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DOMANOVSZKY, ENDRE. – Filosofo unghe-
Domanovszky logia e alla sua metodologia. Bisogna com-
rese d’indirizzo hegeliano, n. a Budapest nel prendere come è fatto l’uomo, qual è la sua
1817, m. a Tótkomlós nel 1895. natura; e per comprendere la natura dell’uo-
Discepolo di J.E. Erdmann, solo a 59 anni di- mo, bisogna capire qual è il suo fine. Ora il ve-
venne professore universitario a Nagyszeben. ro fine dell’uomo è Dio; solo il possesso di Dio
Subì l’influsso di Erdmann e la sua filosofia as- dà all’uomo la beatitudine. Ma in questa con-
sunse un’impronta hegeliana. Pur non seguen- cezione cristiana tradizionale si fa luce un nuo-
do pedissequamente Hegel, non sostituì nulla vo taglio metodologico, vicino al Discours de la
di nuovo alle costruzioni hegeliane. Restò lon- méthode cartesiano. Il metodo scientifico per
tano dalle polemiche del tempo, che si svolge- eccellenza è il metodo deduttivo, che pone
vano fra positivismo e neokantismo, e si dedi- certi assiomi e ne trae tutte le conseguenze di
cò alla storia della filosofia. Acuto e profondo cui si compone il sistema. Sul tronco antropo-
il suo libro A philosophia története (Storia della logico giansenistico (o piuttosto agostiniano)
filosofia, Budapest 1870-90, 4 voll.) rimasto in- si innesta una mentalità geometrica. Domat
compiuto (non oltrepassa il Rinascimento). pone così due principi fondamentali, che si
S’occupò di varie figure dell’umanesimo: il suo convertono in altrettante leggi: l’amore verso
argomento preferito fu la dottrina di Machia- Dio e l’amore verso il prossimo. Poi viene inse-
velli, cui dedicò vari saggi, fra cui: Machiavelli rita una distinzione fondamentale, fra leggi im-
Miklós politikája (La politica di Niccolò Ma- mutabili e leggi arbitrarie. «Le leggi immutabili
chiavelli, in «Magyar Philosophiai Szemle», 8, si chiamano così perché sono naturali e tal-
1889, pp. 344-384) e Machiavelli «Fejedelme» (II mente giuste sempre e dappertutto che nessu-
«Principe» del Machiavelli, ibi, pp. 430-450). na autorità può cambiarle o abolirle; e le leggi
Altre opere: A bölcsészet skükségképeni tu- arbitrarie sono quelle che un’autorità legitti-
domány (La filosofia come scienza necessaria), ma può stabilire, cambiare o abolire secondo
Budapest 1872; A logica fogalma (Il concetto il bisogno» (Traité des loix, XI, 1); le leggi immu-
della logica), ivi 1874; Dante, ivi 1888. tabili, poi, «sono tutte quelle che sono conse-
T. Hanak guenze necessarie delle prime due». Si capisce
BIBL.: B. ALEXANDER, Domanovszky Endre, Budapest così, in prima approssimazione, che leggi im-
1904. mutabili e leggi arbitrarie sono differenti, per-
ché divergono anche nella loro origine. Le pri-
DOMAT, JEAN. – N. nel 1625 e m. nel 1696,
Domat me riposano sulle prime due leggi, di cui rap-
Domat, esponente della filosofia del diritto presentano un’estensione; esse sono divine,
giansenista, è considerato uno dei precursori perché trovano la loro giustizia «nella legge di-
della codificazione napoleonica, poiché ha vina che ne è la fonte», e naturali, perché Dio
avuto il merito di dare una prima sistemazione le ha scolpite nella nostra natura e «le ha rese
alle fonti del diritto in Francia nel suo capola- così inseparabili dalla ragione che questa ba-
voro: le Loix civiles dans leur ordre naturel (pub- sta a conoscerle». Invece le leggi arbitrarie
blicate insieme al Traité des loix tra il 1689 e il procedono dal legislatore umano per cause
1694, mentre il Droit public vide la luce postu- molteplici e variegate. Per decifrare questo
mo nel 1697). Il «giansenismo» di Domat si complesso sistema è necessario confrontarlo
colloca idealmente di fronte alla teologia della con le grandi caratteristiche del giusnaturali-
seconda scolastica e al giusnaturalismo di smo secentesco. Per quanto riguarda il razio-
Grozio: ma è una concezione che non coincide nalismo, a Domat è stato attribuito il titolo di
completamente né con l’Augustinus di Gianse- «Descartes de la jurisprudence» (Jouvet-De-
nio né con le opere di morale o di logica di smarand); e davvero, nell’impiego strategico
Port-Royal. Per capire il suo sistema giuridico, dei concetti di ordine e di metodo, egli «sem-
è necessario fare riferimento alla sua antropo- bra aderire per più di un aspetto al progetto
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cartesiano, adesione che giunge perfino ad ac- Domat, in «Il Pensiero Politico», 31 (1998), pp. 239-
centuare, in certi punti, la dimensione raziona- 270; Y.CH. ZARKA, Philosophie et politique à l’âge classi-
listico-deduttiva della méthode» (Adinolfi). Tut- que, Paris 1998, cap. XIII; C. SARZOTTI, Domat crimina-
tavia è bene tenere presente il carattere struttu- lista, Padova 2001.
ralmente ambivalente del suo pensiero. L’ambi-
valenza è dovuta sia al «tentativo di conciliare DOMENICO
Domenico de’ Domenici DE’ DOMENICI. – Maestro
il pensiero giuridico della tradizione giurispru- d’arti e di sacra teologia, n. a Venezia nel 1416,
denziale culta con quel razionalismo di ispira- m. a Brescia il 17 febbr. 1478.
zione cartesiana, che, sul finire del Seicento, Laureatosi a Padova nel 1436, fu vescovo di
stava per aprire le porte alla modernità e alla Torcello dal 1448 al 1464 e quindi vicario gene-
secolarizzazione della cultura e della società rale di Roma. Scrisse opere di teologia, filoso-
europea» (Sarzotti); sia al fatto che, partendo fia e astrologia, molte delle quali sono ancora
da una concezione non razionalistica (l’antro- inedite. Da ricordare il De potestate pape et ter-
pologia agostiniana), Domat segue poi nella minus eius (ed. a cura di H. Smolinsky, Münster
propria metodologia dei canoni affini al mate- 1976) intorno alle relazioni tra la chiesa e lo
matismo cartesiano. Sotto il profilo dell’indivi- stato, con argomenti tratti anche da Aristotele:
dualismo v’è un punto del suo pensiero, che l’unità del fine ultimo, comune a tutti gli uomi-
potrebbe far presagire un risultato in tal sen- ni, postula l’unità del regime (cfr. G. Agostini,
so: è là dove Domat, riprendendo con Nicole e Notizie istorico-critiche intorno la vita e le opere de-
Pascal terminologia e temi dell’antropologia gli scrittori viniziani, Venezia 1752-54, vol. I., pp.
giansenistica, afferma che l’uomo, in statu viae, 386-439).
è spinto ad agire fondamentalmente dal- A. Tognolo
l’amour-propre: e questo non è il doveroso ri- BIBL.: R. AUBERT, s. v., in Dictionnaire d’histoire et de
spetto verso se stessi, ma è l’amore egoista. géographie ecclésiastiques, Paris 1912-, vol. XIV, coll.
Tuttavia questo pessimismo subisce una sorta 584-588; M. GRABMANN, Studien über den Einfluss der
di rovesciamento: anziché far scaturire dal- aristotelischen Philosophie auf die mittelalterlichen Theo-
l’amour-propre un bellum omnium contra omnes, rien über das Verhältnis von Kirche und Statt, «Sit-
Domat pensa che la divina provvidenza se ne zungsberichte der Bayerischen Akademie der Wis-
serva paradossalmente per consolidare i lega- senschaften. Philosophisch-historische Klasse»,
vol. II, München 1934; H. JEDIN, Studien über Dome-
mi sociali. Non si può, infine, affermare che
nico de’ Domenichi, «Abhandlungen der Geistes- und
Domat offra una visione laicistica del diritto:
Sozialwissenschaftlichen Klasse», vol. V, Wiesba-
non v’è in lui separazione fra il mondo della re- den 1957.
ligione e quello del diritto. «La force de cette
oeuvre est pour partie de rester fidèle, dans
leur hétérogénéité même, aux convictions et
DOMENICO
Domenico di FiandraDI FIANDRA (Domenico di
Flandria). – Filosofo e teologo tomista, dome-
aux inquiétudes qui furent celles d’une grande
nicano, n. a Merris (o Merville; dipart. del
partie des esprits de son temps, et de montrer
Nord) nel 1425 ca., m. a Bologna il 16 lug.
comment, en matière de droit, ces thèmes qui
1481.
s’entrelacent et parfois s’entrechoquent chez
Studia a Parigi, insegna a Bologna (1462-70) e
lui, conduisent à poser comme nécessaire, un
a Firenze (1471-72); poi, per volere di Lorenzo
bouleversement des méthodes traditionnelles
il Magnifico, insegna fisica all’Accademia di Pi-
de la science du droit» (M.-F. Renoux-Za-
sa; nel 1478, infine, è chiamato a reggere lo
gamé).
F. Todescan
studio domenicano di Firenze.
Presso i contemporanei Domenico di Fiandra
BIBL.: N. MATTEUCCI, Jean Domat un magistrato gian-
senista, Bologna 1959; C. VENTIMIGLIA, Società, politi-
poté godere di larga fama, particolarmente co-
ca, diritto. Il cristiano e il mondo in Pascal e Domat, me logico sottile e rigoroso; oggi gli si ricono-
Parma 1983; F. TODESCAN, Le radici teologiche del giu- sce un certo talento nell’analisi, benché talvol-
snaturalismo laico, vol. II, Milano 1987; M.-F. RE- ta eccessivamente sottile, che non manca di
NOUX-ZAGAMÉ, Domat, le salut et le droit, in «Revue originalità e di profondità. Tra le opere princi-
d’Histoire des Facultés de Droit et de la Science Ju- pali si devono ricordare: In XII libros Metaphy-
ridique», 8 (1989), pp. 69-111; C. SARZOTTI, Jean Do- sicae Aristotelis secundum expositionem Angelici
mat. Fondamento e metodo della scienza giuridica, To- Doctoris lucidissimae atque utilissimae quaestio-
rino 1995; M. ADINOLFI, L’esperienza giuridica in Jean nes (Venetiis 1499; 1637; Coloniae 1621; ripr.
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cessità politica, la cui radice l’autore fa risalire gare del dominio inteso come oggettivazione
al moltiplicarsi dei bisogni, e quindi della ric- del mondo e conferimento di senso ad esso a
chezza e dei commerci, proprio alle comunità opera di una soggettività assoluta, le posizioni
democratiche. L’ambito cristiano accoglie e di M. Heidegger e S. Freud costituiscono le
acuisce l’aporia platonica tra il tentativo di for- due eccezioni più rilevanti. Il primo ha il meri-
mulare una positività teoretica del dominio e to di aver evidenziato come in realtà l’idea di
l’inevitabilità della forza, nella separazione tra dominio sia centrale alla filosofia in quanto ta-
città terrena e città divina: così, per Agostino, le sin dai suoi esordi greci, e pone nell’abban-
gli stati non sono se non «magna latrocinia» dono di ogni orizzonte legato al dominio il de-
(De civitate Dei, IV, 4), la cui gloria procede in finitivo superamento di tale eredità metafisica
realtà dalla legittimità dei vincitori. Il dominio (posizione approfondita, per strade diverse, da
diviene però oggetto filosofico precipuo solo a J. Derrida e soprattutto da E. Levinas); il se-
partire dalla modernità. Giustificando i mezzi condo trova un concetto positivo e non sopraf-
col fine, il Principe di Machiavelli compie in re- facente di dominio come affermazione di sé
altà il passo fondamentale di porre aperta- nella liberazione del soggetto dai pesi costitu-
mente per la prima volta il dominio come fine iti dalle memorie inconsce. Entrambi rifiutano
in se stesso. Se si escludono le scuole giusna- fermamente l’equazione tra esistenza autenti-
turalista e hobbesiana, che favoriranno l’idea ca e legittimazione immoralistica del dominio.
di un dominio anche ingiusto e tirannico pur- Negli ultimi decenni, con l’esaurirsi del filone
ché eviti l’anarchia, il filone razionalistico del- marxista e di quello esistenzialistico, il dibat-
la modernità (coronamento del quale sarà lo tito sul dominio ha ripreso connotati più clas-
scritto kantiano Sulla pace perpetua del 1795) sici, ossia si è nuovamente spostato sull’inter-
tenderà a condannare ogni abuso del dominio, rogazione se esista la possibilità di fondare te-
cercando, come Spinoza, di darne una fonda- oricamente un dominio giusto, e quali siano,
zione razionale e non basata sul superamento se vi sono, le ragioni per l’uso della forza. Ac-
contrattuale dello stato di natura nella descri- centuato dall’evolversi dell’economia e delle
zione dello stato forte attuata nel Trattato teo- dinamiche sociali in senso globale, tale rifles-
logico-politico (1670); questo, pur non giungen- sione sul dominio si orienta oggi verso l’esten-
do ancora a dare una risposta teorica convin- sione dei diritti alla popolazione dell’intero
cente al problema del giusto dominio e del pianeta, ma vede anche l’interrogazione critica
suo rapporto con l’inevitabilità della forza. verso ogni forma di egemonia globale nella di-
L’idealismo hegeliano, col suo brutale richia- scussione dell’idea di «impero»; coinvolge
mo all’insuperabilità dell’orizzonte storico, in- processi di trasformazione politica tendenti ad
troduce la temperie contemporanea, che fon- aggregazioni supernazionali, come l’allarga-
damentalmente giustifica il dominio, spesso mento dell’Unione Europea; e interroga infine
anche nelle sue accezioni più violente, come la nozione di dominio dell’uomo sulla natura
insopprimibile componente della volontà e mettendo in discussione il tradizionale porta-
progettualità umane. Il marxismo e tutti i filo- to umanistico dell’uomo al centro dell’univer-
ni rivoluzionari che ne discendono fino a Lenin so e ridiscutendo il suo posto nell’ordine natu-
e Mao parleranno di necessità, per la rivoluzio- rale inteso come unica reale struttura di riferi-
ne proletaria, di instaurare un dominio ditta- mento.
toriale e di recare con sé la violenza come con- C. Chiurco
seguenza necessaria. Un filone più esistenzia- ➨ FORZA E DIRITTO; IMPERO; VIOLENZA.
le e irrazionalistico, che ha invece per caposti-
pite F. Nietzsche, pone il dominio come auto- DOMINIO
Dominio diDI sé SÉ (self-control; Selbstbeherr-
affermazione di sé: il dominio diviene l’unica schung; maîtrise de soi-même; dominio de sí). – Il
possibile salvezza per l’individuo in un mondo dominio di sé può essere inteso sia come figu-
retto ormai da strutture sempre più imperso- ra antropologica sia come figura morale. Nella
nali. A questo filone si possono anche ricon- prima accezione, esso indica la strutturale ca-
durre tutte le teorizzazioni di gusto decadenti- pacità di disporre liberamente dei propri atti;
stico, che vedono nella realizzazione di un ide- nella seconda, invece, indica l’abituale capaci-
ale estetico l’affermazione del dominio di sé, tà di orientarli in modo coerente col proprio
nonché la singolare riflessione di G. Sorel sul- giudizio morale, vincendo l’avversità delle cir-
la legittimità della violenza. Di contro al dila- costanze fattuali e passionali.
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ticità: sembra, infatti, «che tale espressione lio, Ricordi, VII, 61: «L’arte della vita è più simi-
voglia significare che nella medesima persona le a quella della lotta che della danza»).
ci sono due anime: l’una migliore e l’altra peg- Nelle teosofie filoniana, neopitagorica e neo-
giore; e quando la natura migliore domina la platonica, il dominio di sé si esplica nella lotta
peggiore, si dice che si è padroni di se stessi». per la liberazione dal corpo e il raggiungimen-
L’aporia viene poi sciolta introducendo la nota to del bene in sé. Il «vince te ipsum» è poi ele-
articolazione, nell’anima e nello stato, tra mento fondamentale dell’ascesi cristiana.
l’elemento regolatore (logistikovn) e il regola- Nell’età moderna, Cartesio sviluppa tecnica-
to (ejpiqumhtikovn). Il dominio di sé vale, plato- mente il tema del dominio dell’anima sulle
nicamente, non solo all’interno dell’uomo – proprie passioni: passioni le cui dinamiche so-
come via di purificazione dell’anima e libera- no normalmente condizionate dagli influssi
zione dal corpo (Phaed., 65 a) –, ma anche del corpo sulla «ghiandola pineale». Egli insi-
all’interno della vita sociale (Leg., 689 b), dove, ste sul fatto che la lotta per l’autodominio ha
per la salute dello stato, la moltitudine deve come antagonisti, appunto, l’anima e il corpo,
stare soggetta a chi ha l’autorità per governare e non due potenze dell’anima (la razionale e la
e alle leggi. passionale), come pensava Platone (R. Des-
Aristotele, nella sua trattazione sulle virtù, si cartes, Passions de l’âme, Paris 1649, §§ 45-50).
intrattiene su alcune precisazioni relative al Anche Spinoza, nonostante quel che abbiamo
dominio di sé. Anzitutto, egli distingue tra sopra richiamato, teorizza la possibilità di un
enkráteia e sophrosýne, in quanto il primo atteg- approccio ancipite (razionalmente coerente o
giamento indica uno stato di lotta interiore, meno) al mondo delle passioni, e afferma al ri-
che il secondo suppone ormai stabilmente su- guardo: «Chiamo schiavitù l’impotenza umana
perato (Et. Nic., VII, 3; 11). In tal senso, a dominare e impedire gli affetti; poiché l’uo-
l’enkráteia potrà considerarsi solo come una mo soggetto agli affetti non appartiene a se
tappa verso la virtù, e non come una virtù essa stesso ma alla fortuna, ed è in suo potere in
stessa (ibi, IV, 1128 b 34). In secondo luogo, modo tale che spesso, benché veda il meglio,
egli oppone l’enkráteia al proprio contrario – è costretto tuttavia a seguire il peggio» (Ethica,
l’akrasía (ajkrasiva) –, che analogamente non tr. cit., parte IV, praefatio). In Kant il dominio
potrà qualificarsi come un vizio in senso pro- di sé ha pure un imponente rilievo morale; in-
prio (ibi, VII, 11). fatti, «la virtù, in quanto è fondata sulla libertà
I sistemi postaristotelici insistono sull’intima interna, contiene per gli uomini anche un co-
connessione tra virtù e dominio di sé: Epicuro mando positivo, quello cioè che si sottometta-
vede nell’autodominio la base della felicità, no al proprio potere (all’autorità della ragione)
che inizia appunto con la moderazione dei de- tutte le facoltà e inclinazioni, ossia comanda la
sideri; nello stoicismo la lotta per l’autodomi- padronanza di noi stessi; il qual comando viene
nio è una delle parti più vive e drammatiche del ad aggiungersi al divieto di lasciarsi dominare
sistema; e anche nello scetticismo l’autodomi- dai propri sentimenti e tendenze (il dovere
nio è necessario per raggiungere l’adiaforia. dell’apatia); perché, se la ragione non tiene le
Nel mondo romano, in cui l’educazione attin- redini del governo, queste inclinazioni diventa-
geva tradizionalmente alla disciplina militare, no ben presto padrone dell’uomo» (Metaphysik
la battaglia interna per la virtù trova la sua più der Sitten, cit., p. 408, tr. cit., pp. 261-262).
piena espressione. Cicerone (Tusculanae, II-IV) Nietzsche, preparando la dottrina freudiana
innesta tale concetto tradizionale nell’etica del «principio di realtà», pretende di smasche-
stoica. Enfatizzando la lotta del sapiente per rare il dominio di sé come espressione raffina-
affermare la razionalità su affezioni e passioni ta del mimetismo animale, il cui senso ultimo
(specie il dolore), anch’egli giunge all’ideale è comunque la lotta per la sopravvivenza: «si
dell’autarchia. Questa battaglia assume toni presta orecchio con diffidenza alle parole sua-
ancora più drammatici nello stoicismo roma- denti della passione, ci si reprime e si rimane
no successivo: in Seneca la ferma volontà è ar- in guardia contro se stessi; l’animale compren-
tefice di virtù (cfr. De ira, II, 12: «Quodcumque de tutto questo al pari dell’uomo, anche in es-
sibi imperavit, animus obtinuit»). Epitteto e so l’autodominio germoglia dal senso del rea-
Marco Aurelio descrivono con forti immagini le (dalla saggezza)» (Morgenröthe, in Sämtliche
questa lotta (Epitteto, Manuale, 48: «Conviene Werke. Kritische Studienausgabe in 15 Bänden, a
stare all’erta con se stesso non altrimenti che cura di G. Colli e M. Montinari, vol. III, Mün-
con un nemico o un insidiatore»; Marco Aure- chen 1999, tr. it. di F. Masini, Aurora, in Opere
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me, accettata la priorità della formula dell’u- all’inizio della sua attività scientifica e didatti-
manità, l’etica kantiana si mostri pienamente ca a premesse positivistiche, se ne è a poco a
in grado di generare contenuti specifici. Tali poco liberato, avvicinandosi nell’ultima fase
contenuti vengono articolati in The Theory of del suo pensiero al neokantismo, rappresenta-
Morality, dove Donagan distingue tra doveri to in Italia soprattutto da Del Vecchio.
perfetti e doveri imperfetti, affronta svariate Nel campo teoretico, di Donati vanno ricordati
questioni di etica applicata, si confronta criti- in modo particolare due scritti: Fondazione del-
camente con l’utilitarismo e mostra come le ri- la scienza del diritto. Parte prima di una Introdu-
sorse della casistica tradizionale consentano zione alla scienza del diritto (Padova 1929) e Il
di risolvere le situazioni di conflitto. I suoi principio del diritto (ivi 1933), dai quali meglio si
principali saggi sono raccolti in tre volumi po- deduce la sua dottrina filosofico-giuridica, che
stumi: The Philosophical Papers of Alan Dona- egli stesso ha definito «idealismo storico». Il
gan, a cura di J.E. Malpas, Chicago 1994, 2 voll., diritto è un fenomeno sociale, è «un agire per
e Reflections on Philosophy and Religion, a cura un fine concreto, entro certi limiti segnati dal-
di A.N. Perovich Jr, Oxford 1999. la regola, pur sempre sostenuto da un ideale
M. Reichlin etico». Esso dà prevalente rilievo all’azione,
BIBL.: J. STOUT, The Philosophical Interest of the Hebrew- anziché all’intenzione, e al coordinamento
Christian Moral Tradition, in «The Thomist», 47 esteriore degli atti e dei fini, anziché all’ordine
(1983), pp. 165-196; S. KAGAN, Donagan on the Sins of interiore della vita; per questo si distingue dal-
Consequentialism, in «The Canadian Journal of Phi- la morale e da tutte le altre forme dell’attività
losophy», 17 (1987), pp. 643-653; T.E. HILL JR, Dona- teoretica e pratica. Il diritto tende a garantire
gan’s Kant, in «Ethics», 104 (1993), pp. 22-52; M. le condizioni di possibilità delle relazioni
REICHLIN, Fini in sé. La teoria morale di Alan Donagan, umane in base a tre principi: il principio costi-
Torino 2003. tutivo (il riconoscimento reciproco dei soggetti
come esseri razionali e liberi); il principio com-
DONATI, ALAMANNO. – Filosofo, n. a Firenze
Donati mutativo (l’eguaglianza dei soggetti); e il prin-
il 20 magg. 1458, m. a Firenze nel 1488. cipio distributivo (la disuguaglianza del «suo»
Allievo prediletto di Marsilio Ficino, del quale di ciascuno). Da ciò la conseguenza, che il pri-
seguì il corso sul Simposio, è autore di un vol- mo precetto del diritto va ricercato nell’honeste
garizzamento dell’Historia de duobus amanti- vivere.
bus, di Enea Silvio Piccolomini (pubblicato a L’ultima fase della speculazione di Donati è
Firenze forse nel 1492), che si collega a stata caratterizzata dallo studio del problema
quell’interesse per il tema dell’amore tipico sociale. La conclusione alla quale è pervenuto
della filosofia ficiniana. Fra il 1482 e il 1487 è la seguente: occorre capovolgere il trinomio
scrisse un opuscolo De intellectus voluntatisque libertà, eguaglianza, fratellanza, così caro ai ri-
excellentia, nel quale l’esaltazione tanto dell’in- voluzionari dell’89, perché è necessario eleva-
telletto (potenza quasi divina, fonte della su- re a principio primo, a «scopo generico» del
prema felicità consistente nella contemplazio- diritto il principio di solidarietà, il principio di
ne) quanto della volontà (che nella sua libertà «onestà sociale»; e a tale principio debbono
comanda l’intelletto) conduce al riconosci- essere subordinati tanto l’arbitrio individuale,
mento della grandezza dell’uomo. quanto l’eguaglianza formale.
L.M. Bianchi Notevoli anche alcuni studi storici, che hanno
BIBL.: P. VITI, s. v., in Dizionario biografico degli Italiani, gettato nuova luce sulla vita e sul pensiero di
Roma 1960-, vol. XLI, pp. 6-9; S. GENTILE - S. NICCOLI Vico (raccolti in gran parte in Nuovi studi sulla
- P. VITI (a cura di), Marsilio Ficino e il ritorno di Pla- filosofia civile di G.B. Vico. Con documenti, Firen-
tone, Firenze 1984, pp. 107-108; J. HASKINS, The Myth ze 1936) e di Muratori (L.A. Muratori e la giuri-
of the Platonic Academy of Florence, in «Renaissance sprudenza del suo tempo. Contributi storico-critici,
Quarterly», 44 (1991), p. 466. Modena 1935; L.A. Muratori, ivi 1942; Muratori
e Verney, in «Rivista Internazionale di Filosofia
DONATI, BENVENUTO. – Filosofo del diritto,
Donati del Diritto», 26, 1949, pp. 450-465). Un elenco
n. a Modena l’8 nov. 1883, m. ivi l’8 febbr. 1950. completo degli scritti di Donati fino al 1937 è
Insegnò filosofia del diritto nelle università di stato curato dallo stesso autore (Pubblicazioni
Camerino, Perugia, Sassari, Cagliari, Macerata 1907-1937, Modena 1937). Per gli scritti suc-
e infine, dal 1924 in quella di Modena. Legato cessivi al 1937, si veda l’appendice a A. Grop-
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manda e risposta, le 8 parti del discorso, e Ars (intenzionale o noetico come Sinngebung) o in
maior o secunda, non dialogata, che tratta de quello oggettivo (intuitivo o noematico come
voce, littera, syllaba, pedibus, tonis, posituris e Erfüllung).
stilistica (ed. H. Keil, Grammatici Latini, IV, Se nella traduzione francese la Gegebenheit è
Leipzig 1864; rist. Hildesheim 1961). È giunto stata resa, a seconda del contesto, sia con do-
incompleto un suo commento a Virgilio (intro- nation (designante il lato attivo e l’azione di
duzione alle Bucoliche e Vita Vergilii attinta a dare) sia con donnée (che sta per l’oggetto dato
Svetonio) e uno a Terenzio in cui manca la par- o il risultato della donazione), in ciò aiutata
te dell’Heautontimoroumenos. dalla ricchezza semantica del verbo francese
I. Ramelli donner (dare e donare), in italiano Gegebenheit
BIBL.: B. LÖFSTEDT - L. HOLTZ - A. KIBRE, Liber in parti- è stato tradotto con il neutro «datità» a indica-
bus Donati, Turnholti 1986, CCM 68; G. GERMANO, Ia- re il riempimento dell’intenzionalità signifi-
cobi Curuli Epitoma Donati in Terentium, Napoli cante e costituente attraverso la «visione [An-
1987; M. BUFFA, Expositio artis Donati, Genova 1990; schauung] originariamente offerente» (princi-
L. NICASTRI, Problemi di biografia virgiliana, in «Vi- pio di tutti i principi). In questo caso, l’essere
chiana», 4 (1993), pp. 67-99, 222-253; V. MAZHUGA, che si manifesta (il fenomeno) consiste non
Observations sur les sources de l’Ars de Aelio Donato, tanto nell’apparire soggettivo, ma nel suo dar-
in «Hyperboreus», 5 (1995), pp. 139-154; F. STOK, si all’istanza originaria dell’intuizione che sod-
Prolegomeni a una nuova edizione della Vita Vergilii di disfa le esigenze di afferramento diretto, di
Svetonio-Donato, Roma 1991; J.W. BECK, Zur Zuver- presenza permanente e di evidenza immedia-
lässigkeit der bedeutendsten lateinischen Grammatik: ta. Il termine «donazione», invece, è stato ri-
Die «Ars» des Aelius Donatus, Stuttgart 1996; R. JA- servato all’attività di costituzione o conferi-
COBI, Die Kunst der Exegese im Terenzkommentar des
mento di senso operato dalla intenzionalità
Donat, Berlin - New York 1996. gnoseologica, facendo in questo modo pro-
pendere la prospettiva husserliana, in tema di
DONAZIONE (giveness; Gabe, Gegebenheit; do-
Donazione donazione, verso l’idealismo trascendentale.
nation, donnée; donación). – Il concetto di dona- La costituzione, infatti, pur non essendo pro-
zione appartiene alla fenomenologia, la quale, duttiva, nella misura in cui non crea né l’ogget-
nel suo impianto husserliano, si assegna come to né il senso, è una sorta di posizione (Setzen)
oggetto la Gegebenheit assoluta di un fenome- che rende presente l’oggetto, assicurando il
no, cioè il darsi di una presenza effettiva a una discernimento delle significazioni intenziona-
coscienza che tiene in vista la certezza. Husserl li. Ne consegue che l’atto della coscienza che
teorizza una essenziale correlazione tra la pura conferisce senso (sinngebendes) va innanzi a
visione (la sfera immanente degli atti di co- ogni donazione intuitiva del contenuto dell’e-
scienza) e il carattere assoluto del dato che ap- sperienza.
pare (oggetto di conoscenza), perché, in regi- Spostandosi dal territorio gnoseologico a
me di riduzione fenomenologica (epoché), la vi- quello dell’ontologia, Heidegger pensa l’esse-
sione afferra immediatamente il dato. Ciò si- re non già come il fondamento dell’essente ma
gnifica che la coscienza è sempre coscienza di come donazione (Gabe) e disvelamento, a par-
qualcosa (intenzionalità) e che le cose acqui- tire dalla figura dell’es gibt. La differenza tra la
stano senso ed essere solo per una coscienza cosa data (l’ente) e il movimento di donazione
«che coglie direttamente e adeguatamente la originaria (il si dà quale essenza dell’essere) fa
cosa stessa» (E. Husserl, Die Idee der Phänome- percepire nel dato una profondità ontologica,
nologie, in Hua, vol. II, tr. it. di A. Vasa, L’idea come profondità inapparente dell’atto donativo, il
della fenomenologia, Milano 1981, p. 90). In que- quale ostende e porta innanzi l’ente mentre si
sto contesto, l’apparire intenzionale (la dona- ritira, si trattiene e differisce dal contenuto
zione soggettiva che è donazione di senso alla della manifestazione. In questa dinamica, l’es-
cosa intenzionata) e la cosa che appare (il dato sere, al di là di ogni sua riduzione a oggetto,
intuitivo o l’intuizione riempiente) si trovano, ente o presenza, è pensato come ciò che origi-
nell’immanenza dei vissuti della coscienza, nariamente si dona, non alla stregua di un en-
per così dire intrecciati ma anche giocati l’uno te, ma nella sua differenza con ogni ente. Il
contro l’altro, in una tensione interna tra for- darsi, del resto, appartiene tanto all’essere co-
malismo e intuizionismo. La donazione può me destinare (versare nella presenza), quanto
essere allora intesa sul versante soggettivo al tempo come arrecare (portare all’aperto):
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«Nederlandisch Archiv voor Genees-en Natuur- ders and Mental Reaction Times, in «Journal of the
kunde, 1, 1865, pp. 518-521») sulla possibilità History of the Behavioral Sciences», 7 (1971), pp.
di valutare il lavoro mentale mediante il calco- 187-191; F. W. NEWELL, Franciscus Cornelis Donders
lo dei tempi fisiologici, in seguito definiti da (1818-1889), in «American Journal of Ophthalmo-
Exner «tempi di reazione»; nel 1868, la tradu- logy», 107 (1989), pp. 691-693.
zione tedesca di questo report fece conoscere
le sue importanti ricerche fra i fisiologi e gli Dondeyne ALBERT. – Filosofo e teologo
DONDEYNE,
psicologi. belga, n. a Lovanio il 10 mag. 1901 e m. ivi il 12
La misura del tempo giocò, da allora, un ruolo febbr. 1985.
chiave per lo sviluppo di un metodo che for- Dopo gli studi teologici, dal 1925 si trasferì a
nisse alla psicologia una base scientifica; si Lovanio; sacerdote dal 1926, ritornò a Bruges
sconfessava infatti l’idea che la psicologia non come insegnante di teologia dogmatica, dove
sarebbe mai potuta essere una scienza della diresse le Collationes Brugenses fino al 1933.
natura al pari delle altre poiché non c’era un Dal 1936 al 1971 insegnò all’università di Lova-
modo per applicarle la matematica. Donders, nio, ricoprendo, oltre la presidenza della loca-
ipotizzando che la differenza tra il tempo ne- le Société philosophique, la direzione della Revue
cessario per eseguire un compito complesso e Philosophique de Louvain e del Répertoire bi-
bliographique de la Philosophie. La specula-
quello richiesto per un compito semplice fos-
zione filosofica e la riflessione teologica di
se dovuta al fatto che, nel primo caso, erano
Dondeyne è orientata a fondare filosoficamen-
messi in gioco processi mentali in misura
te la possibilità della fede e a connetterla alla
quantitativamente maggiore, e determinando
comprensione della concreta esistenza storica
tale differenza, fornì la misura oggettiva del
testimoniata dal pensiero contemporaneo.
tempo necessario per lo svolgimento dei pro-
L’ultima fase della sua riflessione è caratteriz-
cessi mentali implicati nell’esecuzione di
zata dall’incontro con il pensiero di E. Levinas.
compiti, come, ad esempio, scegliere fra diffe- C. Palermo
renti risposte. La possibilità di associare un
BIBL.: L’intellectuel chrétien, Bruxelles 1948; con J. GI-
parametro quantitativo a un fenomeno psichi- BLET, Christianisme et vérité, Paris 1959; Foi chrétienne
co contribuì a realizzare il distacco della psico- et pensée contemporaine, Louvain 19613; Geloof en we-
logia dall’alveo della filosofia e a inserirla in reld, Antwerpen 1961, tr. it. di V. Pagani, La fede in
quello delle scienze naturali. Donders dette ascolto del mondo, Assisi 1966; Miscellanea Albert
avvio, quindi, alla cosiddetta psicocronome- Dondeyne, Louvain 1974.
tria, tecnica di ricerca fondamentale nella tra- Su Dondeyne: «Université catholique de Louvain,
dizione di psicologia sperimentale wundtiana. bibliographie académique», VI, pp. 45-46; VII, pp.
Affiancando l’introspezione sistematica alla 357-60; VIII, p. 22; J. LADRIÈRE, In memoriam Mgr Al-
misurazione dei tempi di reazione, la psicolo- bert Dondeyne, in «Revue Philosophique de Lou-
gia sperimentale di tradizione tedesca si diffu- vain», 83 (1985), pp. 462-484; B. WILLAERT (a cura di),
se come principale corrente psicologica alla fi- Miscellanea Albert Dondeyne: Godsdienstfilosofie. Phi-
ne del XIX secolo. A partire dal secondo dopo- losophie de la religion, Louvain 1974; A. VERGOTE, Mgr
guerra, dopo una parentesi rappresentata Albert Dondeyne, in «Ephemerides theologicae Lo-
dall’egemonia comportamentista, si riscontra vanienses», 1985, pp. 445-448.
un rinnovato interesse per i tempi di reazione
all’interno del contemporaneo indirizzo cogni- DONG ZHONGSHU. – Vissuto tra il 179 ca.
Dong Zhongshu
tivista. e il 104 ca. a. C. Confuciano del primo periodo
R. Foschi Han autore del Chunqiu fanlu (Gemme deposi-
BIBL.: E.G. BORING, A History of Experimental Psycho- tate come rugiada negli Annali delle Primavere
logy, New York 19502; J. BROZEK, Contributions to the e degli Autunni). Sulla base del Commentario
History of Psychology: XII. Wayward history: F. C. di Gongyang agli stessi Annali, elabora la dot-
Donders (1818-1889) and the Timing of Mental Ope- trina della «mutua risonanza» fra Cielo e mon-
rations, in «Psychological Report», 26 (1970), pp. do umano, introducendo il concetto di «volon-
563-569; J. BROZEK - M.S. SIBINGA, Origins of Psycho- tà celeste» (Tianzhi ); «volontà» che «ri-
metry: Johan Jacob de Jaager, Student of F. C. Donders sponde» (ying ) alle azioni (gan ) armoni-
on Reaction Times and Mental Processes, Nijeuwkoop che o disarmoniche degli uomini – e in parti-
1970; E. S. GOODMAN, Citation Analysis as a Tool in colare del Sovrano inteso come intermediario
Historical Study: a Case Study Based on F. C. Don- fra il Cielo e la Terra. Le applicazioni più pro-
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non è mai uguale a quello ricevuto e rimane gia normativa. Autori come A. Caillé, J. Go-
sospeso in una indecidibilità costitutiva. Il do- dbout e S. Latouche, tra gli altri, hanno inter-
no arcaico non è funzione della gratuità né rogato l’universale relazione donante allo scopo
pretende di essere disinteressato, ma nasce di ripensare la genesi e il consolidamento del
nell’interrelazione di quattro componenti che legame sociale sul fondamento di «una terza re-
rappresentano anche le fonti di senso del- te di circolazione di beni e servizi», terza ri-
l’azione sociale: obbligo (in vista del manteni- spetto allo scambio di mercato e alla redistribu-
mento del legame sociale), libertà (nella forma zione statale. Il «paradigma del dono» si oppo-
del differimento temporale e della fluidità del- ne, perciò, tanto all’assiomatica dell’interesse
le forme di restituzione), interesse strumentale individuale promosso dalle istituzioni econo-
(legato al bisogno di appartenenza) e piacere miche (dove le scelte sono regolate dal rap-
(nella tessitura interminabile di rapporti). porto di appropriazione dei beni secondo il
Nella sua ripresa di Mauss, Georges Bataille calcolo costi/benefici), quanto alle derive oli-
sovradetermina la dimensione agonistica del stiche, dove i soggetti diventano momenti
dono (inconsciamente ammessa nelle prati- estrinseci della riproduzione di un sistema
che arcaiche del potlatch), trasformandolo in funzionale ipostatizzato e formalizzato. Il mo-
un gesto ostentatorio (di affermazione perso- dello teorico che ne risulta è costruito intorno
nale legata al piacere di perdere) e in uno stru- a due tesi centrali: anzitutto, il dono è uno
mento di potere (ciò di cui il soggetto si disfa, scambio (un obbligo liberamente contratto), per
nella distruzione e nel consumo di risorse, si cui la risposta e il rilancio del dono sono im-
trasforma in un potere che lo rinforza social- manenti al sistema; in secondo luogo, questa
mente). Il dono diventa funzione di dispendio forma di scambio è irriducibile a ogni movente uti-
energetico (dépense), il cui scopo è il ritiro dei litaristico: dona colui che, invece di rendere, co-
beni dal regime dell’utilità e dal circuito della mincia a sua volta a donare. La logica del dono
produzione. Alla razionalità economica retta esprime in questo modo una reciprocità asim-
dall’interesse e dal profitto, Bataille oppone le metrica che, assicurando la sporgenza del ge-
pratiche improduttive, aventi il proprio fine in sto oblativo su ogni comportamento di tipo
se stesse (attività edonistiche, pratiche di con- acquisitivo e su ogni ricerca di proporzionalità
sumo individuale e sociale, forme dell’arte e diretta o di equità formale, tiene innanzi un
della scrittura): esse propiziano la creazione doppio traguardo normativo: il rafforzamento
per mezzo del «principio di perdita», avendo di del senso di debito simbolico diffuso tra gli at-
mira l’esperienza di spossessamento del sog- tori sociali e il primato del legame (il bene re-
getto, chiamato con ciò a trascendere il senso lazionale) sul bene scambiato.
del limite e a raggiungere l’intimità perduta Parallelamente alla trattazione sociologica,
con un fondo veritativo coperto e inaccessibi- l’analisi filosofica del concetto di dono com-
le. Fondamentalmente disinteressato al lega- pare con Husserl (nella Gegebenheit come in-
me, il dono viene così declinato nella dimen- tuizione donatrice originaria) e soprattutto
sione della dispersione, nella soppressione con Heidegger (nella costellazione di figure
della misura e nel sogno di anarchia creativa che rimandano alla semantica del dare: es gibt,
all’indirizzo della «sovranità»: l’essenza del Gabe, Ereignis, Er-gebnis). In questo senso, la
dono «che è di aprire, di dare, di perdere, e che donazione diventa l’orizzonte teorico in cui si
esclude calcoli» viene così eletta a luogo di gioca l’ontologia contemporanea post-metafi-
senso della vita umana che, per un verso, si sica, oltre ogni riduzione dell’essere a oggetto,
smarca dalla mercificazione del mondo e dei ente o semplice presenza. Il dono, espressione
rapporti e, per altro verso, nello smarrimento più radicale della differenza ontologica, rap-
dell’inutile coltivato per se stesso, si deposita presenta un nuovo sorgere, in qualità di even-
in un nodo di contraddizioni e di inganni ri- to inappropriabile, nella misura in cui scioglie
flessi nella storia e ancor più «nelle operazioni il coagulo sostanziale, mentre inietta, nell’es-
di pensiero». sere, il divenire, il movimento di dis-propria-
Il lavoro intorno al dono è proseguito nelle zione e l’azione di disvelamento. In questa di-
scienze sociali a partire dagli anni ottanta per rezione si inseriscono le recenti proposte teo-
merito del Mouvement Anti-Utilitariste dans les riche di J. Derrida e di J.-L. Marion, che, mentre
Sciences Sociales (MAUSS), che di Mauss ha as- respingono ogni interpretazione economica e
sunto il nome e l’aspirazione a una antropolo- ogni lettura relazionale del dono (Mauss), sug-
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1999, tr. it. di L. Berta, Donare la morte, Milano 2002; Donoso Cortés è stato chiamato il de Maistre
R. GUIDERI, Ulisse senza patria: etica e alibi del dono, spagnolo, per lo spirito della sua dottrina, più
Napoli 1999; P. SEQUERI, Dono verticale e orizzontale: ancora che per comunanza di idee. Afferma
fra teologia, filosofia e antropologia, in G. GASPARINI (a che la scienza teologica comprende tutte le al-
cura di), Il dono tra etica e scienze sociali, Roma 1999; tre scienze, che sono tali nella misura in cui
M. MAUSS, Saggio sul dono (1924), in Teoria generale sono permeate di dottrina teologica. Tali affer-
della magia, Torino 2000; P. GILBERT - S. PETROSINO, Il mazioni si fondano su alcuni postulati di chia-
dono. Un’interpretazione filosofica, Genova 2001; G.
ra intonazione tradizionalistica o fideistica, cui
MARANIELLO - S. RISALITI - A. SOMAINI, Il dono. Offerta
Donoso Cortés era portato dalla sua fede di
ospitalità insidia, Milano 2001; E. PULCINI, L’individuo
senza passioni. Individualismo moderno e perdita del le-
convertito al cattolicesimo e dalla conoscenza
game sociale, Torino 2001; M. HÉNAFF, Le prix de la dell’Europa del suo tempo. Egli accentua il fi-
vérité. Le don, l’argent, la philosophie, Paris 2002; G. deismo e la sfiducia nella ragione. Conforme-
RICHARD, Nature et formes du don, Paris 2002; P. SE- mente a questo tradizionalismo scettico, Do-
QUERI, L’umano alla prova. Soggetto, identità, limite, noso Cortés considera il linguaggio come una
Milano 2002; C. VIGNA, Sul dono come relazione pratica delle proprietà in attributo ricevuto dall’uomo
trascendentale, in C. VIGNA (a cura di), Etica trascen- nell’atto stesso della creazione. Nel linguaggio
dentale e intersoggettività, Milano 2002; G. FERRETTI (a risiedono le prime e fondamentali idee
cura di), Il codice del dono. Verità e gratuità nelle onto- dell’uomo.
logie del Novecento, Pisa-Roma 2003; S. LABATE, La Come pensatore politico, Donoso Cortés (do-
buona verità. Senso e figure del dono nel pensiero con- po l’esperienza rivoluzionaria del 1848) ricerca
temporaneo, Assisi 2004; P. RICOEUR, Parcours de la re- le cause determinanti della crisi europea e
connaissance, Paris 2004, tr. it. a cura di F. Polidori, mondiale e i rimedi adeguati per risolverla.
Percorsi del riconoscimento, Milano 2005; S. CURRÒ, Il Sostiene che il cattolicesimo è la contraddizio-
dono e l’altro. In dialogo con Derrida, Levinas e Ma- ne assoluta della rivoluzione, e perciò ne può
rion, Roma 2005; L. HYDE, Il dono. Immaginazione e essere, esso solo, il rimedio radicale. A una
vita erotica della proprietà (1979), Torino 2005.
delle forme di civiltà, e cioè alla forma filosofi-
➨ ECONOMIE PRIMITIVE. ca che è negativa e decadente, egli contrappo-
ne la forma cattolica, che è positiva e costrut-
DONOSO CORTÉS, JUAN FRANCISCO, pri-
Donoso Cortés tiva. La mentalità razionalistica, egli scrive, ha
mo marchese di Valdegamas. – Politico e avvelenato la società europea.
filosofo della storia spagnolo, n. a Valle de la A. Muñoz Alonso
Serena (Badajoz) il 6 magg. 1809, m. a Parigi il BIBL.: J. JURETSCHKE (a cura di), Obras completas de Do-
3 mar. 1853. noso Cortés, Madrid 1946, 2 voll.; L. CIPRIANI PANUNZIO
I suoi lavori, sebbene siano in gran parte solo - G. DE ROSA (a cura di), Antologia degli scritti. Il potere
polemici e occasionali, rivelano grande pene- cristiano, Brescia 1965; C. VALVERDE (a cura di), Obras
trazione filosofica. L’opera principale è Ensayo completas, Madrid 1970, 12 voll.
sobre el catolicismo, el liberalismo y el socialismo, Su Donoso Cortés: E. SCHRAMM, Donoso Cortés Leben
Madrid 1851 (subito tradotto in francese e in und Werken, Hamburg 1935, tr. sp. Donoso Cortés, su
italiano). Tra i lavori occasionali: gli articoli del vida y su pensamiento, Madrid 1936; P. DIETMAR WEST-
1838 sul «Correo nacional» circa la Scienza MEYER, Donoso Cortés, Staatsmann und Theologe. Eine
Nuova di Vico, che egli aveva allora conosciuto Untersuchung seines Einsatzes der Theologie in die Po-
rimanendone fortemente impressionato: Do- litik, Münster 1940; C. SCHMITT, Positionen und Begrif-
noso Cortés accentua l’opposizione fra storia fe, Hamburg 1940; R. CEÑAL, La filosofía de la historia
ideale eterna, da lui identificata con una «me- de Donoso Cortés, in «Revista de Filosofía», 11
(1952), pp. 91-113; E. SCHRAMM, Donoso Cortés, ejem-
tastoria» (Agostino), e la storia temporale; al-
plo del pensamiento de la tradición, Madrid 1952; C.
cuni discorsi alle Cortes (sulla situazione della
SCHMITT, Interpretación europea de Donoso Cortés, Ma-
Spagna, 4 marzo 1847; sulla dittatura, 4 genna- drid 1952; G. DE ARMAS, Donoso Cortés, Madrid 1953;
io 1849; sull’Europa, 30 dicembre 1850); alcu- J. CHAIX-RUY, Donoso Cortés, théologien de l’histoire et
ne lettere, specie quelle al cardinale Fornari, prophète, Paris 1956; R. DEMPF, Die Ideologiekritik des
nelle quali egli si difende dall’accusa di mani- Donoso Cortés, in «Philosophisches Jahrbuch», 64
cheismo: sul piano naturale la storia si conclu- (1956), pp. 298-338; R. FERNÁNDEZ CARVAJAL, Las cons-
derebbe col trionfo del male, se Dio, mediante tantes de Donoso Cortés, in «Revista de Estudios
interventi soprannaturali, non portasse a com- políticos», 95 (1957), pp. 75-107; A. CATURELLI, Dono-
pimento l’opera frammentaria dei suoi santi. so Cortés Ensayo sobre su filosofía de la historia, Córdo-
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vol. I, Franeker 1949; La sécularisation de la science, in ques construites par une méthode de déduction naturel-
«La revue réformée», 1954, pp. 138-157; Philosophie le, Louvain 1962. Curò l’edizione, aggiungendovi al-
et théologie, in «La revue réformée», 1958, pp. 48-60; cune parti, di R. FEYS, Modal Logics, Louvain 1965.
Mouvements progressifs et regressifs dans l’histoire, in Su Dopp: J. LADRIÈRE, In memoriam. Le professeur Jo-
«La revue réformée», 1958, pp. 1-13; Cinq conféren- seph Dopp, in «Revue philosophique de Louvain»,
ces données au Musée social à Paris, in «La revue 76 (1978), pp. 273-282.
réformée», 1959, pp. 1-76 (La prétendue autonomie de
la pensée philosophique; La base religieuse de la philo-
DORFLES, GILLO. – N. a Trieste il 10 apr.
Dorfles
sophie grecque, scolastique, humaniste; La nouvelle
tâche d’une philosophie chrétienne); Roots of Western
1910, si laurea in medicina specializzandosi in
Culture, Toronto 1979. psichiatria, libero docente e poi ordinario di
Su Dooyeweerd: W. YOUNG, Toward a Reformed Philo- estetica, visiting professor in numerose univer-
sophy. The Development of a Protestant Philosophy in sità degli USA e dell’America Latina e come pit-
Dutch Calvinistic Thought since the Time of A. Kuyper, tore tra i fondatori a Milano del Movimento Ar-
Grand Rapids - Franeker 1952; M.F.J. MARLET, Grund- te Concreta (1948). Manifesta una costante cu-
linien der kalvinistischen «Philosophie der Gesetzidee» riosità nei confronti di diversi campi del sape-
als christlicher Transzendentalphilosophie, München re attraverso la comprensione delle motivazio-
1954; A.M. CONRADIE, The Neo-calvinistic Concept of ni antropologiche che stanno dietro le singole
Philosophy, Natal 1960; V. BRUMMER, Transcendental espressioni artistiche. Lo stimolante panora-
Criticism and Christian Philosophy. A Presentation ma culturale milanese del dopoguerra lo pone
and Evaluation of H. Dooyeweerd’s «Philosophy of the di fronte a una nuova cultura, fatta di grafica,
Cosmonomic Idea», Franeker 1961; R. NASH, Dooyewe-
pubblicità, disegno industriale, che avrà le sue
erd and the Amsterdam Philosophy, Grand Rapids
1962; AA.VV., Philosophy and Christianity. Philosophi-
conseguenze nel pensiero di Dorfles. La colla-
cal Essays Dedicated to Professor Dr. H. Dooyeweerd, borazione come redattore della rivista bime-
Kampen-Amsterdam 1965 (bibl. degli scritti, pp. strale di filosofia «aut-aut» diretta da Enzo Pa-
449-452); C.T. MCINTIRE (a cura di), The legacy of H. ci (dal 1951) costituisce una fondamentale pa-
Dooyeweerd, Lanham 1985; C.T. MCINTIRE, H. Do- lestra per i suoi studi di estetica caratterizzati
oyeweerd in North America, in D. WELLS (a cura di), da una larga apertura di orizzonti. Il non assog-
Reformed Theology in America, Grand Rapids 1985, gettarsi ad alcuna scuola di pensiero gli per-
pp. 172-185. mette di sconfinare in fenomeni culturali con-
temporanei senza pregiudizi critici.
DOPP, JOSEPH. – Logico belga, n. a Bruxelles
Dopp In uno dei primi libri Le oscillazioni del gusto
il 21 apr. 1901, m. a Eizer-Overijse il 22 febb. (1958) analizza alcuni aspetti dell’incompren-
1978. Pensatore di stampo neoscolastico, si è sione dell’arte moderna dove mette in moto
occupato soprattutto di logica, dedicandosi al nuovi scenari lievitati da inediti nessi tra crea-
confronto dell’impostazione tradizionale con tività artistica e comportamenti sociali. Ne Il
quella matematica. A partire dal suo orienta- divenire delle arti (1959) analizza il continuo
mento epistemologico realista venato da ten- processo metamorfico dei diversi linguaggi ar-
denze empiristiche, si avvicinò alle correnti di tistici sottoposti a un costante consumo tanto
filosofia analitica (tradusse, con P. Gochet,
che ogni tentativo di sistematizzarli si rivela
Word and Object di W.v.O. Quine, Paris 1977).
precario. Al disegno industriale e alla grafica
Professore all’università di Lovanio dal 1938,
pubblicitaria delle Oscillazioni, in questo sag-
ricoprì anche l’incarico di segretario di reda-
gio aggiunge lo studio oltre che delle tipologie
zione della «Revue philosophique de Lou-
vain» e di «Logique et Analyse»; fu membro artistiche canoniche anche delle nuove mani-
dell’Istitut international de philosophie e festazioni della cultura: la musica elettronica,
dell’Association for Symbolic Logic. la fantascienza, il fumetto. Nei testi degli anni
F.V. Tommasi sessanta le due costanti del rito e del mito fan-
BIBL.: Félix Ravaisson, la formation de sa pensée d’après no da filtro a un’ulteriore indagine estetico-
des documents inédits, Louvain 1933; Leçons de logique antropologica. Per i numerosi scritti si riman-
formelle, Louvain 1950, 3 voll. (nuova edizione in un da al repertorio bibliografico: Gillo Dorfles
volume, Notions de logique formelle, Louvain 1965); Scritti di architettura 1930-1998, Mendrisio
Essai d’une présentation de la logique combinatoire, in 1999.
«Logique et Analyse», 3 (1960), pp. 183-201; Logi- E. Torelli Landini
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ne un modesto incarico burocratico che lascia traverso terribili incubi), non può pentirsi né
quasi subito per dedicarsi alla professione di condannare se stesso: la storia della sua rina-
scrittore, scelta che manterrà tra molte soffe- scita grazie all’amore per Sonja, la prostituta
renze e umiliazioni (epilessia, debiti, lutti fa- che lo ama e lo segue fino in Siberia, non viene
miliari, arresto e deportazione in Siberia) e che narrata ma solo accennata alla fine del roman-
gli regalerà comunque inattese soddisfazioni zo.
e, alla fine, una grande notorietà. I romanzi di Stavrogin, il personaggio centrale dei Demoni
Dostoevskij, intrisi di filosofia, affrontano (1873), è ancora al di là di Raskolnikov: non ha
sempre problemi universali: Dio, il male, la nessuna norma da violare e nessuno scopo da
colpa, la libertà, le profondità dell’anima. La perseguire in quanto ignora ogni distinzione
vita attiva dei suoi personaggi, liberata dalle di bene e male. Individuo eccezionale, affasci-
incombenze del quotidiano, corrisponde alla nante, è l’incarnazione di una forza negatrice
nostra vita profonda. Spesso si è sottolineato, fine a se stessa destinata a distruggere e ad
forse non a torto, il carattere profetico autodistruggersi: ogni sua azione e provoca-
dell’opera di Dostoevskij, vedendo in essa zione è motivata solo dalla noia, dall’indiffe-
un’anticipazione e una critica ante litteram del renza e dalla volontà di sperimentare. Disin-
pensiero di Nietzsche, del nichilismo ateo mo- cantato spettatore di se stesso, Stavrogin spo-
derno e degli esiti totalitari delle ideologie sa una povera infelice solo per la sadica curio-
utopistiche. sità di impersonarsi improbabile benefattore;
Si è soliti indicare, sulla scia di Lev Šestov, nel- distribuisce fra i suoi amici idee titaniche da
le Memorie dal sottosuolo (1865) una svolta cru- lui coltivate senza aderirvi solo per vederne gli
ciale nella produzione di Dostoevskij: il pas- esiti mortiferi (il nichilismo rivoluzionario di
saggio da un socialismo umanitario – presente Pëtr Verchovenskij, l’ateismo suicida di Kiril-
in Povera gente (1846), Umiliati e offesi (1862) e lov, il nazionalismo religioso di Šatov non so-
nelle Memorie da una casa di morti (1861), reso- no che frammenti della sua personalità viventi
conto dell’atroce prigionia siberiana – a una di vita propria); seduce e violenta una bambi-
concezione tragica del mondo e della sofferen- na per spiare in lei il tormento della colpa che
za. Ciò che la spietata autoanalisi dell’uomo la porta infine al suicidio. Proprio quest’ulti-
del «sottosuolo» mette in luce è infatti una re- mo delitto – che ora lo perseguita dopo una
gione nascosta e inquietante dell’animo uma- lunga rimozione – viene rievocato nella con-
no, nella quale il dolore appare nella sua irri- fessione che Stavrogin consegna al vescovo Ti-
ducibile ambiguità, dove il soggetto scopre il chon: atto estremo ancora nel segno dell’am-
piacere morboso di impersonarsi vittima e car- biguità, ove il rimorso si mescola con il piacere
nefice di se stesso. Le umiliazioni che il prota- della propria degradazione e con la vanità
gonista di questo racconto volontariamente ri- dell’ostentazione. Stavrogin in realtà cerca la
cerca e si infligge dimostrano l’impossibilità di croce, vorrebbe soffrire ma non può perché si
un distacco dal male e dalla degradazione pro- vergogna del pentimento, perché si rifiuta di
prio perché condizioni delle quali l’uomo arri- patire lo scherno al quale la sua confessione lo
va a compiacersi. Raskolnikov, lo studente condannerebbe: il suicidio non è che la confer-
protagonista di Delitto e castigo (1866), è un au- ma della sua demoniaca vocazione al nulla e
tentico uomo del sottosuolo: un’idea lo osses- alla distruzione, vocazione che finisce per in-
siona, quella della libertà propria dell’«uomo ghiottirlo.
superiore» di uccidere per fini più alti. Tale Se Stavrogin è l’incarnazione del male, il prin-
idea, a lungo covata sotterraneamente e assa- cipe Myškin, protagonista dell’Idiota (1868-69)
porata fino al tormento, una volta messa in vuole essere, secondo le parole di Dostoevskij,
pratica finisce per schiacciarlo: dopo aver ucci- la rappresentazione di un uomo «assoluta-
so una vecchia usuraia e sua sorella per procu- mente buono», il simbolo di Cristo stesso.
rarsi del denaro, Raskolnikov si accorge di es- Myškin è un disadattato, infermo nel fisico e
sere solo un banale omicida, di non aver rag- nella mente, epilettico, un «idiota» appunto,
giunto una libertà al di là del bene e del male eppure è capace di un’infallibile penetrazione
e di non essersi dimostrato all’altezza della psicologica, prevede le azioni degli uomini
sua idea. Per questo, anche se confessa e af- comprendendole e perdonandole in anticipo,
fronta la pena volendola, presentendo in qual- è sempre mite e generoso, attira e affascina le
che modo la sua colpevolezza (soprattutto at- anime più sensibili delle donne e dei bambini:
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della crisi ecologica – che tiene in seria consi- pieno inserimento nella vita sociale – per
derazione la promozione umana delle genera- giungere alla richiesta della creazione di un si-
zioni future (Sollicitudo rei socialis, n. 34). stema economico che si sviluppi secondo una
Così definito, il concetto di giustizia sociale è logica di partecipazione e di solidarietà (cfr.
l’humus nel quale affondano le loro radici due Centesimus annus, nn. 30-43). In una seconda
grandi principi, che secondo la dottrina socia- fase – che ha inizio con la pubblicazione della
le della chiesa vanno posti alla base degli or- Populorum progressio e, successivamente, della
dinamenti socioeconomici e politici: il princi- Sollicitudo rei socialis –, nella quale la questione
pio di sussidiarietà e il principio della destinazione sociale non può più limitarsi a considerare le
universale dei beni. Il principio di sussidiarietà, ineguaglianze fra le classi ma deve porre al
enunciato per la prima volta, in termini precisi, centro della riflessione la questione dei rap-
dalla Quadragesimo anno (n. 80) per tutelare porti tra i popoli della terra, essenziale diventa
l’autonomia dei singoli e dei gruppi intermedi la denuncia dello stato di sperequazione esi-
– oggi si direbbe della «società civile» – di stente tra Nord e Sud del mondo e l’individua-
fronte all’indebita invadenza dello stato, ha zione dei presupposti sui quali costruire un
subito, successivamente, un processo di gra- nuovo ordine internazionale. La solidarietà
duale ridimensionamento con l’introduzione s’identifica qui con la promozione dell’intera
del principio di solidarietà, che assume con la famiglia umana e deve concretamente tradursi
Populorum progressio il carattere di presuppo- nella elaborazione di progetti di collaborazio-
sto fondante dell’ordine sociale (cfr. nn. 59- ne mondiale e nella creazione di relazioni
61). Per questo lo sforzo dei documenti più re- commerciali ispirate a criteri di vera equità so-
centi – si veda in particolare la Centesimus an- ciale.
nus (n. 39) – è teso a ristabilire un giusto equi- II. LE DIVERSE ACCEZIONI DI DOTTRINA SOCIALE E I CRI-
librio tra i due principi, assegnando al princi- TERI DI VALUTAZIONE DELLE VARIE AFFERMAZIONI. –
pio di solidarietà il carattere di orizzonte ulti- Accostando i vari documenti del magistero so-
mo di riferimento e attribuendo al principio di ciale non è difficile individuare la presenza, nel
sussidiarietà il significato di mezzo per il coin- succedersi delle varie fasi storiche, di accezio-
volgimento responsabile dei diversi soggetti ni diverse del concetto di dottrina sociale della
individuali e sociali nel processo di ricerca del chiesa.
bene comune. Il secondo – il principio della de- La prima di queste accezioni coincide con lo
stinazione universale dei beni – è invece il punto sviluppo di un modello ideologico-dottrinale,
di arrivo di un cammino che è venuto facendo- che interpreta l’intervento della chiesa nei
si strada gradualmente nell’ambito della dot- confronti della realtà sociale come offerta di
trina sociale della chiesa, ridimensionando la un progetto autonomo, contrapposto tanto al
centralità assegnata in partenza all’istituto liberalismo capitalista, che negava l’esistenza
della proprietà privata, e che ha ricevuto la sua di un ordine oggettivo capace di fondare il be-
definitiva consacrazione nella Populorum pro- ne comune, quanto al collettivismo marxista,
gressio (n. 22). Con esso si afferma, in termini che sosteneva il primato della struttura socia-
inequivocabili, il diritto di tutti gli uomini e di le sulla persona. Questo modello, presente
tutti i popoli ad attingere dai beni della terra anzitutto nella Rerum novarum e ripreso, suc-
quanto è necessario alla soddisfazione dei cessivamente, dalla Quadragesimo anno, finiva
propri bisogni, esigendo, di conseguenza, che per trasformare la dottrina sociale della chiesa
ogni ordinamento socio-economico sia fonda- in una vera e propria «terza via», caratterizzata
to sulla ricerca di un’equa distribuzione dei dalla pretesa di ricavare immediatamente dal
beni secondo criteri di giustizia non disgiunta messaggio evangelico un preciso progetto so-
dalla carità. cio-politico, con la tentazione della caduta
A partire da tali presupposti viene anzitutto af- nell’integrismo, ma anche con il pericolo di ri-
frontato il problema dei rapporti tra capitale e duzione della fede a una ideologia storico-so-
lavoro, che rappresenta, nella prima fase di ciale.
sviluppo della questione sociale, il nodo criti- La presa di coscienza di questi limiti e il tenta-
co più rilevante, partendo dalla difesa dei di- tivo del loro superamento si verificano soprat-
ritti dei lavoratori – dal diritto al salario al di- tutto all’epoca del Vaticano II, in concomitan-
ritto al rispetto dell’integrità fisica e morale, fi- za con l’avanzare di forti critiche al concetto di
no al diritto alla libertà di associazione e al dottrina sociale della chiesa non solo al di fuo-
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LEBEECKX, God the Future of Man, London 1969; M.- generale del dovere dal punto di vista teoreti-
D. CHENU, La dottrina sociale della Chiesa. Origine e co, si rinvia alla voce «obbligazione».
sviluppo (1891-1971), Brescia 1977; R. CORTESE, Un SOMMARIO: A) Aspetto filosofico: I. Il dovere nel
impegno critico e profetico. Il magistero sociale della pensiero greco. - II. II dovere nel pensiero cri-
Chiesa, Casale Monferrato 1984; AA.VV., La dottrina stiano. - III. Il dovere nel pensiero moderno: 1.
sociale della Chiesa, Milano 1989; H. CARRIER, The So- Kant, Fichte, Hegel. - 2. Il pensiero italiano
cial Doctrine of the Church Revisited. A Guide for Stu- nell’epoca del risorgimento. - 3. Schopenhauer e
dy, Vatican City 1990, tr. it. di S. Bronzini, Dottrina Nietzsche. - 4. Concezioni positivista e aprioristica
sociale. Nuovo approccio all’insegnamento sociale della
del dovere. - IV. Il dovere nel pensiero contem-
Chiesa, Cinisello Balsamo 1993; G. PIANA, Magistero
poraneo: 1. Croce e Gentile. - 2. I fenomenologi. -
sociale, in Nuovo Dizionario di teologia morale, Cinisel-
V. Essere e dover-essere: 1. La «ghigliottina di
lo Balsamo 1990, pp. 681-708; G. GUTIÉRREZ, teología
Hume». - 2. Tentativi di un suo superamento. - VI.
de la liberación. Perspectivas, Salamanca 1992, tr. it.
di L. Bianchi - E. Demarchi, Teologia della liberazione,
Dovere e potere: 1. Dovere e potere secondo Kant.
Brescia 1992; F. APPI, Cos’è la dottrina sociale della - 2. Sviluppi formali. - B) Aspetto giuridico.
Chiesa, Roma 1996; G. FROSINI, Il pensiero sociale dei A) ASPETTO FILOSOFICO.
Padri, Brescia 1996; E. BENVENUTO, Il lieto annunzio ai I. IL DOVERE NEL PENSIERO GRECO. – Una prima
poveri. Riflessioni storiche sulla dottrina sociale della esplicita trattazione filosofica del dovere si
Chiesa, Bologna 1997. trova, nell’ambito della filosofia greca, nel Cri-
➨ ASSOCIAZIONE, LIBERTÀ DI; COSMOPOLITISMO; GIU-
tone di Platone. Nella prosopopea delle Leggi,
STIZIA SOCIALE; GLOBALIZZAZIONE; LAICO - LAICITÀ;
contenuta in questo dialogo (nn. 11-16), il
LAVORO; PERSONA; PROPRIETÀ, DIRITTO DI; SECOLA-
concetto del dovere si profila chiaramente:
l’uomo, con l’accettare liberamente di far parte
RIZZAZIONE; QUESTIONE SOCIALE; SOLIDARIETÀ; SO-
di una repubblica, si deve impegnare a rispet-
LIDARISMO; SUSSIDIARIETÀ , PRINCIPIO DI ; UGUA-
tarne le leggi, cioè a «fare ciò che ella ordina di
GLIANZA.
fare, e soffrire se ella ci ordina di soffrire»
(Crit., 51 b, tr. it. di M. Valgimigli, Bari 1966). È
DOVERE (dal lat. debere: verbo; come sost.:
Dovere l’impegno assunto con il pactum unionis politi-
officium - duty, oughtness; Pflicht, Sollen; devoir; co: «Dimmi: se uno si trovi d’accordo con un
deber). – Etimologicamente debere (da de e ha- altro nel riconoscere che una cosa è giusta,
bere) indica che si è ricevuto qualche cosa e questa cosa colui la deve fare, o deve cercare
che qualcosa si deve restituire. Questo è an- di eludere l’altro e non farla? – La deve fare»
che il senso dei vocaboli derivati: debitum (de- (ibi, 49 e). Sino a questo punto il dovere mora-
habitum) e debitor (de-habitor). Con il termine le, per Socrate, non si configura diversamente
dovere si intende, nel comune linguaggio, sia che come un pactis standum del tutto umano. Il
l’azione da compiere o l’omissione a cui l’uo- dovere socratico assume però assai presto un
mo è obbligato; sia l’obbligazione morale in carattere di religiosità trascendente, di co-
virtù della quale l’uomo è tenuto a compiere o mando divino. La condanna di Socrate, infatti,
a omettere qualcosa. Considerato nella prima è stata formulata contro giustizia e rettitudine
accezione, il dovere risulta declinabile al plu- dai responsabili della cosa pubblica. Per que-
rale, e può risultare: a) con riferimento alla sua sto, argomenta Critone nel suo tentativo di
causa: naturale o positivo, secondo che proceda persuadere l’amico a fuggire, Socrate non è
dalla legge naturale o dalla legge positiva; b) più tenuto ad obbedire alle leggi, ch’egli accet-
con riferimento al soggetto: individuale o sociale, tava solo in quanto erano fondate sul giusto.
secondo che debba compiersi dall’individuo o La pretesa di Critone è logicamente fondata
dalla società; c) con riferimento al termine, cioè dal punto di vista della saggezza umana, e So-
alla persona a cui si riferisce: dovere verso Dio, crate può rifiutarla solo perché si pone da un
dovere verso se stesso, dovere verso il prossimo. punto di vista superiore, cioè dal punto di vi-
Considerato nella seconda accezione, che è la sta del comando divino. Infatti la condanna in-
più profonda e veramente essenziale (quindi giusta, secondo Socrate, non infirma il valore
la più importante speculativamente), il con- delle leggi, ma mostra soltanto che ingiusti
cetto del dovere presenta, nella storia della fi- sono gli uomini che male le applicano. In tal
losofia, un’estesa varietà d’interpretazioni. Su modo il principio della morale, astratto da
queste ultime si rivolge qui l’attenzione in li- ogni contingente applicazione giusta o ingiu-
nea principale, mentre, per la problematica sta, è valido in sé per il suo fondamento tra-
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ta trascendenza creatrice di Dio. La morale cri- coscienza del dovere è l’unico sostegno del-
stiana si radica profondamente nella trascen- l’umana fragilità, l’unico segno del divino in
denza; ma caratteristica fondamentale di essa noi: «Coscienza! Coscienza! divino istinto; vo-
è la capacità di costituire sull’eteronomia mo- ce immortale e celeste; guida sicura di un es-
rale la piena rivalutazione dell’autonomia del- sere ignorante ma intelligente e libero, giudice
la persona umana. L’uomo, infatti, ha come infallibile del bene e del male che rende l’uo-
dovere sommo quello di amare Dio; a questo mo simile a Dio» (Émile, l. IV, cap. 6, tr. it. di G.
dovere fondamentale tengono dietro gli altri Tarozzi, Emilio, Bologna 1934, p. 430).
doveri, che si riassumono nell’amare il prossi- 1. Kant, Fichte, Hegel. – L’indagine intorno al
mo: «Ama il Signore tuo Dio con tutto il tuo dovere diventa fondamentale nell’etica di
cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua Kant. Per questo autore, «il concetto del dove-
mente. Questo è il massimo e il primo dei co- re [...] contiene quello di una volontà buona,
mandamenti. Il secondo, poi, è simile a que- sebbene con certe determinate limitazioni e
sto: ama il prossimo tuo come te stesso. Da ostacoli soggettivi, i quali però, lungi dal celar-
questi due comandamenti dipende l’intera lo o dal renderlo irriconoscibile, lo rendono
legge e i profeti» (Mt 22, 37-40). evidente per contrasto, facendolo risaltare con
A queste fondamentali premesse sono confor- ciò in modo tanto più chiaro». Kant distingue
mi numerose precettistiche dei doveri, che tra: azioni che contrastano il dovere; azioni che
mettono capo a san Paolo (p. es., il dovere del ad esso si conformano vincendo avverse incli-
lavoro: 2 Ts 3, 10), e che si sviluppano nella pa- nazioni; e azioni che ad esso si conformano,
tristica. Celebre, p. es., il De officiis ministrorum anche col concorso di favorevoli inclinazioni.
di Ambrogio. Il vescovo di Milano non nega la Nel secondo caso, è chiaro che il dovere è
teorica ciceroniana del dovere, ma la supera in compiuto per il dovere. Nel terzo caso, invece,
una visione più ampia, nella quale il dovere occorrerà chiedersi se il movente prevalente di
sommo, o amore di Dio, si costituisce come simili azioni stia nell’inclinazione oppure nella
l’unità inscindibile di utile e di honestum, elimi- considerazione stessa del dovere: solo in
nando quelle ultime incertezze circa un possi- quest’ultimo caso, infatti, l’azione realizza la
bile contrasto tra i due termini, che ancora sua autonoma purezza morale. Lo stesso per-
permanevano nel filosofo romano (cfr. Cicero- seguimento della propria felicità e lo stesso
ne, op. cit., III, 2 ss.; Ambrogio, op. cit., III, 2). amore per il prossimo, hanno un contenuto
Agostino esalta la trascendenza della morale: morale – secondo Kant –, solo se vengono in-
Dio è il fine «ad quod adipiscendum omnia officia tesi come determinazioni del dovere morale,
referenda sunt» (cfr. De civ. D., X, 18); nel dovere cioè se sono vissuti, non come «inclinazioni»,
più che la materialità dell’opera vale l’inten- bensì come contenuti pratici di un precetto. Il
zione: «officium nostrum non officio, sed fine pen- valore propriamente morale dell’azione non
sandum est» (Enarr. in psalmum 118, 12, 2); il sta negli «scopi» e negli «effetti» che essa si
dovere è adesione alla volontà divina «ordinem propone, e neppure nel suo contenuto (Gegen-
naturalem conservari iubens, perturbari vetans» stand), bensì nel «principio del volere», cui es-
(Contra Faustum, XXII, 27): concetto che fonda sa obbedisce: essa è buona, se è determinata
una tradizione di pensiero. dalla legge propria di ogni essere razionale. In
III. IL DOVERE NEL PENSIERO MODERNO. – Nell’epo- tal senso, «dovere è necessità di un’azione per
ca moderna l’indagine intorno al dovere trova rispetto della legge» (Grundlegung zur Me-
poco spazio, ed assume invece importanza taphysik der Sitten, Riga 17862 [1785], sezione I,
l’indagine intorno ai diritti dell’uomo: un uo- tr. it. di F. Gonnelli, Fondazione della metafisica
mo che è orientato a una realizzazione sempre dei costumi, Roma-Bari 1997, pp. 23-31). Al di là
più complessa della propria personalità. Giu- di ogni imperativo ipotetico, eteronomo e uti-
snaturalismo e illuminismo, fenomeni im- litario, la legge morale deve fondarsi sulla pro-
prontati a una piena esaltazione dei diritti pria essenziale e categorica formalità: «tu de-
dell’uomo, trascurano per voluta polemica vi» (du sollst). Il «dover essere» – spiega Kant –
un’indagine approfondita attorno al dovere. è la formula che esprime «il rapporto di una
La riflessione sul dovere si sviluppa nell’età legge oggettiva della ragione con una volontà
moderna, appunto come reazione alle correnti che, secondo la sua costituzione soggettiva,
illuministiche. Il primo esponente di questa non viene con ciò determinata in modo neces-
opposizione è Rousseau, per il quale la viva sario», non viene cioè costretta: dunque, il «tu
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individuare i propri fini, e impone ad essi di proibiscono all’uomo di agire contro il fine
accordarsi col criterio della universalizzabilità; della sua natura (riguardano quindi la conser-
l’etica invece segue la seconda via, cioè va de- vazione morale di sé), i secondi comandano di
terminando i fini nella forma di altrettanti do- tendere al perfezionamento morale di sé. In
veri, cioè di altrettante determinazioni della senso soggettivo, invece, tali doveri si divido-
legge morale (ibi, pp. 227-232). Quanto ai fini no in doveri verso di sé come «essere animale
che nello stesso tempo sono doveri, Kant ne e morale nello stesso tempo» (che riguardano
individua fondamentalmente due: «la propria la conservazione fisica di sé, la conservazione
perfezione» (corporea, intellettuale e morale) della specie, la conservazione delle proprie
e «la felicità altrui» (fare propri i fini leciti al- forze), e doveri verso di sé come «essere pura-
trui, senza danno per i propri). Mentre, la feli- mente morale» (riguardanti il mantenimento
cità propria non ha bisogno di essere proposta della propria dignità personale) (ibi, pp. 271-
come un dovere, e la perfezione altrui è conce- 275). I doveri umani possono legittimamente
pibile come un dovere solo per altri (ibi, pp. essere interpretati come ordini di un «giudice
235-238). della coscienza», identificabile con Dio stesso
La legge morale, diversamente da quella giuri- (ibi, p. 300). Quanto ai doveri verso gli altri,
dica, «può soltanto imporre la massima delle Kant li distingue in doveri che creano obbliga-
azioni, non le azioni stesse»: quindi, indica i zione nell’altro (o meritori) e doveri che non
suoi doveri in modo «largo» o «imperfetto» – ne creano (o obbligatori). Entrambi, comun-
in un modo, cioè, che indica una direzione, ma que, implicano sia l’amore che il rispetto: «il
che non ha un termine definito; mentre «stret- dovere dell’amore del prossimo può essere
to», o ben definito, è il dovere giuridico. Ora, anche espresso come dovere di far propri i fini
«quanto più largo è il dovere, e più imperfetta degli altri (in quanto questi non siano immo-
quindi l’obbligazione per l’uomo di agire, e rali); il dovere del rispetto dei miei simili è
quanto più egli, nell’osservanza di un dovere contenuto nella massima che proibisce di ab-
largo, avvicina tuttavia la sua massima al do- bassare chiunque al rango di puro mezzo per i
vere stretto (al diritto), tanto più perfetta è la miei fini» (ibi, pp. 315-317). Kant parla anche
sua azione virtuosa» (ibi, p. 240). La virtù – se- dei doveri religiosi, intendendoli – «entro i li-
condo Kant – è una sola, quando la si intenda miti della pura ragione» – come gli stessi do-
come l’intenzione di compiere il dovere per il veri morali considerati come se fossero co-
dovere; ma, in relazione ai fini che è possibile mandi divini. E afferma che il «dovere relativo
proporsi nell’agire virtuoso, si possono distin- a Dio è un dovere dell’uomo verso se stesso,
guere parecchie virtù, e parecchi «doveri di vir- vale a dire non è l’obbligazione oggettiva di
tù» (ibi, p. 246). Nel tentativo di dedurne una prestare certi servizi a un altro, ma soltanto
tavola, Kant articola i doveri in relazione al lo- l’obbligazione soggettiva di fortificare l’impul-
ro referente; e distingue così: doveri dell’uomo so morale nella nostra propria ragione legisla-
verso l’uomo (se stesso; gli altri), e doveri trice» (ibi, pp. 367-369).
dell’uomo verso esseri non umani (sottouma- Questa salda coscienza del dovere viene ripre-
ni, sovraumani) (ibi, p. 267). Egli poi, sulla ba- sa e sviluppata da Fichte, che su questa conti-
se di tale articolazione, costruisce la sua «dot- nua tendenza a superare e realizzare sempre
trina degli elementi dell’etica». A ben vedere, più il proprio io, costituisce l’idealismo etico.
però, «l’uomo ha soltanto dei doveri verso La filosofia di Fichte è la filosofia del Sollen,
l’uomo», o, più precisamente, verso un sogget- cioè del «dover essere», tensione continua
to che sia persona e insieme sia oggetto verso una realtà infinita che continuamente ci
d’esperienza (il che esclude sia gli animali bru- sfugge, perché, una volta raggiunta, la meta di-
ti, sia i puri spiriti) (ibi, pp. 303-305). viene finita e risulta insoddisfacente. Secondo
Che si parli di doveri dell’uomo verso se stes- le Vorlesungen über die Bestimmung des Gelehr-
so, e quindi di un idem che sia obbligante e in- ten, la missione dell’uomo, il suo dover essere,
sieme obbligato, non è contraddittorio se si consiste appunto in questo avvicinamento
distingue tra homo phaenomenon (l’uomo natu- all’infinito, in questo costante perfezionamen-
rale, oggetto di obbligazione) e homo noume- to, che non potrà mai terminare nella perfezio-
non (l’uomo libero, soggetto d’obbligazione). ne: «avvicinarsi, e avvicinarsi all’infinito; que-
Tali doveri, a loro volta, si dividono – in senso sto egli può, e questo egli deve» (op. cit., tr. it.
oggettivo – tra «negativi» e «positivi»: i primi di C. Mazzantini, La missione del dotto, Torino
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nostri doveri sta nella sua legge» (Dovere mento nell’eterna essenza delle cose» (Del
dell’uomo, Lugano 1860, cap. 2). buono, ed. naz., XII, Milano 1940, p. 19). Mentre
Rosmini compie una critica ed una più esatta «la legge è obbiettiva e indipendente dagli spi-
interpretazione del dovere kantiano, che egli riti creati [...] la sua obbiettività deriva dalla
dimostra soggettivo e quindi incapace di fon- sua medesimezza con l’oggetto conoscitivo»
dare l’universalità della legge morale: «il prin- (ibi, p. 86). Il progressivo cammino morale si
cipio morale di Kant è immorale» (Storia com- configura così come I’ascensus per cui l’«Esi-
parativa e critica de’ sistemi intorno al principio stente» ritorna all’«Ente».
della morale, in Principî della scienza morale, Edi- 3. Schopenhauer e Nietzsche. – Anche Scho-
zione Nazionale e Critica, vol. 23, Roma-Stresa penhauer rivolge una critica alla concezione
1990, p. 265). È necessario, invece, se vera- kantiana del dovere. Secondo lui, il tentativo
mente si vuole fondare un concetto universale di Kant di fondare un dovere incondizionato
della morale, radicare il concetto di dovere nel doveva necessariamente fallire, dato che in
concetto di essere: «In questa necessità mora- questa definizione è evidente la contradictio in
le consiste il concetto dell’obbligazione e del adiecto consistente nel voler porre incondizio-
dovere. L’uomo deve con la sua volontà opera- natamente una nozione, che è necessariamen-
re secondo l’ordine dell’essere, perché altri- te legata ai concetti condizionati di pena o ri-
menti il suo atto, la sua volontà, egli stesso sa- compensa. La morale kantiana, per Scho-
rebbe indeclinabilmente guasto e malvagio» penhauer, è morale egoistica, come ogni con-
(Compendio di etica e breve storia di essa, in Edi- cezione che congiunge virtù e felicità: «ogni
zione Nazionale e Critica, vol. 29, Roma-Stresa virtù che venga esercitata per una qualche ri-
1998, n. 48, p. 43). La riconduzione dell’obbli- compensa, riposa sopra un avveduto, metodi-
gazione morale alla non-contraddizione, è co, lungimirante egoismo» (Kritik der kanti-
operata con grande chiarezza nei Principî, dove schen Philosophie, in appendice a Die Welt als
l’autore distingue tra verità conosciuta (la nor- Wille und Vorstellung, tr. it. di P. Savj-Lopez e G.
ma) e verità riconosciuta (l’operare secondo la De Lorenzo, Il mondo come volontà e rappresen-
norma). Scrive Rosmini: «Dico che l’obbliga- tazione, vol. I, Bari 1928, p. 649; cfr. anche Über
zione in questa prima operazione del ricono- das Fundament der Moral, cap. 4). La morale
scere ciò che pur si conosce è per sé evidente kantiana – per questo autore – riposa, al pari
[...]. Io sono dunque l’autore del male in me, d’ogni altra morale, su di un principio eterono-
perché io colla mia volontà sono l’autore della mo e teologico, e si mostra, a un attento esa-
contraddizione e della pugna in me stesso, me, fondata su di un imperativo ipotetico e
cioè della pugna fra la ricognizione e la cogni- non categorico. Anche la critica schopenhaue-
zione». Dunque, «non abbiamo ridotta con ciò riana dunque mostra l’impossibilità di fonda-
la scienza dei costumi alla sua prima ragione? re, immanentisticamente, la nozione del dove-
[...] Se noi diciamo di non conoscere ciò che re. E la nuova morale, che Schopenhauer pro-
pur conosciamo, non facciamo noi con ciò uno pone, fondata non più sul dovere ma sulla
sforzo per fare che non sia ciò che è, e che sia compassione (Mitleid), finisce per implicare la
ciò che non è? in tal modo non operiamo noi trascendenza di un principio etico, che ponga
contro il principio di non contraddizione, che la giustificazione dell’intenzione morale, me-
dice “ciò che è non può non essere, e ciò che diante un concetto innato, che Schopenhauer
non è non può essere”? non oppugniamo noi chiama «genio etico», «amore istintivo», «vir-
con questo l’essere, poiché ci sforziamo di fare tù spontanea» o, assai più chiaramente, «gra-
che non sia ciò che pur è e che sia ciò che pur zia» (cfr. ibi, l. IV, §§ 66 e 70; Über das Funda-
non è?» (cfr. Principî della scienza morale, cit., ment der Moral, cap. 16).
