, ad esempio: telica possegga un valore tutto suo, indipen-
«L’entelechia è priva di qualsiasi caratteristica dentemente dal significato che può attribuirle
di ordine quantitativo: la sua funzione si ridu- uno scienziato, preoccupato soprattutto di in-
ce alla realizzazione di un ordine e a nient’al- dividuare la causa prossima di un fenomeno, e
tro» (p. 298). «Lo ripeto ancora una volta, l’en- indifferente riguardo all’atteggiamento filoso-
telechia non si può assolutamente rappresen- fico da assumere nei suoi confronti. Questo
tare sotto forma di immagine [in einer bildarti- valore è espresso dal fatto, scientificamente
gen Weise]; ciò che non ha nulla di spaziale non accertato, che ai processi di organizzazione,
si lascia rappresentare mediante immagini relativi allo sviluppo ontogenetico dei viventi,
spaziali. Ciò può dispiacere, ma è cosi» (pp. presiede una legge immanente determinante-
347-348). E già nel 1921 dava dell’entelechia si come l’estrinsecazione in atto di quel nucleo
questa descrizione negativa: «L’entelechia fondamentale di realtà che è precisamente
non è né energia, né forza, né intensità, né co- l’entelechia. Nessuna meraviglia che uno
stante, ma entelechia» (p. 460). Tuttavia anche scienziato non arrivi a concepirla come ens
nell’edizione del 1928 si incontrano afferma- quo, dal momento che questa determinazione
zioni certamente aliene dal concetto aristote- appartiene all’elaborazione concettuale pro-
lico, come, per esempio, questa: l’entelechia pria del filosofo. L’essenziale è che se ne rico-
«è in ogni momento in un punto in stato di at- nosca l’esistenza, e questo è fuori discussione.
to, in un altro in stato di potenza» (p. 379). Una conferma, non meno autorevole, al punto
Lo stesso fraintendimento, causato soprattut- di vista aristotelico è data dalla moderna «teo-
to dal non aver compreso il concetto di ens ria della forma» (Gestalttheorie), teoria dappri-
quo, ha motivato delle gravi riserve da parte di ma psicologica, ma estesa in seguito a una
alcuni storici moderni riguardo alla nozione di concezione filosofica generale dei fatti fisici, e
entelechia, specialmente in rapporto alla vali- biologici in particolare (Köhler, Wertheimer,
dità della soluzione aristotelica del problema Koffka). Secondo essa, i fenomeni devono es-
del divenire. Così E. Zeller (Die Philosophie der sere considerati come altrettanti complessi
Griechen in ihrer geschichtlichen Entwicklung, costituenti delle unità autonome, organica-
Leipzig, 1892-1923, II, 2, p. 347) trova per lo mente strutturate e rette da leggi proprie; tra-
meno «difficile pensare che non divengano le monterebbe quindi (o, per lo meno, si manife-
forme di ciò che diviene (so ist es doch schwer, si- sterebbe scientificamente meno efficiente) la
ch die Formen des Gewordenen ungeworden zu concezione atomistica, che considerava invece
denken), se esse né esistono come idee sussi- gli stessi fenomeni come somma di elementi
stenti, né sono unite originariamente alla ma- da isolare e da analizzare a parte. Non è diffici-
teria». Per C. Baeumker (Das Problem der Mate- le accorgersi come, in questa teoria, l’entele-
rie in der griechischen Philosophie, Münster 1890, chia, in quanto forma e atto, trovi agevolmente
p. 288), è contraddittorio affermare, come fa- il posto che le compete nel rendere ragione
rebbe Aristotele, che la forma non sia genera- della costituzione intrinseca di ciascun com-
ta, quando poi si ammette che è generato l’in- plesso, e nel definire la struttura organica a cui
dividuo di cui la forma stessa è parte: non per ogni elemento appartiene.
questo la generazione cessa di essere tale. Per G. Giannini
la medesima incomprensione già von Hertling BIBL.: G. TEICHMÜLLER, Begriff und Arten der Entele-
(Materie und Form und die Definition der Seele chie, in Aristotelische Forschungen, III, Halle 1873; R.
bei Aristoteles, Bonn 1871, p. 101) aveva senten- HIRZEL, Ueber Entelechie und Endelechie, in «Rheini-
ziato che l’entelechia, sebbene si debba pen- sches Museum für Philologie», 39 (1884), pp. 169-

3423
VOLUMIfilosofia.book Page 3424 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Entimema ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

208; H. DIELS, Etymologica, 3, Entelecheia, in «Zeit- teso: Dio è il sommo bene). Le due proposizio-
schrift für Vergleichende Sprachforschung», 47 ni dell’entimema possono anche essere ridot-
(1916), pp. 200-203; H. BURCHARD, Der Entelechiebe- te a una sola proposizione o sentenza entime-
griff bei Aristoteles und Driesch, Quatenbrück 1928; A. matica; es.: mortale, non serbare odio immor-
MITTASCH, Entelechie, Basel 1952; C.-H. CHEN, The Re- tale. Giudizi entimematici sono quei giudizi
lation between the Terms «energeia» and «entelecheia»
categorici contratti in cui si tace il soggetto e
in the Philosophy of Aristotle, in «Classical Quarter-
che si concentrano nel verbo; p. es.: nevica. Da
ly», 52 (1958), pp. 12-17; G. BRUNI, Note di polemica
neoplatonica contro l’uso e il significato del termine ejn- ciò le proposizioni ellittiche.
televceia, in «Giornale critico della filosofia italia- U. Redanò
na», 1960, pp. 205-236; G. REALE, La dottrina aristo- BIBL.: A. ROSMINI, Logica, l. II, cap. 9, art. 1, a cura di
telica della potenza, dell’atto e dell’entelechia nella «Me- E. Troilo, Milano 1942; E.H. MADDEN, The Enthyme-
tafisica», in AA.VV., Studi di filosofia e di storia della fi- me: Crossroads of Logic, Rhetoric and Metaphysics, in
losofia in onore di F. Olgiati, Milano 1962, pp. 145- «The Philosophical Review», 1952, pp. 368-376; S.
207; U. ARNOLD, Die Entelechie. Systematik bei Plato TARDINI, L’entimema nella struttura logica del linguag-
und Aristoteles, Wien-München 1965; V. CAPPELLETTI, gio, in «L’analisi linguistica e letteraria», 5, 2 (1997),
Entelechia. Saggi sulle dottrine biologiche del secolo de- pp. 420-440; F. PIAZZA, Il corpo della persuasione. L’en-
cimonono, Firenze 1965; G.A. BLAIR, The Meaning of timema nella retorica greca, Palermo 2000.
«Energeia» and «Entelecheia» in Aristotle, in «Inter- ➨ GIUDIZIO; PROPOSIZIONE; SILLOGISMO.
national Philosophical Quarterly», 7 (1967), pp.
101-117; L. COULOUBARITSIS, La notion d’«entelecheia»
dans la «Métaphysique», in AA.VV., Aristotelica. Mé-
ENTITÀ (lat. entitas - entity; Entität; entité; en-
Entità
langes offerts à M. De Corte, Bruxelles-Liège 1985, tidad). – Letteralmente designa l’essenza del-
pp. 128-156; M. SÁNCHEZ SORONDO (a cura di), L’atto l’ente, l’entitas, ciò che fa che un ente sia ente,
aristotelico e le sue ermeneutiche, Roma 1990. oppure ciò per cui un determinato ente è quel-
lo che è: p. es., la cavallinità è l’entità dell’ente-
➨ ATTO; DYNAMIS; ENERGHEIA; PERFEZIONE; TELOS.
cavallo. Entità sono i «principi dell’ente», se
per ente si intende l’ente completo: quindi in
ENTIMEMA (dal gr. ejnquvmhma, «ciò che si ha
Entimema questo senso la materia e la forma o l’atto e la
nell’animo; pensiero» - enthymme; Enthymem;
potenza sono detti entità, e non enti.
enthymème; entimema). – È, secondo Aristote-
Il termine è stato introdotto da Duns Scoto
le, «un sillogismo imperfetto che trae la con-
che se ne serve per distinguere il modo d’esse-
clusione da affermazioni probabili o da segni»
(An. pr., II, 27, 70 a 10). Poiché in tale sillogi- re dell’individuo (entitas positiva o hecceitas),
smo, si tace spesso la premessa maggiore, dal modo d’essere della natura o della specie
perché contenente una verità notissima, è in- (entitas quidditativa). Rispetto a questa decli-
valso poi l’uso (forse a partire da Quintiliano) nazione, entitas positiva è, p. es., Socrate, ed en-
di chiamare entimema un sillogismo abbrevia- titas quidditativa la specie uomo. L’uso moder-
to (Aristotele, per eccezione, usa una volta il no accentua, invece, il senso di astrazione del-
termine in quest’ultimo senso: Rhet., I, 2, 1357 la parola, per cui essa designa un oggetto con-
a 16). cepito come privo di determinazioni e di riferi-
Quintiliano volle distinguere tre significati nel menti particolari, oppure, più astrattamente,
termine entimema: 1) ciò che uno ha nello spi- un prodotto dell’immaginazione o del pensie-
rito; e in tal senso non ha nulla di tecnico; 2) ro che non abbia alcun riferimento alla realtà.
un’affermazione appoggiata dalla ragione che Nella logica contemporanea il termine è ado-
la giustifica («sententia cum ratione»); 3) un perato per indicare ogni oggetto del quale si
argomento non rigoroso tratto o da conse- possa definire lo statuto esistenziale ma che
guenti o da contrari («vel ex consequentibus non risulta comunque riducibile a un dato
vel ex repugnantibus»: Institutio oratoria, X, 1). sensibile.
Quando si tace la premessa maggiore, l’enti- A. Franchi - F. Mazzini
mema dicesi di primo grado; se la minore, di BIBL.: O. TODISCO, G. Duns Scoto e Guglielmo d’Oc-
secondo grado. Un esempio del primo tipo: i cam: dall’ontologia alla filosofia del linguaggio, Cassi-
dotti sono uomini, dunque i dotti sono fallibili no 1989; A. GHISALBERTI (a cura di), Giovanni Duns
(sottinteso: tutti gli uomini sono fallibili); del Scoto: filosofia e teologia, Milano 1995; A. GHISALBERTI,
secondo tipo: il sommo bene deve essere Guglielmo di Ockham, Milano 1996.
amato, dunque Dio deve essere amato (sottin- ➨ ECCEITÀ; ENTE; ESSENZA; ESSERE; QUIDDITÀ.

3424
VOLUMIfilosofia.book Page 3425 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Entropia


ENTROPIA. (dal gr. ejn «in» e trevpw «volge-
Entropia aumento di entropia. Cambiamenti irreversi-
re», quindi «involuzione», «in-trasformazio- bili avvengono quando del calore passa spon-
ne», «conversione» - entropy; Entropie; entropie; taneamente da una parte del sistema a un’al-
entropía ). – Il concetto di entropia è una misu- tra che è a più bassa temperatura. In generale,
ra della disorganizzazione di un sistema. qualsiasi cambiamento fisico o chimico spon-
L’idea fu introdotta nell’ambito della termodi- taneo di un sistema provocherà un aumento
namica, ma la nozione può essere associata della sua entropia. Quando l’entropia è massi-
con distribuzioni probabilistiche di qualsiasi ma, non avverrà alcun cambiamento sponta-
genere. neo e il sistema sarà allora in uno stato di
SOMMARIO: I. L’origine termodinamica. - II. L’in- equilibrio termodinamico.
terpretazione statistica dell’entropia. - III. II. L’INTERPRETAZIONE STATISTICA DELL’ENTROPIA. –
L’entropia dell’universo. - IV. Entropia e infor- All’interno della termodinamica l’entropia fu
mazione. definita in termini di grandezze fenomeniche,
I. L’ORIGINE TERMODINAMICA. – Alla metà dell’Ot- ma, proprio a opera di Clausius, nella seconda
tocento furono accolti due principi per la teo- metà dell’Ottocento si sviluppò una interpre-
ria del calore: in ogni sistema chiuso la quan- tazione delle proprietà del calore fondata su
tità di energia è costante, principio che fissa la una modellizzazione meccanica. La teoria ci-
quantità di energia presente, e un secondo netica dei gas, progressivamente elaborata da
principio che concerne la qualità dell’energia, W. Maxwell e da L. Boltzmann, rappresenta un
cioè l’ammontare dell’energia disponibile nel gas come composto da un enorme numero di
sistema per produrre lavoro utile. Il secondo molecole, dotate di massa e soggette alle leggi
principio, formulato da Rudolf Clausius e da della meccanica, e spiega le proprietà fenome-
William Thomson (poi Lord Kelvin) determina niche del gas, quali pressione e temperatura,
la direzione in cui avvengono i processi termo- riconducendole a proprietà meccaniche del
dinamici ed esprime il fatto che, anche se modello macroscopico, quali energia e veloci-
l’energia non va mai distrutta, essa può diven- tà. Dato l’elevato numero di oggetti compo-
tare inutilizzabile per la produzione di lavoro; nenti il modello, è necessario ricorrere a una
esso è la forma raffinata e generalizzata trattazione statistica. La legge di distribuzione
dell’ipotesi che il calore non può passare di probabilità delle velocità delle molecole in
spontaneamente da un corpo più freddo a uno un gas fu ottenuta nel 1860 da Maxwell e alcu-
più caldo e dunque non è possibile ottenere ni anni dopo Boltzmann mostrò che da questa
lavoro da un corpo che è più freddo dei corpi distribuzione di probabilità si può derivare
che lo circondano. una funzione che ha proprietà simili all’entro-
Nel 1854 Clausius riformulò il secondo princi- pia e che può essere considerata come il suo
pio con il concetto di entropia, termine che analogo statistico. A un dato stato macrosco-
egli derivò dal greco ejn «in» e trevpw «in-tra- pico di un gas corrispondono un grande nume-
sformazione», trasformazione interna a un si- ro di stati microscopici, stati in cui ogni mole-
stema, con il quale egli intendeva indicare il cola ha velocità e posizione determinate. Il nu-
senso naturale dei fenomeni, una specie di ri- mero di stati microscopici che corrispondono
piegamento su se stesso e di diminuzione del- al medesimo stato macroscopico determina la
le ineguaglianze. Egli definì l’entropia in modo probabilità di quest’ultimo. Boltzmann trovò
differenziale: l’incremento di entropia di un si- che l’entropia di un sistema in uno stato ma-
stema è uguale alla quantità di calore assorbi- croscopico dato è proporzionale al logaritmo
ta diviso per la temperatura alla quale l’assor- della probabilità dello stato (la presenza della
bimento è avvenuto, nell’ipotesi che la tempe- funzione logaritmica dipende dalla circostanza
ratura rimanga costante. Il secondo principio che le entropie sono additive, mentre le pro-
della termodinamica assume la forma seguen- babilità sono moltiplicative). Il secondo prin-
te: l’entropia di un sistema isolato non può cipio fu allora interpretato da Boltzmann come
mai diminuire. Ogni trasformazione reversibi- segue: ogni sistema chiuso tende verso uno
le che avviene in un sistema chiuso lascia l’en- stato di equilibrio di probabilità massima, che
tropia totale inalterata, poiché il guadagno di è associato con l’egualizzazione di temperatu-
entropia in una parte del sistema sarà contro- re, pressioni ecc. Poiché le probabilità che ac-
bilanciata dalla perdita in un’altra parte. Ma cadano disposizioni ordinate di molecole (per
ogni trasformazione irreversibile porterà a un esempio, la presenza in una parte del sistema
3425
VOLUMIfilosofia.book Page 3426 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Entropia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

di molecole che sono a una determinata tem- dall’equilibrio termodinamico. Il comporta-


peratura, mentre in un’altra parte vi sono mo- mento sul lungo periodo di un sistema chiuso
lecole a un’altra temperatura) sono molto più è dunque caratterizzato da una successione di
piccole di quelle di disposizioni disordinate, la fluttuazioni nel valore della sua entropia, con
legge significa che le disposizioni ordinate un pressoché certo ritorno in alto da ogni va-
tendono a degenerare in disposizioni disordi- lore basso raggiunto. Di conseguenza l’appa-
nate. Entropia crescente significa disordine rente irreversibilità nel comportamento entro-
crescente. pico di un sistema chiuso si presenta come
Nell’interpretazione di Boltzmann il principio una fortissima tendenza, per un sistema che si
di crescita dell’entropia, ora considerata come trovi in una situazione di non equilibrio, a
la misura del disordine di un sistema termodi- muoversi verso l’equilibrio termodinamico.
namico, cessa di essere una legge determini- III. L’ENTROPIA DELL’UNIVERSO. – Clausius ritene-
stica della natura e diventa una legge statisti- va che il secondo principio fosse non solo una
ca. Da questo punto di vista, il ritorno di una legge universale, ma anche una legge dell’uni-
trasformazione termodinamica a uno stato di verso come un tutto. Da questo ricavò la con-
entropia minore, proibito dal secondo princi- clusione che l’universo tende verso uno stato
pio, non appare più impossibile ma solo estre- di «morte termica» in cui la temperatura (e an-
mamente improbabile. Tutti i fenomeni più che gli altri parametri fisici) sarà ovunque la
bizzarri, quale il congelamento dell’acqua per stessa e, non essendoci più alcun salto termi-
mezzo di una stufa rovente, appaiono possibili. co da sfruttare per produrre lavoro, tutti i pro-
La teoria di Boltzmann, nonostante il suo in- cessi fisici cesseranno. Questo tema sollevò
dubbio valore, fu ampiamente criticata. Già grandi discussioni anche nella cultura extra-
nel 1876 Josef Loschmidt osservò che la sim- scientifica, ma il ragionamento di Clausius ven-
metria delle leggi della meccanica rispetto al ne generalmente accettato, anche se non man-
passato e al futuro dovrebbe implicare una carono le critiche dei contemporanei. Boltz-
corrispondente reversibilità dei processi mo- mann non accettò l’idea della morte termica in
lecolari, contraddicendo la legge della crescita base alla propria interpretazione statistica del
dell’entropia; i processi di separazione do- secondo principio: ci saranno sempre regioni
vrebbero pertanto avvenire altrettanto fre- relativamente piccole (che potrebbero essere
quentemente dei processi di rimescolamento delle dimensioni della nostra galassia) entro
e l’entropia di un sistema dovrebbe decrescere le quali si producono spontaneamente signifi-
altrettanto spesso di quanto essa tenda a cre- cative fluttuazioni dallo stato di equilibrio. La
scere. Un’altra importante obiezione fu formu- «morte termica» dell’universo si basa su due
lata da E. Zermelo. Riallacciandosi a un teore- ipotesi: a) che esso sia un sistema isolato, cioè
ma di Poincaré relativo ai sistemi dinamici se- che non riceva nuova energia o nuova materia,
condo cui, sotto opportune condizioni, lo sta- per esempio con un intervento divino; b) che
to iniziale di un sistema tenderà a ripresentar- le leggi fisiche da noi osservate siano valide
si un numero infinito di volte, Zermelo sosten- ovunque e per sempre. A partire da queste
ne che i processi molecolari devono essere ci- considerazioni è stato proposto un «argomen-
clici, ancora in contraddizione con il secondo to entropologico» per l’esistenza di Dio.
principio della termodinamica. IV. ENTROPIA E INFORMAZIONE. – Nel XX secolo il
Queste obiezioni furono invalidate nel 1907 da concetto di entropia è stato associato al mo-
Paul e Tatiana Ehrenfest. Essi sottolinearono derno concetto di informazione e in questo
che la dimostrazione statistica del secondo modo ha travalicato i confini della fisica. L’ori-
principio di Boltzmann riguardava solo la va- gine di questo sviluppo si trova nell’ipotesi del
riazione media dell’entropia di un sistema iso- «diavoletto» formulata da Maxwell nel 1871.
lato e non precludeva la possibilità di aumenti Maxwell considera quel che accadrebbe in un
e diminuzioni del suo valore che accadano con recipiente riempito di gas e diviso in due parti
eguale frequenza. Una successione di incre- A e B da una parete con una piccola apertura,
menti e decrementi non è incompatibile con se vi fosse un essere capace di seguire le sin-
l’esistenza di un’alta probabilità di un incre- gole molecole e potesse chiudere il foro in
mento che avvenga a partire da una stato a en- modo da lasciar passare solo le molecole più
tropia bassa, a patto che questo stato iniziale veloci da A a B e solo le più lente da B ad A. In
sia nel punto più basso di una fluttuazione questo modo, senza spendere lavoro, la tem-
3426
VOLUMIfilosofia.book Page 3427 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Entusiasmo


peratura in B salirebbe e quella in A scende- Platone distingue vari tipi di entusiasmo (ma-
rebbe, contro il secondo principio. Nel 1929 L. nia) generati da altrettante divinità: profetico
Szilard mostrò che questa contraddizione non (Apollo), orgiastico (Dioniso), poetico (Muse),
sussiste se si tiene conto che il «demone» agi- amoroso (Afrodite ed Eros). Di tali tipi di entu-
sce sulla base di informazioni relative al moto siasmo possono dunque considerarsi dotati
molecolare e converte informazioni in entro- indovini e vati, poeti e amanti, il filosofo, che
pia negativa. L’anno successivo G.N. Lewis per suo mezzo giunge alla reminiscenza del ve-
considerò il problema della separazione e del- ro e persino gli uomini politici, quando «ispi-
la diffusione dei gas e concluse che la crescita rati e posseduti dalla divinità riescono a dire
di entropia significa sempre perdita di infor- molte grandi cose senza sapere quello che di-
mazione. L’idea fu sviluppata in un’articolata cono» (Phaedr., 249 e, 265 b; Men., 99 c). In
teoria dell’informazione da Claude Shannon quanto prodotta dagli dei la mania non va con-
nel 1948. Divenne così chiaro che non solo siderata come forma di pazzia: «Vi sono due
l’entropia può essere interpretata come una generi di delirio, uno prodotto dall’umana de-
misura del disordine di un sistema fisico, ma bolezza, l’altro da un divino straniarsi dalle
anche, più precisamente, che l’entropia misu- normali regole di condotta» (Phaedr., 265 a).
ra la perdita di informazioni circa la struttura Tuttavia, nonostante «i più grandi doni ci pro-
di un sistema; entropia e informazione sono vengono proprio da quello stato di delirio, da-
espresse dalla stessa funzione matematica toci per dono divino» (Phaedr., 244 a), nel caso
(quella di Boltzmann). L’evoluzione di un si- dell’arte almeno ciò non può considerarsi
stema secondo un disordine crescente fa per- un’autentica conoscenza, proprio perché il
dere informazioni sugli stati precedenti (una rapsodo parla esclusivamente per ispirazione
pila di libri che si rovescia fa perdere informa- divina (Ion., 534 c-d, 538; Leg., 719 c). Se anche
zioni sull’ordine secondo cui i libri erano stati Aristotele riconosce che «la poesia è propria di
impilati) e l’entropia misura la progressiva di- chi è invasato» (Poet. 1455 a 35), il neoplatoni-
minuzione di informazioni. Lo sviluppo della smo accentuerà l’aspetto religioso dell’entu-
teoria dell’informazione ha mostrato che il siasmo. Per Plotino è per mezzo dell’entusia-
concetto di entropia può essere separato dalla smo che l’anima, come ogni essere, «abbrac-
termodinamica e associato con qualsiasi di- cia Dio non per riflessione, ma per necessità
stribuzione di probabilità. In particolare, può naturale» (Enn., II 2, 2). Esso non è nient’altro
essere applicato allo studio della struttura sta- che «lo stupore, la meraviglia gioiosa, il desi-
tistica del linguaggio, applicazione che ha da- derio, l’amore, e lo spavento accompagnato da
to luogo a interessanti risultati nella caratte- piacere» (ibi, I 6, 4), ed è tutt’uno con l’intui-
rizzazione statistica del linguaggio letterario. zione mistica preparatoria dell’estasi (ibi, VI
R. Maiocchi 9, 11): è quell’«intelligenza amante» (ibi, VI 7,
BIBL.: C.E. SHANNON - W. WEAVER, The Mathematical 36) ripresa da Baruch Spinoza con l’amor Dei
Theory of Communication, Urbana (Illinois) 1949, tr. intellectualis (Ethica, V, propp. 33 ss.).
it. di P. Cappelli, La teoria matematica delle comuni- Nel Rinascimento Giordano Bruno, accoglien-
cazioni, Milano 1971; R. MASI, Religione, scienza e filo- do il termine dalla tradizione platonica e neo-
sofia, Brescia 1958; O. COSTA DE BEAUREGARD, Le se- platonica, distingue l’entusiasmo proprio de-
cond principe de la science. Entropie-Information-Ir- gli spiriti filosofici («eroico furore») da uno più
réversibilité, Paris 1963; L. KUBÀT - J. ZEMAN (a cura di), propriamente religioso: questo «è un calor ac-
Entropy and Information in Science and Philosophy, ceso dal sole intelligenziale ne l’anima e impe-
Amsterdam 1975; J. TONNELAT, Thermodynamique et to divino che gli impronta gli atti; onde più e
biologie, Paris 1978; M. AGENO, Le origini dell’irreversi- più avvicinandosi al sole intelligenziale, riget-
bilità, Torino 1992; I. PRIGOGINE - I. STENGERS, La nuo- tando la ruggine de le umane cure, dovien un
va alleanza, Torino 1993. oro provato e puro, ha sentimento della divina
e interna armonia, concorda gli suoi pensieri e
ENTUSIASMO (dal gr. ejnqousiavzw «sono in-
Entusiasmo gesti con la simmetria della legge insita in tut-
vaso dalla divinità» - enthusiasm; Begeisterung; te le cose» (Degli eroici furori, dialogo III, ed. a
enthousiasme; entusiasmo). – Sentimento di ec- cura di A. Guzzo, Milano 1946, p. 592).
citazione e di esaltazione, congiunto all’idea di In seguito l’entusiasmo diventa sinonimo di
un possesso della verità. dogmatismo, pretendendo di fondarsi su
3427
VOLUMIfilosofia.book Page 3428 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Entusiasmo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

un’intuizione immediata e di poter fare a me- ficato l’entusiasmo confluirà nel «sentimento
no della ragione (G.W. Leibniz, Nouveaux essais del sublime» di Kant, secondo il quale «consi-
sur l’entendement humain, 1703, IV, 29, § 16). derato esteticamente l’entusiasmo è sublime,
Con ciò è proprio del fanatismo e dell’intolle- perché è una tensione delle forze prodotta da
ranza, in quanto procede «dall’immaginazione idee, le quali danno all’animo uno slancio di
di uno spirito riscaldato e pieno di se stesso» gran lunga più potente e durevole dell’impul-
e culmina nella pretesa di essere in contatto so che deriva da rappresentazioni sensibili»
con la divinità (Locke, Essay on Human Under- (Kritik der Urteilskraft, Berlin 1790, tr. it. di A.
standing (London 1690), Saggio sull’intelletto Gargiulo riveduta da V. Verra, Critica del Giudi-
umano, tr. it. a cura di M. e N. Abbagnano, To- zio, Roma-Bari 1992, p. 100). Esso si distingue
rino 1971, libro IV, cap. 19, § 7). Sull’entusia- tuttavia dal sublime in quanto questo «deve
smo si fonda inoltre la stolta presunzione dei sempre riferirsi alla maniera di pensare, cioè a
veggenti (Kant, Anthropologie in pragmatischer massime dirette a imporre il dominio dell’ele-
Hinsicht, Koenigsbeg 1798, Antropologia prag- mento intellettuale e delle idee della ragione
matica, tr. it. di G. Vidari, rivista da A. Guerra, sulla sensibilità», mentre «nell’entusiasmo, in
Roma-Bari 1985, §§ 36, 45). Ora, se esso è tol- quanto affetto, l’immaginazione è senza freno;
lerabile solo nei poeti (F.M.A. Voltaire, s. v. en- nel fantasticare in quanto passione radicata e
thousiasme in Dictionnaire Philosophique), risul- coltivata, è senza regola» (ibi, pp. 102-103).
ta conciliabile solo in modo contraddittorio Occorre attendere l’epoca romantica per assi-
con la ragione, come avviene nel genio (S. Bet- stere a una piena rivalutazione dell’entusia-
tinelli, Dell’entusiasmo delle belle arti, Milano smo: Mme de Staël fa riferimento ad esso per
1769). E proprio al nesso tra genio ed entusia- designare una forma di vita morale più intensa
smo sono dedicate le riflessioni di G.V. Gravi- del normale (De l’Allemagne, a cura di S. Ba-
na (Della ragion poetica, a cura di G. Izzi, Roma layé, Paris 1985, V, capp. 10, 11, 12). Per F.
1991) e di L.A. Muratori (Della forza della fanta- Schiller l’entusiasmo è un libero moto del cuo-
sia umana, Venezia 1745). re corrispondente all’«esaltazione del senti-
Nel panorama settecentesco solo A.A.C. Shaf- mento», ma distinto dalla semplice «esalta-
tesbury proporrà una valutazione positiva zione della rappresentazione» che presuppone
dell’entusiasmo, ponendolo alla base di tutte un cuore freddo, così come dal «selvatico fuo-
le manifestazioni più sublimi dell’animo uma- co dell’immaginazione». In quanto oltrepassa
no e della cultura (The Moralists, III, sezione II, ogni limite è un indice del temperamento ide-
tr. it. a cura di P. Casini in Saggi morali, Bari alista (contrapposto al realista), il quale è por-
1962, p. 327), nonché della stessa virtù, in tato a «esaltare la sua natura» e «non può in-
quanto essa è «null’altro che un nobile entu- vero far nulla se non in quanto è esaltato e en-
siasmo rettamente orientato e regolato» (Mi- tusiasmato» (Über naive und sentimentalische
scellaneous Reflections, London 1711, vol. II, cap. Dichtung, in Sämtliche Werke, XII, Leipzig 1913,
I, tr. it. in Saggi morali, Bari 1962, p. 364). L’en- pp. 130-132 e 144, tr. it. a cura di C. Baseggio,
tusiasmo è una «passione assai naturale e Sulla poesia ingenua e sentimentale, in Saggi
onesta e non ha per oggetto se non ciò che è estetici, Torino 1951, pp. 449 ss. e 459 ss.). L’en-
buono e onesto», per cui si deve distinguere tusiasmo si trova così strettamente congiunto
dal fanatismo e dalla superstizione che ne al carattere «sentimentale» del genio (ibid.).
esprimono soltanto l’aspetto degenerativo, Inoltre anche per Schiller l’entusiasmo com-
quando cioè questa passione tende «più al mi- pare nel sentimento del sublime (Über das
rabile e al pauroso che all’amabile e al piace- Erhabene, in Sämtliche Werke, XVIII, p. 4, tr. it.
vole» (ibi, pp. 367-368): in questo caso ha co- Del sublime, in Saggi estetici, ed. cit., p. 90).
me correttivi la «libera ironia» e il good hu- F.D.E. Schleiermacher accenna a una «comu-
mour. L’entusiasmo per Shaftesbury si desta nicabilità dell’entusiasmo religioso» (Reden
inoltre al cospetto delle cose «eccessivamente über die Religion an die Gebildeten unter ihren
grandi», sia reali che immaginate, a causa del- Verächtern, Berlin 1799, tr. it. a cura di G. Du-
la limitata comprensione dell’essere umano rante, Discorsi sulla religione, Firenze 1947),
(A Letter concerning Enthusiasm, London 1708, mentre F. Schlegel parla di un «meraviglioso
Lettera sull’entusiasmo, sezione VII, tr. it. in ed eterno avvicendarsi di entusiasmo e iro-
Saggi morali, Bari 1962, p. 34). In questo signi- nia», analogo al Witz della poesia romantica
3428
VOLUMIfilosofia.book Page 3429 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Enumerazione


(Gespräch über die Poesie, in Kritische-Friedrich- dall’osservazione dei fatti alla conoscenza del-
Schlegel-Ausgabe, a cura di E. Behler, Mün- le leggi che li reggono. Già Aristotele aveva
chen-Paderborn-Wien 1958 ss., vol. II, pp. 284- considerato l’induzione come un sillogismo
352, tr. it. a cura di A. Lavagetto, Dialogo sulla nel quale il termine medio è costituito dal-
poesia, Torino 1991, p. 42). l’enumerazione completa o incompleta delle
Nella filosofia contemporanea l’atteggiamento specie che formano l’estensione dell’estremo
entusiastico è stato rivalutato da K. Jaspers, il minore di detto sillogismo. Se l’enumerazione
quale lo distingue dal sentimento mistico di non esaurisce l’estensione del concetto, essa è
cui pure è una manifestazione, ma da cui va incompleta e la conclusione puramente pro-
tuttavia separato poiché alla pienezza mistica babile. Lo schema del sillogismo induttivo è:
oppone solo un eterno aspirare (Psychologie A, B, C, D... hanno il predicato P, ma a loro
der Weltanschauungen, Berlin 1925, pp. 118 ss., volta si predicano di M, dunque ogni M è P.
tr. it. di V. Loriga, Psicologia delle visioni del mon- Nell’età moderna, con la prevalenza del meto-
do, Roma 1950, pp. 138 ss.). L’entusiasmo è un do sperimentale, l’inductio per enumerationem
atto di dedizione piena e assoluta a qualcosa simplicem di Aristotele (la definizione è di Ba-
di incondizionato, è un’aspirazione fondamen- cone) venne criticata e abbandonata, poiché la
tale all’unità, che tuttavia pur nel suo rapi- validità di tale sillogismo basato sull’enume-
mento resta consapevole. L’entusiasmo può razione completa dipende dalla presupposi-
estrinsecarsi tanto in atteggiamenti attivi che zione che le specie entro al genere preso in
contemplativi: in ogni caso «è dote sua pro- esame non possano essere in numero maggio-
pria e generale il fondamento metafisico, l’in- re a quello accertato, presupposizione che non
commensurabilità a categorie razionali, utili- può essere sensatamente assunta nell’ambito
tà, successo, pura e semplice realtà» (ibi, pp. delle scienze sperimentali (salvo che l’incom-
118-119, tr. cit., p. 139). Infatti «nell’entusia- pleta riesca a far cogliere l’essenza universale
smo l’uomo si sacrifica pur senza uno scopo dei fatti osservati). Francesco Bacone osserva
chiaramente determinabile (non però senza la che essa «è puerile, conclude in modo preca-
viva esperienza di un senso); egli compie, a rio ed è esposta al pericolo dalla istanza con-
giudicarlo con formule usate, azioni “insensa- traddittoria» (Novum Organum, Londini 1620,
te”» (ibid.). Per E. Fink l’entusiasmo, come l. I, aforisma 105). Stuart Mill ribadisce che per
esperienza del divino, si pone a fondamento raggiungere l’universalità non è sufficiente
dell’arte, della religione e della filosofia (Vom l’osservazione dei fatti già esistiti, ma anche
Wesen des Enthusiasmus, Freiburg 1947, tr. it. a dei possibili, e il possibile non è oggetto di
cura di R. Cristin, Sull’entusiasmo, Ferrara esperienza se non per analogia.
2003), mentre per J.-F. Lyotard l’entusiasmo Le dottrine moderne e contemporanee dell’in-
anima l’interesse delle avanguardie artistiche duzione, superando le «tavole» baconiane e
per l’irrappresentabile (L’enthousiasme. La cri- integrando il «metodo delle concordanze» di
tique kantienne de l’histoire, Paris 1986, tr. it. di Mill, intendono l’enumerazione semplice co-
F. Mariani Zini, L’entusiasmo, Milano 1989). me un procedimento induttivo per il quale la
L. Lotito probabilità iniziale di una generalizzazione è
BIBL.: G. GIRALDI, L’entusiasmo nella morale e nell’arte, aumentata da altri esempi, che sono esatta-
Torino 1955; CH. LE CHEVALIER, L’enthousiasme et la mente identici a quelli osservati in preceden-
ferveur, Paris 1964; F.-J. MEISSNER, Wortgeschichtliche za. L’enumerazione semplice è la forma più
Untersuchungen im Umkreis von französischen En- elementare di ragionamento induttivo, ed è
thousiasme und Genie, Genève 1979; K. SAUERLAND, stata raffinata nella cosiddetta «induzione ela-
Melancholie und Enthusiasmus, Frankfurt am Main borata», che comprende informazioni supple-
1988; A. GELLHAUS, Enthusiasmus und Kalkül, Mün-
mentari relative al modo in cui vengono sele-
chen 1995.
zionati gli individui nominati nelle premesse.
➨ ISPIRAZIONE; MANIA. V. Agosti
BIBL.: J.P. DAY, Inductive Probability, London 1961;
ENUMERAZIONE (enumeration; Aufzählung;
Enumerazione H.E. KYBURG - E. NAGEL, Induction: Some Current Is-
énumération; enumeración). – È noto che l’indu- sues, Middletown (Connecticut) 1963; L.J. COHEN,
zione è il procedimento logico col quale si The Implications of Induction, London 1970; R. CAR-
passa dal particolare al generale, o meglio, NAP - R.C. JEFFREY, Studies in Inductive Logic and Pro-

3429
VOLUMIfilosofia.book Page 3430 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Enunciato condizionale ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

bability, Berkeley (California) 1971; R. BLANCHÉ, L’in- Nella gnosi valentiniana gli eoni sono emanati
duction scientifique et les lois naturelles, Paris 1975; L.J. da un essere supremo intemporale, incorpo-
COHEN, The Probable and the Provable, Oxford 1977; reo, ingenerato e incorruttibile (il gran silenzio
C.G. HEMPEL, Turns in the Evolution of the Problem of e abisso), e, nel loro insieme, formano la pie-
Induction, in «Synthèse», 46 (1981), pp. 389-404. nezza o pleroma.
➨ INDUZIONE; LOGICA. La perfezione degli eoni va degradando man
mano che essi si allontanano da Dio e si avvi-
ENUNCIATO
Enunciato condizionale CONDIZIONALE CONTRAF- cinano alla materia, fonte di imperfezione e di
FATTUALE: V. CONTRAFFATTUALE O ENUNCIATO CON- male. Uno di questi eoni, il demiurgo, prevari-
DIZIONALE CONTRAFFATTUALE. ca e da lui hanno origine altri eoni contrari ai
precedenti; insieme con essi poi il mondo e
ENUNCIAZIONE (enunciation; Aussage;
Enunciazione l’uomo. Ma dal pleroma scende l’eone Cristo,
énunciation; enunciación). – È un dire, un parla- che salva l’uomo, rivelandogli la gnosi del
re che manifesta un giudizio affermativo o ne- sommo Dio: gnosi di gran lunga differente dal-
gativo della mente (cfr. anche Aristotele, De la fede.
interpretatione, 5, 17 a 15). Essa non impegna Il termine, caduto in disuso nel Medioevo e
ancora la validità o meno del giudizio espresso nell’età moderna, è ripreso da scrittori esoteri-
(o proposizione); questo passaggio successivo ci contemporanei, teosofi e spiritualisti. Lo ha
viene detto, seguendo B. Russell, «asserzio- adoperato anche E. d’Ors, nel senso di sistemi
ne». I logico-analisti, inoltre, distinguono l’e- o tipi che ricorrono nella storia, come per
nunciazione in materiale e in formale, a seconda esempio, rispetto all’arte, il barocco (cfr. E.
che comprenda o non comprenda un contenu- d’Ors, Lo barroco, Madrid 1944, parte II, cap. 2).
A.M. Moschetti - M. Barbanti
to reale; inoltre l’enunciazione dicesi semplice,
se pronunzia (attraverso il verbo come predi- ➨ AION; EMANATISMO; GNOSI; PLEROMA.
cato) qualche cosa di qualche cosa in un sem-
plice giudizio espresso; composta, quando con- EPAGOGE (ejpagwghv). – Nei Topici Aristotele
Epagoge
nette più affermazioni nel discorso (pronun- riconosce due tipi di argomenti dialettici: il sil-
ciato). logismo e l’epagoge. Aristotele definisce
U. Redanò - M. Franchella quest’ultima come «il passaggio dal particola-
BIBL.: E. RIONDATO, La teoria aristotelica della enuncia- re all’universale» (Top., 105 a 13-14), e aggiun-
zioni, Padova 1957. ge il seguente esempio: «se il pilota e l’auriga
esperto sono i migliori, in generale chi è esper-
➨ ASSERTORIO, GIUDIZIO.
to in ciascun ambito è il migliore» (ibi, 105 a
14-17). L’epagoge è raccomandata in ambito
EONE (dal gr. aijwvn «eterno»). – Termine in
Eone dialettico perché più persuasiva e chiara del
origine puramente temporale – Aristotele dice sillogismo, e più nota ai sensi e per questo
che la sua etimologia è «dall’essere sempre»: motivo anche più accessibile ai molti. Aristo-
ajpo; tou' ajei; ei\nai (De caelo, I, 9, 279 a 27) – su- tele si attribuisce la scoperta del sillogismo,
bisce già nella religione pregnostica una forma ma non quella dell’epagoge: nella Metafisica
di ipostatizzazione e di personificazione e sta a egli infatti attribuisce a Socrate la scoperta e
indicare la stessa essenza divina che diviene l’uso degli argomenti epagogici (ejpaktikoi; lov-
oggetto di adorazione e, in un certo senso, di goi: Metaph., 1078 b 27-30). Non ci sono dubbi
timore: nell’antica religione greca Aijwvn era che per Aristotele esiste continuità tra la sua
considerato figlio di Crovno". epagoge e alcune delle tecniche argomentati-
Questa ipostatizzazione sfocia nella concezio- ve seguite da Socrate nei dialoghi platonici.
ne di una molteplicità di eoni quali emanazio- L’epagoge aristotelica non è invece la stessa
ni intermedie tra Dio e il mondo sensibile; cosa dell’induzione logica, anche se ne è un
concezione propria della dottrina gnostica, parente stretto.
nella quale il concetto di eone si carica di nuo- L’epagoge svolge un ruolo importante nella
vi e più pregnanti significati, in quanto si ap- scienza aristotelica. La scienza aristotelica è
plica a tutte le categorie di esseri, sia divini, scienza dimostrativa e come tale non può pre-
che semidivini che demoniaci disposti gerar- scindere dalla dimostrazione. Ma la dimostra-
chicamente e riproducentesi per emanazione zione procede dall’universale, e per arrivare
in coppie o sizigie. all’universale è necessaria l’epagoge (An.
3430
VOLUMIfilosofia.book Page 3431 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epicureismo


Post., 81 b 2, 7-8). Nella polemica contro l’in- EPICUREISMO. – Scuola filosofica fondata
Epicureismo
natismo Aristotele offre uno schizzo di come la ad Atene da Epicuro nel 307-06 o 305-04 a. C.,
conoscenza degli universali sia acquisita e del che sopravvisse come istituzione fino al I seco-
ruolo che l’epagoge svolge in questo contesto lo a. C. Dopo un periodo oscuro, ne ritroviamo
(ibi, 100 b 4). Ma è importante insistere sul fat- traccia nel II secolo d. C. Tra il IV e il I secolo a.
to che la scienza aristotelica non è solo cono- C. la scuola mantenne la propria forza e vitalità
scenza dell’universale, ma anche capacità di sviluppandosi e rinnovandosi attraverso una
articolare tale conoscenza in esplicite dimo- serie ininterrotta di scolarchi: Epicuro, Ermar-
strazioni. Da sola l’induzione non è sufficiente co, Polistrato, Basilide di Lamptre, Basilide di
per fare scienza così intesa. È solo alla luce di Tiro, Apollodoro, Zenone di Sidone, Fedro e
Patrone. Alla fine degli anni cinquanta del I se-
questa idiosincratica concezione della scienza
colo a. C., il Giardino di Atene era ridotto or-
che si capisce perché Aristotele elabori una
mai alla rovina. La fortuna dell’epicureismo ri-
teoria del sillogismo e della dimostrazione, fiorisce in Italia. Dopo un primo tentativo in-
ma non senta il bisogno di elaborare una vera fruttuoso da parte di Alcio e Filisco nel 155 a.
e propria teoria dell’epagoge. C. e la rozza attività propagandistica di divul-
In un secondo significato, che forse è l’origina- gatori quali C. Amafinio, Catio e Rabirio, si as-
rio, l’epagoge è l’evocazione della prassi teur- siste a una nuova fase storica dell’epicureismo
gica, il cui risultato è l’apparizione di un demo- che trova, nel I secolo a. C., un largo numero di
ne o di un dio all’ierofante (Luciano, Alexander, proseliti. Il merito di questa rinascita romana
V. 68; Scolii ad Euripidis Hippolytum, 317). va attribuito all’opera dei circoli epicurei di
A. Falcon lingua greca della Campania rappresentati da
BIBL.: K. VON FRITZ, Die Epagoge bei Aristoteles, Mün- Sirone e, più in particolare, da Filodemo e al
chen 1964 (rist. in Grundprobleme der Geschichte der contributo, in lingua latina, del De rerum natu-
antiken Wissenschaft, Berlin 1971); D.W. HAMLYN, Ari- ra di Lucrezio. La vivace battaglia antiepicurea
stotelian Epagoge, in «Phronesis», 21 (1976), pp. 167- condotta, negli stessi anni, da Cicerone è sin-
184; T. ENGBERG-PEDERSEN, More on Aristotle’s Epago- tomatica di questa diffusione crescente delle
ge, in «Phronesis», 24 (1979), pp. 301-319; TH. VON dottrine del Giardino nel mondo romano alla
UPTON, A Note on Aristotelian Epagoge, in «Phrone- fine del I secolo a. C. Tracce della diffusione a
sis», 26 (1981), pp. 170-176. Sull’uso degli argo- Roma sono rilevabili anche in Orazio, Virgilio
menti epagogici e dell’epagoge da parte di Socrate, e perfino nello stoico Seneca. Durante i secoli
v. R. ROBINSON, Plato’s Earlier Dialectics, Oxford 1953, dell’impero fino al tardoantico, sia in Occiden-
pp. 33-48; G. VLASTOS, Socrates: Ironist and Moral te sia in Oriente, l’epicureismo continua a dif-
Philosopher, Ithaca (New York) 1991, in particolare fondersi e lascia tracce evidenti della sua vita-
pp. 267-269. lità. La lettera della vedova di Traiano Pom-
➨ INDUZIONE LOGICA; SILLOGISMO. peia Plotina del 121 d. C. indirizzata ad Adria-
no con la quale richiedeva e otteneva dall’im-
EPHEMERIDES THEOLOGICAE LOVA-
Ephem. theol. Lovan. peratore che lo scolarca del Giardino potesse
NIENSES. – Rivista teologica edita e diretta scegliere come successore uno che non fosse
cittadino romano ed esprimere le sue ultime
da un gruppo di professori della facoltà di teo-
volontà in greco, dimostra l’esistenza nell’Ate-
logia dell’Università Cattolica di Lovanio.
ne del II secolo d. C. di una scuola istituziona-
Fu fondata nel 1924 da J. Bittremieux, J. de Be- lizzata e soprattutto la sopravvivenza dell’epi-
cker, J. Forget, A. Jansse, C. Van Crombrugghe cureismo. Un altro esempio sicuro della diffu-
e A. Van Hove. Esce quattro volte ogni anno e, sione dell’epicureismo in epoca imperiale è
oltre gli articoli, alle note e alle recensioni, l’iscrizione filosofica di Diogene di Enoanda. È
due volte almeno entro l’anno pubblica un im- difficile sostenere, comunque, che questa
portante supplemento bibliografico, che si ri- scuola continuasse in linea diretta l’istituzio-
ferisce alle varie discipline teologiche. Sebbe- ne fondata da Epicuro.
ne d’indole teologica, si interessa anche di fi- L’organizzazione interna del Giardino si fondò
losofia: filosofia della religione, filosofia mo- sui principi dell’emulazione, della commemo-
rale, questioni riguardanti i rapporti fra ragio- razione e della imitazione. Uno dei fini e degli
ne e fede ecc. scopi primari predicati dall’epicureismo fu
G. Thils l’imitazione della divinità in quanto essere

3431
VOLUMIfilosofia.book Page 3432 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epicuro ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

beato e imperturbabile di fronte ai mali del ognuno secondo le proprie esigenze e le istan-
mondo, il che portò come conseguenza, per i ze del momento. Il grave fenomeno della dissi-
membri della scuola, la costante ricerca di denza gioca un ruolo importante nell’epicurei-
emulazione di coloro che avevano raggiunto smo. Fondamentale per la comprensione e de-
uno stadio di massima perfezione nella loro limitazione storica della dissidenza è la de-
imitazione della beatitudine degli dei. La marcazione che si venne a creare con la morte
scuola venne organizzata sul tipo di un model- di Ermarco, all’interno della scuola, tra la pri-
lo ideale di «contubernium». Nel Giardino non ma generazione di epicurei, allievi diretti di
si raggiunse mai una meticolosa struttura ge- Epicuro, che furono ritenuti i depositari della
rarchica; vi prevaleva, invece, l’ideale di libertà genuina tradizione del suo insegnamento e le
di parola fra maestri e discepoli a fondamento generazioni successive (da Polistrato in poi)
della vita in comune. Significativa è anche impegnate nell’interpretazione di quelli che
l’apertura a discepoli di sesso femminile. La venivano ormai considerati i principi canonici
vita in comune dei membri della scuola era della dottrina. La fede, comune a entrambe le
fondata sulla pratica di celebrare insieme le ri- categorie di epicurei, nella genuinità della pro-
correnze del culto di Epicuro e degli altri amici pria interpretazione della tradizione scolare,
e familiari morti anzitempo. Resta testimo- consentì all’epicureismo di rinnovarsi e di so-
nianza di ben cinque culti. Per procurarsi i pravvivere al di là delle altre scuole filosofiche,
mezzi per il sostentamento della scuola, si ri- proprio perché lo condusse a una progressiva
corse al sistema di libere donazioni devolute e costante evoluzione in accordo con le muta-
da potenti personaggi a favore del Giardino. te esigenze storico-culturali. Con questa inter-
La vita della scuola non fu sempre pacifica. Al pretazione si riesce anche a scagionare dall’in-
suo interno si verificarono ben presto gravi fondata accusa di dissidenza personaggi di
episodi di scissione: ancora vivo Epicuro, Ti- spicco quali Demetrio Lacone, Zenone Sido-
mocrate non solo aveva lasciato il Giardino, nio e Filodemo.
ma aveva dato avvio anche a una campagna In tempi moderni si ebbe una debole restaura-
diffamatoria. zione dell’epicureismo a opera di Lorenzo Val-
Sarebbe erroneo credere che in una scuola co- la e Pietro Gassendi, che su una dottrina edo-
me quella epicurea così puntualmente orga- nistica tentano di innestare con esili tramiti le
nizzata e soprattutto legata al culto della figu- esigenze dell’etica cristiana. Più sensibile fu
ra e della personalità del fondatore, quasi co- l’influsso del materialismo epicureo sulla filo-
me in una istituzione religiosa, i capisaldi filo- sofia politica di Hobbes. Anche i sistemi che
sofici si fossero cristallizzati in un canone di ri- fondano il principio della morale nell’utile, fi-
gida fedeltà ai principi basilari dettati da Epi- no al marxismo, non possono disconoscere la
curo. Al contrario, a partire dalle generazioni parentela con l’epicureismo, con il quale han-
successive al fondatore e ai suoi immediati di- no in comune la negazione del principio ideale
scepoli, la dottrina subì un originale sviluppo, e dell’immortalità.
che investì singoli aspetti e problemi affatto T. Dorandi
marginali. Gli epicurei considerarono una em- BIBL.: M. ERLER, Die Philosophie der Antike, in F. ÜBER-
pietà l’introduzione di elementi nuovi all’in- WEG, Grundriss der Geschichte der Philosophie, vol. 4:
terno delle strutture basilari della dottrina del Die hellenistische Philosophie, a cura di H. Flashar,
Maestro, ma non di meno le mutate situazioni nuova ed. completamente rifatta, Basel-Stuttgart
storiche e le esigenze culturali li videro impe- 1994, pp. 29-490; T. DORANDI, Epikureische Schule, in
gnati in un processo di revisione e di reinter- H. CANCIK - H. SCHNEIDER (a cura di), Der Neue Pauly,
pretazione dei dogmi di scuola a partire da cri- vol. III, Stuttgart 1997, coll. 1126-1130.
teri che apparivano loro mezzi leciti per inten-
dere in maniera genuina la parola di Epicuro. EPICURO (´Epiv k ouro") . – Filosofo greco
Epicuro
Alla luce di queste considerazioni si riesce a (341-270 a. C.), fondatore dell’indirizzo di pen-
spiegare il contrasto che vide opposti fra loro siero (epicureismo) che da lui prese il nome.
epicurei «ortodossi» ed epicurei «dissidenti» SOMMARIO: I. Vita e scuola. - II. Opere e stile. -
entrambi convinti, a livello teorico, di leggere III. Dottrina: 1. Canonica. - 2. Fisica e cosmologia.
l’insegnamento di Epicuro secondo i principi - 3. Psicologia ed etica.
di Epicuro stesso, ma che, in pratica, lo inter- I. VITA E SCUOLA. – Le fonti principali della vita di
pretavano con diversi gradi di sensibilità e Epicuro sono rappresentate da Diogene Laer-
3432
VOLUMIfilosofia.book Page 3433 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epicuro


zio (Vite dei filosofi, l. X, 1-34) e dalle lettere del- lievo di Teofrasto, appare inverosimile per ra-
lo stesso Epicuro e dei suoi primi discepoli. gioni cronologiche; più attendibili sembrano
L’esistenza di un ricco epistolario dei primi le fonti che lo dicono allievo a Samo del plato-
maestri del Giardino, nota dalla tradizione ma- nico Panfilo e a Teo del democriteo Nausifane,
noscritta, emerge soprattutto dalle opere con- dal quale avrebbe appreso i principi atomistici
servate nei papiri ercolanesi – provenienti dal- e che lo stesso Epicuro, nella lettera Ai filosofi
la biblioteca dell’epicureo Filodemo di Gadara di Mitilene, ammetteva di avere ascoltato in
del I secolo a. C., ritrovata nella Villa dei Papiri mezzo a giovani dissoluti. Con Nausifane,
a Ercolano –, il cui approfondimento critico ha esperto nell’arte retorica, Epicuro polemizzò
permesso di chiarire molti aspetti della perso- sia per avere quegli assegnato al saggio un
nalità di Epicuro e dell’organizzazione della ruolo nella vita politica, da lui condannata, sia
sua scuola, nonché di dipanare una tradizione per avere indicato nella scienza della natura,
biografica fortemente contaminata dalle accu- che per Epicuro è invece guida nelle scelte e
se fatte circolare dagli avversari mentre Epicu- nei rifiuti in vista della felicità, la guida del sa-
ro era ancora in vita. Di questa tradizione, a piente nell’esercizio della politica e dell’arte
lungo accreditata – per la quale cfr. almeno oratoria. Secondo Demetrio di Magnesia, Epi-
Diogene Laerzio, op. cit., l. X, 7-8 –, che avvalo- curo fu allievo di Senocrate. In ogni caso, più
rava l’immagine di un Epicuro gratuitamente fonti concordano nel riferire che egli rinnegò
polemico, sdegnosamente superbo nel riven- questi maestri, fino a proclamare di essere sta-
dicare la propria originalità, pronto a ricoprire to autodidatta.
gli avversari di ingiurie e di epiteti offensivi, Nel 321, dopo aver prestato l’efebia ad Atene
ignorante e incline al plagio delle dottrine al- nel 323-21, Epicuro passò a Colofone, dove la
trui, è stata dimostrata la genesi polemica, a famiglia si era rifugiata in seguito all’ordine di
partire dall’apostasia del discepolo Timocrate. Perdicca ai coloni ateniesi di lasciare Samo.
È stata rivalutata, invece, la tradizione presto Nel 310 si trasferì a Mitilene, dove probabil-
delineatasi nell’ambito del Giardino – confer- mente conobbe Ermarco, designato a succe-
mata in Diogene Laerzio, op. cit., l. X, 9-12 – dergli nello scolarcato, e subito dopo a Lam-
sulla bontà e la magnanimità di Epicuro e sul psaco, dove riunì una cerchia di discepoli tra i
suo comportamento misurato nelle dispute fi- più nobili di quella città: Metrodoro, a lui assai
losofiche. È stato dato, inoltre, spessore stori- caro, chiamato in causa dal Maestro nel XXVIII
co all’immagine di un Epicuro tutt’altro che libro Sulla natura per il suo contributo all’ela-
ignorante, il quale, pur nella polemica più borazione della dottrina del linguaggio; Polie-
aspra, si mostra legato ai suoi rivali, nel rico- no, guadagnato alla filosofia da Epicuro dopo
noscimento del retroterra culturale in cui il che gli era stata dimostrata l’infondatezza de-
suo insegnamento viene a porsi e nel recupero gli studi matematici e astronomici da lui pro-
consapevole, pur nella convinzione di propor- fessati presso la scuola eudossiana di Cizico; e
re un sistema autenticamente rivoluzionario, ancora Leonteo e sua moglie Temista, con cui
di un patrimonio di pensiero con il quale è ine- Epicuro intrecciò una fitta corrispondenza epi-
vitabile confrontarsi e dal quale è lecito attin- stolare; Colote, che scrisse contro alcuni dia-
gere, purché in assoluta coerenza con la pro- loghi di Platone e contro il modo di vita predi-
pria dottrina. cato dalle dottrine degli altri filosofi; Idome-
Epicuro nacque il 20 Gamelione (settimo me- neo, di nobili natali, verso il quale la tradizio-
se del calendario ateniese che cadeva tra di- ne malevola sottolinea l’atteggiamento adula-
cembre e gennaio) – come la critica ha potuto torio di Epicuro per soddisfare i piaceri del
stabilire, risolvendo alcune apparenti contrad- ventre; dal Maestro, invece, Idomeneo viene ri-
dizioni nella tradizione – del 341 a. C. a Samo, cordato per la generosa disposizione dimo-
dove il padre, l’ateniese Neocle, maestro di strata verso di lui sin da giovinetto e per la sol-
scuola, risiedeva come colono; secondo una lecitudine per compagni e discepoli; a lui, spo-
tradizione ostile la madre Cherestrata avrebbe so di Batide, sorella di Metrodoro, Epicuro
esercitato le arti magiche; Epicuro avviò alla fi- scrisse una celebre epistola nell’ultimo giorno
losofia, da lui presto abbracciata dopo gli stu- della sua vita, affidandogli i figli dell’allievo
di di grammatica, i fratelli Neocle, Cheredemo scomparso. Ministro di Antigono Monoftalmo
e Aristobulo. La notizia secondo la quale egli subito dopo la partenza di Epicuro da Lampsa-
avrebbe frequentato la scuola di Prassifane, al- co, Idomeneo, esortato dal Maestro a ritirarsi
3433
VOLUMIfilosofia.book Page 3434 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epicuro ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

dalla vita politica e a ritornare all’esercizio del- scuola in un periodo di grande crisi politica ed
la filosofia, rinunziò al suo incarico politico economica per Atene. Morì nel 271-70 di cal-
per affiancarsi a Leonteo nella guida della coli alla vescica. Nel testamento si preoccupò
scuola di Lampsaco. di garantire la continuità della scuola affidan-
Nel 307-06 (Diogene Laerzio, op. cit., l. X, 2) done la direzione a Ermarco, raccomandando
Epicuro si trasferì ad Atene, dove lo seguirono di provvedere a offerte funebri per i suoi fami-
Metrodoro ed Ermarco e dove forse più tardi lo liari, di continuare a celebrare, come consue-
raggiunse Polieno: qui fondò la sua scuola, il tudine, il suo genetliaco e altre ricorrenze in
Giardino (Kh'po"), dal nome del luogo in cui vi- memoria dei fratelli e degli allievi scomparsi,
veva frugalmente con gli allievi nel culto e, soprattutto, di provvedere agli orfani di Me-
dell’amicizia e teneva le sue lezioni in un clima trodoro e di Polieno e a quanti avevano filoso-
di ricerca comune. Sin dall’inizio la comunità fato con lui e lo avevano aiutato con le loro so-
epicurea dovette avere un carattere semireli- stanze. Dopo la sua morte si consolidò quel
gioso, nella venerazione del fondatore. I disce- culto di Epicuro (sebasmov"), salutato dai di-
poli erano tenuti a offerte annuali in natura o scepoli come «salvatore» (swthvrio" ajnhvr) e
in denaro, sollecitate da Epicuro con molta «divino» (qei'o"), che già si era manifestato du-
parsimonia. Nella sua organizzazione la scuola rante la sua vita e che dovette non poco con-
dovette rappresentare un modello di comuni- tribuire alla continuità della scuola nel tempo.
tà, una sorta di società ideale contrapposta al- II. OPERE E STILE. – Epicuro scrisse circa trecen-
la deludente società esterna, da cui Epicuro to volumi, di cui Diogene Laerzio ha trasmesso
esortava a tenersi lontani e delle cui leggi pre- una quarantina di titoli; solo di alcuni si può
scriveva l’osservanza per non vivere nel timore ricostruire il contenuto; titoli non citati da
della punizione susseguente alla violazione Diogene si ricavano da fonti diverse e dai testi
(Ratae Sententiae, XXXIV-XXXV), ma alle quali dello stesso Epicuro. Di questi, pochi sono
rifiutava ogni forma di asservimento. Ad Atene conservati, per lo più frammentari o sotto for-
Epicuro rimase sino alla fine della vita, conti- ma di citazioni presso altri autori. Oltre a
nuando a guidare le succursali microasiatiche estratti epistolari, Diogene Laerzio ha tra-
della scuola attraverso contatti epistolari con i smesso integralmente il già citato testamento,
discepoli. Alcuni brevi soggiorni nella Ionia fu- tre epistole di Epicuro, che costituiscono i
rono forse resi necessari da alcuni episodi di compendi dei fondamenti della dottrina, Ad
dissenso, di cui il più grave fu rappresentato, Erodoto sulla fisica e sulla gnoseologia, A Pito-
tra il 305 e il 301, dall’apostasia di Timocrate, cle sull’astronomia e sui fenomeni celesti, A
fratello di Metrodoro, probabilmente per un Meneceo sull’etica, e quaranta Massime capitali.
contrasto sulla concezione del piacere quale Ottantuno massime epicuree, di cui la mag-
fine della vita beata. Dopo che Epicuro tentò gior parte può essere attribuita a Epicuro, so-
vanamente di riportarlo in seno alla scuola, Ti- no conservate in un manoscritto vaticano del
mocrate si unì ad alcuni «sofisti», in cui vanno XIV secolo pubblicato nel 1888 da Wotke (Sen-
forse riconosciuti esponenti della scuola eu- tenze vaticane). Dell’opera capitale Sulla natura
dossiana di Cizico. Nel suo allontanamento (Peri; fuvsew"), in trentasette libri, i papiri er-
dalla scuola si è riconosciuto l’avvio, oltre che, colanesi hanno restituito resti cospicui dei li-
come si è detto, della tradizione malevola bri II (su problemi di cosmogonia e sulle im-
sull’ignoranza di Epicuro e sul suo plagio delle magini), XI (su problemi astronomici, in pole-
dottrine altrui, anche di quella campagna di mica contro i ciziceni), XIV (contro le dottrine
diffamazione del pensiero e del modo di vita degli elementi di filosofi monisti e pluralisti,
degli epicurei da cui nascono l’identificazione tra cui Platone; il libro è datato al 301-300), XV
dell’etica di Epicuro con la ricerca sfrenata dei (contro la dottrina anassagorea delle omeo-
piaceri del ventre e la raffigurazione dell’epicu- merie, datato al 300-299), XXV (sulla costitu-
reismo come filosofia di uomini dissoluti, de- zione psichica dell’individuo e sui suoi svilup-
diti al concubinaggio con etére – di cui Leon- pi che garantiscono la libertà del volere, con-
zio fu la più celebre. tro il determinismo democriteo), XXVIII (sul
Come attestano molte lettere agli amici di linguaggio e sui criteri che ne verificano la cor-
Lampsaco sul tema della ricchezza, di cui Epi- rettezza, contro filosofi megarici, nella pro-
curo fissava un limite secondo natura, gli ulti- spettiva antiscettica della difesa delle sensa-
mi anni della vita lo videro alla guida della zioni: il libro è datato al 296-95), XXXIV (sulle
3434
VOLUMIfilosofia.book Page 3435 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epicuro


false paure che derivano da un approccio co- op. cit., l. X, 13). Epicuro condannava la retori-
noscitivo scorretto alle realtà impercettibili e ca in quanto inutile alla conquista della felici-
dall’ignoranza della natura atomica dei sogni, tà e riconosceva come tevcnh solo quella epi-
ancora in chiave antiscettica), oltre a libri di dittica, utile in quanto offre al saggio adeguati
incerta collocazione, tra cui è notevole quello strumenti espressivi. La sua ripulsa di ogni or-
sul tempo; citazioni o riferimenti ad altri libri namento retorico è sottolineata da più fonti,
dell’opera compaiono nei papiri filodemei; in tuttavia, in alcuni suoi scritti, come la lettera A
alcuni casi soccorrono gli scolii alle epistole Meneceo o alcune epistole destinate a perso-
laerziane. Dopo i progressi segnati dalla ricer- naggi di rango, Epicuro mostra di possedere
ca su questo testo negli ultimi decenni, un buon bagaglio di nozioni tecniche, deriva-
dell’opera Sulla natura non si può non affer- togli forse dalla scuola di Nausifane; in altre
mare la centralità come fonte per la ricostru- lettere, invece, la prosa appare semplice e fa-
zione del pensiero, del metodo e dello stile di miliare. Ancora diverso si presenta lo stile
Epicuro, pur senza togliere valore ai testi di dell’opera Sulla natura, informale e colloquia-
tradizione laerziana e alle testimonianze indi- le, con ripetizioni di concetti, richiami interni,
rette – tra cui vanno privilegiati, sul fronte epi- espressioni tipiche del parlato, parentesi in-
cureo, il De rerum natura di Lucrezio e i testi tercalate nel discorso, che tradiscono l’im-
ercolanesi, oltre alla monumentale iscrizione pronta didattica dell’opera, nata all’interno
di Diogene di Enoanda, e, sul fronte non epi- della scuola – alcuni libri hanno carattere dia-
cureo, alcune opere di Cicerone, Seneca, Plu- logico con interlocutori muti – ma destinata
tarco, Sesto Empirico. oltre la scuola. Ciò dice della capacità di Epi-
La lingua di Epicuro riflette il passaggio curo di adoperare registri stilistici diversi a se-
dall’attico alla koinè; ionismi ed eolismi sono conda dei destinatari e dello scopo della co-
dovuti alla sua permanenza in Asia Minore e municazione, senza che si renda necessario
all’eredità del linguaggio tecnico atomistico; operare una rigida distinzione nei suoi scritti
neologismi, coniati per esprimere concetti tra esoterici ed essoterici, come è invalso tra
«nuovi», e termini tecnici propri di altri indiriz- gli studiosi a partire da Usener.
zi di pensiero, spie ora di consenso ora di dis- III. DOTTRINA. – Il riconoscimento del carattere
senso, vanno a innestarsi sul linguaggio ordi- sistematico della filosofia epicurea, spesso ri-
nario, che per Epicuro, sostenitore di una dot- dotta a una serie di norme «pratiche» per vive-
trina naturalistica dell’origine prima del lin- re felicemente, il suo legittimo inserimento
guaggio – elementi convenzionali furono in- nella tradizione filosofica antica e, in partico-
trodotti solo in una fase successiva dell’evolu- lare, nel panorama delle filosofie ellenistiche
zione sociale (Epistola ad Erodoto, 76) –, può rivalutate dopo la condanna hegeliana, la ne-
essere adoperato dal filosofo senza incorrere cessità di inquadrarla storicamente per inten-
nell’ambiguità in esso implicita, purché di cia- derne le spinte iniziali e i successivi sviluppi,
scun termine si abbia chiaro il significato na- sono conquiste recenti della storiografia filo-
turale che lo sottende e si adoperino gli op- sofica.
portuni criteri di verifica (Sulla Natura, XXVIII; Si è sottolineato, ad esempio, come la dottrina
Epistola ad Erodoto, 37-38). In questo senso si di Epicuro abbia sin dal primo momento co-
spiega anche il rifiuto della dialettica da parte scienza di «scuola» (ai{{resi") e non rinunci né
di Epicuro, il quale, pur non rinunciando a alla tradizionale ripartizione in logica (canoni-
procedimenti logici come l’inferenza e l’analo- ca), fisica ed etica, considerate in unità inscin-
gia, ritiene superflua una dialettica tutta for- dibile, né alla speculazione teoretica su base
male, fatta di assiomi e di vuoti sillogismi, col- empirica né a una precisa metodologia scien-
pevole di aver perso di vista «le voci delle co- tifica, grazie alla quale raggiunse risultati ori-
se» (Sulla Natura, XXXIV; Diogene Laerzio, Vi- ginali nel campo della meccanica, della chimi-
te dei filosofi, l. X, 31). L’esigenza di conservare ca e della biologia, anticipando posizioni mo-
nell’espressione la relazione res-verba, più che derne e guadagnandosi un posto di rilievo nel-
l’intento di una generale comunicazione, è la storia della scienza – per altri versi, il ritorno
probabilmente alla base anche della ricerca di di Epicuro su posizioni superate dal pensiero
chiarezza (safhvneia) che Epicuro, scrittore scientifico del suo tempo (piattezza della terra,
egli stesso «perspicuo» (safhv"), raccomanda- molteplici spiegazioni dei fenomeni celesti
va nell’opera Sulla retorica (Diogene Laerzio, ecc.) è stato spiegato come risposta alle criti-
3435
VOLUMIfilosofia.book Page 3436 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epicuro ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

che di Aristotele all’atomismo democriteo e stata superata la posizione critica di Bignone,


nel rifiuto dell’astronomia teleologica con- che considerava l’epicureismo nato esclusiva-
temporanea. mente dalla lotta contro il platonismo che Epi-
È anche vero, tuttavia, che nel suo sistema curo avrebbe conosciuto dalle opere giovanili
Epicuro assegna un ruolo privilegiato all’etica, di Aristotele: è stato dimostrato, infatti, che
nel proposito di offrire, attraverso una corretta Epicuro leggeva anche le opere della maturità
indagine scientifica della natura (fusiologiva, dello Stagirita, ed è stata ipotizzata la sua ri-
peri; fuvsew" qewriva), un rimedio terapeutico presa, pur se attraverso la mediazione di Ari-
di liberazione da ogni turbamento, un vero e stotele, di teorie dell’antica Accademia. Le ri-
proprio favrmakon (cfr. Sulla Natura, XIV) per cerche recenti, inoltre, hanno rivalutato e chia-
l’individuo travolto dalla crisi di valori e di cer- rito la matrice antiscettica del messaggio del
tezze all’indomani del crollo della polis e dogmatico Epicuro, convinto che si debbano
dell’affermazione delle monarchie ellenisti- possedere punti fermi di riferimento per ogni
che. A questa crisi, secondo Epicuro, non pos- quesito o dubbio o opinione e saldi criteri di
sono soccorrere né i grandi sistemi metafisici giudizio per distinguere il vero dal falso e per
né la religione tradizionale con le sue supersti- evitare l’errore, fonte di turbamento (cfr. Sulla
zioni, né tanto meno la nuova religione astra- natura, XXV e Ratae Sententiae, XXIII-XXIV). La
le; né nuove certezze possono venire dalla par- polemica antiscettica di Epicuro sarebbe rivol-
tecipazione alla vita politica, da lui ritenuta ta non solo contro quei germi dello scettici-
perturbatrice dell’animo e non pertinente al smo che rinveniva già in Platone e nel Socrate
saggio (Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, l. X, platonico, per la svalutazione dei sensi e per la
119); né esse possono richiedersi a un sistema negazione della conoscibilità del reale, ma an-
paideutico, quale quello isocrateo tradiziona- che contro lo stesso Democrito, per il quale le
le, che privilegia discipline, come retorica, po- qualità sensibili sono prive di verità e la verità
etica, musica, ritenute da Epicuro inutili, se stessa è inconoscibile; Epicuro avrebbe pole-
non dannose, al raggiungimento della felicità mizzato, inoltre, contro lo scetticismo contem-
(cfr. Sentenze Vaticane 45, 58, Epistola a Pitocle, poraneo che Pirrone, maestro di Nausifane e a
85, frr. 117, 163, in H. Usener [a cura di], Epicu- sua volta allievo dei democritei Metrodoro di
rea, Lipsiae 1887,). Per Epicuro solo un ritorno Chio e Anassarco, aveva rinverdito, e che fiori-
alla natura, di cui l’uomo è parte e che perciò va anche nel megarismo, ugualmente presente
può conoscere, che gli insegna i limiti dei pia- nell’orizzonte polemico di Epicuro.
ceri e dei dolori e cosa ricercare e cosa evitare, 1. Canonica. – «Scienza del criterio», «prope-
può sciogliere ogni aporia ed essere fonte del- deutica al sistema dottrinario», costituiva l’ar-
le certezze necessarie a vivere; solo lo studio gomento del Canone perduto (Diogene Laer-
delle cause dei fenomeni può dissolvere le va- zio, op. cit., l. X, 30-34); di fatto, in tutti i testi di
ne paure che derivano da false opinioni e per- Epicuro, deciso ad affermare la conoscibilità
mettere di conseguire il fine secondo natura, del reale contro ogni forma di scetticismo, le
quella felicità che per Epicuro si identifica nel indicazioni metodologiche sui criteri da segui-
piacere, in un perfetto equilibrio di atarassia re nei processi gnoseologici si intrecciano
(assenza di turbamento nell’animo) e di aponia all’esposizione della dottrina fisica su cui si
(assenza di dolore fisico) (cfr. specialmente basano, e appaiono finalizzate, in prospettiva
Sulla Natura, XXXIV; Epistola ad Erodoto, 80- etica, a un corretto modo di agire in vista del
82; Epistola a Pitocle, 85, 87, 116; Epistola a Me- fine secondo natura. Epicuro pone due criteri
neceo, 128, 131-132; Ratae Sententiae, XI-XII). di verità nell’approccio conoscitivo alla realtà:
È stato notato come si sia ricomposto, con le affezioni (pavqh), e cioè il piacere e il dolore,
Epicuro, il divorzio tra uomo e natura attuato che determinano le scelte e i rifiuti nelle azioni
dall’umanesimo socratico dopo le ricerche pe- e nelle decisioni morali, e, in primo luogo, la
ri; fuvsew" dei filosofi ionici naturalisti, con il sensazione (ai[sqhsi"), irrazionale e non parte-
recupero, in opposizione alla fisica idealistico- cipe di memoria, inconfutabile. Essa è sempre
finalistica di stampo platonico, del modello di vera – sul significato di ajlhqhv" i critici oscilla-
fisica tutto meccanico e «laico» offerto dal- no tra «fede degna, autentica» o «ontologica-
l’atomismo democriteo, che Epicuro, tuttavia, mente vera, reale» – in quanto si produce dal
libera da ogni determinismo e connette indis- contatto tra gli organi di senso e le immagini
solubilmente all’etica. Nello stesso tempo, è degli oggetti provenienti dal mondo esterno
3436
VOLUMIfilosofia.book Page 3437 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epicuro


(ei[dwla); queste sono involucri atomici inter- verifica basati sull’evidenza delle sensazioni.
namente vuoti, di straordinaria sottigliezza, Epicuro indica tali criteri nell’attestazione
che in virtù della vibrazione atomica interna (ejpimartuvrhsi") e nella non-controattestazio-
agli aggregati (pavlsi") si staccano con la velo- ne (oujk ajntimartuvrhsi"), che giudicano la ve-
cità del pensiero dalla superficie dei corpi, di rità di un’opinione rispettivamente sul percet-
cui riproducono fedelmente forma e colore, e tibile e sull’impercettibile; nella non-attesta-
con insuperabile velocità e continuità di flusso zione (oujk ejpimartuvrhsi") e nella controatte-
si muovono nello spazio, senza incontrare in- stazione (ajntimartuvrhsi"), che ne giudicano
toppi, o quasi, fino a colpire gli organi di senso la falsità (Epistola ad Erodoto, 51; Sesto Empi-
o a penetrare nella mente attraverso i pori dis- rico, Contro i logici, I, 210-216); nel calcolo em-
seminati nel corpo, facendola muovere (Sulla pirico (ejpilogismov"), che misura la verità o la
natura, II e XXXIV; Epistola ad Erodoto, 46-50 e falsità delle opinioni in base alle conseguenze
52-53). Dalla diversa disposizione degli atomi pratiche delle azioni che da esse sono dettate
e dei pori (summetriva) degli organi sensitivi e (Sulla natura, XXVIII e XXXIV). Diogene Laer-
della mente dipende la diversità delle sensa- zio e altre fonti, infine, annoverano tra i criteri
zioni da individuo a individuo o nel medesimo di verità le prolessi o anticipazioni (pro-
individuo in diverse circostanze. In quanto lhvyei"), che nei testi superstiti di Epicuro ap-
muovono la mente, sono vere anche le visioni paiono come una nozione importante, ma non
dei pazzi o quelle che appaiono nei sogni (Sul- meglio definita: si tratta di una sorta di concet-
la natura, XXXIV; Epistola ad Erodoto, 51; Sen- ti generali che si sono formati in seguito a in-
tenze Vaticane, 24, Diogene Laerzio, op. cit., l. X, numerevoli percezioni ripetute dello stesso
32), attraverso le quali l’uomo ricava la nozio- oggetto e che anticipano le sensazioni future,
ne degli dei (Sulla natura XXXIV; Lucrezio, De permettendo di riconoscere immediatamente
rerum natura, V, 1168 ss.), o anche le raffigura- a cosa esse si riferiscono; anche le prolessi
zioni bizzarre, che derivano dalla combinazio- hanno il carattere dell’evidenza immediata e
ne di più immagini e che si formano spontane- rivestono un ruolo fondamentale nella dottri-
amente nell’ambiente (Lucrezio, op. cit., IV, na epicurea del linguaggio: è grazie alla pro-
724-744). Le rappresentazioni (fantasiv a i, lessi che ne abbiamo, infatti, che un oggetto è
fantavsmata) del mondo esterno fornite dalle evocato immediatamente in noi dal suo nome,
immagini sono vere, hanno il carattere del- senza che vi sia la necessità di ulteriori defini-
l’evidenza immediata (ejnavrgeia) e costituisco- zioni. L’elaborazione dei concetti di ejpilogi-
no, per così dire, i dati empirici su cui gli orga- smov" e di provlhyi" sembrerebbe appartenere
ni di senso e la mente possono esercitare un a una fase avanzata, da collocare tra il 301 e il
atto di deliberata concentrazione o apprensio- 296-295, della riflessione di Epicuro sulla ca-
ne (ejpibolhv): la fantastikh; ejpibolh; th'" dia- nonica, stimolata probabilmente da una pole-
noiva", annoverata da Epicuro tra i criteri di ve- mica con filosofi megarici.
rità (Epistola ad Erodoto, 38, 51, 62 e Ratae Sen- 2. Fisica e cosmologia. – La dipendenza della fi-
tentiae, XXIV), permette alla mente di selezio- sica e della cosmologia di Epicuro dall’atomi-
nare nella disordinata incursione delle imma- smo democriteo è sottolineata, talora non
gini quelle conformi al suo volere e di visualiz- senza malanimo, dalle fonti antiche. Se è vero,
zare il mondo esterno in ogni momento. L’er- però, che lo stesso Epicuro ammetteva i propri
rore non risiede nelle rappresentazioni, ma debiti di riconoscenza verso l’Abderita, ricono-
nell’opinione che noi stessi aggiungiamo a sciuto come colui che per primo nell’indagine
causa di un movimento interno, connesso naturalistica si era imbattuto negli esatti prin-
all’atto di apprensione ma distinto da esso, cipi (Plutarco, Contro Colote 1108 e) e che su
che ci fa interpretare in modo scorretto i dati molti problemi aveva alleviato grandi errori
delle nostre percezioni mentali (Sulla natura, (Sulla natura, XXV), è anche vero che non man-
XXVIII, XXXIV; Epistola ad Erodoto, 50-51). cavano tra i due motivi di inconciliabile dis-
L’opinione, che si può esprimere sia su ciò che senso – trattati probabilmente nei libri Contro
attiene al percettibile e che attende conferma Democrito – e che Epicuro, anche in risposta al-
(to; prosmevnon) sia sulle realtà impercettibili le critiche di Aristotele, sottopose l’atomismo
(ta; a[dhla), su cui è possibile inferire per ana- antico a modifiche sostanziali per risolverne le
logia a partire dai fenomeni, può essere vera o aporie lasciate aperte e per reintegrarlo coe-
falsa, e deve essere perciò testata da criteri di rentemente nella propria dottrina. Inoltre, per
3437
VOLUMIfilosofia.book Page 3438 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epicuro ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

alcuni aspetti della sua fisica e della sua co- cipio di libertà, ammettendo negli atomi, ac-
smologia, Epicuro, in evidente polemica con canto al movimento verso il basso causato dal
le scuole filosofiche contemporanee, non di- peso e a quello a seguito di collisioni, un mo-
sdegnò di recuperare dottrine di altri filosofi vimento dovuto a una minima deviazione,
preplatonici, come Eraclito, Empedocle, Anas- spontanea e indeterminata nello spazio e nel
sagora, attingendo probabilmente al materia- tempo, nella caduta verso il basso (parevgkli-
le dossografico che rinveniva nelle Opinioni dei si", clinamen: il termine, che si rinviene in Lu-
fisici di Teofrasto. crezio, Cicerone, Filodemo e Plutarco, non
Nell’Epistola ad Erodoto, partendo dal principio compare nei testi di Epicuro, tuttavia della no-
che nulla nasce dal non essere o si risolve nel zione che esso esprime si possono rintracciare
non essere, Epicuro afferma che il tutto, im- tutti i presupposti nel XXV libro Sulla natura),
mutabile, infinito e illimitato, consiste di corpi che nell’anima giustifica il nostro volere e la
e vuoto. Il vuoto, la cui esistenza è dimostrata nostra responsabilità, nel vuoto giustifica le
dal movimento dei corpi, è infinito per esten- collisioni atomiche, altrimenti impossibili, da
sione (sulla denominazione del vuoto Epicuro cui si originano i corpi visibili.
si sofferma nel XXVIII libro Sulla natura, facen- Nascono in tal modo anche i mondi, che, co-
do riferimento a una propria opera in cui l’ar- me Democrito, Epicuro ritiene infiniti in nu-
gomento doveva essere affrontato in chiave mero perché infiniti sono gli atomi che vagano
sociologica). Dei corpi alcuni sono composti, nello spazio. I mondi sono simili o diversi dal
altri sono gli elementi che li compongono. nostro: tuttavia, accogliendo anche in questo
Questi sono atomi, indivisibili e immutabili, caso argomentazioni aristoteliche, Epicuro li-
infiniti per numero, di numero inconcepibile, mita il concetto di diversità dei mondi che ere-
ma non infinito per varietà di figure – Epicuro ditava da Democrito, giacché, a differenza
correggeva così la tesi democritea del numero dell’Abderita, non ritiene che si possa pensare
infinito di figure atomiche criticata da Aristo- a mondi strutturati in maniera completamente
tele. Oltre alla figura, essi posseggono peso e diversa dal nostro, privi di semi «appropriati»
grandezza, qualità sufficienti a produrre le dif- a formare animali, piante e tutte le altre cose
ferenze nei composti – ma non ogni grandezza: che vediamo. Per Epicuro i mondi non hanno
è inconcepibile, infatti, un atomo visibile. Gli necessariamente un’unica forma, anche se
atomi si muovono incessantemente, anche non hanno una qualsiasi forma. Come tutti gli
quando sono compresi in aggregati; per analo- aggregati essi sono soggetti a crescita fino a
gia con il minimo percepito dai sensi, bisogna un certo limite, a decadenza e a dissoluzione,
ammettere anche negli atomi, in quanto dotati in tempi e per cause diversi.
di grandezza, parti minime di materia, da rite- Contro l’approccio di tipo matematico proprio
nere anche minimi teoretici, di cui niente di dell’astronomia teleologica contemporanea,
più piccolo è concepibile. Pur negando il prin- Epicuro, che ritiene compito dell’indagine
cipio di divisibilità all’infinito, Epicuro mo- astronomica confutare la natura divina dei
strava di avere accolto la lezione di Aristotele, corpi celesti e ogni rapporto dei fenomeni ce-
che aveva dimostrato l’impossibilità della in- lesti con la divinità (Epistola ad Erodoto, 76-77,
divisibilità dei corpi. Nel vuoto gli atomi si 81), recupera la tradizione presocratica di spe-
muovono dall’alto verso il basso, in virtù del culazione preminentemente fisica sulla natura
peso, con uguale velocità – anche su questo di tali fenomeni. Nell’XI libro Sulla natura,
punto Epicuro teneva conto di argomentazioni contro i ciziceni che facevano uso di planetari
aristoteliche. Non così gli aggregati, la cui ve- meccanici (o[rgana) nel tentativo di conciliare
locità dipende dagli urti esterni, ma anche e le evidenti irregolarità delle orbite del sole,
soprattutto da quelli interni. Se, inoltre, per della luna e dei pianeti con il perfetto moto
Democrito la determinazione del movimento circolare da essi attribuito ai corpi celesti e sul
atomico proviene unicamente dagli urti tra gli quale Platone ne aveva basato la deificazione,
atomi nel vortice originario, Epicuro, muoven- Epicuro nega che da un punto di osservazione
do probabilmente dalle osservazioni di Aristo- terrestre si possano prendere misure oggetti-
tele sul movimento spontaneo nell’universo vamente valide di orbite celesti, di levate e tra-
nella Fisica, e sulla volontarietà, nell’Etica Ni- monti del sole, della distanza di quest’ultimo
comachea, sfugge alla meccanica necessità del da noi. Partendo dal medesimo presupposto,
determinismo democriteo e introduce un prin- forse attingendo alla dottrina eraclitea, egli
3438
VOLUMIfilosofia.book Page 3439 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epicuro


giunge anche ad affermare che il sole è grande lanza con gli atomi del corpo, permette all’in-
tanto quanto appare (Epistola a Pitocle, 91), dal dividuo di ignorare il dolore fisico anche nei
momento che la sua grandezza dalla terra ap- più grandi tormenti, nel grato ricordo dei beni
pare la stessa a qualunque distanza. Poiché passati. Se dunque è l’anima, contenuta e pro-
non abbiamo, secondo Epicuro, i mezzi per co- tetta come da un vaso dal resto dell’organi-
noscere le vere nature dei corpi celesti lontani, smo, a produrre con i suoi moti la sensazione
non possiamo decidere se le qualità che ne e a renderne partecipe il corpo, ne consegue
percepiamo ne siano qualità essenziali (sum- che il corpo, con la perdita dell’anima, perde
bebhkovta, quelle qualità, cioè, che per Epicuro anche la facoltà di sentire; a sua volta l’anima,
caratterizzano un oggetto dato e sono implici- nel momento in cui si disgrega l’intero organi-
te nella sua definizione, su cui cfr. Epistola ad smo, si disgrega anch’essa, perde la sua mobi-
Erodoto, 68-71) o qualità accidentali (sumptwv- lità e non possiede più la facoltà di sentire
mata, quelle la cui assenza non intacca l’es- (Epistola ad Erodoto, 63-68).
senza né la definizione di un oggetto dato). Questa mancanza di sensibilità è alla base del
Inoltre, nell’indagine dei fenomeni celesti lon- principio che la morte, causa per i più dei più
tani non è possibile provare la correttezza di terribili timori che impediscono di godere a
un’unica particolare spiegazione, ma possia- pieno la vita, non è nulla per noi (Epistola a
mo appellarci all’analogia con i fenomeni che Meneceo, 124-125 e Ratae Sententiae, II); non lo
si verificano presso di noi per accogliere come è nel momento in cui moriamo, perché l’exitus
possibili tutte quelle spiegazioni che non sono non è doloroso, né dopo la morte, per la per-
in contrasto con essi: ciò basta a conservare la dita della coscienza, per cui vane sono la pre-
nostra tranquillità d’animo, senza farci piom- occupazione della sepoltura e le paure dell’ol-
bare nel mito (Epistola a Pitocle, 86-87). tretomba. Naturale è, invece, il dolore dei vivi
Connessa alla dottrina delle qualità è la dottri- per la morte dei propri cari, reso sopportabile
na del tempo, che per Epicuro è un tipo parti- dal dolce ricordo dei defunti e dei beni condi-
colare di qualità accidentale, da mettere in visi; nella gratitudine per i beni presenti (cav-
rapporto non con la realtà dei corpi, ma con ri") trovano, poi, giustificazione gli onori fune-
l’alternanza dei giorni e delle notti, con l’as- bri e i culti commemorativi resi agli oijkei'oi
senza o la presenza in noi di affezioni, con il scomparsi.
movimento o la quiete (Epistola ad Erodoto, 72- L’ammissione di un apparato cultuale per i de-
73; Papiro Ercolanense 1413), ed è perciò acci- funti, raccomandato da Epicuro anche per gli
dente di accidenti (suvmptwma sumptwmavtwn in dei in forme pubbliche e private e per certi ver-
Sesto Empirico, Contro i fisici, l. II, 219). si confrontabile con quello della religione po-
3. Psicologia ed etica. – L’anima è corporea, polare, prestò facilmente il fianco alle accuse
composta di atomi sottili e minuti e diffusa degli avversari di incoerenza con la negazione
per tutto l’organismo, al quale è legata da uno dell’immortalità dell’anima e della provviden-
stretto rapporto di vicinanza e di consenso. zialità divina, nonché di ipocrisia per guada-
Come tutti i composti, è soggetta a disgrega- gnarsi il favore popolare, determinando col
zione e dunque è mortale. Essa comprende tempo nella scuola l’esigenza di più di una
quattro elementi, di cui tre, assimilabili al- puntualizzazione: la venerazione degli dei da
l’aria, al vento e al fuoco, danno conto delle re- parte della moltitudine è da condannare, se-
azioni emotive e della diversità dei tempera- condo Epicuro, perché dettata dal falso pre-
menti a seconda della prevalenza dell’uno o giudizio, fonte di timori e sospetti, che benefi-
dell’altro; il quarto, privo di nome, estrema- ci e calamità discendano dalla divinità; la par-
mente sottile e mobile, è generatore dei moti tecipazione alle cerimonie di culto da parte
sensiferi che trasmette agli altri tre e di qui al degli epicurei si fonda, invece, su ragioni di
corpo (Lucrezio, op. cit., III, 231-251). L’anima, consuetudine sociale e sul naturale comporta-
nel suo complesso, è divisa tra parte vegetati- mento del saggio in conformità alla sua conce-
va, sparsa in tutto il corpo, e parte intellettiva, zione della divinità, nella cui contemplazione
posta in mezzo al petto, che presiede ai senti- egli realizza la sua perfetta beatitudine. Della
menti e a tutte le attività psichiche e a cui divinità Epicuro, diversamente da quanto gli
competono l’attività speculativa sui concetti fu volgarmente imputato, non nega l’esistenza
scientifici e l’attività volitiva: la purezza di que- – dimostrata dalla prolessi che ne abbiamo co-
sta parte dell’anima, immune da ogni mesco- me di un essere beato e immortale e dalle vi-
3439
VOLUMIfilosofia.book Page 3440 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epicuro ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sioni che ce ne appaiono nei sogni, cfr. Sulla quanto ripristina la perfezione e la pienezza
Natura, XXXIV e Epistola a Meneceo, 123-124 – dell’essere nella stabilità dei suoi componenti
ma esclude ogni interferenza nella vita dell’in- atomici, questo piacere può essere definito ca-
dividuo, al quale viene così restituita la piena tastematico – cinetico è invece quello che
libertà e la responsabilità del suo destino. Gli muove i sensi, il solo ammesso dai cirenaici,
dei, formati da atomi sottilissimi e rarefatti, cfr. Diogene, op. cit., l. X, 136 – e non conosce
immortali o per la continua accessione di im- gradazione in intensità e durata, ma solo va-
magini simili in risarcimento di quelle che da riazione, ed è facile da acquistarsi. D’altra par-
essi continuamente si dipartono, o per la loro te, un dolore fisico intenso dura poco, quello
capacità di riconoscere e di evitare gli atomi che dura nel tempo ha minore intensità ed è
loro nocivi, o perché gli urti atomici nulla pos- sopportabile (Sentenze Vaticane, 4). In funzione
sono sulla loro natura tenue, o ancora per la del piacere Epicuro procede a una classifica-
deviazione atomica regolata dalla loro volontà zione dei desideri (Epistola a Meneceo, 127-128;
– le diverse ipotesi nascono da diverse inter- Ratae Sententiae, XXIX e Sentenze Vaticane, 21)
pretazioni delle fonti – sono confinati negli in- in naturali e necessari, che liberano dai dolori
termundia in un’esistenza di perfetta beatitudi- del corpo e devono essere soddisfatti, come
ne, alla quale l’uomo deve aspirare e che il bere quando si ha sete; naturali ma non neces-
saggio può raggiungere, assimilandosi al dio sari, che variano il piacere ma non fanno spa-
in una oJmoivwsi" qew'/ (cfr. Epistola a Meneceo, rire il dolore, come i cibi sontuosi; non natura-
135 e Diogene di Enoanda, fr. 125 Smith). A li e non necessari, come quelli di onori e di ric-
questa interpretazione della teologia epicu- chezze, che nascono da vane opinioni e sono
rea, che presuppone l’esistenza degli dei come fonte di grande turbamento. La prudenza (frov-
autonoma e reale nel mondo fisico, general- nhsi") ci aiuta nella scelta, insegnandoci che
mente accolta dalla critica e suffragata da mol- non è possibile vivere piacevolmente se non si
te fonti, tra cui gli epicurei Demetrio Lacone e vive anche saggiamente, moderatamente e
Filodemo, è stata recentemente contrapposta giustamente. Come tutte le virtù, che da essa
una lettura diversa e tuttora controversa delle hanno origine, per Epicuro la prudenza è un
testimonianze (soprattutto dello scolio a Ra- mezzo in vista del fine; le si affiancano la tem-
tae Sententiae, I e di Cicerone, De Natura deo- peranza, che fa sì che ci accontentiamo del po-
rum, I, 19, 49), che fa degli dei una sorta di co- co; la fortezza, che ci aiuta a sopportare i dolo-
struzioni mentali idealizzate a partire da flussi ri; la giustizia, che ci procura la sicurezza ester-
di immagini di forma umana, privi, perciò, di na e che, come lo stato, è nata da un accordo
esistenza autonoma e immortali solo in quan- tra gli uomini per un puro scopo utilitaristico
to concetti paradigmatici eterni. (Ratae Sententiae, XXXI). Anche l’amicizia na-
Dalla negazione dei più grandi timori che af- sce in origine da un calcolo utilitaristico, in
fliggono l’umanità, della morte e degli dei, sul quanto rafforza il sentimento di sicurezza
fondamento della propria dottrina fisico-gno- esterna, allevia la solitudine, moltiplica il pia-
seologica, Epicuro passa alla parte propositiva cere individuale (Ratae Sententiae, XXVIII, Sen-
del suo sistema etico, basata sui medesimi tenze vaticane, 23, 34, 39). Come la fusiologiva
presupposti. Il piacere è principio e fine della libera l’uomo dalle grandi paure degli dei, del-
vita beata; da esso muoviamo per ogni scelta e la morte e dei tormenti fisici, così la filiva libe-
ogni rifiuto, nella consapevolezza che non ogni ra dalle paure del vivere quotidiano: nella na-
piacere è da ricercare, se a esso può seguire tura sono i fondamenti dell’amicizia, che è a
maggiore turbamento, né ogni dolore è da fug- sua volta un fondamento della vita umana e
gire, se a esso consegua maggior piacere che «danza intorno alle creature che abitano la
dall’averlo sopportato (Epistola a Meneceo, terra e a tutti noi trasmette il certo messaggio:
128-129). Epicuro, tuttavia, prende le distanze destiamoci a lodare la vita beata» (Sentenze
dall’edonismo cirenaico al quale la sua dottri- Vaticane 52, tr. it. di M. Gigante).
na era assimilata dai detrattori, e puntualizza G. Leone
che per piacere egli non intende quello dei BIBL.: edizioni generali: H. USENER, Epicurea, Lipsiae
dissoluti o i godimenti sensuali, ma un perfet- 1887, di cui cfr. la tr. it., con testo greco e latino a
to equilibrio che si realizza nell’assenza di tur- fronte, a cura di I. Ramelli, con presentazione di G.
bamento nell’animo (ajtaraxiva) e nell’assenza Reale, Milano 2002, da tenere presente anche per la
di dolore nel corpo (ajponiva) (ibi, 131-132). In vastissima e aggiornata bibliografia; è fondamenta-

3440
VOLUMIfilosofia.book Page 3441 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epieikeia


le anche H. USENER, Glossarium Epicureum, a cura di sur l’épicurisme antique, in «Cahiers de Philologie»,
M. Gigante - W. Schmid, Roma 1977; E. BIGNONE, 1 (1976); AA.VV., Catalogo dei Papiri Ercolanesi, sotto
Epicuro. Opere, frammenti, testimonianze, Bari 1920; la direzione di M. Gigante, Napoli 1979, con il Primo
C. BAILEY, Epicurus. The Extant Remains, Oxford Supplemento, a cura di M. Capasso, in «Cronache Er-
1926; A. VOGLIANO, Epicuri et Epicureorum Scripta in colanesi» 19 (1989), pp. 193-264, e il Secondo Sup-
Herculanensibus Papyris servata, Berlin 1928; G. AR- plemento, a cura di G. Del Mastro, in «Cronache Er-
RIGHETTI, Epicuro. Opere, Torino 19732 (1960); C. DIA- colanesi», 30 (2000), pp. 157-242; F. ROMANO (a cura
NO, Epicuri ethica, Firenze 19742 (1946). Testi parti- di), «Atti del Convegno internazionale Democrito e
colari: P. VON DER MUEHLL, Epicurus, Epistulae tres et l’atomismo antico», in «Siculorum Gymnasium»,
Ratae Sententiae, Stuttgart 1922; A. VOGLIANO, I resti nuova serie, 33 (1980); M. GIGANTE, Scetticismo e Epi-
dell’XI libro del Peri; fuvsew" di Epicuro, Il Cairo 1940; cureismo, Napoli 1981; M. CAPASSO, Trattato etico epi-
A. VOGLIANO, I resti del II libro del Peri; fuvsew" di Epi- cureo: PHerc. 346, Napoli 1982; AA.VV., Syzetesis,
curo, in «Prolegomena» 2 (1953), pp. 59-98; J. BOL- Studi sull’epicureismo greco e romano offerti a Marcello
LACK - M. BOLLACK - H. WISMANN, La lettre d’Epicure, Gigante, voll. I-II e indici, Napoli 1983: nel vol. II cfr.
Paris 1971; J. BOLLACK - A. LAKS, Epicure à Pythoclès, G. INDELLI, Studi su Epicuro: parte I, pp. 393-445, e M.
in «Cahiers de Philologie», 3 (1978); M. CONCHE, CAPASSO, Studi su Epicuro: parte II, pp. 459-464; E.
Epicure. Lettres et maximes, Paris 19872; nuove edi- ASMIS, Epicurus’ Scientific Method, Ithaca-London
zioni dei libri XIV, XV, XXV, XXVIII e XXXIV Sulla na- 1984; A.A. LONG - D.N. SEDLEY, The Hellenistic Philo-
tura di Epicuro, edizioni e contributi su testi nei pa- sophers, vol. I: Translation of the Principal Sources with
piri ercolanesi in genere sono apparsi in «Cronache Philosophical Commentary; vol. II: Greek and Latin
Ercolanesi», Bollettino del Centro Internazionale Texts with Notes and Bibliography, Cambridge 1987;
per lo Studio dei Papiri Ercolanesi «Marcello Gi- M. ERLER, Erstes Kapitel: Epikur, Zweites Kapitel: Die
gante», voll. 1-35, Napoli 1971-2005; cfr., inoltre, le Schule Epikurs, Drittes Kapitel: Lukrez, in Grundriss
edizioni in «La Scuola di Epicuro». Collezione di te- der Geschichte der Philosophie. Die Philosophie der An-
sti ercolanesi fondata da M. Gigante e diretta da G. tike 4., a cura di H. Flashar, Basel 1994, pp. 29-490;
Arrighetti - F. Longo Auricchio, voll. I-XVII, Napoli J. BRUNSCHWIG, Etudes sur les philosophies hellénisti-
1978-2000, con Supplementi, Napoli 1993, 2002, ques: épicurisme, stoicisme, scepticisme, Paris 1995, bi-
2003, 2004; delle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio bliografia pp. 343-351; G. GIANNANTONI - M. GIGANTE
cfr. l’edizione più recente di M. Marcovich, Leipzig (a cura di), «Atti del Congresso internazionale
1999, e la tr. it. a cura di M. Gigante, Diogene Laerzio, L’Epicureismo greco e romano», voll. I-III, Napoli
Vite dei Filosofi, Roma-Bari 1997 (cfr. anche M. GIGAN- 1996, con bibliografia nel vol. III, pp. 1005-1056; PHI-
TE, Das zehnte Buch des Diogenes Laertios: Epikur und LODEMUS, On piety. Part 1. Critical Text with Commen-
der Epikureismus, in «Aufstieg und Niedergang der tary, ed. a cura di D. Obbink, Oxford 1996; M. GIGAN-
römischen Welt», parte II: Prinzipat, vol. 36. 6: Philo- TE, Physis. La natura nell’Epicureismo, in «Atti del
sophie, Wissenschaften, Technik (Doxographica), a cu- Convegno Nazionale L’uomo antico e la natura», To-
ra di W. Haase, Berlin - New York 1992, pp. 4302- rino 1998, pp. 39-92; D. SEDLEY, Lucretius and the
4307). Transformation of Greek Wisdom, Cambridge 1998;
Studi: la bibliografia su Epicuro è vastissima: ci li- M. GIGANTE, Kepos e Peripatos. Contributo alla storia
mitiamo perciò a segnalare repertori bibliografici o dell’aristotelismo antico, Napoli 1999; A. MONET (a cu-
opere di carattere generale che contengono indica- ra di), Le Jardin Romain: épicurisme et poésie à Rome:
zioni bibliografiche esaurienti: C. BAILEY, The Greek mélanges offerts à Mayotte Bollack, Lille 2003, biblio-
Atomists and Epicurus, Oxford 1928; W. SCHMID, grafia pp. 335-357.
Epikur, in «Reallexikon für Antike und Christen-
tum» 5 (1961), pp. 681-819; H. STECKEL, Epikuros, in EPIEIKEIA (gr. ejpieivkeia; lat. clementia, «cle-
Epieikeia
A. PAULY, Real-Encyklopädie der klassischen Alter- menza, mitezza d’animo»). – In Omero l’e-
tumswissenschaft, a cura di G. Wissowa, suppl. XI, spressione hos epieikos indica un atto compiuto
Stuttgart 1968, coll. 579-652; E. BIGNONE, L’Aristotele «come si conviene». L’epieikeia nel linguaggio
perduto e la formazione filosofica di Epicuro, Firenze
corrente nella Grecia antica indicava sia la vir-
19732 (1936); H.J. METTE, Epikuros 1963-1978, in
tù della ragionevolezza, sia l’abilità, la corret-
«Lustrum», 21 (1978), pp. 45-116; H.J. METTE, Epiku-
ros 1963-1978. Nachtrag zu, «Lustrum», 21 (1978),
tezza. L’aggettivo sostantivato ho epieikes può
pp.45-116 (e sempre in «Lustrum», 22 [1979-1980], servire a indicare l’uomo dabbene. L’avverbio
pp. 109-114); H.J. METTE, Epikuros 1980-1983. Zwei- epieikos a volte indica la probabilità logica.
ter Nachtrag zu, «Lustrum», 21 (1978) in «Lustrum», L’epieikeia indica la clemenza già in Gorgia (fr.
26 [1984], pp. 5-6); M. ISNARDI PARENTE, Opere di Epi- B 6, H. Diels [a cura di], Die Fragmente der Vor-
curo, Torino 19832 (1974); C. DIANO, Scritti epicurei, sokratiker, Berlin 1903, 3 voll; poi a cura di H.
Firenze 1974; J. BOLLACK - A. LAKS (a cura di), Etudes Diels e W. Kranz, Berlin 1934-37 5, 1951-526
3441
VOLUMIfilosofia.book Page 3442 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epifane ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

[rist. Zürich 1996], tr. it. di G. Giannantoni et regime assolutistico illuminato, ispirato vaga-
al., I Presocratici. Testimonianze e frammenti, a mente allo stoicismo. In tal modo Seneca spe-
cura di G. Giannantoni, Roma-Bari 20048 [Bari rava di superare le divisioni rigide provocate
1969], 2 voll.); si trova genericamente definita dalle guerre civili del sec. I a. C. La clementia di
dallo Pseudo Platone (Definizioni, 412b: «di- cui egli parla è diversa dalla misericordia, con-
sposizione a cedere i propri diritti e i propri in- siderata come vizio e non come virtù, in quan-
teressi, giusta misura nelle relazioni, giusto at- to pavqo", debolezza eccessiva e contraria a
teggiamento dell’anima razionale di fronte al giustizia (II, 1-6).
bene e al male»). Applicata al diritto, l’epieikeia G. Garuti - C. Natali
è per Platone nelle Leggi (757b), e per Erodoto BIBL.: J.H. MACURDY, The Quality of Mercy, New Haven
(Storie, III, 53, 4), una necessaria concessione 1940; J. LUCCIONI, La pensée politique de Platon, Paris
alla debolezza umana e quindi una deviazione 1958; T. ADAM, Clementia principis, Stuttgart 1970; A.
dalla perfetta giustizia. Assimilata in tal modo BORGO, Clementia: studio di un campo semantico, in
alla misericordia, l’epieikeia è posta fuori del «Vichiana», 17 (1985), pp. 28-50; J. BRUNSCHWIG, Rule
campo del diritto, e viene valutata in modo and Exception: on the Aristotelian Theory of Equity, in
parzialmente negativo. M. FREDE - G. STRIKER, Rationality in Greek Thought,
Diverso, e molto più positivo, è il concetto che Oxford 1996, pp. 115-155.
ne ha Aristotele: «Correzione della legge nella ➨ EQUITÀ.
misura in cui essa viene meno a causa della
sua formulazione universale» (Et. Nic., 1137 b EPIFANE. – Gnostico del II secolo d. C. Della
Epifane
26-72). «L’epieikeia è il giusto, quello che va setta dei carpocraziani, viene presentato come
contro la legge [...] perché non basterebbe una figlio di Carpocrate. Ne parlano sovente Ire-
vita a elencare tutti casi» (Rhet., 1374 a 27-34). neo, Clemente Alessandrino ed Epifanio di Ci-
L’epieikeia viene anteposta alla giustizia legale, pro, presentandolo come un giovane precocis-
perché più precisa e comprensiva della legge simo che, pur morto sul fiore dell’età, lasciò
scritta. Come il regolo plumbeo di Lesbo si una traccia nella scuola gnostica. Nella spie-
piega secondo le irregolarità della pietra, così gazione del mondo Epifane segue Valentino.
l’epieikeia si attaglia ai singoli casi. Essa corri- Di lui si conserva una parte di un discorso in
sponde all’equità, che, a cominciare dal sec. XIII, cui sostiene la promiscuità dei sessi in una
è designata indifferentemente anche col voca- concezione politica comunistica ispirata a Pla-
bolo di epieikeia. In età ellenistica questa con- tone (Clemente, Stromata, III, 2).
cezione positiva venne ripresa nei trattati Peri Red.
basileias. BIBL.: H. JULDNER, De Carpocratianis, Leipzig 1824; H.
Nella filosofia stoica il termine passò a indica- LEISEGANG, La gnose, tr. fr. a cura di J. Gouillard, Paris
re semplicemente la «clemenza nell’ammini- 1951, pp. 176 ss.
strazione della giustizia» e come tale l’epieikeia
fu giudicata in modo del tutto negativo. Fu vi- EPIFANIO
Epifanio diDI SALAMINA (santo). – Padre
Salamina
sta come un vizio, in contrapposizione all’ide- della chiesa greca, del IV secolo, n. presso
ale del perfetto sapiente: «Dicono che l’uomo Eleuteropoli in Palestina verso il 315, m. nel
buono non deve essere indulgente (epieikes) 403.
perché l’uomo indulgente è sensibile alle pre- Condusse vita monastica in Egitto; tornato in
ghiera di non applicare la punizione che a cia- patria, fondò un monastero. Dal 367 fu vesco-
scuno spetta» (Ario Didimo, Commentario alle vo di Costanza (Salamina) nell’isola di Cipro.
Ecloghe di Stobeo, II, 7, 95, 24); «L’indulgenza, la Nel 382 a Roma ebbe parte decisiva nel deter-
compassione e la condiscendenza sono segno minare l’atteggiamento antiorigenista di Giro-
di un’anima debole» (Diogene Laerzio, Vite dei lamo. Due sono le sue opere principali. La pri-
filosofi, VII, 123). ma è l’´Agkurwtov, di intonazione polemica,
Notevole importanza l’epieikeia ebbe poi, col che presenta un’esposizione generale della fe-
nome latino di clementia, in Seneca, che ne de a cui deve essere «ancorato» il cristiano; ne
trattò in una sua opera (De clementia), in cui la esiste un’edizione italiana a cura di C. Riggi
descrisse come dote fondamentale al rex e al (L’ancora della fede, Roma 1977). La seconda è
princeps, allargandone il significato dal ristret- più ampia (3 ll.) e può essere considerata uno
to senso stoico a quello di «clemenza» in sen- sviluppo della precedente: si tratta del Pana-
so politico, e facendone la caratteristica di un vrion, ossia dell’«antidoto contro le eresie». In
3442
VOLUMIfilosofia.book Page 3443 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epigenesi / preformismo


essa, Epifanio di Salamina espone e confuta infine aprire, dopo un ulteriore e profondo rin-
ben 80 dottrine eretiche: per questo motivo, novamento concettuale e teorico, alle teorie
talora, l’opera è citata come Haereses. Il termi- sulla trasformazione ed evoluzione del viven-
ne eresia è da intendersi con una certa larghez- te. Fu disputa scientifica non meno che filoso-
za, in quanto include anche filosofie e forme fica. Banco di prova della contrastata ma pro-
religiose non cristiane. gressiva rottura con il principio di autorità, di
C. Tibiletti cui già Vesalio (1514-64) aveva decretato la de-
BIBL.: J.-P. MIGNE, Patrologiae cursus completus, Series cadenza, rappresentò un contesto esemplare
I: [Patres] Ecclesiae Grecae, Paris 1857-66, voll. XLI- per l’affermarsi del metodo dell’osservazione
XLIII, ed. a cura di K. Holl, Deutsche griechischen diretta – che, con l’introduzione della micro-
Schriftsteller der ersten drei Jahrhunderte, vol. XXV- scopia, avrebbe valicato i confini stessi del-
XXXI, Berlin 1915-33. Estratti relativi alle scuole fi-
l’«invisibile» – nonché della sperimentazione
losofiche greche in H. DIELS, Doxographi Graeci, Ber-
lin 19583, tr. it. di F. Torraca, Padova 1961, pp. 585-
e della quantificazione applicate anche allo
593 (alle pp. 175-177 sono messe in luce le inesat- studio del vivente. Fu pure, tuttavia, e non me-
tezze di Epifanio). no, terreno di confronto e di scontro tra ideo-
Su Epifanio di Salamina: A. PUECH, Histoire de la lit- logie e metafisiche profondamente radicate e
térature grecque chrétienne, Paris 1930, vol. III, pp. apparentemente non coniugabili, ma qui, di
643-667; C. RIGGI, «Dialogé» come «figura sententiae» fatto, inestricabilmente intrecciate tra loro,
nel Panarion (haer. 20, 3; 48, 3; 76, 9; 77, 18), in potentemente influenti e a loro volta influen-
«Augustinianum», 14 (1974), pp. 549-558; M. MEES, zate da quanto il mondo della ricerca speri-
Textformen und Interpretation von Jn 6 bei Epiphanius, mentale e naturalistica andava progressiva-
in «Augustinianum», 21 (1981), pp. 339-364; M. mente acquisendo.
MEES, Die antihäretische Polemik des Epiphanius von Il termine epigenesi deriva dal greco ejpiv (dopo)
Salamis und ihr Gebrauch von Jn 4, in «Augustinia- e gevnesi" (generazione) – ovvero, prodursi
num», 22 (1982), pp. 405-425; F. DE CAPITANI, Studi
successivo di parti – e la trattazione del pro-
su Sant’Ambrogio e i Manichei: I. Occasioni di un in-
contro, in «Rivista di Filosofia Neo-Scolastica», 74
blema potrebbe farsi risalire fino al pensiero
(1982), pp. 593-610; J. IRMSCHER, L’edizione di Epifanio dei presocratici e al Corpus Ippocraticum; ma
nei «Griechische Christliche Schriftsteller», in «Augu- trova formulazione sistematica in Aristotele
stinianum», 24 (1984), pp. 573-579. (384-322 a. C.), il quale, in particolare nel De
generatione animalium, affrontò il tema del-
EPIGENESI / PREFORMISMO. – La di-
Epigenesi / preformismo l’embriogenesi animale, sostenendo che nel
sputa sulla generazione costituisce uno dei nu- corso dello sviluppo gli organi si formano
clei problematici più rilevanti nella storia delle l’uno dopo l’altro a partire dal seme sul quale
scienze del vivente, che si ripropone in versio- agisce una vis o principio formativo (entelechia)
ni diverse ed emblematiche degli avanzamenti che costituisce la causa formale e finale dello
teorici e metodologici via via conseguiti negli sviluppo. È il principio maschile a garantire
studi sullo sviluppo dell’embrione (in relazio- l’apporto dell’anima sensitiva e ad attivare
ne ai quali si è articolata secondo i due model- quello femminile, rappresentato dal sangue
li distinti dell’epigenesi e del preformismo) e sul mestruale. Nessuna parte dell’embrione risul-
diverso ruolo attribuito all’apparato genitale ta assolutamente delineata prima dell’incon-
maschile o a quello femminile (presentandosi tro del seme maschile con il fluido femminile;
nelle opposte versioni dell’animalculismo e e il primo organo a differenziarsi, ovvero a pas-
dell’ovismo). Tale disputa ha assunto una posi- sare dalla potenza all’atto, è il cuore, indivi-
zione centrale nel corso dei secoli XVII e XVIII, duando così quella priorità epigenetica della
ma risale in realtà alle origini stesse del pen- funzione cardiaca alla quale si sarebbe ancora
siero occidentale, laddove andò radicandosi esplicitamente richiamato Harvey nella con-
l’egemonia di quel modello epigenetico che, clusione della sua Exercitatio anatomica de mo-
nella versione aristotelico-galenica, giungerà tu cordis et sanguinis in animalibus (1628) – il te-
appunto, pressoché incontrastato, fino alla sto che sigla la scoperta della circolazione san-
metà del XVII secolo, per poi orientarsi in dire- guigna – per poi sviluppare le sue osservazioni
zione preformistica in seguito al decisivo cam- embriologiche, oltre venti anni dopo, in Exer-
biamento di prospettive sulla generazione, e citationes de generatione animalium (1651), sul
3443
VOLUMIfilosofia.book Page 3444 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epigenesi / preformismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

cui frontespizio figura la celebre formula «ex non su libri di altri» («non per libros aliorum
ovo omnia». scripta»), sull’uso di metodi sperimentali (le-
Il medico e fisiologo inglese William Harvey gature vascolari), e di procedure quantitative
(1578-1657) si era formato a Cambridge e poi a (misurazione della quantità di sangue pompa-
Padova sotto la guida di Fabrizio di Acquapen- ta dal cuore a ogni pulsazione) –, all’origine
dente (1537-1619), a sua volta allievo di Ga- della sua intuizione fu, infatti, il principio ari-
briele Falloppio (1523-62) che, per un certo stotelico della centralità del cuore e della per-
tempo, era stato allievo di Andrea Vesalio fezione del moto circolare, e dunque il paralle-
(1514-64). Sono i nomi ben noti di alcuni dei lismo tra macrocosmo e microcosmo, tra co-
grandi studiosi cinquecenteschi di anatomia, smologia aristotelica e fisiologia animale. E
tutti succedutisi sulla cattedra di anatomia di non meno aristotelica fu, all’interno del dibat-
Padova e protagonisti del dibattito che, in pa- tito sulla generazione e la formazione del feto,
rallelo con quello sulla circolazione del san- la sua epigenesi vitalistica, a cominciare pro-
gue, si condusse sulla struttura anatomica de- prio da quella priorità di sviluppo del cuore
gli organi genitali femminili e sulla generazio- che, per altro, sarebbe stata di lì a breve smen-
ne. Le vescicole ovariche, solo successivamen- tita.
te interpretate come le uova dei vivipari, erano Medico del re Carlo I, Harvey poté effettuare
già state osservate da Vesalio e, dopo di lui, da osservazioni e dissezioni su femmine di cervo
Falloppio (Observationes anatomicae, 1561), il e daino uccise durante le battute di caccia.
cui nome è inscindibilmente connesso all’in- Sulla base di quanto risultava visibile, non
dividuazione anatomica delle tube uterine, da poté individuare né uova né alcuna evidenza di
lui considerate quali dotti seminali per la tra- mescolamento di semi maschili e femminili;
smissione del seme femminile. Come organo quel che osservò in una cerva gravida, e chia-
di secrezione le avrebbe interpretate Fabrizio mò «uovo», fu probabilmente il sacco amnio-
di Acquapendente che, nella sua dettagliatis- tico. La generazione si realizza a partire da un
sima descrizione dell’utero e delle ovaie, con- primordium, l’«uovo» appunto, attraverso una
dotta secondo i criteri e i metodi della anato- sorta di «contagio» – uno spirito volatile che
mia comparata – disciplina allora nascente e agisce a distanza – dando luogo «gradualmen-
la cui denominazione fu introdotta, nel 1675, te, parte dopo parte» alla formazione dell’em-
dal botanico inglese Nehemiah Grew (1641- brione, cioè all’epigenesi: termine introdotto
1712) –, avrebbe tra l’altro individuato l’esi- proprio da Harvey a intendere la produzione
stenza di tipi differenti di placenta in specie di- sequenziale di parti attraverso cui si sviluppa
verse di mammiferi (De formato foetu, 1604) e ex novo l’embrione. «Ovum», dunque, ha in
avrebbe fornito un così accurato resoconto Harvey, così come d’altra parte in Aristotele,
dello sviluppo del pulcino nell’uovo (De forma- un significato del tutto diverso da quello che
tione ovi et pulli, 1621) da essere considerato noi oggi attribuiamo a questo termine e che
uno dei fondatori dell’embriologia moderna. solo successivamente – circa duecento anni
Nessuno di questi studiosi, tuttavia, avrebbe dopo – sarebbe stato conseguito. L’ovum è
davvero preso le distanze dalla teoria tradizio- materia informe e indifferenziata da cui, solo
nale del mescolamento del seme e del sangue dopo che la matrice femminile è stata «infetta-
mestruale. Se ne discostò, invece, Harvey, sia ta» dal liquido seminale, prende il via il pro-
pur senza operare una rottura definitiva col gressivo sviluppo del feto.
pensiero classico, così come, per altro, era ac- L’epigenesi seicentesca, comunque, non fu
caduto per la scoperta che gli dette fama, la necessariamente vitalistica. Descartes (1569-
circolazione sanguigna. Nonostante l’impatto 1650), nell’ambito della sua visione della ma-
rivoluzionario della sua scoperta e l’indubbio teria come estensione e dei corpi come mac-
rigore con cui procedette alla dimostrazione chine, ne avrebbe fornito una versione di tipo
scientifica della sua tesi, dando così il via alla puramente meccanicistico. Così come l’origi-
moderna fisiologia sperimentale con l’intro- ne stessa della vita trova spiegazione nell’azio-
duzione dei metodi della scienza galileiana ne del calore sulla materia in putrefazione, an-
all’interno delle scienze del vivente – si basò che la generazione degli organismi superiori si
su pratiche di vivisezione, ovvero sull’osserva- produce attraverso la mescolanza del seme
zione diretta dell’animale (per autopsiam) «e maschile e femminile su cui agisce non una
3444
VOLUMIfilosofia.book Page 3445 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epigenesi / preformismo


forza vitale bensì, appunto, il calore, che dirige nel liquido seminale maschile, aprendo così la
e organizza la materia dando luogo allo svilup- divaricazione tra le opposte interpretazioni
po dell’embrione. Il modello meccanicistico sulla collocazione nell’uovo o nello sperma
cartesiano e l’idea di uniformità della natura, del germe del nuovo organismo. Ovismo e
per cui anche il vivente – fatto salvo il duali- spermismo, inoltre, si sarebbero ulteriormen-
smo mente-corpo relativamente all’uomo – è te e variamente coniugati con la teoria della
sottoposto alle medesime leggi e regolarità di «preesistenza» e con la conseguente tesi degli
tipo fisico-meccanico che governano la mate- «inviluppi» o dell’«inscatolamento» (emboîte-
ria in generale, avrebbero aperto alle scienze ment), secondo cui i germi sarebbero tutti il
del vivente la prospettiva di spiegazioni esenti frutto di una originaria creazione e gli esseri vi-
dal ricorso a forze vitali occulte e inesplicabili. venti deriverebbero dai germi preesistenti che
Ma fu proprio sul terreno della generazione e contengono fin dall’inizio tutti i germi futuri,
dello sviluppo embrionale che il paradigma incapsulati appunto gli uni negli altri, nell’uo-
cartesiano si sarebbe mostrato particolarmen- vo o nello sperma a seconda delle teorie. Non
te inadeguato a far fronte a quanto il micro- tutti i preformisti, tuttavia, aderirono alla teo-
scopio cominciava a svelare e che – scalzando ria della preesistenza dei germi e alla metafisi-
l’epigenesi come interpretazione dominante – ca soluzione proposta per la loro origine, elu-
avrebbe determinato, verso la seconda metà dendo però, di fatto, la questione e riducendo
del Seicento, con la teoria della preformazione la generazione a mero sviluppo, in funzione
e della preesistenza dei geni, un radicale rio- comunque reattiva verso la tesi dell’origine
rientamento paradigmatico. graduale degli organismi a partire da una ma-
Le osservazioni dei microscopisti, tra cui Nico- teria indifferenziata, che era propria dell’epi-
la Stenone (1638-86), Marcello Malpighi genesi, dottrina materialistica quanto a que-
(1628-94), Jan Swammerdam (1637-80), Rei- sto, ma in realtà a sua volta niente affatto avul-
nier de Graaf (1641-73), avvalorarono, infatti, sa, come si è visto, dal ricorso a forze occulte e
la tesi dell’esistenza di germi già completa- vitalistiche. Dopo una lunga fase, tra la fine del
mente preformati, in cui l’individuo adulto è Seicento e per buona parte del Settecento, in
contenuto in miniatura. L’embriogenesi, a cui la visione dominante fu rappresentata dal
questo punto, sarà semplice sviluppo, accre- preformismo ovista, l’epigenesi avrebbe trova-
scimento quantitativo; e, in relazione al viven- to nuovi spazi nelle teorie, tra gli altri, di Pier-
te, il termine latino evolutio – etimologicamen- re-Louis Moreau de Maupertuis (1698-1759),
te «svolgimento», nel senso di srotolamento di John Turberville Needham (1713-81) – lad-
delle pergamene – andrà progressivamente ad dove si coniugò con la teoria sulla generazione
affermarsi, come nelle opere di Albrecht von spontanea degli infusori, certamente contraria
Haller (1708-77) e Charles Bonnet (1720-93), in al preformismo e fermamente contestata da
relazione al dispiegarsi di parti preesistenti. Lazzaro Spallanzani (1729-99) – e di George
All’interno del preformismo si configurarono, Buffon (1707-88), a cui si deve l’uso del termi-
comunque, due diverse scuole di pensiero: ne «riproduzione» nel suo significato attuale:
l’ovismo e lo spermismo o animalculismo. La sco- non più semplice rigenerazione di parti ampu-
perta delle uova nei vivipari con la dimostra- tate, come per esempio nel caso delle membra
zione dell’analogia tra i cosiddetti «testicoli» del gambero, ma – come appunto scrive Buf-
femminili dei vivipari e le ovaie degli ovipari – fon nella Histoire naturelle des animaux – «pro-
che andò a intrecciarsi anche con gli studi di prietà comune agli animali e vegetali, [...] ca-
Francesco Redi (1626-98) sulla generazione pacità di generare il proprio simile, [...] catena
spontanea e con la dimostrazione che tutti gli di successive esistenze individuali che costitu-
insetti nascono da uova – fu realizzata da Ste- isce l’esistenza reale della specie». Radical-
none nel 1667 e confermata dagli anatomisti mente avverso alla preesistenza dei germi,
olandesi Johann van Horne (1621-70) e Reinier Buffon avrebbe fornito della riproduzione una
de Graaf. All’attribuzione di un ruolo attivo versione ecletticamente meccanicistica, soste-
dell’uovo nella generazione, si sarebbe però nendo l’esistenza diffusa di particelle di mate-
subito contrapposta, nel 1677, la scoperta di ria vivente – le molecole organiche – che, assunte
Anthony van Leeuwenhoek (1632-1723) degli con gli alimenti, attraverso l’azione di forze fi-
spermatozoi (animalculi o vermi spermatici) sico-chimiche si modellano in stampi interni
3445
VOLUMIfilosofia.book Page 3446 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epigenesi / preformismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

(moules interieures) delle singole parti del cor- venti, Karl Ernst von Baer (1792-1876), dai cui
po per poi convergere negli organi genitali ma- studi ebbe origine l’embriologia comparata,
schili e femminili e produrre i liquidi seminali, avrebbe individuato l’uovo nei mammiferi, fi-
sia maschili sia femminili, dalla cui mescolan- no ad allora confuso con il follicolo ovarico, e
za e per aggiunzione e assimilazione di parti si avrebbe dimostrato la diffusione in tutto il
produce l’embrione. mondo animale di un medesimo meccanismo
Alternative a una versione meccanicista furo- riproduttivo.
no invece le teorie epigenetiche di Caspar Frie- Con la teoria cellulare formulata alla metà del
drich Wolff (1733-94), considerato il fondatore XIX secolo, la contrapposizione tra preformi-
della embriologia descrittiva, e di Johann Frie- smo ed epigenesi sarebbe stata superata dalla
drich Blumenbach (1752-1840), inizialmente considerazione dei corpi come insiemi orga-
preformista, nelle quali, rispettivamente, una nizzati di cellule. Nel 1841, Rudolf Albert von
«vis essentialis» e un impulso direttivo o «nisus Kolliker (1817-1905) avrebbe stabilito la natu-
formativus» presiedono allo sviluppo embrio- ra cellulare sia dell’uovo sia dello spermato-
nale nel quadro di interpretazioni «vitalistico- zoo e, nel 1875, Oscar Hertwig (1849-1922)
materialistiche» della generazione, ovvero in avrebbe per la prima volta osservato la pene-
termini di forze intese non come metafisiche, trazione dello spermatozoo nell’uovo di riccio
ma immanenti alla materia vivente e connesse di mare risolvendo così il problema del ruolo
alle dinamiche, alle regolarità e all’organizza- dei due gameti nella riproduzione e avrebbe
zione dell’organismo stesso, così superando individuato la presenza di due nuclei, maschi-
sia la rigidità e fissità di sviluppo del meccani- le e femminile, nella cellula uovo fecondata, i
cismo preformista sia l’indeterminatezza e la quali poi si ricompongono in unico nucleo da
casualità delle teorie epigenetiche precedenti. cui prende il via lo sviluppo embrionale. La fe-
La crescita dell’embrione è ormai concepita condazione è ormai il risultato dell’unione di
come un processo di produzione di una strut- due cellule, l’una materna e l’altra paterna, e
tura complessa e l’attenzione si sposta dalla l’embriogenesi è una successione di processi
preesistenza di un progetto all’organizzazione complessi di divisione e differenziazione cellu-
del processo stesso. L’epigenesi si colloca, lare che conducono alla riproduzione di un or-
inoltre, in un orizzonte problematico più am- ganismo pienamente sviluppato.
pio, che coinvolge questioni come quelle della Ancora tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del
trasmissione dei caratteri, della dinamica dei Novecento, il dibattito tra Wilhelm Roux
processi di sviluppo nell’interazione tra gli or- (1850-1924) e Hans Driesch (1867-1941) avreb-
ganismi e l’ambiente, dei fenomeni dell’ibri- be però riportato in auge l’antica contrapposi-
dazione, della teratologia, alle quali il prefor- zione tra preformismo e epigenesi nel conte-
mismo si era sostanzialmente sottratto. Al vol- sto ormai della cosiddetta «meccanica dello
gere del secolo, la nozione stessa di «evoluzio- sviluppo» (Entwicklungsmechanik) e di un ap-
ne» viene a trovarsi applicata sia allo sviluppo proccio sperimentale alla embriologia realiz-
embrionale sia allo sviluppo delle serie ani- zato attraverso perturbazioni dello sviluppo
mali, aprendo a un parallelismo tra i due svi- embrionale. I risultati degli esperimenti del
luppi che solo successivamente sfocerà in «neo-vitalista» Driesch, per cui separando le
concezioni schiettamente evoluzionistiche due cellule (blastomeri) risultanti dalla prima
delle specie, come nel caso della «legge bioge- divisione dello zigote (la cellula formata
netica fondamentale» di Ernst Haeckel (1834- dall’unione della cellula germinale maschile
1919), in cui sarà esplicita l’interpretazione per con quella femminile all’atto della fecondazio-
cui l’ontogenesi (lo sviluppo individuale) rica- ne) non si ottengono due mezzi embrioni – co-
pitola la filogenesi (l’«evoluzione» della spe- me aveva invece ritenuto Roux, interpretando
cie), secondo la terminologia introdotta dallo i propri dati sperimentali sulla base di un rigi-
stesso Haeckel. do pre-determinismo del differenziamento
Solo con Louis Prévost (1790-1850) e Jean- cellulare – bensì embrioni interi più piccoli,
Baptiste Dumas (1800-84), negli anni venti avrebbero infatti condotto, seppure attraverso
dell’Ottocento, sarebbe stato definitivamente il riemergere dell’idea stessa di «entelechia»
dimostrato il potere fecondante del liquido se- aristotelica, alla individuazione della equipo-
minale maschile; mentre, sempre negli anni tenzialità dei nuclei e delle capacità regolative
3446
VOLUMIfilosofia.book Page 3447 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epimenide


del citoplasma dell’uovo. Sarebbe stato Ed- NARDI, Le metafisiche dell’embrione. Scienze della vita e
mund Beecher Wilson (1856-1939), nel primo filosofia da Malpighi a Spallanzani (1672-1793), Fi-
Novecento, a ricomporre in uno schema epige- renze 1986; W. BERNARDI, Il problema della generazio-
netico l’apparente preformismo di Roux delle ne, in P. ROSSI (a cura di), Storia della scienza moderna
determinanti ereditarie presenti nel nucleo e contemporanea, vol. I, Torino 1988, pp. 591-622; B.
FANTINI, L’embriologia sperimentale, in P. ROSSI (a cura
con la plasticità del processo ontogenetico e
di), Storia della scienza moderna e contemporanea, vol.
delle influenze ambientali. «L’eredità – scris-
III, Torino 1988, pp. 107-126; R.J. RICHARDS, The Mea-
se, negli anni venti – è influenzata dalla tra- ning of Evolution, Chicago-London 1992; V. VERRA (a
smissione di una preformazione nucleare che cura di), Il problema del vivente tra Settecento e Otto-
nel corso dello sviluppo trova espressione in cento. Aspetti filosofici, biologici e medici, Roma 1992;
un processo di epigenesi citoplasmatica». P. DURIS - G. GOHAU, Histoire des sciences de la vie, Pa-
La nascita della genetica, agli inizi del Nove- ris 1997, tr. it. di P.D. Napolitani, Storia della biolo-
cento, aveva determinato una profonda tra- gia, Torino 1999; B. FANTINI, Preformismo, in A. FASO-
sformazione del dibattito su preformismo ed LO (a cura di), Dizionario di Biologia, Torino 2003, pp.
epigenesi, e proprio gli sviluppi della genetica 749-756; G. BARSANTI, Una lunga pazienza cieca. Storia
avrebbero indotto una separazione teorica e dell’evoluzionismo, Torino 2005.
disciplinare, ratificata dall’embriologo e gene-
tista Thomas Hunt Morgan (1866-1945), tra il EPIMENIDE (´Epimenivdh"). – Poeta, sacer-
Epimenide
piano dell’eredità, ovvero della trasmissione dote e indovino greco, vissuto fra il VII-VI seco-
dei tratti ereditari (la genetica), e quello dello lo a. C., il cui nome figura a volte nell’elenco
sviluppo relativo all’espressione di tali tratti dei Sette Sapienti.
(l’embriologia). L’impegno a ricomporre que- Secondo la leggenda, Epimenide ebbe origine
sta frattura coniugando di nuovo genetica, svi- cretese, essendo nato a Cnosso, e vita straor-
luppo ed evoluzione si deve, a partire dagli an- dinariamente lunga. Per la sua fama, oltre che
ni quaranta del Novecento, a studiosi come di sapiente, di persona cara agli dei ed esperto
Richard Goldschmidt (1878-1958), Ivan I. Sch- nell’arte divinatoria e misterica (Plutarco Vita
malhausen (1884-1963), Conrad Hal Waddin- di Solone 12; H. Diels, Die Fragmente der Vorso-
gton (1905-75). Negli anni quaranta, Waddin- kratiker, a cura di W. Kranz, Berlin 1961-64, 3, A
gton avrebbe coniato l’espressione «epigene- 4), fu chiamato da Solone ad Atene per libera-
tica», «derivata dal termine di Aristotele “epi- re la città dalla peste che l’aveva colpita dopo
genesi”, che era più o meno caduto in disuso, l’uccisione dei seguaci di Cilone (Diogene Laer-
zio, Vite dei filosofi, I, 110: A 1). A episodi della
per indicare la branca della biologia che studia
sua vita accenna anche Platone (Leg., I, 642 d,
le interazioni tra i geni e i loro prodotti che
e III, 677 d ; A 5), mentre Diogene Laerzio, il
danno luogo al fenotipo». Ed è su questa linea
biografo antico di Epimenide (v. M. Gigante, Il
di ricerca che si collocano i recenti sviluppi di
bios laerziano di Epimenide, in E. Federico - A.
una emergente disciplina, la biologia evolu-
Visconti [a cura di], Epimenide cretese, Napoli
zionistica dello sviluppo (Evo-Devo) quale
2001), ne ricorda gli scritti: è discussa l’auten-
nuova sintesi tra biologia molecolare ed em- ticità della Teogonia (detta anche i Vaticinii) a
briologia, eredità genetica ed epigenetica. lui attribuita (cfr. A. Bernabé, La Teogonia di
B. Continenza Epimenide. Saggio di ricostruzione, in E. Federi-
BIBL.: E. GUYENOT, Les sciences de la vie aux XVII et co - A. Visconti [a cura di], Epimenide cretese,
XVIII siècles, Paris 1957; V. CAPPELLETTI, Entelechia. Napoli 2001, pp. 195-216), di cui rimangono al-
Saggi sulle dottrine biologiche del secolo decimonono, cuni frammenti; è probabile, invece, che la ci-
Firenze 1965; P. TORT, Theratologie, in P. TORT (a cura
tazione di san Paolo (Tt, I, 12; cfr. Giovanni Cri-
di), Dictionnaire du Darwinisme et de l’èvolution, Paris
sostomo, Commentario alla lettera a Tito, I, 12)
1966, pp. 4234-4250; G. SOLINAS, Il microscopio e le
metafisiche. Epigenesi e preesistenza da Cartesio a riporti il verso di un suo scritto (B 1), da cui,
Kant, Milano 1967; F. JACOB, La logique du vivant. forse, prese spunto Eubulide di Mileto per for-
Une histoire de l’hérédité, Paris 1970, tr. it. di A. Sera- mulare il paradosso del «mentitore». Mentre
fini - S. Serafini, La logica del vivente: storia dell’eredi- risulta difficile stabilire se Epimenide abbia
tà, Torino 1971; J. ROGER, Les sciences de la vie dans la esercitato influenza sul pensiero di Anassime-
pensée française du XVIII siècle, Paris 1971; P. BOWLER, ne, o viceversa, testi e testimonianze ci dicono
The Changing Meaning of «Evolution», in «Journal of che la rappresentazione che egli si fece del
the History of Ideas», 36 (1975), pp. 95-114; W. BER- mondo – nonostante qualche spunto tematico
3447
VOLUMIfilosofia.book Page 3448 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epinay ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

di indubbia originalità (v. A 2 e 3) – rimane in EPINOMIDE (´Epinomivdhß). – Breve dialogo,


Epinomide
sostanziale consonanza con le idee del mito di cui si discute se sia da attribuire a Platone o
religioso presente in Esiodo e nell’orfismo: a Filippo di Opunte, suo discepolo dell’Acca-
dall’aria e dalla notte si sarebbe generato il demia ed editore delle Leggi, come vuole
tartaro, da cui, per successive generazioni, de- un’antica tradizione riportata da Diogene Laer-
riverebbe tutta quanta la realtà. zio (Vite dei filosofi, III, 37).
G.F. Pagallo Generalmente sottratta a Platone dai grandi
BIBL.: H. DIELS, Die Fragmente der Vorsokratiker, a cu- storici del pensiero antico dell’Ottocento, tra
ra di W. Kranz, Berlin 1961-64, 3, tr. it. di G. Gian- cui Zeller, l’opera ha visto invece bilanciarsi le
nantoni, I Presocratici. Testimonianze e frammenti, avverse opinioni nel Novecento, quando all’at-
vol. I, Roma-Bari 19752, pp. 32-43 (rist.1981); G. tribuzione a Platone si sono pronunciati favo-
COLLI, La sapienza greca, vol. II, Milano 1978 (rist. revoli, fra gli altri, Gomperz, Burnet, Taylor,
1992), pp.15-20, 43-75, 263-273. mentre avversi Wilamowitz, Jaeger, Robin,
Studi: O. KERN, s. v., in C. WISSOWA - A. PAULY, Paulys Friedländer. Per l’attribuzione a Platone sono i
Real-Encyklopädie der klassischen Altertumswissen- due editori des Places (1956) e Novotny
schaft, Stuttgart 1893-1963, vol. VI, coII. 173-178; H. (1960), mentre l’editore più recente, L. Tarán
DEMOULIN, Epimenide de Crète, Bruxelles 1901, rist. (1975), rappresenta la tendenza a contestare la
New York 1979; E. ZELLER, La filosofia dei Greci nel suo paternità platonica, oggi condivisa dai più: in-
sviluppo storico, a cura di R. Mondolfo, vol. I, parte 1, compatibile con Platone è apparsa soprattutto
Firenze 19324, pp. 203 ss.; A. KOYRÉ, Epimenide le l’esclusione di altre specie di esseri, oltre ai
menteur: ensemble et catégorie, Paris 1947; J. PRIOR, corpi e alle anime (Epinomide, 981 B 5-7).
Epimenides the Cretan, in «Journal of Symbolic Lo- Dell’Epinomide è stato anche studiato il rap-
gic», 1959, pp. 261-266; P. COURCELLE, Un vers d’Epi- porto con il Protrettico di Aristotele, da cui al-
menide, dans le «Discours sur l'Aréopage», in «Revue cuni lo ritengono dipendente, e con il De philo-
des etudes grecques», 1963, pp. 404-413; H. DIELS, sophia, specie in riferimento alla questione di
Über Epimenides von Kreta, rist. in Kleine Schriften un quinto elemento, la cui ammissione
der klassischen Philosophien, Hildesheim 1969 (1897), nell’Epinomide è uno degli argomenti connessi
pp. 36-52; R.B. MARTINEZ NIETO, La aurora del pensa- alla negazione della paternità platonica.
miento griego: las cosmogonías prefilosóficas de Hesío- Nel suo complesso, il dialogo si presenta, co-
do, Alcmán, Ferecides, Epiménides, Museo y la Teo- me già dice il titolo, quale un’appendice alle
gonía órfica antigua, Madrid 2000. Leggi (Novmoi), proponendosi di determinare il
contenuto della sapienza richiesta ai compo-
EPINAY, LOUISE-FLORENCE-PÉTRONILLE TAR-
Epinay nenti del consiglio notturno, di cui si parla nel-
DIEU D’ESCLAVELLES, DE. – Letterata francese, le Leggi. La risposta è che si tratta della teolo-
n. a Valenciennes l’11 mar. 1726, m. a Parigi il gia astrale, presentata come una sorta di con-
17 apr. 1783. ciliazione di esatta scienza matematica e di
Fu in contatto con molti intellettuali del suo mito religioso, sintesi di cultura greca e tradi-
tempo, tra cui Rousseau. Pubblicò nel 1774 (e zione orientale, tale perciò da poter costituire
un solido fondamento dello stato. Il perfetto
molto accresciute nel 1781) le Conversations
(immutabile e calcolabile) ordine celeste deve
d’Émilie, scritte per l’educazione della nipote. cioè presentarsi come modello per una società
Épinay si ispirò a Rousseau, discostandosene bene ordinata. Da un punto di vista stretta-
però in alcuni punti qualificanti. Non approva mente filosofico, quindi, la questione dell’ap-
la divisione dell’educazione in fasi, ritenendo- partenenza o meno dell’Epinomide a Platone si
la invece un processo unitario; si affida al sen- risolve nell’altra di decidere se in esso la teo-
timento del fanciullo, negando che in lui pos- logia astrale veramente sostituisca la filosofia,
sa già agire la razionalità. la matematica soppianti la dialettica, gli astri
G. Bianca divinizzati prendano il posto delle idee, o se
BIBL.: G.T. MORETTA, Madame d’Épinay: una pagina di non si tratti piuttosto di una sorta di volgariz-
pedagogia del secolo XVIII, Roma 1914; A. MOHR, Ma- zazione della dottrina, a uso dei politici. È d’al-
dame d’Epinays Konzeption der Mädchenerziehung, tra parte innegabile che il tono religioso impa-
St. Ingbert 1997; A. KLEIHUES, Der Dialog als Form. renti l’opera con circoli della prima Accade-
Analysen zu Shaftesbury, Diderot, Madame d'Épinay mia, con Eraclide per la teologia astrale, con
und Voltaire, Würzburg 2002. Senocrate per la demonologia.
3448
VOLUMIfilosofia.book Page 3449 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Episteme


Di un certo interesse viene considerata, infine, ma dipende interamente dal punto di vista e
la sezione matematica dell’Epinomide (990 C- dalla situazione del soggetto conoscente.
991 B), incentrata sul problema dei rapporti ir- Platone cerca di definire l’episteme all’interno
razionali fra grandezze incommensurabili e di questo quadro problematico. Ciò che è og-
sulla possibilità di darne sia un’illustrazione getto adeguato di conoscenza non può mutare
planimetrica e stereometrica, sia un’espres- nel tempo e quindi non può essere il mondo
sione attraverso rapporti di proporzione indi- sensibile che percepiamo. L’episteme non può
cati da serie di coppie di numeri interi, che so- essere nemmeno una semplice opinione, an-
no poste in relazione anche con alcuni inter- che se vera. L’oggetto di opinione infatti è in-
valli musicali. costante e va in qualche modo «legato». Come
D. Pesce - E. Cattanei emerge nel Menone e soprattutto nel Teeteto, le
BIBL.: L. TARÁN, Academica: Plato, Philip of Opus and opinioni diventano stabili quando sono legate
the Pseudo-Platonic «Epinomis», Philadephia 1975 da argomentazioni (lovgoi). Platone introduce
(con commentario e bibliografia); H.J. KRÄMER, Phi- così la definizione canonica di conoscenza ac-
lippos von Opús und die «Epinomis», in H. FLASHAR (a cettata ancora oggi dai filosofi: «L’episteme è
cura di), Die Philosophie der Antike, 3: Ältere Akade- opinione vera con un’argomentazione» (Theaet.,
mie, Aristoteles, Peripatos, Basel 1987, pp. 103-120. 201 d). Questa definizione – non chiarita nel
Teeteto, che si conclude abbandonandola alle
EPISILLOGISMO (episyllogism; Episyllogi-
Episillogismo sue aporie – non è però così moderna come
smus; épisyllogisme; episilogismo). – In una serie potrebbe sembrare: per i moderni il compito
sillogistica è quel sillogismo, di cui la premes- dell’argomentazione è solo quello di giustifica-
sa maggiore è conclusione di un prosillogi- re l’opinione, perché chi conosce deve essere
smo, o sillogismo antecedente. in grado di mostrare che non crede il vero per
Red. puro caso. Per Platone invece non ogni giusti-
➨ POLISILLOGISMO. ficazione è adeguata, ma solo quella che sap-
pia legare l’opinione al mondo veramente co-
EPISTEME (gr. ejpisthvmh). – È il termine,
Episteme noscibile, che è il mondo delle idee. Inoltre
normalmente tradotto con «scienza» e «cono- l’argomentazione che produce vera episteme
scenza», con cui nella filosofia greca, e più deve mettere il soggetto in grado di capire pie-
consapevolmente a partire da Platone, si suole namente la propria opinione.
indicare la forma più completa e sistematica di Platone si occupa anche del problema dell’ac-
sapere. Le suddette traduzioni moderne, tut- quisizione dell’episteme. Nel Menone discute
tavia, sono potenzialmente fuorvianti, perché una celebre aporia, ripresa anche da Aristote-
episteme non equivale esattamente a ciò che le, che sembra minare la possibilità di acqui-
oggi chiamiamo scienza né indica qualsiasi ti- stare intenzionalmente il sapere: se si cerca
po di conoscenza. La più antica riflessione gre- qualcosa, lo si conosce già e se non lo si cono-
ca sulla conoscenza prende come caso para- sce non si sa che cosa cercare. È per affrontare
digmatico quello in cui l’oggetto è presente al- questa difficoltà che Platone introduce il tema
la vista di chi lo conosce: finché un oggetto vi- della reminiscenza.
sibile è fermo sotto gli occhi dell’osservatore, La dottrina dell’episteme elaborata da Aristote-
è chiaramente conosciuto, ma appena esce dal le negli Analitici secondi si muove nel solco
suo campo visivo, non è più sotto il suo con- tracciato da Platone. Anche Aristotele tende a
trollo. Di qui il problema del divenire, la cui restringere l’episteme alla realtà immutabile
conoscibilità non è in questo quadro garanti- escludendo il contingente; egli nega la cono-
ta. Sotto la profonda influenza di Parmenide, scibilità (nel senso dell’episteme) dei particola-
si diffonde l’idea che solo di ciò che è immobi- ri sensibili e la restringe agli universali, senza
le e immutabile si possa ottenere vera cono- per questo accettare la teoria delle idee. Va ri-
scenza, mentre di ciò che è contingente o in cordato, tuttavia, che sembra disposto a rico-
qualche modo mutevole si possa avere solo noscere la conoscibilità (nel senso dell’episte-
opinione. Se poi si accetta l’idea di Eraclito, me) anche a regolarità naturali che ammettono
secondo il quale tutta la realtà non è immobile eccezioni (per esempio che gli anziani incanu-
ma in incessante flusso, la conclusione non è tiscono o che le pecore hanno quattro zampe).
lo scetticismo, ma un relativismo come quello Aristotele rielabora il nesso tra episteme e argo-
di Protagora: la conoscenza non è impossibile, mentazione interpretando la dimostrazione
3449
VOLUMIfilosofia.book Page 3450 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

scientifica come uno o più sillogismi la cui dipendere dal fatto che si neghi qualunque dif-
conclusione è spiegata dalle premesse. ferenza, anche di grado, fra scienza e sapere
Per Aristotele l’episteme oscilla tra due signifi- comune. Frequente è invece la distinzione fra
cati: ora è una scienza, cioè un corpo oggettivo epistemologia, intesa come disciplina pro-
di proposizioni vere organizzate in una struttu- priamente filosofica, e «metodologia», intesa
ra, ora invece è lo stato cognitivo di chi cono- o come studio dei metodi usati in una o più
sce quelle proposizioni. I due significati sono scienze particolari o come l’insieme di questi
oggi completamente separati, ma Aristotele li stessi metodi. Questa distinzione si fonda sul-
tiene insieme. la differenza di principio tra filosofia e scienza
P. Fait e viene meno ogni volta che questa differenza
sia negata, come nel neopositivismo e nel-
EPISTEMOLOGIA (philosophy of science, epi-
Epistemologia l’epistemologia naturalizzata.
stemology; Wissenschaftsphilosophie, Wissen- Altra importante distinzione è quella fra epi-
schaftstheorie, Epistemologie; philosophie des stemologia generale e speciale. La prima ri-
sciences, épistémologie; epistemología). – SOMMA- flette su concetti e problemi comuni a tutte le
RIO: I. Introduzione. - II. Dall’età antica al posi- discipline scientifiche, come il concetto di teo-
tivismo. - III. Strumentalismo e convenzionali- ria scientifica, la natura degli enti teorici o il
smo. - IV. Il neopositivismo: 1. Il principio di ve- criterio distintivo dello stesso discorso scien-
rificabilità e lo statuto dell’epistemologia. - 2. Il tifico. La seconda invece riguarda soltanto una
concetto di teoria, il modello deduttivo di spiegazio- o alcune discipline. Nell’ambito dell’episte-
ne e il concetto di progresso scientifico. - V. Popper mologia speciale si distingue per esempio
e Lakatos: 1. Il principio di falsificabilità. - 2. Il l’epistemologia delle scienze empiriche da
problema del progresso scientifico: Popper e Laka- quella delle scienze formali, e all’interno della
tos. - VI. La svolta relativistica: 1. Epistemologia prima si può distinguere fra l’epistemologia
e storia della scienza: il rifiuto della separazione fra delle scienze naturali e quella delle scienze
scoperta e giustificazione. - 2. Theory ladenness e umane, e così via, sino a giungere all’episte-
incommensurabilità. - VII. La sociologia della
mologia di scienze particolari, come l’episte-
conoscenza scientifica. - VIII. Epistemologia
mologia della chimica o della psicoanalisi, o a
evoluzionistica e costruttivismo radicale. - IX.
quella di aspetti o temi particolari d’una sin-
Il nuovo sperimentalismo.
gola disciplina, come l’epistemologia della fi-
I. INTRODUZIONE. – Col termine epistemologia si
sica quantistica.
intende la riflessione filosofica sulla natura, le
II. DALL’ETÀ ANTICA AL POSITIVISMO. – Alcuni con-
condizioni e i limiti di validità dei principi, del
metodo e dei risultati della scienza. Il termine cetti e problemi dell’epistemologia s’incontra-
è usato di solito come sinonimo di «filosofia no già nell’antica Grecia, culla al tempo stesso
della scienza», anche se talvolta quest’ultima della filosofia occidentale e di scienze come la
espressione ha un significato più ampio, che matematica, l’astronomia, la fisica, la zoolo-
abbraccia il problema dei rapporti fra la scien- gia. Platone, per esempio, pose il problema
za e le altre sfere della cultura, come politica, fondamentale dell’epistemologia, quello della
morale, religione, arte ecc. (una distinzione distinzione fra vera scienza o epistêmê e mera
analoga, e altrettanto poco comune, s’incon- opinione o dóxa, anche se il suo concetto di
tra sia in francese fra «épistémologie» e «phi- scienza è lontano dal nostro per la sostanziale
losophie des sciences» sia in tedesco fra «Wis- svalutazione della conoscenza sensibile (Re-
senschaftstheorie» e «Wissenschaftsphilo- pubblica, VII, 534). Più vicino a noi è il concetto
sophie»). In alcuni casi, inoltre, il termine – co- di scienza di Aristotele, che, nella tripartizione
sì come pure quello corrispondente francese e delle scienze teoretiche, accanto alla teologia
spagnolo – è usato al posto di «teoria della co- pone anche matematica e fisica (Metafisica, E,
noscenza» o «gnoseologia». Ciò accade per lo 1, 1026 ss.). Ma anche se Aristotele contrappo-
più per interferenza con l’inglese, dove il ter- ne la technê – come conoscenza dell’universale
mine «epistemology» ha quasi sempre questo (De anima, VI, 3, 1139 b 16 ss.), delle cause e
senso (in parte ciò vale anche per il tedesco dei principi (Metafisica, I, 1, 981 b 25 ss.) – alla
«Epistemologie», che tuttavia, essendo calco mera esperienza casuale, attività teoretica e
sia sull’inglese sia sul francese, significa sia scienze dimostrative hanno in lui un chiaro
gnoseologia sia epistemologia), ma può anche primato su attività pratica e scienze induttive.
3450
VOLUMIfilosofia.book Page 3451 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia


Il problema di un metodo capace di garantire tanza, divenendo una disciplina relativamente
vera conoscenza e accordo fra i ricercatori è autonoma e ben definita.
centrale in età moderna. Sia Bacone sia Galilei III. STRUMENTALISMO E CONVENZIONALISMO. – Sol-
comprendono che esso richiede di coniugare tanto a partire da E. Mach (1838-1916), che ri-
esperienza e ragione, ma l’induzione baconia- coprì a Vienna la prima cattedra di «Filosofia
na, priva dello strumento matematico, con- delle scienze induttive», sorge una tradizione
sente di cogliere una «forma» dei fenomeni epistemologica che non s’interromperà più si-
che non è del tutto svincolata dal corrispon- no ai nostri giorni. Dopo aver risolto il «fatto»
dente concetto aristotelico (Novum Organum, in un insieme d’elementi semplici posti al di
II, §§ 7, 9). Soltanto Galilei, essendone l’artefi- qua della distinzione di fisico e psichico, Mach
ce, dispone per la prima volta d’un corpus di interpreta l’intera scienza alla luce del «princi-
sapere ben distinto, sia per il metodo sia per i pio di economia» e formula la concezione del-
contenuti, da quello aristotelico, ma ben più le teorie scientifiche propria d’ogni strumenta-
importante fu che egli, per difendere il proprio lismo: esse sono soltanto strumenti per orien-
modello di scienza, fondato sull’unione di tarci praticamente nel reale e, come tali, non
«sensata esperienza» e «dimostrazioni neces- sono vere o false, ma più o meno utili ed eco-
sarie» (Opere, V, p. 316), fosse in un certo sen- nomiche. Di qui anche il concetto di progresso
so costretto a riflettere criticamente non sol- scientifico tipico d’ogni strumentalismo, che
tanto sulla natura di questo sapere, ma anche consiste nell’elaborazione di teorie sempre
sui suoi limiti. La consapevolezza del carattere più economiche o semplici (cfr. Die Mechanik
limitato della scienza si esprime, fra l’altro, in ihrer Entwicklung, Leipzig 1883, IV, § 4). Di
nella distinzione fra la sua verità e quella delle qui, infine, la tipica soluzione strumentalistica
sacre scritture (ibi, V, pp. 282-285, 315-343), del problema degli enti teorici: se le teorie
nell’ammonimento a non «tentar le essenze», scientifiche non possono risalire a cause real-
cioè a evitare le qualità occulte poste dietro i fe- mente esistenti dietro i fenomeni, ma soltanto
nomeni (ibi, pp. 187-188), e nella restrizione del esprimono in una formula più economica i fat-
campo scientifico d’indagine soltanto ad «alcu- ti, non si può attribuire alcuna esistenza reale
ne» affezioni della realtà – forma, movimento, agli enti teorici, che, al pari delle teorie scien-
quiete, numero ecc. – (ibi, VI, pp. 347-352). tifiche, sono soltanto finzioni concettuali più o
Il positivismo ha contribuito in modo piutto- meno utili per ordinare i dati sperimentali ac-
sto limitato all’epistemologia. Comte ridusse cessibili all’osservazione diretta (una posizio-
la scienza alla formulazione di leggi invariabili ne simile è stata ripresa in seguito dall’«empi-
dei fenomeni, le quali, tramite la previsione, rismo costruttivo» di B.C. van Fraassen secon-
consentono il dominio dell’uomo sulla natura do cui una teoria dev’essere soltanto «empiri-
(«science, d’où prévoyance; prévoyance, d’où camente adeguata», tale cioè da «salvare» i fe-
action», Cours de philosophie positive, 2-II, § 2). nomeni; cfr. The Scientific Image, Oxford 1980).
J.S. Mill, invece, precisò uno specifico insieme Più o meno negli stessi anni, in Francia, s’in-
di regole in grado di giustificare induttivamen- contrano tesi che se, da un lato, sono assai si-
te le imputazioni causali (cfr. A System of Logic mili a quelle di Mach, d’altro lato se ne distin-
Ratiocinative and Inductive, London 1904 8 guono e pongono problemi nuovi. Anche per
[1843]). Nonostante l’importanza di questo o J.H. Poincaré (1854-1912) non si può parlare di
quel contributo, l’attribuzione d’un valore as- verità o falsità, ma solo di maggiore o minore
soluto alla scienza ha in generale fortemente «semplicità» e «comodità» sia degli assiomi
limitato la riflessione epistemologica in età della geometria sia dei principi e delle teorie
posititivistica. Soltanto alla fine dell’Ottocen- più generali della fisica, che sono soltanto
to e nei primi decenni del Novecento, grazie «convenzioni» (cfr. La Science et l'Hypothèse,
alla crisi che le scienze matematiche e fisiche Paris 1902, capp. V-VI). Ma a differenza di Mach
attraversarono (difficoltà del programma mec- egli ha un senso assai acuto del carattere pro-
canicistico in fisica, nascita delle geometrie blematico delle osservazioni, che non hanno
non euclidee, sorgere della fisica relativistica e rilevanza scientifica se non sono effettuate dal
quantistica ecc.), numerosi scienziati tornaro- punto di vista di qualche teoria. E lo stesso va-
no a riflettere criticamente sulla natura e i li- le per P. Duhem (1861-1916), che formula due
miti di validità del proprio sapere, e l’episte- note tesi: 1) non si controlla mai un’ipotesi
mologia poté così acquisire maggiore impor- isolata, ma soltanto un complesso d’ipotesi,
3451
VOLUMIfilosofia.book Page 3452 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sicché non si sa mai con certezza quale ipotesi false, ma prive di senso. Questa condanna
sia verificata o confutata da un certo esperi- d’insensatezza, tuttavia, si ritorce sia sul prin-
mento («olismo metodologico»); 2) l’esperi- cipio di verificabilità sia su quello dell’analisi
mento cruciale in fisica è impossibile, perché operazionale. Né l’uno né l’altra possono in-
non è possibile enumerare tutte le ipotesi in fatti essere controllati empiricamente, né so-
grado di spiegare un certo risultato sperimenta- no enunciati della logica o della matematica,
le (cfr. La théorie physique, Paris 1914, X, §§ 2-3). sicché a rigore essi hanno il medesimo statuto
Queste tesi hanno notevolmente influito di quegli enunciati metafisici che avrebbero
sull’epistemologia successiva. Oltre alla tesi dovuto scalzare.
della theory ladenness, occorre almeno menzio- 2. Il concetto di teoria, il modello deduttivo di spie-
nare la «tesi della sottodeterminazione delle gazione e il concetto di progresso scientifico. – La
teorie da parte dell’esperienza» di W.v.O. Qui- concezione neopositivistica delle teorie scien-
ne, secondo cui due teorie logicamente in- tifiche deriva direttamente dal rifiuto dei giu-
compatibili possono nondimeno essere empi- dizi sintetici a priori e dal principio di verifica-
ricamente equivalenti (cfr. Word and Object, bilità. Una teoria scientifica è costituita da due
New York 1960, pp. 21-22). Altrettanto nume- livelli o linguaggi, quello delle proposizioni te-
rose sono state le critiche alle tesi strumenta- oriche, contenenti i termini teorici, e quello
listiche. Secondo K.R. Popper, per esempio, le delle proposizioni osservative, contenente i
teorie scientifiche non sono soltanto strumen- termini osservativi (standard view). Il principio
ti, perché possono essere sottoposte a con- di verificabilità esige inoltre che i termini teo-
trollo ed essere falsificate (cfr. Conjectures & rici siano completamente riducibili a quelli os-
Refutations, London 1963, p. 195). Ma l’obie- servativi. Sennonché, sia la richiesta iniziale
zione più spesso sollevata è che sarebbe im- d’una riduzione completa sia quella, che carat-
possibile spiegare il successo empirico e pre- terizza il cosiddetto processo di «liberalizza-
visionale delle teorie scientifiche senza pre- zione» dell’empirismo, d’una riduzione soltan-
supporre implicitamente sia che esse siano in to parziale dei concetti teorici, andarono in-
qualche misura vere sia che i loro termini teo- contro a insuperabili difficoltà. Sarà in partico-
rici colgano qualche aspetto della realtà. lare la tesi della theory ladenness a revocare in
IV. IL NEOPOSITIVISMO. – 1. Il principio di verificabi- dubbio il presupposto fondamentale della
lità e lo statuto dell’epistemologia. – Il neopositi- concezione neopositivistica delle teorie scien-
vismo (detto anche positivismo o empirismo tifiche, e cioè la netta distinzione fra livello te-
logico) dominerà l’epistemologia dalla fine orico e osservativo.
degli anni venti sino alla metà degli anni cin- Il modello nomologico-deduttivo di spiegazio-
quanta. In esso è fondamentale il rifiuto dei ne, formulato per primo da Popper (cfr. Logik
giudizi sintetici a priori, la cui esistenza sareb- der Forschung, Wien 1935), divenne presto un
be stata smentita dagli stessi sviluppi scienti- altro ingrediente essenziale dell’epistemolo-
fici e, in particolare, dalla rivoluzione einstei- gia neopositivistica. Un certo evento o proces-
niana. Oltre agli enunciati analitici della logica so E è spiegato se è dedotto da alcune condizio-
e della matematica, gli empiristi logici ammet- ni iniziali C1,C2,...,Cn e da una o più leggi ge-
tono soltanto enunciati sintetici, per i quali nerali L1,L2,...,Lm:
vale il «principio di verificabilità»: una propo-
sizione è dotata di significato, soltanto se si
possono indicare le circostanze in cui essa è
vera o falsa. La filosofia è ridotta ad «attività»
chiarificatrice dei problemi o concetti scienti-
fici o a «logica della scienza» (cfr. R. Carnap,
Die Aufgabe der Wissenschaftslogik, Wien 1934).
Non molto distante da queste tesi è anche
l’operazionismo di P.W. Bridgman, secondo il
quale un concetto scientifico «è sinonimo del
corrispondente gruppo d’operazioni» (cfr. The
Logic of Modern Physics, New York 1927, cap. I). Questa struttura è comune sia alle spiegazioni
Anche dal punto di vista dell’analisi operazio- sia alle previsioni, che differiscono soltanto da
nale le proposizioni della metafisica non sono un punto di vista pragmatico: mentre nel caso
3452
VOLUMIfilosofia.book Page 3453 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia


della spiegazione è già dato l’evento E (expla- mon, Four Decades of Scientific Explanation,
nandum) e si tratta di cercare le leggi universa- Minneapolis 1990).
li e le condizioni iniziali da cui dedurlo (expla- V. POPPER E LAKATOS. – 1. Il principio di falsificabi-
nans), nel caso della previsione sono già date lità. – Contro il principio di verificabilità, Pop-
le leggi universali e le condizioni iniziali, e si per fa valere la lezione di Hume: il passaggio
deduce un evento di cui si dovrà controllare in da un insieme finito di enunciati singolari (de-
futuro il darsi o meno. Le leggi generali posso- scriventi i casi particolari accertati) a un enun-
no anche avere natura probabilistica. Hempel ciato universale (nel quale sono solitamente
ha usato questo modello per sostenere un ra- espresse le teorie scientifiche) non è logica-
dicale monismo metodologico, che ha suscita- mente valido. Poiché un solo controesempio
to un vasto dibattito (si vedano per esempio: può invece «falsificare» un’affermazione uni-
C.G. Hempel, Aspects of Scientific Explanation, versale, al principio di verificabilità Popper
New York 1965; W. Dray, Laws and Explanations contrappone quello di falsificabilità: una pro-
in History, Oxford 1957; G.H. von Wright, Ex- posizione o una teoria è scientifica soltanto se
planation and Understanding, London 1971). può essere smentita dall’esperienza. Questo
Lo schema nomologico-deduttivo spiega an- principio è però soltanto un criterio di senso
che il passaggio da una teoria a quella succes- empirico: esso precisa il tratto distintivo delle
siva, fondando una concezione continuista o proposizioni scientifiche, ma non dice nulla
cumulativa del progresso scientifico. In questo contro la metafisica, che ha per definizione
caso, alcune leggi più generali, insieme a certe statuto metempirico. Invece di andare in cerca
condizioni iniziali, consentono di dedurre leg- di conferme, lo scienziato deve proporre delle
gi meno generali. Dalla fisica newtoniana, per ipotesi audaci e cercare poi di falsificarle, de-
esempio, si deduce l’equazione galileiana d’un ducendo da esse conseguenze che possano
corpo in caduta libera, se si assume che il va- confutarle. Se il tentativo di falsificazione falli-
lore dell’accelerazione di gravità sia costante. sce e l’ipotesi supera il controllo, essa è stata
Popper obietterà a questa concezione che si «corroborata», ma ciò non esclude in alcun
può certamente correggere una teoria alla luce modo la possibilità d’una sua successiva falsi-
della teoria successiva, in modo da rendere ficazione («fallibilismo»). Neppure le asserzio-
deducibile la prima dalla seconda, ma proprio ni di base, cioè le proposizioni particolari me-
questa correzione o, meglio, falsificazione, di- diante cui si falsificano o si corroborano le te-
mostra che a rigore le due teorie si contraddi- orie scientifiche, sono proposizioni assoluta-
cono e dunque è impossibile ogni deduzione mente certe: anche per esse vale sempre la
dell’una dall’altra (cfr. K.R. Popper, Objective possibilità di controlli futuri che le smentisca-
Knowledge, Oxford 1972, pp. 201-202). no (cfr. K.R. Popper, Logik der Forschung, Wien
In alternativa al modello nomologico-dedutti- 1935, §§ 7-8). Le asserzioni di base non sono
vo di spiegazione sono stati proposti alla fine proposizioni assolutamente certe anche per-
degli anni settanta e negli anni ottanta almeno ché non esiste alcuna osservazione pura, priva
tre modelli: secondo la teoria pragmatica della di qualche componente teorica: tesi che, già
spiegazione, le spiegazioni sono risposte a presente nella Logik der Forschung, diviene
delle domande-perché, il cui senso è a sua vol- fondamentale in una successiva fase dell’epi-
ta dipendente da un contesto (cfr. B.C. van stemologia popperiana (cfr. K.R. Popper,
Fraassen, The Scientific Image, Oxford 1980); se- Conjectures & Refutations, London 1963, I, § 4).
condo la «teoria dell’unificazione», la spiega- Questa tesi, almeno nel modo in cui viene da
zione è un processo di riduzione delle assun- Popper solitamente intesa, procura però al fal-
zioni teoriche indipendenti (cfr. M. Friedman, sificazionismo gravissime difficoltà: essa revo-
Explanation and Scientific Understanding, in ca in dubbio l’asimmetria fra verificabilità e
«Journal of Philosophy», 71, 1974, pp. 5-19; P. falsificabilità, poiché toglie ogni differenza di
Kitcher, Explanatory Unification, in «Philo- statuto fra proposizioni universali e proposi-
sophy of Science», 48, 1981, pp. 507-531; J.L. zioni singolari.
Aronson, A Realist Philosophy of Science, Lon- 2. Il problema del progresso scientifico: Popper e
don 1984); secondo la teoria causale, una spie- Lakatos. – La Logik der Forschung contiene una
gazione adeguata deve basarsi su processi nozione meramente negativa di progresso
causali, che è possibile identificare mediante scientifico: anche la semplice falsificazione
criteri forniti dalla teoria stessa (cfr. W.S. Sal- d’una teoria rappresenta un progresso. A par-
3453
VOLUMIfilosofia.book Page 3454 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

tire dagli anni quaranta, dopo l’incontro con la Toulmin, The Philosophy of Science, London
teoria semantica della verità di Tarski, Popper, 1953; N.R. Hanson, Patterns of Discovery, Cam-
pur non abbandonando mai la tesi d’un pro- bridge 1958; M. Polanyi, Personal Knowledge,
gresso che ha luogo mediante falsificazioni e London 1958; T.S. Kuhn, The Structure of Scien-
rivoluzioni, ammette che una successione di tific Revolutions, Chicago 19702 [1962]; P. Feye-
teorie tutte subito falsificate ci lascerebbe di- rabend, Against Method, in M. Radner - S.
sorientati e che occorre perciò che l’ipotesi in- Winokur [a cura di], Analyses of Theories and
contri almeno qualche corroborazione prima Methods of Physics and Psychology, «Minnesota
d’essere falsificata (cfr. K.R. Popper, Conjectu- Studies in the Philosophy of Science», vol. 4,
res & Refutations, London 1963, cap. 10, § 20). Minneapolis 1970, pp. 17-130; K. Hübner, Kri-
Lakatos si spingerà ancora oltre, accogliendo tik der wissenschaftlichen Vernunft, Freiburg-
la tesi (già sostenuta da Hanson, Kuhn, Feye- München 1978).
rabend ecc.) che una falsificazione è possibile 1. Epistemologia e storia della scienza: il rifiuto
soltanto dal punto di vista di una teoria rivale, della separazione fra scoperta e giustificazione. –
di cui già si dispone e che ne risulta corrobo- Un tratto comune alle opere della svolta rela-
rata. La falsificazione avviene soltanto con uno tivistica è la necessità di ricorrere alla storia
«sguardo retrospettivo»: «Una teoria scientifi- della scienza per fornire un’immagine attendi-
ca T è falsificata se, e soltanto se, è stata propo- bile della scienza stessa. Alla tesi popperiana
sta un’altra teoria T' che ha le seguenti carat- dello statuto normativo della metodologia,
teristiche: (1) T' ha eccedenza di contenuto che precisa come gli scienziati dovrebbero com-
empirico rispetto a T, ossia essa prevede fatti portarsi a partire dal valore supremo della ri-
nuovi, cioè fatti che sono improbabili alla luce cerca della verità, le epistemologie relativisti-
di T o che sono da essa addirittura vietati; (2) che contrappongono lo statuto storico-de-
T' spiega il successo precedente di T, cioè tutto il scrittivo che esige un’accurata ricostruzione
contenuto non confutato di T è incluso (entro del modo in cui, di fatto, gli scienziati si sono
i limiti dell’errore osservativo) nel contenuto storicamente comportati, includendo tutti i
di T'; e (3) parte dell’eccedenza di contenuto di condizionamenti di vario genere (sociali, prati-
T' è corroborata». (I. Lakatos, Falsification and ci, psicologici ecc.) che li hanno influenzati.
the Methodology of Scientific Research Program- Il necessario ricorso alla storia della scienza
mes, in I. Lakatos - A.E. Musgrave [a cura di], discende d’altro canto dal rifiuto – anch’esso
Criticism and the Growth of Knowledge, Cambri- caratteristico della svolta relativistica degli
dge 1970, p. 116). In questo caso la nuova teo- anni sessanta – della separazione neopositivi-
ria, o meglio il nuovo «programma di ricerca» stica fra «scoperta» e «giustificazione». Secon-
– cioè una successione di teorie che hanno in do i neopositivisti e secondo Popper, la genesi
comune certe assunzioni di fondo (o «nucleo empirica (storica, psicologica o sociologica)
interno») rese immuni dalla falsificazione me- d’una teoria scientifica non è di pertinenza
diante una decisione metodologica – rappre- dell’epistemologia, che s’interessa soltanto
senta un progresso teorico ed empirico rispet- alla «giustificazione» o alla «logica» della ri-
to al programma di ricerca precedente, in caso cerca scientifica, per esempio alla coerenza
contrario siamo dinanzi a un programma di ri- d’una teoria, alla sua verificabilità o falsificabi-
cerca o soltanto teoricamente progressivo op- lità in linea di principio. Mentre Hanson si li-
pure addirittura «regressivo». Lakatos ammet- miterà a rivendicare una razionalità anche per
te tuttavia che uno scienziato non è mai co- il momento della scoperta, altri hanno negato
stretto ad abbandonare un programma di ri- la distinzione in quanto tale, notando per es.
cerca «regressivo», poiché può sempre legitti- che il progresso scientifico è stato favorito da
mamente nutrire la speranza che in futuro es- fattori provenienti da entrambi i contesti – sia
so ridivenga progressivo, ma non deve disco- cioè da esperimenti e argomentazioni cogenti
noscere l’eventuale superiorità metodologica sia da pregiudizi e idiosincrasie dei singoli
del programma rivale. scienziati –, per cui non si può a rigore parlare
VI. LA SVOLTA RELATIVISTICA. – A partire dagli anni di un’alternativa, e neppure di una distinzione,
sessanta ha luogo in epistemologia una svolta fra questi fattori: essi sono tutti egualmente
relativistica, rappresentata da una serie di legittimi (cfr. P. Feyerabend, Against Method,
opere che, apparse nello spazio di pochi anni, cit., § 14; T.S. Kuhn, The Structure of Scientific
mostrano alcuni evidenti tratti comuni (cfr. S. Revolutions, Chicago 19702 [1962], pp. 151-156).
3454
VOLUMIfilosofia.book Page 3455 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia


Quest’ultima tesi, tuttavia, getta via il bambi- mensurabili», nel senso che le comunità
no con l’acqua sporca. Che non sia possibile scientifiche (Kuhn) o addirittura i singoli
stabilire a priori e una volta per tutte un insie- scienziati (Feyerabend) che muovono da pre-
me determinato di regole metodologiche di supposti generali diversi non dispongono di
cui lo scienziato dovrebbe necessariamente criteri superiori che possano servire da tertium
servirsi nel corso della propria ricerca non si- comparationis per dirimere le loro dispute. La
gnifica ancora che sia possibile togliere la di- tesi dell’incommensurabilità dissolve così il
stinzione stessa fra razionalità e irrazionalità, concetto tradizionale di progresso scientifico,
riducendo il piano della razionalità a fattori che si riduce al passaggio, simile a quello che
empirici reali (psicologici, sociologici ecc.). ha luogo nel caso delle rivoluzioni politiche,
Anzi, ogni rivendicazione del ruolo effettivo di da un insieme di presupposti generali all’altro,
questi fattori reali nella storia della scienza per es. da quelli della fisica newtoniana a quel-
avanza essa stessa una pretesa di verità e una li della fisica relativistica (cfr. T.S. Kuhn, The
richiesta di riconoscimento che va oltre ogni Structure of Scientific Revolutions, Chicago
fattore reale. 19702 [1962], p. 94). Al massimo si potrà am-
2. Theory ladenness e incommensurabilità. – La mettere un progresso fra teorie che condivido-
cosiddetta tesi della theory ladenness, secondo no tutte i medesimi presupposti generali (è il
cui il significato d’ogni osservazione dipende caso della «scienza normale» di Kuhn), ma
da presupposti teorici, è un altro tratto comu- non fra teorie che muovono da presupposti ge-
ne alla svolta relativistica, che conduce al rifiu- nerali diversi. Queste conclusioni sono poi
to della stessa distinzione fra linguaggio teori- state estese da Feyerabend e Hübner al rap-
co e linguaggio osservativo. La maggiore radi- porto fra la razionalità scientifica e altre forme
calità con cui gli autori della svolta relativisti- di razionalità, come ad esempio quella mitica
ca sviluppano le conseguenze implicite in que- (cfr. K. Hübner, Die Wahrheit des Mythos, Mün-
sta tesi – di per sé già sottolineata dal conven- chen 1985).
zionalismo classico e da Popper – dipende dal Le lunghe discussioni che sono sorte intorno
fatto che l’unità minima della dinamica scien- alla tesi dell’incommensurabilità hanno tutta-
tifica non è più costituita da teorie particolari, via mostrato che essa comporta almeno una
ma da presupposti generali – di natura ontolo- conseguenza ben difficilmente accettabile, e
gica, semantica e metodologica – che non so- cioè che presupposti teorici fra loro incom-
no a rigore né veri né falsi, perché sono essi mensurabili non si possono contraddire e
stessi che determinano, per ogni teoria parti- quindi non possono essere rivali. Se invece si
colare, quale tipo di esistenza hanno gli ogget- accetta la possibilità della loro contraddizio-
ti di cui essa parla, quale significato dev’essere ne, si assume implicitamente l’esistenza d’un
attribuito ai suoi termini, quali problemi sia dominio comune rispetto al quale essi risulta-
importante affrontare e mediante quali meto- no in linea di principio confrontabili, e ciò
di sia legittimo usare per risolverli (cfr. T.S. equivale ad assumere tacitamente, contro le
Kuhn, The Structure of Scientific Revolutions, premesse, proprio la loro «commensurabilità»
Chicago 19702 [1962], pp. 37-38, 76, 144-145). I (cfr. I. Scheffler, Science and Subjectivity, India-
singoli autori usano espressioni diverse per napolis [Indiana] 1967, pp. 51-52; C.R. Kordig,
indicare questi presupposti generali: «para- The Justification of Scientific Change, Dordrecht
digmi» (Kuhn), «modelli della scoperta» (Han- 1971, passim).
son), «interpretazioni naturali» (Feyerabend), VII. LA SOCIOLOGIA DELLA CONOSCENZA SCIENTIFICA.
«categorie epistemologiche» (Hübner) ecc. – L’influsso delle epistemologie relativistiche
Dalla tesi della theory ladenness così intesa de- giunge sino ai giorni nostri con la «svolta so-
riva non soltanto l’impossibilità sia della veri- ciologica» degli anni settanta, le cui tesi di
fica sia della falsificazione d’una teoria ma, più fondo sono già quasi tutte presenti, almeno in
in generale, la tesi dell’incommensurabilità: è nuce, nell’epistemologia kuhniana. Secondo la
circolare cercare di controllare i presupposti «sociologia della conoscenza scientifica», an-
generali che determinano l’ontologia, la se- che la scienza è un «costrutto sociale», risulta-
mantica e la metodologia d’una teoria scienti- to di negoziazioni che avvengono tra i membri
fica mediante conseguenze che dipendono da di una data comunità di ricercatori e che stabi-
questi stessi presupposti. La generalità di liscono per esempio cosa debba essere consi-
questi ultimi è tale che essi risultano «incom- derato un «fatto» (cfr. D. Bloor, Knowledge and
3455
VOLUMIfilosofia.book Page 3456 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Social Imagery, London-Boston 1976; B. Latour sociologia. Fra le forme che il naturalismo ha
- S. Woolgar, Laboratory Life, Beverly Hills [Ca- assunto nell’epistemologia odierna ci limitia-
lifornia] 1979; K.D. Knorr Cetina, The Manufac- mo all’epistemologia evoluzionistica e al co-
ture of Knowledge, Oxford 1981; A. Pickering, struttivismo radicale. Sia nel caso in cui la
Constructing Quarks, Chicago 1984; H.M. Col- mente umana sia direttamente considerata il
lins, Changing Order, London 1985). Occorre risultato d’un lungo processo di evoluzione
distinguere la scienza prima e dopo una dispu- guidato dal fine della sopravvivenza (dopo
ta: nella prima la natura appare come causa Darwin e Spencer, cfr. K. Lorenz, Kants Lehre
delle ipotesi, ma nella «scienza in azione» es- vom Apriorischen im Lichte gegenwärtiger Biolo-
sa è il risultato d’una deliberazione (B. Latour, gie, in «Blätter für deutsche Philosophie», 15
Science in Action, Cambridge 1987, p. 87; A. Pi- [1941], pp. 94-125; K. Lorenz, Die Rückseite des
ckering, Constructing Quarks, Chicago 1984, Spiegels, München 1973; G. Vollmer, Evolu-
pp. 7-8). Il «programma forte» di Bloor estende tionäre Erkenntnistheorie, Stuttgart 1975; R. Ri-
la tesi della condizionatezza sociale del sapere edl, Biologie der Erkenntnis, Berlin 1979; M. Ru-
scientifico anche alla matematica e alla logica se, Taking Darwin Seriously, Oxford 1986; N.
e pone una fondamentale simmetria fra cono- Rescher, A Useful Inheritance, Bollman Place
scenze vere e conoscenze false: non solo que- 1990) sia nel caso in cui siano le idee che, in
ste ultime, ma anche le prime hanno bisogno modo analogo agli organismi biologici, lotta-
d’una spiegazione di tipo sociologico (cfr. D. no per la vita (cfr. D.T. Campbell, Evolutionary
Bloor, Knowledge and Social Imagery, London- Epistemology, in P.A. Schilpp [a cura di], The
Boston 1976; D. Bloor, Wittgenstein: A Social Philosophy of Karl Popper, La Salle 19743, pp.
Theory of Knowledge, London 1983). 413-463; K.R. Popper, Objective Knowledge,
La costruzione delle nozioni di «fatto» e di «re- Oxford 1972; S. Toulmin, Human Understan-
altà» ha tuttavia il suo luogo più importante ding, Princeton 1972), in entrambi i casi si at-
nel laboratorio. Per questa via Latour, e con lui tribuisce un valore di sopravvivenza alle cre-
gran parte del costruttivismo sociale, ha in denze o teorie vere, di solito inteso in modo
qualche modo riscoperto l’importanza del- realistico: l’adattamento evolutivo mediante
l’esperimento. Se i fatti scientifici sono costru- selezione ha condotto a una corrispondenza,
iti in laboratorio, nel corso di complessi espe- che giustifica il realismo scientifico, fra le
rimenti che utilizzano numerose apparecchia- strutture della mente e il mondo esterno. An-
ture, occorre riconoscere all’esperimento e tirealista è invece il «costruttivismo radicale»,
agli apparecchi scientifici che esso implica un che, affermatosi negli anni settanta e ottanta,
ruolo prioritario nella costituzione degli «og- ha ripreso posizioni strumentalistiche. La co-
getti» o dei «fatti» scientifici (B. Latour - S. noscenza non è la raffigurazione passiva d’una
Woolgar, Laboratory Life, Beverly Hills [Califor- realtà esterna obiettiva, ma un processo di co-
nia] 1979, p. 64; si veda però anche B. Latour, struzione dell’oggetto cognitivo (cfr. H. von
Pandora’s Hope, Cambridge [Massachusetts] - Foerster et al. [a cura di], Einführung in den
London 1999, dove molte delle affermazioni Konstruktivismus, München 1992, pp. 9-39; P.
più radicali sono assai attenuate). Watzlawick - P. Krieg [a cura di], Das Auge des
VIII. EPISTEMOLOGIA EVOLUZIONISTICA E COSTRUTTIVI- Betrachters, München 1991).
SMO RADICALE. – L’epistemologia odierna, so- Ora, contro le varie forme di epistemologia na-
prattutto quella anglosassone, è pervasa da un turalizzata si deve notare che, a causa del di-
diffuso naturalismo, condiviso persino da sconoscimento della distinzione tra filosofia e
molti costruttivisti sociali (cfr. K.D. Knorr Ceti- scienza, esse si muovono in un circolo vizioso:
na, The Manufacture of Knowledge, Oxford per un verso esse intendono risolvere i tradi-
1981). Il programma del naturalismo quinea- zionali quesiti epistemologici ricorrendo sol-
no, che intende risolvere i tradizionali proble- tanto alle scienze empiriche, ma per altro verso
mi gnoseologici ed epistemologici con i mezzi non possiedono una definizione soddisfacen-
forniti dalle scienze empiriche, era basato sul- te di «empirico», che – come già s’è accennato
le ricerche neurofisiologiche e di psicologia circa l’epistemologia neopositivistica – non
cognitiva (cfr. W.v.O. Quine, Epistemology Na- può essere ottenuta per via essa stessa empi-
turalized, in Ontological Relativity, New York rica o sperimentale.
1969, pp. 69-90), ma in seguito ci si è appellati IX. IL NUOVO SPERIMENTALISMO. – Dopo il lungo
anche ad altre discipline, inclusa appunto la predominio delle epistemologie relativistiche
3456
VOLUMIfilosofia.book Page 3457 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia


e più o meno contemporaneamente ai loro svi- buito a creare il terreno favorevole al diffon-
luppi nel costruttivismo sociale, a partire dagli dersi del nuovo sperimentalismo e, talvolta,
anni ottanta inizia, da parte sia di filosofi sia di hanno espresso in modo più convincente le
storici della scienza, un movimento di reazio- sue ragioni. Occorre in primo luogo ricordare
ne, solitamente designato come new experi- l’intera tradizione pragmatistica e, in partico-
mentalism, che sottolinea l’importanza dello lare, l’approfondita analisi a cui Dewey sotto-
sperimentare e, più in generale, dell’agire e pose proprio il concetto di esperimento, nel
dell’operare nella scienza. Corifeo ne è I. contesto d’una riflessione che lega stretta-
Hacking (cfr. Representing and Intervening, mente scienza e tecnica (cfr. J. Dewey, The La-
Cambridge 1983), che difende l’indipendenza ter Works [1925-1953], vol. IV: The quest for cer-
delle pratiche sperimentali dalle pratiche lin- tainty, Southern [Illinois] 1929). Occorre poi
guistico-teoriche: a differenza delle teorie, menzionare l’épistémologie génétique di Piaget,
«experiment has a life of its own», frase che è che aveva scorto la radice ultima dei concetti
divenuta l’insegna del nuovo sperimentali- scientifici fondamentali (numero, spazio, tem-
smo. Occorre inoltre distinguere nettamente po, causalità ecc.) nell’azione del soggetto, at-
fra teorie di alto livello e leggi fenomenologi- traverso la quale questo entra in contatto col
che di basso livello di generalità, che mostra- mondo esterno (cfr. J. Piaget, Introduction à
no una grande stabilità e possono servire da l’épistémologie génétique, Paris 1950). Anche Ba-
pietra di saggio per il confronto fra teorie ge- chelard (1884-1962) aveva sostenuto un nesso
nerali. Connessa a questa tesi è la difesa d’un intrinseco di scienza e tecnica che poneva in
«realismo delle entità», basato anch’esso sul- rilievo la funzione dell’esperimento (cfr. G. Ba-
la nostra possibilità d’intervenire sul reale: nel chelard, Le rationalisme appliqué, Paris 1949; G.
momento in cui possiamo usare un elettrone Bachelard, Le matérialisme rationnel, Paris
per manipolare altre parti della natura in mo- 1953). Fondamentale è poi l’operazionismo di
do sistematico, esso non è più qualcosa di Dingler, che pure aveva posto un nesso stret-
ipotetico e se ne può assumere la realtà (I. tissimo fra scienza e agire umano e che dedicò
Hacking, Representing and Intervening, Cambri- per primo un intero libro al tema dell’esperi-
dge 1983, p. 265; cfr. anche N. Cartwright, How mento. La costruzione degli strumenti di mi-
the Laws of Physics Lie, Oxford 1989 [1983]; R.N. sura, senza i quali non v’è scienza fisica, si ba-
Giere, Explaining Science, Chicago 1988). In sa sulla realizzazione tecnica di forme geome-
senso ampio rientrano in questa tendenza an- triche fondamentali (come superfici piane,
che: R.J. Ackermann, Data, Instruments, and spigoli rettilinei e angoli retti), che a sua volta
Theory, Princeton 1985; A. Franklin, The Neglect si fonda su un insieme di norme di costruzione
of Experiment, Cambridge 1986; A. Franklin, che debbono obbedire al «principio dell’ordi-
Can That be Right, Dordrecht-Boston-London ne metodico», ricorrendo di volta in volta sol-
1999; R. Harré, Varieties of Realism, Oxford - tanto a mezzi per i quali è già stato indicato il
New York 1986; P. Galison, How Experiments procedimento di costruzione (cfr. H. Dingler,
End, Chicago 1987; H. Radder, In and About the Das Experiment, München 1928; H. Dingler, Die
World, New York 1996; D. Gooding, Experiment Methode der Physik, München 1938) L’operazio-
and the Making of Meaning, Dordrecht 1990. nismo di Dingler è stato ripreso e sviluppato
Il limite più grave del «nuovo sperimentali- nel «costruttivismo metodico», sorto a Erlan-
smo» sta nella tentazione di contrapporre gen e sviluppatosi poi soprattutto nei centri di
semplicemente l’esperimento alla teoria. In Konstanz e di Marburg. Il costruttivismo meto-
realtà, l’esperimento non avrebbe alcun sen- dico dev’essere ben distinto dal costruttivi-
so, e neppure un’identità, a prescindere e da smo radicale, sia per la centralità che possiede
un momento di concettualizzazione teorica e in esso la fondazione metodica del sapere –
dal riferimento a qualche interesse o valore, e la che deve risalire sino a esperienze elementari
distinzione fra teorie di alto livello e leggi feno- del «mondo della vita» e soltanto a partire di
menologiche di basso livello di generalità non qui iniziare la costruzione metodica delle teo-
può che essere una mera differenza di grado. rie fisiche – sia per l’antinaturalismo: la co-
Anche se vi è qualcosa di vero nello stereotipo struzione e l’uso degli strumenti scientifici
che assume Hacking come lo scopritore non è possibile senza norme e prescrizioni (cfr.
dell’esperimento, non bisogna trascurare au- P. Lorenzen, Methodisches Denken, Frankfurt am
tori e tendenze che prima di lui hanno contri- Main 1968; P. Lorenzen, Lehrbuch der Konstruk-
3457
VOLUMIfilosofia.book Page 3458 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia evoluzionistica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

tiven Wissenschaftstheorie, Mannheim 1983; J. In base alla prima accezione, l’epistemologia


Mittelstrass, Die Möglichkeit der Wissenschaft, evoluzionistica è un sottosettore dell’episte-
Frankfurt am Main 1974; P. Janich, Protophysik mologia naturalizzata e concerne la genesi e lo
der Zeit, Frankfurt am Main 1980; P. Janich, sviluppo degli organi e apparati che costitui-
Konstruktivismus und Naturerkenntnis, Mün- scono i sostrati biologici dei processi cognitivi
chen 1996). Restringendo infine l’attenzione al (EE1). Seguendo invece la seconda accezione,
panorama italiano, dopo Ceccato e la sua l’epistemologia evoluzionistica è un sottoset-
scuola operazionistica (che intrattenne rap- tore dell’epistemologia tradizionale e si occu-
porti assai stretti con Dingler), occorre ricor- pa della dinamica delle teorie scientifiche, a
dare l’operazionismo di Evandro Agazzi. Modi- cui applica in maniera analogica alcune cate-
ficando e volgendo in senso realistico l’intui- gorie evoluzionistiche come quella di selezio-
zione sottesa alla critica wittgensteiniana d’un ne (EE2). Nel seguito esemplificheremo ciascu-
linguaggio privato, Agazzi ha notato che le na delle due accezioni richiamandoci a un au-
stesse operazioni mediante cui una certa di- tore che ne è un esponente significativo.
sciplina scientifica si riferisce a un certo uni- L’atto di fondazione di EE1 si fa risalire a Lo-
verso di oggetti sono al tempo stesso la condi- renz (K. Lorenz, Kants Lehre vom Apriorischen
zione di possibilità dell’accordo intersoggetti- im Lichte gegenwärtiger Biologie, in «Blätter für
vo fra i ricercatori, che non verte mai sui loro Deutsche Philosophie» 15, 1941-42, pp. 94-
dati «privati», bensì appunto su operazioni de- 125, in Das Wirkungsgefüge der Natur und das
terminate (cfr. E. Agazzi, Temi e problemi di filo- Schicksal des Menschen. Gesammelte Arbeiten,
sofia della fisica, Roma 1969; E. Agazzi, Il bene, il edito e introdotto da I. Eibl-Eibensfeldt, Mün-
male e la scienza, Milano 1992). L’operazioni- chen-Zürich 1978, pp. 82-109). Come si evince
smo di Agazzi, almeno nelle sue prime formu- dal titolo stesso del saggio di Lorenz, questi
lazioni, aveva trascurato la necessità del nesso intraprende «il tentativo di una spiegazione
fra la teoria e le sue applicazioni tecniche, ma naturale» dell’apriori conoscitivo kantiano (ibi,
è implicita nella sua stessa impostazione una p. 83). Tale spiegazione consiste nel ricono-
prospettiva che, conservando la portata verita- scere che «l’apriori che determina le forme fe-
tiva della scienza, asserisce la funzione costitu- nomeniche delle cose reali del nostro mondo
tiva che il momento tecnico possiede per la è [...] un organo o, più precisamente, la funzio-
determinazione della verità scientifica. È cer- ne di un organo», nei confronti della quale si
tamente legittimo distinguere scienza pura e pone, come per qualsiasi funzione biologica,
applicata sulla base della diversa intenzionali- la questione della sua capacità adattiva e della
sua origine filogenetica (ibi, p. 85). Il soggetto
tà pratica di chi le esercita, ma ciò non esclude
conoscente diventa il possessore di un appara-
in alcun modo che, da un punto di vista episte-
to e la teoria della conoscenza una scienza degli
mologico, la scienza possa perseguire il suo
apparati (ibi, p. 100). Ebbene, tale scienza degli
scopo di sapere soltanto facendo tecnicamen-
apparati interpreta come aposteriori filogene-
te, e nel contempo la tecnica possa perseguire
tico ciò che a livello ontogenetico si presenta
il suo scopo di padroneggiamento del reale so-
come un apriori. Le forme dell’intuizione e le
lo sulla base della conoscenza di leggi di natura
categorie dell’intelletto, infatti, null’altro sono
(cfr. M. Buzzoni, Scienza e tecnica, Roma 1995). che strumenti che nella storia della specie si
M. Buzzoni
sono rivelati utili alla sopravvivenza dell’orga-
➨ EPISTEMOLOGIA NATURALIZZATA; EPISTEMOLOGIA nismo.
POPPERIANA; GNOSEOLOGIA; PSICANALISI, EPISTE- Il progetto di una naturalizzazione della cono-
MOLOGIA DELLA. scenza spinge peraltro Lorenz ad abbandonare
la distinzione kantiana tra fenomeno e cosa in
EPISTEMOLOGIA EVOLUZIONISTICA.
Epistemologia evoluzionistica sé e a sviluppare una forma di realismo fonda-
– Il termine «epistemologia evoluzionistica» to sulla corrispondenza tra il mondo esterno e
(coniato da Campbell nel 1974, D.T. Campbell, quella parte della natura rappresentata dagli
Evolutionary Epistemology, in P.A. Schilpp [a apparati conoscitivi. «Le nostre forme dell’in-
cura di], The Philosophy of Karl R. Popper, La tuizione e categorie dell’intelletto, precedenti
Salle [Illinois] 1974, pp. 412-463) viene usual- ogni esperienza individuale, si adattano al
mente inteso secondo due accezioni diverse, mondo esterno per le stesse ragioni per le
sebbene correlate. quali lo zoccolo del cavallo è adatto alla step-
3458
VOLUMIfilosofia.book Page 3459 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia evoluzionistica


pa prima ancora che il cavallo nasca e la pinna In un momento successivo, tale congettura
del pesce è adatta all’acqua prima ancora che viene sottoposta al vaglio critico, nel tentativo
questo esca dall’uovo» (ibi, p. 86). La cono- di confutarla. Se la confutazione ha successo,
scenza è così una sorta di rispecchiamento del la congettura sarà abbandonata e si dovranno
reale fuori di noi nel reale dentro di noi. La trovare altri modi per affrontare il problema in
scienza degli apparati ha il compito di appura- cui ci si è imbattuti; se la confutazione fallisce,
re empiricamente con quale grado di precisio- la nostra congettura, almeno provvisoriamen-
ne avvenga il rispecchiamento della realtà; te, sopravvive. Il metodo popperiano per con-
non vi è dubbio, tuttavia, che qualsiasi imma- getture e confutazioni è dunque nell’evoluzio-
gine della realtà, per quanto imprecisa, sia in ne delle teorie scientifiche l’analogo del pro-
linea di principio affidabile, perché causata cesso darwiniano della selezione naturale
dalla realtà stessa che rispecchia. nell’evoluzione biologica.
Nel più noto «L’altra faccia dello specchio» (K. Se ci si pone ora la domanda di quale rapporto
Lorenz, Die Rückseite des Spiegels. Versuch einer intercorra tra questa accezione dell’epistemo-
Naturgeschichte menschlichen Erkennens, Mün- logia evoluzionistica e la precedente, sarà be-
chen 1973, tr. it. di C. Beltramo Ceppi, L’altra ne ricordare che Popper non intende limitarsi
faccia dello specchio, Milano 1974), sebbene ri- a un uso metaforico del concetto di selezione.
pudi esplicitamente il tentativo compiuto in «La teoria della conoscenza che desidero pro-
precedenza di identificare l’«apparato immagi- porre è una teoria largamente darwiniana del-
ne del mondo» con l’apriori kantiano, Lorenz lo sviluppo della conoscenza. Dall’ameba a
persegue il medesimo intento metodologico Einstein, lo sviluppo della conoscenza è sem-
di concepire la conoscenza come un processo pre il medesimo: tentiamo di risolvere i nostri
interattivo tra componenti ugualmente reali problemi, e di ottenere, con un processo di eli-
del mondo. Lorenz mutua da D. Campbell il minazione, qualcosa che appaia più adeguato
termine realismo ipotetico per designare questo nei nostri tentativi di soluzione» (ibi, p. 347).
approccio gnoseologico (ibi, p. 29). Si tratta di D’altro lato, la nota tesi di Popper della priori-
una posizione realistica perché assume in li- tà della teoria sull’osservazione si traduce, ne-
nea di principio il darsi di una concordanza tra gli ultimi anni della sua riflessione, nell’accet-
la realtà e i diversi apparati immagine del tazione di uno dei capisaldi del pensiero di Lo-
mondo; il realismo è tuttavia ipotetico, perché renz, ossia l’idea che l’apriori ontogenetico
la tesi della corrispondenza con il mondo non sia nient’altro che un aposteriori filogene-
esterno rimane pur sempre un’ipotesi da te- tico. Ogni animale, razionale e non, nasce con
stare empiricamente. L’uomo, da questo pun- aspettative o anticipazioni che, se deluse, so-
to di vista, è «uno specchio in cui e da cui vie- no all’origine dei primi problemi e in seguito
ne riprodotta la realtà» (ibi, p. 39). Come ogni dell’intero sviluppo della conoscenza. Tali
specchio, anche lo specchio della conoscenza aspettative rappresentano una sorta di cono-
ha «un rovescio, una faccia non riflettente, che scenza innata, ma solo dal punto di vista del
lo pone sullo stesso piano degli elementi reali singolo individuo: esse sono in realtà radicate
che esso riflette» (ibi, p. 46). La faccia non ri- nella filogenesi delle singole specie, tanto nel
flettente è in ultima analisi l’apparato fisiolo- caso dello scienziato geniale, quanto in quello
gico, che, pur essendo deputato a conoscere il dell’organismo unicellulare.
mondo reale, non è meno reale del mondo È dunque possibile sostenere che in Popper i
stesso. due programmi dell’epistemologia evoluzioni-
Tra i sostenitori di EE2 citiamo qui Popper 1972 stica si fondano insieme? Rispondere a questa
(K.R. Popper, Objective Knowledge: an Evolu- domanda ci permetterà di introdurre qualche
tionary Approach, Oxford 1972, tr. it. di A. Rossi, considerazione critica sulla natura e il signifi-
Conoscenza oggettiva, Roma 1975). Secondo cato metodologico dell’epistemologia evolu-
questo autore, «lo sviluppo della nostra cono- zionistica.
scenza è il risultato di un processo strettamen- Nel proseguio del discorso sosterrò che Pop-
te rassomigliante a quello chiamato da Darwin per, nonostante il suo aperto tributo a «una te-
“selezione naturale”; cioè, la selezione naturale oria largamente darwiniana dello sviluppo
delle ipotesi» (ibi, pp. 346-347). Di fronte a un della conoscenza» si allontana dai presuppo-
problema, lo scienziato, ma anche l’uomo co- sti della teoria darwiniana in alcuni punti cru-
mune, formula una congettura per risolverlo. ciali.
3459
VOLUMIfilosofia.book Page 3460 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia genetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

In primo luogo, EE1 è una forma particolare di BIBL.: K. LORENZ, Kants Lehre vom Apriorischen im Lich-
epistemologia naturalizzata. Come tale, si ba- te gegenwärtiger Biologie, in «Blätter für Deutsche
sa su un approccio descrittivo all’origine e allo Philosophie», 15 (1941-42), pp. 94-125, in Das
sviluppo della conoscenza. Il metodo per con- Wirkungsgefüge der Natur und das Schicksal des
getture e confutazioni, al centro dell’interpre- Menschen. Gesammelte Arbeiten, edito e introdotto
da I. Eibl-Eibensfeldt, München-Zürich 1978, pp. 82-
tazione popperiana di EE2, si muove invece sul
109; S. TOULMIN, Human Understanding: the Collective
tradizionale terreno normativo proprio dell’epi-
Use and Evolution of Concepts, Princeton 1972; K.R.
stemologia non naturalizzata. In secondo luo- POPPER, Evolutionary Epistemology, in J.W. POLLARD (a
go, è emerso chiaramente dall’illustrazione cura di), Evolutionary Theory: Paths into the Future,
della teoria di Lorenz che il processo conosci- London 1984; D. HULL, Science as a Process: An Evo-
tivo è equiparato in EE1 al processo di adatta- lutionary Account of the Social and Conceptual Deve-
mento dell’organismo all’ambiente. La funzio- lopment of Science, Chicago 1988; R. RIEDL, Biologie
ne del processo conoscitivo è la sopravviven- der Erkenntnis, Berlin 19904; GÜNTHER PÖLTNER, Evo-
za. Ora, Popper rifiuta esplicitamente questa lutionäre Vernunft. Eine Auseinandersetzung mit der
teoria, almeno per quanto riguarda la cono- Evolutionären Erkenntnistheorie, Stuttgart 1993; G.
scenza pura, sostituendola con la tesi che il fi- VOLLMER, Evolutionäre Erkenntnistheorie, Stuttgart
ne della conoscenza è l’avvicinamento alla ve- 19946.
rità. «[...] non ho stabilito che l’ipotesi più
adatta è sempre quella che agevola la nostra EPISTEMOLOGIA
Epistemologia genetica GENETICA (genetic epis-
sopravvivenza. Ho detto piuttosto che l’ipotesi temology, genetische Epistemologie; épistémologie
più adatta è quella che meglio risolve il proble- génétique; epistemología genètica). – È il pro-
ma che era designata a risolvere, e che resiste gramma di ricerca epistemologica avanzato da
alle critiche meglio delle ipotesi concorrenti. Jean Piaget a partire dall’opera del 1950 in tre
Se il nostro problema è puramente teorico [...] volumi, Introduction à l’épistémologie génétique:
allora le critiche saranno regolate dall’idea di I. La pensée mathématique; II. La pensée physi-
verità, o di avvicinamento alla verità, piuttosto que; III. La pensée biologique, la pensée psycholo-
che dall’idea di aiutarci a sopravvivere» (ibi, p. gique et la pensée sociologique, e sviluppato in
350). Dalla lettura di questo passo si evince in modo interdisciplinare e sistematico presso il
terzo luogo che Popper rifiuta il gradualismo Centre d’Épistémologie Génétique da lui fon-
di impronta darwiniana e che introduce una dato nel 1955 e diretto con la collaborazione di
differenziazione netta tra la conoscenza ani- matematici, logici, psicologi, epistemologi e
male e strumentale da una parte e la cono- filosofi di tutto il mondo. Esito di queste col-
scenza umana non applicata dall’altra. Egli laborazioni sono gli oltre 37 volumi pubblicati
non si perita ad esempio di affermare che «[...] dal Centre.
la struttura evoluzionistica dello sviluppo del- L’epistemologia genetica tratta la conoscenza
la conoscenza pura è quasi l’opposto di quella scientifica in funzione della sua socio-genesi
dell’albero evoluzionistico degli organismi vi- e, soprattutto, dell’origine psicologica delle
venti, o degli strumenti umani o della cono- nozioni e delle operazioni su cui essa si fonda.
scenza applicata» (ibi, p. 348). Il programma di Il problema comune all’epistemologia geneti-
EE1, al contrario, ha un ambito di applicazione ca e alla psicologia è spiegare come sia possi-
universale e questo nonostante il riconosci- bile la transizione da un livello di conoscenza
mento da parte di Lorenz che il processo evo- inferiore a un livello di conoscenza superiore.
lutivo si snoda in una sequenza di stadi di Per Piaget questa transizione è un problema di
sempre maggiore complessità, in cui lo stadio fatto che trova origine nell’«adattamento», per
inferiore non prefigura quello superiore (K. cui le strutture che sono funzionalmente posi-
Lorenz, Die Rückseite des Spiegels. Versuch einer tive si sviluppano e si riproducono a livelli di
Naturgeschichte menschlichen Erkennens, tr. cit., complessità sempre maggiore. L’ipotesi fon-
p. 64). damentale dell’epistemologia genetica è che
Si può forse concludere che, nella prospettiva ci sia un parallelismo tra lo sviluppo dei pro-
di Popper, il passo che separa l’ameba da Ein- cessi psicologici dell’ontogenesi e quelli
stein è più lungo di quanto egli stesso sia di- dell’organizzazione logica e razionale della co-
sposto ad ammettere. noscenza. In entrambi i casi le strutture non
A. Corradini sono precostituite nella mente o nel mondo
3460
VOLUMIfilosofia.book Page 3461 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia giuridica


esterno, ma vengono costruite a partire da prospettiva, il ricorso alla psicologia non im-
quei vincoli da cui prende avvio la costruzione plica alcuna forma di psicologismo in quanto
delle strutture logico-matematiche sottese Piaget fa riferimento agli «aspetti operativi
all’«adattamento». Compito dell’epistemolo- dell’intelligenza», a ciò che ha definito «sog-
gia genetica è ricostruire le strutture sotto- getto epistemico».
stanti la conoscenza scientifica quale si è ve- N. Caramelli
nuta determinando in quanto modo storica- BIBL.: J. PIAGET, Introduction à l'épistémologie généti-
mente dato di organizzare l’esperienza. La co- que, Paris 1950 3 voll., tr. it. di P. Guidoni, Introdu-
noscenza scientifica, infatti, consiste nell’assi- zione all'epistemologia genetica, Milano 1982 3 voll.;
milare la realtà a quei sistemi di trasformazio- Biologie et connaissance: essai sur les relations entre les
ni che consentono di comprendere come si sia régulations organiques et les processus cognitifs, Paris
determinato un certo stato e che forniscono 1967, tr. it. di F. Bianchi Bandinelli, Biologia e cono-
dei possibili modelli isomorfi della realtà. scenza: saggio sui rapporti fra le regolazioni organiche e
i processi cognitivi, Torino 1983; Logique et connais-
In questa epistemologia la conoscenza non è sance scientifique, «Encyclopédie de la Pléiade» vol.
commisurata ad una realtà data, presunta og- 22, Paris 1967; L'épistémologie génétique, Paris 1970,
getto di conoscenza in funzione di criteri di ve- tr. it. di M. Ceruti, L'epistemologia genetica, Bari 1971;
rità o di adeguatezza, bensì è il prodotto di un L'équilibration des structures cognitives: problème cen-
organismo che attivamente costruisce e ri-or- tral du développement, in «Etudes d'épistémologie
ganizza il suo pensiero in funzione dei vincoli génétique», vol. 33, Paris 1975, tr. it. di G. Di Stefa-
posti dall’esperienza. L’epistemologia, per no, L'equilibrazione delle strutture cognitive: problema
rendere conto di come il pensiero umano è in centrale dello sviluppo, Torino 1981.
grado di produrre la conoscenza scientifica,
deve fare appello non solo alla logica ma an- EPISTEMOLOGIA
Epistemologia giuridica GIURIDICA. – Con la
che alla psicologia per poter affrontarne gli locuzione «epistemologia giuridica» s’intende
aspetti sia formali che empirici. Per Piaget c’è quella disciplina filosofica che assume come
corrispondenza tra la «formazione» psicologi- suo proprio oggetto di riflessione i temi e i
ca e la «formalizzazione» logica. Infatti, il ca- problemi della «conoscenza giuridica», e che
rattere astratto della matematica e della logica dunque si preoccupa di esaminare, in modo
non deriva, come assumono gli empiristi, dal- particolare, la questione se, ed eventualmente
le caratteristiche fisiche degli oggetti per entro quali limiti, sia possibile attribuire, quan-
astrazione, ma dalle stesse azioni compiute di- tomeno in parte, una «valenza conoscitiva» al-
rettamente sugli oggetti e dalle operazioni le svariate attività poste in essere dai teorici
quando tali azioni sono eseguite solo mental- del diritto, dai giuristi e dagli operatori all’in-
mente. Le caratteristiche fisiche degli oggetti terno di un campo di esperienza giuridica o di
danno luogo alla conoscenza fisica, sperimen- più campi tra loro omogenei. L’epistemologia
tale o empirica per un processo di «astrazione giuridica può avere una funzione ricostruttiva,
semplice», come quando il bambino compie qualora il suo compito sia quello di esaminare
azioni singole sugli oggetti, per esempio li sol- concretamente gli eventuali profili conoscitivi
leva o li afferra e, così, ne conosce il peso o la di determinate attività giuridiche, svolte all’in-
forma. Le azioni coordinate compiute dal terno di uno specifico contesto istituzionale.
bambino sugli oggetti danno luogo al caratte- In questo senso l’intende Norberto Bobbio
re astratto della conoscenza matematica e lo- quando ricostruisce il lavoro di analisi del lin-
gica per un processo di «astrazione rifletten- guaggio del legislatore svolto dai giuristi. Ov-
te». Le azioni, infatti possono essere organiz- vero può avere una funzione prescrittiva, qualo-
zate in diversi modi: in coordinazioni additive, ra si proponga il compito di suggerire agli stu-
sequenziali, in corrispondenza l’una all’altra diosi come dovrebbero comportarsi se volesse-
ecc. I tipi di coordinazione tra le azioni che i ro per davvero produrre conoscenze sul diritto.
bambini compiono sugli oggetti hanno un pa- In questo senso l’intende Alf Ross quando pre-
rallelo nelle strutture logiche e stanno alla ba- scrive ai giuristi l’adozione del principio di ve-
se delle strutture logiche che successivamente rificazione.
si svilupperanno grazie al processo di «astra- La soluzione da dare alla questione della «va-
zione riflettente», che ne comporta una riorga- lenza conoscitiva» delle attività di cui sopra di-
nizzazione sul piano del pensiero. In questa pende in modo rilevante dall’immagine di co-
3461
VOLUMIfilosofia.book Page 3462 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia naturalizzata ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

noscenza che viene presupposta sullo sfondo, comportamento previsto della regola, da parte
più o meno esplicitamente. Ebbene, sin dal dei rule followers, sia una condizione necessaria
sorgere della scienza giuridica moderna, agli per l’esistenza della regola stessa.
inizi del sec. XIX, gli studiosi del diritto hanno V. Villa
sempre cercato di utilizzare le immagini di co- BIBL.: N. BOBBIO, Teoria della scienza giuridica, Torino
noscenza prevalenti all’interno del loro conte- 1950; A. ROSS, On Law and Justice, London 1958, tr.
sto storico-culturale. Talvolta questi tentativi it. di G. Gavazzi, Diritto e giustizia, Torino 1990
vengono posti in essere all’interno di conce- (1965); V. VILLA, Teorie della scienza giuridica e teorie
zioni monistiche della conoscenza, per le quali delle scienze naturali. Modelli e analogie, Milano 1984;
esiste un solo tipo di conoscenza scientifica, H.L.A. HART, The Concept of Law, with a Postscript, ed.
quella delle scienze naturali, e un solo tipo di a cura di P.A. Bulloch - J. Raz, Oxford 19942 (1961),
tr. it. di M. Cattaneo, Il concetto di diritto, Torino
metodo, quello empirico (è il caso, ad esem-
2002.
pio, del positivismo filosofico ottocentesco, e
del neopositivismo novecentesco); altre volte ➨ NORMATIVISMO; SCIENZA GIURIDICA.
questi tentativi sono esperiti sulla base di con-
cezioni dualistiche, per le quali la scienza giuri- EPISTEMOLOGIA NATURALIZZATA. – Il
Epistemologia naturalizzata
dica fa parte di un gruppo di scienze variamen- naturalismo epistemologico si oppone al si-
te configurato (ad es., scienze dello spirito, scien- stema tradizionale di fare epistemologia. I
ze storiche, scienze comprendenti, scienze umane), suoi sostenitori di punta, Quine e Goldman,
ma che comunque viene considerato come ir- propongono due diversi modi di attuare la na-
riducibile alle scienze naturali, per profili so- turalizzazione, il primo radicale, il secondo
stanziali e/o metodologici. In entrambi i ver- moderato. Il progetto radicale non riesce a
santi, tuttavia, il problema viene quasi sempre presentare una vera e propria epistemologia,
affrontato sulla base del presupposto della mentre è possibile che il progetto moderato
identità fra «conoscenza» e «scienza» (di qua- non sia ancora in grado di proporre una since-
lunque tipo di scienza si tratti). Raramente, in ra naturalizzazione. Se a ogni modo occorre
ogni caso, questi tentativi conseguono risulta- naturalizzare l’epistemologia, l’unica mossa
ti soddisfacenti, per la ragione principale che il possibile è verso una soluzione moderata:
diritto è un «oggetto» dotato di una sua radi- questo a meno di non falsare il significato tra-
cale peculiarità, che fa contestualmente parte dizionale del termine «epistemologia».
sia del mondo della natura che del mondo del- SOMMARIO: I. Naturalismo versus anti-naturali-
la cultura, e che in più possiede la singolare smo. - II. Epistemologia quineana versus epi-
caratteristica della «normatività». stemologia goldmaniana. - III. Quale episte-
Oggi, tuttavia, la crisi delle concezioni neopo- mologia naturalizzata?
sitivistiche consente di affrontare su basi di- I. NATURALISMO VERSUS ANTI-NATURALISMO. – Con-
verse il problema in questione, cioè all’interno siderata il programma naturalista più svilup-
di un contesto epistemologico che rifiuta pato, l’epistemologia naturalizzata, o teoria
l’equazione «conoscenza = scienza» e che ade- naturalizzata della conoscenza, intende riget-
risce sino in fondo alla tesi del pluralismo me- tare tutte le prerogative della tradizione non
todologico (metodi diversi per campi di indagi- naturalista (atteggiamento radicale) o riveder-
ne diversi). In tale tipo di situazione il proble- ne alcuni assunti (atteggiamento moderato).
ma non è più quello di assegnare «patenti di Questa tradizione cerca di rispondere allo
scientificità», ma di accertare a quali afferma- scetticismo, di definire che cos’è la conoscen-
zioni dei giuristi, degli operatori, ma anche dei za, di analizzare la nozione di giustificazione e
membri «laici» della comunità, possa essere di stabilire le fonti conoscitive. Il concetto di
attribuito lo status di acquisizioni conoscitive, in giustificazione è un concetto chiave dell’epi-
grado, cioè, di veicolare informazioni sul diritto. stemologia tradizionale, che le diverse teorie
Da questo punto di vista, anche la conoscenza di (fondazionalismo, coerentismo, fondecoeren-
senso comune può avere un ruolo importante, tismo, evidenzialismo, affidabilismo, funzio-
come è mostrato dall’analisi hartiana del pun- nalismo proprio, contestualismo) definiscono
to di vista interno come requisito necessario per in diversi modi, salvaguardando il fatto che la
l’esistenza di una regola sociale, analisi che giustificazione è una proprietà normativa, o
mostra come la conoscenza del modello di valutativa: quando diciamo che una credenza è
3462
VOLUMIfilosofia.book Page 3463 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia naturalizzata


giustificata, la valutiamo positivamente, quan- ai contributi scientifici. È ovvio che nel proget-
do diciamo che essa è invece ingiustificata, la to radicale, a differenza di quello moderato,
valutiamo negativamente, cosicché l’episte- non sono ammesse questioni, riguardo alla
mologia tradizionale solleva la domanda nor- natura della conoscenza, che non siano affron-
mativa «come dovremmo conseguire le nostre tabili grazie ai metodi scientifici: non vi posso-
credenze affinché risultino giustificate?», e no cioè comparire analisi della conoscenza o
non quella descrittiva «come conseguiamo di analisi della giustificazione, bensì solo descri-
fatto le nostre credenze?». A causa del suo ca- zioni empiriche e spiegazioni scientifiche del
rattere normativo, l’epistemologia si distingue modo in cui formiamo, conserviamo e rigettia-
quindi da tutte quelle imprese il cui carattere mo le nostre credenze.
è eminentemente descrittivo, come, per esem- Sorgono due problemi immediati: uno riguar-
pio, la psicologia e, più in generale, le scienze da l’autonomia dell’epistemologia, l’altro il
cognitive. Questa visione è stata sottoscritta ruolo delle questioni normative. Circa il primo
(più o meno esplicitamente) da diversi filosofi problema, tutti i naturalisti concordano sulla
del passato, come per esempio, Gottfried W. necessità di rigettare la visione tradizionale,
Leibniz, Immanuel Kant, Gottlob Frege, Lud- stando alla quale l’epistemologia deve essere
wig Wittgenstein, per raggiungere uno dei suoi integralmente separata dalla scienza. Resta
apici in Hans Reichenbach che dichiara: «L’epi- però da capire quale grado di autonomia può
stemologia non concerne il processo del pen- venire ancora assegnato all’epistemologia; su
sare nel suo svolgimento effettivo; questo questo Quine è drastico: «La vecchia episte-
compito è interamente affidato alla psicologia. mologia aspirava a contenere, in un certo sen-
Ciò che l’epistemologia fa è costruire i processi so, la scienza naturale; la voleva costruire in
del pensiero nel modo in cui essi devono svol- qualche modo a partire dai dati sensoriali.
gersi» (H. Reichenbach, Experience and Predic- L’epistemologia del nuovo scenario, viceversa,
tion. An Analysis of the Foundations and the è contenuta nella scienza naturale come un ca-
Structure of Knowledge, Chicago 1938, p. 5). pitolo della psicologia» (cfr. Epistemology Nat-
Alla tradizione antinaturalista si oppongono uralized, in Ontological Relativity and Other Es-
molteplici progetti naturalistici. I più noti e di- says, New York 1969, tr. it. di M. Leonelli, Epi-
battuti si devono rispettivamente a Willard stemologia Naturalizzata, in La relatività ontolo-
v.O. Quine e ad Alvin I. Goldman, che giungo- gica e altri saggi, Roma 1986, p. 106). Ci si deve
no alla naturalizzazione percorrendo due di- allora arrendere alla psicologia, rinunciare a
verse vie. Quine constata la morte di un pro- giustificare le affermazioni scientifiche, e limi-
getto epistemologico (del fondazionalismo tarsi a comprendere la scienza come istituzio-
forte), ed evita quindi di proporre una qualsia- ne o processo nel mondo e, in particolare, a
si teoria della conoscenza, incitandoci ad ab- comprendere le relazioni tra l’osservazione e
bandonare l’epistemologia in favore delle de- la teoria scientifica. A tal fine possiamo «usare
scrizioni della psicologia; Goldman sviluppa qualunque informazione disponibile, inclusa
invece teorie normative della conoscenza (la quella fornita dalla scienza stessa il cui legame
teoria causale e quella affidabilista), ma so- con l’osservazione stiamo cercando di com-
stiene che lo studio delle questioni relative al- prendere» (cfr. ibi, Epistemology Naturalized, tr.
le cause e all’affidabilità vanno affidate alle cit., p. 100). Questa prospettiva, che nega
scienze cognitive. Per naturalizzare l’episte- all’epistemologia qualsiasi tipo di autonomia,
mologia ci sono così due modi: l’uno radicale, risulta inaccettabile non solo per l’antinatura-
stando al quale tutte le questioni epistemolo- lista, ma anche per il naturalista moderato. La
giche sono rimpiazzabili da quelle scientifiche, ragione principale è in sostanza la seguente: la
e l’altro moderato, stando al quale solo alcune scienza non è in grado di assolvere il compito
questioni epistemologiche sono demandabili di definire le principali nozioni epistemiche;
alle scienze. Nel primo caso l’epistemologia queste, infatti, sono normative e la scienza è
viene rimpiazzata dalla scienza e la sua forza incapace di trattarle. Di conseguenza, il natu-
normativa viene appiattita sulla forza descrit- ralista moderato, come Goldman, ne conclude
tiva della scienza; nel secondo caso, l’episte- che l’epistemologia deve rimanere una disci-
mologia continua a ritenere parte della sua plina con una qualche autonomia: non si trat-
forza normativa, ma viene ristrutturata grazie ta ovviamente di un’autonomia totale, così co-
3463
VOLUMIfilosofia.book Page 3464 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia naturalizzata ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

me vuole l’antinaturalista, ma comunque suf- tando la posizione di Quine con quella di Gol-
ficiente a garantire all’epistemologia compiti dman.
specifici. II. EPISTEMOLOGIA QUINEANA VERSUS EPISTEMOLOGIA
Il problema del ruolo delle questioni normati- GOLDMANIANA. – Proviamo a mettere alla prova
ve è piuttosto serio. Dato che la scienza risulta l’epistemologia quineana su due questioni es-
inadeguata a offrire prescrizioni, il naturalista senziali: lo scetticismo e la giustificazione. Per
radicale può giungere ad affermare che le que- Quine tutti i dubbi scettici sono dubbi scienti-
stioni normative non hanno alcuna importan- fici; devono quindi essere ipotesi empiriche
za. Si tratta però di un’affermazione implausi- trattabili con i soli mezzi scientifici. Quest’i-
bile e soggetta a un’ovvia obiezione da parte dea, tipica di una forma radicale di naturali-
dell’antinaturalista: non vi è alcuna ragione smo epistemologico, è ovviamente insosteni-
valida per abbandonare una sfera concettuale bile. Considerando le ipotesi dello scetticismo
e linguistica che è normativa e che appartiene globale (l’ipotesi del sogno, l’ipotesi del genio
intrinsecamente agli esseri umani. Il naturali- maligno, l’ipotesi del cervello in una vasca),
sta radicale ha allora una prima opzione a sua stando alle quali non possiamo conoscere
disposizione: sostenere che la scienza è in gra- quasi nulla, è palese che non vi sia alcun mo-
do di dirci come dovremmo conseguire le no- do empirico per sapere che non stiamo so-
stre credenze, perché il modo con cui conse- gnando, che non siamo ingannati da un genio
guiamo di fatto le nostre credenze corrisponde maligno, o che non siamo cervelli in una va-
più o meno al modo con cui dovremmo conse- sca: ogni esperimento empirico potrebbe es-
guirle. Tuttavia, diversi studi psicologici, come sere sempre il frutto di un sogno, o di un in-
quelli condotti da Richard Nisbett e Lee Ross, ganno a opera di un genio maligno, o della no-
stra condizione di cervelli in una vasca. L’epi-
dimostrano che i processi cognitivi umani so-
stemologia quineana risulta quindi impotente
no assai carenti e rispettano raramente i prin-
nei confronti dello scetticismo.
cipi normativi della logica deduttiva, della lo-
Venendo alla giustificazione, è ovvio che
gica induttiva e della logica della probabilità.
un’epistemologia radicalmente naturalizzata
Occorre di conseguenza concludere con l’anti-
deve lasciare cadere tale nozione, peculiar-
naturalista che, attraverso questi processi,
mente normativa e del tutto refrattaria a farsi
non possiamo conseguire credenze capaci di
ricondurre entro il quadro descrittivo delle
aspirare allo status di conoscenze. Al naturali-
scienze naturali. E non è lecito obiettare che
sta radicale rimane una seconda opzione: ap- Quine sta proponendo comunque una teoria
pellarsi all’epistemologia evoluzionistica (lo della giustificazione nel momento in cui affer-
ha fatto lo stesso Quine) per sostenere che i ma che, al fine di modificare una credenza
principi attraverso cui occorre valutare le no- piuttosto che un’altra alla luce di una certa
stre credenze sono quelli privilegiati dalla se- esperienza contraria, siamo guidati da due
lezione naturale, in quanto principi adatti alla considerazioni: il conservatorismo e il deside-
sopravvivenza della specie migliore. Anche rio di massimizzare la semplicità del nostro si-
quest’opzione presenta problemi: per esem- stema globale di credenze. Queste considera-
pio, dato che c’è una considerevole evidenza a zioni non sono infatti normative, ma semplice-
supporto del fatto che alcuni casi paradigma- mente descrittive, poiché si limitano a spiega-
tici di irrazionalità costituiscono comporta- re il meccanismo causale grazie al quale modi-
menti adattivi, l’antinaturalista rileva opportu- fichiamo una credenza piuttosto che un’altra.
namente che non si possono privilegiare prin- Il punto è che non sono lecite considerazioni
cipi sottesi all’irrazionalità, in luogo di principi normative in un’epistemologia ridotta a capi-
sottesi alla razionalità, perché i principi sotte- tolo di una psicologia che è alla sola ricerca
si all’irrazionalità non sono affatto in grado di del meccanismo causale della nostra cono-
condurci alla conoscenza. scenza del mondo esterno: quando l’episte-
Abbiamo visto alcune delle difficoltà cui va in- mologo «liberato» finisce con l’essere uno psi-
contro la naturalizzazione radicale dell’episte- cologo empirico, termina anche il compito
mologia. Esse sono ben più ardue rispetto a normativo dell’epistemologia.
quelle della naturalizzazione moderata, così Ma perché l’epistemologia deve essere rim-
come diventerà palese qui di seguito confron- piazzata dalla psicologia? Secondo Quine, per-
3464
VOLUMIfilosofia.book Page 3465 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia naturalizzata


ché è risultato fallimentare il fondazionalismo status epistemico di questa teoria in modo non
di stampo cartesiano, sia nella sua versione circolare. Per valutare le pretese conoscitive
razionalista, quando applicato alla nostra co- della scienza senza pagare lo scotto della cir-
noscenza matematica, sia nella sua versione colarità, non possiamo infatti avvalerci della
empirista, quando applicato alla nostra cono- scienza stessa: dobbiamo ricorrere all’episte-
scenza del mondo esterno. Occorre però rile- mologia. Dato però che in un’ottica radicale
vare che il fondazionalismo non può dirsi tout l’epistemologia viene rimpiazzata dalla scien-
court un programma sepolto: se Quine ha ra- za, Quine è costretto a decretare inutili gli
gione a sostenere la disfatta del fondazionali- scrupoli nei confronti della circolarità, e di
smo alla ricerca della certezza cartesiana, non conseguenza a sottostimare la questione dello
ha invece ragione nel pretendere che ogni tipo status epistemico della scienza. Nessuna ra-
di fondazionalismo sia giunto a un punto mor- gione cogente ci obbliga a seguirlo su questa
to. Il fondazionalismo contemporaneo, infatti, strada: non è infatti lecito sostenere né che
pur rinunciando alla ricerca della certezza, l’epistemologia tradizionale è fallimentare né
continua a mantenere saldi i suoi principi: le che il rifiuto del trascendentalismo comporti
credenze sono o di base o derivate da queste di necessità la naturalizzazione radicale dell’e-
in modo inferenziale. Inoltre, anche se ogni pistemologia.
forma di fondazionalismo fosse insostenibile, La strategia di Goldman è differente. Prende
possiamo sempre appellarci ad altre teorie avvio dalla constatazione che, per il problema
della giustificazione per fare valere un tipo di sollevato da Edmund L. Gettier, la credenza
epistemologia normativa che non può essere vera e giustificata è necessaria, ma non suffi-
appiattita sulla descrittività della scienza. ciente per la conoscenza. In risposta al proble-
Rispetto al progetto cartesiano, la proposta ma, Goldman (cfr. A Causal Theory of Knowing,
quineana intende opporsi anche all’epistemo- in «The Journal of Philosophy», 64, 1967, pp.
logia intesa come filosofia prima. Per il natura- 357-372) propone la seguente analisi causale:
lismo, è all’interno della scienza stessa, e non il soggetto cognitivo S sa che la proposizione
in qualche filosofia prima, che la realtà può e p è vera se e solo se:
deve essere identificata e descritta, perché
(1) p è vera,
non esiste nessun esilio cosmico né nessun
(2) S crede che p,
punto privilegiato al di fuori del nostro sche-
(3) la credenza di S in p è giustificata, e
ma concettuale, da cui trascendere al fine di
valutare la scienza da un’ottica ontologica (4) il fatto p è causalmente connesso in un mo-
neutrale. Il rifiuto della filosofia prima si deve do «appropriato» con la credenza di S in p.
quindi al rifiuto del trascendentalismo. Quest’analisi considera il soggetto cognitivo
Occorre tuttavia precisare che, a differenza di come un sistema fisico in un’interazione cau-
quanto vuole Quine, non esiste un solo tipo di sale con l’ambiente e risulta carente sotto più
trascendentalismo. Se è infatti impossibile di un profilo. Lo stesso Goldman è convinto
trascendere tutti gli schemi concettuali, non è che essa debba essere rivista e, comunque, in-
altrettanto impossibile trascendere qualche tegrata con la seguente condizione: «Una cre-
schema concettuale particolare per adottarne, denza vera non è conoscenza se vi sono situa-
magari provvisoriamente, qualche altro. Ne zioni alternative rilevanti in cui la proposizione p
consegue che l’assenza di un esilio cosmico sarebbe falsa, ma il processo impiegato cause-
non impedisce di indagare lo status epistemi- rebbe in ogni caso in S la credenza che p. Se vi
co della scienza da un punto di vista non sono tali alternative rilevanti, allora il proces-
scientifico. In termini più espliciti, se non si so utilizzato non può discriminare tra loro e la
avanza l’assurda pretesa che tutti i nostri sche- verità di p; così S non sa» (cfr. Epistemology and
mi concettuali siano rappresentati dalla no- Cognition, Cambridge [Massachusetts] 1986, p.
stra attuale teoria scientifica, allora, anche se 46). Una più ampia revisione dell’analisi cau-
ci è impossibile trascendere tutti questi nostri sale ha portato all’analisi affidabilista, che
schemi, possiamo trascendere qualche sche- possiamo esprimere come segue: S sa che p se
ma concettuale particolare, incluso lo schema e solo se:
concettuale particolare della nostra teoria (1) p è vera,
scientifica attuale, al fine di poter indagare lo (2) S crede che p,
3465
VOLUMIfilosofia.book Page 3466 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia naturalizzata ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

(3) la credenza di S in p è il risultato (causale) epistemologico tradizionale: nega il carattere


di un processo cognitivo generalmente affida- normativo dell’epistemologia; non presenta
bile di formazione della credenza, e non solo condizioni necessarie e sufficienti per la cono-
di uno che è (controfattualmente) affidabile scenza; non conferisce alcun ruolo al concetto
per il caso in questione, e di giustificazione; riduce i dubbi scettici a dub-
(4) la credenza di S in p è giustificata, e ciò vale bi scientifici. Ne dobbiamo concludere che la
se e solo se essa è frutto di un processo cogni- proposta radicale di naturalizzazione può for-
tivo affidabile, ovvero di un processo che pro- se rappresentare un’impresa scientifica, ma
duce molte credenze vere. non può considerarsi un’impresa epistemolo-
È ovvio che, a differenza di Quine, Goldman si gica. L’approccio moderato di Goldman si
pone il compito di proporre condizioni neces- esplicita invece in una teoria affidabilista che
sarie e sufficienti per la conoscenza e per la presenta tutte le caratteristiche di una vera e
giustificazione, grazie a un’analisi filosofica propria epistemologia: non si rinuncia alla
che rispetta la tradizione normativa. Al con- normatività, si definiscono la conoscenza e la
tempo, l’analisi non disdegna un approccio giustificazione, si presenta un tentativo di re-
naturalistico moderato, stando al quale occor- plicare filosoficamente allo scetticismo. Rima-
re connettere l’epistemologia alla psicologia: ne però da capire se la proposta goldmaniana,
la prima ci dice che, al fine di conoscere o di oltre a una vera epistemologia, rappresenti an-
avere credenze giustificate, dobbiamo possedere che una vera naturalizzazione. Ammettere la
processi cognitivi affidabili, mentre la seconda normatività e la giustificazione può infatti
deve stabilire se noi esseri umani possediamo di comportare ammettere qualcosa di pretta-
fatto tali processi. mente sovrannaturale, il che è incompatibile
Veniamo ora alla questione dello scetticismo. con un’ottica sinceramente naturalistica. A
Secondo Goldman, si può replicare alle varie una prima occhiata, la normatività sembra so-
ipotesi sostenendo che possiamo sapere, per pravvenire su, o dipendere, dalla non normati-
es., che vi è una tastiera di un computer di vità, nel senso che pare essere uno standard
fronte a noi perché non dobbiamo discrimina- fattuale – lo standard dell’affidabilità – a de-
re tra questo stato di cose e la possibilità di terminare la giustificazione. Un’indagine accu-
stare sognando, o di venire ingannati da un ge- rata conduce allora a chiedere se lo standard
nio maligno o di essere un cervello in una va- dell’affidabilità sia completamente fattuale.
sca: queste possibilità alternative non sono Dato che un processo è considerato affidabile
infatti alternative rilevanti. Occorre, però, nota- se è in grado di produrre molte credenze vere,
re che al momento non esiste una buona teo- occorre pronunciarsi sulla natura della pro-
ria della rilevanza e Goldman stesso ammette prietà dell’essere vero. Secondo alcuni, la pro-
di non averne una. Ci troviamo, allora, di fron- prietà dell’essere vero non è una proprietà fat-
te a una soluzione che, per quanto non funzio- tuale, non è un argomento di nessuna corrente
ni – in mancanza di una teoria della rilevanza, o prospettiva della scienza empirica; quindi,
non disponiamo di alcuna valida ragione per l’impiego primitivo di un predicato di verità
decretare che le ipotesi scettiche non sono al- squalificherebbe l’affidabilismo quale propo-
ternative rilevanti –, si propone come una ri- sta naturalistica. Secondo altri, invece, la pro-
sposta filosofica: infatti, il problema dello prietà dell’essere vero non presenta alcuna
scetticismo vi viene trattato come un’ipotesi delle caratteristiche di una proprietà normati-
filosofica, e non, al modo di Quine, come va (per esempio, dire che una proposizione è
un’ipotesi empirica. Se fosse valida, in quanto vera non implica affermare ciò che deve esse-
risposta filosofica garantirebbe però a noi es- re, ma soltanto ciò che è) e, di conseguenza,
seri umani la possibilità teorica di conoscere, dobbiamo riconoscere che è una proprietà fat-
mentre toccherebbe poi alle scienze cognitive tuale; in quest’ottica l’affidabilismo riesce a
stabilire se disponiamo anche della possibilità presentare una sincera naturalizzazione dell’e-
empirica – effettiva – di conoscere: a queste pistemologia.
scienze viene infatti delegato il compito di inda- Abbiamo affrontato due soluzioni: quella radi-
gare l’affidabilità dei nostri processi cognitivi. cale di Quine, che pur essendo naturalistica,
III. QUALE EPISTEMOLOGIA NATURALIZZATA? – L’epi- non costituisce una proposta epistemologica,
stemologia quineana rifiuta tutto l’impianto e quella di Goldman che è epistemologica e
3466
VOLUMIfilosofia.book Page 3467 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia pedagogica


che può risultare pienamente naturalistica. nalismo o il coerentismo e al loro antinatura-
Abbiamo così compreso la direzione da im- lismo, il che pone qualche difficoltà all’affida-
boccare se desideriamo naturalizzare l’episte- bilismo se vogliamo che esso si presenti come
mologia: essa non può che essere moderata. un’epistemologia naturalizzata.
Solo la naturalizzazione moderata presenta in- N. Vassallo
fatti la capacità di salvaguardare la normativi- BIBL.: W.V.O. QUINE, From a Logical Point of View,
tà dell’impresa epistemologica, normatività Cambridge (Massachussets) 1953, trad. it. di E. Mi-
necessaria per ottenere una vera e propria epi- stretta, Il problema del significato, Roma 1966; W.V.O.
stemologia, e non una mera impresa scientifi- QUINE, The Nature of Natural Knowledge, in S. GUT-
ca che, per quanto forse legittima, non può TENPLAN (a cura di), Mind and Language, Oxford

dirsi epistemologica. Dovremmo altrimenti at- 1975; R. NISBETT - L. ROSS, Human Inference: Strate-
gies and Shortcomings of Social Judgment, Englewood
tribuire a «epistemologia» un significato com-
Cliffs (New Jersey) 1980, tr. it. di M.T. Fenoglio, L’in-
pletamente diverso da quello tradizionale. Ri- ferenza umana. Strategie e lacune del giudizio sociale,
mane però ancora da confrontare la proposta Bologna 1989; W.V.O. QUINE, Pursuit of Truth, Cam-
moderata con proposte di tipo antinaturalisti- bridge (Massachusetts) 1990; D. PAPINEAU, Philo-
co: vediamo brevemente perché. sophical Naturalism, Oxford 1993; H. KORNBLITH (a
La maggior parte degli antinaturalisti sposa cura di), Naturalizing Epistemology, Cambridge
una teoria della giustificazione fondazionali- (Massachusetts) 19942; P. ENGEL, Philosophie et
sta o coerentista e si dichiara internista, men- psychologie, Paris 1996, tr. it. di E. Paganini, Filosofia
tre la maggior parte dei naturalisti moderati e psicologia, Torino 2000; N. VASSALLO, La naturalizza-
sposa l’affidabilismo e si dichiara esternista. zione dell’epistemologia. Contro una soluzione quinea-
Per gli internisti, il soggetto cognitivo deve es- na, Milano 1997; A. PAGNINI, Il naturalismo in episte-
sere capace di determinare se le sue credenze mologia, in E. AGAZZI - N. VASSALLO (a cura di), Intro-
duzione al naturalismo filosofico contemporaneo, Mila-
sono giustificate e, quindi, le giustificazioni
no 1998; N. VASSALLO, Teorie della conoscenza filosofico-
devono essere in suo possesso. Per gli esterni- naturalistiche, Milano 1999; H. KORNBLITH (a cura di),
sti, invece, l’affidabilità dei processi cognitivi Epistemology: Internalism and Externalism, Oxford
dipende, in parte, dalle condizioni dell’am- 2001; A.I. GOLDMAN, The Sciences and Epistemology, in
biente in cui tali processi si trovano a operare, P.K. MOSER (a cura di), The Oxford Handbook of Epi-
e da ciò consegue che la giustificazione è que- stemology, Oxford 2002, pp. 144-176; L. BONJOUR - E.
stione della giusta combinazione dei processi SOSA, Epistemic Justification. Internalism vs. Externa-
con l’ambiente esterno. lism. Foundations vs. Virtues, Oxford 2003; N. VASSAL-
Tra gli internisti e antinaturalisti più convinti LO, Teoria della conoscenza, Roma-Bari 2003.
c’è Laurence Bonjour, stando al quale la giu- ➨ CONOSCENZA, TEORIA DELLA; GIUSTIFICAZIONE, TE-
stificazione deriva dalla consapevolezza del ORIA DELLA; NATURALISMO FILOSOFICO.
soggetto e da una serie di ragionamenti con-
dotti a priori, cosicché le giustificazioni a favo- EPISTEMOLOGIA
Epistemologia pedagogicaPEDAGOGICA (peda-
re delle credenze sono possibili, in quanto in- gogic epistemology; pädagogische Epistemologie;
ternamente accessibili al soggetto cognitivo. épistémologie pédagogique; epistemología pedagó-
Bonjour si mostra molto critico nei confronti gica). – Designa una modalità di riflessione cri-
degli esternisti: se il soggetto cognitivo non tica, problematica e metateorica propria della
possiede giustificazioni interne a favore delle pedagogia generale, finalizzata a dare rigore al-
proprie credenze, allora, almeno per quanto lo statuto scientifico di questo sapere. Il termi-
può dire il soggetto, le giustificazioni sono ar- ne «epistemologia» deriva dalle parole greche
bitrarie, ed è implausibile accettare giustifica- epistéme e lógos, significanti, rispettivamente,
zioni arbitrarie per conseguire l’obiettivo epi- «sapere» e «discorso», ma anche «pensiero».
stemico della verità. Di fronte a quest’obiezio- SOMMARIO: I. Il delinearsi del problema episte-
ne, l’esternista può vedersi costretto ad am- mologico in pedagogia. - II. L’identità dell’epi-
mettere che l’affibabilità dei processi cogniti- stemologia pedagogica - III. Le questioni aper-
vi, pur necessaria, è insufficiente ai fini della te del dibattito epistemologico in pedagogia
giustificazione e, quindi, ad accettare la richie- negli ultimi decenni.
sta dell’accessibilità interna. La mossa, però, I. IL DELINEARSI DEL PROBLEMA EPISTEMOLOGICO IN
rappresenta una concessione non solo all’in- PEDAGOGIA. – La riflessione epistemologica in
ternismo, ma anche a teorie come il fondazio- pedagogia inizia a profilarsi con chiarezza in-
3467
VOLUMIfilosofia.book Page 3468 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia pedagogica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

torno alla seconda metà degli anni sessanta e blicato sulle pagine della rivista fiorentina
i primi anni settanta del Novecento, quando «Scuola e città» (7, 1986, pp. 273-286). Anche
accanto a una rinnovata attenzione per l’edu- in Germania, in Francia, Inghilterra e Spagna il
cazione e la formazione si affianca il bisogno problema epistemologico della pedagogia
di riorganizzare e reinterpretare la struttura co- prende forma attraverso una rilettura critica
noscitiva della pedagogia in modo più rigoro- della struttura euristica, logica, contenutistica
so. Già nel 1806, Johann Friedrich Herbart po- e linguistica di questo sapere. Logic and Lan-
neva, nella sua Allgemeine Pädagogik aus dem guage of Education (New York 1966, tr. it. di N.
Zweck der Erziehung abgeleitet (Göttingen 1806, Ponzanelli, Logica e linguaggio della pedagogia,
tr.it. di I. Volpicelli, Pedagogia generale derivata Brescia 1975) di George Kneller, The Logic of
dal fine dell’educazione, Firenze 1997), la que- Education (London 1970) di Richard Stanley
stione relativa a una fondazione scientifica Peters, Metatheorie der Erziehung (München
della pedagogia, ma quella teorizzazione, 1978, tr. it di L. Pusci, Metateoria dell’educazione,
nell’edificare la scientificità della pedagogia Roma 1980) di Wolfgang Brezinka e Introduc-
sulla base della scienza psicologica, non resti- tion aux sciences des l’éducation (Paris 1985, tr. it.
tuiva ancora una nitida consapevolezza episte- di B. Schettini, Introduzione alle scienze dell’edu-
mologica né la specificità del discorso peda- cazione, Roma-Bari 1989) a cura di Gaston Mia-
gogico. Anche Giovanni Gentile ha affrontato, laret sono alcuni dei volumi che, insieme ai la-
in Del concetto scientifico della pedagogia (in vori firmati da autori come Winfried Böhm,
«Rendiconti della Reale Accademia dei Lin- Maurice Debesse, Niklas Luhmann, Olivier Re-
cei», 9, 1900) e, poi, in Sommario di pedagogia boul, Israel Scheffler attestano la presenza di
come scienza filosofica (Firenze 1912), il proble- una riflessione di matrice epistemologica nel-
ma inerente la scientificità della pedagogia, la pedagogia europea.
ma solo per decretare la subordinazione della L’incremento in pedagogia di studi a sfondo
pedagogia al sapere filosofico. Bisogna, così, critico-epistemologico si fa testimone di un
attendere la fine degli anni sessanta del Nove- preciso bisogno gnoseologico: la pedagogia,
cento affinché la questione epistemologica in affinché possa essere riconosciuta in quanto
pedagogia cominci a profilarsi con maggior ni- scienza, abbisogna di uno statuto epistemolo-
tore, per poi fiorire durante gli anni settanta e gico capace di formalizzare e sistematizzare il
ottanta. In questo periodo, in Italia, i nomi di suo discorso alla luce di criteriologie di ricerca
Aldo Agazzi, Giovanni Maria Bertin, Sergio De e paradigmi euristici più rigorosi.
Giacinto, Giuseppe Flores d’Arcais, Alberto II. L’IDENTITÀ DELL’EPISTEMOLOGIA PEDAGOGICA. –
Granese, Mauro Laeng, Raffaele Laporta, Car- Oltre ad essere una scienza pedagogica, l’epi-
mela Metalli di Lallo, Aldo Visalberghi si se- stemologia pedagogica si configura quale me-
gnalano come alcune delle voci pedagogiche tateoria della conoscenza propria della peda-
impegnate a rielaborare e a costruire lo statu- gogia generale, nonché quale filosofia del suo
to epistemologico della pedagogia in quanto essere. Finalizzata a costruire un’architettura
scienza. In particolare, Analisi del discorso peda- scientifica rigorosa della pedagogia, l’episte-
gogico (Padova 1966), di Carmela Metalli di mologia pedagogica non è tuttavia una moda-
Lallo, e Filosofia analitica e problemi educativi lità di pensiero in grado di elaborare risposte
(Firenze 1968), di Alberto Granese, emergono «certe» agli interrogativi che animano la peda-
quali testi di rilievo problematico ed episte- gogia stessa. Ciò in quanto l’epistemologia
mologico. Tra la fine degli anni settanta e i pri- pedagogica riflette la natura anfibolica e polie-
mi anni ottanta, si sviluppa, sia in Italia che in drica della pedagogia: sapere deputato a stu-
Europa, un ampio numero di ricerche a sfondo diare il problema della formazione e dell’edu-
epistemologico. In Italia ne sono interpreti, tra cazione dell’uomo.
gli altri, Giuseppe Acone, Piero Bertolini, Fran- L’epistemologia pedagogica prende forma
co Cambi, Riccardo Massa. Questi ultimi – in- all’interno della riflessione pedagogica, allor-
sieme ad altri studiosi di area pedagogica – ché questo sapere assume consapevolezza cri-
prenderanno parte al dibattito apertosi con la tico-problematica delle proprie logiche, dei
pubblicazione, nel 1986, del cosiddetto «docu- propri contenuti e dei propri linguaggi, nonché
mento Granese-Bertin», intitolato Che cos’è la quando si interroga sui livelli della conoscen-
pedagogia? Un dibattito tra studiosi italiani, pub- za – prassi, teoria, metateoria e teoresi – che la
3468
VOLUMIfilosofia.book Page 3469 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia pedagogica


strutturano e la contraddistinguono. Essa, gica sospinge la riflessione pedagogica sino
inoltre, compie un’indagine metariflessiva sui alla dimensione poietica, nella quale le cono-
paradigmi della ricerca pedagogica, sulle me- scenze non vengono dedotte, bensì create.
todologie conoscitive, sulle teleologie e le Proprio in quest’ultimo significato, l’episte-
axiologie che orientano l’agire educativo e for- mologia pedagogica contribuisce a far sì che la
mativo all’interno delle prassi. Pur essendo pedagogia possa essere un «laboratorio eide-
una riflessione deputata a regolare e a forma- tico» (cfr. M. Gennari - A. Kaiser, Prolegomeni
lizzare la ricerca pedagogica, l’epistemologia alla pedagogia generale, Milano 2000) capace di
pedagogica non cristallizza la pedagogia entro generare fertili mappe euristiche. Riflettendo
criteri gnoseologici rigidi, bensì apre i confini sul «congegno» della pedagogia (cfr. F. Cambi,
di questa scienza all’incontro con altri saperi, Il congegno del discorso pedagogico. Metateoria er-
preservandone l’identità e la specificità specu- meneutica e modernità, Bologna 1986), l’episte-
lativa. Così, uno dei compiti dell’epistemolo- mologia pedagogica sospinge il discorso pe-
gia pedagogica coincide con il governare le lo- dagogico verso l’acquisizione di una proble-
giche interdisciplinari, intradisciplinari e tran- maticità speculativa e di una criticità euristica
sdisciplinari che collocano la pedagogia all’in- che forniscono alla pedagogia il rigore di
terno di un panorama scientifico dove il dialo- scienza.
go con altri saperi si rivela essere decisivo. III. LE QUESTIONI APERTE DEL DIBATTITO EPISTEMOLO-
In quanto pensiero erotematico – cioè volto a GICO IN PEDAGOGIA NEGLI ULTIMI DECENNI. – Gli ulti-
elaborare domande – l’epistemologia pedago- mi decenni del Novecento vedono la pedago-
gica pone la pedagogia di fronte a interrogativi gia impegnata a ridefinire il proprio statuto di
fondamentali, interpretando i quali la scienza scienza. La progressiva presa di coscienza del-
generale della formazione e dell’educazione la poliedrica problematicità che innerva la pe-
dell’uomo ha la possibilità di pervenire a una dagogia generale ha sospinto le voci più accre-
più chiara enucleazione del proprio discorso. ditate del panorama pedagogico contempora-
Compito precipuo della riflessione epistemo- neo a interrogarsi su aspetti fondamentali di
logica in pedagogia è porre tale scienza di questo sapere, dando forma a un articolato di-
fronte a se stessa, elaborando e dando forma a battito pedagogico-epistemologico tutt’ora in
interrogativi capaci di portare in emersione la corso. All’interno di tale dibattito, sono rico-
problematicità che anima questo sapere. Tra noscibili alcune prospettive di ricerca, rispetto
le domande a cui l’epistemologia pedagogica alle quali, tuttavia, gli studiosi di pedagogia
dà voce si segnalano: «quale significato assu- non sempre mostrano pareri concordanti. Tra
me, per la pedagogia, il termine scienza?», le questioni che animano la controversia epi-
«quando la pedagogia può essere definita stemologica in pedagogia si segnalano: a) la
scienza?», «quali sono le logiche che struttura- presa di coscienza delle interconnessioni fra
no la ricerca pedagogica?», «come si rapporta epistemologia pedagogica ed epistemologia
la pedagogia ai propri oggetti di studio?», generale; b) il riconoscimento di una struttura
«quale fondamento hanno le teorie pedagogi- sia teorica che pratica della scienza pedagogia;
che?», «come avviene la morte di una teoria?», c) una rilettura del rapporto storico tra peda-
«come conosce la pedagogia?», «le dimensio- gogia e filosofia alla luce di più solide cono-
ni conoscitive della prassi, della teoria, della scenze epistemologiche; d) il rilievo del para-
metateoria e della teoresi, come si relazionano digma ermeneutico in pedagogia e il ruolo del
fra loro?», «che rapporto sussiste tra teoria pe- metodo empirico-sperimentale; e) l’analisi
dagogica e prassi educative?», «in quale oriz- delle forme della conoscenza pedagogica:
zonte si radicano i princìpi che orientano il sa- prassi, teoria, metateoria e teoresi; f) il rappor-
pere pedagogico?», «quali sono le teorie delle tarsi della pedagogia con le scienze dell’edu-
idee, le teorie della conoscenza e le teorie del- cazione, le scienze pedagogiche e le scienze
la cultura che sostanziano la pedagogia?». Nel della formazione, quindi il problema dell’in-
formulare interrogativi, l’epistemologia peda- terdisciplinarità, dell’intradisciplinarità e della
gogica pone alla pedagogia il problema della transdisciplinarità; g) la possibilità di ricono-
sua essenza, ossia interroga il sapere pedago- scere legittimità al livello teoretico di riflessio-
gico sulla legittimità e il rigore delle proprie ne in pedagogia; h) la fecondità del dialogo tra
conoscenze. Con ciò, l’epistemologia pedago- pedagogia generale e filosofia dell’educazio-
3469
VOLUMIfilosofia.book Page 3470 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia popperiana ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ne; i) i sensi e i significati dei concetti di «edu- (ma con data di stampa 1935), tr. ingl. The Lo-
cazione» e «formazione»; l) l’identità della fi- gic of Scientific Discovery, London 1959, tr. it. di
gura culturale, deontologica e professionale M. Trinchero, Logica della scoperta scientifica,
del pedagogista. Torino 1970; Conjectures and Refutations. The
Rispetto a tali questioni, in cui viene configu- Growth of Scientific Knowledge, London 1963, tr.
randosi l’identità della pedagogia come scien- it. di G. Pancaldi, Congetture e confutazioni, Bo-
za, gli studiosi non sono ancora pervenuti a logna 1972; Objective Knowledge. An Evolutio-
conclusioni unanimi, e ciò attesta sia come la nary Approach, Oxford 19732 (1972), tr. it. di A.
riflessione epistemologica rappresenti un pro- Rossi, Conoscenza oggettiva: un punto di vista
blema ancora aperto in pedagogia, sia come evoluzionistico, Roma 1975; Postscript to the Lo-
l’epistemologia pedagogica implichi continue gic of Scientific Discovery, vol. I: Realism and the
decostruzioni e ricostruzioni del discorso pe- Aim of Science; vol. II: The Open Universe; vol. III:
dagogico finalizzate a istituire, attraverso un Quantum Theory and the Scism in Physics (in
pensare dialettico, problematico, critico e in- bozze sin dal 1959), London 1982-83, tr. it. a
terpretativo, lo statuto scientifico della peda- cura di W.W. Bartley, Poscritto alla Logica della
gogia. scoperta scientifica, vol I: Il realismo e lo scopo del-
G. Sola la scienza, tr. it. di M. Benzi - S. Mancini; vol. II:
BIBL.: S. DE GIACINTO (a cura di), Epistemologia peda- L’universo aperto: un argomento per l’indetermi-
gogica tedesca contemporanea, Brescia 1974; R. MAS- nismo, tr. it. di R. Festa; vol. III: La teoria dei
SA, La scienza pedagogica. Epistemologia e metodo edu- quanti e lo scisma della fisica, tr. it. di A. Artosi,
cativo, Firenze 1975; AA.VV., Letture di epistemologia Milano 1984; Scienza e filosofia: cinque saggi, ed.
tedesca, Brescia 1986; S. DE GIACINTO (a cura di), Let- it. a cura di M. Trinchero, Torino 1969; Die bei-
ture di epistemologia pedagogica tedesca, Brescia 1986; den Grundprobleme der Erkenntnistheorie, Tü-
A. GRANESE, Al termine di un dibattito, in «Scuola e
bingen 1979, tr. it. di M. Trinchero, I due proble-
città», 4 (1988), pp. 183-190; M. GENNARI, Interpretare
l’educazione. Pedagogia, semiotica e ermeneutica, Bre- mi fondamentali della teoria della conoscenza, Mi-
scia 1992; F. CAMBI, Manuale di filosofia dell’educazio- lano 1987; in collaborazione con J.C. Eccles,
ne, Roma-Bari 2000; F. CAMBI - E. COLICCHI - M. MUZI The Self and Its Brain, Berlin - Heidelberg -
- G. SPADAFORA, Pedagogia generale. Identità, modelli, London - New York 1977, tr. it. di G. Mininni -
problemi, Milano 2001; G. SOLA (a cura di), Epistemo- B. Continenza, L’io e il suo cervello, Roma 1981;
logia pedagogica. Il dibattito contemporaneo in Italia, A World of Propensities, Bristol 1990, tr. it. di A.
Milano 2002. Benini, Un universo di propensioni, Firenze 1991,
➨ DISCORSO PEDAGOGICO; EDUCAZIONE; EPISTEMO- nuova ed. con Introduzione di M. Baldini, Roma
LOGIA; FORMAZIONE; PEDAGOGIA GENERALE; RICER- 1996; Alles Leben est Problemlösen, München
CA PEDAGOGICA; SCIENZA PEDAGOGICA. 1994, tr. it. di D. Antiseri, Tutta la vita è risolvere
problemi, Milano 2001 (1996); Replies to My Cri-
EPISTEMOLOGIA POPPERIANA. – SOM-
Epistemologia popperiana tics, in P.A. Schilpp (a cura di), The Philosophy of
MARIO: I. Opere «epistemologiche». - II. Il «pro- Karl Popper, vol. II, La Salle (Illinois) 1974;
blema di Hume». - III. Il «problema di Kant». - Unended Quest, in P.A. Schilpp (a cura di), The
IV. Problemi logici e metodologici connessi al- Philosophy of Karl Popper, vol. II, La Salle (Illi-
la controllabilità di una teoria. - V. Un unico nois) 1974, tr. it. di D. Antiseri, La ricerca non
metodo per la ricerca scientifica. - VI. Problemi ha fine, Roma 19973 (1977).
logici connessi allo sviluppo della scienza. - II. IL «PROBLEMA DI HUME». – Già nelle prime pa-
VII. La razionalità delle teorie filosofiche. - VIII. gine della Logica della scoperta scientifica Popper
Un’ulteriore difesa del realismo e dell’indeter- faceva presente che, secondo un punto di vista
minismo. - IX. «L’io e il suo cervello»: una po- largamente accettato, le scienze empiriche sa-
sizione antiriduzionistica. - X. Le ragioni della rebbero caratterizzate dal fatto di usare metodi
insostenibilità dello storicismo e dell’olismo. - induttivi – vale a dire inferenze che procedereb-
XI. Individualismo metodologico e autonomia bero da asserzioni singolari ad asserzioni univer-
della sociologia. - XII. L’analisi situazionale. sali. Sennonché, egli osserva, «da un punto di
I. OPERE «EPISTEMOLOGICHE». – Karl R. Popper vista logico, è tutt’altro che ovvio che si sia
(Vienna 1902 - Londra 1994) ha esposto la sua giustificati nell’inferire asserzioni universali da
concezione epistemologica soprattutto nelle asserzioni singolari, per quanto numerose sia-
seguenti opere: Logik der Forschung, Wien 1934 no queste ultime; infatti qualsiasi conclusione
3470
VOLUMIfilosofia.book Page 3471 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia popperiana


tratta in questo modo può sempre rivelarsi fal- tavia, egli respinge la spiegazione psicologica
sa: per quanto numerosi siano i casi di cigni che Hume offre dell’induzione in termini di
bianchi che possiamo aver osservato, ciò non abitudine. Per Hume, la nostra abitudine di
significa la conclusione che tutti i cigni sono credere in leggi è il prodotto della frequente ripe-
bianchi» (Logik der Forschung, Wien 1934 [ma tizione. Le cose, però, stanno ben diversamen-
con data di stampa 1935], tr. it. di M. Trinche- te, ad avviso di Popper, giacché la ripetizione
ro, Logica della scoperta scientifica, Torino 1970, non è che generi una aspettativa consapevole:
pp. 5-6). Per Popper, in breve, la credenza che essa prende piuttosto l’avvio da una credenza
noi facciamo uso dell’induzione è semplice- consapevole. In breve, la soluzione di Hume è
mente un errore, una specie di illusione ottica: errata perché le abitudini non traggono origi-
«L’induzione non esiste, e la concezione oppo- ne dalla ripetizione: «L’abitudine stessa di
sta è un errore bell’e buono» (The Problem of camminare, di parlare, o di mangiare a certe
Induction, in Replies to My Critics, in P.A. ore, ha inizio prima che la ripetizione possa
Schilpp [a cura di], The Philosophy of Karl Pop- svolgervi qualsiasi parte» (ibi, pp. 78-79). Inol-
per, vol. II, La Salle [Illinois] 1974, qui p. 1015). tre, l’idea centrale della dottrina di Hume con-
Nel passato il termine «induzione» è stato siste nella ripetizione, basata sulla similarità o
usato in due accezioni principali: a) induzione somiglianza di cose di una certa specie. Ma
per enumerazione e b) induzione per eliminazione. questo sta a dirci a chiare lettere che, «per ra-
La mancanza di validità dell’induzione per gioni logiche, deve esserci sempre un punto di
enumerazione, dice Popper, è ovvia: «Nessun vista – un sistema di aspettazioni, anticipazioni,
numero di cigni bianchi riesce a stabilire che assunzioni, o interessi – prima che possa darsi
tutti i cigni sono bianchi (o che la probabilità una qualsiasi ripetizione; e questo punto di vi-
di trovare un cigno che non sia bianco è picco- sta, di conseguenza, non può essere semplice-
la). Allo stesso modo, per quanti spettri di ato- mente il risultato della ripetizione» (ibi, p. 81).
mi d’idrogeno osserviamo non potremo mai Legata alla teoria induttivistica è la credenza
stabilire che tutti gli atomi d’idrogeno emetto- che sia possibile partire da delle osservazioni
no spettri dello stesso genere [...]. Dunque pure, incontaminate dalla teoria, che si pre-
l’induzione per enumerazione è fuori causa: senterebbero, dunque, a una mente priva di
non può fondare nulla» (Problemi, scopi e re- pregiudizi. Le osservazioni pure, cioè libere da
sponsabilità della scienza, in Scienza e filosofia: teorie, e la mente come tabula rasa, simile a una
cinque saggi, ed. it. a cura di M. Trinchero, Tori- lavagna vuota o a un foglio bianco sono «miti,
no 1969, qui p. 151). D’altro canto i sostenitori false storie, invenzioni di filosofi». Sbagliano
dell’induzione per eliminazione, come Bacone coloro che pensano che le osservazioni debba-
e Mill, credevano che, eliminando tutte le teo- no precedere le aspettazioni. Idea, questa, che
rie false, si potesse far valere quella vera; ma Popper cerca di illustrare usando i suoi uditori
essi «non si rendevano conto che il numero (o lettori) come cavie: «Il mio esperimento –
delle teorie rivali è sempre infinito, anche se, egli specifica – consiste nel chiedervi di osser-
di regola, in ogni momento particolare possia- vare, qui, e ora. Spero che voi tutti stiate coo-
mo prendere in considerazione un numero fi- perando, e osserviate! Ma temo che qualcuno
nito di teorie» (ibi, pp. 151-152). È per ragioni di voi, invece di osservare, provi il forte impul-
logiche, pertanto, che Popper dichiara fuori so a chiedermi: “Che cosa vuoi che osservi?”».
causa sia l’induzione per ripetizione che l’in- Commenta Popper: «Se questa è la vostra ri-
duzione per eliminazione. sposta, allora il mio esperimento è riuscito. In-
Il problema dell’induzione è «il problema di fatti, quello che sto tentando di mettere in
Hume». E fu proprio attraverso Hume, che chiaro è che, allo scopo di osservare, dobbia-
Popper si accostò alla questione dell’induzio- mo avere in mente una questione ben definita,
ne accettando prontamente la tesi di Hume che possiamo essere in grado di decidere me-
secondo la quale l’induzione non può essere diante l’osservazione. Charles Darwin lo sape-
giustificata logicamente. «La critica humiana va, quando scrisse: “Com’è strano che nessuno
dell’inferenza induttiva – afferma Popper – mi veda che ogni osservazione non può non esse-
parve chiara e decisiva» (La scienza: congetture re che pro o contro qualche teoria”» (Problemi,
e confutazioni, in Congetture e confutazioni, tr. it scopi e responsabilità della scienza, cit., p. 141).
di G Pancaldi, Bologna 1972, qui p. 77). E, tut- Ogni nostra osservazione è imbrattata di teo-
3471
VOLUMIfilosofia.book Page 3472 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia popperiana ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ria» (ibi, p. 128). Le osservazioni e gli esperi- rico, giacché la metafisica «è la fonte da cui
menti sono il tribunale dell’immaginazione teo- rampollano le teorie delle scienze empiriche»
rica. La mente purgata da ogni teoria, così co- (ibi, p. 348). Stabilita l’inconsistenza del princi-
me voleva Bacone, «non sarà una mente pura: pio di verificazione e appurato che le teorie
sarà solo una mente vuota» (ibi, p. 127). metafisiche sono perfettamente significanti,
III. I L « PROBLEMA DI KANT». – Se il problema Popper avanza l’idea di falsificabilità di una teo-
dell’induzione è il «problema di Hume», il pro- ria quale criterio di demarcazione tra scienza e
blema della demarcazione è, per Popper, il non-scienza, come «una proposta per un accordo
«problema di Kant». Problema così formulabi- o convenzione» (Logik der Forschung, tr. cit., p.
le: «Quale procedimento caratterizza la scien- 18), la quale sarà valutata in base alla fertilità
za della natura, a fronte della metafisica?» (Die delle sue conseguenze. Ecco, dunque, la sua
beiden Grundprobleme der Erkenntnistheorie, Tü- proposta: «Io ammetterò certamente come
bingen 1979, tr. it. di M. Trinchero, I due proble- empirico, o scientifico, soltanto un sistema
mi fondamentali della teoria della conoscenza, Mi- che possa essere controllato dall’esperienza.
lano 1987, p. 299). I neopositivisti, tramite il Queste considerazioni suggeriscono che, co-
loro principio di verificazione, tentarono di de- me criterio di demarcazione, non si deve pren-
marcare tra linguaggio sensato (delle scienze dere la verificabilità, ma la falsificabilità di un si-
empiriche) e linguaggio insensato (della me- stema. In altre parole: da un sistema scientifi-
tafisica). Sennonché, afferma Popper, «i posi- co non esigerò che sia capace di essere scelto,
tivisti, nella loro ansia di distruggere la meta- in senso positivo, una volta per tutte; ma esi-
fisica, distruggono, con essa, la scienza della gerò che la sua forma logica sia tale che possa
natura. Infatti le leggi scientifiche non posso- essere messo in evidenza, per mezzo di con-
no, a loro volta, essere ridotte a osservazioni trolli empirici, in senso negativo: un sistema
empiriche elementari» (Logik der Forschung, empirico deve poter essere confutato dall’esperien-
Wien 1934 [ma con data di stampa 1935], tr. it. za. Così l’asserzione: “Domani qui pioverà o
di M. Trinchero, Logica della scoperta scientifica, non pioverà” non sarà considerata un’asser-
Torino 1970, pp. 16-17). In breve, quel che i zione empirica, semplicemente perché non
neopositivisti vogliono non è tanto una effica- può essere confutata, mentre l’asserzione “Qui
ce demarcazione quanto piuttosto lo scalza- domani pioverà” sarà considerata empirica»
mento e l’annichilimento della metafisica (ibi, (ibi, p. 22). A questo punto va sottolineato che
p. 16). In fondo, essi non fanno altro che tenta- la falsificabilità, in quanto criterio di demarca-
re di eliminare la metafisica lanciandole im- zione, è una questione puramente logica: «Ha a
properi (ibi, p. 19). che fare soltanto con la struttura logica delle
Diversamente dai neopositivisti, Popper prese asserzioni e delle classi di asserzioni. E non ha
un’altra strada: volle distinguere non tra lin- niente a che fare con la questione della possi-
guaggio sensato e linguaggio insensato, ma bilità che certi possibili risultati sperimentali
tra scienza empirica e non-scienza. In realtà, vengano o meno accettati come falsificazioni»
come risulta da una lettera inviata al direttore (Introduction [1982] a Postscript to the Logic of
della rivista «Erkenntnis», risulta che Popper Scientific Discovery, vol. I: Realism and the Aim of
non appena sentì parlare del nuovo criterio di Science, London 1983, tr. it. di M. Benzi - S.
verificabilità del significato elaborato dal Circo- Mancini, Introduzione a Poscritto alla Logica del-
lo gli contrappose il suo criterio di falsificabi- la scoperta scientifica, vol. I: Il realismo e lo scopo
lità: «Un criterio di demarcazione destinato a della scienza, Milano 1984, qui p. 9). Ciò nel
demarcare sistemi di asserzioni scientifici da senso che «un’asserzione o una teoria è [...]
sistemi perfettamente significanti di asserzio- falsificabile se e solo se esiste un falsificatore
ni metafisiche» (cfr. Ein Kriterium des empiri- potenziale, almeno un possibile asserto di ba-
schen Charakters theoretischer Systeme, in «Er- se che entri logicamente in conflitto con essa.
kenntnis», 3, 1932-33, pp. 426-427; rist. in Lo- È importante non pretendere che l’asserto di
gik der Forschung, tr. cit., pp. 345-348). E che le base in questione sia vero. La classe degli as-
asserzioni metafisiche siano significanti (e serti di base è intesa in modo che un asserto
non cumuli di rumori o semplici gridi dell’ani- di base descriva un evento logicamente possi-
ma) si può vedere – annotava Popper – consi- bile la cui osservabilità sia logicamente possi-
derando la questione da un punto di vista sto- bile» (ibi, pp. 9-10). In termini meno tecnici:
3472
VOLUMIfilosofia.book Page 3473 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia popperiana


quando parliamo di falsificabilità di un siste- e) ciò per la ragione che non sono possibili as-
ma stiamo parlando di un sistema o di una teo- serzioni in grado di ridarci in termini neutrali e
ria che è possibile controllare, cioè falsificare, definitivi un’esperienza: «Tutti i termini sono
a opera di esperimenti e osservazioni. E la fal- in qualche misura teorici, anche se alcuni so-
sificabilità di una teoria – quale criterio di de- no più teorici di altri», talché «l’usuale distin-
marcazione tra scienza e non-scienza – è una zione tra “termini osservativi” (o “termini non-teo-
proposta che si basa sull’asimmetria tra verifi- rici”) e termini teorici è erronea» (Tre differenti
cabilità e falsificabilità, asimmetria che risulta concezioni della conoscenza umana, in Congetture
dalla forma logica delle asserzioni universali: e confutazioni, tr. cit., p. 205). Quel che va detto
«Queste, infatti, non possono mai essere deri- è che «non c’è un linguaggio libero da teorie
vate da asserzioni singolari, ma possono venir (theory-free) per descrivere i dati, poiché i miti
contraddette da asserzioni singolari» (Logik (vale a dire le teorie primitive) affiorano assie-
der Forschung, tr. cit., p. 23). Da ciò consegue me al linguaggio (cfr. Epistemologia senza sog-
che «è possibile, per mezzo di inferenze pura- getto conoscente, in Conoscenza oggettiva: un
mente deduttive (con l’aiuto del modus tollens punto di vista evoluzionistico, tr. it. di A. Rossi,
della logica classica), concludere dalla verità Roma 1975, qui p. 198); e ciò equivale a dire
di asserzioni singolari alla falsità di asserzioni che «non ci sono cose come le percezioni o da-
universali. Un tale ragionamento, che conclu- ti di senso che non siano costruiti su delle teo-
de alla falsità di asserzioni universali, è il solo rie (o su delle aspettazioni, che sono i prece-
tipo di inferenza strettamente deduttiva che denti biologici delle teorie formulate linguisti-
proceda, per così dire, nella “direzione indutti- camente). I “dati”, pertanto, non sono la base
va”; cioè da asserzioni singolari ad asserzioni delle teorie, né garantiscono per le teorie: essi
universali» (ibid.). Una teoria universale, quin- non sono più sicuri di qualsiasi altra delle no-
di, non può venir verificata, mentre è possibile stre teorie o “pregiudizi”, ma, se mai, lo sono
ancor meno [...]» (ibi, pp. 197-198);
falsificarla: «Un insieme di asserti osservativi
singolari (“asserti di base” [...]) può falsificare f) i controlli di una teoria seguono, afferma
o confutare a volte una legge universale; ma Popper, quattro differenti linee: si controlla la
coerenza interna della teoria; si guarda se la
non può assolutamente verificare una legge,
teoria ha carattere empirico o è di natura tau-
nel senso di dimostrarla» (Postscript to the Log-
tologica; si confronta la nuova teoria con le al-
ic of Scientific Discovery, vol. I: Realism and the
tre teorie, allo scopo «di determinare se la te-
Aim of Science, tr. cit., pp. 197-198).
oria costituisce un progresso scientifico, nel
IV. PROBLEMI LOGICI E METODOLOGICI CONNESSI ALLA
caso sopravviva ai vari controlli a cui l’abbia-
CONTROLLABILITÀ DI UNA TEORIA. – Nell’orizzonte
mo sottoposta»; infine «c’è il controllo della
della soluzione sia del «problema di Hume» teoria mediante le applicazioni empiriche del-
che del «problema di Kant» diventano com- le conclusioni che possono essere derivate da
prensibili le seguenti considerazioni: essa» (Logik der Forschung, tr. cit., pp. 11-12);
a) la falsificazione logica di una teoria va distinta g) Quine ha ragione quando sostiene che
dalla falsificazione metodologica: la prima è un «nessuna proposizione è immune da correzio-
processo ingenuo e definitivo; la seconda, in- ne»; ma ha torto, ad avviso di Popper, allorché
vece, è un procedimento sofisticato e non de- afferma che «le nostre proposizioni sul mondo
finitivo; esterno si sottopongono al tribunale del-
b) non è definitivo, poiché potrebbe essere fal- l’esperienza sensibile non individualmente,
sa non tanto la teoria sotto controllo, quanto ma solo in modo solidale» (W.v.O. Quine, Due
piuttosto una ipotesi ausiliaria o qualche con- dogmi dell’empirismo, in Il problema del significa-
dizione iniziale o qualche asserto-di-base; to, tr. it. di E. Mistretta, Roma 1966, qui p. 39).
c) quindi anche la falsificazione di una teoria È questa l’idea di controllo olistico a cui sarebbe
resta fallibile; connessa l’altra idea relativa all’impossibilità
d) come non incontrovertibile è la base empi- degli experimenta crucis. Sennonché, una rivo-
rica della scienza – in quanto ogni asserzione- luzione totale del nostro sapere non è logica-
base può venire a sua volta controllata con mente possibile, perché per falsificare l’intero
l’aiuto di altre asserzioni e teorie (Logik der sistema del sapere avremmo in ogni caso biso-
Forschung, tr. cit., p. 98); gno di un seppur minimo pezzo di sapere ac-
3473
VOLUMIfilosofia.book Page 3474 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia popperiana ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

cettato momentaneamente per buono e indi- tenere conferme o verifiche, se quel che cer-
pendente dal sistema sotto controllo: «La cri- chiamo sono conferme; 2) le conferme hanno
tica non parte mai da nulla, anche se tutti i valore solo se sono il risultato di previsioni ri-
pezzi di partenza possono essere messi in di- schiose; 3) ogni teoria scientifica è una «proibi-
scussione, uno per volta, nel corso del dibatti- zione»; e, più preclude, migliore è; 4) «l’incon-
to critico. Ma anche se ciascuno dei presuppo- futabilità di una teoria non è (come spesso si
sti può essere messo in discussione, è assolu- crede) un pregio, bensì un difetto» (ibi, p. 66);
tamente impossibile metterli in discussione 5) «la controllabilità coincide con la falsifica-
tutti in una volta. Ogni critica, dunque, deve bilità» (ibi, pp. 66-67) e vi sono gradi di con-
essere condotta pezzo per pezzo (contraria- trollabilità; 6) le ipotesi ad hoc o le reinterpre-
mente a quanto sostiene la concezione olisti- tazioni ad hoc della teoria sono sempre possi-
ca di Duhem e Quine)» (K.R. Popper, Verità, ra- bili: salvano la teoria dalla confutazione di-
zionalità e accrescersi della conoscenza scientifica, struggendone, o almeno pregiudicandone, lo
in Congetture e confutazioni, tr. cit., p. 408); status scientifico. In estrema sintesi: «Il crite-
h) il criterio di demarcazione costituito rio dello stato scientifico di una teoria è la sua
dall’idea di falsificabilità fattuale di una teoria falsificabilità, confutabilità, o controllabilità»
non è un’ipotesi empirico-scientifica, quindi (ibi, p. 67).
non è confutabile empiricamente: si tratta «di V. UN UNICO METODO PER LA RICERCA SCIENTIFICA. –
una tesi filosofica, ossia d’una tesi della meta- Nella Prefazione (1956) al Poscritto alla logica
scienza»; ma non è neppure un dogma; è una della ricerca scientifica Popper fa presente che
proposta criticabile (e che è stata criticata da non esiste alcun metodo scientifico in nessu-
più parti) – «una proposta che ha dato buona no di questi tre sensi: «1. Non c’è alcun meto-
prova di sé nella discussione seria» (Die beiden do per scoprire una teoria scientifica. 2. Non
Grundprobleme der Erkenntnistheorie, tr. cit., p. c’è alcun metodo per accertare la verità di una
XXVII). È un criterio che «non è stato ricavato ipotesi scientifica, cioè nessun metodo di veri-
dall’osservazione del fare e disfare degli scien- ficazione. 3. Non c’è alcun metodo per accerta-
ziati» e nemmeno dallo studio della storia del- re se un’ipotesi è “probabile” o “probabilmen-
la scienza; e, tuttavia, «ci aiuta a far storia del- te vera”» (Postscript to the Logic of Scientific Di-
la scienza, perché ci dice che cosa dobbiamo scovery, vol. I: Realism and the Aim of Science, tr.
considerare e che cosa non dobbiamo consi- cit., p. 37). Non esiste un metodo per scoprire
derare come appartenente alla storia della una teoria scientifica, nel senso che non c’è
scienza empirica» (ibid.; cfr. anche Logik der una procedura di routine o meccanica per sco-
Forschung, tr. cit., cap. 10); prire una nuova teoria. È netta la distinzione
i) Il criterio di falsificabilità trova la sua genesi tracciata da Popper tra la psicologia e la logica
nella soluzione che il giovane Popper cercò di della ricerca: «Ogni scoperta contiene un “ele-
dare, nel 1919, al problema di «stabilire una di- mento irrazionale” o “un’intuizione creativa”
stinzione fra scienza e pseudoscienza, pur sapen- nel senso di Bergson» (Logik der Forschung, tr.
do bene che la scienza spesso sbaglia e che la cit., p. 11). D’altra parte, non c’è neppure nes-
pseudoscienza può talora, per caso, trovare la sun metodo di verificazione, se per veri-ficazio-
verità» (La scienza: congetture e confutazioni ne si intende una procedura capace di accerta-
[1953], rist. in Congetture e confutazioni, tr. cit., re, dimostrare la verità di una teoria, in grado,
p. 61). E fu il confronto tra la teoria della rela- cioè, di farla vera, di stabilirne la certa verità.
tività di Einstein da una parte e la teoria marxi- Non siamo in possesso di un criterio di verità –
sta della storia, la psicanalisi di Freud e la psi- un punto, questo, su cui Popper si dichiara
cologia individuale di Adler dall’altra che in- completamente d’accordo con Alfred Tarski:
dusse Popper a constatare che mentre le teo- «Tutta la conoscenza umana – egli scrive – ri-
rie di Marx, Freud e Adler erano inconfutabili, mane fallibile, congetturale. Non esiste nessu-
non essendo concepibile nessun fatto che le na giustificazione, compresa, beninteso, nes-
potesse contraddire, la teoria di Einstein, con- suna giustificazione definitiva di una confuta-
fermata proprio nel 1919 dai risultati della zione» (Postscript to the Logic of Scientific Disco-
spedizione di Eddington, aveva invece rischia- very, vol. I: Realism and the Aim of Science, tr.
to di venir smentita, era cioè falsificabile. Da cit., p. 24). E, da ultimo, non c’è un metodo per
qui, una serie di considerazioni: 1) è facile ot- accertare se una teoria è «probabile» o «pro-
3474
VOLUMIfilosofia.book Page 3475 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia popperiana


babilmente vera». E ciò perché «considerando contro i dialettici, in C. Grossner, I filosofi tedeschi
che ogni ipotesi universale h va talmente al di contemporanei: tra neomarxismo, ermeneutica e
là di qualunque evidenza empirica e, la sua razionalismo critico, tr. it. di F. Volpi, Roma
probabilità p (h, e) rimarrà sempre pari a zero, 1977, qui p. 353). E da ultimo: «Il metodo delle
perché l’ipotesi universale afferma qualcosa scienze sociali, come anche quello delle scien-
relativamente a un numero infinito di casi, ze naturali, consiste nella sperimentazione di
mentre il numero dei casi osservati non può tentativi di soluzione per i loro problemi [...]»
che essere finito» (ibi, p. 234). (La logica delle scienze sociali, in AA.VV., Dialetti-
Che nei tre sensi ora precisati non esista nes- ca e positivismo in sociologia, tr. it. di A. Marietti
sun metodo scientifico, non significa, per Pop- Solmi, Torino 1972, qui p. 102).
per, che non esista metodo scientifico. Ed ec- VI. PROBLEMI LOGICI CONNESSI ALLO SVILUPPO DELLA
co la sua proposta: «La mia concezione del SCIENZA. – a) Le nostre teorie sono e restano
metodo della scienza è semplicemente que- fallibili. Di conseguenza l’individuazione
sta: esso sistematizza il metodo prescientifico dell’errore e la sua eliminazione è un punto
dell’imparare dai nostri errori: lo sistematizza cardine della ricerca scientifica. «Evitare errori
grazie allo strumento che si chiama discussio- è un ideale meschino: se non osiamo affronta-
ne critica. Tutta la mia concezione del metodo re problemi che siano così difficili da rendere
scientifico si può riassumere dicendo che esso l’errore quasi inevitabile, non vi sarà allora svi-
consiste di questi tre passi: 1) inciampiamo in luppo della conoscenza. In effetti, è dalle no-
qualche problema; 2) tentiamo di risolverlo, stre teorie più ardite, incluse quelle che sono er-
ad esempio proponendo qualche nuova teo- ronee, che noi impariamo di più. Nessuno può
ria; 3) impariamo dai nostri sbagli, special- evitare di fare errori; la cosa grande è imparare
mente da quelli che ci sono resi presenti dalla da essi» (La teoria del pensiero oggettivo, in Co-
discussione critica dei nostri tentativi di riso- noscenza oggettiva: un punto di vista evoluzioni-
luzione. O, per dirla in tre parole: problemi – teo- stico, tr. it. di A. Rossi, Roma 1975, qui p. 242).
rie – critiche. Credo che in queste tre parole, Siffatta fondamentale considerazione «ci inse-
problemi – teorie – critiche, si possa riassumere gna, molto semplicemente, che dobbiamo an-
tutto quanto il metodo di procedere della dare alla ricerca dei nostri errori o, in altri termi-
scienza razionale» (Problemi, scopi e responsabi- ni, che dobbiamo cercare di criticare le nostre teo-
lità della scienza, cit., p. 146). La ricerca scienti- rie. La critica è ovviamente il solo mezzo che
fica avanza per congetture e confutazioni e abbiamo per scoprire i nostri errori e imparare
«progredisce da problemi ad altri problemi di da essi in maniera sistematica» (Fatti, standard
profondità sempre crescente» (Verità, raziona- e verità. Un’ulteriore critica del relativismo, in Ad-
lità e accrescersi della conoscenza scientifica, in denda a La società aperta e i suoi nemici, vol. II,
Congetture e confutazioni, cit., p. 380). E il meto- qui p. 474; cfr. anche p. 489);
do della ricerca è unico, vale per tutta la scienza b) noi discutiamo criticamente le nostre teo-
razionale. Per cui dal punto di vista metodolo- rie: «Le sottoponiamo a controlli ed eliminia-
gico la distinzione tra scienze fisico-naturali e mo quelle teorie che giudichiamo essere me-
discipline umanistiche è un errore: «Elaborare no valide per risolvere i problemi che deside-
la differenza tra scienza e discipline umanisti- riamo risolvere: in questo modo solo le teorie
che è stato a lungo una moda ed è diventato migliori, quelle che sono le più idonee, so-
noioso. Il metodo di risoluzione dei problemi, pravvivono nella lotta. Questo è il modo in cui
il metodo delle congetture e confutazioni sono cresce la scienza» (Epistemologia evoluzionistica,
praticati da entrambe. È praticato nella rico- tr. it. di S. Corato, in «Paradigmi», 2, 1984, qui
struzione di un testo danneggiato, come nella p. 5). Ciò equivale a dire che lo sviluppo della
costruzione di una teoria della radioattività» nostra conoscenza è il risultato di un processo
(La teoria del pensiero oggettivo, in Conoscenza strettamente rassomigliante a quello chiama-
oggettiva: un punto di vista evoluzionistico, tr. it. to da Darwin «selezione naturale» – vale a dire:
di A. Rossi, Roma 1975, qui p. 242). Parlando la selezione naturale delle ipotesi. «La nostra co-
di Gadamer, Popper ha sostenuto: «Io ho mo- noscenza consiste, in ogni momento, di quelle
strato che l’interpretazione dei testi (ermeneu- ipotesi che hanno dimostrato il loro (relativo)
tica) lavora con metodi schiettamente scienti- adattamento sopravvivendo fino a ora nella
fici» (Autointerpretazione filosofica e polemica lotta per l’esistenza; una lotta concorrenziale
3475
VOLUMIfilosofia.book Page 3476 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia popperiana ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

che elimina quelle ipotesi che sono inadatte» d) Alfred Tarski ha riabilitato l’idea di verità co-
(Evolution and the Tree of Knowledge, in Objective me accordo tra teorie e fatti, ma insieme ha af-
Knowledge. An Evolutionary Approach, Oxford fermato che noi non possediamo un criterio di
19732 [1972], tr. it. di A. Rossi, L’evoluzione e verità. Questo per la ragione che le teorie alter-
l’albero della conoscenza, in Conoscenza oggettiva: native a una teoria T sono in linea di principio
un punto di vista evoluzionistico, Roma 1975, qui infinite e per la ragione che, date le infinite
p. 346; si veda anche Alles Leben est Problemlö- conseguenze di una teoria e dato il numero co-
sen, München 1994, tr. it. di D. Antiseri, Tutta la munque sempre limitato dei controlli effettivi,
vita è risolvere problemi, Milano 2001 [1996], p. noi non potremmo mai sapere se i controlli
126). In breve: lo sviluppo della nostra cono- successivi (a quelli di volta in volta eseguiti)
scenza è, ad avviso di Popper, uno «sviluppo confermeranno o no la teoria: «Non conoscia-
darwiniano» delle idee. È questo il nucleo teo- mo e abbiamo molto poche possibilità di sco-
rico dell’epistemologia evoluzionistica. Usando prire un criterio di verità che ci consenta di di-
«P» per problema; «TS» per tentativo di soluzione; mostrare che nessun enunciato di una teoria è
«EE» per eliminazione dell’errore, è possibile raf- falso» (A. Tarski, The semantic Conception of
Truth and the Foundations of Semantics [1944],
figurare lo sviluppo della scienza tramite il se-
tr. it. di A. Meotti, La concezione semantica della
guente schema: P, TS, EE, P2, dove il secondo
verità e i fondamenti della semantica, in A. Linsky
problema P2 è diverso dal primo problema P1.
[a cura di], Semantica e filosofia del linguaggio,
Tuttavia, data, in linea generale, la molteplici-
Milano 1969, qui p. 62). Tali risultati insieme
tà dei tentativi di soluzione, uno schema più alla consapevolezza dello sterminato numero
adeguato risulta essere il seguente: di teorie falsificate offertoci dalla storia della
scienza hanno fatto sì che Popper affrontasse,
da una prospettiva logica, il problema del pro-
gresso della scienza con la proposta dell’idea di
verosimiglianza o verisimilitudine al fine di valu-
tare la progressività di una teoria T2 (falsa) nei
confronti di un’altra teoria T1 (anch’essa falsa).
Assumendo che il contenuto di verità e il con-
c) per congetture e confutazioni si avanza ver-
tenuto di falsità di due teorie t1 e t2 siano pa-
so teorie migliori, più potenti, più ricche di
ragonabili, possiamo dire che t2 è più verosi-
contenuto informativo. Da simile, quasi ovvia,
mile, più vicina alla verità, di t1, se e solo se:
constatazione Popper fa discendere una con-
a) il contenuto di verità, ma non il contenuto
clusione in qualche modo «paradossale», in
di falsità, di t2 supera quello di t1,
quanto se una teoria è migliore di un’altra
b) il contenuto di falsità di t1, ma non il suo
qualora abbia maggiore contenuto informati-
contenuto di verità, supera quello di t2 (Verità,
vo, allora, migliore di un’altra è una teoria me- razionalità e accrescersi della conoscenza scientifi-
no probabile. Sia a l’assunto «Venerdì pioverà»; ca, cit., pp. 398 ss.).
b l’assunto «Sabato sarà bello»; e ab l’assunto Con ciò Popper ha risposto alla domanda su
«Venerdì pioverà e sabato sarà bello». È ovvio che cosa si intenda allorché si dice che una te-
che il contenuto informativo dell’asserto co- oria t2 è più verosimile di una teoria t1. Doman-
stituito dalla congiunzione ab eccederà quello da, questa, diversa dall’altro interrogativo:
delle singole componenti a e b. Ma è anche «Come sai che t2 è più verosimile di t1?», inter-
evidente che la probabilità di ab (cioè la pro- rogativo che comporta una risposta di tipo con-
babilità che ab sia vera) sarà inferiore a quella getturale relativa all’eventuale effettiva mag-
di ciascuna delle sue componenti. In breve: gior verosimiglianza di una teoria t2 nei con-
«Se [...] il nostro scopo è l’avanzamento, o l’ac- fronti di una teoria t1.
crescersi, della scienza, un’alta probabilità Nel 1974 Pavel Tichý, John Harris e David Mil-
(nel senso del calcolo delle probabilità) non ler dimostrano l’inconsistenza delle definizio-
può essere parimenti il nostro proposito: que- ni popperiane di verisimilitudine, in quanto
sti due propositi sono incompatibili» (Verità, razio- tra due teorie false una non può essere più ve-
nalità e accrescersi della conoscenza scientifica, in ra di un’altra. Questo per la ragione che se in
Congetture e confutazioni, cit. p. 373); una teoria falsificata aumentano le conse-
3476
VOLUMIfilosofia.book Page 3477 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia popperiana


guenze vere, allora aumentano anche le conse- re una teoria per vedere se regge agli urti della
guenze false; e se, sempre in una teoria falsifi- critica; 2) scienze storiche, se intendiamo spiega-
cata, diminuiscono le conseguenze false, in re, con l’aiuto di leggi generali, fatti accaduti;
essa diminuiscono anche le conseguenze vere. 3) scienze applicate, qualora, sempre con l’aiuto
Risultati, questi, che mostrano l’inconsistenza di teorie universali, prevediamo fatti.
della proposta di Popper, stando alla quale VII. LA RAZIONALITÀ DELLE TEORIE FILOSOFICHE. –
una teoria (falsificata) diventa più verosimile Con il criterio della falsificabilità Popper non
se aumentano le conseguenze vere e non quel- propone un criterio di significanza, quanto piut-
le false, ovvero se diminuiscono le conseguen- tosto un criterio per «distinguere tra scienze
ze false e non quelle vere (cfr. sull’intera que- empiriche da un lato e la matematica e la logi-
stione: A. O’Hear, Karl Popper, London 1980, tr. ca, e così pure i sistemi “metafisici”, dall’altro»
it. di S. Sacchitella - G. Boniolo, Karl Popper, (Logik der Forschung, tr. cit., p. 14). Le idee me-
Roma 1984, pp. 76-90). Popper riconobbe su- tafisiche sono del tutto significanti; idee un
bito il suo errore: «[...] accettai la critica della tempo empiricamente incontrollabili sono di-
mia definizione, pochi minuti dopo che mi fu ventate in seguito, con la crescita del sapere di
presentata»; aggiunse, però, che tale errore fondo, empiricamente controllabili – ma la
non scuoteva minimamente la propria teoria questione di maggior peso, riguardo alle idee
della conoscenza, la quale dal 1933 in avanti filosofiche o metafisiche, è se esse siano razio-
«è gagliardamente cresciuta ed è molto usata nali. In più d’uno scritto Popper è tornato
dagli scienziati di mestiere» (Introduction esplicitamente sul problema: La natura dei
[1982] a Postscript to the Logic of Scientific Disco- problemi filosofici e le loro radici nella scienza
very, vol. I: Realism and the Aim of Science, tr. (1952); La critica kantiana e la cosmologia
cit., p. 25). L’obiezione, sostiene Popper, viene (1954); Lo status della scienza e della metafisica
superata non parlando più di tutti i problemi (1958); La demarcazione tra scienza e metafisica
che l’una o l’altra teoria potrebbe risolvere, ma (1955, ma pubblicato nel 1984) – scritti rinve-
relativizzando il contenuto della teoria «ai no- nibili in Congetture e confutazioni, cit.; Come io
stri problemi rilevanti – quei problemi che lo vedo la filosofia (1978), rist. in Auf der Suche nach
scienziato militante considererebbe come rile- einer besseren Welt. Vorträge und Aufsätze aus
vanti» (Supplementary Remarks [1978], in dreissig Jahren, München 1984, tr. it. di B. Di
Objective Knowledge. An Evolutionary Approach, Noi, in Alla ricerca di un mondo migliore. Confe-
ed. riveduta, Oxford 1979, qui p. 368); renze e saggi di trent'anni di attività, Roma 1989.
e) cerchiamo teorie, aneliamo alla scoperta di Noto è lo scontro, che ebbe luogo al Moral
teorie universali, per la ragione che senza teo- Sciences Club di Cambridge all’inizio dell’an-
rie non sono possibili né la spiegazione né la no accademico 1946-47, tra Wittgenstein e
previsione. «Dare una spiegazione causale di un Popper sulla natura dei problemi e delle teorie
evento significa dedurre un’asserzione che lo filosofiche (cfr. Unended Quest, in P.A. Schilpp
descrive, usando come premesse una o più [a cura di], The Philosophy of Karl Popper, vol. II,
leggi generali, insieme con alcune asserzioni La Salle [Illinois] 1974, tr. it. di D. Antiseri, La
singolari dette condizioni iniziali» (Logik der ricerca non ha fine, Roma 19973 [1977], pp. 139-
Forschung, tr. cit., p. 44). In realtà, non possia- 140). Per Wittgenstein i problemi filosofici non
mo mai parlare di causa ed effetto in modo as- erano altro che «perplessità linguistiche» bi-
soluto, in quanto «un evento è causa di un al- sognose di una «terapia linguistica» in grado
tro evento, che ne è l’effetto, solo in relazione di risolverli dissolvendoli, cioè riducendoli a
a qualche legge universale» (La società aperta e problemi di altri ambiti, come quello logico, o
i suoi nemici, vol. II, p. 311). Siamo qui dinanzi quello matematico, o scientifico ecc. Per Pop-
al modello di spiegazione nomologico-dedut- per, invece, si danno autentici problemi filoso-
tivo (detto anche «modello Popper-Hempel»), fici e genuine teorie filosofiche. Genuini pro-
modello che rende conto anche della natura blemi filosofici che «sono radicati in urgenti
della previsione: date le leggi e individuate le problemi esterni alla filosofia, come, per
cause, si potrà predire il fenomeno che ci inte- esempio, in matematica, nella cosmologia, in
ressa. E sempre in base al modello è possibile politica o in religione» (La natura dei problemi
distinguere le scienze in: 1) scienze teoretiche o filosofici e le loro radici nella scienza, in Congetture
generalizzanti, se abbiamo interesse a controlla- e confutazioni, cit., p. 126). Problemi filosofici
3477
VOLUMIfilosofia.book Page 3478 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia popperiana ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