pp. 138-140). In Nietzsche la critica del dovere coincide con
Gioberti, in piena fedeltà alle sue premesse te- la prefigurazione dell’Übermensch, che, impo-
oretiche, critica non solamente il dovere kan- nendo la propria morale, nega quella dell’ac-
tiano, ma altresì il dovere teorizzato da Rosmi- cettazione di un ordine etico precostituito. In
ni, che egli accusa di soggettivismo: «il princi- Also sprach Zarathustra la sostituzione della
pio cardinale dell’etica rosminiana guida dun- morale del dovere con la morale del volere è
que di necessità all’immoralismo, che consi- simboleggiata dalla metamorfosi per cui il
dera la legge morale come una disposizione cammello, che pazientemente si era caricato
subiettiva dello spirito umano, priva di fonda- del fardello del «du sollst», si trasforma nel le-
3088
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prema della possibilità di una vita morale» 2. I fenomenologi. – Edmund Husserl mette in
(ibi, p. 177). Si rispecchia in questi pensatori la evidenza la dimensione del dovere, nella sua
crisi dell’etica immanentistica, la necessità di fenomenologia dell’umano: infatti, «l’essere-
legare la nozione di dovere alla trascendenza uomo implica un essere-teleologico e un do-
di un principio ideale, come ha chiaramente ver-essere» (La crisi delle scienze europee e la fe-
mostrato Francis H. Bradley (Appearence and nomenologia trascendentale [1954], tr. it. di E. Fi-
Reality [1893], tr. it. di C. Goretti, Apparenza e lippini, Milano 1961, p. 290). Husserl connette
realtà, Milano 1947), per il quale il fine della il dovere al fine. Entrambi acquistano senso –
moralità trascende l’uomo e il mondo della a suo avviso – entro la «temporalità origina-
morale stessa: «ogni aspetto separato ria» dell’io, per cui esso è «possibilità». Secon-
dell’universo finisce per esigere qualche cosa do Husserl, «in quanto io vivente-fluente io
di più alto di se stesso, e come ogni altra ap- sono la possibilità di me stesso, una possibili-
parenza il bene implica ciò che per realizzarlo tà molteplice; cioè io sono libero. Ma che cosa
deve assorbirlo» (ibi, pp. 468-69; cfr. pure, del- significa questa libertà? Essa significa che
lo stesso autore, Ethical Studies, Oxford 19272, all’io, che è originariamente temporale, spetta
cap. 4). anche sempre originariamente una “volontà” e
IV. IL DOVERE NEL PENSIERO CONTEMPORANEO. – 1. un “dovere”, che l’io non si limita semplice-
Croce e Gentile. – Benedetto Croce formula una mente ad essere, ma può essere, deve essere e
critica della nozione di dovere: esso è tautolo- vuol essere» (G. Brand, Mondo io e tempo nei
gico e inutile alla vita etica stessa (Filosofia del- manoscritti inediti di Husserl [1955], tr. it. di E.
la pratica, Bari 1909, pp. 304-305). Merito della Filippini, Milano 1960, pp. 217-218).
civiltà moderna, secondo Croce, è stato quello L’altro caposcuola della fenomenologia, Max
di approfondire il concetto di libertà contro il Scheler, vuole invece approfondire la dimen-
concetto di dovere, il concetto di individualità sione concreta e «materiale» del dovere; e lo fa
contro quello di universalità (Cultura e vita mo- in polemica con la concezione kantiana, di cui
rale, Bari 19262, p. 302). Il vero dovere, quindi, però cerca di potenziare l’istanza di intransi-
coincide con la libertà e col diritto del singolo, genza anti-utilitaria. Il soggetto in tanto deve,
quale si viene storicamente determinando. La in quanto intuisce preliminarmente il valore:
fedeltà all’immanentismo porta Croce a una l’intuizione (o «percezione emozionale») del
forma di utilitarismo etico, come in politica lo valore antecede la coscienza del dovere, che
porta a una forma di atomismo sociale: «L’in- non costituisce dunque il fenomeno morale
dividuo è la situazione storica dello spirito originario, ma una spontanea e pur necessaria
universale in ogni istante del tempo, e, quindi, conseguenza della intuizione del valore. In tal
l’insieme degli abiti che, per effetto delle si- modo l’astrattezza e il rigorismo impliciti nella
tuazioni storiche, si producono» (Filosofia della nozione kantiana di dovere vengono vinti dalla
pratica, cit., p. 167). concreta partecipazione all’ordine assiologico
Il concetto di dovere è invece il cardine della fi- gerarchicamente scoperto: il dovere non è più
losofia morale di Giovanni Gentile, che molto obbligazione, l’etica non è più qualificata dal
deve a Fichte. L’uomo realizza veramente se dovere, ma dal discernimento (cfr. Der Forma-
stesso, solo allorquando nega ciò che imme- lismus in der Ethik und die materiale Wertethik,
diatamente egli è e cerca di ritrovare se stesso Halle 19273, pp. 192-196).
in un dover essere che lo trascende: «tendere Martin Heidegger, da parte sua, indica nella
a una realtà in cui non è ma sarà la nostra re- «distinzione di essere e dovere», l’ultima delle
altà, questo è lo slancio morale dell’uomo» delimitazioni dell’essere, e, precisamente,
(Discorsi di religione, Firenze 19343, p. 41). La quella «verso l’alto»; come a dire che il dovere,
voce del dovere, che nella filosofia di Gentile si lungi dall’esser misurato dall’essere, è una
fa tanto più forte, quanto più egli accentua il possibile «misura» per l’essere. Infatti, da Pla-
suo distacco dall’immanentismo crociano, è tone a Kant, «è l’essere stesso che, proprio per
l’unica base trascendente della morale: «C’è via della sua specifica interpretazione come
una voce dentro l’anima dell’uomo che non ta- idea [...], implica il riferimento a qualcosa di
ce mai, e lo sprona a non ristare, ad andare esemplare, di dovuto»; e, a un tale impoveri-
avanti: dove? Verso se stesso: quello che egli mento deontologico dell’essere, fa appunto ri-
deve essere» (Genesi e struttura della società, Fi- scontro la concezione che pone qualcosa al di
renze 1946, pp. 7-8). sopra dell’essere: qualcosa che esso «non è
3090
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no una nuova relazione o una nuova afferma- of Deontic Logic to Alethic Modal Logic, in
zione, è necessario che siano osservati e spie- «Mind», 1958, pp. 100-103). Il «riduzionismo»
gati; e che allo stesso tempo si dia una ragione andersoniano è stato imputato – tra gli altri,
per ciò che sembra del tutto inconcepibile ov- dal logico latino-americano Hector Neri Ca-
vero che questa nuova relazione possa costitu- stañeda – di «fallacia naturalistica» (cioè di
ire una deduzione da altre relazioni da essa una confusione tra il piano dei fatti – le sanzio-
completamente differenti. Ma poiché gli autori ni – e il piano degli obblighi morali). In parti-
non seguono abitualmente questa precauzio- colare, la fallacia starebbe nel far corrisponde-
ne, mi permetto di raccomandarla ai lettori, e re necessariamente, e surrettiziamente, il non
sono convinto che un minimo di attenzione a esserci della sanzione, con il non esserci della
questo riguardo rovescerà tutti i comuni siste- infrazione all’obbligo (cfr. H.Neri Castañeda,
mi di morale e ci farà capire che la distinzione Obligation and Modal Logic, in «Logique et
tra il vizio e la virtù non si fonda semplicemen- Analyse», 3, 1960).
te sulle relazioni tra gli oggetti e non viene per- Al tentativo di superare il secondo divieto hu-
cepita mediante la ragione» (cfr. Hume, op. cit., miano, si è dedicato, tra gli altri, l’americano
l. III, parte I, sez. 1, pp. 496-497). John R. Searle, che – insieme all’inglese John
Il secondo divieto humiano si può allora espri- L. Austin – è uno dei principali interpreti della
mere così: da asserti descrittivi, non può esse- teoria degli Speech Acts. Searle presenta dei
re dedotto alcun asserto normativo. Vale a di- controesempi al divieto di Hume, servendosi
re: dal fatto – ad esempio – che l’uomo sia fat- di «fatti istituzionali» (cioè che fondano un im-
to in un certo modo, non si può far discendere pegno), quali l’atto di promettere. Affermare
che debba comportarsi in un certo modo. Ora, un tale fatto istituzionale – spiega Searle – è
è proprio questa pretesa humiana a costituire già un invocare le regole costitutive dell’istitu-
la vera e propria «ghigliottina», che avrebbe la zione. Sono proprio queste regole a dare alla
pretesa di separare, senza possibilità di comu- parola “promessa” il suo significato; ma esse
nicazione, l’osservazione e la norma, l’ontolo- sono tali che impegnarmi all’opinione che Ti-
gia e la morale, e, più a fondo, i trascendentali zio ha fatto una promessa, comporta l’impe-
«essere» e «bene». gnarmi anche a quel che egli dovrebbe fare,
2. Tentativi di superamento. – Dopo una ricezio- perlomeno per quanto riguarda l’obbligo che
ne assai larga della «ghigliottina di Hume» – egli si è assunto promettendo. Ad esempio, se
mediata anche dalla teoria della «fallacia na- Tizio ha enunciato – sotto certe condizioni – le
turalistica», sostenuta da Gorge Edward Moo- parole «ti prometto, Caio, di pagarti tot», allo-
re –, si è assistito a una diffusa reazione a que- ra «Tizio dovrebbe pagare a Caio tot» (cfr. J.R.
sto luogo comune, e a vari i tentativi di supe- Searle, How to derive ‘Ought’ from ‘Is’, in «The
rarlo. In particolare, al tentativo di superare il Philosophical Review», 73, 1964, pp. 48-53). Al
primo dei due divieti humiani sono dedicate tentativo di Searle si è opposto John L. Mackie,
alcune ricerche di Alan R. Anderson (allievo di osservando che i fatti istituzionali sono obbli-
G.H. Von Wright). Anderson sembra partire ganti, non di per sé, ma solamente per chi ac-
dalla diffusa tendenza a ridurre il diritto a dirit- cetta di collocarsi al loro interno (Hume’s Mo-
to positivo (e, più in generale, le discipline ral Theory, London 1980, p. 159).
prescrittive, come l’etica, a scienze descrittive Di altro rilievo è, in proposito, la riflessione
dei comportamenti o costumi). In particolare, del logico polacco Jerzy Kalinowski. Le indica-
egli intende mostrare che i concetti «deontici» zioni forniteci da Kalinowski sono tre. In primo
(che parlano dell’obbligo e del divieto) sono luogo, egli chiarisce che il divieto humiano di
traducibili nei concetti «modali» (che parlano dedurre proposizioni normative da proposi-
di possibilità e impossibilità), grazie all’inseri- zioni descrittive non va confuso – come molti
mento, nel linguaggio modale, del concetto fanno – con l’analogo divieto posto a suo tem-
fattuale (cioè descrittivo) di «sanzione». La co- po da Henri Poincaré alla deducibilità degli
stante proposizionale S descrive – in Ander- «imperativi» dalle proposizioni descrittive.
son – quello stato di cose consistente nell’es- Ora, confondere normativo e imperativo (le
serci della sanzione; di modo che, una certa in- norme, di cui ci si occupa in morale, con gli or-
dicazione è obbligatoria, se e solo se la sua dini, che di per sé possono anche non avere un
mancata realizzazione implica necessariamen- contenuto morale), è proprio – secondo Kali-
te la sanzione (cfr. A.R. Anderson, A Reduction nowski – di un certo «volontarismo», che dà
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posso fare x; vale a dire: so che x, non solo è un una alternativa deontica) in cui a è vero (cioè,
contenuto non-internamente-contraddittorio realizzato)». Applicando all’assioma O-D la
(in astratto), ma è anche un contenuto realiz- «regola di contrapposizione», si può derivare
zabile nelle condizioni empiriche in cui deve che, se non c’è alcuna alternativa deontica in
essere attuato (cioè, non è neppure contrad- cui a è vero, allora a non è obbligatorio. Kant
dittorio rispetto al contesto che deve acco- probabilmente sottoscriverebbe questa con-
glierlo). Leggiamo dal testo kantiano: «La ra- clusione: infatti, dal suo punto di vista, il con-
gione non s’arrende al principio, che è dato tenuto del dovere (cioè a) ha una propria real-
empiricamente, e non segue l’ordine delle co- tà (diciamo pure nel «regno dei fini»), che è in-
se, com’esse si presentano nel fenomeno; ma dipendente dall’attuazione empirica. La (a)
si fa, con piena spontaneità, un suo proprio or- equivale a: (b) ¬O ⊥ , cioè: non c’è obbligo
dine secondo idee, alle quali adatta le condi- all’autocontraddizione. La possibilità implica-
zioni empiriche, e alla stregua delle quali di- ta dall’obbligatorietà – in O-KD – consiste in-
chiara necessarie perfino azioni che per anco fatti nella semplice non-contraddittorietà.
non sono accadute e probabilmente non acca- Sennonché, il potere (la possibilità operativa)
dranno; ma di tutte, nondimeno, suppone che cui alludeva Kant, è certamente qualcosa di
la ragione, rispetto ad esse, possa esercitare più ricco, di quanto qui riconosciuto. Qui si
una causalità, giacché senza di ciò dalle sue documenta piuttosto la povertà espressiva di
idee non attenderebbe verun effetto nella un sistema di logica puramente deontica.
esperienza» (KrV, tr. it. di G. Gentile e G. Lom- Più espressivo al riguardo risulta un sistema
bardo-Radice, riveduta da V. Mathieu, Critica «aletico di logica deontica»: cioè, un sistema
della ragion pura, Roma-Bari 1987, pp. 438- che usi un linguaggio misto, in cui le costanti
439). Quando invece non è il dovere la causa deontiche (come O) trovano posto accanto ai
dell’umano volere, ma piuttosto «un impulso simboli modali, come quello della possibilità
sensibile» (ein sinnlicher Trieb), allora l’oggetto (◊ ). Ad esempio, nel sistema misto KQ, risulta
(il contenuto) dell’azione non avrà le caratteri- derivabile: (c) Oα → ◊α. La (c) significa che
stiche (1) e (2) ora indicate; e la volizione di l’obbligo di compiere a, implica materialmen-
quell’oggetto sarà solo condizionata, e non li- te che sia possibile compiere a. Anche qui, co-
bera. Riguardo a quell’oggetto, l’uomo potrà munque, occorre intendersi bene sul significa-
farsi libero, in tanto in quanto lo investirà con to dei simboli usati. Infatti, se ◊α significasse,
la categoria morale del dovere, che esprime la non la possibilità di realizzare a, ma solo
ragione che è in lui, e che assegna agli oggetti l’astratta non-interna-contraddittorietà di a,
pratici (cioè agli atti) «misura e scopo», «inibi- allora ciò non sarebbe sufficiente a esprimere
zione e autorità» – come Kant si esprime quel che la formula kantiana indicava. Ma an-
(ibid.). che riguardo all’implicazione ci sono proble-
2. Sviluppi formali. – La tesi per cui il dovere mi. Se la leggo genericamente così: «non si dà
comporta il potere – tesi qualificante per il di- che a sia obbligatorio e non sia insieme possi-
scorso kantiano sulla libertà – può essere ap- bile», allora essa è approvabile (dal punto di
profondita con l’aiuto di qualche forma di lin- vista di Kant). Ma, con una simile formula, non
guaggio simbolico. In un ambito di logica pu- si sarebbe ancora colto il senso filosofico della
ramente deontica – ad esempio nel calcolo O- questione. Ne è prova il fatto che, per contrap-
KD (per una esposizione del calcolo O-KD, e posizione, si potrebbe rovesciare la (c) in: (c’)
del calcolo KQ si veda: S. Galvan, Introduzione ¬◊α → ¬Oα (se a non è possibile, allora non
alle logiche filosofiche II: applicazioni filosofiche del- è neppure obbligatorio); il che, oltre che for-
la logica deontica, Milano 1987) –, è derivabile malmente lecito, sarebbe forse anche accetta-
una formula come: (a) ¬(Oα ∧ O¬α), la quale to da Kant – senza però che, con questo, il sen-
viene a dire che non può essere obbligatoria la so della sua affermazione venga minimamente
autocontraddizione, cioè, nessuno è tenuto a espresso. Non a caso, Jaakko Hintikka (cfr. Mo-
porre insieme atti contraddittori tra loro («non dels for Modalities, Dordrecht 1969) nega che (c)
si dà che sia obbligatorio a e insieme sia ob- sia espressione adeguata della formula kantia-
bligatorio non-a»). La (a) è derivabile grazie na, e propone in alternativa: (d) O(Oα → ◊α);
alla presenza in O-KD dell’assioma O-D, il formula nella quale – come si vede – la freccia
quale asserisce che «se a è obbligatorio, allora dell’implicazione materiale è sottoposta
c’è almeno un mondo possibile e buono (ossia all’operatore deontico O, e viene dunque a
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ADINOLFI, Dovere, in Gli strumenti del sapere contempo- maginazione o conoscenza delle immagini
raneo. Volume II: I concetti, Torino 1997. sensibili) e pistis (pivsti", credenza o cono-
Parte B: C. THOMASIUS, Fundamenta iuris naturae et scenza degli oggetti sensibili). Facendo del-
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Cambridge (Massachusetts) 1945, tr. it. di S. Cotta la, Platone considera la doxa come una cono-
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lano 1952; S. ROMANO, Frammenti di un dizionario confermata e trasformata in episteme (cfr. Men.,
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BETTI, Teoria generale delle obbligazioni, vol. I, Milano corre anche in un contesto etico, per indicare
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del diritto, Milano 1964; W. CESARINI SFORZA, Sul con- soprattutto in riferimento al sillogismo dialet-
cetto di obbligo, in «Rivista Internazionale di Filoso- tico (appunto fondato sulle opinioni, cioè su-
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L’obbligo giuridico e la separazione positivistica fra di- o alla maggioranza, o ai sapienti» (cfr. l’intero
ritto e morale, in «Rivista di Filosofia», 57 (1966), pp. passo in Top., 100 a 18 - b 23). In età ellenistica
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Il rigore onde erano stati distinti e divisi i due rie drammatiche nel romanticismo, Catania 1996; P.
generi tradizionali di spettacolo teatrale, tra- SZONDI, Theorie des modernen Dramas, Frankfurt am
gedia e commedia, cede a una più accorta e Main 1996, tr. it. di G.L., Teoria del dramma moderno,
più rassegnata modulazione del reale. Anche Torino 2000; P. SZONDI, Das lyrische Drama des Fin de
se tragedia e commedia erano state confuse siècle, Frankfurt am Main 2001; M. APOLLONIO, Storia
nella tradizione mimica della commedia del teatro italiano, Milano 2003.
dell’arte e nella tradizione musicale del teatro ➨ ATTORE; COMICO; TEATRO.
dell’opera, esse rimanevano tuttavia ben di-
stinte, specie dove l’intellettualismo della cul- DRAY, WILLIAM HERBERT. – Filosofo canade-
Dray
tura, come in Francia, faceva volentieri capo se, n. a Ottawa il 23 giu. 1921. Addottoratosi in
alle distinzioni accademiche. Si parla ora di filosofia a Oxford, ha insegnato fino al 1986
«tragedia civile» e di «commedia lacrimosa», all’università di Ottawa.
capovolgendo le indicazioni semantiche più Va ricordato principalmente come critico delle
vulgate che individuavano nella tragedia il teorie positiviste sulla spiegazione storica, in
«luogo» del pianto e nella commedia il «luo- particolare quella di Hempel, secondo cui an-
go» del riso. Se ciò rischiava di portare a una che in storia valgono spiegazioni mediante
forma di teatro svincolata dalla responsabilità «leggi di copertura», sul modello della fisica.
dell’impegno civile e a un personalismo ec- L’opera principale è Laws and Explanation in
centrico, le ragioni positive prevalsero sulle History (Oxford 1957, tr. it. di R. Albertini, Leggi
negative. Il «genere», variamente avviato dagli e spiegazioni in storia, Milano 1974): sulla base
italiani (qualche commedia di Carlo Goldoni, delle idee di R. Collingwood, Dray propone un
come Il padre di famiglia, sembra esserne il ca- modello di spiegazione per cui l’evento stori-
postipite), dai francesi (Denis Diderot), dai te- co, data la sua unicità, va ricostruito attraverso
deschi (Gotthold E. Lessing), anche se in parte il riferimento a elementi valutativi propri
contraddetto da quel recupero di estremismo dell’agente, e non è pertanto riconducibile a
e di impegno etico-religioso che fu il romanti- mere leggi empiriche.
M. Bastianelli
cismo, ebbe grande successo nell’Ottocento,
BIBL.: Philosophy of History, London 1964, tr. it. di G.
soprattutto nelle forme del teatro naturalista e
Baroncini, Filosofia e conoscenza storica, Bologna
realista. Ogni nazione d’Europa mette in scena
1969; Philosophical Analysis and History, New York -
la propria storia: a cominciar dalla Francia di London 1966; Perspectives on History, London 1980;
Diderot, di Emile Augier e di Dumas figlio; e Substance and Form in History: a Collection of Essays
ognuna di esse, cominciando o ricominciando in Philosophy of History, Edinburgh 1981; On History
a fare un teatro rispondente alle aspirazioni and Philosophers of History, Leiden 1989, 2 voll.; His-
medie della vita comune, si esprimeva in for- tory as Re-enactment: R.G. Collingwood’s Idea of His-
ma di dramma: dall’Italia di Paolo Giacometti tory, Oxford 1995; Introduction, in R.G. COLLINGWOOD,
e di Paolo Ferrari, prima, di Marco Praga e di The Principles of History and Other Writings in Philo-
Giuseppe Giacosa poi, alla Germania di Her- sophy of History, Oxford 1999.
mann Sudermann e di Gerhart Hauptmann, Su Dray: R. SIMILI (a cura di), La spiegazione storica,
all’Inghilterra di Arthur W. Pinero e di Bernard Parma 1984; M.V. PREDAVAL MAGRINI (a cura di), Filo-
Shaw, alla Scandinavia di Henrik Ibsen e alla sofia analitica e conoscenza storica, Firenze 1979; W.C.
Russia di Anton Cechov. SALMON, Four Decades of Scientific Explanation, Min-
M. Apollonio neapolis 1990, tr. it. di M.C. Di Maio, Quarant’anni
di spiegazione scientifica. Scienza e filosofia 1948-
BIBL.: W. WETZ, Die Anfänge der ernsten bürgerlichen
1987, Milano 1992.
Dichtung des achtzehnten Jahrhundert, Worms 1885; J.
GUILLEMINOT, L’évolution de l’idée dramatique chez les
maîtres du théâtre de Corneille à Dumas Fils, Paris DREBEN, BURTON SPENCER. – Logico, mate-
Dreben
1909; F.C. NOLTE, Early Middle Class Drama, Lanca- matico e filosofo statunitense, n. a Boston il
ster 1935; H. GOUHIER, L’essence du théâtre, Paris 26 sett. 1927 e m. ivi l’11 lug. 1999. Compiuti
1943; R. PIGNARRE, Histoire du théâtre, Paris 1949; gli studi (Deductive Completeness of n-valued
G.R. MORTEO, Idee per una storia morale del teatro, To- Quantification Theory, Harvard 1949), insegnò a
rino 1953; A.F. JOHNSON, Drama: Technique and Philo- Chicago, Harvard e Boston.
sophy, Valley Forge 1963; G. LUKÁCS, Il dramma mo- Si è occupato prevalentemente di problemi di
derno, Milano 1977; S. D’AMICO, Storia del teatro logica matematica connessi alla teoria della
drammatico, Roma 1982, 4 voll.; M.L. SCELFO, Le teo- quantificazione e, in particolare, alla decidibi-
3098
VOLUMIfilosofia.book Page 3099 Friday, September 1, 2006 8:59 AM
delberg 1904; Der Monismus des Gesetzes und tico la negazione che Drews ha tentato del-
das Ideal der Freiheit, in A. Drews (a cura di), Der l’esistenza storica di Gesù.
Monismus, Jena 1908, vol. I. Il suo monismo è Red.
di intonazione volontaristica: ne sono fonti BIBL.: Die deutsche Spekulation seit Kant, Leipzig
principali Schopenhauer e Haeckel. 1893, 2 voll.; Das Ich als Grundproblem der Metaphy-
Red. sik, Tübingen 1897; Hartmanns philosophisches Sys-
tem, Heidelberg 1902; Nietzsches Philosophie, Heidel-
DREWNOWSKI, JAN FRANCISZEK. – Filosofo
Drewnowski berg 1904; Die Religion als Selbstbewusstsein Gottes,
Jena 1906; Geschichte des Monismus im Altertum, Hei-
polacco (n. nel 1896 e m. nel 1979. Fortemente
delberg 1913; Einführung in die Philosophie, Berlin
influenzato dalla filosofia analitica fiorita in 1922; Die Christusmythe, Jena 19242, 2 voll. (1909-
Polonia nel XX secolo, studiò a Varsavia con T. 11); Psychologie des Unbewussten, Berlin 1924; Die
Kotarbinski, S. Lesniewski e J. Lukasiewicz, do- Leugnung der Geschichtlichkeit Jesus, Karlsruhe 1926;
po aver anche compiuto studi di fisica e mate- Das Wort Gottes, Mainz 1933; Deutsche Religion, Ber-
matica. Alla fine della seconda guerra mondia- lin 1934.
le ottenne la cattedra di filosofia presso l’Acca- Su Drews: autopresentazione in R. SCHMIDT (a cura
demia Teologica Cattolica di Varsavia. Nel di), Die deutsche Philosophie der Gegenwart in Selbst-
1936 fondò, con J. M. Bochenski, J. Salamucha darstellungen, vol. V, Leipzig 1924, pp. 67-128; F.
e B. Sobocinski, il Circolo di Cracovia, di ispi- UEBERWEG, Grundriss der Geschichte der Philosophie,
razione cattolica ma assai vicino alle posizioni Berlin 1923-2812, vol. IV, p. 339 e seguenti; J. MAC-
del pensiero analitico. Drewnowski elaborò un QUARRIE, s. v., in P. EDWARDS (a cura di), The Encyclo-
programma filosofico basato sulla scienza e la pedia of Philosophy, New York - London 1967, vol. II,
matematica. Suo scopo era trasformare la filo- pp. 417-418.
sofia in una disciplina scientifica rigorosa, co-
struendola assiomaticamente e partendo da DRIESCH, HANS. – Biologo e filosofo tede-
Driesch
nozioni primitive esatte. Lo stesso discorso sco, n. a Kreuznach il 28 ott. 1867 e m. a Lipsia
valeva, a suo avviso, per la teologia, in quanto il 17 apr. 1941. Scolaro di E. Haeckel, si dedicò
anche alcuni dogmi teologici possono essere dapprima agli studi zoologici, lavorando a lun-
go alla stazione zoologica di Napoli. I frutti
spiegati con metodi razionali. In questo senso
delle sue ricerche lo portarono gradualmente
anticipa alcune vedute contemporanee secon-
a respingere la concezione meccanicistico-
do cui la teologia va sottoposta a verifica e può
darwiniana dei processi vitali, ad affermare il
essere sostenuta dai dati empirici. Drew-
carattere autonomo della biologia come
nowski e gli altri filosofi del Circolo di Cracovia
scienza, alla quale è essenziale la categoria
intendevano modernizzare il pensiero neosco- della finalità, e a sostenere la dottrina del vita-
lastico facendo ricorso alla logica matematica. lismo dinamico (Der Vitalismus als Geschichte
I suoi articoli sono raccolti nel volume: Filozo- und als Lehre, Leipzig 1905, tr. it. di M. Stenta,
fia i precyzja. Zarys programu filozoficznego i inne Il vitalismo: storia e dottrina, Milano 1911). A
pisma (in it., Filosofia e precisione. Esposizio- partire dal 1902 gli interessi di Driesch diven-
ne di un programma filosofico e altri saggi), nero prevalentemente filosofici. Gifford-Lectu-
Lublin 1996. rer all’università di Aberdeen nel 1907-08, l’an-
M. Marsonet no seguente si abilitò in filosofia della natura
BIBL.: J. WOLENSKI, Logic and Philosophy in the Lvov- a Heidelberg ove ottenne la cattedra nel 1911.
Warsaw School, Dordrecht 1989; F. CONIGLIONE, Nel Successivamente fu professore a Colonia
segno della scienza. La filosofia polacca del Novecento, (1920) e a Lipsia (1921). Driesch espose il suo
Milano 1996. pensiero con una chiarezza e una organicità
classiche.
DREWS, ARTHUR. – Filosofo tedesco, n. a
Drews Driesch concepisce la filosofia come intuizio-
Ütersen (Holstein) l’1 nov. 1865, m. a Karls- ne comprensiva del mondo: il punto d’inizio di
ruhe il 19 lug. 1935. Discepolo di E. v. Hart- essa è nella consapevolezza che ognuno ha cir-
mann, elaborò un monismo concreto. Nel «mo- ca il proprio sapere, e il suo sviluppo risulta
nismo concreto» il mondo s’identifica con lo dalla dottrina dei principi categoriali struttu-
stesso operare divino; è un mezzo annullando ranti la conoscenza (Ordnungslehre) e dalla me-
il quale Dio consegue la propria liberazione. tafisica o dottrina della realtà (Wirklichkeits-
Non discorda con questo irrazionalismo teore- lehre) che Driesch, contrariamente al criticismo
3100
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Drobisch insiste sul carattere matematico del- dossalmente, una sfida alla permissività, alla
la filosofia: i fenomeni psichici sono intesi her- società dei consumi, che tradiscono o ignora-
bartianamente come rappresentazioni e quin- no le genuine aspirazioni della persona. Le so-
di come forze cui è applicabile il calcolo; pur cietà ricche sono chiamate in causa anche per
considerando la logica come mediata anche un altro aspetto. I popoli del Nord hanno dirit-
dalla conoscenza empirica, Drobisch insiste to di esigere che i popoli poveri non produca-
sulla sua struttura formale opponendosi allo no sostanze di morte – sulle quali si muovono
psicologismo indipendentemente dalle cor- con spregiudicatezza e cinismo i narcotraffi-
renti logicistiche. Applicò metodi herbartiani canti imprendibili e più forti del potere locale
anche alla «filosofia della religione» come e internazionale – ma, prima ancora, hanno il
comprensione concettuale del dato religioso. dovere di rendere possibili produzioni alterna-
Dal sentimento della limitatezza nasce nel- tive. La droga chiama in causa la famiglia nel
l’uomo l’esigenza dell’elevazione a un ente su- suo insostituibile ruolo di integrazione affetti-
periore, ma perché il concetto di Dio abbia una va e socializzante della persona in formazione.
validità oggettiva è necessaria una prova logi- Non si tratta solo delle famiglie fallite per di-
ca. Drobisch ritiene insoddisfacenti le prove vorzio o separazione, ma anche per disarmo-
ontologica e cosmologica dell’esistenza di nia coniugale e/o parentale. Alla radice, tutta-
Dio, mostrata invece con alta probabilità dalla via, la droga chiama in causa la libertà-respon-
sabilità individuale sia nella prevenzione co-
prova teleologica, cui si aggiunge la forza con-
me nella cura e terapia.
vincente dell’argomentazione morale.
III. QUESTIONE MORALE E QUESTIONE LEGISLATIVA. –
F. Barone
Il fenomeno droga è un problema eminente-
BIBL.: M. BRASCH, Leipziger Philosophen, Leipzig 1894; mente morale non solo per le cause che sono
L. CREDARO, Maurizio Guglielmo Drobisch, Roma
riconducibili a una crisi di valori, a fattori eti-
1897; W. NEUBERT-DROBISCH, Moritz Wilhelm Dro-
co-sociali e familiari, ma anche per la necessi-
bisch, Leipzig 1902; W. GERALD - L. KREISER, Moritz
tà di una convergenza di assunzione di respon-
Wilhelm Drobisch anlässlich seines 200. Geburtstages,
sabilità individuali e sociali per superarlo. Non
Stuttgart-Leipzig 2003.
esiste un diritto alla droga: è solo un male mo-
rale per le gravi conseguenze sulla persona e
DROGA (drug; Droge; drogue; droga). – SOMMA-
Droga sulla società. Soltanto una convinta e colletti-
RIO: I. Definizioni e distinzioni. - II. Il contesto va disapprovazione etica può costituire la base
generale. - III. Questione morale e questione delle strategie preventive, terapeutiche e poli-
legislativa. tico-legislative. Sul piano legislativo, le ten-
I. DEFINIZIONI E DISTINZIONI. – Il termine droga, denze sono riconducibili a un triplice modello:
nel linguaggio corrente, indica varie sostanze liberalizzazione, coercizione, strategie di con-
che agiscono a livello psichico. Altri termini trasto. La liberalizzazione (legalizzazione, depe-
sono sostanze psicotrope (o psicoattive) o anche nalizzazione) è sostenuta attualmente per le
sostanze stupefacenti, ma quello più in uso è droghe leggere, negando superficialmente che
droga. La classificazione in droghe leggere (ma- il passaggio alla droga pesante sia inevitabile.
rijuana, analgesici, allucinogeni minori, ina- Inoltre, è rivendicata allo scopo della riduzio-
lanti ecc.) e pesanti (eroina, cocaina, LSD, barbi- ne del danno, qualora la liberazione dalla dro-
turici), sia pure corretta dal punto di vista me- ga non sia programmabile in tempi brevi. Tali
dico, è ritenuta imprecisa e pericolosa. L’uso obiettivi vantano una certa razionalità, ma ri-
(abuso) di droga è diversamente interpretato: sultano insoddisfacenti dal punto di vista eti-
dipendenza da sostanze tossiche (tossicodi- co, in quanto mostrano una resa al male dro-
pendenza); desiderio o ricerca di piacere; eva- ga. Inoltre, lo stato appare nel ruolo ambiguo
sione; tentativo di cambiare la situazione della di diffusore e, insieme, curatore del male.
persona. Quale sia l’aspetto prevalente, di- All’opposto, la repressione ha il merito di dare
pende spesso dal soggetto. alla società una chiara indicazione pedagogica
II. IL CONTESTO GENERALE. – Il fenomeno droga è e formativa. Tuttavia, se deve essere persegui-
specifico, ma non isolabile dal contesto delle ta con fermezza nei confronti degli spacciatori,
nostre società, dai modelli e stili di vita domi- non sembra efficace nell’intento dissuasivo
nanti. Secondo diversi esperti, rivela un pro- nei confronti dei consumatori, se resta unica-
fondo malessere, un rifiuto di un modello di mente nell’ambito repressivo. Al di là del proi-
società incapace di offrire ragioni di vita; para- bizionismo/antiproibizionismo, la strategia del
3102
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über Enzyklopädie und Methodologie der Geschich- 1806, tr. it. L’arte di essere felice, Milano 1808) si
te (Oldenburg 1937, tr. it. a cura di L. Emery, mostra vicino all’epicureismo, inteso nel più
Istorica, Milano-Napoli 1966), mentre P. Leyh largo senso possibile. Droz sviluppa queste
ha pubblicato in edizione critica il corso del idee in De la philosophie morale, ou des différents
1857 (Historik. Die Vorlesungen von 1857, Stutt- systèmes sur la science de la vie (Paris 1823): il fi-
gart - Bad Cannstatt 1977, tr. it. a cura di S. Ca- ne della vita non è il bene né la felicità, ma la
ianiello, Istorica, Napoli 1994). Tra gli scritti loro unione: l’azione conforme al valore impli-
postumi sono importanti il Briefwechsel (a cura ca la gioia della coscienza. L’epicureismo si
di R. Hübner, Berlin 1929), e le Politische Schrif- raffina così sino a divenire quasi spiritualismo.
ten (a cura di F. Gilbert, München 1933). Altri scritti: Etudes sur le beau dans les arts, Paris
Nella Istorica Droysen, sotto l’influsso oltre 1815; Applications de la morale à la politique, ivi
che di Hegel e Boeckh, anche di W. von Hum- 1825; L’économie politique, ou principes de la
boldt, e in dura polemica con il positivismo science des richesses, ivi 1829; Histoire du règne de
storiografico, elabora una compiuta metodo- Louis XVI pendant les années où l’on pouvait
logia della storia. I punti fondamentali della prévoir et diriger la Révolution française, ivi 1839-
sua esposizione riguardano: i caratteri del me- 42, 3 voll. Le opere di Droz anteriori al 1826 so-
todo storico, l’euristica, la critica delle fonti, no riunite in due volumi.
l’interpretazione, la sistematica del lavoro sto- G. Morra
rico, la topica, cioè i vari tipi di trattazione (in- BIBL.: T.S. JOUFFROY, De la philosophie morale de M.
dagativa, narrativa, didattica, discussiva). Il Droz, ou de l’Eclectisme moderne, in «Globe», 1
vero campo della storia è per lui quello morale (1824); G. DAMIRON, Essai sur l’histoire de la philosophie
in senso largo e si distingue nettamente da en France au XIXe siècle, Bruxelles 1832, pp. 288-295.
quello della natura: la sua conoscenza non è
fondata sul metodo statistico e generalizzante DRTINA, FRANTIŠ EK. – Filosofo e pedagogi-
Drtina
ma sulla comprensione. La ricerca storica nasce sta cecoslovacco, n. a Hnevsín il 3 ott. 1861, m.
da un problema, la soluzione del quale illumi- a Praga il 14 genn. 1925.
na non solo il passato ma anche il presente. La Studiò filologia classica in Germania e in Fran-
storia, infatti, è sviluppo e progresso, come cia; nel 1891 professore di filosofia e dal 1898
qualitativa crescita dello spirito su se stesso di pedagogia all’università di Praga. Negli anni
(«epidosis eis auto»): l’universale vive solo nel 1907-11 deputato del parlamento, nel 1918 se-
particolare, onde la vanità del tentativo di sco- gretario del ministero della pubblica istruzio-
prire o verificare «leggi» astratte nel processo ne. Drtina scrisse opere storiche, fra le quali
storico. La storia è una giustificazione della più importante è Myslenkový vývoj evropského
presenza di Dio nel mondo e in questo senso lidstva (L’evoluzione del pensiero della umani-
lo studio delle forze storiche presenta il carat- tà europea, Praha 1902), dove espone la sua
tere e il significato di una teodicea. tesi sull’origine della civiltà contemporanea.
R. Franchini - G. Cantillo Questa, secondo Drtina, è una sintesi da una
B IBL.: F. GILBERT, J.G. Droysen und die preußisch- parte del naturalismo che appare nell’antichi-
deutsche Frage, Berlin 1931; H. ASTHOLZ, Das Problem tà e nel Rinascimento, e dall’altra parte del-
«Geschichte» untersucht bei J.G. Droysen, Berlin 1933; l’ideale morale cristiano che si manifestò al
J. RÜSEN, J.G. Droysen, in H.-U. WEHLER (a cura di), tempo della Riforma. La sintesi di questi due
Deutsche Historiker, vol. II, Göttingen 1971; L. CANFO- elementi rappresenterebbe l’umanesimo mo-
RA, Ellenismo, Roma-Bari 1987; G. CANTILLO, L’ecce- derno. L’opera fu ampliata ed edita sotto il ti-
denza del passato, Napoli 1993, parte II; S. CAIANIELLO, tolo Úvod do filosofie (Introduzione alla filoso-
La duplice natura dell’uomo. La polarità come matrice fia; 2 parti, Praha 1914-26). Fra le opere peda-
del mondo storico in Humboldt e in Droysen, Soveria gogiche la più importante è Ideály výchovy
Mannelli 1999; E. STRAUB, J.G. Droysen und die Ge- (L’ideale dell’educazione; 1900, 1930), dove
schichte Preußens, Berlin - New York 2000. Drtina cerca di trovare una relazione tra le cor-
renti pedagogiche e la storia della cultura gene-
DROZ, FRANÇOIS-XAVIER-JOSEPH. – Pensatore
Droz rale. Drtina è piuttosto uno storico che filosofo
francese, n. a Besançon nel 1773, m. a Parigi secondo l’esempio del suo maestro Paulsen;
nel 1850. riuscì, però, felicemente nella ricerca dei princi-
Non formulò un sistema né aderì a una precisa pi generali che dominano le diverse correnti
scuola. Nell’Essai sur l’art d’être heureux (Paris culturali e con chiarezza espose l’unità del pro-
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VOLUMIfilosofia.book Page 3105 Friday, September 1, 2006 8:59 AM
trodotto per la prima volta un sistema di «va- mente superate da una sua definitiva ricollo-
lutazione multiassiale» che classifica in Asse II cazione storica, nosografica e applicativa.
i disturbi di personalità e i disturbi specifici R. Rossi - S. Mungo
dello sviluppo; in Asse I tutti gli altri disturbi BIBL.: C. MAGGINI - R. DALLE LUGHE, La diffusione del
mentali; in Asse III i disturbi e le condizioni di DSM-III: verso una nuova ideologia?, in «Rivista Spe-
ordine fisico; in Asse IV la gravità degli eventi rimentale di Freniatria», 115 (1991), pp 491-503;
psicosociali stressanti; in Asse V il massimo li- AA.VV., DSM-IV-TR. Diagnostic and Statistical Ma-
vello di adattamento, raggiunto nell’anno pre- nual of Mental Disorders. Text Revision, a cura di
cedente. A.P.A., Washington 20004, tr. it. di S. Banti e M.
L'organizzazione gerarchica delle classi diagnosti- Mauri, DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico
che, oltre a facilitare le diagnosi differenziali, dei disturbi mentali. Text Revision, Milano 2001.
rende possibile la creazione di «alberi decisio- ➨ NEVROSI.
nali» sistematici. La descrizione sistematica dei
seguenti elementi: caratteristiche essenziali DUALISMO (dualism; Dualismus; dualisme;
Dualismo
delle diverse patologie; manifestazioni asso- dualismo). – In senso ampio con dualismo s’in-
ciate; età d’insorgenza; decorso; grado di com- tende ogni concezione che ricorre a due enti o
promissione; complicanze; fattori predispo- principi tra loro irriducibili per rendere conto
nenti; prevalenza; distribuzione tra i sessi; fa- di un certo ambito problematico. Nel corso
miliarità e diagnosi differenziale – trascuran- della storia del pensiero le grandi aree temati-
do, però, le teorie eziologiche e le condotte te- che a cui sono state date soluzioni dualistiche
rapeutiche – stabilisce in modo inequivocabi- sono l’area cosmogonico-religiosa, con la con-
le che l’utilità del DSM è ristretta ai soli fini trapposizione ad esempio della luce alle tene-
diagnostici e statistici. bre, o del bene al male; l’area metafisico-onto-
Un’ulteriore importante peculiarità del DSM logica, nella quale spesso lo spirito è visto in
consiste nella controversa omissione, già con opposizione alla materia, o, in alcuni autori, il
la seconda edizione, della categoria diagnosti- pensiero opposto all’estensione; l’area gnoseo-
ca unitaria delle nevrosi, che viene frammenta- logica, sovente segnata dalla difficile spiega-
ta e distribuita tra i disturbi dell’umore, i di-
zione del rapporto tra soggetto e oggetto;
sturbi d’ansia, i disturbi dissociativi e quelli
l’area antropologica, che talora ravvisa nell’es-
psicosessuali.
sere umano la compresenza di bene e male,
L’edizione italiana del manuale, curata da Vit-
pensiero ed emozioni, mente e corpo; l’area
torino Andreoli, Giovanni Battista Cassano e
politica, che sovente registra conflitti incom-
Romolo Rossi, ha visto la luce la prima volta
ponibili tra gli individui, oppure tra individui e
nel 1983 con la traduzione del DSM III (DSM-
stato. Specifico dell’ambito psicoanalitico è il
III. Diagnostic and Statistical Manual of Mental
Disorders, a cura di A.P.A., Washington 19793, dualismo degli istinti, che Freud intende come
tr. it. di C. Maggini et al., DSM-III. Manuale lotta nella psiche umana tra eros, o istinto di
diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Mila- vita, e thanatos, o istinto di morte.
no 1983). In questi ultimi vent’anni l’importan- Il termine dualismo compare per la prima vol-
za e la diffusione del DSM sono cresciute in ta in Historia religionis veterum Persarum
tutto il mondo, parallelamente alle dimensio- (Oxford 1700) di Thomas Hyde per indicare il
ni stesse del volume, passato dalle iniziali 464 carattere di dottrine religiose che riconoscono
pagine alle attuali 1002. L’accettazione del l’attività di due principi coeterni, il bene e il
DSM come principale punto di riferimento per male, nella generazione del mondo. Venne in
la nosografia psichiatrica ha consentito il mi- seguito impiegato nelle edizioni del Dizionario
glioramento dell’affidabilità e della riproduci- di Bayle successive alla prima e da Leibniz in
bilità diagnostica, con indiscutibili effetti be- Theodicaea. Wolff ne estese l’uso al campo psi-
nefici anche sulla confrontabilità degli studi cologico, per designare i rapporti dell’anima
clinici e sperimentali. Le iniziali perplessità – con il corpo.
soprattutto nell’Europa continentale, forte SOMMARIO: I. Dualismo cosmogonico-religioso.
delle solide tradizioni della psicopatologia - II. Dualismo metafisico-ontologico: 1. Duali-
classica di scuola francese, tedesca e italiana – smi irriducibili. - 2. Dualismi relativi. - III. Duali-
suscitate dalle eccessive semplificazioni prag- smo gnoseologico. - IV. Dualismo antropologi-
matistiche del manuale, sono state ora ampia- co. - V. Dualismo politico-sociologico.
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quale frammenti di luce restano imprigionati tura ontologica del mondo, l’atto e la potenza
nelle tenebre. Nella costituzione ontologica per rendere conto del divenire, l’essere e l’es-
dell’uomo è drammaticamente presente il senza per spiegare le sostanze. Il dualismo
dualismo bene-male, e l’uomo, che porta in sé può quindi costituire una presenza dominante
il marchio delle tenebre, può liberarsi di esse e imprescindibile di un certo sistema filosofi-
solo con una intensa e attenta cooperazione co, o può caratterizzarlo solo per aspetti mar-
con il bene (osservando numerosi precetti, tra ginali; di conseguenza possiamo avere duali-
i quali la castità, il rifiuto di mangiare carne). Il smi irriducibili e dualismi relativi a tematiche
manicheismo in Occidente si fuse con correnti regionali.
gnostico-neoplatoniche e influenzò diretta- 1. Dualismi irriducibili. – Eraclito fiorisce a Efe-
mente Agostino, che per vari anni ne fu con- so tra il VI e il V secolo a. C.; osserva che le co-
vinto seguace. se del mondo esistono in quanto mutano con-
Lo gnosticismo è una complessa corrente spi- tinuamente, e conclude che «il conflitto è pa-
rituale e dottrinale fiorita in età ellenistico-ro- dre di tutte le cose e di tutte re». Si tratta di
mana, anche in concomitanza e sincretismo un’opposizione feconda, in quanto il suo ar-
con il cristianesimo, nella quale un elemento monico svolgimento rende possibile il mondo.
cosmogonico rilevante reca il marchio del In Eraclito è anche presente un altro livello,
dualismo: a un Dio supremo, perfetto e irrag- più profondo, di dualismo, tra la realtà natura-
giungibile, fa da contrasto il mondo materiale le che percepiamo con i sensi e il logos, che è
e contingente, gravato di sofferenza, male e la ragione profonda ordinatrice delle cose. Ca-
morte. Il dramma del macrocosmo si riprodu- pire il cosmo per Eraclito vuol dire andare al di
ce nel microcosmo umano, nel quale l’elemen- là del fisico raggiungendo il logos; si tratta di
to materiale contrasta con quello spirituale, e un percorso difficile, che pochi sono capaci di
per il quale la salvezza consiste nel pervenire, seguire. La scuola pitagorica, fiorita nell’Italia
attraverso numerose e faticose tappe interme- meridionale tra il VI e il IV secolo a. C., vede nel
die, alla totale liberazione dagli elementi infe- numero il principio di tutte le cose, nel senso
riori e alla finale assunzione della piena e pura che ogni cosa è riconducibile a un numero; sic-
essenza luminosa. come i numeri sono pari o dispari, anche le co-
L’orfismo, affermatosi soprattutto in Grecia se sono diversamente caratterizzate a seconda
come movimento religioso esoterico e iniziati- che derivino da un numero pari o da un nume-
co tra il VI secolo a. C. e il III dell’era cristiana, ro dispari. Il dualismo tra pari e dispari è spie-
intrecciato in Magna Grecia con il pitagorismo, gato a sua volta ricorrendo a due altri più fon-
scorge nell’essere umano un dualismo irridu- damentali principi, che sono l’illimitato e il li-
cibile e compresente di un’anima spirituale e mitato, alla cui interazione si deve la genera-
immortale con un corpo che la imprigiona co- zione dei numeri: i numeri pari si generano da
me una tomba. Il complesso percorso iniziati- una prevalenza dell’illimitato, quelli dispari da
co codificato nei riti orfici e in una serie di pre- un dominio del limitato. L’universo pitagori-
scrizioni ascetiche facilita e consente la libera- co, pur generato da due principi, riconduce
zione dell’anima dal corpo e il suo finale ritor- l’ordine del cosmo e la produzione delle cose
no alla condizione divina. alla loro armoniosa collaborazione. Parmeni-
II. DUALISMO METAFISICO-ONTOLOGICO. – In ontolo- de, fondatore della scuola eleatica, nella sua
gia e metafisica il dualismo è rintracciabile in via della verità assoluta oppone in modo insa-
due forme principali, una fondamentale e irri- nabile l’essere e il non-essere; l’essere è il pu-
ducibile, l’altra relativa, o secondaria. Nella ro positivo, pensabile ed esprimibile, il non-
forma fondamentale il dualismo metafisico ri- essere è la totale negazione dell’essere, im-
porta la costituzione e l’intellegibilità della re- pensabile e inesprimibile, dunque indicibile.
altà a due principi, o anche enti, quali l’essere Parmenide intende l’essere in modo univoco e
e il non-essere, la materia e il pensiero. Si op- con piena valenza ontologica, respingendo da
pone al monismo, che considera la realtà con- esso tutto ciò che andrebbe spiegato ricorren-
figurata da un solo principio o ente. Nelle varie do in qualche modo al non-essere. L’essere
forme secondarie il dualismo risolve un pro- deve essere ingenerato, incorruttibile, immo-
blema specifico facendo ricorso a due principi bile, continuo, compiuto. È colto con il logos,
o enti; chiama in causa, ad esempio, la materia che è la via della ragione, mentre i sensi atte-
e la forma per risolvere il problema della strut- stano il divenire, cioè una mescolanza di esse-
3108
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della conoscenza, che per lui è costituita fon- empiriche, all’intuizione intesa come sapere
damentalmente dalle idee; alcune idee pre- assoluto, capace di fare a meno delle media-
sentano un carattere di particolare certezza, e zioni logiche e analitiche. Le filosofie femmini-
tra queste le idee dei corpi sensibili. Hume ri- ste rintracciano nella storia politico-sociale
tiene che ogni attività conoscitiva consista in occidentale la presenza costante dell’oppres-
percezioni, cioè in presenze alla mente di dati sione maschile ai danni delle donne, alle quali
sensoriali, o emozionali o di puro pensiero. è stata negata l’espressione e il riconoscimen-
Anche nel pensiero di Kant è rintracciabile una to di un’identità strutturalmente e radical-
forma di dualismo gnoseologico; Kant ritiene mente diversa da quella maschile. Il vasto filo-
che il soggetto umano conosca il mondo feno- ne della filosofia della mente contemporaneo
menico grazie alla sintesi tra i dati della sensi- nasce come tentativo di ricomporre il duali-
bilità e gli elementi trascendentali in suo pos- smo tra cervello e mente, cioè tra la struttura
sesso (spazio, tempo e categorie). Alla cono- materiale pubblicamente osservabile, quale
scenza fenomenica si oppone quella noumeni- appunto è il cervello, e i qualia, o esperienze
ca, o della cosa in sé, che risulta inattingibile private e soggettive, che costituiscono la vita
all’uomo in quanto consiste in una intuizione mentale del soggetto umano. Un dualismo an-
intellettuale, che possiamo capire solo in mo- tropologico particolare, registrato dall’antichi-
do negativo, come negazione di ogni determi- tà a oggi, è quello tra ragione e passioni, o tra
nazione sensibile. Il dualismo gnoseologico intelletto ed emozioni. Quasi tutte le filosofie
diventa un presupposto accettato da molti au- occidentali hanno valorizzato e studiato il
tori e correnti sia nell’Ottocento che nel Nove- pensiero, inteso secondo una vasta gamma di
cento, ed è spesso implicitamente condiviso significati, ma prevalentemente in esclusione
sia da coloro che sostengono il primato delle o in opposizione rispetto al vissuto emoziona-
idee, trascurando l’empirico, sia da chi afferma le. Le emozioni sono state viste soprattutto
il primato dell’oggettività e minimizza il ruolo come fonti di disturbo e di alterazione del per-
del soggetto. corso della ragione, e se ne è raccomandato
IV. DUALISMO ANTROPOLOGICO. – Spesso il duali- l’emendamento o purificazione. Un ripensa-
smo presente in teorie cosmogoniche, metafi- mento generale del dualismo pensiero-emo-
siche e gnoseologiche riverbera in modo più o zioni è oggi suggerito alla filosofia dalle neuro-
meno diretto sulle antropologie che conse- scienze, in particolare da Damasio.
guono o fanno da corollario a quelle teorie più V. DUALISMO POLITICO-SOCIOLOGICO. – Molte teo-
generali. Così i manichei ritengono che rie politiche delineando i rapporti tra indivi-
nell’uomo convivano il bene e il male; Descar- duo e stato o quelli tra individui scorgono in
tes vede nell’essere umano la compresenza di essi motivi di conflitto insanabile. Per Hobbes
un elemento spirituale, l’anima, e del corpo i rapporti tra individui sono all’insegna della
materiale e meccanico; e per Hobbes la rico- guerra di tutti contro tutti, in quanto ognuno
struzione razionale del mondo deve eliminare pretende per sé il diritto a tutto; l’istituzione
la conoscenza ordinaria. Una descrizione dua- dello stato è il risultato di un patto, effettuato
listica dell’essere umano si trova anche indi- comunque all’insegna di una rinuncia. Per
pendentemente dall’esplicitazione di generali Marx il tessuto economico del capitalismo
posizioni metafisiche o ontologiche, e consi- sorge su interessi in conflitto, quelli del sala-
ste nell’individuazione di due elementi o parti riato e del capitalista. L’arricchimento del ca-
costitutive irriducibili l’una all’altra, entrambe pitalista non può che avvenire grazie all’impo-
degne di essere prese in considerazione ai fini verimento dell’operaio, così come a un arric-
di una descrizione antropologica completa e chimento dell’operaio, conseguito attraverso
soddisfacente. L’essere umano di Kierkegaard un aumento del salario, consegue l’impoveri-
è lacerato da molteplici, inconciliabili para- mento del capitalista, che vede diminuire il
dossi: ragione e fede, storia ed eterno, dispe- suo profitto. Tra capitalista e operaio può es-
razione e speranza, finito e infinito. Tale duali- serci una relazione esclusivamente conflittua-
smo è l’impasto ontologico, drammatico nella le, superabile solo con l’eliminazione delle for-
sua contraddittorietà, con cui l’essere umano me di produzione che l’hanno generata. Per
deve convivere ed entro cui deve fare la sua Dahrendorf nella società contemporanea è
scelta. Bergson contrappone l’intelligenza ge- continuamente in atto un conflitto insanabile
ometrica e analitica, utilizzata dalle scienze tra coloro che hanno potere legittimato e colo-
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sibilità conoscitive della ragione, ma a una ri- il dubbio stesso che ci conduce a tali certezze.
flessione intensa e profonda sulla ricerca che Il dubbio ci porta alla verità perché ci introdu-
l’uomo vive nella concretissima realtà della ce nella realtà dello spirito, a ciò che conoscia-
sua esistenza. Quanto Agostino afferma circa il mo cioè con assoluta certezza in quanto si la-
dubbio si lega così strettamente a questa ri- scia cogliere nell’esperienza interiore che non
cerca della verità, che è ricerca di ciò che solo ha bisogno, di per sé, della mediazione dei
consente la felicità dell’uomo. Il dubbio è mo- sensi. Non c’è nulla di più presente allo spirito
mento essenziale nel riconoscimento della ve- dello spirito stesso. «Noi esistiamo e sappia-
rità, passaggio che di per sé conduce all’affer- mo di esistere, amiamo il nostro essere e la
mazione della verità che è nel vivere stesso di nostra conoscenza; in queste tre cose che ab-
ogni uomo. biamo elencato non temiamo di ingannarci,
Nella sua giovinezza Agostino era stato vicino dal momento che non le raggiungiamo per
agli ambienti dello scetticismo accademico, mezzo di sensi corporei, come avviene per gli
ma se ne distacca nettamente nell’adesione al oggetti esterni» (De Civ. D., 11, 26). «Gli uomi-
cristianesimo, per prenderne poi esplicita- ni hanno dubitato se attribuire la facoltà di vi-
mente le distanze nell’opera Contra Academi- vere, ricordare, comprendere, volere, pensare,
cos dove mostra come sia per noi possibile sapere, giudicare all’aria o al fuoco o al cervel-
pervenire ad alcune indubitabili certezze e lo o al sangue o agli atomi o a un quinto igno-
quale relazione sussista tra conoscenza della to elemento corporeo al di fuori dei quattro
verità e sapienza, e tra sapienza e felicità. Pos- elementi conosciuti, oppure se tutte quelle
so cadere in errore qualora presupponga una operazioni le possa compiere la struttura e
costante corrispondenza tra ciò che mi appare l’armonia del nostro corpo; chi si è sforzato di
e la realtà, ma non posso dubitare del fatto di ricordare, di sostenere un’opinione, chi un’al-
avere delle impressioni. Neppure lo scettico tra. Di vivere tuttavia, di ricordare, di compren-
può confutare chi dice: «So che questo ogget- dere, di volere, di pensare, di sapere e giudica-
to mi sembra bianco, so che questo suono mi re, chi potrebbe dubitare? Poiché, anche se
fa piacere, so che questo odore mi piace, so dubita, vive; se dubita, ricorda donde proven-
che questo mi sembra dolce, so che questo mi ga il suo dubbio; se dubita, comprende di du-
sembra freddo» (C. Acad., 3, 11, 26); il sentire bitare; se dubita, vuole arrivare alla certezza;
è di per sé certo (io sono certo del mio senti- se dubita, pensa; se dubita, sa di non sapere,
re), l’impressione si dà con indubitabile cer- se dubita, giudica che non deve dare il suo
tezza (una certezza che viene sicuramente pri- consenso alla leggera. Perciò chiunque dubita
ma e che va oltre la possibile corrispondenza di altre cose, non deve dubitare di tutte que-
alla realtà oggettiva). D’altra parte, chi dubita ste, perché, se non esistessero, non potrebbe
sa di dubitare, così che la sua stessa capacità dubitare di nessuna cosa. [...] Lo spirito si co-
di dubitare dimostra il fatto indubitabile che nosce anche quando si cerca» (De Trin., 10,
egli esiste: «Se tu non esistessi, non potresti 14.16). La verità si dà dunque nell’interiorità di
ingannarti su nessuna cosa» (De lib. arb., 2, 3, ogni uomo. Tuttavia l’uomo non è la verità. Di-
7). Si fallor sum: se mi inganno esisto, perché stinto dalla verità, l’uomo è colui che la ricerca
se non esistessi non potrei nemmeno dubitare e la riceve come dono. La verità non può esse-
e ingannarmi. Il dubbio conduce alla certezza re che Dio. In quanto presuppone il rapporto
dell’esistenza, fa risaltare una certezza di per dell’uomo con la verità e aiuta a cogliere tale
sé evidente che è il fatto di esistere, cui si ac- rapporto come assolutamente certo, il dubbio
compagna un’altra certezza altrettanto indubi- conduce perciò esso stesso a Dio.
tabile: l’esser vivo di colui che esiste. Ciascuno Minore rilievo è attribuito al dubbio dal pen-
di noi è certo di esistere e di esser vivo, e dun- siero di Tommaso d’Aquino, che riprende i ter-
que tre sono le certezze che si danno nel fatto mini della riflessione aristotelica. Tommaso
stesso della nostra esistenza: la certezza di esi- non ignora il fondamento oggettivo del dub-
stere, di vivere e di conoscere. Più specifica- bio e tuttavia ne sottolinea soprattutto il ca-
mente, poiché so di esistere, sono certo di co- rattere soggettivo, considerandolo quale igno-
noscere, ma sono certo anche di volere, perché ranza o deficienza dell’informazione. Il dubbio
per il fatto stesso di dubitare non solo cono- può agire come impedimento e vincolo del
sco, ma voglio conoscere. Esse, nosse e velle se- pensiero e va adeguatamente discusso, in mo-
gnano il superamento del dubbio e tuttavia è do che ne sia possibile la soluzione. Per Tom-
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strada finché non incontrerò qualcosa di cer- sapori e le sensazioni tattili che abbiamo, dal
to» (ibid.). momento che nessuna di queste idee è sia
Il dubbio cartesiano non lascia dunque alcun chiara sia distinta. La nostra conoscenza è per-
margine allo scetticismo poiché intende di- ciò meno estesa di quanto immagini la perso-
mostrare che la certezza esiste. In tal senso il na comune, ma è più estesa di quanto avrem-
dubbio delinea il percorso che è proprio della mo potuto credere quando abbiamo preso
scienza. «Come Cartesio – afferma Gadamer – l’avvio con il metodo del dubbio sistematico»
nella sua famosa meditazione sul dubbio, (R.H. Popkin - A. Stroll, Skeptical Philosophy for
mette in opera un dubbio iperbolico, artificiale Everyone, 2002, tr. it. di L. Sosio, Il dovere del
come un esperimento, che conduce poi al fun- dubbio, Milano 2004, p. 62).
damentum inconcussum dell’autocoscienza, co- Proprio per questa sua capacità di indicare la
sì il metodo scientifico insegna a dubitare ra- necessità di un’adeguata interrogazione critica
dicalmente di tutto ciò di cui si possa dubita- per la conoscenza, il dubbio cartesiano assu-
re, per giungere in tal modo alla sicurezza dei merà carattere paradigmatico nella vicenda fi-
suoi risultati» (Wahrheit und Methode, Tübin- losofica della modernità, influenzerà lo svilup-
gen 1960, tr. it di G. Vattimo, Verità e metodo, po successivo della filosofia moderna, anche
Milano 1983, p. 283). Il dubbio non definisce al di là degli aspetti metodici che lo hanno
una condizione esistenziale, ma apre a un pro- contraddistinto. Il dubbio cartesiano agisce
cesso di accertamento teso a stabilire criteri di nell’empirismo di Locke e nella sua ricerca cir-
rigore. Il dubbio radicale conduce alla certezza ca la certezza e l’estensione della conoscenza,
della scienza. Ciò nonostante non è mancato agisce nella visione scettica di Hume, nono-
chi, come Rorty, ha accusato Cartesio di fare il stante questi esplicitamente lo contesti affer-
gioco degli scettici, in quanto la distinzione mando che «il dubbio cartesiano, anche se si
del dualismo cartesiano fra l’«interno menta- potesse conseguire da parte di qualcuno (il
le» quale regno dell’indubitabile e l’«esterno che evidentemente non è) sarebbe assoluta-
corporeo» (cfr. Philosophy and the Mirror of Na- mente irrimediabile» (Enquiry on Human Un-
ture, Princeton 1979, tr. it. a cura di D. Marconi derstanding, XII, I, tr.it. di M. Dal Pra, Ricerca
e G. Vattimo, La filosofia e lo specchio della natu- sull’intelletto umano, in Opere filosofiche, Roma-
ra, Milano 1979), che è il regno del sempre du- Bari 1992, p.160). Ma il dubbio cartesiano ha
bitabile, produce la problematizzazione avuto rilevante significato anche per la critica
dell’esistenza dell’esterno, nel momento stes- della ragione di Kant, per la sua ricerca di una
so in cui afferma la certezza razionale delle no- conoscenza universale e necessaria fondata
stre rappresentazioni. Il progetto cartesiano sul soggetto conoscente. Il dubbio cartesiano è
mira in realtà a mettere in discussione ogni inoltre presente nella stessa filosofia di Hegel,
scienza che sia costruita sulla generalizzazione che considerò la necessità che «alla scienza
dei dati sensibili per procedere alla matema- debba preceder il dubitar di tutto, cioè la man-
tizzazione del mondo. Se infatti si può senz’al- canza di presupposti in tutto» (Enciclopedia
tro dubitare dell’affidabilità dei sensi, le scien- delle scienze filosofiche, § 78). Tuttavia nella vi-
ze matematiche, che hanno per oggetto le na- sione hegeliana il negativo è risolto nel positi-
ture semplici, si sottraggono all’incertezza e vo e il dubbio (Zweifel), collegato alla dispera-
consentono di ricavare da esse le regole fon- zione (Verzweiflung) – il dubitar di tutto è un di-
damentali del metodo. L’indubitabilità delle sperar di tutto –, è riassorbito nel cammino
scienze matematiche è posta così alla base del della ragione hegeliana. Il rapporto tra dubbio
progetto di fondazione della scienza cartesia- e disperazione, affermato da Hegel, è ripreso
na. Partito dal dubbio radicale, Cartesio giun- da Kierkegaard che, nel porre in connessione i
ge così alla convinzione che ci sono molte co- due termini, distingue nettamente la dispera-
se che possiamo conoscere con certezza asso- zione dalla pratica intellettuale del dubbio. In
luta. «È certo che io esisto; che Dio esiste e Aut-Aut Kierkegaard scrive: «Si è parlato più
non è un genio maligno; che tutte le idee chia- che a sufficienza del fatto che tutta la specula-
re e distinte sono vere; che i teoremi della ma- zione comincia col dubbio; d’altra parte io,
tematica, essendo chiari e distinti, sono veri, e quando mi son dovuto occupare di queste me-
che infine esiste un mondo esterno alle nostre ditazioni ho inutilmente cercato degli schiari-
idee. Non possiamo però sapere se apparten- menti per sapere in che cosa il dubbio sia di-
gono a tali oggetti i colori, i suoni, gli odori, i verso dalla disperazione [...]. Il dubbio è la di-
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di essere del possibile, del verisimile, del di- altre. Essa «patisce» il carattere disgiuntivo di
scutibile, del dubbioso» (Ideen zu einer reiner tali possibilità, subisce il travaglio della loro
Phänomenologie und phänomenologischen Philo- reciproca esclusività o poca chiarezza. L’im-
sophie, Den Haag 1950, tr. it. di E. Filippini, Idee pulso a superare tale disagio è alla base del
per una fenomenologia pura e per una filosofia fe- domandare che si assume il compito di vaglia-
nomenologica, Libro I, Torino 1976, p. 233). Nel- re le possibilità e di prendere una decisione su
le Lezioni sulla Sintesi passiva Husserl conside- di esse. La situazione spiacevole del dubbio
ra il dubbio come una modalità del giudicare e motiva in altri termini una volontà positiva
ne descrive il configurarsi come luogo di inter- tendente al superamento del dubbio verso la
sezione tra la dimensione teoretica e quella certezza. La domanda è definita da Husserl co-
«affettiva» della conoscenza, emblematica at- me tendenza pratica, tendenza «a più livelli»:
testazione del radicarsi del sapere nell’ante- essa incorpora in sé la situazione di sgomento
predicativo del mondo della vita. Il dubbio è propria del dubbio e tende al suo superamen-
quella modalità intenzionale che fa esperienza to, pone cioè come obiettivo da raggiungere la
della complessità delle cose, dell’ambiguità certezza del giudizio. «La vita giudicativa, an-
del loro apparire, del loro darsi alla coscienza che quella che giudica razionalmente, è un ter-
relativamente (perché altre rispetto alla co- reno per un desiderare peculiare, per un ten-
scienza), un vissuto reso possibile proprio dal- dere, volere ed agire i cui scopi sono appunto
la recettività originaria della coscienza, quindi giudizi» (ibid., p.102).
dal suo carattere sensibile-emotivo. Io sono Il dubbio teoretico trova pertanto la sua genesi
colpito da possibilità problematiche tra loro in una dimensione originariamente sensibi-
inconciliabili (dubbio passivo) e oscillo fra di le/emotiva: il dubbio è sì una modalità del giu-
esse in modo ondivago senza sapermi decide- dicare, ma il giudicare, come mostra l’analisi
re per nessuna (dubbio attivo): «La tensione genetica, non è un atto teoretico ab origine,
passiva e disgiuntiva delle possibilità proble- poiché affonda le proprie radici nell’esperien-
matiche (il dubbio in senso passivo) motiva un za preteoretica (quella che Husserl chiamerà
dubitare attivo, un atteggiamento che pone poi Lebenswelt). Come atto teoretico, il giudica-
l’io in una scissione d’atto (Aktspaltung)» re è un «composto» intenzionale che si costitu-
(Analysen zur passiven Synthesis, Dodrecht isce di vari «strati»: al fondo di essi vi è quell’in-
1966, tr. it. di V. Costa, Lezioni sulla sintesi pas- tenzionalità passiva sensibile che è alla base di
siva, Milano 1993, p. 99). ogni possibile esperienza nel mondo.
La scissione che immobilizza l’io, tenendolo 4. Il dubbio antropologico e morale. – Al di là della
nell’incertezza, genera il domandare, come figura caratterizzante di Husserl, che propone
esplicita tendenza mirante a superare l’impas- la riflessione teoreticamente più rilevante, e di
se, ovvero il disagio in cui versa l’io. Il dubbio, pochi altri tra cui il neoscolastico Mercier che,
quindi, porta con sé lo strumento che permet- in termini classici, ritiene il dubbio momento
te di affrontare positivamente la problematici- decisivo per la filosofia, si può sicuramente af-
tà, cercando di diradarla. fermare che la questione del dubbio, nella filo-
Quel che è interessante sta nel fatto che il sofia del Novecento, subisce decisive modifi-
dubbio non è una semplice indecisione teore- cazioni. Il dubbio, per così dire, non fa più no-
tica, una neutra incertezza, bensì un disagio tizia, nel senso che la filosofia convive con il
che nasce a livello sensibile: l’incertezza teore- dubbio perché in tutti i campi della vita privata
tica affonda le sue radici nella sensibilità origi- e pubblica si registra uno stato di smarrimento
naria, nel momento cioè in cui si impongono e una mancanza di fondamenti che significa
al soggetto i dati percettivi inconciliabili, ovve- anche semplicemente assenza di punti di rife-
ro possibilità di esperienze incompossibili. rimento condivisi e che fa da sfondo all’incer-
L’esperienza originaria della problematicità tezza nelle decisioni, al conflitto dei valori, alla
delle cose, della loro ambiguità, l’incapacità di fatica dell’agire. Ciò vale, pur con le dovute dif-
ricondurle immediatamente a una struttura e ferenze, anche in campo più strettamente
a un ordine ben precisi e riconoscibili, genera scientifico per il prevalere della nozione di
nell’io una sorta di sgomento e insieme un di- probabilità e/o di relatività e di visioni indeter-
sagio, un’insofferenza. La coscienza è attraver- ministiche. «Insomma il dubbio gnoseologico
sata da tendenze inconciliabili, ognuna delle o epistemico – scrive La Vergata – ha perso
quali troppo debole per potersi imporre sulle drammaticità: è diventato un vicino un po’
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gründung, ivi 1926; Die Definition, 1926; Die motoris, ivi 1609; Apologetica pro Sancto Thoma
Philosophie der Mathematik in der Gegenwart, Aquinate [...] oratio, ivi 1624; Litterae [...] ad Le-
Berlin 1932; Naturphilosophie, ivi 1933; Zur Un- opoldum Belgii gubernatorem, ivi 1648 (contro i
begründbarkeit der Forderungssätze, in «Theo- giansenisti); Commentaria in Summam theolo-
ria», 1937, pp. 330-342. Collaborò anche alle ri- gicam sancti Thomae, ivi 1620-35; 1622-482.
viste «Annalen der Philosophie» ed «Erkennt- N. Beghin
nis», l’organo ufficiale del neopositivismo. BIBL.: le opere di Du Bois furono più volte riedite;
Dubislaw critica l’intuizionismo matematico NORBERTO D’ELBECQUE ne curò un’edizione completa
sia nella forma kantiana sia in quelle contem- (Antwerpen 1682-98; ristampa Paris 1714 e Venezia
poranee e sostiene una concezione formalisti- 1726).
ca della logica e della matematica di tipo hil- Su Du Bois: J.-N. PAQUOT, Mémoires pour servir à l’his-
bertiano. Il calcolo logico-matematico, toire littéraire des dix-sept Provinces Unies, Louvain
nell’applicazione alle scienze della natura, de- 1763, vol. II, pp. 285-298; É. AMANN, s. v. Sylvius, in
termina unicamente in modo chiaro le asser- Dictionnaire de Théologie catholique, vol. XIV, Paris
zioni già implicite nell’insieme di proposizioni 1941, coll. 2923-2925.
empiriche accettate. Dubislaw non aderisce
tuttavia a un empirismo atomistico: non si DUBOIS, PIERRE. – Scrittore politico, n. a
Dubois
può parlare di un «dato» indipendentemente Coutances, in Normandia, tra il 1250 e il 1255,
da ogni teoria; egli si accosta, quindi, alla teo- m. intorno al 1320.
ria della verità come coerenza, sostenuta nel Discepolo a Parigi di Tommaso d’Aquino e di
neopositivismo da Neurath e Carnap, per Sigieri di Brabante, «avvocato del re» sotto Fi-
quanto non prenda posizione rispetto al fisica- lippo IV il Bello, Dubois visse in un contesto di
lismo. L’inferenza induttiva non è per lui giu- vicende politiche che avrebbero portato
stificabile razionalmente, ma si risolve in una all’aspro conflitto tra il re di Francia e papa Bo-
decisione ad accettare una teoria. nifacio VIII.
F. Barone Nei suoi scritti mostra una solida conoscenza
BIBL.: K. GRELLING, Bemerkungen zu Dubislaws «Die del codice di diritto romano, per cui si suppo-
Definition», in «Erkenntnis», 1933, pp. 189-200; R. ne che egli abbia compiuto anche studi giuri-
LÖHRICH, Towards a Convention on Engaging Postula- dici, che gli consentirono di svolgere la profes-
tes, in «Theoria», 1938, pp. 181-182; A. MENNE, s. v., in sione di avvocato.
«Neue deutsche Biographie», IV, Berlin 1959, p. 145. La complessa personalità di Dubois è messa
in luce dalle tesi centrali dei suoi due trattati
DUBOC, JULIUS (pseudonimo: JULIUS LANZ). –
Duboc più organici (le altre sette opere pervenuteci
Evoluzionista tedesco, n. ad Amburgo nel rivelano un carattere occasionale): nel Sum-
1829, m. a Dresda nel 1903. maria brevis et compendiosa doctrina felicis expe-
Le principali opere in cui si trova esposto iI dicionis et abreviationis guerrarum ac litium regni
suo monismo evoluzionistico e ateo sono le Francorum (1300; ed. a cura di H. Kämpf,
seguenti: Leben ohne Gott. Untersuchungen über «Quellen zur Geistesgeschichte des Mittelal-
den ethischen Gehalt des Atheismus, Hannover ters und der Renaissance», vol. IV, Leipzig-Ber-
1875 (18842); Grundriss einer einheitlichen Trieb- lin 1936), egli propone una nuova tattica di
lehre vom Standpunkt des Determinismus, Leip- guerra e progetta uno sveltimento della proce-
zig 1892; Die Lust als sozial-ethisches Entwick- dura giudiziaria, tale da porre rimedio all’inge-
lungsprinzip, ivi 1900. renza dei tribunali ecclesiastici nel campo del-
Red. la giurisdizione civile; la sua opera più signifi-
cativa, il De recuperatione Terre Sancte (1305-
DU BOIS, FRANÇOIS (Sylvius). – Teologo n. a
Du Bois 1307; ed. a cura di Ch.V. Langlois, Paris 1891)
Braine-le-Comte in Belgio nel 1581, m. a Douai dedicato a Edoardo I d’Inghilterra nella pro-
il 27 febbr. 1649. spettiva di una più generale diffusione in Eu-
Addottoratosi nel 1610, nel 1613 successe a ropa, ma in realtà destinato a Filippo il Bello,
Estio sulla cattedra di teologia a Douai. Tra i ha come movente politico la prospettazione di
primi avversari del giansenismo, oltre a com- una crociata destinata a un sicuro successo
mentari biblici pubblicò: S. Thomae Aquinatis dei cristiani nella liberazione dei luoghi santi
Opuscula, Douaci 1608-09, 2 voll.; Explicatio dagli infedeli, che, dopo la riconquista di San
doctrinae sancti Thomae [...] De motione primi Giovanni d’Acri nel 1291, erano tornati padroni
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tr. it., Bologna 1984; L. CONTI, L’infalsificabile libro o di Ludovico Ariosto ne fa dimenticare ogni
della natura. Alle radici della scienza, Assisi 2004. difetto.
Dopo le polemiche tra Nicolas Boileau e Char-
DU BOS (DUBOS), JEAN-BAPTISTE (abbé Dubos).
Du Bos les Perrault, e tra Antoine de La Motte e Mada-
– Estetologo, storico, diplomatico francese, n. me Dacier, Du Bos cerca una nuova soluzione
a Beauvais il 21 dic. 1670, m. a Parigi il 23 mar. della querelle des anciens et des modernes, schie-
1742. randosi a fianco degli antichi, ma rifiutando
Celebri le sue paradossali tesi storiografiche, un’estetica razionalistica: per far ciò Du Bos ri-
criticate da Montesquieu in L’Esprit des lois conosce nella storia umana non una, ma mol-
(London 1757; cfr. libri XXX e XXVIII, cap. III). teplici epoche di splendore, ed enfatizza il ruo-
L’opera più importante resta comunque il sag- lo del pubblico nella fortuna dell’opera. Egli ri-
gio Réflexions critiques sur la poésie et la peinture badisce la grandezza degli antichi, legittiman-
(Paris 1719), che si conclude con una Disserta- dola sull’infallibilità del sentimento. La com-
tion sur les représentations théâtrales des Anciens. mozione di generazioni davanti alle opere di
L’estetica di Du Bos, cui allude anche La Hen- Omero o di Virgilio non può esser tolta da nes-
riade di Voltaire (La Haye 1728), si pone alla sun sofisma della ragione né dall’osservazio-
confluenza tra classicismo francese ed empiri- ne, probabilmente fondata, che un giorno na-
smo anglosassone. L’assunto su cui si fonda sceranno geni perfino maggiori di quelli
l’analisi è la constatazione che l’emozione in- dell’antichità. La teoria del progresso vale per
dotta dall’arte distrae l’uomo di per sé peren- i prodotti della ragione, non già per l’arte, per-
nemente afflitto dalla noia: fine dell’opera è ché il sentimento dell’uomo, cui essa si rivol-
dunque quello di commuovere, suscitando ge, è eterno e immutabile.
«passioni artificiali», cioè attenuate e incapaci E. Fubini - B. Zaccarello
di produrre «le pene e le afflizioni» connesse BIBL.: M. BRAUNSCHVIG, L’abbé Du Bos, rénovateur de
invece alle emozioni reali. Non senza qualche la critique au XVIIIe siècle, Toulouse 1904; A. LOM-
contraddizione, Du Bos si appoggia su questa BARD, La querelle des anciens et des modernes: l’abbé Du
osservazione psicologica per avvalorare la sua Bos, Neuchâtel 1908; A.H. KOELER, The abbé Du Bos,
estetica a discapito di posizioni di stampo ra- his Advocacy of the Theory of Climate: a Precursor of G.
zionalista. Esemplare è in questo senso il pa- Herder, Champaign 1937; E. MIGLIORINI, Note alle Ré-
rallelo che Du Bos sviluppa tra poesia e pittu- flexions critiques di J.-B. Du Bos, Firenze 1962; E. FU-
BINI, Empirismo e classicismo. Saggio sul Du Bos, Tori-
ra, ovvero quelle che egli considera le arti per
no 1965; E. MIGLIORINI, Studi sul pensiero estetico del
eccellenza: entrambe prescindono da ogni
Settecento. Crousaz, Du Bos, Firenze 1966; A. LOM-
contenuto dottrinale, etico o pedagogico, e si BARD, L’abbé Du Bos, un initiateur de la pensée mo-
rivolgono invece al «sentimento», laddove derne, Genève 1969; T. BESTERMAN (a cura di), Studies
questo, onde evitare l’opposto eccesso di un on Voltaire and the Eighteenth Century, vol. CXXVII,
esito sensualistico, è inteso come reazione Banbury 1974; D. DUMOUCHEL, Le problème de Du Bos
che coinvolga tanto la sensibilità quanto l’in- et l’affect compatissant: l’esthétique du 18e siècle à
telletto. Tant’è che in entrambe queste arti ri- l’épreuve du paradoxe tragique, in T. BELLEGUIC - E. VAN
veste grande importanza la scelta del sogget- DER SCHUEREN (a cura di), De la sympathie sous l’An-
to: al di là del puro piacere degli occhi e cien Régime: discours, savoirs, sociétés, Québec 2003;
dell’udito, quest’ultimo deve infatti riuscire a C. NICOLET, La fabrique d’une nation, Paris 2003.
«interessare».
La seconda parte del trattato articola invece la DU BOSC, JACQUES. – Pensatore francesca-
Du Bosc
teoria del genio, di cui Du Bos, con Antoine no, originario della Normandia, n. verso la fine
Houdar de La Motte e Bernard Fontenelle, for- del secolo XVI, se ne ignora la data di morte.
nisce una delle prime formulazioni: il genio è Pochissime le notizie biografiche. Entrato gio-
l’organo della produzione artistica; è libero e vanissimo nell’ordine, in seguito pare che l’ab-
innato, e risente semmai dell’ambiente in cui bia temporaneamente abbandonato e che ab-
si trova a svilupparsi. La sua opera riesce a bia scelto di condurre, in quel periodo di al-
commuovere, mentre quella dettata da canoni lontanamento, una vita disordinata. In una let-
e regole non sa produrre che opere fredda- tera del 1662, tuttavia, il generale dell’ordine si
mente corrette. Così il meraviglioso sa piacere congratula con lui per aver difeso per trent’an-
perfino quando cade nell’inverosimile, se è ve- ni l’autorità pontificia e allude ad alcune lette-
ro che l’incanto delle opere di Torquato Tasso re che Alessandro VII gli avrebbe inviato.
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Marne, e quindi elemosiniere del re e profes- Fisico, epistemologo e storico della scienza,
sore di filosofia greca e latina al Collège royal. allievo dell’Ecole Normale Supérieure di Pari-
Messosi in luce per i suoi studi scientifici, nel gi presentò, nel 1864, una tesi sul concetto di
1666 fu nominato segretario perpetuo (carica «potenziale termodinamico» entrando in po-
che lasciò nel 1697) dell’Académie des Scien- lemica con ambienti ufficiali e smentendo la
ces fondata da Colbert. Svolse missioni diplo- teoria del «valore di reazione» di M. Berthelot.
matiche all’estero e in Inghilterra frequentò R. Per questo motivo, la carriera universitaria di
Boyle. Tra i suoi scritti, oltre a numerose opere Duhem si svolse fuori da Parigi, prima alla fa-
di carattere biblico e teologico e alla traduzio- coltà di scienze di Lille (1887-93), poi a quella
ne del Galateo di G. della Casa e del Cortegiano di Rennes (1893-94), infine, dal 1894 fino alla
di B. Castiglioni: Astronomia physica, Parisiis morte, nella cattedra di fisica teorica della fa-
1659; De meteoris et fossilibus, ivi 1659; De corpo- coltà di scienze dell’univeristà di Bordeaux.
rum affectionibus, tum manifestis tum occultis, ivi Non abbandonò quest’insegnamento neppure
1670; De mente humana, ivi 1673; De corpore quando gli fu offerta la cattedra di Storia della
animato, ivi 1673. Particolare successo ebbero Scienza al Collège de France. Nel 1890 tuttavia
le opere De consensu veteris et novae philosophi- fu eletto membro non residente della Acadé-
ae, ubi Platonis, Aristotelis, Epicuri, Cartesii alio- mie des Sciences.
rumque placita de principiis rerum excutiuntur Ingegno versatile, ha condotto ricerche in vari
(ivi 1663; Rouen 1667 e 1675) e Philosophia ve- campi della scienza, le quali seppero poi tra-
tus et nova, ad usum scholae accomodata (Parisiis dursi in frutti durevoli sul piano epistemologi-
1678, 4 voll.), che fu tradotta in tartaro dai ge- co e su quello storiografico, piani per lui stret-
suiti per far conoscere all’imperatore della Ci- tamente interconnessi, che affiancarono la sua
na le dottrine dei filosofi d’Europa. Pur mani- attività scientifica con pari impegno di ricerca
festando un forte interesse per le questioni e con uguale, se non con maggiore, vastità di
sperimentali, queste due opere cercano di mo- vedute e originalità polemica.
strare la conciliabilità del nuovo spirito filoso- Per quanto concerne il primo punto, Duhem si
fico con le dottrine dei filosofi antichi, favoren- è occupato di termodinamica, elettromagneti-
do così la diffusione delle nuove dottrine. smo, chimica, idrodinamica ed elasticità, spin-
F. Barone to però dalla convinzione che la termodinami-
BIBL.: R. KLESCZEWSKI, Die französischen Übersetzung ca fosse l’elemento unificatore tra le varie
des Cortegiano von Baldassare Castiglione, Heidel- branche della fisica e della chimica, incluso
berg 1966; G. PIAIA, Jean-Baptiste Du Hamel (1624- l’elettromagnetismo. La ricerca di un’applica-
1706), in G. SANTINELLO (a cura di), Storia delle storie zione al maggior numero di settori della fisica
generali della filosofia, vol. II: Dall'età cartesiana a di una termodinamica generalizzata, modella-
Brucker, Brescia 1979, pp. 22-31 (con bibliografia); ta sulla termodinamica fenomenologica del fi-
E. RAPETTI, Percorsi anticartesiani nelle lettere a Pierre- sico americano J. W. Gibbs e vicina all’energe-
Daniel Huet, Firenze 2003, pp. 143-196. tica di W. Ostwald, è il filo conduttore della
sua attività scientifica, e ciò a partire dalla sua
DUHAMEL, JEAN-MARIE. – Fisico francese, n.
Duhamel tesi Le potentiel thermodynamique et ses applica-
a Saint-Malo il 5 febbr. 1797, m. a Parigi il 29 tions à la mécanique chimique et à la théorie des
apr. 1872. phénomènes électriques, Paris 1886, attraverso il
Le sue numerose memorie sull’analisi mate- Traité de mécanique chimique, Paris 1897-99,
matica e il suo Des méthodes dans les sciences de Thermodinamique et chimie, Paris 1902, Les théo-
raisonnement (Paris 1866-72, 5 voll.) non hanno ries electriques de J. Clark Maxwell, Paris 1902 fi-
lasciato grande traccia nel pensiero matemati- no al più tardo Traité d’énergétique, Paris 1911,
co. In quest’opera però Duhamel accosta al opera di sintesi in cui sono riuniti i risultati
metodo matematico quello delle scienze dello delle ricerche in campo scientifico. Per quanto
spirito, ritenendo che non si ponga tra i due ti- concerne invece l’idrodinamica e l’elasticità si
pi di indagine alcuna differenza metodologica. veda: Hydrodinamique, élasticité, acoustique, Pa-
M. Gliozzi ris 1891, Recherches sur l’hydrodinamique, Paris
1903-04, 19612, Recherches sur l’élasticité, Paris
DUHEM, PIERRE MAURICE MARIE. – N. a Pari-
Duhem 1906. Ora, se l’energetica come teoria genera-
gi il 10 giu. 1861, m. a Cabrespine (Carcasson- lizzata dei fenomeni fisici si dimostrò un in-
ne, Aude), il 14 sett. 1916. successo, l’opera di Duhem contribuì almeno
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riassumibile nell’accettazione di una precisa affinità reali tra le cose. La classificazione arti-
posizione olistica. Si tratta del seguente as- ficiale della scienza tende gradualmente ad av-
sunto epistemologico: una teoria fisica è un vicinarsi alla natura in quanto tale, per cui
insieme molteplice, organicamente inscindi- «sentiamo che i raggruppamenti stabiliti dalla
bile, non divisibile in parti distinte tra loro, da teoria corrispondono a reali affinità tra le cose
sottoporre a prova l’una indipendentemente [...] più si perfeziona, più avvertiamo che die-
dall’altra. Per cui, la «contraddizione speri- tro l’ordine logico nel quale essa dispone le
mentale» non ha il potere di validare o falsifi- leggi sperimentali è il riflesso di un assetto on-
care definitivamente un’ipotesi fisica, dal mo- tologico» (ibi, tr. cit., p. 31). Duhem giunge a
mento che «il fisico non può mai sottoporre al parlare di «classificazione naturale»: «la teoria
controllo dell’esperienza un’ipotesi isolata, fisica non è un sistema puramente artificiale,
ma soltanto tutto un insieme di ipotesi» e oggi utile e domani non più [...] essa è vieppiù
«quando l’esperienza è in disaccordo con le una classificazione naturale, un riflesso sem-
sue previsioni, essa gli insegna che almeno pre più chiaro della realtà con cui il metodo
una delle ipotesi costituenti l’insieme è inac- sperimentale non saprebbe confrontarsi» (ibi,
cettabile e deve essere modificata, ma non gli tr. cit., p. 303). Se la realtà è raggiungibile solo
indica quale dovrà essere cambiata [...] non si attraverso il discorso metafisico, tuttavia an-
può verificare ogni pezzo isolatamente» (ibi, tr. che il fisico, pur non essendo «in grado di di-
cit., p. 211). Duhem, contrariamente a quanto mostrare che l’ordine stabilito tra le leggi spe-
pensava F. Bacone, non crede alla possibilità rimentali riflette un ordine trascendente
degli esperimenti cruciali: «in fisica è impossi- l’esperienza», non può ridurre se stesso a con-
bile fare l’experimentum crucis [...] la verità di vincersi che il sistema è «puramente artificia-
una teoria scientifica non si decide a testa o le», non può negarsi la «fede in un ordine rea-
croce» (ibi, tr. cit., pp. 212, 214). Lo stesso con- le» (ibi, tr. cit., p. 32), pur sapendo che si tratta
fronto tra due ipotesi isolate, se fosse possibi- di un «atto di fede» che la scienza in quanto ta-
le, permetterebbe di confutare una delle due, le non giustifica.
ma non di validare in maniera conclusiva l’al- L’epistemologia convenzionalista duhemiana
tra, perché non si può dimostrare che l’ipotesi giunge così a privilegiare, nell’ordine conosci-
sopravvissuta sia l’unica capace di dar conto tivo, la metafisica rispetto alla scienza. L’ordi-
dei fenomeni presi in esame e non risulti criti- ne reale che le facoltà intuitive dell’uomo per-
cabile da esperienze successive. Quest’argo- cepiscono sotto il fluire delle teorie scientifi-
mentazione è divenuta un luogo privilegiato nel che è un ordine che la scienza non può investi-
dibattito epistemologico del secondo Novecen- re di alcun criterio esplicativo o critico, e che
to, difesa nelle sue conclusioni duhemiane solo l’approccio metafisico e religioso ci per-
dall’epistemologo americano W.v.O. Quine – mette di cogliere. Duhem, cattolico convinto,
ecco la denominazione di «tesi Duhem- intende separare fisica e metafisica, conside-
Quine» – nelle sua celebre critica ai «due dog- rate come esperienze conoscitive che poggia-
mi dell’empirismo», respinta invece con forza no su basi completamente diverse anche se
da Popper, che fa dell’esperimento cruciale non antitetiche. Duhem, è certo, si preoccupa
uno dei fondamenti del proprio falsificazioni- di separare la scienza dalla fede, tale separa-
smo. zione, tuttavia, instaura una tensione tra
Ma, se nessuna teoria ha il diritto di rivendica- scienza, metafisica e fede.
re una migliore verità rispetto a una teoria pre- Un ulteriore aspetto rilevante della speculazio-
cedente, ciò non comporta un esito scettico ne di Duhem è da ritrovare nell’intrinseco lega-
(inaccettabile per il cattolico Duhem). Una te- me che egli pone tra epistemologia e storia del-
oria, «non è solamente una rappresentazione la scienza, quindi nella considerazione dell’im-
economica delle leggi sperimentali: è anche portanza della storia della scienza, intesa come
una classificazione di quelle leggi» (ibi, tr. cit., riflessione critica sulle grandi costruzioni del
p. 28). Una buona teoria permette dunque di passato, sulle ipotesi via via accolte o abbando-
fare previsioni, di estendere l’insieme delle nate, intesa insomma come ciò che fornisce gli
leggi sperimentali e di guidare lo scienziato al- strumenti per comprendere il percorso delle te-
la scoperta. In tal modo, la teoria fisica dimo- orie e per guardare senza pregiudizi ai nuovi ri-
stra di essere il «riflesso» di un ordine reale, sultati della ricerca. La storia della scienza, po-
anche se mai potrà pretendere di illuminare le nendo in luce lo sviluppo continuo delle idee
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leo Galilei sarebbero stati altamente debitori. religione nell’opera di Pierre Duhem, Firenze 1985; P.
BROUZENG, Duhem, 1861-1916. Science et providence,
Occorre citare, per comprendere in tutte le sue
Paris 1987; S.L. JAKI, Uneasy Genius. The Life and
sfaccettature il personaggio, La science alle-
Work of Pierre Duhem, Dordrecht 1987; R. ARIEW - B.
mande (Paris 1915), una specie di biografia in- BACKER, Pierre Duhem: Historian and Philosopher of
tellettuale nella quale, partendo dalla distin- Science, in «Synthèse», 2-3 (1990); A. BRENNER,
zione pascaliana tra esprit de géométrie ed esprit Duhem: Science, réalité et apparence. La relation entre
de finesse, Duhem critica la mente eccessiva- philosophie et histoire dans l’oeuvre de Pierre Duhem,
mente assiomatizzante e deduttiva dei tede- Paris 1990; R.N.D. MARTIN, Pierre Duhem: Philosophy
schi, contrapposta a quella intuitiva, guidata and History in the Work of a Believing Physicist, La
dal buon senso e dal cuore, dei francesi. Pro- Salle (Illinois) 1991; M. FORTINO, Essere, apparire e in-
prio in quest’opera troviamo il ben noto giudi- terpretare. Saggio sul pensiero di Pierre Duhem (1861-
zio sulla relatività ristretta di A. Einstein: un 1916), Milano 2006.
«aberrante» prodotto della mente germanica
incapace di giudizi equilibrati e irrispettosa DUHEM-QUINE, TESI DI. – Tesi secondo la
Duhem-Quine
della realtà. quale il confronto tra le nostre affermazioni e
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l’esperienza non è mai tra la singola afferma- rigore, mai portano all’obbligo di eliminare
zione e il singolo evento, ma avviene sempre una particolare ipotesi, ma si limitano a mo-
tra un complesso teorico e un insieme di even- strare l’imperfezione di tutto un sistema teori-
ti, da cui discende l’impossibilità di falsificare co di cui quell’ipotesi fa parte. Noi siamo quin-
una singola ipotesi in modo netto e definitivo. di, dal punto di vista logico, liberi di attribuire
Duhem espose in forma sistematica le proprie le ragioni dell’insuccesso a questo o a quell’a-
idee sul rapporto tra proposizioni scientifiche spetto del sistema teorico implicato nell’espe-
ed esperienza nel celebre testo del 1906, La rienza e negare che il responso dell’espe-
théorie physique. La linea argomentativa di rimento suoni a definitiva condanna di un’ipo-
Duhem parte dall’analisi della nozione di tesi particolare. Non sono possibili esperi-
esperimento in fisica per evidenziare che ogni menti cruciali falsificanti. Che un esperimento
esperienza richiede di essere interpretata in non possa falsificare necessariamente un’ipo-
modo da tradurre la mera osservazione in una tesi non significa che sia effettivamente sem-
proposizione del linguaggio scientifico. Que- pre possibile salvare quest’ultima, cioè che
sta interpretazione avviene impiegando con- qualsiasi ipotesi possa essere tenuta per vera
cetti scientifici (se non altro quelli che sono di fronte a qualsiasi responso sperimentale: la
implicati nel funzionamento degli strumenti logica lascia aperta la possibilità di scaricare
usati) i quali hanno un significato che dipende su altre parti del complesso teorico impiegato
dalle teorie all’interno delle quali tali concetti la colpa dell’insuccesso, ma non è detto che si
sono definiti. Per Duhem una teoria è un insie- riesca poi effettivamente a trovare quel nuovo
me di simboli astratti (i concetti), introdotti assetto teorico che consente effettivamente di
del tutto liberamente e connessi tra di loro da salvare l’ipotesi in questione. Duhem afferma
relazioni matematiche poste altrettanto libe- che nessuna ipotesi si può dimostrare falsa,
ramente, che può essere posto in relazione ma non è affatto detto che qualsiasi ipotesi si
con l’esperienza mediante l’associazione tra possa dimostrare vera. Di fronte alle difficoltà
alcuni simboli e alcuni strumenti di misura; incontrate nel tentativo di salvare un’ipotesi
ogni concetto scientifico, anche il più operati- modificandone altre, spetterà ancora una vol-
vo in apparenza, è in realtà il punto di con- ta allo scienziato decidere se continuare nei
fluenza di reti teoriche che ne definiscono il si- suoi sforzi oppure lasciare cadere l’ipotesi in
gnificato. Ma se ogni esperimento va interpre- discussione. La logica lascia sempre aperte
tato con l’ausilio di concetti e se il significato entrambe le strade. La tesi di Duhem riguarda
di questi ultimi è definito da teorie, allora ne la singola ipotesi, mentre resta aperta, sebbe-
consegue che il giudizio sul risultato di una ne su questo punto il suo linguaggio sia oscil-
osservazione è il prodotto di un insieme di te- lante, la possibilità di falsificare una teoria; es-
orie. Se ogni esperienza, ogni enunciato scien- sa è inoltre limitata alla fisica, non riguarda la
tifico ha un senso solo in forza di una o più te- logica, la matematica, né altre discipline em-
orie è chiaro che ogni controllo sperimentale piriche come la fisiologia.
implicherà un atto di fede in tutto un insieme Nel primo neopositivismo, sotto l’influenza di
di teorie. Ogni volta che si compie una misura, Carnap (nel cui pensiero dell’opera di Duhem
ogni qual volta si mette alla prova una qualun- non si trovano tracce), la riflessione filosofica
que ipotesi, si mette in realtà in discussione si concentrò sulla singola proposizione, consi-
una teoria o anche un gruppo di teorie. Il con- derata la corretta unità significante: erano le
fronto tra enunciati scientifici ed esperienza è singole proposizioni, non le teorie, ad essere
sempre il confronto tra una o più teorie e analizzate allo scopo di ridurle a combinazioni
l’esperienza. Di qui deriva la conclusione più più o meno complesse di proposizioni a con-
celebre della riflessione di Duhem: la critica tatto con l’esperienza (i fatti atomici di Witt-
all’esperimento cruciale falsificante. Quando genstein o le proposizioni protocollari di
l’esperimento non riesce, quando le previsioni Schlick e Carnap). Obiettivo di questa analisi
teoriche risultano smentite dai fatti, è l’intero era la possibilità di stabilire la verificabilità
sistema di teorie che sono implicate dai calco- empirica (dunque la significanza) di una pro-
li e dagli strumenti usati ad essere falsificato, posizione mediante la sostituzione dei termini
mai la singola ipotesi. È impossibile falsificare teorici presenti in essa con un combinazione
un’ipotesi isolata. Le cosiddette esperienze di termini osservativi, attribuendo all’espe-
cruciali sono tali solo in apparenza; in realtà, a rienza la capacità di stabilire la verità (o la fal-
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enunciati che, presi isolatamente, si possano teva più essere aggirato e Popper in vari saggi
dichiarare veri o falsi senza ambiguità in base lo affrontò elaborando la nozione di «cono-
a esperienze sensoriali. La scienza nel suo scenza di sfondo». Quando discutiamo di un
complesso ha una doppia dipendenza dal lin- problema, per esempio il risultato inaspettato
guaggio e dall’esperienza, ma questa dualità di un’esperienza, sostiene Popper, accettiamo
non è individuabile all’interno degli enunciati sempre (anche solo provvisoriamente) ele-
della scienza presi uno a uno. La conclusione è menti di ogni genere in maniera non proble-
dunque analoga a quella di Duhem: le nostre matica, come elementi garantiti: essi costitui-
affermazioni sul mondo esterno affrontano il scono, provvisoriamente e relativamente alla
tribunale dell’esperienza non individualmente, discussione di quel particolare problema, una
ma solo come un tutto organico. L’unità di si- conoscenza di sfondo non problematica. Nes-
gnificanza empirica è l’intera scienza. Allor- sun elemento di questa conoscenza è a rigor di
quando incontriamo un disaccordo tra il com- logica immune dalla falsificazione, tuttavia la
plesso degli enunciati scientifici e l’esperienza maggior parte della vasta conoscenza di sfon-
siamo liberi di ritoccare qualsiasi enunciato do che usiamo resta fuori discussione per ra-
per sanare la contraddizione, nessuna espe- gioni pratiche: senza ammettere nulla di ga-
rienza può costringerci a dichiarare falso un rantito (provvisoriamente), rimettendo in for-
singolo enunciato. Le differenze rispetto alla se tutto, la discussione razionale, la critica,
formulazione duhemiana sono tuttavia rile- non sarebbero possibili, occorrerebbe sempre
vanti. Innanzi tutto Quine generalizza all’intera ripartire da dove ha cominciato Adamo. Am-
scienza un discorso che Duhem mantiene nei mettendo la conoscenza di sfondo, la tesi
limiti delle teorie della fisica: per Quine anche Duhem-Quine perde molta della sua forza e di-
la logica e la matematica, oltreché le varie di- venta possibile mettere alla prova alcune par-
scipline empiriche, fanno parte del complesso ticolari ipotesi senza dover necessariamente
di enunciati che viene messo a confronto con mettere in discussione l’intera scienza.
l’esperienza e per salvare un’ipotesi è lecito ri- Una dura critica alla tesi Duhem-Quine fu
toccare anche logica e matematica. In secondo compiuta negli anni sessanta in una serie di
luogo Quine non solo ritiene che una singola lavori di Adolf Grünbaum. Egli sostenne che la
ipotesi non venga condannata dall’esperienza, tesi di Duhem-Quine è falsa perché si è in gra-
ma sostiene anche che qualsiasi ipotesi può do di costruire un controesempio: la falsifica-
essere salvata, che qualsiasi enunciato può es- zione della geometria fisica. La critica non
sere mantenuto vero qualsiasi cosa accada, se sembra cogliere il bersaglio, almeno per quel-
si fanno riaggiustamenti drastici in qualche al- lo che riguarda Duhem, il quale sostenne che
tra parte del sistema. non è falsificabile la singola ipotesi, ma non
Con la riformulazione datane da Quine, la tesi escluse la possibilità di falsificare una teoria,
duhemiana cominciò negli anni cinquanta a qual è la geometria fisica. Grünbaum insistette
circolare anche in ambiente anglosassone, che anche su un secondo punto: anche ammetten-
l’aveva in precedenza quasi ignorata. Fu solo do che un’esperienza non possa falsificare
allora che Karl Popper si accorse che la critica un’ipotesi, non vi è modo di garantire che
agli esperimenti cruciali falsificanti era una quest’ipotesi possa essere salvata effettiva-
obiezione devastante per la sua filosofia. Nella mente. Ma Duhem non affermò mai che l’im-
Logik der Forschung del 1934 Popper aveva pre- possibilità di falsificare un’ipotesi in modo de-
sentato una filosofia della scienza radicalmen- finitivo sia equivalente alla possibilità di sal-
te alternativa a quella neopositivista incentra- vare effettivamente quell’ipotesi, questa fu
ta sull’idea che la scienza sia un insieme di semmai l’opinione di Quine. In difesa di
enunciati falsificabili empiricamente, anziché Duhem vari autori (Laurens Laudan, Giancarlo
verificabili. In questo testo egli non prese in Giannoni, Gary Wedeking) operarono una di-
considerazione l’argomento di Duhem, che ne- stinzione tra una versione forte della tesi di
gava il suo presupposto di partenza, cioè che il Duhem-Quine, che non è sostenuta da
singolo enunciato sia falsificabile, limitandosi Duhem, la quale afferma che chi nega che
a dichiarare (in nota) che la critica duhemiana un’ipotesi sia falsificata deve mostrare in che
era rivolta contro gli esperimenti cruciali veri- modo essa può essere salvata, e una versione
ficanti, cosa del tutto inesatta. Dopo l’appari- debole, propria di Duhem, secondo cui chi ne-
zione del saggio di Quine l’argomento non po- ga un’ipotesi deve mostrare che non vi è modo
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pello la sorte di un programma. La falsificazio- ge and Logic, Chicago 1997; A. FRANKLIN, Can That Be
ne di un programma avviene solo a opera di un Right? Essays on Experiment, Evidence and Science,
programma rivale: allorquando un programma Dordrecht 1999.
di ricerca si sviluppa senza mai anticipare fatti
nuovi, inattesi, ed esiste invece un programma DÜHRING, KARL EUGEN. – Filosofo tedesco,
Dühring
rivale che vive producendo, almeno di tanto in n. a Berlino il 12 genn. 1833, m. a Nowawes
tanto, previsioni sorprendenti confermate (oggi presso Potsdam) il 21 sett. 1921. Studia
dall’esperienza, allora è razionale abbandona- diritto a Berlino e inizia la carriera giuridica,
re il primo per il secondo. D’altra parte, poiché ma a causa di una malattia agli occhi che lo
nessuno può garantire che il programma vec- rende quasi cieco non può diventare giudice.
chio non cominci a produrre novità, è anche Nel 1863 si abilita con Trendelenburg in filoso-
razionale non aderire al nuovo e si tratta dun- fia e più tardi anche in economia politica. So-
que di una falsificazione sempre soggetta al speso dall’insegnamento universitario nel
dubbio e rivedibile. 1877 a causa dei suoi atteggiamenti fortemen-
Un ritorno all’impostazione originale di Du- te polemici provocatigli anche dal suo caratte-
hem è rappresentato da alcuni autori che, a re orgoglioso, continua imperterrito la sua at-
partire dagli anni ottanta, hanno posto al cen- tività di filosofo e scienziato come libero scrit-
tro della propria attenzione l’analisi delle pro- tore. Si interessa di matematica, fisica, chimi-
cedure sperimentali della fisica, particolar- ca, in particolare di economia; la sua produzio-
mente quelle della fisica delle particelle ele- ne è molto vasta e spazia per i campi più di-
mentari (I. Hacking, P. Galison, A. Franklin). sparati. Uno dei suoi meriti consiste nell’ope-
Costoro hanno cercato di mettere a fuoco al- ra di storico della scienza e dell’economia, co-
cune strategie mediante le quali i fisici nor- me documentano le opere: Kritische Geschichte
malmente cercano di accrescere la forza per- der Nationalökonomie und des Sozialismus, Leip-
suasiva di un risultato sperimentale. Alla tesi zig 1871; Kritische Geschichte der allgemeinen
di Duhem-Quine viene riconosciuto un valore Prinzipien der Mechanik, Berlin 1873). A partire
logico ed epistemologico fondamentale, ma si dal 1899 ha pubblicato la rivista «Personalist
cerca di ricostruire modalità mediante le quali und Emanzipator».
si possa realmente imparare dall’esperienza Più che un dotto, egli vuole essere un riforma-
aumentando la nostra fiducia nei risultati spe- tore: il suo sogno è quello di trasformare la so-
rimentali ottenuti. Negli anni novanta la tesi cietà in base ai principi della sua filosofia, che
di Duhem-Quine è stata estesa all’economia, definisce Wirklichkeitsphilosophie; si tratta di
ed è stato affrontato il problema se sia possi- una forma di positivismo materialistico, per
bile falsificare le singole ipotesi economiche o cui «sentire e pensare sono stati di eccitazione
le diverse teorie economiche, giungendo a della materia» (Der Wert des Lebens, Breslau
conclusioni spesso negative (A. Boitani, A. Sa- 1865, p. 79); però il suo materialismo non è
lanti, D.M. Hausman), nonostante non siano meccanicistico, bensì permette una visione di-
mancati tentativi di segno opposto (Th.A. Boy- namico-organica della realtà che si riflette in
lan, Paschal F. O’Gorman). La tesi di Duhem- una concezione ottimistica della vita. Per
Quine è venuta così a occupare un ruolo sem- Dühring la morale deriva dalla volontà; un
pre più importante nella riflessione epistemo- comportamento morale è possibile solo nel
logica e filosofica. rapporto reciproco tra gli uomini, in cui deve
R. Maiocchi valere il principio di giustizia (Gerechtigkeits-
BIBL.: S.G. HARDING (a cura di), Can Theories Be Refu-
prinzip), che è il punto basilare per le riforme
ted?, Dordrecht 1976; I. HACKING, Representing and politico-sociali propugnate da Dühring. Nella
Interventing, Cambridge 1983, tr. it. di E. Prodi, Co- filosofia politica lo stato è concepito come il
noscere e sperimentare, Roma-Bari 1987; R. ARIEW, The risultato di un’originaria situazione di violenza
Duhem Thesis, in «The British Journal of the Philo- che si perpetua sino ai nostri giorni nell’eser-
sophy of Science», 35 (1984), pp. 313-325; D.M. cizio del potere politico. Dühring vi contrappo-
HAUSMAN, The Inexact and Separate Science of Econo- ne il concetto di «giustizia naturale» e vuole
mics, Cambridge 1992; Y. BALASHOV, Duhem, Quine eliminare questo elemento di violenza dalla
and the Multiplicity of Scientific Tests, in «Philosophy società mediante la creazione di un «sistema
of Science», 61 (1994), pp. 608-628; P. GALISON, Ima- socialitario».
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Oxford Calculators and Mathematics of Motion 1320- gorie e di alcuni schemi del cristianesimo,
1350. Physics and Measurement by Latitudes, New svolta nel secondo tomo. L’ultimo scritto è
York - London 1991. una ripresa di questa analisi critica che, nelle
intenzioni di Duméry, avrebbe dovuto esten-
DUMÉRY, HENRY. – Filosofo della religione
Duméry dersi all’intero corpo dottrinale del cristianesi-
francese, n. ad Auzances il 29 febbr. 1920. Do- mo con l’obiettivo di chiarirne la genesi e di il-
po la formazione teologica sotto la guida di J. lustrarne il senso. L’ambizioso progetto di Du-
Trouillard, uno dei massimi studiosi francesi méry non ha però trovato prosecuzione: le
del neoplatonismo, nel 1941 conobbe perso- opere pubblicate nel 1957, messe all’Indice
nalmente M. Blondel di cui divenne in seguito con decreto del Sant’Uffizio nel 1958, trovaro-
assistente fino alla morte di questi (1949). Ha no una ricezione, quasi esclusivamente critica,
insegnato filosofia nell’università di Caen e, a soltanto in ambito teologico. Dapprima impe-
partire dal 1966, filosofia e storia delle religio- gnato nell’offrire una sintesi della propria filo-
ni a Paris-Nanterre. sofia della religione (Phénoménologie et religion.
L’opera di Duméry si caratterizza per il tentati- Structures de l’institution chrétienne, Paris 1958)
vo di elaborare una compiuta filosofia della re- e poi nel replicare su vari fronti ai molti critici
ligione. Per fare ciò muove dal pensiero di (La Foi n’est pas un cri, suivi de Foi et institution,
Blondel (cfr. La philosophie de l’action. Essai sur ivi 1959; Raison et Religion dans la philosophie de
l’intellectualisme blondelien, Paris 1948, tr. it. Ba- l’action, ivi 1963), Duméry non ha dato seguito
ri 1973, Blondel et la religion, ivi 1954 e la secon- al progetto iniziale, pubblicando dopo il 1966
da parte de La tentation de faire du bien, ivi soltanto alcuni brevi articoli sull’interpretazio-
1956), dove, particolarmente nell’Action (1893) ne contemporanea del neoplatonismo.
e nella Lettre sur l’apologétique, egli individua il La filosofia della religione ha il compito per
compito di questa disciplina nel preservare la Duméry di «comprendere» le diverse nozioni
specificità del fenomeno religioso ottempe- religiose, cioè di mettere in rilievo il significa-
rando nel contempo alle istanze critiche della to razionale di queste ultime senza pregiudi-
filosofia moderna. A questa fondamentale carne la realtà. Ciò è possibile grazie al meto-
ispirazione blondeliana si combina (cfr. Foi et do che egli chiama della «discriminazione», ri-
interrogation, ivi 1954; Regards sur la philosophie sultante da un’integrazione fra il metodo
contemporaine, ivi 1956) quella plotiniana e dell’immanenza blondeliano e l’epoché feno-
quella proveniente da varie correnti della filo- menologica husserliana, in base al quale ven-
sofia contemporanea, come la fenomenologia gono distinti diversi livelli della coscienza (in-
husserliana e l’esistenzialismo sartriano. Sulla telligibile, razionale, psico-empirico). Se il pri-
base di esse, e in modo un po’ sincretico, Du- mo livello è quello in cui lo spirito finito si au-
méry ha elaborato un progetto sistematico di to-costituisce in virtù della processione
filosofia della religione che ha trovato espres- dall’«Uno», l’assoluto trans-categoriale della
sione in un gruppo di opere pubblicate tutte filosofia plotiniana, gli altri due permettono di
nel 1957: Critique et religion. Problèmes de oggettivare la «conversione all’Uno» che trova
méthode en philosophie de la religion, ivi; Le pro- nella religione la sua l’espressione attiva e vo-
blème de Dieu en philosophie de la religion. Exa- luta. Tale oggettivazione si realizza per mezzo
men critique de la catégorie d’Absolu et du schème di categorie e di schemi con i quali lo spirito fi-
de transcendance, ivi; Philosophie de la religion. nito, in quanto razionale e incarnato, esprime
Essai sur la signification du christianisme, ivi, 2 il proprio dinamismo interiore verso l’Uno, il
tt.; La Foi n’est pas un cri, Tournai-Paris. Di es- quale tuttavia rimane ad esso assolutamente
se, la prima costituisce il discorso sul metodo trascendente. La filosofia della religione costi-
in cui vengono esaminati e discussi alcuni dei tuisce il momento riflessivo di quest’atto vita-
tradizionali modelli di filosofia della religione; le e si applica alle categorie e agli schemi reli-
la seconda offre un’originale dimostrazione giosi con l’intento di «ridurli» criticamente,
dell’esistenza di Dio chiamata riduzione apo- cioè di stabilire il loro grado di adeguazione al
fatica o henologica; la terza, nel primo tomo, dinamismo interiore. I capisaldi di questa con-
sviluppa un’antropologia a sfondo neoplatoni- cezione sono rappresentati dal rifiuto della
co che considera la religione come fenomeno ontologia partecipazionistica tra Dio e il mon-
essenzialmente spirituale e che rappresenta il do e dall’assunzione di una rigorosa teologia
presupposto dell’analisi critica di alcune cate- apofatica che si spinge fino alla negazione del
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linguistica» inaugurata da Frege è stata quella (ad es. il comportamentista) accetterà nello
per cui non è più possibile un’analisi della statuto della sua disciplina solo enunciati in
struttura del pensiero (e del concetto) che non termini di stimolo e risposta.
passi attraverso un’analisi della struttura e del Il dibattito realismo-antirealismo, così conce-
funzionamento del linguaggio. pito, pone il problema di definire cosa si inten-
Dummett basa su questa visione della svolta de per significato di un enunciato e – in ultima
linguistica una sua originale interpretazione analisi – per verità. Per il realista, come Frege
della filosofia analitica, delle sue origini e del e il Wittgenstein del Tractatus, il significato di
suo carattere fondamentale. Alle origini della un enunciato è dato dalle sue condizioni di ve-
filosofia analitica si situano Frege e Husserl, rità, a prescindere dalla possibilità di ricono-
anche se è il primo ad aver individuato, con il scerle: un enunciato è vero o falso a prescinde-
concetto di «senso di un enunciato», la strada re dalla nostra possibilità di riconoscerlo co-
maestra per giungere ad una analisi del pen- me tale. Per un antirealista, come il secondo
siero. Comune a entrambi – ma l’origine Wittgenstein, o un intuizionista in matemati-
dell’idea è di Frege – è l’antipsicolgismo: i pen- ca, il significato di un enunciato è dato dalle
sieri (o per Husserl i noemi) sono oggettivi e condizioni di asseribilità o dalle condizioni al-
non dipendono dai processi psichici. Frege le quali può essere giustificato (o, in matema-
giustificava la oggettività dei pensieri relegan- tica, dimostrato). La verità dunque non è un
doli in un terzo regno quasi platonico; Dum- concetto così facilmente trattabile né è un
mett vede nel secondo Wittgenstein l’autore concetto puramente formale (come vorrebbe-
che riconduce l’idea fregeana dell’oggettività ro i deflazionisti), ma si definisce come asseri-
dei pensieri all’ambiente in cui essa può esse- bilità giustificata o garantita. Idee di questo
re meglio giustificata: il linguaggio e le prati- genere verranno sviluppate da C. Wright con il
che dell’uso linguistico. La filosofia analitica concetto di verità come super-asseribilità in
dunque si definisce per la tesi secondo cui il condizioni ideali.
pensiero può essere studiato solo a partire C. Penco
dalla sua espressione linguistica. Questa tesi è BIBL.: Frege. Philosophy of Language, London 1973,
stata contestata da molti in ambito analitico, tr. it. a cura di C. Penco, Filosofia del linguaggio: sag-
primo tra tutti G. Evans, che pur non rientra gio su Frege, Casale Monferrato 1983; Truth and
nella cosiddetta «filosofia post-analitica». Other Enigmas, London 1978, tr. it. a cura di M. San-
Sulla base di queste idee, sviluppate e chiarite tambrogio, La verità e altri enigmi, Milano 1986; The
in un intenso dibattito con i suoi critici e in nu- Interpretation of Frege’s Philosophy, London 1981; The
merose altre pubblicazioni su Frege, l’autore Logical Basis of Metaphysics, Cambridge (Massachu-
setts) 1991, tr. it. a cura di E. Picardi, La base logica
definisce in altri scritti una sua visione del rap-
della metafisica, Bologna 1997; Frege and Other Phi-
porto tra logica e metafisica, impostando in
losophers, Oxford 1991; The Origins of Analytic Philo-
modo nuovo le categorie del dibattito metafi- sophy, London 1993, tr. it. a cura di E. Picardi Origini
sico tra realisti e antirealisti. Il dibattito tra re- della filosofia analitica, Torino 2001; On Immigration
alisti e antirealisti si configura per diversi cam- and Refugees, London 2001; Pensieri. Interviste con
pi di indagine, dalla matematica alla fisica, al- Michael Pataut, Genova 2004.
la psicologia e alla sociologia. Cercando di su- Su Dummett: B. ROSSLER, Die Theorie des Verstehens
perare la visione ingenua del realismo («esi- in Sprachanalyse und Hermeneutik: Untersuchungen
stono» gli enti di cui si parla: esistono i nume- am Beispiel M. Dummetts und F.D.E. Schleierma-
ri, esistono le funzioni d’onda, esistono le cre- chers, Berlin 1990; B. MC GUINNESS - G. OLIVIERI (a cu-
denze individuali e i desideri collettivi), Dum- ra di), The Philosophy of Michael Dummett, Dordrecht
mett propone una nuova definizione del dibat- 1994; R. PRESILLA, Olismo e significato nel programma
tito: la differenza tra realisti e antirealisti si ca- di ricerca di Michael Dummett, Soveria Mannelli (Ca-
ratterizza per il tipo di enunciati che vengono tanzaro) 2000; K. GREEN, Dummett: Philosophy of
accettati nelle varie discipline scientifiche. In Language, Cambridge (Massachusetts) 2001; B.
matematica un realista accetta come signifi- WEISS, Michael Dummett, Princeton 2002.
canti enunciati su totalità infinite attuali che
l’antirealista (ad es. l’intuizionista in matema- DUMOULIN, CHARLES. – Giurista francese,
Dumoulin
tica) non accetta; in psicologia il realista ac- n. a Parigi nel 1500, m. ivi il 27 dic. 1566.
cetterà come significanti enunciati che parla- Si dedicò agli studi giuridici, occupandosi an-
no di credenze e desideri mentre l’antirealista che di problemi economici e finanziari. Parte-
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nov. 1864, m. a Pullach (Monaco di Baviera) l’1 DUNKMANN, KARL. – Teologo e sociologo
Dunkmann
magg. 1934. Insegnò pedagogia a Francoforte. tedesco, n. ad Aurich il 2 apr. 1868, m. a Berli-
Pur avendo pubblicato anche altri scritti note- no il 28 nov. 1932.
voli, la fama di Dunin Borkowski è legata ai Insegnò dal 1912 al 1916 nell’università di
suoi studi spinozistici condotti con infaticabi- Greifswald e, successivamente, nella Techni-
le tenacia, rigorosità e completezza di ricerche sche Hochschule für Soziologie di Berlino. Dal
per oltre trent’anni. Ricordiamo: Zur Textge- 1928 al 1932 diresse l’«Archiv für angewandte
schichte und Textkritik der ältesten Lebensschrei- Soziologie».
bung B. Despinozas, in «Archiv für Geschichte Come teologo egli vide nell’autocoscienza re-
der Philosophie», 1904, pp. 1-34 (in polemica ligiosa la coscienza normativa, che riconduce
con Freudenthal); Nachlese zur ältesten Geschich- all’ultima unità tutte le norme eterogenee. Co-
te des Spinozismus, in «Archiv für Geschichte me sociologo elaborò una «dottrina dei grup-
der Philosophie» 1910, pp. 61 ss.; Der junge De pi».
Red.
Spinoza. Leben und Werdegang im Lichte der
Weltphilosophie, Münster 1910 (a pp. 1-78 bibl. BIBL.: opere principali: System theologischer Erkennt-
nislehre, Leipzig 1909; Metaphysik der Geschichte, Leip-
ragionata ed esame critico delle fonti; viene af-
zig 1914; Religionsphilosophie, Gütersloh 1917; Die
frontata l’intricata e oscura questione della Kritik der sozialen Vernunft, Berlin 1924; Soziologie der
formazione del pensiero spinoziano, con risul- Arbeit, Halle an der Saale 1933.
tati che in materia, almeno su un piano stori- Su Dunkmann: H. SAUERMANN (a cura di), Probleme
co-filologico, si possono considerare definiti- deutscher Soziologie. Gedächtnisgabe für Karl Dunk-
vi); Spinoza nach dreihundert Jahren, Berlin- mann, Berlin 1933; Neue Deutsche Biographie, vol. IV,
Bonn 1932; infine la grande opera in 4 voll.: Berlin 1959, pp. 199-200 (con bibliografia).
Spinoza, Münster 1933-36; il primo volume ri-
produce il Der junge De Spinoza, gli altri tre, DUNS
Duns Scoto SCOTO, GIOVANNI. – Filosofo e teolo-
riuniti sotto il titolo: Aus den Tagen Spinozas, go francescano, n. a Duns nella contea di Ber-
Geschehenisse, Gestalten, Gedankenwelt, portano wich (Scozia) tra il 23 dic. 1265 e il 17 mar.
i sottotitoli: Das Entscheidungsjahr 1657 1266, m. a Colonia l’8 nov. 1308.
(1933); Das neue Leben (1935); Das Lebenswerk SOMMARIO: I. La vita. - II. Le opere. - III. Il conte-
(1936). sto culturale e le fonti. - IV. La controversia tra
L’atteggiamento generale di Dunin Borkowski filosofi e teologi. - V. L’oggetto proprio dell’in-
rispetto a Spinoza, come osserva Guzzo, quale telletto umano. - VI. Univocità delle nozioni
risulta da tutte le sue opere, anche se mai for- trascendentali. - VII. Metafisica e teologia na-
malmente espresso, è piuttosto polemico e turale. - VIII. Struttura ontologica dell’ente cor-
negativo, specie in relazione alla originalità poreo. - IX. Natura e dignità dell’uomo. - X. La
del pensiero spinoziano; egli sembra infatti conoscenza. - XI. Il primato della volontà libe-
ra. - XII. Filosofia della prassi: 1. L’etica. - 2. La
voler mostrare come «non solo non ci sia mo-
società politica. - XIII. La teologia.
tivo della sua filosofia che non abbia una lun-
I. LA VITA. – Il primo dato biografico attendibile
ga storia, ma anche che le idee centrali del si-
è quello dell’ordinazione presbiterale, avvenu-
stema sono tutt’altro che peregrine». E nel far ta il 17 marzo 1291 nella chiesa di Sant’Andrea
ciò egli s’avvale della conoscenza precisa e mi- a Northampton per le mani del vescovo di Lin-
nuziosa dell’ambiente in cui visse Spinoza, de- coln Oliviero Sutton, per la quale occorreva
gli studi che egli compì, degli amici con i quali aver compiuto i 25 anni di età; pertanto si può
fu in relazione, e fin dei libri che componevano fissare la sua data di nascita tra la fine del 1265
la sua biblioteca. Atteggiamento il suo, co- e i primi mesi del 1266. Da alcune cronache
munque, discreto, tale da non turbare mai la tardive e da un velato cenno autobiografico
serenità, obbiettività e rigorosità del suo giu- sembra che Giovanni Duns abbia frequentato
dizio. da giovanetto le scuole di grammatica nel con-
A. Cardin vento dei frati minori di Haddington e quindi,
BIBL.: A. GUZZO, nota in appendice all’ed. parziale per l’interessamento dello zio paterno Elia, vi-
dell’Etica, Firenze 1924, pp. 215-217; W. HENTRICH, cario dei francescani di Scozia, sia entrato nel
Eines Spinozaforschers Lebensweg und Lebenswerk, in noviziato a 15 anni; dopo la professione reli-
«Scholastik», 1935, pp. 541-547. giosa fu avviato agli studi di filosofia e di teo-
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pleta, sovente non affidabile, con parecchi te- dovevano venir incorporate nell’Ordinatio (cfr.
sti inautentici. la Reportatio I A); la cosiddetta Reportatio can-
Ricerche erudite di non pochi studiosi nel cor- tabrigiensis sul I libro è stata identificata da
so del Novecento hanno portato all’individua- qualche studioso con il commentario di Enri-
zione di un elenco di opere scotiane più sicu- co di Harcley. Quale magister regens, Duns Sco-
ramente autentiche, suddivise in un primo to affrontò diverse Quaestiones quodlibetales nei
gruppo di commentari aristotelici all’Organon, giorni di avvento e di quaresima previsti per
al De anima e alla Metafisica tenuti nei corsi di tali esercitazioni accademiche (1305-07);
logica, filosofia naturale e metafisica prope- nell’edizione di Wadding se ne trovano 21, ec-
deutici alla teologia (Quaestiones in librum Por- cetto l’ultima licenziate dall’autore, che offro-
phyrii Isagoge; Quaestiones super Praedicamenta no la puntualizzazione più alta del pensiero
Aristotelis; Quaestiones in I et II librum Periher- scotiano. Tra le sue opere teologiche sono da
meneias Aristotelis; Quaestiones in duos libros Pe- ricordare, anche se più brevi, le Collationes oxo-
rihermeneias. Opus secundum; Quaestiones in li- nienses e quelle parisienses, finora scarsamente
bros Elenchorum; Quaestiones super libros Ari- considerate dagli studiosi, nonché alcuni trat-
stotelis De anima; Quaestiones super libros Me- tati specifici, come il celebre De primo principio
taphysicorum Aristotelis [libri I-IX]; recentemen- sull’esistenza e l’unicità di un ente infinito, per
te è stata individuata nella Biblioteca Ambro- circa la metà dipendente dal I libro dell’Ordi-
siana a Milano la connessa Expositio litteralis natio, i Theoremata, sulla cui paternità si è mol-
della Metafisica [libri II-X; XII] cui l’autore fa to discusso e resta tuttora «sub iudice» conte-
cenno sia nelle Quaestiones che nell’Ordinatio, nendo dottrine contrarie alle posizioni carat-
denominata nel manoscritto: Notabilia Scoti teristiche di Duns Scoto, e l’ancora più impro-
super Metaphysicam). A eccezione di parte delle babile De perfectione statuum. Delle sue opere
«questioni metafisiche», essi sono il frutto ini- esegetico-bibliche non è rimasto nulla.
ziale della sua carriera accademica (tra il 1288- III. IL CONTESTO CULTURALE E LE FONTI. – Per com-
97) e rivelano già alcune scelte di fondo della prendere l’opera di Duns Scoto è necessario
futura evoluzione speculativa del maestro; il situarla nel contesto storico in cui si è formata,
commentario alla Metafisica, invece, è il risul- in quel travagliato momento di inculturazione
tato di più corsi, stratificati nelle additiones et della fede che fece seguito alla condanna del 7
deletiones dei manoscritti, che per i libri VII-IX marzo 1277, che mise in crisi il tentativo alber-
si spingono fino alla maturità dottrinale delle tino-tommasiano di un’assimilazione delle
opere teologiche maggiori. Tutti gli altri com- dottrine aristoteliche all’interno del discorso
menti a opere logiche, fisiche, metafisiche di teologico, segnando il ritorno al neoplatoni-
Aristotele devono ritenersi spuri, compresa la smo agostinista della tradizione patristica
Grammatica speculativa su cui ha lavorato Mar- contro ogni apertura al razionalismo radicale
tin Heidegger per la sua abilitazione (1916), il dei filosofi averroisti delle Arti. Lo scontro tra
cui autore è Tommaso di Erfurt. filosofi e teologi divenne allora incandescente
Seguono le opere teologiche, alla cui ampiezza fino al punto di rottura, con riflessi anche so-
e profondità è legata la fama del Doctor subtilis, cio-professionali delle due corporazioni uni-
comprendenti i commentari ai quattro libri versitarie. Il dialogo con l’aristotelismo sem-
delle Sentenze di Pietro Lombardo. La critica brava pertanto bloccato, mentre la ripresa
testuale più recente ne ha indicati tre: il primo dell’agostinismo veniva impersonata dal teo-
è la Lectura (1298-1300) tenuta come baccel- logo più rappresentativo del tempo, Enrico di
liere a Oxford, di cui sopravvivono solo i com- Gand, uno dei componenti la commissione in-
menti ai primi due libri, e nei mesi dell’esilio caricata delle censure del 1277: per la teologia
(1303-04) quelli sul III, costituita dai suoi ap- non sembravano esserci altre vie di rinnova-
punti delle lezioni; il secondo è formato mento.
dall’Ordinatio (1300-08), vale a dire la continua Negli studia inglesi il giovane Duns Scoto, ol-
revisione della sua prima opera oxfordiana che tre ai padri e ai classici antichi disponibili nel-
lo tenne impegnato fino agli ultimi giorni della la biblioteca dei medievali, aveva acquisito
vita; il terzo è composto dalle diverse Reporta- un’ampia conoscenza diretta dei maggiori teo-
tiones dei corsi parigini (1302-05), che sono la logi della sua famiglia francescana (in partico-
ricostruzione delle sue lezioni da parte degli lare di Bonaventura, Matteo d’Acquasparta,
studenti, alcune delle quali riviste dal maestro Pietro di Giovanni Olivi), nonché dei maestri
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nel rapporto ragione-rivelazione, natura-so- ti, se il nostro intelletto fosse limitato per na-
prannatura, sfociando in due sistemi escluden- tura alle essenze materiali, egli osserva, non
tisi sul senso ultimo della vita e dell’intero. potrebbe avere alcuna conoscenza dell’essen-
Di fronte a questa alternativa metafisica il teo- za immateriale divina in cui consiste la nostra
logo francescano, ponendosi esplicitamente beatitudine, né vale supporre l’aggiunta di una
dal punto di vista della fede (ex creditis, ibi, n. luce soprannaturale che lo abiliterebbe a co-
12), dimostra con una serrata disamina la radi- noscere le realtà spirituali, in quanto tale nuo-
cale insufficienza della conoscenza filosofica va qualità, più che abilitarlo al nuovo oggetto,
delle sostanze separate e del fine ultimo o be- lo trasformerebbe in un’altra natura; l’opinio-
atitudine dell’uomo. Essendo astratto e uni- ne tommasiana, inoltre, renderebbe impossi-
versale, il sapere dei filosofi è incapace di for- bile la metafisica come scienza dell’ente in
nire la visione intuitiva di Dio com’è in sé e quanto ente (ens qua ens), cioè della totalità del
delle sue perfezioni proprie, né determinare reale, perché un simile oggetto supera le capa-
quali atti umani siano accetti e degni della sua cità di un intelletto ristretto ai soli enti materia-
fruizione in una eterna felicità cui possa parte- li (Ord., I, distinctio 3, p. I, q. 3, nn. 110 ss.).
cipare anche il nostro corpo. La filosofia quin- Enrico di Gand, invece, indicava Dio quale og-
di non può rispondere in modo esaustivo getto primo dell’intelletto in quanto, secondo
all’anelito umano di felicità, ed è per aver as- la teoria dell’illuminazione, le essenze delle
solutizzato la presente condizione storica cose sono conosciute veramente soltanto
dell’umanità come l’unica possibile e perfetta nell’idea archetipa divina; ma Duns Scoto gli
che essa non è in grado nemmeno di avvertire obiettava che se fosse così, l’essenza divina
la propria deficienza e restare aperta a un libe- dovrebbe essere comune a ogni oggetto intel-
ro soccorso divino per sanare questa mancan- ligibile o virtualmente contenuta in esso; Dio
za. Duns Scoto non intende con ciò negare però non è predicabile, né incluso virtualmen-
l’autonomia del filosofo né umiliare la dignità te in alcun altro ente, se no anche il nostro in-
dell’uomo; al contrario, chiedendogli di man- telletto creato, come quello di Dio, dovrebbe
tenersi neutrale e disponibile all’accoglimento essere attivato unicamente dall’essenza divina
di una conoscenza ulteriore offerta dalla rive- e non dalle singole cose. Per lo stesso motivo
lazione, lo innalza a una perfezione maggiore, neanche la sostanza con i suoi accidenti può
svelandogli delle capacità più profonde della fungere da oggetto adeguato primo dell’intel-
sua stessa natura che la ragione è incapace di letto perché in tal caso gli accidenti sarebbero
rilevare. Viene così in luce il metodo della ri- intelligibili solo per mezzo di essa e non diret-
flessione scotiana in cui teologia e filosofia in- tamente per se stessi: nessun oggetto singolo,
teragiscono strettamente senza confondersi quindi, può costituirsi quale primo per il no-
ma anche senza contrapporsi, nella sforzo si- stro intelletto, nel senso di essere comune a
nergico di una comprensione sempre più pro- tutti o contenere virtualmente tutto ciò che è
fonda e luminosa dell’unica verità di Dio, del intelligibile (ibi, nn. 125-128).
mondo, dell’uomo. Di questa teoresi vediamo Per Duns Scoto, quindi, l’oggetto proprio e
ora gli esiti più originali nel problema della co- adeguato dell’intelletto umano secondo la sua
noscenza, della metafisica, dell’etica. natura propria (ex natura potentiae) è «l’ente in
V. L’OGGETTO PROPRIO DELL’INTELLETTO UMANO. – quanto ente», mentre la quidditas rei sensibilis è
Duns Scoto dedica una notevole attenzione a l’oggetto proprio nella condizione storica in
questo problema perché dalla sua soluzione cui esso attualmente si trova a operare, in
dipendono importanti conclusioni gnoseolo- unione con le potenze sensibili del corpo (pro
giche e metafisiche. I maestri del suo tempo statu isto, in Ord., I, distinctio 3, p. I, q. 3, nn.
erano schierati su due posizioni contrastanti, 185-188). «Dire che l’oggetto proprio dell’in-
aristotelica e agostinista, rappresentate ri- telletto umano è l’“ens in quantum ens” equi-
spettivamente da Tommaso d’Aquino e da En- vale a dire che anche per esso l’ambito dell’in-
rico di Gand. Secondo l’Aquinate, l’oggetto telligibilità coincide con quello della realtà, e
adeguato alla natura dell’intelletto umano è che nessun essere quindi, sia pure l’essere im-
l’essenza di una realtà materiale appresa me- materiale per eccellenza, l’essere divino, è, in
diante i sensi (quidditas rei materialis); il teolo- linea di diritto, escluso dall’orizzonte intellet-
go francescano però lo contesta dal punto di tuale dell’uomo. Il fatto che la nostra cono-
vista sia della teologia sia della filosofia. Infat- scenza per ora debba prendere l’avvio dalle co-
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sieme certo e dubbioso circa lo stesso concet- sibile che la tesi dell’univocità abbia compor-
to. Duns Scoto afferma l’unità e la semplicità tato una modificazione strutturale della meta-
del concetto di essere, anteriore alla sua com- fisica tradizionale; infatti una scienza dell’ente
posizione con quello di finito e infinito, univo- inteso come predicato comune a tutto ciò che
camente predicabile di ambedue e delle diver- è realmente esistente o semplicemente possi-
se categorie. Senza dubbio, anch’egli ammette bile, neutro rispetto alle modalità dei singoli,
che la nozione propria di Dio e quella della precede ed è per sé autonoma nei confronti
creatura sono analoghe, ma sottolinea il fatto della scienza dell’essere primo nella perfezio-
che se non ci fosse il concetto logico soggia- ne; sebbene l’ontologia racchiuda un’intrin-
cente di ens commune, quelle due nozioni reali seca orientazione verso la teologia quale sua
proprie risulterebbero semplicemente equivo- esplicazione ultima, la riflessione sull’ente
che e incapaci di fornire una conoscenza razio- universale univoco non è legata a una dipen-
nale di Dio. Il concetto scotiano di ente deriva- denza causativa dall’essere divino, tanto che
to dalla metafisica avicenniana è, dunque, tra- Duns Scoto stesso poteva scrivere: «Me-
scendentale, quidditativamente predicabile di taphysica transcendens est tota prior scientia
tutto ciò che non è nulla, e gode di una priorità divina» (Quaestiones super libros Metaphysico-
e di una universalità logica non confondibili rum Aristotelis, I, q. 1, n. 47), anticipando in cer-
con il primato dell’essere trascendente. to senso la figura moderna della metafisica
VII. METAFISICA E TEOLOGIA NATURALE. – Gli studio- quale scienza trascendentale, passando dalla
si più recenti del pensiero scotiano hanno heideggeriana «ontoteologia» all’ontologia,
messo in risalto che la dottrina dell’univocità dall’essere primo nella perfezione all’essere
dell’ente ha portato a una profonda trasforma- primo del pensiero universalmente comune a
zione della metafisica neoplatonico-aristoteli- tutti gli enti.
ca dei medievali, spostandone l’oggetto
Se però consideriamo attentamente l’argo-
dall’atto puro di essere, causa prima degli enti,
mentazione scotiana per l’esistenza di Dio nei
a quello dell’ente trascendentale, univoca-
commentari alle Sentenze e nel De primo princi-
mente predicabile di tutto ciò che non è nulla,
pio, dobbiamo concludere che la dissociazione
vale a dire non contraddittorio, oggetto primo
moderna della metafisica generale da quella
del pensiero e soggetto proprio di una scienza
generale dell’essere che nell’età moderna sarà speciale è solo virtualmente presente
denominata ontologia, comprendente in sé nell’opera del teologo francescano: tanto, in-
quale parte speciale la scienza di Dio, o teolo- fatti, quell’argomentazione è ampia, comples-
gia filosofica; così l’ontologia, avendo il prima- sa, rigorosamente costruita secondo le più raf-
to nell’ordine della predicazione, avrebbe poi finate esigenze del discorso scientifico da far
subordinato a sé l’essere divino che ha il pri- trasparire che la prova «di un ente infinito in
mato nella perfezione. A partire da Duns Sco- atto tra gli enti», che per noi è il concetto più
to, quindi, si dovrebbe parlare di una «rifonda- semplice e perfetto che possiamo farci di Dio
zione» o anche di un «secondo inizio» della (Ord., I, distinctio 3, p. I, qq. 1-2, n. 58), rappre-
metafisica, non più incentrata primariamente senti il vertice della teoresi del Dottore sottile
sul problema di Dio, bensì sulla rappresenta- e forse anche il «cuore» della sua fatica di filo-
zione concettuale dell’essere e sulle sue pro- sofo-teologo, in cui l’ontologia e la teologia
prietà trascendentali, come poi fu sistematica- naturale risultano strettamente intrecciate co-
mente sviluppata da Francisco Suárez e da me un unico discorso integrale sull’essere e i
Christian Wolff, sino alla riformulazione di- suoi modi. Sembra quindi improprio designar-
struttiva di Kant che da riflessione sull’essere lo come l’iniziatore di una metafisica essenzia-
oggettivo la restrinse all’analisi critica delle listica astratta e vuota, se si riflette che per lui
condizioni soggettive del pensiero (cfr. Ludger non esiste un’essenza senza il suo esse, e non
Honnefelder, Olivier Boulnois). si dà una distinzione reale tra essenza ed esi-
Pur con qualche riserva circa una pretesa ridu- stenza come tra potenza e atto, bensì come tra
zione di Dio «come un essere tra gli altri, e non due realtà soltanto formaliter distinctae nell’u-
come il principio trascendente ogni ente» (cfr. nità di una medesima natura o quiddità, pos-
O. Boulnois, Quand commence l’onto-théologie? sibile o realmente esistente. Secondo Duns
Aristote, Thomas d’Aquin et Duns Scot, in «Re- Scoto, infatti, l’ente non è ristretto a ciò che ha
vue Thomiste», 95, 1995, pp. 85-108), è ammis- l’atto fisico di esistenza, ma comprende tutto
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modo intrinseco costitutivo dell’essenza divi- logico del concetto a quello dell’esistenza,
na rappresenta un momento nevralgico per il perché nella sua argomentazione egli non ha
superamento dell’imperfetta nozione di onni- mai abbandonato il piano della realtà essen-
potenza e di contingenza pensate da Aristote- ziale delle nature.
le, e ciò avviene in forza di una nuova conce- VIII. STRUTTURA ONTOLOGICA DELL’ENTE CORPOREO.
zione della modalità in cui il possibile o l’effecti- – Per una liberissima e gratuita donazione
bile non sono più vincolati alla verifica statisti- d’amore, dall’eternità Dio ha pensato e voluto
ca del loro darsi fattuale nel tempo, bensì im- far sorgere all’esistenza dal nulla nel tempo
plicano che la potenza della prima causa si l’universo degli enti finiti (Ord., II, distinctio 1,
estenda in modo libero e immediato a tutti gli qq. 1-5). Nella comprensione del mondo crea-
enti non logicamente incompossibili, cioè in- to dei corpi e di quello dell’uomo Duns Scoto
contraddittori (Ord., I, distinctio 2, p. I, qq. 1- segue generalmente la dottrina aristotelica,
2, nn. 75 ss.; Lect., I, distinctio 39, qq. 1-5, nn. preferendola a quella platonico-agostiniana;
42 ss.). Che l’infinità in tal modo riscattata nel sebbene egli si trovi spesso d’accordo con la
suo autentico concetto intensivo di pienezza cosmologia e l’antropologia dell’Aquinate, v’è
di essere esista in atto e appartenga in modo da notare però che su non poche questioni di
esclusivo alla natura divina, viene dimostrato notevole importanza la sua posizione teoreti-
dal maestro francescano in base alla sua po- ca diverge profondamente da quella tomistica,
tenza, intelligenza, eminenza, amabilità infini- motivata da una più convinta fedeltà ai dati
te (Ord., I, distinctio 2, p. I, qq. 1-2, nn. 111 ss.), della fede e all’esperienza stessa. Pur aderen-
mediante un percorso in cui «il costante riferi- do alla teoria dell’ilemorfismo, ad esempio, il
mento alla possibilità comprova l’apporto de- maestro francescano nega decisamente che la
cisivo della rinnovata teoria scotiana della materia prima sia una pura possibilità; se non
modalità, in rapporto a quel modo radicale avesse in sé qualcosa di positivo, un proprio
dell’essere che è l’ens infinitum» (A. Ghisalber- atto di essere, che senso avrebbe dichiararla
ti, in L. Honnefelder et al., John Duns Scotus: principio reale delle cose e termine dell’atto
Metaphysics and Ethics, «Atti del convegno in- creatore di Dio? (Lect., II, distinctio 12, q. uni-
ternazionale di Bonn, 14-18 marzo 1994», Lei- ca, nn. 29 ss.). Questa minimale positività di
den - New York - Köln 1996). cui è dotata, tuttavia, non impedisce alla ma-
Guardata in profondità, la nervatura logica teria di entrare in composizione con la forma,
dell’articolata dimostrazione scotiana è di na- costituendo un’entità nuova qualificata
tura dialettica, poggia direttamente sul princi- dall’unico atto di essere di ambedue.
pio di non contraddizione: al livello della pie- Una posizione analoga si verifica circa la plu-
nezza di perfezione di un essere incausabile e ralità delle forme negli esseri viventi e in parti-
infinito (l’anselmiano ens perfectissimum), la colare nell’uomo. Contrariamente a Tommaso,
sua possibilità (di summum cogitabile) si con- il quale per non spezzare l’unità sostanziale
verte necessariamente nell’attualità (incausa- dell’individuo aristotelicamente affermava che
bile est ex se necesse esse, in De primo pr., n. 56), è l’anima l’unica forma conferente l’essere an-
altrimenti si cadrebbe nell’autoconfutazione che al composto biologico, Duns Scoto ripren-
di affermarlo possibile e impossibile nello de la tesi enrichiana della necessità di una
stesso tempo, violando l’incontraddittorietà specifica forma corporeitatis, distinta dalla for-
dell’essere e del pensiero. La movenza finale a ma che dà la vita, per la quale si richiede un
priori della «prova», dalla possibilità all’atto, principio diverso e qualitativamente superio-
non deve far scordare la sua partenza a poste- re; è precisamente in virtù di quella particolare
riori dall’esperienza empirica di enti produci- forma corporea che anche dopo la morte, o se-
bili richiedenti una loro giustificazione, né sot- parazione dell’anima, un corpo conserva per
tovalutare la cosiddetta «coloratio» o modifi- un certo tempo la sua unità e riconoscibilità
cazione da lui operata dell’argomento del Pro- individuale, come l’esperienza ci mostra. D’al-
slogion mediante il passaggio intermedio della tra parte, la coesistenza di due o più forme in
possibilità, vale a dire dell’incontraddittoria una sostanza composta, secondo il teologo
pensabilità dell’ens perfectissimum di Anselmo, francescano non ne compromette l’unità qua-
come poi richiesto anche da Leibniz; occorre lora, come nel composto umano, si dia una su-
inoltre rilevare che nell’itinerario del france- bordinazione delle stesse forme in ragione
scano non si passa qui dall’ordine puramente della loro crescente perfezione, sicché l’ultima
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communis, mediante il principio d’individua- all’azione umana, con una certa predominanza
zione viene portata alla sua massima perfezio- della volontà.
ne e completezza nell’essere (ultima realitas Un’altra posizione controcorrente del Dottore
entis) che la rende indivisibile e incomunicabi- Sottile afferma non essere razionalmente di-
le ad altri, una sussistenza ontologica unica mostrabile che l’anima umana sia immortale,
nell’universo degli enti, in quell’estrema circo- mentre i teologi del tempo l’accreditavano
scrizione e indipendenza nel suo essere (ulti- sull’autorità di Aristotele e sul fatto che si trat-
ma solitudo) che la definisce propriamente co- ta di una forma immateriale avente l’essere
me persona («Ad personalitatem requiritur ul- per se stessa, o anche, agostinianamente,
tima solitudo, sive negatio dependentiae ac- sull’istintivo desiderio di una vita e felicità
tualis et aptitudinalis ad personam alterius senza fine. Sennonché, con un’acribia testuale
naturae», in Ord. III, distinctio 1, q. 1, n. 17). inconsueta per quei tempi, egli replica che
Ontologicamente tutta raccolta in sé, la perso- nelle varie opere del Filosofo si possono trova-
na umana tuttavia, mediante l’intelligenza re affermazioni a favore e anche contrarie, se-
scopre la sua relazione fondativa (= transcen- condo la materia trattata, indice, questo, che
dentalis) con il suo creatore e si apre all’intero non era riuscito a raggiungere una soluzione
dell’essere, mentre con la volontà si protende chiara, restando quindi neutrale sul problema;
verso la totalità del bene che brilla in ogni en- in quanto forma spirituale, poi, in linea di
te, amandolo in sé e per sé, non solo in funzio- principio l’anima potrebbe sussistere per sé,
ne di se stessa, associando così all’incomuni- ma ciò non è conoscibile dai dati naturali, per-
cabilità della sua sussistenza una costitutiva ché nella condizione presente dell’umanità ha
relazionalità operativa. l’essere solo nel risultato del composto, e per-
Come gli altri scolastici, Duns Scoto illustra tanto è lecito dubitare anche circa la «natura-
profondamente l’emergenza o spiritualità lità» del suo desiderio di eternità (Ord., IV, di-
dell’anima umana che, pur essendone forma, stinctio 43, q. 2, nn. 16-23).
trascende con esperienza innegabile l’attività X. LA CONOSCENZA. – Anche nella dottrina della
legata alla vita organica e sensitiva del corpo; conoscenza Duns Scoto segue la linea aristo-
si distingue però dai maestri contemporanei telica, scartando come obsolete alcune tesi
circa il rapporto che intercorre tra l’anima e le dell’agostinismo, come la necessità della illu-
sue facoltà, che per lui non sono né realmente minazione, ma integrandone altre nella sua
distinte quali accidenti derivanti dalla sua so- nuova sintesi che compone l’astrazione
stanza (Tommaso d’Aquino) né identificate dell’universale con l’intuizione del singolare, e
con essa (Enrico di Gand), ma solo «formal- contro la passività del senso e dell’intelletto
mente» distinte. La distinzione formale ex na- possibile o ricevente riafferma l’attività con-
tura rei è un’originale categoria logica scotia- causale del soggetto conoscente e dell’ogget-
na, introdotta nella spiegazione anche di altri to conosciuto, sia a livello della percezione
problemi teologici (tra l’essenza divina e i suoi che del concetto.
attributi o le relazioni trinitarie, tra la natura Secondo Duns Scoto, nella conoscenza conflu-
umana e la persona del Verbo nell’incarnazio- isce una doppia causalità: quella dell’oggetto
ne ecc.), che si verifica tra alcune perfezioni movente, rappresentato dalla sua species intel-
concettualmente irriducibili l’una all’altra (ad ligibilis, e quella del soggetto quale intelletto
es., la bontà, la bellezza ecc.), ma che nella re- ricevente; egli perciò respinge l’opinione di
altà del soggetto che le possiede risultano in- Enrico che riduceva l’oggetto a mera condizio-
separabili; così nel caso nostro, intelletto e vo- ne occasionale del conoscere che sorgerebbe
lontà sono formalmente distinti dall’anima, interamente dall’attività del soggetto, e rifiuta
sebbene realmente facciano una sola cosa con pure quella tomistica di Goffredo di Fontaines,
essa («Anima continet potentias istas unitive, dove l’intelletto è ridotto alla passività di una
quamquam formaliter sint distinctae», in Ord., materia prima in potenza alle varie forme de-
II, distinctio 16, q. unica, n. 17). Egualmente, terminate dagli intelligibili. Nessuna delle due
l’intelletto e la volontà sono due principi for- posizioni, infatti, rispetta la fenomenologia
malmente distinti tra loro e autonomi nella lo- del conoscere, in quanto una sacrifica la ne-
ro causalità operativa (necessitata da parte cessità determinativa dell’oggetto, mentre
dell’intelletto, libera da parte della volontà), l’altra misconosce tutta l’attività immanente
anche se ambedue necessari e concorrenti della mente intorno all’intelligibile; pertanto
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stinctio 2, p. I, qq. 1-2, nn. 75-110; distinctio (Rep. par. II, distinctio 25, n. 20). Sebbene nella
10, q. unica; Rep. par., IV, distinctio 49, qq, 1-4; revisione ultima dell’Ordinatio egli abbia la-
Quodl., XVI). sciata in sospeso la redazione definitiva della
Intelletto e volontà sono due facoltà razionali distinzione 25 del II libro sul problema, forse
dell’anima, però mentre il primo agisce in mo- in vista di un ripensamento ulteriore, è eviden-
do naturale, vale a dire determinato dall’og- te da queste righe il suo avvicinamento alla
getto, l’altra invece agisce in modo libero (ap- posizione tradizionale dei francescani, che era
petitus cum ratione liber); essendo del tutto in- pure quella di Enrico di Gand.
determinata, essa può agire o non agire, oppu- La superiorità della volontà su ciò che agisce
re agire in senso contrario: la scelta o il rifiuto, in modo naturale si evidenzia anche dal fatto
anche di fronte al sommo bene, dipendono che essa ha il potere di compiere atti opposti
esclusivamente da lei, e ciò semplicemente non solo nella successione temporale, ma an-
quia voluntas est voluntas, non necessitata da che nell’istante stesso in cui si decide per una
nulla di estrinseco ad essa (Quaestiones super scelta: anche allora mantiene egualmente la li-
libros Metaphysicorum Aristotelis, IX, q. 15, nn. bertà di volerne un’altra contraria (Quaestiones
20-41; Rep. par., II, distinctio 25, q. unica, n. super libros Metaphysicorum Aristotelis, IX, q. 15,
20). Il nostro teologo accentua fortemente il n. 65). Tale capacità fa parte della sua essenza
contrasto fra ciò che è naturale e ciò che è vo- di causa contingente e libera che non le può
lontario; per lui, infatti, la libertà non è oppo- venir meno in nessun momento: un tipo di
sta alla necessità (come si è visto nell’amore causalità, questo, assai diverso dalla contin-
di Dio), bensì alla natura, cioè alla causalità genza possibile nell’incrociarsi fortuito dei
deterministica. Ora la volontà può autodeter- moti delle cause seconde com’è nell’universo
minarsi a effetti contrari, l’intelletto invece è aristotelico. In Duns Scoto, dunque, più che
bloccato in una sola direzione; la causalità una metafisica della presenza dell’essere
della volontà, quindi, gode di una flessibilità all’intelligenza, abbiamo un’ontologia della li-
razionale molto maggiore di quella dell’appe- bertà quale costitutivo formale dell’essere di-
tito sensitivo o della facoltà intellettiva. vino e umano, e una metafisica dell’amore nel-
Prendendo sempre più le distanze da ogni la suprema beatitudine di comunione della vi-
compromesso intellettualista con la scuola to- ta trinitaria, offerta e partecipabile anche
mista alla quale inizialmente era stato vicino, dall’uomo, nel quale atto beatificante, neces-
alla fine egli scriveva che nell’atto di scelta la sità e libertà vengono a fondersi e a celebrarsi
volontà è causa totale della decisione, mentre insieme, perché a questo livello anche per
l’intelletto è richiesto solo quale condizione l’uomo «la più alta forma della libertà diviene
previa (conditio sine qua non) per la presenta- la necessità dell’amore di Dio» (O. Boulnois,
zione di un bene appetibile, non quale causa Être et représentation. Une généalogie de la
concorrente, nemmeno secondaria o parziale: métaphysique moderne à l’époque de Duns Scot
questo dato psicologico conclusivo esalta [XIIIe-XIVe siècle], Paris 1999).
quanto mai la responsabilità e l’imputabilità XII. LA FILOSOFIA DELLA PRASSI. – 1. L’etica. – Con-
delle scelte personali. Da lungo tempo si di- trariamente agli indirizzi oggi correnti, non si
scute tra gli studiosi se veramente ci sia stata deve dimenticare che l’etica scotiana è salda-
una evoluzione su questo tema nel pensiero mente ancorata a presupposti ontologici di
del Sottile; nonostante l’autorevole parere ne- forte valenza metafisica, innanzitutto alla sua
gativo di Carlo Balic e della stessa Commissio- distinzione della «teologia dei necessari» dal-
ne scotistica (Prolegomena al vol. XIX dell’ed. la «teologia dei contingenti». Secondo il mae-
critica, pp. 38*-41*), alcuni interpreti ritengo- stro francescano, infatti, necessario in senso
no ancora attendibile l’annotazione del suo assoluto è soltanto l’essere infinito divino e
segretario Guglielmo di Alnwick che effettiva- tutto ciò che ha immediata attinenza con lui;
mente nelle lezioni parigine egli abbia mutato tutto il resto nel mondo degli enti finiti risulta
opinione rispetto a quanto aveva insegnato ad creato liberamente dalla volontà di Dio, e per-
Oxford, escludendo interamente il concorso tanto essenzialmente contingente e relativo.
causale dell’intelletto nelle decisioni ultime Da questa base metafisica scaturisce un im-
della volontà: «Nihil creatum aliud a voluntate pianto dell’etica diverso da quello necessitari-
est causa totalis actus volendi in voluntate» stico della concezione greco-araba e della vi-
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poter vivere in pace si accordarono ex mutuo to di lui quale ens infinitum, attinto mediata-
consensu omnium per eleggere tra loro un capo mente a partire dalla nozione univoca di ente
(princeps) al quale solo obbedire come sudditi. e dalle sue proprietà trascendentali. Ovvia-
Da questa specie di contratto sociale nasce mente, il concetto di scienza richiesto da Ari-
dunque la prima società politica, da cui l’auto- stotele negli Analitici gli stava stretto nell’ap-
rità riceve il potere di emanare le leggi con plicazione alla teologia, e il Dottor sottile lo no-
saggezza e giustizia per il bene di tutti, secon- ta esplicitamente, tanto più che per lui la teo-
do le diverse situazioni storiche, purché non logia «nostra» è essenzialmente un sapere
contrastanti con la legge divina e quella natu- pratico, che ha per suo fine la carità teologale,
rale. vale a dire l’amore di Dio sommo bene e no-
Pur dipendenti dalla suprema volontà di Dio, stra eterna beatitudine (Lect., I, prologo, IV,
secondo il teologo francescano l’attività politi- qq. 1-2, n. 164; Ord., prologo, p. V, qq. 1-2, nn.
ca e quella giuridica godono di una loro legit- 314-344).
tima autonomia metodologica per rispondere Divergendo dall’opinione di tutti gli altri teo-
con la normativa razionale più adatta alle esi- logi, Duns Scoto sostenne che nonostante il
genze storiche della società. Questa prospetti- peccato di Adamo e indipendentemente da ta-
va si rivela pienamente in linea con il volonta- le infelice e occasionale situazione di colpa, il
rismo francescano che riconosce la validità di Padre ha predestinato dall’eternità l’incarna-
un diritto soggettivo, prodotto dalla volontà zione di Cristo, perché sussistendo nell’unica
della persona, e trova un’immediata applica- persona del Verbo con la sua duplice natura
zione nella più aperta valutazione scotiana del divina e umana potesse con il suo puro e ob-
giusto prezzo, calcolato non soltanto in base a bediente amore di figlio glorificare Dio nel mo-
criteri ufficiali prefissati, ma tenendo conto do più perfetto concepibile in una creatura e
anche del valore soggettivo delle merci, non- divenisse come il punto alpha e omega dell’in-
ché della legittimità del profitto nello scambio tera creazione; la redenzione dell’uomo me-
commerciale e finanziario, quale onesto com- diante la sofferenza e la morte in croce è stata
penso e premio del rischio, della laboriosità, una modalità contingente aggiunta al disegno
dell’utilità che esso comporta. primitivo, che si sarebbe realizzato egualmen-
XIII. LA TEOLOGIA. – Illustrando il pensiero di te, sebbene in forma non soggetta alla patibi-
Duns Scoto non si deve scordare che egli è in- lità (Ord., III, distinctio 7, q. 3; distinctiones
nanzitutto un teologo, e che la sua riflessione 18-19, q. unica; Rep. par., III, distinctio 7, q. 4).
filosofica si sviluppa in strettissima aderenza, Altrettanto ardita e originale è la tesi scotiana
quasi in simbiosi, con il suo intento essenziale della concezione immacolata di Maria, eletta a
di una più profonda comprensione razionale e divenire madre di Cristo-Dio, perché apparen-
sistematica delle verità rivelate, in modo che temente confliggente con il dogma dell’uni-
la teologia potesse venir onorata con la digni- versalità del peccato originale per tutti i di-
tà di scienza. La discussione sulla scientificità scendenti di Adamo e della redenzione univer-
del discorso teologico occupa interamente le sale di Cristo; padri della chiesa e teologi nella
questioni dell’amplissimo prologo dell’Ordi- quasi totalità negavano tale ipotesi e non ve-
natio, nel quale l’autore distingue una teologia devano vie d’uscita conciliative. La genialità
divina (o in se), che è la conoscenza intuitiva e del Sottile fu di aver pensato a una modalità
perfetta che Dio ha della propria essenza (ut più alta di redenzione dal peccato d’origine,
haec essentia) e di tutte le realtà attuate o pos- consistente nella possibilità di preservare una
sibili che da essa dipendono (il «sapersi persona dalla caduta in previsione dei meriti
dell’assoluto»); una teologia dei beati, i quali futuri del figlio stesso di Dio, come avvenne
conoscono intuitivamente Dio e le verità delle nella vergine di Nazareth (Ord., III., distinctio
nature create, però in modo parziale e contin- 3, q. 1, nn. 5-7).
gente secondo quanto viene loro concesso dal Per queste sue dottrine teologiche qualifican-
beneplacito divino; una teologia nostra, cioè ti, assieme a molte altre tesi innovative e ardi-
di viatores in questa terra, limitata a quelle ve- te sulla predestinazione, il merito, la grazia, la
rità che Dio ha voluto rivelarci di se stesso, da causalità dei sacramenti ecc., oltre che come
noi accolte con la fede e illuminate con la no- Doctor subtilis, Duns Scoto fu salutato anche
stra ragione, movendo dal concetto più perfet- quale Doctor Verbi Incarnati e Doctor Marianus.
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scotistici internationalis, Romae 9-11 marzo 1993», lis», in «Revue de Théologie et Philosophie
ed. a cura di L. Sileo, Roma 1995. Médiévales», 65 (1998), pp. 353-368; J.A. SHEPPARD,
Tra i molti volumi miscellanei usciti in occasione Vita Scoti, in «Franciscan Studies», 60 (2002), pp.
del VII centenario della nascita di Duns Scoto, me- 291-323; M. ROBSON, The Birth-Place of Blessed John
rita una menzione particolare quello a cura di B.M. Duns Scotus: Thomas Gascoigne, a Hitherto Unnoticed
BONANSEA e J.K. RYAN, John Duns Scotus, 1265-1965, Witness, in «Miscellanea Francescana», 103 (2003),
Washington 1965. Si segnalano inoltre alcuni volu- pp. 703-718. Sulla conoscenza: F.A. PREZIOSO, La cri-
mi di atti dei convegni organizzati dal Centro studi tica di Duns Scoto all’ontologismo di Enrico di Gand,
personalistici «Giovanni Duns Scoto», curati da G. Padova 1961; C. BÉRUBÉ, La connaissance de l’indivi-
Lauriola, Bari 1992 ss.; gli atti del convegno «Etica duel au Moyen Âge, Montréal-Paris 1964; I. MANZA-
e persona. Giovanni Duns Scoto e suggestioni nel NO, La «Habilitationsschrift» de Martin Heidegger so-
moderno. Bologna, 18-20 febbario 1993», a cura di bre Escoto, in «Verdad y Vida», 24 (1966), pp. 305-
S. Casamenti, Bologna 1994; A. GHISALBERTI (a cura 325; S.D. DUMONT, The Univocity of Being in the Four-
di), Giovanni Duns Scoto: filosofia e teologia, Milano teenth Century, in «Mediaeval Studies», 49-51
1995; un’altra importante raccolta di studi è quella (1987-89), pp. 1-75, pp. 186-256, pp. 1-129; O. BOUL-
curata da L. HONNEFELDER et al., John Duns Scotus: NOIS, La destruction de l’analogie et l’instauration de la
Metaphysics and Ethics, «Proceedings of a Conferen- métaphysique, in J. DUNS SCOT, Sur la connaissance de
ce Held March 14-18, 1994, at the University of Dieu et l’univocité de l’étant, Paris 1988, pp. 10-81; M.
Bonn», Leiden - New York - Köln 1996; e da E.P. BOS SERAFINI, Duns Scoto interprete critico di Anselmo, in
(a cura di), John Duns Scotus: Renewal of Philosophy, «Collectanea Franciscana», 69 (1999), pp. 375-394;
«Acts of the Third Symposium organized by the G. PIZZO, Intellectus und memoria nach der Lehre des
Dutch Society for Medieval Philosophy Medium Johannes Duns Scotus: das menschliche Erkenntnis-
Aevum, May 23 and 24 1996», Amsterdam-Atlanta vermögen als Vollzug von Spontaneität und Rezeptivi-
1998 (i contributi raccolti in questi volumi di atti tät, Kevelaer 1998; G.I. MANZANO, Estudios sobre el co-
non verranno citati singolarmente nelle rubriche noscimiento en Juan Duns Escoto, Murcia 2000.
seguenti). Sull’ontologia e la teologia naturale: T. BARTH, Indi-
vidualität und Allgemeinheit bei Duns Scotus: eine on-
Tra le monografie con una visione complessiva del
tologische Untersuchung, in «Wissenschaft und
pensiero filosofico (e in parte teologico) di Duns
Weisheit», 16-20 (1953-57), pp. 122-141, 191-213,
Scoto, se ne citano alcune in ordine cronologico: E.
112-136, 106-119, 198-220, 117-136, 106-119, 198-
GILSON, Jean Duns Scot. Introduction à ses positions 200; P.T. STELLA, L’ilemorfismo di Giovanni Duns Sco-
fondamentales, Paris 1952; O. TODISCO, Lo spirito cri- to, Torino 1955; H. BORAK, De radice ontologica contin-
stiano della filosofia di G. Duns Scoto, Roma 1975; B. gentiae, in «Laurentianum», 2 (1961), pp. 122-145; T.
BONANSEA, L’uomo e Dio nel pensiero di Duns Scoto, BARTH, Die Grundstruktur des göttlichen Seins bei
Milano 1991; A.G. MANNO, Introduzione al pensiero di Johannes Duns Scotus, in «Franziscanische Stu-
Giovanni Duns Scoto, Bari 1994; A. VOS JACZN, Johan- dien», 48 (1966), pp. 271-296; P. SCAPIN, La causalità
nes Duns Scotus, Leiden 1994; R. CROSS, Duns Sco- nel pensiero di Scoto, in «Miscellanea Francescana»,
tus, New York - Oxford 1999; L. IAMMARRONE, Giovan- 66 (1966), pp. 357-400; L. IAMMARRONE, Il problema
ni Duns Scoto metafisico e teologo: le tematiche fonda- della creazione nel pensiero di Giovanni Duns Scoto, in
mentali della sua filosofia e teologia, Roma 1999; F. TO- «Miscellanea Francescana», 66 (1966), pp. 401-447;
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2002; TH. WILLIAMS (a cura di), The Cambridge Com- Duns Scotus as Seen in his «De primo principio», Ro-
panion to Duns Scotus, Cambridge 2003. ma 1970; J.D. SCOTUS, Tractatus de primo principio, tr.
Gli studi che affrontano temi particolari nell’opera ted. di W. Kluxen, Abhandlung über das erste Prinzip,
di Duns Scoto sono innumerevoli; oltre quelli con- Darmstadt 1974; L. HONNEFELDER, «Ens in quantum
tenuti nei volumi miscellanei o di atti sopra indica- ens». Der Begriff des Seienden al solchen als Gegen-
ti, ci limitiamo a qualche segnalazione: per la vita e stand der Metaphysik nach der Lehre des Johannes
le opere, oltre alle introduzioni ai singoli volumi Duns Scotus, Münster 1979; C. BÉRUBÉ, De l’homme à
dell’ed. critica, si rinvia a C.K. BRAMPTON, Duns Sco- Dieu selon Duns Scot, Henri de Gand et Olivi, Roma
tus at Oxford, 1288-1301, in «Franciscan Studies», 1983; S. MARRONE, The Notion of Univocity in Duns
24 (1964), pp. 5-20; C. BALIC, John Duns Scotus: Some Scotus’ Early Works, in «Franciscan Studies», 43
Reflections on the Occasion of the Seventh Centenary of (1983), pp. 347-395; S.D. DUMONT, The «quaestio si
his Birth, Roma 1966; A.B. WOLTER, Reflections on the est» and the Metaphysical Proof for the Existence of
Life et Works of Scotus, in «American Catholic Philo- God according to Henry of Ghent and Duns Scotus, in
sophical Quarterly», 57 (1993), pp. 1-36; G. PINI, «Franziscanische Studien», 66 (1984), pp. 335-367;
Duns Scotus’s Metaphysics: The Critical Edition of his L. HONNEFELDER, «Scientia transcendens». Die formale
«Quaestiones super libros Metaphysicorum Aristote- Bestimmung der Seiendheit in der Metaphysik des Mit-
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è detta anche dicotomia. Ne furono assertori: zione teorica e pratica della disciplina e della
Filone di Alessandria, i manichei e gli gnostici, libertà («l’educazione è un’opera d’autorità e
Clemente Alessandrino, Guglielmo di di rispetto»). «Ciò che il maestro fa è poco, ciò
Ockham, F. Bacone, P. Gassendi, A. Günther, che fa fare è tutto» e «non è questione di inse-
F.-P. Maine de Biran e molti altri. Questi due gnare molte cose ai fanciulli, ma di renderli ca-
principi vitali, non subordinati uno all’altro, paci di apprendere»: coscienza dunque, in Du-
rendono inesplicabile (come il tridinamismo o panloup, dell’importanza dell’attiva partecipa-
tricotomia) l’unità personale dell’uomo. zione dell’educando all’opera educativa e di-
Red. dattica, ma insieme forte accentuazione
BIBL.: A. ALBERTI, Sensazione e realtà: Epicuro e Gas- dell’essenzialità dell’intervento autoritario ed
sendi, Firenze 1988; H.-G. GADAMER, L’anima alle so- esemplare dell’educatore.
glie del pensiero nella filosofia greca, Napoli 1988; R. L’opera pedagogica di Dupanloup rimane uno
RADICE, Platonismo e creazionismo in Filone di Alessan- degli sforzi più riusciti di deduzione di una
dria, Milano 1989; C. PANACCIO, Le discours intérieur: dottrina dell’educazione da una concezione
de Platon à Guillaulme d’Ockham, Paris 1999, P. ROS- cristiana della vita: la struttura del sistema di
SI, Francesco Bacone: dalla magia alla scienza, Bolo- Dupanloup rivela una connessione organica tra
gna 2004. la sua pedagogia e la concezione cattolica del-
➨ ANIMA; PERSONA; TRIDINAMISMO. la realtà. Dupanloup si può quindi considerare
uno dei classici della pedagogia cattolica.