(su questo o quel senso della storia o su nes- di altre teorie rivali; se non crei delle difficoltà
sun senso della storia; sulla conoscenza scien- maggiori di quelle che intende dissipare; se la
tifica; sulla verità; sull’unico o su più diversi soluzione sia semplice; quanto feconda nel
metodi di ricerca; sullo stato; sulla possibilità suggerire nuovi problemi e nuove soluzioni, e
o meno di una giustificazione razionale delle se non sarebbe eventualmente possibile con-
norme etiche; sul determinismo o l’indetermi- futarla mediante controlli empirici. Quest’ulti-
nismo e così via) che reclamano soluzioni filoso- mo metodo non è, beninteso, applicabile se la
fiche irriducibili alle teorie scientifiche e di teoria è metafisica. Ma gli altri metodi posso-
fronte alle quali l’unico atteggiamento razio- no ben essere applicabili. Ecco perché è possi-
nale è l’atteggiamento critico, consistente nel bile la discussione razionale o critica di alcune
«tentare col massimo accanimento possibile teorie metafisiche. Beninteso, possono esserci
di scalzare la nostra soluzione, anziché di ten- altre teorie metafisiche che non sono suscetti-
tare di difenderla» (Logik der Forschung, tr. cit., bili di discussione razionale» (ibi, pp. 203-204).
p. XXII). Ma come è possibile scalzare teorie fi- Dunque: si danno teorie metafisiche che sono
losofiche se esse non sono fattualmente con- razionali; razionali perché criticabili; e criticabili
trollabili, cioè falsificabili? Di fatti, se fossero qualora sia possibile che si scontrino con
falsificabili sarebbero scientifiche e non filo- qualche pezzo di Mondo 3 all’epoca consolida-
sofiche. A questo nevralgico interrogativo ne to e al quale non siamo disposti, all’epoca, a
L’epilogo metafisico del Poscritto alla logica della rinunciare – per esempio, una teoria scientifi-
scoperta scientifica Popper risponde: «Non pen- ca, un teorema matematico, un risultato di lo-
so più, come un tempo, che ci sia una differen- gica, un’altra teoria metafisica ecc. In tal mo-
za fra scienza e metafisica su questo importan- do, come ha sottolineato anche W.W. Bartley
tissimo punto. Ritengo che una teoria metafi- (in The retreat to commitment, New York 1962, tr.
sica sia simile a una teoria scientifica. È it. di A. Rainone, Ecologia della razionalità, Ro-
senz’altro più vaga e inferiore sotto molti altri ma 1990), la confutabilità o falsificabilità fat-
aspetti, e la sua non confutabilità, o mancanza tuale delle teorie scientifiche è solo un caso
di controllabilità, è il suo maggior difetto. Ma, della più ampia razionalità – la quale, appunto,
nella misura in cui una teoria metafisica può venir consiste nella falsificabilità delle teorie scientifiche
razionalmente criticata, dovrei essere disposto a e nella criticabilità delle teorie metafisiche. E qui
prendere sul serio la sua implicita rivendica- va fatto presente che gran parte del lavoro di
zione ad essere considerata, almeno provviso- Popper è consistito proprio nell’argomentare
riamente, come vera. E, soprattutto, dovrei es- a supporto di alcune teorie filosofiche (fallibi-
sere disposto a valutarla attraverso una stima lismo, realismo, indeterminismo ecc.) e nel
di questa rivendicazione – considerando dap- criticarne altre (induttivismo, determinismo,
prima il suo interesse teorico e solo seconda- essenzialismo, idealismo, storicismo, marxi-
riamente la sua utilità pratica (in quanto di- smo, teoria cospiratoria della società, olismo,
stinta dalla sua fecondità come programma di utopismo ecc.).
ricerca). L’utilità o inutilità pratiche si posso- VIII. UN’ULTERIORE DIFESA DEL REALISMO E DELL’IN-
no ritenere importanti soprattutto perché as- DETERMINISMO. – Il realismo e lo scopo della scienza
somigliano a un controllo della verità – come è il titolo del primo volume del Poscritto. In una
può spesso darsi in connessione con una teo- indagine articolata in quattro fasi (logica, me-
ria scientifica» (Postscript to the Logic of Scienti- todologica, epistemologica e metafisica) Pop-
fic Discovery, vol. III: Quantum Theory and the per sottopone di nuovo a una critica serrata
Scism in Physics, London 1982, tr. it. di A. Arto- l’induttivismo, visto come la fonte principale
si, Poscritto alla logica della scoperta scientifica, del soggettivismo e dell’idealismo (cfr. Po-
vol. III: La teoria dei quanti e lo scisma della fisica, stscript to the Logic of Scientific Discovery, vol. I:
Milano 1984, p. 203). La stima della rivendica- Realism and the Aim of Science, London 1983,
zione di una teoria filosofica o metafisica ad cit., pp. 115 ss.); argomenta contro l’interpre-
essere considerata vera, va effettuata «in rap- tazione soggettiva della probabilità, quando
porto alla situazione problematica con cui è col- questa viene intesa come uno stato soggettivo
legata» (ibid.). E ogni discussione critica di di conoscenza insufficiente; propone la sua in-
una teoria metafisica «consisterà, soprattutto, terpretazione propensionale della probabilità,
nell’esaminare in che misura lo faccia meglio il cui assunto di fondo è che «le propensioni
3478
VOLUMIfilosofia.book Page 3479 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia popperiana


non sono semplici possibilità, bensì realtà fi- vero noi non potremmo sapere in modo razio-
siche, reali come le forze o i campi di forze. E nale che è vero; saremmo semplicemente co-
viceversa: le forze sono propensioni» (A World stretti ad accettarlo (ibi, p. 93). La sua critica al
of Propensities, Bristol 1990, tr. it. di A. Benini, determinismo viene considerata da Popper
Un universo di propensioni, Firenze 1991, nuova come «una sorta di prolegomeno al problema
ed. con Introduzione di M. Baldini, Roma 1996, della libertà e creatività umana e lo legittima
p. 20). E non va dimenticato che «le propen- fisicamente e cosmologicamente in un modo
sioni non dovrebbero venir considerate come che non dipende da analisi verbali» (ibi, p. 17).
una proprietà inerente all’oggetto, come un dato La teoria dei quanti e lo scisma della fisica costi-
o una moneta da un penny, bensì come inerenti tuisce il terzo volume del Poscritto. In esso
a una situazione (della quale naturalmente «Popper porta il proprio attacco giusto al cuo-
l’oggetto fa parte)» (ibid.; cfr. Postscript to the re del dibattito in corso nella fisica quantisti-
Logic of Scientific Discovery, vol. I: Realism and ca. In un periodo in cui molti fisici di provata
the Aim of Science, tr. cit., pp. 358-369). serietà sono induttivisti, soggettivisti, positivi-
L’universo aperto. Un argomento per l’indetermi- sti, strumentalisti – e tentano di fondare tali
nismo è il secondo volume del Poscritto, dove posizioni nella fisica – Popper propone un’in-
Popper respinge sia il determinismo «metafi- terpretazione della fisica, e in verità un’intera
sico» che quello «scientifico» e mostra come cosmologia, che è deduttivistica, realistica,
la fisica classica non presupponga né implichi antipositivistica e antistrumentalistica» (W.W.
il determinismo; e dove espone le sue ragioni Bartley, Prefazione a K.R. Popper, La teoria dei
a favore dell’indeterminismo. «La ragione quanti e lo scisma della fisica, tr. it. di A. Artosi,
principale della mia convinzione è l’argomen- in K.R. Popper, Poscritto alla Logica della scoper-
to intuitivo [...] che la creazione di una nuova ta scientifica, a cura di W.W. Bartley, vol. III: La
opera, come la sinfonia in sol minore di Mo- teoria dei quanti e lo scisma della fisica, Milano
zart, non può essere prevista, in tutti i suoi 1984, qui p. 11). In realtà, in questo terzo volu-
dettagli, da un fisico, o da un fisiologo, che me del Poscritto, Popper riesamina e di nuovo
studi minuziosamente il corpo di Mozart – critica le tesi utilizzate dai sostenitori della
specialmente il suo cervello – e il suo ambien- concezione idealistica della fisica quantitati-
te fisico. La concezione opposta sembra intui- va; e, nella persuasione che i problemi di inter-
tivamente assurda; in ogni caso, sembra ovvio pretazione della meccanica quantistica siano
che sarebbe estremamente difficile produrre da ricondurre a problemi connessi all’interpre-
argomenti ragionevoli a suo favore, e che at- tazione del calcolo delle probabilità, ripropo-
tualmente non esiste nulla a suo sostegno, ne l’interpretazione propensionale della pro-
all’infuori di un pregiudizio semi-religioso, o babilità, in una esauriente articolazione delle
del pregiudizio che l’onniscienza della scienza sue critiche alle interpretazioni dominanti del-
si avvicini in un certo qual modo, anche se sol- la teoria dei quanti. «Il messaggio di questo li-
tanto in teoria, all’onniscienza divina» (Post- bro – egli scrive – è il realismo. Esso ha un le-
script to the Logic of Scientific Discovery, vol. II: game con l’oggettività, anche nella teoria della
The Open Universe, London 1982, tr. it. di R. Fe- probabilità. Questo legame produce l’inter-
sta, Poscritto alla Logica della scoperta scientifica, pretazione propensionale. Il realismo è con-
vol. II: L’universo aperto: un argomento per l’in- nesso con il razionalismo, con la realtà della
determinismo, Milano 1984, p. 55). Più in parti- mente umana, della creatività e della sofferen-
colare: il carattere approssimato di tutta la co- za umana» (Postscript to the Logic of Scientific
noscenza umana; l’asimmetria tra passato e Discovery, vol. III: Quantum Theory and the Scism
futuro («il passato è completamente determi- in Physics, London 1982, tr. cit., p. 16).
nato da ciò che è accaduto», mentre «tutta la IX. «L’IO E IL SUO CERVELLO»: UNA POSIZIONE ANTIRI-
vita, tutte le nostre attività, sono assorbite dai DUZIONISTICA. – Popper pubblica, nel 1977, in-
tentativi di influenzare il futuro» (ibi, pp. 67- sieme a John C. Eccles, L’io e il suo cervello, dove
68); l’imprevedibile crescita della conoscenza contro la posizione riduzionistica e materiali-
umana (ibi, p. 74): sono questi alcuni degli ar- stica difende una concezione interazionistica,
gomenti con cui Popper sottopone a critica il stando alla quale esistono sia gli stati mentali
determinismo – teoria che, peraltro, risulta in- che quelli fisici che interagiscono. Ripropone,
consistente giacché se il determinismo fosse insomma, una specie di dualismo cartesiano,
3479
VOLUMIfilosofia.book Page 3480 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia popperiana ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ristabilendo, all’interno di una concezione evolu- inevitabile conseguenza della nostra creazio-
tiva, l’esistenza della coscienza e dell’autoco- ne. I numeri primi, ovviamente, sono in manie-
scienza. Per Popper, l’universo o, meglio, la ra analoga, fatti autonomi non intenzionali e
sua evoluzione è creativa o emergente (The Self oggettivi; e nel loro caso è ovvio che ci sono
and Its Brain, Berlin - Heidelberg - London - molti fatti per noi da scoprire: ci sono congettu-
New York 1977, tr. it. di G. Mininni - B. Conti- re come quella di Goldbach» (Epistemologia
nenza, L’io e il suo cervello, Roma 1981, vol. I, p. senza soggetto conoscente, in Conoscenza oggetti-
28). E riassumendo, in uno schema ipersem- va: un punto di vista evoluzionistico, cit., p. 165).
plificato, quelli che possono essere alcuni dei Considerazioni del genere portano Popper ad
più significativi eventi di tale evoluzione crea- affermare l’esistenza di oggetti incorporei del
tiva, Popper distingue tre mondi: il Mondo 1, il Mondo 3. E se il comprendere, l’afferrare un
Mondo 2 e il Mondo 3. oggetto del Mondo 3 è un processo attivo, «un
atto di produzione di quell’oggetto, la sua ri-
creazione» (The Self and Its Brain, tr. cit., vol. I,
p. 62), questo vuol dire che c’è interazione tra
Mondo 2 e Mondo 3. D’altra parte, se è chiara
l’influenza del Mondo 1 sul Mondo 2, è lam-
pante l’influenza del Mondo 3, per esempio
delle teorie scientifiche, sul Mondo 1, pur se
occorre badare che gli oggetti del Mondo 3
hanno un effetto sul Mondo 1 solo attraverso
l’intervento umano, vale a dire il Mondo 2 (ibi,
vol. I, p. 66).
Tra i prodotti del Mondo 3 fondamentale, nella
prospettiva di Popper, è il linguaggio. Il suo
maestro Karl Bühler aveva distinto tre funzioni
del linguaggio: 1) la funzione espressiva; 2) la
funzione segnaletica; 3) la funzione descritti-
va. Le prime due funzioni sono comuni agli
animali e agli uomini, mentre quella descritti-
va è la funzione che, secondo Bühler, è speci-
fica del linguaggio umano. Tale funzione pre-
suppone le altre due e centrale è il fatto che
con essa si fanno asserzioni che possono esse-
C’è, dunque, il Mondo 1, l’universo delle entità re vere o false. «L’invenzione della lingua uma-
fisiche. Ed esiste, per Popper, il Mondo 2, il na descrittiva, con la libertà fondamentale di
mondo degli stati mentali, comprendenti gli descrivere la realtà scrupolosamente, oppure
stati di coscienza, le disposizioni psicologiche di inventare una storia, è [...] la base della
e gli stati inconsci. Ma c’è anche un terzo mon- mente umana, ed è ciò che ci divide sostanzial-
do: «Per Mondo 3 – egli scrive – intendo il mon- mente dai nostri predecessori» (Il posto della
do dei prodotti della mente umana, come i mente umana nella natura, in Tre saggi sulla
racconti, i miti esplicativi, gli strumenti, le teo- mente umana, ed. it. a cura di A. Benini, Roma,
rie scientifiche (sia vere che false), i problemi qui p. 43).
scientifici, le istituzioni sociali e le opere d’ar- Alle tre funzioni (espressiva, segnaletica, de-
te» (ibi, vol. I, p. 55). E i prodotti del Mondo 3, scrittiva) Popper ha aggiunto la funzione argo-
come le teorie, sono in un certo grado autono- mentativa, la quale presuppone quella descrit-
mi dagli individui che li hanno creati. Così, per tiva, giacché gli argomenti «criticano le descri-
esempio, la successione dei numeri naturali è zioni dal punto di vista delle idee regolative
una costruzione umana, tuttavia, sebbene sia- della verità, del contenuto e della verisimilitu-
mo stati noi a creare questa successione, essa dine» (Epistemologia senza soggetto conoscente,
crea i suoi propri problemi: «La distinzione tra cit., p. 167). E se il linguaggio umano è un pro-
numeri pari e numeri dispari non è creata da dotto dell’inventiva della mente umana, «la
noi; essa è piuttosto una non intenzionale e mente umana è, a sua volta, il prodotto dei
3480
VOLUMIfilosofia.book Page 3481 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia popperiana


suoi stessi prodotti» (Il posto della mente uma- don 1957, tr. it. Miseria dello storicismo, p. 28).
na nella natura, cit., p. 47). Inoltre, diversamen- Sotto il termine storicismo Popper raggruppa,
te da Hume, Popper è persuaso che gli io esi- dunque, tutte quelle concezioni della storia o
stono: «Le persone ovviamente esistono e filosofie della storia – come, per esempio, la
ognuna di esse è un io individuale, con senti- dialettica hegeliana o il materialismo storico-
menti, speranze e timori, dolori e gioie, paure dialettico di Marx ed Engels – nelle quali si
e sogni, che noi possiamo soltanto supporre, presume di aver colto la legge (o le leggi) che
poiché sono noti solo a colui o a colei che li guida (o che guidano) lo sviluppo della storia
prova» (The Self and Its Brain, tr. cit., vol. I, p. umana nella sua interezza.
128). Esistono gli io; noi però non nasciamo Le tesi proposte dagli storicismi vengono di-
come io: «Dobbiamo imparare ad essere degli stinte da Popper in due differenti gruppi: tesi
io» (ibi, vol. I, p. 136). E imparare a diventare antinaturalistiche e tesi pronaturalistiche. Con le
persone implica non soltanto uno stretto con- prime si sostiene che metodi tipici della fisica
tatto con il Mondo 2 delle altre persone, ma (come la generalizzazione, la sperimentazione,
anche con il Mondo 3 del linguaggio e delle te- la spiegazione in termini quantitativi, l’ap-
orie» (ibi, p. 139). L’io è ancorato al Mondo 3 proccio nominalistico) non funzionerebbero
(ibi, p. 178). Questo per la ragione che il lin- nelle scienze sociali, a motivo della variabilità
guaggio umano «ci dà la possibilità di essere nel tempo e nello spazio dei fatti sociali, della
non soltanto soggetti, ma anche oggetti del loro novità intrinseca, della loro complessità,
nostro stesso pensiero critico, del nostro giu- della divisione in periodi della vita sociale e di
dizio critico» (ibi, pp. 178-179). Noi, ad avviso un inevitabile approccio olistico alla compren-
di Popper, dobbiamo la nostra umanità e la sione della storia e delle società: «La fisica mi-
nostra razionalità – e dunque il nostro status di ra a una spiegazione causale; la sociologia a
io – al linguaggio umano, e quindi agli altri: comprendere le intenzioni e i significati» (ibi,
«Come io, come esseri umani, noi tutti siamo p. 32).
prodotti del Mondo 3, il quale è a sua volta, un Questo insieme di tesi antinaturalistiche non ha
prodotto di innumerevoli menti umane» (ibi, tuttavia impedito la proposta di tesi pronatura-
p. 179). listiche, nel preciso senso che, comunque, non
L’idea di Mondo 3 è un punto di forza per la si rinuncia affatto all’ipotesi di un elemento
concezione popperiana di evoluzione creativa. comune tra il metodo della fisica e quello del-
Infatti, la convinzione di Popper è che «con la le scienze sociali. Abbagliati dall’enorme pote-
comparsa dell’uomo la creatività dell’universo re predittivo della teoria di Newton, influenti
è diventata evidente» – e questo perché l’uo- storicisti hanno sostenuto che, come per
mo «ha creato un nuovo mondo oggettivo, il l’astronomia, anche nelle scienze sociali è
mondo dei prodotti della mente umana [...]. possibile fare previsioni di lunga scadenza e ad
L’esistenza di grandi opere d’arte e di scienza ampio raggio (ibi, pp. 46-47). E, siccome sono
indiscutibilmente creative rivela la creatività possibili uniformità sociali valide al di fuori di
dell’uomo e con essa quella dell’universo che periodi limitati nello spazio e nel tempo, le sole
ha creato l’uomo» (ibi, p. 28). leggi della società valide universalmente deb-
X. LE RAGIONI DELLA INSOSTENIBILITÀ DELLO STORICI- bono essere leggi che fanno da anello fra un
SMO E DELL’OLISMO. – Indeterminista in fisica, periodo e l’altro: «Debbono essere leggi di svi-
Popper lo è anche in ambito storico-sociale, luppo storico che determinano la transizione da
dove, prima nel saggio Che cos’è la dialettica? un periodo all’altro: ecco ciò che gli storicisti
del 1937, e successivamente in Miseria dello intendono quando dicono che le sole leggi
storicismo e nei due volumi de La società aperta della sociologia sono leggi storiche» (ibi, p.
e i suoi nemici, ha preso di mira quelle conce- 50). E dinnanzi alla scoperta di leggi o forze re-
zioni della storia da lui chiamate «storicismo». sponsabili del mutamento, lo storicista affer-
«Per storicismo – egli precisa – intendo una in- ma che «la sola attività perfettamente ragione-
terpretazione del metodo delle scienze sociali vole che ci è aperta è quella della levatrice,
che aspiri alla previsione storica mediante la l’unica che possa essere basata sulla previsio-
scoperta dei “ritmi” o dei “patterns”, delle “leg- ne scientifica» (ibi, p. 56). Datti da fare perché
gi”, delle “tendenze” che sottostanno all’evolu- accada l’inevitabile: è questo l’insegnamento
zione storica» (The Poverty of Historicism, Lon- dello storicista. Una resa ai fatti.
3481
VOLUMIfilosofia.book Page 3482 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia popperiana ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Alla tesi di fondo dello storicismo Popper op- scienza sociale storica che corrisponda alla fi-
pone la tesi centrale di Miseria dello storicismo, sica teorica. Non vi può essere alcuna teoria
e cioè che «la credenza diffusa nel determini- scientifica dello sviluppo storico che possa
smo storico e nella possibilità di predire il cor- servire di base per la previsione storica; e) lo
so storico razionalmente o “scientificamente” scopo fondamentale dello storicismo [...] è,
è una credenza errata» (ibi, p. 7). È errata per la quindi, infondato. E lo storicismo crolla» (The
ragione che quelle filosofie che ci vengono in- Poverty of Historicism, tr. cit., pp. 13-14). La sto-
contro con la proposta di profezie storiche to- ria, per Popper, non ha alcun senso, a eccezio-
talizzanti «sono completamente al di fuori del- ne di quello che le diamo noi; di conseguenza,
la portata del metodo scientifico» (The Open la storia non ci giustifica, ci giudica (cfr. The
Society and Its Enemies, vol. I: The Spell of Plato, Open Society and Its Enemies, vol. II: The High
London 1945, tr. it. La società aperta e i suoi ne- Tide of Prophecy: Hegel, Marx and the Aftermath,
mici, vol. I: Platone totalitario, p. 21). Più in par- London 1945, tr. it. La società aperta e i suoi ne-
ticolare lo storicismo è insostenibile: 1) per- mici, vol. II: Hegel e Marx falsi profeti, cap. 25,
ché in esso viene trascurata la distinzione tra pp. 307-310).
predizione scientifica e profezia storica (ibid.): una «In memoria degli innumerevoli uomini, don-
previsione scientifica è un’asserzione condi- ne e bambini di tutte le credenze, nazioni o
zionata; una profezia storica è un asserto in- razze che caddero vittime della fede fascista e
condizionato (The Poverty of Historicism, tr. cit., comunista nelle Inesorabili Leggi del Destino
p. 116; si veda anche Previsione e profezia nelle storico». È questa la dedica che Popper prepo-
scienze sociali, in Congetture e confutazioni, cit., ne a Miseria dello storicismo. Lo storicismo è
pp. 575-578); 2) perché i suoi sostenitori non si una concezione errata carica di danni etici e di
rendono conto del fatto che una tendenza non orrori politici. Il danno etico, prodotto da filoso-
è una legge: una tendenza (aumento della po- fie della storia dove si presume di aver scoper-
polazione, diminuzione della disoccupazione to l’ineluttabile senso della storia, consiste
ecc.) è un’asserzione singolare spiegabile con nella deresponsabilizzazione delle persone
delle leggi (The Poverty of Historicism, tr. cit., pp. (The Open Society and Its Enemies, vol. I: The
99-101); 3) perché indissolubilmente collegato Spell of Plato, tr. cit., p. 23). E al danno etico se-
con l’olismo – ed è un grave errore metodolo- gue il disastro politico, vale a dire il totalitari-
gico pensare di capire la totalità anche del più smo (ibi, pp. 29-30).
piccolo e insignificante pezzo di mondo (ibi, XI. INDIVIDUALISMO METODOLOGICO E AUTONOMIA
pp. 77 ss.): le teorie scientifiche ci ridanno e DELLA SOCIOLOGIA. – «[...] Parlare di società è
non possono non ridarci se non aspetti selet- estremamente fuorviante. Naturalmente si
tivi della realtà – una descrizione scientifica «è può usare un concetto come la società o l’ordine
sempre necessariamente selettiva» (ibi, p. 77); sociale, ma non dobbiamo dimenticare che si
4) perché cade nell’abbaglio del collettivismo tratta solo di concetti ausiliari. Ciò che esiste
consistente nella reificazione di concetti quali veramente sono gli uomini, quelli buoni e
«classe», «società» ecc.: non dobbiamo scam- quelli cattivi – speriamo non siano troppi que-
biare le nostre costruzioni teoriche con realtà sti ultimi – comunque gli esseri umani, in par-
sociali – esistono solo individui (The Open So- te dogmatici, critici, pigri, diligenti o altro.
ciety and Its Enemies, vol. I: The Spell of Plato, tr. Questo è ciò che esiste davvero» (La scienza e
cit., p. 29); 5) perché è del tutto infondata la la storia sul filo dei ricordi, Bellinzona 1990, pp.
pretesa dei suoi sostenitori di poter prevedere 24-25). Esistono gli uomini, i quali agiscono in
il futuro della società. Tesi quest’ultima di cui base alle loro idee; e queste loro azioni produ-
Popper offre la seguente dimostrazione: «a) Il cono conseguenze intenzionali e conseguenze
corso della storia umana è fortemente influen- inintenzionali. Sono gli uomini che esistono,
zato dal sorgere della conoscenza umana [...]; «ma ciò che non esiste è la società. La gente
b) noi non possiamo predire, mediante metodi crede invece alla sua esistenza e di conseguen-
razionali o scientifici, lo sviluppo futuro della za dà la colpa di tutto alla società o all’ordine
conoscenza scientifica [...]; c) perciò, non pos- sociale» (ibi, p. 25). E «uno dei peggiori errori
siamo predire il corso futuro della storia uma- è credere che una cosa astratta sia concreta. Si
na; d) ciò significa che dobbiamo escludere la tratta della peggiore ideologia» (ibid.). Consi-
possibilità di una storia teorica; cioè di una derazioni, queste, che pongono Popper in li-
3482
VOLUMIfilosofia.book Page 3483 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia popperiana


nea con la tradizione individualistica dei margi- Hegel, Marx and the Aftermath, tr. cit., p. 114).
nalisti austriaci (Carl Menger, Ludwig von Mi- Nasce per via non intenzionale un sentiero
ses, Friedrich von Hayek), oltre che con la presso gli animali, e anche presso gli uomini;
Scuola dei moralisti scozzesi (David Hume, e questo è «il modo in cui il linguaggio e forse
Adam Ferguson, Adam Smith) e con pensatori qualsiasi altra istituzione può sorgere [...]. Tali
come Georg Simmel e Max Weber. cose non sono né pianificate né volute, e forse
L’individualismo non si contrappone ad altrui- di esse non c’era necessità prima che venisse-
smo, bensì a collettivismo, cioè a quelle conce- ro all’esistenza. Ma esse possono creare un
zioni che, nullificando la realtà dell’individuo, nuovo bisogno e un nuovo insieme di fini»
danno sostanza a concetti collettivi come (Epistemologia senza soggetto conoscente, in Co-
«partito», «stato», «classe», «nazione» ecc. noscenza oggettiva: un punto di vista evoluzioni-
(The Open Society and Its Enemies, vol. II: The stico, tr. cit., p. 164). E occorre considerare il
High Tide of Prophecy: Hegel, Marx and the Af- fatto che pure dalle azioni intenzionali che
termath, London 1945, tr. cit., p. 269). Per Pop- vanno a buon porto, scaturiscono non di rado
per, «la maggior parte degli oggetti della aspetti inattesi, come quando da un giardino
scienza sociale, se non tutti, sono astratti: so- ben programmato verranno fuori «alcune im-
no costruzioni teoretiche. Ad alcuni sembrerà previste interrelazioni fra gli oggetti pianificati
strano, ma perfino la “guerra” o “l’esercito” so- [...]» (ibid.).
no costrutti astratti. Uomini uccisi, uomini in Dalla consapevolezza che le azioni umane in-
divisa ecc., sono ciò che è concreto» (The Pov- tenzionali comportano conseguenze ininten-
erty of Historicism, London 1957, tr. it. Miseria zionali (prevedibili o all’epoca imprevedibili,
dello storicismo, p. 121; cfr. anche The Open So- gradite o sgradite) seguono conclusioni di
ciety and Its Enemies, vol. I: The Spell of Plato, grande rilievo per la metodologia delle scienze
London 1945, tr. cit., p. 133; Previsione e profezia sociali – conclusioni riguardanti: 1) la genesi e
nelle scienze sociali, in Congetture e confutazioni, il mutamento delle istituzioni sociali; 2) lo
tr. cit., p. 579). È un errore comunissimo crede- scardinamento della teoria «cospiratoria» del-
re che ai nostri modelli astratti corrispondano la società; 3) l’autonomia della sociologia.
«cose» (The Poverty of Historicism, tr. cit., p. 1) Le istituzioni e le tradizioni «non sono il la-
122). E ad esso sfugge il ricercatore che assu- voro né di Dio né della natura; esse sono i ri-
me come compito di una teoria sociale quello sultati di azioni e decisioni umane, ed altera-
«di costruire e analizzare i nostri modelli so- bili da azioni e decisioni umane» (The Open
ciologici attentamente in termini descrittivi o Society and Its Enemies, vol. II: The High Tide of
nominalisti, cioè in termini di individui, dei loro Prophecy: Hegel, Marx and the Aftermath, tr.
atteggiamenti, delle loro speranze, dei loro cit., p. 112); tuttavia ciò non vuol dire che que-
rapporti ecc. – postulato che possiamo chia- ste istituzioni e tradizioni siano tutte coscien-
mare “individualismo metodologico”» (ibi, p. temente progettate e spiegabili in termini di
132; e pp. 39-43). progetti intenzionali. In realtà, «solo una mi-
Ad agire non sono le istituzioni; agiscono sem- noranza delle istituzioni sociali sono voluta-
pre e soltanto gli individui. E le azioni inten- mente progettate, mentre la gran maggioranza
zionali comportano conseguenze inintenzio- di esse sono semplicemente venute su, “cre-
nali. E anche qui, in accordo con la Scuola au- sciute” come risultato non premeditato di
striaca di economia, Popper sostiene che «il azioni umane» (The Poverty of Historicism, tr. it.
compito principale delle scienze sociali teori- cit., p. 68; e cfr. The Open Society and Its Ene-
che [...] consiste nel delineare le ripercussioni mies, vol. II: The High Tide of Prophecy: Hegel,
sociali, non intenzionali, che seguono dalle Marx and the Aftermath, tr. cit., p. 112);
azioni umane intenzionali» (Previsione e profe- 2) la teoria cospiratoria della società consiste
zia nelle scienze sociali, cit., p. 580). Non tutte le «nell’opinione secondo cui tutto quel che ac-
conseguenze delle nostre azioni sono «conse- cade nella società – comprese le cose che la
guenze intenzionali, per cui è “compito essen- gente, di regola, non ama, come la guerra, la
ziale delle scienze sociali” cercare e analizzare disoccupazione, la povertà, le carestie – sono
e, per quanto possibile, prevedere tali conse- il risultato di un preciso proposito perseguito
guenze inintenzionali» (The Open Society and da alcuni individui o gruppi potenti» – come i
Its Enemies, vol. II: The High Tide of Prophecy: Saggi di Sion, i monopolisti, i capitalisti, gli
3483
VOLUMIfilosofia.book Page 3484 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia popperiana ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

imperialisti (Previsione e profezia nelle scienze so- della scienza sociale» (ibi, p. 116; e cfr. The Pov-
ciali, cit., p. 580; e anche Per una teoria razionale erty of Historicism, tr. cit., p. 126).
della tradizione, in Congetture e confutazioni, tr. XII. L’ANALISI SITUAZIONALE. – Solo gli individui
cit., pp. 212-218). Ora, però, sebbene diffusa e agiscono. Sono, dunque, le azioni umane l’og-
ampiamente accettata, la teoria cospiratoria è getto delle scienze sociali. E la comprensione
acritica, non regge. Cospirazioni si sono avute delle azioni umane Popper l’affida all’analisi si-
nel passato, congiure si hanno nel presente e tuazionale – e per analisi situazionale egli inten-
le avremo nel futuro. Ma, in ogni caso, c’è da de «un certo tipo di spiegazione tentativa o
prendere atto che «i cospiratori raramente rie- congetturale di qualche azione umana che si
scono ad attuare la loro cospirazione»; che riferisce alla situazione in cui l’agente si trova»
«poche di queste cospirazioni alla fine hanno (Il recipiente e il faro: due teorie della conoscenza,
successo» (The Open Society and Its Enemies, in Congetture e confutazioni, tr. cit., pp. 462-
vol. II: The High Tide of Prophecy: Hegel, Marx 463). Quel che è possibile fare è «tentare, con-
and the Aftermath, tr. cit., p. 114). Ed è esatta- getturalmente, di dare una ricostruzione idea-
mente l’insorgenza delle conseguenze ininten- lizzata della situazione problematica in cui
zionali a rendere comprensibile l’inconsisten- l’agente si è trovato, e rendere in qualche mi-
za della teoria cospiratoria della società: non sura l’azione “comprensibile” (o “razionalmen-
tutti gli eventi sociali sono frutto di piani in- te comprensibile”) cioè adeguata alla situazione
tenzionali e, quindi, non tutti gli eventi sociali come egli la vedeva» (La teoria del pensiero ogget-
negativi sono frutto di piani intenzionali. Né va tivo, in Conoscenza oggettiva: un punto di vista
dimenticato che «sotto forma della ricerca di evoluzionistico, tr. cit., p. 235). In altri termini, se
capri espiatori la teoria cospiratoria ha ispira- è vero che leggi e generalizzazioni sono neces-
to molti conflitti politici procurando molte sarie allorché vogliamo rispondere al perché di
sofferenze evitabili» (Come io vedo la filosofia, un dato evento, quel che interessa specificata-
rist. in Auf der Suche nach einer besseren Welt. mente lo storico è il come degli avvenimenti, lo
specifico modo in cui si sono intrecciate le
Vorträge und Aufsätze aus dreissig Jahren, Mün-
condizioni che, nei singoli casi, hanno portato
chen 1984, tr. it. di B. Di Noi, in Alla ricerca di
all’evento accaduto – come, per esempio, un
un mondo migliore. Conferenze e saggi di
regicidio, una rivolta, la proposta di una legge
trent'anni di attività, Roma 1989, qui p. 396);
ecc. La comprensione di un’azione umana di-
3) lo psicologismo è la concezione stando alla
venta allora un tentativo di ricostruzione con-
quale tutte le istituzioni e tutti i fatti sociali sa- getturale della situazione problematica – il pro-
rebbero da ridurre a sentimenti, ambizioni, blema con il suo sfondo teorico e pratico – che
aspirazioni, bisogni, paure dell’animo umano l’agente si trovò a fronteggiare. Dunque: lo
– vale a dire a un universo di intenzioni esplo- storico – e più ampiamente lo scienziato so-
rabili dalla psicologia. Con ciò le scienze so- ciale – allorché spiega le azioni, non fa altro
ciali dovrebbero ridursi a psicologia. Sennon- che porsi problemi (cioè metaproblemi) sui pro-
ché, è proprio l’emergenza delle conseguenze blemi degli agenti; avanzare congetture (vale a
inintenzionali delle azioni umane intenzionali dire metacongetture) sulle congetture, progetti
a mostrare con tutta chiarezza l’autonomia e piani degli agenti. Lo storico, insomma, rico-
delle scienze sociali dalla psicologia: alla psi- struisce una situazione problematica tramite
cologia sfugge il mondo estraneo alle «inten- congetture controllabili a opera della documen-
zioni», sfuggono cioè le conseguenze ininten- tazione oggettiva costituita dagli «ingredienti
zionali – oggetto specifico delle scienze socia- della situazione» – carattere e conoscenze
li. «Forse la più importante critica allo psicolo- dell’agente, interessi da salvaguardare, ideali
gismo è che esso non riesce a comprendere il da realizzare, regole istituzionali accettate e
compito fondamentale delle scienze sociali diffuse, ostacoli da superare ecc. Un simile ti-
esplicative» (The Open Society and Its Enemies, po di approccio è possibile applicarlo all’ope-
vol. II: The High Tide of Prophecy: Hegel, Marx ra di un artista, all’azione di un politico o
and the Aftermath, tr. cit., p 113). Le critiche al- all’impresa di un condottiero, alla decisione di
lo psicologismo non comportano, tuttavia, un industriale o a quella di un venditore.
una critica alla psicologia: la psicologia «è una L’azione umana è la risposta a un problema; e
delle scienze sociali anche se non è la base può, dunque, venir compresa unicamente se si
3484
VOLUMIfilosofia.book Page 3485 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia positivistica


sarà capaci di ricostruire il problema affronta- quali avevano soprattutto studiato fisica, ma-
to dall’agente e il tipo di risposta data da co- tematica o scienze sociali – e tra questi spicca-
stui. Di conseguenza, quel che uno storico de- vano Philipp Frank, Hans Hahn, Richard von
ve fare proprio in quanto storico «non è rivivere Mises, Otto Neurath – si incontravano, il gio-
esperienze passate, ma mettere in ordine ar- vedì sera, in un caffè della vecchia Vienna, per
gomenti oggettivi pro e contro la sua analisi discutere soprattutto di questioni di filosofia
situazionale congetturale» (ibi, p. 244). della scienza. In quei giorni era principalmente
D. Antiseri il positivismo di Ernst Mach a ispirare questo
piccolo gruppo di studiosi» (H. Feigl, The Wie-
EPISTEMOLOGIA POSITIVISTICA (Cir-
Epistemologia positivistica ner Kreis in America, in AA.VV., Perspectives in
colo di Vienna). – SOMMARIO: I. La Vienna «pre- American History, Harvard 1968, p. 630).
neopositivista». - II. E. Mach: «precursore» del II. E. MACH: «PRECURSORE» DEL WIENER KREIS. –
Wiener Kreis. - III. M. Schlick: fondatore del Cir- Tra i precursori del Wiener Kreis il più rappre-
colo di Vienna. - IV. Teoria ed esperienza in H. sentativo e influente è stato sicuramente Ernst
Feigl. - V. M. Schlick e le «Konstatierungen» co- Mach (1838-1916). «L’incongruenza tra pensieri
me fondamento della scienza. - VI. Il manifesto e fatti, e dei pensieri tra di loro è la fonte dei pro-
programmatico del Circolo di Vienna. - VII. Il blemi» (E. Mach, Erkenntnis und Irrtum, Leip-
decollo internazionale del neopositivismo. - zig 1905, tr. it. di S. Barbera, Conoscenza ed er-
VIII. L’International Encyclopedia of Unified rore, Torino 1982, p. 246; cfr. anche Die Analyse
Science. - IX. Il principio di verificazione. - X. der Empfindungen und das Verhaltnis des Physi-
Dalla fase «semantica» alla fase «sintattica»: il schen zum Psychischen, Jena 19229, tr. it di L. So-
fisicalismo. - XI. Dalla verità come «corrispon- sio, L’analisi delle sensazioni e il rapporto fra fisico
denza» alla verità come «coerenza». - XII. Lo e psichico, Milano 1975, pp. 58-59). E la via giu-
scontro Schlick-Neurath sul rapporto tra lin- sta per risolvere i problemi non è, ad avviso di
guaggio ed esperienza. - XIII. Il contributo neo- Mach, quella del metodo induttivo, bensì
positivista alla filosofia della scienza. - XIV. quella dell’invenzione di ipotesi e del control-
Wittgenstein e Popper: due prospettive non lo di queste sulla base delle loro conseguenze
«positiviste». - XV. Carnap e la «liberalizzazio- osservative. La scienza in divenire «si muove
ne» dell’empirismo logico. per congetture e confronti», per «congetture e
I. LA VIENNA «PRENEOPOSITIVISTA». – Il neopositivi- correzioni» (Erkenntnis und Irrtum, p. 243),
smo o positivismo logico è la filosofia del Wiener laddove è necessario ricordare che «la funzio-
Kreis. Il Circolo di Vienna prese l’avvio allorché ne essenziale dell’ipotesi consiste nel condur-
Moritz Schlick (1882-1936) venne chiamato da re a nuove osservazioni ed esperimenti che
Kiel all’università di Vienna per ricoprirvi la consentono di confermare, respingere o modi-
cattedra di Filosofia delle scienze induttive, ficare la nostra congettura; in breve, di amplia-
cattedra che era già stata di Ernst Mach, al re l’esperienza» (ibi, p. 236). Ma, ampliando
quale erano poi succeduti Ludwig Boltzmann l’esperienza, dicendo appunto di più di quanto
e Adolf Stöhr (un pensatore di tendenza anti- si è osservato, istituendo connessioni funzionali
metafisica). (rapporti causali, univoci, dove non c’erano
Vienna costituiva un terreno particolarmente che infinite possibili successioni temporali di
adatto per lo sviluppo delle idee neopositivi- fatti dislocati nello spazio), «un’ipotesi [...] in
ste, a motivo del fatto che qui, durante la se- alcuni casi si avvererà, in altri certamente no.
conda metà del XIX secolo, il liberalismo rap- L’ipotesi, quindi, già per sua natura, è destina-
presentò l’orientamento politico preminente. ta a trasformarsi nel corso dell’indagine, ad
Per di più, l’università di Vienna, diversamente adeguarsi alle nuove esperienze o addirittura a
dalla maggior parte delle università tedesche, cadere [...]» (ibi, p. 239). Da ciò segue che «gli
si era mantenuta – data l’influenza della chiesa scienziati [...] non debbono essere eccessiva-
cattolica – sostanzialmente immune dall’idea- mente timorosi nell’istituire un’ipotesi: è anzi
lismo; e fu così la mentalità scolastica, come ri- richiesto un certo coraggio» (ibid.). E se è ne-
corda lo stesso O. Neurath, a preparare la base cessario il coraggio nel proporre ipotesi varie e
per l’approccio logico alle questioni filosofiche. azzardate, occorre anche prontezza nello scarta-
Schlick, dunque, nel 1922 viene chiamato a re quelle che non reggono alla prova dei fatti.
Vienna. Ma ancor prima della guerra ’14-18, La prova dei fatti, il controllo di una ipotesi o
«un gruppo di giovani dottori in filosofia, i teoria si effettua deducendone le conseguenze
3485
VOLUMIfilosofia.book Page 3486 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia positivistica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

per mezzo della logica e andando a vedere se di scontrarsi con i fatti e, conseguentemente,
tali conseguenze si danno o no nei fatti. Ed è di venir da questi smentite. In realtà, «non sia-
chiaro, precisa Mach, che non sono le forme lo- mo mai garantiti contro gli errori» (ibi, p. 443).
giche a darci la conoscenza della realtà. «Anzi, «Conoscenza ed errore discendono dalle stesse fonti
qualunque esempio particolare si scelga [...], psichiche; solo il risultato permette di distinguerli.
può chiarire quanto poco serva la conoscenza L’errore riconosciuto con chiarezza è, come corret-
di queste forme soltanto. Può servire a saggiare tivo, altrettanto utile cognitivamente della cono-
un itinerario mentale, non a scoprirne uno scenza positiva» (ibi, p. 115).
nuovo. Il pensiero non si compie in forme vuo- La storia della scienza testimonia e la logica
te; gli occorre un contenuto immediatamente dell’ipotesi prova, dunque, che non esistono
o concettualmente rappresentato in modo vi- ipotesi o congetture o teorie definitive, certe,
vo [...]. Le vuote forme logiche non possono non smentibili. «Il modo di pensare e di lavo-
sostituire la conoscenza della cosa» (ibi, p. rare dello scienziato è molto diverso da quello
178). Per effettuare una prova o impiantare un del filosofo. Poiché non ha la fortuna di posse-
esperimento, si deve avere qualcosa da prova- dere principi incrollabili, ha assunto l’abitudi-
re o da sperimentare – e questo qualcosa so- ne di considerare provvisorie, e suscettibili di
no, esattamente, le ipotesi o congetture o le modifica attraverso nuove esperienze, anche
supposte leggi esplicative dei fatti problemati- le più sicure e meglio fondate delle sue vedute
ci. D’accordo con Duhem, Mach, a questo pro- e dei suoi principi. Di fatto, i maggiori progres-
posito, afferma: a) che in fisica «l’esperimento si e scoperte sono stati resi possibili solo da
senza la teoria è assolutamente inconcepibi- questo atteggiamento» (ibi, p. 16). Così, per
le» (ibi, p. 198), che «l’esperimento guidato dal esempio, Newton (che diceva che non bisogna
pensiero fonda la scienza» (ibi, p. 183), e «di mai costruire ipotesi che oltrepassino l’osser-
fatto, non si può che raccomandare di fare at- vazione e il quale, però, «in ogni pagina dei
tenzione se l’esito dell’esperimento si concilia suoi scritti [...] contraddice questa interpreta-
in generale con la teoria adottata» (ibi, p. 198); zione, [giacché] egli spicca proprio per la ric-
b) che «l’estensione intenzionale e autonoma chezza di congetture») «sa anche escludere
dell’esperienza con l’esperimento fisico e l’os- molto rapidamente, con esperimenti, quelle
servazione conforme a un piano [...] è sempre inutilizzabili, che non resistono alla verifica»
guidata dalle idee e non è mai possibile deli- (ibi, p. 235). L’infallibilità non è un attributo
mitarla e separarla dall’esperimento mentale» delle teorie scientifiche, «al contrario, lo
(ibid.); c) che «osservazione e teoria non sono scienziato deve attendersi sempre di essere
separabili in modo netto, perché quasi tutte le smentito. Non sa se ha tenuto conto di tutte le
osservazioni sono già influenzate dalla teoria dipendenze presenti in un caso: la sua espe-
e, se hanno sufficiente importanza, influenza- rienza è limitata nello spazio e nel tempo, non
no a loro volta la teoria» (ibi, pp. 161-162). ha a disposizione che una piccola porzione
D’altro canto, Mach insiste sull’idea che le leg- dell’accadere universale. Nessun fatto del-
gi di natura sono «limitazioni alla nostra l’esperienza si ripete esattamente. Ogni nuova
aspettativa»: «una legge consiste sempre in scoperta rivela lacune e un residuo di dipen-
una limitazione delle possibilità [...]» (ibi, p. denze di cui fino allora non si era tenuto con-
444) e «il progresso della scienza in effetti pro- to» (ibi, p. 277). Il processo della ricerca non è
duce una crescente restrizione dell’aspettativa, mai concluso, e nemmeno è concludibile: di-
una sua strutturazione sempre più determina- fatti, «gli sviluppi scientifici [...] cominciano
ta» (ibi, p. 446). Ora, però, restringere le aspet- perlopiù in una preistoria remotissima, con
tative, significa far dire di più alle nostre leggi rappresentazioni molto primitive, ma non so-
o ipotesi: «Il raffinamento progressivo delle no conclusi con il presente. Al posto dei pro-
leggi naturali, la restrizione crescente del- blemi già risolti o riconosciuti come insussi-
l’aspettativa corrisponde a un adattamento stenti sono comparsi problemi nuovi, più nu-
più preciso delle idee ai fatti» (ibi, p. 449). Ma merosi e in genere più difficili» (ibi, p. 282).
– si affretta a specificare Mach – non è detto In una prospettiva del genere si comprende il
che i fatti si orientino necessariamente secon- senso per cui da una parte la scienza si confi-
do le nostre idee» (ibid.). Dunque: restringere gura come economia del pensiero e dall’altra si
le aspettative significa far dire di più alle no- sviluppa in un processo di «natura darwinia-
stre ipotesi, e queste più dicono, più rischiano na». «Tutta la scienza ha lo scopo di sostituire,
3486
VOLUMIfilosofia.book Page 3487 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia positivistica


ossia di economizzare esperienze mediante la inizia nel 1924, quando H. Feigl e F. Waismann
riproduzione e l’anticipazione di fatti nel pen- andarono a parlare a Schlick con l’idea di for-
siero. Queste riproduzioni sono più manegge- mare un gruppo di discussione. Schlick accon-
voli dell’esperienza diretta e sotto certi aspetti sentì, e come risultato si ebbero i colloqui del
la sostituiscono. Non occorrono riflessioni venerdì sera. Tale fu l’inizio del Circolo di Vien-
molto profonde per rendersi conto che la fun- na, che contò tra i suoi primi membri il mate-
zione economica della scienza coincide con la matico Hans Hahn, il sociologo ed economista
sua stessa essenza» (E. Mach, Die Mechanik in Otto Neurath e sua moglie Olga (sorella di
ihrer Entwickelung historisch-kritisch dargestellt, Hahn, e lei stessa matematica e logica), Felix
Leipzig 1883, tr. it. a cura di A. D’Elia, La mec- Kaufmann (allora docente di Filosofia del Di-
canica nel suo sviluppo storico-critico, Torino ritto), Victor Kraft (filosofo versato in storia e
1977, p. 470). D’altro canto, «quantunque il interessato alla metodologia scientifica) e il
modo di essere dei pensieri non possa essere matematico Kurt Reidemeister, il quale nel
in tutto simile a quello delle forme viventi, e si 1924 (o forse nel 1925) propose di leggere e di
debba evitare qualsiasi forzata comparazione, discutere il Tractatus Logico-Philosophicus di L.
tuttavia la legge generale dell’evoluzione e Wittgenstein. Nel 1926 anche R. Carnap fu
della trasformazione, se Darwin ha visto giu- chiamato all’università di Vienna. Hahn e
sto, deve aver valore anche per essi» (Sulla tra- Schlick lo preferirono ad Hans Reichenbach
sformazione e adattamento nel pensiero scientifico, che, da parte sua, a Berlino, aveva formato la
in Lezioni scientifiche popolari, tr. it. [Populär- Società per la filosofia scientifica (Gesellschaft für
wissenschaftliche Vorlesungen, Leipzig 18972] di empirische – poi wissenschaftliche-Philosophie) tra
A. Bongiovanni, Torino 1900, p. 171). Per Ma- i cui membri di rilievo occorre ricordare Ri-
ch, in altre parole, «i pensieri, soprattutto chard von Mises (di origine viennese), Kurt
quelli delle scienze naturali, sono soggetti alla Grelling, Walter Dubislav, Alexander Herzberg
trasformazione e all’adattamento in maniera e, più tardi, i discepoli di Reichenbach: Carl G.
analoga a quanto Darwin sostiene per gli orga- Hempel e Olaf Helmer. Gli scopi e le attività
nismi» (Prinzipien der Wärmelehre historisch-kri- della Società berlinese erano analoghi a quelli
tisch entwickelt, Leipzig 19002, p. 380). In breve, del Circolo viennese. E stretti legami tra i due
lo sviluppo delle idee è «solo un caso speciale gruppi vennero intessuti fin dagli inizi, anche
di un processo biologico generale» (ibi, p. 386); sulla base dei rapporti personali esistenti tra
ciò vuol dire che «tutta la nostra vita scientifi- Carnap e Reichenbach e tra von Mises e Phi-
ca ci appare soltanto come una parte del no- lipp Frank, all’epoca professore di fisica a Pra-
stro sviluppo organico» (ibi, p. 390). ga. Frank, che non fu un membro effettivo del
Per Mach l’uomo è parte della natura: il lin- Circolo, ma che ne fu frequente visitatore (es-
guaggio, la coscienza e la ragione sono risulta- sendo tra l’altro amico di Hahn e di Schlick) di-
ti dell’evoluzione trasformatisi successiva- venne, insieme a quest’ultimo, direttore della
mente in strumenti dell’evoluzione, come di- collana «Schriften zur wissenscaftliche Welt-
mostra lo sviluppo storico della scienza. E auffassung» (Scritti per una concezione scien-
sull’importanza, per lo scienziato militante, tifica del mondo), in cui, tra gli altri, apparvero
della consapevolezza di tale sviluppo storico testi di rilievo quali: Das Kausalgesetz und seine
Mach è ben chiaro: «Chi conosce l’intero corso Grenzen, Wien 1932 (La legge di causalità e i
dello svolgimento della scienza valuterà l’im- suoi limiti) di P. Frank; Abriss der Logistik, Wien
portanza di un qualsiasi movimento scientifi- 1932 (Compendio di logica) di Carnap; Logi-
co odierno in modo più libero e corretto di sche Syntax der Sprache, Wien 1934, tr. it. a cura
quanto possa fare colui che, limitato nel suo di A. Pasquinelli, Sintassi logica del linguaggio,
giudizio al periodo di tempo che egli stesso ha Milano 1961 sempre di Carnap; Logik der For-
vissuto, vede solo la direzione che la scienza schung, Wien 1935, tr. it. a cura di M. Trinchero,
ha preso momentaneamente» (ibi, p. 40). Logica della scoperta scientifica, Torino 1970, di
III. M. SCHLICK: FONDATORE DEL CIRCOLO DI VIENNA. Karl Popper.
– Le riunioni, precedenti il periodo della prima IV. TEORIA ED ESPERIENZA IN H. FEIGL. – Fu soprat-
guerra mondiale, più tardi, all’interno del Cir- tutto Herbert Feigl (1902-88) a convincere
colo di Vienna, verranno ricordate – con sim- Schlick, sin dal 1924, a riunire quel gruppo di
patia e rispetto – come l’epoca «preistorica» studiosi e colleghi da cui ebbe origine il Circo-
del neopositivismo, la cui storia vera e propria lo di Vienna. Feigl emigrò negli Stati Uniti nel
3487
VOLUMIfilosofia.book Page 3488 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia positivistica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

1930, e sino al 1939 fu attivo all’università del- considerate sempre e soltanto come approssi-
lo Iowa; dal 1940 ha insegnato filosofia all’uni- mazioni» (ibi, p. 128).
versità del Minnesota, dove ha fondato e diret- V. M. SCHLICK E LE «KONSTATIERUNGEN» COME
to il Minnesota Center for the Philosophy of Scien- FONDAMENTO DELLA SCIENZA. – Moritz Schlick n. a
ce. In The Logical Character of the Principle of In- Berlino il 14 apr. 1882. Frequentò il Louisen-
duction (in «Philosophy of Science», 1, 1934, tr. städtisches Realgymnasium e nel 1900 si
it. di M. Pera, in Induzione e empirismo, Roma iscrisse all’università, dove studiò fisica sotto
1979) Feigl scrive: «L’induzione è essenzial- la guida di Max Planck. E con Planck si addot-
mente diversa dall’inferenza deduttiva. Essa tora in fisica nel 1904. Ottenuta l’abilitazione
non può mai raggiungere la certezza [...]. Hu- con la dissertazione Das Wesen der Wahrheit
me ha mostrato che l’induzione non può risul- nach modernen Logik, insegna dal 1911 al 1917
tare certa né sulla base della logica né su quel- all’università di Rostock, tenendosi in contatto
la del suo stesso successo» (H. Feigl, tr. cit., p. con Planck, Einstein e Hilbert, e impegnandosi
46). E a p. 47: «[...] Le scienze empiriche più soprattutto nello studio delle implicazioni fi-
avanzate non procedono per generalizzazione losofiche della teoria della relatività. Esiti si-
induttiva. Il loro metodo consiste piuttosto gnificativi di queste sue indagini sono Die phi-
nella costruzione di sistemi ipotetico-dedutti- losophische Bedeutung des Relativitätsprinzips, in
vi». Si veda al riguardo anche l’altro scritto di «Zeitschrift für Philosophie und philosophi-
Feigl, On the Vindication of Induction (in «Philo- sche Kritik», 159, 1915, pp. 129-175; Kritizisti-
sophy of Science», 27, 1961, pp. 212-216, tr. it. sche oder empiristiche Deutung der neueren Phy-
La legittimazione dell’induzione, in Induzione e sik, in «Kantstudien», 26, 1924, pp. 96-111 e
empirismo, cit.). Nel volume Theorie und Er- soprattutto le due più grandi opere: Raum und
fahrung in der Physik (Karlsruhe 1929) Feigl Zeit in der gegenwärtigen Physik, Berlin 19222
precisava di intendere sotto il nome di teoria (1917) e Allgemeine Erkenntnislehre, Berlin
19252 (1918), Frankfurt am Main 1979, tr. ingl.
«un sistema di ipotesi o, più precisamente, un
con introduzione di A.E. Blumberg e H. Feigl,
sistema ipotetico-deduttivo» (ibi, p. 13). Le teo-
Wien - New York 1974 (tr. it. a cura di E. Palom-
rie sono sistemi di ipotesi generali, la cui veri-
bi, Teoria generale della conoscenza, Milano
tà – o, meglio, la cui probabilità – scrive Feigl
1986).
– «viene decisa dall’esperienza» (ibi, p. 17). In
«Tutte le nostre conoscenze di realtà – scrive
linea generale, «le teorie precedono l’espe-
Schlick – sono, a rigore, delle ipotesi. Non fa
rienza» e vengono controllate tramite osserva-
eccezione nessuna verità scientifica, sia essa
zioni (ibi, pp. 30 ss.). E più avanti: «Le teorie fi-
di tipo storico oppure appartenente alla più
siche sono sistemi ipotetico-deduttivi» (ibi, p. esatta delle discipline che studiano la natura.
111). C’è, inoltre, da distinguere tra il punto di Nessuna verità scientifica è di principio sicura
vista storico-psicologico e il punto di vista lo- di fronte al pericolo di essere un giorno confu-
gico-sistematico – oggi, diremmo, tra contesto tata e di diventare quindi non valida. Se anche
della scoperta e contesto della giustificazione. E se vi sono innumerevoli verità sul mondo reale
teorie come quella di Newton «non si conse- delle quali nessun uomo che le conosca dubi-
guono affatto tramite induzione dall’esperien- ta, nessuna di esse può mai liberarsi comple-
za, la loro validità tuttavia si può fondare sol- tamente del carattere ipotetico» (Teoria gene-
tanto induttivamente» (ibi, p. 115). E allorché rale della conoscenza, p. 422; si vedano anche le
ci chiediamo le ragioni per cui accettiamo o re- pp. 373-380). Tre lezioni tenute da Schlick
spingiamo una teoria, vediamo subito che «ciò all’università di Londra, nel novembre del
dipende unicamente dalla sua forza induttiva, 1932, sono state raccolte in Form and Content.
vale a dire dalla sua capacità di abbracciare un An Introduction to Phylosophical Thinking, rist.
determinato materiale fattuale» (ibid.). Pertan- nei Gesammelte Aufsätze, Hildesheim 1969, pp.
to: le teorie non vengono scoperte tramite in- 151-249, tr. it. di P. Parrini - S. Ciolli Parrini,
duzione; ma la loro validità viene controllata Forma e contenuto, Torino 1987. Qui Schlick af-
induttivamente (ibi, p. 116); dove c’è da sotto- ferma che «l’induzione non è certamente un
lineare che «le verificazioni non possono veni- processo logico. La sua validità non si può di-
re decise in modo definitivo» (ibi, p. 117). «De- mostrare [...]. Sarà sempre impossibile giusti-
cisioni assolutamente definitive circa la validi- ficare logicamente l’induzione [...]. Non esiste
tà delle teorie non esistono. Le teorie vanno una logica dell’induzione» (Forma e contenuto,
3488
VOLUMIfilosofia.book Page 3489 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia positivistica


p. 130). Questa è la ragione per cui le teorie Wien 1930, tr. it. di A. Ioly Piutti, Problemi di eti-
scientifiche sono e restano ipotetiche. «La ca ed aforismi, Bologna 1970. Schlick venne as-
scienza moderna [...] si è completamente ri- sassinato a colpi di pistola da uno studente il
conciliata con l’idea che tutte le sue asserzioni 22 giugno 1936, sulle scale dell’università di
generali, tutte le sue formulazioni di leggi na- Vienna.
turali si debbano considerare ipotetiche e for- VI. IL MANIFESTO PROGRAMMATICO DEL CIRCOLO DI
se, un giorno o l’altro, si dovranno riesamina- VIENNA. – È nel 1929 che viene pubblicato il
re» (ibi, p. 131). Ed è a siffatto atteggiamento «manifesto» del Circolo viennese: Wissenschaft-
che Schlick vede legato il progresso della cono- liche Weltauffassung. Der Wiener Kreis, Wien
scenza, giacché si tratta di un atteggiamento 1929, tr. it. a cura di A. Pasquinelli, La concezio-
che «aiuta lo scienziato a non essere dogmati- ne scientifica del mondo. Il Circolo di Vienna, Bari
co e a tenere aperta la sua mente alle nuove 1979. Così, uno dei protagonisti, Frank, ne rie-
idee» (ibid.). Le proposizioni della scienza so- voca l’elaborazione come le principali iniziati-
no e restano, pertanto, ipotetiche: «Proposi- ve: «Verso il 1939, avevamo sentore che, dalla
zioni su un futuro storico, o perfino su un fatto collaborazione in atto a Vienna, stesse emer-
passato, o su “tutti” i fatti di un certo genere (le gendo una filosofia nuova. Tutti i genitori
cosiddette “implicazioni generali”) debbono in amano mostrare le fotografie dei propri bam-
certo modo considerarsi come ipotesi» (ibi, p. bini; anche noi, perciò, ricercavamo i mezzi di
130). Nel 1934, sul quarto fascicolo della rivi- comunicazione per presentare al mondo il par-
sta «Erkenntnis», Schlick pubblica il saggio to del nostro cervello, scoprirne le reazioni e
Ueber das Fundament der Erkenntnis (in riceverne nuovi stimoli. Decidemmo, quindi,
«Erkenntnis», 4, 1934, pp. 79-93; rist. nei Ge- anzitutto, di pubblicare una monografia sul
sammelte Aufsätze, pp. 289-310, tr. it. di A. Pa- nostro movimento; poi, di procedere all’orga-
squinelli, Il fondamento gnoseologico, in A. Pa- nizzazione di un dibattito; infine, di fondare
squinelli [a cura di], Il neoempirismo, Torino una rivista filosofica per diffondere i lavori del
1969). Qui, al pari di Otto Neurath – e anche di gruppo. Mentre preparavamo la monografia, ci
Popper – egli sostiene «il diritto di apportare accorgemmo che il nostro movimento e la no-
delle correzioni agli stessi protocolli; e, in real- stra filosofia non avevano nomi: parecchi di
tà, tali correzioni vengono effettuate abba- noi osteggiavano i termini “filosofia” e “positi-
stanza di frequente, ogni volta che si escludo- vismo”; altri non gradivano comunque gli
no certi protocolli, affermando che debbono “ismi” nostrani o stranieri. Finalmente, sce-
essere il risultato di qualche errore» (Il fonda- gliemmo la denominazione “Wissenschaftliche
mento gnoseologico, in A. Pasquinelli, op. cit., p. Weltauffassung” (cioè “concezione scientifica
304). E ancora due brevi annotazioni. Sempre del mondo”) [...] Carnap, Hahn, Neurath, colla-
nel saggio Ueber das Fundament der Erkenntnis, borando strettamente fra loro, curarono la ste-
Schlick usa il termine «falsificazione» (ibi, pp. sura del testo monografico» (P. Frank, Modern
316-317) esattamente per indicare la smentita Science and Its philosophy, New York 1961, tr. it.
di una ipotesi tramite quelle che egli chiama di G. Picca, La scienza moderna e la sua filosofia,
«constatazioni» («le uniche proposizioni sin- Bologna 1973, p. 53).
tetiche che non siano ipotesi» (ibi, p. 322), e che Le tre seguenti iniziative ebbero presto attua-
sono sempre della forma «qui, ora, così e così» zione. Nel settembre del 1929 si tenne, a Pra-
– per esempio: «qui, ora, coincidono due punti ga, un convegno, promosso dai cenacoli vien-
neri»; oppure: «qui, ora, del giallo combacia nese e berlinese sulla «Gnoseologia delle
con del blu»; o anche: «qui, ora dolore» (ibi, p. scienze esatte». A questo fecero seguito, sem-
320). Va notato che in Form and Content viene pre organizzati dagli epistemologi viennesi e
richiamata l’opera di C.I. Lewis: Mind and the berlinesi, altri congressi: a Könisberg nel 1930,
World Order, del 1929 – un’opera centrale nella a Praga nel 1934, a Parigi nel 1935, a Copena-
costruzione di una immagine fallibilista del ghen nel 1936, a Parigi nel 1937, a Cambridge
sapere scientifico (M. Schlick, Forma e contenu- nel 1938, all’università di Harvard, negli Stati
to, pp. 108-109). I più ampi interessi di Schlick Uniti, nel 1939. L’anno dopo, nel 1930, col tito-
sono testimoniati, tra l’altro, dallo scritto gio- lo «Erkenntnis», cominciò ad apparire la pre-
vanile, relativo a problemi etici, Lebensweisheit. stigiosa rivista filosofica del movimento, diret-
Versuch einer Glückseligkeitslehre (München ta da Carnap e da Reichenbach. Nel 1929 furo-
1908); come anche dal lavoro Fragen der Ethik, no edite le ormai storiche pagine della mono-
3489
VOLUMIfilosofia.book Page 3490 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia positivistica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

grafia Wissenschaftliche Weltauffassung. Qui leg- 4.007) Wittgenstein aveva scritto: «La maggior
giamo che all’interno del Circolo vennero so- parte delle proposizioni e delle questioni che
prattutto trattati problemi gnoseologici e me- sono state scritte in materia di filosofia, non
todologici: «Per esempio, il convenzionalismo sono false ma prive di senso. A questioni di
di Poincaré, la concezione dello scopo e della questo genere perciò non possiamo affatto ri-
struttura delle teorie scientifiche di Duhem spondere, ma soltanto stabilire la loro man-
[...]; come pure questioni riguardanti i fonda- canza di senso». Per Schlick, «asserzioni quali
menti della matematica, l’assiomatica, la logi- “realtà assoluta” o “essere trascendente” o al-
stica e simili» (Wissenschaftliche Weltauffas- tre del medesimo genere non significano
sung, p. 68). Convergenze «tendenziali o tema- nient’altro che alcuni determinati stati d’ani-
tiche» i circolisti le trovarono con tutta una se- mo» (Positivismus und Realismus, nei Gesam-
rie di pensatori, le cui opere venivano lette e melte Aufsätze, Wien 1938, p. 112). E Carnap, da
discusse: parte sua, sentenzia che «né Iddio né alcun
«1. Positivismo ed empirismo: Hume, Illumini- diavolo potranno mai darci una metafisica»
smo, Comte, Mill, Richard Avenarius, Mach. (Ueberwiudung der Metaphysik durch logische
2. Fondamenti, scopi e metodi della scienza empi- Analyse der Sprache, in «Erkenntnis», 2, 1932,
rica (ipotesi in fisica, geometria ecc.): Helm- p. 238).
holtz, Riemann, Mach, Poincaré, Enriques, VII. IL DECOLLO INTERNAZIONALE DEL NEOPOSITIVI-
Duhem, Boltzmann, Einstein. SMO. – Se dagli inizi al 1929 si è trattato di ge-
3. Logistica e sua applicazione alla realtà: Leib- stazione e di organica attivazione, con il consoli-
niz, Peano, Frege, Schröder, Russell, Whi- damento dei suoi aspetti formali, con la cre-
tehead, Wittgenstein. scente consapevolezza dell’originalità della fi-
4. Assiomatica: Pasch, Peano, Vailati, Pieri, Hil- losofia via via elaborata in termini collaborati-
bert. vi, dal 1929-30 fino al 1938, quando ha luogo
5. Eudemonismo e sociologia positivistica: Epicu- l’annessione nazista dell’Austria, si assiste al-
ro, Hume, Bentham, Mill, Comte, Feuerbach, la fase del decollo internazionale. Questa fase è
Marx, Spencer, Müller-Lyer, Popper-Lynkeus, contraddistinta da autorevoli riconoscimenti e
Karl Menger (padre)» (ibi, p. 69). da rilevanti acquisizioni dottrinali, nonché
La concezione scientifica del mondo – scrivono dalla morte di Schlick nel 1936 – due anni do-
Hahn, Neurath e Carnap – «è caratterizzata po quella di Hahn – e dalla progressiva dia-
non tanto da tesi peculiari, quanto, piuttosto, spora del gruppo originario, col conseguente
dall’orientamento di fondo, dall’indirizzo di ri- «trapianto» del movimento di pensiero, ormai
cerca» (ibi, p. 74). E, in un lavoro collettivo teso noto come «neopositivismo» o «positivismo
all’unificazione della scienza, «precisione e chia- logico» o «empirismo logico», soprattutto ol-
rezza vengono perseguite, le oscure lontanan- tre Atlantico, cioè negli Stati Uniti. Così Car-
ze e le profondità impenetrabili respinte. Nella nap rievoca il tempestivo credito accordato in
scienza non si dà “profondità” alcuna; ovunque America al neopositivismo da alcuni giovani
è superficie [...]. La concezione scientifica del studiosi sia filosofi che scienziati: «Nel 1934
mondo non conosce enigmi insolubili. Il chiari- conobbi due filosofi americani che, dopo aver
mento delle questioni filosofiche tradizionali visitato i miei amici a Vienna, vennero a trovar-
conduce, in parte, a smascherarle quali pseu- mi a Praga: C.W. Morris, dell’università di Chi-
do-problemi; in parte, a convertirle in questio- cago, W.v.O. Quine, dell’università di Harvard.
ni empiriche, soggette, quindi, al giudizio del- Già attratti dal nostro modo di filosofare, con-
la scienza sperimentale» (ibi, p. 75). In altri ter- tribuirono poi a renderlo noto negli Stati Uniti,
mini, «la concezione scientifica del mondo re- adoprandosi affinché io stesso potessi metter-
spinge la metafisica» (ibi, p. 77). E a quanti af- vi piede. Venni allora invitato dall’università di
fermano «esiste un dio», «il fondamento asso- Harvard a partecipare alle celebrazioni del suo
luto del mondo è l’inconscio», «nell’essere vi- terzo centenario, nel settembre 1936, mentre
vente vi è un’entelechia come principio moto- l’università di Chicago mi offrì un posto d’inse-
re», i neopositivisti non replicano dicendo che gnamento a partire dal medesimo anno, posto
tali affermazioni sono false, ma insistono sul che in seguito occupai ininterrottamente fino
fatto che esse «non dicono nulla, esprimendo al 1952 [...]. Così, fui lieto non solo di sottrarmi
solo atteggiamenti emotivi» (ibi, p. 76). Nel alla soffocante atmosfera politico-culturale
Tractatus logico-philosophycus (proposizione europea e all’incubo della guerra, ma anche di
3490
VOLUMIfilosofia.book Page 3491 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia positivistica


constatare che in America, specialmente fra i to di pensiero noto come positivismo logico, e
pensatori più giovani, vi era un vivo interesse, rappresentato durante gli anni venti dal Circo-
accentuato di anno in anno, per lo sviluppo lo di Vienna, dopo il 1929-30 si è diffuso nel
della filosofia sulla base del metodo scientifi- mondo quale corrente rivoluzionaria, volta a
co e della logica moderna» (R. Carnap, Auto- sconfessare le formulazioni metafisiche, teo-
biografia intellettuale, in P.A. Schilpp [a cura di], logiche ed etiche, in quanto destituite di signi-
tr. it. [The Philosophy of Rudolf Carnap, La Salle, ficato conoscitivo, nonché a promuovere una
Illinois, 1978] di F. Bercelli, La filosofia di Rudolf radicale ricostruzione della filosofia attraverso
Carnap, Milano 1974, vol. I, pp. 34-35). l’opportuno apprezzamento dei metodi della
Il bilancio relativo all’accoglimento del neopo- scienza fisica e della logica matematica. Esso
sitivismo negli Stati Uniti che Herbert Feigl ab- ha esplicato un’azione dinamica su tutte le di-
bozzò poco dopo il 1940 è senz’altro suggesti- scipline filosofiche, specialmente sulla filoso-
vo, poiché include i nomi di non pochi prota- fia della scienza, ritenuta suo dominio peculia-
gonisti della cultura americana, sia «filosofi, re. Ormai, il positivismo logico non sussiste
logici e metodologi», quali A. Cornelius Benja- più come movimento a sé, sebbene i suoi ef-
min, Nelson Goodman, Sidney Hook, Henry fetti, tanto diretti, quanto indiretti, consape-
Margenau, Charles W. Morris, Ernst Nagel; sia voli oppure no, continuino ad avvertirsi» (P.
«scienziati», quali L. Bloomfield, Percy W. Achinstein - S.F. Barker [a cura di], The Legacy
Bridgman, Haskell B. Stevens (H. Feigl, Logical of Logical Positivism, Baltimore [Maryland]
Empiricism, in D.D. Runes [a cura di], Twentieth 1969, p. 5).
Century Philosophy: Living Schools of Thought, IX. IL PRINCIPIO DI VERIFICAZIONE. – I membri del
New York 1943, pp. 373-416). L’ingresso del Circolo di Vienna lessero e commentarono il
neopositivismo in America per un verso con- Tractatus logico-philosophicus di L. Wittgen-
sentì ai filosofi statunitensi di affinare analiti- stein. Ebbene, costui aveva scritto che «com-
camente il proprio orientamento scientifico, prendere una proposizione vuol dire sapere
concentrandosi su problemi metodologici ben come stiano le cose nel caso che sia vera»
circoscritti, per l’altro indusse i pensatori (proposizione 4.024). Ciò per Schlick voleva di-
d’origine europea ad arricchire, con considera- re che «il significato di una proposizione è il
zioni di carattere semantico-pragmatico, la lo- metodo della sua verifica» (Meaning and Veri-
ro prospettiva filosofica, smorzandone l’inizia- fication, nei Gesammelte Aufsätze, a cura di F.
le enfasi formalistica in materia di linguaggio. Waismann, Wien 1938, p. 340). «Compito spe-
VII. L’INTERNATIONAL ENCYCLOPEDIA OF UNIFIED cifico della filosofia – secondo il fondatore del
SCIENCE. – Un accenno, infine, a quell’impresa Circolo – è quello di cercare e chiarificare il
che dal punto di vista della collaborazione or- senso delle asserzioni e delle questioni» (Posi-
ganica fra i suddetti studiosi, rappresenta il tivismus und Realismus, nei Gesammelte Aufsät-
documento più significativo: l’International En- ze, p. 89). E «il senso di una proposizione con-
cyclopedia of Unified Science. L’idea di una sillo- siste unicamente nel fatto che la proposizione
ge enciclopedica delle scienze fu di Otto esprime un determinato stato di cose» (ibid.),
Neurath che, a partire dal 1920, la coltivò con che quindi occorre mostrare se si vuole indica-
tenacia. L’incontro di alcuni esponenti del Cir- re il senso di una proposizione. Pertanto,
colo di Vienna con pensatori americani, come «qualora vogliamo trovare il senso di una pro-
Morris, Nagel, Lenzen, Bloomfield gli consen- posizione, dobbiamo trasformarla attraverso
tirono di preparare un valido programma di la- l’introduzione di definizioni successive, finché,
voro e, a partire dal 1938, di avviarlo a realizza- da ultimo, ci troveremo di fronte a parole che
zione sotto la direzione sua, di Carnap e Mor- non potranno venir ulteriormente definite con
ris. Il sopraggiungere della guerra, l’attenuarsi, parole, cioè il cui significato potrà soltanto ve-
soprattutto dopo la morte dello stesso Neurath nir direttamente mostrato. Il criterio per la ve-
nel 1945, dello slancio unitario di vari collabo- rità o la falsità di una proposizione consiste
ratori, pregiudicarono il pieno sviluppo dunque nel fatto che, sotto determinate condi-
dell’iniziativa (C.W. Morris, On the History of zioni, alcuni eventi si danno oppure no. Se si è
the International Encyclopedia of Unified Science, stabilito ciò, si è stabilito tutto quello di cui
in «Syntese», 12, 1960, pp. 571-621). nella proposizione si parla, e con ciò si cono-
Sul più vasto piano internazionale, oltre che sce il suo senso» (ibi, p. 90). È ovvio che la ve-
statunitense, possiamo dire che «il movimen- rificabilità in questione non è una verificabilità
3491
VOLUMIfilosofia.book Page 3492 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia positivistica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

di fatto ma di principio, «poiché il senso di una soggettive e inficiate di solipsismo come gli
proposizione non dipende naturalmente dal Erlebnisse. Questi Erlebnisse erano piuttosto,
fatto che le circostanze in cui noi direttamente come notò Kraft, delle esperienze che delle as-
ci troviamo in un dato tempo, permettono o serzioni, qualcosa di psicologico anziché di lo-
impediscono la sua fattuale verificazione. La gico. E poi, formulato il principio di verificazio-
proposizione “sull’altra faccia della Luna ci so- ne, ci si trovò subito dinnanzi a questo dilem-
no montagne alte 3000 metri” è senza dubbio ma: o il criterio è un’asserzione fattuale, e allo-
assolutamente sensata, sebbene ci manchino ra non è più una norma tramite cui giudicare il
i mezzi tecnici per verificarla» (ibi, p. 91). linguaggio come significante o insignificante;
Questa era la linea anche di Carnap, del Car- ovvero si afferma come norma e allora si cade
nap del Logischer Aufbau der Welt, in cui la ri- in un’impasse, in quanto la norma, per il sud-
duzione di tutte le proposizioni delle scienze, detto principio, non ha senso.
attuata a opera del Konstitutionssystem, faceva Ebbene, nel tentativo di superare questa si-
sì che l’intero edificio del linguaggio sensato, tuazione difficoltosa della prima fase del Cir-
per essere significante, dovesse poggiare sugli colo, Neurath, seguito da Carnap, ne capovol-
Elementarerlebnisse, vale a dire sui dati di espe- ge l’orientamento semantico nella direzione
rienza immediata. «Il senso di una proposizio- sintattica, o, come si dice, fisicalista. Per scon-
ne consiste nel suo esprimere uno stato di fat- giurare ogni perplessità, Neurath afferma la
to (pensabile e non necessariamente esisten- necessità di porsi in un linguaggio dove tutte
te). Se una (presunta) proposizione non espri- le proposizioni debbono già dall’inizio risultare
me alcun (pensabile) stato di fatto, non ha intersoggettive (Einheitswissenschaft und Psy-
senso, e perciò è solo apparentemente un’as- chologie, Wien 1933, p. 12). E per questo, non
serzione. Se una proposizione esprime uno bisogna partire dalla concezione irrimediabil-
stato di fatto, ha sempre significato; ed è vera mente viziata di metafisica, secondo cui si as-
quando questo stato di fatto esiste, falsa sume il linguaggio nella sua funzione simboli-
quando non esiste» (Scheinprobleme in der Phi- ca. Il linguaggio deve essere preso come un
losophie, Wien 1928, rist. insieme al volume Der fatto fisico, come un insieme di suoni e di se-
logische Aufbau der Welt, Hamburg 19612, p. gni. La scienza non è altro che la totalità delle
317). Carnap è estremamente chiaro: al di fuori asserzioni pronunciate o scritte ed esse – trac-
delle espressioni di logica e matematica che ce d’inchiostro o sistemi di onde sonore – so-
sono soltanto delle trasformazioni tautologi- no allo stesso tempo ciò cui la scienza parla e
che, non si dà fonte di conoscenza oltre l’espe- ciò con cui essa si esprime. «La teoria del lin-
rienza; non c’è nessun giudizio sintetico aprio- guaggio, scrive Neurath, può essere del tutto
ri, nessuna intuizione, nessuna visione eideti- assimilata alla teoria dei processi fisici, siamo
ca. Le parole hanno significato solo quando sempre nello stesso ambito» (Physikalismus,
indicano qualche cosa, gli asserti hanno un in «Scientia», 1931, pp. 296-303, qui p. 298). In
senso solo se esprimono un possibile stato di breve, noi non possiamo uscire dal linguaggio
cose; altrimenti nel primo caso si ha uno ed essere al medesimo tempo accusatori, ac-
Scheinbegriff (pseudoconcetto), nel secondo cusati e giudici; noi facciamo crescere la scien-
uno Scheinsatz (pseudoproposizione). E solo za aumentando la quantità delle sue proposi-
se saremo in grado di decidere in base ai dati zioni, confrontando le nuove proposizioni con
dell’esperienza, sarà possibile trarci fuori da quelle già in uso e creando un sistema privo di
«quell’inestricabile groviglio di problemi che è contraddizioni adatto a fare con successo del-
noto sotto il nome di filosofia» (The Logical le predizioni. «Noi possiamo soltanto afferma-
Syntax of Language, London 1937, tr. it. di A. re, precisa Neurath, che oggi operiamo con il
Pasquinelli, Sintassi logica del linguaggio, Mila- sistema spazio-temporale che corrisponde al-
no 1961, p. 378). la fisica» (Soziologie im Physikalismus, in «Er-
X. DALLA FASE «SEMANTICA» ALLA FASE «SINTATTI- kenntnis», 2, 1931-32, pp. 394-431, qui p. 397).
CA»: IL FISICALISMO. – Contro tale criterio di si- XI. DALLA VERITÀ COME «CORRISPONDENZA» ALLA VE-
gnificanza vennero mosse obiezioni più o me- RITÀ COME «COERENZA» – L’assunzione del lin-
no radicali. In primo luogo col criterio di veri- guaggio come fatto fisico e l’eliminazione del-
ficazione la scienza non pareva trovare una si- la sua funzione simbolica portano al seguente
stemazione capace di salvarla, dato che la mutamento radicale: la teoria della verità co-
scienza veniva fondata su esperienze del tutto me «corrispondenza» tra una proposizione e
3492
VOLUMIfilosofia.book Page 3493 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia positivistica


un fatto è sostituita da quella della verità co- problema del confronto realtà-pensiero) e
me «coerenza» tra proposizioni. «Le proposi- l’esigenza della scienza unificata su base fisi-
zioni vanno confrontate con proposizioni – af- calista. Carnap accetta senz’altro la tesi del-
ferma Neurath – e non con “esperienze”, né l’universalità della lingua fisicalista, senza pe-
con un “mondo”, né con “qualcos’altro”. Tutte rò insistere sulla riduzione del linguaggio a
queste duplicazioni senza senso appartengo- fatto fisico e quindi senza rigettare la funzione
no a una più o meno raffinata metafisica e de- simbolica dei segni. Infatti, i saggi Die physika-
vono perciò venire eliminate. Ogni nuova pro- lische Sprache als Universalsprache der Wissen-
posizione viene confrontata con la totalità del- schaft, in «Erkenntnis», 2 (1931), pp. 432-65 e
le proposizioni presenti, già accordate le une Die Psychologie in physikalischer Sprache in
con le altre. Pertanto si dirà che una proposi- «Erkenntnis», 1 (1932), pp. 432-465, scritti a di-
zione è corretta solo se può essere inserita en- fesa del fisicalismo, concernono quasi esclusi-
tro tale sistema. Ciò che non può essere inse- vamente il tema dell’universalità della lingua
rito in esso viene rifiutato come scorretto. In- fisicalista. «Noi – scrive Carnap – nelle discus-
vece di rifiutare le nuove proposizioni, si può sioni al Circolo di Vienna, siamo giunti alla
alterare l’intero sistema – cosa a cui ci si deci- concezione che il linguaggio fisico è il linguag-
de molto difficilmente – fino a che le nostre gio-base di tutta la scienza, un linguaggio uni-
proposizioni possano venire inserite in esso versale che abbraccia i contenuti di ogni altro
[...]. La definizione di “corretto” e “non corret- linguaggio scientifico» (Philosophy and Logical
to” data qui, è molto lontana da quelle abituali Syntax, London 1935, p. 89). E secondo lui il
nel Circolo di Vienna, le quali ricorrono al “si- linguaggio fisico deve essere assunto come lin-
gnificato” e alla “verificazione”. Nella presente guaggio della scienza unificata (in cui rientra-
teoria noi restiamo sempre nell’ambito del no pure la psicologia e la sociologia, vale a di-
pensiero parlato» (Soziologie im Physikalismus, re le cosiddette «scienze dello spirito»), per-
p. 403). Dunque, una proposizione è falsa se ché ha le tre caratteristiche dell’intersensualità,
non si accorda con l’insieme delle altre propo- dell’intersoggettività e dell’universalità.
sizioni riconosciute, altrimenti è vera. Questo Certo, possiamo facilmente ammettere con
è l’unico criterio su cui progettare una enciclo- Carnap che il fisicalismo è una tesi logica, che
pedia della scienza unificata, utilizzando l’unico non parla di cose ma di parole. Ma queste pa-
linguaggio sensato che è quello delle scienze role di che cosa parlano? Come possiamo de-
fisiche (Empirische Soziologie, Wien 1931, pp. 4- terminare il rapporto linguaggio-realtà? Su
11). Neurath parla di enciclopedia e non di si- questo rapporto è divampata la polemica
stema, per l’apertura e l’incompletezza che Schlick-Neurath. A Carnap, in fondo, la que-
contraddistinguono la prima, dove è possibile stione non interessava molto, intento, in que-
far confluire i risultati anonimi delle diverse sto periodo, alla Sintassi logica del linguaggio e
scienze positive o, per dirla con Nietzsche, «le quindi alla determinazione delle strutture for-
verità senza pretese», le quali, al contrario de- mali, della sintassi logica, dei linguaggi. Ma se
gli affascinanti errori delle età metafisiche, evi- non interessava Carnap il problema era scot-
tano di diventare un mausoleo e rimangono tante per Schlick, il quale non si poteva rasse-
una forza intellettuale viva e utile all’umanità. gnare alla proposta dei «convenzionalisti» di
XII. LO SCONTRO SCHLICK-NEURATH SUL RAPPORTO considerare valido ogni linguaggio non con-
TRA LINGUAGGIO ED ESPERIENZA. – Le idee radicali traddittorio. Un linguaggio non contradditto-
sul fisicalismo, proposte da Neurath, portaro- rio, infatti, non è sufficiente a rendere ragione
no nel Circolo potentissimi germi di discussio- della scienza: anche una favola ben congegna-
ne. Carnap fu colui che più di ogni altro subì ta può essere non contraddittoria, ma senza
gli influssi neurathiani. Dato però che le for- che per questo sia ritenuta scientifica.
mulazioni di Neurath erano «tutt’altro che Comunque, Schlick, pur non trovando formu-
ineccepibili» (R. Carnap, Sintassi logica del lin- lazioni adeguate per il suo criterio («il nostro
guaggio, p. 428), fu proprio Carnap a tentarne principio è una trivialità su cui non si può
un ripensamento per una più adatta fondazio- nemmeno discutere») ha avuto nel Circolo la
ne del fisicalismo. Due, come si è detto, erano funzione dialettica del continuo richiamo ai
i nuclei del fisicalismo in Neurath, e cioè la fatti, richiamo che, come dice Russell, fa vera
concezione del linguaggio come fatto fisico ogni asserzione (Logic and Knowledge, London
(concezione che metteva da parte il grosso - New York 1956, tr. it. di L. Pavolini, Logica e
3493
VOLUMIfilosofia.book Page 3494 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia positivistica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

conoscenza, Milano 1961, p. 345). Ciò contro i teorici e termini osservativi, i protocolli, la
convenzionalisti (Neurath, Carnap ecc.) i qua- probabilità, la natura degli asserti logico-ma-
li, esterrefatti da un supposto e temuto infil- tematici e la loro relazione con le teorie fisi-
trarsi della metafisica nel pensiero di Schlick, che, le limitazioni interne dei formalismi (si
finivano quasi per abbandonare l’empirismo. I pensi a K. Gödel), la eventuale riducibilità di
convenzionalisti parvero dimenticare che lo scienze come la psicologia, la biologia, la chi-
scopo delle parole è di occuparsi di cose diver- mica alla fisica, sono solo tra i temi più impor-
se dalle parole. Per loro la scienza è più o me- tanti su cui i circolisti spesero le loro energie.
no come una favola ben strutturata: si tratta XIV. WITTGENSTEIN E POPPER: DUE PROSPETTIVE NON
sempre di giochi di segni. Schlick però insiste «POSITIVISTE». – Intanto, però, nel gennaio 1929,
sul fatto che la scienza è sì un gioco di segni, Wittgenstein torna a Cambridge e riprende il
ma è un gioco che viene giocato sulla scac- suo lavoro in filosofia, stendendo una gran
chiera della natura. I convenzionalisti sembra- quantità di osservazioni. Le note scritte dal
no dire: «In principio era il verbo»; e Schlick ha gennaio del 1929 al settembre del 1930, Witt-
voluto affermare che «in principio era ciò che genstein le raccolse in un manoscritto dal tito-
il verbo significa» (B. Russell, An Inquiry into lo Philosophische Bemerkungen, che costituisco-
Meaning and Truth, London 1940, tr. it. di L. Pa- no il documento da cui è possibile controllare
volini, Significato e verità, Milano 1963, p. 190). lo staccarsi dalle sue concezioni filosofiche del
XIII. IL CONTRIBUTO NEOPOSITIVISTA ALLA FILOSOFIA Tractatus logico-philosophicus, da cui il Circolo
DELLA SCIENZA. – La controversia su di una ade- di Vienna aveva in parte tratto ispirazione, e
guata formulazione del principio di verificazio- l’aprirsi verso prospettive più liberali. Se nel
ne coinvolse i circolisti (soprattutto Schlick, Tractatus Wittgenstein aveva affermato che «il
Carnap e Neurath) sullo statuto dei protocolli, senso di una proposizione è il metodo della
cioè di quegli asserti di osservazione costi- sua verifica», ora nelle Philosophische Bemer-
tuenti la base empirica della scienza (cfr. F. Ba- kungen, egli scrive che «cosa una parola signi-
rone, Il fisicalismo e la polemica sui protocolli, in fichi, si apprende mentre si vede come essa
«Filosofia», 4, 1953; F. Barone, Il neopositivismo viene usata. E se uno ha conosciuto il suo uso,
logico, Torino 1953, ed. rivista, Roma-Bari 1977, allora si è appreso anche che cosa significhi».
pp. 305-345). Ed è ovvio che l’accettazione del Se la filosofia del primo Wittgenstein aveva
principio di verificazione da parte dei filosofi spronato i circolisti a costruire un linguaggio
viennesi implicò come una delle sue conse- perfetto, ora l’introduzione, da parte dello
guenze più vistose, il rigido rifiuto degli asserti stesso Wittgenstein, del principio di uso spinge
metafisici, considerati come semplici non- i seguaci del neopositivismo a riesaminare il
sensi (Carnap, Schlick, Neurath, R. von Mises). loro atteggiamento intransigente e soprattut-
(Sull’antimetafisica dei Viennesi si consulti: D. to il loro programma di costruzione di un lin-
Antiseri, Il destino della metafisica nell’analisi lin- guaggio privilegiato.
guistica: dal rifiuto viennese al recupero oxoniense, Al passaggio di Wittgenstein dalla fase del
in «Proteus», 2, 1970). E fu sempre l’accetta- Tractatus alla fase delle Philosophische Bemer-
zione del principio di verificazione che portò i kungen bisogna aggiungere le critiche che Karl
Viennesi a insistere, insieme a Wittgenstein, Popper, a partire dalla Logik der Forschung del
sulla filosofia concepita come attività (attività 1934, muoveva al principio di verificazione.
chiarificatrice del linguaggio) e non come dot- Questo gli appariva autocontraddittorio, crip-
trina (cfr. D. Antiseri, Dopo Wittgenstein: dove va to-metafisico e incapace di render conto delle
la filosofia analitica, Roma 1967, pp. 102-110). leggi universali delle scienze empiriche. Nel-
Da tali presupposti risulta facile comprendere l’autobiografia La ricerca non ha fine Popper si
come l’attività filosofica dei Viennesi si eserci- chiede, a proposito del dissolversi del Circolo:
tasse quasi esclusivamente su quell’unico lin- «Chi ne è responsabile?» e risponde: «Credo
guaggio significativo costituito dal linguaggio di dover ammettere la mia responsabilità»
della scienza. E fu così che a Vienna ebbe un (K.R. Popper, Unended Quest: an Intellectual
grande impulso la filosofia della scienza intesa Autobiography, Glasgow 1986, tr. it. di D. Anti-
in senso contemporaneo come analisi delle seri, La ricerca non ha fine, Roma 19973, p. 103).
teorie e degli asserti inventati e provati, re- XV. CARNAP E LA «LIBERALIZZAZIONE» DELL’EMPIRI-
spinti o accettati dagli uomini di scienza. La SMO LOGICO. – Chi più e prima degli altri circoli-
causalità, l’induzione, il rapporto tra termini sti avviò la liberalizzazione dell’empirismo fu
3494
VOLUMIfilosofia.book Page 3495 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia positivistica


R. Carnap, a partire dagli anni trenta, mentre ca non potevano essere del tutto verificate. Ta-
insegnava a Praga. Egli stesso nell’Autobiogra- le conclusione condusse Schlick, sotto l’in-
fia ne ricostruisce le tappe: «La semplicità e la fluenza di Wittgenstein, alla concezione che le
coerenza del sistema delle conoscenze come leggi fisiche non dovessero più essere consi-
la maggior parte di noi al Circolo di Vienna lo derate enunciati generali, ma piuttosto regole
concepiva, gli forniva una certa attrattiva e for- per la derivazione di enunciati singolari. Altri
za di fronte alle critiche; d’altra parte, queste comunque cominciano a mettere in dubbio
caratteristiche causavano una certa rigidità, l’adeguatezza del principio di verificabilità»
cosicché fummo costretti a operare alcuni ra- (ibi, pp. 57-58).
dicali cambiamenti per rendere giustizia al ca- E tra questi altri ci fu, naturalmente, lo stesso
rattere aperto e all’inevitabile mancanza di Carnap, il quale, durante gli anni trenta, men-
certezze di ogni conoscenza fattuale» (Autobio- tre insegnava a Praga, iniziò una ricerca siste-
grafia, p. 57). matica sulle relazioni logiche tra concetti teo-
Secondo la concezione originaria del Wiener rici e concetti di base, cioè quelli relativi alle
Kreis, il sistema di conoscenza, pur divenendo proprietà osservabili delle cose materiali, i cui
costantemente più comprensivo, era conside- risultati furono pubblicati nel saggio Testabili-
rato un sistema chiuso nel senso seguente: se- ty and Meaning (1936, in R. Carnap, Analiticità,
condo i circolisti vi era un minimo di cono- significanza, induzione, tr. it. a cura di A. Meotti -
scenza, la conoscenza dell’immediatamente M. Mondadori, Bologna 1971, pp. 151-261). Ed
dato, che era indubitabile; supponevano che ecco come Carnap stesso spiega questa sua
ogni altro tipo di conoscenza poggiasse salda- prospettiva liberalizzatrice: «Le ipotesi intorno
mente su questa base e che si potesse perciò agli eventi non osservati del mondo fisico non
stabilire con altrettanta certezza. Questa era possono mai essere verificate completamente
l’immagine che Carnap stesso aveva fornito in
dall’evidenza osservativa: suggerii perciò che
Logischer Aufbau der Welt, sotto l’influenza del-
noi abbandonassimo il concetto di verificazio-
la dottrina machiana delle sensazioni quali
ne e dicessimo invece che l’ipotesi è più o me-
elementi di tutta la conoscenza, dell’atomi-
no confermata o infirmata dall’evidenza. A
smo logico di Russell e infine della tesi di Witt-
quel punto lasciai aperta la questione della
genstein secondo cui tutte le proposizioni so-
no funzioni di verità delle proposizioni ele- possibile definizione di una misura quantitati-
mentari. «Questa concezione conduceva al va di conferma; successivamente introdussi il
principio wittgensteiniano della verificabilità concetto quantitativo di grado di conferma o
che dice che in teoria è possibile ottenere o probabilità logica. Proposi di parlare di confer-
una verifica definitiva o una definitiva confuta- mabilità invece di verificabilità, in modo che
zione di ogni enunciato dotato di senso» (Au- un enunciato è considerato confermabile se
tobiografia, p. 57). gli enunciati osservativi possono contribuire
«Rivedendo questo punto di vista dalla nostra positivamente o negativamente alla sua con-
posizione attuale, devo ammettere – soggiun- ferma» (Autobiografia, pp. 58-59). Carnap, in-
ge Carnap – che era difficile conciliarlo con somma, abbandona, «oltre al requisito di una
certe altre concezioni che avevamo allora spe- completa verificabilità, il precedente punto di
cialmente sulla metodologia della scienza. vista secondo cui i concetti della scienza sono
Perciò lo sviluppo e la chiarificazione delle no- esplicitamente definibili sulla base di concetti
stre concezioni metodologiche condussero osservativi», in quanto «devono essere usati i
inevitabilmente a un abbandono della struttu- metodi più indiretti di riduzione». A tal fine
ra rigida della nostra teoria della conoscenza. Carnap propose una particolare forma di
La caratteristica importante della nostra posi- enunciati di riduzione; «ma nel corso di ulte-
zione metodologica era l’accentuazione del riori ricerche venne in chiaro che uno schema
carattere ipotetico delle leggi di natura, in par- di questa semplice forma non può bastare a
ticolare delle teorie fisiche: tale punto di vista introdurre i concetti della scienza teorica. Tut-
era influenzato da uomini come Poincarè e tavia, la forma semplice di enunciati di ridu-
Duhem, e dal nostro studio del metodo assio- zione allora proposta fu utile per il fatto che
matico e della sua applicazione alle scienze mostrò chiaramente il carattere aperto dei
empiriche con l’aiuto di definizioni o regole concetti scientifici, cioè che i loro significati
coordinative. Era chiaro che le leggi della fisi- non sono completamente fissati» (ibi, p. 59).
3495
VOLUMIfilosofia.book Page 3496 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia post-positivistica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Inoltre, sempre sulla via della «liberalizzazione concezione scientifica» (H. Reichenbach, Ueber In-
dell’empirismo», Carnap fece una distinzione duktion und Wahrscheinlichkeit, in «Erkenntnis»,
tra confermabilità e un concetto in qualche 5, 1935, [pp. 267-284], p. 283). Da parte sua, Ru-
modo più forte, per il quale propose il termine dolf Carnap fece presente che «allorché vedia-
di «controllabilità» (testability): un enunciato mo che Popper parla molto severamente del
che è confermabile da possibili eventi osserva- convenzionalismo e del positivismo, anzi an-
bili è inoltre controllabile se si può specificare che dell’empirismo, mentre Kant, ad esempio,
un metodo per produrre a piacimento tali non viene trattato così duramente e addirittu-
eventi; questo metodo è una procedura di con- ra anche la metafisica se la passa abbastanza
trollo per l’enunciato. Considerando la que- bene, si potrebbe essere indotti a pensare, a
stione dell’assunzione a criterio empiristico di una lettura affrettata, che Popper sia se non
significanza della controllabilità o solo della esattamente un metafisico, almeno un apriori-
confermabilità, Carnap propose di assumere il sta e un antiempirista. Ben al contrario, però, la
più liberale requisito di confermabilità; il re- sue proposte positive mostrano che egli è un
quisito più forte di controllabilità corrisponde empirista e un avversario dell’apriorismo [...].
approssimativamente al principio operazioni- Popper è davvero molto vicino alle concezioni
stico di Bridgman. del Circolo di Vienna» (R. Carnap, rec. a K.R.
D. Antiseri Popper, Logik der Forschung, in «Erkenntnis», 5,
➨ EMPIRISMO; EMPIRISMO LOGICO; ENCYCLOPEDIA OF 1935, [pp. 290-294], p. 293). Diversamente da
UNIFIED SCIENCE. Carnap, Otto Neurath credette di individuare in
Popper «l’opposizione ufficiale» del Circolo di
EPISTEMOLOGIA
Epistemologia post-positivistica POST-POSITIVISTI- Vienna. Se una teoria è minacciata, Popper –
CA (post-popperiana). – SOMMARIO: I. I primi cri- annotava Neurath – «sta per principio, per così
tici del razionalismo critico: Reichenbach, Car- dire, dalla parte dell’aggressore», ma «l’incon-
nap, Neurath, Hempel e Geymonat. - II. Tho- dizionata preferenza per la falsificazione non
mas S. Kuhn e lo sviluppo «ateleologico» della va fruttuosamente a fondo nel quadro di una
scienza. - III. Il falsificazionismo metodologico dottrina della ricerca» (O. Neurath, Pseudora-
sofisticato di Imre Lakatos. - IV. L’epistemolo- tionalismus der Falsifikation, in «Erkenntnis», 5,
gia anarchica di Paul K. Feyerabend. - V. Larry 1935, [pp. 353-365], p. 357). La posizione di
Laudan e le «tradizioni di ricerca». - VI. Joseph Popper non riuscirebbe, insomma, a render
Agassi e le radici metafisiche dei problemi conto dell’effettiva storia della scienza. E quel-
scientifici. - VII. William Bartley: come demar- la di Neurath intende essere «una critica
care tra ciò che è «razionale» e ciò che è «irra- dell’assolutismo della falsificazione che, in qual-
zionale». - VIII. John Watkins e la metafisica in- che modo, fa da contrappeso all’assolutismo
fluente e confermabile. - IX. Critiche logiche della verificazione combattuto da Popper» (ibi,
alla teoria della verisimilitudine. p. 365). Neurath, inoltre, fece notare che «Pop-
I. I PRIMI CRITICI DEL RAZIONALISMO CRITICO: REICHEN- per si comporta in sostanza più amichevol-
BACH, CARNAP, NEURATH, HEMPEL E GEYMONAT. – mente nei riguardi di Kant e di altri metafisici
Gli approfondimenti, gli sviluppi e le critiche che nei confronti di pensatori che egli defini-
del razionalismo critico costituiscono quella sce come “i positivisti”» (ibi, p. 357). Un tratto,
parte consistente dell’epistemologia contem- questo, posto in evidenza anche da Carl Gu-
poranea che è l’epistemologia post-popperiana. stav Hempel il quale annotava che Popper «ha
Subito dopo la pubblicazione della Logik der messo fortemente in evidenza certe caratteri-
Forschung (Wien 1935), Hans Reichenbach stiche del suo approccio che sono comuni
contestò la posizione antiinduttivistica di all’approccio dei pensatori inclini alla metafi-
Popper. «Non comprendo come Popper possa sica» (C.G. Hempel, rec. a K.R. Popper, Logik
asserire che il suo lavoro rappresenta un pro- der Forschung, in «Deutsche Literaturanzei-
gresso, sia pure minimo, riguardo al problema tung», 1937, pp. 309-314). Nel 1936, recensen-
dell’induzione [...]. Quale aiuto può arrecare, do la Logik der Forschung, Ludovico Geymonat,
ai nostri giorni, una teoria della conoscenza il quale aveva seguito a Vienna le lezioni di
che dice di non far uso del principio di induzio- Moritz Schlick, scriveva che «è chiaro che la te-
ne e che, al suo posto, postula una credenza si contrapposta dal Popper ai neo-positivisti è
metafisica? Non riesco a vedere in che modo essa stessa non priva di un certo radicale dog-
una filosofia del genere possa ancora definirsi matismo, rivelandosi il suo criterio di falsifica-
3496
VOLUMIfilosofia.book Page 3497 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia post-positivistica


bilità logicamente non più sicuro dei criteri ai Ovviamente, nei periodi di scienza normale, il
quali intende sostituirsi» (L. Geymonat, Logica progresso scientifico è un progresso cumulati-
e filosofia delle scienze, in «Rivista di filosofia», vo, mentre è uno sviluppo ateleologico il pas-
1936, p. 264). saggio da un paradigma a un altro, giacché i
II. THOMAS S. KUHN E LO SVILUPPO «ATELEOLOGICO» paradigmi, ad avviso di Kuhn, sono spesso in-
DELLA SCIENZA. – Approfondimenti e critiche commensurabili. Kuhn vede nello sviluppo del-
della concezione fallibilistica della scienza at- la scienza un processo di evoluzione a partire
traversano gli scritti di quegli autori che hanno da stadi primitivi, ma questo non significa che
dato origine a una epistemologia «storica- tale processo porti la ricerca sempre più vicina
mente orientata» – autori come Thomas S. alla verità, come pretende Popper. Al pari che
Kuhn, Imre Lakatos, Paul K. Feyerabend e Lar- nell’evoluzione biologica, l’evoluzione della
ry Laudan. Se per Popper la scienza è in uno scienza – sostiene Kuhn – si sviluppa costan-
stato di «rivoluzione permanente», per Kuhn, temente a partire, appunto, da stadi primitivi,
invece, la «rivoluzione scientifica» è un evento ma tende verso nessuno scopo (ibi, p. 206).
eccezionale. E siamo in presenza di una rivolu- III. IL FALSIFICAZIONISMO METODOLOGICO SOFISTICATO
zione scientifica allorché la comunità di ricer- DI IMRE LAKATOS. – Imre Lakatos distingue tre ti-
catori, sotto la pressione delle anomalie, è in- pi di falsificazionismo: il falsificazionismo dogma-
dotta ad abbracciare un nuovo paradigma, tico (secondo cui la scienza si svilupperebbe
all’interno del quale gli studiosi di nuovo pra- attraverso congetture ardite e falsificazioni in-
ticheranno la scienza normale. È il paradigma fallibili. Fatta propria da alcuni scienziati e da
(per esempio: l’astronomia tolemaica o quella filosofi come, per esempio, A.J. Ayer, questa
copernicana; la dinamica aristotelica o quella concezione, precisa Lakatos, non è la posizio-
newtoniana ecc.) che istituisce la comunità ne di Popper); il falsificazionismo metodologico
scientifica; e la scienza normale è «uno stre- ingenuo (che almeno corregge l’errore dei falsi-
nuo e devoto tentativo» di forzare la natura en- ficazionisti dogmatici e sostiene, come Popper
tro le caselle concettuali fornite dal paradig- aveva già messo in luce nella Logica della sco-
ma: è una prassi con cui si tenta di realizzare le perta scientifica, che la base empirica della
promesse del paradigma (Th.S. Kuhn, La strut- scienza non è infallibile – un motivo questo
tura delle rivoluzioni scientifiche, tr. it. di A. Caru- per cui non si danno falsificazioni infallibili); il
go, Torino 1969, p. 40). Lo scienziato normale falsificazionismo metodologico sofisticato (che, di-
non cerca la novità, e tuttavia la novità appari- versamente dal falsificazionismo metodologi-
rà di necessità, se non altro per la ragione che co ingenuo, non concepisce lo sviluppo della
l’articolazione teorica ed empirica del paradig- scienza come una serie di successivi duelli tra
ma aumenta il contenuto informativo della teo- una teoria e i fatti; ma che piuttosto vede la
ria esponendola al rischio della smentita. È in lotta tra il teorico e i fattuale aver luogo sem-
questo modo che emergono le anomalie – pro- pre per lo meno a tre: tra due teorie in competi-
blemi che, resistendo ai reiterati assalti della zione e i fatti. E questo porterebbe a capire la
comunità scientifica, determinano la crisi del ragione per cui una teoria viene scartata non
paradigma, dando origine a un periodo di semplicemente quando qualche fatto la con-
scienza straordinaria, periodo di «ricerca sgan- traddice, ma unicamente allorquando la co-
gherata», che cessa allorché riesce a emergere munità scientifica ha a disposizione una teoria
un nuovo paradigma in grado di conquistare la migliore della precedente). Il falsificazionismo
fiducia della comunità scientifica. È nel pas- metodologico sofisticato è la posizione che Laka-
saggio da un paradigma a un altro che si ha tos fa propria, mentre giudica la posizione di
una rivoluzione scientifica, la quale è una specie Popper oscillante tra questo tipo di falsifica-
di riorientamento gestaltico, in quanto «paradig- zionismo e quello metodologico ingenuo. Il
mi successivi ci dicono cose differenti sugli og- falsificazionismo metodologico sofisticato si
getti che popolano l’universo e sul comporta- incentra sull’idea di programma di ricerca scien-
mento di tali oggetti» (ibi, p. 131). E se per tifico, inteso come una serie di teorie
Popper si passa da una teoria a un’altra per ra- T1,T2,...,Tn, le quali si sviluppano da un nucleo
gioni logiche ed evidenze fattuali, per Kuhn i centrale che per decisione metodologica viene re-
ricercatori «abbracciano un nuovo paradigma so infalsificabile in modo che possa mostrare
per ogni genere di ragioni, e di solito per pa- il suo valore, la sua fecondità e la sua progres-
recchie ragioni allo stesso tempo» (ibi, p. 185). sività nei confronti di un programma in com-
3497
VOLUMIfilosofia.book Page 3498 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia post-positivistica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

petizione – e che non viene abbandonato fin- ha scritto nella convinzione che «l’anarchismo,
ché risulta progressivo, vale a dire finché antici- pur non essendo forse la filosofia politica più
pa teoricamente fatti che, almeno in parte, rice- attraente, è senza dubbio una eccellente medi-
vono conferma empirica. Ed è proprio l’idea di cina per l’epistemologia e per la filosofia della
programma di ricerca (e Lakatos pensa a pro- scienza» (ibi, tr. cit., p. 15). E lo è perché «la sto-
grammi come il copernicanesimo, l’atomismo ria in generale, la storia delle rivoluzioni in
o l’evoluzionismo) e l’idea che la storia della particolare, è sempre più ricca di contenuto,
scienza è stata, è e dovrebbe essere una storia più varia, più multilaterale, più viva, più “astu-
di programmi di ricerca in competizione a di- ta”, di quanto possano immaginare anche il
stinguere, ad avviso di Lakatos, la propria po- migliore storico e il migliore metodologo» (ibi-
sizione sia da quella di Kuhn che da quella di dem). È su presupposti del genere che Feyera-
Popper. Difatti, «la Logik der Forschung, nel suo bend propone la sua metodologia anarchica. Se-
insieme, è aridamente astratta e altamente condo lui, «l’idea di un metodo che contenga
astorica. Là dove Popper si arrischia a fare os- principi fermi, immutabili e assolutamente
servazioni sulla falsificabilità delle maggiori vincolanti come guida nell’attività scientifica
teorie scientifiche, o cade in qualche mador- si imbatte in difficoltà considerevoli quando
nale equivoco logico o distorce la storia in mo- viene messa a confronto con i risultati della ri-
do che si adatti alla sua teoria della razionali- cerca storica. Troviamo infatti che non c’è una
tà» (I. Lakatos, La storia della scienza e le sue ri- singola norma, per quanto plausibile e per
costruzioni razionali, in AA.VV., Critica e crescita quanto saldamente radicata nell’epistemolo-
della conoscenza, tr. it. di G. Giorello, Milano gia, che non sia stata violata in qualche circo-
1976, p. 393). D’altro canto, «secondo la con- stanza. Diviene evidente anche che tali viola-
cezione di Kuhn la rivoluzione scientifica è ir- zioni non sono eventi accidentali, che non so-
razionale, è materiale adatto per la psicologia no il risultato di un sapere insufficiente o di di-
della folla» (I. Lakatos, La falsificazione e i pro- sattenzioni che avrebbero potuto essere evita-
grammi di ricerca scientifici, in ibi, p. 256). te. Al contrario, vediamo che tali violazioni so-
IV. L’EPISTEMOLOGIA ANARCHICA DI PAUL K. FEYERA- no necessarie per il progresso scientifico» (ibi,
BEND . – Un pensatore ammirato da Paul K. tr. cit., p. 21). Così, afferma Feyerabend, eventi
Feyerabend è Lessing. Ed egli lo ammira per la e sviluppi come l’invenzione dell’atomismo
sua indipendenza, la sua disponibilità a muta- nell’antichità, la rivoluzione copernicana, l’av-
re opinione, la sua onestà, il suo senso dello vento della teoria atomica moderna (teoria ci-
humour. «Gli uomini hanno imparato da lui netica, teoria della dispersione, stereochimi-
perché le sue parole risvegliavano il loro intel- ca, teoria quantistica), il graduale emergere
letto, il loro sentimento e perché notavano che della teoria ondulatoria della luce «si verifica-
qui parlava loro un amico degli uomini e non un rono solo perché alcuni pensatori o decisero di
educatore dell’umanità. “Verità”, “ragione” e al- non lasciarsi vincolare da certe norme meto-
tre astrazioni sono state le clave con cui Kant dologiche “ovvie” o perché involontariamente le
e i suoi seguaci nani nel ventesimo secolo violarono» (ibid.). E una simile libertà di azione
hanno fatto piegare sulle ginocchia il pubbli- non è, ad avviso di Feyerabend, soltanto un
co, e costoro ammettono apertamente che fatto della storia della scienza: «Essa è sia ra-
quello che sta loro soprattutto a cuore non è la gionevole sia assolutamente necessaria per la
vita degli uomini, ma sono gli avvenimenti in crescita del sapere. Più specificatamente, si
un “mondo 3” di idee [...]. Di tutto ciò non c’è può dimostrare quanto segue: data una norma
traccia in Lessing; [...] <egli> non è, per l’ap- qualsiasi, per quanto “fondamentale” o “ne-
punto, un maestro di scuola, un professore, e cessaria” essa sia per la scienza, ci sono sem-
tanto meno un professore tedesco. Come una pre circostanze nelle quali è opportuno non
torre si eleva al di sopra degli ansiosi-tirannici solo ignorare la norma, ma adottare il suo op-
nani razionalisti, incluso Sir Karl Popper, il na- posto. Per esempio, ci sono circostanze nelle
no capo» (cfr. P.K. Feyerabend, Sul metodo. Un quali è consigliabile introdurre, elaborare e di-
dialogo, in AA. VV., Presupposti e limiti della fendere ipotesi ad hoc, o ipotesi che contraddi-
scienza, tr. it. di G. De Martino, A. Bizzotto, C. cano risultati sperimentali ben stabiliti e uni-
Gagliardi, Roma 1985, p. 270). Il suo libro versalmente accettati, o ipotesi il cui contenu-
Against Method (London 1975, tr. it. di L. Sosio, to sia minore rispetto a quello delle ipotesi al-
Contro il metodo, Milano 1973), Feyerabend lo ternative esistenti e adeguate empiricamente,
3498
VOLUMIfilosofia.book Page 3499 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia post-positivistica


oppure ancora ipotesi autocontraddittorie mali, cioè quei problemi empirici che non so-
ecc. Ci sono addirittura circostanze – le quali si no stati risolti da una particolare teoria, ma che
verificano anzi piuttosto spesso – in cui il ra- sono stati risolti da una o più teorie in compe-
gionamento perde il suo aspetto orientato ver- tizione con questa» (ibi, tr. cit., p. 36). Questi
so il futuro diventando addirittura un impac- son dunque i tipi di problemi empirici. E «una
cio al progresso» (ibi, tr. cit., pp. 21-22). A sup- delle caratteristiche del progresso scientifico è quel-
porto della sua immagine di scienza Feyera- la di trasformare problemi empirici anomali e non
bend adduce il caso storico dello sviluppo del risolti in problemi risolti» (ibidem). D’altra parte,
copernicanesimo da Galileo al XX secolo. Ed per una teoria T i problemi concettuali nascono
ecco la sua conclusione: «È chiaro, quindi, che in uno dei due modi: «1) Quando T presenta
l’idea di un metodo fisso, o di una teoria fissa alcune incoerenze interne, o quando le sue ca-
della razionalità, poggia su una versione trop- tegorie fondamentali di analisi sono incerte e
po ingenua dell’uomo e del suo ambiente so- poco chiare; questi sono problemi concettuali
ciale. Per coloro che non vogliono ignorare il interni; 2) Quando T è in conflitto con un’altra
ricco materiale fornito dalla storia, e che non teoria o dottrina T1, che i sostenitori di T riten-
si propongono di impoverirlo per compiacere gono razionalmente ben fondata; questi sono
ai loro istinti più bassi, alla loro brama di sicu- problemi concettuali esterni» (ibi, tr. cit., p. 70).
rezza intellettuale nella forma della chiarezza, Stabilite siffatte distinzioni, Laudan propone
della precisione, dell’“obiettività”, della “veri- gli assunti di base del suo modello di sviluppo
tà”, diventerà chiaro che c’è un solo principio della scienza: «1) Il problema risolto, empirico o
che possa essere difeso in tutte le circostanze concettuale, è l’unità di base del progresso scienti-
e in tutte le fasi dello sviluppo umano. È il prin- fico. 2) Scopo della scienza è quello di massimizzare
cipio: qualsiasi cosa può andar bene» (ibi, tr. cit., la portata dei problemi empirici risolti e di ridurre
p. 25). la portata dei problemi empirici anomali e di quelli
V. LARRY LAUDAN E LE «TRADIZIONI DI RICERCA». – concettuali non risolti» (ibi, tr. cit., p. 87). E i pro-
Sempre nel quadro dell’epistemologia post- blemi, empirici o concettuali, si trovano inse-
positivistica presenta tratti originali la conce- riti in tradizioni di ricerca. Una tradizione di ri-
zione che della scienza e del suo progresso è cerca è «un insieme di assunti generali riguar-
stata avanzata da Larry Laudan, il quale nel danti le entità e i processi presenti in un certo
suo Progress and its Problems: Towards a Theory dominio di studio, e i metodi appropriati che
of Scientific Growth (London 1977, tr. it. di E. Ri- si devono usare, per indagare su problemi e
verso, Il progresso scientifico, Roma 1979) ha in- costruire le teorie in tale dominio» (ibi, tr. cit.,
teso delineare «le implicazioni, per la storia e pp. 203-204): direttive, dunque, di natura onto-
la filosofia della scienza, del punto di vista che logica e direttive di natura metodologica. Classi-
concepisce la scienza soprattutto come una che tradizioni di ricerca sono «il darwinismo,
attività impegnata nella soluzione dei proble- la teoria dei quanti, la teoria elettromagnetica
mi» (ibi, tr. cit., p. 30). Prima di ogni altra cosa, della luce» (ibi, tr. cit., p. 101). In realtà, però,
Laudan distingue i problemi empirici dai proble- «ogni disciplina intellettuale, scientifica o non
mi concettuali. Un problema empirico può es- scientifica, ha una storia ricca di tradizioni di
sere definito, in linea generale, come «qualun- ricerca: empirismo e nominalismo in filosofia,
que cosa riguardi il mondo naturale e ci colpi- volontarismo e necessitarismo in teologia,
sca come strano o comunque bisognoso di behaviorismo e freudismo in psicologia, utili-
spiegazione» (ibi, tr. cit., p. 33). Certo, non esi- tarismo e intuizionismo in etica, marxismo e
stono problemi se non all’interno di un conte- capitalismo in economia, meccanicismo e vi-
sto teorico, ma ciò non toglie che noi con essi talismo in fisiologia [...]» (ibid.). E allo scopo
intendiamo problemi di primo ordine, doman- di identificare, almeno in un primo approccio,
de cioè «sugli oggetti che costituiscono il do- una tradizione di ricerca, Laudan esplicita al-
minio di ogni data scienza» (ibi, tr. cit., p. 34). cune caratteristiche comuni alle varie tradizio-
I problemi empirici possono distinguersi in: ni: «1) Ogni tradizione di ricerca ha un certo
«1) Problemi insoluti, cioè quei problemi empi- numero di teorie specifiche, che l’esemplifica-
rici che non ancora sono stati risolti adeguata- no e parzialmente la costituiscono; alcune di
mente da alcuna teoria; 2) Problemi risolti, cioè queste teorie sono contemporanee fra loro, al-
quei problemi empirici che sono stati adegua- tre si succedono nel tempo. 2) Ciascuna tradi-
tamente risolti da una teoria; 3) Problemi ano- zione di ricerca appare caratterizzata da alcuni
3499
VOLUMIfilosofia.book Page 3500 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia post-positivistica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

impegni metafisici e metodologici che, nel loro le o si stia avvicinando alla verità. Il raggiungi-
insieme, individuano la tradizione stessa e la mento di una tale certezza o un tale accosta-
distinguono dalle altre. 3) Ciascuna tradizione mento alla verità sono utopistici nel senso let-
di ricerca (a differenza delle singole specifiche terale che non possiamo mai costatare il loro
teorie) passa attraverso un certo numero di di- raggiungimento. Proporsi cose del genere co-
verse e dettagliate (e spesso reciprocamente me fini della ricerca scientifica, può essere
contraddittorie) formulazioni; in genere ha qualcosa di nobile e di edificante per coloro
una lunga storia, che si svolge attraverso un che trovano diletto nella frustrazione di aspi-
notevole periodo di tempo (a differenza delle rare a ciò a cui non possono mai pervenire, pur
teorie, che spesso hanno una vita breve)» (ibi- sapendolo bene; ma questi fini non sono mol-
dem). Con ciò le tradizioni di ricerca di Laudan to utili se il nostro intento è quello di spiegare
si distinguono dai programmi di ricerca di come le teorie scientifiche vengono o debbano
Lakatos e dai paradigmi di Kuhn, giacché gli essere valutate» (ibi, tr. cit., p. 154).
uni e gli altri «hanno una tale rigidità nella lo- VI. JOSEPH AGASSI E LE RADICI METAFISICHE DEI PRO-
ro struttura centrale, da non ammettere alcuna BLEMI SCIENTIFICI. – Popper ha scritto un saggio
trasformazione fondamentale» (ibi, tr. cit., p. sulla natura dei problemi filosofici e le loro radici
100). Una tradizione di ricerca ottiene successo nella scienza (K.R. Popper, La natura dei proble-
allorché, «attraverso le sue componenti, porta alla mi filosofici e le loro radici nella scienza [1952], in
soluzione adeguata di un numero sempre maggio- Congetture e confutazioni, tr. it. di G. Pancaldi,
re di problemi empirici e concettuali» (ibi, tr. cit., Bologna 1972, pp. 117-167); Joseph Agassi ha
p. 105). Nella prospettiva di Laudan manca, scritto, invece, un saggio sulla natura dei pro-
come si vede, il riferimento alla verità, alla pro- blemi scientifici e le loro radici nella metafisica (J.
babilità e alla verosimiglianza. La verità non è Agassi, La natura dei problemi scientifici e le loro
mai un possesso dimostrato, non abbiamo un radici metafisiche, in Le radici metafisiche delle te-
criterio di verità (Tarski), e sono state dimo- orie scientifiche, ed. it. a cura di E. Riverso, Roma
strate inconsistenti le definizioni popperiane 1983). Qui Agassi confessa che il suo interesse
di verosimiglianza: sotto la pressione di tali ri- per la fisica trova origine in un suo molto pre-
sultati Laudan ha scelto una via pragmatica, cedente interesse per la metafisica. All’univer-
stando alla quale «fare una scelta razionale è fare sità, ricorda Agassi, i professori si beffavano di
delle scelte che realizzano progresso, cioè che ac- tutta la metafisica come fisica del passato,
crescono la capacità di risolvere problemi, «ma io – egli dice – presento alcune metafisi-
posseduta dalle teorie che noi accettiamo» che come fisiche del futuro» (ibi, p. 39). E sot-
(ibi, tr. cit., p. 152). Talché, «collegando in que- tolinea che è facile vedere come i problemi
sto modo la razionalità al progresso, sostengo scientifici considerati importanti sono di gran-
– afferma Laudan – che possiamo avere una de rilevanza per la metafisica del loro tempo
teoria della razionalità, senza presupporre niente (ibi, p. 40).
sulla verità o verosimiglianza delle teorie che giu- Agassi intende riabilitare la metafisica come
dichiamo razionali o irrazionali» (ibidem). Alla un quadro per la scienza (ibi, p. 39). Un esem-
obiezione che la sua concezione della scienza pio di tali metafisiche è, per Agassi, la teoria di
scivolerebbe in una specie di strumentalismo, Faraday dell’universo come campo di forze
Laudan risponde che simile critica non coglie (cfr. J. Agassi, Faraday as a Natural Philosopher,
nel segno: «Nel modello da me presentato – Chicago-London 1971). E se è vero che le dot-
egli scrive – non c’è niente che escluda la pos- trine metafisiche non sono controllabili così
sibilità che, per tutto quello che sappiamo, le come lo sono le teorie scientifiche, tuttavia –
teorie scientifiche siano vere; esso non esclu- egli sostiene – qualcosa di simile a un esperi-
de la possibilità che la conoscenza scientifica, mento cruciale è possibile anche nell’ambito
col passare del tempo, si sia avvicinata sempre delle teorie metafisiche: «Due diverse prospet-
di più alla verità. Neppure c’è niente, in quan- tive metafisiche presentano due diverse inter-
to ho detto, che escluda un’interpretazione pretazioni di un insieme di fatti conosciuti.
“realistica” dell’impresa scientifica. Ma la mia Ciascuna di queste interpretazioni viene svi-
tesi – insiste Laudan – è che noi, a quanto ci ri- luppata fino a dare una teoria scientifica e una
sulta, non abbiamo alcun modo di sapere con delle teorie scientifiche viene sconfitta in sede
certezza (o almeno con una buona speranza di di esperimento cruciale. La metafisica che è
non sbagliare), che la scienza è vera o probabi- alle spalle della teoria scientifica che è stata
3500
VOLUMIfilosofia.book Page 3501 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia post-positivistica


sconfitta, perde il suo potere interpretativo e tafisica, si sente vicino al Popper dell’Epilogo
viene così abbandonata. È in questo modo che metafisico del Poscritto. L’inconfutabilità empi-
alcuni problemi scientifici sono rilevanti per la rica di una teoria non è, per Bartley, necessa-
metafisica; in genere vengono scelti per essere riamente un vizio (W.W. Bartley, Come demar-
studiati proprio quei problemi scientifici che care la scienza dalla metafisica, p. 19). E vi sono,
presentano questa rilevanza» (J. Agassi, La na- a suo avviso, molti contesti in cui teorie empiri-
tura dei problemi scientifici e le loro radici metafi- camente inconfutabili sono altamente deside-
siche, p. 39). rabili, più desiderabili dei controlli empirici.
Popper – fa presente Agassi – direbbe che la ri- Difatti, «se il nostro scopo è quello di massi-
cerca mira a scoprire e a controllare ipotesi al- mizzare la critica alle concezioni esistenti, il
tamente controllabili. Agassi non è affatto possesso di qualche teoria o spiegazione al-
d’accordo su questa tesi popperiana e precisa ternativa, scientifica o meno, che entri in con-
che «la ricerca è molto spesso portata verso la flitto con i resoconti al momento più popolari
scoperta e il controllo di ipotesi metafisica- della questione che deve essere spiegata è so-
mente rilevanti e la ricerca tende a cominciare stanzialmente più importante del possesso di
con ipotesi che hanno un basso grado di con- ciò che sembra essere una confutazione o un
trollabilità, o non sono affatto controllabili» controesempio empirico della teoria in auge»
(ibi, p. 38). Si cerca, insomma, di catturare (ibidem). Va da sé che quanto detto – precisa
nell’ambito del fattualmente controllabile teo- Bartley – non significa che, ogniqualvolta sor-
rie che ancora non lo sono, ma che rivestono il ga un conflitto tra una teoria metafisica e una
più grande interesse. Di conseguenza, il ricer- teoria scientifica, debba essere la teoria scien-
catore «deve spesso far uso di una grande in- tifica a venir eliminata; o, viceversa, che debba
gegnosità, per controllare un’ipotesi appena sempre essere la teoria metafisica a venire ab-
controllabile [...]» (ibid.). bandonata (ibi, p. 21). Per queste decisioni
La metafisica, inoltre, va attentamente distin- Bartley suggerisce una «regola da praticoni»,
ta dalla superstizione e dalla pseudo-scienza. La stando alla quale «una nuova teoria, severa-
superstizione è una teoria accettata senza che mente controllata e dotata di un alto contenu-
venga fronteggiata da un atteggiamento criti- to dovrebbe generalmente scalzare un vecchio
co (ibi, p. 52). D’altra parte, la caratteristica e molto elaborato quadro metafisico in con-
della pseudo-scienza è l’uso metodologicamen- flitto con essa, mentre a una vecchia teoria
te sconsiderato di casi confermanti: «Una me- scientifica assai controllata non dovrebbe es-
tafisica può essere considerata come un pro- sere consentito di precludere una seria consi-
gramma di ricerca e le false pretese della pseu- derazione di una nuova, e non ancora svilup-
do-scienza possono essere considerate come pata, metafisica» (ibidem).
risultato di una confusione tra un programma Bartley è in netto disaccordo con quanti pen-
e un prodotto finito» (ibi, p. 57). E ancora una sano che le teorie metafisiche siano un male
importante considerazione: la metafisica offre necessario o che l’inconfutabilità di siffatte teo-
quadri concettuali per la scienza; ma può capi- rie sia un vizio. Una posizione del genere, fa
tare che alcuni di questi quadri vengono a ri- egli presente, ridurrebbe anziché aumentare la
sultare troppo stretti; e, allorché si avverte che critica: «(1) Scoraggiando l’invenzione di tali
questo è il caso, emerge la richiesta di un nuo- teorie e (2) facendo sì che queste nuove e va-
vo quadro metafisico: «La metafisica è sta- ghe teorie siano messe fuori combattimento
gnante in una cultura priva di scienza o di spi- prima di aver raggiunto un grado di sviluppo
rito critico; invece fa progressi nelle culture sufficiente per esibire il loro potere, o la man-
scientifiche» (ibi, p. 59). canza di esso» (ibi, p. 22). Quello di cui si ha bi-
VII. WILLIAM BARTLEY: COME DEMARCARE TRA CIÒ CHE sogno non è tanto un criterio per demarcare
È « RAZIONALE » E CIÒ CHE È « IRRAZIONALE ». – quello che è scientifico da quanto scientifico
«Quantunque Popper non sia mai stato un po- non è; si avverte piuttosto il bisogno di criteri
sitivista, è chiaro che negli anni trenta aveva più generali, applicabili all’intero ambito delle
un orientamento più positivistico e anti-meta- asserzioni – metafisiche, scientifiche, teologi-
fisico che non ora» (W.W. Bartley, Come demar- che, etiche – logicamente interrelate, criteri i
care la scienza dalla metafisica, tr. it. di E. Prodi, quali «aiutino a separare le teorie di dubbio
Roma 1983, p. 19) – questo scriveva nel 1966 interesse da quelle che meritano un’ulteriore
W. Bartley, il quale, sulla questione della me- discussione» (ibidem). Lo sviluppo del pensie-
3501
VOLUMIfilosofia.book Page 3502 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia post-positivistica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ro di Popper circa la questione della natura, ra- co-fisica, il freudismo ecc.) sono alcune di
zionalità e funzioni delle teorie metafisiche ha queste dottrine dell’universo misterioso (ibi,
reso obsoleta – ad avviso di Bartley – la sua di- pp. 22-30).
scussione sulla demarcazione. «Popper sugge- Gli empiristi affrontano il problema della me-
rì ai positivisti che il problema non risiede nel- tafisica – della sua sensatezza, significato, fun-
la demarcazione fra ciò che è dotato di signifi- zioni ed eventuale razionalità – equipaggiati
cato e ciò che ne è privo, ma nella demarcazio- con la dicotomia analitico-sintetico; Watkins,
ne fra ciò che è scientifico e ciò che non è invece, affronta la questione della metafisica
scientifico. Io – afferma Bartley – suggerisco attrezzato con la tricotomia: «analitico»-«sin-
che il problema non risiede nella demarcazio- tetico»-«a priori non necessario». Gli asserti
ne fra ciò che è scientifico e ciò che non lo è, metafisici a priori (indipendenti dall’esperien-
ma nella demarcazione fra ciò che è razionale za, a motivo della loro infalsificabilità) e non
e ciò che è irrazionale, fra ciò che è critico e ciò necessari (non necessari logicamente, nel sen-
che non è critico» (ibidem). Ed ecco la critica di so di non-tautologici) sono esattamente que-
Popper a Bartley: «[...] Posso solo dire che gli asserti che stanno nella terra di nessuno tra
questo è un suggerimento che ho sempre dato l’impero analitico e l’impero sintetico (ibi, p.
(sin dal 1937) ai miei lettori e ai miei studenti 41). Da ciò segue immediatamente che tali teo-
(anche e specialmente a Bartley); l’ho presen- rie, esulando dall’analiticità e dalla controllabi-
tato come il tema principale del “razionalismo lità, non è possibile deciderle né tramite pro-
critico” nel cap. 24 de La società aperta, ed è un cedure analitiche né attraverso controlli empi-
punto che ho messo in rilievo in innumerevoli rici e in effetti «né le regole della logica né gli
conferenze, solo in parte pubblicate, alle quali esami empirici possono esercitare alcun con-
Bartley presenziò [...]. In innumerevoli occa- trollo su di una coerente dottrina dell’universo
sioni ho suggerito ai miei studenti come sia misterioso» (ibi, p. 41). Ma, allora, come è che
assai chiarificante identificare “ciò che è razio- queste teorie potranno venire razionalmente
nale” (preferisco il termine “atteggiamento di criticate e valutate? È ben vero che la classe
razionalità”) con l’attitudine critica, con l’ap- delle dottrine dell’universo misterioso anno-
proccio critico alla scienza e alla filosofia» vera dei membri malfamati, ma non per que-
(K.R. Popper, Replica a Bartley, in W. Bartley, sto – si affretta a precisare Watkins – possiamo
Come demarcare la scienza della metafisica, pp. mettere al bando l’intera classe. Anche perché
74-75). «per un verso i suoi membri sono cugini e ni-
VIII. JOHN WATKINS E LA METAFISICA INFLUENTE E poti logici di rispettabili asserti empirici, e per
CONFERMABILE. – Idee extra-scientifiche, teorie un altro verso alcuni di loro hanno dimostrato
metafisiche, hanno influito e influiscono sia di possedere una stupenda fecondità (ibi, p.
sullo sviluppo della scienza sia su concezioni 42). Io penso – prosegue Watkins – che la
politiche e morali (cfr. J. Watkins, Metafisica scienza teorica finirebbe per fermarsi se gli
confermabile e influente [1958], in Tre saggi su scienziati dovessero considerare il mondo co-
«Scienza e metafisica», tr. it. di E. Prodi, Roma me un luogo non misterioso, dove niente è ve-
1983, pp. 31, 33-36). E proprio al fine di offrire lato e ogni cosa è ciò che appare essere» (ibi-
un ragionevole resoconto di siffatto influsso, dem). Dunque: come valutare una teoria meta-
John Watkins propone, di contro alla dicotomia fisica? Si è supposto che il più forte argomento
analitico-sintetico, una tricotomia, stando alla a favore di una metafisica sia il fatto che essa
quale tra il regno delle verità analitiche e il re- è implicata da un’ipotesi scientifica che abbia
gno degli asserti sintetici c’è la terra di nessu- riscosso successo. Tuttavia – a parte il fatto
no di quelle dottrine metafisiche che egli chia- che una metafisica che appare appropriata per
ma dottrine dell’universo misterioso che hanno la fisica potrebbe, per esempio, collidere con
una quantificazione sia universale che esisten- la metafisica che appare appropriata con la
ziale («tutti-e-alcuni»), come, per esempio: biologia (o con l’etica) –, non è soddisfacente
«Per tutti i metalli esiste un certo acido che li trarre la conclusione che una dottrina metafi-
dissolve» (ibi, p. 19). Il determinismo, lo stori- sica implicata da una teoria scientifica predo-
cismo, il meccanicismo, l’atomismo, dottrine minante possegga «un’autorità assoluta»:
a priori della conservazione, concezioni del «Come una fiorente comunità di affari che ab-
campo, idee metafisiche connesse alla psico- bia devoluto una percentuale dei suoi profitti
logia (come la teoria della corrispondenza psi- ai fondi del partito protezionista, la teoria
3502
VOLUMIfilosofia.book Page 3503 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia post-positivistica


scientifica potrebbe avere finanziato una teo- cetto comparativo di verosimilitudine) au-
ria scientifica che ne scoraggi la concorrenza» menta in ciascuno di questi due casi:
(ibi, p. 43). A ogni modo, dal punto di vista sto- (1) se aumenta il suo contenuto di verità AV
rico – afferma Watkins – le dottrine metafisi- (cioè le sue conseguenze vere) e contempora-
che hanno svolto un ruolo creativo all’interno neamente non aumenta il suo contenuto di
della scienza, allorché «hanno sfidato le teorie falsità AF (cioè le sue conseguenze false);
esistenti, ed hanno prefigurato con l’immagi- (2) se diminuisce il suo contenuto di falsità AF
nazione un nuovo genere di teoria» (ibid.). Per e contemporaneamente non diminuisce il suo
Watkins, in conclusione, non esiste un qual- contenuto di verità AV.
che criterio singolo per valutare una teoria me- Queste definizioni, però, sono inconsistenti,
tafisica – un criterio singolo come la conformi- giacché si può dimostrare che, se aumenta il
tà con la scienza esistente (ibid.). «La confor- contenuto di verità di una teoria falsa, aumen-
mità con la scienza esistente è un fattore favo- ta anche il contenuto di falsità – contro quanto
revole, ma può essere superato in importanza si dice in (1); e che se, sempre in una teoria fal-
da una stima pragmatica della possibile in- sa, diminuisce il contenuto di falsità, diminui-
fluenza della dottrina sul futuro della scienza. sce pure il suo contenuto di verità – contraria-
Bisogna inoltre esplorare e soppesare nel loro mente a quanto stabilito da (2). Risultati del
complesso le ripercussioni che essa può avere genere rendono evidente il fallimento della
sulla psicologia, sulla storia, sulle scienze so- proposta di Popper tendente a stabilire un cri-
ciali, sulla morale e sulla politica» (ibi, p. 43). terio di progresso tramite definizioni logiche. Il
IX. CRITICHE LOGICHE ALLA TEORIA DELLA VERISIMILI- verdetto distillabile dalle critiche simultanee e
TUDINE. – Critiche logiche alla teoria della veri-
convergenti di Tichý, Miller e Harris è che: tra
similitudine sono state apportate da Pavel Ti- due teorie false una non può essere più verosimile
chý (cfr. On Popper’s Definition of Verisimilitude, di un’altra.
in «British Journal for the Philosophy of Scien- D’accordo con Tarski che noi non abbiamo un
ce», 25, 1974, pp. 155-160 e Verisimilitudine Re- criterio di verità, Popper aveva cercato un cri-
defined, in «British Journal for the Philosophy terio di verisimilitudine. La sua proposta si è,
però, rivelata un insuccesso. A questo propo-
of Science» 27, 1976, pp. 25-42), David Miller
sito Popper scrive: «[...] Accettai la critica della
(cfr. Popper’s Qualitative Theory of Verisimilitude,
mia definizione pochi minuti dopo che mi fu
in «British Journal for the Philosophy of Scien-
presentata, chiedendomi come mai non avessi
ce», 25, 1974, pp. 166-177 e On the Comparison
visto prima l’errore; ma nessuno ha mai dimo-
of False Theories with their Bases, in «British strato che la mia teoria della conoscenza, che
Journal for the Philosophy of Science» 25, ho sviluppato a partire dal 1933, e che da allo-
1974, pp. 178-188) e John Harris (cfr. Popper’s ra è gagliardamente cresciuta ed è molto usata
Definitions of Verisimilitude, in «British Journal dagli scienziati di mestiere, sia minimamente
for the Philosophy of Science», 25, 1974, pp. scossa da questa definizione sfortunatamente
160-166). Per Popper, tra due teorie falsificate, errata. E non è mai stato dimostrato nemme-
una teoria T2 è migliore di una teoria T1 qualo- no per quale motivo l’idea di verisimilitudine
ra T2 sia più verosimile di T1; e T2 è più verosi- (che non è una parte essenziale della mia teo-
mile di T1 quando tutte le conseguenze vere di ria) non dovrebbe venire ancora usata nell’am-
T1 sono vere in T2, quando tutte le conseguen- bito della mia teoria come concetto non defi-
ze false di T1 sono vere in T2, e quando da T2 nito» (K.R. Popper, Poscritto alla logica della sco-
sono estraibili conseguenze non deducibili da perta scientifica, vol. I: Il realismo e lo scopo, tr. it. a
T1. Un tale criterio avrebbe dovuto permettere cura di A. Artosi e R. Festa, Milano 1984, p. 23).
la scelta, ovviamente congetturale, della teo- Altre difficoltà di tipo logico sono le difficoltà
ria più verosimile tra due teorie false – la scel- sollevate da David Miller (cfr. The Accuracy of
ta cioè della teoria più simile al vero, più vici- Predictions, in «Synthese», 30, 1975, pp. 159-
na alla verità, come sarebbe il caso della teoria 191) e Adolf Grünbaum (cfr. Can a Theory An-
di Newton, falsa alla luce della teoria di Ein- swer more Questions than one of its Rivals?, in
stein ma progressiva nei confronti di quella di «British Journal for the Philosophy of Scien-
Copernico. Possiamo pertanto asserire che, ce», 27, 1976, pp. 1-23) circa il confronto del con-
data una teoria falsa A (per esempio, la mecca- tenuto, o potere esplicativo, di due teorie in
nica di Newton), la sua verisimilitudine (con- competizione. Il confronto, per Popper, do-
3503
VOLUMIfilosofia.book Page 3504 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia riformata ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

vrebbe avvenire sulla base dei problemi ai agli stessi problemi o a problemi analoghi so-
quali le due teorie sono in grado di dare rispo- no di regola confrontabili, che le discussioni
sta. Sennonché, Popper ammette di aver sfor- su di esse sono sempre possibili e feconde, e
tunatamente parlato di «tutti» i problemi cui che non sono solo possibili, ma che hanno re-
l’una o l’altra teoria dovrebbero rispondere almente luogo» (K.R. Popper, Il mito della cor-
(K.R. Popper, Supplementary Remarks [1978], nice, p. 41). Il mito della cornice è una teoria da
in Objective Knowledge: An Evolutionary Appro- Popper giudicata «falsa e immorale» - una teo-
ach, Oxford 19792, p. 387). Ma non è difficile di- ria «che, se largamente accettata, deve per for-
mostrare che se due teorie si contraddicono, za minare l’unità del genere umano e incre-
non tutti i problemi risolti dalla teoria prece- mentare la probabilità di violenza e di guerra»
dente potranno essere risolti dalla successiva (ibi, p. 121).
(cfr. A. Grünbaum, Can a Theory..., cit., pp. 11 D. Antiseri
ss.). Per cui, Popper – dopo questa critica – ha
proposto che, nel confronto di teorie contra- EPISTEMOLOGIA
Epistemologia riformata RIFORMATA (reformed
stanti dovremmo parlare non di tutti i proble- epistemology; reformierte Erkenntnistheorie; épis-
mi, ma dobbiamo relativizzare il confronto ai témologie réformée). – L’epistemologia riforma-
problemi scientificamente rilevanti, a quei ta fu presentata da Alvin Plantinga, Nicholas
problemi che lo scienziato praticante conside- Wolterstorff e William Alston nel volume Faith
rerebbe rilevanti in una data situazione pro- and Rationality. Reason and Belief in God (Notre
blematica (si veda, al riguardo, K.R. Popper, La Dâme 1983). Questa posizione teoretica nasce
ricerca non ha fine, cit., pp. 40-41 e, soprattutto, e si sviluppa nell’ambito della filosofia analiti-
la nota 20 alle pp. 219-220). ca della religione, contemporaneamente alla
Una terza obiezione di tipo «logico» – fatta rinascita dell’epistemologia analitica. L’epi-
presente da Kuhn e, soprattutto, da Feyera- stemologia riformata, infatti, almeno nel suo
bend (cfr. P.K. Feyerabend, Against Method, tr. stadio iniziale, non si interessa alla natura del-
cit., pp. 185-237. Cfr. sull’argomento G. Giorel- la credenza e del linguaggio religiosi, e al ruolo
lo, Filosofia della scienza e storia della scienza nella
che questi hanno nella vita del credente, ma è
cultura di lingua inglese, cit., pp. 252-257) – è
una posizione squisitamente epistemologica.
quella per cui paradigmi differenti o le teorie
La sua origine rimanda a due precisi riferimen-
più ampie e fondamentali sarebbero incom-
ti storico-teoretici. In primo luogo, soprattutto
mensurabili – con la conseguenza che la scien-
Plantinga e Wolterstorff, si rifanno alla tradi-
za non progredirebbe, nel senso inteso da
Popper, verso le teorie più verosimili. zione teologica riformata, e in particolare al
neocalvinismo olandese nel quale alcuni pen-
«L’incommensurabilità – replica Popper – è
molto più radicale dell’incompatibilità; mentre satori, filosofi e teologi, davano grande risalto
l’incompatibilità è una relazione logica e per- a una conoscenza di Dio di tipo intuitivo e non
ciò fa riferimento a un’unica cornice logica, inferenziale. A questo risalto era associata una
l’incommensurabilità suggerisce la non esi- visione antropologica nella quale spiccava la
stenza di una cornice logica comune» (K.R. ripresa del tema calviniano del sensus divinita-
Popper, Il mito della cornice, in M. Pera - J. Pitt tis. In un tale scenario il rapporto tra fede e ra-
[a cura di], I modi del progresso, tr. it. di P. Bar- gione acquistava una valenza fortemente epi-
rotta, Milano 1985, p. 41). E, tuttavia, l’astro- stemologica giungendo a indicare il ruolo che
nomia di Tolomeo è ben lungi dall’essere in- la ragione svolge nel credere e, per converso, il
commensurabile con quella di Aristarco e di ruolo che svolge il credere, e la fede, nell’argo-
Copernico: «non c’è dubbio – annota Popper – mentazione razionale. L’idea di Wolterstorff e
che la differenza tra queste due concezioni di Plantinga nello sviluppo della seconda al-
dell’universo e l’abisso che le divide possono ternativa era che la dimensione religiosa
farci tremare. Ma non esiste alcuna difficoltà dell’esistenza condiziona l’indagine condotta
seria a confrontarle» (ibid. Cfr. anche K.R. Pop- in tutti gli ambiti del sapere al pari di una pro-
per, La conoscenza e il problema corpo-mente, tr. posizione ipotetico inferenziale dove la fede,
it. di F. Laudisa, Bologna 1996, pp. 181-184). E, ciò che è conosciuto per fede, agendo come
più in generale, egli afferma che un confronto premessa insieme a ciò che è conosciuto per
di questo tipo tra sistemi diversi è sempre mezzo di altre fonti produce sapere, sapere
possibile e che «teorie che offrono soluzioni storico, sociologico, teologico ecc. Il secondo
3504
VOLUMIfilosofia.book Page 3505 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epistemologia riformata


riferimento storico-teoretico dell’epistemolo- zionali (Wolterstorff), dall’altro lato (Plantin-
gia riformata è indicato da Plantinga e Wolter- ga) segnalando la natura immediata e di fondo
storff nella nascita, alla fine degli anni settanta (basic belief) della proposizione che esprime la
dello scorso secolo, della metaepistemologia, credenza teistica per eccellenza (Dio esiste) o
vale a dire di quell’analisi delle opzioni strut- di credenze teistiche più contingenti (Dio mi
turali che gli epistemologi hanno a disposizio- ama; Dio mi sta parlando ecc.). In pratica,
ne per costruire le loro teorie epistemologi- nell’ambito dello schema fondazionalistico
che. Nell’ambito degli studi di metaepistemo- che permetteva la divisione della struttura no-
logia essi si accorgono che il paradigma strut- etica umana in due piani (quello per le creden-
turale che ha dominato la gnoseologia occi- ze derivate o fondate e il piano delle credenze
dentale, almeno a partire dall’Illuminismo, e basilari o di fondo), gli epistemologi riformati
all’interno del quale la credenza e la conoscen- sostenevano che le credenze teistiche doveva-
za religiose sono state valutate, è stato il fon- no essere tolte dal primo e poste sul secondo.
dazionalismo. L’epistemologia riformata na- Nel vocabolario di Plantinga la credenza teisti-
sce sulla scorta dell’indagine metaepistemo- ca è di fondo (properly basic). Ciò non depone
logica e in particolare in concomitanza alla contro la sua razionalità, in quanto molte delle
concettualizzazione del fondazionalismo e in nostre credenze comuni sono intrattenute in
opposizione a questo. Del fondazionalismo i tal modo, e in secondo luogo perché è possi-
nostri autori segnalavano la grande importan- bile se non giustificarle, quanto meno indicare
za assegnata all’evidenzialismo quale strate- la loro razionalità ricorrendo a un metodo in-
gia di giustificazione delle credenze. A partire duttivo e particolaristico per mezzo del quale è
dall’illuminismo (questa è la tesi degli episte- possibile sostenere che una convinzione
mologi riformati) è prevalsa la ricerca di una sull’esistenza di Dio, qui e ora, pur se mancan-
religione fondata razionalmente, all’interno te di fondamenti proposizionali evidenti, non
della quale convinzioni e credenze espresse in è comunque priva di riferimenti a circostanze
proposizioni dovevano esibire o il loro grado generali che ne indicano la plausibilità logico-
di evidenza proposizionale o la loro relazione razionale: pur se di fondo (basic) essa non è
a proposizioni esprimenti convinzioni e cre- senza alcuna base (groundless).
denze evidenti. L’epistemologia riformata re- L’epistemologia riformata a questo punto
spinge questo approccio riconoscendolo pe- usciva leggermente dal campo prettamente
raltro anche all’interno della tradizione di teo- epistemologico e faceva riferimento a uno sce-
logia naturale presente nella modernità. È in- nario antropologico e a un’ontologia del senso
fatti complementare all’epistemologia rifor- comune nelle quali si faceva spazio a una ca-
mata un’obiezione riformata alla teologia natura- pacità umana innata, il sensus divinitatis, in
le, obiezione che pur non disdegnando l’uso di grado di attivarsi in determinate circostanze e
argomentazioni tese a indicare la plausibilità produrre la credenza che afferma l’esistenza di
delle convinzioni teistiche, nega che queste ar- Dio, oltre a manifestare un quadro ontologico
gomentazioni possano essere un fondamento in cui le credenze e le proposizioni teistiche
per l’atto del credere del singolo credente. presupponevano un correlato realistico.
L’epistemologia riformata, nella elaborazione La seconda grande fase dell’epistemologia ri-
per mano dei suoi proponenti, ha conosciuto formata riproporrà, a un livello diverso, questo
un suo sviluppo interno che è possibile fissare scenario antropologico insieme ai conseguen-
in fasi, pur mantenendo alcune costanti di fon- ti problemi metafisici che esso comporta. A
do in grado di assicurarne la continuità, prima partire dalle critiche mosse alla prima fase
fra tutte l’indagine sul senso della razionalità dell’epistemologia riformata, colpevole secon-
della credenza teistica. La prima grande fase do alcuni di prestare il fianco a obiezioni di ti-
dell’epistemologia riformata è quella che fa po relativistico e fideistico, gli epistemologi ri-
perno sul volume del 1983 in cui gli epistemo- formati, soprattutto Plantinga, mediante
logi riformati contestano la necessità di rinve- l’analisi della giustificazione epistemica, dei
nire una base evidenziale per le credenze tei- suoi limiti (internismo) e delle sue alternative
stiche sostenendo, da un lato, la legittimità (affidabilismo ed esternismo), concentrano la
della loro ingiustificabilità fino a prova contra- loro attenzione sui meccanismi che produco-
ria, cioè fino a quando non le si dimostra irra- no le credenze umane; in particolare cercano
3505
VOLUMIfilosofia.book Page 3506 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epistemologia riformata ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

quella circostanza in cui un meccanismo epi- ma è possibile, d’altro canto, indagare la visio-
stemico, data la verità della credenza che pro- ne antropologica in cui si rinvengono mecca-
duce, e data la sua giustificabilità, permette di nismi epistemici che producono credenze mo-
aggirare le critiche di Edmund Gettier per il rali e teistiche da poter valutare da un punto di
quale si può arrivare a credere proposizioni vista funzionalistico. Questa seconda indagine
che solo accidentalmente sono vere o che lo incrocia il dibattito interno all’epistemologia
sono solo in apparenza. Già Wolterstorff nel analitica sulla naturalizzazione dell’epistemo-
1983 aveva indicato la necessità di tener conto logia, e conduce a problematiche ontologiche
di tali meccanismi di produzione epistemica, alle quali gli epistemologi riformati hanno
in particolare aveva parlato della loro prelimi- sempre fatto cenno, senza tuttavia confrontar-
nare affidabilità, fino a prova contraria, e della si direttamente. La garanzia delle credenze tei-
loro pluralità, relativizzando la facoltà della ra- stiche è presentata dopo aver rilevato come
gione che fa inferenze. Wolterstorff amplierà tutte le analisi di tali credenze abbiano risen-
l’analisi dei meccanismi epistemici con le sue tito di una confusione tra un piano di indagine
indagini storiche, soprattutto su un pensatore de jure e un piano di indagine de facto. Nelle
come Thomas Reid, che in questa fase farà obiezioni moderne rivolte alle credenze reli-
sentire la sua influenza su tutti gli epistemolo- giose gli epistemologi riformati hanno distin-
gi riformati. William Alston nel suo Perceiving to quelle contro la verità delle credenze stesse
God (Ithaca [New York] 1991) sosterrà la validi- (per esempio l’obiezione che parte dalla con-
tà delle credenze religiose nell’ambito di una statazione della presenza del male nel mondo)
esperienza religiosa, sulla base di una equipa- e quelle rivolte alla giustificabilità o razionali-
razione di queste credenze con quelle percetti- tà, ma anche ragionevolezza delle credenze e
ve. I meccanismi epistemici (doxastici è il ter- dei credenti. Tutta l’epistemologia riformata si
mine utilizzato da Alston) in entrambi i casi è concentrata sul piano de jure dell’indagine,
sono affidabili in quanto anche la loro valuta- prima ponendo sotto esame le stesse obiezio-
zione esige che essi preventivamente siano ni (evidenzialistiche, fondazionalistiche, natu-
all’opera. Plantinga, nella sua trilogia dedicata ralistiche) poi attaccando questa distinzione e
alla garanzia epistemica (Warrant: The Current facendo notare che l’indagine e la valutazione
Debate, New York 1993; Warrant and Proper della razionalità della credenza teistica, della
Function, New York 1993; Warranted Christian sua giustificabilità o garantibilità, non è esen-
Belief, New York 2000), concentrerà la sua at- te da presupposti sulla verità o falsità de facto
tenzione sul funzionamento appropriato dei di tale credenza. Se infatti ci fossero meccani-
meccanismi che producono le credenze uma- smi epistemici che producono credenze teisti-
ne, istituendo una relazione tra un tale funzio- che, per esempio il sensus divinitatis, sarebbe
namento appropriato e il grado di garanzia che facile sottoporli a un’indagine funzionalistica
le credenze da essi prodotte manifestano. Una e accertarsi del loro grado di garanzia. Esisto-
credenza garantita è una credenza prodotta da no tali meccanismi? Producono essi credenze
un meccanismo epistemico umano (autoco- orientate alla ricerca della verità? Sono tali
scienza, memoria, testimonianza, credenza in- credenze vere? Qui, teismo e naturalismo evo-
tersoggettiva, percezione, conoscenza a priori, luzionistico nell’ultimo pensiero degli episte-
induzione, probabilità epistemica) che sta fun- mologi riformati si confrontano come due
spiegazioni della realtà all’interno delle quali
zionando appropriatamente in un ambiente a
l’indagine epistemologica assume direzioni
lui congeniale, secondo le specificazioni di un
completamente diverse.
progetto dettagliato e la cui verità, a cui mira-
G.C. Di Gaetano
no i meccanismi sotto esame, è altamente
probabile. L’istanza originaria dell’epistemo- BIBL.: A. PLANTINGA, Reformed Epistemology, in P.L.
QUINN - C. TALIAFERRO, A Companion to Philosophy of
logia riformata, la razionalità della credenza
Religion, Oxford 1997, pp. 383-389; N. WOLTERSTORFF,
teistica, è recuperata dunque dall’interroga- The Reformed Tradition, in P.L. QUINN - C. TALIAFERRO,
zione sulla garantibilità di tale credenza e ciò A Companion to Philosophy of Religion, Oxford 1997,
pone le basi per una differenziazione del pro- pp. 165-169; G.C. DI GAETANO, L’epistemologia «rifor-
getto originario dell’epistemologia riformata: mata» di Alvin Plantinga, in «Archivio di filosofia»,
è possibile infatti analizzare direttamente la LXVIII (2000), pp. 329-347; M. MICHELETTI, Filosofia
garanzia delle credenze teistiche e cristiane, analitica della religione, un’introduzione storica, Bre-

3506
VOLUMIfilosofia.book Page 3507 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epitteto


scia 2002; N. WOLTERSTORFF, Epistemologia riformata., I 1, 27; I 7, 32; III 6, 10; III 23, 29) e poi di ren-
in «Protestantesimo», 59 (2004), pp. 119-136; G.C. dergli la libertà. A Roma Epitteto iniziò egli
DI GAETANO, Plantinga. La razionalità della credenza stesso ad avere discepoli fino al 95, anno cui
teistica, Brescia 2006. risale l’editto con cui l’imperatore Domiziano
bandiva i filosofi da Roma e dal territorio della
EPISTEMOLOGIA.
Epist. Riv. Fil. ScienzaRIVISTA ITALIANA penisola. Epitteto si trasferì a Nicopoli, impor-
DI FILOSOFIA DELLA SCIENZA (An Ita- tante centro commerciale e culturale dell’Epi-
lian Journal for the Philosophy of Science). – Rivi- ro, dove rimase fino alla sua morte, avvenuta
sta semestrale edita da Tilgher (Genova), fon- in tarda età, anche se è improbabile che, come
data nel 1978, è attualmente diretta da E. sostiene la Suda, Epitteto sia giunto a vedere
Agazzi. Vuole essere una rivista di filosofia del- l’ascesa di Marco Aurelio, nell’anno 161, men-
la scienza nel senso più ampio del termine. tre più verosimile appare l’ipotesi che sia
Pur dando, infatti, ampio spazio a ricerche di scomparso sotto Adriano, forse tra il 125 e il
carattere analitico, riguardanti aspetti specifi- 135. Tra i suoi discepoli vi fu Arriano di Nico-
ci sia dei metodi che dei contenuti della scien- media, che fu console nel 130. Arriano, che
za, essa intende aprire un orizzonte di discus- amava considerare se stesso un «nuovo Seno-
sione in cui la scienza diviene oggetto di pro- fonte» (cfr. test 17 Schenkl), indicando dunque
blematizzazione filosofica, non solo come mo- implicitamente nel maestro un nuovo Socrate,
dello di conoscenza, ma anche come fatto sto- compose una redazione scritta delle lezioni
rico, implicato in un contesto di valori di vario del maestro in una serie cospicua di libri (al-
genere, e come espressione di una forma della meno otto) di diatribaiv, cioè di conversazioni,
razionalità umana comparabile con altre for- dissertazioni, di cui solo quattro giunti a noi, e
me. Si propone inoltre di costituire un possibi- in un enchiridion, un manuale in cui è conden-
le spazio d’incontro e discussione per le diver- sata l’esposizione delle dissertazioni (cfr. Aulo
se tendenze in cui si articola la filosofia della Gellio, Noctes Acticae 2 = test. 8 S.). Si possie-
scienza in Italia e, nel contempo, si apre a con- dono anche alcuni frammenti, derivati proba-
tributi di studiosi internazionali. Di ciò è bilmente dalle dissertazioni perdute o da altre
espressione il carattere bilingue degli articoli redazioni.
pubblicati (italiano e inglese, con riassunto La filosofia di Epitteto raccoglie in prevalenza
nella lingua alternativa). In alcuni casi sono l’eredità dell’antico stoicismo, sia in ambito fi-
usciti fascicoli monografici contenenti atti di sico-teologico che in quello morale e non pare
convegni significativi. aver subito l’influenza della media Stoa, dato
C. Palermo che egli non cita mai né Panezio né Posidonio
né altri rappresentanti della stoa del II e I se-
EPITTETO. – Filosofo greco stoico, n. nella
Epitteto colo a. C. Si deve tuttavia ricordare che quello
città di Ierapoli, nella Frigia meridionale, tra il che noi possediamo è solo una parte della re-
50 e il 60 d. C. Fu schiavo, forse dalla nascita, e dazione delle sue lezioni. Questo stoico sem-
servì Epafrodito, anch’egli un ex-schiavo che bra comunque accettare l’idea di un cosmo
era giunto a ricoprire importanti incarichi unico e coeso, soggetto a distruzioni periodi-
presso Nerone (cfr. Svetonio Nerone, XLIX 5; che (cfr. ad es. Dissertazioni, III 24, 9); ma so-
Domiziano, XIV 9); probabilmente dopo la mor- prattutto crede nell’assetto provvidenziale
te dell’imperatore, avvenuta nel 68 d. C., Epit- della natura e nella presenza diffusa, in essa,
teto fu emancipato dal suo padrone, il quale, della razionalità divina (a cui dedica ben tre
stando al platonico Celso, la cui testimonianza diatribe, I 6, I 16 e III 17; cfr. inoltre Dissertazio-
è accolta da Origene e da altre fonti cristiane ni, I 9, 13-15; III 26, 28). L’uomo, in questo as-
(cfr. Origene, Contra Caelsum, VII 53 = test. 17 setto, occupa un posto eminente per via della
Schenkl, cfr. anche test. 31-35 Schenkl), ma sua superiorità razionale; ma, d’altra parte, è
non avallate dalla Suda (test. 21 Schenkl), anche soggetto alla sequenza necessaria e fa-
avrebbe in un primo tempo maltrattato il gio- tale degli eventi (cfr. Dissertazioni, II 5, 13; II 8,
vane schiavo ma poi ne avrebbe ammirato le 11; IV 7, 7). Tale visione del mondo induce
attitudini morali e intellettuali, al punto di Epitteto a definire il comportamento saggio
consentirgli di frequentare l’insegnamento come un’adesione al destino e una accettazio-
dello stoico Musonio Rufo (che Epitteto più ne degli accadimenti che non deve essere
volte ricorda nella sua opera, cfr. Dissertazioni, scambiata per un’attitudine passiva e pessimi-
3507
VOLUMIfilosofia.book Page 3508 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epoca ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

stica, né per una deplorazione della debolezza delle origini, facente capo ad Aristone di Chio,
e fragilità umane. Al centro dell’educazione fi- e abbia preferito rinforzare il tema dell’auto-
losofica e morale, infatti, Epitteto pone il con- nomia corredandolo di quel senso di umanità
cetto di «indifferenza» che già la Stoa antica e di partecipazione alle vicende umane che
aveva ereditato dalla tradizione socratico-cini- hanno reso il suo insegnamento un modello e
ca, e che consiste nel rifiuto di conferire un va- una fonte di ispirazione per molti secoli.
lore, positivo o negativo, ai beni materiali e a F. Alesse
tutto quanto non si identifichi con il bene e il BIBL.: H. SCHENKL, Epicteti Dissertationes ab Arriano
male morale. L’indifferenza, però, si coniuga, Digestae, Lipsiae 19162, rist. Stuttgart 1965; W.A. OLD-
nel pensiero di Epitteto, con la corretta indivi- FATHER, Epictetus: the Discourses as Reported by Ar-
duazione delle cose «in nostro potere» (ta; ejf´ rian, the Manual, and Fragments, voll. I-II, London-
hJmi'n), nel cui riconoscimento consiste la mas- Cambridge (Massachusetts) 1925-1928; J. SOUILHÉ,
sima libertà e autonomia dell’uomo. Nell’atte- Epictète. Entretiens, voll. I-IV, Paris 1948-65; R. DOB-
nersi alle cose in nostro potere e nel persegui- BIN, Epictetus Discourses, l. I, Oxford 1998; P. HADOT,

re solo queste, l’uomo esprime la sua volontà Arrien: Manuel d’Epictète, Paris 2000.
libera, pur vivendo all’interno di un ordine re- Studi: H. V. ARNIM, s. v., in A. PAULY - G. WISSOWA et
ale sul quale non può esercitare il suo control- al., Paulys Real-Encyklopädie der klassischen Altertu-
lo (cfr. ad es. Dissertazioni, I 1, 17; II 13, 10; Ma- mswissenschaft, Stuttgart 1893-1963, vol. VI, colI.
nuale, 1, 5). Massimi esempi di questa autono- 126-131; A. BONHÖFFER, Epiktet und die Stoa, Stutt-
gart 1890; A. BONHÖFFER, Die Ethik der Stoikers Epik-
mia della volontà sono Socrate e Diogene cini-
tet, Stuttgart 1894; M. BILLERBECK, Epiktet: vom Kynis-
co. Queste due personalità debbono per quan-
mus, Leiden 1978; J. HERSHBELL, The Stoicism of
to possibile essere imitate. Di Socrate, infatti, Epictetus, in «Aufstieg und Niedergang der römi-
Epitteto intende recuperare il modo di educa- schen Welt», 36.3 (1989), pp. 2148-2163; R. DOBBIN,
re i giovani per mezzo dell’elenchos, cioè attra- Prohairesis in Epictetus, in «Ancient Philosophy», 11
verso una sollecitazione continua al ragiona- (1991) pp. 111-135; R. KAMTEKAR, Aijdwv" in Epictetus,
mento con l’interrogazione e con il dialogo in «Classical Philology», 93 (1998), pp. 136-160; G.
(cfr. ad es. Dissertazioni, I 9, 1); di Diogene Epit- BOTER, The Encheiridion of Epictetus and Its Three
teto vuole ricordare il costume di vita e la ca- Christian Adaptations, Leiden 1999; J.B. GOURINAT,
pacità di dominare intellettualmente anche Premières leçons sur le Manuel d’Epictète, Paris 2000;
l’interlocutore più potente (cfr. Dissertazioni, I A.A. LONG, Epictetus. A Stoic and Socratic Guide to Li-
24, 6). fe, Oxford 2002.
Senza dunque negare l’idea di destino, capo-
saldo della teodicea stoica, Epitteto ritiene EPOCA (epoch; Epoche, Zeitabschnitt; époque;
Epoca
che tutta la filosofia debba perseguire tre época). – SOMMARIO: I. Epoca, evo e periodo. - II.
obiettivi: il controllo dei desideri, che debbo- Diversi modi di esprimere la durata. - III. Epo-
no pertanto essere commisurati alla nozione ca e fenomenologia.
di indifferenza e adeguati solo a quanto è in I. EPOCA, EVO E PERIODO. – Termine derivato dal
nostro potere; la capacità di orientare e cor- greco (ejpoch/v) indicante «sospensione, ferma-
reggere le nostre propensioni e le nostre re- ta, interruzione, punto di arresto» (da ejpevcw
pulsioni (oJrmaiv, ajformaiv) verso obiettivi che «trattenere»). In filosofia, sotto la forma trasli-
siano conformi a natura anche se privi di in- terata di epoché, è usato nello scetticismo anti-
trinseco valore morale, come gli atti conve- co (sospensione di giudizio, e quindi di ogni
nienti verso la famiglia, verso i concittadini, genere di affermazione o negazione intorno
verso lo stato ecc.; infine, il raggiungimento all’essenza degli esseri) e nella fenomenologia
della saldezza del giudizio, che, sola, conferi- husserliana (riduzione fenomenologica, met-
sce un indirizzo coerente e costante alle azioni tere tra parentesi). Riferito alla storia, epoca è
nel corso dell’intera vita. Da questo schema si spesso sinonimo di periodo, età, era, indican-
comprende che, sebbene Epitteto abbia do genericamente uno spazio di tempo, più o
espresso ammirazione per il cinismo, e non a meno lungo. Nel suo significato più proprio e
caso una dissertazione è dedicata appunto al ristretto, conserva l’originario senso di «inter-
modo di vita cinico (cfr. Dissertazioni, III 22: Pe- ruzione», e indica uno spazio di tempo suffi-
ri; Kunismou'), egli non abbia ripristinato i tratti cientemente caratterizzato, o un periodo stori-
più rigidi e talora urtanti del cinismo antico e co compreso tra due punti storici (intendendo
di una particolare corrente dello stoicismo per punto storico un momento della storia se-
3508
VOLUMIfilosofia.book Page 3509 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Epoca


gnato da qualche avvenimento memorabile, perfezioni, con una durata che è tutta, insieme
da cui si comincia a contare una serie di anni): e sempre, al di fuori e al di sopra del tempo. In
per esempio, epoca delle grandi scoperte, particolare, per quanto attiene al termine epo-
epoca moderna. Talora un solo evento storico ca, si è usata l’espressione al plurale, epoche
può assurgere a valore di epoca: si dice, per della civiltà, che significa le fasi storiche in cui
esempio, che la scoperta della bomba atomica la civiltà ha assunto forma e figura distinta se-
ha fatto epoca, così un libro, uno stile ecc. Nel- condo il predominio di un’idea o di un popolo:
le scienze geologiche, pur non essendovi stret- la loro serie si presenta iniziata da una fase
ta uniformità nella terminologia, spesso epoca primitiva o di precedenza, e conclusa da una
è una suddivisione del periodo, suddivisione a fase culminante e contemporanea alla storica.
sua volta dell’era. Cercando di distinguere da È tradizionale la classificazione delle grandi
epoca gli altri termini indicanti spazi di tempo, epoche: orientale, greco-romana, medievale e
si può parlare di periodo (dal greco periodov") moderna, che G.B. Vico nei Principi di una
per indicare l’intervallo di tempo che ritorna a scienza nuova dintorno alla natura delle nazioni
essere il medesimo in un ciclo: p. es., periodo (Napoli 1725; 17443) caratterizzò come: eroica,
di rivoluzione o di rotazione di un corpo cele- giuridica, neoeroica e scientifica. Per Hegel
ste; per estensione, un intervallo di tempo l’epoca cristiana e moderna si fondono in una
che, per determinati caratteri, si distingue in sola, l’epoca germanica; l’orientale rappresen-
un ciclo qualsiasi: per esempio, i quattro peri- ta l’Idea divina dell’umanità ancora rinchiusa
odi del sogno spiegato da Daniele a Nabuco- in sé, nel suo mistero; la classica rappresenta
donosor, i periodi della letteratura latina; con lo svolgimento di quest’idea per sé, nelle isti-
maggiore estensione, qualsiasi spazio di tem- tuzioni e nel diritto; la germanica il trionfo
po, fuori di ogni concezione ciclica: per esem- dell’autocoscienza religiosa e filosofica. In
pio, periodo della democrazia. Inoltre ricordia- Schelling (cfr. Die Weltalter, München 1811-15)
mo il termine età con un significato più ristret- esse sono unificate come conseguenti alla for-
to, indicando, propriamente, i periodi della vi- mazione del sistema solare e alla genesi della
ta umana; l’espressione «età del mondo», per vita spirituale. I filosofi positivisti (Comte,
analogia, significa gli anni di esistenza del Buckle) ripresentarono il sistema trifasico
mondo (l’età della terra). Nelle scienze geolo- (legge dei tre stadi; sociologia tribale, barbari-
giche, età è sinonimo di epoca (p. es., età gla- ca, ed evoluta), ammettendo (come già Fichte)
ciale o epoca glaciale). Però, in generale, età una duplicazione o moltiplicazione di tipi sto-
sembra avere uno spettro semantico più ri- rici in ciascuna fase. La filosofia del secolo XX
stretto di epoca, per cui si dice: nell’epoca mo- ha ampliato questo criterio, fino a riconoscere
derna si ebbe l’età del barocco. Era, rispetto a in ciascuna delle tre grandi epoche una plura-
epoca e a età, indica una divisione di tempo lità di singole civiltà non assimilabili tra loro e
che prende inizio da un avvenimento storico in con diverso decorso (A.J. Toynbee, A Study of
genere senza riferimento alla fine (era della li- History, London-Oxford 1934, Abridgment di
bertà) o che ha iniziato una nuova cronologia D.C. Somervell, tr. it. di C.P. e Charis de Bosis,
(era cristiana). Le civiltà nella storia, Torino 1950), ma lo ha pu-
II. DIVERSI MODI DI ESPRIMERE LA DURATA. – Per in- re rinnovato.
dicare i diversi tipi di durata, si usano anche i S. Caramella - L. Pagello
termini: tempo, che è la durata di un essere su- III. EPOCA E FENOMENOLOGIA. – Oggi, infatti, si
bordinato a una forma di divenire successivo e connette strettamente il concetto di epoca alla
continuo; evo, che deriva, come età, dal greco fenomenologia e si parla più diffusamente di
aijwvn (in latino aevum, donde aevitas, aetas), e cronometria, cronologia, cronografia, crono-
spesso è sinonimo appunto di età, sebbene ne sofia. Quest’ordine dipende essenzialmente
accentui la lunghezza (p. es., nelle espressioni: da un pensabile, che supera quello del cono-
evo cristiano, evo medio o medioevo): nel suo scibile (per riprendere la distinzione kantiana
significato tecnico, evo esprime, comunque, la fra il Denken e l’Erkennen) nei cui limiti si tiene
durata di un essere subordinato a una forma di prudentemente il concetto di epoca utilizzato
divenire successivo ma non continuo. Altro dagli storici. In realtà, non è sufficiente ipotiz-
termine è quello di eternità, che indica o un zare che il concetto di epoca debba riferirsi
tempo senza inizio e senza fine, o la perseve- soltanto alla memoria collettiva. Essa deve an-
ranza nell’esistere di quell’essere che è tutte le che conquistare il suo spazio di descrizione e
3509
VOLUMIfilosofia.book Page 3510 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Epoché ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

di spiegazione su un fondo speculativo tanto una volta, il concetto di epoca non viene qui
ricco quanto quello dispiegato dalle proble- messo a confronto principalmente con la feno-
matiche del male, dell’amore e della morte. menologia del tempo vissuto e con gli esercizi
Per questo motivo l’idea di epoca, intesa feno- di narratività popolare o dotta, bensì con un
menologicamente, si staglia sul fondo della ordine del pensabile che ignora il senso dei li-
quadruplice membratura dell’ordine del tem- miti. Ora, le categorie che ne scaturiscono,
po. È possibile, per esempio, riconoscere il non hanno cessato di costruire l’«architettu-
tempo del calendario o cronologico nel tempo ra» temporale della nostra civiltà, ovvero la
della cronometria e della cronologia. Il primo nostra epoca. A questo proposito, l’epoca at-
designa i cicli brevi o lunghi del tempo che ri- tuale, alla pari di ogni epoca, procede sia per
torna, che gira in tondo: giorno settimana, me- limitazione di questo immenso ordine del
se, anno; il secondo designa il tempo lineare pensabile, che per superamento dell’ordine
dei periodi lunghi: secolo, millennio ecc., la del vissuto.
cui scansione è diversamente punteggiata da G. Pasquale
eventi fondamentali e fondatori; cicli plurien- BIBL.: V. MELCHIORRE, Il sapere storico, Brescia 1963;
nali vi si inscrivono, quali le olimpiadi greche. W. WEISCHEDEL, Der Gott der Philosophen. Grundle-
Sono due specie di tempo che orologi e calen- gung einer philosophischen Theologie im Zeitalter des
dari misurano con la riserva per cui gli inter- Nihilismus, München 19852, tr. it. a cura di L. Mauro,
valli della cronologia – quali le epoche – han- Il Dio dei filosofi: fondamenti di una teologia filosofica
no una significazione sia qualitativa che quan- nell’epoca del nichilismo, Genova 1988; E.J. HOBSBAWM,
titativa. Così, la cronologia misurata in una de- Age of Extremes, London 1994, tr. it. di B. Lotti, Il se-
terminata epoca, quella più vicina all’intenzio- colo breve, Milano 1995 (rist. 2002); U. GALIMBERTI,
ne storica, sa ordinare gli avvenimenti, in fun- Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica, Milano
zione di una serie di dati e di nomi, e sa ordi- 20004; P. RICOEUR, La mémoire, l’histoire, l’oubli, Paris
nare la sequenza delle epoche e delle loro sud- 2000, tr. it. a cura di D. Iannotta, La memoria, la sto-
divisioni; ma essa ignora la separazione fra la ria, l’oblio, Milano 2003; M. MARASSI, Forma d’epoca,
natura e la storia: autorizza a parlare di storia in «Oltrecorrente», 4 (2001), pp. 119-129; M. PASOTTI,
cosmica, di storia della terra, di storia della vi- Il concetto-epoca, in «Oltrecorrente», 4 (2001), pp.
131-148; M. SALVIOLI, Il senso della storia secondo Ri-
ta; la storia umana non ne è che un segmento.
coeur e Derrida, in «Sapienza», 56 (2003), pp. 181-
Con la cronografia, invece, entriamo nei siste-
200; G. PASQUALE, Oltre la fine della storia. La coscien-
mi di notazione che possono fare a meno del
za cristiana dell’Occidente, Milano 2004.
calendario. Gli episodi registrati vengono defi-
niti dalla loro posizione rispetto agli altri: suc- ➨ AION; CHRONOS; DURATA; MEMORIA; STORIA, FILO-
cessione di eventi unici, buoni oppure cattivi, SOFIA DELLA; STORIA E STORIOGRAFIA; TEMPO.
gioiosi o rattristanti. Il tempo contenuto in
questa «epoca» non è ciclico né lineare, bensì EPOCHÉ. – Il termine deriva dal verbo «epé-
Epoché
amorfo: esso riferisce la cronaca reperita sulla chein» che indicava, nell’ambito dello scettici-
posizione del narratore, prima che il racconto smo antico, l’«arrestarsi» del saggio nella ri-
stacchi la storia raccontata dal suo autore. cerca della verità una volta appurata l’inaffida-
Quanto alla cronosofia, la sua intenzione ecce- bilità delle credenze fondate sulla percezione
de il progetto di storia ragionata implicato sensibile. Il sostantivo «epoché» assume in
dall’accezione classica del concetto di epoca. seguito il significato tecnico di «sospensione
Essa è stata coltivata da molte famiglie di pen- dell’assenso», che Zenone di Cizio limita ai so-
siero che mescolano i tempi, a seconda di ric- li giudizi la cui verità non è dimostrabile in
che tipologie, che oppongono il tempo stazio- modo adeguato, e che invece l’accademico Ar-
nario al tempo reversibile, il quale può essere cesilao, in esplicita polemica con lo stoicismo,
sia ciclico sia lineare. La storia che si può fare ritiene necessario estendere a qualsivoglia af-
con queste grandi rappresentazioni equivale a fermazione (cfr. Sextus Empiricus, Pyrrhonia-
una «storia della storia», da cui gli storici di rum Hypotyposeon libri tres, l. I, 220 e ss.).
mestiere non riescono forse mai a liberarsi, Con intenzionale richiamo allo scetticismo, in-
dal momento che si tratta di assegnare una si- teso come componente «immortale» del pen-
gnificazione ai fatti: continuità in opposizione siero in quanto tale, Edmund Husserl fa
a discontinuità, ciclo in opposizione a lineari- dell’epoché il metodo in virtù di cui è possibile
tà, distinzione in periodi o in epoche. Ancora guadagnare lo sguardo fenomenologico. Assu-
3510
VOLUMIfilosofia.book Page 3511 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Equazione dell’infinito


mere l’atteggiamento trascendentale richiede un’opposizione eccessivamente radicale tra
infatti la sospensione della «tesi generale» atteggiamento naturale e trascendentale.
dell’atteggiamento naturale, per cui «il mon- S. Bancalari
do, che c’è sempre, è» (Ideen I, in Hua, vol. III, BIBL.: I. KERN, Die drei Wege zur transzendental-phäno-
1, Den Haag 1976, p. 61) ed «è» tutto ciò che in menologischen Reduktion in der Philosophie Edmund
esso è «presente», cose e persone. A differenza Husserls, in «Tijdschrift voor Filosofie», 24 (1962),
dell’epoché scettica e del dubbio cartesiano, pp. 303-349.
l’esercizio dell’epoché fenomenologica non ➨ SCETTICISMO.
consiste nel «capovolgimento della tesi
[dell’atteggiamento naturale] in antitesi» (ibi, EPOPTICO (gr. ejpoptikov", «riguardante la
Epoptico
p. 63), né nella sua trasformazione nel «giudi- ejpopteiva», cioè la «visione» o «contemplazio-
zio problematico: “forse il mondo non è”» (Zur ne»). – Il termine si riferisce alla condizione di
Phänomenologie der Reduktion, in Hua, vol. coloro («epopti») i quali, attraverso la visione,
XXXIV, Dordrecht - Boston - London 2002, p. hanno raggiunto il più alto grado dell’inizia-
405), ma semplicemente nel non farne uso, zione ai misteri eleusini e che perciò sono am-
nella sua «messa in parentesi» (Einklamme- messi alla conoscenza delle cose più segrete.
rung), nell’«interruzione» (Ausschaltung) della In questo senso epoptico risulta affine a esote-
sua validità e di tutte le teorie che su questa si rico. Tra i pitagorici erano egualmente chiama-
fondano. Nel «preclude[re] ogni giudizio ti epopti coloro che, entrando in possesso della
sull’esistenza spazio-temporale» (Ideen I, p. dottrina del maestro, potevano essere accolti
65), l’epoché rivela per contraccolpo la correla- nella schiera più eletta della scuola. Viene in-
zione intenzionale come inaggirabilità del fine detta «epoptica» anche quella parte della
punto di vista soggettivo al quale originaria- filosofia di Platone e di Aristotele riservata ai
mente si mostra tutto ciò di cui, su un piano migliori tra i discepoli.
derivato, si dice che è. In questo senso la no- A.M. Moschetti
zione di «epoché» dell’atteggiamento naturale ➨ ESOTERICO; INIZIAZIONE; VISIONE.
è a tal punto intrecciata a quella di «riduzio-
ne» alla soggettività trascendentale, che non EQUAZIONE DELL’INFINITO (infinity
Equazione dell’infinito
stupisce che a lungo Husserl utilizzi i due ter- equation; Unendlichkeitsgleichung; équation de
mini come sinonimi. La sospensione-di e la ri- l’infini; ecuación del infinito) . – Equazione
conduzione-a sono tuttavia operazioni distin- dell’infinito è ogni fenomeno od ogni avveni-
guibili in linea di principio, e di fatto ben di- mento che sprigionandosi dall’infinito rappre-
stinte dall’ultimo Husserl, secondo il quale senta e realizza un numero infinito di possibi-
per il raggiungimento del piano trascendenta- lità, e perciò tutto ciò che accade si presenta
le «di contro al primo momento dell’epoché, come indeterminabile e imprevedibile, sem-
ne è necessario un secondo, quello di una con- pre originale. Cadrebbe così la presunzione in-
sapevole trasformazione della medesima me- tellettualistico-deterministica di ricostruire a
diante riduzione all’ego assoluto quale ultimo priori, attraverso la conoscenza attuale, il pas-
e unico centro di funzione di ogni costituzio- sato e l’avvenire (E. Bergson, L’évolution créa-
ne» (Krisis, in Hua, vol. VI, Den Haag 1962, p. trice, Paris 190710, pp. 41 ss.; C. Renouvier, Hi-
190). L’epoché si configura qui come momen- stoire et solution des problèmes métaphysiques, ivi
to preliminare alla vera e propria riduzione, in 1901, pp. 168 ss.).
quanto non sospende più la validità della tesi L’espressione ha avuto origine, per ragioni po-
dell’atteggiamento naturale tout court, ma lemiche, dall’equazione del mondo, usata da al-
quella sua alterazione storica, e tutt’altro che cuni evoluzionisti, fautori del determinismo ri-
naturale, rappresentata dall’imporsi dell’og- goroso che vede tutto il divenire della realtà
gettivismo delle scienze come dominio esclu- così predeterminato in ogni suo momento o
sivo del senso: essa è dunque «epoché da ogni fase, che passato e futuro sono perfettamente
attuazione delle conoscenze delle scienze og- conoscibili e valutabili in base al presente.
gettive» (ibi, p. 138). Con questa più articolata Un’intelligenza che, in un dato istante, cono-
descrizione del movimento di accesso alla fe- scesse tutte le forze di cui la natura è animata,
nomenologia, Husserl intende, tra l’altro, sot- nonché l’efficienza di tutti gli esseri che la
trarsi alle difficoltà derivanti dalla cosiddetta compongono, e tutto potesse analizzare, nulla
«via cartesiana» alla riduzione, che scava ignorerebbe, sia del passato sia del futuro (cfr.
3511
VOLUMIfilosofia.book Page 3512 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Equicola ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

P.S. de Laplace, Introduction à la théorie analyti- retoriche: si nota comunque in esse la presen-
que des probabilités, parte VI, in Oeuvres com- za di un certo sensualismo e di una mondaniz-
plètes, vol. VII, Paris 1886). zazione dell’amore, ormai lontano dall’acce-
In senso alquanto diverso usa l’espressione zione mistica e metafisica tipica di Ficino (cui
equazione dell’infinito Ardigò, che con essa Equicola si collega). Non si può tuttavia inter-
definisce il caso. Se ogni fenomeno è la risul- pretare questo atteggiamento come una forma
tante di una somma di condizioni infinitamen- di vero e proprio epicureismo o di edonismo.
te variabili, il suo realizzarsi è insieme neces- M. Schiavone
sario e contingente o causale. Infatti, ammes- BIBL.: M. ROSI, Saggio sui trattati d’amore del Cinque-
se l’infinità dell’essere e la profonda solidarie- cento, Recanati 1889; M. ROSI, Scienza d’amore. Idea-
tà e coerenza dei suoi elementi, come condi- lismo e vita pratica nei trattati amorosi del Cinquecen-
zioni che determinano in ogni istante il feno- to, Milano 1904; D. SANTORO, Della vita e delle opere di
meno nel suo essere attuale, in cui confluisce Mario Equicola, Chieti 1906; P. LORENZETTI, La bellez-
insieme al presente tutto il passato, non sarà za e l’amore nei trattati del Cinquecento, Pisa 1920; L.
possibile constatare sperimentalmente che le TONELLI, L’amore nella poesia e nel pensiero del Rina-
cause prossime, e lo si vedrà, in rapporto a scimento, Firenze 1933; D. DE ROBERTIS, La composizio-
queste, come necessario; ma non essendo ne del «De natura de amore» e i canzonieri antichi ma-
sperimentalmente attingibili le innumerevoli, neggiati da Mario Equicola, in «Studi di Filologia Ita-
reali e possibili cause che remotamente agiro- liana», 17 (1959), pp. 189-220; S.C. VIAL, Equicola
no o poterono agire in ordine alla sua realizza- and the School of Lyons, in «Comparative Literatu-
zione, tale fenomeno apparirà anche come re», 12 (1960); G. SAITTA, Il pensiero italiano nell’Uma-
contingente o causale (R. Ardigò, La formazio- nesimo e nel Rinascimento, vol. II: Il Rinascimento, Fi-
ne naturale nel fatto del sistema solare, Mantova renze 19612, pp. 115-118; G. CASTAGNO, L’autografo
1877, pp. 130 ss.). Le tre diverse concezioni so- del «Libro de natura de amore» di Mario Equicola, in
«Lingua nostra», 23 (1962), pp. 74-77; I. ROCCHI, Per
no tre tentativi di giustificare metafisicamente
una nuova cronologia e valutazione del «Libro de natu-
il contingente.
ra de amore» di Mario Equicola, in «Giornale Storico
F. Borgato
della Letteratura Italiana », 153 (1976), pp. 566-585;
BIBL.: F. KAUFMANN, Das Unendliche in der Mathematik S.D. KOLSKY, Did Mario Equicola write «Il novo corteg-
und seine Ausschaltung, Darmstadt 1968, tr. it. a cura giano»?, in «Aevum», 57 (1983), pp. 416-427; L. RIC-
di L. Albertazzi, L’infinito in matematica, Gardolo CI, La redazione manoscritta del «Libro de natura de
(Trento) 1990; G. GIORELLO, Il pensiero matematico e
amore» di Mario Equicola, Roma 1999.
l’infinito, Milano 1982; L. LOMBARDO RADICE, L’infini-
to, Roma 1983; R. RUCKER, Infinity and the Mind, Lon-
don 1984, tr. it. di M. Negri, La mente e l’infinito: EQUILIBRIO DI NASH (Nash equilibrium;
Equilibrio di Nash
scienza e filosofia dell’infinito, Padova 1991; C. MI- Nash-Gleichgewicht; équilibre de Nash; equilibrio
GLIACCIO, Invito al pensiero di Henri Bergson, Milano de Nash). – La teoria dei giochi cerca di preve-
1994; T. GILBERT - N. ROUCHE, La notion d’infini: l’infi- dere l’esito di una interazione strategica tra
ni mathématique entre mystere et raison, Paris 2001, più individui (il gioco, appunto) attraverso il
tr. it. a cura di S. Gregori, L’infinito matematico tra concetto di «equilibrio». Un equilibrio è una
mistero e ragione: intuizioni, paradossi, rigore, Bolo- combinazione di strategie (una per ciascun
gna 2004. giocatore) che è plausibile i giocatori adottino.
➨ CASO; DETERMINISMO FISICO; INFINITO MATEMATI- Il concetto di equilibrio fondamentale per i
CO; PROBABILITÀ; PROBABILITÀ, CALCOLO DELLE. giochi non cooperativi è quello proposto da
John Nash all’inizio degli anni cinquanta.
EQUICOLA, MARIO. – Letterato e pensatore,
Equicola Nell’equilibrio di Nash ciascun giocatore
n. ad Alvito (presso Caserta) probabilmente adotta la strategia per lui ottima, quella cioè
nel 1470, m. nel 1525. che gli permette di ottenere il massimo bene-
Da un punto di vista filosofico ha una certa im- ficio, date le strategie degli altri giocatori. Ciò
portanza il suo De natura de amore (Vinegia significa che se tutti gli altri giocatori si atten-
1525); elogiato da Nifo nel suo De pulchro et gono alle strategie individuate dall’equilibrio
amore), opera erudita e non priva di equilibrio di Nash, nessuno di essi ha interesse a deviare
valutativo. Ciò che invece lascia a desiderare è dalla strategia specificata per lui dall’equili-
il contributo speculativo originale, perché brio di Nash stesso, perché ciò diminuirebbe i
Equicola si limita a considerazioni generiche e suoi benefici.
3512
VOLUMIfilosofia.book Page 3513 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Equilibrio economico generale


Varie motivazioni sono state addotte per spie- vizi, il pagamento di un fattore produttivo che
gare perché un gioco dovrebbe concludersi riceveranno, con la disutilità del lavoro stesso,
con un esito che è un equilibrio di Nash. In- ovvero la perdita di tempo libero. Le scelte in-
nanzitutto si osserva che se i giocatori si ac- dividuali sono compiute al margine. Ciò risul-
cordassero su una certa soluzione (l’accordo è ta in una teoria della domanda di beni e
un modo di concludere il gioco), tale soluzio- dell’offerta di fattori produttivi. In modo simile
ne dovrebbe necessariamente essere un equi- i produttori si sforzano di produrre unità del
librio di Nash. Altrimenti almeno un giocatore bene in modo tale che il costo di produrre
avrebbe interesse a violare l’accordo, che per- l’unità aggiuntiva o marginale equivale al gua-
ciò non risulterebbe credibile. Si sostiene poi dagno che deriva dal produrre quell’unità. In
che se giocatori razionali individuassero un tal modo i profitti vengono massimizzati. Le
modo ovvio di giocare, tale modo non potreb- aziende inoltre impiegano fattori produttivi fi-
be che essere un equilibrio di Nash. In caso no al punto in cui il costo dell’impiego addi-
contrario, almeno un giocatore sarebbe incen- zionale è equivalente al valore del prodotto
tivato a comportarsi diversamente da quanto che l’impiego addizionale frutterà. L’impiego
previsto dal modo ovvio, che dunque non sa- di fattori è legato alla minimizzazione margi-
rebbe più tale. nale dei costi. Le aziende generano, con le loro
Tali motivazioni risultano problematiche azioni, offerta di beni e domanda di servizi che
quando un gioco presenta una molteplicità di costituiscano fattori produttivi.
equilibri di Nash. Sono stati proposti allora Questo quadro d’insieme quindi implica agen-
svariati «raffinamenti» del concetto, che mira- ti economici, siano essi famiglie o aziende, che
no a escludere quegli equilibri di Nash che in ottimizzano (cercando di essere il più possibi-
determinati tipi di giochi appaiono inverosi- le efficienti) sotto vincoli rilevanti. Il valore è
mili. Il più importante di questi raffinamenti è legato a desideri e bisogni illimitati che si
l’equilibrio di Nash «perfetto nei sottogiochi» scontrano con i vincoli o la scarsità. Le tensio-
che si applica nei giochi cosiddetti «dinamici». ni, i problemi di decisione, vengono risolti nei
I. Moscati mercati. I prezzi sono dei segnali che dicono a
BIBL.: D. KREPS, Nash equilibrium, in J. EATWELL - M. famiglie e aziende se i loro desideri in conflitto
MILGATE - P. NEWMAN (a cura di), New Palgrave: A possono essere potenzialmente riconciliati.
Dictionary of Economics, London 1987, vol. III, pp. La teoria dell’equilibrio economico generale è
584-588; P. BATTIGALLI, Giochi, teoria dei, in Enciclope- quindi uno schema teorico quadro, o una
dia del Novecento Treccani, Roma 2004, vol. suppl. «meta-teoria», o il nucleo di un programma di
Dal XX al XXI secolo: problemi e prospettive, pp. 538- ricerca scientifica lakatosiano. È un insieme di
552. regole o convenzioni implicite per costruire te-
➨ GIOCHI NON COOPERATIVI. orie economiche soddisfacenti. Le sue idee
fondamentali non sono aperte alla discussio-
EQUILIBRIO ECONOMICO
Equilibrio economico GENERALE
generale ne in quanto definiscono le convenzioni con-
(general equilibrium theory; allgemeines ökonomi- divise di coloro che si definiscono economisti
sches Gleichgewicht; théorie de l’équilibre général; neoclassici (o ortodossi). Gli economisti neo-
teoría del equilibrio económico). – Si può dare fa- classici concettualizzavano gli agenti, famiglie
cilmente uno sguardo d’insieme alla teoria e aziende, come agenti razionali, le cui scelte
dell’equilibrio economico generale. Nella sua ottimizzanti portavano a risultati «migliori».
formulazione più semplice, gli acquirenti si L’equilibrio risultante era «migliore» nel sen-
sforzano di massimizzare i loro guadagni so che ogni altra allocazione di beni e servizi
nell’ottenere beni, e lo fanno aumentando i lo- lascerebbe qualcuno in condizioni peggiori.
ro acquisti del bene finché ciò che guadagna- Quindi il sistema sociale rappresentato dalla
no dalle unità aggiuntive equivale a ciò a cui concezione neoclassica era scevro da conflitti
devono rinunciare per ottenere le unità ag- irrisolvibili oltre che da irrrazionalità e passio-
giuntive. In tal modo l’utilità, o la soddisfazio- ne. Lo stesso termine «sistema sociale» espri-
ne legata al consumo di beni, è massimizzata. me il successo dell’economia neoclassica, per-
In modo simile, gli individui forniscono servizi ché l’idea di sistema, con le sue componenti
(ad esempio lavoro) alle aziende che desidera- interagenti, i suoi massimi e minimi ed equili-
no impiegarli confrontando i guadagni deri- bri stabili, le sue variabili e parametri e vincoli
vanti dall’offrire l’unità marginale dei loro ser- e posizioni iniziali appartiene al linguaggio
3513
VOLUMIfilosofia.book Page 3514 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Equilibrio riflessivo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

della fisica di metà Ottocento. Il campo della stati sostenuti, o che possono logicamente es-
meccanica razionale costituiva il modello o la sere sostenuti, in favore e contro i giudizi e i
metafora soggiacente dello schema neoclassi- principi maturati in equilibrio riflessivo ristret-
co. to. Il risultato è un processo di reciproco adat-
Questo insieme di idee può venire fatto risali- tamento, dove, in uno scambio continuo, i giu-
re ad Adam Smith, e, anche se si possono tro- dizi iniziali vengono rivisti e modificati sulla
vare affermazioni simili in Cournot e altri base dei principi e delle teorie elaborate e, a
nell’Ottocento, Leon Walras è generalmente loro volta, il contenuto dei principi e delle te-
considerato colui che elaborò questa conce- orie viene modificato e adattato sulla base dei
zione dell’economia, che fu ulteriormente ela- giudizi iniziali che il soggetto considera irri-
borata dal suo successore sulla cattedra di Lo- nunciabili. Fase finale che John Rawls e Nor-
sanna, Vilfredo Pareto. Le prime dimostrazioni man Daniels chiamano «equilibrio riflessivo
matematiche moderne di questi risultati come ampliato» (wide reflective equilibrium).
teoremi sono da attribuire ad Abraham Wald e Il metodo dell’equilibrio riflessivo ha un carat-
John von Neumann, anche se la moderna tere antifondazionalista e razionalista. Nessu-
struttura della teoria è attribuita a Kenneth Ar- no degli elementi in equilibrio riflessivo (giu-
row, Gerard Debreu, e Lionel McKenzie. dizi, principi, teorie) ha il valore di base ultima
E.R. Weintraub o ha un «fondamento indipendente». Ciascun
BIBL.: E.R. WEINTRAUB, General Equilibrium Analysis: giudizio o principio è giustificato se e in quan-
Studies in Appraisal, New York 1985; B. INGRAO - G. to risulti coerente o razionalmente accettabile
ISRAEL, La mano invisibile. L’equilibrio economico nella all’interno del sistema in equilibrio. In tal mo-
storia della scienza, Roma-Bari 1987; L. WALRAS, Elé- do la giustificazione consiste nella coerenza o
ments d’économie politique pure ou théorie de la richesse nel mutuo sostegno di elementi ciascuno dei
sociale (1889), a cura di P. Dockes et al., Paris 1988,
quali può, se preso isolatamente, essere mes-
tr. it. di A. Biagiotti, Elementi di economia politica pu-
ra, Milano 2006; PH. MIROWSKI, More Heat Than Light,
so in dubbio.
New York 1999. G. Maniaci
BIBL.: N. GOODMAN, Fact, Fiction and Forecast, Cam-
➨ EFFICIENZA.
bridge (Massachusetts) 1955, tr. it. di C. Marletti,
Fatti, ipotesi e previsioni, Roma-Bari 1985; J. RAWLS, A
EQUILIBRIO RIFLESSIVO (reflective equili-
Equilibrio riflessivo Theory of Justice, Cambridge (Massachusetts) 1971,
brium; Überlegungsgleichgewicht; équilibre ré- tr. it. di U. Santini, Una teoria della giustizia, Milano
flexif; equilibrio reflexivo). – Il metodo denomi- 1984; S.P. STICH, The Fragmentation of Reason: Preface
nato «dell’equilibrio riflessivo» può essere de- to a Pragmatic Theory of Cognitive Evalutation, Cam-
finito come un processo di giustificazione di bridge (Massachusetts) 1991, tr. it. di M. Margiac-
un insieme di giudizi o di carattere assertivo chi, La frammentazione della ragione, Bologna 1996;
(credenze) o di carattere normativo (giudizi di F. TERSMAN, Reflective Equilibrium. An Essay in Moral
valore) di un individuo, cioè un processo diret- Epistemology, Stockholm 1993; N. DANIELS, Justice
to a verificare la correttezza o l’accettabilità ra- and Justification. Reflective Equilibrium in Theory and
zionale di un insieme di giudizi. Il processo Practice, Cambridge 1996; J. RAWLS, Collected Papers,
consta di più fasi. Esso inizia con l’individua- ed. a cura di S. Freeman, Cambridge (Massachuset-
zione di uno stock di giudizi che un individuo ts) 1999.
considera, intuitivamente, accettabili o corret-
ti. In seguito, il processo prevede la costruzio- EQUIPROBABILISMO (equiprobabilism;
Equiprobabilismo
ne di un insieme di principi che meglio giusti- Äquiprobabilismus; équiprobabilisme; equiproba-
ficano lo stock iniziale di giudizi, nonché la re- bilismo). – Nel caso di una controversia di due
visione dei giudizi che risultano incoerenti con opinioni probabili e opposte sull’esistenza o
i principi in tal modo ricostruiti. Questa prima meno di una legge morale, l’equiprobabilismo
fase viene denominata da John Rawls e Nor- sostiene che la legge non obbliga il soggetto,
man Daniels «equilibrio riflessivo ristretto» quando i motivi a favore della libertà risultino
(narrow reflective equilibrium). egualmente, o quasi egualmente, probabili
La fase successiva consiste nell’elaborare e quanto quelli favorevoli alla legge stessa. Se
analizzare criticamente le teorie di sfondo (fi- invece la controversia non riguarda l’esistenza
losofiche, empiriche, normative ecc.) e, in ge- della legge, ma la possibilità che essa nel frat-
nerale, gli argomenti che storicamente sono tempo sia cessata, allora si deve seguire l’opi-
3514
VOLUMIfilosofia.book Page 3515 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Equità


nione più severa in favore della legge. L’equi- Ulpiano (l’aequitas naturalis è l’indulgenza del
probabilismo è uno dei cosiddetti «sistemi pretore), in Crisostomo (l’equità come miseri-
morali» elaborati dalla teologia morale catto- cordia in assenza della quale il diritto diventa
lica post-tridentina e che concernono la for- crudeltà), in Lutero (l’equità è la coscienza del
mazione del giudizio di coscienza del sogget- principe). All’equità può essere ricondotta la
to, quando questi si trovi di fronte a leggi og- grazia ai condannati penali, tradizionale attri-
gettivamente incerte. Si ritiene che il primo as- buto di chi sia titolare della sovranità.
sertore dell’equiprobabilismo sia stato il ge- Possiede invece un carattere più specifica-
suita Christof Rassler (m. 1723), anche se esso mente giuridico una seconda definizione
venne poi perfezionato verso il 1870 da alcuni dell’equità, quella che l’intende come il crite-
moralisti della congregazione dei Redentori- rio ottimale per procedere giuridicamente alla
sti, fondata da sant’Alfonso de’ Liguori. Questi ripartizione dei beni e dei compiti sociali,
nel 1760 aveva difeso la liceità dell’«opinione all’interno di un processo di individuazione
ugualmente probabile» a favore della libertà, del diritto – non in senso legalistico e formale,
contrastando le rigidità del «probabiliori- ma sostanziale – di cui non si può scientifica-
smo», come pure del resto i rischi soggettivi- mente rendere compiutamente conto. Tema-
stici del «probabilismo» (cfr. G. Angelini, Teo- tizzata per la prima volta da Aristotele – che
logia morale fondamentale, Milano 1999, pp. esprime il concetto utilizzando il termine gre-
183-186). co ejpieivkeia, che andrebbe letteralmente tra-
A.M. Moschetti - A. Da Re dotto con convenienza o con adattamento –,
l’equità ha come obiettivo quello di produrre
EQUITÀ (gr. ejpieivkeia; lat. aequitas - equity;
Equità un assetto armonioso all’interno dei rapporti
Billigkeit; équité; equidad). – Equità è concetto sociali. Come parte della giustizia particolare
polisemico, che allude a una soluzione ottima- l’equità va considerata come l’elemento dina-
le delle controversie interpersonali, a un atteg- mico della giurisdizione, una fonte del diritto
giamento di mitezza e di indulgenza, ma anche sottile, mobile, attenta all’ordine sempre mu-
all’idea, sia pur diversamente intesa, del- tevole delle cose, e che non può mai essere
l’uguaglianza e dell’equilibrio che devono re- formalizzata, ma richiede l’intelligenza vigile e
gnare nel mondo degli uomini e che difficil- personale del giudice. Nella famosissima
mente possono essere determinati in modo esemplificazione aristotelica, l’equità non si
soddisfacente dalla legge positiva. Nella tradi- contrappone alla legge scritta (che può essere
zione occidentale, a una tematizzazione mora- paragonata a un metro di metallo utilissimo
le dell’equità si è venuta affiancando, senza sì, ma rigido, non in grado di misurare con as-
però sostituirla, una tematizzazione di caratte- soluta esattezza i contorni di un oggetto si-
re più strettamente giuridico e in particolare nuoso), ma ne rende duttile l’applicazione con
processuale. lo studio della natura di ogni singolo caso
Una prima definizione dell’equità la colloca controverso; essa è paragonabile al regolo di
nell’ambito dell’etica e della politica e ne fa piombo utilizzato per l’edilizia nell’isola di Le-
una virtù che tempera l’inesorabilità, la dura sbo, capace nella sua malleabilità di sposare i
freddezza della legge positiva e dell’esercizio contorni della cosa misurata. In questo senso,
del potere. In questa prospettiva l’equità è l’equità non ha nulla dell’argomento retorico,
molto spesso percepita come una delle di- non è un metodo di persuasione che mira a
mensioni della legge naturale, come legge non produrre certe disposizioni d’animo nell’udi-
scritta o comunque come un criterio di giusti- tore facendo leva sui suoi sentimenti persona-
zia ideale, a cui si deve fare doverosamente ri- li, ma è invece un prezioso argomento dialetti-
ferimento (soprattutto da parte di chi gestisce co per realizzare operativamente la giustizia.
il potere o deve amministrare la giustizia) per Tale definizione dell’equità corrisponde all’ae-
evitare che l’applicazione meccanica della leg- quitas civilis di Ulpiano, quando, citando Celso,
ge scritta (summum jus) realizzi intollerabili egli dice che il diritto è ars boni et aequi.
torti (summa iniuria). Il tema è sviluppato da La concezione aristotelica dell’ejpieivkeia viene
Platone nelle Leggi (in cui l’equità appare co- ripresa dalla cultura medievale e fusa col con-
me l’espressione dell’arte reggitrice del supe- cetto romano di aequitas, dando sostanza a
rior) e viene costantemente ripreso da giuristi, molte pratiche giurisdizionali del diritto co-
filosofi e teologi: la ritroviamo ad esempio in mune. A partire dal XVI secolo, in Inghilterra,
3515
VOLUMIfilosofia.book Page 3516 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Equivalenza / bicondizionale ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

essa si impone come un contrappeso alla rigi- all’interno della più recente rivalutazione an-
dità del common law (di qui adagi come «equity glosassone della ragion pratica, la giustizia è
will not suffer a wrong to be without a remedy» presentata come equità (fairness), con riferi-
o «equity regards the balance of convenien- mento a quell’insieme di valutazioni razionali,
ce») e il riferimento ad essa viene a costituire caratterizzate da imparzialità e da disinteres-
la spina dorsale di un’apposita giurisdizione, se, che dovrebbero costituire il fondamento
peraltro mai concepita come assolutamente dei moderni ordinamenti sociali.
separata («equity follows the law»). Il rapporto S. Bauzon
tra common law e equity non è verticale (non c’è BIBL.: V. SCIALOJA, Del diritto positivo e l’equità, Came-
un primato di una giurisdizione sull’altra) ma rino 1880; H. KELSEN, Reine Rechtslehre, Wien 1934,
orizzontale; il common law tratta del diritto pe- tr. it. di R. Treves, Lineamenti di dottrina pura del di-
nale e della responsabilità (torts), mentre ritto, Torino 1967; F. D’AGOSTINO, Epieikeia, Milano
l’equity si occupa del diritto commerciale 1973; F. D’AGOSTINO, La tradizione dell’Epieikeia nel
(trust) e del diritto delle successioni. Medioevo latino, Milano 1976; F. D’AGOSTINO, Dimen-
Diversamente rispetto alla tradizione anglo- sioni dell’equità, Torino 1977; R. DWORKIN, Taking
Rights Seriously, Cambridge (Massachusetts) 19782,
sassone, nei sistemi giuridici di matrice roma-
tr. it. parziale di F. Oriana, I diritti presi sul serio, Bo-
nistica, grazie anche al processo di statualizza-
logna 1982; M. VILLEY, Philosophie du droit, Paris
zione del diritto, che trova il suo culmine 19842, vol. II: Les moyens du droit; J. RAWLS, La giusti-
nell’Ottocento, il ricorso all’equità è rigida- zia come equità: saggi 1951-1969, ed. it. a cura di G.
mente limitato a livello processual-civilistico Ferranti, Napoli 1995; H. PALLARD, La common law et
a controversie di minimo rilievo economico ed ses institutions 1066-1875, Toronto 1997; F. ROSSI,
è praticamente assente a livello penalistico: Approximación a la justicia y a la equidad, Buenos Ai-
esso mantiene un suo spazio essenzialmente res 2000; S. BAUZON, Il mestiere del giurista, Milano
nell’ambito delle decisioni arbitrali extra-giu- 2001; A. BURROWS, We Do This at Common Law but
diziarie, concordemente promosse dalle parti That in Equity, in «Oxford Journal of Legal Studies»,
confliggenti. L’equità è invece significativa- 22 (2002), pp. 1-16; M.-L. PAVIA (a cura di), L'équité
mente presente nel diritto internazionale pub- dans le jugement, Paris 2003.
blico: la corte internazionale di giustizia può ➨ COMMON LAW; GIURISDIZIONE; GIUSPOSITIVISMO;
infatti emanare decisioni ex aequo et bono (art. GIUSTIZIA ; RAGION PRATICA ; SOVRANITÀ ; UGUA -
38 del suo statuto) e ha diverse volte affermato GLIANZA.
che «una regola di diritto richiama l’applica-
zione di principi equi». EQUIVALENZA
Equivalenza / bicondizionale / BICONDIZIONALE: V.
L’ostilità della tradizione giuridica romanisti- LOGICA PROPOSIZIONALE.
ca nei confronti dell’equità è giustificata dal ri-
schio che un suo uso incontrollato fomenti al- EQUIVALENZA
Equivalenza ricardianaRICARDIANA (Ricardian
terazioni arbitrarie del diritto da parte dei giu- equivalence; ricardische Äquivalenz; équivalence
dici, compromettendone la certezza e introdu- ricardienne; equivalencia ricardiana). – In periodi
cendo in esso elementi di irrazionalità (ben caratterizzati da incrementi nella spesa pub-
espressi dal motto, nato nella Francia dell’an- blica, gli economisti si sono chiesti quali fos-
cien régime, «Dio ci guardi dall’equità dei parla- sero i metodi più efficienti per finanziare il fab-
menti»). Avversa all’equità è in genere la dot- bisogno statale: una maggiore imposizione di-
trina del giuspositivismo. Per Kelsen non è retta o l’aumento del disavanzo. Il concetto di
possibile dare consistenza scientifica al princi- equivalenza ricardiana richiama questa esi-
pio di equità: a suo avviso non esistono né cri- genza di ottimalità affermando che, in presen-
teri logici né criteri ideali o metafisici (come za di soggetti razionali, il metodo adottato per
appunto quelli cui dovrebbe rifarsi l’equità) finanziare incrementi di spesa pubblica è irri-
per vincolare o ottimizzare l’applicazione con- levante in quanto sono in ogni caso identiche
creta da parte degli operatori giuridici delle le conseguenze su reddito, consumo, investi-
norme dell’ordinamento positivo. menti.
Il termine equità è in genere anche utilizzato Questa idea è affermata in numerosi scritti di
per rendere in italiano la valenza profonda del David Ricardo, e più compiutamente in On the
termine inglese fairness, troppo debolmente Principles of Political Economy and Taxation,
traducibile con correttezza. Nel pensiero di London 1817 (in The Works and Correspondence,
John Rawls, pienamente comprensibile solo a cura di P. Sraffa, 11 voll., Cambridge 1951-73,
3516
VOLUMIfilosofia.book Page 3517 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eraclide Lembo


vol. I, tr. it. di A. Bagiotti, Principi di economia scuola valentiniana italica di tendenze più mo-
politica e dell’imposta, in Opere, a cura di P.L. derate.
Porta, 2 voll., Torino 1986-87, vol. I). Tuttavia La sua meditazione è tutta accentrata sul tipi-
Ricardo intravide l’esistenza di eccezioni, di- co tema valentiniano dello spirito caduto che
mostrando la non equivalenza in presenza di il- riprende consapevolezza della sua dignità e
lusione monetaria, egoismo inter-generazio- della sua origine trascendente nella figura di
nale o incompletezza informativa, casi in cui il Cristo; e questa dottrina Eracleone svolge e
ricorso all’aumento delle imposte è preferibile approfondisce nelle sue interpretazioni alle-
in quanto maggiormente in grado di frenare gli goriche dei Vangeli. Frammenti del suo Com-
eccessi di spese; un aumento del debito, spo- mento al Vangelo di Giovanni (scritto intorno al
stando nel futuro i carichi fiscali necessari alla 195), nei quali Eracleone mostra larga cono-
sua liquidazione, inganna i soggetti economici scenza della filosofia greca e degli scrittori cri-
sull’effettiva dinamica della spesa. Ricardo af- stiani contemporanei, ci sono tramandati da
fermò che se le guerre fossero finanziate esclu- Origene e da Clemente Alessandrino.
sivamente con imposte i cittadini sarebbero C. Vasoli
meno disposti a combatterle. BIBL.: V.E. BROOKE, The Fragments of Heracleon, Cam-
Successivamente la teoria economica ha pre- bridge 1891; G. BAREILLE, s. v., in A. VACANT - E. MAN-
GENOT - E. AMANN (a cura di), Dictionnaire de Théologie
cisato che l’equivalenza ricardiana dipende da
Catholique, Paris 1923-50, VI, coll. 2198-2205; W.
come i soggetti economici reagiscono alla mo- FOERSTER, Von Valentin zum Herakleon, Giessen
difica intertemporale dei loro piani tributari. 1928; F.-M. SAGNARD, La gnose valentinienne, Paris
La validità del principio è stata circoscritta al 1947, pp. 26-31; J. MOUSON, La théologie de Héracléon,
caso in cui gli agenti sono dotati di una perfet- Louvain 1949.
ta conoscenza del futuro e sono sufficiente-
mente altruisti da considerare le esigenze eco- ERACLIDE LEMBO (´Hrakleivdh" Levmbo").
Eraclide Lembo
nomiche delle generazioni future. La scelta del – Erudito e storico del II secolo a. C., vissuto al
metodo di finanziamento della spesa apre la tempo di Tolomeo VI Filometore (186-145 a.
questione se lo stock di titoli pubblici detenu- C.). Incerto è il luogo dove nacque, come pure
to dai soggetti economici vada considerato la scuola filosofica cui appartenne: sembra
parte della ricchezza aggregata. Se i detentori probabile che Eraclide seguisse l’indirizzo del-
non riconoscono che le obbligazioni rappre- la filosofia peripatetica. Esercitarono notevole
sentano passività fiscali future o si disinteres- influenza sulla dossografia posteriore gli scrit-
sano degli oneri a carico delle generazioni fu- ti che compose sulle biografie e dottrine di fi-
ture, allora una quota di titoli pubblici entrerà losofi, rifacendosi alle Vite di Satiro e la Diado-
a far parte della ricchezza e contribuirà a pro- ché di Sozione – l’autore che per primo ordina
durre conseguenze sul consumo e sulla forma- le notizie sui filosofi in base al criterio della
zione del capitale. Per questi motivi gli studi «successione»: di essi, tuttavia, rimangono
sull’equivalenza ricardiana hanno contribuito scarsi frammenti (v. C.F.W. Müller, Fragmenta
ad approfondire i risvolti di giustizia distribu- Historicorum graecorum, Paris 1841-70, 5 voll,
tiva delle decisioni di politica economica. vol. III, 167-171). Gli vengono attribuite nume-
P.F. Asso rose opere di erudizione storica (Storie, in 37 li-
BIBL.: R.J. BARRO, Are Government Bonds Net Wealth?, bri) e raccolte di documentazione politica (una
in «Journal of Political Economy», 82 (1974), pp. di queste conserva la Costituzione degli ateniesi,
1095-1117; F. ASSO - E. BARUCCI, Ricardo on the Natio- altrimenti perduta).
nal Debt and Its Redemption: Some Notes on an G.F. Pagallo
Unpublished Manuscript, in «Economic Notes», 2 BIBL.: H. DAEBRITZ, s. v., in A. PAULY - C. WISSOWA,
(1988), pp. 5-36; N. CHURCHMAN, David Ricardo on Paulys Real-Encyklopädie der klassischen Altertums-
Public Debt, New York 2001. wissenschaft, Stuttgart 1893-1963, vol. XV (1912),
coll. 488-491; E. ZELLER, La filosofia dei Greci nel suo
➨ EFFICIENZA; ETICA ECONOMICA; GIUSTIZIA DISTRIBU-
sviluppo storico, a cura di R. Mondolfo, voll. II, VI, a
TIVA.
cura di A. Plebe, Firenze 1966, pp. 531-532; M.R. DILTS
(a cura di), Heraclidis Lembi Excerpta politiarum, tr.
ERACLEONE (ÔHraklewvn). – Gnostico, disce-
Eracleone ingl. Durham 1971; M. MARCOVICH, Heraclidis Lembi
polo di Valentino, vissuto nel sec. II d. C.; fu in- Excerpta politiarum, in «American Journal of Philo-
sieme a Marco e a Tolomeo uno dei capi della sophy», 96 (1975), pp. 16-18; N. CONOMIS, Notes cri-

3517
VOLUMIfilosofia.book Page 3518 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eraclide Pontico ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

tiques, in «Hellenica», 38 (1987), pp. 138-143; N. LO- di Wehrli, dovrebbe aver riguardato la dinami-
MOURI, A propos de la Constitution des Phasiens ca delle parti atomiche.
d’Héraclide, in «Revue d’Histoire ancienne», 186 A Eraclide è attribuita la dottrina astronomica,
(1988), pp. 123-134; M. POLITO (a cura di), Dagli scrit- secondo la quale la Terra occupa costante-
ti di Eraclide sulle costituzioni, Napoli 2001. mente la posizione centrale dell’universo, ma
compie un moto rotatorio su se stessa (da oc-
ERACLIDE
Eraclide PonticoPONTICO (ÔHrakleivdh" oJ Pon- cidente a oriente), il cosiddetto moto quoti-
tikov"). – Filosofo dell’antica Accademia. Nato diano; di conseguenza il cielo delle stelle fisse
a Eraclea sul Ponto nei primi anni del IV secolo resta fermo, mentre il Sole compie soltanto il
a. C., divenne un membro influente dell’Acca- moto annuale. Questa stessa dottrina è attri-
demia platonica, tanto da essere scelto come buita anche a due pitagorici, Iceta ed Ecfanto;
scolarca durante il terzo viaggio di Platone a le nostre informazioni non ci consentono di
Siracusa (361-60). Abbandonò l’Accademia e stabilire, a chi sia dovuta la prima formulazio-
Atene dopo la morte di Speusippo e l’elezione ne. Non sappiamo se Eraclide sfruttasse filo-
di Senocrate allo scolarcato (339-38). Soprav- soficamente in qualche misura la possibilità,
visse alcuni anni alla morte di Aristotele (322). che questa dottrina astronomica manifesta, di
Eraclide è una figura filosoficamente alquanto salvare i fenomeni celesti in due modi diffe-
sfuggente. Ci sono tramandati numerosi titoli renti. Certamente non si trattò di un’anticipa-
di suoi scritti, che appaiono spaziare su molti zione dell’eliocentrismo; in essa non si dice
campi del sapere (logica e dialettica, fisica e nulla circa i moti planetari. Ed è certamente
cosmologia, psicologia, etica e politica, poeti- falsa l’attribuzione a Eraclide (fondata su una
ca, retorica ecc.), nessuno dei quali però ci è lettura erronea – come ha dimostrato O. Neu-
conservato. La sua biografia sembra farne gebauer – di un passo di Calcidio) di un’antici-
piuttosto un accademico; tuttavia Diogene Lae- pazione del sistema di Tycho Brahe, secondo
rzio (Vite dei filosofi, V, 86-94) lo colloca con i la quale Venere ruoterebbe su un epiciclo
peripatetici. I suoi scritti erano almeno in par- avente il Sole al centro.
te in forma dialogata; di conseguenza le nostre Molti degli scritti di Eraclide devono essere
testimonianze possono riferirsi anche a dottri- stati pensati per una diffusione larga, e aver
ne da Eraclide esposte, ma non condivise. avuto contenuti etico-religiosi e un carattere
L’incertezza permane a tutt’oggi: l’edizione protrettico-moralistico. Un loro tema ricorren-
delle sue testimonianze è stata inserita da F. te fu quello dell’esperienza nell’aldilà dell’ani-
Wehrli nella serie Die Schule des Aristoteles, ma ma, dopo la sua separazione dal corpo all’atto
nella recente (1983) autorevole opera colletti- della morte. In uno scritto – Peri; th'" a[pnou
va Grundriss der Geschichte der Philosophie nel (Sull’assenza di respirazione) – sembra aver so-
volume sul IV secolo a. C. (curato da H. stenuto l’idea di una separabilità dell’anima
Flashar) Eraclide è trattato due volte: nel capi- dal corpo di tipo sciamanistico.
tolo sull’Accademia (da H.J. Krämer) e nel ca- F. Franco Repellini
pitolo sul Peripato (da F. Wehrli). BIBL.: O. NEUGEBAUER, On the Allegedly Heliocentric
Tra le dottrine di Eraclide delle quali abbiamo Theory of Venus by Heraclides Ponticus, in «American
Journal of Philology», 93 (1972), pp. 600-601; H.B.
notizia la più notevole sembra quella, secondo
GOTTSCHALK, Heraclides of Pontus, Oxford 1980; H.G.
la quale i corpi naturali sono composti da par- KRAEMER, Herakleides Pontikos, in H. FLASHAR (a cura
ticelle chiamate a[narmoi o[gkoi. Secondo Krä- di), Die Philosophie der Antike, vol. III: Ältere Akade-
mer l’espressione significa «moli non interna- mie, Aristoteles, Peripatos, Basel-Stuttgart 1983, pp.
mente connesse»; si tratterebbe di una sorta di 88-102; F. WEHRLI, Herakleides Pontikos, in H. FLASHAR
molecole, scomponibili in parti; Eraclide si sa- (a cura di), Die Philosophie der Antike, vol. III: Ältere
rebbe qui ispirato alla dottrina dei solidi ele- Akademie, Aristoteles, Peripatos, Basel-Stuttgart
mentari del Timeo, i quali erano ulteriormente 1983, pp. 523-529.
scomponibili in triangoli elementari. Wehrli
interpreta invece l’espressione piuttosto nel ERACLITISMO. – Dottrina filosofica che,
Eraclitismo
senso di «moli non connesse l’una con l’altra»; nella prima formulazione di Eraclito (fine del
si tratterebbe allora di parti indivisibili, di ato- VI secolo a. C.), afferma l’esistenza del perenne
mi. È attestata una polemica antidemocritea divenire delle cose, a conseguenza dell’urto o
di Eraclide, la quale, se vale l’interpretazione «guerra» dei contrari, riconducibile alla natura
3518
VOLUMIfilosofia.book Page 3519 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eraclitismo


ambivalente del logos-fuoco, principio univer- Grazie soprattutto al sincretismo dottrinale
sale della realtà. dello stoicismo, gli aspetti caratteristici
Più tardi, con Cratilo e gli eraclitei di seconda dell’eraclitismo si sono trasmessi ai filosofi
generazione, va smarrita l’idea centrale del- dell’era cristiana e agli apologisti (cfr. Giusti-
l’eraclitismo, vale a dire della legge universale no, Apologia seconda), con influsso sulle posi-
che rende intelligibile l’ordine degli eventi zioni di certo gnosticismo. Questa stessa me-
che, succedendosi, compongono l’universo; in diazione faciliterà la circolazione delle idee
questo modo, la dottrina originaria del «prin- dell’eraclitismo nell’ambito del naturalismo
cipio» che regola la realtà che cambia, si tra- rinascimentale, confluendo nell’immagine
sforma nell’asserzione del mobilismo univer- panteistica dell’infinito principio divino che
sale; donde deriva la negazione di ogni forma agisce nell’universo (cfr. G. Bruno, De la causa,
di conoscenza, che si pretenda superiore a principio et uno, V). Ma il richiamo di Marsilio
quella fornita dalle percezioni sensibili, cia- Ficino alla figura tradizionale del filosofo che
scuna delle quali è puntualmente valida per il piange sulla miseria degli uomini, mentre De-
momento in cui si realizza e relativamente a mocrito ride sulla loro stoltezza, non significa
un singolo oggetto. Questo è almeno lo svi- ritorno al pensiero autentico di Eraclito e alle
luppo storico dell’eraclitismo, quale è deline- ragioni dell’eraclitismo: entrambi i personag-
ato da Platone (Theaet., 151 d ss.), il quale poi gi, infatti, al di là della loro misura storica,
ricollega alla filosofia eraclitiana dell’inces- vengono ricordati come «manifestazioni op-
sante mutazione del reale (Crat., 439 b ss.), gli poste di una stessa intuizione con cui il savio
esiti relativistici cui approda la teoria della co- si eleva sopra il mondo esteriore e gli uomini
noscenza insegnata dai sofisti, in particolare, legati a esso» (P.O. Kristeller, Il pensiero filoso-
fico di M. Ficino, Firenze 1953, p. 317).
la tesi dell’homo mensura di Protagora. D’altra
parte, lo stesso tema della problematicità Nella cultura filosofica moderna e contempo-
dell’esperienza, così importante nella filosofia ranea, si è fatto spesso riferimento, oltre che al
ruolo storico dell’eraclitismo, all’ancora attua-
di Eraclito e nell’eraclitismo, condiziona l’im-
le valore speculativo della filosofia di Eraclito.
postazione della metafisica platonica e ne è
A cominciare, nella prima metà del XIX secolo,
momento costituivo essenziale, prospettando
dall’interpretazione che ne diede Hegel: «La
la necessità di superare i limiti della rappre-
verità di Eraclito è d’aver compreso l’essenza
sentazione sensibile, se si aspira a conseguire
della natura, rappresentata come in sé infinita,
scienza certa della realtà: di qui prende origine
come processo che si svolge in essa medesi-
il procedimento dialettico che, attraverso gra- ma» (Lezioni sulla storia della filosofia, tr. it. Fi-
di sempre più perfetti di conoscenza, conduce renze 1964, vol. I, p. 316), nel quale «il momen-
all’intuizione delle «idee», forme immutabili to della negatività è immanente» (ibi, p. 213).
dell’essere. Assimilata l’«armonia» dei contrari, proclama-
Nelle scuole postaristoteliche gli scettici, e ta da Eraclito, all’identità dialettica degli op-
particolarmente Enesidemo, sottolineano i posti, l’affermazione che nella realtà «tutto
rapporti almeno parzialmente positivi, che le- scorre» rappresenta, rispetto alle determina-
gano le dottrine della scuola all’eraclitismo zioni astratte dell’essere e del nulla, «il più al-
(per quanto Sesto Empirico indirizzi contro i to concetto totale del divenire» (G.W.F. Hegel,
seguaci dell’eraclitismo la medesima accusa La scienza della logica, tr. it. Bari 1925, p. 75) ed
di dogmatismo rivolta a tutti gli altri indirizzi «è conquistato così il concetto dell’intera filo-
filosofici: Ipotiposi, I, 210); ma, dal punto di vi- sofia» (G.W.F. Hegel, Lezioni, cit., p. 312). Nella
sta storico e dottrinale, più significativa è la seconda metà del XIX secolo, il Nietzsche del-
precedente adesione dello stoicismo alla dot- la Filosofia greca nell’età tragica (1870) privilegia
trina eraclitiana del «fuoco», origine e causa la dimensione «estetica» del pensiero di
incessante di tutte le cose. In versione più Eraclito, il cui logos ha sperimentato nel «giuo-
marcatamente materialistica, al cui interno co» dell’artista divino l’autentica possibilità
vengono accolte nozioni di ascendenza aristo- per l’uomo di sottrarsi al dominio delle con-
telica (quale ad es. la distinzione del principio venzioni morali e della moderna razionalità
attivo, o anima del mondo, dal principio passi- scientifica e calcolatrice. Di particolare inten-
vo), la concezione dell’elemento igneo primor- sità teoretica – che a momenti sopravanza la
diale costituisce il cardine della «fisica» stoica. cautela esegetica – la lettura dei frammenti
3519
VOLUMIfilosofia.book Page 3520 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eraclito di Efeso ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

eraclitei condotta da M. Heidegger verso la gli interpreti, l’opera di Parmenide, fondatore


metà del Novecento: nell’interpretazione del dell’eleatismo, contiene un giudizio molto se-
filosofo esistenzialista Eraclito è il pensatore vero nei confronti dell’intuizione filosofica
«primitivo» che ha saputo cogliere la profon- centrale di Eraclito, «da cui l’essere e il non es-
dità ancora intatta dell’«essere», fonte inesau- sere sono ritenuti identici e non identici, per
sta dell’esistente; per cui, nell’«armonia di- cui di tutte le cose il cammino è reversibile»
scorde» che lo lega a Parmenide, il «principio» (H. Diels, op. cit., 28 B 6). La tesi contraria, se-
eracliteo viene prima dell’oggettualità metafi- condo la quale Eraclito, più giovane di Parme-
sica che, con Socrate e Platone, ha segnato la nide, avrebbe invece conosciuto l’opera
«crisi» e il destino del pensiero occidentale. dell’eleate e si sarebbe riferito al monismo on-
G.F. Pagallo tologico parmenideo, per affermare più risolu-
tamente il principio opposto della «guerra»
ERACLITO
Eraclito di Efeso (ÔHravkleito") DI EFESO. – Filo- dei contrari e dell’universale fluire delle cose,
sofo presocratico, la cui concezione del diveni- è stata sostenuta con sottigliezza non convin-
re incessante della realtà rappresenta l’antite- cente da Karl Reinhardt, in un libro giusta-
si più diretta alla teoria dell’immutabilità mente famoso del 1916. In effetti, la critica
dell’essere sostenuta da Parmenide; opposi- eraclitiana, con maggior cautela, ha preferito
zione che nei sistemi posteriori, sino a Platone muoversi in due diverse direzioni: da un lato,
e Aristotele, sarà motivo per una nuova e più si è tentato di sostituire all’ordine esteriore as-
elaborata formulazione della metafisica e del- segnato per scrupolo filologico ai frammenti
la teoria della conoscenza. da Hermann Diels nella sua grande raccolta,
SOMMARIO: I. Vita e opere di Eraclito: tradizione una disposizione che rispecchiasse, nei limiti
dossografica e interpretazioni moderne - II. Si- del possibile, se non il «sistema», almeno la
gnificato e valore della «sapienza». - III. Il dive- successione degli argomenti via via affrontati
nire della realtà e i contrari; il fuoco e il logos. - nello scritto originale; altri studiosi, invece, si
IV. Il significato del «discorso» di Eraclito. sono volti a ricostruire il significato autentico
I. VITA E OPERE DI ERACLITO: TRADIZIONE DOSSOGRA- della speculazione di Eraclito, puntando a rie-
FICA E INTERPRETAZIONI MODERNE – Poco sappiamo saminare, sulla base dei frammenti conservati,
della sua vita; figlio di Blysone, è probabile le testimonianze di Platone e Aristotele; e di
che le notizie riportate dalla dossografia – che qui, risalire al nucleo originario della dottrina,
lo dice attivo negli anni della sesta olimpiade, liberato dal peso delle assimilazioni operate
cioè nel 504-501 a. C. (Diogene Laerzio, Vite dei successivamente dallo stoicismo e scettici-
Filosofi, IX, 1-17; H. Diels, Die Fragmente der smo. In questo senso, per esempio, è stata sol-
Vorsokratiker, ed. a cura di W. Kranz, Berlin levata la questione se le tesi eraclitiane del
1961-64, 22 A I) – siano rielaborazioni di quan- «tutto scorre» e del «fuoco» produttore di tut-
to, nei suoi scritti, sembrava riferirsi al caratte- te le cose vadano giudicate come indizi rile-
re del filosofo. Erede del re di Efeso, al cui ti- vanti del rapporto di continuità che l’indagine
tolo rinunciò a favore del fratello, e di porta- di Eraclito manterrebbe, nonostante tutto,
mento orgoglioso (Strabone, Commentari Sto- con le cosmologie delle «scuole» anteriori,
rici, XIV, 3, A 2; Diogene Laerzio, op. cit.), Eracli- specialmente con quella di Mileto; o se, al
to avrebbe avuto uno scambio di lettere con contrario, testimonino l’avvenuto distacco del
Dario, re di Persia dal 522 al 486 a. C., del quale filosofo dalle dottrine tradizionali, in quanto
tuttavia non accolse l’invito di recarsi a corte egli non mirerebbe tanto a scoprire l’«origine-
(ibid.; Clemente Alessandrino, Stromata, I, 65, principio» della natura, quanto a rivelare la
A 3). Per quanto Eraclito dichiarasse di non «verità» della «legge» immutabile che regola,
aver avuto altro maestro che se stesso (A, I a), nel profondo, l’eterno divenire degli eventi.
la cronologia della sua vita, e più ancora l’ana- Documento intensamente teoretico di questa
lisi del suo pensiero, consentono di situare la prospettiva interpretativa appare la lettura dei
sua filosofia all’interno dello sviluppo della fi- frammento condotta da Martin Heidegger, nel
losofia presocratica, fra Pitagora e Senofane quadro di una suggestiva quanto discussa «ri-
da un lato, e Parmenide dall’altro. Contro i pri- petizione» dell’intera filosofia dei «presocrati-
mi, il filosofo di Efeso indirizza esplicitamente ci»: la presunta «oscurità» di Eraclito deve es-
le parole polemiche di un frammento (B 40); sere intesa come espressione genuina del
mentre, per consenso pressoché unanime de- pensiero «originario», non ancora prigioniero
3520
VOLUMIfilosofia.book Page 3521 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eraclito di Efeso


della metafisica che ama rappresentarsi l’«es- limitano spesso a riflettere le superstizioni re-
sere» come «sostanza», dimenticandone la di- ligiose più diffuse nel popolo, nei confronti
mensione autentica; perciò all’«oscuro» di delle quali attuano semplicemente una tecni-
Efeso è aperta la possibilità di pensare l’«esse- ca sistematrice e purificatrice (Erodoto, Histo-
re» nella «natura» (fuvsi"), e cioè il manifestar- riae, II, 53). Anche Omero ed Esiodo pretendo-
si dell’«ente» e il suo venire alla luce (del fuo- no di comunicare l’intelligenza delle cose divi-
co) e alla «verità», fuori dall’«occultamento» ne e umane, e proclamano il principio che
(aj - lhv q eia). Come è noto, anche il filosofo «tutto è uno»; eppure, a loro sfugge l’essenzia-
dell’idealismo G.W.F. Hegel, nel corso delle le, l’unità profonda delle cose visibili (cfr. B 56,
Lezioni sulla storia della filosofia, si era sofferma- 57). Il canto degli aedi, in realtà, perpetua nel-
to, all’inizio del XIX secolo, sull’«oscurità» di la pigra coscienza dei più massime e precetti
Eraclito, che, contrariamente alla valutazione che non hanno verità né fondamento: contro
stilistica e a quella del deliberato proposito la loro vanagloria, Eraclito rinnova la sentenza
(secondo il giudizio di Cicerone), ritenne di Biante, l’antico sapiente (H. Diels, op. cit. 10
espressione della profondità speculativa del A, 3): «I molti sono cattivi, i buoni pochi» (B
pensatore, il quale per primo aveva saputo at- 104). L’aristocratico disprezzo per ciò che i po-
tingere il «principio» dialettico della realtà, eti e le sette religiose presumono di insegnare
consistente nell’«universale concreto» della nasce dalla consapevolezza che il filosofo ha di
sintesi degli opposti. Gli studi più recenti, pur non poter ripetere da altri, se non dal proprio
raccogliendo l’indicazione di un Eraclito «dia- impegno razionale e dall’osservazione perso-
lettico», hanno badato a precisare la questio- nale, la soddisfazione della inesauribile do-
ne, soprattutto contestualizzando in modi più manda filosofica: «I limiti dell’anima forse non
precisi la pluralità delle strutture oppositive potrai mai trovarli, qualsiasi via tu percorra:
che si riscontrano nei frammenti. così ha profonda la sua ragione» (lovgon, B 45).
II. S IGNIFICATO E VALORE DELLA « SAPIENZA ». – Eraclito «diceva di aver ricercato da sé e da sé
Dell’unica opera Sulla Natura (Peri; fuvsew") tutto aver appreso» (A 1; cfr. B 101); ma questa
composta da Eraclito conserviamo un centina- che il dossografo chiama «stranezza» racchiu-
io di frammenti in prosa ionica, il cui stile, sin de il segreto e la ricchezza della sua e di ogni
dall’antichità, è stato giudicato enigmatico e altra filosofia, per la quale, sempre, «uno vale
forse rispondente a una scelta consapevole diecimila» (B 49). In questa presa di coscienza
del loro autore. In realtà, il tono oracolare e il è dato cogliere un’ulteriore testimonianza di
linguaggio fortemente simbolico usati da quell’appello alla indagine personale e diretta
Eraclito mirano a porre in guardia chi legge o delle cose (iJs toriva ), presente, oltre che in
ascolta, predisponendolo alla rivelazione del Eraclito, in tutta la tradizione filosofica e
«logos», o «parola» autentica, che, in quanto scientifica ionica, i cui rappresentanti, mentre
tale, è insieme «verità» e «realtà» universale: procedono alla razionalizzazione delle teogo-
«Di questo logos che è sempre gli uomini non nie e cosmogonie tradizionali, danno alle pro-
hanno intelligenza, sia prima di averlo ascolta- prie parole il tono della critica e del distacco
to sia subito dopo averlo ascoltato; benché in- individuale. Non diversa, apparentemente, la
fatti tutte le cose accadano sempre secondo proposizione eraclitea: «Io ho cercato in me
questo logos, essi assomigliano a persone ine- stesso» (B 101); ma in questo caso, l’individuo
sperte» (B 1). Tuttavia, proprio di questo si non è il singolo (i[dio"), poiché egli riconosce
tratta, giacché «vi è una sola sapienza: cono- se stesso negli altri, in quanto «a tutti è comu-
scere la mente che tutto governa penetrando ne la facoltà di pensare» (B 113) e «a tutti gli
in tutto» (pavnta dia; pavntwn). Ma a questo sa- uomini è possibile conoscere se stessi ed es-
pere superiore non si accosta chi rimane chiu- sere saggi» (B 116). La partecipazione degli
so nelle pratiche rozze e deliranti dei riti magi- uomini alla «sapienza», è esperienza di verità
ci e delle credenze religiose: «rimedi» (B 68) e realtà: essa induce a seguire «ciò che è co-
che a nulla conducono, se è vero che gli iniziati mune», vale a dire «questo logos comune» (B
ebbri non riescono a nascondere la loro igno- 2), perché chi «parla con intelligenza deve ap-
ranza (B 95), e gli adepti non ricavano dai sa- poggiarsi su ciò che è comune a tutti, come
crifici cruenti alcuna regola che li aiuti a vivere una città sulla legge, anzi molto più saldamen-
(B 117; cfr. B 71). Anche ciò che dicono i poeti te. Poiché tutte le leggi umane sono nutrite
è condannato da Eraclito, poichè i loro versi si dall’unica legge divina, in quanto essa domina
3521
VOLUMIfilosofia.book Page 3522 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eraclito di Efeso ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

tanto quanto vuole, e basta a tutti e trionfa» (B cogliere dati: «nomi» appunto; ma «sapere
114). L’universalità del «principio» di per sé tante cose (polumaqivh) non insegna ad avere
non è sufficiente a garantirne il possesso da intelligenza», cioè quel sapere vero che né
parte di tutti: proprio per attingere il piano Esiodo né Pitagora, né Senofane né Ecateo eb-
dell’auspicata partecipazione, a ciascuno è im- bero mai (B 40; cfr. 129). Anche loro «anime
posto, infatti, di superare i limiti del punto di barbare», in un certo senso, come quelli che
vista personale (B 2); e al sonno delle opinioni credono, non guidati dalla ragione, alla testi-
è contrapposta la veglia del vero sapere (B 1). monianza degli occhi e delle orecchie (Sesto
La polarità dei termini usati dà risalto alla Empirico, Contro i Matematici, VII, 126 ss.), e
condizione aporetica in cui viene a trovarsi ini- non riescono a cogliere «l’armonia nascosta
zialmente la ricerca della verità, dopo che so- che è migliore dell’apparente» (B 54): insom-
no stati revocati in dubbio non solo i dati ma, anche di quei personaggi può dirsi che
dell’esperienza sensibile, ma anche le certezze sebbene «presenti, sono assenti» (B 36) all’in-
trasmesse dalla tradizione e dal costume. tuizione dell’unità del logos (50).
A segnalare l’altezza della meta prefissata, III. IL DIVENIRE DELLA REALTÀ E I CONTRARI; IL FUOCO
Eraclito può dire che «di quanti intesi la paro- E IL LOGOS. – A questa unità occorre ritornare
la, nessuno giunse a questo, a conoscere, cioè, sempre di nuovo, se si vuole penetrare a fondo
che la sapienza è una cosa separata da tutte le il divenire e la molteplicità dell’esperienza, di-
altre» (B 108); in questo senso, la critica rivolta sponendone la ricchezza sterminata secondo
alle dottrine degli altri scrutatori della natura, la trama intelligibile del «discorso» razionale.
i fusiolovgoi, più che tradire la polemica invi- La distinzione fra i molti «nomi» e l’unità del
diosa, ha il carattere del superiore inveramen- «principio» reale, che Eraclito ha stabilito po-
to, operato da chi è finalmente giunto al logos lemicamente nei confronti dei filosofi ionici e
comune e osserva quanti vivono nel mondo il- italici, serve a introdurre l’ulteriore approfon-
lusorio della loro privata intelligenza (B 89; cfr. dimento della ricerca: gli enti che i «nomi»
2). Questa si nutre delle certezze sensibili; ma mostrano, conservano in sé, in certa misura, la
colui che, allontanandosene, riesce a riflettere «ragione», o natura, del logos immutabile che
sul mutare continuo delle percezioni, capisce produce le cose e le governa in ogni punto.
quanto le loro attestazioni siano problemati- «Prendere nome» (ojnomavzesqai) equivale, da
che: esse, infatti, non solo si susseguono in- questo punto di vista, al «trasformarsi» (ajllo-
cessantemente, ma sono, a ben vedere, di- iou'sqai) del logos (B 67) nelle realtà che vengo-
scontinue e, a causa dell’assolutezza cui cia- no all’esistenza, manifestando in ciascuna di
scuna pretende, reciprocamente antitetiche. esse e nel loro insieme la potenza autonoma e
Da un lato, dunque, il «fluire di tutte le cose», infinita che gli è propria, come l’anima che cre-
allorché viene affermato nella sua più perento- sce su se stessa, in virtù della ragione che le
ria immediatezza, rende impossibile la cono- appartiene (B 115). Ora che Eraclito procede
scenza: «Non è possibile discendere due volte sulla via costruttiva del sistema, la frammenta-
nello stesso fiume» (B 91), perché «soprag- zione derivante dall’imposizione dei «nomi»
giungono sempre altre e altre acque» (B 12); e appare sotto una nuova luce: la natura partico-
noi stessi «scendiamo e non scendiamo in uno lare di ciascuna cosa si concilia il continuo re-
stesso fiume, noi stessi siamo e non siamo» ale, dato che nelle «parole» in cui il «logos che
(49). D’altra parte, la difficoltà – che nasce è sempre» si manifesta, è possibile leggere la
all’interno di quell’orizzonte d’indagine che vera legge del principio comune (B I). Sola-
Eraclito ha in comune con quanti prima di lui mente in questo modo l’indagine sui «nomi»
hanno ricercato l’origine (ajrchv) del mondo – evita di essere esercizio superficiale e il con-
non si risolve traducendo la molteplicità can- fronto fra i diversi loro significati fa emergere
giante degli enti in quella non meno caotica assonanze concettuali e reali, ciascuna delle
dei «nomi». In questo caso, l’intelligenza «pri- quali reca ulteriore conferma dell’unità del
vata» del singolo crede di poter dominare la tutto. Le due vie «all’in su» e «all’in giù» – per
realtà attraverso il linguaggio; ma è un’illusio- cui, da un lato, le cose molteplici sono ricon-
ne, perché i nomi dicono solo aspetti parziali dotte all’«origine» unica da cui provengono; e,
delle cose; anzi, tendono a fissarne i fluidi rap- in senso contrario, dal «principio» dipende ne-
porti in separazioni o esclusioni insormonta- cessariamente l’esistenza di ogni ente – sono,
bili. C’è chi ha cura di accumulare notizie e rac- in realtà, figure di uno stesso cammino, poiché
3522
VOLUMIfilosofia.book Page 3523 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eraclito di Efeso


esse riflettono la natura peculiare del logos, monia contrastante, come quella dell’arco e
che contiene in sé i momenti inscindibili della lira» (B 51), e quella per cui «nel circolo
dell’unità e della distinzione (B 10; 60). Del lo- principio e fine fanno uno» (B 103); essa è il
gos si dice, inoltre, che si comunica a tutto e di vincolo della giustizia superiore che tiene uniti
tutto partecipa, per cui esso è la «misura» i contendenti e fa della contesa la «misura»
dell’ordine che regna nel cosmo, cui nulla si stessa di ogni esistenza, a cui niente e nessu-
sottrae. In ognuna di queste note è ribadita la no potrà mai sottrarsi (B 80; cfr. B 94). Dando
natura profondamente ambivalente del «prin- credito a opinioni ed esperienze ingannevoli,
cipio», che può essere detto «comune» solo in nel loro dire e fare gli uomini si comportano
quanto è in sé unificazione del molteplice e come se enti separati e fra loro estranei costi-
dell’uno: la sua natura più vera consiste, infat- tuissero il mondo; occorre invece tener fermo
ti, nell’essere legge di «armonia reciproca- il principio che «il dio è giorno e notte, inverno
mente tesa» (B 51). estate, guerra pace, sazietà fame, e muta come
All’opinione che ritiene che i contrari si esclu- [il fuoco], quando si mescola ai profumi e
dano reciprocamente, Eraclito obietta che gli prende nome dall’aroma di ognuno di essi» (B
stessi devono essere pensati, invece, come 67); che, dunque, «unico e comune è il mon-
specularmente integrati; nel senso che le cose do» (B 89) e che «la stessa cosa sono il vivente
che compongono la realtà possiedono una co- e il morto, lo sveglio e il dormiente, il giovane
mune struttura oppositiva, che risulterebbe e il vecchio: questi infatti mutando son quelli
descritta in modo del tutto insufficiente, ove si e quelli di nuovo mutando son questi» (B 88;
facesse riferimento unicamente al contrasto cfr. B 126). Allo stesso modo, «gli uomini han-
che mantiene separato l’un contrario dall’al- no considerato alcune cose ingiuste, altre giu-
tro. Anche la cosmologia di Anassimandro, in ste», quando invece «per Dio tutte le cose so-
effetti, prevede la lotta dei contrari in seno no belle, buone e giuste» (B 102). Nessun giu-
all’«infinito»; e Anassimene fa ricorso al pro- dizio di valore che isoli il positivo dal negativo,
cesso di condensazione e di rarefazione pertanto, accede all’intelligenza della natura
dell’«aria»; più tardi, Empedocle escogiterà la dell’intero, dato che l’essenza stessa del-
contrapposizione fra amore e contesa. Ma pro- l’«uno-tutto» si dispiega nelle «connessioni»
prio sul ruolo dell’opposizione e la diversità (sullavvyei") che tengono insieme «intero non
che separa, a questo proposito, il pensiero di intero, concorde discorde, armonico disarmo-
Eraclito da quello empedocleo, si sofferma nico e da tutte le cose l’uno e dall’uno tutte le
Platone (Soph., 242 d), il quale osserva come cose» (B 10). Coincidenza dei due processi, per
per il filosofo di Efeso ogni momento dell’es- cui il logos tanto più esercita la sua funzione
sere riproduca in sé la natura ambivalente del coesiva, quanto più si distingue e oppone nel-
«principio». Uno e molteplice, esso è sempre, la varietà delle esistenze; così come queste ul-
secondo Eraclito, «tutto e non tutto, connesso time di quanto si divaricano nell’opposizione,
e separato, concorde e discorde» (B 10); e «il di tanto rientrano nella struttura razionale
dio è giorno e notte, inverno ed estate, guerra dell’unica legge.
e pace, carestia e abbondanza» (B 67; cfr. 65), È necessario, tuttavia, conservare la «misura»
tanto che «vuole e non vuole essere chiamato storica del «logos» di Eraclito, e interpretare
Zeus» (B 32): il «tutto», perciò, non può evi- l’originalità del «principio» dialettico che il fi-
dentemente coincidere con uno dei contrari, losofo annuncia, senza trascurare le sugge-
preso separatamente. Questione importante, stioni poetiche e religiose che ne condiziona-
e altrettanto difficile, è, invece, capire il signi- no il concreto manifestarsi, e i collegamenti
ficato profondo di ciò che Eraclito chiama che esso conserva con le teogonie e cosmogo-
l’«opposto concorde», che sa trarre «dai di- nie precedenti. In questo senso, il pensatore
scordi bellissima armonia» (B 8); ed è quella «oscuro» eredita la tradizione dei «fisiologi», e
verità che il filosofo, come «il signore il cui prosegue il processo di razionalizzazione del
oracolo è a Delfi, non dice né nasconde, ma se- mito genealogico. Anche per Eraclito, infatti,
gnala» (shmaivnei: B 93), e che nessuno finora è la teoria generale della realtà si risolve, in lar-
riuscito a comprendere. Essa è l’armonia che ga parte, nei temi dell’«origine-principio» del
scaturisce dalla struttura oppositiva «comu- mondo, e il «logos» può essere legge imma-
ne» a ogni ente; per cui, tutto ciò che esiste, nente del divenire, perché ne è, insieme, la
«pur discordando in se stesso, è concorde: ar- causa materiale. L’interpretazione trova con-
3523
VOLUMIfilosofia.book Page 3524 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eraclito di Efeso ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ferma dall’analisi del frammento 30, dove ne e subentrano coppie di contrari empirica-
l’universalità dell’ordine cosmico, che è il me- mente esemplificate, formalmente dissimili,
desimo per tutti (kovsmon tovnde, to;n aujto;n aJpav- ma tutte riferite al «fuoco» sostanza universa-
ntwn), vale quanto la sua durata infinita nel le. Tutto questo è certamente conferma di
tempo (h\n ajei; kai; e[stin kai; e[stai), e coincide un’ancora insufficiente distinzione fra descri-
con il «fuoco vivente in eterno» (pu'r ajeivzwon), zione e definizione, giudizio d’esistenza e pre-
il quale «con misura si accende e con misura si dicazione; occorre, comunque, prendere atto
spegne» (aJptovmenon mevtra kai ajposbennuvme- di come la dottrina del «fuoco», pur rimanen-
non mevtra), e, così facendo, produce da sé tut- do all’interno della mentalità ionica, cerchi di
te le cose. Se si tiene conto che di «ciò che è» dar risposta anticipata alla difficoltà che Ari-
ingenerato e imperituro, Parmenide dirà che stotele avanzerà nei confronti del modello co-
«non era mai, né mai sarà, poiché è ora insie- smologico usato dai presocratici: «Infatti,
me come totalità» (oujdev pot´ h\n oujd´ e{stai, quando pure ogni generazione e corruzione
ejpei; nu'n oJmou' pa'n: 28 B 8, 5), il contrasto pun- fosse da uno solo, ovvero anche da molti ele-
tuale tra le due concezioni dell’essere in rap- menti, perché poi ha luogo e quale ne è la cau-
porto al tempo, illumina la dimensione auten- sa?» (Aristotele, Metaph., A, 984 a). Da un lato,
tica della filosofia eraclitea. infatti, avendo trasferito nella mobilità mate-
In questa prospettiva, la dottrina di Eraclito riale del «fuoco» la legge logica dell’unificazio-
appare come l’ultimo tentativo, prima della ne dei contrari, quest’ultima si risolve nel si-
«crisi» aperta dall’eleatismo, di pensare in ter- stema delle «connessioni» empiricamente de-
mini rigorosi il nucleo centrale del mito e delle scrivibili; le quali, peraltro, conformemente al-
cosmogonie antiche, vale a dire il rapporto fra la «via all’in su», trovano fondamento nella so-
il «principio» originario divino e il tempo. Il stanza primigenia, sottratta all’indetermina-
«fuoco» di cui parla Eraclito, per l’ambivalenza tezza dell’apeiron di Anassimandro. D’altro
che gli deriva dall’essere «connessione» di op- canto, la permanente mobilità della natura
posti, viene idealmente prima dell’antinomia ignea, meglio dell’«acqua» o dell’«aria» dei
fra essere e non essere, sollevata dalla logica «fisiologi» milesii, è «segnale» adeguato degli
eleatica; la sua «misura» non è l’«ora» (nu'n) aspetti costitutivi della natura e della loro in-
del presente senza fine, ma l’indeterminatezza trinseca connessione: non semplice simbolo,
temporale dell’ajeiv, la cui progressione non co- il «fuoco» dà volto, in primo luogo, alla legge
nosce termine. Di qui deriva la rappresentazio- che regola dal profondo e rende intelligibile la
ne cosmologica del «fuoco», inteso come prin- vicenda perpetua della vita e della morte; se-
cipio delle sue proprie «mutazioni» (puro;" condariamente, è materia che si trasforma (ibi,
tropaiv), che scandiscono la successione e du- A, 984 a 18), e che «discorrendo» nelle sue va-
rata delle realtà prodotte (B 31); la cui molte- rie trasformazioni, le mantiene ordinate «se-
plicità, peraltro, è così intrinsecamente con- condo quella stessa legge (eij" to;n aujtovn lo-
nessa alla natura del principio, da non potersi vgon)» che esisteva prima che ciascuna di esse
considerare prolungamento «esterno» e po- si manifestasse, divenendo l’una o l’altra cosa
steriore di quello: «Mutamento scambievole (B 31); logos che non è diverso dal «fuoco»
di tutte le cose col fuoco e del fuoco con tutte eterno che si accende e si spegne «con misu-
le cose, allo stesso modo dell’oro con tutte le ra» (cfr. B 30).
cose e di tutte le cose con l’oro» (B 90). Muta- Le fasi della produzione cosmica si susseguo-
no senza fine le forme concrete in cui il «fuo- no circolarmente e per antitesi: in un caso,
co» si manifesta; e il ciclo incessante di vita e «l’anima muore in acqua e l’acqua muore in
morte degli individui, che rappresenta il «mu- terra; ma dalla terra nasce l’acqua e dall’acqua
tamento» originario ed essenziale del «princi- l’anima» (B 36). Pertanto, analogamente al
pio», riflette in se stesso l’armonia discorde punto geometrico, la cui unità contiene in sé
dell’«uno-tutto» che manifesta. perfettamente coincidenti il principio e la fine
La complessità delle questioni introdotte da della circonferenza, il «fuoco», che è «uno-tut-
Eraclito emerge pienamente allorché il tema to», unifica in se stesso i termini che nell’espe-
cruciale dell’unificazione degli opposti viene rienza appaiono separati, senza mai sostare
formulato nel linguaggio della rappresentazio- presso l’una o l’altra delle singole determina-
ne cosmologica. Nel passaggio, il profilo logi- zioni (B 50; 10). Proteso fra gli estremi della
co della struttura oppositiva perde in precisio- produttività più intensa (diakovsmhsi"), o della
3524
VOLUMIfilosofia.book Page 3525 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eraclito di Efeso


più raccolta pienezza (ejkpuvrwsi"), fra lo stato giusta misura» (B 30), insegna anche a «spe-
di indigenza e quello di abbondanza, il «fuo- gnere la superbia (u{bri") ancor più dell’incen-
co» si scambia mutuamente con le sue produ- dio» (B 43) e a realizzare la virtù della modera-
zioni (B 90), e su tutte imprime il suggello zione. Criterio di condotta suggerito, in primo
dell’ambivalenza formale e materiale che ap- luogo, dall’ininterrotto trasformarsi del «fuo-
partiene al «principio». co», che ordina il destino di ogni essere sensi-
La concezione radicale che Eraclito ha del mo- bile; ma che, in ultima istanza, deriva dai signi-
vimento incessante del reale, come fiume dal- ficati etici e giuridicamente normativi che quel
le «acque sempre diverse» (B 12), in cui è im- medesimo «ordine» porta con sé. Infatti, alla
possibile bagnarsi due volte (B 49 a; 91), e per luce della «contesa» universale che la pone in
cui «il sole è ogni giorno nuovo» (B 6), nulla ha essere, la diversità delle cose, oltre a risponde-
a che vedere con quanto l’eraclitismo poste- re alla necessità «fisica», ubbidisce a una pre-
riore sembra abbia sostenuto, concependo il cisa norma di diritto naturale: «La guerra è pa-
mondo come mera successione di eventi-per- dre di tutte le cose e di tutte re: e gli uni fece
cezioni assolutamente irrelati, in nessun mo- che apparissero dei, gli altri uomini; gli uni fe-
do riconducibili a un qualche disegno unitario. ce servi, gli altri liberi» (B 53). In questo modo,
Al contrario, nelle acque del fiume eracliteo l’opposizione, che come logos divino trascina
che scorrono sempre nuove, si specchiano ni- ogni ente ed è condizione indispensabile delle
tidi i profili dell’identico e del contrario, della cose («le cose esistono secondo contesa e ne-
guerra e della pace, nel cui costante richiamo cessità»: 80), diventa, alla fine, valore e stru-
si manifesta «la ragione per la quale tutto è mento di superiore giustizia (ibid.). La vita
governato attraverso tutto» (gnwvmhn, oJtevh ejku- dell’uomo, come di ogni altro vivente, è in-
bevrnhse pavnta dia; pavntwn: 41), la quale sotto- scritta nel fiume dell’esistenza, le cui acque –
pone le molte forme dell’esperienza ad una osserva Aristotele –, non prima si allentano e
sempre uguale «misura», così come dall’unica poi di nuovo si raccolgono, ma insieme si con-
legge divina traggono alimento tutte le leggi centrano e si separano, simultaneamente (B
umane (B 114). 91); ma da questa vicenda cosmica, che non
IV. IL SIGNIFICATO DEL «DISCORSO» DI ERACLITO. – avviene a caso, dato che è lo stesso «logos» di-
Concordemente alla visione mitico-religiosa vino che la governa per sì e per no, come in un
del mondo, la «guerra» (povlemo") dei contrari doppio discorso, ogni individuo e ogni città ha
che è «comune» a tutte le cose e per la quale l’obbligo di desumere l’insegnamento morale
«tutto accade secondo contesa e necessità» più importante. Perché se la guerra è ovunque
(kat´ e[rin kai; crewvn: B 80), assume valore di presente – nelle conflagrazioni mondiali, co-
legge etica. Le letture moderne più avvedute me là dove più ostile ferve la lotta delle pas-
di Eraclito – salvo adottare qualche rubrica di sioni nello stato e nell’animo dell’individuo –
pratica utilità – non hanno imitato i commen- e se la lacerante contesa vive essa medesima
tatori antichi, separando i testi presuntamente in uno con la pace, virtù suprema è la modera-
«fisici», da quelli di argomento teologico ed zione. Che è poi la saggezza di chi sa ricono-
etico-politico. In verità, non esiste disconti- scere l’alternanza necessaria dei contrari, e per-
nuità alcuna nel «discorso» del filosofo di Efe- ciò si fa interprete dell’armonia nascosta e bel-
so: l’invito che egli rivolge agli uomini, di pre- lissima che nutre e rende perfetta ogni cosa.
stare ascolto alla ragione, riguarda indistinta- Non dunque la vita del singolo in quanto tale
mente il loro impegno conoscitivo e pratico. è male; bensì il gesto di chi non tiene lontana
Allargare il campo della propria particolare da sé la tentazione dell’isolamento caparbio,
esperienza e riconoscere il logos, impone il do- l’illusione di poter fermare, dentro e fuori di
vere di «seguire ciò che è comune» (B 2), per sé, la trasformazione incessante. Ritornando,
non «agire e parlare come se si stesse dormen- in un certo senso, al detto famoso di Anassi-
do» (B 73). Due momenti indissociabili: la sa- mandro, Eraclito condanna colui che, creden-
pienza (sofivh) che «consiste nel dire e fare co- dosi unicamente «figlio dei propri genitori» (B
se vere, comprendendole secondo la loro na- 74), «ha dimenticato dove porta la strada» (B
tura» (B 112) – altrimenti anche il mondo più 71) del «fuoco sapiente e causa del governo di
bello non sarebbe che un mucchio di polvere tutte le cose», il quale, «sopraggiungendo,
raccolto alla rinfusa (B 124) – nel mentre con- giudicherà e condannerà» (B 63) quanti avran-
sente di capire che ogni cosa vive «secondo no preteso di vivere come singoli, oltre la «mi-
3525
VOLUMIfilosofia.book Page 3526 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eraclito Stoico ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sura» che a tutti è stata assegnata: perfino «il in «American Journal of Philology», 76 (1955), pp.
sole non andrà oltre la sua misura: altrimenti, 337-368, (rist. a cura di D.J. Furley - R.E. Allen, in
le Erinni, ministre della giustizia, lo scopriran- Studies in Presocratic Philosophy, vol. I: The Beginnings
no» (B 94). Tale è la «superbia», il peccato di of Philosophy, London - New York 1970, pp. 413-429);
tracotanza (u{bri") di coloro i quali, colpevol- E. ZELLER - R. MONDOLFO, La filosofia dei Greci, parte
mente ignari del calcolo perfettissimo che re- I, cap. IV, Firenze 1962 (note d’integrazione e com-
gola ogni evento, si lasciano guidare dalla pro- mento di R. Mondolfo); G. CALOGERO, Storia della lo-
pria intelligenza «privata», che non sa vedere gica antica, Bari 1967, pp. 63-107; M. HEIDEGGER - E.
oltre se stessa e giudica «estranee le cose in FINK, Heraklit, Franfurt am Main 1970; R. LAURENTI,
cui ogni giorno si imbattono» (B 72), e verso le Eraclito, Bari 1974; W.J. VERDENIUS, Heraclitus’ Con-
quali spesso agiscono con violenza sopraffa- ception of Fire, in J. MANSFELD - L.M. DE RIJK (a cura di),
Kephalaion: Studies in Greek Philosophy and Its Con-
trice. «Di fronte alla divinità» (B 79), le opinio-
tinuation Offered to Prof. C.J de Vogel, Assen 1975,
ni umane si rivelano per quello che sono:
pp.1-8 (rist. W. LESZL (a cura di), I presocratici, Bolo-
«giuochi di fanciulli» (B 70), e gesti scomposti
gna 1982, pp. 315-322); A. CAPIZZI, Eraclito e la sua
di scimmia (B 72). Eppure, «a tutti gli uomini è leggenda. Proposta di una diversa lettura dei frammen-
dato conoscere se stessi ed essere saggi» (B ti, Roma 1979; L. ROSSETTI (a cura di), «Atti del Sym-
116), non andando oltre la giusta «misura». posium Heracliteum 1981», Roma 1983-1984, 2
G.F. Pagallo voll.; D. O’BRIEN, Héraclite et l’unité des opposés, in
BIBL.: frammenti e testimonianze: G.S. KIRK (a cura «Revue de Métaphysique et de Morale», 95 (1990),
di), Cosmic Fragments, New York 1954, tr. it. di R. pp. 147-171; TH. HAMMER, Einheit und Vielheit bei He-
Walzer, Frammenti, Firenze 1939, rist. Hildesheim raklit von Ephesus, Würzburg 1991; M. HEIDEGGER,
1964; H. DIELS, Die Fragmente der Vorsokratiker, a cu- Eraclito. L’inizio del pensiero occidentale. Logica. La
ra di W. Kranz, Berlin 1961-64, 22; R. MONDOLFO - L. dottrina eraclitea del Logos, tr. it. Torino 1993; U. HÖL-
TARÀN (a cura di), Eraclito. Testimonianze e imitazioni, SCHER, Paradox, Simile, and Gnomic Utterance in He-
Firenze 1972; CH.H. KAHN, The Art and Thought of He- raklit, in A. MOURELATOS (a cura di), The Pre-Socratics.
raclitus. An Edition of the Fragments with Translation A Collection of Critical Essays, Princeton 1993, pp.
and Commentary, Cambridge 1979; C. DIANO - G. 229-238; D.W. GRAHAM, Heraclitus’ Criticism of Ionian
SERRA (a cura di), Eraclito. I frammenti e le testimo- Philosophy, in «Oxford Studies in Ancient Philo-
nianze, Milano 1980; G. GIANNANTONI, in I Presocratici. sophy», 15 (1997); R. MONDOLFO, Heràclito. Textos y
Testimonianze e frammenti, vol. I, Bari 1981, pp. 179-
problemas de su interpretación, tr. sp. Madrid 199810
221; E.M. CONCHE (a cura di), Heraclitus, Fragments:
(1966); E. HUSSEY, Heraclitus, in The Cambridge Com-
Texte établi, traduit, commenté, Paris 1986; cfr. anche
panion to Early Greek Philosophy, in A.A. LONG (a cu-
E.N. ROUSSOS, Heraklit-Bibliographie, Darmstadt
ra di), Cambridge 1999, pp. 88-112; S.N. MOURAVIEV,
1971; R. MONDOLFO- L. TARÁN (a cura di), Eraclito. Te-
Heraclitea, Sankt Augustin 1999-2002; M. THURNER,
stimonianze e imitazioni, Firenze 1972, pp. IX-XXXIX;
Der Ursprung des Denkens bei Heraklit, Stuttgart
F. DE MARTINO - L. ROSSETTI - P. ROSATI, Eraclito. Bi-
2001; A. NEHAMAS, Parmenidean being - Heraclitean
bliografia 1970-1984 e complementi 1621-1969, Na-
fire, in V. CASTON - D.W. GRAHAM (a cura di), Presocra-
poli 1986; W. TOTOK, Handbuch der Geschichte der
Philosophie, vol. 1: Altertum, Frankfurt am Main 1997, tic Philosophy. Essays in Honour of Alexander Moure-
pp. 170-178; M. MARCOVICH, Heraclitus. Greek Text latos, Aldershot 2002.
with a Short Commentary, Sankt Augustin 2001 (bi-
bliografia 1967-2000), tr. it. e commento a cura di ERACLITO
Eraclito Stoico STOICO. – Noto anche come
M. Marcovich, Eraclito, Frammenti, Introduzione, Fi- Eraclito Grammatico o pseudo-Eraclito è con-
renze 1978; B. SIJAKOVIC, Bibliographia Praesocratica, siderato un pensatore dell’età imperiale del I-
Paris 2001, pp. 468-518. II secolo d. C. anche se i più recenti studi (Luc-
Studi: M. MARCOVICH, s. v., in A. PAULY - C. WISSOWA, chetta, sotto citato) tenderebbero a postici-
Paulys Real-Encyklopädie der klassischen Altertums- parne l’attività di circa un secolo. Si dedicò al-
wissenschaft, suppl. X, coll. 246-320, Stuttgart 1893- lo studio dei poemi omerici, avanzando origi-
1963; O. GIGON, Untersuchungen zu Heraklit, Leipzig nali interpretazioni dei miti in essi contenuti e
1935; K. REINHARDT, Heraclitea, in «Hermes», 77
riunendole in uno scritto intitolato ´Omhrika;
(1942), pp. 225-248 (rist. a cura di H.-G. Gadamer,
Um die Begriffswelt der Vorsokratiker, Darmstadt
problhvmata (Problemi omerici).
1968, pp.177-208); K. REINHARDT, Heraklit. Lehre vom È un personaggio di un certo interesse se vie-
Feuer, in «Hermes», 77 (1942), pp. 1-27; G.S. KIRK, ne collocato nella linea di tradizione che gli
Natural Change in Heraclitus, «Mind», 60 (1951), pp. spetta, ossia nella storia dell’allegoria, piutto-
35-42 (rist. pp. 189-196); G. VLASTOS, On Heraclitus, sto che in quella della filosofia, anche se l’una
3526
VOLUMIfilosofia.book Page 3527 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Erasmo da Rotterdam


e l’altra storia in età imperiale tendono, per La sua formazione si svolge nelle scuole di
più di un aspetto, a sovrapporsi. Gouda, di Deventer, di Bois-le-Duc, dove ap-
In questo ambito rivela una spiccata persona- prende le nozioni della cultura scolastica e ha
lità, che lo pone nella schiera degli apologisti i primi contatti con le correnti umanistiche. Ri-
dei poeti (e quindi in posizione anti-platoni- masto orfano di entrambi i genitori nel 1483,
ca), a difendere la capacità dei poeti nel co- cinque anni dopo pronuncia i voti nel mona-
gliere e diffondere la verità in forme simboli- stero dei canonici regolari di Sant’Agostino a
che. La sua allegoresi esprime un grado di ma- Steyn. Ed è proprio qui che comincia a prende-
turità elevato, in primo luogo perché nell’in- re forma il concetto di philosophia Christi, attra-
terpretazione degli scritti riconosce la superio- verso lo studio intenso dei classici greco-lati-
ni, la scoperta entusiastica di Valla retore e
rità del contesto sulla parte; in secondo luogo
umanista e una decisa fortissima ripulsa della
perché concede scarso rilievo alle etimologie,
cultura scolastica globalmente tacciata di bar-
le quali caratterizzano soprattutto la prima fa-
barie. Ne dà testimonianza uno scritto giova-
se dell’allegoria (quella frammentaria e con un nile iniziato in questi anni e poi più volte riela-
basso grado di strutturazione); in terzo luogo borato (verrà pubblicato soltanto nel 1520),
perché mostra un costante impegno nel mon- che nel titolo stesso esprime la carica polemi-
dare di ogni forma di antropomorfismo le figu- ca nei confronti del passato, con la quale Era-
re divine. Per tutti questi motivi sembrerebbe smo si accinge a dar vita a un programma cul-
riflettere alcune tecniche proprie dell’esegesi turale di amplissimo respiro: il dialogo Anti-
giudaico-alessandrina. barbari. La passione per lo studio delle bonae
R. Radice litterae, considerate quale strumento essenzia-
BIBL.: T. GOMPERZ, Heraklit der Stoiker, in «Wiener le della battaglia per il rinnovamento della cul-
Studien», 1880; K. RHEINHARDT, s. v., in A. PAULY - C. tura e dei costumi, espressa con profonda con-
WISSOWA, Paulys Real-Encyklopädie der klassischen vinzione dai protagonisti del dialogo, fa sì che
Altertumswissenschaft, Stuttgart 1893-1963, vol. VIII, venga a porsi un nesso inscindibile tra cristia-
coll. 508-510; HÉRACLITE, Allégories d’Homère, a cura nesimo e cultura classica e che Cristo sia pre-
di F. Buffière, Paris 1962; D. RUSSELL, The Rhetoric of sentato come il maestro di ogni forma di sa-
the «Homeric Problems», in G.R. BOYS-STONES (a cura pienza.
di), Metaphor, Allegory, and the Classical Tradition. Nel 1493 lascia il convento di Steyn per diven-
Ancient Thought and Modern Revisions, Oxford 2003, tare segretario del vescovo di Cambrai e di lì a
pp. 217-234; I. RAMELLI - G. LUCCHETTA, Allegoria, vol. poco inizia la stagione dei viaggi, che di fatto
I., L’età classica, introduzione e cura di R. Radice, saranno una caratteristica costante di tutta la
Milano 2004 (in particolare cap. VIII di G. Lucchetta.
sua vita. A un periodo di studio a Parigi nel
Vasta bibliografia a cura di I. Ramelli a conclusione
1495-96 segue un’attività di precettore, che lo
dell’opera).
conduce nel 1499-1500 a un primo soggiorno
in Inghilterra straordinariamente felice e im-
ERASMO DA ROTTERDAM. – N. a Rotter-
Erasmo da Rotterdam portante per la sua maturazione. Qui diventa
dam il 28 ott. 1469, m. a Basilea il 12 lug. 1536. amico di Tommaso Moro, ma soprattutto im-
Sommo umanista, la sua vastissima produzio- portante, per la storia del concetto di philo-
ne copre i campi della filologia, dell’esegesi sophia Christi, è la frequentazione a Oxford del
biblica, della teologia, della grammatica e del- teologo John Colet, che gli fa conoscere la filo-
la retorica, della pedagogia e di una pubblici- sofia platonica degli umanisti fiorentini. Tor-
stica di alto livello letterario, che lo rende pro- nato sul continente, tra Francia e Paesi Bassi,
tagonista del dibattito culturale, religioso e inizia la serie di pubblicazioni erudite (è del
politico del suo tempo. Per quanto concerne la 1500 la prima edizione degli Adagia, la raccolta
filosofia, egli non si proclamò seguace di alcu- di detti classici commentati alla quale lavorerà
na scuola o tradizione costituita, ma unica- per tutta la vita) e filologiche, alle quali segue
mente cultore della philosophia Christi, il cui nel 1503 un testo fondamentale per la formu-
concetto è in grado di fornire sia il senso uni- lazione del concetto di philosophia Christi: l’En-
tario della sua opera sia il filo conduttore di chiridion militis christiani. Come nell’Antibarba-
una formazione e di tutta una vita dedicata al- ri, cultura classica e scoperta dell’evangelo si
la ricerca erudita e al rinnovamento della cul- sostengono a vicenda, ma un nuovo tratto si
tura e dei costumi. aggiunge alla delineazione della philosophia
3527
VOLUMIfilosofia.book Page 3528 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Erasmo da Rotterdam ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Christi, che reca netto il segno della riscoperta, Nel frattempo Erasmo andava consolidando
avvenuta in Inghilterra tramite Colet, del pla- sempre più le competenze che lo avrebbero
tonismo. L’opposizione tra carne e spirito e condotto a diventare uno dei maggiori biblisti
l’assoluta superiorità del secondo sulla prima dell’epoca e a fornire al concetto di philosophia
è il fondamento sul quale poggia la battaglia Christi, emerso dall’esigenza di coniugare cul-
del credente per la verità e, se di certo è indi- tura classica e dottrina cristiana, il suo fonda-
cata la radice evangelica di questa contrappo- mento essenziale. Già durante il primo sog-
sizione nel Vangelo di Giovanni e nelle lettere giorno londinese aveva iniziato lo studio del
dell’apostolo Paolo, non mancano espliciti e greco, del quale acquisisce ben presto una pa-
ricorrenti richiami alla filosofia platonica per dronanza tale da pubblicare raffinate traduzio-
confermarne la portata universale. Dall’esalta- ni latine di testi classici. Particolarmente im-
zione della dimensione spirituale dell’uomo portante per il suo futuro di biblista è la sco-
discende così per la philosophia Christi una sor- perta, avvenuta nel 1504 nella biblioteca nor-
ta di misticismo. bertina di Parc vicino a Lovanio, di un mano-
Negli anni che seguono Erasmo tenderà più scritto di Valla di annotazioni al Nuovo Testa-
volte a trovare rifugio dalle difficoltà e turpitu- mento. Lo pubblicherà l’anno successivo e sarà
dini del tempo presente in una dimensione per lui il modello dell’opera da perseguire al fi-
mistica, spesso però letterariamente venata di ne di porre la cultura filologica dell’umanesi-
paradossalità e ironia. A un nuovo soggiorno mo al servizio del cristianesimo, riscoprendo
londinese fa seguito, tra il 1506 e il 1509, un l’autenticità e la ricchezza delle fonti origina-
viaggio in Italia e le esperienze compiute tra rie: in primo luogo la Bibbia e contestualmen-
Torino, Bologna, Venezia e Roma incidono te le opere dei padri della chiesa, da Origene e
Basilio a Crisostomo, da Ambrogio e Agostino
profondamente nella sua biografia: in senso
a Gerolamo.
positivo, come il soggiorno presso il celebre
Lo sbocco del lungo lavoro di perfezionamen-
stampatore Aldo Manuzio, dal quale pubblica
to della conoscenza del greco completato du-
una nuova grande edizione degli Adagia, ma
rante il viaggio in Italia e del confronto di vari
anche in senso negativo, come i contatti con la
manoscritti giunti dall’Oriente in Europa e cu-
corte papale di Giulio II che suscitano nel suo
stoditi nelle biblioteche si avrà nel 1516, anno
animo profonda desolazione e sdegno per la
in cui esce da Froben a Basilea il Novum In-
corruzione dei costumi cristiani imperante
strumentum, l’edizione del Nuovo Testamento
nella chiesa. E non è certo un caso che proprio che affianca al testo greco una traduzione lati-
nel viaggio di ritorno dall’Italia in Inghilterra na che in più punti rivede e corregge la Vulgata
egli concepisca una delle sue opere più signi- di Gerolamo. La risonanza e la fortuna di que-
ficative e certamente la più famosa: l’Elogio sta pubblicazione è enorme, ma soprattutto
della follia, portato a termine a Londra in casa importanti per la storia del concetto di philo-
di Tommaso Moro al quale è dedicato e al cui sophia Christi sono le pubblicazioni che fanno
nome allude scherzosamente il titolo origina- corona a questo testo: la prefazione, significa-
le, Moriae encomium. In quest’opera, pubblica- tivamente intitolata Paraclesis, id est, adhortatio
ta a Parigi nel 1511, la philosophia Christi assu- ad christianae philosophiae studium; l’apparato
me una veste di straordinaria eleganza lettera- di annotazioni che verrà facendosi sempre più
ria, intrisa di paradossalità e ironia: alla follia ricco col succedersi delle ristampe; l’introdu-
degli uomini, bene espressa dal lusso e dalla zione metodologica complessiva che a causa
corruzione degli ambienti ecclesiastici e dotti della sua ampiezza finirà per essere pubblicata
frequentati in Italia, fa riscontro la follia della come opera a sé stante nel 1519 col titolo Ra-
croce esaltata dall’apostolo Paolo nella prima tio seu methodus compendio perveniendi ad veram
lettera ai Corinzi, succo e sostanza di un sape- Theologiam; le Parafrasi ai quattro vangeli, che
re destinato a sconvolgere e rinnovare nel pro- Erasmo pubblica tra il 1522 e il 1523; infine le
fondo costumi e tradizioni acquisite. Ed è un stesse edizioni dei padri della chiesa, a partire
cristianesimo altamente spirituale e mistico dal prediletto Gerolamo, la pubblicazione del-
quello al quale approda l’Elogio, nel quale tro- le cui opere, coordinata da Erasmo e in parte
va rifugio chi, come Erasmo, all’evangelo ten- da lui direttamente curata, esce da Froben nel
de a ricondurre ogni esperienza intellettuale e 1516 in contemporanea al Novum Instrumen-
pratica. tum. La philosophia Christi viene ormai posta
3528
VOLUMIfilosofia.book Page 3529 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Erasmo da Rotterdam


esplicitamente al centro dell’attenzione e con- ca, di un Cristo essenzialmente maestro di
notata di tutti quei tratti che a buon diritto in- saggezza e di un uomo che nella propria ragio-
ducono a considerarla chiave di lettura unita- ne trova lo strumento per avvicinarsi a Dio ed
ria di tutta l’opera di Erasmo. Permane, evi- esprimere nelle opere buone la propria fede, a
dentissimo, il suo ruolo di sintesi tra evangelo spiegare il rapporto di Erasmo con la Riforma
e cultura classica perseguito sin dal dialogo protestante. Se da un lato lo avvicinano a Lu-
Antibarbari: la Paraclesis lo ribadisce con la tero il comune e centrale riferimento alla Bib-
massima chiarezza e lo connette indissolubil- bia e l’impegno per un profondo rinnovamen-
mente alla restaurazione, dovuta al sacrificio to dei costumi e della cultura cristiana, non ne
di Cristo, della natura umana così come era poté peraltro condividere né lo stile profetico
stata creata e voluta da Dio prima del peccato e irruentemente assertorio di intervento, che
di Adamo. Lo stesso concetto impronta da ci- doveva condurlo alla rottura con la chiesa di
ma a fondo la Ratio Theologiae, configurando Roma, né soprattutto il senso schiacciante
un processo di formazione del teologo che at- dell’onnipotenza divina dalla quale soltanto
traversa per intero la cultura classica per cul- discende la libertà dell’uomo, di per sé schia-
minare nell’insegnamento di Cristo. Più forte- vo del peccato. Costretto da pressioni autore-
mente che mai la philosophia Christi si caratte- volissime, del papa e del re d’Inghilterra tra gli
rizza come una teologia biblica in grado di in- altri, a scendere in campo contro Lutero, Era-
trodurre nell’approccio al testo sacro tutta la smo scelse appunto di contrapporre alla visio-
carica di novità dovuta alla filologia umanisti- ne drammatica della teologia della croce l’im-
ca e si presenta non come astratta teoria, ma magine più rassicurante dettata dalla philo-
prima di tutto come pratica giacché non vi è sophia Christi di un uomo che, nonostante il
autentica comprensione dei testi che la tra- peccato, serba in sé ragione e libera volontà e
smettono senza una trasformazione interiore può, con l’aiuto di Dio, essere operatore di be-
che investe direttamente l’etica. Proprio a que- ne e di pace e conseguire la salvezza. Fu così
sto carattere pratico essa deve la sua universa- che pubblicò nel 1524 (Basileae) il De libero ar-
lità, il suo essere accessibile a tutti a prescin- bitrio e, dopo l’uscita del De servo arbitrio di Lu-
dere da qualunque differenza individuale. At- tero nel 1525 (Wittembergae), un ulteriore am-
traverso la conversione a Cristo si restaura la pio trattato Hyperaspistes (Basileae 1526-27). Il
natura originariamente buona dell’uomo, si ri- rapporto con Lutero si ruppe irrimediabilmen-
torna alla giustizia naturale e grazie alla vitto- te, ma non per questo venne meno il legame
ria sul peccato si è in grado di apprezzare con i tanti movimenti ereticali sorti in seno al-
quanto grande sia la dignità dell’uomo. la Riforma, che da Erasmo e dalla sua philo-
Dal 1516 il concetto di philosophia Christi è sophia Christi trassero ispirazione e che ali-
dunque pienamente formato e costituirà il mentarono un erasmismo profondamente vi-
fondamento essenziale di tutte le altre grandi tale sino alle soglie dell’illuminismo.
opere che da qui alla morte, nel 1536, Erasmo F. De Michelis Pintacuda
verrà pubblicando: dall’Institutio principis Chri- BIBL.: Opera omnia, ed. a cura di J. Clericus, Lugdu-
stiani, scritto nel 1516 (Basileae) per il futuro ni-Batavorum 1703-06, 10 voll., ripr. Hildesheim
imperatore Carlo V, alla splendida Querela pa- 1961; Opus epistolarum, ed. a cura di P.S. Allen et al.,
cis del 1517 (Basileae); dalla raccolta dei Collo- Oxford 1906-58, 12 voll.; Opera omnia recognita et ad-
quia (ivi), di straordinario valore letterario, notatione critica instructa notisque illustrata, Amster-
dam 1969- (ed. ancora incompleta: 33 voll. al
pubblicata e continuamente arricchita dal
2004).Principali tr. it. di: Il Ciceroniano, A. Gambaro,
1522 al 1533, al bellissimo dialogo della vec-
Brescia 1965; Adagia, S. Seidel Menchi, Torino 1980;
chiaia Ciceronianus (ivi) del 1527. Questo con- La formazione cristiana dell’uomo, E. Orlandini Tra-
cetto ispira le opere pedagogiche di Erasmo verso, Milano 1989; Elogio della follia, L. D’Ascia, Mi-
(tra le quali vanno almeno menzionate il De lano 1989; Il lamento della pace, C. Carena, Torino
pueris statim ac liberaliter instituendis, Basileae 1990; Antibarbari, L. D’Ascia, Torino 2002; Colloquia,
1529, e il De civilitate morum puerilium, ivi 1530) C. Asso, Torino 2002; Il libero arbitrio, R. Jouvenal,
volte a formare individui liberi, razionali e do- Torino 20043.
tati di tutti gli strumenti culturali e religiosi at- Su Erasmo da Rotterdam: J.-C. MARGOLIN, Douze an-
ti a operare il bene per sé e per il prossimo. Ed nées de bibliographie érasmienne (1950-1961), Paris
è sempre questa visione di un cristianesimo 1963; J.-C. MARGOLIN, Quatorze années de bibliographie
profondamente integrato con la cultura classi- érasmienne (1936-1949), Paris 1969; J.-C. MARGOLIN,

3529
VOLUMIfilosofia.book Page 3530 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Erasto ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Neuf années de bibliographie érasmienne (1962- Londini 1589; T. BEZA, Tractatus pius et moderatus de
1970), Paris-Toronto 1977; J.-C. MARGOLIN, Erasme et vera excommunicatione et christiano presbyterio jam-
Luther libre et serf arbitre: étude théologique et histori- pridem pacis conciliandae causa, Cl. V. Ioan. Erasti
que, Paris-Namur 1981; J. CHOMARAT, Grammaire et [...] centum manuscriptis thesibus oppositus, et nunc
rhétorique chez Erasme, Paris 1981; C. AUGUSTJIN, Era- primum [...] editus, Genevae 1590; J. WAYNE BAKER,
smus von Rotterdam: Leben, Werk, Wirkung, Mün- Erastus, in H. HILLERBRAND (a cura di), The Oxford
chen 1986, tr. it. di I. Perini Bianchi, Erasmo da Rot- Encyclopedia of Reformation, New York - Oxford 1996,
terdam, Brescia 1989; L.E. HALKIN, Erasme parmi vol. II, pp. 59-61.
nous, Paris 1987, tr. it. di M. Garin, Erasmo, Roma-
Bari 1989; M. HOFFMANN, Rhetoric and Theology: The ERATH, AUGUSTIN. – Teologo tedesco, cano-
Erath
Hermeneutic of Erasmus, Erasmus Studies, vol. XII, nico regolare di sant’Agostino, n. a Buchloe
Toronto-Buffalo-London 1994; J.-C. MARGOLIN, Cinq (Svevia) il 28 febbr. 1648, m. a Passau il 5 sett.
années de bibliographie érasmienne (1971-1975), Pa-
1719.
ris 1997;J.-C. MARGOLIN, Érasme précepteur de l’Euro-
pe, Paris 1999; R. TORZINI, I labirinti del libero arbitrio: Insegnò a Reichersberg, a Klosterneuburg e al-
la discussione tra Erasmo e Lutero, Firenze 2000; F. DE trove. Nel 1698 fu eletto abate di Sant’Andrea
MICHELIS PINTACUDA, Tra Erasmo e Lutero, Roma a Wattenhausen. Si sforzò di rimettere in ono-
2001. re nell’ordine agostiniano la dottrina di Ago-
stino (Philosophia S. Augustini, Dillingen 1678).
ERASTO (“Erasto"). – Discepolo di Platone
Erasto Degno di nota il suo tentativo di conciliare il
(che lo nomina nella VI lettera) e quindi mem- molinismo e il tomismo ortodosso in merito
bro dell’Antica Accademia. Egli apprezzava del alla dottrina sulla grazia (Unio theologica seu
maestro l’interesse per i problemi politici; conciliatio praedeterminationis physicae [...] et de-
conseguentemente preferì, alla dialettica delle creti divini extrinseci efficacis, Augsburg 1689).
idee, la concreta azione, dandosi all’attività L. Bogliolo
politica. Il suo nome è citato nell’Indice dei filo- BIBL.: A. PALMIERI, s. v., in A. VACANT - E. MANGENOT (a
sofi di Filodemo di Gadara. cura di), Dictionnaire de Théologie Catholique, Paris
Red. 1939, vol. V, coll. 398-399.
BIBL.: F. LASSERRE, De Léodamas de Thasos à Philippe
d’Oponte. Témoignages et fragments. Edition, traduc- ERATOSTENE ( jEratosqevnh"). – Scienziato
Eratostene
tion et commentaire, Napoli 1987, pp. 103-110, 317- greco, n. a Cirene nel 275 ca. a. C., m. ad Ales-
322, 539-542. sandria nel 195 ca. a. C. Alunno del poeta Cal-
limaco e dei filosofi Aristone di Chio peripate-
ERASTUS - ERASTIANISMO. – Thomas
Erastus - erastianismo tico e Arcesilao accademico, famoso per la va-
Lüber (latinizzato Erastus), n. a Basilea nel stissima dottrina, usò per primo il termine «fi-
1524 e ivi m. nel 1583, medico di corte e pro- lologo» (filovlogo") per potersi presentare co-
fessore di medicina nelle università di Heidel- me «cultore di molte discipline». Successore
berg e Basilea. Si adoperò a Heidelberg per di Apollonio Rodio nella direzione della bi-
l’abolizione della scomunica e discusse la fun- blioteca di Alessandria, grazie alla sua polie-
zione e l’esercizio della «disciplina» nella chie- drica preparazione esercitò grande influenza
sa. Gli scritti furono pubblicati postumi a Lon- in numerosi campi della ricerca scientifica. Di
dra. straordinaria importanza i suoi lavori di argo-
Erastianismo si dice la tendenza ad affidare al- mento geografico (Geografia s’intitola la sua
lo stato la formulazione e l’esecutività delle opera maggiore, in tre libri), collegati all’astro-
leggi che riguardino le coscienze o il credo, ri- nomia e al calcolo matematico che coltivò con
servando alla chiesa compiti spirituali. Esso grande ingegno (misurazione della circonfe-
apre quindi la strada alla tolleranza. Tuttavia renza terrestre, ammissione degli antipodi); si
l’indipendenza della chiesa è resa pericolante occupò anche di storia letteraria e politica, la
dal suo modello. Uno sviluppo si ebbe in In- cui cronologia intese fondare (mediante il rife-
ghilterra specialmente (v. Hobbes). rimento al calendario delle olimpiadi) su basi
S. Rostagno scientificamente accertate (ed. dei frammenti
BIBL.: T. ERASTUS, Explicatio gravissimæ Quæstionis, e testimonianze delle Cronologie, in Fragmente
utrum excommunicatio, [...] mandato nitatur Divino, der Griechischen Historiker, a cura di F. Jacoby,
an excogitata sit ab hominibus ... Adjectæ sunt claris- Berlin-Leiden 1923-58, II, B, n. 241, pp. 1010-
simorum aliquot Theologorum Epistolæ ... de hac re, 1021). Di filosofia scrisse durante il non breve
3530
VOLUMIfilosofia.book Page 3531 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Erdmann


soggiorno in Atene (Sul bene e il male, Sulla ric- la filosofia hegeliana si accorda con la menta-
chezza e la povertà, Sull’assenza di dolore, Sulle lità ungherese. Più importante è l'altra sua
scuole filosofiche), anche se dai pochi frammenti opera: A bölcsészet Magyarországon (La filosofia
rimastici (v. G. Bernhardy, Eratosthenica, Berlin in Ungheria); Budapest 1885, fondamentale
1822, rist. Osnabrück 1968) è difficile precisare storia della filosofia ungherese.
l’orientamento filosofico seguito da Eratoste- T. Hanak
ne, che s’ispirò probabilmente a un certo BIBL.: Aesthetikai tanulmányok (Studi di estetica),
eclettismo di fondo, con qualche riflesso di Budapest 1888; Válogatott esztétikai tanulmányok
moderato scetticismo. (Studi scelti di estetica), Budapest 1953.
G.F. Pagallo Su Erdélyi: G. BARTÓK, Erdélyi János gondolkozása (Il
BIBL.: G. KNAACK, s. v., in A. PAULY, Real-Encyklopädie pensiero di János Erdélyi), in «Erdélyi Múzeum», 23
der klassischen Altertumswissenschaft, a cura di G. (1915), pp. 7-25; M. SCHÖNER, Erdélyi János élete és
Wissowa, Stuttgart 1893-1963, VI, col. 357 (sugli müvei (Vita e opere di János Erdélyi), Budapest
scritti filosofici); W. SCHMID - O. STÄHLIN, Geschichte 1931; A. HELLER, Erdélyi János, in «Filozófiai
der griechischen Literatur, II, I, München 19206, pp. Évkönyv», 1 (1952), pp. 403-476; I.T. ERDÉLYI, Erdélyi
146-253; L. ALFONSI, Ricerche sull’Aristotele perduto, I: János, Budapest 1981.
L’Hermes di Eratostene e il Perì Philosophias di Aristo-
tele, in «Rivista di Storia della Filosofia», 1946, 1; G. ERDMANN, BENNO. – Logico e storico della
Erdmann
DRAGONI, Introduzione allo studio della vita e delle opere filosofia, n. il 30 magg. 1851 a Guhrau bei Glo-
di Eratostene, in «Physis», 17 (1975), pp. 41-70; J. PÁ- gau, m. il 7 genn. 1921 a Berlino.
MAS MASSANA, Eratosthène contra Aristóteles: los orige-
Studiò a Berlino e Heidelberg con Helmholtz,
nes rituales de la tragedia, in «Kernos» (Liège), 14 Bonitz e Zeller. Addottoratosi in filosofia nel
(2001), pp. 51-59.
1876 a Berlino, insegnò successivamente nelle
Su Eratostene matematico, cfr. M. CANTOR, Vorle- università di Kiel (1878), Breslavia (1884), Hal-
sungen über Geschichte der Mathematik, I, Leipzig le (1890), Bonn (1898) e Berlino (1909). Erd-
19224; M. GEYMONAT, Nota critica a Eratostene, in
mann, con Sigwart e Jerusalem, appartiene a
«Rendiconti Istituto Lombardo», 1962, pp. 96-100;
quel gruppo di filosofi tedeschi che sostenne
TH. HEATH, A History of Greek Mathematics, II, Oxford
1965 (1921), pp. 105 ss., 369 ss. Su Eratostene geo-
un’interpretazione «psicologica» della logica
grafo: F.-A. THALAMAS La géographie d’Eratosthène, (come scienza normativa del pensiero) e con-
Versailles 1921; O. THOMSON, History of Ancient Geo- tro cui si rivolsero polemicamente la reazione
graphy, Cambridge 1948; G. AUJAC, Eratosthène de «oggettivistica» e la fenomenologia husserlia-
Cyrène, le pionnier de la géographie. Sa mesure de la na. Erdmann diede importanti contributi alla
circonférence terrestre, Paris 2001. Su altri aspetti, storiografia filosofica e fu uno degli editori
P.P. FUENTES GONZÁLEZ, s. v., in R. GOULET (a cura di), dell’Archiv für Geschichte der Philosophie; tra i
Dictionnaire des Philosophes Antiques, III, Paris 2000, suoi scritti in questo campo: Martin Knutzen
pp. 188-236; D. LEIGEMANN, Eratostenes von Kyrene und seine Zeit, Leipzig 1876; Kants Kritizismus,
und die Messtechnik der alten Kulturen, Wiesbaden ivi 1878; Gedächtnisworte auf Leibniz, in «Sit-
2001; K. GEUS, Eratostenes Kyrene. Studien zu helleni- zungsberichte der Berliner Akademie der Wis-
stischen Kultur- und Wirtschaftsgeschichte, München senschaften» 1916; Orientierende Bemerkungen
2002. über die Quellen zur Leibnizischen Philosophie,
ibid., 1917; Die Idee von Kants Kritik der reinen
ERDÉLYI, JÁNOS. – Filosofo ungherese hege-
Erdélyi Vernunft, in «Abhandlungen der Berliner Aka-
liano, n. a Kapos nel 1814, m. a Sárospatak nel demie der Wissenschaften», 1917; Berkeleys
1868. Philosophie im Lichte seines wissenschaftlichen Ta-
Professore a Sárospatak dal 1860. Polemizza gebuches, ibid., 1919. Dopo la morte di Dilthey,
con la «filosofia dell’armonia» di Krug e dei egli fu l’organizzatore delle edizioni di Kant e
suoi seguaci (Köteles, Hetényi, Szontágh), al- di Leibniz preparate dall’accademia di Berlino;
lora diffusissima in Ungheria. Alla tendenza e per lo studio del pensiero kantiano sono im-
nazionalistica di questi filosofi (che presenta- portanti le introduzioni alle opere di Kant da
no la loro dottrina come la vera filosofia un- lui curate: Erdmann per primo progettò di ri-
gherese) oppone che la filosofia non tollera li- solvere le controversie sulle interpretazioni
mitazioni nazionali (A hazai bölcsészet jelene [La kantiane mediante la ricostruzione dello svi-
situazione presente della filosofia nazionale], luppo del pensiero di Kant, orientando stori-
Sárospatak 1857); cerca però di dimostrare che camente la «Kantphilologie», sebbene egli ab-
3531
VOLUMIfilosofia.book Page 3532 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Erdmann ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

bia insistito unilateralmente, per tale svilup- BIBL.: J. JACOBSON, Die Axiome der Geometrie und ihr
po, sul problema della conoscibilità della cosa «philosophischer Untersucher» Herr B. Erdmann, Kö-
in sé. L’opera di Erdmann Die Axiome der Geo- nisberg 1884; E. BECHER; B. Erdmann, in «Archiv für
metrie. Eine philosophische Untersuchung der Geschichte der Psychologie», 42 (1921); C. STUMPF,
Riemann-Helmholtzschen Raumtheorie (Leipzig Gedächtnisrede auf B. Erdmann, in «Sitzungsbe-
1876), è uno dei primi tentativi di interpreta- richte der Berliner Akademie der Wissenschaften»
zione filosofica degli sviluppi della metageo- (Philosophisch-historische Klasse), 1921; E. WENT-
SCHER, B. Erdmann als Historiker der Philosophie, in
metria: per Erdmann, questa mostra che l’in-
tuizione spaziale è di carattere empirico e non «Kantstudien», 1921; E. WENTSCHER, B. Erdmanns
ha un’unica forma necessaria. Tra i lavori teo- Stellung zu Kants Ethik, in «Kantstudien», 1927; A.
ROSENTHAL, Die Theorie des Syllogismus und der In-
retici: Logische Studien, in «Vierteljahrschrift
duktion bei Sigwart und Erdmann (dissertazione),
für wissenschaftliche Philosophie und Sozio-
Berlin 1928; E. KRAEMER, B. Erdmanns Wahrheitsauf-
logie», 1878; Zur Theorie der Apperzeption, ibid.,
assung und ihre Kritik durch Husserl, München 1930
1886; Logik, I: Logische Elementarlehre, Halle (dissertazione); J.B. RIEFFERT, B. Erdmann, in «Kant-
1892 (19233; a cura di E. Becher, con bibl. degli studien», 1932; L. GABE, s.v. in Neue deutsche Bio-
scritti); Umrisse zur Psychologie des Denkens, in graphie, vol. IV, Berlin 1959, pp. 570-571.
«Festschrift für Siegwart», Tübingen 1900; Die
Psychologie des Kindes, Bonn 1901; Über Inhalt ERDMANN, JOHANN EDUARD. – Storico della
Erdmann
und Geltung des Kausalgesetzes, Halle 1905;
filosofia, hegeliano, n. a Wolmar (Lettonia) il
Wissenschaftliche Hypothesen über Leib und See-
13 giu. 1805, m. a Halle il 12 giu. 1892.
le, Köln 1907; Erkennen und Verstehen, in «Sit-
Opere: Versuch einer wissenschaftlichen Darstel-
zungsberichte der Berliner Akademie der Wis-
lung der Geschichte der neueren Philosophie, Leip-
senschaften», 1912; Reproduktionspsychologie,
zig 1834-53, 3 parti in 6 voll. (rist. in facsimile
Berlin 1920.
a cura di H. Glockner, Stuttgart 1931 ss., 7
Erdmann conciliò una concezione metafisico-
voll.); Grundriss der Geschichte der Philosophie,
psicologica fenomenalistica con una teoria
Berlin 1865, 2 voll. (ripr. del II, Stuttgart - Bad
psicologico-scientifica sostenente il paralleli-
smo psico-fisico. Idea centrale della sua psico- Cannstatt 1964; rielaborato da Clemens, Ber-
logia della coscienza è la distinzione di varie lin 1930); Psychologische Briefe, Leipzig 1851;
specie di pensiero: quella del pensiero espres- Ernste Spiele, Berlin 1855 (18914).
so linguisticamente e quella del pensiero Studioso soprattutto della logica hegeliana,
intuitivo, che si distingue ancora, a sua volta, tentò di inquadrarla nel processo storico della
nel pensiero ipologico dei bambini e degli ani- filosofia postkantiana e insieme di snellirla,
mali e nel pensiero iperlogico della più alta at- eliminandone le parti che meno organicamen-
tività spirituale. La vita della coscienza contie- te s’inquadravano nel sistema logico. Nel 1836
ne sempre residui inconsci. Nei confronti della fu chiamato quale professore straordinario
psicologia, la logica è caratterizzata dal fatto all’università di Halle, la prima università con-
che il suo oggetto è parte dell’oggetto della vertitasi (1824) ufficialmente allo hegelismo, e
psicologia, benché la logica si distingua da nel 1838 divenne ordinario. In quest’ambiente
questa per non essere scienza di fatti, ma decisamente idealistico e ricco di stimoli spe-
«scienza universale, formale e normativa, dei culativi, Erdmann attese alla sua storia della
presupposti metodici del pensiero scientifico» filosofia moderna, in cui egli si propose di si-
(Logik, p. 25). Nonostante la logica studi il stemare il pensiero dei filosofi moderni negli
pensiero espresso, si distingue tuttavia dalla schemi da Hegel precostituiti. L’opera conser-
«grammatica generale» che si occupa degli va ancora valore notevole per ricchezza ed
aspetti fattuali della lingua. Per Erdmann, lo esattezza di dati e per vigore speculativo. L’ul-
studio logico dei principi normativi del pen- timo periodo della produzione di Erdmann è
siero deve evitare l’assolutizzazione metafisica caratterizzato dall’interesse per i problemi psi-
di tali principi, la cui normatività è sempre col- cologici, ch’egli intese risolvere nell’ambito di
ta nell’esperienza che abbiamo del nostro una psicologia razionale, ricalcata sulla filoso-
pensiero. Il centro della logica è per Erdmann fia dello spirito soggettivo di Hegel.
la teoria del giudizio, nel quale sono unificati i A. Plebe
contenuti dei significati. BIBL.: W. MOOG, Hegel und die hegelsche Schule, Mün-
F. Barone chen 1930; H. GLOCKNER, Introduzione alla ristampa

3532
VOLUMIfilosofia.book Page 3533 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ereditarietà


di Versuch einer wissenschaftlichen Darstellung der Ge- le fortune da altri conquistate come a un fatto-
schichte der neueren Philosophie, Stuttgart 1932. re, per un verso, diseducativo della formazione
etica della persona (che non viene invogliata a
EREDITÀ (inheritance; Erbschaft; hèritage; he-
Eredità scommettere sul suo futuro accettandone i ri-
rencia). – Il termine eredità definisce il com- schi) e, d’altro canto, come a una spinta, non
plesso dei rapporti patrimoniali che si tra- sempre provvidenziale, al rafforzamento di un
smettono mortis causa dal defunto ai suoi suc- capitalismo familiare in conflitto con l’esigen-
cessori, scelti secondo un complesso sistema za di modernizzazione, cioè di apertura, del si-
di norme orientato a favorire i familiari, ovve- stema economico, delle imprese e del mercato.
ro, in loro mancanza, i parenti anche lontani A. Liserre
del defunto, rispetto agli estranei, e che salva- BIBL.: A. LISERRE, Evoluzione storica e rilievo costituzio-
no, in ultima e residuale istanza (cioè in assen- nale del diritto ereditario, in «Jus», 26 (1979), pp. 204-
za di ogni altro successore) la devoluzione del- 231; A. PALAZZO, Le successioni, Milano 20002, 2 voll.
la eredità allo stato. ➨ FAMIGLIA.
Per l’attuazione di questo disegno il legislato-
re riconosce al soggetto privato la facoltà di EREDITARIETÀ (heredity; Vererblichkeit;
Ereditarietà
scegliere i suoi successori indicandoli in un at- hérédité; herencia). – Da quando Gregor Mendel
to, denominato testamento, inefficace fino alla era riuscito a dimostrare inequivocabilmente
morte del testatore e da lui sempre revocabile. che, nel campo vegetale, determinati caratteri
La devoluzione dell’eredità ai cosiddetti eredi passano, con leggi ben definite, da una gene-
testamentari non può, tuttavia, pregiudicare le razione all’altra, era apparso evidente che, an-
aspettative dei familiari (coniuge, discenden- che in campo animale, dati caratteri sono tra-
ti) del defunto ai quali la legge riserva, in smessi dai genitori ai figli trasportati da «unità
quanto eredi cosiddetti necessari, una quota particellari», cioè si ereditano. Fu introdotto al-
aritmetica dell’eredità che può, pertanto, es- lora nella terminologia biologica il termine di
sere reclamata nei confronti di altri eventuali ereditarietà per esprimere questo fenomeno. Si
beneficiari; peraltro, in mancanza di testamen- era aperto, in realtà, un nuovo campo di ricer-
to, l’eredità viene devoluta ai parenti (entro il ca, la genetica, che avrebbe portato alle grandi
sesto grado) del defunto secondo un ordine conquiste del secolo XX. La prima tappa da
prestabilito che definisce il grado e la quota raggiungere doveva essere l’individuazione di
dei cosiddetti eredi legittimi. queste «unità particellari» e la loro natura.
La tecnica di trasmissione mortis causa dei rap- Nel 1902 W.S. Sutton, conosciuta l’ipotesi del
porti patrimoniali prevede o una chiamata Mendel, postula che le «unità particellari di-
(per testamento o per legge) a titolo universale stinte» di cui questi parlava dovevano trovarsi
in forza della quale l’erede, che accetti l’eredità, nei cromosomi; e ad esse nel 1909 W. Johansen
acquista (in tutto o in parte se concorre con al- dava il nome di «geni». Dal 1910 al 1913 T.H.
tri coeredi) i diritti (reali e di credito) e i debiti Morgan e da A.H. Sturtevant confermano spe-
del defunto, oppure una chiamata (per testa- rimentalmente l’ipotesi di Sutton. Tra il 1940 e
mento) a titolo particolare in forza della quale il il 1952 si definisce la natura della sostanza
soggetto designato, chiamato legatario, suben- portatrice della «informazione genetica»: l’aci-
tra nella titolarità di un determinato rapporto do desossiribonucleico (DNA); e nel 1953 D.
e non risponde dei debiti del defunto. Watson e F.H. Crick ne ipotizzano il modello
La valutazione «politica» del sistema succes- strutturale a doppia elica, sottolineando che la
sorio mortis causa, così sinteticamente descrit- specificità informativa di ogni gene doveva esse-
to, ne evidenzia la subordinazione a un model- re attribuita a una ben definita e limitata suc-
lo di sviluppo sociale fondato sulla sostanziale cessione delle quattro molecole AGCT di cui era
conservazione nell’ambito delle famiglie delle costituito il suo DNA. Negli anni sessanta se-
fortune patrimoniali delle persone, ricono- gue la decifrazione del codice genetico, dalla
scendo in questa certezza il fondamento di un quale emerse la struttura funzionale del gene
ordine rispettoso della proprietà e del rispar- e il suo compito essenziale, cioè la produzione
mio. Tutto ciò a discapito di un contrapposto delle proteine, molecole che costituiscono l’im-
modello che, ravvisando nel progresso il risul- palcatura essenziale e funzionale di ogni sin-
tato di una gara, di una competizione ad armi gola cellula. Intorno al 1970 inizia la «rivoluzio-
pari, guarda all’acquisizione senza merito del- ne genomica». L’attenzione doveva essere rivol-
3533
VOLUMIfilosofia.book Page 3534 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ereditarietà ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ta ai geni stessi: scoprirli, localizzarli, studiar- geni r dai due genitori sani con genotipo Rr,
ne l’attività specifica, le alterazioni, le conse- «portatori» ciascuno di un gene mutato r, ma
guenze patologiche; conoscere la rete delle lo- non malati per la presenza del gene normale
ro interconnessioni; averli, infine, nelle mani R, che permette la produzione di emoglobina.
per poterne disporre in modo creativo. Per la La legge della segregazione è evidente: dalla
specie umana attuale il primo traguardo princi- combinazione matrimoniale Rr x Rr, la proba-
pale, cioè la distribuzione ordinata dei geni nei bilità dei figli affetti rr è del 25%.
singoli cromosomi, fu raggiunto per due vie di- 3) Modello monofattoriale eterosomico recessivo.
verse, e i rispettivi risultati furono pubblicati il Un dato carattere può apparire soltanto nei
15 febbraio 2001 su «Nature» e il 16 febbraio maschi quando la madre porta il gene mutato
2001 su «Science» e completati nel 2003. Ne in uno dei suoi due cromosomi X. Si abbia ad
era risultato che nel genoma umano sono pre- esempio una donna che ha in uno dei due cro-
senti circa 30-40.000 «geni». Di questi, fino a mosomi X (indicato con X') – il gene della «di-
oggi, ne sono stati individuati per la specifica strofia muscolare di Duchenne», ma è sana per
«informazione» e localizzati nei singoli cromo- la presenza del secondo cromosoma X che
somi circa 19.500, dei quali 1663, presenti an- porta il gene normale per la produzione di di-
che nella forma mutata, sono causa di serie pa- strofina. Il rischio per i figli maschi di ricevere
tologie. il cromosoma X', e conseguentemente che si
Si erano, così, poste le basi per comprendere a manifesti in essi la malattia, è sempre del 50%;
pieno i meccanismi della ereditarietà e le vie per mentre il 50% delle figlie che ricevesse lo stes-
agire su di essi. Per quanto riguarda la specie so gene con il cromosoma X', saranno «porta-
umana, fu soprattutto lo studio delle malattie trici sane», supplendo a sufficienza il gene
ereditarie che permise di definire i modelli gene- omologo normale X in esse presente.
rali della trasmissione dei geni dai genitori ai figli 4) Il modello polifattoriale. A questi modelli ne è
e, quindi, della ereditarietà di dati caratteri. Si da aggiungere un altro detto modello «polifat-
riconoscono oggi quattro «modelli di eredita- toriale». La manifestazione di un dato caratte-
rietà»: re è qui dovuta all’azione combinata di uno o
1) Modello monofattoriale autosomico dominante. più «geni», a cui si associano assai spesso an-
Un dato carattere appare in un soggetto sotto che altri fattori non genetici. Basti ricordare,
l’influenza di un solo gene, il gene dominante. tra quelli patologici: a) molte «malformazioni
Sia, ad esempio, un soggetto affetto dalla congenite» che si riscontrano nel 3-5% dei ne-
«chorea di Huntington», dovuta a un gene mu- onati, quali: anencefalia, spina bifida, mielo-
tato (D) localizzato nella porzione terminale di meningocele, idrocefalia, gravi cardiopatie, la-
uno dei due cromosomi 4 presenti: il soggetto bio-palatoschisi e onfalocele; e b) molte pato-
ha cioè genotipo Dd, dove d indica il gene nor- logie «tumorali».
male, presente sull’altro cromosoma 4. Si sup- Non si può concludere questa brevissima nota
ponga che egli sposi una persona con genoti- sui «geni», che sono i fattori responsabili della
po «dd», che ha cioè ambedue i geni corri- ereditarietà dei caratteri, e sulle modalità della
spondenti sui due crosomi 4 non mutati e, loro trasmissione, senza ricordare che proprio
quindi, sana. Dalla combinazione casuale dei su queste conoscenze si sta sempre più am-
rispettivi gameti della coppia Dd x dd, al con- pliando, nel campo della scienza, nella società
cepimento si attenderebbero allora soggetti di e nella politica, una prospettiva eugenistica.
cui il 50% avrebbe genotipo Dd e svilupperebbe Questa pretende che i progressi raggiunti esi-
la malattia, e il 50% avrebbe genotipo dd e sa- gono una selezione genetica, preceduta da dia-
rebbe perfettamente sano. gnosi prenatale, e oggi anche pre-impianto, che
2) Modello monofattoriale autosomico recessivo. deve mirare alla eliminazione di ogni soggetto
Un dato carattere può apparire soltanto in un debole o difettoso. È, in realtà, un grave e de-
soggetto nel quale i due geni omologhi porta- littuoso abuso della scienza e della medicina,
no la stessa informazione. Si abbia, ad esem- avallato dalla società e dalla politica. Si impo-
pio, un soggetto affetto da «anemia mediterra- ne quindi l’esigenza di un forte contributo del
nea», nato da genitori sani: egli porta in ambe- pensiero filosofico per approfondire gli aspetti
due i cromosomi 11 il gene mutato (r), a cui se- etici che stabiliscono limiti insuperabili di
gue la mancata produzione delle catene b fronte a un soggetto umano qualunque sia il
dell’emoglobina. Egli deve aver ricevuto i due suo stato di salute, e di un forte impegno di
3534
VOLUMIfilosofia.book Page 3535 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ereignis


una medicina responsabile che «previene» e si «nuovo pensiero» presentato da F. Rosen-
apre alla «gene-terapia». zweig in Der Stern der Erlösung, opera redatta
A. Serra tra l’agosto 1918 e l’estate 1919 ma pubblicata
BIBL.: V.A. MCKUSICK, Mendelian Inheritance in Man. due anni dopo (Frankfurt am Main 1921, cfr.
Catalogs of Autosomal Dominant, Autosomal Recessi- ora in Gesammelte Schriften, vol. 2, Den Haag
ve and X-linked Phenotypes, Baltimore 19888; TH. 1979). In una prospettiva segnata dalla tradi-
FRIEDMAN, The Origins, Evolution, and Directions of zione ebraico-cristiana, ma confrontandosi
Human Gene Therapy, in TH. FRIEDMAN (a cura di), anche con lo storicismo e l’idealismo, Rosen-
The Development of Human Gene Therapy, Cold zweig elabora una peculiare nozione di tempo-
Spring Harbor (New York) 1998, pp. 1-20; INTERNA- ralità e di storicità, ricorrendo all’espressione
TIONAL HUMAN GENOME SEQUENCING CONSORTIUM, Ini- «ereignetes Ereignis», «evento fatto avvenire»
tial Sequencing and Analysis of the Human Genome, (ibi, p. 178). La forma participiale passiva
in «Nature», 409 (2001), pp. 860-921; J.C. VENTER et dell’aggettivo era a quel tempo inedita, rievo-
al., The Sequence of the Human Genome, in «Scien- cava tuttavia il duplice significato attribuito
ce», 291 (2001), pp. 1304-1351; D. DONNAI, Congeni-
nella tradizione teologica cristiana al termine
tal Disorders, in S. BRENNER - J.H. MILLER (a cura di),
factum, si tratti dell’essere creato o della di-
Encyclopedia of Genetics, London 2001, vol. 1, pp.
448-449; C. CALDAS - A.R. VENKITARAMAN, Tumor Sup-
mensione storica di ciò che è accaduto come
pressor Genes, in S. BRENNER - J.H. MILLER (a cura di), rivelazione e redenzione. Tale espressione in-
Encyclopedia of Genetics, London 2001, vol. 4, pp. dica il rinnovantesi «accadere scaturito dal-
2081-2088; A. SERRA, Genetica, in G. TANZANELLA-NITTI l’attimo» (augenblicksentsprungenes Geschehen)
- A. STRUMIA (a cura di), Dizionario interdisciplinare di che è l’«essere» (esistere) dell’uomo (venuto
scienza e fede, Roma 2002, vol. 1, pp. 669-674; J. HA- dal nulla, creaturale e mortale) nel mondo da
BERMAS, Il futuro della natura umana. I rischi di una redimere: un accadere che è la sempre nuova
genetica liberale, ed. it. a cura di L. Ceppa, Torino rivelazione (Offenbarung) della potenza crea-
2002; AA.VV., Chromosome 1 - Chromosome Y, in D.N. trice di Dio.
COOPER (a cura di), Nature Encyclopedia of Human Ereignis diventa un concetto filosofico solo
Genome, London 2003, pp. 550-739; M. GENUARDI (a con Heidegger, che già agli inizi del 1919 lo im-
cura di), Inherited Cancer Predisposition, n. mon. piega per caratterizzare l’essenza dell’Erlebnis
«American Journal of Medical Genetics. Part C: Se- («esperienza vissuta») – termine quest’ultimo
minars in Medical Genetics», 129C (2004); Y.-H. WEI assai diffuso all’epoca (neokantismo, Dilthey e
- H.-M. LEE - C.Y. HSU (a cura di), The Role of the Mi- Husserl) e che aveva trovato fortuna nelle cor-
tochondria in Human Aging and Disease: From Genes renti irrazionalistiche e «vitalistiche». Contro
to Cell Signaling, «Annals of the New York Academy
la cosiddetta deriva soggettivistica a cui Hus-
of Sciences», vol. 1042, New York 2005.
serl portò il «principio di tutti i principi» da lui
➨ GENETICA. stesso formulato, secondo cui «tutto ciò che si
offre originariamente nell’intuizione è da ac-
EREIGNIS (evento). – Nel tedesco comune si-
Ereignis cogliere così come esso si dà», Heidegger ri-
gnifica «avvenimento» o «accadimento» (Vor- vendicò il significato di Erlebnis, grazie al qua-
kommnis, Geschehnis) di carattere straordinario le è possibile «vedere» in maniera diretta la vi-
e in alcuni casi anche improvviso. A partire ta (Leben): si doveva assumere un atteggia-
dalla metà degli anni trenta diventa la parola mento rigorosamente filosofico per preservare
chiave del pensiero di Heidegger, il quale se la peculiare dinamica originaria del Leben,
ne serve per esprimere l’essere nel suo accade- senza «devitalizzarla» (Entleben) scadendo in
re, in quanto non è qualcosa di prodotto sol- oggettivazioni, «visioni del mondo» o «siste-
tanto dall’uomo. In virtù di questo coapparte- mi». L’Erlebnis non è un oggetto che mi sta da-
nersi di essere e uomo, Heidegger – vedendo vanti, bensì va inteso come un «vivere la vita»
in Ereignis un legame etimologicamente non o «esperire la vita vivendola» (Er-leben): è
provato con eigen («proprio») e sviluppando qualcosa di assolutamente nuovo, è un Ereig-
un rigoroso vocabolario di termini correlati –, nis vissuto da me e non un processo oggettiva-
si serve occasionalmente anche della grafia bile (Vorgang). L’Erlebnis è qualcosa a cui io
Er-eignis conferendo alla parola il senso di partecipo, è un’esperienza che vivo accadendo
«evento d’appropriazione». con essa, «io stesso avvengo ap-propriando-
Il termine assume una rilevanza filosofica, se mene, ed essa avviene, secondo la sua essen-
pur non sistematica, per la prima volta col za, facendosi ap-propriare» (ich selbst er-eigne
3535
VOLUMIfilosofia.book Page 3536 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ereignis ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

es mir, und es er-eignet sich seinem Wesen nach). questa esperienza (Erfahrung) dell’apparte-
L’Erlebnis è un Er-eignis, un «evento d’appro- nenza all’essere che l’uomo riconosce la pro-
priazione», in quanto delle esperienze vissute pria gettatezza come scaturita dal «getto
non ci si impossessa (an-eignen) dall’esterno o dell’essere», ossia come qualcosa di cui non
da qualche altra parte, ma «esse vivono di ciò dispone perché non è lui stesso a gettarla.
che è proprio (aus dem Eigenen leben) ed è sol- Pensare l’essere come Ereignis significa pen-
tanto così che vive la vita». Se l’osservazione di sarlo come qualcosa che nel suo accadere ri-
un Erlebnis non solo si fonda su un’evidenza guarda l’uomo, come un far parte del suo acca-
che vale esclusivamente per me, ma risulta già dere: come un «evento d’appropriazione» (Er-
oggettivato dal momento che per osservarlo eignis). Quest’ultimo va pensato dunque nella
devo isolarlo da un altro, allora una «scienza» sua dinamica di donazione e sottrazione, di
degli Erlebnisse spoglia quest’ultimi proprio svelamento e velamento, alla quale l’uomo
del loro «carattere di Er-lebnis e di Ereignis». In può solo «corrispondere»: l’essere non si esau-
tal senso il carattere di Ereignis non è qui an- risce nella comprensione che l’uomo ha di es-
cora completamente determinato, ma Heideg- so, e quindi del suo svelamento fa parte un co-
ger non ritornerà ad approfondirlo esplicita- stitutivo negarsi, un sottrarsi che si mostra co-
mente in seguito, lasciando progressivamente me un Enteignis («espropriazione»). L’Ereignis
cadere anche l’uso di Erlebnis in quanto grava- va pensato pertanto sia 1) rispetto alla «pre-
to da presupposti riconducibili al dualismo senza» (Anwesenheit) che, legata alla «differen-
cartesiano. Ma se già H. Lotze, in alcuni passi za ontologica», si mostra nella «radura» (Lich-
del suo Mikrokosmos (1856-64, 3 voll.), aveva tung) costitutiva dell’esser-ci (il «rapporto»
indicato l’Erlebnis come un «Ereignis della vita dell’esserci all’essere), sia 2) rispetto al desti-
interiore», secondo Heidegger qui non si tratta narsi dell’essere come «storia» e alle rispettive
affatto di qualcosa di soggettivo, giacché in «epoche» (il «riferimento» dell’essere all’es-
quanto Ereignis esso rimanda al mondo stesso serci). Una radicalizzazione della problematica
che è la vita esperita da me (cfr. GA, voll. 56-57, dell’Ereignis è offerta da Heidegger intorno agli
Frankfurt am Main 1987, pp. 75-76). anni cinquanta col concetto di Geviert, mentre
Un’accezione particolare il termine riveste nel- nella conferenza Zeit und Sein (1962, in Zur Sa-
le lezioni Einführung in die Phänomenologie der che des Denkens, Tübingen 1969) compendierà
Religion (1920-21) in cui Heidegger indica l’ac- il suo tentativo di pensare la temporalità
cadere della parousiv a (cfr. in GA, vol. 60, dell’essere, che in quanto Ereignis semplice-
Frankfurt am Main 1993, p. 112), ma è solo a mente «si dà» (es gibt), ricordando gli scritti
partire dal 1936 che Ereignis diventerà la paro- fondamentali in cui l’ha trattato, ovvero il Brief
la fondamentale del pensiero di Heidegger, co- über den «Humanismus» (1947), il ciclo di con-
me documentano i Beiträge zur Philosophie ferenze Einblick in das, was ist (1949) e la prima
(Vom Ereignis) (1936-38), la sua seconda opera parte di Identität und Differenz (1957), dove
fondamentale apparsa postuma (ora in GA, Ereignis è fatto derivare dal verbo eräugen,
vol. 65, Frankfurt am Main 1989). Se la questio- «adocchiare» (cfr. inoltre le precisazioni date
ne dell’essere elaborata in Sein und Zeit (1927) durante un seminario del 1966, in GA, vol. 15,
prendeva le mosse dalla comprensione che Frankfurt am Main 1986, pp. 362 ss.).
l’«esserci» ha dell’essere (Sein) nel progettare C. Badocco
la propria esistenza al fine di ottenere il senso
BIBL.: O. PÖGGELER, Heidegger und die hermeneutische
dell’essere in generale, a partire dagli anni
Philosophie, Freiburg-München 1983, pp. 71-138; A.
trenta si assiste al tentativo di approfondire il MAGRIS, Pensiero dell’evento e avvento del divino in Hei-
fondamento del progettarsi dell’esserci, vale a degger, in «Annuario filosofico», 5 (1989), pp. 31-83;
dire di cogliere la provenienza della sua getta- B. CASPER, La concezione dell’«evento» nella Stella della
tezza, prendendo le mosse dall’accadere Redenzione di F. Rosenzweig e nel pensiero di M. Hei-
dell’essere stesso pensato come un essenziarsi degger, in «Teoria», 9 (1991), pp. 47-64; F.-W. von
(Wesung) storico della verità (ajlhvqeia) dell’es- HERRMANN, Wege ins Ereignis. Zu Heideggers «Beiträ-
sere (Seyn) in quanto Ereignis. Da questa pro- gen zur Philosophie», Frankfurt am Main 1994; W. UL-
spettiva della «storia dell’essere», chi getta il LRICH, Der Garten der Wildnis. Zu Martin Heideggers
«progetto» fa esperienza di sé come gettato, Ereignis-Denken, München 1996; S.-K. LEE, Existenz
ossia come «fatto avvenire e appropriato» (er- und Ereignis. Eine Untersuchung zur Entwicklung der
eignet) dall’essere – in senso verbale –, ed è in Philosophie Heideggers, Würzburg 2001; R. POLT, Ereig-

3536
VOLUMIfilosofia.book Page 3537 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eresia


nis, in H.L. DREYFUSS (a cura di), A Companion to Hei- di una qualche verità che si deve credere per
degger, Malden (Massachusetts) 2005, pp. 357-391. fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su
➨ ERLEBNIS; GEVIERT; LICHTUNG; PROGETTO. di essa» (dal canone 751 del Codice di Diritto
Canonico, Roma 1983): un’indicazione che
ERENNIO (´Erevnnio"). – Neoplatonico del
Erennio chiede di essere inserita nel contesto della ri-
sec. III d. C., – o forse soltanto uno pseudoni- flessione sul servizio del Magistero, in quanto
mo: v. E. Zeller, La filosofia dei Greci nel suo svi- rimanda alla presenza di un’istanza autorevole
luppo storico, a cura di R. Mondolfo, III, VI; che riconosca l’effettivo rifiuto di qualcosa a
Giamblico e la scuola di Atene, a cura di G. Mar- cui è impossibile rinunciare senza minare l’in-
tano, Firenze 1961, pp. 220 ss.) – avrebbe divul- tegrità della fede.
gato per primo le dottrine del maestro Ammo- D’altro canto, il problema dell’eresia colto sot-
nio Sacca, rompendo così il patto che aveva to il profilo della verità negata non può essere
stretto con Plotino e Origene (v. Porfirio, Vita di disgiunto dalla considerazione relativa al ca-
Plotino, 3, 24.29.30). L’Introduzione alla metafisi- rattere intrinsecamente dialettico dell’umano
ca (´Exhvghsi" eij" ta; meta; ta; fusikav) che gli procedere verso un più maturo riconoscimento
viene attribuita, comunemente detta Metafisica della verità stessa. Ciò che viene consegnato
di Erennio (A. Mai, Classici auctores e codicibus alla storia come inesauribile dono di rivelazio-
Vaticanis edita, 5 voll.,Roma 1833-38, IX, pp. ne chiede di essere incarnato e dispiegato in
513-593; E. Heitz, Die angebliche Metaphysik des essa attraverso il continuo confronto con le
Herrenios, in «Sitzungsberichte der Preußi- concrete possibilità di ricezione da parte
schen Akademie der Wissenschaften», 1889, dell’uomo, e dunque con i moduli elaborati
pp. 1167-1190), non è certamente opera sua; dalla ragione nel suo autonomo (e doveroso)
forse nemmeno antica, ma del noto copista di impegno per la ricerca del vero. La negazione
manoscritti greci ed eccellente falsario del sec. di una verità di fede è spesso l’altro versante
XVI, lo spagnolo Andres Darmario (v. L.A. Mu- del desiderio di comprendere, l’altra faccia del
ratori, Antichità italiane. Dissertazione XLIV; P.P. tentativo di rileggere la rivelazione divina se-
Fuentes Gonzales, Andres Darmario copista en condo i canoni del pensiero umano, magari
Granada de Alejandro de Afrodisia, «Biblio- cercando di inquadrare il dato ricevuto nelle
thèque d’Humanisme et Renaissance», LXI, categorie della filosofia. E la filosofia che si ri-
1999, pp. 719-728), che raccolse sotto quel tito- trova impegnata in questa sfida, da una parte
lo vari scritti di Alessandro d’Afrodisia, Filone corre il rischio di scartare unilateralmente que-
di Alessandria e, soprattutto, di Damascio (cfr. gli aspetti della rivelazione che, se conservati,
L. Brisson - A.-Ph. Segonds, in Porphyre, La vie finirebbero per minare la coerenza logica della
de Plotin, t. II, Paris 1992, pp. 212-213). sua sintesi; dall’altra si attesta spesso capace
G.F. Pagallo di evidenziare verità altrimenti destinate a ri-
BIBL.: G. PASQUALI, Parerga. III: La così detta Metafisica manere inespresse nella stessa autocoscienza
di Erennio e Andrea Darmario, in AA.VV., Xenia Ro- ecclesiale: non è certo un caso che, nello svi-
mana, Roma-Milano 1907, pp. 23-27; K. PRAECHTER, luppo della storia del dogma, la maturazione
s. v., in A. PAULY, Real-Encyklopädie der klassischen della riflessione credente riguardo importanti
Altertumswissenschaft, a cura di G. Wissowa, XV, 1, contenuti di fede sia passata attraverso lo sno-
Stuttgart 1912, coll. 649-650; L. BRISSON, s. v., in R. do cruciale e doloroso della lotta all’eresia.
GOULET (a cura di), Dictionnaire des Philosophes Anti-
S. Bonanni
ques, III, Paris 2000, p. 236.
BIBL.: A. MICHEL, Hérésie, hérétique, in A. VACANT - E.
MANGENOT - E. AMANN (a cura di), Dictionnaire de
ERESIA (dal greco ai{resi", scelta - heresy;
Eresia Théologie catholique, vol. VI, Paris 1920, coll. 2207-
Häresie; hérésie; herejía). – L’eresia è un fenome- 2257; A. BORST, Häresie, in J. RITTER (a cura di), Histo-
no che riguarda il corpo ecclesiale, e consiste risches Wörterbuch der Philosophie, vol. III, Basel-Stutt-
nella separazione di una sua parte a motivo di gart 1974, coll. 999-1001; H. HEINEMANN, Eresia, ere-
persistenti divergenze rispetto ad alcuni valori tico, in K. RAHNER (a cura di), Sacramentum Mundi.
coesivi del corpo stesso: con l’eresia il cristal- Enciclopedia teologica, redazione it. a cura di A. Belli-
lizzarsi di una mancata condivisione della veri- ni, vol. III, Brescia 1975, coll. 504-509; K. RAHNER,
tà assume i tratti di una frattura dell’unità. Per Eresie, storia delle, in K. RAHNER (a cura di), Sacra-
la chiesa cattolica «viene detta eresia l’ostina- mentum Mundi. Enciclopedia teologica, redazione it. a
ta negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, cura di A. Bellini, vol. III, Brescia 1975, coll. 509-520;

3537
VOLUMIfilosofia.book Page 3538 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eresiologi ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

C. GIANOTTO, Eresiologi, in A. DI BERARDINO (a cura di), per superare i limiti di un confronto episodico
Dizionario Patristico e di Antichità Cristiane, vol. I, Ca- e parziale, abbia spesso assunto i toni di un
sale Monferrato 1983, coll. 1194-1197; V. GROSSI, dialogo critico e differenziato con i modelli di
Eresia, eretico, in A. DI BERARDINO (a cura di), Diziona- pensiero e le filosofie eventualmente legate al
rio Patristico e di Antichità Cristiane, vol. I, Casale punto di vista degli avversari. Già nel II secolo,
Monferrato 1983, coll. 1187-1191; H.D. BETZ - A. di fronte al pericolo rappresentato dallo gno-
SCHINDLER - W. HUBER, Häresie, in G. KRAUSE - G. MÜL- sticismo, Ireneo, nel suo Adversus haereses, ela-
LER (a cura di), Theologische Realenzyklopädie, vol.
bora una sintesi attenta a evitare l’omologa-
XIV, Berlin - New York 1994, pp. 313-348; R. KAM-
zione del paradosso della fede alle esigenze
PLING - W. BEINERT - H. HEINEMANN, Häresie, in W. KA-
della filosofia, e polemizza contro il discusso
SPER et al. (a cura di), Lexikon für Theologie und Kir-
che, vol. IV, Freiburg im Breisgau 19953, coll. 1189-
platonismo gnostico che rischia di sottrarre al-
1193. la salvezza cristiana il suo carattere integrale
ed ecclesiale. Anche Clemente di Alessandria
➨ ERESIOLOGI.
(cfr. in particolare gli Excerpta ex Theodoto) sen-
tirà il bisogno di rispondere alla falsa gnosi
ERESIOLOGI. – Nella premessa al De contro-
Eresiologi degli gnostici, ma rispetto alla proposta di Ire-
versiis christianae fidei adversus hujus temporis neo, la vera gnosi della fede di cui parla l’ales-
haereticos, Roberto Bellarmino partecipa al suo sandrino, appare molto più preoccupata di re-
lettore i motivi che lo hanno spinto a porre cuperare quanto poteva esserci di valido nel
mano all’opera. Egli afferma di voler seguire bagaglio della filosofia.
l’esempio degli antichi padri, i quali, per difen- Nel Medioevo, all’interno di un dibattito teo-
dere l’autentica dottrina, si erano preoccupati logico che gradualmente assumerà i connotati
di mettere a punto armi adeguate, dedicando di una ricerca strutturata secondo i dinamismi
molte energie allo studio dell’eresia, con lo della quaestio scolastica, il bisogno di opporsi
scopo di coglierne il quadro globale e di ela- alle opinioni devianti funzionerà ancora da sti-
borare argomenti efficaci da opporre all’errore. molo per la sintesi: nella Theologia Scholarium
Per il professore del Collegio Romano, farsi di Pietro Abelardo (antesignana, nel XII, delle
erede nel XVI secolo della consegna ricevuta grandi somme del secolo successivo) la confu-
dai maestri del passato, vorrà dire impegnarsi tazione delle «eresie e gli errori del tempo pre-
a raccogliere secondo le linee di un progetto sente» (Theologia Scholarium II, 62) rimane uno
unitario, i molti argomenti di disputa legati ai degli obiettivi centrali. Inoltre, diventerà sem-
contrasti con i nuovi eretici, affinché – come pre più evidente che per tutelare efficacemen-
precisa egli stesso – coloro che lo desiderano te la verità, si rende necessaria una disamina
possano attingere senza grande fatica «a un delle eventuali istanze filosofiche che l’eresia,
unico armamentario per procurarsi le armi che più o meno consapevolmente, spesso finisce
cercano». per veicolare, con la conseguenza che le repli-
Le dichiarazioni d’intento che precedono il De che, per essere efficaci, difficilmente potranno
controversiis, ci consentono di definire l’eresio- trascurare il piano della dialettica filosofica.
logo come colui che non si limita a replicare ai Ma accanto a queste considerazioni, dobbia-
singoli errori (questo è piuttosto l’approccio mo anche rilevare che in un contesto come
del controversista), ma considera il fenomeno quello del Medioevo cristiano, non si sentirà
dell’eresia nella sua globalità, cercando di l’esigenza di un’eresiologia codificata in termi-
comprenderne radici e sviluppi: solo in questo ni analoghi a quella dei padri. Per i medievali
modo, chi intende tutelare la fede, sarà posto stessi, resteranno di riferimento opere come
nelle condizioni di rielaborare il quadro della quelle di Tertulliano (De praescriptione haereti-
vera dottrina, articolandolo in modo tale da corum, in J.-P. Migne, Patrologiae cursus comple-
non lasciare più spazio alle false opinioni. tus, Series II: [Patres] Ecclesiae Latinae, vol. II,
Non deve dunque stupire che fra le ragioni 10-74, Paris 1845-55), Ippolito (Contre les héré-
sottese ai tentativi di sintesi sempre riemer- sies, ed. fr. a cura di P. Nautin, Paris 1949), Epi-
genti nella storia della teologia, quelle matu- fanio di Salamina (Panarion, in J.-P. Migne, Pa-
rate con l’opera di discernimento degli eresio- trologiae cursus completus, Series I: [Patres] Ec-
logi abbiano avuto, in molti casi, un ruolo de- clesiae Grecae, vol. XLI, 173-1200, vol. XLII, 9-
cisivo. E neppure può stupire che il lavoro de- 773, Paris 1857-66), Filastrio di Brescia (Diver-
gli eresiologi, generalmente avviato proprio sarum haereseon liber, in J.-P. Migne, Patrologiae
3538
VOLUMIfilosofia.book Page 3539 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Erigerio di Lobbes


cursus completus, Series II: [Patres] Ecclesiae La- 1899. Alcune tra le sue opere più notevoli sono
tinae, vol XII, 1111-1302, Paris 1845-55) e Vin- studi critici sulla filosofia moderna: Kritik der
cenzo di Lérins: il quale afferma (cfr. Commoni- kantischen Antinomienlehre, Leipzig 1888; Die
torium, in J.-P. Migne, op. cit., vol. L, 637-686) Philosophie des Spinoza im Lichte der Kritik, ivi
che la chiesa deve custodire «quod ubique, 1908; Die Grundgedanken der Kritik der reinen
quod semper, quod ab omnibus creditum est» Vernunft, ivi 1924; Bleibendes und Vergängliches
(ibi, 640); universalità, antichità e unanimità in der Philosophie Kants, ivi 1926. I suoi studi
costituiscono dunque il canone, recepito nel critici, e particolarmente quelli su Kant, prelu-
Medioevo e oltre, che permette di distinguere dono tuttavia all’elaborazione della propria
la vera fede dall’errore. È sintomatico che originale concezione filosofica.
nell’elenco presentato da Bellarmino nella ri- Egli si oppone alle interpretazioni metodolo-
cordata premessa al suo De controversiis, non giche del kantismo e all’idealismo «critico», in
compaiano autori scolastici; egli richiama nome di una concezione metafisica realistica
piuttosto Atanasio, Basilio, Ilario, Cirillo, Ago- che riprende dottrine di Eduard von Hartmann
stino... ossia i padri chiamati a fronteggiare le e di Schopenhauer. Per Erhardt, la ricostruzio-
grandi eresie dei primi secoli: evidentemente ne di una metafisica scientifica, positiva e au-
le sole, per gravità e diffusione, a cui il profes- tonoma è il compito della filosofia contempo-
sore del Collegio Romano riteneva di poter as- ranea. La parte imperitura del kantismo è per
sociare i problemi causati dalla Riforma. Erhardt l’estetica trascendentale; egli critica
S. Bonanni invece la dottrina delle categorie: la categoria
BIBL.: F. OEHLER, Corpus haereseologicum, Berlin della causalità permette per lui l’inferimento
1856-61, 3 voll.; C. CANTÙ, Gli eretici d’Italia, Torino di un mondo di cose in sé a partire dal mondo
1865-67, 3 voll.; A. MICHEL, Hérésie, hérétique, in A. fenomenico spazio-temporale. Il mondo meta-
VACANT - E. MANGENOT - E. AMANN (a cura di), Diction- fisico è un complesso dinamico di forze imma-
naire de Théologie catholique, vol. VI, coll. 2207-2257, teriali, manifestantisi nei fenomeni meccanici,
Paris 1909-47; G. WELTER, Histoire des sectes chrétien- alle quali appartiene anche l’anima. Tra le sue
nes des origines à nos jours, Paris 1950; R. KAMPLING - opere teoretiche: Mechanismus und Theologie,
W. BEINERT - H. HEINEMANN, Häresie, in J. HÖFER - K. Leipzig 1890; Metaphysik, I: Erkenntnistheorie,
RAHNER (a cura di), Lexikon für Theologie und Kirche,
ivi 1894 (la II parte, completa, Naturphilosophie,
Freiburg im Breisgau 1960, vol IV, coll. 1189-1193; A.
e la III, incompleta, Psychologie, sono conserva-
BORST, Häresie, in J. RITTER el al. (a cura di), Histori-
sches Wörterbuch der Philosophie, Basel-Stuttgart te manoscritte nella biblioteca universitaria di
1974, vol. III, coll. 999-1001; H. HEINEMANN, Eresia, Rostock); Psychophysischer Parallelismus und
eretico, in K. RAHNER (a cura di), Sacramentum Mun- erkenntnistheoretischer Idealismus, ivi 1901; Tat-
di. Enciclopedia teologica, Brescia 1975, vol. III, coll. sachen, Gesetze, Ursachen, ivi 1912.
504-509; K. RAHNER, Eresie, storia delle, in K. RAHNER F. Barone
(a cura di), Sacramentum Mundi. Enciclopedia teolo- BIBL.: W. BURKAMP, F. Erhardt, in «Kantstudien»,
gica, Brescia 1975, vol. III, coll. 509-520; H.D. BETZ - 1930, pp. 291-92; M. GOLDMUND, Die Philosophie F.
A. SCHINDLER - W. HUBER, Häresie, in Theologische Erhardts, Leipzig 1937; E. SELOW, s. v. in Neue deut-
Realenzyklopädie, Berlin - New York, 1976 ss., vol. sche Biographie, IV, Berlin 1959, pp. 581-82.
XIV, pp. 313-348; V. GROSSI, Eresia, eretico, in A DI BE-
RARDINO (a cura di), Dizionario Patristico e di Antichità ERIGERIO
Erigerio di DI LOBBES. – Erudito e abate
Lobbes
Cristiane, Casale Monferrato 1983-1984, vol. I, coll. d’età ottoniana, n. nel 942 ca., m. il 31 ott. 1007.
1187-1191; C. GIANOTTO, Eresiologi, in A DI BERARDINO Formatosi forse presso la scuola cattedrale di
(a cura di), Dizionario Patristico e di Antichità Cristiane,
Liegi, divenne monaco nell’abbazia di Saint
Casale Monferrato 1983-1984, vol. I, coll. 1194-1197.
Pierre de Lobbes probabilmente già adolescen-
➨ ERESIA. te. Al seguito dell’abate Folcuino di Lobbes, po-
trebbe essere entrato in contatto a Reims con
ERETRIA, SCUOLA DI: V. SCUOLA DI ERETRIA.
Eretria Adalberone di Liegi e Gerberto di Aurillac. Dive-
nuto stretto collaboratore di Notkero, vescovo
ERHARDT, FRANZ. – N. il 4 nov. 1864 a Nie-
Erhardt di Liegi e consigliere degli Ottoni, prese parte
dertreha, m. il 6 apr. 1930 a Rostock. alla sua attività diplomatica. Abate di Lobbes
Fu scolaro dell’Eucken, di cui tuttavia non subì nel 990, ampliò e arricchì il suo monastero.
l’influsso; si abilitò nel 1891 con O. Liebmann Dotato di una cultura enciclopedica, fu autore
e divenne professore di filosofia a Rostock nel di opere agiografiche, storiche, cronografiche,
3539
VOLUMIfilosofia.book Page 3540 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Erikson ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

aritmetiche, teologiche e poetiche, oltre che di allo sviluppo psicologico, che coinvolge l’inte-
florilegi di autori pagani e cristiani. ro corso della vita.
Le sue opere storiche e agiografiche non man- Altra ricerca di notevole interesse riguarda
cano di senso critico. Nei Dicta de corpore et uno studio psicostorico su personalità di rilie-
sanguine Domini tenta di conciliare realismo e vo e sulla strutturazione della loro individuali-
simbolismo fondendo la prospettiva episte- tà, con un interesse particolare per il giovane
mologica di Eriugena con quella di Gerberto e Lutero (1958), nonché per Freud e Gandhi
Abbone. Erigerio sostiene che la natura dell’eu- (1975).
caristia è comprensibile solamente alla luce di P. Nicolini
quelle scienze che permettono all’uomo di BIBL.: A. QUADRIO ARISTARCHI, Lo sviluppo emotivo se-
comprendere l’ordine della natura. Ebbene, tali condo la teoria di E. Erikson, Milano 1962; H.W.
scienze sono la dialettica e la matematica, di MAIER, Three Theories of Child Development: the Con-
cui egli fa uso congiuntamente. Parimenti, nei tributions of E.H. Erikson, Jean Piaget and Robert
Gesta episcoporum Tungrensium, Trajectensium et Sears and Their Applications, New York 1965, tr. it. di
Leodensium, Erigerio spiega la generazione e la A. Bottini, L’età infantile, Milano 1971; R.I. EVANS,
Dialogue with E. Erikson, New York 1967; P. ROAZEN,
conservazione del mondo sulla base di un sim-
E.H. Erikson, New York 1976, tr. it. di F. d’Agostino
bolismo matematico. - C. Bellucci, Erik H. Erikson, Roma 1982; R. COLES,
M. Forlivesi E.H. Erikson, New York 1987; F.L. GROSS, Introducing
BIBL.: G. D’ONOFRIO, «Sapientia terrena» e «philosophia E. Erikson, Lanham 1987; R.S. WALLERSTEIN - L. GOLD-
coelestis» tra decadenza e «renovatio» dell’impero BERGER, Ideas and Identities: the Life and Work of E.
(875-1030 ca.), in Storia della teologia nel Medioevo, Erikson, Madison 1998; L.J. FRIEDMAN, Identity’s Ar-
vol. I: I principi, Casale Monferrato 1996, pp. 339- chitect: A Biography of E.H. Erikson, London 1999.
405; P. VERBIST, Heriger van Lobbes (ca. 942-1007)
een laat-karolinger of een vroeg-scholasticus? Een hi- ERILLO (“Erillo") DI CARTAGINE. – Filo-
Erillo
storisch onderzoek naar de religieus-culturele wereld sofo stoico del sec. III a. C., più probabilmente
van Luik en Lobbes in de late tiende eeuw, Leuven
originario di Calcedonia che di Cartagine, ven-
1996-97 (dissertazione).
ne giovanissimo ad Atene, entrando nella
scuola di Zenone di Cizio.
ERIKSON, ERIK. – N. il 15 giu. 1902 a Franco-
Erikson L’interpretazione con cui accolse l’insegna-
forte e m. il 12 magg. 1994 a Harwich (Massa- mento del maestro non sembra priva di origi-
chusetts). Conobbe il «metodo Montessori» in nalità ed è certamente difforme da quella svi-
una scuola privata di Vienna e completò la sua luppata da Cleante e Crisippo, che la sottopo-
formazione alla psicoanalisi con Anna Freud. sero a critica. Accentuando i motivi intellet-
Nel 1933 si trasferì a Boston, insegnando nelle tualistici presenti nell’etica stoica, Erillo ripo-
università di Harvard, Yale e Berkeley. neva il fine supremo della vita, più che nel ca-
La sua ricerca è tuttora di grande rilievo rattere virtuoso dell’agire pratico, nella cono-
nell’ambito della psicoanalisi di orientamento scenza superiore (ejpisthvmh) che solo il sa-
socioculturale; Erikson appartiene a quell’in- piente può conseguire; cosicché per lui la virtù
sieme di studiosi che tendono all’estensione si eguaglia alla scienza. Erillo si discosta da
delle teorie freudiane ad altri ambiti, nel suo Zenone anche per quanto riguarda la dottrina
caso quello pedagogico. Interessanti sono le delle «cose indifferenti» o ajdiavfora (Diogene
analisi da lui condotte sui modelli pedagogici Laerzio,Vite dei Filosofi, VII, 102 e 104): per l’uo-
riscontrabili in un gruppo di indiani Sioux del mo comune (non per il sapiente) essi costitui-
South Dakota e messi poi a confronto con scono un fine, sia pure subordinato. In Dioge-
quelli utilizzati nella tradizione occidentale. ne Laerzio (ibi, VII, 166), la lista dei titoli di do-
Con tali studi evidenzia la stretta relazione che dici sue opere; i frammenti rimastici in Hans
sussiste fra sviluppo individuale e gruppo so- von Arnim, I, pp. 91 ss. (Stoici antichi. Tutti i
ciale di appartenenza. Giunge così alla formu- frammenti, tr. it. a cura di R. Radice, Milano
lazione di una teoria psicosociale dello svilup- 1998, pp. 176-180); e in N. Festa, I frammenti
po che scandisce l’intero corso della vita in ot- degli Stoici antichi, II, Bari 1935.
to fasi, in ognuna delle quali è possibile defi- G.F. Pagallo
nire i compiti di sviluppo specifici in relazione BIBL.: H. VON ARNIM, s. v., in A. PAULY, Real-En-
alle istituzioni sociali e culturali. In tal modo si cyklopädie der klassischen Altertumswissenschaft, a cu-
pone all’origine di un nuovo modo di guardare ra di G. Wissowa, Stuttgart 1893-1963, VIII, coll. 683-

3540
VOLUMIfilosofia.book Page 3541 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Erkenntnis


684; N. FESTA, Il filosofo Erillo e la sua produzione lette- verbalismo capzioso e arrogante di questi so-
raria, in «Rendiconti della Classe di Scienze morali, fisti minori, attraverso la caricatura dei due
storiche e Filologiche dell’Accademia dei Lincei», 6 personaggi principali del dialogo, Eutidemo e
(1933), 9, pp. 220-226; P. VON DER MÜHLL, Zwei alte Dionisodoro. La polemica antisofistica, per
Stoiker: Zunahme und Herkunft, in «Museum Helve- quanto magistralmente condotta, non autoriz-
ticum», 20 (1963), pp. 1-9; M. POHLENZ, Die Stoa,
za certo a confondere due aspetti teoretica-
Göttingen 19643, tr. it. di L. Bandini, Firenze 1967, I,
pp. 37-38; A.M. IOPPOLO, Lo stoicismo di Erillo, in
mente molto diversi: la «tecnica» con cui i so-
«Phronesis», 30 (1985), pp. 58-78; P. STEINMETZ, Die fisti del dialogo platonico mirano a imporre ar-
Stoa, in F. UEBERWEG - H. FLASHAR, Grundriss der Ge- tificiosamente il proprio punto di vista, non va
schichte der Philosophie. Die Philosophie der Antike, confusa, infatti, con la riflessione avviata dai
B.4: Die Hellenistische Philosophie, II, Basel 1994, pp. maggiori fra i sofisti intorno all’«opinione ve-
562 ss. (con bibl.). ra» e la possibilità dei «doppi discorsi». L’inte-
resse filosofico, oltreché storico, che accom-
ERISTICA (gr. ejristikhv [tevcnh]: «arte di di-
Eristica pagna l’insegnamento della retorica da parte
sputare»). – Secondo la presentazione di Pla- di Protagora, Gorgia e Prodico, per citare solo
tone, l’eristica consiste nell’abilità di disputa- le figure maggiori, acquista giusto rilievo se si
re su qualsiasi argomento (Soph., 225 c), con- tiene conto della crisi profonda provocata nel-
futando ogni risposta data (Euthyd., 278 d), in- la storia del naturalismo presocratico dal-
dipendentemente dalla verità o falsità della l’«ontologia» di Parmenide e dell’eleatismo; la
medesima (ibi, 272 a-b). Coloro che la esercita- quale obbligò la riflessione filosofica a rivede-
no, sono chiamati «mercenari di parole» (Teaet., re i concetti di «verità» e «errore», e, parados-
165 d), perché abituati a spacciare per scienza salmente, a inquisire sulla possibilità di più
le loro sottili distinzioni e astuzie verbali, gra- discorsi «veri», purché logicamente coerenti e
zie alle quali amano irretire l’interlocutore linguisticamente «corretti» (cfr. Platone, Teaet.,
(Soph., 233 c ss.). Nella storia della filosofia e 167 d-168 b; 188 ss.; Crat., 429 e). Più tardi, con
della logica (da Aristotele e l’analisi formale la scuola cinica di Antistene, lo stile dialogico
del «sillogismo eristico» [El. soph., 11, 171 b adottato da Socrate nella ricerca della defini-
ss., e Top. VIII, 11, 161 a 33-34], al saggio di A. zione «universale» si sviluppa nella direzione
Schopenhauer, Die eristische Dialektik, tr. it. a di una «eristica» d’intonazione scettica e pro-
cura di F. Volpi, L’arte di ottenere ragione, Mila- trettica. Nello stesso periodo, Euclide e i se-
no 1992, fino al Traité de l’argumentation di Ch. guaci della scuola megarica, a fronte delle
Perelman e L. Olbrechts-Tyteca, Paris 1958, tr. contraddizioni che riescono abilmente a rica-
it. Torino 1966), il termine è invalso a indicare vare dalla pratica del linguaggio quotidiano,
l’attitudine di chi si dedica alla disputa per la ribadiscono la validità del principio d’identità,
disputa, e, attraverso argomentazioni ingan- nella versione datane dall’eleatismo; furono
nevoli, tende a sorprendere la buona fede al- chiamati «eristici», o «dialettici», perché nelle
trui e a imporre la propria tesi. loro argomentazioni amavano procedere per
Dal punto di vista storico, è verosimile che, domanda e risposta; e perché, facendo ricorso
nell’ultima fase della prima sofistica, alcuni a sofismi di varia figura, utilizzavano con de-
maldestri ripetitori dell’insegnamento di Pro- strezza la tecnica della reductio ad absurdum,
tagora (Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, IX, 52, applicandola anche a quei giudizi che sembra-
ricorda come egli fosse il primo «a istituire ga- vano rifarsi a esperienze certe e opinioni am-
re dialettiche [...], creando così quel genere di piamente condivise.
discorsi eristici ora tanto in voga»; H. Diels, G.F. Pagallo
Die Fragmente der Vorsokratiker, a cura di W.
Kranz, Berlin 1961-64, 80, A 1) e di Gorgia (Ari- ERKENNTNIS. – Rivista della Società per la
Erkenntnis
stotele, El. soph., 33, 183 b 36: «coloro che gua- filosofia empirica e del Circolo E. Mach, a cura
dagnavano insegnando a fare i discorsi eristici di R. Carnap e H. Reichenbach, Leipzig - Den
usavano un metodo d’insegnamento più o me- Haag 1930-38; il vol. VIII (1939-40), uscito sot-
no simile alla trattazione di Gorgia»: Diels, op. to il titolo «The Journal of Unified Science
cit., 82, B 14), abbiano trasformato la discus- (Erkenntnis)» è stato l’ultimo prima di una
sione «dialettica» genuina in controversia lunga interruzione. La rivista, con il vecchio ti-
«eristica». Platone ha ritratto nell’Eutidemo il tolo, ha ripreso le pubblicazioni con il vol. IX
3541
VOLUMIfilosofia.book Page 3542 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Erklären ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

nel 1975, sotto l’iniziativa di W. Essler e W. che possano descrivere le relazioni misurabili
Stegmüller, inizialmente sostenuti da Carnap e numerabili tra gli oggetti del mondo.
e, dopo la morte di questi nel 1970, da C.G. M. Sgarbi
Hempel. Attualmente sono editors della rivista, BIBL.: W. DILTHEY, Die Enststehung der Hermeneutik,
oltre Essler, W. Spohn e P. Suppes. 1900, tr. it. di G. Morra, in Ermeneutica e religione,
«Erkenntnis» nella sua prima serie aveva l’in- Bologna, 1970; G.H. VON WRIGHT, Explanation and
tento di raggiungere una visione unitaria stret- Understanding, New York 1971, tr.it. di G. Di Bernar-
tamente scientifica di tutti i campi della scien- do, Spiegazione e comprensione, Bologna 1977; M.
RIEDEL, Verstehen oder Erklären?, Stuttgart 1978, tr.
za e un «linguaggio unitario della scienza», al-
it. di G. Di Costanzo, Comprendere o spiegare?, Napo-
lo scopo di superare la scissione tra le scienze li 1989; K-O. APEL, Die Erklaren-Verstehen Kontrover-
naturali e dello spirito e tra le singole scienze se in transzendentalpragmatischer Sicht, Frankfurt am
e la filosofia. La nuova serie, pur riallacciando- Main 1979.
si al progetto fondativo, non ha inteso propor- ➨ GEISTESWISSENSCHAFTEN; NATURWISSENSCHAF-
re tesi ormai sottoposte a revisione critica TEN; VERSTEHEN.
all’interno dello stesso campo filosofico-anali-
tico e si è aperta alle scienze sociali e storio- ERLEBNIS (esperienza vissuta). – Il termine, le
Erlebnis
grafiche, oltre che a nuovi campi quali la filo- cui prime occorrenze risalgono al linguaggio
sofia della mente. letterario tedesco dei primi decenni del XIX
«Erkenntnis» esce dal 1986 con due volumi secolo, svolge un ruolo importante nella filo-
all’anno, ciascuno di tre fascicoli, spesso a ca- sofia e nella psicologia a partire dalla seconda
rattere monografico. Tra le collaborazioni più metà dell’Ottocento, diventando nei primi de-
rilevanti nella vecchia e nuova serie: R. Car- cenni del Novecento addirittura una parola al-
nap, D. Davidson, N. Goodman, J. Hintikka, B. la moda, grazie all’influenza della «filosofia
Juhos, F. von Kutschera, Ch.W. Morris, O. della vita» dapprima di Dilthey e poi di Nietz-
Neurath, H. Putnam, W.v.O. Quine, H. Rei- sche e Bergson, ma anche Simmel. Trovata
chenbach, M. Schlick, L.S. Stebbing. ampia applicazione in vari ambiti del pensiero
W. Henckmann – specialmente nelle riflessioni sull’esperienza
BIBL.: C.G. HEMPEL, The Old and the New «Erkennt- estetica, religiosa e sulla guerra –, già col finire
nis», in «Erkenntnis», 9 (1975), pp. 1-4; R. HEGSEL- della prima guerra mondiale fu progressiva-
MANN - G. SIEGWART, Zur Geschichte der «Erkenntnis», mente accantonato dal linguaggio filosofico in
in «Erkenntnis», 35 (1991), pp. 461-471. seguito all’imporsi della «filosofia dell’esi-
stenza». Nel linguaggio filosofico italiano si
ERKLÄREN (spiegare; to explain; expliquer;
Erklären preferisce per lo più lasciare il termine non tra-
explicar). – Erklären, secondo l'utilizzo che ne dotto o ricorrere all’espressione «esperienza
fa Dilthey, è l'operazione propria delle Natur- vissuta».
wissenschaften contrapposta al Verstehen, l’ope- Erlebnis deriva da Erleben, forma sostantivata
razione propria delle Geisteswissenschaften. ovvero nominale del verbo erleben (da Leben: la
L'Erklären è il termine adatto per designare «vita», il «vivere») che significa «vivere» qual-
quel modo di conoscere che avviene «quando cosa che accade realmente, averne un’«espe-
coscientemente e metodicamente vengono rienza» diretta, conoscere per esperienza pro-
applicati i punti di vista generali per giungere pria, immediata, e non per mezzo di altri o per
ad una completa conoscenza del singolare» vie indirette. Ma in Erlebnis risuona anche il
(W. Dilthey, Ermeneutica e religione, Bologna, participio passato del verbo, vale a dire erlebte:
1970, p. 89) . Il procedimento dell'Erklären pre- «vissuto», e quindi allude a un’esperienza che
suppone che la conoscenza si ottenga e si nella sua puntualità e singolarità, acquista
esprima attraverso 1) concetti chiari e distinti una certa «durata» (la durée di Bergson) e un
derivati dalla scomposizione e dall'analisi di significato all’interno del fluire continuo della
situazioni empiriche complesse in elementi vita stessa, costituita per lo più dal susseguirsi
semplici e 2) rapporti di causalità tra oggetti o di anonimi vissuti. Un Erlebnis si distingue da-
eventi esprimibili sotto forma di legge. Spiega- gli altri vissuti perché: 1) presuppone la scis-
re in questo senso significa mostrare i nessi sione tra mondo esterno e mondo interno; 2) è
causali mediante leggi immutabili e uniformi determinato da un evento che non ha lasciato
3542
VOLUMIfilosofia.book Page 3543 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Erlebnis


indifferenti, bensì che ha fortemente impres- cologia come «scienza fondamentale» (in
sionato, diventando indelebile; 3) forma quanto disciplina che si occupa dell’«essenza»
un’unità a sé, isolata, giacché rispetto agli altri dell’uomo). Quest’ultima, in quanto scienza,
vissuti è significativo per l’intera esistenza; 4) doveva avere un proprio «oggetto», e così l’Er-
in questa sua puntualità, richiede una certa lebnis fu inteso come il processo «psichico»
consapevolezza, necessaria per distinguerlo mediante il quale l’io diventa consapevole di
da ciò che è semplicemente vissuto in maniera qualcosa. Ma determinare il carattere di que-
immediata e inconsapevole (non è un sempli- sto processo dipendeva dall’impostazione da-
ce sentimento o una passione), ma non è nem- ta alla psicologia, che non necessariamente
meno intaccato da alcuna mediazione concet- doveva essere analoga alle scienze della natu-
tuale o razionale. Nella riflessione sull’Erlebnis ra (psicologia sperimentale o esplicativa).
non si trattava semplicemente di un vivere la Importanti furono le caratterizzazioni del
propria vita, che facilmente scade in un irrazio- «contenuto» dell’Erlebnis offerte da H. Lotze in
nale essere vissuti da essa, ma di assicurarsi più luoghi del suo Mikrokosmos (Leipzig 1856-
questa vita. Quest’ultimo aspetto costituì il 64, 3 voll.), sulle quali gravava però il paradig-
principale nodo aporetico individuato dalle ma dell’immediatezza di ciò che è dato nella
diverse posizioni filosofiche che impiegarono percezione sensibile. Pertanto non veniva an-
il concetto, in quanto risultava problematica la cora approfondito in maniera sufficiente il pe-
modalità in cui il soggetto potesse conoscere culiare «essere vissuto» dell’Erlebnis, ossia il
ciò che è da lui stesso vissuto, e in tal senso suo legame esistenziale con chi lo vive – il
Erlebnis compare anche nelle più recenti trat- quale era proprio il senso rivendicato dai ten-
tazioni del problema dell’autocoscienza. In tativi filosofici nati come critica al sistema he-
ogni singolo Erlebnis si mostra pertanto un geliano. Il concetto di Erlebnis diventa decisivo
aspetto «oggettivo», un contenuto che è per la distinzione delle scienze della natura
l’evento da me esperito, ma propriamente il dalle scienze dello spirito in generale teorizza-
suo contenuto è il «processo» stesso dell’inte- ta già in seno al neokantismo, dove fu in parti-
riorizzazione dell’evento, giacché è in tale pro- colare P. Natorp a richiamarsi all’Erleben per
cesso che un evento è appunto «vissuto» – e sviluppare dapprima una psicologia trascen-
quindi l’Erlebnis non è semplicemente qualco- dentale, che superando l’opposizione sogget-
sa di «soggettivo», di interno al soggetto, non to-oggetto, si rivolse alla loro «relazione», fa-
è cioè una mera esperienza di stati psicologici cendola coincidere con la coscienza, e defi-
soggettivi. nendo così l’Erleben come «il più originario di
Col concetto di Erlebnis si cercava un accesso tutti i concetti» o «l’elemento più concreto di
alla peculiarità della vita umana, all’individua- tutti, l’originariamente concreto» (cfr. Allge-
lità di chi vive, e l’ampia applicazione che que- meine Psychologie nach kritischer Methode, Tü-
sto concetto trovò tradizionalmente si spiega bingen 1912, pp. 32 e 38). Questa prospettiva
con le diverse interpretazioni date al suo «con- sarà ripresa anche dal tardo Natorp, che cer-
tenuto», e quindi all’accento posto ora sul suo cherà di risalire all’«origine» di tale relazione
aspetto «oggettivo» (l’evento reale che lo ha individuando nel «processo» (Prozeß, fieri) del
provocato) ovvero «soggettivo» (il contenuto pensiero la datità ultima a cui si può pervenire.
dell’esperienza interna), ora su quello più ori- Fu tuttavia W. Dilthey il primo a impiegare in
ginario che lo mostra caratterizzato da una maniera sistematica il concetto, facendolo di-
sorta di «intenzionalità». La fortuna del termi- ventare l’organon per dare una fondazione ri-
ne in ambito filosofico a partire dalla seconda gorosa alle «scienze dello spirito». Prendendo
metà dell’Ottocento va senz’altro ricondotta ai posizione nella disputa circa la determinazio-
tentativi di cogliere la vita del singolo uomo ne della psicologia come scienza fondamenta-
nella sua ricchezza e immediatezza, di contro le e rifacendosi a Lotze, egli ritiene che la
alle tendenze materialistiche (positivismo, «connessione» (Zusammenhang) della vita psi-
ateismo, naturalismo) da un lato, e razionali- chica sia a fondamento della conoscenza, e co-
stiche (illuminismo, kantismo, idealismo) sì – sulla base della distinzione tra scienze del-
dall’altro. A tale fortuna contribuì inoltre l’uso la natura e scienze dello spirito, fondata sul di-
fatto, specialmente negli ultimi decenni del- verso modo di datità dell’oggetto, ossia sul di-
l’Ottocento, nei tentativi di rivendicare la psi- verso rapporto che l’uomo ha con l’oggetto in-
3543
VOLUMIfilosofia.book Page 3544 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Erlebnis ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

dagato – nello scritto Ideen über eine beschrei- circolarità data dall’intrecciarsi di Erleben,
bende und zergliedernde Psychologie (1894) – op- Ausdruck e Verstehen è proprio ciò che dà fon-
pose alla psicologia «esplicativa», che inten- damento al comprendere stesso e quindi vali-
deva «spiegare» i fenomeni psichici formulan- dità alle scienze dello spirito: esse non si fon-
do ipotesi sul loro nesso causale in maniera dano direttamente sull’Erleben, bensì sul pro-
analoga a quanto avviene coi processi di natu- cesso di comprensione dell’espressione, mo-
ra dati nell’esperienza esterna, una psicologia strandosi pertanto come il tentativo da parte
«descrittiva e analitica» con l’intento di «inter- dell’uomo di comprendere il mondo umano
pretare» tali fenomeni in quanto si mostrano elevandosi al di sopra dell’immediatezza
all’esperienza interna come «realtà e connes- dell’Erleben e rimanendo tuttavia radicato in
sione vivente». L’Erlebnis è quell’esperienza in esso.
cui la realtà oggettiva si presenta in un deter- L’impostazione che Dilthey diede inizialmente
minato stato d’animo soggettivo, e quindi sog- alla problematica dell’Erlebnis fu influenzata
getto conoscente e oggetto conosciuto si co- senz’altro dalla lettura delle Logische Untersu-
appartengono: ogni Erlebnis esprime una pe- chungen (Halle an der Saale 1900-01) di E. Hus-
culiare «immediatezza consapevole» in quan- serl, in particolare della Quinta ricerca, dove la
to è costituito dall’unità di rappresentazione, coscienza è spiegata in termini di «intenziona-
volontà e sentimento. Fondando le scienze lità» della coscienza: essa è sempre coscienza
dello spirito sull’Erlebnis, esse risultano legate di qualcosa, è per essenza diretta a un oggetto
a un’individualità e comunque a una determi- materiale o ideale che le rimane però trascen-
nata epoca storica: considerata a partire dal- dente. La coscienza è costituita da un succe-
l’uomo nella sua interezza, non v’è mai una co- dersi di Erlebnisse, ma non ogni Erlebnis è in-
noscenza disinteressata, bensì ogni conoscen- tenzionale: nella percezione di un libro, ad
za nasce da un determinato stato d’animo, e esempio, l’oggetto percepito (il libro) mi si
quindi dalla sua struttura teleologica dell’uo- mostra sempre in maniera parziale a seconda
mo che pone fini e significati. Se alle scienze della prospettiva da cui lo guardo. E però, mal-
dello spirito spetta di trattare, sulla base grado il contenuto della percezione sia cam-
dell’Erlebnis, l’individualità (il «tipo») nella biato, ciò che intendo di volta in volta è sem-
sua interezza (Ganze) in riferimento alla totalità pre il medesimo oggetto. L’Erlebnis intenzio-
della vita spirituale, allora un contributo potrà nale, che Husserl chiama anche «atto», si di-
arrivare anche dalle oggettivazioni di quest’ulti- stingue da ogni concreto Erlebnis in quanto
ma nel mondo storico-sociale. In tal senso, ne- prescinde dall’effettivo contenuto sensibile,
gli scritti del suo periodo più tardo, approfon- ma si rivolge esclusivamente al «senso» del-
dendo la «storicità» dell’Erlebnis, Dilthey sem- l’atto (p. es. alla percezione in generale). Nel
brerà preferire a quest’ultimo l’Erleben: l’im- primo volume delle Ideen zu einer reinen Phäno-
mediato fluire della vita, che è alla base del menologie und phänomenologischen Philosophie
singolo Erlebnis. L’Erleben non è qualcosa di (Halle an der Saale 1913), Husserl farà cadere
semplicemente immanente al soggetto, giac- queste distinzioni concettuali (cfr. in Hua, vol.
ché presenta sempre un contenuto che può III, t. 1, Den Haag 1976, pp. 170 ss.), radicaliz-
avere diversi gradi di oggettivazione: costituti- zando tuttavia la struttura intenzionale della
vo dell’Erleben è l’oggettivarsi nell’«espressio- coscienza, distinguendo in ogni Erlebnis un
ne» (Ausdruck), e solo mediante quest’ultima aspetto soggettivo (noesis) e uno oggettivo (no-
(in quanto dotata di «significato») è possibile ema): l’atto di coscienza (p. es. il percepire) e
«comprenderlo». Tanto nella conoscenza di se ciò che da questo atto è intenzionato (il perce-
stessi quanto nella conoscenza degli altri – pito). Il noema non è l’oggetto attualmente
quest’ultima resa possibile da un processo presente «in carne e ossa», bensì l’«essenza»
«simpatetico» mediante un Nacherleben («rivi- (Wesen) di ciò che è di volta in volta intuito, il
vere») e un Nachbilden («riprodurre») l’Erleben polo intenzionato dai predicati e dei modi
degli altri –, il «comprendere» (Verstehen) si ri- d’essere che si danno di volta in volta nel-
volge all’espressione per risalire da essa (in l’esperienza. Ciò significa che il noema può an-
quanto «segno esteriore») all’interiorità, che non avere un corrispondente oggetto ma-
all’Erleben proprio e altrui, ossia a ciò da cui teriale attualmente presente, ovvero ad esso
trae origine la comprensione stessa. Questa può anche non corrispondere un’intuizione,
3544
VOLUMIfilosofia.book Page 3545 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Erma


giacché l’intenzionalità si costituisce propria- Il concetto ha trovato ampia eco in seguito an-
mente come «orizzonte» dei possibili predica- che allo scoppio del primo conflitto mondiale,
ti e modi d’essere che possono anche non tro- come testimoniano i tre volumi curati da E.
vare riempimento. Husserl definirà iletici gli Jäckh, Der große Krieg als Erlebnis und Erfahrung
Erlebnisse non intenzionali e tuttavia si chiede (1916) – che raccoglievano le riflessioni di im-
se la morfhv intenzionale (il noema) non si radi- portanti intellettuali tra cui F. Meinecke, M.
chi in fin dei conti nella u[lh sensoriale. Appli- Scheler e H. Hesse –, ma anche lo scritto gio-
cando il metodo fenomenologico della «ridu- vanile di E. Jünger, Der Kampf als inneres Erleb-
zione», ogni Erlebnis intenzionale è dunque nis (1922), dove la guerra era spiegata come
espressione della percezione interna che la co- un’esperienza che plasma interiormente l’uo-
scienza ha di se stessa, dove ciò che percepi- mo disincantato, sviluppando così le sue virtù
sce e ciò che è percepito formano un’unità ori- più elevate, ma facendogli anche prendere co-
ginaria e immediata che è la vita di coscienza. scienza delle sue ignote dimensioni psichiche
Quest’ultima è intesa come una «corrente di segnate dall’esperienza della possibilità di
Erlebnisse» (Erlebnisstrom), e ogni Erlebnis co- morire. Una significativa applicazione ha tro-
stituisce quell’«ora» che, determinato dalla vato il concetto di Erlebnis anche negli sviluppi
combinazione di protensioni e ritenzioni, si della psicologia di impostazione fenomenolo-
succede a un altro nell’incessante fluire tem- gica (E. Minkowski), nella pedagogia di ispira-
porale della vita di coscienza. Con la proble- zione diltheyana (M. Frischeiser-Köhler, H.
matica del «mondo-della-vita» (Lebenswelt) in- Nohl), nell’arte (O. Kokoschka) e nella teoria
trodotta dal tardo Husserl sviluppando una fe- estetica (G. Lukács, O. Becker).
nomenologia «genetica», l’intenzionalità defi- C. Badocco
nita dapprima in termini cartesiani troverà una BIBL.: E. STRAUSS, Geschehnis und Erlebnis, Berlin
decisiva radicalizzazione in relazione al pro- 1930; M. VON DER GROEBEN, Konstruktive Psychologie
und Erlebnis, Stuttgart-Berlin 1934; K. CRAMER, Er-
blema dell’intersoggettività: la struttura inten-
lebnis. Das aporetische Resultat der systematischen
zionale della coscienza non sarà più ricondot- Diskussion eines nachhegelschen Grundbegriffs und
ta esclusivamente all’individuale corrente di das Problem des Rückgang auf Hegel als Theoretiker
Erlebnisse e tuttavia quest’ultimi rimandano der Subjektivität, Stuttgart 1971; K. CRAMER, s. v. Er-
ugualmente a un soggetto, all’«io» che nella leben, Erlebnis, in J. Ritter et al. (a cura di), Histori-
sua immediatezza si mostrerà comunque co- sches Wörterbuch der Philosophie, vol. 2, Basel-Stutt-
me l’unica realtà indubitabile e necessaria su gart 1972; K. SAUERLAND, Diltheys Erlebnisbegriff, Ber-
cui fondare la fenomenologia come scienza ri- lin - New York 1972; M. SOMMER, Leben aus Erlebnis-
gorosa. sen. Dilthey und Mach, in «Phänomenologische For-
Con l’imporsi della «filosofia dell’esistenza» a schungen», 16 (1984), pp. 55-79; H.-G. GADAMER, Ge-
partire dagli anni trenta, il termine Erlebnis fu sammelte Werke, vol. 1: Wahrheit und Methode, Tü-
bingen 19906, pp. 66 ss., tr. it. Verità e metodo, a cura
progressivamente sostituito nel linguaggio fi-
di G. Vattimo, Milano 1983, pp. 86 ss.; H. SEGEBERG,
losofico tedesco da espressioni quali «esi- Kriegserlebnis und Moderne-Kritik in Ernst Jüngers
stenza» (Existenz) e «decisione» (Entschei- Frühwerk, in H. SEGEBERG (a cura di), Vom Wert der
dung). A questi sviluppi contribuirono senz’al- Arbeit. Zur literarischen Konstitution des Wertkom-
tro le critiche mosse da M. Heidegger al con- plexes «Arbeit» in der deutschen Literatur (1770-
cetto: pur impiegandolo durante i primissimi 1930), Tübingen 1991, pp. 335-378.
anni venti, per lui il concetto di Erlebnis si mo- ➨ COMPRENDERE; COMPRENSIONE; COSCIENZA; EI-
strerà non solo gravato dal teoreticistico dua- DOS; ESPERIENZA; NOEMA; NOESI; RIDUZIONE; SPI-
lismo cartesiano di res cogitas/res extensa, ma RITO, SCIENZE DELLO; VITA, FILOSOFIA DELLA.
anche inadatto a esprimere il peculiare riper-
cuotersi del contenuto dell’esperienza che si ERMA. – Considerato generalmente autore
Erma
ha della vita effettiva sull’esistenza stessa. La del Pastore (Il Pastore d’Erma), non è però certo
posizione di Heidegger è stata radicalizzata che Erma sia veramente esistito. È controversa
dall’ermeneutica filosofica di H.-G. Gadamer, la questione sull’attendibilità dei dati auto-
che per primo offrì una ricostruzione del termi- biografici riportati nel Pastore, ma almeno al-
ne in connessione con la sua critica all’impo- cuni dati non vanno senz’altro assunti come
stazione moderna dell’estetica. fittizi.
3545
VOLUMIfilosofia.book Page 3546 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ermanno di Carinzia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Il Pastore non è opera omogenea; ivi si distin- Zaelis Fatidica (De revolutionibus) dell’ebreo
guono tre scritti: Visioni; IX Parabola; Precetti e Saul ben Birshr; Alchorismus; Maius introducto-
Parabole I-VIII e X, che differiscono per dottri- rium di Albumasar (Abu Ma’shar); due trattati
na, terminologia e contesto storico. Sono tra contro i maomettani e, con Roberto di Ketene,
loro legati da passaggi che tradiscono discon- il Corano e soprattutto il Planisfero di Tolomeo,
tinuità e sovrapposizioni. Le Visioni sono un compiuto a Tolosa il 1 giugno 1143 e dedicato
appello alla penitenza, lanciato a nome della al suo maestro Teodorico di Chartres. Compo-
chiesa. Questo è anche il tema centrale del Pa- se anche un’opera originale, il De essentiis
store: la possibilità della penitenza per i pecca- (1143), che, ispirata alla Scuola di Chartres,
ti compiuti dopo il battesimo, affermata con- manifesta conoscenza della filosofia araba ed
tro i rigoristi e contro la pratica corrente al- aristotelica (ed. critica a cura di C. Burnett,
l’epoca per cui la penitenza era valida solo una Studien und Texte zur Geistesgeschichte des Mit-
volta. Nelle Visioni però rimane nell’ombra la telalters, vol. XV, Leiden-Köln 1982).
figura del figlio di Dio: a ciò provvede la IX Pa- A. Tognolo
rabola, riprendendo l’allegoria della torre BIBL.: J.B. ALLEN, Hermann the German’s Averroistic
esposta nella III Visione. La dottrina intorno al Aristotle and Medieval Poetic Theory, in «Mosaic», 9
figlio di Dio, esposta nella IX Parabola, viene (1976), pp. 67-81; M.L. COLKER, A Newly Discovered
però ancora modificata dal terzo gruppo di Manuscript of Hermann of Carinthia’s «De essentiis»,
scritti, il cui autore si dichiara tuttavia discepo- in «Revue d’Histoire des Textes», 16 (1986), pp.
lo del Pastore. Vi si distinguono qui due figli di 213-218; C. BURNETT, Hermann of Carinthia, in P.
Dio, quello preesistente che è lo Spirito, e il fi- DRONKE (a cura di), A History of Twelfth-Century We-
stern Philosophy, Cambridge 1988, pp. 386-404; F.
glio adottivo, che ha meritato l’adozione divina.
ŠANJEC, Herman le Dalmate et la connaissance de
È difficile assegnare una data esatta a ciascu- l’islam dans l’occident médiéval, in «Revue d’Histoire
na parte del Pastore. L’indicazione contenuta Ecclésiastique», 88 (1993), pp. 492-501; Z. DADIC,
nel Frammento Muratoriano, linee 73-77, per la The Natural Philosophy Views of Hermann the Dalma-
quale il Pastore propriamente detto, ossia la IX tian, in «Prilozi za istrazivanje hrvatske filozofske
Parabola, avrebbe avuto come autore il fratello baštine», 39-40 (1994), pp. 23-35; S. PAUSEK BAZDAR,
di papa Pio I (ca. 140-155) non è attendibile. In The Natural Philosophy Views of Hermann the Dalma-
ogni caso, non si sbaglia attribuendo l’insieme tian on the Harmony of Planets and the Nature of Mat-
dell’opera ai primi due terzi del II secolo d. C. ter, in «Prilozi za istrazivanje hrvatske filozofske
S. Giet - P. Valenza baštine», 39-40 (1994), pp. 47-54; J. SUMRADA, Quel-
BIBL: R. JOLY (a cura di), Hermas, le Pasteur, Paris ches recherches récentes en Slovénie sur Herman de Ca-
1958 (introduzione, testo critico, traduzione e no- rinthia, in AA.VV, Le temps de Fulbert: enseigner le
te); A. VEZZONI (a cura di), Il pastore di Erma. Versione Moyen âge à partir d’un monument, la cathédrale de
palatina, Firenze 1994. Chartres, «Actes de l’Université d’été du 8 au 10 juil-
Su Erma: M. DIBELIUS, Der Hirt des Hermas, Tübingen let 1996», Chartres 1996, pp. 115-119.
1923; M. WHITTAKER, Der Hirt des Hermas, Berlin
1956; E. PETERSON, Frühkirche, Judentum und Gnosis, ERMANNO IL TEDESCO. – Celebre tradut-
Ermanno il Tedesco
Roma-Freiburg-Wien 1959; S. GIET, Hermas et les Pa- tore del XIII secolo, oriundo tedesco, fissatosi
steurs, Paris 1963; L. PERNVEDEN, The Concept of the nella Spagna, dove fu vescovo di Astorga dal
Church in the Sheperd of Hermas, Lund 1966; A. HIL- 1266 al 1272, anno in cui morì.
HORST, Sémitismes et latinismes dans le Pasteur Si formò alla famosa scuola dei traduttori di
d’Hermas, Nijmegen 1976; M. LENTZSCH, Die Wahr- Toledo, che esercitò grande influsso sulla cul-
nehmung sozialer Wirklichkeit im «Hirten des Her- tura filosofica e scientifica occidentale nel Me-
mas», Göttingen 1989; N. BROX, Der Hirt des Hermas, dioevo. Con la sua opera contribuì all’introdu-
Göttingen 1991. zione nell’occidente latino di Averroè, tradu-
cendone dall’arabo il Commentario medio
ERMANNO
Ermanno di Carinzia DI CARINZIA (detto anche Er- all’Etica a Nicomaco (1241), e quello alla Poetica
manno Secondo o il Dalmata). – Scolastico della (1256). Rese accessibile anche la Retorica
Scuola di Chartres, vissuto verso la metà del (1256 ca.), accompagnata da parti del com-
XII secolo. mento di Averroè e da brani tratti da Avicenna
Ebbe il merito d’aver fatto conoscere la cultura e al-Farabi, nonché un compendio arabo del-
araba mediante le sue traduzioni in latino; pri- l’Etica a Nicomaco, noto con il nome di Summa
ma del 1138 si trasferì in Spagna e tradusse: Alexandrinorum (1243-44), cui attinsero poi
3546
VOLUMIfilosofia.book Page 3547 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ermeneutica


Brunetto Latini e Ruggero Bacone. Compose po, la loro reciprocità e polarità, la dimostra-
inoltre un originale trattato di retorica. zione della continuità nel passaggio di un’uni-
G. Bonafede - G. Feltrin tà artistica viva da forma a forma sono il cam-
BIBL.: G.H. LUCQUET, Hermann l’Allemand, in «Revue po in cui può essere ricercata l’originalità let-
de l’Histoire des religions», 44 (1901), pp. 407-422; teraria (Das Gesetz in der Literaturwissenschaft,
W.F. BOGGES, Hermannus Alemannus’ Rethorical in «Philosophie der Literaturwissenschaften»,
Translations, in «Viator», 2 (1971), pp. 227-250; B.G. Berlin 1930).
DOD, Aristoteles latinus, in N. KRETZMANN - A. KENNY - W. Schleicher
J. PINBORG (a cura di), The Cambridge History of Later BIBL.: Das dichterische Kunstwerk, Leipzig 19393; Rich-
Medieval Philosophy, Cambridge 1982, pp. 45-79. te des Lebens; Jahre des Wirkens, Frauenfeld-Leipzig
1943-45; Gottfried Keller. Eine Biographie, Zürich
ERMARCO
Ermarco di Mitilene (”Ermarco") DI MITILENE. – 1990.
Forma con Epicuro, Metrodoro e Polieno il Su Ermatinger: W. MUSCHG - R. HUNZIKER (a cura di),
gruppo detto dei maestri del Giardino. Epicuro Dichtung und Forschung, Festschrift für E. Ermatin-
gli confidò la direzione del Giardino. Diogene ger, Frauenfeld-Leipzig 1933, pp. 201-297; W. PAUL-
Laerzio (Vite dei Filosofi, X, 25) ricorda di lui vari SEN, recensione a Richte des Lebens, in «Monatshef-
scritti, tra cui quelli indirizzati contro Empedo- te», (1947), pp. 413-415; J.H. SCHOLTE, in «Erasmus»,
cle, Platone e Aristotele. Per i frammenti, cfr. F. (1947), pp. 87-90; T.C. VAN STOCKOM, in «Neophilolo-
Longo Auricchio, Ermarco. Frammenti, Napoli gus», (1948), pp. 91-92; M. ENZYKLO, in Padisches
1988. Lexikon, Germany 1980.
Conosciamo ancora due sentenze (frr. 23-24),
qualche lettera (frr. 40-42) e alcune testimo- ERMENEUTICA (dal gr. eJrmeneuvw, «inter-
Ermeneutica
nianze su soggetti etici (frr. 43-48). preto, spiego» - hermeneutics; Hermeneutik; her-
Poco si sa della sua speculazione filosofica. In méneutique; herméneutica). – L’ermeneutica è la
un frammento del Contro Empedocle (fr. 34), Er- disciplina che si occupa dell’interpretazione
marco discute dell’origine del diritto nella so- dei testi e in generale del problema della com-
cietà primitiva. In altri, affronta questioni teo- prensione. L’evoluzione storica del suo campo
logiche (frr. 27, 29-32), tratta dei daivmone" (fr. problematico ne ha segnato il passaggio da di-
50) e dei teravmata (fr. 51) di Empedocle e del- sciplina metodica, strettamente imparentata
la trasmigrazione delle anime (fr. 52). Filode- con la filologia, a disciplina filosofica, la quale
mo conserva una lettera di Ermarco contro il nasce sostanzialmente in epoca post-kantia-
megarico Alessino (frr. 35-36, cfr. 37-39). Si tra- na, a partire da F.D.E. Schleiermacher e poi
mandano testimonianze sul pensiero di Er- con W. Dilthey, come riflessione sulle condi-
marco relativo all’ira (fr. 43), l’adulazione (fr. zioni di possibilità della comprensione, e ac-
44), l’amicizia (fr. 45) e la necessità di una vita quisisce una inflessione ontologica con la filo-
frugale (fr. 47). L’attribuzione a Ermarco delle sofia di M. Heidegger. Questa evoluzione sto-
Massime Capitali 31-40 è priva di fondamento. rica è parallela al processo di progressiva uni-
T. Dorandi versalizzazione del compito dell’ermeneutica,
BIBL.: T. DORANDI, s. v., in H. CANCIK - H. SCHNEIDER (a il cui ambito è inizialmente limitato all’esegesi
cura di), Der Neue Pauly: Enzyklopädie der Antike, dei testi scritti, e in particolare del testo sacro,
vol. V, Stuttgart 1998, coll. 419-420. la Bibbia, ma che poi si estende fino a riguar-
dare ogni fenomeno di comprensione (dal dia-
ERMATINGER, EMIL. – Storico svizzero del-
Ermatinger logo interpersonale alla comprensione dei fat-
la letteratura, n. a Sciaffusa il 21 magg. 1873, ti sociali e delle produzioni storiche).
m. a Zurigo il 17 sett. 1953. SOMMARIO: I. Dall’antichità greca al Medioevo. -
Dottore in filosofia, professore di storia della II. La Riforma e la scoperta dell’individuo. - III.
letteratura a Zurigo. Con la pubblicazione di Il soggetto dell’interpretazione. - IV. L’erme-
una Philosophie der Literaturwissenschaft (Berlin neutica nelle scienze umane. - V. L’ermeneuti-
1930) Ermatinger si inserisce nella discussio- ca post-heideggeriana.
ne sui rapporti fra scienza della cultura e I. DALL’ANTICHITÀ GRECA AL MEDIOEVO. – Il termine
scienza della natura. Anche le individualità let- «ermeneutica» deriva – come s’è detto – dal
terarie, opera, personalità, ambiente sono, se- greco eJrmeneuvw, eJrmeneiva ovvero «espressio-
condo Ermatinger, determinate da leggi. La ne, traduzione, interpretazione, spiegazione,
determinazione dei rapporti fra individuo e ti- dichiarazione». La sua occorrenza nel titolo di
3547
VOLUMIfilosofia.book Page 3548 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ermeneutica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

una delle più importanti opere aristoteliche, il di rendere nuovamente attuali i testi dell’epo-
Peri; eJrmeneiva" (sebbene poi nel corso del te- ca classica di cui ormai si sentiva in qualche
sto stesso non compaia praticamente più) ne modo la distanza o l’estraneità, sia da un pun-
delimita in qualche modo l’ambito di applica- to di vista linguistico sia da un punto di vista
zione: il Peri; eJrmeneiva" è un trattato che ri- culturale. Questo compito di attualizzazione è
guarda il discorso apofantico, ovvero l’unità sorretto da una vasta fioritura di studi filologi-
linguistica minima suscettibile di essere vera ci e letterari, che vedono coinvolte soprattutto
o falsa. Più sfumato e meno tecnico appare in- le scuole di Alessandria e di Pergamo. La scuo-
vece l’uso di questo termine in Platone. Nel la di Alessandria, nota per due grandi istituzio-
Cratilo viene istituita una parentela, da alcuni ni come il Museo e la Biblioteca, in cui venne
ritenuta plausibile per quanto non del tutto raccolto il patrimonio letterario greco, si di-
confermata, e comunque utile per comprende- stingue per la sua attenzione agli aspetti lin-
re la posizione platonica nei confronti dell’eJr- guistici e filologici, che indirizzano il lavoro in-
meneiva, tra l’ejrmeneuvein e il nome del dio JEr- terpretativo verso l’analisi dei testi allo scopo
mh''" : Hermes sarebbe infatti chiamato così di delucidarne il senso letterale: le difficoltà di
perché è eJrmeneuv", «interprete e messaggero e comprensione di un testo dipendono dal con-
ladro e ingannatore nei discorsi e commer- frontarsi con una lingua arcaica che si tratta di
ciante; tutta questa attività riguarda il potere rendere nuovamente intelligibile, attraverso
del discorso» (Crat., 408 a). L’ejrmeneuv" è colui un lavoro di interpretazione che è per lo più vi-
che esplicita dei messaggi reconditi, che rende cino alla traduzione. Al contrario, la scuola di
intelligibile ciò che è oscuro, che mette in co- Pergamo inaugura quello che sarà uno dei me-
municazione sensibile e sovrasensibile, ma todi destinati ad avere maggiore fortuna nella
che nel far questo si serve anche in maniera successiva storia dell’ermeneutica, ovvero il
impropria del potere delle parole e quindi in- metodo dell’interpretazione allegorica: le diffi-
ganna. Si spiega così l’aspetto svalutativo che coltà nella comprensione dei testi dell’antichi-
Platone annette all’eJrmeneiva, vicina alla poe- tà (in primo luogo i poemi omerici) non sono
sia, alla mantica, alla divinazione, se non alla solo di ordine linguistico ma anche semantico,
mistificazione (Io., 535 a; Pol., 260 d). concernono cioè il loro significato, che non ri-
Se dunque appare chiaro che l’eJrmeneiva ri- sulta più immediatamente trasparente a un
guarda i discorsi, e quindi il linguaggio, meno mondo ormai profondamente mutato per sen-
univoca è la caratterizzazione del suo compito sibilità e cultura. Il metodo allegorico consiste
che, nel caso di Aristotele, è più simile a quel- nel cercare significati nascosti sotto il signifi-
lo di una «grammatica logica» (come ha osser- cato letterale, allo scopo di rendere compati-
vato H.-G. Gadamer), mentre nel caso di Plato- bili i racconti mitici con la nuova sensibilità
ne risente della sua generale diffidenza nei etica, fortemente influenzata dallo stoicismo.
confronti del linguaggio. Nel concetto greco di Se quindi il metodo filologico della scuola di
eJ r meneiv a possiamo comunque rintracciare Alessandria tendeva a risolvere i problemi di
due momenti che si ritrovano, con maggiore o opacità interpretativa sul piano esclusivamen-
minore prevalenza, nella storia successiva, e te linguistico, quello analogico della scuola di
nei quali è possibile intravedere il senso della Pergamo adotta una strategia semantica, volta
differenza che separa l’ermeneutica pre-hei- a esplicitare un secondo significato, non evi-
deggeriana da quella heideggeriana: da una dente ma più vero di quello letterale.
parte il momento «metodico-riproduttivo», La distinzione significato letterale/significato
per cui interpretare è il tentativo di rendere allegorico è centrale nelle prime esegesi del
comprensibile qualcosa di già dato che è a pri- testo biblico: ma se inizialmente l’interpreta-
ma vista oscuro, e dall’altro quello «espressi- zione allegorica si limita a quei luoghi, come il
vo-produttivo», per cui l’interpretazione è la Cantico dei Cantici, il cui senso letterale sem-
formazione stessa di significati, la loro esplici- brava confliggere con i contenuti morali della
tazione e comunicazione. nuova fede, Filone di Alessandria (30 a. C. - 40
Una riflessione più sistematica sull’interpreta- d. C.) ne fa un uso praticamente generale, af-
zione si ha a partire dall’età ellenistica, cioè fermando che ogni passo delle Scritture è su-
nell’epoca che va dalla morte di Alessandro scettibile di una doppia interpretazione, una
Magno alla battaglia di Azio (323 - 31 a. C.). Ta- più immediata e letterale, l’altra più nascosta
le riflessione si fa strada in seguito all’esigenza e allegorica. Mentre la prima è accessibile a
3548
VOLUMIfilosofia.book Page 3549 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ermeneutica


tutti, la seconda, più importante, è accessibile speranza e della carità. Di particolare impor-
solo a coloro che sono davvero interessati alle tanza è però la carità: il testo è compreso cor-
realtà dello spirito. Lo schema interpretativo rettamente a condizione che l’esegeta sia cari-
bipartito di Filone si complica con Origene (IV tativamente disposto nei suoi confronti e se il
secolo a. C.), che distingue un senso materiale suo effetto è quello di confermare e incremen-
(letterale), un senso psichico (morale) e un tare l’amore per Dio (De doctrina Christiana). Si
senso pneumatico (spirituale), secondo lo tratta qui chiaramente di un principio non me-
schema tradizionale della tripartizione del- todico ma esistenziale (il che spiega la valuta-
l’uomo in corpo, anima e spirito. Questi tre zione di Heidegger prima citata), tramite il
gradi di comprensione del testo sacro sono quale Agostino cerca di limitare il proliferare
anche gradi dell’evoluzione spirituale del fe- delle interpretazioni figurali (necessarie solo
dele: il senso letterale è accessibile a tutti, laddove il senso letterale sia palesemente
quello psichico a chi è già sulla via della fede, oscuro), e che si presenta come una prima for-
quello spirituale si manifesta solo ai perfetti. mulazione di quel principio di benevolenza in-
La distinzione tra senso letterale e senso alle- terpretativa che nella moderna filosofia del
gorico si applica anche al rapporto tra Vecchio linguaggio va appunto sotto il nome di «prin-
e Nuovo Testamento: gli eventi raccontati nel cipio di carità».
Vecchio Testamento trovano corrispondenza II. LA RIFORMA E LA SCOPERTA DELL’INDIVIDUO. –
in quelli del Nuovo Testamento, di cui sono L’età moderna è caratterizzata da un generale
un’anticipazione secondo il modello promes- ridimensionamento dell’interpretazione figu-
sa/adempimento, segno/significato, provviso- rale, favorito dalla ripresa degli studi filologici
rio/definitivo (schema tipologico). Intorno al nell’umanesimo. Ma è con la Riforma prote-
XIII secolo questa schematizzazione dei signi- stante – che non a caso presenta vari elementi
ficati della Scrittura trova un’efficace sintesi di continuità con la tradizione agostiniana –
nel distico littera gesta docet, quid credas allego- che si registra una nuova consapevolezza teo-
ria, moralis quid agas, quo tendas anagogia, at- rica nel campo dell’esegesi biblica, al punto
tribuito a Nicola di Lira, in cui vengono ormai che W. Dilthey vi ha individuato la nascita del-
distinti un senso letterale (riferito alla narra- l’ermeneutica come scienza. Il principio lute-
zione storica), allegorico (riferito ai contenuti rano sola scriptura afferma l’immediata intelli-
di fede), morale (riguardante l’insegnamento gibilità delle Scritture senza bisogno di alcuna
etico) e anagogico (riferito al fine ultimo cui mediazione esterna. La Scrittura è sufficiente a
tendere). se stessa: ciò rende superflua ogni interpreta-
In ambito cristiano la «prima ermeneutica in zione che per la sua validità si appelli a un ma-
grande stile», secondo le parole di Heidegger, gistero esterno o alla tradizione. In tal modo
che da essa ha tratto ispirazione, è però quella M. Lutero (1483-1546) tende a sottrarre alla
di Agostino (354-430). Le riflessioni di Agosti- chiesa il monopolio esegetico e a porre al cen-
no sul rapporto tra lettera e significato inaugu- tro dell’atto interpretativo il singolo individuo.
rano un modello che infrange gli schemi pre- La dottrina ermeneutica luterana si fonda
cedenti di tipo convenzionalistico o naturali- quindi su questi due presupposti correlativi: la
stico e si configura invece come la trasposizio- perfezione e immanenza a sé del testo sacro e
ne a questo problema linguistico dello sche- la sufficienza dell’interprete per la sua com-
ma teologico dell’incarnazione e più in gene- prensione. In forza di questa concezione pro-
rale trinitario: la produzione della parola con- fondamente democratica del rapporto con il
creta o «verbo esteriore» è paragonabile all’in- testo sacro, come è stato notato (K.O. Apel), la
carnazione del Figlio di Dio, è il «farsi carne» Riforma protestante ne ha favorito la traduzio-
della Parola. Comprendere è comprendere il ne nelle nuove lingue volgari e ha incentivato
«verbo interiore» che è manifestato ma pur l’alfabetizzazione, allo scopo di garantirne la
sempre distinto dal verbo esteriore. La corret- maggiore accessibilità possibile. Quelli che in
ta comprensione del testo sacro deve essere Lutero si presentano per lo più come principi
perciò guidata dallo stesso atteggiamento che impliciti della sua prassi esegetica trovano
si ha nei confronti del Cristo, che per fede è ri- una sistematizzazione esplicita in Flacio Illiri-
conosciuto Figlio di Dio: essa cioè non può co (1520-75): nel suo Clavis Scripturae Sacrae, o
prescindere dalla corretta disposizione Clavis aurea del 1567, è possibile ritrovare la
dell’esegeta, ispirata alle virtù della fede, della formulazione di un principio che, benché già
3549
VOLUMIfilosofia.book Page 3550 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ermeneutica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

noto alla retorica classica, è destinato a gran- sione alternativa, che si presenta come un pri-
de fortuna, quello del «circolo ermeneutico». mo tentativo di «ermeneutica generale», cui
Esso discende direttamente dall’idea dell’im- ha dato impulso l’interesse sempre più diffuso
manenza della Scrittura, della sua intelligibili- per i problemi linguistici, dovuto da una parte
tà autosufficiente, la quale implica che la al frantumarsi dell’unità linguistica in Europa
Scrittura sia dotata di una rete di relazioni di e dall’altra all’incontro con altre civiltà. Segno
interdipendenza tra le sue varie parti, che per- di questo ampliamento della problematica er-
ciò si illuminano a vicenda, che la rende simile meneutica è il farsi strada della metafora del
a un organismo, ovvero a un sistema nel quale mondo come testo da leggere, da cui non è
la parte è in funzione del tutto e il tutto è in esente neanche la nascente scienza sperimen-
funzione della parte. Il circolo ermeneutico tale: in tal senso F. Bacone parla di interpretatio
consiste perciò nel concepire la comprensione naturae e Galileo, distinguendo il «Libro della
come un atto circolare, in cui il tutto è com- Natura» dal «Libro Sacro» in cui sono conte-
prensibile a partire dalle parti e le parti a par- nute le verità rivelate, parla nel secondo caso
tire dal tutto: ogni comprensione muove da dell’esigenza di conoscere la lingua in cui è
un’anticipazione del senso totale che illumina scritto al fine di comprenderlo correttamente.
le comprensioni parziali, le quali a loro volta In questo movimento si collocano personaggi
correggono e integrano la comprensione totale. come J.K. Dannhauer (1603-66), cui si deve
Contro il principio luterano dell’autosufficien- l’introduzione del termine hermeneutica, J.M.
za della Scrittura, che ritengono scientifica- Chladenius (1710-59) e G.F. Meier (1718-77).
mente insostenibile, gli autori della Controri- Chladenius, nella sua Introduzione all’interpre-
forma (Bellarmino, Simon) ribadiscono la ne- tazione corretta di discorsi e scritti razionali (Ein-
cessità di un richiamo alla tradizione per la leitung zur richtigen Auslegung vernünftiger Re-
sua intelligibilità, richiamo che non può esse- den und Schriften, Leipzig 1742), afferma il ca-
re evitato, nella prassi concreta, neanche dai rattere prospettico del comprendere: ogni de-
suoi più strenui sostenitori come Lutero e Fla- scrizione di un evento storico avviene da un
cio Illirico. Un tentativo di razionalizzazione particolare «punto di vista», è cioè condiziona-
dell’ermeneutica teologica, corrispondente al ta dalla situazione emotiva, spaziale e tempo-
generale clima razionalistico della modernità, rale del nostro corpo e della nostra persona, in
è quello di B. Spinoza (1632-77), secondo il base alla quale un oggetto ci si dà in un certo
quale nei confronti del testo sacro bisogna modo e non altrimenti. L’«oggettività» dell’in-
usare gli stessi procedimenti che si usano nei terpretazione si misura dalla sua capacità di
confronti della comprensione della natura. tener conto di questa modalità prospettica (si
Nel VII libro del Tractatus theologico-politicus può notare la derivazione di questa concezio-
(Amsterdam 1670) Spinoza afferma che unica ne dalla dottrina leibniziana delle monadi).
guida in tale comprensione è il lume naturale: Molto vicina a una «semiotica generale» è in-
la ragione non è certo sufficiente a far com- vece la teoria di Meier, esposta nel Saggio di
prendere tutti i luoghi della Bibbia, la cui un’arte universale dell’interpretazione (Versuch ei-
oscurità però non dipende da un contenuto ner allgemeinen Auslegungskunst, Halle im Mag-
dottrinario ad essa inaccessibile, quanto piut- deburgischen 1757). Per Meier l’arte interpre-
tosto dalla scarsità di conoscenze che abbia- tativa è la scienza che ci consente di ricono-
mo riguardo al contesto, alla lingua, alla rece- scere un significato a partire da un segno: essa
zione del testo, in generale alla sua storia. Nel- non si limita ai segni linguistici ma si estende
la maggior parte dei casi queste oscurità pos- anche ai segni naturali, poiché ogni cosa può
sono essere superate per mezzo di una siste- essere intesa come segno di qualcos’altro. Dio
matica indagine storica o con il ricorso al me- è l’autore dei segni naturali, l’uomo dei segni
todo dei «luoghi paralleli», cioè con il confron- culturali o arbitrari. A far da argine a questo
to di passi simili al fine di trarne un reciproco pansemiotismo è il principio dell’«equità er-
chiarimento, e in ogni caso nel suo contenuto meneutica», il quale impone di considerare
fondamentale, che è di carattere etico, il testo veri quei significati che massimizzano il conte-
sacro è pienamente intelligibile da chiunque. nuto di bontà, fecondità, chiarezza, certezza di
Accanto all’hermeneutica sacra, confinata al- un dato testo, almeno fino a prova contraria.
l’ambito teologico, il XVII e il XVIII secolo ve- Con la sua ermeneutica universale Meier ha
dono comunque affermarsi una linea di rifles- anticipato contenuti e temi dell’ermeneutica
3550
VOLUMIfilosofia.book Page 3551 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ermeneutica


contemporanea: l’idea che ogni relazione al dell’opera, il quale ha per l’autore sempre an-
mondo ha per l’uomo una dimensione origina- che un momento di inconsapevolezza, che in-
riamente semiotica è ad esempio rinvenibile vece è accessibile all’interprete: si spiega così
in Heidegger, mentre il principio di equità er- la massima schleiermacheriana secondo cui
meneutica può essere considerato un antesi- interpretare significa comprendere un autore
gnano del principio gadameriano di perfezione. meglio di quanto lui stesso si sia compreso.
In epoca romantica, la novità più importante Poiché però l’individuo è in sé ineffabile, la
nell’ambito delle teorie ermeneutiche (che del sua comprensione non può che avvenire attra-
resto è riflesso di un clima culturale più gene- verso un atto intuitivo, una sorta di trasposi-
rale) è la centralità dell’individuo nel processo zione empatica che è possibile solo grazie a
interpretativo. Questa novità è preparata una congenialità tra l’autore e l’interprete: è
dall’accento posto in ambito protestante sul questo l’aspetto più psicologistico e romanti-
coinvolgimento personale nel rapporto con il co dell’ermeneutica schleiermacheriana, su
testo sacro (di cui l’ermeneutica degli affetti di cui si è spesso, in maniera troppo unilaterale,
J.J. Rambach, volta a sottolineare l’importanza posto l’accento, soprattutto da parte di W. Dil-
delle emozioni da cui l’autore è animato per la they, che però, all’epoca in cui scrisse la sua
comprensione di un testo, è un tipico esem- Vita di Schleiermacher, non aveva avuto modo
pio), nonché dall’importanza conferita al sog- di consultare compiutamente i testi schleier-
getto individuale nella creazione artistica che macheriani. Ma l’aspetto più significativo
caratterizza l’estetica del genio. Poiché ogni dell’ermeneutica di Schleiermacher è l’esten-
opera d’arte si configura come una mediazione sione che egli opera del campo d’indagine
di finito e infinito (Schelling), anche il testo da dell’ermeneutica dal testo scritto al rapporto
interpretare costituisce l’attualizzazione di un interpersonale: anzi, il rapporto dialogico fini-
elemento potenzialmente infinito (la lingua) sce con il costituire il modello in base al quale
in un particolare individuo e in una particolare si costituisce ogni rapporto ermeneutico. In
opera: il lavoro interpretativo deve quindi te- quanto «arte di evitare il fraintendimento»,
ner conto di questo doppio movimento dal fi- l’ermeneutica riguarda tutti i fenomeni di
nito all’infinito e viceversa. Questo tema è par- comprensione, siano essi scritti od orali.
ticolarmente evidente in quello che è conside- L’estraneità del testo è così paragonabile al-
rato il padre dell’ermeneutica moderna, F.D.E. l’estraneità del «tu», proprio perché il testo ri-
Schleiermacher (1768-1834). Per Schleierma- manda costitutivamente a un «tu» di cui è
cher il compito dell’interprete è quello di com- espressione. Il problema della comprensione
prendere il discorso allo stesso tempo come incontra qui per la prima volta, in linea con la
un elemento emergente dalla lingua e come svolta soggettivistica della filosofia cartesiana
un fatto in chi pensa: interpretazione gramma- e kantiana, un soggetto al quale si annoda la
ticale e interpretazione psicologica (o tecnica) possibilità stessa della comprensione.
si integrano e si richiamano vicendevolmente, III. IL SOGGETTO DELL’INTERPRETAZIONE. – Sulla na-
proprio perché l’unico presupposto dell’inter- tura di questa soggettività si interroga la suc-
pretazione è il linguaggio, il quale, secondo la cessiva storia dell’ermeneutica, seguendo un
fortunata definizione di W. v. Humboldt, è percorso che, da Dilthey a Gadamer, attraverso
energia dotata di potere formativo che si at- Heidegger, tende sempre più verso un supera-
tualizza in formazioni concrete e particolari. mento del «soggettivismo» che ha improntato
Ogni testo e ogni discorso devono perciò esse- gran parte della filosofia moderna. Dilthey
re collocati sullo sfondo della lingua dello (1833-1911), che si muove esplicitamente en-
scrittore o del parlante e del suo vissuto indi- tro un orizzonte kantiano, nella sua Introduzio-
viduale. La circolarità dell’interpretazione è ne alle scienze dello spirito (Einleitung in die Geis-
per Schleiermacher un movimento a spirale, teswissenschaften, Leipzig 1883) conduce una
mai definitivamente chiuso ma sempre provvi- critica serrata proprio al modo in cui Kant (e
sorio, di progressivo ampliamento, che collo- insieme a lui Locke e Hume) aveva concepito
ca il dato individuale rispetto al tutto della lin- il soggetto, nelle cui vene «non scorre san-
gua e della vita dell’autore e da questo tutto ri- gue». Lo sfondo culturale entro cui si colloca
ceve lume per la sua comprensione. Esso si la riflessione diltheyana è quello del positivi-
configura altresì come un processo «ricostrut- smo e della crescente contrapposizione tra
tivo», che ripercorre il movimento genetico scienze della natura (che hanno come metodo
3551
VOLUMIfilosofia.book Page 3552 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ermeneutica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

esplicativo la spiegazione causale) e scienze La linea di sviluppo ormai assunta dalla storia
dello spirito (che invece tendono alla com- dell’ermeneutica porta sempre più in secondo
prensione del caso singolo nella sua storicità), piano le questioni strettamente metodologi-
che animò il dibattito di fine Ottocento, e a cui che per interrogarsi sulle condizioni di possi-
parteciparono autori come W. Windelband e bilità della comprensione: contrariamente a
H. Rickert. Se da una parte Dilthey cerca posi- quello che si è spesso sostenuto, questa abdi-
tivamente di fondare, sul piano epistemologi- cazione dalla dimensione metodica non ne è
co, le scienze dello spirito, individuando per una negazione, ma un approfondimento in
esse un oggetto (la realtà storica) e un metodo chiave trascendentale, che corrisponde alla
(la comprensione) appropriati, dall’altra il ri- domanda con cui Kant si chiedeva: quali sono
corso che egli fa al concetto di vita in questa le condizioni di possibilità che giustificano il
fondazione si presenta implicitamente come metodo sperimentale della scienza della natu-
un tentativo di superamento della loro con- ra? Con M. Heidegger (1889-1976) l’ermeneuti-
trapposizione alle scienze della natura (su ca giunge a porsi una domanda analoga: quali
questa linea si muoverà l’ermeneutica succes- sono le condizioni che giustificano il carattere
siva a partire da Heidegger, come risposta al circolare e storico della comprensione? L’ope-
duplice compito di fondare razionalmente la ra maggiore di Heidegger, Essere e tempo (Sein
conoscenza storica e allo stesso tempo di rico- und Zeit, Halle 1927), non è esplicitamente un
noscere il carattere storico della ragione): la trattato di ermeneutica, ma è l’opera che ad
vita ha infatti un carattere olistico, poiché non essa ha impresso una svolta ontologica: muo-
è mera teoresi ma anche volizione e desiderio. vendo dalla domanda sul senso dell’essere,
Ma proprio la centralità che acquista il concet- Heidegger è portato a indagare le condizioni di
to di vita in questa comprensione della realtà possibilità del senso, e cioè della sua com-
umana porta Dilthey, fortemente influenzato prensione, identificate con l’esistenza stessa
da Schleiermacher, a individuare inizialmente dell’uomo («Esserci»). Tale esistenza è im-
nella psicologia l’organon di tali scienze. La mancabilmente storica, e quindi la compren-
comprensione è rivolta all’individualità, e la sione, che è la modalità fondamentale dell’Es-
sua condizione di possibilità è in quella sorta serci, quella che gli consente l’apertura di un
di empatia che porta a «rivivere» il vissuto (Er- mondo di significati (all’interno del quale sol-
lebnis) di una vita estranea. Questa deriva psi- tanto sono possibili la conoscenza e il com-
cologistica viene ridimensionata nel momento portamento morale), è essa stessa storica-
in cui l’oggetto da comprendere non è più l’in- mente determinata. Se il rapporto con il dato
dividualità di un tu ma le produzioni oggettive storico è di tipo interpretativo, è perché orgi-
dello spirito, quel che Hegel riassumeva sotto nariamente il rapporto dell’Esserci con il mon-
il titolo di «spirito oggettivo» e che per Dilthey do è comprendente-interpretante. L’ermeneu-
include anche le manifestazioni culturali del- tica «riproduttiva» o ricostruttiva trova il suo
l’arte, della religione e della filosofia: in una fondamento in un’ermeneutica «produttiva»,
parola, le produzioni storiche. Esse sono segni al punto che per Heidegger non si interpreta
che chiedono di essere compresi e interpreta- per comprendere ma perché si è compreso:
ti: la comprensione è infatti per Dilthey quel l’interpretazione è l’articolazione di una com-
processo mediante il quale noi conosciamo prensione implicita, di una pre-comprensione,
un’interiorità per mezzo di segni che ci sono che sempre guida ogni comportamento del-
dati dall’esterno. L’ermeneutica si candida al- l’Esserci. La comprensione ha per Heidegger
lora a diventare l’organon delle scienze dello un carattere intrinsecamente progettuale: è
spirito per la sua capacità di mediare tra le og- apertura di possibilità, la cui determinazione
gettualità tramandate (il dato storico) e la sog- avviene grazie a un atto interpretativo. Esso si
gettività dell’autore, tra l’esterno dei simboli e svolge già a livello pragmatico e pre-linguisti-
l’interno della soggettività che in essi si espri- co, in una dimensione antepredicativa, ed è
me: l’interpretazione è l’incontro tra individua- costitutivo di ciò che Heidegger chiama l’«in
lità e universalità, un processo che contribui- quanto ermeneutico»: la comprensione (non
sce alla formazione di un «terreno comune», di necessariamente verbale) di qualcosa in quan-
intersoggettività e di oggettività condivisa, che to qualcosa. Ermeneutica è così per Heidegger
è l’essenza stessa della nozione hegeliana di la dimensione stessa della vita in quanto cre-
«spirito». azione di significati, posizione, questa, che se-
3552
VOLUMIfilosofia.book Page 3553 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ermeneutica


gna il distacco dalla fenomenologia husserlia- versalità: i concetti di cultura, di senso comu-
na, da cui comunque Heidegger aveva preso le ne, di giudizio e di gusto. In tal modo Gadamer
mosse, poiché fa dell’interpretazione (intesa supera definitivamente l’elemento soggettivo
nel senso prima specificato) e non dell’intui- e coscienzialistico che aveva caratterizzato la
zione la modalità originaria di accesso alle storia dell’ermeneutica a partire da Schleier-
«cose stesse». A differenza dell’intuizione, macher e che in Dilthey si condensa nella no-
che, soprattutto nell’accezione husserliana, è zione di Erlebnis. Questo superamento compor-
un atto immediato realizzato attraverso ta altresì l’abbandono della prospettiva rico-
un’epoché del mondo, e in particolare della re- struttiva dell’ermeneutica schleiermacheriana –
altà storica in cui il soggetto è immerso, l’in- la quale presupponeva di poter superare, at-
terpretazione è espressione della storicità traverso una sorta di empatia traspositiva nel-
dell’Esserci: essa è articolazione e ripresa del- la psiche dell’autore, la distanza storica – a fa-
le sue possibilità, che sono sempre «gettate», vore di una concezione più hegeliana, e cioè
cioè definite dalla situazione concreta perché integrativa. Questa viene elaborata partendo
in essa ereditate. È a questo punto che la di- da una critica allo storicismo ottocentesco che
mensione in qualche modo «soggettiva» in cui concepiva il rapporto con il passato sul model-
sembrava confinata l’ermeneutica al livello lo del sapere assoluto hegeliano, e quindi nel-
dell’analisi esistenziale viene superata: l’ac- la forma di un sapere sovra- o extra-storico: il
cento posto successivamente da Heidegger soggetto del sapere è invece sempre storico e
sulla «storia dell’essere» consegue alla presa il suo rapporto con il passato non può che as-
d’atto che la temporalità non è qualcosa di sumere la forma di un’integrazione, di una «fu-
meramente «soggettivo», connesso all’esi- sione di orizzonti» nella quale il portato della
stenzialità dell’Esserci, ma è l’orizzonte intra- storia è insieme superato e conservato. Essere
scendibile del senso stesso dell’essere, e dun- storico significa essere consapevoli della pro-
que di ogni comprensione, ovvero, kantiana- pria determinazione storica, ovvero che non ci
mente, il suo limite e la sua condizione di pos- si può mai risolvere in autotrasparenza. Anzi,
sibilità. quel che per l’ermeneutica classica era un im-
H.-G. Gadamer riprende il discorso heidegge- pedimento alla corretta comprensione storica,
riano, che si collocava su un terreno ontologi- la distanza temporale, diventa per Gadamer la
co, facendolo retroagire sulla problematica condizione di possibilità della comprensione:
diltheyana della fondazione delle scienze del- solo la continuità della tradizione assicura la
lo spirito. Il problema da cui infatti muove nel- possibilità della comprensione, la quale non è
la sua opera principale, Verità e metodo (Wahr- un atto soggettivo, ma consiste propriamente
heit und Methode, Tübingen 1960), che può es- nell’inserirsi nel vivo di un processo di tra-
sere considerata l’opera fondamentale dell’er- smissione storica, nel quale passato e presen-
meneutica filosofica contemporanea, è quello te continuamente si sintetizzano. Il carattere
della portata veritativa delle scienze dello spi- universale dell’ermeneutica discende diretta-
rito, di cui vengono presi come casi esemplari mente, per Gadamer, da due condizioni della
l’arte e la storia. La deprivazione del contenu- comprensione: la sua storicità e la sua lingui-
to veritativo di tali scienze va di pari passo nel- sticità. Ogni mediazione storica è una media-
la modernità con l’affermazione del loro carat- zione linguistica, avviene cioè tramite segni: in
tere meramente soggettivo, di cui l’estetica tal senso l’ontologia ermeneutica è un’ontolo-
kantiana e romantica del genio può essere gia del linguaggio («l’essere, che può essere
considerata il momento aurorale. Si tratta al- compreso, è linguaggio»).
lora di superare questa concezione soggettivi- IV. L’ERMENEUTICA NELLE SCIENZE UMANE. – Gran
stica per ritrovare il fondo di «oggettività» (nel parte della riflessione sull’ermeneutica nel
senso hegeliano del termine) che in esse si Novecento confluisce nell’alveo di quella che,
presenta. Questa oggettività ha la forma di con Heidegger e Gadamer, è stata chiamata
una partecipazione a un orizzonte di senso co- «ermeneutica filosofica»: essa si caratterizza
mune, che Gadamer illustra attraverso il con- per un’attenzione particolare, non tanto per gli
cetto di gioco e che comporta la rivalutazione aspetti metodici, quanto per la dimensione fi-
di concetti tipici della tradizione umanistica losofica e ontologica connessa al problema
che hanno un carattere eminentemente for- dell’interpretazione e della comprensione. La
mativo, ovvero che elevano l’individuo all’uni- prova della grande fortuna che il termine «in-
3553
VOLUMIfilosofia.book Page 3554 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ermeneutica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

terpretazione» ha conosciuto a partire dall’Ot- motivi della sua rielaborazione mascherante,


tocento (fortuna che, come ha sottolineato della sua deformazione.
Gadamer, comincia con Nietzsche) è però nel- È questo l’aspetto critico della teoria psicoana-
la sua diffusione, non solo nella filosofia, ma litica che sarà sfruttato soprattutto dai teorici
in vari campi delle scienze umane, dalla psico- della Scuola di Francoforte, come K.O. Apel e
logia alla sociologia e alla letteratura. Signifi- J. Habermas, che, in polemica con il tendenzia-
cativo, soprattutto per le sue ricadute sull’er- le tradizionalismo di Gadamer, intenderanno
meneutica post-heideggeriana, è il suo uso il lavoro interpretativo come volto a metter in
nella psicoanalisi. Con la sua Interpretazione dei luce i meccanismi e i pregiudizi che impedi-
sogni (Die Traumdeutung, Wien 1900 [recte scono una libera comunicazione. L’ermeneuti-
1899]), S. Freud (1856-1939) apre una nuova ca critica sarebbe quindi una sorta di «critica
prospettiva nel campo dell’analisi della psi- dell’ideologia» rivolta contro le costruzioni il-
che. Dal punto di vista della storia dell’erme- lusorie del soggetto e della società, che celano
neutica, quel che è interessante è che Freud i motivi di disagio e di alienazione: la sua fun-
parta dall’assunto che i sogni, che fino ad allo- zione è emancipante nella misura in cui svela
ra erano stati ritenuti delle mere stranezze o e denuncia tali costruzioni. Naturalmente, per
positivisticamente dei fenomeni fisici del tut- perseguire questo scopo l’ermeneutica dovrà
to privi di significato, siano invece qualcosa di farsi carico di esplicitare le condizioni della co-
dotato di senso. Essi sono insomma simili a municazione libera dal dominio, condizioni
dei testi che presentano varie cancellature e che non sono solo di ordine linguistico ma an-
manomissioni, e che perciò chiedono di esse- che pragmatico, e perciò si configura come
re decifrati e interpretati. L’idea freudiana del- una «pragmatica trascendentale» (Apel): di
la psiche nasce da questa caratterizzazione del fronte all’atteggiamento fenomenologico di
sogno (considerato perciò la «via regia» verso Gadamer, il quale cercava non le condizioni
l’inconscio): in esso c’è un senso nascosto (in- metodiche della comprensione (quel che si
conscio) che viene rielaborato (censura) e reso deve fare per comprendere) ma quelle ontolo-
manifesto (conscio). Come per i geroglifici – e giche (che cosa di fatto accade quando com-
cioè nel caso di una lingua di cui ignora o si è prendiamo, nel dialogo reale), per Apel e Ha-
per tanto tempo ignorato il codice di traduzio- bermas diventa invece prioritaria l’idea di
ne (Freud si considerava lo Champollion della un’anticipazione del dialogo ideale che faccia
psiche) –, si tratta allora di trovare un modo da modello per denunciarne le distorsioni reali.
per tradurre quel che è manifesto nella lingua Il modo in cui Apel e, soprattutto, Habermas
dell’inconscio, che è la lingua del desiderio. La intendono l’ermeneutica si inscrive molto
maggiore difficoltà in quest’opera di interpre- chiaramente all’interno di una prospettiva di
tazione è la grande idiomaticità della lingua tipo marxista. Già M. Weber (1864-1920), però,
del sogno, la quale è legata strettamente alle aveva tentato di introdurre l’impostazione er-
esperienze del paziente, per cui è solo da que- meneutica nelle scienze sociali e aveva perciò
ste esperienze che può venire un aiuto alla ri- parlato di «sociologia comprendente». Con
costruzione della sua sintassi e della sua se- questa espressione Weber intendeva un ap-
mantica: il metodo delle associazioni libere ha proccio alle problematiche sociologiche che
appunto questo scopo, lasciar emergere quali cercasse di mettere in luce gli aspetti motiva-
connessioni assolutamente idiomatiche si sia- zionali dell’agire, di comprendere cioè i com-
no stabilite nella vita del paziente e abbiano portamenti e le azioni degli uomini nel loro ca-
quindi condizionato o strutturato la dinamica rattere teleologico, di comprendere il loro sen-
del suo desiderio. In tal modo Freud inaugura so. I comportamenti umani possono certo es-
un tipo di ermeneutica del profondo che si di- sere spiegati anche in base a leggi naturali, ma
stacca da quella classica che ha in Schleierma- restano in gran parte inspiegabili, e addirittura
cher il suo maggiore rappresentante: la com- irrazionali, se non possono essere ricondotti a
prensione dell’altro deve qui far fronte a delle motivi o tendenze che ne esplicitano il senso.
resistenze, deve aggirare delle censure, deve La sociologia comprendente di Weber costitu-
anzi supporre l’autoinganno dell’autore, por- isce insomma l’estensione del metodo erme-
tare avanti un’operazione di smascheramento, neutico al piano della prassi: Weber intende
e il suo scopo non è tanto la ricostruzione del integrare così spiegazione e comprensione in
testo nascosto quanto la comprensione dei un unico metodo, elaborando il concetto di
3554
VOLUMIfilosofia.book Page 3555 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ermeneutica


«spiegazione comprendente» con cui spiegare se ai quali valutare l’oggettività di un’interpre-
quelle connessioni dell’agire umano che non tazione, si fa strada in opposizione all’erme-
sono del tutto idiografiche ma nelle quali si ri- neutica di matrice heideggeriana, sia rivendi-
conoscono delle regolarità, sebbene non di ti- cando la preminenza dell’intentio auctoris (E.D.
po fisico. È su questo terreno intermedio che Hirsch) contro la deriva a cui viene esposto il
la sociologia comprendente di Weber si eserci- senso quando venga agganciato unicamente
ta: un terreno, quello dei comportamenti uma- alla mente del lettore, sia riportando la filolo-
ni, non però dei singoli ma delle società, il cui gia al centro degli studi estetici (come nel caso
divenire manifesta delle costanti, delle univer- dell’ermeneutica letteraria di P. Szondi). Le
salità, non spiegabili ricorrendo a leggi natura- prospettive ermeneutiche di H.R. Jauss e di W.
li ma appunto a sensi, cioè a motivazioni o a fi- Iser, che a Costanza hanno dato luogo a una
nalità. scuola ispirata all’estetica della ricezione, insi-
Nel caso di E. Betti (1890-1968) la rivendica- stono invece sul rapporto tra il testo e il letto-
zione della portata metodica dell’ermeneutica re: è in questo rapporto infatti che si costitui-
contro la sua ontologizzazione esistenzialisti- sce un sensus communis, poiché l’opera, attra-
ca è particolarmente marcata. Nella sua Teoria verso la sua presa o il suo effetto sul lettore,
generale dell’interpretazione (Milano 1955, 2 acquisisce un intrinseco valore comunicativo
voll.) Betti difende questa prospettiva negan- e rappresenta un momento fondamentale nel-
do all’interpretazione qualsiasi carattere «cre- la costituzione di un orizzonte di partecipazio-
ativo», e quindi contestando l’idea heidegge- ne umana. Su questo, l’ermeneutica della rice-
riana che la comprensione possa considerarsi zione concorda con uno dei punti qualificanti
come una modalità d’essere dell’uomo, che dell’ermeneutica gadameriana, quel principio
apre un ambito di senso di cui l’interpretazio- della Wirkungsgeschichte (storia degli effetti) in
ne è l’articolazione. Questo caposaldo dell’er- cui Gadamer faceva consistere la sostanzialità
meneutica heideggeriana – che consente a e l’oggettività del senso deposto nella tradi-
Heidegger di far coincidere esistenza e com- zione e che è a un tempo il contenuto e il mez-
prensione, ovvero di fare dell’esistenza un’a- zo di ogni interpretazione: quel che si com-
pertura di senso – appare a Betti come un abu- prende non è altro che il sedimentarsi storico
so, un tentativo d’introdurre il senso dal- delle interpretazioni di un testo, le quali a loro
l’esterno, laddove il senso dev’essere fatto volta, nella loro continuità, cioè nella loro tra-
emergere in maniera immanente dal testo dizione, costituiscono l’unica, insormontabile
(«Sensus non est inferendus, sed efferendus»). Il via d’accesso al testo e al suo significato.
presupposto dell’autonomia e dell’immanen- V. L’ERMENEUTICA POST-HEIDEGGERIANA. – L’erme-
za del testo è per Betti il primo e più importan- neutica post-heideggeriana presenta un varie-
te dei quattro canoni che egli pone a fonda- gato ventaglio di prospettive e ha conosciuto
mento dell’oggettività del suo metodo erme- una tale diffusione da potersi proporre, intor-
neutico: il senso è qualcosa di oggettivo, che no agli anni ottanta del secolo scorso, quasi
nel tentativo di esplicitarlo risente della pro- come una koiné filosofica. Muovendo dall’esi-
spettiva soggettiva dell’interprete, ma che stenzialismo heideggeriano, riletto alla luce di
nondimeno resta da essa indipendente e auto- temi e problemi dell’idealismo tedesco e del
nomo. Nel suo dibattito con Gadamer, Betti personalismo, L. Pareyson (1918-91) concepi-
continua a ritenere perciò una machevolezza sce l’interpretazione come una «conoscenza di
dell’interpretazione questa inevitabile commi- forme da parte di persone». Anzi, per Pareyson
stione del senso con elementi soggettivi, men- la persona è intrinsecamente interpretante:
tre Gadamer la difende, in nome del fatto che essa infatti è definita come unità di autorela-
nessuna considerazione metodica riuscirà a zione ed eterorelazione, e quindi essenzial-
cancellare ciò che di fatto accade quando com- mente portata a trascendersi. L’interpretazio-
prendiamo e che questo, lungi dall’essere una ne è quel movimento di trascendenza che nel-
manchevolezza, è la condizione perché si dia la particolarità storica della persona porta a
realmente comprensione, in quanto mediazio- espressione la verità e allo stesso tempo nella
ne tra un io e un tu, tra soggetto e oggetto, tra verità rivela la persona. L’interpretazione è
interprete e testo. perciò, scrive Pareyson, «quella forma di cono-
Anche in campo letterario la difesa di un’erme- scenza che è insieme e inseparabilmente verita-
neutica metodica, e in generale di criteri in ba- tiva e storica, ontologica e personale, rivelati-
3555
VOLUMIfilosofia.book Page 3556 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ermeneutica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

va ed espressiva» (Verità e interpretazione, Mila- cher è responsabile di una sempre maggiore


no 19823 [1971]). Questa teoria dell’interpreta- soggettivizzazione dell’interpretazione, e cioè
zione è volta in definitiva a mediare le istanze di una perdita di oggettività: privata del lavoro
soggettivistiche (cercando di sfuggire alle loro lungo e paziente dell’esegesi, l’interpretazione
degenerazioni relativistiche) e quelle oggetti- diventa così la «via breve» per giungere all’on-
vistiche (che viceversa negano l’importanza tologia, come accade nel caso di Heidegger. Si
dell’elemento personale nella manifestazione tratta invece di riportare al centro del lavoro
della verità): la verità è tale solo se personal- ermeneutico la «via lunga» dell’interpretazio-
mente posseduta, il che significa anche che ne testuale, e cioè dei simboli, di quei partico-
l’interpretazione è la forma eminente di rivela- lari segni nei quali un senso diretto, primario,
zione della verità. Non c’è interpretazione che letterale, designa un senso indiretto, seconda-
della verità e non c’è verità che dell’interpreta- rio, figurato, il quale non può essere espresso
zione. La teoria di Pareyson costituisce il nu- se non tramite il primo. L’interpretazione è il
cleo centrale di una vasta prospettiva filosofi- lavoro di decifrazione dei simboli allo scopo di
ca che investe temi estetici (la sua estetica svelarne i sensi nascosti. Tuttavia il testo pre-
della formatività è un’estetica di forte impian- senta per Ricoeur un doppio ordine di riman-
to ermeneutico), religiosi (incentrati intorno al di: in quanto staccato dalla vita del suo autore
tema del male e della sofferenza inutile, ogget- è dotato di un’autonomia che consente di
to di un’ermeneutica dell’esperienza religiosa spiegarlo per mezzo dei suoi rapporti imma-
o del «mito») e ontologici (la teoria dell’inter- nenti, strutturali; in quanto riferito al suo au-
pretazione presuppone un’ontologia della li- tore, esso rimanda a un mondo che si tratta di
bertà). interpretare attraverso i suoi simboli. Struttu-
Allievo di Pareyson, Gianni Vattimo (1936) ralismo ed ermeneutica, spiegazione e inter-
compone l’idea heideggeriana del carattere in- pretazione, sono perciò approcci correlativi e
terpretativo (cioè storico) della verità con il ni- complementari che contribuiscono a formare
chilismo nietzscheano: l’ermeneutica filosofi- quel che Ricoeur chiama «arco ermeneutico»:
ca è da questo punto di vista la teoria filosofi- più che una sconfessione dell’ermeneutica
ca che corrisponde all’epoca storica della schleiermacheriana, che aveva in fondo già af-
post-modernità, in cui le istanze fondative del- fermato una tale complementarietà parlando
la modernità hanno perso la loro cogenza e a un tempo di interpretazione grammaticale e
perentorietà. La difesa del carattere ermeneu- di interpretazione psicologica, obiettivo di Ri-
tico dell’esistenza ha per Vattimo un significa- coeur sembra essere Dilthey, il cui psicologi-
to etico, come emancipazione e liberazione smo va di pari passo con la teorizzazione di
dalla violenza fondazionale, intesa anche co- uno iato incolmabile tra scienze della natura e
me estraneità e lontananza del fondamento scienze dello spirito, spiegazione e compren-
(Dio, la verità) dal mondo umano (Etica dell’in- sione: psicologismo che aveva già subito i duri
terpretazione, Torino 1989). Da questo punto di colpi della contestazione husserliana nelle Ri-
vista torna centrale per Vattimo il paradigma cerche logiche. La teoria ermeneutica di Ricoeur
cristiano dell’incarnazione, a cui anche Gada- costituisce il tentativo di «fenomenologizzare»
mer si era ispirato, ma di cui accentua la di- l’ermeneutica facendo del testo il fenomeno,
mensione chenotica, di svuotamento: l’inter- nel senso husserliano del termine, da cui pro-
pretazione è un processo di riduzione, di me- cede il lavoro interpretativo. Al paradigma co-
diazione, di partecipazione, che, come nel mo- scienzialistico della fenomenologia husserlia-
dello evangelico, tende ad avvicinare Dio agli na Ricoeur sostituisce però l’ermeneutica del
uomini e a sostituire la legge (la trascendenza) sospetto di matrice freudiana: la psicoanalisi
con la carità (la relazione intersoggettiva). si presenta come una vera e propria «archeo-
L’ermeneutica filosofica è quindi l’espressione logica del soggetto» che apre su una dimen-
più matura di quel processo di secolarizzazio- sione della psiche che è accessibile soltanto
ne che per Vattimo è l’inevitabile conseguenza attraverso le sue formazioni fenomeniche (i
dell’incarnazione. sogni, i sintomi, altrettanti «testi» nell’acce-
Un ritorno all’ermeneutica del testo nella sua zione ricoeuriana), e che quindi richiede non
dimensione anche metodica caratterizza la pro- l’intuizione ma appunto l’interpretazione. È
posta di P. Ricoeur (1913-2005). Per Ricoeur la questa natura ancipite del testo che genera il
deriva psicologista innescata da Schleierma- «conflitto delle interpretazioni» che si origina
3556
VOLUMIfilosofia.book Page 3557 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ermeneutica giuridica


sul margine della sua immanenza, come con- hanno animato un vasto dibattito che ha coin-
flitto tra il detto e il non detto, l’esplicito e volto anche l’ermeneutica filosofica, in parti-
l’implicito, tra il significato letterale e il signi- colare riguardo al problema dei presupposti
ficato simbolico o figurale, tra l’approccio del senso, che, in un confronto con Gadamer,
strutturale e l’approccio archeologico-interpre- Derrida individuava nietzscheanamente in una
tativo (Le conflit des interprétations, Paris 1969). sorta di «volontarismo», e alla portata critica
In ogni caso, il testo è il fulcro di tutta la rifles- dell’interpretazione, sempre in difficile equili-
sione ricoeuriana, il crocevia da cui partono le brio (e anzi esplicitamente volta alla ricerca di
varie direttrici da cui solo è possibile, secondo un tale difficile equilibrio) tra appartenenza e
Ricoeur, riconsiderare i temi dell’ontologia, distanziazione, tradizione e rottura, rimemora-
della prassi, dell’identità personale e della zione ed emancipazione.
temporalità. G. Chiurazzi - G. Vattimo
Profonde ripercussioni sulle teorie dell’inter- BIBL.: W. DILTHEY, Die Entstehung der Hermeneutik
pretazione contemporanee, soprattutto per (1900), in Gesammelte Schriften, Leipzig-Berlin 1924,
quel che concerne la critica letteraria e in ge- vol. V; R. MARLÉ, Le problème théologique de l’hermé-
nerale le scienze umane, ha avuto la prospetti- neutique. Les grandes axes de la recherche contemporai-
va filosofica di J. Derrida (1930-2004), per ne, Paris 1963; P. BARTHEI, Interprétation du langage
quanto non del tutto riconducibile alla storia mythique et théologie biblique, Leida 1967 (1963); J.M.
dell’ermeneutica. Quel che costituisce il mag- ROBINSON - E. FUCHS, La nuova ermeneutica, Brescia
1967; H. JAEGER - E. HASSO, Studien zur Frühgeschichte
gior punto di contatto con l’ermeneutica è una
der Hermeneutik, in «Archiv für Begriffsgeschichte»,
riflessione originale quanto sovversiva sul
18 (1974), pp. 35-84; M. RAVERA (a cura di), Il pensiero
ruolo e sullo statuto della scrittura nella for- ermeneutico, Genova 1986; G. VATTIMO, Schleiermacher
mazione del senso: la scrittura è pensata da filosofo dell’interpretazione, Milano 19862 (1967); M.
Derrida, in controtendenza rispetto al logo- FERRARIS, Storia dell’ermeneutica, Milano 1988; G. GUS-
centrismo della filosofia occidentale, come un DORF, Les origines de l’herméneutique, Paris 1988; E.
primus costitutivamente segnato dalla diffe- BIANCO, Introduzione all’ermeneutica, Roma-Bari
renza (nella doppia accezione del termine: dif- 1998; J. GRONDIN, Einführung in die philosophische
ferenza come movimento diacritico dei segni, Hermeneutik, Darmstadt 20012 (1991); M. JUNG, Her-
secondo l’insegnamento saussuriano che ne meneutik zur Einführung, Hamburg 2001; C. BERTO-
fa l’origine della significazione, e differenza co- LOTTI - S. NATOLI - C. SINI - G. VATTIMO - V. VITIELLO, Er-
me differimento, e cioè come non attualità e meneutica, Milano 2003; A. ORTIZ-OSÉS - P. LANCEROS
non presenzialità del significato) e quindi (a cura di), Diccionario interdisciplinar de Herme-
esposto alla perdita di senso, alla dissemina- nenéutica, Bilbao 2004.
zione (De la grammatologie, Paris 1967). «Non ➨ ALLEGORIA; ANALOGIA; CARITÀ, PRINCIPIO DI; CIR-
c’è significato trascendentale»: questa affer- COLO ERMENEUTICO; COMPRENSIONE, ASSIOMA O
mazione viene intesa da Derrida come la tra- PRINCIPIO DI; DECOSTRUZIONE; DIFFERANCE; ESE-
duzione sul piano testuale dell’annuncio GESI; FILOLOGIA; INTERPRETAZIONE; METAFOROLO-
nietzscheano della morte di Dio e come l’affer- GIA; POSTMODERNO; RICEZIONE, ESTETICA DELLA;
mazione di una deriva del senso senza approdi SCIENZE DELLO SPIRITO; SCUOLA DI ALESSANDRIA;
definitivi, un sorta di «nichilismo semantico». SENSO; SOGGETTIVITÀ; SOGNO; SPIEGAZIONE; SPIRI-
Niente può fermare il rinvio differenziale costi- TO; TESTO; TRADUZIONE.
tutivo della scrittura: poiché «non c’è nulla
fuori del testo», la testualità è un fenomeno ERMENEUTICA
Ermeneutica giuridica GIURIDICA. – Fino alla
generale. L’interpretazione non è pertanto metà del Novecento, e in particolare alla sum-
un’operazione volta a svelare un senso altri- ma costituita dalla teoria generale dell’inter-
menti oscuro o nascosto, ma un lavoro di tra- pretazione del romanista e filosofo del diritto
sformazione o di traduzione di un testo in un Emilio Betti, la riflessione sulle tecniche inter-
altro testo, lavoro nel quale consiste propria- pretative dei testi giuridici prosegue un’antica
mente la sua carica decostruttiva: infatti, ciò tradizione metodologica, peculiare soprattut-
facendo, essa effettua degli spostamenti se- to nella scienza giuridica tedesca, per cui er-
mantici che, per quanto minimali, contribui- meneutica giuridica si definisce come arte
scono a riordinare un certo campo di forze, dell’interpretazione. Ispirata alla tradizionale
contribuendo alla sua ridefinizione e riconfi- concezione romantica, la prospettiva di Betti
gurazione sistemica. Queste considerazioni conduce al più alto grado di realizzazione il
3557
VOLUMIfilosofia.book Page 3558 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ermenrico di Ellwangen ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

progetto di un’ermeneutica metodica delle vescovo di Passau e si oppose a Metodio. È


scienze umane che vuol coprire l’intero spettro autore di una Vita Sualonis, caratterizzata da
delle scienze dello spirito. Ma il risveglio dei spirito di fedeltà al papato e apprezzamento
giuristi da un certo «sopore dogmatico» – ri- per l’eremitismo, e di una Vita Hariolfi, dedica-
sveglio che si fa tutt’uno con una nuova conce- ta al fondatore dell’abbazia di Ellwangen.
zione della pratica ermeneutica – avviene so- La sua opera più nota è la Epistola ad Grimal-
prattutto grazie all’influsso di Wahrheit und dum abbatem. Essa si presenta come un affa-
Methode (Tübingen 1960, tr. it. a cura di G. Vat- stellamento di excerpta tramite i quali l’autore
timo, Verità e metodo, Milano 19832) di Hans- tratta un insieme eterogeneo di argomenti:
Georg Gadamer e alle tesi in esso contenute di dall’esegesi del comandamento dell’amore di
un «significato esemplare dell’ermeneutica Dio e del prossimo a questioni grammaticali,
giuridica», nel senso che interpretare un testo dal rapporto del cristiano con i testi profani fi-
significa «applicarlo» alla situazione presente. no alla Trinità. Essa possiede certamente
Due fondamentali nozioni gadameriane, quel- un’unità estrinseca: esibire a Grimaldo la vasta
le di «precomprensione» e di «circolo erme- cultura dell’autore così da renderlo gradito al
neutico», vengono fruttuosamente trasferite potente abate. Nondimeno, possiede anche
da una serie di autorevoli giuristi tedeschi, di un’unità intrinseca. La cultura di Ermenrico è
cui il più rappresentativo è Josef Esser, alla la medesima che egli rinviene ed esalta in Gri-
teoria dell’interpretazione giudiziale: sottoli- maldo e che coincide con un preciso ideale di
neando che il giudice partecipa creativamente santità: l’inabissarsi in un contatto con Dio
al processo di produzione del diritto, ma insie- sempre più alto, sorretto ed espresso dall’in-
me ribadendo che tale produzione deve co- treccio delle parole della Bibbia e delle aucto-
munque sottomettersi a dei vincoli razionali. ritates sacre e profane, guidato dalle arti, gene-
Negli ultimi anni la teoria ermeneutica del di- ratore di affinità amicali e alleanze politiche.
ritto, concentrandosi sull’analisi del rapporto M. Forlivesi
tra questioni di fatto e di diritto e sviluppando BIBL.: G. D’ONOFRIO, La teologia carolingia, in Storia
la riflessione sul diritto come pratica sociale, della teologia nel Medioevo, vol. I: I princìpi, Casale
ha fornito un apporto originale ai fini della de- Monferrato 1996, pp. 107-197; F. MOSETTI CASARETTO,
scrizione e della definizione del diritto: essa ha «Intuere cælum apertum». L’esordio dell’«Epistola ad
colto l’esigenza fondamentale di ripristinare il Grimaldum abbatem» di Ermenrico di Ellwangen fra
legame del diritto con la ragion pratica gui- Ilduino di Saint-Denis e Giovanni Scoto, in J. MCEVOY
dandone le pratiche verso obiettivi di giustizia. - M. DUNNE (a cura di), History and Eschatology in
G. Zaccaria John Scottus Eriugena and His Time, in Ancient and
Medieval Philosophy, Serie 1, vol. XXX, Leuven 2002,
BIBL.: J. ESSER, Vorverständnis und Methodenwahl in
pp. 203-225.
der Rechtsfindung, Frankfurt am Main 1970, tr. it. di
S. Patti - G. Zaccaria, Precomprensione e scelta del me-
todo nel processo di individuazione del diritto, Napoli ERMETE TRISMEGISTO (ÔErmh'" Trismev-
Ermete Trismegisto
1983; E. BETTI, Teoria generale dell’interpretazione, ed. gisto", Hermes Trismegistus). – Ermete è il dio
a cura di G. Crifò, Milano 1990 (1955), 2 voll.; F. VIO- greco del lovgo" (parola, ragione), interprete e
LA, Il diritto come pratica sociale, Milano 1990; L. MEN- messaggero di Zeus. Nell’allegoresi del mito
GONI, Ermeneutica e dogmatica giuridica, Milano soprattutto stoica, come in ambito gnostico, è
1996; F. VIOLA - G. ZACCARIA, Diritto e interpretazione, identificato con il lovgo": Platone, Crat., 407;
Roma-Bari 2004. Cornuto, 16 (I. Ramelli, Cornuto, Compendio di
➨ CIRCOLO ERMENEUTICO; GIURISDIZIONE; INTERPRE- teologia greca, Milano 2003; I. Ramelli, Allegoria,
TAZIONE, GIURIDICA; PRECOMPRENSIONE. I, Milano 2004, cap. VI).
In età ellenistica, con l’assimilazione delle di-
ERMENRICO DI ELLWANGEN. – Erudito
Ermenrico di Ellwangen vinità greche a quelle egizie, Ermete fu sovrap-
e vescovo carolingio, n. nel 814 ca., m. nel 874. posto a Thoth, dio delle lettere e dei numeri
Appartenente alla nobiltà sveva, divenne mo- (Platone, Phaedr., 274c; Diodoro Siculo, Biblio-
naco a Ellwangen, abbazia di recente ma fortu- teca Storica, I, 16, 1). Gli egizi iteravano l’agget-
nata fondazione nel Württemberg. Allievo a tivo «grande» davanti ai nomi degli dei: Erme-
Fulda di Rabano e a Reichenau di Valafrido, fu te-Thoth, unico tra gli dèi, fu chiamato Trisme-
legato a Grimaldo, abate di San Gallo e stretto gisto, «tre volte grandissimo». Considerato ta-
consigliere di Ludovico il Germanico. Divenne lora dio, talora uomo, spesso entro un’intera
3558
VOLUMIfilosofia.book Page 3559 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ermetici


dinastia di Ermeti, Ermete Trismegisto era ri- gono i critici sulla presenza di circoli ermetici
velatore della verità e mediatore tra divino e dotati anche di riti iniziatici e specifiche litur-
umano. gie – e sono contemporanei agli Oracoli Cal-
Gli furono attribuiti scritti filosofici, raccolti in daici, con cui hanno in comune molti elementi
età bizantina nel Corpus Hermeticum e in parte cosmologici. Abbiamo: un Corpus Hermeticum
trovati anche nella biblioteca copta di Nag in diciassette trattati raccolti in età bizantina
Hammadi, oltre a una ricca produzione di tipo (il titolo Poimandres o Pastore di uomini del pri-
magico e astrologico. Ermete Trismegisto eb- mo trattato è passato all’intera raccolta, per
be fortuna anche in età cristiana. un errore del traduttore Marsilio Ficino
I. Ramelli [1471]); un dialogo Asclepius (tr. lat. di un per-
BIBL.: A.J. FESTUGIÈRE, La révélation d’Hermès Trismé- duto Lovgo" tevleio" o Discorso perfetto, greco, di
giste, I-IV, Paris 1950-54; G. V. MOORSEL, The Mysteries cui sopravvivono frammenti nel papiro Mi-
of Hermes Trismegistus, Utrecht 1955; A.J. FESTUGIÈRE, maut, in Lattanzio, Giovanni Lido, Cirillo d’A-
Hermétisme et mystique païenne, Paris 1967, tr. it. Ge- lessandria, Stobeo; una versione egiziana pro-
nova 1991; J.P. MAHÉ, Hermès en Haute-Egypte, I-II, veniente dalla regione di Tebe fu scoperta a
Québec 1978-82; A. GONZÁLEZ BLANCO, Hermetism, in Khenoboskion in un manoscritto del sec. IV);
H. TEMPORINI - W. HAASE (a cura di), Aufstieg und Nie- ventisei estratti in Stobeo, tra cui quattro lun-
dergang der römischen Welt, parte II, vol. XVII, 4, Ber- ghi passi della Kovrh kovsmou o Pupilla del mon-
lin - New York 1984, pp. 2240-2281; E. IVERSEN, Egyp- do. Ulteriori testi, in copto, traduzione di origi-
tian and Hermetic Doctrine, Copenhagen 1984; G. nali greci, sono stati trovati a Nag Hammadi,
FOWDEN, The Egyptian Hermes, Cambridge 1986; A. in Egitto: il più interessante, perché non con-
FAIVRE, D’Hermès-Mercure à Hermès Trismégiste, in
servato altrimenti né in greco né in latino, è il
AA.VV., Présence de l’Hermétisme, Paris 1988, pp. 24-
dialogo Sull’Ogdoade e l’Enneade.
28; H.J. SHEPPARD - A. KEHL - R. MCL. WILSON, s. v.
Hermetik, in T. KLAUSER et al. (a cura di), Reallexikon Questi testi fanno parte del cosiddetto ermeti-
für Antike und Christentum, XIV, Stuttgart 1988, coll. smo filosofico, cui se ne accosta uno più popo-
780-807; L. FÓTI, Hermès Trismégiste et la mythologie lare, orientato verso la magia, l’astrologia, l’al-
égyptienne, in Z. VANEK (a cura di), Studia in honorem chimia. Nella storia dell’alchimia è importante
L. Fóti, Budapest 1989, pp. 9-27; G. QUISPEL (a cura il breve scritto La tavola smeraldina, di cui pos-
di), De Hermetische Gnosis in de loop der eeuwen, Barn sediamo le redazioni araba e latina (Tabula
1992, pp. 97-174; L. KÁKOSY, Hermes and Egypt, in smaragdina): fu considerata una rivelazione di
A.B. LLOYD (a cura di), Studies in Pharaonic Religion Trismegisto e come tale commentata da alchi-
and Society, London 1992, pp. 258-261; A. FAIVRE, The misti medievali e moderni.
Eternal Hermes, Grand Rapids (Michigan) 1995; A. La dottrina filosofica ermetica recupera la psi-
PROTO, Ermete Trismegisto, Milano 1995; R. LIEDTKE, cologia orfico-platonico-pitagorica, la cosmo-
Die Hermetik, Paderborn 1996; R. V.D. BROEK - C. V. logia stoica, la fisica aristotelica, le dottrine
HERRTUM (a cura di), From «Poimandres» to Böhme,
caldaiche. Non mancano discrepanze fra trat-
Amsterdam 2000; D. PORRECA, Hermes Trismegistus,
tato e trattato, specialmente nella concezione
in «Les Archives d’histoire doctrinale et littéraire
du Moyen Age», 67 (2000), pp. 143-158; C. MORE-
ottimistica o pessimisica dell’uomo e del
SCHINI, Origini e autenticità dell’Ermetismo, in «Annali
mondo: già W. Bousset in Göttingische Gelehrte
dell’Istituto universitario orientale di Napoli», 22 Anzeigen, Göttingen 1914, p. 749, individuava
(2000), pp. 327-357; C. MORESCHINI, Storia dell’Erme- una concezione monistico-panteistica in Cor-
tismo cristiano, Brescia 2000; G. BOS, Hermes Trisme- pus Hermeticum, II, V, VIII, XIV e nell’Asclepius,
gistus, Astrologica et divinatoria, Turnhout 2001; A. e un dualismo pessimistico in Corpus Hermeti-
LÖW, Hermes Trismegistos als Zeuge der Wahrheit, cum, I, IV, VI, VII, XIII. Ma lo schema metafisico
Berlin 2002; J. PESTE, The Poimandres Group, Göte- di fondo è abbastanza unitario. Le dottrine er-
borg 2002; I. RAMELLI, Corpus Hermeticum, tr. it. e ag- metiche costituiscono una forma di gnosi, che
giornamenti, Milano 2005. si affianca alle sette gnostiche contempora-
nee, di cui condivide l’orientamento filosofico-
ERMETICI, SCRITTI (Hermetica). – Sono testi
Ermetici religioso: la verità di cui gli scritti ermetici si
attribuiti a Ermete Trismegisto, risalenti al II- fanno portavoce, in quanto procedono da una
III sec. d. C. e di ispirazione egizia. Di presunta rivelazione, è dono divino (Asclepius, 41: «tua
origine divina, gli scritti ermetici riflettono un enim gratia tantum sumus cognitionis tuae lu-
clima di sincretismo tardo-ellenistico – diver- men consecuti»; ci sono preghiere anche nei
3559
VOLUMIfilosofia.book Page 3560 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ermia di Alessandria ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

testi greci e copti); la gnosi raccomandata ne- it. di R. Fedi, Il Pimandro, Milano 1942; T. BURKHARDT,
gli scritti ermetici è un culto religioso che arre- L’alchimia, Torino 1961, pp. 168-173; B.M. TORDINI
ca salvezza e gioia (Corpus Hermeticum, XIII, 8). PORTOGALLI (a cura di), Tavola smeraldina; Discorsi,
Al culmine del reale è Dio, inconoscibile e Corpo ermetico e Asclepio, Torino 1966, tr. it. e com-
ineffabile, che ora è il cosmo stesso, ora è il mento; A. CAMPLANI (a cura di), Scritti ermetici in cop-
to, Brescia 2000; I. RAMELLI (a cura di), Corpus Her-
padre, il creatore, il bene (Corpus Hermeticum,
meticum, tr. dell’ed. Nock-Festugière e del trattato
II, 12-17; IV, 9-11); il mondo, per converso, ora copto Sull’Ogdoade e l’Enneade, Milano 2005.
è Dio, ora è figlio di Dio, secondo dio, vivente
Sugli scritti ermetici: W. KROLL, s. v., in A. PAULY, Real-
immortale (Corpus Hermeticum, VIII, 1; X, 22- Encyklopädie der klassischen Altertumswissenschaft, a
23); l’uomo è il terzo essere, compendio cura di G. Wissowa, Stuttgart 1893-1963, VIII, coll.
dell’universo: «magnum miraculum est homo, 792-823; H. REITZENSTEIN, Poimandres, Leipzig 1904;
animal adorandum atque honorandum. Hoc W. KROLL, Die Lehren des Hermes Trismegistos, Leip-
enim in naturam dei transit, quasi ipse sit zig 1914; A.J. FESTUGIÈRE, La révélation d’Hermès Tri-
deus» (Asclepius, 6: è intuizione cara al nostro smegiste, 4 voll., Paris 1944-54; G. V. MOORSEL, The
Rinascimento, che vide nell’ermetismo una Mysteries of Hermes Trismegistus, Utrecht 1955; F.
tradizione sacra). La materia è la pienezza del KLEIN, Die Lichtterminologie bei Philon von Alexandria
male (Corpus Hermeticum, VI, 4) e le realtà sen- und in den hermetischen Schriften, Leiden 1962; F.A.
sibili sono dominate dal fato. L’anima umana, YATES, G. Bruno and the Hermetic Tradition, Chicago
1964; A.J. FESTUGIÈRE, Hermetisme et mystique païen-
discesa dalle sfere celesti, può tornarvi, non
ne, Paris 1967, tr. it. Genova 1991; J.P. MAHÉ, Hermès
con riti teurgici né grazie a un salvatore, ma in en Haute-Égypte, I-II, Québec 1978-82; A. GONZÁLEZ
virtù della sua conoscenza. L’interesse sote- BLANCO, Hermetism, in H. TEMPORINI - W. HAASE (a cu-
riologico si inserisce nel quadro dell’intellet- ra di), Aufstieg und Niedergang der römischen Welt,
tualismo classico, conforme allo spirito gno- parte II, vol. XVII, 4, Berlin - New York 1984, pp.
stico; la gnw'si", la mistica del logos che l’er- 2240-2281; E. IVERSEN, Egyptian and Hermetic Doctri-
metismo celebra, è il punto di sutura fra l’esi- ne, Copenhagen 1984; G. FOWDEN, The Egyptian Her-
genza teoretica e l’aspirazione religiosa alla mes, Cambridge 1986; H.J. SHEPPARD - A. KEHL - R.
salvezza. La tradizione platonica che condurrà MCL. WILSON, s. v. Hermetik, in T. KLAUSER et al. (a cu-
al neoplatonismo si respira in passi come que- ra di), Reallexicon für Antike und Christentum, XIV,
sti: «Quanti possono attingere [...] a questa vi- Stuttgart 1988, coll. 780-807; G. QUISPEL (a cura di),
sione, spesso si addormentano, distaccandosi De Hermetische Gnosis in de loop der eeuwen, Barn
1992; R. LIEDTKE, Die Hermetik, Paderborn 1996; C.
dal corpo, e si imbattono nella visione più bel-
MORESCHINI, Origini e autenticità dell’Ermetismo, in
la [...] contemplare la bellezza incorruttibile e «Annali dell’istituto universitario orientale di Na-
incomprensibile di quel bene. Lo vedrai quan- poli», 22 (2000), pp. 327-357; C. MORESCHINI, Storia
do non avrai più da dire nulla riguardo ad es- dell’Ermetismo cristiano, Brescia 2000; G. BOS, Her-
so. Infatti, la conoscenza di esso e la sua con- mes Trismegistus, Astrologica et divinatoria, Turnhout
templazione sono silenzio e inattività di tutti i 2001; A. LÖW, Hermes Trismegistos als Zeuge der
sensi. Chi ha avuto una volta questa intuizione Wahrheit, Berlin 2002; I. RAMELLI, Corpus Hermeti-
non può più intuire null’altro [...] e nemmeno cum, Milano 2005 (saggio integrativo, per le linee
muovere il proprio corpo, in quanto perde co- recenti della critica e ampia bibliografia).
scienza di tutte le sensazioni corporee e di tut-
ti i movimenti fisici, e rimane in uno stato di ERMIA (ÔErmeiva") DI ALESSANDRIA. –
Ermia di Alessandria
quiete; quando questa bellezza ha illuminato Neoplatonico del sec. V d. C. Fu condiscepolo
tutto l’intelletto e l’intera anima [...] trasforma di Proclo ad Atene alla scuola di Siriano il
l’uomo intero nella sua essenza. È impossibile Grande, ma visse e insegnò ad Alessandria.
[...] che l’anima che ha contemplato la bellezza Sposò Edesia, una parente di Siriano; i loro fi-
del bene sia divinizzata finché rimane in un gli, Eliodoro e Ammonio, frequentarono la
corpo umano» (Corpus Hermeticum, X, 5-6). scuola di Proclo ad Atene e furono maestri di
G. Faggin - I. Ramelli Damascio. Fonti in Damascio, Vita Isidori, il
BIBL.: A.D. NOCK - A.J. FESTUGIÈRE (a cura di), Hermès quale ne ammira la correttezza morale e l’im-
Trismégiste, 4 voll., Paris 1945-54, con tr. fr.; T. SIL- pegno nello studio, pur segnalandone lo scar-
VERSTEIN (a cura di), Liber Hermetis Mercurii Triplicis so acume filosofico e l’esigua abilità dialettica.
de sex rerum principiis, in «Archives d’Histoire doctri- È autore di un Commentario al Fedro platonico,
nale littéraire du Moyen Age», 1955, pp. 217-302, tr. consistente in una serie di note prese, ajpo;
3560
VOLUMIfilosofia.book Page 3561 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ermia l’Apologeta


fwnh'", alle lezioni di Siriano (cfr. M. Richard, peripatetici fu un governate illuminato e mo-
´Apo; fwnh'", in «Byzantion», 20, 1950, pp. 191- derato. Probabilmente frequentò l’Accademia
222). Lo scritto rivela l’influenza del metodo (ca. 360-350) quando Platone era assente. Do-
esegetico di Giamblico, del cui perduto com- po la morte di Eubulo (ca. 350), gli successe.
mentario omonimo rappresenta una fonte Ospitò vari discepoli di Platone, primi fra tutti
considerevole. Il figlio Ammonio, Commentario Erasto e Corisco con cui studiò le discipline
agli Analitici Priori, 31, 24-25 (in Commentaria che formavano il corso di studi dell’Accade-
in Aristotelem graeca, IV, 6, ed. Wallies 1899) ne mia; ai tre è diretta la VI lettera di Platone. In
ricorda anche un’interpretazione dei sillogismi Asso si recò anche Aristotele alla morte di Pla-
di seconda e terza figura. Una rivalutazione del tone (348-47); vi si trattenne per tre anni e spo-
pensiero di Ermia, in polemica con il giudizio sò una giovane parente di Ermia, di nome Pi-
negativo di Damascio, divenuto un locus com- zia. Ermia diede ai filosofi la città di Asso co-
munis per la critica, secondo il quale Ermia si me luogo di residenza; ivi fu fondata una co-
sarebbe limitato, per sua incapacità, ad anno- munità di studio (peripatos), di cui entrò a far
tare e a riferire con diligenza l’interpretazione parte anche Teofrasto. Ermia si alleò con Filip-
del Fedro data da Siriano, è stata tentata recen- po di Macedonia contro i persiani; per questo
temente da C. Moreschini (Alcuni aspetti degli il satrapo Mentore di Rodi lo catturò e lo tra-
Scholia in Phaedrum di Ermia Alessandrino, in scinò prigioniero a Susa, dove fu crocifisso, nel
M.-O. Goulet-Cazé - G. Madec - D. O’Brien, SO- 341. A memoria dell’amico ucciso Aristotele
FIHS MAIHTORES. Hommage à J. Pépin, Paris compose un’epigrafe (fr. 674 Rose3) e un inno
1992, pp. 451-460), il quale ha messo in eviden- alla virtù (fr. 675 Rose3, tr. it. in C. Natali, Bios
za che negli Scholia in Phaedrum c’è anche la theoretikos, Bologna 1991, pp. 37-46, pp. 39-40).
presenza di altre auctoritates (filosofiche e poe- G.F. Pagallo - C. Natali
tico-teologiche), che attesterebbero un certo BIBL.: P. NATORP, s. v., in A. PAULY, Real-Encyklopädie
apporto personale di Ermia nell’elaborazione der klassischen Altertumswissenschaft, a cura di G.
del commentario. Wissowa, Stuttgart 1893-1963, VIII, col. 831; W. JAE-
G. Faggin - R.L. Cardullo GER, Aristoteles, Berlin 1923, tr. it. Firenze 1935,
BIBL.: Hermiae Alexandrini in Platonis Phaedrum 19642, pp. 144 ss.; I. DÜRING, Aristotle in the Ancient
Scholia, a cura di P. Couvreur, Paris 1901, rist. con Biographical Tradition, Göteborg 1957, pp. 272-279;
intr. e index verborum di C. Zintzen, Hildesheim T. DORANDI, s. v., in R. GOULET (a cura di), Dictionnaire
1971, tr. ted. di H. Bernard, Hermeias von Alexan- des philosophes antiques, III, Paris 2000, pp. 650-651.
drien. Kommentar zu Platons Phaidros, Tübingen
1997. ERMIA (ÔErmeiva") L’APOLOGETA. – Scrit-
Ermia l’Apologeta
Su Ermia di Alessandria: H. DÖRRIE, s. v., in K. ZIE- tore cristiano, vissuto probabilmente tra il II e
GLER et al. (a cura di), Der kleine Pauly, Stuttgart il III sec. d. C., noto soltanto quale autore di
1975, vol. II, col. 1069; M.W. DICKIE, Hermeias on Pla- un’opera satirica, breve ma pregevole dal pun-
to Phaedrus 238d and Synesius Dion 14.2, in «Ame-
to di vista letterario e unica nel suo genere, in-
rican Journal of Philology», 114 (1993), pp. 421-440;
C. MORESCHINI, Motivi esegetici e filosofici negli Scholia
titolata Diasurmo;" tw'n e[xw filosovfwn (Irrisio
in Phaedrum di Ermia Alessandrino, in «Cassiodo- gentilium philosophorum), indirizzata agli intel-
rus», 2 (1996), pp. 99-117; R. GOULET, s. v., in R. GOU- lettuali cristiani, con la quale egli denuncia le
LET (a cura di), Dictionnaire des philosophes antiques, contraddizioni della filosofia pagana in nome
III, Paris 2000, pp. 639-641. della fede rivelata. Somiglianze teoriche e lin-
guistiche con Massimo di Tiro e Clemente di
ERMIA (ÔErmiva") DI ATARNEO. – Filosofo e
Ermia di Atarneo Alessandria fanno propendere gli studiosi per
uomo politico del sec. IV a. C. La tradizione una datazione alta dell’opera (altra datazione
biografica su Ermia è controversa, perché me- proposta, ma ritenuta inattendibile: V-VI sec.).
scola fonti sfavorevoli (Teopompo) e fonti fa- La tesi di fondo dello scritto è la convinzione,
vorevoli (Aristotele e Callistene). Entrambi so- basata su Genesi 6, 1-4 e comune agli ambienti
no citati in un papiro contenente un frammen- cristiani del II e III secolo, che la filosofia abbia
to di Didimo Calcentero (I secolo a. C.; Papyri trovato la sua origine nell’apostasia degli an-
graeci Berolinienses, 9780). Secondo Teopom- geli (ajpo; th'" tw'n ajggevlwn ajpostasiva": cap. 1,
po, Ermia era eunuco ed era stato schiavo di ll. 4-5). Altri temi trattati sono quelli dell’ani-
Eubulo, tiranno di Atarneo e Asso. Secondo i ma, dell’universo e dei princìpi della natura.
3561
VOLUMIfilosofia.book Page 3562 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ermino ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Tra i filosofi pagani citati, Platone occupa un minio avrebbe affermato che principio del mo-
posto irrilevante e nessuna menzione è fatta di vimento astrale non è il motore immobile,
medioplatonici o di neoplatonici (motivo in bensì l’«anima del mondo», dato che «nessun
più per rifiutare la datazione bassa); a parte il corpo finito ha per propria natura la forza di
titolo e l’introduzione, lo scritto non contiene muoversi perennemente».
riferimenti a dottrine cristiane; piuttosto, mo- G.F. Pagallo
stra evidenti influenze ciniche e scettiche. Se- BIBL.: SIMPLICIO, De caelo, ed. J.L. Heiberg, Berlin
condo Kindstrand l’autore apparterrebbe al 1894, pp. 380, 383 ss.; H. SCHMIDT, De Hermino peri-
movimento classicista, dominante a partire patetico, Marburg 1907; P. MORAUX, Der Aristotelismus
dal I sec. d. C. Modelli letterari dell’Irrisio sono bei den Griechen. II: Der Aristotelismus im I. und II. Jh.
Taziano e la tradizione diatribica, comica, del- n. Chr., Berlin 1984, pp. 361-398, tr. it. L’Aristoteli-
la satira menippea, e dossografica; sicuramen- smo presso i Greci, II 1: Gli Aristotelici nei secoli I e II
te Luciano, anche sul piano artistico. d.C., intr. di G. Reale, Milano 2000, pp. 347-381.
L. Alfonsi - R.L. Cardullo
BIBL.: H. DIELS, Doxografi Graeci, Berlin 1879, pp. ERMIPPO
Ermippo di Smirne (“Ermippo") DI SMIRNE. – Eru-
649-656, tr. it. di L. Torraca, Dossografi greci, Padova dito e biografo di orientamento peripatetico,
1961, pp. 429-437; HERMIAS, Satire des philosophes vissuto nel sec. III-II a. C.; fu chiamato anche
païens, tr. fr. a cura di R.P. Hanson - D. Joussot, Paris «callimacheo», in quanto scolaro di Callimaco
1993. di Cirene, di cui proseguì l’insegnamento eru-
Su Ermia l’Apologeta: J.F. KINDSTRAND, The Date and dito, mettendo a profitto le risorse della biblio-
Character of Hermias’ Irrisio, in «Vigiliae Christia- teca di Alessandria, città in cui visse a lungo.
nae», 34 (1980), pp. 341-350; R. BAUCKHAM, The Fall Compose probabilmente un poemetto intito-
of the Angels as the Source of Philosophy in Hermias lato Fenomeni, ma la sua attività maggiore, non
and Clement of Alexandreia, in «Vigiliae Christia-
priva di importanza (a lui ricorre di frequente
nae», 39 (1985), pp. 313-330; J.H. WASZINK, s. v., in T.
Diogene Laerzio nelle Vite dei Filosofi), si dires-
KLAUSER et al. (a cura di), Reallexikon für Antike und
Christentum, XIV-110, Stuttgart 1988, coll. 808-815; se a raccogliere notizie sulla vita, oltre che di
J.F. KINDSTRAND, s. v., in R. GOULET (a cura di), Diction- filosofi (sono attestate, fra le altre, le biografie
naire des Philosophes Antiques III, Paris 2000, pp. 637- di Pitagora, Gorgia, Aristotele), di personaggi a
639. vario titolo illustri (è più volte citato da Plutar-
co per la vita di Licurgo); e a redigere cataloghi
ERMINO (´Ermivno"). – Filosofo peripatetico,
Ermino delle opere scritte da esponenti della scuola
originario di Pergamo, vissuto intorno alla me- peripatetica (ad es. Teofrasto). Nelle sue scrit-
tà del sec. II d. C. Maestro di Alessandro di ture amò far uso di aneddoti inverosimili e fal-
Afrodisia (Simplicio, Commentario al de caelo, sificazioni, con grave pregiudizio della dosso-
p. 430, ed. Heiberg), intrattenne rapporti epi- grafia posteriore che ne subì l’influsso.
stolari con il famoso medico Galeno, cono- G.F. Pagallo
sciuto forse in occasione del comune discepo- BIBL.: testi e frammenti: F. WEHRLI, Hermippos der
lato presso Aspasio il Peripatetico. Kallimacheer, Basel-Stuttgart 1974; F. JACOBY, «Die
È rimasta notizia dei suoi commenti ad alcune Fragmente der griechischen Historiker» Continued, IV
parti dell’Organo aristotelico, tra cui le Catego- A 3: Hermippus of Smyrna, a cura di J. Bollansée,
rie, il De interpretatione, gli Analitici primi e i To- Leiden 1999.
pici; ma di questi scritti rimangono soltanto Su Ermippo di Smirne: H. HEIBGES, s. v., in A. PAULY,
scarsi frammenti e le testimonianze lasciate Real-Encyklopädie der klassischen Altertumswissen-
specialmente da Simplicio e Porfirio. A propo- schaft, a cura di G. Wissowa, VIII, Stuttgart 1913, coll.
845-854; I. DÜRING, Ariston or Hermippus? A Note on
sito della causa prima del movimento celeste,
the Catalogue of Aristotle’s Writings, Diog. L. V 22, in
sembra che Ermino si allontanasse dalla dot-
«Classica et mediaevalia», 1956, pp. 11-21; E. ZEL-
trina aristotelica, preferendo accogliere quella LER, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, a cu-
platonica, perché, a suo giudizio, la concezio- ra di R. Mondolfo, II, VI, a cura di A. Plebe, Firenze
ne accademica dell’anima spiegava meglio il 1966, pp. 530-531; J.-P. SCHNEIDER, Hermippe de
rapporto proporzionale che intercorre fra Smyrne, in R. GOULET (a cura di), Dictionnaire des
l’azione del motore e il suo effetto. Alla pre- Philosophes Antiques, III, Paris 2000, pp. 655-658. Su
senza di Alessandro d’Afrodisia – secondo Ermippo come biografo: F. LEO, Die griechisch-römi-
quanto ricorda Simplicio (ibi, p. 380-383) – Er- sche Biographie nach ihrer literarischen Form, Leipzig

3562
VOLUMIfilosofia.book Page 3563 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ernesti


1901; O. GIGON, s. v., in C. ANDRESEN et al. (a cura di), UEBERWEG - H. FLASHAR, Grundriss der Geschichte der
Lexikon der alten Welt, Zürich-Stuttgart 1965; A. MO- Philosophie. Die Antike, III, Basel 1983, pp. 121, 128,
MIGLIANO, The Development of Greek Biography, Cam- 148; H. DÖRRIE, Der Platonismus in der Antike, Stutt-
bridge (Massachusetts) 1971, tr. it. Torino 1974. gart - Bad Cannstatt 1987, pp. 80-89, 294-308; F.
LASSERRE, De Léodamas de Thasos à Philippe d’Oponte.
ERMODORO
Ermodoro di Siracusa (ÔErmovdwro") DI SIRACUSA. Témoignages et fragments, Napoli 1987, pp. 215-223,
– Accademico, incontrato da Platone durante 425-430 e 667-680; M. ISNARDI PARENTE, Addendum a
la visita in Sicilia. Nell’antichità si diffuse la Ermodoro, in «Parola del Passato: rivista di studi an-
storia del commercio che avrebbe fatto dei li- tichi», 42 (1987), pp. 292-294; M. ISNARDI PARENTE,
bri di Platone – da cui il verso comico lovgoisin Supplementum Academicum: per l’integrazione e la re-
visione di Speusippo, «Frammenti», e Senocrate-Er-
ÔErmovdwro" ejmporeuvetai: la notizia (Filodemo,
modoro, «Frammenti», in «Rendiconti dell’Accade-
Academicorum Historia, col. 6, 6-10; Cicerone,
mia Nazionale dei Lincei», 392 (1995), pp. 249-309.
Ad Attico, XIII, 21, 4; Suda, III, 281, A. Adler,
Suidae Lexicon, Lipsiae 1928-38, 5 voll.) risale
forse a una fonte antiaccademica. Compose
ERN, VLADIMIR FRANCEVIC. – Pensatore russo,
Ern
n. nel 1881, m. nel 1917.
una biografia di Platone: vi si riferiscono Dio-
gene Laerzio (Vite dei Filosofi, II, 106 e III, 6), per Opere: Bor’ba za Logos (Lotta per il Logos),
la fuga di Platone a Megara dopo la morte di Moskva 1911; G.S. Skovoroda. Zizn’ i ucenie
Socrate; e Simplicio (Commentario alla Fisica, (G.S.Skovorod. Vita e dottrina), ivi 1912; Priro-
247, 30), per la famosa lezione platonica «Sul da mysli (La natura del pensiero), ivi 1914; Ro-
bene», e per una riduzione degli opposti in smini i ego teoria poznanija (Rosmini e la sua te-
«per sé» e «relativi» e, di questi, ancora, in oria della conoscenza), ivi 1914; Filosofija Gio-
«determinati» e «indeterminati» (Testimonia berti, ivi 1916. Sul piano teoretico combatte
Platonica, 13 Krämer, in H. Krämer, Platone e i appassionatamente la tendenza razionalistica
fondamenti della metafisica, Milano 1982, ap- del pensiero occidentale contemporaneo, poi-
pendice III). La teoria è una divisione catego- ché gli sembra che questo, nel processo d’una
riale dell’essere, più complessa, ma simile a sempre più radicale soggettivazione trascen-
quella attestata per Senocrate (F 95 Isnardi) ed dentale abbia disperso il contenuto prezioso
è talora avvicinata a quella di Sesto Empirico dell’esperienza spirituale. A tale «logicismo»
(Contro i Fisici, X, 248-83, in Testimonia Platoni- formale e astratto Ern contrappone la sua «lot-
ca, 12 Krämer). Essa attesta il passaggio acca- ta per il Logos», ossia per «la ragione conside-
demico dalla teoria delle idee a quella dei rata fuori d’ogni sua astrazione dalla viva e
principi, benché Ermodoro neghi all’indeter- concreta realtà». Soltanto sul piano di essa si
minato (cui rimontano i «relativi») lo statuto può, secondo Ern, giungere a una visione on-
di principio, ascrivibile solo all’uno (cui rimon- tologicamente comprensiva della vita, che gli
tano i «per sé»). si prospetterebbe in termini d’una concezione
realistica, personalistica e cristiana. Il contri-
Scrisse una storia delle scienze (o della mate-
buto più valido a tale concezione fu dato, pen-
matica) da Zoroastro in poi, di cui restano
sa Ern, dal pensiero filosofico russo e in modo
frammenti (Diogene Laerzio, op. cit., I, 2 e 8;
particolare dalla metafisica di V. Solov’ëv.
Plutarco, Iside e Osiride, 46, 369 e) connessi alla
L. Gancikov
credenza che Platone fosse Zoroastro redivivo
e alla religione astrale: forse lo scritto fu redat- BIBL.: B. SCHULTZE, Pensatori russi di fronte a Cristo, Fi-
renze 1949, vol. II, pp. 149-152.
to da Platone stesso durante il soggiorno sira-
cusano e da lui poi rigettato (Epistola VII, 341
b-c). ERNESTI,
Ernesti JOHANN AUGUST. – Pedagogista, fi-
L. Napolitano lologo e teologo, n. a Tennstedt presso Erfurt
BIBL.: P. NATORP, in A. PAULY, Real-Encyklopädie der
il 4 ag. 1707, m. a Lipsia l’11 sett. 1781.
klassischen Altertumswissenschaft, a cura di G. Wis- Iscrittosi nel 1726 all’università di Wittenberg
sowa, VIII, 1, Stuttgart 1912, col. 861; M. ISNARDI PA- e nel 1728 a quella di Lipsia compì studi filo-
RENTE, Studi sull’Accademia platonica antica, Firenze logici, teologici, filosofici e matematici. Dopo
1979, pp. 123-132, e Senocrate-Ermodoro. Frammen- aver ottenuto nel 1730 il titolo di magister, ven-
ti, La scuola di Platone III, Napoli 1982; H.J. KRÄMER, ne nominato nel 1731 co-rettore della Thomas-
Platone e i fondamenti della metafisica, Milano 1982, schule di Lipsia e, nel 1734, come successore di
pp. 400-403; H.J. KRÄMER, Die Ältere Akademie, in F. J.M. Gessner, rettore. Nel 1742 fu chiamato,
3563
VOLUMIfilosofia.book Page 3564 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Ernst ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

come straordinario litterarum humaniorum, als Erzieher: eine Komödie in drei Aufzügen, Leip-
all’università di Lipsia dove, nel 1756, ottenne zig 1907, tr. it. di A. Mozzinelli, Flachsmann l’edu-
la qualifica di ordinario di Eloquenza. Conse- catore: commedia in tre atti, Catania 1914) e
guito il titolo di dottore in Teologia, ricoprì dal quella di Appelschnut (dell’omonima fantasti-
1759 tale insegnamento presso la facoltà teo- cheria dialogata: Appelschnut, Leipzig 1909) ri-
logica. velano il pensiero dell’autore: solo l’educazio-
Considerato, con Gessner, il riformatore della ne estetica può creare l’equilibrio tra la sensi-
formazione umanistica in Germania e unani- bilità e lo spirito, tra la natura e la legge e ri-
memente additato all’epoca come Germano- solvere l’obbligatorietà del dovere in libertà, in
rum Cicero, Ernesti esaltò lo studio dei classi- felicità (cfr. Die Feinde der künstlerischen Er-
ci, soprattutto latini, quale sorgente primige- ziehung, Hamburg 1902).
nia di una vera autentica formazione spiritua- N. Ruspantini
le. Mens, animus, ingenium, ratio, intelligentia, BIBL.: O. ERNST, Gesammelte Werke, Leipzig 1922-23.
sensus, virtus, prudentia, cognitio: questo il con- Su Ernst: F. CAMBI, Storia della Pedagogia, Roma
tenuto e l’oggetto della formazione umanisti- 2002; W. BÖHM, Geschichte der Pädagogik: von Platon
ca il cui obiettivo veniva da Ernesti identificato bis zur Gegenwart, München 2004.
nella promozione di un’autonoma capacità di
giudizio. Sostenitore della preminenza della ERNST, PAUL. – Saggista e scrittore tedesco,
Ernst
lettura dei classici della letteratura latina, con- n. a Elbingerode (Harz) il 7 mar. 1866, m. a St.
cepiti, segnatamente dal punto di vista del lo- Georgen il 13 magg. 1933.
ro contenuto, come strumento, mezzo inesau- Si dedicò dapprima a studi di teologia, che poi
ribile di educazione, rispetto allo studio delle abbandonò insoddisfatto per occuparsi invece
opere della letteratura greca, Ernesti è stato di estetica. In particolare, divenne teorico ed
considerato il padre di un’ermeneutica biblica esponente del movimento neoclassico, cui in
a carattere profano incentrata sulla esegesi fi- un primo momento aderì anche per il fascino
lologico-storica del Nuovo Testamento conce- esercitato su di lui dai novellieri italiani del
pito come un testo suscettibile, al pari di ogni Trecento (cfr. la raccolta di saggi Völker und
altro testo, di analisi critica rigorosa. La sua
Zeiten im Spiegel ihrer Dichtung. Aufsätze zur
Institutio interpretis Novi Testamenti pubblicata
Weltliteratur, München 1940, postumo). Si av-
a Lipsia nel 1761 ha di fatto costituito in ambi-
vicinò alle concezioni di Schiller sul dramma e
to protestante il termine a quo della piena
polemizzò con gli impressionisti, venendosi a
emancipazione esegetica dei testi sacri da una
trovare su posizioni non lontane da quelle
interpretazione di tipo dogmatico-allegorico,
dell’espressionismo.
al tempo ancora dominante nel luteranesimo
Red.
tedesco.
I. Volpicelli BIBL.: Gesammelte Schriften, München 1928-392, 19
voll. (1916-22, 15 voll.).
BIBL.: F.C. ILGNER, Die neutestamentliche Auslegungs-
lehre des Johann August Ernesti (1707-1781): ein Singole opere: Der Weg zur Form, Berlin 1906; Ein
Beitrag zur Erforschung der Aufklärungshermeneutik, Credo. Essays, Berlin 1912, 2 voll.; Der Zusammen-
Leipzig 2002. bruch des deutschen Idealismus, Berlin 1918; Der Zu-
sammenbruch des Marxismus, München 1919; Erdach-
te Gespräche, München 1921; Grundlagen der neuen
ERNST, OTTO (Otto Ernst Schmidt). – Peda-
Ernst Gesellschaft, München 1930.
gogista tedesco, n. a Ottensen (Amburgo) il 7
Su Ernst: R. FAESI, Paul Ernst und die neuklassischen
ott. 1862, m. a Grossflottbeck il 5 mar. 1926.
Bestrebungen im Drama, Leipzig 1912; M. WACHLER,
Decisamente antiherbartiano, combatte, sulla Der Denker Paul Ernst. Ein Weltbild in Sprüchen aus
scorta di P. Natorp, la disciplina implacabile e seinen Werken, München 1931; E. MATASSI, Lukács, P.
sistematica e, appassionatamente, difende la Ernst e il dibattito sulla tragedia, in «Bollettino bi-
spontaneità e libertà del fanciullo. In Ernst bliografico per le scienze morali e sociali», 37-40
l’ispirazione romantica e idealistica prende (1977), pp. 203-222; K.K. POHLHEIM, Paul Ernst und
prevalentemente le forme dell’arte: del dram- die Novell, in «Zeitschrift für deutsche Philologie»,
ma, della commedia, piuttosto che quella del 103 (1984), pp. 520-538; J. BUCQUET-RADCZEWSKI, Die
trattato e dell’opera sistematica. I caratteri, in neuklassische Tragödie bei Paul Ernst (1900-1910),
particolare la figura del maestro Flemming (il Würzburg 1993 (bibliografia pp. 159-173); H.
protagonista del suo capolavoro: Flachsmann CHÂTELLIER, Verwerfung der Bürgerlichkeit. Wandlun-

3564
VOLUMIfilosofia.book Page 3565 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Erodoto


gen des Konservatismus am Beispiel Paul Ernsts, Würz- mentalmente basato sull’autopsia e sulla ri-
burg 2002. cerca delle fonti primarie, fanno attualmente
di Erodoto un precursore della storiografia ge-
ERODE ATTICO (ÔHrw/vdh" ´Attikov"). – Reto-
Erode Attico ografico-etnografica che si integra con quella
re, n. a Maratona nel 101 d. C. e m. nel 177. storica.
Fu a Roma maestro di Marco Aurelio e conso- A una prima lettura il pensiero erodoteo po-
le; tornato ad Atene, vi aprì una scuola, da cui trebbe apparire intriso di contraddizioni: ad
uscirono i più rinomati rappresentanti della esempio Erodoto talora considera la polis de-
neosofistica di quell’epoca. Per lui la filosofia mocratica, in particolare quella ateniese, co-
si fondeva con la filologia. Discussa è l’auten- me la forma di governo migliore, altre volte pa-
ticità dell’orazione Peri; politeiva", tramanda- re consideri tale la monarchia; contraddittorio
ta col suo nome. sembra anche il ruolo che Erodoto assegna
Red. agli uomini: a volte considera le loro brame
BIBL.: T. MUNSCHER, s. v., in A. PAULY, Real-Ency- come motrici della storia stessa, altrove giudi-
klopädie der klassischen Altertumswissenschaft, a cura ca tutti gli eventi come già determinati in ma-
di G. Wissowa, VIII, Stuttgart 1893-1963, coll. 921- niera ineluttabile. A risolvere le aporie, fu ten-
954; W. AMELING, Herodes Atticus, I. Biographie; II. In- tata da Jacoby la strada di giudicare le Storie
schriftenkatalog, Hildesheim 1983. come una giustapposizione di monografie se-
parate, scritte in momenti diversi: attualmen-
ERODOTO (ÔHrovdoto"). – Storico greco, n.
Erodoto te, pur rilevando nell’opera diversi piani narra-
ad Alicarnasso, colonia dorica dell’Asia mino- tivi, si ritiene, grazie all’apporto dell’antropo-
re, negli anni delle guerre persiane, forse tra il logia, che il pensiero di Erodoto si strutturi se-
490 e il 480 a. C., m. non si sa dove (a Turi, se- condo categorie giustapposte proprie del pen-
condo la testimonianza della Suda oppure, più siero «arcaico», quindi non ancora revisionate
verosimilmente, ad Atene), forse tra il 430 e il dal razionalismo critico del V secolo, che si ri-
425. collegano direttamente all’epos omerico col
Compì viaggi in quasi tutto il mondo allora co- quale sono evidenti numerosi punti di contat-
nosciuto, e fu a lungo in Atene; con gli ateniesi to, sia dal punto di vista della tecnica compo-
partecipò alla colonizzazione di Turi nella Ma- sitiva e della modalità di comunicazione (Ero-
gna Grecia e ne diventò cittadino. Nella sua doto, come Omero, aveva un approccio «glo-
opera storica, convenzionalmente intitolata bale» e non analitico della realtà e privilegiava
Storie e suddivisa in età ellenistica in 9 libri, la trasmissione orale della sua opera attraver-
Erodoto, pur avendo come obiettivo principa- so pubbliche letture come testimoniano nu-
le la narrazione delle guerre combattute tra merose fonti antiche) sia per l’intento, comu-
greci e barbari (in particolare quella contro i ne anche all’epica, di costituire mediante la
persiani a cui dedicò specificamente gli ultimi narrazione storica una «memoria» collettiva
tre libri), raccontò, spesso servendosi di ampie ampiamente condivisa e capace di superare i
digressioni, pressoché tutta la storia che gli tempi. Ne consegue, quindi, che, se la compo-
appariva non mitica, ampliando la prospettiva sizione delle Storie è stratificata ma nel com-
a tutte le popolazioni che erano entrate in con- plesso omogenea, non si può dire che il pen-
tatto con i greci. Dichiarò d’aver avuto, nel siero erodoteo sia contraddittorio.
comporre la sua opera (che propriamente de- Se di contraddizione si deve parlare, questa è
finisce «indagine», «iJstorivh» termine che in propria del vivere storico, ed Erodoto la ri-
greco indica propriamente la ricerca compiuta scontra, senza tuttavia formulare delle teoriz-
principalmente mediante l’osservazione diret- zazioni esplicite. Un esempio significativo è
ta), il duplice intento di sottrarre all’oblio le l’atteggiamento verso il mito: se talora acco-
imprese compiute tanto dai greci quanto dai glie le versioni offerte dalla tradizione, quando
barbari, e di discernere, tra le opere degli uo- appaiono verosimili, Erodoto è spesso pole-
mini, quelle che si distaccavano dalle altre co- mico nei confronti delle vicende mitologiche
me grandi e meravigliose, degne di gloria. (p. es. come nel libro II, 113, si dimostra scet-
L’ampia prospettiva storiografica, non elleni- tico verso l’affidabilità del mito riguardo la
cocentrica ma aperta all’analisi culturale degli storia di Elena), cercando in questo modo di
altri popoli, e il metodo d’indagine, fonda- trasformare in storia la tradizione.
3565
VOLUMIfilosofia.book Page 3566 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Erodoto Epicureo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Particolare rilievo è assegnato al ruolo del sin- ca», 1936 (ora in Studi di storia della storiografia gre-
golo uomo, sia esso greco o barbaro, il quale ca, Firenze 1951); K. WÜST, Politisches Denken bei He-
aspira a qualcosa di ben fermo e certo, la pro- rodotos, Würzburg 1936; M. POHLENZ, Herodotos, der
pria felicità, che prende da un lato forma del erste Geschichtsschreiber des Abendlandes, Leipzig
desiderio di ottenerla e dall’altro paura di non 1937, ripr. Hildesheim 1961; F. EGERMANN, Das Ge-
schichtswerk des Herodotos. Sein Plan, in «Neue Jahr-
conseguirla; d’altra parte, dallo squilibrio ine-
bücher», 1938; A. MADDALENA, Interpretazioni erodo-
vitabile ch’è tra queste opposte conseguenze, tee, Padova 1942; E. HOWALD, Vom Geist antiker Ge-
nasce il dolore dell’uomo (sul cui destino Ero- schichtsschreibung, München 1944; F. EGERMANN,
doto tiene fermo lo sguardo, anche per sugge- L’umano e il divino in Erodoto, in «Studi di filosofia
stione della contemporanea esperienza della greca in onore di R. Mondolfo», Bari 1950; J.L.
tragedia attica, in particolare di quella di Sofo- MYRES, Herodotus, the Father of History, Oxford 1953;
cle). Qui sta la contraddizione della storia, ed A. MOMIGLIANO, Erodoto e la storiografia moderna, in
Erodoto ebbe l’ardire di assumerla a sostanza «Aevum», 1957 (ora in Secondo contributo alla storia
del suo racconto. A raffigurare lo squilibrio che degli studi classici, Roma 1960); A. MOMIGLIANO, The
genera l’infelicità umana, lo storico si servì a Place of Herodotus in the History of Historiography, in
volte del concetto di «invidia degli dei» («fqo- «History», 1958 (ora in Secondo contributo alla storia
vno" qew'n») intendendo con questa espressio- degli studi classici, Roma 1960); S.H. ROSEN, Herodo-
ne la volontà divina che contrasta, o sempre o tus Reconsidered, in «Giornale di Metafisica», 1963,
pp. 194-218; H.R. IMMERWAHR, Form and Thought in
alla fine, con l’anelito dell’uomo a durevole fe-
Herodotus, Cleveland 1966; C.W. FORNARA, Herodo-
licità mediante l’azione degli dei invidiosi e sov- tus. An Interpretative Essay, Oxford 1971; H. VERDIN,
vertitori, che rovesciano le fortune dei mortali. De historisch-kritische methode van Herodotos, Bruxel-
Pessimistica apparve la filosofia d’Erodoto per les 1971; A. MASARACCHIA, Studi erodotei, Roma 1976;
questa sua limpida certezza della contraddi- V. HUNTER, Past and Process in Herodotus and
zione storica; ma Erodoto ebbe ancora un’altra Thucydides, Princeton 1982; A. CORCELLA, Erodoto e
certezza: è dato all’uomo teoreta di placare l’analogia, Palermo 1984; A. BELTRAMETTI, Erodoto:
l’ansia del cuore nell’accettazione della legge una storia governata dal discorso, Firenze 1986; J.
del mondo, nella consapevolezza della con- GOULD, Herodotus, London 1990; J. ROMM, Herodotus,
traddizione che s’origina dalla brama e dalla New Haven - London 1998; R. BICHLER - R. ROLLIN-
GER, Herodotos, Darmstadt 2000; M. DORATI, Le Storie
paura; di vivere nell’energia della sapienza teo-
retica. La valutazione, che trasforma in opera di Erodoto: etnografia e racconto, Pisa-Roma 2000; TH.
HARRISON, Divinity and History. The Religion of Hero-
storica il racconto dei fatti accaduti, ebbe qui,
dotus, Oxford 2000; R. THOMAS, Herodotus in Context:
nella duplice certezza della contraddizione ne- Ethnography, Science and the Art of Persuasion, Cam-
cessaria e della libera teoresi, il suo criterio bridge 2000; J. SCHULTE-ALTEDORNEBURG, Geschichtli-
univoco. ches Handeln und tragisches Scheitern. Herodotos
A. Maddalena Konzept historiographischer Mimesis, Berlin-Bern
BIBL.: edizioni: H.B. ROSÉN, Herodotus. Historiae, Stut- 2001.
gardiae - Lipsiae 1987-97; praticamente completa
l’edizione dei singoli libri presso la «Fondazione ERODOTO
Erodoto Epicureo EPICUREO. – Amico e scolaro
Valla» (con tr. it. e commento). di Epicuro, destinatario di una importante let-
Studi: F. JACOBY, s. v., in A. PAULY - C. WISSOWA, Paulys tera del maestro, l’Epistola ad Erodoto (una del-
Real-Encyklopädie der klassischen Altertumswissen- le tre che ci sono state conservate), in cui è
schaft, suppl. IV, Stuttgart 1893-1963, (ora in Griechi- riassunta la fisica epicurea contenuta nel Peri;
sche Historiker, Stuttgart 1956); G. DE SANCTIS, La fuvsew" e pure la dottrina dell’anima. Erodoto
composizione della storia di Erodoto, in «Rivista di Fi- scrisse con Timocrate un libro Sull’efebia di
lologia e di Istruzione classica», 1926 (ora in Studi
Epicuro (Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, X, 4).
di storia della storiografia greca, Firenze 1951); K.A.
Altre notizie in Diogene Laerzio, op. cit., X, 85
PAGEL, Die Bedeutung des aitiologischen Moments für
Herodotos Geschichtsschreibung, Leipzig 1927; F. FOC-
(cfr. anche X, 35).
KE, Herodotos als Historiker, Stuttgart 1929; O. RE-
T. Dorandi
GENBOGEN, Herodotos und sein Werk, in «Die Antike»,
1930 (ora in Kleine Schriften, Monaco 1961); F. HELL- EROE (h{rw", heros; - hero; Held; héros; héroe). –
Eroe
MANN, Herodotos Kroisos - Logos, Berlin 1934; G. DE L’eroe è espresso più pienamente nella Grecia
SANCTIS, Il «logos» di Creso e il proemio della storia ero- antica, dove ha valore di modello etico, ben-
dotea, in «Rivista di Filologia e di Istruzione classi- ché sia comune a tutte le mitologie e rifletta
3566
VOLUMIfilosofia.book Page 3567 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eroe


l’istanza di vedere attuate in un essere semidi- dualistica ed esalta gli uomini più dotati di
vino le proprie aspirazioni di grandezza e la power of insight, in grado di attuare i valori più
propria storia. elevati, in una concezione della storia guidata
In Omero l’eroe è il più valente in guerra o sag- dai supremi condottieri dell’umanità, gli eroi
gio nel consiglio (S.L. Schein, The Mortal Hero (On Heroes and Hero-Worship and the Heroic in
[Iliade], Berkeley 1984; G. Nagy, The Best of the History, tr. it. Torino 1936; K. Momm, Der Be-
Achaeans: Concepts of the Hero in Archaic Greek griff des Helden in Th. Carlyle, Freiburg im Breis-
Poetry, Baltimore-London 1986; D.A. Miller, gau 1986). La testimonianza più drammatica
The Epic Hero, Baltimore-London 2000): tale dell’eroe moderno è di Nietzsche, in Also sprach
idea, arricchendosi nell’evoluzione della co- Zarathustra. Decretata la morte del Dio cristia-
scienza greca, permane nei secoli successivi. Il no e invocato il superamento della morale tra-
concetto che Platone e Aristotele hanno dizionale, l’uomo resta unico arbitro della sua
dell’uomo nobile (A. Hobbs, Plato and the He- grandezza. Le varie figure di eroi in Nietzsche
ro, Cambridge 2000) risente dell’etica aristo- corrispondono ai momenti della sua specula-
cratica, dell’areté eroica dell’arcaismo: l’eroe zione; il seguace di Dioniso opposto all’uomo
epico deve avere la virtù appunto eroica, che socratico, lo spirito libero che elimina i pregiu-
eleva l’uomo e lo assimila al divino (Plotino, dizi della società, l’essere invincibile del mito
Enn., VII 1, 1145 a 20). Accanto all’eroe mitico tedesco scoperto nell’opera wagneriana. Ma
(e tragico: B. Knox, Oedipus at Thebes: Sopho- queste figure sono superate da quella del su-
cles’ Tragic Hero, New Haven - London 1998), di peruomo, il cui avvento Zarathustra promette al
cui è caratteristica la partecipazione all’umano popolo nel primo discorso (Gesammelte Werke,
e al divino in un processo di ascesa o discesa München 1923-29, XIII, pp. 8-9).
dall’una all’altra condizione, il mondo greco Nietzsche celebra l’ultimo trionfo dell’indivi-
presenta l’eroe nel culto: C. Antonaccio, An duo d’eccezione. M. Scheler, pur legato a temi
Archaeology of Ancestors. Tomb Cult and Hero
romantici, pone l’eroe al primo posto dei valo-
Cult in Early Greece, Lanham 1995; L. Farnell,
ri vitali, ma vi scopre atteggiamenti diversi dal-
Greek Hero Cults, Chicago 1995 rist., originale
la volontà di potenza: autodominio, liberalità,
1921; R. Hägg (a cura di), Ancient Greek Hero
perizia legislativa ecc. (Vorbilder und Führer, tr.
Cult, Stockholm 1999.
fr. Le Saint, le Génie, le Héros, Lyon-Paris 1958).
Nel mondo romano eroe è un cittadino che ha
Oggi, dopo la caduta del mito nazista e di altre
servito la patria, per lo più condottiero e/o po-
ideologie, la cultura sembra poco incline a ri-
litico (O. Stoll, Römisches Heer und Gesellschaft,
conoscere l’eroe, la cui esaltazione romantica
Stuttgart 2001); alcuni eroi sono venerati da
spesso aveva significato la vittoria dell’irrazio-
una fazione, ad es. Catone Uticense dai repub-
blicani. Nel cristianesimo eroe è chi imita Cri- nale.
I. Ramelli
sto: il martire, poi l’asceta (I.S. Kozik, The First
Desert Hero: St. Jerome’s Vita Pauli, Mount Ver- BIBL.: R. HÖISTAD, Cynic Hero and Cynic King, Uppsa-
non 1968); la scolastica elabora il concetto di la 1948; M. PRAZ, La crisi dell’eroe nel romanzo vittoria-
virtù «eroica» in termini di filosofia classica. no, Firenze 1952; P. HÄGIN, The Epic Hero and the De-
cline of Heroic Poetry, Solothurn 1964; J. STEADMAN,
Nel Medioevo eroe è il cavaliere che difende la
Milton and the Renaissance Hero, Oxford 1967; PH.
cristianità: il paladino di Carlo Magno, il cro-
SELLIER, Le mythe du héros, Paris-Montréal 1970; R.A.
ciato ridestano l’esaltazione della valentia
BROWER, Hero and Saint: Shakespeare and the Graeco-
unita all’alto ideale religioso. L’eroismo è me- Roman Heroic Tradition, Oxford 1971; R. TORRANCE,
no sentito nel Rinascimento e spesso se ne af- The Comic Hero, Cambridge-London 1978; P. PUCCI
ferma la caricatura: il valoroso condottiero o (a cura di), Language and the Tragic Hero, Atlanta
sagace statista sembra preoccupato innanzi- 1988; F. FAJARDO, The Hero’s Failure in the Tragedy of
tutto della propria fortuna particolare. Odysseus, Lewiston (New York) 1990; D. FOX, Refigu-
Il romanticismo riscopre una condizione eroi- ring the Hero: From Peasant to Noble in Lope de Vega
ca superumana: in reazione all’illuminismo, and Calderón, University Park (Pennsylvania) 1991; J.
aspirando all’infinito scorge nell’eroe la pre- CLAUSS, The Best of the Argonauts: the Redefinition of
senza del divino nel mondo, nesso tra contin- the Epic Hero, Berkeley 1993; S. MACKEY-KALLIS, The
gente ed eterno. Per contrasto con la cultura Hero and the Perennial Journey Home in American
empiristica inglese e la democrazia parlamen- Film, Philadelphia 2001; S. SOCCI, Miti ed eroi nel ci-
tare, Th. Carlyle si richiama a un’etica indivi- nema, Firenze 2001; I. LUZZANA CARACI, The Puzzling

3567
VOLUMIfilosofia.book Page 3568 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Erone ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Hero: C. Columbus, Roma 2002; W. JAEGER, Paideia, no alla visione del mondo delle idee e del bel-
Berlin 1934, tr. it. Milano 2003. lo in sé. In tal senso, eros è nostalgia dell’eter-
no e dell’assoluto, e quindi ha un carattere ac-
ERONE (”Hrwn). – Matematico greco, la cui
Erone quisitivo, più che donativo. Platone distingue
cronologia, discussa fra gli storici, si tende a l’amore volgare (quello fisico) da quello cele-
collocare oggi nella seconda metà del sec. I d. ste (spirituale, che ha di mira la bellezza in sé;
C. Direttore della scuola meccanica di Ales- cfr. Conv., 80 ss., 210-211). Aristotele ricorre al
sandria, fu inventore di varie macchine e di- concetto di amore soprattutto per spiegare il
spositivi meccanici, che meritarono alle sue ruolo di causa finale del motore immobile: in
numerose opere, a partire dal Rinascimento, quanto è il meglio in sé, Dio muove l’universo
larga fortuna di traduzioni. come oggetto d’amore, cioè per attrazione. In
Tra i suoi scritti di geometria, che costituisco- tal senso, Dio può essere solo oggetto, ma non
no una delle principali fonti per ricostruire la soggetto d’amore, perché l’amore implica
storia della matematica antica, sono significa- sempre la mancanza di ciò a cui si tende. In età
tivi alcuni frammenti di un Commento agli Ele- ellenistica questo concetto perde rilevanza
menti di Euclide, dove Erone sviluppa un me- (ma cfr. H. von Arnim, Stoicorum veterum frag-
todo semi-algebrico per la dimostrazione del- menta, Lipsiae 1903-24, vol. III, 716 ss., sull’a-
le proposizioni Elementi, II, 2.10, mostrando gape, ajgavph), mentre viene rivalutato da Ploti-
che non possono essere dimostrate senza ri- no (cfr. Enn., III, 5), che lo considera al con-
correre al disegno di almeno di una linea. Nel- tempo un dio, un demone e una passione
le Definizioni, un’opera composita e rimaneg- dell’anima. Va infine rilevata la concezione
giata, di cui è stata recentemente contestata la dell’amore il Filone di Alessandria, che lo in-
paternità, attribuendola a Diofanto, si è rico- tende come dono e come grazia.
nosciuto il tentativo di collegare strettamente E. Vimercati
le nozioni della geometria e della matematica ➨ AGAPE; AMORE; MANIA.
a problemi e procedimenti empirici. Rientrano
negli interessi di tale ricerca ad es. lo studio ERRORE (error; Irrtum; erreur; error). – Consi-
Errore
del piano inclinato e la composizione dei moti ste nel ritenere vero ciò che è falso o falso ciò
nel parallelogramma delle forze (nella Mecca- che è vero, sia in ambito cognitivo che prag-
nica), e soprattutto la trattazione dei problemi matico. O anche, atto cognitivo o pragmatico
legati alla misurazione, cui Erone dedica un che viene successivamente riconosciuto come
gruppo di opere, fra le quali spicca la Metrica; fallace. In senso cognitivo «erroneo» si diffe-
in essa, tuttavia, la soluzione di problemi di renzia da «falso» in quanto non tutte le affer-
geometria applicata, che ricorre anche all’uso mazioni false sono riconosciute come erronee,
di valori calcolati approssimativamente, si ac- così come possono non essere false le affer-
compagna a uno sforzo teorico, espresso ad mazioni riconosciute come erronee. Si danno
es. dall’adozione non di misure concrete, ma numerosi ambiti sia teorici che pragmatici nei
solo di numeri o unità. quali è riconosciuta la presenza dell’errore:
G.F. Pagallo - E. Cattanei etica, estetica, politica, economia, logica ecc.
BIBL.: H.J. WASCHKIES, Mathematische Schriftsteller, in Il significato ordinario di «errore» così come
H. FLASHAR (a cura di), Die Philosophie der Antike, 2/1: quello di termini considerati intercambiabili –
Sophistik, Sokrates, Sokratik, Mathematik, Medizin, quali ingiusto, scorretto, sbagliato, inadeguato,
Basel 1998, pp. 367-453, specialmente 396, 411, 426. inaccettabile, incoerente, inammissibile, falso, ine-
satto – subisce notevoli oscillazioni in funzione
EROS (e[rw"). – Dopo alcune intuizioni di
Eros dell’ambito storico-culturale nel quale viene
Esiodo, di Parmenide e di Empedocle, il primo utilizzato e del contesto filosofico nel quale si
vero approfondimento del concetto di eros si trova. L’errore prevalentemente preso in con-
ha con Platone, che considera l’amore come siderazione in filosofia è l’errore teoretico, del
una mania, una tendenza non pienamente ra- giudizio, con il quale si assente a una proposi-
zionale (cfr. Phaedr. 250 a). Figlio di Poros (Po- zione falsa o si dissente da una vera; l’errore
vro" espediente) e di Penia (Peniva, indigenza; del giudizio è stato sfruttato da varie correnti
cfr. Conv., 203 c-d), eros è un demone, una for- scettiche come prova dell’inattendibilità della
za mediatrice tra il sensibile e il soprasensibi- conoscenza umana, in quanto tutte le afferma-
le, che consente all’anima umana di elevarsi fi- zioni che sono ritenute vere – sia sulla base
3568
VOLUMIfilosofia.book Page 3569 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Errore


dell’evidenza che per prova argomentata – po- Un approccio alternativo è quello di trovare
trebbero in realtà essere false, cioè erronee. E spiegazioni proprie di ogni ambito e diverse
che la conoscenza possa essere tutta falsa è una dall’altra a seconda dei diversi contesti di
appunto ciò che lo scettico sostiene. Per quan- reperimento dell’errore, per cui si sostiene che
to lo scetticismo come posizione filosofica gli errori dei sensi vanno spiegati dalla fisiolo-
non sia sostenibile, in quanto è contradditto- gia, quelli cognitivi dalla psicologia o dall’epi-
rio (la sua affermazione che la conoscenza sia stemologia, quelli morali entro l’ambito etico-
falsa pretende di essere vera), certamente agi- antropologico ecc. Da tale punto di vista non è
sce come potente monito alla valutazione possibile parlare di «errore» se non in modo
dell’attendibilità della conoscenza, alla quale equivoco; la filosofia deve assumersi il compi-
la filosofia, che si pone come conoscenza vera to di mettere in luce e sciogliere l’equivocità;
e giustificata, deve dare un’adeguata risposta. le resterà l’onere proprio di costruire una teo-
La soluzione del problema dell’errore è dun- ria dell’errore per l’ambito logico-epistemolo-
que di vitale importanza per l’ambito cognitivo gico e cognitivo in genere, un’altra per quello
e di grande rilevanza per quello pragmatico; si etico, un’altra ancora per quello estetico, la-
può dire che non ci sia pensatore che diretta- sciando alle diverse discipline di spiegare gli
mente o indirettamente non l’abbia preso in errori loro propri, evitando l’assunzione di
considerazione. Va osservato che vengono compiti e di presunzioni unificanti indebite.
messe in scacco dall’errore esclusivamente le Sia chi considera l’errore come fenomeno
posizioni epistemologiche forti, che pretendo- identico reperibile in ambiti diversi, sia chi lo
no di stabilire regole di conoscenza certe, vere considera come diverso a seconda degli ambi-
e giustificate; tali posizioni per salvare la co- ti in cui compare, prende in considerazione
noscenza si trovano nella necessità o di negare l’errore come risultato oggettivo da spiegare,
l’errore o di escluderlo dall’ambito cognitivo. come dato di fatto; l’oggettività dell’errore non
Le epistemologie fallibiliste o non fondazioni- deve mettere in ombra la sua inscindibile sog-
ste non subiscono la stessa smentita dall’erro- gettività, che accompagna qualunque tipolo-
re, anche se resta loro l’onere di spiegare in gia di errore, sulla quale occorre riflettere ade-
guatamente. L’errore è sempre compiuto da
che modo l’errore possa entrare nel percorso
un soggetto (non necessariamente esclusiva-
cognitivo senza trascinarlo nella deriva scettica.
mente umano e non necessariamente ed esclu-
SOMMARIO: I. Il problema. - II. Pensiero antico. -
sivamente consapevole) che, per ragioni da
III. Pensiero medievale. - IV. Pensiero moder-
chiarire, riconosce di non avere raggiunto un
no. - V. Pensiero contemporaneo. - VI. Conclu- obiettivo che si era prefisso: «commettere un
sione. errore» e «riconoscere un errore» sono attività
I. IL PROBLEMA. – Accertata con un’ampia casisti- che non possono che essere compiute da un
ca fenomenologica la presenza dell’errore nei soggetto. La dipendenza da un soggetto con-
più diversi ambiti del pensiero e dell’azione sente di capire come mai la teoria della cono-
umana, la domanda che dall’antichità greca i scenza sia l’ambito privilegiato per lo studio
filosofi si sono posti è: come è possibile l’erro- dell’errore; è la teoria della conoscenza che
re? A che cosa è dovuto? Così formulata la do- specificamente mette a tema il rapporto tra
manda implica una presupposizione unifican- soggetto conoscente e oggetto conosciuto; da
te, dando per scontato che sia possibile trova- tale punto di vista si può dire che una spiega-
re una risposta univoca e inducendo alla ricer- zione adeguata dell’errore costituisce il banco
ca di una soluzione che valga per rendere con- di prova di una teoria della conoscenza. Ri-
to dell’errore a prescindere dai diversi ambiti prendendo e meglio precisando i termini ge-
in cui lo si trova (errore sensoriale, del giudi- nerali del problema, si può dire che l’errore ha
zio, dell’argomentazione, morale, estetico, un aspetto soggettivo e uno oggettivo che pos-
diagnostico, scientifico, di valutazione, di sono essere studiati separatamente, ma che
comprensione, di categoria, di memoria ecc.). esistono insieme; l’aspetto soggettivo dell’er-
Si presuppone implicitamente che l’errore sia rore è il suo inerire a un soggetto, quello og-
qualcosa di essenzialmente identico che si gettivo è il suo essere relativo a qualcosa. I
trova accidentalmente in contesti diversi e che due aspetti devono coesistere perché ci sia er-
compito del filosofo sia di analizzarlo e descri- rore. Il soggetto non può commettere un erro-
verlo in tale sua identità. re se non impegna la propria soggettività in un
3569
VOLUMIfilosofia.book Page 3570 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Errore ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

atto cognitivo, o pragmatico, relativo a qualco- rali e nei pensatori più significativi le diverse
sa, che crede, asserisce, vuole, preferisce ecc., proposte teoriche per la soluzione del proble-
il che vuol dire che non si dà errore senza sog- ma dell’errore.
getto errante. Peraltro non si dà errore senza Per agevolare la lettura va premesso, almeno
oggetto, cioè senza che ci sia qualcosa che può in via di indicazione generale, che nella storia
essere descritto come errato. Il soggetto per er- del pensiero filosofico gli orientamenti princi-
rare deve riferirsi a qualcosa; così come non ci pali sull’errore sono stati di due tipi fonda-
sono errori indipendenti dai soggetti, neppure mentali. Entro un primo gruppo vanno com-
ci sono soggetti che errano senza che si possa prese le teorie che hanno considerato l’errore
dire in che cosa. L’imprescindibile aspetto come teoretico, cioè come possibilità costan-
soggettivo rende conto del fatto che ogni erro- temente in agguato di prendere il vero per fal-
re ha un’identità comune con qualunque altro, so – o il falso per vero – nel corso del procedi-
quello oggettivo spiega la differenza tra i vari mento conoscitivo; per un altro gruppo l’errore
errori, da riportarsi alle differenti occasioni è invece ateoretico, va cioè imputato alla vo-
nelle quali l’errore emerge. In tale ottica resta lontà o alle interferenze emozionali o all’inge-
di competenza della filosofia l’esame dell’ine- renza della sensibilità nel processo del cono-
renza dell’errore al soggetto, da inserire in una scere. Chi ritiene che l’errore sia teoretico o
cornice cognitiva, o antropologica, mentre propone correttivi o abbandona la conoscenza
possono passare di campo ed essere studiati umana all’incertezza (esito scettico); chi pro-
dalle appropriate e diverse discipline gli ambi- pende per la ateoreticità dell’errore salva la
ti di reperimento oggettivo dell’errore, quali la conoscenza e propone un’antropologia nella
psicologia, l’economia, la logica, la fisiologia, quale gli ambiti di volontà e ragione, senso e
la diagnostica ecc. intelletto non sempre sono sintonizzati.
Un carattere dell’errore messo in evidenza so- II. PENSIERO ANTICO. – In greco non c’è una paro-
prattutto dalle teorie idealistiche è la sua inat- la per «errore». Il termine yeu'do" significa «bu-
tualità; dell’errore non si parla mai al presente, gia», «inganno», «impostura», ajmartiva ha il
dicendo: «Sto commettendo un errore», ma senso etico di «colpa», «trasgressione» e ajpa-
sempre al passato: «Ho commesso un errore». vth è «inganno», «raggiro»; il diverso uso ne
Infatti, nel momento in cui l’errore è ricono- precisa di volta in volta il significato, che in ta-
sciuto come tale, la sua erroneità è già supera- luni casi coincide con il latino error e con l’ita-
ta. Ciò è vero, se, come sostiene l’idealismo, si liano «errore».
considera lo spirito come il positivo che supe- La corrente sofistica respinse l’idea che si dia
ra incessantemente il negativo, ma la teoria verità oggettiva e conoscenza vera, ma, para-
andrebbe precisata in modo da spiegare i casi dossalmente e in un certo senso contradditto-
in cui si afferma: «Mi sembra vero, ma può dar- riamente, si prefisse lo scopo di addestrare co-
si che mi stia sbagliando», oppure: «Scelgo di sì bene all’argomentazione da rendere soste-
fare così, ma può darsi che commetta un erro- nibile qualunque tesi; in tal modo insegnava a
re», nei quali la possibilità dell’errore è attual- evitare l’errore, inteso come risultato contrario
mente presente alla coscienza. Va tenuto pre- alle intenzioni di chi discuteva. Il caso della
sente che la tesi dell’inattualità dell’errore non sofistica mostra chiaramente che il campo
è la tesi della negazione dell’esistenza dell’er- dell’errore è diverso da quello di vero e di fal-
rore: il fatto che commettiamo errori di ogni so: mentre vero e falso sono esclusivamente
genere resta, e resta l’onere per la teoria della proposizionali, l’errore può essere tale rispet-
conoscenza di renderne ragione. to a intenzioni, propositi, scopi di chi discute.
In sede storica nessuna teoria dell’errore è ri- La paradossalità della sofistica consiste pro-
sultata accettata o preferita; nessuna delle nu- prio nel contrasto tra l’ambito argomentativo,
merose e divergenti proposte teoriche si è im- capace di sostenere sia una tesi che il suo con-
posta sulle altre e tutte risultano funzionali ri- trario, e le intenzioni di chi argomenta, che
spetto al contesto teoretico nel quale sono hanno chiaramente in vista una tesi, fosse an-
state formulate, né ciò stupisce, vista la dipen- che di dimostrare che non c’è la verità. La so-
denza delle teorie dell’errore da più generali fistica stessa, pur negando che ci sia la verità,
prospettive gnoseologiche, epistemologiche, o che ci sia qualcosa, o che il linguaggio espri-
antropologiche, etiche. È perciò opportuno ma la realtà, ha ben presente lo scopo di adde-
rintracciare almeno nelle linee storiche gene- strare i discepoli a evitare gli errori nel corso di
3570
VOLUMIfilosofia.book Page 3571 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Errore


una argomentazione o di una discussione, mo- verità. Platone ha così spiegato che cosa è l’er-
strando così che non tutto è uguale, sbagliare rore da un punto di vista ontologico; resta da
o non sbagliare, ma che non errare è preferibi- capire l’errore da un punto di vista antropolo-
le a errare. Gli insegnamenti della sofistica so- gico, cioè come mai sia possibile che l’uomo
no utilizzati da Socrate come metodo per far sbagli. Platone osserva una discrepanza tra i
emergere verità filosofiche; Socrate, nella te- dati della sensibilità e le conoscenze intellet-
stimonianza platonica, (Platone, Sofista, 230 b- tuali; i primi sono mutevoli, instabili, incerti e
e in Tutti gli scritti, a cura di G. Reale, Milano producono dovxa, cioè opinione, mentre le co-
2001) confutava l’interlocutore richiedendogli noscenze intellettuali, in particolare quelle
di precisare con una definizione il tema in di- matematiche, sono certe, vere, perfette, cioè
scussione e successivamente analizzava la de- ejpisthvmh. Per Platone dunque l’errore dipen-
finizione in modo da metterne in luce contrad- de dalla costituzione antropologica dell’essere
dizioni, conseguenze inaccettabili, mancanze. umano, che è un composto di corporeità e di
In tal modo l’interlocutore finiva per ricono- conoscenza intellettuale; gli errori, o inganni,
scere la propria ignoranza e i propri errori. La o illusioni, provengono dalla fisicità, mentre la
confutazione costituiva una vera purificazione verità è possesso innato dell’uomo che va
dalle opinioni infondate e superficiali, che era- semplicemente recuperato come conoscenza
no dimostrate erronee; l’anima, così liberata esplicita e consapevole mediante l’anamnesi
dal fardello delle false certezze, poteva intra- (Platone, Menone, Fedone, Repubblica, in Tutti
prendere la via della verità (Platone, Teeteto, gli scritti, cit.). Nella conoscenza intellettuale
148 e - 151 d in Tutti gli scritti, cit.). Lo scopo l’uomo, in particolare il filosofo, si libera dai
che Socrate ha in vista con il suo metodo, det- sensi e giunge al mondo delle idee; quest’ulti-
to maieutico, è quello di eliminare gli errori, mo è colto intellettualmente, e in tale appren-
sia nel senso di falsità che di oscuramenti del- sione conoscitiva suprema, o novhsi", non c’è
la verità. Va notato che nel lessico platonico- possibilità di errore.
socratico i termini «errore», «falsità», «opinio- Aristotele condivide l’orizzonte lessicale pla-
ne», «oscuramento della verità», «ignoranza», tonico e utilizza senza una precisa differenzia-
sono pressoché sinonimi. zione i termini yeu'do" e ajpavth, che rendono
Platone mette a tema nel Sofista la questione sia errore che falso, ingannevole, fallace. La
dell’errore, inteso come sapere apparente, o messa a fuoco semantica delle singole occor-
falsa enunciazione; osserva che se la tesi par- renze va chiarita di volta in volta in funzione
menidea secondo la quale «l’essere è, il non del contesto. Dal punto di vista concettuale la
essere non è» viene intesa in modo univoco questione dominante nel pensiero aristotelico
come l’affermazione che il non essere non può è quella del vero e del falso, rispetto alla quale
essere né pensato, né detto, allora ne conse- il tema specifico dell’errore è secondario. Ari-
gue l’impossibilità dell’errore, in quanto ogni stotele dà una soluzione generale al problema
affermazione rifletterà necessariamente l’es- del vero e del falso: «Il vero e il falso non sono
sere. In tal caso non ci sarà distinzione tra so- nelle cose (quasi che il bene fosse il vero e il
fista e filosofo, tra verità ed errore. È necessa- male fosse senz’altro il falso), ma solo nel pen-
rio allora che essere e non essere non siano in- siero; anzi, per quanto concerne gli esseri sem-
tesi in necessaria reciproca esclusione, ma co- plici e le essenze, non sono neppure nel pen-
me capaci di partecipare l’uno dell’altro (con siero», (Metaph., VI, 1027 b 25-29 tr. it. a cura
tale affermazione Platone compie il celebre di G. Reale, Milano 2000) che vale come indi-
«parricidio di Parmenide»), per cui, relativa- cazione generale da sottoporre a successive
mente a qualcosa, sarà possibile che l’essere precisazioni. Da questo passo appare con
non sia o che il non-essere sia. Così riconte- chiarezza che anche il vero e il falso, come qua-
stualizzato, l’errore risulta comprensibile co- si tutti i concetti della filosofia aristotelica,
me un non essere rispetto alle determinazioni non hanno un significato univoco, ma signifi-
del soggetto, cioè un non essere relativo, e di cati diversi a seconda dei piani di attribuzione,
conseguenza sarà possibile distinguere tra so- che in questo caso sono tre: piano della logica,
fista e filosofo: il sofista è colui che produce della metafisica e dell’etica.
«immagini», «imitazioni» non vere, e in tal In logica il vero e il falso sono una proprietà
modo inganna l’interlocutore, mentre il filoso- del pensiero. Si danno qui due casi. Nel primo
fo cerca di superare gli errori e di giungere alla il vero è dato dalla corrispondenza tra una co-
3571
VOLUMIfilosofia.book Page 3572 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Errore ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sa reale e ciò che di essa viene affermato e il in tal caso l’errore è dovuto alla mancata corri-
falso dalla mancanza della corrispondenza: spondenza tra pensiero e realtà, dunque rien-
«Sarà nel vero chi ritiene essere separate le co- tra tra gli errori logici. In etica Aristotele af-
se che effettivamente sono separate ed essere fronta il problema del rapporto tra intelletto e
unite le cose che effettivamente sono unite; volontà per spiegare gli errori etici. La soluzio-
sarà, invece, nel falso colui che ritiene che le ne aristotelica oscilla tra intellettualismo e vo-
cose stiano in modo contrario a come effetti- lontarismo: da un lato sostiene la supremazia
vamente stanno» (Metaph., IX, 1051 b 4-8). Nel dell’intelletto rispetto alla volontà, suprema-
secondo caso vero e falso si trovano nel ragio- zia codificata nel sillogismo pratico, ma affer-
namento, che consiste nella connessione del- ma anche, dall’altro, una certa influenza della
le premesse alle conclusioni e che può essere volontà sull’intelletto, che in qualche modo ri-
compiuta correttamente o in modo erroneo; flette la correlazione metafisica tra vero e be-
anche le premesse possono essere erronee, in ne. Il buono e il cattivo stanno all’intelletto
quanto assunte dall’incerto ambito dell’opi- pratico come il vero e il falso stanno a quello
nione. Il campo dei possibili errori è molto va- speculativo; da ciò sembra discendere la tesi,
sto, e Aristotele ne dà un elenco dettagliato in effettivamente sostenuta da Aristotele, che sia
Sofistici elenchi (tr. it. a cura di M. Zanatta, Mi- in nostro potere seguire il vizio e la virtù (De
lano 1995). Il pensiero posteriore chiamerà più an.,1113 b 6). Ma tale affermazione va presa
precisamente tali errori di ragionamento «fal- nel senso molto ampio per cui essere virtuosi
lacie». In ambito metafisico c’è quella che il o viziosi dipende da noi, e non nel senso ri-
pensiero medievale chiamerà «verità ontologi- stretto per cui necessariamente seguiamo le
ca» delle cose per intendere il livello di essere conclusioni del giudizio pratico. In effetti Ari-
che ogni cosa ha, della quale Aristotele dice: stotele dichiara esplicitamente in più luoghi
«Ogni cosa possiede tanto di verità quanto che è possibile agire contrariamente al miglior
possiede di essere» (Metaph., II, 993 b 30-31). giudizio (ad esempio in De an., 433 a 1-10, o in
Propriamente parlando, dal punto di vista on- Et. Nic., 111 a 8-11), riconoscendo che il giudi-
tologico possono esserci diverse gradazioni di zio pratico può diventare erroneo in quanto è
essere, e dunque di verità, ma non si dà errore; influenzato da fattori non cognitivi. In partico-
può succedere che tale verità non sia colta, av- lare non è esclusivamente cognitivo quel ca-
verte Aristotele in De anima (430 a 27-28 tr. it. rattere buono, con il quale si stabilisce quali
a cura di G. Movia, Milano 2001), ma non c’è azioni sono buone, che per Aristotele è deter-
errore, c’è semplicemente un «non pensare». minante nella costituzione del giudizio pratico
Se non c’è falso ontologico, c’è però un senso (Et. Nic., 1113 a 29-35). In conclusione l’errore,
ontologico di falso, per il quale è possibile dire considerato nel suo significato focale, che è
che delle cose sono false «o perché esse stes- quello cognitivo, consiste nella mancata corri-
se non esistono, ovvero perché l’immagine che spondenza tra un giudizio e la realtà; a tale si-
da esse deriva è di una cosa che non esiste» gnificato Aristotele ne affianca numerosi altri,
(Metaph., V, 1024 b 24-26). Aristotele prende in in funzione del tema esaminato, che intratten-
considerazione anche il caso speciale degli es- gono rapporti di somiglianza più o meni stretti
seri semplici, cioè non composti, relativamen- con quello principale, e che vanno rintracciati
te ai quali non ci sono affermazioni vere o false di volta in volta.
nel senso di corrispondenza tra giudizio e real- La corrente scettica fondata da Pirrone volle
tà; relativamente a tali esseri «il vero è l’intuire raccogliere prove che dimostrassero l’inconsi-
e l’enunciare [...] mentre non coglierli significa stenza della conoscenza umana e la sua inca-
non conoscerli» (Metaph., IX, 1051 b 25); è qui pacità di raggiungere la verità, sia a livello sen-
confermata la regola generale per la quale do- soriale che a livello concettuale, allo scopo di
ve non c’è composizione non c’è errore, ma al dimostrare che il saggio può raggiungere la fe-
più ignoranza. L’errore è impossibile anche re- licità grazie alla sospensione del giudizio. In
lativamente ai sensibili propri, che sono le un’ottica in cui il vero e il falso non sono di-
percezioni proprie di ciascun senso, come il stinguibili, il tema dell’errore diventa rilevante
colore per la vista o il suono per l’udito; ogni come sussidio retorico per destabilizzare del
senso «non s’inganna sul fatto che un colore o tutto la conoscenza. Enesidemo raccoglierà
un suono ci sia, ma su che cosa e dove sia l’og- dieci tropi per provare che né le cose, né la co-
getto colorato o sonoro» (De an., 418 a 15-17); noscenza, né la sensazione rappresentano ter-
3572
VOLUMIfilosofia.book Page 3573 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Errore


reni stabili e affidabili per il giudizio, in quanto Carena, Confessioni, in Opere, I, Roma 1965, VII,
ogni caso di presunta conoscenza vera può es- 15.21, p. 204), «non solum rem falsam, sed
sere dimostrato erroneo opponendogliene etiam dubiam, quamvis vera sit, approbare»
uno che lo neghi e che risulti anch’esso vero. (Contra Academicos, cit., III, 14.32, p. 148). Ago-
La conclusione è che per raggiungere una vita stino con queste espressioni distingue con
quieta e imperturbabile occorre sospendere il precisione l’errore dal falso e dal dubbio: l’er-
giudizio. Sesto Empirico, ancora più esplicita- rore è assenso al falso o al dubbio, al punto che
mente, dichiara «a ogni ragione si oppone una per il santo si è in errore anche quando l’as-
ragione di uguale valore» (Schizzi pirroniani, tr. senso è dato a qualcosa di vero che però al
it. a cura di A. Russo, Bari 1988, I, 12). Gran momento sia conosciuto solamente come
parte della produzione di Sesto è concentrata dubbio. L’accento è posto sull’adesione sog-
su una critica radicale e completa della filoso- gettiva come condizione dell’errore. Ma allora
fia precedente, con la quale egli prova che tut- come vanno intesi il falso, e, il suo opposto, il
te le soluzioni filosofiche dogmatiche tradizio- vero? La risposta è netta: le cose, le percezioni,
nali sono tali da elidersi a vicenda. le sensazioni, le immagini, la visione intellet-
Altre correnti del pensiero tardo-antico, quali tuale sono sempre vere; possono essere false
stoicismo, cinismo, epicureismo, eclettismo, nella misura in cui assomigliano in modo im-
affrontarono il problema dell’errore in modo perfetto a qualcosa di superiore, come lo sta-
marginale e non furono in grado di offrirne so- gno all’argento, o, nel caso delle immagini, se
luzioni soddisfacenti in quanto non elaboraro- hanno una somiglianza imperfetta con gli og-
no teorie della conoscenza e antropologie getti reali da cui derivano. Si tratta di vero e
adeguate e complete. falso intesi in senso ontologico, non logico.
III. PENSIERO MEDIEVALE. – Nel pensiero medie- L’errore si differenzia dal falso così inteso in
vale, volto a riconsiderare molti problemi filo- quanto comporta un’attività di assenso o ap-
sofici alla luce della sapienza spirituale prove- provazione da parte del soggetto a qualcosa di
niente dalla religione, l’errore è spesso impu- ontologicamente falso; e in tal caso l’assenso
tato all’uso della ragione naturale, allorché non produce conoscenza in quanto mancano
pretende di progredire prescindendo dalle co- la condizione della conoscenza autentica, che
noscenze che solo la fede può darle; l’errore è assenso al vero. A conferma Agostino soven-
acquista in tal modo spesso anche le valenze te ripete «nemo potest scire falsa», salvaguar-
di colpa e di peccato. dando così le facoltà superiori di intelligenza e
Agostino fece della ricerca della verità l’impe- ragione dalla possibilità di errare. Dove si col-
gno fondamentale della vita di ogni essere loca allora l’assenso dal quale può derivare
umano, mettendovi in gioco non solo la com- l’errore? Agostino non è molto chiaro su tale
prensione filosofica, ma, soprattutto, la sal- punto; in alcuni testi sembra attribuire l’errore
vezza eterna. Nel contesto agostiniano il con- alla volontà, in altri alla conoscenza sensibile
cetto di errore non resta limitato all’ambito – lapidariamente condannata con l’espressio-
cognitivo o antropologico, ma è intriso del ne «nulla falsitas sine sensu» – riferendosi a
senso etico e religioso di peccato e di male. entrambe in quanto inclinazioni erranti del-
Non trovare la verità, per Agostino, non impli- l’anima umana. Allora la celebre espressione
ca semplicemente un errore intellettuale, ma agostiniana «fallor, ergo sum» va intesa non
porta con sé l’impossibilità di raggiungere la come l’agguato dell’errore alle capacità cogni-
salvezza cristiana. Mettere a fuoco il tema tive naturali dell’uomo, ma come la debolezza
dell’errore, scandagliarne l’origine, trovare le intrinseca dell’uomo, decaduto con il peccato,
vie per evitarlo diventano impegni ricorrenti a raggiungere quella conoscenza intellettuale
della riflessione agostiniana. L’errore è gene- che non può sbagliare perché dipende in ulti-
ralmente definito da Agostino come «assentiri ma analisi dall’illuminazione divina. Il tema
falsis», (Soliloquia, tr. it. a cura di D. Gentili, So- dell’errore viene intrecciandosi con quello del
liloqui, in Opere, III/1, Roma 1970, II, 3.3, p. 436) male e della caduta dell’uomo nel peccato,
o, con espressioni equivalenti, «falsi pro veri che mette a repentaglio sia la sua comprensio-
approbatio», (Contra Academicos, tr. it. a cura ne sia la sua salvezza. L’errore è sempre un
di D. Gentili, La controversia accademica, in Ope- male, ma quando è relativo a cose del mondo
re, III/1, Roma 1970, I, 4.11, p. 40), «putare esse non è un peccato, o lo è solo leggermente; è
quod non est», (Confessiones, tr. it. a cura di C. invece peccato in materia di fede. Appare dun-
3573
VOLUMIfilosofia.book Page 3574 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Errore ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

que chiaro che ciò che interessa Agostino non zio; ma mentre è possibile formulare giudizi
è tanto la spiegazione logica o psicologica falsi, non è possibile credere cose false sapen-
dell’errore, tutto sommato non portata a un do che sono false: crediamo il vero e non credia-
compiuto approfondimento, quanto la sua ra- mo il falso (De veritate, q. 14, art. 1). Crediamo
dice ontologica: l’errore è un’ulteriore prova, quanto l’intelletto riceve da una sollecitazione
con il male e il peccato, della natura lapsa o da una ragione forte dalla parte dell’oggetto
dell’uomo che, distolto dalla corporeità dalla oppure da un moto deciso della volontà, che
pura visione intellettuale, è inclinato a valuta conveniente o buono credere in qualco-
quell’assenza di bene che è il male. sa; il primo caso è quello della scienza, il se-
Tommaso che pure ha a cuore il problema del- condo è quello della fede. Sia nella scienza che
la verità, cui dedica il trattato De veritate, (Quae- nella fede troviamo in azione gli stessi compo-
stiones disputatae de veritate, 1256-1259, Colonia nenti: rappresentazioni intellettuali e assenso,
1475, tr. it. a cura di F. Fiorentino, Sulla verità, che deriva dalla volontà. Assenso e volontà in-
Milano 2005) non percepisce l’errore come un tervengono però in misura diversa nei due ca-
tema degno di speciale attenzione e lo tratta si: nella scienza la rappresentazione intellet-
come corollario secondario nell’ambito della tuale del processo razionale dimostrativo è
teoria della conoscenza. Per Tommaso l’uomo forte al punto da determinare l’assenso; nella
conosce in quanto il suo intelletto riceve in- fede l’assenso non è determinato dalla rappre-
tenzionalmente, cioè secondo le sue capacità sentazione intellettuale, che è insufficiente,
e i suoi modi, le cose materiali non nella loro ma dalla volontà. Dunque mentre nella scien-
materialità, ma nella loro forma. La conoscen- za c’è conoscenza forte e assenso debole, nella
za è dunque un’adeguazione dell’intelletto e fede c’è conoscenza debole e assenso volonta-
della cosa, e, più precisamente, la conoscenza rio forte. Tommaso ammette in tal modo che il
è vera quando c’è adeguazione tra l’intelletto e credente possa formulare perplessità pura-
la cosa, è falsa nel caso di una inadeguazione mente razionali circa l’oggetto di fede, in
(De veritate, q. 1, art. 10, cit., p. 175). Vero e fal- quanto in esso l’intelletto non ha soddisfatto
so propriamente si trovano solo nel giudizio, le sue esigenze conoscitive. Ne consegue che
con il quale l’intelletto e la cosa sono posti in non è possibile escludere, da un punto di vista
relazione; non può esserci falsità quando una intellettuale, di credere in cose false o, in altri
singola facoltà apprende un suo oggetto sem- termini, non è possibile escludere che l’errore
plice e proprio, come quando la vista vede – che è l’assenso al falso – entri in quanto cre-
qualcosa o l’intelletto apprende i concetti. Co- diamo.
me sorge l’errore? Come si distingue dal falso? Possiamo ora tornare al problema di che cosa
Tommaso risponde con chiarezza a tali do- propriamente sia l’assenso, o l’approvazione,
mande distinguendo l’errore non solo dal fal- e da quale facoltà discenda. Tommaso è molto
so, ma anche dall’ignoranza. L’errore è appro- chiaro: l’assenso è un atto dell’intelletto de-
vare cose false invece che vere, dunque chi er- terminato dalla volontà, e lo si trova in tutti i
ra aggiunge all’ignoranza uno specifico atto di giudizi; è diverso dalla apprehensio, in quanto
affermazione o di assenso; se si limitasse a re- mentre l’assenso è in nostro potere, l’appren-
stare nell’ignoranza non errerebbe. L’accento sione non lo è (o si capisce o non si capisce);
è posto su approbare, actum addere, assentire, ri- l’assenso è un’attività. Dunque nell’assenso
spetto ai quali sorge il problema: sono atti l’intelletto e la volontà cooperano, dando ap-
dell’intelletto o di altra facoltà? Il che vuol di- porti che possono essere diversi. La posizione
re: l’errore va imputato all’intelligenza o alla di Tommaso non è propriamente né intellet-
volontà? Per chiarire questo punto occorre tualistica, né volontaristica, ma deriva in mo-
esaminare brevemente in quale relazione sia- do coerente dalla considerazione unitaria
no l’errare e il credere: l’errore può insinuarsi dell’uomo, nel quale l’intelletto e la volontà
in ciò che si crede? Possiamo credere cose er- non sono separati e indipendenti, ma sono at-
rate? Che cosa è propriamente «credere»? tività del concreto uomo che è il soggetto uni-
Chiarire che cosa sia il credere e quali relazioni tario che agisce e opera nel mondo: la volontà
abbia con l’errore è particolarmente importan- in qualche modo agisce sull’intelletto, e l’in-
te per il teologo, che riflette sulla fede. telletto sulla volontà. Così contestualizzato si
Per Tommaso anche il credere, come il vero e può capire meglio che cosa intenda Tommaso
il falso, si trova propriamente solo nel giudi- dicendo che l’errore è l’assenso dato a una
3574
VOLUMIfilosofia.book Page 3575 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Errore


proposizione falsa (o negato a una vera): per- rienza, e ciò che invece va accettato per fede;
ché un giudizio venga formulato non è suffi- tra i due possono non darsi tangenze.
ciente l’intervento della sola capacità cogniti- IV. PENSIERO MODERNO. – Il pensiero moderno ai
va, è necessario che la volontà aderisca al giu- suoi inizi è segnato dallo sforzo di trovare una
dizio, cioè dia l’assenso; l’errore è reso possi- risposta ai numerosi filoni scettici presenti
bile dallo sbilancio tra intelletto e volontà, in nella cultura cinquecentesca e dall’urgente bi-
particolare da una conoscenza intellettuale sogno socio-culturale, oltre che filosofico, di
debole e da un atto di volontà sproporzionato, esprimere una filosofia capace di certezza e ve-
eccessivo, che impegna il soggetto a sottoscri- rità, in grado di dialogare con la nuova scienza
vere un giudizio non sufficientemente motiva- post-galileiana e di porsi come punto di aggre-
to. L’errore dunque capita, è un fatto, ma non gazione e convergenza abile nel contrastare le
mette a repentaglio l’intera conoscenza uma- numerose forze centripete presenti nella koiné
na, allo stesso modo in cui in natura capitano colta. Montaigne aveva tratto i motivi decisivi
le nascite mostruose, che non indeboliscono a sostegno del suo scetticismo dall’osserva-
la specie: «Falsa opinio ita se habet in cono- zione dei numerosi errori in cui incorre la co-
scibilibus sicut monstrum in natura corporali» noscenza umana (Essais, 1572-92, Bordeaux
(De veritate, q. 18, art. 6, cit., p. 1305). 1580, 2 voll.; Paris 1588, 3 voll.; tr. it. a cura di
Nella scolastica post-tommasiana il problema S. Garavini, Saggi, Milano 1970), e le sue rifles-
dell’errore non ha dignità autonoma e viene sioni, per quanto non sistematicamente orga-
preso in considerazione come corollario ri- nizzate, s’imponevano come una sfida cui ri-
spetto ai due problemi relativi alla natura del spondere. Le osservazioni di Galileo metteva-
giudizio e alla natura dell’atto di fede. In modo no in luce i vistosi errori della fisica scolastica,
approssimativo si possono distinguere due dando un’ulteriore spallata a quel costrutto
orientamenti, uno dei quali valorizza l’apporto sempre più chiaramente incapace di rendere
dell’intelletto, l’altro quello della volontà. Gli conto dei dati di osservazione e di esperimen-
appartenenti al primo gruppo si sforzano di to che si venivano accumulando in più campi
spiegare l’errore rimanendo nell’ambito del del sapere. Una risposta filosofica al problema
giudizio e riportando l’assenso che caratteriz- dell’errore era quanto mai urgente. Bacone nel
za il giudizio a motivi intellettuali. Tra questi suo progetto di rifondazione del sapere scien-
Duns Scoto, per il quale l’assenso è un atto tifico aveva cercato un rimedio agli errori, che
dell’intelletto e la responsabilità dell’errore va egli chiama idola, cioè immagini della fantasia
attribuita al senso, che presenta all’intelletto che turbano l’intelletto, (Novum Organum,
cose false. Duns Scoto sottopone a sottile London 1620, tr. it. a cura di P. Rossi, Nuovo or-
analisi anche l’atto di fede, chiedendosi come gano, in Scritti filosofici, Torino 1975) per evitare
possa essere certo e libero insieme. La sua so- i quali egli ritiene sufficiente proporre all’at-
luzione è che la volontà interviene perché la tenzione dello scienziato e del filosofo una no-
mente si applichi a determinati oggetti e per menclatura degli errori tratta dall’osservazio-
rimuovere ostacoli all’acquisizione di un habi- ne. Gli errori per Bacone sono fondamental-
tus a credere, ma che l’intelletto, una volta po- mente di quattro tipi: idola tribus, che sorgono
sto di fronte all’oggetto, non può che assentire per una sorta di pigrizia spirituale che ci fa ve-
a esso. I secondi distinguono più nettamente dere conferme non adeguatamente sostenute
tra le apprensioni intellettuali e l’assenso, che dall’esperienza o dal ragionamento; idola spe-
è svincolato dall’intelligenza e discende da un cus, che sorgono in quanto siamo preda del-
atto della volontà. Tra questi ultimi Ockham, l’abitudine e dell’educazione; idola fori, che so-
per il quale l’errore dipende dalla volontà in no inganni tesi dal linguaggio e idola theatri,
quanto deriva da un assenso ingiustificato dovuti al consenso che tributiamo a dottrine
della volontà a una proposizione (Scriptum in prestigiose.
librum primum sententiarum / Ordinatio, 1317- Si deve a Descartes lo sforzo teoretico più de-
1319, Strasburgo 1483, ed. parziale in Scritti fi- ciso per eliminare l’errore dalla filosofia. Per
losofici, a cura di A. Ghisalberti, Firenze 1991, II, Descartes il modello che la filosofia deve assu-
q. 25). Per quel che concerne l’atto di fede mere è quello delle discipline matematiche,
Ockham distingue accuratamente tra ciò che che costituiscono l’unico campo del sapere
può essere conosciuto con il contrassegno esente da errore, cioè dotato di verità e di cer-
dell’evidenza, sia per ragione come per espe- tezza. Partito dall’osservazione che la cono-
3575
VOLUMIfilosofia.book Page 3576 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Errore ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

scenza ordinaria, prevalentemente derivata locare gli aspetti non razionalizzabili del mon-
dai sensi, è afflitta da errori di ogni genere, egli do e dell’uomo, e in particolare l’errore. Male-
giunse alla conclusione che era necessario branche, entusiasta della filosofia cartesiana,
considerare falso tutto ciò su cui potesse avere condivide in pieno la teoria dell’errore di De-
il minimo dubbio, in quanto avrebbe potuto ri- scartes cui apporta alcune precisazioni (De la
sultare erroneo (tale argomento è particolar- Recherche de la verité, Paris 1674-75, 2 voll.; Pa-
mente sviluppato nella prima Meditazione, si- ris 1678, 3 voll.; Paris 1712, 4 voll.; tr. it. a cura
gnificativamente intitolata Delle cose che si pos- di M. Garin, La ricerca della verità, Roma-Bari
sono revocare in dubbio [De iis quae in dubium re- 1983). L’intelletto è la facoltà, totalmente pas-
vocari possunt], in Meditationes de prima philo- siva, di ricevere idee, e in esso non può esserci
sophia, Paris 1641, tr. it. a cura di L. Urbani Uli- errore, in quanto l’errore è la conseguenza di
vi, Meditazioni metafisiche, Milano 2001). Dagli un’attività; la facoltà che nell’anima è attiva è
errori dei sensi Descartes trae motivo per re- la volontà, dalla quale l’errore viene fatto di-
spingere tutta la conoscenza sensoriale, dal- pendere: esso è sempre conseguenza dell’atti-
l’avere a volte confuso tra sonno e veglia fa vità del giudicare, in particolare di quell’attivi-
conseguire l’inaffidabilità di tale distinzione e tà che è l’assenso. Per quanto ci siano svariate
dalla possibilità che un genio maligno ci in- fonti di errore (senso, immaginazione, intellet-
ganni sempre trae la conclusione scettica che to, passioni), la loro origine va comunque rin-
ogni conoscenza umana possa essere erronea. tracciata nella volontà, che ci inganna con giu-
Descartes ricostruisce l’edificio della filosofia dizi precipitati. Spinoza considera la volontà,
fondandolo sulla presunta certezza dei dati in- non diversamente dal libero arbitrio, come un
trospettivi (cogito); gli resta però comunque da vocabolo privo di reale significato, il che gli
spiegare il fatto dell’errore. Egli propone una preclude la spiegazione volontaristica dell’er-
soluzione originale, che espunge l’errore dal- rore. Il sistema spinoziano è caratterizzato dal-
l’ambito epistemologico e lo fa ricadere in la stretta correlazione tra piano metafisico e
quello della volontà: l’errore è ateoretico, ed è piano gnoseologico: le idee e le cose si corri-
reso possibile dalla diversa estensione dell’in- spondono e hanno il loro fondamento in Dio
telletto e della volontà. L’intelletto è limitato, (Ethica ordine geometrico demonstrata, Amster-
la volontà è illimitata: cadiamo in errore quan- dam 1677, tr. it. a cura di E. Giancotti, Etica di-
do estendiamo la volontà a cose che l’intellet- mostrata secondo l’ordine geometrico, Roma
to non comprende, che gli appaiono come non 1988). L’errore si pone come elemento di rot-
evidenti, oppure non chiare o non distinte, tura della rete razionale della realtà e per spie-
sulle quali vuole comunque giudicare (Princi- garlo Spinoza ricorre alla distinzione tra cono-
pia philosophiae, Amsterdam 1644, tr. it. a cura scenze chiare, adeguate e complete da un lato
di C. Lojacono, I principi della filosofia, in Opere e conoscenze confuse, inadeguate e incomple-
filosofiche, Torino 1994). La pretesa di certezza te dall’altro. Le prime sussistono in Dio e sono
che contraddistingue la filosofia cartesiana è ricevute dalla mente umana e in esse non può
così messa al riparo dall’invasione destabiliz- darsi errore o falsità (i due termini sono usati
zante dell’errore e lo scetticismo non costitui- da Spinoza come sinonimi), le seconde sono
sce più un esito mortale per la conoscenza. conoscenze imperfette che le menti umane,
Descartes consegna ai posteri l’esigenza che la particolari e incomplete, concepiscono in mo-
ragione filosofica esprima un sistema del co- do inadeguato e confuso. L’errore dipende
noscere immune da errori: di qui la frattura tra dunque dai gradi relativi di attività e passività
conoscenza intellettuale e volontà. La volontà, di chi conosce: il grado massimo di attività va
sede del giudizio, ma anche degli affetti e delle riconosciuto a Dio, gradi inferiori alla mente
emozioni, verrà guardata con sospetto come la umana a seconda dei generi di conoscenza che
fonte dell’errore, ma anche del male morale, mette in atto. Leibniz tenta una via mediana
della sofferenza, del peccato. tra teoreticità e ateoreticità dell’errore; nel ca-
I pensatori del razionalismo, da Malebranche a pitolo Dell’errore, in Nouveaux Essais sur l’en-
Kant, accolgono sia il programma cartesiano tendement humain, 1703-05 (cfr. in Oeuvres phi-
di una comprensione razionale completa della losophiques et francoises, Amsterdam-Leipzig
realtà sia la frattura tra ragione e volontà, in- 1765, tr. it. a cura di D.O. Bianca, Nuovi saggi
telletto e sensibilità; volontà e sensibilità so- sull’intelletto umano, in Scritti filosofici, vol. II,
no considerate come il luogo ideale in cui col- pp. 652-666) riconosce sia errori della ragione,
3576
VOLUMIfilosofia.book Page 3577 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Errore


in particolare nella valutazione delle probabi- l’errore, pure riprese da Leibniz: mancanza di
lità, che sviamenti imputabili alla volontà, prove, mancanza della capacità di usarle, man-
quali distrazione, fretta, negligenza. canza della volontà di vederle, errate misure
Pascal si pone in netto antagonismo rispetto della probabilità. Anche per Hobbes la filoso-
all’ottimismo razionale contemporaneo: parte fia è «conoscenza acquisita con il ragionamen-
infinitesima di un universo che gli sfugge, l’uo- to» (Leviathan, London 1651, tr. it. a cura di A.
mo per Pascal arriva al più a riconoscere l’im- Pacchi e A. Lupoli, Leviatano, Roma-Bari 1989,
potenza della sua capacità conoscitiva. La co- p. 538) e il ragionamento corretto non può mai
noscenza umana è votata all’errore e all’igno- essere erroneo: «Colui che ragiona corretta-
ranza: «L’uomo non è che un soggetto pieno mente su parole che comprende non può mai
d’errore naturale e ineliminabile senza la gra- giungere a una conclusione erronea» (ibid.).
zia. Nulla gli mostra la verità. Tutto lo ingan- L’errore deriva dall’esperienza rozza, non ade-
na» (Pensées, Paris 1669-70, tr. it. a cura di A. guatamente compresa grazie a un metodo ra-
Bausola e R. Tapella, Pensieri, opuscoli, lettere, zionale, e da congetture non pienamente do-
Milano 1978, p. 436). La fonte principale minate e, più in generale, dal contrasto tra fa-
dell’errore per Pascal è l’eterogeneità tra le coltà della mente o tra passioni.
due principali facoltà conoscitive dell’uomo, Berkeley condivide l’assunto dominante per il
cioè i sensi e la ragione: «Essi mentono e si in- quale abbiamo presenti le idee, e dichiara
gannano a gara» (ibi, p. 437). Va però ricono- esplicitamente che se ci limitiamo a conside-
sciuto che «gli apprendimenti dei sensi sono rare le idee «nella loro nudità e schiettezza» (A
sempre veri» (ibid.), mentre l’immaginazione è Treatise Concerning the Principles of Human
maestra d’errore e di falsità in quanto non si Knowledge, Dublin 1710, tr. it. a cura di S. Pari-
lascia dominare dalla ragione e la inganna con gi, Trattato sui principi della conoscenza umana,
false apparenze; altri principi d’errore sono le in Opere filosofiche, Torino 1996, p. 197) non c’è
malattie, che alterano le sensazioni, come pu- nessun rischio di incorrere in errori; questi de-
re il giudizio, il nostro interesse, che ci rende rivano dal fatto che, siccome le idee vengono
parziali, le consuetudini, che ci fanno ritenere espresse con parole, si consolida una connes-
vero quanto dipende semplicemente dall’abi- sione tra idee e parole dalla quale siamo in-
tudine, l’amor proprio, la vanità. L’ampia casi- dotti a ritenere che ogni volta che c’è una pa-
stica degli errori umani non fa che accumulare rola ci sia anche un’idea che le corrisponde;
prove all’assunto pascaliano, che appunto di- l’errore s’insinua nei casi in cui le parole sono
ce della generale debolezza dell’uomo e della vuote, cioè prive di idee corrispondenti. Lo
conoscenza, riscattabili solo dalla imperscru- scopo dell’impegno filosofico di Berkeley è
tabile grazia divina. proprio quello di indagare e dissolvere le prin-
Gli empiristi, che pure polemizzano con i ra- cipali cause dell’errore nella conoscenza uma-
zionalisti, ne condividono la premessa fonda- na. Hume accetta l’assunto filosofico a lui con-
mentale per la quale ciò che è presente alla co- temporaneo per il quale «tutti i materiali del
noscenza sono le idee: in quanto semplice pensiero sono ricavati o dal nostro sentire
presenza, nelle idee non c’è errore. Entro tale esterno o da quello interno; mescolarli e com-
contesto gli empiristi condividono sovente an- porli è compito esclusivo della mente e della
che la soluzione razionalista della ateoreticità volontà» (An Enquiry Concerning Human Un-
dell’errore, imputandolo non alla conoscenza, derstanding, London 1748, tr. it. a cura di R. Gi-
ma all’assenso, che è extra-teoretico. Non stu- lardi, Ricerca sull’intelletto umano, in Ricerche
pisce dunque che la soluzione di Locke al pro- sull’intelletto umano e sui principi della morale,
blema dell’errore sia stata ripresa quasi alla Milano 1980, p. 147). Gli errori, anche quelli
lettera da Leibniz, che pure è critico e polemi- dei sensi, possono essere corretti dalla ragio-
co nei confronti di Locke. Dice Locke: «L’errore ne, che spesso li dissolverà mostrando che un
non è un fatto della nostra conoscenza, ma è certo termine viene usato senza il minimo si-
un inganno del nostro giudizio, che assente a gnificato, cioè senza nessuna idea corrispon-
ciò che non è vero» (An Essay Concerning Hu- dente (con ciò Hume riprende la soluzione di
man Understanding, London 1690, tr. it. a cura Berkeley), oppure mettendo in luce il fatto che
di C. Pellizzi e C. Farina, Saggio sull’intelligenza sono state fatte connessioni erronee, come av-
umana, Roma-Bari 1988, II, p. 804) e, poco ol- viene quando c’è discrepanza tra mente e vo-
tre, elenca quattro ragioni fondamentali del- lontà.
3577
VOLUMIfilosofia.book Page 3578 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Errore ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Kant si assume il compito filosofico, indicato si mette dal punto di vista della teoria della
dal motto di Bacone posto all’inizio della Cri- conoscenza di Kant, per la quale conoscere è
tica della ragione pura, di porre il dovuto termine sottoporre il conosciuto alla legislazione
e fine all’infinito errore del pensiero («infiniti dell’istanza a priori del soggetto conoscente,
erroris finis et terminus legitimus», in Kritik per l’errore non resta nessuno spazio possibi-
der reinen Vernunft, Riga 1781, 17872, tr. it. a cu- le; rimane dunque nel sistema kantiano un
ra di G. Gentile e G. Lombardo-Radice, rivedu- contrasto inevaso tra il fatto dell’errore e la
ta da V. Mathieu, Critica della ragion pura, Bari giustificazione della sua possibilità.
1959, p. 2). Lo scopo che Kant si prefigge è di Dal punto di vista del sistema hegeliano, che
dare un criterio che renda possibile distingue- afferma l’identità di pensiero ed essere e che
re infallibilmente la conoscenza dalla pseudo- vede lo svolgimento della storia come lo svol-
conoscenza; rispetto a tale scopo generale di- gimento del pensiero, non è difficile ammette-
venta fondamentale spiegare che cosa sia l’er- re il fatto dell’errore e neppure è difficile giu-
rore e come sia possibile che avvenga. Kant dà stificarne la possibilità. L’errore non va respin-
al problema dell’errore un soluzione generale, to, ma va riconosciuto come una tappa storica
per molti versi insoddisfacente. L’errore, egli e ideale nello svolgimento dello spirito; è pos-
dice, si trova solo nel giudizio; non può essere sibile, e reale, in quanto momento del proces-
dovuto al senso, che, preso da solo, non erra, so dialettico che viene superato e ricompreso
e neppure all’intelletto, che segue le proprie entro la successiva sintesi. Anche filosofie er-
leggi necessarie. Peraltro nel giudizio l’errore ronee, quali, per Hegel, quella di Anselmo, di
non si trova formalmente, in quanto il giudizio Cartesio, di Spinoza, che commettono l’errore
dal punto di vista formale segue necessaria- di contrapporre l’infinito al finito in modo
mente i principi conoscitivi; non resta che im- astratto, sono superate mostrando la superio-
putarlo a un altro ambito, e precisamente a re identità in cui l’opposizione finito-infinito è
un’influenza nascosta del senso sull’intelletto, ricompresa (Enzyklopädie der philosophischen
che provoca una deviazione dell’intelletto, in- Wissenschaften im Grundrisse, Heidelberg 1817,
dotto a formulare un giudizio oggettivo sulla 18272, Berlin 18383, tr. it. a cura di V. Verra, En-
base di apparenze soggettive. In modo genera- ciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, To-
le l’errore consiste dunque in una confusione rino 1981). L’errore per Hegel non solo è com-
del soggettivo con l’oggettivo; così inteso si prensibile, diventa anzi un elemento di pro-
può capire che l’errore non sia limitato alla pulsione necessario per lo svolgimento dina-
confusione tra soggettivo e oggettivo derivan- mico del pensiero, acquistando così una va-
te dal senso, ma alla stessa confusione che si lenza positiva che non aveva mai avuto in pre-
produce nel funzionamento del pensiero: è cedenza.
quel che avviene nella Dialettica, allorché un V. PENSIERO CONTEMPORANEO. – Nel Novecento
predicato logico è confuso con un predicato l’attenzione nei confronti del problema dell’er-
reale. Resta però pericolosamente nell’ombra rore viene smorzandosi fin quasi a scomparire
una domanda: ammettendo pure che l’errore dall’ambito filosofico; il tema passa per lo più
sia un fatto, e che tale fatto sia spiegabile per di competenza della psicologia, che lo studia e
lo più come una confusione tra soggettivo e lo descrive nella sua fatticità, come comporta-
oggettivo, come è possibile che tale confusio- mento tra i comportamenti umani. Né ciò stu-
ne avvenga? È vero che Kant dedica ampio pisce, in quanto è la stessa teoria della cono-
spazio agli errori, o paralogismi, della ragione, scenza, di cui l’errore è un corollario, a risulta-
dei quali dice che avvengono a causa dell’uso re decentrata rispetto ad alcune grandi corren-
della ragione oltre i limiti dell’esperienza, al- ti del pensiero novecentesco, quali il neo-po-
lorché la ragione vuole arrivare a qualcosa di sitivismo e la filosofia del linguaggio. E questo
assoluto o incondizionato – come la libertà, anche nel caso della fenomenologia, che inve-
l’immortalità dell’anima o Dio – in cui la ragio- ce riflette su coscienza e conoscenza: ciò che
ne prende per logica della realtà quella che uno dei suoi maggiori rappresentanti, Husserl,
non è altro che una logica dell’apparenza illu- intende descrivere è la coscienza come condi-
soria, però in tal modo Kant dà una spiegazio- zione del conosciuto e non come stato psichi-
ne di alcuni specifici, determinati, errori della co. La teoria della conoscenza, quando rima-
ragione, ma non risponde alla domanda gene- ne, si trasforma in epistemologia, cioè in teo-
rale: perché la ragione commette errori? Se ci ria della giustificazione logico-linguistica della
3578
VOLUMIfilosofia.book Page 3579 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Errore


conoscenza proposizionale, nella quale l’erro- dell’esperienza, Milano 1935, 19953 ) interlo-
re non è ovviamente preso in considerazione quendo con Croce e con Gentile, riprende sia
perché ritenuto non pertinente. L’eccezione in la tesi gentiliana dell’inattualità dell’errore, ri-
tale panorama è rappresentata dall’idealismo cordando che l’errore è superato nel momento
e dagli autori che a esso si ispirano, in quanto, in cui è riconosciuto, sia la tesi crociana della
tenendo ferma l’identità di pensiero ed essere, extrateoreticità dell’errore, per la quale l’erro-
pensiero e storia, diventa quanto meno oppor- re è fuori del pensiero (ad esempio nell’opi-
tuno spiegare come mai il pensiero possa pro- nione soggettiva) e deriva dalla volontà o dalle
durre errori. La soluzione suggerita da Hegel, emozioni. Però, a differenza di Croce e di Gen-
per la quale l’errore è un momento da supera- tile, l’inattualità e la extrateoreticità dell’erro-
re attraverso la sintesi, viene seguita dai se- re non sembrano sufficienti a Bontadini a ri-
guaci e successori come linea ispiratrice che solvere radicalmente il problema dell’errore e
ognuno precisa a suo modo. In Italia i neo-ide- a parare il rischio scettico; contro l’ottimismo
alisti Croce e Gentile affrontano esplicitamen- idealistico egli osserva: «L’errore [...] è ricono-
te il problema dell’errore. Per Croce il concetto sciuto come tale solo quando non è più attua-
è sia universale che concreto; è universale in le. Appunto per questo nasce il dubbio che il
quanto dà l’essenza delle cose, ed è concreto pensiero attuale possa essere errato, anche ri-
in quanto in esso l’essenza include l’esistenza. conoscendosi vero» (ibi, p. 202). La soluzione
Il concetto così inteso è l’unica autentica cate- indicata da Bontadini, in linea con la sua ripre-
goria della logica (Logica come scienza del con- sa della metafisica classica, è che l’ultima ga-
cetto puro, Bari 1909) e il pensiero che lo pensa ranzia di ciò che l’uomo conosce è data in una
non può che pensare la verità. L’errore non corretta relazione con il principio dell’«unità
può che essere collocato fuori dell’identità dell’esperienza»: «Se la certezza è solo nell’au-
pensiero-essere: Croce lo dichiara ateoretico e tocoscienza e la verità solo in Dio, occorre, per
lo fa dipendere dalla volontà che interferisce non restare con una certezza senza verità, e
con il procedimento logico-discorsivo introdu- con una verità senza certezza, fare uno di Dio e
cendo in esso interferenze pratiche. Gentile af- dell’autocoscienza» (ibi, p. 210).
fermando la perfetta identità di soggetto e og- Heidegger interrogandosi sull’essenza della
getto nell’atto del pensare nega la possibilità verità affronta anche il problema dell’essenza
che l’errore sia attuale: quando si conosce, e della non verità (Vom Wesen der Wahrheit,
nell’atto del conoscere, il pensiero attualizza 1931-32, a cura di H. Mörchen, Frankfurt am
l’essere, cioè sceglie il vero; ciò avviene secon- Main 1988, tr. it. a cura di F. Volpi, L’essenza
do uno svolgimento processuale e storico nel della verità, Milano 1997). Premesso che per
quale realtà e pensiero sono intimamente uni- Heidegger la verità è svelatezza dell’ente, nel
ti. Gentile non nega l’errore come fatto empiri- senso di «ciò che non è più velato», la doman-
co, nega solo che si possa affermare come er- da sulla non verità nel senso di «ciò che era ve-
roneo l’attuale pensare, cioè sostiene la tesi lato» è essenziale al fine di una compiuta com-
dell’inattualità dell’errore (Sistema di logica co- prensione della svelatezza, cioè della verità
me teoria del conoscere, vol. I, Pisa 1917, vol. II, stessa. Il significato di «non verità» non può
Pisa 1922). Resta da spiegare come mai pen- consistere nella mera negazione, ma deve ave-
sieri veri siano poi rivisti e considerati falsi, re un valore proprio, indagando sul quale Hei-
cioè riconosciuti erronei. Gentile afferma che degger mette in luce l’ambiguità della non ve-
l’errore, non diversamente dal male, dal dolo- rità intesa come velatezza. Si è velati in molti
re, dalla colpa, non va considerato in astratto modi, il termine «velatezza» è polisemico: ve-
isolamento rispetto allo svolgimento del pen- latezza è falso, ma anche inesatto, nullo, igno-
siero, ma entro la sua processualità: «Lo spiri- ranza, cioè yeu'do", lhvqh, a[gnoia. Yeu'do" è la
to si trova sempre innanzi a sé come alla nega- menzogna, la distorsione che fa apparire l’og-
zione di se stesso» (Teoria generale dello spirito getto in modo diverso da come è, o fa di un
come atto puro, Pisa 1916, p. 210). Dunque l’er- non ente qualcosa, dietro cui però non c’è
rore, il dolore, il male, sono provvidenziali, in niente; nella sua valenza proposizionale, nel
quanto costituiscono «l’interna molla per cui discorso, yeu'do" è la non correttezza dell’as-
lo spirito progredisce» (ibid.). Come si vede, la serzione, in cui un predicato non è corretta-
soluzione di Gentile non è diversa da quella mente attribuito, cioè il falso logico. Lhvqh non
hegeliana. Bontadini, (Saggio di una metafisica è la dimenticanza soggettiva, esperienziale,
3579
VOLUMIfilosofia.book Page 3580 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Errore ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ma è l’essere velato come un accadere di vela- scenza» non è esente dal dubbio e non solo
tezza, un sottrarsi, un essere via. La conse- ogni giudizio è esposto all’errore, ma lo è an-
guenza di tale assenza dell’ente dall’uomo è che la conoscenza evidente. Infatti, dice Rus-
a[gnoia, che è un non sapere più qualcosa che sell, l’errore è proprio l’esser falso di una cono-
si sapeva, una perdita di orientamento sogget- scenza che crediamo fermamente vera. A tale
tiva che consegue a lhvqh, all’esser via dell’en- conclusione scettica fa eccezione l’evidenza in
te. L’analisi che Heidegger fa, seguendo il filo prima persona di fatti mentali e sensibili, che
del Teeteto platonico, conduce alla precisazio- per Russell rende immune da errore solo la
ne del concetto di verità attraverso quello del- posizione solipsistica. Ryle ritiene che il com-
la non verità mediante il consueto procedi- pito della filosofia sia esclusivamente seman-
mento heideggeriano di approfondimento lin- tico: essa deve dissipare i problemi che vengo-
guistico, etimologico, concettuale; il proble- no generati da usi linguistici fuorvianti, cioè
ma dell’errore non è semantizzato in quanto non aderenti allo stato di cose che registrano,
tale, cioè come Irrtum, ma è dissolto tra men- come quando viene attribuito uno status on-
zogna, falso logico, nulla, ignoranza. tologico a dei nomi semplicemente perché
Alcuni filosofi di area analitica mostrano un compaiono in una proposizione in posizione
certo interesse nei confronti del tema dell’er- di soggetto grammaticale, e non perché si rife-
rore. Tra questi troviamo Moore e Russell, sen- riscono a qualcosa di reale. Oltre a queste,
sibili al problema della conoscenza, e Ryle, più chiamate «espressioni sistematicamente fuor-
orientato a una risoluzione linguistica. Moore vianti», Ryle denuncia l’esistenza di un altro
distingue con chiarezza errore e falso: «L’erro- gruppo di mistificazioni linguistiche, i cosid-
re consiste sempre nel credere a una proposi- detti «errori categoriali». Siamo in presenza di
zione falsa» (Some Main Problems of Philosophy, un errore categoriale quando fattori proposi-
1910-11, London 1953). Sottoponendo ad ana- zionali che appartengono a tipi diversi sono
lisi linguistica e concettuale i termini presenti considerati dello stesso tipo; un vistoso esem-
in tale definizione Moore afferma che una cre- pio di errore categoriale in filosofia è per Ryle
denza è detta vera quando c’è un fatto che le il dualismo cartesiano mente-corpo, nel quale
corrisponde, falsa nel caso in cui tale riferi- «corporeo» e «mentale» sono compresi nella
mento manchi. Con ciò Moore aderisce a una stessa categoria di «cosa», o «oggetto», men-
teoria corrispondentistica della verità. Si vor- tre, obietta Ryle, la mente non va categorizzata
rebbe a questo punto che egli chiarisse in che tra gli oggetti in quanto non è un oggetto a sé
modo una «proposizione» si differenzi da una stante, ma solo un comportamento o una di-
«credenza», visto che l’errore consiste nel cre- sposizione del corpo (The Concept of Mind,
dere a una proposizione falsa. Ma Moore fini- London 1949, tr. it. di F. Rossi-Landi, Lo spirito
sce per negare che ci siano proposizioni e per come comportamento, Roma-Bari 1982).
rinunciare ad analizzare le credenze. Di conse- VI. CONCLUSIONE. – In conclusione e in generale
guenza la promettente indicazione iniziale re- si può osservare che danno una spiegazione
lativa all’errore resta sospesa a tali rinunce e soddisfacente dell’errore quei pensatori che
non trova una soluzione. non impongono alla conoscenza un criterio di
Russell riprende il problema nei termini indi- certezza o infallibilità e che considerano la co-
cati da Moore, ma, più direttamente impegna- noscenza come derivante da un complesso an-
to in una teoria della conoscenza, parte tropologico non dipendente in modo esclusi-
dall’ipotesi che «conoscere possa essere defi- vo da aspetti cognitivi (tra i più significativi,
nito come “credere il vero”» (The Problems of Aristotele e Tommaso); non possono dare una
Philosophy, London 1912, tr. it. di E. Spagnol, I giustificazione soddisfacente dell’errore quei
problemi della filosofia, Milano 1959, p. 155). pensatori (tra cui Platone, Agostino, Spinoza,
Russell osserva che è possibile credere il vero Kant, Russell) per i quali la conoscenza è pre-
senza perciò avere una conoscenza, perché si senza di un oggetto alla mente (ognuno preci-
può avere una credenza casualmente vera, ma sando e declinando tale modo generale secon-
non giustificata, o una credenza vera alla quale do il proprio contesto filosofico) e per alcuni
si è pervenuti addirittura con un ragionamento anche manipolazione degli oggetti mentali se-
fallace, e, osserva Russell, non siamo disposti condo regole logiche. L’uscita proposta da al-
a chiamare «conoscenza» nessuno dei due ca- cuni autori del secondo gruppo consiste
si. In realtà tutto ciò che chiamiamo «cono- nell’imputazione dell’errore all’interferenza tra
3580
VOLUMIfilosofia.book Page 3581 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Erudizione


intelletto e volontà (tesi della ateoreticità mento della sola ragione computazionale, o
dell’errore), sostenuta da Descartes, o nel- l’esclusione della sensibilità o delle emozioni
l’ammissione di una confusione tra soggettivo dal processo razionale, tutte mosse, queste,
e oggettivo, sostenuta da Kant. Tali soluzioni che portano a un indebolimento del sistema
non sono pienamente soddisfacenti in quanto nella sua complessità e unicità, ma sarà orien-
non spiegano come mai la facoltà cognitiva tata a rafforzare la cooperazione tra le compo-
possa essere obnubilata da tali interferenze, nenti del sistema-uomo, in modo che ne risul-
perdendo in qualche modo la certezza che le ti una strategia pratica e cognitiva che rispetti
era stata attribuita. Fanno gruppo a sé gli idea- e valorizzi le esigenze del corpo, delle emozio-
listi, che considerano l’errore da un punto di ni e della ragione alta. L’errore non è esorciz-
vista ontologico, più che gnoseologico, e ne zato, né esorcizzabile, dal piano cognitivo per-
evidenziano la positiva funzionalità al proces- ché non nasce esclusivamente in quel livello,
so di dispiegamento storico dello spirito. Il ma è meglio capito, e dunque meglio corretto,
problema dell’errore, comunque lo si intenda, come uno squilibrio di un sistema complesso,
attende a tutt’oggi una soluzione soddisfacen- che può essere di volta in volta risolto solo
te e propria del contesto filosofico contempo- grazie a un riequilibrio generale.
raneo. In proposito si possono ritenere parti- L. Urbani Ulivi
colarmente promettenti per il filosofo alcune BIBL.: A. PRICHARD, Kant’s Theory of Knowledge, Oxford
indicazioni offerte dalle neuroscienze, che mu- 1909; L.W. KEELER, The Problem of Error from Plato to
tano la descrizione antropologica di riferimen- Kant, Roma 1934; B. SCHWARZ, Der Irrtum in der Phi-
to per il problema dell’errore. In primo luogo losophie, Münster 1934; A.R. DAMASIO, Descartes’ Er-
viene oggi sfumata dalle neuroscienze la tradi- ror. Emotion, Reason, and the Human Brain, New
zionale distinzione tra ambito cognitivo e am- York 1994, tr. it. di F. Macaluso, L’errore di Cartesio.
bito pragmatico, in quanto sia le conoscenze Emozione, ragione e cervello umano, Milano 1994; M.
che le azioni sono intese come strategie di UNTERSTEINER, I sofisti, Milano 1996; ARISTOTELE, Etica
azione, teorica le prime, pratiche le seconde, nicomachea, tr. it. a cura di C. Mazzarelli, Milano
2000.
unificate però dall’essere tutte attività umane.
Le azioni (sia teoriche che pratiche) sono in- ➨ FALLACIA; FALSITÀ; VERITÀ.
traprese in relazione a uno scopo (anch’esso
indifferentemente teorico o pratico, implicito ERRORE,
Errore TEORIA DELLO: V. GIUSTIFICAZIONE,
o esplicito, cosciente o inconscio ecc.). Così TEORIA DELLA.
contestualizzato l’errore non è altro che un
non raggiungere lo scopo. Interessante osser- ERUDIZIONE (erudition; Gelehrsamkeit; éru-
Erudizione
vare la particolare sintonia di tale posizione dition; erudición). – Contrapposta a cultura, in-
con quella aristotelico-tomistica, per la quale dica un insieme di conoscenze fondato preva-
l’uomo è anzitutto un principio di attività, che lentemente su un’assimilazione passiva, priva
si esprime in varie modalità e sfere d’azione e di selettività (che è sinonimo di autentica capa-
comunque in riferimento a un fine (omne agens cità giudicativa e creativa), e quindi incompleta.
agit propter finem). In secondo luogo le neuro- Contro siffatto genere di polimazia metteva in
scienze offrono un suggerimento preciso per guardia Eraclito (cfr. H. Diels, Die Fragmente
raccordare volontà e conoscenza, sensibilità e der Vorsokratiker, ed. a cura di W. Kranz, Berlin
intelletto, dalla cui discrasia molti pensatori 1961-6411, 22 B 9, 17, 22, 29, 40, 127 ecc.), ed
hanno fatto derivare l’errore. Nell’uomo, ha di- Epicuro esclamava: «Fuggi, beato, ogni genere
mostrato Damasio, le facoltà cognitive supe- di erudizione» (cfr. H. Usener, Epicurea, Leip-
riori funzionano in sinergia con il corpo e con zig 1887, rist. Roma 1963, fr. 82). Quanto a Pla-
le emozioni; sensibilità e volontà non solo non tone, può ben dirsi che per lui il limite che se-
ostacolano le attività di pensiero, ma collabo- gna la differenza tra cultura ed erudizione è co-
rano con il loro funzionamento e le rendono stituito da quel «sapere di non sapere» che se-
possibili. La ragione non è mai pura, ma è gna altresì il limite tra sapere e perfetta igno-
sempre intrecciata agli stati corporei ed emo- ranza (cfr. Alcib. I, Euthyd., Gor. ecc.). Contro la
zionali. Gli errori, in particolare quelli decisio- cultura enciclopedica, sinonimo di erudizione,
nali, derivano dall’esclusione o dall’indeboli- metteva altresì in guardia Matteo Palmieri, ri-
mento di un elemento del sistema. La terapia chiamandosi al carattere «selettivo» della cul-
rispetto all’errore non potrà essere un rafforza- tura, che differisce appunto in ciò dalla mera
3581
VOLUMIfilosofia.book Page 3582 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Erveo di Nédellec ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

erudizione (cfr. Della vita civile, Bologna 1944, ERVEO


Erveo diDINédellec
NÉDELLEC (Hervaeus Natalis). –
p. 35). Per Locke l’erudizione consiste più che Filosofo domenicano, n. nel 1260 ca., m. nel
altro nel «riempire la mente di ritagli di ogni 1309.
genere, affinché colui che possiede simile ba- Famoso teologo domenicano, rappresentante
gaglio possa gareggiare con quelli con i quali della prima scuola tomista. Baccelliere al con-
s’imbatterà, come per dimostrare che egli è vento di Saint Jacques a Parigi nel 1302, mae-
completamente in regola, e la sua testa è ben stro reggente tra il 1307 e il 1308, nel 1309 è
fornita come un emporio; che nulla gli si può eletto priore provinciale di Francia, carica che
domandare che egli non conosca da maestro e esercita fino al 1318, quando viene eletto ge-
sia fornita di tutto ciò che possa dar piacere nerale dell’ordine. Scrisse una trentina di ope-
agli altri» (Of the Conduct of the Understanding, re, soprattutto teologiche, tra cui un commen-
London 1706, tr. it. di T. Vallese, Guida dell’in- to alle Sentenze (ed. Venetiis 1505, Parisiis
telligenza, Milano s. d., cap. 19, p. 62). Psicolo- 1647; ripr. Ridgewood 1966; Frankfurt 1989) di
gicamente, si può dire che mentre l’ignoranza, cui sono edite alcune quaestiones, e numerosi
quando non sia consapevole di sé, genera una testi polemici: una Defensio doctrinae fratri Tho-
falsa presunzione di sapere che dà luogo all’at- mae, uno scritto polemico contro Giacomo di
teggiamento dogmatico, l’erudizione genera Metz, delle Quaestiones quodlibetales, in cui so-
no discusse alcune tesi di maestri contempo-
invece l’atteggiamento cattedratico.
ranei e altre questioni su problematiche allora
G. Masi
oggetto di controversie dottrinali in rapporto a
L’erudizione richiama, dunque, non tanto la
temi teologici. Contro Durando di San Porzia-
conoscenza e la cultura, bensì l’istruirsi fine a
no ha scritto: Reprobationes (1314-1315); De ar-
se stesso utile solo per uno sfoggio di dottrina
ticulis pertinentibus ad I libros Sententiarum Du-
altrui. Il verbo latino erudire deriva da rudis: randi (1314-16), Evidentia contra Durandum su-
«rozzo». Uscire da questo stato attraverso il per quartum Sententiarum (1317). Il significato
mero ammaestrarsi con abbondanza di infor- più profondo dello sforzo speculativo di Erveo
mazioni è del tutto vano. L’erudizione allora si di Nédellec, soprattutto negli scritti teologici e
presenta tuttalpiù come uno strumento retori- in quelli a difesa dell’epistemologia tomma-
co con cui imporsi nelle dispute, pubbliche o siana, è da rinvenire nell’ambito di una pro-
private, per il tramite di nozioni acquisite, la fonda razionalizzazione dei contenuti di fede,
cui conoscenza, autentica e profonda, rischia sulla linea appunto di Tommaso e, nell’ambito
di non appartenere al soggetto. L’erudito può della logica, di un’evidente propensione per il
anche trovarsi in possesso di ampi corredi di formalismo e il terminismo (Wéber, 1984).
cognizioni, relativamente a cospicui settori del Non si può, d’altra parte, considerare Erveo un
sapere, ma non possiede la capacità di far sì pedissequo sostenitore della metafisica di
che la vita, le esperienze della vita e i mondi Tommaso, di cui rifiutava peraltro la distinzio-
della vita diventino in lui «cultura». Sicché, il ne reale di essenza e di esistenza, attribuendo
suo pensare apparirà povero di autentico «sa- anzi il primato all’essenza. Nel De verbo, in par-
pere» sebbene saturo di contenuti mandati a ticolare, egli analizza la problematica del quid
memoria. Nell’erudizione la conoscenza non si nominis a partire dalla teoria avicenniana
salda con la formazione dell’uomo e con le dell’indifferenza dell’essenza.
culture dell’umano, per cui il pensare teoreti- V. Sorge
co, filosofico, le rimane estraneo. Alla sua ra- BIBL.: E.B. ALLEN, Hervaeus Natalis: An Early «Tho-
dice vi è un calcolo, mai il pensiero. L’istruzio- mist» on the Notion of Being, in «Mediaeval Studies»,
ne, se è costituita soltanto da informazioni, sia 22 (1960), pp. 1-14; E. WÉBER, La demonstration de
pure articolate e cognitivamente solide, ma l’existence de Dieu chez Hervé de Nédellec et ses confre-
res Prêcheurs de Paris, in Z. KALUZA - P. VIGNAUX (a cu-
non nasce dall’educazione culturale – la quale
ra di), Preuve et raison a l’Université de Paris. Logique,
è ricerca, scoperta, invenzione – permane co- ontologie et théologie au XIVe siècle, Paris 1984, pp. 25-
me arido contenuto incapace di vivificare la 41; E. WEBER, L’ordine domenicano dal dibattito sul to-
formazione dell’uomo attraverso il «conosce- mismo a Eckhart, in G. D’ONOFRIO (a cura di), Storia
re», inteso anche come coscienza del limite di della teologia nel Medioevo, vol. III: La teologia delle
se stesso. scuole, Casale Monferrato 1996, pp. 400-401; P. CON-
M. Gennari FORTI, Hervé de Nédellec et les questions ordinaires «De

3582
VOLUMIfilosofia.book Page 3583 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Escatologia


cognitione primi principii», in «Revue Thomiste», 105 Regulatory of Principles of Mental Functioning, Lon-
(1997), pp. 63-82; C. TROTTMANN, Verbe mentale et don 1967; H. NAGERA (a cura di), Basic Psychoanalytic
noétique thomiste dans le «De Verbo» d’Hervé de Concepts on Metapsychology, Conflicts, Anxiety and
Nédellec, in «Revue Thomiste», 105 (1997), pp. 47- Other Subjects, London 1970, tr. it. di C. Jannelli e A.
62; Per le notizie biografiche cfr. W. SENNER, s. v. in Guglielmi, I concetti fondamentali della psicoanalisi,
W. KASPER (a cura di), Lexicon für Theologie und Kir- Torino 19792.
che, Freiburg i.B. 20013 (1993), vol. V, coll. 47-48. ➨ INCONSCIO; IO; PRINCIPIO DI PIACERE; PSICOANALI-
SI; PULSIONE; SUPER-IO.
ES (Id; Es; Ça; Ello). – In tedesco, pronome
Es
neutro di terza persona singolare. In psicoana- ESAMERONE (greco e}x hJmevrai, lat. hexaeme-
Esamerone
lisi indica una delle istanze psichiche, accanto ron). – Termine usato nella tradizione esegeti-
all’io e al super-io: rappresenta il polo pulsio- ca cristiana, patristica e medievale, per indica-
nale della personalità (Sigmund Freud, Das Ich re i sei giorni in cui avvenne l’opera della crea-
und das Es, 1923, in FGW, vol. XIII, tr. it. di C. L. zione da parte di Dio secondo il libro del Gene-
Musatti, L’Io e l’Es, in OSF, vol. IX, pp. 475- si (Gn 1-2). Diversi padri e autori medievali
520). hanno utilizzato il termine nel titolo delle loro
Freud mutuò la nozione di es dal medico tede- opere, dedicate appunto all’ermeneutica dei
sco Georg W. Groddeck (1866-1934), che, sulla primi capitoli del Genesi: da Basilio di Cesarea
scorta di Nietzsche, impiegava il termine per ad Ambrogio, da Beda il Venerabile ad Aelfric
indicare l’insieme delle forze sconosciute da di Canterbury, da Arnaldo di Bonneval a Ugo di
cui l’individuo è vissuto, ovvero quanto nel no- Rouen (Ambienensis). Bonaventura da Bagno-
stro essere vi è di impersonale e, per così dire, regio dedicò al commento del racconto della
di naturalisticamente necessitato. L’es, serba- creazione una serie di conferenze conventuali
toio delle pulsioni, è in contatto, ad una sua (Collationes in Hexaemeron).
estremità, con il corpo. Benché la coppia io-es R. Quinto
sia sovrapponibile alla distinzione preconscio-
inconscio, per Freud l’es è più esteso di ESCATOLOGIA (dal gr. e[scato" «ultimo» -
Escatologia
quest’ultimo e lo si può descrivere solo nega- eschatology; Eschatologie; eschatologie; escatolo-
tivamente, per via della sua «estraneità all’io» gía). – Il termine è usato per la prima volta nel-
(Ichfremdheit). Geneticamente, tutte le istanze la trattatistica teologica protestante, nei Loci
psichiche derivano per differenziazione dal- theologici (Jena 1610-29) di Johann Gerhard, nel
l’es. Costituito da tendenze opposte, in con- trattato De novissimis; è ormai impiegato come
flitto con le altre istanze psichiche e indifferen- titolo di questo trattato nel Systema locorum
te alle richieste della realtà esterna, in esso theologicorum (t. XII, Wittenberg 1677) di
l’energia si trova in uno stato di libera mobilità Abraham Calov e, dopo un periodo di scarsa
e obbedisce solo al principio di piacere. Dopo fortuna, viene riabilitato e rimesso in circola-
Freud, lo studio dell’es è stato in genere tra- zione da Friedrich Schleiermacher (Der christli-
scurato sia per la natura speculativa delle ipo- che Glaube, vol. II, Berlin 18312, § 159, tr. it. di
tesi al proposito, sia per la crescente impor- S. Sorrentino, La fede cristiana, Brescia 1981-
tanza attribuita all’io e più tardi al sé. Da se- 85, vol. II, p. 561). Il concetto invece è presente
gnalare la critica antibiologista di Lacan all’es in tutta la teologia cristiana come discorso
freudiano in nome di una concezione linguisti- «sulle cose ultime», sul destino finale dell’uo-
ca dell’inconscio («l’inconscio è strutturato mo e del mondo. Il tema in questione è altresì,
come un linguaggio»): Lacan ne valorizza piut- in un modo o nell’altro, indisgiungibile da
tosto il significato grammaticale di soggetto qualsiasi religione; lo specifico orientamento
impersonale (che agisce sull’io a sua insaputa: verso una conclusione unica e definitiva trova
«Ça parle [es parla]»), attribuendogli, al di là di la sua prima espressione univoca nello zoroa-
desideri e pulsioni, una «domanda» di ricono- strismo, che influenza tra l’altro l’ebraismo
scimento intersoggettivo. post-esilico e i movimenti apocalittici.
D. Cavagna La dizione «cose ultime» risale a un’espressio-
BIBL.: G. GRODDECK, Das Buch vom Es. Psychoanalyti- ne biblica che indica qualcosa che avviene
sche Briefe an eine Freundin, Wien 1923, tr. it. di L. «negli ultimi giorni» o «alla fine dei giorni»
Schwarz, Il libro dell’Es: lettere di psicoanalisi a (be-aharit ha-yamim), riferendosi a un futuro
un’amica, Milano 199212; M. SCHUR, The Id and the non meglio determinato, e che viene poi usata
3583
VOLUMIfilosofia.book Page 3584 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Escatologia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

alternativamente con altre espressioni bibli- tà platonica della questione filosofica dell’im-
che come «fine dei giorni» (qez ha-yamim) o mortalità dell’anima.
«tempo della fine» (et qez) che impiegano un Tuttavia, se la filosofia greca contiene elemen-
termine (qez) di valore ben diverso, riferito alla ti escatologici, il suo interesse è primariamen-
fine in senso di taglio netto o rottura, interru- te «archeologico» o «protologico» (in quanto
zione, termine definitivo, anche se poi viene a rivolto alle cause e ai principi primi); mentre la
indicare anche il «tempo determinato» (da teologia ebraica, cristiana e islamica, se con-
Dio), e quindi anche ogni «periodo» della sto- tiene elementi decisamente «protologici»
ria sacra. (dottrina di Dio, della creazione e della provvi-
I problemi escatologici investono la dimensio- denza), è orientata prevalentemente in senso
ne temporale del futuro decisivo della vita di escatologico (perché interessata soprattutto
ogni singolo, della comunità religiosa, del po- alla salvezza finale). In queste tradizioni cultu-
polo, dell’umanità e del mondo; di un futuro di rali, però, i temi escatologici sono stati domi-
salvezza che diventa possibile solo dopo una nio quasi esclusivo della dottrina religiosa (ol-
svolta, una rottura o una trasformazione radi- tre che della speculazione fantastica e poeti-
cale; per questo hanno a che fare con ciò che co-artistica), mentre scarso si può considerare
avviene alla fine degli eventi (almeno di una l’apporto della riflessione propriamente filo-
serie o di un ciclo di eventi). Filosoficamente sofica, che peraltro è ben difficilmente isolabi-
l’escatologia è connessa alla teleologia, che è le nella cultura patristica e medioevale. A par-
discorso sui fini (téle) che innervano e si com- te le formidabili ed enigmatiche intuizioni di
piono nella natura e nella storia, ma soprattut- Origene (De principiis, I, 6; II, 3, 5; III, 5, 7; 6, 2-
to sul loro possibile o necessario convergere 6: apokatástasis), di Agostino (De civitate Dei,
nel fine ultimo dell’uomo e del mondo e sul XXII, 30: dies septimus, dies octavus) e di Gioac-
compimento finale di questo come la fine chino da Fiore (Concordia Veteris ac Novi Testa-
(télos) dei fini, che può essere espressa come menti, V, 84: tertius status), questo apporto è in
éschaton, termine che però accentua il caratte- fondo limitabile alle diverse tesi circa la desti-
re di discontinuità dell’esito rispetto al pro- nazione di ogni uomo e dell’umanità intera al
cesso precedente. La sfera escatologica infatti sommo bene inteso come unità (cognitiva e
ha un doppio aspetto: uno negativo, che com- volitiva) con Dio.
porta la conclusione di un modo di essere Un’elaborazione filosofica originale e più ap-
(morte, scomparsa), e uno positivo, che com- profondita pare emergere solo nell’epoca mo-
porta adempimento e nuovo essere («vita derna, connessa con il concetto di religione
eterna»); e ciò riguarda sia l’individuo, sia la naturale, che contiene fin dall’inizio elementi
collettività, sia il mondo intero: si parla perciò, escatologici come la convinzione che vi sia per
soprattutto nella tradizione ebraico-cristiana, gli uomini una vita dopo la morte caratterizza-
di escatologia personale (immortalità, vita fu- ta da ricompense o punizioni a seconda della
tura), comunitaria (città futura o regno di Dio) qualità morale raggiunta in questa vita e che si
e universale («cieli nuovi e terra nuova», debba formare, proprio in vista dell’unificazio-
«mondo futuro»). ne con Dio e sulla base delle credenze comuni,
Nella filosofia le «cose ultime» in senso lato un’unica chiesa universale (Herbert of Cherbu-
sono oggetto di riflessione da sempre: nella fi- ry, De veritate [1619], London 16453; R. Cud-
losofia indiana sono temi centrali il destino worth, The True Intellectual System of Universe,
delle anime umane dopo la morte, il ciclo del- London 1678). Vanno peraltro registrati anche
le rinascite e la liberazione finale da questo; momenti di decisa contestazione delle dottri-
nella filosofia greca antica si trovano temi ana- ne escatologiche tradizionali: Spinoza (come
loghi, soprattutto in Platone (Gorgia, Fedone, altri autori che si ricollegano allo stoicismo
Repubblica, X), anche se prevale una visione antico) contesta che il premio della virtù possa
circolare del tempo culminante nella conce- stare al di fuori di essa (Ethica, Amsterdam
zione stoica del grande anno cosmico e del- 1677, parte V, prop. 42); altri autori moderni
l’eterno ritorno; una considerazione diretta del (per lo più anonimi fino all’Ottocento) ripren-
tema dell’«ultimo» e della fine si trova soprat- dono invece le antiche critiche degli epicurei
tutto nei pensatori influenzati dall’ebraismo, alle rappresentazioni di una vita oltre la morte.
dal cristianesimo e dall’Islam, sui quali incide Un impulso decisivo alla riproposizione e rie-
(a partire da Filone e Clemente) anche l’eredi- laborazione filosofica del tema escatologico
3584
VOLUMIfilosofia.book Page 3585 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Escatologia


viene da Leibniz, e dal suo progetto di un si- dosso. Ma è un fatto che la questione escato-
stema unitario inglobante regno della natura e logica non tanto ritorna quanto entra in di-
regno della grazia, con la visione di un regno scussione proprio negli ultimi due secoli, e
futuro ed eterno in continuo processo di perfe- proprio quando la congiunzione tra sfondo on-
zionamento (Principes de la nature et de la grâce, tologico neutro-necessitaristico e quadro evo-
[1714], Den Haag 1718). Da questo momento lutivo-progressivo della natura e della storia
sintetico si dipartono idealmente due movi- sembrava averla messa definitivamente fuori
menti, l’uno che accentua o esalta unilateral- gioco. Vanno viste in questa prospettiva anche
mente il progresso cognitivo, tecnico, econo- le decise messe in questione di Marx, Scho-
mico, civile e sociale come fatto e come bene penhauer e Nietzsche, che ripropongono il
supremo dell’umanità; l’altro che punta a un problema sotto la figura del rifiuto delle con-
progresso inclusivo, capace di ricomprendere cettualizzazioni tramandate, e così pure le teo-
in sé le istanze dell’escatologia etico-religiosa, rie (sorte all’inizio e rifiorite alla fine del Nove-
come si vede nei filosofi innovativi dell’illumi- cento) della decadenza della cultura e del «tra-
nismo tedesco (Spalding, Lessing, Herder), fi- monto dell’Occidente» (Spengler), che evoca-
no a Kant, che ha offerto la più autorevole le- no lo spettro di una fine culturale del mondo,
gittimazione, nell’ambito della riflessione filo- di un collasso dello spirito, ovvero la necessità
sofico-razionale, anzitutto alla domanda «che di una palingenesi in una nuova barbarie.
cosa mi è lecito sperare?» (Kritik der reinen La ripresa del tema escatologico nel Novecen-
Vernunft, Riga 17872 [1781], p. 833, tr. it. di P. to è legata però anche e soprattutto ad altri
Chiodi, Critica della ragion pura, Torino 1967) e motivi: la rivalutazione di Kant e il suo collega-
poi all’autonoma trattazione dell’escatologia, mento con la tradizione profetica biblica
come dottrina moralmente motivata della «fi- (Cohen); la messa in luce di un significato non
ne di tutte le cose», sia pure correlata a un pro- fisico-quantitativo (spazializzato), ma qualita-
gresso temporalmente infinito (Das Ende aller tivo-spirituale del tempo (Bergson); la risco-
Dinge, 1794, in Gesammelte Schriften, vol. VIII, perta del carattere messianico-apocalittico del
Berlin 1923, pp. 325-339, tr. it. di G. Riconda, in messaggio di Gesù e del protocristianesimo
Scritti di filosofia della religione, Milano 1989, pp. (Weiss, Schweitzer) e della sua radicale antite-
219-228). A lui si richiamano le successive spe- si rispetto alla religione moderna adattata al
culazioni degli idealisti tedeschi, anche quan- mondo secolare. Il tema dell’«ultimo» si riaf-
do, soprattutto con Hegel e Schelling, ma an- faccia prima nella forma del continuismo di
che con Schleiermacher, si allontanano deci- Cohen e di Bergson, poi nella forma della rot-
samente dalle sue premesse etiche e teistiche. tura o terminazione (Barth, Benjamin), ma an-
La rilevanza del tema escatologico nella filo- che nella forma del compimento finale (Bloch,
sofia è fondata, però, più che su enunciazioni Berdjaev, Teilhard de Chardin) e in quella, non
di contenuto, sulla direzione escatologica del necessariamente alternativa, della presenza o
pensare radicale, sul legame intrinseco tra do- irruzione verticale dell’eterno nel tempo vissu-
manda centrale (sul perché dell’essere di ciò to dell’attimo, quale si afferma nella teologia e
che è) e orizzonte ultimo dell’interrogare: l’an- nella filosofia esistenziale (Barth, Bultmann,
ticipazione almeno problematica di un essere Jaspers, Heidegger, Marcel). In Heidegger (Bei-
capace di contenere una risposta appagante in träge zur Philosophie, Frankfurt am Main 1989)
quanto superamento del male e dei mali, in si trova in particolare la figura dell’attesa e
quanto liberato dall’interna lacerazione e in- preparazione dell’avvento dell’«ultimo Dio»,
fondatezza, in quanto realizzazione del bene e che non segna né fine né compimento in asso-
portatore di senso e di quiete. Questa direzio- luto, ma fine del Dio o degli dei precedenti e
ne e questo legame non emergono in primo «nuovo inizio», cioè nuovo rapporto con l’es-
piano in ogni epoca e in ogni autore, e certo ri- sere, che però è sovranamente indifferente ri-
cevono articolazioni diverse, anche attestazio- spetto alle questioni del bene e del giusto. In
ni negative, di ripulsa o di indifferenza. Bloch (Das Prinzip Hoffnung, Frankfurt am
Può apparire paradossale che la filosofia risco- Main 1959, tr. it. di E. De Angelis e T. Cavallo,
pra e tratti anche esplicitamente tale orizzonte Il principio speranza, Milano 1994) si esprime
proprio quando si attenua o si interrompe o invece paradigmaticamente la figura mistico-
comunque diventa problematico il suo vincolo atea, così come in Berdjaev (Essai de métaphy-
di fedeltà al credo (cristiano o ebraico) orto- sique eschatologique, Paris 1946) la figura misti-
3585
VOLUMIfilosofia.book Page 3586 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eschenburg ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

co-cristiana, della speranza dell’eschaton come CORNEHL, Die Zukunft der Versöhnung, Göttingen
compimento finale o regno del sommo bene 1971; AA.VV., Mondo storico ed escatologia, Brescia
compiuto, coronante e oltrepassante ogni 1972; S. ZEDDA, L’escatologia biblica, Brescia, 1972-
sperimentazione evolutiva e ogni sforzo di au- 75; D. WIEDERKEHR, Perspektiven der Eschatologie,
toredenzione e automiglioramento umano; la Zürich 1974, tr. it. di D. Pezzetta, Prospettive dell’esca-
prima prospettiva si differenzia dalla seconda tologia, Brescia 1978; W. JAESCHKE, Die Suche nach den
in quanto non considera la conclusione positi- eschatologischen Wurzeln der Geschichtsphilosophie,
München 1976; H. DE LUBAC, La posterité spirituelle de
va garantita da un essere originario. Va co-
Joachim de Flore, Paris 1979-81, tr. it. di F. Di Ciaccia
munque ricordato che è proprio da questi au-
e G. Cattaneo, La posterità spirituale di Gioacchino da
tori, e specialmente da Bloch, che è stata pro- Fiore, Milano 1981-84, 2 voll. (fa parte dell’Opera
vocata, anzitutto in ambito protestante (J. Omnia di H. de Lubac, a cura di E. Guerriero); G. H.
Moltmann, Theologie der Hoffnung, München KÜNG, Ewiges Leben?, München 1982, tr. it. di G. Mo-
1964, tr. it. di A. Comba, Teologia della speranza, retto, Vita eterna?, Milano 1983; A. SCHWEITZER, Ge-
Brescia 1970; Id., Das Kommen Gottes. Christli- schichte der Leben-Jesu-Forschung, Tübingen, 19849
che Eschatologie, Gutersloh 1995, tr. it. di D. (1906, 19132); G. FERRETTI (a cura di), Temporalità ed
Pezzetta, L’avvento di Dio. Escatologia cristiana, escatologia, Casale Monferrato 1986; R. GUARDINI, Das
Brescia 1998), la riscoperta teologica più effi- Ende der Neuzeit, Mainz-Paderborn 1986 (Basel
cace e conseguente della centralità dell’esca- 1950), tr. it. di M. Paronetto Valier, La fine dell’epoca
tologia nel messaggio religioso cristiano. moderna, Brescia 1994; S. HJELDE, Das Eschaton und
G. Cunico die Eschata, München 1987; J. RATZINGER, Eschatolo-
BIBL.: N. SÖDERBLOM, La vie future d’après le mazdéi- gie. Tod und ewiges Leben, Regensburg 19906 (1977),
sme, Paris 1901; C. CLEMEN, Religionsgeschichtliche tr. it. di B. Deslex Muff, Escatologia: morte e vita eter-
Erklärung des Neuen Testaments, Giessen 1909; R. na, Assisi 19852; J. TAUBES, Abendländische Eschatolo-
LAZZARINI, Il male nel pensiero moderno, Napoli 1936; gie, München 1991 (Bern 1947), tr. it. di G. Valent,
R. GUARDINI, Die letzten Dinge, Würzburg 1940, tr. it. Escatologia occidentale, Milano 1997; I. HÖLLHUBER,
di G. De’ Grandi, Le cose ultime, Milano 19972; R. LAZ- Philosophie als Prä-Eschatologie, Stein am Rhein
ZARINI, L’intenzione, Roma 1940; M. SCHMAUS, Von den 1992; F.-W. MARQUARDT, Was dürfen wir hoffen, wenn
letzten Dingen, Münster 1948, tr. it. di T. Mabritto, Le wir hoffen dürften?, München 1993-96, 3 voll.; M.
ultime realtà, Alba 1960; K. LÖWITH, Meaning in His- NALDINI (a cura di), La fine dei tempi, Fiesole 1994; K.
tory, Chicago 1949, tr. it. di F. Tedeschi Negri, Si- STOCK (a cura di), Die Zukunft der Erlösung, Güters-
gnificato e fine della storia, Milano 1979; J. PIEPER, loh 1994; G. SAUTER, Einführung in die Eschatologie,
Über das Ende der Zeit, München 1950, tr. it. di M. Darmstadt 1995; T. SCHMIDT, Das Ende der Zeit, Bo-
Perotti Caracciolo, Sulla fine del tempo, Brescia 1954; denheim 1996; F. BATTAGLIA, Mondo storico ed escato-
R. BULTMANN, History and Eschatology, Edinburgh logia, Bologna 1997; H.U. VON BALTHASAR, Apokalypse
1957, tr. it. di E. Spagnol, Storia ed escatologia, Mila- der deutschen Seele, Freiburg im Breisgau 1998 (Salz-
no 1962; K. JASPERS, Die Atombombe und die Zukunft burg-Leipzig 1937-39, 3 voll.); F. TOMATIS, Escatologia
des Menschen, München 1958, tr. it. di L. Quattroc- della negazione, Roma 1999; R. FABER (a cura di),
chi, La bomba atomica e il destino dell’uomo, Milano Abendländische Eschatologie. Ad Jacob Taubes, Würz-
1960; M. SCHMAUS, Katholische Dogmatik, vol. IV, t. II: burg 2001; G. ANCONA, Escatologia cristiana, Brescia
Von den letzten Dingen, München 19595, tr. it. a cura 2003; F. MINAZZI, Teleologia della conoscenza ed escato-
di N. Bussi, Dogmatica cattolica, vol. IV, t. II: I novis- logia della speranza, Napoli 2004; H.U. VON BALTHA-
simi, Torino 1964; R. LAZZARINI, Situazione umana e il SAR, Eschatologie in unserer Zeit, Freiburg im Brei-
senso della storia e del tempo, Milano 1960; K. RAHNER, sgau 2005.
Schriften zur Theologie, vol. IV, Zürich-Einsiedeln- ➨ ETERNITÀ; FUTURO; MESIA - MESSIANISMO; PROTO-
Köln 1960, tr. it. a cura di A. Marranzini, Saggi sui sa- LOGIA / ESCATOLOGIA; SPERANZA; STORIA, FILOSO-
cramenti e sull’escatologia, Roma 1965; E. CASTELLI (a FIA DELLA; TELEOLOGIA; TEMPO.
cura di), Il problema della demitizzazione, Roma 1961;
O. CULLMANN, Christus und die Zeit, Zürich 19623
(1946), tr. it. di B. Ulianich, Cristo e il tempo, Bologna
ESCHENBURG, JOHANN JOACHIM. – Poeta,
Eschenburg
20053; R.H. CHARLES, Eschatology, New York 1963
letterato e studioso di estetica, n. ad Amburgo
(London 1899); P. ALTHAUS, Die letzten Dinge, Güters- il 7 dic. 1743, m. a Brunswick il 29 febbr. 1820.
loh 19649 (1922); J. WEISS, Die Predigt Jesu von dem Scolaro di Baumgarten e amico di Lessing, fu
Reiche Gottes, Göttingen 19643 (1892; 19002); W. docente e direttore del Collegio carolino di
KAMLAH, Utopie, Eschatologie, Geschichtsteleologie, Brunswick. Dotato di vastissima cultura lette-
Mannheim 1969; E. CASTELLI (a cura di), La teologia raria, promosse la conoscenza dell’antica poe-
della storia: ermeneutica e escatologia, Roma 1971; P. sia tedesca (Denkmäler altdeutscher Dichtkunst,
3586
VOLUMIfilosofia.book Page 3587 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eschenmayer


Bern 1799) e, fra gli autori moderni, diffuse il può produrre enti finiti, che implicano diffe-
culto di Shakespeare, completando la tradu- renziazione ed esclusione reciproca: l’identità
zione di Wieland (Shakespeare’s theatralische originaria infatti è pura indifferenza, mentre
Werke, Zürich 1775-82, 13 voll.; Shakespeare’s per ottenere una differenza occorre un diffe-
Schauspiele, ivi 1798-1806). Espose le sue idee renziante; questo deve essere, «poiché fuori
estetiche in Entwurf einer Theorie und Literatur dell’assoluto non deve esserci nulla, un ente
der schönen Wissenschaften (Berlin 1783, rist. Hi- autodifferenziantesi, e quindi una assoluta op-
ldesheim 1976), sostenendo che la bellezza è posizione». Schelling, con il suo assoluto-
«unità sensibile del molteplice» (ibi, p. 22), e identità rende impossibile un discorso sia su
che il sentimento del bello è suggerito da rap- Dio sia sul finito; ma questo è l’esito fatale di
presentazioni «confuse». ogni speculazione chiusa in se stessa; per
G. Santinello uscire a contatto con l’essere nella sua concre-
BIBL.: SPEHR, s. v., in Allgemeine Deutsche Biographie, tezza occorre un salto oltre la ragione specula-
vol. VI, pp. 346-347; H. SCHRADER, Eschenburg und tiva, nella «non filosofia». La filosofia specula-
Shakespeare, Marburg 1911. tiva o «dialettica» è incapace di cogliere Dio e
tutto ciò che è frutto di libertà. Il sapere del-
ESCHENMAYER, ADAM KARL AUGUST. – Me-
Eschenmayer l’uomo non è in grado di pervenire a una com-
dico e filosofo tedesco, n. a Neuenburg il 4 lug. prensione assoluta di un oggetto, a un sapere,
1770, m. a Kirchheim il 17 nov. 1852. perciò, di tipo teologico. L’uomo relativizza a
Fu professore di filosofia e medicina a Tubin- sé ogni oggetto (e perciò lo finitizza): Dio di
ga. Il suo pensiero è legato a Schelling e a F.H. conseguenza non può essere colto con una co-
Jacobi. Al primo lo collegano l’impegno in una noscenza solo umana, perché questa lo finitiz-
deduzione speculativa della natura nelle sue zerebbe; in generale il sapere dell’uomo non
forze animatrici (sulla scia dei Metaphysischen coglie l’esistenza in sé.
Anfangsgründe der Naturwissenschaft kantiani) Per avere una conoscenza di Dio occorre dun-
e, in un secondo tempo, l’interesse per i feno- que la fede (che sarebbe innata nella nostra
meni parapsicologici (per esempio l’occulti- anima; ma in qualche momento Eschenmayer
smo); Eschenmayer ebbe influenza sulla ma- la dice presente in noi in virtù della tradizio-
turazione dell’orientamento religioso dell’ulti- ne); sarà poi solo la rivelazione storica a farci
mo Schelling. Da Jacobi Eschenmayer ricevet- sapere qualcosa sulla natura di Dio. La filoso-
te lo stimolo al rifiuto del sapere razionale a fia ha solo un compito negativo: dirci che cosa
vantaggio della fede. Dio non è; positivamente, solo Dio può farci
Tra le sue opere, contengono il suo pensiero sapere che Egli è, e cosa Egli è; Dio, infatti, è ciò
sulla metafisica e la religione: Die Philosophie che vuole essere, Egli costruisce la sua stessa
in ihrem Uebergang zur Nichtphilosophie, Erlan- natura e nessuna deduzione umana potrebbe
gen 1803; Religionsphilosophie, Tübingen 1818- sapere ciò che dipende dal libero volere divi-
24, 3 voll.; Die Hegelsche Religionsphilosophie ver- no. Questa dottrina è tratto tipico di Eschen-
glichen mit dem christlichen Prinzip, ivi 1834. I ri- mayer, che lasciò un’impronta su Schelling, il
sultati delle indagini di psicologia sono espo- quale, se rifiutò la sostituzione della fede al
sti in Psychologie (ivi 1817; 18222) e Mysterien sapere, sostenne nelle ultime opere il caratte-
des inneren Lebens, erlaütert aus der Geschichte re negativo del sapere puramente razionale re-
der Scherin von Prevorst (ivi 1830). Relativa- lativo a Dio; Eschenmayer anticipò tesi dell’ul-
mente ai problemi religiosi, è da ricordare lo timo Schelling, riconoscendo peraltro che il si-
scritto contro Strauss: Der Iscariotismus unserer stema razionale riguardante il finito è quello
Tage (ivi 1835). proposto da Schelling con la filosofia del-
La filosofia di Eschenmayer emerge attraverso l’identità. Schelling derivò da Eschenmayer la
la polemica con quella schellinghiana del- spinta a cercare il tipo di sapere non razionale
l’identità (e più ampiamente con l’idealismo) (ma neppure ridotto a mera fede) in grado di
in precedenza accettata. In Die Philosophie in aprirci a un Dio libero creatore.
ihrem..., rivolge a Schelling due critiche fonda- A. Bausola
mentali: la filosofia dell’identità non è in gra- BIBL.: R. MARKS, Konzeption einer dynamischen Natur-
do di affermare il vero Dio, ma soltanto un as- philosophie bei Schelling und Eschenmayer, München
soluto che si svolge necessariamente e non è 1985; J. JANTZEN, Eschenmayer und Schelling: die Phi-
persona; l’assoluto, posto come identità, non losophie in ihrem Übergang zur Nichtphilosophie, in W.