DUPANLOUP, FÉLIX-ANTOINE-PHILIBERT. –
Dupanloup P.G. Grasso
Pedagogista ed educatore francese, n. a St- BIBL.: F. LAGRANGE, Vie de Mgr. Dupanloup, évêque
Félix in Savoia il 3 genn. 1802, m. a Lacombe d’Orléans, Paris 1883-84, 3 voll.; F. DE HOVRE, Le ca-
(Savoia) l’11 ott. 1878. Vescovo di Orléans dal tholicisme; ses pédagogues, sa pédagogie, Bruxelles
1930, pp. 110-154; C. MARCILHACY, Le diocèse d’Or-
1849, nel 1854 è stato membro dell’Accademia
léans sous l’épiscopat de Mgr. Dupanloup, 1849-
francese e nel 1875 senatore. Il suo intervento
1878, Paris 1962.
nelle più difficili questioni culturali, religiose e
politiche del tempo è stato sempre pronto e
DU PASQUIER, SÉBASTIEN. – Scotista, mi-
Du Pasquier
coraggioso (se pur non sempre opportuno). A
nore conventuale, n. a Chambéry nel 1630 cir-
lui si deve la vigorosa difesa contro l’invadenza
ca, m. nel 1718.
monopolistica dell’«università» napoleonica:
È autore di una fortunata sintesi del pensiero
il principio della «libertà d’insegnamento» ha
di Scoto: Summa philosophiae scholasticae et
trionfato, per suo merito, con la legge Falloux
Scotisticae (Lyon 1692-93); Summa theologiae
(1850).
Scotisticae (ivi 1695), più volte riedite. Du Pas-
Della lunga esperienza educativa e della rifles- quier non si limita a ripetere Scoto, ma appor-
sione sui problemi pedagogici reca frutto ta al pensiero scotistico contributi personali.
l’opera principale, in due parti: De l’éducation Non condivide, per esempio, la dottrina della
en général (Paris 1850-52, 3 voll.) e De la haute praemotio physica dei tomisti, tuttavia allonta-
éducation intellectuelle (Orléans 1855-57, 3 nandosi da Scoto ammette l’influsso imme-
voll.). In essa rivivono, in uno stile nervoso e diato della causa increata sull’effetto ultimo,
chiaro, i grandi principi della tradizione dottri- rinnovando così la tesi del francescano Pier di
nale cattolica, posti a confronto con le nuove Giovanni Olivi e accostandosi al molinismo.
idee, specie di Rousseau, di cui ha criticato ef- Riprende anche altri tratti della psicologia di
ficacemente l’individualismo e il naturalismo, Olivi, attribuendo all’intelletto, nella genera-
pur accettando l’istanza del rispetto della li- zione dell’atto libero, il solo ruolo di conditio si-
bertà e della spontaneità dell’educando. ne qua non, e non quello di concausa efficiente.
Partendo dalla concezione religiosa e cattolica Va pure segnalata la precisazione sulla tesi
dell’uomo e della vita, Dupanloup deduce un scotistica dell’oggetto primo dell’intelletto,
concetto etico-religioso dell’educazione, dove che di diritto è l’ente «in sua tota latitudine»,
l’ideale educativo è quello di formare il perfet- ossia l’ente trascendentale, mentre di fatto,
to cristiano, che è anche l’uomo completo: pe- dopo il peccato originale, è l’ente finito simpli-
dagogia soprannaturale e umanistica, che si citer, pur restando vero che l’oggetto sensibile
traduce in una metodologia orientata alla for- è comunque il primo a muovere l’intelligenza.
mazione del carattere, attraverso la valorizza- F. Simoncioli
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sul tomismo, i primi scotisti, in T. GREGORY - A. MAIERÙ Si è detto che sia la memoria a trattenere il
- F. ALESSIO, La filosofia medievale: i secoli XIII e XIV, tempo dalla dispersione e a salvarlo dall’an-
Firenze 1975, pp. 284-288; E.H. WÉBER, L’Ordine do- nullamento a cui l’irreversibilità del suo pro-
menicano dal dibattito sul tomismo a Eckhart, in G. cesso lo condannerebbe. Nel libro XI delle sue
D’ONOFRIO (a cura di), Storia della teologia nel Medio- Confessioni Agostino misurò il tempo (meglio in
evo, vol. III: La teologia delle scuole, Casale Monferrato questo caso si direbbe la durata) in relazione
1996, pp. 403-405; I. IRIBARREN, Durandus of St. Pour- alla mente, trovando in questa, nel vivente flu-
cain. A Dominican Theologian in the Shadow of Aqui-
ire dell’anima, tre termini esattamente corri-
nas, «Oxford Theological Monographs», Oxford
spondenti ai tre momenti della durata. Come
2005 (con bibl. aggiornata).
la durata si svolge nel trapassare incessante
del futuro nel passato attraverso il presente, così
DURATA (duration; Dauer; durée; duración). –
Durata la mente ha l’aspettazione con cui si rappresen-
Nel pensiero classico il concetto di durata ha
ta il futuro, ha l’intuizione con cui si accorge del
indicato, in un senso genericissimo, il modo o presente, ha la memoria con cui raccoglie e
«misura» del perseverare di un ente nella sua conserva il passato. Difficile è però definire
esistenza, ed è stato distinto in tre specie di- che cosa sia in se stesso il tempo, nel suo con-
verse: se si tratta di un essere che è subordina- creto durare. «Se nessuno me lo chiede, lo so
to a un divenire successivo e continuo, la du- – dice Agostino –; se voglio spiegarlo a chi me
rata è stata detta tempo; se di un essere subor- lo chiede, non lo so più» (Conf., XI, 14.17). È
dinato a una forma di divenire successivo ma qui un’anticipazione dello sgomento da cui sa-
non continuo, la durata è stata detta evo; se di rà preso Pascal, e una chiara consapevolezza
un essere non subordinato ad alcuna forma di delle difficoltà inerenti alla nozione del tempo.
divenire, ma esistente tutto insieme sempre, Infatti, secondo Agostino, se nulla passasse,
la durata è stata detta eternità. In quest’ultimo nulla di ciò che è a venire si realizzerebbe mai
senso la durata è concepita come il modo o la nel tempo; e se, per ipotesi strana, tutto rima-
«misura» del durare piuttosto che come il du- nesse immutabile, si avrebbe il riassumersi
rare stesso o l’ente in quanto dura. Il pensiero del corso del tempo nel presente e il presente
moderno, invece, è passato dal concepire la sarebbe non più un momento del tempo, ben-
durata come modo o «misura» del durare al sì, semplicemente, l’eternità. Ma, per la neces-
concepirla come il durare stesso, e da un dura- sità del divenire che è inerente al tempo, il fu-
re come ente che dura alle strutture di co- turo non è ancora, il passato non è più, il pre-
scienza in cui il durare dell’ente si costituisce. sente sussiste proprio perché continuamente,
SOMMARIO: I. La durata e i suoi problemi. - II. La assorbendosi nel passato, si annulla. Dove,
durata nella storia del pensiero. dunque, si raccoglie e conserva il tempo, que-
I. LA DURATA E I SUOI PROBLEMI. – La nozione ge- sto simulacro dell’essere vero, che consiste
nerica della durata trae la sua prima origine nel suo stesso continuo trascorrere ed estin-
dalla riflessione che la mente compie sul pro- guersi? È appunto nella mente e precisamente
cesso della propria esperienza. Ora si richiede nella memoria, che si ritrova la possibilità di
in primo luogo che il processo sia continuo, conservare e di misurare il tempo, ossia non le
giacché, se fosse discontinuo, la discontinuità stesse cose che passano, ma le impressioni
significherebbe interruzione e rottura del dive- che esse imprimono, passando, nella mente.
nire e quindi non più il durare di un processo, L’oggetto dell’aspettazione passa per l’atten-
ma il disseminarsi di frammenti staccati zione per convertirsi nella memoria.
nell’astratto continuo spazio-temporale. La Fin qui Agostino. Un punto di vista che assu-
continuità del durare significa altresì che il me la necessità di prendere le mosse dall’ente
processo è uno, uno nel suo differenziarsi con- che dura insisterà sul fatto che il tentativo di
tinuo. L’unità nel processo significa appunto definire il tempo e la durata in funzione della
continuità e la continuità raccoglie insieme memoria inverte di fatto l’ordine reale delle
l’identico e il diverso: il rimanere uno di ciò che nozioni. La memoria si distingue infatti come
si muove e si differenzia o (ciò che è la stessa forma specifica di conoscenza in quanto si po-
cosa) il differenziarsi di ciò che è e resta essen- ne quale coscienza che nell’identità del suo at-
zialmente uno. Ora qual è la prima radice di to confronta quello che è con quello che non è
questa unità-continuità (identità-diversità)? più e con questi due termini mette in rapporto
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tinge nel processo della vita interiore, nella discontinuo e fa della durata reale una giu-
coscienza, diremmo meglio nel senso intimo stapposizione d’istanti. Intanto, la vita psico-
della durata (cfr.: É.B. Condillac, Traité des sen- logica si sottrae ai simboli e si svolge, al di sot-
sations [1754], parte III, in Oeuvres philososophi- to dell’astratta spazializzazione e temporaliz-
ques, Paris 1947, vol. I). zazione, come durata o progresso continuo del
Da ciò che abbiamo detto fin qui appare chia- passato, che corrode l’avvenire e che s’accre-
ramente che il problema della durata oscilla sce avanzando, e insieme conservandosi inde-
tra un significato psicologico e uno metafisico, finitamente. Non è la memoria, come astratta
e che allora la durata assume un significato facoltà che stringa insieme rappresentazioni
epistemologico quando si obiettiva e si con- tra di loro separate, a conservare il passato:
cettualizza nel tempo. Impostato così il pro- questo si conserva da sé, automaticamente, e
blema, la speculazione kantiana, guardando la ci accompagna tutto intero in ciascun istante.
successione da un punto di vista che non è né Così la nostra personalità si accresce e matura
psicologico né metafisico (secondo l’accezio- senza posa (ibi, pp. 1-8).
ne classica del termine metafisico), bensì gno- In Essai sur les données immédiates de la con-
seologico (in quanto Kant nella sua estetica tra- science (Paris 193634) Bergson aveva detto che
scendentale stabilisce le condizioni fondamen- la durata pura è la forma che prende la succes-
tali per la possibilità della scienza), porta chia- sione dei nostri stati di coscienza, quando il
rimento intorno al concetto non di durata, ma nostro io «si lascia vivere» e si astiene dallo
di tempo (cfr. KrV, Tranzendentale Ästhetik, sez. stabilire una separazione tra lo stato presente
II, §§ 4 e 5). e quelli anteriori: i momenti della durata sono
Con Bergson si ritorna all’intuizione psicologi- non giustapposti, ma insieme fusi e compene-
ca della durata e quindi alla contrapposizione trati come le note d’una melodia (ibi, p. 76). La
tra durata e tempo. Rifacendosi ad Agostino e pura durata è la successione di cambiamenti
a Pascal, Bergson trova che l’intelligenza, pre- qualitativi che si fondono, si compenetrano,
sente nell’uomo per l’esigenza pratica senza contorni precisi, senza esteriorizzarsi gli
dell’azione, volta a ciò che si ripete e che è de- uni rispetto agli altri, senza alcuna parentela
finibile con concetti astratti, non è in grado di col numero: è, in breve, l’eterogeneità pura (ibi,
cogliere la durata o tempo reale, e cioè l’inces- p. 79). Il tempo, viceversa, è il simbolo astratto
sante, intrinseco, irripetibile trasformarsi di della durata, rappresentato a sua volta simbo-
tutte le cose. L’intelligenza, egli dice, ripugna licamente nello spazio, per l’esigenza pratica
a ciò che fluisce e tende a solidificare ciò che della misurazione. Col tempo noi pensiamo il
tocca. Perciò noi non pensiamo il tempo reale, più delle volte a un mezzo omogeneo, dove i
ma lo viviamo, perché la vita non è contenibile nostri fatti di coscienza si allineano, si giu-
dall’intelligenza (cfr. Évolution créatrice, Paris stappongono come nello spazio e riescono a
193240, p. 50). Noi concepiamo la nostra vita formare una molteplicità distinta (ibi, p. 69).
interiore come una successione di stati, cia- Rifacendosi a Bergson, Hamelin distingue un
scuno dei quali verrebbe a porsi dopo l’altro, e tempo omogeneo quantitativo da un tempo etero-
concepiamo lo stesso io come l’insieme di tali geneo qualitativo o pura durata, e trova che
stati. Tuttavia questa visione non corrisponde l’aspetto di quantità è riferito al tempo per via
all’effettiva realtà della vita spirituale, la quale del suo riferimento alla spazialità e all’esten-
è in se stessa un cangiamento continuo, in cui sione (Essais sur les éléments principaux de la re-
singoli momenti sono essi medesimi soggetti présentation, Paris 19252, pp. 63 ss.).
a un’intrinseca variazione, perché il loro consi- Posteriormente a Bergson, Husserl, con l’ana-
stere è proprio nel loro incessante trasformar- lisi fenomenologica dell’intuizione del tempo, ri-
si e divenire. Il passaggio da uno stato all’altro porta il tempo a una necessità a priori, in quan-
(da un momento all’altro del divenire) è come to il tempo fenomenologico «costituisce un
il prolungarsi, e trasformarsi, d’un solo stato, fondamento cardine di tutte le cosiddette teo-
così come il restare lo stesso è già un variare. Ec- rie dell’esperienza» (E. Husserl, Einleitung in
co però che quando la variazione è divenuta die Logik und Erkenntnistheorie, Den Haag 1984,
notevole, essa s’impone alla nostra attenzio- p. 274). Il tempo trascendentale, o la coscienza
ne, e questa, obbedendo, tra l’altro, alle neces- interna del tempo è infatti «la forma di ogni
sità pratiche della vita, rompe il continuo nel possibile oggettività» (ibi, p. 273). Sul senso
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breve. Le parti dell’organismo non sono primi- bili riguardo alla esteriorità della società nei
tive rispetto al “tutto”, non sono esse quelle confronti dell’individuo: in primo luogo, co-
che formano, come risultato, l’insieme, il tutto scienza e comportamento dell’individuo in
secondario, ma il rapporto è esattamente in- quanto singolo sono differenti da quelli come
vertito: il tutto è primitivo, le parti invece se- membro di un gruppo; secondariamente, le
condarie. Il tutto unitario dell’organismo non statistiche sociali mostrano uniformità, men-
è il risultato della somma e della coordinazio- tre le storie individuali sono contraddittorie e
ne delle sue parti, ma è invece proprio la pre- singolari; in terzo luogo, non si può far discen-
messa di questo» (Entwicklungsbiologie und dere il superiore dall’inferiore; e, infine, gli in-
Ganzheit, Berlin 1936, tr. it. di L. Raunich, rive- dividui sono costretti dalle istituzioni, e sareb-
duta da P. Pasquini, Biologia dello sviluppo e oli- be paradossale ritenere che siano gli individui
smo, Firenze 1943, p. 19). a costringere se stessi.
«Non è detto che dal punto di vista chimico il Nella Divisione del lavoro sociale, Durkheim
plasma ucciso si diversifichi da quello vivente; muove da una doppia critica a individualismo
ed i chimici fisiologici sono certamente tutti e contrattualismo, affermando che nell’esi-
dell’opinione che questo non è neanche il ca- stenza collettiva vi è qualcosa di irriducibile
so. Ma proprio per questo bisogna ammettere sia all’individuo sia al contratto. Si tratta della
che non è la costituzione chimica a determina- cosiddetta «solidarietà sociale», ovvero la for-
re la vita, bensì, oltre a questo, è necessario za della coesione collettiva. La tesi del socio-
ancora qualcosa di specifico non rilevabile per logo francese è che la società moderna non
via chimica; infatti se la differenza tra plasma tenda alla disgregazione, nonostante lo scadi-
morto e plasma vivente non è di natura chimi- mento delle credenze tradizionali, in quanto il
ca, essa dovrà essere di natura specifica orga- passaggio dalla società tradizionale a quella
nismica» (ibi, p. 195). moderna non è consistito – a dispetto delle
Dürken, come tutti gli organicisti, ha sostenu- apparenze – in un crollo della solidarietà (sen-
to che la regolarità dei fenomeni vitali non può za la quale nessuna società potrebbe reggersi),
essere spiegata con il caso ed è stato quindi ma in un mutamento della sua natura, che oc-
un oppositore del darwinismo (che è appunto corre esaminare.
una teoria casualistica dell’evoluzione). Dal punto di vista metodologico, tale esame
G. Blandino avviene per Durkheim in prospettiva positivi-
BIBL.: G. BLANDINO, Problemi e dottrine di biologia teo- stica. Egli chiama gli oggetti della sociologia
rica, Torino 1960, pp. 119-121, 125. «fatti sociali», per sottolineare che essi sono
«modi di agire, di pensare e di sentire esterni
DURKHEIM, EMILE. – Sociologo francese n.
Durkheim all’individuo, e dotati di un potere di coercizio-
a Epinal il 15 apr. 1858, m. a Parigi il 15 nov. ne in virtù del quale si impongono ad esso»
1917. Il tema fondamentale che percorre l’inte- (Les règles de la méthode sociologique, Paris 1895,
ra opera di Durkheim a partire dal suo primo tr. it. di F. Airoldi Namer, Le regole del metodo
grande libro, De la division du travail social (Pa- sociologico, Milano 1963, p. 26). I fatti sociali
ris 1893, tr. it. di F. Airoldi Namer, La divisione vanno studiati come cose, vale a dire che per
del lavoro sociale, Milano 19894), può indicarsi studiare un fenomeno sociale occorre osser-
nell’interesse per il rapporto fra individuo e varlo oggettivamente dall’esterno, trovando le
collettività, nella ricerca delle condizioni che espressioni in cui si esplicitano quegli stati di
permettono l’esistenza della società, ovvero il coscienza che non possiamo cogliere diretta-
consenso e l’integrazione degli individui attor- mente.
no a norme morali. Società e individuo sono Tornando alla problematica affrontata nella
due entità distinte e autonome, e l’interpreta- Divisione del lavoro sociale, da quanto detto so-
zione della società deve muovere da questa – pra consegue che uno stato di coscienza come
in quanto ente diverso dalla, e superiore alla, la solidarietà può essere studiato solo trovan-
somma delle sue parti – e non dall’individuo: do un suo indicatore. Durkheim lo individua
tale dualità si riflette anche sulla concezione nel diritto, dato che ogni qual volta sussiste
dell’individuo, che è visto da Durkheim come stabilmente una forma di vita sociale, le regole
homo duplex, la cui vita ruota attorno a due morali sono codificate in leggi. Le norme giu-
centri, l’individualità (il profano) e la socialità ridiche sono di due tipi: quelle che prevedono
(il sacro). Vi sono diverse motivazioni adduci- sanzioni a carattere repressivo, e quelle che
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gismo normativo la cui premessa maggiore è Cambridge (Massachusetts) 1985, tr. it. di E. D’Ora-
una regola, mentre la premessa minore è rap- zio, Questioni di principio, Milano 1990; Law’s Empi-
presentata dai fatti del caso in questione. Nei re, Cambridge (Massachusetts) 1986, tr. it. di L Ca-
casi difficili, la decisione corretta scaturisce racciolo di San Vito, L’impero del diritto, Milano
dall’appropriato bilanciamento dei principi 1989; A Bill of Rights for Britain, London 1990; Life’s
confliggenti che insistono sul caso da decide- Dominion, London 1993, tr. it. di C. Bagnoli, Il domi-
re. L’attenzione che Dworkin tributa ai principi nio della vita, Milano 1994; Freedom’s Law. The Moral
Reading of the American Constitution, Oxford 1996;
e alla interpretazione giuridica, nonché qual-
Sovereign Virtue, Cambridge (Massachusetts) 2000,
che sporadica citazione di tesi gadameriane
tr. it. di G. Bettini, Virtù sovrana, Milano 2002; Justice
rintracciabile nei suoi testi, è indice dell’in- in Robes, Cambridge (Massachussets) 2006.
fluenza che l’ermeneutica continentale ha
Su Dworkin: M. COHEN (a cura di), Ronald Dworkin
esercitato sul suo pensiero. and Contemporary Jurisprudence, London 1983; S.
Nei suoi scritti più maturi, Dworkin si impegna GUEST, Ronald Dworkin, Edinburgh 1992; A. HUNT (a
a delineare una teoria del diritto più struttura- cura di), Reading Dworkin Critically, New York 1992;
ta, che egli definisce «diritto come integrità». A. SCHIAVELLO, Diritto come integrità: incubo o nobile
L’idea centrale è quella secondo cui il diritto sogno? Saggio su Ronald Dworkin, Torino 1998.
sarebbe una pratica sociale che ruota intorno
ad alcuni principi e valori – primo fra tutti, DYNAMIS (duvnami"). – Dynamis deriva dal
Dynamis
l’«eguale considerazione e rispetto» – condivi- verbo dynamai (duvnamai), che significa «pote-
si dai partecipanti. re, essere in grado di, essere capace di». Ari-
Gli interessi di Dworkin non sono circoscritti stotele ha così riassunto i significati che il ter-
alla filosofia e alla teoria del diritto. Meritano mine ha assunto prima di lui (cfr. Metaph.,
di essere menzionati i suoi studi sul valore 1019 a 15 ss., tr. it. di G. Reale): 1) «il principio
dell’uguaglianza e, in particolare, la sua difesa, di movimento o di mutamento che si trova in
da una prospettiva liberale alla Rawls, altra cosa, oppure in una cosa stessa in quanto
dell’eguaglianza di risorse (o di mezzi), piutto- altra»; 2) «il principio per cui una cosa è fatta
sto che dell’eguaglianza di risultati. mutare o è mossa da altro o da se stessa in
Dworkin si è inoltre occupato di questioni di quanto altra»; 3) «la capacità di condurre a ter-
etica applicata, quali l’aborto e l’eutanasia. mine una data cosa, bene o nel modo in cui si
Egli ritiene che l’unico modo per evitare che il vorrebbe»; 4) «lo stesso vale anche per la po-
dibattito su questi temi sia vuoto e sterile con- tenza passiva»; 5) «si chiamano potenze tutti
sista nel prendere le mosse da un valore con- gli stati in virtù dei quali le cose sono assolu-
diviso da tutti, valore che egli individua nella tamente impassibili o immutabili o non facil-
sacralità della vita intesa in senso liberale. mente mutabili in peggio». Aristotele aggiun-
Infine, in anni recenti, Dworkin ha anche con- ge un significato ulteriore: «diciamo in poten-
tribuito al dibattito, specificamente statuni- za, per esempio, un Ermete nel legno, la semi-
tense, circa i criteri che devono orientare l’in- retta nell’intera retta, perché li si potrebbe ri-
terpretazione della costituzione. L’obiettivo cavare, e diciamo pensatore colui che non sta
critico di Dworkin è principalmente l’«origina- speculando, se ha capacità di speculare; dicia-
lismo», secondo il quale l’interpretazione co- mo invece in atto (energheia, ejnevrgeia) l’altro
stituzionale deve risolversi nell’individuazione modo di essere della cosa (cfr. Metaph., 1048 a
dell’intenzione dei padri costituenti. In oppo- 25 ss., tr. cit.)». In ambito psicologico il termi-
sizione a tale concezione, Dworkin ritiene che, ne dynamis ha generalmente assunto il signifi-
quando sorgono delle controversie relative al- cato di «facoltà», sia come capacità dell’anima
la corretta interpretazione della costituzione, di provare determinate sensazioni o passioni
bisogni necessariamente ricorrere ad argo- (cfr. Aristotele, Eth. Nic., 1105 b 20 ss.), sia co-
menti morali e privilegiare l’interpretazione me «parte» o funzione dell’anima (cfr. Aristo-
che favorisca l’eguaglianza, «virtù sovrana» tele, De anima 414 a 29 ss.). Quest’ultimo si-
che consente di ricondurre a unità la poliedri- gnificato permane anche in età ellenistica
ca produzione dworkiniana. (cfr. H. von Arnim, Stoicorum veterum fragmen-
A. Schiavello ta, Lipsiae 1903-24, vol. II, 823 ss.). Si veda in-
BIBL.: Taking Rights Seriously, Cambridge (Massa- fine il significato che il termine assume in Filo-
chusetts) 19782, tr. it. parziale di F. Oriana, I diritti ne di Alessandria («potenza» è la manifesta-
presi sul serio, Bologna 1982; A Matter of Principle, zione dell’attività di Dio; cfr. Quaestiones et so-
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[E]
EADMERO (Cantuariensis). – Monaco bene-
Eadmero conoscenza nelle sue espressioni simboliche,
dettino inglese, storico della chiesa anglosas- trattata nella sua opera principale: Symbolism
sone, agiografo e teologo, n. intorno al 1060, and Truth: An Introduction to the Theory of Know-
m. nel 1128 ca., arcivescovo di St. Andrews, do- ledge (Cambridge [Massachusetts] 1925, rist.
ve però non aveva potuto stabilirsi. New York 1964. Quest’opera entra anche nel
Discepolo e quindi amico inseparabile di An- dibattito tra Russell e Raphael Demos sulla
selmo, ne pianse la morte in una calda elegia negazione, rispetto al quale Eaton sostiene la
e ne scrisse la vita con serietà di studio ed ele- possibilità di analizzare il negativo come tale,
ganza di stile (De vita et conversatione Anselmi, senza considerazioni su verità, falsità o incom-
in 2 ll., dall’anno 1093 all’anno 1109, in J.-P. patibilità. Per Eaton la teoria della conoscenza
Migne, Patrologiae cursus completus, Series II: è indipendente dall’indagine metafisica e psi-
[Patres] Ecclesiae Latinae, Paris 1845-55, vol. cologica, ma intrattiene con esse relazioni ne-
CLVIII, coll. 49-118; ed. a cura di E.W. Sou- cessarie e conduce alla fine alla metafisica. In
thern, The Life of St. Anselm, Archibishop of Can- General Logic (New York 1931), presenta un
terbury, by Eadmer, Oxford 19722). Fu autore quadro della logica fino ai suoi sviluppi con-
anche di una Historia novorum in Anglia (in J.- temporanei, sostenendo la continuità tra la lo-
P. Migne, op. cit., vol. CLIX, coll. 347-524; ed. a gica classica aristotelica e la logica matematica.
opera di M. Rule, Rerum Britannicarum Medii P. Valenza
Aevi scriptores, London 1884). Lasciò diverse BIBL.: J.D. MORENO, Eaton on the Problem of Negation,
opere, per lo più di carattere storico; a lui sono in «Transactions of the C.S. Peirce Society», 16
falsamente attribuiti l’opera De Anselmi simili- (1980), pp. 59-72.
tudinibus (ibi, coll. 605-708) e alcuni scritti di
teologia. Unica eccezione pare essere un EBBINGHAUS, HERMANN. – Psicologo tede-
Ebbinghaus
Tractatus de conceptione sanctae Mariae (ibi, coll. sco, n. a Barmen il 24 genn. 1850, m. a Halle il
301-318; ed. a cura di H.H.C Thurston e Th. Sla- 26 febbr. 1909.
ter, Friburgi Brisgovie 1904), di particolare ri- Ricercatore tenace e metodico, deviò dagli ini-
lievo e precedentemente attribuito ad Ansel- ziali interessi filosofici formandosi come psi-
mo. cologo indipendentemente da ogni scuola. Fu
A. Tognolo ammiratore di G.Th. Fechner, di cui seguì la ri-
BIBL.: B. HEURTEBIZE, s. v. in A. VACANT - E. MANGENOT gorosa metodologia sperimentale applicando-
- É AMANN (a cura di), Dictionnaire de Théologie Catho- la, secondo proprie direttive, allo studio dei
lique, Paris 1909-47, vol. IV, coll. 1977-1978; H. RICH- processi mentali superiori. A partire dal 1880
TER, Englische Geschichtsschreiber des XII Jahrhun- insegnò filosofia presso l’università di Berlino,
derts, Berlin 1938; R.W. SOUTHERN, St. Anselm and his dove aprì un piccolo laboratorio di psicologia,
Biographer, Cambridge 1966; A. GRANSDEN, Historical e si affermò pubblicando nel 1885 il libro Ueber
Writings in England, vol. I: c. 550 to c. 1307, London das Gedächtnis. Untersuchungen zur experimen-
1974. tellen Psychologie (Leipzig 1885, ripr. Amster-
dam 1966, tr. it. di C. Conoldi e A.M. Longoni,
EATON, RALPH MONROE. – N. a Stockton (Ca-
Eaton La memoria, Bologna 1975).
lifornia), il 14 giu. 1892, m. a Cambridge (Mas- Questo lavoro pionieristico nello studio della
sachusetts) il 13 apr. 1932. memoria esponeva le lunghe ricerche quanti-
Filosofo analitico statunitense, si è formato e tative che aveva condotto tra il 1879 e il 1884
ha insegnato alla University of California e a su se stesso, esaminando la propria capacità
Harvard, ed è stato segnato dall’influenza, tra di memorizzare numeri (da 0 a 9), toni musica-
gli altri, di Royce e Withehead. Il centro del suo li, poesie e brani di prosa. Resosi conto, tutta-
lavoro filosofico è costituito dalla teoria della via, che il materiale memorizzabile di senso
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compiuto o con diverse possibilità di combi- they (Über erklärende und beschreibende Psycho-
nazione provocava infiniti intrecci di associa- logie, in «Zeitschrift für Psychologie», 9, 1896,
zioni che differivano da soggetto a soggetto pp. 161-205).
secondo modalità che non potevano essere E. Ponzo - M. Sinatra
controllate e calcolate, predispose la semplifi- BIBL.: D. SHAKOW, Hermann Ebbinghaus, in «Ameri-
cazione degli stimoli e l’isolamento delle ri- can Journal of Psychology», 42 (1930), pp. 505-518;
sposte attraverso l’utilizzazione di materiale E.G. BORING, A History of Experimental Psychology,
uguale per tutti i soggetti, ossia sillabe senza New York 19502, pp. 386-391; L. POSTMAN, Hermann
senso (suoni consonantici), pertanto prive di va- Ebbinghaus, in «American Psychologist», 23 (1965),
lore semantico. Essendo, in tal modo, analiz- pp. 149-157; W. TRAXEL, Einleitung, in H. EBBINGHAUS,
Urmanuskript «Ueber das Gedächtnis» 1880, Passau
zabili le condizioni sperimentali, ritenne che le
1983, pp. I-VI; W. TRAXEL - H. GUNDLACH (a cura di),
conclusioni tratte potevano essere espresse Ebbinghaus-Studien 1, Passau 1986.
con la massima esattezza. La procedura speri-
mentale prevedeva la correlazione tra il nume- EBBINGHAUS, JULIUS. – Filosofo neokantia-
Ebbinghaus
ro delle sillabe memorizzate, il numero delle no, figlio di Hermann, n. a Berlino il 9 nov.
ripetizioni del materiale stimolo e il tempo in- 1895 e m. a Marburgo nel 1981. Ha insegnato a
tercorso dalla fase di apprendimento. I risulta- Friburgo in Brisgovia, a Rostock e a Marburgo.
ti erano rappresentati graficamente attraverso Professore emerito.
la cosiddetta curva dell’oblio. Nello studio I suoi numerosi scritti sono stati raccolti in Ge-
dell’apprendimento, inoltre, Ebbinghaus sammelte Aufsätze. Vorträge und Reden (Hilde-
adottò la tecnica del risparmio, consistente nel sheim 1968, poi in Gesammelte Schriften, a cura
misurare quante ripetizioni venivano rispar- di H. Oberer e G. Geismann, Bonn 1986-94, 4
miate per riapprendere il materiale studiato in voll.).
precedenza. Particolare attenzione ha rivolto all’idea di di-
Nel 1890 rifiutò l’invito, rivoltogli dalla Cornell ritto, visto come diritto dell’umanità e diritto de-
University, a ricoprire la cattedra di psicologia, gli stati, come diritto naturale e diritto positivo. Il
poi occupata dall’allievo di W. Wundt, E.B. Tit- tema della tolleranza è stato affrontato sia a li-
chener. Nello stesso anno fondò, con Arthur vello teorico (cfr. Über die Idee der Toleranz. Eine
König, la «Zeitschrift für Psychologie und Phy- staatrechtliche und religionsphilosophische Unter-
siologie der Sinnesorgane», a cui collaboraro- suchung, in «Archives de Philosophie», 4, 1950,
no, fra gli altri, Helmholtz, Exner, Hering e pp. 1-34), sia a livello storico, con una fortuna-
Stumpf, tutti psicologi e fisiologi indipendenti ta traduzione delle lettere sulla tolleranza di
dalla scuola wundtiana. Chiamato, nel 1894, Locke, Brief über Toleranz, Hamburg 1957.
dall’università di Breslau per insegnarvi filoso- Nell’ambito del pensiero morale di Kant ha
fia, anche qui aprì un laboratorio. Vi rimase fi- prestato particolare attenzione al problema
no al 1905, anno in cui si trasferì a Halle per dell’imperativo categorico: Interpretation and
trascorrervi il resto della sua vita. Misinterpretation of the Categorical Imperative, in
I Grundzüge der Psychologie (Leipzig 1911-133, 2 R.P. Wolff (a cura di), Kant: A Collection of Cri-
voll., Berlin 19194) la cui pubblicazione iniziò a tical Essays, Melbourne 1968; Die Formeln des
Lipsia nel 1897 e proseguì fino al 1902, e che kategorischen Imperativs und die Ableitung inhalt-
costituiscono tuttora un documento di note- lich bestimmter Pflichten, in «Filosofia», 32
vole interesse, incontrarono grande successo (1959), pp. 733-752; Die Naturgesetz-Formel des
fra gli studiosi del tempo per linearità e chia- kategorischen Imperativs und die Ableitung inhalt-
rezza di stile. A Ebbinghaus si devono inoltre lich bestimmter Pflichten, in «Kant-Studien», 93
ricerche sulle capacità mentali dei ragazzi di (2002), pp. 371-373. Dal 1940 al 1945 è stato
età scolare (Über eine neue Methode zur Prüfung l’editore dell’Archiv für Rechts- und Sozialphi-
der geistigen Fähigkeiten und ihre Anwendung bei losophie. A Monaco è raccolto lo Julius-Ebbing-
Schulkindern, Hamburg-Leipzig 1897) median- haus-Archiv.
te metodi poi divenuti modello per alcuni test S. Marcucci
mentali. È anche noto per le ricerche sulla per- BIBL.: altre opere: Relativer und absoluter Idealismus,
cezione cromatica (Theorie des Farbensehens, Leipzig 1910; Kants Lehre vom ewigen Frieden und die
Hamburg-Leipzig 1893) e per uno scritto pole- Kriegsschuldfrage, Tübingen 1929; Ueber die Fort-
mico contro la psicologia esplicativa di W. Dil- schritte der Metaphysik, Tübingen 1931; Zu Deutsch-
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zanti e antiumane numerose dottrine della ri- sophischen Cultur, Halle 1807-08, 3 voll., scritta
velazione cristiana (grazia, dannazione dei pa- contro Le Génie du Christianisme di Chateau-
gani ecc.) e offriva un significativo esempio di briand e l’ormai imperante Mystizismus della
interpretazione razionalistica della teologia. cultura romantica.
Nella polemica contro Eberhard intervenne, F. Barone - M. Longo
un po’ a sorpresa, lo stesso Lessing, che difese BIBL.: L. GABE, s. v., in AA.VV., Neue deutsche Bio-
Leibniz dall’accusa di aver simulato nella Teo- graphie, Berlin 1959, vol. IV, pp. 240-241; A. PUPI, La
dicea la credenza nelle pene eterne (cfr. G.E. formazione della filosofia di K.L. Reinhold, Milano
Lessing, Gesammelte Werke, Berlin 1956, vol. 1966, pp. 150-164, 248-258; H.E. ALLISON, The Kant-
VII, pp. 454-488). Nel 1778 Eberhard accettò la Eberhard Controversy, Baltimore-London 1973; M.
cattedra di filosofia presso l’università di Hal- LONGO, Johann August Eberhard, in G. SANTINELLO (a
le, vacante dopo la morte del wolffiano G.F. cura di), Storia delle storie generali della filosofia, vol.
III: Il secondo Illuminismo e l’età kantiana, Padova
Meier. I suoi interessi si allargarono allora
1988, pp. 791-813.
all’ambito più propriamente filosofico: scrisse
una Allgemeine Geschichte der Philosophie (Halle
1778), si occupò di estetica e di sinonimica te- EBERSTEIN, W ILHELM L UDWIG G OTTLOB
Eberstein
VON. – N. a Mohrungen presso Sangerhausen
desca (il suo Versuch einer allgemeinen deut-
il 10 nov. 1762, m. ivi il 4 febbr. 1805.
schen Synonymik, Halle 1795-1802, raggiunse
Studioso di storia della filosofia e autore di
la diciassettesima edizione nel 1910). La sua
una critica a Kant dal punto di vista delle posi-
concezione (come risulta dalla Allgemeine The-
zioni leibniziano-wolffiane. Ricchi di notizie,
orie des Denkens und Empfindens, Berlin 1776;
anche sui sostenitori e gli avversari di Kant si-
da Von dem Begriffe der Philosophie und ihren
no alla fine del XVIII secolo, sono i due volumi:
Theilen, ivi 1778; e dalla Sittenlehre der Vernunft,
Versuch einer Geschichte der Logik und Metaphy-
ivi 1781) è intessuta di motivi leibniziani e
sik bei der Deutschen von Leibniz auf gegenwärti-
wolffiani, che egli tenta di conciliare, eclettica- ge Zeit (Halle 1744-99, rist. Bruxelles 1970 e Hil-
mente, con l’empirismo inglese. Sono da ricor- desheim 1985). S’interessò inoltre della filoso-
dare, per l’estetica, Theorie der schönen Künste fia medievale e della riforma protestante in al-
und Wissenschaften, Berlin 1783, e Handbuch tre due opere: Beschaffenheit der Logik und Me-
der Aestetik, Halle 1803-05, 4 voll. taphysik bei den reinen Peripatetikern (Halle
Eberhard avversò il criticismo kantiano (defi- 1800) e Die natürliche Theologie der Scholastiker
nito «un documento assai curioso per la storia (Leipzig 1803, rist. Bruxelles 1968).
delle aberrazioni dello spirito umano»), pole- A.M. Moschetti
mizzando a lungo sulle riviste «Philosophi-
sches Magazin» (Halle 1788-92, 4 voll.) e «Phi- EBNER, FERDINAND. – Filosofo dialogico cri-
Ebner
losophisches Archiv» (ivi 1792-95, 2 voll.), da stiano, n. a Wiener Neustadt il 31 genn. 1882,
lui fondate. All’affermazione di Eberhard (nel m. a Gablitz il 17 ott. 1931.
primo volume del «Philosophisches Maga- Con Das Wort und die geistigen Realitäten.
zin») che il meglio del criticismo era già nella Pneumatologische Fragmente (Innsbruck 1921,
filosofia leibniziana, Kant rispose con il saggio ed. it. a cura di S. Zucal, tr. it. di P. Renner, La
Über eine Entdeckung nach der alle neue Kritik parola e le realtà spirituali. Frammenti pneuma-
der reinen Vernunft durch eine ältere entbehrlich tologici, Cinisello Balsamo 1998) cerca di ela-
gemacht werden soll (Königsberg 1790), in cui ri- borare un’originale filosofia della parola che
levò l’incapacità della filosofia dogmatica di avrà come punti di riferimento J.G. Hamann,
giustificare i giudizi sintetici a priori (laddove S.A. Kierkegaard e il vangelo di Giovanni.
Eberhard muoveva proprio dal presupposto Per Ebner la pienezza della vita spirituale non
della portata ontologica del principio di con- sta nell’arte, nella filosofia, nelle scienze, nella
traddizione e degli altri principi logici). Eber- teologia, realtà del «sogno dello spirito»
hard criticò anche Fichte, che difese tuttavia (Traum vom Geist), ma nella relazione tra le re-
dall’accusa di ateismo in Über den Gott des altà spirituali «io» e «tu», che implica la fuo-
Herrn Prof. Fichte und den Götzen seiner Gegner riuscita dall’«autosolipsismo dell’io» (Ichein-
(Halle 1799). Negli ultimi anni ritornò sui temi samkeit). Senza l’incontro fra l’io e il tu che ha
giovanili con l’opera Der Geist des Urchristen- il suo veicolo oggettivo nella parola e quello
thums. Ein Handbuch der Geschichte der philo- soggettivo nell’amore, non esisterebbero né
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(Israele) e quello del Sud (Giuda). Il primo eb- scarsa efficacia. I profeti, in particolare Amos,
be fine per opera degli assiri nel 722/721; il se- insorgono con violenza contro i profittatori
condo con la deportazione a Babilonia nel che si ammantano di osservanza religiosa.
587/586. Con l’avvento del dominio persiano Isaia si leva contro il fasto delle cerimonie cul-
comincia il ritorno in patria. tuali sottolineando che lo sguardo di Dio è ri-
II. LO SVILUPPO DELLE CONCEZIONI RELIGIOSE E MO- volto piuttosto verso i poveri, gli umili, i timo-
RALI DURANTE IL CORSO DELLA STORIA EBRAICA. – Il rati di Dio. JHWH, «re di Israele», diventa il Dio
nome divino caratteristico per l’epoca dei pa- di tutti in una visione progressivamente uni-
triarchi è Shaddaj, che l’antica versione greca versale. Più viva si fa la nozione di peccato e di
rende con «onnipotente»; si direbbe sintetizzi espiazione. Il peccato non è più una violazione
tutte le forze operanti nella natura. Associato di leggi soltanto sacrali, ma assume una con-
all’altro nome divino ‘EI, esso risulta come notazione etica. Il culto sacrificale e la confes-
espressione di coscienza monoteistica, in op- sione, concepita come «espressione», quasi fi-
posizione al politeismo dei popoli vicini, che sica, del male, cominciano a denotare, sia pu-
deifica le forze della natura, ma anche in pro- re in forma rudimentale, il desiderio di purez-
gressivo superamento dell’enoteismo. Sarà za; ora però la parola qadosh, che nei testi sa-
questa concezione monoteistica la linea cen- cerdotali sta a indicare prevalentemente la pu-
trale del pensiero ebraico e il suo grande con- rità rituale, comincia, sotto l’influenza del pro-
tributo alla storia del pensiero umano. feta-teologo Isaia, a significare «santità». La
Dio è concepito come creatore benefico, che lotta sostenuta dai profeti per la giustizia so-
conferisce vita e prosperità a tutto il creato; ciale e per far risplendere l’ideale di santità e
ma è in pari tempo un Dio temibile per coloro l’ideale messianico, nel cui orizzonte si atten-
che si manifestano come suoi avversari. Egli è de l’inviato di Dio per fare opera di giustizia fra
giusto, concede la sua protezione a tutti colo- i popoli e i singoli, apre la via a nuovi fermenti
ro che lo servono e lo invocano, è il giudice religiosi tra i quali si colloca anche la nascita
dalle sentenze giuste ed è perciò che i fedeli a del cristianesimo.
lui si rivolgono per ottenere protezione per sé La predicazione e le lotte dei profeti si rifletto-
e punizione per chi è ingiusto riguardo agli al- no in molti dei centocinquanta canti religiosi
tri uomini, disobbedendo in tal modo alla vo- (inni di lode, carmi penitenziali e messianici,
lontà divina. L’attaccamento al Dio unico trova canti di vittoria o elegie ecc.), noti sono sotto
speciale sostegno nell’azione e negli insegna- il nome di Salterio. Dio è un giudice giusto;
menti dei condottieri d’Israele delle epoche giusti quindi devono essere quanti esercitano
successive, da Mosè ai giudici. A Mosè Dio si il potere, e gli uomini nei loro rapporti sociali.
rivela come JHWH, «colui che è» (cfr. Es 3, 14). Le classi economicamente depresse e oppres-
Sorta poi la monarchia, il prototipo del re giu- se si considerano, nelle loro invocazioni, più
sto è Davide, re fedele a Dio e strenuo difenso- vicini a Dio dei loro oppressori (contro i quali
re d’Israele, che più tardi, in alcune concezioni invocano la punizione divina: salmi «impreca-
messianiche, sarà considerato antenato del tori»). L’ateismo è considerato come un atto
messia. di stoltezza; la superbia e la prepotenza, oppo-
Dalla metà del sec. IX sino ca. alla fine del IV a. sizione aperta alla volontà di Dio. Non manca-
C. agiscono i profeti. Spesso essi insorgono no neppure salmi a carattere sapienziale. A
contro i re e le masse che deviano cedendo al differenza del pensiero sapienziale egiziano
fascino dei culti politeisti e orgiastici dei cana- che è d’impronta pratica (il sapere è un mezzo
nei rimasti nella Palestina e delle popolazioni per raggiungere onori, ricchezze, longevità, sti-
circonvicine. Inoltre essi tendono a difendere i ma presso gli altri), la sapienza prettamente
diritti delle classi diseredate e a spiritualizzare israelitica parte dal principio che inizio della
il culto. sapienza vera è il timor di Dio.
Il culto sacrificale e le cerimonie penitenziali L’esilio babilonese fu seguito da un processo
servono spesso ai più abbienti a crearsi una di ravvedimento e di penitenza. Si inizia così il
religiosità apparente, dietro alla quale vanno periodo degli scribi, ai quali si deve anche
compiendo opere di ingiustizia sociale; d’altra l’inizio della redazione dei testi biblici.
parte le antiche disposizioni, che avevano lo Le letture bibliche del Pentateuco, e in parti-
scopo di combattere le ingiustizie sociali (cfr. colare del Deuteronomio, furono poste al cen-
Es 22-23; Lv 19; Dt 22), si sono dimostrate di tro del culto (cfr. Ne 8). Le dolorose esperienze
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BIBL.: G. FOHRER, Geschichte Israels, Heidelberg 1977, zio di Rodi. Scrisse un’opera Sul dovere che de-
tr. it. di M. Soffritti, Storia d’Israele, Brescia 1980; J.A. dicò a Quinto Tuberone (Cicerone, De officiis,
SOGGIN, Introduzione all’Antico Testamento, Brescia III, 63). Si conoscono di lui vari trattati di mo-
19874; R. RENDTORFF, Das Alte Testament. Eine Ein- rale, di cui uno intitolato Sulle virtù, in cui di-
führung, Neukirchen-Vluyn 1988, ed. it. a cura di D. stingueva tra virtù «teoretiche» e «pratiche»,
Garrone; Introduzione all’Antico Testamento, Torino secondo l’insegnamento di Panezio; un altro
1990; G. BOCCACCINI, Il medio giudaismo, Genova
intitolato Sui beni, nel quale sosteneva una
1993; P. SACCHI, Storia del Secondo Tempio, Torino
posizione antiedonistica. Compose una rac-
1994; E. MELLO, Ebraismo, Brescia 2000; J.A. SOGGIN,
Israele in epoca biblica, Torino 2000; J.A. SOGGIN, Sto- colta di motti attribuiti a filosofi cinici e stoici,
ria d’Israele, Brescia 20022. intitolata Sentenze (cfr. Diogene Laerzio, Vite
dei Filosofi, VI, 32).
➨ BIBBIA; CRISTIANESIMO; ‘EI; ELOHIM; ELLENISMO;
F. Alesse
ENOTEISMO; ESSENI; FILOSOFIA EBRAICA; GIUDAICI,
BIBL.: H. GOMOLL, Der stoische Philosoph Hekaton. Sei-
MOVIMENTI; GIUDAISMO; JHWH; MESSIA - ATTESA
ne Begriffswelt und Nachwirkung unter Beigabe seiner
MESSIANICA; TORAH.
Fragmente, Leipzig 1933; J. ANNAS, Cicero on Stoic
Moral Philosophy and Private Property, in M. GRIFFIN -
ECATEO
Ecateo diDI MILETO (gr. ÔEkatai'o"). – Ge-
Mileto J. BARNES, Philosophia Togata, vol. I, Oxford 1989, pp.
ografo e storico, vissuto tra i secc. VI e V a. C. 151-173.
Di nobile famiglia, fece numerosi viaggi, visi-
tando tra l’altro l’Egitto, e prese parte attiva al- ECCEITÀ (lat. haecceitas). – È il termine con
Ecceità
le vicende politiche della sua patria, durante la
cui Giovanni Duns Scoto intende l’individua-
sommossa della Ionia contro la Persia. Scrisse
zione o il principio della medesima.
due opere: Genealogie (o Eroologia, o Storia) e
Periegenesi (o Periodo), di cui non ci restano che È noto che, per la metafisica classica, nella re-
frammenti (ed. G. Nenci, Hecataei Milesii frag- altà si danno solo enti individuali, e che quelli
menta, Firenze 1954, v. Introduzione). In esse corporei sono composti di materia e di forma.
Ecateo si rivela dotato di quello stesso spirito Per qualificare la propria soluzione al proble-
razionalistico che caratterizza la contempora- ma degli universali in direzione di un realismo
nea filosofia milesia. Del resto già l’antica tra- moderato, Duns Scoto considera, secondo
dizione lo connette con Anassimandro, da cui l’insegnamento della metafisica avicenniana,
riprese, per migliorarlo, il disegno di una carta tale composto una natura communis, indiffe-
geografica della terra. Notevolissimo è infatti rente cioè all’universalità e alla singolarità.
in lui l’intento, esplicitamente dichiarato all’i- Pertanto, se per spiegare come tale indifferen-
nizio delle Genealogie, di sceverare quanto nel- za divenga una concreta possibilità di predica-
la tradizione fosse attendibile (anche se la re- bilità universale è costretto a far intervenire un
alizzazione del programma si limitò piuttosto atto intellettivo, per giustificare come la me-
a una correzione del mito, anziché a una sua desima indifferenza si moltiplichi numerica-
sostituzione con la vera e propria storia) e lo mente negli individui è chiamato a identificare
sforzo di ricondurre a unità una massa di dati, un principio che, contraendo la natura commu-
in parte desunti da esperienze dirette, inqua- nis stessa, la renda una cosa esistente «distin-
drandoli in schemi generali di ordinamento. ta» da tutte le altre.
D. Pesce Rappresentando l’individuo un incremento
BIBL.: F. IACOBY, s. v., in A. PAULY - G. WISSOWA, Real- ontologico rispetto alla specie, in quanto ca-
Encyklöpadie der klassischen Altertumswissenschaft, ratterizzato da un’unità e una coesione supe-
Stuttgart 1893-1965, vol. VII, coll. 2667-2750; A. MO- riore, Duns Scoto reputa un controsenso la so-
MIGLIANO, II razionalismo di Ecateo di Mileto, in «Atene
luzione tomista che vede il principio d’indivi-
e Roma», 3 (1931); L. PEARSON, Early Ionian Histo-
rians, Oxford 1939; N. FERTONANI, Ecateo di Mileto e il
duazione nella materia signata quantitate:
suo razionalismo, in «La parola del passato», 7 quest’ultima è al contrario principio di divisi-
(1952), pp. 18-19; P. TOZZI, Ecateo di Mileto in Eusta- bilità e dispersione. Nessun accidente, ag-
zio, in «Athenaeum», 49 (1961), pp. 26-32; S. FUSAI, giunge, può essere la ragione ultima dell’indi-
Ecateo da Mileto, in «Vichiana», 2 (1965), pp. 115-145. vidualità di una sostanza. Questo allora il ra-
gionamento alternativo di Scoto: la ragione ul-
ECATONE
Ecatone diDI RODI. – Stoico vissuto nella
Rodi tima delle differenze tra gli enti deve essere ri-
seconda metà del sec. II a. C., allievo di Pane- condotta a qualcosa che sia originariamente
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e l’uomo anche 2) dall’«eccentricità». Vegetali, quella realtà individuale capace di dire «io»,
animali, uomini – sono diversi gradi, diverse l’individuo è «persona», pervenendo a quella
forme intese come diversi modi d’essere, e sfera in cui il Sé ha preso distanza anche da se
non gradi di una evoluzione o di una gerarchia. stesso, ponendosi fuori dal proprio centro,
Confrontandosi con la Umwelttheorie del biolo- dalla propria posizionalità. Se anche gli ani-
go J. von Uexküll (estesa poi da E. Rothacker mali possiedono un centro, sicché possono
all’ambito della Kultur), Plessner rilevò che differenziarsi l’uno dall’altro e dal loro am-
l’organico si differenzia dall’inorganico per via biente, essi non possono però differenziarsi da
del suo «essere-posto» (Gestelltheit) rispetto al se stessi, non possono prendere distanza dal
proprio «mondo-ambiente» (Umwelt), ovvero proprio rapporto con le possibilità offerte dal
del suo porsi in un rapporto dinamico e oppo- loro ambiente e svilupparne di nuove. L’uomo
sitivo con l’ambiente circostante (Umgebung). è «apertura del mondo» (Weltoffenheit – termi-
Tale rapporto è la posizionalità («forma logi- ne impiegato già da Scheler) e non vincolato a
ca», modo d’essere) propria di ogni vivente, in un ambiente come l’animale, instaurando
virtù della quale quest’ultimo si costituisce dunque un triplice rapporto eccentrico rispet-
come un «centro» (come individualità) attor- to al proprio mondo, inteso ora come «mondo
no a cui si organizza la vita. La posizionalità esterno» (Außenwelt), ora come «mondo inter-
non coincide con la mera corporeità, ma è no» (Innenwelt), ora come «mondo collettivo»
piuttosto la condizione logica che rende possi- (Mitwelt). Il mondo dell’uomo include pertanto
bile al vivente di trovarsi collocato spazial- anche quel mondo della cultura che apre nuo-
mente e temporalmente all’interno di un am- ve possibilità per la propria esistenza. La posi-
biente circostante. Il rapporto che il vivente ha zionalità eccentrica dell’uomo è certo costitu-
col proprio corpo – con quel medium fra sé e il ita 1) dalla sua capacità di riflettere su se stes-
mondo che costituisce il loro «limite» (Grenze) so (la sua «immediatezza mediata»), ma non si
– si costituisce, se considerato muovendo dal- riduce a una dimensione soggettiva, bensì 2)
la realtà umana, come un diverso grado di con- apre nell’uomo quella dimensione spirituale
sapevolezza (riflessione) che determina pro- (sociale, culturale, storica) che da un lato inte-
priamente i diversi gradi dell’organico. Tre so- gra la sua dimensione naturale, lo libera dal
no le forme di posizionalità: 1) l’«esser corpo» mero istinto e dalla dipendenza che caratteriz-
(corpo = mondo); 2) l’«esser nel corpo» (corpo za l’animale (la sua «artificialità naturale»), ma
e mondo); 3) l’«esser fuori dal corpo» (corpo, dall’altro 3) lo pone di fronte al compito di da-
mondo e «Io»). Alla base del costituirsi come re una condotta alla propria vita, di determina-
un centro (l’individualizzazione) v’è una diffe- re sempre di nuovo la propria «posizione nel
renza che il vivente pone tra sé e il proprio am- cosmo» (il «luogo utopico»). Queste tre «leggi
biente, ovvero un certo grado di presa di di- (Gesetze) antropologiche fondamentali» carat-
stanza dal proprio limite. Tale principium indi- terizzano il modo in cui l’uomo vive la propria
viduationis non è inteso da Plessner in senso posizione eccentrica, ovvero lo determinano
empirico (il singolo esemplare di una specie), come un sempre rinnovato tentativo di trovare
ma in quello formale in quanto è la struttura una posizione equilibrata all’interno dell’anta-
che determina ogni vivente come tale. 1) Nella gonismo tra posizionalità (dimensione natura-
sfera vegetale il vivente condivide il proprio le, pulsionale e istintuale) ed eccentricità (di-
essere con l’ambiente, è cioè una forma di or- mensione spirituale, riflessività), intesi come i
ganizzazione «aperta»: non è posta alcuna di- due poli tra i quali oscilla la sua vita. L’uomo
stanza tra corpo e mondo, non v’è alcuna espe- ha una distanza da se stesso che può anche
rienza della propria posizionalità. 2) Nella sfe- perdere, senza per questo perdere la propria
ra animale il vivente è individuum, cioè una for- esistenza umana (posizionalità). L’eccentricità
ma di organizzazione «chiusa», in quanto la della sua forma di vita rende l’uomo un compi-
propria posizionalità è organizzata in riferi- to, e non qualcosa di definibile una volta per
mento a un centro, ponendo una distanza fra tutte – ed è in tal senso che Plessner ha parlato
sé e il mondo. Soltanto 3) nella sfera umana, di «insondabilità» dell’essere umano, infatti è
però, è posta anche una peculiare distanza an- possibile sapere che cos’è l’uomo solo com-
che dalla propria posizionalità: si costituisce prendendone di volta in volta i diversi modi
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ECFANTO
Ecfanto di DI SIRACUSA. – Pitagorico, vis-
Siracusa chiv für Literatur und Kirchengeschichte des Mittel-
suto forse nel sec. IV a. C., della sua esistenza alters», Berlin 1886, pp. 165 ss. (ristampa Graz
si è (a torto) dubitato. Le scarne notizie super- 1955); R. COULON, Scriptores Ordinis Praedicatorum,
stiti lo indicano come figura di un certo inte- Roma 1912, vol. III, pp. 369-375; R. CREYTENS, L’oeu-
resse e originalità soprattutto su temi cosmo- vre bibliographique d’Echard, ses sources et leur valeur,
logici. Integrò il pitagorismo e la dottrina dei in «Archivum Fratrum Praedicatorum», 14 (1944),
numeri con l’atomismo di Democrito, da lui vi- pp. 43-71.
ceversa rimodellato sui principi pitagorici. So-
stenne la corporeità delle monadi pitagoriche ECHECRATE (´Ecekravth"). – Secondo alcu-
Echecrate
(i numeri), trovando nell’atomismo una effica- ne fonti fu di Fliunte, per altre di Taranto. È nel
ce ipotesi cosmologica che adattò affermando catalogo dei pitagorici di Giamblico.
l’unicità del cosmo (rispetto agli infiniti mondi È a Echecrate che Fedone, nel Fedone platoni-
degli atomisti) e l’esistenza di un numero fini- co, racconta la morte di Socrate e il dialogo di
to di atomi, da cui un numero finito di cose Socrate con Simmia e Cebete, discepoli di Fi-
sensibili. Attribuì a ciascun atomo, oltre a for- lolao, sull’immortalità dell’anima. Nel Fedone
ma e dimensione, una forza (dynamis) diversa, è forse l’unica testimonianza di qualche valo-
e sostituì come cause del movimento i concet- re: perché, quando Fedone riferisce l’opinione
ti di mente e anima, forze divine, a quelli di pe- di Simmia, che l’anima è armonia, Echecrate
so e impatto esterno, costruendo un cosmo dichiara di essere sempre stato attratto da
governato dalla provvidenza. Affermò inoltre questo discorso, e di aver anzi una volta credu-
la rotazione della terra intorno al proprio asse, to, anche lui, che l’anima fosse una specie
e l’impossibilità di avere conoscenza vera di d’armonia. Tale opinione era probabilmente di
ciò che esiste, che si può solo definire come a Filolao. Sicché la notizia di Giamblico pare
noi appare. Falsamente ascritto a Ecfanto un non improbabile.
ellenistico Peri; basileiva". A. Maddalena
L. Perilli BIBL.: M. TIMPANARO CARDINI, Pitagorici, Testimonianze
BIBL.: H. DIELS, Die Fragmente der Vorsokratiker, Ber- e frammenti, Diocle, Echecrate, Polimnasto, Fantone,
lin 1951-529, nr. 51; M. TIMPANARO CARDINI, Pitagorici, Arione, vol. II, Firenze 1962, pp. 426-429; A. MADDA-
Firenze 19692, vol. II; W.K.C. GUTHRIE, A History of LENA, I frammenti dei filosofi del sesto e quinto secolo (e
Greek Philosophy, Cambridge 1962, vol. I, pp. 323- i loro immediati seguaci), Diocle, Echerate, Polimnesto,
327. Fantone, Arione, in AA.VV., I Presocratici. Testimo-
nianze e frammenti, tomo I, Bari 1969, 19752, 19813,
ECHARD, JACQUES. – Storico ed erudito, do-
Echard p. 503; D. DELATTRE, Les Pythagoriciens récents Eché-
menicano, n. a Rouen il 22 sett. 1644, m. a Pa- crate, Textes traduits, présentés et annotés, in AA.VV.,
rigi il 15 mar. 1724. Les Présocratiques, Paris 1988, pp. 550-551.
Opere: Sancti Thomae Summa suo auctori vendi-
cata, sive de V.F. Vencentii Bellovacensis scriptis ECHEVERRÍA, ESTEBAN. – Poeta, sociologo
Echeverría
dissertatio (Paris 1708); Scriptores Ordinis Prae- e rivoluzionario argentino, n. a Buenos Aires il
dicatorum recensiti, notisque historicis et criticis il- 2 sett. 1805, m. a Montevideo il 19 genn. 1851.
lustratis (ivi 1719-21, 2 voll., con tre piccoli Ispirandosi a Henri de Saint-Simon pubblicò
supplementi: 1721-23). Nella prima di tali ope- El dogma socialista (Montevideo 1846); in
re Echard mira a difendere l’autenticità della quest’opera la scienza sociale trovò in Argenti-
Summa dalle interpretazioni di coloro, come na la sua fondazione e il suo indirizzo. Eche-
Pierre de Alva e Jean de Launoy, che la faceva- verría fu anche un precursore nel postulare
no derivare dallo Speculum Morale di Vincenzo l’inserimento delle scienze sociali nel currico-
di Beauvais. Nella seconda Echard, partendo lo delle università.
dai risultati cui erano giunte le ricerche di J. S. Contri
Quétif, ampliandole e proseguendole con ac- BIBL.: Obras completas, a cura di J.M. Gutiérrez, Bue-
cresciuto rigore, offre un compiuto studio del- nos Aires 1870-74, 5 voll..
la storia degli autori del suo ordine (ristampa Su Echeverría: J. INGENIEROS, Sociologia argentina,
dell’intera opera, New York 1959, 4 voll.). Buenos Aires 1918, pp. 301-329; A. PALACIOS, Este-
D. Cerato Minozzi ban Echeverría, albacea del pensamiento de mago, Bue-
BIBL.: H. DENIFLE, Quellen zur Gelehrtengeschichte des nos Aires 19553; A. PALCOS, Historia de Echeverría,
Predigerordens im 13. und 14. Jahrhunderts, in «Ar- Buenos Aires 1960.
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redazionali, il primo dei quali tramandato da vol. V, n. 13, p. 145). Con Alberto e Teodorico
un codice amploniano (Prologi, In Genesim I, In di Freiberg, Eckhart condivide la problematica
Exodum, In Ecclesiastici cap. XXIV, In Sapien- dell’«intelletto in quanto intelletto», e cioè il
tiam), mentre l’ultimo – probabilmente una problema – di origine averroistica – della con-
sorta di edizione postuma del suo lascito rea- ciliazione dell’individualità della funzione co-
lizzata da parte di un gruppo di fedeli discepoli gnitiva con l’universalità dei contenuti dell’in-
– è documentato completamente dal codice di telletto scientifico. La filosofia dell’intelletto
Cusa 21 (Prologi, In Genesim I, In Genesim II, In presentata a Parigi nel corso del suo insegna-
Exodum, In Ecclesiastici cap. XXIV, In Sapien- mento è elaborata probabilmente in una fe-
tiam, In Iohannem e Sermoni latini), e parzial- conda e critica discussione con Teodorico, con
mente da codici oggi conservati a Treviri e Ber- il quale Eckhart aveva documentati rapporti
lino (elenco dei manoscritti in Die lateinischen personali (è suo vicario, sono entrambi a Tolo-
Werke, vol. III, pp. IX-XIV). Nel mezzo si situa la sa nel 1304; L. Sturlese, Acta, cit., n. 10, pp.
redazione, sicuramente genuina, di In Genesim 161-162), e il quale, secondo una recente sco-
II (ancora nella forma di prima parte di un più perta, nel suo De visione beatifica (in Opera om-
ampio Liber parabolarum rerum naturalium, e nia, vol. I: Schriften zur Intellekttheorie, ed. a cura
concluso da un indice delle cose notevoli eli- di B. Mojsisch, Hamburg 1977, pp. 39-41) di-
minato nella redazione finale), Prologi e In Ge- scute puntualmente la dottrina dell’immagine
nesim I, conservata in un codice oxoniense re- contenuta nel primo commento al Genesi di
centemente ritrovato. Le «quaestiones» Eckhart (ed. a cura di L. Sturlese, Die lateini-
Utrum aliquem motum, Utrum in corpore Christi schen Werke, vol. I-2, n. 115, pp. 154-155). Nel
appartengono agli anni 1311-13; alla stessa grande progetto di un Opus tripartitum, che
epoca risale probabilmente anche il Liber be- prevede un commentario sistematico all’inte-
nedictus (composto dal Buch der göttlichen Trö- ra Scrittura, Eckhart avvia l’indagine delle con-
stung e dalla predica Von dem edeln Menschen). seguenze metafisiche e teologiche del concet-
Sull’ordine cronologico delle numerose predi- to di intelletto così elaborato, e in una intensa
che tedesche (circa 120 sono attualmente rico- attività predicatoria in lingua latina e tedesca
nosciute autentiche) è difficile fare supposi- (le cui bozze egli conserva con cura) ne svilup-
zioni, perché Eckhart le raccolse probabilmen- pa con rigore il potenziale antropologico. È
te in un quaderno sottoposto ad aggiunte, in- l’intelletto che, in quanto immagine di Dio, sta
tegrazioni e correzioni per un lungo lasso di in rapporto di correlazionalità univoca con il
tempo, e dal quale furono in diverse occasioni suo principio, ne fluisce e vi ritorna in un mo-
tratte e messe in circolazione singolarmente o vimento sovratemporale di identità e differen-
a piccoli gruppi (cfr. L. Sturlese, Hat es ein Cor- za e costituisce l’occulto fondamento del sin-
pus der deutschen Predigten Meister Eckharts ge- golo uomo, che tuttavia vive nell’esteriorità e
geben?, in A. Speer - L. Wegener, Meister nell’inconsapevolezza di sé. Tutta la predica-
Eckhart in Erfurt, «Miscellanea mediaevalia», zione di Eckhart è rivolta a sollecitare la risco-
vol. XXXII, Berlin 2005, pp. 393-408). perta del fondamento divino, eterno e «incre-
Recenti progressi della critica hanno contribu- ato» dell’uomo, che ne costituisce la ragione
ito a definire con sempre maggior ricchezza di di vera «nobiltà» e di motivazione etica. Nelle
dettagli l’orizzonte storico-culturale nell’ambi- prediche tenute in occasione di diversi Capito-
to del quale Eckhart maturò e discusse il suo li provinciali (Die lateinischen Werke, vol. II, pp.
progetto filosofico. Si tratta della Germania 229-300; cfr. L. Sturlese, Acta, cit., n. 33, p. 179)
fra Due- e Trecento, un ambiente segnato dal Eckhart presenta la sua dottrina all’élite del-
monopolio culturale dell’ordine domenicano l’Ordine, esplicitando così le linee di un coe-
(che regge e alimenta, a partire dal 1248, lo rente e filosofico progetto di riforma morale e
Studium generale di Colonia, per un intero se- di fondazione della «dignità dell’uomo» cri-
colo unica università di rilievo nella Mitteleu- stiano e della sua vera libertà, del quale egli si
ropa sino alla fondazione di Praga, avvenuta fa instancabile portatore dalla cattedra e dal
nel 1348) ed occupato a sviluppare l’eredità fi- pulpito.
losofica, teologica e scientifica di Alberto il L. Sturlese
Grande. Ad Alberto, Eckhart si richiama nella II. UNITÀ DI DIO, GENERAZIONE, CREAZIONE. – Nella
sua più antica predica a noi pervenuta (1294, «quaestio» parigina Utrum in deo sit idem esse
Parigi; Sermo Paschalis, Die lateinischen Werke, et intelligere, l’esigenza dell’unità lo conduce a
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viene nel tempo e nello spazio, ciò che muta, eterno. Il pensiero eckhartiano è sì cristocen-
ciò che è molteplice e sensibile, vale a dire il trico nel suo teocentrismo, ma solo in quanto
«creato», non è reale. Così afferma la XXVI del- considera Dio come generante piuttosto che
le proposizioni condannate: «Omnes creatu- come creante, e il Figlio, «qui semper natus
rae sunt unum purum nihil. Non dico quod est et semper nascitur», come Verbo eterno e
sint quid modicum vel aliquid, sed quod sint non come Verbo incarnato. La storicità non
purum nihil». conserva che il valore di un puro simbolo.
All’assoluta realtà dell’uno è contrapposto il III. LA VITA DELL’ANIMA. – A queste condizioni
non essere della molteplicità come tale: «Mul- metafisiche, cioè dentro l’ambito della genera-
ta, ut multa non sunt». Soltanto l’atto dell’in- zione eterna, è possibile la vita spirituale
telligere divino fonda l’essere autentico; soltan- dell’anima. Il suo fine supremo è Dio, fuori del
to il pensiero di Dio è; perciò «cogitatio sine quale è nulla. La generazione eterna del Figlio
intellectu est omnis cogitatio mala vel de malo si compie nell’anima in ogni istante, ogni
aut etiam de praeterito vel futuro sive de ente qualvolta Dio lo generi in essa e l’anima possa
quocumque includente nihil, id est negatio- accoglierlo. Soltanto nell’anima si apre e si
nem» (In Sapientiam, n. 10, in Die lateinischen chiude il ciclo della vita divina: in essa Dio si
Werke, vol. II, pp. 330-331). Non c’è realtà fuori riconosce e si ama. In questo ritorno dell’ani-
dell’intelligibile puro, che è essenziale e uni- ma a Dio il «creato» è ciò che deve essere ab-
versale: «Tolle scientiam, remanet unum pu- bandonato e trasceso, affinché ciò che dev’es-
rum nihil». Perciò, se fuori di Dio è nulla, il sere sia; la sua funzione è puramente dialetti-
mondo creato, aggiunto a Dio, non costituisce ca. Il distacco (Abgeschiedenheit) è perciò la
accrescimento dell’essere, poiché è assurdo condizione primaria del ritorno, è la virtù per
pensare che esso possa aggiungere qualcosa a eccellenza. L’anima deve distaccarsi dall’im-
Dio: «Qui acciperet totum mundum una cum mediato, cioè dal sensibile, dal molteplice, dal
deo, ille non haberet plus quam si ipse solum contingente. Il suo fare, in cui consiste la sua
deum haberet» (Processus Coloniensis I, ed. a eticità, è perciò un non-fare, è un toglier via le
cura di L. Sturlese, in Die lateinischen Werke, apparenze sensibili, affinché in essa sia e agi-
Stuttgart 1936-, vol.V, n. 106, p. 344). Nessuna sca soltanto Dio. Il fare di Dio, che è nulla se
autosufficienza appartiene alle cose create; e non si attua in noi, nella nostra coscienza di
se di una loro natura è lecito parlare, essa con- esseri pensanti, esige il nostro non-fare. L’epi-
siste «in continuo fluxu et fieri», come deside- fania della luce divina coincide con la nostra
rio e tensione dell’essere (In Sapientiam, n. umiltà: «Humilis homo est ita potens super
292, in Die lateinischen Werke, vol. II, p. 627): deum, sicut ipse sui ipsius; et quidquid est in
fuori dell’essere «inquieta sunt omnia»; in omnibus angelis et omnibus sanctis, hoc est
Dio, che è quiete (rûowe), ogni cosa s’acquieta proprium humilis hominis. Quidquid deus
e sussiste. La materia è puro non-essere e co- operatur, hoc operatur ipse, et quidquid deus
me tale non dà nulla di sé al composto; ciò che est, hoc ipse est, una vita et unum esse» (Pro-
la creatura possiede, lo «riceve» da Dio, e Dio cessus Coloniensis II, ed. a cura di L. Sturlese, in
«dona» ciò che «è», tutto ciò ch’egli è: «deus Die lateinischen Werke, Stuttgart 1936-, vol.V, n.
nescit parum dare». 57, p. 314). Alle parvenze sensibili l’anima è ra-
Dentro questa «metafisica della generazione», dicata con le sue facoltà inferiori (memoria,
sbiadiscono i fondamenti storici del cristiane- fantasia, desiderio ecc.), e le parvenze sono ra-
simo: il peccato originale e l’esistenza storica dicate in essa: un nulla che sorregge un nulla.
di Gesù. Adamo è il paradigma extratemporale In rapporto con le cose, l’anima assume nomi
della creatura, considerata nel tempo e nello e funzioni, esteriorizzandosi dimentica se stes-
spazio, come individualità effimera e inconsi- sa. Soltanto l’atto intellettivo le fa ritrovare
stente; il Cristo storico è il simbolo visibile l’essere e se stessa; ma l’universale, cui giunge
della nascita divina che si compie in ogni ani- mediante l’astrazione (che è il suo non-fare teo-
ma buona (cfr. la XII proposizione condanna- retico), non è opera dell’anima: è ciò che rima-
ta). I richiami alle vicende della sua vita visibi- ne e si svela quando abbiamo tolto via ciò che
le, alla nascita, alla morte, alla resurrezione, si nascondeva, è il Verbo che Dio genera in noi
all’ascensione, vogliono segnare i momenti quando noi ci offriamo a lui in nudità assoluta.
dialettici essenziali della vita dello spirito, Qui l’uomo si spoglia della sua individualità
sempre identica a se stessa nel suo valore creaturale, diventa figlio di Dio, uomo univer-
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LXXXVII, Roma 1991; U. KERN, La conoscenza come de Théologie et Philosophie Médiévales», 70
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definitivamente consegnato alla lotta contro Elements of Physical Biology, Baltimora 1925; V.
l’ineffabile (Sulla letteratura, Milano 2002). Volterra, Variazioni e fluttuazioni del numero di
C. Paolucci individui in specie animali conviventi, in: Mémoi-
res de l’Academia de’ Lincei, 1926, serie VI, vol.
ECOLOGIA
Ecologia (dal gr. oi\ko" «casa», lovgo" «di- II). A partire dalla proposta di questo schema
scorso» - ecology; Ökologie; écologie; ecologia). – formale tutto incentrato sull’analisi delle rela-
Il termine fu coniato da Ernst Haeckel nel 1866 zioni trofiche tra i componenti del bioma entro
a indicare: «lo studio dell’economia e del mo- un dato biotopo, si rafforza un approccio sem-
do di abitare degli organismi animali. Essa in- pre più ostile alle tentazioni organicistiche di
clude le relazioni degli animali con l’ambiente ascendenza neovitalista, ancora presenti nella
inorganico e organico, soprattutto i rapporti bioecologia di Frederic E. Clements e della
positivi o negativi, diretti o indiretti con piante scuola di Chicago. Per arrivare all’espressione
e altri animali: in una parola, tutta quell’intrica- compiuta più autorevole della scienza ecologi-
ta serie di rapporti ai quali Darwin si è riferito ca, però, si dovranno attendere le fondamen-
parlando di condizioni della lotta per l’esisten- tali intuizioni di Erwin Schrödinger, la cui
za» (Generelle Morphologie der Organismen, Jena «biofisica» permise di superare l’impostazione
1866, II, p. 286 e Über Entwicklungsgang und troppo rigidamente matematica di Lotka e
Aufgabe der Zoologie, in «Jenaische Zeitschrift Volterra, integrandola con la termodinamica
für Naturwissenschaft», Jena 1870, pp. 353- statistica di ispirazione boltzmanniana (cfr.
354). È però in un contesto lontano da quello What is Life? The Physical Aspect of the Living
dell’evoluzionismo darwiniano, e precisamen- Cell, Cambridge 1944, tr. it. di M. Ageno, Che
te nell’ambito degli studi di geobotanica e bio- cos’è la vita?, Milano 1995): si apriva così la
geografia inaugurati da Alexander von Hum- strada alla teoria energetista degli ecosistemi,
boldt agli inizi del XIX secolo e proseguiti da preannunciata da Raymond Lindemann nel
August Grisebach, Charles Flahault, Alphonse 1941 e sviluppata compiutamente a partire da-
de Condolle ed Eugen Warming, che va identi- gli anni cinquanta dai fratelli Eugene P. e
ficata l’autentica origine dell’ecologia come Howard T. Odum, che la integrarono con la ci-
scienza, il cui oggetto non sono i processi di bernetica di Norbert Wiener e la teoria dei si-
speciazione, bensì le interrelazioni dinamiche stemi di Ludwig von Bertalanffy.
tra popolazioni o insiemi di popolazioni (bio- La sintesi energetista-cibernetica si fonda
cenosi) e l’ambiente fisico, chimico, climatico sull’introduzione di un’unità di misura unica –
e biologico entro cui vivono. Il complesso inte- la caloria – per la commisurazione di ambiente
grato di comunità biotica e ambiente verrà de- e bioma: solo a partire da ciò l’ecosistema non
finito da Arthur Tansley nel 1935 come «ecosi- è più un complesso eterogeneo, seppur inter-
stema»: ed è intorno alla metà del XX secolo relato, bensì un fenomeno unitario, atomico,
che l’ecologia delle successioni vegetali fon- descrivibile secondo leggi dinamiche di circo-
data da Conway McMillan, quella delle succes- lazione dell’energia-informazione. Si assiste
sioni biotiche della scuola di Chicago, la so- così alla traduzione dei termini legati all’anali-
ciologia vegetale delle scuole di Zurigo-Mont- si delle relazioni trofiche tra popolazioni, in ri-
pellier e Uppsala e la biocenotica iniziata da ferimento alle loro nicchie ecologiche, in con-
Karl Möbius confluiscono in una teoria quan- cetti di un’economia termodinamica regolata
titativa degli ecosistemi, che è la forma in cui da sistemi di controllo ed equilibrio ciberneti-
l’ecologia si è definitivamente imposta e tutto- ci: i flussi di energia e i cicli di materia si svol-
ra viene esercitata come disciplina scientifica. gono senza soluzione di continuità dall’irrag-
Determinanti in ordine a questo sviluppo, ol- giamento solare, alla fotosintesi, con la sua
tre a impulsi di carattere strettamente econo- produzione di biomassa che prosegue lungo le
mico, legati a questioni come lo sfruttamento catene alimentari nella serie ascendente dei li-
degli agrosistemi o delle popolazioni selvati- velli trofici, distinti funzionalmente e in ordine
che e la lotta contro i nocivi, sono stati i lavori al tipo di retroazione (feedback) che esercitano
dei matematici Alfred J. Lotka e Vito Volterra, sull’intero processo, conservandone la natura-
che hanno introdotto i principi del metodo le tendenza all’omeostasi o climax (cfr. E.P.
modellistico di simulazione delle dinamiche Odum, Basic Ecology, Filadelfia 1983, tr. it. di L.
di popolazione, metodo che variamente perfe- Nobile, Basi di Ecologia, Padova 1988, pp. 11
zionato è ancora oggi in auge (cfr. A.J. Lotka, ss., 74 ss.).
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possono essere tradotte come ecologismo e posizioni ecologiste nell’ambito delle preva-
ambientalismo (Shallow and the Deep, Long- lenti etiche e politiche dell’ambiente.
Range Ecology Movement. A Summary, in «In- M.C. Tallacchini
quiry», 16, 1973, pp. 95-100): la prima consiste BIBL.: P. SHEPARD - D. MCKINLEY (a cura di), The Sub-
nell’assunzione di una prospettiva ecosistemi- versive Science, Boston 1969; G. BATESON, Mind and
ca, nel decentramento della posizione umana Nature. A Necessary Unity, New York 1979; A. NÆSS,
nel mondo, nel riconoscimento di valore alle Ecology, Community and Lifestyle, Cambridge 1989;
totalità naturali a prescindere da qualunque A. DOBSON, Green Political Thought, London 1990;
utilità umana, nell’azione che asseconda l’im- P.C. LIST (a cura di), Radical Environmentalism. Phi-
perativo di minima interferenza con i processi losophy and Tactics, Belmont (California) 1993.
naturali. ➨ AMBIENTE; AMBIENTE, ETICA DELLO; TERRA.
La posizione di Næss non è comunque senza
precedenti, trovando riscontro – oltre che nel- ECONOMETRIA (econometrics; Ökonometrie;
Econometria
la tradizione antica e moderna dell’organici- économétrie; econometría). – È quella branca
smo, come pure in una parte del romanticismo dell’economia che si prefigge di dare contenu-
e del trascendentalismo – nell’etica della terra to empirico alle relazioni economiche, utiliz-
di Aldo Leopold e nelle leggi ecologiche di zando metodi matematici e statistici. La Eco-
Barry Commoner («everything is connected to nometric Society venne fondata nel 1933 con lo
everything else; everything must go somewhe- scopo di unificare l’approccio teoretico-quan-
re; nature knows best; there is no such thing as titativo all’economia con quello empirico-
a free lunch», The Closing Circle, New York quantitativo, in maniera analoga a quanto av-
1971). Tali posizioni rimangono nell’ecologia veniva nelle scienze naturali (cfr. R. Frisch,
profonda come ispirazione spirituale nella Editorial, in «Econometrica», 1, 1933, p. 1). Il
protezione incondizionata della natura selvag- rapporto tra relazioni teoriche e proprietà sta-
gia (wilderness). tistiche dei dati, o, in altri termini, tra relazioni
All’interno della riflessione a fondamento eco- causali e correlazioni, rimane oggetto della
logico, l’antropologo Gregory Bateson ha com- maggior parte delle questioni metodologiche
piuto il più creativo e coerente ripensamento dell’econometria. Si individuano tre paradig-
del rapporto tra esseri umani e natura a partire mi metodologici.
dall’epistemologia, intesa come «ecologia Il primo è quello conosciuto come Cowles
della mente». L’espressione si riferisce all’in- Commission, dal nome della commissione
dagine sul significato biologico-ecologico dei scientifica fondata nel 1932 negli Stati Uniti. Il
processi cognitivi, seguendone le implicazioni contributo fondamentale è di Trygve Haavel-
dall’ambito dell’evoluzione biologica fino mo (Nobel 1989), il quale individua, in The Pro-
all’impatto delle conseguenze sociali e politi- bability Approach in Econometrics (in «Econo-
che. metrica», suppl. 12, 1944), le condizioni alge-
Il termine ecologism è stato esplicitamente briche necessarie e sufficienti perché un siste-
adottato in filosofia politica da Andrew Dob- ma di equazioni possa essere «identificato».
son, in contrapposizione a environmentalism: il Identificare un sistema di equazioni significa
primo assume che una vita sostenibile e piena determinare la struttura causale (e probabili-
presuppone cambiamenti radicali nella nostra stica) che ha generato i dati. Il problema
relazione con il mondo naturale e nella vita so- dell’identificazione deriva dal fatto che la
ciale e politica; il secondo propone un approc- struttura è in generale sotto-determinata dalle
cio manageriale ai problemi ambientali, senza proprietà statistiche (è il noto problema
mettere in discussione i valori prevalenti e le dell’induzione: correlazione non è causalità).
attuali forme di produzione e consumo. La soluzione data dalla Cowles è quella di uti-
Benché molte visioni ecologiste siano caute lizzare la teoria economica per specificare a
nell’inferire direttamente dall’ecologia come priori la struttura delle relazioni causali. Il ruo-
scienza direttive morali, volutamente econo- lo della statistica è quello di misurare la forza
miche o politiche, le implicazioni epistemiche delle relazioni e di testare le restrizioni della
(una latente fallacia naturalistica), filosofico- teoria.
antropologiche (l’antiumanismo) e il radicali- Questo approccio viene criticato da Robert Lu-
smo socio-politico (la critica ai dominanti stili cas (Nobel 1995) in Econometric Policy Evalua-
di vita consumistici) hanno reso minoritarie le tion: A Critique (in «Carnegie-Rochester Confe-
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della casa, l’economica che sopravvisse in Ger- dato che nasce da un ampliamento della sfera
mania fino al Settecento sotto il nome di Haus- dello oikos sino a ricomprendere la nazione, e
vaterliteratur. anzi riprende un’espressione greca che com-
II. IL PRINCIPIO DI ECONOMIA. – Nella filosofia stoi- pare nel libro II degli Economici pseudoaristo-
ca il termine oijkonomiva passò, con un trasferi- telici; si deve tuttavia notare che l’ampio uso,
mento dal microcosmo al macrocosmo, a de- da parte di Montchrétien e poi di altri,
signare l’ordine del governo divino del cosmo. dell’analogia iatro-politica induce a pensare
Dalla filosofia stoica il termine passò al lin- non già a un passaggio binario dal governo
guaggio del Nuovo Testamento e della patri- della casa al governo della nazione bensì a un
stica per designare il piano divino della salvez- passaggio ternario dall’ordine della casa
za (cfr. 1 Cor 9, 17; Ef 1, 10; Clemente Alessan- all’ordine degli organismi viventi (économie
drino, Stromata I, 52, 3). Il termine greco venne animale) e da questo all’ordine della nazione,
tradotto in latino alternativamente con oecono- assimilata a un organismo vivente che può go-
mia, dispositio o dispensatio. Tuttora nel linguag- dere di buona salute o soffrire di malattie.
gio teologico appare la nozione di oeconomia La locuzione finì col prevalere come nome di
salutis per designare la concezione della storia una nuova disciplina, pur accompagnandosi
dell’umanità come realizzazione del piano di- per un certo tempo ad altre analoghe, quali
vino. quelle di scienza camerale, economia civile,
Nella tradizione logico-metodologica medie- economia sociale, catallattica. In italiano la lo-
vale e moderna si formò un principio d’econo- cuzione è tuttora viva e la proposta di adottare
mia, espresso nella esigenza di «economizza- il termine «economica», corrispondente al ter-
re» i concetti formulata da Guglielmo di mine «economics», affermatosi in inglese a fi-
Ockham con la nota formula detta del rasoio ne Ottocento e analogo alla denominazione di
di Ockham: «frustra fit per plura quod fieri po- altre discipline scientifiche, non ha avuto suc-
test per pauciora». Sotto vari nomi questo cesso
principio si tramandò nei secoli successivi bi- L’economia politica considera la questione
forcandosi in una prescrizione metodologica e della definizione della ricchezza delle nazioni e
in un postulato riguardante l’ordine della cre- lo studio delle cause della dinamica compara-
azione. Il «principio di parsimonia» di Nicolas ta della ricchezza stessa e dei suoi effetti, co-
Malebranche postula la semplicità dei mezzi me annuncia il titolo dell’opera di Adam Smith,
usati dal creatore nel realizzare il creato e il An Inquiry into the Nature and Causes of the
principio della minima azione di Pierre-Louis Wealth of Nations (a cura di R.H. Campbell, A.S.