3587
VOLUMIfilosofia.book Page 3588 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eschilo di Atene ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

JAESCHKE (a cura di), Religionsphilosophie und spekula- anarchia né dispotismo, ma con una giusta
tive Theologie. Der streit um die göttlichen Dinge, Ham- dose, garantita da specifici organi politici, di
burg 1994, pp. 74-97. timore e reverenza (Eumenidi, 696-699, sul
ruolo civico dell’Areopago).
ESCHILO
Eschilo di Atene (Aijscuvlo") DI ATENE. – Nato a L. Napolitano
Eleusi nel 525 a. C., morto a Gela nel 456 a. C. BIBL.: editio princeps Venezia 1518; editio maior a cura
Padre del genere tragico, da lui portato, dopo di U. von Wilamowitz, Berlin 1914; G. MURRAY (a cura
Tespi e Frinico, a piena maturità formale. Re- di), Oxford 1937, D. PAGE (a cura di), 1972; P. MAZON
stano 7 opere: Persiani (472); Sette a Tebe (467); (a cura di), Paris 1920-25; M.L. WEST (a cura di),
Supplici (463); Prometeo incatenato, la trilogia Stuttgart 1990 e 19982. Frammenti: H.J. METTE (a cu-
Orestea (458) con Agamennone, Coefore, Eume- ra di), Berlin 1959 e 1963. Lessico: G. DINDORF (a cu-
nidi, e vari frammenti. ra di), Leipzig 1873; G. ITALIE - S.L. RADT (a cura di),
Combattente a Maratona e Salamina contro i Leiden 1964; H.G. EDINGER (a cura di), Hildesheim -
New York 1981. Traduzioni italiane: L. TRAVERSO, Fi-
persiani invasori, Eschilo esprime l’inevitabili-
renze 19612; M. UNTERSTEINER, Milano 1946-47; C.
tà cosmica dell’irrazionale e l’irredimibilità
CARENA, Torino 1980 (1956); G. MORANI - M. MORANI,
temporale della violenza (Agamennone, 764- Torino 1987. Orestea: P.P. PASOLINI, Torino 1960, M.
767; 1019-1021; Coefore, 66-67; 72; 646-652), pur VALGIMIGLI, Torino 1980 (Firenze 1948); E. SEVERINO,
reputando la guerra mezzo legittimo di difesa, Milano 1985 (con appendice filosofica).
se giustificato nelle motivazioni e limitato nei Commenti: H.J. ROSE, A Commentary on the Survi-
mezzi (Agamennone, 62-64; 802-803). La sua re- ving Plays of Aeschylus, Amsterdam 1957-58; per
ligiosità e la sua fiducia nella giustizia divina l’Agamennone, E. FRAENKEL, Oxford 19622.
non è mostrabile che derivino (nonostante la Studi: U. VON WILAMOWITZ, Aischylos: Interpretationen,
nascita a Eleusi) da suoi rapporti con la tradi- Berlin 1914; G. PERROTTA, I tragici greci, Bari 1931
zione misterico-orfica, come non sono attesta- (rist. Firenze 1966), pp. 13-111; K. REINHARDT, Aischy-
bili contatti, pure probabili, con pitagorici, los als Regisseur and Theologe, Bern 1949; J. DE RO-
Eraclito e Senofane. Il tratto filosofico della MILLY, La crainte et l’angoisse dans le théâtre d’Eschyle,
poesia eschilea – che rappresenta con solenni- Paris 1958; A.J. PODLECKI, The Political Background of
tà, semplicità e concretezza, più di quanto ri- Aeschylean Tragedy, Ann Arbor 1966; B. SNELL, Eschi-
fletta tramite astrazioni intellettuali – riposa lo e l’azione drammatica, trad. it. a cura di D. Del Cor-
su tale ricerca della giustizia divina capace di no, Milano 1969 (1928); H. LLOYD-JONES, The Justice of
ordinare un mondo pure ab origine violento e Zeus, Berkeley - Los Angeles - London 1971; V. DI
irrazionale. La divinità va riconosciuta nella BENEDETTO, L’ideologia del potere e la tragedia greca,
sua potente maestà (cfr. inni a Zeus; Supplici, Torino 1978; B. OTIS, Cosmos and Tragedy: an Essay
86; Agamennone, 160): se il male che essa invia on the Meaning of Aeschylus, Chapel Hill 1981; T.G.
ROSENMEYER, The Art of Aeschylus, Berkeley - Los An-
è imperscrutabile (Persiani, 98, 345, 724-725;
geles 1983; R.P. WINNINGTON-INGRAM, Studies in Ae-
Supplici, 95), pure è l’uomo, con l’agire arrogan-
schylus, Cambridge 1983; J. HERINGTON, Aeschylus,
te, a cooperare al proprio danno (Persiani, 742: New Haven, 1986; A.H. SOMMERSTEIN, Aeschylean
Agamennone, 923). Egli si pone allora con la hy- Tragedy, Bari 1996; M.J. LOSSAN, Aeschylus, Hilde-
bris (ne è emblema il titano Prometeo) a stru- sheim - Zürich - New York 1998. Bibliogr.: I. WARTEL-
mento stesso della giustizia divina e causa una LE, Paris 1974; A. LESKY, La poesia tragica dei Greci, tr.
punizione che ricadrà sulla sua stirpe (così per it. a cura di V. Citti, Bologna 1996 (ed. or. Göttingen
Eteocle e Agamennone) e sulla sua città (così 1972), pp. 93-247, 811-812.
per Serse). Arduo configurare, in tale quadro,
la responsabilità morale e quanto di essa ri- ESCHINE
Eschine di Napoli (Aijscivnh") DI NAPOLI. – Filoso-
monti all’accecamento (a[th) indotto dal dio o fo accademico del sec. II a. C.; discepolo di
all’errore (aJmartiva) dell’uomo stesso. Comun- Carneade e di Melanzio di Rodi (cfr. Plutarco,
que colui che, agendo, non può che soffrire An seni respublica gerenda sit, 13; Diogene Laer-
(Coefore, 313), capirà, tramite il dolore (pàthei zio, Vite dei Filosofi, II, 64); secondo Cicerone
màthos, Agamennone, 177), l’ordine del tutto ed (De oratione, I, 45) fu uno dei più insigni rap-
il posto, non valicabile, che in questo gli spet- presentanti della scuola accademica di Atene.
ta. Riflette l’autorità di Zeus la personalità di Red.
re illuminati (come Eteocle e Pelasgo), solleci- BIBL.: W. GÖRLER, Ältere Pyrrhonismus - Jüngere Aka-
ti e protettori del popolo, non privi di tratti de- demie - Antiochos aus Askalon, in F. UEBERWEG, Grund-
mocratici e convinti che la città si regga senza riß der Geschichte der Philosophie, Berlin 1863-66, 3

3588
VOLUMIfilosofia.book Page 3589 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esegesi biblica


voll.; 1923-2812, 5 voll.; nuova ed. completamente (VII, XIII e XIV). Alcune proposizioni furono
rifatta a cura di H. FLASHAR, Basel-Stuttgart 1983 ss., condannate con Decreto 2.3.1679 (H. Denzin-
vol. 4/2, 1994, p. 910. ger, Enchiridion symbolorum, nn. 2102, 2106,
2129-2130, 2142, 2146, 2153).
ESCHINE
Eschine di Sfetto DI SFETTO. – Detto «socratico» P. Palmeri - A. Peratoner
per distinguerlo dall’oratore e dall’omonimo BIBL.: altre opere: Summula Casuum conscientiae,
filosofo menzionato in Diogene Laerzio, Vite 1626; De Justitia et de legibus, 1663; De Triplici Statu
dei Filosofi, 2.64, visse ca. fra il 430 e il 360 a. C. Ecclesiastico, 1663.
e fu discepolo di Socrate (cfr. Platone, Apol. Su Escobar y Mendoza: C. SOMMERVOGEL, Bi-
Socr., 33 e, e Phaed., 59 b), di cui venne consi- bliothèque de la Compagnie de Jésus, Bruxelles-Paris
derato uno dei seguaci più fedeli e affezionati. 1890-1909 (ripr. con un vol. XII di Supplément, Lou-
Di famiglia povera, si trasferì dapprima presso vain 1960); rist. Mansfield Centre 1998, vol. III, coll.
Dionigi di Siracusa, e poi, tornato ad Atene, 436-45; J. BRUCKER, s. v. in A. VACANT - E. MANGENOT -
diede lezioni a pagamento e scrisse discorsi E. AMANN (a cura di), Dictionnaire de Théologie catho-
giudiziari. A lui furono attribuiti quattordici lique, Paris 1899-1950, 15 voll., vol. V, coll. 520-522;
dialoghi, sette cosiddetti «acefali» (di paterni- K. WEISS, P. Antonio de Escobar y Mendoza als Moral-
tà contestata) e sette socratici (cfr. Diogene theologe in Pascals Beleuchtung und in Lichte der
Laerzio, op. cit., 2.61), molto lodati nell’antichi- Wahrheit, Freiburg im Breisgau 19112; A. GAZIER,
tà per la fedeltà allo spirito di Socrate, ma po- Blaise Pascal et Antoine Escobar, Paris 1912.
co originali. Restano frammenti dell’Alcibiade,
dell’Aspasia e del Milziade (The Oxyrhincus ESECUZIONE: V. COMPETENZA / ESECUZIONE.
Esecuzione
Papyri, London 1898, coll. 2889 e 2890), che
trattano per lo più problemi di morale pratica. ESEGESI BIBLICA. – Il termine esegesi deri-
Esegesi biblica
W. Lapini va dal greco ejxhgevomai, e indica il «tirar fuori»,
BIBL.: H. KRAUSS, Aeschinis Socratici reliquiae, Leipzig lo sviluppare e il commentare ciò che vi è nel
1911; H. DITTMAR, Aischines von Sphettos, Berlin 1912; testo. Per molti secoli è stato usato come
E.G. BERRY, The Oxyrhynchus Fragment of Aischines of equivalente di ermeneutica, cioè di «interpreta-
Sphettus, in «Transactions and Proceedings of the zione»; oggi è riservato all’indicazione dell’at-
American Philological Association», 81 (1950), pp. tuazione effettiva dell’interpretazione median-
1-8; B. EHLERS, Eine vorplatonische Deutung des sokra- te appositi metodi.
tischen Eros. Der Dialog Aspasia des Sokratischen Ai- Fino all’umanesimo, le metodologie esegeti-
schines, München 1966; K. DÖRING, Der Sokrates des che delle comunità cristiane si sono avvalse o
Aischines von Sphettos und die Frage nach dem histo- delle tecniche esegetiche rabbiniche o in mi-
rischen Sokrates, in «Hermes», 112 (1984), pp. 16-30;
sura assai maggiore dei procedimenti ispirati
G. GIANNANTONI, L’Alcibiade di Eschine e la letteratura
all’allegorismo alessandrino e alla retorica la-
socratica su Alcibiade, in G. GIANNANTONI - M. NARCY (a
cura di), Lezioni socratiche, Napoli 1997, pp. 349-373. tina, in connessione con la teoria patristica dei
sensi biblici, nata con Origene e formalizzata
ESCOBAR Y MENDOZA, ANTONIO DE. – Te-
Escobar y Mendoza nel Medioevo nella teoria dei quattro sensi:
ologo e moralista, n. a Valladolid nel 1589, m. (letterale - allegorico - morale - anagogico).
ivi il 4 lug. 1699; gesuita. L’umanesimo sollecita l’introduzione di meto-
Autore di un Liber theologiae moralis (Lugduni dologie più attente allo studio critico dei testi,
1644; rimaneggiamento dell’Examen y práctica segnalando come per una lettura della Bibbia
de confessores y penitentes [Pamplonae 1627], al- sia necessario un adeguato bagaglio scientifi-
lora alla 37a ed.), che ebbe numerose edizioni co e culturale, costituito dalla conoscenza del-
e trovò sviluppo nei 7 voll. delle Universae theo- le lingue bibliche, delle scienze della natura,
logiae moralis receptiores absque lite sententiae della retorica e degli scritti dell’antichità.
(Lugduni 1652-63). Il lassismo di alcune opi- È però con l’illuminismo che prende l’avvio la
nioni suscitò la critica di B. Pascal nelle Lettres moderna critica biblica e si costituisce il cosid-
Provinciales (Paris 1656) V-XIV, ad esempio sul- detto metodo storico-critico, che si è progressiva-
la dispensa dal digiuno (VI), sul valore delle mente imposto nelle ricerche esegetiche, fun-
opinioni probabili (VIII), la liceità di rubare in gendo quasi da unico metodo, almeno fino
necessità (VIII) e soprattutto contro l’afferma- agli inizi degli anni settanta del XX secolo,
zione della legittimità di uccidere per difende- quando hanno cominciato ad emergere meto-
re il proprio onore, persino a titolo preventivo dologie diverse, perlopiù sincroniche.
3589
VOLUMIfilosofia.book Page 3590 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esegesi biblica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Proprio per questo panorama in forte mutazio- della prima metà del XX. All’analisi linguistica
ne, verso la fine del secolo, la Pontificia Com- segue la critica letteraria, che analizza i valori
missione Biblica ha ritenuto di dover elabora- letterari tipici o individuali di un testo; essa si
re un documento che ritrae le varie metodolo- avvale sia della critica delle fonti che dei gene-
gie esegetiche applicate alla Bibbia e ne valuta ri letterari, cioè dello studio dell’origine e
limiti ed efficacia (Pontificia Commissione Bi- dell’evoluzione di una determinata forma let-
blica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, teraria.
Città del Vaticano 1993). Visto il vasto consen- La critica delle tradizioni è l’analisi del processo
so ottenuto da tale documento in ambienti con cui è giunto a formarsi il testo attuale.
scientifici e non solo confessionali, ci si può ri- Questa metodologia è applicata in particolare
ferire ad esso come a un utile canovaccio per ai testi del Primo Testamento e agli evangeli
una puntualizzazione dello stato dell’esegesi sinottici. Segnaliamo qui in particolare la ri-
biblica e delle sue articolate metodologie cerca sulle tradizioni del Pentateuco, con la fa-
all’inizio del XXI secolo. mosa ipotesi documentaria (cfr. J. Wellhau-
SOMMARIO: I. La metodologia storico-critica. - sen), che però oggi è in profonda crisi e revi-
II. Le metodologie sincroniche. - III. Approcci sione. L’analisi delle tradizioni è spesso com-
basati sulla tradizione. - IV. Esegesi interdisci- binata con la critica della redazione e cioè con lo
plinare secondo le scienze umane. studio dei testi in ciò che essi hanno di pro-
I. LA METODOLOGIA STORICO-CRITICA. – Per capire il prio, dovuto alla prospettiva dell’autore finale;
metodo storico-critico bisogna considerare la i suoi risultati più convincenti sono quelli ri-
sua concezione del testo biblico, visto come guardanti gli evangeli canonici, che offrono co-
documento di un mondo reale, che apre su un sì una ricchezza di teologie, concepite per bi-
passato ricostruibile. Per esso contano la sto- sogni e comunità diverse.
ria e la vita sottostanti al testo, pertanto ci si La concezione del testo come «documento»
avvicina ad esso smontandolo nel suo stadio porta inevitabilmente il metodo storico-critico
finale e ricostruendolo in quello più antico e alla critica storica come al suo approdo ulti-
originario. L’esegesi dovrebbe individuare mo, e cioè alla domanda se un testo sia o no
perciò lo sviluppo diacronico (ricostruito ipo- in rapporto con gli eventi della storia: preoccu-
teticamente) del testo biblico, da un elemento pazione legittima, ma che in definitiva riflette
più semplice e antico a uno più complesso; un certo disinteresse al testo in se stesso, e il
per questo si parla di metodologie diacroniche. suo uso strumentale per la ricostruzione di av-
Peraltro, per i concreti passaggi nell’esecuzio- venimenti e di processi storici del passato.
ne del metodo, varie pratiche di analisi non Ora, se vari momenti che scandiscono la me-
sono meramente diacroniche, ma presentano todologia storico-critica appaiono irrinuncia-
anche un debito verso la sincronia, cioè l’at- bili per qualsiasi lettura del testo biblico che
tenzione al testo come sta ora, e non soltanto voglia essere scientificamente consapevole,
a come si è formato. essa non può però essere considerata «il me-
Descrivendo il procedimento concreto del me- todo» in quanto tale ed essere preclusiva di al-
todo storico-critico, si possono individuare i tri approcci e metodiche di analisi.
seguenti nuclei costitutivi: critica testuale, II. LE METODOLOGIE SINCRONICHE. – Le metodolo-
analisi linguistica, critica letteraria, dei generi, gie sincroniche procedono da un’altra idea di
delle tradizioni, della redazione, e infine la cri- testo, dove l’accento è posto sulla forma finale
tica storica. (e non su quella primitiva come per il metodo
Il primo momento, necessario anche per ogni storico-critico), postulata come maggiormen-
altro approccio esegetico, è la critica testuale, te coerente e coesa. Inoltre la ricerca del senso
raffinata tecnica per stabilire il testo origina- del testo non è più quella della intentio aucto-
rio, mediante l’esame e la comparazione dei ris, ma l’intentio operis, cioè di quanto oggetti-
manoscritti in cui quel testo ci è pervenuto. Al- vamente l’opera è in grado di dire attraverso i
tro passaggio molto significativo del metodo suoi infiniti giochi di senso. Infine, anche la fi-
storico-critico è l’analisi linguistica, ossia la ri- gura del lettore è maggiormente valorizzata,
cerca filologica sui termini e sul linguaggio dei poiché il testo è apprezzato non più solo come
testi biblici; essa ha prodotto il suo frutto più documento o fonte di informazione, ma come
maturo nell’esegesi tedesca del XIX secolo e evento di comunicazione.
3590
VOLUMIfilosofia.book Page 3591 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esegesi biblica


Con tale concezione di testo sono venuti svi- blico che presuppone le metodiche più classi-
luppandosi recentemente nuovi metodi ese- che, per dedicarsi poi all’indagine sulla fecon-
getici, in particolare le analisi di tipo retorico, dità del testo nelle letture che esso genera ad
stilistico, narratologico, semiotico e pragmati- ogni livello e nei più svariati campi.
co; ma l’elenco è qui solo per difetto. Queste Infine quando si considera la Bibbia nel suo
pratiche esegetiche mettono a frutto gli odier- insieme e nei rapporti che vengono ad istituir-
ni progressi degli studi linguistici e letterari, e si tra i vari libri che la compongono, si rende
favoriscono un’attenzione al testo e al suo fun- necessario un altro approccio, il quale più che
zionamento nella comunicazione con il letto- avvalersi di nuove metodiche, considera il te-
re, che erano abbastanza trascurati dalle me- sto biblico nella sua unità «canonica». Tale
todologie diacroniche. Così, ad esempio, le lettura ha una sua identità precisa, poiché pro-
analisi retoriche danno una nuova intelligenza cede per interpretazione a partire dalla cornice
di una determinata pagina biblica, e consento- esplicita della fede, che individua nella Bibbia
no di cogliere la capacità persuasiva e convin- un testo canonico, e canonico proprio in una
cente del linguaggio usato. Ciò è ancora più determinata forma. È questo il cosiddetto ap-
evidente per le analisi narratologiche, partico- proccio (o lettura) canonico, che consente di va-
larmente adatte ai tanti testi narrativi presenti lorizzare la Bibbia non solo come opera «plu-
nella Bibbia. D’altra parte queste metodologie rale», ma come realtà unitaria. D’altra parte
sincroniche presentano anche alcuni rischi, e l’approccio canonico riconosce anche l’esi-
dannose contrazioni: si segnala allora il peri- stenza di una molteplicità di forme canoniche,
colo di un formalismo o di un estetismo, per che studia appunto nella loro specificità.
cui si elude l’incontro con il senso del testo. IV. ESEGESI INTERDISCIPLINARE SECONDO LE SCIENZE
Radicalizzando tale atteggiamento, viene me- UMANE. – Anche qui si tratta, più che di nuove
no ogni riferimento del testo alla realtà e alla tecniche di analisi del testo, di sguardi su di
storia, ed esso diventa una sorta di specchio esso prodotti a partire dalle attuali scienze
da cui il lettore non può uscire, nella deriva di dell’uomo, e specialmente delle scienze socio-
un’interpretazione infinita. logiche, psicologiche e antropologiche. In de-
III. APPROCCI BASATI SULLA TRADIZIONE. – Un’altra finitiva, si tratta di approcci interdisciplinari,
idea di testo opera in approcci esegetici (non- in cui vengono applicati alla lettura del testo
ché ermeneutici) che si sono delineati verso la biblico i risultati delle discipline in questione.
fine del XX secolo, e cioè quelli basati sulla Certamente si intuiscono già le potenzialità di
tradizione: approccio con le metodologie delle questi approcci, anche se l’elaborazione epi-
tradizioni giudaiche, approccio attraverso la stemologico-metodologica appare a tutt’oggi
storia degli effetti del testo, approccio canoni- ancora piuttosto acerba.
co. In questi approcci il testo è visto come un P. Rota-Scalabrini
ponte, per cui il suo senso non sta più soltanto BIBL.: H. CAZELLES, L'exégèse scientifique au XXe siècle:
a monte, o all’interno di esso, ma anche a val- l'Ancien Testament, in C. SAVART - J. N. ALETTI (a cura
le: si considerano allora gli effetti che esso di), Le monde contemporaine et la Bible, (Bible de
provoca entro la vita dei lettori, nella storia Tous les Temps. 8), Paris 1985, pp. 441-471; W.G.
delle sue interpretazioni, nelle forme canoni- KÜMMEL, L'exégèse scientifique au XXe siècle: le Nouve-
che in cui è venuto a consolidarsi. Il già citato au Testament, in C. SAVART - J. N. ALETTI (a cura di), Le
documento della Pontificia Commissione Bi- monde contemporain et la Bible (Bible de Tous les
blica preferisce parlare, a tale proposito, di Temps 8), Paris 1985, pp. 473-515; L. ALONSO
«approcci», poiché, più che di nuove tecniche SCHÖKEL, Modelos y métodos, in Hermenéutica de la
esegetiche, si tratta di nuovi punti di osserva- Palabra; I. Hermenéutica bíblica (Academia Christia-
zione, con interessi diversi, del testo biblico di na 37), Madrid 1986, pp. 177-194; M. PESCE, L'esegesi
storica nella chiesa oggi, in «La Rivista del Clero Ita-
cui si presuppone l’analisi anzitutto con le me-
liano», 69 (1988), pp. 256-267; W. EGGER, Metodologia
todologie diacroniche e poi sincroniche. del Nuovo Testamento; Introduzione allo studio scienti-
La lettura biblica mediante il ricorso alle tradi- fico del Nuovo Testamento, tr. it. di G. Forza (Studi Bi-
zioni interpretative giudaiche appare particolar- blici [Dehoniane] 16), Bologna 1989; J.L. SKA, Nar-
mente promettente e capace di rivelare aspetti rativa ed esegesi biblica, in «La Civiltà Cattolica», 142,
del testo finora trascurati. Quello mediante la III (1991), 219-230; L. PACOMIO et al., L'esegesi cristia-
storia degli effetti è un tipo di studio del testo bi- na oggi, Casale Monferrato 1991; AA.VV., La Bibbia

3591
VOLUMIfilosofia.book Page 3592 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esempio ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

nell'epoca moderna e contemporanea, a cura di R. FA- te in passato di un certo fatto o situazione,


BRIS (La Bibbia nella Storia 17), Bologna 1992; R. non è sufficiente a provare apoditticamente
MEYNET, L'analisi retorica, Introduzione di P. BEAU- che tale fatto si ripeterà ceteris paribus anche in
CHAMP, tr. it. a cura di L. Sembrano (Biblioteca Bibli- futuro (cioè: che esso ha validità universale). A
ca 8), Brescia 1992; Cento anni di studi biblici (1893- livello logico, infatti, lo statuto dell’esempio
1993). «L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa
(con funzione euristica) è quello della probabi-
(Convegno di studio: Padova 17-18 febbraio 1994)»,
in «Studia Patavina» 41 (1994) 307-490; H. SIMIAN
lità: benché molti esempi storici relativi a un
YOFRE, Ana-cronia e sincronia: Ermeneutica e pragma- certo fatto determinino l’attesa (psicologica-
tica, in H. SIMIAN YOFRE (a cura di), Metodologia mente comune) dell’accadimento futuro di
dell'Antico Testamento, (Studi Biblici [Dehoniane] questo stesso fatto, tale accadimento è (se-
25), Bologna 1995, pp. 171-195; J.L. SKA, Sincronia: condo vari gradi) solo probabile. Le favole
L'analisi narrativa», H. SIMIAN YOFRE (a cura di), Me- (esempi fittizi) si producono in retorica: fonda-
todologia dell'Antico Testamento, Bologna 1995, pp. te sul ragionamento analogico e simili alle
139-170; G. ANGELINI (a cura di), La rivelazione atte- comparazioni, esse declinano in forma fanta-
stata; La Bibbia fra testo e teologia; Raccolta di studi in stica il principio universale (o generale) che si
onore del Cardinale Carlo Maria Martini Arcivescovo di vuol trasmettere, perché meglio riesca ad av-
Milano per il suo LXX compleanno, (Quodlibet 7), Mi- vincere l’uditorio (funzione persuasiva).
lano 1998; H.G. VON REVENTLOW, Storia dell’interpreta-
Funzione esplicativa ha invece l’esempio che
zione biblica; I. Dall’Antico Testamento a Origene; II.
Dalla tarda antichità alla fine del Medioevo; III. Rina- traspone in caso individuale e in contesto no-
scimento, Riforma, Umanesimo, tr. it. a cura di E. Gat- to un discorso generale, concorrendo a chiarir-
ti, Casale Monferrato 1999; AA.VV., L’interpretazione lo all’uditorio. Così Aristotele, Topici VIII, 1-2,
della Bibbia nella Chiesa. «Atti del Simposio pro- 157 a: «Per dare chiarezza al discorso, bisogna
mosso dalla Congregazione per la Dottrina della poi addurre esempi e paragoni, per altro
Fede. Roma, settembre 1999» (Atti e Documenti esempi appropriati e tratti da oggetti noti [...].
11), Città del Vaticano 2001. In tal modo risulterà certo più chiaro quanto si
vuole proporre».
ESEMPIO (example; Beispiel, Exempel; exemple;
Esempio In ambito educativo/morale, l’esempio – buo-
ejemplo). – Nozione d’impiego comune all’epi- no o cattivo – vale da illustrazione (esemplare,
stemologia, alla retorica, alla didattica, alla appunto) della legge morale o da ammoni-
morale, indica, in via generale, un caso indivi- mento rispetto ad una sua eventuale infrazio-
duale in quanto connesso a una proposizione ne. Imprescindibile è la distinzione kantiana in
dotata di validità universale o generale, secon- Die Metaphysik der Sitten, Königsberg 1797,
do varie funzioni: dimostrativa/euristica (se la parte seconda, II, sez. I, § 52 [tr. it. di G. Vidari,
proposizione non è data e l’esempio – più pre- La Metafisica dei costumi, Torino 1973, p. 358]
cisamente: un consistente numero di esempi – tra i termini tedeschi Beispiel e Exempel: il Bei-
ambisce a stabilirla; modalità argomentativa spiel è «il particolare (concretum) rappresentato
simile al ragionamento induttivo); retorico- come contenuto nell’universale secondo con-
persuasiva (se la proposizione è già data e cetti (abstractum), e l’esposizione puramente
l’esempio, declinandola in forma favolistica, la teorica di un concetto»; si tratta, per intender-
rende maggiormente appetibile per l’udito- ci, dell’esempio con funzione esplicativa.
rio); esplicativa (proposizione già posta, che L’Exempel ha invece, mutuando Austin, valore
l’esempio chiarisce nel suo significato); edu- «perlocutorio», nel senso che intende suscita-
cativa/morale (si tratta del buon esempio, che re nell’uditorio un’azione, nello specifico
induce alla pratica della virtù, e del cattivo d’imitazione. Esso è «un caso particolare di
esempio con funzione d’ammonimento). una regola pratica, in quanto questa rappre-
Aristotele, in Retorica 1393 a-b, definisce l’e- senta un’azione come praticabile o impratica-
sempio «simile all’induzione» e ne distingue bile». Com’è noto, Kant non ammette che
due tipi fondamentali: l’esempio storico, che si l’esempio fornitoci da altri uomini possa per
basa su fatti realmente avvenuti in passato, e noi valere da massima di virtù, giacché la virtù
l’esempio fittizio (la favola). si fonda sull’autonomia della ragione pratica
Un numero comunque grande di esempi stori- di ogni uomo. L’esempio ha però in Kant un
ci, attestanti l’accadimento regolare e costan- importante valore tipologico, nel senso che
3592
VOLUMIfilosofia.book Page 3593 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esemplarismo


esso, dimostrando in individuo la concreta rea- distribuita alla seconda e terza ipostasi. L’in-
lizzabilità della legge morale, opera come es- telletto conserva al proprio interno i modelli
senziale elemento di mediazione tra l’assolu- ideali, i quali, esseri e intelligenze allo stesso
tezza della legge e la sua effettiva declinazione tempo, sono già potenze attive in quanto co-
in un tempo e luogo determinati (giacché pro- stituenti un’ipostasi caratterizzata dalla mede-
prio in un tempo e in un luogo, com’è chiaro, sima infinita potenza dell’uno. È però l’anima
ha da giocarsi l’ab-soluta virtù). Ancora circa la a dispiegare tali archetipi infondendo forma e
funzione dell’esempio in morale ma con una vita alla materia, facendosi anima del mondo
presa di posizione alternativa a Kant, si veda o natura.
Bergson, in Les deux sources de la morale et de la L’esemplarismo teologico del pensiero cristia-
religion (Paris 1932, tr. it. di M. Vinciguerra, Le no, di cui sono innegabili i rapporti con le pre-
due fonti della morale e della religione, Milano messe platoniche, si svincola tuttavia dal-
1950). Elaborando un’etica a base intuizioni- l’analogismo mitico-estetico di esse e s’inseri-
sta, Bergson ritiene che la moralità perfetta sce nella dottrina della creazione assoluta
(distinta dalla moralità sociale in quanto aper- (Agostino, Octoginta tres quaestiones, q. 46, in
ta all’intera umanità), non possa esser «piena- J.-P. Migne, Patrologiae cursus completus, Series
mente se stessa» se non incarnandosi in una II: [Patres] Ecclesiae Latinae, Paris 1845-55, vol.
«personalità privilegiata che diviene un esem- XL, col. 30; cfr. Conf., XII, 15, 20 e 20, 25; Tom-
pio» (tr. cit., p. 32). maso, Sum. theol., I, q. 84, a. 5; C. Gent., III, 47):
M. Portera il «creare» è distinto dal «generare» e l’esem-
plare eterno dell’atto creativo è il Verbo o la
ESEMPLARISMO (exemplarism; Exemplari-
Esemplarismo sapienza del Padre. Ambedue poi, la creatio e la
smus; exemplarisme; ejemplarismo). – Concezio- generatio, caratterizzano le «processioni» divi-
ne metafisica che interpreta il mondo sensibi- ne: la processione ad extra, per la quale la cre-
le in funzione di una realtà ideale, che ne è il atura procede da Dio come effetto da causa; e
modello e l’esemplare; in quanto subordina la la processione ad intra per la quale il Verbo
vita e le manifestazioni fenomeniche all’intel- procede dal Padre, come principiato dal suo
ligenza e alla sua funzione unificatrice, l’esem- principio, rimanendo nell’unità dell’essenza
plarismo è una visione teleologica e spirituale divina. Al fine di superare il carattere necessi-
della realtà, la celebrazione del primato tato che nella tradizione pagana legava il mon-
dell’intelligenza. do al suo principio, in ambito cristiano il nou'",
Nato da un ragionamento analogico, l’esem- intermediario nello schema caro al neoplato-
plarismo implica, come l’atto dell’artista che è nismo, si trasforma nel lovgo" del Prologo del
il suo paradigma umano, un modello ideale, Vangelo di Giovanni. I modelli (archetipi) ri-
un atto operante e un termine concreto dell’at- sultano di conseguenza essere le idee in mente
to. La dottrina platonica del demiurgo (Tim., Dei. Questo ripensamento della dottrina pla-
29 a - 30 d) è, nella sua forma mitico-estetica, tonica determina l’impossibilità di pensare al-
l’espressione più scoperta di tale analogismo: le cose come frutto di una necessaria e incon-
il mondo è simile a un’opera d’arte (a[galma: sapevole emanazione e la necessità di rileg-
Tim., 37 c; Charm., 154 c); e come l’artista non gerle come liberamente scelte, quindi volute.
crea né il suo archetipo ideale, né la materia, Il mondo diviene così un secondo libro, dona-
così il demiurgo plasma una materia che gli è to all’uomo, in cui riluce l’artefice addirittura
«data», guardando ai modelli eterni (le idee), con il suo carattere trinitario. Si pensi a tal
ch’egli non crea. L’esemplarismo mitico-este- proposito alla visione gerarchica del reale che
tico di Platone si conserva in Plotino (Enn., III, spinge un autore come Bonaventura a cogliere
8), il quale identifica il demiurgo con l’anima distinzioni ternarie in ogni manifestazione del
universale e attribuisce a questa l’atto operan- creato. L’esemplarismo platonico concepiva
te (poivhsi"); il «fare» non è dell’uno, ma del- l’opera demiurgica ex analogia hominis; l’esem-
l’anima che opera guardando al nou'", suo mo- plarismo cristiano rovescia le posizioni e con-
dello superiore: ricevendo da esso, «nel silen- cepisce l’opera umana ex analogia Dei.
zio», le immagini delle cose da farsi, diviene G. Faggin - G. Feltrin
loro artefice. Quella che era infatti l’azione ge- BIBL.: E. DUBOIS, De exemplarismo divino seu de trino
neratrice del demiurgo platonico è in Plotino ordine exemplari et de trino rerum omnium ordine

3593
VOLUMIfilosofia.book Page 3594 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esicasmo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

exemplato, Roma 1899-1900, 4 voll.; J.M. BISSEN, gione davanti a una contraddizione che deve
L’exemplarisme divin selon Saint Bonaventure, Paris essere risolta, così come di esigenza dello spi-
1929, p. 304; É. GILSON, La philosophie de Saint Bona- rito come stato che implica, a un tempo, l’as-
venture, Paris 1953, p. 417; G. GIRARDI, Metafisica della senza di ciò che viene appunto esigito e la sua
causa esemplare in san Tommaso d’Aquino, Torino presenza come presentimento e capacità di
1954, p. 108; V. GOLDSCHMIDT, Le paradigme dans la orientamento. Il bisogno chiede di essere sod-
dialectique platonicienne, Paris 1985, p. 135. disfatto, l’esigenza sottende una tensione che
➨ ARCHETIPO; IDEA ARCHETIPA; IMMAGINISMO; SIMBO- proprio nel suo mantenersi come tale dispiega
LISMO. l’orizzonte specificamente umano della libertà.
L’esigenza è entrata in questo modo nei voca-
ESICASMO. – Pratica ascetica diffusasi tra i
Esicasmo bolari del pragmatismo, dell’esistenzialismo e
monaci dell’Athos nel secolo XIII e di lì nell’in- del personalismo di matrice spiritualista, là
tero mondo ortodosso. Seduto in un ambiente dove la filosofia viene sollecitata a valorizzare
oscuro, col mento chino sul petto e gli occhi ri- la dimensione interiore della ricerca della veri-
volti all’ombelico, trattenendo il più possibile tà. Siamo sulla linea del mito platonico di
l’aria inspirata, il monaco ripete incessante- eros. Solo gli uomini – e non gli dei – possono
mente una breve invocazione (del tipo «Signo- essere filosofi, perché solo per loro l’assenza
re Gesù, figlio di Dio, abbi pietà di me»). Tra- dell’idea è insieme presenza di essa come ri-
sportata dalla preghiera e superando la tenta- cordo, che s’accende alla visione della bellezza
zione di distrarsi, la mente ritorna nel suo luo- e fa sì che l’anima, amando le cose belle, esiga
go d’elezione, che è il cuore. Allora una piace- qualcosa di più e ascenda gradualmente alla
vole percezione dell’olfatto o del gusto prece- bellezza in sé (Symp., 210 a-212 c; Phaedr., 249
de l’apparire sensibile di una luce sfolgorante d-253 c). L’esigenza di Dio, come presenza e ri-
unita a uno stato di beatitudine spirituale. Co- chiamo all’interno dell’anima, costituisce il
sì il mistico raggiunge l’unione con Dio e la senso più profondo delle Confessioni di Agosti-
propria divinizzazione. I fondamenti teologici no («et inquietum est cor nostrum donec re-
di questa esperienza, dichiarata lecita dopo quiescat in te»: Conf., I, 1). Le ragioni del cuo-
aver incontrato fieri contrasti, furono definiti re, che Pascal afferma essere talora ignote alla
da Gregorio Palamas. ragione (Pensées, 3, 277), tendono a una forma
C.M. Mazzucchi di conoscenza che sempre in questa prospetti-
BIBL.: I. HAUSHERR, La méthode d’oraison hésychaste, va può dirsi esigenziale e che, pur non negando
«Orientalia Christiana», vol. 36, Roma 1927; J. quella razionale, tuttavia si sovrappone ad es-
MEYENDORFF, Introduction à l’ètude de Grégoire Pala- sa. Il ventesimo secolo, infine, troverà nella
mas, Paris 1959; I. HAUSHERR, Hésycasme et prière, dialettica della volontà di Blondel una sintesi
«Orientalia Christiana Analecta», vol. CLXXVI, Ro- esemplare di questo motivo dinamico: l’idea
ma 1966. di Dio si manifesta come l’esigenza più profon-
da della nostra natura, portata a passare
ESIGENZA (need, exigency; Bedürfnis, Erfor-
Esigenza dall’immanenza alla trascendenza reale (L’ac-
dernis; exigence; exigencia). – Il termine exigentia tion, vol. II: L’action humaine et les conditions de
compare solo nel tardo latino e, passando nel- son aboutissement, Paris 1936-372, pp. 340-67).
le lingue moderne, incorpora una doppia cate- Anche la ragion pura di Kant contiene principi
na semantica. Da una parte quella dell’ex-age- che esigono (gebieten) un’unità maggiore di
re, che al significato della pretesa aggiunge quella conseguibile dal solo intelletto e di
l’idea del compimento, del conformarsi a un conseguenza la sua ultima esigenza (Forde-
certo modello o norma, del giudizio valutativo rung) è l’incondizionato (cfr. Anhang zur tran-
e della decisione. Dall’altra il desiderio che na- szendentalen Dialektik, in AA, voll. III-IV: Kritik
sce dalla mancanza, dalla privazione dell’egere, der reinen Vernunft e KU, in AA, vol. V, § 76, no-
tanto che nel linguaggio ordinario, fermo re- ta). Nella lingua tedesca manca però un preci-
stando che l’esigente non è l’indigente, l’esi- so equivalente lessicale dell’esigenza. C’è una
genza viene talvolta utilizzata come sinonimo naturale propensione (Hang) della ragione a
di bisogno. Questa polisemia risulta partico- oltrepassare i suoi limiti, ma l’unico uso legit-
larmente adatta a esprimere l’attività di supe- timo delle sue idee resta quello regolativo. Sa-
ramento e trascendimento di una situazione rà di un bisogno (Bedürfnis) come «postulato
data. Si può così parlare di esigenza della ra- nel rispetto pratico» che Kant parlerà a propo-
3594
VOLUMIfilosofia.book Page 3595 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esiodo


sito del dovere di fare del sommo bene l’og- Il Catalogo delle donne (Gunaikw'n Katavlogo"),
getto della volontà e di promuoverlo con tutte detto anche «Eoiai» dalla formula stereotipa
le proprie forze: l’uomo onesto può ben dire di «h] oi{h» con cui veniva introdotta ogni eroina,
volere che vi sia un Dio (KpV, parte I, libro II, narrava le genealogie di donne mortali famo-
cap. II, 8). se, amate da dei e madri di eroi, rovesciando
G. Santinello - S. Semplici lo schema della Teogonia, di cui probabilmente
costituiva il seguito, dove erano elencate le
ESIODO (ÔHsivodo"). – Poeta greco. A seguire
Esiodo dee che ebbero figli da uomini mortali. L’ope-
le «vite» che di lui ci sono giunte, fu di Ascra, ra, di cui sono stati letti nuovi brani in papiri,
in Beozia, anche se un’antica tradizione lo fa rivela uno stadio di leggende antiche, formate-
originario di Cuma eolica in Asia Minore e da si in età di matriarcato, e soltanto in seguito
lì sarebbe emigrato ad Ascra, forse a causa del- elaborate per una società divenuta patriarcale.
la povertà. Sull’Elicona, secondo quanto affer- Le narrazioni erano organizzate in rapporto
ma egli stesso, gli si mostrarono le Muse e gli all’importanza del dio amatore; così prima le
fecero dono d’ispirazione, perché fosse aedo eroine amate da Zeus, poi quelle amate da Po-
dedito a cantare non le glorie degli eroi, ma le sidone, e via di seguito. L’Aspís (ajspiv") o «Scu-
comunità ordinate e pacifiche, il lavoro e so- do» di Eracle, in 480 versi, che secondo alcuni
prattutto gli dei. Tuttavia della vita di Esiodo studiosi costituirebbe una sezione autonoma
s’impadronì la leggenda, e quanto si narra cir- del Catalogo, narra la nascita di questo eroe e
ca la sua morte è derivazione da poemetti elle- poi una delle sue imprese, la lotta contro Cicno,
nistici, segnatamente dall’Esiodo di Euforione, figlio di Ares; il più della composizione descrive
dall’Anterinys di Eratostene, e da altri per noi lo scudo imbracciato dal vincitore. Tra le opere
perduti. giunteci, è quella d’autenticità più dubbia.
I termini della vita di Esiodo ci sono ignoti. Già La Teogonia (Qeogoniva) in 1022 versi informa
in antico alcuni lo ponevano una generazione sulle origini degli dei e del mondo, e va consi-
prima d’Omero (aver egli cantato gli dei, non derata ultima sintesi d’un lavoro teologico du-
gli eroi, portava a considerarlo della cerchia rato secoli, da parte di adepti e cerchie di fami-
glie sacerdotali. Per Esiodo in principio era il
dei cantori preomerici), altri dopo. Del tutto da
caos; dal caos emersero Gaia, la Terra, ed Eros,
respingere è l’ipotesi che i due poeti fossero
l’amore; di poi nacquero l’Erebo e la notte,
contemporanei. L’esame dell’opera esiodea,
dalla notte l’etere e il giorno, e da Gaia Urano,
per le idee che difende, ci porta a considerare
cioè il cielo. Si stabilisce così una prima gene-
l’autore come vissuto in età subomerica, tra gli
razione di dei. Da Urano nascono gli uranidi,
ultimi anni dell’VIII secolo e il VII secolo, a vo-
con Crono e i titani, che formano la seconda
ler difendere una datazione alta; a voler essere generazione celeste; da Crono nascono i croni-
più prudenti, bisogna ritenerlo della prima di, con Zeus: terza generazione divina che vin-
metà del VII secolo: in ogni caso è oramai ac- ce le potenze uranidi, indisciplinate e violente,
certato, sulla base di elementi di natura lingui- e attua l’ordine in cielo e in terra. Tale succes-
stica e di tecnica compositiva, che conoscesse sione mitologica, come si è avvertito di recen-
i poemi omerici. te, risente da presso di sviluppi di miti ittiti,
Come a Omero una tradizione assegnò, oltre soprattutto delle successive generazioni divi-
l’Iliade e l’Odissea, la quasi totalità dei poemi ne facenti capo al dio Kumarbi. Col v. 885, nar-
ciclici, così a Esiodo fu assegnata tutta una se- rato come si determinasse il potere di Zeus, la
rie d’opere di natura religiosa e misterica, e al- Teogonia si chiude. Tutto il resto è una Heroo-
tre di carattere tra didascalico e gnomico. Con- gonia, cioè racconto della nascita degli eroi, e
tribuì all’attribuzione delle prime una certa opi- si affianca ai Cataloghi per quello ch’è valore di
nione diffusa tra il VI secolo e il V, che Esiodo genealogia. Tuttavia Esiodo riporta schemi sui
fosse da considerare scrittore della cerchia orfi- quali già aveva operato l’attività degli aedi nel
ca: tesi da respingere. Criticamente la rosa pos- foggiare la prima pseudostoria dell’Ellade, ri-
sibile delle opere genuine va ristretta a quattro correndo in particolare alla tecnica catalogica
lavori: il Catalogo delle donne, l’Aspís, la Teogonia, già utilizzata nei poemi omerici. Esiodo insiste
gli Erga. Dei primi abbiamo soltanto frammen- sulla verità del proprio racconto poetico con la
ti; le altre tre ci sono pervenute integre. narrazione nel proemio della sua investitura
3595
VOLUMIfilosofia.book Page 3596 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esiodo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

poetica da parte delle Muse che si pongono non soggetti alla legge del lavoro. La terra da-
come garanti dell’autenticità delle sue parole: va frutti spontaneamente, e quegli uomini si
a differenza dell’epos omerico, in cui ogni ele- dividevano i beni amichevolmente, senza liti.
mento era di per sé vero in quanto inserito Quando vennero meno, Zeus li fece «demoni
all’interno di una tradizione di cui il poeta non sovraterreni», e li incaricò d’osservare il gene-
era altro che il cantore anonimo, Esiodo, pri- re umano seguente e di riferirne agli dei. Seguì
mo nella civiltà greca, vuole rimarcare la pro- la razza argentea, già macchiata d’hybris; e le
pria individualità ponendo la verità come una liti reciproche furono tali che Zeus la distrus-
dichiarazione di poetica. Dalla Teogonia esio- se, anche onorandone le anime come di de-
dea è chiaro il principio che il mondo non è moni ctoni. La terza stirpe fu di bronzo. Gli uo-
creato da un dio o dagli dei. Il mondo, come mini di essa non pensavano che a fabbricare
natura naturans, si crea da sé, per forza spon- armi per ammazzarsi reciprocamente. Zeus ro-
tanea. Quindi, Physis, la «natura», precede gli vesciò su di loro il diluvio e ne raccolse l’anime
dei, gli uomini, e ogni possibile «legge» degli nell’Ade, senza onore. La quarta stirpe fu degli
uni e degli altri. eroi: v’era in essi tracotanza, ma anche areté;
Poema distintivo di Esiodo restano comunque morirono quasi tutti in guerra, soprattutto in-
le Opere (“Erga), spesso citati come Opere e torno a Troia. Quasi in continuità di vita, Zeus
giorni (“Erga kai; hJmevrai): tra gli 828 esametri ne radunò le anime nelle isole dei beati, sotto
di cui consta, non mancano frequenti sentenze il governo di Crono. Ed ecco la quinta stirpe, di
di carattere morale che derivano da un ricco uomini di frode. Il poeta avverte che se in tale
patrimonio tradizionale, probabilmente origi- stirpe, ai suoi tempi, una certa salvezza era an-
nato da una più antica letteratura sapienziale. cora possibile, già si manifestavano i prodromi
L’accettazione dell’autenticità e della genuini- della decadenza totale. Maturatosi il tempo
tà degli Erga è conquista della filologia dell’ul- della rovina Aidos e Nemesi, pudore e giusti-
timo Ottocento e del Novecento, anche se so- zia punitrice voleranno al cielo e sulla terra in-
stenuta già da Ranke, sin dal 1832: attualmen- comberà la distruzione totale. Quadro apoca-
te la critica è orientata a ricercarne le modalità littico; e tuttavia possibilità di vita serena per
di composizione e di comunicazione che mol- chi lavora. La legge del lavoro, imposta da
to probabilmente si sono attuate oralmente Zeus insieme col dono di Pandora, in pena del
con la rielaborazione dell’ampio patrimonio peccato di connivenza con Prometeo, pone chi
della letteratura popolare e sapienziale attra- l’accetta in posizione di benessere e di felicità
verso la mediazione delle tecniche poetiche portatori di gioia, seppur travagliati e conqui-
proprie dell’epica. Dall’origine, avverte il poe- stati duramente.
ta, se gli dei possedevano immortalità e po- In Esiodo risulta dunque fondamentale la dife-
tenza, gli uomini vivevano una vita di riflesso, sa del principio di giustizia, che si porrà come
contenti e longevi, se non immortali, anch’es- uno degli elementi essenziali del pensiero gre-
si; ma quando Prometeo, proprio per favorire co, influenzando sensibilmente la riflessione
gli uomini, tentò di defraudare Zeus dei suoi filosofica fino a Socrate. Per lui Zeus ha porta-
diritti, questi corse ai ripari: inviò tra essi Pan- to nel mondo la disciplina e l’ordine, con la
dora, donna colma di bellezza, esperta d’arti conseguente possibilità d’una organizzazione
domestiche, ma con mente di cagna e costu- sociale positiva. Se tra le bestie vale la legge
me bugiardo. Gli uomini non seppero rifiutar- naturale del più forte (cfr. la favola dello spar-
la: aprirono il doglio ch’ella recava – dal quale viero e dell’usignolo: Erga, 202-212), tra gli uo-
uscirono guai, malattie e morte – e s’affeziona- mini vige Dike. «Tu» ammonisce il poeta a Per-
rono a questo malanno. D’altra parte, qual è, se «ascolta la giustizia e non seguire l’hybris,
in sintesi, la storia umana? Il poeta la espone ch’è nemica al povero; e anche un ricco non
miticamente, mirando a passato, presente e riesce a sopportarla a lungo, e ne è aggravato.
futuro, anzi a quest’ultimo in tono di apocalis- Meglio percorrere la strada della giustizia» (vv.
si; né mancano posizioni parallele a motivi 213-217). E ancora: «La ricchezza non è cosa
della letteratura ebraica, dal Genesi al libro che va arraffata; stabile è quella concessa da
apocrifo di Enoc. Cinque stirpi si sono susse- un dio. Se qualcuno di forza, con violenza, ac-
guite: la prima, degli uomini della razza d’oro, quisti grandi mezzi, o ne fa preda con la lingua
vissuti in gioia, fuori di malattia e vecchiaia, (cioè, in professione liberale o nella mercatu-
3596
VOLUMIfilosofia.book Page 3597 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esistentivo


ra), cose che accadono, quando il guadagno schen Prooimions, in «Rheinisches Museum für Phi-
inganni la mente degli uomini e la svergogna- losophie», 1963, pp. 134-142; M.C. STOKES, Hesiodic
tezza metta da parte l’onestà; gli dei in breve and Milesian Cosmogonies, in «Phronesis», 1962-63,
annullano quei mezzi, assottigliando la casa pp. 1-37, 1-34. Per il problema dei rapporti di Esio-
del colpevole» (vv. 320-340). Per altro del mal- do con l’Oriente e le cosmogonie orientali cfr. J. DU-
CHESNE-GUILLEMIN, Weltschöpfung, in C. WISSOWA - A.
vagio penano anche i figli, mentre «la stirpe
PAULY, Paulys Real-Encyklopädie der klassischen Al-
dell’uomo fedele al giuramento s’accresce e
tertumswissenschaft, Stuttgart 1893-1963, suppl. IX,
prospera» (v. 285). Quindi, lavoro: «II lavoro
in particolare coll. 1439-1456; J. DUCHESNE-GUILLE-
non è vergogna; l’ozio sì ch’è vergogna. Se uno MIN, Eléments orientaux dans la religion grecque an-
lavora, presto l’ozioso lo invidierà, vedendolo cienne, Paris 1960. Inoltre cfr. O. GIGON, Der Ur-
ricco. Alla ricchezza conseguita giustamente sprung der griechischen Philosophie von Herodotos bis
s’accompagna virtù e onore» (vv. 311-313). Parmenides, Basel 1945; AA.VV., Herodotus et son in-
C. Del Grande fluence, Genève 1962; R. LAURENTI, Erodoto maestro di
BIBL.: edizioni: A. RZACH, Lipsia 1902; P. MAZON, Paris morale e di economia, in «Sophia: rassegna critica di
1928; F. SOLMSEN, Oxford 1970; A. COLONNA, Torino filosofia e storia della filosofia», 1965, pp. 84-104.
1977 e Milano 1993 (con tr. it.); G. ARRIGHETTI, Esiodo, Per un più recente inquadramento generale: G. AR-
opere, Torino 1998 (con tr. it. e commento). RIGHETTI, Esiodo. Letture critiche, Milano 1975; B. EFFE,
H. RZACH, s. v., in A. PAULY - C. WISSOWA, Paulys Real- Dichtung und Lehre. Untersuchungen zur Typologie
Encyklopädie der klassischen Altertumswissenschaft, des antiken Lehrgedichts, München 1977; P. MUREDDU,
Stuttgart 1893-1963, vol. VIII, coll. 1167-1240; E. LI- Formula e tradizione nella poesia di Esiodo, Roma
SCO, Quaestiones Hesiodeae, Göttingen 1903; G. SETTI, 1983; R. LAMBERTON, Hesiodus, New Haven - London
Esiodo, Modena 1909; H. WALTZ, Hésiode et son poème 1988.
moral, Bordeaux 1916; M. FAGGELLA, Esiodo, Roma
1927; F. JACOBY, Hesiodi Teogonia, Berlin 1930; V. LA- ESISTENTIVO. – Termine introdotto nel lin-
Esistentivo
PICCIRELLA, Studio sulla Teogonia, Roma 1930; R. CAN- guaggio filosofico italiano da A. Pastore per
TARELLA, Elementi primitivi nella poesia esiodea, in «Ri- rendere il tedesco existenziell, tipico del voca-
vista Indo-Greca-Italica di Filologia, lingua, antichi- bolario filosofico di Heidegger durante gli anni
tà», 3-4 (1931); H. FRANKEL, Drei Interpretationen aus venti, ma che nella sua accezione filosofica or-
Hesiodos, in «Festschrift für R. Reitzenstein», Leip- dinaria legata al pensiero kierkegaardiano e al-
zig-Berlin 1931; L. PHILIPPSON, Origini e forme del mito
la cosiddetta «filosofia dell’esistenza», ricorre
greco, tr. it. Torino 1941 (importante per la genealo-
anche in altri pensatori di lingua tedesca, spe-
gia in Esiodo e la Teogonia e il suo valore); C.
LOCKQUELL, Hésiode, poète théologien, in «Laval Théo- cialmente in Jaspers, nel qual caso è reso soli-
logique et Philosophique», 1945, pp. 182-193; H. tamente con «esistenziale» (cfr. al riguardo L.
DILLER, Hesiodos und die Anfänge der griechischen Phi- Pareyson, Note sulla filosofia dell’esistenza, in
losophie, Hamburg 1946; A. RÜEGG, Kunst und Mensch- «Giornale critico della filosofia italiana», 6,
lichkeit Hesiodos, Zürich 1946; G. SARTON, Introduc- 1938, pp. 407-438). Nella variante «existentiell»,
tion to the History of Science, vol. I, Baltimore 1946; – registrata anche nell’assai diffuso dizionario
C. DEL GRANDE, Hybris, Napoli 1947; C.H. GORDON, della lingua tedesca Duden –, il termine com-
Ugaritic Literature, Roma 1949; FR. SOLMSEN, Hesio- pare in più luoghi della celebre traduzione te-
dus and Aeschylus, Ithaca (New York) 1949; F.M. COR- desca delle opere di Kierkegaard curata dal pa-
NFORD, Greek Religious Thought: from Hesiodus to the store luterano C. Schrempf in collaborazione
Age of Alexander, Boston 1950; L. MOULINIER, Le pur con H. Gottsched, grazie alla quale si diffuse il
et l’impur dans la pensée des Grecs d’Hésiode à Aristote, suo pensiero in Germania dai primi decenni
Paris 1952; H. SCHRADE, Götter und Menschen: Hesio- del Novecento, ma grazie soprattutto a Hei-
dos, Stuttgart-Köln 1952; A.J. TOYNBEE, Greek Histori-
degger, nei tardi anni venti – come ricorda H.-
cal Thought from Hesiodus to the Age of Heraclitus,
G. Gadamer – «era addirittura una parola alla
New York 1952; F. BUFFIÉRE, La notion de «logos» dans
l’exégèse d’Hésiode, in «Bulletin de Littérature Ecclé-
moda. Ciò che non era esistentivo non contava
siastique», 1953, pp. 55-60; H. KEIN, Hesiodos Theo- nulla» (cfr. Existentialismus und Existenzphilo-
gonie als phoinikische Kosmologie, Hamburg-Othmar- sophie [1981], in Gesammelte Werke, vol. 3, Tü-
schen 1956; O. LENDLE, Die «Pandorasage» bei Hesio- bingen 1987, pp. 175-176). In ambito giuridico,
dos, Würzburg 1957; U. BIANCHI, Prometheus, in «Pai- inoltre, si è di recente iniziato a disciplinare il
deuma», 7 (1961), 8, pp. 414-437; H. SCHWALB, Hesio- cosiddetto «danno esistenziale», ossia i danni
dos und Parmenides. Zur Formung des parmenidei- non patrimoniali.
3597
VOLUMIfilosofia.book Page 3598 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esistentivo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Rispetto alla tradizione filosofica tedesca, il troduzione aggiunta da G. Lehmann alla riedi-
termine Existenz – e quindi existentiell – non era zione dei Werke di Nietzsche nel 1939, dove
più riferito da Kierkegaard a qualsiasi ente, ma Heidegger e Jaspers furono esplicitamente ac-
esclusivamente all’uomo, per caratterizzare in cusati di aver inaugurato le interpretazioni di
prospettiva cristiana il fatto che l’uomo certa- Nietzsche come un «pensatore esistenziale
mente esiste, ma in maniera diversa rispetto (existenzieller)» – accusando così in parte anche
alla vera realtà che è Dio. A. Baeumler, che coniò questa espressione
Secondo Heidegger, l’esserci (Dasein) è quel- nell’introduzione ai Werke di Nietzsche (1930)
l’ente che può interrogarsi sul proprio essere, da lui curati e la ripubblicò poi nella sua rac-
ovvero sulla propria esistenza (Existenz), e lo colta Studien zur deutschen Geistesgeschichte
può fare in due modi: 1) comprendendo se (1937). Con tale espressione Baeumler sottoli-
stesso come quell’ente che esiste e che, in neava la portata «etica» e «storica» (politica)
quanto aver-da-essere, deve decidere di volta della filosofia nietzscheana nel suo confronto
in volta che fare della propria esistenza indivi- col cristianesimo che plasmò l’Europa, di con-
duale, oppure 2) rapportandosi al proprio es- tro alle interpretazioni psicologiche e lettera-
sere per rendere trasparenti a se stesso le rie avute prima, ma anche a certe correnti na-
strutture costitutive del proprio essere e che zionalsocialiste che cercavano una continuità
complessivamente formano la sua «esisten- con l’imperialismo romano giustificato stori-
zialità» (Existenzialität). «Esistentivo» è tutto camente in prospettiva hegeliana, mentre in
ciò che rientra nel primo caso e che si riferisce Nietzsche si assisteva alla feconda ripresa
quindi al piano «ontico», vale a dire ai caratte- dell’antichità classica greca iniziata con Winc-
ri dell’ente in quanto tale, contrapponendosi kelmann e testimoniata tragicamente poi da
pertanto al piano propriamente «ontologico» Hölderlin. Quest’ultimo aspetto suggestionò
costituito da ciò che è «esistenziale». Solo in Heidegger, come in seguito mostrerà anche la
Sein und Zeit (1927) Heidegger giungerà a fare Lettera sull’umanismo (1947), rifiutando però le
un uso sistematico del termine, sottolineando tesi sostenute da Baeumler nella sua interpre-
che l’«analitica esistenziale» ha in fondo radici tazione di Nietzsche (cfr. la lettera di Heideg-
esistentive, ovvero è radicata nell’esserci stes- ger a Baeumler del 19 agosto 1932, in «Margi-
so che si interroga sulla propria esistenza (e a ni», 44, 2003, p. 5). In tal senso, durante le sue
livello esistentivo si porrà dunque anche la «ri- lezioni degli anni trenta poi pubblicate nel
solutezza»). Successivamente lo impiegherà in Nietzsche (Pfullingen 1961, 2 voll.), Heidegger
modo occasionale nelle sue lezioni su Nietz- distinguerà nella dottrina dell’eterno ritorno
sche della seconda metà degli anni trenta, e in un senso «metafisico» e uno «esistentivo»,
modo polemico il termine ricorrerà nell’acce- giacché essa si rivolgerebbe da un lato alla di-
zione divenuta comune in quegli anni nelle in- mensione cosmologica e ontologica, dall’altro
terpretazioni «esistenzialistiche» di Nietzsche al suo ripercuotersi sull’esistenza (cfr. GA, vol.
inaugurate da Jaspers. Nel clima della Existenz- 6, t. 1, Frankfurt am Main 1996, pp. 295 ss.). Pur
philosophie (termine introdotto nel 1929 da F. prendendo le distanze dall’uso che si era venu-
Heinemann, cfr. il Nachwort aggiunto da Ja- to diffondendo al tempo, Heidegger impiegò
spers alla II ed. [1956] del suo Existenzphilo- occasionalmente ancora existentiell nel senso
sophie, 1937), alcuni interpreti del pensiero generico di «esistenziale», rilevando in alcuni
nietzscheano avevano rivalutato in particolare abbozzi inclusi sempre nel Nietzsche, come già
la dottrina dell’«eterno ritorno» vedendo nella in Kierkegaard, in Schelling e in Nietzsche si
formulazione della Gaia scienza (cfr. Die fröhli- trovino considerazioni di carattere «esistenti-
che Wissenschaft, Leipzig 1887, af. 341) una sor- vo», e precisando altresì che «esistentivo vuol
ta di «imperativo esistenziale», di contro al- dire questo: l’uomo, nel suo essere uomo, è ri-
l’imperativo categorico dell’etica kantiana (cfr. ferito mediante modi di comportamento non
al riguardo B. Magnus, Nietzsche’s existential solo al reale, ma in quanto esistente è preoc-
Imperative, Bloomington-London 1978). Con- cupato di se stesso, di questi riferimenti e del
tro questa lettura «kierkegaardiana», altri in- reale» (cfr. GA, vol. 6, t. 2, Frankfurt am Main
terpreti di Nietzsche rivendicarono come sua 1997, p. 437). Di fronte alla confusione spiri-
dottrina fondamentale la «volontà di poten- tuale tedesca della seconda metà degli anni
za», trovando poi piena legittimazione nell’in- trenta, Jaspers matura invece la necessità di ri-
3598
VOLUMIfilosofia.book Page 3599 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esistenza


definire l’unilaterale riferimento all’aspetto la finitezza con cui si presenta a noi l’esistente
esistenziale della vita, cercando di responsabi- di fatto, richiamano il problema della sua ori-
lizzare pertanto la sua filosofia dell’esistenza gine (nascita) e della sua fine (morte), e perciò
con l’introduzione del concetto di «ragione». del suo rapporto con il principio (problema del
C. Badocco divenire); la sua consistenza, il durare e man-
➨ ANALITICA ESISTENZIALE; DASEIN; ESISTENZA; ESI- tenersi nell’essere implicano il problema del
STENZIALE; ESISTENZIALISMO; ETERNO RITORNO, rapporto con l’essenza. Tali questioni, che la
TEORIA DELLO. metafisica risolve, in generale, nell’ambito di
una dottrina dell’essere in quanto essere, si ri-
ESISTENZA (lat. existentia, esse, exsistere - exi-
Esistenza presentano, in concreto, quando si consideri
stence; Existenz; existence; existencia). – Il signifi- quel tipo di esistenza che è l’umana, ove l’esi-
cato di esistenza rientra tra i significati del ter- stere è un esistere che ha la coscienza di esi-
mine essere, quando questo verbo sia preso stere. La questione diviene allora problema
non come copula del giudizio, né come infini- dell’uomo di fronte a se stesso, anzi l’esistenza
to sostantivato, sinonimo di ente, ma come tende a coincidere con la sua stessa problema-
vero predicato verbale, indicante che una cosa tica, la quale si anima di un calore e una pas-
è o esiste di fatto. Però esistenza ed esistere sionalità ignote alla freddezza scientifica della
possono dirsi in senso lato di qualunque ente metafisica (cfr. l’esistenzialismo contempora-
che comunque esista di fatto, oppure in senso neo). Sorge così, dalla considerazione dell’esi-
stretto e rigoroso, di quegli enti che esistono stenza umana concreta, una tematica ricchis-
dipendentemente da altro da sé: esistere allo- sima, che investe tutti i problemi della vita e
ra è un modo particolare di essere: p. es., l’uo- del destino individuale, in quanto l’esistere è
mo esiste, non è; Dio è, non esiste. Esistere, sentito dall’uomo come il proprio personale
da ex-sistere, significa stare (sistere), mantenersi esistere, e si presta quindi ad esser variamente
nell’essere procedendo da (ex) qualcosa; im- descritto secondo l’infinita molteplicità di
plica dipendenza, e quindi relatività e finitez- strutture che la vita umana assume. Di qui una
za; ma anche una relativa attività e autonomia, fenomenologia dell’esistenza che presuppone
in quanto capacità di stare nell’essere ricevu- però la fondazione metafisica dell’esistenza in
to. Un concetto analogo è implicito nel termi- quando tale.
ne tedesco Da-sein, ove da = «qui» è determi- II. ESAME STORICO. – 1. Il pensiero greco. – La filo-
nazione spaziale, simboleggiante ogni tipo di
sofia greca non ebbe una vera e propria feno-
determinazione, e Sein indica l’attività di esse-
menologia dell’esistenza; fu soprattutto es-
re. Esistenza è il termine astratto che indica il
senzialista, vide I’esistenza nel suo perpetuo
fatto dell’esistere e, principalmente, quello
rapporto con l’essenza, eterna e immutabile.
della sostanza: «sistere “da” [ex] qualcuno, cioè
aver ricevuto il proprio essere sostanziale da In Parmenide, Platone, Plotino l’esistenza, con
qualcuno» (Riccardo di san Vittore, De Trinita- la sua individualità, il suo divenire, la sua na-
te, IV, 12, ed. it. a cura di M. Spinelli, La Trinità, scita e morte, è relegata nella sfera del non-es-
Roma 1990, p. 164). Esistenza è dunque princi- sere, dell’ombra, dell’illusione, oggetto d’opi-
palmente (poiché anche gli accidenti, o modi nioni ingannevoli (Parmenide, in DIELS FVS, 28
della sostanza, hanno una loro esistenza che è B 2; Platone, Resp., VI, 509 d - 511 e; VII, 515 a
quella di inerire nella sostanza) l’atto di una - 517 a; Plotino, Enn. III, passim). Tuttavia a
sostanza finita per il quale, se è anche corpo- Platone, nella vecchiaia, s’impone il problema
rea, essa è realmente nello spazio e nel tempo, dell’esistenza: «che cos’è quello che sempre è
e persevera in esso avendo avuto un principio e non ha nascimento, e che cos’è quello che
da cui ha ricevuto quest’atto. nasce sempre e mai non è?» (Tim., 27 d). E
SOMMARIO: I. I problemi dell’esistenza. - II. Esa- questo non-essere, cioè l’esistente che nasce e
me storico: 1. Il pensiero greco. - 2. Il pensiero me- muore, ha la consistenza della copia sensibile
dievale. - 3. Il pensiero moderno. - 4. Il pensiero modellata dal demiurgo sul «tipo» dell’idea.
contemporaneo. - III. Conclusione. Data però l’eternità della materia prima, es-
I. I PROBLEMI DELL’ESISTENZA. – L’esistenza in senziale all’atto plasmatore, ma ad esso estra-
quanto categoria, cioè determinazione concet- nea, l’esistenza viene a oscillare tra l’atto che
tuale di un particolare modo di essere, implica non sa totalmente porla e la materia che impe-
una serie di problemi metafisici. La relatività e disce che sia pienamente.
3599
VOLUMIfilosofia.book Page 3600 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esistenza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Per Aristotele l’esistenza è sostanza (oujsiva), maniera imprecisa, l’«aliquid esse», l’essere
nel senso di individuo che nasce e perisce qualcosa.
(Metaph., VII, 15, 1039 b), di un essere partico- Con il cristianesimo entrano nella speculazio-
lare che non è predicabile di altro da sé, ma di ne i concetti di creazione, quale productio ex
cui tutto si predica, che cioè non appartiene ad nihilo, di creatore-persona e di creature-perso-
altro da sé, ma cui appartiene quant’altro è ne. È caratteristica in genere della spiritualità
(Cat., 5, 2 a 10; Metaph., V, 8, 1017 b). L’esisten- cristiana l’esaltazione dell’opera creatrice di
za è attualità, l’esistere effettivo della cosa Dio, come frutto d’amore e di bontà, per cui
(e[sti d´ hJ ejnevrgeia to; uJpavrcein to; pravgma; Me- anche quel minus esse, che è l’esistenza finita,
taph., IX, 6, 1048 a). Per Aristotele, dell’esisten- è bene, perché anzi l’essere tutto, in ogni suo
te, che è nel divenire reale e concreto, non c’è grado, coincide col bene. Alla radice dell’esi-
e non ci può essere scienza propriamente det- stenza individuale sta dunque non una degra-
ta, cioè universalmente valida; «non c’è defini- dazione, una caduta dal mondo intelligibile,
zione né dimostrazione delle sostanze sensibi- come per i greci, ma un atto di donazione
li particolari» (Metaph., VII, 15, 1039 b). Il ter- amorosa, un vero e proprio incremento del-
mine u{parxi" (esistenza) assume, infine, il suo l’essere. Il male viene, successivamente, dalla
significato filosofico presso la tradizione stoi- libera volontà dell’uomo; di qui il dramma
ca, in una netta distinzione dall’oujsiva e dal- dell’esistenza umana fatta da Dio responsabi-
l’uJpovstasi". Per gli stoici oujsiva e uJpovstasi" le del suo destino. Questi concetti hanno la lo-
indicavano il soggetto concreto e materiale, ro espressione più compiuta e drammatica in
provvisto di piena realtà ontologica, mentre Agostino (Confessiones, VII; De vera religione, 11-
u{p arxi" significava un predicato attuale di 23). Il problema dell’esistenza ha però la sua
questo soggetto concreto, avente solo realtà trattazione tecnica nella tradizione aristoteli-
ca, sia tra gli arabi che tra i cristiani, ed è im-
immateriale di enunciato, o significato (lektovn)
postato come questione dei rapporti tra es-
(Sesto Empirico, Adversus logicos, I, 38-45).
senza individua e la sua esistenza. Si delinea-
2. Il pensiero medievale. – La parola existentia fa
no due correnti: l’una, che ha il suo massimo
il suo ingresso nella lingua latina grazie al-
esponente in Averroè e l’epigono in Sigieri di
l’opera teologica di Marius Victorinus (attorno Brabante, e non ammette la distinzione tra es-
al 360 d. C.), pur facendo leva sulle precedenti senza ed esistenza; l’altra, annunciatasi con
occorrenze di existentia/existentialitas in Candi- Avicenna e svolta soprattutto da Tommaso,
do l’Ariano e di existentia (come sostantivo che ammette la distinzione e concepisce la re-
neutro plurale) in Calcidio. Essa viene intro- lazione tra l’essenza e l’esistenza come relazio-
dotta come traduzione di u{parxi", differen- ne tra potenza e atto, considerando Dio come
ziandola da substantia, che rende oujsiva, e da l’ipsum Esse subsistens.
substinentia, che traduce uJpovstasi". «Tra l’esi- Averroè affronta la questione dei rapporti tra
stenza (existentia) e la sostanza (substantia) vi è essenza ed esistenza commentando il IV libro
una differenza molto più grande, poiché l’esi- della Metafisica e polemizza contro Avicenna
stenza è l’essere stesso il solo <essere>; non è che sosteneva la distinzione reale tra essenza
non-essere in altro, ma è lo stesso ed unico es- ed esistenza, facendo dell’esistenza e dell’uni-
sere; la sostanza, invece, non soltanto possie- cità dell’ente che ne consegue due «dispositio-
de l’essere, ma è anche qualche cosa di quali- nes additae essentiae rei» (In Librum IV Metaphy-
ficato» (Marius Victorinus, Candidi Epistola ad sicorum Aristotelis Commentarius, cap. 3); egli
Victorinum, I, 2, 18-22). In Marius Victorinus si invece affermava: «substantia cuiuslibet unius,
distinguono tre accezioni di esistenza: 1) nella per quam est unum, est suum esse, per quod est
prima l’esistenza si oppone alla substantia, co- ens» (ibid.). Pure Sigieri non ammetterà la di-
me il puro essere, che non è soggetto né pre- stinzione dell’essenza dall’esistenza e, pole-
dicato, e al soggetto concreto, in quanto deter- mizzando con Alberto e Tommaso, sosterrà
minato mediante i suoi predicati; 2) nella se- che l’esistenza è l’essenza stessa nella sua at-
conda accezione, invece, esistenza si riferisce tualità suprema.
all’essere determinato, che ha ricevuto una A questa dottrina si oppone l’altra, che distin-
forma, mentre substantia all’essere ancora in- gue realmente l’esistenza dall’essenza e fa del-
determinato; 3) nella terza, esistenza diviene la prima l’atto dell’essenza, l’atto dovuto pro-
semplice sinonimo di substantia, e indica, in priamente all’azione di Dio; l’essenza che è o
3600
VOLUMIfilosofia.book Page 3601 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esistenza


ha un atto nell’ordine della sostanza o degli ente et essentia Divus Thomae Aquinatis Com-
accidenti, è a sua volta potenza nei riguardi mentaria, cap. 5, q. 11) e sostenuta da molti to-
dell’ulteriore actus essendi, nell’ordine ultimo misti fino a oggi, è importante in quanto di-
dell’essere. Questa posizione, già in parte an- stingue la metafisica tomistica da ogni altra
nunciatasi in Avicenna, che definiva l’esisten- metafisica. Duns Scoto combatté la distinzio-
za come accidens adveniens quidditati (cfr. Logi- ne reale, sostenendo che l’esistenza è la deter-
ca, I, 2; Metaphysica, II, 1, 2; V, 2, 87; in Avicen- minazione ultima dell’essenza, e che è falso
nae perhypatetici philosophi opera, Venezia 1508), che l’essere sia altro dall’essenza (Opus Oxo-
diviene esplicita in Tommaso. C’è però dispa- niense, l. IV, dist. 13, q. 1, n. 38). Suárez pure de-
rità di vedute tra gli interpreti a questo propo- finì l’esistenza come semplice stato di attuali-
sito: tutti concordano nel ritenere che Tomma- tà dell’essenza; dopo aver distinto l’ente pos-
so ha ammesso una distinzione reale tra sibile dall’ente reale, egli sostenne che nel-
un’essenza possibile, allo stato di mera possi- l’ente, una volta realizzato, non c’è più alcuna
bilità, e la stessa essenza attualmente esisten- distinzione reale tra essenza ed esistenza; c’è
te; ma alcuni, e sono la maggioranza, ritengo- soltanto una distinzione di ragione, ma null’al-
no che Tommaso ha ammessa anche una di- tro, perché «ens in actu idem est quod exi-
stinzione reale tra essenza ed esistenza in ogni stens» (Disputationes metaphysicae, Hildesheim
ente creato attualmente esistente. 1988, d. 31, sez. 4, n. 4, 6; per tutta la questione
Ci sono molti passi in cui egli evidentemente cfr.: ibi, d. 2, sez. 4, n. 4, 8; d. 31).
concepisce l’esistenza come atto inerente a 3. Il pensiero moderno. – Si giunge così a ridurre
una forma o essenza come sua potenza: «Tutto l’esistenza a una nota o modo o attributo
ciò che è del genere della sostanza è compo- dell’essenza, per cui la ragione pretende de-
sto, d’una composizione reale, e cioè ex esse et durla a priori dall’idea o essenza: posizione
quod est» (De veritate, q. 27, art. 1); «nella so- propria di tutto il moderno razionalismo, con
stanza composta di materia e di forma si trova la nota preferenza per la prova ontologica, che
un ordine duplice: l’uno della materia alla for- di questa posizione è l’indice più caratteristico.
ma, l’altro della cosa già composta all’esisten- In Cartesio, che non ritiene di dover definire la
za di cui partecipa» (De substantiis separatis, nozione di esistenza perché la giudica eviden-
cap. 6; cfr. inoltre De ente et essentia, cap. 3). La te di per sé (cfr. Principia philosophiae, I, 10),
composizione essenza-esistenza non è della tutta la metafisica è una giustificazione a priori
stessa natura della composizione materia-for- dell’esistenza: dell’io, di Dio e del mondo
ma, sebbene anch’essa sia composizione di (dall’idea di estensione). Permane la classica
potenza e atto (Summa contra Gentiles, II, 54); distinzione tra l’esistenza divina, inclusa
cioè l’esistenza non è una nuova forma che nell’essenza, e l’esistenza finita, che non è in-
s’aggiunga alla forma della materia, ma è un clusa nelle essenze finite (si veda la V delle
atto rispetto al quale la forma, che è atto per la Meditazioni metafisiche); però, come in Suárez,
materia, è potenza. Perciò l’esistenza è defini- una volta posta ad essere un’essenza, l’esi-
ta come «attualità di tutti gli atti, e quindi per- stenza non vi si può più distinguere (Corre-
fezione di tutte le perfezioni» (Quaestiones di- spondance, in AT, vol. IV, pp. 349-350). Spinoza
sputatae de potentia Dei, q. 7, a. 2; cfr. anche: è l’espressione più coerente del razionalismo
Summa theologiae, I, q. 4, art. 1). In tutti gli es- dissolvitore dell’esistenza nell’essenza razio-
seri creati c’è dunque composizione: in quelli nale. «Intendo per eternità l’esistenza stessa,
materiali, tra materia e forma, e poi, tra essen- in quanto è concepita come di necessità con-
za così formata ed esistenza; nelle sostanze se- seguente dalla semplice definizione della cosa
parate invece solo tra forma o essenza ed esi- eterna» (Ethica, I, def. 8); perciò «l’esistenza di
stenza. Dio solamente è l’essere semplice, la Dio e la sua essenza sono una sola e medesi-
cui essenza è l’essere nel suo modo assoluto ma cosa» (ibi, prop. 20). E anche fuori di Dio,
di atto puro: «è il suo stesso essere; per cui al- nella natura naturata, «nulla v’ha di contin-
cuni filosofi sostengono che Dio non ha quid- gente nelle cose; ma tutto è dalla necessità
dità o essenza, essendo la sua essenza della divina natura determinato in certo modo
nient’altro che il suo stesso essere» (De ente et ad esistere ed operare» (ibi, prop. 29).
essentia, cap. 6). Il problema in Leibniz è più complesso. Per
La distinzione dell’esistenza dall’essenza, po- certi aspetti egli mantiene la posizione razio-
sta da Tommaso, ripresa poi da Gaetano (In De nalistica, facendo dell’esistenza una perfezio-
3601
VOLUMIfilosofia.book Page 3602 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esistenza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ne dell’essenza, per cui «ciascun possibile ha dell’esistenza come altra dalla sua rappresen-
diritto di pretendere all’esistenza in proporzio- tazione mentale o fenomeno.
ne della perfezione che implica» (Monadologie, Dopo le conclusioni di Locke che, pur potendo
54; cfr, anche: De rerum originatione radicali, in intuire l’esistenza dell’io e dimostrare quella
Philosophische Schriften, ed. Gerhardt, Berlin di Dio (cfr. Saggio sull’intelletto umano, IV, capp.
1875-90, vol. VII, p. 303); cosicché l’esistenza, 9, 10), limita la certezza dell’esistenza del
con tutti i suoi aspetti contingenti, viene ad es- mondo all’attualità della sensazione (ibi, cap.
sere quasi un predicato che analiticamente 11), e dopo la più radicale critica di Berkeley
inest subiecto, perciò da questo deducibile (cfr. che riduce l’esistenza del mondo corporeo al
Discours de Métaphysique, 8). Il principio di ra- percipi (Trattato sui principi della conoscenza
gion sufficiente, da cui dipendono le verità di umana, 3-24), Hume analizza l’idea di esisten-
fatto, e quindi l’esistenza, è riconducibile al za in generale, e conclude osservando che essa
principio di non-contraddizione, almeno nella non aggiunge nulla all’idea dell’oggetto. Per-
mente infinita di Dio (cfr.: Opuscules et fragmen- ciò mediante essa non possiamo affermare al-
ts, ed. Couturat, Paris 1903 [ripr. Hildesheim cunché fuori e indipendente dalle nostre per-
1961], pp. 16-19). Alcuni interpreti hanno per- cezioni (Trattato sulla natura umana, I, parte II,
ciò visto un persistente spinozismo, e quindi sez. VI); l’idea di esistenza è una finzione pro-
panteismo, in Leibniz (cfr.: B. Russell, A Criti- dotta dalla credenza (ibi, parte IV, sez. II). L’esi-
cal Exposition of the Philosophy of Leibniz, Cam- stenza è quindi ridotta a mero fenomeno.
bridge 1900; L. Couturat, La logique de Leibniz, Christian Wolff fa coincidere completamente
Paris 1903, rist., Hildesheim 1961). Ma d’altra ciò, che si dice essente, con il pensabile senza
parte, nella maturità, pur sempre ritenendo contraddizione, con ciò che è possibile secon-
l’esistenza una perfezione dell’essenza, Leib- do essenza: l’ens è identico al possibile (Logica
niz tiene distinti i due principi, di non contrad- [1732], Discursus praeliminaris de philosophia in
dizione e di ragione sufficiente (Monadologie, genere, cap. 2, § 29). «Chiamiamo ente (Ding)
36-38), e quindi non riduce le verità di fatto a tutto ciò che può essere, sia reale o no» (Me-
verità di ragione; egli altresì ammette il pas- tafisica tedesca, § 16), laddove per realtà (ibi,
saggio dal possibile all’esistente come dovuto §14) si intenda il compimento della possibilità
a fulgurazione divina (ibi, 47), in base non a ne- in grazia di quell’essere necessario e indipen-
cessità logica, ma a libera scelta secondo il dente, Dio, che «ha in sé la ragione per cui gli
principio del meglio (ibi, 55). altri enti esistono» (ibi, §§ 928-929). Wolff di-
In seno al razionalismo una forte reazione in stingue tra essenza (Wesen), «ciò in cui deve tro-
senso esistenziale è rappresentata dal pensie- varsi la ragione del rimanente» (ibi, § 33), so-
ro di Pascal. Riconoscere i limiti dell’esprit de stanza, «un ente esistente di per sé, che abbia
géométrie e appellarsi all’esprit de finesse a pro- in sé la fonte delle sue variazioni» ed «ente esi-
posito di quel mistero che è l’uomo, termine stente (bestehendes Ding) per mezzo di un altro en-
medio tra il nulla e il tutto, significa affermare te», in quanto limitazione del caso precedente
l’eccedenza dell’esistenza rispetto ai nostri (ibi, § 114). Si definisce stato di un ente «il modo
concetti (cfr. Pensées, 21, in L’oeuvre de Pascal, a di limitazione» di quell’ente (ibi, § 121).
cura di J. Chevalier, Paris 1937); preludio allo La posizione di Kant è diametralmente oppo-
scacco esistenzialistico della ragione. Così pu- sta a quella del razionalismo; prosegue la cri-
re lo sviluppo dell’esistenza umana nella sua tica empiristica, ma giunge a una conclusione
storia non si deduce a priori dalla natura uma- molto diversa. Criticando l’argomento ontolo-
na; miseria e grandezza di questo re spodesta- gico dell’esistenza di Dio, Kant osserva che la
to non si chiariscono e si giustificano se non nozione di una cosa, la sua essenza, può esser
mediante una teologia della storia che poggia completa senza includere affatto l’esistenza
tutta sulle figure di Adamo e Cristo (ibi, 483). (Der einzige mögliche Beweisgrund einer Demon-
Mentre il razionalismo ha tentato la concet- stration des Daseins Gottes, sez. I, oss. 1, 1); «es-
tualizzazione dell’esistenza, per l’empirismo sere, evidentemente, non è un predicato reale,
l’esistenza è un dato di fatto empirico: indica ossia non è un concetto di qualcosa che possa
l’esserci delle cose in rapporto all’idea, loro aggiungersi al concetto di una cosa. Essere è
rappresentazione mentale. L’empirismo sfocia semplicemente la posizione di una cosa, o di
progressivamente nello scetticismo, in quanto certe determinazioni in se stesse» (Critica della
si dimostrerà impossibile l’affermazione ragione pura, Dial. trasc., l. II, cap. III, sez. IV:
3602
VOLUMIfilosofia.book Page 3603 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esistenza


Dell’impossibilità di una prova ontologica dell’esi- va applicazione nella metafisica, ove il mondo
stenza di Dio). L’esistenza è quindi per Kant un degli esistenti, il mondo della natura, appare
fatto, indeterminabile a priori. Essa è però an- quale un momento di decadenza dell’idea da
che una delle categorie della modalità (Da- se stessa (ibi, 248), momento di alienazione e
sein); questa sua natura concettuale dovrebbe obliterazione dell’essere, necessario alla sin-
riportarla sul piano logico, tra i predicati di un tesi risolutrice. Il senso doloroso dell’esisten-
concetto. A questo proposito però Kant osser- za come caduta, frattura, esilio e aspirazione
va che le categorie della modalità «non au- nostalgica alla mediazione riparatrice si espri-
mentano per nulla il concetto al quale sono me maggiormente fuori della sistematica he-
applicate come predicati, quasi fossero una geliana, nelle opere della giovinezza, con l’in-
determinazione dell’oggetto, ma esprimono terpretazione del giudaismo e del cristianesi-
solo il rapporto con la nostra facoltà conosci- mo quali categorie storiche, in cui la coscienza
tiva»; perciò i principi della modalità non sono umana appare infelice per l’invincibile trascen-
oggettivo-sintetici, ma soggettivo-sintetici denza che separa l’esistente da Dio, il finito
(cfr. ibi, Anal. trasc., l. II, cap. II, sez. III, 4: I po- dall’infinito; categorie contrapposte al mo-
stulati del pensiero empirico in generale. Chiari- mento storico della grecità, espressione inve-
mento). Nel nostro caso la categoria dell’esi- ce dell’armonia e dell’equilibrio tra l’indivi-
stenza significa solo il modo con cui la facoltà duale e l’universale, l’umano e il divino (cfr.
conoscitiva può affermare l’esistenza di un og- Der Geist des Christentums, in Theologische Ju-
getto, e si esprime nel postulato per cui «è re- gendschriften, a cura di H. Nohl, Tübingen 1907;
ale ciò che s’accorda con le condizioni mate- v. anche la ripresa e lo sviluppo del tema della
riali dell’esperienza (della sensazione)» (ibi, 2). coscienza infelice nella Phänomenologie, tr. it. di
Ora, poiché la condizione materiale della sen- E. De Negri, Fenomenologia dello spirito, Firenze
sazione è il dato materiale bruto, non ancora 1963, pp. 185-203).
assunto sotto le intuizioni pure, si può conclu- Questo stesso tema, con intonazione più pes-
dere che il giudizio di esistenza dipende da simistica, dell’esistenza cioè come caduta dal-
questo dato; il quale, poi, è di natura noume- la perfezione dell’essere, come espressione di
nica. L’esistenza è quindi per Kant un puro fat- peccato, di irrazionalità o di obiettivazione il-
to, presupposto della nostra conoscenza feno- lusoria dell’assoluto si ritrova nella filosofia del-
menica, e perciò puramente affermabile come la libertà di Schelling e in Schopenhauer, pre-
tale, né conoscibile o concettualizzabile in al- ludio diretto dell’esistenzialismo contempora-
cun modo. neo.
4. Il pensiero contemporaneo. – Si ripresentano, Nella seconda fase del suo pensiero Schelling
in un’opposizione irriducibile, le due posizio- tenta una deduzione dell’esistenza finita dal-
ni: razionalistica, nel panlogismo idealistico; l’assoluto. Non c’è passaggio continuo, ma
empiristico-kantiana, nell’esistenzialismo. Nel rottura, salto (Abbrechen von der Absolutheit;
panlogismo di Hegel l’esistenza è completa- Sprung; cfr. Philosophie und Religion, in Werke,
mente risolta nell’essenza; non in un’essenza Stuttgart 1856 ss., vol. VI, p. 38). Questo salto
astratta, ma in quell’universale concreto di cui è frutto della libertà, per cui l’anima, chiuden-
l’esistente individuale è un momento inverato. dosi nel proprio egoismo, si stacca dal divino
Nella sua logica Hegel deduce la categoria e dà luogo al mondo dell’esistenza finita e
dell’esistenza (Existenz, da non confondere temporale (ibi, pp. 42-52). La radice della liber-
con il Dasein, momento ancora astratto del di- tà, da cui trae origine l’orgogliosa negazione
venire: Enciclopedia, 89). Essa rientra nelle ca- dell’esistenza, è in Dio stesso, nel fondo oscu-
tegorie dell’essenza, ed è precisamente il mo- ro della sua natura (Grund), che è lotta dram-
mento in cui l’essenza, come ragion d’essere matica fra egoismo (Egoität) e volontà raziona-
(Grund: cfr. il principio di ragion sufficiente in le, ira (Zorn) e amore (cfr. Philosophische Unter-
Leibniz), è unità dell’identità e della differen- suchungen über das Wesen der menschlichen Frei-
za; perciò l’esistenza è l’unità immediata della heit, in Werke, cit., VII, p. 352 ss.). In Scho-
riflessione in sé (essenza) e della riflessione in penhauer l’esistenza è ombra e fenomeno,
altro (fenomeno). L’esistenza è un momento obiettivazione della volontà metafisica. «Na-
necessario dell’essenza, deducibile da questa scita e morte toccano appunto al fenomeno
che ne è la ragione sufficiente (ibi, 115, 121- della volontà ossia alla vita: e di questa è pro-
124). La formulazione logica del problema tro- prio manifestarsi in individui, i quali nascono
3603
VOLUMIfilosofia.book Page 3604 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esistenza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

e periscono come effimere apparenze, pale- naufragio della ragione, quando essa pretenda
santisi nella forma del tempo, di ciò che in sé assumere l’esistere concreto sotto i suoi con-
nessun tempo conosce» (Die Welt als Wille und cetti astratti (cfr. Philosophie, III, Berlin 1932, pp.
Vorstellung, tr. it. di P. Savj-Lopez - G. De Lo- 233-237); naufragio colpevole di tradimento,
renzo, Il mondo come volontà e rappresentazione, consumato ai danni della singolarità intima
Bari 1928, p. 324; cfr. anche nei Supplementi: della persona che risulta falsata nell’oggettiva-
Della nullità e del dolore della vita). zione, nell’esteriorizzazione (cfr. N. Berdjaev,
Questo stesso tema dell’esistenza, trattato Essais de métaphysique eschatologique, Paris
senza alcuna pretesa di ricavare l’esistente 1946, p. 241, passim), e nelle categorie imper-
dall’assoluto, anzi rovesciando il sistema ide- sonali dell’avere, del vedere, del problematiz-
alistico, caratterizza l’esistenzialismo. Il rove- zare (cfr. G. Marcel, Être et avoir, Paris 1935,
sciamento di posizione risulta evidente non passim).
soltanto da tutto il complesso della polemica Molteplici sono gli strati semantici riconduci-
condotta da Kierkegaard contro Hegel, ma an- bili, in M. Heidegger, sotto il termine esisten-
che dalle ultime posizioni assunte dall’esi- za. Nell’analisi esistenziale, con la quale prin-
stenzialismo nei confronti del rapporto essen- cipia Essere e Tempo, l’esistenza (Existenz) è inte-
za-esistenza. sa come l’essere dell’esserci (Dasein), in quan-
La fenomenologia husserliana guadagna il suo to apertura all’essere: «quell’essere stesso ver-
statuto di scienza di visioni d’essenza (Wesen- so cui l’Esserci può comportarsi in un modo o
schau), mediante la messa tra parentesi, nella nell’altro e verso cui sempre in qualche modo
riduzione, della posizione o tesi di esistenza, si comporta noi lo chiamiamo esistenza» (Sein
non al fine di distanziare la determinatezza und Zeit, Tübingen 19609 [1927], tr. it. di P.
concreta del reale, né di rimuovere la consi- Chiodi, Essere e Tempo, Milano 19763, § 4, p.
stenza dell’effettualità o anche solo di neutra- 28). «L’essenza dell’Esserci consiste nella sua esi-
lizzare l’eccedenza dell’esistenza, ma di riuscire stenza» (ibi, § 9, p. 64), tuttavia essenza ed esi-
a cogliere la sua propria datità. «Assoluta datità stenza non ricorrono nelle loro consuete acce-
nell’originale non è certo una parola vuota. Noi zioni metafisiche. Quella frase «dice piuttosto
abbiamo una tale datità anche se, nella ridu- che l’uomo è essenzialmente in modo da esse-
zione fenomenologica, mettiamo fuori gioco re il ci, cioè la radura dell’essere. Questo essere
ogni esistenza empirica dell’io» (Zur Phänome- del ci ha il carattere fondamentale dell’e-si-
nologie des inneren Zeitbewusstseins: 1893-1917, stenza, cioè dell’ek-statico stare-dentro nella
ed. it. a cura di A. Marini, Per la fenomenologia verità dell’essere. L’essenza e-statica dell’uo-
della coscienza interna del tempo [1893-1917], mo riposa nell’esistenza» (Brief über den «Hu-
Milano 20045, p. 335). manismus», in Wegmarken, Frankfurt am Main
Atei o teisti, gli esistenzialisti sono concordi 1967, ed. it. a cura di F. Volpi, Lettera sull’«u-
nel dichiarare la priorità dell’esistenza sull’es- manismo», Milano 1995, p. 48). L’esistenza,
senza. J.-P. Sartre la fa dipendere dalla negazio- pensata estaticamente, non coincide con la
ne radicale di Dio: «non c’è natura umana, da- nozione di existentia, poiché, mentre quest’ul-
to che non c’è Dio per concepirla; l’uomo non tima significa «l’actualitas, realtà in contrappo-
è nient’altro che ciò che egli si fa» (L’existentia- sizione alla mera possibilità come idea» (es-
lisme est un humanisme, Paris 1946, p. 22); La- sentia), la prima intende «lo stare-fuori nella
velle, pur teista, rifiuta di concepire l’anima verità dell’essere» (ibi, p. 50). In seguito, nel
come un’essenza chiamata all’esistenza, e la tentativo di allontanare il fraintendimento
definisce invece come possibilità delle possi- della filosofia dell’esistenza, Heidegger tenta
bilità, cioè atto o capacità di darsi un’essenza di chiarire ulteriormente che l’esser-ci come ex-
(De l’âme humaine, Paris 1951, pp. 146-150, sistere indica «l’essere-chiamato e lo stare-fuo-
210-234). Negare che a fondamento dell’esi- ri nell’apertura dell’essere (Seyn)», distin-
stenza stia un’essenza universale significa per guendo l’esistenza metafisica, intesa quale
l’esistenzialismo definire l’esistenza come sin- «presenza, manifestazione», e l’esistenza, se-
golo (cfr. S. Kierkegaard, Diario, ed. it. a cura di condo la storia dell’essere, che accenna invece
C. Fabro, Brescia 1949, vol. II, pp. 303-304), co- all’«insistente estasi nel ci» (Beiträge zur Philo-
me eccezione (cfr. K. Jaspers, Existenzphilosophie, sophie, § 179).
Berlin-Leipzig 1938, pp. 37-39); di qui l’impos- L’impossibilità di una giustificazione razionale
sibilità di tradurla in concetti, e lo scacco e il dell’esistenza e, quindi, della sua fondazione
3604
VOLUMIfilosofia.book Page 3605 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esistenza


metafisica, induce molta parte dell’esistenzia- derno, Hegel). 2) Esistenza come dato di fatto,
lismo alla descrizione fenomenologica posizione indeducibile e ingiustificabile razio-
dell’esistere (cfr.: M. Heidegger, Sein und Zeit, nalmente (empirismo, Kant, esistenzialismo).
cit., J.-P. Sartre, L’être et le néant, Paris 1949, tr. Nel primo caso abbiamo priorità dell’essenza
it. di G. Del Bo, L’essere e il nulla, Milano 1964). sull’esistenza (essenzialismo); nel secondo ca-
Si notano così la sua finitezza nello spazio e so la posizione opposta (esistenzialismo). Sia
nel tempo (Heidegger, op. cit., §§ 22-24, pp. nell’uno che nell’altro caso il primo termine
101-113, § 45, pp. 235-237); il suo incessante tende ad annullare il secondo; si hanno, come
trascendere, come continuo esser per la morte conclusioni estreme, il panlogismo da una
che dà luogo alla storicità (ibi, §§ 72-77, pp. parte, l’irrazionalismo dall’altra. Però sia il
372 ss.); la gratuità assurda della situazione, in panlogismo sia l’irrazionalismo urtano contro
cui l’esistenza è stata gettata a vivere, e che opposte difficoltà insuperabili: l’uno non può
l’autorizza all’esercizio altrettanto assurdo e mai render conto dell’errore, del male, della
vano della libertà (Sartre, op. cit., p. 560); la fi- contingenza che caratterizzano l’esistente,
nitudine, il rischio, l’instabilità che la rendono non come note illusorie, ma come realtà di fat-
strutturalmente problematica (N. Abbagnano, to ineliminabili; l’altro nega, arbitrariamente,
Introduzione all’esistenzialismo, Milano 1942, p. l’innegabile razionalità dell’essere, quella ra-
101). L’impossibilità della giustificazione ra- zionalità che anche nel finito esistente costitu-
zionale dell’esistenza non vieta tuttavia all’uo- isce un aspetto essenziale della sua struttura.
mo una qualche rivelazione del mistero della Panlogismo e irrazionalismo vanificano l’esi-
sua vita; tale rivelazione si traduce sempre in stenza, perché l’umano esistere risulta distrut-
un impegno morale: assumere coraggiosa- to non soltanto se viene dissolto nell’assoluto
mente il proprio destino. Destino di morte, per (panlogismo immanentistico), ma anche se af-
Heidegger; ma proprio dall’angoscia che sorge fermato, esistenzialisticamente, nella sua in-
innanzi al nulla si distingue l’esistenza auten- coerente relatività, in una contraddittoria as-
tica da quella banale (Heidegger, op. cit., §§ 54- solutizzazione del relativo. In questo caso la
60, pp. 252-267); naufragio per Jaspers, che ha conclusione più esatta è quella di Heidegger,
però un magico potere chiarificante, per cui per il quale l’esistenza è un essere per la mor-
solo nell’atto del naufragare l’esistenza divie- te; è soltanto nell’atto in cui muore, nell’atto
ne veramente se stessa, e approda all’essere, in cui non è: essere e non essere coincidono.
come al termine della sua tensione (Philo- Ma tutto ciò è contraddittorio, e il problema ri-
sophie, cit., III, pp. 219 ss.); problematicità, per sorge, come mostra Heidegger stesso, là dove
Abbagnano, assunta come struttura tale che si appariva chiuso: «perché infine l’essente e non
rivela normativa per l’esistenza, fondandola piuttosto il nulla?» (Was ist Metaphysik?, Bonn
quale possibilità delle possibilità (Filosofia re- 1929, tr. it. di E. Paci, Che cos’è la metafisica?,
ligione scienza, Torino 1947, pp. 25, 50, 83-84). Milano 1942, p. 106; Einführung in die Meta-
Nell’esistenzialismo teistico, invece, la solu- physik, Tübingen 1953, p. 1).
zione del mistero avviene attraverso le vie del- Rimane la terza soluzione, quella creazionisti-
la fede (K. Barth, Römerbrief, München 19222, ca del pensiero cristiano: l’esistenza, cioè l’esi-
passim; L. Chestov, Kierkegaard et la philosophie stente individuo concreto, viene dal nulla per
existentielle, Paris 1948, pp. 271-272, 373), o di un atto di libera volontà dell’essere assoluto.
un’ineffabile partecipazione alla vita divina In quanto dal nulla, l’esistenza non è una ca-
(Berdjaev, Marcel). Ma anche in questo caso duta dell’essere, né una sua temporale trasfor-
l’esistenza non riceve consistenza se non nella mazione, ma un vero e proprio incremento
misura in cui essa nega la propria sostanza dell’essere, il sorgere di un essere che prima
singolare. assolutamente non era. In quanto però dal-
III. CONCLUSIONE. – Riassumendo schematica- l’essere, da Dio, l’esistente ha una sua struttu-
mente le posizioni circa il problema dell’esi- ra razionale, realizza un’idea divina; ha dunque
stenza risulta: 1) Riduzione dell’esistenza un’essenza. Né l’essenza precede l’esistenza,
all’essenza: o qualificando l’esistenza come il- né questa quella; impensabile l’esistenza che
lusione, non essere, e assegnando totalmente non sia l’esistenza di qualcosa; ma egualmente
l’essere all’essenza (Parmenide, Platone), op- impensabile, se non per via di astrazione, l’es-
pure facendo dell’esistenza un attributo o de- senza che non sia l’essenza di un esistente. V’è
terminazione dell’essenza (razionalismo mo- nell’esistente una sua interna razionalità, do-
3605
VOLUMIfilosofia.book Page 3606 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esistenza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

vuta all’essenza, ma non tale da giustificare da ciety Proceedings», 61 (1960), pp. 19-40; K. KREMER,
se stessa la sua posizione nell’essere. Fonda- Die neuplatonische Seinsphilosophie und ihre Wirkung
mento della sua razionalità e della sua esi- auf Thomas von Aquin, Leiden 1966; P. HADOT, Por-
stenza è Dio, dal quale derivano, in modo ne- phyre et Victorinus, Paris 1968, 2 voll., tr. it. di G. Gir-
cessario, l’intelligibilità degli esistenti, e, libe- genti, Porfirio e Vittorino, Milano 1993; ID., Zur Vor-
ramente, la loro esistenza di fatto. L’essenza geschichte des Begriffs «Existenz» – ”UPARCEIN bei
stessa di Dio si risolve nel suo essere (in quel den Stoikern, in «Archiv für Begriffsgeschichte», 13,
modo di esistere che è unico per Dio), non vice- 2 (1969), pp. 115-127; F. INCIARTE, Ser veritativo y ser
existencial, in «Annuario filosofico de la Universidad
versa, come sostiene l’argomento ontologico.
de Navarra», 13, 2 (1980), pp. 9-25; A. GUZZO, Esi-
Nell’atto semplicissimo di Dio non è disgiunto
stenza e coesistenza, in «Filosofia», 32, 1 (1981), pp.
il pensiero di un’essenza dalla sua creazione, 211-222; P. MOREWEDGE (a cura di), Philosophies of
dalla sua posizione all’esistenza. In quanto pe- Existence Ancient and Medieval, New York 1982; A.
rò l’atto creatore è frutto di libertà, e non di ne- BAUSOLA, Ontologia ed esistenza, in B. D’AMORE - A. AL-
cessità logica, l’esistenza è contingente, e, pur LES BELLO, Metafisica e Scienze dell’uomo, Roma 1982,
non essendo né precedente né seguente l’es- pp. 79-89; R. BURGGRAEVE, L’“il y a” dans la pensée de
senza, ne è per questo realmente separabile e l’hétéronomie de Levinas, in «Bijdragen Tijdschrift vo-
distinta. or Filosofie et Theologie», 44, 3 (1983), pp. 266-300;
L’esperienza più viva dell’esistenza è quella S. KNUTTILA - J. HINTIKKA (a cura di), The Logic of Being.
della persona umana, ove il problema metafi- Historical studies, Dordrecht-Boston-Lancaster-To-
sico dell’esistenza raggiunge la più consape- kyo 1986; R. VAN BRENNEROM, Aristotle and the Copula,
vole e meno inadeguata comprensione, in in «Journal of the History of Philosophy», 24, 1
quanto problema di noi a noi stessi (cfr.: L. (1986), pp. 1-18; M. ISNARDI PARENTE (a cura di), Stoici
Stefanini, Esistenzialismo ateo ed esistenzialismo antichi, Torino 1989, 2 voll.; S.H. NASR, Existence
teistico, Padova 1952, pp. 96-142, 292-336). (wujud) and Quiddity (mahiyya) in Islamic Philo-
L’identità della persona, per cui essa sempre sophy, in «International Philosophical Quarterly»,
29 (1989), pp. 409-428; J.-F. COURTINE, Suárez et le sy-
si riconosce nella molteplicità e successione
stème de la métaphysique, Paris 1990, tr. it. a cura di
dei suoi atti, esprime, a un tempo, l’aspetto C. Esposito, Il sistema della metafisica. Tradizione ari-
statico ed essenziale come l’aspetto dinamico stotelica e svolta in Suárez, Milano 1999; F. ROMANO -
ed esistenziale dell’essere, l’esistenza di D.P. TAORMINA (a cura di), ”Uparxi" e uJpovstasi" nel
un’essenza. Tale identità è presenza cosciente neoplatonismo, Firenze 1994; R.M. FRANK, The Aš ’arite
della persona a se stessa, atto di espressione Ontology: I. Primary Entities, in Arabic Sciences and
interiore con cui la persona a sé si dice e si ri- Philosophy, 9 (1999), pp. 163-231; P. VAN INWANGEN,
vela; dunque, razionalità dell’esistente perso- Ontology, Identity and Modality. Essays in Metaphy-
nale. Ma d’altra parte, in questa presenza co- sics, Cambridge 2001; C. ESPOSITO - V. CARRAUD (a cu-
sciente, la persona esperimenta il proprio li- ra di), L’esistenza, Bari 2003.
mite: l’atto espressivo non esaurisce il suo es- Trattazioni teoretiche: E. PACI, Pensiero, esistenza e
sere; rimane sempre in noi un dato che non si valore, Milano-Messina 1940; E. LÉVINAS, De l’existen-
risolve nell’atto; cioè non riusciamo a porre il ce à l’existant, Paris 1947, tr. it. di F. Sossi, Dall’esi-
nostro essere, ma ci riconosciamo posti stenza all’esistente, Casale Monferrato 1986; K.
nell’essere. Di qui il duplice aspetto dell’esi- LÖWITH, Gesammelte Abhandlungen. Zur Kritik der ge-
stenza, che consiste e si mantiene nell’essere schichtlichen Existenz, Stuttgart 1960; E. GILSON, Être
et essence, Paris 19622; J. WAHL, Existence et pensée.
per il proprio atto (sistit), ma nello stesso tem-
Entretiens sur des philosophes et sur quelques poètes de
po dipende e viene da altro (ex): l’esistente è
l’existence, Montréal 1963; J. MARITAIN, Court traité de
dato all’essere come impegno di darsi inces- l’existence et de l’existant, Paris 19642, tr. it. di L. Vigo-
santemente l’essere. Finitezza dell’esistenza, ne, Breve trattato dell’esistenza e dell’esistente, Brescia
che postula l’assoluto e l’infinito come sua ul- 1965; J.B. LOTZ, Sein und Existenz, Freiburg im Breis-
tima ragion d’essere. gau - Basel - Wien 1965; L. PAREYSON, Esistenza e per-
G. Santinello - E. Mazzarella sona, Torino 19663; E. LÉVINAS, En découvrant l’exi-
BIBL.: Per la trattazione storica nei singoli autori ci- stence avec Husserl et Heidegger, ed. aumentata, Paris
tati si rimanda anzitutto alle specifiche bibliografie; 19672, tr. it. di F. Sossi, Scoprendo l’esistenza con Hus-
per la storia del concetto: E. NICOLETTI, «Existentia» serl e Heidegger, Milano 1998; G. MARCEL, Les hommes
e «actus essendi» in s. Tommaso, in «Aquinas», 1958, contre l’humain, Paris 1968; G. MARCEL, Pour une sa-
pp. 241-267; K. BAIER, Existence, in «Aristotelian So- gesse tragique et son au-delà, Paris 1968; J.F. ANDER-

3606
VOLUMIfilosofia.book Page 3607 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esistenziale


SON, The Bond of Being. An Essay on Analogy and attuando quella specifica analisi del proprio
Existence, New York 1969; C. GIACON, Verità, esistenza, essere che è l’«analitica esistenziale». L’esser-
causa, Bologna 1973; E. LÉVINAS, Autrement que être ci può rapportarsi alla propria esistenza anche
ou au-delà de l’essence, La Haye 1974, tr. it. di S. Pe- per metterne a nudo le strutture (gli «esisten-
trosino - M.T. Aiello, Altrimenti che essere o al di là ziali», che nella loro unità formano l’«esisten-
dell’essenza, Milano 1983. zialità») e averne così una comprensione
➨ DASEIN; ENTE; ESISTENZIALISMO; ESSENZA; ESSERE; esplicita, filosofica, e non solo per decidere sul
FINITUDINE; ONTOLOGIA; OUSIA; QUIDDITÀ. che fare del proprio essere comprendendosi
come quel singolo ente che, esistendo come
ESISTENZA,
Esistenza PREDICATO DI: V. LOGICA LIBERA; un «aver-da-essere» e un «poter-essere», deve
LOGICA MODALE PREDICATIVA. scegliere di volta in volta questa o quella pos-
sibilità effettiva. Tale autocomprensione che
ESISTENZIALE. – Termine che traduce il te-
Esistenziale l’esserci ha di sé è articolata linguisticamente,
desco existenzial coniato da Heidegger e impie- e sarà «esistenziale» quando accade a livello
gato pressoché solo in Sein und Zeit (1927) in concettuale, oppure «esistentiva» quando è
opposizione a «esistentivo», benché ricorra motivata dalla situazione in cui ci si trova.
già nei testi pubblicati postumi dei corsi uni- L’analitica esistenziale è guidata pertanto da
versitari degli anni venti (per le questioni filo- una comprensione esistenziale, non esistenti-
logiche legate alla decifrazione dei manoscrit- va, ovvero considera l’aspetto ontologico e
ti, cfr. T. Kisiel, Edition und Übersetzung. Unter- non quello ontico dell’esserci, pur avendo ra-
wegs von Tatsachen zu Gedanken, von Werken zu dici esistentive. Muovendo dall’ente che è ca-
Wegen, in Zur philosophischen Aktualität Hei- pace di porsi la questione dell’essere – del
deggers, a cura di D. Papenfuss e O. Pöggeler, proprio essere (l’esistenza) e di quello dell’en-
vol. 3, Frankfurt am Main 1992, pp. 89-107). te difforme da sé –, e adottando come metodo
Nella grafia existential si trova registrato già nel d’indagine quello fenomenologico, l’analitica
Wörterbuch di R. Eisler (Berlin 19103), rinvian- esistenziale non può ricavare fenomeni esi-
do però al concetto di «essere» e ricordandone stenziali che non siano anche possibilità esi-
l’uso da parte di R. Avenarius per indicare una stentive dell’esserci, giacché essa stessa è una
modalità della Heimhaftigkeit, ossia di ciò che possibilità di comprensione di sé che appar-
è noto e familiare (cfr. Kritik der reinen Er- tiene all’esserci stesso. In tal senso, il fenome-
fahrung, vol. II, Leipzig 1890, pp. 483 ss.), ma no fondamentale della «risolutezza» – che, nel
soprattutto l’uso fattone da A. Dyroff per spie- suo anticipare o precorrere la morte, è quella
gare la nozione di «esistenza», che nello scrit- possibilità che permette all’esserci di ripren-
to Über den Existentialbegriff (Freiburg im Breis- dersi dalla dispersione nell’inautenticità del
gau 1902) – studiato a fondo dal giovane Hei- «si» impersonale e di assumersi così la re-
degger – è ricondotta all’esperienza ed è quin- sponsabilità per il proprio essere – non è affat-
di definita come qualcosa che spetta all’ogget- to una possibilità esistenziale, ma una possi-
to indipendentemente dal riconoscimento da bilità effettiva, ossia si pone a livello esistenti-
parte del pensiero (giudizio): un giudizio che si vo. Autenticità (Eigentlichkeit) e inautenticità
riferisce al puro esserci (Dasein) nella forma di (Uneigentlichkeit) – da intendersi nel senso let-
«A è», mentre si differenzia dal Soseinurteil, terale di ciò che è «proprio» (eigen) e «impro-
cioè che determina l’esistenza dal punto di vi- prio» – sono i due modi d’essere che l’esisten-
sta qualitativo: «A è P». Pur richiamandosi al za può assumere perché l’esserci, in quanto è
pensiero e alla terminologia di Heidegger, alla un poter-essere, si trova a decidere del proprio
grafia tradizionale existential – registrata anche essere inteso come l’«essere-sempre-mio»
nel dizionario della lingua tedesca Duden – si (Jemeinigkeit). Anticipando la sua possibilità
atterrà anche il teologo R. Bultmann nella sua più propria, l’essere-per-la-morte, all’esserci si
«interpretazione esistenziale» (existentiale In- mostrano le sue autentiche possibilità esi-
terpretation) del fenomeno della fede. stentive, ossia non già decise dalla quotidiani-
Il termine distingue tutte le determinazioni re- tà media del «si». La distinzione tra «esisten-
lative ai caratteri dell’essere dell’esserci, de- ziale» ed «esistentivo», se da un lato è in parte
terminazioni che l’esserci stesso ricava inter- parallela a quella tra «ontico» e «ontologico»,
rogandosi sulla propria esistenza (Existenz) e dall’altro non lo è a quella tra «autentico» (ei-
3607
VOLUMIfilosofia.book Page 3608 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esistenziali ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

gentlich) e «inautentico» (uneigentlich), giacché tenz, dell’«esistenza» in quanto esserci del sé


quest’ultimi si riferiscono entrambi all’esi- (cfr. in GA, vol. 60, Frankfurt am Main 1995, p.
stenza effettiva dell’esserci, ossia al piano esi- 232), mentre ancora nelle lezioni del 1920 de-
stentivo. finiva i concetti riferiti all’«esperienza effettiva
C. Badocco della vita» come «concetti esistenziali» (exis-
➨ ANALITICA ESISTENZIALE; ESISTENTIVO; ESISTENZA; tenzielle Begriffe; cfr. GA, vol. 59, Frankfurt am
ONTICO; ONTOLOGICO. Main 1993, p. 37). Durante l’elaborazione
dell’«ermeneutica della fatticità», invece, gli
ESISTENZIALI (Existenzialien). – Termine
Esistenziali esistenziali compaiono, in termini che antici-
con cui Heidegger definisce, nell’analitica pano quelli dell’analitica esistenziale, anche
dell’esserci esposta in Sein und Zeit (1927), nelle lezioni dei semestri successivi, benché
tutti i caratteri costitutivi dell’esistenza intesa nel trattato apparso postumo Der Begriff der
come l’essere dell’esserci (Dasein). Zeit (1924, ora in GA, vol. 64, Frankfurt am
L’analitica dell’esserci determinò l’essere di Main 2004) – che rappresenta una prima stesu-
quest’ultimo in riferimento alle strutture co- ra di Sein und Zeit – ricorrano in alcune glosse
stitutive della sua esistenza (che nel loro insie- manoscritte. Una loro chiara definizione in ri-
me formano l’«esistenzialità»). Tali caratteri ferimento al problema della temporalità
ontologici dell’ente che esiste sono pertanto dell’esserci si trova a conclusione delle lezioni
diversi da quelli di un ente semplicemente dell’inverno 1925-26, durante il quale Heideg-
presente: non sono «categorie», ma «esisten- ger propose però l’espressione Temporalien
ziali». Esistenziali e categorie sono pertanto le («caratteri temporali», ma comune nel lin-
due possibilità fondamentali dei caratteri guaggio religioso cattolico di lingua tedesca,
d’essere: i primi si riferiscono all’esserci, le se- dove significa «temporalità») per distinguere i
conde all’ente non conforme all’esserci. Im- fenomeni concernenti l’esistenza (cfr. in GA,
piegata sistematicamente solo in Sein und vol. 21, Frankfurt am Main 1976, pp. 402 ss.),
Zeit, questa distinzione – influenzata sia da mentre all’indomani della pubblicazione di
Aristotele, sia dal tardo Dilthey (che aveva op- Sein und Zeit Heidegger non se ne servirà più.
posto alle «categorie formali» delle scienze La nozione di «esistenziali» ha poi trovato par-
della natura, le «categorie della vita» delle ticolare applicazione nella riflessione teologi-
scienze dello spirito), e in parte anche dalla
ca di R. Bultmann.
«comunicazione indiretta» di Kierkegaard – fu
C. Badocco
introdotta da Heidegger sin dai primi anni
BIBL.: R. BRANDOM, Heidegger’s Categories in «Being
venti, rilevando la necessità di elaborare con-
and Time», in H.L. Dreyfus - H. Hall (a cura di), Hei-
cetti adatti a preservare la peculiare dinamica
degger. A Critical Reader, Oxford 1992, pp. 45-64, tr.
dell’esistenza umana, al fine di evitare quindi
ted. Heideggers Kategorien in «Sein und Zeit», in
di reificarla e oggettivarla mediante rigide de- «Deutsche Zeitschrift für Philosophie», 45 (1997),
terminazioni di carattere naturalistico. Gli esi- pp. 531-549; F. VOLPI, Der Status der Existenzialen
stenziali sono infatti «indicazioni formali», os- Analytik («Sein und Zeit», §§ 9-13), in T. Rentsch (a
sia concetti che non esprimono determinati cura di), Martin Heidegger: «Sein und Zeit», Berlin
contenuti ontici, ma preservano la dinamica 2001, pp. 29-50.
dell’esistenza nella sua «attuazione» (Vollzug).
➨ ANALITICA ESISTENZIALE; VOLLZUG.
L’elaborazione dell’indicazione formale – che
è presupposta e non tematizzata in Sein und
Zeit –, risale ai primi anni venti, e in particolare ESISTENZIALI, GIUDIZI: V. GIUDIZI ESISTENZIALI.
Esistenziali
all’inizio delle lezioni del semestre estivo 1921
in confronto al metodo della «generalizzazio- ESISTENZIALISMO (existentialism; Existen-
Esistenzialismo
ne» e della «formalizzazione» esposto da Hus- tialismus; existentialisme; existencialismo). – Cor-
serl nel primo volume delle sue Ideen zu einer rente di pensiero, fiorita nei decenni centrali
reinen Phänomenologie und phänomenologischen del XX secolo, che pone al centro della rifles-
Philosophie (Halle 1913, ora in Hua, vol. 3, t. 1, sione filosofica l’esistenza, in particolare l’esi-
Den Haag 1976, § 13). Proprio in queste lezioni stenza umana, l’atto di esistere nella sua irri-
si trova una prima definizione degli esistenzia- petibile singolarità, prescindendo da un suo
li come «categorie ermeneutiche nel senso della costitutivo rapporto con la realtà oggettiva.
storia dell’attuazione» insieme all’uso di Exis- L’esistenzialismo, oltre che sul piano filosofi-
3608
VOLUMIfilosofia.book Page 3609 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esistenzialismo


co, diede vita a espressioni culturali letterarie, comprensivo. Agostino, Pascal, Kierkegaard,
teatrali e cinematografiche. ad esempio, sono filosofi dell’esistenza senza
SOMMARIO: I. L’identità speculativa.- II. Plurali- per questo appartenere all’esistenzialismo, fe-
tà di metodi e di linguaggi.- III. Lontane pre- nomeno successivo, di cui comunque antici-
messe e anticipazioni ravvicinate.- IV. Conte- pano aspetti non secondari.
sto storico e articolazioni per aree linguisti- II. PLURALITÀ DI METODI E DI LINGUAGGI. – In quanto
che.- V. Il problema del senso. Modelli di per- al metodo l’esistenzialismo ricorre a una plurali-
corso.- VI. Conclusione. tà di metodologie. Un elemento comune va
I. L’IDENTITÀ SPECULATIVA. – Ricorrendo a una tuttavia individuato nel metodo fenomenolo-
espressione della filosofia tradizionale, po- gico, inteso in senso lato. Sia la fenomenolo-
tremmo dire che il nucleo speculativo centrale gia che l’esistenzialismo operano una radicale
dell’esistenzialismo si riassuma nel primato contestazione del modo tradizionale di porre
dell’esistenza sull’essenza. L’esistenza, appunto le questioni, entrambi si propongono di acce-
perché sciolta da vincoli ontologici e metafisi- dere alla realtà nell’immediatezza del suo dar-
ci con l’essenza, si sporge senza garanzie sullo si, rifiutando quindi la mediazione di una ra-
scenario fenomenico del mondo. Il termine zionalità astratta, formale. Il primato dell’esi-
esistenza, infatti, indica l’atto del consistere, stenza sull’essenza e l’approccio immediato
dell’esserci, che procede da altro (sistere - ex). all’emergenza fenomenica fanno sì che l’esi-
Ma mentre l’esistenza è ineffabile, l’essenza è stenzialismo trovi nell’uso del metodo feno-
definibile concettualmente. Il prescindere dal menologico una pratica preliminare. La de-
loro rapporto o il rilevarne la inevitabile ano- scrizione esistenziale tuttavia non si mantiene
malia, rende l’esistenza radicalmente precaria al livello neutrale della fenomenologia, ma,
e il suo consistere si disegna su un abnorme li- essendo essa stessa una radicale contestazio-
vello di ontologia fenomenologica. Ciò la ne, perviene a un dato originario che presenta
espone sull’abisso del nulla, oppure la rende qualche affinità con il mondo della vita. A que-
capace di un’esaltante (o allucinante) espe- sto punto però avviene il distacco dalla feno-
rienza di libertà. L’esistenza, che si sporge ol- menologia poiché il mondo della vita, la Le-
tre la rassicurante disciplina che discende dal- benswelt husserliana, è una «riserva di senso».
la connessione con l’essenza, è l’oggetto te- Il diverso modo di intendere l’originario rinvia
matico dell’esistenzialismo, la sua identità, il a un’altra prospettiva metodologica, ossia
suo più proprio. Da questa posizione discendo- all’ermeneutica. L’esistenzialismo, come filoso-
no orientamenti diversi e talvolta contrappo- fia della crisi, è comunque pure esso una inter-
sti: da un lato una visione nichilistica, un’ana- pretazione e l’accennata sconnessione tra esi-
lisi della perdita di senso, dall’altro lato si va stenza ed essenza è il suo criterio ermeneuti-
oltre la contestazione di concezioni filosofiche co. La lucida descrizione della pura emergenza
sistematiche e si ipotizza una libera progettua- esistenziale non è un neutrale referto, è inter-
lità, in un clima speculativo e morale di com- pretazione del darsi dell’esistenza dinanzi a
pleta autonomia. Questa seconda posizione uno sguardo che ne coglie l’anomalia, cioè la
ha dato origine a un superamento positivo in sconnessione e il dramma che ne deriva, e ne
una trascendenza che salvi, oppure perviene, dà una interpretazione.
nel rischio e nell’attesa, al panico approdo in Non esiste un metodo esistenzialistico, ma un
una ontologia eventuale (da evento, Ereignis). iter metodologico che si giova dell’apporto di
È opportuno distinguere esistenzialismo da filo- una pluralità di metodiche dedotte da metodi
sofia dell’esistenza, per quanto in alcuni autori, diversi. L’iter accennato potrebbe riassumersi
soprattutto di lingua tedesca, Existenzphilo- in questi termini: dalla contestazione fenomeno-
sophie sia termine equivalente a esistenzialismo. logica della vita inautentica alla interpretazione di
Filosofia dell’esistenza di per sé significa una un vissuto originario. Tale interpretazione può
riflessione speculativa in cui l’esistenza riveste compiersi attraverso una analitica esistenziale
un ruolo centrale, senza tuttavia comportare (Heidegger e Sartre), oppure mediante un ap-
necessariamente la scissione tra esistenza ed proccio concreto (Marcel). L’esito finale del me-
essenza, o comunque senza considerarla nota todo, nel primo caso, è un’interpretazione dei
trascendentale della stessa condizione uma- nessi analitici (portati allo scoperto da una
na. Filosofia dell’esistenza sarebbe quindi un contestazione-riduzione radicale) impliciti nel
concetto più esteso di esistenzialismo e meno vissuto (ossia l’esistenza nella sua pura pre-
3609
VOLUMIfilosofia.book Page 3610 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esistenzialismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

senzialità). Il risultato di tale ermeneutica è la source, alla genesi delle parole, cercando quasi
presa di coscienza dell’esistenza colta nel- una provocazione semantica che ridia una fre-
l’estenuarsi della soggettività in una esaustiva schezza originaria al rapporto tra parola e si-
rete di connessioni formali. La figura emble- gnificato. Termini, analogie, metafore, tratti da
matica di questo esito è l’uomo «passione inu- aree disciplinari diverse (ad es. incarnazione,
tile» di cui parla Sartre. Il carattere di discorso apocalissi, brusco risveglio ecc.) esercitano
al limite di tutto il processo, la neutralità del una specie di maieutica di nuovi atteggiamen-
referto fenomenologico e soprattutto la natura ti teoretici e morali. Nascono nuove comunità
opzionale della scelta del criterio ermeneutico di linguaggio ove predomina il linguaggio se-
permettono il rovesciarsi dell’esito finale del mantico la cui intensità comunicativa aumen-
discorso nel suo contrario: dall’intrascendibile ta con la trasposizione di termini da differenti
immanenza alle aperture sulla trascendenza contesti. Per facilitare ciò si ricorre alla pièce te-
(esistenzialismo ateo ed esistenzialismo tei- atrale (in Sartre e Marcel), al romanzo (in Sar-
stico). Il metodo seguito da un esistenzialismo tre e Camus), al saggio, ove la dottrina diventa
teistico compie lo stesso itinerario fino al mo- racconto allusivo e le connessioni concettuali
mento dell’interpretazione del vissuto che per si esprimono attraverso immagini e audacie
l’esistenzialismo ateo avviene attraverso l’ana- sintattiche. La sconnessione tra esistenza ed
litica esistenziale e per l’esistenzialismo teistico essenza, lo sguardo fenomenologico, l’eidos
mediante un approccio concreto. L’approccio sotteso all’immagine, il «più proprio», l’auten-
non ha il lucido rigore logico di una analitica, ticità, nell’età esistenzialistica della letteratu-
ma è un avvicinarsi per tentativi a un comples- ra filosofica, non sono solo concetti, idee, pro-
so contesto, nel calore della ricerca e della poste ermeneutiche ma trame narrative, azioni
simpatia (un cercare platonico o agostiniano sceniche, frammenti di poesia. La via esisten-
all’interno di una verità presagita: «la speranza ziale al pensiero filosofico ha sconvolto le
è la memoria del futuro» – Marcel). La fenome- classificazioni tradizionali, gli schemi consoli-
nologia che individua un contesto analitico è dati dall’organizzazione culturale. I precedenti
scienza rigorosa, la fenomenologia dell’ap- sono già in alcuni termini della Fenomenologia
proccio è analisi di situazioni concrete, di dello Spirito di Hegel, ma soprattutto in Kierke-
espressioni linguistiche, di attestazioni inte- gaard e Nietzsche. L’esistenzialismo, nell’este-
riori. Mentre l’interpretazione dell’esistenza nuarsi di riferimenti consolidati cerca nuove
che discende da un’analitica esistenziale av- vie per comunicare in autenticità, tenta di dare
viene al termine dell’analisi, nell’interpreta- voce a ciò che sembra sottrarsi alla chiarifica-
zione mediante l’approccio è già presagita, zione concettuale.
precompresa lungo l’itinerario. Significativo, III. LONTANE PREMESSE E ANTICIPAZIONI RAVVICINATE.
in proposito, è il titolo di un’opera di Marcel: – Motivi ricorrenti nell’esistenzialismo sono
Posizione e approcci concreti al mistero ontologico, ampiamente presenti nella storia della filoso-
un atteggiamento che diviene quasi emblema- fia, in forma implicita o esplicita, connessi con
tico del metodo, o piuttosto dei metodi la riflessione sull’esistenza e sulla condizione
dell’esistenzialismo efficacemente indicato da umana. Accenniamo soltanto ad alcune tra
P. Prini, in un saggio su Marcel, come metodo- tante, significative presenze. Si potrebbe ini-
logia dell’inverificabile. La distinzione tra le due ziare ricordando il senso tragico dell’esistenza
forme di interpretazione (quella dell’imma- nelle tragedie greche che si sovrappone al ten-
nenza e quella della trascendenza), nel loro tativo di superare la contingenza trasfigurando
concreto esercizio, non è così rigorosa per la realtà nell’eterna giovinezza delle idee. Al li-
quanto concerne il linguaggio. mite del mondo classico alessandrino incon-
Il discorso sul metodo coinvolge anche quello triamo un Agostino, poco più che adolescente
sul linguaggio ed è interessante notare come, e prima della conversione, che, di fronte alla
sia nell’interpretazione atea che in quella tei- morte dell’amico più caro, avverte il venir me-
stica, gli esistenzialisti si allontanino dal lin- no del valore dell’esistenza e diventa egli stes-
guaggio filosofico tradizionale per affidare, an- so un grande problema: Factus eram ipse mihi
che all’uso di espressioni inconsuete tipiche magna quaestio (Conf., IV, 4, 9). Il significato
di altri contesti culturali, il compito di deline- profondo dell’esistenzialismo è già in queste
are le nuove prospettive di pensiero. L’esisten- parole ove l’esistere è una gratuita presenza,
zialismo, pure a livello linguistico, ritorna à la priva di riferimenti oggettivi, incapace di ri-
3610
VOLUMIfilosofia.book Page 3611 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esistenzialismo


spondere a una radicale richiesta di senso. A mo, nell’ontologia della singolarità non vi è
enorme distanza di tempo Heidegger osserva gerarchia tra gli uomini. Kierkegaard esprime
come ogni domanda sulla realtà, pensata fino chiaramente la sua predilezione per l’uomo co-
in fondo, sia un mettere in questione se stessi. mune (menige Mand), per «l’uomo comune pu-
L’analitica esistenziale di Sein und Zeit rivela il ro e semplice, specie per i sofferenti e gli infe-
vero volto dell’autenticità umana e smaschera lici, i tardi di mente ecc. Io ho imparato – affer-
le nostre difese di fronte alla finitudine insu- ma Kierkegaard – a ringraziare Dio per questa
perabile della morte. Ricordiamo ancora la simpatia come di un dono» (Diario, X, A 348).
sproporzione costitutiva della condizione Dalla tragedia greca a Kierkegaard si svolge un
umana secondo Pascal, per la cui comprensio- ampio prologo all’esistenzialismo e Kierke-
ne Duns Scoto aveva elaborato l’audace nozio- gaard lo riassume e lo sviluppa con atteggia-
ne di ecceitas e di sola solitudo dell’anima. menti speculativi e analisi esistenziali in cui
L’esistenzialismo trova un precorrimento più l’esistenzialismo del secolo successivo può
prossimo nel singolo di Kierkegaard e dopo di trovare non solo premesse, ma elementi costituti-
lui in Nietzsche con la sua teoria del superuo- vi. Può sembrare comunque che Kierkegaard
mo, in cui il singolo è tuttavia «volontà di po- svolga questa funzione di precorrimento rela-
tenza», dominio sui deboli. Nella densa spiri- tivamente all’esistenzialismo religioso soltan-
tualità russa, F.M. Dostoevskij situa il dramma to. In realtà i due esistenzialismi, il religioso e
esistenziale nella coscienza cristiana, ripren- quello che prescinde della trascendenza, sono
dendo il tema della sproporzione di Pascal ra- più affini di quanto si pensi, convergono
dicalizzandolo con l’invito a «contemplare en- nell’itinerario e si differenziano al momento
trambi gli abissi». Nietzsche si inebria di un dell’opzione finale di ipotesi di senso, ma Kier-
solo abisso, rifiuta la mediazione e scompare kegaard sembra precorrere anche questa si-
nelle nebbie della follia. Anche Kierkegaard ri- tuazione attraverso il concetto di possibilità.
fugge dalla mediazione cui contrappone il salto Gli uomini accomodanti, impegnati nell’affer-
nella fede. Al posto della dialettica, in Kierke- mazione di sé o distratti dall’evasione estetiz-
gaard troviamo un’analitica esistenziale, e in zante del piacere, sfuggono all’angoscia e
ciò precorre posizioni tipiche dell’esistenziali- quindi all’autenticità. Il sentimento di ango-
smo. Questa analitica ha le sue categorie che scia infatti nasce con il risveglio della spiritua-
indicano situazioni di coscienza dell’uomo in lità. Si tratta di mettere in questione se stessi,
generale, condizioni trascendentali dell’esi- di regredire dai comodi equilibri della quoti-
stenza umana. Le categorie di tale analitica dianità alle tensioni originarie, risalire dalla
sono l’angoscia, la disperazione, la singolarità. Le pacificazione al dramma e insegnare a vivere il
categorie dell’angoscia e della disperazione rischio della propria umanità. L’angoscia è
hanno come condizione delle condizioni la ca- qualcosa di più grande della colpa poiché il
tegoria della singolarità. È tale singolarità che peccato è determinazione, mentre l’angoscia è
avvia il processo maieutico attraverso la presa possibilità. Il concetto di angoscia permette a
di coscienza che risveglia l’angoscia ed è sol- Kierkegaard di tracciare le figure di una dialet-
tanto nel singolo (Enkelte) che la disperazione tica dell’esistenza dato che l’esistenza è realtà
può aver luogo e capovolgersi nella radicalità e l’angoscia è avvertimento della possibilità.
della fede. Il primato del singolo è peculiare L’infinita distanza che separa la realtà dalla
dell’atteggiamento antihegeliano, il singolo è possibilità genera, quando sia avvertita esi-
indialettizzabile, è la puntualità alogica del- stenzialmente in proprio, l’angoscia. Nella
l’esistenza, la eccezione permanente e costitu- contrapposizione di realtà e possibilità si sta-
tiva al sistema. La prospettiva di Kierkegaard bilisce un rapporto dialettico, ma è una con-
non è un sistema, ma briciole di filosofia e la loro trapposizione che non genera una sintesi og-
interpretazione è una postilla non scientifica a gettiva, ma uno smarrimento radicale nel-
tali briciole. L’uomo autentico non è un indivi- l’esperienza dell’angoscia stessa. Da questo
duo di una specie, né un momento di un pro- smarrimento, che tuttavia ci rivela la nostra in-
cesso, né il cittadino di uno stato, è un singolo finitudine, ci solleviamo con la disperazione.
e non si è singoli se non di fronte a Dio, ossia «Colui che è formato dall’angoscia – scrive
nel rapporto irripetibile e insostituibile di una Kierkegaard – è formato mediante la possibili-
relazione personale con l’assoluto, persona tà, e soltanto chi è formato dalla possibilità, è
esso stesso. Il singolo è uomo, non superuo- formato secondo la sua natura infinita. Perciò
3611
VOLUMIfilosofia.book Page 3612 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esistenzialismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

la possibilità è la più pesante di tutte le cate- espressi nell’intuizione, nell’attivismo, nella


gorie» (Il concetto di angoscia, p. 194). Eppure se dialettica della volontà, nelle sottili indagini
l’uomo perde la possibilità si trova di fronte a sulla prassi. Accanto a queste posizioni a sfon-
una radicalizzazione dell’angoscia, avverte do ottimistico si affacciava l’urgenza di una ve-
l’impossibilità della possibilità, perviene alla rifica di fondo sull’esistenza, sul suo fonda-
disperazione. La disperazione è il chiudersi del- mento. Da questa verifica sarebbe dipeso un
la possibilità, l’interruzione del rapporto orientamento sul modo di dare senso alla vita
dell’uomo con se stesso, il sentire dissolversi singola e associata. In questo contesto sorgo-
quel rapporto di finito e infinito che ci costitu- no, indipendenti tra loro, ricerche speculative
isce. La salvezza è un atto diametralmente op- e prospettive etiche e politiche che richiedono
posto alla disperazione stessa, ossia l’annun- nuove procedure metodologiche e il disincan-
cio a chi non può più nulla, che a Dio tutto è to di chi è consapevole che, alla crisi radicale,
possibile. occorra rispondere con un impegno radicale.
Il ponte speculativo tra la riflessione religiosa L’esistenzialismo ormai aveva preso forma, in-
di Kierkegaard e la riflessione di chi non com- dividuato metodi, delineato alcuni percorsi.
pie il salto nella fede è la categoria della pos- L’inizio dell’esistenzialismo è indicato da G.
sibilità. La possibilità si coglie facendo un «pas- Santinello (Enciclopedia Filosofica, II ed., vol. 2,
so indietro» da una realtà costituita verso uno Firenze 1967, col. 962) e altri dopo di lui, nel
status di rischiosa libertà il cui spazio è garan- 1919 all’indomani della fine della prima guerra
tito dalla «più pesante di tutte le categorie», mondiale, anno della pubblicazione delle
cioè la possibilità. Imboccata la via esistenzia- due opere che diedero inizio alla Kierkegaard-
le di una possibilità radicale si perviene a una Renaissance, il Römerbrief di K. Barth e la
disperazione irreversibile, se ne esce con il Psychologie der Weltanschauungen di K. Jaspers.
«salto» nella fede, oppure con l’assunzione di È singolare che entrambe queste opere si rife-
una responsabilità, spesso drammatica, che riscano ad ambiti particolari dell’esistenza, fe-
pone in primo piano il rischio, la dignità del vi- de religiosa e psicologia, e il discorso filosofi-
vere senza garanzie. È questa la via dell’esi- co si sviluppi in situazione da questi ambiti. Ciò
stenzialismo così detto «ateo» e comunque a conferma che la teoresi dell’esistenzialismo
esito immanentistico. La possibilità è uno emerge dal concreto, nella problematica del
snodo cruciale per ogni forma di solitudine vissuto. Va notato inoltre che entrambe le
ontologica, si trova in quella situazione che opere appartengono all’area culturale tedesca.
Sartre commenta con la nota espressione: Il discorso sull’esistenza aveva avuto notevoli
«siamo condannati a essere liberi». precedenti nella mistica renana e anche Kier-
IV. CONTESTO STORICO E ARTICOLAZIONI PER AREE kegaard aveva operato ai limiti del mondo ger-
LINGUISTICHE. – L’esistenzialismo ha lontane manico e delineato il proprio pensiero in pun-
premesse e anticipazioni ravvicinate, ma na- tuale polemica con quello hegeliano. La filo-
sce pressoché spontaneo, al di fuori di scuole, sofia tedesca è la prima patria dell’esistenzia-
dal contesto speculativo e dall’ethos della pri- lismo che trova in Heidegger, in Sein und Zeit
ma metà del XX secolo, nel periodo tra le due (1927) la definizione dei suoi contorni specu-
guerre. Nel secondo dopoguerra diviene un ri- lativi. Gli sviluppi del pensiero heideggeriano
levante punto di riferimento non solo filosofi- si estenderanno poi oltre, ma rimane fonda-
co, ma anche a livello culturale in senso ampio mentale il ruolo di Heidegger nel far emergere
e di costume. Il nuovo secolo iniziava in chiave l’analisi esistenziale dal contesto fenomenolo-
celebrativa con la retorica del progresso e del- gico di Husserl.
la liberazione attraverso la conoscenza scienti- L’impegno filosofico di Jaspers si inquadra più
fica. In realtà il positivismo in declino portava facilmente, e in maniera più continuativa, nel-
a orizzonti abbassati. La riduzione della mora- la filosofia dell’esistenza: Vernunft und Exis-
le a sociologia e dell’interiorità al plesso dei tenz (1935), Existenzphilosophie (1938). Il suo
processi psichici faceva ripiegare la vita sulla esistenzialismo è rivolto a un continuo tra-
mediocrità. La guerra, con le sue tragedie e il scendimento di ogni oggettivazione, pur ne-
dopoguerra con le sue inquietudini a volte vio- cessaria, ma sempre provvisoria. Vi è sempre
lente, induceva il pensiero filosofico a un ritor- un trascendimento ulteriore come ulteriore è
no ai temi essenziali della condizione umana. sempre l’impegno alla comunicazione e quin-
Si affermano motivi antintellettualistici di al confronto nella comune ricerca. Nel dia-
3612
VOLUMIfilosofia.book Page 3613 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esistenzialismo


logo si scoprono consonanze ma anche alteri- in Sartre, Mounier, Maritain. L’esistenzialismo
tà come avviene tra la fede filosofica di Jaspers francese non è solo un’espressione accademi-
e quella nella rivelazione di Barth. Nel citato ca, ma anche pensiero militante, che si racco-
commento alla lettera ai Romani, Barth ripren- glie attorno a riviste, si dibatte nelle librerie
de motivi kierkegaardiani, reagisce al tentativo del boulevard St. Michel, si pratica nei celebri
di tradurre in termini razionali la parola rivela- caffè di Place St. Germain-des-Prés, si diffonde
ta e invita a una pura fede che nasca dalla con- nella narrativa e nell’azione scenica.
sapevolezza della nostra distanza da Dio, e In Russia l’esistenzialismo ha avuto un precur-
dalla crisi conseguente a questa consapevo- sore, anzi già un protagonista in Fjiodor M.
lezza. Il secolare sviluppo della riflessione filo- Dostoevskij (1821-1881) nella cui opera di ro-
sofica in Germania dalla mistica tardomedie- manziere e di saggista si compie un’evoluzio-
vale a oggi è percorsa dal tema dell’esistenza, ne in senso religioso del nichilismo. Egli illu-
che la Riforma ha particolarmente acuito, che stra la drammatica compresenza di abissale ir-
in Kant si configura come asimmetria tra ra- razionalità e di riscoperta del senso attraverso
gione pura e concretezza del vissuto, conflitto l’interpretazione cristiana dell’esistenza (I fra-
tra illuminismo e romanticismo. Per superarlo telli Karamazov; L’idiota; Ricordi dal sottosuolo).
l’idealismo trascendentale ha elaborato le sue Va inoltre ricordato Vladimir S. Soloviev (1853-
dialettiche, ma l’Aufhebung hegeliana si capo- 1900) e la sua accesa polemica con la conce-
volge nell’emergenza esistenziale del singolo zione illuministica della filosofia occidentale,
o nel prorompente vitalismo. L’esistenziali- come pure dell’idealismo immanentistico (La
smo è una ricorrente categoria dello spirito crisi della civiltà occidentale, 1874), cui contrap-
germanico. pone una metafisica della vita ove i motivi esi-
Nell’esistenzialismo francese confluiscono va- stenziali si intrecciano con una visione teoso-
rie tradizioni filosofiche e temi contemporanei fica-escatologica (Tre conversazioni, 1899).
emersi nell’impegno etico-politico e lettera- Nel XX secolo l’esistenzialismo russo fiorisce
rio. Da un lato le lucide analisi dell’esperienza a Parigi, intorno ai vari centri filosofici e teolo-
interiore che risalgono all’età cartesiana dallo gici cui fanno riferimento gli esuli russi. Ricor-
stesso Cartesio e Pascal a Malebranche, suc- diamo Nikolàj A. Berdjaev (1874-1948) e le sue
cessivamente da Maine de Biran a Bergson, al- opere di ispirazione esistenzialistica: Il destino
la logica della vita morale in Blondel. In que- dell’uomo. Saggio di etica paradossale (1931);
sto contesto di pensiero si innesta la «Philo- Cinque meditazioni sull’esistenza (1935); Dialetti-
sophie de l’esprit», iniziativa editoriale che fa ca esistenziale del Divino e dell’umano (1947). Ap-
capo a R. Lesenne e L. Lavelle, a cui più tardi profondire la conoscenza del mistero dell’uo-
partecipa anche P. Ricoeur. Dall’altro lato si mo è, per Berdjaev, il vero criterio per cogliere
collocano, con particolare attenzione alla vi- il senso del mondo. Il problema della cono-
cenda speculativa tedesca (le tre H: Hegel, scenza non si risolve con tecniche conoscitive
Husserl, Heidegger) J.-P. Sartre e M. Merleau- o psicologiche, è un tema ontologico. Ricer-
Ponty, la rivista «Les Temps modernes», fon- cando se stessi si trova Dio. La speranza cri-
data da Sartre, e successivamente J. Wahl e la stiana è l’autentica risposta agli enigmi della
sua rivista «Recherches philosophiques» cui libertà e della sofferenza. Altro pensatore de-
collaborerà pure E. Levinas. Gabriel Marcel, gno di nota è Lev Chestov (1866-1938). La filo-
con un itinerario che passa attraverso il prag- sofia, per lui, è una continua lotta per chiarire
matismo, giunge a una singolare fenomenolo- il mistero che è in noi e ci circonda, ma non è
gia discorsiva che illustra il mistero cristiano con la scienza che possiamo risolverlo. Per in-
dell’esistenza. Motivi esistenzialistici in senso tendere il senso dell’esistenza, occorre pensa-
lato si trovano anche nel personalismo comu- re con le categorie del vissuto contro ogni «im-
nitario di E. Mounier, nell’attualizzazione del prigionamento dello spirito». Solo con la fede
pensiero tomista in J. Maritain (il primato cristiana si perviene alla libertà. La vittoria sul
dell’atto come manifestazione della sostanza) razionalismo astratto sarà allora completa. Al-
e in E. Gilson (l’originalità dell’actus essendi in cune sue opere: Kierkegaard e la sua filosofia esi-
Tommaso). Atteggiamenti esistenzialistici ani- stenziale (1936); Atene e Gerusalemme (1938); Il
mano la riflessione di A. Camus, nella sua ri- sapere e la libertà (1943). Sono prospettive vici-
volta morale di fronte all’assurdo e nel suo im- ne a quelle degli spiritualisti francesi, ma i fi-
pegno etico-politico, impegno presente anche losofi russi presentano una loro originalità per
3613
VOLUMIfilosofia.book Page 3614 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esistenzialismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

il radicalismo interiore che li anima e spesso do teoretico del discorso. Nicola Abbagnano
per l’ampia accentuazione comunitaria del lo- (1901-1990), considerati gli esiti problematici,
ro pensiero etico-politico. Tra i pensatori che ipotetici della più recente epistemologia, nota
hanno continuato a vivere nella Russia sovie- l’affinità tra conoscenza scientifica ed esisten-
tica, il più noto è Pavel A. Florenskij (1882- zialismo, come varianti tematiche della possi-
1943), sacerdote, teologo e filosofo, oltre che bilità. Il suo è un esistenzialismo positivo, inten-
insigne matematico e fisico. Nella più vasta zionalmente rivolto a un umanesimo neo-illumi-
delle sue opere: La colonna e il fondamento della nistico (La struttura dell’esistenza, 1939; Esisten-
verità (1914) possiamo trovare un esistenziali- zialismo positivo, 1948; Possibilità e libertà, 1956).
smo diffuso, in cui l’esistenza si trasfigura in Sulla linea di Abbagnano si pone Enzo Paci
un poema teologico cosmico tra l’intimità (1911-1976) per quale tuttavia l’apertura sul
dell’amicizia e la suggestione estetica e insie- positivo deve mantenere un costante confron-
me dottrinale della liturgia ortodossa. Floren- to col negativo, come nell’originaria prospetti-
skij venne fucilato perché oppositore del regi- va kierkegaardiana. La posizione di Paci si svi-
me sovietico. luppa poi in direzione di un relazionismo feno-
La tradizione filosofica italiana è più orientata menologico (L’esistenzialismo, 1943; Il nulla e il
alla mediazione che alla radicalità e ciò spiega problema dell’uomo, 1950; Dall’esistenzialismo al
l’iniziale diffidenza verso l’esistenzialismo relazionismo, 1957). Sullo sfondo della possibi-
considerato una forma di irrazionalità (C. An- lità si disegna il plesso delle relazioni fenome-
toni, L’esistenzialismo di Heidegger, 1972, ed. nologicamente rilevabili.
postuma) o una espressione del decadenti- In Luigi Pareyson (1918-1991) il giudizio sul-
smo (N. Bobbio, La filosofia del decadentismo, l’esistenzialismo si intreccia con la interpreta-
1944). All’inizio del 1943 la rivista «Primato» si zione storiografica: il dissolversi della sintesi
fece promotrice di un’inchiesta sull’esistenzia- hegeliana in Kierkegaard da un lato e in Feuer-
lismo cui parteciparono noti esponenti della bach dall’altro porta a una concezione dell’esi-
filosofia italiana da G. Gentile ad A. Carlini, A. stenzialismo non tanto come prosecuzione
Guzzo, P. Carabellese, A. Banfi, N. Abbagnano, spiritualistica di Kierkegaard, quanto piutto-
U. Spirito, F. Olgiati, G. Dalla Volpe, C. Lupori- sto come una concezione della persona e del
ni, C. Pellizzi. L’argomento prevalente fu il rap- suo rapporto con Dio sul terreno ontologico e
porto tra l’atto del pensare, e quindi l’attuali- non sul piano intimistico, esigenziale. L’esi-
smo gentiliano, e l’atto di esistere, e quindi stenzialismo si rinnova evitando tanto l’inti-
l’esistenzialismo. mismo quanto l’umanesimo ateo e configu-
L’esistenzialismo trovò maggiore comprensio- randosi come personalismo ontologico: esso è
ne in pensatori spiritualisti (A. Carlini, A. Guz- l’ermeneutica del rapporto tra l’inesauribile e
zo, F. Battaglia). L. Stefanini, anche lui spiri- la limitatezza della condizione umana finita
tualista, che ha dedicato all’esistenzialismo ma libera. La premessa è in Schelling e lo svi-
un ampio volume, Esistenzialismo ateo ed esi- luppo del discorso si gioca attorno a una ri-
stenzialismo teistico. Esposizione e critica costrut- schiosa, talvolta tragica, ontologia della libertà
tiva (1952), ritiene che «fino all’ultima filosofia (Studi sull’esistenzialismo, 1943; Esistenza e per-
del Novecento non si sarebbe mai pensato a sona, 1950; Verità e interpretazione, 1971; Rettifi-
consolidare nella sconnessione, nella frattura, che sull’esistenzialismo, 1975). Il dibattito sul-
nella contraddizione il senso ultimo dell’esse- l’esistenzialismo e sulle correnti filosofiche
re», ci troviamo dinanzi a un salto, «ma, nel emergenti sul piano internazionale trovò in
saltare, come sempre avviene, il piede ha pre- Italia sede adeguata fin dal 1939 nell’«Istituto
so lo slancio sul terreno dell’altra sponda» (p. di Studi Filosofici» di Roma diretto da Enrico
7). L’altra sponda è l’irrazionalismo dell’Otto- Castelli (1900-1977) che propose un esistenzia-
cento e l’alogicismo antintellettualistico del lismo teologico. La premessa è un severo giudi-
primo Novecento. zio sulla filosofia moderna i cui esiti solipsisti-
Nell’esistenzialismo italiano si possono indivi- ci contraddicono il senso comune. Dal solipsi-
duare due correnti, indicate, in qualche modo, smo discendono esperienze negative della
nel titolo dell’opera di Stefanini, una che ha il «natura lapsa» che le stesse manifestazioni ar-
suo centro speculativo nella categoria della tistiche (il «demoniaco nell’arte») pongono in
possibilità (Abbagnano), l’altra che indica nel luce. Dinanzi alla crisi si rende necessaria una
rapporto esistenza e persona (Pareyson) lo sno- risposta esistenziale i cui principi ispiratori
3614
VOLUMIfilosofia.book Page 3615 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esistenzialismo


siano quelli di una autentica esperienza cri- ossia il contesto del vissuto, la «vivencia». Alla
stiana (Existentialisme théologique, 1948; Intro- ragione pura si deve sostituire la razón vital. La
duzione ad una fenomenologia della nostra epoca, filosofia di Ortega più che un esistenzialismo
1948; I presupposti di una teologia della storia, costituisce uno sfondo esistenziale ove ogni
1952; L’indagine quotidiana, 1956). Negli stessi prospettiva ha una sua validità. La verità è un
anni e nello stesso ambiente romano Pietro plesso di prospettive (perspectivismo). Tra le
Prini (1915), cui si deve la citata interpretazio- sue opere più famose: Meditazioni del Chisciot-
ne dell’esistenzialismo di Marcel come «meto- te, 1914; Il tema del nostro tempo, 1923, La ribel-
dologia dell’inverificabile», propone un esi- lione delle masse, 1930. Notevole il ruolo svolto
stenzialismo che trova una equilibrata apertu- nella cultura europea da Ortega attraverso la
ra alla trascendenza senza essere intimistico rivista da lui fondata «Revista de Occidente».
ed evasivo, ma situato nel concreto esercizio V. IL PROBLEMA DEL SENSO. MODELLI DI PERCORSO. –
della condizione umana, alla cui comprensio- L’esistenzialismo nasce dalla consapevolezza
ne è essenziale oggi l’apporto delle scienze del venir meno delle motivazioni ideali dei si-
umane (Esistenzialismo, 1942; Discorso e situa- stemi speculativi del XX secolo e dalle preca-
zione, 1967; Il paradosso di Icaro. La dialettica del rietà delle prospettive attivistiche e vitalisti-
bisogno e del desiderio, 1976). Un esistenzialismo che con cui il primo Novecento aveva tentato
giuridico viene delineato da Enrico Opocher di superare la crisi. Husserl esprime con effica-
(1914), allievo di G. Capograssi, un esistenzia- cia la situazione: «Io debbo giungere a una so-
lismo in cui il «valore giuridico» viene inteso lidità interiore [...] senza chiarezza non posso
come momento teoretico dell’azione (G.A. vivere. Io voglio e debbo, con un lavoro di de-
Fichte e il problema dell’individualità, 1944; Ana- dizione, con una approfondimento puramente
lisi dell’idea di giustizia, 1977). oggettivo, avvicinarmi all’alta meta» (Persönli-
La varietà di posizioni della filosofia italiana che Aufzeichnungen vom 25 Semptember 1906, a
che possono essere ricondotte all’esistenziali- cura di W. Biemel, in «Philosophische Stu-
smo conferma il carattere di mediazione pro- dien», II [1951], pp. 306-312). Heidegger si po-
prio del pensiero italiano e, allo stesso tempo, ne sull’itinerario fenomenologico di Husserl,
finisce per rendere più esteso il concetto stes- ma la «riduzione» si configura come «passo in-
so di esistenzialismo e meno chiaramente di- dietro» (Schritt-zurück; cfr. Identität und Diffe-
stinto dalla riflessione sull’esistenza condotta renz, Pfullingen 1957, pp. 30-40). L’Aufhebung
su una varietà di piani tematici. Qualcosa di hegeliana portava a compimento in vista di un
analogo, ma con contorni più definiti, avviene sapere assoluto, onnicomprensivo. Il «passo
per l’esistenzialismo spagnolo, cui appartiene a indietro» di Heidegger è invece rivolto a sman-
pieno titolo il sentimento tragico della vita di tellare ogni collegamento unificante, ad acqui-
Miguel de Unamuno, mentre le nozioni di «cir- sire un punto di vista iniziale, radicalmente
cunstancia» e di «vivencia» di José Ortega y problematico, ove ogni identità si incrina e le
Gasset costituiscono lo sfondo culturale. Mi- differenze si articolano in modi che non posso-
guel de Unamuno (1864 - 1936) insiste sulla no essere dominati né dalla ragione analitica,
singolarità dell’uomo che è oggetto di una ri- né da procedimenti dialettici. La considerazio-
flessione di cui è egli stesso il soggetto. Unico ne di Heidegger sul più proprio dell’esistenza
tra i viventi sa di essere nato e di dover morire, umana non consolidata nel concetto di anima-
di qui la grandezza tragica della sua esistenza. le razionale, ma tutta apertura-su, implica la
È questo sentimento tragico della vita che lo decostruzione del soggetto. Dall’idealismo si
apre a una trascendente salvezza («il desiderio passa all’esistenzialismo attraverso un parti-
di essere altro senza cessare di essere io [...] è colare uso del metodo fenomenologico: il
in una parola il desiderio di divinità, la fame di «passo indietro» è una radicale «riduzione»,
Dio»), un tipico esempio di esistenza che ex-si- con una tonalità più esistenziale che logica.
stet, in sé e in esposizione fuori di sé (Del sen- Un diverso percorso è quello di Jean-Paul Sar-
timento tragico della vita, 1914; La vita di Don tre, un percorso più tipicamente esistenziali-
Chisciotte e di Sancio, 1914; L’agonia del Cristia- stico. Nelle ultime pagine di L’être et le néant
nesimo, 1931). José Ortega (1883-1955) ritiene (1943), Sartre osserva che l’ontologia «ci ab-
che il senso della vita e della storia non stia bandona», nel suo sforzo di spiegare l’uomo
nella dialettica trascendentale dell’io puro, ma essa si dissolve e la sopraggiunta chiarezza
nella relazione tra l’io e la sua «circunstancia», sfocia nella nota affermazione: «L’uomo è una
3615
VOLUMIfilosofia.book Page 3616 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esistenzialismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

passione inutile». L’uomo obbedisce a due in- carsi in solitudine o guidare i popoli» (ibid.).
tenzionalità che costituiscono il progetto che Che fare dopo questa presa di coscienza? Sar-
lui è e in cui il suo consistere si dissolve: da un tre, pur mantenendo la stessa anomalia onto-
lato l’autorealizzazione, la metamorfosi del logica, tenta la strada dell’impegno etico-poli-
suo per sé in un in-sé-per-sé, che è quanto dire tico cui è dedicata l’ampia opera Critique de la
il tentativo di dare consistenza ontologica al raison dialectique (1963).
suo rapportarsi, quasi un’ipostasi del primato Il valore di questo tentativo viene chiarito nel
dell’esistenza sull’essenza; dall’altro lato l’ap- complesso degli «insiemi pratici». Il gruppo in
propriazione del mondo inteso come totalità fusione è l’insieme in cui si opera il «brusco ri-
dell’essere in-sé. La doppia intenzionalità si pre- sveglio», l’«apocalissi» (op.cit., tr. it. Milano
senta quindi come una tensione orientata a 1963, vol. II, pp. 36-42). Questo gruppo è l’ele-
trasformare l’esistenza in essenza e la coscien- mento in base a cui l’uomo singolo si realizza
za in totalità assoluta. Di fronte all’inane e completamente nella dimensione risolutiva
contraddittorio impegno ontologico dell’uo- della comunità. Ciò è reso possibile dal so-
mo l’ontologia deve lasciare il posto a una praggiungere, nell’esperienza degli uomini in
«psicanalisi esistenziale» il cui esito è che lotta per rivendicazioni comuni, dell’avverti-
l’uomo è una «inutile passione» perché «pro- mento che essi non lottano per interessi mate-
getta di perdersi per fondare l’essere e per co- riali di parte, ma per quelli della giustizia. Al-
stituire contemporaneamente l’in-sé che sfug- lora si compie la catarsi, l’evento «apocalitti-
ge alla contingenza essendo il proprio fonda- co»: la lotta di classe diventa lotta di liberazio-
mento» (L’essere e il nulla, tr. it. di G. Del Bo, ne totale. In questa lotta nasce una fraternità
Milano 1965, p. 738). Il dramma dell’uomo si nuova e assoluta, il gruppo entra in fusione: il
consuma in questo tentativo gratuito di farsi gruppo è quella oggettività interiorizzata, un’og-
Dio: l’uomo è «condannato a essere libero», gettività vissuta in seno alla quale il singolo co-
ossia al rigoroso primato dell’esistenza glie se stesso nell’esultante pienezza della re-
sull’essenza, un esistere che chiede di essere e alizzazione completa. Il gruppo in fusione però
di coincidere con l’assolutezza. è soltanto un momento del processo (dialettica
Facendo propria la legge di Hume, Sartre affer- costituente all’interno di una dialettica costitui-
ma che dagli indicativi non si possono dedurre ta), la sua anticipazione del riscatto finale è
degli imperativi. La realtà umana in situazione, esposta a un depotenziamento fino al rove-
tuttavia, pone l’uomo dinanzi a responsabilità sciamento della situazione. La vittoria ha biso-
morali. La prima di esse è la malafede (di chiara gno di consolidarsi, si determina così un ri-
derivazione dall’omonimo «esistentivo» hei- stretto gruppo di custodi della verità rivoluzio-
deggeriano) che investe la serietà della vita, cioè naria che si stringono in un giuramento e co-
quell’atteggiamento compunto ed enfatico stituiscono la fraternità terrore. La rivoluzione
che discende dalla convinzione che cose e av- vittoriosa, in tal modo, crea in sé la cristalliz-
venimenti, ordinati razionalmente e quindi fi- zazione antidialettica, l’insurrezione al potere
nalisticamente da una volontà superiore, at- dà vita a nuovi strumenti di alienazione (cfr.
tendono da noi una risposta. L’uomo «in ma- ibi, pp. 125 ss.) L’enigma di questo rovescia-
lafede» si appropria delle cose come elementi mento di intenzionalità è nell’uomo. La pre-
autonomi di un disegno particolare, «offusca senza dell’uomo con le componenti interiori e
tutti i suoi scopi per liberarsi dall’angoscia» pubbliche della sua esistenza dà vita a un dif-
(ibi, p. 751), nasconde a se stesso il suo vero ficile rapporto con il mondo: con l’uomo ir-
progetto e si convince ad arte di «essere atteso rompono nella scena il fatto della libertà e del-
da compiti posti sulla sua strada» (ibid.). Il ve- la coscienza del singolo. Il progetto di libera-
ro scopo, rivelato dalla psicanalisi esistenzia- zione cela «sotto la traslucidità della libera
le, è invece «l’essere come fusione sintetica praxis individuale il sottosuolo roccioso della
dell’in-sé col per-sé» (ibi, p. 572). L’uomo si tro- necessità» (ibi, vol. I, p. 191). «La soggettività
verà, in tal modo, di fronte al fatto della pro- si presenta allora – afferma Sartre con estrema
pria passione, unica passione che si presenta lucidità – in tutta la sua astrazione, con la con-
sotto forma di progetti diversi. Se depurati dai danna che ci obbliga a realizzare liberamente e
loro differenti contenuti e colti nella comune da se stessi la sentenza che una società in cor-
struttura ontologica dell’appropriazione asso- so ha emesso su di noi e che ci definisce a prio-
luta, si equivalgono. «È la stessa cosa ubria- ri nel nostro essere» (ibi, p. 192). È in questo
3616
VOLUMIfilosofia.book Page 3617 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esistenzialismo


contesto che agisce il pratico-inerte, un’oscura L’istante (e quanto avviene nell’istante) è
forza che puntualmente riappare a contrastare qualcosa del tutto eccezionale, ma tuttavia è
ogni «brusco risveglio». Sono queste le basi qualcosa di possibile che dovrebbe sospende-
da cui si sviluppa la ricerca sugli «insieme pra- re il trascendimento infinito. La frase riportata
tici» che Sartre, parafrasando il titolo di una conclude il capitolo Verità come comunicabilità
nota opera di Kant, indica come Prolegomeni ad in cui si afferma che «la verità per l’uomo esi-
ogni antropologia futura. Tra le contraddizioni ste come verità in divenire, e precisamente co-
di questa antropologia (che sembra costituirsi me verità che diventa comunicazione. Se la si
come plesso di condizioni trascendentali) po- scioglie dalla comunicazione, degenera subito
trebbe trovare spazio anche ciò che Sartre de- in verità statica che si trasforma in conoscenza
nuncia come atteggiamento di un marxismo di qualche cosa invece di essere se stessa» (ibi,
dogmatico: «La ricerca totalizzatrice ha lascia- p. 122). La comunicazione è «ardente deside-
to il posto a una scolastica della totalità. Il rio che nasce nella realtà del tempo», ma è de-
principio euristico “cercare il tutto attraverso stinata al «naufragio» poiché il suo compi-
le parti” è diventato la pratica terroristica: “li- mento comporterebbe l’attingere un «Uno, la
quidare la totalità”» (ibi, p. 31). verità in forma per noi inaccessibile». Lo scac-
L’esistenzialismo non può avere spazio in una co della comunicazione non è, comunque, un
prospettiva che preveda il compimento, dia- limite tragico che ci respinga nell’indetermi-
lettico o analitico, di un processo di totalizza- nato, ma ci sospinge «verso una rivelazione
zione. Il tendere al compimento nella consa- sconfinata perché l’incomunicabile si mostri
pevolezza dell’impossibilità di raggiungerlo e nella sua vera essenza, entrando nella comuni-
della provvisorietà del configurarsi di mete in- cazione» (ibi, p. 123). La sconnessione tra sog-
getto e oggetto non si risolve nemmeno nella
termedie, determina invece prospettive che
sospensione (im Schweben) che caratterizza
permettono di cogliere l’esistenza in costante
l’«operazione filosofica fondamentale»: anche
esposizione. Karl Jaspers ha seguito questo
la sospensione, infatti, non è che un attimo in
percorso e quindi il suo pensiero appartiene a
cui ci si può fermare, si tratta di un’esperienza
pieno titolo all’esistenzialismo. La scissione
«assolutamente storica».
soggetto-oggetto (Subjekt-Objekt Spaltung),
Un ulteriore chiarimento si può cogliere in un
caratteristica della scienza e della filosofia tra-
altro testo di Jaspers sui rapporti tra fede filo-
dizionale, viene superata, secondo Jaspers, da
sofica e fede nella rivelazione, ove l’attimo in
un «pensare oltre» (über-hinaus denken), un cui le due fedi possono convergere è quello
trascendere, che procede oltre nel tempo e dove gli ambiti dei contenuti si ritirano sullo
nella inesausta comunicazione. In questo pro- sfondo e prevale la situazione comunicativa:
cesso sempre aperto ci si imbatte in una situa- «Forse può scorgersi il più attendibile legame
zione limite, una estrema possibilità specula- là ove questo si presenta nell’atto della sua re-
tiva quando Jaspers accenna, sia pur breve- alizzazione e non già nel contenuto di una sua
mente, al ruolo dell’istante e del silenzio. In Ver- enunciazione. Non è necessario – continua Ja-
nunft und Existenz, Jaspers afferma: «Il silenzio spers – che il linguaggio della fede e il conte-
dell’essere della verità nella trascendenza [...] nuto della fede siano una stessa cosa. Piutto-
ecco il limite nel quale per qualche istante può sto non dobbiamo noi attendere e rimanere
risplendere ciò che è il tutto senza divisioni, preparati a quell’attimo nel quale sia possibile
ma nel mondo esso scompare per quanto in- – grazie alla situazione comunicativa cui spet-
fluisca decisamente sull’essenza dell’uomo, ta il momento decisivo – incontrare l’altro an-
ed è incomunicabile, poiché la comunicazione che nella sua fede, senza però seguirlo nel suo
lo attirerebbe nei modi dell’essere onnicom- ambito?» (K. Jaspers - H. Zahrnt, Philosophie
prensivo nei quali sarebbe frainteso. La sua und Offenbarungsglaube, Hamburg 1963, tr. it.
esperienza – conclude Jaspers – è assoluta- Brescia 1971, p. 89). Un linguaggio senza con-
mente storica: nel tempo, eppure al di là del tenuto è puro atteggiamento, ma può avere
tempo. È per esso che si può parlare, ma non anche un significato più profondo, quello del
si può parlare di esso. Per il pensiero come per silenzio espressivo, un comunicare nella pie-
la comunicazione il punto d’arrivo è il silen- nezza che supera le determinazioni concettua-
zio» (Vernunft und Existenz, München 1960, tr. li e storiche, linguaggio proprio di chi ha supe-
it. Torino 1960, p. 125). rato ormai la prova nella «prassi della vita».
3617
VOLUMIfilosofia.book Page 3618 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esistenzialismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Questa posizione potrebbe convergere con ra invece alla riunificazione, alla conciliazio-
quella descritta nel passo precedente, in cui il ne» (ibid.). L’osservazione marginale riceve un
silenzio diventa contenuto dell’istante e in cui significato più profondo nell’ultima frase del
la condizione di infinita ricerca è sospesa. Alla saggio: «Potremo dire che la speranza è essen-
luce di questa corrispondenza può divenire zialmente la disponibilità di un’anima, così in-
comprensibile la distinzione tra fede e ambito timamente impegnata in un’esperienza di co-
della fede. La fede è l’abbandono a una pienezza munione, da compiere l’atto trascendente in
di senso ove si sperimenta la salvezza, ove la contrasto con il volere e con il conoscere, me-
prova della prassi della vita è superata, ove le diante il quale essa afferma la perennità viven-
determinazioni concettuali e storiche della fe- te di cui questa esperienza offre insieme il pe-
de («ambito della fede») sono superate (non gno e le primizie» (ibi, p. 80).
tolte). Chi professa la fede filosofica si trove- Non si tratta di sperare in qualche cosa (spera-
rebbe quindi a prescindere dai contenuti della re che..., sperare di...) ma di vivere nella speran-
fede positiva, ma non nella necessità di negar- za: una speranza trascendente («sperare in Te
li. Nel silenzio pieno di significati inesprimibi- per noi»), e insieme condizione trascendenta-
li, anche la sua fede è in qualche modo fede le, esperienza diffusa che coinvolge ogni mo-
positiva. mento dell’esistenza, speranza globale che va
Un’ulteriore esemplificazione di percorsi se- oltre i confini della esperienza individuale. La
guiti da pensatori vicini all’esistenzialismo è vera speranza, quella che ci fa sperare contro
quello di un singolare modello speculativo in ogni motivo di speranza, oltre ogni possibilità
cui fenomenologia descrittiva, analisi seman- di intervento della volontà, ha come presup-
tica di usi linguistici, specie del vissuto mora- posto la comunione, la partecipazione intima,
le, conducono a un contesto ontologico, anzi la vittoria sul tempo e sullo spazio. Ciò avviene
di metafisica non intellettualistica. Si tratta di attraverso l’intersoggettività che si rivela inter-
Gabriel Marcel. Il suo pensiero apparentemen- personale. Se il futuro è ciò che dà senso alla
te riconducibile a un suggestivo discorso per- vita, finisce per identificarsi col senso stesso e
suasivo, presenta un plesso teoretico ben noi lo sperimentiamo «vivendo nella speran-
strutturato. In Marcel il rapporto tra essenza za». Tale speranza è l’intensità di comunione
ed esistenza si traduce nell’inconsueto bino- che la rende possibile discendendo dal nostro
mio essere e avere (l’opera di E. Fromm è suc- affidarci a una testimonianza che ci trascende,
cessiva) con notevoli conseguenze: la natura che fonda e precede il tempo di cui avvertiamo
dell’essere è metaproblematica, «mistero», e lo scorrere, che era prima che noi fossimo, di
il rapporto essere e avere è di natura morale, cui portiamo traccia dentro di noi; ricordare è
di una moralità coinvolta nel mistero dell’es- allo stesso tempo atto di speranza nel senso
sere. Una singolare proporzione inversa si sta- forte del termine. Si tratta di un nuovo modo
bilisce tra ciò che siamo e ciò su cui esercitia- di indicare la densità speculativa della remini-
mo il nostro possesso: più si ha, meno si è, e scenza platonico-agostiniana. Il vivere nella
viceversa: più si resta coinvolti nel mistero on- speranza è l’espressione con cui Marcel allude
tologico, più ci si muove con sereno e genero- a una esperienza di comunione che richiama la
so distacco tra le cose. L’uomo è homo viator, «memoria» di Agostino. Nel cammino dell’ho-
in quanto non sistemato nell’avere, la sua mo viator, questa memoria si precisa con i ter-
esperienza è «una avventura in corso», sul suo mini paolini di pegno e di primizia. La speranza
corpo egli non esercita un arbitrario possesso, è quindi l’avvertimento del futuro già in qual-
la corporeità è un consistere nell’essere. Pos- che modo conosciuto come ricordo. Il proble-
siamo cogliere le articolazioni speculative a ma del senso, problema centrale dell’esisten-
partire da una affermazione paradossale: «La zialismo, diventa un meta-problema ove passa-
speranza è come una memoria del futuro» to, presente e futuro si dispongono in un ordi-
(Homo viator, Paris 1945, tr. it. Torino 1967, p. ne misterioso, la cui immagine è la perennità
65. Il saggio Abbozzo di una fenomenologia di vivente. Di ciò non si può chiedere una dimo-
una metafisica della speranza, incluso in Homo strazione, ma una descrizione che dovrebbe
viator è del 1942), un paradosso su cui si misu- persuadere per il senso positivo che l’acco-
ra il senso della temporalità. glierla darebbe all’esistenza.
«Se il tempo è, per la sua essenza, separazione I modelli descritti presentano alcuni caratteri
e quasi perpetua disgiunzione, la speranza mi- comuni: mettono in questione la possibilità di
3618
VOLUMIfilosofia.book Page 3619 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esistenzialismo


ritenere garantito l’equilibrio tra essenza ed 1972). L’ideologia cui reagisce l’esistenziali-
esistenza, una esistenza in cui la disciplina sia smo è quella di chi afferma il completo domi-
dedotta dall’essenza. L’esistenza, sciolta da nio logico dell’esperienza esistenziale. Questo
supporti ontologici e metafisici, pone in forma tipo di razionalità ha finito oggi per prevalere
radicale la questione del senso. Nel tentare la con l’affermarsi delle varie analitiche che inve-
soluzione di questo problema pregiudiziale le stono ogni manifestazione del soggetto. Il sen-
vie divergono e danno luogo a diverse forme di so finisce per coincidere con la chiarezza delle
esistenzialismo. I percorsi indicati hanno una proposizioni e, nel significato in cui lo intende
comune premessa: regredire a una situazione l’esistenzialismo, é ritenuto non-senso. Nel mi-
iniziale che faccia emergere, in tutta la sua gliore dei casi, come nel Wittgenstein del
drammaticità il problema del senso. Le rispo- Tractatus, è l’ambito dell’inesprimibile (das
ste a questa emergenza sono diverse dato il ri- Mystische) di cui bisogna tacere, anche se rico-
fiuto di ogni deduzione fondata sull’uso nosciuto di fondamentale importanza per l’uo-
astratto della razionalità. Le vie indicate sono mo. Il senso dell’esistenza ritorna ad essere te-
quelle di una lucida e disincantata negatività ma del discorso da parte del pensiero debole,
(l’uomo come «passione inutile» che non si ri- che tuttavia percorre itinerari diversi da quelli
scatta che per breve tempo nell’impegno eti- dell’esistenzialismo ed è spesso coinvolto in
co-politico dell’intersoggettività, nel «gruppo una atmosfera di evasione estranea all’esi-
in fusione»), oppure in una positività dell’esi- stenzialismo.
stenza (attraverso il continuo trascendimento, Il nucleo speculativo dell’esistenzialismo (il
prospettiva teleologica sempre aperta che problematico rapporto tra essenza ed esisten-
conferisce dignità etica all’esistenza privata e za) è comunque un tema perenne la cui riso-
all’impegno pubblico). Un’ulteriore soluzione nanza può variare a seconda delle circostanze
è l’accoglimento del dono della vita (attraver-
storiche, ma il cui problema fondamentale non
so il «vivere nella speranza» fondato in una in-
può non ripetersi (nel senso heideggeriano
tensa comunione e la trascendente testimo-
dell’espressione).
nianza che la fonda). L’esistenzialismo si pre-
L’esistenzialismo del XX secolo ha indicato gli
cisa in tal modo come radicale contestazione
esiti estremi cui può giungere l’esistenza in
da un lato, come altrettanto radicale concezio-
ne del senso dall’altro, un senso negato o ac- stato di emergenza, sia che l’uomo, come per
colto a seconda del modo di porsi di fronte al- l’ultimo Sartre di Le parole, sia «un viaggiatore
la «prova della prassi». Si potrebbe aggiungere senza biglietto» che scende a una stazione
una variante, la posizione di Albert Camus, per «dove nessuno l’aspetta» (Les mots, 1964, tr. it.
il quale l’uomo e il mondo sono realtà positi- Milano 1964, pp. 174-175), sia che, come per
ve, ma ciò che è assurdo è il loro rapporto. Di Marcel, possa impegnarsi in «una esperienza
fronte a tale situazione occorre «essere più di comunione» così intensa «da compiere l’at-
giusti della condizione ingiusta che ci viene to trascendente» (Abbozzo di una fenomenologia
fatta», occorre una rivolta morale che si arric- e una metafisica della speranza, tr. cit., p. 80).
chisca della compassione per l’uomo (cfr. Le Oppure che, in un clima di quotidianità penso-
Mythe de Sisyphe, 1943; L’homme révolté, 1951). sa, impegni l’uomo in una progettualità
VI. CONCLUSIONE. – La vicenda storica dell’esi- «nell’ambito trascendentale del possibile» (N.
stenzialismo sembra conclusa. L’attenzione Abbagnano, Esistenzialismo positivo, cit., p. 37).
speculativa oggi si orienta su temi diversi e L’esistenzialismo è stato una vasta contesta-
usa differenti metodi e linguaggi. Si potrebbe zione speculativa che ha portato l’esistenza a
comunque mutuare un’espressione usata da una libera esposizione senza supporti oggetti-
P. Ricoeur in un articolo del 1983 a proposito vi. I singoli esistenzialisti ne hanno dato diver-
del personalismo: muore il personalismo, ripren- se interpretazioni a seconda della precom-
de rilievo la persona («Meurt le personnalisme, re- prensione da cui partivano, dando luogo a di-
vient la personne» in Lectures 2). L’esistenziali- scorsi intenzionalmente persuasivi. La feno-
smo si esaurisce, ma si riaccende il dibattito menologia dell’esistenza, su cui si fondano le
sull’esistenza. Un’ulteriore analogia col perso- singole ermeneutiche, così direttamente radi-
nalismo si può cogliere in J. Lacroix per il qua- cate nel vissuto, non potevano essere rigoro-
le il personalismo è soprattutto un’anti-ideolo- samente neutrali. Costituirono, comunque,
gia (Le personnalisme comme anti-idéologie, preziosi paradigmi su cui misurare l’autentici-
3619
VOLUMIfilosofia.book Page 3620 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esistenzialismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

tà, il più proprio della condizione umana, la sophie. Grundlinien einer Philosophie des menschlichen
sua insuperabile complessità. Daseins, Essen 1947; E. MOUNIER, Introduction aux
A. Rigobello existentialismes, Paris 1947; AA.VV., L’esistenzialismo,
BIBL.: rassegne e profili storiografici: C. FABRO, Ras- «Atti del Congresso Internazionale di Filosofia (Ro-
segna dell’esistenzialismo italiano, in «Divus Thomas», ma 1946)», vol. II, Milano 1948; R. JOLIVET, Les doctri-
5-6 (1943), pp. 431-440; V.A. BELLEZZA, Bibliografia nes existentialistes. De Kierkegaard à Sartre, Paris
italiana sull’esistenzialismo, in «Archivio di filosofia», 1948; M. MERLEAU-PONTY, L’esistenzialismo di Hegel,
1-2 (1946), pp. 143-217; F.J. BRECHET, Einführung in in Sens et non-sens, Paris 1948, tr. it. Senso e non sen-
die Philosophie der Existenz, Heidelberg 1948; R. JOLI- so, Milano 1962, pp. 87-94; M. MERLEAU-PONTY, Le po-
VET, Französische Existenzphilosophie, Bern 1948; M. lemiche sull’esistenzialismo, in Sens et non-sens, Paris
SERVETTI DE TORRANO, Aportes bibliográficos al tema: 1948, pp. 95-106; J. GUITTON, L’existence temporelle,
existencialismo. Fuentes, obras, crítica, Montevideo Paris 1949; M. MÜLLER, Existenzphilosophie im geisti-
1951; F. VALENTINI, Esistenzialismo e marxismo. Rasse- gen Leben der Gegenwart, Heidelberg 1949; H. KUHN,
gna di scritti francesi, in «Giornale critico della filo- Begegnung mit dem Nichts. Ein Versuch über die Exis-
sofia italiana», 31 (1952), pp. 78-96; O.F. BOLLNOW, tenzphilosophie, Tübingen 1950; A. ALIOTTA, Critica
Deutsche Existenzphilosophie, Berna 1953; J. MARIAS, dell’esistenzialismo, Roma 1951; L. GABRIEL, Existenz-
El existencialismo en España, Bogotà 1953; R.H. philosophie. Von Kierkegaard bis Sartre, Wien 1951; C.
BROWN, Existentialism: a Bibliography, in «The Mo- ASTRADA, La revolución existencialista, Buenos Aires
dern Schoolman», 1953-1954; S. GOMEZ NOGALES, 1952; L. LANDGREBE, Philosophie der Gegenwart, Bonn
Bibliografía, principalmente hispánica, sobre el existen- 1952; P. PRINI, Esistenzialismo, Roma 1952; L. STEFA-
cialismo, in «Pensamiento», (1954), pp. 106-210; E. NINI, Esistenzialismo ateo ed esistenzialismo teistico.
OGGIONI, L’esistenzialismo. Introduzione storica e critica Critica costruttiva, Padova 1952; I. LEPP, La philo-
allo studio della filosofia esistenzialistica, vol. I: Questio- sophie chrétienne de l’existence, Paris 1953; F.H. HEINE-
ni generali, vol. II: Bibliografia, Bologna 1956; A. BUR- MANN, Existenzphilosophie lebendig oder tot?, Stuttgart
TON - D.T. LEMDE, Bibliography. Sources of Existential 1954; J. WAHL, La philosophie de l’existence, Paris 1954;
Thought, London 1961; R. KLIBANSKY (a cura di), La P. CHIODI (a cura di), L’esistenzialismo, Torino 1955;
philosophie au milieu du XX siècle, Firenze 1962, 2 W. KAUFMANN, Existentialism from Dostojewski to Sar-
voll., la bibliografia sull’esistenzialismo è a cura di tre, New York 1956; G. MENDE, Studien über Existenz-
J. Wahl, pp. 78-84; K. DOUGLAS, A Critical Biblio- philosophie, Berlin 1956; E. GARIN - E. PACI - P. PRINI,
graphy of Existentialism, New York 1966; A. SANTUCCI, Bilancio della fenomenologia e dell’esistenzialismo, Pa-
Esistenzialismo e filosofia italiana, Bologna 1967; A. dova 1960; A. DE WAEHLENS, L’existentialisme, in M.F.
NEGRI, Studi italiani sull’esistenzialismo, in «Cultura e SCIACCA (a cura di), Les grandes courants de la pensée
Scuola», 30 (1969), pp. 89-97; G. SAVOINI, Studi mondiale contemporaine, II parte: Les tendances prin-
sull’esistenzialismo in America, in «Rivista di Filoso- cipales, Milano 1960, pp. 465-569; H.E. BARNES, The
fia», (1970), pp. 405-418; E. NEUMANN, The New Dic- Literature of Possibility: a Study in Humanistic Exis-
tionary of Existentialism, New York 1971; G. PENZO, tentialism, London 1961; V. FATONE, Introducción al
Esistenzialismo, in Dizionario teologico interdisciplina- existencialismo, Buenos Aires - Madrid 1962; J. SCHIE-
re, vol. III, Torino 1977, pp. 133-137; P. PRINI, Storia DER, Zwischen Fundamentalismus und Existentiali-
dell’esistenzialismo. Da Kierkegaard ad oggi, Roma smus, Berlin-Hamburg 1962; P. CHIODI, Esistenziali-
1989; E. GARIN, L’esistenzialismo in Italia dalla metà smo e fenomenologia, Milano 1963; J. VIDIELA, De Kier-
degli anni Trenta all’inchiesta su «Primato» del ’43, in kegaard a Sartre. El existencialismo, Barcelona 1963;
B. MAIORCA (a cura di), L’esistenzialismo in Italia, To- I. MANCINI, Filosofi esistenzialisti, Urbino 1964; J.B.
rino 1993 (lo scritto di Garin risale al 1955). In ap- LOTZ, Sein und Existenz. Kritische Studien in sistema-
pendice il volume riporta il testo degli interventi tischer Absicht, Freiburg im Breisgau - Basel - Wien
del ’43 sul «Primato»; P.A. ROVATTI, Esistenzialismo, 1965; P.M.J. WINTREBERT, L’existence délivrée de l’exi-
in PAOLO ROSSI (a cura di), La Filosofia. vol. IV: Stili e stentialisme, Paris 1965; M.-A. BURNIER, Les existentia-
modelli teoretici del Novecento, Torino 1995, pp. 85-115. listes et la politique, Paris 1966; A. RIZZACASA, L’«esi-
Letteratura secondaria: L. PAREYSON, Studi sull’esi- stenza» nelle filosofie esistenziali, Roma 1976; N. ABBA-
stenzialismo, Firenze 1943; N. BOBBIO, La filosofia del GNANO, Morte e trasfigurazione dell’esistenzialismo, in
decadentismo, Torino 1944; C. FABRO, Problemi dell’esi- Scritti esistenzialistici, Torino 1988, pp. 596-597; F. RI-
stenzialismo, Roma 1945; J.-P. SARTRE, L’esistentiali- VA, «essere e avere», in AA.VV., Marcel e il dibattito
sme est un humanisme, Paris 1946; N. ABBAGNANO, In- sull’essere nell’esistenzialismo, ed. a cura di R. Cortese,
troduzione all’esistenzialismo, Torino 1947; F. BATTA- Torino 1990; G. FORNERO, L’esistenzialismo come at-
GLIA, Il problema morale dell’esistenzialismo, Bologna mosfera culturale e filosofica, in G. FORNERO - S. TASSI-
1947; J. BENDA, Tradition de l’existentialisme ou les phi- NARI, Le filosofie del Novecento, Milano 2002, pp. 631-
losophes de la vie, Paris 1947; J. HESSEN, Existenzphilo- 644; G. FORNERO, Manifestazioni alternative della filo-

3620
VOLUMIfilosofia.book Page 3621 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esoterico


sofia dell’esistenza, in G. FORNERO - S. TASSINARI, Le fi- scenza scientifica (Vita di Pitagora, 17, 72).
losofie del Novecento, Milano 2002, pp. 717-734. Esoterico sembra anche l’uso dei simboli pita-
gorici: F. Vonessen, in «Antaios», 9 (1968), pp.
ESONERO (relief; Entlastung; exonération; de-
Esonero 284-305.
sgravio). – Arnold Gehlen, in Der Mensch. Seine In Platone, carattere esoterico avevano le dot-
Natur und seine Stellung in der Welt (prima ed. trine non scritte, note da cenni e testimonian-
1940; seconda ed. rielaborata e ampliata 1950, ze indirette, e riservate ai membri della scuola:
rist. Wiesbaden 1978, tr. it. di C. Mainoldi, L’uo- cfr. K. Gaiser, Testimonia Platonica, tr. it. di V.
mo. La sua natura e il suo posto nel mondo, Mila- Cicero, Milano 1998; H. Krämer, Platone e i fon-
no 1983, p. 63), definisce il «principio dell’eso- damenti della metafisica, Milano 20016; G. Reale,
nero» come la chiave per comprendere il mon- Per una nuova interpretazione di Platone, Milano
do specificamente umano: il peso od «onere» 200321; Storia della filosofia greca e romana, vol.
(Belastung) costituito dalla profusione di sti- III, Milano 2004. Nella storia dell’Accademia
moli ai quali l’uomo è soggetto a differenza riemergono tendenze esoteriche, in particola-
degli animali, che sono legati solo a una parti- re in Arcesilao: C. Lévy, in «Revue des Études
colare cerchia di sensazioni, viene annullato Latines», 51 (1978), pp. 335-48.
dall’immaginazione o dall’ideazione; sono In quanto riservato ai discepoli fu detto esote-
queste ultime a permettergli il distacco dalla rico anche l’insegnamento scolastico di Ari-
sfera biologica od organica. Le funzioni creati- stotele, ed esoterico le opere che ne derivano
ve nell’essere umano costituiscono così anche e che costituiscono la produzione rimastaci di
gli strumenti in grado di mantenerlo in vita. Aristotele (mentre sono andate per lo più per-
Dall’esonero dipende, secondo Gehlen, sia la dute le sue opere essoteriche): sono denomi-
capacità dell’uomo di sostituire il qui e ora, il nate pure acroamatiche, da ajkrovama, «lezione
contingente e il casuale, con un mondo comu- orale». Cfr. Reale, Storia della filosofia greca e ro-
ne avente stabilità e determinatezza, retto da mana, nuova ed., vol. IV, pp. 11 ss.; 331 ss.; vol.
regole necessarie, come avviene a es. nel pas- VI, pp. 199 ss.
saggio dalle sensazioni al linguaggio, sia il for- Anche il neoplatonismo mantenne un aspetto
marsi delle abitudini, sia il sorgere delle istitu- esoterico, in particolare in Ammonio Sacca,
zioni, sia l’affermazione della scienza e arte co- che non scrisse nulla: secondo Porfirio (Vita di
me modi dell’azione. Il concetto di esonero è, Plotino, 3) i suoi discepoli dovevano giurare di
per Gehlen (Der Mensch, tr. cit., pp. 89-90), es- non rivelarne insegnamenti: J. Cherlonneix, in
senziale all’antropologia filosofica. Vie de Plotin, a cura di Id. et al., Paris 1992, pp.
Ciò che Gehlen indica con il termine «esone- 385-418; J. Narbonne, in «Hermathena», 157
ro» è però già in parte messo in luce, prima di (1994), pp. 117-153. Anche per questo è diffici-
lui, da Max Scheler in Die Stellung des Men- le stabilire se sia identificabile con l’Ammonio
schen im Kosmos (Darmstadt 1928, tr. it. di G. maestro di Origene (M.J. Edwards, in «Journal
Cusinato, La posizione dell’uomo nel cosmo, Mi- of Ecclesiastical History», 44, 1993, pp. 169-
lano 2000) e da Helmut Plessner in Die Stufen 81).
des Organischen und der Mensch (Berlin 1965 Carattere esoterico ebbero pure la gnosi e l’er-
[1928]). metismo, con sviluppi che per certi versi si
I. Kajon prolungano ancor oggi: cfr. ad esempio D. Mer-
kur, Gnosis, Albany (New York) 1993; G. Strou-
ESOTERICO (dal gr. ejswterikov" «interno,
Esoterico msa, Hidden Wisdom, Leiden 1996; W. Hane-
segreto», da e[sw, «dentro» - esoteric; esoterisch; graaff, New age religion, Leiden 1996; W. Hane-
ésotérique; esotérico). – È detto esoterico un graaff (a cura di), Gnosis and Hermeticism, Alba-
pensiero o uno scritto mantenuto all’interno ny (New York) 1998, con indagine dall’antichi-
di una scuola o di un circolo, non divulgato per tà al tempo moderno.
timore dell’incomprensione. L’opposto è esso- L’aspetto esoterico si riscontra anche nei culti
terico. misterici classici (R. Pettazzoni, Le religioni mi-
Come attesta Giamblico, erano denominati steriche, Roma 1953; M. Farioli, Idem, Milano
esoterici in ambito pitagorico sia gli insegna- 1998; Greek mysteries, a cura di M. Cosmopou-
menti che non andavano rivelati ai profani los, London 2003), che non andavano divulgati
(Sulla scienza matematica comune, 18) sia i di- ai non iniziati: era segno del limite dell’espri-
scepoli ammessi ai più alti gradi della cono- mibile di fronte all’esperienza mistica, ineffa-
3621
VOLUMIfilosofia.book Page 3622 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esoterismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

bile e impossibile da comunicare attraverso la ESOTERISMO (esoterism; Esoterismus; éso-


Esoterismo
parola umana. È un elemento in vario grado térisme; esoterismo). – Oltre il significato etno-
comune ai misteri orfici, eleusini, isiaci, mi- logico e storico-filosofico, il termine denota
traici (U. Bianchi, La Tipologia storica dei misteri un criterio esegetico, cui si sono ispirate in
di Mithra, Berlin 1984; R. Beck, Planetary gods modo particolare alcune sette religiose, che
and planetary orders in the mysteries of Mithras, considerarono la verità come una rivelazione
Leiden 1988; Studies in Mithraism, a cura di J. limitata a pochi privilegiati ed esclusa, come
Hinnells, Roma 1994; R. Gordon, Studies in Mi- tale, da qualsiasi evoluzione storica. Di qui le
thraism, Aldershot 1996). L’Orfismo, in partico- evidenti affinità con le sette gnostiche di ogni
lare, influì su Platone: C. Megino Rodríguez, in tempo.
«Estudios Clásicos», 44 (2002), pp. 163-71. L’esoterismo rintraccia questo complesso dot-
trinale di sotto alla lettera di alcuni testi sacri,
La storia del pensiero razionale è generalmen-
distinguendo così un significato letterale, desti-
te in funzione anti-esoterica (anche se non
nato ai non iniziati, dal significato occulto o
mancano tentativi di applicare i principi filo- segreto, che solo pochi riconoscono e com-
sofici all’esoterismo: E. Runggaldier, Philo- prendono. Accanto a questa concezione, altri
sophie der Esoterik, Stuttgart 1996), almeno fin- indirizzi esoterici intendono il segreto piutto-
ché il pensiero non perviene alla mistica, non sto come qualcosa di strutturalmente inacces-
solo presso gli spiriti religiosi, ma anche pres- sibile e precluso alla conoscenza. Nel senso
so i filosofi, come Filone o Plotino, o nella filo- sopradetto, l’esoterismo si può considerare
sofia patristica, ad esempio nel Nisseno (G. come un’esasperazione dell’allegorismo: le
Ferro Garel, Gregorio di Nissa: l’esperienza misti- dottrine segrete, che esso presume di ritrovare
ca, Torino 2004). sempre identiche attraverso le più svariate tra-
I. Ramelli dizioni filosofico-religiose, in realtà sono il ri-
BIBL.: LR. MERKELBACH, Isisfeste, Meisenheim 1963; C. sultato di una scelta arbitraria e di un’altret-
DE VOGEL, Pythagoras & Early Pythagoreanism, As- tanto arbitraria interpretazione.
sen 1966; M. TIMPANARO CARDINI, Pitagorici, Testimo- Presso gli gnostici (specialmente in Basilide e
nianze e frammenti, I-III, Firenze 19692; A. BEG, Plato’s Valentino), i testi evangelici cessano di essere
esoteric logic, Aligarh 1984; F. SCHUON, L’Esoterismo un racconto storico e diventano un messaggio
come principio e come via, tr. it. di G. Jannacone, Ro- cifrato, che allude, anche nei più insignificanti
ma 1984; A. ARMSTRONG, The hidden & the open in Hel- dettagli narrativi, ai momenti ideali di una vi-
lenic thought, in «Eranos», 54 (1985), pp. 81-117; L. cenda metafisica: chi «conosce» (e solo gli
BRISSON, Usages et fonctions du secret dans le pythago- «eletti» conoscono) è salvo, poiché solo la
risme ancien, in Le secret, a cura di P. Dujardin, Lyon «gnosi» ci riscatta. Anche la Cabbala giudaica
1987, pp. 87-101; . TROISI, Dizionario dell’esoterismo, presume di intuire gli arcani divini sotto il sen-
Firenze 1992, bibl. pp. 357-362; W. GUTHRIE, Orpheus so letterale dei testi biblici, nel suono e nella
and Greek Religion, Princeton 19932; I. MUELLER, The forma stessa dei segni alfabetici (cfr. il Sefer
esoteric Plato, in «Méthexis», 6 (1993), pp. 115-34; R. Yesirah e lo Zohar); nel primo Ottocento Fabre
SOREL, Orphée et l’orphisme, Paris 1995; B. CENTRONE, d’Olivet (cfr. La langue hébraïque restituée, II,
Introduzione ai Pitagorici, Roma 1996; W. BURKERT, parte V, Paris 1815-16) rinnova l’esegesi esote-
Homo necans, Berlin 1997; M. MAÇANEIRO, Esoterismo rica in una sconcertante interpretazione dei
& fé crista, Petrópolis 1997; L. ZHMUD, Wissenschaft, primi dieci capitoli del Genesi. Numerose sono
Philosophie, und Religion im frühen Pythagoreismus, state anche le interpretazioni del cristianesi-
Berlin 1997; K. DIETZFELBINGER, Mysterienschulen, mo in senso esoterico, dalla Cabbala cristiana
München 1998, dall’Egitto all’età moderna; F. FRON- rinascimentale al cattolicesimo esoterico fran-
TEROTTA, Socrate e il Platone esoterico, in «Elenchos», cese del XIX secolo. La manifestazione più cla-
21 (2000), pp. 79-87; M. JANDA, Eleusis, Innsbruck morosa dell’esoterismo contemporaneo è of-
2000; F. JOURDAN, Le papyrus de Derveni, Paris 2003; ferta dalla corrente teosofica, fondata da Elena
B. POUDERON, Muthodos, mustikos, in «Revue des P. Blavatsky (Isis Unveiled, New York 1877; The
Études Augustiniennes», 49 (2003), pp. 267-83; M. Secret Dottrine, London 1888) e continuata, per
SANTAMARÍA ÁLVAREZ, Orfeo y el orfismo, in «Ilu. Revi- opera di varie scissioni, nelle varie società teo-
sta de Ciencias de las Religiones», 8 (2003), pp. sofiche: nella antroposofia tedesca di R. Stei-
225-64; AA.VV., Il mistero nella carne e Il volto del mi- ner (1912), nella Quest Society inglese di G. R.
stero, a cura di A. Mazzanti, Castel Bolognese 2006. S. Mead (1909), in quella americana di W. Q.

3622
VOLUMIfilosofia.book Page 3623 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA ESP


Judge (1895) ecc. L’esoterismo teosofico, ispi- ufficiali. I vari tentativi sperimentali di Rhine
randosi a un problematico Libro di Dzyan, an- (p. es. di dimostrare con le «carte Zener» –
tichissimo, crede di poter individuare una gno- mazzi di venticinque carte figurate in gruppi
si perfetta alla base di tutte le religioni stori- omogenei di cinque – che lo sperimentatore
che, che solo gli iniziati hanno conosciuto (cfr. poteva indovinare i segni sulle carte, sottratte
E. Schuré, I grandi iniziati, tr. it., Bari 19619) e alla sua vista, con una percentuale di successo
che a pochi e parzialmente è stata rivelata: in superiore al caso) uniti alla sua opera di divul-
realtà, le dottrine teosofiche sono un rifaci- gazione suscitarono un forte interesse, ma an-
mento di alcune fondamentali teorie indiane che numerose accuse di frode. Nonostante le
(reincarnazione, karma, nirvana ecc.), attinte varie obiezioni metodologiche, i suoi studi
alla tradizione brahminica (specialmente alle diedero una certa dignità scientifica all’indagi-
Upanisad e alla Bhagavad-Gita) e buddhistica, ne del paranormale.
in cui l’antroposofia di Steiner ha inserito al- Tra le interpretazioni tradizionali di tali feno-
cuni elementi di un «esoterismo cristiano», meni, va ricordata l’opinione di Henri Bergson,
che ha i suoi precedenti culturali nella setta già presidente della Society for Psychical Re-
rosacrociana. search, che li riconduceva alle virtualità sim-
Cfr. AA.VV., Umanesimo e Esoterismo, Padova patetiche dell’intuizione (Les deux sources de la
1960, dove l’esoterismo è trattato prevalente- morale et de la religion, Paris 1932, tr. it. a cura
mente in funzione artistica. di A. Pessina, Le due fonti della morale e della re-
G. Faggin - B. Centrone ligione, Milano 19982). In ambito psicoanaliti-
co, Sigmund Freud riteneva che la telepatia, e
ESP (extra-sensory perception, «percezione ex- più in generale i vari fenomeni occulti, non
trasensoriale»; außersinnliche Wahrnehmung; contrastassero di principio con le leggi dell’in-
perception extra-sensorielle; percepción extrasenso- conscio (Traum und Telepathie, 1922, in FGW,
rial). – Oggetto di studio della parapsicologia vol. XIII, tr. it. Sogno e telepatia, in OSF, vol. IX),
assieme alla psicocinesi (PK), cioè la capacità di mentre Carl Gustav Jung, con la sua teoria del-
muovere la materia con la mente, e alla so- la sincronicità, volle fornire una cornice concet-
pravvivenza della coscienza personale – quale tuale atta a combinare in modo originale stati
sarebbe attestata dal channelling, ossia la pos- psichici ed eventi esterni (Synchronizität als ein
sibilità dei defunti di comunicare con i vivi me- Prinzip akausaler Zusammenhänge, 1952, in
diante supporti fisici, inoltre dalle near-death JGW, vol. VIII, tr. it. La sincronicità come principio
experiences (NDE), le esperienze di premorte, di nessi acausali, in OCGJ, vol. VIII).
infine dalle out-of-body experiences (OBE), ovve- Molte sono state le ricerche sulle presunte leg-
ro le esperienze extracorporee –, l’ESP indica gi psicologiche di tali fenomeni: particolare ri-
la conoscenza di fatti o avvenimenti senza l’ap- lievo è stato dato al cosiddetto Ganzfeld, ossia
porto dei sensi. Come tale, è sinonimo di crip- allo stato complessivo di concentrazione e ri-
testesia e si confonde con la telepatia (termine lassamento del soggetto sperimentale; altro
proposto nel 1882 da Frederic W.H. Myers per aspetto indagato è il cosiddetto «effetto addi-
la trasmissioni di pensiero indipendente dalle zionale», relativo alla capacità psicocinetica di
ordinarie vie sensoriali), la chiaroveggenza e la alcuni individui di retroagire su una produzio-
precognizione. ne casuale di simboli da parte di un calcolato-
Il principale studioso della ESP fu Joseph re elettronico. Respinta, in tempi recenti, l’as-
Banks Rhine (1895-1980); allievo di William similazione dei fenomeni psi alle caratteristi-
McDougall, a partire dal 1927 organizzò presso che psicopatologiche o prelogiche di alcuni
la Duke University di Durham un centro di ri- soggetti o popolazioni, una concezione più
cerche sperimentali e di indagini statistiche moderna dell’ESP ne sottolinea non tanto il
(Rhine Research Center), ancora attivo. Rhine, particolare tipo di conoscenza, quanto piutto-
che intraprese anche la pubblicazione del sto l’anomalia dell’interazione nella trasmis-
«Journal of Parapsychology», era convinto che sione delle informazioni (C.D. Broad, Lectures
ESP e PK fossero diffuse più di quanto si cre- on Psychical Research, London 1962). In tal sen-
desse, e che il loro studio, se condotto secon- so l’ESP solleva complesse domande filosofi-
do i metodi della ricerca psicologica, avrebbe che relative alla possibilità di un’azione causa-
permesso di comprendere i cosiddetti «feno- le a distanza, o che non segua il vettore tem-
meni psi», non ancora spiegati dalle scienze porale ma fluisca a ritroso. Da un punto di vi-
3623
VOLUMIfilosofia.book Page 3624 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperienza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sta epistemologico, l’impiego di strumenti étude expérimentale, Les essentiels de la métaphysi-


statistici e di tecniche sperimentali per atte- que, Paris 2000 (1923).
stare l’effettiva consistenza di questi fenome- ➨ METAPSICHICA.
ni, costituisce una sfida alla riduzione fisicali-
stica degli stessi, militando contro le più diffu- ESPERIENZA (experience; Erfahrung; expé-
Esperienza
se teorie materialistiche della mente e ripro- rience; experiencia). – Etimologicamente deriva
ponendo una forte opzione dualistica. Inoltre, da ex-perior (gr. peivrw «passare attraverso»)
le ricerche parapsicologiche postulerebbero mediante periculum, e quindi va intesa nel sen-
un nuovo paradigma che utilizzi criteri di spie- so di una prova connessa a una situazione o
gazione scientifica alternativi a quelli correnti stato di cose che si ripete con sufficiente uni-
(analogamente a quanto suggerito, per la mec- formità, attraverso la quale si acquista una co-
canica quantistica, dal teorema di Bell, entro noscenza derivante da cose date immediata-
cui trovano posto l’ipotesi della sincronicità e mente a un conoscente (dal mondo esterno o
la logica del terzo incluso). Tuttavia, da un dalla propria coscienza), che gli assicura la ca-
punto di vista metodologico, tali ricerche mo- pacità di risolvere alcuni problemi. Di qui deri-
strano numerose debolezze, in particolare per va la nozione di «esperto», che si applica a co-
le difficoltà inerenti all’analisi statistica dei lui che ha superato la prova e che dispone di
dati, alla possibilità di replicare gli esperimen- una certa perizia.
ti e di randomizzare le condizioni. Se dunque L’esperienza, in entrambi i significati, può es-
le ricerche parapsicologiche non consentono sere considerata da un punto di vista fenome-
di concludere che l’ESP implichi un’alternativa nologico (come è stata descritta e studiata ge-
ai normali principi fisici, esse indicano però neralmente dagli empiristi) o da un punto di
che questi fenomeni – esclusi ovviamente i ca- vista problematico, divenendo così oggetto di
si di frode – non possono essere spiegati con una ricerca ontologica e metafisica. In questa
le leggi della fisica fin qui note: sono sì violate seconda prospettiva, i principali problemi di-
scussi sono stati: quello gnoseologico, qualora
le attese tanto del senso comune quanto della
si intenda ricercare se possano essere afferma-
scienza attuale, ma, di contro, non sono forniti
te, e quali esse siano, l’oggettività del cono-
che risultati modesti e implicazioni poco chia-
scere in generale e la natura della relazione
re, per i quali è ancora d’obbligo un sano scet-
che lega il mondo dell’esperienza, con la cono-
ticismo.
scenza intellettiva; quello metafisico, se si in-
D. Cavagna
tende ricercare, in base ai caratteri propri
BIBL.: J.B. RHINE, Extra-Sensory Perception, Boston dell’esperienza, se la medesima è sufficiente a
1934; E. SERVADIO, La percezione extra sensoriale, in T. se stessa per essere quello che è, oppure se ri-
ALIPPI, Nuovi problemi di metapsichica, Roma 1950; manda a un’altra realtà che la fondi e la giusti-
S.G. SOAL - F. BATEMAN, Modern Experiments in Tele-
fichi (il problema del mondo, dell’uomo e di
pathy, London 1954; C.E.M. HANSEL, ESP: A Scienti-
Dio).
fic Evaluation, New York 1966; S.E. BRAUDE, ESP and
SOMMARIO: I. Significati e forme di esperienza. -
Psychokinesis: A Philosophical Examination, Philadel-
II. Fenomenologia dell’esperienza: 1. Caratteri
phia 1979; M.A. THALBOURNE, A Glossary of Terms
Used in Parapsychology, London 1982; L. ZUSNE -
generici dell’esperienza. - 2. L’esperienza come sag-
W.H. JONES, Anomalistic Psychology, New York 1982; gezza. - 3. L’esperienza dell’esperto. - 4. Psicologia
S.E. BRAUDE, The Limits of Influence. Psychokinesis dell’esperienza. - 5. Gnoseologia fenomenologica
and the Philosophy of Science, New York - London dell’esperienza: a) Sensazione e pensiero. - b)
1986; H.L. EDGE et al., Foundations of Parapsychology. L’illusione genealogica. - c) Il reperto fenome-
Exploring the Boundaries of Human Capability, Bo- nologico. - III. L’esperienza nel suo aspetto
ston 1986; A. FLEW (a cura di), Readings in the Philo- gnoseologico: 1. L’esperienza nel pensiero greco.
sophical Problems of Parapsychology, Buffalo (New - 2. L’esperienza nel pensiero medievale. - 3.
York) 1987; R. HYMAN, The Elusive Quarry, New York L’esperienza nel pensiero moderno. - 4. L’esperien-
1989; J. DUPRE, The Disorder of Things. Metaphysical za nel pensiero contemporaneo. - IV. L’esperienza
Foundations of the Disunity of Science, Cambridge nel suo aspetto metafisico. - V. L’esperienza
(Massachusetts) 1993; M. POLIDORO, L’illusione del scientifica. - VI. Conclusioni.
paranormale: che cosa si nasconde dietro i fenomeni più I. SIGNIFICATI E FORME DI ESPERIENZA. – Il termine
misteriosi della parapsicologia?, Muzzio scienza, Ro- «esperienza» ha molti significati. Quello prati-
ma 1998; E. OSTY, La connaissance supra-normale: co si riferisce all’acquisizione di capacità per-
3624
VOLUMIfilosofia.book Page 3625 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperienza


sonali mediante l’esercizio: l’esperto ha appre- ni del bello e dà luogo alle creazioni artistiche;
so per pratica. Per il passaggio al senso teoreti- un’esperienza morale, concernente le modalità
co del termine occorre porsi domande sulla di esercizio delle virtù; un’esperienza religiosa,
precedente esperienza pratica. Ma non sempre che ha per oggetto il modo di apprendere il sa-
il processo segue questo sviluppo: può avveni- cro e di elevarsi alla sua contemplazione. In-
re anche in senso opposto. Il termine ha as- torno a ciascuna di queste forme di esperienza
sunto almeno sette significati principali. si può svolgere una ricerca che rimanga limita-
1) L’esperienza pratica generica è il complesso ta alla sua considerazione fenomenologica,
di eventi vissuti che hanno influito e influisco- nella quale anche il concetto appaia come
no tuttora sul comportamento del soggetto. un’associazione di conoscenze particolari e
2) L’esperienza pratica specifica è quella prodot- non come derivante da un’intuizione, o da
ta da ripetute esperienze di un certo tipo. Que- un’idea innata, o da un processo di astrazione.
sta esperienza produce l’esperto o tecnico, Ma quando l’esperienza stessa diviene mate-
preparato deliberatamente all’esercizio d’una ria di riflessione, allora comincia la ricerca
certa professione. propriamente filosofica.
3) L’esperienza conoscitiva di un singolo è II. FENOMENOLOGIA DELL’ESPERIENZA. – 1. Caratteri
l’evento, occasionale o deliberatamente cerca- generici dell’esperienza. – Se si prendono in esa-
to (osservazione scientifica) oppure provocato me i predetti sette significati, ci si accorge su-
(esperimento), addotto come prova specifica bito che essi sfumano l’uno nell’altro; ma si
di un’asserzione. Il termine proprio sarebbe possono distinguere quattro tipi di indagine
«esperimento», oggi limitato però all’esperi- sull’esperienza: due concernono l’aspetto pra-
mento prodotto deliberatamente. tico, per cui essa si qualifica come saggezza
4) Con l’esperienza come accumulo o massa di (senso 1; v. infra: II, 2) e come expertise (senso
esperienza si indica l’esperienza nel senso 3, 2; v. infra: II, 3); due invece che ne riguardano
cioè come insieme di fatti di ogni genere, noti l’aspetto teorico dal punto di vista della psico-
per sensazione (fatti empirici). logia (sensi 3 e 4; v. infra: II, 4) e della gnoseolo-
5) Con l’esperienza in senso fenomenologico di gia fenomenologica (sensi 5, 6 e 7; v. infra: II, 5).
un sapere (ovvero di un’elaborazione compiu- In tutte le sue accezioni l’esperienza implica
ta su un dato precedentemente conosciuto) si elementi isolati o puntuali, oppure un sistema
allude all’esperienza nel senso 4, cioè fondata costituito da elementi puntuali analoghi o
sui dati empirici anziché sul raziocinio. Equi- identici che si presentano alla nostra coscien-
vale a conoscere per esperienza, e in questo za in successione temporale. Quindi, ne è ca-
senso si può parlare dell’esperienza come ratteristica l’iterazione. L’analisi dell’iterazio-
pensiero empirico. ne, della sua natura e della sua validità sarà
6) L’esperienza come sistemazione e struttura di quindi la linea-guida per omologare le diverse
esperienza è l’esperienza nel senso 4, come accezioni di «esperienza». II risultato finale
nelle espressioni: leggi dell’esperienza, analo- dell’esperienza può essere la pura previsione
gie dell’esperienza ecc. di quello che avverrà in un singolo caso (iden-
7) L’esperienza come processo induttivo è tico o analogo ai precedenti) non ancora spe-
l’esperienza concepita in opposizione a quella rimentato, oppure una legge o un’uniformità
intesa come processo deduttivo. generale formulabile con un concetto o con un
Tutti questi significati di esperienza possono giudizio che comprende tutti i casi (identici o
essere raccolti in un concetto comprensivo, analoghi) già percepiti o che si presume di
capace di accogliere il conoscere e l’agire, la percepire in futuro.
soggettività e l’oggettività, insomma la totalità La distinzione fra previsione e uniformità ge-
degli eventi umani e cosmici, così come è stata nerale non è ovvia. Si tratta infatti di una di-
teorizzata da Dewey. Oltre a queste forme, se stinzione che non è soltanto di espressione,
ne presentano altre, secondo i diversi campi dal momento che la previsione implica un da-
del sapere e dell’agire: si ha un’esperienza me- to temporale specifico e una distinzione tra
tafisica, riguardante l’intera realtà considerata esperienza passata e futura, mentre l’uniformi-
alla luce della sua ragion d’essere; un’espe- tà generale trascende la classificazione tem-
rienza scientifica, destinata all’elaborazione porale, cioè il modo di presentarsi dell’espe-
delle scienze naturali e sperimentali; un’espe- rienza alla conoscenza. In altri termini: la pre-
rienza estetica, che coglie le varie manifestazio- visione rinvia all’iterazione, mentre l’uniformi-
3625
VOLUMIfilosofia.book Page 3626 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperienza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

tà generale la oltrepassa, per cui implica pro- mente constatabili. Così intesa, l’esperienza
blemi gnoseologici e logici che la previsione non è di pertinenza della filosofia.
non implica. Così, alcune dottrine dell’espe- 3. L’esperienza dell’esperto. – Pragmaticamente,
rienza tendono a spiegare la previsione in base l’esperto (senso 2) è opposto al saggio, perché
all’uniformità generale, che è generalizzazio- è specializzato e può essere preso in conside-
ne, e sospendono l’iterazione come processo; razione soltanto per un certo tipo di contin-
altre, invece, fondano la validità dell’uniformi- genze. Dati i limiti del pensiero umano e della
tà generale sulla possibilità della previsione. vita, uno è tanto più esperto quanto più defi-
Resta tuttavia da dire che l’iterazione, la legge nito e uniforme è il tipo delle contingenze.
o uniformità generale, la previsione sono sol- Storicamente, nella nostra civiltà, l’ideale
tanto espedienti euristici introdotti ai fini pragmatico è passato dal saggio al professio-
dell’identificazione dell’esperienza. nista (medico, avvocato, ingegnere ecc.) del-
2. L’esperienza come saggezza. – Il senso 1 di l’età moderna, e da questo all’esperto del no-
esperienza è ben diverso dagli altri. Un’esegesi stro tempo, la cui competenza ha un ambito
della frase «aver esperienza della vita» in que- così limitato da poter sussistere insieme
sto caso sarebbe una digressione, se non fosse all’assoluta inesperienza e incapacità in altri
la conseguenza dell’opposizione che da secoli campi. Lo specialista medico contemporaneo
mette la scienza in contrapposizione alla sag- è l’opposto del dottore tradizionale, che era
gezza: dal primitivo dictum pitagorico che op- anche filosofo. Quanto al tipo d’esperienza,
poneva filosofiva a sofiva fino al contrasto tra mentre nel saggio si ha iterazione soltanto
Wissen e Weisheit, caratteristico del pensiero quando la sua esperienza generale viene por-
tedesco. tata a una determinata decisione pratica, tutta
l’esperienza tipica dell’esperto, limitata fin
All’analisi filosofica risulta che la saggezza tra-
dall’inizio a uno specifico tipo d’esperienza, è
scende il sapere, e questa distinzione non
iterazione pura e semplice, cioè riproposizione
rientra in quella tra teoria e pratica, ma ne è
di quanto conosce e di quello che è capace di
estranea perché l’esperienza dell’esperto è un
fare. Quindi, le sue leggi o uniformità generali
sapere usato per fini pratici, ma non è una sag-
saranno valide entro limiti assai ristretti e la
gezza. Quest’ultima implica non soltanto la
previsione sarà estremamente astratta, perché
sintesi di teorico e pratico, ma anche l’elimi- non considererà altri elementi che possano
nazione della specializzazione, e quindi della modificare o impedire l’avverarsi della previ-
distinzione dei campi ontologici in cui il sag- sione plausibile come dato scientifico astrat-
gio apprende e agisce, dal momento che sa co- to. Così l’esperienza dell’esperto è contraddit-
me comportarsi in qualunque contingenza toria: in una certa misura essa non è più espe-
della vita. Kant oppone gli assertori «consigli rienza, perché natura e vita sono multiformi e
della prudenza» ai problematici «dettami ogni evento empirico è evento in un mondo
dell’abilità»: i primi rientrano nella saggezza, nel quale esistono e agiscono enti e forze che
perché sono unificati sotto l’idea unica e ne- l’esperto come tale ignora. Il successo prag-
cessaria di felicità; i secondi invece rientrano matico dell’esperto deriva proprio dalla sua
nel sapere, perché sono classificabili secondo astrattezza: l’esperienza comune non può
scopi arbitrari. L’esperienza come saggezza è smentirlo e la sua unilateralità corrisponde al-
adattamento a un certo ambiente, cioè è un la tendenza incontrollata a una divisione eco-
concetto pragmatico e non etico, che va giudi- nomica del lavoro. L’insuccesso pragmatico
cato in base al risultato e non alle intenzioni. non invalida l’esperienza dell’esperto, data la
Se si riflette sui due aspetti di virtus contem- presunzione di indefiniti elementi perturbato-
plati nel De regimine principum di Tommaso ri. Come concezione astratta e intimamente
d’Aquino (la virtus morale e la virtus come ca- contraddittoria, anche questa forma pratica o,
pacità di governare), appare chiaramente che meglio, pragmatica di esperienza non è su-
la virtù del saggio non si giustifica da sé come scettibile di esegesi filosofica approfondita.
la virtù vera e propria. La giustificazione viene 4. Psicologia dell’esperienza. – Trattando delle
di solito cercata, anziché nella conformità a forme teoriche di esperienza, anzitutto parle-
una norma assoluta, in un controllo empirico remo dell’esperienza come modo di pensare o
(il successo), appunto perché nasce dall’espe- forma di conoscenza. Propriamente però il co-
rienza e produce atteggiamenti sperimental- noscere, in quanto è pensare vero e obiettivo, an-
3626
VOLUMIfilosofia.book Page 3627 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperienza


drebbe opposto al semplice pensare. Ma qui il spiega come un movimento possa essere me-
problema non è se l’esperienza sia o no obiet- no conservato e poi non dà conto in nessun
tiva: delle condizioni di validità del pensiero modo della ragione per cui si possa verificare
d’esperienza si parla in sede di logica; in psico- l’iterazione di una certa specie di movimento
logia si prende in considerazione l’esperienza anziché di un’altra, fra le tante che si interse-
senza domandare quando essa sia erronea e cano. Hume, in un certo senso, passa dalla
quando giusta, cioè quando corrisponda a una psicofisiologia alla psicologia pura, escluden-
vera conoscenza. È evidente che, dal punto di do che si possa dare una spiegazione fisica
vista della psicologia, l’esperienza è stretta- dell’impressione (Treatise of Human Nature, l.
mente legata alla memoria nelle sue diverse I, parte I, § 2 e parte II, § 5); tuttavia non si li-
attività: conservazione, reminiscenza o richia- bera delle difficoltà incluse nella teoria hobbe-
mo di sensazioni passate, riconoscimento del- siana. L’impressione conservata nella memo-
le esperienze passate come analoghe a quella ria si attenua fino a divenire soltanto un’idea
presente. appena percettibile, la quale, per la sua impre-
L’iterazione principale è un processo mnemo- cisione e tenuità, viene conosciuta, anziché
nico completo che si esercita su una certa come impressione particolare, come idea ge-
classe di sensazioni. Quindi, un’interpretazio- nerale frutto di esperienza. Questo vuol dire
ne psicologica dell’esperienza deve tener con- che si potrebbe avere l’idea generale anche di
to di quella problematicità della memoria che una sola impressione. Se, invece, per espe-
appare subito evidente se si considerano le rienza si intendesse il formarsi di idee generali
forme estreme di psicofisiologia, anche quan- in seguito a iterazione, cioè in virtù di molte
do non riducono il mentale a effetto causale impressioni, allora l’idea generale sarebbe
del fisico e ricorrono a un parallelismo inespli- una conseguenza non già dell’indebolirsi, ma
cato di fisico e psichico. Per W. James appunto: del rafforzarsi dell’impressione originaria. In
«La conservazione di un fatto d’esperienza altre parole, per Hume, da una singola impres-
non è l’immagazzinamento di un’idea in stato sione di rosso deriverà l’idea generale di rosso
d’incoscienza: non è infatti fenomeno di ordi- più facilmente del caso in cui si avranno altre
ne mentale. È un fenomeno tutto fisico, un fat- impressioni di rosso a rinnovare e rendere di
to morfologico, cioè la presenza di solchi (pro- nuovo vivace la prima impressione.
dotti da una sensazione precedente) nei più fi- Altri hanno cercato di superare questa difficol-
ni recessi del tessuto cerebrale. Così, siccome tà della concezione psicologica della memo-
la memoria ha per sua condizione questi sol- ria. Ma anche eliminandola, è necessario giu-
chi cerebrali, la bontà di essa in un certo indi- stificare l’associazione, cioè il riconoscimento
viduo dipende dal numero e dalla persistenza di similarità o identità fra varie sensazioni, che
di questi solchi» (Principles of Psychology, Lon- è condizione dell’apprensione di iterazione.
don 1890, vol. I, cap. 16). L’iterazione, da que- L’associazione deve essere attribuita: 1) a un
sto punto di vista, produce esperienza soltan- atto psicologico sui generis, o 2) a qualche qua-
to perché sensazioni analoghe scavano un sol- lità inerente all’idea come tale. Nel primo ca-
co stabile e profondo e l’idea generale deriverà so, però, si dovrà postulare qualche atto psico-
(in qualche modo non spiegato) dalla coscien- logico irriducibile all’ideazione pura e sempli-
za di questo solco. L’assurdità di questa tesi ce (p. es., l’attenzione), e allora l’iterazione e
appare subito dal fatto che non chiarisce fino tutta l’esperienza avranno tutt’altro aspetto da
a quale profondità un solco sia pura iterazione quello usuale: l’esperienza sarà strettamente
e a partire da quale profondità comincerà ad soggettiva e sarà inspiegabile come si possa
essere idea generale. mai verificare la previsione che, come pura
Ma anche una psicofisiologia dinamica non è esperienza, non può derivare da un’attività sui
in grado di giustificare l’esperienza. Secondo generis indipendente dall’ideazione. L’espe-
Hobbes, l’urto dei corpi esterni sugli organi di rienza come previsione e come uniformità ge-
senso provoca un movimento interno, la sen- nerale sarà incomprensibile. Nel secondo ca-
sazione (Leviathan, parte I, cap. 1). La memoria so, è di nuovo Hume a offrire una teoria tipica:
è ciò che resta di una sensazione passata e è convinto infatti che l’associazione sia un fe-
I’esperienza non è che «molta memoria o la nomeno generale, una «gravitazione universa-
memoria di molte cose» (ibi, cap. 2). Il limite di le» delle impressioni, che egli rifiuta di investi-
questa dottrina però è che innanzitutto non gare oltre, affermando che è un fatto innegabi-
3627
VOLUMIfilosofia.book Page 3628 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperienza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

le d’esperienza (ibi, l. I, parte I, § 4). Ma, per ciò zioni attuali, poiché il rosso della mela in se
che lo riguarda, il conoscere è costituito da im- stesso ha soltanto qualità associante e non è
pressioni isolate, e quindi egli deve ammette- associazione in atto.
re che la singola impressione, in se stessa, iso- È chiaro che la psicologia, disponendo soltan-
latamente, è dotata di una «qualità associan- to dell’associazione come base e ragion d’es-
te» (ibid.) Sicché in essa esiste già un collega- sere dell’iterazione, non ne può offrire una
mento potenziale con altre impressioni, che spiegazione sufficiente, perché nel suo modo
non è dovuto al pensiero e che è constatabile di concepirla non è compreso il criterio di scel-
solo quando è in atto, e perciò è inspiegabile ta fra le molteplici associazioni possibili.
dal punto di vista del programma empiristico. Nell’associazione si ha iterazione e quindi si
Hume cercò di far fronte a questa incoerenza costituisce l’esperienza. In altre parole: una
ricorrendo all’attrazione come concetto scien- sensazione può associarsi a un’altra e richia-
tifico accettato, benché non empirico (ibi, l. II, marla per contrasto oppure per analogia. L’as-
parte II, § 5). Ma l’analogia fra attrazione e as- sociazionismo psicologico dice infatti che può
sociazione è difficile da sostenere, perché l’as- avvenire l’uno o l’altro richiamo; perciò non
sociazione è selettiva e l’attrazione cumulati- spiega come e perché si verifichi soltanto il ri-
va. Non vi sono più specie di attrazione, ed es- chiamo per similarità che è l’iterazione, la qua-
sa non si esercita fra alcuni corpi soltanto e le soltanto può dar luogo all’esperienza. Spie-
non fra altri, mentre l’associazione si attua se- gare psicologicamente l’iterazione significhe-
condo tre modalità che corrispondono ai crite- rebbe dare posizione di privilegio a una certa
ri della contiguità, della similarità e della cau- associazione, in contrasto con le cosiddette
sa-effetto, e due idee dissimili si possono at- «leggi dell’associazione». La difficoltà potrà
trarre per associazione di similarità. Inoltre, il essere superata coinvolgendo l’attenzione; in
funzionamento in atto dell’associazione non è tal caso è evidente che quest’ultima non svol-
descrivibile. Hume dice che un’impressione gerà solo una funzione psicologica, ma anche
«naturalmente ne introduce un’altra» per as- una di tipo gnoseologico, nella quale ora do-
sociazione (ibi, l. I, parte III, § 3); ma non preci- vremo cercare una descrizione più adeguata
sa se sia la prima a introdurre una susseguente dell’esperienza.
che non c’è ancora, oppure se sia un’idea po- 5. Gnoseologia fenomenologica dell’esperienza. –
steriore a introdurre la memoria di un’idea a) Sensazione e pensiero. – Nei due sensi fon-
precedente. Nel primo caso, sarebbe l’associa- damentali di esperienza contemplati dalla
zione stessa a creare idee; nel secondo, la me- gnoseologia fenomenologica si danno la con-
moria conserverebbe indifferentemente molte cezione di un accumularsi di sensazioni che
idee e non le relative qualità associanti, che costituirebbe di per se stesso l’esperienza
entrerebbero in gioco soltanto alla rievocazio- (l’esperienza nel senso 4) e quella di un’elabo-
ne. Ma allora la memoria come conservazione razione intellettuale delle sensazioni (l’espe-
sarebbe dovuta a qualche capacità estranea rienza nel senso 5).
all’idea come tale; la rievocazione del ricorda- Relativamente alla prima accezione, Locke
to, invece, a una forza o capacità insita sentì la necessità di dare conto delle relazioni
nell’idea stessa, nella sua «qualità associan- fra sensazioni che fanno dell’esperienza una
te». Così, la memoria non sarebbe più fenome- struttura con un certo ordine, anziché un coa-
no unitario e le impressioni, a loro volta, non cervo slegato, e descrisse il porsi di tali rela-
sarebbero più elementi isolati, come presume zioni come analogo alle idee di riflessione, no-
la dottrina di Hume. te per esperienza diretta (Essay Concerning
La molteplicità delle forme dell’associazione Human Understanding, l. II, cap. 12). Hume ne-
toglie strutturalità alla sensazione stessa. Se gò l’empiricità di tali relazioni, ma non poté
esistesse soltanto l’associazione per contigui- sostituirla con l’associazione e la lasciò come
tà, risulterebbe chiaro come vediamo una problema per l’ulteriore soluzione di Kant
«mela rossa». Ma dato che il rosso della mela (Treatise of Human Nature, appendice alla fine
ha altre due «qualità associanti», potrà venir del l. III). Già da questi tentativi emerge il ca-
associato nello stesso identico modo al rosso rattere fondamentale dell’esperienza conside-
d’una cravatta. Quindi, «mela rossa» e «cravat- rata sotto l’aspetto della gnoseologia fenome-
ta rossa» non sono altro che due delle tante nologica: essa è sistema o ordine o collega-
associazioni possibili; non sono però sensa- mento di sensazioni isolate, ovvero che devo-
3628
VOLUMIfilosofia.book Page 3629 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperienza


no venire considerate come isolate solo quan- non sarà possibile descrivere l’esperienza sen-
do si voglia descrivere l’esperienza. È evidente za considerare le Gestalten come elementi pun-
che fra le teorie che si incentrano sull’espe- tuali (cfr. p. es. W. Köhler, Gestaltpsychology,
rienza per renderla indipendente dalla ragio- New York 1929; M. Wertheimer, Über Gestalt-
ne, l’empirismo, e in particolare Hume, oppo- theorie, «Symposium», 1927, pp. 39-60).
ne esperienza (nel senso 5) a pensiero (ragio- Del resto, il razionalismo e il gestaltismo di-
ne o intelletto), e la concepisce come una sor- scutono se la struttura dell’esperienza (senso
ta di atomismo contro la strutturalità del pen- 4 e senso 6) sia dovuta a qualcosa che non è
siero. Vale, insomma, quello che è il nucleo esperienza, cioè alla ragione e, quindi, prova-
fisso di ogni gnoseologia: Empfindung e no che è impossibile descrivere l’esperienza se
Denken, cioè ragione ed esperienza, intuizione non si parte dal contrasto fra elementi isolati
e ragione ecc. – o isolabili – e struttura. Essi dunque concor-
Poiché su questo contrasto, e quindi sull’iso- dano nel considerare intuitivo, ovvero imme-
lamento degli elementi d’esperienza, va im- diato, il dato d’esperienza; mentre, per quanto
piantata l’esegesi gnoseologico-fenomenolo- riguarda la struttura, è ritenuta intuitiva dalla
gica, dobbiamo considerare distintamente Gestalttheorie e non già dal razionalismo, che la
quelle dottrine che attribuiscono allo stesso identifica con un processo, come lo è tutto ciò
conoscere che apprende gli elementi anche che è pensiero. Per indicare questa differenza,
l’ordine dell’esperienza e quelle che negano la si può anche dire che gli elementi sono pun-
puntualità di tali elementi d’esperienza. tuali non solo per il loro isolamento o per la
Locke, che sembra considerare empiriche an- loro isolabilità analitica, ma anche perché non
che le relazioni tra elementi, di fatto non di- rientrano nel processo che forma l’esperienza
stingue fra percezione di idee semplici e perce- (nel senso 6).
zione di idee complesse (Essay Concerning Si può dubitare se l’opposizione tra elemento
Human Understanding, l. II, cap. 12, §§ 3; 7 puntuale e struttura possa essere considerata
ecc.). Egli fa rientrare nella pura percezione del tutto simmetrica a quella tra intuizione
anche l’astrazione, che per Aristotele era fun- (esperienza in senso 3) e processo (ragione),
zione intellettuale; ma i rilievi principali con- quando si riflette sull’innatismo che, contro
tro Locke si fondano piuttosto sul criterio di l’empirismo, attribuisce origine razionale alle
distinzione fra il semplice e il complesso. Poi- idee innate, che di per sé sarebbero elementi
ché «l’individuo è ineffabile», è sempre possi- rispetto alla struttura della conoscenza. Ma le
bile scomporre e quindi trovare complessa idee e i principi innati, anche se fossero sepa-
un’idea semplice: è questa la critica di Berke- rati e individuali, sono sempre generali, e cioè
ley (Principles of Human Knowledge, introd., § 8), irripetibili, ciascuno unico nel suo genere. Pu-
secondo cui non vediamo un «rosso», ma re nel caso in cui si ammetta un innatismo co-
«una certa forma rossa» e questa è il vero ele- me quello platonico, resta sempre la differen-
mento dell’esperienza, mentre «un rosso» è za fra le sensazioni puntuali ma ripetibili e le
un’astrazione. Per la stessa ragione, però, an- idee non ripetibili. Le sensazioni nel razionali-
che l’idea complessa potrà essere considerata smo sollecitano il ricordo o il divenire coscien-
come semplice. In certe forme successive di ti di elementi innati; le sensazioni nell’empiri-
empirismo radicale, non si distingue nemme- smo costituiscono l’esperienza: in ogni modo,
no fra idea complessa e idea semplice: vedia- sono puntualità opposte a processo. Potremo
mo che una mela è più grande di un’altra pro- impiegare questa peculiarità per vedere quali
prio come vediamo le due mele. Le obiezioni a risultati gnoseologico-fenomenologici si deb-
questo riguardo sono ovvie. bano derivare dall’opposizione fra esperienza
La Gestalttheorie sostiene che l’aspetto priori- (nel senso 5) e pensiero, che è sempre apparsa
tario di ogni sensazione è una struttura, un così profonda da rendere illusorie l’unità del
complesso. Gli elementi di questo complesso conoscere e la continuità della vita psichica di
non sono enti d’esperienza, ma entità astratte cui ambedue fanno parte integrante.
più o meno di comodo. Ne scaturiscono due b) L’illusione genealogica. – L’interpretazione
tipi diversi di analisi: procedendo in modo del suddetto contrasto costituisce il problema
astratto, avremo elementi puntuali; descriven- centrale della gnoseologia fenomenologica, e
do empiricamente, avremo la Gestalt. La no- le diverse gnoseologie si distinguono tra loro
zione di «elementi» subirà cambiamenti, ma per le varie soluzioni che ne propongono.
3629
VOLUMIfilosofia.book Page 3630 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperienza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Dall’empirismo come quello di Hume, che ri- re dall’effetto alla causa o dalla realtà attuale
conduce tutta la conoscenza alla puntualità alla ragione della sua possibilità non ci si può
dell’esperienza, all’innatismo, che considera arrestare arbitrariamente, e ci si deve chiedere
l’esperienza come uno stimolo esterno per il anche quale sia la ragione sufficiente del pen-
funzionamento della ragione, sono possibili siero stesso, questione che non è più gnoseo-
molte soluzioni, ma sono tutte subordinate al- logica. In particolare, quando si sia risaliti ai
la genealogia delle idee. Questo concetto – co- primi elementi semplici (l’impressione, o
me si sa – venne usato da Kant per indicare la l’idea innata, o la sintesi della sensibilità) co-
natura comune dei vari tentativi gnoseologici me ragione sufficiente del pensiero, ci si chie-
empiristici, che si limitavano a quella che è derà quale sia la ragione sufficiente dell’idea
stata chiamata «ideologia». Per Kant la genea- semplice che è il primo dato di pensiero, e
logia in fondo è arbitraria, perché si limita a quindi l’indagine dovrà uscire dal campo gno-
descrivere il processo di presentazione delle seologico. Questa posizione risulta evidente
idee nel pensiero, senza dimostrare che essa è in Locke; nel pensiero contemporaneo è con-
autentica o l’unica possibile. notata come concezione rappresentativa del
Si ricordi che tanto nella mente di Hume e de- conoscere, perché presuppone una realtà
gli altri genealogisti, quanto nella mente del esterna da riprodurre in un correlato mentale.
loro critico, Kant, predominava il problema Questa critica da parte degli empiristi però è
della causalità. Una genealogia vuole dar con- ingiustificata, perché essi pretendono di dare
to del sorgere delle idee e quindi assume la conto delle idee partendo senz’altro dall’im-
causalità, ovvero il più generale principio di pressione sensoriale: così accettano un princi-
ragion sufficiente, come base per l’esplorazio- pio di ragione che poi criticano come erroneo
ne del pensiero; ma da questa intende deriva- e, d’altra parte, pretendono di poter eliminare
re anche l’origine dell’idea o del principio stes- lo stesso principio non applicandolo al primo
so di causalità, e quindi cade in un circolo vi- dato dell’esperienza. Si prova così che una ge-
zioso. Il sofisma è evidente in Hume, che criti- nealogia delle idee è improponibile, perché
ca la causalità riconducendola ad abitudine e, porta a una gnoseologia fenomenologica che
quindi, non fa altro che sostituire al principio sfuma inevitabilmente nell’ontologia, cioè a
di causalità un altro principio che svolga la una genealogia senza campo specifico di ap-
medesima funzione. Ma anche l’innatismo ac- plicazione.
cetta il principio di ragion sufficiente, quando Vediamo ora se sia inevitabile l’illusione ge-
asserisce che nel pensiero si trovano idee ge- nealogica nell’esplorazione dell’esperienza,
nerali perché esse esistono già connaturate al- cioè se, per dar ragione dell’esperienza, si deb-
la ragione, e così ne esclude una genesi extra- ba finire per considerare la gnoseologia feno-
razionale. Nemmeno il criticismo col suo me- menologica come terreno dell’ontologia: que-
todo trascendentale si libera dall’illusione ge- sto sposterebbe radicalmente il problema,
nealogica, quando afferma che la questione perché il termine e il concetto di «esperienza»
gnoseologica non verte su ciò che esiste at- sono essenzialmente gnoseologico-fenome-
tualmente nel pensiero, ma su ciò che può esi- nologici. Per descrivere l’esperienza senza dar-
stere in linea di diritto: anche in questo caso, ne ragione, occorre esplorare le basi gnoseolo-
si cerca una ragione sufficiente della possibili- gico-fenomenologiche dell’illusione genealo-
tà dei concetti. Ma la ragione sufficiente non è gica e vedere se sia possibile porle fra parente-
la ragione necessaria, perché non è ancora si, al fine di esplorare l’esperienza senza com-
provato che sia l’unica ricostruzione possibile promessi genealogici. È evidente che l’illusio-
per dar conto di tutto: manca ancora qualcosa ne genealogica deriva dalla temporalità del
alla dimostrazione e perciò si ricade fatalmen- pensiero e quindi dell’esperienza. Ogni atto
te nell’ontologia, come era accaduto ad Aristo- puntuale del conoscere, ovvero ogni momento
tele (Metaph., VI, 4; IX, 10) col cercare una base del pensiero che si possa o debba isolare ai fi-
del principio di non-contraddizione nell’es- ni dell’analisi gnoseologico-fenomenologica,
senza stessa dell’individuo. viene prima o dopo un altro atto o momento.
Perfino Kant, nell’ultima fase del suo pensiero, Sia che si parli trascendentalmente del tempo
uscì dalla gnoseologia, come risulta dall’Opus come forma a priori e schematismo, sia che si
postumum. Era logicamente inevitabile perché, consideri psicologicamente il flusso della co-
ove si accetti l’illusione genealogica nel risali- scienza, una gnoseologia fenomenologica non
3630
VOLUMIfilosofia.book Page 3631 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperienza


può eliminare la temporalità del pensiero e prima e un elemento di esperienza poi, non vi
deve considerare l’esperienza in base al colle- sarà netta distinzione come invece esistereb-
gamento temporale fra elementi. La psicolo- be fra due presenti puntuali.
gia riconduce siffatto collegamento a una fa- La ricerca di un elemento che precede come
coltà o funzione specifica, la memoria, che ap- ragion sufficiente di un elemento che segue
punto omologa e assimila ciò che viene dopo appare, dunque, senz’altro dovuta ad astrazio-
a ciò che viene prima. Dal punto di vista gno- ne arbitraria: nella realtà gnoseologico-feno-
seologico, però, la memoria ha un carattere menologica immediata, gli elementi dell’espe-
paradossale: essa è immanente alla coscienza rienza si distinguono qualitativamente e non
e insieme ad essa trascendente, perché supera quantitativamente, cioè per riferimento alla
la successione del «prima» e del «poi» e quin- loro collocazione nel tempo.
di si presenta come indipendente dal tempo, c) Il reperto fenomenologico. – D’altra parte,
come flusso della coscienza. l’elemento temporale non può essere trascu-
È per questo che già in Platone e in Aristotele rato nell’indagine gnoseologico-fenomenolo-
la memoria ha una duplice veste: è conserva- gica dell’esperienza: a provare questo baste-
zione inconscia del «prima» e rievocazione co- rebbe lo schematismo trascendentale di Kant,
sciente del «prima» come «poi». Soltanto una in cui proprio il tempo serve da giuntura fra
concezione del tempo in senso coscienziale, sensazione (l’esperienza nel senso 4) ed espe-
cioè tale che non vi sia in esso nessun punto rienza come struttura (l’esperienza nel senso
fisso che permetta di distinguere e opporre un 6). II pensiero funziona nel tempo e, in partico-
«prima» a un «poi», può superare il parados- lare, l’iterazione non può venir ridotta a entità
so: questo è il significato dell’insistenza di intemporale (KrV, Riga 17872, p. 134): è un ac-
Bergson sul flusso continuo della coscienza cumularsi di elementi successivi e non un cu-
(Essai sur les données immédiates de la conscience, mulo di elementi contemporanei, come potrà
1889) e dell’analisi di Husserl, che ha stabilito venir considerato in logica dove, distinguendo
che il presente non è un punto tra passato e fra pensiero e conoscenza, si cercherà una ba-
futuro, ma è una zona del flusso nella quale, se di legittimità per il conoscere d’esperienza
per astrazione, si potrebbe già riconoscere un ossia per l’esperienza vera. Nel campo gno-
passato e un futuro (Vorlesungen zur Phäno- seologico-fenomenologico si deve considera-
menologie des inneren Zeitbewusstseins, Halle re invece il reperto dell’autocoscienza, alla
1928). Questo vuol dire che la puntualità tem- quale tende tanto l’esperienza che il pensiero,
porale massima, quella del presente della co- cioè tanto l’esperienza nel senso 4 che l’espe-
scienza, implica un fattore mnemonico o, più rienza nel senso 6. Il reperto gnoseologico-fe-
esattamente, il carattere evanescente e non nomenologico mostra una convivenza di espe-
puntuale del presente psichico. Di conseguen- rienza e ragione, cioè una situazione aporetica
za, coscienza (o presenza al pensiero) e inco- nel senso di Hartmann (Grundzüge einer Meta-
scienza non sono più distinguibili nettamente physik der Erkenntnis, Berlin 1925, cap. 4, § b),
come punti nel fluire della coscienza, e si può nella quale esistono due elementi realmente
superare la paradossalità di una doppia me- contraddittori che tuttavia devono essere con-
moria cosciente e incosciente, passata e pre- servati nella loro distinzione e contraddittorie-
sente insieme. tà, poiché l’esperienza che conosciamo è, in
Dato che l’illusione genealogica sorge da una ogni suo momento, così caratterizzata. Il cele-
netta distinzione fra causa ed effetto, fra ragio- bre detto di Kant che le sensazioni senza con-
ne sufficiente e fatto attuale, la concezione fe- cetti sono cieche e i concetti senza sensazioni
nomenologica del presente psichico come zo- sono vuoti (KrV, cit., p. 75), esprime in termini
na e non punto (che porta a ritenere che il flus- trascendentali questa aporia. Per descriverla
so di coscienza non sia composto da tanti pre- esattamente, ricordiamo che la puntualità de-
senti puntuali) va considerata anche nella de- gli elementi d’esperienza non va intesa come
scrizione dell’esperienza. Si potrà parlare – an- intuitiva; un’ulteriore analisi, pure astratta, è
zi si dovrà ancora parlare, ai fini analitici – di in grado di scindere l’elemento puntuale
elementi dell’esperienza, ma la loro puntualità dell’esperienza, la sensazione isolata, in modo
temporale andrà riconosciuta già distesa nel che essa non appare semplice, atomica. Que-
tempo (già, in un certo senso, mnemonica) e sto prova che l’elemento dell’esperienza su cui
quindi tale che, fra un elemento di esperienza si esercita l’indagine gnoseologica è puntuale
3631
VOLUMIfilosofia.book Page 3632 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperienza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

soltanto perché isolato, o isolabile dagli altri. le, a loro volta, sono elementi del sistema di
La sua puntualità è in certo senso relativa e un’idea complessa.
quindi si può sospettarla avventizia e dovuta Elementi dell’esperienza e sistema dell’espe-
all’analisi. rienza appaiono diversi e contraddittori al-
Ma anche il concetto di sistema dell’esperien- l’analisi, ma la loro divergenza sfuma nel flus-
za è altrettanto relativo e forse avventizio. Un so coscienziale attuale in cui l’iterazione avvie-
sistema vero e proprio dell’esperienza non è ne, in modo che, a un certo punto, fissato arbi-
pensabile o conoscibile realmente, perché, se trariamente dallo gnoseologo-fenomenologo,
fosse puro sistema, conterebbe relazioni, ma il ripetersi sembra cessare e gli elementi costi-
non i termini tra cui esistono le relazioni: sa- tuiscono un’unità, cioè un elemento sovraor-
rebbe, in fondo, il concetto vuoto o l’idea di dinato. Quando questo nuovo elemento non
Kant. Un simile sistema si può costruire in sia ripetibile, abbiamo il concetto. Si è usciti
astratto perché si può porre, al posto degli ele- allora dall’esperienza nel senso 5 e si è entrati
menti dell’esperienza, un simbolo che li rap- nell’esperienza nel senso 6: il concetto è asso-
presenti tutti; di fatto, però, per pensarlo, oc- lutamente unico nel suo genere, mentre i suoi
corre anche pensare gli elementi d’esperienza. elementi (le intuizioni che contiene) restano
(Questa è una maniera banale di esprimere ripetibili all’infinito. Con la formazione del
che cosa sia il concetto, il quale, secondo concetto o del giudizio generale, l’aporia è so-
Kant, è al tempo stesso una funzione fra sen- spesa, perché il processo gnoseologico-feno-
sazioni e un ente fisso e autonomo, sul quale menologico dell’esperienza è finito e può venir
si può giudicare e ragionare in modo da costru- considerato completo. Ma a questo punto di-
ire un sistema concettuale dell’esperienza.) venta inevitabile domandarsi: il concetto così
Si giunge così a quella che possiamo chiamare ottenuto è regolarità conforme a legge o uni-
«problematica assoluta» dell’esperienza con- formità prammatica? E, ancora, è inevitabile
siderata come reperto gnoseologico-fenome- chiedersi se il risultato dell’esperienza è vero o
nologico. Le indagini millenarie, che non sono falso. Ma per risolvere questi problemi non si
riuscite a omologare e unificare definitiva- può più considerare il processo dell’esperien-
mente il pensiero e l’esperienza, sembra che za: si dovrà uscire dalla gnoseologia fenome-
siano fallite nel loro compito di darne conto; nologica, per esaminare l’esperienza dal punto
in realtà l’insuccesso, più che ad esse, è dovu- di vista logico. E così è avvenuto nel corso del-
to alla natura eminentemente aporetica del- la storia della filosofia.
l’esperienza reale. Potranno esservi altri ele- III. L’ESPERIENZA NEL SUO ASPETTO GNOSEOLOGICO. –
menti aporetici nel pensiero, come sostiene 1. L’esperienza nel pensiero greco. – Nella formu-
Hartmann (Grundzüge einer Metaphysik der lazione più originaria del suo concetto, l’espe-
Erkenntnis, op. cit., cap. 6), ma nell’indagine rienza è concepita come una conoscenza per
gnoseologico-fenomenologica dell’esperien- partecipazione o «simpatia» vitale. Il modello
za è la sua stessa aporia, non esplorata da di questo modo di intenderla forse si può far
Hartmann, che va ammessa come risultato risalire all’indovino Proteo che, secondo la no-
dell’indagine fenomenologica nel senso di ta leggenda omerica, conosce tutte le cose
Husserl e come base dell’esperienza dal punto perché «diventa tutte le cose» (pav n ta
di vista di una «fenomenologia dello spirito» ginovmeno"), «assumendo le forme di quanti
nel senso di Hegelibro In altri termini l’aporia animali esistono sulla terra e trasformandosi
può essere così espressa: si ha esperienza in acqua e in fiori» (Odissea, IV, vv. 417-418).
quando si pensino contemporaneamente un Così Eraclito, Empedocle e Senofane, tra i pri-
sistema e i suoi elementi come assolutamente mi affermarono che l’esperienza consiste nel
difformi (dal punto di vista gnoseologico) ep- farsi simili alla cosa conosciuta. Ben presto
pure assolutamente coerenti; oppure l’espe- però Anassagora fece rilevare che, a causa del-
rienza è tanto un’intuizione singola, quanto un la debolezza dei sensi, «non siamo capaci di
sistema di intuizioni nettamente diverse, che è discernere il vero» (Diels, 59 B 21). Come pure
possibile distinguere ermeneuticamente, ma Eraclito evidenziò che la temporalità ha un pe-
facendo astrattezza dalla loro convivenza dina- so rilevante nella determinazione dell’espe-
mica. Non per nulla Locke dovette trattare le rienza. Si fece allora strada la tendenza a tra-
idee astratte come aveva trattato le idee sem- sformare l’esperienza, da un lato, in un’attitu-
plici: queste sono elementi di quelle, ma quel- dine intuitiva e sinottica e, da un altro, ad as-
3632
VOLUMIfilosofia.book Page 3633 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperienza


sociarla alla ripetitività delle situazioni e quin- mali, tale capacità non persiste, per cui essi
di a farne un’addizione, una raccolta di atti non hanno più la conoscenza quando la sensa-
percettivi. La prima via trovò la sua formula- zione viene meno, invece in altri, e cioè negli
zione più pregnante in Parmenide, che identi- uomini, anche allora ne restano tracce, per cui
fica l’esperienza con l’atto nel quale l’essere si essi continuano ad avere conoscenza anche
fa manifesto nella sua unità originaria e spo- quando la sensazione è cessata. In questo ca-
gliato dalle inadeguatezze che vi si mescolano so si determina una diversa specie di cono-
per l’incapacità dei nostri sensi. La seconda scenza, quella razionale. Dalla sensazione in-
invece trovò espressione nella tesi di Anassa- fatti si sviluppa il ricordo e «dal ricordo ripetu-
gora, in base alla quale «non bisogna ricon- to di un medesimo oggetto nasce l’esperien-
durre tutto alla sensazione», perché questa, za»; da quest’ultima poi o «dall’intero concet-
nella sua varietà e molteplicità, è soltanto il to universale che si è formato nell’anima come
punto di partenza dei nostri logoi. Del resto, le un’unità che, al di là della molteplicità, è una
cose che non sono visibili con gli occhi è pos- e identica nelle cose molteplici, viene fuori il
sibile inferirle con il ragionamento (ibi, 59 A 46). principio dell’arte e della scienza: dell’arte ri-
Tuttavia, il primo rigoroso tentativo di deter- spetto al divenire, della scienza rispetto all’es-
minare la natura dell’esperienza fu compiuto sere» (An. post., II, 19). Questo si deve al fatto
da Platone, con il contrapporla all’arte e alla che, attraverso le capacità intellettive, gli uo-
scienza. Nella Repubblica egli distingue i giudi- mini «da molte riflessioni sull’esperienza si
zi basati su una somma di esperienze pratiche formano un unico giudizio generale». Ciò dà
da quelli che fanno leva anche sull’intelligenza luogo all’arte che, a differenza dell’esperienza
e sui ragionamenti (Resp., 582 d-e). La que- – che «è una conoscenza dei casi particolari» –
stione è ripresa nelle Leggi, quando chiarisce il ,è una conoscenza degli universali e delle cau-
diverso comportamento tenuto dai medici ri- se. Al di sopra dell’arte si pone la scienza vera
spettivamente nei confronti degli schiavi e de- e propria, in quanto è conoscenza dei primi
gli uomini liberi. Il medico degli schiavi, scrive principi e, quindi, pura e indipendente da
Platone, non dà «alcuna ragione della malat- qualsiasi conferma che le possa venire
tia», limitandosi a prescrivere ciò che è più dall’esperienza. (Metaph., 981 a).
conforme all’esperienza immediata; invece, il 2. L’esperienza nel pensiero medievale. – Nella
metodo degli uomini liberi «studia le malattie, sintesi aristotelica, così, l’esperienza manife-
tiene i malati fin da principio sotto osservazio- sta, pur nella sua fase iniziale, una struttura ri-
ne, cerca la natura del male, stabilisce strette gorosamente articolata in sensazioni, perce-
relazioni con lo stesso ammalato e con i suoi zioni e giudizi. Su questa base, Tommaso
cari e insieme impara dagli ammalati e inse- d’Aquino può affermare: «La parte intellettiva
gna loro per quanto è possibile (Leg., 720 d). è più nobile e più aperta della parte percettiva.
Così, l’antitesi tra l’aspetto sensibile e l’aspet- Finalmente l’unione del bene col soggetto è
to razionale dell’esperienza, che era stato già più intima, più perfetta e più durevole. È più
evidenziato nella sua aporeticità da Parmeni- intima perché il senso si ferma agli accidenti
de con il ricorso all’immagine dell’uomo con esterni di una cosa: invece l’intelletto penetra
due teste (Diels, 28 B 6) e riproposto da Eracli- fino all’essenza di essa; infatti, l’intelletto ha
to attraverso la dialettica dei vigilanti e dei per oggetto l’essenza delle cose» (Summ. the-
dormienti (ibi, 22 B 88), raggiunge con Platone ol., Ia-IIae, q. 31, art. 5). L’esperienza si trova in
la sua fase più critica e fa sentire l’urgenza di questo rapporto con l’intelletto perché non è
una soluzione. concepita come una semplice percezione pas-
Di questa istanza si fa interprete Aristotele at- siva, ma piuttosto come l’atto mediante il qua-
traverso la fondazione critica del rapporto tra le l’uomo avverte la presenza di un dato, in
senso e intelletto, che rappresenta il tratto più un’apertura incondizionata che si risolve in un
saliente dell’esperienza sotto l’aspetto gno- rapporto di partecipazione assimilativa e di
seologico. Per un lato, la contrappone all’arte identificazione intenzionale con esso. E, al
e alla scienza; per un altro, ne fa la condizione tempo stesso, l’esperienza si rivela avviata a
per il loro sviluppo. Tutti gli esseri animati, se- scoprire nel dato «ciò che nelle cose vi è di più
condo Aristotele, dispongono di «una innata intimo e di più profondamente radicato, poi-
capacità selettiva», che consiste nella sensa- ché l’essere è elemento formale rispetto a tutti
zione; però, mentre in alcuni, e cioè negli ani- i principi e i componenti che si trovano in una
3633
VOLUMIfilosofia.book Page 3634 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperienza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

data realtà» (ibi, I, q. 8, art. 1).Tommaso così bito l’intelletto giudica che esiste». Essa, inol-
ne fa l’elemento risolutore delle principali tre, è la forma di conoscenza «mediante la
istanze della problematica filosofica, in quan- quale si conosce che una cosa inerisce a un’al-
to la presenta come capace di dar conto del tra, che un luogo dista da un altro, che una co-
modo intuitivo di aprirsi del soggetto nei con- sa ha una certa relazione con un’altra o, in ge-
fronti della realtà, del rapporto che ne scaturi- nerale, qualsiasi verità contingente, special-
sce e dell’assolutezza del contenuto raggiunto mente intorno a ciò che è presente» (Scriptum
dalla conoscenza. in librum I Sententiarum, Prologus, q. 1, z). Per
Quanto detto vale per gran parte dei filosofi Ockham l’esperienza non riguarda soltanto le
medievali. Sembra impossibile, infatti, per co- cose esterne, ma anche gli stati interni dell’uo-
storo dissociare l’esperienza, considerata nel mo, come «le intellezioni, le volizioni, la gioia,
suo aspetto gnoseologico, da un fondamenta- la tristezza e simili» (ibi, q. 1, h). Sulla sua scia,
le giudizio di esistenza, inteso come l’esplici- Buridano ribadisce l’identificazione dell’espe-
tazione di quel contatto con la realtà connesso rienza con l’intuizione sensibile, e dichiara im-
al riconoscimento della sua presenza. D’altro perfetta la disciplina che presume di farne a
canto, il meccanismo dei fattori soggettivi at- meno, perché non è in grado di afferrare il si-
traverso i quali l’esperienza si realizza, non la gnificato conoscitivo né dei suoi principi né
riduce a uno spettacolo interno di rappresen- delle sue conclusioni (Quaestiones in Metaphy-
tazioni, ma la attua come apertura di fronte a sicam, I, q. 8).
un dato che viene sperimentato immediata- 3. L’esperienza nel pensiero moderno. – Con l’av-
mente, sebbene attraverso una certa motiva- vento dell’età moderna, il problema dell’espe-
zione di carattere organico e psicologico. È rienza viene affrontato sulla base di una pre-
inevitabile, pertanto, che sia individuato in es- giudiziale metodologica che, attribuendo la
sa il criterio della validità oggettiva della cono- priorità al soggetto della conoscenza rispetto
scenza e sia superata con piena legittimazione all’oggetto, tende a ridurre la portata realistica
critica la strumentalità della sua fase mera- del dato di riferimento, fino a depotenziarne in
mente soggettiva. modo considerevole la consistenza ontologi-
Questo è quanto avviene già nel tardo Medio- ca. Questa impostazione sfocia in una sorta di
evo, solo che, in tal caso, l’esperienza è conce- fenomenismo che, anche quando è presentato
pita essenzialmente come intuizione. Così, da in termini matematici, come avviene in Carte-
questo punto di vista, un oggetto conosciuto sio (Discours de la méthode, II), Spinoza (Ethica,
per esperienza è un oggetto presente in perso- II, 40, scolio 2) e Leibniz (Théodicée, Discours, §
na e nella sua individualità al soggetto che lo 65), riconduce il significato del dato a quello di
conosce. Ne fornisce una chiara esemplifica- una entità costruita, anziché preesistente, e
zione R. Bacone: «Senza l’esperienza – egli af- quindi diviene incapace di collocare l’espe-
ferma – niente si può conoscere a sufficienza. rienza in quella posizione di incondizionata
Due sono i modi di conoscere: l’argomentazio- apertura nei confronti della realtà, che l’aveva
ne e l’esperienza. L’argomentazione conclude contraddistinta ininterrottamente nel pensie-
e ci fa concludere la questione, ma non ci ren- ro greco e in quello medievale. Ne risente an-
de certi e non rimuove il dubbio, giacché l’ani- che il rapporto di continuità tra senso e intel-
ma non s’acquieta nell’intuire la verità se non letto, che si dissolve in una separazione, per
la trova per la via dell’esperienza» (Opus ma- cui la questione principale diviene la determi-
ius, VI, 1). Tuttavia, l’intuizione a cui si appella nazione di quanto, nell’atto conoscitivo, derivi
Bacone non è soltanto di natura sensibile, ma dal fatto ricettivo-sensibile e di quanto pro-
include anche un’intuizione interiore, dovuta venga dalla pura attività del pensiero. Questa
all’illuminazione divina: l’una è la fonte delle situazione trova una significativa espressione
verità naturali; l’altra è la fonte delle verità so- nella contrapposizione tra l’empirismo e il ra-
prannaturali. Per Ockham l’esperienza è la co- zionalismo, per quanto prendano forma nel-
noscenza intuitiva perfetta, perché ha per og- l’ambito di una comune matrice fenomenista.
getto le cose presenti, e si differenzia da quella Così, a partire dal sec. XVI, l’appello all’espe-
imperfetta che invece concerne le cose passa- rienza, che non significa altro che rimettersi
te. Equivale infatti a quell’attività immediata all’intuizione sensibile, assume il carattere di
«in virtù della quale ci è possibile conoscere un’esplicita limitazione delle pretese della ra-
se una cosa esiste o non esiste: se esiste, su- gione. Ne abbiamo una prima conferma nel
3634
VOLUMIfilosofia.book Page 3635 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperienza


sensismo di Telesio, dove però l’identificazio- condotto da Hume a espressione di atteggia-
ne di «ciò che la natura rivela» con «ciò che i menti istintivi e sensoriali che, cogliendo se
sensi testimoniano» (De rerum natura, I, proe- stessi come labili e mutevoli, hanno in ciò il
mio), porta ad attribuire la priorità alla cono- massimo consentito di consapevolezza critica.
scenza sensibile, ma non già a farne anche la Per quanto non manchi di evidenziare le rela-
guida e il criterio di controllo della conoscenza zioni che sussistono tra le sensazioni e le im-
in generale. Questo invece è quanto avviene, pressioni, che fanno dell’esperienza un tutto
nel secolo successivo, con l’empirismo. Per strutturato anziché un semplice aggregato di
Locke tutta la nostra conoscenza proviene elementi isolati, l’empirismo proposto da Hu-
dall’esperienza: «È questo il fondamento di me rendeva impossibile la costituzione di pro-
tutte le nostre conoscenze, da qui esse traggo- cedimenti di previsione e perciò non consenti-
no la loro prima origine» (Essay Concerning va la formazione di una scienza qualsiasi.
Human Understanding, l. II, cap. 1, § 2). È da L’unilateralità di questa posizione, come pure
essa infatti che dipendono sia la sensazione di quella razionalista, è avvertita acutamente
sia l’intelligenza, in quanto sono intuizioni ri- da Kant e gli fa sentire l’urgenza di liberarsi dal
spettivamente degli oggetti esterni e delle fenomenismo. A tale scopo, perciò, opta per
operazioni del nostro spirito (ibi, l. II, cap. 1, §§ una soluzione intermedia tra empirismo e ra-
3-4). Come pure essa, che «è la specie di cono- zionalismo, che gli consente di formulare una
scenza più chiara e più certa di cui sia capace dottrina capace di stabilire le condizioni di
l’umana debolezza» (ibi, l. IV, cap. 2, §§ 1), è il possibilità dell’esperienza. Elabora così un
criterio insieme limitativo e fondante della co- concetto di esperienza che intende rispondere
noscenza umana, in quanto le assicura una dell’effettiva estensione della conoscenza e
certezza che «ognuno trova essere talmente garantirne l’elemento a priori. Per Kant, per-
generale, che non può immaginarne, né quindi ciò, «ogni esperienza, oltre l’intuizione dei
esigerne, una maggiore» (ibid.). Anche per Hu- sensi, per cui qualcosa è dato, contiene anche
me l’esperienza è la fonte della conoscenza, in il concetto di un oggetto che è dato, o appare,
quanto questa non è che il complesso mutevo- nell’intuizione: quindi, a base di ogni cono-
le e vario delle impressioni e delle idee nei lo- scenza sperimentale ci saranno concetti di og-
ro rapporti. Tuttavia, mentre Locke ammette la getti in generale, come condizioni a priori; e,
certezza, sia pure relativa, del mondo esterno, per conseguenza, il valore oggettivo delle cate-
Hume invece la esclude, riconducendola gorie, come concetti a priori, si fonderà sul fat-
all’esperienza (Treatise of Human Nature, l. I, to che solo per esse è possibile l’esperienza
parte I, § 2). D’altro canto, tutto ciò che si può (secondo la forma del pensiero)» (KrV, cit., p.
dire sul conto del mondo esterno, egli osserva, 104). L’esperienza dunque ha come suo fonda-
ha il suo fondamento nel rapporto di causa ed mento «i principi della sua forma a priori, cioè
effetto che, a sua volta, «non si ottiene mai regole universali dell’unità nella sintesi dei fe-
mediante ragionamenti a priori, ma nasce in- nomeni, regole la cui realtà obiettiva può es-
teramente dall’esperienza quando troviamo sere provata sempre nell’esperienza, come di
che certi particolari oggetti sono costante- necessarie condizioni di essa, anzi della sua
mente congiunti tra loro» (Enquiry Concerning possibilità» (ibi, p. 145). Pertanto, la possibili-
Human Understanding, l. IV, cap. 1). Non si tà dell’esperienza è il criterio ultimo della le-
tratta perciò di una connessione necessaria, gittimità di ogni conoscenza possibile; essa in-
ma di un’inferenza compiuta dal soggetto, fatti fornisce una realtà oggettiva e tutte le no-
senza alcuna concatenazione logica. Del resto, stre conoscenze a priori e le condizioni della
tutte le nostre conclusioni si fondano sulla sua possibilità «sono al tempo stesso le con-
supposizione «che ci sia una connessione tra il dizioni della possibilità degli oggetti del-
fatto presente e quello che da esso viene infe- l’esperienza e hanno perciò valore oggettivo in
rito». Ma cercare la prova di questa supposi- un giudizio sintetico a priori» (ibid.). Ma con
zione in «argomenti probabili o in argomenti ciò l’esperienza viene a coincidere con il giudi-
relativi all’esistenza, è evidentemente muover- zio sintetico a priori, del quale non si pone la
si in un circolo e accettare come sicuro proprio questione se sia possibile, ma solo come sia
quello che è il punto in questione» (ibi, l. IV, possibile e perciò si parte da un concetto di
cap. 2). Così pure, tutto ciò che si può dire in- esperienza già dato, trasferendo così indebita-
torno ai limiti della conoscenza umana, è ri- mente nel punto di partenza della ricerca quel-
3635
VOLUMIfilosofia.book Page 3636 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperienza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

lo che ne dovrebbe essere il risultato. Pertan- za, ma piuttosto dalle differenti modalità di or-
to, all’apertura incondizionata di fronte al da- ganizzazione di quest’ultima alle nozioni logi-
to, anche Kant, come l’intero pensiero moder- che fondamentali. Questo però fa sì che all’in-
no, sostituisce la costruzione del dato stesso terno dell’esperienza si costituisca il concetto
mediante l’attività di un apparato funzionale a stesso di realtà, perché essere un oggetto rea-
priori, che estromette dall’ambito dell’espe- le non significa altro, per Husserl, che avere un
rienza possibile la presa sulla realtà in sé limi- posto all’interno del mondo intenzionato dal-
tandola alla sfera dell’universale intersoggetti- la coscienza secondo la modalità temporale
vo trascendentale. (E. Husserl, Erfahrung und Urteil, Hamburg
L’idealismo conferisce piena coerenza a que- 1954, p. 191). Purtuttavia la realtà, come non
sta dottrina, identificando la conoscenza effet- consiste in un dato oggettivo, così non si risol-
tiva con quella organizzata secondo un ordine ve in un puro gioco dell’immaginazione, ma
necessario e quindi con il riferire l’esperienza piuttosto in ciò che l’esperienza quotidiana at-
non già a una realtà data al soggetto, bensì da testa: «La semplice esperienza in cui è dato il
questo posta. Fichte, infatti, assume che «il si- mondo-della-vita è il fondamento ultimo di
stema delle rappresentazioni accompagnate qualsiasi conoscenza obiettiva» (Die Krisis der
dal sentimento della necessità, si chiama an- europäischen Wissenschaften, Den Haag 1954, §
che esperienza, sia interna che esterna. Perciò 66). Inoltre «nel suo significativo primo e più
la filosofia ha il compito di rendere ragione di pregnante», l’esperienza deve essere conside-
ogni esperienza.» (Wissenschaftslehre, Tübingen rata come «il rapporto diretto con l’individua-
1797, § 1). Con l’esperienza, comunque, secon- le» (Erfahrung und Urteil, § 6). Tuttavia, l’ordi-
do Fichte, non si ottiene alcun sapere nel sen- namento che essa è in grado di assicurare a
so vero e proprio; perché questo si dia, occorre ciascun soggetto può essere confrontato con
distanziarsi riflessivamente dall’accadere pun- quello che si attesta nell’esperienza degli altri
tuale e in sé irrelato e irrepetibile del «puro soggetti; e nel confronto e nell’accordo, pren-
esperito», e ciò è possibile riportando l’espe- de forma l’idea di un mondo intersoggettivo,
rienza alla coscienza, in quanto ne costituisce identico per tutti.
l’unico fondamento possibile di spiegazione, Per Gadamer, a causa del fatto che, nella logi-
data la sua natura di attività riflessa, che in- ca dell’induzione, ha una funzione-guida per le
tuisce se stessa. Così è pure per Hegel, per il scienze positive, il concetto di esperienza,
quale l’esperienza non è che «quel movimento nell’ambito della metodologia scientifica, «ha
dove l’immediato, il non sperimentato, cioè finito per essere rinchiuso entro schemi gno-
l’astratto, appartenga all’essere sensibile o al seologistici che sembrano mutilarne l’origina-
semplice solo pensato, si viene alienando e rio contenuto» (Wahrheit und Methode, Tübin-
poi da questa alienazione torna a se stesso». gen 1960, p. 329). Ne è stata sviluppata così
Con essa, perciò, «l’immediato è presentato una sola possibilità, quella che consente la ri-
nella sua effettiva effettualità e verità» (Phäno- petibilità e la verificabilità. Gadamer procede
menologie des Geistes, Bamberg - Würzburg 1807, pertanto al recupero della nozione elaborata
p. 36), ma non corrisponde al vero sapere: que- dai filosofi greci, integrandola però con la pro-
sto consiste «nell’automovimento del concet- spettiva hegeliana, che riconosce ad essa la
to» (ibi, p. 71), ovvero allo spirito che si sia svi- storicità. In Hegel, secondo Gadamer, l’espe-
luppato come spirito. L’idealismo, così, rivela rienza è essenzialmente un processo negativo,
il sostrato immanentistico – che sostiene l’in- in cui ciò che è ritenuto vero è contraddetto.
tero edificio della conoscenza – e la concezio- Questo però non significa che si cada nel «pu-
ne del trascendentale che caratterizzano il ro nulla», in quanto la negazione è una «nega-
pensiero moderno, in conseguenza della sua zione determinata». Di conseguenza, con tale
adozione dell’esperienza come intuizione e processo, oltre ad ampliare l’orizzonte del sa-
dell’identificazione di quest’ultima con l’intui- pere, se ne acquista anche la piena consape-
zione sensibile. volezza. L’esperienza hegeliana, però, secondo
A questi esiti non si sottrae neppure la feno- Gadamer, è ancora intrisa dell’ideale metodo-
menologia di Husserl, nonostante si proponga logico della piena conoscenza dell’oggetto e
come un «ritorno all’esperienza antepredicati- della sua messa a disposizione del soggetto.
va» e quindi si delinei come un cammino che Da parte sua, pertanto, egli opta per un’espe-
non va, come in Kant, dal giudizio all’esperien- rienza che si contraddistingue per la non con-
3636
VOLUMIfilosofia.book Page 3637 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperienza


clusività e la non esaustività. Così l’esperienza to della sua dottrina pone perciò le «constata-
autentica diventa quella ermeneutica, la quale zioni», la cui incontestabilità è garantita dal
si realizza nella «coscienza della determinazio- sentimento di appagamento che suscitano
ne storica», in cui l’approccio alla tradizione è nella persona che ne fa esperienza, quando ve-
fatto in termini di apertura alla verità che si ri- de che le ipotesi fondate su di esse si avvera-
vela nell’evento, nel testo, nell’opera d’arte. no: «In tutti i singoli casi di verificazione e di
Anche per Adorno, come per Gadamer, l’espe- falsificazione, scrive Schlick,è sempre una
rienza è il continuo rimando alla positività del «constatazione» che fa rispondere con un sì o
reale; ma non nel senso del puro comprendere con un no, provocando in noi un soddisfatto
il dato, perché, «se l’esperienza si abbando- sentimento di gioia o di delusione. Le consta-
nasse esclusivamente alla sua dinamica e alla tazioni sono definitive» (Über das Fundament
sua felicità, non ci sarebbe più alcun limite» der Erkenntnis, in Gesammelte Aufsätze, Hildes-
(Negative Dialektik, Frankfurt am Main 1960, p. heim 19692, pp. 305-306).
39). L’esperienza significa piuttosto il dissolvi- Anche Carnap procede in questa direzione e
mento di ogni positività e di ogni dato prelimi- intraprende il tentativo di ridurre tutta la co-
nare, ottenuto con lo strumento della negazio- noscenza possibile nei termini dell’esperienza
ne determinata. intuitiva. L’unità empirica a cui fa riferimento
4. L’esperienza nel pensiero contemporaneo. – La è il «dato vissuto elementare» (Erleben), «uni-
nozione di esperienza elaborata da Hume, è tà indecomponibile», neutra e anteriore alla
divenuta, attraverso Mach, il presupposto del disgiunzione tra soggetto e oggetto (R. Car-
positivismo o empirismo logico. Mach, attra- nap, Die Aufgabe der Wissenschaftslogik, Wien
verso l’analisi, risolve il fatto di esperienza nei 1934, § 67). Ma questa concezione dell’espe-
suoi elementi ultimi, che individua nelle sen- rienza, che è assai simile a quella proposta da
sazioni. Sotto questo profilo, un fatto fisico o Hume, rende impossibile la fondazione di re-
un fatto psichico non è che un insieme relati- gole per la previsione dei fenomeni e quindi
vamente costante di elementi semplici (cfr. per la costruzione della scienza. È per questo
Die Analyse der Empfindungen, Jena 1900, p. che Carnap, nello sviluppo del suo pensiero,
14). Con questa dottrina prende forma la no- matura la convinzione che non tutti i termini
zione di «unità empirica elementare», che della conoscenza possano essere ricondotti a
avrebbe esercitato una funzione fondamentale termini di percezione e che non tutti gli enun-
nel positivismo o empirismo logico. In questo ciati della scienza possano essere tradotti in
contesto, però, si impone l’idea che i «dati pu- enunciati circa le percezioni (cfr. Testability and
ri» possono essere assunti solo sotto forma di Meaning, New Haven 1950, I, 3). Tuttavia, l’a-
linguaggio, cioè in proposizioni su di essi. Per- dozione della confermabilità in sostituzione
ciò l’esperienza è stata in un linguaggio di os- della verificabilità non comporta, da parte sua,
servazione che è interpretato in modo univoco un ripensamento critico circa la natura del-
e completo mediante il concreto riferimento l’esperienza: questa resta identificata con
fisico a ciò che è stato. Così essa non è più ri- l’esperienza immediata propria dell’intuizione
stretta a indicare situazioni intuitive percepite sensibile. Il modo in cui definisce il predicato
attraverso i sensi, ma è elevata anche a criterio osservabile, infatti, implica il riferimento al-
per il controllo della verità o falsità degli enun- l’esperienza immediata, perché è concepito
ciati che la esprimono. come l’unità empirica elementare che è a fon-
Di questa nozione di esperienza abbiamo una damento degli enunciati sintetici.
chiara formulazione in Wittgenstein, quando Un vero mutamento di prospettiva nella con-
individua negli «stati di cose» o «fatti atomici» cezione dell’esperienza si è avuto soltanto ne-
il corrispettivo, sul piano empirico, delle «pro- gli sviluppi più recenti della filosofia analitica.
posizioni elementari» e il termine di riferimen- Quine se ne può considerare l’artefice, in
to per stabilire se hanno un significato o se so- quanto individua nell’empirismo la presenza
no vere o false (cfr. Tractatus logico-philosophi- di due «dogmi», che consistono, rispettiva-
cus, Leipzig 1921, 4.2). Con lo stesso intento, mente, nella distinzione degli enunciati in
Schlick distingue l’Erleben, cioè l’esperienza analitici e sintetici e nella riduzione dell’evi-
vissuta intuitiva della realtà, dall’Erkennen, denza a intuizione. Innanzitutto, «un confine
cioè l’esperienza tradotta in forma linguistica, tra enunciati analitici ed enunciati sintetici
e riconosce la priorità all’Erleben. A fondamen- non è stato stabilito. Che tale distinzione deb-
3637
VOLUMIfilosofia.book Page 3638 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperienza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ba essere fatta è un dogma non empirico degli questa prima esperienza che si può prendere
empiristi, un articolo metafisico di fede» ulteriormente a considerare e sulla quale, di
(From a Logical Point of View, Cambridge 1961, fatto, ci si sente spinti a ritornare in modo in-
II, 5). Anche la riduzione degli enunciati empi- sopprimibile, se essa si presenta ancora pro-
rici ai dati sensibili è connessa a questa distin- blematica; «dato», infine, è lo stesso tentativo
zione. Perciò, i due dogmi hanno la stessa ra- di mediazione che si pone come esperienza di
dice: scaturiscono dal presupposto che, sicco- trascendere l’esperienza dalla quale al princi-
me la verità degli enunciati dipende dal lin- pio si sono prese le mosse (cfr. G. Bontadini,
guaggio o dal fatto extralinguistico, tale verità Esperienza e metafisica, in «Rivista di Filosofia
«è analizzabile in una componente linguistica Neo-Scolastica», 1949, p. 64). Non si tratta di
e in una componente fattuale». Ma questa è dati diversi, ma sempre dello stesso dato
una palese sciocchezza, che ha la sua origine esperito successivamente in modo sempre più
proprio nel fatto che «si parla di una compo- completo: è naturale che l’esperienza, me-
nente linguistica e di una componente fattuale diante la quale questa realtà viene conosciuta,
nella verità di ogni enunciato individuale» si adegui ai piani diversi e graduali con i quali
(ibid.). Di certo, la scienza «ha la sua doppia di- successivamente prende contatto, e che tale
pendenza dal linguaggio e dall’esperienza; ma adeguazione si articoli secondo un processo di
questa dualità non può essere riportata sino continuità speculativa altrettanto razionale, in
agli enunciati singoli della scienza» (ibid.). Per quanto rivolto a esaurire l’intelligibilità del
quanto ne denunci gli equivoci, tuttavia, non reale. In tale senso, si può parlare di esperien-
si può dire che Quine si sia effettivamente li- za parziale del reale, come lo è quella offerta
berato della nozione di esperienza come intui- dalle singole scienze; ma si può anche parlare
zione. D’altra parte, egli parla ancora, alla ma- di esperienza integrale del reale stesso, come
niera di Hume, di «flusso dell’esperienza» (ibi, conoscenza che ne attinge le cause ultime o lo
II, 6) e afferma che gli oggetti fisici ritagliati in coglie nella sua essenza, come avviene con la
questo flusso non sono diversi, per il loro ca- metafisica. Così intesa, quest’ultima, ben lun-
rattere mitico, dagli dei di Omero. Inoltre, il gi dall’imporre all’esperienza uno schema
flusso di esperienza non è che una successio- aprioristicamente dato, viene desunta dal-
ne di intuizioni istantanee, cioè di unità empi- l’esperienza medesima, perché possa essere
riche elementari. Come tale, pertanto, esso assunta nel suo significato effettuale, umano e
suppone l’esistenza di ciò che la critica di Qui- storico insieme, sempre secondo il canone
ne intende eliminare. dell’incondizionata apertura. Vi è quindi
IV. L’ESPERIENZA NEL SUO ASPETTO METAFISICO. – Il un’esperienza metafisica, la quale, consenten-
passaggio dal problema gnoseologico al pro- do di cogliere la realtà in quanto realtà, cioè in
blema metafisico dell’esperienza si pone sen- relazione all’essere, rappresenta la soluzione
za soluzione di continuità, in quanto l’apertura integrale del problema dell’esperienza.
incondizionata di fronte al dato, una volta ri- Tale esperienza può avere un esito trascen-
conosciuta la presenza del dato stesso, si ri- dentistico. Precisi, anche se embrionali sinto-
volge successivamente a indicarne le condi- mi se ne colgono già nel pensiero presocrati-
zioni reali di possibilità. Così, mentre sotto co. Ma è con Platone che l’esperienza metafisi-
l’aspetto gnoseologico l’esperienza constata ca acquista una sua precisa configurazione, at-
una presenza e ne qualifica il contenuto com- traverso il concetto di «partecipazione». Si raf-
plesso, sotto l’aspetto metafisico coglie in tale forza e si consolida con Aristotele attraverso la
presenza i tratti essenziali dell’essere e affronta teoria della potenza e dell’atto; trova quindi il
la tematica inerente alla sua consistenza o suo coronamento nella nozione tomistica di
fondazione. Tutto ciò implica una concezione «partecipazione». In questa mediazione
essenzialmente dinamica dell’esperienza, in dell’esperienza, Tommaso (De veritate, q. 10,
stretto rapporto di dipendenza dalla struttura art.12 ad 7um) si mostra profondamente soli-
organica del dato, il quale, comportando piani dale col pensiero di Agostino, facendone pro-
diversi e graduali, esige nel soggetto una posi- prio sia il richiamo interioristico (cfr. De vera
zione di apertura corrispondente. «Dato», in- religione, 39.72), sia il conseguente sviluppo
fatti, è la particolare realtà che si prende ini- metafisico (cfr. Confessiones, l. 7, cap. 11; ibi,
zialmente a considerare e di cui si ha una pri- cap. 17.23; l. 9, cap. 10.24; De libero arbitrio, l. 2,
ma esperienza; ma «dato», a sua volta, è anche capp. 3-15), in modo che i due itinerari (l’ago-
3638
VOLUMIfilosofia.book Page 3639 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperienza


stiniano e il tomistico) possono considerarsi scopo: nel suo pensiero, infatti, l’intelletto è
sostanzialmente concordanti per ciò che ri- ridotto all’immaginazione trascendentale
guarda la fondazione ultima dell’esperienza (Kant und das Problem der Metaphysik, Bonn
stessa. 1929, sezione III), con la conseguente tempo-
Ma l’esperienza metafisica può avere anche un ralizzazione dell’essere. Così la comprensione
esito immanentistico. Questo esito, già prean- esistenziale è ridotta a comprensione esisten-
nunciato negli sviluppi del pensiero cartesia- tiva che, siccome riconduce ogni norma di re-
no soprattutto con Malebranche e Spinoza, ha altà al modo umano di conoscere, non è capa-
trovato la sua manifestazione esplicita nel fe- ce di aprirsi all’essere in tutta la sua ampiezza.
nomenismo. Quest’ultimo infatti, nella sua Di qui l’impossibilità di una soluzione teologi-
duplice espressione razionalistica ed empiri- ca del problema metafisico dell’esperienza.
stica, ha puntato decisamente sull’elemento Per Heidegger, la domanda «come entra Dio in
immanente dell’esperienza, e ha modulato il filosofia?» ha un duplice significato, secondo
conseguente primato della conoscenza nella che si riferisce alla filosofia effettuale o a una
contrapposizione tra il giudizio analitico e il filosofia ideale: nella prima Dio è già entrato,
giudizio sintetico. L’elemento trascendente, ma di fatto non c’è; nella seconda Dio potreb-
pur comparendo ancora in alcune posizioni, a be esservi, ma solo a certe condizioni, che ci
titolo di residuo problematico, è stato poi gra- costringono a concludere che non c’è ancora la
dualmente eliminato, a beneficio di una visio- filosofia in cui Dio possa trovare la sua dimora.
ne della realtà dominata dall’unità e dalla ne- In ogni caso, egli sostiene che si deve insistere
cessità. Questa traiettoria speculativa, che ha sulla svalutazione del pensiero concettuale-
avuto inizio con il cogito cartesiano e successi- discorsivo come strumento efficiente per la
vamente si è sviluppata nell’Ich denke kantia- conoscenza di Dio, sostituendo ad esso un
no, ha raggiunto il suo culmine nel concetto he- «pensare a-teo» (ein Gott-loses Denken), fuori
geliano. In questo contesto, l’esperienza viene cioè dalla struttura noetica della metafisica
a identificarsi col processo dialettico rivolto a tradizionale (contrassegnata dall’oblio dell’es-
scandire le tappe salienti della fenomenologia sere), che si può realizzare attraverso un «sal-
dello spirito e a operare una fondazione del fi- to» che avviene adottando la forma del «pen-
nito che rappresenta l’assorbimento di questo siero poetante» (cfr. Identität und Differenz,
da parte dell’assoluto (cfr. Philosophie der Reli- Pfullingen 1957, pp. 37-73). Ma ciò può con-
gion, a cura di G. Lasson, Hamburg 1966, I, p. durre solo a una semantica ineffabile, in cui
147). Di qui l’istanza hegeliana di un razionali- l’essere si dà esclusivamente nella modalità
smo integrale, con la conseguente esigenza di dell’evento.
una laicizzazione della religione cristiana (i cui V. L’ESPERIENZA SCIENTIFICA. – Anche il passaggio
misteri vengono trasformati in altrettante verità dall’esperienza in senso gnoseologico al-
razionali), che porta con sé la sostanziale relati- l’esperienza in senso scientifico si pone senza
vizzazione dell’assoluto e viceversa, e preclude soluzione di continuità, una volta che all’intui-
all’esperienza ogni rimando trascendente. zione immediata viene associata l’osservazio-
Kierkegaard, nel suo movimento di reazione al ne organizzata. Questa integrazione, infatti,
panlogismo hegeliano, cercherà di fissare porta a un concetto allargato di esperienza,
l’esperienza all’elemento rivelativo connesso perché consente di introdurre un ordine
alle situazioni affettive della disperazione e nell’osservazione e, inoltre, di raggiungere la
dell’angoscia, affidando a questo il compito di cosiddetta esperienza indiretta, concernente
sostituire quella che, in ogni costruzione intel- oggetti o fenomeni non accessibili all’intuizio-
lettualistica, è la mediazione concettuale. In ne immediata, ma inferibili da altri oggetti o
Heidegger, in particolare, si cerca di stabilire il fenomeni osservati. Un’anticipazione di que-
senso dell’essere elevando l’esperienza dal sta nozione di esperienza si può cogliere già in
piano ontico a quello ontologico e a risolvere su Ockham (Scriptum in librum I Sententiarum, q.
nuove basi il problema ontologico del fonda- 2, g), ma si impone soprattutto con l’avvento
mento dell’esistenza, intesa essenzialmente dell’età moderna. Galilei, infatti, sottolinea la
come estasi e progetto. Non è difficile, tuttavia, necessità di ricorrere alle «sensate esperien-
rendersi conto dell’inanità di questo sforzo, ze», cioè all’esperienza sottoposta al ragiona-
ove si consideri l’insufficienza delle garanzie mento matematico, come via privilegiata per
noetiche impegnate al raggiungimento dello conoscere la realtà. Per F. Bacone l’esperienza
3639
VOLUMIfilosofia.book Page 3640 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperienza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

che viene incontro spontaneamente all’uomo to tale, «presuppone sempre l’esistenza di un


«non è altro, come si dice, che una scopa sle- sistema di aspettative». Perciò, «l’osservazio-
gata, un procedere a tentoni, come chi di notte ne sarà usata per ottenere una risposta di con-
si vada aggirando qua e là nella speranza di ferma o di correzione alle aspettative così for-
imboccare la via giusta, mentre sarebbe assai mulate» (ibi, p. 344).
più utile e prudente aspettare il giorno o ac- VI. CONCLUSIONI. – Le forme richiamate, per
cendere un lume e quindi infilare la strada» quanto siano le più diffuse nella storia del
(Novum Organum, I, 82). Per ottenere la cono- pensiero occidentale, tuttavia non esaurisco-
scenza occorre l’esperienza litterata, cioè gui- no il significato della nozione di esperienza.
data e sorretta da un ordine che le è impresso Questa, come è noto, viene espressa da Aristo-
dall’intelletto mediante l’ipotesi. Da questo tele con tre diversi vocaboli: 1) aisthesis, che
«connubio della mente e dell’universo» nasce corrisponde a una relazione immediata con
l’esperimento, che altro non è che il fatto sot- un’alterità dalla quale siamo affetti, come av-
toposto all’esercizio dell’intelletto (cfr. ibi, I, viene nella sensazione, nel sentimento, nel-
101). Anche per Wolff la conoscenza è «una l’intuizione; 2) empiria, che coincide con la ca-
esperienza che concerne fatti di natura che pacità di ordinare e memorizzare, in una sorta
non accadono se non interviene l’opera no- di riserva personale, le impressioni che abbia-
stra» (Psychologia empirica, § 456). mo ricevuto; 3) peira, che consiste nella possi-
Questo modo di concepire l’esperienza trova bilità, tipica della persona «esperta», di esten-
riscontro anche in Poincaré. Egli sottolinea dere le cognizioni di cui dispone mettendole
che la sorgente del sapere scientifico è l’espe- alla prova o ai fini pratici, o in vista dell’acqui-
rienza, ma, al tempo stesso, evidenzia che i sizione del sapere. L’esperienza, però, non ri-
«fatti bruti» da soli non sono sufficienti: è ne- sulta dalla semplice giustapposizione di que-
cessario il contributo generalizzante, per via ste attitudini, ma dalle loro connessioni, dalla
matematica, della mente umana (La science et loro interdipendenza. Questo emerge in modo
l’hypothése, Paris 1905, IV, cap. 9). Solo con gli esplicito dal latino, che appunto unifica i tre
sviluppi più recenti dell’epistemologia è mu- vocaboli riconducendoli a uno soltanto, expe-
tata la funzione riservata all’esperienza. Si è rientia. In questo vocabolo la valenza antropo-
fatta strada infatti l’idea che le teorie scientifi- logico-esistenziale è centrale, per cui l’espe-
che contengano molto di più di quanto dica rienza esprime il modo in cui il soggetto uma-
l’intuizione empirica. Ebbene, per spiegare no fa propria la realtà nella quale è chiamato a
questo «di più» occorre rovesciare il rapporto, vivere.
accordando il primato all’aspetto teorico e Ebbene, riguardata sotto questo profilo,
quindi alle ipotesi create dal soggetto, e riser- l’esperienza non può ridursi semplicemente a
vando all’esperienza il ruolo del controllo cri- esperienza conoscitiva e a esperienza metafi-
tico. È questo, come si è detto, il ruolo che le sica: equivarrebbe a connetterla esclusiva-
riconoscono i positivisti o empiristi logici. Al- mente con la sfera intellettuale dell’essere
tri invece vi hanno visto un fattore fondamen- umano. Ma, come è noto, è parte integrante
tale per il progresso della scienza. Tale è il ca- della sua identità anche la sfera affettiva. E
so di C. Bernard, per il quale l’esperienza è nell’intersezione di queste sfere, dove si spri-
«un’osservazione provocata allo scopo di far giona la capacità creativa del soggetto umano,
nascere un’idea» (Introduction à l’étude de la oltre alla costitutiva intenzionalità dei suoi at-
médecine expérimentale, Paris 1865, I, § 6). Ma la ti, si sviluppano altre forme di esperienza. As-
posizione più esplicita, a questo riguardo, è sume una fisionomia specifica innanzitutto
quella formulata da Popper: «Nella scienza, è quel ripiegamento su se stessi e quell’esplora-
l’osservazione piuttosto che la percezione a gio- zione interiore in virtù della quale ciascun in-
care la parte decisiva. Ma l’osservazione è un dividuo è messo nella condizione di sentire se
processo in cui giochiamo una parte intera- stesso nel proprio corpo e nella propria anima,
mente attiva. Un’osservazione è una percezio- cioè di cogliersi nella sua «datità» originaria,
ne pianificata e preparata» (The Bucket and the precedente a ogni possibile concettualizzazio-
Searchlight, appendice a Objective Knowledge, ne. A questo riguardo, esemplari sono le testi-
Oxford 1972, p. 342). Infatti, l’osservazione è monianze non solo dei neoplatonici e di Ago-
sempre preceduta da un particolare interesse, stino, ma anche di Cartesio e di Pascal e, in ge-
da una questione o da un problema e, in quan- nerale, delle varie forme di spiritualismo che si
3640
VOLUMIfilosofia.book Page 3641 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperienza


sono imposte nel XIX e nel XX secolo. Si deli- dimensionalität geisteswissenschaftlicher Erfahrung, Es-
nea inoltre, con un’identità sua propria, il sen- sen 1995; E.J. LOWE, Subjects of Experience, New York
tire estetico da cui provengono le varie arti, ol- 1996; T. ROCKMORE - V. ZEMAN (a cura di), Transcen-
tre alla capacità di fruire del bello e dell’effica- dental Philosophy and Everyday Experience, Atlantic
cia dell’attività immaginativa e simbolica che Highlands (New Jersey) 1997; P. VIOLI, Significato ed
lo esprime. Per tutti vale il sentimento del bel- esperienza, Milano 2001; K. ZIAREK, The Historicity of
lo esplicitamente evocato da Kant e abbon- Experience, Evanston (Illinois) 2001; A.J.-L. DELAMAR-
RE - N.DEPRAZ et al. (a cura di), L’expérience et la con-
dantemente ripreso nelle concezioni estetiche
science, Arles 2004; T. TRAPPE (a cura di), Wahrheit
successive. Si propone poi, con una sua ine-
und Erfahrung, Würzburg 2004.
quivocabile peculiarità, l’esperienza religiosa.
L’esperienza nella storia del pensiero: E. RIVERSO,
Questa si caratterizza sullo sfondo di una du-
Natura e Logo: la razionalizzazione dell’esperienza da
plice tensione: quella del soggetto umano ver-
Omero a Socrate, Napoli 1966; R.A. MALL, Experience
so il divino, che si traduce nell’apertura della and Reason. The Phenomenology of Husserl and Its Re-
sua coscienza all’ulteriorità, e quella del divi- lation to Hume’s Philosophy, The Hague 1973; H.P.
no verso il soggetto umano, che si connota co- REEDER, Language and Experience: Descriptions of Li-
me rivelazione del divino, irruzione dell’eterno ving Language in Husserl and Wittgenstein,
nel tempo. Nell’esperienza religiosa, «una po- Washington, D.C. 1984; A. CAZZULLO, Il concetto e
tenza estranea, del tutto diversa, si inserisce l’esperienza: Aristotele, Cassirer, Heidegger, Ricoeur,
nella vita. Di fronte ad essa l’atteggiamento Milano 1988; H. HECHT (a cura di), Gottfried Wilhelm
dell’uomo è prima stupore, e alla fine fede» (G. Leibniz im philosophischen Diskurs über Geometrie
van der Leeuw, Phänomenologie der Religion, und Erfahrung, Berlin 1991; K. GLOY - P. BURGER (a
Tübingen 1933, tr. it. di V. Vacca, Fenomenologia cura di), Die Naturphilosophie im deutschen Idealis-
della religione, Torino 1960, p. 537). mus, Stuttgart - Bad Cannstatt 1993; J. HUBBERT,
Ma, oltre a quelle richiamate, si danno anche Transzendentale und empirische Subjektivität in der
altre forme di esperienza, come quella mistica, Erfahrung bei Kant, Cohen, Natorp und Cassirer,
quella morale, quella sacrale, quella politica Frankfurt am Main - New York 1993; M. JAY, The Li-
ecc. E, poiché sono molte le modalità in cui mits of Limit-Experience: Bataille and Foucault, Ber-
l’esperienza si presenta, poiché sono molti i keley 1993; J. SCHULTE, Experience and Expression:
Wittgenstein’s Philosophy of Psychology, Oxford - New
fenomeni che attesta, diventa improponibile
York 1993; A. FABRIS, Esperienza e paradosso: percorsi
qualsiasi forma di restrizione nei suoi confron-
filosofici a confronto, Milano 1994; A. ZIEMKE, Was ist
ti. Alla filosofia, perciò, compete di prendere Wahrnehmung? Versuch einer Operationalisierung
atto che essa si dà in molti sensi e disporsi ad von Denkformen der Hegelschen «Phänomenologie»
accoglierla, seppure criticamente, cioè indivi- für kognitionswissenschaftliche Forschung, Berlin
duando e distinguendo le singole forme in cui 1994; J.C. O’NEAL, The Authority of Experience: Sensa-
si manifesta. Peraltro, solo a questa condizio- tionist Theory in the French Enlightenment, University
ne essa non contravviene al suo statuto di mo- Park (Pennsylvania) 1996; M. BISCUSO, Tra esperienza
do di essere in virtù del quale l’uomo si appro- e ragione: Hegel e il problema dell’inizio della storia del-
pria di se stesso e del suo originario e costitu- la filosofia, Milano 1997; B. BREWER, Perception and
tivo essere al mondo. Reason, Oxford - New York 1999; P. KELLER, Husserl
G. Giannini - M.M. Rossi - A. Pieretti and Heidegger on Human Experience, Cambridge -
BIBL.: Opere di carattere generale: E. CASTELLI, New York 1999; P. GAUDET, L’expérience kantienne de
L’esperienza comune, Milano 1942; C. CARBONARA, la pensée, Paris 2001; C. SCHEFER, Platons unsagbare
L’esperienza e la prassi, Napoli 1964; L. LUGARINI, Fi- Erfahrung, Basel 2001; C. HALBIG, Objektives Denken:
losofia ed esperienza umana, Firenze 1967; W. STEG- Erkenntnistheorie und Philosophy of Mind in Hegels
MÜLLER, Metaphysik, Skepsis, Wissenschaft, Berlin - System, Stuttgart - Bad Cannstatt 2002; R.M. CALCA-
New York 1969; L. FOSTER - J.W. SWANSON (a cura di), TERRA, Pragmatismo: i valori dell’esperienza. Letture di
Experience and Theory, Amherst 1970; G. VILLA, La fi- Peirce, James e Mead, Roma 2003; V. KOKOSZKA, La
losofia come scienza dell’esperienza, Bologna 1971; P. médiation de l’expérience: sur l’incarnation de la liberté
DEVAUX, Les modèles de l’expérience, Wetteren 1976; dans l’idéalisme transcendantal, Paris 2005; F. MERE-
D.W. HAMLYN, Experience and the Growth of Under- DITH, Experiencing the Postmetaphysical Self: Between
standing, London - Boston 1978; K.-D. OETZEL, Wert- Hermeneutics and Deconstruction, New York 2005.
abstraktion und Erfahrung, Frankfurt am Main - New L’esperienza nel suo aspetto gnoseologico: C.O.
York 1978; B. SALMONA, La filosofia tra esperienza e di- SCHRAG, Experience and Being; Prolegomena to a Fu-
scorso, Genova 1978; V.E. RUSSO (a cura di), La que- ture Ontology, Evanston (Illinois) 1969; T. CRANE (a
stione dell’esperienza, Firenze 1991; D. GINEV, Die Mehr- cura di), The Contents of Experience: Essays on Percep-

3641
VOLUMIfilosofia.book Page 3642 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperienza estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

tion, Cambridge - New York 1992; H. POSER (a cura POGGI, I sistemi dell’esperienza: psicologia, logica e teo-
di), Erfahrung und Beobachtung: Erkenntnistheoreti- ria della scienza da Kant a Wundt, Bologna 1977; S.
sche und wissenschaftshistorische Untersuchungen zur FENYO, Teoria, osservazione ed esperienza nella discus-
Erkenntnisbegründung, Berlin 1992; P. MÄÄTTÄNEN, sione epistemologica contemporanea, Roma 1982; M.
Action and Experience: a Naturalistic Approach to Co- STÖCKLER, Philosophische Probleme der relativischen
gnition, Helsinki 1993; P. LANDI, Analisi dell’ esperien- Quantenmechanik, Berlin 1984; M. BUZZONI, Scienza e
za, Milano 1994; R.A. NOË, Experience and the Mind: tecnica: teoria ed esperienza nelle scienze della natura,
an Essay on the Metaphysics of Perception, 1995; J.T. Roma 1995; H. WASSER, Sinn, Erfahrung, Subjektivi-
KEARNS, Reconceiving Experience: a Solution to a Pro- tät: eine Untersuchung zur Evolution von Semantiken
blem Inherited from Descartes, Albany (New York) in der Systemtheorie, der Psychoanalyse und dem
1996; R. HOPKINS, Picture, Image and Experience, New Szientismus, Würzburg 1995; D. LORIMER (a cura di),
York 1998; S. NEUBERT, Erkenntnis, Verhalten und The Spirit of Science: from Experiment to Experience,
Kommunikation, Münster - New York 1998; J.E. MAL- Edinburgh 1998; M.C. GALVOTT - A. PAGNINI (a cura
PAS, Place and Experience, Cambridge - New York
di), Experience, Reality and Scientific Explanation,
1999; S. PETROSINO, L’esperienza della parola: testo,
Dordrecht-Boston (Massachusetts) 1999; M. ARMEZ-
moralità e scrittura, Milano 1999; R. ENSKAT (a cura
ZANI, Esperienza e significato nelle scienze psicologiche:
di), Erfahrung und Urteilskraft, Würzburg 2000; M.
naturalismo, fenomenologia, costruttivismo, Roma
MATTHEN, Seeing, Doing and Knowing: A Philosophical
Theory of Sense Perception, Oxford - New York 2005; 2002; L. BONJOUR - E. SOSA (a cura di), Epistemic Jus-
M.E. REICHER - J.C. MAREK, Experience and Analysis, tification: Internalism vs. Externalism, Foundations vs.
Wien 2005. Virtues, Malden (Massachusetts) 2003; E. SOSA - E.
VILLANEUVA, Epistemology, Boston (Massachusetts) -
Esperienza, metafisica e religione: E. GARULLI, Espe-
rienza e metafisica nella filosofia moderna, Urbino Oxford 2004.
1963; M. CRISTALDI, Esperienza e fondamento, Messina
1965; A. BANFI, Esperienza religiosa e coscienza filosofi- ESPERIENZA
Esperienza estetica ESTETICA (aesthetic expe-
ca, Urbino 1967; A. MARCHESI, Esperienza religiosa e ri- rience; ästhetische Erfahrung, ästhetisches Erleb-
flessione filosofica, Milano 1979; E.T. LONG (a cura di), nis; expérience esthétique; esperiencia estética). –
Experience, Reason and God, Washington, D.C. 1980; La nozione di esperienza estetica ha goduto di
G. MORRA, Fenomenologia ed esperienza religiosa, particolare fortuna nei secoli XIX e XX, accom-
L’Aquila 1981; R. SCHNELL, Erfahrung und Erlebnis in pagnando in vario modo la moderna autono-
der religiösen Erziehung, Zürich 1984; J. RUNZO - C.K.
mizzazione dell’arte e dell’estetico, a partire
IHARA (a cura di), Religious Experience and Religious
Belief, Lanham 1986; S.B. TWISS - W.H. CONSER (a cura dalla Kritik der Urteilskraft (Berlin 1790, tr. it. di
di), Experience of the Sacred: Readings in the Pheno- A. Gargiulo riveduta da V. Verra, Critica del Giu-
menology of Religion, Hannover (New Hampshire) dizio, Roma-Bari 1992) di Kant. In tale autono-
1992; S. SORRENTINO, Filosofia ed esperienza religiosa, mia, criticata da Hans-Georg Gadamer in
Milano 1993; G. FERRETTI (a cura di), Filosofia ed espe- Wahrheit und Methode (Tübingen 1960, tr. it. di
rienza religiosa, Macerata 1995; M. LAARMANN - T. G. Vattimo, Verità e metodo, Milano 2004 14),
TRAPPE, Erfahrung, Geschichte, Identität: zum l’esperienza estetica si configura come separa-
Schnittpunkt von Philosophie und Theologie, Freiburg ta da quella propria degli altri ambiti della re-
1997; M. JUNG, Erfahrung und Religion, Freiburg
1999; P. CODA - G. LINGUA (a cura di), Esperienza e li-
altà. George Dickie (Art and the Aesthetic, Ithaca
bertà, Roma 2000; L. ROY, Transcendent Experiences: 1974) ha fatto rilevare inoltre che, proprio nel-
Phenomenology and Critique, Toronto-Buffalo 2001; la pretesa di rivendicare all’esperienza estetica
F. UHL - R. BÖLDERL (a cura di), Zwischen Verzückung una presunta autonomia, la forma di vita este-
und Verzweiflung: Dimensionen religiöser Erfahrung, tica palesa tutta la propria genericità e inde-
Düsseldorf 2001; J. BLOECHL (a cura di), Religious terminatezza, accomunando in un unico indi-
Experience and the End of Metaphysics, Bloomington stinto esperienze riscontrabili negli universi
2003; L.L. WHYTE, The Universe of Experience: a World- artistici più disparati. Come ha tuttavia affer-
view Beyond Science and Religion, New Brunswick
mato Karl-Heinz Bohrer (Plötzlichkeit zum Au-
2003; I.M. ZEITLIN, The Religious Experience, Upper
Saddle River (New Jersey) 2004; M. WYNN, Emotional
genblick des ästhetischen Scheins, Frankfurt am
Experience and Religious Understanding, Cambridge - Main 1981) vale la pena riflettere anzitutto sul-
New York 2005. la trasformazione dei caratteri con cui la mo-
Esperienza e scienza: S. AMSTERDAMSKI, Between dernità ha concepito la propria relazione a ciò
Experience and Metaphysics: Philosophical Problems of che è rilevante, facendone l’oggetto di un’e-
the Evolution of Science, Dordrecht-Boston 1975; S. sperienza puntuale e confinata nell’attimo.
3642
VOLUMIfilosofia.book Page 3643 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperienza religiosa