Moreau de Maupertuis postula il «risparmio» Skinner, W.B. Todd, Oxford 1976, tr. it. a cura di
nel numero di cause che determinano i feno- A. Roncaglia, Indagine sulla natura e le cause
meni naturali. Anche quello che Ernst Mach a della ricchezza delle nazioni, Roma 1995 [1776]).
fine Ottocento chiamò «principio di econo- Nel compimento di questo passaggio, è possi-
mia» è una prescrizione metodologica che po- bile anche leggere il richiamo alla polis come la
stula che «la scienza possa essere considerata conferma della inclusione nell’oggetto della
come un problema di minimo che consiste disciplina dello studio di comportamenti in-
nell’esprimere i fatti nel modo più perfetto terpersonali di natura consensuale e contrat-
possibile con il minimo dispendio di pensie- tuale, fra i quali lo scambio e il mercato, che si
ro» (Die Mechanik in ihrer Entwicklung histori- collocano al di fuori di una specifica struttura
sch-kritisch dargestellt, ed. a cura di R. Wahsner organizzativa – studio ascritto all’etica in Ari-
e H.H. von Borzeszkowski, Berlin 1988, tr. it. a stotele e poi nella scolastica. In Adam Smith
cura di A. D’Elia, La meccanica nel suo sviluppo permane una certa distanza rispetto al termine
storico-critico, Torino 20013 [1883], cap. 4, § 4, «economia politica», di uso non frequentissi-
sezione 6). mo e non di rado riferito ai sistemi fatti ogget-
III. L’ECONOMIA COME SCIENZA DELLA RICCHEZZA. – to di critica più che alla teoria che l’autore si
In età moderna compare la locuzione di econo- prefigge di costruire.
mia politica, per la prima volta in Antoine de Non vi è dubbio in ogni caso che l’economia
Montchrétien (Traicté de l’économie politique, a politica, così come prende forma in epoca mo-
cura di F. Billacois, Genève 1999 [1615]). La lo- derna, deve considerarsi in primo luogo quale
cuzione non è necessariamente incompatibile frutto di sviluppi da un lato pragmatici e ope-
con il senso originario del termine economia, rativi e dall’altro quale sottoprodotto del giu-
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procità, collegati a una buona legislazione e a 1996, pp. 15-58; L. BRUNI, Civil Happiness. Economics
codici di norme interiorizzati, anziché privile- and Human Flourishing in Historical Perspective, Lon-
giare i lati autointeressati dell’agire economi- don 2006.
co usualmente associati con l’idea di econo- ➨ HOMO OECONOMICUS; RECIPROCITÀ; SOCIOECONO-
mia politica. A cavallo tra Ottocento e Nove- MIA.
cento, si parlerà di economia sociale o So-
zialökonomie, soprattutto nella tradizione tede- ECONOMIA EVOLUZIONISTICA (evolu-
Economia evoluzionistica
sca, con Max Weber e altri autori, per indicare tionary economics; Evolutionsökonomik; économie
soprattutto la unitarietà tra le discipline socia- évolutive; economía evolutiva). – Per economia
li, alle quali l’economia appartiene. Il civile si evoluzionistica si intende l’applicazione ana-
differenzia dal sociale per essere più collegato logica della teoria dell’evoluzione biologica
alla produzione di norme e alla dimensione all’analisi di fenomeni economici. In svariati
giuridica. contesti l’utilizzo di concetti evoluzionistici si
Nella stessa linea la tradizione italiana ha ri- è rivelato particolarmente fecondo di sviluppi,
preso ampiamente il concetto in collegamen- in particolare per quanto riguarda lo studio del
to anche con la sottolineatura della creatività progresso tecnologico, del comportamento
come risorsa economica. Spesso ricordato è al organizzativo, delle dinamiche industriali, del
riguardo il contributo di Gian Domenico Ro- mutamento istituzionale, delle norme sociali e
magnosi, il quale insiste sulla nozione di inci- dei comportamenti strategici.
vilimento. Carlo Cattaneo riprende e sviluppa Il rapporto tra pensiero economico e pensiero
lo stesso concetto soprattutto nella direzione evoluzionistico ha una lunga tradizione, che
della creatività e, in definitiva, nel senso di ha visto autori, anche molto diversi tra loro,
quel che oggi chiamiamo il capitale umano e il quali Adam Smith, Karl Marx, Thorstein Ve-
capitale sociale. Su un diverso versante, una blen, Alfred Marshall, Joseph Schumpeter,
componente non trascurabile dell’economia Friedrich von Hayek, Armen Alchain, Oliver
sociale, prodotta dalla ispirazione cattolica, Williamson, Richard Nelson e Sidney Winter,
ha sviluppato una linea d’indagine molto vici- importare in ambito economico metafore na-
na a quella dell’economia civile specie per turalistiche, ma anche idee economiche pene-
l’importanza attribuita ai gruppi intermedi trare il pensiero naturalistico, si pensi per
nella vita economica, sociale e politica. Un esempio all’influenza esercitata da Thomas
esempio è fornito da Giuseppe Toniolo e dal Malthus sullo sviluppo delle idee di Charles
suo Trattato di economia sociale (1901, ed. a cura Darwin, o più recentemente all’utilizzo della
di F. Vito, in Opera omnia, serie II, 1-5, Roma teoria dei giochi per lo studio di fenomeni bio-
1949-52). logici.
Oggi il concetto di economia civile viene stu- La metafora evoluzionistica si fonda su tre pi-
diato soprattutto in rapporto coi più recenti lastri: il «principio di variazione», secondo il
sviluppi della economia del benessere, che quale occorre che all’interno di una popolazio-
hanno condotto a riportare al centro dell’at- ne di agenti, siano essi individui o organizza-
tenzione il concetto di felicità e più esatta- zioni, sia presente una elevata variabilità.
mente di felicità pubblica. Su questo terreno si Questa implica la diversità, sia essa conse-
è sviluppata di recente una linea neoutilitari- guenza di un mutamento casuale o intenzio-
sta, rappresentata per esempio dallo psicolo- nale. Il «principio di ereditarietà» prevede un
go Daniel Kahneman, dalla quale si distingue meccanismo attraverso il quale tali variazioni
un’impostazione eudemonistica, sviluppata vengono trasmesse da una generazione all’al-
da Amartya Sen e ricollegabile al neoaristote- tra e, infine, il «principio di selezione» che ri-
lismo di Martha Nussbaum. Le proposte di ri- chiede l’esistenza di un criterio attraverso il
presa della nozione di economia civile sono vi- quale solo le variazioni vantaggiose, in senso
cine alla seconda linea di ricerca. generale, vengono selezionate e trasmesse da
P.L. Porta una generazione all’altra.
BIBL.: E. GARIN, L’umanesimo italiano, Roma-Bari L’analogia evoluzionistica viene utilizzata in
1994; P.L. PORTA - R. SCAZZIERI, Concorrenza e società economia sia come «euristica», per suggerire
civile, in A. QUADRIO CURZIO (a cura di), Alle origini del un approccio con il quale affrontare un dato
pensiero economico in Italia. Economia e Istituzioni: il fenomeno, ma anche come «giustificazione»,
paradigma lombardo tra i secoli XVIII e XIX, Bologna per rafforzare, cioè, conclusioni di modelli
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La caratteristica distintiva dell’economia spe- rimentale, Milano 2004; F. GUALA, The Methodology of
rimentale è l’uso dell’esperimento controllato, Experimental Economics, New York 2005.
ovvero la variazione sistematica di un fattore ➨ RAZIONALITÀ STRATEGICA.
causale mantenendo tutte le altre condizioni
sperimentali invariate. In questo modo, l’in- ECONOMICISMO (economism; Ökonomis-
Economicismo
fluenza di un singolo fattore «in isolamento» mus; économicisme; económicismo). – In genera-
può essere accuratamente osservata, riducen- le, teoria che assegna un ruolo determinante
do il rischio di attribuire rilevanza causale a nella storia umana ai fattori economici. Un an-
correlazioni statistiche accidentali (problema tenato del termine economicismo fu coniato
della validità interna degli esperimenti). L’eco- da Antonio Labriola che chiamò il marxismo
nomia sperimentale promette dunque di aggi- «economismo storico» con connotazione po-
rare i problemi tradizionalmente associati sitiva. Il termine equivalente, più diffuso nel
all’analisi econometrica (statistica) «sul cam- lessico marxista-leninista in russo e poi in al-
po», dove i fattori causali sono solitamente tre lingue, «materialismo economico» venne
molto numerosi e variano in modo disordina- usato da parte di chi si opponeva alle sue ver-
to confondendo le inferenze causali. Questo sioni deterministiche che affermavano una
causalità unidirezionale fra «base economica»
vantaggio dell’esperimento controllato viene
e «sovrastruttura», intendevano le formazioni
tuttavia acquisito a prezzo di un grado maggio-
sociali come riducibili immediatamente ai
re di «artificialità» e dunque di una scarsa rea- modi di produzione, e per lo più predicavano
listicità delle microeconomie costruite in la- l’inevitabilità del crollo del capitalismo. Que-
boratorio (problema della validità esterna degli ste versioni avrebbero rappresentato «una
esperimenti). concezione materialista volgare» che avrebbe
Validità interna ed esterna sono generalmente affermato che il soggetto della storia non sono
inversamente correlate. Per aggirare questo gli uomini stessi che la fanno sulla base delle
problema, gli economisti tendono a seguire un condizioni materiali date, ma invece le stesse
metodo di graduale approssimazione, comin- «forze» o gli stessi «fattori» economici dei
ciando a studiare sistemi molto semplici in si- quali l’azione umana sarebbe ridotta a «epife-
tuazioni altamente controllate, che vengono nomeno» (cfr. G. Batusev, Ecoknomiceskij mate-
progressivamente rese più complesse aggiun- rializm, in F.B. Kostantinov [a cura di], Filoso-
gendo elementi di realisticità rispetto al mon- fskaia Entsiklopedija, 5 voll., Moskva 1962, vol.
do reale (C. Plott, Laboratory Experimental V, pp. 545-546; cfr. I.V. Starikov, Istoriceskij Ma-
Testbeds: Application to the PCS Auction, in «Jour- terializm, in F.B. Kostantinov [a cura di], op. cit.,
nal of Economics and Management Strategy», vol. II, pp. 353-368). Il leninismo è stato il tipi-
5, 1997, pp. 605-638). Si tratta di un procedi- co avversario dell’economicismo in quanto af-
mento di «induzione eliminativa», dove le fermava la possibilità della rivoluzione prole-
possibili dissimilarità fra sistema di laborato- taria anche in un paese dove lo sviluppo delle
rio ed economia reale vengono sistematica- forze produttive non avesse ancora raggiunto
il suo apice grazie alla costruzione di una co-
mente controllate fino a quando non vi è ra-
scienza di classe nel proletariato per opera di
gione di ritenere che esistano differenze rile-
una avanguardia esterna. Nel marxismo italia-
vanti. Il successo di questo metodo è in gran no fu tipicamente avversario dell’economici-
parte fondato sull’ipotesi che le migliori teorie smo Antonio Gramsci che accentuò il ruolo
a disposizione dello scienziato forniscano una della cultura e degli intellettuali come organiz-
lista di fattori causali approssimativamente zatori delle masse (cfr. Quaderni del carcere, 4
completa (nel caso nuove teorie portino a voll., ed. a cura di V. Gerratana, Torino 1975,
identificare nuove possibili discrepanze fra la- vol. II, pp. 1386-1394). Tuttavia né il leninismo
boratorio e mondo reale, queste potranno es- né il gramscismo affrontarono il problema te-
sere controllate a loro volta per via sperimen- orico connesso alle nozioni di formazione eco-
tale). nomico-sociale e di modo di produzione, ov-
F. Guala vero se vi sia modo di ricostruire una causalità
BIBL.: A. ROTH - J. KAGEL (a cura di), The Handbook of pluridirezionale fra fattori tecnologici ed eco-
Experimental Economics, Princeton 1995; M. MOTTER- nomici e fattori culturali, politici, religiosi in
LINI - F. GUALA (a cura di), L’economia cognitiva e spe- una società storicamente data, e non solo una
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ciata (alla pari); tra nemici vige invece una re- Some Comments, in «Phronesis», 1959, pp. 73-
ciprocità negativa (inganno, rapina, guerra). 79) si connette così con la concezione preso-
Gli scambi si distinguono anche sulla base cratica del tempo ciclico e con quella, conse-
delle categorie degli oggetti che passano di guente, della palingenesi di tutta la realtà.
mano – cibi e strumenti per la sussistenza, be- Anche nel pensiero cristiano la dottrina della
ni cerimoniali, beni non necessari – ognuna fine del mondo è connessa al fuoco come ele-
delle quali alimenta un proprio circuito, senza mento distruttore (2 Pt 3,12; 1 Cor 3,15); ma
possibilità che vi sia commistione tra l’uno e non è possibile dimostrare che essa abbia il
l’altro. Per questo le economie primitive sono suo genuino antecedente nell’ecpirosi stoica,
definite come multicentriche per distinguerle e nemmeno in una dottrina consimile che si
da quelle che fanno perno su di una moneta presume esistesse anche presso gli ebrei (cfr.
unica che ha potere su qualunque bene e ser- Oracula Sybillina, II, 253-255; IV, 172). L’ecpiro-
vizio. Mentre le società primitive sono definite si, nel concetto cristiano, non ha un mero ca-
invece come monocentriche, essendo imper- rattere naturalistico, come nello stoicismo,
niate intorno al sistema della parentela, a dif- ma una funzione etico-escatologica: il fuoco è
ferenza di quelle occidentali che sono caratte- insieme prova e purificazione. Con questo si-
rizzate da pluralismo istituzionale, sociale e gnificato la ritroviamo negli apologisti cristia-
culturale. ni (Taziano, Adversus Graecos, 6; Giustino, Apo-
M. Bianchini logia, I, 20; II, 7) e nella patristica (Origene,
BIBL.: E.S. MILLER - C.A. WEITZ, Introduction to Anthro- Commento alla Genesi, in J.-P. Migne, Patro-
pology (1931), Englewood Cliffs (New Jersey) 1979; logiae cursus completus, Series I: [Patres] Ecclesiae
K. POLANYI, Primitive, Archaic and Modern Economies, Graecae, 161 voll. in 167 tomi, Paris 1857-66,
Garden City (New York) 1968, tr. it. di N. Negro, Eco- vol. XII, col. 105).
nomie primitive, arcaiche e moderne, Torino 1980; M. G. Faggin - A.M. Ioppolo
SAHLINS, Stone Age Economics, London 1972, tr. it. di ➨ FUOCO; PALINGENESI; STOICISMO.
L. Trevisan, L’economia dell’età della pietra, Milano
1980; M. GODELIER, Primitivo, in Enciclopedia Einaudi, ECUMENISMO. – SOMMARIO: I. Chiesa unita
Ecumenismo
16 voll., Torino 1977-84, vol. X, pp. 1130-1145. e divisa. - II. Il movimento ecumenico. - III. Si-
gnificato e prospettive.
ECPIROSI (gr. ejkpuvrosi", «conflagrazione»).
Ecpirosi I. CHIESA UNITA E DIVISA. – Fin dall’inizio la storia
– Secondo gli stoici, il mondo, dopo aver per- cristiana è stata una storia di unità e divisione
corso il suo ciclo, si dissolverà alla fine nell’ec- insieme. Forti tensioni e divergenze sul piano
pirosi, cioè nella conflagrazione generale. teologico ed ecclesiologico esistevano già nel
La conflagrazione non è una distruzione cristianesimo apostolico (identificato appros-
dell’universo, ma una sua nuova rigenerazio- simativamente con quello del I secolo), tanto
ne, perché in essa il mondo si dilata nel vuoto che studiosi autorevoli come Ernst Käsemann
illimitato che lo circonda e tutte le cose si tra- si sono chiesti se il canone neotestamentario
sformano in fuoco, o in luce come sostiene fosse realmente in grado di fondare l’unità del-
Crisippo. Il mondo giunge alla sua perfezione, la chiesa. Nel II secolo sorsero nel cristianesi-
perché ritorna al fuoco da cui si era originato mo correnti critiche e aree di dissenso che, in
alla fine del grande anno, quando tutti i piane- generale, furono sommariamente classificate
ti occupano la medesima posizione che occu- come «eretiche», non sempre a ragione. Il Cre-
pavano al principio. do detto «ecumenico», fissato dai concili di
«Nel corso dei periodi fatali il mondo intero va Nicea (325) e Costantinopoli (381) e perciò co-
in fiamma, e quindi comincia una nuova costi- nosciuto come «niceno-costantinopolitano»,
tuzione cosmica» (in Eusebio, Praeparatio proclama la fede cristiana nella unicità e unità
evangelica, XV, 816 d; cfr, anche: Taziano, della chiesa («Crediamo [...] nella Chiesa una,
Adversus Graecos, 5; Plutarco, De stoicorum re- santa, cattolica e apostolica»), ma già allora il
pugnantiis, 41; De communibus notitiis adversus corpo ecclesiale era stato e continuava a esse-
Stoicos, 36). La teoria dell’ ecpirosi, già presen- re attraversato da seri conflitti dottrinali: si
te nel pensiero iranico e babilonese (cfr. Sene- pensi, per limitarci a due soli esempi, allo
ca, Naturales quaestiones, III, 29) e formulata scontro nel IV secolo tra Donato, intransigente
esplicitamente da Eraclito (cfr. Ippolito, Refu- in tema di prassi penitenziale, e il più conci-
tatio, IX, 10; v. G.S. Kirk, Ecpyrosis in Heraclitus. liante Ceciliano, sostenuto da Roma, e al con-
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propose una piattaforma teologica per la futu- La nascita del movimento ecumenico organiz-
ra chiesa unita che si collegava con l’antica zato si fa comunemente risalire alla conferen-
tradizione cristiana, mettendo tra parentesi le za missionaria mondiale di Edimburgo del
definizioni tridentine, considerate troppo con- 1910, dove si prese coscienza del fatto che la
fessionali per essere ricuperabili ai fini di un missione cristiana nel mondo sarebbe stata
progetto ecumenico. Bossuet rifiutò di discu- molto più efficace e credibile se fosse stata
tere una simile ipotesi e la trattativa fu inter- unitaria. L’ecumenismo come decisione cora-
rotta. le fu dunque presa non in seno alle «chiese
Anche in campo cattolico vi furono uomini stabilite», comodamente insediate nella divi-
animati da propositi ecumenici, come, tra gli sione, ma in seno alle società missionarie che
altri, il generale dell’ordine francescano Cri- registravano ogni giorno, nel loro lavoro, il
stoforo Spinola, che redasse un testo intitola- danno che la divisione delle chiese recava al
to Regole di guida alla riunione di tutte le Chiese progresso del cristianesimo nel mondo. Con-
cristiane, destinato a un’assemblea che avreb- seguentemente, la finalità primaria e origina-
be dovuto preparare la riunificazione delle ria dell’ecumenismo era (e resta) di favorire la
chiese. Molti altri nomi potrebbero essere fat- missione che lo ha generato. Il movimento si
ti, ma è soprattutto nell’Ottocento che fioriro- sviluppò nei primi decenni della sua storia
no iniziative ecumeniche collettive che prepa- lungo due linee distinte, che corrispondono a
rarono il terreno al sorgere del movimento due diverse visioni dell’unità della chiesa e del
ecumenico propriamente detto. Qui va men- modo per raggiungerla: la prima linea, pro-
zionata l’Alleanza Evangelica, primo cospicuo mossa dalla corrente «Fede e Costituzione»
esempio di ecumenismo intraprotestante, (Faith & Order), è quella dell’unità nella fede
ottenuta attraverso il dialogo teologico; la se-
creata a Londra nel 1846. Due anni prima,
conda linea, promossa dalla corrente «Vita e
sempre a Londra, era nata l’Associazione Cri-
Azione» (Life & Work), puntava sull’unità cri-
stiana dei Giovani ( YMCA), seguita nel 1895
stiana raggiunta attraverso il lavoro comune,
dal ramo femminile (YWCA). I due movimenti
secondo il motto «la dottrina divide, l’azione
si diffusero rapidamente a livello mondiale,
unisce»: è questa corrente che organizzò la pri-
con un progetto missionario tra i giovani seco- ma grande assemblea ecumenica mondiale, a
larizzati di allora, attuato non più in nome di Stoccolma nel 1925. Queste due tendenze, pur
una chiesa particolare, ma della comune ap- vivendo esistenze parallele, erano (e sono) in
partenenza cristiana. Un altro importante or- realtà complementari. Non stupisce quindi
ganismo, che fornì non pochi leaders al movi- che insieme abbiano dato vita al principale or-
mento ecumenico del Novecento, fu la Federa- ganismo ecumenico oggi esistente: Il Consiglio
zione mondiale degli Studenti cristiani (WSCF), Mondiale delle Chiese, creato ad Amsterdam nel
creata a Vadstena (Svezia) nel 1895. Infine sor- 1948, del quale fanno parte la grande maggio-
sero vari organismi confessionali mondiali nei ranza delle chiese protestanti e ortodosse (og-
quali per la prima volta nella loro storia si in- gi oltre 300; quando fu fondato erano 147; tra
contrarono e cominciarono a conoscersi da vi- le grandi chiese cristiane manca solo la chiesa
cino chiese che, pur appartenendo alla stessa cattolica romana). La base teologica del Con-
confessione o denominazione, erano tra loro siglio, che bisogna sottoscrivere per farne par-
abbastanza diverse per i diversi contesti storici te, è la seguente: «Il Consiglio ecumenico del-
e culturali in cui si erano impiantate e svilup- le chiese è un’associazione fraterna (fellowship)
pate. Questi organismi furono le prime pale- di chiese che confessano il Signore Gesù Cri-
stre in cui le chiese fecero l’esperienza ecume- sto come Dio e Salvatore secondo le Scritture,
nica fondamentale dell’unità nella diversità. e perciò cercano di adempiere insieme la loro
Così, tutte le chiese anglicane cominciarono, a comune vocazione alla gloria dell’unico Dio
partire dal 1867, a incontrarsi con scadenza re- Padre, Figlio e Spirito Santo». Dal 1948 a oggi
golare nelle «Conferenze di Lambeth», quelle il Consiglio ha tenuto nove assemblee mon-
riformate in una «Alleanza» creata nel 1875, diali: l’ultima s’è svolta a Porto Alegre, Brasile,
quelle metodiste in un «Consiglio» nato nel nella primavera del 2006.
1881, quelle battiste in una «Alleanza» del Con il concilio Vaticano II (1962-65) anche la
1905, quelle luterane in una «Federazione» del chiesa cattolica romana, che fino allora aveva
1929, e così via. espresso un giudizio negativo sul movimento
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mini di una serie di aut-aut esclusivi e inconci- Anche se questa esperienza di unità è di carat-
liabili, ma possono essere spiegate in termini tere religioso e spirituale e non può essere im-
diversi di correlazione e complementarietà, mediatamente tradotta in termini politici, so-
pur salvaguardando il primato della Scrittura ciali ed economici, pure è altamente significa-
sulla tradizione, della grazia divina sull’inizia- tiva e promettente: l’unità del genere umano,
tiva umana, e così via. Il teologo luterano cioè la convivenza pacifica e feconda di cultu-
Oscar Cullmann parlava di una «carisma catto- re, religioni, tradizioni, classi, popoli e nazioni
lico», di un «carisma protestante», di un «cari- diverse, è possibile. La chiesa è uno spaccato
sma ortodosso» che potrebbero e dovrebbero di umanità riconciliata, che proprio per questo
essere individuati e riconosciuti come neces- «osa parlare di se stessa come di un segno del-
sari alla pienezza dell’unità cristiana. Tutto la futura unità del genere umano» (Assemblea
questo, comunque, presuppone l’esistenza tra ecumenica mondiale di Uppsala, 1968). Ma per
le chiese di rapporti di pace, stima, fiducia e poter essere davvero questo «segno», le chie-
apprezzamento reciproco. Le religioni, ed an- se devono superare le loro divisioni. Il movi-
che le chiese, sono state sovente all’origine di mento ecumenico ha dunque un duplice ob-
conflitti di varia natura, oppure hanno contri- biettivo: promuovere l’unità cristiana in vista
buito ad aggravarli. L’ecumenismo è l’antidoto di un progetto più grande e più inclusivo anco-
a questa storia lunga e infausta, e rappresenta, ra, cioè l’unità del genere umano.
per il cristianesimo, l’inizio di un’epoca nuova. [c] Questo discorso introduce, perché in nuce
[b] Un secondo significato di rilievo del movi- già lo contiene, quello che collega ecumeni-
mento ecumenico è il collegamento, istituito smo e «coscienza planetaria» (come la chia-
si può dire fin dall’inizio, tra la ricerca dell’uni- mava Ernesto Balducci): in questo nesso c’è il
tà della chiesa e quella dell’unità dell’umanità. terzo significato rilevante del movimento ecu-
I due ambiti, benché nettamente distinti, non menico. Fin dall’inizio della sua storia la chie-
possono essere separati, sia perché sovente le sa si è concepita e presentata come «cattoli-
divisioni presenti nell’umanità si manifestano ca», cioè universale, sia perché l’Evangelo che
anche nelle chiese, sia perché l’unità della l’ha generata e che essa annuncia è destinato
chiesa non è fine a se stessa, ma intende porsi a «ogni creatura» (Mc 16,15), sia perché nella
al servizio dell’unità della famiglia umana. chiesa l’antica divisione tra ebrei e pagani è
L’orizzonte del movimento ecumenico non è stata superata, dato che Cristo «dei due popoli
soltanto ecclesiale. Uno dei programmi ecu- ne ha fatto uno solo» (Ef 2,14). Nel corso dei
menici recenti di maggiore rilievo è quello in- secoli, a motivo delle divisioni che si sono sus-
titolato «Pace – Giustizia – Salvaguardia del seguite, la coscienza dell’universalità si è mol-
creato»: si tratta di obiettivi che riguardano la to affievolita, pur senza essere mai dimentica-
sopravvivenza e la convivenza pacifica ta. Oggi il movimento ecumenico la sta ricupe-
dell’umanità. La chiesa è, secondo il suo sta- rando e ricollocando al centro dell’esperienza
tuto, una comunità di uomini e donne nella cristiana, ma in una nuova accezione: la vera e
quale cadono le barriere che dividono l’umani- piena universalità cristiana, quella che corri-
tà: nella chiesa «non c’è né giudeo né greco; sponde all’universalità di Dio e dovrebbe ri-
non c’è né schiavo né libero; non c’è né ma- fletterla, è quella che saprà spogliarsi delle
schio né femmina» (Gal 3,28). Oltre alle diffe- sue determinazioni confessionali e religiose,
renze culturali, sociali e sessuali, anche quelle per inverarsi in una universalità più inclusiva,
economiche tendono a essere livellate: la co- quella di una comunità umana finalmente af-
munità cristiana si sforza di praticare l’antico fratellata. Nella Gerusalemme celeste descrit-
principio biblico secondo cui «chi aveva rac- ta dall’Apocalisse «non ci sarà più Tempio»
colto molto non ne ebbe di troppo, e chi aveva (21,22). Questo vuol dire che tutte le identità
raccolto poco, non ne ebbe mancanza» – s’in- religiose e laiche, compresa quella cristiana,
tende rispetto ai propri bisogni – cercando co- che via via si sono succedute nei secoli e intor-
sì di attuare, per quanto possibile, il «principio no alle quali l’umanità s’è organizzata dando
di uguaglianza» (2 Cor 8,13-15). Le differenze luogo anche a innumerevoli conflitti, sono
presenti nell’umanità non vengono annullate, provvisorie e penultime. Non si tratta, ora, di
ma vengono ridimensionate, così da non divi- rinnegarle, ma occorre trascenderle per ritro-
dere più le persone tra loro e non impedire la varle in una identità umana nuova e condivisa
loro comunione e, con essa, l’unità cristiana. a livello planetario. Si tratta di ripartire da una
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The Mathematical Theory of Relativity, Cambrid- 1998, direttore del dipartimento di Neurobio-
ge 1923) e di meccanica quantistica (Relativity logia allo Scripps Research Institute a La Jolla,
Theory of Protons and Electrons, Cambridge ha lavorato sulla memoria immunitaria e sulle
1936; The Combination of Relatvity Theory and proteine che nel corso dello sviluppo danno
Quantum Theory, Dublin 1943; Fundamental forma al sistema nervoso attraverso una serie
Theory, Cambridge 1946): in occasione di meccanismi epigenetici. Queste sue ricer-
dell’eclissi di sole del 1919, partecipò all’espe- che, legate sia ai processi di sviluppo nervosi,
rimento decisivo per la valutazione della de- sia ai meccanismi attraverso cui gli agenti in-
viazione della luce in un campo gravitazionale. fettivi selezionano e innescano gli anticorpi
Sulla base di questi studi Eddington formulò che sono al centro delle reazioni immunitarie,
una dottrina gnoseologica e filosofica di carat- hanno suggerito a Edelman – premio Nobel
tere idealistico, descritta in The Nature of Phy- nel 1972 insieme a Rodney Porter – il concetto
sical World, Cambridge 1928 (tr. it. Bari 1935); di «darwinismo neuronale». Questa teoria,
Science and the Unseen World, London 1929 (tr. che si oppone a ogni ipotesi di rigido determi-
it. Verona 1948) e The Philosophy of Physical nismo del sistema nervoso, si ispira alle teorie
Science, Cambridge 1939 (tr. it. Bari 1941). La di Darwin.
fisica moderna è per lui scienza della struttura Secondo la teoria darwiniana, una particolare
e non della sostanza (che invece è solo un’in- popolazione di animali o vegetali può essere
cognita postulata al di là delle impalcature selezionata dall’ambiente (il clima, la disponi-
simboliche con cui la mente determina le inva- bilità di cibo, gli agenti infettivi) perché gli in-
rianze del mondo fisico). Eddington sostiene dividui che la compongono sono più o meno
allora un «soggettivismo selettivo», per cui «la resistenti rispetto a quelli che formano altre
mente ha inquadrato i fenomeni della natura popolazioni; avviene così che alcuni individui,
in un sistema di leggi di un modello in gran o popolazioni, sopravvivano e altri soccomba-
parte scelto da lei stessa; e nello scoprire que- no. Anche i neuroni, indica Edelman, possono
sto sistema di leggi si può considerare che la essere considerati come individui che appar-
mente abbia ricuperato dalla natura ciò che tengono a popolazioni diverse le une dalle al-
nella natura aveva messo» (La natura del mon- tre per le loro peculiari caratteristiche: un par-
do fisico, p. 276). Il concetto di attività selettri- ticolare stimolo che fa ingresso nel nostro cer-
ce, contrapposto a quello di astrazione, con- vello (visivo, acustico ecc.) può quindi selezio-
duce a parlare di «creazione», anziché di «sco- nare un gruppo di neuroni più adatti a ricono-
perta» scientifica, e il tessuto del mondo è scerlo, a resistergli o ad accettarlo.
dunque di natura mentale, benché solo isole In base alla teoria del darwinismo neuronale, i
limitate di essa posseggano la coscienza. messaggi che sin dalla nascita agiscono sul
F. Barone nostro sistema nervoso verrebbero decodifica-
BIBL.: L.P. PACKS, Sir A. Eddington: Man of Science
ti da gruppi di neuroni più «adatti», che da
and Mystic, London - New York 1949; N.B. SLATER, quel momento si assocerebbero tra di loro in
The Development and Meaning of Eddington’s «Fun- una rete nervosa in grado di trattenere la me-
damental Theory», Including a Compilation from Ed- moria di quello stimolo-evento e di ricono-
dington’s Unpublished Manuscripts, Cambridge - scerlo in futuro. Un evento si trasformerebbe
New York 1957; J. MERLEAU-PONTY, Philosophie et théo- quindi in memoria in quanto agirebbe su una
rie physique chez Eddington, Paris 1965; C.W. KILMI- particolare popolazione di neuroni che verreb-
STER, Sir A. Eddington, Oxford 1966; S. CHANDRA- bero selezionati da quell’esperienza, cioè
SEKHAR, Eddington: The Most Distinguished Astrophy- dall’ambiente, nell’ambito della quasi infinita
sicist of His Time, Cambridge 1983; V. DE SABBATA - popolazione di neuroni disponibili; ma poiché
T.M. KARADE (a cura di), Proceedings of the Sir A. Ed- ogni memoria è sfaccettata e ha aspetti diver-
dington Centenary Symposium, Singapore 1984; si, ogni suo singolo aspetto verrebbe codifica-
C.W. KILMISTER, Eddington’s Search for a Fundamental to a più livelli da diversi gruppi o popolazioni
Theory, Cambridge 1994; D.S. EVANS, The Eddington di neuroni, in grado di interagire tra di loro per
Enigma: a Personal Memoir, Princeton 1998. ricostruire, in seguito, l’esperienza nel suo in-
sieme. Lo stesso meccanismo consentirebbe
EDELMAN, GERALD MAURICE. – Biologo sta-
Edelman anche di codificare in una stessa popolazione
tunitense n. a New York nel 1929. Professore al di neuroni aspetti simili di realtà diverse; tra-
Rockefeller Institute di New York dal 1966 al mite questo processo di generalizzazione, me-
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che è alla base degli sviluppi contemporanei her Circle, London 1909; H.J. BUTLER - H.E. BUTLER (a
dell’analisi di equilibrio economico generale. cura di), The Black Book of Edgeworthstown and other
La produzione successiva è equamente divisa Edgeworth Memories (1585-1817), London 1928;
fra economia e statistica. Dalle pagine dello I.C. CLARKE, Maria Edgeworth: her Family and Friends,
«Economic Journal», la più importante rivista London 1949; G. CALÒ, Pedagogia del risorgimento, Fi-
di economia dell’epoca, di cui fu direttore dal renze 1965; E. KOWALESKI-WALLACE, Their Fathers'
1890 fino al 1926, intervenne su una enorme Daughters: Hannah More, Maria Edgeworth, and Pa-
varietà di temi di economia matematica e teo- triarchal Complicity, New York - Oxford 1991; B. HOL-
LINGWORTH, Maria Edgeworth Irish Writing: Langua-
ria economica, come l’analisi del monopolio,
ge, History, Politics, London 1997.
la teoria della moneta, la tassazione ottimale,
il commercio internazionale, l’economia di
guerra. Il suo contributo alla statistica consi- EDONISMO (dal greco hJdonhv «piacere» - he-
Edonismo
ste nella costruzione di alcuni nuovi strumenti donism; Hedonismus; hédonisme; edonismo). –
analitici, e, più in generale, nell’applicazione Con il termine «edonismo», inteso nel suo si-
della teoria della probabilità alla inferenza sta- gnificato più generico, si è soliti indicare qual-
tistica nelle scienze sociali. Edgeworth ha an- siasi dottrina che ponga il piacere a norma e fi-
ticipato le odierne teorie pluraliste della pro- ne ultimo dell’attività umana, identificando
babilità con una sintesi fra l’interpretazione così il piacere con il bene morale stesso. Una
frequentista di John Venn, che definisce la pro- prima teorizzazione dell’edonismo, nel pen-
babilità come frequenza statistica di un evento siero occidentale, si è avuta a opera di Aristip-
in una lunga serie di eventi simili, e quella epi- po di Cirene (435-360), il fondatore della scuo-
stemica che considera la probabilità una mi- la cirenaica, che ha reso concreto il concetto
sura della credenza razionale. socratico di bene, polarizzandolo verso il godi-
A. Baccini mento sensibile e l’appagamento del deside-
BIBL.: J. CREEDY, Edgeworth and the Development of Neo- rio. Il sapiente, secondo Aristippo, è colui che
classical Economics, London 1986; F.Y. EDGEWORTH, ha scelto il piacere come suprema norma
Papers Relating to Political Economy, 3 voll., Bristol dell’agire e che, proprio per questo, ha anche
1993 (1925); C.R. MCCANN (a cura di), F.Y. Edgeworth: imparato l’arte del godere, ovvero l’arte che
Writings in Probability, Statistics and Economics, consente di conseguire il massimo piacere at-
Cheltenam 1996; S. STIGLER, Statistics on the Table, traverso il dominio del piacere stesso. Il sag-
Cambridge (Massachusetts) 1999; P. NEWMAN (a cu- gio, afferma infatti Aristippo, deve possedere il
ra di), F.Y. Edgeworth’s Mathematical Psychics and piacere e non esserne posseduto: «Posseggo
further Papers on Political Economy, Oxford 2003; A. ma non sono posseduto, perché il dominare i
BACCINI, Bibliography of Edgeworth’s Writings, in P.
piaceri e non lasciarsene trascinare è ottima
NEWMAN (a cura di), F.Y. Edgeworth’s Mathematical
Psychics and further Papers on Political Economy,
cosa, non l’astenersene» (Diogene Laerzio, Vi-
Oxford 2003; A. BACCINI, Edgeworth on the Founda- te dei filosofi, II, 75, cfr. tr. it. di M. Gigante, Bari
tions of Ethics and Probability, n. mon. «Quaderni del 1962). In questo senso l’edonismo filosofico di
Dipartimento di Economia Politica», 427 (2004). Aristippo viene a distinguersi dall’edonismo
volgare o bruto, che coincide con la più com-
EDGEWORTH, MARIA. – Scrittrice di narrati-
Edgeworth pleta incontinenza. All’interno della scuola ci-
va per l’infanzia e di pedagogia, n. a Black renaica la dottrina edonistica ha avuto vari svi-
Bourton (Oxfordshire) l’1 genn. 1767, m. a Ed- luppi e tra questi vanno senz’altro menzionati
geworthtown (Irlanda), il 22 magg. 1849. quelli elaborati da Egesia e da Anniceride, se
Più nota come narratrice (le opere sono raccol- non altro per il loro carattere di opposti. Ege-
te in Tales and Miscellaneous Pieces, London sia era un edonista che però considerava im-
1825, 14 voll.; Tales and Novels, ivi 1823-33, 18 possibile il raggiungimento del piacere, per-
voll.), va ricordata anche per le sue Letters for ché il corpo è afflitto da un’infinità di mali,
Literary Ladies (ivi 1793) e più ancora per i due perché l’anima si turba e soffre insieme al cor-
volumi di Practical Education (ivi 1798), che, po e perché la fortuna ostacola le nostre aspi-
sebbene non originali nel pensiero, servirono razioni. Per queste ragioni Egesia elaborò una
a diffondere i principi pedagogici di Rousseau. visione del mondo tanto fosca e cupa da gua-
O. Visentini dagnarsi l’appellativo di «persuasor di morte».
BIBL.: A.J.C. HARE, The Life and Letters of Maria Ed- La vita, diceva infatti Egesia, è un bene soltan-
geworth, London 1894; C. HILL, Maria Edgeworth and to per gli sciocchi, mentre il sapiente sa che la
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senso, che è in grado di rendere significativo motivo etico dominante di tutte le filosofie
anche il dolore. Ciò che rende infelice l’uomo, sensistiche, materialistiche e positivistiche,
nella prospettiva cristiana, non è il dolore, ma che pongono nell’utile e nel senso il fonda-
la mancanza di senso che si può sperimentare mento della vita morale; a questo titolo entra-
anche nel piacere. Un’illustrazione efficacissi- no, in qualche modo, nell’orbita dell’edoni-
ma di questa prospettiva ci viene fornita da smo: Montaigne, Hobbes, Gassendi, Helvétius,
san Francesco d’Assisi che, raccontano i bio- Holbach, La Mettrie, Condillac, Diderot,
grafi, dovendo spiegare al compagno frate Le- Feuerbach e, con un taglio utilitaristico, Ben-
one che cosa fosse la perfetta letizia, disse, tham, Stuart Mill, James e Spencer.
esemplificando, che l’essere scambiati per dei La prospettiva di Jeremy Bentham riveste sicu-
ladri dai compagni del convento e l’essere pic- ramente un interesse particolare tra le varie
chiati e cacciati fuori, alla pioggia e al freddo, proposte moderne che rientrano, in vari modi,
sarebbe perfetta letizia, se accettato per amore nell’orbita dell’edonismo, anche perché Ben-
di Dio («se noi tutte queste cose sosterremo tham è stato esplicitamente accostato a Epi-
pazientemente e con allegrezza, pensando le curo da John Stuart Mill. Bentham propone
pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo una forma di edonismo che può essere defini-
sostenere per suo amore; o frate Leone, scrivi to, al tempo stesso, motivazionale e normati-
che questa è perfetta letizia», cfr. Z. Lazzeri [a vo. Motivazionale perché sostiene che solo il
cura di], I fioretti di santo Francesco, Firenze piacere può motivare l’azione, normativo per-
1925, p. 43). Ma poi tutta la pietà popolare cri- ché identifica il piacere con il valore e con il
stiana è caratterizzata da quest’idea fonda- bene e lo assume come norma di condotta. Le
mentale, secondo cui le sofferenze umane rap- prime righe di Introduzione ai principi della mo-
presentano una forma di partecipazione al sa- rale e della legislazione lo confermano in modo
crificio redentivo del Cristo. esemplare. «La Natura», scrive infatti Ben-
Con l’umanesimo, in cui, in opposizione tham, «ha posto l’umanità sotto il dominio di
all’ascetismo medioevale, si rivendicano la na- due sovrani assoluti, il dolore e il piacere. Sol-
tura umana e le sue terrene passioni, rinasce tanto tramite essi risulta possibile indicare
con nuovo spirito l’epicureismo, che ha i suoi che cosa si deve fare, così come è in relazione
principali esponenti in C. Raimondi, secondo a essi che stabiliamo che cosa faremo» (J. Ben-
cui l’uomo non può dirsi felice «sine corporis tham, An Introduction to the Principles of Morals
et rerum externarum commodis» (Lettera ad and Legislation, London 1789, a cura di E. Le-
Ambrogio Tignosi, a cura di G. Santini, in A. Cri- caldano, Introduzione ai principi della morale e
vellucci - E. Pais [a cura di], Studi storici, Torino della legislazione, Torino 1998). Tali premesse,
1899, p. 563) e particolarmente in Valla, che tuttavia, non danno origine a una forma bana-
nel De voluptate ac de vero bono mostra che il le di edonismo, basato esclusivamente sul
piacere è il vero bene, che l’azione umana, an- perseguimento del piacere immediato. Ben-
che quella che sembra più pura e disinteressa- tham, infatti, è mosso dalla preoccupazione
ta, è determinata dal piacere. Secondo il Valla sociale di assicurare la felicità al maggior nu-
noi non amiamo la virtù per se stessa, ma per mero di persone e, a questo fine, ritiene neces-
il piacere che ci procura; Catone non si è tolto sario che, a volte, la ricerca individuale del pia-
la vita per amore della virtù, ma perché non cere immediato vada notevolmente limitata.
tollerava il giogo di Cesare (L. Valla, op. cit., II, Bentham, inoltre, introduce la teoria del calco-
6). La voluptas, di cui parla Valla, non è liberti- lo quantitativo dei piaceri, che costituisce il
naggio, brama mai sazia di godere, abbandono suo contributo più originale all’utilitarismo.
agli istinti, ma quel piacere che non è in con- Tale calcolo verrebbe realizzato tramite la re-
trasto con l’onesto. È, come dice Saitta, la vo- dazione di una tabella di tipo aritmetico, che
luptas idealizzata, che è frutto della prudenza terrebbe conto di elementi che caratterizzano i
del saggio, che antepone il maggior vantaggio vari aspetti del piacere quali la durata, l’inten-
al minore (ibi, II, 40). Un cenno, a tal proposito, sità, la certezza, la prossimità, la capacità di
merita anche Gassendi (De vita, moribus et produrre altri piaceri, l’assenza di conseguen-
doctrina Epicuri, 1674). ze dolorose, consentendo così di fornire una
Nell’epoca moderna l’edonismo, nella sua for- base scientifica alla morale.
ma mediata (piacere connesso con valori su- L’edonismo di Bentham è stato criticato da
periori al piacere sensibile immediato), è il John Stuart Mill, a causa del suo carattere
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rianism: For and Against, Cambridge 1966; W. SUM- promossa, secondo una determinata linea di
NER, Welfare, Happiness and Ethics, Oxford 1996; F. sviluppo, la propria crescita globale ed è con-
FELDMAN, Hedonism, in L.C. BECKER - C.B. BECKER (a temporaneamente aiutato a trarre da se stesso
cura di), Encyclopedia of Ethics, London - New York ciò che in nuce è già presente. L’azione educa-
2001; E. MILLGRAM, Pleasure in Practical Reasoning, in tiva diventa, così, la risultante di atti, fatti,
E. MILLGRAM (a cura di), Varieties of Practical Reaso- eventi in cui il soggetto educando si rende de-
ning, Cambridge 2001, pp. 331-353. stinatario dei percorsi e dei progetti posti in
➨ DOLORE; EUDAIMONIA; EUDEMONISMO; FELICITÀ; essere dal soggetto educatore, ma avverte an-
PIACERE; UTILITARISMO; VIRTÙ. che, almeno in una certa misura, le proprie po-
tenzialità.
EDUCAZIONE (dal lat. educo ed educo - edu-
Educazione L’educazione costituisce, quindi, un cammino
cation; Erziehung; éducation; educatión). – L’edu- delicato, un percorso non privo di ostacoli,
cazione costituisce uno dei due oggetti centra- una tensione indirizzata verso mete non ne-
li – l’altro è rappresentato dalla formazione – cessariamente prestabilite, ma soprattutto è
propri della riflessione all’interno della peda- un processo intenzionale governato da un fine
gogia. Quanto è considerato a proposito del- generale: la promozione dell’umanità che è
l’«educativo» si presenta come il frutto della nell’uomo. Inoltre, il fine dell’educazione è da-
relazione tra due (o più) soggetti, che – pur en- to anche dall’assumere la coscienza critica di se
tro la distinzione dei ruoli di educando ed edu- stessi e la conoscenza problematica del mondo.
catore – si educano. La dimensione dell’edu- Va allora stabilito che non vi sia educazione se
cazione appare, dunque, anzitutto riferita non nella libertà di sé e degli altri. La libertà
all’eteroeducazione dell’uomo. Egli si trova del soggetto prescinde dalle età della vita e
all’interno di un processo complesso che lo contrassegna: a) la possibilità e la capacità di
vede posto di fronte all’altro, contribuendo a scegliere; b) la partecipazione ai valori morali,
dar vita alla molteplicità relazionale dell’uma- civili, politici; c) la vita personale e sociale; d)
no. Pertanto, l’educazione non è una mera tra- l’equilibrio armonico della persona; e) la strut-
smissione di conoscenze, culture o condotte. tura della personalità culturale unitamente al-
Tantomeno riguarda l’ammaestramento, l’al- la costruzione del senso del vero e del giusto,
levamento e la coltivazione, l’indottrinamen- del bene e del bello; f) la libera adesione alle
to, l’etichetta o la plasmazione, l’addestra- fedi religiose. La storia personale del soggetto
mento, l’esercizio o l’apprendistato. Né può è attraversata dalla sua educazione: questa de-
venir confusa con l’istruzione e l’erudizione, ve poter essere vissuta in armonia con l’inte-
l’apprendimento e l’insegnamento. riorità del soggetto, in modo da renderlo re-
SOMMARIO: I. Il concetto di educazione. - II. Sto- sponsabile di se stesso e capace di un congruo
ria dell’educazione. agire sociale. Ciò favorisce la continua proie-
I. IL CONCETTO DI EDUCAZIONE. – Sotto il profilo zione verso la lietezza e la gioiosità, il benes-
strettamente filologico, la radice della parola sere e l’appagamento. Un consimile stato eu-
educazione va ricercata nei due verbi latini demonico è la premessa del dare forma alla
educo ed educo. Con educo, il cui infinito è edu- propria coscienza etica e antropologica, se-
care, si richiamano i significati differenti del condo un fondamentale principio pedagogico
«far crescere», mentre con educo, il cui infinito che pone l’uomo nell’equilibrio armonizzato
è educere, emerge il valore proprio del «trarre tra il suo mondo personale e il mondo a lui
fuori», ma anche del «condurre con sé». Si esterno. Ciò significa che ogni corretta educa-
può, pertanto, sostenere che l’educazione zione tende all’emancipazione del soggetto e
contempli due particolari e differenziati modi alla sua compiuta liberazione da moralismi e
d’essere del rapporto interpersonale, promos- ideologie, pregiudizi e prevenzioni; da qualsi-
si dall’educatore nei confronti dell’educando. asi forma di fondamentalismo o integralismo,
Anzitutto, egli provvede a che ogni condizione razzismo o fanatismo; da ogni pratica di intol-
adeguata sia posta affinché la crescita interio- leranza, discriminazione, intransigenza. Inol-
re ed esteriore del soggetto avvenga nel mi- tre, l’educazione continua a rappresentare –
gliore contesto, oggettivo e soggettivo, possi- proprio oggi, ancora più di ieri – anche una li-
bile. Di poi, si adopera attraverso un’opportu- berazione dall’inciviltà che si manifesta nella
na pratica educativa per inverare ciò che già rozzezza, nella villania, nella volgarità e perfi-
sussiste nell’educando. Così il soggetto sente no nello sgarbo o nella scortesia. La gentilezza
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dei gruppi sociali, equità delle occasioni for- bambini nel mondo vivono in condizioni di
mative, sviluppo educativo permanente du- sfruttamento; 8 milioni e mezzo di bambini so-
rante l’intero arco della vita. no ridotti in schiavitù; un milione e duecento-
È così che la famiglia, la scuola, la società, l’ex- mila bambini ogni anno divengono vittime del
trascolastico, i differenti ambienti educativi, traffico di esseri umani; inoltre, 400 mila don-
l’associazionismo, le chiese, le agenzie che go- ne di età inferiore ai 18 anni, provenienti
vernano le comunicazioni di massa sono stati dall’est-europeo, sono costrette alla prostitu-
posti in discussione nei loro ruoli tradizionali. zione nelle città europee all’inizio del XXI se-
Il Novecento è parso essere un secolo in cui colo; mortalità infantile, malnutrizione, malat-
mai così severa e forte è stata rivolta una critica tie endemiche e analfabetismo coinvolgono
pedagogica a tutte le istituzioni educative. Ne è aree geografiche enormi del terzo e quarto
emerso un quadro assai articolato la cui corni- mondo in cui il rapporto tra sottosviluppo e
ce è data dalle forme di nichilismo che impe- infanzia è disumano. Nell’intero Occidente si
discono all’uomo d’essere se stesso nell’au- assiste al prevalere di una «cultura della mor-
tenticità della sua struttura ontologica e an- te» in cui la violenza e la droga divengono pra-
tropologica, etica e sociale. tiche diffuse sempre più comuni. Agli ingenti
La critica alla modernità e alla sua ineludibile e bisogni di educazione espressi dai singoli, i si-
ineliminabile costituzione interna – istituita stemi sociali rispondono con politiche ritenu-
su stili educativi frutto di stili di pensiero e sti- te ampiamente inadeguate dagli stessi organi-
li di vita supportati dalla scienza, dalla tecnica smi internazionali di controllo i quali lamenta-
e dalla tecnologia, a loro volta governate dal no il forte deficit pedagogico che coinvolge il
denaro e dal potere, quindi dalle logiche del modello di vita occidentale.
mercato e del capitale finanziario – ha posto in Il ricorso sistematico a scienze quali la psico-
luce i tratti marcati di un’educazione venata da logia o la sociologia per affrontare le proble-
forme disumanizzanti di nichilismo. E ciò non matiche educative contemporanee non ha ri-
già semplicemente perché nella società con- solto neppure questioni di dettaglio. A ciò si
temporanea si assista a una crisi valoriale, ma affianca un impoverimento qualitativo della ri-
in quanto sul teatro del Novecento è stata flessione pedagogica, causa ed effetto della
messa in scena la distruzione dell’uomo, sua sostanziale emarginazione nel mondo
dell’umano e dell’umanità. Due guerre mon- scientifico. Si trae dunque l’impressione che,
diali, la shoah, il nazionalsocialismo e i fasci- ad esempio, la richiesta di alfabetizzazione nei
smi europei, i GULAG staliniani e sovietici, l’in- saperi mediatici non sia destinata all’autenti-
discriminato uso bellico dell’energia atomica ca promozione educativa dell’uomo, bensì a
e poi il temibile collasso dell’ecosistema terre- una sua migliore manipolazione al fine di ren-
stre, le centinaia di guerre locali, la povertà, le derlo un consumatore passivo e acritico. L’en-
malattie, la fame e la sete in aree vastissime fasi sull’istruzione, la comunicazione, l’ap-
del pianeta e, in ultimo, le tragedie dovute al prendimento a scapito di una educazione ar-
terrorismo (su cui spicca il massacro dei bam- monica dell’uomo potrebbe risultare soltanto
bini nella scuola di Beslan, in Ossezia) sono utile all’integrazione in una «modellistica» so-
alcuni degli esiti più disastrosi della «cultura ciale che controllerebbe comportamenti e
del nulla» preferita alla «cultura dell’uomo». condotte, mistificando e tradendo le biografie
Ciò è stato la causa di effetti devastanti tra cui personali degli uomini per renderli soltanto
l’emarginazione di interi popoli, di gruppi so- cittadini obbedienti, individui eterodiretti,
ciali, di etnie, culture e tradizioni; le migrazio- soggetti passivi, produttori acritici, funzionari
ni forzate di moltitudini di uomini disperati o impiegati dalla mentalità dogmatica e con-
dai paesi poveri verso l’Occidente industrializ- venzionale, opportunista e superficiale.
zato; il ripresentarsi ciclico di diffuse forme di D’altra parte, «l’educazione è una forza sociale e
razzismo, antisemitismo, nazionalismo xeno- non soltanto l’esito del rispecchiamento di
fobo; il prevalere delle logiche della sopraffa- forze sociali» (M. Gennari - A. Kaiser, Prolego-
zione dell’uomo sull’altro uomo, le sempre più meni alla pedagogia generale, Milano 2001, p.
diffuse condotte delinquenziali, il terrorismo 83). Ciò conduce a ritenere possibile un impe-
come prassi politica. gno pedagogico nell’educazione dell’uomo,
I dati relativi all’infanzia costituiscono una orientato da alcune consapevolezze: a) confor-
delle più preoccupanti denunce: 250 milioni di mismo, dipendenza e sottomissione sono ipo-
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nità è dato dalla sua soggettiva statura morale duce a condotte di vita consapevoli dell’im-
i cui principi costitutivi non possono che esse- portanza di non favorire l’inquinamento nelle
re tratti dalla coscienza interiore, pur nelle sue sue più diverse forme, anche d’ordine visivo,
mediazioni con gli ambienti di vita. tattile, acustico, olfattivo e gustativo. Il di-
d) L’educazione estetica: l’incontro con la bellez- sprezzo ecologico per la vita vegetale e anima-
za è indispensabile per l’armoniosa crescita le è uno dei modi attraverso cui si dileggia la
culturale del soggetto, che deve poter entrare vita umana.
in un rapporto profondo, autentico e vitale con l) L’educazione corporea: la costruzione di un
l’arte, la letteratura, la poesia, ma anche con la corretto rapporto tra l’io e il corpo che il sog-
musica, il teatro, il cinema, nonché i beni este- getto avverte di possedere diventa occasione
tici disseminati nella città e nel paesaggio. decisiva per accogliere e accettare se stessi in
e) L’educazione sociale: la relazione degli uomini modo armonico, sicché tra psiche e corporeità
tra loro è uno dei più potenti vettori di educa- può essere edificata una positiva e sinergica
zione. Essa richiede rispetto dell’altro, atten- sintonia che favorisca tanto l’equilibrio inte-
zione a leggi e regole, impegno diretto nella riore quanto le relazioni con il mondo circo-
gestione di contesti specifici del vivere comu- stante.
nitario, senso profondo della partecipazione, m) L’educazione scientifico-tecnologica: immerso
rifiuto dell’esercizio autoritario del potere in in una galassia di linguaggi dominati dalla
ogni sua forma e aspetto. La dimensione so- scienza, dalla tecnica e dalle tecnologie, il sog-
cio-relazionale del vivere comune abbisogna getto deve poter provvedere a un’alfabetizza-
di senso civico e socievolezza, cooperazione e zione che consenta la conoscenza, l’uso e il
comunicazione educativa. controllo dell’informazione automatizzata nel-
f) L’educazione affettiva: poiché l’amicizia e le comunicazioni, conseguiti a un elevato livel-
l’amore sono elementi fondativi della vita lo di consapevolezza critica, la quale va unita
umana, le componenti emotivo-affettive che all’acquisizione di un abito di ricerca suffraga-
ad essi presiedono non possono essere mai to anche dall’indagine empirico-sperimentale.
trascurate. Ciò implica il rispetto della libertà n) L’educazione sessuale: la sfera psico-sessuale
personale unitamente al rispetto della libertà del soggetto è una delle principali componenti
dell’altro, poste entrambe nella connessione della sua persona e della sua personalità, che
comunicante delle emozioni, dei sentimenti, nell’amore, nell’affetto e nell’emozione del-
degli affetti che costituiscono l’autentica cifra l’eros, non disaccorpato dal bios, dal logos e dal
umana dell’uomo. pathos, influenza l’equilibrio responsabile del-
g) L’educazione civico-politica: il civismo inteso le condotte amorose e la vita di coppia.
come esercizio delle virtù proprie del «buon A queste fondamentali e prioritarie forme edu-
cittadino» è un fine generale che permea di sé cative se ne possono affiancare altre, le quali
il senso della solidarietà umana, del rispetto svolgono anch’esse un ruolo significativo nel-
delle leggi, dell’attenzione verso l’emargina- la crescita armoniosa dell’uomo in ogni età
zione sociale, della legalità assunta quale nor- della vita, indipendentemente dal credo reli-
ma di vita. La città costituisce il teatro su cui gioso, dalla comunità di appartenenza, dalla
agisce l’impegno politico vissuto nella parteci- cultura di riferimento, dalla lingua, dagli ideali
pazione gestionale della cosa pubblica, indi- politici, dalle condizioni socio-economiche.
rizzata all’accoglienza di «cittadinanze» suffra- Tra esse spiccano: a) l’educazione al lavoro; b)
gate dalla convivenza democratica e pacifica. l’educazione al gioco; c) l’educazione intercul-
h) L’educazione alla religiosità: alle grandi do- turale; d) l’educazione creativo-espressivo-in-
mande sull’uomo, la sua origine, le sue esca- ventiva; e) l’educazione alimentare, alla salute
tologie, e poi il mondo, il sacro, il mistero e il e all’igiene; f) l’educazione fisica e allo sport;
divino possono voler cercare delle risposte g) l’educazione alla pace; h) l’educazione al-
una coscienza e un’intelligenza educate al sen- l’immaginario; i) l’educazione ai beni culturali
timento della religiosità, che non va confuso e ambientali; l) l’educazione stradale ecc. Cia-
con le conoscenze circa la storia delle religioni scuna di queste forme dell’educare ammette
né con le catechesi. una propria estrinsecazione didattica che ri-
i) L’educazione ecologico-ambientale: la cono- chiama le strategie dell’istruire attraverso pro-
scenza della natura, unita al rispetto per l’am- cessi interconnessi di insegnamento e appren-
biente e alla salvaguardia degli ecosistemi, in- dimento. L’educazione deve poter permeare di
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un’ipoteca positiva su tutti i processi di socia- ché delle città hanno esposto l’uomo ai rischi
lizzazione, aprendo canali diffusi a favore del dovuti alla distruzione sistematica degli ecosi-
dialogo, della condivisione, della solidarietà. stemi. Quando l’organizzazione politica della
Ciò pone il soggetto all’interno di una rete società mette in atto misure severe di control-
educativa di relazioni sociali e comunitarie, lo e salvaguardia, il soggetto può vivere libera-
ma pure di conoscenze i cui saperi – tanto co- mente il proprio rapporto umano con l’am-
dificati quanto non codificati – impiantano biente traendo da esso autentici motivi di edu-
l’autentica struttura democratica della società cazione. Questi si esplicano anzitutto nella
civile. fruizione del paesaggio, dei beni culturali e dei
c) Educazione e famiglia: la famiglia costituisce beni ambientali ivi presenti, attraverso l’uso
il principale punto di riferimento del soggetto critico e consapevole (e non piuttosto sconsi-
in qualunque età della vita. In essa egli costru- derato o alienante) del patrimonio naturale e
isce il proprio sentimento del vivere. I sistemi artificiale in esso presente.
relazionali istituiti nel vincolo dei legami fami- f) Educazione e mass media: una pressoché illi-
liari sono frutto di mediazioni, anche difficol- mitata rete di comunicazioni mediatiche som-
tose, alle quali ogni membro apporta il pro- merge il soggetto. In essa egli può trovare sia
prio contributo umano. Se vissute nel rispetto occasioni culturali ed educative sia percorsi
reciproco e nell’accoglimento delle differenze contrassegnati da banalità inutili quanto sofi-
dei ruoli, le dinamiche familiari conferiscono sticate. Districarsi nelle maglie di tale rete,
sostanza qualitativa agli affetti e alle emozioni piuttosto che rifiutarla acriticamente, costitui-
strutturando positivamente le relazioni paren- sce uno dei più complessi itinerari pedagogici.
tali, che diventano un’occasione costante di Tuttavia, i giornali, la radio, la televisione, i
crescita armoniosa a cui per sempre il sogget- networks informatici, la fotografia, il cinema si
to e la sua educazione saranno debitori. istituiscono sempre più su alfabetizzazioni che
d) Educazione ed extrascuola: la continuità e la non possono essere ignorate, ma alle quali oc-
reciprocità fra mondi scolastici ed extrascola- corre venire avvicinati in modo graduale e con
stici sono la premessa per non recare confu- il supporto di educatori, insegnanti, genitori
sione nel percorso educativo del soggetto. responsabilmente attenti a che i soggetti so-
L’exrascolastico favorisce l’interiorizzazione di prattutto in età evolutiva possano trarre sol-
saperi, conoscenze, culture ed esperienze tanto dei vantaggi, in termini di criticità e cre-
umane che vanno al di là dei compiti sociali ed atività ma anche di conoscenza e consapevo-
educativi della scuola. Per questo, la frequen- lezza, dall’uso di tecnologie, strumenti di co-
tazione di ambienti quali musei, teatri, ludote- municazione, apparati di conservazione, pro-
che, biblioteche, archivi, luoghi dell’associa- gettazione, fruizione e trattamento informatiz-
zionismo laico e religioso, centri sportivi, cir- zato delle conoscenze.
coli culturali arricchiti da una opportuna «at- I differenti ambienti educativi presi in conside-
mosfera» educativa, e non banalizzati nella razione riassumono un patrimonio di teorie,
routine di mode e riti effimeri o nelle prassi di pratiche ed esperienze che è parte integrante
educatori incompetenti, restituisce al sogget- della cultura nelle società occidentali. Se in
to uno spazio e un tempo della vita che saran- esse l’educazione non è intesa come un insie-
no preziosi per la sua crescita libera, il suo svi- me di attività rivolte a condizionare il soggetto
luppo globale, la sua capacità di assumere il nella sua libera formazione di uomo, in ciascun
punto di vista dell’altro. La risorsa presente in ambiente in cui sarà posta in atto l’opera edu-
tale policentrismo delle occasioni educative cativa verranno bandite tutte le azioni indiriz-
non può essere abbandonata al caso, ma va at- zate a determinare il soggetto attraverso l’in-
tentamente controllata dalla famiglia, dalla dottrinare, il modellare, il plasmare e ogni al-
scuola, dalla società, dalle istituzioni statali tra forma di dipendenza, subordinazione o in-
e/o locali. fluenza limitativa. Educare significa infatti
e) Educazione e ambiente: una legislazione per- porre un uomo nelle condizioni concrete per
missiva e incerta ha lasciato che l’ambiente vivere la propria esperienza umana nel segno
venisse considerato come un luogo di non au- della libertà interiore ed esteriore, attraverso il
torizzata devastazione. Le prassi diffuse di in- progressivo potenziamento delle sue strutture
quinamento dell’aria, dei mari, dei laghi e dei cognitive, linguistiche e morali, attivando l’au-
fiumi, dei boschi, dei campi e dei monti, non- tocontrollo degli istinti e del carattere senza
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gli impegni del lavoro) accoglie solo uomini li- nelle fasi fiorenti del suo sviluppo, una propria
beri e offre un’educazione ginnica, musaica e originalità. Già nella considerazione della
letteraria, atta a formare buoni cittadini. donna-madre è rintracciabile una maggiore at-
Insegnare a difendere la patria è uno degli tenzione rispetto ai greci proprio dal punto di
obiettivi prioritari dell’educazione greca. vista pedagogico, poiché la cura e l’allevamen-
L’educazione ginnica si lega alla musaica in to del bambino sono ritenuti primari momenti
quella «danza guerriera» o pirrica che addita ai educativi, degni di massima attenzione e ri-
più giovani l’arte della guerra. Gli esercizi atle- spetto. L’auctoritas del pater familias e la sua
tici in armi preparano anche alle gare panelle- severa disciplina sono tuttavia incontroverti-
niche che, dall’VIII secolo a. C., si svolgono a bili. Al gioco è riservato uno spazio, così come
Olimpia e successivamente in altre città gre- i bambini sono chiamati a un’educativa parte-
che. I giochi olimpici, nel prevedere, anzitutto, cipazione alle cerimonie religiose e civili. Il
la corsa, il combattimento in armi, la lotta, la mos maiorum – insieme di usanze e abitudini
guida dei carri, il lancio del disco, il tiro con che si tramandano – costituisce infatti un pun-
l’arco, il salto, costituiscono un’occasione for- to di riferimento basilare per il rispetto sia del-
mativa non solo allo spirito agonistico, ma an- la legge, in cui sono statuiti diritti e doveri del
che a quello religioso, essendo essi dedicati a cittadino, sia della patria potestas. A fare rispet-
una divinità e al suo culto. Il vincitore viene ri- tare l’una e l’altra vengono chiamati anche la
tenuto un eroe, alla stregua di chi si distingue nutrice e il pedagogo che, soprattutto dal II se-
in battaglia. E in onore degli dei e degli eroi si colo a. C., sono pedagogicamente presenti ac-
partecipa ai cori tramandati dai padri, attraver- canto ai più giovani. Questi poi, solitamente in
so cui l’educazione musaica coinvolge tutti, spazi all’aperto, incontrano il maestro che si
dal punto di vista sia del canto sia della produ- guadagna da vivere insegnando a leggere, scri-
zione musicale (in particolare, con la lira, la vere, parlare e additando, seppur anche me-
cetra, il flauto). Tramandare quanto la cultura diante punizioni corporali, quali siano i buoni
ha elaborato nel tempo è compito dell’educa- costumi, i valori civili, politici, militari e quindi
zione, che rafforza la sua facoltà penetrativa il rispetto dei genitori e degli dei (pietas), la di-
mediante la ripetitività, anche a livello di let- gnità (gravitas), la lealtà (fides), la fermezza (fir-
tura e scrittura. Le lettere dell’alfabeto hanno mitas) e il coraggio (virtus). Copiare testi, reci-
bisogno di un maestro specifico, il grammati- tare a memoria, imparare le regole grammati-
sta (da gravmma, carattere inciso), al quale si af- cali, leggere gli autori stimolano, attraverso la
fianca il retore, che insegna l’arte di parlare in commistione di nozioni di letteratura, musica,
pubblico. Gli scritti di Omero, seguiti da quelli scienze naturali, matematica e geometria, lo-
di Esiodo e di storici, lirici, filosofi, rappresen- gica, l’educazione dei giovani e la loro forma-
tano un basilare punto di riferimento, soprat- zione, anzitutto politica. Tuttavia, non è suffi-
tutto per l’educazione morale, culturale, reli- ciente per i romani tale preparazione, poiché
giosa e anche politica e storica del giovane. non può mancare l’attenzione all’educazione
Dall’educazione letteraria, musaica, ginnica le del corpo atto a combattere. La scuola delle
donne non sono totalmente escluse; tuttavia, è armi o tirocinium esercita alla guerra, attraver-
loro riconosciuto il prioritario ruolo domestico so l’equitazione e il nuoto, la lotta, la corsa, il
di cura della casa e di educazione sia dei bam- salto, il lancio del disco e del giavellotto, il pu-
bini più piccoli sia delle fanciulle. Pertanto, i gilato. Gli stadi e le palestre, come pure le ter-
luoghi dell’educazione in Grecia sono la fami- me, diventano luoghi di incontro, confronto,
glia, la scuola, il ginnasio e poi i giardini privati, gioco ed esercizio. Non tutti possono però fre-
in cui i filosofi radunano i propri allievi (esem- quentarli, poiché plebei e schiavi devono af-
plari sono peripato e stoà), e la biblioteca. frontare percorsi educativi assai differenti: a
La cultura dei greci influenza profondamente loro spetta l’apprendistato per osservazione e
quella latina, a partire dalla metà del III secolo imitazione, tipico di quei ceti sociali che lavo-
a. C. Fondata Roma nel 753 a. C., il popolo rude rano per altri e vengono educati, fin dall’infan-
e bellicoso dei latini assorbe tradizioni e co- zia, alla pratica di strumenti atti a produrre
stumi dalle popolazioni con cui viene a contat- merce.
to. In particolare, sono gli schiavi greci a con- Il declino di Roma e la nascita del cristianesi-
tribuire in maniera determinante alla costitu- mo segnano una svolta anche nell’ambito
zione della cultura romana che pur conserva, dell’educazione, svolta che diverrà decisiva
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Tale passaggio è confermato ancor più dalla ri- pedagogica di chi detiene il potere dell’istru-
scoperta del mondo antico i cui prodromi so- zione. I nuovi ordini religiosi dei Somaschi e
no rintracciabili già nello studio del diritto, dei Gesuiti – sorti entrambi nella prima metà
presente alla fondazione dell’università. Le del Cinquecento – redigono programmi edu-
humanae litterae acquistano valore, pur affian- cativi che sottolineano l’importanza dell’ap-
candosi agli studi religiosi: la cultura medioe- prendimento e della cultura, ma non per tutti.
vale cristiana si intreccia con quella classica, All’assistenza e alla beneficenza destinate agli
mentre il potere politico e quello religioso si strati poveri della popolazione non corrispon-
saldano. Tra il Trecento e il Cinquecento proli- de l’intento di renderle culturalmente autono-
ferano le scuole che da private o ecclesiastiche me. Soltanto le utopie di Moro, all’inizio del
diventano anche comunali e si rivolgono a lai- Cinquecento, o di Campanella, un secolo do-
ci attenti al commercio, alle attività artigianali po, disegnano una comunità, ordinata politi-
e mercantili propri della città. Non sono più camente e socialmente secondo il principio di
sufficienti le nozioni grammaticali legate al uguaglianza, in cui all’educazione è riservato
leggere e allo scrivere e neppure i contenuti un ruolo preminente.
teologici delle sacre scritture; nuove cono- Saranno soprattutto i Gesuiti a segnare la sto-
scenze – connesse, in particolare, con l’aritme- ria dell’educazione per almeno due secoli: la
tica e la geometria, la geografia, l’astronomia – loro Ratio atque institutio studiorum, del 1586 –
acquisiscono spazio diversificando nel tempo, redatta a seguito dei decreti del Concilio di
e sempre più nettamente, la cultura umanisti- Trento (1545-64) – stilizza un’impostazione pe-
ca dalla cultura mercantile, il latino dal volga- dagogica che prevede contenuti di ordine
re, la lettura dei classici dall’esperienza prag- umanistico (relativi a grammatica, umanesi-
matica. Il nobile unisce l’amore per le armi e la mo, retorica), scientifico (con logica, matema-
caccia al gusto per le lettere: gli esercizi fisici tica e fisica, metafisica, etica e psicologia) e teo-
per la cura del corpo non tolgono spazio alla logico (filosofia scolastica e teologia), accom-
musica, alla lettura, alla composizione di scrit- pagnati da precisi criteri didattici, metodologi-
ti atti a vivificare l’anima. Pur contrastata, la ci e organizzativi (p. es. la suddivisione in clas-
presenza femminile nella città quattro-cinque- si secondo l’età e il profitto, la compilazione di
centesca non è più limitata alle mura domesti- registri, gli esami mensili e a fine anno). La di-
che, ma si amplia, raggiungendo la monaca- sciplina, attraverso l’autorità che sviluppa
zione o la cortigianeria quali posizioni di conformismo, diventa il perno attorno al quale
emancipazione anzitutto culturale. Intanto, ruota l’educazione morale. I destinatari privi-
l’invenzione dei caratteri a stampa permette legiati sono i ceti dominanti della società – at-
una diffusione della cultura finora ignota, traverso i quali si raggiunge il controllo politi-
mentre la scoperta e la conquista di nuove ter- co della comunità.
re contribuiscono allo sviluppo economico e Anche nel Seicento, la discriminazione sociale
politico che si lega al fervore culturale del- si perpetua, rispecchiata dalle istituzioni pre-
l’umanesimo e del rinascimento. L’incremen- poste all’educazione: queste riservano una
to delle università e la nascita delle accademie preparazione propedeutica all’attività profes-
– già nel XV secolo, a opera di associazioni di sionale dell’età adulta, a seconda del ceto di
«literati» e «dilettanti», a cui seguiranno le no- appartenenza. Il diritto all’educazione conti-
te accademie della Crusca (1583) e dei Lincei nua ad essere determinato dalla nascita. Gli
(1603) – incentivano non solo nuovi insegna- strati popolari nelle campagne ricevono l’edu-
menti, studi e scoperte scientifiche, ma anche cazione che si tramanda di padre in figlio, nel-
l’ampliarsi dell’enciclopedia dei saperi, lo spo- le città hanno la possibilità del lungo e fatico-
stamento in più sedi di docenti e studenti, una so tirocinio nelle botteghe artigianali. Nei pa-
maggiore organizzazione istituzionale, il con- esi della Riforma protestante, però, l’istruzio-
trollo politico esercitato sempre più spesso ne popolare si sviluppa in maniera capillare:
dal potere locale, nonché la diffusione di un tutti devono poter liberamente interpretare le
pensiero pedagogico che, riflettendo sui pro- Scritture, quindi a ognuno è riconosciuto il di-
cessi educativi, elabora specifiche teorie rivol- ritto di apprendimento e acquisizione dei mez-
te ai diversi ceti sociali. Anche i poveri, e in zi idonei per la loro comprensione. La chiesa
particolare gli orfani e i bambini emarginati, i cattolica riserva invece a pochi tale interpreta-
derelitti, i sofferenti richiamano l’attenzione zione: l’istruzione scolastica superiore è per
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forme di istruzione popolare, pur finalizzate al piccoli, sotto la supervisione del maestro –
mantenimento dell’ordine sociale, politico, re- tende a controllare e regolamentare, tradotta
ligioso, si diffondono sempre più capillarmen- in un’organizzazione meccanica e una discipli-
te, raggiungendo talvolta le campagne. Torna- na di tipo militare.
no le scuole regionali a pagamento, controlla- Dalla seconda metà dell’Ottocento l’ordina-
te dai vescovi, mentre le parrocchie gestiscono mento politico dei diversi stati differenzia non
quelle gratuite, rette dalla carità dei privati, poco i relativi assetti educativi. La proclama-
per i ceti sociali più deboli. Gli insegnanti so- zione del Regno d’Italia nel 1861 e il raggiungi-
no ecclesiastici; le punizioni corporali paiono mento della sua definitiva unità nel 1870 se-
un mezzo didattico efficace; licei e scuole per gnano una svolta decisiva, poiché lo stato,
insegnanti sono dimenticati; la censura sui li- avocando l’istruzione a sé, mette in atto un
bri è severa. Ancora il ceto sociale determina il processo di diffusione e unificazione della
percorso educativo e formativo delle prime scuola. Questa si sviluppa, pur lentamente, in
età, dagli orfanotrofi per gli «esposti» o disere- ogni ordine e grado, sia ampliando progressi-
dati alle case di correzione per i «giovani tra- vamente la fascia della popolazione scolastica
viati» o disadattati, dallo sfruttamento nei sia aprendo nuove sedi anche accademiche.
campi a quello nelle botteghe artigianali o del- Associazioni e sindacati dei lavoratori, alla
le prime officine industriali. Tuttavia, anche stregua degli istituti di assistenza e beneficen-
chi riesce a frequentare la scuola non smette za cattolici, promuovono l’educazione scola-
di soffrire, tra rigidi regolamenti e severe prati- stica primaria raggiungendo i ceti più svantag-
che punitive. Alla donna sono riservate le «fac- giati e offrendo loro scuole serali e domenica-
cenduzze di casa»: un ruolo che rimane distin- li. Soltanto gli asili infantili rimangono sotto la
to dal maschile, escluso quasi totalmente dai completa giurisdizione della chiesa, poiché
percorsi educativi istituzionali e a cui si con- questa comincia a perdere con gradualità, ma
trappongono gli sforzi delle «suore di carità», inesorabilmente, il controllo plurisecolare sul-
p. es., dedite all’educazione delle fanciulle. Di- le istituzioni educative sia a causa della sop-
versi ordini religiosi mostrano sensibilità ver- pressione di enti ecclesiastici e corporazioni
so l’educazione, affiancati da filantropi che, religiose sia in nome di una concezione laica
per singola iniziativa privata, si dedicano ora dell’insegnamento. Il cattolicesimo è comun-
ai figli dei contadini ora all’infanzia abbando- que riconosciuto religione di stato e le lezioni
nata. Si tratta, però, di forme assistenziali, ad esso inerenti rimangono obbligatorie in
piuttosto che di formazione culturale capace tutte le scuole, salva la facoltà di richiesta
di stimolare cambiamenti sociali. d’esonero.
Durante l’Ottocento lo sviluppo degli opifici, L’educazione fino ai sei anni d’età non viene
delle industrie manifatturiere, delle fabbriche presa in considerazione dalle leggi statali
meccaniche produce, in breve tempo, esigenze («Casati» del 1859 e «Coppino» del 1877, tra le
che coinvolgono anche le istituzioni educati- decisive): è tacitamente demandata alle fami-
ve. Gli «asili infantili» nascono in Inghilterra a glie, nonché alla chiesa, che però rifiuta e
inizio secolo per custodire i figli degli operai ostacola la diffusione dei «giardini d’infanzia»
mentre lavorano. Si diffondono quindi in Eu- fröbeliani, sorretti dal porre al centro dell’edu-
ropa, ora osteggiati ora incentivati, amman- cazione dei bambini l’attività di gioco. Per chi
tandosi solo raramente di un significato peda- ha compiuto sei anni d’età, prima sono i co-
gogico, comunque non scevro da condiziona- muni chiamati ad aprire scuole idonee con
menti sociali. Intanto, si sviluppano pure le classi differenti per maschi e femmine (1859),
«scuole d’arti e mestiere», tese a fornire poi sono i medesimi bambini convocati all’ob-
un’istruzione professionale agli artigiani «con- bligo di frequenza della scuola elementare del
veniente al loro stato». L’ordine sociale è ga- comune (1877), salvaguardato da provveditori
rantito da entrambe le istituzioni. E pure le na- e ispettori del ministro degli interni. Soltanto
scenti società di mutuo soccorso, sorte per ini- all’inizio del Novecento (1904) l’obbligo sale
ziativa degli operai, volendo promuovere istru- dai nove anni ai dodici. Quanto ai contenuti
zione, moralità e benessere, sono chiamate a educativi essi paiono distanti dalle esperienze
cooperare al bene pubblico. La nuova metodo- di vita dei bambini, spesso già costretti a lavo-
logia didattica del «mutuo insegnamento» – rare: la grammatica e gli esercizi di calligrafia,
con gli scolari più grandi che insegnano ai più accompagnati da metodi repressivi, non in-
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dell'educazione, Brescia 1997; A. KAISER, Gnoseologia singolarità di ogni evento, vissuto, pensato e
dell'educazione, Brescia 1998. assunto come insieme di atti verbali, paraver-
II. STORIA DELL’EDUCAZIONE. – W. BOYD, The History of bali e non verbali a matrice educativa. La spe-
Western Education, London 1947, tr. it. di L. Picone, cificità di ciascun testo è data tanto dalla sua
Storia dell’educazione occidentale, Roma 1959; R. ALT, configurazione originaria e storica quanto dal-
Bilderatlas zur Schul- und Erziehungsgeschichte, Ber- le «dimensioni simboliche, esistenziali e spiri-
lin 1960, 2 voll.; J. BOWEN, A History of Western Edu- tuali che si affrancano dai sensi più letterali e
cation, London 1972, tr. it. di G.A. De Toni, Storia profani» (M. Gennari, Interpretare l’educazione.
dell’educazione occidentale, Milano 1979, 3 voll.; Pedagogia, semiotica, ermeneutica, Brescia 1992,
AA.VV., Nuove questioni di storia della pedagogia, Bre-
p. 189) e ne fanno emergere la peculiarità irri-
scia 1977, 3 voll.; G. MIALARET - J. VIAL (a cura di), Hi-
petibile. La cultura educativa e la tradizione
stoire mondiale de l’éducation, Paris 1981, tr. it. a cura
di G. Giugni e A. Pieretti, Storia mondiale dell’educa- educativa si inseriscono nel contesto interpre-
zione, Roma 1986, 4 voll.; M.A. MANACORDA, Storia tativo, poiché per l’ermeneutica dell’educazio-
dell’educazione dall’antichità ad oggi, Torino 1983; ne la storia si delinea quale elemento fonda-
M.A. MANACORDA, Storia illustrata dell’educazione. mentale, se non decisivo, rispetto al costituirsi
Dall’antico Egitto ai giorni nostri, Firenze 1992; E. e allo svilupparsi dei rapporti educativi e dei
BECCHI, I bambini nella storia, Roma-Bari 1994; F. processi formativi.
CAMBI, Storia della pedagogia, Roma-Bari 1995; E. L’apertura al contenuto complessivo del testo
BECCHI - D. JULIA (a cura di), Storia dell’infanzia, Ro- educativo comporta la capacità di porsi in
ma-Bari 1996, 2 voll. ascolto davanti ad esso, ai soggetti e alle impli-
➨ ATENE; BARNABITI; CITTÀ EDUCANTE; CRISTIANESI- cazioni storico-ontologiche di cui sono latori.
MO; CRITICA PEDAGOGICA; DIDATTICA; ETÀ DELLA VI- Il presupposto dell’interpretazione ermeneuti-
TA; EVENTO EDUCATIVO; FORMAZIONE; GESUITI; GIN- ca in pedagogia è quindi la comprensione poi-
NASIO; PEDAGOGIA; SCOLOPI; SPARTA; TEORIE PEDA- ché, se l’«interpretazione non consiste nell’as-
GOGICHE. sunzione del compreso, ma nella elaborazione
delle possibilità progettate nella comprensio-
EDUCAZIONE, ERMENEUTICA DELLA (herme-
Educazione ne» (M. Heidegger, Sein und Zeit, Halle 1927,
neutics of education; Hermeneutik der Erziehung; tr. it. di P. Chiodi, Essere e tempo, Milano 1953,
herméneutique de l’éducation; ermenéutica de la p. 189), la costruzione dei significati pedagogi-
educación). – Scienza dell’educazione, che na- ci racchiusi nel testo educativo rinnoverà co-
sce dal reciproco innesto della pedagogia stantemente il processo conoscitivo proietta-
nell’ermeneutica e dell’ermeneutica nella pe- to sul testo medesimo. Si costituisce così un
dagogia. Quest’area disciplinare si è sviluppa- continuo gioco di rinvii che problematizzano
ta soprattutto negli anni novanta del Novecen- l’interpretazione e vivificano quella circolarità
to, quando la pedagogia ha rinvenuto nelle ermeneutica capace di connettere il soggetto
scienze dell’interpretazione (prime tra tutte, la con l’oggetto, il testo con la storia, la parte con
semiotica e l’ermeneutica) proficui interlocu- il tutto, l’autore con il lettore, la lingua con il
tori al fine di elaborare ricerche originali circa linguaggio.
i testi educativi. Quanto conchiude ogni even- Conoscere un evento educativo vuol dire ten-
to, fatto, atto, che sia connotabile come «edu- tare di svelarne la verità, costruendolo o deco-
cativo» o «formativo», è divenuto possibile og- struendolo. L’interpretazione ermeneutico-
getto di studio da parte dell’ermeneutica pedagogica costruisce i significati di un testo,
dell’educazione. Questa utilizza la teoria e la ma può anche ricondurre un testo alle sue
pratica dell’interpretazione per conseguire strutture originarie ed elementari, sia per eli-
processi di costruzione, disvelamento, chiarifi- minare strati di senso ovvi e calcificati sia per
cazione, nonché problematizzazione dei signi- rinvenire significati inediti. Costruzione e de-
ficati pedagogici relativi ai testi e agli eventi costruzione dei significati, con la loro ricerca
educativi di cui persegue la conoscenza. della verità, non possono mai essere conside-
Lontana dall’osservazione empirica, dall’ana- rate concluse, date l’incertezza e l’ambivalen-
lisi sperimentale e dalla spiegazione scientifi- za, se non l’ambiguità, appartenenti ai rappor-
ca, l’ermeneutica dell’educazione non si pro- ti educativi e ai processi formativi. Per questo,
pone di formulare leggi generali che denotino prudenza e ponderatezza, criticità e invenzione
la ricorrenza o la costanza fenomenica delle rappresentano qualità proprie dell’interprete
esperienze educative, bensì è interessata alla che opera in ambito pedagogico. Consapevole
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razionalità inerente anche all’essere, al valore pia della salvezza. In tale accezione significati-
e al senso; e quello del dipartirsi dal grande al- va la filosofia dell’educazione, come filosofia di, è
bero della filosofia occidentale del ramo della la rispecificazione dell’intera filosofia (della
conoscenza rivolta programmaticamente a sua idea dell’essere e della totalità), sia per la
una sorta di comprensione del mondo e forma che per il contenuto, sul metro, sulla
dell’uomo secondo criteri che non implicano misura e sul profilo alto dell’educazione umana.
coefficienti finalistici, valoriali e di senso. E, D’altra parte, anche in senso tecnico, la filoso-
allora, in conseguenza di questo secondo pro- fia è concepita, dalla Grecia classica in poi, fi-
cesso, la filosofia diviene una rete di filosofie di, no ai giorni nostri, con molti registri linguisti-
come, per stare dentro la metafora finora adot- ci, concettuali e metaforici, con sfumature di
tata, si dipartissero dal grande tronco una se- significato, più o meno secondo l’idea genera-
rie di rami, da quello appena ricordato della le che si è tentato fin qui di tratteggiare. L’uo-
razionalità tecno-scientifica a quelli che confi- mo e l’educazione, o se si vuole la connessio-
gurano l’esplosione delle cosiddette scienze ne forte uomo-educazione, sono altrettanto
umane. Quest’ultimo sviluppo configura una difficili da ricondurre a univocità di significato,
sorta di ulteriore dislocazione dei discorsi ra- proprio come il più impegnativo tentativo di
gionati (e ricorrentemente integrati da control- comprenderli con il pensiero, messo in atto
li empirici e/o sperimentali) sull’uomo, a cui si dalla filosofia.
applicano le metodologie di osservazione, di Per la filosofia, presa in senso lato, c’è da ricor-
produzione di ipotesi e congetture, di riscontri dare la celebre definizione di Piaget (che pure
e tentativi di ottenere risultati verificati, prece- filosofo professionale non può essere consi-
dentemente applicati alla natura fisica e biolo- derato). Piaget, nel suo Sagesse et illusions de la
gica. Si tratta di una seconda rivoluzione philosophie (Paris 1968, tr. it. di A. Munari, Sag-
scientifica (teorica, epistemologica) dopo gezza e illusioni della filosofia, Torino 1970), scri-
quella del sec. XVII, collocabile all’incirca tra la ve testualmente: «La filosofia è una presa di
seconda metà del XIX secolo e tutto il XX, che posizione ragionata sul tutto». Hegel da parte
estende all’uomo e alla sua dimensione quan- sua scrive la celebre definizione secondo la
to Galilei, Newton, Cartesio, Bacone avevano quale «la filosofia è il proprio tempo appreso
pensato di estendere alla costruzione della fi- con il pensiero». Kant, nel pieno della moder-
sica e della scienza moderne. Ne consegue che nità, cerca una definizione e una attribuzione
la filosofia finisce per oscillare tra il suo riser- decisiva di compiti alla filosofia in quanto tale.
varsi alcuni campi e linguaggi tecnicamente Egli restituisce alla filosofia una funzione teo-
specifici e il suo articolarsi (fino, talora, a fran- rico-critica, pur contestandone la possibilità
tumarsi) in una serie di filosofie di, tra le quali che essa possa conoscere gli oggetti classici
la filosofia dell’educazione (accanto alla filosofia dell’ontometafisica (anima, mondo, Dio) e che
della scienza, a quella della politica, della storia, possa essere capace di conoscenza dell’essen-
dell’arte, della religione, della psicologia e via di za delle cose (noumeno), lasciando alla scienza
seguito). Si comprende che le filosofie di sono, il compito di conoscere la superficie fenome-
esse stesse, pur sempre tentativi di allungare nica delle cose (fenomeni).
«sguardi conoscitivi» che hanno comunque a La filosofia in quanto tale riscrive i tracciati di
che fare con l’essere, il valore, il senso e il fine; conoscenza del tutto attraverso il suo dislocare il
e, anche quando cercano di cogliere rigorosa- pensiero come totalità sull’idealismo (Hegel)
mente parti specifiche della realtà, la riguarda- coincidente con l’ordine delle cose dialettica-
no e ne riflettono la profondità dalla specifica mente concepito, fino a identificare essere,
angolazione della totalità. pensiero dialettico e storia, e fino a radicare in
Nel caso della filosofia dell’educazione, la cosa è quest’ultima tutte le ragioni dell’antropocentri-
ancora più evidente. Essendo l’educazione un smo moderno, quale continuazione dell’antro-
referente totale, nel suo essere impregnata di va- pocentrismo teocentrico.
lori, di fini, e nel suo non poter prescindere da L’avvento della scienza-tecnologia del nostro
una direzione di senso, la filosofia che la ri- tempo (con una sorta di tentativo di delineare
guarda non può limitarsi alla dimensione del- un inedito e, per ora, velleitario umanesimo tec-
la conoscenza, ma deve necessariamente avere nocentrico) completa la traiettoria. Con il dupli-
a che fare con l’idea che oscilla dal prendersi ce risultato di dissolvere la potenza conoscitiva
cura dell’umano alla vera e propria realtà/uto- della filosofia metafisica in quanto tale e di
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stituire la pianta delle relazioni interne di può e deve essere sottoposto a letture plurali,
qualsiasi discorso pedagogico che operi rico- intrecciate e dismorfiche a un tempo».
gnizioni e progetti sul processo educativo. La complessità come sostitutiva del tutto, del
Nella presente fase storica emergono almeno valore, del senso. È un modo di vedere che
due questioni fondamentali di filosofia può essere parzialmente accolto come com-
dell’educazione. La prima concerne il raccordo plesso di criteri di ricognizione conoscitiva
sempre più difficile tra cultura occidentale e della condizione della cultura umana in un
processi di globalizzazione e dinamiche inter- tempo difficile. Esso, però, non può essere
culturali. La dimensione planetaria della co- considerato esaustivo, in termini di filosofia
municazione e i connessi processi di multicul- dell’educazione. Esprime bene la temperie
turalismo da un lato operano una tendenziale (Stimmung) di un tempo e si ferma lì, o ne in-
riduzione della concettualità filosofica dica la possibilità di affrontamento giusta-
dell’Occidente alla modalità di vita, di civiltà, mente plurale e pluriverso. Ma è difficile dire
di cultura e di coscienza della parte più avan- che indichi una via costruttiva e un orizzonte
zata del mondo, dall’altro sono costretti a mi- di senso al di là di una teorizzazione che fini-
surarsi con un orizzonte a misura di mondo, sce per essere autoreferenzialmente riflessiva
che riconduce spesso la cultura dell’Occidente rispetto alla stessa complessità; una sorta di
a una oscillazione tra l’essere dominante per- raddoppiamento della complessità in forma
ché universale e l’essere universale perché do- teorica.
minante. La filosofia dell’educazione contem- L’altra via che percorre la filosofia dell’educa-
poranea, o almeno una certa sua linea, ap- zione è nella relazione tra razionalizzazione
pronta per tale questione fondamentale una delle trasformazioni empiricamente ed evolu-
risposta in termini di intercultura. Si tratta di tivamente verificabili (biologicamente, psico-
una questione aperta la cui rete di complessità logicamente, sociologicamente) e le questioni
e problematicità non è di facile affrontamento. etiche e comunque connesse alla dimensione
Nella cultura contemporanea, quindi, anche la etico/metafisica e ontoetica dell’uomo in una
filosofia dell’educazione è attraversata dalla fase storica in cui è possibile una costruibili-
dinamica dialettica globale/locale, da quella tà/decostruibilità assoluta della base biologica
difficoltà antropoetica intrinseca alla questio- stessa del nostro essere uomini (biotecnologia,
ne del multiculturalismo (Habermas, Taylor) ri- genetica, ingegneria genetica e simili). Ad essa
spetto alla quale la proposta del glocalismo eti- si riferisce il confronto della filosofia dell’edu-
co (Tomlinson) e l’interculturalismo sono strut- cazione contemporanea con la bioetica.
turalmente concepibili come pedagogici. In termini di assetti legati alla comunicazione
Connesso con tale modalità è il discorso della e alla dimensione linguistica l’approccio della
filosofia dell’educazione che individua la com- filosofia dell’educazione ritrova il confronto
plessità come metadiscorso e come contesto ri- tra la posizione etico-metafisica classica e le
spetto al testo educativo (persona/cultura edu- posizioni che tendono a un indebolimento e a
cativa). Vi è una tendenza di filosofia dell’edu- una flessibilità dell’essenzialismo normativo
cazione che nel pensiero contemporaneo ri- (R. Rorty). Sulla scorta della concettualizzazio-
conduce educare, formare e istruire, e le connes- ne di Gadamer per la quale «l’esperienza uma-
se antinomie della ragione pedagogica alla com- na è essenzialmente esperienza linguistica»,
plessità del mondo della tarda modernità. Rorty ha ritenuto di poter dislocare una certa
Scrive efficacemente F. Cambi che «la com- interpretazione della filosofia in generale
plessità si è delineata come il volano del pre- nell’ambito della filosofia dell’educazione cui
sente, e quindi come la sua struttura e, forse, ha dedicato alcuni scritti. La lettura di Rorty
il suo stesso senso». E ciò accade perché, co- diviene interessante per la radicalizzazione
me sempre afferma Cambi, «il mondo postmo- che mostra una linea di continuità rispetto alla
derno è un mondo complesso; costituito di re- impostazione che estremizza le posizioni di
lazioni intrecciate, da un pluralismo di livelli, Gadamer sulla riconduzione al linguaggio del-
diremmo, ontologici (istituzionali, mentali, in- la consistenza dell’essere, lungo la lettura er-
tenzionali) che interagiscono fra di loro deno- meneutica che Gadamer stesso compie del
tando una realtà che non si può leggere più in pensiero di Heidegger. Si può dire che se il lin-
modo semplice, univoco, omogeneo. È un guaggio, come dice Heidegger, «è la dimora
mondo, appunto, reticolare, in cui ogni evento dell’essere», appare del tutto evidente che es-
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come testa ben fatta. L’altra faccia della meda- trata sulla relazione persona-umanesimo-edu-
glia di questa visione delle cose è nel radicaliz- cazione, all’affermazione per la quale l’unica
zarsi della proposta illuminista in proposta ra- proposta praticabile nel nostro tempo sia
zionalista-tecnocratica, per la quale la raziona- quella di tradurre l’idea universale di educa-
lità nel suo complesso si riduce a razionalità zione in una pluralità irriducibile di stili di vita.
strumentale, tecnologica e tecnica. La specifi- Come dire, un pendolo che oscilla dal perso-
cità della proposta di tale filosofia dell’educa- nalismo al nichilismo, attraverso itinerari tec-
zione, in senso pedagogico, sta nel primato nologici e attraverso l’illusione che ci si possa
dell’istruzione e, tutt’al più, nel primato fermare alla pura razionalità strumentale e
dell’istruzione educativa. Ad essa, sul piano eti- tecnica.
co, corrisponde una costante ristrutturazione G. Acone
dell’etica nella proceduralità giuridica (Rawls- BIBL.: G. GENTILE, Sommario di pedagogia come scienza
Veca). La metafora-concetto di istruzione edu- filosofica, Bari 1913-14, 2 voll.; J. DEWEY, The Sources
cativa, la quale ha una sua forte rilevanza nei of a Science of Education, New York 1929, tr. it. di M.
sistemi scolastici contemporanei, suppone Tioli Gabrieli, Fonti per una scienza dell’educazione,
che l’istruzione scientificamente corretta, di Firenze 1958; A. AGAZZI, Saggio sulla natura del fatto
per sé, possa produrre l’educazione come pro- educativo in ordine alla teoria della persona, Brescia
cesso interessante la persona umana nella sua 1950; D.J. O’CONNOR, An Introduction to the Philo-
globalità. Essa può facilmente degenerare sophy of Education, London 1957; J. MARITAIN, Pour
nell’istruzionismo, nello scientismo e nel tecnici- une philosophie de l’éducation, Paris 1959, tr. it. di A.
smo. In essa la stessa configurazione regolati- Agazzi - P. Viott - G. Galeazzi, Per una filosofia
va delle condotte etiche o, almeno, dei com- dell’educazione, Brescia 2001; H.G. GADAMER, Wahreit
portamenti socialmente rilevanti, viene vista und Methode. Grundzüge einer philosophischen Her-
meneutik, Tübingen 1960, tr. it. a cura di G. Vattimo,
in dissolvenza dall’etica al diritto (Kelsen). La
Verità e metodo, Milano 1983; G.M. BERTIN, Educazio-
terza linea della filosofia dell’educazione con-
ne alla ragione, Roma 1962; G.F. KNELLER, Logic and
temporanea può essere tratteggiata nell’iden- Language of Education, New York 1966, tr. it. di N.
tikit del nichilismo nella sua forma di neonichili- Ponzanelli, Logica e linguaggio della pedagogia, Bre-
smo, la quale esprime una sorta di Stimmung scia 1975; I. SCHEFFLER, Philosophy of Education, Bo-
di quella che da più parti viene indicata come ston 1966; J.F. SALTIS, An Introduction to the Analysis
tramonto della modernità (Vattimo). Essa non è of Educational Concepts, London 1968; S. PETERS, The
istituzionalmente definibile in senso stretta- Logic of Education, London 1970; G. BACHELARD, Epi-
mente pedagogico, poiché non vi è una conce- stemologie, Paris 1971; R. LAPORTA, La via filosofica alla
zione dichiaratamente nichilista nell’ambito pedagogia, in «Bollettino della società filosofica ita-
delle teorie istituzionali dell’educazione. Sta liana», 90-91 (1975), pp. 17-52; G.M. BERTIN (a cura
di fatto che sia sotto forma di scientismo (nes- di), La filosofia dell’educazione oggi, n. mon. «Scuola
sun senso delle cose oltre la scienza e la tecni- e città», 1-2 (1976); D. ANTISERI, Epistemologia e ricer-
ca), sia sotto forma di nichilismo in senso forte o ca pedagogica, Roma 1976; W. BREZINKA, Metatheorie
in senso debole (non vi sono valori né vi è senso der Erziehung, Stuttgart 1978, tr. it. di L. Pusci, Me-
nel fatto puro e semplice della vita e dell’es- tateoria dell’educazione, Roma 1980; N. LUHMANN -
serci, da Nietzsche a Heidegger) o, anche, sot- K.L. SCHORR, Reflexionsprobleme im Erziehungssystem,
to l’aspetto di un inedito nichilismo soft, fatto di Stuttgart 1979, tr. it. di E. Koetti Cerretti - P. Cipol-
tollerante estetismo e di costruzione di una letta, Il sistema educativo, Roma 1988; M. MANNO,
sorta di convivenza, dovuta proprio all’assenza Filosofia, filosofie dell’educazione, pedagogia, in
«Nuove ipotesi», 3 (1980); R. RORTY, Hermeneutics,
di valori forti, l’educazione possibile diventa
General Studies and Teaching; Education, Socializa-
quella libertaria, vitalistica, estetizzante di una
tion, Individuation, Fairfax (Virginia) 1982, tr. it. a
sorta di nichilismo positivo, per il quale non vi è
cura di F. Santoianni, Scritti sull’educazione, Firenze
alcun limite alla libertà dell’individuo, fatta ec- 1996; A. BANFI, Pedagogia e filosofia dell’educazione,
cezione per la prescrizione del neminem laedere. Reggio Emilia 1986; G. ACONE, La filosofia dell’educa-
È così che il pendolo della filosofia dell’educa- zione oggi, in «Il quadrante scolastico», 41 (1989),
zione del nostro tempo finisce per oscillare da pp. 12-27; E. AGAZZI (a cura di), Filosofia e filosofia di,
una proposta di riappropriazione umanistico- Brescia 1992; P. BERTOLINI, L’esistere pedagogico, Fi-
personalista della cultura della modernità renze 1992; A. GRANESE, Il labirinto e la porta stretta,
avanzata (o estenuata), espressa dalla ripropo- Firenze 1992; F. CAMBI, La filosofia dell’educazione:
sizione arricchita della classica memoria cen- struttura, funzioni, modelli, in «Nuove ipotesi», 1
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non verbali dei soggetti implicati nell’intera- Pertanto, la semiotica dell’educazione, costi-
zione educativa, ma non meno le modalità tuendosi quale logica della cultura educativa,
d’organizzazione degli spazi e delle attività o la da un lato, acclara le peculiari caratteristiche
scansione dei tempi che la contraddistinguo- assunte dai codici in essa attivi, dall’altro, è
no. Segno è ciò che può essere interpretato, sempre protesa a oltrepassarli, denudandone
per cui selezionare un atto educativo quale i contenuti abitudinari, gli schematismi aprio-
signum implica l’avvio di processi inferenziali ristici, le assunzioni ideologiche. Il suo proce-
tesi a esplicitare le molteplici valenze pedago- dere, raffigurabile pure quale azione di co-
giche, etiche, affettive, sociali, ideologiche, re- scientizzazione circa il significato delle abitua-
toriche ecc. di cui è intessuto e sulle quali edi- li condotte educative, si distende in aperture
fica i propri significati. capaci di rinnovare i sistemi segnici per il cui
La semiotica dell’educazione ha per oggetto la tramite vengono generati i segni e i testi che
complessa «semiosi educativa» generata dalle danno forma e sostanza all’educare. Le proble-
relazioni intrecciate fra educatori e educandi. matiche concernenti la struttura epistemolo-
Costoro comunicano scambiandosi peculiari gica della semiotica dell’educazione sono af-
produzioni segniche emesse sulla base di spe- frontate nel loro complesso nei lavori di M.
cifici codici, ossia ricorrendo ai repertori di re- Gennari, mentre i diversi altri saggi riconduci-
gole convenzionalmente adottati in una deter- bili al suo ambito soffermano l’attenzione su
minata cultura per produrre discorsi a conte- alcuni aspetti in particolare. Negli Stati Uniti,
nuto educativo, il cui impiego avviene con dif- muovendo dalle ricerche peirceiane, alcuni
ferenti gradi d’intenzionalità. Nella semiosi studiosi hanno incentrato l’indagine sul ruolo
educativa si identificano come testi quei com- del pensiero abduttivo nei processi d’appren-
plessi semiosici dove è rintracciabile un qual- dimento, evidenziando i vantaggi educativi di
che legame strutturale, così come viene defini- quell’informed skepticism che conduce a guar-
ta «educhema» l’unità segnico-educativa mi- dare ai problemi in modo inusuale, rendendo
nimale attraverso cui risulta attuabile un pro- il familiare inconsueto e l’inconsueto familiare
cesso interpretativo. L’ambito storico-cultura- (cfr. D.J. Cunningham [a cura di], Education and
le fungente da orizzonte per ogni possibile at- Pedagogy, n. mon. «The American Journal of
tribuzione di significato è detto «enciclope- Semiotics», 5, 1987). Altri, come Jay L. Lemke,
dia» (cfr. M. Gennari, Interpretare l’educazione. si sono avvalsi degli strumenti elaborati dalla
Pedagogia semiotica ermeneutica, Brescia 1992, social semiotics per indagare le pratiche signifi-
20032). Scopo e prodotto dell’esegesi condotta canti impiegate nella classe scolastica, al fine
dalla semiotica dell’educazione è la significa- di far emergere le semiotic formations che la gui-
zione, cioè l’istituzione di significati. Allorché dano, cioè i modelli normativi con cui solita-
l’interpretazione s’inoltra al di là di quelli cul- mente vengono generati tanto le sequenze in-
turalmente già sedimentati si ha un arricchi- segnative quanto i temi e i concetti disciplina-
mento della conoscenza. ri. Fra le prime ricerche riconducibili alla se-
In siffatta direzione, particolarmente fecondo miotica dell’educazione si annoverano quelle
è il concetto di «abduzione» elaborato da intorno alle problematiche dell’educazione vi-
Charles Sanders Peirce per indicare la forma siva e musicale, di cui s’acclara la specificità
d’inferenza necessaria quando si manifesta un codessicale allo scopo di promuovere in ogni
genuine doubt. L’abduzione – innescata dal so- soggetto sia una semiosi critica sia valide ca-
spetto verso i luoghi comuni e le false eviden- pacità d’espressione personale. Analoga fina-
ze – impone al ricercare percorsi congetturali lità è perseguita dagli studiosi impegnati a lu-
differenti dalle strade consuete, così da fornire meggiare le problematiche didattiche concer-
inedite prospettive di senso. Similmente a nenti la generazione e la ricezione di testi – in
ogni altro, anche l’itinerario attivato dalla se- lingua madre o straniera –, i quali fanno leva
miotica dell’educazione conduce a una «se- sulle conoscenze enciclopediche degli studen-
miosi illimitata», giacché ciascuna interpreta- ti e favoriscono percorsi di cooperazione inter-
zione risulta a sua volta suscettibile di ulteriori pretativa.
interpretazioni. Di conseguenza non si dà un E.W. Tizzi
significato finale, un sapere apofantico, in BIBL.: M. GENNARI, Lo sguardo iconico, Brescia 1984;
quanto qualsiasi asserita conclusione è possi- J.L. LEMKE, Semiotics and Education, Toronto 1984;
bile rimetterla in gioco a un successivo esame. D.J. CUNNINGHAM, Semiotics and Education: An Istance
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designa una relazione costitutiva e una sfida so l’uomo il quale percorre vie che deve aprirsi
per le possibilità della formazione umana. Una in forza della sua libertà.
teologia dell’educazione, aliena da forme di P. Malavasi
irenismo eclettico, può sollecitare la compren- BIBL.: H. KÖHLER, Theologie der Erziehung, München
sione delle culture religiose, la riscoperta di 1965; H. SCHILLING, Theologie der Erziehung, München
una peculiare connotazione spirituale degli 1969; C. BISSOLI, Bibbia e educazione. Contributo stori-
eventi educativi e la tematizzazione di una dia- co-critico ad una teologia dell’educazione, Roma 1981;
lettica formativa aperta alla reciprocità aman- AA.VV., Teologia e scienze dell’educazione. Atti del
te del tu divino. XXVIII Convegno di Scholé, Brescia 1990; L.J. FRANCIS
La teorizzazione di una teologia dell’educazio- - A. THATCHER (a cura di), Christian Perspectives for
Education. A Reader in Theology of Education, Leo-
ne si delinea oggi nella prospettiva dell’educa-
minster 1990; G. GROPPO, Teologia dell’educazione.
zione alla e nella libertà, nel rispetto delle dif- Origine, identità, compiti, Roma 1991; P. MALAVASI,
ferenze che concorrono allo sviluppo integrale Discorso pedagogico e dimensione religiosa, Milano
e armonico della persona umana. La costitu- 2002.
zione critico-ermeneutica della teologia del-
➨ EDUCAZIONE; EDUCAZIONE, ERMENEUTICA DELLA;
l’educazione prospetta l’impraticabilità di una
PEDAGOGIA; EDUCAZIONE, SCIENZE DELLA; TEOLO-
sua rappresentazione semplicistica. Né la teo-
GIA.
logia né la pedagogia possono dialogare in
modo adeguato con una teologia dell’educa-
zione che si identifichi come una sorta di sin-
EDUCAZIONE
Educazione estetica ESTETICA (aesthetic educa-
tion; ästhetische Erziehung; Education esthétique;
tetico compendio o di corollario di altre disci-
educación estética). – Benché si tenda con l’e-
pline.
spressione «educazione estetica» a designare
L’esercizio critico della teologia si misura con
la sfera dell’educazione al gusto, detta nozione
l’opera aperta dell‘educazione, muovendo dal-
rinvia a un ambito problematico ben più am-
la ragione credente ovvero da un pensiero che
pio che coincide con il ruolo che l’elemento
si pone alla sequela della rivelazione. Riflette-
estetico svolge nella formazione complessiva
re sulle risorse dell’humanum implica a pieno dell’individuo. Con Platone si assiste a una
titolo il peculiare orizzonte costituto da un condanna dell’arte e conseguentemente
pensiero credente. dell’educazione estetica perché considerata
L’anelito alla verità e il desiderio di senso di- del tutto incapace di svolgere un’azione edu-
schiusi dal mistero dell’universo personale ri- cativa. Un pieno riconoscimento del valore
chiedono di pensare lo statuto ontologico del- dell’educazione estetica lo si ha solo con
la vita e del mondo creato, di considerare le di- l’estetica post-kantiana e in particolare con
namiche socioeducative e culturali, di provare Friedrich Schiller e nel romanticismo. Nel suo
stupore di fronte alla ricchezza dell’immagina- testo Über die ästhetische Erziehung des Men-
zione e dell’espressività umana. schen in einer Reihe von Briefen (Stuttgart 2000
La teologia dell’educazione in quanto forma [1975], tr. it. a cura di A. Negri, Lettere sull’edu-
dell’elaborazione scientifica contemporanea è cazione estetica dell’uomo, Roma 2001), Schiller
chiamata a proporre la ricerca della verità nel- concepisce l’educazione estetica come un per-
la prospettiva della problematizzazione della corso in grado di far superare all’uomo la con-
parola e della vita ecclesiale, a prefigurare dizione di scissione in cui si trova immerso
l’apertura al «mistero di Dio», senz’alcuna uti- (pura ragione da una parte, mera sensibilità
lizzazione funzionale o subalternazione. La fe- dall’altra): essere educati esteticamente equi-
de, possibilità educativa irrinunciabile, è vale ad avere accesso a una dimensione
l’espressione esistenziale che l’uomo non ap- dell’umano la cui cifra è il comportamento di-
partiene ultimamente a se stesso. La ricerca sinteressato e libero. Nel secolo scorso John
nel campo della teologia dell’educazione rap- Dewey con il suo lavoro di pedagogista riserve-
presenta un emblema della centralità della rà all’educazione estetica un ruolo fondamen-
persona umana nel vivo dell’esperienza stori- tale tanto da considerarla il tratto caratteristi-
co-culturale di fronte al mistero dell’alterità. co di ogni nostra esperienza (Art as Experience,
La teologia dell’educazione è riflessione New York 1980, tr. it. di A. Granese, Arte come
sull’esperienza liberante di Dio come mistero esperienza e altri scritti, Firenze 1995). Grande
del mondo, che rende, da parte sua, misterio- importanza al motivo dell’educazione esteti-
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Modest Censure on the Late Controversial Writ- Edwards sembra talora perfino identificarlo, e
ings and Debates [...] of Mr. Edwards and Mr. percepibile alla coscienza individuale attraver-
Locke (ivi 1698). so un particolare «senso del divino» che è fon-
E. Rapetti te di sicurezza e di gioia. Edwards si preoccupò
BIBL.: M. SINA, L’avvento della ragione, Milano 1976, anche di conciliare l’affermazione dell’assolu-
pp. 395-407; V. NUOVO (a cura di), John Locke and ta libertà e potenza dell’iniziativa divina con la
Christianity: Contemporary Responses to the Reasona- possibilità della previsione scientifica, accet-
bleness of Christianity, Bristol 1997; J.C. HIGGINS-BID- tando in larga misura la validità della fisica
DLE, Introduction, in J. LOCKE, The Reasonableness of newtoniana e del suo «sottofondo metafisico»
Christianity as Delivered in the Scriptures, Oxford (cfr. Treatise on the Nature of True Virtue, Boston
1999, pp. XV-CXV; R. RUSSO, Locke contro Edwards: 1889).
un conflitto ermeneutico, in A. BABOLIN (a cura di), Me- N. Bosco
tafisica e filosofia della religione, Città di Castello 2004, BIBL.: A.C. MCGIFFERT, Jonathan Edwards, New York
pp. 231-271. 1932; H.W. SCHNEIDER, The Puritan Mind, New York
1932; C.H. FAUST - T.H. JOHNSON, Jonathan Edwards,
EDWARDS, JONATHAN. – Teologo protestan-
Edwards New York 1936; T.H. JOHNSON, The Printed Writings of
te, pastore e missionario, n. a East Windsor il Jonathan Edwards, Princeton 1940; O.E. WINSLOW, Jo-
5 ott. 1703, m. a Princeton il 22 mar. 1758. nathan Edwards, New York 1940 (biografia); A.L. JO-
Studiò all’università di Yale che ne sta ripub- NES, Early American Philosophers, New York 1958;
blicando oggi l’opera omnia; dal 1757 fu primo A.A. MAURER, s. v., in P. EDWARDS (a cura di), The En-
presidente dell’università di Princeton. I suoi cyclopedia of Philosophy, New York - London 1967,
scritti furono raccolti in varie edizioni, tra cui: vol. II, pp. 460-462; D.J. ELWOOD, Philosophical Theolo-
The Works of President Edwards (ed. a cura di gy of Jonathan Edwards, New York 1960; T. MANFERDI-
NI, Esperienza religiosa e riflessione filosofica: Jonathan
S.E. Dwight, New York 1889) e J. Edwards Re-
Edwards, in Studi sul pensiero americano, Bologna
presentative Selection (ed. a cura di C.H. Faust -
1960, pp. 65-102; H.W. SCHNEIDER, Storia della filoso-
T.H. Johnson, Cincinnati 1935; ripr. 1962). Ed- fia americana, Bologna 1963, cap. 2 (bibliografia: pp.
wards può essere considerato il fondatore del- 637-639); C. SARACENO, Un pensatore puritano del di-
la teologia del New England. Sentì più di ogni ciottesimo secolo: Jonathan Edwards, in «Rivista di Fi-
altro il problema, assai dibattuto tra i teologi losofia Neo-scolastica», 3 (1966), pp. 347-356; G.M.
del tempo, della conciliazione delle esigenze MARSDEN, Jonathan Edwards: a Life, New Haven -
del sentimento individuale con quelle di una London 2003.
religiosità più tradizionalmente ecclesiale.
Visse inoltre acutamente il dramma dell’incer- EDWARDS, PAUL. – N. a Vienna il 2 sett.
Edwards
tezza della giustificazione e della predestina- 1923. Filosofo analitico austriaco di nascita e
zione alla salvezza. Da questi stimoli Edwards statunitense di adozione, si è formato presso
fu indotto a tentare una fusione di tesi teolo- l’università di Melbourne e alla Columbia Uni-
giche pietiste e puritane. Egli si servì come versity e ha insegnato, oltre che in queste uni-
strumento di dottrine filosofiche di varia pro- versità, a Berkeley e New York. Sostenitore nel-
venienza: il sensismo lockiano, il sentimenta- la sua prima opera importante, The Logic of
lismo di Hutcheson, l’immaterialismo di Ber- Moral Discorse (Glencoe [Illinois] 1955) di
keley, il platonismo di Cambridge. Ne risultò un’etica basata su un oggettivismo naturalisti-
una visione del mondo in cui predomina l’af- co e sull’emotivismo, ha dato vita a rilevanti
fermazione estrema delle assolute maestà e strumenti di divulgazione, soprattutto The En-
priorità divine, sia nell’ordine dell’essere che cyclopedia of Philosophy (New York 1967, 8 voll.).
in quello dell’azione. Dio è la causa unica di Radicale il suo ateismo, che afferma la inso-
ogni accadimento, sia naturale che spirituale; stenibilità delle pretese metafisiche delle reli-
avvenimenti ed esseri singoli sono non cause gioni. Di qui le sue polemiche con Buber (Bu-
seconde, ma puri strumenti dell’elezione divi- ber and Buberism, Laurence 1970) e Tillich. Più
na. Metafisicamente occorre quindi affermare recentemente ha affrontato il tema dell’im-
che «a rigore solo Dio è» e «al suo confronto mortalità e della reincarnazione, attraverso la
tutto il resto deve essere considerato nulla». storia della filosofia, attraverso il dibattito sul
Tanto rigorismo è però temperato dall’energi- rapporto mente-corpo, ma anche attraverso
ca affermazione che Dio è amore, è presente letteratura e testimonianze non scientifiche: P.
nella bellezza e nella vita universale, con cui Edwards (a cura di), Immortality, New York
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mostrare, provare; efficitur poi vale quanto «ne Giovanni Gentile, vol. 3, Firenze 19987, pp. 83
segue», ita efficitur, ut omne corpus mortale sit ss.). Nel § 15 di Sein und Zeit, Martin Heideg-
(cfr. De natura deorum, 3, 12, 30). Compare in- ger interpreta i prodotti della poihvsi" come
vece in Tommaso d’Aquino, che distingue la «semplice presenza (Vorhandenheit)» e quelli
grazia che opera nell’anima «formaliter, se- della pravxi" come «utilizzabilità (Zuhanden-
cundum quod quaelibet forma facit esse in su- heit)». A sua volta Hannah Arendt, chiama pro-
bjecto», così come la bianchezza ha come ef- duzione il risultato del lavoro e prassi il lavoro
fetto l’esser bianco, dalla grazia che opera «ef- stesso, che è azione, «la sola attività che mette
fective, secundum quod habitus effective cau- in rapporto diretto gli uomini senza la media-
sat opus» in quanto opera un movimento zione di cose materiali, corrisponde alla condi-
dell’anima che effettivamente consegue un ri- zione umana della pluralità» (Vita activa, Stut-
sultato (In II Sent., distinctio 26, q. 1, art. 5, re- tgart 1960, tr. it. Vita activa, a cura di S. Finzi,
sp. 5). Niccolò Machiavelli indica nella «verità Milano 1964, p. 7).
effettuale» l’oggetto del lavoro dello storico e R. Pozzo
la distingue dalla «imaginazione di essa» (Il BIBL.: R. BERNASCONI, The Fate of the Distinction Be-
principe, cap. 15). Nella sua elaborazione della tween Praxis and Poiesis, in «Heidegger-Studies», 2
teoria aristotelica degli abiti Jacopo Zabarella (1983), pp. 111-139; D. EMMETT, Introduction, in The
lo usa per definire l’arte, «habitus cum recta Effectiveness of Causes, Albany (New York) 1985, pp.
ratione effectivus», rispetto alla prudenza, 1-5; R. POZZO, On the History of the Concept of Effect-
«habitus recta cum ratione activus» (De natura iveness, in G. AUSENDA (a cura di), On Effectiveness,
logicae, I, 2). Woodbridge (New York) 2003, pp. 13-26.
Nella filosofia tedesca, effetto viene indicato da ➨ AITIA; ATTUALITÀ; CAUSA; EFFETTO; EFFICIENTE,
Wirkung, efficienza con Wirkungsgrad, effettivi- CAUSA; FARE; KINESIS; PHYSIS; POIESIS; PRAXIS; RE-
tà con Wirksamkeit. Causa ed effetto entrano a ALTÀ; SFORZO.
far parte della tavola kantiana delle categorie
nella Critica della ragione pura (cfr. KrV A 80 / B EFFLUVIUM (gr. rJeu'ma). – Termine che si ri-
Effluvium
106). Il concetto di effettività viene tematizzato scontra in Empedocle e con cui viene spiegata,
da Wilhelm von Humboldt nel saggio di filoso- in modo particolare, la sensazione. Effluvium è
fia politica redatto nel 1792 e dedicato ai limiti l’irradiamento continuo e costante degli ele-
dell’azione dello stato, dove Wirksamkeit, ap- menti costitutivi di un composto, determinato
punto vale sia come effettività sia come azio- da quella legge di affinità e di adattamento re-
ne, secondo i due significati del greco poivew ciproco per cui il simile tende al simile; l’efflu-
(cfr. Ideen zu einem Versuch, die Grenzen der vium penetra nei pori dei composti, e attraver-
Wirksamkeit des Staats zu bestimmen, Breslau so questi avviene il contatto degli elementi e
1851). La categoria kantiana della realtà in quindi, nella sensazione, la conoscenza (cfr.
quanto Wirklichkeit (cfr. KrV, A 218 / B 265-266), Plutarco, Quaestiones naturales, 19, 3; Aristote-
viene ripensata in termini aristotelici da He- le, Gen. et corr., I, 8, 324 b 26; Teofrasto, De sen-
gel, per il quale la Wirklichkeit non è la sempli- su, 12, in H. Diels, Die Fragmente der Vorsokra-
ce realtà seguente alla posizione da parte di tiker, a cura di W. Kranz, Berlin 1961-64, 31 A
un altro (che sarebbe la Realität, con un termi- 86).
ne di derivazione latina), ma è piuttosto ejnevr- A. Tognolo
geia, la totalità della realtà considerata come
qualcosa che contiene in sé il potere di diveni- EGEMONIA (hJgemoniva «autorità di condur-
Egemonia
re effettivo (cfr. Scienza della logica, tr. it. di A. re», «condotta», «guida» – hegemony; Hegemo-
Moni, riveduta da C. Cesa, vol. II, Roma-Bari nie; hégémonie; hegemonía). – Oltre il significato
20048, p. 595), distinzione ripresa da Giovanni metafisico, il termine ha assunto un significa-
Gentile per delineare il progresso dello spirito to tecnico prima nella sua accezione politico-
verso se stesso: il «fatto» rappresenta un che militare greca e oggi nella terminologia marxi-
di esterno, astratto e vuoto e non può avere al- sta.
cuna funzione fondativa, mentre l’«atto» è un L’egemonia corrisponde al latino imperium in
che di interno, concreto, significativo ed è ciò opposizione al dominatus o dominatio (ajrchv), è
su cui riposa l’intera costruzione dello spirito cioè nell’ambito della polis la potestà in oppo-
come unità di teoria e prassi (cfr. Teoria genera- sizione alla tirannide; nei rapporti fra diverse
le dello spirito come atto puro [1916], in Opere di città è la forma di prevalenza di una polis in se-
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za e della prolessi e, al di sopra di queste, il lov- polemica forte con gli epicurei, ma senza che
go", la piena ragione che approfondisce i dati per questo lo si debba considerare come l’ini-
sensibili (ibi, II, pp. 21 ss.). Infine anche le virtù ziatore di una sua scuola autonoma, i cui segua-
e le passioni sono determinate dai suoi giudizi ci vengono costantemente chiamati egesiaci.
(ibi, III, pp. 75 e 110 ss.). Quanto alla sua sede, Il punto di partenza del suo pensiero è costitu-
i più la pongono nel petto (ibi, III, p. 217). ito dalle premesse cirenaiche sia in gnoseolo-
Nell’ulteriore svolgimento dello stoicismo l’hJ- gia che in etica. Sennonché, quanto alla prima,
gemonikov" fu sempre visto in funzione di guida egli negava che i sensi potessero mai dare una
dell’anima, e come tale partecipò a tutte le lie- conoscenza esatta e, quanto alla seconda,
vi oscillazioni che si ebbero tra i filosofi sulle dall’assunto che il bene e il male fossero ri-
funzioni e particolarità di questa. spettivamente da riporre nel piacere e nel do-
G. Garuti lore, egli ricavava la sua conclusione tipica-
BIBL.: teorie pitagoriche: per l’hJgemonikov" nel fuoco, mente pessimistica, unita tuttavia a una sorta
cfr. V. CAPPARELLI, La sapienza di Pitagora, II, Padova di egualitarismo sociale, non lontano da posi-
1945, pp. 724 ss.; A. MADDALENA, I Pitagorici, Bari zioni ciniche.
1954, pp. 180-181, che sostiene l’attribuzione di Piacere e dolore infatti non corrispondono a
detta dottrina a Filolao; per il dieci e il sette: A. situazioni determinate e oggettive né seguono
MADDALENA, I Pitagorici, Bari 1954, rispettivamente come effetti prevedibili dalle medesime cause,
pp. 175 ss. e 198 ss.; per Platone L. STEFANINI, Plato- ma hanno una natura relativa e instabile, di-
ne, Padova 1932-35 2 voll. (19492): esposizione pendendo soprattutto il piacere dalla rarità e
schematica in vol. I, pp. 296-297; v. ancora II, p. 37
dalla novità e il dolore dai loro contrari (dove
ecc.; v. inoltre: K. HILDEBRANDT, Platone, Torino 1947,
è abbozzata una teoria del dolore come noia).
pp. 276-277. Stoicismo: Zenone: F. ADORNO, Sul si-
gnificato del termine hJgemonikov" in Zenone, in «La pa- Né essi hanno relazione alcuna con condizioni
rola del passato», 1959, pp. 26-41; M. POHLENZ, Die stabili dell’esistenza, come possono essere la
Stoa, I, Göttingen 19643, pp. 83, 95 ss., tr. it. a cura ricchezza, la nobiltà, la libertà e l’onore da una
di O. De Gregorio, Milano 2005; sulla terra come parte e la povertà, la condizione umile, la
egemonico in N. FESTA, I frammenti degli Stoici anti- schiavitù e l’ignominia dall’altra. A ciò si ag-
chi, II, Bari 1935, pp. 118-119. Nell’uomo: esposizio- giunge il potere della fortuna che così spesso
ne chiara in G. MANCINI, L’etica stoica da Zenone a delude le umane speranze.
Crisippo, Padova 1940, pp. 131 ss.; per l’impostazio- Ricondotto, a questo modo, il piacere corpo-
ne iniziale e la storia particolareggiata del concetto reo a qualcosa di incerto e di fortuito, incapace
M. POHLENZ, Die Stoa, I, Göttingen 19643, I, pp. 54 di essere sottomesso a una regola che possa
ss., 88 ss., 143 ss. e passim. valere per l’arte del vivere, nemmeno si può
trovare conforto, come voleva Anniceri, nel go-
EGESIA
Egesia diDICirene CIRENE (ÔHghsiva"). – Filosofo dimento dell’animo, sia perché in esso sempre
tradizionalmente considerato appartenente si riflettono i dolori del corpo, sia perché i le-
alla scuola cirenaica, vissuto tra il sec. IV e il gami affettivi si risolvono in realtà in semplici
sec. III a. C. Per le sue idee pessimistiche, che rapporti di interesse. Essendo dunque impos-
avrebbero spinto molti dei suoi ascoltatori al sibile conseguire la felicità, il «fine» non può
suicidio, fu soprannominato «persuasore di che essere negativo, non tanto ricerca del be-
morte» (Peisiqavnato") e, secondo la tradizio- ne, quanto fuga dal male. Perciò la vita non è
ne, sarebbe stato dal re Tolomeo I Soter diffi- di per sé un bene, come stoltamente ritiene
dato a proseguire il suo insegnamento. Gli vie- l’uomo comune, ma qualcosa di indifferente
ne attribuito un libro intitolato «Colui che si che il saggio, a seconda delle circostanze, ac-
lascia morire di fame» (´Apokarterw'n), nel cetta o rifiuta. Le stesse posizioni pessimisti-
quale il protagonista, sul punto di morire vo- che che sfociavano ad esempio nella conside-
lontariamente, salvato dagli amici, spiega ad razione dell’amicizia, della riconoscenza, della
essi i motivi della sua risoluzione, facendo un benevolenza quali valori meramente relativi,
lungo elenco dei mali che affliggono l’umana inducevano Egesia ad assumere un atteggia-
esistenza. Secondo Diogene Laerzio (Vite dei fi- mento di indulgenza di fronte all’errore, rite-
losofi, II, 85) fu iniziatore di una delle tre corren- nuto sempre involontario e perciò da rimuove-
ti in cui la scuola cirenaica si divise nel sec. III, re non con l’odio ma con l’insegnamento.
quasi certamente anche sotto la spinta di una D. Pesce - E. Spinelli
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Wright, D. Davidson e a temi della filosofia toniche. A Napoli, affiliato all’Accademia Pon-
analitica del linguaggio e dell’azione. taniana, è stimato da Sannazzaro e dallo stes-
M. Dell’Utri so Pontano, che lo fa protagonista del suo Ae-
BIBL.: altre opere: Studi di logica e filosofia della scien- gidius; in seguito si stabilisce presso la Con-
za, Roma 1971; Il linguaggio delle teorie scientifiche, gregazione degli Osservanti di Lecceto, vicino
Napoli 1979; M.R. EGIDI (a cura di), Wittgenstein. Mo- a Siena, per dedicarsi alla vita ascetica.
menti di una critica del sapere, Napoli 1983; M.R. EGIDI Del 1506 è l’orazione De Ecclesiae incremento, in
(a cura di), La svolta relativistica nell’epistemologia cui interpreta in senso provvidenzialista le re-
contemporanea, Milano 1988; A. Marty. Eine Sprach- centi conquiste dei portoghesi. Nominato pre-
philosophie in der Nachfolge Brentanos, Amsterdam dicatore apostolico da Giulio II, nel 1507 divie-
1992; M.R. EGIDI (a cura di), Wittgenstein. Mind and ne priore dell’ordine. In uno scritto di questo
Language, Dordrecht 1995; M.R. EGIDI (a cura di), In periodo mette in rapporto la dignità dell’uomo
Search of a New Humanism, Dordrecht 1999.
con l’incarnazione di Dio; degli stessi anni so-
no le Sententiae ad mentem Platonis, sull’opera
EGIDIO
Egidio di Medonta(anche Guido) DI MEDONTA. – di Lombardo, che sviluppano l’idea della con-
Maestro di teologia, agostiniano del XIV seco- tinuità tra platonismo e cristianesimo.
lo, oriundo parigino, m. dopo il 1364. Pronuncia l’orazione inaugurale al concilio La-
Insegnò nello Studio generale di Parigi. Po- teranense V; tra il 1513 e il 1518, scrive la Hi-
chissimo sappiamo di lui; nel 1352 ottiene di storia viginti saeculorum, forse sotto l’influenza
leggere le Sentenze durante il periodo estivo, gioachimita, una «teologia della storia» che
come baccelliere; nel 1354 è chiamato dal- esalta i valori di unione e di concordia; del
l’università di Parigi a revocare alcune propo- 1517 sono il Libellus de litteris hebraicis e la
sizioni erronee da lui insegnate nella scuola Schechina, in cui, entro un quadro cristiano,
agostiniana. Ci resta una sua lettera a Nicola tratta delle lettere e dei numeri e dei nomi di-
d’Autrecourt (ed. a cura di J.C. Lappe, Nicolaus vini.
von Autrecourt: Sein Leben, seine Philosophie, sei- Eletto cardinale nel 1521, nell’ultimo periodo
ne Schriften, Beiträge zur Geschichte der Philo- si dedica sistematicamente allo studio delle
sophie des Mittelalters, vol. VI, 2, Münster i.W. dottrine ebraiche e cabalistiche.
1908, pp. 1-31 [pp.14-24; risposta, pp. 24-30]) M. Laffranchi
dove ne combatte le teorie principali intorno BIBL.: In I Sententiarum ad mentem Platonis, ed. par-
alla causalità e al problema della conoscenza. ziale a cura di E. MASSA, I fondamenti metafisici della
C. Testore «dignitas hominis» e testi inediti di Egidio da Viterbo,
BIBL.: H. DENIFLE - E. CHATELAIN, Chartularium Uni- Torino 1954; Scechina e Libellus de litteris hebraicis,
versitatis Parisiensis, Paris 1894, vol. III, nn. 1207, ed. a cura di F. Secret, Roma 1959, 2 voll.; De Eccle-
1218 e nota p. 122 (ripr. Bruxelles 1964); P. FÉRET, La siae incremento, ed. a cura di J.W. O’Malley, in «Tra-
Faculté de théologie de Paris et ses docteurs les plus célè- ditio», 25 (1969), pp. 265-338; La dignità dell’uomo,
bres; Moyen-âge, Bruxelles 1896, vol. III, pp. 182-184. l’amore di Dio e il destino di Roma, ed. a cura di J. W.
O’Malley, in «Viator», 3 (1972), pp. 389-416; Orazio-
EGIDIO
Egidio da Viterbo(ANTONINI) DA VITERBO. – Orato- ne inaugurale al V Concilio Lateranense, ed. a cura di
re, filosofo, teologo e storico, n. a Viterbo nel C. O’Reilly, in «Augustiniana», 27 (1977), pp. 166-
1469, m. a Roma nel 1532. 204; Lettere familiari, ed. a cura di A.M. Voci Roth,
Sembra errato l’appellativo Canisius, da una Roma 1990, 2 voll.
trascrizione di Caninius, in riferimento al pae- Su Egidio da Viterbo: E. MASSA, Egidio da Viterbo,
se natale della madre. Machiavelli, Lutero e il pessimismo cristiano, in «Archi-
vio di Filosofia», 18 (1949), pp. 75-123; M. REEVES,
Dell’ordine degli Agostiniani, studia a Padova,
Joachimist Espectations in the Order of Augustinian
ove pubblica, oltre a tre inediti di Egidio Ro-
Hermits, in «Recherches de Théologie Ancienne et
mano, le due Quaestiones de materia celi et de Médiévale», 25 (1958), pp. 111-141; F. SECRET, Le
intellectu possibili contra Averroim insieme con i symbolisme de la Kabbale chrétienne dans la «Scechi-
Commentaria in VIII libros Physicorum Aristote- na» de Egidio de Viterbo, in «Archivio di Filosofia»,
lis (1493). Allievo di Nifo, incontra G. Pico, del 27 (1958), pp. 131-154; G. ERNST - S. FOÀ, Egidio da
quale apprezza la polemica antiastrologica e Viterbo, in Dizionario biografico degli italiani, Roma
con il quale discute del significato della cabala. 1960 ss., vol. XLII, pp. 341-353; J.W. O’MALLEY, Giles
Conosce Ficino e nel 1497 consegue il magi- of Viterbo on Church and Reform, Leiden 1968; F.X.
stero in teologia a Roma, discutendo tesi pla- MARTIN, The Writings of Giles of Viterbo, in «Augusti-
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SEWICZ, La foi et la raison chez Gilles d’Orléans, philo- la forma ereditaria, e la relativa indipendenza
sophe parisien du XIIIe siècle, in J.A. AERTSEN - A. SPEER, del sovrano rispetto alla legge positiva.
Geistesleben im 13. Jahrhundert, «Miscellanea Nel 1281 partecipa al Capitolo generale degli
mediaevalia», vol. XXVII, Berlin - New York 2000, agostiniani a Padova, occasione nella quale
pp. 252-261. disputa alcune questioni (il cosiddetto Quodli-
bet padovano). Riprende la carriera universita-
EGIDIO ROMANO (Aegidius Romanus). – Fi-
Egidio Romano ria nel 1285, quando su richiesta di papa Ono-
losofo e teologo n. a Roma tra il 1243 e il 1247 rio IV, le sue dottrine furono riesaminate da
e m. ad Avignone il 22 dic. 1316. Entra nell’or- una commissione di teologi nominata dal
dine degli Eremitani di sant’Agostino e studia nuovo vescovo di Parigi Ranulfo de la Hou-
a Parigi, dove forse ha anche modo di seguire blonnière. Divenuto così infine il primo mae-
Tommaso nel corso della sua seconda reggen- stro di teologia del suo ordine, inizia a inse-
za parigina tra il 1268 e il 1272. A questo primo gnare verosimilmente già nel 1285-1286, ed è
periodo (comunque anteriormente al 1270) reggente fino al 1291. Tra i frutti più importanti
viene fatta risalire una compilazione di errori della sua attività in questo periodo figurano 6
dei filosofi (Errores philosophorum) sulla cui au- Quodlibeta e le Quaestiones de esse et essentia.
tenticità si nutre tuttavia ancora qualche dub- Nel 1287, nel capitolo generale di Firenze, è
bio. Agli inizi degli anni settanta commenta le proclamato già in vita dottore ufficiale del suo
Sentenze di Pietro Lombardo, ultimando tutta- ordine, con un’apertura di credito in qualche
via l’Ordinatio del solo I libro (1271-73). Nel modo singolare: tutti gli agostiniani sono te-
1277 è coinvolto nella campagna di censure nuti a far riferimento alla sua autorità non solo
avviata dal vescovo di Parigi Tempier e dal le- per gli scritti già editi, ma anche per quelli che
gato pontificio Simone di Brion. Gli vengono sarebbero apparsi successivamente. Agli inizi
contestati 51 articoli estratti dal suo commen- del 1292 è eletto priore generale degli agosti-
to al I libro delle Sentenze: Egidio tenta di di- niani, e nel 1295 è nominato da Bonifacio VIII
fendersi (la sua Apologia è stata conservata in arcivescovo di Bourges. Si schiera dalla parte
alcune annotazioni di Goffredo di Fontaines, di Bonifacio VIII sia nel corso della controver-
ed è stata edita da R. Wielockx, Aegidii Romani sia relativa alla legittimità della sua elezione
dopo la rinuncia di Celestino V, sia nel succes-
Opera Omnia, Corpus Philosophorum Medii
sivo conflitto con Filippo il Bello. Il De ecclesia-
Aevi. Testi e studi, vol. IV, Firenze 1985, vol. III-
stica potestate, composto nel 1301-02, è forse il
1, pp. 49-59), ma è costretto a interrompere la
documento teoreticamente più importante del
sua carriera e a lasciare Parigi. Probabilmente
partito teocratico, da cui può essere fatta di-
in reazione alla condanna Egidio compone il
pendere anche la nota bolla di Bonifacio VIII
Contra gradus et pluralitatem formarum, in cui Unam sanctam. Egidio si spinge qui ad affer-
afferma che la tesi dell’unicità della forma so- mare non solo che la supremazia assoluta del
stanziale nell’uomo non solo non è incompati- pontefice sull’intera cristianità si estende an-
bile con la fede, ma è anzi l’unica realmente che alla sfera temporale, ma anche che l’origi-
conforme ad essa. Una tradizione non suffra- ne dei regni, se non si colloca nell’ambito del
gata da riscontri lo vuole quindi precettore di sacerdotium, è da considerarsi illegittima. E
Filippo il Bello: è invece certo che abbia com- poiché anche il possesso si fonda sulla comu-
posto su sua richiesta, tra il 1277 e il 1282, il De nione della chiesa, coloro che sono esclusi da
regimine principum, un trattato in 3 libri desti- quest’ultima non sono neppure legittimati a
nato a una larghissima diffusione in cui Egidio possedere bene temporali.
non solo traccia un quadro dell’educazione da È tuttavia probabile che, con il venir meno del-
riservare ai nobili (secondo il genere degli spe- le mire di Bonifacio VIII, Egidio abbia cercato
cula principum), ma propone anche un efficace di rientrare in rapporto con il potere civile, e in
compendio della morale e della politica ari- particolare con Roberto d’Angiò, a cui è dedi-
stotelica a uso dei laici imperniato fondamen- cata l’Ordinatio del suo commento al II libro
talmente sulla virtù suprema della prudentia. delle Sentenze (1309). Partecipa quindi al Con-
Per altro, egli introduce qui anche modifiche cilio di Vienne (1311-12) schierandosi a favore
non del tutto irrilevanti al quadro di riferimen- della soppressione dell’ordine dei Templari e
to aristotelico, sostenendo ad esempio la su- di ogni altra forma di esenzione (salvo quelle
periorità assoluta del sistema monarchico nel- relative agli ordini mendicanti) dalla giurisdi-
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Particolarmente degne di interesse sono le po- male come distanza di un corpo localizzato ri-
sizioni di Egidio relativamente al soggetto ri- spetto a punti fissi dell’universo.
spettivo della teologia e della metafisica. Sog- P. Porro
getto della teologia è Dio in quanto restaura- BIBL.: per un elenco dettagliato degli scritti egidia-
tore e glorificatore della natura umana (Tracta- ni, della loro cronologia relativa, delle principali
tus de subiecto theologiae), ed è questa la ratio edizioni e degli studi disponibili si rinvia a F. DEL
specialis in base alla quale il teologo può deli- PUNTA - S. DONATI - C. LUNA, s. v. in Dizionario biogra-
mitare l’infinità del suo ambito (l’infinità stes- fico degli Italiani, Roma 1960-, vol. XLII, pp. 319-341;
S. DONATI, Studi per una cronologia delle opere di Egi-
sa è per altro intesa da Egidio come il princi-
dio Romano. I: le opere prima del 1285. I commenti
pale attributo in base a cui circoscrivere la
aristotelici. I-II, rispettivamente in «Documenti e
considerazione dell’essenza divina). Il fine del- Studi sulla Tradizione Filosofica Medievale», 1-I
la teologia non è d’altra parte quello di cono- (1990), pp. 1-111; 2-I (1991), pp. 1-74. Nell’ambito
scere Dio, ma di amare Dio in quanto appunto della nuova edizione critica delle opere egidiane
restauratore e glorificatore, e per questo la (Aegidii Romani Opera Omnia, a cura di F. Del Punta
teologia non è in senso stretto né una scienza - G. Fioravanti - C. Luna, Firenze 1985 ss.) sono ap-
pratica né una scienza speculativa, ma una parsi, oltre a 8 voll. di catalogo di manoscritti e re-
scienza «affettiva», in cui la bona operatio e la pertorio dei sermoni, i seguenti volumi: Apologia,
speculatio sono ordinate alla dilectio. Relativa- ed. a cura di R. Wielockx, Firenze 1985; Reportatio
mente alla filosofia prima (Quaestiones me- Lecturae super libros I-IV Sententiarum, Firenze 2003.
taphysicales; si tratta tuttavia di una reportatio
da utilizzare con cautela) Egidio distingue tra EGITTO. – Per gli egiziani, che i greci del tem-
Egitto
un subiectum principale per se et primo (l’ente in po di Erodoto (Storie II, 37) dichiararono «i più
quanto ente) e un subiectum principale ex conse- scrupolosamente religiosi fra gli uomini», la
quenti, che è quello in cui si manifesta al mas- religione ebbe potere di ispirazione, di colle-
simo grado la natura del primo: ora, poiché la gamento e sintesi anche di ogni altra forma di
ratio entis si trova espressa nel modo migliore pensiero filosofico e scientifico, e ciò non solo
e più vero in Dio che in ogni altro ente, Dio può nelle origini remote di quella civiltà, i cui ricor-
essere considerato soggetto principale ex con- di risalgono almeno al IV millennio a. C., ma
sequenti della metafisica. In quanto scienza anche per tutte le età successive, fino all’av-
vento di Alessandro e oltre (in merito al pen-
umana, tuttavia, quest’ultima ha solo una co-
siero filosofico egiziano si veda: J.P. Allen et al.
noscenza limitata e accidentale di Dio, fondata
[a cura di], Religion and Philosophy in Ancient
appunto sul fatto che Dio non si sottrae co-
Egypt, New Haven 1989, e anche il classico
munque all’ambito dell’ente (non effugit ratio-
H.A. Frankfort et al., The Intellectual Adventure
nem entis). of Ancient Man. An Essay on Speculative Thou-
A Egidio si devono infine numerosi commenti ght in the Ancient Near East, Chicago-London
alle opere aristoteliche, tra i quali spiccano da 1977 [1946], tr. it. di E. Zolla, La filosofia prima
una parte quello alla Retorica (1272-1273), de- dei Greci: concezioni del mondo in Mesopotamia,
stinato a influenzare tutta la successiva rice- nell’antico Egitto e presso gli ebrei, Torino 19805,
zione dello scritto, e dall’altra quelli alla Fisica pp. 47-150).
e al De generatione. Alcune delle dottrine soste- SOMMARIO: I. Il pantheon egizio. - II. L’oltre-
nute da Egidio in questi ultimi (ma anche in tomba. - III. La sapienza egiziana e la sua lette-
alcune questioni di angelologia) hanno in ef- ratura.
fetti attirato da tempo l’attenzione degli storici I. IL PANTHEON EGIZIO. – Il pensiero religioso dei
della scienza: è il caso ad esempio dell’idea di popoli abitanti la valle del Nilo, che fu certa-
quantità di materia, che rappresenta forse il mente vario nelle origini, mirò più volte, attra-
concetto scolastico più vicino a quello moder- verso combinazioni molteplici, talora attraver-
no di massa e che viene introdotto da Egidio so influssi stranieri, a una unità concettuale e
per spiegare i fenomeni di rarefazione e con- formale, che in realtà non fu mai in grado di
densazione; dell’ammissione, almeno ipoteti- raggiungere. Prima che si creasse un regno
ca, della possibilità del movimento nel vuoto dell’Alto Egitto e uno del Basso Egitto, in par-
(misurabile da un tempo composto di istanti te contrapposti, anche se talvolta riuniti sotto
inestesi e discontinui) e della pluralità dei il medesimo scettro, si deve ritenere che ogni
tempi; o, infine, della dottrina del luogo for- più piccolo distretto, di quelli che in età greca
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nut, il fuoco, e i loro figli: il dio Geb, la terra, e tutto in epoca tarda, dà luogo alla credenza
la dea Nut, il cielo, e ancora Osiride e la moglie che il dio si identifichi con l’animale stesso; di
e sorella di questo Iside, il fratello Seth (E. Hor- qui le figure divine con corpo umano e testa di
nung, Seth. Geschichte und Bedeutung eines ägyp- animale, o con caratteristiche animalesche (si
tischen Gottes, in «Symbolon», n. s. 2, 1974, pp. pensi alle corna di Ammone) e l’allevamento e
49-63; H. te Velde, Seth, God of Confusion, Lei- la venerazione di alcuni esemplari di singoli
den 19772) e la moglie di questo Nephthys; op- animali sacri, ritenuti estrinsecazioni terrene
pure il dio Ptah di Menfi posto a capo di una del dio (per esempio il bue Api di Menfi, im-
triade con Sakhmet, la leonessa, e il figlio Ne- magine di Ptah).
fertem (H. Junker, Die Götterlehre von Memphis, L’evoluzione graduale della religione egiziana
in «Abhandlungen der Preussischen Akademie in tanti secoli di storia locale dimostra una so-
der Wissenschaften zu Berlin. Philosophisch- stanziale fedeltà, nello spirito e nelle forme,
historische Klasse», 23, 1939); o il dio Ammo- alle origini; anzi ebbe talora, come al tempo
ne, appartenente prima a una ogdoade di Er- dei faraoni della XXVI dinastia (663-525 a. C.)
mopoli e poi divenuto, dopo la XI dinastia, il un ritorno voluto all’arcaismo tradizionale. Un
dio supremo di Tebe, legato alla sorte della solo episodio, pur tuttavia transitorio, fa ecce-
città nell’ascensione politica di questo gran zione, quello del XIV secolo a. C., dovuto
centro di potenza egiziana durante il Regno all’iniziativa del cosiddetto re eretico Ame-
Nuovo. Accanto a personificazioni cosmogoni- nophi IV (che trasformò il suo nome in Ekhna-
che sono anche sorte nuove figure, per esem- ton) e non esitò ad abbattere con energia im-
pio Thot, il dio della sapienza e Maat, la dea provvisa i vecchi culti dell’Egitto, per sostituir-
della giustizia (M. Lichtheim, Maat in Egyptian vi l’adorazione dell’unico dio solare Aton: cele-
Autobiographies and Related Studies, Freiburg bre il nobile inno ad Aton, superstite fino a
1992; J. Assmann, Maât, l’Egypte pharaonique et noi, che si ritiene, se non del tutto composto,
l’idée de justice sociale, Fuveau 1999). tuttavia ispirato dal sovrano (J. Assmann, Die
Ed è pure in corso durante gli anni del Regno «Häresie» des Echnaton. Aspekte der Amarna-
Nuovo (per esempio, dinastie XXI-XXII) il pro- Religion, in «Saeculum», 23, 1972, pp. 109-126;
cesso di una sempre maggiore spiritualizzazio- E. Hornung, Echnaton: Die Religion des Lichtes,
ne del divino, fenomeno che si accompagna Zürich 1995, tr. it. di C. Salone, Akhenaton. La
con quello di un movimento tendenzialmente religione della luce nell’antico Egitto, Roma
monoteistico, che alcuni attribuiscono già alle 1998).
origini, ma che forse non risale a epoche così II. L’OLTRE-TOMBA. – La concezione della vita di
lontane (J. Assmann, Re und Amun: die Krise oltretomba, almeno in età storica, è pure un
des polytheistischen Weltbilds im Ägypten der tratto caratteristico della religione in Egitto
18.-20. Dynastie, Göttingen 1983). (H. Kees, Totenglauben und Jenseitsvorstellungen
Caratteristica invece del culto egiziano di ogni der alten Aegypter, Leipzig 1926; J. Assmann,
tempo è l’adorazione del feticcio, che può es- Der Tod als Thema der Kulturtheorie, Frankfurt
sere un oggetto inanimato, per esempio uno am Main 2000, tr. it. di U. Gandini, La morte co-
scudo con due frecce incrociate, o la corona (la me tema culturale: immagini e riti mortuari
bianca o la rossa), simboli della regalità; ovve- nell’antico Egitto, Torino 2002); essa si riflette
ro un oggetto animato: una pianta, per esem- sia nella pratica della imbalsamazione dei ca-
pio il sicomoro, il loto o il papiro, ma special- daveri, che speciali processi, a noi ancora sco-
mente un animale (T. Hopfner, Der Tierkult der nosciuti, trasformano in mummie in parte in-
alten Aegypter, Wien 1913 [Denkschriften der corruttibili, sia nella costruzione di tombe ta-
Akademie der Wissenschaften in Wien. Philo- lora grandissime e assai complesse: le pirami-
sophisch-historische Klasse, vol. 57/II]); i culti di, i mastaba e le tombe sotterranee della Val-
di divinità teriomorfe sono certamente anti- le dei Re e della Valle delle Regine nella necro-
chissimi e assai diffusi, anche perché non poli tebana, coi templi per il culto esterno dei
sempre sono generali di tutto l’Egitto, ma li- defunti (M. Ullmann, König für die Ewigkeit: Die
mitati ad alcuni distretti, per esempio il leone Häuser der Millionen von Jahren: Eine Untersu-
a Bubasti, il toro ad Armant, il coccodrillo nel chung zu Königskult und Tempeltypologie in
Fayûm, l’avvoltoio a El-Kab, l’ibis a Ermopoli e Ägypten, Wiesbaden 2002).
poi il gatto, la gazzella, il falcone e cento altri. Tale concezione era fondata su due presuppo-
Codesto culto feticistico dell’animale, soprat- sti: che «l’anima» fosse in grado di sopravvive-
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mediante il rapporto con Dio (cfr. soprattutto qualunque idea. La volontà di potenza, come
Entweder-oder e Der Begriff Angst). volontà di autoaffermazione, non è perciò
III. L’EGOISMO NEL PENSIERO CONTEMPORANEO. – nient’altro che l’essere stesso di ogni cosa: da
Contro questa concezione della persona vo- qui la decisa richiesta, da parte di Nietzsche,
gliono reagire i due principali esaltatori di sospensione di ogni giudizio morale, in
dell’egoismo: Stirner e Nietzsche. Per Stirner, quanto pretesa contraddittoria di fondare
l’unica realtà esistente è l’individuo, nella sua quella che è già un’evidenza, l’evidenza stessa
irripetibile singolarità (l’io passeggero). Qual- della realtà. Ogni pretesa che tenti di abbellire
siasi morale della rinuncia o della sottomis- tale verità, fondandola su altro (come lo Sollen
sione, come p. es. la morale cristiana del- kantiano), camuffandola di trascendenza (co-
l’amore, non è ammissibile di fronte alla libera me in Platone), o ammantandola delle vesti
e anarchica volontà dell’io. Chi rinuncia alla del «valore», finisce di fatto per allontanarsi
propria libertà serve un egoismo superiore: ci da essa, cioè dall’affermazione, in sé nient’af-
si deve convincere, sostiene Stirner, «che il mi- fatto scandalosa, dell’egoismo essenzialmen-
glior partito è quello dell’egoista». Onde la te connesso a ogni cosa, a ogni atto, essendo
conclusione: «voglio essere l’egoista io stes- che «essere» e «autoaffermazione» sono iden-
so» (M. Stirner, Der Einzige und sein Eigentum, tici. In ciò consiste l’enorme sforzo nietzsche-
Leipzig 1845, tr. it. di E. Zoccoli, L’unico, Mila- ano di riportare la vita – e l’egoismo ad essa
no 19213, p. 2). L’unica libertà che l’uomo pos- essenzialmente inerente – alla sua primitiva
sa veramente realizzare è quella che egli stes- «innocenza».
so si costituisce: «sol quella è libertà, che da Per il positivismo, l’egoismo deve essere supe-
se stesso l’uomo ottiene, cioè la libertà rato nel «vivre pour autrui», nell’altruismo, ter-
dell’egoista» (ibi, p. 153). Questo egoismo, al mine che si trova usato per la prima volta in
pari dell’istinto per la proprietà, è innato in Comte (Catéchisme positiviste, Paris 18903, p.
ogni uomo; anche l’Unico può amare, ma non 51). Spencer critica questa tesi di Comte, pro-
disinteressatamente, bensì egoisticamente: ponendo l’eliminazione dell’antinomia tra
«Anch’io amo gli uomini. Ma li amo con la co- egoismo e altruismo nell’ego-altruismo (H.
scienza dell’egoista, io li amo perché il loro Spencer, Principles of Psychology, London 1855,
amore mi rende felice, io li amo perché l’amo- parte VIII, capp. 6-7; cfr. anche Data of Ethics,
re è incarnato nella mia natura, perché così mi capp. 11-14, tr. it. di G. Salvadori, Torino
piace» (ibi, p. 266). 19083).
Anche in Nietzsche l’esaltazione dell’egoismo IV. CONCLUSIONI. – Si può quindi notare come,
deriva dalla sua critica della morale cristiana e di tutte queste riflessioni, solo quella nietz-
kantiana, ma assume un respiro e una portata scheana abbia saputo fornire un’interpretazio-
ben più ampi. Il punto di partenza di Nietzsche ne affatto originale della nozione di egoismo,
è smascherare l’egoismo nascosto dietro gli la quale fosse al contempo completamente
ideali apparentemente più nobili e disinteres- sganciata da quelle di soggettivismo ed ego-
sati. Riprendendo uno spunto già di Machia- centrismo. In generale, nell’attuale riflessione
velli e dei grandi moralisti francesi, Nietzsche filosofica, tali nozioni vengono preferite, per-
individua l’interesse personale, e financo la ché più esatte, a quella di egoismo, la prima
spinta della più cieca fisiologia, dell’appetitus nell’ambito teoretico, la seconda in quello
proprio al corpo e all’organico, dietro le prete- morale. Così, le critiche alla coloritura totalita-
se della «spiritualità». Non esistono atti, nep- ria presente nella modernità sin dal suo inizio,
pure quelli apparentemente gratuiti dell’arti- come quella di E. Levinas, fanno del soggetti-
sta o del filosofo o del santo, che non siano in vismo il loro principale bersaglio. Per quanto
realtà dettati dall’affermazione, e che non ab- attiene la riflessione morale, e quindi la nozio-
biano questa come loro fine. Il soggettivismo ne di egocentrismo, questo viene visto come
nietzscheano, perciò, non va preso alla lettera, quella forma di cattivo amore di sé, la quale va
come banale egoismo nel senso più gretta- evitata in nome di una forma sostenibile, o ad-
mente «desiderativo» del termine, ma ha una dirittura auspicabile, di egoismo. Tale è l’im-
valenza trascendentale: è la condizione di pos- postazione, ad esempio, di autori di area an-
sibilità stessa della vita, tanto dell’individuo, glosassone come l’americana Ayn Rand, la
quanto delle nazioni, o delle religioni, o di quale, rifacendosi a un’impostazione di tipo
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to nell’Europa continentale un filone di critica Padova 1960, pp. 146-163 (cfr. pp. 253-264); J. LE-
filosofica all’egoismo-individualismo-utilitari- CLERCQ, Les grandes lignes de la philosophie morale,
smo dei filosofi portavoce della borghesia. Louvain-Paris 1966 (1947); A. MACINTYRE, s. v. Egoism
Dopo la svolta marginalista, l’immagine del- and Altruism, in P. EDWARDS (a cura di), Encyclope-
l’agente economico come massimizzatore di dia of Philosophy, vol. II, New York - London 1967,
utilità ha preso il posto di quella dell’indivi- pp. 462-466 (traduzione inglese e critica); A. RAND,
duo razionale che persegue il proprio interes- Virtue of Selfishness. A New Concept of Egoism, New
se autocentrato. Dato che l’utilità è divenuta York 1989, tr. it. a cura di N. Iannello, La virtù dell’ego-
una grandezza sempre più astratta, identifi- ismo, Macerata 1999; R. SHAVER, Rational Egoism. A
Selective and Critical History, Cambridge 1998; W.
candosi alla fine con la soddisfazione di prefe-
KLEIN - E. MÜLLER (a cura di), Genuß und Egoismus,
renze, fra le quali possono rientrare preferenze
München 2002; M.R. LEARY, The Curse of the Self.
dettate da preoccupazioni morali, anche le più
Self-Awareness, Egotism, and the Quality of Human
disinteressate, la critica a questo modello di Life, Oxford 2004.
agente razionale si è concentrata più sul suo
Parte B: A. SEN, Rational Fools, in «Philosophy and
carattere quasi tautologico e sui suoi limiti co-
Public Affairs», 6 (1977), pp. 317-344, tr. it. di G.
me ipotesi teorica che sui suoi assunti di ego-
Gozzi, Sciocchi razionali, in A. SEN, Scelta, benessere,
ismo etico o psicologico. Il filone di teorie equità, a cura di S. Zamagni, Bologna 1986, pp. 147-
dell’altruismo in economia si è occupato di 178; A. SEN, On Ethics and Economics, Oxford 1987,
problemi reali, ma chiamando col nome di «al- tr. it. di S. Maddaloni, Etica ed economia, Roma-Bari
truismo», coniato da Auguste Comte per indi- 20022; A. ETZIONI, The Moral Dimension. Toward a
care non il precetto di amare il prossimo o pre- New Economics, New York 1988; N. BOWIE, Challen-
diligere i più piccoli della tradizione ebraico- ging the Egoistic Paradigm, in «Business Ethics
cristiana, ma il precetto (non troppo plausibi- Quarterly», 1 (1991), pp. 1-21; P. FORCE, Self-interest
le) di «vivere per gli altri», cose piuttosto ete- before Adam Smith. A Genealogy of Economic Science,
rogenee; fra queste sono state fatte rientrare le Cambridge 2003.
dimensioni dell’utilità che non sono fruibili in- ➨ ALTRUISMO; AMICIZIA; AMOR DI SÉ; ASCESI; BENI;
dividualmente come i beni pubblici, le precon- CARITÀ; COMPASSIONE; EGOCENTRISMO; ETICA ECO-
dizioni morali del mercato, e infine, nel senso NOMICA; HOMO OECONOMICUS; MERCATO; RINUN-
introdotto da Thomas Nagel (The Possibility of CIA; SCUOLA STORICA; SOGGETTIVISMO; SOLIPSISMO.
Altruism, Princeton [New Jersey] 1970, tr. it. di
R. Scognamiglio, La possibilità dell’altruismo,
Bologna 1994), della pura e semplice possibi-
EGOTISMO (egotism; Egotismus; égotisme;
Egotismo
egotismo). – Spesso, e quasi sempre nella lin-
lità di un comportamento che abbia moventi
gua inglese, egotismo è sinonimo di egoismo;
diversi da quelli egoistici. In tutti e tre i casi si
così nell’opera di G. Santayana, Egotism in
tratta di qualcosa di meno dell’altruismo
comtiano. Adam Smith dichiarava di diffidare German Philosophy (London 1916, tr. it. di L.
di chi dichiara di mercanteggiare con l’inten- Zampa, L’Io nella filosofia germanica, Lanciano
zione di beneficare la collettività. L’ammoni- 1920) il termine egotismo indica semplice-
mento può avere ancora una sua attualità: la mente l’«egoismo teoretico», quale caratteri-
necessità di tenere conto di queste dimensio- stica di tutta la speculazione tedesca. In senso
ni trascurate mette in luce alcuni limiti del più proprio si usa egotismo per contraddistin-
modello neoclassico dell’agente razionale, ma guere l’attitudine teoretica da quella pratica.
si tratta di una questione teorica, cioè della Kant distingue «der logische Egoist», che è il
possibilità di rendere conto di fenomeni come solipsista, e il «praktische Egoist», che è l’eu-
il tasso relativamente basso di free-riding che demonista. Chi diede al termine egotismo un
si riscontra nelle indagini empiriche, non di significato specifico fu Stendhal con i suoi
una questione di etica normativa. Souvenirs d’égotisme (tr. it. di M. Bontempelli,
S. Cremaschi Ricordi di egotismo, Roma 1944, p. 86). Se si
BIBL.: parte A: R. ARDIGÒ, La morale dei positivisti, in vuole una definizione dell’egotismo in con-
Opere, vol. III, Padova 1885, l. II, parte I; L. LAVELLE, fronto all’egoismo, si potrà dire che esso, con-
L’erreur de Narcisse, Paris 1939; L. FREED, Morality siderato strettamente, è l’incapacità psicologi-
and Happiness, London 1944; J. DEVAUX, L’utilitaris- ca di considerare una qualunque cosa da un
me, Bruxelles 1955; U.A. PADOVANI, Linee per una fe- punto di vista diverso dal proprio.
nomenologia dell’egoismo umano, in Filosofia e morale, M.M. Rossi
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recht 1984, p. 152, tr. it. in La Scrittura, Roma 1991, fatti, per un verso, tendeva a distinguere i fe-
p. 272; R. HERMEIER (a cura di), Jenseits all unsres Wis- nomeni psichici del sentire e desiderare, unifi-
sens wohnt Gott. Hans Ehrenberg und Rudolf Ehren- cati da Brentano nella terza classe degli atti di
berg zur Erinnerung, Moers 1987; M.E. EHRENBERG, «amore e odio», per l’altro verso, nel suo Sys-
Rudolf Ehrenbergs Theoretische Biologie und Metabio- tem der Werttheorie (Leipzig 1897-98), compo-
logie, in W. SCHMIED-KOWARZIK (a cura di), Der Philo- sto di due parti (I: Allgemeine Werttheorie,
soph Franz Rosenzweig (1886-1929), vol. I, Freiburg-
Psychologie des Begehrens, II: Grundzüge einer
München 1988, pp. 159-177; H.-J. GÖRTZ, «Der Stern
Ethik), Ehrenfels mirava a distruggere quella
der Erlösung» als Kommentar: Rudolf Ehrenberg und
Franz Rosenzweig, in M. BRASSER (a cura di), Rosen-
concezione che rendeva il valore qualcosa di
zweig als Leser, Tübingen 2004, pp. 119-171. oggettivo, quasi una misteriosa essenza che
s’accompagna, pur nella sua immaterialità, al-
le cose. Il valore, invece, sarebbe dipeso unica-
EHRENFELS, CHRISTIAN VON. – Psicologo, n.
Ehrenfels
mente dalla loro «desiderabilità» (Begehr-
a Rodaun, vicino a Vienna, il 20 giu. 1859, m.
barkeit).
nel castello di Lichtenau im Waldviertel il 7
sett. 1932. Ehrenfels è anche ritenuto il precursore della
«psicologia della forma». In Ueber Gestaltqua-
Partito da forti interessi giovanili per la poesia
litäten (in «Vierteljahrsschrift für wissenschaft-
e per la letteratura, tanto da comporre vari
liche Philosophie», 14, 1890, pp. 249-92, tr. it.
drammi (Allegorische Dramen, für musikalische
Le qualità formali, in E. Funari - N. Stucchi - D.