Secondo Wilhelm Dilthey, nell’intuizione este- re l’arricchimento che può venire da nuove
tica e prima ancora nella creazione si esprime scoperte, in una società in cui la tecnica sta
il nesso fra la dimensione psicologica dell’in- prendendo il sopravvento.
dividuo e il suo universo storico. Das Erlebnis In polemica con la gadameriana «fusione di
und die Dichtung ([1905], a cura di G. Malsch, orizzonti», sintesi conciliante in nome della
Göttingen 2005, tr. it. di N. Accolti Gil Vitale, tradizione, Hans-Robert Jauss ha riletto positi-
Esperienza vissuta e poesia, Genova 1999) pro- vamente il carattere emancipativo della «de-
pone così un’analisi dell’immaginazione poe- marcazione dell’orizzonte» peculiare del-
tica capace di trasformare i fatti in avvenimenti l’esperienza estetica (Kleine Apologie der ästheti-
significativi, ricostruendone le connessioni di- schen Erfahrung, Konstanz 1972, tr. it. di C. Gen-
namiche capaci di sottrarre il passato all’oblio. tili, Apologia dell’esperienza estetica, Torino 1985).
In John Dewey (Art as Experience, New York Proprio all’esperienza estetica spetta inoltre,
1980, tr. it. di A. Granese, Arte come esperienza e secondo la tesi di Odo Marquard (Aesthetica und
altri scritti, Firenze 1995) la dimensione artisti- Anaesthetica, München 2003, tr. it. di G. Carchia,
ca, lungi dal venire isolata, è riportata pro- Estetica e anestetica, Bologna 1994), la compen-
grammaticamente alla continuità dell’espe- sazione dell’estraneità causata nel soggetto
rienza umana con gli altri ambiti della cultura dall’accelerazione temporale del moderno,
e soprattutto con la natura. Anzi, l’esperienza mentre Rüdiger Bubner ha soffermato infine la
estetica ha proprio il compito di ricostruire ta- sua attenzione sull’«estetismo diffuso» che
le continuità, essendo essa stata spezzata dal- caratterizza l’esperienza della tarda modernità
la moderna organizzazione della società, basa- (Ästhetische Erfahrung, Frankfurt am Main
ta sulla divisione del lavoro. 1989, tr. it. di M. Ferrando, Esperienza estetica,
Se in ambito fenomenologico e analitico l’ana- Torino 1992).
lisi dell’esperienza estetica si è coniugata in G. Garelli
primo luogo al tentativo di definire l’oggetto BIBL.: W. OELMÜLLER (a cura di), Ästhetische Er-
estetico, i suoi possibili a priori e l’intenziona- fahrung, Paderborn 1981; G. VATTIMO, La società tra-
lità peculiare dell’esperienza estetica (per es. sparente, Milano 1985; W. TATARKIEWICZ, Storia di sei
in Roman Ingarden, Erlebnis, Kunstwerk und Idee, Palermo 1993 (1976), cap. XI; D.E.W. FENNER,
Wert. Vortrage zur Ästhetik, Tübingen 1969; o in The Aesthetic Attitude, New Jersey 1996; D. GRÜ-
Mikel Dufrenne, Phénoménologie de l’expérience NEWALD (a cura di), Ästhetische Erfahrung, Velber
esthétique, Paris 19923, 2 voll., tr. it. del vol. I di 1997; F. DESIDERI, Forme dell’estetica, Roma-Bari
L. Magrini, Fenomenologia dell’esperienza esteti- 2004.
ca, Roma 1969), nel saggio Das Kunstwerk im ➨ ARTE; BELLO; CATEGORIE ESTETICHE; ESTETICA; GIU-
Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit DIZI ESTETICI; OGGETTO ESTETICO; SUBLIME; VIRTUA-
(Frankfurt am Main 1955, tr. it. di E. Filippini, LE, ESTETICA DEL.
L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità
tecnica, Torino 1966) Walter Benjamin nel 1936 ESPERIENZA
Esperienza religiosaRELIGIOSA (religious expe-
ha connesso l’esperienza estetica allo shock, rience; religiöse Erfahrung; expérience religieuse;
mentre nello stesso anno Martin Heidegger ri- experiencia religiosa). – SOMMARIO: I. Problemati-
feriva in Der Ursprung des Kunstwerkes (Stutt- ca. - II. Breve storia.
gart 1960, tr. it. a cura di P. Chiodi, L’origine I. PROBLEMATICA. – L’espressione esperienza re-
dell’opera d’arte, in Sentieri interrotti, Firenze ligiosa deriva da quella più generale di espe-
19973, pp. 3-69) a un «urto» l’esperienza di rienza e dalle teorie su ciò che, nell’esperienza,
«apertura di un mondo» causata dalla grande è definibile come religioso.
arte. Lontanissimi nelle loro prospettive, i la- Si deve anzitutto ricordare che, sebbene ci sia
vori di Heidegger e di Benjamin rivendicano sempre stata nella storia della filosofia e della
tuttavia entrambi all’arte una rilevanza e una teologia un’attenzione all’esperienza e alla co-
verità; e lo fanno in una stagione – quella delle noscenza esperienziale del divino, la locuzione
avanguardie artistiche – in cui l’esperienza esperienza religiosa in senso stretto appartie-
estetica incomincia a riconoscere fra i propri ne all’epoca moderna. In questo periodo, in-
tratti determinanti l’urto e lo spaesamento, a fatti, il razionalismo imperante e il crescente
mettere in questione i modelli della tradizione monopolio del sapere da parte delle scienze
(unità, irripetibilità dell’opera), e a riconosce- positive convergono nel riconoscere scientifi-
3643
VOLUMIfilosofia.book Page 3644 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperienza religiosa ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

camente provati solo quegli eventi storici che, giosa che, quando cercherà di trovare le pro-
sottomessi al rigore proprio delle scienze, prie ragioni per argomentarle, le rintraccerà
possono entrare in rapporto di analogia con nell’affettività. Così nel pietismo, dove l’emo-
ciò che ha già ricevuto la dignità di dato ogget- zione religiosa di un Dio che muove la sensibi-
tivamente verificabile. Quest’ultima caratteri- lità del cuore del fedele rischia sempre di met-
stica è propria di tutto ciò che è riconducibile tere in pericolo il contenuto proposizionale
all’oggetto fisico, il quale per la sua eminente della fede cristiana, in maniera tale che il
disponibilità si presta necessariamente alla movimento pietista attraverserà trasversal-
quantificazione, alla sperimentazione e alla mente tutte le confessioni cristiane. Parimenti
manipolazione, secondo una modalità tale Schleiermacher, che nei suoi Discorsi (1799)
che queste operazioni devono potersi dire alla pretende di ricondurre il non credente al rico-
maniera della certezza epistemicamente indu- noscimento delle realtà religiose, sottomet-
bitabile. All’universo degli oggetti fisici (pas- tendolo a una pedagogia dell’emozione. E più
sati, presenti e futuri) la filosofia moderna uni- tardi, lo stesso Schleiermacher organizzerà la
sce poi un universo di oggetti metafisici (Dio, sua esposizione sistematica della dottrina cri-
l’anima, gli angeli, i demoni ecc.), che possono stiana (1821) mantenendo le teorie teologiche
anch’essi appartenere di diritto alla sfera dei tradizionali solo per essere ricusate da una co-
fatti storici quando la loro identità si manife- scienza che ragiona in termini di Gefühl (senti-
sta nella loro rappresentabilità (Vorstell- mento) oppure conservate nei limiti che ad es-
barkeit), la quale permette di ricondurli entro se assegna il Gefühl.
la sfera della certezza epistemica. Pertanto, così come la ragione moderna è co-
In questo stato di cose, un fatto salta imme- stitutiva dell’oggettività, allo stesso modo
diatamente agli occhi: la squalificazione epi- l’esperienza, nel regime moderno dell’affettivi-
stemica della vita concreta dell’uomo. Gusto, tà, esercita anch’essa delle procedure di costi-
emozione, impressione, libertà – tutto quanto, tuzione. Ciò non deve meravigliare, poiché,
dunque, appartiene all’esperienza umana – una volta ammesso che l’affetto è potere di
non possono partecipare a determinare l’ap- esperienza in maniera privilegiata, l’accento si
partenenza di un evento alla classe dei fatti porta su un’attitudine costituente: il Dio per-
storici, allorquando la conoscenza ha preso il cepito dall’affetto è infatti un Dio «preso di mi-
volto del sapere oggettuale. La riduzione è ra» (visé) dall’uomo e misurato dalla percezio-
quindi estremamente chiara, tanto più che an- ne umana. Schleiermacher, nella sua dogmati-
che la fede, dentro questo paradigma gnoseo- ca, è il migliore esempio di un pensatore il cui
logico, assume la forma dell’indagine raziona- Dio è costruito nel minimo dettaglio per esse-
le sugli «eventi oggettivi» della rivelazione re «sentito»: la costituzione dell’oggetto fisico
storica, dai quali è possibile – con certezza – trova il suo pendant nella riduzione che fa di
dedurre la conoscenza di Dio e delle norme Dio un oggetto del sentimento, così che la co-
che egli ha stabilito per la beatitudine umana. noscenza esperienziale di Dio è paradossal-
Epistemicamente squalificata, l’esperienza mente un caso specificatamente moderno di
evidentemente non sparisce, ma assumerà il conoscenza oggettuale.
suo volto tipicamente moderno: praticare un II. BREVE STORIA. – Precedentemente, l’attenzio-
ritorno alla vita affettiva contrapponendosi al ne che la filosofia e la teologia riservano all’e-
rigore della scienza. Ciò prenderà volti diversi: sperienza credente non appare catalogata sot-
pensiamo al recupero romantico del rapporto to la dizione di esperienza religiosa, ma non
con la «natura», al pietismo, al «sentimento» per questo risulta assente dalla storia del pen-
di Friedrich Schleiermacher, al trattato di Jona- siero.
than Edwards sugli Affetti religiosi (1746) ecc. In Nell’epoca patristica l’esperienza si trova al
pratica, il cristianesimo moderno, per rimedia- centro della teologia di Ireneo di Lione, secon-
re a questa situazione, cercherà in diverse ma- do il quale non solo l’esperienza dice all’uomo
niere di produrre una nozione di esperienza – che cosa è e che cosa comporta essere vicini a
legata alla vita religiosa dei credenti – che per- Dio o lontani da lui, ma fa parte intrinseca-
metta di rispondere alle esigenze dello spirito mente del progetto salvifico di Dio. In altri ter-
del tempo: la conoscenza esperienziale con- mini, per Ireneo, la grande grazia dell’econo-
trapposta a quella sperimentale. Ciò produrrà mia salvifica divina consiste nel consolidare
la comparsa dell’espressione esperienza reli- l’uomo, attraverso l’esperienza della lontanan-
3644
VOLUMIfilosofia.book Page 3645 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperienza religiosa


za da Dio, nella nuova esperienza della vici- simazione a Dio e la realizzazione della visione
nanza di Dio. Così per Ireneo, l’identità del- immediata (ajmevsw") di Dio nella preghiera e
l’uomo nuovo redento da Cristo non consiste nella contemplazione. Per Evagrio la preghiera
nella risalita gnostica all’origine atemporale è l’atto teologico in quanto tale, ma questo
dell’umanità, bensì nella lenta e faticosa espe- consiste, per lo spirito lontano da Dio, nello
rienza dell’uomo che deve, nel tempo, appro- svestirsi della propria natura sensibile per ri-
priarsi di ciò che Dio è in verità (per l’uomo). tornare alla pura trasparenza piena e luminosa
Dopo Ireneo si aprono fondamentalmente due di Dio, superando tutte le forme sensibili che
strade di riflessione sull’esperienza della fede: giacciono nella memoria o vengono fatte bale-
quella che fa capo alla teologia alessandrina e nare dal demone. Su questa linea si muove-
quella tipica del monachesimo nascente. ranno anche lo Pseudo-Macario (sec. V) e Dia-
Per quanto riguarda la prima, il riferimento è doco di Fotice (m. nel 486).
sicuramente a Origene di Alessandria, il quale Nel mondo latino, Agostino di Ippona sembra
nel Peri Archon dà un fondamento neoplatoni- evitare consapevolmente la parola experientia,
co all’esperienza dell’esistenza lontana da Dio, benché la sua teologia ne resti profondamente
facendola derivare da un «tedio» originario del segnata. In primo luogo perché nelle Confessio-
mondo: tedio da cui era affetta l’anima che – ni egli racconta il passaggio dall’esperienza re-
dopo aver vissuto in Dio nell’unità con il logos ligiosa pagana a quella cristiana, secondaria-
divino – si degradò ad «anima individuale». mente poiché egli cerca di superare il neopla-
Così, il dono della grazia divina è il risveglio tonismo di Plotino mostrando come la con-
dell’origine perduta, qualcosa come un’espe- templazione della verità includa una purifica-
rienza di ciò che era all’inizio e sarà nuova- zione dell’occhio dell’anima (oculus mentis)
mente alla fine. Su questi presupposti, Orige- che porta con sé l’altrettanto necessaria re-
ne ritiene che nell’uomo esista una duplice denzione di tutta l’esperienza umana. Con pa-
sensibilità: la prima è mortale, corruttibile e pa Gregorio Magno (m. nel 604) vengono po-
umana, la seconda immortale, spirituale e di- ste le basi di quella che sarà la dottrina tipica-
vina. I cinque sensi che l’uomo possiede sa- mente medievale del «sentire spirituale». Per
rebbero, dunque, soltanto la «dispersione», Gregorio, infatti, l’esperienza contemplativa di
precipitata nella materia, di una facoltà per- Dio del nuovo eone inaugurato dalla redenzio-
cettiva originaria di Dio e delle cose divine. Tra ne di Cristo traspare attraverso la fede nel vec-
le due sensibilità, tuttavia, per Origene, non chio: gusto della dolcezza divina attraverso la
sussiste un radicale estrinsecismo: il mondo e sapienza umana. Tutto ciò in una teologia di-
la materia non sono cattivi (solo la libera vo- namica della nostalgia, dove decisiva appare
lontà può esserlo), per questo lo stato mate- l’esperienza della lontananza dalla patria cele-
riale rimane una buona somiglianza e un ri- ste. Analogamente anche per la linea monasti-
mando a Dio. È solo nella figura di Cristo, nel- ca, inaugurata da Bernardo di Chiaravalle,
la cui carne non c’è nulla di imperfetto, che la questa sapienza concepita come verità gustata
sensibilità inferiore diventa indicazione di attraverso l’esperienza diventa il punto centra-
quella celeste. In questo modo, Origene cerca le di tutta la teologia spirituale. In particolare
di superare ogni forma di dualismo, mostran- in Guglielmo di S. Thierry (m. nel 1148 ca.), che
do come sono gli stessi sensi a essere prima ha posto il «sentire» e il «gustare» al centro
terreni e dopo, mediante l’infusione della gra- della sua dottrina spirituale: Dio ci dona il
zia, celesti: si tratta di «cambio e mutazione «gusto» della sapientia divina, che l’uomo toc-
dello stato» (katavstasi"), che si ottiene me- ca, per così dire, con la mano dell’esperienza,
diante la «sequela» di Cristo. la quale gli offre la certezza (per sensum certissi-
Diversamente vanno le cose nella seconda li- mae experientiae) dell’intima relazione d’amore
nea: quest’ultima, pur prendendo spunto dalle con Dio stesso.
riflessioni dell’Alessandrino, si dirige verso Questa accentuazione del tema dell’esperien-
una lettura dell’esperienza di fede, nella quale za di fede, una volta tolta dal contesto della vi-
il passaggio all’«uomo nuovo» viene visto co- ta monastica e contemplativa per essere tra-
me annullamento e azzeramento delle forme sferita nell’atmosfera fredda e razionale della
naturali dell’esperienza umana. Così per scuola e delle sue distinzioni, non resisterà a
esempio in Evagrio Pontico (m. nel 399), il cui lungo. Così, per esempio, in Abelardo e nei
interesse si dirige verso la progressiva appros- suoi discepoli, che tenderanno a distinguere la
3645
VOLUMIfilosofia.book Page 3646 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperienza religiosa ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

conscientia notitiae dalla conscientia experientiae, bia alimentato il movimento degli «amici di
affermando che quest’ultima non comunica Dio», riconosciuto come ambito ispiratore del
alcuna conoscenza vera, ma solo probabile. pensiero di Martin Lutero. Analogamente, an-
Contro questa separazione si muove la scuola che nel fenomeno della devotio moderna e nella
francescana che cerca di operare una media- mistica francese del «grand siècle», si assisterà
zione tra la teologia monastica e quella della al medesimo sviluppo, che porterà – p. es. at-
scuola, rifiutando di assegnare la caratteristica traverso la mistica di Charles de Condren (m.
della certezza solo alla conoscenza speculati- nel 1641), di Jeanne-Marie Bouvier (conosciuta
va, e, di conseguenza, affermando una certezza come Madame Guyon [m. nel 1717]), di
affettiva che non necessariamente porta all’in- François-Marie de Salignac (conosciuto come
ganno. Allo stesso modo, anche per Tommaso Fénelon [m. nel 1715]) e del gesuita Jean-Pier-
d’Aquino esiste una conoscenza affettiva o re de Caussade (m. nel 1751) – a concepire
sperimentale della bontà divina, quando si l’esperienza individuale come un «sentimento
sperimenta (experitur) in se stessi il gusto della religioso puro» (sentiment religieux pure) sem-
dolcezza di Dio e la compiacenza della divina pre più separato dai contenuti consueti della
volontà (Sum. theol., I, q. 43; Sum. theol., IIa-IIae, dogmatica ecclesiale.
q. 97). Tuttavia, fondamento di questa espe- Dall’illuminismo in poi, a questo spostamento
rienza non è lo slancio mistico del singolo, ma dell’accento sulla relazione personale-spiri-
una parentela ontologica dei figli di Dio con tuale uomo-Dio, si unì la tendenza a conside-
Dio stesso, in modo tale che l’esperienza cri- rare la religiosità dell’uomo come un puro sen-
stiana conferma l’adagio secondo cui gratia timento religioso che prescinde da ogni mani-
supponit ac elevat naturam, nella salvaguardia festazione obiettiva e positiva (dogmi, atti di
dell’assoluta novità della rivelazione divina. culto ecc.). Il che, sommato al razionalismo e
Il tardo Medioevo porterà con sé, pertanto, allo scientismo abbondantemente presenti
una tensione tra il momento esperienziale del- nella cultura occidentale, costituì il terreno sul
la conoscenza di Dio e quello più speculativo, quale si edificò quell’attenzione alla cono-
che, purtroppo, si risolverà – nel corso del Ri- scenza esperienziale del divino che ha costitu-
nascimento e dell’epoca moderna – in favore ito il presupposto della nascita della riflessio-
del secondo. In questo modo verranno poste ne sull’esperienza religiosa, così come è stato
le basi di quel processo che porterà a far scivo- messo in evidenza nella prima parte della pre-
lare la discussione sull’esperienza di fede sul sente voce.
piano psicologico: il momento soggettivo del- Nel sec. XX la riflessione filosofica sull’espe-
la fede (fides qua creditur) non dice più nulla del rienza religiosa trova un punto di riferimento
«contenuto» della fede stessa (fides quae credi- nel filosofo e psicologo americano William Ja-
tur), esso rimane solo come descrizione pura- mes, le cui Gifford Lectures furono pubblicate
mente soggettiva (e quindi non vincolante) nel 1902 con il titolo di The Varieties of Religious
dell’esperienza interiore del singolo credente. Experience (London, tr. it. di P. Paoletti, Le varie
Prova ne è il fenomeno della mistica che pren- forme dell’esperienza religiosa, Brescia 1998). La
derà corpo sulla base dell’idea di rappresenta- chiave per individuare la particolarità dell’e-
re un’esperienza di fede estremamente parti- sperienza religiosa, secondo James, si trova
colare, totalmente sganciata da quella «nor- nel fatto che la religione appare fondamental-
male» del cristiano che tenta di vivere seria- mente come «un essere in rapporto con il divi-
mente la propria fede. Così accade, p. es., no» che può assumere molte forme: cognitiva,
nell’ambiente renano del sec. XIV, dove – sulla rituale, ispirata, trasformativa e prolungata. La
scia della mistica dell’abbandono di Meister specificazione del riferimento al divino espri-
Eckhart, di Enrico Susone (m. nel 1366) e di me il concetto della trascendenza, che è gene-
Jan van Ruysbroeck (m. nel 1381) – prenderà rico per tutte le teorie ampiamente utilizzate
corpo una spiritualità che, percependo sterili e per descrivere l’esperienza religiosa. Di conse-
astratte le sottili argomentazioni dei teologi guenza per James solo una certa forma indefi-
scolastici, privilegerà il versante individuale nita di trascendenza è l’unico elemento nor-
del rapporto con Dio, fino a percepirlo persino mativo nelle diverse concezioni dell’esperien-
come un’esperienza a latere della vita della za religiosa. Il luogo e il carattere di ciò che è
chiesa. Così, non desta meraviglia che la pre- ritenuto trascendente, comunque, variano con
dicazione di Johannes Tauler (m. nel 1361) ab- la tradizione religiosa e filosofica e con la for-
3646
VOLUMIfilosofia.book Page 3647 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperienza religiosa


ma e lo scopo dello studio particolare dell’e- losofia deve rinunciare a parlare genericamen-
sperienza religiosa. te di Dio come di un principio filosofico: la fi-
Sempre all’inizio del secolo appena trascorso, losofia entra in contatto con Dio solo nella mi-
occorre ricordare le riflessioni di Rudolf Otto, sura in cui riflette sull’esperienza religiosa; per
secondo il quale non è sufficiente descrivere questo il discorso filosofico su Dio deve essere
l’esperienza religiosa attraverso la descrizione sempre indiretto. Naturalmente la riflessione
degli elementi comuni a ogni religione. Per Ot- filosofica sull’esperienza religiosa deve essere
to, l’esperienza religiosa si caratterizza come condotta con ogni precauzione: da una parte
quella particolare reazione suscitata nella co- sapendo che occorre respingere ogni posizio-
scienza umana dall’apparizione della potenza ne pregiudiziale e acritica, dall’altra avendo
del sacro, inteso come il totalmente-altro. coscienza che l’esperienza religiosa non è assi-
L’uomo può, quindi, riferirsi a Dio chiamando- milabile all’esperienza umana generale e che,
lo «mio Dio», non perché lo possiede, ma per- di conseguenza, essa deve essere avvicinata
ché Dio – nella sua ierofania – dona l’uomo a con una volontà di comprensione e con un’at-
se stesso, così che quest’ultimo gioisce di titudine di ascolto.
questa totale dipendenza dal divino. Di conse- Infine sono da ricordare le riflessioni del filo-
guenza, nella complessità dell’atto religioso, sofo canadese Wilfred Cantwell Smith, il quale
sia privato sia rituale, l’uomo esprime la sua affermava che il concetto di religione è
radicale contingenza e la sua ammirazione re- un’astrazione fuorviante, che parte piuttosto
verenziale per l’assolutezza e la maestosità di dal punto reale di intersezione fra una consa-
Dio. Il termine «teofania» è stato poi ampia- pevolezza personale e un referente trascen-
mente utilizzato da Mircea Eliade, che ha cer- dente (fittizio oppure reale), la cui natura è va-
cato di articolare la riflessione sul sacro, mo- riamente descritta dalle diverse tradizioni reli-
strando come quest’ultimo sia una dimensio- giose. Qualsiasi esempio di esperienza religio-
ne ontologicamente primaria dell’esperienza sa rifletterà sempre, dunque, i modelli mute-
religiosa, attraverso la quale l’uomo distingue voli dell’esistenza personale e delle tradizioni
ciò che è vero e significante da ciò che è caoti- attraverso le quali gli uomini si rapportano al
co e privo di senso. trascendente.
In ambiente francese, il problema della natura N. Reali
dell’esperienza religiosa viene affrontato da BIBL.: R. OTTO, Das Heilige: uber das Irrationale in der
Henri Bergson a partire dalla distinzione tra Idee des Göttlichen und sein Verhältnis zum Rationa-
«religioni statiche e dinamiche»: le prime so- len, Berlin 1853, tr. it di E. Buonaiuti, Il sacro. L’irra-
no quelle che reagiscono per correggere la ten- zionale nell’idea del divino e la sua relazione al raziona-
denza dissolvente dell’intelligenza che, con il le, Milano 19945; E. PRZYWARA, Religionsphilosophie
suo metodo analitico e scompositivo, rischia katholischer Theologie, München 1926; H. BERGSON,
di rivolgersi contro la vita stessa; le seconde Les deux sources de la morale et de la religion, Paris
sono quelle (in particolare tutte le forme mi- 1932, tr. it. a cura di A. Pessina, Le due fonti della mo-
stiche) che permettono un’esperienza non so- rale e della religione, Roma-Bari 1998; J. MOUROUX,
lo difensiva, ma di una reale risalita che giunge L’expérience chrétienne, Paris 1952; M. ELIADE, Das
alla fonte stessa dello slancio vitale che con- Heilige und das Profane: vom Wesen des Religiosen,
traddistingue il vivente. Per questa strada – Hamburg 1957, tr. it. di E. Fadini, Il sacro e il profano,
superiore per Bergson alla filosofia stessa – la Torino 19732; F. SCHLEIERMACHER, Der christliche
distinzione tra immanenza e trascendenza si Glaube nach den Grundsätzen der evangelischen Kirche
im Zusammenhange dargestelt, Berlin 1960, tr. it. a
trova in qualche modo neutralizzata, in modo
cura di S. Sorrentino, La dottrina della fede esposta si-
tale che tutte le distinzioni filosofiche su
stematicamente secondo i principi fondamentali della
«esperienza religiosa dell’immanenza, della Chiesa evangelica, Brescia 1981; W. CANTWELL SMITH,
trascendenza, en-stasi, ek-stasi» si pongono The Meaning and End of Religion, New York 1963; K.
da un punto di vista esteriore all’esperienza re- RAHNER, Hörer des Wortes, Freiburg 1971, tr. it. di A.
ligiosa stessa. Belardinelli, Uditori della parola, Torino 1988; B.
In Italia appaiono degne di nota le riflessioni WELTE, Das Licht des Nichts.Von der Möglichkeit neuer
di Luigi Pareyson, il quale ha indicato nel- religiöser Erfahrung, Düsseldorf 1980, tr. it. di G.
l’esperienza religiosa l’unico punto di partenza Penzo e U. Penzo Kirsch, La luce del nulla: sulla pos-
per una riflessione filosofica su Dio. Al di là di sibilità di una nuova esperienza religiosa, Brescia 1983;
ogni forma di razionalismo, per Pareyson la fi- J. EDWARDS, Religious Affections, New Haven 19872; J.-

3647
VOLUMIfilosofia.book Page 3648 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperienze vissute elementari ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Y. LACOSTE, Expérience et absolu. Questions disputées figurano delle circostanze, e a tale rappresen-
sur l’humanité de l’homme, Paris 1994; L. PAREYSON, tazione connettono l’aspettativa, la previsione
Ontologia della libertà. Il male e la sofferenza, Torino di certe conseguenze, fanno un esperimento
1995; F. SCHLEIERMACHER, Discorsi sulla religione e Mo- mentale».
nologhi, in Scritti Filosofici, ed. it. a cura di G. Moret- La sperimentazione sul piano mentale per
to, Torino 1998, pp. 83-255. Mach costituisce la base dell’innovazione
➨ DIO; ESPERIENZA; FEDE; ILLUMINISMO; MISTICA; MI- scientifica: su di essa si fondano tutte le scien-
STICA DELL’ABBANDONO; PIETISMO; RELIGIOSITÀ; ze, tanto quelle fisiche quanto quelle matema-
TRASCENDENZA. tiche. Il suo metodo fondamentale è il metodo
della «variazione», ossia si modificano con
ESPERIENZE VISSUTE
Esperienze vissute ELEMENTARI
elementari l’immaginazione le circostanze normali, che
(Elementarerlebnisse). – Le esperienze vissute conosciamo in base all’esperienza, e in tal mo-
elementari, in Der logische Aufbau der Welt di R. do si amplia il campo delle rappresentazioni
Carnap (Berlin 1928, tr. it. di E. Severino, La co- (aspettative) che possiamo formarci rispetto
struzione logica del mondo, Torino 1997), sono ad esse.
l’esperienza globale di un momento puntuale Gli esperimenti di pensiero (thought experimen-
non ancora analizzato nei campi di senso che ts) o esperimenti mentali compaiono in qual-
fanno parte della corrente dei dati vissuti pro- siasi scienza e filosofia, di qualsiasi epoca e
veniente dall’esperienza. Essi non sono ele- orientamento (Mach stesso ricordava che co-
menti discontinui e discreti dell’esperienza stituivano la base delle ricerche di Aristotele).
ma sono momenti indecomponibili che, L’esperimento mentale più noto in filosofia è
astratti dal flusso della corrente, possono es- l’ipotesi del demone ingannatore di Descartes.
sere descritti tramite enunciati in modo artico- Meno conosciuto ma caratteristicamente spe-
lato senza fare riferimento a tutta la catena rimentale è il caso presentato nel Traité des
delle esperienze. Queste ultime soltanto sono sensations (London-Paris 1754) di Condillac, in
la base di tutti gli oggetti della conoscenza cui, per studiare il funzionamento dei sensi,
prescientifica e scientifica. l’autore immagina una statua che progressiva-
M. Sgarbi mente si anima, acquisendo a mano a mano il
➨ ERLEBNIS; ESPERIENZA. gusto, l’odorato, l’udito, il tatto, la vista. An-
che alcune classiche teorie filosofiche sono
ESPERIMENTI
Esperimenti cruciali CRUCIALI: V. EPISTEMOLOGIA leggibili in termini di ipotesi mentali quasi-
POPPERIANA. fantastiche: per esempio il mito platonico del-
la caverna. Ma soprattutto in anni recenti, e
ESPERIMENTI
Esperimenti mentali MENTALI (tought experi- specialmente nella filosofia analitica, l’uso de-
ments; Gedankenexperimente; expériences menta- gli esperimenti mentali è diventato un requisi-
les; experimentos mentales) . – L’espressione to indispensabile della pratica filosofica, co-
«esperimenti mentali» (Gedankenexperimente) stituendo la base di uno stile argomentativo
venne usata per la prima volta dal danese ed euristico molto usato in metafisica, in etica,
H.Ch. Orsted (1777-1851) in riferimento alla in filosofia della mente. Un esperimento men-
teoria kantiana della conoscenza matematica: tale molto noto è quello escogitato da J.J.
il matematico fa esperimenti mentali in quan- Thompson per spiegare il dilemma morale
to scopre e verifica verità a priori, nel puro spa- rappresentato dall’aborto. Si supponga il caso
zio della mente, e senza ricorso all’empirico. Il di una donna, che viene rapita e drogata, quin-
primo a fornire una vera e propria teoria degli di si sveglia in un letto d’ospedale, con gli or-
esperimenti mentali fu però E. Mach. Nel capi- gani collegati agli organi di un famoso violini-
tolo 11 di Erkenntnis und Irrtum (Leipzig 1905) sta, gravemente malato; le viene detto che, se
Mach spiega che, «oltre all’esperimento fisi- stacca il collegamento, il violinista certamente
co», esiste anche un tipo di esperimento che morirà: come dovrà comportarsi la donna in
ha «un uso assai esteso», anche se non sem- questione? Altri casi celebri sono: il «velo di
pre se ne è riconosciuta l’importanza: si tratta ignoranza» di J. Rawls, la «Terra gemella» e i
delle esperienze tipiche anzitutto dei sognato- «cervelli in una vasca» di H. Putnam, l’ipotesi
ri, dei romanzieri, degli utopisti. Sperimenta- di un mondo costituito esclusivamente di
no però mentalmente anche gli scienziati, gli «zombie», ossia individui privi di coscienza fe-
inventori e i commercianti: «Tutti coloro che si nomenica, usato da D. Chalmers (The Con-
3648
VOLUMIfilosofia.book Page 3649 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperimento


scious Mind, New York - Oxford 1996) per dimo- di una crescita d’informazione senza che alcun
strare l’impossibilità del materialismo in filo- nuovo dato sia acquisito.
sofia della mente. Molti degli esperimenti pro- F. D’Agostini
posti negli ultimi anni sono ispirati alle oppor- BIBL.: R.A. SORENSEN, Thought Experiments, New York
tunità (fantastiche o effettive) offerte dalla ri- - Oxford 1992; M. BUZZONI, Esperimento ed esperimen-
cerca scientifica e tecnologica. E una buona to mentale, Milano 2004; M. COHEN, Wittgenstein’s
parte di essi (è il caso dei cervelli in una vasca, Bettle and Other Thought Experiments, Oxford 2005.
o del suo antenato, il demone di Descartes) ➨ ANALITICO / SINTETICO; FILOSOFIA ANALITICA.
costituiscono le cosiddette «ipotesi scetti-
che», ossia ipotesi circa l’esistenza di una real- ESPERIMENTO (lat. experimentum da experi-
Esperimento
tà radicalmente diversa da come la vediamo, ri - experiment; Experiment; expérience; experi-
ipotesi che non saremmo in grado di smentire. mento). – SOMMARIO: A) Aspetto epistemologi-
Se gli esperimenti mentali sono stati sempre co. - B) Il lavoro sperimentale in psicologia.
usati, la teoria che li riguarda, dopo l’esordio di A) ASPETTO EPISTEMOLOGICO. – Il termine «esperi-
Mach, è rimasta priva di sviluppi fino ad anni mento» è solitamente associato al termine
recenti. Th. Kuhn ha sottolineato come simili «osservazione» per designare, con questa cop-
pia, un genere speciale di esperienza, cioè
esperimenti servano per evidenziare contrad-
l’esperienza controllata, metodica, diretta a
dizioni locali nei paradigmi (The Essential Ten-
ottenere informazioni mirate alla luce di
sion, Chicago 1977). Egli ha sostenuto inoltre
un’aspettativa teorica. La differenza tra «espe-
che la stessa pratica degli esperimenti mentali rimento» e «osservazione» non è facilmente
smentisce la dicotomia analitico/sintetico. La definibile. La distinzione può essere indicata
possibilità degli esperimenti mentali è legata nella circostanza che gli esperimenti si fanno
in effetti alla possibilità della conoscenza pu- con l’impiego di strumenti, mentre le osserva-
ra, ossia la possibilità di fare esperienza, e tro- zioni no. Ma che dire di scienze che non si pos-
vare nuove informazioni, muovendosi unica- sono definire sperimentali, come l’astronomia
mente all’interno del dominio del pensiero. o la geologia, che pure usano strumenti raffi-
Le posizioni di Kuhn sono state ampiamente nati (mentre nel passato ne hanno fatto com-
rielaborate e discusse, e gli esperimenti men- pletamente a meno)? Neppure sembra soddi-
tali hanno avuto difensori e critici. R.A. Soren- sfacente contrapporre l’osservazione che non
sen in Thought Experiments (New York - Oxford arreca nessun mutamento nell’oggetto di stu-
1992) ha fornito un’ampia e dettagliata rico- dio, agli esperimenti che lo cambiano, anzi
gnizione sul tema, discutendo le posizioni di spesso il loro scopo è proprio questo cambia-
Kuhn e suggerendo che la pratica degli esperi- mento. Ormai l’idea di un «osservatore ideale»
menti mentali appartiene a un caratteristico che non interagisce con l’oggetto è stata mes-
tipo di conoscenza sintetica a priori: essi infatti sa in crisi dal principio di indeterminazione di
sono basati su un a priori relativo, in quanto Heisenberg: ogni osservazione è inesorabil-
non si fondano su nuove esperienze, ma su mente un processo fisico di interazione tra os-
esperienze passate, che costituiscono (come servatore e osservato che rende inevitabile un
riteneva Mach) il bagaglio di conoscenze im- disturbo del primo sul secondo. Sembra che la
differenza più importante si possa individuare
plicite di un essere umano. Sorensen spiega
dicendo che gli esperimenti si compiono in
queste tesi riferendosi alla teoria «omuncola-
condizioni controllate, mentre ciò non accade
re» della soggettività. In base a questa teoria, per le osservazioni: l’astronomia e la geologia
i soggetti sono formati da sottosistemi non sono ritenute scienze sperimentali pro-
(«omuncoli» appunto), che agiscono all’inter- prio perché non si ha nessun mezzo per con-
no di un sistema più ampio, così come il per- trollare le condizioni astronomiche o geologi-
sonale opera in una ditta. Il tipo di indagine di che. D’altra parte, il controllo completo di una
cui ci serviamo negli esperimenti mentali con- situazione sperimentale sarebbe possibile so-
siste in una sorta di comunicazione intraper- lo se si conoscessero tutti i fattori da cui può
sonale tra questi sistemi: mettiamo cioè in dipendere il fenomeno sotto esame, vale a di-
collegamento informazioni acquisite in tempi re se si fosse già in possesso della teoria com-
diversi e appartenenti a regimi (sottosistemi) pleta di esso, e inoltre occorrerebbe realizzare
diversi. Otteniamo così l’effetto sorprendente l’assoluto isolamento del sistema che si sta
3649
VOLUMIfilosofia.book Page 3650 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperimento ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

studiando da fattori di disturbo (noti e ignoti). tesi» fu il nucleo della filosofia della scienza
È evidente che il controllo completo delle con- dominante nella seconda metà del XIX secolo.
dizioni in cui si svolge un esperimento è un I grandi problemi teorici che sorsero negli ulti-
ideale irrealizzabile. La distinzione tra osser- mi anni dell’Ottocento, legati non solo a sco-
vazione ed esperimento deve per forza rimane- perte sperimentali sorprendenti, quali i raggi x
re vaga e conviene forse adottare il termine o la radioattività, ma anche allo sviluppo di te-
misto «osservazione sperimentale» per indica- orie scientifiche che per molti aspetti manife-
re una procedura empirica che impiega stru- stavano caratteristiche metodologiche nuove
menti (ma non necessariamente), che altera rispetto al passato, come la teoria elettroma-
l’oggetto di studio (anche se non vorrebbe) e gnetica di Maxwell o la termodinamica genera-
che avviene in condizioni il più possibile con- lizzata di Gibbs e di Duhem, stimolarono un
trollate (anche se un controllo completo è irre- grande dibattito sul metodo scientifico che fe-
alizzabile). ce tabula rasa dell’epistemologia positivista.
La scienza sperimentale è sorta nel XVII seco- Nell’opera di H. Poincaré, G. Milhaud, E. Le
lo, con i grandi contributi di Galileo e Newton Roy e di Pierre Duhem venne in primo luogo
e con la riflessione filosofica sul metodo in- contestata la separazione operata dalla filoso-
duttivo di Francesco Bacone. Bacone fu il pri- fia dell’età del positivismo tra «fatti» e «teo-
mo nel Novum Organun (Londini 1620) a pro- rie», mostrando che non esistono fatti speri-
porre una articolazione dettagliata di un meto- mentali scissi dalle teorie, e che le teorie in-
do di accesso alla verità basato su ragiona- fluenzano in maniera decisiva i risultati di
menti non deduttivi e su una interrogazione qualsiasi esperimento.
metodica dell’esperienza. Le sue tavole furono Soprattutto importante fu la critica di Duhem,
intese dai suoi successori come una procedura espressa nella Théorie physique, son objet, sa
sperimentale capace di edificare il sapere structure (Paris 1906, tr. it. di D. Ripa di Meana,
scientifico, inteso come sapere garantito pro- La teoria fisica: il suo oggetto e la sua struttura,
prio in quanto basato sulla corretta sperimen- Bologna 1978). L’analisi compiuta in questo
tazione. Gli sviluppi trionfali della scienza nel testo dimostra in primo luogo che qualsiasi
XVIII e nel XIX secolo, vissuti sotto il segno proposizione che voglia esprimere un «fatto»,
metodologico dell’accoppiata Bacone- sia cioè un’affermazione empirica, è sempre
Newton, conferirono alla nozione di esperi- parte di una teoria che conferisce significato ai
mento una solidità, un’affidabilità sempre cre- simboli che in essa sono presenti; in particola-
scente e le rinnovate riflessioni filosofiche sul re, quei simboli che hanno un significato em-
metodo sperimentale, che articolarono, raffi- pirico (p. es., T per temperatura, P per pressio-
narono, precisarono l’analisi baconiana, non ne ecc.) lo hanno solo in conseguenza di po-
fecero che accrescere la fiducia da accordare ai stulati interpretativi che fanno parte integran-
risultati ottenuti con la corretta sperimenta- te della teoria (quelli che i neopositivisti chia-
zione. Anche le più sottili opere metodologi- meranno «regole di corrispondenza»). Dunque
che ottocentesche, come il System of Logic Ra- ogni proposizione empirica è esprimibile sola-
tiocinative and Inductive (London 1843, tr. it. a mente per mezzo di teorie, è intrisa di teorie,
cura di M. Trinchero, Sistema di logica deduttiva non è possibile distinguere proposizioni fat-
e induttiva, Torino 1988) di John Stuart Mill o la tuali (certe) da proposizioni teoriche (ipoteti-
Introduction à l’étude de la médicine expérmentale che). In secondo luogo Duhem sottolinea l’im-
(Paris 1865, tr. it. a cura di F. Ghiretti, Introdu- portanza epistemologica della strumentazione
zione allo studio della medicina sperimentale, Mi- scientifica: i risultati di un qualsiasi esperi-
lano 1973) di Claude Bernard o i molteplici mento compiuto usando uno o più strumenti
studi di Ernst Mach, contribuirono all’afferma- dipendono strettamente dalle teorie che sono
zione di un generale clima positivista in cui implicate nel funzionamento degli strumenti
l’esperimento veniva acriticamente inteso co- impiegati. Allorquando si vuole sottoporre a
me via per giungere infallibilmente (a patto di un controllo sperimentale una qualsiasi ipote-
rispettare talune regole) a cogliere verità certe, si, il responso dell’esperienza riguarderà non
garantite, verità fattuali da contrapporsi alle solo l’ipotesi da controllare, ma tutto un com-
affermazioni ipotetiche, frutto di un impiego plesso di teorie. Se ogni esperienza ha un sen-
troppo spinto della riflessione teorica. La no- so solo grazie a una o più teorie, è chiaro che
zione di «fatto» contrapposto a quella di «ipo- ogni controllo sperimentale implicherà un at-
3650
VOLUMIfilosofia.book Page 3651 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperimento


to di fede nei confronti di tutto un insieme di bili empiricamente, anziché verificabili. In
teorie. Ogni volta che si compie una misura, questo testo egli non prende in considerazio-
ogni qualvolta si mette alla prova una qualun- ne l’argomento di Duhem, che negava il suo
que ipotesi, si mette in realtà in discussione presupposto di partenza, cioè che il singolo
una teoria o anche un gruppo di teorie. Il con- enunciato sia falsificabile, limitandosi a di-
fronto tra enunciati scientifici ed esperienza è chiarare (in nota) che la critica duhemiana era
sempre il confronto tra una o più teorie e rivolta solamente contro gli esperimenti cru-
l’esperienza. Di qui deriva la conclusione più ciali verificanti, cosa del tutto inesatta. Negli
celebre della riflessione di Duhem: la critica anni sessanta, dopo che la tesi di Duhem era
all’esperimento cruciale falsificante. Quando stata ripresa da Quine (tesi di Duhem-Quine),
l’esperimento non riesce, quando le previsioni l’argomento non poteva più essere aggirato e
teoriche risultano smentite dai fatti, è l’intero Popper in vari saggi lo affrontò elaborando la
sistema di teorie che sono implicate dai calco- nozione di «conoscenza di sfondo». Quando
li e dagli strumenti usati a essere falsificato, discutiamo di un problema, per esempio il ri-
mai la singola ipotesi. È impossibile falsificare sultato inaspettato di un’esperienza, sostiene
un’ipotesi isolata. Le cosiddette esperienze Popper, accettiamo sempre (anche solo prov-
cruciali sono tali solo in apparenza; in realtà, a visoriamente) elementi di ogni genere in ma-
rigore, mai portano all’obbligo di eliminare niera non problematica, come elementi garan-
una particolare ipotesi, ma si limitano a mo- titi: essi costituiscono, provvisoriamente e re-
strare l’imperfezione di tutto un sistema teori- lativamente alla discussione di quel particola-
co di cui quell’ipotesi fa parte. Noi siamo quin- re problema, una conoscenza di sfondo non
di, dal punto di vista logico, liberi di attribuire problematica. Nessun elemento di questa co-
le ragioni dell’insuccesso a questo o a quell’a- noscenza è a rigor di logica immune dalla fal-
spetto del sistema teorico implicato nell’espe- sificazione, tuttavia la maggior parte della va-
rienza e negare che il responso dell’esperi- sta conoscenza di sfondo che usiamo resta
mento suoni a definitiva condanna di un’ipo- fuori discussione per ragioni pratiche: senza
tesi particolare. Non sono possibili esperi- ammettere nulla di garantito (provvisoriamen-
menti cruciali falsificanti. Tantomeno sono te), rimettendo in forse tutto, la discussione
possibili gli esperimenti cruciali verificanti di razionale, la critica, non sarebbero possibili,
Bacone, che si fondavano sull’idea che, di occorrerebbe sempre ripartire da dove ha co-
fronte a due ipotesi concorrenti, fosse possibi- minciato Adamo. Ammettendo la conoscenza
le dimostrare la verità dell’una falsificando di sfondo, la tesi di Duhem perde molta della
l’altra. A parte la fallacia logica dell’argomento sua forza e diventa possibile mettere alla pro-
(nulla vieta che entrambe le ipotesi possano va alcune particolari ipotesi senza dover ne-
essere false), cadendo la possibilità di falsifi- cessariamente mettere in discussione l’intera
care la singola ipotesi, cade tutta la procedura scienza.
baconiana. Sulla difficoltà che si incontrano La nozione di «conoscenza di sfondo» poppe-
allorquando si interpretano certi esperimenti riana si raccordava con la nozione di «paradig-
come cruciali ha particolarmente insistito I. ma» di Kuhn nel mettere in rilievo l’influenza
Lakatos teorizzando la «fine della razionalità delle teorie sulle pratiche sperimentali. L’idea
istantanea» nel corso dello sviluppo della che la comunità degli scienziati opera in labo-
scienza. ratorio sotto l’influsso determinante di una
La critica duhemiana era un argomento fortis- «conoscenza di sfondo» o, in termini kuhniani,
simo non solo contro il positivismo ottocente- di un paradigma dominante, ha contribuito
sco, che interpretava la sperimentazione come all’emergere nel dibattito filosofico di una
una pratica atta a conferire verità alle proposi- concezione dell’esperimento nella quale le teo-
zioni scientifiche, ma anche contro il falsifica- rie hanno un ruolo decisivo. Oltre ad ammet-
zionismo di Karl Popper. Nella Logik der For- tere, seguendo l’indicazione di Duhem, che
schung, (Wien 1934, ed. ingl. ampliata, The Lo- tutto il linguaggio scientifico è intriso di teo-
gic of Scientific Discovery, London 1959; tr. it. a rie, si ammette che anche tutta la prassi dello
cura di M. Trinchero, La logica della scoperta scienziato è teorico-dipendente. Innanzi tutto
scientifica, Torino 1970), Popper presenta una il progetto di un esperimento nasce alla luce
filosofia della scienza incentrata sull’idea che di un problema da risolvere, problema che ha
la scienza sia un insieme di enunciati falsifica- senso, è formulabile entro un contesto teori-
3651
VOLUMIfilosofia.book Page 3652 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esperimento ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

co. La situazione conoscitiva (le teorie accolte se a una misurazione sono convenzionali. In
come vere in un dato momento storico) deter- realtà, come ha messo in rilievo il neopositivi-
mina quali domande si possono porre, e pos- smo, la convenzionalità sembra avere dei pre-
sono ricevere una risposta per mezzo di espe- cisi limiti, perché per scegliere una delle pos-
rimenti, mentre certe domande, che si sareb- sibili convenzioni senza cadere in contraddi-
bero dovute porre per risolvere il problema, zione con fatti empirici occorre qualche cono-
devono rimanere inespresse fino a quando scenza empirica. Per esempio, la costruzione
non si avrà la conoscenza indispensabile per della scala termometrica Celsius richiede la
formularle. È la conoscenza di cui si è già in conoscenza della costanza del punto di conge-
possesso che stabilisce se un problema è o lamento dell’acqua e dell’andamento lineare
non è risolubile. Inoltre, spesso il problema è della dilatazione del mercurio. La conoscenza
formulato in modo tale che non può essere ri- dei fatti fornisce differenti possibilità di co-
solto in base a un sol genere di esperimenti; la struire scale e l’elemento convenzionale si ri-
sua soluzione può richiedere parecchi tipi di duce alla scelta di una di queste possibilità.
dati sperimentali che riguardano questioni de- Tale scelta avviene in base alla conoscenza che
rivate. Il fatto che si trattino tutti questi dati, noi possediamo (nuove scoperte possono così
che a prima vista riguardano questioni diffe- dare origine a nuove scale di misura) e a con-
renti, come se si riferissero al medesimo pro- siderazioni di ordine pratico.
blema dipende dalla nostra conoscenza di Dalla possibilità che si ha in genere di costru-
sfondo. Spesso, per escogitare un esperimen- ire varie scale per lo studio di una grandezza,
to adatto alla soluzione di un problema, occor- dunque la possibilità di diversi e svariati me-
re una lunga catena di ragionamenti che con- todi sperimentali per misurare una grandezza,
sente di tradurre il problema in questioni riso- l’operazionismo ha sostenuto che si deve par-
lubili empiricamente, e questa traduzione av- lare di concetti diversi di grandezza secondo il
viene, ancora una volta, sulla base della cono- metodo impiegato per misurarla. Esisterebbe-
scenza di sfondo. ro dunque, p. es., tanti concetti di lunghezza
Grandi attenzioni nel Novecento hanno rice- quanti sono i metodi per misurarla e, inoltre,
vuto le questioni relative all’operazione di mi- qualsiasi miglioramento nei metodi di misura
surazione, che costituisce il fondamento di introdurrà un nuovo significato di lunghezza.
ogni esperimento che voglia ottenere responsi Carnap in Testability and Meaning (in «Philo-
quantitativi, impiegare cioè concetti quantita- sophy of Science», III, 1936, pp. 419-471; IV,
tivi. Questi possono essere costruiti sulla base 1937, pp. I-40, tr. it. a cura di A. Pasquinelli,
di concetti comparativi: si tratta di concetti Controllabilità e Significato, in A. Pasquinelli [a
che introducono una disposizione negli ogget- cura di], Il Neo-empirismo, Torino 1969) ha di-
ti che appartengono a una medesima classe, mostrato che una definizione operazionistica
danno cioè la possibilità di disporre questi og- può essere solo parziale: un medesimo con-
getti l’uno in relazione all’altro secondo gradi cetto può ricevere definizioni operative diffe-
di intensità di una determinata proprietà (p. renti, ma nessuna di tali definizioni esaurisce
es. corpi più o meno – o ugualmente – pesanti il suo significato. Ogni nuova procedura di mi-
di certi altri). La costruzione di concetti quan- sura arricchisce la conoscenza che noi abbia-
titativi consiste nell’elaborare scale metriche mo di una certa proprietà della natura, ma non
da applicarsi all’ordinamento di oggetti deter- si pone in concorrenza con le procedure note
minato dai concetti comparativi. Allo scopo di in precedenza.
costruire una scala metrica occorre a) determi- La critica convenzionalista della nozione di
nare il punto zero della scala; b) scegliere «fatto sperimentale», la messa in rilievo, da
l’unità di misura; c) determinare la corrispon- parte della riflessione filosofica novecentesca
denza tra l’unità scelta e la grandezza che co- sulla scienza, del ruolo decisivo svolto nella
stituisce l’oggetto della misurazione (p. es. la sperimentazione dalle teorie hanno dissolto la
relazione che sussiste tra la temperatura e la convinzione che un esperimento scientifico si
lunghezza della colonna di mercurio in un ter- possa esprimere univocamente, possieda cioè
mometro). Tutti e tre questi passi sono alme- un unico significato possibile, contribuendo
no parzialmente convenzionali, e la critica così all’affermazione di concezioni radical-
convenzionalista ha sostenuto che, per questo mente scettiche (p. es. P.K. Feyerabend) se-
motivo, tutte le leggi di natura formulate in ba- condo cui la forza dimostrativa degli esperi-
3652
VOLUMIfilosofia.book Page 3653 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esperimento


menti è ben poca cosa, manipolabile a piaci- so il pieno controllo su tali fattori, impedirà
mento, e lo sviluppo teorico può rendersi au- che essi possano «minacciare» la validità
tonomo dai vincoli dell’empiria. Contro questi dell’esperimento. L’uso di opportuni «disegni
esiti estremi, in questi ultimi anni vari autori di ricerca» consente di ridurre al massimo
hanno impostato la questione riconoscendo, questa eventualità. Secondo Donald H. Mc-
da un lato, che nessuno scienziato può dimo- Burney (Research Methods, Pacific Grove 19943,
strare che un esperimento sia decisivo, crucia- tr. it. di M.R. Baroni, L. Berlucchi e R. Berto,
le, parli univocamente a favore o contro una Metodologia della ricerca in psicologia, Bologna
teoria, tuttavia occorre ammettere, dall’altro 20013), le due caratteristiche essenziali di un
lato, che è possibile argomentare a favore di disegno sperimentale sono: a) l’esistenza di
una interpretazione di un esperimento facen- un «gruppo di controllo» o di una «condizione
done crescere la forza persuasiva. È prassi nor- di controllo»; b) l’«assegnazione casuale dei
male degli sperimentalisti quella di attuare al- soggetti alle varie condizioni». Per esempio,
cune strategie che, anche se non riescono a ponendo che in un esperimento si intenda va-
obbligare all’assenso con la forza della logica, lutare l’influenza di un programma di adde-
servono a far crescere la fiducia in una deter- stramento (variabile indipendente) sulle abili-
minata interpretazione di un responso speri- tà pratico-meccaniche (variabile dipendente)
mentale (A. Franklin). di studenti di scuola secondaria, si potrà fare
R. Maiocchi uso di un disegno di ricerca che preveda sia la
B) IL LAVORO SPERIMENTALE IN PSICOLOGIA. – Nella formazione di due gruppi, uno da sottoporre al
sua impostazione più semplice, l’esperimento programma di addestramento («gruppo speri-
in psicologia consiste nella procedura attra- mentale») e l’altro da non sottoporre ad esso
verso cui un ricercatore, «manipolando» in («gruppo di controllo») sia l’assegnazione ca-
modo sistematico uno stimolo, ne osserva gli suale dei soggetti ai due gruppi o condizioni.
effetti sulla risposta, cioè sul comportamento In mancanza del gruppo di controllo non sa-
dei soggetti sperimentali. La caratteristica del- rebbe possibile attribuire, con un sufficiente
lo stimolo, che viene manipolata così da assu- margine di sicurezza, gli eventuali risultati rag-
mere diverse manifestazioni rilevabili, è defi- giunti dal gruppo sperimentale agli effetti del
nita «variabile indipendente»; la «variabile di- trattamento, poiché non si potrebbe escludere
pendente» consiste invece nei vari tipi di com- che essi siano riconducibili all’influenza del
portamento valutabili che ne conseguono. processo di maturazione dei ragazzi così come
L’esperimento ha lo scopo di evidenziare cam- a quella di eventuali esperienze rilevanti ai fini
biamenti della variabile dipendente in funzio- del miglioramento delle abilità pratico-mecca-
ne delle modificazioni della variabile indipen- niche. Inoltre, l’assegnazione casuale dei sog-
dente, essendo tenute sotto controllo, secon- getti minimizza la probabilità che i due gruppi
do diverse modalità, tutte le altre variabili, al siano tra loro molto diversi. Spesso gli esperi-
fine di poter attribuire le eventuali variazioni menti psicologici non si basano sulle due sole
del comportamento alla sola variabile indi- variabili, indipendente e dipendente, ma su
pendente. Per esempio, lo sperimentatore po- più variabili indipendenti di cui il ricercatore
trebbe modificare in modo sistematico l’inten- valuta l’incidenza su una o più variabili dipen-
sità di un suono e rilevarne l’esito sulla preci- denti. Il lavoro sperimentale in psicologia si
sione con cui un gruppo di soggetti esegue un svolge, oltre che in laboratorio, anche «sul
certo compito; in questo caso, il suono, in campo», cioè nell’ambiente di vita dei soggetti
quanto assume determinate intensità per ope- studiati.
ra del ricercatore, è la variabile indipendente, P.L. Baldi
e la precisione nell’esecuzione del compito è BIBL.: parte A: I. HACKING, Representing and Interven-
la variabile dipendente. Su quest’ultima può ting, Cambridge 1983, tr. it. di E. Prodi, Conoscere e
tuttavia influire significativamente un vasto sperimentare, Roma-Bari 1987; P. ACHINSTEIN - O.
insieme di fattori, che vanno dalle condizioni HANNAWAY (a cura di), Observation, Experiment and
ambientali (p. es. l’intensità del rumore di fon- Hypotheses in Modern Physical Science, Cambridge
do) all’età dei soggetti sottoposti alla prova, (Massachusetts) 1985; P. GALISON, How Experiments
così come alle loro diverse capacità di concen- End, Chicago 1987; A. FRANKLIN, Can That Be Right?
trazione e abilità nel portare a termine il com- Essays on Experiment, Evidence and Science, Dord-
pito richiesto ecc. Lo sperimentatore, attraver- recht 1999.

3653
VOLUMIfilosofia.book Page 3654 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Espinas ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Parte B: A.P. ERCOLANI - A. ARENI - L. MANNETTI, La ri- ESPLICATIVO (explicative; explicativ, erklä-
Esplicativo
cerca in psicologia. Modelli di indagine e di analisi dei rend; explicatif; explicativo). – In generale espli-
dati, Roma 1990. cativo dicesi tutto ciò che serve a esplicare, os-
➨ CONGETTURA; CONOSCENZA; CONVENZIONALISMO; sia a far comprendere un concetto o termine
EMPIRISMO; ESPERIENZA; EVIDENZA; IPOTESI; OPE- mediante l’analisi o risoluzione in altri concet-
RAZIONISMO; SCIENTIFICO, METODO; TEOREMA; VE- ti o termini più elementari supposti già noti, e
RIFICAZIONE. allora spiegare equivale a dare la definizione
nominale. In senso più specifico, esplicativo si
ESPINAS, ALFRED-VICTOR. – Economista e
Espinas dice della scienza, la quale, essendo cono-
sociologo, n. a Saint-Florentin (Yonne) il 13 scenza delle cause, assegna la ragione degli
magg. 1844., m. a Parigi il 24 febbr. 1922. esseri e dei fenomeni che studia.
Decano della facoltà di Bordeaux, fu chiamato Red.
nel 1893 alla Sorbona ove insegnò prima eco- ➨ SPIEGAZIONE.
nomia sociale fino al 1904 e poi storia delle
dottrine economiche. Nel 1905 l’Istituto di ESPLICITO: V. IMPLICITO / ESPLICITO.
Esplicito
Francia lo accolse fra i suoi membri. Merita di
essere ricordata la sua opera fondamentale ESPONIBILI,
Esponibili PROPOSIZIONI: V. PROPOSIZIONI
Des sociétés animales (Paris 1877), in cui vengo- ESPONIBILI.
no distinte società coniugali fondate sull’istin-
to della riproduzione, società domestiche ma- ESPOSIZIONE (lat. ex-positio - exposition;
Esposizione
terne (api-formiche), società domestiche pa- Exposition, Erörterung; exposition; expositión). –
terne (antropoidi), tutte descritte con ricchez- È proprio del concetto di esposizione il pre-
za di particolari. Nel volumetto La philosophie sentare un oggetto, mettendolo in rilievo o in
expérimentale en Italie (ivi 1880) è contenuta una luce; come termine generico e in senso trasla-
valutazione obiettiva del movimento filosofico to, esposizione designa quindi i processi con i
italiano che fa capo ad Ardigò. Tra gli altri scrit- quali si cerca di far conoscere un concetto o un
ti: Histoire des doctrines économiques, ivi 1891; Les principio, esplicitandone il contenuto logico o
origines de la technologie, ivi 1897; La philosophie stabilendo rapporti con altri concetti che ne
sociale du XVIIIe siècle et la Révolution, ivi 1898; rendano chiaro o evidente il significato. Più
Descartes et la morale, ivi 1925 (postuma). precisamente esposizione nell’uso delle scien-
A. Groppali ze è la determinazione dei rapporti di un con-
BIBL.: M.G. DAVY, Necrologi, in «Revue philosophi- cetto con gli altri (cfr. J.F. Fries, System der Lo-
que», 1923; A. LALANDE, in «Revue internationale de gik, Heidelberg 1811, p. 399). Nella logica ter-
sociologie», 1925; H. MAUS, s. v., in «Soziologen- ministica medievale viene usato il procedi-
Lexikon», Stuttgart 1959, p. 142; P. ESPINAS, Influence mento chiamato «reductio per expositionem»,
de la pensée d’A. Espinas sur celle de Durkheim, in mediante il quale si ottiene il sillogismo esposi-
«Revue philosophique de la France et de l’Etran- torio. Per esposizione trascendentale, secondo
ger», 1961, pp. 138-139. Kant, s’intende il chiarimento di un concetto
come principio che offre la possibilità di cono-
ESPINASSY, LOUISE-FLORENCE-PÉTRONILLE
Espinassy scenze sintetiche a priori, e quindi di altri giu-
TARDIEU D’ESCLAVELLE, marchesa di. – Peda- dizi sintetici a priori, quasi portando alla luce
gogista francese, n. nel 1700, m. nel 1777. (ex-ponere) ciò che è implicito in altri principi o
Autrice di un’opera apparsa anonima a Parigi giudizi. Nella Kritik der reinen Vernunft, Kant
nel 1764 dal titolo Essai sur l'éducation des de- definisce l’esposizione appunto così: «Per
moiselles; in essa si sostiene una polemica con- esposizione (expositio) intendo la rappresenta-
tro le teorie pedagogiche di J.-J. Rousseau, an- zione chiara (anche se non dettagliata) di ciò
che se l’opera in parte è influenzata dalle me- che appartiene ad un concetto; l’esposizione
desime. sarà poi metafisica se essa contiene ciò che il
A. Cardin concetto presenta in quanto dato a priori» (KrV,
BIBL.: A.A. BARBIER, Dictionnaire des ouvrages anony- B, p. 38, tr. it. Critica della ragion pura, a cura di
mes, Paris 1882; s. v., in AA.VV., Dizionario delle scien- C. Esposito, Milano 2004, p. 119). P. es., l’e-
ze pedagogiche, diretto da G. Marchesini, Milano sposizione trascendentale del concetto di spa-
1929, vol. I, p. 510. zio, mostrando la possibilità delle conoscenze
3654
VOLUMIfilosofia.book Page 3655 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Espressione


a priori che discendono da tale concetto, fon- gno, immaginazione, sentimento, gusto (parti-
da la possibilità della geometria. colarmente diffuse nel XVII secolo), la teoria
F. Borgato - V. Carminati dell’arte consideri l’esperienza estetica nel
suo carattere specifico, in quella particolare
ESPRESSIONE
Espressione (expression; Ausdruck; expres- autonomia che si riscontra soprattutto nel
sion; expresión). – Atto dello spirito che designa momento espressivo. Fa eccezione Vico, il
la sua capacità di significare se stesso e l’og- quale reagisce alla cultura del suo tempo, rico-
getto mediante segni. noscendo al mondo della fantasia (inteso in
Nella metafisica spiritualistica l’espressione è senso lato, quindi comprendente anche il mi-
costitutiva della natura dello spirito, ne è l’at- to) una struttura autonoma. L’uomo giunge al-
to fondamentale che caratterizza ogni suo at- la prima consapevolezza proprio attraverso la
to; per l’idealismo, che risolve la sostanza forza espressiva della poesia, che è sintesi di
nell’atto, l’attività espressiva è lo spirito stes- un momento affettivo e di un momento con-
so ed è sinonimo di creazione (p. es. l’autoctisi templativo. L’antintellettualismo vichiano vie-
di G. Gentile). In logica l’espressione designa i ne ripreso in terra tedesca dallo Sturm und
mezzi con cui il pensiero pensa e si manifesta: Drang e dal romanticismo. La coscienza ro-
concetto e termine, giudizio e proposizione, mantica della creatività dello spirito, della sua
ragionamento, sono espressioni. In psicologia forza manifestativa, e quindi della sua espres-
espressione è correlativa a impressione: indi- sività, fa sì che l’arte sia commisurata non a un
ca il processo psichico efferente, di risposta, concetto astratto ma all’idea della quale è
correlativa al processo psichico afferente o di espressione. È lo spirito stesso che si manife-
ricezione (impressione). In estetica l’espressio- sta nell’arte, e l’arte è un momento necessario
ne indica l’atto spirituale per cui un contenuto del processo manifestativo dello spirito. Nel
interiore assume una forma contemplabile. positivismo l’espressione viene considerata
Considerando l’arte come espressione, si po- da un punto di vista psicologico o sociologico,
ne l’accento sul suo carattere di creazione ori- e si ricade nuovamente in una valutazione se-
ginale. Diversamente dalle altre espressioni, mantica di essa. Frutto di un ripensamento cri-
quella estetica realizza una contemplabilità tico dei motivi dell’estetica romantica, in par-
senza residui, cioè senza rinvii semantici. In ticolare di quella hegeliana, è il concetto di
questo senso l’espressione poetica può essere forma proposto da F. De Sanctis: questo con-
definita come parola assoluta. Espressione e cetto rende piena ragione del momento
contemplazione non sono due momenti di- espressivo dell’arte, in quanto nella forma si
stinti o addirittura antitetici, ma sono lo stes- realizza una realtà nuova, il mondo estetico
so atto considerato da due punti di vista diversi. che è la sostanza, il vivente.
Tale unità di contemplazione ed espressione è Nell’estetica contemporanea il concetto di
conquista relativamente recente. Nel mondo espressione assume un ruolo fondamentale
greco prevale un’estetica della visione, confor- per merito di B. Croce. Intuizione e espressio-
memente all’indirizzo oggettivistico del pen- ne non sono considerati da Croce come atti di-
siero ellenico. È soltanto nell’ambito del cri- versi. «In realtà, egli dice, noi non conosciamo
stianesimo che si pongono le basi per la con- altro che intuizioni espresse [...]. E quanto è
siderazione dell’atto spirituale nella sua forza inconcepibile un’immagine priva di espressio-
espressiva. La rivelazione del Verbo apre la ne, altrettanto è concepibile, anzi logicamente
possibilità di concepire l’espressione come necessaria, un’immagine che sia insieme
l’atto per cui lo spirito si possiede, si conosce, espressione, che sia cioè realmente immagi-
si ama, atto che non è accessorio o casuale, ne» (Nuovi saggi di estetica, Bari 19584, pp. 36-
ma è costitutivo della stessa vita spirituale 37). L’intuire è già un atto creativo che non
(cfr.: Agostino, De Trinitate, IX, 10). può realizzarsi se non come espressione. L’ar-
Tuttavia l’estetica classica costituisce ancora il te è perciò parola e l’estetica si identifica con
modello cui si ispirano sia il Medioevo che il la linguistica.
Rinascimento. I vecchi concetti resistono alla La dottrina crociana dell’arte come espressio-
nuova maniera di pensare: non si parla di ne è accettata da quasi tutte le estetiche suc-
espressione, ma di imitazione. L’intellettuali- cessive, specie italiane; però essa suscita pro-
smo della cultura post-rinascimentale impedi- blemi inerenti piuttosto ai presupposti gnose-
sce che, dai germi contenuti nelle parole inge- ologici su cui è fondata. Calogero, p. es., ritie-
3655
VOLUMIfilosofia.book Page 3656 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Espressione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ne questa dottrina importante ed essenziale, za un fine, e che subisce una trasformazione in


ma suscettibile d’esser conservata e approfon- quanto è stata intrapresa quale mezzo per ot-
dita nel quadro di una sistemazione diversa, tenere una conseguenza attesa consapevol-
per sfuggire soprattutto alle difficoltà cui va in- mente» (Art as Experience, New York 1934, tr. it.
contro l’identità di estetica e linguistica (Este- a cura di C. Maltese, L’arte come esperienza, Fi-
tica, semantica, istorica, Torino 19602, pp. 1-13). renze 19662, p. 76). Tale trasformazione con-
Della Volpe, partendo da una concezione dello trassegna ogni fatto d’arte. Espressione signi-
spirito come «impulso espressivo » e della co- fica non soltanto un’azione, ma anche il suo ri-
scienza come «sintesi di sentimento (o imma- sultato, l’oggetto espressivo. Bisogna però di-
gine) e di idea (o relazione)» (Fondamenti di stinguere tra espressione artistica ed espres-
una filosofia dell’espressione, Bologna 1936, pp. sione prosastica o scientifica: quest’ultima è
17-18), accentua l’aspetto eidetico, che è pur una espressione che espone o conduce a
presente nell’espressione artistica, e ne assi- un’esperienza, mentre l’espressione artistica
cura l’unicità, la necessità e l’insostituibilità, «ne costituisce una» (ibi, p. 102).
definendo l’arte come «idea intuitiva» (ibi, pp. In linguistica possiamo dire che il termine
31-39). espressione sia usato in due sensi fondamen-
Anche Stefanini, pur accettando che l’arte sia tali. Da un lato, esso si riferisce alla capacità
espressione, mostra tuttavia, a differenza di che il linguaggio offre al soggetto parlante di
Croce, come l’espressione non elimini l’im- convogliare le proprie emozioni e di renderle
pressione, il vedere; l’antinomia del visto e in una forma comunicabile. Secondo l’Orga-
dell’espresso, che talora si assume per desi- nonmodell triadico di K. Bühler, la comunica-
gnare la contrapposizione tra arte classica e zione si svolge tra un emittente e un ricevente
arte romantica, è solo apparente e dipende da sullo sfondo di un certo «stato di cose», e un
una differenza di accento (Trattato di estetica, enunciato (segno linguistico complesso) ha ri-
Brescia 1955, pp. 53-72). Inoltre non ogni spettivamente la funzione di espressione ri-
espressione è arte, ma solo quell’espressione spetto all’emittente, di appello rispetto al rice-
o parola che sia singolare e assoluta, non se- vente e di rappresentazione rispetto allo stato
mantica e intenzionale (ibi, pp. 73-100). di cose. Il segno linguistico viene considerato
Quest’ultimo problema è trattato anche da Pa- espressione dell’interiorità del parlante e, in
reyson: l’espressione è una nota fondamentale questo senso, assume il valore di «sintomo».
dell’attività estetica e artistica; ma, mentre si Nella teoria delle funzioni linguistiche di R.
può dire che ogni espressione è estetica, per- Jakobson, una delle sei funzioni è appunto
ché l’intuizione e la prima forma di conoscen- quella detta «“espressiva” o emotiva, che si
za, che sono appunto estetiche, sono sempre concentra sul mittente», la quale «mira a
un esprimere, non si può dire che ogni espres- un’espressione diretta dell’atteggiamento del
sione sia anche artistica (Estetica, Torino 1954, soggetto riguardo a quello di cui parla». Se-
pp. 13-30). Pur avendo l’arte radice nell’attività condo Jakobson, l’uso di tale funzione ha il fi-
espressiva o formativa della persona, solo un ne di trasmettere un’emozione al ricevente e,
formare ed esprimere puro, tale cioè che trovi inoltre, in tutte le lingue è possibile ritrovare
la propria norma solo in se stesso e nella pro- uno «strato puramente emotivo» rappresenta-
pria riuscita, costituisce il carattere distintivo to dalle interiezioni (Closing Statements: Lin-
dell’espressione artistica rispetto alle altre guistics and Poetics, in T. Sebeok [a cura di],
forme di espressione della persona umana (ibi, Style in Language, New York 1960, tr. it. a cura
pp. 97-127). di L. Heilmann, Linguistica e poetica, in Saggi
E infine anche per Dewey, sebbene parta da al- linguistici, Milano 1966, p. 186).
tri presupposti di carattere naturalistico, D’altro lato, il termine espressione designa più
l’espressione caratterizza il fatto dell’arte. L’ar- generalmente il lato sensibile, non concettua-
te è da lui ridotta a una forma, la più alta, di le del linguaggio. Nella teoria di L. Hjelmslev
esperienza. Ogni esperienza ha un carattere espressione e «contenuto» rappresentano gli
impulsivo, estrinsecativo; ma solo quando ta- elementi («funtivi») legati nel segno come en-
le impulso acquista una finalità che ne costitu- tità funzionale: «Non si avrà mai una funzione
isce il significato consapevole possiamo parla- segnica senza la presenza simultanea di en-
re di espressione. Espressione è dunque trambi questi funtivi, e un’espressione e il suo
«un’attività che era naturale, spontanea e sen- contenuto, o un contenuto e la sua espressio-
3656
VOLUMIfilosofia.book Page 3657 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Espressionismo


ne, non si presenteranno mai insieme senza sione dei valori fino alla rottura di ogni para-
che ci sia tra loro anche la funzione segnica» digma classicheggiante (la rivisitazione della
(Prolegomena to a Theory of Language, Madison scultura gotica tedesca nella plastica di E. Bar-
1961, tr. it. a cura di G.C. Lepschy, I fondamenti lach, le sculture-totem, ispirate all’arte «ne-
della teoria del linguaggio, Torino 1968, p. 53). gra» di Kirchner). L’esperienza espressionista
Hjelmslev introduce, poi, la distinzione tra trova terreno fertile soprattutto nel mondo te-
«forma» e «sostanza», sia per il piano dell’e- desco, dove si polarizza intorno ai gruppi die
spressione che per quello del contenuto, co- Brücke (Dresda-Berlino, 1905-13: Kirchner, E.
gliendo la distinzione tra materiale espressivo Heckel, K. Schmidt-Rottluff, Nolde, M. Pech-
disponibile all’essere umano e suoi usi diffe- stein) e der Blaue Reiter (Monaco 1911-14: Kan-
renziati nei vari sistemi linguistici. dinskij, F. Marc, Kokoschka, A. Kubin). Mossi da
Più recentemente, anche la linguistica cogniti- veemente polemica contro la società e la tradi-
va ha descritto il processo simbolico realizzato zione culturale (spiccatamente espressionisti i
dal linguaggio naturale come una complessa «distruttivi» drammi giovanili di B. Brecht) e da
corrispondenza tra un polo semantico-concet- forte tensione utopica (declinata in chiave fan-
tuale e un polo fonologico-espressivo. tastica nell’architettura: E. Mendelsohn, B.
C. Nolet - F. Lorenzi Taut, e onirica nel cinema, F.W. Murnau, F.
BIBL.: per un orientamento generale sui problemi Lang), dichiarano la lacerazione tra contempo-
dell’espressione: E. CASSIRER, Philosophie der symbo- raneo e primitivo, vita metropolitana e vita na-
lischen Formen, Berlin 1923-29, 3 voll., tr. it. di E. Ar- turale, mediata e istintiva, e aspirano a libera-
naud, Filosofia delle forme simboliche, Firenze 1961-66, re nelle dissonanze dell’arte la voce dell’inge-
4 voll.; B. CROCE, Estetica come scienza dell’espressione nuità (di qui l’interesse per il folklore, la pittu-
e linguistica generale, Bari 196511. Sull’espressione ra infantile, la patologia mentale) insieme al
estetica, oltre le opere citate nel testo: B. CROCE, II represso «grido originario» (Urschrei) dell’uo-
carattere di totalità dell’espressione artistica, in Nuovi mo primigenio (Urmensch), la cui metafora,
saggi di estetica, Bari 19584, pp. 117-146; B. CROCE,
mediata e mascherata nel materialismo capi-
Aesthetica in nuce, in Ultimi saggi, Bari 19633; B. CRO-
talistico, è il grido generato nei vinti dal con-
CE, La poesia e la letteratura, in La poesia, Bari 19636.
Per la problematica contemporanea: AA.VV., L’ex-
flitto del presente (il verismo tragico di M.
pression, n. mon., in «Revue Internationale de Philo- Beckmann, l’aggressività grottesca di G. Grosz).
sophie», 59 (1962). Per la linguistica: K. BÜHLER, L’espressionismo fu aggredito dal nazismo co-
Sprachtheorie. Die Darstellungsfunktion der Sprache, me «arte degenerata».
Jena 1934; R. SIMONE, Fondamenti di linguistica, Bari Si definisce espressionismo astratto il movimen-
1990; sulla linguistica cognitiva: R. LANGACKER, Con- to pittorico informale d’avanguardia, vivo ne-
cept, Image and Symbol, Berlin 1991. gli Stati Uniti tra il 1940 e il 1960, che, erede
dell’esperienza espressionistica del vecchio
ESPRESSIONISMO
Espressionismo (expressionism; Expres- continente per il tramite della diaspora di arti-
sionismus; expressionnisme; expresionismo). – De- sti europei oltreoceano, cattura nelle opere la
finizione propriamente coniata per le arti figu- dinamicità del gesto che innerva l’intero corpo
rative (dallo storico dell’arte R.W. Worringer, del pittore e lo coinvolge completamente in
nel 1911), accomuna diverse correnti artistiche tutta la sua vitalità creativa: lo spazio della tela
europee dell’inizio del sec. XX – in letteratura, si amplia, il gesto si fa improvvisazione, l’ope-
musica, arti figurative e plastiche, teatro, cine- ra evento, come nell’action painting di J. Pol-
ma – ribelli contro naturalismi e impressioni- lock e W. De Kooning. Rientra in questa corren-
smi, alla ricerca di una maniera esplosiva di ir- te, per quanto opposto alla pittura di gesto –
radiazione di contenuti interiori fortemente per il controllo del movimento e l’esito medita-
emotivi (la natura livida di E. Nolde, il croma- tivamente dinamico delle sue ampie ma mini-
tismo tragico di E. Munch), attraverso l’inten- malistiche campiture di colore vibrante ed evo-
sificazione cromatica (la rivoluzione atonale di cativo –, anche il color field painting di M. Rothko,
A. Schönberg, A. Berg, A. von Webern, la pittu- B. Newmann, A. Gottlieb e A. Reinhardt.
ra musicale di V. Kandinskij), l’incisività della La nozione di espressionismo filosofico è applica-
linea (le dissonanze figurali di E.L. Kirchner), ta anzitutto agli esponenti dell’antropologia
l’esasperazione della forma (la violenza psico- filosofica G. Simmel, M. Scheler e H. Plessner,
logica dei volti di O. Kokoschka, la fisicità de- per il loro sostenere che la vita aspira a mani-
forme dei corpi allucinati di E. Schiele), la ten- festarsi in modo assoluto, al di là di ogni for-
3657
VOLUMIfilosofia.book Page 3658 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esprit ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

male mediazione; ma è ascrivibile anche, per so Avignone) il 19 lug. 1603, m. a Napoli, gene-
altri versi, a P. Klossowski, M. Foucault, G. De- rale dell’ordine, il 28 febbr. 1671.
leuze e G. Colli. Opere: Summa philosophiae ex principiis Aristo-
N. Salomon telis et D. Thomae doctrina (Lyon 1648, Köln
BIBL.: P. CHIARINI, L’espressionismo tedesco. Storia e 1654, 1665), stesa sul modello della Summa di
struttura, Roma-Bari 19852; P. CHIARINI - A. GARGANO Tommaso e frutto della sua attività d’insegna-
- R. VLAD (a cura di), Expressionismus. Una enciclope- mento (1631-39); Summa theologiae thomisticae,
dia interdisciplinare, Roma 1986; H. BELTING et al., Da seu disputationes in omnes partes Summae D.
Kandinsky a Dix. Dipinti dell’espressionismo tedesco, Thomae (Lyon 1653, 4 voll., Köln 1655, Lyon
«Catalogo della mostra di Bari, maggio-giugno 1664, Lyon 1663, t. V, Köln 1670); Summa theo-
1989», Firenze 1989; C. ROSS (a cura di), Abstract Ex-
logiae mysticae (Lyon 1656, Bruxelles 1874, 3
pressionism. Creators and Critics. An Anthology, New
York 1990; G. KOLBERG (a cura di), Die Expressioni-
voll.). In ambito metafisico, nega qualsiasi re-
sten. Vom Aufbruch bis zur Verfemung, «Catalogo altà alle essenze anteriormente alla creazione
della mostra di Colonia 1996», Köln-Stuttgart 1996; e critica la dottrina scotista dello ens diminu-
P. CHIARINI - A. GARGANO, Berlino dell’espressionismo, tum.
Roma 1997; R. DOTTORI, Espressionismo e filosofia, in M. Colpo
S. BARRON - W.-D. DUBE (a cura di), Espressionismo te- BIBL.: H. HURTER, Nomenclator literarius theologiae ca-
desco, «Catalogo della mostra di Venezia, Palazzo tholicae, Innsbruck 1903-13, vol. IV, coll. 37-39 (rist.
Grassi, 1997», Milano 1997, pp. 67-75; A. LARCATI, Cambridge 1962); ANASTASE DE SAINT-PAUL, s. v., in A.
Espressionismo tedesco, Milano 1999. VACANT - E. MANGENOT (a cura di), Dictionnaire de
Théologie Catholique, Paris 1939, vol. XII, coll. 1412-
ESPRIT. – Rivista francese, fondata nell’ott.
Esprit 1413; P. MELCHIOR, Pour une biographie du père Phi-
del 1932, quale periodico internazionale men- lippe de la Trinité, in «Ephemerides carmeliticae», 2
sile, da E. Mounier. (1948), pp. 343-403; P. DI VONA, Studi sulla scolastica
A capo di una schiera di giovani battaglieri, della controriforma, Firenze 1968; P. DI VONA, Studi
Mounier si propose lo scopo di penetrare e ap- sull’ontologia di Spinoza, parte II: «Res» ed «ens» - La
profondire i valori spirituali dell’uomo e della necessità - Le divisioni dell’essere, Firenze 1969.
società umana. Venne sviluppata in questo
senso una polemica appassionata contro il re- ESPRIT DE FINESSE / ESPRIT DE
Esprit de finesse
gime capitalistico. Tuttavia, in opposizione ai GÉOMÉTRIE (finezza di spirito / spirito geome-
metodi e agli ideali comunistici, i collaboratori trico). – Le espressioni esprit de finesse ed esprit
di «Esprit» si sono fatti assertori, entro lo spi- de géométrie sono introdotte da Blaise Pascal
rito comunitario, del valore irriducibile della per individuare le due principali attività che
persona umana. La rivista, cessata dopo il giu- caratterizzano l’esperienza umana. Lo spirito
gno 1940, fu ripresa nel novembre dello stesso geometrico, dedotto dal cartesianesimo, è la
anno; proibita nel 1941, tornò a uscire dal di- facoltà conoscitiva della quale si serve la geo-
cembre del 1944. Dopo la morte di Mounier metria e che secondo Pascal, non giunge mai a
(1950) fu diretta da A. Béguin e poi da J.-M. Do- una conoscenza dimostrativa di tutte le propo-
menach. A partire dal 1977, il nuovo direttore, sizioni e tutti gli assiomi, infatti ciò comporte-
P. Thibaud, pur rivendicando una forte conti- rebbe un regresso infinito. Alcune nozioni co-
nuità con la tradizione precedente, inaugurò muni, alcune verità proposizionali sono colte
una nuova serie: al titolo fu aggiunto il sotto- intuitivamente grazie alla loro evidenza senza
titolo «Changer la culture et la politique» e fu alcuna dimostrazione, così l’esprit de géométrie
dichiarato, come obiettivo programmatico di è la facoltà di intuire e dedurre, correttamente
«Esprit», quello di «dare corpo a questa sem- associata alla ragione (raison). L’esprit de finesse
plice proposizione: la democrazia è un avveni- compare qualora risulta evidente che l’esprit de
re», fatta sempre salva la necessità di subordi- géométrie non è esaustivo di tutta la conoscen-
nare la politica a un’istanza globale e più fon- za umana, viste le sue incapacità di sondare le
damentale. Dal 1989 la rivista è diretta da O. verità non scientifiche della religione e della
Mongin. morale. La finezza di spirito è quella facoltà
C. Testore - S. Bancalari del sentimento associata al cuore (coeur) che è
capace di comprendere e intuire il senso della
ESPRIT, JULIEN (Filippo della Trinità). – Tomi-
Esprit vita che sta alla base dell’esistenza umana.
sta, carmelitano scalzo, n. a Malaucène (pres- M. Sgarbi

3658
VOLUMIfilosofia.book Page 3659 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essenza


BIBL.: B. PASCAL, De l’esprit géométrique, Port-Royal no alcuni di loro, in comunità isolate, non ave-
1657, tr. it. Lo spirito geometrico, in Opuscoli e scritti vano alcun atteggiamento polemico nei con-
vari, a cura di G. Preti, Bari 1959. fronti del tempio di Gerusalemme e del sacer-
dozio ufficiale. Per la nostra conoscenza del
ESSENI. – Gruppo giudaico diffuso in Pale-
Esseni gruppo degli esseni restano quindi ancora fon-
stina all’incirca tra il sec. II a. C. e il sec. I d. C. damentali i resoconti delle fonti classiche,
Gli esseni, al contrario di altri gruppi religiosi mentre i manoscritti di Qumran possono esse-
giudaici dell’epoca, non sono citati né nel re al riguardo fuorvianti, in quanto espressio-
Nuovo Testamento né nella letteratura rabbi- ne di un gruppo che, ancorché originariamente
nica. Prima della scoperta dei manoscritti di in qualche modo sicuramente legato agli esse-
Qumran, per le notizie sugli esseni ci si doveva ni, se ne differenziò ben presto e in maniera ra-
riferire esclusivamente ai resoconti di Flavio dicale.
Giuseppe, Filone di Alessandria e Plinio il Vec- C. Martone
chio (senza tenere conto di altre descrizioni BIBL.: K. SCHUBERT, Die jüdischen Religionsparteien in
più tarde essenzialmente dipendenti da que- neutestamentlicher Zeit, Stuttgart 1970, tr. it. di C.
ste). Stando a queste notizie gli esseni viveva- Marocchi Santandrea, I partiti religiosi ebrei del tempo
no in quelle che sono state definite comunità neotestamentario, Brescia 1976; G. STEMBERGER, Pha-
«monastiche» diffuse in tutto il territorio, dal- risäer, Sadduzäer, Essener, Stuttgart 1991, tr. it. di G.
le quali, a quanto pare, erano escluse le don- Pontoglio, Farisei, sadducei, esseni, Brescia 1993; G.
ne. Nelle comunità esseniche, i beni dei singo- JOSSA, I gruppi giudaici ai tempi di Gesù, Brescia 2002;
li membri erano messi in comune ed era riser- L. GUSELLA, Esperienze di comunità nel giudaismo an-
vata la massima attenzione all’osservanza e al- tico. Esseni, Terapeuti, Qumran, Firenze 2003.
lo studio della Torah mosaica, all’applicazione ➨ QUMRAN, MANOSCRITTI DI; TORAH.
delle leggi riguardanti il riposo sabbatico e in
particolare alle regole di purità. L’ingresso nel ESSENZA (essence; Wesen, Wesenheit; essence;
Essenza
gruppo era regolato da un ben preciso cursus: esencia). – Nel suo primo significato ontologi-
dopo un anno di noviziato, i proseliti diveniva- co, indica ciò che costituisce una cosa nella
no esseni, ma per altri due anni non potevano sua realtà principale e permanente: essenza di
prendere parte ai pasti in comune. I candidati una cosa particolare; nel significato logico indi-
dovevano giurare la loro fede a Dio, la giustizia ca la rappresentazione mentale della stessa es-
nei confronti degli uomini, l’odio verso ogni senza ontologica, equivale a idea di una cosa,
falsità, la rigorosa osservanza di tutte le regole ed è il principio di intelligibilità della medesi-
del gruppo. Solo dopo questo passo, i nuovi ma. Da questo duplice significato di essenza e
arrivati potevano prendere parte ai pasti in co- di idea individua si distingue quello di essenza
mune. Secondo Plinio, il gruppo constava di e di idea universale, cioè quello di una natura
circa 4000 persone. Fin dalle prime scoperte di attribuibile a diversi individui di uno stesso
Qumran, gli studiosi notarono numerose ana- genere o di una stessa specie, che in sé la rea-
logie tra questi testi e le descrizioni delle fonti lizzano concretamente e individualmente.
classiche degli esseni. In base a queste analo- SOMMARIO: I. Significati della parola essenza e
gie si è per lungo tempo affermato che la setta termini equivalenti ad essa. - II. Gli elementi
di Qumran sarebbe stata una setta essenica. In dell’essenza e la definizione degli enti. - III. Ca-
realtà, i manoscritti di Qumran e il gruppo a ratteri delle essenze universali. - IV. Distinzio-
essi legato presentano anche numerose diffe- ne di essenza ed esistenza negli esseri finiti e
renze rispetto a quello che degli esseni ci nar- identità dell’una e dell’altra in Dio. - V. La crisi
rano Flavio Giuseppe e gli altri autori più so- della filosofia dell’essenza.
pra citati. Basterà ricordare in questa sede il I. SIGNIFICATI DELLA PAROLA ESSENZA E TERMINI EQUI-
fatto che i manoscritti (e l’insediamento) di VALENTI AD ESSA. – «Dal verbo esse si è fatto deri-
Qumran rappresentano certamente un piccolo vare essentia» (Agostino, De Trinitate, V, 2, n. 3,
gruppo in forte polemica col tempio di Gerusa- tr. it. di G. Beschin, La Trinità, in Opere di
lemme, laddove gli esseni, come si è visto, era- Sant’Agostino, testo lat. dall’ed. maurina, vol.
no diffusi e, relativamente, numerosi: sicura- IV, Roma 1973, p. 237); «Si dice essenza per il
mente molto più numerosi del ristretto grup- fatto che l’ente possiede il suo essere in virtù
po che faceva riferimento all’insediamento di di essa e in essa» (Tommaso, De ente et essen-
Qumran. Gli esseni, inoltre, pur vivendo, alme- tia, I, tr. it. L’ente e l’essenza, ed. it. con testo lat.
3659
VOLUMIfilosofia.book Page 3660 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essenza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

a fronte a cura di P. Porro, Milano 2002, p. 81). come principio primo costitutivo di ogni indi-
Infatti l’essenza è la prima determinazione viduo). L’essenza si dice anche forma (morfhv)
dell’essere di ciascun ente. Mentre l’essere è in quanto col termine forma si denota la deter-
attribuibile a tutti gli enti che occupano spazio minazione o perfezione di una cosa, ossia la
e tempo, alle sostanze e agli accidenti, al finito «certezza» per cui una cosa è ciò che è, «certi-
e all’infinito, l’essenza è invece ciò che costitu- tudinem qua est id quod est», come dice Avicen-
isce un essere tale e quale è, nella sua natura, na nella Metafisica (cfr. trattato I, sezione 1, e
e lo distingue da tutti gli altri: ossia è l’unità trattato II, sezione 2). Si chiama anche natura
dei caratteri o note fondamentali di un essere, nel primo dei quattro significati che a questo
dei caratteri cioè che rendono un essere un de- termine dà Boezio nel libro De duabus naturis,
terminato essere e non un altro. Così i caratte- secondo il quale si dice natura tutto ciò che in
ri essenziali dell’uomo sono animale e ragione- qualche modo può essere principio di attività,
vole, poiché, se si muta l’uno o l’altro di essi, si quindi qualsiasi sostanza o accidente. Il termi-
ha non più l’uomo, ma un altro essere. ne quiddità poi è derivato da ciò che è designa-
Tommaso fa una rassegna completa dei termi- to per mezzo della definizione; il termine es-
ni cui quello di essenza va raffrontato. Il termi- senza invece è usato in quanto per essa e in es-
ne essere o ente (op. cit.) è usato, secondo quan- sa una cosa ha l’essere. Giacché però l’ente è
to dice Aristotele (cfr. Metaph., V, 7, 1017 a 22 detto delle sostanze in senso assoluto e pri-
ss.), in due sensi: 1) in quanto è diviso nelle mario, e degli accidenti in senso secondario e
dieci categorie o generi sommi; 2) in quanto relativo, ne segue che l’essenza è in senso vero
significa la verità delle proposizioni, ossia in e proprio nelle sostanze e in senso relativo e
senso copulativo. La differenza di questi due secondario negli accidenti.
significati è che in base al secondo si può dire II. GLI ELEMENTI DELL’ESSENZA E LA DEFINIZIONE DE-
ente tutto ciò su di cui, quand’anche non esi- GLI ENTI. – L’essenza è l’unità delle determina-
sta nella realtà, è enunciabile una proposizio- zioni costitutive fondamentali di una cosa: il
ne affermativa; così si dicono enti anche le pri- genere (gevno", genus) e la differenza (diaforav,
vazioni e le negazioni: p. es., diciamo che l’af- differentia). Il genere non significa tutta l’essen-
fermazione è opposta alla negazione, e che la za, ma solo una parte di essa, e propriamente
cecità è nell’occhio; mentre secondo il primo la parte indeterminata e determinabile dell’es-
significato non si può dire ente se non ciò che senza, «pars determinabilis essentiae», o parte
è qualcosa di reale; quindi la cecità e altre pri- materiale secondo che si dice materia ciò che è
vazioni simili non sono enti. Perciò il termine indeterminato e determinabile rispetto alla
essenza non è derivato dal termine essere o ente forma determinata e determinante: così, ani-
nel secondo significato, poiché in conformità male è indeterminato rispetto alla specie o es-
di questo sono detti enti anche cose che non senza uomo o umanità, poiché ci sono varie
hanno essenza, come le privazioni; dunque è specie di animali, e fino a che non determinia-
derivato dal termine essere o ente nel primo si- mo il genere animale, non sappiamo di quale
gnificato; e, giacché, come s’è detto, l’ente nel specie si tratti; quindi, affinché si abbia una
primo significato è diviso nei dieci generi som- specie, il genere dev’essere determinato o spe-
mi o categorie, è necessario che l’essenza si- cificato, e appunto la differenza lo determina
gnifichi qualcosa per cui i diversi enti sono dando ad esso l’impronta particolare per cui lo
collocati nei diversi generi e specie: l’umanità, rende una data specie. La differenza dunque è
p. es., è l’essenza dell’uomo, e così via. E, poi- anch’essa una parte o elemento della defini-
ché ciò per cui una cosa è costituita nel suo ge- zione dell’essenza, ed è la pars determinans es-
nere e nella sua specie è ciò che significhiamo sentiae o parte formale: così, la differenza di uo-
con la definizione la quale indica che cosa mo o umanità è ragionevole; per mezzo di questa
(quid) è il definito, il termine è dai filosofi mu- nota infatti l’uomo è differenziato da ogni altra
tato in quello di quiddità (quidditas), e tale specie di animali. L’unità del genere e della
quiddità è detta spesso da Aristotele nel libro differenza è la specie (ei\do", species) o essenza
VII della Metafisica «to; tiv h\\n ei\nai, quod quid (tutta l’essenza, nella sua unità), che si indica
erat esse», ossia ciò per cui una cosa ha di esse- appunto nella definizione.
re alcunché, «hoc per quod aliquid habet esse III. CARATTERI DELLE ESSENZE UNIVERSALI. – Le es-
quid» (da questo significato, generico o speci- senze universali delle cose sono intelligibili,
fico, si usa distinguere il significato di essenza oggettive, immutabili (perciò necessarie ed
3660
VOLUMIfilosofia.book Page 3661 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essenza


eterne), indivisibili. L’essenza è, come si è mo- hebdomadibus di Boezio; e da Boezio la acco-
strato, ciò che costituisce la natura di una co- glie la Scuola di Chartres, e la svolge. Il reali-
sa: un triangolo non può essere tale senza la smo della Scuola di Chartres è sulla linea del
natura e le note o proprietà del triangolo, un pensiero di Anselmo, che dal concetto dell’es-
uomo senza la natura e le proprietà dell’uomo. senza di Dio come «id quo maius cogitari ne-
Nessuno di questi elementi può essere variato quit» (Proslogion, cap. 2) deduce l’affermazione
senza che muti la cosa stessa. Perciò le essen- dell’esistenza reale di Dio (perché altrimenti si
ze sono immutabili, semplici, necessarie ed potrebbe pensare un essere maggiore di lui),
eterne. Per la stessa ragione sono indivisibili, proponendo così per la prima volta nella storia
poiché, se un elemento o nota fosse divisa e del pensiero quell’argomento che fu poi chia-
separata dall’essenza, questa sarebbe mutata. mato da Kant ontologico.
Sono universali perché costituiscono l’intima Anche Bonaventura affermò poi l’esistenza di
natura di un numero indeterminato di cose. Dio in base al concetto che ne abbiamo. Nella
IV. DISTINZIONE DI ESSENZA ED ESISTENZA NEGLI ES- proposizione «Dio è», egli dice che il predicato
SERI FINITI E IDENTITÀ DELL’UNA E DELL’ALTRA IN DIO. è incluso nel soggetto. «Sic igitur, his praesup-
– Questo è un punto decisivo nella tradizione positis, intellectus intelligit et dicit primum esse
del pensiero medievale, ma è anche variamen- est, et nulli vere esse convenit nisi primo esse, et ab
te ripreso nell’ambito del pensiero moderno e ipso omnia habent esse, quia nulli inest hoc prae-
contemporaneo (si pensi in particolare a Kier- dicatum nisi primo esse. Similiter simplex esse est
kegaard). L’essenza, negli esseri finiti, va di- simpliciter perfectum esse: ergo est quo nihil intel-
stinta dall’esistenza. L’essenza, come è stato ligitur melius. Unde Deus non potest cogitari non
detto, è ciò che costituisce un essere tale qua- esse» (Collationes in Hexaemeron, V, n. 31, in
le è, ciascuno diverso da ogni altro; è l’unità Opera omnia, edita studio et cura pp. Collegii a
delle determinazioni fondamentali di esso, da S. Bonaventurae, Quaracchi 1883-1902, vol. V,
cui l’idea del medesimo nel suo aspetto fonda- p. 359); «Deus sive summa veritas... non potest
mentale. L’esistenza è invece l’atto per cui non esse nec cogitari non esse. Praedicatum enim
l’essenza è realizzata nello spazio e nel tempo clauditur in subiecto» (In I Sent., distinctio 8,
o in qualunque altra forma di durata. Perciò il parte I, art. 1, q. 2, conclusione: ibi, vol. I, p.
termine esistenza vale, propriamente, solo per 155); «Si Deus est Deus, Deus est; sed antecedens
gli esseri finiti esistenti di fatto; è applicato est adeo verum quod non potest cogitari non esse;
anche all’assoluto ovvero a ciò che chiamiamo ergo Deum esse est verum indubitabile» (Quaest.
Dio, ma impropriamente: Dio è, non esiste co- disp. de mysterio Trinitatis, q. 1, art. 1, n. 29: ibi,
me gli esseri finiti e contingenti, perché ex-si- vol. V. p. 48).
stere significa essere dipendentemente da un Similmente nell’età moderna Cartesio: «Es-
altro (ex-sisto = sisto-ex, sono-da). In Dio c’è sendomi abituato in tutte le altre cose a fare
identità fra essenza ed «esistenza», in quanto distinzione fra l’esistenza e l’essenza, io mi
la sua essenza è l’essere assoluto e necessario, convinco facilmente che l’esistenza può essere
è da sé. Dio, essendo l’essere supremo assolu- separata dall’essenza di Dio, e che così si può
to, non può ricevere l’esistenza da altro. Nelle concepire Dio come non esistente attualmen-
cose finite invece, appunto perché esse non te. Ma, tuttavia, quando vi penso con maggio-
sono e non si danno, né si possono dare, l’esi- re attenzione, trovo manifestamente che l’esi-
stenza, ma la ricevono, l’esistenza è distinta stenza non può essere separata dall’essenza di
dall’essenza; perciò l’esistenza di esse è per Dio più che di quel che dall’essenza di un
esse accidentale. Quindi non è necessario che triangolo rettilineo l’equivalenza dei suoi tre
un essere contingente, per il fatto solo che è angoli a due retti, oppure dall’idea d’una mon-
concepito (che c’è l’idea di esso, significante la tagna l’idea d’una vallata; di modo che non vi
sua essenza), esista; affinché esso esista, la è minor repugnanza a concepire un Dio (cioè
sua idea o essenza dev’essere realizzata dal un essere sovranamente perfetto) al quale
creatore, e quest’atto di realizzazione, dipen- manchi l’esistenza (cioè al quale manchi qual-
dendo dalla volontà di Dio, può effettuarsi o che perfezione), che a concepire una monta-
no (onde l’esistenza è, come s’è detto, contin- gna che non abbia vallata» (Meditationes de pri-
gente per le creature). ma philosophia, V, in AT, vol. IX, p. 52, tr. it. di A.
La tesi dell’identità e coincidenza dell’essenza Tilgher, Meditazioni metafisiche sulla filosofia pri-
e dell’esistenza in Dio è già implicita nel De ma, in Opere, a cura di E. Garin, Bari 1967, vol.
3661
VOLUMIfilosofia.book Page 3662 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essenza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

I, pp. 243-244; cfr. Principia philosophiae, I, I, 14- parola stessa che indica l’esistenza in forma di
15, tr. it. di A. Tilgher riveduta e corretta da M. proposizione relativa. Infatti, “Colui (che)” ri-
Garin, I principi della filosofia, in Opere, cit., vol. chiede che si menzioni la proposizione relativa
II). legata ad esso, perché è un termine manche-
Oltre a questa tendenza, volta a forme accen- vole, che ha bisogno di un legame; ha il senso
tuatamente realistiche, vi è poi – nell’ambito che, in arabo, hanno: colui (che), e: colei (che).
del pensiero medievale – la tendenza che, seb- Il primo termine, ossia quello cui viene riferita
bene affermi che Dio è l’essere in cui l’esisten- la proposizione relativa, è “Io sono”; il secondo
za segue necessariamente all’essenza e perciò termine, che è la proposizione relativa, è “(Io)
non si possa concepirlo diversamente, tuttavia, sono”, ossia lo stesso. È come se si spiegasse
distinguendo l’ordine logico dall’ordine onto- che l’oggetto dell’attribuzione e l’attributo
logico, esige che il passaggio dall’uno all’altro coincidono; e questo spiega che Egli esiste,
(e perciò dalla definizione di Dio come essere ma non mediante l’esistenza. Si può sintetiz-
necessario all’esistenza di lui) sia giustificato zare e spiegare così questo concetto: l’esisten-
in base ad argomenti a posteriori. Su questa li- te che è l’esistente, oppure: l’esistenza neces-
nea si trovano Avicenna (cfr. S. Munk, Mélanges saria. Questo è ciò cui induce necessariamen-
de philosophie juive et arabe, Paris 19272 [rist. te la dimostrazione: vi è un’esistenza necessa-
1955], p. 358; Carra de Vaux, Avicenna, ivi 1900, ria, che non è mai stata, né mai sarà inesisten-
cap. 9), Gaunilone (cfr. il Liber pro insipiente), te, come io dimostrerò» (op. cit., I, pp. 282-283,
Domenico Gundisalvi, che nei suoi trattati, co- tr. cit., pp. 229-230).
me nel De processione mundi, si ispira al grande Questo rapporto d’identità fra essenza ed esi-
filosofo arabo (cfr. G. Bülow [a cura di], Des stenza in Dio costituisce uno dei punti fonda-
Dominicus Gundissalinus Schrift “Von dem Her- mentali della filosofia di Tommaso, il quale
vorgange der Welt” = (De processione mundi), così scrive: «Dio non è soltanto la sua essenza,
Münster 1925), e, in particolare, Mosè Maimo- come è già stato provato, ma anche il suo es-
nide e Tommaso. sere (o esistenza). Il che si può dimostrare in
Maimonide, ispirandosi pure ad Avicenna, co- molte maniere. Primo, tutto ciò che si riscon-
sì scrive: «È noto che l’esistenza è un acciden- tra in un essere, oltre la sua essenza, bisogna
te dell’ente; per questo, è un concetto aggiun- che vi sia causato o dai principi dell’essenza
to alla quiddità dell’ente. Questa è una cosa stessa, quale proprietà della specie, come
evidente e necessaria per tutto ciò la cui esi- l’avere la facoltà di ridere proviene dalla natu-
stenza ha una causa: la sua esistenza è una co- ra stessa dell’uomo ed è causato dai principi
sa aggiunta alla sua quiddità. Ciò la cui esi- essenziali della specie; o che venga da cause
stenza non ha causa è Dio soltanto: questo è il estrinseche, come il calore nell’acqua è causa-
significato di quando diciamo che Egli è l’esi- to dal fuoco. Se dunque l’esistenza di una cosa
stenza necessaria. La Sua esistenza è la Sua è distinta dalla sua essenza, è necessario che
essenza e la Sua reale natura, e la Sua essenza l’esistenza di tale cosa sia causata o da un
è la Sua esistenza, e non è dotata di accidenti; agente esteriore, o dai principi essenziali della
se li avesse, infatti, la loro esistenza sarebbe cosa stessa. Ora, è impossibile che l’esistere
una cosa aggiuntiva» (Le Guide des égarés, tr. fr. sia causato unicamente dai principi essenziali
di S. Munk, vol. I, Paris 1856 [nuova ed. 1930; della cosa, perché nessuna cosa può essere a
rist. 1960], pp. 230-232, tr. it. La Guida dei per- se stessa causa dell’esistere, se ha un’esisten-
plessi, a cura di M. Zonta, Torino 2003, p. 206). za causata. È dunque necessario che le cose, le
Lo stesso Maimonide, commentando le famo- quali hanno l’essenza distinta dalla loro esi-
se parole dell’Esodo (III, 14) «Ego sum qui sum» stenza, abbiano l’esistenza causata da altri.
e «Qui est misit me ad vos», dice: «Dunque, Dio Ora, questo non può dirsi di Dio; perché dicia-
allora fece sapere a Mosè la conoscenza che mo che Dio è la prima causa efficiente. È dun-
Egli avrebbe dato loro, perché essi verificasse- que impossibile che in Dio l’esistere sia qual-
ro l’esistenza della divinità. Ossia: “Io sono Co- che cosa di diverso dalla sua essenza. Secon-
lui che sono”. Questo è un nome derivato dal do, perché l’esistere è la qualità di ogni forma
verbo “essere”, che significa esistenza, perché o natura; difatti la bontà o l’umanità non è
“essere” designa il concetto: è; e non c’è diffe- espressa come cosa attuale se non in quanto
renza, nella lingua ebraica, se tu dici: è, o: esi- dichiariamo che esiste. Dunque l’esistenza sta
ste. Tutto il mistero sta nella ripetizione della all’essenza, quando ne sia distinta, come l’atto
3662
VOLUMIfilosofia.book Page 3663 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essenza


alla potenza. E siccome in Dio non v’è niente nen Vernunft, Transzendentale Dialektik, l. II,
di potenziale, come abbiamo dimostrato so- cap. 3, sezione 4, tr. it. di G. Colli, Critica della
pra, ne segue che in lui l’essenza non è altro ragione pura, Milano 1976, pp. 618-626).
che il suo esistere. Perciò la sua essenza è la Nella scolastica post-tomistica la questione
sua esistenza. Terzo, allo stesso modo che della distinzione fra l’essenza e l’esistenza ne-
quanto è infocato, e non è fuoco, è infocato gli esseri contingenti, che era stata bensì affer-
per partecipazione, così ciò che ha l’essere e mata ma senza determinarne la natura, fu ulte-
non è l’essere, è ente per partecipazione. Ora, riormente sviluppata nella discussione se tale
Dio, come si è provato, è la sua essenza. Se distinzione fosse reale o ideale, cioè se fosse
dunque non fosse il suo (atto di) essere, sareb- una distinzione fra due entità realmente di-
be ente per partecipazione e non per essenza. stinte o soltanto fra due aspetti di un’unica in-
Non sarebbe più dunque il primo ente; ciò che distinta realtà.
è assurdo affermare. Dunque Dio è il suo esse- Ovviamente, secondo che l’esistenza è conce-
re e non soltanto la sua essenza» (Sum. theol., pita o come atto di una potenza, appunto l’es-
I, q. 3, art. 4, tr. it. La somma teologica, a cura dei senza, o come modalità o condizione di attua-
domenicani italiani, testo lat. dell’ed. leonina, lità dell’essenza diversa dalla modalità o con-
vol. I, Bologna 1985, pp. 102-104; cfr. anche q. dizione della medesima allo stato di semplice
3, art. 6). Con ciò, però, Tommaso non intende possibilità, il concetto di essenza è notevol-
accettare l’argomento di Anselmo; ché anzi in mente diverso: nel primo caso l’essenza e l’esi-
esso vede appunto un indebito passaggio stenza sono entrambe elementi costitutivi
dall’ordine logico all’ordine della realtà (cfr. C. dell’ente e l’essenza è concepita come limite
Gent., I, 10-11). dell’essere e ciò secondo cui l’essere si attua,
Non molto diversamente Immanuel Kant re- dando così maggior rilievo all’essere stesso;
spingerà lo stesso argomento. Invero l’esisten- nel secondo caso l’essenza è tutto, e non una
za, osserva Kant, appunto perché non fa parte parte costitutiva dell’ente, e le due condizioni
dell’essenza di un concetto non è una nota di semplice possibilità o di esistenza di fatto
che, come le altre, aumenti e diminuisca il non modificano la struttura dell’ente. Per que-
contenuto del concetto stesso, secondo che sto motivo altra è la concezione dell’essenza
sia aggiunta o tolta ad esso. L’esistenza è la nei sostenitori della distinzione reale, quale è
posizione non già relativa ma assoluta di una stata generalmente ammessa nella scuola to-
cosa, e appunto perciò si distingue da ogni al- mistica, e altra nei sostenitori della distinzio-
tro predicato che, in quanto tale, è posto sem- ne ideale o meramente logica, quale si trova in
pre relativamente a un’altra cosa o soggetto, Giovanni Duns Scoto e nella scuola scotista, e
ossia indica un modo di essere di una cosa o in Francisco Suárez e nella sua scuola. Nella fi-
soggetto, e quindi è una posizione relativa, losofia moderna, durante il periodo della se-
non assoluta. Perciò l’esistenza, sebbene sia conda scolastica, il concetto di essenza non ha
da noi adoperata come predicato, non è pro- avuto una particolare rilevanza o una trattazio-
priamente un predicato, e per conseguenza ne specifica, anche se il termine fu in uso, co-
non aggiunge nulla al concetto di cui si affer- me in Baruch Spinoza, Nicolas Malebranche,
ma. Io, p. es., posso rappresentarmi cento tal- John Locke e Gottfried Wilhelm Leibniz. In se-
leri d’oro con tutti i caratteri che hanno cento guito, lo stesso concetto entrò in crisi.
talleri realmente esistenti; quindi i detti carat- V. LA CRISI DELLA FILOSOFIA DELL’ESSENZA. – Decisi-
teri o note non differiscono punto da quelli di vo in tal senso è stato il contributo dell’empi-
cento talleri reali (il contenuto del concetto di rismo, per il quale, a partire da Locke, l’essen-
un oggetto resta, come abbiamo detto, sem- za diviene un che di meramente «nominale»,
pre lo stesso, sia che l’oggetto esista sia che riducendosi a semplice caratterizzazione del
non esista); ma è un’altra questione se i talleri significato di un termine: sicché non viene più
da me concepiti esistano in realtà. Questo non riferita alle cose, come nella metafisica classi-
mi può essere attestato se non dall’esperien- ca, bensì soltanto alle parole. Questo orienta-
za: io debbo quindi uscir fuori del concetto mento di fondo, la cui presenza è storicamente
dell’oggetto. Ora, mentre ciò è possibile nella rinvenibile nello stesso criticismo kantiano ed
conoscenza degli oggetti sensibili, non è pos- è attestata soprattutto dalla tendenza a equi-
sibile invece rispetto agli oggetti del pensiero parare l’analiticità delle proposizioni a una
puro e, quindi, rispetto a Dio (cfr. Kritik der rei- mera tautologicità, è tuttora egemone all’in-
3663
VOLUMIfilosofia.book Page 3664 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essenza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

terno della filosofia analitica: si pensi soltanto Tuttavia si può dire che, posta in questo modo
al modo ormai divenuto classico in cui Willard una nuova condizione per una più energica af-
van Orman Quine ha affrontato la suddetta fermazione delle essenze, è posta nello stesso
questione dell’analiticità nel celebre saggio tempo la condizione di quella crisi che porterà
Two Dogmas of Empiricism (ora in From a logical a negarne il significato logico-metafisico. E in-
point of view, Cambridge [Massachusetts] 1961, vero se l’essenza muta e alla sua contradditto-
tr. it. Due dogmi dell’empirismo, in Da un punto rietà intrinseca è affidato il mutamento, l’es-
di vista logico, a cura di P. Valore, Milano 2004). senza di ogni essere reale cessa di esistere co-
Ma la crisi della filosofia che, nel solco della me essenza: essa, infatti, in tanto è essenza in
tradizione classica, afferma il valore dell’es- quanto costituisce una determinata natura di
senza può essere compresa in tutto il suo si- un essere reale, cioè in quanto è identica a se
gnificato soltanto quando si muova dall’inter- stessa; ma se è contraddittoria, e perciò non è
pretazione che dell’essenza ha presentato la più identica, non costituisce più alcuna natu-
logica hegeliana. In questa l’essenza (Wesen) è ra, e così cessa di essere quale essenza.
concepita come «la verità dell’essere» (Die Ciononostante si può dire che Hegel abbia co-
Wissenschaft der Logik, in Gesammelte Werke, munque contribuito alla delineazione di un
vol. XXI, a cura di F. Hogemann e W. Jaeschke, nuovo concetto di essenza, caratterizzato pri-
Hamburg 1985, tr. it. di A. Moni riveduta da C. mariamente dall’opposizione alla nozione di
Cesa, Dottrina della scienza, Bari 19682; tutto il fenomeno. In questo senso, che è penetrato
l. II è dedicato all’essenza): l’essere è immedia- anche nel linguaggio comune, l’essenza indica
to, mentre l’essenza è la mediazione, la rifles- una struttura profonda, tale da spiegare la re-
sione: l’essere che si riflette su di sé. Infatti, altà senza fermarsi ai modi in cui essa si pre-
senta immediatamente. Sulla linea di questa
mentre la logica dell’essere è caratterizzata da
contrapposizione hegeliana dell’essenza
categorie meramente quantitative e qualitati-
all’immediatezza si è collocato il marxismo,
ve, la logica dell’essenza si fonda sulle catego-
per il quale, p. es., l’economia «volgare» si li-
rie relazionali (fondamento, sostanza, causa) e
mita a descrivere l’apparenza del modo di pro-
modali (possibilità, realtà, necessità), che so-
duzione capitalistico (il fatto apparente che
no proprie delle scienze a maggiore compo- sia il capitale a produrre il profitto), mentre
nente teorica e delle filosofie più progredite, l’«essenza» di tale modo di produzione è data
anche se nemmeno esse rappresentano il cul- dalla nozione del pluslavoro.
mine della razionalità perché ancora superiore Un ritorno sui generis all’immutabilità delle es-
è il livello del concetto e quindi, conclusiva- senze nel senso platonico-aristotelico, nel
mente, dell’idea. Così Hegel riassume la dia- senso cioè delle essenze universali, è segnato
lettica dell’essenza: «L’essenza pare anzitutto dalla fenomenologia di Edmund Husserl, che
in se stessa, ossia è riflessione; in secondo luo- vuol essere una scienza di essenze pure, apprese
go appare; in terzo luogo si rivela» (tr. cit., vol. intuitivamente nell’esperienza vissuta.
II, pp. 8-9). Notevolmente significative per il «L’essenza (ei\do") – dice Husserl – è un ogget-
nostro assunto sono qui le determinazioni to di una nuova specie. Come ciò che è dato
della riflessione: l’identità, la differenza e la con- nell’intuizione di qualcosa di individuale o in-
traddizione (pp. 29-30). Ponendo il principio tuizione empirica è un oggetto individuale, co-
della contraddizione (verso il quale muovono sì ciò che è dato nell’intuizione eidetica è una
l’identità e la differenza), Hegel decisamente essenza pura» (Ideen zu einer reinen Phänome-
sovverte il principio della logica tradizionale: nologie und phänomenologischen Philosophie, in
la sua logica del concreto, per spiegare il dive- Hua, vol. 3, Den Haag 1976, § 3, tr. it. di V. Co-
nire, stabilisce che tutto si contraddice: non vi sta, Idee per una fenomenologia pura e una filoso-
è cosa che sia staticamente uguale a se stessa, fia fenomenologica, Torino 2002, p. 17). Sebbene
«tutte le cose sono in sé stesse contradditto- affine al realismo platonico-aristotelico, que-
rie» (ibi, p. 69). Ciò significa che le essenze non sta interpretazione delle essenze come strut-
sono più immutabili come affermava la meta- ture immutabili vuole però rimanere oggetto
fisica tradizionale: esse mutano perché solo «neutro», sia rispetto al punto di vista psicolo-
così, secondo Hegel, sono possibili il cangia- gico sia rispetto a quello metafisico; e in ciò è
mento e la vita, o meglio solo così è possibile una delle note più rilevanti della ricerca feno-
lo spirito. menologica. Ma, resa «neutrale» rispetto agli
3664
VOLUMIfilosofia.book Page 3665 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essenziale


esistenti (e a ciò concorre il metodo dell’epoché BIBL.: M.-D. ROLAND-GOSSELIN, Le «De ente et essen-
o dell’Ausschaltung), l’intuizione fenomenolo- tia» de st Thomas d’Aquin, Paris 1926; E. GILSON,
gica non poteva non provocare l’esigenza di ri- L’être et l’essence, Paris 1948 (1962), tr. it. di L. Frat-
dar valore all’immediata realtà dell’essere pre- tini, L’essere e l’essenza, Milano 1989; A. HAYEN, La
sente, all’esistenza nella concretezza della sua communication de l’être d’après st. Thomas d’Aquin,
vita temporale. Paris-Louvain 1957-59; C. FABRO, Partecipazione e
Nasce così la crisi della filosofia della essenza causalità secondo s. Tommaso d’Aquino, Torino 1961;
C. FABRO, La nozione metafisica di partecipazione secon-
con l’esistenzialismo, che muove, appunto, con-
do s. Tommaso, Torino 1963 (Milano 1939; ora in
tro ogni posizione di pensiero che si irrigidisca
Opere complete, vol. III, Segni 2005); B.A. BRODY, Iden-
nella teorizzazione di essenze pure o universa- tity and Essence, New Jersey 1980.
li. Il ripudio dell’«oggettivazione» coinvolge
nella medesima condanna intellettualismo e ➨ A PRIORI - A POSTERIORI; ACCIDENTE; ATTRIBUTO;
razionalismo: Aristotele ed Hegel. L’esisten- CONCETTO; COSA; DEFINIZIONE; EIDOS; ENTE; ESI-
zialismo, particolarmente con Sartre, sostiene STENZA; ESISTENZIALISMO; ESSENZIALISMO; ESSE-
un primato dell’esistenza sull’essenza, nel ca- RE; FORMA; GENERE; IDEA; QUIDDITÀ; SOSTANZA;
so privilegiato dell’uomo: il modo d’essere UNIVERSALE; UNIVERSALI, PROBLEMA DEGLI; WE-
proprio dell’uomo si può comprendere solo a SENSCHAU.
partire dal suo «esserci», cioè dal suo esistere-
nel-mondo e con-gli-altri. L’essenza non pre- ESSENZIALE (essential; wesentlich; essentiel;
Essenziale
cede più l’esistenza, ma è, invece, l’esistenza esencial). – Si dice di quanto appartiene all’es-
che precede l’essenza, poiché se l’esistente senza, ed è perciò costitutivo della specifica
avesse dietro di sé un quid già definito non po- definizione di una cosa, in opposizione ad ac-
trebbe più decidere di sé, del suo destino: cidentale (si dice di ciò che sopraggiunge alla
l’esistente crea ciò che vuol essere, produce la cosa già presupposta nella sua definizione).
sua essenza. La scelta, secondo Sartre (che Essenziale si oppone anche a esistenziale, come
questo aspetto dell’esistenzialismo ha espres- l’essenza all’esistenza, e significa ciò che è in-
so appunto nel modo più vigoroso), dev’essere trinsecamente necessario in opposizione al
tale da rimettere sempre in questione il nostro dato contingente e mutabile. Così, secondo la
passato: noi dobbiamo scegliere perpetua- filosofia classica.
mente, perché soltanto così non si è vincolati Sostanzialmente immutato resta il senso del
all’essenza precostituita (cfr. L’être et le néant, termine nella filosofia moderna. Per Cartesio
Paris 1943, p. 560). La crisi giunge così a quella essenziale è quanto costituisce il nucleo im-
che fu definita «la sconnessione dell’essere» mutabile delle cose, in opposizione alle deter-
(L. Stefanini, Esistenzialismo teistico ed esisten- minazioni mutabili (Principia philosophiae, l. I,
zialismo ateo, Padova 1952, p. 4), per la quale Amsterdam 1644, pp. 51 ss.). Per Spinoza es-
l’opposizione fra essenza ed esistenza distrug- senziale è ciò senza cui una cosa non può né
ge la stessa libertà: poiché questa è possibile esistere né essere pensata (cfr. Ethica, II, defi-
soltanto ove si ponga l’unità di un fine, l’esi- nitio 2, propositio 10). Locke dice essenziale
stenza, tendendo ad attuare in sé tutte le vir- ciò per cui una cosa è quello che è: la sua reale
tualità della propria essenza, già in sé deve costituzione materiale interna, da cui dipen-
contenere l’essenza stessa, come suo intimo dono le qualità esterne. Per Ardigò essenziali
principio sostanziale. Se l’esistenza non aves- sono «i dati fenomenici più o meno stabilmen-
se la sua radice nell’essenza, la persona sareb- te connessi; o quegli atti coscienti che accade
be ignota a se stessa: l’unità e identità dell’esi- si trovino costanti nella rappresentazione
stente sarebbero illusione. dell’oggetto» (Opere filosofiche, vol. I, Padova
Notevole importanza assume l’analisi del con- 1882, pp. 63, 123). Rosmini definisce essenzia-
cetto di essenza eseguita da Xavier Zubiri (cfr. le «ciò che si comprende nell’idea di qualun-
Sobre la esencia, Madrid 19724 [1962]). Il filoso- que cosa» (cfr. Nuovo saggio sull’origine delle
fo spagnolo mira al ristabilimento della «strut- idee [1830], t. II, a cura di G. Messina, Roma
tura radicale della realtà e del suo momento 2004, pp. 72 ss.). Per Husserl essenziale è ciò
essenziale»; l’essenza, come principio, è prin- che risulta dalla riduzione eidetica, il puro «ei-
cipio strutturale della sostantività, suo mo- dos» o essenza pura che si oppone alla datità
mento ultimo. di fatto intesa come esistenza o individualità
G. Capone Braga - D. Sacchi (Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phä-
3665
VOLUMIfilosofia.book Page 3666 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essenzialismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

nomenologischen Philosophie [1913], in Hua, vol. le università di Greifswald, Innsbruck, Mainz e


3, Den Haag 1976, pp. 46-60, tr. it. di V. Costa, Tübingen. Esser approfondì i risvolti metodo-
Idee per una fenomenologia pura e per una filoso- logici e socio-politici del lavoro del giurista,
fia fenomenologica, Torino 2002, vol. I, pp. 47- evidenziando come gli interessi e i valori so-
65). La «scienza di essenze» pura (die Wesen- ciali entrino a pieno titolo nel circuito di pro-
schauung) è appunto pura intelligenza dell’ei- duzione del diritto, condensandosi in una se-
dos, non implica come tale nessuna forma di rie di principi che guidano l’attività interpreta-
affermazione di ordine esistenziale (ibi, pp. 6 tiva del giudice. Il concetto di «interpretazio-
ss.). Kierkegaard chiama conoscenza essenzia- ne» assume in tal senso un ruolo centrale nel-
le (wesentliche Erkenntnis) la conoscenza etico- la caratterizzazione teorica e filosofica del di-
religiosa, opponendola al tipo intellettualisti- ritto: richiamandosi a Hans-Georg Gadamer,
co di conoscenza razionale astratta che non ci Esser sottolinea come l’interpretazione giuri-
fa conoscere il vero valore, l’essere reale delle dica non costituisca un procedimento mera-
cose, ma solo il loro essere possibile. mente sussuntivo, ma muova piuttosto dalla
F. Borgato «precomprensione» (Vorverständnis) dell’in-
BIBL.: M. GIANNASI, Ontologia e intenzionalità: idee per terprete, ovvero da una serie di prevalutazioni
una semantica dell’essere, Padova 2003. che guidano qualsiasi comprensione delle
➨ ACCIDENTE; EIDOS; ESISTENZIALE; ESSENZA; WE- norme e dei fatti, consentendo il continuo
SENSCHAUUNG. adeguamento del diritto alle esigenze sociali.
Esser sottolinea come la creatività dell’inter-
ESSENZIALISMO (essentialism; Essentiali-
Essenzialismo prete vada tuttavia sottoposta al controllo cri-
smus, Wesensphilosophie; essentialisme; esenciali- tico della dogmatica e della comunità giuridi-
smo). – Termine coniato per contrapposizione ca, cui spetta vagliare la giustezza e la ragione-
a esistenzialismo, e usato in forma molto ge- volezza della decisione giudiziale sotto il pro-
nerica per designare quei sistemi filosofici filo argomentativo.
che, affermando il primato dell’essentia sull’exi- D. Canale
stentia, tendono a ridurre l’ente alla propria di- BIBL.: Wert und Bedeutung der Rechtsfiktionen,
mensione essenziale trascurandone gli aspetti Frankfurt am Main 1940; Grundsatz und Norm in der
concreti e contingenti. In questo senso, il ter- richterlichen Fortbildung des Privatrechts, Tübingen
mine è usato ad esempio da E. Przywara ed E. 1956; Vorverständnis und Methodentwahl in der Rechts-
Gilson: come, si dice, l’esistenzialismo è riso- findung, Frankfurt am Main 1970, tr. it. di S. Patti -
luzione dell’essenza nell’esistenza, così l’es- G. Zaccaria, Precomprensione e scelta del metodo nel
senzialismo è riduzione dell’esistenza all’es- processo di individuazione del diritto, Napoli 1983; We-
senza. Ma la relativa incertezza di queste de- ge der Rechtsgewinnung, Tübingen 1990.
nominazioni è attestata dalla varietà delle filo- Su Esser: M. FROMMEL, Die Rezeption der Hermeneutik
sofie che di volta in volta vengono poste sotto bei Karl Larenz und Josef Esser, Ebelsbach 1981; G.
l’una o l’altra di esse: all’essenzialismo, ad ZACCARIA, Ermeneutica e giurisprudenza. Saggio sulla
esempio, è stato ascritto il pensiero di Plato- metodologia di Josef Esser, Milano 1984; G. ZACCARIA,
ne, Agostino, Duns Scoto, Cartesio, Kant, He- Precomprensione, principi e diritti nel pensiero di Josef
gel, Husserl (per contrasto alle filosofie dell’e- Esser. Un confronto con Ronald Dworkin, in «Ragion
sistenza di Heidegger, Jaspers, Sartre). pratica», 6 (1998), pp. 135-152.
A.M. Moschetti
BIBL.: F. MEYER, Essentialism, London 1950; L.-B. GEI- ESSERE (to be, being; Sein; être; ser). – Il termi-
Essere
GER, Existentialisme, essentialisme et ontologie existen- ne essere è adoperato, in alcune lingue, p. es.
tielle, in Philosophie et spiritualité, Paris 1963, pp. 17- in italiano, oltre che come verbo, anche come
51; E. GILSON, L’être et l’essence, Paris 1972, tr. it. di L. nome. Come nome, al concreto, può essere so-
Frattini e M. Roncoroni, L’essere e l’essenza, Milano stituito da ente, nel significato di «ciò che è»
1988. (come «uomo», al concreto, indica «un uomo»
➨ ESISTENZA; ESSENZA. particolare); al plurale: gli esseri, gli enti. Co-
me verbo, indica o semplicemente la «copula»
ESSER, JOSEF. – N. nel 1910 e m. nel 1999. Fi-
Esser in una proposizione: il circolo è quella figura
losofo del diritto e civilista tedesco, fu tra i geometrica che ha tutti i punti equidistanti dal
maggiori esponenti dell’ermeneutica giuridica centro – funzione predicativa o essenziale –;
del Novecento. Svolse attività didattica presso oppure l'«atto di esistere di fatto»: oggi è bel
3666
VOLUMIfilosofia.book Page 3667 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essere


tempo, questo circolo è di un decimetro di dia- contraddittorio; soltanto l'essere è, e il non-es-
metro – funzione esistenziale. Si può adopera- sere, quindi il divenire, non è: l'essere è uno e
re il termine essere come nome con la e minu- unico. E dimostrava che il divenire dell'essere
scola, e allora equivale o, in concreto, a un en- è un assurdo perché l'essere o diviene dall'es-
te particolare, o, in astratto, all'essere in gene- sere o dal non-essere; ma non può venire né
rale (ed è il significato che più comunemente dall'essere, perché già ci sarebbe prima di es-
si intende quando si parla, appunto in genera- sere, né dal non-essere, perché dal nulla viene
le, dell'essere), oppure con la e maiuscola, e nulla. E l'essere è uno e unico, perché le diffe-
può equivalere sia all'essere per eccellenza, renze dell'essere sarebbero o essere o non-es-
l'assoluto dell'essere, Dio, sia alla totalità di sere; ma l'essere non può diversificare se stes-
tutti gli esseri. concretamente esistenti. so, e il nulla non diversifica nulla. L'essere è e
SOMMARIO: I. Il problema dell'essere nel pensie- il non-e non è. Gli attributi dell'essere quindi
ro greco: 1. Parmenide. - 2. Platone. - 3. Aristote- sono: l'unicità, l'identità, la necessità, l'eterni-
le. - 4. Plotino. - II. Il problema dell'essere nel tà, la continuità, l'uniformità. Il principio gno-
pensiero scolastico medievale: 1. Patristica e seologico, che reggeva tutto il ragionamento,
inizi della scolastica. - 2. Avicenna. - 3. Tommaso era: essere e pensare sono la stessa cosa; la re-
d’Aquino. - 4. Scoto, Ockham, Suárez. - III. Il pro- altà o essere esiste allo stesso modo secondo
blema dell'essere nel pensiero moderno: 1. cui si pensa; le cose sono cosi come vengono
Orizzonti generali per l’interpretazione della pro- pensate. E occorreva seguire la ragione e non i
blematica. - 2. La corrente henologica: Bruno, H. sensi, per aversi la verità; i sensi, che attestano
More, Berkeley. - 3. La corrente sostanzialistica: il divenire e la molteplicità, ingannano; diveni-
Spinoza, Leibniz. - 4. La corrente gnoseologica: re e molteplicità sono unicamente parvenze
Descartes, Hobbes, Locke, Hume. - 5. L'idealismo: prive di consistenza (ibi, 28 B 7; 8, 60).
Kant, Hegel. - IV. II problema dell'essere nel 2. Platone. – L'antinomia delle posizioni di
pensiero contemporaneo: 1. La critica radicale Eraclito e di Parmenide intorno all’essere pro-
alla metafisica dell'essere: Nietzsche e Gentile. - 2. vocò la ventata scettica dei sofisti. La dottrina
La rinascita ontologica: Husserl, Heidegger e la socratica del concetto preparò i tentativi di so-
reazione postheideggeriana. - 3. Cenni sugli svi- luzione. Si intravedeva che al di sopra e al di
luppi dell’ontologia nella teologia. - V. Il problema sotto del particolare mutevole, poteva esserci
dell’essere nel pensiero del nostro tempo: 1. lo stabile e il permanente: il mobilismo e l'im-
Dal neopositivismo alla filosofia analitica. - 2. Ga- mobilismo potevano essere temperati. Il pri-
damer, Levinas, Derrida, Vattimo. - 3. Bontadini mo tentativo fu opera di Platone. L'opposizio-
e Severino. ne radicale tra essere e non-essere, che pur
I. IL PROBLEMA DELL’ESSERE NEL PENSIERO GRECO – sembrava vera, non doveva essere tale in sen-
1. Parmenide. – Il filosofo, che, per primo, pose so assoluto: doveva rimaner vera in un certo
nella forma più acuta e radicale il problema senso, ma doveva essere falsa in un altro, af-
dell'essere, fu Parmenide. Eraclito, mettendo finché non fosse smentita l'evidenza dei dati di
in rilievo la mobilità di tutti gli esseri, afferma- fatto. Nei riguardi della «ragione» dovevano
va che, nel flusso generale di tutte le cose, nul- essere «salvati» i dati dei sensi. Contro i «figli
la si dava di permanente e di stabile, e che i della terra», che davano diritto di esistenza
contrari, che sembravano essere permanenti e soltanto agli esseri corporei, contro gli «amici
stabili, come il giorno e la notte, l'inverno e delle forme», che lo davano soltanto a essere
l'estate, la giovinezza e la vecchiaia, mutando- privi di materia, contro i mobilisti assoluti del-
si l'uno nell'altro, non avendo confini precisi, la scuola di Eraclito e contro gli statici unitari
si identificavano gli uni con gli altri: è una cosa della scuola di Parmenide, Platone affermò
sola la vita e la morte; non è possibile scende- che l’essere, di natura sua, non dev'essere né
re due volte nello stesso corso d'acqua (cfr. H. solo mobile né solo immobile, né solo uno né
Diels - W. Kranz, Die Fragmente der Vorsokra- solo altro, né solo corporeo né solo incorpo-
tiker, Berlin 1951-526, 3 voll, tr. it. a cura di G. reo. Tutti gli esseri, in quanto sono, sono esse-
Giannantoni, I presocratici. Testimonianze e ri, ma sono diversi e se ne danno di mobili, co-
frammenti, Roma-Bari 1981, 22 B 67 e 91; cfr. me se ne danno di stabili.
65, I2 e 49): era essere soltanto il divenire. Par- È necessario stabilire che vi è un principio
menide affermò tutto l'opposto: il divenire è dell'essere, diceva Platone, il principio di una
3667
VOLUMIfilosofia.book Page 3668 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

vera identità fra tutti gli esseri, il tautovn, e un re, pensato in generale, include ma non espri-
principio opposto, il qavteron, il principio della me le intrinseche differenze; può essere attri-
diversità e della mutabilità, senza invocare pe- buito a tutti gli esseri, ma la sua unità non vie-
rò il vuoto di Democrito, che era il mero nulla ne trasferita negli esseri esistenti di fatto; tutti
assoluto, e che andava quindi, se si ammette- sono essere, ma essere in modo diverso l’uno
va esistente, contro il principio di non con- dall'altro (appunto, analogia dell’essere). Ari-
traddizione. L'opposto dell'essere è il non-es- stotele si aprì così la via per poter sostenere
sere, dice Platone, ma come l’opposto del bel- che l'essere può darsi sia come sostanza che
lo è il non-bello; non perciò è il nulla. Così l'es- come accidenti. Quando poi definì la metafisi-
sere fa essere il diverso dall’essere, il non-es- ca come considerazione dell'essere in quanto
sere, ma un non-essere che non è il nulla. Es- essere (Metaph., G, 1, 103 a), intese l'essere in
sere e diverso si compenetrano a vicenda: il di- senso generale, cioè si riferì ad ogni cosa che
verso, partecipando dell’essere, esiste; esso comunque è, esistente o possibile, necessaria
però è non-essere; l'essere, a sua volta, parte- o contingente, stabile o diveniente, sostanza o
cipando del diverso, rimane diversificato, altro accidente, atto o potenza, affermazione o ne-
da tutti gli altri, eppure sempre anche essere. gazione, considerati però soltanto in quanto
In qualche modo il non-essere è e l’essere non sono essere e non secondo le singole partico-
è. Ciò che fa essere identico, cioè l'essere, e larità. Poiché però la sostanza in generale e
ciò che fa essere diverso, sono di natura oppo- l'ente supremo in particolare sono essere in
sta; eppure hanno una natura propria; essi modo principale, di essi egli ha maggiormente
compenetrandosi diversamente, danno origi- speculato (ontologia e teologia sono parti
ne a tutti gli esseri. II «diverso», così concepi- principali della metafisica dell'essere).
to, era il «limite» dell’essere, e, in questo sen- Riprendendo poi il discorso contro l'immobili-
so, negazione, non-essere; a lui si doveva che smo parmenideo e seguendo i suggerimenti
un essere fosse soltanto così com’era, ed platonici sulla natura del diverso dall'essere,
escludeva che fosse tutti gli infiniti altri esseri; Aristotele stabilì che l'essere può derivare sia
in quanto limite dell'essere reale, era realtà, dall'essere sia dal non-essere L’introduzione
era un genere dell'essere, ma realtà soltanto in delle nozioni fondamentali di «atto» e «poten-
quanto limite dell’essere reale (Soph., 237-249). za» permise la dilucidazione speculativa del
3. Aristotele. – Aristotele, sulla scia di Platone, fenomeno del divenire, proprio come di un
esperì il secondo grande tentativo di critica del passaggio dall’essere-in-atto all’essere-in-po-
parmenidismo quando affermò: Parmenide tenza, e viceversa. P. es., il divenire bello in at-
concepì l'essere aJplw'", univocamente, mentre to può accadere se prima vi sia l'essere bello in
doveva concepirlo, come dev'essere concepi- potenza: l'essere in potenza quanto a qualcosa
to: pollacw'", secondo molti modi (Phys., A, 3, è il non-essere in atto quanto allo stesso, e
186 a 24). L'essere non dev'essere concepito l'essere in atto quanto a qualcosa è il non-es-
univocamente, perché in questo modo sono sere in potenza quanto allo stesso.
concepite le nozioni generiche e specifiche; Aristotele affermò che, per spiegare come mai
l'essere invece non costituisce un genere: è al un ente possa passare dall'essere in potenza
di sopra di tutti i generi (Metaph., B, 3, 998 b all'essere in atto, occorreva ammettere che il
22). Le nozioni generiche sono quelle che si ri- sostrato era fatto passare all'essere qualcosa
feriscono a molte specie; queste vengono di- in atto mediante l'azione di un agente, cioè da
versificate da nozioni che sono al di fuori delle una causa agente, che operava in vista di un fi-
nozioni generiche (e perciò è possibile che si ne: altra cosa era derivare da (ex) un sostrato
dia il vivente ragionante e il vivente non ragio- come da una materia, altra cosa essere pro-
nante); ma non si può dare alcuna diversità al dotto da (ab) un agente; perché il divenire
di fuori della nozione di essere, perché, se si dell'essere sia possibile, si richiede non sol-
desse, sarebbe nulla. Perciò le differenze, sono tanto un sostrato, o essere in potenza, ma an-
implicitamente contenute nella stessa nozio- che un agente il quale, essendo essere in atto,
ne di essere, che, per essere tale, non ha uni- produca il passaggio dall’essere in potenza
vocità; ha l'unità dei concetti, che, attribuiti a all’essere in atto (Phys., II, 7, 198 a-b).
diversi enti, sono attribuiti in modo analogo 4. Plotino. – Plotino, rapito dalla suprema sem-
(Metaph., G 2, 1003 a 34). Poiché perciò l'esse- plicità del primo principio, dell'uno, e quindi
3668
VOLUMIfilosofia.book Page 3669 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essere


dalla sua ineffabilità, non gli riconobbe la per- d'Auvergne a s. Tommaso d'Aquino, I, Milano
fezione dell'essere, perché l'essere, essendo 1930, p. 253). Né v'è una trattazione intorno
intelligibile, doveva essere già determinato. all'essere in Anselmo d’Aosta, benché si abbia
Egli considerò come essere gli esseri determi- in lui l'argomento ontologico: si tratta infatti
nati, particolari e concreti, oggetti della nostra del passaggio dall'essenza di quell'essere, che
intelligenza; e, come Platone aveva ammesso è l'essere necessario, alla sua esistenza.
il mondo degli archetipi degli esseri di quag- 2. Avicenna. – Una ripresa del problema del-
giù, ossia gli intelligibili puri, cosi Plotino am- l'essere in generale si ha in Avicenna, non sol-
mise gli esseri ideali esistenti nel nous, gli es- tanto perché egli incentra la sua speculazione
seri veri, prodotti allo stato ideale dal nous, metafisica sulla distinzione fondamentale tra
contemplante sé come oggetto, come essere il possibile-esse e il necesse-esse, ma perché si tro-
perfettamente intelligibile. L'intelligenza su- va in lui, derivata da al-Farabi, la distinzione
prema, che pensa se stessa, pensa se stessa tra l'essenza e l'esistenza (quale poi passerà in
come essere supremo, e concepisce la sua es- Tommaso). Egli afferma che un essere può es-
senza come determinabile negli esseri ideali sere eterno ratione essentiae, se è tale che la sua
particolari, archetipi degli esseri di quaggiù. Il essenza sia incausata, o ratione temporis, se è
nous non coglie l'essere nelle e dalle cose sen- tale che la sua esistenza non abbia avuto ini-
sibili; esso è gli esseri allo stato ideale. Nel zio. L'essere eterno, che esiste a motivo della
nous si verifica il principio parmenideo che sua essenza, è il necesse-esse, ed è quell'essere
pensare è essere, e il principio aristotelico che «quod si ponatur non esse implicat contradictio-
il pensante in atto è il pensato in atto, cioè nem», mentre il possibile-esse non ha nessuna
l'essere. Gli esseri veri, dice sempre Plotino, necessità né di essere né di non essere. Si può
non sono estranei l'uno all'altro, come gli es- dare il necesse-esse per se, e il necesse-esse per
seri di quaggiù; essi sono identici e non iden- aliud: questo secondo non è destinato a passa-
tici col nous, come nell'anima nostra esistono re dal non-essere all'essere, ma ha la sua eter-
molte scienze che sono una cosa sola con nità di esistere dal necesse-esse per se. Questo è
l'anima, senza confondersi l'una con l'altra. semplicissimo, unico, bene sommo, atto puro,
nous ed essere sono vicendevolmente uno pri- intelligenza che intende se stessa. Siccome
ma dell'altro: il nous precede l'essere come poi la necessità di esistere appartiene soltanto
condizione della pensabilità dell'essere e del- al necesse-esse, negli altri esseri, quali sono gli
la sua possibilità, e l'essere precede il nous uomini o gli alberi o i cieli, l'esistenza non en-
perché la possibilità dev'essere fondata tra a far parte della loro essenza, ma se ne di-
sull'essere (Enn., V 9, 5-8). stingue, è «quid concomitans rem tamquam pro-
II. IL PROBLEMA DELL’ESSERE NEL PENSIERO SCOLA- prietas vel accidens commune» (cfr. Metaphysices
STICO MEDIEVALE: – 1. Patristica e inizi della scola- compendium, Roma 1926, p. I, tr. 5, art. 3; p. II,
stica. – Non c'è in Agostino una vera e propria tr. 1, cap. 1 e 10; tr. 2, cap. 1).
trattazione sull'essere, benché egli abbia rav- 3. Tommaso d’Aquino. – Una ontologia, o meta-
visata un'impronta della Trinità nell'esse, nosse fisica dell'essere in generale o dell'essere in
e velle dell'anima umana. L'essere ineffabile quanto essere, si trova in Tommaso, che ha
poi del De divinis nominibus dello pseudo-Dio- sviluppato le dottrine aristoteliche e avicen-
nigi è propriamente l'essere divino, e non l'es- niane. La nozione di essere non è una nozione
sere in quanto essere in generale. Né vi è una generica, perché contiene in sé tutte le sue di-
trattazione specifica sull'essere in generale in versificazioni (De verit., q. 1, art. 1; Sum. theol.,
Scoto Eriugena, anche se la «natura», nel De I, q. 4, art. 1; C. Gent., I, 25; Q. disp. De an., art.
divisione naturae, possa essere considerata co- 6), contenenza che la rende trascendentale,
me l'essere nella sua totalità, e le «parti» in cui nel senso che trascende tutti i generi, tutte le
è «divisa» la «natura» siano: la natura non cre- specie, tutte le individuazioni, si riferisce cioè
ata che crea (dans esse nec recipiens), la natura a tutto ciò che è: tutto contiene ed ogni cosa
creata che crea (recipiens esse et dans), natura trascende. Per ciò stesso è una nozione analo-
creata che non crea (recipiens esse nec dans), na- ga, cioè non univoca né equivoca; nessun es-
tura non creata che non crea (nec recipiens esse sere è essere allo stesso modo di un altro, ep-
nec dans), secondo l'interpretazione di Gugliel- pure è in tutto e per tutto essere, cioè non nul-
mo d'Auvergne (cfr. A. Masnovo, Da Guglielmo la. Tommaso precisa che l'analogia propria
3669
VOLUMIfilosofia.book Page 3670 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

della nozione di essere è tanto di attribuzione te e partecipazioni non essenziali dell'essere


quanto di proporzionalità propria; vi è cioè un assoluto, come Platone aveva detto che il «di-
essere che è essere in modo principale e altri verso» dall'essere era il limite dell'«identico»,
esseri che sono tali secondariamente, ossia e che le forme delle cose sensibili erano imita-
per rispetto al principale (e in ciò sta la diver- zioni e partecipazioni, ricevute nella cwvra, del-
sità fondamentale tra gli esseri), benché tutti le idee, sussistenti nella loro purezza, immate-
siano veramente essere e non nulla: così gli rialità e unicità. II passo avanti, che Tommaso
accidenti sono esseri, ma in relazione e in di- fece fare alla distinzione tra essenza ed esi-
pendenza essenziale, nel concetto e nella real- stenza nelle cose create, fu di applicare all'es-
tà, dalla sostanza. Le sostanze, come avevano senza e all'esistenza la teoria aristotelica
detto Aristotele e Avicenna, sono i primi tra gli dell'atto e della potenza (concependo l'esi-
esseri. Così le creature sono esseri, ma con stenza come atto degli esseri e non semplice-
una dipendenza pure essenziale dall'essere mente come lo stato o condizione degli enti
assoluto. Egli veramente, essenzialmente, ne- esistenti nei confronti degli stessi in quanto
cessariamente è essere, le creature lo sono se- possibili), stabilendo così che la distinzione
condariamente, contingentemente, perché dovesse essere di natura non soltanto concet-
possono anche non essere. È l'applicazione al- tuale, ma reale (In I Sent., d. 19, q. 2, art. 2; C.
la nozione e alla realtà dell'essere delle rela- Gent., II, 52; De ente et ess., cap. 5).
zioni di metessi e di mimesi, che Platone aveva Secondo queste posizioni tomistiche, l'essere
stabilite fra le Idee di lassù e le cose di quaggiù è e rimane veramente la «stoffa» di tutti gli es-
(C. Gent., II, 15). seri, e di tutto ciò che gli esseri sono. L'essere
Evidentemente gli esseri, per essere radical- è tutto, tutta la realtà, e l'essere è massima-
mente diversi, devono essere costituiti ontolo- mente reale. Tutti gli esseri, compreso Dio, so-
gicamente diversi. Soccorsero a Tommaso no «radicati» nell'essere; l'essere è il «fondo»
quattro principali dottrine, una platonica, e il «fondamento» di tutti gli esseri. Queste
un'altra aristotelica, una terza plotiniana e una metafore però (stoffa, radice, fondo, fonda-
quarta avicenniana: la prima, della semplicità mento) devono, almeno secondo le posizioni
e assoluta essenzialità e unicità dell'idea; la tomistiche, essere intese rettamente quando
seconda della composizione di atto e di poten- vengono applicate all'essere, e occorre distin-
za in ogni essere diveniente; la terza, ricevuta guere l'essere, nella nozione che ne abbiamo,
attraverso il De causis, della composizione nel e l'essere ontologicamente reale. La nozione,
nous di atto di intelligenza e di materia intelli- o concetto di essere, per Tommaso, riguarda
gibile, per potersi diversificare dall'uno sem- l'essere in generale; essa, nella sua generalità
plicissimo, o primo principio e causa causa- non si riferisce a un essere particolare, appun-
rum; la quarta, della composizione di essenza to come l'umanità, per cui tutti gli uomini so-
e di esistenza in ogni possibile o contingente. no uomini, non si riferisce a un uomo determi-
Egli poté perciò affermare il principio generale nato, ma a tutti, indeterminatamente; perciò
che ogni essere o è atto puro, o è un composto ad essa non corrisponde nessun uomo parti-
di atto e di potenza: nell'ordine supremo colare; tutti gli uomini sono uomini perché re-
dell'essere, e dato che si danno essere contin- alizzano in sé una particolare umanità; ma non
genti, la cui esistenza di fatto presuppone ne- si dà, come diceva Aristotele contro Platone,
cessariamente la causa da cui devono aver ri- una umanità ontologicamente esistente che
cevuto l'essere, egli ammise che esiste di fatto corrisponda al concetto generale di umanità.
l'assoluto dell'essere, l'ipsum esse subsistens, Così è dell’essere in quanto nozione. Far corri-
atto puro sotto ogni rispetto, semplicissimo, spondere alla nozione, così com'è, nella sua
perfettissimo e unico nel modo assoluto generalità, una realtà, fu, secondo Platone,
dell'essere, ed esistono altri esseri, i quali in Aristotele e Tommaso, l'inganno in cui era ca-
tanto esistono di fatto in quanto dipendono duto Parmenide.
da lui, e non sono né possono essere atti puri Nella sua realtà poi l'essere non si dà con una
dell'essere, ma atti dell'essere che fanno esi- sua ontologica unità. Già la nozione generale
stere tante essenze diverse particolari. Queste di essere non ha una unità come quella delle
danno all'essere stesso un certo grado, ne so- nozioni generiche e specifiche; è una unità di
no la misura, lo limitano, sono imitazioni fini- complessità, perché ha in sé intrinseche le sue
3670
VOLUMIfilosofia.book Page 3671 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essere


differenze. Non può darsi quindi un essere esi- Per Tommaso, infine, sull'essere in quanto es-
stente, corrispondente a tale nozione genera- sere è fondato il «valore», e sulla metafisica
le, perché dovrebbe essere la contraddizione dell'essere è fondata la filosofia dei valori, sia
sussistente: dovrebbe essere insieme, identi- perché l'essere è la perfezione di tutte le perfe-
camente, sostanza e accidenti, Dio e tutti gli zioni (Q. disp. De pot., q. 7, art. 2 ad 9um), sia
esseri finiti e creati. La nozione di essere in ge- perché proprietà «convertibili» con l'essere
nerale è indeterminatissima, appunto perché sono i principali valori: il vero e il bene (De ve-
si possa riferire a tutti gli esseri; ma un essere rit., q. 1, art. 1). Il valore non è altro che l'essere
esistente, qualunque sia, deve esistere in mo- in quanto è perfezione dell'intelligenza come
do determinato, essere questo e non quello. vero; e in quanto attira a sé la volontà, l'amore
Perciò l'unità dell'essere ontologicamente esi- e ogni forma di desiderio, come bene: sotto il
stente non può essere un'unità ontologica: qualificativo di bene si ha ogni forma di bene,
tutti gli esseri sono realmente essere, realizza- qual è il bello per il sentimento, l'onesto per la
no tutti l'essere, e in ciò convengono, hanno moralità, il diritto per la socialità, il sacro per
una unità; ma si tratta soltanto di una unità la religiosità ecc. Il valore è fondato sull'essere
concettuale, fondata sulla realtà che tutti rea- perché secondo la misura di partecipazione
lizzano l'essere. all'essere, gli esseri più o meno valgono onto-
Questo non vuol dire, per Tommaso, che alcu- logicamente, e, nel mondo della spiritualità,
ni esseri non abbiano il loro essere sostentato moralmente. Potendo l'essere attuarsi sia co-
da altri esseri, o dovuto all’azione di altri esse- me corporeo, sia come incorporeo (poiché
ri: gli accidenti sono sostentati dalla sostanza, l'essere, in quanto tale, non è determinato ad
e gli esseri creati hanno il loro essere prodotto alcuna forma di essere, non ne esclude alcu-
da Dio. Ma in quanto essere, uno non è mai na), è evidente che l'essere incorporeo ha un
l'altro; se lo fossero, non costituirebbero che valore maggiore di quello corporeo, perché
un unico essere. Gli accidenti sono inerenti partecipa maggiormente, per le capacità che
nella sostanza, sono «radicati», si può dire, ha di intelligenza e di volontà, all'essere: è nei
nella sostanza, ma non si identificano con la confronti con l'essere che ogni essere ha il suo
sostanza, appunto perché, in quanto essere valore. Il valore della persona umana è fonda-
sono diversi e distinti dalla sostanza. Può an- to sull'essere perché nei confronti con l'essere,
che dirsi che gli esseri creati siano «radicati» nella gerarchia degli esseri, occupa un posto
in Dio, come nell'essere che ha dato e dà a loro privilegiato: pur essendo l'uomo legato alla
continuamente l'essere che hanno; ma tra Dio specie per la parte corporea, e dovendo quindi
e le creature, innanzi tutto c'è la relazione che dare alla specie la sua collaborazione alla rea-
corre tra causa ed effetto, e tra causa ed effetto lizzazione del bene comune, è svincolato dalla
c'è una diversità e distinzione essenzialissima, specie, ed ha rapporti immediati di persona a
mentre non c'è la relazione che corre tra so- persona con Dio in virtù della sua spiritualità.
stanza ed accidenti, per non rendere l'assoluto 4. Scoto, Ockham, Suárez. – Dopo Tommaso la
e il perfettissimo, perfettibile da modificazioni metafisica dell'essere in generale fu ampia-
che gli inerirebbero. Può parlarsi di «radica- mente trattata da Duns Scoto. La caratteristica
mento» nel senso che, come le piante ricevo- più notevole fu quella di aver considerata la
no continuamente la linfa vitale dalla terra e le nozione dell'essere come una nozione univo-
sono strettamente e inesorabilmente congiun- ca. Pur avendo detto che tale nozione non co-
te, anche le creature sono strettamente e ine- stituisce un genere, Duns Scoto affermò che
sorabilmente legate a Dio, che influisce loro l'essere può essere concepito in sé senza che
continuamente l'essere, addirittura dal di den- in esso siano incluse le sue differenze; ma una
tro delle medesime, e che, in questo senso, è tale nozione è appunto una nozione generica,
immanente alle medesime («in ipso enim vivi- astratta dalle sue differenze, e perciò univoca
mus, movemur et sumus», s. Paolo, Atti, 27, 28); (Opus Oxon., I, 3, 2, 24, e 3, 3, 16): Dio e le cre-
ma la distinzione rimane perfetta, maggiore di ature, la sostanza e gli accidenti in quanto a
altre distinzioni, essendo maggiore la distin- negare di essere nulla, lo negano allo stesso
zione tra causa ed effetto di quella tra sostanza modo. Soltanto se la nozione di essere è uni-
ed accidenti. voca, si può affermare – in un ragionamento in
3671
VOLUMIfilosofia.book Page 3672 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

cui entrino Dio e le creature – qualcosa di Dio to, l'«ens in potentia» è l'essere possibile; non
partendo dalle creature (ibi, 3, 3, 9; 8, 3, 10). vengono considerati, l'atto e la potenza, come
Scoto inoltre non ebbe il concetto di essere in i costitutivi dell'essere sia possibile sia esi-
potenza in relazione all'essere in atto; pur par- stente di fatto. Non è poi reale, negli esseri
lando di atto e di potenza, di materia e di for- creati, la distinzione tra l'essenza e l'esistenza:
ma, non aderì alle concezioni aristotelico-to- l'esistenza attuale di una cosa e l'essenza at-
mistiche, che spiegavano il divenire e la diver- tualmente esistente non sono due realtà di-
sa costituzione ontologica degli esseri. Negò stinte (d. 31, sez. 1, nn. 2-13).
la distinzione reale, negli esseri creati, tra l'es- C. Giacon
senza e l'esistenza: ogni essere esistente era III. IL PROBLEMA DELL’ESSERE NEL PENSIERO MODER-
un'entità esistente, e in ciò tutte le entità era- NO. – 1. Orizzonti generali per l'interpretazione
no perfettamente uguali; diverso era il modo della problematica. – Per meglio orientarsi nella
di concepire un'entità possibile e un'entità comprensione delle varie prospettive che ca-
esistente; nell'entità esistente, indivisa e una, ratterizzano la riflessione ontologica nell'età
tutto era essenza esistente; si poteva pensare moderna sarà utile fare riferimento ad alcuni
all'essenza distintamente dal fatto della sua paradigmi interpretativi generali entro i quali
esistenza reale, ma nell'entità non c'era una inserire le singole figure e trattazioni. La clas-
realtà come essenza e un'altra realtà come esi- sica opposizione fra due modelli metafisici,
stenza: «esse non est aliud ab essentia, [...] esse quello henologico e quello ontologico, individua
essentiae differt ab essentia tantum in modo conci- due poli fondamentali dell'ontologia (cfr. G.
piendi» (ibi, IV, 13, 1, 38; III, 6, 1, 2). Reale, «Henologia» e «Ontologia»: i due para-
Guglielmo di Ockham seguì Duns Scoto nelle digmi metafisici creati dai greci, in Storia della fi-
posizioni della metafisica dell'essere in gene- losofia greca e romana, Milano 2004, vol. IX, pp.
rale: «omnibus rebus ens est commune univocum, 47-69). Il primo modello intende il principio
eadem ratione qua est univocum Deo et creaturae» fondativo del reale come un'origine, che in vir-
(In I Sent., 2, 9, X); «esse existentiae non significat tù della propria natura originaria e fondativa,
sta prima, oltre e sopra l'essere. Carattere del
aliquid distinctum a re; si essent duae res non esset
principio è l'unicità, l'unitarietà, la semplicità;
contradictio quod Deus conservaret entitatem in
laddove l'essere è al contrario già dualità (for-
rerum natura sine existentia, vel, e converso, exi-
ma-materia), totalità di parti, relazionalità.
stentiam sine entitate, quorum utrumque est im-
L'essere è infatti una determinazione della po-
possibile» (Sum. totius logicae, 3, 2, 27).
tenzialità assoluta del principio, e dunque, in
Formatesi le tre scuole: dei tomisti, degli sco- quanto determinazione, qualcosa di derivato e
tisti e degli occamisti, la metafisica dell'essere secondo. Il modello ontologico individua inve-
venne discussa in polemiche che, a rigore, non ce nell'essere il costituente formale e/o mate-
portarono un contributo di notevole interesse. riale del reale, e in quanto svolge tale funzio-
Francisco Suárez, che raccolse, nelle sue Di- ne, assegna a esso la funzione di origine e
sputationes metaphysicae, tutto quanto era stato principio. L'ontologia intende comprendere
detto dalla scolastica a lui anteriore, è il più l'essere in quanto essere, a partire dalla sua
autorevole testimone di questa stasi. Nel natura sostanziale quale riferimento e soste-
prendere poi le sue posizioni, non seguì esclu- gno dei molti modi in cui il reale si manifesta.
sivamente una determinata scuola: con i tomi- Potremmo definirla corrente sostanzialistica.
sti ammise la trascendentalità della nozione di Tradizionalmente si è soliti ricondurre questi
essere, ma affermò che essa aveva una perfetta due modelli alternativi a due sistemi filosofici
unità: «conceptus obiectivus entis est secundum differenti: l'henologia al platonismo, l'ontolo-
rationem praecisus ab omnibus particularibus seu gia all'aristotelismo (J.M. Narbonne, Hénologie,
membris dividentibus ens» (ibi, d. 2, sez. 2, n. 8). ontologie et "Ereignis", Paris 2001). Accanto a
Egli, se avesse dovuto scegliere, avrebbe pre- questi paradigmi è necessario introdurre due
ferito negare l'analogia della nozione di essere particolari declinazioni moderne di problemi
piuttosto che la sua unità (n. 15). Suárez affer- filosofici antichi. Innanzittutto la corrente gno-
ma una certa analogia, ma continuando: «sine seologica, che a partire dalla distinzione fra
dubio habet ens magnam similitudinem cum con- soggetto e oggetto, pone sistematicamente a
ceptibus univocis» (d. 28, sez. 3, n. 14). Per il tema il rapporto fra esperienza singolare del
Suárez l'«ens in actu» è l'essere esistente di fat- reale, sia essa data come sensazione, percezio-
3672
VOLUMIfilosofia.book Page 3673 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essere


ne, intuizione, immaginazione, giudizio o razio- causalità efficiente e causalità materiale. In
cinio, ed essere in sé dell'oggetto dell'esperien- quanto causa efficiente il principio è fuori
za, come «fuori» dall'esperienza. Il fascino mo- dall'essere delle cose, perché non entra nella
derno dello scetticismo, mai veramente sopito, composizione delle medesime, agendo
trae la sua linfa vitale dalla dialettica fra ciò che dall'esterno, secondo la duplice attività del-
il soggetto prova e ciò che la realtà è: una dia- l'intelletto universale e, a livello inferiore, del-
lettica che caratterizza tutto il corso dell'episte- l'anima mundi. Solo in quanto causa materiale
mologia post-cartesiana (cfr. R.H. Popkin, The la sostanza ontologica entra a far parte della
History of Scepticism from Erasmus to Spinoza, generazione e della sussistenza dell'universo.
Los Angeles 1964). In secondo luogo l'esplicita Questa distinzione subisce poi una più accen-
comprensione ontologica di tale questione tuata interpretazione neoplatonica con la de-
epistemologica, a partire dalla distinzione terminazione della natura del principio: unità,
kantiana fra phaenomenon, ciò che appare al coincidentia oppositorum, incorporea infinità,
soggetto, e noumenon, ciò che è in sé al di là immobilità (De monade numero et figura, II).
del soggetto, viene a mutare il senso del termi- L'essere come sostanza è dunque l'essere del-
ne idealismo, costituendo così una particolare le cose, laddove l'essere come principio è uno.
prospettiva della trattazione della nozione di Ancora da un punto di vista neoplatonizzante
essere. Al fine di evitare grossolani fraintendi- Bruno spiega la possibilità dell'identità delle
menti è bene tuttavia chiarire che queste cor- due nature della causazione come interiorità
renti interpretative non possono essere intese all'unità dell'intelletto universale, contenente
come caratterizzanti in modo assoluto una l'anima del mondo, che a sua volta contiene
certa ontologia, che si mostra sempre più l'universo, il tutto dell'esperienza. Una serie
complessa di qualsiasi classificazione critica. continua di determinazioni del semplice ga-
Esse vanno invece considerate come orizzonti rantiscono la immanenza del tutto al Tutto, e
molto generali ed esprimono l'orientamento al tempo medesimo la trascendenza progres-
di determinati discorsi teoretici, senza che con siva delle sue determinazioni. In modo analo-
questo si debba loro assegnare una pretesa in- go H. More, nell'affermare l'infinità, l'unità e la
discutibilità ermeneutica. divinità dell'universo, si muove in un orizzonte
2. La corrente henologica: Bruno, H. More, Ber- platonizzante, in cui agiscono forti suggestioni
keley. – L'henologia post-rinascimentale è atti- aristotelico-tomiste. Nel postulare l'identità
vata da una comprensione sincretistica del dell'estensione divina e quella dell'universo,
platonismo, già fortemente maggioritaria nel More intende spiritualizzare il reale, ponendo
neo-platonismo fiorentino che ha in Marsilio un essere sostanziale di natura spirituale; così
Ficino il proprio esponente di punta. La rinno- da sottrarre i metafisici alla tentazione di ri-
vata fama critica e filosofica di un autore come condurre all'essere materiale la sostanzialità
Porfirio, mediatore proprio dell'istanza heno- che fa da sostrato agli attributi di cui si fa
logica con quella ontologica, è del resto indice esperienza nella sensazione e nel conoscere
di una avvenuta profonda sintesi filosofica (cfr. (cfr. A. Koyré, From the Closed World to the Infinite
G. Girgenti, Il pensiero forte di Porfirio. Mediazio- Universe, Baltimore [Maryland] 1957). Se dun-
ne tra henologia platonica e ontologia aristotelica, que sembra che ci si trovi in presenza di una
Milano 1996). G. Bruno definisce infatti come nozione elementale del principio, in quanto
essere l'«originale ed universale sustanza del essere delle cose, More introduce tuttavia,
tutto» (De la causa, principio et uno, V). Questa proprio come Bruno, una serie di progressive
funzione di origine, arché, e sostanzialità, stoi- animazioni del reale (spirito della natura, na-
chéion, attribuita all'essere sembrerebbero in- tura e Dio), che seguono una ispirazione di ca-
serire la riflessione bruniana nella scia dell'ari- rattere neoplatonico, tendente a negare una
stotelismo sostanzialistico di derivazione to- qualsiasi preminenza dell'essere, inteso come
masiana: la dialettica di sostanza e attributi composizione, ossia totalità, sulla semplicità
(accidente) è centrale; perché nelle cose niente originaria dell'uno. Nell'enumerare i titoli at-
si annichila di essenziale, se non appunto la tribuiti a Dio, infatti, il platonico di Cambridge
manifestazione accidentale, forma esteriore e insiste sulle determinazioni del principio he-
materiale (De la causa, principio et uno, III). Tut- nologico di matrice plotiniana: uno, semplice,
tavia l'apparente simultaneità di originarietà e immobile, eterno, completo, indipendente
sostanzialità è in realtà distinta da Bruno in «ecc.» (Enchiridium metaphysicum, VIII, 9). Per
3673
VOLUMIfilosofia.book Page 3674 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

quanto il tema dell'influenza del platonismo nazioni dell'unità siano una successione di
cantabrigense su Berkeley sia polemicamente trascendenze, ma è sempre interna alla distin-
dibattuto nella letteratura critica, il berkelei- zione di sostanza e attributo: per quanto la so-
smo ha subíto comunque una profonda rice- stanza spinoziana sia unica, questa è pura im-
zione del platonismo. Nelle opere di carattere manenza; per quanto la monade sia nozione di
epistemologico, Berkeley afferma che l'essere derivazione neoplatonica il sistema di Leibniz
delle cose è il loro essere percepite. La tesi è è dualistico. Spinoza intende l'essere come
di difficile comprensione, perché induce a equivalente al concepire. Nella definizione
pensare a una forma germinale di idealismo. della sostanza (Ethica, I, def. 3) scrive infatti
Tuttavia Berkeley è molto chiaro nel dire che che a qualificare la sostanza è il suo essere in
unica sostanzialità è quella spirituale, e che gli sé e, nel medesimo grado, il suo poter essere
spiriti si distinguono in spiriti finiti, i soggetti, concepita come un essere in sé. Del resto il rea-
e Spirito infinito, Dio (cfr. Trattato sui principi le è pervaso da un parallelismo isomorfico fra
della conoscenza, §§ 27, 89); così da presentare ordine del pensiero e ordine dell'estensione;
il proprio sistema come una forma di spiritua- così che l'ordine e la connessione delle idee si
lismo. L'unico essere è Dio, nel cui spirito, ci- presenta equivalente all'ordine e alla connes-
tando Atti 17, 28, Berkeley dice che viviamo, ci sione delle cose (Ethica, II, prop. 7). Nonostan-
muoviamo e abbiamo il nostro essere. L'esse delle te l'apparenza, questa concezione non è idea-
cose invece è un essere derivato, insussistente listica, perché non è postulata alcuna premi-
(perché ontologicamente dipendente dallo nenza del conoscere sull'essere. Si potrebbe
spirito) e transitorio: nella terminologia bru- anzi dire che il compito metodico del saggio
niana si direbbe una natura accidentale. Lo spi- spinoziano sia tradurre l'esperienza singolare
rito quindi trascende le cose di cui ha espe- dell'ente esistente come modo, nella cono-
rienza, e in tale trascenderle le fonda, in quan- scenza particolare delle cose singolari secon-
to volontà e intelligenza. La contrapposizione do l'ordine dell'eternità, così da rendere dun-
così posta fra spirito (essere fondante perché que esplicita la corrispondenza implicita di
percepiente) ed essere (essere fondato perché pensiero e realtà (cfr. P.F. Moreau, Spinoza.
percepito) viene neoplatonicamente determi- L'expérience et l'éternité, Paris 1994). L'essere
nata da Berkeley nell'ultima delle sue opere fi- delle cose è dunque un inerire necessariamen-
losofiche (cfr. Siris, in particolare §§ 342 ss.). te nella sostanza, di cui le cose sono modi se-
Lo spirito, vertice delle catene che legano in condo un certo attributo. L'essere delle cose è
un’unità il cosmo visibile, è inteso come uno, cioè espressione del potere ontologico della
to hen. In questa determinazione Berkeley, che sostanza; in certo senso si potrebbe dire che le
lega l'ontologia platonica alla rivelazione del cose si confondono con la sostanza, perché
nome divino a Mosé (Esodo, 3,14), difende la parti di un tutto che non conosce alcuna ulte-
superiorità dell'uno sull'essere; intendendo la riorità ontologica rispetto alle parti stesse. Si
trinità delle ipostasi plotiniane come un'intui- comprende allora la definizione intensiva
zione spirituale, suscitata da una sorta di rive- dell'essere che Spinoza afferma in una celebre
lazione divina extra-cristiana, della uni-trinità proposizione (Ethica, I, prop. 9): quanto più
divina, secondo l'identificazione del principio una cosa ha essere (ossia realtà), tanti più at-
henologico con la persona del Padre, dell'es- tributi avrà (perché il potere ontologico legato
sere con quella del Figlio, dell'anima del mon- all'essere molto, necessariamente impone una
do con quella dello Spirito Santo. maggiore espressività). La sostanza, che è in
3. La corrente sostanzialistica: Spinoza, Leibniz. – sé, ossia non necessita di alcun genere di esse-
Per quanto sia possibile ravvisare elementi di re per essere, è essere puro; e, in quanto tale,
platonismo sia nella filosofia spinoziana, sia totalità di ogni realtà, perché essere al massi-
in quella leibniziana (che peraltro rivendicò mo grado, e perciò infinità di attributi. Anche
per il proprio pensiero un orientamento plato- Leibniz postula l'equivalenza fra sostanza ed
nico in opposizione all'aristotelismo di Loc- essere, nel senso di essere reale, essere realtà:
ke), da un punto di vista ontologico entrambi i «la sostanza è un essere (Être) capace di agire»
sistemi sembrano imperniarsi su una dialetti- (Principi della natura e della grazia fondati nella
ca dualistica; che sebbene preveda un mo- ragione, § 1). Questa sostanza è componente,
mento dell'unità, non è mai risolta in una for- elemento della totalità ontologica. La natura
ma di monismo metafisico tale che le determi- non è altro che una composizione di sostanze
3674
VOLUMIfilosofia.book Page 3675 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essere


semplici, le monadi, in sostanze complesse, pensare, l'essere pensante del soggetto che
fra loro in relazione (Monadologia, § 3). In que- dubita, e il suo essere nel senso di esistere, os-
ste sostanze ineriscono gli accidenti, che non sia in quanto realtà non ulteriormente dubita-
hanno realtà al di fuori del sostegno spirituale bile. L'essere stabilisce la natura reale del
della monade. Leibniz difende infatti una for- pensare, perché il soggetto che pensa, in
ma di rappresentazionalismo epistemologico quanto pensa, è. Così indirizzata la riflessione
che non necessita di un oggetto esterno, come cartesiana, si presenta come un inventario on-
fonte della rappresentazione; perché la rap- tologico dei modi d'essere delle esistenze: af-
presentazione è modificazione interna, e dun- fermato l'essere del soggetto si tratta di com-
que qualità sostenuta, della sostanza spiritua- prendere come, o cosa, sia l'essere dello stes-
le. L'essere della monade si distingue in due so (cfr. Meditazioni metafisiche, II: «nondum ve-
accezioni del termine essere: l'essenza e l'esi- ro satis intelligo, quisnam sim ego ille, qui iam
stenza. L'esistenza è essenza reale. L'essenza è necessario sum...»). Descartes afferma a que-
infatti di per sé potenziale o reale. L'essenza sto riguardo la natura sostanziale del pensare,
potenziale è l'essere in quanto possibile. An- le cui varietà sono modificazioni: sensazione,
che il possibile infatti è, sebbene non sia nel immaginazione, giudizio, pensiero, ragione
senso della realtà (Wirklichkeit, effettualità), ecc. La sostanza è essere reale, in quanto mas-
ma solo nel senso che se il possibile fosse re- simo grado di realtà; laddove le sue modifica-
ale, allora l'essenza ne sarebbe l'essere (Mo- zioni, in quanto accidenti, sono un essere ora,
nadologia, § 43). L'essenza reale è dunque l'es- che viene dunque caratterizzato come sempli-
sere realtà, ossia esistenza. Per quanto al ver- ce existere. Analoghi argomenti Descartes usa
tice del reale sia posta una monade, Dio, tale per qualificare la struttura ontologica di un se-
vertice non è determinato da Leibniz nel senso condo genere di sostanzialità, quella della res
di un'unità originaria della totalità nella sem- estensa. Anche in questo caso l'essere reale è la
plicità spirituale, dalle cui determinazioni sca- sostanzialità, le cui modificazioni, in quanto
turisca la complessità del molteplice; ma co- esistenzialità attuale, sono determinazioni
me essere necessario, fondamento sia delle particolari di carattere accidentale. Si può
essenze che delle esistenze, perciò in sé già ar- quindi dire che Descartes pone l'essere come
ticolato in possibile e reale, secondo la dialet- un esistere assoluto di carattere sostanziale,
tica di sostanza e attributo. le cui modificazioni sono un'attualità acciden-
4. La corrente gnoseologica: Descartes, Hobbes, tale di semplici esistenze. Hobbes discute di-
Locke, Hume. – Se negli autori precedenti l'in- rettamente con Descartes il senso di questa
teresse per le questioni ontologiche è priorita- ontologia. Laddove si passa dal pensare all'es-
rio, in Descartes e gli autori anglofoni la tratta- sere, e non al semplice esistere, Hobbes ravvi-
zione ontologica sembra finalizzata a fondare sa un errore logico fondamentale. Da un'esi-
un sistema del conoscere che risponda alle stenza accidentale, la modificazione del pen-
difficoltà sollevate dallo scetticismo episte- sare che il soggetto pensante è, non può esse-
mologico. In sede critica l'influenza di Heideg- re dedotto il suo essere sostanziale, in quanto
ger da una parte, e di Bontadini e Severino res cogitans. Con un celeberrimo esempio Hob-
dall'altra, hanno fatto indulgere gli storici ad bes dice che affermare la formula del cogito è
utilizzare la categoria di gnoseologismo, al fi- equivalente ad affermare che il soggetto è una
ne di qualificare l'aspetto specifico della rivo- passeggiata, perché sta passeggiando (cfr.
luzione cartesiana in filosofia. D’altra parte, la Obiezione seconda «Sulla seconda meditazione»).
deduzione trascendentale della insuperabilità Il pensatore inglese, che afferma la correttezza
del cogito, con il suo radicale soggettivismo, è dell'inferenza dal pensare all'esistere, non è
stata spesso interpretata nel senso di una teo- dunque pronto a seguire Descartes nella carat-
ria fondazionalista circa l'adeguatezza del co- terizzazione sostanzialistica dell'essere; così
noscere alla realtà (cfr. R. Rorty, Philosophy and da ridurre l'inventario ontologico cartesiano al
the Mirror of Nature, Princeton - New York momento della pura accidentalità. L'essere
1979). Anche Descartes intende l'essere nel non è dunque che esistenzialità relativa. Tale
senso esistenziale dell'essere reale. Già la for- esistenzialità relativa è quella legata all'incon-
mula che postula il cogito come principio fon- tro dei corpi, che Hobbes pensa materialistica-
dativo del sapere (Principia, I, 7), non fa altro mente come unico essere reale, e come causa,
che porre l'equivalenza fra l'attualità di un in quanto agenti sugli organi di senso, delle
3675
VOLUMIfilosofia.book Page 3676 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

percezioni soggettive. La dualità così posta fra pare, e momento ontologico, ossia distinzione
dualismo cartesiano – incerto a risolvere l'es- fra l'essere come fenomeno e l'essere in sé, va-
sere sostanziale dal lato del pensare o da quel- le a dire noumenon. Da un punto di vista sog-
lo dell'estensione, così da postularlo come re- gettivo alla posizione di una cosa in sé corri-
altà tanto del pensiero quanto dell'estensione sponde l'esperienza della medesima nella co-
– e materialismo hobbesiano sancisce la radi- scienza. La possibilità di una tale esperienza è
cale tensione ontologica che anima la rifles- garantita dal secondo passaggio della rappre-
sione di Locke. Più che di offrire una trattazio- sentazione sistematica di tutti i principi sinte-
ne della nozione di essere, Locke si occupa di tici (ossia operanti l'elaborazione dei dati sen-
trattare un'ontologia generale dell'esperienza sibili nella formalità intellettuale, per mezzo
di coscienza, la quale acquisisce il suo senso a della determinazione temporale attuata dal
partire da una certa metafisica dell'essere, che senso interno); vale a dire da ciò che Kant
resta tuttavia sempre implicita (e che causa chiama anticipazioni della percezione (cfr. Critica
non pochi problemi agli interpreti). Se da un della ragion pura, I.2.I. II.2. sez. III). Tali antici-
punto di vista epistemologico l'oggetto del co- pazioni riguardano la struttura ontologica del-
noscere è sempre interno all'esperienza sog- le percezioni, ossia la struttura d'essere del fe-
gettiva (cfr. Saggio, IV, 21), restando in questo nomeno nel suo poter essere un percetto del
senso imprescindibile il riferimento alla fon- soggetto. Esse infatti sono determinazioni sin-
dazione cartesiana di un nuovo corso del pen- tetiche, e dunque formalità in atto, delle cate-
sare (ossia quella forma implicita di idealismo gorie della qualità (realtà-negazione-limitazio-
che porterebbe a ridurre la cosa a idea), da un ne): esprimono perciò il grado intensivo di es-
punto di vista ontologico Locke sembra pen- sere che la cosa in sé trasmette alla mente nel
sare che l'esperienza soggettiva sia comunque far sorgere la percezione. Necessario notare
da ricondurre a un'oggettività extra-cogitativa: che l'esteriorità della cosa in sé alla coscienza
vale a dire all'essere della cosa che agisce sul- ne renderebbe la sussistenza estremamente
la mente. L'esperienza si configura allora co- problematica per una teoria dell'esperienza;
me una reazione apparente all'essere; da cui la perché la cosa in sé si situa come limite tra-
distinzione fra una secondarietà ontologica, scendente, e non più trascendentale, dell'e-
quella di quelle qualità che dipendono dall'in- sperienza: e infatti Kant ne afferma a più ripre-
terrelazione fra l'apparato sensoriale del sog- se la natura di limite problematico. Tuttavia
getto e la cosa percepita, e la primarietà onto- non sembra idealisticamente possibile dubi-
logica della cosa data in sé, al di fuori della tare della realtà del noumeno, perché attestata
mente senziente. Contro una simile ontologia in modo esplicito nelle affermazioni ontologi-
Hume afferma la natura immediata dell'accer- che di Kant (cfr. N.K. Smith, A Commentary to
tamento sensibile; e l'intima contraddizione di Kant's «Critique of Pure Reason», Basingstoke
una teoria realistica che postuli un essere al di [Hampshire] 1923). Ciò nonostante l'ontolo-
là dell'apprensione possibile. In un certo sen- gia kantiana appare idealisticamente orienta-
so Hume sviluppa in senso epistemologico ta; proprio perché nell'ontologizzare la direzio-
l'intuizione ontologica del pensiero berkeleia- ne tematica del pensiero di Locke, Kant inten-
no, sebbene senza accettarne l'esito platoniz- de de-soggettivizzare la struttura empirica del-
zante. la percezione, per mezzo di un trasferimento di
5. L'idealismo: Kant, Hegel. – La speculazione datità ontologica, ossia di essere, dall'essere
teoretica kantiana è un applicazione metodica, in sé della cosa all'essere di essa per il sogget-
ed esplicita, del tema centrale dell'ontologia to. Il soggetto si pone dunque come verità
di Locke: l'esperienza della coscienza è un es- dell'oggetto. Hegel accetta a tal punto questa
sere-per-il-soggetto della cosa agente sul sog- logica da liberarsi senza timore del ricorso a
getto stesso; le cui strutture percettive filtrano una esteriorità assoluta al pensiero. Se la cosa
l'essere della cosa e lo rendono in un apparire. in sé trasferisce essere alla rappresentazione
La novità kantiana consiste tuttavia non solo nell'anticipazione della percezione, la cosa in
nella metodicità del proprio punto di vista, sé esaurisce nel trasferimento il suo compito,
quanto nel rigore critico e speculativo con cui e si dà un solo essere reale: quello fenomeni-
si pone la distinzione fra momento epistemo- co. Quanto metodicamente Kant pensa la dia-
logico, ossia esperienza della coscienza come lettica di apparenza e realtà, nel senso di una
accertamento fenomenico dell'essere che ap- ontologia dell'essere in sé o per il soggetto
3676
VOLUMIfilosofia.book Page 3677 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essere


della cosa; altrettanto fa Hegel per la riduzione l'illusione prospettica di una sostanzialità
alla fenomenicità dell'intera esperienza di co- soggettiva, l'io, presunto attore di una unifica-
scienza. Solo all'interno del pensare l'essere è zione fondamentale della complessità della vi-
tale. Che poi anche in Hegel il momento epi- ta psichica. Contro questa illusione, Nietzsche
stemologico della coscienza abbia valore in fa valere la datità indeterminata di un essere
quanto tale è evidente. Il punto d'approdo del alla terza persona: nella inferenza dal cogito
movimento dell'idea è infatti un essere-qui, all'essere Descartes avrebbe errato nella posi-
ossia un essere determinato, un esserci (da- zione di un sum piuttosto che di un est (Fram-
sein). L'essere è inizio ontologico, datità posi- menti postumi, 8,10,158). L'essere si pone per-
tiva dell'origine (Scienza della logica). Tuttavia ciò come esistenzialità effettuale dell'esisten-
in quanto origine è indeterminazione assolu- te. In opposizione tanto alla trascendenza di
ta, e quindi, proprio perché puro essere, è an- un essere vero che stia oltre l'ambito fenome-
che puro nulla; ribaltamento della positività nico, garantendo l'immutabilità dei valori,
nella negatività. La determinazione si configu- quanto all'immanenza necessaria di una con-
ra allora come passaggio dall'essere, che es- catenazione di cause fisiche (Al di là del bene e
sendo origina, alla negazione della sua inde- del male, I, § 21), Nietzsche afferma il semplice
terminazione annichilente: la determinazione essere dell'ora come legge del reale. Questo
è perciò posizione reale (effettuale) dell'essere essere ora, che in quanto tale è movimento e
essente ora, ossia dell'esserci. mutamento, come il pensiero classico dei gre-
IV. IL PROBLEMA DELL’ESSERE NEL PENSIERO CON- ci per Nietzsche aveva già compiutamente te-
TEMPORANEO: – 1. La critica radicale alla metafisi- matizzato, si confonde dunque con il divenire:
ca dell'essere: Nietzsche e Gentile. – Sia che si vo- perché essere è l'essere ora che diviene essere
glia leggere il pensiero di Nietzsche come ulti- che sarà, in una serie interminabile di cambia-
ma posizione speculativa entro la storia della menti in cui solo l'adesso è reale in quanto ta-
metafisica, in quanto orientata a confutare la le. Medesima posizione speculativa appare
pretesa ontologica di una posizione trascen- quella sostenuta da Gentile, sebbene con un
dente della sfera normativa dei valori d'essere linguaggio e un impalcatura filosofica del tut-
(cfr. M. Heidegger, Nietzsches Wort «Gott ist to diversa (cfr. E. Severino, Oltre il linguaggio,
tot», in Holzwege, Frankfurt am Main 1950), sia Milano 1992). Gentile infatti si muove in un
che lo si intenda come baluardo esemplare e ambito spiritualistico in cui l'essere è essere
ultimativamente decisivo della fede metafisica dello spirito in quanto attività; l'essere è at-
nella realtà del divenire (cfr. E. Severino, tualità spirituale. Nel pensare l’essere e il di-
L'anello del ritorno, Milano 1999), sembra diffi- venire sussistono come attualità di un supera-
cile negare la funzione fondativa del pensiero mento. Il divenire non è altro che la successio-
di Nietzsche per larghi settori della filosofia ne di certi stati del mondo. Ma questa succes-
contemporanea; in modo particolare per la ri- sione non si dà astrattamente in una esteriori-
nascita di una tematizzazione esplicita della ri- tà al pensiero, che il pensare in qualche modo
flessione ontologica. La nozione di essere ap- ricuce in un ordinamento: è invece la struttura
pare infatti come il punto di fuga dell'intera reale dell’atto di pensiero; ossia, nel pensare,
impalcatura speculativa nietzscheana; vale a una certa situazione dell’essere è superata co-
dire come l'affermazione chiave che consente me determinazione dell’indeterminato, come
di manifestare l'autenticità fenomenologica superamento effettuale di una certa posizione
della sua critica radicale alla struttura morale originaria, come pensato che è pensato attual-
del pensiero occidentale. Spinozianamente mente nel pensare. «Nell’attualità dell’idea,
Nietzsche intende la sconfitta del moralismo che è divenire o concetto (pensare), non c’è un
come una accettazione dell'essere così e così indeterminato che non sia tale in modo asso-
del mondo. Il movimento fondamentale del luto. [...] Non c’è il più determinato e il meno
suo pensiero è quello che dal dovere passa al determinato, ma l’indeterminato e il determi-
volere e quindi all'essere (cfr. K. Löwith, Nietz- nato: il reale (atto del pensare) come determi-
sches Philosophie der ewigen Wiederkehr des Glei- nato, che ha superato e contiene in sé l’inde-
chen, Stuttgart 1956). Il riconoscimento genea- terminato: il divenire, insomma, dell’essere»
logico dell'inautenticità della nozione di dove- (La riforma della dialettica hegeliana e B. Spaven-
re spalanca infatti le porte al riconoscimento ta, § 3). Questa successione è tale solo in ap-
del volere. All'origine della morale si situano parenza, nell’accettazione scontata che gli sta-
3677
VOLUMIfilosofia.book Page 3678 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ti del mondo si susseguano nell’alterità. Ma la kantiana. L'assolutizzazione della datità co-


loro immanenza nel pensare li costituisce in- scienziale, per mezzo della sua comprensione
vece tutti come momenti ontologicamente da- fenomenologica, significa dunque affermare il
ti entro il tessuto effettuale del pensare. Il pen- carattere d'essere della cosa come correlativo
siero è infatti uno, solo il pensato, nella sua all'intenzione trascendentale del sum veritati-
separazione dall’attualità pensante, può esse- vo del fondamento. Il mondo è perciò un esse-
re posto come molteplice: «... e però tutti gli re, ma questo essere è un essere-per-me, per-
atti del pensiero, quando non si considerino ché suddiviso in una geografia ontologica i cui
come meri fatti, quando non si guardino principi formali sono le intenzioni originarie
dall’esterno, sono un solo atto» (La riforma del soggetto trascendentale, in quanto eviden-
della dialettica hegeliana e B. Spaventa). Sia ze dell'essere così e così della cosa stessa (cfr.
Nietzsche che Gentile, dunque, nell'affermare Meditazioni cartesiane, III, §§ 24-26, 29). La ri-
l'unicità della realtà dell'essere determinato, flessione ontologica heideggeriana prende le
dell'esser-ci hegeliano, si muovono verso una mosse entro l'ambito disciplinare fenomeno-
radicale innovazione nell'ontologia: viene logico. Tuttavia si distacca subito dal pensiero
scardinato il presupposto metafisico secondo di Husserl poiché troppo invischiato entro la
il quale l'essere è in opposizione al divenire, logica e la terminologia dell'idealismo. Ciò
sussistendo in una forma più o meno trascen- che interessa Heidegger è sì muovere alla
dente rispetto alla sfera dell'apparire; perché comprensione dell'essere determinato, del
l'essere reale è un essere diveniente, è l'essere Da-sein hegeliano: ma tale comprensione non
del divenire. ha valore di per sé, bensì solo in quanto via
2. La rinascita ontologica: Husserl, Heidegger e la d'accesso privilegiata all'essere dell'Essere
reazione post-heideggeriana. – A partire dalla na- (Essere e tempo, Introduzione). L'esser-ci, come
scita della corrente fenomenologica l'ontolo- essere determinato, ha un primato ontico-on-
gia si afferma come elemento centrale della tologico perché la sua analitica esistenziale,
speculazione filosofica, anche da un punto di ossia la delucidazione del suo modo d'essere,
vista metodologico e terminologico. Il proce- getta luce sull'essere stesso. Heidegger formu-
dere fondativo di Husserl trae il proprio inizio la questa tesi dicendo che la comprensione
dalla distinzione fra le nozioni di essere (Sein) dell'essere è anche una determinazione d'essere
e pretesa all'essere (Seinsanspruch). Per quan- dell'Esserci. L'esserci ha per modo d'essere
to non sia possibile dubitare dell'esistenza del quello di interrogarsi sull'essere al fine di
mondo, poiché essa appare un'evidenza, ossia comprenderlo (Essere e tempo, Intr., I, § 4). Così
un apparire allo spirito di un certo essere così impostato il problema Heidegger afferma due
e così dell'ente (Meditazioni cartesiane, I, § 5: fondamentali modalità di essere: l'in-essere e il
l'evidenza è «ein Es-selbst-geistig-zu-Gesicht- con-essere. La prima esprime il fatto che l'esser-
bekommen»); tale evidenza non ha tuttavia la ci è sempre un essere entro, ossia un essere-
forma apodittica richiesta da un principio fon- nel-mondo: l'esser-ci è relazione al contesto
dativo. L'essere del mondo è perciò, preceden- del proprio esistere, perché rivolto a utilizzare
temente alla fondazione di un sistema del sa- degli strumenti, a fare delle cose, vivere in un
pere, una semplice pretesa all'essere. Fondare ambiente (Essere e tempo, I, sez. I, cap. 2). La se-
il sapere è un dare certezza apodittica a tale conda modalità esprime una ulteriore deter-
pretesa; ossia passare da una pretesa all'esse- minazione dell'essere-nel-mondo: l'essere as-
re all'essere vero e proprio. La fenomenologia sieme ad altri, rispetto ai quali l'esserci può
si configura dunque come un sapere relativo compiere certe operazioni. Tale operatività è
allo statuto dell'essere che appare alla struttu- detta cura: qualora sia rivolta all'utilizzabile è
ra trascendentale di presentazione dell'ente. un prendersi-cura; qualora sia rivolta agli altri
Con movimento retrogrado Husserl torna al è un aver-cura. La cura (Sorge) è la modalità
fondamento cartesiano del cogito per partire fondamentale dell'in-essere dell'esser-ci. L'es-
nuovamente alla ricerca di un momento apo- ser-ci è infatti un avere interesse rispetto al
ditticamente incontrovertibile che dia verità proprio ambiente, sia esso un ambiente di uti-
all'esperienza della coscienza grazie a una sua lizzabili, oppure di altri esser-ci. Rispetto alla
traduzione ontologica nell'essere della cosa. cura l'esser-ci può essere, ossia condurre sé
Husserl sta così fra Descartes e Hegel, utiliz- alla pienezza di senso, per mezzo di una asso-
zando tuttavia la concettualità trascendentale lutizzazione del proprio «ci», nella totalità pro-
3678
VOLUMIfilosofia.book Page 3679 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essere


gettuale del suo essere un tutto esistenziale me fondamento orizzontale, come apertura
(tutto che dunque si completa con la morte, e originaria della realtà, in quanto realtà che av-
determina l'essere autentico come un essere- viene (o meglio diviene nell'evento, a partire
per-la-morte); o può alternativamente com- dalla determinazione ontica dell'essere); ossia
piere in modo inautentico l'essere nella pro- in quanto realtà del fenomeno. Anche nel se-
pria gettatezza quotidiana, affaccendandosi in condo Heidegger, dunque, la fenomenologia
una cura che invece di dare senso all'essere si mostra stazione di partenza e approdo del
nella sua totalità, lo disperde nella cosalità. La pensare. Proprio la centralità di questa dimen-
nozione di temporalità manifesta questa du- sione fenomenologica, ammessa come decisi-
plice possibilità esistenziale: la temporalità va dalla filosofia contemporanea anche laddo-
autentica è progettualità dell'essere verso ve il pensiero di Husserl e di Heidegger sia
l'ad-venire, è fondazione del dopo a partire dal- profondamente contestato, rendono il rinno-
la situazione del «ci»; laddove la temporalità vato interesse per la trattazione ontologica un
inautentica è un indugio sulla semplice pre- aspetto centrale del dibattito contemporaneo.
senza dell'ora. Il rigore terminologico heideg- Si deve annoverare a questo riguardo l'annosa
geriano, che molti critici hanno da subito in- contrapposizione fra l'ontologismo heidegge-
tepretato come una generica traduzione di riano e la filosofia analitica. Fra i pensatori ri-
fatti in un linguaggio ontologico mistificante conosciuti nel gruppo dei padri nobili di que-
(cfr. K. Löwith, Heidegger Denker in dürftiger sta corrente, spicca per l'esplicita polemica
Zeit, Göttingen 1960), risulterà al suo stesso con Heidegger R. Carnap. In un celebre artico-
autore come il limite fondamentale dell'opera lo, edito sulla rivista organo del neo-empirismo
ontologica, e di ogni trattazione ontologica in Erkenntnis, dal titolo L'eliminazione della metafi-
generale. Conseguentemente a questo ricono- sica mediante l'analisi logica del linguaggio
scimento Heidegger si muoverà successiva- (Überwindung der Metaphysik durch logische
mente alla ricerca di un'esperienza dell'essere, Analyse der Sprache, in «Erkenntnis», 2, 1932,
piuttosto che di una sua comprensione. Con pp. 219-241, trad. it. di A. Pasquinelli in Il Neo-
un'inversione rispetto a Essere e tempo, ora empirismo, Torino 1969; cfr. ivi, pp. 504-505),
l’approccio non va più dall’esser-ci all’essere, Carnap contesta a Heidegger la validità logico-
bensì dall’essere all’esser-ci, dall’origine formale di un linguaggio – quello appunto che
all’ascolto che è nell’origine e dall’origine. Con dice dell’essere – che non abbia un criterio
l'uso di un linguaggio spesso evocativo, il pen- pratico-protocollare per la conferma o meno
satore tedesco cerca questa esperienza nella dei propri enunciati. La riflessione di Heideg-
poesia, nell'arte, nei meandri del parlare quo- ger per Carnap è proprio una successione di
tidiano. L'uomo si fa così pastore dell'essere, tesi prive di alcun contatto con la realtà: sia
che si caratterizza come differenza assoluta ri- perché i concetti metafisici non hanno riferi-
spetto all'ente, trascendenza che nel suo re- mento, sia perché, soprattutto, designano non
stare differente si cela e fonda l'avvenire oggetti, bensì relazioni. Quello che dunque fa
dell'evento dell'ora. L'essere si mantiene, co- Heidegger, assieme ai metafisici, non è altro
me orizzonte, oltre ogni possibile determina- che scambiare un insieme di relazioni lingui-
zione, e in questa alterità offre l'ente. La diffe- stiche per fatti empirici; dalla qual cosa di-
renza ontologica di essere ed ente è la cifra ri- scende la condanna carnapiana di ogni rifles-
masta nascosta al pensiero occidentale, mo- sione metafisica, assimilata a una forma di ar-
notematicamente definito come onto-teolo- te priva di reale valore artistico. Tuttavia la po-
gia, ossia come dottrina ontologica che scam- sizione di Carnap sembra piuttosto debole,
bia l'essere per un ente, in quanto ente supre- perché legata in qualche modo a un'equiva-
mo. Contro questa comprensione decettiva lenza errata: quella che intende l'attenzione
dell'essere Heidegger intende far valere un’al- heideggeriana per l'ontologia come una forma
ternativa filosofica assoluta: evento in opposi- di metafisica. Una maggiore perspicacia critica
zione a sostanza. L'onto-teologia non è infatti mostra, infatti, che l'interesse ontologico in
altro che l'incomprensione della natura eve- Heidegger sorge proprio dalla necessità di
nenziale dell'essere, del suo apparire fenome- prendere le distanze dal pensiero metafisico:
nologico nell'ente, pur restando trascendenza. la trattazione dell'essere ha per scopo una di-
L'essere che non sia pensato come sostanza è struzione fenomenologica dell'ontologia tra-
l'essere che struttura l'evento, che si pone co- dizionale che renda possibile il superamento
3679
VOLUMIfilosofia.book Page 3680 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

dei confini della metafisica. Proprio in questo Selbstbewußstein und Selbstbestimmung - Spra-
senso la critica radicale heideggeriana all'og- chanalytische Interpretationen, Frankfurt am
gettivazione dell'essere in un ente sommo, co- Main 1979).
sì come la complementare necessità di fare Diverso esito ha invece avuto la ricezione di
esperienza dell'essere a partire da un’espe- Husserl e Heidegger in ambito fenomenologi-
rienza del linguaggio, potrebbero essere viste co ed esistenzialistico. L'attenzione alla que-
convergere di fatto con la tendenza fondamen- stione dell'essere è infatti al centro del pensie-
tale del pensiero carnapiano: oltrepassare il ro di autori come J.-P. Sartre, M. Henry, H. Mal-
sostanzialismo nel funzionalismo; e ancora, diney, pensatori questi il cui interesse princi-
intendere il linguaggio non alla stregua di un pale è quello di indagare la fenomenologia
inventario ontologico (sistema di nomi), bensì dell'esistenza umana, a partire dal suo fonda-
come una serie di proposizioni. mento ontologico nell'essere. In Sartre si pre-
Questo possibile incontro è rimasto invece senta una fondamentale dialettica ontologica:
impossibile: e dopo Carnap la tradizione ana- quella fra inseità e perseità. Tale distinzione è
litica ha continuato a manifestare per il pen- dedotta dalla attestazione dell'esperienza di
siero di Heidegger una certa insofferenza op- coscienza. La coscienza è infatti sempre co-
pure una placida indifferenza. Questo non si- scienza di qualcosa. Questo qualcosa, che ri-
gnifica che il tema ontologico dell'essere sia mane opaco perché estraneo alla coscienza
estraneo a questa corrente filosofica: tuttavia stessa, è un essere in sé; ossia, secondo
essa si distingue «nelle sue diverse manifesta- l'espressione utilizzata in Essere e nulla, «esse-
zioni, da altre scuole» per il convincimento re che è ciò che è», pura positività, pura pre-
«che in primo luogo una spiegazione filosofica senza. La coscienza, al contrario, è presente a
del pensiero possa essere conseguita attraver- sé stessa in modo non opaco, non distinto,
so una spiegazione filosofica del linguaggio, e non scisso. Per questo la coscienza è l'essere
che in secondo luogo una spiegazione com-
per sé, assoluta trasparenza a se stessa, per-
prensiva possa essere conseguita solo in que-
ché mai divisa; e dunque nessuna positività
sto modo» (cfr. M. Dummett, Ursprüng der
esteriore si dà nella coscienza, che in quanto
analytischen Philosophie, Frankfurt am Main
tale è sempre totalità. La coscienza è allora es-
1988, tr. it. a cura di E. Picardi, Alle origini della
sere per sé, in quanto negazione dell'essere in
filosofia analitica, Bologna 1990). Di conseguen-
sé. Mentre l'in sé caratterizza l'essere dell'ente
za la filosofia analitica (con le dovute eccezioni
e la necessaria cautela critica nel recepimento che viene rinvenuto nel mondo, poiché nulla
di una tesi così generale) tende a trattare i te- separa da sé la coscienza, la coscienza è per sé,
mi dell'ontologia con un'investigazione delle ossia distinzione dall'in sé. Tale distinzione è
condizioni linguistiche di proferimento di lo stato della coscienza, ossia il nulla come fe-
enunciati ontologici. Piuttosto che pensare la nomeno d'essere che pone la trascendenza di
metafisica a partire dall'essere, si tratta allora per sé e in sé. Ogni determinazione oggettivan-
di intendere il modo in cui si parla dei fenome- te dell'essere per sé è dunque un nulla, perché
ni d'essere (cfr. S. Kripke, Identity and Necessity, la coscienza per Sartre è quell'essere che si di-
in M.K. Munitz, [a cura di], Identity and Indivi- stingue dalla modalità ontologica dell'oggetti-
duation, New York 1971; S. Kripke, Naming and vità mondana, l'essere in sé. La coscienza dun-
Necessity, Oxford 1980). Di conseguenza anche que pone sé stessa come nulla di essere, come
il recupero post-carnapiano di un genuino in- nulla di in sé, perché data sempre per sé. Que-
teresse per le problematiche di carattere me- sta eccentricità della nullificazione ontica del-
tafisico in area analitica, non può giovarsi del- la coscienza fa sì che l'uomo possa essere de-
le innovazioni critiche husserliane e heidegge- finito come l'ente la cui essenza è esistenza: o
riane sulla distinzione di metafisica e ontolo- meglio come l'ente in cui l'esistenza precede
gia, così come sul senso della tradizione onto- l'essenza (L'esistenzialismo è un umanismo).
logica: perché sembra una riflessione fonda- Non è cioè possibile caratterizzare l'uomo se
mentale sulla struttura del reale che abbia ri- non come eccentricità, ossia nulla: perché in
nunciato a parlare del reale a partire dall'esse- quanto coscienza è sempre fuori dall'essere in
re (P.F. Strawson, Individuals, London, 1959; e sé mondano; l'essere per sé è allora progetto,
The Bound of Sense. An Essay on Kant's Critique scelta, decisione, in quanto l'essere della co-
of Pure Reason, London, 1966; E.Tugendhat, scienza non è altro che continua posizione di
3680
VOLUMIfilosofia.book Page 3681 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essere


essere in quanto esistenza determinata sog- fondamento del mondo, in quanto essere; e
gettivamente. ancora, è una radicale presa di posizione nei
Rivolgendosi contro Sartre, ma anche contro confronti di una presunta similitudine nella
l'impianto fenomenologico, Henry rivendica struttura d'essere fra Dio e uomo. Non si dà
l'opposizione fra essenza ed esistenza come analogia dell'essere, perché l'essere divino è
origine della alienazione dell'essere che con- assolutamente trascendente e irraggiungibile
duce all'incomprensione della struttura d'es- da qualsiasi ontologia positiva: l'unica cono-
sere del reale (Essenza della manifestazione). La scenza teologica possibile è quella che provie-
pretesa di cogliere l'essenza indipendente- ne dal Dio che si è fatto storia, e che pone dun-
mente dall'esistenza, oppure quella di porre que la storia di Gesù Cristo come fondamento
una trascendenza fra l'inseità e la perseità deve (cfr. M. Cinquetti, Dio tra trascendenza e «keno-
infatti essere superato con l'affermazione di sis». Dialogo a distanza fra Karl Barth e il pensiero
un assoluto monismo ontologico, il cui carat- debole, in «Teologia e filosofia», 2, 2003). La tra-
tere fondamentale è l'immanenza. In un recu- dizione intepretativa che intende dare una va-
pero dei temi mistici dello spiritualismo cri- lidità teologica alla riflessione ontologica di
stiano (cfr. G. Dofour-Kowalska, Michel Henry carattere filosofico non ha dunque, per Barth,
lecteur de Maître Eckhart, in «Archives de Philo- alcun diritto di esistenza nel cristianesimo.
sophie», 36, 1973; E. Marini, Vita, corpo e affet- Dio non può infatti essere compreso come es-
tività nella fenomenologia di Michel Henry, Assisi sere, perché sarebbe così qualificato, determi-
2005) tale immanenza è pensata come unione nato, inteso in senso antropomorfico. Piutto-
di essere ed esistenza. In una direzione so- sto lontano dal pensiero barthiano si muove
stanzialmente analoga si muove anche la ri- invece Bultmann, che ebbe una frequentazio-
flessione di H. Maldiney. Alla sua radice sta ne diretta con Heidegger. Se, infatti, da un lato
una profonda critica alla tradizionale opposi- l'accentuazione del momento cristologico po-
zione fra soggetto e oggetto, ancora al centro ne in rilievo la necessità esegetica di teologiz-
del pensare fenomenologico, così come l'al- zare a partire dalla rivelazione presente nei te-
ternativa fra ontologia e fenomenologia. L'uni- sti sacri, dall'altra un’autentica comprensione
ca via d'uscita da una tale difficoltà epistemo- di questa esegesi necessita una corretta dot-
logica è la posizione dell'unicità dell'esperien- trina ontologica circa la struttura essenziale
za, che si dà tanto nell'ontologia quanto nella dell'esistenza umana. Tale ontologia fonda-
fenomenologia. L'essere è l'essere immanen- mentale, di derivazione heideggeriana, è il
te, ossia l'essere che appare; di cui il me (Moi) principio ermeneutico di ogni lettura; e la de-
è principio costitutivo di auto apprensione al- mitizzazione proposta da Bultmann come me-
la stregua del mondo. L'essere è cioè evento todo teologico non è altro che un ascolto della
della rivelazione dell'essere ora a me come Da- parola trasmessa nei testi a partire da un’onto-
sein. logia del fenomeno storico che separi gli in-
3. Cenni sugli sviluppi dell'ontologia nella teolo- flussi mitici dal reale contenuto escatologico
gia. – Sebbene parzialmente al di fuori degli in- dei testi. In questo senso l'ontologia è l'unica
teressi ontologici veri e propri, il lavoro di al- garante di un incontro autentico con la storia,
cuni teologi del Novecento testimonia come la ossia con la storia esistenziale di ognuno, la
questione dell'essere sia centrale anche per le storia ontologica: la valutazione della dottrina
maggiori innovazioni speculative in ambito te- di Gesù; perché consente di comprendere gli
ologico; e anzi sia promossa proprio da una elementi autentici di quella storia stessa, non-
presa di posizione nei confronti di tesi ontolo- ché il senso della medesima (Gesù, Introduzio-
giche tradizionali. In Barth il tema dell'ontolo- ne). Le due maggiori opere bultmanniane, il
gia ha funzione eminentemente polemica; vol- Commento a Giovanni e la Teologia del Nuovo
ta a rifiutare una riflessione sull'essere come Testamento, sono composte proprio sotto que-
convergente all'oggetto della teologia. Il pen- sta tendenza a ontologizzare la comprensione
satore svizzero notoriamente rifiuta con vigore storica della rivelazione; ossia a tradurre in un
il metodo teologico dell'analogia dell'essere linguaggio ontologico una dottrina della sto-
(Dogmatica ecclesiale, II). Tutta la prima parte ria che consenta una reale rivelazione. Non
della sua opera maggiore è una esplicita pole- meno decisa a favore di un’importanza fonda-
mica con ogni tentativo di pensare Dio a parti- mentale dell'ontologia è la posizione teologi-
re da una sua rivelazione naturale in quanto ca di Rahner. Allievo di Heidegger, Rahner ha
3681
VOLUMIfilosofia.book Page 3682 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

seguito Maréchal nel tentativo di rinnovare il punto discriminante – dall’ambiente filosofico


tomismo in senso trascendentale; ossia a par- cresciuto attorno al «Circolo di Vienna». R.
tire dall'idea che la modernità pone problemi Carnap si fa promotore della tesi per cui «le
di carattere filosofico-speculativo che devono presunte proposizioni della metafisica si rive-
essere risolti al di fuori della conoscenza teo- lano, all’analisi logica, come pseudoproposi-
logica tradizionale. Tuttavia tale necessità non zioni», cioè proposizioni «prive di senso» (Über-
può svolgersi in contrasto né con le direttive windung der Metaphysik durch logische Analyse
del magistero ecclesiastico, né con il senso der Sprache, «Erkenntnis», 2, 1932, pp. 219-
depositato nella tradizione. Il punto di parten- 241, tr. it. di A. Pasquinelli in Il Neoempirismo,
za di Rahner è l'analisi metafisica dell'essere Torino 1969; pp. 504-505). L’assenza di senso
umano (Uditori della parola, II, 3). Tale analisi del discorso metafisico sarebbe da attribuire a
impone la questione dell'essere, perché que- due errori fondamentali e assciati: l’uso di pa-
sto problema è necessariamente dato allo spi- role prive di senso, e la combinazione delle pa-
rito nella misura in cui conosce. Ogni conosce- role in modo contrario alle regole sintattiche
re è, infatti, una modalità dell'essere. L'essere del linguaggio. Capito questo, si rimarrebbe di
anzi nel conoscere è trasparenza a sé stesso. fronte ai concetti della metafisica come «a me-
Questa trasparenza fa sì che non si dia distin- ri suoni vocali» (ibi, p. 521) e a residui di parole
zione fra conoscente e conosciuto: un’implici- come gusci vuoti, buoni solo «alla espressione
ta conoscenza previa dell'essere è al fonda- del sentimento della vita» (ibi, p. 528). Ed è
mento di ogni conoscere; perché conoscere è proprio «dai difetti logici che ineriscono
l'essere dello spirito così e così. Il problema all’uso della parola “essere” nella nostra lingua»
dell'analogia dell'ente si pone in questo sen- che derivano i principali errori connessi alle
so: quanto più un ente ha essere, tanto più ta- pseudoproposizioni metafisiche (quali, p. es.,
le ente è trasparente a sé stesso, perché in «io sono» e «Dio è» ibi, p. 522). Se, tuttavia,
possesso dell'essere previamente conosciuto. queste posizioni estreme hanno inizialmente
Il conoscere è cioè inteso da Rahner come ottenuto un certo successo (confortato dal so-
un'emanazione, un'espressione, un effondersi stegno di pensatori vicini come M. Schlick, H.
dell'essere da sé stesso. Dio è l'ente che mas- Reichenbach, il L. Wittgenstein del Tractatus
simamente ha essere, perché «essere». Dunque logico-philosophicus [1921], ma anche A.J. Ayer),
il possesso dell'essere in Dio è totale (Uditori gli sviluppi del metodo filosofico analitico-lin-
della parola, II, 4). L'uomo ha un possesso rela- guistico hanno via via ceduto il passo a un più
tivo, perché la sua conoscenza previa non di- sobrio problematicismo, favorito – non da ul-
pende da lui, bensì dall'effondersi della Rive- timo – dalla progressiva messa in discussione
lazione divina. Tuttavia rispetto alle cose ha del verificazionismo protocollare dei primi
più essere, e pertanto ha senso parlare di ana- esponenti.
logia. Tale analogia andrà intesa non come Il problema dell’essere trova nuova legittimità,
analogia dell'essere, ma come analogia del non solo in quanto è quel certo ambito lingui-
possesso dell'essere. L'analogia si mostra al- stico che è, e che quindi è degno di attenzione
lora come il termine più adatto a esprimere la (come qualsiasi altro ambito linguistico): l’on-
natura metafisica dell'uomo: giacché egli non tologia analitica diviene il campo di indagine
sta né nell'univocità dell'essere con Dio, né del senso dell’essere (o esistere), preliminare
nell'eterogeneità (Corso fondamentale sulla fede, e indispensabile ad ogni successiva acquisi-
II, 3). In questo senso la riforma trascendenta- zione scientifica. Così, per W.v.O. Quine il pro-
le del tomismo va inteso come un tentativo di blema ontologico si enuncia essenzialmente
pensare ontologicamente la struttura metafi- in questi termini: «Che cosa c’è?». Ma, prima
sica dell'umano, così da poter comprendere ancora di rispondere, si impone l’interrogazio-
adeguatamente il senso della Rivelazione. ne sul senso della predicazione di esistenza.
D. Bertini Sviluppando la teoria delle descrizioni di B.
V. IL PROBLEMA DELL’ESSERE NEL PENSIERO DEL NO- Russell (cfr. l’articolo On Denoting [1905]),
STRO TEMPO. – 1. Dal neopositivismo alla filosofia Quine osserva che «l’unico modo in cui possia-
analitica. – Le critiche più dure alla stessa pos- mo impegnarci dal punto di vista ontologico»
sibilità di una problematica dell’essere sono è «col nostro uso delle variabili vincolate»
venute – lo si s’é già indicato nel precedente (From a Logical Point of View, Cambridge [Mas-
paragrafo, ma conviene riprendere questo sachusetts] 1980 [1953], tr. it. di P. Valore, Da
3682
VOLUMIfilosofia.book Page 3683 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essere


un punto di vista logico, Milano 2004, p. 26). Sic- p. 521). Si capisce, allora, come la trascenden-
ché, «essere assunto come entità equivale, pu- talità dell’essere venga sostituita dalla tra-
ramente e semplicemente, ad essere incluso scendentalità del linguaggio, per modo che, se
tra i valori di una variabile» (ibid.), mentre esse- «non c’è cosa, dove vien meno il linguaggio»
re «è essere il valore di una variabile» (ibi, p. 29). (ibi, p. 558), è inevitabile che «l’essere che può
Se queste assunzioni costituiscono una par- venir compreso è linguaggio» (ibi, p. 542). Ma al-
tenza piuttosto comune per il panorama anali- lora, oltre Heidegger, «l’essere è linguaggio»
tico, non vengono tuttavia meno le differenzia- (ibi, p. 554).
zioni quanto alle risposte fornite alla doman- Per E. Levinas soltanto nel suo strato più bas-
da essenziale. Si hanno, così, le diverse onto- so e immediato il reale si dà come semplice
logie analitiche: di tipo naturalistico-fisicali- essere o esistere, espresso dalla formula del
stico (come Quine stesso, per cui ontologica- «c’è» (il y a) impersonale. Al di là di questa pri-
mente rilevante è solo ciò cui conviene ma configurazione sorda e soffocante si apre
un’estensione spazio-temporale tetra-dimen- l’esistente come emancipazione della soggetti-
sionalmente intesa; cfr. Word and Object vità (o «io») dalla manifestazione univoca
[1960]); di tipo fenomenologico (come quella dell’essere, e secondo la modalità di intenzio-
di R.M. Chisholm, per cui ontologicamente ri- nalità-godimento. È poi sempre all’interno di
levante è ogni riferimento intenzionale, ogni questa dinamica, già strutturalmente relazio-
oggetto intenzionale; cfr. On Metaphysics ne ad altro, che l’io sperimenta concretamente
[1989]); di tipo descrittivo (come quella di F. l’irruzione dell’«assolutamente altro», come
Strawson, per cui, solo ritornando alle struttu- «l’Altro», o «Altri». Ora, se di concretezza effet-
re spontanee del nostro sistema linguistico- tuale si può parlare solo in merito alla relazio-
concettuale si possono comprendere le strut- ne sociale io-Altri, risulta che sia il momento
ture essenziali della realtà, ritrovando nella del semplice essere, sia il momento del solo
condizione di identificazione di quei particola- qualcuno, non sono che astrazioni immiserite
ri di base che sono le cose-materiali la possi- del rapporto originario – dunque incapaci di
bilità di ulteriori acquisizioni (cfr. Individuals. stare per sé. In questo modo si giustifica il pri-
An Essay in Descriptive Metaphysics, [1959]). mato della meta-fisica della trascendenza as-
2. Gadamer, Levinas, Derrida, Vattimo. – Con la soluta di Altri sull’ontologia totalizzante
riflessione di H.-G. Gadamer la declinazione dell’unico essere parmenideo. Vincendo la na-
linguistica della problematica ontologica (ri- turale vocazione del termine a farsi intendere
presa e continuata a partire dalla prospettiva come «Neutro impersonale», «sintesi» o «to-
heideggeriana) diviene totale. Se l’essere-nel- talità», l’essere deve allora ripensarsi «come
mondo dell’uomo è un essere-comprendente multiplo e come scisso in Medesimo e in Al-
e un essere-interpretante da cui è impossibile tro» (cfr. Totalité et infini, Den Haag 1961, tr. it.
uscire, ciò significa che l’esperienza è espe- di A. Dall’Asta, Totalità e infinito, Milano 1980,
rienza ermeneutica. Ma l’orizzonte a partire dal [con saggio di S. Petrosino, La fenomenologia
quale soltanto è pensabile l’esperire ermeneu- dell’unico] 1990 2 , pp. 48, 78, 277). Dire che
tico non può che essere il linguaggio. In que- «l’essere è esteriorità», così, non significa al-
sto senso esso è «mezzo», non come strumen- tro se non che «il faccia a faccia resta situazio-
to, ma come ciò che da sempre tiene insieme ne ultima», «la moralità stessa», la metafisica
(Zusammengehörigkeit) uomo e mondo, nel- come rapporto con l’Altro-annunciante-l’Infi-
l’apertura di quello a questo e nel darsi di que- nito (cfr. ibi, pp. 298, 79, 310, 308, 201). Si com-
sto a quello. «La linguisticità della nostra prende: che ormai «la morale non è un ramo
esperienza del mondo precede tutto ciò che è della filosofia, ma la filosofia prima»; e perché,
riconosciuto ed enunciato come essente» accanto a tale trasformazione – come in Gada-
(Wahrheit Und Methode, Tübingen 19723 [1960], mer – il «discorso» e il «linguaggio» diventano
tr. it. di G. Vattimo, Verità e metodo, Milano lo stesso «rapporto del Medesimo e dell’Altro»
2004 [1983], p. 514). Come a dire, in altro mo- (ibi, pp. 313, 37-38; cfr. anche De l’existence à
do, dell’inoggettivabilità del linguaggio, quale l’existant [1947]; Autrement qu’être ou au-delà de
«totalità onniabbracciante» (ibi, p. 517), al cui l’essence [1974]).
interno solamente l’essente è (ed è signfican- Esiti estremi della riduzione linguistica del-
te); cioè: solo in quanto «viene a espressione l’essere sono propri della proposta di J. Derri-
nella parola» l’essente è quello che è (cfr. ibi, da. Con una restrizione ulteriore: dal linguag-
3683
VOLUMIfilosofia.book Page 3684 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

gio alla scrittura. Il passaggio è necessitato 3. Bontadini e Severino. – Il recupero e lo svilup-


dall’impossibilità di fondare il sapere (qual- po della potenza speculativa e del senso
siasi) sull’evidenza dell’essente-presente ad dell’incontrovertibilità dell’ontologia classica
una coscienza intuitiva, come indicato da trovano oggi testimonianza perentoria nelle
Nietzsche, Freud e Heidegger. Il privilegio ac- opere di G. Bontadini ed E. Severino. Comune
cordato dalla tradizione all’essere(-presente) e è il superamento del presupposto gnoseologi-
alla coscienza e alla parola, come suoi fedeli stico (per cui la coscienza è «chiarità dell’esse-
orizzonti manifestativi, si rivela un’illusione. re») e la semantizzazione (definire è impro-
Non c’è nessuna presenza fuori del segno. Ma prio, vista l’estensione interale del concetto)
il segno, per definizione, è «presenza differita» dell’essere per opposizione di contraddittorie-
– quindi finzione-di-presenza. Parlare dell’es- tà al non-essere. È questa lo stesso che l’op-
sere, dunque, è parlare di una impossibilità, che posizione del positivo al negativo, quale verità
si svolge tuttavia sul concetto limite di «dif- originaria, o immediatezza, il tentativo di ne-
férance» o «gioco della traccia» (Marges, Paris gazione della quale è destinato all’autonega-
1972, tr. it. di M. Iofrida, Margini, Torino 1997, zione – quindi al fallimento. Dire che «l’essere
pp. 38, 51). Ora, però, «la différance non è, non è e non è non-essere», equivale a dire che «il
esiste» (ibi, p. 32), né in senso ontico, né in positivo non è negativo», che «l’essere non è il
senso ontologico: si è alla «chiusura dell’onto- nulla», come formulazioni essenziali del prin-
logia». Come «arci-scrittura, arci-traccia» la cipio di non contraddizione, già indicate da
différance è (barrando anche la copula) solo il Parmenide.
«movimento di gioco» che produce testi e co- Se per Bontadini, tuttavia, la realtà del diveni-
dici (cfr. ibi, pp. 41, 32, 39). Se nella traccia «la re degli enti attesta la loro ni-entificazione –
presentazione deviata resta definitivamente e cioè, l’identificazione della positività loro al
implacabilmente negata, non è che un certo nulla –, occorre riformulare il principio in mo-
presente [essere] resti nascosto o assente; do tale da non lasciare l’originario del sapere
piuttosto, la différance ci tiene in rapporto con scisso nei poli contrapposti del logo, attestan-
ciò che eccede l’alternativa della presenza e te l’impossibilità che l’essere non sia, e
dell’assenza» (ibi, p. 49). Ma, così, ciò che ec- dell’esperienza, attestante il non-essere
cede sembra nulla (cfr. anche L’écriture et la dif- dell’ente quando questo diviene. La riformula-
férence [1967]). zione consiste nel dire che l’essere non può
Anche G. Vattimo intende ultimare la distru- essere originariamente limitato dal non-essere,
zione dell’ontologia cominciata per Nietzsche per modo che il trascendimento metafisico
e Heidegger, ma in maniera tale da eliminare dell’esperienza dell’essere diveniente (mobi-
qualsiasi residuo meta-storico, compresa la le) verso l’essere assolutamente immune dal
différance, che, pur come evento, «tende a ri- non-essere (Immobile creatore del mobile) sia
manere, nel pensiero derridiano, un archi- già il toglimento della contraddizione portata
evento che fonda la storia, ma non ha, a sua dal divenire al senso genuino dell’essere (cfr.
volta, una storia» (Derrida e l’oltrepassamento Dal problematicismo alla metafisica [1952],
della metafisica [1990], intr. alla II ed. della tr. it. 19962; Conversazioni di metafisica, 2 tomi [1971,
di L’écriture et la différence, Torino 20022 [1971], 1995 2 ; Metafisica e deellenizzazione [1975],
p. XXII). Dell’essere si può dire soltanto che 19963).
esso è «interminabile dissoluzione della pre- Con l’articolo Ritornare a Parmenide (1964) si
senza» (ibi, p. XXIV), «trasmissione, invio, compie la svolta di Severino rispetto alla posi-
Überlieferung e Geschick» (Il pensiero debole, Mi- zione bontadiniana, e inizia un dibattito ormai
lano 1983, p. 18). Occorrerebbe così seguire noto (cfr. Poscritto [1965] e Risposta ai critici
Heidegger «nel fatto di aver sostituito all’idea [1968]; per Bontadini, ancora Swvzein ta; faino-
di essere come eternità, stabilità, forza, quella vmena [1964]; Dialogo di metafisica [1969]; ma in-
di essere come vita, maturazione, nascita e tervengono pure C. Arata, E. Berti, I. Mancini e
morte» (Al di là del soggetto, Milano 1981, p. altri). Per Severino ogni essere, ogni essente,
74). «Non è ciò che permane, ma è in modo ogni determinazione-che-è, in quanto è quel
eminente [...] ciò che diviene, che nasce e che positivo che è, non può identificarsi senza
muore». E l’«assunzione di questo peculiare contraddizione a tutto ciò che è altro da sé, e
nichilismo è la vera attuazione del programma che – così essendo – ne è il negativo, o la ne-
indicato dal titolo Essere e tempo» (ibid.). gazione. Per questa via, non solo ogni determi-
3684
VOLUMIfilosofia.book Page 3685 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essere


nazione è altra da ogni altra determinazione tizipation beim hl. Thomas von Aquin, Roma 1962; L.-
che possa esserle affiancata; è pure impossibi- B. GEIGER, Philosophie et spiritualité, I, Paris 1963; B.
le che essa divenga (o sia stata) altro da quel MONDIN, La filosofia dell'essere di s. Tommaso, Roma
che è. L’esser-sé degli essenti (l’identità), con- 1964, parte III; K. KREMER, Die neuplatonische Seins-
cretamente, significa lo stesso che la loro non- philosophie und ihre Wirkung auf Thomas von Aquin,
contraddittorietà, cioè – ancora – l’esser ri- Leiden 1966. Pensiero moderno e contemporanei-
tà: T. MORETTI-COSTANZI, Sulla origine dell'idea dell'es-
compreso di ogni positivo (non-nulla) all’in-
sere in Rosmini e in s. Tommaso, Roma 1939; O. PÖG-
terno dell’intrascendibile verità originaria.
GELER, Der Denkweg Martin Heideggers, Pfullingen
L’intrascendibilità dell’originario (affermata 1944; A.L. FOLEY, A Critique of the Philosophy of Being
per e[legco") è la «necessità» che non sottostà of Alfred North Whitehead in the Light of Thomistic
ad una sovrastante temporalità, che lascereb- Philosophy, Washington 1946; E. SEVERINO, Heidegger
be esser l’essere fintanto che fosse, per poi far- e la metafisica, Milano 19942 (1950); G. DI NAPOLI, La
ne la negazione di se stesso, il negativo di se concezione dell'essere nella filosofia contemporanea, Ro-
stesso, il nulla di se stesso. In questo senso, ma 1953; P. LEVERT, L'être et le réel selon L. Lavelle, Pa-
allora, ogni essente è eterno; e il divenire non ris 1960; A. WILDERMUTH, Wahrheit und Schöpfung.
è che l’apparire dell’apparire e dello scompari- Ein Grundriss der Metaphysik des G.W. Leibniz, Win-
re degli eterni. Il tentativo di tenersi al di fuori terthur 1960; S. ALSERGHI, Metafisica e spiritualisti ita-
del destino della necessità è la storia di tutta liani contemporanei, Milano 1960; K. LÖWITH, La onto-
la tradizione occidentale, il suo folle erramen- teo-logia di Hegel e il problema della totalità del mondo,
to nichilista, la sua volontà di potenza sull’es- in «De Homine», 2-3, (1962), pp. 19-66; G. NOLLER,
sere (cfr. La struttura originaria [1958], 19812; Sein und Existenz. Die Überwindung des Subjekt-
Essenza del nichilismo [1972], 19822; Destino del- Objektschemas in der Philosophie Heideggers und in
der Theologie der Entmythologisierung, München
la necessità [1980]; Tautótes [1995]; Fondamento
1962; E. SEVERINO, Gli abitatori del tempo, Roma
della contraddizione [2005]).
19812 (1978); E. BERTI, Contraddizione e dialettica negli
Naturalmente, non sono mancate critiche (per antichi e nei moderni, Palermo 1987; M. FERRARIS, Sto-
lo più di «univocismo») ad una posizione così ria dell’ermeneutica, Milano 1989; C. SCILIRONI, Note
radicale (E. Berti, C. Vigna e altri). sulla semantica ontologica e sull’ermeneutica del Nove-
P. Bettineschi - C. Vigna cento, Padova 1989; M. MARSONET, La metafisica nega-
BIBL.: Studi di carattere storico: Pensiero antico: J. ta: logica ontologia, filosofia analitica, Milano 1990; E.
STENZEL, Metaphysik des Altertums, München-Berlin RUNGGALDIER - C. KANZIAN, Grundprobleme der analyti-
1931; G. DI NAPOLI, La concezione dell'essere nella filo- schen Ontologie, Paderborn 1998, tr. it. di N. Ferrari,
sofia greca, Milano 1953; D. PEIPERS, Ontologia plato- Problemi fondamentali dell’ontologia analitica, Milano
nica, Leipzig 1883; A. CAPIZZI - R. LORIEAUX, L'être et la 2002; F. VOLPI, Le fonti del problema dell’essere nel gio-
forme selon Platon, in «Rassegna di Filosofia», 3 vane Heidegger: Franz Brentano e Carl Braig, in
(1956); L.M. DE RIJK, The Place of the Categories of «Quaestio», 1 (2001), pp. 39-52.
Being in Aristotle's Philosophy, Assen 1952; P. AUBEN- Studi di carattere teoretico: R. GRADI, Dell'essere,
QUE, Le problème de l'étre chez Aristote. Essai sur la dell'esistere, del conoscere, Siena 1936; A. TESTA, Essere
problématique aristotélique, Paris 19662; J. OWENS, The e divenire, Firenze 1938; O. PHILIPPE, L'être, Paris
Dottrine of Being in Aristotle’s Metaphysics, Toronto 1938; E. PACI, Principi di una filosofia dell'essere, Mo-
19632; CH. KAHN, The Verb «Be in Ancient Greek», dena 1939; F. ALQUIÉ, La nostalgie de l'être. Absence et
Dordrecht 1973. Pensiero medievale: A. DEMPF, Me- évidence de l'être. Réalité et objectivité. La séparation.
taphysik des Mittelalters, München-Berlin 1930; E. Ontologie et métaphysique, Paris 1950; J. CHAIX-RUY,
GILSON, L’esprit de la philosophie médiévale, Paris 1948 Les dimension de l'être et du temps, Paris 1953; L. DE
(1932), tr. it. di P. Sartori Treves, Lo spirito della filo- NIS, Le problème de l'être et de la destinée, nuova ed.,
sofia medievale, Brescia 1964, capp. 3-4; J. DE FINANCE, Paris 1953; D.J.B. HAWKINS, Being and Becoming. An
Être et agir dans la philosophie de st. Thomas, Paris Essay towards a Criticai Metaphysic, London - New
1960 (1945); A. HAYEN, La communication de l'être York 1954; L. DE GAIGNERON, Le secret de l'être à la lur-
d'après st. Thomas d'Aquin, 2 voll., Paris-Louvain nière des données traditionelles, Paris 1955; L. DE RA-
1957-59; C. FABRO, Dall'essere di Aristotele allo «esse» EYMAEKER, L'esperienza dell'essere e la comprensione del
di s. Tommaso, in «Mélanges E. Gilson», Paris 1959, suo significato metafisico, in Riflessioni su temi filosofia
pp. 227-247; J. HEGYI, Die Bedeutung des Seins bei den fondamentale, Milano 1957; C. FABRO, Dall'essere
klassichen Kommentatoren des hl. Thomas von Aquin, all'esistente, Brescia 19652 (1957); C. FABRO, Presenza
Capreolus, Silvester von Ferrara, Caietan, Pullach ontica, ontologica e metafisica dell’essere, in «Studia
(München) 1959; K. KRENN, Vermittlung und Diffe- Patavina», 1958, pp. 286-312; I. MANCINI, Ontologia
renz? Vom Sinn des Seins in der Befindlichkeit der Par- fondamentale, Brescia 1958; A. MARC, L'être et l'esprit,

3685
VOLUMIfilosofia.book Page 3686 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essere-in-sé ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Paris-Louvain 1958; A. MERCIER, Thought and Being, soltanto dal confronto esteriore con l’esser al-
Basilea 1959; S. BRETON, Approches phénoménologi- tro, ma è posta come immanente al qualcosa.
ques de l'idée de l'être, Lyon 1959; I. BONETTI, Il proble- In senso più generale Hegel distingue l’essere-
ma di fondo della metafisica tomista: l'essere e la strut- in-sé e l’essere-per-sé come momenti dello
tura del concetto di ente, in «Rivista di Filosofia Neo- sviluppo: il primo è ciò ch’è in potenza e non
Scolastica», 1961, pp. 337-352; H. KUHN, Das Sein ancora sviluppato, il secondo è in atto, è il ri-
und das Gute, München I962; J.B. LOTZ, Sein und Exis- sultato dello sviluppo. L’unificazione piena
tenz, Freiburg-Basel-Wien 1965; J. DE FINANCE, Con- dei due momenti caratterizza la vita dello spi-
naissance de l'être, Paris-Bruges 1966, cap. 1; AA VV., rito.
L'essere: problema, teoria, storia, Roma 1967; C. ARA- Sartre ha designato come essere-in-sé l’ogget-
TA, Discorso sull'essere e ragione rivelante, Milano to: esso si contrappone al per sé della coscien-
1967; M.D. PHILIPPE, Essai de philosophie. II: L'être: re- za perché non ha alcun carattere riflessivo, è
cherche d'une philosophie première, Paris 1974; V. MEL- pura positività che semplicemente è.
CHIORRE, Essere e parola, Milano 19934 (1982); E. M. Pagano
BERTI, Le vie della ragione, Bologna 1987; R. POLI, On-
➨ ESSERE-PER-SÉ.
tologia formale, Genova 1992; J. DEJNOZKA, The ontolo-
gy of the Analytic Tradition, and Its Origins, Lanham
1996; J.J.E. GRACIA, Metaphysics and Its Tasks, Albany ESSERE-NEL-MONDO (In-der-Welt-sein). –
Essere-nel-mondo
1999; F. TOCCAFONDI, L’essere e i suoi significati, Bolo- Espressione impiegata da Heidegger nella sua
gna 2000; C. VIGNA, Il frammento e l’Intero. Indagini «analitica esistenziale» per indicare il costitu-
sul senso dell’essere e sulla stabilità del sapere, Milano tivo appartenersi di «esserci» (Dasein) e «mon-
2000; F. TUROLDO, Polemiche di metafisica. Quattro di- do», opponendosi così alla separazione affer-
battiti su Dio, l’essere e il nulla, Venezia 2001; J.-L. MA- matasi in età moderna – e riconducibile a Car-
RION, Etand donné, Paris 1997, tr. it. di R. Caldarone, tesio – tra res cogitans e res extensa. L’esserci
Dato che, Torino 2001; G. GOGGI, Dal divenire all’im- non è infatti un soggetto che deve compiere
mutabile. Saggio sul pensiero di Gustavo Bontadini, qualche artificio per accedere al mondo inteso
Venezia 2003; D. FENSEL - M.L. BRODIE, Ontologies, come qualcosa a lui esterno, bensì ne ha una
Berlin 2003; M. FERRARIS, Ontologia, Napoli 2003; M. «conoscenza» originaria in quanto è un «abi-
HIRT, Postmoderne Ontologie, Bern 2003; L. RUGGIU - J. tare in», un «essere familiare con...». L’esserci
CORDON NAVARRO (a cura di), La crisi dell’ontologia, è gettato nel suo «ci», è quell’«apertura» nella
Milano 2004; S. STAAB - R. STUDER (a cura di), Hand- quale scopre se stesso in quanto ente e l’ente
book on Ontologies, Berlin 2004; J. HAWTHORNE - T. difforme da sé (il «mondo»), ma anche gli altri
SIDER - D. ZIMMERMAN (a cura di), Contemporary De- esserci in quanto è costitutivamente anche un
bates in Metaphysics, Oxford 2005; A.C. VARZI, Onto- «con-essere», e quindi il mondo che ha in co-
logia, Roma-Bari 2005. mune con gli altri si mostra come un «mondo
➨ DECOSTRUZIONE; DIFFÉRANCE; DIVENIRE; ENTE; degli altri» o «co-mondo» (Mitwelt). Nella sua
FONDAMENTO; FRAMMENTO; INTERO; METAFISICA;
gettatezza, pertanto, l’esserci è già da sempre
NULLA; ONTOLOGIA; ONTOTEOLOGIA; UNO; UNO / assegnato al mondo (la sua «fatticità»): non è
«dentro» il mondo inteso come qualcosa altro
MOLTI; UNO - TUTTO.
da sé, ma in quanto «in-essere» è piuttosto
l’articolazione stessa del mondo – e questa
ESSERE-IN-SÉ (Ansichsein; être-en-soi). –
Essere-in-sé differenza tra il piano ontico dell’«essere den-
L’essere, in quanto è considerato indipenden- tro» dell’ente nel mondo e l’«in-essere»
temente dal rapporto ad altro. Così inteso, dell’esserci è definita da Heidegger «distinzio-
l’essere-in-sé è, in Hegel, un momento della ne ontologica» (ontologischer Unterschied). Il
dialettica dell’essere determinato, che si trova mondo è primariamente quel «mondo-am-
nella sezione sulla qualità della logica dell’es- biente» (Umwelt) in cui l’esserci incontra le co-
sere. Il qualcosa, proprio per la sua determina- se di cui quotidianamente si prende cura – co-
tezza, contiene in sé la negazione, il rinvio se che gli si mostrano innanzitutto come
all’alterità, ma al tempo stesso si delimita da «strumenti», vale a dire nel modo d’essere
questa alterità, si contrappone ad essa: così dell’«utilizzabilità». Più originariamente, però,
essere-per-altro ed essere-in-sé sono i due mo- l’esserci ha a che fare con «significati» che ar-
menti della dialettica del qualcosa. Hegel di- ticolano il mondo come una totalità di rimandi
stingue poi anche l’esser dentro di sé (Insichsein), e di appagatività (Bewandtnis) a capo della
che sorge quando la negazione non deriva più quale v’è l’esserci stesso. In questo suo costi-
3686
VOLUMIfilosofia.book Page 3687 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Essere supremo


tutivo «essere-presso» l’ente intramondano profondo: in effetti, se il secondo qualcosa è
(la sua «deiezione» o «decadimento»), l’esse- l’altro rispetto al primo, è altrettanto vero che
re-nel-mondo è, e il suo modo d’essere non è il primo qualcosa è l’altro del secondo; perciò
pertanto quello di una semplice presenza, ma il qualcosa è posto come altro, questa è la sua
è l’«esistenza» in quanto «poter-essere» (la unica determinazione e, rapportandosi ad al-
sua «esistenzialità»). È sulla base di questi ca- tro, «si accompagna solo con se stesso» (cfr.
ratteri dell’essere-nel-mondo che Heidegger Hegel, Enzyklopädie der philosophischen Wissen-
potrà definire poi l’unità dell’essere dell’esser- schaften im Grundrisse, Heidelberg 18303, § 95),
ci come «cura» (Sorge), sulla cui struttura tem- si riferisce a sé, ed è essere per sé.
porale si fonda la stessa «spazialità» del mon- Questo passaggio segna la prima e più sempli-
do. La problematica dell’«essere-nel-mondo» ce apparizione del vero infinito: il limite del fi-
fu impostata sin dai primissimi anni venti, nito è negato nella sua assolutezza, finito e in-
quando proponendosi di comprendere «la vita finito non sono più rigidamente contrapposti,
come il mondo in cui viviamo» (cfr. in GA, il finito è un momento dell’infinito ed è così
Frankfurt am Main 1975 ss., vol. 59, p. 34), Hei- posto come ideale.
degger era solito distinguere tre modalità del La coscienza è in modo tipico per sé «in quan-
farsi incontro del «mondo»: Mitwelt, Umwelt e to si rappresenta un oggetto ch’essa sente, in-
Selbstwelt («mondo del sé»). Sin dall’inizio tale tuisce ecc., in quanto cioè ha in lei il contenuto
distinzione mostrava un primato della Selbs- di cotest’oggetto [...]. La coscienza di sé, all’in-
twelt, in seguito all’approfondimento ontologi- contro, è l’esser per sé come compiuto e posto;
co legato al concetto di «esserci» iniziato nella quel lato del riferirsi a un altro, a un oggetto
parte finale del semestre estivo del 1923. Nel esterno, è rimosso» (Hegel, Wissenschaft der
semestre estivo del 1925 Heidegger la abban- Logik, Nürnberg 1812-16, 2 voll., tr. it. di A. Mo-
donerà, distinguendo semplicemente Mitwelt e ni riveduta da C. Cesa, Scienza della logica, vol.
Umwelt (cfr. in GA, vol. 20, pp. 333 ss.). L’espres- I, Roma-Bari 1974, pp. 162-163). In questo più
sione «essere-nel-mondo» è impiegata per la ampio significato, il termine è stato ripreso da
prima volta nelle lezioni del semestre estivo Sartre in L'être et le néant (Paris 1943, tr. it. di
1924 (in GA, vol. 18), trovando un approfondi- G. Del Bo, L’essere e il nulla, Milano 19972) per
mento decisivo nel trattato risalente allo stes- indicare la coscienza in contrapposizione all’in
so anno ma pubblicato postumo Der Begriff der sé, cioè all’oggetto.
Zeit (in GA, vol. 64), mentre farà la sua ultima E. Severino - M. Pagano
comparsa nel semestre invernale 1928-29 in ➨ ESSERE-IN-SÉ.
relazione alla problematica della «trascenden-
za» dell’esserci (cfr. in GA, vol. 28, §§ 35 ss.). ESSERE SUPREMO (Supreme Being; Höch-
Essere supremo
C. Badocco ste Wesen; Etre suprême; Ser supremo). – Rispet-
➨ ANALITICA ESISTENZIALE; BEWANDTNIS; CURA; DA- to all’uso filosofico e teologico del termine, si
SEIN. tratterà qui dell’ampiezza, complessità e pro-
blematicità del concetto tipologico-categoria-
ESSERE-PER-SÉ (Fürsichsein; être-pour-soi).
Essere-per-sé le di Essere supremo analizzato dalla ricerca
– L’essere che, attraverso il rapporto ad altro, comparativa nell’ambito della storia delle reli-
si riferisce a sé, e così torna a essere presso di gioni e dell’etnologia. Si tratta di una figura
sé. Così inteso, l’essere-per-sé è una categoria sovrumana (e in genere divina), caratterizzata
della logica hegeliana, e precisamente della da un potere spirituale trascendente, presente
logica dell’essere. Più specificamente esso co- con infinite varianti, ma tuttavia con valori e
stituisce la terza e ultima tappa della prima se- associazioni simboliche sufficientemente co-
zione, dedicata alla qualità. L’essere immedia- stanti, in un grandissimo numero di sistemi
to e indeterminato, attraverso il divenire, pas- religiosi differenti.
sa nell’essere determinato. Questo è un qual- Riconosciuto nella mitologia ma quasi sempre
cosa che, in quanto limitato, finito, rimanda assente dal culto pubblico, l’Essere supremo
ad altro; ma questo altro è a sua volta un qual- spicca per la sua supremazia (ma non unicità),
cosa, e si rapporta quindi ancora a un altro, e per la sua onnipresenza e onnipotenza, spesso
così all’infinito. Questo processo della cattiva per la sua attività creatrice ma insieme per il
infinità mostra però la sua inadeguatezza se si suo frequente distacco dal mutamento, e dun-
considera il movimento con uno sguardo più que dalla sua stessa creazione. Le sue forme
3687
VOLUMIfilosofia.book Page 3688 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Essoterico ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

storiche differiscono grandemente, come si di- preme Being. Phenomenological Structure and Histori-
ceva, da una cultura all’altra, ma possono es- cal Development, in J.M. KITAGAWA - M. ELIADE (a cura
sere segnalati alcuni suoi caratteristici attribu- di), The History of Religions. Essays in Methodology,
ti. In primo luogo la celestialità, che lo associa, Chicago 1959, pp. 59-66; R. PETTAZZONI, L’essere su-
lo fa abitare o esprimersi attraverso il cielo e i premo nelle religioni primitive. L’onniscienza di Dio,
suoi elementi o attraverso i fenomeni atmo- Torino 1965 (1955); L.E. SULLIVAN, s. v., in M. ELIADE,
sferici. Poi la primordialità e fondamentalità, e Enciclopedia delle religioni, ed. tematica europea a
l’onniscienza, talora espressa nelle manifesta- cura di D.M. Cosi, L. Saibene e R. Scagno, Milano
zioni luminose del cielo splendente. Tipico è il 1993, vol. I, pp. 261-277 (ed. originale: The Encyclo-
potere cosmogonico dell’Essere supremo, ta- pedia of Religion, New York 1996).
lora condiviso con entità subordinate, colla- ➨ DIO; MONOTEISMO.
boratrici o avversarie, che a volte si manifesta
attraverso la sua parola o il suo pensiero e che ESSOTERICO (gr. ejxwterikov" «esterno»). –
Essoterico
si esprime nella creazione principalmente del I pitagorici chiamarono essoterico chi non era
cielo, delle stelle e della terra e soltanto se- membro della scuola (Giamblico,Vita di Pita-
condariamente della vegetazione e dell’uomo. gora 226). In Aristotele l’espressione exoterikoi
Ma insieme – e paradossalmente – l’Essere su- logoi compare otto volte (cfr. p. es. Metaph.,
premo brilla per la sua lontananza e spesso 1076 a 27-28). Essa indica le opere «esterne»
inaccessibilità (che lo ha fatto definire, anche, (all’ambito della scuola, al metodo scientifico
Dio elevato, High God) e misteriosità, che talora o all’argomento specifico di un certo trattato?
sfocia in un profilo indefinito e in un carattere la critica è incerta) e si oppone ad akroatikoi lo-
passivo e indifferente: si parla allora di un deus goi, discorsi riservati ai membri della scuola
otiosus, che si ritira con i suoi poteri dal mondo peripatetica. In età medioplatonica l’espres-
creato senza portarlo a compimento o senza sione exoterikoi logoi fu usata da Plutarco per
accompagnarne la storia. In genere, come si indicare le dottrine segrete che si sarebbero
diceva, l’Essere supremo è accompagnato da insegnate nel Liceo, in opposizione a quelle
altre figure sovrumane, che in alcuni casi lo pubbliche.
soppiantano, anche violentemente, dall’attua- C. Natali
lità del panorama religioso e cultuale.
BIBL.: E. BERTI, Aristotele dalla dialettica alla filosofia
Particolarmente ricco e vivace è stato il dibat- prima, Padova 1977, pp. 65 ss.
tito scientifico sull’Essere supremo. Dapprima
isolato come dio supremo del cielo da studiosi
ESTASI (dal gr. e[kstasi", spostamento, alie-
Estasi
di filologia comparata delle lingue indoeuro-
nazione - ecstasy; Ekstase; extase; éxstasis). – La
pee (Ad. Kuhn, Fr.M. Müller), poi considerato
parola, composta da ejk (via, fuori) e dal tema
la più recente ed elevata concezione del pen-
sta di i{sthmi (pongo, sto), significa lo «stare
siero religioso da etnologi di impianto evolu-
zionista (J. Lubbock, E.B. Tylor), fu infine rico- fuori» come effetto di un’azione di spostamen-
nosciuto anche nelle culture cosiddette «pri- to, e dunque uno stato straordinario rispetto a
mitive» (A. Lang). Con W. Schmidt divenne la quello fisiologico. In Ippocrate estasi significa
forma iniziale del Dio unico del monoteismo, «la posizione errata della coscia» (De Articulis,
anticipato nelle culture umane più arcaiche da 56), ma anche il furore, l’aberrazione della
una rivelazione primordiale. Le ricerche stori- mente (cfr. Aphorismi, VII, 5), il morbo sacro
che di R. Pettazzoni e quelle morfologiche di (epilessia), chiamati anche maniva (cfr. De Mor-
M. Eliade hanno infine valorizzato l’ambivalen- bo sacro, 1), termine che in Eraclito (cfr. fram-
za fondamentale dell’Essere supremo, la sua mento 22, B14, B92, B93, in H. Diels, Die Frag-
importanza in quanto portatore di onniscienza mente der Vorsokratiker, rist. della 6ª ed. a cura
morale, la sua complessità in quanto ierofania di W. Kranz, Zürich 1985-89), Eschilo (Sette
del cielo, la sua funzione di rappresentazione contro Tebe, 653; Prometeo incatenato, 879) ed
delle forze vitali elementari che costituiscono Erodoto (Storie, IV, 79) indica anche l’invasa-
il complesso della sacralità cosmica. mento del Dio. Per Ippocrate l’epilessia, come
D.M. Cosi ogni altra malattia, non proviene dagli dei, pu-
BIBL.: M. ELIADE, Traite d’histoire des religions, Paris ri e senza macchia; le sue cause sono da ricer-
1949, tr. it. di V. Vacca e G. Riccardo, Trattato di sto- carsi piuttosto nella natura, alla quale il medi-
ria delle religioni, Torino 1999; R. PETTAZZONI, The Su- co deve ricondurre ogni patologia (cfr. K. Deich-
3688
VOLUMIfilosofia.book Page 3689 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estasi


gräber, Der listensinnende Trug des Gottes, Göt- egli, invece, è pervaso da un Dio (ejnqousiav-
tingen 1952, pp. 83-107). zwn)» (Phaedr., 249 b-d). L’estasi come allonta-
In senso verbale in Euripide estasi indica la namento coincide con l’entusiasmo nella ma-
follia (mevmhna") collegata alla perdita del sen- nia amorosa e nella filosofia, di qui la necessi-
no (ejxevsth" frenw'n) (Baccanti, 359; 850) cau- tà di corrispondere all’amante per corrispon-
sata da Dioniso, il Dio legato più arcanamente dere al dio che lo pervade (Phaedr., 253 b-c).
all’estasi (cfr. Omero, Iliade, 6, 132), nel quale Lo Pseudo-Longino, nel trattato Sul sublime,
confluiscono la vita e la morte, l’umano e il di- afferma che «Lo straordinario nell’ascoltatore
vino, la mania e la veggenza e in relazione al non produce persuasione, ma estasi (e[csta-
culto del quale sorge la tragedia. Egli insegnò sin); il meraviglioso prevale sempre del tutto
ai mortali il vino, nel quale dona se stesso, che sulla persuasione e su ciò che procura piace-
«acquieta ogni dolore», «dà il sonno» e re» (ibi, I, 4).
«l’oblio di tutti i mali della giornata» (Baccanti In Plotino l’estasi indica un allontanamento o
280-283). Con l’oblio Dioniso dona anche la un turbamento dell’intelligenza contrapposto
veggenza, egli è il «profeta» (mavnti") «perché alla sua quiete (Enn., V 3, 7) o il superamento,
il furore bacchico e il delirio hanno virtù profe- attraverso il «togli via tutto (a[fele pavnta)»
tica. E quando il Dio entra negli uomini a gran- (ibi, V 3, 17), della distinzione fra veggente e vi-
de impeto li dissenna e predicono il futuro» sto di cui la visione abituale e l’intelligenza so-
(ibi 298 ss.). no ancora un segno. Quando il veggente, «di-
Anche in Platone estasi è presente solo in for- ventato altro da quello che era e ormai non più
ma verbale, indicando l’allontanamento di se stesso, appartiene a Lui ed è uno con Lui,
qualcosa dalla sua idea (ej x istav m enon, cfr. avendo fatto coincidere, per così dire, centro
Crat., 439 e) o l’abbandono dei propri costumi con centro» (ibi, VI 9, 10), la «visione intima»
di vita (ejxivstasai, cfr. Leg., 907 e), dunque uno coincide con l’estasi e «la vita degli Dèi e degli
sconvolgimento e una trasformazione. Nel Fe- uomini divini e beati», con la «fuga da solo a
dro Socrate, attraverso il «segno divino», com- solo» (ibi, VI 9, 11).
prende di essersi macchiato di una colpa nei L’attività di Paolo appare fondarsi su un’auto-
confronti del Dio pronunciando un discorso consapevolezza entusiastica («non sono più io
nel quale Eros è stato presentato come un ma- che vivo, ma Cristo vive in me» [Gal 2, 20];
le. Per espiare questa colpa Socrate pronunce- «porto le stigmate di Gesù nel mio corpo» [Gal
rà un secondo discorso (Phaedr., 243 b - 265 c), 6, 17]; «Dio giudicherà i segreti degli uomini
fondato sull’idea che Eros, in quanto Dio, per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio van-
«non è possibile che sia un male» (Phaedr., gelo» [Rm 2, 16]; «conosco un uomo in Cristo
242 b - 243 b) e distinguendo fra la mania co- che fu rapito al terzo cielo» [2 Cor 12, 2]), con-
me malattia e la mania come dono divino e di- fermata dal racconto della sua conversione (At
vina mutazione (qeiva" ejxallagh'"), che si arti- 9). Delle quattro forme platoniche di mania
cola in quattro forme (Phaedr., 265 a-b): quella come dono divino Paolo sembra accoglierne
profetica (mantichvn), attribuita ad Apollo (sul- due come carismi, quella profetica e quella te-
la dialettica fra mania e ragione, cfr. Tim., 71 e lestica (1 Cor 12, 8-10; 13, 2), fondate sul dono
- 72 a); quella telestica, che libera da mali e dell’amore (aj g av p h, 1 Cor 13). Nei Vangeli
colpe e inizia al culto divino, a Dioniso; quella l’estasi indica lo stupore di fronte alle parole
poetica alle Muse (cfr. Io, 533 d - 535 a, ma an- (Lc 2, 47), alle guarigioni (Mc 2, 12; 5, 42; Lc 5,
che Democrito: «quel che un poeta scrive con 26; 8, 56; Mt 12, 23) e ai prodigi di Gesù (Mc 6,
entusiasmo e spirito sacro [ejnqousiasmou' cai; 51). Alle parole del giovane vestito di bianco
iJrou' pneuvmato"] è molto bello», [frammento che annuncia la resurrezione, le donne recate-
68, B18 in H. Diels, Die Fragmente der Vorso- si al sepolcro «fuggirono», prese da tremore
kratiker, cit.]); quella amorosa (ejrwtichvn), la ed estasi (e[kstasi" Mc 16, 5-8).
migliore, ad Afrodite ed Eros, ove è da notare In Dionigi Areopagita, che legge Paolo attra-
che la mania amorosa coincide con quella filo- verso Platone e Plotino, l’amore divino è
sofica: l’uomo che, colto dal brivido della bel- «estatico», sia nel senso che esso «non per-
lezza, per tendere alla verità e all’idea «si al- mette che gli amanti appartengano a se stessi,
lontana (ejxistavmeno") dalle occupazioni uma- ma a quelli che essi amano» sia nel senso che
ne e si rivolge al divino, viene accusato dai più Dio stesso «nell’eccesso della sua bontà amo-
di essere uscito di senno. Sfugge ai più che rosa, va fuori di sé» (De divinis nominibus, IV,
3689
VOLUMIfilosofia.book Page 3690 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estensionalità ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

13, tr. it. di P. Scazzoso, Nomi Divini in Opere, Arrigoni, La religione greca di epoca arcaica e classica,
Milano 1999, pp. 310-311). Milano 2003.
In Eckhart l’uomo deve privarsi di ogni imma- ➨ ENTUSIASMO; MANIA; MISTICA.
gine e «lasciare Dio per volontà di Dio» (Qui
audit me [Predigt 12] in Deutsche Werke, vol. I, ESTENSIONALITÀ, TESI DELLA. – La tesi
Estensionalità
Stuttgart 1958, pp. 170-171, tr. it. di G. Faggin, dell’estensionalità è una particolare versione
Trattati e prediche, Milano 1988, pp. 246-252) del principio di Frege che va sotto il nome di
per lasciare che Dio sia Dio in lui. «Esci com- tesi di composizionalità: «Il significato di un
pletamente da te stesso per volontà di Dio, co- enunciato dipende dal significato delle
sì Dio uscirà completamente da se stesso per espressioni componenti». In Frege questo
volontà tua. Se questi due escono, quel che ri- principio, elaborato in Über Sinn und Bedeu-
mane è un uno semplice» (In hoc apparuit cari- tung (in «Zeitschrift für Philosophie und philo-
tas dei in nobis [Predigt 5b] in Deutsche Werke, sophische Kritik», 100, 1892, pp. 25-50), vale
vol. I, Stuttgart 1958, p. 93, tr. it. di G. Faggin, sia per il senso sia per il riferimento (Bedeu-
Trattati e prediche, Milano 1988, p. 212). Questa tung). Frege, parlando di enunciati, identifica
uscita estatica è l’unica via a quell’unità per la riferimento ed estensione: il riferimento o
quale «l’occhio, nel quale vedo Dio, è lo stesso estensione di un enunciato è il suo valore di
occhio nel quale Dio vede me; il mio occhio e verità. Dopo l’antinomia di Russell, derivata
l’occhio di Dio, questo è un occhio e un vedere dal principio per cui a una proprietà poteva
e un conoscere e un amare» (Qui audit me sempre corrispondere una classe, si sono mes-
[Predigt 12] in Deutsche Werke, vol. I, Stuttgart se in dubbio le proposizioni che coinvolgeva-
1958, p. 201, tr. it. di G. Faggin, Trattati e predi- no proprietà, per restringere in modo più rigo-
che, Milano 1988, p. 250). roso il linguaggio logico e la semantica al trat-
La filosofia è connessa all’estasi dionisiaca in tamento delle estensioni (individui, classi, va-
Hegel, per il quale «il vero è il tumulto bacchi- lori di verità).
co» che pervade il tutto e coincide con la Per tesi dell’estensionalità si possono inten-
«quiete trasparente e semplice» (Phänomeno- dere tre cose. - 1. Per la tesi dell’estensionalità
logie des Geistes, Franfkurt am Main 1970, p. 46, in generale (o principio di estensionalità)
tr. it. a cura di E. De Negri, Fenomenologia dello l’estensione di un enunciato è funzione del-
Spirito, Firenze 2001, p. 27). l’estensione delle parti componenti. Se le parti
Per Heidegger l’esistenza dell’uomo avrebbe componenti sono nomi e predicati, il valore di
un’essenza estatica, cioè aperta ed esposta verità dipenderà dagli oggetti e le classi ne so-
all’apertura dell’essere. Più che come uno no l’estensione (se un oggetto appartiene alla
«stare fuori» l’estasi dovrebbe essere pensata classe il valore sarà il vero; altrimenti il falso).
come uno «stare dentro» l’apertura dell’essere Se le parti componenti sono anch’esse enun-
(Wegmarken, Frankfurt am Main 1996, p. 374, ciati, il valore di verità dipenderà dall’esten-
tr. it. a cura di F. Volpi, Segnavia, Milano 2002, sione, cioè dal valore di verità degli enunciati
pp. 325-326). componenti. La validità di questa tesi di
A. De Santis estensionalità è data dal metodo delle tavole
BIBL.: H. STEPHANUS, e[kstasi", in Thesaurus Linguae di verità di Wittgenstein e Post. È possibile
Græcae, Paris 1831, III, II, coll. 570-572; W. F. OTTO, decidere qual è il valore di verità di un enun-
Dionysos: Mythos und Kultus, Frankfurt am Main ciato a partire dal valore di verità degli enun-
1933, tr. it. di A. Ferretti Calenda, Dioniso:mito e cul- ciati componenti e dal significato dei connet-
to, Genova 1990; A. OEPKE, e[kstasi", in G. KITTEL (a tivi. Ad esempio, un enunciato composto da
cura di), Theologisches Wörterbuch zum Neuen Testa-
due enunciati collegati da una congiunzione è
ment, vol. II, coll. 447-457, Stuttgart 1949-79; E. R.
vero se e solo se gli enunciati componenti so-
DODDS, The Greeks and the Irrational, Los Angeles
1951, tr. it. di V. Vacca De Bosis, I Greci e l’Irrazionale, no entrambi veri, e falso altrimenti; un enun-
Milano 2003; F. PFISTER, Ekstase, in T. KLAUSER (a cura ciato composto da due enunciati collegati da
di), Reallexikon für Antike und Christentum, Stuttgart una disgiunzione è vero se e solo se almeno
1959, vol.IV, coll. 944-987; A. MÜLLER - P. HEIDRICH, uno degli enunciati componenti è vero, ed è
Ekstase, in J. RITTER (a cura di), Historisches Wörterbuch falso altrimenti; e così via. Date queste regole,
der Philosophie, Basel 1972, vol. II, coll. 434-436; W. a ogni enunciato viene attribuito meccanica-
BURKERT, Griechische Religion der archaischen und mente il suo valore di verità o la sua estensio-
klassischen Epoche, Stuttgart 1977, tr. it. a cura di G. ne. - 2. La tesi dell’estensionalità in senso
3690
VOLUMIfilosofia.book Page 3691 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estensione


stretto è la tesi di Russell e Carnap per cui «per SOMMARIO: I. Il concetto di estensione. - II. Og-
ogni sistema non estensionale c’è un sistema gettività e origine del concetto di estensione. -
estensionale in cui questo può essere tradot- III. Estensione e sostanza corporea.
to» (Meaning and Necessity, Chicago 1947, § I. IL CONCETTO DI ESTENSIONE. – Kant dà come
32). Questo permetterebbe di risolvere drasti- esempio tipico dei giudizi analitici l’asserzio-
camente i problemi delle antinomie generate ne: «Tutti i corpi sono estesi» (Kritik der reinen
da certe forme di espressione intensionali. Per Vernunft, B 11 / A 7, tr. it. di G. Colli, Critica della
«intensionale» si intende quanto riguarda il ragione pura, Milano 20044, p. 54), dove il pre-
significato cognitivo: le proprietà delle espres- dicato dell’estensione si intende già compreso
sioni e non solo le classi a esse connesse e i nel concetto di corpo e inseparabile da esso,
pensieri espressi e non solo i valori di verità di modo che il giudizio può invertirsi sempli-
(vedi intensione-estensione). Un esempio di cemente: «Tutto ciò che è esteso è corpo».
sistemi intensionali sono i sistemi modali; in Tuttavia quando proviamo a definire che cosa
questo senso, la tesi dell’estensionalità so- sia l’estensione, ci accorgiamo di non poterlo
stiene la traducibilità dei sistemi modali in si- fare per riferimento a concetti più noti, ante-
stemi non modali. Carnap riafferma la tesi – riori: quello di estensione è infatti uno dei
non dimostrata – ritenendo possibile che ogni concetti primi immediatamente legati alla no-
linguaggio intensionale possa essere espresso stra esperienza sensibile. Il che spiega perché
in un «metalinguaggio» estensionale (R. Car- Aristotele non ne cerca altra chiarificazione
nap, op. cit., § 38). - 3. La tesi dell’estensiona- che per esempi: «Il quanto è [...] come il bicu-
lità in senso specifico, relativamente ai lin- bito o il tricubito» (Cat., 4, 1 b 28). Se ne può
guaggi naturali, è la tesi di Carnap, compatibi- fare una descrizione dicendo, p. es., che esteso
le con le osservazioni di Quine, per cui l’asse- è ciò che ha parti fuori di altre parti, ma è evi-
gnazione di una intensione sulla base del- dente che, se questa descrizione si adegua
l’estensione data previamente, non è una que- all’immaginazione, suppone in realtà il con-
stione di fatto, ma una questione di scelta. Il cetto di estensione, che è implicato da «fuori»
linguista cioè è libero di scegliere le proprietà e da «parti».
che meglio si adattano all’estensione che vie- II. OGGETTIVITÀ E ORIGINE DEL CONCETTO DI ESTEN-
ne collegata a un dato termine, guidato da SIONE. – Il quanto, o esteso, viene diviso da Ari-
considerazioni di semplicità teorica. Quine so- stotele in continuo, contiguo e successivo (cfr.
sterrà qualcosa di analogo in Word and Object Phys., VI, 1, 231 a 21). Le principali difficoltà te-
(Cambridge [Massachusetts] 1960, tr. it. di F. oriche riguardano però il continuo, caratteriz-
Modadori, Milano 1970), difendendo l’indeter- zato dalla mancanza di limiti definiti tra le sue
minatezza della traduzione. parti, che si compongono così in un tutto
C. Penco omogeneo e infinitamente divisibile. Il concet-
BIBL.: L. WITTGENSTEIN, Tractatus logico-philosophicus, to di estensione spaziale si presenta allora co-
London 1922, tr. it. di A.G. Conte, Torino 1964; B. me caso particolare (insieme p. es. al tempo e
RUSSELL, Inquiry into Meaning and Truth, London al movimento) di una difficoltà logica eviden-
1940, tr. it. di L. Pavalini, Milano 1963; R. CARNAP, ziata nell’antichità da Anassagora e Zenone,
Meaning and Necessity, Chicago 1947, tr. it. di A. Pa- quella dell’impossibilità di un continuo reale.
squinelli, Firenze 1976; W.V.O. QUINE, From a logical Nell’antichità, le due principali risposte a que-
point of view, Cambridge (Massachusetts) 1953, tr. it. sto problema sono quelle di Aristotele, che in
di E. Mistretta, Il problema del significato, Roma 1966. base ai concetti di atto e potenza nega l’infini-
➨ ESTENSIONE / INTENSIONE. ta divisibilità attuale dell’esteso, e di Democri-
to, che nega il carattere continuo dell’esten-
ESTENSIONE (extension; Ausdehnung; exten-
Estensione sione affermando l’esistenza di grandezze in-
sion; extensión). – Il concetto di esteso è intima- divisibili (gli atomi). È sul piano matematico,
mente legato al concetto di quantità, come a però, che l’infinita divisibilità dell’esteso rima-
quelli di corporeo e di spazio: della quantità ne per i greci un problema irrisolto, venendo a
intesa in senso stretto è l’aspetto fondamenta- segnare il momento idealizzante nel passag-
le, con cui è connessa la misurabilità e divisi- gio dalle approssimative misurazioni a scopi
bilità (e quindi il numero); l’estensione è cer- pratici all’esattezza della geometria scientifi-
tamente anche un elemento costitutivo del ca: il valore oggettivo dell’estensione (e in ge-
concetto di corporeo. nere dell’elemento quantitativo) a differenza
3691
VOLUMIfilosofia.book Page 3692 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estensione ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

delle qualità corporee, si afferma infatti rispet- presi nel dibattito filosofico del XVIII secolo
to a una piena intelligibilità matematica che (sebbene talvolta nel quadro di un fenomeni-
essa possiede solo come ente geometrico e smo che non era invece di Leibniz), e al cui
pura forma ideale. Nell’età moderna, la mate- fondo si ritrovano le difficoltà teoriche del
matizzazione galileiana della natura e il razio- continuo e le antinomie dell’infinito attuale.
nalismo cartesiano fanno di questa idealizza- Il problema del valore oggettivo dell’idea di
zione dell’esteso un principio di realtà e la di- estensione viene immediatamente a intrec-
stinzione – di per sé metodologica – tra qualità ciarsi nell’età moderna con l’indagine psicolo-
primarie e secondarie viene forzata in senso gica della sua origine nel complesso conosci-
ontologico e sostanziale; si capisce allora co- tivo. Mentre Cartesio ne fa un’idea innata, e
me essa fosse destinata a indebolirsi una volta giustifica così la distinzione tra qualità prima-
ricondotta nel quadro complessivo di una teo- rie (intelligibili) e secondarie (sensibili), Locke
ria della conoscenza. Vi arrivò per primo l’em- la riferisce, al pari delle altre idee, all’esperien-
pirismo inglese. za sensibile, di modo che la distinzione risulta
La distinzione tra qualità primarie e seconda- ancor più problematica. Secondo Ch. Wolff
rie, sostenuta non solo da Galileo e Cartesio l’idea a priori di estensione nasce quando ci
ma anche da Locke, si sfalda sotto la critica di rappresentiamo come un tutto più cose diver-
Berkeley: non solo, infatti, nel dato dell’espe- se: «Si plura diversa ideoque extra se invicem
rienza le qualità si presentano estese e l’esten- existentia, tamquam in uno nobis repraesen-
sione qualificata, ma è chiaro che se noi non tamus: nodo extensionis oritur: ut adeo exten-
percepiamo immediatamente che idee, nes- sio sit multorum diversorum, aut, si mavis, ex-
sun «ponte» potrà consentirci di affermare la tra se invicem existentium coexistentia in
realtà in sé dell’esteso piuttosto che di altre uno» (Philosophia prima sive Ontologia [1728],
proprietà degli oggetti. Per Berkeley dunque in Gesammelte Werke, serie II, vol. 3, a cura di J.
l’estensione è, come le qualità corporee con Ecole, Hildesheim 1962, § 548). Soprattutto, si
cui è inscindibilmente legata, idea, ossia perci- manifesta in questo quadro teorico la diffor-
pi, soggettività. Similmente per Hume, l’idea mità tra l’idea geometrica di estensione (pas-
di estensione è un’idea di punti visibili o tan- sibile di misurazione esatta e di proprietà ma-
gibili, distribuiti in un certo ordine (cfr. A Treat- tematizzabili) e il suo correlato sensibile (la
ise of Human Nature, a cura di L.A. Selby-Big- cui misurazione è sempre solo approssimativa
ge, Oxford 1978, pp. 33 ss., tr. it. di P. Gugliel- e imperfetta): difficoltà che per un verso solle-
moni, Trattato della natura umana, Milano cita a una riflessione sui fondamenti della ge-
2001, pp. 89 ss.). Per Kant, fin dalla dissertazio- ometria (e in generale delle scienze esatte),
ne del 1770 (De mundi sensibilis atque intelligi- quale si inizia con Newton, con Leibniz, con L.
bilis forma et principiis, § 13), l’estensione (lo Euler, per farsi ancor più urgente con la sco-
spazio) non è se non una forma soggettiva perta delle geometrie non euclidee; per altro
dell’intuizione sensibile. Infine per il neocriti- verso, ripropone, in relazione all’idea di esten-
cismo (come per l’idealismo assoluto) «l’este- sione, il problema generale del nesso tra reale
so non può esistere in se stesso [...] esso non e ideale, sensibile e intelligibile. Così, ad
esiste che nella coscienza, perché solo nella esempio, Leibniz colloca l’idea di estensione
coscienza può essere quello che è, un tutto da- tra quelle che non derivano dai sensi, ma «so-
to prima delle sue parti, che le parti dividono no piuttosto del senso comune, vale a dire del-
ma non costituiscono» (J. Lachelier, Du fonde- lo spirito stesso, poiché sono idee dell’intel-
ment de l’induction, Paris 1902, pp. 128 ss.). Del letto puro, ma che hanno rapporto all’esterno,
resto, la distinzione tra qualità primarie e se- e che i sensi fanno appercepire; pertanto esse
condarie era già criticata da Leibniz, per il qua- sono capaci di definizioni e di dimostrazioni»
le l’estensione non è che una rappresentazio- (Nouveaux essais sur l’entendement humain
ne che noi ci facciamo delle relazioni interne [1703-05], in Sämtliche Schriften und Briefe, a
alle monadi, dunque fenomeno, nel senso però cura dell’Accademia delle scienze di Berlino,
che è specifico di Leibniz e che significa l’im- Leipzig-Berlin 1923 ss., serie VI, vol. 6, p. 128,
mediata connessione dell’apparenza sensibile tr. it. Nuovi saggi sull’intelletto umano, in Scritti
all’ordine intelligibile delle leggi ideali. Ideali- filosofici, a cura di M. Mugnai e E. Pasini, Torino
tà dell’estensione, che è tra i motivi della ri- 2000, vol. 2, p. 103). Da parte sua, Kant indica,
flessione leibniziana più frequentemente ri- nel § 25 della Critica del Giudizio, il fondamento
3692
VOLUMIfilosofia.book Page 3693 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estensione / intensione


ultimamente estetico e sensibile di ogni misu- la quantità-estensione può variare senza che
razione estensiva; un tema che non mancherà muti con ciò anche la sostanza. Cartesio inve-
di trovare nuova attenzione nella filosofia del ce riteneva che la sostanza corporea coinci-
Novecento, quando Husserl cercherà di espli- desse con l’estensione geometrica a tre di-
citare il «mondo della vita» quale presupposto mensioni, mentre la sostanza spirituale non
inespresso di ogni idealizzazione geometrica e sarebbe che pensiero. Va detto però che la ne-
di ogni matematizzazione della natura (cfr. Die gazione di un principio sostanziale distinto
Krisis der europäischen Wissenschaften und die dall’estensione, sembra necessariamente ri-
transzendentale Phänomenologie [1936], in Hua, durre l’estensione reale, infinitamente divisi-
vol. 6, a cura di W. Biemel, Den Haag 1954, tr. bile, a mero fenomeno, ciò che accade precisa-
it. di E. Filippini, La crisi delle scienze europee e la mente con Berkeley e gli idealisti.
fenomenologia trascendentale, Milano 1961, § 9). V. Miano
Ora, riguardo all’oggettività dell’estensione, è BIBL.: W. GENT, Die Raum-Zeit-Philosophie des 19.
chiaro che sul piano dei dati di coscienza non Jahrhunderts, Bonn 1930; E.M. ADAMS, Primary and
vi può essere alcun dubbio: gli oggetti delle Secondary Qualities, in «Journal of Philosophy», 45
nostre percezioni sensoriali e gli organi stessi (1948), pp. 435-442; V.E. SMITH, St. Thomas and the
di senso, in quanto cadono sotto la coscienza, Object of Geometry, Milwaukee 1954; E. FINK, Zur on-
ci appaiono estesi, cioè aventi parti esterne le tologischen Frühgeschichte von Raum-Zeit-Bewegung,
une alle altre. D’altra parte la distinzione tra Den Haag 1957; L. SCARAVELLI, Gli incongruenti e la
qualità primarie e secondarie non sembra tro- genesi dello spazio kantiano, in Scritti kantiani, a cura
vare una giustificazione sul piano di una feno- di M. Corsi, Firenze 1973; G. BÖHME, Über Kants Un-
menologia della percezione: l’estensione, in- terscheidung von extensiven und intensiven Größen, in
fatti, appare immediatamente come carattere «Kant-Studien», 65 (1974), pp. 239-258; E. CASSIRER,
dell’oggetto a egual titolo, ad esempio, del co- Das Erkenntnisproblem in der Philosophie und Wis-
lore e l’oggettività dell’estensione è piena, for- senschaft der neueren Zeit, in Gesammelte Werke, 2-5,
a cura di B. Recki, Hamburg 1999-2000, 4 voll., tr. it.
male, ossia il corpo è esteso in sé, non solo per
di E. Arnaud, Storia della filosofia moderna, Torino
noi, ma anche per qualsiasi soggetto lo cono-
1978, 4 voll.
sca diversamente da noi o senza gli organi di
senso; né c’è alcun motivo per cui si debba ➨ CONTINUO; DIVISIONE; INTENSIONE / ESTENSIONE;
ammettere in questa conoscenza una qualche MECCANICISMO ; MISURA; NUMERO; QUANTITÀ; SPAZIO.
deformazione o uno snaturamento da parte
nostra. Con ciò ci sembra anche risolto il pro- ESTENSIONE / INTENSIONE. – A partire
Estensione / intensione
blema dell’origine del concetto di estensione: dalla Logica di Port-Royal (in cui tuttavia al po-
esso si ha per astrazione dal dato di esperien- sto di intensione compare «comprensione») e
za. La differenza tra tale concetto e i concetti ancor più da Leibniz (Nouveaux essais sur l’en-
qualitativi, p. es., del rosso o del verde, sta in tendement humain, IV, 17, § 9), la coppia esten-
questo che, mentre del primo abbiamo imme- sione/intensione è utilizzata prevalentemente
diatamente un concetto specifico e possiamo per definire distinte proprietà dei concetti e
quindi formare dei giudizi certi a priori (come dei termini (semplici o complessi). Più in par-
due + due = quattro), delle qualità, p. es. dei ticolare, per quel che riguarda i concetti,
colori, non abbiamo immediatamente se non l’estensione è costituita dall’insieme degli og-
un concetto generico ed è pertanto impossibi- getti che sono pensati attraverso quel concet-
le sapere a priori che cosa risulti dall’addizio- to, mentre l’intensione è data dall’insieme del-
ne del rosso e del verde, ma si deve, per sapere le note oggettive e definitorie che costituisco-
questo, interrogare l’esperienza con i procedi- no il contenuto analizzabile di uno stesso con-
menti in uso nelle diverse scienze. cetto. Analogamente, per quel che riguarda i
III. ESTENSIONE E SOSTANZA CORPOREA. – Una volta termini, l’estensione è data dall’insieme degli
postici sul piano realistico, ci si può chiedere elementi a cui il termine conviene (ovvero dal-
in che rapporto sta l’estensione con la sostan- la classe degli oggetti per cui quel termine ri-
za corporea. Sembra certo che Aristotele abbia sulta utilizzabile con verità), mentre l’intensio-
ammesso una distinzione reale tra i due predi- ne è data dal significato del termine, e cioè ap-
camenti della sostanza e della quantità (cfr. ad punto dal contenuto del concetto espresso at-
esempio Metaph., XIV, 2, 1089 b 36) e il motivo traverso quel termine (e in questo senso, anche
sta nel fatto che riguardo allo stesso individuo il contenuto di una proposizione può esser de-
3693
VOLUMIfilosofia.book Page 3694 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esteriore / interiore ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

finito la sua intensione). Intensione ed esten- della velocità, considerata come variazione in-
sione stanno così in un rapporto inversamente tensiva di una qualità (si ricollega a questo
proporzionale: maggiore è l’intensione, mino- aspetto l’intero dibattito scolastico sull’inten-
re è l’estensione (l’individualità possiede ad sio e la remissio delle forme).
esempio una estensione minima) e viceversa. P. Porro
Questa distinzione rimane in uso, in forme di- BIBL.: A. MAIER, Zwei Grundprobleme der scholastischen
verse, anche nella logica novecentesca (cfr. ad Naturphilosophie. Das Problem der intensiven Grösse,
es. W.v.O. Quine, From a Logical Point of View, die Impetustheorie, Roma 19683; E.D. SYLLA, The
II, 1, in cui per estensione è usato anche na- Oxford Calculators and the Mathematics of Motion,
ming – «nominazione»), dopo essersi storica- 1320-1350. Physics and Measurements by Latitudes,
mente incrociata con quella delineata da New York - London 1991; J.-L. SOLÈRE, D’un com-
Stuart-Mill tra denotazione e connotazione mentaire l’autre: l’interaction entre philosophie et théo-
(Logic, I, 2, § 5), e quella introdotta da Gottlob logie au Moyen Âge, dans le problème de l’intensifica-
Frege tra la Bedeutung (significato) di un se- tion des formes, in M.O. GOULET-CAZÉ (a cura di), Le
gno, e cioè l’oggetto designato, e il suo Sinn commentaire entre tradition et innovation, Paris 2000,
(senso), relativo al modo in cui l’oggetto ci vie- pp. 411-424; J.-L. SOLÈRE, Plus ou moins: le vocabulai-
re de la latitude des formes, in J. HAMESSE - C. STEEL (a
ne dato (Über Sinn und Bedeutung, 1892, § 1).
cura di), L’élaboration du vocabulaire philosophique au
Va tuttavia sottolineato che, almeno sotto il
Moyen Âge, Turnhout 2000, pp. 437-488.
profilo lessicale, la distinzione leibniziana non
trova esatta corrispondenza nel vocabolario ➨ ESTENSIONALITÀ, TESI DELLA.
scolastico. I medievali esprimono infatti ciò
che nella logica moderna e contemporanea ESTERIORE / INTERIORE (external / inter-
Esteriore / interiore
s’intende per estensione attraverso il lessico nal; aussen / innen; extérieur / intérieur; exterior /
della suppositio (ovvero la proprietà per cui un interior). – La problematica filosofica dell’op-
termine semplice o complesso «sta per» qual- posizione tra esteriore e interiore nasce con il
cosa), e non per mezzo del termine extensio. costituirsi della nozione di coscienza nel suo
L’opposizione logico-semantica tra estensio- significato sia conoscitivo (Bewußtsein) sia mo-
ne e intensione è così generalmente espressa rale (Gewissen), ed esprime la dicotomia tra ciò
attraverso la distinzione tra supposizione per- che è estraneo, esteriore, alla coscienza e ciò
sonale (in cui il termine sta per i suoi supposi- che le è proprio. Il tema del contrasto tra inte-
ta) e supposizione semplice (in cui il termine riorità ed esteriorità lo si potrebbe rinvenire
sta per il significato o il concetto), o, come in già in Socrate, nel suo invito a conoscere sé
Pietro Ispano, attraverso la distinzione tra sup- stessi (gnw'qi seautovn), e diviene uno dei tópoi
positio e significatio. La coppia extensio/intensio dello stoicismo. Le pagine di Seneca, Epitteto
ha invece altra valenza, relativa ai diversi gradi e Marco Aurelio sono a questo proposito em-
quantitativi e qualitativi di una res o di una for- blematiche: esse esprimono l’esigenza del
ma e per certi versi antitetica a quella succes- saggio di rifuggire le cose esteriori per coltiva-
sivamente impiegata per la semantica dei ter- re quelle interiori, le uniche in grado di dare
mini: l’extensio definisce l’intera ampiezza della autentica comprensione della vita e impertur-
definizione dell’essenza di una cosa (per ri- babile serenità (hJsuciva) d’animo (cfr. M. Poh-
prendere un classico esempio scolastico, tutto lenz, Die Stoa. Geschichte einer geistigen Bewe-
ciò che definisce la carità), l’intensio definisce il gung, tr. it. di O. De Gregorio e B. Proto, La
grado con cui tale essenza viene istanziata o Stoa. Storia di un movimento spirituale, Firenze
partecipata da individui diversi o, dallo stesso 1967, 2 voll.). Nella letteratura stoica e anche
individuo, in momenti diversi (esistono infatti neoplatonica, l’interiorità fu quindi concepita
gradi più o meno intensi di carità, che pertanto come un colloquio, intimo e personale con il
risulta variabile senza mutare nella sua essen- proprio sé: lo stesso pro;" ejmautovn di Marco
za o definizione formale). Questo stesso mo- Aurelio costituisce un dialogo (dialevgesqai)
dello viene applicato dai calculatores di Oxford dell’anima con se stessa. Con l’avvento del cri-
(Heytesbury, Dumbleton, Swineshead) al- stianesimo la dimensione umana interiore di-
l’analisi del movimento – interpretando la suc- viene il luogo dell’ejpevktasi", della elevazione
cessione delle posizioni assunte dal mobile dell’anima verso Dio, e l’esteriore viene consi-
come successione di forme equivalenti a nuovi derato come mera realtà creata. In Agostino, la
gradi di intensità del movimento stesso – e dimensione interiore assume uno statuto me-
3694
VOLUMIfilosofia.book Page 3695 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esteriore / interiore


tafisico: è cifra costitutiva della trascendenza le: in una nota opera del 1949, The Concept of
dell’uomo: in essa si avverte la sconcertante Mind, il filosofo parla di errori categoriali (ca-
presenza di una realtà definita come «intimior tegory mistake) che avrebbero generato «la dot-
intimo meo et superior summo meo» (Conf., trina del dogma dello spettro nella macchina»,
III, 6). La dialettica agostiniana di intentio, ex- ovvero la concezione cartesiana che vede
tentio e distentio (cfr. De Trin., I, 1; e Conf., XI, nell’uomo, una res extensa quale dimensione
29, 39) diviene interpretazione del rapporto tra corporea ed esteriore, e una res cogitans quale
interiore ed esteriore, tra immanenza e tra- dimensione propriamente interiore.
scendenza. La concezione agostiniana dell’in- Nel corso della storia della filosofia i termini
teriorità trova un terreno di feconda ricezione esteriore e interiore hanno assunto molteplici
e di originale rielaborazione in Pascal e Kierke- significati che potremmo tentare di ridurre ai
gaard, e con essa, nel Novecento, si sono par- seguenti: 1) Senso originario, spaziale, intuiti-
ticolarmente confrontati gli autori dello spiri- vo, espresso dai termini dentro e fuori; esterio-
tualismo, del personalismo e dell’esistenziali- re in questo caso coincide con esterno, e inte-
smo. Nel corso della modernità, alla nozione riore con interno.
di un’interiorità concepita in senso ontologico 2) Affine a questo primo significato e sempre
e metafisico, si sono opposte numerose cor- nell’ordine spaziale, è il senso per cui esteriore
renti, le cui metodologie d’indagine hanno ri- equivale a superficiale e interiore a profondo. A
vendicato di volta in volta il valore costitutivo questo significato si ricollega la distinzione,
e la centralità epistemologica dell’esperienza comune in anatomia e psicologia, tra sensi
della realtà esteriore (empirismo), del fatto esterni e sensi interni. Esteriore nel senso di su-
sperimentalmente verificabile (positivismo), perficiale viene spesso usato figurativamente,
del linguaggio nella sua struttura logico-for- specialmente per l’ordine morale (così nelle
male (neopositivismo logico e filosofia analiti- espressioni: vita interiore, vita esteriore) e re-
ca) e dell’analisi delle strutture cognitive uma- ligioso (p. es.: culto esteriore, la «farisaica os-
ne (psicologia cognitiva): potremmo affermare servanza» che si manifesta con atti e gesti so-
che in tali prospettive filosofiche, lo studio lamente esteriori – opposto a religiosità inte-
della dimensione interiore dell’uomo difficil- riore, all’espressione autentica di una fede).
mente si apre a considerazioni ulteriori di or- Questo significato morale e religioso della
dine metafisico e trascendente, generalmente coppia di termini esteriore/interiore (come dei
accusate di mentalismo, di dualismo, di esse- sostantivi corrispondenti esteriorità/interiori-
re ingiustificato residuo di tradizionali conce- tà), assume in filosofia una coloritura speciale
zioni metafisiche e teologiche. Nel Novecento da notare e da tener distinta dal significato
uno degli esempi più emblematici di tale ne- propriamente gnoseologico.
gazione dello statuto ontologico dell’interiori- 3) Nel significato gnoseologico, esteriore è ciò
tà potrebbe considerarsi la prospettiva di che nella coscienza si presenta come oggettivo,
Jean-Paul Sartre, nella quale l’io e la stessa co- ossia distinto e non appartenente al soggetto
scienza, si ridurrebbero alla sfera dell’esterio- conoscente, mentre interiore è ciò che appare
rità, all’insieme irrelato dei vissuti intenziona- come soggettivo. È chiaro che l’uso di esterio-
li: in Sartre, si potrebbe quindi parlare di un re/interiore come sinonimi di oggettivo/sog-
primato della dimensione esteriore alla quale gettivo è una metafora presa dal mondo spa-
la stessa interiorità soggettiva sarebbe ridotta: ziale, che va usata con circospezione.
«Noi ci rifiuteremo di vedere nell’ego una sor- 4) L’inseità gnoseologica dell’oggetto (inteso
ta di polo X, supporto dei fenomeni psichici. non come puro fenomeno, ma come qualcosa
[...] L’ego non è nulla al di fuori della totalità di reale, di esistente) non significa che esso sia
concreta degli stati e delle azioni che suppor- una sostanza distinta dal soggetto e dagli altri
ta» (La transcendance de l’Ego. Esquisse d’une oggetti con i quali appare connessa. L’eviden-
description phénoménologique, Paris 19652, p. za immediata non può escludere che soggetto
57); la coscienza in quanto tale «non è altro e oggetto siano forse attributi o modi di un’uni-
che il di fuori di se stessa» (Situations, vol. I, ca sostanza, né che il soggetto abbia posto, in-
Paris 1947, p. 33). Un simile atteggiamento di consciamente, prima dell’atto del conoscere,
radicale negazione della dimensione ontologi- l’oggetto come qualcosa di distinto da sé o co-
ca dell’interiorità, nell’ambito della filosofia me un prolungamento di sé; non si può cioè,
analitica, lo si potrebbe rinvenire in Gilbert Ry- in base all’evidenza immediata dell’alterità o
3695
VOLUMIfilosofia.book Page 3696 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esteriorità ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

esteriorità gnoseologica (che non è però fuori lity. An Essay in the Philosophy of Mind, Cambridge
dell’essere), concludere all’alterità o esteriori- 1983; M.J. HARNEY, Intentionality, Sense and the Mind,
tà ontologica profonda, non si può in base The Hague 1984; A. RIGOBELLO (a cura di), Lessico del-
all’evidenza immediata della percezione risol- la persona umana, Roma 1986; V. MELCHIORRE, Corpo
vere il problema metafisico: monismo-plurali- e persona, Genova 1987; S. MORAVIA, L’enigma della
smo, immanenza-trascendenza. È questo per- mente. Il «mind-body» problem nel pensiero contempo-
tanto il quarto senso, ontologico, di esteriore raneo, Roma-Bari 19882; C. SINI, I segni dell’anima.
(per il quale ci distacchiamo da Lalande, pp. Saggio sull’immagine, Roma-Bari 1989; L. ALICI (a cu-
329-330), meno presente nel pensiero moder- ra di), Interiorità e intenzionalità in S. Agostino, Roma
no perché facilmente confuso col terzo o col 1990; W.G. LYCAN (a cura di), Mind and Cognition,
Oxford 1990; S. BIOLO (a cura di), Interiorità e persona.
primo: in questo senso l’esteriorità è legata al
Tra sospetto e riabilitazione, Genova 1992; J.R. SEARLE,
concetto metafisico di sostanza: esteriore è
The Rediscovery of the Mind, Cambridge (Massachu-
tutto ciò che non è e non appartiene o non ine-
setts) 1992, tr. it. di G. Tonfoni, La riscoperta della
risce a quell’atto o energia esistenziale per cui mente, Torino 1994; L. ALICI - R. PICCOLOMINI - A. PIE-
una cosa è in sé come sussistente e incomuni- RETTI (a cura di), Ripensare Agostino. Interiorità e in-
cabile. In questo senso la causa o principio tenzionalità, Roma 1993; AA.VV., Corporeità e pensie-
estrinseco è altro dall’effetto: «Aliud est prin- ro, in «Studium», 3-4 (2000); A. RIGOBELLO, L’estra-
cipium» scrive Tommaso d’Aquino «et aliud id neità interiore, Roma 2001; A.V. FABRIZIANI (a cura di),
cuius est principium» (In I Phys., lezione II, 4); Corpo e anima oggi, Padova 2004; A. RIGOBELLO, Im-
«Non erit principium nisi sit aliquid praeter ip- manenza metodica e trascendenza regolativa, Roma
sum» (In III Metaph., lezione X, ed. M.-R. Ca- 2004.
thala, n. 464). Ma questa esteriorità, ossia al- ➨ COSCIENZA; DUALISMO; ESTERIORITÀ; IMMANENZA;
terità sostanziale, non si oppone all’interiorità INTERIORITÀ; MENTALISMO; PERSONA; PRESENZA;
o presenza della nel suo effetto, e quindi di SOSTANZA; TRASCENDENZA.
Dio in ogni cosa: «Dio» afferma Tommaso «è
in tutte le cose, non già come parte di loro es-
senza, o come una loro qualità accidentale, ma
ESTERIORITÀ (external word, outness; Aus-
Esteriorità
senwelt, Äusserlichkeit; extériorité; exterioridad). –
come l’agente è presente alla cosa in cui ope-
ra. È necessario infatti che ogni agente sia Con il termine esteriorità si intende in genera-
congiunto alla cosa su cui agisce immediata- le il carattere di tutto ciò che è esteriore, nei
mente, e che la tocchi con la sua virtù» (Sum. suoi vari significati, di tutto ciò che è extrasog-
theol., I, q. 8, art. 1). gettivo o viene considerato in opposizione
T. Valentini all’interiorità del soggetto.
BIBL.: R. BUSA, La terminologia tomistica dell’interiori-
Nella filosofia platonica l’esteriorità viene ge-
tà, Milano 1949; P. LACHIÈZE-REY, Le moi, le monde et neralmente identificata con il mondo sensibi-
Dieu, Paris 19502; L. STEFANINI, Metafisica della perso- le, plasmato dal demiurgo a imitazione (mime-
na, Padova 1950; J. MOREAU, La conscience et l’être, sis) del mondo intelligibile, secondo la descri-
Paris 1958; C. GIACON, Interiorità e metafisica: Aristo- zione che viene fatta in Timeo 28 a ss.: nell’ac-
tele, Plotino, Agostino, Bonaventura, Tommaso, Ros- cezione platonica l’esteriorità corrispondereb-
mini, Bologna 1964; P. SCHEUER, An Interior Me- be quindi alla natura sensibile e si porrebbe
taphysics, Weston 1966; H. FEIGL, The “Mental” and come uno dei due termini essenziali del duali-
the “Physical”: the Essay with a Poscript, Minneapolis smo esistente tra il mondo delle idee-forme e
1967; M.F. SCIACCA, L’interiorità oggettiva, Milano la materia corporea. È inoltre a partire dall’im-
19675; D.M. ARMSTRONG, A Materialist Theory of Mind, magine delle cose sensibili impresse nell’ani-
London 1968 ; H. PUTNAM, Mind, Language, and Real- ma che avrebbe origine il movimento dialetti-
ity, Cambridge 1975; K.R. POPPER - J. ECCLES, The co. In Platone il processo dialettico, l’ascen-
Self and Its Brain, London - New York 1977, tr. it. di
sione dell’anima alla conoscenza delle idee, si
B. Continenza, L’io e il suo cervello, Roma 1982, 3
voll.; E. WILSON, The Mental as Physical, London
origina dalla percezione immediata delle qua-
1979; D.R. HOFSTADTER - D.C. DENNETT, The Mind’s I. lità sensibili delle cose esteriori: l’immagine
Fantasies and Reflections on Self and Soul, Brighton (eijka[siva) della realtà sensibile, dell’esteriorità
1981, tr. it. di G. Longo, L’io della mente. Fantasie e appunto, rappresenterebbe il primo momento
riflessioni sul sé e sull’anima, Milano 1995; R. RUDOLF, della dialettica tramite la quale l’anima si ele-
Der Logos der Seele, Hamburg 1982; C. BRUAIRE, va alla contemplazione della realtà eterna e
L’Être et l’Esprit, Paris 1983; J.R. SEARLE, Intentiona- immutabile delle idee.
3696
VOLUMIfilosofia.book Page 3697 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esteriorità


In Aristotele l’esteriorità è connessa alla cono- Leucippo, Democrito e successivamente ripre-
scenza empirica del fenomeno (tov fainovme- sa da Epicuro, seppur con differenti accentua-
non), di ciò che si manifesta ai nostri sensi ed zioni, nell’età ellenistica furono soprattutto le
è causa delle affezioni dell’anima: per lo Stagi- correnti scettiche a porre con radicalità il pro-
rita (cfr. De an., II, 412 a 1 ss.; tr. it. a cura di G. blema della verità dell’esteriorità, del valore di
Movia, Anima, Milano 1996) la conoscenza verità di ciò che i sensi percepiscono dal-
scaturisce da un processo astrattivo che trova l’esperienza: emblematica è a questo proposi-
la sua origine proprio a partire dalla sensazio- to l’affermazione di Diogene Laerzio secondo
ne (ai[sqhsi") prodotta dalla realtà extrasog- la quale in una visione gnoseologica scettica
gettiva, da ciò che è esteriore all’uomo. La sarebbe possibile conoscere le sole affezioni
stessa immaginazione (fnta[siva) diviene fa- dell’anima («movna ta; pavqh gignwvskomen», Dio-
coltà della mediazione conoscitiva tra l’ambi- gene Laerzio, Vite dei filosofi, IX, 103), ciò che a
to della sensibilità e l’intelletto (nou'"), e si co- noi appare, ma non ciò che l’essere sia in se
stituirebbe come organo della conservazione e stesso. Il dubbio scettico è quindi esteso con
riproduzione di ciò che i sensi hanno appreso radicalità a ogni giudizio, e l’atteggiamento
dalla realtà esterna, extra animam: «Ora l‘im- auspicato è quello dell’epoché, della sospen-
maginazione sembra che sia una specie di mo- sione del giudizio, di ogni nostra affermazione
vimento (kivnhsi"), e che non si produca senza sulla realtà dell’esteriorità che pretenda di es-
sensazione [...]. L‘immaginazione sarà un mo- ser certa e indubitabile.
vimento risultante dalla sensazione in atto» In età tardoantica l’esteriorità viene identifica-
(ibi, III, 428 b 10-12; 429 a 1-2). Nella concezio- ta da Plotino nel mondo sensibile, ultimo gra-
ne gnoseologica aristotelica e tomista il pro- do del processo di emanazione dell’uno, costi-
blema non è di provare che noi conosciamo il tuito dall’anima universale che informa la ma-
reale extramentale così come avverrà nella fi- teria mediante le idee dell’intelletto. Tutte le
losofia moderna, quanto di spiegare come la cose del mondo sensibile, dell’esteriorità, so-
conoscenza si attui in un soggetto quale il no- no dotate di anima perché rappresentano le
stro, che non è sempre in atto, che non è atto ultime irradiazioni della spiritualità dell’uno.
puro: per Aristotele e Tommaso d’Aquino il La materia in quanto tale viene definita come
problema dell’esteriorità, ossia del reale extra- l’ultimo esito del processo di irradiazione (pe-
mentale, non si pone, infatti, con la radicalità rilamyi") dell’uno: la materia è privazione
con la quale si porrà nella riflessione filosofica estrema della potenza dell’uno ed è considera-
a partire da Descartes. All’interno di una posi- ta come privazione di bene (che coincide con
zione gnoseologica definita come «realismo l’uno). Nella visione plotiniana la materia, in-
classico», non si parte da un’iniziale separa- tesa come un’esteriorità in senso assoluto,
zione tra il conoscere e il suo oggetto, ma dalla viene anche interpretata come un «male», co-
loro unità nell’atto del conoscere («taujtovn me una «privazione» del positivo, come un
nou'" kai nohtovn», Methaph., XII, 7, 1072 b 21): non-essere: «Il non-essere <per me> è non il
in tale realismo la nozione di verità si pone co- non-essere assoluto, ma solamente ciò che è
me adaequatio intellecus nostri ad rem, e la realtà altro dall’essere [...]. Sono tali tutte le cose
sensibile è considerata norma oggettiva di veri- sensibili e le relative affezioni» (Enn. I 8, 3, tr.
tà, fondamento stesso dell’itinerario conosciti- it. a cura di G. Faggin, Enneadi, Milano 20022,
vo dell’anima. La realtà extrasoggettiva non è p. 151). Potremmo inoltre rilevare che l’identi-
quindi vista come fonte d’inganno e posta sotto ficazione plotiniana della materia con il non-
il segno del dubbio così come avverrebbe in essere costituisca un chiaro rimando alla pro-
una concezione tipicamente scettica, ma è con- blematica platonica del «diverso» (qatevrou) e
siderata come la fonte certa, l’origine stessa dell’alterità trattate nel Sofista: «La materia
della conoscenza: il realismo gnoseologico è plotiniana è forse più vicina all‘éteron di questo
l’espressione teoretica di una sostanziale fidu- dialogo che all‘ápeiron del Filebo o alla chóra
cia nell’esistenza oggettiva delle cose percepite del Timeo» (J. Trouillard, La procession plotinien-
dai sensi, nell’esistenza oggettiva di un’esterio- ne, Paris 19552, p. 19).
rità che diviene fondamento di una stabile on- Nella visione ebraico-cristiana il concetto di
tologia, di una «metafisica dell’essere». esteriorità, la realtà sensibile nella sua totali-
Se nell’età antica una concezione atomistica e tà, viene a coincidere con quanto è creato: non
materialistica dell’esteriorità fu espressa da solo l’uomo, ma la stessa esteriorità, la realtà
3697
VOLUMIfilosofia.book Page 3698 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esteriorità ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

tutta, diviene segno vivo del Dio creatore. qualche cosa d’altro da sé? Dal dubbio meto-
L’esteriorità nella sua più ampia accezione si dico e iperbolico emerge il cogito quale certez-
identificherebbe con la creatio ex nihilo da parte za logica immediata ed evidente (una «certez-
di un Dio definito dalla tradizione scolastica za senza verità» direbbe Paul Ricoeur) raggiun-
come plenitudo essendi e Ipsum esse subsistens. ta proprio in seguito a una radicale messa in
Nella tradizione della scolastica medievale, discussione del valore di verità di ciò che i no-
l’ente, conoscibile nella sua unità, verità, bon- stri sensi sono in grado di percepire. Se all’in-
tà e bellezza, diviene rimando analogico e co- terno di tale concezione dualistica, la res cogi-
stitutivo alla trascendenza divina. La stessa tans indica la sfera spirituale, l’esteriorità (il
esteriorità (la realtà sensibile) viene inoltre mondo materiale e corporeo) è pensata come
generalmente considerata come punto di par- res extensa: della materia viene pensata come
tenza per le prove razionali dell’esistenza di un chiara e distinta solo l’estensione. È inoltre di
ente creatore, sommamente buono e perfetto: estrema importanza rilevare che in Descartes il
si tratterebbe di vie che conducono a Dio «per garante della conoscenza umana della realtà
ea quae facta sunt» (Rm 1, 20). empirica, il garante della veracità delle idee
Nel tardo Medioevo il problema dell’esteriori- che vengono dalle cose esteriori al soggetto, è
tà inizia invece a presentarsi quando con i no- Dio stesso: se la prima fondamentale certezza
minalisti (terministi) termine immediato del raggiunta attraverso l’applicazione delle rego-
conoscere diventano le idee, o quando si am- le del metodo è il cogito, la coscienza di se stes-
mette che Dio possa, almeno de potentia abso- si come esseri pensanti, la seconda fondamen-
luta, produrre nel nostro spirito una conoscen- tale certezza da raggiungere è il fondamento
za intuitiva senza che l’oggetto di tale cono- del carattere oggettivo delle nostre facoltà co-
scenza sia realmente presente ai nostri sensi, noscitive. È l’idea innata di Dio, «creatore di
come viene ad esempio affermato da Pietro tutto quanto sta fuori di lui» (Meditationes de
d’Auriole (Aureolo, Comm. In I Sent., I, Roma prima philosophia, III, 41, tr. it. a cura di S. Lan-
1956, p. 27). Nicola d’Autrecourt distingue ducci, Roma-Bari 1997, p. 67), che diviene ga-
inoltre tra l’esse obiectivum, che per lui è l’esse ranzia della funzione veritativa delle nostre fa-
fenomenico, l’oggetto formale dei sensi, e l’es- coltà conoscitive: l’idea di Dio che è in noi, co-
se subiectivum, ossia il soggetto o la sostanza in me la marca dell’artigiano impressa sulla sua
cui le qualità da noi percepite dovrebbero ine- opera, è garanzia che la realtà extrasoggettiva,
rire, e afferma: «et licet non cognoscamus illud la sfera dell’esteriorità, esista realmente e che
esse subiectivum secundum quo est in se, sed le nostre facoltà conoscitive non possono in-
solum secundum talia esse obiectiva, tamen gannarci, giacché altrimenti Dio stesso, che ne
affirmamus de istis esse obiectivis secundum è il creatore, sarebbe responsabile di tale in-
quo supponunt vel accipiuntur pro illo esse ganno; ma Egli, sommamente buono e perfet-
subiectivo quo est unum in se» (cfr. su N. to, non può rivelarsi menzognero.
d’Autrecourt, Satis exigit ordo, a cura di J.R. Nicolas Malebranche, portando alle estreme
O’Donnel, in «Mediaeval Studies», Toronto conseguenze la posizione cartesiana, pensa a
1939). Ma per la critica che d’Autrecourt muo- una visione delle cose in Dio stesso: noi cono-
ve al principio di causalità, il giudizio di este- sceremmo tutte le cose esteriori in Dio, senza
riorità, ossia l’attribuzione delle qualità sensi- tuttavia poter conoscere Dio nella sua totalità
bili alla cosa in sé, non può dare alcuna certez- e perfezione (cfr. Entretiens sur la métaphysique,
za (H. Denifle - A. Chatelain, Chartularium Uni- II, Paris 1922, pp. 129 ss.). In Spinoza Dio e
versitatis Parisiensis, II, 1, Paris 1891 [rist., Bru- mondo si identificano nell’unicità della so-
xelles 1964], p. 576, n. 1124; J. Lappe, Nicolaus stanza (Deus sive natura). Se la sostanza intesa
von Autrecourt: sein Leben, seine Philosophie, sei- come Dio è definita natura naturans, la sostan-
ne Schriften, in «Beiträge zur Geschichte der za intesa come mondo sensibile, esteriorità,
Philosophie des Mittelalters », 6,2, 1908, p. 32). viene definita natura naturata. Le singole real-
Ma è soprattutto con Descartes che si presenta tà spirituali (gli uomini) e le singole cose ma-
il problema che caratterizzerà anche in manie- teriali (corpi estesi) sono quindi i modi, le mo-
ra drammatica il pensiero moderno: come è dificazioni dell’unica sostanza: di conseguenza
possibile che un soggetto che non conosce im- Spinoza pone un rigido parallelismo tra l’esse-
mediatamente se non se stesso e il proprio re e il pensiero, e afferma che l’ordine delle
pensiero, possa tuttavia conoscere e affermare idee (ordo idearum) e l’ordine delle cose (ordo
3698
VOLUMIfilosofia.book Page 3699 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esteriorità


rerum), che potremmo anche indicare come gno che si trova in armonia con le cose del di
esteriorità, hanno tra di loro una perfetta cor- fuori, un’allucinazione vera (cfr. De l’intelligen-
rispondenza, proprio perché espressioni della ce, vol. II, Paris 1870, p. 160).
medesima sostanza: «ordo et connexio idea- In opposizione allo scetticismo di Hume, nella
rum idem est ac ordo et connexio rerum» Scozia del Settecento si sviluppò un movimen-
(Ethica, II, prop. VII). In Leibniz il rapporto tra to che conferiva una rinnovata fiducia nel sen-
mondo spirituale e mondo fisico è definito so comune (common sense): per Thomas Reid,
dall’armonia prestabilita, dall’accordo predi- in particolare, il giudizio di esteriorità sarebbe
sposto da Dio tra tutte le monadi, e quindi an- giustificato per un principio naturale di carat-
che, in ogni uomo, tra la monade-anima e le tere istintivo. Il senso comune viene in tal mo-
monadi-corpo. Le monadi sono quindi i prin- do identificato nella credenza (belief), univer-
cipi costitutivi di tutta la realtà, esse «sono i salmente diffusa, dell’esistenza dei corpi e
veri atomi della natura: in breve sono gli ele- dell’io: «Se ci ingannassimo al riguardo, sa-
menti di tutte le cose» (Les principes de la phi- remmo in realtà ingannati, e senza rimedio, da
losophie ou la monadologie, tr. it. a cura di S. Ca- Colui che ci ha creati» (An Inquiry into the Hu-
riati, Principi della filosofia, o, Monadologia, Mi- man Mind on the Principles of Common Sense,
lano 1997, p. 61): la monadologia diviene dun- Edinburgh 1764, tr. it. a cura di A. Santucci, Ri-
que comprensione stessa dell’esteriorità. cerca sulla mente umana secondo i principi del
Se i principali esponenti del razionalismo mo- senso comune, in Ricerca sulla mente umana e al-
derno hanno generalmente supposto, seppur tri scritti di Thomas Reid, a cura di A. Santucci,
con differenti argomentazioni, che non si per- Torino 1975, p. 165). Un analogo atteggiamen-
cepisce mai direttamente alcun corpo esterio- to gnoseologico lo si può rinvenire nella con-
re come esistente di fatto, diverse sono le po- cezione del Glaube espressa da Jacobi nello
sizioni che hanno caratterizzato l’empirismo scritto del 1787 David Hume über den Glaube,
inglese. Locke, per spiegare la conoscenza oder Idealismus und Realismus: ein Gespräch. Il
dell’esistenza degli oggetti percepiti dai sensi, Glaube jacobiano è definibile come una «fede
ricorre a una inferenza spontanea dalle idee al- razionale pura», un’intuizione, una certezza
la causa: causa prima delle idee, e in partico- immediata nell’esistenza degli oggetti perce-
lare delle idee semplici, è l’esperienza. È tra- piti e dell’io senziente: «Jacobi vede nella op-
mite le sensazioni che sarebbe, quindi, possi- portuna rettifica ed elevazione del Belief di Hu-
bile asserire l’esistenza di una realtà esterna al me il punto solido per la fondazione del giudi-
soggetto senziente. Berkeley, partendo dalle zio di realtà: la fede (Glaube) non è soltanto un
riflessioni di Locke, giunge ad affermare che principio teologico, ma anzitutto costituisce il
l’essere delle cose consiste nell’esser percepi- fondamento della nostra convinzione della re-
te: «l’esse delle cose è un percipi, e non è possi- altà e più precisamente della certezza di tutto
bile che esse possano avere una qualunque ciò che non è suscettibile di rigorosa dimo-
esistenza fuori dalle menti o dalle cose pen- strazione» (C. Fabro, Introduzione all’ateismo
santi che le percepiscono» (A Treatise Concer- moderno, vol. I, Roma 19692, p. 338).
ning the Principles of Human Knowledge, tr. it. a La «rivoluzione copernicana» promossa da
cura di M.M. Rossi, Trattato sui principi della co- Kant riguardo al conoscere fa sì che un giudi-
noscenza umana, Bari 1955, p. 50). L’esteriorità, zio sull’aldilà del fenomeno, a cui unicamente è
la realtà degli oggetti empirici (without the ristretta la nostra conoscenza, sia giudicato
mind) si ridurrebbe quindi a idee presenti nel- impossibile. L’ambito della realtà che va al di
la mente (in the mind), e il sorgere stesso delle là del fenomenico è pensabile dall’uomo solo
nostre impressioni sensibili sarebbe attribuito per via analogica, simbolica e allusiva, e le
ad una causalità divina. Hume infine, portan- stesse idee della metafisica, di per sé incono-
do alle estreme conseguenze le premesse em- scibili, sono per Kant oggetto di «fede morale»
piristiche, nel distinguere le impressioni dalle (cfr. V. Melchiorre, Analogia e analisi trascen-
idee, afferma che solo le impressioni sono ac- dentale. Linee per una nuova lettura di Kant, Mi-
compagnate dal senso vivo e irresistibile della lano 1991). Il trascendentale kantiano è condi-
realtà presente: questa specie di reazione zione di possibilità della conoscenza fenome-
istintiva è chiamata da Hume belief, credenza. nica ma è anche determinazione (Bestimmung)
Analogamente in clima positivista, Taine affer- dei limiti (Grenzen) dell’attività gnoseologica
ma che la nostra percezione esteriore è un so- umana (cfr. A. Rigobello, I limiti del trascenden-
3699
VOLUMIfilosofia.book Page 3700 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esteriorità ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

tale in Kant, Padova 1963). La nostra esperien- XX, Hamburg 1992, p. 367, tr. it. a cura di V. Ci-
za conoscitiva della realtà empirica è segnata cero, Enciclopedia delle scienze filosofiche in com-
dai limiti delle facoltà conoscitive, limiti supe- pendio, Milano 1996, p. 420). In questo proces-
rabili solo in una «libera schematizzazione», in so molti interpreti del pensiero hegeliano han-
una schematizzazione senza la rigida determi- no anche notato un chiaro richiamo alla proces-
nazione delle categorie dell’intelletto, così co- sione dialettica tipica del neoplatonismo, a ciò
me essa viene descritta nella Kritik der Urteils- che Proclo definiva come momento di «uscita»,
kraft: si tratterebbe di un «libero gioco delle di «esteriorizzazione» (próodos) dell’uno.
facoltà» (KU, in AA, vol. V, p. 218, tr. it. a cura Se dalla seconda metà dell’Ottocento lo spiri-
di A. Gargiulo, Critica del Giudizio, Roma-Bari tualismo ha tentato di rivendicare l’irriducibi-
1997, p. 101) che aprirebbe lo spazio teoretico lità dell’uomo all’esteriorità, alla natura, ai
per la possibilità di un giudizio riflettente, per «fatti» di cui si occupano le scienze positive, in
una riconsiderazione della realtà in ordine al ambito alle riproposizioni dell’idealismo nel
nostro sentimento estetico e morale, alla no- primo Novecento, la coscienza è stata general-
stra esigenza interiore di una visione finalisti- mente individuata come il fondamento stesso
ca. Ad avviso di Kant solo Dio può conoscere dell’essere: a questo proposito L. Brunschvicg
la realtà nella sua interezza (omnitudo realita- ha dichiarato che «La nozione di percezione
tis), e tale conoscenza assoluta viene definita esteriore è una contraddizione in terminis»
come durchgängige Bestimmung, «ideale di de- (L’idéalisme contemporain, Paris 1905, p. 174), e
terminazione completa». Gentile ha affermato che «per quanto sforzo si
In Fichte l’esteriorità, intesa come ambito del faccia per pensare o immaginare altre cose o
non-io e sfera dell’esperienza oggettiva, viene coscienze al di là della nostra coscienza, que-
concepita come produzione stessa da parte ste cose o coscienze rimangono dentro di es-
dell’io puro: è in particolare alla facoltà del- sa, per ciò appunto che sono poste da noi sia
l’immaginazione produttiva (produktive Einbil- pure come esterne a noi. Questo fuori è sem-
dungskraft) che sarebbe attribuita la costitu- pre dentro. [...]» (Teoria generale dello spirito co-
zione del mondo degli oggetti, dell’intero si- me atto puro, Pisa 1918, p. 29).
stema di esperienza da parte della soggettività Nella fenomenologia husserliana è l’intenzio-
trascendentale: «ogni realtà – s’intende per nalità ciò che caratterizza il movimento della
noi, come infatti non è da intendersi altrimenti coscienza trascendentale verso l’esteriorità.
in un sistema di filosofia trascendentale – è La nostra conoscenza dell’esteriorità viene
prodotta semplicemente dall‘immaginazione» inoltre definita da Husserl come una «visione
(Grundlage der gesamten Wissenschaftslehre, in eidetica», un’intuizione dell’universale Wesen
Gesamtausgabe, a cura di R. Lauth - H. Jacob, dei fenomeni da parte della coscienza. Il giova-
vol. I, 4, p. 368, ed. it. a cura di G. Boffi, Fonda- ne Sartre, a partire dalla riflessione sulla feno-
mento dell’intera dottrina della scienza, Milano menologia, nega alla coscienza una realtà logi-
2003, p. 431). Fichte sottolinea tuttavia che so- co-ontologica indipendente, e parla di un‘im-
lo la riflessione filosofica sarebbe in grado di mersione del soggetto nell’esteriorità: «Di fat-
comprendere questo dinamico processo dia- to sono allora immerso nel mondo degli og-
lettico di produzione inconscia dell’esperien- getti, sono essi che costituiscono l‘unità delle
za, dell’esteriorità, da parte dell’Icheit. Se in mie coscienze» (La transcendance de l’Ego.
Schelling l’esteriorità, rappresentata dalla na- Esquisse d’une description phénoménologique,
tura viene intesa come «spirito visibile» e ma- Paris 19652, p. 32). Heidegger definisce l’uomo
nifestazione dell’assoluto, nel sistema hege- come un essere-nel-mondo (in-der-Welt-sein),
liano l’esteriorità viene generalmente concepi- e per mondo intenderebbe proprio l’esteriori-
ta come il secondo momento della dialettica, tà nelle sue molteplici forme. In Emmanuel
il momento dell’antitesi e dell’opposizione: la Levinas la nozione di esteriorità si carica di
natura corrisponderebbe quindi all’idea che si nuovi e inediti significati etici. La stessa sua
estrinseca da sé, che si esteriorizza costituen- opera principale, Totalità e infinito, reca come
dosi come realtà empirica: «l’esteriorità sottotitolo: Saggio sull’esteriorità. Se ad avviso
(Äusserlichkeit) costituisce la determinazione di Levinas, nell’orizzonte dell’essere tutto vie-
nella quale l’idea è come natura» (Enzy- ne appiattito nella neutralità dell’il y a, del
klopädie [1830], in Gesammelte Werke, a cura di «c’è», e il molteplice è riportato alla totalità,
U. Rameil - W. Bonsiepen - H.-Ch. Lucas, vol. l’esteriorità diviene l’alterità, l’altro (Autrui), il
3700
VOLUMIfilosofia.book Page 3701 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esteriorità


volto dell’altro che si manifesta all’io ecceden- sapientis, IX; Epitteto, Manuale, 48; Marco Au-
dolo, e la cui connotazione etica è irriducibile relio, Ricordi, V, 19): il saggio, per essere vera-
a qualsiasi ontologia: «Abbiamo affrontato mente tale, deve esser capace di superare i
l‘esteriorità dell’essere [..] proprio come il suo condizionamenti delle cose esteriori, per colti-
esistere- esteriorità inesauribile, infinita. vare quelle interiori, le sole in grado di rendere
Un’esteriorità siffatta si apre in altri, respinge l’esistenza umana autentica e di saper far ac-
la tematizzazione» (Totalité et infini. Essai sur cettare anche la sorte avversa con serena fer-
l’extériorité, Paris 1971, tr. it. di A. Dell’Asta, To- mezza d’animo. Questo tema, ripreso dai neo-
talità e infinito: saggio sull’esteriorità, Milano platonici, sotto certi aspetti è stato fatto pro-
1980, p. 304). Levinas prende le distanza prio anche dall’ascetica cristiana e nel Nove-
dall’ontologismo della tradizione occidentale cento viene riproposto, sotto nuove forme,
e propone una considerazione dell’etica come dalle filosofie di ispirazione spiritualista e per-
filosofia prima nella quale la presenza dell’e- sonalista: in particolare si pensi alle prospetti-
steriorità, dell’altro, si imprime nell’io in for- ve di Armando Carlini, Luigi Stefanini, Michele
ma di coscienza morale, e diviene traccia stes- Federico Sciacca (cfr. P. Prini, La filosofia catto-
sa della trascendenza. lica italiana del novecento, Roma-Bari 19972).
All’interno delle varie correnti della filosofia T. Valentini
analitica anglo-americana, la conoscibilità BIBL.: Sul concetto di esteriorità nella filosofia greca
dell’esteriorità, della realtà empirica, viene so- e nell’età tardo antica: J. BENRNHARDT, Platon et le
litamente connessa all’elaborazione di una te- matérialisme ancien, Paris 1951; W. WIELAND, Die ari-
oria del significato: a partire dagli studi di Gott- stoteliche Physik, Göttingen 1962; V. VERRA, Dialettica
lob Frege, la Bedeutung viene indicata come la e filosofia in Plotino, Trieste 1963; E. WORTMANN, Das
capacità che ha il linguaggio di riferirsi all’og- Gesetz des Kosmos, Resmangen 1965; D.J. SCHULZ,
getto da significare. In Willard van Orman Qui- Das Problem der Materie in Platons Timaios, Bonn
ne si può rinvenire una posizione di tipo olisti- 1966; P. DUHEM, To Save the Phenomena: an Essay on
co, nella quale vengono strettamente unite the Idea of Physical Theory from Plato to Galileo, Chi-
l’analisi dei termini e la considerazione del- cago-London 1969; I. DÜRING (a cura di), Naturphilo-
sophie bei Aristoteles und Theophrast, Heidelberg
l’esperienza. L’olismo è posizione espressa da
1969; W. SCHEFFEL, Aspekte der platonischen Kosmolo-
Quine in ambito epistemologico: la scienza
gie, Leiden 1976; S. SAMBURSKY, Il mondo fisico dei greci,
deve confrontarsi tutta intera con l’esperienza, Milano 1979; F.F. REPELLINI (a cura di), Cosmologie gre-
con l’intero ambito dell’esteriorità: «L’unità di che, Torino 1980; O. VELÁSQUEZ, Anima mundi. El alma
misura della significanza empirica è tutta la del mundo en Platón, Santiago 1982; K. GLOY, Studien
scienza nella sua globalità» (Two Dogmas of zur platonischen Naturphilosophie im “Timaios”, Würz-
Empiricism, in From a Logical Point of View, New burg 1986.
York 1951, tr. it. a cura di E. Mistretta, Il proble- Nella filosofia medievale: E. GILSON, Réalisme thomi-
ma del significato, Roma 1966, p. 40). ste et critique de la connaissance, Paris 1939; B. NARDI,
Potremmo inoltre affermare che l’epistemolo- Soggetto e oggetto del conoscere nella filosofia antica e
gia contemporanea sia generalmente caratte- medievale, Roma 1952; G. VAN RIET, La théorie thomiste
rizzata da un ritorno a una concezione realisti- da la sensation externe, in «Revue philosophique de
ca dell’esteriorità, a un «realismo ingenuo» Louvain», 51 (1953), pp. 347-408; R. ARNOU, De su-
considerato dallo stesso Karl R. Popper come biecto et obiecto in cognitione nostra intellectiva secun-
un’idea metafisica minimale presupposto dum textus selectos aliquot recentium et sancti Thomae,
stesso della ricerca scientifica: «propongo di Roma 1960; G.C. GARFAGNINI (a cura di), Cosmologie
accettare il realismo come la sola ipotesi sen- medievali, Torino 1978.
sata – come una congettura cui non è stata op- Nella filosofia moderna e contemporanea: G. BON-
TADINI, Indagini di struttura nel pensiero moderno, Bre-
posta finora nessuna alcuna alternativa sensa-
scia 1952; E. CASSIRER, Storia della filosofia moderna.
ta» (K.R. Popper, Objective Knowledge. An Evo-
Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scien-
lutionary Approach, Oxford 1972, tr. it. di A.
za, Torino 1952-58, 4 voll.; G. BONTADINI, Studi di filo-
Rossi, Conoscenza oggettiva. Un punto di vista sofia moderna, Brescia 1966; K. LÖWITH, Gott, Mensch
evoluzionistico, Roma 1975, p. 67). und Welt in der Metaphysik von Descartes bis Nietz-
Un significato propriamente etico del termine sche, Göttingen 1967; P. FAGGIOTTO, Il problema della
esteriorità, anche in rapporto all’interiorità del metafisica nel pensiero moderno, Padova 1969-75, 2
soggetto, lo si può rinvenire a partire da Socra- voll.; F. RESTAINO, Scetticismo e senso comune, Roma-
te e dallo stoicismo (cfr. Seneca, De constantia Bari 1974; E.J. DIJKSTERHUIS, Il meccanicismo e l’imma-