Komposition gedichtet, Wien 1895), si iscrisse,
Varin [a cura di], Forma ed esperienza, Milano
nel 1879-80, alla Facoltà di Filosofia dell’uni-
1984, pp. 40-74), che sintetizzava riflessioni
versità di Vienna cimentandosi, nel frattempo,
precedenti di Mach, Brentano, Cornelius e
per volontà paterna, negli studi giuridici. Allie- Meinong, introduceva la nozione di Gestalt
vo, a Vienna, di F. Brentano e A. Meinong, con (forma). Punto di partenza era la constatazione
i quali ebbe relazioni personali non prive, a che, sulla base di un complesso di dati senso-
volte, di contrasti, Ehrenfels si addottorò nel riali, ad esempio, di suoni, si può animare una
1885 con Meinong presso la Karl-Franzens- melodia con delle caratteristiche del tutto dif-
Universität di Graz con il lavoro Größenrelatio- ferenti dagli elementi che la compongono e
nen und Zahlen. Eine psychologische Studie, ap- che ne sono i «fondamenti» (Fundamente). Se
profondendo, quindi, le «relazioni di dipen- la si traspone, infatti, di tonalità o se la si ese-
denza tra le realtà fisiche e psichiche» e po- gue con strumenti diversi, le note cambiano,
nendo particolare attenzione all’orientamento ma la melodia resta sempre la stessa. Se la si
dato alla fisiologia da É. du Bois-Reymond, su rivive, poi, nel ricordo, non si bada affatto alle
cui scrisse il suo primo saggio filosofico (Me- singole note, ma la si ricorda semplicemente
taphysische Ausführungen an Émil du Bois-Rey- nella sua globalità. Ne derivava che «la melo-
mond, in «Sitzungsberichte der Kaiserlichen dia è qualcosa di diverso dalla somma delle
Akademie der Wissenschaften in Wien, philo- singole note», è qualcosa in più rispetto ad es-
sophisch-historische Klasse», 112, 1886, pp. se, è una qualità formale (Gestaltqualität) imme-
429-503). Nel 1888, con il saggio Über Fühlen diatamente data alla coscienza nel suo com-
und Wollen. Eine psychologische Studie (in «Sit- plesso, i cui esempi erano rintracciabili anche
zungsberichte der kaiserlichen Akademie der nel campo della percezione spaziale, tattile e
Wissenschaften in Wien, philosophisch-histo- cinetica.
rische Klasse», 114, 1887, pp. 523-636), otten- Sulla tematizzazione del concetto di Gestalt
ne a Vienna l’abilitazione all’insegnamento Ehrenfels ritornò marginalmente nel 1916 (Kos-
universitario della filosofia. Dal 1896 al 1929 fu mogonie, Jena 1916) e, ancora una volta, nel
professore di filosofia all’università di Praga. 1922 (Das Primzahlengesetz, entwickelt und dar-
Ehrenfels è uno dei più noti psicologi dei valo- gestellt auf Grund der Gestalttheorie, Leipzig
ri. Nell’ambiente culturale austriaco dello 1922), preferendo dedicarsi a questioni di mu-
scorcio del sec. XIX, in cui era fiorente l’inda- sica, estetica ed etica (Grundbegriffe der Ethik,
gine economica del valore a opera della «scuo- Wiesbaden 1907) con particolare riguardo per
la austriaca», giunse a una considerazione psi- la morale sessuale (Sexualethik, Wiesbaden
cologica del valore, sviluppata poi in un ani- 1907). Una raccolta completa delle opere filo-
mato dialogo con Brentano e Meinong. Se in- sofiche di Ehrenfels è apparsa negli anni ot-
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1913, pp. 266-318; L’agostinismo e l’aristotelismo dio del diritto e dell’esperienza giuridica possa
nella Scolastica del sec. XIII. Ulteriori discussioni avvenire attraverso uno studio e un’osserva-
e materiali, in «Xenia Thomistica», III, 1925, pp. zione diretta della realtà, indipendentemente
517-88. A cura di F. Pelster dovevano apparire dall’impiego dei concetti giuridici cui non si ri-
i Gesammelte Aufsätze zur englischen Scholastik conosce valore conoscitivo. Quando i fatti so-
(«Storia e letteratura», 50, Roma). Ehrle iniziò ciali non sono chiari, il giurista deve ricorrere
pure una «Bibliotheca theologiae et philo- alla Interessenabwegung (cfr. Freie Rechtsfindung
sophiae scholasticae», che però non andò ol- und freie Rechtswissenschaft, Leipzig 1905). Ne
tre la riedizione di S. Mauro (4 voll.) e di C. Ala- conseguono una concezione tecnica del diritto
manni (5 voll.). Da ricordare infine I più antichi considerato come «mezzo» e una svalutazione
statuti della Facoltà teologica di Bologna, «Uni- della tradizionale scienza giuridica (dogmatica).
versitatis Bononiensis Monumenta», I, Bolo- Sebbene il diritto venga considerato in un con-
gna 1932. tinuo stato di evoluzione, Ehrlich ha richiama-
V. Cattaneo to sempre più l’attenzione sull’esistenza di al-
BIBL.: La bibl. di Ehrle si trova in AA.VV., Miscellanea cune istituzioni fondamentali (matrimonio, fa-
F. Ehrle. Album («Studi e Testi», 42), Roma 1925, miglia, contratto ecc.); in ogni caso è rimasto
pp. 37-41; e in F. EHRLE, La Scolastica e i suoi compiti fermo a una concezione scientistica e naturali-
odierni (tr. it. di G. Bruni), Torino 1935. stica, in quanto ha considerato le regolarità
Su Ehrle: F. PELSTER, Il cardinal F. Ehrle, in «Civiltà puramente esterne di comportamento. La sua
cattolica», 2 (1924), pp. 449-461 e 3 (1924), pp. 17- concezione ha avuto notevole influsso, oltre
27; K. CHRIST, Kardinal F. Ehrle, in «Zentralblatt für che in Europa, sulle correnti del realismo giu-
Bibliothekenwesen» (Leipzig), 1935, pp. 1-47; M.T. ridico americano, legate a una concezione
GILLIO-TOS, Disciplina e libertà nel campo neoscolastico, «sperimentale» del diritto. La principale opera
in «Criterion», 1936, pp. 36-41; M. GRABMANN, in
è Grundlegung der Soziologie des Rechts (Mün-
«Philosophische Jahrbuch», 1946, pp. 9-26; A. HA-
GEN, Gestalten aus dem Schwäbischen Katholizismus,
chen 1913, tr. ingl. di W.L. Moll, Fundamental
II, Stuttgart 1951, pp. 381-411; F. PELSTER, H. Denifle Principles of the Sociology of Law, Cambridge
OP und F. Ehrle SJ in ihrer Bedeutung für die Erfor-
[Massachusetts] 1936; tr. it. a cura di A. Feb-
schung der mittelalterlichen Scholastik, in «Scholasti- brajo, I fondamenti della sociologia del diritto, Mi-
ca ratione historico-critica instauranda», Roma lano 1976); notevole importanza ha altresì Die
1951, pp. 43-52; F. PELSTER, F. Kardinal Ehrle und juristische Logik (in «Archiv für die civilistische
sein Verdienste um die Geschichte der Scholastik, in Zur Praxis», 115, 1917, pp. 125-439, rist. Tübingen
Enzyklika «Aeterni Patris», Roma 1954, pp. 189-202. 1925). La logica giuridica tradizionale non è
una logica autentica; secondo Ehrlich, uno
EHRLICH, EUGEN. – Filosofo del diritto, n. il
Ehrlich studio critico dei fondamenti storici della
14 sett. 1862 a Czernowitz (Cernauti), in Buco- scienza giuridica rivela che i suoi postulati fon-
vina, m. il 2 magg. 1922 a Vienna. damentali (la subordinazione a una regola po-
Laureato in Giurisprudenza all’università di sta in anticipo dal legislatore, la statualità del
Vienna, dal 1897 professore di Diritto romano diritto, l’unità dell’ordinamento giuridico) so-
nella città natale. La sua fama è legata soprat- no il risultato di una particolare concezione
tutto alle ricerche nel campo della sociologia del diritto, affermatasi nell’Europa continen-
giuridica, che condusse muovendo dai postu- tale. Tale concezione, che era già latente
lati della scuola storica tedesca, in particolare nell’opera dei glossatori, si è successivamente
dal principio che le «istituzioni» sociali sorgo- affermata sotto l’influsso del giusnaturalismo
no spontaneamente nella società. Scopo della dei secc. XVII e XVIII. Dalla critica dei procedi-
sociologia giuridica è, secondo Ehrlich, la de- menti della Begriffsjurisprudenz non emerge
terminazione delle norme di condotta osser- però una logica giuridica in termini positivi: le
vate dagli uomini nelle loro associazioni, e numerose suggestioni contenute nell’opera ri-
l’osservazione del diritto vivente (lebendes Re- velano la simpatia per le tendenze del diritto
chts); il diritto viene considerato come un fatto libero.
sociale, non come un complesso di regole: è la La sociologia giuridica di Ehrlich fu oggetto di
società, di cui il diritto è un mezzo di controllo, un’aspra polemica da parte di Hans Kelsen nel
che viene posta al centro dell’interesse. 1914-15, al quale Ehrlich tentò invano di con-
Viene affievolita la distinzione fra norme giuri- trapporre argomenti a difesa della sua conce-
diche e sociali, e si fa strada l’idea che lo stu- zione. Alla fine della sua vita, però, Kelsen fece
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(Ario Didimo, in Stobeo, Ecloghe, I, 79, 1); ma tum» de Heimeric de Campo, in H.J. WESTRA (a cura
la pronoia esprime l’eimarmene come voluntas di), From Athens to Chartres: Neoplatonism and Me-
dei (Calcidio 144), mentre il termine eimarme- dieval Thought, Leiden 1992, pp. 439-468; M.J.F. HO-
ne viene usato soprattutto per indicare la cate- ENEN, Heimeric van de Velde (†1460) und die Ge-
na delle cause. Crisippo fu autore di un Peri; schichte der Albertismus. Auf der Suche nach den Quel-
eiJm armevn hß. Il titolo venne poi ripreso dai len der albertistichen Intellektlehre des «Tractatus proble-
membri delle altre scuole, che si opposero al maticus», in M.J F. HOENEN - A DE LIBERA (a cura di),
Albertus Magnus und der Albertismus, Leiden 1995,
determinismo stoico scrivendo anch’essi delle
pp. 303-331; A. DUMALA, L’ordre des causes («ordo
opere intitolate Peri; eiJmarmevnhß. Ci rimango-
causarum») dans «Compendium divinorum» par Hei-
no quella di Alessandro d’Afrodisia, quella meric de Campo, in «Mediaevalia Philosophica Polo-
dello Pseudo Plutarco e quella di Proclo (ma norum», 34 (2001), pp. 75-85.
solo in una versione latina del sec. XIII col ti-
tolo De providentia et fato). EINAUDI, LUIGI. – Economista, n. il 24 mar.
Einaudi
C. Natali
1874 a Carrù (Cuneo), m. il 30 ott. 1961 a Ro-
BIBL.: una panoramica generale del concetto si tro- ma.
va in A. MAGRIS, L’idea di destino nel pensiero antico,
Professore di Scienza delle Finanze a Pisa e a
Udine 1984, 2 voll.
Torino, fu allontanato dall’insegnamento per
➨ DESTINO; FATALISMO; PROVVIDENZA. le sue idee antifasciste nel 1926. Nel periodo
dell’esilio in Svizzera redasse le Lezioni di eco-
EIMERICO
Eimerico deDE CAMPO (VAN DE VELDE). – Fi-
Campo nomia sociale. Fu il primo presidente della re-
losofo albertisa tedesco n. a Son (Eindhoven) pubblica italiana (1948-55). Diresse dal 1908 al
nel 1395, m. a Leuven nel 1460. 1935 «La riforma sociale», e dal 1936 al 1943 la
Studia a Parigi tra il 1410 e il 1420, nel 1422 è «Rivista di storia economica».
magister artium a Colonia e nel 1429 vi ottiene Seguì l’indirizzo liberale in politica e liberista
una cattedra di teologia. Nel 1432 è inviato in economia; a differenza di Benedetto Croce,
dall’università al Concilio di Basilea; nel 1435 è il quale sosteneva che col liberalismo in senso
professore di teologia all’università di Leuven. filosofico-politico è compatibile qualsiasi tipo
Rappresentante della tradizione neoplatoni- di organizzazione economica, riteneva che il li-
co-agostiniana, sostiene la posizione alberti- beralismo possa sussistere solo in una società
sta; frequenti sono i riferimenti al Liber de cau- nella quale esista la massima libertà di inizia-
sis, a Proclo, allo pseudo-Dionigi e a Raimon- tiva economica compatibile con l’esplicazione
do Lullo. Ritiene che l’intelletto umano possa delle funzioni essenziali dello stato. In econo-
conoscere direttamente l’immateriale e il divi- mia seguì l’indirizzo soggettivo-edonistico;
no. dalla riconosciuta difficoltà di usare lo schema
Riflettono la polemica tra albertisti e tomisti il dell’equilibrio generale per l’interpretazione
Promptuarium argumentorum disputatorum in- della realtà derivò la necessità di associare al-
ter lileum Albertistam et spineum Thomistam le indagini teoriche quelle della storia dei fatti
(Köln 1492), le Reparationes naturalis philo- e delle dottrine economiche.
sophiae secundum processum Albertistarum et La sua corrispondenza con numerosissime
Thomistarum (ivi 1492) e i Problemata inter Al- personalità di alto rilievo e la sua biblioteca
bertum Magnum et sanctum Thomam (ivi 1517). sono conservate presso la Fondazione Luigi
M. Laffranchi Einaudi di Torino.
BIBL.: De signis notionalibus trinitatis et unitatis super- F. Duchini
nae, ed. a cura di M.J.F.M. Hoenen, in «Freiburger BIBL.: Opere di Luigi Einaudi, Torino 1958 ss., 20 voll.
Zeitschrift für Philosophie und Theologie», 45 Su Einaudi: L. FIRPO, Bibliografia degli scritti, Torino
(1998), pp. 206-263 (256-263); Opera selecta, ed. a 1971; M. FINOIA (a cura di), Il pensiero economico ita-
cura di R. Imbach - P. Ladner, Freiburg 2001; Dyalo- liano 1850-1950, Bologna 1980; R. FAUCCI, La scienza
gus super Reuelacionibus beate Birgitte, ed. a cura di economica in Italia (1850-1943), Napoli 1981; F.
A. Fredriksson Adman, Uppsala 2003. CAFFÈ, Einaudi, Luigi, in J. EATWELL - M. MILGATE - P.
Su Eimerico da Campo: J.D. CAVIGLIOLI, Les écrits NEWMAN (a cura di), The New Palgrave, London 1991,
d’Heimeric de Campo (1395-1460) sur les oeuvres vol. II, pp. 123-124; F. MEACCI (a cura di), Italian Eco-
d’Aristote, in «Freiburger Zeitschrift für Philosophie nomists of the Twentieth Century, Cheltenham 1998;
und Theologie», 28 (1981), pp. 293-371; Z. KALUZA, Convegno Lincei, n. mon. «Rivista di storia economi-
La voix créatrice de Dieu. Remarques sur l’«Alphabe- ca», 3 (2004).
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sa, riproducendo l’attitudine del buon genito- odi non sono soltanto temporali, ma presen-
re, avrebbe di per sé efficacia terapeutica. tano, al loro interno, una sorta di «residuo» di
L. Boella - M. Fornaro spazio.
BIBL.: N. EISENBERG - J. STAYER, Empathy and Its Deve- La facoltà dell’Eingedenken, dell’utopico rime-
lopment, Cambridge 1987; A. PINOTTI (a cura di), Este- morare è la fonte di ogni esperimento etico;
tica ed empatia, Milano 1997; L. BOELLA - A. BUTTAREL- infatti, «memoria utopica vuol dire una co-
LI, Per amore di altro. L’empatia a partire da Edith scienza dell’evidenza del “giusto”, nel senso
Stein, Milano 2000; S. BOLOGNINI, L’empatia psicoa- del “tanto peggio per i fatti”, e quindi una co-
nalitica, Torino 2001; M. FORNARO, Empatia: da Ja- scienza di tipo pratico» (ibid.).
spers a Freud e oltre, in «Atque», 22 (2001), pp. 43-62. S. Mancini
➨ FENOMENOLOGIA; INSIGHT; INTENZIONALITÀ; PSI-
COANALISI. EINSTEIN, ALBERT. – Fisico teorico tedesco,
Einstein
n. a Ulma il 14 mar. 1879 da genitori ebrei, m.
EINGEDENKEN (rimemorazione utopica). –
Eingedenken a Princeton (New Jersey) il 18 apr. 1955.
Nel pensiero di Ernst Bloch, la facoltà conosci- Trascorse l’adolescenza a Monaco, dove il pa-
tiva, operante nella ragione storica, che dà dre dirigeva una piccola azienda elettrochimi-
luogo alla categoria della «eredità culturale» è ca. Nel 1896, dopo aver seguito un corso pre-
designata nella coppia di Eingedenken (memo- paratorio nella scuola cantonale svizzera di
ria utopica) e di Fortbildung (ultrafigurazione). Aarau, fu ammesso al Politecnico federale di
Eingedenken è un termine desueto, che risale Zurigo. Nel 1900 vi conseguì la laurea e, in se-
al XIV secolo ed è ripreso nel XIX secolo da guito, il dottorato, ma non vi ottenne una po-
un’amica di Richard Wagner, Mathilde Wesen- sizione come assistente. Condusse le sue pri-
donck. Esso indica l’atto del rimemorare il fu- me rilevanti ricerche mentre, cittadino svizzero
turo rimasto conficcato nel passato, custodito dal 1902, era impiegato all’Ufficio Brevetti di
nella «tendenza-latenza» e consegnato alla Berna.
contemporaneità della prassi, in vista di libe- I suoi primi lavori scientifici si svolsero su ter-
rarne quelle potenzialità consentite dalla con- reni relativamente tradizionali. Seguì una for-
creta situazione storica. midabile impennata: in un singolo volume de-
L’Eingedenken è la rimemorazione utopica che gli «Annalen der Physik» pubblicò, nel 1905,
disocculta il «plus ultra di futuro non liquidato tre fondamentali articoli, sulla teoria quanti-
(unabgegoltener) nel passato» (Experimentum stica della radiazione elettromagnetica, sul
mundi, p. 174, tr. it. a cura di G. Cunico, Brescia moto browniano e sull’elettrodinamica dei
1980, p. 208): quest’ultimo costituisce il «lasci- corpi in moto, che ebbero una notevole eco e
to» di un periodo, che comunicandosi ai suc- gli apersero le porte per una rapida carriera
cessivi adempie una funzione «intercentran- universitaria. Professore associato, dal 1909,
te», consentendo loro di costruire la rispettiva al Politecnico di Zurigo, vi ritornò, professore
identità e disegnando così un ideale filo con- ordinario, nel 1912, dopo un anno accademico
duttore della storia, che tutti i periodi lega in- passato all’università di Praga (1911-12). Nel
sieme nel cantus firmus della spinta alla libera- 1913 fu eletto all’Accademia Prussiana delle
zione, quale invariante direzione teleologica. Scienze, e l’anno seguente divenne direttore
Bloch interpreta tale vettore intenzionale di del settore scientifico dell’Istituto Kaiser
senso come la «sonorità trasversale» emessa Wilhelm di Berlino, con uno stipendio speciale
da una sorta di «diapason» operante nella sto- e l’esonero da ogni impegno didattico e ammi-
ria, che si connota «per un risuonare, per un nistrativo. Nel 1933, con i nazisti ormai dila-
penetrare con un proprio contrassegno attra- ganti sulla piazza e in una recrudescenza di at-
verso la serie delle figure» (ibi, p. 174, tr. cit. p. tacchi alla «scienza ebraica», Einstein accettò
209). Con questa metafora egli vuole presenta- l’offerta dell’Institute for Advanced Study di
re le epoche della storia non solo nel segno Princeton, nel New Jersey, un centro di ricerca
dell’irreversibilità della freccia temporale, ma che, una volta di più, lo avrebbe lasciato libero
anche in quello della simultaneità e della stra- di dedicarsi interamente alla ricerca. Vi sareb-
tificazione; da questo secondo punto di vista be rimasto definitivamente, dal 1940 come cit-
per Bloch è proficuo un approccio topologico tadino americano.
al multiverso storico, complementare a quello Verso la fine del sec. XIX era opinione diffusa
dialettico, e reso possibile dal fatto che i peri- che la fisica avesse dato risposta ai quesiti
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soggetta alle usuali leggi di composizione del- XX secolo, improntata a una visione geometri-
le velocità. L’esito negativo dell’esperimento ca della gravitazione. Nel secondo, del 1925,
di Michelson e Morley ne riceveva un’imme- Einstein applicò ai gas materiali il metodo sta-
diata spiegazione. Le trasformazioni di Lo- tistico, introdotto dal fisico indiano S. Bose
rentz erano riderivate sulla base dei principi per il gas di fotoni. Nasceva così la prima sta-
fondamentali anziché su basi riguardanti feno- tistica quantistica (statistica di Bose-Ein-
meni ottici o elettromagnetici. Il postulato stein), quella applicabile, come in seguito si
dell’invarianza della velocità della luce impli- sarebbe riconosciuto, alle particelle di spin in-
cava una profonda revisione dei concetti di tero. Per il caso dei gas materiali, Einstein pre-
spazio e di tempo, per la quale le determina- vide un effetto quantistico di cambiamento di
zioni sperimentali di lunghezze e durate di- stato – che doveva aver luogo a temperature
pendevano dallo stato di moto relativo fra bassissime – che sarebbe stato riscontrato,
l’oggetto della misura e l’osservatore. La stes- date le difficoltà tecniche, solo nel 1995. Nel
sa dinamica newtoniana doveva essere modi- terzo, scritto in collaborazione con N. Rosen e
ficata. Einstein previde, in particolare, che la B. Podolsky (EPR), sulla base di definizioni
massa dell’elettrone dovesse dipendere dalla plausibili di «elemento di realtà fisica» e di
velocità, circostanza che avrebbe ricevuto le completezza di una teoria fisica – una teoria è
prime conferme sperimentali qualche anno completa se rende conto di tutti gli elementi
dopo. Per le conferme dirette degli aspetti ci- di realtà fisica attribuibili a un sistema – per-
nematici si sarebbe invece dovuto attendere veniva alla conclusione che la meccanica
fino agli anni quaranta. Nello stesso anno Ein- quantistica non era una teoria completa. Que-
stein pubblicò, in un altro fascicolo degli «An- sto lavoro avrebbe stimolato, a distanza di de-
nalen», anche una breve nota nella quale si cenni, numerosi studi teorici sulla possibilità
ponevano le basi della relazione generale fra
di un suo completamento in termini di «varia-
massa ed energia, tema che avrebbe approfon-
bili nascoste» che avrebbero potenzialmente
dito in scritti successivi.
potuto ripristinarvi il determinismo, nonché
Negli anni fra il 1907 e il 1915 Einstein diede
studi sperimentali che esclusero la possibilità
corpo a quella che egli stesso chiamò teoria
di teorie di variabili nascoste che preservasse-
della relatività generale (RG), in partenza con-
ro la località, che non ammettessero cioè la
cepita in relazione a una possibile estensione
trasmissione istantanea di informazioni a di-
del principio di relatività a tutti i sistemi di ri-
stanza.
ferimento quale che ne fosse lo stato di moto
relativo (di qui l’aggettivo «ristretta» applicato I tentativi di Einstein, condotti nel periodo di
alla teoria del 1905), di fatto una nuova teoria Princeton, di spiegare su base geometrica, ac-
della gravitazione – espunta dal novero delle canto ai fenomeni gravitazionali, anche quelli
forze ed esprimentesi in termini di una modifi- elettromagnetici, non andarono invece al di là
ca della geometria spazio-temporale – e dello di risultati formali, come del resto quelli di vari
spazio-tempo in presenza di gravitazione. autori a lui contemporanei che si cimentarono
Questa creazione einsteiniana conobbe un con lo stesso problema.
clamoroso successo quando A. Eddington La prassi della ricerca einsteiniana ha posto in
confermò, nell’occasione dell’eclisse totale primo piano temi di grande interesse per
del 1919, l’effetto di deflessione dei raggi lumi- quanto riguarda il metodo della ricerca fisica e
nosi provenienti da stelle e passanti in prossi- la logica della scoperta scientifica. Circa il me-
mità del Sole previsto dalla teoria. Dopo una todo – come sottolineato in particolare da P.
lunga fase di stanca, i controlli osservativi e Bridgman – la sottolineatura dell’importanza
sperimentali – sempre più precisi e a tutt’oggi di una definizione operativa dei concetti fisici,
tutti positivi – della RG hanno conosciuto un che lo portò alle conclusioni ricordate circa la
grande rilancio grazie all’utilizzo delle nuove dipendenza delle nozioni di durata e lunghez-
tecnologie resesi disponibili. za dallo stato di moto relativo fra sistema fisi-
Fra i lavori successivi di Einstein almeno tre co in studio e osservatore. K. Popper ha poi
meritano una menzione specifica. Nel primo di sottolineato, in particolare per la RG, il potere
essi, del 1917, sia pur rimanendo vincolato predittivo della formulazione einsteiniana, da
all’idea di un universo statico, egli poneva attribuirsi alla sostituzione di processi indutti-
molte delle basi della cosmologia teorica del vi con processi ipotetico-deduttivi.
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xerre, in Storia della filosofia diretta da Mario Dal Pra, 19222), e particolarmente il Wörterbuch der phi-
vol. V, Milano 1975, p. 97. losophischen Begriffe, 4a ed. in 3 voll., ivi 1927-
30. Cfr. del Kant-Lexikon la ripr., Hildesheim
EISLER, ROBERT. – Storico, filologo e filosofo
Eisler 1961, e l’ed. minore, ivi 1964.
austriaco, seguace di Avenarius, n. a Vienna il F. Barone
27 apr. 1882, m. a Oxted (Surrey) il 17 dic. 1949. BIBL.: M. SZTERN, R. Eisler und seine Philosophie, in
Nei suoi studi di storia della cultura, special- «Kant-Studien», 1927, pp. 428-34; E. SELOW, s. v. in
mente in Weltenmantel und Himmelszelt. Reli- «Neue deutsche Biographie», IV, Berlin 1959, pp.
gionsgeschichtliche Untersuchungen zur Urge- 421-22.
schichte des antiken Weltbildes (München 1910),
Eisler si sforza di ritrovare nel mondo orientale EIXIMENIS (EXIMENIS, XIMENES), FRANCISCO.
Eiximenis
prima del sorgere della civiltà greca, l’origine – Scrittore catalano, francescano, n. a Gerona
di tutte le visioni del mondo poi affermatesi in nel 1340 ca., m. a Perpignano nel 1412 ca.
Occidente, compresa la rivelazione cristiana. Studiò fuori dalla Spagna e insegnò a Tolosa;
In tale ricerca, egli segue il filo conduttore del- visse poi a Barcellona e dal 1383 a Valenza. Nel
la storia dei simboli e dei loro sviluppi e modi- 1408 gli fu conferito il patriarcato di Gerusa-
ficazioni, soprattutto nell’arte e nella poesia. lemme. Poligrafo (il più fecondo della cultura
Red. catalana medievale dopo Lullo e Arnaldo da
BIBL.: altri scritti di interesse filosofico: Die Erkennt- Villanova), manifesta l’influenza di Gioacchino
nistheorie der ästhetischen Kritik, Wien 1902; Studien da Fiore; opera principale: Lo crestià, lavoro di
zur Werttheorie, Leipzig 1902; Der Wille zum Schmerz, apologetica, di cui si conoscono soltanto, e
Wien 1904; Plato, His Personality and Politics, Oxford forse furono i soli stesi, su 13 preventivati, i li-
1950. bri I (Valencia 1483), III (ed. a cura di P. Martí
de Barcelona, Barcelona 1929-32, 3 voll.), che
EISLER, RUDOLF. – Filosofo spiritualista e
Eisler tratta ampiamente la filosofia morale, e il XII,
storico della filosofia, n. il 7 genn. 1873 a Vien- di argomento politico (Valencia 1484), donde
na, m. ivi il 14 dic. 1926. Eiximenis trasse il Regiment de la cosa pública,
Studiò a Praga, Vienna e Lipsia, ove formò la che presenta in modo originale i diritti e i do-
sua concezione filosofica sulle dottrine di veri del principe e del popolo (ed. a cura di D.
Wundt; lavorò e insegnò privatamente a Vien- de Molins de Rei, Barcelona 1927; ed. it. a cura
na, ove fu tra i fondatori della Società sociolo- di G. Zanoletti, Siena 1986; testi in Grande An-
gica. Ispirandosi a Wundt e Kant, elaborò un tologia filosofica, Milano 1964, vol. VII, pp. 361-
fenomenalismo obiettivo monistico, mirante 366).
alla sintesi di realismo empirico e di idealismo C. Testore
trascendentale, e intese la filosofia come la BIBL.: D.J. VIERA, Bibliografía anotada de la vida i obra
scienza che indaga criticamente i principi del de Francesc Eiximenis (1340-1409?), Barcelona
conoscere e ne organizza i risultati in un’intui- 1980; J. PERARNAU I ESPELT, Documents i precisions en-
zione omnicomprensiva della realtà. Tra le torn de Francesc Eiximenis (c. 1330-1409), in «Arxiu
opere teoriche: Kritische Einführung in die Phi- de Textos Catalans Antics», 1 (1982), pp. 191-215;
losophie, Berlin 1905; Einführung in die Erkennt- A.G. HAUF, Fr. Francesc Eiximenis, O. F. M., «De la
nistheorie, Leipzig 1907; Grundlagen der Philo- predestinaçión de Jesucristo», y el consejo del Arcipreste
sophie des Geisteslebens, ivi 1908, oltre a un’am- de Talavera «a los que deólogo mucho fundados non
pia serie di studi sul rapporto anima-corpo, da son», in «Archivum Franciscanum Historicum», 76
Der psychophysische Parallelismus (ivi 1894) a (1983), pp. 239-295; S. VILA, La ciudad de Eiximenis:
un proyecto teórico de urbanismo en el siglo XIV,
Geist und Körper (Göttingen 1912). Di ampiezza
València 1984; A. ANTELO IGLESIAS, La ciudad ideal
enciclopedica fu la sua attività come storico
según fray Francesc Eiximenis y Rodrigo Sánchez de
della filosofia, dalla traduzione di autori fran- Arévalo, Madrid 1985; D.J. VIERA, Más sobre manuscri-
cesi e inglesi, agli studi kantiani (nel 1930 fu tos, incunables y ediciones raras de la obra de Francesc
pubblicato postumo a Berlino un Kant- Eiximenis, in «Archivio Ibero-Americano», 47
Lexikon) e alla Geschichte des Monismus (Esslin- (1987), pp. 57-62; D.J. VIERA, La Dona en Francesc
gen 1910); attività concretata infine nella pre- Eiximenis, Barcelona 1987; G. DIAZ DIAZ, Hombres y
parazione di quegli utili strumenti di lavoro documentos de la filosofía española, Madrid 1988, vol.
che sono il Philosophen-Lexikon (Berlin 1912), III, pp. 13-20; C. GUARDIOLA ALCOVER, Juan de Gales,
lo Handwörterbuch der Philosophie (ivi 1913; Cataluña y Eiximenis, in «Antonianum», 64 (1989),
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sione olistica dell’autore, anche la chiave per ando l’unità sostanziale della dottrina esposta
l’interpretazione del mondo sociale. negli scritti dei suoi maggiori rappresentanti
G. Cogliandro (Senofane, Parmenide, Zenone, Melisso).
Quanto a Senofane, considerato sin dall’anti-
’EL‘AZAR,
’El‘azar BEN JEHUDAH DA WORMS. – N. a chità «fondatore della scuola eleatica», la sto-
Mainz nel 1165 ca., m. a Worms nel 1230 ca. riografia moderna ha sollevato non pochi dub-
Studioso ebreo nel campo della halakhah, del- bi sul ruolo da lui sostenuto nella storia
la teologia, dell’esegesi e autore di inni liturgi- dell’eleatismo, dato che la sua figura di rapso-
ci. Fu l’ultimo grande esponente del chassidi- do, critico della società e della religione, stu-
smo tedesco medievale. Proveniva da una del- dioso della natura, pare conciliarsi a fatica con
le più importanti famiglie ebraico-tedesche, i gli interessi e il metodo prevalenti negli altri
Kalonymus (di lontane origini lucchesi). Dopo rappresentanti di questo indirizzo filosofico. In
aver frequentato molti centri di studio in Ger- effetti, tanto Parmenide, che possiamo consi-
mania e nella Francia settentrionale, si stabilì derare l’autentico iniziatore dell’eleatismo, co-
a Worms. Nelle sue opere ricorda più volte av- me Zenone – e, in qualche modo, pure Melisso
venimenti a lui contemporanei, comprese le – mostrano una spiccata tendenza a occuparsi
violenze antiebraiche in cui trovarono la morte delle difficoltà logico-linguistiche che invalida-
sua moglie e due suoi figli. no i tentativi, posti in essere dai precedenti fi-
Il complesso della sua opera può dividersi in losofi della natura, di spiegare la molteplicità
cinque ambiti: l’halakhah, la poesia liturgica dei fenomeni e il loro mutamento; per cui risul-
(pijjutim), la teologia mistica, l’etica e l’esege- ta necessario il riesame dei criteri che fondano
si. Il suo scritto teologico più importante furo- la certezza del «sapere» filosofico, rispetto
no i Sodè Razajja’ (Segreti dei segreti). Quattro all’inconcludenza e contraddittorietà delle
parti dell’opera furono stampate (Bilgoroj «opinioni». Per Parmenide la «verità» cui il fi-
1936), tuttavia la sezione maggiore è ancora losofo aspira non coincide affatto con la cono-
manoscritta. La prima parte del testo pubbli- scenza dell’«origine» delle cose; ovvero del
cato descrive i modi in cui furono creati la ter- «principio» divino che tutte le contiene, anima
ra, le stelle, gli elementi ecc. ’El‘azar scrisse e governa. Ciò che conta, è, invece, rendersi
questa sezione come un’esegesi basata sulle conto che ogni possibile ricerca della verità, è
22 lettere dell’alfabeto ebraico, in accordo con segnata, nella sua «via» e meta finale, dalla ne-
la credenza, derivata dal Sefer Jetzirah, che in cessità immutabile e inderogabile di affermare,
esso fossero racchiusi i segreti e le modalità col pensiero e la parola, «ciò che è». L’inflessi-
operative della creazione. La seconda parte bile univocità dell’«ente», che è sempre tutt’in-
dell’opera affronta un altro topos della mistica tero e non è soggetto a cambiamento, da un la-
ebraica: la cosiddetta «opera del Carro» in ri- to rende palese l’assurdità dei discorsi che gli
ferimento a Ezechiele 1. Essa descrive il mondo uomini comunemente si scambiano, nei quali
divino e angelico. La terza e più ampia parte, si afferma contraddittoriamente che la cosa, o
intitolata Sefer ha-Shem (Libro del Nome), è «ente», di cui si parla, «è» e insieme «non è»: è
costituita da un’esegesi sistematica dei nomi questo, ma non quello; è in un certo modo, ma
di Dio; la quarta parte tratta dell’anima (Cho- non come era o come sarà. Considerazioni ana-
khmat ha-nefesh [Sapienza dell’anima], Lem- loghe obbligano a condannare come mera ap-
berg 1876). parenza il mondo delle «cose», che i mortali
P. Stefani stoltamente credono reali, dando credito alla
BIBL.: G. SCHOLEM, Die jüdische Mystik in ihren Haupt- testimonianza dei sensi, e alle opinioni che il
strömungen, Zürich 1957, tr. it. di G. Russo, Le grandi costume e la consuetudine insinuano nelle lo-
correnti della mistica ebraica, Torino 1993, pp. 123-172. ro menti. Questa contrapposizione netta fra la
realtà «vera» dell’«ente» sempre identico, in-
ELEATISMO. – Corrente filosofica sorta verso
Eleatismo generato e che non può cessare di esistere; e
la fine del VI secolo a. C., ad Elea, città della Ma- quella illusoria dell’«opinione» che senza crite-
gna Grecia (lat. Velia; a sud di Paestum), e fiorita rio assume come esistente il «non essere» dei
durante il secolo successivo. Capitolo cruciale fenomeni molteplici e in movimento, conduce
nella storia del pensiero dei presocratici, già necessariamente alla critica radicale delle co-
Platone (Soph., 242 d) e Aristotele (Metaph., I, 5, smologie ioniche precedenti, in particolare
986 b) ne riconobbero l’importanza, sottoline- della più raffinata e «metafisica» tra esse, la fi-
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ternazionale (Messina 1987)», Messina 1989, pp. In particolare riguardo alla logica è da ricorda-
21-42. re la distinzione che fa Immanuel Kant nella
seconda parte della Dottrina trascendentale de-
ELEFTHERÓPULOS, AVROTÉLIS (Abrotéles
Eleftherópulos gli elementi della Critica della ragion pura (tr. it.
Eleutherópoulos). – Filosofo greco, n. a Costan- di P. Chiodi, Torino 1977, pp. 125-134) tra «lo-
tinopoli nel 1869, m. ad Atene il 26 nov. 1963. gica elementare» (come logica dell’uso gene-
Laureatosi in filosofia a Lipsia (1892-96), fu in- rale dell’intelletto) e «logica dell’uso partico-
caricato (1897) e ordinario nell’Università di lare». La prima comprende le leggi necessarie
Zurigo (1914) e poi ordinario di sociologia in dell’intelletto a prescindere dagli oggetti cui si
quella di Salonicco (1930-37). Le sue opere rivolge, mentre la seconda identifica le regole
principali sono: Soziologie, Jena 1904 (3a ed. per pensare rettamente una determinata spe-
1923); Das Schöne, Leipzig 1906; Einführung in cie di oggetti. Sempre dal punto di vista logi-
eine wissenschaftliche Philosophie, ivi 1908 (nuova co, Ludwig Wittgenstein chiama «proposizio-
ed. in greco, Athina 1952); Das Seelenleben, ne elementare» quella che afferma l’esistenza
Zürich 1911; Philosophie. Allgemeine Weltan- di un fatto atomico, mentre ogni altra proposi-
schauung, ivi 1911 (nuova ed. in gr., Atene zione è risultato di operazioni con proposizio-
1950); Die exakten Grundlagen der Naturphiloso- ni elementari.
phie, Stuttgart 1926 (nuova ed. in gr., Athina In sociologia, presso Émile Durkheim elemen-
1935). Opere in greco: Il bello e l'arte, ivi 1932; tare è sinonimo di essenziale e primitivo: si pen-
La vita sociale degli uomini, ivi 1934; La vita psi- sa cioè che, per scoprire i tratti essenziali di un
chica degli uomini, ivi 1935 ; Religione, Dio, Mo- fenomeno sociale, p. es. la vita religiosa, il me-
ralità e gli uomini, ivi 1953. todo migliore sia quello di rifarsi alle forme
Eleftherópulos sostiene un monismo assoluto primitive che, secondo i postulati della scuola,
e materialistico. Al di là dei fenomeni, c'è l'es- sarebbero anche necessariamente le più sem-
sere che è la sostanza prima, ignota e incono- plici.
scibile. Gli esseri ne sono la manifestazione re- In chimica, con «analisi elementari» viene de-
lativa ed evolutiva. Anche l'uomo viene finito un metodo di analisi che può essere
dall'evoluzione della vita inferiore e se ne di- qualitativa se ha lo scopo di determinare la na-
stingue come ente capace di formulare un ide- tura degli elementi che entrano a far parte di
ale autonomo sia sul come dovrebbe essere il un composto organico, oppure quantitativa se
mondo (arte) sia sul come dovrebbe vivere mira a stabilire i rapporti coi quali i diversi ele-
l'uomo per avere un valore propriamente uma- menti sono presenti nel composto.
no (etica). Ma arte ed etica non implicano nes- V. Miano - N. Reali
sun rapporto con alcun principio trascendente. BIBL.: É. DURKHEIM, Les formes élémentaires de la vie re-
Religione e Dio personale sono solo dei rimedi ligieuse. Le système totémique en Australie, Paris 1921;
per consolare l'uomo delle sue impotenze. L. WITTGENSTEIN, Tractatus logico-philosophicus, Frank-
F. Weber furt am Main 1960.
BIBL.: P. KANELLÓPULOS, in «Archivio di filosofia e di
teoria delle scienze» (in gr.; Athina), 1930, p. 480 ELEMENTO (element; Element; élément; ele-
Elemento
ss.; D. KALITSUNAKIS, Avrotélis Eleftherópulos, in «Arch. mento). – Tra i significati primi e fondamentali
di sc, econ.» (Athina), 1963, p. 1001-1002. di elemento, in greco (stoicei{on) e in latino
(elementum), spicca quello di lettera dell’alfa-
ELEMENTARE (elemental, elementary; ele-
Elementare beto o carattere che è parte di una sillaba. In
mentar; élémentaire; elemental). – È, in generale, senso traslato, elemento viene presto a signi-
tutto ciò che ha rapporto con elemento, nei ficare la parte prima e più semplice di un com-
suoi diversi significati. posto o di una mescolanza (p. es. l’acqua,
Forme elementari sono seconda la scolastica le l’aria, la terra e il fuoco come «quattro elemen-
forme sostanziali dei corpi semplici o elemen- ti» delle realtà fisiche); allo stesso tempo,
ti, mentre Spirito elementare è detto da alcuni l’uso del termine elemento si collega alla
filosofi (Paracelso, Heinrich Cornelius Agrip- struttura assiomatica di una scienza, ricondot-
pa, occultisti moderni) una specie di anima in- ta a proposizioni semplici non riducibili ad al-
feriore che si manifesterebbe nelle azioni dei tre, come accade negli Stoicei'a (Elementi di
corpi inorganici. geometria) di Euclide.
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teoria empedoclea delle quattro radici: pare il sapore, l’alterarsi o meno all’azione del calo-
infatti che per Empedocle i corpi che troviamo re; di conseguenza, si considerano come ele-
in natura siano un risultato dell’unione degli menti i seguenti quattro corpi, cui sono legate
elementi che rimangono in sé invariati (cfr. le suddette proprietà: il solfo, il mercurio, il sa-
Diels-Kranz [a cura di], op. cit., 31 A 40-44; B le e la terra, che con la loro mescolanza danno
21), e quindi egli come gli atomisti rigettereb- origine a tutti gli altri corpi. Per motivi analo-
be ogni mutazione intrinseca dei corpi ele- ghi Paracelso, fondatore della iatrochimica,
mentari; per Aristotele invece si dà la possibi- pone questi cinque principi primitivi: lo spirito
lità di vere mutazioni intrinseche agli elemen- o mercurio (per ciò che è volatile e odoroso),
ti, dato che essi non esistono nel composto in l’olio o il solfo (per ciò che è infiammabile), il
atto, ma in potenza. Aristotele non risolve tale sale (per ciò che è sapido e solubile), l’acqua o
questione nel De caelo (cfr. III, 3), ma special- flemma (per ciò che è liquido e insipido) e la
mente nel De generatione et corruptione (cfr. I, terra o caput mortuum (che comprende le so-
10): se gli elementi fossero in atto nel compo- stanze non volatili, insipide e insolubili).
sto, non si avrebbe una vera composizione, ma Nell’ambito della pratica scientifica, Boyle po-
solo un miscuglio, mentre è proprio del com- ne in dubbio a partire dal 1661 che gli elementi
posto avere delle proprietà nuove irriducibili a aristotelici siano corpi semplici e considera
quelle dei componenti ed essere omogeneo in elementi i metalli noti alla sua epoca, nella
tutte le sue parti. D’altro canto, bisogna tenere convinzione che solo essi siano, oltre che tan-
presente che dalla scomposizione di un certo gibili e ponderabili, non decomponibili. Tutta-
corpo complesso risultano sempre gli stessi via, agli inizi del Settecento la chimica sembra
elementi, quindi questi devono rimanere nel ritornare all’idea antica, e così lo Stahl ammet-
composto in qualche modo: «Così i compo- te cinque elementi: la terra, l’aria, l’acqua,
nenti né persistono in atto, come il corpo e il l’acido universale e il flogisto (detto anche ete-
bianco, né sono distrutti, sia l’uno o l’altro, sia re o terra infiammabile). A lui si unisce Lavoi-
ambedue, perché la loro potenza è conserva- sier, che distingue i corpi semplici o indecom-
ta» (ibi, 327 b 29-30). posti, e indecomponibili con i mezzi attuali fi-
Filtrata dalle posizioni assunte in proposito da sico-chimici, dagli elementi propriamente det-
Avicenna e da Averroè – che egli riporta e di- ti, ma concorda sul fatto che gli elementi siano
scute in più luoghi (p. es. In II Sent., distinctio cinque: il calore, la luce, l’ossigeno, l’idrogeno
12, q. 1, art. 4; In III De caelo et mundo, comm. e l’azoto; i corpi semplici sono, poi, distribuiti
67) –, Tommaso d’Aquino si interroga su que- in gruppi: sostanze non metalliche ossidabili e
sta soluzione aristotelica, esprimendosi defi- acidificabili; sostanze metalliche ossidabili e
nitivamente su di essa nella Summa theologiae acidificabili; sostanze terrose, salificabili; in
(I, q. 76, art. 4 ad 4um), dove rileva che «le for- questa maniera, egli stila una prima tabella
me degli elementi rimangono nel composto, degli elementi chimici, che comprende una
non in atto ma potenzialmente (non actu sed trentina di sostanze.
virtute): rimangono infatti le qualità proprie Nel corso del sec. XIX, perfezionandosi i meto-
degli elementi benché attenuate, nelle quali si di di indagine (importantissima quella spettra-
esplica il potere delle forme elementari». Que- le) e determinandosi man mano le leggi della
sta concezione, che è coerente con la tesi chimica, vengono conosciuti, separati e classi-
dell’unicità dell’anima nell’uomo, dopo con- ficati i diversi elementi: lo svedese Jöns-Jacob
trasti assai vivaci che culminano nella condan- Berzelius, p. es., nel suo Manuale di chimica
na del 1277, finisce per diventare comune e (Lehrbuch der Chemie, Stockholm 1818), correg-
viene anche ripresa nella filosofia neoscolasti- ge e amplia la tabella di Lavoisier, escludendo-
ca, ove talora si ritorna alla teoria della molte- ne il calore e la luce e portando il numero degli
plicità e subordinazione delle forme sostan- elementi a una cinquantina. Dopo molteplici
ziali, per risolvere difficoltà sollevate dalle tentativi di altri chimici, il russo Mendeleev
nuove scienze fisiche e biologiche. propone nel 1869 la sua tabella periodica degli
In epoca moderna, con l’imporsi dell’alchimia, elementi, disposta secondo i pesi atomici cre-
alle quattro proprietà fondamentali ammesse scenti. La tabella Mendeleev-Moseley, nel
da Aristotele, si sostituiscono altre proprietà, mezzo della quale non può essere inserito nes-
come il poter bruciare, lo splendore metallico, sun nuovo elemento, ammette – e ha di fatto
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bisogno del beneficato, che vanno dal bisogno da Gabriele Giannantoni, che cura l’edizione di
estremo che implica pericolo per la sopravvi- testi e studi sulla filosofia antica.
venza alle varie condizioni che implicano priva- G. Negro
zioni più o meno gravi, sia quelli del superfluo
del donatore, che a loro volta vanno da ciò che ELENCHOS (gr. e[legco" «prova, confutazio-
Elenchos
è superfluo rispetto alla sopravvivenza di sé e ne» - elenchus; Elenchos, Elenchus; elenchus;
della propria famiglia a ciò che è superfluo ri- elenco). – È il processo per cui Socrate confuta-
spetto al mantenimento di uno status; l’incro- va il suo interlocutore e ne smascherava la fal-
cio tra queste diverse condizioni determina di sa scienza.
Red.
volta in volta l’obbligo dell’elemosina. In tal
BIBL.: G. REALE, Storia della filosofia greca e romana,
modo la riflessione sull’elemosina, muovendo- vol. IX, Milano 2004, pp. 131-132.
si tra l’idea di un possesso delle ricchezze inte-
➨ CONFUTAZIONE; IGNORATIO ELENCHI.
so come amministrazione di un bene comune
che l’elemosina contribuisce a ridistribuire e
ELENCHOS, FORMALIZZAZIONE DELLO. – SOM-
Elenchos
l’idea di una legittima accumulazione di ric-
MARIO: I. Premessa. - II. Preliminari logici. - III.
chezze escluse dal circuito dell’elemosina nella Formalizzazione della procedura elenctica:
misura in cui garantiscono il benessere di una calcolo elenctico E. - IV. Non conclusività
condizione sociale, coincide in parte con la ri- dell’argomento elenctico.
flessione sulla legittimità del possesso dei beni I. PREMESSA. – Una forma di giustificazione ester-
e del loro accumulo. na (eterofondazione) dei principi logici – quale
C. Casagrande può essere la giustificazione via evidentiae –
BIBL.: R. BROUILLARD, Aumone, in AA.VV., Catholicisme non è possibile. Al suo posto la tradizione clas-
hier, aujourd'hui, demain, Paris 1948 ss., vol. I, coll. sica (in particolare Aristotele) ha avanzato una
1050-1056; s. v. Charity, in AA.VV., Encyclopaedia ju- forma di giustificazione interna (autofondazio-
daica, Jerusalem 1971 ss., vol. 5, coll. 338-353; I. ne), priva di presupposti, interamente basata
NOYE, Miséricorde (Oeuvres de), in Dictionnaire de spi- sulle regole procedurali del contesto e, quindi,
ritualité, ascétique et mystique, Paris 1980, vol. X, coll. non necessitata a stabilire agganci con ele-
1328-1349; CH.S.J. WHITE, Elemosina, in M. ELIADE (a menti esterni. L’elenchos è la forma classica di
cura di), Enciclopedia delle religioni, Milano 1996, vol. autofondazione ed esso consiste, secondo la
III, pp. 168-170. lezione aristotelica, nel mostrare che il negato-
re del principio ha bisogno, proprio allo scopo
ELENCHOS. – Rivista italiana, fondata nel
Elenchos di dare significato alla sua negazione, di pre-
1980 da Gabriele Giannantoni. Viene edita a supporre il principio stesso. Esempio paradig-
cura dell’Istituto per il Lessico Intellettuale matico di applicazione dell’elenchos è il quar-
Europeo e Storia delle Idee (ILIESI), sezione to libro della Metafisica, ove Aristotele dà prova
Pensiero antico, del Consiglio Nazionale delle di una fondazione elenctica del principio di
Ricerche. La rivista è normalmente composta non contraddizione. La trattazione formale
di quattro parti (studi e saggi, discussioni, re- dell’argomentazione elenctica, che è oggetto
censioni e segnalazioni bibliografiche, infor- della presente voce, riguarderà esclusivamente
mazioni) e ha periodicità semestrale; i due fa- l’elenchos applicato a tale principio. Da esso,
scicoli escono a maggio e a novembre. pertanto, prende inizio la nostra analisi. Scopo
di tale analisi è mostrare come la struttura
Questa rivista è l’unica in Italia dedicata inte-
dell’elenchos sia sintattica e come l’assunzio-
ramente al pensiero antico e ha lo scopo di
ne di un punto di vista sintattico sia in ogni ca-
promuovere e incoraggiare questi studi, come so richiesta ai fini della formalizzazione.
esplicitamente indicato dal fondatore. È inol- Anche nel caso del principio di non contraddi-
tre caratterizzata dall’unità di campo e non zione, obiettivo dell’elenchos è mostrare che il
dall’unità di orientamento interpretativo, negatore del principio ha bisogno, proprio allo
nell’intento che proprio dal confronto e dal di- scopo di dare significato alla sua negazione, di
battito tra posizioni diverse nasca un progres- presupporre il principio stesso. In concreto, in-
so degli studi. fatti, il negatore del principio di non contraddi-
La rivista è collegata anche alla collana dallo zione (lo scettico) è costretto, per dare signifi-
stesso nome, «Elenchos», fondata anch’essa cato alla sua stessa posizione, a concepire l’op-
3300
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τ ¬τ
X α ¬α AE
AC ¬τ
X ¬α
3305
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2004; Was ist Soziologie?, München 1970, tr. it. di T. munità politica corpi intermedi autarchici pre-
Griffero, Che cos’è la sociologia?, Torino 1990; Een es- cedenti lo stato, nei quali si esercitano i siste-
say over tijd, Amsterdam 1974-75, tr. it. di A. Roversi, mi di libertà politiche concrete che sono i fue-
Saggio sul tempo, Bologna 1986; Über die Einsamkeit ros. Quanto alle concezioni strettamente filo-
der Sterbenden in unseren Tagen, Frankfurt am Main sofico-giuridiche, Elías de Tejada si rifà innan-
1982, tr. it. di M. Keller, La solitudine del morente, Bo- zitutto al fondamentale principio etico della
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am Main 1985, tr. it. di A. Cavalli, Humana conditio,
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am Main 1989, tr. it. di G. Panzieri, I tedeschi, Bolo-
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theorie in der Bilanz: Beiträge zum 100. Geburtstag ELIMINAZIONE (elimination; Elimination;
Eliminazione
von Norbert Elias (1897-1990), Opladen 2000. élimination; eliminacción). – Termine che assu-
me diversi significati in base alle discipline in
ELÍAS
Elías deDE TEJADA
Tejada Y SPÍNOLA, FRANCI-
y Spínola cui viene adoperato.
SCO. – Filosofo del diritto e della politica, n. il Nella logica aristotelica (cfr. specialmente i To-
6 apr. 1917 a Madrid e m. il 18 febbr. 1978 a pici) il sillogismo dialettico, che conclude dal
Madrid. probabile, attua l’eliminazione delle ipotesi
È stato professore di filosofia del diritto e di- assurde; quest’operazione si ritrova anche in
ritto naturale nell’università di Murcia, Sala- sistemi di logica postaristotelici, qualora si at-
manca, Sevilla, Madrid. Elías de Tejada sostie- tui un procedimento epagogico. Essa viene
ne l’idea di una filosofia giuridica di radici me- criticata dalla logica hegeliana, che sostituisce
tafisiche e storiche, di matrice tomistica, con all’eliminazione l’operazione dialettica del
accenti vitalistici ed esistenzialisti. La sua «togliere» (aufheben), in cui il residuo irrazio-
opera storiografica è basata sulla convinzione nale, invece d’essere eliminato, viene conser-
che la causa della differenziazione delle comu- vato e superato.
nità politiche non si radica nella «nazione», In senso metodologico l’eliminazione sistematica
ma nella «tradizione». Nella tradizione delle degli elementi soggettivi e irrazionali dall’edifi-
Spagne rintraccia lo spirito genuino della cri- cio della scienza è stata teorizzata per la prima
stianità, scomparsa dall’Europa tra il 1517 e il volta da Bacone nel Novum Organum attraver-
1648, e rimasta nel mondo ispanico e, dopo la so la teoria degli idola. Eliminazione metodolo-
«europeizzazione» di quest’ultimo, nel legitti- gica dell’irrazionale si attua anche in Cartesio
mismo carlista spagnolo. Distingue nella co- attraverso il dubbio metodico. Nel significato
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la sua pratica poetica. Per l’importanza storica Prendendo la cittadinanza britannica e profes-
si stagliano sugli altri Tradition and the Indivi- sandosi monarchico in politica, classicista in
dual Talent (1919) e Hamlet and His Problems letteratura e anglo-cattolico in religione, nel
(1919). Nel primo affronta il concetto di tradi- 1927 Eliot si consacra definitivamente alla ri-
zione in una visione della poesia come simul- cerca di un ordine di riconciliazione, da non
taneità di un sistema organico di relazioni che pochi visto come conservatorismo. Da questo
si intrecciano nella mente dell’artista secondo momento le sue opere poetiche, a esclusione
procedure obiettive assimilabili alla reazione della purgatoriale Ash-Wednesday (London -
catalitica. Il poeta funge, infatti, da medium New York 1930) e di Four Quartets (New York
per la trasmutazione di immagini, esperienze, 1943 e London 1944), sono in prevalenza
materiali emotivi in una forma complessa che drammatiche. Al teatro, medium ideale per la
costituisce il nuovo prodotto poetico. Commi- più diretta espressione dell’utilità sociale del-
surato ai monumenti del passato, esso è im- la poesia, Eliot affida, infatti, l’esposizione di
messo nel presente e, alterandone relazioni e temi legati alla propria visione del mondo.
valori preesistenti, contribuisce a costituire Inoltre, introducendo la poesia nel desolato
quel «complesso vivente di tutta la poesia che mondo quotidiano, egli mira alla percezione di
è stata scritta» e che per Eliot costituisce la un ordine, quello musicale, che illumini la re-
tradizione. Insieme con la particolare disposi- altà portandola a una condizione di serenità,
zione all’assimilazione, il concetto giustifica lo di riappacificazione (la funzione e gli attributi
stile «a mosaico» di Eliot che incorpora cita- del dramma moderno vengono discussi so-
zioni, prestiti, derivazioni da poeti che l’hanno prattutto in The Possibility of Poetic Drama e
preceduto. Accanto alla decisa affermazione «Rhetoric» and Poetic Drama, entrambi del
antiromantica della impersonalità dell’artista, 1919). Dopo Murder in the Cathedral (London
1935), centrato sul tema del martirio come
nel secondo saggio sostiene come la funzione
adempimento di un disegno provvidenziale e
critica non risieda nell’interpretare ma nella
condotto sulle orme del teatro greco,del mi-
prassi della comparazione. Qui formula quella
stero medioevale e del rito religioso, Eliot pro-
dottrina del «correlativo oggettivo» per cui
segue nel suo intento di innovazione dramma-
stati mentali o emotivi hanno il loro corrispet-
tica con altre quattro prove. Il suo talento per
tivo in situazioni del mondo esterno che si as- il teatro, che fonde in uno gli umori della com-
sociano istantaneamente a quelle emozioni, media di costume, del dramma psicologico,
evocandole. Come John Donne e i poeti inglesi del «mistero» religioso, riscuote in The Cock-
del primo Seicento, che rivaluta, Eliot, consa- tail Party (London 1949) il maggior successo
pevole che l’unico mezzo per esprimere l’emo- commerciale. Nel periodo postbellico Eliot è
zione in forma d’arte è quello di trasformare anche acclamato conferenziere in Europa e ne-
ogni tipo di esperienza in poesia, risponde alla gli Stati Uniti, dove gli vengono tributati onori
grande complessità della civiltà presente con per la sua arte e per l’infaticabile presenza in
la coscienza della varietà, con ampiezza di co- questioni sociali e culturali. Nel 1948 viene
noscenze, con un dire intensamente allusivo prima insignito della più ambita onorificenza
ed indiretto. L’imponente attività saggistica, dei sovrani inglesi, l’Order of Merit, e poi del
alla quale si dedica durante tutta la sua esi- premio Nobel per la letteratura.
stenza con uno stile prosastico omogeneo, an- Il grande modello dal quale deriva molti dei
che se non sempre piacevole, si spinge ben ol- concetti fondamentali della sua teoria esteti-
tre l’ambito puramente letterario in quanto es- ca, interpretandoli però in chiave personale e
so non può dissociarsi da quello sociologico, integrandoli con il pensiero e l’apparato im-
economico, politico e teologico. Gli scritti, che maginifico di poeti francesi come Baudelaire e
appaiono in periodici filosofici o letterari, ven- Laforgue, ma anche di Dante e dei drammatur-
gono talora raccolti in volume, come Selected ghi elisabettiani e giacomiani e di Remy de
Essays (London 1932), The Use of Poetry and Gourmont, dal quale probabilmente desume il
Use of Criticism (London 1933) sul concetto di nucleo della dottrina del «correlativo oggetti-
«immaginazione uditiva», The Idea of a Chris- vo», è Ezra Pound, guida e giudice di tanta sua
tian Society (London 1939), Notes Towards a prima poesia. Presenze vive, sebbene non del
Definition of Culture (London 1948) e On Poetry tutto avvertite, sono anche quelle dell’ameri-
and Poets (London 1957). cano Irving Babitt, contrario all’individualismo
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sandro avevano dilatato i confini del mondo fi- va acquistato fondi importanti, tra cui quello
nora conosciuto, permettendo di includere va- di Aristotele. Anche gli Attalidi a Pergamo ga-
ste aree geografiche nell’area del mondo abi- reggiarono con i Lagidi, fondando, a loro volta,
tato. I greci cominciarono a spostarsi e a viag- una biblioteca specializzata in opere di erudi-
giare, incrementando gli scambi commerciali, zione. Con il passare del tempo il gran numero
per cui i vincoli locali divennero meno forti. Se di testi letterari raccolti rese necessaria la pre-
dunque nel V secolo a. C. il predominio della senza di studiosi, i filovlogoi, esperti nella ca-
politica aveva impedito il costituirsi di una talogazione e attribuzione dei testi. Tra i gran-
cultura tecnica e scientifica, nel III secolo a. C. di bibliotecari di Alessadria meritano di essere
lo spostamento dell’asse della politica dalla ricordati Callimaco, Apollonio Rodio, Erato-
polis allo stato territoriale, con il conseguente stene, Aristofane di Bisanzio, Aristarco di Sa-
abbandono da parte dei cittadini dell’interes- motracia. Callimaco fu anche un poeta che eb-
se per le questioni dello stato, favorì il formar- be grande popolarità e fama nel mondo anti-
si di una classe di uomini colti, dediti agli stu- co, anche a giudicare dal numero dei papiri
di e alla ricerca scientifica. Si venne così a de- che ci hanno conservato frammenti delle sue
terminare un nuovo assetto politico e sociale, opere e dalle numerose citazioni presenti nei
il quale contribuì a promuovere lo sviluppo grammatici, lessicografi ecc. Ad Alessandria
delle scienze particolari. Accanto alla filosofia, ebbero grande impulso la raccolta e la classifi-
che continuò a fiorire ad Atene, ad Alessandria cazione dei testi e si sviluppò un’intensa atti-
ebbero grande impulso le scienze, tra cui la fi- vità filologica, volta soprattutto a stabilire
lologia, la geografia, l’astronomia. l’autenticità dei testi letterari e filosofici. A
III. LO SVILUPPO DELLE SCIENZE AD ALESSANDRIA. – Callimaco si deve il catalogo ragionato in 120
Alessandria, città fondata da Alessandro nel libri, Pivnake", che costituisce la prima storia
332 a. C., era diventata sotto i Tolomei non so- letteraria di carattere scientifico, e a lui risal-
lo un importante centro politico con la sua gono le liste delle opere dei filosofi che Dioge-
enorme burocrazia, ma anche uno dei centri ne Laerzio riporta nelle Vite dei Filosofi. Erato-
culturali più vivaci del mondo ellenico. Essa stene fu uno scienziato che ebbe vasti interes-
esercitò un grande potere d’attrazione sulle si, dalla filosofia alla geografia, dalla gramma-
persone colte ed eclissò il predominio intellet- tica alla cronografia. Egli per primo si attribuì
tuale di Atene, la quale conservò il primato fi- la qualifica di filovlogo", nel senso moderno
losofico. Ad accrescere l’importanza culturale di «critico del testo». Dalla metà del III secolo
di Alessandria contribuirono anche la fonda- a. C. alla metà del II secolo a. C. l’attività critica
zione della biblioteca e del museo, che la tra- ed ermeneutica si esercitò soprattutto nell’an-
smissione e la diffusione dei testi letterari, or- notazione sistematica dei testi, in particolare
mai affidati alla carta scritta e al commercio li- di quelli omerici. Zenodoto, autore della pri-
brario, indubbiamente favorirono. La bibliote- ma edizione critica dell’Iliade e dell’Odissea,
ca di Alessandria, organizzata sul modello di estese la sua indagine filologica anche ad altri
quella della scuola di Aristotele, faceva parte poeti. Questa attività ecdotica fu proseguita
della struttura del museo, che era una comuni- da Aristofane di Bisanzio, che oltre a Omero, la
tà di dotti, uniti dal comune culto per le muse. dedicò a Esiodo, ai lirici e ai prosatori. Anche
In essa confluirono tutta la produzione lettera- la biblioteca di Pergamo acquistò notevole im-
ria e filosofica in lingua greca e anche tradu- portanza sotto la direzione di Cratete di Mallo,
zioni di importanti testi di altre civiltà, come grande studioso, il quale fu anche autore di
l’Antico Testamento. Il museo, fondato da Tolo- un’importante opera dedicata alla filosofia
meo Sotere, si trasformò con Tolomeo Filadel- stoica. Ma tra la biblioteca di Alessandria e
fo in un centro accademico di studi superiori, quella di Pergamo si determinò ben presto
dove i sapienti furono mantenuti e pagati a una grande rivalità, che ebbe come conse-
spese del sovrano e trovarono gli strumenti guenza l’acquisto indiscriminato di testi e
necessari per le proprie ricerche scientifiche. quindi il deterioramento della loro qualità, an-
Col passare del tempo la biblioteca continuò che a causa dell’introduzione di falsi. Il gusto
ad ampliarsi e assunse grandi dimensioni, letterario e i canoni estetici stabiliti da gram-
passando da una dotazione di duecentomila matici e filologi svolsero un ruolo importante
volumi alla morte di Tolomeo Sotere a quat- nel conservare e tramandare i testi. Ha tuttavia
trocentomila a quella di Filadelfo, il quale ave- pesato sul naufragio delle opere di molti auto-
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fondandosi sull’immediatezza dell’esperienza sità di liberare l’uomo dalla paura degli dei,
egli giustificava il supremo principio etico che era scrupolosamente osservante di tutte le for-
poneva nel piacere il fine della vita. Arcesilao, me di culto. Le masse, tuttavia, che avevano
che divenne scolarca dell’Accademia all’incir- sete di religione, cercarono nei culti orientali il
ca nel 268 a. C., pur avendo abbandonato la soddisfacimento dell’ansia del divino che la
dottrina metafisica di Platone a favore del me- religione tradizionale non era più in grado di
todo socratico della ricerca continua, reagì appagare. Di fronte alla decadenza degli dei
contro l’attacco dogmatico che stoici ed epicu- tradizionali e all’instabilità delle vicende poli-
rei rivolgevano alla filosofia platonica. Già Pir- tiche si diffusero presso la popolazione incolta
rone di Elide, che aveva accompagnato Ales- il culto del monarca e il culto di tuvch, frutto
sandro nella sua spedizione in Oriente ed era del sincretismo greco-orientale. Nel contem-
venuto in contatto con i gimnosofisti indiani e po si svilupparono due fenomeni per un certo
i magi, aveva sostenuto che la verità e la falsità verso analoghi e contrapposti, anch’essi im-
non possono caratterizzare né le sensazioni né portati dall’Oriente: la magia e l’astrologia. La
i giudizi. Infatti la natura delle cose è inacces- magia si diffuse tra la gente più povera e
sibile sia ai sensi che alla ragione, i quali non l’astrologia, che pretendeva di essere una
offrono alcuna garanzia di poter andare al di là spiegazione matematica e scientifica del fun-
di ciò che appare. Arcesilao, in linea con la fi- zionamento dell’universo, si diffuse dapprima
losofia socratica, riteneva che il tratto caratte- tra le persone più colte. Del resto il grande svi-
ristico della saggezza non fosse il possesso luppo dell’astronomia, a cui l’astrologia era
della conoscenza, ma la libertà dall’errore che strettamente connessa, l’esigenza di una teo-
è possibile ottenere soltanto sospendendo il logia solare e astrale, presente nel pensiero
giudizio di fronte all’ugual peso delle tesi con- greco nel IV secolo a. C., la concezione filoso-
trapposte. Egli intraprese un’aspra polemica fica stoica dell’intima solidarietà tra le varie
contro il dogmatismo gnoseologico epicureo e parti dell’universo, prepararono il terreno alla
soprattutto stoico, che fondavano la cono- diffusione dell’astrologia. Con ciò il fatalismo
scenza sull’incorreggibilità delle sensazioni. e il determinismo si affermarono nel mondo
Per Epicuro la rappresentazione evidente e la ellenistico.
prenozione che deriva da questa sono criterio A.M. Ioppolo
di verità e Zenone pone alla base di una cono- BIBL.: L. CANFORA, Ellenismo, Roma-Bari 1987.
scenza certa e infallibile la rappresentazione
catalettica, ovvero quella rappresentazione ELLUL, JACQUES. – Giurista, teologo riforma-
Ellul
che riproduce l’oggetto esterno con precisione to, sociologo, n. il 6 genn. 1912 a Bordeaux, m.
tecnica. Si aprì così tra l’Accademia e la Stoa il 19 magg. 1994 a Pessac.
un dibattito polemico che durò per più di un È autore di un’imponente opera (più di 50 mo-
secolo fino alla morte di Carneade e che ebbe, nografie e numerosi articoli teologici, sociolo-
come risultato dell’interazione reciproca, il gici, storici, giuridici, etici, politici) ove l’ele-
chiarimento e la continua evoluzione delle ri- mento unificante è la critica, da intendere co-
spettive posizioni. La filosofia ellenistica si me forma, religiosa e civile, di una «presenza
può considerare conclusa con la rinascita al mondo moderno», capace di innescare un
dell’aristotelismo e del platonismo, che av- movimento dialettico, il cui esito possibile è il
venne già alla fine del II secolo a. C., con il rin- superamento del negativo.
novato interesse per la filosofia e gli scritti di Dal 1937 è professore alla facoltà di diritto, a
Platone e di Aristotele che caratterizzano le fi- Montpellier. Sospeso dall’insegnamento nel
losofie di Panezio e di Posidonio (cfr. Frede, 1940, partecipa alla resistenza. Professore a
op. cit.). Bordeaux, negli anni cinquanta coniuga impe-
V. LA RELIGIONE. – Al principio del III secolo a. C. gno teorico e civile anticipando temi in segui-
le classi colte sono razionaliste e la filosofia to divenuti centrali, quali: la critica ai sistemi
occupa il posto della religione. Lo stoicismo della tecnica (che lo renderà celebre, specie
pur mantenendo apparentemente gli dei an- negli Stati Uniti) e della comunicazione, l’eco-
tropomorfici, li rivestiva di un contenuto nuo- logia, il federalismo e il localismo, la crisi
vo, come ben esemplifica l’Inno a Zeus di Cle- dell’Occidente, il declino della politica e del
ante, e anche Epicuro, se insisteva sulla neces- diritto. Direttore della rivista «Foi et Vie» dal
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di G.L. Prato, Dizionario teologico dell’Antico Testa- questo tema l’autore dedica la maggiore parte
mento, Torino 1978, vol. I, coll. 134-146. della sua produzione: Ulysses and the Sirens
➨ JHWH; NOMI DIVINI. (Cambridge 19842, tr. it. di P. Garbolino, Ulisse e le
sirene, Bologna 1983); Sour Grapes (Cambridge
ELSENHANS, THEODOR. – Filosofo tedesco,
Elsenhans 1983, tr. it. di F. Elefante, Uva acerba, Milano
n. a Stoccarda il 7 mar. 1872, m. a Dresda nel 1989); The Multiple Self (a cura di J. Elster, Cam-
1918. bridge 1986, tr. it. di R. Rini, L’io multiplo, Mila-
Elsenhans subì l’influsso della filosofia di no 1991); Solomonic Judgments (Cambridge
Fries, ma da essa cercò di differenziarsi soprat- 1989). Il tema della razionalità e dei suoi limiti
tutto per quel che riguarda la riduzione della si è successivamente trasformato nell’analisi
ricerca filosofica a ricerca empirico-psicologi- del ruolo che fattori «irrazionali», quali emo-
ca. Sostenne, infatti, che la teoria psicologica zioni e dipendenza da sostanze psicotrope,
della conoscenza è solo una indispensabile svolgono nella spiegazione dei comportamen-
premessa a un’adeguata impostazione del ti. A questo tema sono dedicate le opere Getting
problema della conoscenza; quest’ultimo, in- Hooked: Rationality and Addiction (a cura di J.
fatti, si ha solo, propriamente, quando sia po- Elster e O.J. Skog, Cambridge 1999); Alchemies of
sto contemporaneamente anche il problema the Mind: Rationality and Emotions (Cambridge
del trascendente. Quanto alle scienze empiri- 1999); Strong Feelings: Emotions, Addiction and
che, esse non possono prescindere da un certo Human Behaviour, Cambridge [Massachusetts]
numero di ipotesi, che è compito della filoso- 1999, tr. it. di M. Ricucci, Sensazioni forti: emo-
fia esaminare, come è compito della filosofia zioni, razionalità e dipendenza, Bologna 2001);
tendere, attraverso i dati offerti dalle scienze Addiction: Entries and Exits (a cura di J. Elster,
sperimentali, a una visione quanto più possi- New York 1999); Ulysses Unbound (Cambridge
bile unitaria dei rapporti che legano insieme i 2000, tr. it. di P. Palminiello, Ulisse liberato, Bo-
fenomeni del mondo dell’esperienza. logna 2004).
A. Cardia Il secondo ambito concerne la filosofia politi-
BIBL.: Wesen und Entstehung des Gewissens, Leipzig ca e del diritto e la teoria sociale con quattro
1894; Selbstbeobachtung und Experiment in der interessi principali: 1) il marxismo: Making
Psychologie, Freiburg im Breisgau 1897; Die Aufgabe Sense of Marx (Cambridge 1985); 2) il costitu-
einer Psychologie der Deutung als Vorarbeit für die Geis- zionalismo e la teoria deliberativa della demo-
teswissenschaften, Giessen 1904; Fries und Kant, crazia: Constitutionalism and Democracy (a cura
Giessen 1906; Charakterbildung, Leipzig 1908; A. BU-
di J. Elster - R. Slagstad, Cambridge 1988); Po-
CHENAU (a cura di), Psychologie und Logik, Berlin
litical Psychology (Cambridge 1993); Arguing
19367 (Leipzig 1890); Lehrbuch der Psychologie, Tü-
bingen 19393 (1912). Pubblicò inoltre alcuni impor- and Bargaining in Two Constituent Assemblies
tanti articoli sulle «Kantstudien». (in «University of Pennsylvania Journal of Con-
Su Elsenhans: H. BERTELE, P. Rées Lehre von Gewis- stitutional Law» 2 , 2000, pp. 345-421, tr. it. di
sen und die Kritik derselben bei Th. Elsenhans, Mün- G. Rigamonti, Argomentare e Negoziare, Milano
chen 1927. 1993); Deliberative Democracy (a cura di J.
Elster, Cambridge 1998); 3) la teoria della giu-
ELSTER, JON. – Sociologo norvegese n. il 22
Elster stizia: Local Justice (New York 1983, tr. it. di E.
febbr. 1940 a Oslo. Dopo aver insegnato a Pa- Colombo, Giustizia locale Milano 1995); 4) i fon-
rigi VIII, Oslo, di nuovo a Parigi all’Ecole des damenti della sociologia: The Cement of Society
Hautes Etudes en Sciences Sociales e a Chica- (Cambridge 1989, tr. it. di P. Palminiello, Il ce-
go, attualmente è professore di Scienze Sociali mento della società Bologna 1995); Nuts and
alla Columbia University. Elster è sicuramente Bolts for the Social Sciences (Cambridge 1989, tr.
una delle figure più interessanti ed eclettiche it. di P. Palminiello, Come si studia la società,
del panorama delle scienze sociali e della filo- Bologna 1993).
sofia contemporanea. La sua sterminata pro- F. Biondo
duzione scientifica copre i più diversi ambiti. Il
primo tra questi può essere considerato il te- EL TOSTADO, ALONSO de MADRIGAL (Abu-
El Tostado
ma dell’indagine sulla razionalità, delle condi- lensis). – Teologo e canonista spagnolo, n. a
zioni di formazione delle preferenze e dei limiti Madrigal nella Vecchia Castiglia nel 1400, m. a
e condizionamenti dei processi di scelta. A Bonilla della Sierra (Avila) nel 1455.
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de exemplis rerum et similitudinibus in 10 libri Elyot, ibi, vol. XI, pp. 211-212; J.M. MAJOR, Sir Thomas
(Venetiis 1469; Basileae 1557); d) Elvico di Ger- Elyot and Renaissance Humanism, Lincoln 1964; C.
mar, domenicano tedesco, che il Grabmann JORDAN, Feminism and the Humanists: the Case of sir
(Mittelalterliches Geistesleben, vol. II, München Thomas Elyot’s «Defence of Good Women», in «Re-
1936, pp. 576-585) identifica con l’autore dello naissance Quarterly», 36 (1983), pp. 181-201.
scritto pseudotomistico sopra citato, e che
chiama anche Elvico Junior di Germer (cfr. N. EMANATISMO (emanatism; Emanations-
Emanatismo
Bray, Giordano di Quedlinburg come documento lehre; émanationnisme, émanatisme; emanati-
delle discussioni posteckhartiane, in AA.VV., Intel- smo). – Il termine «emanatismo», come anche
lect et imagination dans la philosophie médiévale, «emanazionismo», designa in generale un si-
«Actes du XIe Congrès International de Philo- stema di pensiero fondato sull’emanazione
sophie Médiévale, 26-31 août 2002, Porto», (ajpovrroia, ajporrohv), che può essere intesa sia
Rencontres de Philosophie Médiévale, vol. XI, in senso strettamente fisico, come flusso ed
Turnhout 2005); e) Elvico è anche un francesca- effluvio, come accade nei presocratici e negli
no del XIII secolo, maestro a Erfurt e a Magde- atomisti, sia in senso metafisico, nel caso dei
burgo, m. nel 1252. sistemi dei neoplatonici e di alcuni pensatori
A. Tognolo cristiani platonizzanti.
Nelle filosofie pluraliste di Empedocle e degli
ELYOT, THOMAS, Sir. – Diplomatico e umani-
Elyot atomisti, l’emanazione, che interessa stretta-
sta inglese, n. a Wiltshire nel 1490 (?), m. a mente il piano fisico e gnoseologico, è da in-
Carlton nel 1546. tendersi come un effluvio di particelle mate-
S’ispirò al classicismo di T. More, ma diede ai riali che continuamente promanano dalle cose
propri scritti, sull’esempio di Erasmo, un e giungono ai nostri organi percettivi, produ-
esplicito indirizzo educativo. Il suo capolavoro cendo così la percezione sensoriale. Questi ef-
è The Boke Named the Governour (London 1531; fluvi sono causa non soltanto delle sensazioni,
ed. a cura di H.H. Croft, ivi 1883, 2 voll.), che ma anche delle prolessi o preconcezioni, del
ebbe larga influenza sulle idee educative di pensiero e delle rappresentazioni fantastiche
Asham e di Locke. Elyot ritiene che il più sicu- e dei deliri. In questo contesto, dunque, l’ema-
ro fondamento per ogni stato è la virtù dei go- natismo serve a spiegare processi conoscitivi
vernanti, in vista della quale egli espone un umani.
minuzioso e completo piano educativo per i I termini ajpovrroia, ajporrohv e correlati sono at-
giovani destinati al governo della cosa pubbli- testati in Empedocle (in DK frr. 31 A 86; B 89),
ca. Concepisce l’educazione, sull’esempio del sul flusso dei colori dall’oggetto percepito ver-
Rinascimento italiano, come un processo libe- so la vista del soggetto percipiente, sul flusso
rale e armonico che, sviluppando tutti gli degli odori verso l’olfatto e quello dei suoni
aspetti dell’uomo, mira alla virtù. Il suo lavoro verso l’udito, e sull’adattamento delle parti-
è ritenuto il primo saggio inglese di filosofia celle costitutive dell’effluvio ai «pori» degli or-
morale (Cfr. anche Of the Knowledge Which gani percettivi atti ad averne sensazione; in
Maketh a Wise Man, ed. a cura di E.J. Howard, Democrito (in DK frr. 68 A 135; A 165; B 123); in
Oxford 1946. Testi in Grande Antologia filosofica, Epicuro (fr. 293, in Epicurea. Testi di Epicuro e
testimonianze epicuree nella raccolta di Hermann
Milano 1964, vol. VII, pp. 936-938).
G. Bianca
Usener, ed. it. a cura di I. Ramelli, pref. di G. Rea-
le, Milano 2002, p. 209), in riferimento agli ato-
BIBL.: L. WARREN, Patrizi’s «De regno et regis institutio-
mi che fluiscono dal ferro e dalla calamita e
ne» and the Plan of Elyot’s, «The Boke Named the
Gouvernor», in «Journal of English and German Phi-
che forniscono una spiegazione scientifica alla
lology», 49 (1950), pp. 67-77; F. CASPARI, Humanism reciproca attrazione dei due, ma anche (fr. 319,
and the Social Order in Tudor England, Chicago ibi, p. 220) in riferimento ai simulacri o ei[dwla
1954, pp. 76-109; R. ROBERTSON RUSK, The Doctrines of di atomi che fluiscono continuamente dai cor-
the Great Educators, London 1954; P. HOGREFE, The pi, riproducendone le caratteristiche visive, e
Sir Thomas More Circle: A Program of Ideas and Their colpiscono i recettori visivi dei soggetti perci-
Impact on Secular Drama, Urbana 1959; R. WEISS, in pienti, producendo così la sensazione, nonché
Grande Antologia filosofica, Milano 1964, vol. VII, pp. (fr. 385, ibi, p. 258) sugli effluvi provenienti da-
921-922; G.M. BERTIN, L’umanesimo pedagogico in In- gli dei che divengono concause di grandi beni
ghilterra. L’educazione del «governour» secondo Th. per tutti gli esseri che vi partecipano e (fr. 394,
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vuto a una diversa concezione della processio- cond Century», 7, 1989-90, pp. 221-232; A. Mc-
ne dall’uno rispettivamente in Plotino e in Pro- Gowan, Valentinus poeta, in «Vigiliae Christia-
clo: secondo Plotino, la materia, che si pone nae», 51, 1997, pp. 158-178).
all’estremo gradino della processione, non ri- Nel cristianesimo, tuttavia, con la definizione
torna al principio primo, in base allo schema del dogma trinitario e della creatio ex nihilo, e
di manenza-processione-ritorno, teorizzato da con la netta differenziazione tra generazione e
Proclo; mentre quest’ultimo prevede un ritor- creazione, il concetto di ajpovrroia e di emana-
no all’uno anche per la materia stessa che da tismo venne usualmente bandito, anche se es-
esso deriva (sulla materia in Plotino cfr. anche so non manca di comparire ancora in età post-
K. Corrigan, Plotinus’ Theory of Matter-Evil and nicena in qualche passo particolare. Interes-
the Question of Substance, Leuven 1996; per il sante è ad esempio un passo di Gregorio di
movimento triadico manenza-processione-ri- Nissa (Contra Eunomium, III 6, 27-28), in cui il
torno in Proclo cfr. C. Térézis, La critique de Ni- concetto di emanatismo è utilizzato per spie-
colas de Méthone à la théorie de Proclos concer- gare alcuni titoli di Cristo relativi alla genera-
nant le schéma manence-procession-conversion, in zione del Figlio dal Padre, tra cui ajpauvgasma,
«Byzantion», 65, 1995, pp. 455-466). Proclo «splendore derivato, riflesso»: l’immagine è
dunque, nella sua polemica con Plotino, os- qui in effetti quella della luce che emana dalla
serva, forse ispirandosi a Giamblico, che porre luce (cfr. M. Harl, À propos d’un passage du Con-
la materia come principio del male significa o tre Eunome de Grégoire de Nysse, ajpovrroia et les
accettare un dualismo cosmico, caratterizzato titres du Christ en théologie trinitaire, in «Recher-
da due principi pari e antitetici, l’uno del bene ches de Science Religieuse», 55, 1967, pp. 217-
e l’altro del male, oppure fare del bene stesso 226). La generazione del Figlio, sebbene
la causa del male. Entrambe le soluzioni gli espressa anche in termini di emanazione, in
sembrano inaccettabili, per cui egli conclude modo figurato, si mantiene comunque ben di-
che la materia, estremo lembo della proces- stinta dalla creazione operata da Dio a partire
sione, non può essere in assoluto principio del dal nulla. Secondo H. Wolfson (The Identifica-
male (attorno alla stessa problematica ruota- tion of Ex Nihilo with Emanation in Gregory of
no le osservazioni di G. Van Riel, Horizontalism Nyssa, in «Harvard Theological Review», 63,
or Verticalism?, in «Phronesis», 46, 2001, pp. 1970, pp. 53-60), in De hominis opificio, XXVIII, il
129-153, sulle differenze tra la processione nihil della creatio ex nihilo andrebbe inteso co-
plotiniana e quella del tardo neoplatonismo, me la negazione assoluta di tutto quanto può
soprattutto in Proclo). essere detto o pensato, e finirebbe per coinci-
Come ha osservato D. Rehm (Plotinus’ Treat- dere con Dio stesso, che – conformemente alla
ment of Aristotelian duvnami" in Emanation, in linea della teologia negativa, ben nota al Nis-
«Journal of Neoplatonic Studies», 2, 1993-94, seno e da lui anche abbracciata – è ineffabile e
pp. 3-44; Plotinus’ Use of duvnami" and ejnevrgeia incomprensibile, in primo luogo in ragione
in his Account of Emanation from the One, Chi- della sua infinità e trascendenza.
cago 1994), la processione dall’uno (che egli Successivamente, il creazionismo cristiano si
chiama «emanazione») in Plotino (Enn. V-VI, avvicinerà, in certo modo, all’emanatismo, per
specialmente in VI 3), può essere letta come un’esigenza di continuità ontologica, in Gio-
un tentativo di rendere ragione della pura at- vanni Scoto Eriugena, autore ormai altome-
tualità al principio di un processo che alterna dievale del Periphyseon, fortemente influenza-
attualità e potenzialità. Il sistema di proces- to dal sistema procliano cristianizzato dallo
sione elaborato da Plotino e da Proclo influen- pseudo-Dionigi Areopagita, e poi, nel basso
zò poi anche i filosofi arabi dei secoli XII-XIII. Medioevo, nella vertiginosa mistica di Meister
L’emanatismo si presenta anche in altri ambiti Eckhart.
di pensiero nel mondo intellettuale tardo-an- Nel De divinis nominibus pseudo-dionisiano,
tico, ad es. negli Oracoli Caldaici e nello gnosti- infatti, è recuperato lo schema procliano di
cismo, dove si tratta anche di emanazione de- manenza (monhv) - processione (provodo") - ri-
gli eoni: nella gnosi pagana e cristiana si tro- torno (ejpistrofhv): Dio, nella sua manenza, è
vano i termini probolhv, ajpovrroia, emanatio, assolutamente trascendente, è l’uno al di so-
emissio (cfr. J. Turner, The Figure of Hecate and pra dell’essere, e privo di nomi, secondo la li-
Dynamic Emanatism in the Chaldean Oracles, nea dell’apofatismo; nella sua processione,
Sethian Gnosticism, and Neoplatonism, in «Se- tuttavia, Dio, concepito come uno-essere nel
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tung der Frage: Was ist Aufklärung?, tr. it. di F. della «condizione ideale di vita» di cui si occu-
Gonnelli, Roma-Bari 1995, p. 45). I moti per la pano le «scienze sociali critiche» e nella quale
conquista dell’indipendenza nazionale duran- dovrebbe essere consentita una comunicazio-
te l’Ottocento si svolgono sotto il segno della ne liberata dal dominio e dalla manipolazione
richiesta di emancipazione, in questo caso dal (Erkenntnis und Interessen, Franfurt am Main
dominio straniero (si rammenti l’«Associazio- 19732, tr. it. di L. Ceppa, Conoscenza e interesse,
ne Emancipatrice Italiana», 1862). Anche i pri- in Teoria e prassi della società tecnologica, Roma-
mi movimenti femministi, nello stesso perio- Bari 19743, pp. 43-58). L’emancipazione quindi
do, richiedono emancipazione come parità dei coinvolge non solo lo sviluppo dei diritti civili,
diritti civili e politici. In questa fase le battaglie politici e di «ripartizione sociale» (Faktizität
per l’emancipazione sono, pur nella loro diver- und Geltung. Beiträge zur Diskurstheorie des
sità, battaglie per l’uguaglianza dei diritti, de- Rechts und des demokratischen Rechsstaats,
gli individui e/o delle nazioni: emancipazione Frankfurt am Main 1992, tr. it. di L. Ceppa, Ro-
e uguaglianza formano un binomio inscindibi- ma-Bari 1996, pp. 148-149), ma, come effetto
le. È Marx, ne La questione ebraica (1842), a evi- del godimento di tali diritti, consente una for-
denziare il carattere «astratto» e di falsa uni- ma di convivenza in cui la politica non sia più
versalità dell’uguaglianza, ove questa sia inte- mera «amministrazione», bensì spazio per la
sa nel senso liberal-borghese; contrappone, in determinazione consensuale delle scelte col-
questa chiave, l’emancipazione «politica», che lettive. In una prospettiva per molti versi simi-
realizza una liberazione meramente formale, la le K.O. Apel ha evidenziato la tendenza
quale non muta le condizioni «reali» dell’esi- «emancipativa» dell’«etica del discorso», uno
stenza collettiva, all’emancipazione «umana», dei cui fini è la demistificazione dell’«ideolo-
che è e dovrà essere invece emancipazione gia» quale legittimazione degli interessi mate-
materiale e quindi sostanziale. Con questo riali che impediscono l’intesa discorsiva tra gli
Marx imprime una svolta cruciale sia alla ri- individui (Das Apriori der Kommunikationsge-
flessione filosofica che alla prassi rivolta meinschaft, Frankfurt am Main 1973, tr. it. par-
all’emancipazione. Infatti, sia nella prima che ziale di G. Carchia, Torino 1977). Nell’ambito
nella seconda, schiude il campo a quel varie- del variegato contesto della «teologia politi-
gato insieme di teorie e di movimenti in cui, ca» l’ideale dell’emancipazione è richiamato
pur in modi diversi, viene posta al centro la per evidenziare che la fede deve avere un im-
questione del rapporto tra le due dimensioni patto storico, assumendo su di sé il dovere di
dell’emancipazione appena ricordate, quella trasformare, già entro il mondo, le condizioni
formale e quella sostanziale. Nel campo fem- dell’esistenza umana nella lotta contro l’ingiu-
minista, per esempio, l’accentuazione di que- stizia; l’emancipazione istituisce così un nesso
sto aspetto si è avuta attraverso la rivendica- indissolubile con la «redenzione» (J.B. Metz -
zione, pur diversamente modulata nei diffe- S. Moltmann - W. Oelmüller, Kirche im Prozess
renti contesti interpretativi, dello stretto nes- der Aufklärung, München 1970, tr. it. di F. Gen-
so che deve esistere tra uguaglianza e differen- tiloni Silveri, Una nuova teologia politica, Assisi
za; qui la dimensione sostanziale dell’emanci- 1971).
pazione sta nella capacità di render ragione, R. Gatti
entro l’uguaglianza, della differenza in tutte le BIBL.: J. STUART MILL, On the Subjection of Women,
sue manifestazioni. È evidente come la mede- London 1869, tr. it. La schiavitù delle donne, Milano
1992; S. DE BEAUVOIR, Le deuxième sexe, Paris 1949, tr.
sima chiave di lettura può essere applicata alle
it. di R. Contini e M. Andreose, Il secondo sesso, Mila-
questioni legate alla cosiddetta società «mul-
no 1997; J.B. METZ, Erlösung und Emancipation, in
ticulturale» (C. Taylor, Multiculturalism and
AA.VV., Erlösung und Emancipation, a cura di L.