3701
VOLUMIfilosofia.book Page 3702 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esternalismo / internalismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

gine del mondo dai Presocratici a Newton, Milano storico-sociali, per cui è impossibile ricostruir-
19802; R. RORTY, Philosophy and the Mirror of Nature, ne la storia mediante le sole dinamiche interne.
Princeton 1979, ed. it. a cura di D. Marconi - G. Vat- In etica, esternalismo designa ogni concezione
timo, La filosofia e lo specchio della natura, Milano dell’agire morale che separa in qualche senso
1986; M. DI FRANCESCO, Parlare di oggetti. Teorie del il motivo per cui l’agente compie una determi-
senso e del riferimento, Milano 1986; S. NICOLOSI, Il nata azione e il fondamento morale dell’azio-
dualismo da Cartesio a Leibniz, Venezia 1987; A. AL- ne stessa, mentre l’internalismo sostiene che
BERTI, Sensazione e realtà. Epicuro e Gassendi, Firenze
avere un dovere vuol dire avere anche un mo-
1988; A. LIVI, Il senso comune tra razionalismo e scetti-
tivo per compierlo (cfr. C. Korsgaard, Sources of
cismo, Milano 1992; M. SANTAMBROGIO, Forma e ogget-
Normativity, Cambridge 1996, p. 81).
to, Milano 1992.
II. ESTERNALISMO. – 1. Putnam e l’esternalismo se-
➨ ARMONIA PRESTABILITA; DUALISMO; ESTERIORE / IN- mantico. – Il dibattito fra esternalismo e inter-
TERIORE; FENOMENO; IDEA; INTENZIONALITÀ; INTE- nalismo è originariamente sorto nella filosofia
RIORITÀ; OGGETTO; OLISMO; REALTÀ; SIGNIFICATO; del linguaggio (esternalismo/internalismo se-
SOGGETTO. mantico) e della mente (esternalismo/interna-
lismo mentale o del contenuto). Punto di par-
ESTERNALISMO / INTERNALISMO (ex-
Esternalismo / internalismo tenza è stato un esperimento mentale di Put-
ternalism / internalism; Externalismus / Internalis- nam. S’immagini un pianeta distante, Terra
mus; externalisme / internalisme; externalismo / Gemella, identico alla nostra Terra, con la sola
internalismo). – SOMMARIO: I. Introduzione. - II. eccezione che qui l’acqua, pur esibendo le
Esternalismo: 1. Putnam e l’esternalismo seman- stesse proprietà «superficiali» dell’acqua ter-
tico. - 2. Dall’esternalismo semantico all’esternali- restre, ha una struttura chimica diversa: XYZ
smo mentale e sociale. - 3. L’esternalismo radicale. invece di H2O. Data la coincidenza delle pro-
- 4. L’esternalismo biologico. - III. Internalismo: prietà superficiali, gli abitanti dei due pianeti
1. L’autonomia della sfera mentale del significato. attribuiscono al termine «acqua» e a quello
- 2. La spiegazione psicologica del comportamento. corrispondente della Terra Gemella lo stesso
- 3. La giustificazione epistemica. - 4. La teoria a significato (o, meglio, la stessa intensione),
due componenti. - IV. Epistemologia e storia ma i due termini hanno un significato diverso,
della scienza. poiché diverso è il loro riferimento: l’acqua
I. INTRODUZIONE. – Nel suo significato prevalen- presente sulla Terra non è quella della Terra
te, esternalismo è la concezione per cui i signi- Gemella (cfr. H. Putnam, The Meaning of Mea-
ficati e/o i contenuti di certi (o di tutti i) tipi di ning, in Philosophical Papers, vol. II, Cambridge
stati intenzionali sono proprietà necessaria- 1975, pp. 223-227). L’esperimento mentale pa-
mente relazionali, che esistono, possono es- re così dimostrare, contro il modo in cui Frege
aveva distinto Sinn e Bedeutung, che per deter-
sere identificate e predicate d’un individuo
minare l’estensione d’un termine non basta
soltanto mediante un riferimento a qualche
precisarne l’intensione, ma occorre anche pre-
realtà (per esempio fisica, sociale, linguistica
cisare la situazione esterna obiettiva. Putnam
o metafisica) posta al di fuori del soggetto in-
conclude quindi che «meanings just ain’t in
dividuale. Internalismo – o, più raramente, the head» (ibi, p. 227), frase divenuta l’insegna
«individualismo» – indica invece la concezio- della posizione esternalistica.
ne per cui i significati e/o i contenuti di certi (o 2. Dall’esternalismo semantico all’esternalismo
di tutti i) tipi di stati intenzionali (come cre- mentale e sociale. – Un esperimento mentale
denze e desideri) sono proprietà intrinseche presto divenuto quasi altrettanto noto di quel-
d’un individuo o d’una mente individuale: esi- lo di Putnam è stato formulato da T. Burge (In-
stono e possono essere identificati e predicati dividualism and the Mental, in «Midwest Stu-
d’un individuo a prescindere dalla sua relazio- dies in Philosophy», 4, 1979, pp. 73-122). Si sup-
ne alla realtà esterna. ponga che una persona del nostro pianeta, che
In epistemologia e nell’ambito della storiogra- soffre di acuti dolori e a cui è stata diagnosti-
fia della scienza, l’internalismo sostiene che la cata un’artrite, provi un giorno un dolore alla
scienza si sviluppa in modo essenzialmente coscia e creda si tratti d’un altro sintomo di ar-
autonomo, secondo dinamiche interne di tipo trite, non sapendo che quest’affezione riguar-
razionale, mentre per l’esternalismo la scienza da soltanto le articolazioni. Si supponga ora
dipende in modo costitutivo dalle circostanze un mondo gemello, con una persona identica
3702
VOLUMIfilosofia.book Page 3703 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esternalismo / internalismo


alla precedente, ma nel quale la definizione J. McDowell, De Re Senses, in C. Wright [a cura
del termine «artrite» comprende anche i dolori di], Frege, Oxford 1984, pp. 107-109). L’esterna-
della coscia. Ora, l’eventuale affermazione lismo radicale è connesso a una teoria di tipo
d’avere un’affezione artritica alla coscia è falsa russelliano del significato, in cui i due mo-
nel primo caso e vera nel secondo. Anche se le menti del Sinn e della Bedeutung coincidono
due persone sono internamente identiche, in un unico «denotato» esterno alla mente (J.
perché assegnano lo stesso significato allo McDowell, De Re Senses..., p. 107).
stesso termine e nutrono le medesime creden- 4. L’esternalismo biologico. – Nell’ambito del
ze, né i significati né i contenuti mentali corri- programma di naturalizzazione del mentale
spondenti alla parola «artrite» sono identici sono state sviluppate alcune versioni biologi-
nei due casi, e questo fonda non soltanto un che o evoluzionistiche di esternalismo: il con-
esternalismo semantico, ma anche un ester- tenuto mentale d’uno stato mentale non è sol-
nalismo mentale. Un altro spostamento di ac- tanto determinato dall’ambiente esterno at-
cento rispetto a Putnam (ma per un cenno si- tuale, ma anche dalla storia della relazione fra
gnificativo in questo senso cfr. H. Putnam, The quello stato mentale e il mezzo o ambiente in
Meaning..., p. 229) sta poi nel fatto che la dif- cui esso s’è formato nel corso d’un lungo pro-
ferenza fra le situazioni paragonate concerne cesso di selezione naturale (cfr. R.G. Millikan,
soltanto le convenzioni linguistiche entro le ri- Language, Thought, and Other Biological Cate-
spettive comunità di appartenenza. Burge po- gories, Cambridge 1984). Alla storia della spe-
ne cioè un accento più deciso sulla dipenden- cie Dretske aggiunge quella dell’individuo,
za dei contenuti mentali non soltanto dal poiché il contenuto d’uno stato mentale è an-
mondo fisico, ma anche «da fattori sociali in- che il risultato d’un processo individuale d’ap-
dipendenti dall’individuo», i quali forniscono i prendimento (cfr. F. Dretske, Knowledge and the
criteri per la loro identificazione (T. Burge, In- Flow of Information, Cambridge 1981; Id., Natu-
dividualism..., pp. 77-79). ralizing the Mind, Cambridge 1995).
3. L’esternalismo radicale. – L’esperimento III. INTERNALISMO. – 1. L’autonomia della sfera
mentale di Putnam fondava soltanto un ester- mentale e del significato. – L’internalismo ripren-
nalismo moderato, poiché dimostrava che de l’intuizione cartesiana dell’autonomia della
l’ambiente esterno determina soltanto in par- sfera della rappresentazione interna rispetto
te il significato di un termine. Lo stesso Put- alla realtà esterna. Per Cartesio i contenuti
nam, accanto all’accezione «ampia» di signifi- mentali continuerebbero a esistere e a conser-
cato, che include il riferimento (per esempio il vare la loro identità anche se non vi fosse alcu-
fatto che l’acqua sia H2O o XYZ) e dipende dal- na realtà esterna (ipotesi del genio maligno).
la realtà esterna, ne aveva lasciato sussistere Tipicamente cartesiano è anzitutto l’argomen-
una «stretta», che dipende soltanto da fattori to che si basa sul fatto che noi conosciamo i
interni alla persona. L’esternalismo «radicale» nostri stati mentali direttamente e con mag-
rifiuta questa concessione e afferma che, se un giore certezza di quelli altrui (tesi dell’«acces-
pensiero o un contenuto mentale è privato so privilegiato» o dell’«autorità della prima
d’ogni relazione a qualche oggetto esterno – persona»). Ciò sarebbe in contrasto con
non importa che il soggetto ne sia o meno l’esternalismo, che fa dipendere l’identifica-
consapevole – non v’è più alcun pensiero o zione dei nostri stati mentali da fattori esterni
contenuto mentale: «Allo stato interno d’un che altri potrebbero conoscere meglio di noi
soggetto – scrive G. Evans – può essere attri- (cfr. M. McKinsey, Anti-Individualism and Privi-
buito il contenuto che questo tavolo è rotondo leged Access, in «Analysis», 51, 1991, pp. 9-16;
solo se c’è un oggetto su cui esso verte, da cui per una replica cfr. K. Falvey - J. Owens, Exter-
esso è dipendente causalmente». Non v’è al- nalism, Self-Knowledge, and Skepticism, in «Phi-
cun contenuto stretto che sia comune al caso losophical Review», 103, 1994, pp. 107-137 e T.
in cui un oggetto è presente e quello in cui la Burge, Individualism and Self-Knowledge, in
sua percezione sia frutto di un’allucinazione: «Journal of Philosophy», 85, 1998, pp. 649-663;
«Se non v’è oggetto (nel caso in cui il soggetto si veda infine M. McKinsey, Forms of Externali-
crede che vi sia), non v’è alcun contenuto – sm and Privileged Access, in «Philosophical Per-
non v’è alcun pensiero» (G. Evans, Collected spective», 16, 2002, pp. 199-224).
Papers, Oxford 1985, p. 402; cfr. anche Id., The Si ricollega indirettamente alla stessa tesi car-
Varieties of Reference, Oxford 1982, pp. 200-204; tesiana – passando attraverso la fenomenolo-
3703
VOLUMIfilosofia.book Page 3704 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esternalismo / internalismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

gia husserliana – anche la difesa dell’internali- sul comportamento umano. Obiezione analo-
smo basata sul concetto d’intenzionalità. Se- ga – ma mossa dal versante opposto del dibat-
condo Searle, gli «stati intenzionali» sono tito fra folk psychology e psicologia scientifica –
«nella testa» e sono «intrinseci», nel senso ritorna nell’eliminativismo, per il quale, poi-
che né sono relativi alla comprensione di altri ché avere una credenza significa trovarsi in un
parlanti d’una certa comunità linguistica né determinato stato neuronale interno, l’ester-
sono relativi ai referenti dell’ambiente ester- nalismo è incompatibile con le spiegazioni
no. Le esperienze intenzionali possono aver fornite dalla psicologia scientifica (cfr. P.M.
luogo, come per es. avviene nel caso delle al- Churchland, Eliminative Materialism and Pro-
lucinazioni, anche senza stimoli causali ester- positional Attitudes, in «Journal of Philosophy»,
ni (cfr. J.R. Searle, Intentionality, Cambridge 78, 1981, pp. 67-90; S. Stich, From Folk Psycho-
1983, pp. 207-208). La funzione che, nell’ambi- logy to Cognitive Science, Cambridge 1983). La
to della filosofia della mente, ha svolto il con- forza di questo tipo di obiezioni si misura bene
cetto d’intenzionalità è a ben vedere svolta, dal fatto che, per rispondervi, vi è stato chi si è
nella filosofia del linguaggio, dalla tesi di Fre- spinto sino a negare alla psicologia sia l’inten-
ge dell’impossibilità di ridurre il piano del to sia la capacità di formulare leggi e previsio-
Sinn a quello della Bedeutung, che costituisce ni del comportamento individuale (R. Mil-
spesso un ingrediente essenziale dell’interna- likan, Explanations in Biopsychology, in White
lismo (cfr. ibi, p. 230) e che è stata anche inter- Queen Psychology and Other Essays for Alice,
pretata come necessità d’un punto di vista del Cambridge 1993, p. 185).
soggetto, senza il quale non v’è modo di far 3. La giustificazione epistemica. – Mentre l’ester-
comparire sul piano linguistico-rappresentati- nalismo tende a sostenere che il soggetto co-
vo lo stesso referente (cfr. E. Corazza, Perspec- noscente può essere epistemicamente giusti-
tival Thoughts and Psychological Generalizations, ficato anche se non conosce la relazione obiet-
in «Dialectica», 48, 1994, pp. 307-336; A. Ho- tiva che giustifica la sua credenza (cfr. R. Bran-
rowitz, Contents Just Are in the Head, in «Er- dom, Knowledge and the social articulation of the
kenntnis», 54, 2001, pp. 329-333). Space of Reasons, in «Philosophy and Pheno-
2. La spiegazione psicologica del comportamento. menological Research», 55, 1995, p. 904), l’in-
– Anche Fodor (cfr. J. Fodor, Methodological So- ternalismo sostiene che si può considerare co-
lipsism Considered as a Research Strategy in Co- me giustificata una credenza o un’asserzione
gnitive Psychology, in «Behavioral and Brain soltanto se il soggetto ha o può avere accesso
Sciences», 3, 1980, pp. 63-109) ha difeso con alle ragioni di questa giustificazione (cfr. L.
vigore l’autonomia della sfera mentale rispet- BonJour, Externalist Theories of Empirical Know-
to alla realtà esterna, distinguendo fra il piano ledge, in «Midwest Studies in Philosophy», 5,
prelinguistico-cognitivo, che coincide con la 1980, pp. 53-73; C. Ginet, Knowledge, Percep-
struttura sintattico-computazionale della rap- tion, and Memory, Dordrecht 1975; W. Alston,
presentazione, e il piano semantico del riferi- Epistemic Justification, Ithaca [New York] 1989).
mento e delle condizioni di verità. Ma il contri- Un argomento in favore di quest’ultima tesi è
buto più importante di Fodor all’internalismo che, se il soggetto ha agito in modo epistemi-
è la tesi che soltanto l’internalismo è compati- camente irreprensibile, egli ha comunque il di-
bile con il potere causale che presupponiamo ritto di sostenere una certa credenza. L’ester-
nelle spiegazioni psicologiche quotidiane del- nalismo commetterebbe invece l’errore di rim-
le azioni umane. Secondo Fodor, per spiegare proverare a una persona di non aver tenuto
l’azione d’un individuo, possiamo soltanto ri- conto di cose che in realtà non poteva cono-
correre a fatti relativi a questo individuo (prin- scere (cfr. L. BonJour, Externalist Theories... e R.
cipio del «solipsismo metodologico»: J. Fodor, Fumerton, The Internalism/Externalism Contro-
Methodological Solipsism..., p. 1). Soltanto l’in- versy, in «Philosophical Perspective», 2, 1988,
ternalismo rispetta questo principio, mentre pp. 443-459; per una replica, A. Goldman, In-
l’esternalismo, facendo dipendere i contenuti ternalism Exposed, in «Journal of Philosophy»,
mentali da fattori posti oltre i limiti spaziali e 96, 1999, pp. 271-293).
temporali dell’individuo, lo viola e non può 4. La teoria a due componenti. – Ora, per media-
più spiegare il successo delle previsioni della re fra le posizioni più radicali, numerosi autori
psicologia del senso comune, basate sul pre- hanno formulato una «teoria a due compo-
supposto dell’efficacia causale delle credenze nenti» che riprende la distinzione di Putnam
3704
VOLUMIfilosofia.book Page 3705 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Esternalismo / internalismo


fra un’accezione «ampia» e una «stretta» di si- Cummins, Representations, Targets, and Attitu-
gnificato o di contenuto. C. McGinn fonda que- des (Cambridge 1996); D. Marconi, Lexical Com-
sta teoria sul fatto che non v’è rappresentazio- petence (Cambridge 1997).
ne senza la correlativa possibilità di rappre- Comunque si voglia valutare questa o quella
sentazione falsa: ciò obbliga a distinguere ciò particolare versione di questa teoria, va ap-
che viene rappresentato – che è una proprietà prezzato il tentativo di superare la contrappo-
relazionale ed estrinseca della rappresentazio- sizione fra esternalismo e internalismo. Come
ne – dal modo in cui viene rappresentato – il aveva già scorto Kant nella sua Confutazione
contenuto stretto appunto –, che dirige l’atto dell’idealismo, la stessa esperienza interna em-
della rappresentazione e ne costituisce una piricamente determinata secondo il tempo è
proprietà intrinseca (cfr. C. McGinn, The Struc- possibile solo mediante l’esperienza di oggetti
ture of Content, in A. Woodfield [a cura di], fuori di noi nello spazio, perché solo da questi,
Thought and Object, Oxford 1982, pp. 212-214; e non dall’io penso, che è puramente formale,
C. McGinn, Mental Content, Oxford 1989). può derivare l’invarianza indispensabile per
Tutti coloro che in qualche modo hanno cerca- comprendere il mutare nel tempo testimonia-
to d’evitare l’unilateralità delle versioni più ra- to dal senso interno (Kritik der reinen Vernunft,
dicali di esternalismo o d’internalismo sono Riga 1787, pp. 274 ss.). Abbandonato il pre-
giunti, direttamente o indirettamente, a pro- supposto kantiano che unico oggetto della
porre qualche versione di questa teoria. Fodor, mente sono le idee e non le cose in se stesse,
fra il suo internalismo iniziale (Fodor, Metho- e riconosciuto viceversa con l’esternalismo
dological Solipsism...) e il suo più recente ester- che l’esperienza è di per sé rivelativa del mon-
nalismo (cfr. J. Fodor, The Elm and the Expert, do in cui viviamo (cfr. J. McDowell, Singular
Cambridge 1994, p. 28), ha per esempio con- Thought and the Extent of Inner Space, in P. Pet-
cesso che i contenuti stretti possono contene- tit - J. McDowell [a cura di], Subject, Thought,
re in sé degli elementi relazionali, che consen- and Context, Oxford 1986, p. 152), si può affer-
tono a uno stato intenzionale, in un particola- mare che interno ed esterno sono due concetti
re contesto, d’individuare un certo contenuto che si possono determinare soltanto recipro-
ampio (cfr. J. Fodor, Psychosemantics, Cambrid- camente, in un movimento spiraliforme senza
ge 1987). Recanati ha cercato di conciliare fine. Sennonché, la stessa determinazione re-
l’esternalismo radicale con la teoria a due ciproca d’interno ed esterno non è, come tale,
componenti (assunta sostanzialmente nella né interna né esterna, è un atto puramente ri-
versione di McGinn), distinguendo fra il conte- flessivo, trascendentale, che si pone al di qua
nuto ampio d’uno stato psicologico, che di- della stessa distinzione d’interno ed esterno.
pende da ciò che lo ha realmente causato, e il Ciò, tuttavia, obbliga a revocare in dubbio il
contenuto stretto, che non dipende dall’am- presupposto naturalistico da cui ha invece
biente reale particolare, ma soltanto da ciò quasi sempre preso le mosse la disputa ester-
che di solito determina causalmente l’esisten- nalismo/internalismo.
za di questo tipo di stato (F. Recanati, How IV. EPISTEMOLOGIA E STORIA DELLA SCIENZA. – Ester-
Narrow is Narrow Content?, in «Dialectica», 48, nalismo e internalismo designano talvolta an-
1994, pp. 209-229). Fra coloro che cercano che due modi di concepire il rapporto fra la
d’evitare la semplice alternativa di esternali- scienza e il contesto storico-sociale in cui essa
smo e internalismo cfr. B. Loar, Conceptual Ro- opera. Per l’internalismo la scienza è essen-
le and Truth-Conditions (in «Notre Dame Jour- zialmente autonoma e si sviluppa secondo di-
nal of Formal Logic», 23, 1982, pp. 272-283) e namiche interne di tipo razionale; per l’ester-
B. Loar, Social Content and Psychological Con- nalismo la scienza dipende in modo costituti-
tent (in R.H. Grimm - D. Merrill [a cura di], Con- vo dalle circostanze storico-sociali, per cui è
tents of Thoughts, Tucson 1988, pp. 99-109); G. impossibile ricostruirne la storia mediante le
Lakoff, Cognitive Semantics (in «Versus», 44/45, sole dinamiche interne (cfr. J. Schuster, The
1986, pp. 119-154); N. Block, Advertisement for Scientific Revolution, Wollolong 1995). Esempio
A Semantics for Psychology (in «Midwest Stu- d’internalismo sono sia il neopositivismo sia
dies in Philosophy», 10, 1986, pp. 615-678); C. Popper e la sua scuola, che condividono la se-
Macdonald, Weak Externalism and Mind-Body parazione reichenbachiana fra contesto della
Identity (in «Mind», 99, 1990, pp. 387-404); A. «scoperta» e della «giustificazione» (cfr. K.R.
Bilgrami, Belief and Meaning (Oxford 1994); R. Popper, Logik der Forschung, Wien 1935, § 2 e I.
3705
VOLUMIfilosofia.book Page 3706 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Esternalità ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Lakatos, Criticism and the Methodology of Scien- scambio e/o dalla produzione tra le diverse
tific Research Programmes, in «Proceedings of parti di un’economia non è Pareto ottimale.
the Aristotelian Society», 69, 1968, pp. 149- Ciò non significa che per ristabilire la Pareto
186). Benché contesti questa separazione, an- ottimalità occorre la completa eliminazione
che per Bachelard i «valori razionali» sono gli dell’esternalità stessa. Tuttavia è possibile
unici che condizionano essenzialmente il pro- «aggiustare il livello» dell’esternalità in modo
gresso scientifico (G. Bachelard, Le rationali- tale che il beneficio marginale per l’agente che
sme appliqué, Paris 1966, p. 104). compie un’attività che la genera sia pari al co-
Tipici esempi d’esternalismo, oltre alla filoso- sto marginale dell’agente che la subisce. Una
fia e alla storia della scienza d’ispirazione prima possibile soluzione al problema è quel-
marxistica, sono quasi tutti gli esponenti del la dell’intervento diretto dello stato nel con-
costruttivismo sociale. Secondo Bloor, per trollo dell’attività che genera esternalità. Sem-
esempio, sia le credenze scientifiche vere sia plicemente lo stato dovrebbe stabilire e quin-
quelle false debbono essere spiegate median- di fissare il livello dell’esternalità tale per cui
te gli stessi tipi, sociologici appunto, di causa si verifica l’uguaglianza tra il beneficio margi-
(D. Bloor, Knowledge and Social Imaginery, Lon- nale di un agente e il costo marginale dell’a-
don 1976, cap. I). Il costruttivismo sociale s’è gente che soffrirebbe per l’aumento unitario
ampiamente ispirato a T.S. Kuhn (The Structu- del livello di esternalità stessa. Una seconda
re of Scientific Revolutions, Chicago 1962, 19702), possibilità consiste nell’imporre una tassa
sull’attività che genera esternalità. Tale solu-
che rappresenta una forma peculiare di ester-
zione prende il nome di tassazione pigouviana
nalismo: se per un verso sulla «scienza rivolu-
dal nome dell’economista Arthur C. Pigou, e
zionaria» esercitano un’influenza legittima e
consiste nel far pagare all’agente che produce
spesso decisiva elementi di natura esterna,
esternalità un ammontare di moneta per unità
per altro verso la «scienza normale» sorge con di esternalità prodotta pari al costo marginale
la chiusura d’una comunità di esperti rispetto subito dall’altro agente. Ciò richiede che lo
a ogni genere di condizionamenti sociali ester- stato sia in grado di aggregare moltissima in-
ni; ma quest’ultima tesi è soltanto apparente- formazione riguardo ai benefici e ai costi
mente internalistica, poiché il fondamento di dell’esternalità per gli agenti se vuole determi-
questa chiusura è esso stesso non razionale, nare esattamente il livello ottimale di quote o
ma sociologico. tasse/sussidi. È perciò conveniente adottare
Anche qui, come nel caso della filosofia del lin- un approccio alla risoluzione delle esternalità
guaggio e della mente, occorre superare la me- meno invasivo che ricerchi le condizioni tali per
ra contrapposizione di esternalismo e interna- cui le parti in causa raggiungano un accordo ot-
lismo. Se merito dell’esternalismo è quello di timale riguardo al livello di esternalità senza in-
non staccare la scienza dal più ampio contesto terventi esterni, come illustrato dal teorema di
etico-pratico delle scelte umane, è altrettanto Ronald Coase che recita: se esiste il commercio
vero che, se sfuggisse del tutto il carattere cono- (inteso nel senso che esiste un mercato in cui
scitivo dell’impresa scientifica, la storia della gli agenti s’incontrano per «comprare e vende-
scienza si dissolverebbe continuamente nel ma- re») delle esternalità, allora la contrattazione
re magnum della storia in generale. produce un’allocazione di equilibrio ottima nel
M. Buzzoni senso di Pareto, indipendentemente dalla di-
stribuzione dei diritti di proprietà degli agenti.
ESTERNALITÀ (externalities; Externalitäten,
Esternalità (R. Coase, The Problem of Social Costs, in «Jour-
Nebenwirkungen; externalités; externalidades). – nal of Law and Economics», 3, 1960, pp. 1-44).
Un’esternalità si verifica quando il benessere P.L. Sacco
di un consumatore o le possibilità di produzio- BIBL.: R. COASE, Impresa, mercato e diritto, ed. it. a cu-
ne di un’impresa sono direttamente influenzate ra di M. Grillo, Bologna 1996; R.H. FRANK, Microeco-
dall’azione di un altro agente presente nel si- nomics and Behavior, New York 1997, tr. it. a cura di
stema economico, con l’esclusione di ogni ti- M. Grillo, Microeconomia, Milano 1998; L. CAMPIGLIO,
po di effetto mediato dai prezzi. Il problema le- Mercato, prezzi e politica economica, Bologna 1999.
gato alla presenza di esternalità, siano esse
positive (vale a dire a beneficio di chi subisce ESTETICA.
Estetica – Rivista pubblicata dall’editore
l’azione di un altro agente), o negative, è che Il Melangolo di Genova, nata nel 2002 come
l’allocazione di equilibrio risultante dal libero organo dell’AISE (Associazione Italiana per gli
3706
VOLUMIfilosofia.book Page 3707 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica


Studi di Estetica), un’associazione che rag- cherebbe col fatto sensibile nella sua perfezio-
gruppa, sin dalla sua fondazione, studiosi ap- ne. Altre denominazioni non sono mancate e
partenenti alle più diverse scuole italiane di non mancano, ma non sono tanto diffuse co-
estetica. me quella di cui si tratta. Più appropriato di
Il direttore responsabile è S. Bigazzi. Ogni nu- quello corrente sarebbe il termine poetica, che
mero, a periodicità semestrale, è articolato in risale ad Aristotele e fu usato nei trattati este-
tre sezioni. In una prima sezione dedicata a tici del Rinascimento. Giovanni Gentile dava il
«saggi», vengono ospitati di volta in volta con- titolo di Filosofia dell’arte al suo volume del
tributi di notevole rilievo scientifico interna- 1931 (Firenze) sull’argomento. Alcuni esteto-
zionale. Una seconda sezione di più brevi «no- logi tedeschi del primo Novecento (Max Des-
te», nella quale vengono accolti percorsi di ri- soir, Emil Utitz, Wilhelm Worringer e altri) vol-
cerca che affrontano i più diversi autori e con- lero distinguere l’estetica dalla scienza dell’ar-
testi, che spaziano anche al di fuori dell’ambi- te, riservando alla prima la riflessione sul fatto
to più specificamente filosofico, con particola- soggettivo dell’espressione della bellezza, e
re attenzione alla poesia e al cinema. Infine, attribuendo alla seconda lo studio del fatto ar-
ogni numero della rivista è chiuso da una ras- tistico nella sua estrinsecazione sociale e tec-
segna aggiornata di «Recensioni». nica.
M. Iiritano Nel definire l’estetica come una disciplina filo-
sofica, s’è voluto stabilire subito che essa rien-
ESTETICA (aesthetics; Ästhetik; esthétique;
Estetica tra in una visione totale dell’essere: cioè con-
estética). – Disciplina filosofica che ha per og- sidera il fatto della bellezza e dell’arte quale
getto la bellezza e l’arte. aspetto particolare dell’essere nella sua asso-
SOMMARIO: I. Notizie generali. - II. Notizie stori- lutezza. Soltanto in una visione totale, che in-
che: 1. L’estetica nel pensiero greco. - 2. L’estetica quadri l’arte e la bellezza nel complesso delle
nell’età della patristica e della scolastica. - 3. L’e- attività dello spirito, e ne indichi esattamente
stetica nell’età moderna. - 4. L’estetica dal roman- le relazioni e la relativa autonomia, la conside-
ticismo ai primi decenni del Novecento. - III. razione estetica si libera dalla contingenza
L’estetica filosofica nella seconda metà del delle impressioni frammentarie e assurge alla
Novecento: 1. La fine dello storicismo e il marxi- dignità di scienza. Soltanto nella filosofia la ri-
smo. - 2. Benjamin e la Scuola di Francoforte. - 3. flessione sull’arte diventa scienza.
Sviluppi dell’estetica fenomenologica. - 4. Dalla fi- Con ciò si indica, non solo la distinzione del-
losofia dell’esistenza all’ermeneutica. - 5. L’estetica l’estetica dall’arte (si può eseguire l’arte senza
tra decostruzione e narrazione. - 6. La teoria della sapere riflessivamente che cosa l’arte sia), ma
formatività. Pareyson e la scuola torinese. - 7. anche la distinzione dell’estetica dalla critica
L’estetica analitica. - 8. La fine della filosofia d’arte. Quest’ultima sta di mezzo tra la filoso-
dell’arte e l’estetismo diffuso. fia e l’arte, perché è fatta di giudizio e di gusto:
I. NOTIZIE GENERALI. – Il nome di questa discipli- cioè, per un lato è connessa alla filosofia, in
na, come è noto, è dovuto all’uso che ne fece quanto deve giudicare l’arte e non potrebbe
per primo Alexander Gottlieb Baumgarten nel- giudicarla se non sapesse filosoficamente che
l’opera Meditationes philosophicae de nonnullis cosa l’arte sia; ma per un altro lato essa è con-
ad poema pertinentibus (Halle 1735) e nel titolo giunta all’arte, perché non potrebbe di volta in
dell’opera Aesthetica (Francofurti 1750-58, 2 volta pronunciare un giudizio sulla singola
voll., ed. it. a cura di F. Piselli, Estetica, Milano opera d’arte, se non rivivendo quest’ultima in
1992). modo congeniale, cioè partecipando in massi-
Il nome, che ha avuto tanta fortuna, trova giu- mo grado all’intuizione dell’artista e deciden-
stificazione nella dottrina leibniziana, da cui do, attraverso questa partecipazione, se il sen-
Baumgarten deriva, per la quale, non essendo- timento dell’artista sia riuscito a esprimersi,
ci una diversità di natura tra senso e intelletto, cioè a diventare arte.
ma solo diversità di chiarezza e distinzione S’è detto che si può fare arte senza sapere ri-
percettiva, la bellezza rappresenterebbe il gra- flessivamente che cosa arte sia, e con ciò s’è
do più alto dell’attività sensitiva (aijsqhtav «fat- stabilita la differenza tra estetica e arte. Però
ti sensibili»), sarebbe cioè abbastanza chiara, alcune volte l’arte riflette su se medesima e
ma non ancora distinta, quant’è distinta l’atti- tende a definirsi o pretende di sapersi definire,
vità intellettiva: sicché la bellezza s’identifi- nel suo concetto generale, nei suoi procedi-
3707
VOLUMIfilosofia.book Page 3708 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

menti, nelle sue leggi. Lo sforzo con cui poeti, mero in sostanza fisica, morale e religiosa; mi-
pittori, scultori, artisti in genere tendono a de- to cosmico che anima d’un soffio divino ogni
finire i canoni della propria arte dà luogo a apparizione naturale e conferisce una consi-
quelle che, con termine invalso recentemente, stenza fisica alle prime ardue concezioni dei fi-
si chiamano le poetiche dei singoli artisti. losofi, si tratti pure del logos di Eraclito o
L’estetica non può non tenerne conto (come dell’essere di Parmenide: tutto si muove ini-
potrebbe l’estetica, p. es., non tener conto del zialmente nelle dimore della fantasia creatrice,
Canone di Policleto o del Trattato della pittura la quale, come vide Georg Wilhelm Friedrich
di Leonardo da Vinci), ma non si risolve in es- Hegel, tocca nella Grecia il fondo dell’essere e
se. Per lo più le poetiche degli artisti, anche trasforma la poesia in religione. Tutt’altro che
sommi, non rendono ragione della loro arte e assente il problema estetico dalla filosofia dei
la loro arte spesso è riuscita perché ha saputo greci, si deve dire che esso è il primo che si
essere fuori od oltre le loro teorie sull’arte. presenta alla loro riflessione, per la necessità
Guai se l’arte di Dante fosse rimasta chiusa d’intendere anzitutto come a un mondo di po-
nell’orbita di quell’allegorismo che egli ha volu- esia possa affiancarsi o anteporsi un mondo di
to esplicare nel Convivio. Insomma, le poetiche idee, e come l’essere possa persistere nella
dei poeti non coincidono con l’estetica, pur sua assorbente sovranità, pur lasciando sussi-
costituendo un materiale essenziale di cui stere accanto e di fronte a sé la scialba e incon-
l’estetica si serve per l’interpretazione filosofi- sistente realtà del mito e della poesia. Il pro-
ca del fatto artistico e per un’indagine esau- blema dell’«immagine», di codesta sostanza
riente sull’esperienza artistica. spuria che è un misto di essere e non essere,
II. NOTIZIE STORICHE. – Da Robert Zimmermann, costituisce il punto di passaggio obbligato per
il primo storico dell’estetica (Geschichte der la filosofia che si svincola gradualmente dal
Ästhetik als philosophischer Wissenschaft, Hildes- mito e vuole giungere, come infatti vi giunge
heim - New York 1972 [1858]), fino a Benedetto con il Sofista di Platone, a giustificare in qual-
Croce, è uso denominare «preistoria dell’este- che modo l’esistenza dell’immagine, quale
tica» (Vorgeschichte der Ästhetik) il periodo che possibilità della parola, dell’arte, dell’errore,
corrisponde alle antiche speculazioni sull’arte della sofistica, e perfino quale possibilità del
e sulla bellezza. Tanto sarebbe come denomi- mondo dell’apparenza e del divenire. In questa
nare «preistoria della filosofia» la filosofia dei vicenda speculativa trova il suo posto esatto la
greci e quella dei padri e dottori della chiesa. sofistica, la quale va intesa soprattutto come
L’estetica è coeva e coestensiva con la filoso- persistenza del mito classico nella sfera
fia, perché un concetto dell’essere non può de- dell’eloquenza e della retorica. In Gorgia il mi-
finirsi senza tener conto di quella nota essen- to poetico continua come «mito della parola»:
ziale dell’essere che è la bellezza. parola che, invece di significare l’essere, lo so-
1. L’estetica nel pensiero greco. – La prima cultu- stituisce quale unica realtà umana e cosmica.
ra dei greci è nella forma dell’arte: estetismo. La poesia, che Gorgia definì «parola con me-
Si tratta di un estetismo spontaneo, ingenuo, tro» («lovgon e[conta mevtron»: H. Diels, Die
non ancora ratificato dalla riflessione: ma tut- Fragmente der Vorsokratiker, a cura di W. Kranz,
to quello che ha pregio (nel mondo fisico, mo- Berlin 1951-526, 82 B 11, 9), prolunga il suo do-
rale, politico, religioso) si annuncia inizial- minio, anche oltre il crollo della divinità che es-
mente come mito, e il mito è il punto in cui il sa aveva creato, reincarnandosi nella retorica e
particolare e l’universale, l’idea e il fatto, l’infi- ripristinando in essa la divinità della parola.
nito e il finito vengono a incontrarsi, a coinci- La parola assoluta di Gorgia è la ratifica filoso-
dere, com’essi coincidono sul terreno dell’arte fica, pienamente consapevole, dell’estetismo
e della fantasia. ingenuo e spontaneo, che è la forma iniziale
Mito politico nella polis identificata con la divi- della cultura dei greci. Gli altri filosofi non se-
nità reggitrice; mito letterario nell’epopea, guirono Gorgia, anzi fu loro impegno sollevare
nella teogonia, nella tragedia, elevate a testo l’essere intelligibile, sede della verità e del be-
sacro e a rito religioso; mito plastico nelle sta- ne, oltre i prodotti della techne umana e, se pur
tue degli dei che reggono la presenza viva del non condannarono l’arte, la riscattarono dal
nume; mito storico che solleva il fatto contin- biasimo solo in quanto essa potesse in qual-
gente nella sfera eroica della leggenda e che modo inquadrarsi in un disegno di vita ra-
dell’epopea; mito pitagorico che realizza il nu- zionale e morale. L’estetica dei massimi espo-
3708
VOLUMIfilosofia.book Page 3709 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica


nenti del pensiero greco è una decisa smentita mesi, per così dire, ascendente, che anticipa
dell’estetismo. Tuttavia una traccia dell’esteti- nelle armonie sensibili i ritmi ideali, e quindi
smo originale rimase sempre, anche nelle più vide nella musica un fattore educativo e volle
mature riflessioni della filosofia, per la radica- che i guerrieri della sua città perfetta ripones-
ta convinzione che il bello si identificasse con sero nella musica la loro rocca (Resp., III, 401 d
tutto ciò che è unitario, armonico, proporzio- - 402 a).
nato, misurato, e quindi la nota della bellezza Aristotele, che voleva dire l’opposto di quello
non potesse mai essere disgiunta dalle altre che aveva detto il maestro, finì per ricalcarne
perfezioni dell’essere, cioè dalla verità e dal le orme quando ripose nell’imitazione l’essen-
bene. «Misura giusta e proporzione si trovano za dell’arte e nella musica vide uno strumento
dovunque vi siano bellezza e perfezione»: la- essenziale di purificazione e di educazione.
sciò scritto Platone nel Filebo (64 e). Una qual- Anch’egli finì per legare l’arte all’elemento ide-
che distinzione egli suggerì, in questo e in altri ale, che essa rivela, e nella Poetica distinse la
dialoghi, descrivendo la bellezza come un pre- storia, che è conoscenza di cose «accadute»,
ludio sensibile del bene inaccessibile, quasi si dalla poesia che rappresenta cose «possibili
trattasse del «portico» della casa del bene ad accadere». La possibilità è la categoria
(Phil., 64 c). Nel Fedro egli parlò del bello come dell’universalità e dell’intelligibilità, sicché
di un’«idea corporea», l’unica tra le idee che per Aristotele la poesia si allontana dalla sto-
ebbe in sorte il privilegio di rendersi visibile ai ria più di quanto si avvicina alla filosofia, la
mortali, per poter essere da loro ardentemente quale è, appunto, la scienza dell’universale e
amata (Phaedr., 250 d, 251 a). Questo carattere dell’intelligibile. L’estetismo dei greci agiva
della bellezza che, mentre resta legata alle co- anche su Aristotele, costringendolo a legare
se visibili e sensibili, lascia intravedere in esse l’arte alla verità, e non concedendogli di stabi-
la luce dell’idea, si trasmetterà, attraverso il lire una differenza tra arte e scienza se non in
neoplatonismo, a tutta la storia dell’estetica e una certa approssimazione al vero o «verosi-
persiste anche nei tempi moderni, con il ro- miglianza» che distingue l’arte dalla scienza
manticismo, pur avendo l’idea perduto quel («ta; kata; to; eijko;"»: Poet., 9, 1451 b). La «ve-
carattere di assolutezza ontologica che aveva rosimiglianza», propria dell’esecuzione artisti-
in Platone. ca, è concetto aristotelico che avrà profonde
Il «mondo» greco pacifica facilmente la bellez- ripercussioni nell’estetica rinascimentale: ma
za con gli oggetti più alti dell’intendere e del anch’esso non è che una ripercussione della
volere. Non altrettanto facile riesce la pacifica- mimesi platonica, sicché resteranno sempre
zione con l’arte, dato che questa dipende da platonici, malgrado loro, quei peripatetici del
un «fare» dell’uomo che si allontana, più o Rinascimento che in nome di Aristotele e della
meno, dalla perfezione ideale e ne costituisce sua Poetica vorranno distinguersi od opporsi
appena una «imitazione» (mivmhsi"), anzi un’i- all’anelito ascensivo dell’eros dell’Accademia
mitazione di seconda mano, in quanto l’arte fiorentina.
non imita propriamente le idee, ma imita le L’arte è anche piacere, passione, sentimento.
cose terrene che, a loro volta, sono un’imita- Quest’altro aspetto non sfuggì all’estetica
zione delle idee. La condanna dell’arte, che classica e servì, di volta in volta, a condannarla
Platone pronunciò nel X libro della Repubblica, o a giustificarla. Valse a condannarla, quando
è una conseguenza del carattere mimetico, che Platone, nel X libro della Repubblica, vide
il filosofo attribuisce all’arte, e della decaden- nell’arte tragica una predilezione per le pas-
za implicita in ogni imitazione. Con questa sioni più violente e irrazionali, e ravvisò una
condanna, Platone voleva opporsi alla mitolo- contraddizione nel diletto (cavri") che prova lo
gia, che aveva falsato il concetto di Dio, alla spettatore nel partecipare alle passioni e alle
commedia, che aveva convinto a condannare sofferenze dei personaggi che agiscono sulla
Socrate, alla retorica, che aveva istituito l’as- scena (Resp., 605 d - 606 b). Dallo stesso dilet-
solutezza della parola. Però egli, che aveva de- to che, in quanto irrazionale e contraddittorio,
dicato alle muse la sua Accademia, si mante- aggiungeva un argomento alla condanna pla-
neva ancora abbastanza poeta per intendere tonica dell’arte tragica, Aristotele, col consue-
che l’arte, pur motivo di degradazione, poteva to capovolgimento delle posizioni del mae-
anche essere stimolo all’elevazione e attribuì stro, ricavò un pregio dell’arte, la quale, con la
infatti alla musica il potere di operare una mi- rappresentazione scenica delle passioni del
3709
VOLUMIfilosofia.book Page 3710 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

terrore e della pietà, produce una purificazione lo (Conv., 206 e) e, trovatolo, genera e procrea
(catarsi) dello spettatore da queste passioni ciò di cui da lungo tempo era pregno (Conv.,
(Poet., 6, 1449 b). Sia la cavri" di Platone, sia la 209 c). Poesia è questa procreazione spiritua-
kavqarsi" di Aristotele, pur variamente inter- le, per cui nessun particolare requisito si chie-
pretate e valutate, resteranno tra le più sicure de ai «buoni poeti», eccetto che siano genera-
acquisizioni dell’esperienza estetica di tutti i tori e inventori («gennhvtore"», «euJretikoi»:
tempi. Conv., 209 a). Nei quadri dell’intellettualismo
Per l’esperienza estetica degli antichi, la poe- classico, più alto risultato non poteva conse-
sia, più ancora che sentimento, è «entusia- guirsi: è quasi Eros (l’amore) che diventa pa-
smo», «esagitazione», «delirio», «furore», in dre di Venere (la bellezza), invece di esserne fi-
quanto trasferisce l’uomo fuori dei quadri del- glio. Il capovolgimento della prospettiva clas-
la sua normale attività e gli conferisce un po- sica (l’amore che genera la bellezza) sarà infat-
tere insolito, sovrumano. L’ispirazione, di cui ti il frutto più cospicuo dell’estetica dei tempi
avevano parlato i poeti prima dei filosofi, è nuovi.
uno stato di «entusiasmo» che, appunto nel Il merito, che si attribuisce di solito a Plotino,
significato etimologico della parola (ejnqousia- di aver riconciliato arte e bellezza, di aver reso
vzw), indica un’invasione di Dio che parla e can- intrinseco il bello alla produzione artistica,
ta per bocca dell’uomo, cosicché questi si tra- dev’essere fatto risalire all’autore del Simposio.
sforma in uno strumento registratore d’estasi. Inoltre Plotino non si spiega senza Filone
Quando s’impossessa di questo motivo, pro- l’Ebreo: e Filone reca nella cultura alessandri-
prio della tradizione poetica, il filosofo scrive na il concetto del Dio ebraico che si esprime
che i poeti sono come anelli di una catena nella «sapienza» e nel suo «verbo». La «sa-
aderente a un magnete, il quale fa passare at- pienza» filoniana è il preludio dell’«espressio-
traverso di essi un fluido che li attrae e li con- ne» cristiana; e Plotino, l’ultimo e più degno
giunge (lo., 533 d - 534 e). L’entusiasmo poeti- interprete della cultura classica, non va esente
co, per quanto si chiami «furore» e «delirio», è da influssi ebraico-cristiani.
sempre sapienza: una sapienza superiore che La cultura classica muore, dopo aver impove-
concede di vedere, ai poeti come alle profetes- rito la grande critica fatta da Platone all’esteti-
se invasate, quello che l’uomo normalmente smo delle origini, dissolvendo da una parte
non vede. Come Omero aveva cantato le muse l’arte in piacere (epicurei) e dall’altra parte at-
che «sono a tutto presenti e tutto vedono» tribuendo all’arte una funzione didascalica e
(Iliade, II, 485), così Platone risolve in una vi- moralistica (stoici). Gli stoici si servono larga-
sione finale la «mania» da cui sono agitati gli mente dell’allegoria per spremere dalla favola
amanti della bellezza (Phaedr., 254 a-b). La poetica allusioni di carattere razionale: e in
passione degli estetici classici non esce dal- questo modo credono di salvare la mitologia
l’orbita di un’estetica della visione. classica. Nell’epistola Ad Pisones di Orazio si
Estetica della visione è anche quella del Sim- pacificano le due tendenze, facendo servire il
posio platonico, in quanto la bellezza vi costitu- piacere poetico degli epicurei ai fini stoici
isce un’idea eterna, immutabile, che l’anima dell’unità morale e intellettuale: «Aut prodes-
contempla all’apice dello sforzo umano com- se volunt aut delectare poetae [...]. Omne tulit
piuto per raggiungerla. Però nel Simposio è punctum qui miscuit utile dulci» (Ad Pisones,
scritta la pagina più alta dell’estetica classica, vv. 333-334).
in quanto l’anelito umano per conseguire la 2. L’estetica nell’età della patristica e della scolasti-
bellezza assoluta dà luogo, invece che a un ca. – Di fronte all’estetica della visione, con cui si
passivo rispecchiamento, a una produzione caratterizza il contributo classico, i nuovi tem-
dall’interno, a un «parto» (tovko"). Eros, il sim- pi, che procedono dal cristianesimo, possono
bolo divino del Simposio, è fecondato dall’ane- essere caratterizzati dall’estetica dell’espressione.
lito verso la bellezza oggettiva e assoluta, Non va perduto il contributo dei greci nella
quando si rende capace di generare e procrea- nuova filosofia e nella nuova estetica: anzi, nel
re nel bello («th`" gennhvsew" ka;i tou` tovkou far cenno ai padri e ai dottori della chiesa, è da
ejn tw`/ kalw`»/ : Conv., 206 e). Nell’essere pregno dirsi anzitutto che le loro idee estetiche rien-
e turgido si genera l’impeto amoroso verso il trano per lo più nel solco della tradizione clas-
bello: quand’uno brama di generare e procrea- sica, sia nel concepire l’oggetto supremo
re, allora soltanto si lancia alla ricerca del bel- dell’intendere e del volere come a un tempo
3710
VOLUMIfilosofia.book Page 3711 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica


verum, bonum e pulchrum, sia nel riporre la bel- dell’essere che è generazione e creazione: ge-
lezza nell’unità, nell’armonia, nella congruen- nerazione nell’intimità del proprio verbo, e
za e convenienza delle parti. Tommaso d’Aqui- creazione nell’esternità dell’opera, contenuta,
no non aggiunge molto alle idee del passato quest’ultima, nel suo potere, ma non tratta
quando assegna come caratteri al bello l’«in- dalla sua sostanza. Su questi concetti, che co-
tegrità», la «giusta proporzione» e la «chiarez- stituiscono la base delle definizioni dogmati-
za» (Sum. theol., I, q. 39, art. 8). La claritas, cioè che di Nicea, Calcedonia, Costantinopoli, gira
il rifulgere della forma bella, lega la sensibilità tutta la speculazione dei padri: qui s’illumina-
estetica, anche per Tommaso, a un fatto visivo no, contemporaneamente, il vero Dio e il vero
e il bello quindi è definito ciò che è piacevole uomo.
a vedersi: «Quod visum placet». L’idealità in- «Generazione» e «creazione», parola interiore
trinseca alla sensibilità artistica è ribadita da e parola esteriore: sono questi i due concetti
Agostino di Ippona nel rilevare che le propor- essenziali dell’estetica dei tempi nuovi. I padri
zioni numeriche, a cui sono sottoposte le ope- e i dottori della chiesa erano impegnati in un
re degli artefici, rispondono a quei «numeri» compito religioso che li distraeva da un’atten-
divini che presiedono alla creazione: quindi zione propriamente estetica: perciò essi costi-
egli scrive che per intendere l’arte bisogna ol- tuivano i presupposti della nuova estetica, con
trepassare l’animo dell’artista per fissare lo un’intenzione rivolta altrove. Tuttavia non
sguardo nel numero sempiterno che vive mancano, nella loro teologia, i sintomi di una
nell’intenzione divina: «Transcende ergo et consapevolezza dei destini della nuova esteti-
animum artificis ut numerum sempiternum vi- ca. Unità, armonia, proporzione, integrità,
deas» (De lib. arb., l. II, cap. 16, n. 42). Tomma- congruenza, convenienza della forma bella,
so, nel parlare dell’arte, come dell’attività pro- tutti i concetti estetici, insomma, che essi ave-
duttiva in genere, la definisce «recta ratio fac- vano ereditato dalla classicità, acquistano un
tibilium» e la lega quindi strettamente all’atti- nuovo timbro nella loro riesecuzione: tutte
vità razionale, anzi, com’egli spiega, all’abito queste sono note della bellezza, per essi, in
speculativo: «Ars magis convenit cum habiti- quanto appartengono all’atto espressivo e
bus speculativis in ratione virtutis, quam cum manifestativo dello spirito assoluto, il quale
prudentia» (Sum. theol., Ia-IIae, q. 57, art. 4). La contiene il mondo nella sua potenza creatrice
distinzione tra l’«agire» e il «fare», il primo re- e perciò lo rende bello. Nessuna cosa sarebbe
lativo alla condotta morale, il secondo all’atti- bella se non venisse da Dio: è il motivo che ri-
vità produttiva o artistica, consente a Tomma- corre dalle Confessioni di Agostino all’Itinera-
so di segnare una distinzione tra l’imputabilità rium di Bonaventura da Bagnoregio. Il Dio cri-
morale e il merito dell’artefice in quanto tale: stiano è il «genio» della nuova estetica. Si trat-
«Et ideo ad artem non requiritur quod artifex ta ancora di arte divina, più che di arte umana:
bene operetur, sed quod bonum opus faciat» si tratta di cosmologia, più che di estetica, ma
(Sum. theol., Ia-IIae, q. 57, art. 5 ad 1um). Questa il motivo di questa cosmologia, a cui per tanta
è forse la prima chiara dichiarazione, nella sto- parte è dovuto l’ottimismo cristiano, è desti-
ria del pensiero, sulla relativa autonomia della nato a fruttare anche nella concezione dell’ar-
valutazione artistica. te umana, la quale, più che imitazione della
Ma non si riduce a questi concetti, a cui comu- natura, dovrà risultare imitazione dell’atto con
nemente si riferiscono i trattatisti, il debito cui Dio crea la natura («creatio admiscetur
principale dell’estetica moderna alla filosofia operibus artis»). Si conserva l’idea dell’imita-
del cristianesimo. Di ben altro è ricca una teo- zione e, in quanto imitazione della natura, che
logia che, innovando il concetto di Dio, innova è fattura di Dio, l’arte si manifesta «nepote» di
i concetti dell’uomo e del cosmo, stabilendo le Dio; ma figlia, meglio di nipote, avrebbe dovu-
condizioni metafisiche e teologiche da cui do- to dirsi, in quanto la natura non sarebbe imi-
vranno successivamente esplicarsi i concetti tabile artisticamente se non fosse un prodotto
di espressione e di creazione, su cui si regge della creazione («operatio artis fundatur super
l’estetica moderna. Il Dio classico, oggetto operationem naturae et haec super creatio-
d’amore senza essere soggetto d’amore, non nem»). Agostino dice esplicitamente che è da-
poteva fondare se non un’estetica della visio- ta possibilità all’artista di produrre cose belle
ne e dell’imitazione. Il Dio cristiano instaura, e congruenti, in quanto le cose tutte sono con-
invece, il concetto dello spirito, il concetto tenute nell’arte divina, che è la sua potenza
3711
VOLUMIfilosofia.book Page 3712 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

creatrice («ars illa summa omnipotentis Dei, Verbum contineat rationes omnium creatorum
per quam ex nihilo fatta sunt omnia, quae a Deo, sicut artifex homo conceptione sui in-
etiam sapientia eius dicitur, ipsa operatur tellectus rationes artificiatorum comprehen-
etiam per artifices, ut pulchra atque congruen- dit» (C. Gent., IV, 42).
tia faciant»: De diversis quaestionibus octaginta 3. L’estetica nell’età moderna. – L’estetica suc-
tribus, q. 78: De pulchritudine simulacrorum). cessiva è una lenta ascesa verso l’acquisizione
Queste sono le ragioni profonde che consenti- speculativa delle ricchezze che il verbum cri-
rono all’Occidente di resistere alle armate ico- stiano aveva rivelato. La parola umana s’era
noclastiche di Leone Isaurico e di salvare l’arte inaridita nella scolastica decadente, dando
alla nuova civiltà. Gli iconoclasti avevano ra- luogo a sterili esercitazioni sillogistiche. Uma-
gione di distruggere un’arte che, invece di fin- nesimo e Rinascimento sono un ritorno del-
gere l’immagine di Dio, realizzava Dio nell’im- l’amor nel verbum; ritorno che colora l’attività
magine e creava l’idolo. Ma, secondo un pen- umana delle note della bellezza e dell’arte. Ri-
siero ormai acquisito dalle coscienze, lo spiri- torna anche Platone che, invero, aveva accom-
to si rivela nell’arte, non in quanto s’immede- pagnato tutto il movimento della patristica e
sima sostanzialmente col sensibile, ma in della scolastica: ma di lui si ricercano ora, spe-
quanto vi si esprime causalmente e produtti- cialmente, l’eros, il tokos, la mania del Simposio
vamente. Senza nessuna idolatria, il mondo fi- e del Fedro, tutto quello, insomma, per cui, già
sico e il mondo artistico assolvono il loro com- nelle sedi dell’intellettualismo classico, s’era-
pito della manifestazione dello spirito e pos- no accese la fiamma della passione e il fervore
sono essere assunti liturgicamente alla eleva- della generazione spirituale.
zione dal sensibile al Dio vivente in spirito e Il movimento che fa capo all’Accademia fio-
verità. rentina e i molti trattati del Quattrocento e del
La dottrina dell’uomo-immagine, che attraver- Cinquecento sul bello, sull’amore, sul furore
sa tutta la patristica e la scolastica, acconsen- (Leonardo Bruni, Marsilio Ficino, Mario Equi-
te di acquisire, nelle sedi di una psicologia in- cola, Pietro Bembo, Leone Ebreo, Giordano
formata dalla teologia, il canone fondamenta- Bruno), legando l’estetico all’emotivo, al pas-
le della nuova linguistica: la parola non nasce sionale, recano qualche accenno efficace alle
come mezzo convenzionale di comunicazione sorgenti intime, spirituali, dell’arte. L’esalta-
tra gli uomini, se non è anzitutto comunicazio- zione della parola, che ha immediate radici
ne dell’anima con se stessa, intima espressio- nell’anima, reca qualche contributo all’esteti-
ne. Il De Trinitate di Agostino conquista l’arduo ca moderna dell’espressione, specie quando
concetto nell’adombrare umanamente il mi- con quell’esaltazione gli umanisti si oppongo-
stero del verbo divino. Nell’esprimersi a se no a un esercizio retorico, vacuo e formale, in-
stessa, la mente si ama, si conosce, si possie- differente per il contenuto. Perfino l’estetica
de e la sua parola interiore diventa una sola sensistica che, come sviluppo e decadenza
cosa con la conoscenza e l’amore di se mede- dell’eros rinascimentale, avrà voce nel Seicen-
sima: «Cum itaque se mens novit et amat, iun- to e nel Settecento, nel suo lato più accettabi-
gitur ei amore verbum eius. Et quoniam amat le, contribuisce a saldare la poesia al senti-
notitiam et novit amorem, et verbum in amore mento e, quando il sentimento non degeneri
est et amor in verbo, et utrumque in amante nel sensuoso e nel sensuale, a scuotere un
atque dicente» (De Trin., IX, 10). Le poesie consenso e una simpatia che vengono sponta-
hanno origine in questo verbo intimo che è ra- nee dall’interno.
gione di ogni parola esteriormente proferita: Ma, insieme con Platone, ritorna Aristotele:
«Omnium [...] sonantium verba linguarum non proprio quello che era ritornato nel Me-
etiam in silentio cogitantur, et carmina percur- dioevo, ma quello della Poetica, congeniale
runtur animo, tacente ore corporis» (De Trin., con lo spirito estetico dei tempi. Nel 1536 il te-
XV, 11). La riflessione sui procedimenti dell’ar- sto del breve trattato aristotelico era reso ac-
te umana fa ritrovare a Tommaso il senso ago- cessibile agli italiani: e con esso l’estetica del-
stiniano di codesta universale diffusione del la visione ritornava a occupare il campo, for-
verbo, che si ripercuote nell’interna concezio- nendo armi alla riscossa della ragione contro il
ne a cui l’artefice sottopone l’esecuzione sentimento. Anche l’eros platonico era, in fon-
dell’opera: «Habet [...] verbum [...] ad omnem do, un anelito razionale, ma esso rendeva il
creaturam quandam affinitatis rationem: cum senso d’una razionalità intrinseca all’atto
3712
VOLUMIfilosofia.book Page 3713 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica


umano, interiore al suo verbo: razionalità, s’è detto che eros era anch’esso, a suo modo,
quindi, che si ama come personale apparte- ragione e idealità. Si aggiunge ora che in molti
nenza. Di questa sostanza era la «ragione» de- dei trattatisti più fedeli all’ispirazione aristote-
gli umanisti; della stessa sostanza era la ragio- lica (Girolamo Fracastoro, Ludovico Castelve-
ne di cui Leonardo, nel Trattato della pittura, tro, Giulio Cesare Scaligero, Piccolomini) s’in-
diceva che: «il pittore che ritrae per pratica e sinua una certa libertà nell’interpretazione di
giudizio d’occhio, sanza ragione, è come lo quel «verosimile» che, in quanto «simile» al
specchio che in sé imita tutte le a sé contrap- vero, non coincide esattamente con questo,
poste cose, sanza cognizione di esse». Era, ma lascia campo a qualche iniziativa che l’arte
questa di Leonardo, la ragione produttiva, può esplicare, andando verso la sfera della
quella che, anche senza che Leonardo lo sa- soggettività e della sensibilità. Allargando il
pesse, era stata educata dal verbo cristiano e margine dell’iniziativa, le estetiche del Seicen-
perciò gli consentiva di scrivere che «il pittore to e del Settecento poterono far posto ai con-
è padrone di tutte le cose che possono cadere cetti d’«ingegno», «argutezza», «acutezza»,
in desiderio dell’uomo, perciocché s’egli ha «gusto», «stile», «immaginazione», «fanta-
desiderio di vedere bellezze che lo innamori- sia»: termini e concetti per mezzo dei quali la
no, egli è signore di generarle». Non di questa poesia andava via via disimpegnandosi da un
stoffa era la ragione di Aristotele, o quella nel- modello oggettivo e intellettuale, nonché da
la quale si andava polarizzando un intellettua- regole presupposte, per accostarsi in qualche
lismo, di derivazione classica, che i trattatisti modo alla produttività personale e alla emo-
del Rinascimento ereditavano dalla peggiore zione. L’«ingegno» non era più la fredda men-
tradizione scolastica. Il «vero», di tal genere, te raziocinante, ma aggiungeva alla limpidezza
era il vero visto, non quello conquistato dallo intellettiva la vivace penetrazione di forze intu-
sforzo eroico ed erotico dell’uomo: e perciò itive; e, come il «verosimile» si creava uno spa-
l’arte non aveva altra funzione che di giustap- zio proprio tra il vero e il falso, tra il reale e il
porsi alla verità con una funzione ancillare di finto, così il «gusto» stava di mezzo tra la ra-
«verosimiglianza», nella quale trovava posto gione e il senso, e l’«immaginazione» si faceva
la classica funzione dell’arte lusingatrice che, largo tra le percezioni con qualche sentore del-
con la soavità dei suoi vezzi, si fa maestra del la fantasia creatrice.
vero. E, poiché l’intelligibile anteposto all’ani- Avvicinare l’arte alla sensibilità, pur senza farle
ma equivale alla regola anteposta alla pratica perdere di vista l’idealità, è l’intenzione che
dell’arte, il ritorno di Aristotele segnò il preva- muove, nella prima metà del Settecento, la
lere di una precettistica che, nei trattati del corrente leibniziana, a cui s’è fatto cenno da
tempo, andava anche oltre l’autentico pensie- principio nel parlare dell’opera Aesthetica di
ro di Aristotele e, p. es., con una pedantesca Baumgarten. Nello stesso movimento rientra
interpretazione, ne traeva le leggi dell’«unità il contributo estetico di Giambattista Vico, il
di tempo, di luogo e di azione», a cui avrebbe quale vede nella «sapienza poetica» la fase
dovuto sottostare rigidamente la tragedia. mattinale di quel «riflettere con mente pura»
Questo intellettualismo estetico s’incontrò che contrassegna la fase della maturità intel-
poi col razionalismo del filosofo delle «idee in- lettiva degli individui e dei popoli. «Il mondo
nate» e delle «idee chiare e distinte»: sicché fanciullo fu di nazioni poetiche»: e poetica è la
Aristotele e René Descartes guidarono concor- lingua, nel suo nascere dall’animo commosso
demente anche l’estetica francese verso il ri- dei popoli fanciulli, come poetiche sono le lo-
sultato dell’Art poétique (Paris 1674, tr. it. di P. ro astronomie, cosmologie, teologie, cioè l’ini-
Oppici, Arte poetica, Venezia 1995) di Nicolas ziale conoscere che si esplica faticosamente
Boileau, dove si prescrisse allo scrittore di dalle nebbie del senso e si libera dal peso
amare soprattutto la ragione, derivando esclu- dell’istinto. Se queste idee trovano qualche ri-
sivamente da questa ogni pregio della parola scontro con la «perfezione della cognizione
(«Aimez donc la raison: que toujours vos écrits sensibile», in cui Baumgarten riporrà la bellez-
empruntent d’elle seule et leur lustre et leur za, è da notare in Vico qualcosa al di là dell’au-
prix»: Art poétique, canto I, vv. 37-38). roralismo artistico che pur lo accomuna con le
Il distacco tra le poetiche dell’eros e le poeti- estetiche del tempo. In Gottfried Wilhelm Leib-
che del vero non fu così netto da impedire che niz e nei leibniziani il fatto estetico è ancora
si stabilissero contatti e contaminazioni. Già «perceptio»; in Vico è «produtivo». L’estetica
3713
VOLUMIfilosofia.book Page 3714 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

di quelli è ancora nell’orbita della «visione»; condiziona, lo accompagna, lo conclude, da


l’estetica di questo è già nell’orbita della Johann Joachim Winckelmann all’«Athenaeum»
«espressione». Nutrito di studi agostiniani e dei fratelli Schlegel (1799), ai Briefe di Friedrich
platonici, egli inizia l’esplicazione moderna Schiller, fino a Die Geburt der Tragödie (Leipzig
del tovko" di Platone e del verbum mentis di 1872, tr. it. di S. Giametta, La nascita della tra-
Agostino. gedia, Milano 199213) di Friedrich Nietzsche. Il
La «fantasia» di Vico è ormai la virtù espressi- Rinascimento italiano era stato alimentato
va dello spirito umano che s’adempie nell’im- dalla rievocazione delle estetiche di Platone e
magine «corpolenta», sintesi di materia e for- di Aristotele; il romanticismo tedesco è il rina-
ma, uscita di getto dall’incandescente vita del scimento dell’estetismo originario dei greci, la
sentimento. «I primi uomini delle nazioni gen- rivolta di Omero, Esiodo, Tirteo, Saffo, Eschi-
tili, come fanciulli del nascente genere umano lo, Sofocle contro il X libro della Repubblica di
[...], dalla loro idea criavan essi le cose, ma con Platone e contro la Poetica di Aristotele, spe-
infinita differenza però dal criare che fa Iddio. cialmente contro quella poetica da cui i pe-
Perocché Iddio, nel suo purissimo intendi- danti del Cinquecento e i loro eredi avevano
mento, conosce e conoscendole cria le cose; estratto le regole per imbrigliare la poesia. Lo
essi, per la loro robusta ignoranza, il faceano Sturm und Drang si propaga anche oltre que-
in forza d’una corpolenta fantasia. E perch’era sti limiti, e investe il romanticismo vero e pro-
corpolentissima, il faceano con una maravi- prio che, in tutta la sua estensione, è lotta con-
gliosa sublimità; tal e tanta che perturbava tro le regole classiche, nello stesso tempo in
all’eccesso essi medesimi, che fingendo le si cui vuol essere riscossa del classicismo auten-
criavano, onde furono detti poeti, che lo stesso tico, quale liberazione dello spirito nel senso
in greco suona che criatori» (Seconda Scienza universale della bellezza e dell’arte.
nuova, 1731, l. II). La produttività dell’atto I poteri creativi dello spirito umano, che Vico
umano interviene, per Vico, anche nella crea- aveva tentato di contenere nell’orbita della
zione della storia, nella quale l’uomo si rico- fantasia poetica, l’umana produttività che Vico
nosce. Interviene anche nella costituzione del- aveva controllata nella storia, con il romantici-
la scienza, perché il «vero», per lui, è legato, da smo eccedono da questi limiti e investono tut-
una parte al «certo», dall’altra parte al «fatto», to il reale, toccano i confini dell’assoluto. La
cioè a quello che l’uomo fa. Come poi il «fare» storia dell’umano diventa la storia dell’essere.
dell’arte si distingua dal «fare» della scienza, Il «genio» della poesia piega le forze ribelli, ri-
Vico non l’ha precisato. O meglio, non ha volu- conduce all’unità della forma la natura e lo
to precisarlo perché tutto il fare dell’uomo si spirito, il pensiero e l’estensione, l’infinito e il
struttura alla luce di un principio universale, finito, rivela il senso ultimo del tutto. Parlando
trascendentale: l’ordine, che è in primo luogo della patristica, s’è detto che Dio era il «genio»
ordine di Dio, operante ed efficiente in ogni dell’arte cristiana. Ora si soggiunge che il «ge-
conoscenza di cose così come in ogni cosa po- nio» è il dio dell’arte romantica: un dio laiciz-
eticamente e storicamente fatta. zato che presume di contenere nel suo potere
4. L’estetica dal romanticismo ai primi decenni del tutto quanto conteneva l’altro e geme sotto il
Novecento. – Nel romanticismo l’estetica, più peso dell’immane fatica.
che una disciplina particolare, è lo spirito di La filosofia non è fuori di questo movimento.
un’epoca della cultura che compie uno sforzo Criticismo e idealismo, fuori del moto roman-
ardito e tormentato per risolvere nell’arte tutta tico, sono incomprensibili. Già nella Kritik der
la vita e tutto l’essere. Tra le varie coordinate Urteilskraft (Berlin 1790, tr. it. di A. Bosi, Critica
nelle quali s’è tentato di ridurre all’unità un del Giudizio, Milano 1995) Immanuel Kant ave-
movimento tanto vario e complesso, ritengo va fatto presentire l’esito romantico, attribu-
più comprensiva quella che vede in esso la ri- endo alla bellezza la virtù di stabilire il terreno
evocazione, matura, riflessa, pienamente con- della conciliazione tra la sensibilità e l’intellet-
sapevole, dell’estetismo originario dei greci, il to, tra la necessità della natura e la libertà del-
quale era, invece, spontaneo, ingenuo, irrifles- lo spirito: i termini, appunto, tra cui le altre
so: lo stesso estetismo che i greci, nella loro due Critiche avevano scavato «un’immensa
maturità filosofica, avevano sconfessato. Il ne- frattura». Kant aveva anche fuggevolmente
oumanesimo tedesco non precede soltanto il suggerito, tra le sue molte buone ispirazioni
moto romantico, ma, oltre a precederlo, lo non seguite fino in fondo, che il fondamento di
3714
VOLUMIfilosofia.book Page 3715 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica


codesta unità dovesse concretarsi nell’idea di poranei, che riconducono il panlogismo hege-
un intelletto, che non fosse l’intelletto dell’uo- liano alle sue origini romantiche, danno con-
mo, per virtù del quale si operasse il congiun- ferma alla divinazione di Vincenzo Gioberti
gimento di ciò che la ragione pura dell’uomo che aveva visto il sistema di Hegel come un
dissocia e contrappone. Invece nel System des grande poema eterodosso, incapace di conte-
transzendentalen Idealismus (a cura di H.D. nere la verità nel ciclo compiuto di una mito-
Brandt - P. Muller, Hamburg 1992, tr. it. e ap- logia intellettuale (Protologia, vol. I, Torino
parati di G. Boffi, Sistema dell’idealismo trascen- 1857-58, p. 86).
dentale, Milano 2006) di Friedrich Wilhelm Jo- Molti ed essenziali gli acquisti dell’estetica nel
seph Schelling codesto intelletto sovrasensi- periodo romantico: la sintesi artistica di parti-
bile si risolve interamente nel genio dell’arti- colare e universale, di corporeo e spirituale,
sta che, quale organo dell’assoluto, svela di concepita, prima che quale fatto di visione,
questo l’intima essenza, indistinzione di idea- quale fatto di espressione, dovuto alla potenza
le e sensibile, di pensiero ed estensione, di creatrice del «genio»; l’intellettualismo esteti-
spontaneità irriflessa e di consapevolezza. co corretto con l’integrazione delle forze vive e
L’interesse estetico sembra estraneo allo operanti del «sentimento»; lo stile definito
scritto Über den Begriff der Wissenschaftslehre quale volontaria determinazione del sensibile,
oder der sogenannten Philosophie, Grundlage der sottratto alla necessaria limitazione a cui ogni
gesamten Wissenschaftslehre (1794-95, tr. it. a cosa particolare va soggetta nel determinismo
cura di F. Costa, Sul concetto della dottrina della cosmico; la storicità dell’arte sottratta a un
scienza. Fondamenti dell’intera dottrina della processo naturalistico di nascita, crescita, ma-
scienza, Roma-Bari 19932) di Johann Gottlieb turazione, decadenza e morte, e ricondotta in-
Fichte: ma il potere assoluto dell’io trascen- vece alla varia struttura delle epoche e alla in-
dentale, che crea il non io per esprimervi la dividualità dello spirito dei popoli; sottratta la
sua libertà morale, si traduce nella magia valutazione artistica all’unità di misura della
dell’ispirazione poetica di Novalis, nella libera bellezza ideale ed educato «il gusto dei gusti»,
creatività dell’artista che in Friedrich Schlegel quale attitudine a rivivere in sé le varie condi-
e in Johann Ludwig Tieck lancia fuori di sé dei zioni spirituali delle epoche remote e a godere
mondi, per annullarli dispoticamente e sor- conseguentemente dell’espressione artistica a
montare ironicamente la finitezza di ogni sua ciascuna epoca proporzionata. Questi e molti
opera con un’orgogliosa affermazione d’infini- altri motivi del messaggio romantico, varia-
tà. E come non riconoscere una consanguinei- mente eseguiti di autore in autore, di paese in
tà tra il poeta-titano del romanticismo e lo spi- paese, non sempre pervenendo a chiara con-
rito assoluto di Hegel? Invero, in Hegel l’arte sapevolezza e a coerente formulazione, attra-
non è ultima nella dialettica dello spirito asso- versano tutto l’Ottocento e giungono fino a
luto, ma, concepita quale «idealità sensibile» noi con un margine chiaroscurale nel quale
o «spiritualità formata», essa prelude in modo hanno modo di esplicarsi intuizioni geniali e
imperfetto al momento definitivo in cui l’asso- arbitri disordinati.
luto si possiede nella purezza del concetto fi- Il difetto essenziale dell’anima romantica sta
losofico. Anzi, nel divenire storico supposto da nella mancata definizione dei limiti tra l’este-
Hegel, l’arte è destinata a morire, risolvendosi tico e il teoretico, tra la fantasia e la realtà, tra
nella scienza e nella filosofia e, in questo fine l’arte e la filosofia. Kierkegaard, romantico egli
che l’attende, sembra anche segnato un desti- stesso, è a cavallo tra il romanticismo e i tempi
no di morte all’estetismo romantico. Ma, a ben nuovi: egli vede, con nitida chiarezza, che il pu-
vedere, il logo hegeliano è il vero erede della ro estetismo porta alla disperazione (si pensi
poesia romantica, perché assolve nell’imma- a Friedrich Hölderlin e a Nietzsche). Lo stato
nenza dell’atto umano lo stesso compito che estetico è, per Søren Kierkegaard, lo stato del-
s’era assunto il genio dell’arte: la potenza la «rana elettrizzata» che si dibatte inutilmen-
dell’umana specie, che Johann Wolfgang Goe- te, senza poter organizzare i movimenti per eli-
the cantava transustanziata nel poeta e resa minare la causa delle sue convulsioni. Dal-
capace di dare un ritmo all’indifferente caos l’«ironia» romantica all’«angoscia» esistenzia-
della natura, riscuote in Hegel il vigore che listica il passaggio è una conseguenza fatale. Il
conferisce un ritmo unitario al cosmo logico, romanticismo, che tanto ha contribuito al pro-
perfetto come un’opera d’arte. I critici contem- gresso del concetto dell’arte e alla definizione
3715
VOLUMIfilosofia.book Page 3716 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

della sua autonomia, trasmette ai tempi nuo- una Gestaltsästhetik, o estetica del come (wie).
vi, insoluto, il problema dei rapporti dell’atti- Alla prima interessano le condizioni storico-
vità estetica con le altre attività dello spirito: psicologiche dell’espressione artistica, alla se-
problema che non sarebbe risolto, ma riusci- conda importa la sola figurazione sensibile,
rebbe esasperato e produrrebbe un’esaspera- cioè importano i valori tattili o quelli della pu-
zione del problema della vita e della realtà, ra visibilità o gli elementi contrappuntistici e
qualora l’autonomia dell’arte esorbitasse tonali dell’esecuzione musicale. Quanto
nell’egemonia dell’arte e tutto l’umano accet- all’estetica della forma, si parte da Johann
tasse, come spesso è avvenuto in sede roman- Friedrich Herbart, che si oppone all’estetica
tica, una risoluzione nel puro estetico. metafisica di Hegel, si passa attraverso il con-
Nei giorni più vicini a noi si assiste all’esorbi- tributo storico di Robert Zimmermann, si toc-
tare dell’estetico che, come ultima conseguen- ca l’alto contributo critico di Francesco De
za della spinta romantica, invade tutto l’uma- Sanctis, si discende fino a noi attraverso l’ela-
no. Da una parte l’arte si pone come metafisi- borazione di Eduard Hanslick, Conrad Fiedler,
ca, penetrazione del senso ultimo della realtà, Gottfried Semper, Heinrich Wölfflin e del pri-
potenza unica che può scoprire l’essenza delle mo Bernard Berenson. Gran parte della critica
cose e toccare il fondo dell’essere. Dall’altra d’arte in Italia dà tuttora ragione dell’opera ar-
parte la filosofia cala nella forma dell’arte e, tistica in base a elementi plastici, spaziali, co-
definendosi quale Kunstphilosophie, secondo il loristici, tonali seguendo le modulazioni della
termine di Karl Jaspers (Philosophie, vol. III, Ber- sensibilità nel ritmo compositivo dei singoli e
lin 1932, p. 192, tr. it. a cura di U. Galimberti, nella singolarità delle opere. Dalla parte dei
Filosofia, Torino 1996, 3 voll.), rinuncia ad esse- valori storico-psicologico-ambientali stanno
re «pensiero sull’arte» per farsi «pensiero movimenti di varia ispirazione, tra cui l’esteti-
nell’arte», cioè attività fabulatrice che chiude ca del positivismo che con Hippolyte Taine ri-
la visione cosmica e metafisica nell’allucinan- conduce l’arte a un teorema di meccanica psi-
te e fatua evidenza del mito poetico o scompo- cologica, legata ai tre fattori concorrenti della
ne la realtà in una fenomenologia, degna più razza, dell’ambiente e del momento; la critica
delle scene teatrali e delle pagine di un ro- filologico-biografica che indugia in ricerche
manzo, che delle pagine di un trattato filosofi- erudite per ricostruire documenti storici e in-
co. Su questa base estetica s’intrecciano, si terpretarli, accertare date e attribuzioni, rivela-
confondono, interferiscono mille altre linee di re condizioni d’ambiente e psicologiche degli
tensione dell’estetica contemporanea. Solitu- autori; lo storicismo degli epigoni di Wilhelm
dine o coralità? Espressione o impressione? Dilthey che si servono specialmente dall’arte
Ermetismo o comunicazione? Amore o dispet- per individuare e qualificare le epoche e le sfe-
to cosmico? Realismo o astrattismo? Pura es- re storiche o i cicli di civiltà, o con Max Dvorák
senzialità o vivo riflesso esistenziale? Pura identificano la storia dell’arte con la storia del-
conversazione di oggetti o riecheggiamento la cultura (Kunstgeschichte als Geistesgeschichte).
emotivo di un’intera umanità? I poli estremi di Sigmund Freud e i suoi seguaci hanno modo
queste antinomie trovano, nella modernità, di esercitarsi in quella corrente che, abbon-
interpreti che esasperano l’unilateralità e dante di contributi specialmente in Francia,
prendono un brandello del vero per la verità scava nell’inconscio per scoprirvi le condizioni
totale. I poeti, gli artisti, con le loro poetiche, neuriche, i depositi ancestrali, i complessi ero-
cioè con i loro conati di riflessione sull’arte e tici da cui dovrebbe derivare l’arte, come for-
con le loro intenzioni presupposte alle opere, ma deviata o sublimata degli istinti profondi
si aggiungono ai filosofi e aggiungono qualche che si agitano nel sottosuolo e determinano in
volta esperienze nuove e profonde, più spesso superficie le apparizioni della bellezza.
inquietudine all’inquietudine degli spiriti. Da questa parte si pone anche l’estetica marxi-
Per recare un po’ d’ordine in tanta complessità sta, che applica al rapporto contenuto-forma il
si isola, qui di seguito, uno dei problemi più rapporto dialettico struttura-sovrastruttura: la
significativi dell’estetica contemporanea. In- priorità dell’essere sociale sulla coscienza cor-
terno o esterno? Valori formanti o valori for- risponde in arte alla priorità del contenuto ri-
mali? Sentimento o forma? In sintesi si può di- spetto alla forma, cosicché si sostiene che le
re che, nella modernità, a una Gehaltsästhetik, grandi innovazioni formali in arte conseguono
o estetica del che cosa (was), si contrappone necessariamente ai mutamenti sociali e cultu-
3716
VOLUMIfilosofia.book Page 3717 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica


rali della vita umana nella storia, che costitui- plementari che, in tanto valgono alla com-
scono la sostanza delle opere d’arte. Di qui la prensione dell’arte, in quanto si integrino vi-
polemica dell’estetica marxista contro il for- cendevolmente. A salvare l’estetica formale e
malismo decadente dell’ultima arte borghese, l’estetica psicologica dalla unilateralità del lo-
e l’affermazione del realismo come costante ro atteggiamento vale la sintesi di Croce che,
artistica (cfr. G. Lukács, Karl Marx und Friedrich dai primi decenni del nostro secolo, si è anda-
Engels als Literaturhistoriker, Berlin 1948, tr. it. ta imponendo nel pensiero contemporaneo.
di C. Cases, Il marxismo e la critica letteraria, To- La creatività vichiana, attraverso l’esperienza
rino 1953, pp. 9-18). Anche la formula del rea- idealistico-romantica, frutta il concetto crocia-
lismo, come ogni altra formula, non va presa no dell’arte come espressione, estrinsecazio-
in senso dogmatico. Basta ad Antonio Banfi, ne dell’interno, immediata apprensione
come criterio universale, l’idea dell’esteticità, in- dell’immagine sensibile, in cui materia e for-
tesa non come rappresentativa di un’astratta ma si fondono in indissociabile realtà. L’e-
essenza, ma come esigenza di connettere in un spressione-intuizione fantastica, primo grado
sistema sempre più ampio e vario di rapporti dell’attività teoretica dello spirito, è legata alla
l’esperienza artistica, perché l’estetica possa concretezza individuale dell’immagine, distin-
tutta risolversi, senza disperdersi, nella feno- guendosi dalla concezione logica che, in un
menologia dell’arte, unica maniera concreta di grado ulteriore della teoresi, coglie l’universa-
cogliere il fatto artistico (cfr. A. Banfi, L’espe- le. L’attività teoretica, nei suoi due gradi este-
rienza estetica e la vita dell’arte, in «Studi filoso- tico e logico, si distingue poi dalle forme col-
fici», 4, 1940, pp. 353-387). E Galvano Della laterali, economica e morale, dell’attività pra-
Volpe, polemizzando contro ogni estetica ra- tica. Negli scritti posteriori all’Estetica (Bari
zionalistica e concettualistica, afferma la ne- 1902), con il concetto della «circolarità» delle
cessità di studiare il fenomeno artistico senza forme dello spirito, Croce intendeva soddisfa-
nessuna categoria a priori, connettendolo con re l’esigenza dell’unità, correggendo quanto di
i fatti storici che l’accompagnano, così come fa troppo rigido e meccanico poteva risultare
con il suo oggetto ogni ricerca che voglia esse- dalla dottrina dei gradi e dell’autonomia del
re scientifica (G. Della Volpe, I problemi e il me- grado iniziale rispetto al successivo; con il
todo di un’estetica materialista, in «Il pensiero concetto di «liricità» immetteva il colore e il
critico», 2, 1951, pp. 105-123). calore del sentimento nella teoreticità
L’estetica di John Dewey, pur costituita sui dell’espressione artistica; con il concetto di
presupposti naturalistici dell’autore, tende a «cosmicità» diffondeva in universale valore il
superare la dualità forma-contenuto riportan- particolarismo dell’intuizione estetica. Con-
do l’arte all’esperienza, anzi concependola co- temporaneamente, nello svolgimento del si-
me unità dell’esperienza nella sua forma più stema in rapporto alle altre forme dell’attività
elevata, come le cime dei monti sono la mede- spirituale, Croce andava definendo il carattere
sima terra in una delle sue manifestazioni (cfr. della filosofia quale «metodologia della sto-
J. Dewey, Art as Experience, New York 1934, tr. riografia», precisando il carattere individuale
it. di A. Granese, L’arte come esperienza, Firenze del concetto-concreto e del giudizio storico,
1952 [nuova ed. 1995], p. 8). «La forma è carat- quest’ultimo identificato, senza residuo, con il
teristica di ogni esperienza»; è l’esperienza giudizio filosofico. Mentre il particolare
che, a opera delle forze vitali che la pervadono, dell’intuizione estetica, con la dottrina della
raggiunge la propria unità. «L’arte, nel suo «cosmicità», si apriva a un valore d’universali-
senso specifico, stabilisce più deliberatamen- tà, l’universale del giudizio filosofico si concre-
te e pienamente le condizioni che producono tava nell’individualità dell’intuizione storica,
questa unità» (ibi, p. 162). con la difficoltà di segnare una differenza tra la
È gradito vedere nell’estetica dell’idealismo teoresi artistica e la teoresi storico-filosofica.
italiano, quale si andò svolgendo nella prima Nella prima Estetica l’autonomia dell’arte e la
metà del nostro secolo, una remora posta a distinzione dei gradi erano stabilite a scapito
tante visioni parziali e una sintesi avviata tra del presupposto idealistico dell’unità e asso-
gli elementi dissociati e sconnessi dall’angu- lutezza dello spirito in ogni suo momento e at-
stia d’interpretazioni unilaterali. Ispirazione to; negli scritti posteriori, l’unità dello spirito
ed esecuzione, sentimento e forma, fattori psi- assoluto è ristabilita a scapito dell’autonomia
cologici e fattori stilistici, sono elementi com- delle forme dell’attività conoscitiva, la quale
3717
VOLUMIfilosofia.book Page 3718 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sembra non potersi realizzare altrimenti che stingue l’arte, e in tal caso si ottiene il teoreti-
nella concretezza cosmica dell’intuizione arti- co e il filosofico senza nulla aggiungere
stica, sì che, come Croce aveva fatto in uno dei all’estetico, anzi devitalizzando l’estetico; ov-
suoi saggi giovanili, la storia o la filosofia vie- vero l’autocoscienza, come parrebbe necessa-
ne ricondotta al concetto generale dell’arte rio, conserva nella purezza e nella pienezza
(Storia ridotta al concetto generale dell’arte, Na- dell’atto la viva attualità del sentimento puro,
poli 1893). La neutralità del giudizio storico e in questo caso la filosofia si consuma tutta in
crociano, il quale tutto «giustifica», senza far arte.
giustizia di ciò che nella storia è moralmente L. Stefanini
negativo rispetto a un giudizio di valore, ci ri- III. L’ESTETICA FILOSOFICA NELLA SECONDA METÀ DEL
porta infatti a un fondamentale atteggiamento NOVECENTO. – 1. La fine dello storicismo e il marxi-
estetico della storiografia di Croce, che è come smo. – Nella prima estetica di György Lukács,
dire che ci riporta a un fondamentale atteggia- non priva di influenze simmeliane, le forme co-
mento esteticistico della sua filosofia. L’hegelia- stituiscono quelle strutture di senso attraverso
na identità di reale e ideale, trasferitasi nel le quali l’uomo tenta di trasformare il caos del
concetto-concreto di Croce, ci dà ragione della flusso vitale in cosmo, in un processo che è
«cosmicità» dell’intuizione lirica, sintesi di destinato peraltro sempre al fallimento (e che
sensibilità e di universalità, non ci dà ragione si manifesta in maniera peculiare nella trage-
dell’idea con cui la ragione interpreta, valuta, dia dell’esistenza umana, in cui Dio si è ritirato
giudica il concreto divenire della storia e del dalla scena e ne è divenuto spettatore: così in
cosmo. Il lascito dell’idealismo romantico re- Die Seele und die Formen (Berlin 1911, tr. it. a
sta anche in Croce un problema insoluto. cura di S. Bologna, L’anima e le forme, Milano
Non molto diverso è l’epilogo dell’estetica di 1991) e in Die Theorie des Romans (in «Zeit-
Gentile (Filosofia dell’arte, Firenze 1931), quan- schrift für Ästhetik und allgemeine Kunstwis-
tunque egli intenda fin dall’inizio di non creare senschaft», 2, 1916, tr. it. a cura di G. Raciti, Teo-
compartimenti stagni tra le attività spirituali e ria del romanzo, Milano 2004). L’estetica suc-
nell’arte veda null’altro che l’aspetto o il mo- cessiva del filosofo ungherese invece si collo-
mento della soggettività che ritrae a sé l’ogget- ca interamente sotto il segno del marxismo
to, nato dal suo potere creativo, per arderlo (Beiträge zur Geschichte der Ästhetik, Berlin
nella fiamma del sentimento generatore. Co- 1954, tr. it. di E. Picco, Contributi alla storia
me poi l’atto puro del soggetto risolve in sé dell’estetica, Milano 1957; Prolegomeni a un’este-
ogni realtà, così gli altri momenti in cui si tica marxista, tr. it. di F. Codino e M. Montinari,
compie la dialettica dello spirito, quello reli- Roma 1957; Ästhetik. Teil I: Die Eigenart des
gioso e quello filosofico, restano investiti dalla Ästhetischen, Neuwied-Berlin 1963, 2 voll., tr. it.
forma dell’arte, nella quale, a sua volta, circo- di A. Solmi - F. Codino, Estetica, Torino 1970, 2
lano gli altri elementi pratici, teoretici, religio- voll., ed. ridotta a cura di F. Fehér, tr. it. di A.
si, che costituiscono la nostra intera umanità Solmi, Torino 1975, 2 voll.). Al centro della
e alimentano incessantemente la fiamma proposta lukácsiana vi è ora la nozione di «ris-
dell’arte. Ma, se il soggetto nella sua attualità pecchiamento», che indica l’aspetto mimetico
costituisce la totalità dell’essere, per quale ra- peculiare della produzione artistica. Tale mi-
gione lo spirito deve superare il momento del- mesi è qui strettamente funzionale al pro-
la soggettività, che è il momento dell’arte, e gramma di un «realismo critico», e quindi non
conquistarsi, attraverso l’oggettivazione reli- ha carattere meramente riproduttivo, bensì è il
giosa, nell’autocoscienza filosofica? Gentile ri- medium della «partiticità» dell’artista. Diver-
sponde che qui è la vera attualità della co- samente da Ernst Bloch, che aveva cercato una
scienza e che il momento estetico e quello re- sintesi fra l’irrazionalismo filosofico e l’avan-
ligioso sono inattuali, perché la coscienza me- guardia artistica sotto il segno dell’utopia,
dia l’opposizione di soggetto e oggetto, e la ri- l’estetica matura di Lukács vede in entrambi i
solve nella chiara consapevolezza dell’appar- fenomeni un segno di decadenza e un’espres-
tenenza dell’oggetto al potere creativo della sione del capitalismo nella sua fase imperiali-
soggettività. A ciò pare ovvio doversi replicare stica. Va detto peraltro che lo stesso Bloch, ne-
che, o l’autocoscienza filosofica, per distin- gli anni successivi alla seconda guerra mon-
guersi comunque dall’attività estetica, viene diale, avrebbe mostrato un avvicinamento
privata di quel calore emotivo che contraddi- sempre più evidente ai temi e ai metodi del
3718
VOLUMIfilosofia.book Page 3719 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica


materialismo dialettico, anche se in termini fruizione, avrebbe poi indotto Benjamin, dalla
non ortodossi (Das Prinzip Hoffnung, Frankfurt seconda metà degli anni trenta, a verificare la
am Main 1959, 5 voll., tr. it. di E. De Angelis - trasformazione dell’estetico (Das Passagen-
T. Cavallo, Il principio speranza, Milano 1994). Werk, Frankfurt am Main 1982, tr. it. di R. Solmi
In Italia, un progetto di estetica chiaramente et al., Parigi, capitale del XIX secolo, Torino
ispirata al materialismo storico è stato propo- 1986) e la portata (potenzialmente emancipa-
sto da Della Volpe (Critica del Gusto, Milano tiva, ancorché inquietante) della «perdita
1960), nella quale un ruolo centrale, contro le dell’aura» dell’opera d’arte nell’età contempo-
prospettive misticheggianti che sarebbero ranea, allorché essa si fa tecnicamente ripro-
proprie di ogni forma di storicismo, da Vico a ducibile, e si affermano generi artistici inediti
Croce, è svolto dall’analisi semiotica del pro- come il cinema e la fotografia (Das Kunstwerk
dotto artistico: in ciò consisterà anzi per Della im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbar-
Volpe il tratto di scientificità nell’interpreta- keit, Frankfurt am Main 1955, tr. it. di E. Filippi-
zione dei linguaggi dell’arte. ni, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibi-
2. Benjamin e la Scuola di Francoforte. – Sono lità tecnica, Torino 1966).
molteplici le componenti che confluiscono nel L’estetica svolge un ruolo di primo piano nella
pensiero di Walter Benjamin: oltre al marxi- speculazione dei pensatori raccolti intorno
smo, in esso si possono riscontrare elementi all’Istituto per la ricerca sociale di Francoforte,
di neokantismo, fenomenologia, sociologia, e poi esuli negli Stati Uniti d’America. Essa ad-
oltre che di messianismo ebraico. La disserta- dirittura occupa il centro della filosofia di Theo-
zione Ursprung des deutschen Trauerspiels (Ber- dor Wiesengrund Adorno, a partire dalla dis-
lin 1928, tr. it. di E. Filippini, Il dramma barocco sertazione su Kierkegaard (Kierkegaard: Kon-
tedesco, Torino 1991), clamorosamente respin- struktion des Asthetischen, Tübingen 1933, tr. it.
ta come scritto di abilitazione, è preceduta da di A. Burger Cori, Kierkegaard. La costruzione
una difficile «premessa gnoseologica», in cui il dell’estetico, Milano 1983), il cui pensiero costi-
metodo benjaminiano contrappone «verità» a tuisce un modello di ontologia incentrata sul-
«conoscenza», e sviluppa una teoria del- la soggettività e sull’individualità. Certo, per
l’«idea» come costellazione, funzionale poi allo Adorno, è stato il pensiero di Hegel il più pro-
studio di un genere letterario apparentemente fondo tentativo teorico di comprendere e assi-
minore, ovvero il «dramma luttuoso» milare l’eterogeneo, il negativo; ma se deve es-
(Trauerspiel) dell’età barocca. Qui è la figura sere riconosciuto l’indubbio merito storico
dell’allegoria – da Benjamin rivalutata contro la della dialettica hegeliana per la comprensione
tradizione idealistico-romantica – a esprimere del reale, di essa andrà invece corretto l’anda-
il carattere per certi aspetti arbitrario del sen- mento «positivo», sfociante nel trionfo della
so attribuito alla realtà dall’individuo moder- conciliazione (Negative Dialektik, Frankfurt am
no, impegnato nel vano tentativo di ricompor- Main 1966, tr. it. di C.A. Donolo, Dialettica ne-
re la varietà delle cose in una totalità. Negli gativa, Torino 1982). Di qui dunque la natura
anni successivi Benjamin avrebbe dedicato al volutamente antisistematica del programma
tema della filosofia della storia una serie di adorniano, e anche la peculiarità stilistica del-
scritti brevi, miranti a riconoscere nel patrimo- la sua prosa filosofica («paratassi»). Secondo
nio della cultura il frutto di una «storia della la monumentale e incompiuta Ästhetische The-
violenza» e di una «schiavitù senza nome»: orie (postuma, Frankfurt am Main 1970, tr. it. di
donde, per esempio, l’interpretazione di un di- E. De Angelis, Teoria estetica, Torino 1977), l’ar-
pinto di Paul Klee del 1920, raffigurante un an- te – secondo l’espressione di Stendhal – è
gelo che vola all’indietro. Per Benjamin, esso è «promessa di felicità». Essa però corre oggi il
l’angelo dall’esistenza effimera che, secondo rischio di trasformarsi in un processo mera-
una leggenda talmudica, è in grado di serbare mente consolatorio, perché la «cultura affer-
memoria di un’esistenza caduca, travolta dalla mativa», le modalità di comunicazione della
vicenda storica (cfr. la raccolta Angelus Novus, società capitalistica e in generale gli strumenti
tr. it. di R. Solmi, Torino 1995). Il tentativo di di trasmissione della cultura di massa ottun-
rendere conto di un’esperienza estetica sem- dono la coscienza critica. Nella Dialektik der
pre più emancipata dalla dimensione cultuale, Aufklarung (Amsterdam 1947, tr. it. di R. Sol-
e insieme collocata sullo sfondo di rinnovati mi, Dialettica dell’illuminismo, Torino 1997)
rapporti tra la produzione dell’opera e la sua Adorno, insieme con Max Horkheimer, può co-
3719
VOLUMIfilosofia.book Page 3720 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sì affermare che l’industria culturale altro non Husserl, aveva posto il problema di una fonda-
sarebbe se non un gigantesco apparato in gra- zione dell’estetica a partire dalle operazioni
do di operare, sotto una parvente tolleranza, che fanno dell’oggetto un «oggetto estetico».
una subdola manipolazione delle coscienze, Secondo gli estetologi di formazione fenome-
fino a diventare humus del totalitarismo politi- nologica, l’esteticità non attiene alle cose co-
co: «Il borghese desidera che l’arte sia volut- me loro proprietà intrinseca, ma va intesa qua-
tuosa e la vita ascetica; il contrario sarebbe le prodotto di atti da parte del soggetto attra-
meglio». Il contenuto di verità dell’estetico an- verso cui questo attribuisce una struttura si-
drà piuttosto ricercato nella grande arte: essa gnificativa alle modalità del loro apparire.
è tale proprio perché non si limita a rispec- L’opera d’arte viene così intesa quale cosa
chiare processi sociali. Se la sua forma per un sensibile e materiale, e insieme oggetto esteti-
verso non può che essere effettivamente co costituito da atti intenzionali che ne fanno
espressione di tali movimenti storici, dall’altro emergere il valore (né univocamente oggettivo
l’opera conserva qualcosa come una traccia, né astrattamente soggettivo). Le indagini con-
una possibilità della loro negazione, insomma dotte dai fenomenologi di lingua tedesca nel
la possibilità di gettare uno sguardo in contro- secondo Novecento (F. Kaufmann, Oskar Bec-
luce sul mondo, dando voce al negativo. Sic- ker, Nicolai Hartmann la cui Ästhetik fu pubbli-
ché il valore dell’arte non consisterà tanto nel- cata postuma, Berlin 1953, tr. it. di M. Cacciari,
la sua capacità di esibire contenuti di impegno L’estetica, Padova 1969) – ma anche dal polac-
(come voleva p. es. Bertolt Brecht), quanto nel co Roman Ingarden, che nella seconda metà
permettere a questi contenuti di agire in modo del secolo ha approfondito le ricerche sull’on-
innovativo sulla stessa forma. Ulteriori contri- tologia dell’opera letteraria inaugurate con
buti dell’estetica adorniana si possono trovare Das literarische Kunstwerk (Tübingen 19724, tr.
nei suoi studi di estetica musicale (oltre a it. Fenomenologia dell’opera letteraria, Milano
quelli su Wagner, Mahler e Beethoven, si ricor- 1968) si sono così concentrate di preferenza
di la Philosophie der neuen Musik, Tübingen sul tema dell’oggetto estetico e della fruizione
1949, tr. it. di G. Manzoni, Filosofia della musica estetica.
moderna, Torino 2002) e in una grande quanti- In area francese, le estetiche di matrice feno-
tà di saggi (citeremo qui solo Note per la lette- menologica hanno influenzato studiosi
ratura, Torino 1979, 2 voll. e Ohne Leitbild. Par- dall’approccio e dagli interessi assai differenti.
va Aesthetica, Frankfurt am Main 19693, tr. it. di Benché non sia dato ritrovare nei testi di Mau-
E. Franchetti, Parva aesthetica, Milano 1979). rice Merleau-Ponty un’estetica come ricerca
Sempre nell’ambito della Scuola di Francofor- disciplinare su una determinata classe di og-
te, particolare attenzione al ruolo dell’arte nel- getti, l’arte è nel suo impianto fenomenologi-
la società del capitalismo avanzato ha segnato co uno dei luoghi principali dell’originaria
anche la filosofia di Herbert Marcuse (Eros and esperienza del mondo. A differenza delle
Civilization, Boston 1966, tr. it di L. Bassi, Eros scienze esatte, la filosofia e soprattutto l’arte
e civiltà, Torino 2001; One-dimensional Man, non debbono esprimere idee già formate, ben-
Boston 1964, tr. it. di L. Gallino - T. Giani Gal- sì suscitare quelle percezioni da cui soltanto
lino, L’uomo a una dimensione, Torino 1991). possono scaturire, formandosi, le idee. In tal
Marcuse rinviene nella dimensione «ludica» modo (Le doute de Cézanne, in Sens et Non-sens,
dell’esperienza estetica un luogo in cui l’uomo Paris 1948, pp. 15-44, tr. it. di P. Caruso, il dub-
contemporaneo, la cui esistenza oscilla fra il bio di Cézanne, in Senso e Non-senso, Milano
conformismo e l’alienazione, può fare espe- 1962, pp. 27-44), un’opera riesce, è cioè vera-
rienza di autentica libertà (La dimensione esteti- mente tale, allorché trasforma una realtà
ca, ed. it. a cura di P. Perticari, Milano 2002), amorfa in realtà dotata di senso: «L’artista è
pur nella consapevolezza che la società «uni- colui che fissa e che rende accessibile ai più
dimensionale» della ragione strumentale e “umani” fra gli uomini lo spettacolo di cui fan-
della tecnologia applicata tende a inglobare no parte senza vederlo». Inoltre, per Merleau-
dentro di sé ogni ideale che ambisca a confu- Ponty, al livello della percezione primordiale e
tarne i fondamenti, integrandolo nel sistema e originaria, che l’arte esprime, non sussiste né
nel mercato. una contrapposizione fra pensiero e visione né
3. Sviluppi dell’estetica fenomenologica. – La feno- una distinzione fra i sensi. In altri termini l’arte
menologia, a partire dallo stesso Edmund cerca di riprodurre l’originaria e spontanea
3720
VOLUMIfilosofia.book Page 3721 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica


percezione totalizzante delle forme, secondo trambi postumi). Anche Formaggio ha colloca-
una necessità ulteriormente ribadita nel sag- to al centro della propria riflessione la distin-
gio L’oeil et l’esprit (Paris 1964, tr. it. di A. Sor- zione fra «esteticità» e «artisticità», declinan-
dini, L’occhio e lo spirito, Milano 1989). Secondo dola tuttavia nei termini di una vera e propria
Le visible et l’invisible (Paris 1964, tr. it. di A. Bo- contrapposizione, e sviluppando quindi le sue
nomi, riveduta da M. Carbone, Il visibile e l’invi- tesi in rapporto soprattutto con le vicende del-
sibile, Milano 1993), poiché il mio corpo è sem- la recente storia dell’arte. Rifacendosi alla tesi
pre insieme vivente e visibile, la visione si fa hegeliana, Formaggio sostiene così che l’arte
nelle cose. Il visibile emerge da uno sfondo in- destinata a «morire» è quella ancorata a un
visibile che il visibile manifesta e rende pre- concetto estetico e a un’astratta concezione
sente nella sua latenza e assenza. Ed è proprio del bello; per contro, l’arte che continua a es-
nell’arte che viene a manifestazione il rappor- sere praticata è quella che, abbandonato il
to quasi-dialettico di invisibilità e visibilità: concetto di bello, prende a proprio riferimento
nel fenomeno artistico appare infatti l’appari- l’artisticità quale esito felice di una prassi tec-
re stesso. Per contro, Mikel Dufrenne in Phé- nica (Fenomenologia della tecnica artistica, Mila-
noménologie de l’expérience esthétique (Paris no 1953, Parma 1979; La «morte dell’arte» e
19923, 2 voll., tr. it. del vol. I di L. Magrini, Fe- l’estetica, Bologna 1983; Problemi di estetica, Pa-
nomenologia dell’esperienza estetica, Roma 1969) lermo 1991). Nell’ambito della scuola di Mila-
ha elaborato un’estetica incentrata sul ruolo no, il progetto di un’estetica fenomenologica è
dello spettatore, volta cioè a comprendere il stato proseguito, nella generazione successi-
momento della percezione prima che quello va, da Gabriele Scaramuzza e Stefano Zecchi.
della produzione dell’opera d’arte. Ciò non si- Quanto all’area bolognese, dopo aver incen-
gnifica peraltro sottovalutare il momento cre- trato la propria attenzione sulla questione di
ativo, poiché lo stesso artista si fa spettatore Autonomia ed eteronomia dell’arte (Milano
della propria opera nel corso del processo cre- 1992), Luciano Anceschi, animatore de «il Ver-
ativo. Negli scritti successivi (tra cui ricordia- ri» e di «Studi di estetica», ha lavorato al pro-
mo il Trattato di estetica, curato insieme a Dino getto di una «nuova fenomenologia critica di
Formaggio, Milano 1981, 2 voll.) Dufrenne, ol- orientamento pragmatico»: tanto nelle poeti-
tre ad approfondire le implicazioni ontologi- che, quanto nel pensiero estetico-filosofico è
che dell’estetica fenomenologica, ha aperto le dato secondo Anceschi di rinvenire la tenden-
sue indagini alla considerazione degli aspetti za a isolare il fatto estetico, insieme con l’op-
sociologici dell’arte, in primo luogo le sue esi- posta inclinazione a fondare l’arte nelle rela-
genze libertarie e utopiche. zioni che essa intrattiene con le altre forme
Nell’ambito dell’estetica italiana, la fenome- della cultura (Fenomenologia della critica, Bolo-
nologia è stata – soprattutto nel secondo do- gna 1966; Il caos, il metodo, Napoli 1981; Gli
poguerra – praticata soprattutto come stru- specchi della poesia, Torino 1989).
mento atto a superare le aporie dell’idealismo. 4. Dalla filosofia dell’esistenza all’ermeneutica. –
Il pensiero estetico di Antonio Banfi, in questo L’apparente disinteresse dell’esistenzialismo
senso, si è sviluppato dall’integrazione del per l’elaborazione di una teoria dell’arte, forse
metodo fenomenologico con quello trascen- con la parziale eccezione del Jean-Paul Sartre
dentale, sicché Banfi ha individuato la sfera di Situations I-IV (Paris 1947-64, tr. it. di L. Ara-
estetica non tanto a partire dalla questione no-Cogliati et al., in Che cos’è la letteratura, Mi-
circa l’essenza dell’opera d’arte, quanto in ba- lano 1995), non ha impedito lo svolgimento, in
se all’idea di esteticità che si viene configuran- alcuni dei protagonisti della filosofia dell’esi-
do nell’incontro fra l’io e il mondo (Vita dell’ar- stenza, di riflessioni attente alla concreta
te, Milano 1947, ora in Opere, vol. V, Reggio esperienza artistica. In Martin Heidegger, do-
Emilia 1986 ss.). L’ultima fase della riflessione po la cosiddetta «svolta» in direzione di una
estetica di Banfi è stata segnata dalla sua ade- concezione dell’essere inteso non più nei ter-
sione al marxismo: sicché fra i concreti proce- mini di una definizione essenziale, ma in ter-
dimenti attraverso cui ha luogo l’esperienza mini di Ereignis («evento» e «accadimento»),
estetica assumono nella sua ricerca grande si nota una nuova attenzione per il fenomeno
peso quelli legati alla funzione sociale dell’ar- artistico, al di fuori delle angustie disciplinari
te (cfr. I problemi di un’estetica filosofica, Milano- dell’estetica tradizionalmente intesa. L’acca-
Firenze 1961 e Filosofia dell’arte, Roma 1962, en- dere dell’essere, il suo darsi come evento av-
3721
VOLUMIfilosofia.book Page 3722 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

viene infatti per eccellenza nella poesia e perdita del contenuto ontologico dell’arte,
nell’arte (così Der Ursprung des Kunstwerkes, dall’altra quel processo di «differenziazione
Stuttgart 1967, tr. it. di P. Chiodi, L’origine estetica» che ha fra le proprie conseguenze
dell’opera d’arte, in Sentieri interrotti, Firenze l’intellettualismo artistico, il nichilismo erme-
19973, pp. 3-69). Si tratta di una concezione neutico, l’invenzione di qualcosa come un
«inaugurale» dell’opera, intesa appunto come «puro valore estetico» (esemplare p. es. delle
luogo in cui accade la verità, evento in cui teorie romantiche dell’artista e del genio), e
l’apertura di un mondo rende possibile l’espe- infine la separazione dell’opera dal suo conte-
rienza stessa. Là dove il rapporto dell’arte con sto originario di senso. Di contro a tutto ciò,
la verità ha luogo, dice Heidegger, entrano in Gadamer propone un incontro con l’opera in-
conflitto due elementi: il mondo e la terra. Con tesa come evento storico in cui si dà la verità,
il primo il filosofo intende l’orizzonte cultura- e contrappone all’angustia della «coscienza
le, storico, nonché linguistico e assiologico, estetica» un’«esperienza estetica» intesa co-
esposto e addirittura «aperto» dall’opera; con me «fusione di orizzonti» fra l’interprete e
il secondo, quella riserva di fisicità naturale, l’opera. Il trascendimento della dimensione
indisponibile a ogni esplicazione definitiva, estetica passa così attraverso una restituzione
che dell’opera costituisce il fondo oscuro e la del valore ontologico autentico all’opera d’ar-
condizione di possibilità. La presa di congedo te, che Gadamer sviluppa anche attraverso
dai limiti del linguaggio filosofico della tradi- un’analisi della nozione di «gioco» (cfr. Die
zione metafisica e la consapevolezza del carat- Aktualität des Schönen, Stuttgart 1977, tr. it. a
tere istitutivo dell’opera d’arte spiegano anche cura di R. Dottori, L’attualità del bello, Genova
il crescente interesse che Heidegger mostra, a 1986). Il gioco (Spiel) rappresenta infatti una
partire dagli anni trenta, per il linguaggio della totalità di significato che detiene un primato
poesia (cfr. Erlauterungen zu Hölderlins Dich- sui singoli giocatori, e ne oltrepassa quindi
tung, Frankfurt am Main 19633, ed. it. a cura di l’individualità soggettiva. L’oggetto artistico si
L. Amoroso, Hölderlin e l’essenza della poesia, propone allora in maniera esemplare alla frui-
Milano 20013; e il saggio su Rainer Maria Rilke zione, in quanto nell’incontro con esso ha luo-
Wozu Dichter?, in Holzwege, Frankfurt am Main go la sua «trasmutazione in forma». In ciò ac-
1950, tr. it. in Sentieri interrotti, cit., pp. 247- cade un’esperienza di verità che arricchisce
297). Solamente la poesia può infatti suggerire tutti gli elementi della relazione (fruitori, crea-
al pensiero elementi di riflessione intorno tore, l’opera stessa). L’esperienza estetica così
all’essenza originaria del linguaggio; e dal mo- intesa costituisce insomma sempre un accre-
mento che ogni analisi linguistica è per sua scimento ontologico, il cui orizzonte fondamen-
natura inevitabilmente già nel linguaggio, in tale è anche per Gadamer il linguaggio. Sicché,
tutto ciò pare riproporsi il movimento peculia- l’opera d’arte è sempre un «colloquio», e «l’es-
re del circolo ermeneutico (cfr. i saggi su Ste- sere che può venir compreso è il linguaggio».
fan George e Georg Trakl in Unterwegs zur Spra- L’ermeneutica gadameriana ha influenzato in
che, in GA, vol. XII, tr. it. a cura di A. Caracciolo, vario modo (nel senso della continuità, ma an-
In cammino verso il linguaggio, Milano 1999). che della presa di distanza critica) altre teorie
Sulla scorta di Heidegger, in Wahrheit und dell’interpretazione elaborate in area tedesca.
Methode (Tübingen 1960, tr. it. di G. Vattimo, Per limitarci a quella probabilmente più signi-
Verità e metodo, Milano 200414) Hans-Georg Ga- ficativa, ricordiamo che a partire dalla fine de-
damer fa del comprendere la dimensione fonda- gli anni sessanta, nell’ambito della scuola di
mentale dell’esistenza umana, nel quotidiano Costanza, Hans Robert Jauß ha elaborato un
non meno che in rapporto alla continuità della progetto di estetica della ricezione di chiara ma-
storia e della cultura. Nella prima sezione trice ermeneutica (cfr. R.C. Holub [a cura di],
dell’opera, Gadamer procede così a una «criti- Reception Theory, London - New York 1984, ed.
ca della coscienza estetica», intesa come pro- it. Teoria della ricezione, Torino 1989) . Secondo
dotto tipicamente moderno. La sacralizzazio- quanti si sono riconosciuti nel progetto jaus-
ne dell’arte cui si assiste a partire dal XIX se- siano (p. es. il comparatista Wolfgang Iser),
colo affonda infatti le proprie radici nell’atteg- non bisogna intendere l’opera – nella fattispe-
giamento inaugurato da Kant: la separazione cie un testo letterario – come se essa conte-
dell’ambito estetico da quello teoretico e da nesse dentro di sé un messaggio immutabile,
quello pratico. Ciò comporta da una parte la che il lettore non dovrebbe far altro che com-
3722
VOLUMIfilosofia.book Page 3723 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica


prendere ed estrapolare, bensì riconoscere mimetici propri della produzione testuale – al-
che il lettore stesso è protagonista attivo di un la meditazione circa il rapporto fra la tempora-
processo poietico (Ästhetische Erfahrung und li- lità e il discorso, alla luce della nozione di
terarische Hermeneutik, Frankfurt a.M. 1982, 3 «narrazione», che è la capacità di configurare e
voll., tr. it. del voll. I di B. Argenton, Teoria e sto- dare forma al mondo e all’azione.
ria dell’esperienza estetica, Bologna 1987, tr. it. Un significativo ricorso alla nozione di «narra-
del vol. II di B. Argenton, Domanda e risposta. zione» (e, con ciò, una certa «estetizzazione»
Studi di ermeneutica letteraria, Bologna 1988, tr. del discorso filosofico nel suo insieme, che ta-
it. del vol. III di C. Gentili, Estetica e interpreta- lora viene addirittura equiparato a un «genere
zione letteraria, Genova 1990). L’esperienza letterario» fra gli altri) si ritrova anche nella
estetica, nell’intenzione di Jauß, diventa così più recente produzione teorica dell’americano
comprensibile a partire dalla nozione (feno- Richard Rorty, pervenuto all’ermeneutica con
menologica, e poi anche gadameriana) di Philosophy and the Mirror of Nature (Princeton
«orizzonte», inteso come struttura di attesa e 1979, tr. it. di G. Millone - R. Salizzoni, La filo-
sistema di riferimenti culturali attraverso i sofia e lo specchio della natura, Milano 2004), do-
quali un fruitore entra in contatto con un te- po un percorso attraverso la filosofia analitica
sto. Quella di orizzonte non è però, evidente- e il pragmatismo: Rorty teorizza il paradigma
mente, una nozione privata, bensì comunita- filosofico della tarda modernità in termini
ria: le dimensioni produttiva, ricettiva e comu- apertamente relativistici (Contingency, Irony
nicativa (che richiamandosi alla tradizione and Solidarity, Cambridge 1989, tr. it. di G. Bo-
Jauß chiama poiesis, aisthesis e katharsis) spa- ringhieri, La filosofia dopo la filosofia. Contingen-
lancano uno spazio di riflessione esonerato da za, ironia, solidarietà, Roma-Bari 20032). Per al-
fini specifici, oltre che dalla dimensione abitu- tro verso, l’intento di equiparare a «grandi rac-
dinaria della comunicazione, e mettono in conti» la credenza nelle visioni onnicompren-
questione fin dai loro fondamenti i comporta- sive e progressive proprie della modernità oc-
menti sociali, nonché gli stessi ruoli tradizio- cidentale è stato al centro della proposta teo-
nalmente definiti dal triangolo autore-opera- rica di Jean-François Lyotard, uno dei principa-
pubblico. In questo senso, l’estetica della rice- li teorici del postmoderno filosofico (La condi-
zione sembra venire incontro alle esigenze di tion postmoderne, Paris 1979, tr. it. di C. For-
molta produzione artistica del Novecento. menti, La condizione postmoderna, Milano
5. L’estetica tra decostruzione e narrazione. – In Le 1999 12 ). Se a venire liquidata e smentita
conflit des interprétations (Paris 1969, tr. it. di R. dall’andamento della storia, nei meta-racconti
Balzarotti et al., Conflitto delle interpretazioni, della metafisica, è anzitutto la fiducia in un
Milano 1982) di Paul Ricoeur, considerato fra i ideale universalistico, dalla filosofia dell’arte
maestri dell’ermeneutica contemporanea, il potranno venire al pensiero tutta una serie di
rapporto fra la questione dell’interpretazione sollecitazioni in grado di sviluppare la plurali-
e l’eredità della fenomenologia ha una chiara tà inconciliabile dei discorsi, condotti secon-
valenza estetica, laddove esso prende le mos- do un paradigma in senso lato «estetico», os-
se da un’analisi del linguaggio simbolico, ov- sia basato su di una razionalità temporanea,
vero dalla distinzione e dall’analisi dei diffe- locale e aliena in ogni modo da pretese univer-
renti livelli di significato che sono impliciti in salistiche (Le différend, Paris 1983, tr. it. di A.
un simbolo, secondo un procedimento che Serra, Il dissidio, Milano 1985).
trova quindi applicazione nell’analisi della fi- Sempre in area francese, va ricordato che il
gura retorica della metafora, considerata in metodo della «antropologia strutturale» di
rapporto alla continua produzione di significa- Claude Lévi-Strauss ha ispirato ampiamente
ti che viene operata dall’immaginazione pro- la critica letteraria strutturalista. Nella pro-
duttiva, quando la vitalità dell’immagine si spettiva lévi-straussiana, le narrazioni mitolo-
conferma capace di aprire nuove dimensioni giche danno corpo a un sistema simbolico che
di senso (La métaphore vive, Paris 1975, tr. it. di organizza le opposizioni su cui si fonda una
G. Grampa, La metafora viva, Milano 20013). data società. Il mito cioè tende a rispecchiare
Nei tre volumi di Temps et récit (Paris 1983-85, l’ordine che una società ricerca nell’universo,
3 voll., tr. it. di G. Grampa, Tempo e racconto, mentre il meccanismo di ripetizione rituale di-
Milano 1986-88) Ricoeur perviene infine – at- viene produttivo di «differenza»: appare così
traverso l’analisi dei differenti procedimenti evidente l’importanza di queste tesi in autori
3723
VOLUMIfilosofia.book Page 3724 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

come Gilles Deleuze (Différence et répétition, Pa- siddetti «Yale critics»: tale influenza si è svi-
ris 1968, tr. it. di G. Guglielmi, revisionata da G. luppata in direzione di un progressivo assotti-
Antonello - A.M. Morazzoni, Differenza e ripeti- gliarsi della distinzione fra critica e pratica let-
zione, Milano 1997 2 ) e Jacques Derrida. A teraria, in chiave prettamente antifondativa
quest’ultimo spetta una collocazione partico- del discorso.
lare nel contesto culturale che prende il nome 6. La teoria della formatività. Pareyson e la scuola
di «post-strutturalismo», con opere quali torinese. – Data l’essenziale appartenenza alla
L’écriture et la différence (Paris 1967, tr. it. di G. verità di ogni atto ermeneutico, in ragione del-
Pozzi, La scrittura e la differenza, Torino 1990), la sua originaria (e personale, dunque origina-
De la grammatologie (Paris 1967, tr. it. a cura di le) solidarietà con l’essere, l’arte è secondo
G. Dalmasso, Della grammatologia, Milano Luigi Pareyson il luogo dell’interpretazione
19982), e, per quanto concerne in particolare per eccellenza della verità. L’analisi filosofica
tematiche inerenti alla filosofia dell’arte, La dell’esperienza artistica svolta da Pareyson si
vérité en peinture (Paris 1978, tr. it. di G. Pozzi - colloca in una teoria generale del «fare»
D. Pozzi, La verità in pittura, Roma 1981). La dell’uomo, che non è mai un semplice esegui-
prospettiva di Derrida può definirsi (con un re un che di già ideato, o un applicare tecniche
termine di ascendenza heideggeriana, e co- o metodi prestabiliti a un certo oggetto. L’au-
munque da intendersi in maniera tutt’altro tentico agire «formativo», invece, che riguarda
che definitoria e a-problematica) «decostru- l’opera d’arte, si caratterizza in termini di «for-
zionismo»: un progetto di congedo dalla meta- matività pura, specifica e intenzionale»: è quel
fisica che egli riprende e sviluppa in nome di fare che «mentre fa, inventa il modo di fare».
una filosofia della scrittura o della traccia te- Un corollario esplicitamente anticrociano
stuale. La decostruzione di un testo si presenta (contro l’idea di un risolversi dell’opera
in Derrida esplicitamente come quel procedi- nell’intuizione) riguarda qui la tensione con la
mento rivolto non tanto a stabilire finalmente materia da formare – tensione che è parte inte-
il «che cosa», il contenuto, secondo una pro- grante e imprescindibile del processo formati-
spettiva che sarebbe ancora propriamente me- vo stesso, e insieme condizione di possibilità
tafisica, quanto piuttosto a esibire il «come» dell’evoluzione di uno stile personale da parte
del suo funzionamento. L’operazione deco- dell’artista (Estetica. Teoria della formatività, Mi-
struttiva ha dunque i caratteri anzitutto di una lano 20024). Il successivo sviluppo dell’erme-
«pratica di scrittura», nel duplice senso del ge- neutica pareysoniana (Verità e interpretazione,
nitivo: una pratica che mette capo alla scrittu- Milano 1994) sarebbe infine sfociato da una
ra dell’analisi testuale, e prima ancora una parte in un’ermeneutica del mito religioso,
pratica che riconosce la precedenza ontologi- dall’altra in un pensiero tragico scaturito dalla
ca della scrittura, della grafia sulla phoné: una domanda circa i fondamenti ultimi del reale,
precedenza della traccia che costituisce l’uni- donde la centralità del problema del male e
ca condizione a priori del senso e della sua del suo rapporto con la libertà e con l’essere
comprensione, e quindi come tale si pone nel (come risulta dalla raccolta, postuma, Ontolo-
segno della differenza ontologica. gia della libertà, Torino 1995).
In questo quadro si può capire come espres- Fra gli allievi di Pareyson che hanno ripreso in
sioni quali «non c’è un vero senso di un testo», vario modo la teoria della formatività, Umber-
accompagnate da un lavoro sul linguaggio di to Eco dopo aver condotto studi di estetica
carattere talora apertamente sperimentale e medievale (Il problema estetico in Tommaso
provocatorio, abbiano suscitato numerose cri- d’Aquino, Milano 1986) in Opera aperta (Milano
tiche, e talora alimentato anche un certo so- 20005) ha scorto nell’interpretabilità dell’ope-
spetto di estetismo nei confronti di Derrida. ra il suo costitutivo carattere di apertura, in
Ciononostante bisogna accennare al notevole esplicita polemica con certi aspetti dello strut-
influsso da lui esercitato particolarmente sul turalismo, e non senza significative affinità, in
lavoro di critici letterari quali Paul de Man seguito, con i teorici della scuola di Costanza.
(Blindness and Insight, New York 1971, tr. it. di Quello dell’«opera aperta» non costituisce pe-
E. Saccone, Cecità e visione, Napoli 1975) e Ha- rò, per Eco, un modello onnicomprensivo,
rold Bloom (The Anxiety of Influence, New York giacché lo stesso panorama dell’arte contem-
1973, tr. it. di M. Diacono, L’angoscia dell’in- poranea è plurale e sfugge a ogni sorta di sem-
fluenza, Milano 1983), l’ambiente cioè dei co- plificazione. Ciò che contraddistingue tuttavia
3724
VOLUMIfilosofia.book Page 3725 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica


l’attualità è il venir meno di «un cosmo ordina- battito condotto in area statunitense a partire
to, una gerarchia di enti e di leggi [...] che cia- dagli anni cinquanta e sessanta circa l’estetico
scuno deve intendere nel solo modo possibile, e le sue proprietà (Monroe Beardsley, George
che è quello istituito dal logos creatore». Eco Dickie, Frank Sibley; più di recente Jerrold Le-
mette così in evidenza il valore emancipativo e vinson), di particolare originalità appare il per-
progressivo di questa libertà che, «esercitata a corso di Nelson Goodman. Egli, prese le di-
livello di una fruizione estetica, non potrà che stanze dal neopositivismo logico, è venuto as-
svilupparsi anche sul piano dei comportamen- sumendo una posizione secondo cui l’accesso
ti quotidiani, delle decisioni intellettuali, dei al mondo avviene mediante sistemi simbolici
rapporti sociali». In questa prospettiva, oltre a partire dai quali l’uomo allestisce descrizioni
che dall’esigenza più strettamente teorica di che non offrono la verità assoluta, ma presen-
offrire basi più salde alla nozione stessa di in- tano semplicemente diversi aspetti del reale.
terpretazione, bisognerà intendere quel «ba- Sulla scorta di alcuni risultati delle ricerche
gno nella semantica generale» che caratterizza della «psicologia della forma» (in particolare
l’interesse di Eco negli anni successivi per la grazie ai lavori di Ernst Gombrich e Rudolf
semiotica, rivolto a «tutti i fenomeni di cultura Arnheim), Goodman ha potuto così sostenere
come fatti di comunicazione» (La struttura as- che anche la percezione è da intendersi come
sente, Milano 1968; Trattato di semiotica, Milano una attività, perché per es. l’occhio non è mai
1975; I limiti dell’interpretazione, Milano 1990). «innocente»: infatti il modo in cui noi vedia-
In Gianni Vattimo, invece, l’interpretazione fi- mo, ma anche ciò che noi vediamo, varia in
losofica dell’arte intende rivendicarne la por- rapporto alla nostra precedente esperienza, ai
tata ontologica, ossia il peculiare e privilegiato nostri interessi e alle nostre disposizioni. In
rapporto dell’esperienza estetica con l’essere Languages of Art (Indianapolis 19762, tr. it. a
e con la verità, sulla scorta di Nietzsche e di cura di F. Brioschi, I linguaggi dell’arte, Milano
Heidegger. Secondo quest’ultimo, l’arte è por- 20035) e in alcuni dei saggi contenuti in Ways
si in opera della verità, ossia «apertura di un of Worldmaking (Indianapolis 1978, tr. it. di C.
mondo»; una verità, tuttavia, che nel farsi Marletti, Vedere e costruire il mondo, Roma 1988)
evento si dona pienamente nel senso della dif- Goodman ha quindi esaminato i problemi tra-
ferenza, ossia «fonda» non nel senso della me- dizionali della filosofia dell’arte attraverso il fi-
tafisica ontologicamente forte, bensì al modo lo conduttore di una teoria dei simboli decli-
di una storicità condizionata in una certa epo- nata secondo un accostamento funzionalista e
ca (Poesia e ontologia, Milano 1985). L’ontolo- anti-essenzialista. Alla domanda circa l’essen-
gia ermeneutica di Vattimo si è così andata de- za dell’arte stessa, Goodman sostituisce così
lineando sempre più nei termini di un pensiero quella relativa al modo in cui l’arte si configura
debole e post-metafisico, inteso come presa di e produce effetti in una certa epoca e in una
congedo e remissione delle strutture ontologi- data società: la sua funzione simbolica.
che forti, adeguata al postmoderno (La fine Anche Richard Wollheim (Art and Its Objects,
della modernità, Milano 1985; Oltre l’interpreta- Cambridge 19962) argomenta sia contro l’iden-
zione, Roma-Bari 1994). tificazione delle opere d’arte con oggetti mate-
7. L’estetica analitica. – Per i teorici dell’estetica riali, sia contro la cosiddetta «teoria ideale
di formazione analitica, Ludwig Wittgenstein dell’arte» (sostenuta per es. dal traduttore in-
ha costituito un punto di riferimento impre- glese di Croce, Robin George Collingwood, in
scindibile; e ciò vale tanto per coloro che han- The Principles of Art, Oxford 1938), secondo cui
no preteso di decretare l’esclusione dell’este- l’opera d’arte è qualcosa di eminentemente
tica dalle questioni propriamente filosofiche, privato, dal momento che il suo statuto onto-
sulla scorta dei dettami del neopositivismo lo- logico non sarebbe quello di un oggetto fisico,
gico (Ivor Armstrong Richards, Cecil Odgen, bensì quello dell’idea o dell’immagine nella
Alfred Ayer), sia per quanti invece hanno mente dell’artista. Wollheim afferma che non
orientato le loro indagini intorno ai problemi si tratta di chiedersi «che cos’è l’arte», proble-
della definizione e del funzionamento del- ma al quale sarebbe possibile solo offrire ri-
l’esperienza estetica, e delle categorie che le sposte plurali. Diversamente da Goodman, per
sono proprie. Fra gli esponenti dell’estetica Wollheim però quello di arte non è un concet-
analitica che non si riconoscono in posizioni to funzionale: l’arte è infatti innanzitutto una
riduttivistiche, accanto ai protagonisti del di- speciale forma di vita, che non origina nuove
3725
VOLUMIfilosofia.book Page 3726 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

modalità di percezione o di consapevolezza, razioni (in particolare l’idea che in definitiva


ma produce nuove connessioni di elementi un’opera d’arte sia tale solo in rapporto a
(oggetti, stati mentali ecc.) che preesistono al un’interpretazione) Danto si avvicina così alle
lavoro dell’artista. Affine in alcuni aspetti alla posizioni dell’ermeneutica contemporanea di
teoria di Wollheim, la concezione dell’arte co- matrice continentale.
me «ricorrenza di un tipo» (Joseph Margolis) 8. La fine della filosofia dell’arte e l’estetismo diffu-
consente per altro verso di evitare l’identifica- so. – Anche se non sono mancati tentativi di
zione di un’opera con un oggetto materiale, la aggirare, per così dire, la vicenda della moder-
quale precluderebbe la possibilità di attribuir- na filosofia dell’arte per riconnettersi in vario
le le proprietà espressive ed estetiche che le modo alla tradizione premoderna – come nel
sono proprie. caso dell’estetica di Hans Urs von Balthasar
Al filosofo americano Arthur Coleman Danto, (Herrlichkeit. Eine theologische Ästhetik, Einsie-
l’analisi della situazione dell’arte contempora- deln 1961-69, 3 voll., tr. it. Gloria. Una estetica
nea ha invece offerto il materiale per sviluppa- teologica, Milano 1978, vol. II), che ha cercato di
re la cosiddetta «teoria istituzionale dell’arte». porre l’intera teologia cristiana sotto il segno
Secondo Danto, non si può dire che la diffe- del bello –, in generale sembra difficile non ri-
renza fra un’opera d’arte e un qualsiasi altro conoscere il carattere epocale dell’odierna
oggetto sia «estetica» (nel senso etimologico modificazione del gusto, e la sua messa in
del termine), come pretenderebbe invece per questione di ogni idea tradizionale di estetica.
es. la «teoria presentazionale» di Susanne Basti pensare, per esempio, che un tema tor-
Langer, poiché è propriamente filosofica: in- nato attuale, soprattutto negli USA e in Germa-
fatti fra un prodotto commerciale e lo stesso nia, è stato negli ultimi decenni del XX secolo
oggetto esibito in una galleria d’arte e «tra- quello della cosiddetta «estetica ambientale»,
sformato» in opera (come nel caso del ready- al cui centro si pone evidentemente la que-
made) non c’è alcuna differenza di tipo percet- stione dello statuto del bello naturale – e
tivo. L’opera d’arte è dunque un artefatto, la quindi, con questo, dell’intera utilizzabilità del
cui interpretazione come opera d’arte implica vocabolario dell’estetica tradizionale.
un esplicito riferimento al pubblico e cioè a Negli ultimi anni del Novecento l’estetica, so-
una rete di pratiche sociali intraprese da chi prattutto in area europea, ha così avviato una
interagisce con le istituzioni che costituiscono riflessione globale sulla nuova percezione del-
e regolano il «mondo dell’arte» (esposizioni, la realtà, sui fenomeni di massa legati allo svi-
mostre, conferenze, mercato, editoria ecc.). luppo tecnologico, e in generale sulla diffusio-
Essere artista, nel mondo dell’arte occidenta- ne del paradigma estetico nel mondo della vi-
le, significa inoltre prendere posizione nei ta (in autori come i francesi Luc Ferry, Homo
confronti della storia dell’arte, delle sue diver- aestheticus, Paris 1990, tr. it. Homo Aestheticus,
se interpretazioni e delle sue istituzioni stori- Genova 1991; e Jean Marie Schaeffer, L’art de
co-sociali (The Artworld, in «Journal of Philo- l’age moderne, Paris 1992, tr. it. di S. Poggi,
sophy», 61, 1964, pp. 571-584; The Transfigura- L’arte dell’età moderna, Bologna 1996), mentre
tion of the Common Place, Cambridge [Massa- Odo Marquard (Aesthetica und Anaesthetica,
chusetts] 1981). Nel volume The Philosophical München 2003, tr. it. di G. Carchia, Estetica e
Disenfranchisement of Art (New York 1986, tr. it. anestetica, Bologna 1994), muovendo dall’affer-
di V. Tonon, La destituzione filosofica dell’arte, Si- mazione che «l’arte estetica» è nata quale
racusa 1992) Danto afferma altresì che occorre «compensazione» del moderno disincanto, ha
liberare l’arte dalla filosofia, e la stessa filoso- messo in questione l’estetismo diffuso, al co-
fia dalla schiavitù del concetto: in tal modo, spetto del quale il pensiero filosofico sembra
anche il pensiero filosofico potrebbe trarre oggi effettivamente riconoscere il proprio de-
giovamento dalle trasformazioni che hanno bito nei confronti dell’arte (come mostrano in
caratterizzato la produzione e la fruizione arti- Germania, oltre a Marquard, per es. Rüdiger
stica nel corso del Novecento. Anzi, la storia Bubner, Ästhetische Erfahrung, Frankfurt am
dell’arte più recente altro non sarebbe se non Main 1989, tr. it. di M. Ferrando, Esperienza
il tentativo «filosofico», da parte dell’arte, di estetica, Torino 1992; e Wolfgang Welsch, Ästhe-
riaffermare la propria identità cessando di es- tisches Denken, Stuttgart 19954; più di recente, i
sere il medium dell’autocomprensione dialetti- lavori di Peter Sloterdijk; o negli USA dello stes-
ca della filosofia. Alla luce di queste conside- so Danto).
3726
VOLUMIfilosofia.book Page 3727 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica


In questo stato di cose, non pare d’altronde ris 2000, tr. it. di M. Puleo, Addio all’estetica, Palermo
casuale che alcuni pensatori abbiano optato 2002; J.-P. COMETTI - J. MORIZOT - R. POUIVET, Le sfide
per una congiunzione dell’indagine estetica dell’estetica, Torino 2002. Per una rassegna di studi
con quella storico-scientifica (O. Breidbach, d’impostazione analitica: J. LEVINSON, Estetica, in F.
Natur der Ästhetik-Ästhetik der Natur, Wien D’AGOSTINI - N. VASSALLO (a cura di), Storia della filo-
1997); mentre anche nel dialogo con le scienze sofia analitica, Torino 2002; F. VERCELLONE - A. BERTI-
NETTO - G. GARELLI, Storia dell’estetica moderna e con-
umane (etnologia, antropologia) e i cosiddetti
temporanea, Bologna 2003. Storie antologiche di te-
cultural studies, infine, l’estetica si va sempre sti classici: G. VATTIMO (a cura di), Estetica moderna,
più costituendo come osservatorio filosofico Bologna 1977; G. CARCHIA - R. SALIZZONI (a cura di),
capace di integrare competenze diverse e ri- Estetica e antropologia, Torino 1980; S. ZECCHI - E.
pensare limiti culturali e geopolitici tradizio- FRANZINI (a cura di), Storia dell’estetica. Antologia di
nalmente distinti. Secondo una tonalità pro- testi, Bologna 1995, 2 voll.; P. D’ANGELO - E. FRANZINI
priamente kantiana, inscritta del resto nelle - G. SCARAMUZZA (a cura di), Estetica, Milano 2002; P.
origini della sua vicenda moderna, il giudizio MONTANI (a cura di), Arte e verità dall’antichità alla fi-
estetico (come ha mostrato l’interpretazione losofia contemporanea, Roma-Bari 2002.
kantiana di Hannah Arendt, Lectures on Kant’s II. CONCETTI FONDAMENTALI DELL’ESTETICA. – Lessici e
Political Philosophy, a cura di R. Beiner, Chicago dizionari: A. SOURIAU - E. SOURIAU (a cura di), Vocabu-
1982 [opera postuma], tr. it. Teoria del giudizio laire d’esthétique, Paris 1990; D.E. COOPER, A Compa-
politico, Genova 20052) si è andato così sempre nion to Aesthetics, Cambridge 1992; W. HENCKMANN -
più affermando, nell’apparente indetermina- K. LOTTER (a cura di), Lexikon der Ästhetik, München
tezza del proprio oggetto, come spazio di ri- 1992; M. KELLY (a cura di), Encyclopaedia of Aesthetics,
flessione e confronto fra stili di pensiero e pro- Oxford - New York 1998, 4 voll.; G. CARCHIA - P. D’AN-
GELO (a cura di), Dizionario di estetica, Roma-Bari
spettive differenti.
1999; B. GAUT - D. LOPES (a cura di), Routledge Com-
S. Givone
panion to Aesthetics, London 2001; J. LEVINSON (a cura
BIBL.: I. STORIE DELL’ESTETICA. – Classici della storio- di), Oxford Handbook of Aesthetics, Oxford 2002. Stu-
grafia estetica: H. LOTZE, Geschichte der Aesthetik in di su concetti e categorie particolari: G. CARCHIA, Re-
Deutschland, München 1868; M. SCHLASLER, Kritische torica del sublime, Roma-Bari 1990; R. MILANI, Le ca-
Geschichte der Ästhetik, Berlin 1872; E. VON HART- tegorie estetiche, Parma 1991; W. TATARKIEWICZ, Storia
MANN, Die deutsche Ästhetik seit Kant, Leipzig 1886; B. di sei Idee, Palermo 1993; V. BOZAL, Il gusto, Bologna
BOSANQUET, A History of Aesthetics, London 1949; E. 1996; M. FERRARIS, L’immaginazione, Bologna 1996;
DE BRUYNE, De Geschedenis van de Aesthetica, Antwer- E. FRANZINI - M. MAZZOCUT-MIS, Estetica. I nomi, i con-
pen-Amsterdam 1950-55, 5 voll.; K. GILBERT - H. cetti, le correnti, Milano 1996; P. D’ANGELO - S. VELOT-
KUHN, A History of Aesthetics, London 19542; G. MOR- TI, Il non so che. Storia di un’idea estetica, Palermo
PURGO-TAGLIABUE, L’esthétique contemporaine, Milano 1997; S. GIVONE (a cura di), Estetica. Storia, categorie,
1960; AA.VV., Momenti e problemi di storia dell’esteti- bibliografia, Firenze 1998; G. MORETTI, Il genio, Bolo-
ca, Milano 1959-61, 4 voll.; W. TATARKIEWICZ, History gna 1998; C. D’ANGELI - G. PADUANO, Il comico, Bolo-
of Aesthetics, Den Haag - Warszawa 1970-74, 3 voll., gna 1999; M. FERRARIS - P. KOBAU (a cura di), L’altra
tr. it. a cura di G. Cavaglia, Storia dell’estetica, Torino estetica, Torino 2001; G. GARELLI (a cura di), Filosofie
1979-84, 3 voll. (dall’antichità al Settecento); M. del tragico, Milano 2001; S. GIVONE, La prima lezione
MENÉNDEZ Y PELAYO, Historia de las ideas estéticas en di estetica, Roma-Bari 2003. Sull’estetica e le singole
España (1883-91), Madrid 1974, 7 voll.; M. DUFRENNE arti nel loro sviluppo storico: A. HAUSER, Sozialge-
- D. FORMAGGIO (a cura di), Trattato di estetica, vol. I: schichte der Kunst und Literatur, München 1953, 2
Storia, Milano 1981; M. MODICA, Che cos’è l’estetica, voll., tr. it. Storia sociale dell’arte, Torino 1955-56, 2
Roma 1987; R. BARILLI, Corso di estetica, Bologna voll.; R. WELLEK, A History of Modern Criticism, New
1989; B. CROCE, Estetica come scienza dell’espressione e Haven 1955-92, 8 voll., tr. it. di A. Lombardo et al.,
linguistica generale, Milano 1990 (cfr. la parte II: Sto- Storia della critica moderna, Bologna 1958-95, 7 voll.
ria); F. RESTAINO, Storia dell’estetica moderna, Torino III. STUDI DI RIFERIMENTO. – Sulla storia dell’estetica
1991; J.-M. SCHAEFFER, L’art de l’âge moderne: l’esthéti- antica: G. CARCHIA, L’estetica antica, Roma-Bari 1999;
que et la philosophie de l’art du XVIIIe siècle à nos jours, G. LOMBARDO, L’estetica antica, Bologna 2002. Sulla
Paris 1992, tr. it. di S. Poggi, L’arte dell’età moderna: sofistica: G.B. KERFERD, The Sophistic Movement,
estetica e filosofia dell’arte dal XVIII secolo a oggi, Bolo- Cambridge 1981, tr. it. di C. Musolesi, I sofisti, Bolo-
gna 1996; R. BODEI, Le forme del bello, Bologna 1995; gna 1988; M. UNTERSTEINER, I sofisti. Frammenti e te-
M. FERRARIS - S. GIVONE - F. VERCELLONE, Estetica, Mi- stimonianze, Milano 19962; B. CASSIN, L’effetto sofisti-
lano 1996; M. PERNIOLA, L’estetica del Novecento, Bo- co, Milano 2002. Sulla tragedia classica: J.-P. VER-
logna 1997; J.-M. SCHAEFFER, Adieu a l’esthetique, Pa- NANT - P. VIDAL-NAQUET, Mythe et tragédie en Grèce an-

3727
VOLUMIfilosofia.book Page 3728 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

cienne, Paris 1972, tr. it. di M. Rettori, Mito e tragedia to, Bologna 19742; E. PANOFSKY, Renaissance and Re-
nell’antica Grecia, Torino 1976; M. NUSSBAUM, The nascenses in Western Art, København 1960, tr. it. di
Fragility of Goodness, Cambridge 1986, tr. it. di M. M. Taddei, Rinascimento e rinascenze nell’arte occiden-
Scattola, La fragilità del bene, Bologna 1996; N. LO- tale, Milano 1971; F. YATES, Giordano Bruno and the
RAUX, La voix endeuillée, Paris 1999, tr. it. di M. Guer- Hermetic Tradition, London 1964, tr. it. di R. Pec-
ra, La voce addolorata, Torino 2001. Su Platone: F. chioli, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Ro-
ADORNO, Introduzione a Platone, Roma-Bari 1978; H.- ma-Bari 1989; E. GOMBRICH, Norm and Form. Studies
G. GADAMER, Studi platonici, ed. it. a cura di G. Moret- in the Art of Renaissance, London 1966, tr. it. di V. Bo-
to, Casale Monferrato 1983-84 (1934), 2 voll.; G. rea, Norma e forma. Studi sull’arte del Rinascimento,
CARCHIA, La favola dell’essere. Commento al “Sofista”, Torino 1973; P.O. KRISTELLER, Renaissance Concepts of
Macerata 1997; G. REALE, Per una nuova interpreta- Man and Other Essays, New York 1972, tr. it. di S.
zione di Platone, Milano 1997; E. CASSIRER, Eidos ed Salvestroni, Concetti rinascimentali dell’uomo e altri
Eidolon. Il problema del bello e dell’arte nei dialoghi di saggi, Firenze 1978; R. BARILLI, Poetica e retorica, Mi-
Platone, Milano 1998. Edizioni della Poetica di Ari- lano 19843; E. GARIN, L’umanesimo italiano, Roma-
stotele: Dell’arte poetica, a cura di C. Gallavotti, Mi- Bari 19863; P. CASTELLI, L’estetica del Rinascimento,
lano 1974; Poetica, a cura di D. Lanza, Milano 1987; Bologna 2005.
Poetica, a cura di D. PESCE, Milano 19952; Poetica, a
Sul barocco: H. WÖLFFLIN, Renaissance und Barock,
cura di P. DONINI, Roma-Bari 1997; Poetica, a cura di
München 1908, tr. it. di L. Filippi, Rinascimento e Ba-
G. PADUANO, Roma-Bari 1998; cfr. A. OKSENBERG ROR-
rocco, Firenze 1928; W. BENJAMIN, Ursprung des deut-
TY (a cura di), Essays on Aristotle’s Poetics, Princeton
schen Trauerspiels, Berlin 1928, tr. it. Il dramma ba-
1992; A. OKSENBERG RORTY (a cura di), Essays on Ari-
rocco tedesco, Torino 1999; AA.VV., Manierismo, Ba-
stotle’s Rhetoric, Berkeley - Los Angeles 1996; E. BER-
rocco, Rococò. Concetti e termini, Roma 1962; O. KURZ,
TI (a cura di), Guida ad Aristotele, Roma-Bari 1997.
Barocco. Storia di un concetto, in V. BRANCA (a cura
Del trattato dell’Anonimo Sul sublime, cfr. le se-
di), Barocco europeo e barocco veneziano, Venezia
guenti edizioni: Il sublime, a cura di G. Guidorizzi,
Milano 1991; Il sublime, a cura di G. Lombardo, Pa- 1963; E. GRASSI, Macht des Bildes. Ohnmacht der ra-
lermo 19922. Su Plotino: C. GUIDELLI, Plotino. Sul bel- tionalen Sprache, Köln 1970, tr. it. di L. Croce - M.
lo intellegibile, Genova 1989; W. BEIERWALTES, Pensare Marassi, Potenza dell’immagine. Rivalutazione della re-
l’uno, Milano 1992; J.M. RIST, Plotino. La via verso la torica, Milano 1989; J.A. MARAVALL, La cultura del bar-
realtà, Genova 1995; P. HADOT, Plotino o la semplicità roco, Esplugues de Llobregat 1975, tr. it. di C. Paez,
dello sguardo, Torino 1999. La cultura del Barocco, Bologna 1985; L. ANCESCHI,
L’idea del Barocco, Bologna 1984; D. ARICÒ, Il Tesauro
Sull’estetica medievale: J. MARITAIN, Art et scolasti-
in Europa, Milano 19872; G. MORPURGO-TAGLIABUE,
que, Paris 1920, tr. it. di P. Viotto, Arte e scolastica,
Brescia 1980; E. PANOFSKY, Gothic Architecture and Anatomia del Barocco, Palermo 1987; G. DELEUZE, Le
Scholasticism, Latrobe (Pennsylvania) 1951, tr. it. di pli: Leibniz et le baroque, Paris 1988, tr. it. di V. Gia-
A. Petrella, Architettura gotica e filosofia scolastica, nolio, La piega. Leibniz e il Barocco, Torino 1990; A.
Napoli 1983; J. BALTRUŠ AITIS, Le Moyen Âge fantasti- BATTISTINI - E. RAIMONDI, Le figure della retorica, Torino
que, Paris 1955, tr. it. di F. Zuliani - F. Bovoli, Il Me- 1990.
dioevo fantastico, Milano 1993; P. ZUMTHOR, Essai de Sull’estetica del Settecento: E. CASSIRER, Die Philo-
poétique médiévale, Paris 1972, tr. it. di M. Liborio, sophie der Aufklärung, Tübingen 1932, tr. it. di E. Po-
Semiologia e poetica medievale, Milano 1973; U. ECO, car, La filosofia dell’Illuminismo, Firenze 1977; P. HA-
Il problema estetico in Tommaso d’Aquino, Milano ZARD, La crise de la conscience europeenne, Paris 1935,
19822; U. ECO, Arte e bellezza nell’estetica medievale, tr. it. a cura di P. Serini, La crisi della coscienza euro-
Milano 1987; G. DUBY, L’arte e la società medievale, pea, Milano 1968, 2 voll.; S.H. MONK, The sublime,
Roma-Bari 1991; A. AUGOSTINUS, Ordine musica bel- New York 1935, tr. it. Il sublime, Genova 1991; M.M.
lezza, a cura di M. Bettetini, Milano 1992; M. FUMA- ROSSI (a cura di), L’estetica dell’empirismo inglese, Fi-
GALLI BEONIO BROCCHIERI, L’estetica medievale, Bolo- renze 1944; L. ANCESCHI, L’estetica dell’empirismo in-
gna 2002. glese, Bologna 1959; E. MIGLIORINI, Studi sul pensiero
Sul Rinascimento: E. PANOFSKY, Idea: ein Beitrag zur estetico del Settecento, Firenze 1966; AA.VV., Aesthetica
Begriffsgeschichte der älteren Kunsttheorie Idea, Leip- bina. Baumgarten e Burke, Palermo 1986; M. MODICA,
zig-Berlin 1924, tr. it. di E. Cione, Contributo alla sto- Il sistema delle arti. Batteux e Diderot, Palermo 1987;
ria dell’estetica, Bologna 1952; J. SCHLOSSER, Die Kunst- N. MERKER, L’Illuminismo in Germania: l’età di Les-
literatur, Wien 1924, tr. it. di F. Rossi, La letteratura sing, Roma 1989; F. BOLLINO, Ragione e sentimento,
artistica, III ed. it. aggiornata da O. Kurz, Firenze Bologna 1991; E. FRANZINI, L’estetica del Settecento,
1977; E. CASSIRER, Individuum und Kosmos in der Phi- Bologna 1995. Su Vico: G. CANTELLI, Mente, corpo,
losophie der Renaissance, Leipzig 1927, tr. it. di F. Fe- linguaggio. Saggio sull’interpretazione vichiana del mi-
derici, Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimen- to, Firenze 1986; N. BADALONI, Introduzione a Vico, Ro-

3728
VOLUMIfilosofia.book Page 3729 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica


ma-Bari 19882; L. AMOROSO, Lettura della Scienza Hegel e l’estetica, in P. ROSSI (a cura di), Hegel. Guida
Nuova di Vico, Torino 1998. storica e critica, Roma-Bari 1992; G. PINNA, L’estetica,
Traduzioni italiane della Critica del giudizio di I. in C. CESA (a cura di), Guida a Hegel, Roma-Bari
Kant: a cura di A. BOSI, Torino 1993 (contiene anche 1997.
la Prima introduzione); a cura di L. Amoroso, Milano Tra le traduzioni italiane di opere di K.W.F. Solger:
1995; a cura di A. GARGIULO, rivista da V. Verra - P. Lezioni di estetica, a cura di G. Pinna, Palermo 1995
D’Angelo, Roma-Bari 1998; a cura di E. Garroni - H. (1829); Scritti filosofici, a cura di V. Pinto, Napoli
Hohenegger, Torino 1999; a cura di M. Marassi, Mi- 1995; Erwin, a cura di M. Ravera, Brescia 2004
lano 2005. Studi sull’estetica di Kant: E. CASSIRER, (1815). Studi sull’estetica di Solger: G. PINNA, L’iro-
Kants Leben und Lehre, Berlin 1918, tr. it. di G.A. De nia metafisica. Filosofia e teoria estetica in K.W.F. Sol-
Toni, Vita e dottrina di Kant, Firenze 1977; E. GARRO- ger, Genova 1994; M. OPHÄLDERS, Dialettica dell’ironia
NI, Estetica ed epistemologia, Roma 1976; L. PAREYSON, romantica, Bologna 2000.
L’estetica di Kant, Milano 19842; F. MENEGONI, Critica Sull’estetica dell’età di J.W. Goethe: W. DILTHEY, Das
del giudizio. Introduzione alla lettura, Roma 1995; F. Erlebnis und die Dichtung, Leipzig 1906, tr. it. di N.
SALZA, Lettura della Critica del giudizio di Kant, Torino Accolti - G. Vitale, Esperienza vissuta e poesia, Milano
1996; F. DESIDERI, Il passaggio estetico, Genova 2003. 1947; G. LUKÁCS, Goethe und seine Zeit, Bern 1947, tr.
Sulla teleologia kantiana: S. MARCUCCI, Aspetti episte- it. a cura di A. Casalegno, Goethe e il suo tempo, Tori-
mologici della finalità in Kant, Firenze 1972; G. GAREL- no 1983; K. KORFF, Geist der Goethezeit, Darmstadt
LI, La teleologia secondo Kant. Architettonica, finalità, 1979 (1923-53); R. SAVIANE, Goethezeit, Napoli 1987;
sistema (1781-1790), Bologna 1999. M. COMETA, Il romanzo dell’infinito. Mitologie, metafore
Traduzioni italiane di opere di J.G. Fichte rilevanti e simboli dell’età di Goethe, Palermo 1991; P. SZONDI,
per la storia dell’estetica: Teoria della scienza 1798 Poetik und Geschichtsphilosophie, Frankfurt am Main,
“nova methodo”, a cura di A. Cantoni, Milano-Varese tr. it. di R. Gilodi - G. Garelli, Poetica e filosofia della
1959; Sulla destinazione del dotto, a cura di G.B. BIAN- storia, Torino 2001.
CHI, Milano 1974; Sul concetto della dottrina della Tra le traduzioni italiane delle opere di J.W. Goethe:
scienza, Roma-Bari 1987 (1794); Sullo spirito e la let- Opere, a cura di L. Mazzucchetti, Firenze 1944-61, 5
tera, a cura di U.M. Ugazio, Torino 1989 (1794); Si- voll.; La metamorfosi delle piante, a cura di S. Zecchi,
stema di etica, a cura di C. De Pascale, Roma-Bari Parma 1983; La teoria dei colori, a cura di R. Troncon,
1994 (1798). Per l’influsso fichtiano sull’estetica Milano 1983; Scritti sull’arte e sulla letteratura, tr. it.
dell’epoca: C. AMADIO, Fichte e la dimensione estetica a cura di S. Zecchi, Torino 1992; Sulla musica, tr. it.
della politica, Milano 1994; L. PAREYSON, L’estetica di a cura di G. Insom, Pordenone 1992. Studi sull’este-
Fichte, Milano 1997. tica di Goethe: S. BARBERA, Goethe e il disordine, Pa-
Tra le traduzioni italiane di opere di F.W.J. Schel- dova 1990; G. MORPURGO TAGLIABUE, Goethe e il ro-
ling: Le arti figurative e la natura, a cura di G. Moretti manzo, Torino 1991; P. GIACOMONI, Le forme e il viven-
- L. Rustichelli, Palermo 1982 (1807); Bruno o del te. Morfologia e filosofia della natura in J.W. Goethe,
principio divino e naturale delle cose, a cura di E. Gu- Napoli 1993; G. BAIONI, Il giovane Goethe, Torino
glielminetti, Napoli 1984 (1802); Filosofia dell’arte, a 1996; L. FARULLI, L’occhio di Goethe. La teoria dei colori,
cura di A. Klein, Napoli 1986 (1802-05); Sistema Pisa 1998; F. MOISO, Goethe: la natura e le sue forme,
dell’idealismo trascendentale, a cura di G. Semerari, Milano 2002.
Roma-Bari 1990 (1800). Studi sull’estetica di Schel- Tra le traduzioni italiane di opere di F. Schiller: Sag-
ling: L. PAREYSON, L’estetica di Schelling, Torino 1964; gi estetici, a cura di C. Baseggio, Torino 1959. Studi
P. SZONDI, La poetica di Hegel e Schelling, Torino 1986; sull’estetica di Schiller: U. PERONE, Schiller. La tota-
R. ASSUNTO, Estetica dell’identità, Urbino 1992; T. lità interrotta, Milano 1982; L. PAREYSON, Etica ed este-
GRIFFERO, L’estetica di Schelling, Roma-Bari 1996. tica in Schiller, Milano 19832; M. VOZZA, Attualità di
Tra le traduzioni italiane di opere di G.W.F. Hegel: Schiller, Torino 1999.
Introduzione alla Estetica, a cura di P. Galimberti, con Sul romanticismo tedesco: R. HAYM, Die romantische
un saggio di W. Biemel, Milano 1996; Estetica, a cura Schule, Berlin 1870, tr. it. di E. Pocar, La scuola ro-
di N. MERKER con l’Introduzione di S. Givone, Torino mantica, Milano-Napoli 1965; B. ALLEMANN, Ironie
1997; Lezioni di estetica. Corso del 1823, a cura di P. und Dichtung, Pfullingen 1956, tr. it. Ironia e poesia,
D’Angelo, Roma-Bari 2000. Cfr. inoltre Arte e morte Milano 1971; R. AYRAULT, La genèse du Romantisme
dell’arte, ed. a cura di P. Gambazzi - G. Scaramuzza, allemand, Paris 1961, 4 voll.; J. TAMINIAUX, La nostalgie
Milano 19972 (pagine scelte). Fra gli studi sull’este- de la Grèce a l’aube de l’idéalisme allemand, La Haye
tica di Hegel: L. PAREYSON, Il mondo dell’arte, in 1967; P. SZONDI, Poetica dell’idealismo tedesco, a cura
AA.VV., L’opera e l’eredità di Hegel, Roma-Bari 1974; di R. Buzzo margari, Torino 1974; L. MITTNER, Storia
V. VERRA, Introduzione a Hegel, Roma-Bari 1988; P. della letteratura tedesca, vol. II: Dal pietismo al roman-
D’ANGELO, Simbolo e arte in Hegel, Roma-Bari 1989; ticismo, Torino 1977; H. BLUMENBERG, Arbeit am

3729
VOLUMIfilosofia.book Page 3730 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Mythos, Frankfurt am Main 1979, tr. it. di B. Argen- Sull’esperienza romantica in altri ambiti politici e
ton, Elaborazione del mito, Bologna 1991; M. FRANK, geografici: A. BÉGUIN, L’âme romantique et le rêve,
Der kommende Gott: Vorlesungen über die Neue Marseille 1937, tr. it. di U. Pannuti, L’anima roman-
Mythologie, Frankfurt am Main 1982-88, tr. it. di F. tica e il sogno, Milano 1967; P. BÉNICHOU, Le temps des
Cuniberto, Il dio a venire: lezioni sulla nuova mitologia, prophètes, Paris 1977, tr. it. di A. Pasquali, Il tempo dei
Torino 1994; M. COMETA (a cura di), Iduna, Palermo profeti, Bologna 1997; E. CECCHI, Grandi romantici in-
1984; R. BODEI, Scomposizioni, Torino 1987; S. ZECCHI glesi, Milano 1981; M. PAGNINI (a cura di), I contesti
(a cura di), Romanticismo. Mito, simbolo, interpreta- culturali della letteratura inglese. Il Romanticismo, Bo-
zione, Venezia 1987; G. MORETTI, Hestia, Roma 1988; logna 1986.
F. VERCELLONE, Identità dell’antico, Torino 1988; L. ZA- Sull’estetica del XIX secolo: F. VERCELLONE, L’estetica
GARI, Mitologia del segno vivente, Bologna 1988; M. dell’Ottocento, Bologna 1999. Per le estetiche post-
COMETA (a cura di), Mitologie della ragione, Pordeno- hegeliane: K. ROSENKRANZ, Aesthetik des Hässlichen,
ne 1989; E. BEHLER, Frühromantik, Berlin - New York Königsberg 1853, tr. it. di S. Barbera, con pref. di R.
1992, tr. it. di I. Perini Bianchi, Romanticismo, Firen- Bodei, Estetica del brutto, Palermo 1994; F.T. VISCHER,
ze 1997; S. GIVONE, La questione romantica, Roma- Uber das Erhabene und Komische, Frankfurt am Main
Bari 1992; G. MORETTI, La segnatura romantica, Cer- 1967, tr. it. di E. Tavani, Sul sublime e il comico, Pa-
nusco Lombardone 1992; L. RUSTICHELLI (a cura di), lermo 2001; M. RAVERA, Estetica posthegeliana. Figure
Il romanticismo tedesco, Reggio Emilia 1992; F. RELLA, e problemi, Milano 1978; G. OLDRINI, L’estetica di He-
Romanticismo, Parma 1994; C. CIANCIO - F. VERCELLO- gel e le sue conseguenze, Roma-Bari 1994; G. SCARA-
NE (a cura di), Romanticismo e modernità, Torino MUZZA (a cura di), Il brutto nell’arte, Napoli 1995.
1997; P. D’ANGELO, L’estetica del Romanticismo, Bolo- Fra le traduzioni italiane delle opere di A. Scho-
gna 1997; F. DESIDERI, Il velo di Iside, Bologna 1997; F. penhauer: Il mondo come volontà e rappresentazione, a
RELLA, L’estetica del romanticismo, Roma 1997. cura di P. Savj Lopez, Bari 1914-16 (1819); Supple-
Traduzioni italiane di opere di autori romantici: G. menti al “Mondo come volontà e rappresentazione”, a
BEVILACQUA (a cura di), I romantici tedeschi, Milano cura di G. De Lorenzo, Bari 1930 (1844); Parerga e
1995-96, 2 voll. Tra le traduzioni italiane di opere di paralipomena, a cura di G. Colli, Milano 1981 (1851).
F. Schlegel: Sullo studio della poesia greca, a cura di A. Su Schopenhauer: A. HÜBSCHER, Denker gegen dem
Lavagetto, con la pref. di G. Baioni, Napoli 1988 Strom, Bonn 1973, tr. it. di G. Invernizzi, Arthur Scho-
(1797); Dialogo sulla poesia, a cura di A. Lavagetto, penhauer: un filosofo controcorrente, Milano 1990
Torino 1991 (1800); Frammenti critici e poetici, a cura (1973); G. INVERNIZZI, Invito al pensiero di Schopen-
di M. Cometa, Napoli 1998. Su Schlegel: C. CIANCIO, hauer, Milano 1995; D. JACQUETTE, Schopenhauer, Phi-
F. Schlegel. Crisi della filosofia e rivelazione, Milano losophy, and the Arts, Cambridge (Massachusetts)
1984; F.P. CUNIBERTO, F. Schlegel e l’assoluto letterario, 1996.
Torino 1991. Tra le traduzioni di opere di Novalis: Tra le traduzioni delle opere di S. Kierkegaard: Enten-
Opere, a cura di G. Cusatelli, Milano 1982; Opere fi- Eller, a cura di A. Cortese, Milano 1976-77; Aut-Aut,
losofiche, a cura di G. Moretti - F. Desideri, Torino a cura di R. Cantoni, Milano 1988; Opere, a cura di
1993. Su Novalis: G. MORETTI, L’estetica di Novalis, C. Fabro, Firenze 1988; Stadi sul cammino della vita,
Torino 1991; F. VERCELLONE, Nature del tempo, Mila- a cura di L. Koch, Milano 1993; Diario del seduttore,
no 1998. Tra le traduzioni delle opere di F. Hölder- a cura di A. Veraldi, Milano 2001. Sull’estetico in
lin: Iperione o l’eremita in grecia, a cura di G.V. Amo- Kierkegaard: T.W. ADORNO, Kierkegaard, Konstrukti-
retti, Milano 1984; Scritti di estetica, a cura di R. Ru- on des Asthetische, Tübingen 1933, tr. it. di A. Burger
schi, Milano 1987; Sul tragico, a cura di R. Bodei, Mi- Cori, Kierkegaard. La costruzione dell’estetico, Milano
lano 1989; Tutte le liriche, a cura di L. Reitani, Milano 1983; L. AMOROSO (a cura di), Maschere kierkegaardi-
2001. Su Hölderlin: M. PEZZELLA, La concezione tragi- ane, Torino 1990; A. GIANNATIEMPO QUINZIO, L’estetico
ca di Hölderlin, Bologna 1993. Altre traduzioni: in Kierkegaard, Napoli 1992.
F.D.E. SCHLEIERMACHER, Estetica (1819-33), a cura di Traduzione italiana delle opere di F. Nietzsche:
P. D’Angelo, Palermo 1988; F.D.E. SCHLEIERMACHER, Opere, a cura di G. Colli - M. Montinari, Milano 1964.
Sul concetto dell’arte, a cura di P. D’Angelo, Palermo Tra gli studi su Nietzsche: G. VATTIMO, Il soggetto e la
1989 (1832); W.H. WACKENRODER, Scritti di poesia e di maschera. Nietzsche e il problema della liberazione, Mi-
estetica, a cura di B. Tecchi, con introduzione di F. Ver- lano 1974; G. VATTIMO, Introduzione a Nietzsche, Ro-
cellone, Torino 1993. ma-Bari 1985; G. VATTIMO, Dialogo con Nietzsche. Sag-
Sul «secondo romanticismo» cfr. A. BAEUMLER - F. gi 1961-2000, Milano 2000; C. GENTILI, Nietzsche,
CREUZER - J. BACHOFEN, Dal simbolo al mito, a cura di Bologna 2001; G. DELEUZE, Nietzsche e la filosofia, To-
G. Moretti, Milano 1983; L. LOTITO, Dal mito al mito, rino 2002.
Bologna 2001; G. MORETTI, Heidelberg romantica, Na- Sull’estetica del positivismo: H. TAINE, Philosophie de
poli 20023. l’art, Paris 1881, tr. it. di O. Settineri, Filosofia dell’ar-

3730
VOLUMIfilosofia.book Page 3731 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica


te, Milano 2002 (1881); J.-M. GUYAU, Les problèmes de forme, a cura di S. Bologna, Milano 1991 (1911); Teo-
l’esthétique contemporaine, Paris 1884; J.-M. GUYAU, ria del romanzo, Milano 1999 (1916); Primi scritti
L’art au point de vue sociologique, Paris 1887; H. TAI- sull’estetica, a cura di L. Coeta, Milano 1973-74 (con
NE, Scritti estetici: metodo e dottrina, a cura di D. Dru- Introduzione di T. Perlini); Contributi alla storia
di, Firenze 1996. Studi sull’estetica del positivismo: dell’estetica, a cura di E. Picco, Milano 1957 (1953);
E. SCOLARI, Quattro studi sull’estetica del positivismo, Prolegomeni a un’estetica marxista. Sulla categoria
Modena 1984; A. CONTINI, Tra scienza positiva e para- della particolarità, a cura di F. Codino - M. Montinari,
digma estetico. La filosofia della vita di J.-M. Guyau, Roma 1957; Estetica, a cura di F. Feher - A. Marietti
Bologna 1995; D. DRUDI, Sogni di spiriti esatti. Percorsi Solmi, Torino 1975 (1963), 2 voll. Su Lukács: S. BE-
dell’estetica del positivismo, Firenze 1995. NASSI, Lukács e l’estetica contemporanea, Napoli 1980;
Sulla nascita dell’estetica psicologica: M. DESSOIR, G. BEDESCHI, Introduzione a Lukács, Roma-Bari 1982;
Äesthetik und allgemeine Kunstwissenschaft, Stuttgart P. PULLEGA, La comprensione estetica del mondo. Sag-
1906, tr. it. di L. Perucchi - G. Scaramuzza, Estetica e gio sul giovane Lukács, Bologna 1983. La traduzione
scienza dell’arte, Milano 1986; M.R. DE ROSA, Theodor italiana delle Opere di W. BENJAMIN, a cura di R. Tie-
Lipps: estetica e critica delle arti, Napoli 1990; A. PI- demann, è in corso presso Einaudi (7 voll.). Tradu-
NOTTI (a cura di), Estetica ed empatia, Milano 1997. zioni italiane di opere singole di W. Benjamin: Il
Testi dei padri della psicoanalisi: S. FREUD, Saggi dramma barocco tedesco, introduzione di G. Schiavo-
sull’arte, la letteratura e il linguaggio, Torino 1991; ni, Torino 1999 (1925); L’opera d’arte nell’epoca della
C.G. JUNG, Psicologia e poesia, in OCGJ, vol. X. Studi sua riproducibilità tecnica, a cura di E. Filippini, Tori-
sull’estetica psicologica: E. GOMBRICH, Freud e la psi- no 1991 (1936); Parigi capitale del XIX secolo, a cura
cologia dell’arte, Torino 1967; J.J. SPECTOR, The Aesthe- di G. Agamben, Torino 1986; Angelus Novus, a cura
tics of Freud, London 1972, tr. it. di M. Graffi, L’este- di R. Solmi, Torino 19952. Su Benjamin: F. DESIDERI,
tica di Freud, Milano 1976; U. GALIMBERTI, La terra Walter Benjamin. Il tempo e le forme, Roma 1980; F.
senza il male: Jung dall’inconscio al simbolo, Milano DESIDERI, La porta della giustizia, Bologna 1995; G.
1984; F. SALZA, La tentazione estetica: Jung, l’arte, la CARCHIA, Nome e immagine. Saggio su Walter Benja-
letteratura, Roma 1987; F. SALZA, La fanciulla e l’eroe. min, Roma 2000; G. SCHIAVONI, W. Benjamin. Il figlio
Estetica e mito in Freud, Roma 1994; S. GOSSO (a cura della felicità, Torino 2001; P. CRESTO-DINA, Messiani-
di), Psicoanalisi e arte, Milano 2001. smo romantico, Torino 2002. M. HORKHEIMER - TH.W.
ADORNO, Dialettica dell’illuminismo, a cura di R. Sol-
Sull’estetica tra “religione dell’arte” e decadenza: J. mi, Torino 19983 (1946). Sul pensiero critico e i fran-
RUSKIN, Modern Painters, London 1843-60, tr. it. a cu- cofortesi: M. JAY, The Dialectical Imagination, London
ra di G. Leoni, Pittori moderni, Torino 1998; J. RUSKIN, 1973, tr. it. di N. Paoli, L’immaginazione dialettica,
The Seven Lamps of Architecture, London 1849, tr. it. Torino 1979; G. BEDESCHI, Introduzione alla Scuola di
di R.M. Pivetti, Le sette lampade dell’architettura, Mi- Francoforte, Roma-Bari 1997; F. DESIDERI, Il fantasma
lano 1982; J. RUSKIN, The Stones of Venice, London dell’opera, Genova 2002. Traduzioni italiane di saggi
1851-53, tr. it. di A. Brilli, Le pietre di Venezia, Milano estetici di F.T. Adorno: Filosofia della musica moder-
1982; J. RUSKIN, Opere, a cura di G. Leoni, Bari 1987. na, a cura di G. Manzoni, Torino 1959 (1949); Wag-
Testi in traduzione italiana: W. MORRIS, Architettura ner Mahler. Due studi, a cura di M. Bortolotto - G.
e socialismo, a cura di M. Manieri-Elia, Bari 1963; R. Manzoni, Torino 19752 (1952-60); Il fido maestro so-
WAGNER, L’opera d’arte dell’avvenire, Milano 1983 stituto, a cura di G. Manzoni, Torino 1982 (1963);
(1849); R. WAGNER, Scritti scelti, a cura di S. Daniele, Teoria estetica, a cura di E. De Angelis, Torino 1975
Parma 1988 (con Introduzione di E. Bloch); C. BAUDE- (1970); Note per la letteratura, Torino 1979, 2 voll.;
LAIRE, Scritti sull’arte, a cura di E. Raimondi, Torino Parva aesthetica. Saggi 1958-67, Milano 1979; Bee-
1990. thoven, Torino 2002. Sull’estetica adorniana: R. RU-
Per i programmi estetici delle avanguardie storiche SCHI, Lo spirito di natura nell’arte, Milano 1990; A. AR-
cfr. M. DE MICHELI (a cura di), Le avanguardie artisti- BO, Dialettica della musica. Saggio su Adorno, Milano
che del Novecento, Milano 1991. 1991; E. TAVANI, L’apparenza da salvare. Saggio su
Sull’estetica marxista in generale: G. PRESTIPINO, La T.W. Adorno, Milano 1994.
controversia estetica del marxismo, Palermo 1974. Tra Tra le traduzioni italiane delle opere di J. Dewey:
le traduzioni italiane delle opere di E. BLOCH: Spirito Esperienza e natura, Torino 1957 (1925); Arte come
dell’utopia, a cura di V. Bertolino - F. Coppellotti, Fi- esperienza e altri scritti, a cura di A. Granese, Firenze
renze 19932 (1918); Il principio speranza, introduzio- 1995 (1934). Sul pragmatismo: R. RORTY, Conseguen-
ne di R. Bodei, Milano 1994 (1954-59). Su estetica e ze del pragmatismo, a cura di F. Elefante, Milano 1986;
utopia: L. BOELLA, Erst Bloch. Trame della speranza, A. DE MARIA, Invito al pensiero di Dewey, Milano 1990;
Milano 1987; R. MUGILLANI, Attualità e rilettura critica Dewey, «Journal of Aesthetics and Art Criticism», 12
di G. Lukács ed E. Bloch, Milano 1989. Tra le tradu- (1953). Tra le traduzioni italiane delle opere di C.
zioni italiane delle opere di G. Lukács: L’anima e le Morris: Lineamenti di una teoria dei segni, a cura di F.

3731
VOLUMIfilosofia.book Page 3732 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Rossi-Landi, Torino 1954 (1938); Segni, linguaggio e italiano, Lecce 1996; A. TRIONE, Estetica e Novecento,
comportamento, Milano 1980 (1946). Roma-Bari 1996.
R. BASTIDE, Usi e significati del termine struttura, a cu- G. DELLA VOLPE, Critica del gusto, Milano 1976. Su
ra di L. Basso Lonzi, Milano 1965 (1962); F. DE SAUS- Della Volpe: M. MODICA, L’estetica di G. Della Volpe,
SURE, Corso di linguistica generale, a cura di T. De Roma 1978. A. BANFI, Opere, vol. V: Vita dell’arte.
Mauro, Roma-Bari 19702; F. WAHL, Che cos’è lo strut- Scritti di estetica e di filosofia dell’arte, a cura di E. Mat-
turalismo?, Milano 19732 (1968); F. DOSSE, Histoire tioli - G. Scaramuzza, Reggio Emilia 1988. Su Banfi:
du structuralisme, Paris 1991-92, 2 voll.; Tesi del ’29 G. SCARAMUZZA, A. Banfi. La ragione e l’estetico, Pado-
del Circolo linguistico di Praga, introduzione di E. va 1984. Tra i lavori di L. Anceschi: Progetto di una
GARRONI, Milano 1966; tra le traduzioni italiane del- sistematica dell’arte, Milano 1962; Fenomenologia del-
le opere di R. Jakobson: Il farsi e disfarsi del linguag- la critica, Bologna 1966; Le istituzioni della poesia, Mi-
gio, a cura di L. Lonzi, Torino 1971 (1944); Poetica e lano 1968; Il caos, il metodo. Primi lineamenti di una
poesia, Torino 1985; Saggi di linguistica generale, a nuova estetica fenomenologica, Napoli 1981; Che cos’è
cura di L. Heilmann, Milano 1989 (1963). Su semio- la poesia? Bologna 1982; Gli specchi della poesia, Tori-
tica e linguistica: U. ECO, La struttura assente, Mila- no 1989; Autonomia ed eteronomia dell’arte, Milano
no 1968; U. ECO, Trattato di semiotica generale, Mila- 19922 (1936). Su Anceschi: C. GENTILI, La nuova feno-
no 1975; E. GARRONI, Ricognizione della semiotica, Ro- menologia critica, Torino 1981; L. ROSSI (a cura di),
ma 1977; A. GREIMAS - J. COURTÈS, Semiotique, Paris Estetica e metodo. La scuola di Bologna, Bologna
1979, ed. it. a cura di P. Fabbri, Semiotica, Firenze 1991; L. VETRI, La questione della critica in L. Anceschi,
1986; G. MARRONE, Sensi e discorso. L’estetica nella se- Bologna 1994. Tra le opere di D. Formaggio: L’idea
miotica, Bologna 1995. di artisticità, Milano 1962; Fenomenologia della tecnica
Su estetica e fenomenologia: G. SCARAMUZZA, Le ori- artistica, Parma 1978; Arte, Milano 1981; La «morte
gini dell’estetica fenomenologica, Padova 1976; G. SCA- dell’arte» e l’estetica, Bologna 1983; Problemi di esteti-
RAMUZZA, La fenomenologia e le arti, Milano 1991. Te- ca, Palermo 1991.
sti: N. HARTMANN, Estetica, ed. it. a cura di M. Caccia- La pubblicazione delle Opere di L. Pareyson (com-
ri, introduzione di D. Formaggio, Padova 1969 prensive dei corsi di estetica tenuti a Torino) è in
(1953); R. INGARDEN, Das literarische Kunstwerk, Halle corso presso Mursia. Edizioni di opere singole di L.
1931, tr. it. Fenomenologia dell’opera letteraria, Milano Pareyson: Teoria dell’arte, Milano 1965; Conversazioni
1968; M. DUFRENNE, Phénoménologie de l’expérience di estetica, Milano 1966; I problemi dell’estetica, Mila-
esthétique, Paris 1953, tr. it. di L. Magrini, Fenomeno- no 1966; Verità e interpretazione, Milano 1971; L’espe-
logia dell’esperienza estetica, Roma 1969; M. DUFREN- rienza artistica, Milano 1974; Esistenza e persona, Ge-
NE, Esthétique et philosophie, Paris 1967, tr. it. di P. nova 1985 (1950); Dostoevskij, Torino 1993; Ontolo-
Stagi, Estetica e filosofia, Genova 1989; R. INGARDEN, gia della libertà, Torino 1995; Estetica. Teoria della for-
L’opera musicale e il problema della sua identità, a cura matività, Milano 20044 (1954). Su Pareyson: L. Pa-
di A. Fiorenza, Palermo 1989; R. INGARDEN, Selected reyson, estetica e ontologia della libertà, «Rivista di
Papers in Aesthetics, a cura di P. Mc Corm, München Estetica», 40-41 (1993); S. MARZANO, Il sublime
1985. Studi: R. CANTONI, N. Hartmann, Roma 1972; nell’ermeneutica di L. Pareyson, Torino 1994; F. TOMA-
A. MANESCO, Arte e politica nell’ultimo Dufrenne, Vero- TIS, Ontologia del male. L’ermeneutica di Pareyson,
na 1976; E. FRANZINI, L’estetica francese del Novecento, Roma 1995. Tra i lavori di U. Eco: Apocalittici e inte-
Milano 1984; E. FRANZINI, Hommage a M. Dufrenne, grati, Milano 1964; Lector in fabula, Milano 1979;
in «Revue d’esthétique», 21 (1992). Opera aperta, Milano 19892 (1962); I limiti dell’inter-
Sull’estetica italiana del XX secolo: P. D’ANGELO, pretazione, Milano 1990. Tra le opere di G. Vattimo:
L’estetica italiana del Novecento, Roma-Bari 1997. Te- Il pensiero debole, Milano 1983 (insieme a P.A. Rovat-
sti del neoidealismo italiano: B. CROCE, Estetica co- ti); La fine della modernità, Milano 1985; Poesia e on-
me scienza dell’espressione e linguistica generale, a cura tologia, Milano 1985; La società trasparente, Milano
di G. Galasso, Milano 1990 (1902); B. CROCE, Brevia- 1989; Oltre l’interpretazione, Roma-Bari 1994.
rio di estetica-Aesthetica in nuce, Milano 1990; B. CRO- Tra le traduzioni italiane delle opere di M. Heideg-
CE, Nuovi saggi di estetica, Napoli 1991; B. CROCE, La ger: Essere e tempo, a cura di P. Chiodi, Milano 1970
poesia, Milano 1994; G. GENTILE, Frammenti di estetica (1927); In cammino verso il linguaggio, a cura di A.
e di letteratura, Lanciano 1921; G. GENTILE, La filosofia Caracciolo, Milano 1973 (1959); Saggi e discorsi, a
dell’arte, Firenze 1931; G. GENTILE, Opere filosofiche, a cura di G. Vattimo, Milano 1976 (1954); La poesia di
cura di E. Garin, Milano 1991. Studi: P. D’ANGELO, Hölderlin, a cura di L. Amoroso, Milano 1988
L’estetica di B. Croce, Roma-Bari 1982; AA.VV., Croce (19512); Sentieri interrotti, a cura di P. Chiodi, Firenze
e l’estetica, Palermo 1983; A. NEGRI, L’estetica di Gen- 1997 (1950). Su Heidegger: G. VATTIMO, Essere, storia
tile, Palermo 1994; R. BRUNO (a cura di), Per Croce, e linguaggio in Heidegger, Genova 19892; F. DE ALESSI,
Napoli 1995; P. PELLEGRINO, L’estetica del neoidealismo Heidegger lettore dei poeti, Torino 1991; U.M. UGAZIO,

3732
VOLUMIfilosofia.book Page 3733 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica analitica


Il ritorno del possibile. Studi su Heidegger e la storia ESTETICA AMBIENTALE (environmental
Estetica ambientale
della metafisica, Torino 1996; F. VOLPI (a cura di), Gui- aesthetics; Naturästhetik; esthétique environne-
da a Heidegger, Roma-Bari 1997; F.W. VON HERMANN, mentale; estética ambiental). – Con l’espressione
La filosofia dell’arte di M. Heidegger, Milano 2002. Tra «estetica ambientale» si intende quella ten-
le traduzioni italiane delle opere di H.-G. Gadamer: denza consistente nel porre in primo piano la
L’attualità del bello, a cura di R. Dottori, Genova 1986 questione della bellezza naturale e della sua
(1967-77); Chi sono io, chi sei tu, a cura di F. Camera, difesa. Si tratta quindi di sottolineare il valore
Genova 1989; Verità e metodo, a cura di G. Vattimo, estetico della natura e, così facendo, di offrire
Milano 19928 (1960); Verità e metodo 2, a cura di R. una solida argomentazione ai fini di una difesa
Dottori, Milano 1995. Su Gadamer e l’ermeneutica: dell’ambiente; obiettivo dei teorici dell’esteti-
P. SZONDI, Einführung in die literarische Hermeneutik, ca ambientale è quello di favorire l’armonia
Frankfurt am Main 1975, tr. it. di B. Cetti Marinoni, nel rapporto uomo/ambiente. Due sono le cor-
Introduzione all’ermeneutica letteraria, Torino 1992; renti presenti nell’estetica ambientale: per la
M. FERRARIS, Storia dell’ermeneutica, Milano 1988; F. prima la bellezza naturale è estranea alla per-
VERCELLONE, Apparenza e interpretazione, Milano cezione di un soggetto e resta vincolata all’og-
1989; C. GENTILI, Ermeneutica e metodica, Genova getto bello (tendenza oggettivistica); per la se-
1996; P. MONTANI, Estetica ed ermeneutica, Roma-Bari conda il bello naturale chiama in causa l’espe-
1996; A. MODA, Lettura di Verità e metodo di Gadamer, rienza soggettiva di chi ne fruisce. Diversa-
Torino 2000. Sulla scuola di Costanza: R. HOLUB (a mente da quanto fa la scienza, che stabilisce
cura di), Reception Theory, London - New York 1984,
con la natura una relazione fondata sul domi-
tr. it. Teoria della ricezione, Torino 1989; H.R. JAUß,
nio, l’esperienza estetica, qui in gioco, è atten-
Kleine apologie der Aesthetischen Erfahrung, Konstanz
ta a valorizzarne gli aspetti qualitativi.
1972, tr. it. di C. Gentili, Apologia dell’esperienza este-
L’estetica ambientale è altresì impegnata a
tica, Torino 1985; H.R. JAUß, Ästhetische Erfahrung
differenziare l’esperienza che possiamo fare
und literarische Hermeneutik, Frankfurt am Main
della bellezza naturale da quella che viene a
1982, 3 voll., tr. it. di B. Argenton - C. Gentili, Espe-
rienza estetica ed ermeneutica letteraria, Bologna
prodursi nel nostro rapporto con l’opera d’ar-
1987-88, 2 voll.; H.R. JAUß, Estetica ed interpretazione
te: l’esperienza estetica che facciamo a contat-
letteraria, a cura di C. Gentili, Genova 1990; H.R.
to con la natura ci comunica il nostro esserne
JAUß, Literaturgeschichte als Provokation, Frankfurt già da sempre parte (esperienza totalizzante),
am Main 1970, tr. it. di P. Cresto-Dina, Storia della laddove il nostro rapporto con l’opera è segna-
letteratura come provocazione, Torino 1999. to dai vincoli imposti al fruitore dalla tradizio-
ne di cui l’opera è espressione, così come dal
W. ISER, The Act of Reading, Baltimore-London 1978,
tr. it. di R. Granafei, L’atto della lettura, Bologna
percorso del singolo artista.
A. Sartini
1987. Tra le traduzioni italiane delle opere di J. Der-
rida: La verità in pittura, a cura di G. Pozzi - D. Pozzi, BIBL.: R. ASSUNTO, Il paesaggio e l’estetica, Napoli
Roma 1981; La farmacia di Platone, Milano 1985; La 1973; R. ASSUNTO, Filosofia del giardino e filosofia nel
scrittura e la differenza, a cura di G. Pozzi, introduzio- giardino, Roma 1981; A. BERLEANT, The Aesthetics of
Environment, Temple 1992; S. KEMAL - I. GASKEL (a
ne di G. Vattimo, Torino 19902; Margini della filosofia,
cura di), Landscape, Natural Beauty and the Arts,
a cura di M. Iofrida, Torino 1997; Della grammatolo-
Cambridge 1993; J. ZIMMERMANN (a cura di), Ästhetik
gia, a cura di G. Dalmasso, Milano 19982; Posizioni,
und Naturerfahrung, Stuttgart 1996; M. REGIMBALD (a
a cura di G. Sertoli, Verona 1999.
cura di), L’esthétique face au jardin, n. mon. «Æ. Ca-
Degli Yale critics: H. BLOOM, The Anxiety of Influence, nadian Aesthetics Journal/Revue canadienne
New York 1973, tr. it. di M. Diacono, L’angoscia d’esthétique», 6 (2001); P. D’ANGELO, Estetica della
dell’influenza, Milano 1983; P. DE MAN, Allegories of natura: bellezza naturale, paesaggio, arte ambientale,
Reading, New Haven - London 1979, tr. it. Allegorie Roma-Bari 20032.
della lettura, Torino 1997. Studi: M. FERRARIS, Diffe-
renze, Milano 1981; M. FERRARIS, Postille a Derrida, ESTETICA ANALITICA (analytic aesthetics;
Estetica analitica
Torino 1990; G. CHIURAZZI, Scrittura e tecnica. Derrida analytische Ästhetik; esthétique analytique; estéti-
e la metafisica, Torino 1992; G. CHIURAZZI (a cura di), ca analítica). – Secondo la teoria del linguaggio
Il postmoderno, Milano 2002. contenuta nel Tractatus logico-philosophicus
➨ ARTE; ARTI BELLE; BELLO; CATARSI; CRITICA D’ARTE; (London 1949, tr. it. di A.G. Conte, Tractatus lo-
ENTUSIASMO; ESTETISMO; FARE; GIUDIZIO ESTETICO; gico-philosophicus e Quaderni 1914-1916, Tori-
GUSTO; MIMESI; VEROSIMILE. no 1998) di Wittgenstein, le proposizioni del-
3733
VOLUMIfilosofia.book Page 3734 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica analitica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

l’etica e dell’estetica, che non descrivono fatti, objects, Cambridge 19962), che argomenta sia
sono insensate e appartengono al «mistico» e contro l’identificazione delle opere d’arte con
al «metafisico», dei quali propriamente non si oggetti materiali, sia contro la «teoria ideale
può dire nulla. Sulla scorta di considerazioni dell’arte» di Croce e R.G. Collingwood, ovvero
analoghe, I.A. Richards distingue fra le asser- la concezione secondo cui l’opera d’arte è con-
zioni verificabili proprie del linguaggio scienti- tenuto privato della mente dell’artista. Alla
fico e i segni pseudo-assertivi del linguaggio domanda «che cosa è l’arte?» è possibile per-
artistico. Arte e bellezza non sono che espres- tanto fornire soltanto risposte plurali, tante
sione di valori, registrazione degli aspetti più quante sono le forme artistiche e i generi. Esse
desiderabili e degni dell’esperienza «norma- possono comunque esibire un quid communis,
le». Ancor più radicale è A.J. Ayer, secondo cui per il fatto di condividere molte proprietà: in
le affermazioni di valore consistono, nel caso riferimento alle opere musicali o letterarie,
di estetica, etica e religione, nella mera espres- Wollheim sostiene che le proprietà estetiche
sione di emozioni, e dunque esse non hanno vadano intese come «tipi» (types) la cui attua-
senso, perché non sono né vere né false. lizzazione richiede la concreta «ricorrenza» (to-
L’affermazione di un’impostazione «analitica» ken) costituita dall’esecuzione o dalla lettura.
della filosofia, particolarmente in area anglo- Si tratta di tesi vicine a quelle espresse da J.
sassone, ha avuto però esiti non riducibili a Margolis, che sostiene una concezione delle
siffatte posizioni eliminativistiche. A partire opere d’arte come particolari astratti, entità che
circa dagli anni cinquanta, essa è infatti dive- si concretizzano in oggetti materiali e che sono
nuta lo strumento per un approccio non ridut- dotate di un certo significato determinato dal
tivo, e ben attrezzato da un punto di vista epi- proprio contesto culturale. La teoria dell’ope-
stemologico, alle questioni tradizionali della ra d’arte come ricorrenza di un tipo consente
filosofia dell’arte. di evitare la sua identificazione con un oggetto
Per quanto concerne il concetto di esperienza materiale, il che precluderebbe la possibilità
estetica, a posizioni «essenzialistiche» (M.C. di considerare per esempio le proprietà
Beardlsey), che la concepiscono come parteci- espressive dell’esecuzione.
pazione libera, disinteressata e attenta all’uni- Secondo N. Goodman, sulla scorta della psi-
tà, all’intensità e alla complessità degli ogget- cologia della forma, anche la percezione è da
ti, si contrappongono posizioni «scettiche» (G. intendersi come un’attività: l’occhio non è mai
Dickie), per cui la differenza fra una percezione «innocente». Mettendo così fuori gioco il «mi-
di tipo estetico e una percezione non-estetica to del dato assoluto» e la teoria dell’arte come
è riconducibile a una mera differenza di ogget- imitazione, Goodman (Languages of Art, India-
to e di grado di attenzione. Per altri ancora (J. napolis 19762, tr. it. a cura di F. Brioschi, I lin-
Levinson) centrale è l’aspetto cognitivo del guaggi dell’arte, Milano 20035; Ways of World-
piacere estetico, basato «sulla relazione che in- making, Indianapolis 1978, tr. it. di C. Marletti,
tercorre fra la sua forma sensibile e il carattere Vedere e costruire il mondo, Roma 1988) adotta
e il contenuto che ne risultano». un approccio funzionalista e anti-essenziali-
Vivace è anche il dibattito sulle proprietà esteti- sta: alla domanda sull’essenza dell’arte biso-
che. Fra coloro che ne sostengono l’esistenza, gna sostituire quella relativa alla «funzione
F. Sibley (sulla scorta di G.E. Moore) afferma simbolica» che essa svolge in una certa epoca
che esse sono «sopravvenienti» rispetto a e in una certa società. Radicalizzando ulterior-
quelle non-estetiche: non possono essere ri- mente, la «teoria istituzionale dell’arte» ritie-
cavate da queste ultime né applicate secondo ne allora che a determinare la caratterizzazio-
regole estranee. Altri affermano con Richards ne di un oggetto come opera d’arte sia la sua
l’impossibilità di distinguerle dalle non-esteti- connessione con la struttura sociale e il cosid-
che (T. Cohen); mentre secondo una posizione detto «mondo dell’arte». Nei movimenti arti-
intermedia (K. Walton) le proprietà estetiche, stici degli anni sessanta, in particolare la pop-
pur non essendo governate da regole, dipen- art, A.C. Danto (The Philosophical Disenfranch-
dono da categorie artistiche (relative allo stile, isement of Art, New York 20052, tr. it. di V. To-
al genere, al mezzo) la cui correttezza è relativa non, La destituzione filosofica dell’arte, Siracusa
di volta in volta al contesto storico. 1992) rinviene l’esito di un processo di ampia
All’interno di questo dibattito una posizione portata, iniziato alla fine dell’Ottocento, che
di rilievo è quella di R. Wollheim (Art and its ha implicato lo smantellamento della tradizio-
3734
VOLUMIfilosofia.book Page 3735 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica decostruzionista


nale concezione dell’arte per giungere a tesi dello statuto dell’estetica, facendo di questa
come quella di A. Warhol (tutto può essere ar- disciplina, intesa non più restrittivamente co-
te), o a quella dello scultore-performer tede- me «filosofia dell’arte» nel momento in cui le
sco J. Beuys (tutti sono artisti). La differenza stesse arti subiscono una mutazione genetica,
fra un’opera d’arte e un qualsiasi altro oggetto il baricentro speculativo di indagini interdisci-
non è estetica (nel senso etimologico del ter- plinari in ambito cognitivo, scientifico e uma-
mine, come vorrebbe invece per esempio la nistico. L’estetica comparata consente di apri-
«teoria presentazionale» di S. Langer), ma filo- re un dialogo con altri modi di pensiero e di
sofica: infatti fra un prodotto commerciale e lo espressione artistica, appartenenti a nuovi
stesso prodotto esibito in una galleria d’arte e soggetti (perlomeno dal nostro punto di vista)
trasformato in opera non c’è nessuna differen- come quelli provenienti dall’Asia e dall’Africa,
za di tipo percettivo. L’opera richiede pertanto mondi filosofici extra-europei, al fine di alle-
un processo interpretativo di tipo intellettuale stire un foro eccellente di discussione sugli
che ne determini il significato e ne esibisca la apporti che la transculturalità, l’interdiscipli-
dimensione «retorica». Su questa base, l’este- narietà e il metodo comparativo forniscono
tica analitica finisce allora per avvicinarsi ina- all’estetica, facendone un campo di ricerca cri-
spettatamente a certe tesi dell’ermeneutica. ticamente arricchito e capace di rinnovarsi a
G. Garelli partire dai suoi lasciti oramai riconosciuti plu-
BIBL.: M.C. BEARDSLEY, Aesthetics, New York 1958; G. rali – e dunque non solo europei e occidentali.
DICKIE, Art and the Aesthetic, Ithaca (New York) 1974; Il confronto tra le estetiche di Oriente e Occi-
J. MARGOLIS (a cura di), Philosophy Looks at the Art, dente mette in comune le risorse e gli obiettivi
Philadelphia 1988; R. SHUSTERMAN (a cura di), di conoscenza dell’orientalistica e del pensie-
Analytic Aesthetics, Oxford 1989; J. LEVINSON, Estetica, ro filosofico ed estetico asiatico e occidentale,
in F. D’AGOSTINI - N. VASSALLO (a cura di), Storia della
realizzando ricerche su figure e tradizioni assai
filosofia analitica, Torino 2002, pp. 425-445 (con bibl.
meno estranee le une alle altre di quanto ab-
ragionata, pp. 562-569); N. WARBURTON, The Art Que-
stion, London 2003, tr. it. di G. Bonino, La questione bia tentato di sottolineare l’angusta e supera-
dell’arte, Torino 2004. ta prospettiva storica del monocentrismo spe-
culativo europeo. Vale la pena citare, per la
➨ ESPERIENZA ESTETICA; OGGETTO ESTETICO.
sua crescente importanza, la scuola di Kyoto
(il cui fondatore è Nishida Kitarou, 1870-1945)
ESTETICA COMPARATA (comparative aes-
Estetica comparata a cui fa capo il primo gruppo di pensatori giap-
thetics; komparative Ästhetik; esthétique compara- ponesi che ha aperto un dialogo con la filoso-
tive; estéticas comparativa). – Per estetica com- fia europea del Novecento, in particolare col
parata non s’intende oggi tanto quella disci- pensiero tedesco e con uno dei più carismatici
plina la cui base «è confrontare fra loro le ope- tra i suoi maestri, Martin Heidegger.
re, così come le tecniche, delle differenti arti K. Rossi
(come pittura, disegno, scultura, architettura,
BIBL.: G. MARCHIANÒ, La cognizione estetica tra Oriente
poesia, danza, musica ecc.)», come voleva
e Occidente, Milano 1987; L. ZEHOU, The Path of Beau-
Etienne Souriau al fine di scoprire, per la com- ty, Beijing 1988, tr. it. di A. Crisma, La via della bel-
prensione generale dell’arte, «ciò che è comu- lezza, Torino 2004; G. MARCHIANÒ (a cura di), Estetica
ne a una sinfonia, a una cattedrale, a una sta- e modernismo in Cina, Soveria Mannelli 1993; G.
tua e a un’anfora; quel che rende paragonabili MARCHIANÒ, Sugli orienti del pensiero, Soveria Man-
la pittura o la poesia, l’architettura o la danza» nelli 1994; G. MARCHIANÒ (a cura di), La rinascenza
(La correspondance des arts, Paris 1947, pp. 11, orientale nel pensiero europeo, Pisa 1996; R. TRONCON
44, tr. it. di R. Milani, La corrispondenza delle ar- (a cura di), La natura tra Oriente e Occidente, Milano
ti: elementi di estetica comparata, Firenze 1988), 1996; G. VIANELLO - M. CESTARI - Y. KENJIROU, La scuola
quanto piuttosto il risultato dell’apertura tran- di Kyoto, Soveria Mannelli 1996; G. MARCHIANÒ - R.
sculturale avvenuta nell’estetica sulla fine del MILANI, Frontiers of Transculturality in Contemporary
Novecento, che rappresenta una svolta del Aesthetics, Torino 2001; A. GNISCI, Da noialtri europei
pensiero contemporaneo: la via che porta dal a noitutti insieme. Saggi di letteratura comparata, Ro-
particolarismo etnocentrico al pluralismo ma 2002.
multicentrico.
Gli studi comparativi in ambito europeo ed ex- ESTETICA DECOSTRUZIONISTA. – Jac-
Estetica decostruzionista
tra-europeo hanno dato l’avvio alla revisione ques Derrida, cui spetta la paternità del termi-
3735
VOLUMIfilosofia.book Page 3736 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica e critica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ne «decostruzione» come rielaborazione del Theory and Criticism after Structuralism, London
concetto di Destruktion impiegato da Martin 1987; G. CHIARUZZI, Scrittura e tecnica. Derrida e la me-
Heidegger negli anni venti, ne ha sempre rifiu- tafisica, Torino 1992; R.C. HOLUB, Crossing Borders:
tato una definizione: ciò coerentemente al fat- Reception Theory, Poststructuralism, Deconstruction,
to che delimitare il concetto di decostruzione, Madison (Wisconsin) 1992; J. NORDQUIST, Decon-
pretendendo di attribuirgli un campo di perti- structionism: a Bibliography, Santa Cruz (California)
nenza e circoscrivendone le modalità metodo- 1992; P.V. ZIMA, La Déconstruction. Une critique, Paris
1994.
logiche, significherebbe mettere in atto pro-
prio quella logica peculiare alla metafisica oc-
cidentale su cui tenta di gettare il sospetto ESTETICA E CRITICA (aesthetics and Critic;
Estetica e critica
l’approccio decostruzionista (cfr. J. Derrida, Ästhetik und Kritik; esthétique et critique; estética
L’écriture et la différence, Paris 1967, tr. it. di G. y critica). – L’etimo della parola critica rimanda
Pozzi, La scrittura e la differenza, Torino 2002, a una tecnica di esaminare il dato che intende
con Introduzione di G. Vattimo; De la gramma- giudicarne la veracità e l’attendibilità. In que-
tologie, Paris 1967, tr. it. a cura di G. Dalmasso, sto senso il termine ricorre già in epoca pre-
Della grammatologia, Milano 19982). moderna (ars critica, ars iudicandi), anche se è
Assimilato rapidamente dagli studi letterari soprattutto a partire dall’età post-cartesiana e
come dal dibattito filosofico, tale approccio è dall’illuminismo che esso conosce grande for-
venuto progressivamente a delimitare un’este- tuna nei titoli della trattatistica come sinoni-
tica decostruzionista sia nel senso di una spe- mo di vaglio razionale di un certo ambito del
culazione che si appoggi principalmente su sapere (critica dei miracoli, critica storica delle
materiali letterari (l’approccio proposto da fonti, critica testuale, fino al progetto kantiano
Derrida si fonda sull’indebolimento del confi- di una fondazione critica della ragione filosofi-
ne tra testo letterario e forma filosofica, e ca su se stessa), e spesso in richiamo al giudi-
prende a suo oggetto la scrittura), sia nella zio estetico, che ha il compito di offrire infatti
considerazione della testualità del discorso fi- un criterio di valutazione circa il gusto. In que-
losofico. Il decostruzionismo si propone come sto senso, la parola critica si ritrova nel titolo
lettura ravvicinata del testo che, emancipan- degli Elements of Criticism (Edinburgh 17856, 3
dolo dalla ricezione tradizionale, ne riveli non voll.) di Henry Home (Lord Kames), che pren-
solo una plurisemia, ma anche una sua logica dono in esame le proposte teoriche elaborate
latente e diversa da quella implicita alle argo- nei decenni precedenti circa il dibattito su im-
mentazioni manifeste. Se tale atteggiamento maginazione, gusto e genio; e caratterizza in sé
ha trovato eco nella critica letteraria statuni- o nei suoi derivati le opere dei trattatisti del
tense, negli anni settanta particolarmente ri- sec. XVIII. In A.G. Baumgarten l’espressione
cettiva nei confronti di questioni teoriche «aesthetica critica» viene spiegata come «ars
(Paul De Man, Harold Bloom), in Francia formandi gustum, sive de sensitive diiudican-
l’estetica decostruzionista sembra essere con- do» – e a lui risale l’affermazione, poi di fatto
fluita in alcune declinazioni del post-struttura- recepita da Kant, che all’estetica critica debba
lismo (particolare affinità con le critiche di Mi- accompagnarsi una critica logica. Il legame
chel Foucault e Jean-François Lyotard alla ri- con la questione del giudizio di gusto si con-
ducibilità a struttura dei sistemi culturali, e solida con il progetto kantiano di comporre
con quella di Roland Barthes all’istanza di in- una critica del gusto, poi divenuta Kritik der Ur-
tenzione autoriale). All’estetica decostruzioni- teilskraft (Berlin 1790, tr. it. di A. Bosi, Critica
sta si sono richiamati poi linguaggi artistici del Giudizio, Milano 1995).
lontani sia dalla filosofia che dalla letteratura: Il nesso fra estetica e critica in età romantica,
dall’architettura di Peter Eisenman alla danza a partire da F. Schlegel, è stato al centro
di Merce Cunningham. dell’interesse di W. Benjamin (Der Begriff der
B. Zaccarello Kunstkritik in der deutschen Romantik, ed. a cu-
BIBL.: J. HARTMANN, De-Construction and Criticism, ra di H. Schweppenhäuser, Frankfurt am Main
New York 1979; AA.VV., The Yale Critics: Deconstruc- 1973, tr. it. a cura di G. Agamben, Il concetto di
tion in America, Minneapolis 1983; P. DE MAN, Blin- critica nel romanticismo tedesco, Torino 1982).
dness and Insight: Essays in the Rhetoric of Contempo- Nella Ästhetische Theorie (Frankfurt am Main
rary Criticism, London 1983; M. FERRARIS, La svolta 1970, tr. it. di E. De Angelis, Teoria estetica, To-
testuale, Milano 1986; J. CULLER, On Deconstruction: rino 1977) Th.W. Adorno scrive che la critica
3736
VOLUMIfilosofia.book Page 3737 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica ed ermeneutica


«ricava lo spirito» delle opere d’arte, ed è mai flessibile capace di offrire un’interpreta-
quindi loro indispensabile: «Nello spirito del- zione dell’estetica nel contesto della mobilità
le opere essa riconosce il loro carattere di ve- dei saperi. Ciò avviene in virtù del fatto che i
rità», liberandole dalle pretese dogmatiche cultural studies contribuiscono a far saltare le
della filosofia dell’arte. L’estetica critica è dun- separazioni rigide tra le grandi aree umanisti-
que per Adorno il punto di convergenza di arte che (storia, scienze umane, filosofia) propo-
e filosofia. nendosi così di colmare la distanza esistente
Nel corso del sec. XX la relazione fra estetica e tra sapere umanistico e società contempora-
critica ha interessato gli ambiti più diversi della nea. Le categorie concettuali non vengono
teoria dell’arte, della critica d’arte e della Kunst- considerate nella loro astrattezza e purezza
wissenschaft analizzata metodologicamente (V. ideale, ma al contrario intese come pratiche
Venturi, Storia della critica d’arte, Torino 1964), culturali e dispositivi di potere. Detta prospet-
oltre che naturalmente della critica letteraria. tiva rappresenta l’incontro e la mescolanza di
Richiamandosi alla History of Criticism and Lit- codici e paradigmi che appartengono ad ambi-
erary Taste in Europe (Edinburgh 1961) di G. ti diversi e si fonda quindi sull’interazione tra i
Saintsbury, R. Wellek in A History of Modern segni in gioco così come sull’incessante slitta-
Criticism: 1750-1950 (London 1955-92, 8 voll., mento dei significati. La metodologia dei cul-
tr. it. di A. Lombardo et al., Storia della critica tural studies poggia sul principio dell’ingegno
moderna, Bologna 1954 ss.) insiste sull’oppor-
(di matrice barocca) consistente nel favorire
tunità di approfondire il nesso fra estetica e
l’avvicinamento di elementi apparentemente
critica e si serve del secondo dei due termini
lontani e nell’allontanamento di cose a prima
«per indicare non soltanto i giudizi su singoli
vista vicine. All’insegna del legame tra l’esteti-
libri e autori, ma soprattutto quanto è stato
pensato intorno ai principi e alla teoria della ca e i cultural studies sta il programma di «Ágal-
letteratura, alla sua natura, la sua creazione, la ma. Rivista di Estetica e Cultural Studies» di-
sua funzione, i suoi effetti, i suoi rapporti», in retta da Mario Perniola dal 2000.
una sorta di «via di mezzo tra l’estetica pura da A. Sartini
un lato [...] e, dall’altro, le mere espressioni di BIBL.: CH. LUTTER - M. REISENLEITNER, Cultural Studies.
gusto impressionistico, le opinioni non so- Eine Einführung, Wien 1998, tr. it. di M. Cometa,
stanziate» (A History of Modern Criticism, tr. Cultural studies. Un’introduzione, Milano 2004; R. SA-
LIZZONI (a cura di), Cultural studies, estetica, scienze
cit., vol. I: Dall’illuminismo al romanticismo, pp.
9-10). umane, Torino 2003; M. COMETA (a cura di), Diziona-
G. Garelli rio degli studi culturali, Roma 2004.
BIBL.: E. GARRONI, Estetica. Uno sguardo-attraverso,
Milano 1992; P. CRESTO-DINA, Messianismo romanti- ESTETICA
Estetica edED ERMENEUTICA (aesthetics
ermeneutica
co. W. Benjamin interprete di F. Schlegel, Torino 2002; and hermeneutics; Ästhetik und Hermeneutik;
V. STELLA, Il giudizio dell’arte. La critica storico-estetica esthétique et herméneutique; estética y hermenéu-
in Croce e nei crociani, Macerata 2005. tica). – Accentuando l’interesse di M. Heideg-
➨ CRITICA D’ARTE; GIUDIZIO ESTETICO; GUSTO. ger per l’interpretazione e l’originaria linguisti-
cità dell’essere-nel-mondo, H.-G. Gadamer
ESTETICA E CULTURAL
Estetica e cultural studiesSTUDIES (aes- (Wahrheit und Methode, Tübingen 19723, tr. it.
thetics and cultural studies; Ästhetik und Cultural di G. Vattimo, Verità e metodo, Milano 19928) ha
Studies; esthétique et cultural studies; estética y visto nel «comprendere» la dimensione fonda-
cultural studies). – È quella dimensione della mentale dell’esistenza umana, il cui oggetto
ricerca filosofica contemporanea in cui intera- privilegiato è l’arte; ma alla «coscienza esteti-
giscono la riflessione estetica con la prospetti- ca» postkantiana ha contrapposto l’ermeneu-
va dei cultural studies («studi culturali»). Al tica «trasmutazione in forma», un’esperienza
centro vi è l’esigenza di ripensare le grandi ca- di verità che arricchisce ontologicamente tutti
tegorie estetiche in termini di pratiche cultura- gli elementi in gioco: fruitori, creatore, l’opera
li che comprendono quindi l’intero universo stessa. Poiché però ogni interpretazione si col-
delle attività umane; il tutto nel tentativo di loca in una «storia degli effetti» (la tradizione),
spostare lo sguardo sui fenomeni emergenti il procedimento implica un circolo: esso è già
che interrogano il sentire contemporaneo. Si sempre un «colloquio» inserito in una dimen-
tratta di un approccio metodologico quanto sione linguistica, anche quando l’oggetto da
3737
VOLUMIfilosofia.book Page 3738 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica e politica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

interpretare non assuma un’esplicita forma forte ma, sulla scorta di Heidegger, come «e-
verbale. vento».
Indagando la progressiva appropriazione di Spunti d’interesse estetico sono presenti an-
un’opera da parte del pubblico, l’«estetica del- che in tutti i principali esponenti dell’erme-
la ricezione» proposta da H.R. Jauss (Ästheti- neutica contemporanea. In Le conflit des inter-
sche Erfahrung und literarische Hermeneutik, prétations (Paris 1969, tr. it. di R. Balzarotti et
Frankfurt am Main 1982, 3 voll., tr. it. del vol. I al., Conflitto delle interpretazioni, Milano 1999)
di B. Argenton, Teoria e storia dell’esperienza di P. Ricoeur il rapporto fra ermeneutica e fe-
estetica, Bologna 1987; tr. it. del vol. II di B. Ar- nomenologia riguarda l’analisi del linguaggio
genton, Domanda e risposta. Studi di ermeneuti- simbolico; La métaphore vive (Paris 1990, tr. it.
ca letteraria, Bologna 1988; tr. it. del vol. III di C. di G. Grampa, La metafora viva, Milano 1981)
Gentili, Estetica e interpretazione letteraria, Ge- privilegia la produzione di nuovi significati e
nova 1990) e dalla «scuola di Costanza» nega nuove dimensioni di senso operata dall’imma-
che l’opera contenga in sé un messaggio im- ginazione produttiva; mentre Temps et récit
mutabile, e riconosce nel lettore il protagoni- (Paris 1983-85, 3 voll., tr. it. di G. Grampa, Tem-
sta d’un processo attivo e poietico, indispen- po e racconto, Milano 1986-88) giunge alla me-
sabile per la stessa definizione dell’oggetto ar- ditazione sul rapporto fra temporalità e discor-
tistico. Il rapporto fra estetica, poetica e filoso- so. L’interesse per la «narrazione» (per cui il
fia della storia è stato indagato anche su basi discorso filosofico è equiparato a una sorta di
dialettiche dall’«ermeneutica materiale» del- «genere letterario») si ritrova anche in R. Ror-
ty; mentre il fallimento dei «grandi racconti»
l’ungherese P. Szondi (Einführung in die litera-
della modernità ha segnato la liquidazione, da
rische Hermeneutik, ed. a cura di J. Bollack - H.
parte di J.-F. Lyotard, di ogni ideale universali-
Stierlin, Frankfurt am Main 1975, tr. it. parziale
stico: dall’estetica provengono sollecitazioni
di B. Cetti Marinoni, Introduzione all’ermeneuti-
atte a sviluppare la pluralità locale e tempora-
ca letteraria, Torino 1992).
nea dei discorsi post-moderni. Bisogna infine
In Italia, sostenendo l’essenziale appartenen- accennare all’influsso esercitato negli anni
za d’ogni atto ermeneutico alla verità, L. Parey- settanta del Novecento dalla pratica deco-
son ha visto nell’arte il luogo dell’interpreta- struttiva di J. Derrida, particolarmente sui criti-
zione per eccellenza (Estetica. Teoria della for- ci letterari statunitensi (P. de Man, H. Bloom),
matività, Milano 20024; Verità e interpretazione, in direzione d’un progressivo assottigliarsi
Milano 1982). L’autentico agire «formativo» della differenza fra critica e pratica letteraria,
definisce la regola dell’opera mentre la fa, e ove il linguaggio filosofico è assimilato a quel-
dunque il giudizio su di essa non potrà dipen- lo poetico-artistico.
dere da canoni o da valutazioni estrinseche. Il G. Garelli
più tardo sviluppo della filosofia pareysonia- BIBL.: M. FERRARIS, Storia dell’ermeneutica, Milano
na, l’«ontologia della libertà», mette capo a 1988; C. GENTILI, Ermeneutica e metodica, Genova
una teoria ermeneutica del mito e al pensiero 1996; P. MONTANI, Estetica ed ermeneutica, Roma-Bari
tragico: se infatti creazione ed esecuzione di- 20023.
pendono dall’interpretazione, questa procede ➨ COMPRENDERE; DECOSTRUZIONE; ERMENEUTICA;
per tentativi, e vive costantemente il rischio ESTETICA DECOSTRUZIONISTA; FILOSOFIA, GENERE
del proprio fallimento. Fra gli allievi di Parey- LETTERARIO DELLA; INTERPRETAZIONE; NARRATIVITÀ;
son, U. Eco (Opera aperta, Milano 20005) ha in- POSTMODERNO; TRAGICO; WIRKUNGSGESCHICHTE.
dicato proprio nell’interpretabilità dell’opera
il suo carattere di apertura e il suo valore ESTETICA E POLITICA (aesthetics and poli-
Estetica e politica
emancipativo, orientando poi i suoi interessi tics; Ästhetik und Politik; esthétique et politique;
alla semantica di tutti i «fatti di comunicazio- estética y política). – Il nesso estetica/politica
ne». Per parte sua G. Vattimo (Poesia e ontolo- trova espressione soprattutto in alcune tra le
gia, Milano 1985 [1967]) nota che l’arte oggi opere più significative del pensiero novecen-
appare il territorio privilegiato della negazione tesco; W. Benjamin, nel saggio Das Kunstwerk
dell’identità, ossia del tratto caratterizzante la im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit
metafisica tradizionale, e dunque si mostra co- (Frankfurt am Main 1955, tr. it. di E. Filippini,
me luogo dell’accadere d’una verità non più L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità
intesa come presenza metafisica o ontologica tecnica, Torino 1966), avvicinandosi in modo
3738
VOLUMIfilosofia.book Page 3739 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica e psicologia


assai problematico al marxismo, giunge a trat- sottolinea l’importanza delle avanguardie arti-
tare il tema delle possibilità e del destino stiche intese come luogo in cui si è consumato
dell’arte all’interno della moderna società di l’avvenuto superamento del reale dato. È il
massa. Benjamin ravvisa nella riproducibilità tratto utopico della ricerca blochiana, un at-
tecnica dell’opera un elemento di discontinui- teggiamento teso a evidenziare le potenzialità
tà all’interno del rapporto esistente tra opera «dense di futuro» insite nella materia in oppo-
e pubblico: se da un lato, con l’avvento della sizione all’autoreferenzialità propria dello spi-
riproducibilità, l’unicità e l’autenticità (Benja- rito hegeliano. Ecco che in un’altra sua opera
min parlerà di «aura») dell’opera viene ad es- fondamentale, Das Prinzip Hoffnung (Frankfurt
sere compromessa così che non se ne ricono- am Main 1959, 3 voll., tr. it. di T. Cavallo, Il
sce più il «valore cultuale», dall’altra assistia- Principio speranza, Milano 1994, 2 voll.), l’opera
mo al fatto che il terreno di giustificazione d’arte viene considerata (insieme ai grandi mi-
dell’opera diviene la «politica». Nel momento ti collettivi e ai desideri più profondi dei singo-
in cui l’opera d’arte perde il «valore cultuale», li) un autentico stato utopico della coscienza
consistente nel suo esser fondata sulla dimen- contribuendo così a delineare quell’«ontolo-
sione rituale, prende il sopravvento il suo va- gia del non ancora» che dovrebbe far da guida
lore espositivo e politicizzato. In questo senso all’azione storica.
Benjamin vede con favore la raggiunta accessi- A. Sartini
bilità allargata dell’opera tramite l’invenzione BIBL.: J. BAUDRILLARD, La società dei simulacri, Bologna
della riproduzione tecnica. L’ampliamento 1980; M. PERNIOLA, Presa diretta. Estetica e politica,
delle possibilità di ricezione/fruizione del- Venezia 1986; R. RUSCHI, Lo spirito di natura dell’arte.
l’opera artistica, favorito dall’impiego di stru- Un itinerario nel pensiero estetico di T.W. Adorno, Mi-
menti tecnici sempre più sofisticati, consente lano 1990; D. FRISBY, Frammenti di modernità. Sim-
la riaffermazione, politicamente orientata, del- mel, Kracauer, Benjamin, Bologna 1992; M. PONZI,
la matrice di socialità di cui l’arte è in ogni ca- W. Benjamin e il moderno, Roma 1993; G. RINALDI,
so espressione, sia pure particolare. Dialettica, arte e società. Saggio su T.W. Adorno, Urbi-
Con Th.W. Adorno e la sua Ästhetische Theorie no 1994; P. PELLEGRINO, Teoria critica e teoria estetica
(Frankfurt am Main 1970, tr. it. di E. De Ange- in T.W. Adorno, Lecce 1997; J. RANCIÈRE, Le Partage
lis, Teoria estetica, Torino 1977) si assiste a una du sensible. Esthétique et politique, Paris 2000; P. PER-
lettura del fenomeno artistico tesa a conside- TICARI (a cura di), La dimensione estetica. Un’educazio-
rare quest’ultimo come pienamente collocato ne politica tra rivolta e trascendenza, Milano 2002; R.
all’interno dello sviluppo dell’industria cultu- ESPOSITO, Bios, Torino 2004.
rale, dove l’opera d’arte non è nient’altro che
merce. La lettura che Adorno ci consegna ESTETICA E PSICOLOGIA (aesthetics and
Estetica e psicologia
dell’accessibilità allargata dell’opera è oppo- psychology; Ästhetik und Psychologie; esthétique
sta a quella che ci fornisce Benjamin: il domi- et psychologie; estética y psicología). – Al centro
nio della tecnica determina la serializzazione e della vasta area di studi che prende forma
la standardizzazione che inevitabilmente con- dall’ibridazione di estetica e psicologia – stori-
ducono a un’accettazione passiva dello stato camente operata nel segno di una riconduzio-
di cose esistente. ne dell’esperienza estetica al piano psicologi-
La critica radicale verso l’ordine sociale esi- co – si trova l’indagine sui processi psichici
stente è ciò che caratterizza la concezione coinvolti nella produzione e nella ricezione
dell’arte nell’opera di H. Marcuse; in Eros and delle opere artistiche, sulle opere stesse in
Civilization (Boston 1966, tr. it di L. Bassi, Eros quanto da essi geneticamente dipendenti, sul-
e civiltà, Torino 1964) scorge nella dimensione le relazioni tra la personalità dell’artista e la
estetica gli elementi di un’esperienza non se- sua opera.
gnata dall’alienazione. Nell’arte convergono, Il primo tentativo definito di coniugare esteti-
al tempo stesso, l’istanza della libertà creativa ca e psicologia, compiuto da Gustav Theodor
e la necessità costituita dai condizionamenti Fechner nella seconda metà dell’Ottocento e
materiali. mirante alla costruzione di un’«estetica speri-
In questo quadro teorico si inserisce piena- mentale» fondata su basi psicofisiologiche, si
mente la figura di E. Bloch, che in Geist der presenta come uno studio delle leggi e dei
Utopie (Frankfurt am Main 19803, tr. it. di V. principi che sovrintendono alla correlazione
Bartolino, Spirito dell’utopia, Firenze 1993 2) tra esperienza estetica e piacere. A una teoria
3739
VOLUMIfilosofia.book Page 3740 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica e pubblicità ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

dell’Einfühlung («empatia», «immedesimazio- attingere a una problematica «innocenza»


ne») conducono invece le successive ricerche dell’occhio, l’attività rappresentativa sarebbe
avviate da Robert Vischer e approfondite da piuttosto influenzata in maniera determinante
Theodor Lipps e Wilhelm Worringer. Il princi- dal tessuto di codificazioni simboliche e stili-
pio dell’esperienza estetica, secondo Lipps, va stiche ad essa preesistenti. Nel tentativo di bi-
reperito nel processo di trasposizione del sé e lanciare un’interpretazione costruttivistica
nel suo rinvenimento entro un medium estra- delle sue teorie (proposta, tra gli altri, da Nel-
neo. Lipps individua inoltre nell’idealità della son Goodman) Gombrich farà appello al mo-
sfera artistica un fattore di conciliazione tra dello epistemologico popperiano, descriven-
istanze soggettive e rappresentazione, attribu- do lo sviluppo storico della rappresentazione
endo all’opera la capacità di rivelare, anche al artistica nei termini di un processo schema-
fondo della più orribile delle immagini, l’uni- correzione.
versalmente umano che ne costituisce la la- È opportuno qui ancora ricordare, tra gli altri,
tenza positiva. Tematizzato attraverso la me- gli studi, molto differenti per metodologia e
diazione del concetto di Erlebnis («esperienza prospettiva, di Lev S. Vygotsky, Gaston Bache-
vissuta»), il rapporto tra estetica e psicologia lard, Susanne Langer, e, nel campo della psi-
assume in Wilhelm Dilthey un ruolo centrale cologia della musica, di Geza Révész, nonché
per la fondazione di una metodologia propria le svariate linee di ricerca in campo estetico
alle «scienze dello spirito». Se le indagini psi- più recentemente sorte nell’area della psicolo-
coanalitiche sull’arte costituiscono uno speci- gia cognitiva.
fico indirizzo di notevole rilevanza teorica, un A. Croce
contributo altrettanto decisivo prende forma BIBL.: L. PIZZO RUSSO (a cura di), Estetica e psicologia,
entro il quadro teorico-sperimentale offerto Bologna 1982; U. SAVARDI (a cura di), Ricerche per una
dalla Gestaltpsychologie. A partire dalle ricerche psicologia dell’arte, Milano 1989; A. ARGENTON, Arte e
di Edmund Husserl e di Christian von Ehren- cognizione, Milano 1996.
fels, psicologi quali Max Wertheimer, Wolf- ➨ ESTETICA ED ERMENEUTICA; PSICANALITICA, ESTETICA.
gang Köhler e Kurt Koffka pongono al centro
delle loro indagini i principi strutturali della vi- ESTETICA E PUBBLICITÀ (aesthetics and
Estetica e pubblicità
ta psichica, reperendo nel concetto di forma il advertising; Ästhetik und Werbung; esthétique et
piano di organizzazione immanente all’espe-
publicité; estéticas y publicidad). – Se la realtà
rienza percettiva. Volgendo tali ricerche in di-
contemporanea è dominata da una sorta di
rezione propriamente estetica, Rudolf Arnhe-
«legge del consumo» che regola il funziona-
im elabora una riflessione intorno alle pro-
mento della società, e che impone in maniera
prietà cognitive dell’atto visivo, contestando
crescente a tutti gli individui di comportarsi
l’esistenza di una netta distinzione tra dimen-
sione percettiva e concettuale: «Percepire visi- sempre e comunque da consumatori, il pro-
vamente è pensare visivamente» (Visual cesso di mercificazione atto a creare tale forma
Thinking, Berkeley 1969, tr. it. di R. Pedio, Il di dipendenza totale ha inizio col bombarda-
pensiero visivo, Torino 1974, p. 19). Di qui, una mento pubblicitario. L’onnipresenza della
critica tanto nei confronti delle valenze mime- pubblicità nella «cultura promozionale» in cui
tiche del concetto di rappresentazione artisti- siamo immersi rende problematico analizzare
ca (nel cinema, ad es., è la stessa «insufficien- i suoi meccanismi di funzionamento; si tratta
za» rappresentativa del mezzo filmico a costi- comunque di una forma di comunicazione che,
tuire la condizione di possibilità del suo utiliz- a volte deformandola, riflette la società attua-
zo estetico) quanto della più ampia rimozione le. La merce «spettacolarizza» continuamente
culturale cui è soggetta oggi l’immagine in la sua immagine nella comunicazione pubbli-
quanto medium epistemico. In ambito affine si citaria, nell’intento di risaltare in quel magma
posiziona il contributo dello storico dell’arte caotico e informe in cui tutto è spettacolo (G.
Ernst Gombrich, il quale, approfondendo temi Debord, La société du spectacle, Paris 19922, tr.
propri alla scuola warburghiana, si rivolge alle it. di P. Salvadori, La società dello spettacolo, Mi-
dinamiche di strutturazione dell’immagine del lano 20022). Dovendo sedurre a tutti i costi, la
reale nell’attività artistica, studiando il ruolo pubblicità arricchisce il suo contenuto esteti-
svolto da quest’ultima nella formazione delle co a discapito di quello referenziale (valore
nostre disposizioni percettive. Lungi dal poter d’uso), sconfinando nel campo di quella che
3740
VOLUMIfilosofia.book Page 3741 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica e religione


Jean Baudrillard definisce fascinazione: una se- TERI - P. PAPAKRISTO (a cura di), Archeologie della pub-
duzione artificiale ai limiti dell’oscenità, ridot- blicità, Napoli 2003; G. FABRIS, La pubblicità. Teorie e
ta al mero valore di scambio (De la séduction, prassi, Milano 2004; J. GIBBONS, Art and Advertising,
Paris 1979, tr. it. di P. Lalli, Della seduzione, Mi- London - New York 2005.
lano 19952).
Sulla condizione di comunicazione globale ESTETICA E RELIGIONE (aesthetics and re-
Estetica e religione
rappresentata dalla pubblicità si è interrogato ligion; Ästhetik und Religion; esthétique et reli-
il sociologo Vanni Codeluppi, secondo il quale gion; estéticas y religión). – L’esperienza del bel-
la grandezza degli occhi di Topolino, piuttosto lo e dell’arte si costituisce fin dalle sue origini
che il corpo e la forma del becco di Paperino, in stretta relazione con la religione. Nel mito
greco il bello, in quanto armonia, non è un
non sono senza rapporto con l’ideologia rassi-
semplice aspetto sensibile delle cose: nel por-
curante e infantilizzante tipicamente medio-
tare alla luce l’equilibro che rende il mondo un
borghese che, sorta negli anni trenta, continua
tutto ordinato, è sentito come un evento di ca-
a ispirare quella straordinaria impresa di clo-
rattere divino, conservando tale cifra non solo
nazione del mondo rappresentata da Disney
in tutta la riflessione filosofica greca delle ori-
World. Così anche l’atmosfera che McDonald’s gini, come è attestato dal pensiero di Pitagora,
è riuscita a creare intorno a un hamburger sa- Eraclito ed Empedocle, ma anche in Platone,
rebbe incomprensibile senza tale colonizzazio- che nel Simposio affida l’iniziazione al bello co-
ne mondiale dell’immaginario (Il potere della me splendore del bene e del vero alla figura
marca, Disney, McDonald’s, Nike e le altre, Tori- sacerdotale di Diotima. La valenza religiosa
no 2001). Codeluppi sottolinea anche lo stret- del bello è inoltre la chiave di volta di tutta la
to legame intercorrente tra business e arte (Il metafisica della luce elaborata dal pensiero
potere del consumo. Viaggio nei processi di merci- neoplatonico pagano e cristiano. Se Plotino
ficazione della società, Torino 2003, p. 43). Il noto concepisce il bello come splendore dell’uno
artista italiano Maurizio Cattelan, autore di divino al di là di ogni forma esistente che da
un’opera celebre in tutto il mondo come La esso procede, nell’ambito della patristica cri-
nona ora – che raffigura con molto realismo e stiano-orientale Dionigi l’Areopagita lo conce-
in dimensioni naturali papa Wojtyla a terra pisce come lo sfavillare della luce di Dio, una
colpito da un pesante meteorite –, è un chiaro concezione che, attraverso Giovanni Scoto
esempio di come si stia modificando il ruolo Eriugena, permea l’intera filosofia medievale,
sociale dell’arte. Cattelan non ha bisogno di specie nella sua versione mistica. Lo stesso
un atelier come gli artisti del passato: per ag- vale per il neoplatonismo iranico della scuola
giornarsi si nutre del linguaggio della pubbli- di as-Suhrawardi: è infatti proprio il bello in
cità e del consumo, esattamente come gli arti- quanto splendore a realizzare quel passaggio
sti dei secoli scorsi andavano ad abbeverarsi dal sensibile al sovrasensibile che permette di
alle fonti della classicità. Ad aver messo in lu- accedere alla regione di luce pura costitutiva
ce la qualità estetica della pubblicità è stato del divino in quanto tale. La metafisica neo-
ad esempio Gillo Dorfles, secondo il quale ci platonica della luce è così all’origine di
troviamo di fronte a un’estetizzazione globaliz- un’estetica teologica che, se in ambito iranico
zata mai esistita prima, all’interno della quale trova il suo corrispettivo nello sfondo sfavil-
è possibile riscontrare alcuni elementi artisti- lante della miniatura persiana, in quello cri-
camente positivi nella pubblicità. stiano ha il suo equivalente nel fondo oro del-
K. Rossi la pittura bizantina e dell’icona russa che, con-
BIBL.: J. WILLIAMSON, Decoding Advertising, London
cepita come teologia per immagini, viene vis-
1978; M. SCHUDSON, Advertising. The Uneasy Persua- suta come un’autentica teofania, cioè come
sion, New York 1984; R.W. POLLAY, The Distorted Mir- fonte di un’esperienza estetica che è al tempo
ror. Reflections on the Unintended Consequences of stesso un evento di carattere sovrannaturale.
Advertising, in «Journal of Marketing», 50 (1986), pp. Del resto in tutto il mondo pre-moderno – sia
18-36; J. BAUDRILLARD, Il sogno della merce, ed. it. a cu- esso greco, romano o medievale – ogni arte è
ra di V. Codeluppi, Milano 1987; V. CODELUPPI, Che inserita in un sistema ritual-religioso da cui
cos’è la pubblicità, Roma 2001; S. GIVONE – O. TOSCANI, trae il proprio valore e che la sottrae all’ambito
Il mondo e la sua immaginazione, in «MicroMega-Al- profano. Tant’è che la stessa tradizione poeti-
manacco di filosofia», 5 (2001), pp. 173-191; D. PIT- co-letteraria occidentale nasce nel segno di
3741
VOLUMIfilosofia.book Page 3742 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica e scienza ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

una ispirazione religiosa: sia Omero sia Esio- ESTETICA E SCIENZA (aesthetics and scien-
Estetica e scienza
do, definendosi ispirati dalle Muse, attribui- ce; Ästhetik und Wissenschaft; esthétique et scien-
scono a un principio divino lo stato di grazia ce; estéticas y ciencia). – Se il rapporto fra scien-
che innalza la loro parola al rango di poesia. Il za e sapere estetico-artistico ha caratterizzato
carattere divinamente ispirato della poesia, l’intera storia del pensiero filosofico e, da Pla-
riaffermato da Platone e dalla tradizione neo- tone a Hegel attraverso Kant, pare articolarsi
platonica nel concetto di mania o divino entu- intorno alla distinzione tra la sensibilità (pro-
siasmo che restituisce all’anima la memoria pria dell’arte) e il concetto (proprio del sapere
della sua provenienza celeste, lo ritroviamo scientifico), il tentativo di coniugare sapere
nel Medioevo in Dante Alighieri, che stabilisce estetico e fondamenti epistemici analoghi o
un rapporto diretto tra poesia e teologia. Il addirittura coincidenti con quelli delle scienze
della natura ha trovato riscontro, fra i secc. XIX
rapporto simbiotico tra estetica e religione,
e XX, particolarmente nelle filosofie dell’arte
mantenuto in tutta la cultura orientale, si scio-
d’impostazione positivista. Esse hanno cerca-
glie nell’Occidente moderno con il progressivo to di ricondurre i caratteri propri dell’estetico
affermarsi della figura dell’artista come auto- a dati di fatto riscontrabili nell’esperienza e
nomo soggetto creatore e del bello come cate- descrivibili normativamente nelle loro ricor-
goria formale capace di rispondere a leggi pro- renze. Nell’ambito del positivismo sociale è
prie irriducibili a principi di carattere metafisi- stato H.A. Taine, con la sua Philosophie de l’art
co-religioso. Questo non significa che nell’am- (ed. a cura di S. Douailler, Paris 1985, tr. it. del-
bito della modernità non vi siano stati tentati- le parti 1 e 5 di O. Settineri, Filosofia dell’arte,
vi – riscontrabili nella riflessione settecente- Milano 2001), ad affermare per primo la neces-
sca di Shaftesbury e Francis Hutcheson, nel sità di risolvere l’estetica nella sociologia
pensiero romantico di Novalis e Wilhelm W. dell’arte: ricostruendo l’ambiente sociale (mi-
Wackenroder e nella riflessione idealista di lieu) delle opere e le concrete condizioni che le
Friedrich W.J. Schelling – di riattribuire all’arte hanno prodotte, l’estetica scientifica potrà de-
e alla bellezza la capacità di un’intuizione scrivere eziologicamente i prodotti artistici e
dell’assoluto che le riavvicina a esperienze di le loro specie senza ricorrere in maniera im-
ordine mistico e religioso. Il legame tra esteti- propria a giudizi di valore. Un altro versante
ca e religione si mantiene comunque in tutta che ha collegato studi scientifici e considera-
la cultura cristiana russo-ortodossa, che tra zione estetica si ritrova, a partire dall’inizio
Otto e Novecento vede nella dottrina della sa- dell’Ottocento e sulla scorta di F. Herbart, nel-
la genesi e nello sviluppo della psicologia
pienza divina elaborata da Vladimir S. So-
dell’arte. Sull’interpretazione herbartiana di
lov’ëv, Sergej N. Trubeckoj, Pavel A. Florenskij
Kant si sarebbero basate le considerazioni di
e Sergej N. Bulgakov il principio della bellezza H. Helmholtz sul ruolo del sentire nella forma-
visibile del mondo e il fondamento di un’arte zione dell’esperienza e quelle di G.T. Fechner
teurgica capace di riportare la creazione alla volte ad analizzare in chiave psicofisiologica
sua originaria bellezza divina. l’origine del piacere estetico. La prospettiva
C. Cantelli fechneriana, poi ripresa dai teorici dell’empa-
BIBL.: M. PRAZ, Genesi della moderna «arte sacra», in tia (Einfühlung), inaugurata dalla Ästhetik
Bellezza e bizzarria, Milano 1960, pp. 35-40; H.U. VON (Hamburg 1903-06, 2 voll.) di T. Lipps, mira so-
BALTHASAR, Herrlichkeit, Einsiedeln 1961 ss., tr. it. di prattutto a ricostruire criteri di misurazione
G. Ruggieri et al., Gloria: Un’estetica teologica, Milano delle energie psichiche coinvolte dall’espe-
1975-80; U. ECO, Il problema estetico di Tommaso rienza estetica. Diversamente da questa,
d’Aquino, Milano 1970; E.R. DODDS, I doni divini della l’estetica psicoanalitica costituitasi a partire
pazzia, in I greci e l’irrazionale, tr. it. di V. Vacca De dai lavori dello stesso Freud offrirà una riela-
Bois, Firenze 1973; P. FLORENSKIJ, Le porte regali. Sag- borazione originale e non riducibile al pro-
gio sull’icona, ed. it. a cura di E. Zolla, Milano 1977; gramma positivista del rapporto fra arte e
R. CAILLOIS, L’homme et le sacré, Paris 1982; A. COO- scienza.
MARASWAMY, Il grande brivido. Studi di simbolica e arte, Il tentativo di fondare un’estetica su basi
ed. it. a cura di R. Donadoni, Milano 1987; P.N. «scientifiche» è stato altrimenti e in vario mo-
EVDOKIMOV, Teologia della bellezza, Roma 1990. do intrapreso in ambito marxista, fenomeno-
➨ ARTISTA; ESTETICA ORIENTALE; ICONA; TEURGIA. logico e strutturalista, nonché nel confronto
3742
VOLUMIfilosofia.book Page 3743 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica e semiotica


con i problemi della tecnologia e gli sviluppi lativi a tale assimilazione, trova la propria con-
epistemologici d’impianto analitico. Anche dizione di possibilità nella condivisione di un
sul concreto piano storico-artistico non si può orizzonte aperto sui fenomeni estetici in quan-
non rilevare il reciproco influsso di discipline to fenomeni linguistico-comunicativi nell’ac-
scientifiche e produzione di opere d’arte; ne cezione più ampia dell’espressione.
sono esempi la relazione della matematica e È soprattutto la semiotica di ascendenza for-
della fisica con l’estetica (riscontrabile p. es. malista e strutturalista a mettere a disposizio-
già chiaramente con il problema della sezione ne alla riflessione estetica strumenti di analisi
aurea, o nella nascita della prospettiva), ovve- e di verifica, a partire dalla lezione di Ferdi-
ro gli influssi (p. es. sulla letteratura) di disci- nand de Saussure (e, più tardi, dalla sua riela-
pline fisiche e biologiche, così come la varia- borazione a opera di Louis T. Hjelmslev) e dal-
zione nelle tecniche e nei materiali della pro- la sua introduzione di una serie di dispositivi
duzione artistica e della riproducibilità del- concettuali ad articolazione biassiale atti a fa-
l’opera. Da rilevare è infine come il paradigma vorire lo studio dei fatti linguistici. Volgendo
estetico abbia esercitato un influsso notevole un tale apparato all’analisi dei fenomeni lette-
sulla stessa epistemologia del Novecento (in rari, i teorici riunitisi a partire dal 1915 nel Cir-
pensatori quali P. Feyerabend). colo di Mosca (i cosiddetti «formalisti russi»)
La relazione fra estetica e scienza si ritrova og- e dal 1926 nel Circolo di Praga ricercano le leg-
gi anche negli eredi della filosofia classica te- gi immanenti dell’opera poetica nei procedi-
desca, in particolare per quanto concerne la fi- menti di costruzione fonetica, ritmica e sintat-
losofia della natura: il medico e filosofo D. von tica del verso, spostando lo sguardo dal piano
Engelhardt ha p. es. messo a contatto la storia del significato (psichico) al piano del signifi-
della medicina e l’estetica, attraverso le testi- cante (materiale). In anni successivi, Roman
monianze letterarie e figurative concernenti la Jakobson utilizzerà i risultati conseguiti in tale
trattazione extrascientifica delle patologie; F. ambito finalizzandoli all’identificazione di una
Moiso ha proposto l’idea di una rinnovata specifica «funzione poetica» del linguaggio:
koiné culturale su base morfologica; il biologo nell’autoreferenzialità del messaggio – e nel-
O. Breidbach ha avviato infine l’idea di l’ambiguità che ne scaturisce – va individuata
un’estetica della natura connessa a un proget- la matrice del suo utilizzo estetico. Da questo
to di «estetica neuronale», nella quale ne va punto di vista, l’oggetto ultimo della scienza
anzitutto della natura dell’immagine mentale letteraria (e di una più vasta «semiotica gene-
e del suo carattere non di riflesso della realtà rale») andrà ricercato nella «letterarietà», os-
ma di elemento costitutivo di quest’ultima. sia nei procedimenti linguistici e semiotici che
G. Garelli caratterizzano la costruzione poetica. In ma-
BIBL.: A. KOESTLER, The Act of Creation, London 1964, niera affine, Vladimir Propp, conducendo uno
tr. it. di G.M. Nivi, L’atto della creazione, Roma 1975; studio delle funzioni narrative e ritrovando, a
P. SNOW, Die zwei Kulturen, Stuttgart 1967; J. WECH- livello superiore, il sistema biassiale della lin-
SLER (a cura di), On Aesthetics on Science, Cambridge guistica saussuriana, apre a sua volta la strada
(Massachusetts) 1978, tr. it. L’estetica nella scienza, a un’analisi strutturale delle «grandi unità» del
Roma 1982; G. HOLTON, The Scientific Imagination, discorso. E nella direzione di una «translingui-
Cambridge 1978, tr. it. di R. Maiocchi - M. Mamiani, stica» si rivolgono, a partire dagli anni sessanta
L’immaginazione scientifica, Torino 1983; P. FEYERA- del secolo scorso, quegli studiosi (tra cui Ro-
BEND, La scienza come arte, ed. it. a cura di M. Pera, land Barthes, Gérard Genette, Algirdas Grei-
Roma-Bari 1984 (1981); O. BREIDBACH, Natur der mas) che, declinando il concetto di letterarietà
Ästhetik-Ästhetik der Natur, Wien - New York 1997. in senso narratologico, si applicano alla costi-
➨ ESTETICA ANALITICA. tuzione di una «nuova retorica». In direzione
parzialmente differente, Jurij M. Lotman, acco-
ESTETICA E SEMIOTICA (aesthetics and se-
Estetica e semiotica gliendo, tra gli altri, stimoli provenienti
miotics; Ästhetik und Semiotik; esthétique et sé- dall’opera di Michail Bachtin, si avvia verso un
miotique; estética y semiótica). – Il dialogo tra recupero della dimensione storico-culturale e
estetica e semiotica, storicamente sviluppato- dialogica del testo, attribuendo alla sfera arti-
si intorno all’assimilazione dei fatti artistici a stica lo statuto di «sistema modellizzante se-
organismi semiotici, alla ricerca delle leggi condario». Importanti indagini sul linguaggio
strutturali ad essi immanenti e ai problemi re- poetico e sul romanzo vengono condotte nello
3743
VOLUMIfilosofia.book Page 3744 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica etnologica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

stesso periodo da Tzvetan Todorov e Julia Kri- economico ecc. L’universo artistico è qui gio-
steva. Se nell’«intertestualità» kristeviana af- cato in chiave eminentemente comunicativa in
fiora l’esigenza di far breccia entro il modello quanto favorisce la coesione della comunità.
strutturalista dell’opera come sistema semio- L’impossibilità della rappresentazione nel
tico «chiuso», tale preoccupazione trova mondo arcaico è dovuta, come ha ben rilevato
un’anticipazione pre-semiotica nella nozione C. Lévi-Strauss, al fatto che questo stesso
di «opera aperta» elaborata da Umberto Eco e mondo, in virtù della sua eccedente caratteriz-
una tematizzazione semiotica nelle sue suc- zazione magica, finisce col rendersi irrappre-
cessive analisi dei rapporti tra testo estetico e sentabile. In questa prospettiva è possibile
invenzione, nonché dei procedimenti di coo- considerare, seguendo l’estetica etnologica,
perazione interpretativa del testo narrativo. l’arte arcaica come un’arte essenzialmente in-
Nell’ambito degli studi d’ascendenza peirceia- terpretativa, dal momento che il suo rapporto
na, Charles Morris, prospettando un riassorbi- con l’oggetto è segnato da un’infedeltà origi-
mento dell’estetica entro il quadro più ampio naria.
di una teoria dei segni, attribuisce al linguag- A. Sartini
gio artistico un ruolo «valutativo-apprezzati- BIBL.: C. LÉVI-STRAUSS, Anthropologie structurale, Paris
vo» e individua nell’«iconicità» una sua moda- 1958, tr. it. di P. Caruso, Antropologia strutturale, Mi-
lità fondamentale, negando tuttavia legittimi- lano 1966; G. CARCHIA - R. SALIZZONI (a cura di), Este-
tà all’isolamento di una classe specifica di se- tica e antropologia: arte e comunicazione dei primitivi,
gni estetici. Costitutiva del linguaggio estetico Torino 1980; J. CLIFFORD, The Predicament of Culture,
è, invece, la parziale trasformazione dei segni Cambridge (Massachusetts) 1988, tr. it. di M. Mar-
stessi di cui è composta l’opera da media a chetti, I frutti puri impazziscono, Torino 1993.
«oggetto finale» di apprezzamento.
È qui opportuno ricordare ancora gli studi di ESTETICA FEMMINISTA (feminist aesthetics;
Estetica femminista
Christian Metz, dedicati a una semiologia del feministische Ästhetik; esthétique féministe; estéti-
cinema, nonché, tra gli altri, i rilevanti contri- cas feminista). – Anche se si tratta di un campo
buti offerti in ambito italiano da D’Arco Silvio relativamente recente, che ha riguardato in
Avalle, Cesare Segre, Maria Corti, Emilio Gar- particolare i paesi anglosassoni e l’Europa a
roni. partire dalla fine degli anni sessanta, copre un
A. Croce ampio spettro di fenomeni artistici, sia in
BIBL.: U. ECO, La struttura assente, Milano 1968; C. quanto risposta agli approcci teorici tradizio-
SEGRE, I segni e la critica, Torino 1970; M. BENSE, Zei- nali che come pratica artistica corrente.
chen und Design. Semiotische Ästhetik, Baden-Baden Il venir meno delle certezze circa i criteri di
1971; E. GARRONI, Estetica e semiotica, in M. Dufrenne obiettività, universalità, verità e bellezza che
- D. Formaggio (a cura di), Trattato di estetica, Milano determinavano un’estetica «universale», e
1981; G. MARRONE (a cura di), Sensi e discorso, Bolo- l’esautorarsi della centralità di tale estetica av-
gna 1995; AA.VV., Esthétique et sémiotique, n. mon. venuto nel secondo Novecento attraverso gli
«Visio. Revue internationale de sémiotique visuel- studi postcoloniali, il decostruzionismo, il
le», 2 (1996), 1. femminismo e i culture e gender studies, hanno
portato all’attuale dibattito sulla necessità di
ESTETICA ETNOLOGICA (ethnological ae-
Estetica etnologica ridare all’estetica il compito di analizzare le
sthetics; ethnologische Ästhetik; esthétique ethnolo- produzioni artistiche in un contesto postmo-
gique; estética etnológica). – Con estetica etnolo- derno, multiculturale, globale e, più che fem-
gica s’intende la riflessione dedicata alla que- minista, che tenga in giusto conto la differenza
stione del significato dell’arte nelle società ar- sessuale (cfr. H. Cixous, La jeune née, Paris
caiche. In queste società è all’opera una mo- 1975; L. Irigaray, Ce sexe qui n’est pas un, Paris
dalità di approccio all’oggetto che privilegia lo 1977, tr. it. di L. Muraro, Questo sesso che non è
stile e l’astrazione: l’artista è impegnato a «si- un sesso, Milano 1990; A. Cavarero et al., Dioti-
gnificare» l’oggetto con cui si relaziona e non ma. Il pensiero della differenza sessuale, Milano
a «imitarlo» e «rappresentarlo». Fuori da qual- 1987). In quest’ottica l’arte si fa al contempo
sivoglia istanza rappresentativa l’artista fa del- strumento politico e luogo in cui s’inscrive una
la sua arte uno spazio segnico il cui significato visione sessuata del mondo e dei soggetti. Già
non è esclusivamente estetico bensì possiede E. Brontë e E. Dickinson si iscrivono in una tra-
un valore di volta in volta religioso, sociale, dizione di dissidenza praticata da donne cultu-
3744
VOLUMIfilosofia.book Page 3745 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica fenomenologica


ralmente eretiche, delineando una poetica op- dagato l’oggetto estetico, distinto dall’opera
posta all’«ordine fallocentrico del linguaggio», d’arte, e la sua fruizione, mentre M. Geiger
nel quale il corpo sessuato femminile è il resto (Beiträge zur Phänomenologie des ästhetischen
dell’operazione metaforica che spiritualizza Genusses, Halle 19222, tr. it. a cura di G. Scara-
l’essere umano; una poetica costruita intorno muzza, La fruizione estetica, Padova 1973) ha
alle figure della strega e della triplice dea, che studiato il «godimento estetico» come atto in-
imbastisce paesaggi interiori dove dominano tenzionalmente diretto al valore estetico, e
la luna e il ragno (si pensi all’icona femminista dunque opposto al semplice piacere: a diffe-
L. Bourgeois o alla scrittrice I. Bachmann). On- renza degli storici e dei critici, allo studioso di
de evitare le possibili derive essenzialistiche, estetica spetta l’analisi di strutture generali. In
nell’estetica post e cyber femminista (cfr. il pen- questo senso N. Hartmann, unendo estetica
siero radicalmente pro-tecnologico di D.J. Ha- fenomenologica e neokantismo, ha sostenuto
raway o quello di R. Braidotti) vi è la predile- che nell’arte libera e pura sorge quella «derea-
zione per opere di riferimento a carattere an- lizzazione» che sospende il comune atteggia-
tropologico in cui gli assunti androcentrici dei mento naturale, morale e razionale con le co-
miti vengono revisionati per costruire miti sto- se, e dà vita all’esperienza estetica. Secondo
rici in continuo divenire. Das literarische Kunstwerk (Tübingen 19724, . it.
K. Rossi di E.N. Forni, Fenomenologia dell’opera letteraria,
BIBL.: G. ECKER (a cura di), Feminist Aesthetics, Lon- Milano 1968) del polacco R. Ingarden, l’autore,
don 1985; C. BATTERSBY, Gender and Genius: Towards l’opera e il lettore costituiscono «oggettività
a Feminist Aesthetics, Indiana 1989; H. HEIN - C. KOR- eterogenee» e separate; per riconoscere l’og-
SMEYER (a cura di), Aesthetics in Feminist Perspective, getto estetico occorre dunque prescindere da
Indiana 1993; G. ECKER, Differenzen. Weiblichkeitsbe- ogni pregiudizio normativo, così da prendere
stimmungen, in AA.VV., Theorie, Literatur und bilden- in considerazione alla stessa stregua il capola-
der Kunst, Dülmen 1994; T.J. ALLAN, Womanist and voro, «il romanzo poliziesco di un giornale o la
Feminist Aesthetics, Ohio 1995; P. ZACCARIA, Estetica e banale poesia amorosa di uno studentello». A
differenza, Bari 2002; H. RECKITT, Arte e femminismo, tale analisi (antipsicologistica e avalutativa)
London 2005. l’opera letteraria si rivela come un’entità costi-
tuita da «strati» differenti, la cui riuscita di-
ESTETICA FENOMENOLOGICA (pheno-
Estetica fenomenologica pende dalla loro interazione armonica.
menological aesthetics; phänomenologische Ästhe- In Francia Sartre, rifacendosi a Husserl, ha ne-
tik; esthétique phénoménologique; estética fenome- gato fra l’altro che l’«estetico» possa ridursi a
nológica). – L’estetica fenomenologica nasce dimensione separata dell’esistenza. Per Mer-
all’inizio del sec. XX sotto l’influenza del pro- leau-Ponty, nel ritorno alle «cose stesse» si at-
getto husserliano, andare «alle cose stesse» tinge a una dimensione originaria dell’espe-
attraverso un metodo basato sull’«epoché» o rienza che si dischiude attraverso la percezio-
«messa tra parentesi» dell’esistenza di esse, e ne, dunque esteticamente. M. Dufrenne, rifa-
l’analisi dell’«intenzionalità» come carattere cendosi a Scheler, ha invece indagato l’espe-
specifico della coscienza, sempre rivolta a rienza della fruizione, che non è meno decisiva
qualcosa d’altro da sé. della creazione, in quanto ha «la responsabili-
Husserl in un manoscritto degli anni 1906-07 tà di consacrare l’opera e di salvare attraverso
poneva il problema di una fondazione del- questa la verità dell’autore» (Phénoménologie
l’estetica fenomenologica a partire dalle ope- de l’expérience esthétique, Paris 19923, 2 voll., tr.
razioni che la costituiscono, insieme ai suoi it. I vol. di L. Magrini, Fenomenologia dell’espe-
oggetti, attribuendo una struttura significativa rienza estetica, Roma 1969).
alle modalità del loro apparire. Dunque, l’ope- In Italia l’estetica fenomenologica è stata, so-
ra d’arte è una cosa sensibile-materiale, ma prattutto a partire dal secondo dopoguerra,
anche un oggetto costituito da atti intenziona- una via per superare il retaggio idealistico.
li. Si tratta del resto d’una riflessione analoga Nell’estetica fenomenologica di A. Banfi sono
a quella che, negli stessi anni, stava occupan- confluiti temi simmeliani e neokantiani: un
do (almeno a partire da Cézanne) il centro del- principio estetico di tipo trascendentale sa-
la pratica artistica. rebbe all’origine di ogni attività umana, capa-
In Germania, sulla scia di Husserl, autori come ce di «lasciar valere l’esperienza estetica in
W. Conrad, F. Kaufmann e O. Becker hanno in- tutta la sua varietà, complessità, universalità»
3745
VOLUMIfilosofia.book Page 3746 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica indiana ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

(una concretezza che spiega la successiva ade- Vamana (il terminus post quem è il 455 d. C.,
sione banfiana al marxismo). L. Anceschi ha quello ante quem il 750 d. C.); il Kavyadarsa di
posto l’attenzione sulla relazione di Autonomia Dandin (seconda metà del VII secolo d. C.); lo
ed eteronomia dell’arte (Firenze 1936), nel pro- Dhvanyaloka di Rajanaka Anandavardhana (IX
getto di una «nuova fenomenologia critica» secolo d. C.); il Kavyalamkara del kasmiro Ru-
che collochi l’arte nelle relazioni con altre for- drata (terminus ante quem il 900 d. C.); l’anoni-
me della cultura. D. Formaggio ha infine di- mo Alamkarasarvasva; il Kavyaprakasa del ka-
stinto fra esteticità e artisticità (Fenomenologia smiro Mammata (fra il X e il XII secolo d. C.); la
della tecnica artistica, Parma-Lucca 1978): la pri- Abhinavabharati del grande maestro Abhinava-
ma è un atteggiamento di tipo gnoseologico, gupta, anch’egli kasmiro (X-XI secolo d. C.); il
mentre la seconda riguarda la sfera tecnico- Sarasvatikanthabharana e lo Srngaraprakasa
pratica (L’idea di artisticità, Milano 1962). L’arte del re Bhojadeva di Dhara (regnante dal 1010
che è consegnata al passato (secondo il detta- al 1062 circa); il Kuvalayananda del poligrafo
to di Hegel) è allora quella ancorata a un’a- Appayyadiksita (1520-1593). Un primo tema di-
stratta concezione del bello, e non quella che battuto è il fine della poesia (il kavyaprayojana).
intende l’artisticità come esito felice d’una Contro la più antica concezione moralistica
prassi tecnica. che la vuole semplice strumento d’istruzione
G. Garelli dilettevole, assimilandola al miele impiegato
BIBL.: G. SCARAMUZZA, Le origini dell’estetica fenomeno- per mimetizzare il sapore amaro d’un medici-
logica, Padova 1976; S. ZECCHI, La fenomenologia dopo nale (Bhamaha e Asvaghosa), Bharata mette in
Husserl nella cultura contemporanea, Firenze 1978; F. primo piano il piacere estetico del fruitore
FELLMANN, Phänomenologie als ästhetische Theorie, dell’opera poetica e quello creativo del suo ar-
Freiburg 1989; M. KRONEGER, Phenomenology and Ae- tefice. Apprendimento per il primo e fama e
sthetics, n. mon. «Analecta Husserliana», 32 (1991); ricchezza per il secondo sono elementi secon-
G. SCARAMUZZA, La fenomenologia e le arti, Milano dari. Mammata paragona l’eventuale funzione
1991; É. ESCOUBAS - B. GINER (a cura di), L’Art au re- didascalica della poesia al discorso erudito
gard de la phénoménologie, Toulouse 1994; A. BON- dell’amante, finalizzato ad accrescere il piace-
FAND, L’expérience esthétique à l’épreuve de la phénomé- re erotico del partner piuttosto che alla sua ef-
nologie, Paris 1995; G. SCARAMUZZA (a cura di), Esteti- fettiva formazione. Altro tema di riflessione è
ca monacense. Un percorso fenomenologico, Milano quello dalla causa della poesia (il kavyahetu),
1996; AA.VV., Phénoménologie & esthétique, Fougères veduta dal punto di vista del poeta. La forma-
1998; M. CARBONI, Non vedi niente lì? Sentieri tra arti zione di costui dipende sì dalla sua prepara-
e filosofie del Novecento, Roma 1999; AA.VV., Esthéti- zione culturale (la vyutpatti), abbracciante di-
que et Phénoménologie, n. mon. «Revue d’esthéti- verse scienze e tecniche oltre a una vasta gam-
que», 36 (2000); E. STRAUS - H. MALDINEY, L’ estetico e
ma di esperienze umane, e dalla costante ap-
l’estetica. Un dialogo nello spazio della fenomenologia,
plicazione (abhyasa) che gli permette di domi-
ed. it. a cura di A. Pinotti, Milano 2005.
nare la tecnica espressiva, ma il fattore essen-
➨ FENOMENOLOGIA; OGGETTO ESTETICO; VALORE ziale, in assenza del quale vi è mera retorica
ESTETICO. anziché poesia, è la pratibha, letteralmente il
«rifulgere di contro» che consente di cogliere
ESTETICA INDIANA. – Testo fondante del-
Estetica indiana con intuizione intensa e limpida il fatto poeti-
l’estetica indiana è il Natyasastra ascritto al co (pratibha bhavayitri), traducendolo vivida-
veggente Sadasiva Bharata (variamente datato mente in linguaggio con accostamenti di paro-
dagli studiosi tra il II secolo a. C. e il II secolo le e di significati cui il fruitore della poesia non
d. C., ma il cui trattato ha raggiunto la sua for- arriverebbe mai da sé (pratibha karayitri). Si
ma attuale verso il VI secolo d. C.), che racco- tratta per Dandin d’una dote congenita
glie e sistematizza le dottrine più antiche rela- (sahaja), derivata dalle latenze d’esistenze pas-
tive ai diversi aspetti dell’opera teatrale e, per sate, che le rifiniture culturali possono acuire
estensione, alla poetica che in essi trova e rendere polita, ma mai sostituire. Essa con-
espressione. Vanno segnalati poi il Kav- sta di due fattori: la capacità di ritenere in tut-
yalamkara di Bhamaha (figlio di Rakrilagomin, ta la sua immediata freschezza e novità il di-
forse buddhista), ripreso e approfondito dal- schiudersi (unmesa) in un lampo della situa-
l’Alamkarasarasamgraha di Udbhata (terminus zione poetica e quella di realizzarne l’espres-
ante quem l’850 d. C.); i Kavyalamkarasutra di sione con pari freschezza e novità (ullekha).
3746
VOLUMIfilosofia.book Page 3747 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica indiana


Abhinavagupta e il suo maestro Tata vedono l’avvenenza armoniosa (il saukumarya) dei fo-
nella pratibha il terzo occhio del Dio Siva, la nemi, dei termini e dei referenti; 8) il senso
Coscienza universale che si manifesta nel poe- ben esplicato (arthavyakti) con opportune
ta permettendogli di cogliere passato, presen- scelte lessicologiche; 9) la sublimità (udara)
te e futuro. Suoi fattori sono lo sfarfallare va- che fa larga parte al meraviglioso, al sorpren-
riopinto d’immagini e concetti (il vaicitrya), dente e a sentimenti elevatissimi, specie nella
l’intensità emotiva che colpisce nell’intimo (lo passione amorosa; 10) l’amabilità aggraziata
hrdyatva, letteralmente «cordialità») e da cui (la kanti), ingenerata nella mente tramite sia
sgorgano sempre nuove invenzioni dotate di l’udito che la vista (della gestualità aggraziata
nitore (il vaisadya) e beltà (il saundarya) e per- di attori e personaggi immaginati ecc.). A se-
vase dal «sapore» estetico (rasavesa). Quest’ul- conda delle combinazioni di tali pregi si di-
tima nozione emerge nell’àmbito del terzo te- stinguono tre riti fondamentali: la più elevata
ma dibattuto dai teorici indiani, quello dell’es- è la Vaidarbhi, che prende nome dalla regione
senza o sé della poesia (il kavyatman), distinto dei Vidarbha, in cui tutti e dieci sono armonica-
dagli elementi estrinseci della poesia formanti mente presenti, dotata di una dizione chiara e
il corpo di essa (il kavyasarira), primi tra tutti non artificiosa; ad essa s’oppongono, in ordi-
gli «abbellimenti» (i kavyalamkara): 1) le diver- ne di perfezione decrescente, la Gauda (ossia
se varietà di paragoni (le upama) basati su lo- la bengalese), che gioca specialmente sull’ojas
de, biasimo, gioco della fantasia, similitudine e sulla kanti, con esiti stilistici maestosi e or-
totale, parziale e dissimilitudine, ovvero su nati, e la Pañcali, che prende nome dalla regio-
unità o molteplicità del paragone e del para- ne dei Pañcala e si avvale soprattutto di ma-
gonato – siano essi in condizioni di reciprocità dhurya e saukumarya, ottenendo esiti stilistici
o meno –, distinte in complete, di sei tipi, ed d’una certa prolissità leziosa. Scrittori poste-
ellittiche, di diciannove tipi; 2) le metafore (i riori aggiungeranno all’elenco altre tre riti mi-
rupaka), di diciotto tipi, giocate sulla estrema nori: Rudrata la Latiya, che prende nome dalla
simiglianza (atisamya) o addirittura indistin- regione dei Lata, caratterizzata da lunghissimi
zione (abheda) tra i termini del paragone, so- composti, e Bhojadeva la Avanti e la Magadhi,
vrapposti totalmente (samastavastuvisaya) o ancora individuate da nomi geografici, a carat-
parzialmente (ekadesavivarti); 3) le associazioni tere misto. A questa concezione, condivisa an-
«illuminatrici» di elementi figuranti in un che da Dandin, che chiama la riti «via» (mar-
elenco (i dipaka), rispettivamente costituiti da ga), si oppone la dottrina dello dhvani (lette-
oggetti rilevanti e irrilevanti per la presenza ralmente «risonanza»), un termine tecnico de-
d’un carattere o azione comune o da caratteri sunto dalla dottrina indiana del linguaggio,
rilevanti e irrilevanti in un comune oggetto – qui introdotto a designare la valenza suggesti-
una variante è quella della «ghirlanda» (la ma- va (vyañjaka) del linguaggio poetico, attestata
la) in cui ogni voce precedente aggiunge fasci- nella sua pienezza da Anandavardhana: il sé
no alla successiva –; 4) gli appaiamenti (gli della poesia è rappresentato dal valore meta-
yamaka), formati da dieci tipi di assonanze. semantico assunto da tale linguaggio per vei-
Vamana scorge il sé della poesia nella «anda- colarne il senso profondo, atemporale, oppo-
tura» stilistica, la riti, costituita da un partico- sto sia al senso lessicologico dei termini (va-
lare arrangiamento dei vocaboli (visista pada- caka) che a quello di volta in volta assunto da
racana) animato dai pregi fonetico-semantici essi in base al contesto (laksaka). Le relazioni
(i guna), che la teorizzazione corrente classifi- con questi ultimi dello dhvani sono sottili:
ca in dieci varietà: 1) la coalescenza (lo slesa) di possono essere affatto opposti – è il caso
più parole interconnesse con un comune refe- dell’ironia –, complementari o in sorprendente
rente; 2) la perspicuità (il prasada) del nesso discrepanza. Il normale referente del linguag-
parola-referente; 3) la assenza di ridondanza gio, la res (artha) veicolata dalla parola, serve a
(la samata, letteralmente «stessità», procedere illuminare il senso suggerito, non coincidente
eguale e piano); 4) la composizione (il sama- con essa e sovente inatteso; la posizione d’un
dhi), che aggiunge un senso peculiare all’e- termine nella frase, la disposizione dei fonemi,
spressione; 5) la dolcezza (il madhurya, lette- la situazione peculiare, distinta dal contesto
ralmente «mielosità», con connotazione posi- banale, in cui il discorso poetico si situa, valgo-
tiva: tale da non ingenerare sazietà); 6) la viri- no a svelarne il referente segreto. Si danno tre
lità (ojas), dignità e solenne compostezza; 7) varietà di dhvani: quella in cui la suggestione
3747
VOLUMIfilosofia.book Page 3748 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica informazionale ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

evoca un oggetto esteriore (vastudhvani), quel- spettatore a partire dall’evento teatrale, piut-
la in cui essa rivela un contenuto connesso tosto che presentato direttamente dall’attore;
agli artifici propri del linguaggio poetico Bhatta Nayaka li contraddiceva entrambi, la
(alamkaradhvani) e quella in cui veicola l’espe- prima teoria mancando di plausibilità in quan-
rienza estetica (rasadhvani), per Abhinavagup- to nessuna realtà può derivare da fattori in se
ta quest’ultima essendo centrale rispetto alle stessi irreali, la seconda essendo parimenti
altre due. In base alla sua relazione con lo implausibile poiché manca in effetti ciò che
dhvani è possibile fornire un metro oggettivo dovremmo inferire in base ai comportamenti
di valutazione della poesia. Essa è infima nello messi in opera dall’attore, che non è veramen-
stile «variopinto» (citra), ove lo dhvani è assen- te innamorato, adirato ecc. Per contro, il rasa
te, sia nel senso – poesia meramente descritti- sorge dall’accorto uso della parola poetica.
va, sia nella forma – poesia con effetti musicali Questa esercita tre funzioni: denotazione di-
superficiali; è mediocre laddove il portato del- retta o indiretta (abhidha), generalizzazione o
la suggestione è subordinato agli effetti retori- idealizzazione (bhavakatva) e illuminazione
ci – ve ne sono otto tipi; è superiore laddove lo fruitiva (bhojakatva); le prime due in combina-
dhvani predomina e subordina a sé tutto il re- zione giovano a evocare i diversi bhava, come
sto. Grande è l’influenza di Anandavardhana emozioni idealizzate suscettibili di fruizione
sui pensatori successivi, ma allo dhvani questi estetica (ad es. non si fruisce dello spettacolo
sostituiscono come sé della poesia il «sapore» offerto da due veri innamorati, che può anzi in-
estetico (il rasa). Si tratta d’una nozione origi- fastidirci, ma della rappresentazione dell’amo-
nariamente connessa alla rappresentazione re universalizzato e spersonalizzato), la terza
teatrale, ove si riferisce alle doti dell’attore. La consente la compenetrazione fruitiva con il
trattazione di Bharata, a quanto sembra dipen- bhava e la sua trasformazione in rasa, tramite
dente da un precedente autore, Nandikesvara, un’esperienza assimilabile sotto certi rispetti a
interessato alla materia erotica, vede il rasa di- quella estatica. Con il tempo da un lato s’assi-
pendente dagli elementi di «atmofera» (i bha- ste alla moltiplicazione dei rasa, portati a nove
va) creati dall’evento teatrale a tre livelli: voca- con l’aggiunta di quello pacato, corrisponden-
le, gestuale e sentimentale. Il bhava è analizza- te alla serena esperienza religiosa, poi a tredi-
to in base alle sue cause: la sua facies passiva ci. Correlativamente, si teorizza un unico rasa
potenziale (il vibhava) è quella che ne causa di cui gli altri non sono che fenomenizzazioni.
l’apprensibilità, ad es. la presenza di donne, L’ultimo grande esponente dell’estetica india-
stagioni ecc., mentre quella attuale (anubhava) na, Jagannatha Panditaraja, fiorito alla corte
ne causa l’effettiva apprensione, ad es. occhia- dell’imperatore Moghul Shah Jahan nel XVII
te, abbracci ecc. Si distinguono dei bhava che secolo, considera elemento distintivo della
vanno e vengono (vyabhicaribhava), compo- poesia la meraviglia (camatkara), capace di
nenti emotive classificate in trentatré varietà, trasfigurare anche emozioni sgradevoli come
ad es. gioia, ansia, invidia, vergogna, depres- la paura, il disgusto e l’orrore in oggetti di frui-
sione, riflessione, debolezza, autodisprezzo, zione impersonale gioiosamente non coinvol-
indolenza ecc., che, come le onde rispetto ta, qualitativamente diversa dalle emozioni le-
all’oceano, o le perle rispetto al filo della col- gate all’io come quelle che prova chi si sente
lana, valgono a enfatizzare il bhava principale, dire «ti è nato un figlio maschio» o «ti darò in-
più stabile (sthayibhava), di otto varietà, quat- genti ricchezze».
tro primarie (erotico, furioso, eroico, ripu- M. Piantelli
gnante) e quattro derivate (comico, patetico, ➨ ARTE; ESTETICA; ESTETICA ORIENTALE.
meraviglioso, pauroso). A ciascuna di queste
corrisponde un rasa, che si sviluppa a partire ESTETICA INFORMAZIONALE. – Corren-
Estetica informazionale
dal bhava corrispondente allorché ci si compe- te dell’estetica contemporanea sviluppatasi a
netra completamente con esso. In una serie di partire dal secondo dopoguerra, in seguito
trattati perduti diversi teorizzatori proponeva- all’evoluzione tecnologica e informatica della
no interpretazioni discrepanti di Bharata: così comunicazione. La tesi centrale dell’estetica
Bhatta Lollata asseriva che il rasa è creato informazionale afferma la possibilità di misu-
dall’attore allorché costruisce il suo personag- rare e quantificare (in termini essenzialmente
gio sullo sthayibhava, mentre Sankuka osserva- numerici) qualunque evento estetico. Le for-
va che in realtà il rasa è fatto inferire dallo me artistiche non sono fenomeni veicolati alla
3748
VOLUMIfilosofia.book Page 3749 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica marxista


coscienza percettiva in compatta unità di sen- sche Ästhetik. Phänomen Kunst, München 1979; P.
so, bensì, secondo un modello offerto appun- EMANUELE, La Microestetica, Roma 1980; L. JULLIER,
to dalla teoria dell’informazione, messaggi Les images de synthèse: de la technologie à l’esthétique,
passibili di essere scomposti in elementi sem- Paris 1993; F. POPPER, From Technological to Virtual
plici trasmessi da un individuo o un gruppo a Art, Cambridge (Massachusset) 2005.
un altro individuo o gruppo sociale, attraverso
la mediazione di un canale di trasmissione ESTETICA MARXISTA (marxist aesthetics;
Estetica marxista
specifico. Tale successione discreta di segni, marxistische Ästhetik; esthétique marxiste; estética
in quanto peculiare articolazione informazio- marxista). – Secondo il materialismo storico
nale, influisce sulla propria interpretazione marxista, l’arte, insieme alle altre produzioni
contestuale. L’estetica informazionale sgom- intellettuali, rientra nella categoria delle «so-
bra il campo da ogni possibilità di fondare me- vrastrutture», ovvero si presenta come un ri-
tafisicamente una definizione del bello: al con- flesso dialettico (eventualmente anche critico)
trario la bellezza riceve una caratterizzazione della base materiale e sociale della storia (la
statistica, suscettibile di matematizzazione e «struttura»). In questo senso l’unica vera arte,
di verifiche sperimentali concernenti la rela- secondo Karl Marx e Friedrich Engels, è sem-
zione esistente fra il messaggio costituito pre stata il realismo (Eschilo, Dante Alighieri,
dall’opera d’arte e le modalità di ricezione del William Shakespeare, Honoré de Balzac) inte-
fruitore. Grande rilevanza assume così, nel- so come rispecchiamento della vita sociale e
l’estetica informazionale, la dimensione socia- delle sue lotte e come tipizzazione dei suoi
le della comunicazione artistica: il valore este- protagonisti. Nella futura società comunista
tico di un messaggio dipende direttamente dal invece ogni attività umana, caduta la divisione
grado di complessità o banalità che comporta del lavoro, avverrà nel segno della spontaneità
per un soggetto determinato in quanto appar- e dell’originalità, caratteri oggi erroneamente
tenente a un gruppo sociale che, implicita- attribuiti al solo artista (Deutsche Ideologie,
mente, ne determina la capacità di ricevere il 1845-46). Nell’ambito del marxismo-lenini-
messaggio, d’interpretarlo correttamente e di smo sovietico l’esaltazione del realismo si tra-
riconoscervi un valore estetico. Quest’ultimo, sforma nell’idea (sostenuta da Lenin in un ar-
ridotto sul piano semantico, risulta computa- ticolo del 1905) del carattere ideologico
bile in proporzione all’improbabilità dell’infor- dell’arte e della letteratura, ossia della loro ne-
mazione trasmessa. Benché ancora oggi pre- cessaria fedeltà alla causa del proletariato e
sente nel dibattito circa il rapporto fra arte, alle direttive del partito comunista. Questa te-
tecnologia e società dell’informazione, il meri- si serve da fondamento alla definizione del
to dell’estetica informazionale è stato quello, «realismo socialista», formulata da Maksim
in definitiva storicamente circoscritto, di rile- Gor’kij nel 1934 al primo congresso degli scrit-
vare implicitamente l’originalità dell’arte nu- tori sovietici, la quale di fatto impone il socia-
merica, insistendo sugli aspetti casuali e im- lismo come unico contenuto artistico possibi-
prevedibili, combinatori e ludici messi in atto le: tra i maggiori esponenti di questa corrente
dalla contaminazione della prassi artistica con figurano Fëdor V. Gladkov e Michail A. Šolo-
i sistemi informatici, nonché sul ruolo e il si- chov (chi non si uniformò fu messo a tacere o
gnificato delle creazioni informatizzate all’in- eliminato, tanto che al secondo congresso, nel
terno della società dei consumi di massa. 1954, poterono partecipare solo cinquanta dei
B. Zaccarello
settecento scrittori presenti al primo).
Il massimo contributo all’estetica marxista si
BIBL.: R. GUNZENHÄUSER, Ästhetisches Maß und ästheti-
sche Information, Quickborn 1962; M. BENSE, Aesthe-
deve all’ungherese György Lukács, il cui pen-
tica, Baden 19652, tr. it. di G. Anceschi, Estetica, Mi- siero, partito da posizioni vicine al neokanti-
lano 1974; M. BENSE, Einführung in die informations- smo e alla nascente avanguardia, assume a
theorische Ästhetik, Baden-Baden 1969; R. ARNHEIM, partire dal 1923 (Geschichte und Klassenbewusst-
Entropy and Art, Berkeley 1971, tr. it. di R. Pedio, sein) tratti tipicamente marxisti. Il principio
Entropia e arte. Saggio sul disordine e l’ordine, Torino fondamentale della sua teoria estetica (Über
2001; U. VOLLI (a cura di), La scienza e l’arte. Nuove die Besonderheit als Kategorie der Ästhetik, 1954-
metodologie di ricerca scientifica sui fenomeni estetici, 56; Die Eigenart des Ästhetischen, 1963) è quello
Milano 1972; A. MOLES, Teoria dell’informazione e per- del «rispecchiamento»: l’arte non è copia della
cezione estetica, Torino 1974; H.W. FRANKE, Kyberneti- realtà né è il semplice effetto delle sue struttu-
3749
VOLUMIfilosofia.book Page 3750 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica mediale ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

re socio-economiche, è bensì riproduzione dei ESTETICA MEDIALE (media aesthetics; Me-


Estetica mediale
singoli fenomeni nel loro significato universa- dienaesthetik; esthétique des arts médiatiques;
le. Ogni vera opera d’arte è specchio di un estética mediale). – Studio dell’impatto esercita-
mondo, lascia intravedere il senso e i valori di to sull’arte e più in generale sulle modalità
un’epoca e ha carattere inevitabilmente «par- della percezione dai nuovi mezzi di comunica-
titico» in quanto giudica quel mondo da un zione nel contesto della trasformazione socia-
determinato punto di vista: la sola grande arte le propria dell’età dei media.
è allora il realismo, da Balzac a Thomas Mann, Il saggio di Walter Benjamin, Das Kunstwerk im
riflesso narrativo e dialettico dei conflitti inter- Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit,
ni ai diversi ordini sociali. Frankfurt am Main 1955 (1936), tr. it. L’opera
In Italia Galvano Della Volpe (Critica del gusto, d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica,
1960) formula un’«estetica materialistica» ba- può essere considerato il testo inaugurale di
sata su un’indagine in chiave storica e lingui- una linea critica che mira a mettere in luce co-
stica della produzione artistica, mentre Anto- me lo specifico estetico dell’opera d’arte non
nio Banfi tenta di conciliare istanze fenomeno- sia un fattore avulso dalle condizioni tecniche
logiche e marxismo (Filosofia dell’arte, postumo della sua realizzazione e circolazione né dalle
1962). In un rapporto più complesso con il modalità dello scambio sociale che le soggiace.
marxismo si pongono l’estetica di Walter Be- La neutralità dell’atteggiamento di Benjamin
njamin, attento a sottolineare il carattere alie- ha lasciato il posto a posizioni più radicali nel
nante ed insieme emancipatorio della moder- giudizio di merito portato all’interazione tra
nità e interprete delle trasformazioni dell’arte media e arte nei tempi molto più recenti in cui
nella società industriale di massa (Das Kunst- l’avvento di un’ulteriore gamma di supporti
werk im Zeitalter seiner technischen Reproduzier- mediali ha determinato una forte ripresa delle
barkeit, 1936), e quella di Ernst Bloch, per il tematiche in questione. Così l’estetica media-
quale l’opera d’arte non è che anticipazione le francese si è per lo più concentrata in ambi-
frammentaria di un mondo disalienato e pre- to sociologico, facendo eco alle posizioni di
sentimento di una verità mai completamente Jean Baudrillard che è arrivato a preconizzare
svelabile (Geist der Utopie, 1918). In polemica addirittura una «sparizione dell’arte», essendo
con Lukács, Theodor W. Adorno sottolinea co- quest’ultima destinata ad essere travolta dal
me l’arte, lungi dal porsi in continuità con la «transestetico», regno dell’immagine illuso-
realtà storica, ne costituisce invece la più radi- riamente trasparente: l’eccesso di precisione e
cale messa in discussione, presentandosi co- di informazione, la troppa visibilità, insomma,
me «negazione determinata» di una certa so- toglierebbero ogni mistero alla visione, e illu-
cietà (Ästhetische Theorie, postumo 1970). dendo nel creare un mondo-simulacro, fareb-
M. Rossi Monti bero tramontare il potere creativo e incantato-
BIBL.: H. ARVON, L’esthétique marxiste, Paris 1970; W. rio dell’illusione connessa all’immaginazione.
MICHEL, Marxistische Ästhetik: Ästhetischer Marxis- Di tutt’altro avviso la scuola canadese, che,
mus, Frankfurt am Main 1971, 3 voll.; A. SÁNCHEZ VÁ- pur erede delle pionieristiche teorizzazioni di
SQUEZ, Art and Society: Essays in Marxist Aesthetics, Marshall Mc Luhan, attento critico del «media
New York 1973; G. BORGHELLO, Letteratura e marxi- boom», ha messo in rilievo in particolare con
smo, Bologna 1974; D. FAUCCI, L’estetica del marxismo, Derrik de Kerchove le nuove potenzialità che le
in AA.VV., Momenti e problemi di storia dell’estetica,
tecnologie dell’elettronica mettono al servizio
Milano 1975, vol. IV, pp. 1733-1804; H. MARCUSE, The
Aesthetic Dimension: Toward a Critique of Marxist Ae-
del soggetto contemporaneo, fornendo mo-
sthetics, Boston 1978, tr. it. di I. Bagioli - T. Belotti - delli innovativi al pensiero, grazie all’introdu-
L. Gatti, La dimensione estetica e altri scritti, Milano zione di paradigmi non visivi e non linguistici
2002; P. JOHNSON, Marxist Aesthetics: the Foundations della percezione, dell’espressione e della co-
Within Everyday Life for an Emancipated Consciou- municazione. In entrambi i casi, però, quello
sness, London 1984; G. MOSQUERA - D. CRAVEN - C. che emerge è il riconoscimento dell’arte sia
KATTAU, Meyer Schapiro, Marxist Aesthetics, and Ab- come luogo di distanza cosciente rispetto
stract Art, in «Oxford Art Journal», 17 (1994), pp. 76- all’evoluzione tecnologica e al suo impatto sui
80; C. BURNHAM, The Jamesonian Unconscious: the Ae- modi del vivere (si pensi anche alla media art di
sthetics of Marxist Theory, Durham 1995. Nam Juine Paik, Richard Serra e più tardi di Bill
➨ ESTETICA; REALISMO; REALISMO SOCIALISTA; RISPEC- Viola), sia come espressione cosciente di quel-
CHIAMENTO. le alterazioni della percezione ordinaria che
3750
VOLUMIfilosofia.book Page 3751 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica orientale


conseguono dalle mutazioni sociali e tecnolo- termine chiave nel concetto di yugen (grazia)
giche dell’epoca contemporanea. che, nell’interpretazione buddhista dell’univer-
B. Zaccarello so, indica lo spazio originario di una realtà non
BIBL.: G. DEBORD, La société du spectacle, Paris 1967, tr. ancora articolata e lo stile del nulla assoluto in
it. di P. Salvadori e F. Vasarri, La società dello spetta- cui l’attore, raggiunta la radice delle cose (il
colo, Milano 2004; J. BAUDRILLARD, De la sèduction, Pa- vuoto), porta ad apparizione le forme visibili
ris 1979; L’autre par lui-même. Habilitation, Paris attraverso la stilizzazione minimalista delle
1987; La sparizione dell’arte, ed. it. a cura di E. Gra- movenze. Il Gei-do – articolato in Sa-do (via del
zioli, Milano 1998; M. COSTA, L’estetica dei media, tè), Ka-do (via della poesia), ka-do (via dei fiori,
Lecce 1990; D. DE KERCHOVE, Brainframes: Technolo- legata all’arte dell’ikebana) e Sho-do (via della
gy, Mind and Business, Baarn 1991, tr. it. a cura di B. scrittura o calligrafia) – si qualifica come este-
Bassi, Brainframes. Mente, tecnologia, mercato, Bolo-
tica della vita: suo scopo non è realizzare par-
gna 1993; H. RHEINGOLD, Virtual Reality, New York
ticolari prodotti ma unire l’uomo all’essenza
1991, tr. it. di V. Saggini, La realtà virtuale, Bologna
1993; T. MALDONADO, Reale e virtuale, Milano 1992; F. del cosmo, indirizzando la sua azione verso un
POPPER, Art of the Electronic Age, London 1993; M. ordine più alto. Esso comprende anche alcune
COSTA - P. GINSBORG, Nuovi Media e sperimentazione arti del corpo come il tiro con l’arco, la scher-
d’artista, Napoli 1994; M. PERNIOLA, Il sex appeal ma, lo ju-do ecc. Il Gei-jutsu, introdotto nel
dell’inorganico, Torino 1994; P. LÉVY, Qu’est-ce que le 1868-1912, corrisponde invece al concetto oc-
virtuel?, Paris 1995, tr. it. di M. Colo e M. Di Sopra, Il cidentale di opera d’arte.
virtuale, Milano 2003; L. POISSANT (a cura di), Esthéti- III. ESTETICA INDIANA. – Suo termine chiave è il
que des arts médiatiques, Montreal 1995; P. LÉVY, Cy- raza che, nella metafisica del Vedanta legata al-
berculture, Paris 1997, tr. it. di D. Feroldi, Cybercul- le Upanishad, indica l’assaporamento della
tura, Milano 2001; H.P. SCHWARTZ, Media-Art-Hi- bellezza ideale indistinguibile dall’intelligenza
story, München - New York 1997; M. RUSH, New Me- divina: l’esperienza del bello è un’attività spi-
dia in Late 20th-century Art, London 1999; L. SACCO, rituale raggiungibile con una disciplina inte-
Estetica Mediale, Milano 2004. riore volta a distogliere l’attenzione dai feno-
➨ ARTE; PERCEZIONE; TECNICA; TECNOLOGIA; VIRTUA- meni esterni e a rimuovere gli ostacoli mentali
LE, ESTETICA DEL. e affettivi che ad essi ci legano. Essa si connet-
te in poesia al concetto di dhvani (suono), che
ESTETICA ORIENTALE (oriental aesthetics;
Estetica orientale qualifica il raggiungimento del raza come un
orientalische Ästhetik; esthétique orientale; estética effetto di risonanza suscitato dalla capacità
oriental) . – Le principali forme di estetica suggestiva della parola.
orientale sono quella cinese, giapponese, in- IV. ESTETICA PERSIANA. – Suo concetto fonda-
diana e persiana. mentale è l’immaginazione o mondo immagi-
SOMMARIO: I. Estetica cinese. - II. Estetica giap- nale che, secondo la tradizione neoplatonica di
ponese. - III. Estetica indiana. - IV. Estetica as-Suhrawardi (XII secolo) poi ripresa dal sufi-
persiana. smo di Ibn’ Arabi (XII-XIII secolo), costituisce
I. ESTETICA CINESE. – Legata alla concezione tao- la potenza mediatrice tra sensibile e intelligi-
ista della polarità delle forze cosmiche – lo bile, in quanto facoltà formatrice di corpi sot-
Yang o principio maschile e lo Yin o principio tili che, nella loro essenza, sono forme teofani-
femminile – essa impone all’arte di esprimere che. Sede delle visioni mistiche e profetiche,
il loro equilibrio, che si caratterizza come ordi- l’immaginazione è alla radice degli atti simbo-
ne fluido e asimmetrico, chiamato Li, realiz- lici della poesia e dell’arte: suo compito è libe-
zandosi nella pittura taoista tramandata dal rare le particelle di luce divina rimaste prigio-
buddismo zen come un’estetica del paesaggio niere nella materia e delineare un paesaggio
dominato dalla montagna e dalla cascata: at- visionario immerso nella luce pura del divino,
traverso il ritmo incessante dell’acqua che ca- esemplificato dallo sfondo sfavillante della
de dal monte il pittore realizza l’incontro tra miniatura persiana.
l’attività immutabile dello Yang e la passività C. Cantelli
dinamica dello Yin, cogliendo l’essenza ine- BIBL.: Sull’estetica cinese: A. COOMARASWAMY, Chris-
sprimibile in cui i due principi coesistono. tian and Oriental Philosophy of Art, New York 1956,
II. ESTETICA GIAPPONESE. – Si fonda sul concetto tr. it. a cura di G. Marchianò, La filosofia dell’arte cri-
di Gei (arte), che si articola in Gei-no, Gei-do e stiana e orientale, Milano 2005; I.M. SULLIVAN, The Birth
Gei-jutsu. Il Gei-no o arte teatrale trova il suo of Landscape Painting in China, London 1962; S.

3751
VOLUMIfilosofia.book Page 3752 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica positivista ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

BUSH - C. MURK (a cura di), Theories of the Art in Chi- apparire. Le opere d’arte nascono e si svilup-
na, Princeton 1983; L. ZEHOU, The Path of Beauty, pano in un contesto storico che è come il loro
Beijing 1988, tr. it. di A. Crisma, La via della bellezza, ambiente naturale (il milieu): la temperie spiri-
Torino 2004; H.-G. SCHWARZ, Orient-Okzident. Der tuale di un’epoca e di un popolo agisce sugli
orientalische Teppich in der westlichen Literatur, Ästhe- artisti e li influenza allo stesso modo in cui il
tik und Kunst, München 1989; G. MARCHIANÒ (a cura clima agisce sui viventi determinandone la
di), Estetica e modernismo in Cina, Soveria Mannelli sorte in base al principio della selezione natu-
1993; K.K. INADA, A Theory of Oriental Aesthetics: a
rale (Philosophie de l’art, Paris 1881, tr. it. par-
Prolegomenon, in «Philosophy East and West», 47
ziale a cura di O. Settineri, Filosofia dell’arte, Mi-
(1997), 2, pp. 117-131; E. ZOLLA, La filosofia perenne.
L’incontro fra le tradizioni d’Oriente e d’Occidente, Mi- lano 2001). Secondo Auguste Comte invece
lano 1999; H.-G. SCHWARZ, Der Orient und die Ästhe- l’arte deve contribuire al progresso dell’uma-
tik der Moderne, München 2003. nità e alla creazione di un migliore ordine so-
Sull’estetica giapponese: K. SINGER, Spiegel, Schwert ciale fondato sull’altruismo e sul culto dell’es-
und Edelstein. Strukturen japanischen Lebens, sere umano. Non molto lontano è il pensiero
Frankfurt am Main 1991; L. BRÜLL, Die japanische di John Stuart Mill, per il quale il compito
Philosophie, Darmstadt 1993. dell’arte è indicare la possibilità di una felicità
Sull’estetica indiana: S.K. DE, Sanskrit Poetics as a maggiore per gli uomini, la cui realizzazione è
Study of Aesthetic, Berkeley - Los Angeles 1963; A.C. oggetto di valutazione della scienza (System of
SUKLA, The Concept of Imitation in Greek and Indian logic, London 1843, tr. it. a cura di M. Trinchero,
Aesthetics, Calcutta 1977. Sistema di logica deduttiva e induttiva, Torino
Sull’estetica persiana: A.U. POPE, A Survey of Persian 1996).
Art, London 1939; H. CORBIN, L’imagination créatrice Tipicamente positivista è anche la tendenza a
dans le soufisme d’Ibn’ Arabi, Paris 1958; B. GREY, Le spiegare le produzioni artistiche riportandole
peinture persane, Genève 1961; H. CORBIN, Corps spi- a fenomeni o leggi psicologiche e psicofisiche
rituel et terre céleste, Paris 1979. accertabili sperimentalmente: esemplari in
questo senso le indagini di Wilhelm Wundt e
ESTETICA POSITIVISTA (positivistic aesthe-
Estetica positivista l’opera di Theodor Fechner (Vorschule der Äs-
tics; positivistische Ästhetik; esthétique positiviste; thetik, Leipzig 1871). Profondamente diversa
estética positivista). – L’estetica sviluppatasi in ma pur sempre psicologica è l’estetica del-
età positivistica (seconda metà del XIX secolo) l’«empatia», fondata da Theodor Lipps (Ästhe-
privilegia in opposizione al romanticismo un tik, Hamburg 1903-06) e largamente ripresa in
approccio di tipo scientifico e analitico al fe- vari settori della cultura estranei al positivi-
nomeno artistico. Ispirandosi al metodo se- smo. Un rivoluzionario apporto alla psicologia
guito dalle cosiddette scienze «esatte», l’inda- dell’arte deriva poi dalla nascita della psicoa-
gine estetica si concentra sulle opere intese nalisi, con l’opera di Sigmund Freud e Carl G.
come «fatti», ovvero come testimonianze sto- Jung, entrambi persuasi, al di là delle diver-
riche, culturali, antropologiche da esaminare genze, della capacità dell’arte di rivelare le
distaccatamente e spassionatamente: ne na- profondità della psiche.
sce una «sociologia dell’arte» che, se da un la- Il culto dell’oggettività e la concezione della
to toglie all’arte il primato veritativo assegna- bellezza come fondata sull’autoreferenzialità
tole in età romantica, dall’altro apre la strada della forma e sul suo significato immanente –
a innovative ricerche comparative e interdisci- indipendentemente dal coinvolgimento sog-
plinari (rapporto fra le varie arti, fra l’arte e le gettivo e da rimandi estrinseci – sono tipici in-
altre attività umane, importanza del pubblico vece delle estetiche formalistiche: la bellezza
ecc.). Talvolta ciò si traduce però in un’inter- musicale, secondo Eduard Hanslick (Vom Mu-
pretazione ingenuamente deterministica del sikalisch-Schönen, Leipzig 1854, tr. it. a cura di
fatto artistico, ridotto a semplice effetto di leg- L. Distaso, Il bello musicale, Palermo 2001), ri-
gi causali o biologiche. siede solo nella sua forma e nelle sue struttu-
Il maggior esponente dell’estetica sociologica re, non nel sentimento di chi ascolta; la pittu-
è Hippolyte Taine, secondo il quale la «scienza ra, secondo Konrad Fiedler (Schriften über
dell’arte», come ogni altra scienza, non deve Kunst, München 1913-14, tr. it. parziale di C.
emettere giudizi, ma solo constatare e spiega- Sgorlon, L’attività artistica: tre saggi di estetica e
re i fenomeni artistici dando a tutti lo stesso teoria della pura visibilità, Venezia 1963, e di R.
valore e individuando le leggi costanti del loro Rossanda, Aforismi sull’arte, Milano 1994), non
3752
VOLUMIfilosofia.book Page 3753 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica psicoanalitica


fa che esprimere come contenuto la sua libera 2003) è possibile reperire il modello basilare a
capacità di formare; il piacere estetico, sostie- partire dal quale viene orientandosi la decodi-
ne Robert Zimmermann (Ästhetik, Wien 1858- ficazione psicoanalitica dei fenomeni artistici.
65) non deriva da dati contenutistici o sogget- L’analogia tra «lavoro» del sogno e «lavoro»
tivi, bensì dai rapporti formali e quantitativi dell’arte consentirebbe infatti un incontro di
insiti nella bellezza. estetica e psicoanalisi sul terreno dell’inter-
M. Rossi Monti pretazione, ove questa venga intesa in quanto
BIBL.: C. CHERFILS, L’esthétique positiviste, Paris 1909; opera di smascheramento e di riduzione delle
T.M. MOUSTOXIDI, Les systèmes esthétiques en France costruzioni difensive atte a rendere illeggibile
(1700-1890), Paris 1918; H.A. NEEDHAM, Le dévelop- il testo originale del desiderio. Sia dal punto di
pement de l’esthétique sociologique en France et en An- vista strutturale, sia da quello funzionale, la
gleterre au XIX siècle, Paris 1926; M BITES-PALEVITCH, creazione artistica – tramite la mediazione del
Essai sur les tendances critiques et scientifiques de concetto di «fantasia» – risulterebbe più gene-
l’esthétique allemande contemporaine, Paris 1926; ralmente assimilabile alle formazioni oniriche,
AA.VV., L’art et la pensée, n. mon. «Journal de Psy- termine di un processo dinamico di rimaneg-
chologie» (1926); D.A. STEWART, Preface to Empathy, giamento dei nuclei tematici originari secon-
New York 1956; R. FAYOLLE, La critique littéraire, Paris do le leggi che presiedono alla produzione di
1964; M. PODRO, The Manifold in Perception: Theories un «contenuto manifesto». Il punto di giunzio-
of Art from Kant to Hildebrand, Oxford 1972; A. PA- ne tra le ricerche in ambito onirico e l’investi-
GNINI, Psicoanalisi ed estetica, Firenze 1975; A. MANE-
gazione estetica è costituito dalle indagini
SCO, La riflessione estetica nel positivismo, in M. DU-
confluenti nel saggio Der Witz und seine Be-
FRENNE - D. FORMAGGIO, Trattato di estetica, Milano
ziehung zum Unbewussten (Leipzig 1905, tr. it. a
1981, 2 voll., vol. I, pp. 259-283; L. PIZZO RUSSO (a cu-
ra di), Estetica e psicologia, Palermo 1982; E. SCOLARI,
cura di F. Orlando, Il motto di spirito e la sua re-
Quattro studi sull’estetica del positivismo, Modena lazione con l’inconscio, Torino 1998), in cui il
1984; E. FRANZINI, L’estetica francese del ’900: analisi motto di spirito – opera in miniatura governa-
delle teorie, Milano 1984; D. DRUDI, Sogni di spiriti ta dai meccanismi basilari del sogno – viene
esatti. Percorsi nell’estetica del positivismo, Taine Gu- posto al servizio di uno «scarico» della tensio-
yau Zola, Firenze 1995; F. VERCELLONE, L’estetica ne psichica da Freud identificato con il fattore
dell’Ottocento, Bologna 1999; M. DONZELLI, Auguste determinante della produzione di piacere.
Comte e il genio estetico italiano, in B. RAZZOTTI (a cura Nella sua configurazione programmatica,
di), Filosofia, storiografia, letteratura. Storia in onore di l’estetica freudiana si palesa caratterizzata da
Mario Agrimi, Lanciano 2001, pp. 185-205; J.P. CO- un tratto marcatamente edonistico, identifi-
METTI, L’esthétique positiviste: un Dictionnaire des idées cando il ruolo funzionale dell’effetto estetico
reçues?, in AA.VV., Auguste Comte aujourd’hui, nell’innesco che prelude alla liberazione di
«Actes du colloque de Cerisy, 3-10 Juillet 2001», Pa- piacere proveniente da «fonti profonde». Tra-
ris 2003. sformando le proprie fantasie in oggetto di
contemplazione estetica – processo che coin-
ESTETICA PSICOANALITICA (psychoa-
Estetica psicoanalitica volge da un lato una dissimulazione dei conte-
nalytic aesthetics; psychoanalytische Ästhetik; nuti offensivi, dall’altro una seduzione operata
esthétique psychanalytique; estética psicoanalíti- sul piano formale – l’artista mette in opera una
ca) . – La prima sintesi programmatica di trasfigurazione di elementi altrimenti inaccet-
un’estetica psicoanalitica trova stesura nel tabili, rendendone così possibile una fruizione
saggio freudiano del 1907 Der Dichter und das generalizzata. Il succinto manifesto del 1907
Phantasieren (in Psychoanalytische Studien an contiene in nuce tutte le linee direttrici dell’in-
Werken der Dichtung und Kunst, Wien 1924, pp. dagine psicoanalitica in campo estetico: l’indi-
3-14, tr. it. a cura di C.L. Musatti, Il poeta e la rizzo patografico, esemplificato magistralmen-
fantasia, in Opere, Torino 1972, vol. V, pp. 373- te in Eine Kindheitserinnerung des Leonardo da
383), la cui pubblicazione apre per il nascente Vinci (Leipzig 1910, tr. it. di E. Luserna, Leonar-
movimento psicoanalitico una fase di capitale do: 1910, Torino 2000, nel quale trova applica-
importanza, influenzando le ricerche di Carl G. zione il concetto di «sublimazione»); la deco-
Jung, Franz Riklin, Karl Abraham, Otto Rank, dificazione analitica dell’opera in quanto cri-
Ernest Jones e Sándor Ferenczi. In realtà già in stallizzazione di un processo dinamico, il cui
Die Traumdeutung (Leipzig 1900, tr. it. a cura di prototipo è il Der Moses des Michelangelo del
D. Moro, L’interpretazione dei sogni, Firenze 1913 (in Psychoanalytische Studien, cit., tr. it. di
3753
VOLUMIfilosofia.book Page 3754 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetica sperimentale ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

S. Daniele, Il Mosè di Michelangelo: 1913, Tori- simbolo, in «Aut-Aut», 229-230 (1989), fasc. doppio
no 1991); il rinvenimento dei meccanismi che dedicato a Jung, 296 pp.; F. SALZA, La fanciulla e
presiedono alla ricezione estetica e agli effetti l’eroe. Estetica e mito in Freud, Roma 1994; S. FERRARI,
ad essa connessi – il piacere nei suoi aspetti Lineamenti di una psicologia dell’arte, Bologna 1999;
compositi, ma anche i fenomeni analizzati nel E.H. GOMBRICH, Freud e la psicologia dell’arte, ed. it. a
saggio Das Unheimliche (Leipzig 1919, tr. it. a cura di F. Moronti - C. Roatta - A. Bovero, Torino
cura di C.L. Musatti, Il perturbante, Roma 2001; S. GOSSO (a cura di), Psicoanalisi e arte, Milano
1993). L’eredità forse più interessante dell’e- 2001; R. SICURELLI, Elementi di psicoanalisi dell’arte:
Freud e la creatività artistica, Treviso 2003.
stetica freudiana è però rappresentata dall’ol-
trepassamento della sua configurazione edo-
nistica, già implicito nelle sue premesse teori- ESTETICA SPERIMENTALE (experimental
Estetica sperimentale
che e mediato dal riconoscimento dell’esi- aesthetics; Experimentalästhetik; esthétique
stenza di pulsioni distruttive. Facendo propri expérimentale; estética experimental). – A diffe-
tali motivi, Melanie Klein e i kleiniani Hanna renza dell’estetica filosofica, consiste nello
Segal, Adrian Stokes e Donald Meltzer indivi- studio sperimentale condotto in laboratorio
duano nella bellezza artistica il risultato di delle reazioni suscitate dalle varie espressioni
processi di «riparazione» degli oggetti distrut- artistiche, come il bello, il sublime, il tragico,
ti da tali pulsioni (in tale direzione può sostan- il comico, il patetico. Il suo fondatore, G. Theo-
zialmente venir collocato anche il contributo dor Fechner, in varie opere pubblicate tra il
di Donald W. Winnicott). Criticando l’estetica 1871 e il 1876, tra le quali la più importante è
psicoanalitica per la sua vocazione riduzioni- Vorschule der Ästhetik (Leipzig 1876), auspicò
stica, Jung ravvisa invece nell’opera d’arte sim- un’estetica a base sperimentale per integrare
bolica un punto di contatto tra i differenti ritmi quella filosofica. Infatti, mentre questa parte
temporali della sfera cosciente e dell’incon- da premesse universali per scendere ai parti-
scio collettivo, sottolineandone altresì la va- colari, l’estetica sperimentale dovrebbe stu-
lenza inaugurale e la costitutiva inesauribilità diare fatti e reazioni particolari e da questi ri-
semantica. salire induttivamente fino a principi dotati di
Tra gli studiosi che più hanno contribuito allo validità universale (leggi dell’estetica). Tale
sviluppo di un’estetica psicoanalitica ricordia- mandato è stato raccolto dall’estetica francese
mo ancora Ignacio Matte Blanco, Ernst Kris, contemporanea che, pur avendo in Fechner il
Richard Wollheim, André Green, Franco Forna- suo fondatore, ha trovato sviluppi nel pensie-
ri, Francesco Orlando, Jean-F. Lyotard, Julia ro di Charles Henry, Charles Lalo, Jean-M. Gu-
Kristeva. yau, Gabriel Séailles, Maurice Griveau e Victor
A. Croce Basch, che però non ne condividono la veste
BIBL.: E. KRIS, Psychoanalytic Explorations in Art, New matematizzante e le finalità psicofisiche (l’in-
York 1952, tr. it. di E. Fachinelli, Ricerche psicoanali- flusso di Fechner è stato più evidente nelle
tiche sull’arte, Torino 1988; P. RICOEUR, De l’interpre- estetiche psicofisiologiche anglosassoni).
tation: essai sur Freud, Paris 1965, tr. it. di E. Renzi, A. Stopper - K. Rossi
Della interpretazione: saggio su Freud, Milano 2002; BIBL.: CH. LALO, L’esthétique expérimentale contempo-
J.J. SPECTOR, The Aesthetics of Freud: a Study in raine, Paris 1908; E. GALLI, L’estetica e i suoi problemi,
Psychoanalysis and Art, London 1972, tr. it. di M. Napoli 1936; E. GALLI, La psicologia come base
Graffi, L’estetica di Freud, Milano 1977; R. BODEI (a dell’estetica, in «Deuxième Congrès international
cura di), Letteratura e psicoanalisi, Bologna 1974; A. d’esthétique et de science de Part», Paris 1937; E.
PAGNINI, Psicoanalisi ed estetica, Firenze 1975; F. FOR- GALLI, L’azione delle tendenze nel fenomeno estetico, in
NARI, Cinema e icona: nuova proposta per la psicoana- «Rivista di psicologia», 2 (1937); A.R. CHANDLER -
lisi dell’arte, Milano 1979; L. RUSSO, La nascita E.N. BARNHART, A Bibliography of Psychological and
dell’estetica di Freud, Bologna 1983; S. FERRARI, Psico- Experimental Aesthetics 1864-1937, Berkeley 1938;
analisi arte e letteratura: bibliografia generale: 1900- G. RÉVÉSZ, Einführung in die Musikpsychologie, Bern
1983, Parma 1985; M. LAVAGETTO, Freud, la letteratu- 1946, tr. it. di B. Callieri, Psicologia della musica, Fi-
ra e altro, Torino 1985; E.H. SPITZ, Art and Psyche: a renze 1954; D. KATZ - R. KATZ (a cura di), Handbuch
Study in Psychoanalysis and Aesthetics, London 1985, der Psychologie, Basel 1951, tr. it. di B. Callieri, Trat-
tr. it. di F. Bassan - M. Zuccari, Arte e psiche: fenome- tato di psicologia, Torino 1960, pp. 397-410; M. BENSE,
nologia della creativita da Leonardo a Magritte, Roma Aesthetica, Stuttgart 1954, tr. it. di G. Anceschi, Este-
1993; F. SALZA, La tentazione estetica: Jung, l’arte, la tica, Milano 1974; D. HUISMAN, Pour une esthétique de
letteratura, Roma 1987; AA.VV., Jung. La tensione del laboratoire, in «Revue générale des Sciences»,

3754
VOLUMIfilosofia.book Page 3755 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estetica trascendentale


(1954); P. FRAISSE, Les structures rythmiques, Louvain guaggi, non solo induce al tentativo di indivi-
1956, pp. 104-119; J.P. WEBER, La psychologie de Part, duare tali strutture comuni, ma offre la possi-
Paris 1958; A.A. MOLES, L’esthétique expérimentale bilità di interpretare ogni manifestazione com-
dans la nouvelle société de consommation, in «Sciences portamentale e perfino psicologica (Jacques
de l’art», 3 (1966), pp. 23-30; R. FRANCES, Psychologie Lacan) nei termini di un sistema linguistico,
de l’esthétique, Paris 1968; G. OLÉRON (a cura di), alla ricerca di una grammatica immanente, de-
Psychologie expérimentale et comparée, Paris 1977; R. sumibile dagli usi linguistici e dal consenso ad
BOUVERESSE, L’esthétique expérimentale, Paris 1999. essi implicito.
In ambito estetico, tale approccio consente di
ESTETICA STRUTTURALISTA (structura-
Estetica strutturalista interpretare le opere d’arte come sistemi di se-
list aesthetics; strukturalistische Ästhetik; esthéti- gni che, indirizzati a un pubblico, ne solleciti-
que structuraliste; estética estructuralista). – Svi- no risposta con modalità ricorrenti e osserva-
luppatosi dapprima in ambito sociologico, poi bili. Doppio è il possibile oggetto dell’estetica
consacrato in linguistica dagli studi di Ferdi- strutturalista: da una parte l’analisi della strut-
nand de Saussure (Cours de linguistique Géné- tura interna delle singole opere, intese come
rale, Genève 1913, tr. it di T. De Mauro, Corso di configurazioni retoriche e stilistiche, che mira
linguistica generale, Roma 200519), il metodo a eclissare il concetto d’intenzione d’autore
strutturalista ha rapidamente trovato applica- (Roland Barthes); dall’altra l’investigazione
zione, a partire dagli anni venti, in tutte le di- delle strutture che regolano la circolazione e la
scipline umanistiche. Già le formulazioni dei ricezione dell’opera (si vedano in particolare
cosiddetti formalisti russi (soprattutto Roman gli studi di Julia Kristeva sulla nozione di inter-
Jakobson, poi fondatore del Circolo di Praga) testualità, e di Umberto Eco sull’idea di un
partendo da presupposti linguistici, sfumano «labirinto» dei rimandi testuali).
rapidamente in considerazioni a carattere let- B. Zaccarello
terario, sottolineando le interrelazioni tra lin- BIBL.: R. BARTHES, S/Z, Paris 1970; L. ALTHUSSER, Lé-
guistica ed estetica e spesso delineando una nine et la Philosophie, Paris 1972; J. CULLER, Structu-
teoria della letteratura (è il caso del lavoro di ralistic Poetry: Structuralisme, Linfuistic, and the Stu-
Vladimir Propp sulla fiaba popolare). dy of Letterature, Ithaca (New York) 1975; R. JAKOB-
Ma è soprattutto la precisazione degli assiomi SON, Saggi di Linguistica generale, Milano 1966; P.
strutturalisti in termini semiologici, a consen- MACHEREY, Pour une théorie de la production littéraire,
tire lo sviluppo di una vera e propria estetica Paris 1966; U. ECO, La struttura assente, Milano 1968;
strutturalista, intesa sia come impostazione D.W. FOKKEMA - E. KUNNE-IBSCH, Theories of Literature
della critica letteraria, sia addirittura, nel sen- in the Twentieth Century: Structuralism, Marxism,
so di un orientamento strutturalista della pro- Aesthetics of Reception, Semiotics, London 1977, tr. it.
Teorie della letteratura del ventesimo secolo. Struttura-
duzione artistica (soprattutto in una seconda
lismo, marxismo, estetica della ricezione, semiotica, Ro-
fase dello strutturalismo, dal momento cioè in
ma-Bari 1981; J.M. BENOST, La Révolution structurale,
cui il cosiddetto «modello linguistico» s’impo- Paris 1980; F. DOSSE, Histoire du Structuralisme, Paris
ne progressivamente nel panorama culturale 1980; J. KRISTEVA, Le Langage, cet inconnu, Paris 1981;
dell’epoca, grazie anche all’importante eco C. LÉVY-STRAUSS, Paroles données, Paris 1984; L. JACK-
che ebbe in Francia l’antropologia di Claude SON, The Poverty of Structuralism: Literature and Struc-
Lévy-Strauss). turalistic Theory, London 1991; V. PROPP, Morfologia
La ragione del facile transito del metodo strut- della Fiaba, Torino 2000.
turalista da un campo di applicazione a un al-
tro è da ricercarsi nei suoi stessi assunti, ovve- ESTETICA TRASCENDENTALE (transcen-
Estetica trascendentale
ro nella postulazione dell’esistenza di una dental aesthetic; transzendentale Ästhetik; esthéti-
struttura soggiacente a tutte le manifestazioni que transcendantale; estética trascendental). –
sociali, culturali, linguistiche: ciò che si pre- Con questa espressione nella Critica della ra-
suppone è un sistema coerente delle modalità gione pura Kant designa la teoria dei principi a
di funzionamento delle prassi collettive, che priori della sensibilità (Estetica trascendentale,
operi sia come principio regolatore sia come § 1). La trattazione di tali principi, che sono lo
matrice produttiva. In altri termini, l’idea di spazio e il tempo, costituisce la prima parte
Saussure secondo cui la langue è un insieme di della Dottrina trascendentale degli elementi. Il
segni consistente e autocontenentesi, artico- termine estetica è dunque usato nella prima
lata da norme interne condivise da tutti i lin- Critica nel significato di dottrina del senso, o,
3755
VOLUMIfilosofia.book Page 3756 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estetiche ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

più esattamente, di dottrina dell’intuizione SMYTH, Forms of Intuition. An Historical Introduction


sensibile, non quello di teoria del gusto este- to the Transcendental Aesthetic, The Hague 1977; P.
tico: è anzi esplicitamente esclusa la possibili- GAMBAZZI, Sensibilità, immaginazione, bellezza. Intro-
tà di identificare, secondo l’esempio di Baum- duzione alla dimensione estetica nelle tre Critiche di
garten, le due teorie, sembrando a Kant che Kant, Verona 1981; S. MARCUCCI, Kant e l’estetica,
l’intuizione sensibile riposi su principi a priori, Lucca 1988; L. COZZOLI, Il significato della bellezza.
cioè universali e necessari, mentre il giudizio Estetica e linguaggio in Kant, Modena 1991; P. GIOR-
DANETTI, Il bello, Milano 2000.
di gusto sia, almeno fondamentalmente (cfr. la
nota di Kant al citato § 1 nella seconda edizio-
ne [1787] della Critica della ragione pura), di na- ESTETICHE,
Estetiche CATEGORIE: V. CATEGORIE ESTETI-
CHE.
tura soggettiva ed empirica. Alla dottrina della
idealità trascendentale dello spazio e del tem-
po Kant pervenne nell’anno 1769, e tale dottri- ESTETICI, GIUDIZI: V. GIUDIZI ESTETICI.
Estetici
na espose per la prima volta nella dissertazio-
ne del 1770, De mundi sensibilis atque intelligibi- ESTETICO, GIUDIZIO: V. GIUDIZIO ESTETICO.
Estetico
lis forma et principiis (cfr. la sezione III: De prin-
cipiis formae mundi sensibilis). Già altri scritti ESTETISMO (aestheticism; Ästhetizismus;
Estetismo
anteriori, tra loro notevolmente distanziati nel esthétisme; estetismo). – Fenomeno a un tempo
tempo (Pensieri sulla vera estimazione delle forze di poetica letteraria e di costume, secondo il
vive, 1747; Monadologia physica, 1756; Sul primo quale si considera generalmente l’arte come
fondamento delle regioni nello spazio, 1768), testi- astratta dalla vita storica e sociale (l’arte pura,
moniano il lungo travaglio di Kant intorno al l’art pour l’art), oppure come sfera che assorbe
problema dello spazio (che gli si offre, fonda- al proprio interno e informa di sé l’intera vita
mentalmente, in connessione con i problemi (vita come arte, arte come vita). L’estetismo
della geometria e della fisica) e il suo alterno rappresenta quindi un fenomeno di evasione
oscillare tra la concezione newtoniana e la dalla realtà nella pura dottrina estetica e nella
concezione leibniziana. In forza dell’analogia letteratura, e insieme un processo di invasione
con le categorie dell’intelletto, si sarebbe in- artistica ed estetizzazione diffusa della realtà e
dotti a supporre che spazio e tempo fossero da del costume; costituisce una concezione della
Kant pensati e presentati come pure forme o vita sostenuta e concretamente vissuta da ar-
condizioni trascendentali, aventi concreta realtà tisti e intellettuali nel tardo romanticismo e
unicamente nella sintesi con un elemento di nell’epoca del cosiddetto decadentismo. L’e-
origine empirica; ma, di fatto, se tracce di una stetismo si basa sulla considerazione dell’arte
tale concezione non mancano né nella Disser- come attività suprema e spesso esclusiva del-
tazione inaugurale né nell’Estetica e negli sparsi lo spirito umano, sull’autonomia totale della
punti della Critica della ragione pura nei quali sfera creativa e sul valore assoluto attribuito
egli ritorna sul tema, spazio e tempo sono da alla bellezza; questi presupposti comportano
Kant sostanzialmente presentati non tanto co- spesso trasgressioni e deroghe alla morale
me semplici condizioni trascendentali, quanto corrente da parte del poeta. Almeno tenden-
piuttosto come intuizioni pure. Non dunque zialmente, nell’estetismo la forma dell’arte
semplici forme e neppure concetti (cfr. Critica prevale e oscura i possibili contenuti (ribaden-
della ragione pura, Estetica trascendentale, § 2, do perciò la distinzione forma-contenuto), at-
nn. 3-4; § 4, nn. 3-4), ma intuizioni pure (cioè ta- traverso un processo di autonomizzazione ir-
li da esistere indipendentemente dall’espe- relata dell’elemento estetico formale; l’opera
rienza), uniche (non gli spazi formano per giu- d’arte viene astratta da qualunque contesto e
stapposizione lo spazio, ma nello spazio unico celebrata come forma bella, avvolta in un’at-
e universale si delimitano gli spazi: lo stesso mosfera di superiore armonia spirituale, scis-
dicasi per il tempo), infinite. sa dalla storicità e dall’insieme di vincoli a
Red. causa dei quali essa ha avuto luogo.
BIBL.: H. SCHOLZ, Das Vermächtnis der Kantischen Elementi estetistici si riconoscono nell’arte di
Lehre vom Raum und Zeit, in «Kant-Studien», 29 molti letterati d’inizio Novecento (le cui posi-
(1924), pp. 21-69; P. ROHS, Transzendentale Ästhetik, zioni andrebbero peraltro ben distinte): da
Meisenheim 1973; S. MARCUCCI, Intelletto e intellet- Marcel Proust a Oscar Wilde, da Gabriele D’An-
tualismo nell’estetica di Kant, Ravenna 1976; R.A. nunzio a Andrè Gide. L’estetismo raccoglie
3756
VOLUMIfilosofia.book Page 3757 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Estimativa


suggestioni nella tarda cultura ottocentesca, a bilità; l’atteggiamento estetistico isola l’arti-
partire dall’esperienza che Baudelaire ha desi- sta nel mondo separato della pura bellezza,
gnato come «perdita dell’aura» da parte sottraendolo alla morale borghese, ai gusti e
dell’opera; alla sconsacrazione dell’arte si rea- ai valori della moltitudine, sorretto dalla con-
gisce con un atteggiamento edonistico, un sapevolezza che, come afferma O. Wilde, tutta
esclusivo culto del bello cui sono posposti tut- l’arte è completamente inutile.
ti gli altri valori. Altri precedenti si possono in- S. Mati
dividuare nel movimento preraffaellita, fonda- BIBL.: T.W. ADORNO, Kierkegaard. Konstruktion des
to da Dante Gabriel Rossetti nel 1848 in Inghil- Ästhetischen, Frankfurt am Main 1933, tr. it. di A. Bur-
terra, nella vita irregolare dei «poeti maledet- ger Cori, Kierkegaard. La costruzione dell’estetico, Par-
ti», nell’influsso di motivi tardo-romantici dei ma 1993; L. ANCESCHI, Autonomia ed eteronomia
quali si privilegiano gli aspetti spesso più dell’arte, Firenze 1936; G. FERRETTI, L’estetismo, Paler-
esteriori, in un volontario rifiuto di ogni con- mo 1940; U. SPIRITO, La vita come arte, Firenze 1941;
cetto ai fini dell’espressione e spesso in una ri- L. STEFANINI, La vita come arte?, in Arte e critica, Mila-
cercata indifferenza morale. Nello stesso tem- no-Messina 1942; W. GAUNT, The Aesthetic Adventure,
po si attribuisce però all’arte una funzione co- London 1945, tr. it. di L. Bianciardi, L’avventura este-
tica, Torino 1962; W. ISER, W. Pater. Die Autonomie
noscitiva eccezionale, motivo che arriva fino a
des Ästhetischen, Tübingen 1960; N. RICHARD, Le mou-
À la recherche du temps perdu (Paris 1954, 8 voll.,
vement décadent, Paris 1968; G.M. BERTIN, L’ideale
tr. it. di G. Raboni, Alla ricerca del tempo perduto, estetico, Firenze 19742; R. BUBNER, Ästhetische Er-
Milano 1995, 8 voll.) di Proust. fahrung, Frankfurt am Main 1989, tr. it. di M. Ferran-
Il culto (spesso esasperato) della bellezza raf- do, Esperienza estetica, Torino 1992; W. WELSCH (a cu-
finata si osserva nella figura dell’«esteta»: co- ra di), Aktualität des Ästhetischen, München 1993;
me il giovane aristocratico Des Esseintes del G.H. BELL-VILLADA, Art for Arts Sake and Literary Life,
romanzo À rebours (Paris 1884, tr. it. di U. Det- London 1996; P. D’ANGELO, Estetismo, Bologna 2003;
tore, A ritroso, Milano 2004) di J.K. Huysmans; O. MARQUARD, Aesthetica und Anaesthetica, München
i protagonisti di Marius the Epicurean (London 20032, tr. it. di G. Carchia, Estetica e anestetica, Bolo-
1885, tr. it. di A. Rossatti, Mario l’epicureo, Mi- gna 1994.
lano 2001) e degli Imaginary Portraits (London
1890, tr. it. a cura di M. Praz, Ritratti immagina- ESTIMATIVA (estimative; Schätzungskraft;
Estimativa
ri, Milano 1994) del teorico inglese dell’esteti- estimative; estimativa). – Questa ed espressioni
smo, Walter Pater; il dandy del celebre The Pic- equivalenti furono già in uso presso i filosofi
ture of Dorian Gray (London 1913, tr. it. di U. arabi come Alkindi, Avicenna e Averroè, che si
Dettore, Il ritratto di Dorian Gray, Milano 2005) occuparono di psicologia animale. Dagli arabi
di O. Wilde; e, con minori pretese speculative, il concetto passò alla filosofia scolastica e ven-
l’Andrea Sperelli del Piacere (Milano 1889) ne chiamato vis, virtus, potentia, aestimativa na-
dannunziano. Un singolare sbocco mistico turalis, e se Alberto Magno, da un lato, insiste
dell’estetismo, interno al problema dell’am- più sull’aspetto psicologico, Tommaso, dal-
mutolirsi del linguaggio, si osserva nel Lord l’altro, su quello metafisico di esso. L’«estima-
Chandos di Ein Brief (in Sämtliche Werke, vol. tiva» è, dunque, il termine classico presso gli
XXXI, a cura di E. Ritter, Frankfurt am Main arabi e gli scolastici per designare quella facol-
1991, pp. 45-55, tr. it. di M. Vidusso Feriani, tà interna (detta anche sensus intentionalis) di
Lettera di Lord Chandos, Milano 19966) di H. cui dispongono gli animali, specialmente su-
von Hofmannsthal; infine, una penetrante cri- periori, per apprendere tutto ciò che è utile o
tica filosofica dell’estetismo (inteso in senso nocivo, conveniente o meno alla loro vita, e
ampio) si trova nell’opera Enten-Eller (in Skrif- che corrisponde, più o meno, a quello che nel-
ter, Kobenhavn 1997, voll. II e III, tr. it. a cura di la psicologia moderna vien chiamato istinto.
A. Cortese, Enten-eller, Milano 1976-89, 5 voll.) Gli scolastici la definiscono: «sensus internus,
di S. Kierkegaard, secondo il quale la «vita quo animal in re externa per sensus externos
estetica» è essenzialmente disperazione. apprehensa percipit intentiones insensatas
Il termine estetismo sottintende spesso una seu id, quod neque sensibus externis neque
sfumatura negativa di giudizio su questa visio- sensu communi aut phantasia percipitur, id
ne dell’arte come liberazione in una presunta est nocivum et conveniens non sensibus, sed
sfera più armonica e sullo svuotamento della naturae individui aut speciei» (J. Gredt, Ele-
realtà da ogni forma d’impegno e di responsa- menta philosophiae aristotelico-thomisticae, Frei-
3757
VOLUMIfilosofia.book Page 3758 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Estrinseco / intrinseco ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

burg i.B. 19377, n. 501). L’esperienza quotidia- za, che negli altri animali è chiamata estimati-
na ci mostra che gli animali sono capaci di ap- va naturale, nell’uomo viene detta cogitativa,
prezzamenti di valore concreto (intentiones in- poiché raggiunge queste immagini intenziona-
sensatae). «L’animale – scrive Tommaso – ha li mediate una specie di ragionamento» (Sum.
invece necessità di ricercare o di fuggire alcu- theol., I, q. 78, a. 4).
ne cose, non soltanto perché sono o non sono C.A. Graiff
gradevoli alla sensazione, ma ancora per altre BIBL.: M THOMAS, La notion de l’instinct et ses bases
funzioni e utilità, oppure per certi nocumenti. scientifiques, Paris 1936; C. FABRO, Percezione e pensie-
Così la pecora vedendo venire il lupo, fugge, ro, Brescia 19622, pp. 154 ss.; V. MIANO, Psychologia
non perché le è sgradito il colore o la figura, metaphysica, Torino 1963, p. 109; S. VANNI ROVIGHI,
ma perché suo nemico naturale; parimenti Elementi di filosofia, Brescia 1963, vol. III, pp. 123-
l’uccello raccoglie le pagliuzze non perché pia- 124.
cevoli ai sensi, ma perché utili a fare il nido. È ➨ COGITATIVA.
dunque necessario che l’animale percepisca
questi dati intenzionali che non cadono sotto ESTRINSECO / INTRINSECO (extrinsic /
Estrinseco / intrinseco
i sensi esterni. E quindi bisogna che esista un intrinsic; äusserlich / innerlich; extrinsèque / in-
principio operativo distinto di queste perce- trinsèque; extrínseco / intrínseco). – Estrinseco è
zioni», diverso dal senso esterno, che percepi- in generale ciò che non entra nella definizione
sce solo la forma sensibile (Sum. theol., Ia, q. o nella composizione di un essere; il suo op-
78, a. 4): principio, quindi, che apprende le in- posto è intrinseco.
tentiones o valori concreti che incidono sulla Nella distinzione aristotelica delle quattro
conservazione della vita come tale, e che non cause, vengono dette estrinseche quelle che si
sono rilevabili dalle sole qualità esteriori degli riferiscono a un principio distinto dal causato
oggetti stessi: «[...] tali sono Socrate, il figlio di stesso, e tali sono la causa efficiente e finale;
Diaris, un amico e altre cose del genere che di- mentre gli altri principi, materia e forma, che
rettamente e in genere sono conosciuti dall’in- intervengono a costituire l’essere materiale in
telletto, e in particolare sono conosciuti dalla sé, sono le cause intrinseche (Metaph., a, 2,
cogitativa nell’uomo e dall’estimativa negli al- 994 a - 995 a). Nella logica classica si dicono
tri animali» (Sum. theol., III, Supplementum, q.
denominazioni intrinseche quegli attributi o
92, a. 2). Anche l’uomo è animale, e deve pos-
predicati che determinano un soggetto per
sedere le facoltà che gli permettano lo svolgi-
qualcosa che ne costituisce o qualifica l’essere
mento della vita animale; essendo la sua ani-
in se stesso, mentre sono estrinseche le deno-
malità più perfetta, in quanto ordinata alla ra-
minazioni che gli competono per rispetto ad
gione, il suo istinto ha un carattere particolare
altro.
e in luogo dell’estimativa possiede la cogitati-
Red.
va. L’estimativa è pertanto nell’animale il ver-
tice della conoscenza in quanto lo informa e lo ➨ CAUSA; DEFINIZIONE; DENOMINAZIONE.
guida sulla condotta della propria vita. L’ani-
male però «non può arrivare da sé ex novo alle ESTROVERSIONE / INTROVERSIONE
Estroversione / introversione
apprensioni che hanno da regolare le condotte (extroversion / introversion; Extraversion / Intra-
fondamentali; l’uomo, invece, lo può, racco- version; extraversion / introversion; extroversión /
gliendo, per mezzo dei confronti tra i contenuti introversión). – Coppia di termini che Jung in-
degli oggetti, i valori che di fatto ha offerti troduce per indicare il duplice orientamento
l’esperienza passata» (C. Fabro, Percezione e della libido in quanto flusso continuo di ener-
pensiero, Brescia 19622, p. 155). «Si deve ancora gia psichica a carattere interpretativo-informa-
notare che, riguardo alle percezioni dei sensi, tivo, ma anche i relativi processi di progressio-
non vi è differenza tra l’uomo e gli altri anima- ne e di regressione che, nel loro stabilizzarsi,
li; analoghe infatti sono le trasmutazioni subi- vengono a costituire due differenti tipi di at-
te da parte degli oggetti sensibili esterni. Vi è teggiamento umano: l’uno orientato verso il
differenza invece quanto ai dati intenzionali mondo esterno (tipo estroverso) e l’altro verso il
sopra ricordati: poiché gli altri animali li per- mondo interno (tipo introverso). Componendo
cepiscono solo per un certo istinto naturale, tali tipi di atteggiamento con le quattro funzio-
mentre l’uomo può arrivarci mediante una ni psichiche fondamentali (pensiero, senti-
specie di ragionamento. Perciò quella poten- mento, sensazione e intuizione) che egli rin-
3758
VOLUMIfilosofia.book Page 3759 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Età della vita


traccia, Jung costituisce una specifica tipolo- senza i quali la fede non può essere un rationa-
gia psicologica. bile obsequium» («Estudios Filosóficos», 1,
Tale teorizzazione è compiuta da Jung soprat- 1951-52, p. 3). Il confronto con le diverse cor-
tutto in Tipi psicologici (Psychologische Typen, renti del pensiero contemporaneo, che si svi-
1921, in JGW, vol. VI, tr. it. in OCGJ, vol. VI), in luppa nella duplice direzione della ricerca
ordine alla questione centrale dei legami co- (dottrinale e storica) e della critica, non è fina-
gnitivi e affettivi che vengono a costituirsi tra lizzato alla mera informazione, ma alla formu-
uomo e mondo, e che quindi definiscono gno- lazione di un giudizio che distingua errore e
seologicamente e affettivamente un certo sog- verità e che contribuisca a «dare attualità co-
getto e un certo oggetto. Vale a dire, nell’in- stante alla Filosofia Perenne, presentando le
staurarsi di una di queste due forme energeti- sue immutabili dottrine». In occasione dei
co-interpretative si costituirebbe una persona venticinque (1977) e dei cinquanta (2002) anni
aderente alle cose e distante da sé (atteggia- dalla fondazione sono stati pubblicati gli indi-
mento estroverso), oppure una persona aderen- ci generali. È attualmente diretta da Sixto J.
te a sé e distante dalle cose (atteggiamento in- Castro, che ha sostituito nel 2001 Emilio G.
troverso). Ma un rigido persistere in tali atteg- Estébanez.
giamenti produrrebbe, a livello personale, un S. Bancalari
aut aut tra le cose e se stessi, e, a livello inter-
personale, un contrasto tra tipi psicologici op- ETÀ DELLA
Età della vitaVITA (ages of life; Alter des Le-
posti. bens; âges de la vie; edades de la vida). – L’espres-
In particolare Jung intende con «estroversio- sione intende riferirsi ai periodi, o fasi, in cui
ne» la caratteristica che la libido ha di volgersi la vita umana è tradizionalmente suddivisa,
verso l’esterno e quindi di costituire la signifi- con l’intento di coglierne le ragioni distintive
catività del mondo; di contro, intende con «in- in ordine alla formazione del soggetto e al suo
troversione» la caratteristica che la libido ha di sviluppo.
volgersi verso l’interno e quindi di costituire la Ogni umanesimo ha posto al centro della pro-
significatività del soggetto (ibi, p. 465). Poiché pria concezione dell’uomo l’idea di vita. Es-
la libido risponde alle esigenze complessive senza e esistenza sono state ritenute gli assi
della psiche complessiva, tali movimenti pos- principali del grande piano cartesiano della vi-
sono coincidere o non coincidere con l’inten- ta. Il neoumanesimo tedesco le ha unite in una
zionalità del complesso dell’io, per cui si parla tensione radicale posta tra finito e infinito, im-
rispettivamente di «estroversione attiva» e di primendo al vivere umano un indelebile carat-
«estroversione passiva», così come di «intro- tere unitario e diveniente, privo di certezze
versione attiva» e di «introversione passiva» precostituite ma ricco, tuttavia, di un vincolo
(ibi, p. 438). In questa teoria rimane viva l’ipo- strutturale tra il conoscere umano e la co-
tesi secondo cui la libido, al di là dell’atteggia- scienza umana. Nell’esistenza storica del sog-
mento e del tipo che è venuta a configurare a getto e nella dimensione ontologica della sua
livello cosciente, lavora in maniera comple- essenza profonda, la vita contribuisce a dare
mentare a livello inconscio (ibi, p. 384). forma all’uomo: in una sola parola, essa «scol-
P.F. Pieri pisce» la formazione. In tal modo, il vivere per-
BIBL.: M. TREVI, Adesione e distanza 2: una lettura cri- de le connotazioni strettamente antropologi-
tica dei «Tipi psicologici» di Jung, Roma 1993. che e biologiche per sussumere una duplice
denotazione filosofica e pedagogica. Con ciò
ESTUDIOS FILOSÓFICOS. – Rivista qua-
Estudios filosóficos l’uomo è collocato nel suo mondo personale,
drimestrale fondata nel 1952. Nata come «Me- di soggetto autonomo, irripetibile, libero, do-
moria de los cursos Académicos del Estudio tato di una propria identità che lo rende diffe-
General de Filosofía de Las Caldas de Besaya rente da ogni altro uomo. Al contempo, l’uo-
(Santander)», a partire dal 1973 è divenuta, mo è pensato all’interno di un mondo cultura-
dopo diverse trasformazioni, l’organo dell’Isti- le, di un sistema di rapporti umani, sociali, re-
tuto Superiore di Filosofia di Valladolid, gesti- lazionali che contribuiscono alla sua educa-
to dall’ordine dei Predicatori (Domenicani). zione. L’esperienza della vita intreccia, dun-
L’obiettivo programmatico, ispirato in partico- que, fra loro la formazione e l’educazione, co-
lare dalla Humani Generis, è quello di «salvare stituendo un tessuto di ulteriori connessioni
la ragione e quei principi razionali supremi in cui il pensiero e il linguaggio, la conoscenza
3759
VOLUMIfilosofia.book Page 3760 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Età della vita ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

e la scienza, la storia e la religione, la cultura e volgere di questo tempo il soggetto compie


le culture mettono a punto tanto le concezioni una sensibile mutazione somatica, psichica,
della vita quanto gli stili di vita. sociale che inciderà sulla messa a punto della
La storia della vita – e su di essa si sono soffer- sua concezione del mondo e delle modalità
mati filosofi e poeti, storici e antropologi, psi- per viverlo pur in modo non ancora del tutto
cologi e sociologi, pedagogisti ed etologi – compiuto. Un bisogno critico di scoperta inte-
narra sempre un cammino contrassegnato ressa il soggetto preadolescente, che si trova
dall’«unità» del vivere umano, ma anche dalle posto fra le richieste di obbedienza da parte
«età» attraverso cui questo itinerario è segna- degli adulti, della famiglia, della scuola, del-
to. Le età della vita sono pertanto passaggi l’extrascuola e le ingiunzioni che lo spingono
«d’epoca» nella storia del soggetto, contraddi- ad essere sempre più autonomo. Il rischio di
stinti dal trascorrere del tempo e, quindi, degli disadattamento, il contatto e il confronto con
anni. Le classificazioni via via apportate diffe- modelli culturali ed educativi spesso in con-
riscono non poco sia in ordine alle periodizza- trasto fra loro, la scoperta della sessualità ri-
zioni sia in riferimento alle denominazioni. chiedono che il preadolescente possa vivere in
a) Infanzia: va da 0 a 6 anni e può essere anche ambienti educativi aperti al dialogo critico.
distinta in prima (0-3) e seconda (3-6) infanzia. d) Adolescenza: situata tra i 14 anni e i 18, que-
Su di essa si sono soffermati Rousseau, Frö- sta età della vita vede il soggetto ormai padro-
bel, Pestalozzi fino alla Montessori, ma anche ne del proprio pensiero logico e di molteplici
Freud o Bruner. Tutti sono stati concordi nel forme espressive del linguaggio. Aperto al
confermare l’importanza di questo periodo il confronto con l’altro, disponibile a relazioni
cui potenziale formativo ed educativo marca di sociali e affettive suffragate dall’autenticità,
sé le altre età della vita. Aspetti intellettivi, sospettoso e insofferente di fronte alle impo-
emotivo-affettivi, morali, sociali sagomano lo sizioni, l’adolescente può vivere tanto un’età
sviluppo del soggetto, la sua crescita equili- serena quanto periodi di crisi e disagio dovuti
brata, l’identità profonda, la comunicazione sia a una non sempre equilibrata percezione di
con il mondo che gli è prossimo. L’attivismo sé sia alla precarietà degli ambienti sociali che
del primo Novecento, attraverso gli studi di potrebbe frequentare. Il pericolo del disadat-
Dewey, Dévaud, Ferrière, Claparède ha posto tamento sovente si approssima all’esperienza
in rilievo come l’infanzia sia il tempo in cui av- della vita adolescenziale, che può essere nega-
viene la prima conquista culturale del mondo tivamente contrassegnata dal consumo di so-
attraverso la messa a punto di una logica e di stanze stupefacenti, dall’uso dell’alcool o da
un linguaggio ancora poco elaborati, ma im- altre condotte atipiche che incidono in modo
portanti per lo strutturarsi della persona e del- a volte devastante sulla formazione personale,
la personalità. giungendo a determinare comportamenti
b) Fanciullezza: va dai 6 agli 11 anni. La lezione apertamente antisociali e perfino delinquen-
di Comenio, Locke, Rousseau, Pestalozzi e al- ziali. La famiglia, la scuola, l’extrascolastico, le
tri autori attenti e sensibili all’evoluzione del istituzioni sociali, i mass media svolgono un
soggetto ha insistito sulla specificità di questo ruolo pedagogico rilevante soltanto quando
momento di crescita in cui, uscito da una fase sanno proporre credibili alternative culturali
strettamente egocentrica, egli si apre all’atten- ai modelli correnti suffragati da mode banali,
zione verso l’altro offrendosi alle dinamiche riti effimeri, miti inconsistenti.
delle relazioni interpersonali. Scuole pedago- e) Giovinezza: età profondamente inquieta, es-
giche, psicologiche e psicoanalitiche sono ve- sa parte dai 18 anni e giunge ai 25 per protrar-
nute sottolineando i rischi di una fanciullezza si, ormai, anche fino ai 30 anni. Il passaggio
non pienamente vissuta sotto il profilo del dalle attività di studio al mondo del lavoro
corretto sviluppo corporeo, psichico, sociale, contraddistingue questa fase evolutiva in cui il
intellettivo. La dimensione dell’educazione soggetto, soltanto se ha pienamente e positi-
non distratta dalla creatività è considerata co- vamente vissuto le precedenti età della vita,
me una delle componenti fondamentali per la consegue uno stato di piena e matura autono-
crescita armoniosa dell’uomo. mia. Le dimensioni problematiche che inte-
c) Preadolescenza: si tratta di quella delicata fa- ressano la vita giovanile sono di varia natura e
se di transizione che comprende il periodo sempre considerevolmente complesse. Le ri-
della vita che va dagli 11 anni ai 14. Nel breve cerche sociologiche, pedagogiche e psicologi-
3760
VOLUMIfilosofia.book Page 3761 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etere


che disegnano un quadro di riferimenti che ha quelle tipicità che le contraddistinguono. «La
come cornice la società contemporanea e le vita – fa osservare Michel Foucault – [...] con
sue culture dell’omologazione e del consumo. tutto il suo sistema di prove e sventure, la vita
Il giovane si trova sospinto spesso verso forme nella sua interezza costituisce un’educazione»
massive di aggregazione, ma è anche dotato (Hermeneutique du sujet: cours au Collège de
ormai di un potenziale valutativo che può aiu- France (1981-82), Paris 2001, tr. it. di M. Berta-
tarlo a rifiutare i modelli sociali del conformi- ni, L’ermeneutica del soggetto, Milano 2003, p.
smo, facendo emergere scelte e comporta- 392). E poiché «la vita e la formazione sono co-
menti critici che lo possono indurre a superare estensive l’una all’altra» (ibi, p. 393), si potrà
incertezze ed errori per guadagnare il pieno e con Foucault inferire che «la vita dev’essere in-
pur difficoltoso passaggio all’età adulta. teramente consacrata alla formazione di sé
f) Adultità: dopo i 25-30 anni, il soggetto entra stessi» (ibid.).
nella completa maturità di se stesso. Ha svi- M. Gennari
luppato conoscenze e condotte che si confan- BIBL.: N. GALLI, Pedagogia dello sviluppo umano, Bre-
no alla sua integrazione sicura e definitiva nel scia 1984.
mondo attraverso la non più parziale realizza- ➨ EDUCAZIONE; FORMAZIONE; NEOUMANESIMO.
zione di sé. Accanto al bisogno soddisfatto di
costruire la propria vita personale, con una fa- ETERE (gr. aijqhvr; lat. aether - ether; Äther;
Etere
miglia e una professione, l’adulto indirizza il éther; éter). – Sostanza variamente intesa nel
suo agire secondo le linee di un progetto ricco mondo antico e nel mondo moderno.
ancora d’una domanda di formazione che egli SOMMARIO: A) Aspetto storico-filosofico: l’etere
rivolge anzitutto a sé stesso. L’educazione a nel mondo antico. - B) Aspetto storico-scienti-
saper scegliere, traguardo delle età preceden- fico: I. L’etere nella filosofia e nella fisica mo-
ti, si esplica ora nella totale autonomia, nella derne. - II. L’etere nel periodo prerelativistico.
partecipazione alla vita sociale e civile, nella - III. Ripercussioni relativistiche.
cura della propria cultura, nell’emancipazione A) ASPETTO STORICO-FILOSOFICO: L’ETERE NEL MON-
da sudditanze psicologiche, materiali, morali. DO ANTICO. – In Omero aijqhvr è l’aria limpida e
D’ora in poi la sua esperienza della vita giunge pura in prossimità del firmamento delle stelle,
all’acme della criticità e con questa l’adulto oujranov" ,e come tale è contrapposto ad ajhvr,
misura il passato, il presente e il futuro del suo l’aria carica di umidità in prossimità del suolo.
essere nel mondo. Per aijqhvr/ajhvr si veda Iliade XIV, 288: «makrota-
g) Senescenza: intorno ai 60-65 anni d’età, l’uo- vth pefuui'a di´ hjevro" aijqevr´ i{kanen» («crescen-
mo prende coscienza dei fenomeni involutivi e do attraverso l’aria raggiunse l’etere»). Per
di esaurimento di non poche delle sue funzio- aijqhvr/oujranov" si veda invece Iliade II 458 e XVII
ni organiche. Se la formazione interiore e il 425: di´ aijqevro" oujrano;n i|ke («attraverso l’etere
modo di disporsi nei confronti del mondo, del- raggiunse il cielo»). Trasparenza e luminosità
la vita e della morte saranno dovutamente sono condizioni caratteristiche dell’aij q hv r ,
«educati», l’uomo anziano accoglierà questo nebbia e opacità sono invece associati ad ajhvr.
suo tempo con serenità e da esso potrà trarre Una lettura attenta dell’uso omerico di aijqhvr e
quelle gioie che soltanto l’armonia e la saggez- ajhvr rivela come entrambi i termini siano usati
za concedono. Altrimenti rifiuterà la vecchiaia, in riferimento all’aria. L’identificazione di
diventando soltanto la caricatura di se stesso. aijqhvr con aria rimane fondamentale per Em-
A tale problema può tentare di rispondere pedocle. Le quattro radici (in greco rJizwvmata)
un’educazione degli adulti pedagogicamente di Empedocle sono infatti terra, acqua, aijqhvr e
ispirata a quella visione globale dell’uomo, ca- fuoco. Si veda per esempio la famosa tesi di
pace di accogliere l’idea di natura coniugando- Empedocle, secondo cui «vediamo la terra con
la con quella del tempo, in modo che la loro la terra, l’acqua con l’acqua, l’aijqhvr con l’aijqhvr,
compiuta relazione doni l’equilibrio personale e il fuoco con il fuoco» (Aristotele, De an., 404
che l’enfasi sociale sulla «giovinezza perduta» b 13-15 e Metaph., 1000 b 5-9 = Empedocle, 31
compromette presentando modelli falsi, pur B 109 D.-K). L’identificazione di aijqhvr con aria
di immediata e comune reperibilità. è in questo frammento fuori di ogni dubbio.
Il procedere nella vita è scandito dalle età Non ci si deve dunque sorprendere se Platone
dell’uomo. Esse vanno assunte nella loro co- nel Timeo continua ad identificare aijqhvr con
stitutiva unità, senza per questo trascurare un tipo speciale di aer (Platone, Tim. 58 d 1-2).
3761
VOLUMIfilosofia.book Page 3762 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

La storia successiva della voce aijqhvr è compli- cieli sono fatti di fuoco, ma perché questi ulti-
cata dal fatto che da un certo momento in mi sono fatti di un elemento in perenne movi-
avanti l’aither diventa fuoco. È molto probabile mento (Aristotele, De mundo ad Alexandrum
che Anassagora sia responsabile per questo 392 a 5-9). Il richiamo all’etimologia stabilita
radicale cambio di riferimento. Più volte Ari- da Platone e accettata da Aristotele è in que-
stotele ricorda Anassagora come colui che per sto caso trasparente. Si noti tuttavia che Ari-
primo ha usato il nome aither in riferimento al stotele non fa mai uso del termine aijqhvr per ri-
fuoco (Aristotele, De caelo 270 b 24-25 = Anas- ferirsi al suo corpo semplice celeste. A diffe-
sagora, 59 A 73 D.-K.; Aristotele, De caelo 302 b renza dell’autore del De mundo, Aristotele evi-
2-4 = Anassagora, 59 A 3 D.-K.; Aristotele, Me- ta sistematicamente l’uso del nome aijqhvr. Se
teor., 369 b 21-31 = Anassagora, 59 A 84 D.-K.). è vero che il termine aijqhvr racchiude in sé il ri-
L’identificazione di aijqhvr con fuoco è accettata chiamo alla mobilità che è sicuramente la ca-
dagli stoici, che contribuiscono a eclissare ratteristica principale (ma non unica) del cor-
l’originaria associazione tra aijqhvr e aria. Per gli po semplice celeste aristotelico, è vero che
stoici le stelle e i corpi celesti sono fatti di aijqhvr è pur sempre percepito come un tipo di
aijqhvr. Per Crisippo si veda Stobeo, Ecloghe I fuoco o di aria (a seconda delle tradizioni). Ma
21. 5 (= Ario Didimo fr. 31 = SVF II 527). Per Po- per Aristotele è indispensabile che il corpo
sidonio si veda invece Stobeo, Ecloghe I 24 (= semplice celeste non sia in nessun modo ridu-
Ario Didimo fr. 32 = Edelstein-Kidd, fr. 127). Lo cibile a fuoco o aria. Chiamando il suo corpo
straordinario successo della fisica stoica nel semplice celeste aijqhvr Aristotele avrebbe si-
mondo antico spiega come mai nelle fonti curamente oscurato questo aspetto fonda-
dossografiche successive l’identificazione di mentale della sua teoria. La maggior parte dei
aither con fuoco sia imposta anche per autori contemporanei di Aristotele avrebbe infatti
che sono estranei alla tradizione anassagorea pensato al corpo semplice celeste aristotelico
e stoica. Platone è sicuramente estraneo a come ad un tipo di aria o di fuoco (a seconda
questa tradizione. Nel Cratilo il nome aither delle tradizioni). Per una ulteriore discussione
viene etimologizzato come segue: aijqhvr<ajei; del corpo semplice celeste di Aristotele e la
qei' peri; to;n ajevra rJevwn (Platone, Crat. 410 b 6- terminologia usata da Aristotele e dalla tradi-
7). Stando all’etimologia platonica, la caratte- zione Quinta essentia. La storia del termine
ristica principale dell’aijqhvr è la sua mobilità aijqhvr nel mondo antico è infine complicata dal
(ajei; qei'). Allo stesso tempo l’aijqhvr è distinto fatto che l’autore dell’Epinomide introduce un
dall’aer. L’etimologia platonica suggerisce in- quinto corpo accanto a terra, acqua, aria e fuo-
fatti che l’aijqhvr stia più in alto dall’aer (peri; co e lo chiama aijqhvr. L’autore dell’Epinomide
to;n ajevra rJevwn). Questa etimologia è accettata prende le mosse dal Timeo di Platone, e in par-
anche da Aristotele. Nel De caelo Aristotele ri- ticolare dall’associazione che Platone instaura
corda l’esistenza di una tradizione antica e ve- in questo dialogo tra corpi e poliedri regolari.
nerabile che associa l’ aither ai cieli in virtù del- Nel Timeo la terra è infatti associata al cubo,
la sua mobilità (aijqhvr<ajei; qei'). Aristotele ag- l’acqua all’icosaedro, l’aria all’ottaedro, e il
giunge che Anassagora è responsabile per fuoco alla piramide. La geometria al tempo di
l’abuso del termine aither e la sua identifica- Platone conosceva tuttavia un quinto poliedro
zione con il fuoco (Aristotele, De cael. 270 b 20- regolare: il dodecaedro. L’autore dell’Epinomi-
25). È chiaro che l’etimologia platonica è de se ne serve per introdurre il quinto corpo
quanto meno neutrale rispetto all’equazione che egli chiama aijqhvr ([Platone], Epinomide
aijqhvr = fuoco. Anche alla luce dell’importanza 981 c 5-8). Per capire il senso dell’operazione
che Platone e Aristotele assegnano alla mobi- tentata dall’autore dell’Epinomide bisogna
lità dell’aijqhvr non sorprende che nella tradi- prestare attenzione all’ordine in cui i cinque
zione aristotelica i cieli siano spesso conside- elementi sono elencati: terra, acqua, aria,
rati eterei in virtù della loro mobilità. L’autore aijqhvr e fuoco. L’aijqhvr è un corpo intermedio
del De mundo, per esempio, accetta la divisio- utilizzato non per spiegare non i fenomeni ce-
ne del mondo naturale in una sfera celeste fat- lesti o quelli atmosferici, bensì per elaborare
ta di aijqhvr e in una regione sublunare fatta di una teoria demonologia che sviluppi in modo
terra, acqua, aria e fuoco. È significativo che sistematico i riferimenti, frequenti nei dialoghi
egli senta il bisogno di aggiungere che la sfera platonici, all’esistenza di entità intermedie il
celeste è fatta di aijqhvr non perché le stelle e i cui compito principale è quello di svolgere una
3762
VOLUMIfilosofia.book Page 3763 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etere


funzione mediatrice tra l’uomo e la divinità. spiegare la molteplicità dei fenomeni naturali,
Anche per l’autore dell’Epinomide (come per compresi quelli del mondo vivente, ricorrendo
Platone) i cieli sono fatti di fuoco. ai movimenti complessi di un solo etere onni-
A. Falcon pervasivo.
B) ASPETTO STORICO-SCIENTIFICO. Anche se applicato con grande generalità per
I. L’ETERE NELLA FILOSOFIA E NELLA FISICA MODERNE. indicare fluidi sui generis responsabili delle fe-
– Una delle rotture più significative operate nomenologie più svariate, l’etere instaurò un
dalla scienza e dalla filosofia del XVII secolo fu legame privilegiato con l’ottica ondulatoria. Il
l’annullamento della distinzione tra fisica ter- più importante tentativo seicentesco di elabo-
restre e fisica celeste. Questo eliminò gli argo- rare una teoria ondulatoria della luce fu quello
menti contro l’estensione dell’etere a tutto di Christian Huygens, ispirato dalle idee di
l’universo, senza più riservarlo alle zone della Cartesio. Per Huygens la luce consiste, in ana-
perfezione, e la fisica seicentesca usò ampia- logia con la propagazione del suono nell’aria,
mente la parola e, soprattutto, il concetto. nella propagazione di onde longitudinali (le
Cartesio ammise tre elementi, tutti derivanti oscillazioni locali avvengono nella medesima
da un’unica materia, facendo dell’aria pura (da direzione della propagazione) in un mezzo tra-
non confondersi con quella che forma l’atmo- sparente, onnipresente e inosservabile diret-
sfera terrestre, impura) una «materia sottile», tamente. La maggiore difficoltà della teoria
un etere che riempie lo spazio in cui si muovo- ondulatoria consisteva nello spiegare come
no la Terra e tutti i corpi celesti e che è respon- partendo da un’onda si possa giungere a par-
sabile della trasmissione della luce, della forza lare di percorso rettilineo di un raggio lumino-
di gravità, del magnetismo ecc. Newton fu so. Huygens suppose per questo l’esistenza di
quasi costretto a impiegare la nozione di etere un etere corpuscolare nel quale si propaga
dagli esiti delle sue ricerche di ottica. Gli un’onda di disturbo causata dal rapido moto
«anelli di Newton» (luce), con la loro precisa delle particelle di un corpo luminoso; ogni
alternanza di zone luminose e zone oscure, particella d’etere, disturbata, diventa a sua
cioè alternanza di zone in cui la luce viene ri- volta il centro di una minuscola onda; solo
flessa e altre in cui viene trasmessa, metteva- quando molte di queste onde si uniscono per
no in evidenza la presenza di una qualche pe- rafforzarsi a vicenda il moto diviene abbastan-
riodicità dei fenomeni luminosi. La spiegazio- za intenso da farsi percepire. Il fronte d’onda è
ne di questa periodicità costò molta fatica a il luogo dove avviene la sommatoria delle pic-
Newton in quanto egli, anche se fu molto pru- cole onde e si propaga in modo rettilineo. Con
dente a esprimersi, vide con favore una conce- la sua concezione ondulatoria Huygens poté
zione corpuscolare della luce e nel concetto di spiegare svariati fenomeni, ma non quelli pe-
corpuscolo non esiste alcunché che possa da- riodici, che rappresentavano la maggiore diffi-
re origine a fenomeni periodici. Negli anni set- coltà della concezione corpuscolare. Infatti
tanta elaborò una complessa teoria nella qua- Huygens non pensava alle proprie onde come
le interviene l’idea di un etere entro il quale si a un fenomeno periodico, anzi negò esplicita-
muovono i corpuscoli luminosi; questo etere è mente che gli impulsi di disturbo potessero
soggetto a vibrazioni periodiche che ne fanno essere periodici. Anche per questi limiti, la teo-
cambiare la densità in modo ondulatorio: se ria ondulatoria non riscosse molto successo
un corpuscolo luminoso colpisce la lamina nel Settecento.
sottile nello stesso punto in cui è presente una II. L’ETERE NEL PERIODO PRERELATIVISTICO. – Nei
cresta di un’onda d’etere, esso viene riflesso, primi anni del XIX secolo, grazie all’opera di
se invece la colpisce dove è presente un avval- Young e Fresnel, appoggiandosi su nuove evi-
lamento viene trasmesso, dunque si avrà alter- denze empiriche e su rinnovati approcci teori-
nanza di luce e di buio. Successivamente ci, si impose con decisione la teoria ondulato-
Newton lasciò cadere questa spiegazione e ria della luce e con essa il concetto di etere as-
nell’Opticks (London 1704) impiegò solo con- sunse una crescente importanza in fisica. Fre-
cetti corpuscolari, rinunciando in pratica a for- snel credeva nell’esistenza di un fluido univer-
nire una spiegazione fisica della periodicità sale, detto calorico, le cui vibrazioni possono
degli anelli. La nozione di etere non venne pe- avere influenza su tutti i fenomeni di cui si oc-
rò lasciata cadere, anzi negli ultimi anni della cupano la fisica e la chimica. Progettava l’edi-
sua vita Newton speculò sulla possibilità di ficazione di una nuova fisica nella quale luce,
3763
VOLUMIfilosofia.book Page 3764 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etere ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

calore e altri agenti imponderabili diventasse- La teoria maxwelliana veniva a porre su basi
ro solo differenti modi di movimento di nuove e ancor più urgenti un problema relati-
quest’unico fluido. La teoria ondulatoria della vo all’etere che già si era posto nell’ottica pre-
luce era il primo passo per la costruzione di maxwelliana.
questa nuova scienza. Questa teoria richiede- L’ammissione di un etere che pervade tutto lo
va l’elaborazione di un modello meccanico di spazio, le cui vibrazioni sono da identificarsi
un mezzo, un etere capace di trasmettere onde con la luce, poneva una questione: l’etere che
trasversali (con vibrazioni perpendicolari alla si trova addensato in un corpo si muove col
direzione di propagazione); ciò costituiva una corpo? In altri termini: la velocità della luce
seria difficoltà, poiché la trasversalità delle vi- emessa da un corpo risente della velocità di
brazioni richiedeva che l’etere, pur essendo un esso? Fresnel propose l’ipotesi del trascina-
fluido sottilissimo e imponderabile, fosse an- mento parziale: un corpo che si muove non tra-
che un solido rigidissimo, perché soltanto i scina con sé tutto l’etere in esso contenuto,
solidi trasmettono vibrazioni trasversali. In ef- ma solamente l’eccesso di etere che esso con-
fetti l’opera di Fresnel diede avvio a svariate tiene rispetto a quello che è contenuto in un
indagini volte a stabilire le basi matematiche volume uguale di spazio vuoto. Con questa
dei principi dell’ottica e la struttura meccanica ipotesi egli riusciva a spiegare tutti i fenomeni
dell’etere. Il tema suscitò particolare interesse risultanti dal movimento rapido di un corpo ri-
in Inghilterra, ove furono intensamente stu- frangente. Nonostante le conferme, l’ipotesi di
diati i mezzi continui, dando i risultati più bril- Fresnel fu contestata nel 1845 da G. Stokes il
lanti con le ricerche sulle interazioni tra elettri- quale sostenne che, nel caso del moto della
cità e magnetismo di Faraday prima, di Max- Terra e dell’atmosfera che la circonda, occorre
well poi. ammettere il totale trascinamento dell’etere nel-
Nella teoria di Maxwell la nozione caratteristi- le immediate vicinanze della superficie terre-
stre, che si tramuta in trascinamento che de-
ca è il campo elettromagnetico, cioè una por-
cresce gradualmente al crescere della distanza
zione di spazio che è in ogni suo punto sede di
dalla Terra. Stokes concepiva l’etere come un
forza elettriche e magnetiche; nel campo è
solido viscoso ed elastico in cui era difficile
abolita l’azione a distanza, caratteristica della
pensare che la Terra si muovesse senza trasci-
fisica newtoniana-laplaciana, e domina l’azio-
nare con sé gli strati più vicini. Un’esperienza
ne per contatto. Il supporto materiale del cam-
di Fizeau del 1851 sembrò confermare l’ipotesi
po elettromagnetico, l’etere elettromagnetico, di Fresnel. Molti altri tuttavia furono i tentativi
è considerato da Maxwell un sistema materia- sperimentali di affrontare la questione. Di
le di natura meccanica, dunque in via di prin- grande rilievo fu l’esperimento compiuto nel
cipio rappresentabile con un modello mecca- 1881 da A.M. Michelson: con un apparato det-
nico. Tuttavia Maxwell impiegò, nella tratta- to «interferometro» egli tentò di rilevare speri-
zione dei sistemi meccanici, la formulazione mentalmente il moto della Terra rispetto
dei principi della meccanica che diede W. Ha- all’etere (supposto immobile rispetto allo spa-
milton, la quale consente di applicare i princi- zio assoluto), il «vento d’etere», come si disse.
pi della meccanica a un sistema materiale sen- L’esperimento sarà perfezionato e ripetuto va-
za entrare nei dettagli della sua costituzione, rie volte, da Michelson con E. Morley prima, da
cioè senza vincolarsi a un modello particolare. Morley con D. Miller poi, e sempre il risultato
La dinamica astratta hamiltoniana incontrò fu lo stesso: l’etere è completamente trascina-
un grande successo nella fisica inglese e con- to dalla Terra, non è possibile mettere in rilie-
tribuì a formare un ambiente che si caratteriz- vo alcun vento d’etere, tutto accade come se la
zava per un uso particolare dei modelli mecca- Terra fosse immobile rispetto all’etere, la velo-
nici, che non ne privilegiava alcuno, ma che li cità della luce non è influenzata dal moto della
usava in via euristica e strumentale, disposto Terra, essa ha un valore costante che non di-
a cambiare modello in funzione di una mag- pende dal movimento della sorgente. Michel-
gior utilità. Coronamento delle ricerche max- son interpretò dunque il suo esperimento co-
welliane fu l’identificazione della luce con me una conferma dell’ipotesi di Stokes del tra-
un’onda elettromagnetica, che conduceva im- scinamento totale. Ora, le equazioni di Ma-
mediatamente a identificare l’etere ottico con xwell, per la loro forma matematica, non risul-
quello elettromagnetico. tano essere invarianti per le trasformazioni di
3764
VOLUMIfilosofia.book Page 3765 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etere


Galileo, il che significa che dovrebbero esiste- vuoto solo quel quid fisico che gli occorre per
re fenomeni elettromagnetici che cambiano poter contenere in sé la materia, l’elettricità, i
passando da un osservatore a un altro in moto rispettivi campi considerati anch’essi come
rispetto al primo, cioè per l’elettromagneti- enti fisici reali, come pure l’attitudine a tra-
smo non vale il principio di relatività e con smettere le onde elettromagnetiche, null’al-
esperimenti del genere di quelli di Michelson tro. «Lo spazio – scrisse Einstein – è dotato di
e Morley dovrebbe essere possibile mettere in proprietà fisiche; in tal senso, un etere esiste,
evidenza il «vento d’etere». I fallimenti di quei e anzi uno spazio privo di etere è inconcepibi-
tentativi sperimentali rappresentarono una le, perché non solo la propagazione della luce
grandissima difficoltà per la teoria maxwelliana. vi sarebbe impossibile, ma neppure avrebbe
III. RIPERCUSSIONI RELATIVISTICHE. – Un tentativo senso, per tale spazio, parlare di regoli di mi-
di uscire dalle difficoltà sopra indicate che su- sura e di orologi e neppure, di conseguenza, di
scitò molte discussioni fu quello di Hendrik distanze spazio-temporali nel senso della fisi-
Antoon Lorentz. Prendendo lo spunto dalla re- ca. Non si deve tuttavia attribuire a un tale ete-
cente scoperta degli elettroni, egli introdusse re la proprietà che caratterizza i mezzi ponde-
un particolare etere che occupa non solo tutto rabili, quella cioè di essere costituito da parti
lo spazio fra molecole, atomi ed elettroni, ma che si possono seguire nel tempo: neppure è
che penetra anche tutte queste particelle. lecito applicare ad esso il concetto di moto»
L’etere rimane sempre immobile, un continuo (A. Einstein, L’etere e la teoria della relatività
solido (poiché le sue parti occupano posizioni [1920], in A. Einstein, Opere scelte, a cura di E.
rispettivamente immutabili), che malgrado la Bellone, Torino 1988, pp. 516 ss.).
solidità non costituisce un ostacolo per il mo- Depurato dalla possibilità di essere impiegato
to delle particelle che in esso si trovano im- per evidenziare il moto assoluto, il concetto di
merse. Su questa base Lorentz sviluppò una etere inteso semplicemente come entità fisica
teoria relativistica che consentiva di spiegare i continua che occupa lo spazio altrimenti vuo-
falliti tentativi di mettere in rilievo il vento to d’essere, è sopravvissuto nella fisica con-
d’etere mediante un processo fisico di contra- temporanea. Il modello standard delle parti-
zione dei corpi per effetto del movimento. celle elementari tratta di un continuo, il cam-
L’etere di Lorentz era una rappresentazione po unificato, che molti fisici non si vergognano
dello spazio assoluto di Newton. a chiamare etere. In questo caso tutte le parti-
La teoria di Lorentz fu superata dalla relatività celle materiali appaiono come stati di vibra-
di Einstein. Questa eliminava in modo radica- zione dell’etere e la teoria delle stringhe può
le la difficoltà della non rilevabilità del vento essere la formulazione matematica di tali vi-
d’etere postulandone in via di principio l’inesi- brazioni.
stenza: nella teoria einsteiniana vale un princi- R. Maiocchi
pio di relatività generalizzato, secondo cui tut- BIBL.: parte A: Per una breve storia di aither nel mon-
te le leggi fisiche, tanto meccaniche, quanto do antico si veda C.H. KAHN, Anaximander and the
elettromagnetiche risultano invarianti passan- Origins of Greek Cosmology, Oxford 1960, in partico-
do da un osservatore a un altro, non vi è da at- lare pp. 119-165. Di facile consultazione G.S. KIRK -
tendersi alcuna esperienza in grado di eviden- J.E. RAVEN - M. SCHOFIELD, The Presocratic Philo-
ziare il moto di un sistema rispetto all’etere e, sophers, Cambridge 1983, pp. 9 ss. Per aither e aer nel
pensiero di Empedocle si veda P. KINGSLEY, Philo-
concludeva Einstein, l’ipotesi di un etere è di-
sophy, Mystery, Magic, Oxford 1995, pp. 12-48. Per
venuta superflua (entbehrlich). L’accettazione
aither nell’Epinomide si veda A. FALCON, Corpi e movi-
della teoria einsteiniana parve tuttavia a molti menti. La fortuna del De caelo nel mondo antico, Na-
(tra cui Lorentz) non implicare necessaria- poli 2001, pp. 173-184. Utile anche anche P. MO-
mente la rinuncia a un etere, inteso come sup- RAUX, «Quinta essentia», in A.F. V. PAULY - C. WISSOWA
porto dei campi elettrici e magnetici ed even- et al., Paulys Real-Encyclopädie der classischen Alter-
tualmente della gravitazione, anche se ormai tumswissenschaft. Neue Bearbeitung, I Serie (A-Q), 24
sprovvisto della caratteristica di poter servire voll., Stuttgart 1893-1963, vol. XXIV, 1963, coll.
come sistema di riferimento assoluto per le 1171-1263.
traslazioni uniformi. Lo stesso Einstein preci- Parte B: K.F. SCHAFFNER, Nineteenth Century Ether
sò che, per la teoria della relatività, è ancora Theories, Oxford 1972; L.S. SWENSON, The Ethereal
lecito parlare di etere, però in un modo diffe- Aether. A History of the Michelson-Morley-Miller
rente dal passato: basta attribuire allo spazio Aether-drift Experiments, Oxford 1972; G.N. CANTOR -

3765
VOLUMIfilosofia.book Page 3766 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eternità ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

M.J.S. HODGE (a cura di), Conceptions of Ether. Studies senso non più l’essere che dura nel tempo, ma
in the History of Ether Theories in 1740-1900, Cam- l’essere che persiste in modo intemporale; una
bridge 1981. qualità dell’essere non rappresentabile in al-
➨ CIELO - CIELI; ELEMENTO; EPINOMIDE; LUCE; MATE- cun modo, ma soltanto concepibile mediante
RIA; MECCANICA; RELATIVITÀ. un elevato grado di astrazione; e neppure
esprimibile direttamente, poiché il nostro lin-
ETERNITÀ (gr. ajidiovth", aijwvn; lat. aeviterni-
Eternità guaggio è come irretito nella temporalità; don-
tas, da cui, per contrazione, aeternitas - eternity; de il paradosso di dover parlare dell’eternità
Ewigkeit; éternité; eternidad). – In senso proprio con termini che hanno originariamente un
e primario eternità significa assoluta intempo- senso temporale.
ralità, durata esente da qualsiasi successione, 2. Eternità e successione. – Per enucleare la no-
e pertanto si riferisce a Dio, come ab-solutus zione di eternità giova anzitutto purificare la
(anche dal tempo). In senso analogo al prece- nozione di «durata», comune all’eternità e al
dente, l’eternità viene attribuita a ciò che, pur tempo, da ogni idea di «successione», per la-
avendo un inizio nel tempo, trascende il tem- sciarvi soltanto la nota della persistenza. Il vo-
po in quanto immortale: anima umana, ange- cabolo stesso di durata, richiamando inizial-
lo; ugualmente l’eternità è attribuita talora al mente l’idea qualitativa della durezza e astra-
mondo, in quanto questo venga ritenuto eter- endo invece da quella quantitativa dell’esten-
no, ossia esistente nel tempo, ma senza inizio dersi, aiuta la mente a introdursi nell’esatta
né fine. nozione di eternità e fa rientrare l’aspetto
SOMMARIO: I. Questioni teoretiche: 1. Nozione quantitativo di essa in quello qualitativo. Men-
comune e nozione filosofica. - 2. Eternità e succes- tre dunque il tempo implica solo una durata
sione. - 3. Eternità e limite. - 4. Totalità e puntua- parziale, in cui la cosa non insiste in se stessa
lità nella durata eterna. - 5. Coesistenza del tempo con tutta se stessa, ma, a cagione della sua im-
all’eterno. L’eternità come principio della cognizio- perfetta solidità ontologica, insiste per un ver-
ne divina dei futuri liberi. - 6. In qual senso il tem- so e desiste dall’altro, devolvendosi da una
po sia immagine dell’eternità. - 7. Conoscenza in- determinazione all’altra, l’eternità invece im-
temporale del tempo. - 8. Eternità, tempo e creazio- plica una durata totale, in cui l’essere insiste
ne. - II. Storia del concetto: 1. Parmenide, Plato- in se stesso con tutto se stesso e, grazie alla
ne. - 2. L’ucronia del sapiente nell’epicureismo e sua perfetta solidità ontologica, dimora senza
nello stoicismo. - 3. Plotino, Agostino. - 4. Tomma- desistenza alcuna nella totalità delle sue de-
so, Ockham, Spinoza. - 5. Bruno, Suárez, Cam- terminazioni. D’altronde (e qui ancora la vis
panella. - 6. L’«Enciclopedia», Kant. - 7. Hegel, originaria dei vocaboli soccorre, essendo sollus
Gentile, Lequier, Barth. - 8. Nietzsche, Heidegger, = totus) la «solidità» ontologica non è che
Severino, Pareyson, Levinas. l’espressione della «totalità», giacché mentre
I. QUESTIONI TEORETICHE. – 1. Nozione comune e è massima nell’essere infinito, vien decrescen-
nozione filosofica. – In tutti gli idiomi indoeuro- do quanto più diviso e parziale si fa l’essere fi-
pei il vocabolo si forma da una radice che indi- nito.
ca la «forza vitale», in quanto si esprime non Che la durata sembri importare sempre un’e-
nel movimento, ma nella durata del vivente stensione successiva di prima e di poi, e che
(onde il lat. vivax significa «longevo», e non quindi anche l’eternità si presenti all’intelletto
«vivace»). Questa radice trascorre poi a signi- come un fluire, dipende dalla temporalità che
ficare anche la durata di enti inanimati oppure inerisce alla nostra esperienza conoscitiva e al
quella di enti animati, ma senza più riguardo nostro linguaggio. Né peraltro si può ridurre
all’originaria connessione tra vita e durata. l’eternità alla mera attitudine, che abbia l’infi-
L’eternità non è allora che la permanenza in- nità divina, a coesistere a un tempo immagi-
definita di una cosa colta nell’esperienza sen- nario infinito. Essa è una durata vera e propria,
sibile (cfr. Sal 76, 6: «annos aeternos», lunghi che va esente da successione, non perché ven-
anni passati). Da questo significato comune, ga meno alla natura di durata, ma proprio per
legato alla percezione del tempo, deriva la no- esercitarla essenzialmente e perfettamente. Il
zione filosofica più propria di eternità, che l’in- suo concetto è dunque analogico e imperfetto;
telletto forma, raffinando e poi rovesciando ta- come Dio conosce intemporalmente la «dura-
le significato, fino a concepire un’intemporali- ta temporale», così l’uomo conosce temporal-
tà assoluta (ucronia). Eterno dicesi in questo mente la «durata intemporale».
3766
VOLUMIfilosofia.book Page 3767 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eternità


3. Eternità e limite. – Purificata dal concetto di Ecclesiae Latinae, Parisiis 1844-1974, 221 voll.,
successione, l’idea dell’eternità emerge solo vol. 63, col. 858), cioè una vita nella sua pie-
se parimenti purificata da quello di limite; sia nezza e perfezione senza termine, posseduta
esterno, sia interno. Limite esterno si ha dove totalmente in un punto.
l’ente confina col non essere, cioè dove la sua «Tota simul» è la caratterizzazione culminan-
durata comincia o finisce. Limite interno si ha te. Infatti, anche la vita nel tempo implica pun-
dove, pur non cessando esso stesso, comincia tualità (il nunc presenziale), ma non essendo
o finisce qualche sua determinazione, cioè do- anche totalità, essa scorre e si distende come
ve in esso vi sia «successione». Queste due oltre se stessa, raccogliendo o devolvendo nel-
forme di limite sono entrambe incompatibili la successione l’essere che le compete. E se-
con l’eternità, intesa in senso proprio e prima- condo che si ravvisi il tempo come processo di
rio; essa comporta, infatti, di essere senza un’essenza che assume gradualmente le de-
principio e senza fine e di essere altresì senza terminazioni esistenziali oppure come recesso
successione. Viceversa soltanto la seconda di di un’essenza che gradualmente le depone, es-
esse è essenziale al tempo, il quale implica la so apparirà come vita o come morte e riunirà i
successione, ma non però (strettamente e per due aspetti dell’essere e del non essere. Per-
sé) di avere anche principio e fine. Un’essenza ché infatti la cosa temporale esista nella sua
finita che s’immaginasse durare senza princi- totalità, il che non può verificarsi per essa che
pio e senza fine (come il mondo della cosmo- successivamente esistendo, devono i suoi mo-
logia aristotelica), sarebbe ancora nella tem- menti venire e andare di modo che anche i ri-
poralità e solo in senso analogo si potrebbe manenti (to; loipovn appunto, cioè il futuro) ab-
dire eterna. biano luogo a venire (suc-cedunt). Così il non
Il divario tra il tempo e l’eterno in senso pro- essere degli uni condiziona l’essere degli altri
prio è, in ultima analisi, espressione dell’«ete- e l’esistenza della cosa fluisce nella successio-
rogeneità» tra l’essere increato e l’essere crea- ne. Onde profondamente Agostino diceva:
to, e in tale eterogeneità sono da ricercare la «Non vanno e vengono i tuoi anni, come fanno
possibilità e la condizione dei due concetti; se questi nostri, che se ne vanno tutti perché cia-
essa viene negata o contraffatta, negata o con- scuno possa venire. Stanno tutti insieme, i
traffatta rimane per riflesso anche la nozione tuoi anni: appunto perché stanno lì e non se
di eternità. Infatti, le filosofie atee trattano la ne vanno, non si fanno cacciare da quelli che
nozione di eternità come uno pseudoconcetto sopravvengono, non passano. Questi nostri
implicante l’astrazione, impossibile a farsi nel invece ci saranno tutti quando non ce ne sarà
nostro mondo, della durata dalla successione. più alcuno» (Confessioni, XI, 13.16).
Mentre le filosofie che traslocano all’umano le L’ente temporale, considerato nel suo presen-
categorie del divino e fanno risiedere l’assolu- te, manca di tutto il suo passato e di tutto il
to nella storicità, vedono nell’eternità nient’al- suo futuro: questi risiedono sì in esso in qual-
tro che la presenzialità trascendentale stessa che modo, non però come esistenti. Stretto
dello spirito umano, punto intemporale entro così d’ambo i lati dal non essere, il presente
cui dispiegasi la durata temporale dei suoi at- temporale esprime indigenza ontologica. II
ti. Certo è che tanto chi nega l’eternità quanto presente eterno, invece, esclude ogni non es-
chi l’immanentizza nel mondo o nella coscien- sere e stringe in un punto la totalità dell’esi-
za non considera rettamente tale eterogeneità stenza infinita.
ontologica. Qui non ricercheremo se all’ente meramente
4. Totalità e puntualità nella durata eterna. – Ri- corporeo sia necessario un qualche grado di
mosse l’idea della successione e quella del li- coscienza per essere nella continuità tempora-
mite ci si introduce a riconoscere positiva- le (senza di che sarebbe pura molteplicità di
mente la nota saliente dell’eternità in senso momenti), o se il principio metafisico della
proprio, nella congiunzione dei due attributi forma, come basta a costituire l’unità spaziale,
della «totalità» e della «puntualità». L’eternità raccogliendo la molteplicità in un uno esteso,
è infatti, secondo la celebre definizione di Se- così basti a costituire l’unità temporale. Certo
verino Boezio, «interminabilis vitae tota simul è però che nell’ente intellettivo l’istante fluen-
et perfecta possessio» (De consolatione philo- te si distende, in virtù della coscienza e per la
sophiae, l. V, prosa 6: in J.-P. Migne (a cura di) coscienza, in una continuità temporale, dentro
Patrologiae Cursus Completus. Series II: [Patres] la quale il passato è restaurato come passato
3767
VOLUMIfilosofia.book Page 3768 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eternità ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

nella memoria (o nella ritenzione intenziona- scenda e avvolga l’intera durata del tempo.
le, per dirla con Husserl) e il futuro è apperce- Siccome, infatti, la sua durata è simultanea e
pito come futuro nella tensione della volontà indivisibile, né fluisce parte per parte, essa è
(o nella protensione intenzionale). In Dio, in- tutta presente a ciascuna parte del tempo e
vece, né il passato viene rammemorato come tutta presente a tutto il tempo. Perciò l’eterni-
passato, né il futuro viene atteso come futuro, tà ha sempre presente il mondo, sebbene il
ma la totalità dell’esistenza è vissuta simulta- mondo cominci ad essere presente a Dio nel
neamente. Onde nulla essendovi che ne rece- punto in cui comincia la sua esistenza, ossia
da (nel passato), o vi acceda (dal futuro), l’esi- nel punto intemporale in cui comincia il tem-
stenza infinita è atto senza ulteriorità o ante- po (cfr. Tommaso, Sum. theol., I, q. 14, art. 13 e
riorità, quindi presenzialità assoluta e, sicco- il comm. di Gaetano).
me questa esclude il prima e il poi, «ucronia Tale presenza a Dio di tutto il tempo viene im-
assoluta», assoluta intemporalità. pugnata da Duns Scoto (cfr. Quæstiones in Pri-
5. Coesistenza del tempo all’eterno. L’eternità co- mum librum Sententiarum, d. 39) con parecchi
me principio della conoscenza divina dei futuri li- argomenti, che girano sostanzialmente intor-
beri. – Poiché la presenzialità assoluta del- no a questo: siccome le cose future assoluta-
l’eternità divina è una durata puntuale e indi- mente indeterminate non esistono ancora,
visibile, tutto l’essere temporalmente succes- non possono essere presenti, nella loro esi-
sivo della creatura le coesiste simultaneamen- stenza, ad alcun intelletto, nemmeno a quello
te, e in virtù di tale coesistenza simultanea divino. La conoscenza dell’esistenza di una co-
vien da Dio conosciuto. Anche i futuri liberi, sa è la sola che non possa aversi senza che la
che non sono leggibili nelle loro cause prossi- cosa esista, ed è impossibile conoscere con
me, non essendovi determinati antecedente- verità l’esistente, se questo non abbia l’attua-
mente, vengono da Dio conosciuti in questa lità dell’esistenza. Perciò le cose future sono
presenza del tempo all’eterno. Essi dunque gli tutte insieme presenti all’intelletto divino
sono noti perché egli quale causa trascenden- obiettivamente, cioè come contenuti ideali co-
tale li opera e, conoscendo sé operante, cono- nosciuti; ma fisicamente, cioè come cose
sce anche quelli come termini della sua opera- aventi l’atto reale, passano dal non essere
zione; così come, p. es., si conosce la cosa che all’essere, dalla non presenza alla presenza e
sarà, nella volontà che la decreta. La presenza inseriscono una successione nell’eternità
del futuro all’eternità non è la presenza sua stessa di Dio. Nella «durata» eterna di Dio la
nelle cause, che ne sono gravide, e neppure è coesistenza al mondo succede alla non coesi-
la semplice presenza obiettiva del conosciuto stenza.
al conoscente (come l’eclisse futura è presente Nelle obiezioni scotistiche i fautori dell’eterni-
all’intelletto che la pronostica), ma è la simul- tà simultanea scorgono l’influsso fallace della
taneità dell’esistenza di due estremi, di cui facoltà immaginativa, la quale contraffà il nunc
uno è l’eterno e l’altro l’ente futuro, preso non eterno, che ha il tutto in uno, guardandolo at-
nella sua futuribilità, ma nella sua propria esi- traverso la categoria del tempo, che ha il tutto
stenza attuale. È infatti vero che ogni punto disperso e diviso nella successività. La presen-
del tempo viene successivamente all’esistenza za, non solo obiettiva, ma fisica, del tempo al-
dopo gli altri, ma il «dopo» è una determina- l’eterno è una conseguenza necessaria dell’e-
zione appunto «temporale», tale cioè che terogeneità ontologica tra il creatore e le crea-
esprime solo un rapporto con altri punti di ture; queste come sono eminentemente con-
quella successione che è il tempo; ma non può tenute in quello per rispetto all’essere, così lo
avere affatto il significato di situare un punto sono per rispetto alla durata. La tradizione
del tempo in rapporto a Dio: il futuro «sarà», scolastica – echeggiando Plotino – ricavava
rispetto al presente non eterno, ma «è» rispet- dalla geometria un modello immaginativo del
to al presente eterno: il primo predicato espri- difficile rapporto: la molteplicità dei punti suc-
me il rapporto con il nunc temporale, il secon- cessivi del tempo sta presente al punto immo-
do invece con il nunc eterno. Dicendo che Dio bile dell’eterno come la molteplicità dei punti
è sempre esistito, non si dice adeguatamente successivi della circonferenza sta presente al
la durata eterna di lui, ma soltanto si dice che centro (cfr. Tommaso, C. Gent., l. I, cap. 66).
in ogni momento del tempo Dio coesiste al Ma l’analogia è difettiva, perché non solo il
mondo, benché la sua specifica durata tra- centro, bensì ogni punto della circonferenza
3768
VOLUMIfilosofia.book Page 3769 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eternità


sta in realtà presente a tutti i punti della cir- dell’astrazione metafisica, costituisce il cor-
conferenza. Per ottenere, per quanto è possibi- ruptorium della facoltà teoretica.
le, la nozione dell’intemporalità assoluta con- Per sfuggire all’aporia bisogna raccogliersi
viene tendere all’astrazione da ogni modello nella precisa considerazione delle formalità
sensibile piuttosto che andare investigando pure: un intelletto che concepisce cose mobili,
modelli che non possono essere disimpegnati e nel quale dunque si muovono le cose, è ne-
dall’antitetica della successione temporale. cessariamente e in quanto tale un intelletto
6. In qual senso il tempo sia immagine dell’eterni- mobile? Non più di quanto l’intelletto umano
tà. – Essendo l’eternità, in senso proprio, la sia esteso, perché concepisce l’esteso, o l’in-
durata dell’essere infinito, fisso nell’identità, e telletto infinito finito, perché concepisce il fi-
il tempo la durata dell’ente finito, fluente nel- nito. Che l’intelletto umano non possa ap-
l’alterazione, tra l’una e l’altro corre un «rap- prendere la mutazione senza mutazione, que-
porto» analogo a quello tra Dio e la creatura. sto dipende dall’essere un pensiero recettivo,
Come infatti l’essere della creatura è una par- che conosce perché è affetto dalle cose. L’in-
tecipazione dell’essere increato e la sua perfe- telletto divino, invece, non le apprende in tal
zione una manifestazione dell’eminente perfe- senso, ma le intende senza mutazione, essen-
zione divina, allo stesso modo la successione do un pensiero creativo, che conosce il mute-
del tempo è una partecipazione dell’immobili- vole non perché lo riceva essendone affetto,
tà dell’eternità e il dispiegarsi degli enti nella ma perché lo pone effettuandolo. Come l’infi-
vicissitudine è una manifestazione della con- nito non si finitizza ponendo e conoscendo i fi-
centrazione puntuale dell’essere divino niti, così l’eterno non si temporalizza ponendo
nell’intemporalità. Ma la concezione del tem- e conoscendo i movimenti e il tempo. La pre-
po come di un’«immagine mobile dell’eterni- senza del tempo all’eternità non costituisce
tà», risalente a Platone (Timeo, 37 d 4-5), non insomma un problema speciale, che sia diver-
so da quello dei rapporti tra il finito e l’infinito
può intendersi nel senso di una convenienza
che lo pone. Il che non toglie che quando il no-
formale delle due durate, che anzi sono oppo-
stro intelletto cerchi d’immaginare o dire co-
ste e contrarie come il finito rispetto all’infini-
me ciò sia possibile a Dio, esso cada in inevi-
to, bensì nel senso di una convenienza mate-
tabili paradossi, non riuscendo a slegarsi del
riale, in quanto il contenuto del tempo corri-
tutto dalle implicazioni della temporalità in
sponde proporzionalmente al contenuto cui è immerso.
dell’eternità In altri termini, se pur è vero che
8. Eternità, tempo e creazione. – Qualunque ri-
ogni cosa del mondo è immagine di qualche
sposta si dia al problema, dibattuto soprattut-
divina perfezione, non intenderemo che il tem- to tra i teologi medioevali, se il mondo sia «e-
po, formalmente preso, sia immagine del- terno», essa non può pregiudicare in alcun
l’eternità, formalmente presa. Ma che lo sia, in modo l’eterogeneità tra durata temporale e
senso contenutistico, come lo sono le cose durata eterna, né avviare verso un’eguaglianza
stesse successive; infatti nelle cose successive tra il creatore e la creatura. L’eternità del mon-
la perfezione dell’essenza eterna si rivela nel do, infatti, potrebbe essere soltanto quella
solo modo in cui può rivelarsi ad extra, e cioè persistenza che esclude un limite iniziale o fi-
appunto successivamente (la rivelazione ad nale alla successione, ma non mai quella si-
intra del Verbo è infatti Ia stessa eternità). multaneità dell’esistenza che costituisce il
7. Conoscenza intemporale del tempo. – A questo proprio dell’eterno. Anche se fosse sempre
punto ci si potrebbe chiedere: la presenza del stato, il mondo sarebbe ugualmente creato,
tempo all’intelletto eterno, non basta a gettare cioè sempre stato in forza dell’atto con cui
sull’eternità l’ombra della vicissitudine e della l’ente infinito lo pone, e mai, neppure un mo-
mutevolezza? Conoscere «temporalia intem- mento, in forza di un atto proprio. Il comincia-
poraliter et variabilia invariabiliter», come di- mento metafisico deve cioè essere tenuto dis-
ce la formula della scolastica, sembra infatti sociato dal cominciamento della sua durata; il
impossibile per contraddizione. Questa apo- che rende possibile, come ritiene Tommaso,
ria, giudicata invincibile dai sostenitori di porre la creazione «ab aeterno» quale tesi ra-
un’eternità successiva, non può sciogliersi se zionalmente aperta, che soltanto per via teolo-
la mente non si libera dagli schemi della facol- gica può essere rimossa (Sum. theol., I, q. 46,
tà immaginativa, la quale, nei gradi elevati art. 1).
3769
VOLUMIfilosofia.book Page 3770 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eternità ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Anche qualora si concepisse il mondo come lità massiccia dell’essere, che è presente tutto
creato «in initio temporis», la sua derivazione insieme a ogni singolo momento della succes-
da Dio non deve essere pensata secondo sche- sione, cioè la pura immutabilità, e non l’in-
mi immaginativi, quale derivazione in una co- temporalità. E poiché è improbabile che i di-
mune durata; come se Dio «prima» fosse sen- scepoli abbandonassero un punto non solo
za coesistere al mondo, che non era, e poi, caratteristico, ma culminante della dottrina,
nell’istante creativo cominciasse a coesistere questa interpretazione limitativa del fram-
ad esso; bensì come derivazione nell’ordine mento di Parmenide trova rincalzo nella teori-
metafisico, essendo egli indipendentemente ca di Melisso, che fa durare l’essere in una
dal mondo e il mondo, al contrario, dipenden- continuità temporale senza alterazione sì, ma
temente da Dio. Il mondo è creato nell’inizio non senza successione dell’identico.
del tempo, che viene creato con lui, e non già Si ritiene che anche Platone, in un passo del
un tempo, che già fosse prima di lui. Non vi è, Timeo (38 a), esponga la nozione di eternità si-
infatti, prima del mondo alcun tempo vuoto in multanea: «Noi diciamo che la sostanza eterna
cui il mondo potesse cominciare, ma soltanto era, che è e che sarà, mentre ad essa, secondo
l’eternità, che va esente da successione e che il vero ragionamento, si addice solamente l’è,
pone, creando, la successione. Il primo mo- mentre l’era e il sarà conviene che si dicano
mento del tempo è quindi necessariamente un della generazione che si svolge nel tempo. In
tempo senza passato. Perciò anche la proposi- effetti, questi sono movimenti, mentre a ciò
zione di Meister Eckahrt, che Dio non è mai che è sempre immobilmente identico non
esistito senza il mondo né il mondo mai senza conviene divenire né più vecchio né più giova-
Dio, è accettabile, se quel «mai» si riferisce a ne nel corso del tempo, né l’esser nato a un
un momento temporale; giacché, dato il tem- certo momento, né il nascere ora, né l’essere
po, è data la coesistenza di Dio al mondo e del in avvenire: nulla infatti gli conviene di quanto
mondo a Dio. L’asserto corrisponde allora alla la generazione ha conferito alle cose che si
proposizione «Dio non creò mai il mondo», muovono nell’ordine del sensibile, che sono
che Agostino accetta almeno nel senso che forme del tempo che imita l’eternità e si muo-
«Dio non creò il mondo in alcun momento del ve ciclicamente secondo il numero». Proclo (In
tempo» (Confessioni, XI, 30: «Che altro vuol di- Platonis Timaeum commentaria, Lipsiae 1903-
re “mai” se non “in nessun tempo”?»). 06, p. 73 C), interpolando Platone mediante
II. STORIA DEL CONCETTO. – 1. Parmenide, Platone. Plotino, trova in questo testo la contrapposi-
– I più remoti antecedenti della nozione, che è zione dell’eternità simultanea (to; aijw vnion)
stata sopra descritta teoreticamente, sembra all’eternità successiva (to; ajei; to; cronikovn). In
che, per limitarci alla cultura occidentale, si realtà sembra piuttosto che Platone contrap-
trovino nell’ontologia di Parmenide. In essa, ponga l’immutabilità alla mutevolezza, non la
infatti, l’essere è forse inteso come eterno non simultaneità alla successione.
solo nel senso comune, perché dura inaltera- 2. L’ucronia del sapiente nell’epicureismo e nello
bile in una continuità successiva indefinita, stoicismo. – Più importante delle dottrine onto-
ma addirittura nel senso strettamente metafi- logiche e teologiche è l’influsso che sopra la
sico, perché dura in una simultaneità assoluta, formazione del concetto di eternità esercitaro-
senza continuità successiva e senza differenza no le filosofie dell’esperienza morale, cioè
di tempo. Infatti, egli afferma, «né era [quasi l’epicureismo e lo stoicismo.
non sia], né sarà [quasi non sia stato], poiché In esse, infatti, l’idea dell’eternità è conseguita
è nell’istante presente tutto insieme» (ejpeiv per via psicologica come l’idea di una coscien-
nu'n e[stin oJmou' pa'n; H. Diels - W. Kranz [a cura za perfetta, astratta per intensità di vita dalla
di], Die Fragmente der Vorsokratiker, Berlin vicissitudine sensibile e puntualizzata nell’in-
1951-526 [rist. Zürich 1996], 28 B 8, 5). tero possesso di sé. La tesi epicurea della
Tuttavia se questo passo si confronta con altre «ucronia del sapiente», al quale la protrazione
parti dell’ontologia di Parmenide, nelle quali o l’interruzione della durata non protrae o in-
l’essere viene descritto con attributi manife- terrompe la felicità, suppone appunto la pos-
stamente spaziali, cioè come sussistenza soli- sibilità di riunire in un istante intemporale tut-
da e finita di tipo corporeo, e non già come to il valore eudemonologico disteso nella suc-
mente, né come mente infinita, allora l’eterni- cessione temporale, e di viverlo, così riunito,
tà eleatica sembra non essere altro che la tota- in un atto indivisibile. Ogni momento della vi-
3770
VOLUMIfilosofia.book Page 3771 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eternità


ta è per lui tutta la vita, identificandosi del tut- nella durata, se non a patto di differire di gra-
to l’istante alla durata: oJ a[peiro" crovno" i[shn do, ma non differisce di grado, non è cioè un
e[cei hJdonh;n kai; oJ peperasmevno" (cfr. H. Use- plus di beatitudine, per il solo fatto del durare.
ner, Epicurea, Leipzig 1887, 84-85). Certamen- E la ragione di tale irrilevanza del tempo alla
te, mancandogli l’idea di una coscienza infini- beatitudine è che quel che oltrepassa l’istante
ta, l’epicureismo non poté concepire l’eternità presente non ha esistenza: aggiungerlo dun-
come pienezza di vita, ma piuttosto come in- que al presente è come aggiungere all’essere
differenza dell’uomo al tempo; tuttavia anche un non-essere. Il momento felice, futuro o pas-
così l’ucronia negativa del saggio prefigura e sato che sia, ma attualmente inesistente, non
prepara l’ucronia positiva di Dio. può quindi aumentare la felicità del momento
Non molto dissimile è l’insegnamento dello presente (cfr. ibi, I 5, 6). Soltanto se quel che ol-
stoicismo. Poiché la virtù è il bene assoluto e trepassa il momento presente potesse coesi-
il possesso del bene assoluto è impossibile stere al momento presente e avere in questo la
che importi indigenza o difetto, l’animo, in cui sua attualità, la beatitudine del momento se
sia messa la virtù, entra in un appagamento ne accrescerebbe; ma questo raccogliersi degli
totale, che rigetta ogni integrazione non solo istanti in uno non è della mente temporale,
di cose eterogenee, ma persino della propria ma di quella eterna, anzi è la ragion formale
continuazione e ulteriorità. Come, infatti, sa- dell’eternità: «La vita eterna non è la vita com-
rebbe vero appagamento quello di un istante, posta di molti periodi di tempo ma quella che
se esigesse di continuarsi e appellasse all’i- tutti in uno li contiene» (ibi, 7). Il tempo, se-
stante ulteriore, che è fuori di esso e altro da condo Plotino, è peraltro una produzione
esso? Così un istante di beatitudine equivale a dell’eternità come il molteplice lo è dell’uno e
una vita, anzi a una durata interminabile di be- la dispersione e il moto lo sono della concen-
atitudine, e il sapiente è costituito in una con- trazione e dell’immobilità del nous primo. Co-
dizione di ucronia, alla quale la durata riesce sì il concetto di eternità viene rannodato a
irrilevante. Seneca (Epistulae, 32) propone in quello dell’intelligenza infinita, cui aderisce
formule acute questo annullamento del futuro definitivamente nella speculazione posteriore.
e d el p as sa to nel l ’i n f i n i t à s o g ge t t i v a In questa, peraltro, permarrà fino ai tempi mo-
dell’istante. L’animo felice, dice il filosofo, derni anche la concezione platonica, ripresa
«aetatis adiectione non eget»: l’addizione, l’ul- da Plotino, secondo cui il tempo esiste solo a
teriorità, il futuro (cfr. il ted. Zukunft da zukom- causa dell’eternità, che è il suo immutabile
men «accedere a», «pervenire a») non gli occor- fondamento, ed è comprensibile solo a partire
rono. La vita è «consummata ante mortem». dall’eternità, che ne è l’archetipo.
3. Plotino, Agostino. – L’abbozzo contenuto nel- Agostino si trova indubbiamente sotto l’in-
le due filosofie dell’esperienza morale si svol- flusso dei neoplatonici. Tuttavia la maturazio-
ge a compiuta nozione quando, ricongiungen- ne decisiva della teoria dell’eternità che in lui
do la noologia con l’ontologia, il neoplatoni- troviamo è connessa con il concetto ebraico-
smo elabora la teoria della vita infinita del cristiano, e peculiarmente suo, di creazione.
nous (intelligenza o spirito o mente) e delinea Grazie ad esso viene, infatti, stabilita netta-
l’eternità come la durata propria di una tale vi- mente l’eterogeneità delle due durate, quella
ta. L’eternità, dice Plotino, «è vita infinita dal eterna e quella temporale, e quindi rimosse
momento che è già tutto (ciò che è) e non tutte le contaminazioni dell’immaginazione
spreca nulla di se stessa, poiché in essa nulla nel concetto di eternità.
è passato e nulla sarà futuro» (Enn., III 7, 5). II tempo è, per Agostino, un’affezione della
Egli fissa inoltre nettamente l’implicazione creatura, è concreato con essa, e non può
della simultaneità nella totalità affermando quindi concepirsi come anteriore alla creatura,
che l’eternità «ha una vita che possiede intera- quasi aderisse in qualche modo all’essere divi-
mente, senza che abbia aggiunto o aggiunga o no (Confessioni, VII, 21; XI, 15). Il problema
debba aggiungere in futuro qualcosa» (ibid.). dell’origine del tempo viene così pienamente
La fonte psicologica della dottrina plotiniana pareggiato a quello dell’origine del finito
appare manifesta nel IV libro della prima En- dall’infinito. L’atto creante è eterno, ma il ter-
neade, in cui sono indagati i rapporti tra la be- mine suo, cioè la cosa creata, è temporale, co-
atitudine e il tempo. La beatitudine è un maxi- sì come l’atto creante è infinito, ma il termine
mum di vita, che non differisce nell’attimo e suo, cioè l’ente altro da Dio, è finito. E il rap-
3771
VOLUMIfilosofia.book Page 3772 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eternità ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

porto tra la volontà creante, la quale è immu- l’eterogeneità tra le due durate vanno invece
tabile e istantanea, e le cose create mutevoli e smarrite nella filosofia di Ockham, che prende
successive, che da quella volontà risultano, l’eternità come una durata successiva senza
trova un’illuminante analogia nella stessa vo- principio e senza fine, in cui hanno luogo mu-
lontà creata, la quale è parimenti in grado di tazioni, ma esenti da imperfezione (cfr. Centi-
raccogliere e puntualizzare nell’unità del suo logium theologicum, 12 C e 7 E). Contro la con-
decreto gli atti che si devolveranno poi ad extra fusione tra eternità in senso proprio e «dura-
nella successione e nella molteplicità (De civi- ta» (duratio) ininterrotta, che giudicava essersi
tate Dei, XII, 17). diffusa nella scolastica, si pronuncerà anche
4. Tommaso, Ockham, Spinoza. – In Tommaso la Spinoza (cfr. Ethica, parte I, def. VIII; parte II,
teoria dell’eternità riceve una compiuta siste- def. 5). Ma la sua identificazione dell’eternità
mazione metafisica, in cui convergono i motivi con l’esistenza dell’unica sostanza, in quanto
della speculazione agostiniana e quelli, di de- implicata nell’essenza di essa e quindi neces-
rivazione aristotelica, propri della sua metafi- saria («Per eternità intendo l’esistenza stessa,
sica generale. L’eternità, definita con Boezio in quanto concepita come necessariamente
nei termini già sopra ricordati nell’esposizione conseguente dalla sola definizione di cosa
teoretica, è dedotta immediatamente dall’at- eterna» – ibi, parte I, def. VIII), favorirà quella
tualità pura di Dio, che come non ammette immanentizzazione dell’eternità nel mondo –
svolgimento da un essere a un altro, così nem- o inserimento panenteistico del mondo in Dio
meno ammette di conservare e quasi ripigliare – che comportando la perdita del senso della
in una durata successiva la sua propria attua- netta eterogeneità tra il creatore e la creatura,
lità. Perciò la nota essenziale dell’eternità è porterà anche alla perdita della netta eteroge-
l’identità permanente e puntuale, e la differen- neità tra eternità e temporalità.
za primaria tra essa e il tempo è l’essere «tutta 5. Bruno, Suárez, Campanella. – Nonostante
insieme» (tota simul). La carenza di principio e l’esaurimento della scolastica, la teoria del-
fine è invece secondaria, poiché quando pure l’eternità rimase durevolmente immutata. Il
il tempo durasse da sempre e per sempre in- pensiero moderno, che tanto si applicò ad ap-
terminabilmente, implicherebbe tuttavia un profondire il concetto di tempo, si limitò nor-
fluire successivo, in cui un principio e una fine malmente a riprendere senza arricchimenti
si potrebbero pur sempre segnare, riferendosi speculativi il concetto di eternità, come ad
ad libitum a qualche parte della sua continuità esempio nel razionalismo di Spinoza o in quel-
(Sum. theol., I, q. 10). lo di Leibniz; oppure a rifiutare come incon-
Questa teoria è integrata da Tommaso con grua l’idea dell’eternità simultanea, conside-
quella dell’aevum, cioè di una durata che sta in rando legittima soltanto quella di un’eternità
qualche modo tra il tempo e l’eterno e che è storica e successiva. Questa stabilità della teo-
propria della natura angelica; questa, infatti, ria non toglie tuttavia che il problema, con le
secondo Tommaso, non successivamente, ma sue aporie caratteristiche, riemerga in modo
già nel primo istante della sua creazione rea- imponente ad ogni acuirsi del sentimento me-
lizza la perfezione che le compete, immobiliz- tafisico e pesi variamente nelle grandi dispute
zandosi in essa mediante un’istantanea opzio- teologiche del sec. XVI intorno alla conciliazio-
ne morale. ne del libero arbitrio con l’efficacia della grazia.
Quanto alla cognizione divina dei futuri con- L’eterogeneità di tempo ed eterno, che riflette
tingenti, oltre che nel decreto della sua volon- la trascendenza dell’ente per sé rispetto all’en-
tà che dà loro l’essere, Tommaso la fonda, seb- te partecipato, si eclissa già nella filosofia di
bene in termini differentemente intesi dagli Bruno a cagione dell’essenziale monismo on-
interpreti, anche sulla presenzialità del tempo tologico del sistema, sebbene l’eternità vi sia
all’eterno, grazie all’eterogeneità delle due du- definita nei termini tradizionali (p. es. in Sum-
rate: «tutte le cose esistenti nel tempo sono ma terminorum metaphysicorum, parte I, cap.
presenti a Dio ab aeterno, non solo perché ne 46; parte II, cap. 45 in Opera latine conscripta,
ha presenti presso di sé i tipi ideali, come di- vol. I, parte IV, a cura di F. Tocco - G. Vitelli, Fi-
cono alcuni; ma perché il suo sguardo si porta renze 1889, pp. 68 e 96). La mantiene invece F.
dall’eternità su tutte le cose in quanto sono Suárez, sebbene egli ritenga che la coesistenza
presenti dinanzi a lui» (Sum. theol., I, q. 14, a. delle cose a Dio implichi una successione, sia
13). La dottrina dell’eternità simultanea e pur senza intacco dell’immutabilità divina:
3772
VOLUMIfilosofia.book Page 3773 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eternità


«Unde fit ut in hac coexistentia possit esse voce si scusa di essersi allungato alquanto in-
successio et varietas, quia nunc Deus coexistit torno alle dispute della scolastica, adducendo
uni rei et postea desinit illi coexistere et inci- come motivo che «elles servent à montrer
pit coexistere alteri, prout res ipsae succe- dans quel labyrinthe on se jette, quand on
dunt» (Disputationes in Primam partem divi veut raisonner sur ce qu’on ne conçoit pas».
Thomae, l. II, cap. 4, n. 7, Magonza 1620, p. 41; Particolarmente importante è invece, nella fi-
Disputationes metaphysicae, II, Lione 1631, pp. losofia di Kant, l’elevazione della durata in-
255 ss.). Intorno allo stesso periodo illustraro- temporale a carattere dell’essere noumenico
no il pensiero scolastico sull’argomento: Gio- intelligibile, cui corrisponde la soggettivazio-
vanni di San Tommaso (cfr. Cursus philosophicus ne fenomenico-sensibile del tempo quale for-
thomisticus, I, Torino 1930, p. 230), Giovanni ma a priori della sensibilità. Di conseguenza la
Battista Gonet (cfr. Clypeus theologiae thomisti- successione delle azioni empiriche è incatena-
cae, tract. I, disp. IV, a. 7, Anversa 1725, pp. 95- ta alla necessità naturale del mondo fenome-
98) e Dionisio Petavio (cfr. De theologicis dog- nico temporale, mentre il soggetto morale in-
matibus, l. III, cc. 4-6, Venezia 1757). telligibile, in quanto svincolato da ogni deter-
Secondo Campanella la presenzialità fisica del minazione temporale, dà inizio liberamente ai
tempo all’eterno permette di attribuire a Dio la suoi effetti nel mondo dei sensi senza che in
cognizione dei futuri senza farla passare per il esso (soggetto intelligibile) l’azione abbia un
decreto della volontà, che li fa essere. Essa co- inizio temporale (cfr. KrV, in AA, vol. III, B 366-
stituisce la chiave della teologia della grazia e 368).
libera la questione del concorso tra grazia e li- I fenomeni temporali, in quanto raccolti den-
bertà dalle spinose aporie che la travagliano. tro l’esistenza intelligibile, hanno l’unità si-
Dio dunque conosce le cose indipendente- multanea dell’esistenza intelligibile. Il molte-
mente dal decreto, che dà loro l’esistenza, per- plice empirico si riunisce nell’identico del
ché esse gli coesistono tutte eternamente pri- noumeno e quel che è necessitato nella causa-
ma ancora di prodursi nell’atto proprio e di co- lità fenomenica torna alla libertà nell’essere
esistere tra di loro. Campanella riconosce che intelligibile. Questa libertà non è la facoltà di
questa coesistenza anteriore all’esistenza iniziare o di rompere una serie causale del
«tantis laboribus a s. Thoma conquisita» è mondo fenomenico (ché questa è necessita-
«scitu difficilis», ma la ritiene indispensabile e ta), ma è l’espressione dell’agente, in quanto
ne fa l’articolo principale del suo sistema (De esso non sta sotto le condizioni del tempo. Es-
praedestinatione, electione, reprobatione, Parisiis so pone la serie temporale, e quindi l’azione
1636; cfr. la tesi n. 21 alla p. 4 [non numerata] empirica concatenata al suo passato, «come
e poi pp. 169 ss.). Quanto alla ragione formale un unico fenomeno».
dell’eternità, Campanella la ravvisa nell’iden- Il tempo, quindi, è la forma fenomenica, e
tità: «aeternitas est duratio semper idem ma- l’eterno è la sostanza noumenica che tempora-
nentis rei» (Metaphysica, parte II, l. VIII, cap. 3, a. lizza, essendo fuor del tempo, come spazializ-
1, Parisiis 1638, p. 157 A), dove il semper denota za, essendo fuor dello spazio. La distinzione
l’identica presenza dell’essere divino a ogni del mondo fenomenico dal mondo della cosa
istante dato del tempo e la simultaneità asso- in sé rimuove le antinomie della causalità (ne-
luta, in cui si aduna l’esistenza infinita di con- cessitata o libera), proprio come, proporziona-
tro alla successione in cui si squadernano le tamente, l’eterogeneità dell’eternità e del tem-
esistenze finite. E come l’ubiquità non è po rimuoveva le aporie della causalità (divina
un’adeguazione spaziale, ma una trascenden- e umana) nella metafisica classica (cfr. KpV,
za allo spazio, così l’eternità non è un’adegua- parte I, l. I, §. 6). Anche nella Religion innerhalb
zione temporale, ma una trascendenza al tem- der Grenzen der blossen Vernunft (in AA, vol. VI,
po. Entrambi gli attributi rimandano ultima- p. 50 in nota), Kant avverte che la difficoltà di
mente all’eterogeneità metafisica del creatore conciliare la libertà con l’azione di Dio diventa
e della creatura. caduca, se si considera l’eternità divina, cioè
6. L’«Enciclopedia», Kant. – Nella filosofia del- che in lui non v’è alcuna successione di tempo.
l’illuminismo francese le teorie dell’eternità 7. Hegel, Gentile, Lequier, Barth. – Alla fenome-
sono rigettate come costruzioni prive di un nalizzazione kantiana del tempo, che conser-
chiaro contenuto concettuale. Il dizionario vava una certa dualità ontologica tra tempora-
dell’Enciclopedia, p. es., nell’articolo su questa lità del mondo fenomenico e intemporalità del
3773
VOLUMIfilosofia.book Page 3774 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eternità ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

mondo noumenico, succede nell’idealismo pria, dalla temporalità in cui ha luogo la rive-
trascendentale tedesco l’immanentizzazione lazione ed effusione ad extra della divina pie-
dell’eterno al tempo, o, se si vuole, l’assorbi- nezza mediante l’atto creativo e la comunica-
mento del tempo nell’eternità; necessario co- zione della grazia: «veramente intemporale è
rollario dell’unificazione delle categorie onto- soltanto l’essere eterno di Dio come tale, cioè
logiche nell’atto dello spirito assoluto. Hegel Dio nella pura forma divina di esistenza... Però
però esclude che l’eternità dello spirito possa è vero che nella sua pura forma divina di esi-
essere intesa negativamente come astrazione stenza Dio non è nel tempo, ma prima, sopra e
dal tempo o negazione del tempo o come se dopo ogni tempo e che il tempo è in lui [piut-
venisse dopo il tempo (Enciclopedia, l. II, § tosto che lui nel tempo]» (Die Lehre von der
258), mantenendo quindi il primato dell’eter- Schöpfung, Zürich 1945, p. 73). Tuttavia l’eter-
nità sul tempo. Una certa antropologizzazione nità non è pura negazione del tempo, poiché
del concetto teologico dell’eternità si ritrova essa lo contiene eminentemente e lo pone
anche in quella filiazione estrema dell’ideali- fuori di sé mediante la creazione. Pur conside-
smo tedesco rappresentata in Italia dall’attua- rata nella sua astratta eternità logicamente
lismo di Gentile. Egli infatti trasforma quel anteriore al mondo, la monotriade divina è
«punto / a cui tutti li tempi son presenti» (Dan- l’esemplare e il principio del tempo e in que-
te, Paradiso, XVII, 19-20) nell’attualità istanta- sto senso è eminentemente tempo, essendo
nea dello spirito, «presente eterno, in cui si ra- l’unità immediata di tutto il successivo della
dunano tutti i raggi del tempo» sicché «il tem- creatura. Barth afferma d’altronde che l’atto
po sia temporalità del presente non tempora- creativo non soltanto pone il tempo, e quindi
le» (Teoria generale dello spirito come atto puro il mondo è fatto «cum tempore» (come soste-
[1916], in Opere complete, vol. III, Firenze 1944, neva Agostino), ma che come «opus ad extra
cap. 9, nn. 16-17, pp. 125-126). externum» (non soltanto cioè pensato e volu-
Né una ucronia trascendente né una ucronia to) l’atto creativo pone una durata in cui viene
immanente al mondo dell’esperienza vuole in- ad essere esso stesso, e che quindi il mondo è
vece riconoscere J. Lequier, per il quale la no- fatto «in tempore» (ibi, pp. 75-77). La dottrina
zione di durata è inseparabile da quella della di Barth attesta quindi come il problema del-
successione e perciò l’eternità simultanea, l’eternità rinasca necessariamente nel grembo
esclusiva di ogni flusso, costituisce uno pseu- di ogni metafisica che mantenga l’assoluta tra-
doconcetto, in cui viene estrapolata l’idea del- scendenza divina, mentre, all’opposto, essa
la durata non soltanto oltre le categorie feno- debba inevitabilmente esaurirsi in ogni posi-
meniche, ma oltre la costituzione intellettuale zione radicalmente antimetafisica. Ma la dot-
dell’uomo. D’altronde la cognizione del mon- trina del teologo «dialettico» Barth, per il qua-
do, che è essenzialmente successivo, importa le solo la fede ci può dire qualcosa del Dio as-
per Lequier che la successione entri nell’intel- solutamente trascendente, e quindi parlare in
letto divino: senza l’ordine del tempo non è senso proprio dell’eternità, mentre la ragione
pensabile l’ordine della causalità né l’ordine umana resta inevitabilmente confinata nel
della finalità, poiché se non si conoscono le tempo, contribuirà a suo modo a espungere
cose come anteriori e posteriori, non è possi- dalla filosofia contemporanea il problema
bile conoscerle né come effetti né come fini, dell’eternità.
ossia non è possibile conoscerle quali sono 8. Nietzsche, Heidegger, Severino, Pareyson, Levi-
nel mondo. Per non privare Dio della cognizio- nas. – Di vera e propria eternità non si può par-
ne del mondo è dunque necessario ammettere lare nella concezione nettamente antimetafisi-
in lui una durata successiva con qualche om- ca di Nietzsche sull’«eterno ritorno», che di
bra di vicissitudine (La recherche d’une première fatto è semplicemente una durata successiva
vérité, Paris 1901, pp. 96 ss.). di momenti del tempo che si ritiene dovrebbe-
Conformemente al suo modo radicale di con- ro ciclicamente sempre ritornare su se stessi,
cepire la trascendenza divina, mantiene ed proprio per escludere ogni rimando a una tra-
esaspera invece l’eterogeneità tra tempo ed scendenza eterna che ne stia a fondamento. In
eterno il teologo protestante K. Barth. Barth tale concezione si può però forse ancora vede-
contrappone, infatti, nettamente l’intempora- re, benché in forma estremamente secolarizza-
lità assoluta in cui sussiste la vita divina, con- ta, un’eco di quell’aspirazione all’eternità che
siderata nella sua interiorità ed esistenza pro- era propria della visione platonico-agostinia-
3774
VOLUMIfilosofia.book Page 3775 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eternità


na dell’uomo. Con Martin Heidegger, invece, origine alla storia) ed eternità (cui accediamo
viene a compiuta maturazione ed esplicitazio- solo tramite l’esperienza religiosa), Luigi Pa-
ne quella tendenza della filosofia moderna, sia reyson giunge a metterne in luce, invece, gli
pur sviluppatasi in forme diverse (ad es. soste- inevitabili rapporti, date le aporie in cui l’ini-
nendo una fondazione oggettiva del tempo o ziativa morale si involve e che sembrano trova-
una sua fondazione soggettivo-trascendentale re soluzione solo nell’esperienza religiosa
o psicologico-esperienziale), che ritiene di po- dell’eternità. «L’esperienza morale si fa, in sé,
ter pensare il tempo come una realtà che esi- problema a se stessa, problema risolvibile sol-
ste in sé e in forza di sé, in riferimento esclusi- tanto nell’esperienza religiosa, proprio perché
vo alla finitezza dell’essere e/o del soggetto l’iniziativa, centro dell’esperienza morale, è
storico umano. Come già chiaramente espres- dono di Dio, centro dell’esperienza religiosa.
so nella conferenza di Marburgo del 1924 dal Ma Dio è eternità. L’eternità, dunque, fonda la
titolo Il concetto del tempo, intento di Heidegger storia, poiché Dio dona l’iniziativa» (Tempo ed
è di pensare il tempo a partire dal tempo e non eternità [1943], in Esistenza e persona, Genova
dall’eternità, dato che a questa, a suo dire e in 1985, pp. 170-171). Al di là di una netta sepa-
sintonia con Barth, si potrebbe avere accesso razione tra filosofia ed esperienza religiosa, il
solo mediante la fede. «Il filosofo non ha fede. problema dell’eternità e del suo rapporto con
Se il filosofo domanda del tempo, egli è riso- la storia sembra oggi doversi affrontare, come
luto a comprendere il tempo partendo dal tempo, del resto ha tentato di fare Pareyson nella sua
ovvero dall’ajeiv, il quale ha l’aspetto dell’eter- produzione successiva, solo a partire da una fi-
nità ma si rivela come un mero derivato del- losofia che, oltre ad essere capace di una rigo-
l’essere-temporale» (Il concetto di tempo, tr. it. a rosa riflessione metafisica, sappia anche farsi
cura di F. Volpi, Milano 1998, p. 24). A proposi- ermeneutica dell’esperienza religiosa.
to E. Levinas osserverà che il tentativo heideg- La questione del rapporto del tempo con
geriano di pensare l’essere finito e temporale l’eternità è presente anche in Levinas, per il
dell’uomo senza alcun riferimento alla tra- quale il tempo scaturisce dalla relazione etica
scendenza dell’eterno finisce inesorabilmente con altri e si produce come «tempo infinito»
nel nichilismo, cioè nel fondare tale finitezza perché in esso l’infinito stesso si fa presente.
temporale in riferimento al nulla, ovvero Ma anche il tempo infinito della «fecondità»,
nell’essere-per la-morte (cfr. E. Levinas, En dé- in cui i vari istanti successivamente muoiono e
couvrant l’existence avec Husserl et Heidegger, Pa- risorgono, non è ancora all’altezza, secondo
ris 19672, p. 89). Levinas, del pieno manifestarsi della verità,
All’estremo opposto di questa posizione hei- qualora il tempo non si compisse nell’eternità.
deggeriana si muove – sia pur isolata – la con- «La verità esige contemporaneamente un
cezione ontologico-metafisica neoparmenidea tempo infinito e un tempo che potrè chiudere
di Emanuele Severino, che riprende il tema – un tempo compiuto. Il compimento del tem-
dell’eternità come caratteristica della necessi- po non è la morte, ma il tempo messianico nel
tà dell’essere, la quale escluderebbe ogni pos- quale il perpetuo si muta in eterno. [...] Questa
sibile forma di divenire, e quindi non solo la eternità è una nuova struttura del tempo od
creazione ma anche ogni forma di tempo, sia una vigilanza estrema della coscienza messia-
pur quello implicato nell’apparire o scompari- nica? – Il problema va al di là dei limiti di que-
re delle cose. «Il tutto è eterno e l’inoltrarsi sto libro» (Totalité et Infini. Essai sur l’extériorité,
nell’apparire non è l’inoltrarsi nell’essere [..] Den Haag 1961, tr. it. a cura di A. Dell’Asta, To-
L’eternità del tutto è, dunque, anche l’eternità talità e Infinito. Saggio sull’esteriorità, con intro-
dell’apparire della terra e di tutte le cose della duzione di S. Petrosino, Milano 19902, p. 295);
terra» (Destino della necessità, Milano 1980, p. cioè può avere risposta, se pur ce l’ha, solo af-
137). Ogni concessione al divenire così come fidandosi alla religione.
alla temporalità mondana è, per Severino, una Heidegger e Levinas rappresentano, così, for-
forma di nichilismo. «Al di fuori del nichili- se i migliori rappresentanti contemporanei
smo, la verità dice che ogni ente [...] è eterno» delle due alternative che la problematica della
(ibi, p. 170). temporalità umana comporta: il suo orizzonte
Pur partendo da una netta contrapposizione, di senso è la morte oppure l’eternità? E quale
di stile barthiano, tra tempo (di cui abbiamo eternità? Quella dell’«eterno ritorno» o quella
esperienza morale nella libera iniziativa che dà del compimento escatologico messianico? Se
3775
VOLUMIfilosofia.book Page 3776 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eterno ritorno ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

l’interrogativo sembra poter scaturire anche mondo, in dottrine che mostrano qualche affi-
da una riflessione di «pura» ragione, la rispo- nità tipologica e non dimostrate connessioni
sta sembra implicare, come sostenuto da Pa- storiche, e che esprimono, più o meno chiara,
reyson, il ricorso a una ermeneutica, sia pur fi- una visione monistica dell’essere (concernenti
losoficamente critica, dell’esperienza religiosa. l’uno primordiale), sia pure in un quadro dua-
R. Amerio - G. Ferretti listico, in cui il male è spesso caratterizzato co-
BIBL.: R. MONDOLFO, L’infinito nel pensiero dell’antichi- me qualcosa che positivamente contrasta e li-
tà classica, Firenze 1956; U. BIANCHI, Zaman i Ohr- mita il bene. In un senso cosmologico più ge-
mazd, Torino 1958; Tempo e eternità, n. mon. «Archi- nerale, indica l’eterno ripetersi degli stessi in-
vio di Filosofia», 1 (1959); E. BEHLER, Die Ewigkeit der dividui o eventi, ma in tempi differenti, il che
Welt, München-Wien 1965; AA.VV., Tempo ed eternità presuppone anche l’eternità del movimento –
nella condizione umana, Atti XX Convegno di Galla- come rilevò tra gli altri già Aristotele (cfr. Me-
rate, Brescia 1966; W. BEIERWALTES, Über Ewigkeit taph., Z, 7, 1032 a 24 ss.). In generale, tutte
und Zeit (Enneade III, 7), Frankfurt am Main 1967, tr. queste teorie descrivono un processo fisico-
it. di A. Trotta, Eternità e tempo. Plotino, Enneade III cosmologico, senza però tematizzare esplicita-
7, Milano 1995; F. RIVETTI BARBÒ, L’eternità: genesi del mente le implicazioni antropologiche o etiche.
concetto; desiderio dell’assoluto, Torino 1968; F. AL- Nonostante la loro diffusione in età antica –
QUIÉ, Le désir d’éternité, Paris 19727; L. BIANCHI, L’er-
specialmente nella formulazione stoica –,
rore di Aristotele: la polemica contro l’eternità del mon- nell’Occidente cristiano regolato dalla conce-
do nel XIII secolo, Firenze 1984; G. RAMETTA, Il concetto
zione lineare della storia come «storia della
di tempo: eternità e “Darstellung” speculativa nel pen-
salvezza», tali teorie non trovarono più atten-
siero di Hegel, Milano 1989; R.C. DALES, Medieval di-
scussions of the eternity of the World, Leiden 1990; vo-
zione se non nell’Ottocento, quando isolata-
ci Aaeternitas e Aeternus in Lessico intellettuale euro- mente furono riprese da alcuni filosofi e lette-
peo, sez. latina, Lessico filosofico dei secoli XVII e XVIII, rati non solo alla luce di un crescente interes-
I, 1, Roma 1992, 428-454; J. CHANTAL, Sub specie ae- se per la cultura orientale, ma anche in seguito
ternitatis. Etude des concepts de temps, durée et éternité alle recenti scoperte scientifiche.
chez Spinoza, Paris 1997; M. HAUKE - P. PAGANI (a cura SOMMARIO: I. Nel pensiero antico. - II. Nel pensiero
di), Eternità e libertà, Milano 1998; L. DEVILLAIRS, De- moderno. – III. Nel pensiero di Nietzsche: 1. Negli
scartes, Leibniz: les vérités éternelles, Paris 1998; N. scritti giovanili. - 2. Nelle opere edite. - 3. Nei frammenti
D’ANNA, Il gioco cosmico: tempo ed eternità nell’antica postumi. – IV. Nel pensiero contemporaneo.
Grecia, Milano 1999; G. ALLINEY - L. COVA (a cura di), I. NEL PENSIERO ANTICO. – Nella tradizione india-
Tempus aevum aeternitas. La concettualizzazione del na si ritrova la dottrina dei quattro iuga, duran-
tempo nel pensiero tardomedievale, Firenze 2000; U. te i quali integrità fisica ed etica del mondo di-
SCHULTE-KLOCKER, Das Verhältnis von Ewigkeit und minuiscono di un quarto alla volta, nel quadro
Zeit als Wiederspigelung der Beziehung zwischen dell’anno degli dei e del più grande anno di
Schöpfer und Schöpfung. Eine textbegleitende Interpre- Brahman, salvo poi reintegrarsi alla fine del
tation der Bücher 11.-13. der Confessiones des Augu- processo; analoga la dottrina indiana dei peri-
stinus, Bonn 2000; G. JARITZ - G. MORENO-RIANO (a cu- odi cosmici detti Kalpa. Nel taoismo cinese, il
ra di), Time and Eternity: the Medieval Discourse, Tao emette e riassorbe a vicenda i principi co-
Turnhout 2003; W. MESCH, Reflektierte Gegenwart: ei- smici. In Grecia la dottrina dell’eterno ritorno
ne Studie über Zeit und Ewigkeit bei Platon, Aristote- è caratteristica di certi filosofi legati in qualche
les, Plotin und Augustinus, Frankfurt am Main 2003.
modo al pensiero «orfico»: come Eraclito, con
➨ AION; CREAZIONE; DURATA; ETERNO RITORNO, TEO- la sua dottrina del «fuoco che arde eternamen-
RIA DELLO; EVO; FINITO; INFINITO; ISTANTE; MONDO; te» e della «via all’ingiù» e «all’insù» (proces-
PRESCIENZA DIVINA; STORIA E STORIOGRAFIA; STO- so Fuoco-Terra-Fuoco; cfr. Diels-Kranz, Die
RIA, FILOSOFIA DELLA; SUCCESSIONE; TEMPO. Fragmente der Vorsokratiker, Berlin 1951-526
[1934-375], 22 B 30, 31, 36, 76), come Empedo-
ETERNO RITORNO, TEORIA DELLO (theory of
Eterno ritorno cle (philotes e neikos, l’amore e la discordia, che
eternal return; Lehre vom ewige Wiederkehr o Wie- con interventi e procedimenti vari determina-
derkunft; théorie du retour éternel; teoría del eterno no l’unirsi e il separarsi degli elementi, nel
retorno). – Visione ciclica della storia o della quadro di una vicenda di disintegrazione e
evoluzione e involuzione dell’essere, attraver- reintegrazione dello sfero), e – limitatamente
so una serie di fasi. Queste cosmologie meta- al mondo – come Platone (specie nel famoso
fisiche sono documentate in diverse parti del mito del Politico, in cui si susseguono alterna-
3776
VOLUMIfilosofia.book Page 3777 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eterno ritorno


tivamente due periodi cosmici, durante i quali storica, se non addirittura una comune radice
il mondo gira in direzioni opposte e gli esseri in una ideologia etnologica di tipo fatale astra-
seguono ritmi opposti: nel primo periodo la le e «mistico-agricolo».
divinità regge il mondo, nel secondo questo Ben diverse sono le cosmogonie creazionisti-
procede con le sue forze, quindi male, sia pure che, implicanti una piena trascendenza di Dio
con opportuni interventi divini atti ad assicu- e una storia del cosmo e soprattutto dell’uma-
rare la vita). Una funzione essenziale ha l’eter- nità a direzione non ciclica ma lineare, nella
no ritorno anche nella cosmologia degli stoici: quale avvenimenti e persone hanno il caratte-
ritenendo il mondo soggetto a corruzione tan- re dell’irrepetibile e dell’unico: ciò specifica il
to quanto le singole cose che lo formano, co- momento della personalità e dell’eticità, in
me un autentico dogma si impose la concezio- modo ben diverso da una impostazione ciclica
ne dell’eterno alternarsi ekpyrosis e apocatastasi. che, implicando sul piano umano anche la me-
Non va invece connessa con la dottrina dell’e- tempsicosi e ricorrenti palingenesi e apocata-
terno ritorno la concezione esiodea delle cin- stasi, mentre dà al ciclo la vertigine dell’infini-
que età dell’umanità (aurea, argentea ecc.), in to, toglie realtà, definitività e senso alla vicen-
quanto è alquanto problematico che il poeta da escatologico-soteriologica, in quanto le to-
affermi una ulteriore prosecuzione del proces- glie la drammaticità insita nell’unico e nell’ir-
so, come più probabilmente accade nella cor- repetibile. Anche sul piano dell’etica sociale,
rispondente concezione orfica, che sembra una concezione ciclico-metempsicotica fonda
ammettesse una «sesta generazione» (in una di preferenza quella organizzazione castale
più o meno precisa connessione con la conce- che autorizza e giustifica, anzi impone, ogni di-
zione ciclico-cosmica da noi sopra ricordata: scriminazione di sorti e di dignità umana, mo-
da citare, in questo senso, anche le dottrine tivandola con ragioni attinenti al ciclo delle ri-
del pitagorismo posteriore con Virgilio, Eneide, nascite e alla sua giustizia immanente (legge
libro VI). Quanto alla divinità, essa è coinvolta del karman). Inoltre, a differenza della visione
nel processo ciclico nella misura in cui lo è an- creazionistico-lineare della storia, l’eterno ri-
che nel processo disintegrativo dell’uno, non- torno declassa l’escatologia, non solo perché
ché nel processo cosmogonico, infatti le co- la periodizza e la riassorbe in un ciclo ricorren-
smogonie cicliche rientrano in una tipologia te, ma anche perché l’annulla, alla fine del ci-
più ampia, ovvero in quella delle cosmogonie clo, in un uno che è indistinto, privandola così
«evolutive», che fanno nascere dei e mondo da di ogni contenuto non solo teistico ma anche
entità primordiali (l’abisso, in Mesopotamia; il personalistico-umano e ogni congruenza con
cielo e la terra, o l’uovo cosmico, in Grecia, Po- la storia come «acquisto per sempre». In ogni
linesia, Cina ecc.; il Purusa, in India; il Tao, in caso, una certa ciclicità, che però non è pura ri-
Cina ecc.), e in molte di queste speculazioni si petizione di un processo, ma analogia a livelli
può notare una particolare insistenza sul tempo diversi, è recuperabile anche in una visione li-
inteso come entità teogonica. In certo modo, neare della storia, assumendo pertanto un
l’uno, delle succitate dottrine greche, e anche aspetto per così dire a «spirale» (periodizza-
philotes in Empedocle, il Brahman, il Purusa, il zione storica, corsi e ricorsi ecc.).
Tao ecc. (che sono peraltro entità tra loro ben II. NEL PENSIERO MODERNO. – In età moderna, la
diverse e sotto profili essenziali) trascendono teoria dell’eterno ritorno è discussa ad esem-
il ciclo; ma, almeno nell’orfismo e nel pensiero pio da Leibniz o da Hume, ma è soprattutto
indiano prevalente, sussistono implicanze nel clima positivistico della seconda metà
monistiche più o meno compellenti. Sul piano dell’Ottocento che si assiste a una sua ripresa
dell’umanità, è da dire che l’eterno ritorno non in seguito alle implicazioni dovute alla scoper-
coincide con la dottrina della «ruota (o ciclo) ta dei principi della termodinamica (la morte
della nascita» o delle rinascite, cioè con la dot- termica dell’universo) e del principio entropi-
trina della metensomatosi (sostenuta in Gre- co (la teoria meccanica del calore e conserva-
cia dall’orfismo, Empedocle e in parte Pitago- zione dell’energia). A questa discussione par-
ra, mentre in India, a partire dalle Upanisad, teciparono non solo scienziati, ma anche lette-
ossia dal sec. VI a. C. che molto importante per rati e filosofi di diverso orientamento come O.
le dottrine in questione), e indubbio comun- Caspari, E. von Hartmann, J. Banhsen, P.
que che tra eterno ritorno e ciclo delle rinasci- Mainländer, J.G. Vogt, L.-A. Blanqui, G. Le Bon
te sussiste una profonda analogia tipologica e e E. Dühring – ma anche G. Leopardi. Le con-
3777
VOLUMIfilosofia.book Page 3778 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eterno ritorno ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

seguenze implicate da tali scoperte, infatti, ri- nità vivendo degnamente il presente, che è
portarono all’attualità problematiche al quan- l’unica forma in cui la volontà si manifesta.
to fondamentali, ma da tempo passate in se- Egli paragona così il tempo a un cerchio che
condo piano, vale a dire le questioni discus- gira incessantemente, dove «la metà sempre
sione già da Kant con le «antinomie» della ra- discendente sarebbe il passato, mentre quella
gion pura, giacché ci si chiese se e quando ascendente sempre il futuro. In alto v’è un
l’universo abbia un inizio o una fine, oppure se punto indivisibile, il punto di contatto con la
esso sia da sempre infinito nello spazio e nel tangente: questo è il presente senza estensio-
tempo, ma soprattutto relative alla possibilità ne». Solo «chi sia soddisfatto della vita qual è,
che in un mondo governato dalla necessità na- che le dica sì in qualsiasi modo essa sia, può
turale ci sia spazio per la libertà umana e che fiduciosamente considerarla infinita e bandire
posto vi occupi Dio. il timore della morte come illusione [...]. Al-
Ispirandosi allo stoicismo e alla tradizione l’oggettivazione della volontà è essenziale la
orientale, Schopenhauer abbozzò una peculia- forma del presente, il quale come punto ine-
re concezione non «naturalistica» ma «metafi- steso taglia in due il tempo infinito e resta im-
sico-antropologica» della ciclicità, tale cioè mobilmente saldo, quale eterno mezzogior-
non da descrivere un mero processo cosmico, no» (cfr. Die Welt als Wille und Vorstellung, 2
partendo dal fatto che la ragione portò sì alla voll., Leipzig 18442, vol. 1, § 54 e vol. 2, § 41; e
consapevolezza di dover morire, ma anche a Parerga und Paralipomena, 2 voll., Berlin 1851,
edificare teorie metafisiche (religiose o filoso- vol. 2, §§ 13 e 66).
fiche) che ci consolino quali espressione della III. NEL PENSIERO DI NIETZSCHE. – 1. Negli scritti
«volontà di vivere». Per lui la forma del feno- giovanili. – La teoria dell’eterno ritorno è lega-
meno della «volontà», quindi l’essenza della ta soprattutto al nome di F. Nietzsche, da lui
vita o realtà visibile, è propriamente il presente chiamata semplicemente «dottrina» o «pen-
– non il futuro o il passato, che esistono solo a siero» – ma anche «pensiero dei pensieri»,
livello concettuale per la conoscenza soggetta «pensiero più abissale» o «pensiero più po-
al principio di ragion sufficiente. Poiché non si tente». Già nella seconda Considerazione inat-
vive nel passato o nel futuro, ma sempre e solo tuale (1874) si appellò alle argomentazioni di
nel presente, ogni fenomeno della volontà esi- Schopenhauer per sbeffeggiare i paralogismi
ste solo nel presente, in quel nunc stans che va esposti da von Hartmann, menzionando inol-
sempre rincorso, dove passato e futuro sono tre la concezione ciclica dei pitagorici e le ipo-
vuoti concetti: ciò che fu e sarà fanno parte del tesi di Hume. Nell’autobiografia Ecce homo
fenomeno come tale, che per sostegno e fonte (1888) Nietzsche affermò che «il pensiero dell’e-
del suo contenuto ha la volontà di vivere, la terno ritorno, la suprema formula dell’afferma-
cosa in sé, ovvero noi stessi. Guardando alla zione che possa mai essere raggiunta», risaliva
tradizione orientale (brahamismo e buddi- all’agosto 1881 e che fu «annotato su di un fo-
smo), dove estranea è l’idea del nascere e del glio, in fondo al quale è scritto: “6000 piedi al
perire, egli si oppone alle dottrine creazioni- di là dell’uomo e del tempo”. Camminavo in
stiche occidentali, che facendo derivare l’uo- quel giorno lungo il lago di Silvaplana attra-
mo da un’entità diversa da lui, comportano da verso i boschi; presso una possente roccia che
un lato l’idea che l’uomo fosse rimasto prima si levava in figura di piramide, non lontano da
nel nulla per un’eternità, e dall’altro che la Surlei, mi arrestai. Ed ecco giunse a me quel
morte rappresenti il suo annientamento o pensiero» (cfr. in Werke, a cura di G. Colli e M.
l’eventualmente trapasso alla vita immortale. Montinari, Berlin - New York 1967 ss. [in segui-
Tale concezione si rivela come un fardello per to Werke], vol. 6, t. 3, p. 333). In quel foglio –
l’uomo, in quanto egli sa di esistere per volere che reca il titolo Il ritorno dell’uguale e che ap-
altrui, ma nel contempo sa di essere reso re- parteneva a una serie di appunti stesi in vista
sponsabile per le proprie azioni in eterno op- di un’opera sistematica sull’eterno ritorno –
pure che la morte le renderà vane. Indicando compare per la prima e unica volta l’espressio-
nel presente la sola realtà, Schopenhauer con- ne completa «l’eterno ritorno dell’uguale» (cfr.
sidera il nascere e il perire come parti del feno- in Werke, vol. 5, t. 2, pp. 392 ss.). Ancora in Ecce
meno della volontà, così che l’uomo non deve homo, riferendosi al suo scritto giovanile La fi-
rimanere attaccato ciecamente alla vita, ma losofia nell’età tragica dei Greci (1874) – dove
deve affrontare la morte col coraggio e la sere- menzionava le dottrine della ciclicità cosmica
3778
VOLUMIfilosofia.book Page 3779 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eterno ritorno


di Anassimandro ed Eraclito –, Nietzsche ri- ed. (1882), che terminava col medesimo brano
corda che «l’affermazione del flusso e dell’an- con cui comincerà lo Zarathustra, ovvero di-
nientare, che è il carattere decisivo in una filo- cendo cosa succede quando si inizia a pensare
sofia dionisiaca, il sì al contrasto e alla guerra, quel pensiero («incipit tragoedia»), mentre nel-
il divenire, con rifiuto radicale perfino del con- la 2a ed. (1887) fu aggiunto un quinto libro –,
cetto di “essere” – in questo io debbo ricono- dove Nietzsche fa dire a un «demone»: «“Que-
scere quanto di più affine a me sotto ogni sta vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, do-
aspetto sia mai stato pensato finora. La dottri- vrai viverla ancora una volta e ancora innume-
na dell’“eterno ritorno”, cioè della circolazione revoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di
incondizionata e infinitamente ripetuta di tut- nuovo, ma ogni dolore e ogni pensiero e sospi-
te le cose – questa dottrina di Zarathustra po- ro, e ogni cosa indicibilmente piccola e grande
trebbe essere già stata insegnata da Eraclito. della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte
Per lo meno se ne trovano tracce nella Stoa, nella stessa sequenza e successione [...]”. Non
che ha ereditato tutte le sue concezioni fonda- ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e
mentali da Eraclito» (in Werke, vol. 6, t. 3, p. maledicendo il demone che così ha parlato?
311). Nel Crepuscolo degli idoli (1888) egli ritro- Oppure hai forse vissuto una volta un attimo
va la propria dottrina nella grecità classica, nei immane, in cui questa sarebbe stata la rispo-
«misteri dionisiaci» intesi come espressione sta: “Tu sei un dio, e mai intesi cosa più divi-
di quella «volontà di vivere» che doveva garan- na!” [...] La domanda che ti porresti ogni volta
tire ai greci «la vita eterna, l’eterno ritorno della e in ogni caso: “Vuoi tu questo ancora una vol-
vita; l’avvenire promesso e consacrato nel pas- ta e ancora innumerevoli volte?” graverebbe
sato; il trionfante sì alla vita oltre la morte [...]; sul tuo agire come il peso più grande!» (in Wer-
la vita vera, come sopravvivenza collettiva at- ke, vol. 5, t. 2, p. 250). Come chiarisce un fram-
traverso la procreazione, attraverso i misteri mento postumo: «il peso più grande è chieder-
della sessualità» (in Werke, vol. 6, t. 3, p. 153). si ogni qual volta si vuole fare qualcosa: “È co-
Sin dai frammenti postumi dei primi anni ot- sì che vorrei fare innumerevoli volte?”» (ibi, 11
tanta Nietzsche intese la propria dottrina in [143]). Il pensiero dell’eterno ritorno si rivolge
chiave cosmologica, cercando conferme scienti- alla forza vitale del singolo uomo: pensare che
fiche e di dimostrarla «razionalmente». La di- si dovrà rivivere infinite volte la propria vita
mostrazione più frequente afferma che il dive- («come polvere dalla polvere») può gettare
nire del mondo non può pervenire a uno stato nella disperazione l’uomo più debole, che non
finale, né dissolversi nel nulla, giacché – posta si è liberato dal modo di pensare cristiano e
la finitezza dello spazio e della quantità di for- nichilista, ma può anche spingerlo a superare
ze che vi agiscono – in un tempo infinito quel se stesso. Il significato cosmologico (metafisico)
momento sarebbe stato già raggiunto. Nietz- della dottrina, tale da esprimere la volontà del
sche fu senz’altro influenzato dalle recenti ipo- mondo di riaffermare se stesso, di accettarsi
tesi scientifiche che ispirarono anche altri au- nel suo eterno crearsi e corrompersi, risulta
tori – di cui egli lesse alcune opere, come Die subordinato a quello antropologico («etico»),
Kraft. Eine real-monistische Weltanschauung infatti Nietzsche intendeva richiamare l’uomo
(1878) di Vogt e Cursus der Philosophie (1875) di alla responsabilità nei confronti della propria
Dühring, ma anche L’homme et les sociétés vita e per la propria «posizione nel mondo»
(1881) di Le Bon e più tardi forse L’éternité par (cfr. J. Salaquarda, Nietzsche und Lange, in
les astres (1872) di Blanqui (cfr. P. D’Iorio, La li- «Nietzsche-Studien», 7, 1978, pp. 236-260). È
nea e il circolo. Cosmologia e filosofia dell’eterno ri- possibile sopportare un mondo privo di senso,
torno in Nietzsche, Genova 1995; M. Montinari, ossia vivere gaiamente in un mondo del dive-
Che cosa ha detto Nietzsche, Milano 1999, pp. nire, solo liberandosi dal pessimismo nichili-
118-122) –, ma ciò che egli scoprì nel 1881 non sta che nega la vita: solo dicendo sì alla vita
fu la teoria cosmologica dell’eterno ritorno, con le sue felicità e sofferenze, vale a dire
bensì la sua valenza antropologica, consideran- agendo in quell’«attimo immane» in cui il de-
dola come l’unica possibile «cosmodicea». mone ci parla (nei momenti in cui i dolori della
2. Nelle opere edite. – La prima comunicazione vita indurrebbero a negarla) in maniera tale da
(esposizione pubblica) della dottrina si trova poter volere che tale attimo si ripeta in eterno.
nel paragrafo n. 341 della Gaia scienza intitola- Che Nietzsche attribuisse alla sua «dottrina»
to «Il peso più grande» – il penultimo della 1a una valenza antropologica, e che senza comu-
3779
VOLUMIfilosofia.book Page 3780 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eterno ritorno ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

nicarlo cercasse però – coerentemente con la sivo) – ma Nietzsche si chiede se non sia pos-
«passione per la conoscenza» espressa nella sibile accettarla ancora (nichilismo attivo).
Gaia scienza – di dimostrarla anche «razional- Nonostante l’idea del superuomo sia già pre-
mente» confrontandosi con le teorie cosmolo- sente nelle prime due parti, solo nella terza
giche, si spiega con la «metamorfosi» prodotta parte Zarathustra è pronto a sopportare il peso
dal porsi quella domanda, ovvero con la sua del pensiero dell’eterno ritorno e quindi a co-
nuova esperienza del «mondo». La formula- municarlo, ossia a insegnare il superuomo ca-
zione antropologica presupponeva una conce- pace di «redimere» il passato, di dare un senso
zione cosmologica, ma Nietzsche non riuscì subi- al «così fu» così da poterlo «rivolere». La crea-
to a chiarire quest’ultima a causa dell’impiego tività del volere che conferisce l’essere al dive-
acritico di concetti gravati da presupposti na- nire è tale solo se nel presente essa si crea di
turalistici (positivistici) come «vita» e «mon- volta in volta il proprio futuro e quindi il pro-
do». Da subito Nietzsche intese la sua «dottri- prio passato, ossia se ci si decide in ogni atti-
na» se non come una «teoria» che rispecchia mo in modo tale da poterlo voler rivivere in
processi cosmici reali, almeno come un «pen- eterno: un tale passato non può soffocarci co-
siero» ossia un’«ipotesi» con valenza pratica me qualcosa di immodificabile, perché ciò che
(una «fede») – tanto da scrivere in un fram- è stato altro non è che ciò che io volevo che fosse,
mento del 1881: «Anche se la ripetizione cicli- e così la possibilità che esso ritorni non può
ca fosse solo una verosimiglianza o probabi- rappresentare la possibilità più terribile (cfr. al
lità, già il pensiero di una probabilità può scon- riguardo M. Brusotti, Die Leidenschaft der Er-
volgerci e riplasmarci [...] Quali effetti non ha kenntnis, Berlin - New York 1997, capp. 5-6). È
sortito la possibilità dell’eterna dannazione!» in tal senso che la terza e ultima comunicazio-
(cfr. Werke, vol. 5, t. 2, 11 [203]). La figura del ne del pensiero dell’eterno ritorno, ovvero l’a-
«profeta» Zarathustra si legittima dunque col forisma 56 di Al di là del bene e del male (1886),
carattere stesso del «pensiero dell’eterno ritor- afferma che è necessario prima attraversare e
no, con la suprema formula dell’affermazione superare ogni modo di pensare pessimistico,
che possa mai essere raggiunta», che Ecce ho- che più di ogni altro nega il mondo e si na-
mo indica come la «concezione fondamenta- sconde dietro a una morale, per riuscire a ve-
le» alla base delle quattro parti di Così parlò dere «l’ideale opposto: l’ideale dell’uomo più
Zarathustra (le prime due apparvero nel 1883, tracotante, più pieno di vita e più affermatore
la terza nel 1884 e la quarta nel 1885), le quali del mondo, il quale non solo ha imparato a
formano nel loro insieme la seconda comuni- rassegnarsi e a sopportare ciò che è stato e che
cazione del «pensiero dei pensieri». Nei capi- è, ma vuole riavere, per tutta l’eternità, tutto
toli «La visione e l’enigma» e «Il convalescen- questo così come esso è stato ed è» (cfr. in Werke,
te» della terza parte di questa comunicazione vol. 6, t. 2, pp. 72-73).
«poetica» si allude alla dottrina in forma sim- 3. Nei frammenti postumi. – Al tormentato arti-
bolica: Zarathustra non propone una propria colarsi del pensiero dell’eterno ritorno nei ma-
formulazione, ma si limita a negare le «teorie» noscritti del periodo 1881-1889 fa da sfondo
esposte da altri, giacché il pensiero dei pen- un intento sistematico che si esplicò progres-
sieri non descrive un semplice processo co- sivamente nella problematica della «volontà
smologico, ma si ripercuote direttamente sul- di potenza», intesa come principio che caratte-
la vita dell’uomo che la pensa. Il compito pri- rizza ogni ambito della realtà: dalla natura alla
mario di Zarathustra è annunciare il «superuo- morale, dall’individuo alla società, dalla scien-
mo»: l’uomo che – liberatosi dal «tu devi», os- za all’arte. La pars costruens – ossia il «dire di
sia dalla peso storico di un passato inteso co- sì» alla vita – comportava anche una pars de-
me un principio trascendente immutabile struens, il «dire di no», ovvero in che modo con-
(«Dio è morto») – accetta la vita per come essa ferire l’impronta dell’eternità alla propria vita
è ed è in grado di sopportare di riviverla in («capovolgimento» – o «trasvalutazione» – di
eterno. Secondo la dinamica del «nichilismo», tutti i valori) e che cosa sia la vita e il mondo
col venir meno dell’interpretazione cristiana stesso. Senza abbandonare mai certi elementi
(teleologico-morale) del mondo, i valori tradi- naturalistici (positivistici), tali per cui alla va-
zionali si svalutano e l’uomo si vede dinanzi lenza antropologica dell’eterno ritorno corri-
alla mancanza di senso del mondo, al nulla, ed sponderebbe un effettivo processo cosmologi-
è spinto così a negare la vita (nichilismo pas- co, il tardo Nietzsche ricondusse aspetto an-
3780
VOLUMIfilosofia.book Page 3781 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eterno ritorno


tropologico e aspetto cosmologico al princi- ritornare?), ma soprattutto sulla sua centralità
pio della volontà di potenza. Le questioni di rispetto alla dottrina della «volontà di poten-
come accade il mondo e di chi ne è il protagoni- za». All’indomani del crollo psichico di Nietz-
sta presupponevano la questione di che cosa sche molti scritti presentarono la dottrina del-
fosse questo mondo: alle dottrine dell’eterno l’eterno ritorno come una nuova religione, ben-
ritorno e del superuomo si affiancò la dottrina ché intesa nella sua accezione cosmologica (na-
della volontà di potenza. Il mondo – il flusso turalistica) alla luce delle dimostrazioni scienti-
del divenire privo di scopo, che potrebbe effet- fiche rese note dalla prima Großoktav-Ausgabe
tivamente ripetersi in eterno – è un gioco di curata da F. Koegel. Anche L. Andreas-Salomé
«quanti» e di «qualità» di forza, la cui realtà contribuì all’immagine di Nietzsche come spi-
non è «apparenza» (non v’è un mondo «vero» rito religioso, ricordando tuttavia le analogie
e uno «apparente»), ma «parvenza», cioè pro- con le dottrine pitagoriche. A opporsi a tali in-
spettica. Ogni «cosa» (ogni «valore») è il ten- terpretazioni mistico-religiose della dottrina
tativo di introdurre della stabilità nel divenire fu soprattutto l’antroposofo R. Steiner, dipin-
per un’esigenza di conservazione vitale, così gendo un Nietzsche che cadde egli stesso vit-
nelle varie forme della vita si esprime la crea- tima dell’imperante positivismo delle scienze
tività non della schopenhaueriana «volontà di naturali dell’epoca contro cui lottava, ripren-
vita», ma della «volontà di potenza» intesa co- dendo la sua dottrina dalla teoria meccanica
me il tentativo di conferire senso al mondo. discussa in particolare da Dühring e difenden-
L’uomo non può plasmare il mondo solo se- dola con le stesse ragioni con cui quest’ultimo
condo la propria volontà, così tale finitezza la negò (Friedrich Nietzsche. Ein Kämpfer gegen
manifestata dal dolore e dalla sofferenza com- seine Zeit, 1895). Nella rivista «Magazin für Li-
porta un indebolimento della sua forza creati- teratur» Steiner ribadì queste tesi polemizzan-
va, un atteggiamento pessimista e nichilista, do con lo scritto di E. Horneffer Nietzsches
consolidatosi storicamente (a livello storico- Lehre von der Ewigen Wiederkunft und deren
sociologico e «psicologico») nella tradizionale bisherige Veröffentlichung (1900), pur condivi-
morale cristiana. Con la dottrina dell’eterno ri- dendone la critica al lavoro editoriale di Koe-
torno, Nietzsche cercò di risolvere il tradizio- gel. Horneffer, insieme al fratello August, curò
nale rapporto problematico tra l’esistenza con P. Gast (che come gli Horneffer difendeva
dell’uomo e l’essere del mondo, preservando l’originalità della dottrina nietzscheana, ma
la potenza creatrice e la libertà insite nella vita come Steiner la riteneva una teoria meccanica
e incarnate dal superuomo, ovvero da colui della ciclicità cosmica) la prima edizione della
che 1) tenta di affermare la propria libera vo- Volontà di potenza (1901, 19062, 19113), ma in
lontà conferendo all’attimo della decisione disaccordo coi criteri editoriali adottati da
l’impronta dell’eternità – liberandosi, attraver- Gast per la Großoktavausgabe, si dimise l’anno
so la solitudine e la lotta con le pulsioni inte- seguente e col fratello August fu il primo a di-
riori, dalla morale tradizionale radicata nella chiarare insostenibile filologicamente l’esi-
propria struttura pulsionale, ovvero dall’im- stenza nel Nachlaß di un’opera intitolata Vo-
magine del mondo cristiana e dai relativi valo- lontà di potenza (al riguardo, cfr. Rudolf Steiner
ri gregari –, ma che sa anche 2) affrontare l’«in- und das Nietzsche-Archiv, a cura di D.M. Hoff-
nocenza» del divenire dicendo sì alle sofferen- mann, Dornach 1993). L’interesse per Nietz-
ze della vita (l’amor fati). sche da parte della letteratura e dell’arte nei
IV. NEL PENSIERO CONTEMPORANEO. – Nel Nove- primi del Novecento lasciò il posto a una più
cento – oltre alle raffinate indagini storiche of- rigorosa appropriazione filosofica delle sue
ferte da J.L. Borges in Historia de la eternidad dottrine, tanto che si diffusero interpretazioni
(1936) e da M. Eliade in Le mythe de l’éternel re- dell’eterno ritorno che ne rivendicavano la va-
tour: Archétypes et répétition (1949) – di tale teo- lenza etico-esistenziale e la avvicinavano
ria si occuparono soprattutto gli interpreti del- all’imperativo categorico kantiano (in partico-
la filosofia di Nietzsche, influenzati dalle va- lare O. Ewald; cfr. al riguardo B. Magnus, Nietz-
rie edizioni del lascito postumo (sul Nachlaß, sche’s existential Imperative, Bloomington-Lon-
cfr. M. Montinari, Su Nietzsche, Roma 1981, don 1978). La fortuna delle diverse edizioni dei
pp. 3-13 e 47-65). Interrogandosi principal- quattro libri della Volontà di potenza resero
mente sulla coerenza dell’eterno ritorno con controversa la valutazione del progetto an-
l’idea del «divenire» (se tutto passa, come può nunciato dal tardo Nietzsche di pubblicare
3781
VOLUMIfilosofia.book Page 3782 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eterno ritorno ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

un’opera sulla «volontà di potenza», nonché il Würzbach – già curatore della Musarion-Aus-
nesso di quest’ultima con la dottrina dell’eter- gabe delle opere nietzscheane – raccolse nel
no ritorno, relegata a una sottosezione del 1940 col titolo Das Vermächtnis Friedrich Nietz-
quarto libro. Tale dottrina passò così via via in sches Umwertung aller Werte parte del materiale
secondo piano non tanto per la confutazione postumo in prospettiva antropologica, convin-
divenuta poi classica delle sue «dimostrazio- to che nel Nachlaß non vi fosse un’opera di
ni» offerta da G. Simmel (Schopenhauer und Nietzsche. Dopo la guerra, la tendenza a smi-
Nietzsche, 1907) – argomentando che il ripeter- tizzare il filosofo della Volontà di potenza, se
si poteva non essere necessario e che comun- non a ritenerlo addirittura corresponsabile del
que poteva accadere in varianti infinite –, o per nazismo, culminò col fortunato Die Zerstörung
la presunta contraddittorietà rispetto alla dot- der Vernunft (1954) di G. Lukács, che indicò
trina della volontà di potenza, come per primo Nietzsche come il padre della tradizione irra-
affermò E. Bertram (Nietzsche.Versuch einer zionalistica, mentre nello stesso anno Heideg-
Mythologie, 1918), ma a causa della strumenta- ger pubblicò Was heißt Denken? (rielaborazio-
lizzazione politica della volontà di potenza. A ne di due corsi tenuti tra il 1951 e il 1952), dove
quest’ultima contribuì in parte A. Baeumler – riprese il suo confronto con lo Zarathustra al fi-
il primo a considerare Nietzsche un «filosofo» ne di sondare il fondamento della tradizione
–, che negli anni trenta consacrò la sua idea metafisica occidentale culminata con la tecni-
secondo cui l’eterno ritorno sarebbe una fede ca moderna. In questo clima apparve nel 1956
personale di Nietzsche, estranea alla sua visio- l’edizione delle opere di Nietzsche curata da K.
ne metafisica che ha come centro la volontà di Schlechta – che sapeva delle manipolazioni
potenza (Nietzsche, der Philosoph und Politiker, compiute sul Nachlaß dai precedenti editori in
1931), con la pubblicazione dell’edizione eco- quanto collaborò all’Archivio-Nietzsche e già
nomica della Volontà di potenza secondo l’ordi- negli anni trenta iniziò un’edizione storico-cri-
namento di P. Gast (riedita nel 1964 con una tica, poi interrotta – il quale per la prima volta
nuova postfazione di Baeumler intitolata Der pubblicò una selezione dei frammenti degli
Nachlaß und seine Kritiker) e di una raccolta di anni ottanta secondo il solo criterio cronologi-
frammenti del periodo 1869-1889 (Die Un- co, convinto di dover ritornare allo stato origi-
schuld des Werdens, riedita nel 1956), convinto nale dei manoscritti, nonostante il Nachlaß
che la conoscenza delle opere edite da Nietz- non offrisse qualcosa di nuovo. In questo rin-
sche presupponesse quella del Nachlaß. Su novato panorama apparve la seconda edizione
questo sfondo nacquero le grandi interpreta- dell’opera di Löwith sull’eterno ritorno (col ti-
zioni della seconda metà degli anni trenta, che tolo Nietzsches Philosophie der ewigen Wiederkehr
rivalutarono la dottrina dell’eterno ritorno mi- des Gleichen, 1956), a cui seguì una sua selezio-
rando a una visione complessiva del pensiero ne di frammenti postumi col titolo Vorspiel ei-
nietzscheano, come sollecitò K. Jaspers (Nietz- ner Philosophie der Zukunft (1959), mentre E.
sche. Einführung in das Verständnis seines Philo- Fink (Nietzsches Philosophie, 1960) rivendicò l’u-
sophierens, 1936). K. Löwith (Nietzsches Philo- nità di eterno ritorno e volontà di potenza
sophie der ewigen Wiederkunft des Gleichen, 1935) muovendo dalla sua fenomenologia cosmolo-
rivendicò la centralità della dottrina dell’eter- gica, pur basandosi ancora sull’opera Volontà
no ritorno in tutto il pensiero di Nietzsche, di potenza. Nel 1961 apparve l’edizione delle
dallo scritto giovanile Fato e storia (1862) sino opere di Nietzsche curata da E.F. Podach, che
alla Volontà di potenza, mentre O. Becker ritrovò nel Nachlaß vedeva un intento sistematico di
nelle dimostrazioni scientifiche della dottrina Nietzsche interrotto dalla malattia, e nello
la soluzione che «coerentemente al suo siste- stesso anno Heidegger pubblicò in versione
ma» Nietzsche diede alla «prima antinomia» rielaborata nel Nietzsche (2 voll.) le sue lezioni
kantiana (Nietzsches Beweise für seine Lehre von tenute tra il 1936 ed il 1940 (insieme ad altri
der ewigen Widerkunft, 1936). L’intima connes- scritti risalenti al decennio 1936-1946) con
sione di pensiero dell’eterno ritorno e volontà l’intento di rendere noto i pensieri che faceva-
di potenza fu il risultato dal confronto svolto no da sfondo alla «svolta» – incontrando però
da M. Heidegger nelle lezioni e seminari da lui le dure critiche di Löwith nella recesione Hei-
tenuti a partire dall’inverno 1936 (ora in M. deggers Vorlesungen über Nietzsche (in «Mer-
Heidegger, Gesamtausgabe, Frankfurt am Main kur», 16, 1962, pp. 72-83). Mentre in Germania
1975 ss., voll. 43, 44, 46, 47, 48, 50, 87, 88). F. cresceva sempre più il consenso per il concet-
3782
VOLUMIfilosofia.book Page 3783 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eterogenesi dei fini


to di «ragione» rivendicato da J. Habermas – BIBL.: V. GOLDSCHMIDT, Le système stoïcien et l’ideé de
che attribuiva un ruolo decisivo alla filosofia temps, Paris 1953; K. LÖWITH, Nietzsches Philosophie
Nietzsche (cfr. la sua postfazione alla selezio- der ewigen Wiederkehr des Gleichen, Stuttgart 1956, tr.
ne di scritti di Nietzsche curata da H. Holz nel it. di S. Venuti, Nietzsche e l’eterno ritorno, Roma-Bari
1968) –, col suo Nietzsche et la philosophie (1962) 1996; P. KLOSSOWSKI, Nietzsche et le cercle vicieux, Paris
1969, tr. it. di E. Turolla, Nietzsche e il circolo vizioso,
G. Deleuze rinnovò la fortuna di Nietzsche in
Milano 1981; M. DJURIC, Die antiken Quellen der Wie-
Francia e preparò anche gli sviluppi del pro- derkunftslehre, in «Nietzsche-Studien», 8 (1979), pp.
prio pensiero legato alle nozioni di «differen- 1-16; G. ABEL, Nietzsche. Die Dynamik der Willen zur
za» e «ripetizione» (cfr. Différence et répétition, Macht und die ewige Wiederkehr, Berlin - New York
1968). Secondo Deleuze, se nella volontà di 1984; W. WEIMER, Die ewige Wiederkehr des Gleichen
potenza Nietzsche trovò genealogicamente bei Schopenhauer und Nietzsche, in «Schopenhauer-
l’origine del molteplice (differenza), l’eterno ri- Jahrbuch», 65 (1984), pp. 44-54; K. SPIEKERMANN,
torno non è il pensiero del ripetersi dell’inden- Nietzsches Beweise für die Ewige Wiederkehr, in
tico, ma della ripetizione della differenza ossia «Nietzsche-Studien», 17 (1988), pp. 496-538; M.
della produzione del diverso: la «differenza» è Fleischer, Hume – auch eine Quelle für Nietzsches
espressione della caotica e irriducibile molte- Lehre der ewigen Wiederkunft des Gleichen? Versuch ei-
plicità del divenire del mondo. Queste tesi sa- ner Dokumentation, in «Nietzsche-Studien», 25
(1996), pp. 255-260; M. BRUSOTTI, L'eterno ritorno
ranno riprese nell’intervento Sur la volonté de
dell'identico in «Così parlò Zarathustra», in A. DI CHIA-
puissance et l’éternel retour al celebre Colloque RA (a cura di), Friedrich Nietzsche 1900-2000, Geno-
de Royaumont (1964, i cui atti apparvero nel va 2001, pp. 40-56.
1967) – al quale tra gli altri partecipò P. Klos-
➨ FATO; NICHILISMO; STOICISMO; SUPERUOMO; TEM-
sowski con la conferenza Oubli et anamnèse
PO; VOLONTÀ DI POTENZA.
dans l’expérience vécue de l’éternel retour du mê-
me, che nel 1971 tradusse in francese il Nietz-
ETEROGENEO (dal gr. eJterogenh", «di ge-
Eterogeneo
sche di Heidegger. Un significato particolare ri-
nere diverso» - heterogeneous; heterogen; hétéro-
vestono le considerazioni sull’eterno ritorno gène; heterogéneo). – Opposto a omogeneo, l’ag-
svolte da E. Jünger dapprima in Das Sanduhr- gettivo eterogeneo può essere predicato di
buch (1954), dove già nel titolo si evoca l’im- una cosa in rapporto a un’altra, ovvero di una
magine impiegata da Nietzsche per simboleg- cosa in rapporto alle parti che la costituisco-
giare la fugacità dell’esistenza terrena e la sua no, quando queste presentino tra loro proprie-
importanza per analizzare il nesso tra tempo e tà diverse. Aristotele lo usò nelle opere di bio-
eternità, esplicitato da Jünger nel romanzo Eu- logia (Historia animalium, VIII, 18, 601 a 25; De
meswil (1977), facendo rilevare al protagonista generatione animalium, I, 18, 723 b. 7). Dalla ter-
la contraddittorietà delle nozioni di «eterno» e minologia delle scienze biologiche lo trasse
«ritorno» e portandolo ad affermare che sem- Spencer assieme alla legge dell’evoluzione,
mai si potrebbe parlare di un «ritorno del- già formulata dal biologo K.E. von Baer, in rap-
l’eterno». La crescente attenzione per Nietz- porto ai fenomeni organici, come il passaggio
sche sollecitata dall’edizione curata da dall’omogeneo all’eterogeneo (cfr. H. Spencer,
Schlechta spinse G. Colli e M. Montinari a ve- First Principles, London - New York 1855, cap.
rificare i manoscritti originali, dando inizio a 15). William Hamilton parla di una «legge di
metà anni sessanta alla loro edizione critica eterogeneità», trattando della classificazione
che contribuì tra l’altro alla fortuna di Nietz- delle cose in generi e specie: i concetti specifi-
sche in Italia, dove alle prime significative ci sono contenuti implicitamente in quelli ge-
esposizioni dell’eterno ritorno mediate dall’in- nerici e si può da questi discendere a quelli,
terpretazione heideggeriana di G. Penzo (L’in- provocando una eterogeneità (cfr. Lectures on
terpretazione ontologica di Nietzsche, 1967) e di G. Logic, § 40, ed. riv. a cura di H.L. Mansel - J. Ve-
Vattimo (Il soggetto e la maschera. Nietzsche e il itch, Edinburgh 18662).
problema della liberazione, 1974), si è aggiunta la Red.
lettura offerta da E. Severino, che nella dottri- ➨ OMOGENEO.
na nietzscheana ritrova il culmine della «fede
nel divenire» caratteristica dell’Occidente (L’a- ETEROGENESI DEI FINI,
Eterogenesi dei fini LEGGE DELLA
nello del ritorno, 1999). (dal gr. e{teroß e gevnesiß, «origine da altro» -
U. Bianchi - G.M. Pozzo - C. Badocco law of heterogenesis of ends; Heterogonie der Zwe-
3783
VOLUMIfilosofia.book Page 3784 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eterogenesi dei fini ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

cke; loi de la hétérogonie des fins; ley de la hetero- rante, Lezioni monachesi sulla storia della filosofia
génesis de los fines). – Principio filosofico secon- moderna ed esposizione dell’empirismo filosofico,
do il quale le azioni conseguono fini diversi da Firenze 1950, p. 87), il quale sosteneva che la
quelli voluti e perseguiti, e, in generale, la peculiarità delle azioni umane consiste nel fat-
somma delle azioni individuali produce risul- to che i loro effetti sono diversi da quelli che
tati diversi da quelli che ognuno si era posto. erano stati intenzionalmente voluti: «gli uomi-
In tal modo i fini realizzati dalla storia sono il ni, mediante il loro medesimo libero agire, e
risultato della combinazione o del contrasto nondimeno contro la loro volontà, devono di-
reciproci delle volontà di singoli o di gruppi venire causa di qualcosa che non hanno mai
con le circostanze oggettive. voluto, o in virtù del quale, viceversa, deve fal-
SOMMARIO: I. Wundt: psicologia, storia, etica. - lire e rovinarsi qualcosa che hanno voluto libe-
II. I precedenti storici. - III. Vico e Hegel. - IV. La ramente e con tutte le loro forze» (System des
discussione posthegeliana. - V. Altri ambiti di transzendentalen Idealismus, 1800, in Sämmtli-
formulazione. che Werke, op. cit., 1858, parte I, vol. 3, p. 594,
I. WUNDT: PSICOLOGIA, STORIA, ETICA. – La fortuna tr. it. di G. Boffi, Sistema dell’idealismo trascenden-
della legge dell’eterogenesi dei fini si deve a tale, Milano 2006, p. 515). Una simile difformità
Wundt, secondo il quale essa regge, nel senso tra fini e realizzazioni Fichte l’aveva descritta
più ampio, tutti i processi psichici – in partico- come un fenomeno tipico negli eventi umani,
lare i processi del volere, mediante i quali gli nei quali è in generale riscontrabile un «ab-
esseri hanno la capacità di modificare la loro bandono dello scopo a vantaggio del mezzo»;
finalità interna in funzione delle loro proprie tale scambio è in particolare evidente nella
trasformazioni –, e trova poi il suo maggiore storia del cristianesimo: «Il fatto che in segui-
campo di applicazione nella filosofia della sto- to il vero e proprio scopo, il cristianesimo, sia
ria e nell’etica. stato dimenticato, e che quanto prima era solo
1) Nell’ambito dei processi psichici l’eteroge- mezzo sia divenuto esso stesso scopo, non de-
nesi dei fini è la «legge psicologica» secondo ve stupirci: questo è il generale destino di tut-
la quale nell’evoluzione intervengono «effetti te le istituzioni umane, dopo che sono durate
secondari» dell’azione reciproca dei voleri, per qualche tempo» (J.G. Fichte, Die Grundzü-
cioè determinazioni non pensate nelle prece- ge des gegenwärtigen Zeitalters, 1806, in Sämmt-
denti rappresentazioni del fine, che «o modifi- liche Werke, a cura di I.H. Fichte, Berlin 1846,
cano i fini già presenti o ad essi ne aggiungono vol. 7, p. 103, tr. it. di A. Carrano, I tratti fonda-
di nuovi» (Grundriss der Psychologie, Leipzig mentali dell’epoca presente, Milano 1999, p. 194).
1896, p. 382, tr. it. a cura di L. Agliardi, Com- Wundt sostiene così che l’eterogenesi dei fini
pendio di psicologia, Torino 1900, p. 268). Tale attua un disegno, immanente per ogni aspet-
legge applica un principio universale, in base to, nell’esecuzione e nel principio, che si ma-
al quale la vita dello spirito, in opposizione al nifesta come «storia dell’evoluzione psicologi-
meccanicismo della natura, si esprime, se- ca dell’umanità», tanto che non manca di ac-
guendo le leggi di relazione, nella creazione di centuare questa fondamentale differenza della
sintesi sempre nuove: la risultante di ogni pro- propria concezione, denunciando in quella di
cesso psichico è, infatti, qualcosa di più della Hegel una deformazione arbitraria degli eventi
somma degli elementi di esso (principio della storici fondati sullo schema logico della dialet-
«sintesi creatrice» che, a sua volta, è esplica- tica dello spirito (Elemente der Völkerspsycholo-
zione della «legge delle risultanti psichiche»; gie. Grundlinien einer psychologischen Entwick-
cfr. ibi, pp. 375-376, tr. cit., pp. 263-264). lungsgeschichte der Menschheit, Leipzig 1912, p.
2) Passando al piano della storia, la legge 515, tr. it. a cura di E. Anchieri, Elementi di psi-
dell’eterogenesi dei fini porta a constatare la cologia dei popoli, Torino 1929, p. 421).
realizzazione di fini che vanno oltre i motivi 3) La legge dell’eterogenesi dei fini consegue
originari delle singole volontà (cfr. System der tuttavia il maggior risalto nell’ordine etico, in
Philosophie, Leipzig 19194 [1889], vol. I, pp. 326 quanto rende ragione della ricchezza sempre
ss.; vol. II, pp. 221 ss.), concezione questa già crescente delle intuizioni morali della vita,
espressa da F.W.J. Schelling (Zur Geschichte der nell’esecuzione delle quali si compie lo svilup-
neueren Philosophie, 1827, in Sämmtliche Werke, po dei costumi, il fine rappresentato all’inizio
a cura di K.F.A. Schelling, Stuttgart-Augsburg viene modificato e sorgono fini non intenzio-
1856-61, parte I, vol. 10, p. 73, tr. it. di G. Du- nati. La connessione di una serie di fini non
3784
VOLUMIfilosofia.book Page 3785 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eterogenesi dei fini


deriva dal fatto che essa deve già essere del 3) L’enunciazione del principio si ritrova diver-
tutto contenuta e anticipata nei motivi origi- samente declinata in Chr. Wolff (Vernünftige
nari delle azioni; anzi alcuni effetti consequen- Gedancken von Gott, der Welt und der Seele des
ziali e concomitanti di azioni del volere posso- Menschen, auch allen Dingen überhaupt [1720],
no a loro volta diventare nuovi motivi, o ele- §§ 1028-1029, in Gesammelte Werke, parte I, vol.
menti di motivi, dai quali sorgono nuovi fini o 3, Hildesheim - Zürich - New York 1983, pp.
trasformazioni del fine originario (Ethik. Eine 633-635), per il quale l’eterogenesi è dovuta
Untersuchung der Tatsachen und Gesetze des sitt- all’imperfezione dell’intelletto umano che im-
lichen Lebens, Stuttgart 19033 [1886], vol. I, pp. pedisce di cogliere in unità l’intento e il mezzo
346-347; cfr. anche pp. 231, 274, 333 e vol. II, per conseguirlo. Una simile considerazione è
pp. 52, 98, 108, 117, 132). presente anche in I. Kant, il quale ritiene, dato
II. I PRECEDENTI STORICI. – James Ward fece notare che il principio di finalità è solo regolativo e
che solo il nome di legge dell’eterogenesi dei non costitutivo, che sul piano storico al filoso-
fini è nuovo, mentre l’idea era già stata accen- fo non resta che tentare di scoprire «in questo
nata sistematicamente prima di Wundt e rifor- assurdo andamento delle cose umane uno
mulata dallo stesso Ward come «law of relati- scopo della natura, grazie a cui sia comunque
vity» (s. v., Psychology, in Encyclopaedia Britan- possibile [...] una storia secondo un determi-
nica, 18869, vol. XX, pp. 49-50; cfr. anche The nato piano della natura» (Idee zu einer allgemei-
Realm of Ends or Pluralism and Theism, Cam- nen Geschichte in weltbürgerlicher Absicht [1784],
bridge 19122, pp. 79-80). in AA, vol. VIII, pp. 15 ss., tr. it. di F. Gonnelli,
1) Un principio di questo genere era già pre- Idea per una storia universale dal punto di vista
sente infatti nel paradosso di B. de Mandevil- cosmopolitico, in Scritti di storia, politica e diritto,
le, secondo cui la virtù è dannosa e il vizio be- Roma-Bari 1995, pp. 30 ss.). La storia si costi-
nefico (cfr. The Fable of the Bees, or Private Vices, tuisce come la narrazione di un insieme di fe-
Public Benefits [1714], a cura di F.B. Kaye, Oxford nomeni che sono frutto sia della libertà del vo-
1924, tr. it. di T. Magri, La Favola delle api, o vizi lere umano, sia degli effetti delle leggi univer-
privati, pubblici benefici, Roma-Bari 1987), fu poi sali della natura: «I singoli uomini, ma anche i
al centro della teoria della società di J.-J. Rous- popoli interi, pensano poco al fatto che, men-
seau (Du contrat social [1762], in Oeuvres com- tre perseguono i loro scopi, ciascuno a proprio
plètes, a cura di B. Gagnebin e M. Raymond, Pa- senno e spesso l’uno contro l’altro, procedono
ris 1964, 3 voll., vol. III, tr. it. di R. Mondolfo, senza accorgersene verso lo scopo della natu-
Del contratto sociale, in Opere, a cura di P. Rossi, ra, che pure è loro sconosciuto, come fosse il
Firenze 1972) e tematizzata nel principio degli loro filo conduttore, e lavorano al suo pro-
effetti non intenzionali di A. Ferguson (An Es- muovimento, per il quale avrebbero assai scar-
say on the History of Civil Society [1716], a cura so interesse anche se quello scopo fosse loro
di D. Forbes, Edinburgh 1966, tr. it. di P. Sal- noto» (ibid.). Per realizzare tutte le disposizio-
vucci, Saggio sulla storia della società civile, Fi- ni degli uomini la natura si serve del loro «an-
renze 1973). tagonismo nella società». L’ossimoro dell’«in-
2) Gli economisti e i sociologi hanno spesso socievole socievolezza» viene poi ripreso da
creduto di scoprire questo principio già noto, Kant per spiegare il modo in cui la natura si
denominandolo in vari modi: risultati di com- serve perfino delle contraddizioni degli uomi-
posizione o effetti perversi, espressioni con cui ni per favorire il progresso della storia (cfr.
sono designate le conseguenze non intenzio- Muthmaßlicher Anfang der Menschengeschichte
nali e indesiderabili dell’applicazione di qual- [1786], tr. it. di F. Gonnelli, Inizio congetturale
che politica. Sono invece diversi i meccanismi della storia degli uomini, in Scritti di storia, poli-
non intenzionali ma desiderabili, come quelli tica e diritto, Roma-Bari 1995, pp. 103-117; Ob
della «mano invisibile» che regola positiva- das menschliche Geschlecht im beständigen Fort-
mente il mercato secondo A. Smith (The Theory schreiten zum Besseren sei? [1798], tr. it. di F.
of Moral Sentiments [1759], a cura di D.D. Ra- Gonnelli, Se il genere umano sia in costante pro-
phael e A.L. Macfie, in The Glasgow Edition of gresso verso il meglio, in op. cit., pp. 223-239).
the Works and Correspondence of Adam Smith, III. VICO E HEGEL. – Considerata soltanto nel
Oxford 1976, vol. I, tr. it. di S. Di Pietro, Teoria suo aspetto storico, la legge dell’eterogenesi
dei sentimenti morali, Milano 1995). dei fini fu associata da B. Croce sia alla conce-
3785
VOLUMIfilosofia.book Page 3786 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eterogenesi dei fini ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

zione vichiana della provvidenza, sia alla hege- schichte [1837], ed. a cura di G. Lasson, Leipzig
liana «astuzia della ragione». 1917, vol. I, pp. 66 e 83, tr. it. di G. Calogero e
1) Per Vico, ciò che gli uomini o i singoli popoli C. Fatta, Lezioni sulla filosofia della storia, Firen-
ordinano ai loro fini particolari risulta poi di- ze 19789 [1941], vol. I, pp. 77 e 97).
sporsi in un piano universale, e questa dispo- IV. LA DISCUSSIONE POSTHEGELIANA. – La formula-
sizione è opera della provvidenza, la quale at- zione hegeliana del problema è stata varia-
tua un disegno immanente all’atto umano, se mente ripresa.
considerato nella sua esecuzione, ma trascen- 1) Anche per F. Engels (Ludwig Feuerbach und
dente nel suo principio, in quanto espressione der Ausgang der klassischen deutschen Philo-
di una «mente eterna e infinita»: «Perché pur sophie [1888], in Werke, Berlin 1962, vol. XXII, p.
gli uomini hanno essi fatto questo mondo di 297, tr. it. di P. Togliatti, Ludwig Feuerbach e il
nazioni (che fu il primo principio incontrastato punto d’approdo della filosofia classica tedesca,
di questa scienza, dappoiché disperammo di Roma 19853 [1950], pp. 63-64) i fini delle azioni
ritruovarla da’ filosofi e da’ filologi); ma egli è sono voluti, ma i risultati che conseguono re-
questo mondo, senza dubbio, uscito da una almente dalle azioni non sono prevedibili e
mente spesso diversa e alle volte tutta contra- per quanto sembrano corrispondere ai fini
ria e sempre superiore ad essi fini particolari hanno di fatto conseguenze del tutto diverse
ch’essi uomini sì avevan proposti; quali fini ri- da quelle attese. In tal senso già K. Marx (Das
stretti, fatti mezzi per servire a fini più ampi, gli Elend der Philosophie: Antwort auf Proudhons
ha sempre adoperati per conservare l’umana “Philosophie des Elend” [1847], in Werke, vol. 4,
generazione in questa terra» (G. Vico, Princìpi Berlin 1964, p. 154, tr. it. di F. Codino, Miseria
di scienza nuova d’intorno alla comune natura della filosofia. Risposta alla «Filosofia della mise-
delle nazioni [1744], § 1108, ed. a cura di A. Bat- ria» di Proudhon, in Opere, vol. VI, Roma 1973,
tistini, Milano 1990, pp. 968-969). p. 197) criticava il «fine provvidenziale e filan-
2) In questo passo di Vico, B. Croce ha ritenuto tropico» che Proudhon ravvisava nell’invenzio-
di rinvenire un’anticipazione della hegeliana ne e nell’applicazione delle macchine per la di-
«astuzia della ragione» e dell’«eterogenesi dei visione del lavoro.
fini»: «La provvidenza vichiana, cioè la razio- 2) In altro contesto la critica dei concetti di
nalità e oggettività della storia, che osserva lo- colpa, cattiva coscienza e pena permetteva a
gica diversa da quella che le viene attribuita Nietzsche di concludere in modo generale che
dalle individuali immaginazioni e illusioni, «per ogni specie di storia» non c’è principio
prese un nome più prosaico, ma non mutò ca- più importante di quello dell’eterogenesi dei
rattere, nell’astuzia della ragione, formulata dal- fini, dato che «la causa genetica di una cosa e
lo Hegel; e fu spiritosamente e cervellotica- la sua finale utilità, nonché la sua effettiva uti-
mente ritradotta nella popolare astuzia della lizzazione e inserimento in un sistema di fini,
specie dello Schopenhauer, e, poco spiritosa- sono fatti toto caelo disgiunti l’uno dall’altro», e
mente sebbene assai psicologicamente, nella così qualsiasi cosa è sempre «nuovamente se-
così detta legge wundtiana dell’eterogenesi dei questrata, rimanipolata e adattata a nuove uti-
fini» (La filosofia di Giambattista Vico [1911], ed. lità» da una potenza superiore (Zur Genealogie
a cura di F. Audisio, Napoli 1997, p. 226). der Moral [1887], in Werke, a cura di G. Colli e
3) Nella storia del mondo, che va considerata M. Montinari, vol. VI, t. 2, Berlin 1968, p. 329,
«secondo il suo scopo finale», Hegel riteneva tr. it. di F. Masini, Genealogia della morale, in
infatti che «dalle azioni degli uomini risulti an- Opere, vol. VI, t. 2, Milano 19722, p. 276).
che qualcosa d’altro, in generale, da ciò che V. ALTRI AMBITI DI FORMULAZIONE. – La nozione
essi si propongono e raggiungono, che imme- viene ripresa più tardi in ambito etico, sociolo-
diatamente sanno e vogliono». Questo risulta- gico, psicologico e biologico (O. Klemm, Die
to è opera dell’«astuzia della ragione», una Heterogonie der Zwecke, in Festschrift J. Volkelt, a
«astuzia» che deriva dalla capacità della ragio- cura di P. Barth, München 1918, pp. 173-186).
ne di usare ogni «particolare», anche le «pas- Infine il problema è stato riattualizzato nel
sioni», come uno «strumento» per realizzare i quadro delle discussioni sul trasformismo e
propri scopi e però, nel conseguire tali obietti- sul neodarwinismo e compreso all’interno del-
vi, tutti gli elementi coinvolti in questa azione la teleonomia; l’eterogenesi dei fini passa così
sono destinati a perire (Die Vernunft in der Ge- a designare la teoria dell’evoluzione, secondo
schichte. Einleitung in die Philosophie der Weltge- la quale gli organismi si evolvono in modo di-
3786
VOLUMIfilosofia.book Page 3787 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eteronomia


scontinuo, in forza di una generazione sponta- sitivo narrativo per la ricostituzione della reli-
nea o abiogenesi. gione pagana.
M. Marassi L.F.B. Teixeira
BIBL.: M. BURCKHARD, Ästhetik und Sozialwissenschaft, BIBL.: A. TABUCCHI, Interpretazione dell’eteronimia di
Stuttgart 1895, p. 71; L. JAHN, Das Wundtsche Gesetz Fernando Pessoa, in «Studi mediolatini e volgari»,
von der Heterogonie der Zwecke, Dramburg 1911; J. XXIII (1975), pp. 139-187; E.J. NOGUERAS, Notes on the
ROHRER, Das Prinzip der Heterogonie der Zwecke in der Concept of Heteronym, in AA.VV., Actas de II congresso
Lebensentwicklung bei Wundt und seinen Vorgängern, internacional de estudos pessoanos, Porto 1985, pp.
Basel 1926; W.S. NICKLIS, Umriß einer Pädagogik der 445-455; L.F.B. TEIXEIRA, O nascimento do homem em
Grenze: Essay über die “Heterogonie der Zwecke” als die Pessoa: a heteronímia como jogo da demiurgia divina,
Wurzel einer dilemmatischen Lebensform, in K.D. Lisboa 1992; L.F.B. TEIXEIRA, Introdução, in Obras de
WOLFF (a cura di), Glaube und Gesellschaft: Festschrift António Mora, a cura di L.F.B. Teixeira, vol. VI,
für Wilhelm F. Kasch, Bayreuth 1981, pp. 413-428; A. Edição crítica de Fernando Pessoa, coordinatore I. Ca-
WITTKAU-HORGBY, «Unintended consequences of scienti- stro, Lisboa 2002, pp. 11-89; L.F.B. TEIXEIRA, Narciso
fic discoveries» oder: Die «Heterogonie der Zwecke» als e o espelho: Virtualidade e heteronímia ou as aventuras
Phänomen der Wissenschaftsgeschichte, in «Sudhoffs pessoanas de Alice, in Hermes ou a experiência da me-
Archiv», 85 (2001), pp. 223-238. diação (Comunicação, Cultura e Tecnologias), Lisboa
2004, pp. 90-105.
ETERONIMIA (dal gr. e{tero" «altro» e o[noma
Eteronimia ➨ NOME; PSEUDONIMO - PSEUDONIMIA.
«nome» - heteronymy; Heteronymie; hétérony-
mie; heteronimia). – In campo letterario è l’ado- ETERONOMIA (heteronomy; Heteronomie;
Eteronomia
zione, da parte di un autore reale, di altri nomi hétéronomie; heteronomía). – Dal gr. e{tero" (al-
a firma delle proprie opere. Differenti dall’es- tro) e novmo" (legge), indica, in generale, la di-
sere nomi falsi, come avviene per la pseudoni- pendenza da una legge esterna. Si oppone ad
mia, i nomi altri denotano personalità fittizie – autonomia che, invece, è la capacità di deter-
gli eteronimi – ognuna con qualità e caratteri- minarsi secondo leggi proprie.
stiche proprie, a tal punto indipendenti e dif- Kant (che ha introdotto i due termini in filoso-
ferenti da risultare nel loro insieme perfino in fia) ritiene che il principio della moralità deb-
contrasto l’una con l’altra. Il principale fruitore ba risiedere nell’autonomia della volontà, e
dei meccanismi dell’eteronimia – che lui stes- cioè nella sua indipendenza da ogni motiva-
so designa come «meccanismi del divenir al- zione estranea. Ogni altro principio che esclu-
tro» –, e teorico della frammentazione co- da una volontà autolegislatrice, e perciò faccia
scienziale che ne deriva attraverso l’elabora- dipendere la volontà da una motivazione
zione di una particolare teoria della soggettivi- estranea, è eteronomo; e poiché sottomette la
tà, è Fernando Pessoa. volontà a un oggetto che le dà la legge in forza
In Pessoa, il processo di frammentazione ete- dell’interesse che vi suscita, subordina sempre
ronimica, come gioco di unità-molteplicità, di- l’imperativo a una condizione: il che rende il-
venta il «dispositivo» del discorso narrativo, in legittimo il principio stesso. Scrive Kant:
cui la virtualità del nome «altro» e della sua «Quando la volontà cerca la legge che deve de-
molteplicità (presente in ciascuno degli etero- terminarla in un qualsiasi altro luogo che non
nimi: Alberto Caeiro, Ricardo Reis, Álvaro de sia la conformità delle sue massime alla pro-
Campos, António Mora e nel semi-eteronimo pria legislazione universale, quindi quando es-
Bernardo Soares) nasconde, sotto la forma sa la cerca, andando oltre se stessa, nella co-
della rete di rapporti, l’affermazione del nome stituzione di un qualche suo oggetto, ne risul-
«stesso» Fernando Pessoa (l’ortonimo: nome ta sempre eteronomia» (Grundlegung zur Me-
corretto per l’anagrafe), nella complessità fi- taphysik der Sitten, Riga 1785, II, tr. it. di F. Gon-
gurativa di un io in transito, fondato sull’ambi- nelli, Fondazione della metafisica dei costumi, Ro-
guità degli opposti vedere-non vedere, reale- ma-Bari 1997, p. 117). Sia che il rapporto fra la
virtuale, disvelare-occultare. Metaforicamen- volontà e l’oggetto si fondi sull’inclinazione
te, inoltre, Pessoa associa la funzione degli naturale, sia che si fondi sulle rappresentazio-
eteronimi nella coscienza a quella degli dei nel ni della ragione, l’impostazione eteronoma
pantheon greco facendo così del suo neopaga- rende comunque possibili – per Kant – solo
nesimo l’espressione della deflagrazione imperativi ipotetici: io debbo fare questa cosa,
dell’io e, di rimando, dell’eteronimia il dispo- perché voglio quest’altra; «al contrario, l’impera-
3787
VOLUMIfilosofia.book Page 3788 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eteronomia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

tivo morale, quindi categorico, dice: io devo tà non può affermarsi senza sottomettersi ad
agire in questo o in quest’altro modo, anche se una qualche eteronomia, cioè senza scegliere
non voglio null’altro» (ibid.). di assecondare qualcuna delle tendenze che,
Classificando tutti i principi della moralità che nell’intimo del soggetto, se ne contendono il
possono essere ricondotti alla logica dell’ete- favore (ibi, pp. 221-230).
ronomia, Kant stabilisce una fondamentale di- L’impostazione di Blondel rivela come auto-
stinzione fra principi empirici e principi raziona- nomia ed eteronomia convergano, anziché
li; «i primi, derivati dal principio della felicità, contrapporsi, quando l’alterità normativa sia
sono fondati sul sentimento, fisico o morale; i tale da risultare, non estrinseca, ma piuttosto
secondi, derivati dal principio della perfezione, costitutiva della struttura del soggetto morale
sono fondati o sul concetto razionale della – secondo la forma della interiorità oggettiva.
perfezione, considerata come effetto possibi- A conclusioni non dissimili giunge il tomista
le, ovvero sul concetto d’una perfezione per sé Martin Rhonheimer. Questi distingue tre acce-
esistente (la volontà di Dio), considerata come zioni di «autonomia», e fa loro corrispondere
causa determinante della nostra volontà» (ibi, altrettante accezioni di «eteronomia». All’au-
pp. 119 ss.). Nella KpV Kant stabilisce una ta- tonomia in senso «personale», cioè alla capa-
vola dei motivi pratici «materiali» (o motivi cità di autodeterminarsi che appartiene strut-
eteronomi), dividendoli in motivi soggettivi e turalmente all’uomo, si contrappone l’etero-
oggettivi. I primi, a loro volta, si dividono in nomia come fonte dell’agire involontario:
motivi esterni dell’educazione (secondo Mon- «Ignoranza, costrizione, violenza, paura; l’au-
taigne) e del governo civile (secondo Mande- tonomia personale soggiace all’eteronomia,
ville), e in motivi interni del sentimento fisico
quando all’uomo viene richiesto o gli viene
(secondo Epicuro) e del sentimento morale
imposto un comportamento senza interiore
(secondo Hutcheson). I secondi si dividono,
assenso». All’autonomia in senso «funziona-
analogamente, in motivi interni della perfezio-
le», cioè alla «immanente legislatività» dell’a-
ne (secondo gli stoici e Wolff) ed esterni della
gire umano (legge morale come interiorità og-
volontà di Dio (secondo Crusius e gli altri mo-
ralisti teologi) (I. Kant, KrV Teil I, I, § 8, Anme- gettiva), si contrappone l’eteronomia come in-
rkung II). terferenza della inerzia passionale (lex fomitis)
Il termine trova un’accezione positiva nell’ope- sulle esigenze riconosciute della legge morale.
ra di Maurice Blondel (L’Action, Paris 1893, tr. Infine, all’autonomia in senso «costitutivo»,
it. di S. Sorrentino, L’azione, Milano 1997). cioè alla sovranità su di un ambito di compe-
Questi descrive autonomia ed eteronomia co- tenza giuridicamente riconosciuto al soggetto,
me reciprocamente subordinate (ibi, p. 595). si contrappone l’eteronomia intesa come de-
Non è possibile per la volontà una «autono- terminazione estranea: «Qui, e solamente qui,
mia immediata», cioè non mediata dalla ete- «eteronomia» significherebbe «dipendenza» e
ronomia; e ciò in più sensi. Anzitutto, la volon- in questo senso anche l’obbedienza sarebbe
tà è eteronoma in quanto strutturalmente rife- eteronomia» (M. Rhonheimer, Legge naturale e
rita ad altro da sé: «Ciò che vogliamo realmen- ragione pratica, a cura di E. Babini, Roma 2001,
te, non è ciò che è in noi già realizzato, ma ciò II, cap. 2, pp. 195-207). Anche qui, insomma, il
che ci trascende e ci governa [...]. Di fatto alla carattere intrinseco oppure estrinseco della
coscienza si impone sempre un’eteronomia». alterità (cioè dello héteron) in questione, ri-
In secondo luogo, la volontà conserva la pro- spetto alla struttura del soggetto, decide della
pria libertà, solo seguendone la dinamica di qualità morale dell’eteronomia.
sviluppo: la legge morale. «In tal modo l’etero- A.M. Moschetti - P. Pagani
nomia della sua legge corrisponderà alla sua BIBL.: I. BALSAMO, Eteronomia e autonomia nella storia
autonomia interiore. Sicché quando facciamo del problema morale, Roma 1952, vol. I; M. LETOCART,
veramente quello che vogliamo [...], noi obbe- La morale kantienne, Bruxelles 1954; D. ROSS, Kant’s
diamo a un’obbligazione». Questa è irriducibi- Ethical Theory, Oxford 1954; J. DE FINANCE, Essai sur
le alla volontà, come un suo antagonista inter- l’agir humain, Rome 1962; E. FEIL, Autonomie und
no; e, in tal senso, è eteronoma, cioè non ri- Heteronomie nach Kant. Zur Klärung einer signifikan-
muovibile: «Così definita, [...] l’eteronomia ten Fehlinterpretation, in «Freiburger Zeitschrift für
morale è il complemento necessario dell’auto- Philosophie und Theologie», 29 (1982), pp. 389-441.
nomia della volontà». In terzo luogo, la volon- ➨ AUTONOMIA; OBBEDIENZA.

3788
VOLUMIfilosofia.book Page 3789 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Ethos


ETHICA. – Rivista internazionale nata nel
Ethica ETHOS (gr. e[qo"). – Carattere, indole, costu-
Ethos
1974 dalla collaborazione tra A. Resch, diretto- me, convinzioni morali, regole di vita del sin-
re dell’Instituts für Grenzgebiete der Wissen- golo uomo o di un popolo. Nel termine ethos
schaft, e un gruppo di docenti dell’Accademia si intrecciano e progressivamente si distin-
Alfonsiana di Roma. Dal 1993, grazie al nuovo guono (cfr. Platone e Aristotele) vari significa-
corso promosso da J. Römelt (università di Er- ti: dalle attitudini naturali, che possono venire
furt), D.B. Linke (Bonn), H. Barta e P. Kapferer forgiate con le decisioni, l’esercizio, le abitudi-
(Innsbruck), è diventata trimestrale. Privilegia ni, legate anche alle condizioni ambientali, si
la ricerca interdisciplinare su temi di etica e te- arriva alle usanze, ai comportamenti e alle
ologia morale, guardando alle discipline limi- convinzioni morali. C’è un legame tra ethos e
trofe alla scienza e leggendo le questioni epi- dimora, che «richiama il tema della patria [...].
stemologiche in relazione alla categoria della La formazione del carattere non può essere
responsabilità. foggiata nello spazio neutro, ma dentro le si-
L’etica viene intesa come scienza dello svilup- cure dimore» (I. Mancini, L’ethos dell’Occidente,
po armonico delle componenti fisiche, biolo- Genova 1990, p. 29). Peculiare è il significato
giche e psichiche dell’essere umano, con una che l’ethos assume nel pensiero hegeliano.
vocazione eminentemente empirica e l’intento L’ethos «appare come universale modo di agi-
di fondo di offrire soluzioni concrete ai proble- re» degli individui, «come costume» (G.W.F.
mi che disturbano il raggiungimento del be- Hegel, Grundlinien der Philosophie des Rechts,
nessere psicofisico, appunto, e il naturale Berlin 1821, tr. it. di F. Messineo, Lineamenti di
esercizio della creatività spirituale dell’uomo filosofia del diritto, Roma-Bari 1978, § 151); ma,
contemporaneo. Degno di attenzione è il co- giacché lo stato «è la realtà dell’idea etica»
stante impegno per una vasta bibliografia di
(ibi, § 257), l’individuo «ha oggettività, verità
etica ordinata in base ai gruppi scientifici della
ed eticità solo in quanto è componente dello
Deutsche Bibliothek.
Stato» e per i singoli il «dovere supremo è di
G. Moscati
essere componenti dello Stato» (ibi, § 258). E
ciò perché nell’obbligazione nei confronti del-
ETHICS. – Rivista filosofica trimestrale statu-
Ethics
lo «Stato in quanto ethos» si realizzerebbe «la
nitense – il cui sottotitolo è «An International
mia libertà particolare», l’unità di dovere e di-
Journal of Social Political and Legal Philo-
ritto (ibi, § 261). Sicché l’individuo non ha dei
sophy» – continuazione di «The Ethical Re-
cord» (Philadelphia 1888-1890) e di «Interna- diritti se non quelli che lo stato esige come do-
tional Journal of Ethics» (Philadelphia 1890- veri (ibid., aggiunte). Perciò non pochi critici
1914; Concord [New Hampshire] 1914-23; Chi- hanno rilevato, nell’organicismo hegeliano, la
cago 1923-38). Il direttore attuale è J. Deigh ed «liquidazione autoritaria» (Th. W. Adorno, Ne-
è edita da The University of Chicago Press. Di gative Dialektik, Frankfurt am Main 1966, tr. it.
carattere internazionale si occupa di filosofia di C.A. Donolo, Dialettica negativa, Torino 1970,
morale, politica e del diritto, si propone di p. 295) del particolare, dell’individuale. Ciò è
trattare i temi principali della contemporanei- confermato dall’esaltazione hegeliana «del
tà in riferimento soprattutto all’aspetto etico e momento etico della guerra», in cui «il diritto
morale. Suddivisa in ogni suo numero in arti- dei singoli [...] svanisce» (G.W.F. Hegel, op. cit.,
coli discussioni, saggi e recensioni, ha mante- § 324), con tutti i costi umani che questo com-
nuto il programma iniziale delle sue pubblica- porta. M. Heidegger, interpretando il fram-
zioni, lasciando invariati i suoi obiettivi princi- mento 119 di Eraclito, sostiene che ethos «si-
pali tra cui lo scopo di diffondere la cultura in gnifica soggiorno, luogo dell’abitare [...]. Il
ambito internazionale (in particolare in riferi- soggiorno dell’uomo contiene e custodisce
mento alla filosofia, al diritto, all’economia, l’avvento di ciò che appartiene all’uomo nella
alla sociologia e alla filosofia politica) e di ri- sua essenza [...]; l’uomo, in quanto uomo, abi-
chiamare l’attenzione su tematiche sociali ed ta nella vicinanza di Dio» (Brief über den Hu-
etiche della contemporaneità. Prevalentemen- manismus, Bern 1947, tr. it. di F. Volpi, Lettera
te in lingua inglese e attualmente reperibile sull’umanismo, in Segnavia, Milano 1987, p.
anche on-line. 306).
N. Ghigi U. Galeazzi

3789
VOLUMIfilosofia.book Page 3790 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ETICA, EPISTEMOLOGIA DELLA. – La voce tratta


Etica tesi di Hume (fornendo criteri per distinguere
il problema della giustificazione degli enun- univocamente tra proposizioni normative e
ciati etici. Essa muove da una breve ripresa proposizioni fattuali) e di dimostrarne la vali-
della legge di Hume avente l’intento di mo- dità all’interno di specifici calcoli deontici e
strarne il significato metaetico. A partire da ciò della preferenza. Non solo dunque la legge di
si introdurrà la tematica relativa all’esistenza Hume non conduce di necessità al non cogni-
di fatti morali (realismo etico). Sarà quindi in- tivismo, ma oltre a ciò ottiene una rigorosa
dagato il problema della natura di tali fatti e formulazione e dimostrazione solo in un con-
della relazione tra questi e i fatti naturali. Infi- testo cognitivistico, quale è quello presupposto
ne si parlerà delle due forme fondamentali di dall’uso di regole corrette di inferenza logica.
giustificazione dei giudizi etici: il coerentismo Per i non cognitivisti, inoltre, la legge di Hume
e il fondazionalismo intuizionistico. è una «legge di morte» (D. Antiseri, Idee fuori
SOMMARIO: I. Significato metaetico della legge dal coro, Roma 2004, p. 64) per ogni teoria che,
di Hume in ordine allo statuto e alla giustifica- come il giusnaturalismo, il naturalismo etico o
zione delle proposizioni valutative. - II. Reali- la teoria classica della fondazione ontologica
smo morale. - III. Modalità di giustificazione dell’etica, avanzi la pretesa di ricavare le nor-
degli enunciati etici: 1. Definizione dei concetti di me etiche da asserti riguardanti la sfera de-
fondazionalismo e di coerentismo. - 2. Fondaziona- scrittiva della natura umana. Ora, anche a pro-
lismo, coerentismo e le loro controparti ontologiche. posito del significato metaetico di tale divieto
- 3. Coerentismo e realismo morale. si è detto l’essenziale nel luogo citato. Ciò che
I. SIGNIFICATO METAETICO DELLA LEGGE DI HUME IN la legge vieta è che si possano fondare in mo-
ORDINE ALLO STATUTO E ALLA GIUSTIFICAZIONE DELLE do puramente logico teorie etiche a partire
PROPOSIZIONI VALUTATIVE. – Nell’ambito delle ri- dalla mera descrizione della natura umana, ma
flessioni metatetiche la legge di Hume è con- non che lo si possa fare a partire dalla natura
siderata una delle ragioni principali che mili- umana più qualche principio aggiuntivo (non
tano a favore del non cognitivismo. Richiamia- logico) che abbia la forma di una proposizione
mo brevemente le considerazioni esposte nel- mista che metta in relazione una parte deonti-
la voce riguardante la logica del discorso etico. ca con una parte aletica. Per esempio, un sog-
Con legge di Hume si intende la legge che asse- gettivista etico che è disposto a conferire valo-
risce la dicotomia tra fatti e valori, vale a dire re cognitivo all’affermazione che se un’azione
la legge che sancisce la frattura tra essere e do- massimizza il bene non morale, allora è moral-
ver essere. Essa recita che non è possibile de- mente buona, si pone facilmente al riparo
rivare asserti di tipo normativo (riguardanti dall’obiezione di violare la legge di Hume. In-
cioè la sfera del dover essere) da asserti pura- fatti la proprietà di massimizzare il bene non
mente descrittivi (riguardanti cioè la sfera morale è per lui definibile in termini puramen-
dell’essere) e viceversa. Per non cognitivismo si te descrittivi a partire da qualche procedura ra-
intende la teoria secondo la quale agli enun- zionale di aggregazione delle preferenze sog-
ciati etici non sono ascrivibili valori di verità, gettive, mentre, quando si afferma la bontà
per ragioni che variano a seconda dei diversi dell’azione in conseguenza del fatto che soddi-
tipi di non cognitivismo. Ora, nel testo citato sfa la procedura di massimizzazione, si afferma
si giunge alla conclusione che la legge di Hu- la bontà morale dell’azione. Si tratta dunque
me non basta da sola a giustificare il non co- di una proposizione mista costituita da un
gnitivismo. Questo segue solo se in aggiunta condizionale in cui l’antecedente svolge una
alla legge si assume ulteriormente un presup- funzione descrittiva e il conseguente quella
posto empiristico che trova espressione nel cri- normativa. Tale condizionale, poi, non può es-
terio empiristico di significanza. Le ragioni di sere la banale conseguenza logica della identi-
tale conclusione vanno individuate, in primo ficazione definitoria della bontà morale con la
luogo, nell’analisi dettagliata dell’argomento massimizzazione del bene non morale (bontà
che dalla legge porta all’esito non cognitivisti- morale =def. massimizzazione del bene non
co, in secondo, nei risultati di alcuni recenti morale). In tal caso, infatti, il condizionale mi-
studi di carattere semantico compiuti sulla sto sarebbe un principio logico e questo è pro-
legge di Hume nell’ambito della logica deonti- prio ciò che è vietato dalla legge. Dunque, per
ca e della logica della preferenza. Questi han- quanto riguarda la possibilità di fondare l’eti-
no consentito di formulare rigorosamente la ca su fatti, la legge di Hume non bandisce le
3790
VOLUMIfilosofia.book Page 3791 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica


etiche fondate su fatti ma solo quelle fondate emozionali interni, ma nel senso di percezione
esclusivamente su fatti. della positività (o negatività) di determinati
In conclusione, pertanto, la legge di Hume non stati di cose. La distinzione va pertanto fonda-
implica né il non cognitivismo né l’impossibi- ta su un criterio diverso. Di regola vengono
lità di una fondazione cognitivistica dell’etica. considerate proprietà naturali le proprietà os-
Il cognitivismo, anzi, è il contesto entro il qua- servative più le proprietà degli enti teorici con-
le la stessa legge acquisisce un significato pre- templati dalle teorie empiriche. In questa defi-
ciso e dove si rende possibile una giustifica- nizione sono compresenti due elementi costi-
zione razionale dell’etica. Nella prossima se- tutivi. Da una parte gioca un ruolo importante
zione vogliamo esaminare le condizioni di tale la natura empirica delle proprietà naturali: le
giustificazione. teorie prese in considerazione, infatti, sono le
II. REALISMO MORALE. – Il realismo morale è la teorie empiriche. Per tale aspetto sono, dun-
concezione secondo la quale esistono fatti que, proprietà naturali le proprietà osservative
morali. Il realismo morale è una conseguenza e quelle in qualche modo riconducibili – attra-
naturale del cognitivismo etico, inteso quale verso la rete teorica della teoria – alla base
teoria secondo cui gli enunciati normativi so- empirica. D’altra parte, nella definizione gioca
no dotati di valore di verità. In questa sede un ruolo ancora più rilevante il fatto che le
non è possible occuparsi in modo sufficiente- proprietà naturali sono proprietà descrittive e
mente approfondito della natura del cognitivi- non valutative (assiologiche o in generale nor-
smo in campo normativo, per esempio del suo mative). È questo il fondamento della caratte-
rapporto con le teorie anti-realistiche di tipo ristica più importante delle proprietà naturali.
emotivistico o espressivistico o con le forme Essa è importante perché, così formulata, è ta-
anti-realistiche o costruttivistiche del cogniti- le da comprendere tra le proprietà naturali
vismo stesso. Ciò che a noi qui interessa è (ovvero descrittive) anche qualità di natura
mettere in luce i presupposti ontologici di una ontologica (qualità essenziali, sortali e così
semantica cognitiva e, a tal fine, ci basta l’as- via). Decisivo è solo il fatto che tali qualità de-
sunzione di una forma di cognitivismo realisti- vono appartenere all’ordine dell’essere, mentre
co qualsiasi. Un cognitivismo realistico impli- quelle valutative appartengono all’ordine del
ca, dunque, l’esistenza di fatti morali. Ma che dover essere.
cosa sono i fatti morali? Si tratta di fatti natu- Stabilita così la distinzione tra predicati de-
rali, caratterizzati cioè da proprietà naturali scrittivi e predicati assiologici, è importante
quali possono essere le proprietà degli enti di chiarire la natura del rapporto tra le due cate-
natura? Oppure si tratta di fatti costituiti da gorie di predicati. La tesi che intendiamo
proprietà di altro tipo? E se sono fatti di altro esporre si deve a G.E. Moore (Philosophical Stu-
tipo, quale rapporto sussiste tra fatti morali e dies, Boston 1922) ed è stata successivamente
fatti naturali? approfondita da W.D. Ross (The Right and the
Il primo nodo teorico va individuato nella de- Good, Oxford 1930, tr. it. di R. Mordacci, Il giu-
finizione rigorosa di proprietà naturale. Le pro- sto e il bene, Milano 2004) e altri autori di indi-
prietà naturali non coincidono, innanzitutto, rizzo soprattutto intuizionistico. In anni più re-
con le proprietà empiriche, per due ordini di centi è stata difesa, con varianti significative,
fattori. In primo luogo, per il fatto che ci sono anche da autori di orientamento naturalistico
proprietà naturali non osservative, quali pos- come D.O. Brink (Moral Realism and the Foun-
sono essere le proprietà degli enti teorici a cui dations of Ethics, Cambridge 1989, tr. it. di F.
si riferiscono le scienze naturali. Le proprietà Castellani, Il realismo morale e i fondamenti
di un elettrone non sono, infatti, proprietà em- dell’etica, Milano 2003). Essa è usualmente de-
piriche (osservative), anche se sono proprietà nominata tesi di sopravvenienza. Secondo que-
naturali. In secondo luogo, non è escluso che sta concezione i predicati assiologici (o in ge-
si dia esperienza anche di proprietà non natu- nerale normativi) sono predicati sopravvenienti
rali. Alcuni autori si spingono a sostenere la rispetto a predicati d’ordine descrittivo. Che co-
tesi (F. von Kutschera, Grundlagen der Ethik, sa significa asserire che i predicati assiologici
Berlin 19992 [1982], tr. it. a cura di A. Corradini, (o in generale normativi) sono sopravvenienti?
Fondamenti dell’etica, Milano 1991, pp. 264-284) Essi sono tali perché convengono a un oggetto
che ci siano anche forme di esperienza assiologi- (ente o stato di cose) x se e solo se: (i) x è ca-
ca, intesa non nel senso di percezione di stati ratterizzato da opportuni predicati (detti predi-
3791
VOLUMIfilosofia.book Page 3792 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

cati-base o predicati intrinseci) che ne costitui- connessione nomica. Ma non può trattarsi di
scono la condizione sufficiente; (ii) i predicati- una connessione nomica, perché ne derivereb-
base sono di carattere descrittivo (empirici, os- be la conseguenza che il predicato normativo
servativi e teorici, nel senso delle scienze em- del postulato sarebbe un predicato empirico.
piriche, o d’altro tipo riguardante comunque Per esclusione, il nesso di sopravvenienza de-
l’ordine dell’essere); (iii) non è possibile per- ve perciò essere un nesso a priori materiale: a
cepire un predicato sopravveniente senza per- priori perchè non ottenibile dall’esperienza;
cepire al contempo anche il complesso dei materiale perchè riguardante gli oggetti reali e
predicati-base. non oggetti astratti e di pensiero come accade
In virtù di che cosa affermo che un’azione è per le proposizioni a priori formali.
buona? Può essere ad esempio che l’azione Per meglio comprendere la specificità dell’a-
esemplifichi lo stato di cose che, attraverso di priori materiale rispetto al sintetico a poste-
essa, sono riuscito a salvare la vita di una per- riori e all’apriori formale, possiamo ricorrere al
sona che stava annegando. Dirò dunque che, linguaggio dei mondi possibili. In questo con-
se un’azione è contraddistinta da questa o testo, si afferma che un’asserzione è necessa-
quest’altra proprietà naturale (o comunque ri- ria fisicamente (esprime una necessità sinteti-
guardante l’ordine dell’essere), allora è buona. ca a posteriori) se vale in tutti i mondi possibi-
Inoltre attesto che tale azione è buona proprio li compatibili con le leggi di natura, ossia in
per il fatto che attesto il suo essere contraddi- tutti i mondi fisicamente possibili. Ad esem-
stinta da queste e queste proprietà naturali. In pio, «x è una sostanza acquosa se e solo se x è
generale, ponendo il simbolo P per indicare H2O» è una legge empirica, che vale in tutti i
una qualche forma di positività assiologica re- mondi naturalmente possibili. Possiamo trar-
lativa a un generico individuo x – sia esso un ne la conclusione che tale legge non vale in
oggetto, uno stato di cose o altro ancora –, mondi che sono logicamente ma non fisica-
possiamo tradurre formalmente la definizione mente possibili. In questi mondi, ad esempio,
precedente nei termini seguenti. Si può affer- la sostanza acquosa è identica con XYZ. I mon-
mare che Px se e solo se esistono predicati de- di fisicamente possibili sono un sottoinsieme
scrittivi P 1 ... P n tali che P1x ∧ ... ∧ Pn x → Px . dei mondi logicamente possibili. Facciamo
Enunciati del tipo precedente sono detti enun- ora un altro esempio. «Se x è piacevole, allora
ciati di sopravvenienza. x è buono». Si tratta di un principio normativo
Centrale è la questione riguardante la natura che vale in tutti i mondi concettualmente possi-
del nesso (espresso dal segno dell’implicazio- bili (esprime una necessità apriorica-materia-
ne) tra predicati-base e predicato normativo di le). Tali mondi appartengono a un sottoinsie-
un enunciato di sopravvenienza. Tale questio- me dei mondi logicamente possibili, vale a di-
ne concerne ovviamente la natura stessa del re al sottoinsieme in cui vale il postulato di si-
rapporto di sopravvenienza, per la cui analisi gnificato che il piacere è un bene. Si noti che il
si rimanda alla letteratura in proposito. Tutta- piacere non è identificato tautologicamente
via, l’analisi della relazione di sopravvenienza con il bene; il postulato si riferisce a due signi-
negli enunciati di sopravvenienza assiologica ficati autonomi che possono essere identifica-
evidenzia caratteristiche tipiche di tale nesso, ti indipendentemente dalla loro relazione. In
in riferimento a cui occorre pronunciarsi. In un principio apriorico-materiale non si stabili-
primo luogo, non può trattarsi di un nesso di scono semplicemente le condizioni di sostitu-
necessità logica, perché questo sarebbe in zione dei termini implicati nella definizione,
contrasto con la legge di Hume, la quale esclu- ma si va al di là del livello puramente linguisti-
de che da proposizioni in cui occorrono predi- co e si forniscono informazioni sulla relazione
cati puramente descrittivi – quali sono i predi- sussistente tra i loro denotata. La necessità
cati-base – si possano derivare logicamente concettuale è una necessità di contenuto e
proposizioni in cui figurano predicati normati- non una necessità meramente formale. Si ap-
vi (si vedano per ulteriori analisi Moore e plica a relazioni tra stati di cose che non di-
Ross). Rimangono, dunque, due sole possibi- pendono esclusivamente da principi logici né
lità alternative. Il nesso è di tipo sintetico a po- sono correlate a meri aspetti fisici degli ogget-
steriori o apriori materiale (non puramente logi- ti. Se la proprietà di essere buono sopravviene
co). Brink opta per la prima possibilità, inter- concettualmente sulla proprietà di essere pia-
pretando il nesso quale forma particolare di cevole, questo principio vale anche in mondi
3792
VOLUMIfilosofia.book Page 3793 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica


che non sono fisicamente possibili. In un denza attraverso se stessa (non sono ammessi
mondo in cui la sostanza acquosa è XYZ, il circoli). Pertanto, se è ammessa la giustifica-
principio che il piacere è un bene rimane vali- zione inferenziale delle credenze, la relazione
do (A. Corradini, Non-Reductive Naturalism di giustificazione non può essere altro che li-
Versus Non-Naturalism in Ethics: How Wide Is neare. La non linearità comporta, infatti, la cir-
the Gap?, in A. Corradini - S. Galvan - J.E. Lowe colarità. Ma non è possibile regredire all’infini-
[a cura di], Analytic Philosophy Without Natural- to nel rinvio da una credenza all’altra. Dunque
ism, London 2006). ci devono essere delle credenze iniziali da cui
III. MODALITÀ DI GIUSTIFICAZIONE DEGLI ENUNCIATI partono le catene inferenziali. A questo punto,
ETICI. – 1. Definizione dei concetti di fondazionali- se si vuole evitare l’esito scettico rappresenta-
smo e di coerentismo. – La giustificazione degli to dalla tesi che le credenze iniziali non sono
enunciati etici avviene secondo due approcci giustificate, si deve ammettere che queste so-
alternativi: l’approccio fondazionalistico e no giustificate in modo non inferenziale. Nor-
quello coerentistico. Per la comprensione di malmente la giustificazione delle credenze ini-
entrambi gli approcci è conveniente partire da ziali è garantita dalla loro evidenza. Per questo
alcune definizioni preliminari. Che cosa signi- motivo il fondazionalismo, in etica, trova per
fica che le credenze sono giustificate in modo lo più espressione nell’intuizionismo, tanto
inferenziale? E che cosa significa affermare più se il fondazionalismo è unito al realismo.
che la relazione di giustificazione tra credenze Secondo il coerentismo, al contrario, la giusti-
è lineare (rispettivamente circolare)? ficazione di ogni credenza morale è inferenzia-
Affermare che le credenze sono giustificate in le, ossia ottenuta attraverso il rimando a un al-
modo inferenziale significa dire che la giustifi- tro enunciato e in ultima analisi all’intero si-
cazione di una qualsiasi credenza è fondata sul stema delle credenze morali e non morali. Co-
rinvio a qualche altra credenza che la giustifica. sì, condizione necessaria e insieme sufficiente
In termini formali: per ogni credenza x vale: se x della giustificazione è che tutte le credenze sia-
è giustificata, allora c’è una credenza y che è di-
no reciprocamente coerenti, il che significa
versa da x ed è a sua volta giustificata, così che
che la giustificazione offerta dal coerentismo è
la giustificazione di x dipende dalla giustifica-
inferenziale (cioè realizzata attraverso il rinvio
zione di y (in simboli: ∀x(Ax → ∃y(Ay → yRx)),
a un’altra credenza che la giustifica), ma non
dove A rappresenta la proprietà di essere giusti-
lineare (ovvero circolare). A favore del corenti-
ficato e R la relazione di dipendenza).
smo si argomenta usualmente nel modo se-
Affermare che la relazione di giustificazione tra
guente. Non esistono credenze iniziali giustifi-
credenze è lineare significa affermare che se,
per le credenze x, y, z, valgono le relazioni yRx cate per evidenza. Pertanto, se si vuole evitare
e zRy, allora non può valere xRz. Data infatti la l’esito scettico, tutte le credenze devono esse-
transitività della relazione R, se valesse xRz, re giustificate inferenzialmente. Ma allora, o si
varrebbe anche yRy, il che comporterebbe un ammette il regresso all’infinito nel rinvio della
circolo. La linearità, pertanto, coincide con la giustificazione inferenziale da credenza a cre-
non circolarità (A. Corradini - S. Galvan, Episte- denza o si rompe la linearità della relazione di
mische Rechtfertigung und das Argument des Re- giustificazione, accettando la sua circolarità.
gresses, in W. Löffler - E. Runggaldier [a cura Poiché il regresso va rifiutato, la giustificazio-
di], Vielfalt und Konvergenz der Philosophie, par- ne ha da essere inferenziale e circolare.
te 1, Wien 1999, pp. 123-127). 2. Fondazionalismo, coerentismo e le loro contro-
Ora, secondo il fondazionalismo almeno alcu- parti ontologiche. – In questa sezione affrontia-
ne credenze non sono giustificate inferenzial- mo il tema del rapporto che si instaura da una
mente. Per esempio i principi primi di un siste- parte tra fondazionalismo e coerentismo, inte-
ma valoriale, che si giustificano perché sono si come posizioni epistemologiche, e dall’altra
evidenti. La giustificazione proposta dal fon- tra realismo e costruttivismo, intesi come po-
dazionalismo è quindi non inferenziale, in sizioni ontologiche.
quanto non tutte le credenze sono giustificate Sappiamo già che secondo il realismo morale
attraverso altre credenze. A favore dell’approc- vi sono fatti morali, che sussistono indipen-
cio fondazionalistico si argomenta usualmen- dentemente dalle credenze morali. Secondo il
te nella maniera seguente. È categoricamente costruttivismo morale, invece, vi sono fatti
esclusa la possibilità di giustificare una cre- morali, ma questi sono costituiti dalle creden-
3793
VOLUMIfilosofia.book Page 3794 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ze morali, non godono cioè di indipendenza questo autore, la struttura fondamentale della
ontologica. società, regolata dai principi di giustizia, non
Il rapporto tra le alternative ontologiche e le si basa sul riconoscimento di un ordine mora-
epistemologiche si istituisce spesso come è il- le pre-definito ma è il risultato di una procedu-
lustrato nel seguente schema a doppia entrata: ra di costruzione che si realizza attraverso il
contratto sociale. D’altro lato, le condizioni
sotto le quali degli attori razionali scelgono i
principi di giustizia non sono concepite da
Rawls come verità auto-evidenti ma piuttosto
come «convenzioni ragionevoli che, alla fine,
devono essere valutate dall’intera teoria a cui
appartengono» (J. Rawls, A Theory of Justice,
Cambridge 1971, tr. it. di S. Maffettone, Una teo-
ria della giustizia, Milano 1982, p. 470). La giu-
stificazione coerentistica è affidata da Rawls
alla procedura dell’equilibrio riflessivo, che con-
siste nel reciproco avvicinamento e adatta-
mento delle differenti credenze che costitui-
scono il sistema epistemico. Essendo in que-
stione la giustificazione etica, le credenze in
equilibrio riflessivo comprendono credenze
appartenenti sia a modalità normative, sia a
modalità descrittive. Inoltre l’equilibrio rifles-
sivo si costituisce tra credenze che si trovano a
livelli diversi di generalità, ad esempio tra teo-
rie morali generali (come le premesse dell’ar-
La connessione più usuale nella storia dell’eti- gomento contrattualistico) e credenze morali
ca è l’orizzontale, ossia: l’intuizionismo impli- più particolari. Queste ultime sono le princi-
ca usualmente il realismo e viceversa, il coe- pali candidate a costituire i giudizi morali pon-
rentismo implica il costruttivismo e viceversa. derati. Si tratta di giudizi che riproducono il
Un rappresentante contemporaneo dell’intui- senso morale correttamente, ovvero al riparo
zionismo di stampo realistico è ad esempio R. da fattori di disturbo, quali l’interesse perso-
Audi (Moral Knowledge and Ethical Character, nale o emozioni momentanee. Il fine metodico
Oxford 1997; The Good in the Right: A Theory of dell’equilibrio riflessivo viene raggiunto quan-
Intuition and Intrinsic Value, Princeton 2004). do tutti gli elementi del sistema sono recipro-
Pur inserendosi nel filone dell’intuizionismo camente coesi. Di fatto, il processo di equili-
classico, Audi è tuttavia interessato a sottoli- brio è più o meno approssimato e il punto di
neare che la conoscenza morale, in quanto co- equilibrio dinamico (A. Corradini, Logische
noscenza a priori, non è eo ipso una conoscenza Formen der Begründung und Kritik der sittlichen
di tipo indefettibile. Dal suo punto di vista non Urteile, in K. Feiereis [a cura di], Wahrheit und
è necessario «condividere gli stereotipi dell’au- Sittlichkeit, Erfurt 1999, pp. 61-79).
to-evidente che hanno causato difficoltà alla 3. Coerentismo e realismo morale. – Sebbene, co-
comprensione dell’intuizionismo etico quanto me appena attestato, l’intuizionismo vada
meno sin dai tempi di Moore» (R. Audi, Natu- spesso di pari passo con il realismo e il coe-
ralism, Realism, and Objectivity in Ethics, in A. rentismo con il costruttivismo, nulla osta dal
Corradini - S. Galvan - J.E. Lowe [a cura di], op. punto di vista sistematico a che vi siano anche
cit.). Il fondazionalismo sostenuto da Audi è collegamenti trasversali, in particolare tra coe-
perciò un fondazionalismo moderato, in cui rentismo e realismo. Questa è, ad esempio, la
gioca un ruolo di rilievo il passaggio da un’evi- tesi di D.O. Brink, che vale la pena di illustrare
denza intesa in senso assoluto a un’evidenza brevemente per il suo interesse intrinseco.
fondazionale di tipo condizionato. Brink privilegia il coerentismo nei confronti
Tra i sostenitori di un coerentismo su base co- del fondazionalismo perché ritiene che, tanto
struttivistica un posto d’onore nel panorama nella sfera morale quanto in quella non mora-
contemporaneo spetta a J. Rawls. Secondo le, non siano validi i due argomenti che vengo-
3794
VOLUMIfilosofia.book Page 3795 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica


no solitamente apportati a favore del fonda- fondamentale per il coerentista è tra giustifica-
zionalismo: l’argomento antiscettico e l’argo- zione sistematica e contestualistica. La tesi di
mento del regresso. L’argomento antiscettico Brink è che la linearità può essere mantenuta
approda al fondazionalismo presupponendo in una giustificazione contestualistica, ma so-
la validità di due premesse, il realismo e l’og- lo perché questa è parziale o incompleta.
gettivismo della giustificazione (la giustifica- «Nella giustificazione contestualistica, infatti,
zione deve garantire la verità). Realismo e og- certe credenze di sfondo, che dovrebbero effet-
gettivismo della giustificazione forniscono un tivamente essere giustificate per giustificare
argomento antiscettico a favore del fondazio- sistematicamente (la credenza) p, sono tratta-
nalismo nel senso che solo un’analisi fonda- te come lo fossero già» (D.O. Brink, Moral Real-
zionalistica (non inferenziale) della giustifica- ism and..., cit., p. 144). Per contro, la giustifica-
zione può garantire che le nostre credenze giu- zione sistematica di ogni credenza può essere
stificate descrivano affidabilmente un mondo spiegata solo «come una funzione della sua re-
la cui esistenza è indipendente dalle credenze lazione con la totalità delle altre credenze che
che abbiamo su di esso. Dunque, una volta abbiamo o potremmo avere» (ibi, p. 145). «In
premessa la validità del realismo, il fondazio- questo modo, il coerentismo può spiegare e
nalismo, consentendo un accesso epistemico difendere l’importanza che annettiamo alla li-
diretto al mondo, soddisfa l’oggettivismo del- nearità e l’inammissibilità del ragionamento
la giustificazione in maniera compatibile con il circolare nella giustificazione contestualistica,
realismo. Alla stessa prestazione non giunge il offrendo nel contempo un’analisi non lineare
coerentismo, in quanto teoria della giustifica- della giustificazione sistematica, e quindi può
zione inferenziale. distinguere tra il valore probativo dei circoli
La critica di Brink all’argomento antiscettico piccoli e, rispettivamente, di quelli ampi del
consiste nel rifiutare la premessa minore ragionamento» (ibi, pp. 145-146).
dell’argomento, ovvero l’oggettivismo della Fondamentale nell’epistemologia coerentisti-
giustificazione. Infatti, nessuna versione del ca è il ruolo probatorio delle credenze di se-
fondazionalismo, secondo l’autore, è in grado condo ordine. Esse «comprendono credenze
di fornire una garanzia di verità oggettiva. di vari livelli di generalità intorno alla natura e
L’argomento del regresso, a sua volta, è consi- affidabilità dei nostri meccanismi di formazio-
derato un argomento a favore del fondaziona- ne delle credenze». Ora, è la coerenza con que-
lismo perché, come si è visto sopra, escluden- ste credenze di secondo ordine che fornisce
do il coerentismo in quanto circolare, mostra evidenza di verità a favore delle credenze di
l’impossibilità che la relazione di giustificazio- primo ordine. A loro volta, anche le credenze
ne sia contemporaneamente inferenziale e li- di secondo ordine devono soddisfare il requi-
neare. La presenza di entrambe le caratteristi- sito epistemologico di giustificabilità e ciò
che, infatti, dà origine a un regresso all’infinito. può avvenire nella misura in cui esse «forni-
Ora, Brink rifiuta la conclusione dell’argomen- scono parte di un resoconto esplicativo unifi-
to, in quanto afferma che non vi sono credenze cato di tutte le nostre credenze, incluse le os-
che si autogiustificano. I fondazionalisti so- servative» (ibi, p. 150).
stengono che la giustificazione coerentistica è Ammettendo che Brink abbia difeso in modo
viziosa in quanto circolare. Brink sottolinea convincente la sua preferenza per il coerenti-
dal canto suo che le credenze che si autogiu- smo, che cosa resta ancora da fare per rendere
stificano rappresentano il caso estremo di cir- plausibile la scelta di abbinare il coerentismo
colarità viziosa, in quanto la giustificazione di con il realismo? Se il coerentismo è in grado di
un enunciato viene ottenuta attraverso l’enun- incorporare il requisito epistemologico che le
ciato stesso. In conclusione: secondo Brink credenze giustificanti siano giustificate e se si
nessuna versione del fondazionalismo può accetta l’oggettivismo della giustificazione (la
soddisfare il requisito epistemologico che le giustificazione deve garantire la verità), ne se-
credenze giustificanti siano esse stesse giusti- gue che si deve rigettare il realismo. Le cre-
ficate. denze giustificate possono infatti essere vere
A differenza del fondazionalismo, secondo solo nella misura in cui i fatti del mondo sono
Brink il coerentismo è in grado di incorporare costituiti dalle credenze, ossia se il coerenti-
il requisito epistemologico che le credenze smo si combina con il costruttivismo. Ma
giustificanti siano giustificate. La distinzione Brink, come sappiamo, rifiuta l’oggettivismo
3795
VOLUMIfilosofia.book Page 3796 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica economica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

della giustificazione. Dunque, se non si richie- smo. Infatti, se neghiamo l’equivalenza tra
de che la giustificazione garantisca la verità, aprioricità e infallibilità, ci troviamo nella ne-
non c’è ragione di derivare la falsità del reali- cessità di ammettere che non si danno creden-
smo dalla verità del coerentismo. ze autogiustificantisi. Una credenza è sempre
Oltre a ciò, le credenze di secondo ordine, fon- giustificata da altre credenze, appartenenti al-
damentali per la giustificazione coerentistica, la conoscenza di sfondo a nostra disposizione.
sono tali da conciliare il coerentismo con il re- Per evitare un regresso all’infinito, dobbiamo
alismo. Esse, infatti, sono tali perché riguarda- asserire che la giustificazione delle credenze di
no la nostra relazione con il mondo. Esse «in- secondo ordine risulta dal sostegno che le cre-
cludono credenze sulla nostra struttura psico- denze si prestano reciprocamente e ciò corri-
logica, sulla nostra dotazione cognitiva e per- sponde a criteri coerentistici. Se siamo reali-
cettiva e sul loro aggancio col mondo» (ibi, p. sti, inoltre, sosterremo che le credenze di se-
149). condo ordine sono credenze realistiche sull’af-
Come nel caso generale, anche in quello etico fidabilità delle nostre credenze sui fatti e gli
la giustificazione coerentistica è affidata es- stati di cose morali.
senzialmente alle credenze realistiche di se- Vale la pena chiedersi se non sia forse giunto
condo ordine, credenze non morali sulla rela- il momento di porre termine al matrimonio di
zione tra le nostre credenze morali e il mondo. convenienza tra intuizionismo e realismo e di
Le credenze di secondo ordine consentono di ricercare nuove e più feconde prospettive
individuare quali credenze morali siano affida- dall’unione di quest’ultimo con il coerenti-
bili, ovvero siano formate in condizioni che ge- smo.
neralmente producono credenze vere. Si noti A. Corradini
che le credenze affidabili di Brink sono assai BIBL.: A. CORRADINI - S. GALVAN - J.E. LOWE (a cura di),
simili ai giudizi ponderati di Rawls, ferma re- Analytic Philosophy Without Naturalism, London
stando la differenza fondamentale che Rawls 2006.
condivide un’ontologia costruttivistica, men- ➨ LOGICA DEL DISCORSO ETICO.
tre per Brink le credenze sono affidabili perché
mostrano come si configura un mondo indi- ETICA ECONOMICA (problemi). – Il termine
Etica economica
pendente dal modo in cui ce lo raffiguriamo. etica economica, ampiamente usato in chiave
Ora, la coerenza di una teoria con le credenze storica, è raramente riferito al contesto attua-
morali ponderate, oltre naturalmente che con le, a proposito del quale si parla di «etica ed
altre credenze, può costituire un indizio di ve- economia» quando si affrontano i problemi
rità oggettiva. Questo non significa che i giudi- degli assunti etici della teoria economica, di
zi ponderati siano infallibili, ma semplicemen- «questioni di giustizia» quando si affrontano
te che essi esibiscono un grado iniziale di cre- problemi di etica applicata a livello nazionale
dibilità, rivedibile in un secondo momento o planetario, e di «business ethics» quando si
sulla base dell’intero sistema delle credenze. trattano problemi di etica applicata al livello
Giunti sin qui, sarà bene ricordare che lo stes- dell’impresa. Si sono qui raggruppati questi
so Audi non avanza pretese di infallibilità per tre filoni di discussione per sottolinearne le
il sapere ottenuto attraverso il metodo intui- connessioni.
zionistico. La convinzione che non esistano SOMMARIO: I. Etica ed economia. - II. Questioni
principi morali incontrovertibili è assai diffusa di giustizia. - III. Business ethics (etica degli af-
nella metaetica contemporanea. R.M. Hare, fari e delle professioni).
per fare solo un esempio, ritiene che sia tout- I. ETICA ED ECONOMIA. – Che vi sia un conflitto fra
court impossibile disporre di premesse che si- «economia» ed «etica» è un luogo comune
ano nello stesso tempo incontrovertibili e do- con origini dotte: la condanna aristotelica del-
tate di contenuto (R.M. Hare, Foundationalism la crematistica che si è perpetuata in secoli di
and Coherentism in Ethics, in W. Sinnott-Arm- dibattito sull’usura, sulla legittimazione e i li-
strong - M. Timmons, Moral Knowledge?, Oxford miti della proprietà, sulla povertà. Dal XIX se-
1996, pp. 190-199). colo è divenuto tradizionale proporre da più
Ma se la conoscenza morale si adegua a criteri parti, ivi compresi i documenti del magistero
fallibilistici di giustificazione, ci si potrebbe della chiesa cattolica, un supplemento di eti-
chiedere se il coerentismo non sia un’alterna- ca, o di valori, o di attenzione all’uomo, per bi-
tiva epistemologica migliore dell’intuizioni- lanciare l’eccessivo peso dato all’economia
3796
VOLUMIfilosofia.book Page 3797 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica economica


che porterebbe le società moderne verso il dottrina etica e politica qualcosa di ben diver-
materialismo e l’edonismo. so dall’«egoismo» combinato con la dottrina
In realtà, se la tensione fra etica e politica da dell’armonia spontanea degli interessi, ovvero
un lato ed economia monetaria dall'altro è an- una forma di «altruismo» estremamente esi-
tica, la critica «antieconomica» nella forma gente; quando però scendevano al livello delle
che conosciamo, con le sue buone ragioni e le politiche economiche, tendevano ad abban-
sue ingenuità, è cosa relativamente recente e donare le dottrine utilitariste, per applicare le
non sempre i valori, l’etica, la religione sono quali non disponevano di strumenti concet-
stati ritenuti in rotta di collisione con l’econo- tuali, e ad adottare le dottrine di Malthus e Ri-
mia monetaria. Si ricordino l’economia politi- cardo nella versione semplificata di James
ca cristiana dell’Ottocento inglese, l’etica eco- Mill, che faceva propri senza qualificazioni il
nomica del calvinismo studiata da Max Weber, principio di popolazione e la legge ferrea dei
e la letteratura francescana dei secoli XIII e XIV salari. Malthus e Ricardo erano più consape-
che già idealizzava il mercante alla luce dell’i- voli di quanto lo fossero Bentham e James Mill
deale evangelico della povertà. delle questioni di giustizia poste dalla rivolu-
La formulazione del problema che conoscia- zione industriale ed entrambi progressiva-
mo, della necessità e possibilità di una conci- mente abbandonarono il principio di popola-
liazione fra «etica» ed «economia» (in realtà zione come legge realmente vigente nel mon-
della soluzione di un apparente o reale conflit- do reale per ammettere una serie di rimedi
to fra certe tradizioni morali condivise nell’Eu- possibili che avrebbero migliorato le condizio-
ropa moderna, di origini cristiane o umanisti- ni della classe lavoratrice e, nel caso di Ricar-
che, con alcune tesi normative apparentemen- do, addirittura l’inizio di un rovesciamento di
te derivanti dalla nuova scienza dell’economia posizione nel noto capitolo sulle macchine del
politica) è una creazione dell’Ottocento, nata 1823 che avrebbe aperto la via a sviluppi teori-
dalla reazione soprattutto europeo-continen- ci in direzione socialista. Vanno distinti da
tale – e tedesca in particolare – a una costella- questi autori gli opinionisti dell’epoca che so-
zione di dottrine e pratiche delle quali ci si fa- stennero una curiosa miscela di Bentham,
ceva un’immagine di comodo, sommando Locke e Adam Smith contro il protezionismo
Adam Smith e Bentham e classificando come agricolo e contro le politiche assistenziali.
«egoismo» e «razionalismo» le dottrine princi- Quindi, anche se la dottrina del mercato come
pali attribuite all’avversario di comodo rispet- luogo della conciliazione fra etica ed econo-
tivamente in campo etico e metodologico. La mia è una tesi che si può attribuire all’econo-
teoria del mercato come strumento della «ri- mia politica classica solo con numerosi distin-
conciliazione» fra etica ed economia attraver- guo, l’immagine di questo avversario di como-
so l’«armonia degli interessi» è la teoria attri- do si è però perpetuata nella cultura europea
buita a questo avversario di comodo (varia- continentale a opera di correnti fra loro rivali:
mente chiamato Smithianismus, Manchester- la scuola storica, il marxismo, la scuola di
ismus, utilitarismo) anche se in realtà Adam Francoforte e la tradizione francese che inizia
Smith credeva in una precaria armonia spon- con Marcel Mauss e Georges Bataille per giun-
tanea degli interessi entro severi limiti e Ben- gere al MAUSS (Mouvement anti-utilitariste dans
tham credeva nell’armonia artificiale degli in- les sciences sociales). All’opposto di quanto
teressi perseguita dal legislatore o dal privato spesso avviene, i critici avevano torto per ciò
cittadino attraverso il calcolo felicifico e sol- che negavano anche se avevano ragione per
tanto i volgarizzatori sostennero con argomen- ciò che affermavano. Di questo filone di sco-
ti disparati la Harmonienlehre deprecata dai perte fruttuose fatte partendo – come Gugliel-
continentali. Ciò che gli autori legati all’eco- mo di Baskerville – da ipotesi sbagliate l’esem-
nomia politica di lingua inglese hanno in real- pio più famoso è la cosiddetta «tesi di Weber»,
tà affermato non è facile da riassumere. Adam secondo la quale il sorgere del moderno capi-
Smith, universale bersaglio dei critici, afferma- talismo come società di mercato in cui prevale
va esattamente l’opposto di ciò che la reazione una condotta economica razionale era stato
anti-economia politica gli attribuiva, cioè che reso possibile da un doppio ordine di fattori: il
la condotta ispirata dall’egoismo sarebbe in primo, preso in considerazione da Karl Marx,
generale benefica per la collettività; Jeremy era l’insieme dei fattori materiali, ovvero lo
Bentham e i suoi seguaci affermavano come sviluppo delle forze produttive; il secondo era
3797
VOLUMIfilosofia.book Page 3798 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica economica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

l’insieme dei fattori culturali e morali, ovvero il mercato come conciliazione fra etica ed eco-
crearsi di una costellazione di credenze che in- nomia, dato che sosteneva invece l’assenza di
coraggiavano uno degli atteggiamenti possibi- contenuti etici nel mercato, assenza che sareb-
li nei confronti dell’esistenza che allo storico è be stata però colmata quando si sarebbe pas-
dato riscontrare nel corso della civilizzazione, sati dalla teoria pura alla politica economica.
ovvero quello dell’«ascetismo intramondano». Nella seconda metà del Novecento si è assisti-
Questo atteggiamento, ispirato da preoccupa- to al sorgere della «nuova» teoria economica
zioni di natura extraterrena aveva causato poi, che ha rotto quella separatezza fra morali e
per via di un effetto non intenzionale, il gene- mercati che il marginalismo giustificava in
ralizzarsi delle virtù della laboriosità, parsimo- modo tanto plausibile da ridursi a una tauto-
nia, onestà, puntualità, ordine che costituisco- logia. I fattori di rottura – nessuno dei quali
no una delle precondizioni dello sviluppo di costituiva una novità assoluta – che sono stati
un’economia di mercato. Weber aveva chiaro indicati sono: a) i beni pubblici ovvero quei
che la sua tesi era complementare a quella beni che non possono essere fruiti se non con-
marxiana e che la sua posizione non doveva giuntamente e la produzione dei quali non è
essere letta come una filosofia della storia ide- razionale dal punto di vista del singolo agente
alistica da opporre a quella materialistica ma anche se è razionale per tutti gli agenti insie-
questo è proprio ciò che avvenne per metà se- me; problemi connessi sono quelli del free ri-
colo. La tesi storiografica di Max Weber fu cri- der e quello dei commons che erano stati indi-
ticata da un altro autore con lo stesso cogno- viduati da Adam Smith; b) la possibilità del
me, Wilhelm Weber, che argomentò l’esistenza comportamento cooperativo nelle organizza-
di una via cattolica alla moderna economia di zioni, comportamento che è anch’esso irrazio-
mercato, via aperta dagli autori della scolasti- nale dal punto di vista dell’agente economico
ca spagnola che avrebbero fornito, sulle basi neoclassico, che era stato individuato da Emi-
della tradizionale dottrina scolastica della leg- le Durkheim; c) le precondizioni morali dei
ge di natura, la giustificazione delle istituzioni mercati, e in particolare il ruolo della fiducia,
finanziarie necessarie (cfr. Wirtschaftsethik am che erano stati individuati da Adam Smith,
Vorabend des Liberalismus, Münster 1959; Geld Hegel, la scuola storica, Durkheim e Marcel
und Zins in der spanischen Spätscholastik, Mün- Mauss; d) la progressiva erosione della nozio-
ster 1962). A prescindere dalla questione della ne di utilità che, nata alle origini come concet-
specificità del ruolo del protestantesimo, la te- to con un preciso ma implausibile contenuto
si di Weber si inseriva nel filone ottocentesco psicologico (piacere o felicità), è stata nel cor-
comprendente la scuola storica, il primo so- so del ventesimo secolo ridotta a un concetto
cialismo, la sociologia francese e infine l’isti- inoppugnabile ma vuoto; nuovi indirizzi di ri-
tuzionalismo americano che compì la «scoper- cerca, come gli studi sulla felicità pongono al
ta» di un elemento di cui la teoria economica centro l’idea, irriducibile a quella di utilità, che
della seconda metà del Novecento ha poi ten- gli impegni morali degli individui contribui-
tato di tenere conto, cioè delle precondizioni scono a determinare ciò che costituisce il be-
istituzionali, giuridiche e morali del mercato. nessere, o le preferenze, o l’interesse degli in-
Prima che la cosiddetta tesi di Weber venisse dividui e che il risultato finale da misurare, la
messa a frutto dagli economisti vi fu parados- felicità o il benessere, sembra essere di per sé
salmente quasi un secolo di predominio di sfuggente e, se confrontato con la premessa
un’altra tesi weberiana che neutralizzò la pri- delle scelte degli attori, valori o preferenze, ap-
ma: la tesi dell’avalutatività. Questa era resa pare di natura irriducibile.
plausibile dalla svolta del marginalismo che II. QUESTIONI DI GIUSTIZIA. – Un secondo filone di
giustificava la separazione fra teoria economi- discussione, relativamente separato dal pre-
ca pura e politica economica e dalla reinter- cedente, si è sviluppato a partire dagli anni
pretazione filosofica di questa svolta operata cinquanta, culminando nel 1971 con l’opera di
dal positivismo logico. La divisione fra teoria Rawls. Questo filone comprende una serie di
economica e politica economica sembrava – teorie normative della giustizia distributiva
come veniva illustrato nel modo più organico che si propongono di elaborare teorie genera-
da Lionel Robbins – sovrapporsi ed essere giu- li, giustificabili per tutti i potenziali cittadini in
stificata dalla divisione fra fatti e valori. Que- base a criteri di razionalità o di ragionevolezza
sta tesi era l’opposto della fantomatica tesi del e quindi non dedotte da una particolare con-
3798
VOLUMIfilosofia.book Page 3799 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica economica


cezione del bene fra le diverse che vengono munitarista ma neomarxista che comprende
professate in una società pluralista. La novità autori come Robert Lane (cfr. The Loss of Hap-
centrale della teoria rawlsiana, sta nel fatto di piness in Market Democracy, New Haven [Con-
cercare un’alternativa alla più coerente teoria necticut] 2000) e Tibor Scitovsky (cfr. The Joy-
che era stata disponibile per un secolo e mez- less Economy, New York 19922) ha sostenuto
zo, l’utilitarismo, che, pur vituperato dai filo- che il problema vero non è l’ingiustizia ma
sofi e dai teologi, era stato lo strumento più l’alienazione.
maneggevole cui avevano potuto fare ricorso S. Cremaschi
giuristi, economisti e politologi. Il motivo di III. BUSINESS ETHICS (ETICA DEGLI AFFARI E DELLE
insoddisfazione cui John Rawls cercava di ri- PROFESSIONI). – Disciplina che si occupa degli
mediare in partenza era la possibilità di giusti- aspetti morali degli «affari». La difficoltà basi-
ficare l’oppressione delle minoranze da parte lare di questa disciplina è che gli affari sono
delle maggioranze. Il problema cui si trovò a tradizionalmente considerati la parte della vi-
dare una soluzione fu invece quello della pos- ta economica che è intrinsecamente incompa-
sibilità di parlare di giustizia distributiva in tibile con l’etica. Per Aristotele la oikonomía o
presenza del pluralismo dei valori: l’idea di economia era l’amministrazione della casa,
una equa distribuzione di beni primari, quei cioè il governo della famiglia, e quindi parte
beni che sono strumento per realizzare qualsi- della filosofia pratica con l’etica, la politica e la
asi progetto di vita è stata la chiave di questa retorica. Si contrapponeva all’economia in
soluzione. Il tentativo di Rawls diede vita a una questo senso la crematistica che consisteva
corrente, quella del liberalismo egualitario negli affari condotti in vista del profitto, rivolti
che ha dominato la discussione sulla giustizia, ad acquistare ricchezza al di là dei limiti natu-
con i contributi di Gerald Dworkin, Bruce Ac- rali, il cui caso peggiore era la richiesta di inte-
kerman, Onora O’Neill, e quelli meno ortodos- resse sui prestiti che Aristotele condannava
si di Michael Walzer e Amartya Sen. come usura (Pol., 1257-1258). A partire da que-
Una posizione non dissimile metodologica- sta concezione dell’economia gli scolastici
mente è quella del marxismo analitico, che contribuirono alla legittimazione ideologica
pur sostenendo conclusioni più egualitarie, della chiesa come istituzione finanziaria domi-
accetta proprio la necessità di una teoria nor- nante nell’Europa medievale.
mativa per giustificare un assetto sociale, che Questa difficoltà di fondo posta dal caso degli
era invece ciò che soprattutto era negato dal affari si riflette nella concezione moderna del
marxismo originario in nome alternativamen- valore. Locke credeva che il valore consistesse
te della necessità storica oppure della prassi in ciò che è utile all’uomo, e – dato che il lavo-
come processo di progressiva creazione/sco- ro trasforma la natura in cose utili – che il la-
perta dell’autentica essenza umana contem- voro creasse valore (The Second Treatise, in Two
poranea alla realizzazione delle sue condizioni. Treatises of Government, a cura di P. Laslett,
La corrente opposta, che accetta però lo stes- London - New York 19702, pp. 265-428, tr. it.
so punto di partenza, è quella del liberalismo Secondo trattato sul governo, in Due trattati sul
antiegualitario dei libertarians, di cui il mag- governo e altri scritti politici, a cura di L. Parey-
gior esponente è stato Robert Nozick; i liberta- son, Torino 19823, pp. 227-412). Adam Smith
rians argomentano contro ogni intervento re- formulò esplicitamente la distinzione fra valo-
distributivo in nome del «titolo valido» come re d’uso e valore di scambio, usando il famoso
giustificazione della proprietà. esempio dell’acqua e dei diamanti (cfr. An In-
La corrente che si è maggiormente distanziata quiry into the Nature and Causes of the Wealth of
dal liberalismo egualitario, non tanto sulle Nations, 1776, a cura di R.H. Campbell - A.S.
conclusioni come i libertarians quanto sull’ap- Skinner - W.B. Todd, Oxford 1976, tr. it. a cura
proccio, sono le diverse forme di comunitari- di A. Roncaglia, Indagine sulla natura e le cause
smo, come quello di Charles Taylor che conte- della ricchezza delle nazioni, Roma 1995, Iibro I,
sta che la giustizia sia il problema basilare, da cap. 4, § 13). Smith definisce il lavoro come la
individuare invece nella definizione dei beni misura «reale» del valore di scambio. Questo
costitutivi dell’appartenenza alla comunità. Si a sua volta determina il prezzo reale o «natura-
noti che una posizione simile è stata sostenu- le» in modo universale, «in ogni tempo e in
ta anche da Walzer, liberale simpatetico con il ogni luogo», e quindi il «prezzo di mercato» è
comunitarismo. Una seconda corrente non co- soltanto nominale, cioè non è funzione del va-
3799
VOLUMIfilosofia.book Page 3800 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica economica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

lore reale ideale (cfr. ibi, libro I, cap. V, § 4). ma distinguendo chiaramente fra utilità
Kant formula una distinzione fra «valore asso- dell’individuo e utilità della comunità (An In-
luto» (Würde) degli esseri umani come perso- troduction to the Principles of Morals and Legisla-
ne, «valore diretto» di diversi beni naturali e tion, 1789, a cura di J.H. Burns - H.L.A. Hart - F.
artificiali, e il valore del denaro come soltanto Rosen, Oxford 1996, tr. it. di S. Di Pietro, Intro-
«indiretto». Kant considera il denaro una mer- duzione ai principi della morale e della legislazione,
ce che rappresenta tutte le merci e il prezzo di a cura di E. Lecaldano, Torino 1998, cap. 1).
una merce è semplicemente il verdetto pubbli- L’economia neoclassica tuttavia, contempora-
co sul valore indiretto della merce in questio- neamente a filosofi darwiniani quali Herbert
ne, cioè il prezzo di mercato (Metaphysik der Spencer, legittimò l’agire dello homo oeconomi-
Sitten, 1793, in Kant's gesammelte Schriften, a cus come socialmente utile, trasformandolo in
cura della Berlin-Brandenburgischen Akade- un ideale legittimo per gli individui. Fu questo
mie der Wissenschaften, Berlin 1902 ss., vol. passaggio a rendere possibile il verificarsi di
VI, pp. 203-474, tr. it. La metafisica dei costumi, veri dilemmi morali e del conflitto di interessi
a cura di G. Vidari - N. Merker, Roma-Bari nella vita economica.
19984, parte I, § 31; parte II, § 11). Come i loro Il successo dell’ideologia del capitalismo è
predecessori antichi e medievali, questi filoso- quindi ciò che rese possibile la business ethics
fi liberali classici non considerarono gli affari, moderna come parte legittima e riconosciuta
cioè lo scambio sul mercato e la speculazione della filosofia pratica. La business ethics è quin-
come pratiche con un valore intrinseco o mo- di una disciplina molto giovane, resa significa-
rale; gli affari riguardano soltanto il denaro, il tiva dalla globalizzazione degli ultimi decenni
prezzo e il profitto. e funzionante come sua legittimazione ideolo-
La concezione degli affari come pratica econo- gica.
mica legittima, e quindi la riconciliazione fra Fin dagli inizi la business ethics è stata una di-
gli affari e l’economia e la politica divennero sciplina anglo-americana, considerata un caso
possibili soltanto con la concezione neoclassi- di etica applicata vertente su questioni speci-
ca dell’economia. La sostituzione marginalista fiche della pratica degli affari. L’etica applicata
del valore d’uso o utilità «totale» con l’utilità in quanto tale si propone di applicare le teorie
relativa fu seguita da una ridefinizione dell’uti- dell’etica normativa a parti specifiche della re-
lità, che diede una soluzione concettuale al altà, e quindi un suo nodo cruciale è la classi-
paradosso dell’acqua e dei diamanti basata ficazione delle questioni da considerare speci-
sulla tesi per cui se qualcosa è richiesto è an- fiche di un particolare campo di applicazione.
che utile. Il valore di scambio era allora defini- Una tipica classificazione nella business ethics
to dalla domanda e offerta effettiva e si identi- distingue fra livello individuale e livello socia-
ficò con il prezzo di mercato. Questo sviluppo le, o livello macro e micro. Il primo considera
rese irrilevante per la teoria economica la di- le relazioni esterne agli affari, cioè il mercato, la
stinzione fra prezzo e valore, e nella teoria eco- società, la moralità, la politica, talvolta perfino
nomica ortodossa del Novecento il concetto di la guerra, e recentemente anche la natura;
valore è stato sostituito dalla coppia di con- questioni che vanno sotto i titoli di responsa-
cetti di prezzo e utilità; il valore di scambio ora bilità dell’impresa, o corporate citizenship, e per
è il prezzo, e il valore d’uso è la domanda (cfr. cui spesso si usa il termine stakeholder. Le rela-
P. Samuelson, Economics, New York 200117, tr. zioni interne alla pratica degli affari possono
it. a cura di C.A. Bollino, Economia, Milano venire considerate al livello micro, che ruota
2002, cap. 5) . intorno allo scambio, e quindi considera i pro-
È anche cruciale il cambiamento di atteggia- duttori, la finanza, i consumatori, il marketing
mento morale nei confronti dell’idea di homo e i prodotti, ad esempio i diritti dei consuma-
oeconomicus, il cui egoismo razionale fu a lungo tori o la debita cura. La sospensione dell’eco-
considerato una condizione necessaria ma nomia di mercato all’interno delle moderne
problematica da parte delle correnti dominan- imprese globali introduce però un livello col-
ti della filosofia pratica anglo-americana. Tho- lettivo o molare della business ethics, che verte
mas Hobbes propose come rimedio il contrat- sulle relazioni interne all’impresa o sull’etica
to, mentre Adam Smith puntò sulla simpatia e dell’organizzazione, sulle relazioni fra azioni-
Bentham sulla razionalità, accettando la stru- sti, management, dipendenti e imprese dipen-
mentalità intrinseca alla razionalità umana, denti. Alcune di queste però, come quella del
3800
VOLUMIfilosofia.book Page 3801 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica economica


whistle-blowing, delle pari opportunità per i di- ma neppure è un santo, e se il lavoro di distri-
pendenti, della concorrenza, dello insider tra- buire beni non crea alcun valore, la giustizia ri-
ding, sono difficili da classificare in tal modo, chiede qualche altra compensazione.
e altre, come le politiche degli investimenti o A. Sørensen
il lavoro minorile, sono specifiche di particola- BIBL.: T.L. BEAUCHAMP - N.E. BOWIE (a cura di), Ethical
ri tipi di affari. Theory and Business, Englewood Cliffs (New Jersey)
Al livello macro ciò che viene applicato è spes- 1979; A. BUCHANAN, Ethics, Efficiency, and the Market,
so la filosofia politica, mentre agli ultimi due Totowa (New Jersey) 1985; A. SEN, On Ethics and
livelli si applica l’etica filosofica, per lo più Economics, Oxford 1987, tr. it. di S. Maddaloni, Etica
l’etica normativa del liberalismo classico, cioè e economia, Roma-Bari 2001; O. O’NEILL, Faces of
gli approcci dei diritti e del senso morale, l’uti- Hunger: an Essay on Poverty, Justice and Develop-
litarismo, il contrattualismo, l’etica kantiana e ment, London 1989; T.I. WHITE (a cura di), Business
più di recente diversi tipi di aristotelismo. A Ethics. A Philosophical Reader, New York 1993; P. VAN
tutti i livelli la business ethics analizza e discute PARIJS, Real Freedom for All, Oxford 1995; D.M. HAU-
SMAN - M.S. MCPHERSON, Economic Analysis and Mo-
normativamente le questioni usando gli sche-
ral Philosophy, Cambridge 1996; P. VAN PARIJS, Econo-
mi concettuali dei diversi tipi di etica. La rela-
mie, in M. CANTO-SPERBER, Dictionnaire d’éthique et de
zione burrascosa fra affari ed etica ha però fat- philosophie morale, Paris 1996, pp. 497-503; A. BUCHA-
to apparire la business ethics più urgente, anche NAN, Economics and Ethics, in P.H. WERHANE - R.E.
se al contempo più difficile da sviluppare filo- FREEMAN (a cura di), The Blackwell Encyclopedic Dic-
soficamente di altri tipi di etica applicata. Il ri- tionary of Business Ethics, Oxford 1998, pp. 187-191;
sultato è che la business ethics spesso, per R.E. FREDERICK (a cura di), A Companion to Business
esempio nel «Journal of Business Ethics», in Ethics, Oxford 1999; P. KOSLOWSKI (a cura di), Con-
molti manuali, e nei siti internet, diviene o temporary Economic Ethics and Business Ethics, Ber-
narrazione dettagliata di scandali nel mondo lin 2000; A. SØRENSEN, Value, Business and Globalisa-
degli affari, visti come casi moralmente istrut- tion - Sketching a Critical Conceptual Framework, in
tivi allo scopo di alzare il livello dell’etica per- «Journal of Business Ethics», 39 (2002), pp. 161-
sonale degli uomini d’affari, o descrizioni in 167; A. CORTINA (a cura di), Construir confianza, Ma-
sede di scienze sociali dei valori e norme di or- drid 2003; J. CONILL SANCHO, Horizontes de economía
ganizzazioni come le imprese, in un caso e ética, Madrid 2004; M. FLEURBAEY, Normative Econo-
nell’altro con ben poca consapevolezza o ri- mics and Theories of Distributive Justice, in J.B. DAVIS -
flessione filosofica. A. MARCIANO - J. RUNDE (a cura di), The Elgar Compa-
Una strategia per una business ethics con basi fi- nion to Economics and Philosophy, Cheltenham 2004,
pp. 132-158.
losofiche è la concezione della giustizia distri-
butiva di John Rawls che accetta l’economia di ➨ ALTRUISMO; AVALUTATIVITÀ; BENI; COMMERCIUM;
mercato ma combina la razionalità dell’homo COMUNITARISMO; CONFLITTO DI INTERESSI; CONSU-
oeconomicus con la ragionevolezza kantiana MATORI, DIRITTI DEI; CONSUMO; CREMATISTICA; DE-
dell’uomo pubblico, cioè la disponibilità a BITA CURA; DISTRIBUZIONE; ECONOMIA; EGOISMO;
proporre norme che è ragionevole per ognuno EGUAGLIANZA; EQUIVALENZA RICARDIANA ; ETICA
accettare come vincolanti (cfr. Political liberal- ECONOMICA, STORIA; FREE RIDER; GIUSTIZIA DISTRI-
ism, New York 1993, tr. it. di G. Rigamonti, Libe- BUTIVA; HOMO OECONOMICUS; IMPRESA, RESPON-
ralismo politico, a cura di S. Veca, Torino 1994, SABILITÀ DELLA; INDIVIDUALISMO; INSIDER TRADING;
lezione II, § 1) . Un’altra possibilità è rifiutare MARGINALISMO; MARXISMO ANALITICO; MERCATO;
sia l’approccio dell’etica applicata sia la con- POVERTÀ; QUALITÀ DELLA VITA; SALARIO; SCAMBIO;
cezione neoclassica dell’economia e focalizza- SCUOLA STORICA; SISTEMA ECONOMICO; SOCIALISTI
re filosoficamente il valore della pratica degli RICARDIANI ; SOCIOECONOMIA ; SPECULAZIONE ;
affari e dell’economia di mercato come prati- STAKEHOLDER; SVILUPPO; USURA; UTILITÀ; UTILITA-
che sociali reali come fa la socioeconomia. Lo RISMO; VALORE; WHISTLE-BLOWING.
scambio economico può e deve contribuire a
soddisfare bisogni e desideri umani, a favorire ETICA ECONOMICA (storia). – Le grandi re-
Etica economica
relazioni sociali pacifiche e a rendere possibile ligioni mondiali elaborarono dottrine morali o
la sconfitta della povertà attraverso il lavoro, etiche prescrittive applicate all’attività econo-
la creatività e la fortuna in modo socialmente mica. L’elaborazione di dottrine in questo
accettabile e non a puro detrimento degli altri. campo si spinse fino ai primi secoli dell’età
L’uomo non è soltanto un avido uomo d’affari moderna influendo in modo significativo sulla
3801
VOLUMIfilosofia.book Page 3802 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica economica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

nascita della scienza economica. In questa vo- campi dell’etica. Il primo livello è quello «su-
ce ci si limiterà alle dottrine che hanno influito scettibile di punizione in base alle leggi del
sul pensiero occidentale fino alla nascita cielo» o quello della gente «astuta e malvagia»
dell’economia politica. o di chi si comporta «in modo ingannevole». Il
SOMMARIO: I. Etica economica talmudica. - II. malvagio è colui che dice «il mio è mio e il tuo
Etica economica islamica. - III. Etica economi- è mio» (Mishnah, Avot V, 10). Si tratta di casi
ca patristica e scolastica. - IV. Etica economica di comportamento «assolto dalle leggi delle
riformata. nazioni» ma ciò nonostante da condannare in-
I. ETICA ECONOMICA TALMUDICA. – La Torah ( ) condizionatamente, come quello di chi non te-
è l’insegnamento di Mosè contenuto nel Pen- stimonia a favore di un altro causandogli una
tateuco e nella qabbalah o tradizione. Il termi- perdita potenziale (Talmud babilonese, Baba
ne alakhah ( , la «via» o disposizione lega- Kama, 55 b-56 a) o quello di chi senza grave
le) designa il sistema legale che applica i pre- motivo si ritira da una transazione su cui si è
cetti della Torah alla vita quotidiana tenendo raggiunto l’accordo e su cui non si è ancora
conto del variare delle situazioni, derivando perfezionato l’atto dal punto di vista formale
dai 613 precetti contenuti nei cinque libri della oppure del terzo che interviene in questa fase
Torah altri precetti per fare fronte a situazioni facendo un’offerta più vantaggiosa; ugualmen-
nuove. Le fonti di questa legislazione sono, ol- te condannato è il prestito a condizioni che ne
tre al Pentateuco, la Mishnah e la Gemarà fanno un investimento di capitale e quindi una
(cioè le due parti del Talmud), il Mishneh Torah forma di usura che è vietata nei confronti del
di Mosé Maimonide, lo Shulchan Aruch di Jo- «fratello» (Dt 23, 20-21; Talmud babilonese,
seph Caro. Un principio base di tale legislazio- Baba Metzia, 70 a; e inoltre Es 22, 24; Lv 25, 35-
ne è fare «una siepe intorno alla Torah» (Mish- 38). La discussione sulla liceità del prestito a
nah, Pirquè Avot, I, 1), ovvero, per essere sicuri interesse, e su quale interesse costituisse usu-
di non infrangere un precetto, creare precetti ra, nonché sulla liceità di prestare a interesse
ulteriori che escludano la possibilità di violar- agli stranieri, e se gli stranieri comprendessero
lo inconsapevolmente. Così dalla proibizione gli altri monoteisti, iniziò in età ellenistica (Fi-
dell’uccisione deriva la proibizione dell’odio, lone alessandrino estende la proibizione dagli
da quella dell’adulterio quella dell’impudici- ebrei a tutti i concittadini) e proseguì fino
zia. La alakhah è legislazione, e come tale è go- all’età moderna.
vernata dalla «giustizia», l'attributo principale Una variazione entro questo livello è il com-
di Dio. Ma – con buona pace di molti padri del- portamento della «gente di Sodoma» che di-
la chiesa e teologi cristiani – la giustizia non è ceva «il mio è mio e il tuo è tuo»; tale atteggia-
giustizia formale ma giustizia sostanziale, e mento è manifestato ad esempio dal rifiuto di
anche questa deve essere sempre temperata praticare l’ospitalità che denota un rifiuto ad
dalla misericordia. Un detto talmudico spiega accettare obblighi nei confronti degli altri o a
la distruzione di Gerusalemme come punizio- vedere i bisogni altrui. Una società così impo-
ne per il fatto che all’epoca i giudizi venivano stata può sussistere ma non ha un futuro, co-
basati strettamente sulla legge e non andava- me Sodoma che era stata condannata, perché
no lifnim meshurat ld ha-din, cioè «oltre le ri- rifiutando di riconoscere il carattere di dono
chieste della legge» (Talmud babilonese, Baba divino della ricchezza apre le porte alla diffusa
Metzia, 30 b). immoralità in campo economico.
La tradizione ebraica da un lato ha un atteg- Il secondo livello è quello di chi compie «il
giamento molto positivo nei confronti della proprio dovere nei confronti del regno dei cie-
ricchezza che è considerata dono di YHWH, li». Un caso è quello di chi ha rubato una data
dall’altro lato ritiene che la ricerca di ricchezza somma a una di due persone ma non sa a qua-
possa essere santificata come altri aspetti del- le; questi è tenuto a restituire ai due la somma
la vita – il desiderio di cibo o di sesso – avvian- che questi si divideranno fra loro, ma se vuole
dola lungo la «via» (alakhah) segnata dall’inse- compiere «il proprio dovere nei confronti del
gnamento (Torah) di Mosè. regno dei cieli» dovrà restituire la somma data
Nell’ottica ricordata dell’andare oltre i limiti a ognuno dei due (Talmud babilonese, Baba
della legge si colloca la distinzione fra livelli di Metzia, 37 a); il principio generale è che se
comportamento richiesta dalla halakhah che si qualcuno non è certo sul sussistere di un debi-
applica all’etica economica come agli altri to ma ha una responsabilità almeno parziale
3802
VOLUMIfilosofia.book Page 3803 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica economica


per questa situazione di incertezza ha il dovere babilonese, Baba Metzia, 70 a). Va notato che
di evitare che qualcuno possa essere danneg- l’atteggiamento dei pii non è quello della scel-
giato dal suo comportamento. ta della povertà volontaria e nemmeno quello
Il terzo livello è quello dei comportamenti che della svalutazione del mondo dell’al di qua a
non giustificano il «risentimento», Va notato favore dell’al di là, atteggiamenti che la tradi-
che la vendetta è sempre vietata (Lv, 19, 18) zione ebraica tende a condannare come fa Mo-
ma anche il provare risentimento è vietato per she ben Maimon secondo il quale «non man-
non violare il precetto di non odiare il proprio giare carne, non bere vino, non prendere mo-
fratello nel proprio cuore a meno di avere una glie, non vivere in una dimora amena, non in-
giustificazione per provarlo. Questo livello dossare vestiti presentabili [è una] via cattiva
comprende comportamenti che sono sicura- ed è proibito seguirla» (Mishneh Torah, l. l, cap.
mente legali e anche morali per l’agente ma II, § 3.1). Questo atteggiamento non è neppure
giustificano il risentimento dei pazienti. Un un atteggiamento utopistico che rifiuta la pro-
esempio è l’accordo fra datore e prestatore prietà privata, quello di chi dice «il mio è tuo e
d’opera in seguito al quale, prima che l’opera il tuo è mio» che secondo i Pirqè Avot è della
sia iniziata, una delle due parti cambia parere. persona ignorante (Mishnah, Avot, V, 10).
Se chi cambia parere ha una ragione per farlo Vanno ricordate le istituzioni della shmittah, il
e se l’altra parte non ne ha danno materiale, settimo anno in cui la terra deve essere lascia-
chi cambia parere non «manca di onestà» ma ta riposare e dichiarata senza proprietario di
tuttavia suscita giustificato «risentimento» modo che gli animali e i poveri possano man-
(Talmud babilonese, Baba Metzia, 76 b). Il giare i suoi frutti e quella dello jovel, il giubileo
principio generale sembra essere quello di evi- del cinquantesimo anno in cui la terra avrebbe
tare di produrre una situazione in cui il pazien- dovuto tornare ai possessori originali in nome
te pur non soffrendo perdite finanziare subirà dell’idea che la terra è di Dio (Lv 25, 8-16).
comunque un inconveniente. È nota la storia dell’identificazione dell’ebreo
Il quarto livello è la mishnat chassadim, ovvero con l’usuraio a partire dagli ultimi secoli del
il modo di comportarsi del chassid o pio, che Medioevo, dovuta in primo luogo ai francesca-
non si tiene «entro i confini della legge» ma va ni che calunniavano coloro cui facevano con-
oltre la legge. Il pio è colui che dice «il mio è correnza con i Monti di Pietà, e ha poi conta-
tuo e il tuo è tuo» (Mishnah, Avot, V, 10). Il giato nei secoli successivi le critiche anti-eco-
principio di più generale applicazione in cam- nomiche conservatrici o rivoluzionarie (come
po economico è ze nehene ve ze lo chaser, cioè quella del socialista ebreo-cristiano Karl
«uno trae beneficio e l’altro non ne ha perdi- Marx) che hanno identificato l’ebreo con l’in-
ta», che impone come dovere di fare uso della dividuo che agisce solo per desiderio di dena-
propria proprietà a vantaggio altrui ogni volta ro, per confluire poi nell’antisemitismo profes-
che la cosa non implichi per noi un danno: sato dal nazismo in Germania e dall’ultima fa-
esempi sono il dovere di permettere di racco- se del fascismo in Italia che diffondeva il mito
gliere erbe dal proprio campo e il dovere di di una occulta consorteria plutocratica giu-
concedere la prelazione al proprietario del deo-massonica che avrebbe governato il mon-
campo adiacente in caso di vendita del campo, do. Ci si può chiedere che cosa questa imma-
tutti principi che vanno contro un diritto di gine abbia a che vedere con il modello di com-
proprietà illimitato. Il pio non solo non si av- portamento della halakhah, e la risposta è: nul-
vantaggia della sfortuna altrui come chi teme la. Ci si può chiedere poi come sia stato possi-
il cielo ma va al di là della legge in quanto è di- bile che movimenti come il francescanesimo,
sposto a sacrificare il suo tempo e la sua fatica l’illuminismo, il socialismo abbiano potuto
nel soccorrere lo sfortunato senza guadagno. Il contribuire alle origini di quella diabolica cre-
comportamento dei pii prevede ad esempio azione che fu l’antisemitismo, e la risposta è
che lo smaltimento di rifiuti potenzialmente ancora da trovare.
dannosi (il Talmud parla di vetri rotti) sia fatto S. Cremaschi
in modo da garantire che non ne possa deriva- II. ETICA ECONOMICA ISLAMICA. – Il Corano, libro
re alcun danno (Talmud babilonese, Baba Ka- sacro dell’Islam, vieta ogni tipo di guadagno
ma, 30 a), che il suo investimento preveda un smodato, l’usura, l’alea, prescrive l’elemosina
profitto moderato in caso favorevole e una rituale, raccomandando di consacrarne una
perdita elevata in caso sfavorevole (Talmud parte al soccorso degli indigenti, al riscatto dei
3803
VOLUMIfilosofia.book Page 3804 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica economica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

prigionieri e ad altri fini caritatevoli (Corano, morale. Pur considerando che si tratta di una
tr. it. di A. Bausani, Firenze 1978, IX, 60). L’ide- condanna di principio dietro cui si cela una
ale di giustizia sociale proposto non contem- tolleranza di fatto, in un contesto culturale in
pla affatto l’eliminazione delle differenze so- cui gli ambiti dell’etica, del diritto e dell’eco-
ciali, percepite come naturali e volute da Dio, nomia tendono a sovrapporsi e a interagire tra
si tratta piuttosto di reciproci aiuti all’interno loro, questa censura ha avuto sensibili riflessi
della comunità a cui ciascuno contribuisce in nell’evoluzione dei contratti, in particolare di
proporzione al proprio reddito; ne nasce un quelli di vendita e di società.
modello di stato, diretto dai principi rivelati da La prima conseguenza dell’interpretazione dei
Dio, in cui i più fortunati donano parte dei pro- passi coranici relativi all’usura e all’alea com-
pri beni a beneficio dei più poveri. La morale porta che, nei contratti di scambio, prestazio-
coranica è ispirata, contrariamente agli incita- ne e controprestazione non devono presentare
menti a scegliere la povertà, tipici del Vangelo elementi di incertezza e devono uguagliarsi, al
e del cristianesimo primitivo, a un forte senso fine che ciascuna delle parti tragga un benefi-
del «giusto mezzo»: distribuire tutti i propri cio che sia proporzionato, equo e giustificato
beni è considerata azione peccaminosa al pari in relazione sia all’attività posta in essere sia
dell’avarizia (Corano, tr. cit., XVII, 26-27, 29; allo scopo che si intende realizzare. In base a
XXV, 67). una linea interpretativa affermatasi nella giuri-
Manca nell’Islam un ideale ascetico di rinun- sprudenza islamica, gli interessi pecuniari –
cia: la penitenza e il digiuno sono pratiche lo- sia sotto forma di prestazione corrispettiva e
devoli purché limitate nel tempo; ogni forma periodica per il godimento di un capitale, sia
di monachesimo è rigettata; il credente viene per il ritardato pagamento di un debito – rien-
invitato a godere di quanto Dio gli ha conces- trano nell’ambito di applicazione del divieto di
so (Corano, tr. cit., IV, 32; XX, 81); la ricchezza riba. Dal punto di vista islamico la nozione di
– purché realizzata con mezzi legali – è una un interesse predeterminato, che non tiene
grazia (Corano, tr. cit., XVI, 71) e in una famosa conto del reale beneficio che il debitore trae
tradizione si fa dire a Muhammad che «quan- dal capitale, è di per sé contraddittoria. Per far
do Dio benedice un uomo con l’agiatezza, vuo- fruttare i capitali si preferiscono, quindi, mo-
le vederne le tracce su di lui». In altre parole si delli partecipativi, nei quali in base a forme
dipinge come bene accetto a Dio il lusso nelle contrattuali societarie, il creditore prende par-
vesti, l’uso dei profumi, e tutti i simboli este- te ai benefici ottenuti e ai rischi sopportati dal
riori del benessere, cosicché l’Islam viene a co- debitore. Tali forme contrattuali partecipative
stituire un polo diametralmente opposto a sono applicate dalla Banca islamica.
ogni etica economica puritana. Nella morale islamica, contrapposta all’idea di
Nel IX secolo il sufismo propose un ideale di usura – ossia di sfruttamento ingiustificato dei
vita basato sulla rinuncia al mondo, la povertà, beni altrui – c’è quella di cooperazione, insita
l’abbandono a Dio. Di fronte all’emergere di nell’istituzione dell’elemosina rituale (zakah).
un tale modello, proprio nel momento in cui il La zakah è un’imposta che ogni musulmano è
mondo islamico era al suo apogeo economico, tenuto a pagare annualmente, a partire da un
si assiste alla nascita, soprattutto in ambito minimo imponibile, su determinati elementi
sunnita-hanafita, di una serie di manuali che del patrimonio e del reddito, e che viene poi
difendono la preminenza, agli occhi di Dio, del erogata a fini ben definiti. Etimologicamente
lavoro e di ogni attività umana. Non siamo, nel termine zakah è sotteso il concetto della
tuttavia, di fronte a un’etica del lavoro tout purificazione del patrimonio attraverso l’azio-
court, perché permane una gerarchia dei me- ne, particolarmente meritoria, di far dono dei
stieri in base a cui le professioni considerate propri beni. Nel Corano la pratica della bene-
nobili – in particolare quella del mercante – ficenza (Corano, tr. cit., II, 215; XIII, 22; XXXV,
hanno la netta prevalenza sui lavori manuali e 29; XXXVI, 47) non viene in alcun modo rego-
ad alcuni mestieri (come tintori e conciatori) è lamentata; alla domanda su quanto si dovesse
associato uno statuto sociale inferiore. dare in elemosina si risponde laconicamente:
Nel Corano tanto l’usura (riba, Corano, tr. cit., «donate il superfluo» (Corano, tr. cit., II, 219).
XXX, 39; III, 130; II, 275) quanto l’alea (garar, Sulla base delle prescrizioni coraniche e della
Corano, tr. cit., II, 219; V, 90-91) sono rivestiti tradizione profetica si costruì, a opera della
di una dura censura che è insieme giuridica e giurisprudenza, una teoria della zakah: si pre-
3804
VOLUMIfilosofia.book Page 3805 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica economica


cisarono i beni tassabili, il minimo imponibile, laici e poteri ecclesiastici. L’inclusione dei pa-
le aliquote dovute, il sistema di esazione e le trimoni ecclesiastici, intesi simultaneamente
norme di distribuzione. Ne risultò un sistema come res ecclesiarum e res pauperum, nell’ambi-
ispirato a criteri di giustizia sociale, in cui la to della giurisdizione imperiale carolingia e ot-
comunità musulmana si presenta come una toniana, e quindi la dichiarazione (su base giu-
grande famiglia dominata da un concetto pa- stinianea) della natura pubblica e fiscale di
triarcale e vagamente comunistico. In questa questi patrimoni, fa sì che in questo periodo
famiglia di credenti, i fratelli più ricchi sono te- tutta la riflessione economica cristiana sia no-
nuti a sovvenire ai bisogni di quelli più poveri tevolmente determinata dal concetto di inalie-
poiché la ricchezza è un dono di Dio, una gra- nabilità dei possedimenti ecclesiastici ossia
zia che il ricco deve riconoscere permettendo ecclesiali. Un’intera sezione dell’etica econo-
ai meno fortunati di goderne insieme a lui. mica occidentale cristiana ha, pertanto, luogo
I principi etici ricavabili dal Corano e dalla tra- nell’ambito testuale costituito dalla polemica
dizione profetica non hanno una specificità antisimoniaca: nel corpo testuale, cioè, com-
«islamica» ma rispondono a una scala di valori posto progressivamente fra IX e XII secolo dal-
comune a molte religioni, tuttavia è partendo le trattazioni teoriche, libellistiche, giuridiche
da tali principi che l’economia islamica dal do- o teologiche riguardanti l’abuso economico
poguerra agli anni settanta ha proposto dei laici e dunque le tipologie giurisdizionali
l’Islam come modello alternativo al marxismo che stabilivano un controllo laicale su beni ec-
e al capitalismo, come loro via alternativa che
clesiastici. Non per caso è nell’opera di alcuni
racchiude elementi di entrambi i sistemi, ba-
fra i più decisi sostenitori del divieto di inge-
sata sull’elemento etico intrinseco nella reli-
renza economica laicale nella vita patrimonia-
gione islamica.
E. Francesca
le delle chiese, il cardinale Umberto di Silva-
III. ETICA ECONOMICA PATRISTICA E SCOLASTICA. – La candida e il pontefice Gregorio VII, che ritro-
riflessione medievale sulla possibilità di con- viamo alcune nette prese di posizione a favore
ciliare morale ed economia ha inizio sin dai del commercio di cui sono protagonisti i mer-
primi secoli dell’era cristiana. Si possono in- canti laici. Se la loro attività si mantiene
fatti considerare come premesse delle corpose nell’ambito di una circolazione economica che
sintesi etico-economiche che si susseguono a non mette in discussione le prerogative eco-
partire dal XIII secolo in Europa occidentale nomiche ecclesiastiche, tale impegno – affer-
sia gli scritti dei padri della chiesa greca (Gio- mano i testi di questi autori – potrà essere in-
vanni Crisostomo, Basilio di Cesarea, Gregorio teso come pubblicamente utile e anzi dovrà es-
di Nissa, fra gli altri) sia quelli dei padri della sere posto sotto l’alta protezione della chiesa.
chiesa latini (Ambrogio di Milano, Agostino di Fra XII e XIII secolo, tuttavia, appare evidente
Ippona, tra i più noti). Nelle loro trattazioni che l’etica economica dei cristiani, in conco-
l’avarizia, l’usura, l’elemosina, la ricchezza, mitanza con la mutazione epocale definita dal-
l’accumulazione, l’amministrazione cittadina la «lotta per le investiture», dalla «riforma»
dei patrimoni, sono presentati come momenti della chiesa in chiave romanocentrica, e dalla
collegati di una consuetudine morale che, se cosiddetta «rivoluzione commerciale», assu-
coerentemente praticata, definisce l’organiz- me velocemente le caratteristiche di una ri-
zazione politica o familiare come culturalmen- flessione e di una giurisprudenza organizzate e
te cristiana. In una parola, l’appartenenza alla coerenti. Ciò si manifesta in due fasi, connesse
società dei cristiani è descritta dai padri della e successive l’una all’altra, ma, in ogni caso,
chiesa come un modo di vivere dotato di una strettamente legate alla maturazione testuale
propria ineludibile logica economica. I proble- patristica ed ecclesiologica di cui si è detto sin
mi economici, dunque, vengono affrontati sia qui. La prima fase può essere fatta coincidere
in chiave metaforica che in chiave politico-am- con la progressiva definizione canonistica
ministrativa come forme di appartenenza al dell’equità economica che vediamo sviluppar-
corpo della cristianità. Questa forte base con- si dal Decretum di Graziano (1140) sino ai suoi
cettuale e linguistica dell’etica economica cri- commentatori (Rufino di Bologna, Stefano di
stiana viene ampiamente rivisitata fra IX e XI Tournai, Bernardo di Pavia, fra gli altri, 1170-
secolo, nel periodo cioè che vede la collabora- 1190) e alla summe canoniche del Duecento,
zione prima, lo scontro poi, fra poteri sovrani rappresentate prima di tutto da quelle di Enri-
3805
VOLUMIfilosofia.book Page 3806 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica economica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

co da Susa, cardinale ostiense, e di Sinibaldo mente, a incoraggiare l’intraprendenza com-


de’ Fieschi (papa Innocenzo IV), intorno al merciale di coloro che, da mercanti associati
1260. Di questa prima fase fanno parte anche in «compagnie» o in spedizioni d’affari per ma-
le osservazioni e le discussioni normative di re o per terra, appaiono non semplicemente
ambito economico sviluppate nelle summe individui avidi di guadagno, ma piuttosto
confessionali di Tommaso di Chobham, del gruppi di cittadini la cui intenzione di lucro
domenicano Raimondo di Peñafort e del fran- potrà giovare alla comunità di cui sono parte.
cescano Monaldo di Capodistria (fra il 1210 e In particolare, l’insistenza di Graziano e dei
il 1260). Deliberazioni conciliari e pontificie suoi commentatori, fino ai canonisti del Due-
inerenti alla disciplina contrattuale e di mer- cento, sulla legittimità dei contratti nei quali il
cato come i canoni sull’usura del III e IV Con- profitto deriva da una cessione di diritti di ri-
cilio lateranense (1179 e 1215) e del II Concilio scossione (dunque dalla vendita di rendite,
di Lione (1274), o come la decretale Naviganti, decime, imposte o comunque pagamenti pe-
completano il quadro etico-economico di que- riodici spettanti di diritto a una istituzione),
sto primo periodo, stabilendone con chiarezza permette di comprendere che in questa fase
l’impostazione normativa e giurisprudenziale. normativa dell’etica economica medievale
Appare chiaro che tutta l’organizzazione del l’obiettivo principale è distinguere nettamente
discorso etico-economico è ora determinata fra operazioni creditizie politicamente ricono-
dalla volontà istituzionale ecclesiastica che lo scibili e operazioni creditizie che fanno pro-
guida di disciplinare le varie forme contrattua- durre il denaro del singolo senza arricchimen-
li. Da Graziano a Innocenzo IV cresce la consa- to della collettività istituzionale a cui questo
pevolezza del fatto che solo stabilendo le logi- appartiene o dovrebbe appartenere.
che di funzionamento del denaro e degli scam- Si può cogliere una seconda fase di questo svi-
bi, si potrà incidere sui criteri di passaggio del- luppo etico-economico nel susseguirsi, dopo
la proprietà o controllare le modalità di equi- il 1270, di scritti sempre più esplicitamente
valenza fra denaro e cose. Non ci si trova dun- dedicati alla analisi della dialettica di mercato
que di fronte a una testualità mirante sempli- e dei contratti. Ne sono autori i principali
cemente a proibire la dinamica sociale dell’ar- esponenti della scolastica parigina anche se
ricchimento o a frenare i percorsi finanziari o non mancano, via via che si procede nel Tre-
commerciali che conducono al profitto. Appa- cento, gli apporti teorici di appartenenti alla
re, piuttosto, in queste elaborazioni normati- scuola di Oxford o di esponenti del mondo in-
ve, un’esplicita tensione a distinguere fra le ti- tellettuale europeo in senso ampio. Indubbia-
pologie di contrattazione a sfondo monetario mente sono gli appartenenti ai due maggiori
funzionali all’edificazione di un bonum comune ordini mendicanti, quello francescano e quello
di cui le chiese si pongono come garanti, e, vi- domenicano, pur se fiancheggiati da illustri
ceversa, le operazioni lucrative (emblematica- magistri «secolari», a produrre la maggior par-
mente rappresentate dalla parola usura) che si te, o la parte più significativa, della riflessione
risolvono in arricchimenti individuali indiffe- etico-economica che dalla fine del Duecento
renti al «mercato» come socialità controllabi- raggiunge l’avanzato Quattrocento. Tale esa-
le. Nel mentre dunque che si interdice severa- me ravvicinato dei comportamenti economici
mente il prestito a interesse esplicito o le rela- ha innanzi tutto la caratteristica di assumere
zioni d’affari che garantiscono profitti senza come centro della sfera economica la città e
che ciò corrisponda a un rischio o a un lavoro come dinamica essenziale per la comprensio-
svolto, dunque a un impegno socialmente ri- ne dell’agire economico il commercio o co-
conoscibile, si autorizzano al contrario le tran- munque il sistema di scambi di cui sono pro-
sazioni che, come il cambio remunerato della tagonisti i mercanti, i banchieri e gli artigiani.
valuta o la compravendita delle rendite (cen- Nello stesso tempo il fuoco dell’attenzione
sus), appaiono a canonisti e teologi fondanti di etico-economica è puntato più che sui modi di
un benessere ecclesiale e civico. Questa lega- produzione dei beni economici o sulle tecni-
lizzazione dei profitti ottenuti da laici o eccle- che della loro trasformazione, sulle logiche
siastici in quanto agenti in nome della chiesa che ne definiscono la proprietà, l’uso o il pos-
o della città alla quale appartengono, tende sesso temporaneo. Economia dunque, in que-
palesemente, se pur non sempre esplicita- sti testi, significa primariamente scambio re-
3806
VOLUMIfilosofia.book Page 3807 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica economica


golato contrattualmente su basi consensuali. pure i canonisti della seconda metà del Due-
Pietro di Giovanni Olivi, francescano proven- cento, anche se la svolta avviene con maggior
zale attivo nella seconda metà del Duecento, e chiarezza nella scuola francescana, affermano
Tommaso d’Aquino, domenicano di origine infatti che il diritto alla ricchezza dei mercatores
italiana, sono forse i due più rilevanti autori di deriva dall’utilità sociale del loro impegno
scritti etico-economici del secondo Duecento. economico. Il denaro dei professionisti del
Accanto a loro bisogna almeno ricordare il ma- commercio, dunque, è produttivo anche nel
estro secolare Enrico di Gand, il domenicano caso in cui venga prestato: in questo caso l’in-
Egidio di Lessines, e i francescani Riccardo di teresse compensa il venir meno di un lucrum
Mediavilla, Matteo d’Acquasparta, Bonaventu- presumibilmente raggiungibile da parte dei
ra da Bagnoregio e John Peckham. Bisogna di- mercanti in quanto abituali frequentatori del
stinguere nella loro produzione testuale fra i mercato e delle relazioni contrattuali. Questa
trattati esplicitamente e sistematicamente de- dottrina (lucrum cessans) è d’altra parte com-
dicati alla analisi del mercato o di tipologie plementare alla crescente affermazione da
contrattuali specifiche, come il De contractibus parte di teologi e canonisti del buon diritto
di Pietro di Giovanni Olivi (verso il 1294) e il De delle istituzioni di vendere i propri redditi fi-
usuris di Egidio di Lessines, e le quaestiones di scali o d’altro genere. La relazione creditizia
argomento economico inserite in opere di più che si instaura in questo caso fra chi compra la
ampio respiro, come le questioni 77 e 78 della rendita e l’istituzione che la vende (la somma
Summa theologica II-II di Tommaso d’Aquino, o pagata viene normalmente superata di gran
le questioni quodlibetali dedicate al commer- lunga con il periodico accumularsi dei redditi
cio di rendite o a temi finanziari, presenti percepiti) è intesa infatti come un’operazione
nell’opera di Olivi, Riccardo di Mediavilla, di pubblica utilità e, formalmente, come una
Matteo d’Acquasparta e di altri. Bisogna infine vendita non di denaro ma di diritti (iura) di ri-
tener presente che in questa seconda metà del scossione.
Duecento il conflitto, fra maestri secolari e Nel corso del Trecento questo insieme dottri-
francescani, sul problema della praticabilità nale, ripreso da teologi e canonisti come i
giuridica della povertà volontaria e dunque francescani Alessandro Lombardo, Gerardo
sulla povertà come forma del possesso tempo- Odone, Giovanni Duns Scoto, Francesco Eixi-
raneo o dell’uso senza proprietà (usus pauper) menis, diffonde largamente la nozione della
genera dal proprio interno una analisi puntua- differenza profonda che separa l’investimento
le delle nozioni di proprietà economica, uso commerciale e creditizio utile alla collettività
temporaneo o duraturo delle cose, valore dallo strozzinaggio di coloro che, commercian-
d’uso e valore di scambio dei beni, trasferi- do il denaro senza tradurne il valore in merci o
mento dell’uso o della proprietà dei beni eco- in altre forme di servizio al «bene comune»,
nomici e, in sintesi, una speciale attenzione al- fanno morire il mercato, arrestando la circola-
la questione della scindibilità dell’uso dalla zione di monete, beni e impegni di pagamen-
proprietà delle cose utili alla vita umana. In to. Questa visione politica delle relazioni eco-
questa serie testuale si comincia a distinguere nomiche si accentua intorno alla metà del Tre-
con accuratezza fra attività economiche finaliz- cento, in occasione del diffondersi italiano e
zate a migliorare i mercati cittadini arricchen- poi europeo dei prestiti pubblici, ossia
doli di materie prime, prodotti finiti e moneta, dell’abitudine fiscale assunta prima di tutto a
e attività speculative riconoscibili perché ca- Firenze, Genova e Venezia di pagare interessi
paci di determinare profitti indipendentemen- periodici ai cittadini che abbiano prestato de-
te dal rischio e dal lavoro degli operatori e da naro allo stato, in occasione dell’imposizione
un visibile accrescimento della ricchezza col- di mutui forzosi per varie ragioni contingenti.
lettiva. Di conseguenza si viene affermando, a Da Francesco da Empoli al laico Lorenzo de’
partire dalla fine del Duecento una fondamen- Ridolfi – dunque fra il 1350 e il 1390 circa – si
tale legittimazione del profitto commerciale e afferma ormai che in questo caso ci si trova da-
della produttività creditizia del capitale mer- vanti a una fruttificazione del denaro legittima
cantile, con l’affermazione del diritto al guada- ed eticamente corretta perché derivante da
gno di coloro che, abitualmente mercatores, una cessione di redditi statali ai cittadini de-
traffichino o prestino. Olivi e Tommaso, come tentori di un titolo di credito pubblico. È l’uti-
3807
VOLUMIfilosofia.book Page 3808 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica economica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

lità pubblicamente presunta di questo rappor- ve gradualmente perdendo progressivamente


to creditizio a legalizzarlo e a definirne la mo- di senso l’atmosfera di serrata analisi casistica
ralità. Nello stesso tempo e in questa occasio- dei contratti, mentre diventa sempre più evi-
ne teologi e canonisti vengono stabilendo con dente l’importanza, per teologi, giuristi e con-
sempre maggior chiarezza l’equivalenza fra di- fessori, dell’identificazione sociale, politica e
namiche economiche e creditizie impostate religiosa di coloro che agiscono sul mercato.
dalle chiese e analoghe pratiche di cui siano Mentre si dà sempre più spazio all’intentio co-
protagoniste le pubbliche istituzioni cittadine me elemento di autodefinizione civica ricono-
o gli stati. È un passaggio fondamentale che, scibile e indagabile da parte di confessori, ma-
di riflesso, convalida sempre più l’iniziativa gistrati, governanti, la gamma delle azioni eco-
economica assunta professionalmente dai nomiche profittevoli, etiche e prestigiose che i
mercatores, ossia da coloro che le città e gli sta- mercatores e i banchieri cristiani possono prati-
ti riconoscono come esperti abitualmente im- care si amplia di continuo, al contrario di
pegnati nelle attività finanziarie e commerciali quanto avviene nel caso degli operatori eco-
quotidianamente visibili. Si può affermare che nomici di fede e cultura ebraica. Allorché Cal-
fra Trecento e Quattrocento i linguaggi etico- vino, nella sua lettera sull’usura dichiarerà che
economici della scolastica assimilano in mo- la produttività del denaro può essere ammes-
do sempre più profondo questa nozione di sa, a certi patti, come una funzione del denaro
pubblica utilità del commercio, ma soprattut- utile alla costruzione della pubblica felicità,
to la concezione della legalità e legittimità dunque come un momento della vita econo-
contrattuale degli scambi e del credito operati mica cristiana eticamente individuabile, non
da professionisti del mercato. Tutta una serie farà che sintetizzare quanto la scolastica pre-
di casi, in precedenza moralmente dubbi, co- cedente allo strappo della Riforma aveva già
me la vendita di un bene immobile con patto da tempo concluso. Non per nulla l’etica eco-
di retrovendita, varie forme di società com- nomica degli scolastici, a partire dal 1460, ave-
merciale con clausole assicurative, o le transa- va potuto generare realtà istituzionali come i
zioni finanziarie basate sul cambio delle valute Monti di Pietà: definendo dunque in termini di
e praticate per lettera tra filiali della medesima pubblica moralità le logiche creditizie che, nel
casa d’affari, vengono ora ammessi essenzial- corso del tempo, avrebbero portato al consoli-
mente a partire dalla loro riconoscibilità pub- darsi istituzionale della banca moderna.
blica. Benché si discuta molto sulle sottigliez- G. Todeschini
ze contrattuali che possono far ricadere nel IV. ETICA ECONOMICA RIFORMATA. – Nella predica-
vietato campo dell’usura le transazioni, è or- zione pubblica, nei commenti alle sacre scrit-
mai chiaro, tanto al domenicano Antonino di ture e nei trattati di disciplina ecclesiastica, le
Firenze, quanto al francescano Bernardino da chiese e i gruppi sorti dalla riforma protestan-
Siena, come poi ai loro continuatori quattro- te hanno elaborato, nei secoli XVI e XVII, nuovi
centeschi, dal francescano giurista Angelo da profili etico-religiosi dell’agire economico, ri-
Chivasso al domenicano Gabriel Biel, che esi- feriti principalmente alle forme e alle regole
ste un’enorme distanza politica e morale fra le della vita professionale. Togliendo alle opere
attività economiche, anche le più spregiudica- umane ogni carattere meritorio in ordine alla
te, di quanti l’opinione pubblica e i poteri civi- salvezza la Riforma ha nello stesso tempo ri-
ci riconoscono e ufficializzano quali mercatores mosso la separazione tra le condotte istituzio-
e quanti la notorietà pubblica e i tribunali de- nalmente religiose e le attività laiche della vita
finiscono usurarii. In questo clima, che è quel- quotidiana. Lungi dall’essere abbandonate
lo dell’etica economica tardo scolastica del se- all’arbitrio o alla consuetudine, queste ultime
condo Quattrocento, sullo sfondo di una so- dovevano essere saldamente organizzate nel
cialità cittadina sempre più organizzata da quadro delle «vocazioni particolari» che il Si-
gruppi confraternali e interfamiliari, nonché gnore affida a ogni fedele. La teologia scolasti-
da istituzioni caritative economicamente atti- ca aveva già assegnato qualità vocazionali agli
ve, aumenta rapidamente il peso riconosciuto status e officia che compongono l’organamento
alla appartenenza e alla buona fama (ossia sociale, gerarchicamente disposto e culmi-
all’identità cristiana) come criteri intesi a defi- nante nello «stato di perfezione» dei religiosi,
nire la correttezza morale negli affari. Si dissol- dediti alla preghiera e alla vita contemplativa.
3808
VOLUMIfilosofia.book Page 3809 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica economica


Quel vertice, per l’appunto, viene demolito dai la quale Max Weber ha costruito il modello so-
riformatori. Nella Institutio christianae religionis ciologico della «ascesi intramondana». Nella
(Leiden 1997 [1536], 5 microfiches; ed. fr. a cu- Christian Directory Baxter dà piena rilevanza al
ra di J.-D. Benoit, Institution de la religion lavoro (labour), innalzandolo decisamente al
chrétienne, Paris 1957-63 [1560], 5 voll.; tr. it. a livello della action che rende gloria a Dio. Il la-
cura di G. Tourn, Istituzioni della religione cristia- voro pertanto è un dovere universale, prescrit-
na, Torino 1971, 2 voll.) Calvino si domanda: to dai comandamenti divini. Esso non è più fi-
«Perché essi [i religiosi] denominano il loro nalizzato soltanto alla sopravvivenza («ad vic-
ordine stato di perfezione, togliendo quel tito- tum quaerendum», secondo Tommaso d’A-
lo a tutte le vocazioni ordinate da Dio?» (Insti- quino, Sum. theol., II-II, q. 187, art. 13). I ricchi,
tutio christianae religionis, IV, 13, 11). Maggior- che non hanno bisogno di lavorare per vivere,
mente gradito a Dio è invece il paterfamilias, devono lavorare più degli altri: essi infatti – di-
intento a «governare santamente la sua fami- ce Baxter – hanno ricevuto da Dio una maggior
glia, servendo Dio in una vocazione giusta e quantità di doni o «talenti», dei quali dovran-
approvata» (ibi, IV, 13, 16). Il linguaggio politi- no rendere conto nel giorno del giudizio. Capi-
co del «governo» è già presente nel passo del- tale monetario, investimento e credito a inte-
la Institutio (ibi, III, 10, 6) in cui Calvino tratta resse sono le figure che compongono la para-
più ampiamente della vocazione. Essa è defi- bola evangelica dei talenti (Mt 25, 14-30). Essa
nita «un principio di ben governare noi stessi è ovviamente uno dei principali testi di riferi-
in ogni cosa», «una regola perpetua» che assi- mento della parenesi puritana, nella quale lo
cura la coerenza e l’armonia tra le parti della scarto figurale tende ad attenuarsi e il messag-
nostra vita. Questo autogoverno si applica a gio si traduce nel catalogo delle virtù econo-
ogni «stato e maniera di vivere» e li rende pre- miche: assiduità nel lavoro, onestà, diligenza e
ziosi a Dio. Peraltro, a differenza di Lutero, Cal- accurato esame contabile, simultaneamente
vino e i suoi discepoli non hanno vincolato applicato alla vita interiore e agli affari. Calvi-
l’agire vocazionale a un assetto rigido e invio- no per parte sua aveva proposto una interpre-
labile degli «stati» e «uffici» e hanno conside- tazione della stessa parabola, molto più inno-
rato lecito il cambiamento della vocazione vativa rispetto alla tradizione ma anche diffe-
particolare. Nel primo trattato sistematico sul- rente dalle applicazioni moralistiche del tardo
le vocazioni (A Treatise of the Vocations or Cal- puritanesimo. Nel commento agli Evangeli
lings of Men, London 1603) il maggior teologo (ed. lat. 1555, ed. fr. 1561) il riformatore spiega
di orientamento calvinista della chiesa d’In- la crescita dei talenti in base alla dinamica
ghilterra, William Perkins, giustifica quella dell’economia di scambio. L’analogia tra le at-
mobilità con l’argomento che «un uomo priva- tività del mercato («negotiari», «traffiquer») e la
to può diventare magistrato». Nel trattato di vita della «compagnia dei fedeli» è pienamen-
Perkins permane dunque la stratificazione ver- te pertinente, perché Dio vuole che vi sia una
ticale delle vocazioni, che privilegia i ruoli «mutua inter homines communicatio». I talenti
pubblici di governo, nella chiesa e nello stato. rappresentano tutti i doni di Dio, materiali e
Una considerazione molto più egualitaria del- spirituali, e «la stessa vocazione». Il «profitto»
la varietà delle callings, dispiegate sul suolo prodotto dalla interazione e dallo scambio re-
borghese delle attività produttive e dei me- ciproco è «il progresso [avancement] di tutta la
stieri, si diffonde nella letteratura religiosa de- compagnia dei fedeli in comune, che rende
gli ultimi decenni del Seicento inglese, per gloria a Dio». Questo testo offre piena legitti-
opera dei teologi e pastori non-conformisti, mazione a una economia in sviluppo, non più
espulsi dalla chiesa d’Inghilterra dopo la Re- confinata nella vita domestica. In questo qua-
staurazione. I breviari di Richard Steele (1629- dro Calvino ha ammesso la liceità del prestito
1692) sulle vocazioni dell’agricoltore (The Hus- a interesse, con tassi strettamente controllati
bandman’s Calling, London 1668) e dell’im- dall’autorità pubblica. Ma va anche aggiunto
prenditore, artigiano e commerciante (The che la centralità della mutua communicatio nel
Tradesman’s Calling, London 1684), e l’opera A pensiero di Calvino è stata riscoperta verso la
Christian Directory (London 1673) di Richard metà del Novecento e, non per caso, dal pa-
Baxter (1615-1691) segnano il passaggio al- store riformato André Biéler, impegnato nei
l’etica professionale protestante, a partire dal- movimenti del «cristianesimo sociale», che
3809
VOLUMIfilosofia.book Page 3810 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica informatica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

hanno rimesso criticamente in discussione i CESCA, Teoria e pratica del commercio nell’Islam medie-
modelli tradizionali dell’etica professionale vale, Roma 2002.
protestante e la «religione del lavoro». ➨ COMMERCIUM; DEBITI, REMISSIONE DEI; ECONOMIA
M. Miegge POLITICA CRISTIANA; ELEMOSINA; ETICA ECONOMI-
BIBL: E. TROELTSCH, Die Soziallehren der christlichen CA; IUSTUM PRETIUM; POVERTÀ; USURA; UTILE; UTI-
Kirchen und Gruppen (1912), in Gesammelte Schrif- LITAS.
ten, a cura di H. Baron, vol. I, Tübingen 1919, tr. it.
di G. Sanna, Le dottrine sociali delle chiese e dei gruppi ETICA INFORMATICA - ETICA DELL’IN-
Etica informatica
cristiani, vol. II, Firenze 19692; M. WEBER, Die Prote- FORMAZIONE (computer ethics - information
stantische Ethik und der Geist der Kapitalismus ethics; Ethik der Informatik - Informationsethik;
(1905), in Gesammelte Aufsätze zur Religionssoziolo- ethique de l’informatique - ethique de l’informa-
gie, vol. I, Tubingen 1920, pp.17-206, tr. it. Protestan- tion; etica informatica - etica de l’información). –
tesimo e spirito del capitalismo, in Sociologia della reli- Teoria etica secondo cui il modo migliore per
gione, a cura di P. Rossi, vol. I, Torino 2002; A. BIÉ- comprendere e risolvere i problemi etici solle-
LER, La pensée économique et sociale de Calvin, Genève vati dalle tecnologie della comunicazione e
1959; M. RODINSON, Islam et capitalisme, Paris 1966, dell’informazione (ICT, Information and Com-
tr. it. di P. Tucci, Islam e capitalismo, Torino 1968; munication Technologies) è adottare un approc-
Moneylending, in C. ROTH (a cura di), Encyclopaedia cio ambientalista, attraverso il quale tali pro-
Judaica, Jerusalem 1971-1972, vol. XII, pp. 243-256; blemi sono inseriti nell’analisi di un nuovo
Usury, in C. ROTH (a cura di), Encyclopaedia Judaica, ambiente ecologico, definito «infosfera».
Jerusalem 1971-1972, vol. XVI, pp. 27-33; M. TAMARI, L’infiltrazione capillare delle tecnologie digi-
With All Your Possessions: Jewish Ethics and Economi- tali nella vita quotidiana, cresciuta in modo
cs, New York 1987; B. SCARCIA AMORETTI (a cura di), esponenziale a partire dagli anni ottanta del
Profilo dell’economia islamica, Palermo 1988; O. LAN- Novecento, ha contribuito in maniera decisiva
GHOLM, Economics in Medieval Schools: Wealth, a modificare le condizioni sociali, economiche
Exchange, Value, Money and Usury according to the e culturali di una parte crescente della popola-
Paris Theological Tradition, 1200-1350, Leiden 1992; zione mondiale. Le ICT offrono enormi possibi-
R.A. OHRENSETIN - B. GORDON, Economic Analysis in lità di sviluppo, ma contribuiscono a creare
Talmudic Literature, Leiden 1992; H. SIEMS, Handel nuovi problemi etici e sociali e a modificarne
und Wucher im Spiegel frühmittelalterlicher Rechts- di vecchi. Si pensi, per esempio, ai classici pro-
quellen, «Schriften der Monumenta Germaniae Hi- blemi legati alla proprietà intellettuale, alla
storica», vol. XXXV, Stuttgart 1992; G. TODESCHINI, Il privacy e alla sicurezza; al furto e alla manipo-
prezzo della salvezza. Lessici medievali del pensiero eco- lazione illegale di software; ai fenomeni di
nomico, Roma 1994; F. DERMANGE - E. FUCHS, Voca- hacking; ai virus informatici; alle discrimina-
tion, in P. GISEL (a cura di), Encyclopédie du protestan- zioni sociali e culturali, quali il digital divide; ai
tisme, Paris-Genève 1995; M. MIEGGE, Capitalisme, in problemi legati alla conservazione, alla distri-
P. GISEL (a cura di), Encyclopédie du protestantisme, buzione, al controllo di qualità, all’affidabilità,
Paris-Genève 1995; M. TAMARI, The Challenge of e al libero circolare delle informazioni; o alla
Wealth: a Jewish Perspective on Earning and Spending cosiddetta «tragedia dei beni digitali colletti-
Money, Northvale (New Jersey) 1995; G.M. PICCINEL- vi». Questi e molti altri problemi sono legati
LI, Banche islamiche in contesto non islamico. Materiali solo in parte all’uso etico degli strumenti in-
e strumenti giuridici, Roma 1996; M. WALZER, The Re- formatici, come era già chiaro a Norbert Wie-
volution of the Saints, Cambridge (Massachusetts) ner, che nel 1950 individuò per primo alcune
1965, tr. it. di M. Sbaffi Girardet, La rivoluzione dei delle questioni chiave dell’etica informatica e
santi, Torino 1996; R. WILSON, Economics, Ethics and ne tentò una prima analisi filosofica (The Hu-
Religion: Jewish, Christian and Muslim Economic man Use of Human Beings. Cybernetics and So-
Thought, Basingstoke 1997; O. AKALAY, Histoire de la ciety, Boston 1950, tr. it. di D. Persiani, Introdu-
pensée économique en Islam du VIII au XII siècle: le zione alla cibernetica. L’uso umano degli esseri
marchand et le philosophe, Paris 1998; J. KAYE, Eco- umani, Torino 1966). Con l’eccezione di Wie-
nomy and Nature in the Fourteenth Century. Money, ner, per lungo tempo questi problemi sono
Market Exchange, and the Emergence of Scientific stati ignorati dai filosofi e hanno costituito og-
Thought, Cambridge 1998; A. TODD LOWRY - B. GOR- getto di studio solo per un ristretto gruppo di
DON (a cura di), Ancient and Medieval Economic Ideas esperti, preoccupati dall’esigenza di definire
and Concepts of Social Justice, Leiden 1998; E. FRAN- regole di comportamento quotidiano e profes-

3810
VOLUMIfilosofia.book Page 3811 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica informatica


sionale. Il risultato è stato una serie di spora- formazionale-infosfera-entropia», caratteriz-
dici tentativi interni di autoregolamentazione zandosi così come una teoria etica ambienta-
deontologica (p. es., Donn Parker). Agli inizi lista non-standard, incentrata sul paziente e
degli anni ottanta del secolo scorso, si fa stra- ontocentrica.
da l’idea che i problemi avanzati dalle ICT deb- L’elemento centrale della nuova teoria è costi-
bano essere affrontati e risolti in termini di eti- tuito dall’infosfera, ovvero l’ecosistema se-
ca applicata. Si diffonde quindi un approccio mantico, proprio della società dell’informazio-
basato sull’analisi di casi individuali da cui ri- ne, costituito dalla totalità dei documenti, de-
cavare regole generali di comportamento, li- gli agenti e delle loro operazioni. Per docu-
nee guida per lo sviluppo di apposite norme menti si intende ogni genere di dati, informa-
giuridiche, programmi educativi ad hoc e codici zioni e conoscenze, codificati e implementati
professionali (p. es., Walter Maner). Le ICT per- in qualsiasi formato semiotico, senza alcun li-
vadono a tal punto la società da rendere obso- mite di dimensione, tipologia e struttura sin-
leti i classici modelli di rappresentazione e in- tattica (dagli oggetti digitali alle narrazioni
terpretazione della stessa. Sul finire del decen- orali, dai testi a stampa ai filmati televisivi).
nio si sviluppano nuove proposte alternative, Per agenti si intende qualsiasi sistema in gra-
in alcuni casi opposte, al modello dell’etica do di interagire con un documento (per esem-
applicata. È di questo periodo il cosiddetto pio, una persona o un software). Per operazio-
«dibattito sull’unicità della Computer Ethics» ni si intendono tutte le interrelazioni dinami-
(Computer Ethics Is Unique-debate, CEIU-debate). che tra agenti e documenti. Come nel gioco
Ci si chiede allora se i problemi posti dalle ICT degli scacchi, dove i pezzi sulla scacchiera so-
siano inediti nel panorama etico, e quindi ne-
no insiemi di regole, indipendenti dalla speci-
cessitino di una nuova teoria etica, o se invece
fica implementazione fisica, l’infosfera è uno
siano risolvibili sulla base delle etiche classi-
spazio i cui oggetti e le cui dimensioni sono
che. Nel tempo, la discussione si è stabilizzata
costituiti da proprietà e relazioni. La progres-
su quattro opposte posizioni: le ICT creano pro-
siva virtualizzazione del mondo degli oggetti
blemi etici: a) irrisolvibili; b) che appartengo-
materiali e la altrettanto progressiva reifica-
no meramente all’etica applicata; c) nuovi ma
risolvibili dalle etiche classiche; d) talmente zione del mondo degli oggetti immateriali so-
nuovi da richiedere una metodologia nuova. no tra le principali cause della continua cresci-
A partire dagli anni novanta, l’Information Ethics ta dell’infosfera e della sua importanza nel cor-
Group (IEG) dell’università di Oxford ha iniziato so della storia.
a promuovere una nuova teoria etica, detta in- Nelle etiche standard, come nell’etica della
formation ethics, che si pone come rifondazione virtù o in quella dell’utilitarismo, la valutazio-
filosofica dell’etica informatica e quindi come ne morale è basata sull’agente (la fonte del-
risposta risolutiva del CEIU-debate. Questa teo- l’azione) o sull’azione stessa (carattere forte-
ria, rappresentando – all’interno del dibattito mente sociale, intersoggettivo). L’information
– una quinta e nuova posizione, viene identifi- ethics, al contrario, pone al centro dell’analisi
cata anche come «approccio innovativo». Ac- etica il paziente (l’entità che subisce l’azione),
colta ben presto dalla comunità internaziona- seguendo il modello di altre etiche non-stan-
le come il più rilevante programma di ricerca dard, quali l’etica medica, l’etica ambientali-
in corso, l’information ethics ha ottenuto negli sta e la bioetica. L’information ethics è minima-
anni seguenti un numero sempre maggiore di lista e considera come potenziale paziente una
consensi fino a divenire il modello etico domi- qualunque entità informazionale, cioè uno tra
nante in etica informatica, in quanto unica teo- gli elementi costitutivi dell’infosfera (agenti,
ria in grado di dare un’interpretazione soddi- documenti, operazioni). Per entropia si inten-
sfacente dei problemi etici posti dalle nuove de non il concetto fisico omonimo, ma la di-
tecnologie. struzione o l’inquinamento (corruzione o im-
Elementi essenziali dell’information ethics so- poverimento) di entità informazionali o di par-
no: l’approccio ambientalista e l’infosfera; il ti dell’infosfera. I problemi che coinvolgono
metodo di astrazione; l’impostazione costru- l’infosfera sono tanto importanti e urgenti
zionista e minimalista. L’information ethics so- quanto quelli che affliggono la biosfera. Inten-
stituisce alla classica triade ambientalista «vi- dere l’infosfera come un ecosistema permette
ta-ecosistema-dolore», la nuova «oggetto in- il riconoscimento e la precisa definizione, in
3811
VOLUMIfilosofia.book Page 3812 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica professionale ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

termini ecologici, dei problemi inediti tipici creazione, modifica e manipolazione di nuove
della società dell’informazione. realtà – materiali o concettuali che siano – più
L’analisi dell’infosfera e dei suoi problemi eti- che sui prodotti stessi, ma ha anche il pieno
ci si basa sul metodo dei livelli di astrazione. controllo e la responsabilità di una corretta
Un livello di astrazione è un insieme finito ma gestione di questi processi.
non vuoto di osservabili di un sistema. Un os- L’approccio dell’information ethics ha permesso
servabile è costituito da una variabile tipizzata di analizzare nuovi dilemmi morali, primo fra
e da un’esplicita enunciazione della caratteri- tutti la «tragedia dei beni digitali collettivi».
stica che si intende analizzare nel sistema in Partendo dal modello della tragedy of the com-
esame. Una variabile tipizzata è un «contenito- mons – individuato da Garrett Hardin nel 1968
re» in cui sono riposti tutti e solo i valori di – consistente nello sfruttamento oltre misura
uno specifico insieme di riferimento. Il meto- di un bene collettivo (common) da parte di uno
do di astrazione – estendere la classe degli o più individui, e utilizzando il nuovo concetto
agenti morali, in modo che comprenda non di agente morale, è stato possibile individuare
solo quelli umani e animali ma anche quelli un insieme di comportamenti moralmente
artificiali – è a fondamento della proposta cen- problematici basati sull’uso indiscriminato e
trale dell’information ethics e quindi della defi- improprio delle tecnologie e delle risorse digi-
nizione stessa di agente. Un agente è un entità tali, e quindi nello sfruttamento eccessivo
che a un dato livello di astrazione dimostra: in- dell’infosfera, con la conseguente produzione
terattività (cambiamento di stato in risposta a di oggetti informativi semanticamente vuoti,
uno stimolo), autonomia (capacità di cambia- sovra-produzione di informazione semantica
re stato anche in assenza di stimoli) e adatta- inutilmente ridondante e corruzione delle co-
bilità (capacità di cambiare la regola di transi- municazioni trasformate in rumore (noise). Il
zione tramite cui cambia stato). Un’azione è problema, avvenendo nell’infosfera e riguar-
moralmente qualificabile se e solo se produce dando perciò sia agenti umani che artificiali,
bene o male (in senso etico); un agente è un può essere risolto solo per mezzo di un’attenta
agente morale, se e solo se è in grado di com- analisi delle proprietà ontologiche degli og-
piere azioni qualificabili moralmente. In que- getti informazionali tramite l’uso del metodo
sto modo il concetto di agente morale viene di astrazione.
separato da quelli di responsabilità, senti- G.M. Greco - G. Paronitti - M. Taddeo - L. Floridi
menti, stati mentali e libero arbitrio. BIBL.: J.H. MOOR, What is Computer Ethics?, in «Me-
Oltre a permettere un’analisi interessante e taphilosophy», 4 (1985), pp. 266-275; L. FLORIDI, In-
concettualmente fruttuosa dell’infosfera tra- formation Ethics: On the Theoretical Foundations of
mite il metodo di astrazione, l’information ethics Computer Ethics, in «Ethics and Information Tech-
promuove quattro norme generali per la ge- nology», 1 (1999), pp. 37-56; D.G. JOHNSON, Compu-
stione e lo sviluppo etico dell’ecosistema in- ter Ethics, Upper Saddle River (New Jersey) 20003; R.
formativo. Esse riguardano la prevenzione, la SPINELLO - H. TAVANI (a cura di), Readings in Cyber-
riduzione e l’eliminazione dell’entropia: 1) ethics, Boston 2001; H. TAVANI, The Uniqueness Debate
Non si deve mai generare entropia nell’info- in Computer Ethics: What Exactly Is at Issue, and why
sfera; 2) Si deve prevenire l’entropia nell’info- Does It Matter?, in «Ethics and Information Techno-
sfera; 3) Si deve rimuovere l’entropia nell’info- logy», 4 (2002), pp. 37-54; L. FLORIDI - J.W. SANDERS,
sfera; 4) L’information welfare deve essere pro- On the Morality of Artificial Agents, in «Minds and
mosso estendendo, migliorando, arricchendo Machines», 3 (2004), pp. 349-379; G.M. GRECO - L.
e aprendo l’infosfera. Le quattro norme anti- FLORIDI, The Tragedy of the Digital Commons, in «Ethics
entropiche hanno un valore regolativo in sen- and Information Technology», 6 (2004), pp. 73-82.
so kantiano, forniscono cioè indicazioni di
massima, ma al contempo forti, in merito agli ETICA PROFESSIONALE (professional ethics;
Etica professionale
atteggiamenti da tenere nell’infosfera. Attore Berufsethik; éthique professionelle; ética profesio-
principale dello sviluppo e della cura del nuo- nal). – È l’ambito dell’etica normativa, e più
vo ecosistema dell’informazione è l’homo poie- precisamente dell’etica applicata, che ha per
ticus che, grazie alla natura intrinsecamente oggetto l’esperienza lavorativa e professionale
costruzionista delle tecnologie digitali e a dif- dell’uomo: essa tratta dei principi, delle finali-
ferenza dell’homo faber, oeconomicus e ludens, tà, delle virtù, delle norme che a vario titolo
non solo tende a concentrarsi sui processi di concernono tale esperienza. Per definire in
3812
VOLUMIfilosofia.book Page 3813 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica sociale


modo appropriato la natura dell’etica profes- co, come ordine o collegio professionale; l’au-
sionale, è opportuno chiarire che cosa s’inten- tonomia si esprime ad esempio nell’esigenza
da con «professione» (si veda a riguardo il di dotarsi di codici di comportamento, che re-
contributo fornito dal pensiero sociologico di golino i rapporti tra i membri stessi del gruppo
Max Weber, Émile Durkheim, Talcott Parsons). e soprattutto i rapporti tra costoro e i destina-
Il termine «professione» può infatti essere tari della prestazione professionale. I codici di
usato secondo un’accezione molto ampia e deontologia professionale, prevedendo
una più specifica. Nel primo caso esso indica espressamente gli obblighi (di riservatezza, di
qualsiasi attività lavorativa con la quale il sog- adeguata informazione, di non manipolazione
getto fornisce una prestazione; nel secondo, si ecc.) ai quali ci si deve attenere nell’esercizio
designa un’attività lavorativa non generica, al- della propria attività, intendono far fronte al
tamente qualificata, esercitata da soggetti che problema dell’asimmetria (di informazioni, di
hanno acquisito una competenza specialistica competenze, di status sociale...), che inevita-
attraverso un lungo iter formativo e un tiroci- bilmente sussiste tra il professionista e il de-
nio finalizzati a tale scopo. Di conseguenza vi è stinatario. La rilevanza del fenomeno dell’au-
un’accezione assai generale di etica professio- toregolamentazione induce spesso a ritenere
nale, che sottolinea la responsabilità morale che l’etica professionale coincida con la deon-
inerente all’esercizio di qualsiasi attività lavo- tologia professionale. E tuttavia, va osservato
rativa, e un’accezione invece più specifica, la come il problema morale non possa esaurirsi
quale rinvia a quelle prestazioni lavorative nella relazione professionista-cliente: basti
d’eccellenza, particolarmente rilevanti sul pia- pensare alle questioni bioetiche, le cui impli-
no sociale, preposte ad assicurare beni fonda- cazioni investono competenze e responsabili-
mentali per la vita personale e sociale come la tà non riducibili a quelle, pur indispensabili,
salute e la difesa dei propri diritti. Assumendo del singolo o del gruppo professionale. Si può
quest’ultima definizione, nel passato l’etica quindi parlare di un primato dell’etica profes-
professionale veniva di fatto a identificarsi con sionale sulla deontologia, anche perché la co-
l’etica delle cosiddette libere professioni del dificazione deontologica, per quanto significa-
medico, dell’avvocato, dell’architetto ecc. Og- tiva, non può esaurire lo spazio dell’esperienza
gi si tende a superare questa identificazione morale del soggetto e sostituirsi alle scelte
stretta, sia perché in alcuni casi le attività ri- della sua coscienza.
conducibili alle libere professioni vengono, al- A. Da Re
meno in parte, esercitate alle dipendenze di BIBL. : A. DA RE, Vita professionale ed etica, in S. SEM-
un ente pubblico o privato, sia perché vi sono PLICI (a cura di), Il mercato giusto e l’etica della società
attività di carattere dipendente che richiedono civile, in «Annuario di etica», 2 (2005), Milano, pp.
un alto tasso di professionalità, per la com- 93-123 (vedi inoltre i numerosi testi qui citati).
plessità delle competenze richieste e per l’ele-
vato grado di responsabilità richiesto a chi le ETICA SOCIALE (social ethics; Sozialethik, so-
Etica sociale
pratica. Fermo restando che non è improprio ziale Ethik; éthique sociale; ética social). – Difficil-
parlare di etica professionale in riferimento a mente l’etica sociale si lascia inquadrare come
qualsiasi tipo di prestazione lavorativa, anche un settore dell’etica: non tanto perché l’etica e
quella di natura più dipendente, esecutiva e la politica (polis, città, società), fin dai sofisti e
non creativa, l’etica professionale solitamente da Socrate, da Platone e da Aristotele, sono re-
si occupa delle prestazioni lavorative d’eccel- ciprocamente orientate a favore della polis che
lenza, indipendentemente dal fatto che siano sola offre un luogo concreto, una possibilità
appannaggio o meno delle tradizionali libere (l’ethos), all’etica, ma soprattutto perché dal-
professioni. l’interno dell’etica sociale si è rinviati di conti-
Un elemento caratteristico delle professioni, nuo alle problematiche etiche generali – a una
secondo l’accezione più specifica del termine, socialità originaria – con una forza tale che
è costituito dall’autonomia: coloro che eserci- l’espressione stessa di etica sociale può quasi
tano tale attività si autorganizzano e si costitu- rivelarsi una sorta di felice tautologia. L’etica
iscono in categorie, che stabiliscono i parame- sociale ha tuttavia una sua identità e si pre-
tri del corretto esercizio professionale. Il valo- senta a prima vista secondo particolari profili,
re dell’autonomia è presente anche quando il primo fra tutti la questione del rapporto tra
gruppo pervenga a un riconoscimento pubbli- l’individuale e il sociale, e viceversa. Interro-
3813
VOLUMIfilosofia.book Page 3814 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica sociale ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

garsi sul nesso tra l’individuale e il sociale trarietà. Il risultato è la difficoltà di compren-
equivale però a porre il problema del soggetto dere effettivamente tanto l’originalità quanto
etico, e a sollevare in definitiva la questione l’originarietà della socialità, ricondotta ap-
stessa dell’inizio e del luogo dell’etica, che punto di continuo ai paradigmi contrapposti
coinvolge a sua volta l’interrogativo sui mo- dell’individuo e della società. L’indecisione te-
delli di razionalità (naturale, artificiale). orica, derivata anche dal fatto di mutuare em-
I problemi caratteristici dell’etica sociale ri- piricamente i propri termini ed i propri concet-
mandano dal proprio interno alle questioni ti – appunto l’«individuo» e la «società» –, dà
etiche fondamentali che però ricevono solo in perciò all’etica sociale un carattere di forte e
essi una consistenza e una forza particolari: risorgente conflittualità, che la schiaccia nella
l’etica sociale costringe a ripensare le temati- lotta di paradigmi interpretativi tra loro in-
che etiche, che non si lasciano sciogliere in commensurabili.
uno spazio teorico ad essa preliminare. I pro- L’indecisione teorica si manifesta nelle diffi-
blemi dell’universale, del male e della libertà coltà ricorrenti d’impostazione di un’etica so-
sono degli ulteriori banchi di prova. Nella vita ciale, che si avverte nei problemi di una sua
associata con gli altri, l’universale etico smette definizione, o negli equivoci e nelle oscillazio-
di essere una cifra ideale, e chiede di coniugar- ni del significato. Il problema della definizione
si con strutture e forme precise di convivenza; gode di un’evidenza immediata: specchio
il male non si riduce più ad una contraddizio- dell’indecisione senz’altro, ma da subito evo-
ne logica, o ad una semplice deficienza, perché cazione pure della questione del rapporto tra
fa fronte concretamente, nelle azioni comuni, l’etica e l’etica sociale.
con un peso incredibile; la libertà si sradica Infatti, fin dalla storia del termine l’etica socia-
dal paradigma della scelta tra alternative pari- le (maturata nel corso del XX secolo e cresciu-
tetiche, perché il vissuto sociale ne mostra in- ta fino alla fondazione dell’Istituto per la So-
sieme tanto l’aspetto attivo quanto l’aspetto zialethik, a Berlino nel 1927) porta con sé
passivo. un’ambivalenza teorica che risente di ciò che
SOMMARIO: I. Tra individuale e sociale: 1. Oltre si è chiamato indecisione, vale a dire: se l’etica
l’indecisione. - 2. Definizioni improbabili. - 3. abbia in quanto tale una valenza sociale, o se
Equivoci della socialità. - 4. Religione ed etica so- l’etica sociale costituisca una dimensione par-
ciale. - II. Socialità e origine. - 1. Una duplice cri- ticolare dell’etica che affianca quella indivi-
si. - 2. Il dialogo, il bene e la giustizia. - 3. Socialità duale o privata, ipotizzando al limite estremo
originaria. - 4. Dialogo sociale. - III. Percorsi cir- un’eventuale doppia morale, individuale e so-
colari. - 1. Fenomenologia sociale. - 2. Sofferenza ciale. Nel primo caso l’etica sociale rappresen-
e responsabilità. - 3. Utopia, speranza e disperazio- ta o una dimensione strutturante dell’etica, o
ne. - 4. L’universale e la democrazia. - 5. La città. il suo compimento, secondo una linea inter-
- IV. Conclusione. L’Esodo e il Grande animale. pretativa che si ripropone da Aristotele a He-
I. TRA INDIVIDUALE E SOCIALE. – 1. Oltre l’indecisio- gel: tra l’individuo e la società si instaurano
ne. – Il problema di uno statuto dell’etica so- qui rapporti fluidi di piena realizzazione. Così
ciale, che per un verso si concentra su proble- era intesa da A. v. Oettingen (teologo lutera-
mi precisi e per un altro verso evoca di conti- no) che nel 1867 ha coniato il termine per ri-
nuo le questioni morali fondamentali, si avver- chiamare la centralità etica del concetto di so-
te fin dal suo inizio, fin dalla storia del termi- lidarietà, in polemica contro le derive indivi-
ne, e si traduce in ambivalenze che possono dualistiche della modernità industriale e libe-
essere ricomprese nella figura teorica dell’in- rale. In questa opzione anti-individualistica e
decisione tra l’individuale e il sociale. Non anti-contrattualistica si impongono già alcune
perché le teorie non si schierino di volta in vol- parole chiave dell’etica sociale così intesa,
ta, come impianto orientativo per un’etica so- quali i concetti di «totalità organica» e di «co-
ciale, a favore del privilegio dell’individuo munità». Nel secondo caso, dove l’etica socia-
piuttosto che della società, ma perché è pro- le si affianca a un’etica individuale, il proble-
prio la gabbia mentale di questa alternativa ma teorico spinoso è quello di una definizione
che genera, da un lato, l’indecisione comples- di etica sociale, che costringe a seguire la par-
siva nell’impostazione del problema e che, tizione dell’etica tra aspetti individuali e
dall’altro lato, reitera di continuo gli atteggia- aspetti sociali (così, ad es. H.L. Martensen, O.
menti contrapposti nella loro reciproca con- Pfleiderer, E. v. Hartmann).
3814
VOLUMIfilosofia.book Page 3815 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica sociale


2. Definizioni improbabili. – Le difficoltà di com- 3. Equivoci della socialità. – Accanto all’indeci-
prendere l’etica sociale all’interno di un’arti- sione teorica, la difficoltà per un’etica sociale
colazione dell’etica, e della distinzione rigida che dipende dalla dialettica dell’individuo e
tra individuale e sociale, emerge non appena della società si avverte in possibili equivoci sul
si cerchi di precisarne la definizione. Una pri- tono e sul significato. L’etica sociale pone una
ma definizione fa appunto ricorso alla divisio- domanda di fondo sul principio e sul motivo
ne tra un’etica individuale e un’etica sociale, della relazione interumana, contesa a prima
di apparente buon senso, ma che fatica a giu- vista tra un aspetto più individuale e privato e
stificarsi. Nell’etica, infatti, l’individuale e il un aspetto più ampio, sociale (e politico) ap-
sociale tendono a implicarsi a vicenda fin punto. Questa domanda tuttavia non è neutra,
dall’inizio, perché qualsiasi discorso etico è ma sempre culturalmente qualificata: come
sociale nel suo stesso impianto (rivolto cioè non riconoscere che in un clima di forte unità
tendenzialmente a tutti). Alcune varianti di sociale e culturale (ad es. la polis greca) sarà
questa definizione cercano di precisare meglio l’individuo ad essere incriminato come un por-
il confine, ad es. in termini di doveri verso di sé tatore di disordine (cfr. Socrate nell’Apologia di
(l’etica) o di doveri verso gli altri (l’etica socia- Platone), mentre dove prevale il mito della
le), oppure specificando tra le relazioni ristret- soggettività è, per inevitabile rovesciamento,
te (la sfera amicale e affettiva, preferenziale) e il legame sociale ad essere guardato con diffi-
quelle allargate (la sfera pubblica, egualitaria); denza?
o ancora in termini di azioni morali rivolte a se L’etica sociale permette di porre il problema
stessi piuttosto che all’umanità in generale (E. fondamentale del soggetto etico. In Aristotele
v. Hartmann). Gli esiti sono però evidenti: l’ar- (Pol. I) si corrispondono tra loro la definizione
ticolazione tra l’etica e l’etica sociale si costru- dell’uomo come «animale razionale» e come
isce intorno a un identico motivo – il dovere, la «animale sociale», che possono significare
tuttavia cose ben diverse per sottolineatura e
relazione, l’azione – e questo costringe a ecce-
per tono. La sottolineatura: dell’individuo si
pire di continuo all’interno della definizione
possono dare concezioni più o meno chiuse, e
generale ma, soprattutto, recide la definizione
del sociale a sua volta concezioni più o meno
dell’etica sociale per specificazione, perché il
osmotiche e asfissianti (cfr. Bergson, Popper e
dovere (o la relazione, o l’azione) identificano
la società aperta o chiusa). Il tono: all’«anima-
già l’etica come tale.
le sociale» si può dare il senso di un comple-
Un altro tipo di definizione sposta per reazione tamento della natura umana (come avviene,
l’accento sul sociale. Si presentano allora due pur tra gli esiti diversi, in Aristotele, Tommaso
casi: o si rimane nelle difficoltà del genitivo, d’Aquino, Hegel, Marx, Maritain), oppure di
solo capovolto di segno, o si finisce in una so- una necessità superiore, e razionale, che si im-
cializzazione dell’etica, che presenta a sua vol- pone constatando la difficoltà della conviven-
ta delle difficoltà parallele. Se è difficile spie- za, qualora venga istituita senza precise regole
gare il sociale a partire dal primato dell’indivi- di controllo e di contenimento delle passioni
duale, sarà per rovescio altrettanto difficile ri- individuali (T. Hobbes, S. Freud).
cavare l’individuale dal primato della società. La diversità del tono, soprattutto, costringe a
Inoltre, spostando l’accento sulla socialità riflettere di nuovo sul problema etico fonda-
all’interno di un quadro dicotomico, l’etica so- mentale della socievolezza e dell’insocievolez-
ciale si smarrisce come disciplina etico-filoso- za, che porta con sé più in radice la domanda
fica, e si finirà per intenderla: o come una teo- sulla possibilità di una coesistenza tra le varie
ria concettuale della società, e allora l’etica libertà. In entrambi i casi, però, la dimensione
sociale si confonde con gli studi sociali di cui della socialità si accompagna pur sempre con
rappresenta, a seconda delle precomprensioni quella della razionalità, che giustifica entram-
adottate (cfr. il positivismo), il momento di ri- bi gli esiti nelle sue diverse interpretazioni: ap-
flessione metodologica piuttosto che di sinte- pellandosi alla razionalità si argomenta a favo-
si teorica; oppure come una teoria normativa re sia del carattere naturale della comunità
della società, ma in questo secondo caso l’eti- umana, sia del suo carattere innaturale o cul-
ca sociale torna a sovrapporsi all’etica come turale, interpretato in modi diversi (patto, co-
tale, concepita come elaborazione della nor- ercizione, contratto) ma nel complesso in ter-
ma morale. mini culturali. L’etica sociale porta quindi con
3815
VOLUMIfilosofia.book Page 3816 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica sociale ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sé anche il motivo teorico del conflitto tra i metà dell’Ottocento, all’epoca cioè del costi-
modelli di razionalità: una razionalità guida in- tuirsi dell’etica sociale come disciplina, è inve-
fatti tanto il perfezionamento quanto la coerci- ce emblematico il diverso orientamento teolo-
zione sociale del singolo. La tensione tra una gico-cristiano, che prelude a un dibattito mai
lettura «essenziale» (Platone, Aristotele) e una assopito circa il ruolo della religione: infatti,
«artificiale» (i sofisti politici, Epicuro) coinvol- mentre anche sul versante cattolico andava
ge tanto l’etica quanto la razionalità. delineandosi una «dottrina sociale» della
Per l’etica sociale si presentano anche delle chiesa – noti i principi: la dignità della perso-
ambiguità di significato complessivo. L’etica na; la solidarietà; la sussidiarietà; la doverosi-
sociale è da subito accompagnata sia da una tà sociale della proprietà privata –, sul versan-
versione nostalgica, sia da una versione pro- te riformato si reagiva immediatamente al
gressista che si differenziano non poco, condi- concetto stesso di un’etica sociale (Ch. Pal-
videndo tuttavia un comune sfondo polemico: mer, F.H.R. Franck) criticando la plausibilità
si reagisce all’impostazione moderna del rap- del metodo, che per Oettingen era rigorosa-
porto tra l’individuo e la società, interpretato mente statistico, e l’idea che possa darsi per
in termini di successione e di cautela, cosa che davvero un soggetto etico collettivo. L’etica
si traduce poi nel contratto. Il ritorno al sociale veniva in questo modo ricondotta alla sua uni-
agisce quindi in un duplice e contestuale sen- ca dimensione possibile: la coscienza del sin-
so: di richiamare una più radicata appartenen- golo. Per contrasto si può pensare alla rifles-
za comunitaria dell’uomo, non riducibile in sione di Kierkegaard sulla «folla», o di Nietz-
termini di pattuizione; e di individuare questa sche sul «gregge».
appartenenza come il luogo, umano, in cui si Le possibili ambiguità dell’etica sociale emer-
gioca la credibilità, o la possibilità, stessa di gono tuttavia in modo macroscopico nel rap-
un’etica. porto con la religione, sia sul lato teologico (K.
La versione nostalgica dell’etica sociale è se- Barth, D. Wendland), sia sul versante filosofi-
gnata da una tendenza conservatrice (si guar- co, soprattutto in relazione alla società capita-
da in genere all’indietro, verso la polis greca o listica (interessante in merito la questione
verso il corporativismo pre-moderno), in pole- morale dell’economia, l’incontro con la social-
mica ora con la crisi sociale della rivoluzione democrazia, il socialismo etico del neokanti-
industriale, ora con l’individualismo borghese, smo di Marburgo, o i contributi di F. Tönnies,
ora con la perdita del senso di un’identità col- che nel 1899 rinomina la Deutsche Gesellschaft
lettiva: al centro si trovano motivi quali la co- für etische Kultur come Verein für Sozialethik, e
munità, l’appartenenza, la gerarchia dei valori di G. Simmel): l’etica sociale si distende in
e le pratiche comuni in cui riconoscersi. Nella questo caso, nel rapporto con la religione, tra
versione progressista dell’etica sociale i ma- sacralità e secolarizzazione. M. Weber ha aper-
cro-problemi sociali, come ad es. l’onninva- to un dibattito sul ruolo della religione, rifor-
denza del mercato e il procrastinarsi delle mata e calvinista, nell’avvento dell’economia
strutture di dominio, suggeriscono invece capitalistica e, in genere, della società moder-
l’impegno per un diverso orizzonte etico, a cui na. E. Troelsch si dimostra scettico circa una
non può far fronte né un’etica individualistica, riforma sociale cristiana e nega la possibilità
né un’etica corporativistica. di derivare dal cristianesimo norme obbligato-
4. Religione ed etica sociale. – L’ambivalenza rie per la società. Ma il dibattito prosegue e si
dell’etica sociale che rimane all’interno di una frantuma: M. Novack, ad es., rivendica per con-
dialettica insistita tra gli aspetti individuali e trasto il ruolo del cattolicesimo circa il capita-
gli aspetti sociali si traduce in un serrato di- le; A.B. Seligman incrimina invece il cristiane-
battito che si propone come uno specchio di simo per l’esonero moderno della trascenden-
motivi etici e filosofici generali. A questo di- za (l’individualismo).
battito appartiene fin dall’inizio la riflessione Riabilitata come collante sociale nelle vene
teologica e, più in genere, il problema della re- tradizionalistiche dell’etica sociale, con esiti
ligione e del suo rapporto con la coesione so- non dissimili dalle religioni sacrali (Socrate
ciale: è appena il caso di ricordare che l’etica, era accusato di insinuare dubbi circa gli dei
e la filosofia stessa, sorgono come un disin- della città), la religione viene presto stigmatiz-
canto rispetto all’orizzonte religioso-mitico, zata come «oppio dei popoli» (Marx); recupe-
che identificava la città antica. Nella seconda rata come speranza globale di liberazione, e
3816
VOLUMIfilosofia.book Page 3817 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica sociale


orientata così verso un esodo di rivoluzione to, così come il soggetto è la concrezione della
(E. Fromm; E. Bloch; R. Garaudy), la religione cifra universale, identitaria ed astratta.
viene di nuovo espulsa dallo spazio pubblico All’interno di questa duplice crisi si apre uno
in nome della tolleranza e della pace sociale spazio per l’etica sociale: la crisi del soggetto
(K. Popper; R. Rorty); collocata spesso, specie pone una domanda sull’alterità dell’altro, irri-
dinnanzi agli scontri religiosi, su di una di- ducibile a una semplice, speculare, equivalen-
mensione privata e personale (il liberalismo), za in termini di identità razionale; mentre la
la religione viene ancora riabilitata in un senso crisi dell’universale formale costringe a pensa-
liberal-sociale, dove l’esodo diventa il para- re sul serio ai modi della condivisione e della
digma del costituirsi di un popolo libero (M. solidarietà da un punto di vista etico, ben al di
Walzer). Si intravede, nel controluce delle di- là di cifre generiche (la razionalità) o contin-
verse riletture, il nodo essenziale del rapporto genti (la cultura). La duplice crisi, ancora, in-
tra la religione (anche nel confronto interreli- terroga in entrambe le direzioni: la crisi del
gioso) e la democrazia. soggetto pone una domanda su ciò che è co-
II. SOCIALITÀ E ORIGINE. – 1. Una duplice crisi. – mune, sull’universale, mentre la crisi dell’uni-
L’etica sociale può sembrare vittima oggi, nel- versale pone una domanda sul soggetto etico
le sue varie versioni, di serie difficoltà. Gli sfor- e sulla sua capacità di rapporto. In ogni caso,
zi iniziali dell’etica sociale andavano, dinnanzi dalla duplice crisi avanza una domanda di al-
all’individualismo dilagante, verso il recupero terità – di differenza – e di convivenza che è al
di un’unità sociale, resa ancora più evidente cuore dell’etica sociale, impossibile da ricon-
dalle esperienze totalitarie di segno contrap- dursi entro gli schemi tipici dell’armonia, che
posto del Novecento. La tensione all’unità suppone la convergenza, e della lotta, che la
parrebbe smentita dalle vicende contempora- impone in seconda battuta in virtù di una
qualche inesorabile e sopravvenuta necessità
nee, che testimoniano per un verso esiti socia-
razionale. L’etica sociale si struttura intorno
li plurali e differenziati, e che ripropongono
all’istanza dell’alterità e alla domanda sulla
per un altro verso il problema dell’unità (e
condivisione, ricomprensibili nel motivo –
dell’universale) al modo della globalizzazione
spesso frainteso – del dialogo sociale (cfr. H.
di pratiche e di comportamenti tutto sommato
Theunissen; B. Waldenfels).
pur sempre individuali. L’etica sociale come
Le questioni dell’alterità e della condivisione
prospettiva unitaria rischia inoltre, ed è un al-
attraversano i modelli interpretativi, ricompo-
tro segnale della tendenza parcellizzante, di nibili in quattro direzioni che non sembra
segnare il passo a favore delle etiche applicate escano del tutto dall’indecisione teorica tra in-
(politica, linguaggio, economia, bioetica). Nel dividuo e società: aristotelica (l’amicizia socia-
paradigma (e nel mito) dell’omogeneità socia- le, il «bene»); moderno-contrattualistica (la
le vi era tuttavia fin dall’inizio un equivoco: il giustizia tra procedura, J. Rawls, e argomenta-
problema di un’etica sociale non è l’unità co- zione: J. Habermas, K.-O. Apel); hegeliana (il
me ideale fusionale e accorpante (la comunità, conflitto, il riconoscimento, l’eticità: C. Taylor,
come l’individuo, non è per nulla al riparo da A. Honneth, P. Ricoeur); postmoderna della
equivoci), bensì la pluralità che convive. Un responsabilità (M. Weber, H. Jonas, E. Levinas,
contesto pluralistico e differenziato ribadisce Z. Bauman).
piuttosto, e forse esalta perfino, la necessità e 2. Il dialogo, il bene e la giustizia. – Le questioni
la legittimità di un’etica sociale. della condivisione e dell’alterità attraversano
La contingenza odierna dell’etica sociale sem- le interpretazioni e la loro contrapposizione
bra caratterizzata, a maggior ragione dopo la intorno al paradigma etico privilegiato: la giu-
caduta delle ideologie e dei totalitarismi di se- stizia o il bene. Il paradigma della giustizia cor-
gno contrapposto, dalla crisi del duplice para- regge in senso intersoggettivo, etico, l’univer-
digma moderno della soggettività e dell’uni- sale moderno (Habermas) per evitare sia il
versale, che vanno di pari passo perché il sog- monologo etico della soggettività equivalente,
getto è inteso individualisticamente e l’univer- sia il fondazionalismo. L’orizzonte è il tramon-
sale formalmente. In questo senso, il soggetto to della metafisica tradizionale e della sogget-
e l’universale si reggono e cadono insieme: tività. Il paradigma della giustizia si articola:
l’universale formale non è altro che l’estensio- Habermas (con Apel) privilegia il dialogo argo-
ne di un soggetto monovalente, autocostitui- mentativo (pari dignità di tutti i partecipanti;
3817
VOLUMIfilosofia.book Page 3818 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica sociale ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

pluralità fisiologica ecc.), Rawls il dialogo con- spondere alla crisi dell’universale; l’inevaso
trattuale attraverso la distinzione tra i beni pri- della domanda sull’alterità; i dubbi sul rappor-
mari (le convinzioni ultime e non mediabili, to tra comunità e libertà. Il dialogo sociale ri-
proprie di ciascuna cultura) e i beni secondari, schia di smarrirsi: per inutilità all’interno della
condivisibili (uguaglianza, libertà, sicurezza comunità, e per impraticabilità al suo esterno.
ecc.), e lo stratagemma della posizione origi- Resta comunque rilevante la linea «hegelia-
naria, in cui collocarsi idealmente per ragiona- na», che mette al centro il problema del rico-
re su quale assetto di convivenza (equo) si sce- noscimento, e cerca di svincolarsi dal conflitto
glierebbe di vivere indipendentemente dalla tra l’individuale e l’universale dando del primo
posizione di fatto occupata. Il paradigma della un’interpretazione ermeneutica, e del secondo
giustizia disegna lo spazio pubblico come un una lettura pratica nel senso dell’ethos. La
luogo simmetrico, consensuale e paritario. Il soggettività non equivale all’individuo, ma si
bene vi trova posto come una seconda battuta: esercita in momenti complementari della per-
o come garantito dalla giustizia nella forma sona che interagiscono tra loro: la stima di sé;
della cura per l’altro (Habermas) o come circo- l’altro; le istituzioni giuste (P. Ricoeur). E l’uni-
scritto ai suoi aspetti più condivisibili con gli versale non si riduce ad un momento neutro o
altri (Rawls). legale, perché risponde a un’esigenza che cre-
La prospettiva della giustizia delinea lo spazio sce con il crescere della vita personale. Il bene
pubblico in un senso dialogico, ma si affaccia- e la giustizia rimangono così distinti, ma in
no problemi, ad es. di oggettività di ciò che si dialogo tra loro come momenti diversi del-
condivide per consenso o per contratto. Diver- l’aspirazione complessiva a una vita buona,
si di questi problemi ruotano intorno alla dif- riuscita.
ferenza tra il consenso e l’universale: la pub- La prospettiva del riconoscimento ha un co-
blica sottoscrizione non mette al riparo né da mune denominatore, il significato della liber-
un eventuale inganno collettivo, né da profili tà, sottolineato in senso diverso: più linguisti-
di ingiustizia. Anche le versioni contrattuali co-comunicativo (Taylor), più dialettico-con-
dell’etica sociale risentono di difficoltà: per la flittuale (A. Honneth), più armonico (Ricoeur).
supposizione di un io generico, per l’inevitabi- Della dialettica hegeliana dell’autocoscienza
le assunzione di contenuti di valore che prece- si evidenzia l’indispensabilità dell’altro e il
dono il contratto stesso, per la difficoltà di una momento pregiuridico: i luoghi e gli affetti del
puntuale comprensione dello svantaggio so- riconoscimento (l’amore, la famiglia, la filia-
ciale all’interno dell’ipotetica posizione origi- zione), e la stima sociale. Anche per il ricono-
naria. scimento sorgono degli interrogativi: sullo
L’interpretazione che privilegia, in alternativa, stemperamento dell’alterità in un’assimilazio-
il paradigma sociale del «bene» ritiene di ga- ne dell’altro (J. Derrida), o sulla possibile con-
rantire così la giustizia, perché dove c’è amici- fluenza in una rinnovata osmosi sociale, per
zia c’è anche giustizia (cfr. Aristotele, Eth. Nic. quanto vivacizzata in un senso dialettico o er-
1160 a 27ss.). Il disagio della modernità (C. meneutico.
Taylor) e la duplice crisi del soggetto e dell’u- Il paradigma della responsabilità per l’etica
niversale impediscono di pensare ancora al le- sociale incontra a suo modo i medesimi temi,
game sociale in termini indeterminati di giu- portando ancora più in rilievo la questione
stizia, vale a dire nei modi di un universalismo dell’alterità, colta spesso anche sul lato della
neutro. Il collante sociale andrà piuttosto rife- minaccia e del pericolo per ciò che rischia di
rito a precise comunità di vita, a una solidarie- non esserci più (la vita, le generazioni future,
tà culturale. Il bene dice, al di là della «rego- l’ambiente naturale), e prestando una partico-
la», di un concreto appartenersi: una condivi- lare attenzione all’agire nell’età tecnologica,
sione di valori e di pratiche (A. MacIntyre) che sullo sfondo della forza impensata dell’agire
ridefinisce il soggetto in senso comunitario, collettivo. Si profila così un «nuovo» universa-
come un «noi» soggetto (cfr. J.-P. Sartre). Il le della responsabilità, dove il dialogo si rise-
dialogo non è più argomentazione o contratto, mantizza come un rispondere (di).
bensì condivisione di pratiche sociali. 3. Socialità originaria. – I modelli interpretativi,
Anche in questo caso si registrano dissonanze: e il dialogo tra il bene e la giustizia, documen-
la distanza dalla situazione contemporanea; tano in ogni caso l’impossibilità di cogliere
l’improbabilità che le comunità possano ri- l’etica sociale all’interno della dicotomia, o
3818
VOLUMIfilosofia.book Page 3819 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica sociale


dentro l’articolazione previa, dell’individuo e mazione: la città è per natura anteriore rispet-
della società, e quindi di pensarla e praticarla to alla famiglia e agli individui, a partire dai
nei termini rigidi di un’applicazione o di una quali si forma attraverso la tappa intermedia
specificazione rispetto all’etica come tale. La del villaggio. Aristotele offre in proposito l’ar-
socialità coincide piuttosto in qualche modo gomento, organicistico, dell’autosufficienza,
con l’etica stessa, che è uno stare di fronte, un ma da intendersi in modo più ampio rispetto
essere con l’altro, tra gli altri. Il fatto per l’uo- al semplice soddisfacimento dei bisogni. Il ri-
mo di trovarsi «accanto all’uomo, né perduto ferimento va al corpo umano, con il motivo
nella massa, né abbandonato nella sua solitu- spesso usato fin dall’antichità, nella retorica
dine» (Levinas, Hors Sujet, Montpellier 1987) è pubblica, del rapporto tra il tutto e le parti co-
un dato strutturante. La socialità si presenta me le mani o il piede (Pol., I, 2, 1253 a 18-29).
perciò come originaria, come irriducibile e co- Nella tensione aristotelica tra l’anteriorità del-
me ambigua (ma qui in un senso classico e po- la polis e la sua genesi si intravede in certo
sitivo). Originaria perché significa prima di modo l’originarietà del sociale. La tensione tra
ogni sua deduzione, prima cioè della struttura la genesi e l’anteriorità della città non è facile
epistemica soggetto-oggetto e io-altro. La «re- da risolversi se presa sul serio: ha inoltre il
lazione di mutualità umana» (F. Jacques, vantaggio di non scivolare troppo rapidamen-
L’espace logique de l’interlocution, Paris 1984, II, te verso le forme superiori, istituite, della so-
p. 392) si offre piuttosto come la «meraviglia cialità attraverso la dialettica del superamento
sociale» (Levinas, Altérité et transcendance, e dell’inveramento, o dell’ineluttabile progres-
Montpellier 1995, pp. 105, 106), un inizio cioè sività storica.
che si auto-origina, perché i termini della rela- Originaria, la socialità è poi irriducibile, per-
zione non precedono il rapporto stesso (M. ché la sua verità non risiede appunto né nei
Buber): si danno piuttosto dall’interno del lo- termini che la costituiscono, né in una unità
ro rapporto. Dire di una socialità originaria neutra che li riassorba. L’irriducibile della so-
equivale a riconoscere che non si è soli e che cialità presenta un aspetto strutturale, che
non lo si è mai stati. In questo senso, il sociale orienta verso la fuoriuscita sia dai paradigmi
rinvia ad una pluralità strutturale, che si mette contrapposti dell’individualismo e del colletti-
a distanza tanto dalla precedenza dell’indivi- vismo sia dal compiacimento della loro reci-
duo quanto dalla compattezza della comunità- proca difficoltà, che non porta poi molto lon-
branco. La socialità si presenta come un’istitu- tano, e uno epistemico: la socialità non consi-
zione originaria e si dà in una costante apertu- ste in un sapere che stia altrove (che preceda)
ra: indica uno spazio comune, non privatizzato rispetto all’esperienza stessa della socialità.
né nel senso individuale, né nel senso comu- Della socialità non c’è deduzione.
nitario. La socialità originaria impone quindi La socialità è infine ambigua, perché non si la-
di pensare alla differenza tra nascita e inizio: la scia circoscrivere in un senso ontico: non è la
nascita, come cominciamento biologico di vi- datità dei rapporti inevitabili o dei gruppi so-
ta, è sempre preceduta da antecedenti (biolo- ciali o delle forme istituite della convivenza.
gici, umani ecc.) e rinvia a un prima, mentre La socialità, piuttosto, giudica delle forme da-
l’inizio (H. Arendt) non rinvia ad altro se non a te ricordando una loro precarietà essenziale.
se stesso. Il rapporto sociale non sta nell’ordi- Valga per tutti l’uso e l’abuso del termine co-
ne dell’eziologia, ma nel riconoscersi tutti già munità, invocato ora come origine di ogni vio-
nati, tutti in qualche modo figli. lenza sul singolo, ora come l’unica parola della
La tesi di una socialità originaria è in un certo sua salvezza. La comunità, visibilmente, è
senso classica, per quanto ripensata dal punto strumento di vita ma anche di morte e di alie-
di vista del fatto sempre inedito di un farsi- nazione, specie nella versione moderna del
fronte dell’interumano. Aristotele esprimeva patto sociale (Hobbes): la comunità, sia
in qualche modo l’originarietà del sociale: non all’esterno che all’interno, salva e minaccia. La
solo per la tesi della finalizzazione politica comunità disegna uno spazio di accoglienza-
dell’etica, ma soprattutto con il tenere insieme identificazione che non è mai al riparo né
due affermazioni di per sé contrastanti. Dopo dall’esclusione né dalla violenza. Se è vero che
avere detto dell’esistenza naturale della polis bisogna prendere «sul serio l’impegno morale
e dell’uomo come animale (naturalmente) po- per la comunità e i rischi insiti» nell’ignorarne
litico, Aristotele procede con un’ultima affer- il bisogno (Ph. Selznick, La comunità democra-
3819
VOLUMIfilosofia.book Page 3820 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica sociale ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

tica, Roma 1999, p. 57), è altrettanto vero che to come una panacea nei momenti di difficol-
ogni comunità ha il suo prezzo (cfr. Freud, tà, perché si trova travolto dalla situazione che
Hobbes e lo scambio tra la sicurezza e la liber- dovrebbe invece sanare. Se la crisi del dialogo
tà, o la felicità). Un’attenta fenomenologia po- fosse semplicemente il suo venir meno o il suo
ne in luce anche le ambivalenze del vissuto co- essere stato dimenticato, basterebbe il richia-
munitario. mo al suo principio per trovare la soluzione.
Preso sul lato dell’ambiguità, il sociale si pone Ma questo richiamo non basta, e d’altra parte
a una doppia distanza sia dai miti individuali- non esistono dei super-esperti del dialogo, dei
stici, dove l’essere con altri si riduce a una ga- suoi interpreti e dei suoi custodi esclusivi. La
ranzia di interessi privati, sia dai miti comuni- parola, come la verità, è trasversale.
tari, dove l’individuo è esautorato dal «segre- La crisi del dialogo, piuttosto, è il monologo
to» della sua esistenza (Kierkegaard, Mou- che perdura, il possesso esclusivo della parola
nier). La socialità originaria denuncia infine la e dei significati. Il logos è così identitario, cat-
coppia individuo/comunità, e individuo/socie- turato dall’individuo, o dalla comunità, spac-
tà, come appartenente alla stessa matrice logi- ciato nello stesso tempo come privato e come
ca dell’identità e della precedenza, che co- comune, del gruppo e di tutti; un logos per que-
stringe ai miti paralleli e contrari dell’indivi- sto gestibile, posseduto e possedente. Logos
duo e della comunità: anche la comunità è un in definitiva privatizzato. Il logos del dialogo è
individuo (collettivo), e anche l’individuo è invece uno stare-fra-i-due (M. Buber) o fra-i-
una comunità (individuale). molti. Nel logos del dialogo non vive nessuna
La dialettica della persona evidenzia pur essa proprietà (H.-G. Gadamer), nessun possesso.
la tensione tra l’individuale e il sociale: il per- Il logos del dialogo rifiuta l’identificazione
sonalismo comunitario e sociale (Mounier, escludente/impositiva, e si colloca oltre il mito
Stefanini) tenta di uscire sia dal compiacimen- dell’autoreferenza culturale e narcisistica. Il lo-
to individualistico, sia da un collettivismo gos del dialogo è condiviso perché vive nella
asfissiante o da una consegna all’anonimato. pluralità e in forza della pluralità. Con questo,
Lo spartiacque dell’individuale e del sociale si il dialogo esprime la fiducia in qualcosa di di-
presenta piuttosto, alla fine, come un espe- verso dal dominio e dal possesso: fiducia in
diente euristico che porta oltre se stesso e qualcosa di comune, aldilà dei monopoli della
l’impianto dicotomico che lo sorregge. voce, che prende anche i nomi coordinati
4. Dialogo sociale. – Rivisitare la figura del dia- dell’universale o del bene. Il dialogo domanda
logo sociale non è allora fuori luogo: nella in definitiva l’abbattimento del monologo, il
complessità e nella tensione delle situazioni che non è faccenda di buon cuore, di galateo,
sociali non vi è nulla di più richiesto e di più di gentilezza civile. L’abbattimento del mono-
equivocato. Ogni volta in cui si parla di rappor- logo è piuttosto la denuncia sociale di una
to con gli altri, soprattutto in un contesto di «proprietà» sempre illegittima, lo smaschera-
conflitti, viene a parola il dialogo. Il riferimen- mento di un possesso sempre camuffato nelle
to al dialogo viene spesso utilizzato in un mo- vesti di un universale (e di un pubblico) tutto
do quasi automatico come se avesse di per sé sommato privato. Le pratiche autenticamente
un’evidente valenza etica, capace di risolvere sociali – pratiche dialogiche – sono prassi con-
la crisi sopravvenuta. Il dialogo appartiene in- tro-monologiche.
vece alla crisi che dovrebbe risolvere. Le lettu- III. PERCORSI CIRCOLARI. – La pluralità insupera-
re edulcorate del dialogo nascondono il suo bile che dice la situazione strutturante dell’eti-
contrario, vale a dire il dominio sulla parola, ca domanda di essere rispettata nel suo stesso
perché il dialogo viene utilizzato come modo metodo: in virtù di questa pluralità non è ap-
per evirare il problema sociale, di volta in volta plicabile né un metodo deduttivistico – non vi
sollevato, nell’ottica di una riconciliazione è «nulla» che preceda il sociale in un senso ba-
troppo pronta. Come non sfugge alla crisi che nalmente causale –, né un modello organici-
dovrebbe risolvere, il dialogo non si lascia stico. L’etica sociale, piuttosto, articola per-
neppure ridurre alla sua versione svenevole e corsi che dicono sempre di nuovo, senza rin-
intimidatoria. Al dialogo si fa infatti riferimen- chiuderlo mai del tutto, il darsi originario del
to dal profondo della sua stessa crisi: tanto più plurale e le continue tentazioni di farvi violen-
lo si invoca, tanto più se ne testimonia la diffi- za. Solo all’interno di questi percorsi appaiono
coltà. Il dialogo non può perciò venire utilizza- parole e pensieri meno indecisi, più etici (più
3820
VOLUMIfilosofia.book Page 3821 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etica sociale


filosofici), rispetto ai concetti svuotati nelle conflitto tra i progetti (e le teorie) comuni di
astrazioni o assunti velocemente come mate- azione, indirizzati alla felicità o al benessere, e
ria di un discorso. i loro insuccessi, in cui si annuncia il pensiero
1. Fenomenologia sociale – Per l’etica sociale si metafisico del limite –, è altrettanto vero che il
presenta anzitutto un compito fenomenologi- male sociale appare pur sempre in quanto pro-
co, che si articola in modo duplice: come una curato e, come tale, inutile e non assumibile
fenomenologia del sociale, e come un ritorno (Levinas, Entre nous, Paris 1991, pp. 101 ss.):
sul metodo fenomenologico come tale. Il non ha scusanti possibili, neppure con il pen-
mondo simbolico e culturale (il mondo inter- siero della finitezza, e con difficoltà può essere
personale), difatti, il mondo sociale, è presen- nobilitato, ad es. in un senso edificatorio o
te fin dall’inizio (cfr. D. v. Hildebrand; A. Schutz) educativo, perché rimane comunque un male
di una ricognizione fenomenologica, e non si procurato ad altri, fatto tra altri, con altri.
presenta dunque nei termini di una progres- La responsabilità indifferibile risalta osservan-
sione. do le azioni che riguardano il dolore sociale, ri-
Fra le direzioni di questo compito fenomeno- volte spesso – nei discorsi programmatici, nel-
logico, sempre da riprendersi, vanno segnala- le decisioni, nella comunicazione, nella ge-
te almeno le seguenti. (A) Un’acribia fenome- stione dell’autorità – anche a occultarlo o a
nologica e sempre ammesso possa davvero mentirlo con le varie tecniche di dissimulazio-
praticarsi fino in fondo, che cerca di distingue- ne, cosa che liquida subito come pretestuosi e
re tra i diversi vissuti, «individuali» e «sociali» in malafede gli atteggiamenti che lo ricondu-
(cfr. E. Stein, Psicologia e scienze dello spirito, II, cono con agilità a un semplice incidente sulla
1). (B) Le espressioni dell’altro, spesso com- via del bene, o a un inciampo imprevisto delle
poste con il prefisso «con» (simpatia, compas- solite buone intenzioni, o ancora a un limite fi-
sione, con-essere, comunità) o «inter», e in cui siologico delle nostre possibilità di azione. Il
si registra un vissuto individuale/sociale che è pungolo della contraddizione rappresentato
insieme attivo e passivo: il movimento, dupli- dal dolore appare infatti pur sempre all’inter-
ce, va dall’io agli altri, ma subito anche dagli no di precisi progetti di azione, di scelte via via
altri all’io – e questo costringe a non poche ri- adottate (fossero pure rinunce o attese), in ap-
visitazioni di metodo e di impianto del discor- parenza rivolte ad un «meglio». Inoltre, ciò che
so. (C) I sentimenti sociali, tanto più rilevanti si giudica adesso come possibile (o come im-
sullo sfondo dei vissuti epocali che alternano possibile) nella pratica non è per nulla neutro
gli umori diffusi della serenità (l’anima bella di o fatale, essendo piuttosto la concrezione di
Hegel) o della paura e dell’angoscia (G. An- decisioni e di costruzioni interessate e accu-
ders, N. Elias), e che si coniugano oggi con la mulate nel tempo. La responsabilità doman-
forma tecnologica del vivere. (D) Infine un’ana- da, oltre all’imputazione, una diversa proget-
lisi critica della società, in particolare della tazione della convivenza, che inizia con la pro-
cultura (T.W. Adorno, M. Horkheimer, H. Mar- testa per il dolore pubblico, per il male fatto
cuse), sempre sottesa alla costituzione e alla ad altri, tra altri, e per la sua continua dissimu-
situazione di un’etica. lazione. La responsabilità inizia con un «che
2. Sofferenza e responsabilità. – Il compito feno- fare?» (L. Tolstoj), e si coniuga con la solida-
menologico dell’etica sociale incontra subito rietà e con la giustizia.
la questione della sofferenza, dei mali persi- 3. Utopia, speranza e disperazione. – Di fronte al
stenti nella convivenza interumana (disagi, male comune si sollevano speranze e utopie:
povertà, esclusioni, ingiustizie, inganni, op- la speranza in un’uscita dalla situazione, spes-
pressioni, guerre, persecuzioni ecc.). Questo so insostenibile e disperata; e l’utopia che le
incontro è fondamentale: mette dinnanzi alle dà il volto cittadino di un progetto di convi-
possibilità e alle contraddizioni del sociale. La venza. Il compito fenomenologico dell’etica
sofferenza pubblica impedisce tuttavia una sociale investe anche i «sogni ad occhi aperti»
sua facile riduzione in senso fisico (la malat- (cfr. Bloch, Il principio speranza, I, II, § 14), i so-
tia) o metafisico (il Male), perché pone di fron- gni del giorno: si tratta per un verso di rilevare
te al male che ci facciamo reciprocamente nel- i segnali concreti di speranza, e per un altro
la forma dell’azione o dell’omissione colletti- verso di rubricare i pensieri configurati che la
va. Se è vero che il riemergere continuo di que- riguardano, le utopie sociali. La letteratura
sto male presenta un evidente paradosso – il utopica presenta in questo senso un panora-
3821
VOLUMIfilosofia.book Page 3822 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etica sociale ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

ma variegato nei vettori temporali – che guar- versale non sono in contrapposizione tra di lo-
dano in avanti e all’indietro – e negli accenti, ro: esprimono piuttosto la stessa esigenza di
che inclinano pure al pessimismo con le anti- una non esclusione, o della maggiore inclusio-
utopie. L’immaginario sociale è da sempre ca- ne possibile. Il plurale – che non è un relativi-
ratterizzato da una vena utopica: così era per la smo – risulta quindi inaggirabile, mentre l’uni-
repubblica di Platone, e perfino per la polis di versale, dal canto suo, non può essere inteso
Aristotele. in un senso monolitico. Tanto l’universale,
Il dibattito più recente sull’utopia si può co- quanto il pluralismo dicono il bisogno di una
gliere attraverso il conflitto emblematico tra il partecipazione diffusa e di una comune re-
principio-speranza (Bloch) ed il principio-real- sponsabilità. Il bene è comune perché di tutti
tà (Jonas) o ancora il principio-disperazione e per tutti.
(Anders), che si inquadra nel contesto dell’a- Nella città degli uomini l’universale si traduce
scesa e del crollo delle utopie socialiste (e delle nel problema della democrazia (R.A. Dahl,
utopie totalitarie in genere) nel Novecento. Il Popper, M. Gauchet), che inizia ben prima (si
principio-speranza sottolinea la negatività del pensi ad es. alla questione del «genere» o al
presente e la positività del futuro, il non-anco- rapporto tra le generazioni) delle sue forme
ra-essere, la patria a venire dell’umanità. Il istituzionali: non si vede altra struttura della
principio-realtà richiama polemicamente la convivenza, e altro modo del pensiero, in gra-
positività del presente, il senso del rischio e do di soddisfare la duplice e contestuale esi-
della fragilità, l’essenziale ambiguità dell’uo- genza di pluralità e di universalità, per quanto
mo. A un’etica sociale orientata al cambia- spesso esposta, anche in modo drammatico,
mento si sostituisce così un’etica sociale mo- ai rischi simmetrici del relativismo e del collet-
tivata dalla responsabilità, che si ispira a tivismo, o dell’asfissia delle comunità identi-
un’«euristica della paura» (Jonas), intesa tut- tarie. Le ricorrenti denunce della massificazio-
tavia non in senso hobbesiano, egoistico, ben- ne e dell’alienazione del singolo incrociano i
sì altruistico: paura per la sopravvivenza del- fraintendimenti, astratti o inglobanti, dell’uni-
l’uomo sulla terra, attenzione alle generazioni versale.
future, cautela nella negazione di ciò che è. La partecipazione e la responsabilità pongono
Singolare in questo dibattito è l’avvertenza la questione stessa della democrazia, prima
che né l’utopia né la speranza, nei loro eccessi ancora di affrontare il problema delle forme
«rivoluzionari», sono esenti dalla possibilità della convivenza democratica, se più rappre-
del male a cui cercano di porre rimedio (cfr. sentativa o se più partecipativa. La democrazia
Popper, R. Nozick, e la polemica contro la non può fare a meno di una vicinanza tra la
«perfezione»). Tuttavia, il rapporto tra la realtà partecipazione e la responsabilità che si defi-
e l’utopia, e tra la disperazione e la speranza, è niscono contestualmente in una vicinanza
dialettico e strutturale, e si colloca al centro di spesso fraintesa e spesso tradita. L’intreccio
un’etica sociale, che non vive senza un oriz- della partecipazione e della responsabilità
zonte, per quanto raccorciato possa essere, di può aiutare a pensare la struttura etica del so-
un’apertura di possibilità. ciale.
4. L’universale e la democrazia. – La sofferenza 5. La città. – Per indicare la convivenza interu-
pubblica rappresenta pure la smentita dell’u- mana si usano termini diversi, che vanno dalle
niversale etico. Nel sociale l’universale viene forme societarie alla comunità, dal gruppo
spesso affidato al tema del bene comune, che all’istituzione, dai legami all’eticità (Hegel). La
affiancato da un atteggiamento timoroso nei «città» evita forse l’astrattezza, l’unilateralità,
confronti della pluralità si presta a fraintendi- e i pericoli, dando inoltre concretezza. Nella
menti. Sembra così che il bene comune sia città si coagulano infatti una serie di motivi e
qualcosa che sta al di sopra delle parti, e così di azioni comuni (rapporti, cultura, economia,
è, in un certo senso, a patto sia di non inten- urbanistica, salute) che ne fanno lo spazio
derlo in modo pretestuoso e ideologico, come umano tipico, il luogo per eccellenza dell’eti-
se qualcuno alla fine garantisse o capisse me- ca. Nella città ancora vengono a tema in un
glio degli altri il rispetto di questo universale modo assai concreto i motivi etici decisivi del-
(Platone e il governo dei custodi), sia di non la famiglia, della vita, del lavoro. È la città che
usarlo a giustificazione di una qualche, pre- permette (e che rende visibile) l’apparire di un
sunta, necessità superiore. La pluralità e l’uni- ethos, di un costume diffuso o – per contrasto
3822
VOLUMIfilosofia.book Page 3823 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etiche deontologiche


– di un malcostume diffuso, e quindi la possi- di etica sociale, Roma 1994; C. CASTORIADIS, L’istituzio-
bilità di critica. ne immaginaria della società, Torino 1995; J.-L. NANCY,
La città suscita le più grandi speranze e le più La comunità inoperosa (1986), Napoli 1995; Z. BAUMAN,
grandi smentite: i progetti alternativi della Le sfide dell’etica (1993), Milano 1996; R. ESPOSITO,
convivenza si depositano sempre nella deline- Communitas, Torino 1998; E. LEVINAS, Tra noi. Saggi
azione di un luogo immaginario, al tempo sul pensare-all’altro (1991), Milano 1998; A. MARGALIT,
stesso felice e inesistente (l’u-topia). La città è La società decente (1996), Milano 1998; T. TODOROV,
La vita comune (1995), Parma 1998; F. RIVA - M. RIZZI,
un veicolo efficace per dire le stagioni mentali
La politica e la religione, Roma 1999; G. BIEN, La filo-
dell’etica, ed un simbolo: nella ripresa con-
sofia politica di Aristotele (1973), Bologna 2000; M.
temporanea rimane sintomatica la riproposi- CALLONI - A. FERRARA - S. PETRUCCIANI (a cura di), Pen-
zione del conflitto tra Atene e Gerusalemme sare la società, Roma 2001; S. MAFFETTONE, Etica pub-
(L. Strauss), o la ripresa della cifra di Babele, blica, Milano 2001; J.-L. NANCY, Essere singolare plu-
riletta come lo specchio di una globalizzazione rale (1996), Torino 2001; A. HONNETH, Lotta per il ri-
uniformante (J. Derrida, P. Zumthor), e quindi conoscimento (1992), Milano 2002; W. KERBER, Etica
di un falso universale. sociale, Cinisello Balsamo 2002; P.P. PORTINARO (a cu-
IV. Conclusione. L’Esodo e il grande animale. ra di), I concetti del male, Torino 2002; F. RIVA, La ri-
– Due icone sembrano proporsi come i simboli nuncia al Sé. Intersoggettività ed etica pubblica, Roma
alternativi ed eloquenti della convivenza inte- 2002; A.B. SELIGMAN, La scommessa della modernità,
rumana. Da un lato la metafora organicistica (2000), Roma 2002; P. SEQUERI, L’umano alla prova.
del grande animale, sia questo nella forma Soggetto, identità, limite, Milano 2002; C.A. VIANO,
moderna del Leviatano (Hobbes), delle comu- Etica pubblica, Roma-Bari 2002; G. ACOCELLA, Etica
nità onnivore, o in quella greco-romana del sociale, Napoli 2003; F. RIVA, Dialogo e libertà. Etica,
corpo sociale: prevalgono i concetti di unità fi- Democrazia, Socialità, Troina 2003; A. SCHÜTZ - TH.
siologica e di gerarchia, di cooperazione anco- LUCKMANN, Strukturen der Lebenswelt 1-2, (1979/83),
ra, ma secondo gli stilemi necessitanti, e fissi, Konstanz 2003; C. TATASCIORE (a cura di), I filosofi e la
delle diverse funzioni e del loro coordinamen- città, Napoli 2003; P. RICOEUR, Percorsi del riconosci-
to verticistico. Le fondazioni mitiche, genealo- mento, Milano 2005; E. BONAN - C. VIGNA (a cura di),
Etica del plurale: giustizia, riconoscimento, responsabi-
giche e razionalistiche della socialità svolgono
lità, Milano 2004; M. GAUCHET, La democrazia contro
la medesima funzione, pur nel cambiamento
se stessa (2001), Troina 2005; F. RIVA (a cura di), Dalla
di paradigma, di fotografare e di corroborare in città accogliente alla città aperta, Troina 2005; F. RIVA,
quanto tale un ordine sociale dato nel mo- Filosofia del viaggio, Troina 2005; B. WALDENFELS,
mento in cui è dato. Estraniazione della modernità, (2001), Troina 2005; F.
Dall’altro lato si trova la metafora itinerante RIVA, Idoli della felicità. Lavoro, festa e Tempo libero,
dell’Esodo biblico, che è uno dei testi più citati Troina 2006.
nella letteratura socio-politica e al tempo
➨ CONSUETUDINE; INDIVIDUO; INTERSOGGETTIVITÀ;
stesso una delle metafore mai assopite del lin-
MORALE, FILOSOFIA; PERSONA; SOCIETÀ; UTOPIA.
guaggio pubblico: alla necessità si sostituisce
la possibilità (che il sociale è di per se stesso),
alla de-finizione il cambiamento. Fuori dai mi-
ETICHE DEONTOLOGICHE / TELEOLO-
Etiche deontologiche
ti sociali bisogna decidersi tra un’etica organi-
GICHE (teleological / deontological ethics; teleolo-
cistica, mitica e immanente, ripetitiva e giusti- gische / deontologische Ethik; éthique déontologi-
ficativa, e un’etica della responsabilità (dell’al- que / téléologique; ética deontológica / teleológica).
terità), che permette il trascendere della liber- – Per le etiche deontologiche il concetto di do-
tà: il farsi-fronte. vere (dal greco deon, che significa «ciò che è
F. Riva
necessario fare», «ciò che si deve fare») è un
concetto originario, mentre i concetti di bene,
BIBL.: A.-F. UTZ, Bibliographie der Sozialethik 1-9,
(1960-1980), Freiburg; G.H. MEAD, Mente, Sé e socie-
fine, virtù, valore sono derivati. Secondo que-
tà, (1934), Firenze 1966; L. STEFANINI, Personalismo sta prospettiva l’etica ha a che vedere prelimi-
sociale (1952), Roma 19792; M. THEUNISSEN, Der Ande- narmente con il dovere, con l’obbligatorietà
re. Studien zur Sozialontologie der Gegenwart, Berlin - morale, con la legge morale; è a partire da que-
New York 1977; R. DAHL, La democrazia e i suoi nemici sta dimensione, considerata come valida uni-
(1989), Roma 1990; A. HELLER, Oltre la giustizia, Bo- versalmente per ogni soggetto morale, che si
logna 1990; E. LEVINAS, Fuori dal Soggetto, (1987), definiscono successivamente i concetti deriva-
Genova 1992; F. BELLINO, Giusti e solidali. Fondamenti ti, come ad es. quello di bene e male. L’esem-
3823
VOLUMIfilosofia.book Page 3824 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etico Ister ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

plificazione più chiara e nota di etica deonto- tale distinzione investa per lo più il piano nor-
logica è costituta dall’etica di Immanuel Kant, mativo, riguardante le diverse modalità di giu-
che al riguardo così si esprime: «il concetto del stificazione dei giudizi e delle norme morali.
bene e del male non deve esser determinato Sulla scorta di tali indicazioni si potrebbe os-
prima della legge morale (a cui esso in appa- servare come la giustificazione in chiave teleo-
renza dovrebbe esser posto a base), ma sol- logica dell’utilitarismo concerni per lo più
tanto (come anche qui avviene) dopo di essa e l’ambito normativo, prova ne sia che secondo
mediante essa» (Kritik der praktischen Ver- un altro topos del dibattito etico internazionale
nunft, Riga 1788, tr. it., Critica della ragion pra- esso si definisce anche nei termini del conse-
tica, Roma-Bari 20034, p. 137). Per le etiche te- quenzialismo, che è una categoria propria
leologiche vi è un telos ovvero un fine ultimo dell’etica normativa; la teleologia di Aristotele
dell’agire e del comportamento dell’uomo, fi- ha piuttosto a che vedere con la riflessione
ne che giustifica e fonda la stessa obbligazione metaetica.
morale. In altri termini le etiche teleologiche La distinzione tra etica deontologica e teleolo-
stabiliscono un primato del bene, identificato gica, formulata per la prima volta da Charlie D.
con il fine stesso, rispetto al dovere. Nella let- Broad in un testo del 1930 (cfr. Five Types of
teratura etica internazionale si è soliti qualifi- Ethical Theory, London 19679), ha conosciuto
care come etiche teleologiche l’utilitarismo; in nel dibattito contemporaneo un’ampia circo-
questo caso il bene è costituito dall’utile ovve- lazione anche grazie alla riproposizione che ne
ro – per riprendere le precisazioni di John ha dato John Rawls (A Theory of Justice, Cam-
Stuart Mill (in Utilitarianism, London 1861, tr. bridge [Massachusetts] 1971, tr. it., Milano
it. di E. Mistretta, L’utilitarismo, in La libertà. 1982, pp. 41 ss.). Qui deontologia e teleologi-
L’utilitarismo. L’asservimento delle donne, Mila- smo vengono contrapposti sulla base di un di-
no 1999, p. 241) – dal «principio della massima verso modo di concepire il rapporto tra il con-
felicità» assunto come «fondamento della mo- cetto di giusto e quello di bene. L’utilitarismo
rale»: «le azioni sono moralmente corrette nel- è una teoria teleologica perché subordina il
la misura in cui tendono a procurare felicità, giusto al bene inteso come utile o come be-
moralmente scorrette se tendono a produrre il nessere sociale; al contrario deontologica è la
contrario della felicità», concepita quest’ulti- teoria, propugnata da Rawls stesso, della «giu-
ma non come felicità meramente individuale, stizia come equità», la quale «non definisce il
bensì come felicità di tutti. bene indipendentemente dal giusto, o non in-
Tuttavia l’identificazione esclusiva tra etica te- terpreta il giusto come massimizzazione del
leologica e utilitarismo, in auge in gran parte bene».
del dibattito internazionale, pone una serie di A. Da Re
problemi primo fra tutti la difficoltà di cogliere BIBL.: W.K. FRANKENA, Ethics, Englewood Cliffs (New
la specificità di una teoria etica qual è quella Jersey) 1973, tr. it. Milano 1981; F. VON KUTSCHERA,
di Aristotele (o di Tommaso d’Aquino), che Grundlagen der Ethik, Berlin 1982, tr. it. Milano
ugualmente si presenta come teleologica. Se- 1991; M.W. BARON - P. PETTIT - M. SLOTE, Three Methods
condo Aristotele le azioni infatti tendono a un of Ethics, Oxford 1997; S. DARWALL (a cura di), Deon-
fine identificato con il bene («ciò cui ogni cosa tology, Oxford 2003.
tende»); è poi possibile stabilire una gerarchia ➨ DEONTOLOGISMO; DOVERE; TELEOLOGIA; UTILITARI-
tra la pluralità dei fini e dei beni, perché ve ne SMO.
sono alcuni che noi desideriamo non per se
stessi, ma in vista di altro; soprattutto vi è un ETICO ISTER (Aethicus Ister). – A questo no-
Etico Ister
fine ultimo voluto per se stesso e che costitui- me si lega la circolazione nell’Occidente latino
sce il bene supremo ossia l’eudaimonia, la feli- altomedievale di una Cosmographia, che viene
cità. Al riguardo sarebbe opportuno chiarire presentata come il riadattamento, da parte di
preliminarmente se la distinzione tra etica de- un altrettanto imprecisato Girolamo, di un te-
ontologica ed etica teleologica viene fatta va- sto originale greco. È lo stesso Girolamo, an-
lere sul piano metaetico, ovvero di una rifles- cora nel prologo, a informarci che tale Aethi-
sione di carattere generale e fondante che po- cus sarebbe stato un philosophus di origine
ne a tema il significato dell’agire umano, la va- istriana. La versione latina non viene tuttavia
lenza dell’esperienza morale, il rapporto con la presentata come una vera e propria traduzio-
sottostante visione antropologica, oppure se ne, quanto piuttosto come una rielaborazione,
3824
VOLUMIfilosofia.book Page 3825 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etnia


anche al fine di purgare lo scritto dagli errori «Journal des Savants», Janvier-Juin 1984, pp. 175-
derivanti dal paganesimo dell’autore. Questa 186; V. PERI, La «Cosmografia» dell’Anonimo di Hi-
cornice (considerata plausibile da V. Peri, che stria e il suo compendio dell’VIII secolo, in R. AVESANI et
ipotizza la reale esistenza di un Etico filosofo al. (a cura di), Vestigia. Studi in onore di G. Billano-
nel IV secolo d. C.) potrebbe in realtà rappre- vich, Roma 1984, vol. II, pp. 503-558; M.W. HERREN,
sentare un puro espediente letterario (secon- Wozu diente die Fälschung der Kosmographie des
Aethicus?, in A. LEHNER - W. BERSCHIN (a cura di), La-
do Gauthier-Dalché sarebbe anzi evidente l’in-
teinische Kultur im VIII. Jahrhundert. Traube-Gedenk-
tenzione del compilatore di presentarsi come
schrift, Erzabtei St. Ottilien 1989, pp. 145-159; M.
Girolamo di Stridone), ma resta nondimeno ZELZER, «Quicumque aut quilibet sapiens Aethicum
difficile identificare l’autore latino dell’opera: aut Mantuanum legerit». Muß der Name des Verfas-
secondo H. Löwe (seguito in tempi più recenti sers der Kosmographie wirklich «in geheimnisvolles
da Zelzer) si tratterebbe del vescovo irlandese Dunkel gehüllt bleiben»?, in «Wiener Studien», 104
Virgilio di Salisburgo, ma Hillkowitz e altri (1991), pp. 183-207.
hanno rigettato questa tesi per ragioni crono-
logiche, indicando il 768 come terminus post ETIOLOGIA (gr. aijtiologiva - etiology; Ätiolo-
Etiologia
quem per la composizione dell’opera; il curato- gie; étiologie; etiología). – Etimologicamente è lo
re dell’edizione critica dello scritto, O. Prinz, studio delle cause. Sostantivamente si usa
propone di collocare l’autore nell’ambiente questo termine per indicare, oltre che la scien-
franco precarolingio del tardo VIII secolo, pro- za o la parte di una scienza che studia queste
babilmente alla corte di Pipino il Breve. Al di là cause, lo stesso complesso delle cause che de-
delle notizie geografiche ed enciclopediche, terminano particolari effetti. Soprattutto viene
l’aspetto contenutisticamente più interessan- adoperato in medicina, per ricercare le cause
te della Cosmographia è proprio il programma delle malattie; il termine si incontra anche in
esplicito di sovrapposizione e insieme integra- biologia. Raro è il suo uso nell’indicazione del-
zione tra la sapienza filosofica pagana, di cui le cause storiche degli eventi (p. es. A. Cour-
sarebbe portavoce il presunto autore Etico, e not, in Considération sur la marche des idées et
quella cristiana, rappresentata dal rielabora- des événements dans les temps modernes (Paris
tore Girolamo, la cui preoccupazione principa- 1872, 2 voll.), studia le cause degli eventi sto-
le sembra appunto essere quella di mostrare il rici parlando di etiologia storica.
possibile accordo delle dottrine filosofiche F. Borgato
(opportunamente purgate) con i testi scrittu-
rali e la tradizionale esegesi patristica. Tale ETNIA (ethnic group; Ethnie; ethnie; etnia). – Il
Etnia
progetto viene perseguito fin dal principio in- termine etnia identifica generalmente un
tegrando le cosmogonie filosofiche con la nar- gruppo sociale che condivide una comune
razione del Genesi, e in particolare con la tesi identità e si riconosce in una comune eredità.
della creazione dal nulla attraverso la sapientia Il dibattito in etnologia e in antropologia cul-
divina; il testo si sofferma quindi sulla costitu- turale lascia trasparire, però, una grande incer-
zione del paradiso e dell’inferno, sulla natura tezza sui contenuti dell’identità etnica, e, al li-
degli angeli e dei demoni, sulle sfere celesti, mite, sulla stessa utilità scientifica del concet-
sul rapporto tra cielo, aria e terra, sulla deter- to. In una prima accezione, l’identità del grup-
minazione dei punti cardinali e sulla descrizio- po etnico viene definita sulla base di costanti
ne propriamente geografica dei luoghi abitati biologiche: così letto, il concetto finisce, però,
dagli uomini. per richiamare pericolosamente quello di raz-
P. Porro za. Per evitare il riduzionismo biologico, altre
BIBL.: Cosmographia, ed. a cura di O. Prinz, Die Ko- definizioni di etnia hanno perciò preferito far
smographie des Aethicus, Monumenta Germaniae Hi- ricorso all’individuazione di costanti a caratte-
storica. Quellen zur Geistesgeschichte des Mittelal- re culturale: un gruppo etnico sarebbe definito
ters, vol. XIV, München 1993. da una cultura condivisa, da una trasmissione
Su Etico Ister: H. LÖWE, Ein literarischer Widersacher di memorie comuni, dalla presenza di forti
des Bonifatius - Virgil von Salzburg und die Kosmo- sentimenti di solidarietà interni. Tali interpre-
graphie des Aethicus Ister, Wiesbaden 1952; K. HILL- tazioni dell’etnia si espongono però facilmen-
KOWITZ, Zur Kosmographie des Aethicus, Frankfurt am te a obiezioni relative alla loro genericità e in-
Main 1973; P. GAUTHIER-DALCHÉ, Du nouveau sur determinatezza, oltre a lasciar trasparire una
«Aethicus Ister»? À propos d’une théorie récente, in concezione essenzialista delle culture. Più
3825
VOLUMIfilosofia.book Page 3826 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etnografia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

promettente è risultato l’approccio – aperto tra accezione del termine, recentemente pene-
dagli studi sui Nuer di E.E. Evans-Pritchard – trata anche in Italia, talché con «etnografia» si
che ha spostato l’attenzione dalla ricerca delle intende, oltre che la raccolta dei dati condotta
costanti, biologiche o culturali che siano, agli direttamente sul terreno, anche il testo (libro,
aspetti aperti, relazionali e processuali della saggio) che presenta il risultato di tale ricerca.
costruzione dell’identità etnica, letta come la La ricerca sul campo (fieldwork in inglese, ter-
risultante di un complesso gioco di interazioni rain in francese) è il metodo che caratterizza
sociali, di ascrizioni e di riconoscimenti. Si è l’etnografia, e che definisce le discipline de-
così diffusa la tendenza, negli studi sociali e mo-etno-antropologiche (etnologia, antropo-
antropologici, a un uso estremamente pruden- logia culturale e sociale, demologia) rispetto
te, antiessenzialistico e antideterministico, di alle altre scienze sociali. In sociologia vi è un
concetti quali etnia o cultura (Geertz, 1973; qualche uso del metodo etnografico, però
Clifford, 1988). piuttosto marginale e certamente non fondan-
Più radicalmente, si è giunti a contestare qual- te come in etnologia.
siasi valore analitico ai rifermenti all’etnia o La ricerca sul campo è un momento essenziale
all’etnicità, e a sottolineare piuttosto il ruolo e ineliminabile in quanto lo statuto epistemo-
ideologico giocato da questi richiami. Si è par- logico dell’etnologia è di natura relazionale:
lato, a tal proposito, di «etnopolitica» per in- come è stato chiarito assai bene da Ernesto De
dicare il processo per cui, attraverso il richia- Martino, l’etnologia non si basa tanto sull’os-
mo all’identità etnica, non ci si limita a descri- servazione dell’altro, quanto sull’incontro etno-
vere le diversità culturali, ma si mira a mobili- grafico con l’altro, cioè sul rapporto diretto tra
tarle e, spesso, a reificarle, a farle apparire cioè il ricercatore e un interlocutore locale.
come formazioni chiuse e compatte all’inter- Per questo suo carattere di esperienza personale
no, essenzialisticamente supposte come uni- la ricerca etnografica non può essere delegata
tarie (Rothschild, 1981). Questa ideologizza- ad altri, ma deve essere condotta in prima per-
zione del discorso etnico, pur comprensibile sona dall’etnologo, e deve protrarsi per un
come reazione all’omologazione delle diffe- tempo ragionevolmente lungo (convenzional-
renze culturali comportata in Europa dalla co- mente indicato in un paio d’anni), tale da per-
struzione degli stati-nazione e fuori d’Europa mettere lo stabilirsi di rapporti personali si-
dal colonialismo, rischia di fungere da suppor- gnificativi. Per queste ragioni, e per il fatto che
to per la legittimazione di processi di gerar- la ricerca etnografica si svolge solitamente in
chizzazione della società o di vero e proprio luoghi lontani e spesso scomodi, il momento
«razzismo differenzialista». della ricerca sul campo è considerato, e vissu-
A. Amendola to, come una sorta di prova iniziatica.
BIBL.: E.E. EVANS-PRITCHARD, The Nuer, Oxford 1940, La ricerca sul campo caratterizza l’etnologia da
tr. it. di B. Bernardi, I Nuer, un’anarchia ordinata, Mi- poco più di un secolo. Nell’Ottocento gli etno-
lano 1975; C. GEERTZ, Interpretation of Cultures, New logi lavoravano su dati eterogenei raccolti da
York 1973, tr. it. di E. Bona, Interpretazione di culture, etnografi non professionali (viaggiatori, mis-
Bologna 1987; J. ROTHSCHILD, Ethnopolitics: a Concep- sionari, esploratori, naturalisti, funzionari co-
tual Framework, New York 1981; J. CLIFFORD, The Pre- loniali), anche attraverso questionari apposi-
dicament of Culture: Twentieth-Century Ethnography, tamente approntati, da quello pionieristico
Literature and Art, Cambridge (Massachusetts) francese di Joseph-Marie de Gérando del 1800,
1988, tr. it. di M. Marchetti, I frutti puri impazziscono. alle britanniche Notes and Queries on Anthropo-
Etnografia, letteratura e arte nel secolo XX, Torino logy, redatte nel 1874 dagli antropologi «a ta-
1993. volino», che, come disse James G. Frazer, inor-
➨ IDENTITÀ PERSONALE E COLLETTIVA; RAZZA; RAZZI- ridivano al solo pensiero di vedere un selvag-
SMO. gio in carne e ossa. Nondimeno ai missionari,
che per professione vivono tra i primitivi e ne
ETNOGRAFIA. – È la pratica della ricerca sul
Etnografia conoscono la lingua, si devono alcune ricerche
campo condotta dagli etnologi, dagli antropo- notevoli, come quelle di Lorimer Fison e Al-
logi, dai folkloristi. Poiché l’etnografia com- fred W. Howitt sugli aborigeni australiani.
prende sia la raccolta dei dati che la descrizio- La pratica della ricerca professionale sul cam-
ne e la presentazione dei fenomeni osservati, po è inaugurata da naturalisti: in America dal
in ambito anglosassone si è sviluppata un’al- fisico e geografo tedesco Franz Boas con la
3826
VOLUMIfilosofia.book Page 3827 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etnologia


spedizione alla Terra di Baffin (Canada) del Tribes of Central Australia, London 1899; A.C. HAD-
1883-84; in Gran Bretagna dai biologi Spencer DON (a cura di), Reports of the Cambridge Anthropolo-
e Haddon. Baldwin Spencer, collaboratore di gical Expedition to Torres Straits, Cambridge 1901-35,
Frazer, compie, insieme al funzionario Francis 6 voll.; B. MALINOWSKI, Argonauts of the Western Paci-
J. Gillen, ricerche fondamentali sugli aborigeni fic, London 1922, tr. it. Argonauti del Pacifico Occi-
australiani. La spedizione di Alfred C. Haddon dentale, Roma 1973; C. LÉVI-STRAUSS, Tristes Tropi-
allo Stretto di Torres (tra Australia e Nuova ques, Paris 1955, tr. it. Tristi Tropici, Milano 1960; E.
DE MARTINO, Furore simbolo valore, Milano 1962; B.
Guinea) del 1898-99 costituisce il momento di
MALINOWSKI, A Diary in the Strict Sense of the Term,
fondazione dell’antropologia sociale britanni-
London 1967, tr. it. Giornale di un antropologo, Roma
ca; vi partecipano tra gli altri il medico Charles 1992; D. HYMES (a cura di), Reinventing Anthropology,
G. Seligman e lo psicologo William H.R. Ri- New York 1969, tr. it. Antropologia radicale, Milano
vers: quest’ultimo in particolare getta le basi 1979; C. GEERTZ, The Interpretation of Cultures, New
della ricerca etnografica coloniale, che da allo- York 1973, tr. it. Interpretazione di culture, Bologna
ra sarà monografica (studio di una popolazio- 1987; E. DE MARTINO, La fine del mondo, Torino 1977;
ne), di campo (partecipazione dell’etnologo in J. JAMIN - J. COPANS (a cura di), Aux origines de l’an-
prima persona), prolungata e in profondità, thropologie française, Paris 1978; V.L. GROTTANELLI (a
condotta nella lingua locale e rivolta in parti- cura di), La ricerca sul terreno, in «L’uomo», 4 (1980),
colare allo studio della parentela in quanto 2; B. PIANTA, Cultura popolare, Milano 1982; D. TED-
base dell’organizzazione sociale. Bronislaw LOCK, The Spoken Word and the Work of Interpreta-
Malinowski, laureato in filosofia, fisica e mate- tion, Philadelphia 1983, tr. it. Verba manent, Napoli
matica, prima applica mirabilmente questi 2002; R.F. ELLEN (a cura di), Ethnographic Research,
principi nella sua ricerca alle isole Trobriand London 1984; G.W. STOCKING JR, History of Anthropo-
(condotta nel 1915-18 e pubblicata nel 1922), logy, vol. I: Observers Observed, Madison 1984; J.
poi li propaganda attivamente (come propri). CLIFFORD - G.E. MARCUS (a cura di), Writing Culture,
Gli etnologi di questo periodo lavorano in una Berkeley 1986, tr. it. Scrivere le culture, Roma 1996;
G.E. MARCUS - M.M.J. FISHER (a cura di), Anthropology
situazione coloniale e in un orizzonte positivi-
as Cultural Critique, Chicago 1986, tr. it. Antropolo-
stico e naturalistico, per cui la ricerca doveva
gia come critica culturale, Roma 1998; M.H. AGAR, The
essere «scientifica» e quindi oggettiva. La tec- Professional Stranger, San Diego 1996; M.H. AGAR,
nica dell’osservazione partecipante, predicata da Ethnography, in N.J. SMELSER - P.B. BALTES (a cura
Malinowski, cioè l’osservazione diretta e pro- di), International Encyclopedia of the Social & Beha-
lungata condotta dall’etnologo sul campo, mi- vioral Sciences, Amsterdam 2002, pp. 4857-4862; R.
ra al raggiungimento della neutralità scientifi- SANJEK, Field Observational Research in Anthropology
ca attraverso una forma di familiarizzazione and Sociology, in N.J. SMELSER - P.B. BALTES (a cura
che riduce l’impatto della presenza di un os- di), International Encyclopedia of the Social & Beha-
servatore esterno. vioral Sciences, Amsterdam 2002, pp. 5620-5625; M.
Solo più tardi, con il passaggio dall’etnologia SHOKEID, Fieldwork in Social and Cultural Anthropolo-
coloniale all’etnologia della decolonizzazione, gy, in N.J. SMELSER - P.B. BALTES (a cura di), Interna-
si afferma la consapevolezza che la ricerca et- tional Encyclopedia of the Social & Behavioral Sciences,
nografica si fonda sulla relazione non tra sog- Amsterdam 2002, pp. 5628-5632.
getto e oggetto (osservatore e osservato – cor-
rentemente chiamato informatore, con termine ETNOLOGIA (ethnology; Ethnologie, Völker-
Etnologia
di sapore poliziesco), ma tra due soggetti: l’et- kunde; ethnologie; etnología). – Studia la diversi-
nografo e il suo interlocutore. Questo avviene tà culturale, studia la cultura come si manife-
in Italia per tempo, sul finire degli anni qua- sta nelle diverse etnie, cioè nelle popolazioni
ranta, con l’etnologia storicista di Ernesto De che si differenziano non biologicamente (per
Martino; in America più di recente con l’antro- «razza»), ma culturalmente, per i modi di vita
pologia radicale (Dell Hymes) e le correnti in- e di pensiero. Alla base dell’etnologia sta
terpretative (Clifford Geertz), dialogiche (Den- quindi il concetto antropologico di cultura,
nis Tedlock), postmoderne (James Clifford, cioè il complesso delle attività, dei comporta-
George Marcus). menti e delle concezioni dell’uomo in società.
G. Sanga Attraverso una metodologia basata fonda-
BIBL.: L. FISON - A.W. HOWITT, Kamilaroi and Kurnai, mentalmente sull’etnografia, cioè sull’osser-
Melbourne 1880; F. BOAS, The Central Eskimo, vazione e il rapporto diretto, e sulla compara-
Washington 1888; B. SPENCER - F. J. GILLEN, Native zione, vengono studiati i meccanismi generali
3827
VOLUMIfilosofia.book Page 3828 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etnologia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

dei processi culturali e le modalità con cui le Pur nella coalescenza attuale delle terminolo-
culture si configurano e si diversificano, per gie, che indicano piuttosto orientamenti di
cogliere comparativamente sia le differenze scuola che campi di studio, nondimeno il ter-
sia le identità soggiacenti. Lo studio etnologi- mine «antropologia» mantiene una prospetti-
co della cultura umana, così come è rappre- va filosofica e generalizzante, il termine «etno-
sentata nelle varie culture etniche, manifesta logia» una prospettiva storica, geografica e
una tensione costante tra unità e diversità, tra particolaristica, tanto che si potrebbe dire che
universale e locale, tanto che si può affermare l’antropologia si interessa della cultura umana
che gli etnologi non studiano le culture locali, (cioè dell’identità soggiacente) e l’etnologia
ma la cultura umana in un luogo; non studiano delle culture umane (cioè delle differenze tra i
i villaggi, ma nei villaggi, allo scopo di trarre popoli)
grandi conclusioni da piccoli fatti (Geertz). Claude Lévi-Strauss ha proposto una gerar-
A questo punto è necessaria una precisazione chia dei termini, definendo «etnografia» la rac-
terminologica, perché l’etnologia di fatto si so- colta diretta dei dati, «etnologia» la loro com-
vrappone alle altre discipline dell’area che in parazione, e antropologia la loro interpretazio-
Italia si definisce demo-etno-antropologica: ne nel quadro di un discorso generale sull’uo-
antropologia culturale, antropologia sociale, mo; ma l’intreccio tra questi momenti è assai
demologia. Etnologia è il termine originario più stretto di quanto non appaia da questa di-
con cui, dalla fine del Settecento, in Francia visione dei compiti: poiché i dati emergono da
(ethnologie), Germania (Ethnologie, Völkerkun- un rapporto personale, non esiste etnologo o
de), Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti (ethnolo- antropologo che non sia anche etnografo, e
gy), si indica lo studio dei popoli primitivi, pri- d’altra parte l’antropologo usa la comparazio-
vi di scrittura, non occidentali, coloniali. ne esattamente come l’etnologo. Alberto Cire-
Da questa origine comune si sviluppano, nella se suddivide le discipline demo-etno-antropo-
seconda metà dell’Ottocento, importanti dif- logiche in tre distinti ambiti di ricerca: le an-
ferenze terminologiche, che attengono sostan- tropologie articolano l’oggetto di studio se-
zialmente alle diverse tradizioni nazionali. Ne- condo tematizzazioni connesse ai vari campi
gli USA si afferma la tradizione dei quattro cam- dell’esperienza umana (antropologia econo-
pi di studio dell’antropologia: antropologia mica, antropologia religiosa, antropologia giu-
culturale, antropologia fisica, archeologia, lin- ridica, antropologia della salute ecc.); le etno-
guistica, secondo il modello proposto da Franz logie secondo le aree territoriali (etnologia eu-
Boas, studioso in grado di dominare tutti e ropea, etnologia dell’Africa, etnologia dell’O-
quattro i campi. L’antropologia culturale assu- ceania ecc.); le demologie secondo criteri a un
me una propria fisionomia specifica, rendendo tempo tematici e areali in riferimento alle cul-
autonomo un concetto di cultura riferito ai si- ture delle classi subalterne delle società occi-
stemi di norme e di valori, e orientando lo stu- dentali.
dio in direzione psicologica (il cosiddetto indi- Infatti in Europa lo studio delle differenze cul-
rizzo «cultura e personalità»). turali interne (e non esterne) alla società occi-
In Gran Bretagna gli evoluzionisti (Tylor, Fra- dentale, cioè della cultura popolare delle clas-
zer) adottano il termine antropologia per lo si subalterne (canti, fiabe, leggende, tradizio-
studio (a tavolino) storico e comparato delle ni, usi e costumi di contadini, pastori, artigia-
culture; ma all’inizio del Novecento, con l’af- ni, operai), nato alla fine Settecento col diffon-
fermarsi della ricerca sul campo, che assume il dersi dell’industrializzazione da un lato e del
modello delle scienze naturali ed è mossa da romanticismo dall’altro (Burke 1980), e diver-
intreressi coloniali, il nuovo paradigma funzio- samente definito nella varie lingue (inglese
nalista impone il nome di antropologia socia- antiquities, folklore, francese traditions populai-
le, che meglio definisce l’orientamento sincro- res, italiano storia delle tradizioni popolari, demo-
nico e sociologico degli studi. logia, tedesco Volkskunde), ha progressivamen-
In Francia, Germania, Italia si è mantenuto il te perso di specificità, talché oggi i vecchi ter-
vecchio termine di «etnologia», anche se mini sono sostituiti da etnologia o da etnolo-
l’adesione agli indirizzi di studi americani o gia europea.
britannici ha portato alla coesistenza dei ter- Che la diversità culturale, interna o esterna al-
mini di antropologia culturale e antropologia la società occidentale, costituisca un unico
sociale. campo di studi, è affermato da Ernesto de
3828
VOLUMIfilosofia.book Page 3829 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etnologia


Martino (anche sulla scorta della lettura di cata); poi fonda lo studio comparativo della
Gramsci), per il sorgere acuto della coscienza parentela, identificando le terminologie de-
– nell’età della decolonizzazione – dell’identi- scrittiva e classificatoria; infine, in La società
tà sostanziale della condizione coloniale e del- antica, traccia una progressione storica stadia-
la condizione subalterna. L’etnologia non è le da selvaggio, a barbaro, a civile.
tanto e solo la scienza delle umanità non occi- Gli evoluzionisti, sulla base del principio dell’u-
dentalizzate, ma piuttosto la coscienza critica nità psichica del genere umano, adottano
dei limiti storici di espansione della civiltà oc- un’impostazione tipologica: condizioni di sus-
cidentale, esperibili mediante l’incontro etno- sistenza simili producono, in maniera indipen-
grafico. dente, forme culturali simili; per questa ragio-
In età contemporanea, i primi interessi etnolo- ne si parla di cultura dei cacciatori-raccoglito-
gici si manifestano con l’illuminismo, in rela- ri, dei pastori, dei contadini, e la comparazio-
zione all’elaborazione della teoria del «buon ne si allarga a tutto il mondo. Questa imposta-
selvaggio» e ai progetti di ingegneria sociale zione sarà combattutta, a cavallo tra Otto e
degli idéologues; e col romanticismo, anche qui Novecento, dal diffusionismo, per cui forme
in relazione alla costruzione di una teoria poli- culturali simili hanno un’unica origine. Franz
tico-culturale, e cioè il recupero di un Medioe- Boas propugna il «metodo storico»: ogni cul-
vo autoctono in prospettiva nazionalistica. tura va conosciuta nella sua particolarità, e va
Gli illuministi francesi si interessano dei pri- indagata l’origine e la diffusione di ogni tratto
mitivi esotici (i selvaggi): nel 1799 Louis- culturale.
François Jauffret fonda la Société des observa- Dall’inizio del Novecento si formano scuole et-
teurs de l’homme, e di fatto riprende il lontano nologiche nazionali. Negli USA Boas è il padre
precedente del gesuita Joseph-François Lafi- dell’antropologia culturale, che unirà in ma-
tau, che all’inizio del Settecento aveva studia- niera originale naturalismo e storicismo: an-
to i Costumi dei selvaggi americani (uroni e iro- tropologia fisica, archeologia, linguistica, psi-
chesi). I romantici europei si interessano dei cologia. In Germania dalla geografia di Ratzel
primitivi domestici (i contadini), le cui usanze, si sviluppa il diffusionismo di Fritz Graebner e
credenze, tradizioni – spesso arbitrariamente di padre Wilhelm Schmidt, che definiscono le
ricostruite – fondano le identità culturali na- aree culturali in base alla compresenza di tratti
zionali. specifici (teoria dei «cicli culturali»). In Italia
Questi interessi si integrano, nella seconda l’etnologia si innesta su una robusta tradizio-
metà dell’Ottocento, nelle ricerche degli an- ne di studi di folklore e di storia delle religioni
tropologi evoluzionisti, che stabiliscono (Ernesto de Martino, Vittorio Lanternari, Al-
un’equazione tra l’antico, il primitivo e il po- berto M. Cirese).
polare, e studiano le origini e l’evoluzione del- La tradizione etnologica francese nasce dalla
la cultura umana attraverso la comparazione sociologia di Durkheim: i fatti culturali sono ri-
(a tavolino) dei documenti delle società anti- condotti a una dimensione collettiva (società,
che, dei popoli primitivi esotici e delle tradi- coscienza, rappresentazioni), che determina
zioni popolari europee. Edward B. Tylor formu- gli individui, e ne è autonoma e indipendente.
la i concetti di cultura, sopravvivenza, animi- Vengono introdotti i concetti di funzione, si-
smo; John F. McLennan studia il totemismo e stema, opposizione. Emile Durkheim e il nipo-
l’esogamia; Johann Jacob Bachofen teorizza il te Marcel Mauss, studiando la religione e le
matriarcato; William Robertson Smith studia forme di classificazione, mostrano come sia la
(anche sul campo, in Egitto) il rito e il sacrifi- società il modello a cui si conformano, per
cio; James G. Frazer, in un’opera celeberrima, Il omologia strutturale, gli istituti culturali.
ramo d’oro, disegna un grandioso affresco che Mauss, nel celebre Saggio sul dono, elabora il
porta l’uomo a progredire dalla magia, alla re- concetto di «fatto sociale totale», in cui cioè è
ligione, alla scienza. coinvolta una pluralità di livelli sociali. Vanno
Il vero fondatore dell’etnologia moderna è pe- inoltre ricordati i lavori di Anold Van Gennep
rò Lewis H. Morgan, che con le sue ricerche ne sui riti di passaggio; di Lucien Lévy-Bruhl sul
stabilisce il perimetro: prima studia diretta- pensiero primitivo; di Marcel Griaule sui do-
mente sul campo gli indiani irochesi (e si pre- gon; di Claude Lévi-Strauss sulla parentela; di
occupa anche di avanzare proposte di integra- André Leroi-Gourhan sulle origini dell’uomo e
zione che definiremmo di antropologia appli- della cultura.
3829
VOLUMIfilosofia.book Page 3830 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etnologia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

L’antropologia sociale britannica segna una Consanguinity and Affinity of the Human Family,
vera rivoluzione epistemologica, indotta non Washington 1870; L.H. MORGAN, Ancient Society,
tanto dal peso determinante assunto dalla ri- New York 1877 (tr. it. La società antica, Milano 1970);
cerca sul campo, quanto dal fatto che l’etnolo- J.F. MCLENNAN, Primitive Marriage, Edinburgh 1865
go deve rispondere a problemi posti dall’am- (tr. it. Il matrimonio primitivo, Roma 1991); J.G. FRA-
ZER, The Golden Bough, London 1890 (tr. it. Il ramo
ministrazione coloniale, ed è in molti casi un
d’oro, Roma 1925); E. DURKHEIM - M. MAUSS, De quel-
funzionario governativo. Le società colonizza-
ques formes primitives de classification, «L’Année So-
te tendono a sfaldarsi sotto l’urto dell’Occi-
ciologique», 6 (1901), pp. 1-72 (tr. it. Le origini dei
dente, e non sono in grado di assicurare la ma- poteri magici, Torino 1951); A. VAN GENNEP, Les rites
nodopera richiesta dai colonizzatori: al primo de passage, Paris 1909 (tr. it. I riti di passaggio, Torino
etnologo britannico di campo, William Rivers, 1981); F. GRAEBNER, Methode der Ethnologie, Heidel-
viene commissionata una ricerca sullo spopo- berg 1911; E. DURKHEIM, Les formes élémentaires de la
lamento della Melanesia. La diagnosi (perdita vie religieuse, Paris 1912 (tr. it. Le forme elementari del-
di joie de vivre causata dal forzato abbandono la vita religiosa, Milano 1963); W.H.R. RIVERS, The Go-
dei costumi tradizionali) e la cura (sostituzio- vernment of Subject Peoples, in Science and the Nation,
ne della guerra – proibita dai colonizzatori – Cambridge 1917; W.H.R. RIVERS (a cura di), Essays on
con lo sport) inaugurano il paradigma funzio- the Depopulation of Melanesia, Cambridge 1922; B.
nalistico, illustrato dalle ricerche di Bronislaw MALINOWSKI, Argonauts of the Western Pacific, London
Malinowski e di Alfred R. Radcliffe-Brown: la 1922 (tr. it. Argonauti del Pacifico Occidentale, Roma
struttura sociale è una macchina, e le funzioni 1973); L. LÉVY-BRUHL, La mentalité primitive, Paris
sono i suoi ingranaggi: vanno studiati i mecca- 1922 (tr. it. La mentalità primitiva, Torino 1971); M.
nismi di funzionamento della società primitiva MAUSS, Essai sur le don, in «L’Année Sociologique»,
e gli aggiustamenti necessari perché non si in- 1 (1923-1924), pp. 30-186 (tr. it. Teoria generale della
magia e altri saggi, Torino 1965); F. BOAS, Race, Lan-
ceppino. La storia e la comparazione, ormai
guage and Culture, New York 1940; E.E. EVANS-PRIT-
inutili, sono abbandonate. Il modello teorico CHARD, The Nuer, London 1940 (tr. it. I Nuer, Milano
dell’equilibro non poteva reggere alle tensioni 1975); E. DE MARTINO, Naturalismo e storicismo nell’et-
coloniali, per cui gli antropologi sociali hanno nologia, Bari 1941; S. NADEL, A Black Byzantium,
dovuto tener conto del mutamento e dei con- London 1942; E. DE MARTINO, Il mondo magico, Torino
flitti (Edward Evans-Pritchard, Sigfried Nadel, 1948; E. DE MARTINO, Intorno a una storia del mondo
Max Gluckman). popolare subalterno, in «Società», 5 (1949), pp. 411-
L’etnologia del Novecento è in gran parte an- 435; M. GRIAULE, Dieu d’eau, Paris 1948 (tr. it. Dio
tropologia applicata: lo è, nella prima metà del d’acqua, Milano 1968); C. LÉVI-STRAUSS, Les structures
secolo, l’etnologia coloniale britannica e fran- élémentaires de la parenté, Paris 1949 (tr. it. Le strut-
cese; lo è, dalla seconda guerra mondiale, l’an- ture elementari della parentela, Milano 1969); A.R. RAD-
tropologia culturale americana, che affianca CLIFFE-BROWN, Structure and Function in Primitive
l’espansione imperiale degli USA, e l’antropo- Society, London 1952 (tr. it. Struttura e funzione nella
logia dello sviluppo, che accompagna i proces- società primitiva, Milano 1968); G. COCCHIARA, Storia
si di globalizzazione. Ma l’etnologia ha prodot- del folklore in Europa, Torino 1952; G. BALANDIER, So-
ciologie actuelle de l’Afrique Noire, Paris 1955; P. WOR-
to anche vivaci correnti critiche nel contesto
SLEY, The Trumpet Shall Sound, London 1957 (tr. it.
della decolonizzazione e dei movimenti di li-
La tromba suonerà, Torino 1961); V. LANTERNARI, La
berazione dei popoli e delle classi subalterne grande festa, Milano 1959; V. LANTERNARI, Movimenti
(Ernesto de Martino, Peter Worsley, Vittorio religiosi di libertà e di salvezza dei popoli oppressi, Mila-
Lanternari, Georges Balandier, Claude Meil- no 1960; E. DE MARTINO, La terra del rimorso, Milano
lassoux). 1961; E. DE MARTINO, Furore simbolo valore, Milano
G. Sanga 1962; A. LEROI-GOURHAN, Le geste et la parole, Paris
BIBL.: J.-F. LAFITAU, Moeurs des sauvages amériquains, 1964-65 (tr. it. Il gesto e la parola, Torino 1977); M.
comparées aux moeurs des premiers temps, Paris 1724; GLUCKMAN, Politics, Law and Ritual in Tribal Societies,
L.H. MORGAN, League of the Ho-dé-no-sau-nee, or Iro- Oxford 1965 (tr. it. Potere, diritto e rituale nelle società
quois, Rochester 1851 (tr. it. La lega degli Ho-dé-no- tribali, Torino 1977); S. MORAVIA, La scienza dell’uomo
sau-nee, o Irochesi, Roma 1998); E.B. TYLOR, Resear- nel Settecento, Bari 1970; A.M. CIRESE, Cultura egemo-
ches into the Early History of Mankind and the Deve- nica e culture subalterne, Palermo 1971; C. GEERTZ,
lopment of Civilization, London 1865; E.B. TYLOR, Pri- The Interpretation of Cultures, New York 1973 (tr. it.
mitive culture, London 1871 (tr. it. Alle origini della Interpretazione di culture, Bologna 1987); T. ASAD, An-
cultura, Roma 1985-88); L.H. MORGAN, Systems of thropology & the Colonial Encounter, London 1973; C.

3830
VOLUMIfilosofia.book Page 3831 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etnometodologia


MEILLASSOUX, Femmes, greniers et capitaux, Paris 1975 gia e informa l’iniziale scelta di campo per le
(tr. it. Donne, granai e capitali, Bologna 1978); C. sue indagini e finalità.
MEILLASSOUX, L’economia della savana, Milano 1975; Dagli anni settanta in poi Garfinkel, probabil-
P. BURKE, Cultura popolare nell’Europa moderna, Mi- mente influenzato anche dalla collaborazione
lano 1980; A. KUPER, Anthropology and Anthropologi- con Harvey Sacks, sposta il fuoco della sua at-
sts, London - New York 1983; U. FABIETTI - F. REMOTTI tenzione sul linguaggio. In particolare, vengo-
(a cura di), Dizionario di antropologia, Bologna 1997; no tematizzate le pratiche dette «di account»,
U. HANNERZ, Anthropology, in N.J. SMELSER - P.B. BAL- cioè le pratiche discorsive di cui vengono mes-
TES (a cura di), International Encyclopedia of the Social
se a fuoco due proprietà fondamentali: la ri-
& Behavioral Sciences, Amsterdam 2002, pp. 513-
flessività (il reciproco rimando tra attività e lo-
519; R.A. SHWEDER, Culture: Contemporary Views,
ro resoconti) e l’indicalità (il legame tra attri-
Amsterdam 2002, pp. 3151-3158; G. WELZ, Ethnolo-
gy, Amsterdam 2002, pp. 4862-4865; B. KLEIN,
buzioni di significato e contesto). Grazie alla
Folklore, Amsterdam 2002, pp. 5711-5715. riflessività, i discorsi che facciamo a noi stessi
e agli altri sui vari episodi della vita sociale
➨ ANTROPOLOGIA CULTURALE; ETNOGRAFIA.
creano la particolare realtà di quegli episodi.
Grazie all’indicalità, il significato di qualsiasi
ETNOMETODOLOGIA (ethnomethodology;
Etnometodologia enunciato è interdipendente con il contesto in
Ethnomethodologie; ethnométhodologie; etnometo- cui esso è prodotto.
dología). – Corrente di studi sociali sviluppata- L’approccio etnometodologico al tema del lin-
si negli Stati Uniti nella seconda metà del XX guaggio si avvicina per certi versi alle tesi del
secolo. Nelle parole del suo fondatore, Harold secondo Wittgenstein: si tratta di una visione
Garfinkel, etnometodologia significa lo studio secondo cui la comprensibilità dei discorsi
dei metodi usati dalle persone per attribuire non è fondata sulla corrispondenza tra conte-
un senso al mondo sociale. Contrapponendosi nuti e simboli linguistici, ma sulla competenza
decisamente alla dottrina parsonsiana, che ve- degli interlocutori, che fanno continuamente
de l’ordine sociale come il risultato dell’ade- ricorso a un patrimonio di conoscenze condi-
renza a norme e valori prestabiliti, l’etnometo- vise relative alle corrette applicazioni delle re-
dologia concepisce l’ordine (o gli ordini) delle gole di comportamento. La realtà sociale si
varie situazioni sociali come il prodotto delle presenta inoltre come intrinsecamente ac-
attività dei membri coinvolti: essi mostrano un countable, cioè ordinata e dotata di senso, a
indubbio orientamento a regole e valori le cui quei soggetti che sono membri competenti di
specificità possono però essere precisate con- quella sfera di attività.
siderando separatamente ciascuna situazione Per quanto gli oggetti di studio dell’etnometo-
nel dettaglio. Pertanto l’etnometodologia invi- dologia siano stati negli anni i più disparati, si
ta il ricercatore a porsi dei dubbi sulla trasferi- può dire che, in una prima fase, l’interesse de-
bilità dei risultati ottenuti su delle idealizza- gli etnometodologi si sia concentrato soprat-
zioni (i concetti sociologici) alle situazioni e tutto sulle situazioni quotidiane e ordinarie,
agli oggetti concreti su cui le idealizzazioni so- mirando a far emergere da queste tutto il pa-
no state prodotte. trimonio di conoscenze e pratiche di solito da-
Al pari della teoria di Berger e Luckmann, l’et- te per scontate. Successivamente, invece, l’in-
nometodologia è spesso ritenuta una sociolo- teresse si è spostato sul terreno del lavoro per
gia di ispirazione fenomenologica. In effetti, la esplorare i saperi, le competenze, le istituzioni
fenomenologia, particolarmente nella versio- e le pratiche che caratterizzano mondi lavora-
ne schütziana, ha esercitato una forte influen- tivi specifici allo scopo di evidenziare i principi
za sulla formazione di Harold Garfinkel. Origi- di organizzazione delle attività. Dedicandosi a
nariamente infatti l’etnometodologia si pro- tali oggetti di indagine, gli etnometodologi en-
pone come un tentativo di «operazionalizzare» fatizzano la necessità di affrontare quei mondi
le intuizioni di Alfred Schütz per formulare su provvisti della necessaria competenza per
queste basi un approccio al problema dell’or- comprendere tutti i dettagli con cui le varie
dine sociale alternativo a quello di Talcott Par- operazioni vengono compiute; in caso contra-
sons. Per quanto in seguito smentito da Gar- rio, infatti, l’indagine si ridurrebbe a una de-
finkel e soppiantato da altri interessi, tale scrizione del campo fatta secondo categorie
obiettivo rimane intrinseco all’etnometodolo- (sociologiche) che non emergono dal campo
3831
VOLUMIfilosofia.book Page 3832 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etologia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

stesso, ma vi sono introdotte dalla professio- idea della loro intelligenza, non consente di
nalità del ricercatore. accertare il loro comportamento più interes-
Sul piano epistemologico l’etnometodologia sante, quello della socialità: per esempio,
si contrappone alla sociologia tradizionale, in l’esistenza degli «assaggiatori» (questi ultimi
primo luogo perché sottolinea come i metodi sono esemplari che sbocconcellano le nuove
utilizzati da quest’ultima siano nascostamente esche, mentre gli altri stanno a guardare che
basati sul senso comune, che deve però diven- cosa succede; se gli assaggiatori non danno
tare oggetto di indagine anziché suo strumen- segni di star male, si banchetta con l’esca, al-
to. Successivamente, nelle versioni più recenti trimenti si evitano i guai). Inoltre, dal momen-
gli etnometodologi invitano ad abbandonare to che gli etologi erano fin dal principio degli
del tutto il giudizio sulla validità e affidabilità evoluzionisti, era scontato che fossero le azio-
dei metodi per concentrarsi sull'indagine dei ni modellate dalla selezione naturale, e funzio-
fenomeni senza «prestare attenzione al corpus nali alla sopravvivenza, quelle che andavano
consolidato della scienza sociale. Non decide- osservate e comparate, per scoprire dei modu-
re in anticipo in che cosa consiste il fenomeno li condivisi da specie vicine e poter così abboz-
sulla base di precedenti studi» (H. Garfinkel, zare delle possibili filogenesi, fondate non su
Ethnomethodology’s Program: Working Out Durk- dati morfologici, bensì su comportamenti.
heim’s Aphorism, Lanham-Oxford 2001, p. 171). Proprio in forza di questo, al contrario degli
In pratica, di fronte alle teorizzazioni di ogni ti- psicologi behavioristi, che concepivano l’ani-
po che possono emergere relativamente ai fe- male alla nascita come una «tabula rasa» il
nomeni, l’etnometodologia non vuole privile- quale doveva apprendere tutto, gli etologi
giarne nessuna (principio dell’indifferenza et- puntavano sugli istinti, e quindi sull’innato.
nometodologica), mentre è potenzialmente in- Più che rappresentanti di due scuole, i beha-
teressata a tutte quante, poiché ciascuna rap- vioristi e gli etologi erano depositari di due di-
presenta una modalità di azione pratica che verse mentalità: gli uni, per lo più americani,
contiene in sé gli elementi del proprio ordine. con un approccio da pionieri, psicologi usi al
L. Ruggerone camice bianco e al laboratorio, stavano – per
BIBL.: P.P. GIGLIOLI - A. DAL LAGO (a cura di), Etnome- dir così – all’estremo opposto degli altri, pre-
todologia, Bologna 1983; G. FELE, Etnometodologia, valentemente europei, legati alle tradizioni,
Roma 2002; L. RUGGERONE, Parlare per vivere, Milano naturalisti usi al giaccone di velluto e al cam-
2002. po aperto. Oggi, con l’avvento dell’etologia co-
gnitiva, e con una più estesa mondializzazione
ETOLOGIA (ethology; Ethologie; éthologie; eto-
Etologia della ricerca, molti muri sono caduti, e si con-
logía). – Secondo una definizione che presiede siderano etologi a pieno titolo quelli che, co-
alla sua nascita, ma che oggi deve essere un me i cognitivisti, studiano non più gli istinti,
poco rivisitata, l’etologia è lo studio compara- ma l’apprendimento e l’intelligenza, e quelli
to del comportamento degli animali, condotto che, in condizioni di laboratorio, insegnano al-
in natura. Dunque, è uno studio che prescinde le scimmie l’uso del computer o il linguaggio a
dalle condizioni di laboratorio, dove gli psico- gesti dei sordomuti americani. Anche se, a ve-
logi, i behavioristi sopra tutto, introducono dere le cose in prospettiva, lo scontro iniziale
dei ratti in appositi labirinti per vedere come tra behavioristi ed etologi (esemplare il dibat-
ne escono, oppure dei colombi in gabbie equi- tito della Singer-Polignac, che si svolse a Pari-
paggiate da leve per osservare come imparano gi alla metà del secolo scorso) nascondeva
a premerle per ottenere un compenso alimen- delle vistose concordanze, come quella di pre-
tare. Fin dai primordi, alla nascita della disci- stare attenzione al comportamento degli ani-
plina nei primi decenni del Novecento, gli eto- mali, dando per scontato che la loro «mente»
logi, che erano fondamentalmente dei natura- – se mente c’era – doveva venir considerata
listi, avevano deciso che gli animali andassero una scatola nera inaccessibile. Oggi, gli etolo-
studiati «sul campo», perché le esperienze di gi cognitivi si chiedono, invece, se non esista-
laboratorio rischiavano di apparire come dei no negli animali delle rappresentazioni, cioè
veri e propri artefatti sperimentali di scarsa ri- delle mappe cognitive, un «mondo interno»; e,
levanza scientifica. Per essi, al contrario dei dal canto loro, i behavioristi hanno cominciato
behavioristi, mettere dei ratti in un labirinto a porre tante opzioni tra lo stimolo e la rispo-
per vedere come se la cavano, e farsi così una sta, secondo il loro vecchio modo di concepire
3832
VOLUMIfilosofia.book Page 3833 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etologia


le azioni degli animali, da dar vita a un vero e cresce al di sopra di un certo livello. Alla valvo-
proprio spazio che ci vuol poco a definire co- la, però, è anche collegata una sorta di bilan-
gnitivo. In parole povere, le ipotesi e i metodi cia, che può essere caricata da un numero cre-
che presiedono allo studio degli animali stan- scente di pesi. Ebbene, l’acqua nel serbatoio
no vistosamente convergendo e ibridandosi, e rappresenta la pulsione, i pesi sulla bilancia
l’etologia, come ha scritto Wilson, rischia di equivalgono agli stimoli esterni. Se l’acqua su-
venire del tutto cannibalizzata dall’ecologia. pera un certo livello, il rubinetto, anche in as-
L’etologia classica può essere considerata senza di stimoli, si apre e quindi si verifica, per
quella delle origini, fondata da Konrad Lorenz analogia, una «azione a vuoto». I pesi sulla bi-
e da Niko Tinbergen, che ricevettero insieme il lancia a loro volta possono forzare, diventando
Nobel nel 1973 per la biologia e la medicina. I sempre più onerosi, la valvola medesima, an-
due si completavano mirabilmente a vicenda: che quando il livello dell’acqua è basso: perciò
il primo era più proclive a «filosofare» sulle la pulsione e gli stimoli esterni risultano com-
proprie ricerche, e il secondo a condurre delle plementari nello scatenare l’azione. Non c’è
brillanti sperimentazioni sul campo. La teoria dubbio che questa «macchineria» idraulica sia
degli istinti, che è la pietra di base dell’etolo- di un estremo riduzionismo, ed è stata spesso
gia classica, venne elaborata da entrambi posta in ridicolo e battezzata come «lo sciac-
nell’anno 1937, nel corso di un lungo soggior- quone di Lorenz». Però, a conti fatti, dal punto
no di Tinbergen nella dimora di Lorenz ad Al- di vista di una divulgazione, il modello sembra
tenberg, un paese austriaco poco distante dal- avere qualche merito. Continuando poi nell’a-
le rive del Danubio. Secondo William McDou- nalogia, gli istinti sarebbero ordinati gerarchi-
gall, lo psicologo che ha dato più filo da torce- camente come una serie di paratoie che si
re a Lorenz, l’istinto si manifesta come un aprono in successione, ed è possibile che,
comportamento globale, mentre per i due eto- quando due istinti confliggono, per esempio
logi il comportamento va scandito in due mo- l’impulso sessuale e la paura, la molla oscilli e
menti. In un primo momento, l’animale ha fa- l’animale adotti un comportamento di com-
me e si mette in cerca di una preda: e questa è promesso andando avanti e indietro alternati-
la fase dell’appetenza. Più passa il tempo e più vamente, oppure compia una «azione di spo-
la fame si fa sentire, più la ricerca diventa fre- stamento», per cui cessi di battersi, o si lisci le
netica. Quando poi la preda, un coniglio per piume se è un uccello, o si metta a strappare
esempio, è stata avvistata, la sua vista e il suo erbe sul fondo del fiume se è un pesce. Molti
odore, e sopra tutto il suo pelo, costituiscono degli spettacolari rituali di corteggiamento de-
degli stimoli evocativi di un insieme di azioni gli animali si sarebbero originati, consolidan-
stereotipate che costituiscono un modello dosi poi nel patrimonio genetico attraverso la
motorio ereditato da considerare come l’istin- selezione naturale, dal conflitto di due pulsio-
to vero e proprio. Esisterebbe, quindi, tra la ni: se il ragno maschio vuole accedere alla
pulsione interna, che cresce con il tempo, e gli femmina, ma teme di essere divorato, danza
stimoli esterni, più o meno pregnanti, un rap- lungamente in circolo attorno a lei.
porto di concorrenza, al punto che, al culmine Niko Tinbergen è stato l’etologo che più di tut-
di un’appetenza prolungata, uno storno può ti ha studiato, e sperimentato, sul campo le in-
avventarsi con una «azione a vuoto» su di una terazioni tra pulsioni e stimoli. Una delle sue
mosca che non c’è. celebri esperienze, che prendiamo come
Per cercare di visualizzare il fenomeno, e so- esempio, riguarda un lepidottero satiride, l’Ip-
prattutto la reciproca dipendenza tra la pulsio- parchia semele, e precisamente un maschio che,
ne, o energia endogena, e gli stimoli esterni, su di un sasso, aspetta che una femmina gli
Lorenz aveva elaborato l’immagine di una passi in volo davanti per inseguirla. Tinbergen
macchina idraulica possibile, presentandola ha fatto danzare «sotto il naso» – si fa per dire!
come un modello euristico, se non addirittura – di un maschio del lepidottero delle sagomi-
come una metafora. Si pensi a un serbatoio ne di cartone, dette «zimbelli»: alcune con la
che, con il passare del tempo, riceva un afflus- forma e i colori della femmina, quindi realisti-
so costante d’acqua. Il serbatoio è dotato sul che; e altre rotonde, rettangolari e di colore
fondo di un rubinetto, aperto o chiuso secon- nero. Ha scoperto così che non ha importanza
do l’azione di una valvola a molla. La molla avere una perfetta imitazione della forma e del
apre il rubinetto quando l’acqua nel serbatoio colore per evocare lo slancio in volo del ma-
3833
VOLUMIfilosofia.book Page 3834 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Etologia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

schio, ma che si ottiene lo stesso risultato con tinente alla percezione visiva; invece non è co-
una sagomina nera qualsivoglia, che però si sì. Mettete un pesciolino dentro un tubo di ve-
muova a zig-zag come la femmina. Si potrebbe tro pieno d’acqua, ben sigillato e perfettamen-
supporre, allora, che questo lepidottero sia te trasparente, e immergetelo nello stagno da-
cieco ai colori; ma non è così. Quando infatti, vanti a un ditisco affamato. L’animaletto vede
in un diverso contesto pulsionale, visita i fiori benissimo la preda muoversi nella sua prigio-
per raccogliere nettare, li vede benissimo e ha ne di cristallo, a un palmo dalle sue mandibo-
una netta preferenza per il blu. Risulta così evi- le, ma resta del tutto indifferente. Però, se frul-
dente che gli animali possono avere in appan- late della carne e versate il giulebbe nell’ac-
naggio una doppia percezione, che mi è pia- qua, ecco che il ditisco esce di colpo dalla sua
ciuto di definire l’una come «eidetica» e l’altra apatia e si esibisce in tutto il repertorio di
come «pragmatica». La percezione eidetica è azioni istintive di cui è dotato. In parole pove-
la «portanza» – se così possiamo chiamarla – re, non è la vista ma l’olfatto, non l’immagine
del canale sensoriale, è tutto ciò che l’animale ma l’odore della preda, che assolvono la fun-
riesce a vedere; mentre la percezione pragma- zione di stimoli segnale.
tica ritaglia, nell’immagine complessiva, un Mentre Tinbergen ha ricevuto il Nobel per le
particolare, quello che evoca il comportamen- sue esperienze sul campo (ben note quelle sui
to. Il maschio del satiride vede bene forma e gabbiani), per Lorenz l’attribuzione è stata
colori delle femmine, ma la sagomina esposta motivata dalla sua scoperta dell’imprinting. Il
che provoca lo slancio in volo può essere qual- fenomeno è curioso, ed è ancor più curioso il
siasi, e di qualsiasi colore, basta solo che della fatto che uno studioso sopra tutto degli istinti
femmina imiti il caratteristico volo a zig-zag. In sia stato premiato per aver scoperto un caso di
termini più generali, se indichiamo come icona apprendimento precoce, se non precocissimo.
l’immagine complessiva resa dalla percezione Il pulcino e l’anatroccolo – questo è il succo
eidetica, quella della percezione pragmatica è del fenomeno – che fino a una decina di ore
una sua «riduzione all’osso», non una icona, dopo la schiusa vedono una persona o una co-
ma un iconema dell’icona, ai confini delle rico- sa in movimento, la scambiano per la propria
noscibilità. Possiamo supporre così che il madre e spesso in seguito per il partner. Sap-
comportamento di appetenza si fondi, per piamo così che l’immagine di repertorio – vista
l’appunto, su delle percezioni eidetiche, men- e rivista nei libri e in tv – di Lorenz a spasso,
tre gli istinti sono evocati da percezioni prag- con al seguito una fila di anatroccoli, dipende
matiche. Ci si può chiedere il perché di questa dal fatto che le bestiole, subito dopo la nasci-
duplice capacità percettiva. Si suppone che la ta, hanno visto per primo lui, e su di lui sono
percezione pragmatica, che funziona in modo state «imprintate». A dir la verità, l’imprinting
automatico, serva per risposte rapide, di so- era già stato osservato da altri, perfino dal suo
pravvivenza, come il sesso e la fuga. La perce- maestro Oskar Heinroth, ma è stato Lorenz ad
zione eidetica esige sempre una interpretazio- averlo studiato a fondo, comprendendone tut-
ne del «veduto», che innesca una dilazione ta l’importanza.
temporale costosa per l’animale, favorendo, L’etologia è stata lungamente latitante nel no-
per esempio, il predatore o il rivale. La perce- stro paese: il primo a occuparsene è stato Leo
zione pragmatica, che funziona – per dir così – Pardi, mentre più tardi Danilo Mainardi ha
«a scatto», non consente indugi, esplode avuto il merito di divulgarla, rendendola popo-
nell’atto, favorendo delle risposte fulminee al- lare presso il grande pubblico. Egli ha seguito
le emergenze. l’esempio di Konrad Lorenz, che non è stato
Spesso, il comportamento degli animali, ri- uno scienziato chiuso nella torre d’avorio della
spetto agli stimoli segnale, prevede delle cir- sua disciplina, ma un grande divulgatore
costanze paradossali, che l’etologia ha con- scientifico. Il suo libro, L’anello di re Salomone,
sentito di mettere in luce. Per esempio, il diti- resta un best-seller mondiale. Inoltre, è neces-
sco è un coleottero acquatico che vive negli sario ricordare anche che Lorenz, con alcune
stagni e che va a caccia di pesciolini e di girini. sue celebri opere (La parte dietro dello specchio,
L’insetto presenta due occhi composti molto Gli otto peccati capitali della nostra civiltà, Il decli-
grandi e perfettamente funzionanti, per cui si no dell’uomo), non ha mai cessato di investiga-
sarebbe legittimati a pensare che l’istinto pre- re sulle origini della conoscenza, in altre paro-
datorio venga evocato da qualche stimolo per- le sulla biologia della natura umana vista in un
3834
VOLUMIfilosofia.book Page 3835 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etologia


contesto evolutivo. Appassionato di filosofia grilletto di un fucile: le inibizioni si tengono, in
fin dagli anni in cui era stato chiamato a occu- questo secondo caso, più facilmente a bada, e
pare all’università di Koenigsberg la cattedra ancor più lo sono se si sgancia una bomba
che era stata di Kant, ha posto a confronto dall’alto di un aeroplano o si spinge il pulsan-
l’etologia con la cultura, e i suoi colloqui in te che invia un missile intercontinentale sul
vecchiaia con Karl Popper, il grande epistemo- nemico. È giusto ricordare, a questo punto,
logo, sono in tal senso di uno straordinario in- che Lorenz, pur assegnando all’aggressività
teresse. umana la funzione di un istinto, ha indicato
Un libro di Lorenz, Il cosiddetto male, che consi- dei modi per «ridirezionarla»: per esempio
derava l’aggressività umana come un istinto, e nell’agone sportivo, nelle gare spaziali e perfi-
che per molti sembrò legittimare l’idea che le no nella ricerca scientifica, in cui diversi ricer-
guerre siano inevitabili, suscitò delle polemi- catori competono per conseguire per primi
che brucianti, destinate a durare nel tempo; e una scoperta. Non c’è dubbio che l’etologia
ancora oggi qualcuno deplora quel suo punto abbia contribuito potentemente a generare
di vista, accusandolo perfino di essere stato quell’interesse, e quel rispetto, per gli animali
un simpatizzante del nazismo. La domanda che oggi ci consente di parlare dei loro «dirit-
cruciale che il libro gettava sul tappeto era ti» e di perseguire penalmente chi li maltratta.
questa: anche per l’aggressività, come per la Al di là dell’impresa più propriamente scienti-
fame o il sesso, esiste una fase di appetenza, fica, questa ricaduta sociale resta, forse, il suo
per cui, se non ci sfoghiamo, con il passare del principale motivo di gloria.
tempo diventiamo sempre più proclivi a fare a G. Celli
pugni, se non peggio? Sembrerebbe di no, an- BIBL.: K. LORENZ, Evolution and Modification of Beha-
che perché, come sanno bene i dittatori e i lo- viour, Chicago 1965, tr. it. di S. Stratta e R. Valla,
ro persuasori più o meno occulti, per mandare Evoluzione e modificazione del comportamento, Torino
la gente a far la guerra è necessario indottri- 1971; R.A. HINDE, Animal Behaviour: a Synthesis of
narla e «fanatizzarla» preliminarmente. L’ag- Ethology and Comparative Psychology, London 1966,
gressività dovrebbe – se è così – venire appre- tr. it. di V. Emiliani, Il comportamento degli animali:
sa, e l’istinto non c’entrerebbe per nulla. Però, etologia e psicologia comparata, Bologna 1980; I. EIBL-
è pur vero che, se l’aggressività viene appresa, EIBESFELDT, Grundriss der vergleichenden Verhaltens-
forschung. Ethologie, München 1967, tr. it. a cura di
lo è fin troppo facilmente e rapidamente. Sem-
A. Sassi e F. Papi, I fondamenti dell’etologia, Milano
bra davvero così facile militarizzare la folla,
1976 (cfr. ampia bibl. pp. 583-635); R.A. HINDE, Bio-
evocando il fantasma di un pernicioso nemico, logical Bases of Human Social Behaviour, New York
che diventa difficile non pensare a una qual- 1974, tr. it. di A. Suvero, Le basi biologiche del compor-
che componente ereditaria in gioco. Nello tamento sociale umano: studiare gli animali per com-
stesso libro, Lorenz ha posto a confronto l’ag- prendere l’uomo, Bologna 1977; G. DE CRESCENZO,
gressività tra gli animali e tra gli uomini. Se L’etologia e l’uomo, Firenze 1975; K. IMMELMANN, Ein-
per aggressività si intende non il leopardo che führung in die Verhaltensforschung, Berlin-Hamburg
sbrana la gazzella, che è atto di predazione e 1976, tr. it. di G.P. Panini, Introduzione all’etologia,
non di aggressione, ma il conflitto tra individui Torino 1988; W.H. THORPE, The Origins and Rise of
della stessa specie, allora gli scontri tra gli ani- Ethology, London 1979, tr. it. di B. Continenza,
mali sono ritualizzati e i contendenti si fanno L’etologia: origini e sviluppi, Roma 1983; D. MAINARDI
il meno male possibile. Tra i lupi, il capobran- - M. MAINARDI, Etologia, Padova 1979; K. LORENZ, Ver-
co e lo sfidante al titolo si danno delle «spal- gleichende Verhaltensforschung. Grundlagen der Etho-
late», senza mordersi a fondo, e i cervi maschi logie, Wien 1979, tr. it. di F. Scapini, L’etologia: fonda-
menti e metodi, Torino 1990; R.A. HINDE, Ethology: Its
si battono corna contro corna per la femmina,
Nature and Relations with Other Sciences, New York
fino a che il perdente se ne va via con il capo
1982; N.E. BALDACCINI - D. MAINARDI - F. PAPI, Introdu-
più rintronato dell’altro ma, dopo tutto, inco- zione alla etologia, Bologna 1990; J. ARCHER, Ethology
lume. La distruttività dell’uomo verso l’uomo and Human Development, New York 1992; M. POLI -
è ben più disastrosa, e sembra sia una caratte- E. PRATO PREVIDE, Apprendere per sopravvivere: l’ap-
ristica peculiare della nostra specie, dipen- prendimento animale tra psicologia ed etologia, Milano
dente anche dall’invenzione di armi sempre 1994; K. KOTRSCHAL, Im Egoismus vereint? Tiere und
più letali e sofisticate. Uccidere con un pugna- Menschentiere – das neue Weltbild der Verhaltensfor-
le riesce di certo più difficile che premere il schung, München 1995, tr. it. di P. Budinich, Uniti

3835
VOLUMIfilosofia.book Page 3836 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Être brut ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

nell’egoismo? Animali e animali-uomini: la nuova con- BIBL.: B. CROCE, Estetica come scienza dell’espressione e
cezione del mondo della scienza del comportamento, To- linguistica generale, Milano 1998; L. RUSSO (a cura
rino 2000; C.M. HEYES - G. GALEF BENNET JR. (a cura di), Il gusto: storia di una idea estetica, Palermo 2000;
di), Social Learning in Animals: the Roots of Culture, Problemi di estetica, Napoli 2003, pp. 378-382.
San Diego 1996.
ETUDES. – Rivista mensile di cultura genera-
Etudes
ÊTRE BRUT (essere grezzo). – Con «essere
Être brut le fondata dai Gesuiti francesi nel 1856. Il suo
grezzo» negli ultimi scritti Merleau-Ponty desi- programma è volto a reperire e lumeggiare,
gna la medesima funzione di inglobamento mediante indagini rigorose e un’informazione
denotata anche come chair. Questa ulteriore ampia e precisa, le strutture mobili della vita e
specificazione intende esprimere lo spessore della società, le correnti del tempo e le com-
ontologico della carne, ossia l’essere nella sua ponenti della cultura, e ad attuare una rifles-
primordialità. Con tale nozione viene interro- sione sulla presenza e l’esistenza umana, sui
gato l’evento inaugurale del sempre di nuovo valori e sul destino dell’uomo.
apparire del fenomeno, del suo darsi fontale e Erede dei «Mémoires de Trévoux», la rivista
gratuito, insomma il suo il y a (c’è). Ma l’essere sorse come pubblicazione di studi teologici.
grezzo, se per un verso è tale immediatezza, Ma presto, anche se attraverso incertezze de-
per un altro verso è un immediato già sempre notate dalle variazioni del suo titolo («Etudes
mediato con se stesso; ciò emerge nel secer- de théologie, de philosophie et d’histoire»,
nersi da esso della primaria articolazione ori- 1856; «Etudes religieuses, historiques et lit-
ginaria dell’interno e dell’esterno, a sua volta téraires», 1862; «Etudes religieuses, philo-
denominata la «deiscenza» dell’être brut. sophiques, historiques et littéraires», 1872;
S. Mancini «Etudes», dal 1897), si aprì ai problemi e prese
parte attiva ai dibattiti del tempo e via via
ETTORI, CAMILLO (Camillo Ettorri). – Scritto-
Ettori estese i suoi interessi a tutti gli aspetti della
re e studioso di estetica, gesuita, n. a Imola nel realtà e della cultura. Valendosi, oltre che dei
1631, m. a Bologna nel 1700. suoi redattori (fra i deceduti, i padri L. de
Grandmaison, E. Portalié, P. Rousselot, J. de
Fu insegnante di retorica e sacra scrittura nelle
Tonquédec, A. Valensin, H. Bremond, V. Pou-
scuole della Compagnia; predicatore a Bolo-
cel, A. d’Alès, J. Huby, J. Lebreton, F. Prat ecc.),
gna; scrittore ascetico. Sembra sia stato tra i
della collaborazione di noti specialisti, essa è
primi in Italia, con l’opera Il buon gusto nei com-
una delle più autorevoli e la più diffusa delle
ponimenti rettorici (Bologna 1696), a usare il riviste francesi di cultura generale. Dal 1910
termine «gusto» nel senso in cui l’usarono i una rivista specifica, «Recherches de science
contemporanei francesi, che dettero avvio alla religieuse», ospitò le trattazioni tecniche di
reazione contro l’estetica classica intellettuali- materie religiose.
stica. Definito il gusto come «giudizio regolato Dall’intento di offrire elementi per il discerni-
dall’arte» (ibi, capp. 2-4), egli raccomanda mento in un mondo sempre più complesso, de-
all’oratore l’impiego della fantasia che risve- riva l’attenzione costante ai problemi dell’etica
glia le immagini d’origine sensitiva; l’uso delle e della politica. L’ormai lunga tradizione con-
specie più che dei generi, degli individui più sente alla rivista di accogliere contributi etero-
che delle specie, perché più vicini alla sensibi- genei, tenendo fede al «fermo proposito [...] di
lità, l’appello agli affetti più che alle ragioni accettare il contraddittorio» anche nell’ambito
(ibi, p. 10). Tuttavia esige moderazione, perché del «mondo ecclesiale» (in «Etudes», 356,
la fantasia deve solo porgere la verità all’intel- 1982, p. 6): «La Chiesa cattolica è la nostra fa-
letto, e non sostituirlo, altrimenti l’ascoltatore miglia d’origine. Abbiamo per lei una solleci-
verrebbe posto sullo stesso piano dell’anima- tudine tutta particolare, ma anche la severità
le che non va oltre le immagini (ibi, p. 12). Ca- che impone al nostro tempo l’esigenza evan-
pitoli interi dell’opera sono dedicati alla deli- gelica» (in «Etudes», 384, 1996, p. 5).
catezza, al garbo, alla grazia. Fantasia e gusto F. Weber - S. Bancalari
però in Ettori non vanno oltre il compito di or- BIBL.: J. BURNICHON, La Compagnie de Jésus en France.
nare il discorso; non costituiscono ancora il Histoire d’un siècle (1814-1914), IV, Paris 1922, pp.
vero e proprio nucleo generatore dell’arte. 146-167; AA.VV., «Etudes», 291 (nov. 1956), n. com-
G. Santinello memorativo, pp. 161-298; G. CAPRILE, Rileggendo il

3836
VOLUMIfilosofia.book Page 3837 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Etzioni


primo numero di «Etudes», in «Civiltà Cattolica», 4 contemporanei (tra cui M. Henry, C. Bruaire,
(1956), pp. 177-183; H. DU PASSAGE, s. v. in «Catholi- M. Heidegger) e a problematiche specifiche
cisme», IV, 1956, coll. 618-620. con la massima apertura filosofica (segnalia-
➨ MÉMOIRES DE TRÉVOUX; RECHERCHES DE SCIENCE mo numeri sulla filosofia italiana, sull’ideali-
RELIGIEUSE. smo tedesco, sulla fenomenologia, sulla filo-
sofia analitica ecc.). Ogni anno quindi, il nu-
ETUDES MARITAINIENNES (Maritain
Ét. Maritainiennes mero dedicato alle «Recherches» riunisce con-
Studies). – Rivista mensile, fondata nel 1984. tributi originali soprattutto in riferimento alle
Diretta da W. Sweet (St Francis Xavier Universi- scienze umane e alla filosofia dell’arte. Sono
ty di Antigonisch, Canada), è pubblicata dalla infine spesso presenti analisi di testi e recen-
«Canadian Jaques Maritain Association». Co- sioni delle più importanti opere di recente
me lascia intendere il titolo, rappresenta un pubblicazione, sia francesi che straniere.
punto di riferimento importante per gli studio- M. Marianelli
si del pensiero di Maritain, raccogliendo rifles-
sioni e atti di convegni sull’autore francese. ETZIONI, AMITAI. – N. il 4 genn. 1929 a Colo-
Etzioni
Fedele al neotomismo dialogante di marca nia con il nome di Werner Falk, emigrato in Pa-
maritainiana, la rivista è anche aperta alle lestina nel 1939, studiò all’università ebraica
principali correnti filosofiche, mostrando un di Gerusalemme ove ebbe come docente Mar-
atteggiamento ottimistico nei confronti del- tin Buber e poi negli Stati Uniti dove insegna
l’intelligenza umana, ritenuta capace di atten- alla Georgetown University di Washington
dere al vero. In questa prospettiva, accoglien- D.C.
do le sfide offerte dal mondo contemporaneo In The Moral Dimension (New York 1988) ha
sulle più diverse questioni, si occupa di pro- presentato il paradigma della nuova scienza
blematiche morali, politiche, estetiche ecc. Il della socioeconomia. Il paradigma dell’econo-
comitato di redazione è costituito da una rete mia neoclassica è utilitarista, razionalista, in-
che collega numerose università del Nord dividualista, e considera gli individui come se
America (Collège dominicain, Université Sa- questi cercassero di massimizzare la propria
int-Paul, University of Windsor e University of utilità. Il nuovo paradigma comprende il mo-
Ottawa, University of Notre Dame dell’Indiana, dello neoclassico come caso particolare. Parte
University of St. Thomas di Houston ecc.). da tre assunzioni: a) sui fini perseguiti dagli
M. Marianelli agenti si assume che questi perseguano due
tipi di utilità distinte, cioè quella edonistica e
ETUDES PHILOSOPHIQUES. – Rivista
Études Philosophiques quella morale; b) sulla scelta dei mezzi si assu-
trimestrale fondata nel 1926 da G. Berger. Ini- me che gli agenti scelgano non solo i fini ma
zialmente pubblicata a Marsiglia come Bulletin anche i mezzi in base ai loro valori ed emozio-
de la Société d’Etudes Philosophiques du Sud-Est, ni; c) sul soggetto si assume che le collettività
si proponeva di adempiere a una duplice fun- sociali siano le unità primarie che prendono le
zione: rendere conto delle ricerche condotte decisioni e i processi decisionali degli indivi-
nell’ambito della Società filosofica e delle uni- dui riflettono i processi collettivi.
versità francesi (all’inizio collocandosi in un In The Spirit of Community (New York 1993) ha
quadro regionale, ma rapidamente suscitando elaborato il paradigma dell’«I&We», in cui alla
l’interesse dell’ambiente scientifico naziona- soggettività atomizzata e razionalistica dell’in-
le) e al tempo stesso fare conoscere le tenden- dividuo liberale viene sostituito un modello di
ze filosofiche internazionali (a partire dagli individuo socializzato attraverso la condivisio-
studi su E. Husserl condotti anche dagli stessi ne di modelli normativi. Coerentemente con la
corrispondenti della Société d’Etudes Philo- critica mossa da Etzioni all’economia neoclas-
sophiques). Mantenendo sempre questa dupli- sica, il nuovo paradigma sostiene che indivi-
ce tensione, la rivista, attualmente diretta da dui con legami più forti e stabili sono capaci di
P. Aubenque, J.-F. Courtine, J.-L. Marion, L. compiere scelte più ragionate, laddove l’ato-
Millet e pubblicata dalle Presses universitaires mizzazione produce non solo perdita di identi-
de France (Parigi), propone ogni anno numeri tà, ma anche di capacità razionali. Così, la cri-
tematici e una serie di «ricerche». I numeri te- tica all’utilitarismo liberale non si risolve in
matici sono consacrati ai pensatori classici una negazione dell’«io», quanto piuttosto in
(tra cui Aristotele, Cartesio, Leibniz), ad autori uno sforzo teso a riequilibrare il piatto della
3837
VOLUMIfilosofia.book Page 3838 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eubulia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

bilancia in direzione di un «noi» negletto Platone, Definizioni, 413c: «Innata virtù del ra-
dall’economia e dalle teorie sociali moderne. gionamento».
Il paradigma dell’«I&We» reintroduce dunque Da Aristotele l’eubulia fu definita: «una certa
parole chiave come comunità, ricerca del bene correttezza della riflessione (dianoia), tale da
comune e virtù, promuovendo una cittadinan- pervenire a un bene» (Eth. Nic. 1142 b 21-22),
za attiva e responsabile. inclusa nell’ambito della phronesis (saggezza, in
In The New Golden Rule (New York 1996) ha di- lat. prudentia) e in stretta relazione con la po-
feso la proposta di un ritorno alla «comunità», litica, essa consiste nello scegliere bene i mo-
intesa come forma aperta e morale di cittadi- di di raggiungere un fine posto dalla virtù. Co-
nanza, capace di educare alla responsabilità me la deliberazione è una ricerca (zetesis) della
verso il bene comune. La comunità non è la soluzione pratica di un problema etico.
Gemeinschaft di Tonnies, che la contrapponeva Nello stoicismo l’eubulia fu aggiunta da Cle-
alla Gesellschaft, fatta di appartenenze tradizio- ante all’elenco delle virtù fondamentali formu-
nali e irriflesse, ma invece qualcosa di simile al lato già da Zenone (frov n hsi", swfrosuv n h,
principio dialogico di Buber che ispira il para- dikaiosuvnh, ajndreiva). Cleante scrisse anche un
digma dell’io e noi, qualcosa che si dovrebbe trattato Peri euboulias (Diogene Laerzio, Vite dei
realizzare promuovendo la vita dei corpi inter- Filosofi, VII 175). Dagli stoici l’eubulia viene de-
medi fra individui e lo stato – famiglia, scuola, finita come «il sapere quali cose fare e come
vicinato, gruppo etnico, associazioni, comuni- farle per operare utilmente» (Ario Didimo in
Stobeo, Egloghe, II 7, 60; Diogene Laerzio, op.
tà religiose – sulla cui promozione dovrebbe
cit., VII 93). Come già Aristotele, essi la inclu-
poggiare, contro l’individualismo dei liberal
sero fra le virtù subordinate alla phronesis; il
americani e ispirandosi a una sorta di princi-
suo contrario fu detto kakoboulia; però in que-
pio di sussidiarietà – la riformata organizzazio-
sta definizione gli stoici si differenziarono da
ne dello stato. Aristotele che non aveva considerato l’eubulia
Etzioni ha fondato il Communitarian Network, come una scienza.
un movimento che opera come gruppo di pres- G. Garuti - C. Natali
sione sulla società politica senza schierarsi BIBL.: M. GENTILE, La politica di Platone, Padova 1940;
pregiudizialmente a favore dei conservatori o R.A. GAUTHIER - J.Y. JOLIF, Aristote. Ethique à Nico-
dei liberal, promuovendo il progetto di una so- maque, Vol. II: Commentanire, Paris-Louvain 1970,
cietà non atomizzata attraverso la rivitalizza- pp. 507-509. G. MANCINI, L’etica stoica da Zenone a
zione delle forme associative intermedie fra Crisippo, Padova 1940.
stato e individui. ➨ DELIBERAZIONE.
M. Rosati
BIBL.: A. ETZIONI (a cura di), The Essential Communi- EUBULIDE
Eubulide di Mileto (´Euboulivdh") DI MILETO. – Fi-
tarian Reader, Lanham (Maryland) 1997, tr. it. di M. losofo, vissuto intorno alla metà del sec. IV a.
Carloni, I nuovi comunitari, Casalecchio di Reno C.; discepolo, forse, del fondatore della scuola
1998; I. COLOZZI (a cura di), Varianti di comunitari- megarica Euclide; la tradizione lo vuole mae-
smo, in «Sociologia e politiche sociali», 5 (2002), stro di Demostene. Secondo Diogene Laerzio
pp. 5-116. (Vite dei Filosofi II, 108), «fu in dissenso con Ari-
stotele e più di una volta lo criticò»; in effetti,
EUBULIA (gr. eujbouliva «buon consiglio»). –
Eubulia ispirandosi all’onto-logia di Parmenide, Eubu-
Epiteto di Zeus (Diodoro Siculo, Biblioteca Sto- lide sosteneva che fosse impossibile procede-
rica, V 72). L’eubulia fu attribuita da Platone ai re logicamente oltre il puro enunciato del-
sofisti come essenza del loro insegnamento, l’identità di «ciò che è». A tale scopo, predi-
come scienza politica e privata (Prot., 318 e: spose – ma verosimilmente non inventò – set-
«insegno il buon consiglio per le cose proprie te prove dialettiche, o «sofismi», secondo
[...] e per la città»); essa fu definita da Platone l’enumerazione della fonte dossografica; di
stesso come scienza tipicamente politica (Al- fatto, esse si riducono a quattro, dette del
cib., 125 e: «sapienza dei partecipanti allo Sta- «mentitore», del «nascosto», del «sorite» e del
to») e considerata l’essenza e il frutto dell’atti- «cornuto».
vità della classe dei governanti e come tale In ciascuno di questi ragionamenti che proce-
equivalente alla sofiva (Resp., IV, 428 b). Lo dono per domanda e risposta, l’obiettivo prin-
stesso senso le fu dato nell’Accademia, cfr. Ps. cipale sta nel mostrare che i giudizi più comu-
3838
VOLUMIfilosofia.book Page 3839 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eucken


ni celano insormontabili difficoltà di tipo logi- quiae, a cura di G. GIANNANTONI, vol. I, Napoli 1990,
co; o che il discorso formato da proposizioni p. 389-400; vol. IV, Napoli 1991, pp. 61-71.
dal significato in apparenza scontato, può con- Studi: P. NATORP, s.v., in A. PAULY, Real-Encyklopädie
durre a conclusioni assurde. Per esempio, nel der klassischen Altertumswissenschaft, a cura di G.
«dilemma» famoso del «mentitore» – che ha Wissowa, vol. VI, 1907, col. 870; K. VON FRITZ, Mega-
attraversato tutta la storia della logica, dall’an- riker in A. PAULY, Real-Encyklopädie der klassischen
tichità a oggi – l'affermazione di chi dice «io Altertumswissenschaft, a cura di G. Wissowa, SB vol.
mento» risulta insieme vera e falsa; sia nel ca- V, 1931, coll. 707-724. Sui sofismi attribuiti ad Eu-
so che chi la pronuncia dica la verità, sia nel bulide, cfr. E.W. BETH, Le paradoxe du «sorite»
d'Eubulide de Mégare, in La vie et la pensée, Paris
caso contrario. Allo stesso modo, nel sofisma
1954; F. RIVETTI BARBÒ, L’antinomia del mentitore nel
del «cornuto», l'interlocutore che accoglie di pensiero contemporaneo, Milano 1961; J. MOLINE, Ari-
buon grado il significato prima facie evidente stotle, Eubulides, and the Sorites, «Mind», 78 (1969),
della frase, per cui «si possiede ciò che non si pp. 237-241; G. CAMBIANO, La scuola megarica nelle in-
è perduto», è costretto ad ammettere che, non terpretazioni moderne, «Rivista di filosofia», 62
avendo perduto le corna, le possiede. Il ragio- (1971), pp. 227-253; G. SILLITTI, Alcune considerazioni
namento del «sorite», infine, si domanda: se sull’argomento del sorite, in Scuole socratiche minori e
un chicco di grano non fa un mucchio; e se ag- filosofia ellenistica, a cura di G. GIANNANTONI, Bologna
giungendone un altro ancora, non si ottiene 1977, pp. 75-92; S.C. WHEELER, Megarian Paradoxes
un mucchio, quando comincia a esistere un as Eleatic Arguments, «American Philosophical
mucchio di grano? Quarterly», 20 (1983), pp. 287-295; G.B. KERFERD - H.
L’insieme delle aporie segnalate mirava a con- FLASHAR, Die Sophistik, in F. UEBERWEG - H. FLASHAR,
testare la dottrina aristotelica della predica- Grundriss der Geschichte der Philosophie. Die Antike,
zione e la validità scientifica del discorso di- B. 2/1, Basel 1998, pp. 215-218, 349 (con bibl.).
mostrativo o apodittico; tuttavia, Eubulide e,
in generale, Euclide e i megarici, vanno giudi- EUCATALESSIA. – Con questo termine F.
Eucatalessia
cati storicamente come prosecuzione della fi- Bacone contrappone all’acatalessia scettica,
losofia socratico-platonica, impegnata, dopo che è negazione della comprensibilità del ve-
l’eleatismo, a riformulare la distinzione fra ro, il dubbio metodico che deve stimolare la ri-
«essere» e «non essere», e trovare una più cerca del filosofo. «Nos vero non acatalep-
scaltrita certificazione della «verità». In questo siam, sed eucatalepsiam meditamur» (Novum
senso, per quanto indirettamente e in forme Organum, I, 126).
spesso paradossali, gli esercizi dialettici con- Red.
tribuirono, insieme con l’Organo aristotelico e ➨ ACATALESSIA.
gli Elementi di Euclide, a rendere più raffinata
la discussione intorno alle regole di formazio- EUCKEN, RUDOLPH CHRISTOPH. – Filosofo te-
Eucken
ne dei linguaggi tecnici, le forme argomentati- desco, n. ad Aurich (Ostfriesland) il 5 gen.
ve e il sapere della scienza. Ne è riprova il fatto 1846, m. a Jena il 14 sett. 1926.
che le questioni sollevate da «dialettici» ed Studiò filologia classica e filosofia a Gottinga,
«eristici» dell’antichità, hanno condizionato con Teichmüller e Lotze. Dopo un quadriennio
buona parte della sterminata letteratura degli d’insegnamento nei licei fu chiamato nel 1871
insolubilia medievali; e che le principali «falla- come professore di filosofia all’università di
cie» da loro scoperte figurano al centro di al- Basilea e nel 1874 a Jena, ove insegnò sino al
cuni decisivi approfondimenti della logica ma- 1920. Nel 1908 ricevette il premio Nobel per la
tematica contemporanea (cfr. A.N. Whitehead letteratura (sulla vita e l’attività di Eucken, cfr.
- B. Russell, Principia Mathematica, I, Cambrid- l’autobiografia Lebens Erinnerungen, Leipzig
ge 1910) e della semantica filosofica (v. i con- 19222). La risonanza delle sue opere nei primi
tributi di A. Tarski e W.v.O. Quine, sulle nozio- due decenni del sec. XX fu mondiale, e fu in
ni di verità e denotazione: cfr. W. and M. Kne- buona parte legata più alla sua arte di scrittore
ale, The Development of Logic, Oxford 1962). e alla sua sincera aspirazione a un rinnova-
G.F. Pagallo mento della civiltà, che a un’autentica origina-
BIBL.: testi e testimonianze: K. DÖRING, Die Mega- lità e profondità di pensiero. Per la diffusione
riker, Amsterdam 1972; R. MÜLLER, Les Mégariques, della concezione di Eucken fu fondato nel 1920
Paris 1985 (con tr. fr.); L. MONTONERI, I Megarici, Ca- l’«Eucken-Bund» e, dopo la sua morte, il «Ru-
tania 1984 (con tr. it.); Socratis et Socraticorum Reli- dolph-Eucken-Haus» per lo sviluppo della col-
3839
VOLUMIfilosofia.book Page 3840 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Euclide di Alessandria ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

laborazione tra i popoli. Eucken iniziò la sua 1890, tr. it. di P. Martinetti, La visione della vita nei
attività con studi di filologia classica e di sto- grandi pensatori, Torino 1909; Der Kampf um einen
ria della filosofia. geistigen Lebensinhalt, Leipzig 1896; Der Wahrheits-
Vi è tuttavia l’affermarsi di una concezione ori- gehalt der Religion, Leipzig 1901, tr. it. di G. Monti-
ginale in cui la stessa visione storica della filo- celli, Religione e verità, Torino 1923; Grundlinien einer
sofia acquista un significato teoretico. Il punto neuen Lebensanschauung, Leipzig 1907; Hauptprob-
leme der Religionsphilosophie der Gegenwart, Berlin
d’inizio della riflessione di Eucken è il concet-
1907; Der Sinn und der Wert des Lebens, Leipzig
to della vita, nel quale egli distingue un grado
1908, tr. it. a cura di G. Perticone - M. De Vincolis, Il
inferiore e un grado superiore, un piano biolo- significato e il valore della vita, Torino 1925; Einfüh-
gico e uno noologico. Per il primo aspetto la rung in eine Philosophie des Geisteslebens, Leipzig
vita è legata alla natura, per il secondo ha una 1908; Können wir noch Christen sein?, Leipzig 1911;
autonomia che la rende capace di produrre un Zur Sammlung der Geister, Leipzig 1913; Mensch und
mondo di contenuti spirituali. Se si considera Welt. Eine Philosophie des Lebens, Leipzig 19202
solo il primo aspetto non si coglie più la liber- (1918).
tà e l’originarietà della vita; se si insiste sulla Su Eucken: G. GENTILE, Il modernismo e i rapporti tra
spiritualità dei singoli individui si corre il ri- religione e filosofia (in particolare cap. S. Tommaso e
schio di cadere in un puro soggettivismo. Il Kant secondo R. Eucken), Firenze 1909; M. BOOTH,
metodo «noologico» proposto da Eucken vuo- Rudoph Eucken, His Philosophy and Influence, Lon-
le superare entrambe le unilateralità unendo don 1913; A. CHIAPPELLI, Figure moderne (in partico-
libertà e verità oggettiva, abolendo la cesura lare cap. Il filosofo premiato: Rudolph Eucken), Firen-
tra uomo e mondo: «la vita cosmica ha le sue ze 19242; E. CHIOCCHETTI, In morte di Rudolph Eucken,
salde condizioni e l’uomo deve necessaria- in «Rivista di Filosofia Neo-Scolastica», 18 (1926),
mente elevarsi in esse, deve percorrere diversi pp. 421-429; O. SIEBERT, Rudolph Euckens Welt- und
gradi per giungere all’altezza dell’essenza pro- Lebensanschauung, Langensalza 19264; H.A. FISCHER,
pria» (Lebens Erinnerungen, p. 72). Questo Rudolph Eucken und die Rechtsphilosophie, Langen-
mondo superiore dello spirito, che non ha in salza 1927; E. BECHER, Eucken und seine Philosophie,
sé qualcosa di sostanziale, e per la prova della Leipzig 1927; O. FEYL, Briefe aus dem Nachlaß des
Jenaer Philosophen Rudolph Eucken, in «Wissen-
cui esistenza Eucken si appella alla testimo-
schaftliche Zeitschrift der F. Schiller Universität
nianza dell’esperienza interiore nei momenti
Jena», 10 (1960-1961), pp. 249-294; A. BANFI, Filosofi
di attività dello spirito umano e alla testimo- contemporanei, Milano 1961; F. FELLMANN, Gelebte
nianza dei classici della filosofia, è il divino. Il Philosophie in Deutschland, Freiburg-München 1983.
mondo non si identifica con esso, ma vi si può
sollevare attraverso l’opera umana: in ciò con-
EUCLIDE (Eujkleivdhß) DI ALESSANDRIA.
Euclide di Alessandria
siste il senso della vita. La religiosità e l’idea
– Matematico greco, di cui non si hanno noti-
di Dio sono quindi momenti essenziali della
zie biografiche precise, e che in base a notizie
vita; e per Eucken il cristianesimo è la forma
fornite Proclo si ritiene vissuto intorno al 300
più alta di religiosità, benché egli respinga il
a. C., al tempo del primo Tolomeo (306-283),
contenuto dogmatico delle molteplici chiese
sebbene non manchino indizi per considerarlo
in cui si è manifestato e dalle quali ritiene che
poco più giovane di Archimede.
la religione non possa trarre alcun approfondi-
Alcuni presumono che abbia studiato ad Ate-
mento.
ne alla scuola di Platone, di cui sembra inne-
F. Barone
gabile l’influsso, soprattutto per ciò che ri-
BIBL.: Über den Sprachgebrauch des Aristoteles, Berlin
guarda il carattere «puro» della geometria (cfr.
1868; Die Methode der aristotelischen Forschung in
Platone, Resp., 527 a-b); ma pare altresì riscon-
ihrem Zusammenhang mit den philosophischen Grund-
prinzipien des Aristoteles, Berlin 1872; Geschichte und
trabile un certo influsso dell’opera matemati-
Kritik der Grundbegriffe der Gegenwart, Leipzig 1878, ca di Democrito d’Abdera. La scuola matema-
in Geistige Strömungen der Gegenwart, 19043; Ge- tica alessandrina, di cui gli si attribuisce la
schichte der philosophischen Terminologie, Leipzig fondazione, sta a rappresentare i nuovi, più va-
1879; Prolegomena zu Forschungen über die Einheit sti, orientamenti della nuova cultura ellenisti-
des Geisteslebens in Bewusstsein und Tat der Mensch- ca; e il suo pensiero resta una delle essenziali
heit, Leipzig 1885; Die Einheit des Geisteslebens in testimonianze del genio greco. La sua opera
Bewusstsein und Tat der Menschheit, Leipzig 1888; principale sono gli Elementi (Stoicei'a), in 13
Die Lebensanschauungen der grossen Denker, Leipzig libri (un XIV e un XV libro sono stati aggiunti
3840
VOLUMIfilosofia.book Page 3841 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Euclide di Megara


da geometri posteriori): i primi sei contengono matics and Deductive Structure in Euclid’s Elements,
le proposizioni fondamentali della geometria Cambridge (Massachusetts)-London 1981; H.J. WA-
piana e la teoria generale delle proporzioni fra SCHKIES, Euklid, in H. FLASHAR (a cura di), Die Philo-
grandezze, i libri VII, VIII, IX trattano dei nume- sophie der Antike, 2/1: Sophistik, Sokrates, Sokratik,
ri e delle loro proprietà, il X dà in forma geo- Mathematik, Medizin, Basel 1998, pp. 372-392, 428-
metrica una classificazione degli irrazionali; gli 430, 435-453.
ultimi tre studiano la geometria solida. Delle
altre varie opere rimangono: i Dati (Dedovmena), EUCLIDE
Euclide di Megara DI MEGARA. – Filosofo socrati-
94 proposizioni relative alla geometria piana; co, n. forse nel 450 (o nel 435) e m. intorno al
Della divisione delle figure (Peri; diairevsewn), ri- 369/366 a. C., fondatore della scuola megarica.
mastaci solo in una redazione araba; Ottica Dopo aver studiato il pensiero di Parmenide
(´Optikav); Catottrica (Katoptrikav), compila- (cfr. Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, II, 106, e
zione più tarda, probabilmente opera di Teone altre fonti antiche), entrò a far parte della cer-
di Alessandria; Fenomeni (Fainovmena), descri- chia degli amici di Socrate, alla cui morte fu
zione geometrica della sfera celeste; due opere presente (Platone, Phaed., 59 c.) dopo di che,
di musica, la Sezione del canone (Katatomh; ka- presso di lui a Megara, si sarebbero rifugiati
novnou), di paternità discussa, e una Introduzio- alcuni socratici e lo stesso Platone (Diogene
ne armonica (Eijsagwgh; aJrmonikhv), unanime- Laerzio, op. cit., II, 106 e III, 6). Con quest’ultimo,
mente attribuita a Cleonide, allievo di Aristos- a differenza di quanto accade per altri socrati-
seno. ci, le relazioni di Euclide, dovettero restar buo-
La geometria di Euclide si può affiancare alla ne anche in seguito, come si può desumere dal
metafisica platonica a denotare, sul piano del- prologo del Teeteto. Diogene Laerzio gli attri-
la visione greca dell’essere, la struttura razio- buisce 6 dialoghi dei quali nemmeno un fram-
nale e oggettiva della realtà, indipendente- mento ci è pervenuto.
mente dagli aspetti empirici delle «costruzio- Del suo pensiero, come del resto anche della
ni» geometriche. Come tale, essa costituisce sua vita, sappiamo pochissimo. Verosimil-
l’impalcatura ideale dell’universo; e la sua fun- mente frutto di una costruzione storiografica
zione è quella di condurre il pensiero umano inattendibile (cfr. Cicerone, Academica, II, 42,
alla comprensione delle condizioni originarie 129 e al riguardo le conclusioni di Kurt von Fritz
della realtà sensibile. Di importanza storica e [cit. in bibl.]) è la sua dipendenza dalla tradi-
teorica fondamentale è la struttura assiomati- zione eleatica, che egli avrebbe cercato di con-
co-deduttiva degli Elementi, e, in particolare, la ciliare con l’insegnamento socratico, identifi-
rete logica connettiva tra le sue parti e le sue cando l’essere con il bene e trasferendo a que-
proposizioni, che di recente è stata sottoposta sto i caratteri propri del primo. Da Diogene
ad un attento studio da parte di Ian Müller. Le Laerzio (op. cit., II, 106) sembra di poter ricava-
discussioni sorte, già nell’antichità, intorno al re che la sua tesi centrale riproponesse in mo-
V postulato di Euclide – il cosiddetto «postu- do forse ancor più radicale alcuni dei più noti
lato delle parallele» – e la costruzione delle «paradossi» di Socrate (unità del bene e sua
geometrie non euclidee portarono, specie a attraenza, involontarietà del male): «egli so-
partire dalla fine del Settecento e nell’Otto- stenne che il sommo bene è uno solo, anche
cento, a riproporre il problema del suo signifi- se chiamato con molti nomi: ora prudenza, ora
dio, ora mente, e così via. Respingeva tutto ciò
cato filosofico e insieme a chiarirne l’origine.
G. Faggin - E. Cattanei
che è contrario al bene, negandone l’esisten-
za». In queste parole si lascia forse ravvisare,
BIBL.: ed.: Euclidis Opera Omnia, post I.L. HEIBERG a
inoltre, la prima formulazione della dottrina
cura di E.S. Stamatis, 5 voll., Leipzig 1969-1977 (ver-
sione riveduta della prima edizione, con traduzione
dell’assoluta negatività del male, per altro già
latina, a cura di I.L. HEIBERG - H. MENGE, 8 voll., Leip- presentita dai pitagorici.
zig 1883-1916); T. HEATH (a cura di), The Thirteen Poco documentate, purtroppo, ma molto inte-
Books of Euclid’s Elements, 3 voll. Oxford 1926, rist. ressanti sono anche le dottrine logiche attri-
New York 1956 (con ampio commentario); Euclide, buite ad Euclide. Alla negazione della «diver-
Gli Elementi, a cura di A. Frajese - L. Maccioni, Tori- sità» si lega in lui logicamente la negazione
no 1970 (con brevi commenti); EUCLIDE, Les éléments, della «somiglianza», donde il ripudio del ra-
a cura di M. Caveing e B. Vitrac, 2 voll., Paris 1990- gionamento per analogia, già adoperato
94 (con commento); I. MÜLLER, Philosophy of Mathe- nell’induzione socratica e poi sviluppato da
3841
VOLUMIfilosofia.book Page 3842 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Euclideo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Platone nella dottrina della diaivresi" e da SOMMARIO: I. Da Esiodo a Platone - II. Da Aristo-
Speusippo nella dottrina degli o{moia. Ed infat- tele a Cicerone - III. L’età imperiale.
ti la somiglianza di una cosa ad un’altra o è ef- I. DA ESIODO A PLATONE. – Assente in Omero, in
fettiva, ed allora la seconda, identica alla pri- Esiodo l’aggettivo eudaimon corrisponde a ol-
ma, ne diviene un inutile duplicato, o non è ef- bios, e indica la prosperità materiale che tocca
fettiva, ed allora la seconda, del tutto diversa a chi opera bene e rispetta gli dei (Opere, 826).
dalla prima, non può darcene nessuna cono- Negli scrittori successivi, eudaimonia per lo più
scenza. indica la ricchezza materiale, il rango elevato e
Riesce difficile, data la frammentarietà e la il prestigio politico (Erodoto, Storie, I 133,1; VII
concisione delle fonti, decidere se Euclide 220,2); può anche andare insieme a preoccu-
avesse veramente fatta propria una concezio- pazioni e angustie (Euripide, Medea, 598-9: lu-
ne pluralistica della realtà, in cui la distinzione peros eudaimon bios, «una amara vita felice»). Il
tra le cose diventasse assoluta separazione termine appartiene al linguaggio comune e si
(Simplicio, Commento alla Fisica, 120, 12), o trova in ogni forma della letteratura antica, ne-
non si trattasse piuttosto della provvisoria as- gli oratori come negli storici o nei poeti.
sunzione di tesi avverse per poi distruggerle All’aspirazione all’eudaimonia si oppone la co-
con il tipico metodo dell’argomentazione per scienza della fragilità e dell’incostanza dei be-
assurdo, che Diogene Laerzio riconosce come ni umani (Erodoto, op. cit., I 5, 4).
propria di Euclide quando afferma (op. cit., II, I filosofi presocratici tendono ad attenersi fer-
107) che egli «attaccava le dimostrazioni non mamente al significato etimologico di eudai-
riguardo alle premesse, ma alle conclusioni». monia. In generale essi si oppongono all’idea
D. Pesce - E. Spinelli che l’eudaimonia consista nella ricchezza e nel
BIBL.: testi: G. GIANNANTONI (a cura di), Socratis et So- prestigio mondani, e tentano di dare alla vita
craticorum Reliquiae, Napoli 1990, II A 1-35; L. MON- eudaimon un contenuto più spirituale, meno
TONERI, I Megarici, Catania 1984, pp. 266-273. soggetto alle vicende della sorte. Ai pitagorici
Su Euclide di Megara: K. V. FRITZ, s. v., Megariker, in viene attribuito da fonti tarde l’assioma che è
A. PAULY, Real-Encyklopädie der klassischen Alter- eudaimon l’uomo che abbia un’anima buona
tumswissenschaft, a cura di G. Wissowa, Stuttgart (Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, VIII 32); ma è
1893-1965, Suppl. V, coll. 707-716; R. MULLER, Intro- soprattutto a partire da Democrito che il ter-
duction à la pensée des Mégariques, Paris 1988 (rist. mine eudaimonia viene discusso. Democrito af-
1991); G. GIANNANTONI (a cura di), Socratis et Socrati- ferma che l’eudaimonia non consiste in oro e
corum Reliquiae, vol. IV, pp. 33-113; K. DÖRING, So- armenti, dato che l’anima è la sede del demo-
krates, die Sokratiker und die von ihnen begründeten ne (fr. 171 in H. Diels, Die Fragmente der Vorso-
Traditionen, in H. FLASHAR (a cura di), Grundriss der kratiker, a cura di W. Kranz, Berlin 1961-64;
Geschichte der Philosophie: Die Philosophie der Antike, analogamente Senocrate più tardi sosterrà
vol. 2/1: Sophistik-Sokrates-Sokratik-Mathematik- che l’eudaimonia consiste nell’avere l’anima
Medizin, Basel 1998, § 17. nobile, spoudaia, cfr. Aristotele,Top., 112 a 38).
Viene così stabilito che l’eudaimonia e il suo
EUCLIDEO, SPAZIO: V. SPAZIO EUCLIDEO.
Euclideo opposto sono una questione che riguarda
l’anima (Democrito, fr. 170 in H. Diels, op. cit.;
EUDAIMONIA, EUDAIMON (eujdaimoniva,
Eudaimonia cfr. Eraclito fr. 4 in H. Diels, op. cit.). Per Demo-
eujdaivmwn). – I due termini sono usualmente crito essa corrisponde all’eutimia, alla pace,
tradotti con «felicità» e con «felice», anche se serenità e tranquillità dell’animo, indicata co-
non indicano uno stato di intensa contentezza, me fine supremo (fr. 189, 191 in H. Diels, op.
come i loro corrispettivi moderni. Composto cit.). Ma è probabile che Democrito non abbia
di eu + daimon, l’eudaimonia originariamente elaborato una teoria completa dell’eudaimo-
indicava l’«avere il dio favorevole», cioè l’esse- nia, e che questa gli sia stata attribuita dai fi-
re «nati sotto una buona stella»; poi eudaimo- losofi ellenistici. Nelle polemiche contro i «so-
nia passò a designare la prosperità e la buona fisti», l’oratore Isocrate li accusa anche di pro-
realizzazione. Il giovane Aristotele nei Topici mettere di insegnare a conseguire l’eudaimonia
distingue il significato etimologico del termi- ai loro discepoli per un modico prezzo e rapi-
ne eudaimonia, non più corrente ai suoi tempi, damente (Contro i Sofisti, 3-4). L’attacco dove-
da quello consacrato dall’uso (112 a 36-38). va riguardare sia i sofisti veri e propri sia i filo-
3842
VOLUMIfilosofia.book Page 3843 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eudaimonia


sofi del suo tempo, alla cui paideia Isocrate za, e l’intera felicità (pasa eudaimonia, Gorgia,
contrapponeva l’educazione retorica. 470 e) consiste nel possesso di una retta for-
Per il pensiero di Socrate eudaimonia non è mazione intellettuale (paideia). La virtù-scien-
uno dei termini chiave dell’indagine etica, co- za pare essere condizione necessaria e suffi-
me lo sono invece «bene», «utile», «virtù» o ciente della felicità. Nel Gorgia il personaggio
«scienza». Abbiamo tuttavia varie testimo- di Callicle difende una concezione edonistica
nianze sul concetto di eudaimonia in Socrate, della felicità, per cui «gli eccessi, la dissolutez-
diverse a seconda delle fonti. Senofonte dedi- za, il libertinaggio sono ciò in cui consistono
ca una sezione dei Memorabili (I 6, 1-10) a una virtù e felicità» (492 c); ad esso Socrate oppo-
discussione tra Socrate e Antifonte sofista; ne un modello di vita basata sulla saggezza e
Antifonte sostiene che il modo socratico di de- la limitazione dei desideri, portatrice di tran-
dicarsi alla filosofia non produce l’eudaimonia, quillità (492 d). Nel Fedone, l’eudaimonia pren-
ma ottiene l’effetto contrario; qui Antifonte de la forma di un distacco dalla corporeità e
usa eudaimonia nell’accezione comune. Infatti, nell’avvicinarsi alla divinità, e la stessa idea si
egli dice, Socrate non ha accesso ad alcun be- può trovare nel Teeteto (176 a-b) con l’assimila-
ne esterno, come denaro, cibi, bevande e simi- zione dell’eudaimonia alla theoria. Al contrario
li. A sua volta Socrate ribatte che l’eudaimonia per il Socrate della Repubblica l’eudaimonia del-
non è «lusso e ricercatezza», ma consiste la polis ideale si oppone a che un solo gruppo
nell’autosufficienza e nel bastare a se stessi. di cittadini sia felice, ma richiede che lo sia la
Invece Platone, nel Carmide (173 a-175 a) sug- città intera (hole polis, 420 b). La felicità dell’in-
gerisce che la felicità è vivere secondo la scien- tera comunità ricadrà sulle singole parti che la
za del bene e del male, e nel Liside afferma che compongono, ma solo in quanto esse fanno
l’eudaimonia consiste nell’essere padroni di se parte del tutto, e non in quanto esse siano ti-
stessi, sulla base di un sapere pratico saldo ed tolari di un diritto individuale all’eudaimonia
efficace. Due dei temi tipici dell’etica socrati- (420 e - 421 c). Qui eudaimonia viene intesa co-
ca, l’autosufficienza e l’intellettualismo etico, me il fatto che ogni parte della città «svolga il
vengono così considerati come modi per pro- proprio compito» (ta heautou prattein, Repub-
durre o realizzare l’eudaimonia. Dal Gorgia in blica, 370 c) in un rapporto di armonica reci-
poi il Socrate di Platone identifica la natura procità. E, ancora diversamente, nel Filebo una
dell’uomo nella sua anima, e la nozione di eu- vita eudaimon è definita, per la prima volta, co-
daimonia viene identificata con il corretto fun- me il frutto di uno stato e di una disposizione
zionamento della ragione. dell’animo (11 d), in cui si sommano piacere e
Tra i socratici minori, è da ricordare Aristippo, saggezza in una condizione perfetta (22 a-b).
che, secondo Senofonte (Memorabili, II 1, 8- La vita felice del Filebo è quindi una vita mista.
11), identificò la felicità in una vita «da stranie- Infine nelle Leggi si mantiene il legame tra eu-
ro» libera dagli impegni del cittadino, facile e daimonia e virtù, ma l’eudaimonia viene a iden-
piacevole. L’etica di Aristippo prescrive di per- tificarsi con uno stato di vita civile e razional-
seguire il piacere immediato, e non pare per- mente ordinata, sotto il controllo di una legi-
mettere alcuna pianificazione generale della slazione rigorosa e prudente. Le molteplici
vita del saggio. Non pare invece che Antistene sfumature del concetto platonico di eudaimo-
abbia espresso in termini di eudaimonia i suoi nia dipendono sia dall’evoluzione del pensiero
concetti etici fondamentali, l’«autosufficien- di Platone, sia dalla molteplicità di maschere
za», il «dominio di sé», e la polemica contro i e personaggi sotto cui Platone stesso si cela
beni esterni (cfr. Senofonte, Simposio, 4, 35-45). nei suoi differenti dialoghi.
Per Platone il bene è sostanza, o «al di là della Di conseguenza nell’Accademia platonica si
sostanza» (Repubblica, 509 c), quindi non può ebbe un ampio dibattito sulla natura dell’eu-
essere identificato con l’eudaimonia, che è una daimonia, che venne identificata da Speusippo
condizione umana. Tuttavia l’eudaimonia è in- con uno stato abituale perfetto e una discipli-
dicata da Socrate nell’Eutidemo, (282 a) come na relativa ai beni esterni, da Senocrate nel
ciò che è desiderato da parte di tutti gli uomi- possesso della virtù e delle facoltà che fungo-
ni; condizione del raggiungimento di questo fi- no da strumenti per essa, mentre per Polemo-
ne è il retto uso delle cose del mondo (prag- ne, discepolo di Senocrate, eudaimonia è l’au-
mata), e questo a sua volta dipende dal pos- tosufficienza nei beni, e la virtù è condizione
sesso della scienza (episteme). La virtù è scien- necessaria e sufficiente di essa, anche senza
3843
VOLUMIfilosofia.book Page 3844 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eudaimonia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

beni esterni (Clemente Alessandrino, Stroma- (1172 a 27-28), e l’amicizia viene studiata per-
ta, II 22, 133-134). La dimensione politica ché «è una virtù o è connessa alla virtù» (1155
dell’eudaimonia viene così abbandonata, e l’eu- a 1-5). La nozione di eudaimonia pone una se-
daimonia è definitivamente identificata con rie di problemi agli studiosi; in generale con
uno stato dell’animo. Aristotele giunge a piena formulazione quella
II. DA ARISTOTELE A CICERONE. – Aristotele fu il tendenza etica che va sotto il nome di eude-
primo filosofo a porre la nozione di eudaimonia monismo, e, a partire da Kant, molti filosofi si
come centro sistematico della riflessione mo- sono chiesti se la nozione di felicità possa es-
rale. Egli infatti rifiutò l’idea del bene di Plato- sere un adeguato fondamento per l’agire mo-
ne, e riprese dal pensiero comune il temine di rale, o non sia viziata da una forma insupera-
«eudaimonia» come nome del sommo bene bile di egoismo, dato che il bene supremo cer-
pratico umano (1095 a 16-20). Il problema, egli cato è sempre il bene individuale dell’agente.
dice, è il contenuto da dare a questo nome: es- Più specificamente la definizione dell’eudaimo-
so indica un modo di vivere (bios) e l’eudaimo- nia in Aristotele ha portato molti studiosi a
nia viene definita, al culmine del I libro dell’E- chiedersi se l’attività virtuosa dell’agente si
tica Nicomachea, come un bene autosufficien- esaurisca nell’attività di contemplazione, o se
te, completo, degno più di ogni altro di essere la vita felice sia composta da molte attività, se-
scelto e preferito, consistente in «attività condo le varie virtù. L’Etica Nicomachea, che
dell’anima secondo virtù e, se le virtù sono più identifica la felicità suprema con la vita teore-
di una, secondo la migliore e più perfetta» tica (X, 6-8) pare a molti testimoniare in favore
(1098 a 16-17), oppure, con una diversa sfuma- della prima ipotesi; ma per Aristotele anche
tura, come «attività di una vita perfetta secon- nella vita del filosofo vi è posto per la pratica
do virtù perfetta» (Et. Eud., 1219 a 38). L’eudai- delle virtù del carattere, come giustizia, corag-
monia dal punto di vista categoriale rientra gio e capacità di fare amicizie.
quindi nella categoria del «fare» più che nella Dopo Aristotele la questione dell’eudaimonia
categoria della qualità. Il punto centrale della ha un ruolo centrale nelle filosofie ellenisti-
concezione aristotelica dell’eudaimonia, e ciò che. Teofrasto nell’opera Peri eudaimonias so-
che la differenzia dalle concezioni degli acca- stenne che la perdita di beni esterni diminui-
demici, come dice Aristotele stesso, è l’idea sce la felicità, e che il saggio non può essere
che l’eudaimonia consista in un’attività e non felice tra i tormenti. Siccome questi beni di-
in uno stato, e sia composta di azioni virtuose pendono dalla sorte, anche la felicità dipende
(Et. Eud., 1215 a 20-25); ciò permette ad Ari- da essa. (W.W. Fortenbaugh et al., Theophrastus
stotele di recuperare in parte anche la conce- of Eresus. Sources for his Life, Writings, Though
zione tradizionale dell’eudaimonia come pos- & Influence, Leiden 1992, frr. 495-499). Secon-
sesso di beni materiali, in quanto questi sono do Cicerone, ciò dipende dal fatto che egli
strumenti e condizioni necessarie della vita at- considerò i beni esterni come beni veri e pro-
tiva secondo virtù (1099 b 25 - 1100 a 9). Ari- pri, rendendo così la virtù «zoppa» e insuffi-
stotele arriva ad affermare che un uomo vir- ciente (Tuscolanae disputationes, V 24-5). In ac-
tuoso ma sprovvisto di beni di fortuna, o sot- cordo con Aristotele anche Teofrasto conside-
toposto a disgrazie pari a quelle di Priamo, po- rò la contemplazione come la forma di vita più
trà essere definito virtuoso, ma non felice, e beata (W.W. Fortenbaugh et al., op. cit., fr. 482).
questa affermazione gli verrà rimproverata per Gli stoici al contrario vollero liberare comple-
tutti i secoli successivi dalle altre scuole filo- tamente la felicità dalle vicende della sorte e
sofiche. La centralità della nozione di eudaimo- difesero la tesi, già dell’Accademia platonica,
nia nell’etica di Aristotele viene dimostrata dal che la virtù è sufficiente per la felicità. A diffe-
fatto che tutti i punti e i problemi discussi nel- renza dell’Accademia, tuttavia, gli stoici so-
le Etiche vengono riportati alla nozione di eu- stennero, con Aristotele, che la felicità non è
daimonia: le virtù sono analizzate in quanto la uno stato, ma una forma attiva di vita; essi per-
nozione di virtù è parte della definizione di eu- ciò sostengono che il fine ultimo non è la feli-
daimonia, la volontarietà dell’azione si connet- cità, ma l’essere felici. Gli stoici distinguono i
te con il concetto di eudaimonia come vita atti- beni e mali veri e propri, che sono solo virtù e
va, il piacere è discusso perché la maggioranza vizio, dagli altri oggetti di scelta, che non sono
lo connette alla felicità (1152 b 5-6), o perché né bene né male da un punto di vista morale,
è identificato da alcuni con il sommo bene e che sono chiamati «indifferenti», in quanto
3844
VOLUMIfilosofia.book Page 3845 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eudaimonia


portatori di un valore incommensurabile con do una tesi aristotelica, Cicerone fa dire agli
quello del bene morale. Sebbene possano an- stoici che il fine dell’arte di vivere è incluso
che essere, per loro natura, «preferibili» o da nell’arte stessa, come avviene nel recitare e
rifiutare, gli indifferenti non contribuiscono in nel danzare, e non si identifica con un risultato
nulla alla felicità, e la loro assenza non di- ad essa esterno (ibi, III 24). In questo senso
strugge la felicità del saggio, mentre il loro ac- l’eudaimonia non è accresciuta nemmeno dalla
quisto non aumenta l’eudaimonia. La virtù che, durata: una vita eudaimon di lunga durata non
secondo varie versioni della teoria stoica, pro- è migliore di una vita breve, né le circostanze
duce o completa la felicità, o si identifica con esteriori mutano in nulla la qualità dell’azione
essa (Ario Didimo Epitome, 72,1-16; Diogene virtuosa: l’eudaimonia è composta di azioni vir-
Laerzio, op. cit., VII 97), consiste in una «arte tuose tutte uguali le une alle altre, in quanto
del vivere»; la materia su cui questa arte si virtuose, allo stesso modo delle azioni viziose,
esercita è data dagli indifferenti. L’atteggia- tutte della stessa gravità. Le circostanze ester-
mento che distingue il saggio non si esplica in ne mutano la qualità dell’atto ma non il suo
pratica nel vivere in modo diverso dagli altri, valore rispetto all’eudaimonia (Plutarco, De
ma nell’avere con i beni esterni un rapporto di- stoicoirum repugnantiis 1044 f - 1045 a).
verso da quello che caratterizza lo stolto. L’eu- Epicuro, da parte sua, sostiene l’identità fra
daimonia, come sommo bene, è caratterizzata l’eudaimonia, che è il fine ultimo, e il piacere.
dagli stoici come un modo di vivere coerente- Non ogni piacere tuttavia è degno di essere
mente, senza quei conflitti interiori che carat- scelto, e il piacere da ricercare consiste nella
terizzano lo stolto, e in accordo con la natura mancanza di dolore nel corpo e di turbamento
(secondo Zenone e Crisippo); secondo Dioge- nell’anima, chiamata atarassia (Lettera a Me-
ne di Babilonia essa consiste nella scelta cor- neceo 131). I piaceri da perseguire sono piaceri
retta degli indifferenti preferibili secondo na- «statici», così chiamati in contrapposizione ai
tura; e, aggiunge Antipatro, nel farlo in modo piaceri in movimento, che sono i piaceri volga-
costante e invariabile (Ario Didimo, op. cit., ri (Diogene Laerzio, op. cit., X 136). L’elimina-
76,1-15; Diogene Laerzio, op. cit., VII 87). Da zione delle opinioni vane, soprattutto della
questo punto di vista la teoria stoica abbando- paura della morte, e la limitazione dei desideri
na i tentativi aristotelici di salvare in parte la del corpo a quelli naturali rende più facile il
nozione popolare di eudaimonia e si presenta perseguimento dello stato di atarassia. Come
come una teoria decisamente antiintuitiva e per gli stoici, per Epicuro l’eudaimonia può es-
«revisionista» della scala di valori corrente. sere variata ma non può essere aumentata,
D’altra parte, contro l’identificazione tra felici- perché è uno stato perfetto; non consiste in un
tà perfetta e vita contemplativa, propria dei una forma di inattività, ma piuttosto nel vivere
peripatetici, gli stoici sostengono che si può la vita comune in modo da evitare il dolore. In-
raggiungere l’eudaimonia in qualsiasi stato o vece, contro le tesi degli stoici e dei peripate-
condizione sociale e personale: può essere eu- tici, la virtù non è un fine supremo, e non va
daimon un imperatore come uno schiavo, una identificata con l’eudaimonia, ma è un bene
donna come un barbaro, e anche tra i tormenti strumentale: deve essere perseguita in quanto
della tortura il saggio resterà felice. Il successo produce il piacere del filosofo (G. Arrighetti,
esterno dell’azione virtuosa non muta nulla Esiodo, Opere, Torino 1998, fr. 22.4); d’altra par-
nella condizione di felicità del saggio, e te, dice Epicuro, è impossibile vivere in modo
l’aspetto della virtù consisterà nel fare tutto il piacevole senza essere intelligente, buono e
possibile per raggiungere lo scopo prefisso, giusto (Diogene Laerzio, op. cit., X 138). Analo-
senza turbarsi per l’eventuale fallimento. Del gamente ad Aristotele, Epicuro sembra pensa-
resto la virtù benefica sempre il saggio, anche re che la somma felicità si ottenga coltivando
se in apparenza lo danneggia; infatti il benefi- un modo particolare di vita, quella realizzata
care è inteso in senso oggettivo, e non nel sen- nella comunità del Giardino; ma è possibile
so della soddisfazione dell’agente. Antipatro essere felici – e non solo in secondo grado, co-
espresse questa tesi con il famoso esempio me per Aristotele – anche impegnandosi nelle
dell’arciere che fa di tutto per centrare il bersa- virtù e nelle attività del cittadino comune.
glio, senza che il successo della sua azione sia Analogamente agli stoici, infine, Epicuro fa
qualcosa che egli può proporsi (Cicerone, De coincidere l’eudaimonia con uno stato o atteg-
finibus bonorum et malorum, III 22). Recuperan- giamento interiore, per cui i beni o i mali
3845
VOLUMIfilosofia.book Page 3846 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eudaimonia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

esterni sono ininfluenti: anche tra i dolori del- dimo, nel suo riassunto dell’etica peripatetica,
la malattia Epicuro rimane in stato di eudaimo- insiste sul ruolo dei beni esterni come condi-
nia (Diogene Laerzio, op. cit., X 22). zioni necessarie della felicità; la perdita dei
Per gli scettici, l’eudaimonia è un prodotto ac- beni esterni, tuttavia, non porta all’infelicità,
cidentale della sospensione del giudizio. Il fi- ma a uno stato intermedio tra felicità e miseria
ne dello scettico è l’imperturbabilità e la mo- (Ario Didimo in Stobeo, Ecloghe, II 7, 133,7-
derazione nelle passioni (metriopatheia); ma 134,1).
che essa derivi dalla sospensione del giudizio, Nello stoicismo Epitteto si attiene stretta-
gli scettici lo scoprirono accidentalmente, mente alla tradizione della scuola, di cui ri-
mentre cercavano da dogmatici il modo di prende in pieno la terminologia; ma insiste sul
conseguire l’imperturbabilità. Infatti, non riu- fatto che l’eudaimonia deriva dall’occuparsi
scendo a scegliere tra le varie opinioni, sospe- esclusivamente di ciò che dipende da noi. Es-
sero il giudizio e scoprirono che l’imperturba- sa dà uno stato di stabilità emotiva quasi im-
bilità si accompagna tale sospensione (Sesto possibile da raggiungere da parte dell’uomo,
Empirico, Ipotiposi 26-29). Già nella Vita di Pir- ma cui nondimeno dobbiamo tendere. Ciò di
rone egli viene descritto come un campione di cui abbiamo il pieno controllo, è il funziona-
imperturbabilità, ma è con Sesto Empirico che mento del nostro intelletto e della ragione
la via scettica alla felicità viene teorizzata. pratica. Questa concezione che identifica il no-
Quanti assumono l’esistenza di beni e mali per stro intelletto con un daimon ebbe ampia riso-
sé cadono in mille turbamenti, dato che il tur- nanza, e la troviamo anche nelle orazioni di
bamento deriva all’uomo dal perseguire o fug- Dione di Prusa più influenzate dallo stoicismo.
gire qualcosa intenzionalmente e con forza; da Tra gli stoici del periodo, tuttavia, si fanno
ciò deriva all’uomo l’infelicità. Lo scettico in- avanti delle nuove concezioni, che avvicinano
vece sospendendo il giudizio, conduce una vi- parzialmente la concezione dell’eudaimonia a
ta tranquilla e più agevole (Contro i Matematici, quella moderna. Mentre gli stoici antichi ave-
XI 110-113). Lo scettico sarà preda come vano reso l’eudaimonia un elemento completa-
chiunque altro dei beni e dei mali che produce mente interno al singolo agente, Seneca, nel
la natura e dalle affezioni del senso, ma anche De vita beata, arriva a definire la felicitas sia co-
in questo caso sarà più felice del dogmatico, me la conformità alla natura, equilibrio, tran-
che aggiunge alla sensazione piacevole o do- quillità, sia come un sentimento di gioia sere-
lorosa un’opinione sulla bontà o la cattiveria na, immensa, sempre uguale a se stessa (in-
etica del suo comportamento (XI 147-160). gens gaudium [...] inconcussum et aequale, III 4).
Cicerone nel De finibus bonorum et malorum Proseguendo sulla stessa linea, l’imperatore
mette a confronto le concezioni della felicità Marco Aurelio esprime in termini di «gioia»
prevalenti ai suoi tempi: quella epicurea, quel- soggettiva (euphrosune) l’atteggiamento che di
la stoica e quella di Antioco di Ascalona, che solito viene indicato come eudaimonia: la con-
pretendeva di raccogliere l’eredità unificata di templazione della natura universale, l’agire
Platone, Aristotele e degli stoici. Secondo virtuoso, lo svolgere il ruolo a lui assegnato
quest’ultimo la virtù è sufficiente a vivere feli- dalla natura (Tà eis heautòn, VIII 26). Si è sulla
cemente (beate), ma se si aggiungono ad essa i strada di fare dell’eudaimonia un sentimento
beni esterni si vive in modo massimamente fe- soggettivo. Connessa a questo sviluppo è l’in-
lice (beatissime) (V 81). Cicerone, seguendo lo terpretazione cristiana del concetto di eudai-
stile di pensiero dell’Accademia scettica, non monia come beatitudine eterna, concessa da
approva pienamente questa tesi e il dialogo si Dio all’uomo virtuoso (Agostino, De civitate
conclude in forma aporetica. Dei, IV 21, 54) e come comunità affettiva con la
III. L’ETÀ IMPERIALE. – Nell’età imperiale prose- divinità (Confessioni, IX 10, 23-26).
gue il dibattito tra le scuole filosofiche sulla Plotino, al contrario, sottopone a una decisa
natura della felicità e il modo di conseguirla; si critica tutta la tradizione filosofica precedente
mantengono le tesi dei fondatori delle varie sull’eudaimonia; egli rifiuta la definizione ari-
scuole, con differenze di accento e di modo di stotelica di eudaimonia come «vivere bene» e
presentazione. Tra i peripatetici Aspasio, com- intende per eudaimonia il «vivere» nella sua
mentando l’Etica Nicomachea, accentua la pre- forma più elevata, la vita perfetta della natura
valenza della vita teoretica su quella del citta- intelligibile (Enn., I 4, 3-4). La sua è una con-
dino comune (19,1-2; 15,12-14); invece Ario Di- cezione del tutto intellettualistica dell’eudai-
3846
VOLUMIfilosofia.book Page 3847 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eudemo di Rodi


monia, che è riservata al sapiente, definito con P. HADOT, La cittadella interiore. Introduzione ai «Pen-
termine di origine etica, lo spoudaios, l’uomo di sieri» di Marco Aurelio, tr. it. di A. Bori e M. Natali,
valore. La tesi che la virtù è sufficiente per la Milano 1996; R. SHARPLES, Aspasius on eudaimonia, in
felicità viene rivista nel senso che alla felicità A. ALBERTI - R. SHARPLES, Aspasius, Berlin - New York
è sufficiente la virtù contemplativa, che è l’ele- 1999, pp. 85-95; A. RICCIARDI, Eudaimon daimon, nota
mento preminente in tutta la natura umana, e alla orazione XXV di Dione di Prusa, in AA.VV. Ricer-
nell’idea, di origine aristotelica, che la felicità che su Dione di Prusa, Napoli 2001, pp. 85-97; A. LIN-
GUITI, La felicità e il tempo. Plotino, Enneadi I 4-I 5, Mi-
è possesso attivo del bene ed esercizio della
facoltà teoretica. Le virtù morali, che avevano lano 2000; A. SCHNIEWIND, L’éthique du sage chez Plo-
tin, Paris 2003.
un ruolo principale nello stoicismo, qui hanno
solo il ruolo di un primo passo, necessario ma ➨ ATARASSIA; EUDEMONISMO; EUTIMIA; PAIDEIA.
insufficiente, verso la liberazione dall’empiria
e verso l’eudaimonia perfetta. EUDEMO
Eudemo di Cipro (Eu[dhmo") DI CIPRO. – Membro
C. Natali dell’Accademia. Aristotele dedicò a lui il dialo-
BIBL.: in generale, v. W. TATARKIEWICZ, Analisi della fe- go Eudemo o dell’anima. Cicerone (De divinatio-
licità, tr. it. di S. Melani, Napoli 1985; F. DE LUISE - G. ne, I 53) ne cita un passo: a Eudemo assente da
FARINETTI, Storia della felicità, Torino 2001. Per l’uso Cipro, era stato predetto che dopo cinque anni
comune del termine, K.J. DOVER, La morale popolare sarebbe ritornato in patria, ma dopo cinque
greca all’epoca di Platone e Aristotele, tr. it. Brescia anni Eudemo morì, combattendo presso Sira-
1983, pp. 302-303. Per Democrito: C. KAHN, Democri- cusa contro il tiranno Dionisio (354-53 a. C.).
tus and the Origins of Moral Psychology, in «Ameri- Non sappiamo per quale ragione Eudemo fos-
can Journal of Philology», 106 (1985), pp. 1-31. Per se assente da Cipro, se per un esilio o per altre
Platone: A.J. FESTUGIÈRE, Contemplation et vie contem- ragioni. Alcuni ritengono che siano state dedi-
plative chez Platon, Paris 1967, pp. 268-288; T. IRWIN,
cate da Aristotele a lui, e non a Eudemo di Ro-
Plato’s Moral Theory, Oxford 1977 (sul problema del
di, l’elegia A Eudemo e l’Etica Eudemia.
rapporto tra eudaimonia e altruismo in Platone); M.
C. Natali
CANTO-SPERBER, Le bonheur, la vie bonne et le bien, in
M. CANTO-SPERBER (a cura di), Philosophie grecque, Pa- BIBL.: E. MARTINI, Eudemos, 10, A. PAULY, Real-En-
ris 1997, pp. 265-269; C. BOBONICH, Plato’s Utopia Re- cyklopädie der klassischen Altertumswissenschaft, a cu-
cast, Oxford 2002. Sul confronto tra Platone e Ari- ra di G. Wissowa, vol. VI, col. 895; J. BERNAYS, Die
stotele, cfr. H.A.S. SCHANKULA, Plato and Aristotle, eu- Dialoge des Aristoteles, Berlin 1863, pp. 21 e 143 ss.;
daimonia, hexis or energeia?, in «Classical Philolo- W. SPOERRI, Prosopographica, in «Museum Helveti-
gy», 66 (1971), pp. 244-246. cum», 23 (1966), pp. 44-57; K. GAISER, Die Elegie des
Per il periodo da Aristotele a Cicerone, A.A. LONG, Aristoteles an Eudemos, in «Museum Helveticum»,
La filosofia Ellenistica, tr. it. Bologna 1989; J. ANNAS, 23 (1966), pp. 84-106.
La morale della felicità, tr. it. Milano 1997. Su Aristo-
tele vedi anche W.F.R. HARDIE, Aristotle’s Ethical The- EUDEMO
Eudemo di Rodi (“Eudhmo") DI RODI. – Filosofo
ory, Oxford 1968, capp. 2 e 16; C. NATALI, La saggezza peripatetico, vissuto nel IV sec. a. C.; dei primi
di Aristotele, Napoli 1989, cap. 5. Per lo stoicismo, discepoli, il più vicino ad Aristotele; dopo che
cfr. J.M. COOPER, Eudaimonia, the Appeal to Nature, gli fu preferito Teofrasto come arconte del Li-
and «Moral Duty» in Stoicism, in Reason and Emo- ceo, fece ritorno in patria per insegnarvi la filo-
tion, Princeton 1998, pp. 427-448. Per l’epicureismo, sofia peripatetica.
cfr. anche P. MITSIS, Epicurus’ Ethical Theory, Ithaca- Dai titoli dei suoi scritti e dai frammenti che ne
London 1988; J. PURINTON, Epicurus on the telos, in sono rimasti (Wehrli, 19692), si ricava che Eu-
«Phronesis», 38 (1993), pp. 281-320. Per lo scettici-
demo scrisse un commento alla Fisica (utiliz-
smo, cfr. anche J. BARNES, The Beliefs of a Pyrronist, in
zato da Simplicio) e alle opere logiche di Ari-
«Proceedings of the Cambridge Philological So-
ciety», 208 (1982), pp. 1-29; M. MC PHERRAN, Pyrroni- stotele, senza proporsi elaborazioni personali,
sm and the Argument against Value, in «Philosophi- ma limitandosi a parafrasare i passi oscuri e il-
cal Studies», 60 (1990), pp. 127-142. lustrare i luoghi incerti che riscontrava nell’o-
Per l’età imperiale: A.F. BONHOEFFER, Die Ethik des pera del maestro; Boezio ricorda, tuttavia, che
Stoikers Epictet, Stuttgart 1894 (tr. ingl. New York - Eudemo interpretò con certa originalità la par-
Bern 1996); A.A. LONG, Epictetus, Oxford 2002; C. te della logica riguardante le regole del sillogi-
MARCHESI, Seneca, Milano-Messina 1944; A. GRILLI, Il smo. Di speciale importanza la sua attività co-
problema della vita contemplativa nel mondo greco-ro- me storico delle scienze, specie della matema-
mano, Milano 1953; P. GRIMAL, Sénèque, Paris 1966; tica e dell’astronomia, nel quadro dei pro-
3847
VOLUMIfilosofia.book Page 3848 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eudemonismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

grammi di ricerca promossi da Aristotele e Teo- ne del concetto di vera felicità e dei mezzi per
frasto all’interno del Liceo. Secondo una fonte raggiungerla» (G. Reale, Storia della filosofia an-
neoplatonica, scrisse anche una storia della tica, vol. V: Lessico, Milano 1989, p. 113). La
teologia (Damascio, De principiis, 124-125): in concezione etica greca mira a stabilire un rap-
base a tale notizia, si è tornati in epoca moder- porto tra l’ajrethv e la felicità: l’euj zh'n, il ta; eJau-
na alla discussione, già avviata nell’antichità, tou' pravttein equivalgono a sviluppo della
circa l’effettiva paternità della minore delle propria natura, ad ajreta'n (da cui ajrethv), cioè
due etiche aristoteliche; e, dato che nell’Etica prosperare, avere accanto a sé un buon demo-
Eudemia figurano motivi teologici di derivazio- ne (eujdaivmwn), il quale fa sì che ogni cosa rie-
ne platonica in apparenza contrastanti con la sca felicemente e si possa vivere beati e felici.
più matura filosofia di Aristotele, si è suppo- Se il prosperare o viver bene è ristretto ai beni
sto che Eudemo ne fosse l’autore. Diversa la materiali e al godimento sensibile e immedia-
soluzione proposta più di recente (ma non to di essi, si ha l’edonismo; se include più spe-
condivisa da tutti gli studiosi): pur escludendo cificatamente il calcolo del vantaggio e dell’u-
l’attribuzione del testo aristotelico a Eudemo tile, individuale o collettivo, privato o pubbli-
– il quale intervenne nei lavori che precedette- co, si ha l’epicureismo e l’utilitarismo: ma tut-
ro la pubblicazione della Metafisica (v. W.D. te queste dottrine non appartengono propria-
Ross, Aristotle’s Metaphysics, I, Oxford 1929, pp. mente all’eudemonismo, anche se la trattazio-
XXXI-XXXII) – gli riconosce almeno il merito di ne teorica della felicità va sotto il nome di eu-
aver preparato l’edizione delle lezioni imparti- demonologia.
te da Aristotele, che compongono l’Etica Eude- Se invece il viver bene o l’ajreta'n è riferito alla
mia (W. Jaeger, Aristoteles, tr. it., Firenze 1935; virtù intesa come dominio armonico delle fa-
ma cfr. I. Düring, A. Pauly, Real-Encyklopädie coltà dell’uomo per mezzo della ragione, si ha
der klassischen Altertumswissenschaft, a cura di l’eudemonismo in senso stretto, il quale potrà
G. Wissowa, S.B., XI, 1968, coll. 282-283). essere trascendentistico e razionale, o natura-
G.F. Pagallo listico e razionalistico, secondo che la felicità,
BIBL.: frr. e testimonianze: F. WEHRLI, Die Schule des cui conduce la virtù non escluda per sé un
Aristoteles. Texte und Kommentar, vol. VIII: Eudemos qualche rapporto con il sommo bene, oppure
von Rhodos, Basel-Stuttgart 19692; I. BODNÁR - W.W. la felicità stessa sia unico fondamento e para-
FORTENBAUGH (a cura di), Eudemus of Rhodes, New metro del perfezionamento morale.
Brunswick 2002. La prima espressione filosofica di eudemoni-
E. MARTINI, s. v., in A. PAULY, Real-Encyklopädie der smo si trova in Socrate, il quale, però, non ne
klassischen Altertumswissenschaft, a cura di G. Wis- determina il significato preciso. La formulazio-
sowa, vol. VI, 1909, coll. 895-901; E. ZELLER, La filo- ne socratica, dopo le deviazioni dei discepoli
sofia dei Greci nel suo sviluppo storico, vol. II, t. VI, a cu- (cirenaici, cinici ecc.) è ripresa e approfondita
ra di A. Plebe, Firenze 1966, pp. 443-456 e 476-479 da Aristotele, il quale, ponendo nella vita per-
(aggiornamento); F. WEHRLI, s.v., A. PAULY, Real-En- fetta (perfetta operazione secondo la perfezio-
cyklopädie der klassischen Altertumswissenschaft, a cu- ne della virtù) la felicità suprema dell’uomo,
ra di G. Wissowa, S.B., vol. XI, 1968, coll. 652-658; F. fissa definitivamente l’eudemonismo nei suoi
WEHRLI, Der Peripatos bis zum Beginn des römischen elementi essenziali. La perfezione della virtù
Kaiserzeit, in F. UERBEWEG - H. FLASHAR, Grundriss der consiste principalmente nell’operazione della
Geschichte der Philosophie, 3, Basel-Stuttgart 1983, sapienza, cioè nella contemplazione; seconda-
pp. 530 ss. riamente consiste nell’operazione della pru-
denza e delle virtù morali. Per la completa feli-
EUDEMONISMO
Eudemonismo (gr. eujdaimonismov" [Ari- cità si richiede, poi, che l’esercizio delle virtù
stotele], da eujdaivmwn - eu-d[a]emonism; Eudä- sia integrato dal possesso dei beni esteriori. II
monismus; eudémonisme; eudemonismo). – In principio dell’eudemonismo razionale aristo-
senso lato è ogni dottrina che ripone il fine telico rimane normativo delle morali razionali-
dell’azione morale nella felicità, comunque in- stiche fino a Kant. Nella filosofia moderna as-
tesa. In senso stretto e specifico è la dottrina sumono grande importanza la posizione di
morale che, contro ogni forma di rigorismo, ri- Cartesio, in seno al razionalismo, e quella di
tiene essenzialmente connesse virtù e felicità. Locke, in seno all’empirismo. Spinoza afferma:
Eudemonismo «è il carattere proprio di tutta «Beatitudo non est virtutis praemium, sed ip-
l’etica greca, il cui scopo è [...] la determinazio- sa virtus» (Ethica ordine geometrico demonstrata,
3848
VOLUMIfilosofia.book Page 3849 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eudemonismo


testo latino con note di G. Gentile, Bari 1933, supera quello particolare e soggettivo, sia,
V, proposizione 42, p. 286), e la sua formula- conseguentemente, come perfezione seconda
zione ha avuto una influenza rilevantissima dell’agente che attua pienamente le sue po-
nel pensiero moderno (soprattutto in Schel- tenzialità). In questa prospettiva si pone Tom-
ling e Hegel). maso d’Aquino, che supera l’eudemonismo.
L’accordo affermato dall’eudemonismo tra fe- Già Agostino aveva arricchito e integrato il
licità e virtù si fonda sulla coscienza che l’uo- concetto di virtù-ragione con la funzione im-
mo necessariamente ha della perfezione del prescindibile dell’amore nella vita morale e
proprio essere (Aristotele, Et. Nic., I, 4, 1095 a con la proiezione di questa nel godimento di
17-20). Ma se la felicità è la perfezione cono- Dio. «Et in hac vita virtus non est, nisi diligere
sciuta, amata e gustata, non è possibile pre- quod diligendum est» (Epistulae, 155, 13);
scinderne nella costruzione della dottrina mo- «Sed tunc est vera virtus, quando et omnia bo-
rale, in quanto essa non solo è coscienza na, quibus bene utitur, et quiquid in bono usu
dell’attuazione di ciò che vi è di più perfetto bonorum et malorum facit, et se ipsam ad eum
nella propria natura, ma si pone come bene finem refert, ubi nobis talis et tanta pax erit,
sommo nella vita morale, come fine ontologi- qua melior et maior esse non possit» (De civ.
camente immanente all’azione umana. Una D., XIX, 10). La felicità pertanto riceve la sua
volta stabilito se e in qual modo la felicità, de- giustificazione nel conformarsi all’ordine eti-
rivante dalla virtù, abbia valore deontologico, co, che non esclude, anzi postula subordinata-
è necessario stabilire se essa debba ricercarsi mente, il fine della felicità stessa. Antonio Ro-
in sé e per sé o non piuttosto subordinata- smini dirà, in accordo qui con Tommaso: «Es-
mente al valore, all’essere che la determina, sere e bene sono dunque il medesimo: sen-
come elemento necessario, sì, ma concomi- nonché il bene è l’essere considerato nel suo
tante e conseguente. Se la ragione ultima e ordine, il quale viene conosciuto dalla intelli-
formale della moralità fosse riposta nello sta- genza, e in conoscendolo ne viene a questa
to di appagamento gioioso di tutto il proprio una dilettazione» (Principi della scienza morale,
essere, senza la subordinazione a un valore da Milano 1831, pp. 52-53; nuova ed. Roma 1959).
cui la felicità ricavi la giustificazione etica, ci L’eudemonismo aristotelico viene, così, tra-
sarebbe il pericolo di cadere o in un relativi- sformato e superato da Tommaso in base a tre
smo psicologico, egoistico, che la destinazio- principi: l’obbligazione morale è tale in quanto
ne sociale della felicità, da Hume in poi, non esprime un ordine, nelle creature, voluto da
riesce a eliminare, o in una forma più o meno Dio (C. Gent., l. III, q. 25 [tutto il l. III è un vero
aristocratica di utilitarismo. e proprio trattato di eudemonologia cristia-
Sotto questo aspetto l’eudemonismo di Ari- na]) e che, quindi, non si sovrappone in modo
stotele sembra non allontanarsi molto dalla eteronomo all’identità della persona, ma ne
prospettiva comune a gran parte del pensiero articola l’intrinseca normatività; la perfezione
greco: la virtù, come attività razionale «in at- e la felicità richiedono, per compiersi piena-
to», che si esplica nella scelta di un difficile mente, la vita futura (ibi, q. 48); la felicità, co-
giusto mezzo, mesovth", escludente il troppo e me piena realizzazione dell’uomo, presuppone
il troppo poco, è esposta all’instabilità del pia- l’esercizio delle virtù morali e consiste nel rag-
cere e dei beni «piacevoli per natura». La con- giungere – con la conoscenza e con l’amore e
ferma che la virtù sia per sé sola insufficiente non solo in virtù delle capacità naturali e
ad attuare la finalità della natura razionale e dell’impegno della persona – Dio, bene som-
ad assicurare la felicità, si ricava dal fatto che mo e totale, nel cui godimento è riposto il fine
diversa è la felicità proposta nella morale, pro- supremo dell’uomo (Commento alle sentenze,
pria del filosofo, derivante dalla contemplazio- distinctio 38, q. 1, art. 1; cfr. anche Sum. theol.,
ne dell’atto puro, quale è esposta nei capp. 7- I-II, qq. 1-5). Ma soprattutto il superamento e
8 del l. X dell’Etica Nicomachea. In questo se- l’inveramento tommasiano dell’eudemonismo
condo momento della morale aristotelica, ri- si ha con il mettere in rilievo che il fine ultimo
torno quindi alla posizione platonica, si ha dell’uomo, del suo agire morale non può esse-
una proiezione nel divino. Sembra accettabile re la felicità come semplice soddisfazione sog-
la forma di eudemonismo, che ricerca la ragio- gettiva, perché quest’ultima, in quanto perfet-
ne formale dell’agire nella tensione all’essere ta, segue solo come elemento concomitante al
e al bene (sia, principalmente, come bene che conseguimento del bene non manchevole. In-
3849
VOLUMIfilosofia.book Page 3850 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eudemonismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

fatti come l’umana intelligenza è aperta alla ne kantiana sta nel ritenere che l’agire umano
totalità, così la volontà tende al bene totale, sia mosso solo o dal piacere o dalla pura for-
da cui solo può essere appagata. Sicché, se ma della legge, nel non ammettere altra possi-
prendo come oggetto e fine supremo del mio bilità oltre all’edonismo e al formalismo, mi-
volere il mio godimento (che è un bene parti- sconoscendo la pienezza della vita etica nella
colare), è impossibile che lo ottenga, perché tensione non strumentale al bene per sé (bo-
ho bisogno del bene totale, che, solo, può ap- num honestum) (cfr. M. Scheler, Der Formalis-
pagare il mio desiderio. Ora, lo scacco della mus in der Ethik und die materiale Wertethik,
pretesa di considerare come fine supremo la Halle 1916, tr. it. di G. Caronello, Il formalismo
soddisfazione soggettiva, evidenzia che il mo- nell’etica e l’etica materiale dei valori, Cinisello
tivo determinante dell’agire per l’uomo, non Balsamo 1996, dove è possibile trovare un’a-
dimentico della sua reale condizione, non può cuta critica a tutto il formalismo etico kantia-
che essere il bene infinito, voluto e amato per no). Tuttavia non si può trascurare il fatto che
se stesso e non come strumento per altro (cfr. in tutta la discussione dell’Antinomia della ra-
ibi, I-II, q. 2, artt. 7-8; q. 4, art. 2, ad 2). gion pratica la felicità assume per Kant una
Per Kant qualora si ponesse la felicità come fi- connotazione positiva, in quanto, per un uo-
ne dell’agire, la moralità risulterebbe viziata mo che ne sia degno in base all’esercizio della
radicalmente e la volontà razionale perdereb- virtù, è il «secondo elemento del sommo be-
be, con l’autonomia, il valore deontologico del ne» (I. Kant, op. cit., p. 151), che è doveroso
«devi, dunque puoi». Secondo Kant la legge moralmente promuovere (cfr. ibi, pp. 139; 151-
morale, nella sua forma che è l’universalità, 152). Per la possibilità di questo sommo bene
deve essere voluta e perseguita per sé, incon- la ragione pratica postula l’esistenza di Dio
dizionatamente, caratterizzandosi, per l’uomo, (cfr. ibi, p. 152).
come imperativo categorico. Ora, la felicità S. Pignagnoli - U. Galeazzi
non avrebbe queste caratteristiche; e, anche BIBL.: per un approfondimento dell’argomento spe-
ammettendo che essa è fine reale in tutti gli cifico, le seguenti opere: per il pensiero greco: M.
esseri ragionevoli, che la ricercano, per una HEINZE, Der Eudämonismus in der griechischen Philo-
«necessità di natura», essa non dice nulla di sophie, Leipzig 1883 (ottima sintesi dell’eudemoni-
preciso. «Sebbene il concetto della felicità sia smo greco è il cap. II); L. ROBIN, Bonheur et vertu, in
dappertutto a base della relazione pratica de- La morale antique, Paris 1947; per aspetti particola-
gli oggetti alla facoltà di desiderare, pure esso ri: M. WITTMANN, Die Ethik des Aristoteles, Regensburg
è solo il carattere comune dei motivi determi- 1920; W.D. ROSS, Aristote, Paris 1930, tr. it. di A. Spi-
nanti soggettivi, e non determina niente in nelli, Aristotele, Bari 1946, pp. 283-287; R. SIMETERRE,
modo specifico [...] è dunque oggettivamente La théorie socratique de la vertu-science selon les «Mé-
morables» de Xénophon, Paris 1938, pp. 55-78; per la
un principio pratico molto accidentale» (KpV,
critica di Agostino al concetto stoico di virtù: J.
parte I, l. I, cap. 1, scolio II, tr. it. di F. Capra -
MAUSBACH, Die Ethik des hl. Augustinus, Freiburg im
E. Garin, Critica della ragion pratica, Roma-Bari Breisgau 1929, pp. 58-69; per il superamento
1986, pp. 31-32). Di conseguenza si ha l’oppo- dell’eudemonismo da parte di Tommaso d’Aquino:
sizione tra felicità e virtù, in quanto motivi de- U. GALEAZZI, Identità umana e libertà, Lecce 2002,
terminanti della volontà, perché la prima è capp. I-II; per Spinoza: V. DELBOS, Le problème moral
composta di elementi di ordine empirico, la dans la philosophie de Spinoza, Paris 1893; in difesa
seconda, invece, come conformità della volon- della posizione kantiana per l’assolutezza dei valori
tà alla legge morale, ha carattere universale e, morali contro ogni sensismo e positivismo: V. DEL-
quindi, valore etico (cfr. anche la Fondazione BOS, La philosophie pratique de Kant, Paris 19262
della metafisica dei costumi). Va rilevato che la (1905); come critica al formalismo kantiano dal
critica kantiana si basa sull’uso del termine fe- punto di vista del tomismo: S. VANNI ROVIGHI, Essere
licità nel significato di benessere, di piacere. reale, essere ideale, valore, in «Rivista di Filosofia Neo-
Se si ammettesse questa riduzione del concet- Scolastica», (1944); per la critica di Rosmini a Kant
to di felicità, bisognerebbe convenire con la cfr. G. GENTILE, Osservazioni al principio della morale
critica kantiana, che è in definitiva una critica in Rosmini, Bari 1924, pp. 201 ss.); U. GALEAZZI, Pro-
all’utilitarismo edonistico. Ma, da quanto s’è blemi di fondazione dell’etica, Pescara 1999, cap. I.
detto, il concetto ha un’ampiezza illimitata e ➨ BEATITUDINE; DESIDERIO NATURALE DI DIO; EDONI-
include tutto il bene che attua e determina la SMO; EGOISMO; EPICUREISMO; EUDAIMONIA; EUDE-
perfezione dell’uomo. Il limite della concezio- MONOLOGIA; FELICITÀ; RIGORISMO; UTILITARISMO.

3850
VOLUMIfilosofia.book Page 3851 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eugenetica


EUDEMONOLOGIA. – Ricerca teorica della
Eudemonologia dosi dello studio delle dinamiche dell’eredita-
felicità (gr. eujdaimoniva), come sommo bene. rietà genetica, si prefiggesse di favorire e svi-
Ne è esempio paradigmatico il libro I dell’Etica luppare le qualità innate di una razza o di una
Nicomachea di Aristotele e le prime cinque stirpe. Sostenuta da correnti di ispirazione
questioni della Secunda Pars della Summa darwinistica e malthusiana, l’eugenetica si dif-
theologiae di Tommaso d’Aquino. Abitualmente fuse inizialmente nei paesi anglosassoni e
connessa alla bontà del comportamento mo- successivamente nella Germania nazista, tra-
rale, dopo Kant è chiamata a confrontarsi con sformandosi nella prima metà del XX secolo in
l’accusa di egoismo mossa dalle teorie etiche un movimento politico-sociale volto a pro-
che si fondano sull’imperativo del disinteresse muovere la riproduzione dei soggetti «social-
e dell’altruismo. mente desiderabili» (eugenetica positiva) e a
M. D’Avenia prevenire la nascita di soggetti «indesiderabi-
BIBL.: G. ABBÀ, Felicità, vita buona e virtù. Saggio di fi- li» (eugenetica negativa). Due le tipologie di
losofia morale, Roma 1989; R. SPAEMANN, Glück und intervento previste: «sulla coppia», attraverso
Wohlwollen, Stuttgart 1989, tr. it. di M. Amori, Felicità politiche sociali volte a favorire e al limite im-
e benevolenza, Milano 1998; J. ANNAS, The Morality of porre legalmente programmi di sterilizzazione,
Happiness, Oxford 1993, tr. it. di M. Andolfo, La mo- di segregazione sessuale, di interdetti matri-
rale della felicità in Aristotele e nei filosofi dell’età elleni- moniali e di divieto di rapporti sessuali fra in-
stica, Milano 1998.
dividui portatori delle stesse tare ereditarie o
➨ EUDAIMONIA; FELICITÀ. appartenenti a razze diverse; «sui concepiti»,
attraverso infanticidio e aborto. A partire dagli
EUDORO (Eu[dwroß) DI ALESSANDRIA. –
Eudoro di Alessandria anni cinquanta, gli studi sul patrimonio gene-
Platonico, I sec. a. C. Oltre a commenti a Timeo tico della specie umana hanno aperto la strada
ed a Categorie, a scritti astronomici e geografi- a una nuova «eugenetica tecnologica», che, in-
ci, stilò un'opera enciclopedica divisa in etica, sinuatasi nei più autorevoli programmi scien-
fisica e logica: l’estratto dell’etica attesta tratti tifici internazionali, persegue tre direttrici: 1)
stoici entro una basilare ispirazione platonica. la «selezione genotipica» dei soggetti a rischio
Elaborò una visione gerarchica dei principi di manifestare una malattia, per mezzo della
(uno e poi, su un piano inferiore, monade e diagnosi prenatale – in grado di identificare
diade indefinita), mediando tratti pitagorici ed precocemente anomalie cromosomiche e ge-
accademici. niche fetali – e l’aborto dei soggetti indeside-
L. Napolitano rati. Tale selezione può essere anticipata alla
BIBL.: Frr.: A.N. ZOUBOS, «Athena», 62 (1958), pp. fase embrionale con la diagnosi pre-impianta-
194-203; C. MAZZARELLI, «Rivista di Filosofia Neo- toria, che consente di individuare, prima del
Scolastica», 77 (1987), pp. 197-209, 535-555. trasferimento in utero, gli embrioni qualitati-
Studi: H. DÖRRIE, Platonica minora, München 1976, vamente migliori o del sesso desiderato,
pp. 279-309; G. CALVETTI, «Rivista di Filosofia Neo- nell’ambito di fecondazioni in vitro proposte a
Scolastica», 69 (1977), pp. 3-19; J. DILLON, The Middle genitori a rischio di avere un figlio affetto da
Platonists, London 1977, pp. 114-35; L. NAPOLITANO,
malattie genetiche ereditarie («eugenetica ne-
«Museum Patavinum: rivista semestrale della Fa-
coltà di Lettere e Filosofia di Padova», 3 (1985), pp.
gativa» – o «selettiva» – e «creativa»). 2) La
27-49, e 289-313; M. GIUSTA, I dossografi di etica, Tori- «selezione germinale», mediante la scelta di
no 1976, e «Atti della Accademia delle scienze di gameti raccolti e conservati in banche apposi-
Torino», 120 (1986), pp. 97-132; C. LÉVY, «Revue des te – provenienti da donatori altamente sele-
Etudes Latines», 48 (1990), pp. 50-65; J. MAANSFELD, zionati – e utilizzati poi nell’ambito delle tec-
«Classical Quarterly», 41 (1991), 541-544; P.T. KEY- niche di fecondazione artificiale e di maternità
SER, in «Archiv für Geschichte der Philosophie», 80 surrogata («eugenetica positiva» o «preventi-
(1998), pp. 241-267. va»). 3) La «geneterapia», mediante la modifi-
cazione dell’informazione genetica contenuta
EUGENETICA (gr. eujgenhv", «di buona nasci-
Eugenetica nelle cellule somatiche, nelle cellule germinali
ta» - eugenics; Eugenik; eugénique; eugenética). – e negli embrioni umani prodotti in vitro (euge-
Detta anche «eugenica». Il termine «eugeneti- netica «curativa»). Nella letteratura scientifi-
ca» venne coniato nel 1883 dall’inglese Francis ca, con il termine «macroeugenetica» si inten-
Galton per designare una scienza che, giovan- dono le politiche eugenetiche orientate a inte-
3851
VOLUMIfilosofia.book Page 3852 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eugenetica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

re popolazioni o a gruppi di esse, mentre la sposizioni genetiche degli individui e di elimi-


«microeugenetica» fa riferimento agli inter- narli nella vita prenatale, impedendo alla ma-
venti centrati su singoli gruppi di famiglie o di lattia di manifestarsi: così è stato ad es. per la
coppie a rischio. politica di screening basata sul test per l’alfa-
Il dibattito etico e scientifico su queste rinno- fetoproteina in California negli anni ottanta,
vate tendenze eugenetiche, sollecitate dalla concepita come un «programma eugenetico»
tecnologia riproduttiva e prenatale, è molto per selezionare i feti affetti da sindrome di
acceso in tutti i paesi occidentali. Sotto il pro- Down. In tal senso, l’eugenetica riflette una
filo filosofico, l’ispirazione eugenetica trova profonda ignoranza sul significato delle malat-
sostegno nello «scientismo tecnologico», che tie legate a un particolare genotipo, sulla va-
prendendo le mosse dal sociobiologismo, of- riabilità espressiva di tali patologie e l’etero-
fre una «giustificazione» etica all’homo tecnolo- geneità genetica. Nelle malattie genetiche
gicus. L’influenza dei biologi darwinisti su que- multifattoriali, infatti, la componente genetica
sta corrente di pensiero è molto forte, con l’ef- controlla solo una «predisposizione» alla ma-
fetto di trasporre nella riflessione morale il si- lattia, la cui insorgenza richiede il contributo
stema evolutivo-adattazionista della biologia di fattori ambientali endogeni ed esogeni al
contemporanea. In particolare, il sociobiologi- soggetto, con esiti di gravità diversi da indivi-
smo sostiene che la società, come ogni realtà duo a individuo. Così come le malattie mono-
della specie umana, evolva nel tempo trasci- geniche (ossia determinate dall’alterazione di
nando con sé valori e norme, che si modifica- singoli geni) possono essere «dominanti» o
no in funzione degli stadi di evoluzione sociale «recessive», in quest’ultimo caso potendo ren-
via via raggiunti. I criteri di discernimento del dere l’individuo – che non eredita da entrambi
lecito e dell’illecito sono i meccanismi insiti i genitori il gene mutato – solo «portatore sa-
nell’evoluzione della specie umana, l’«adatta- no» della malattia. Ne consegue che le dia-
mento» e la «selezione», che grazie all’inge- gnosi predittive di malattie genetiche a insor-
gneria genetica e alle biotecnologie, possono genza tardiva o polifattoriali aprono la strada a
oggi essere accelerati e favoriti. Nella pratica nuove forme di discriminazione nei confronti
medica, pertanto, tutto ciò che favorisce il di «malati asintomatici» e «potenziali malati»,
meccanismo di selezione e miglioramento selezionati nella vita prenatale o discriminati
della specie va considerato lecito. Ne deriva nella vita adulta sulla base di risultati il cui si-
che i limiti morali agli interventi dell’uomo gnificato non corrisponde necessariamente a
sull’uomo sono variabili e contingenti e legit- un concetto chiaro e definito di malattia. Va
timano ogni tipo di manipolazione genetica o anche considerato che il ricorso all’aborto se-
di selezione prenatale per finalità sociali euge- lettivo per ridurre il fardello genetico del patri-
netiche. Il timore di tali implicazioni è percepi- monio ereditario va contro ogni legge evoluti-
to ovunque, sia tra gli scienziati che nell’opi- va capace di garantire la selezione naturale e
nione pubblica, e non mancano le obiezioni a la «diversità genetica», che hanno consentito
un approccio incapace di garantire un’adegua- all’uomo di adattarsi nel tempo ai cambia-
ta tutela dell’individuo umano e dei suoi diritti. menti ambientali. A ciò si deve aggiungere che
Estremamente debole appare la giustificazio- alcune «mutazioni» genetiche – come la muta-
ne etico-scientifica dei metodi utilizzati per zione del gene della corea di Huntington – si
perseguire gli obiettivi della nuova eugeneti- ripropongono spontaneamente e sistematica-
ca: il diritto di ogni individuo a una vita di qua- mente nella popolazione. Soprattutto nei pae-
lità e un impegno doveroso al miglioramento si sviluppati, in cui l’età media riproduttiva è
della specie, eliminando le malattie ereditarie in costante crescita – facendo aumentare pro-
che ancora affliggono l’umanità. porzionalmente il rischio di alterazioni geneti-
In particolare, sotto il profilo scientifico, l’o- che nei nascituri – il peso delle mutazioni
biettivo della selezione prenatale dei soggetti ostacola gli sforzi delle politiche eugenetiche.
tarati si fonda sull’idea che le malattie siano il A livello familiare, poi, l’aborto di un feto por-
risultato dei geni e dell’ambiente e che di fron- tatore di un gene recessivo di una malattia, se-
te all’impossibilità di controllare i condiziona- guito dal tentativo di avere altri figli, può riflet-
menti ambientali, l’unica maniera per preveni- tersi in un incremento della frequenza del trat-
re le malattie sia quella di identificare le predi- to recessivo nelle generazioni successive. Così
3852
VOLUMIfilosofia.book Page 3853 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Euler


come l’aborto selettivo dei feti maschi affetti scriminando coloro che sono colpiti dalla ma-
da patologie legate al cromosoma X, come lattia: un fattore nient’affatto trascurabile nel-
l’emofilia A, conduce a un numero maggiore di le società moderne, costruite su sistemi de-
nascite di femmine portatrici sane delle mede- mocratici fondati sul rispetto della dignità e
sime patologie, che avranno così più ampie dei diritti umani di ciascun individuo.
possibilità di essere diffuse nelle generazioni G. Gambino
successive. BIBL.: F. GALTON, Hereditary Genius, London 1869; F.
Sotto il profilo etico, il tentativo di cercare una GALTON, Inquiries into the Human Faculty, London
spiegazione scientifica delle tare genetiche è 1883; F. GALTON, Eugenics: Its Scope and Aims, in
viziato dal fatto di essere sostenuto da ideolo- «Sociological papers», 1 (1905), pp. 45-50, 78-79; K.
gie che presuppongono un’«eliminazione si- BINDING - A HOCHE, Die Freigabe der Vernichtung le-
stematica», «programmata», «politicamente e bensunwerten Lebens: ihr Mass und ihre Form, Leipzig
1920; B. RUSSELL, Marriage and Morals, London
socialmente legittimata di esseri umani», nel-
1952, tr. it. di G. Tornabuoni, Matrimonio e morale,
la maggior parte dei casi motivata da ragioni e Milano 1993; E. WILSON, Sociobiology: The New Syn-
pressioni di origine economica (etica utilitari- thesis, Cambridge (Massachusetts) 1976, tr. it. di A.
sta). Ciò, inoltre, ha serie implicazioni che ri- Suvero, Sociobiologia. La nuova sintesi, Bologna
guardano: 1) l’atteggiamento verso il soggetto 1979; A. WALSH, Biosociology. An Emerging Para-
concepito, vittima dell’intervento eugenetico; digm, Westport (Connecticut) 1995; M. LAPPÉ, Euge-
2) il comportamento della coppia con riguardo nics: Ethical Issues, in W. REICH (a cura di), Encyclope-
al significato della propria «salute procreati- dia of Bioethics, New York 19952, pp. 770-776; D. CAL-
va», che si traduce nella ricerca del figlio «sano LAHAN, False Hopes, New York 1998, tr. it. di R. Rini,
a tutti i costi» (eugenetica preventiva); 3) la re- La medicina impossibile. Le utopie e gli errori della me-
sponsabilità della società nella definizione di dicina moderna, Milano 2000; J. HABERMAS, Die
leggi e programmi sanitari centrati sulla liber- Zukunft der menschlichen Natur, Frankfurt am Main
tà riproduttiva individuale e sulla «salute per- 2001, tr. it. a cura di L. Ceppa, Il futuro della natura
umana. I rischi di una genetica liberale, Torino 2002;
fetta». Il termine – tuttora in uso nella cultura
G. GAMBINO, Diagnosi prenatale. Scienza, etica e diritto
eugenetica – di «lebensunwerte Leben» («vite a confronto, Napoli 2003.
prive di valore vitale»), coniato nel 1920, sot-
tende una riduzione del significato e del valore
EULER, LEONHARD. – Matematico e fisico
Euler
intrinseco della dignità e della vita umana in
svizzero, n. il 15 apr. 1707 a Basilea, m. il 18 ott.
funzione di una ricercata salute del singolo e 1783 a Pietroburgo.
della specie, dove il concetto di salute si dilata
Avviato agli studi di teologia, conobbe a Basi-
fino a ricomprendere un indefinito benessere
lea Giovanni Bernoulli e i suoi figli Nicola e
del soggetto e di chi deve prendersi cura di lui. Daniele, e si volse alla carriera scientifica.
In tal senso, infatti, la selezione dei concepiti Chiamato nel 1727 all’accademia di Pietrobur-
malformati trova spesso sostegno in un ambi- go, v’insegnò fisica (1730-33) e successiva-
guo «pietismo» finalizzato a non mettere al mente matematica superiore. Pubblicò a Pie-
mondo un infelice, che, privato dell’esistenza, troburgo nel 1736 la Mechanica, sive motus
verrebbe risparmiato da una vita di handicap e scientia analytica exposita, e nel 1739 il Tenta-
di sofferenze. Va anche considerato che l’euge- men novae theoriae musicae (le cui teorie sono
netica presuppone un impiego sistematico oggi riprese da compositori contemporanei).
delle informazioni genetiche dell’individuo Nel 1741 si recò a Berlino, accogliendo l’invito
adulto e del soggetto concepito, violando la li- di Federico II, e nel 1744 fu eletto direttore del-
bertà del singolo e della coppia di non cono- la classe di scienze matematiche dell’accade-
scere le condizioni genetiche proprie e della mia. Ritornò a Pietroburgo nel 1766. Lasciò ol-
prole (diritto di non sapere). tre un migliaio di scritti, di cui molti non pub-
Il problema dell’eugenetica, pertanto, è mora- blicati. Dal 1915 è stata iniziata la pubblicazio-
le, giuridico e antropologico, poiché non solo ne (Lipsia-Berlino-Zurigo) dell’Opera omnia
incide sul significato della procreazione e del- sub auspiciis Societatis Scientiarum naturalium
la genitorialità, distorcendone il senso all’in- Helveticae, impresa terminata nel 1983 con la
terno di un orizzonte «consumistico» e pro- comparsa del settantacinquesimo volume;
duttivo, ma anche perché utilizza il progresso (per l’elenco completo delle opere di Euler: G.
biomedico selezionando la vita umana e di- Enerström, Verzeichnis der Schriften Leonhard
3853
VOLUMIfilosofia.book Page 3854 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Euler ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Eulers, n. mon. «Jahresbericht der deutschen delle affermazioni scientifiche va commisurata


Mathematiker-Vereinigung», 4 [1910], 1). in base alle leggi del moto stabilite dalla mec-
Euler diede contributi essenziali a tutte le canica: tali leggi postulano i concetti di spazio
branche della matematica contemporanea: e di tempo assoluto, senza cui non sarebbe
dall’algebra alla teoria dei numeri (studi sui formulabile la legge di inerzia; le critiche me-
numeri primi); dall’analisi infinitesimale (fra- tafisiche rimangono senza presa finché il me-
zioni continue, serie, funzioni omogenee, inte- tafisico non riesca a costituire un sistema di
grali elittici, problemi isoperimetrici) alla geo- meccanica, sostituendo ai concetti spazio-
metria e alla trigonometria, di cui fondò su temporali della scienza i propri concetti spa-
nuove basi la teoria delle funzioni circolari, al- zio-temporali. Lo spazio non è per Euler – che
la geometria analitica e alla geometria infini- polemizza contro Wolff e i wolffiani, tendenti a
tesimale. Il Methodus inveniendi lineas curvas ricavare le basi della fisica da principi metafi-
(Lausannae-Genevae 1744), l’Introductio in sici – una semplice astrazione, né la sua natura
analysim infinitorum (ivi 1744), le Institutiones è data dall’osservazione sensibile: lo spazio è
calculi differentialis (Berolini 1755) furono per lo spazio geometrico, e la geometria che per-
decenni testi classici in tutta Europa. Come la mette la conoscenza fisica non è una pura chi-
maggior parte dei matematici settecenteschi, mera (merus mentis conceptus). Lo spazio ha
anche Euler non approfondì l’analisi logica di una certa specie di realtà, sebbene non rientri
molti concetti fondamentali (numeri relativi, in nessuna delle classi in cui i filosofi distin-
immaginari, infinitesimo ecc.), giustificando- guono gli esseri reali. Benché Euler non deter-
ne pragmatisticamente l’uso. mini positivamente la natura dello spazio in
Tra gli scritti di Euler alcuni sono dedicati spe- modo definito, l’importanza della sua conce-
cificatamente ad argomenti filosofici: tra essi, zione è evidente per l’esplicita affermazione
oltre all’opera più nota le Lettres à une princesse dell’indipendenza dei concetti scientifici dalla
d’Allemagne sur quelques sujets de physique et de «tutela» filosofica e per l’apertura del proble-
philosophie (Saint Petersbourg 1768-72, 3 voll., ma di un’oggettività scientifica libera dagli
tr. it. di G. Cantelli, Lettere a una principessa te- schemi ontologici tradizionali.
desca, Torino 1958), indirizzate alla principessa Significato analogo ha anche la polemica, nel-
di Anhalt-Dessau, tra le quali hanno particola- le Lettres (cit.) e nelle Institutiones calculi diffe-
re rilevanza filosofica le lettere nn. 80-137; rentialis (cit.), contro la concezione monadolo-
confutazione dell’idealismo berkeleyano; in- gica, che egli critica nell’interpretazione wolffia-
sostenibilità di una separazione originaria di na, tendente all’atomismo: tale concezione
mondo esterno e interno, di oggetto e sogget- rende infatti incomprensibili i presupposti
to; libertà dello spirito umano – ricordiamo dell’analisi, qual è quello dell’infinita divisibi-
l’orazione per il conseguimento del grado di lità. Anche la matematica non rientra per Euler
«magister» all’università di Basilea (8 giugno nelle classificazioni tradizionali, poiché non è
1724), nella quale si stabilisce un confronto tra riducibile alla sfera del sensibile e non è nem-
la filosofia di Descartes e quella di Newton; la meno opera dell’intelletto puro. Significativi
Rettung der göttlichen Offenbarung gegen die En- in tal senso sono i riferimenti, altamente am-
twürfe der Freigeister (Berlin 1747; in polemica mirativi, di Kant alle idee euleriane (cfr. Ver-
contro la «populär-Philosophie» usante termini such den Begriff der negative Grössen in die Welt-
della nuova fisica in funzione anticristiana); le weisheit einzuführen, Berlin 1763, in Immanuel
Réflexions sur l’espace et le temps (in «Mémoir de Kants Werke, vol. 2, Berlin 1942, p. 206, a cura
l’academie des sciences de Berlin», 4, 1748, di E. Cassirer, in collaborazione con H. Cohen
pp. 324-333). Hanno inoltre importanza filoso- et al., Berlin 1912-22, rist. 1973, 11 voll., tr. it.
fica numerose pagine delle sue opere scienti- di R. Assunto, Tentativo per introdurre nella filo-
fiche: tali sono, p. es., le pagine della Mechani- sofia il concetto delle qualità negative, in Scritti
ca (op. cit.) e della Theoria motus corporum soli- precritici, Bari 1953, e De mundi sensibilis atque
dorum seu rigidorum ex primis nostrae cognitionis intellegibilis forma et principiis dissertatio, Berlin
principiis stabilita (Rostock - Greifswald 1765), 1770, in Immanuel Kants Werke, vol. 2, cit., p.
in cui si discutono lo spazio e il tempo assoluti. 932, tr. it di A. Lamacchia, La forma e i principi
Le obiezioni metafisiche contro tali concetti del mondo sensibile e del mondo intelligibile: dis-
non hanno per Euler – che vuol bandire la me- sertazione del 1770, Milano 1995). In logica for-
tafisica dalla fisica – alcuna efficacia. La verità male, riprendendo l’uso, già proprio, p. es., del
3854
VOLUMIfilosofia.book Page 3855 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eunomia


Vives, di rappresentazione geometrica dei sil- tury A.D. Studies in Ennapius of Sardis, Leeds 1980
logismi mediante intersezione di cerchi, Euler (con bibl.); R. GOULET, s.v., in Dictionnaire des Philo-
legò il proprio nome a tali diagrammi. sophes Antiques, Paris 2000, pp. 310-324.
F. Barone
BIBL.: A. SPEISER, Leonhard Euler und die deutsche Phi- EUNOMIA (dal gr. eujnomiva, «buona legge»,
Eunomia
losophie, Zürich 1934; M. JENNI (a cura di), Leonhard «buon governo»). – Personificata come divini-
Euler, 1707-1783. Beiträge zu Leben und Werk, Ba- tà fin dalla religione greca più antica e consi-
sel 1983; C. HAKFOORT, Optics in the Age of Euler, derata principio di ordine naturale e cosmico,
Cambridge 1995; E.A. FELLMANN, Leonhard Euler, p. es. nella filosofia orfica, l’eunomia nella po-
Hamburg 1995; D.W. WILLIAM, Euler. The Master of esia gnomica più antica è assunta come sim-
Us All, Washington 1999; D.C. SRISHTI, Leonhard Eu- bolo della giustizia concorde dei cittadini e
ler. Lettres à une princesse d’Allemagne, Lausanne dell’equa distribuzione dei beni (cfr. la celebre
2003. antitesi eujnomiva-dusnomiva in Solone, Elegie, 3
d, 30 ss.).
EUNAPIO (Eujnavpio"). – Retore e storico gre-
Eunapio In Platone l’eunomia è definita (Def., 413 e) «ub-
co, vissuto tra il IV e V sec. d. C.; originario di bidienza a leggi buone e serie» e considerata
Sardi nella Lidia, appartenente a famiglia ricca non tanto come bontà della legge in sé quanto
e socialmente elevata, si educò ad Atene e in come atteggiamento di ubbidienza del cittadino
Egitto, essendo introdotto al culto dei misteri alle leggi (Leg., XII, 960 d), ed è identificata con
eleusini. Aderì all’indirizzo filosofico del neo- lo stato ideale (cfr. la descrizione in Tim., 24 d),
platonismo, e, ostile al cristianesimo, appog- cosicché viene a coincidere con l’eudaimonia
giò il progetto dell’imperatore Giuliano di re- (Leg., XI, 927 b: povli" eujnomou'sa eujdaimonei'). In
staurare il paganesimo. Aristotele l’eunomia è ulteriormente inquadrata
A completamento di quella redatta da Publio nella vita della povli": partendo dall’identità leg-
Erennio Dessippo (III sec. d. C.), compose con ge-ordine (novmo"-tavxi"), Aristotele definisce
metodo annalistico una Storia che, iniziando l’eunomia in base all’ordine (Pol., 1326 a: «La
con l'imperatore Claudio II (270), arriva ai pri- legge è ordine, e di conseguenza l’eunomia è
mi anni del sec. V. Di grande interesse ed utili- buon ordinamento»), e insiste sui due elementi
tà sono le sue Vite di sofisti, filosofi e retori, costitutivi di questa, l’uno soggettivo e l'altro
per le informazioni che recano sugli esponenti oggettivo. «L’eunomia non consiste nell’esserci
del neo-platonismo posteriore a Plotino. buone leggi e nel non esser seguite: per questo
G.F. Pagallo bisogna credere che c’è una prima eunomia,
BIBL.: ediz.: per i frr., dopo C. MÜLLER, Fragmenta Hi- l’ubbidire alle leggi in vigore: l’altra è l’essere
storicorum graecorum, 5 voll., París 1841-70, IV, 7 ss. buone le leggi alle quali ci si attiene» (ibi, 1294
e W. DINDORF, Historici graeci minores, vol. I, pp. 201 a); i cardini dell’eunomia sono il bene e il male,
ss., v. R.C. BLOCLEY, The Fragmentary Classicising Hi- la virtù e il vizio (ibi, 1280 b). Nello stoicismo
storians of the Later Roman Empire. Ennapius, II, Li- l’eunomia, con un’immagine evidentemente at-
verpool 1983. Le Vite dei Sofisti, in: J.-F. BOISSONADE, tinta dalla vita politica, è attribuita come qualità
Philostratorum, Eunapii, Himerii reliquiae, Paris essenziale alla divinità immanente (H.F. von
1849. Ma v. ora I. GIANGRANDE (a cura di), Eunapii Vi- Arnim, Stoicorum veterum fragmenta, vol. II, Lip-
tae sophistarum, Roma 1956. siae 1903, p. 315).
Studi: V. CHRIST - W. SCHMIDT, Geschichte der griechi- G. Garuti
schen Literatur, II, München 19266, pp. 1034 ss.; W. BIBL.: per la parte religiosa, cfr. Eunomia, in H. RO-
SCHMIDT, s. v., in A. PAULY, Real-Encyklopädie der klas- SCHER (a cura di), Ausführliches Lexikon der griechi-
sischen Altertumswissenschaft, a cura di G. Wissowa schen und römischen Mythologie, vol. I, Leipzig 1884-
VI, coll. 1121 ss.; G. GIANGRANDE, Contributi ad una 90, coll. 1404-1405; Eunomia, in A. PAULY - G. WIS-
edizione delle «Vitae sophistarum» di Eunapio, in «Atti SOWA (a cura di), Realencyclopädie der classischen Al-
dell' Accademia Nazionale dei Lincei, Rendiconti tertumswissenschaft, vol. VI, t. 1, Stuttgart 1991, coll.
della Classe di Scienze Morali», 1954, pp. 309-328; 1129-1131; per il suo significato iniziale e giuridico,
R. GOULET, Sur la chronologie de la vie et des œuvres cfr. V. EHRENBERG, Eunomia, in A. RZACH, Charisteria.
d’Eunape de Sardes, «Journal of Hellenic Studies», Alois Rzach zum achtzigsten Geburtstag dargebracht,
100 (1980), pp. 60-72 [sed contra: TH.M. BANCHICH, Reichenberg 1930, pp. 16-29; J.L. MYRES, Eunomia,
On Goulet’s Chronology of Ennapius, «Journal of Hel- in «The Clergy Review», 1947, pp. 80-82; per il valore
lenic Studies», 107 (1987), pp. 164-167]; R.J. PENEL- soggettivo del termine, cfr. A. ANDREWES, Eunomia,
LA, Greek Philosophers and Sophists in the Fourth Cen- in «The Classical Quarterly», 1938, pp. 89-102. Per

3855
VOLUMIfilosofia.book Page 3856 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eunomio ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

Aristotele si veda anche W.D. ROSS, Aristotle, Lon- logia si ricollegano alla filosofia del linguaggio
don 1923, tr. it. di A. Spinelli, Aristotele, Milano esposta nel Cratilo platonico, come notò già
1982. Per un dibattito più recente in materia, cfr. P. san Gregorio Nisseno. Non pare invece giusti-
ALLOTT, Eunomia: New Order for a New World, Oxford ficata l’accusa, mossa da questi a Eunomio, di
2001. derivare i propri errori dalla dialettica aristote-
➨ EUDAIMONIA. lica di cui pure era un ottimo conoscitore (che
Gregorio chiama kakotecniva).
EUNOMIO. – Discepolo dell'ariano Aezio e
Eunomio M. Colpo
capo, dopo la morte di costui, degli ariani BIBL.: C. R. W. KLOSE, Geschichte und Lehre des Euno-
estremisti («anomei» o «eunomiani»), n. in mius, Kiel 1833; E. CORSINI, La polemica contro Euno-
Cappadocia, m. nel 395 ca. mio e la formazione della dottrina Cristologica sulla cre-
Dei suoi scritti, molto stimati dai seguaci e azione in Gregrorio di Nissa, Milano 1981; cfr. Diction-
fonte principale per conoscere le teorie della naire des Philosophes Antiques, publié sous la direc-
fazione, si è salvato dai ripetuti editti imperiali tion de R. Goulet, Paris 1989 ss., vol. III, pp. 324-333;
di proscrizione solo il breve ´Apologetikov" cfr. F. PILLONI, Teologia come sapienza di fede: teologia
(del 360; in J.P. Migne [a cura di], Patrologiae e filosofia nella crisi ariana del IV sec., Bologna 2003.
Graecae, 30, coll. 835-68) confutato da san Ba-
silio (Adversus Eunomium); frammenti della re- EUPRAGIA
Eupragia - - EUPRAXIA (gr. eujpragiva, euj-
plica di Eunomio, ÔUpe;r th'" ajpologiva" ajpolo- praxiva «azione buona»). – Normalmente que-
giva (del 378), sono giunti nella confutazione sti termini furono usati nel senso generico di
fattane da san Gregorio di Nissa (Contra Euno- «successo, buona riuscita» (Pindaro, Olimpi-
mium), in 1211 (in op. cit., 45, coll. 247-464. che, VIII 14; Erodoto, Storie, VIII 54). Ma i vari di-
909-1122; cfr. ibi, coll. 571-616 frammenti di al- scepoli di Socrate sostennero concordemente
tro scritto contro Basilio): una Professione di fe- che, nell’agire umano, il vero successo consi-
de (“Ekqesi" pivstew") a Teodosio faceva parte ste nel comportarsi virtuosamente; quindi in
di quest'opera (ibi, coll. 476 ss.). Senofonte troviamo eupragia nel senso di
La base della teologia eunomiana è il concetto «azione moralmente buona» (Memorabili, III,
di ajgennhsiva «innascibilità» dell’oujsiva divina, 9, 14) e come tale considerata l’attività princi-
di fatto equivalente alla medievale «aseità»; pale dell’uomo. Analogamente in Platone ha
Eunomio ne derivava, non distinguendo in Dio l’eupragia (Euthyd., 281 b) considerata come il
fra natura e persona, che il Figlio (come geni- frutto del saper usare rettamente i propri beni,
tus) non ha la natura divina. Avendo inoltre indica l’agire morale; e così in Aristotele si indi-
pensato questa ajgennhsiva come concetto ra- ca con eupragia l’azione buona (Eth. Nic., 1139
dicale di quanto si può dire di Dio, e cioè come a 34, b 3) e il fatto che l’azione morale sia fine a
«essenza metafisica» di Dio (appunto come se stessa e non serva ad altro da sé. In questo
certi scolastici la porranno nell'aseità), si spin- senso eupragia è sinonimo di kalón. Questo ter-
se fino ad affermare che ajgennhtov" ci dà di Dio mine non viene ripreso nelle scuole ellenisti-
un concetto non analogico ma proprio, nel che: per gli stoici l’azione retta viene usualmen-
senso non solo di «esclusivo», ma di «perfet- te chiamata katórthoma e non eupragia.
tissimo». Le altre denominazioni divine per G. Garuti - C. Natali
Eunomio sono soltanto soggettive, katVejpivno- BIBL.: R. SIMETERRE, La théorie socratique de la vertu-
ian. Egli fonda, o almeno giustifica, tale posi- science selon les «Mémorables» de Xénophon, Paris
zione con un rigido nominalismo, secondo il 1938; C. NATALI, L’action efficace, Louvain-La-Neuve
quale i concetti esistono solo nei suoni profe- 2004, pp. 87 ss.
riti; in seguito alla critica di Basilio, ammise gli
enti di ragione. Solo Dio può dare agli esseri il EURASISMO (eurasism; Eurasismus; eurasi-
Eurasismo
loro vero nome, che ne indica l'essenza; egli sme; eurasismo). – Movimento storiosofico rus-
insegnò i nomi ad Adamo, e li «semina» nei so, sorto dopo il 1920 ed elaborato da un grup-
suoi discendenti. A questo tradizionalismo si po di pensatori e studiosi in esilio (principal-
unisce forse nel pensiero eunomiano l'innati- mente N.S. Trubeckoj, P.N. Savickij, L.P. Karsa-
smo delle idee, ma non si può affermarlo con vin, V.N. Nikitin, G.V. Vernadskij, D. Svjatopolk
sicurezza, mancando elementi sufficienti per [Petrovich] Mirskij e altri).
delineare il rapporto che Eunomio poneva tra Movendosi su un piano già ben definito negli
nomi e idee. Parecchi punti di questa gnoseo- scritti di N. Danilevskij e di K. Leont’ev, i pro-
3856
VOLUMIfilosofia.book Page 3857 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Euripide


motori dell’eurasismo vedevano la Russia co- canti (405, postuma). Abbiamo poi un dramma
me un mondo a sé, diverso anzi opposto satiresco, il Ciclope, e frammenti di altri dram-
all’Europa, come un immenso spazio di nuove mi, spesso in misura cospicua (così per l'Issipi-
e sconfinate possibilità storiche, un vero «con- le, da un papiro di Ossirinco). Nonostante
tinente-oceano», che, e geograficamente e l'ampia produzione, Euripide vinse l’agone
storicamente, non appartiene né all’Europa, tragico solo 5 volte, di cui una post mortem.
né all’Asia, ma forma un «terzo mondo»: l’Eu- Vari autori antichi lo qualificano «filosofo del-
rasia. Questo mondo, che in definitiva si iden- la scena», per la presenza nei drammi di mas-
tifica assai agevolmente con l’impero russo, sime echeggianti il pensiero presocratico e so-
dovrebbe, secondo gli «eurasisti», trovare ca- fistico e di dibattiti configuranti un «teatro
tegorie nuove per la sua futura affermazione delle idee», spesso controcorrente e, soprat-
storica. Tali categorie dovrebbero scaturire tutto in sede religiosa, tali da valergli una dif-
dalla profondità della coscienza russo-orto- fusa, costante nomea di ateo (cfr. M. Winiarczik,
dossa e segnare i confini d’una nuova cultura, Bibliographie zum Antike Atheismus, in «Elen-
«che, non essendo né europea, né una delle chos», 10, 1989, pp. 24-54). In sede filosofica si
asiatiche, né la somma meccanica dell’una e sono esaminati (W. Nestle) i suoi rapporti,
delle altre», dovrebbe rilevarsi per l’appunto biografici e culturali, coi Presocratici (Anassa-
come «una particolare e specifica cultura eura- gora ed Archelao, ma anche Eraclito, Empedo-
siana». In realtà poi gli eurasisti finivano, pro- cle, Democrito, Ippocrate, Erodoto), con So-
prio per quel loro iniziale distacco dall’Europa, crate, Platone ed i sofisti. Rapporti problema-
con il pensare la vita e la cultura russa legate tici con l’orfismo, improntati ad una critica alla
più intimamente al mondo asiatico che a quel- tradizione religiosa civica, sono attestati dalle
lo europeo. Baccanti e da brani dell’Ippolito; rapporti con la
L. Gancikov parrhesìa socratica (M. Foucault) risultano da
BIBL.: N.S. TRUBECKOJ, Europa i celovecestvo (L’Europa varie tragedie, e con la retorica sofistica da
e l’umanità), Sofia 1920; N.S. TRUBECKOJ, Evrazijstvo. Troiane (914-918) ed Ecuba (251-295; 786-745;
Opyt sistematiceskogo izlozenija (Eurasismo. Saggio 1188-1237; Conacher e Nussbaum). Una rifles-
d’esposizione sistematica), Paris 1926; D.S. MIRSKIJ, sione sul valore della percezione sensibile
A History of Russia, London 1927; R. SAVICKIJ, Rossija emerge dall’Elena, sul rapporto fra nòmos e
osobyj geograficeskij mir (La Russia: un particolare physis da Ecuba, Supplici, Eraclidi e, nella forma
mondo geografico), Praha 1927; E. LO GATTO, Europa di un’opposizione fra istinto naturale ed em-
e Russia nella storia e nel pensiero russo, in Pagine di pietà razionalistica, da Baccanti 873 ss. Inte-
storia e di letteratura russa, Roma 1928; G.V. VERNA-
ressante, nell’Ippolito, il sondaggio delle diver-
DSKIJ, Nacertanie russkoj istorii (Disegno della storia
se forme, spesso confliggenti e problematiche,
russa), parte I, Clamart 1928; G.V. VERNADSKIJ, Saggio
della storia dell’Eurasia, New Haven 1929; N. WERTH, assunte da saggezza e virtù (Conacher).
Histoire de l’Union soviétique, Paris 1999, tr. it. di M.R. L. Napolitano
Baldi, Storia della Russia nel Novecento: dall’impero BIBL.: Vita, fonti, storia del testo: D. KOVACS, Euripi-
russo alla comunità degli stati indipendenti 1900- dea, «Mmemosyne», Suppl. 132, Leiden 1994, pp. 1-
1999, Bologna 2000. 141; M. VALGIMIGLI, s. v., in «Enciclopedia Italiana»,
35 voll., Milano-Roma 1929-37, XIV, pp. 574-578
EURIPIDE (Eujripivdh"). – Figlio di Mnesar- (con bibl.); Edictio princeps, I. LASCARIS, Firenze 1496.
Euripide
Testo: G. MURRAY, 3 voll., Oxford 1902; F.M. PONTANI,
chide mercante, nato a Salamina nel primo an-
3 voll., Roma 1977; J. DIGGLE, 3 voll., Oxford 1981-94;
no dell'Olimpiade 74 (485-84 a. C.; cfr. Marmo
Frr. H. NAUCK, Tragicorum Graecorum Fragmenta, Li-
pario, A 50), morto a Pella, in Macedonia, fra psiae 18892, pp. 361-716; H. V. ARNIM, Supplementum
407 e 406. Euripideum, Bonn 1913; C. AUSTIN, Nova Fragmenta
A suoi maestri si ricordano Anassagora, il fisi- Euripidea in papyris reperta, Berlin 1968; F. JOUAN - H.
co Archelao e i sofisti Protagora e Prodico. 17 VAN LOOY, Fragments. Euripide 1re partie: Aigeus-Au-
– su oltre 90 probabili – le tragedie pervenute- tolykos, Paris 1998. Scolii: E. SCHWARTZ, 2 voll., Berlin
ci: Alcesti (438), Medea (431), Ippolito (428), 1887-91 (1966).
Eraclidi (427 [?]), Andromaca (424 [?]), Ecuba Studi: P. DECHARME, Euripide et l’esprit de son théatre,
(423 [?]), Supplici (422 [?]), Ione (418), Troiane Paris 1893, max pp. 25-58 (Bruxelles 1966); A.W.
(415), Ifigenia in Tauride (414), Elettra (413), VERRALL, Euripides the Rationalist, London 1895; W.
Elena (412), Eracle furente (410 [?]), Fenicie (tra NESTLE, Euripides: der Dichter der Griechischen
410 e 408), Oreste (408), Ifigenia in Aulide e Bac- Aufklärung, Stuttgart 1901 (Aalen 1969); U.V. WILA-

3857
VOLUMIfilosofia.book Page 3858 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Euristica ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

MOWITZ-MOELLENDORF, Die griechische Tragödie und oltre misura. Nella riflessione sul rapporto tra
ihre drei Dichter, Berlin 1923; W. ZÜRCHER, Die Dar- enti matematici e mondo fisico, Eurito esten-
stellung des Menschen im Drama des Euripides, Basel deva agli enti stereometrici del mondo organi-
1947; D.J. CONACHER, Euripidean Drama: Myth, The- co la dottrina pitagorica per cui ogni figura
me and Structure, Toronto 1967; D.J. CONACHER, Eu- geometrica può essere identificata con il nu-
ripides and the Sophists. Some Dramatic Treatments of mero minimo di punti necessari a definirla
Philosophical Ideas, London 1998; G. PADUANO, La for-
(per Speusippo, 2 per la linea, 3 il triangolo, 4
mazione del mondo ideologico e poetico di Euripide, Pisa
la piramide): Eurito riteneva che un tale nume-
1968; G. PADUANO, Il nostro Euripide, l’umano, Pisa
1986; V. DI BENEDETTO, Euripide: teatro e società, Tori- ro esistesse anche per l’uomo e le piante, e
no 1971; O. LONGO (a cura di), Euripide: letture criti- coincidesse con un numero di punti atto a de-
che, Milano 1976; P. BURIAN (a cura di), Directions of scrivere quel dato ente (l’uomo ad esempio) e
Euripidean Criticism, Durham 1985; M.C. NUSSBAUM, nessun altro. Tale numero, come d’uso, veniva
La fragilità del bene. Fortuna ed etica nella tragedia e rappresentato mediante dei sassolini, che per-
nella filosofia greca, tr. it. Bologna 1996, pp. 711-758; mettevano di disegnare la figura in questione.
CH. SEGAL, Euripides and the Poetics of the Sorrow, Aristotele (Metaph.,1092 b 8) riferisce di Eurito
London 1993; M. FOUCAULT, Discorso e verità nella criticando il modo in cui i pitagorici dicevano i
Grecia antica, tr. it. a cura di J. Pearson, Introduzione numeri cause delle sostanze e dell’essere. Due
di R. Bodei, Roma 1996, pp. 15-49; E. HALL - F. MA- erano le possibili risposte: una ricorreva al
CINTOSH - O. TAPLIN, Medea in Performance 1500- concetto di consonanza di numeri intesa come
2000, Oxford 2002. logos (rapporto), l’altra ai numeri come limiti
(o{roi): così Eurito. Riferiscono della sua dottri-
EURISTICA (dal gr. euJrivskw «cerco, indago,
Euristica na anche Teofrasto (che dichiara di attingere
trovo»). – È, in generale, l’arte di promuovere e da Archita), e Michele di Efeso (=Pseudo-Ales-
ben condurre la ricerca scientifica e filosofica. sandro) nel commento al passo aristotelico
Il termine è coniato in epoca moderna dal ver- (cfr. H. Diels, Die Fragmente der Vorsokratiker,
bo greco euJrivskw e il suo significato riflette la Berlin 1951-52 9, nr. 45, 3), dove si osserva che,
moderna concezione del sapere che enfatizza assumendo ad es. che il numero dell’uomo sia
la dimensione operativa dell’indagine scienti- 250 e della pianta 360, E. avrebbe riempito con
fica rispetto al primato contemplativo asse- altrettanti sassolini di vari colori la figura cor-
gnato dall’aristotelismo. F. Bacone chiama rispondente, precedentemente disegnata. Si
l’euristica ars inveniendi, rivolta a «ignota de- tratta qui, verosimilmente, di una interpreta-
tergere, non ante cognita recipere aut revoca- zione dell’esegeta.
re» (cfr. De dignitate et augmentis scientiarum, L. Perilli
London 1623, V, 3, tr. it. Della dignità e del pro- BIBL.: M. TIMPANARO CARDINI, Pitagorici, Firenze 19692,
gresso delle scienze, a cura di E. de Mas, Bari 2 voll.; W.K.C. GUTHRIE, A Hisory of Greek Philosophy,
1965, pp. 262-270), in piena conformità a Cambridge, 1962, vol. I, pp. 273-275; A. BÉLIS, Le
un’idea di sapere come «caccia» (venatio), procédé de numération du pythagoricien Eurytos, in
esplorazione di nuovi territori. L’accusa di em- «Revue des études grecques», 96 (1983), pp. 64-75;
pietà, rivolta tradizionalmente al conoscere e A. LAKS, Eurytus in Theophrastus’ Metaphysics, in
alla sfera peccaminosa della curiositas, viene ri- W.W. FORTENBAUGH - R.W. SHARPLES (a cura di),
baltata contro coloro che pervertono l’origina- Theophrastean Studies, New Brunswick - Oxford
ria finalità pratica della conoscenza. Cartesio 1988, pp. 237-243, 250-253.
intreccia la questione della ricerca di un sapere
stabile e fondato al problema del metodo. EUROPA. – È la rivista concepita da Friedrich
Europa
Red. Schlegel nel 1802, l’anno in cui decide di tra-
➨ METODO; SCEPSI; VERITÀ. sferirsi a Parigi. Schlegel comunica a L. Tieck la
decisione di fondare la rivista nel corso di un
EURITO. – Forse di Taranto, pitagorico, se-
Eurito soggiorno di sei settimane a Berlino che pre-
conda metà sec. V - inizio IV a. C., forse disce- cede il suo trasferimento in Francia. Nel corso
polo di Filolao. Platone (per Diogene Laerzio, di questo medesimo viaggio, diretto a Dresda,
Vite dei Filosofi III, 6) li avrebbe incontrati in Ma- Schlegel fa tappa a Lipsia dove incontra e co-
gna Grecia. Nelle poche notizie superstiti, Eu- nosce, alla fiera del libro, l’editore Wilmans
rito è ricordato per un’unica dottrina, relativa che viene guadagnato al progetto. Schlegel è
alla concezione dei numeri, talora banalizzata convinto che la rivista possa incontrare un va-
3858
VOLUMIfilosofia.book Page 3859 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Europeismo


sto pubblico in forza della vastità dei suoi in- Così ripetono anche i suoi «rappresentanti»:
teressi, filosofici, storico-artistici e letterari, l’Europa sarà «veramente» tale quando Atlan-
che viene programmaticamente sostenuta an- tico e Urali verranno «congiunti»... quando sa-
che nella prefazione al primo fascicolo. La rivi- prà «veramente» comprendere in sé l’intero
sta non ha invece un destino fortunato e cessa spazio mediterraneo (quando il mare nostrum
le pubblicazioni con il quarto numero nel diverrà di nuovo un mare tra le sue terre)...
1805. Ciò dipende anche dal fatto che Schlegel quando saprà darsi una «vera» politica estera
deve sorreggere quasi del tutto sulle sue spal- e di difesa comune... quando... Il demone eu-
le l’impresa in quanto viene abbandonato da- ropeo declina al futuro tutti i suoi tempi. E il
gli amici che gli avevano promesso la loro col- futuro è sempre per lui superamento-invera-
laborazione: in particolare Tieck, A.B. Bernhar- mento del presente. Così lo spazio europeo è
di, F.D.E. Schleiermacher, J.G. Fichte, F.A. a geometria variabile; non universo, ma pluri-
Wolf, Hülsen, H. Steffens e J. Ritter. Nella rivi- verso. Tutte le sue frontiere esistono per esse-
sta compaiono tuttavia alcuni importanti con- re oltrepassate. Esse non sono che quella di-
tributi non firmati dello stesso Friedrich Schle- stanza sempre mutevole, incatturabile, che se-
gel tra cui quelli dedicati alla pittura; va inoltre para e unisce i dialoganti e i duellanti. Le parti
citato Letteratura ove viene sottolineata la di Europa sono sempre state «in rete»; esse si
centralità di Fichte e, inoltre, i contributi sulla sono sempre pensate alla luce di polemos-ar-
storia della poesia moderna, esito delle ricer- monia. Ciascuna vive poiché assorbe dall’altra
che schlegeliane presso la Bibliothèque Na- energia e la trasforma. Nessun impero è mai
tionale di Parigi.
riuscito ad aver ragione di questo arcipelago.
F. Vercellone
Europa, dunque, non designa né una realtà fi-
BIBL.: E. BEHLER, Nachwort a Europa, Eine Zeitschrift
sico-geografica, né uno «stato» politico-cultu-
herausgegeben von Friedrich Schlegel bei Friedrich Wil-
mans. Mit einem Nachwort zur Neuausgabe von Ernst rale. Essa è logos, nel senso etimologico del
Behler, Stuttgart 1963; M.E. D’AGOSTINI, La contempo- termine: idea che in sé raccoglie distinti lin-
raneità romantica. Friedrich Schlegel e la poesia euro- guaggi, diverse interrogazioni, e cerca di espri-
pea, Bologna 1999, pp. 115-140: Il paradigma Europa merli. Il logos che è Europa raccoglie-esprime
e la sua rivista. le diverse vie attraverso le quali essa ha cercato
di rispondere all’enigma: «conosci te stesso».
EUROPEISMO
Europeismo (europeanism; Europage- Che una identità l’Europa abbia sempre cerca-
danke; européanisme; europeísmo). – L’«inquieto to, questo può essere messo in dubbio soltan-
cuore» della filosofia è quello di Europa. Poi- to dalle «follie nazionalistiche» che ne hanno
ché l’Europa è próblema – fin dalle origini stes- separato i popoli (ed è Nietzsche a dirlo!). Ma
se del suo nome. Il suo etimo stesso rimane «una» in che senso? Solo di quell’uno si tratta
enigma (vani i tentativi di spiegarlo su base in- che vive nella relazione coi molti. Filosofia, di
doeuropea; esso rimanda al «grande grembo» nuovo. Uno che è ragione, ma insieme storia;
originario mediterraneo; accadico erebu: «occi- teoria che è prassi. Le filosofie «universalisti-
dente, tramonto»; arpu: «tenebra»). Nessuna che» e quelle della pluralità senza logos tradi-
generalizzazione può reggere di fronte alla scono entrambe il senso della ricerca europea
«terrificante» libertà di comportamenti, di for- di identità. La «cura» per la differenza implica
me, di linguaggi, alla precarietà dei rapporti l’eros per il principio che tutte le raccoglie; e il
tra le parti e il tutto, tra statuale e nazionale, principio è vivo perché si «dona» nel manife-
che ne caratterizzano la storia. L’Europa non starsi delle differenze stesse.
ha mai definito i suoi confini all’esterno per- «Europeismo» può esser detto secondo due
ché all’interno la sua figura è perenne meta- accezioni: per indicare ciò che l’Europa appare
morfosi, non tollera determinazione stabile, nella sua essenza, o per affermarne una sorta
radicamento irreversibile. L’Europa è experi- di «primato». Della prima si è già detto. La fi-
mentum: processo, via, pericolo. Non si possie- gura di Europa emerge dalla «età assiale», dal-
de che come meta da raggiungere; qualcosa la grande tempestas che la de-cide da Asia, che
che nel presente è assente. Un iam et nondum. l’utopia di Alessandro non può risanare e che
L’Europa non è, sarà. E così continua a rappre- ad Azio si rinnova e si compie. Certo, né il mito
sentarsi, anche in quest’epoca, si dice, di pie- troiano né la storia di Salamina e Maratona
na secolarizzazione o di compiuto nihilismo. costituiscono assolute separazioni. Con im-
3859
VOLUMIfilosofia.book Page 3860 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Europeismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

magine potente Eschilo raffigura Europa e mente all’interno di una tale prospettiva. An-
Asia come donne belle e divine, «sorelle di che i valori di tolleranza sono sua espressione
sangue, della stessa stirpe». Platone nel Gor- e hanno finito col rifondare e rilegittimare tale
gia affida a giudici di Asia e di Europa il desti- pretesa. E così le idee di «pace perpetua», di
no delle anime dei morti: Radamanto «pese- «repubblica universale» sono grandi «artifici»
rà» quelle che vengono dall’Asia, Eaco quelle dello spirito europeo, prodotti della sua storia
che giungono dall’Europa. Ma l’istanza supre- e del suo diritto, nulla di generalmente «uma-
ma sarà in mano all’asiatico Radamanto! E an- no». È possibile declinarli in modo che essi
cora Aristotele nella Politica è così attento a non assumano il carattere di affermazione del-
non spezzare l’«armonia» tra gli opposti, Euro- la potenza spirituale-politica europea? È possi-
pa e Asia, da affidare proprio agli elleni l’arduo bile, lavorando proprio su quella paradossale
compito della mediazione, del metaxy; non so- identità europea di cui si è parlato, fare del-
lo geograficamente essi occupano la posizione l’europeismo una via aperta di riconoscimen-
centrale, ma anche il loro carattere partecipa to,di accoglienza al di là della ferrea logica del-
di entrambe: essi presentano il coraggio e la lo scambio, di amicizia tra non uguali? Qui si
forza degli europei e l’intelligenza e l’abilità aprono le vie di una ricerca etica e politica, che
nelle arti degli asiatici. La Grecia è l’avampo- non possiamo in questa sede percorrere. Ma
sto di Europa, ma non potrebbe perciò stesso di nuovo la ricerca di sé dell’Europa coincide
immaginarsi se non come con-finis, prossima, con la sua filosofia.
contigua, vicina ad Asia. E tuttavia si tratta di È doveroso e realistico constatare che l’euro-
armonia tra autentici opposti, tanto profonda, peismo politico-pratico rimane ancora del tut-
cioè, quanto difficile, quanto sempre sul pun- to sordo e cieco a tali domande. Come dobbia-
to di spezzarsi. Un topos domina la storia mo pensare ora l’Europa? E a quali possibili
dell’idea di Europa, si può dire fino ai nostri metamorfosi fa segno la sua attuale configura-
giorni: l’Europa è libertà indomabile, parresia, zione? Dopo il secondo conflitto mondiale
discorso che tutto ricerca e interroga; Asia è l’Europa si è pensata essenzialmente come co-
obbedienza docile. La natura servile caratteriz- munità mercantile, economica e finanziaria,
za asiatici e barbari. Essi tendono all’unità in- sulla base di due «pilastri»: la stabilità e l’irre-
differente, all’indistinto, all’assenza di forma versibilità del processo di integrazione. È evi-
definita. La loro bellezza è grandiosa, ma an- dente come essi presuppongano l’idea che la
che s-misurata. La bellezza del greco è la forma comunità stessa sia realizzabile attraverso
perfettamente visibile e comprensibile, che meccanismi semi-automatici, dettati appunto
procede racchiusa nel ritmo, numero, della fi- dalla razionalità economico-amministrativa,
gura. L’uno asiatico divora in sé i molti, quello sottratti all’«occasionalismo» più o meno ar-
greco è effusivum sui; la sua unità è generante, bitrario del politico. Il «politico» ha inaugurato
è physis, è nascimento. E la scienza-filosofia, la l’integrazione europea quasi per scomparirvi
epistéme proprio a questo è chiamata: a com- all’interno. Ed è ben logico che ciò avvenisse,
prendere alla luce dell’origine la molteplicità poiché il «politico» europeo era uscito «suici-
degli enti, a intuire la ousia di ciascuno, ciò che da» dalla guerra civile del XX secolo.
il suo essere veramente è. Analogamente, la L’ibrido di un’Europa in costante progresso
città di Europa non potrà essere immaginata economico e permanentemente debole come
come semplicemente, astrattamente uno; la potenza politica mostra però oggi tutta la pro-
sua stessa radice indica la pluralità e anche, pria intrinseca debolezza. L’europeismo per-
come voleva Vico, il polemos che la abita. Città viene al suo momento critico con l’istituzione
sono confronto, dialogo, scambio, conflitto. Ed della moneta unica: o da qui passa alla sua af-
è questa l’energia (Machiavelli docet) che la fermazione politica, o sarà inevitabile lo stes-
rende forte e la fa crescere. so declino economico. L’asimmetria tra le due
L’insieme di questi elementi produce l’«euro- dimensioni (che poteva reggere durante il con-
peismo» come valore capace di esprimere flitto «freddo» tra i due titani vittoriosi nel
«giustamente» un proprio primato o una pro- 1945) non potrà più a lungo funzionare. La pri-
pria «destinata» supremazia rispetto a quelli ma sfida è come affrontare il «quartetto incon-
di altre culture e civiltà? Non v’è alcun dubbio ciliabile» che domina l’agenda della comunità
che l’europeismo è stato vissuto essenzial- e che l’ingresso dei nuovi soci ha reso ulterior-
3860
VOLUMIfilosofia.book Page 3861 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eusebia


mente arduo dirigere. Si tratta della politica atlantismo, accettazione della supremazia di
monetaria, che dovrebbe essere competenza questa dimensione su qualsiasi altra. Potrem-
esclusiva della Banca Europea, della politica mo ancora parlare di Europa in questo caso?
di bilancio, della politica sociale e del lavoro, Non certo come arcipelago, come armonia e
e, infine, delle politiche regionali (cioè della composizione di distinti, non certo nel senso
sussidiarietà). I «quattro» formano un sistema in cui ne abbiamo parlato all’inizio.
unico, e un «buon governo» costringerebbe a Narra Platone che, prima di affrontare la gran-
«muoverli» insieme. Ma in realtà questo è lun- de sfida che minacciava di sommergerla in
gi dal poter accadere: i nuovi poteri economi- Asia, Atene dovette far fronte alla volontà di
co-finanziari, che hanno maturato di sé un’im- dominio di Atlantide. La terra di mezzo, Ella-
magine di piena autonomia, opereranno per de-Europa, può esser ponte che unisce, medio
bilanci nazionali vincolatissimi, politiche so- armonico, soltanto correndo sempre consape-
ciali e del lavoro estremamente deboli (ne è volmente il rischio di rimanere fagocitata da
testimonianza la cosiddetta costituzione, dove Oriente o da Occidente. L’Europa non è sol-
i temi del welfare sono trattati secondo uno tanto Occidente. I suoi eroi vanno a Occidente
stile «classicamente» liberal-liberista), una guardando sempre là dove sorge il sole. Enea
sussidiarietà di complemento e residuale. non abbandona Troia. Ma lo stesso Colombo
All’opposto, i vecchi poteri politico-statuali, va a Occidente per nostalgia di Oriente. Se
appellandosi alla propria legittimità democra- l’Europa saprà resistere in questa sua duplici-
tica, apriranno varchi sempre più pericolosi tà, rimarrà se stessa. E cioè alla ricerca di sé. Al-
nell’applicazione del «principio fermissimo» lorché penserà di essersi «risanata», di aver
di stabilità. raggiunto una sola stabile, ben piantata, iden-
Ma oltre ancora stanno le decisioni geo-politi- tità, allora finirà non solo ogni sua effettuale
che che l’Europa dovrà assumere. Dalla visione potenza, ma tramonterà per sempre la sua
che l’Europa avrà del futuro ordine internazio- stessa idea.
nale dopo la conclusione definitiva del XX se- M. Cacciari
colo (1989), dipenderanno anche le sue scelte BIBL.: S. MAZZARINO, Fra Oriente e Occidente, Milano
in materia di allargamento, di difesa comune, 1989; J. DERRIDA, L’autre cap suivi de La démocratie
di presenza nelle Nazioni Unite e negli altri or- ajournée, Paris 1991, tr. it. a cura di M. Ferraris, Oggi
ganismi sovranazionali. I problemi economi- l’Europa, Milano 1991; M. CACCIARI, Geofilosofia
co-finanziari potevano ancora (ma oggi già dell’Europa, Milano 1994; H. FRIESE - A. NEGRI - P.
WAGNER (a cura di), Europa politica. Ragioni di una
non più) essere travestiti da questioni tecni-
necessità, Roma 2002; V. CASTRONOVO, L’avventura
che. Questi, invece, sono essenzialmente ed dell’unità europea, Torino 2004; B. DE GIOVANNI, La fi-
esclusivamente culturali-politici. L’Europa as- losofia e l’Europa moderna, Bologna 2004.
sumerà un ruolo e un impegno fattivi per equi-
libri internazionali improntati a una concezio- EUSEBIA (gr. eujsevbeia,«sentimento religio-
Eusebia
ne multi-polare? Oppure per una semplice- so, religiosità», corrispondente al latino pie-
mente multi-laterale? La prima presuppone la tas). – Platone (Def., 412 e), Aristotele (De virt.,
definizione di grandi spazi culturalmente e 5), Crisippo (H. von Arnim, Stoicorum veterum
storicamente omogenei, multi-nazionali, in fragmenta, 4 voll. [l’ult. di indici], Lipsiae 1903-
qualche modo «imperiali», capaci di costituire 24 [rist., Stutgardiae 1964], III, 64) definiscono
appunto polarità effettive. La seconda si basa l’eusebia «giustizia riguardante gli dei».
«semplicemente» sulla consistenza di una re- Spesso i termini (greci) eujsevbeia o eujsebhv" fu-
te di accordi, patti, compromessi tra i soggetti rono usati indifferentemente accanto a o{sio"
statuali in campo. Entrambe le visioni con- («santo»), sebbene quest’ultimo termine ori-
traddicono, comunque, quella unilaterale, ginariamente avesse un senso solamente
egemonica che si è affermata in quell’«altra umano e morale, cosicché nel tardo greco i
Europa» d’Atlantico, e che ha attualmente a due termini furono usati indifferentemente
suo indiscutibile fondamento la forza di una con valore divino e umano. Eusebia definisce
piena, totale vittoria sul suo antico nemico. la religione praticata dai greci, i cui principi
L’Europa potrebbe scegliere di rappresentare fondamentali sono: il riconoscimento della
soltanto l’altra riva della grande isola america- potenza degli dei, che proteggono la città e
na. L’europeismo sarebbe, allora, sinonimo di che ne fondano la legge; un culto che si espri-
3861
VOLUMIfilosofia.book Page 3862 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eusebio di Cesarea ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

me in sacrifici e rituali di divinazione; la sacra- mirazione senza limiti, considerandolo – nella


lità dei rapporti umani di giustizia, quali il prospettiva dell’ontologia esemplaristica pla-
compimento di giuramenti, l’osservanza delle tonica – l’immagine terrena del Logos divino, ar-
prescrizioni tradizionali, il dovere di ospitalità, tefice della realizzazione del regno messianico.
il rispetto dei genitori. Talora, l’eusebia, come La produzione letteraria di Eusebio è vastissi-
nel caso dell’Antigone sofoclea, si pone in ma e si esplica in diversi ambiti, dalla storia
esplicita contrapposizione con la legge della (Chronicon, Historia ecclesiastica), all’apologeti-
polis, adombrando una forma di religione che ca (Praeparatio evangelica, Demonstratio evange-
supera particolarismi sociali e storici. lica, la perduta confutazione del Contra chri-
Il termine, che spesso viene oggi usato per de- stianos di Porfirio in 25 libri), all’esegesi (Ono-
finire la religione pagana o greco-romana for- masticon, Commentarii in Psalmos), alla teolo-
mulata prima del cristianesimo, è messo in gia (De ecclesiastica theologia); essa manifesta
esplicita continuità con la rivelazione in vari un’ampia conoscenza sia della cultura cristia-
passaggi del Nuovo Testamento, in particola- na che di quella pagana, certamente segno di
re, nelle lettere pastorali di san Paolo e nella grande erudizione ma non priva di spessore
seconda lettera di san Pietro, dove costoro teoretico. La parte più interessante della pro-
propongono ai credenti un «nuovo ordine duzione eusebiana è costituita dalle opere
dell’eusebia» (cfr. 1 Tm 3, 7-8, e 6, 11; Ef 4, 1-2, storiche e da quelle apologetiche.
accanto a molti altri passi, che declinano in In ambito storico, l’Historia ecclesiastica, in 10
pratica i fondamenti dell’eusebia). Su questa libri, costituisce la fondazione della storiogra-
linea, ad esempio, si colloca Agostino. Alcune fia cristiana; in essa Eusebio espone, median-
interpretazioni intendono eusebia piuttosto te il ricorso a un apparato documentario va-
come forma di religione neo-pagana alternati- stissimo, le vicende storiche della chiesa dalla
va al cristianesimo, altre propendono per una costituzione delle prime comunità cristiane al-
conciliazione della tradizione religiosa antica la riunificazione dell’impero sotto Costantino,
con un deismo di stampo illuministico. elaborando uno strumento indispensabile per
G. Garuti - M. D’Avenia la nostra conoscenza della situazione ecclesia-
BIBL.: J.D. MIKALSON, Athenian Popular Religion, Cha- stica dei primi tre secoli. La prospettiva inter-
pel Hill-London 1983; AA.VV., Philanthropia kai eu- pretativa secondo la quale Eusebio legge le
sebeia, Göttingen 1993; L. BRUIT-ZAIDMAN, Le commer- fonti a sua disposizione è quella della lotta tra
ce des dieux. Eusebeia: essai sur la piété en Grèce an- verità ed errore, con l’affermazione finale della
cienne, Paris 2001. verità per volere divino e per merito di Costan-
tino: si tratta di una lettura provvidenzialistica
EUSEBIO
Eusebio di Cesarea DI CESAREA. – Scrittore greco della storia, intesa quale susseguirsi di vicen-
cristiano n. a Cesarea di Palestina intorno al de che hanno come attori gli uomini ma come
265 d. C.; fu discepolo di Panfilo, il più dotto regista la volontà di Dio.
allievo di Origene, con il quale compose l’Apo- In ambito apologetico, l’espressione più rile-
logia per Origene e riordinò la biblioteca di Ce- vante della posizione eusebiana è costituita
sarea. Sfuggito alla persecuzione di Dioclezia- dall’unità tematico-letteraria comprendente la
no, nel 313 fu consacrato vescovo della sua cit- Praeparatio evangelica (in 15 libri) e la Demon-
tà natale. Sostenitore della posizione di Ario, stratio evangelica (in 20 libri, di cui ci sono per-
pur non condividendo gli aspetti più radicali venuti solo i primi 10). La Praeparatio è volta a
della dottrina di questi, fu scomunicato nel dimostrare l’irrazionalità della religione paga-
325 dal Sinodo di Antiochia; ma nello stesso na nel suo aspetto mitologico – contro l’inter-
anno fu riabilitato dal Concilio di Nicea, parte- pretazione allegorica che di esso avevano dato
cipando al quale sottoscrisse la condanna di i filosofi – rivendicando la maggiore antichità
Ario e la formula di fede. Tuttavia dopo il Con- e la superiorità della religione ebraica, intesa
cilio Eusebio – che avversò sempre la formula come preparazione al cristianesimo, espres-
dell’oJmoouvsio", ritenendola lesiva della chiara sione della massima razionalità nell’ambito
distinzione tra Dio Padre e il Figlio – continuò della pratica religiosa. Al di là del ricorso ai to-
ad agire in favore di Ario, operando per la de- poi della polemica cristiana contro il paganesi-
posizione dei vescovi sostenitori del credo ni- mo (quali le contraddizioni dei filosofi e la
ceno. Morì verso il 339-340, poco dopo l’impe- dottrina del «furto dei Greci»), l’esposizione
ratore Costantino, verso il quale nutrì un’am- eusebiana si distingue per l’ampio uso di cita-
3862
VOLUMIfilosofia.book Page 3863 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eustrazio di Nicea


zioni da fonti filosofiche pagane (soprattutto ZELLER, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico,
di area platonica), utilizzate come strumento vol. III, t. VI, a cura di G. MARTANO, Firenze 1961, pp.
per confutare la stessa religione pagana. La 67-68 (le sentenze non sanno di neoplatonismo).
Demonstratio polemizza invece con i giudei, al-
lo scopo di dimostrare il valore relativo della EUSTAZIO
Eustazio di Cappadocia(Eujstavqio") DI CAPPADOCIA.
legge mosaica, puramente propedeutica alla – Filosofo neoplatonico (sec. IV d. C.). Ottimo
venuta di Cristo; anche quest’opera si segnala oratore, nel suo insegnamento i temi più pro-
per l’abbondanza della documentazione utiliz- pri della speculazione filosofica cedono il po-
zata, che comprende tutte le profezie dell’An- sto a interessi rivolti verso la teurgia e la de-
tico Testamento interpretabili in rapporto alla monologia. Discepolo di Giamblico, che dedi-
figura di Cristo redentore. La convinzione che cò a lui il De musica, diresse la scuola neopla-
sostiene entrambe le opere è quella che i cri- tonica di Cappadocia quando Edesio passò a
stiani rappresentino una sorta di terza stirpe Pergamo. Tra le lettere dell’imperatore Giulia-
accanto a giudei e greci, la più antica di tutte no l’Apostata si conserva ancora quella che in-
in quanto direttamente collegata ai patriarchi vita Eustazio a recarsi alla corte imperiale
(i veri «ebrei») in virtù della corretta interpre- (Epistola 76). Forse commentò le Categorie di
tazione delle profezie veterotestamentarie, Aristotele (cfr. Elia, Commentario alle Categorie,
che i giudei non hanno compreso e i greci han- 156, 34-35 Busse).
no recepito in modo parziale. La Praeparatio e Red.
la Demonstratio si richiamano così all’Historia BIBL.: W. SCHMID, s. v., in A. PAULY, Real-Encyklopädie
ecclesiastica nel tracciare un quadro delle vicen- der klassischen Altertumswissenschaft, a cura di G.
de umane in chiave cristiana, nel cui ambito la Wissowa, vol. VI, col. 1451; J. PENELLA, Greek Philo-
sophers and Sophists in the Ninth Century A.D., Lee-
storia del mondo è letta come storia della sal-
ds 1990, pp. 53-59; R. GOULET, in Dictionnaire des phi-
vezza dell’uomo peccatore ad opera di Cristo. losophes antiques, III, Paris 2000, pp. 369-378.
M.G. Crepaldi
BIBL.: ediz.: Opera omnia in J.P. MIGNE (a cura di), Pa-
EUSTRAZIO
Eustrazio di Nicea DI NICEA. – N. nel 1050 ca.,
trologiae cursus completus, Series I: [Patres] Ecclesiae
m. nel 1120 ca. Allievo di Giovanni Italo nella
Graecae, 161 voll., in 167 tomi, Paris 1857-66, 1, pp.
scuola di Costantinopoli, fu con i condiscepoli
19-24; quasi tutte le opere sono edite in «Die grie-
chischen christlichen Schriftsteller der ersten drei sottoposto a esame al momento della condan-
Jahrhunderte», Berlin 1897 ss.; alcune (tra cui l’Hi- na del maestro nel 1082 e in quell’occasione
storia ecclesiastica e la Praeparatio evangelica) in sottoscrisse un documento di riprovazione
«Sources Chrétiennes», Paris 1941 ss. delle dottrine insegnate da quest’ultimo, ac-
Studi: H. BERKHOF, Die Theologie des Eusebius von cusato tra l’altro di applicare la dialettica al
Caesarea, Amsterdam 1939; E. DES PLACES, Eusèbe de mistero dell’incarnazione e dell’unione iposta-
Césarée juge de Platon dans la «Préparation évangeli- tica delle due nature di Cristo. Divenuto un
que», in AA. VV., Mélanges de philosophie grecque of- personaggio influente, Eustrazio prese posi-
ferts à Mgr Diès, Paris 1956, pp. 69-77; J. SIRINELLI, Les zione in difesa dell’imperatore Alessio I accu-
vues historiques d’Eusèbe de Césarée durant la période sato di iconoclastia da Leone, metropolita di
prénicéenne, Dakar 1961; R.M. GRANT, Eusebius as Calcedonia, e ottenuto il favore dell’imperato-
Church Historian, Oxford 1980; E. DES PLACES, Eusèbe re, fu nominato metropolita di Nicea. Nel 1111
de Césarée commentateur. Platonisme et Ecriture Sain- Eustrazio difese, come teologo ufficiale di cor-
te, Paris 1982. te, il punto di vista ortodosso riguardo all’uso
del pane azzimo e alla questione del Filioque
EUSEBIO
Eusebio di Mindo (Eujsevbio") DI MINDO. – Neopla- contro l’arcivescovo di Milano Pietro Grosso-
tonico del sec. IV d. C.; fu discepolo di Edesio lano, inviato di Pasquale II; nel 1114 fu accanto
di Cappadocia nella scuola di Pergamo. Gli fu- all’imperatore nella disputa contro il monofi-
rono attribuite (Wittenbach, Mullach) alcune sismo degli armeni. A seguito della circolazio-
sentenze morali conservate nel Florilegium di ne non voluta di due opuscoli scritti in questa
Stobeo. occasione, Eustrazio venne accusato di eresia
Red. e condannato nel 1117, essendogli imputato
BIBL.: W. KROLL, s. v., in A. PAULY, Real-Encyklopädie fra l’altro l’uso eccessivo della dialettica in teo-
der klassischen Altertumswissenschaft, a cura di G. logia; venne riabilitato dopo la sua morte. So-
Wissowa, Stuttgart 1893-1965, vol. VI, col. 1435; E. no testimonianza del suo interesse per la filo-
3863
VOLUMIfilosofia.book Page 3864 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eutanasia ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

sofia, nel solco dell’insegnamento di Giovanni - la soppressione dei «tarati» per ragioni euge-
Italo, commenti al libro II degli Analitici secondi niche e dei «pesi» (Ballastexistenzen) per ragio-
e anche ai libri I e VI (dedicato forse ad Anna ni sociali, così come è stata teorizzata e prati-
Comnena) dell’Etica Nicomachea, questi ultimi cata in Germania durante il Terzo Reich. Da
tradotti da Roberto Grossatesta nella sua sil- questo precedente storico l’eutanasia ha con-
loge di commenti greci, veicolando in Occi- servato un significato sinistro, che rende quasi
dente un’interpretazione cristiana con caratte- impossibile riabilitare la parola;
ristiche neoplatoniche del trattato aristotelico. - la constatazione della morte secondo criteri
P.B. Rossi clinici che possono contrastare con il dato dei
BIBL.: elenco delle edd. degli scritti in E. MARTINI, s. sensi (perdurare di apparenze di vita) o con
v., in A. PAULY et al. (a cura di), Real-Encyklopädie der convinzioni antropologiche (come il dichiarare
klassischen Altertumswissenschaft, Stuttgart 1893- morta una persona quando sia definitivamen-
1965, vol. VI, coll. 1490-1491 e in W. BUCHWALD - A. te distrutta la funzione corticale e permanga
HOHLWEG - O. PRINZ (a cura di), Tusculum-Lexicon solo l’attività del tronco encefalico); sospen-
griechischen und lateinischen Autoren des Altertums dere l’idratazione e l’alimentazione nei casi di
und des Mittelalters, München-Zürich 19822, p. 246. un coma vegetativo permanente è considerato
Su Eustrazio di Nicea: K. GIOCARINIS, Eustratius of per lo più una pratica eutanasica, mentre alcu-
Nicea’s Defense of the Doctrine of Ideas, in «Franciscan ni lo propongono come il comportamento
Studies», 24 (1964), pp. 159-204; A.C. LLOYD, The adeguato a una nuova frontiera di definizione
Aristotelianism of Eustratios of Nicæa, in J. WIESNER (a della morte;
cura di), Aristoteles Werk und Wirkung. Paul Moraux - porre termine deliberatamente alla vita di
gewidmet, vol. II: Kommentierung, Ueberlieferung, una persona, su richiesta esplicita (suicidio
Nachleben, Berlin - New York 1987, pp. 341-351. assistito) o presunta di quest’ultima, in nome
della compassione per chi sta soffrendo in una
EUTANASIA (euthanasia; Euthanasie; eutha-
Eutanasia condizione ritenuta ormai disumana. Questo
nasie; eutanasia). – La semantica di eutanasia è comportamento viene per lo più specificato
complessa: malgrado la sua apparente lineari- come eutanasia attiva.
tà di significato, denota comportamenti diver- La prevalenza di comportamenti che entrano
si relativi alla fine della vita. La situazione è ul- nel vasto ambito dell’eutanasia, intesa in sen-
teriormente resa più intricata dal fatto che sto- so estensivo, è cambiata nelle diverse epoche.
ricamente alcune vicende hanno connotato Nell’antichità, soprattutto nel pensiero stoico,
l’eutanasia con significati che suscitano inten- l’azione di porre fine a una vita compiuta, in
se reazioni emotive. Il discorso sociale sull’eu- condizioni che valorizzassero la decisione per-
tanasia, necessario per giungere a un giudizio sonale e la dignità del morente, non era consi-
etico condiviso e per trovare un accordo sulle derata disdicevole. Talvolta ciò avveniva con
l’aiuto esterno, anche medico. L’accettazione
norme legali relative a questi comportamenti,
sociale di tali pratiche ebbe fine con il prevale-
è reso perciò estremamente difficoltoso.
re del cristianesimo. Insieme con la responsa-
In senso denotativo, la parola eutanasia si
bilità morale di alleviare la sofferenza altrui, la
estende a cinque ambiti diversi: visione cristiana della vita ha proclamato la si-
- l’addolcimento degli ultimi momenti della vi- gnoria divina sulla vita e ha esteso la portata
ta, quando la patologia evolve nella fase ter- del comandamento «non uccidere» anche alle
minale (secondo l’etimologia, che unisce l’av- situazioni eutanasiche.
verbio eu al sostantivo thánatos, l’eutanasia si- Nell’ambito dell’umanesimo rinascimentale si
gnifica una morte dolce o armoniosa, senza sono levate alcune voci a favore di un’organiz-
strazio; il suo contrario è qualificato da qual- zazione sociale che permetta l’eutanasia.
che studioso con il termine distanasia); L’Utopia (London 1551 [1516]) di Tommaso
- la rinuncia a interventi medici straordinari, Moro delinea il primo sistema organizzato di
che prolungano la vita in condizioni nelle quali eutanasia: ai malati affetti da malattie doloro-
alcuni si sentono autorizzati a riconoscere un se e senza speranza viene consigliato, da parte
accanimento terapeutico. L’astensione tera- di una commissione di magistrati e di sacerdo-
peutica in questi casi equivale a un «lasciar ti, di abbracciare una rapida e «dolce» morte.
morire»; altri preferiscono qualificare questi Il momento in cui la medicina cessa di preve-
comportamenti come eutanasia passiva; nire la morte e di ristabilire la salute non è de-
3864
VOLUMIfilosofia.book Page 3865 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

ENCICLOPEDIA FILOSOFICA Eutanasia


ciso da considerazioni intrinseche alla biolo- qualità di vita, che non può essere posto al di
gia, bensì da valutazioni sociali. Non solo fuori dei valori di riferimento del soggetto. Se-
l’orientamento religioso verso la sacralità del- condo i valori e le preferenze soggettive, non
la vita, ma anche il pensiero secolare ha posto tutto quello che la medicina è in grado di fare
un argine al prevalere di punti di vista utilitari- per tenere in vita una persona è accettabile. La
stici, che avrebbero potuto indurre la comuni- valutazione delle scelte mediche appropriate
tà a mettere fine a vite troppo onerose per le li- da parte dei professionisti si deve confrontare
mitate risorse disponibili. La filosofia dei dirit- con un giudizio da parte del soggetto destina-
ti umani – si pensi al Locke del Trattato sul go- tario degli interventi.
verno (Roma 1984 [1690]) – ha considerato la Il codice deontologico dei medici italiani, nel-
vita non solo come un diritto, ma come un di- le revisioni più recenti (1995 e 1998), viene in-
ritto inalienabile: non lo si può togliere alla trodotto da un giuramento che vincola i medi-
persona, e neppure questa può rinunciarvi. ci a «non compiere mai atti idonei a provocare
Gli interessi della società erano invece la con- deliberatamente la morte di un paziente» e
siderazione prevalente, insieme a un grossola- contemporaneamente ad «astenersi dall’“ac-
no eugenismo, nel programma di eutanasia canimento” diagnostico e terapeutico». L’im-
proposto e realizzato dal regime nazista nel XX magine negativa di una medicina che non sa o
secolo. Le convinzioni fatte proprie dal nazi- non vuole riconoscere i limiti da porre all’im-
smo erano state già formulate dal libro di K. pegno per prolungare la vita induce alcuni cit-
Binding e A. Hoche, Die Freigabe der Vernich- tadini a invocare forme di controllo sulle deci-
tung lebensunwerten Lebens (Leipzig 1922, tr. it. sioni cliniche di fine vita. La tutela offerta dalla
La liberazione dell’estinzione di una vita priva di deontologia medica non è ritenuta sufficiente
valore, in «Quaderni di Saman», 1-2, 2003, pp. da tutti. Crescono infatti le adesioni ad asso-
87-101). Il programma di eutanasia rivolto a ciazioni che operano affinché la volontà della
sopprimere i cosiddetti «pesi morti» della na- persona sia rispettata anche nelle situazioni in
zione – in un primo tempo previsto solo per i cui non è più in grado di esprimerla. Vengono
neonati con malformazioni genetiche e suc- promosse anche forme scritte di direttive anti-
cessivamente esteso anche ai malati psichia- cipate (living will o testamenti biologici), che
trici ospiti dei manicomi: schizofrenici, epilet- aiutino a valutare quali condizioni di sopravvi-
tici, alcolizzati – era nobilitato in senso pro-so- venza sono compatibili con un giudizio di qua-
ciale. La grande massa, sia dei medici sia della lità della vita espresso dal soggetto. In questa
popolazione, non si oppose attivamente al direzione si muove la Convenzione europea per
programma. la protezione dei diritti dell’uomo e la dignità
Per quanto riguarda l’ambito dei comporta- dell’essere umano nei riguardi delle applicazioni
menti correlati con l’uso di mezzi straordinari della biologia e della medicina (Oviedo 1997), che
di prolungare la vita, l’evoluzione culturale più riconosce un valore etico obbligante ai deside-
recente ha registrato un superamento della di- ri precedentemente espressi da parte di un pa-
stinzione tra mezzi «ordinari» – il cui uso è ri- ziente che, al momento dell’intervento, non è
tenuto moralmente obbligatorio – e mezzi in grado di esprimere la sua volontà (art. 9).
«straordinari» – che possono essere omessi Anche il Comitato Nazionale per la Bioetica
senza che l’azione possa essere qualificata co- italiano ha espresso in un documento (Diretti-
me eutanasica. Nella pratica sanitaria il crite- ve anticipate di trattamento, 18 dicembre 2003)
rio della straordinarietà si è rivelato di difficile un parere positivo sulla diffusione di indica-
utilizzazione, a meno che non sia abbinato a zioni previe circa i trattamenti che possono
qualche altro criterio (per esempio, valutare se prolungare la vita in condizioni ritenute non
l’intervento terapeutico previsto prolunghi la accettabili dalla persona.
vita o soltanto il processo del morire). Pro- Gli aspetti dell’eutanasia connessi con l’ad-
gressivamente ha prevalso la distinzione tra dolcimento del trapasso sono stati portati
mezzi «proporzionati» e «sproporzionati». all’attualità dal movimento delle cure palliati-
L’idea di proporzionalità rimanda a una gerar- ve. Un presupposto culturale è stata la caduta
chia soggettiva di valori, a una valutazione del di riserve da parte della morale cattolica circa
tipo di vita che la persona considera concilia- la liceità di interventi di terapia del dolore:
bile o inconciliabile con il proprio modello di «L’uso di analgesici per alleviare le sofferenze
«buona vita». Si è così rinviati a un giudizio di del moribondo, anche con il rischio di abbre-
3865
VOLUMIfilosofia.book Page 3866 Friday, September 1, 2006 8:59 AM

Eutiche - eutichianismo ENCICLOPEDIA FILOSOFICA

viare i suoi giorni, può essere moralmente confusa che erronea, fu condannata nel conci-
conforme alla dignità umana»: (AA.VV.,Cate- lio di Calcedonia (451).
chismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano Sebbe

Potrebbero piacerti anche