«the Political of Recognition», Princeton 1992; tr. Scheffczyk, Freiburg 1973, tr. it. di G. Moretto, Re-
it. di G. Rigamonti, Milano 1993). Un senso denzione ed emancipazione, in La fede, nella storia e
tecnico specifico ha il concetto di emancipa- nella società, Brescia 1978; K. MARX, Die Judenfrage, in
zione in Jürgen Habermas: esprime infatti uno K. MARX - F.ENGELS, Werke, vol. I, Berlin 1976, tr. it.
degli «interessi» cognitivi dell’uomo, accanto di M. Tomba, La questione ebraica, Roma 2004;
a quello «teorico» e a quello «pratico». In par- AA.VV., Diotima. Il pensiero della differenza sessuale,
ticolare indica l’interesse all’instaurazione Milano 1987; L. IRIGARAY, An Ethics of Sexual Differen-
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ponibile nei componenti che lo hanno genera- zioni per l’esercizio delle sue funzioni (sensiti-
to, i gameti), che contiene in sè intrinseca- ve e razionali), non tengono conto che le fun-
mente tutte le informazioni genetiche, indivi- zioni non sono «il» soggetto, semmai sono
duali e specifiche, orientate teleologicamente «del» soggetto (le funzioni non potrebbero es-
e autonomamente all’attuazione del corpo serci se non fossero manifestate da un sogget-
nella sua completezza, nelle diverse fasi dello to che per natura è in grado di manifestarle).
sviluppo continuo, graduale e coordinato. La prospettiva ontologica, in contrapposizione
Alla riflessione biologica segue la riflessione alla prospettiva gradualista, si riferisce alla con-
antropologica: chi è l’embrione umano? Molte cezione filosofica originaria della persona, ri-
sono le teorie che, con argomenti diversi, han- conducibile alla formulazione classica aristo-
no tematizzato la posticipazione dello statuto telica di «animale razionale» o alla formulazio-
personale rispetto all’inizio biologico della vi- ne boeziana (e poi tomista) «individua sub-
ta dell’essere umano (gli embrioni possono stantia rationalis naturae»: la persona è consi-
«divenire» persone, ma non lo sono «anco- derata un individuo concreto, che ha una sua
ra»). La teoria relazionale (ispirata al personali- propria natura ontologica, che si manifesta (o
smo dialogico) ritiene che solo al momento meglio, si può manifestare) in capacità e com-
dell’annidamento (sesto/settimo giorno dal portamenti, ma non è riducibile ad essi. La
concepimento) delle cellule embrionali nella teoria ontologica della persona tematizza la
parete uterina del corpo materno (che identifi- priorità della natura sulle funzioni: l’essere
cherebbe l’instaurarsi della prima relazione fi- persona appartiene alla natura stessa dell’em-
siologica) si possa individuare l’inizio della brione a prescindere dalla manifestazione
persona; la teoria del quattordicesimo giorno ne- esterna di determinate operazioni o delle con-
ga l’individualità (e dunque anche la persona- dizioni della loro espressione. La presenza di
lità) all’embrione, richiamandosi ai fenomeni un principio sostanziale consente di ricono-
della gemellazione monozigotica e della fusio- scere lo statuto attuale della persona nell’es-
ne chimerica, ossia della suddivisione e della sere umano anche in condizioni di «potenzia-
compattazione delle cellule embrionali (non lità», ossia di non attuazione, momentanea o
potendo un individuo divenire due individui e permanente di certe funzioni, dovuta all’in-
viceversa); la teoria utilitarista riconosce l’em- completezza dello sviluppo o alla presenza di
brione come persona non prima della forma- fattori, esterni o interni, che ne impediscono la
zione del sistema nervoso centrale, condizione manifestazione. In questo senso, «in potenza»
di possibilità della percezione del piacere e del non è la natura umana, ma semmai l’attuazio-
dolore; la teoria del parallelismo vita-morte/cere- ne completa delle capacità che per esplicitarsi
brale e la teoria dell’emergentismo ritengono che necessitano della maturazione biologica, psi-
la formazione della corteccia cerebrale costi- chica e sociale. Ne consegue che l’embrione è
tuisca la condizione neurofisiologica per «già» persona, in quanto, pur non essendosi
l’esercizio della funzione razionale, indispen- ancora manifestate in atto tutte e al massimo
sabile per riconoscere lo statuto personale al- grado le proprietà, sono presenti le condizioni
la vita nascente; la teoria razionalistica teorizza che costituiscono il supporto necessario del
l’imprescindibilità della ragione, intesa quale processo dinamico ininterrotto e progressivo
esercizio effettivo in atto, per la definizione che consentirà l’attuazione di tali caratteri.
della persona, finendo con l’identificare la per- Benché infinitesimamente piccolo, quantitati-
sona nella fase della vita umana post-natale. A vamente impercettibile ed esteriormente de-
tali teorie sono state avanzate alcune obiezio- bole, l’embrione è «qualitativamente» umano
ni: se la relazione è un elemento necessario (dunque «persona»).
per lo sviluppo embrionale, essa non costitui- Alla luce della discussione biologica e antro-
sce l’essere, bensì ne presuppone l’esistenza; pologica, si apre l’interrogativo pratico: come
inoltre il fenomeno della gemellazione è spie- dobbiamo trattare l’embrione umano? Coloro
gabile senza negare l’individualità (gemella- che riducono l’embrione ad ammasso di cellu-
zione non significa divisione, bensì duplicazio- le negando lo statuto personale, non gli rico-
ne o moltiplicazione di un individuo in due o noscono una dignità intrinseca, ammettendo
più individui); le teorie funzionaliste (utilitari- solo la possibilità di un’attribuzione estrinse-
ste e razionaliste, moderate ed estreme), che ca (convenzionale) di valore e di diritti, rivedi-
riducono la persona all’esercizio o alle condi- bili e bilanciabili in base alle circostanze. È la
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per questo o quell’uomo, in questa o quella si- Negli ultimi anni della sua vita Emerson si fe-
tuazione. Essa ci impegna esclusivamente a ri- ce tuttavia più attento ai risultati conseguiti
conoscere in tutto ciò che esiste la presenza dalla scienza del tempo. Il suo pensiero, sotto
dell’anima universale e a misurare su quella la l’influenza dell’amico Bronson Alcott, si orien-
nostra azione. Con ciò si rendono possibili tò sempre più in senso evoluzionistico. Alla
l’esercizio concreto della libertà, la comunica- concezione plotiniana, secondo cui la realtà fi-
zione con gli altri uomini, la realizzazione del nita deriva dall’essere infinito con un movi-
progresso e un adeguato apprezzamento della mento di discesa, egli sostituì allora la visione
natura. La libertà non consiste infatti nel ten- darwiniana di un’infinita catena di esseri im-
tativo, d’altronde vano, di sfuggire alla legge perfetti protesi con un movimento di ascesa
universale, ma nel comprendere e volere la verso lo spirito assoluto. Non vide tra le due
sua necessità. La comunicazione con gli altri è posizioni alcuna contraddizione, giungendo
possibile solo indirettamente, cioè nell’unio- ad affermare che in filosofia vi sono tre gradi,
ne attiva con lo spirito universale che com- rappresentati, nella storia, da Platone, Plotino
prende in sé tutti gli individui e tutti li trascen- e Alcott, ciascuno dei quali integra il prece-
de. Il progresso si realizza solo favorendo dente. In politica Emerson appoggiò i riforma-
l’azione dell’anima universale, e la natura si tori e vagheggiò un socialismo democratico, in
apprezza al suo giusto valore solo quando la si cui il popolo americano potesse sviluppare li-
intende come una testimonianza presente del- beramente le proprie fresche energie. Egli cre-
lo spirito divino, un punto fisso rispetto al dette fermamente e quasi con fanatismo al
quale possiamo misurare i nostri erramenti. grande destino che aspettava la nazione ame-
Appena noi degeneriamo, sostiene infatti ricana. Ai suoi principi si ispirò il movimento
Emerson, il contrasto tra noi e la nostra casa si rivoluzionario «Giovane America».
fa più evidente e diventiamo estranei alla na- N. Bosco
tura in quanto ci allontaniamo da Dio. BIBL.: The Complete Works, Centenary Edition, a cura
Della storia Emerson ebbe un concetto tipica- di E.W. Emerson, New York 1903-04, 12 voll. (rist.
New York 1968); The Letters, a cura di R.L. Rusk, New
mente romantico. Egli la considerò come
York 1939, 6 voll.; The Collected Works, Harvard Edi-
l’opera individuale dei genii, cioè di quegli uo-
tion, a cura di R.E. Spiller et al., Cambridge (Massa-
mini ispirati che, come gli eroi di Carlyle, sono chusetts) 1971 ss.; The Complete Sermons, a cura di
i più diretti testimoni dello spirito universale. A. v. Frank, Missouri 1989.
Di qui nasce il suo scarso interesse per la do- Edizioni italiane: Il carattere e la vita umana, tr. it. di
cumentazione storica. Quanto al futuro Emer- L.A. Perussia, Milano 1886; Eterne forze, tr. it. di G.
son si abbandonò volentieri alle profezie. Egli Fanciulli, Milano 1917; Energia morale, Saggi scelti,
vagheggiò per lo più un’umanità ideale che il tr. it. a cura di G. Ferrando, Palermo 19222; La guida
progresso tecnico e il benessere avrebbero re- della vita, tr. it. di D. Pettoello, Torino 1923; L’anima,
sa più libera e sensibile ai problemi dello spi- la natura e la saggezza, tr. it. di M. Cossa, Bari 19252,
rito. Questa utopia è però in contraddizione 2 voll.; Uomini rappresentativi, tr. it. di G. Ferrando,
con la condanna cui Emerson sottopose la so- Firenze 1927; La presenza di Dio. Antologia dai saggi
cietà americana del suo tempo, accusandola emersoniani, tr. it. a cura di M. Favilli, Firenze 1931;
di dimenticare il proprio destino spirituale a Saggi. L’anima suprema; L’amore; L’amicizia; La po-
causa di una volontà di potenza incrementata litica, tr. it. di F. Zampini Salazar, Milano 1932. Altri
appunto dal tecnicismo. saggi in: N. Abbagnano, Pagine di scrittori morali mo-
derni, Torino 1943; Antologia degli scritti politici, tr. it.
Della scienza e, in generale, della conoscenza
a cura di A. Santucci, Bologna 1962; Saggi, tr. it. di
intellettuale Emerson non ebbe una grande
P. Bertolucci, Torino 1962; Gli uomini rappresentati-
opinione. Egli le accusava entrambe di oppor- vi, tr. it. a cura di A. Biancotti, Torino 1963; Cerchi, tr.
re tra loro soggetto e oggetto e di non interpre- it. di R. Mussapi, Bologna 1983; Il trascendentalista e
tare la realtà secondo il suo significato spiri- altri saggi, tr. it. di A. Ceni, Milano 1989; Natura e al-
tuale, costruendo così degli schemi astratti. La tri saggi, tr. it. a cura di T. Pisanti, Milano 1990; Dalla
vera conoscenza appartiene, secondo Emer- Sicilia alle Alpi, tr. it. di. C. Luli, Como 2003; Diventa
son, alla filosofia e alla poesia, che fanno poi chi sei, a cura di S. Paolucci, Roma 2005.
in realtà tutt’uno. Il loro organo comune non è Su Emerson: R.L. RUSK, The Life of Ralph Waldo
l’intelletto, ma la ragione; il loro strumento Emerson, London 1957 (1949); E. BAUMGARTEN, Das
non è il concetto, ma l’intuizione. Vorbild Emersons im Werk und Leben Nietzsches, Hei-
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ce impossibilità: quella della via di eminenza, il EMMET, DOROTHY MARY. – Pensatrice ingle-
Emmet
cui linguaggio sarebbe del tutto improprio se, n. nel 1904, m. nel 2000. Professoressa di fi-
quanto al divino, quella della via negationis, losofia e, poi, di Filosofia delle religioni all’uni-
che sarebbe in definitiva priva di linguaggio e versità di Manchester dal 1938 al 1945; nel
che dunque coinciderebbe con un silenzio mu- 1945-46 insegnò all’università di Cambridge,
to. Il presupposto ontologico di queste impos- indi in quella di Manchester (1946-52). Teista,
sibilità sta, a ben vedere, in una prospettiva sostiene – in accordo con le posizioni di Whi-
equivocista dell’essere, per la quale il divino sa- tehead – la rilevanza della metafisica, la cui va-
rebbe assolutamente altro dall’umano, l’in- lenza cognitiva è assicurata dal principio
condizionato dal condizionato, il fondante dal dell’analogia. Sottopone a critica la compren-
fondato. L’asserto dell’equivocità dell’essere sione empiristica della causalità, fondata sulla
è, però, contraddetto dalle ragioni che dal con- nozione di sequenza, alla quale Emmet prefe-
risce quella più ampia di processo. In questo
dizionato rinviano all’incondizionato fonda-
modo intende mostrare l’impossibilità di limi-
mento dell’esserci: ragioni che per se stesse
tare il concetto di causa ai soli processi natu-
implicano un rapporto d’essere, una qualche rali, ossia ai cambiamenti fisiologici, e la ne-
partecipazione fra fondamento e fondato. La cessità di tener conto anche dei processi arti-
via di eminenza, pur nella sua conclusiva im- ficiali (come la costruzione di un oggetto) e di
possibilità, trova allora il suo legittimo ali- quelli sociali (come l’attività politica).
mento proprio nel rilievo di una partecipazio- A. Cardin - S. Bancalari
ne che, in quanto tale, implica pur sempre una BIBL.: Whitehead’s Philosophy of Organism, London
traccia analogica, una trans-parenza del fonda- 1932; Philosophy and Faith, London 1936; The Nature
mento assoluto. A sua volta, la via negationis, of Metaphysical Thinking, London 1945; Function,
se non coincide con un vuoto intenzionale, de- Purpor and Powers, London 1958; Sociological Theory,
ve proporsi solo come cautela interna nel- London 1970; Rules, Roles and Relations, Boston
l’esercizio della dizione analogica, nella rimo- 1975; The Moral Prism, London 1979; The Effective-
zione di quei nomi che siano dati come propri ness of Causes, London 1984; The Passage of Nature,
e definitivi, invece che come tracce di rinvio. Il Basingstoke 1992; The Role of the Unrealisable, Lon-
don 1993; ha collaborato, inoltre, a molte riviste e
rinvio esige così che l’ascolto dei nomi sia ac-
pubblicazioni filosofiche.
compagnato dal silenzio che ne custodisce e
Su Emmett: P. LESLIE, The English Philosophers, Lon-
interroga l’origine: per essere donazione di don 1952, pp. 348-350.
senso. Il silenzio che si sporge sull’indicibile
deve però implicare quanto ha vinto nella ne- EMO, ANDREA. – Filosofo italiano, n. a Batta-
Emo
gazione. La teologia apofatica – come ha scrit- glia Terme (Padova) il 14 ott. 1901, m. a Roma
to J. Maritain in Distinguer pour unir ou les de- l’11 dic. 1983. Formatosi all’università di Ro-
grés du savoir (Paris 1932) – «è portata sulle ma, sotto l’influenza di Giovanni Gentile, non
spalle» della teologia catafatica. scelse l’insegnamento, ma condusse una vita
G. Bonafede - V. Melchiorre appartata, dedicata alla meditazione e affidata
BIBL.: R. GARRIGOU-LAGRANGE, De eminentia deitatis. In esclusivamente a numerosi quaderni privati di
quo sensu perfectiones divinae sunt in Deo «formaliter aforismi e appunti, rimasti inediti fino alla
eminenter», in «Acta Pontificiae Academiae Roma- morte, di cui è stata pubblicata solo una picco-
nae S. Thomae Aquinatis», 2 (1935), pp. 162-175; R. lissima parte.
GARRIGOU-LAGRANGE, Dieu, son existence et sa nature, Il punto di partenza, e la principale fonte di
Paris 195011, nn. 32, 42, 54 ss.; J. MARITAIN, Distinguer ispirazione del suo itinerario meditativo, è co-
pour unir ou les degrès du savoir, Paris 19596, tr. it. di stituito dall’attualismo gentiliano; questo è ri-
E. Maccagnolo, Distinguere per unire: i gradi del sape- formulato da Emo come attualismo negativo e
re, Brescia 19812; C. FABRO, Partecipazione e causalità ripensato alla luce di un’originale reinterpre-
secondo s. Tommaso d’Aquino, Torino 1960; E. PRZY- tazione dell’intero corso della metafisica occi-
WARA, Analogia entis, ed. ampl., Einsiedeln 1962, tr. dentale, con particolare riferimento a Plotino e
it. di P. Volontè, Analogia entis, Milano 1995; J. HICK, a Hegel. Perno della prospettiva emiana è l’as-
An Intepretation of Religion, London 1989. sunto che «il negativo è la trasparenza dell’as-
➨ AFFERMAZIONE, VIA DELLA; ANALOGIA; NEGAZIONE, soluto»: da qui si dipartono i fili della sua in-
VIA DELLA. tensa riflessione. In essa il concetto gentiliano
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vere o ridurre il conflitto tra differenti visioni Stevenson, si traduce in una sorta di decisioni-
etiche, ricorrendo ad una qualche forma di ar- smo, anche perché qualsiasi tematizzazione
gomentazione. I giudizi etici in definitiva sono che abbia per oggetto l’etica normativa viene
pertinenza della psicologia e della sociologia; intenzionalmente esclusa.
alla filosofia resta il compito di mostrare che i A. Da Re
concetti dell’etica sono pseudo-concetti e co- BIBL.: E. LECALDANO, Le analisi del linguaggio morale.
me tali non sono analizzabili. «Buono» e «dovere» nella filosofia inglese dal 1903 al
Più moderata è la posizione di Charles Leslie 1965, Roma 1970; S. SATRIS, Ehical Emotivism, Dor-
Stevenson, per il quale i termini etici non sono drecht 1987.
affatto privi di significato, ma rappresentano
una modalità legittima di uso linguistico. Il di- EMOZIONE (emotion; Emotion, Gefühl; émo-
Emozione
scorso etico, con il suo «significato emotivo», tion; emoción). – Le emozioni si presentano co-
non può certo essere formulato attraverso de- me processi che investono l’organismo in toto,
gli asserti puramente descrittivi; tuttavia «c’è colorando di sé le diverse attività psichiche
sempre qualche elemento di descrizione nei (percezione, immaginazione, movimento
giudizi etici» (cfr. The Emotive Meaning of Ethi- ecc.); e manifestandosi tanto sul versante in-
cal Terms [1935], in C. L. Stevenson, Facts and trospettivo, quanto nell’aspetto esteriore, co-
Values. Studies in Ethical Analysis, New Haven me espressione emotiva (cfr. W. McDougall,
1963, p. 16). La funzione principale di tali giu- Outline of Psychology, London 1923). Quest’ul-
dizi non è però quella di descrivere i fatti, tima evenienza dà luogo alla possibilità fre-
quanto piuttosto di esercitare un’influenza. quente di verifiche e letture anche penetranti,
Quando si esprime un giudizio etico, non si attraverso l’osservazione diretta o mediata.
manifesta solo una propria emozione; si di- Per fare un esempio, nell’emozione della tri-
chiara anche di possederla e si dichiara che stezza la persona, oltre a sentirsi interiormen-
l’oggetto del giudizio possiede determinate te depressa, diviene tipicamente lenta nel per-
proprietà e relazioni. La novità dell’approccio cepire, nell’ideare, nel prendere decisioni e nel
di Stevenson risiede nel collegare l’espressio- muoversi, si sofferma su contenuti immagina-
ne delle emozioni agli «atteggiamenti»: i giu- tivi e percettivi consonanti con quel particola-
dizi morali riflettono, più che dei sentimenti re stato emotivo; e può esprimerlo attraverso
immediati, degli atteggiamenti, ovvero delle la mimica, la postura, i gesti, l’andatura, l’elo-
disposizioni psicologiche dei soggetti favore- quio, l’acconciatura, l’abbigliamento e i suoi
voli o contrarie a qualcosa. I contrasti in etica, accessori, le produzioni grafico-pittoriche,
e le relative discussioni, possono nascere da musicali ecc. D’altra parte sono note le eve-
un disaccordo di credenze relative ai fatti; si nienze della simulazione (ad esempio: teatra-
può cercare di appianare tale disaccordo attra- le, cinematografica, oppure di cortesia, o truf-
verso ad es. una migliore informazione sui fat- faldina ecc.) e del mascheramento (dissimula-
ti. Tuttavia le controversie in etica traggono zione) di emozioni reali.
origine soprattutto da un disaccordo di atteg- Il carattere processuale comporta per ciascuna
giamenti; pertanto, proprio perché il disaccor- emozione un andamento evolutivo nel tempo:
do non ha per oggetto in prima istanza le cre- con un inizio, un decorso, degli esiti. Nelle
denze, «i problemi dell’etica» vanno «distinti emozioni propriamente dette queste fasi si
da quelli della scienza pura»; va da sé che le susseguono piuttosto rapidamente, mentre
controversie in etica hanno fine o si riducono l’intensità risulta sostenuta: perciò si è parlato
quando viene meno o si attenua la diversità anche di «scosse emotive» (cfr. P. Guillaume,
degli atteggiamenti (cfr. Ethics and Language, Psychologie, Paris 1946). A parità di tonalità e
New Haven 1944; tr. it. Milano 1962, pp. 28 ss.). quindi di denominazione, ciò differenzia le
A partire dal 1950 l’emotivismo conosce ben emozioni dai sentimenti, durevoli ma di inten-
presto un rapido declino. La causa di ciò con- sità relativamente moderata (amore, odio, in-
siste con ogni probabilità in un radicale non- vidia, gratitudine, sicurezza, insicurezza ecc.),
cognitivismo che, a differenza di quanto pro- nonché dalle passioni, durevoli o ricorrenti e
porrà Richard Mervyn Hare, è incapace di ren- d’intensità anche molto forte. In certi casi, il
dere conto della dimensione prescrittiva della linguaggio riesce a precisare tonalità e intensi-
morale. Tale impostazione, nonostante gli svi- tà insieme, come quando differenzia fastidio,
luppi interessanti impressi dal pensiero di dolore, terrore, oppure benevolenza, ammira-
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326). Ancora più recente è la registrazione di zioni negative (fastidio, paura, amarezza, ter-
cospicue differenze individuali nelle capacità rore ecc). Nel caso opposto si ottiene l’espe-
di «leggere» contenuti emotivi nelle configura- rienza del comico, la quale si accompagna a
zioni percettive. Tali capacità si prestano ad es- distensione, ai vissuti di ricreazione e a dispo-
sere valutate con strumenti quali il Physiogno- nibilità per ulteriori investimenti emotivi. Nel-
mic Cue Test di Stein (cfr. M.I. Stein, Physiogno- le illustrazioni prodotte con intenti umoristici,
mic Cue Test, New York 1975) e il reattivo «For- forme arrotondate, sintetiche, stilizzate e prive
me lineari e bande colorate» (cfr. P. Bonaiuto, di chiaroscuro, nonché colorazioni giocose e
Forme Lineari e Bande Colorate. Un reattivo per rassicuranti (rosa, celeste, verde chiaro e altre
la valutazione della capacità di percepire l’espressi- tonalità pastello), favoriscono per l’appunto il
vità visuale, Roma 1978). La percezione distacco emotivo e lo humour; mentre aggiun-
dell’espressività emotiva migliora dopo tratta- te di forme angolate, dettagli, forti chiaroscuri,
menti sperimentali di comfort, mentre si dete- colorazioni seriose e allarmanti (viola, nero,
riora temporaneamente in condizioni di grigio, verde oliva, con elementi gialli e rossi),
stress, assumendo inoltre prevalenti tonalità ostacolano lo humour; fatta eccezione per le
«negative», in chiave di «proiezione» (cfr. V. versioni amare o grottesche (cfr. P. Bonaiuto -
Biasi - P. Bonaiuto, Visual Perception of Physio- A.M. Giannini [a cura di], Psicologia dello Hu-
gnomic Properties and Meanings in Relation to mour, cit.). Oltre gli accorgimenti formali, con-
Stress or Comfort States, in «Perception», 35, ta pure la relazione fra contenuti dei paradossi
2005, pp. 31-32). e aspetti di personalità del fruitore: contenuti
La ricerca psicologica contemporanea ha af- fortemente trasgressivi e lineamenti di perso-
frontato anche lo studio sperimentale di emo- nalità non favorevoli alla tolleranza del conflit-
zioni positive complesse e delicate, come to inibiscono il distacco emotivo e quindi lo
l’esperienza dello humour e l’emozione esteti- humour, al contrario delle opposte condizioni
ca (cfr. D.E. Berlyne, Laughter, Humour and (cfr. P. Bonaiuto - A.M. Giannini - V. Biasi - F.
Play, in G. Lindzey - E. Aronson [a cura di], Baralla, L’esperienza umoristica in funzione dei li-
Handbook of Social Psychology, vol. 3, Reading neamenti personologici di tolleranza/intolleranza
[Massachusetts] 1969, pp. 795-852; Id. [a cura del conflitto, in «Rassegna di Psicologia», 20,
di], Study in the New Experimental Aesthetics: 2003, 3, 73-125). Per quanto riguarda l’emozio-
Steps Toward an Objective Psychology of Aesthe- ne estetica, l’analisi fenomenologica e la ricer-
tics Appreciation, Washington [D. C.] 1974; P. ca sperimentale concordano nel segnalare che
Bonaiuto - A.M. Giannini, La diagnosi delle tale esperienza compare come correlato della
aspettative nello sport attraverso la grafica umori- soddisfazione simultanea delle motivazioni
stica, in «Movimento», 3, 1987, pp. 131-137; P. dominanti (cfr. P. Bonaiuto, Lineamenti d’inda-
Bonaiuto - A.M. Giannini [a cura di], Psicologia gine fenomenologica sperimentale in rapporto con
dello Humour. Selezione di contributi, Roma problemi ed esperienze della progettazione visuale,
2003; W. Ruch [a cura di], «The Sense of Hu- in «Il Verri», 22, 1966, pp. 24-65; Id., Processi co-
mour». Explorations of a Personality Characteri- gnitivi e significati nelle arti visive, in L. Cassanel-
stic, Berlin 1998; A. Argenton [a cura di], L’emo- li [a cura di], Linguaggi visivi, storia dell’arte,
zione estetica, Padova 1993; P. Bonaiuto - A.M. psicologia della percezione, Roma 1988, pp. 47-
Giannini - V. Biasi, Immagini conflittuali vs. ar- 79). Indagini condotte con l’ausilio della vide-
moniche, intolleranza dell’incongruità e preferenze oregistrazione di differenti sequenze di danza
estetiche negli adulti, in R. Tomassoni [a cura di], artistica, ognuna delle quali centrata su una
La psicologia delle arti oggi, Milano 2002, pp. 15- determinata motivazione (affermazione di sé,
42). L’esperienza umoristica, che fa parte della socialità, sessualità, aggressione ecc.), hanno
famiglia emozionale dell’allegria, compare dimostrato la comparsa di livelli d’emozione
quando vengono percepite o pensate situazio- estetica superiori quando l’osservatore pre-
ni conflittuali, caratterizzate da uno o più para- senta in grado elevato, come tratto di persona-
dossi, cioè da vivaci incongruenze: purché sia lità, proprio la motivazione corrispondente al-
presente anche un’altra componente fonda- la sequenza percepita (cfr. P. Bonaiuto - V. Bia-
mentale, costituita dall’esperienza di superiori- si - E. Chiappero, Aesthetic Preferences, Human
tà, con un relativo distacco emotivo. In assen- Motivations and Personality, in J. Bermudez et
za di quest’ultimo fattore la tensione conflit- al. [a cura di], 7th European Conference on Per-
tuale evolve piuttosto verso la serie delle emo- sonality, Madrid, July 12-16, 1994, Madrid,
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contrario alla ragione», dichiarò in una delle nelle pagine iniziali della sua autobiografia,
sue affermazioni nel Treatise on Human Natu- non scrisse praticamente nulla su di esse nella
re, «preferire la distruzione dell’intero mondo sua opera filosofica. La natura delle emozioni
al graffio di un mio dito». Ciò che motiva il è stata viceversa un tema centrale nell’opera di
comportamento giusto rispetto a quello sba- William James e nel giovane John Dewey agli
gliato, sosteneva Hume, sono le nostre pas- inizi del secolo. È stato tuttavia James che ha
sioni e i sentimenti morali. determinato l’abbandono, per molti anni a ve-
Immanuel Kant era, come Hume, un esponen- nire, dell’interesse della filosofia per le emo-
te dell’illuminismo e malgrado egli avesse sot- zioni a causa della sua enfasi sulla natura prio-
tolineato anche i limiti e le capacità della ra- ritariamente fisiologica, corporea delle emo-
gione, si schierò senza compromessi in sua di- zioni. James sosteneva che un’emozione era
fesa contro ogni tentativo di rimpiazzare la ra- una sensazione, o un insieme di sensazioni,
gione da fedi irrazionali, etiche fondamentali- che erano causate da reazioni viscerali prima
ste o da fugaci sentimenti umani. Kant, nella ancora che cognitive. In buona sostanza la vi-
sua Critica del Giudizio, ha celebrato l’impor- sta di un serpente provocherebbe l’aumento
tanza di condividere i sentimenti di apprezza- del battito cardiaco, un aumento della sudora-
mento del bello e di stupore con i quali noi zione, un arretramento del corpo che verreb-
comprendiamo le meraviglie della creazione di bero successivamente interpretati e vissuti co-
Dio. Anche la nozione kantiana del rispetto me emozione di paura. Le reazioni fisiologiche
della dignità umana che sta al cuore della sua sarebbero quindi causa degli stati emotivi più
etica razionalistica viene a volte discussa co- che conseguenze.
me un oggetto di sentimento e altre volte della Probabilmente il maggior interesse per le
ragione, ponendo in questione l’inconciliabili- emozioni nella filosofia anglo-americana ven-
tà di questi due aspetti. ne nella metà del secolo, quando si affacciò
Quando Hegel, all’inizio del diciannovesimo sulla scena una teoria etica denominata
secolo, prese in mano le redini della filosofia «emotivismo». Mentre nel soggettivismo orto-
tedesca, la distinzione di Kant fra ragione ed dosso una espressione come «X è buono» è
emozione venne ulteriormente messa in di- equivalente a «mi piace X», o «approvo X» e ri-
scussione a favore di un’odissea della ragione guarda un’affermazione dei sentimenti e atti-
(nella Fenomenologia dello Spirito), tanto che a tudini del parlante nei confronti di X, per un
proposito di Hegel si parlò di una «logica della emotivista un’espressione come «X è buono»
passione». non costituisce per nulla un’affermazione.
In Nietzsche la passione costituiva la parola Non è né vera né falsa ma solo un’espressione
d’ordine e la ragione una materia che doveva di emozione comparabile con il sorridere a
suscitare continuo sospetto. Egli rappresenta- una battuta o il piangere a seguito di cattive
va in sostanza il punto culminante di una lun- notizie. Queste reazioni possono essere ap-
ga serie di «romantici» iniziata con i poeti del- propriate o inappropriate, genuine o false, ma
lo Sturm und Drang nel secolo precedente e non si può affermare che siano di per sé vere o
che continuerà nell’opera pessimista di Arthur false.
Schopenhauer. Nietzsche anticipò il concetto C.L. Stevenson, l’esponente che meglio ha svi-
di scetticismo globale e di caos concettuale luppato filosoficamente l’emotivismo, nella
del ventesimo secolo e descrisse e celebrò la sua opera maggiore Ethics and Language del
parte più oscura, istintiva e le motivazioni me- 1944 sostenne che tutte le affermazioni morali
no razionali della mente umana. Celebrò le costituiscono un tentativo di persuadere gli al-
passioni, e, in un ironico gioco di parole, affer- tri a condividere la propria attitudine. Nel dire,
mò che le passioni avevano più ragioni della ad esempio che «l’aborto è sempre immorale»
ragione stessa. non solo si esprime la propria ostilità all’abor-
Nel ventesimo secolo il destino della filosofia to, ma si cerca di convincere gli altri ad avere
delle emozioni occidentale imboccò due per- questa opinione. L’emotivismo predicava in
corsi distinti. Negli Stati Uniti e in Inghilterra sostanza l’inutilità delle questioni etiche in fi-
le emozioni vennero scarsamente considerate losofia (perché non scientifiche e senza solu-
a causa dell’enfasi sulla logica e il linguaggio. zioni verificabili). L’emotivismo è stato pesan-
Il filosofo inglese Bertrand Russell, ad esem- temente criticato sulla base principalmente di
pio, pur enfatizzando l’amore e la passione questi tre fattori: (1) non distingue fra argo-
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trasporto più sicuro, ciò non toglie che la pau- durre una vita razionale. Antonio Damasio
ra di volare possa essere molto alta. Si ripre- (Descartes’ Error, cit.) ha raccolto moltissime
senta, cioè, nel campo delle emozioni ciò che evidenze di soggetti che a seguito di una dimi-
si verifica in quello delle illusioni ottiche, in nuita capacità di esperire emozioni a causa di
cui il sapere come stanno le cose in realtà non lesioni neurologiche erano incapaci anche di
modifica il fatto che le si veda distorte. prendere delle decisioni «pratiche» in modo
Dal punto di vista ontologico le emozioni pos- intelligente.
sono essere considerate da prospettive molto Riguardo al rapporto fra emozioni e autocono-
diverse: come processi fisiologici, stati neu- scenza normalmente assumiamo che il cono-
ropsicologici, disposizioni adattive, giudizi di scere le proprie emozioni sia il metodo miglio-
valutazione, stati computazionali, fatti sociali. re per acquisire una migliore conoscenza di
Considerando la complessità delle funzioni noi stessi. Tuttavia spesso le emozioni sono la
delle emozioni sembra saggio riformulare la causa di molti fallimenti in questo senso. Le
domanda non in termini di ontologia ma in sorgenti di autoinganno possono essere so-
termini di livelli di spiegazione. Utilizzando la stanzialmente riconducibili a tre. Nella prima
tripartizione introdotta da David Marr, a livello rientrano i rapporti fra emozioni e cambia-
funzionale è necessario individuare la teleolo- menti corporei. Seguendo quanto sosteneva
gia delle emozioni, cioè il loro scopo, per qua- James, le emozioni fanno seguito, più che es-
le motivo si sono evolute e quali bisogni sod- serne causa, a dei cambiamenti corporei. Poi-
disfano. A livello algoritmico ci si deve riferire ché alcuni di questi cambiamenti sono sogget-
alle sub-funzioni prodotte dalla selezione na- ti a un nostro controllo, anche se parziale, gli
turale affinché le emozioni possano esistere. Il individui sono in grado di dissimulare, simula-
livello più basso, quello implementazionale, re, esagerare o inibire le espressioni corporee
designa i processi neuro-fisiologici, l’hardware delle loro emozioni. Poiché spesso identifi-
delle sub-funzioni. Ad esempio al primo livello chiamo le nostre emozioni in base a quello
si può sostenere che le emozioni si sono evo- che sentiamo, se questo è stato distorto da un
lute e hanno come funzione quella di garantire progetto di finzione, allora l’identificazione ri-
la difesa, l’affiliazione sociale, l’accoppiamen- sulterà distorta. Una seconda sorgente di au-
to, l’evitamento di predatori. Ciascuna emo- toinganno deriva dal ruolo delle emozioni nel
zione poi si traduce nell’interessamento di di- determinare la salienza fra potenziali oggetti
verse sub-funzioni (secondo livello): aspetti dell’attenzione. I poeti da sempre conoscono
ormonali, neurologici, muscolo-scheletrici che uno degli effetti dell’innamoramento è di
ciascuno dei quali è implementato «fisiologi- restringere l’attenzione sui soli aspetti positivi
camente» in un determinato modo così come della persona che si ama sottovalutando i suoi
descritto nel terzo livello. aspetti negativi. Se l’amore si tramuta tuttavia
La razionalità è associata alla coerenza e alla in rabbia l’attenzione rimane focalizzata sulla
concordanza dal punto di vista cognitivo e alla stessa persona ma questa volta si coglieranno
scelta di quelle azioni che ottimizzino le con- solo gli aspetti negativi. La terza sorgente di
seguenze. Tuttavia il numero delle strategie auto-inganno è rappresentata dal ruolo delle
adottabili per risolvere un problema è poten- norme sociali nella determinazione delle emo-
zialmente infinito e le conseguenze di una zioni. Se si prova una emozione che non risulta
strategia sono anch’esse infinite se valutate a appropriata per una determinata occasione
lungo termine. Nel processo di presa delle de- essa può venire giustificata consapevolmente,
cisioni occorre quindi che la maggior parte razionalizzata, in modo da renderla accettabile.
delle alternative e delle conseguenze siano eli- Riguardo ai rapporti con l’etica le emozioni so-
minate a priori. no state spesso trattate come minacce perico-
Le emozioni, da questo punto di vista, costitu- lose nei confronti della moralità e della razio-
iscono un meccanismo che restringe l’atten- nalità. Il rovesciamento di questa posizione si
zione su pochi obiettivi dirigendola lungo po- è avuta nel periodo romantico in cui le passio-
chi percorsi. Nel processo di scelta esse ren- ni hanno giocato un ruolo centrale nella co-
dono salienti solo una piccola proporzione di struzione dell’individuo e della sua moralità.
tutte le possibili alternative (emozioni come La stretta connessione fra emozioni ed etica è
ipotesi di ricerca). La capacità di provare emo- testimoniata dal fatto che il vocabolario delle
zioni sembra pertanto indispensabile per con- emozioni coincide in larga parte con quello dei
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(A 1, 63; A12), rispecchiano motivi religiosi sancito dalla logica eleatica, in Empedocle si
provenienti dai circoli orfico-pitagorici (dai avverte l’interesse a salvaguardare la funzione
quali il filosofo di Agrigento avrà derivato non conoscitiva dell’osservazione, benché questo
solamente precetti morali e regole di vita, ma motivo empiristico appaia spesso animato,
anche la teoria della metempsicosi, ossia delle più che dalla disciplina derivante dal metodo,
successive reincarnazioni cui è soggetta l’ani- dalla fervida fantasia e abilità retorica di cui il
ma dopo la morte, fino alla liberazione finale), pensatore fu maestro a Gorgia («inventore del-
il poema «fisico» offre una nuova visione della la retorica» lo chiama Platone, Sofista, fr. 65). A
natura, dettata da spirito scientifico e fondata ogni modo, nella nuova filosofia empedoclea
sulla teoria delle quattro «radici» primordiali non esiste dissidio fra l’attenzione rivolta allo
(B 6,1: rJizwvmata: acqua, terra, fuoco, aria), la spettacolo delle cose che appaiono molteplici
quale, assimilata a quella aristotelica sugli e si trasformano di continuo, e la dichiarazio-
«elementi», avrà grande autorità e influenza ne secondo cui «ciò che è» realmente possie-
nella storia della scienza e la medicina, de natura immutabile e perenne. In questo
dall’antichità fino all’epoca moderna (raggua- senso, Empedocle fa sua l’argomentazione
gliano sui problemi della critica empedoclea parmenidea che il «tutto» è in sé completo, né
le note integrative in E. Zeller - R. Mondolfo, può crescere o diminuire (H. Diels, op. cit., B
La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, vol. 17, 31), poiché è inconcepibile «che da ciò che
V: Empedocle, Atomisti, Anassagora, a cura di A. non è nasca qualcosa»; come pure che «ciò
Capizzi, Firenze 1970, pp. 1-135). che è perisca del tutto» (ibi, B 12, 1-3; cfr. 11).
Per come concepisce l’«ente» che veramente L’esistenza e il divenire dei fenomeni, quindi,
è, Empedocle dipende da Parmenide (A 7), co- non sono prodotti dall’unica sostanza che si
nosciuto in occasione di un viaggio a Elea, e di trasforma – così avevano sostenuto i filosofi
cui fu discepolo e ammiratore (cfr. B 129), tan- ionici – ma si verificano «per mutazioni quan-
to da imitarlo, come dice Teofrasto (Opinioni titative» (Aristotele, Metaph., I, 3, 984 a 8: A
dei fisici, fr. 3; Diels, Doxografi Graeci, Berolini 28), dovute ai continui spostamenti e aggrega-
1879, tr. it. di F. Torraca, Padova 1961, p. 477); zioni di corpi primari e di natura omogenea,
per quanto fosse oggetto di critiche severe da che si muovono e sono divisibili. Ma se la divi-
parte di Zenone, a causa della riforma in senso sione comporta che ciascuno di questi enti
pluralistico da lui applicata alla dottrina elea- possa essere concepito come molteplice, es-
tica. In sintonia con i tentativi dei contempo- sa, tuttavia, non può estendersi senza alcun li-
ranei Anassagora e Leucippo, anche Empedo- mite al «tutto», dato che, in termini assoluti,
cle affronta il problema di rinnovare l’indagine «nessuna cosa si aggiunge o cessa di esistere»
naturalistica, dopo che la «via della verità» in- (H. Diels, op. cit., B 17, 29). Considerato l’insie-
dicata da Parmenide ha dimostrato come ri- me dell’essere, il processo di divisione non è
sultino affatto insostenibili tanto i principi più indefinito, perché la divisione si applica sem-
tipici delle cosmologie ioniche quanto il me- pre e comunque all’essere, dato che ciò che è
todo seguito dai «fisiologi». Anche se la dedi- «sarà là, dovunque uno sempre si arresti», in-
ca del poema Sulla natura al discepolo Pausa- contrando alla fine porzioni di realtà non ulte-
nia pare contenere un’allusione polemica nei riormente scomponibili (ibi, B 12, 3).
confronti dell’eleatismo e contro coloro che Come alternativa ai modelli del monismo pre-
«per tutto sospinti si vantano di scoprire il tut- cedente, Empedocle postula, dunque, l’esi-
to» (ibi, B 2, 6) sulla scorta di una limitata stenza di sostanze qualitativamente diverse,
esperienza, Empedocle sa di poter presentare ciascuna delle quali è titolare, in larga misura,
come «non ingannevole» (oujk ajpathlovn: ibi, B delle stesse proprietà che, a giudizio di Parme-
17, 26) il proprio discorso, proprio perché, pur nide, contrassegnano la natura dell’ente. Vice-
rimanendo fedele a ciò che è immediatamente versa, per giustificare la diversità qualitativa di
manifesto (dh'lon: ibi, B 3, 13), egli è in grado di queste realtà primarie, egli ricorre alle specifi-
conciliare l’esigenza di una controllata espe- cazioni utilizzate dalle cosmologie anteriori: il
rienza sensibile (ibi, 3. 9-13; cfr. ibi, 2, 7-9) con fuoco, l’aria, la terra e l’acqua sono gli elemen-
le conclusioni dedotte da Parmenide nel «di- ti semplici «non nati» (ajgevnhta: Diels, cit., B
scorso vero», intorno ai caratteri che apparten- 7), irriducibili tra loro e nel loro carattere
gono necessariamente a «ciò che è». Rispetto (h\qo"; ibi, B 17, 28-29), «sempre eternamente
al drastico dualismo di «realtà» e «apparenza» uguali» (hjneke;" aije;n o{moia: ibi, B 17, 35), che
3338
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sieme possa realizzarsi esclusivamente nella che dovrebbe valere esclusivamente come
dimensione di un processo circolare, lungo il «causa» interviene nei composti anche come
quale si succedono, ritornando sempre uguali loro «elemento» (Aristotele, op. cit., XI, 10,
a se stessi, tutti gli scenari possibili della con- 1075 b 3: A 39); oltre a ciò, Aristotele osserva
tesa che vede perennemente impegnati amore come le loro azioni producano, in realtà, effetti
e odio. Le fasi intermedie del dramma cosmi- equivocamente reversibili (Ibi, I 4, 985 a 21: A
co si dispongono, ciclicamente, entro i termini 37). D’altra parte la natura «morale» delle due
estremi della perfetta concordia fra gli ele- cause spinge Empedocle a considerare positi-
menti e la loro massima disunione. Secondo vamente l’unità dello sfero, frutto dell’amici-
un’interpretazione accreditata, ma non unani- zia; e, al contrario, a giudicare in senso negati-
memente condivisa dagli studiosi, quattro vo la molteplicità disgregata, nata dalla forza
momenti fondamentali costituiscono il «ciclo separatrice dell’inimicizia. In questo modo la
cosmico», ciascuno dei quali è caratterizzato condanna che ricade sulla vita degli individui
dal prevalere provvisorio, parziale o totale, di – la loro esistenza è, agli occhi del filosofo,
amore e odio. Soltanto nei periodi intermedi, «caduta» e peccato da redimere – sembra ri-
allorché nessuna delle due forze è riuscita a prendere motivi tipici della fisica qualitativa
imporsi completamente sull’avversario, sono del pitagorismo e di Eraclito (cfr. Platone,
date le condizioni perché possa prodursi la vi- Soph., 242), e, in qualche modo, evoca l’intui-
ta nelle forme che ci sono familiari: nessuno zione arcaica dell’uno, divina potenza genera-
dei due principi ostili, infatti, può presiedere trice e, al tempo stesso, materia dei fenomeni
da solo alla formazione degli esseri viventi (Aristotele, op. cit., I 3, 983 b 8). Non è, dunque,
(Aristotele, op. cit. , II, 4, 1000 a 19; Diels, op. per semplice distrazione o concessione mo-
cit., A 37 a), la cui esistenza è scandita dal du- mentanea all’impreciso linguaggio comune,
plice processo della nascita e della morte se Empedocle afferma, a proposito dell’acqua,
(Diels, op. cit., B 17, 1-5). Più in particolare, terra, fuoco e aria, che le quattro «radici», pur
questo nostro mondo – unico cosmo di volta rimanendo uguali, «divengono» (givg netai)
in volta esistente (ibi, A 47) – si forma allorché, tutte le cose (cfr. Diels, op. cit., B 17, 35; 21, 14;
insidiando e penetrando dall’esterno nell’uni- 26, 10); o se non avverte l’esigenza di compor-
tà dello sfero, la forza disgregatrice dell’odio re l’antinomia sorta dall’ammissione dei «po-
interviene a rompere la compatta unità degli ri», necessari a spiegare come le sostanze ven-
elementi che il vincolo dell’amicizia aveva pro- gano a contatto fra loro e si conoscano (ogni
dotto. conoscenza, infatti, sia sensibile che razionale,
Il concorso necessario dei due principi attivi è riconducibile all’interazione fisica), una volta
rende tuttavia più evidente l’incertezza che in- che l’esistenza del vuoto è stata perentoria-
sidia la coerenza del pensiero empedocleo: mente esclusa (Aristotele, De generatione et
mentre, infatti, la logica eleatica vorrebbe che corruptione, I, 8, 324 b 26; Diels, op. cit., A 87).
gli elementi primordiali rimanessero recipro- Tali incertezze tradiscono, in realtà, il perma-
camente indifferenti, poiché «posta la molte- nere di un’antitesi profonda nel pensiero di
plicità degli enti-forma, ogni relazione non Empedocle fra l’impostazione matematizzante
può essere che contingente» (C. Diano, Il con- del sistema pluralistico e le suggestioni prove-
cetto della storia nella filosofia dei Greci, in Grande nienti dalla tradizione religiosa e letteraria dei
Antologia filosofica. Il pensiero classico, vol. II, Mi- miti teogonici e cosmogonici.
lano 1954, pp. 247-351; cit. a p. 275) e ogni co- È bensì vero che Empedocle, con non minor ri-
sa accade «per natura e per caso» (fuvsei kai; gore di Senofane, si mostra fortemente critico
tuvch/): Platone, Leg., X, 889 B), la complemen- nei confronti dell’ingenua rappresentazione
tarità che tiene unite le due forze contrarie antropomorfica degli dei (ibi, B 134), recla-
tende viceversa a ricondurre il movimento del- mando una più pura rappresentazione del di-
le «radici» nell’ambito della visione mitico-re- vino (ibi, B 29). Essa consiste nell’interpreta-
ligiosa del tempo ciclico (cfr. Diano, op. cit., p. zione teologica del «principio» del divenire co-
250). Empedocle non ha certo consapevolezza smico: lo sfero è «Dio» (ibi, B 31), non conosci-
dell’antinomia che Aristotele ripetutamente bile con i sensi (ibi, B 132; 133), immobile (mo-
gli rimprovera: amicizia e odio sono da lui in- nivh) nella sua perfetta uguaglianza con se stes-
terpretate simultaneamente come forze e co- so, e infinito (pavntoqen i[so" ... kai; pavmpan a[pe-
me sostanze corporee (A 28), per cui anche ciò iron: ibi, B 28; v. W. Jaeger, The Theology of the
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NO, Studi e saggi di filosofia antica, Padova 1973, pp. que elementi giunto in Spagna dalla tradizione
1-188); C.H. KAHN, Religion and Natural Philosophy in mediorientale nel sec. IX, dove fu diffuso dal
Empedocles’ Doctrine of the Soul, in «Archiv für Ge- filosofo Ibn Masarrah: contiene motivi gnosti-
schichte der Philosophie», 1960, pp. 3-35 (rist. parz. ci, misterici greco-orientali e neoplatonici e
in A.P.D. MOURELATOS (a cura di), The Pre-Socratics. A verte sull’emanazione dei cinque elementi
Collection of Critical Essays, Princeton 19932 [1974], dalla nebbia primordiale; dal vero Empedocle
pp. 426-456; E.L. MINAR JR., Cosmic Periods in the deriva l’idea dell’odio che domina la natura e
Philosophy of Empedocles, in «Phronesis», 1963, pp.
dell’amore che domina l’anima universale. In-
127-145; U. HÖLSCHER, Weltzeiten und Lebenszyklus.
sieme ai neoplatonizzanti Theologia Aristotelis e
Eine Nachprüfung der Empedocles-Doxographie, in
«Hermes», 1965, pp. 7-33; F. SOLMSEN, Love and Stri-
Liber de causis, l’opera pseudo-empedoclea in-
fe in Empedocles’ Cosmology, «Phronesis», X (1965), fluenzò il pensiero arabo-ebraico in Spagna –
pp. 109-148; D. O’BRIEN, Empedocles’ Cosmic Cycle. A dove Plotino, che ben conosceva Empedocle,
Reconstruction from the Fragments and Secondary era poco noto – specialmente Ibn-Arabî. La
Sources, New York 1969; A.A. LONG, Empedocles’ Cos- Theologia, il Liber e lo pseudo-Empedocle in-
mic Cycle in the Sixties, in A.P.D. MOURELATOS (a cura fluirono anche sul pensiero cristiano, e in Eu-
di), The Pre-Socratics, Garden City (New York) 1974, ropa dalla fine del sec. XII furono tradotte in
pp. 397-425; D. O’BRIEN, Pour interpreter Empedocle, latino.
Leiden 1981; AA.VV., Index Empedocleus, Genova A. Cardin
1991, 2 voll.; Empedocle e la cultura della Sicilia anti- BIBL.: S. MUNK, Mélange de philosophie juive et arabe,
ca. Illustrazione di un frammento inedito della sua ope- Paris 1859 (riedizione 1955), pp. 240 ss., 369 ss.; D.
ra, «Atti del Convegno tenuto ad Agrigento dal 4 al NEUMARK, Geschichte der jüdischen Philosophie des Mit-
6 settembre 1997», in «Elenchos», 19 (1998); O. PRI- telalters, I, Berlin 1907, pp. 525-533; M. ASIN PALACIOS,
MAVESI, Editing Empedocles: Some Longstanding Pro- Abenmasarra, Madrid 1914, p. 1098; M. ASIN PALA-
blems Reconsidered in the Light of the Strasburg CIOS, Abenhazam, I-II, Madrid 1927-32; E. WILKINS,
Papyrus, in W. BURKERT et al. (a cura di), Fragment- Empedocles et alii in Filelfo’s Terza rima, in «Spe-
sammlungen philosophischer Texte der Antike. Le rac- culum», 38 (1963), pp. 318-323; D. DE SMET, Empedo-
colte dei frammenti di filosofi antichi. «Atti del Semi- cles Arabus, Bruxelles 1998; M. BARBANTI, Empedocle
nario Internazionale (Ascona, Centro Stefano Fran- in Plotino e Porfirio, in «Giornale di Metafisica», 21
scini, 22-27 settembre 1996)», Göttingen 1998, pp. (1999), pp. 217-233, e in «Invigilata lucernis: rivista
62-88; O. PRIMAVESI, Empedocle: il problema del ciclo dell’Istituto di Latino», 22 (2000), pp. 31-45. Un po-
cosmico e il papiro di Strasburgo, in «Elenchos», 19 ema greco che in molti mss. segue la Sfera fu tra-
(1998), pp. 241-288; D.W. GRAHAM, Empedocles and dotto da Filelfo nel commento a Petrarca. Alla Sfera
Anaxagoras: Responses to Parmenides, in A.A. LONG (a sembra riferirsi Pico, che nelle 900 Tesi interpreta la
cura di), Cambridge Companion to Early Greek Philo- sfera di Empedocle come il mondo intelligibile (cfr.
sophy, Cambridge 1999, pp. 159-180; W. BURKERT, comunque anche gli interessi astronomici del vero
Lecteurs antiques et byzantins d’Empedocle, in A. LAKS - Empedocle, ad es. nelle testimonianze 53-56, in H.
C. LOUGUET (a cura di), Qu’est-ce que la philosophie DIELS - W. KRANZ [a cura di], Die Fragmente der Vor-
Présocratique?, Villeneuve d’Ascq 2002, pp. 183-204; sokratiker, Berlin 1961-64).
P. CURD, The Metaphysics of Physics: Mixture and Se-
paration in Empedocles and Anaxagoras, in V. CASTON - EMPIRIOCRITICO,
Empiriocritico STATO: V. STATO EMPIRIO-
D.W. GRAHAM (a cura di), Presocratic Philosophy. Es- CRITICO.
says in Honour of Alexander Mourelatos, Aldershot
2002, pp. 139-158; A. LAKS, Reading the Readings: on
the First Person Plurals in the Strasburg Empedocles, EMPIRIOCRITICISMO (critical empiricism,
Empiriocriticismo
in V. CASTON - D.W. GRAHAM (a cura di), Presocratic empiriocriticism; Empiriokritizismus; empiriocriti-
Philosophy. Essays in Honour of Alexander Mourela- cisme; empiriocriticismo). – Indirizzo fondato da
tos, Aldershot 2002; A. MARTIN, Empédocle, Fr. 142 R. Avenarius, la cui filosofia è per certi versi af-
D.-K. Nouveau regard sur un papyrus d’Herculanum, fine a quella elaborata negli stessi anni, in mo-
in «Cronache ercolanesi», 33 (2003), pp. 43-52; S. do indipendente, da E. Mach. Si sviluppò so-
TRÉPANIER, Empedocles on the Ultimate Symmetry of prattutto per opera di J. Petzold, che ne appli-
the World, in «Oxford Studies in Ancient Philo- cò i capisaldi all’interpretazione della teoria
sophy», 24 (2003), pp. 1-57. della relatività.
Nella Germania e nell’Austria dei primi decen-
Empedocle PSEUDO-. – A Empedocle fu-
EMPEDOCLE, ni del Novecento ne risentirono anche H. Cor-
rono attribuiti i centosessantanove trimetri nelius, C. Hauptmann, R. Willy, H. Gomperz e
giambici de La sfera delle stelle fisse e un Sui cin- R. Carnap, che nel suo Der logische Aufbau der
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ossia da uno degli elementi costituenti il cor- recht 1970; A. VERDINO, Introduzione a R. AVENARIUS,
po umano. Critica dell’esperienza pura, Roma-Bari 1972, pp. IX-
Nell’accostare il proprio sensismo alla «critica XLVIII; W. SWOBODA - F. HOBEK, Richard Avenarius:
dell’esperienza pura» di Avenarius, nella pre- mit einer Bibliographie, in «Conceptus», 26 (1975),
fazione a Die Mechanik in ihrer Entwicklung his- pp. 25-39; L. KOLAKOWSKI, Main Currents of Marxism,
vol. II: The Golden Age, Oxford 1978; G. WOLTERS, Mach
torisch-kritisch dargestellt (Leipzig 1883), dopo
I, Mach II, Einstein und die Relativitätstheorie, Berlin
aver ribadito apprezzamento per lo sforzo di
1987; K. ARENS, Structures of Knowing: Psychologies of
unificazione del sapere compiuto dalla filoso- Nineteenth Century, Dordrecht 1989; D. STEILA,
fia, Mach riafferma il carattere non metafisico Scienza e rivoluzione. La recezione dell’empiriocritici-
e non filosofico della sua opzione sensistica, smo nella cultura russa: 1877-1910, Firenze 1996.
presentandola al tempo stesso come un’ipote-
si che non aspira ad alcuna validità assoluta e EMPIRIOMONISMO (empirical monism;
Empiriomonismo
che va valutata sulla base dello scopo cui deve Empiriomonismus; empiriomonisme; empiriomo-
servire: la costruzione di una visione scientifi- nismo). – Sistema vicino all’empiriocriticismo,
ca unitaria che vada al di là delle ripartizioni elaborato dal filosofo marxista russo Bogda-
disciplinari. Non per questo, tuttavia, egli va nov. Il dualismo tra fenomeni fisici e psichici,
ritenuto un empirista radicale che esclude il non superato dall’empiriocriticismo, Bogda-
ruolo del pensiero nella costruzione della nov lo volle eliminare considerando fenomeni
scienza. Le sue analisi e le sue discussioni me- fisici e psichici come elementi della stessa
todologico-epistemologiche mostrano che la esperienza, organizzati però in diverso modo:
posizione da lui sostenuta è in realtà assai lo psichico è costituito da elementi di espe-
complessa. rienza organizzati individualmente, mentre il
All’influsso di Mach non furono insensibili, ol- fisico è costituito da elementi socialmente or-
tre al già ricordato Gomperz, anche A. Stöhr, ganizzati; da ciò deriva poi il suo carattere og-
W. Ostwald e T. Ziehn. Il pensiero machiano e gettivo e universale.
l’empiriocriticismo in generale ebbero inoltre G.A. Wetter
una loro storia particolare in Russia, dove si BIBL: G.A. WETTER, Der dialektische Materialismus. Sei-
intersecarono con le vicende del marxismo so- ne Geschichte und sein System in der Sowjet-Union,
vietico dei primi anni del XX secolo. In Mate- Wien - Freiburg im Breisgau 19605, pp. 108-110; H.
rializm i émpiriokrititsizm (Moskva 1909, tr. it. di WEBER, Monistische und antimonistische Weltanschau-
F. Platone, Materialismo ed empiriocriticismo, ung. Eine Auswahlbibliographie, Berlin 2000.
Roma 19702 [1953]), V. Lenin prese posizione
contro il cosiddetto «machismo» facendo EMPIRISMO
Empirismo (empiricism; Empirismus; empi-
rientrare sotto questa etichetta autori come A. risme; empirismo). – Più che un sistema filoso-
Bogdanov e A. Lunacarskij, i quali in realtà fico, è un atteggiamento speculativo, che, in
erano molto diversi fra loro e potevano essere opposizione al razionalismo, riconduce tutte
«condannati» in blocco come sostenitori di le nostre conoscenze all’esperienza interna ed
una forma di idealismo soggettivistico solo esterna, intesa come fonte primaria e criterio
muovendo da una interpretazione realistico- dell’intera conoscenza. Tale richiamo all’espe-
metafisica particolarmente marcata del mate- rienza si esprime nell’assunzione di due pre-
rialismo dialettico. supposti fra loro strettamente connessi: a)
A. Plebe - P. Parrini «verità» e «certezza» sono attribuibili ai «dati»
o ai «fatti» che la coscienza percepisce e speri-
BIBL.: O. EWALD, Richard Avenarius als Begründer des
Empiriokritizismus, Berlin 1905; A. PELAZZA, Riccardo
menta direttamente attraverso gli organi di
Avenarius e l’empiriocriticismo, Milano 1909; C.B. senso; b) tali dati elementari presenti alla co-
WEINBERG, Mach’s Empirio-Pragmatism in Physical scienza forniscono il materiale di base per la
Science, New York 1937; W.M. SIMON, European Posit- costruzione di concetti astratti e nozioni com-
ivism in the Nineteenth Century. An Essay in Intellec- plesse. Di qui il carattere critico e antidogma-
tual History, Ithaca (New York) 1963, tr. it. di E. Mas- tico assunto dall’empirismo, soprattutto nei
sari, Il positivismo europeo nel XIX secolo, Bologna riguardi di quelle dottrine che fanno emergere
1980; L. KOLAKOWSKI, Filozofia pozytywistyczna, Wars- la conoscenza da idee puramente razionali non
zawa 1966, tr. it. di N. Paoli, La filosofia del positivi- immediatamente ricavabili dai dati dell’espe-
smo, Roma-Bari 1974; R.S. COHEN - R.J. SEEGER (a cu- rienza sensibile. Va precisato che l’empirismo
ra di), Ernst Mach Physicist and Philosopher, Dord- stesso, in questo suo riferirsi al valore esclusivo
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poiché gli unici enunciati ad avere significato equivalenti a costrutti logici fondati su termini
cognitivo sono quelli sottoponibili a verifica che stanno in relazione diretta con l’esperien-
empirica, sarà preliminarmente necessario in- za immediata. La posizione di Quine comporta
dividuare ed escludere dall’analisi del linguag- lo smantellamento di quella immagine della
gio quelle aree di significanza i cui asserti non conoscenza che ha al proprio centro l’idea di
possiedono la caratteristica di poter essere di- una differenza tra elementi «fattuali» ed ele-
chiarati veri o falsi; b) di qui il giudizio di insen- menti «linguistici». Ciò implica l’ammissione
satezza rivolto alle proposizioni della metafisi- di una intrinseca e inestricabile unità tra os-
ca, dell’etica e della religione: esse non sono servazione e teoria: i fatti, intesi come «dati
sottoponibili ad alcuna verifica empirica, non oggettivi» e indipendenti, sono un mito filoso-
possono dunque essere dichiarata né vere né fico; essi sono originariamente compresi
false, ma più radicalmente insensate; in esse all’interno di propensioni teoriche e interpre-
non si esprimerebbe alcuna vera conoscenza, tative talora incommensurabili le une alle al-
bensì un atteggiamento emotivo dell’uomo di tre.
fronte ai casi dell’esistenza; c) la scienza si fon- Tale prospettiva di pensiero è stata al centro
da sull’esperienza e per tale ragione i suoi della più recente filosofia della scienza, che ha
enunciati costituiscono il banco di prova privi- avuto in autori come Norwood Russell Han-
legiato dell’analisi filosofica; d) la filosofia non son, Thomas Samuel Kuhn e Paul K. Feyera-
è una delle scienze, ma si svolge come attività bend i suoi esponenti di maggior spicco. Altri
chiarificatrice del linguaggio, il cui compito è epistemologi – Hesse, Shapere e van Fraassen
quello di determinare il senso delle proposi- – pur riconoscendo valore al «paradigma» filo-
zioni; e) la molteplicità delle scienze deve es- sofico della «teoreticità dell’osservazione»,
sere ridotta a unità: al di là della divisione del- hanno cercato di argomentare a favore del
le discipline scientifiche (naturali, sociali e mantenimento di una qualche autonomia del-
storiche) vi sarebbe la possibilità di raggiun- l’osservativo dal teorico, senza tuttavia ricade-
gere una concezione unitaria del sapere sulla re nel vecchio dogma della assoluta separazio-
base della verificabilità empirica e dell’analisi ne dei due domini. Tali tentativi non hanno
formale dei costrutti linguistici e dei singoli però impedito che autorevoli pensatori quali
assetti teorici. Richard Rorty (Philosophy and the Mirror of Na-
All’orizzonte della tradizione empiristica, ma ture, 1979), Hilary Putnam (After Empiricism,
con significative e originali differenze rispetto 1985) e Donald Davidson (The Mith of the Sub-
al paradigma classico, può essere ricondotta jective, 1989) abbiano potuto affermare la fine
l’epistemologia di Popper. Rovesciando l’as- dell’empirismo tradizionalmente inteso e
sunto verificazionista di matrice neopositivi- l’apertura di un’«epoca post-empiristica».
stica, Popper sostiene che alcuni enunciati os- II. LA PROBLEMATICA DELL’EMPIRISMO. – 1. Il metodo.
servativi, i «falsificatori potenziali» , costitui- – Se il razionalismo intende partire critica-
scono un criterio di demarcazione tra scienza e mente da principi universali evidenti in sé e
non scienza in virtù del ruolo che essi possono per sé, l’empirismo contesta il valore critico
giocare nella «confutazione» e nella «falsifica- delle premesse razionalistiche e accusa di
zione» di una teoria. È evidente la critica a cui apriorismo dogmatico la teoria delle idee in-
tale posizione può essere sottoposta: essa nate. La conoscenza non può essere anzitutto
non farebbe altro che «rovesciare» la tesi em- che accettazione dei dati empirici nella loro
pirista della verificazione, mantenendo tutta- concreta e particolare immediatezza spazio-
via intatto il ruolo fondante assegnato al- temporale; l’universalità delle nozioni non è
l’esperienza. Di fatto, tuttavia, la riflessione un punto di partenza, ma un punto di arrivo,
popperiana condurrà in breve tempo a un vero una conquista. Perciò è ovvio che l’empirismo,
e proprio abbandono di alcuni dei «dogmi» prima di affrontare una teoria del metodo, si
fondamentali dell’empirismo. In un saggio de- presenti, con F. Bacone, in una funzione ever-
cisivo, intitolato appunto Two Dogmas of Em- siva e demolitrice, che tende a eliminare qual-
piricism (1951) Willard van Orman Quine for- siasi elemento – storico, speculativo e cultura-
mulava una critica radicale ai due presupposti le – che si frapponga tra il soggetto e l’oggetto.
basilari dell’empirismo contemporaneo: a) la In ciò consiste la pars destruens della sua filo-
distinzione tra analitico e sintetico; b) l’idea sofia. La pars construens è rappresentata dal
che tutte le proposizioni significanti sarebbero metodo, che per Bacone consiste nell’induzio-
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nire «smentita» o «confutata» (in linea di prin- configurandosi come apportatrici di contenuti
cipio) anche da una sola osservazione. In altre conoscitivi eccedenti la sensazione, devono
parole: «Ogni controllo genuino di una teoria essere considerate come una condizione im-
è un tentativo di falsificarla, o di confutarla. La prescindibile per l’ordinamento delle impres-
controllabilità coincide con la falsificabilità» sioni. Locke distingue così, accanto all’espe-
(K.R. Popper, Congetture e confutazioni, tr. it. di rienza esterna, un’esperienza interna, o rifles-
G. Pancaldi, Bologna 1972, p. 66). Ben si com- sione. Ci sono infatti delle idee (per esempio,
prende quindi la liquidazione popperiana del di volontà, di analisi, di giudizio ecc.) che non
principio di induzione: per quanto numerose possono essere derivate dalle sensazioni, ma
possano essere le osservazioni singolari circa dalla constatazione di un atto interiore: non si
un fenomeno, il loro insieme non potrà mai può contestare che il soggetto abbia coscienza
costituire la ragione fondante una enunciato di sé, analizzi, astragga, unifichi, generalizzi,
universale sul fenomeno stesso. L’esperienza sintetizzi, giudichi, voglia ecc., senza negare
non precede, ma segue la teoria. nello stesso tempo la validità della premessa
2. Le fonti della conoscenza. – L’empirismo non fondamentale. Ma al razionalismo, che chiu-
riconosce alcuna conoscenza che non derivi da deva l’attività dell’io entro i limiti invalicabili
un contatto immediato del soggetto con l’og- della sua autocoscienza, l’empirismo obietta
getto sensibile: non soltanto i contenuti del che il riconoscimento delle operazioni del sog-
pensiero, ma anche i cosiddetti principi forma- getto non è in alcun modo una concessione
li provengono dall’esperienza. Su questo pun- all’innatismo: nessuna operazione si compie
to già la sofistica classica, opponendosi alla indipendentemente dal dato. L’analisi e la sin-
distinzione eleatica fra nou'" e ai[sqhsi", s’era tesi si esercitano su elementi empirici, fuori
espressa inequivocamente; e Aristippo di Cire- dei quali non hanno né senso né possibilità; la
ne (cfr. Sesto Empirico, Adversus mathematicos, stessa autocoscienza implica un’alterità irri-
VII, 193) ne condensava la dottrina in una for- ducibile. Per queste ragioni Condillac crederà
mula famosa: movna pavqh katalhptav (soltanto inutile distinguere le due fonti della conoscen-
le percezioni possono essere afferrate). za e si sforzerà di dedurre le diverse operazioni
La fonte primaria è costituita dai dati empirici, del soggetto dalla concretezza del sentire, evi-
che prendono il nome di sensazioni, percezio- dentemente con l’intento non di compiere
ni, impressioni e, in senso generico, anche di un’identificazione assurda, ma di mostrare la
«idee» (Locke). Stoici ed epicurei adoperava- necessaria correlazione delle operazioni ai da-
no il termine tuvpwsi" (impronta), per mettere ti e la loro inseparabilità funzionale.
maggiormente in risalto l’aspetto recettivo del L’empirismo però non poteva non esaminare,
soggetto. Secondo Epicuro, l’evidenza (ejnavr- in nome del suo principio ispiratore, anche gli
geia) è carattere immanente alla sensazione altri fatti della coscienza, che, pur non essendo
nella sua immediatezza, e la credenza (Belief), autentici contenuti in senso oggettivo, sono
che s’accompagna a una impressione presen- tuttavia elementi di un’esperienza interna.
te, determina l’unica forma di certezza possibi- L’amplissima regione delle emozioni e dei
le in Hume. La concretezza del dato si presen- sentimenti è anch’essa un complesso di dati
ta a una coscienza come cosa particolare e fi- psichici, la cui esplorazione era consona allo
nita, determinata nel tempo e nello spazio. spirito dell’empirismo; tuttavia la psicologia
L’empirismo, con un’analisi inesorabile, risol- dell’empirismo (sono notevoli a questo riguar-
ve l’oggetto in un complesso di qualità sensi- do le acute osservazioni di Hume) non soltan-
bili atomicizzandolo, e nello stesso tempo dis- to era portata a concepire i sentimenti in stret-
solve l’unità psichica del soggetto e dell’atto tissima dipendenza dai dati sensibili, ma a
conoscitivo: il soggetto viene ridotto progres- frantumare altresì l’unità psichica della perso-
sivamente alla condizione di «luogo dei dati». na in una molteplicità discontinua (di qui la
La sensazione, o esperienza esterna, diviene la critica spiritualistica di Maine de Biran contro
fonte assoluta di informazione, in quanto è la psicologia di Condillac, e la critica mossa da
«contenuto» presente della coscienza. Tutta- Bergson, che pur difende la propria posizione
via, non potendosi la conoscenza ridurre a una come «empirismo integrale»). Il criterio nomi-
mera constatazione passiva dei dati, si rende nalistico, che sarebbe potuto servire anche in
necessario individuare nel soggetto alcune campo psicologico a reagire all’astratta ragio-
operazioni cognitive originarie, che, pur non ne dei razionalisti e a precisare le dimensioni
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4. Il problema della sostanza. – L’empirismo de- re la presenza del dato: dopo aver criticato la
limita al dato l’ambito della conoscenza possi- distinzione fra qualità primarie e secondarie,
bile e nega al pensiero una funzione metempi- ch’egli accetta ancora pur contestandone il va-
rica: se tutte le nostre idee derivano dall’espe- lore scientifico, ricerca fuori del soggetto – la
rienza sensibile, nessuna di esse può condurre cui passività nel sentire è un dato di fatto – la
oltre il contenuto di essa. Non valgono, inol- causa delle percezioni. La sostanza cessa di
tre, le argomentazioni razionali a dimostrare essere per lui l’oggetto di un’intuizione intel-
una realtà metafisica intelligibile, dal momen- lettiva, per diventare la conclusione logica di
to che tali argomentazioni non potranno mai un’argomentazione che vorrebbe essere esclu-
condurre a un’idea che per il suo contenuto sia sivamente fondata sui dati sperimentali. Una
immediatamente evidente al pensiero. Il pro- realtà materiale esiste fuori di noi, in quanto
blema della sostanza materiale ha perciò, nel- causa esterna delle nostre percezioni: che cosa
la storia del pensiero empiristico, un significa- sia essenzialmente in se stessa non possiamo
to del tutto particolare. La definizione raziona- dire, ma sappiamo che esiste ed è causalità.
listica della sostanza, come «ciò che esiste in Lo stesso Kant, fondatore del criticismo, non
sé e per sé», è una proposizione metafisica che saprà svincolarsi del tutto da questi residui re-
contraddice in pieno alle esigenze dell’empiri- alistici.
smo, per il quale il pensiero non può affermare Berkeley elimina definitivamente la distinzio-
se non ciò che cade sotto i sensi, vale a dire ciò ne fra qualità primarie e secondarie e conduce
che è relativo al soggetto senziente. Se per il ra- a fondo la polemica contro le «idee generali»,
zionalista l’atto con cui si afferma la sostanza giungendo così a negare inequivocabilmente
è un’intuizione intellettiva, alla quale il dato la sostanza materiale: la «cosa» è ridotta alla
sensibile serve al massimo come mera occa- somma delle qualità attualmente percepite
sione, per l’empirista l’atto del pensiero con (esse est percipi). Va tuttavia precisato che, se
cui il soggetto afferma una cosa concreta non Berkeley non invoca più, come fa Locke, il
implica una doppia natura, intellettuale e sen- principio di causalità per dimostrare l’esisten-
sibile, perché l’aspetto intellettivo di quell’at- za di una sostanza materiale extrasoggettiva,
to non si differenzia essenzialmente dall’intui- lo invoca tuttavia per dimostrare la realtà dello
zione sensoriale, essendo unico il loro ogget- spirito, che per lui è l’unica sostanza che si
to. Chi afferma la presenza di una cosa, non af- possa dire esista veramente. L’empirismo de-
ferma da un lato una x come sostanza intelligi- via così verso l’immaterialismo spiritualistico,
bile e dall’altro gli accidenti sensibili che le rivelando in Berkeley la sua funzione pura-
ineriscano, ma il complesso delle qualità per- mente strumentale.
cepite. La sostanza diventa dunque nell’empi- Con Hume, che riporta l’empirismo al suo
rismo un oggetto fatuo, un’affermazione men- compito critico e analitico, la revisione del
tale, cui non corrisponde nessun dato. concetto di sostanza si conclude negativa-
La storia della critica di questo concetto dimo- mente. Contestata in maniera assoluta la me-
stra una progressiva eliminazione di qualsiasi tempiricità del pensiero, Hume accetta da Ber-
elemento intellettivo e razionale, che presuma keley le conclusioni negative, ne rigetta quelle
fondare la validità filosofica del concetto. Già costruttive e intraprende una descrizione ge-
Ockham poneva la sostanza fra gli «entia» netica dell’idea di sostanza, che, mentre mira
abusivamente moltiplicati dal pensiero. Ma la a giustificarne la funzionalità, scopre una zona
piena consapevolezza critica del problema si extra-razionale nella conoscenza del soggetto.
ha nell’empirismo inglese dei secoli XVII-XVIII, L’idea di sostanza non deriva da un’intuizione
in cui è facile seguire quell’eliminazione pro- intellettiva originaria (non si danno se non in-
gressiva in tutti i suoi momenti logici. In Locke tuizioni sensoriali); non è la conclusione di
si avverte ancora un’oscillazione fra posizioni una dimostrazione razionale (l’esistenza si dà,
discordanti: la sostanza ora è una idea com- non si dimostra) e non ha un corrispettivo in
plessa, cioè una sintesi mentale (è innegabile una determinata conoscenza, perché è concet-
un vago preannuncio delle categorie kantia- to invocato a garantire la continuità e l’identi-
ne), ora è un substrato oscuro, pensato in mo- tà dell’esperienza, che di fatto è incoerente e
do confuso, cui ineriscono delle qualità sensi- discontinua. Alla base di tale principio non c’è
bili, ma al quale non corrisponde alcuna espe- nessuna ragione teoretica che lo giustifichi,
rienza. Locke, inoltre, non si limita a constata- ma solo un bisogno pratico di continuità e di
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re soltanto postulata, non intuita né dimostra- le e unitario perché è linguaggio di Dio. Sarà
ta. I sensi, selettivi per natura, ci offrono una Hume a ricondurre il problema alle sue dimen-
pluralità di elementi percettivi ma non l’unità sioni psicologiche e umane: l’identità e la con-
dell’oggetto. La funzione sintetica del «senso sistenza dell’oggetto non sono né un immobi-
comune» aristotelico, garantita dall’immanen- le dato dell’esperienza né il termine di
za della forma all’individuo, non ha più valore. un’oscura intuizione, ma divengono e si for-
Così l’empirismo, che inizia la sua indagine mano col formarsi della stessa coscienza em-
con un’operazione analitica, si trova a dover ri- pirica del soggetto. La memoria e i modi
comporre sinteticamente ciò che l’analisi ha dell’associazione, in quanto determinano via
frantumato. In realtà, nemmeno all’empiri- via dei complessi percettivi, in cui un elemen-
smo, che pur sembra decisamente orientato to ne richiama altri per attrazione psichica, so-
dal suo criterio nominalistico alla rivalutazio- no sufficienti a spiegare la genesi dell’«ogget-
ne dell’oggetto individuale, riesce di fondare to» e la credenza in esso. Nell’empiriocritici-
l’esistente nella sua individualità. La concre- smo di Mach e Avenarius l’aspetto pratico che
tezza singolare che l’empirismo riconosce è condiziona e orienta la scelta nel processo
soltanto quella della percezione singola dell’oggettivazione, e che già è annunciato da
(l’«idea semplice» di Locke), che appare del Hume, diventa predominante: tutte le sintesi
tutto irrelata rispetto alle altre percezioni sin- operate dalla scienza non corrispondono più a
gole. Se nessuno substrato sorregge, unifican- modelli reali, ma sono ritagliate fuori dal flui-
dola, tale molteplicità di impressioni, se nes- do materiale delle sensazioni in una direzione
suna forma o essenza universale, attuandosi segnata via via dall’interesse, dalla convenzio-
nell’individuo, lo costituisce conferendogli un nalità, dal valore pratico, nel mutevole corso
significato razionale unitario, il particolare in- della storia.
dividuale – questa pianta qui, questo animale Un’importante discussione circa il genere di
qui – perde il suo volto e si risolve in una plu- esperienza che può consentire la verifica em-
ralità di dati sensibili. pirica degli enunciati si ebbe nell’ambito del
Dissolta l’unità dell’oggetto, si imponeva il neopositivismo. La convinzione che il com-
problema dell’unificazione: poiché il mondo plesso delle asserzioni contenute nelle teorie
dell’esperienza comune è un mondo di enti scientifiche potesse essere ridotto a poche
unitari e ben definiti nel tempo e nello spazio, semplici proposizioni immediatamente colle-
era necessario mostrare le ragioni dell’incon- gate all’esperienza diede origine alla cosiddet-
gruenza fra le credenze del senso comune e le ta «disputa sui protocolli». All’inizio si ritenne
asserzioni inesorabili del pensiero filosofico. che autentiche «proposizioni elementari»
Anche l’empirismo era chiamato a giustificare (Elementarsätze) potessero essere quelle con-
quelle credenze e ad analizzarne criticamente tenenti resoconti di tipo «fenomenistico»,
la genesi. Per Locke, in cui il problema dell’og- cioè costrutti linguistici esprimenti sensazio-
getto non è decisamente distinto dal proble- ni, percezioni o osservazioni basate sull’espe-
ma della sostanza, l’unificazione è compiuta rienza psichica individuale. A tale punto di vi-
da un’intuizione oscura che si accompagna ai sta si opposero dapprima Neurath e, successi-
dati percepiti e che sfuma non appena il pen- vamente, Carnap. Il primo sostenne il caratte-
siero inizia le sue operazioni analitiche: è il re «fisicalistico» degli asserti di base, che non
«common sense», con cui Thomas Reid tente- esprimerebbero esperienze soggettive degli
rà di salvare la consistenza oggettiva delle co- oggetti (anche se in essi compaiono il nome
se dalle conclusioni scettiche dell’empirismo. proprio e le circostanze particolari entro cui si
Rigorosamente conseguente, Berkeley non ri- trova colui che li formula), ma stati di cose os-
conosce unità e individualità se non allo spiri- servabili e verificabili da chiunque, e perciò
to (che è sostanza) e riduce gli oggetti a una re- originariamente intersoggettivi. In maniera
te fittissima e mobile di elementi percepiti che molto simile anche Carnap ritenne che le pro-
si succedono nel tempo e nello spazio, e le cui posizioni protocollari, pur continuando a
connessioni sono sempre esposte alla possi- esprimere il vissuto elementare, dovessero co-
bilità di nuovi arricchimenti col procedere munque assumere una valenza intersoggetti-
dell’esperienza. Gli individui del mondo feno- va, almeno nel senso di potersi riferire al lin-
menico perdono qualsiasi consistenza e di- guaggio protocollare e all’esperienza di più in-
ventano parole di un linguaggio che è raziona- dividui. In questo senso anche Carnap riteneva
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umana. Essa è costituita dai desideri, dall’im- termini, l’impensabile e l’inconoscibile (espli-
maginazione, dai sentimenti e dalle emozioni, cita è a questo proposito la polemica di Gas-
che i razionalisti avevano escluso dalla genui- sendi contro Cartesio, che concepiva la nozio-
na spiritualità dell’io. Anche l’empirismo com- ne di «infinito» come positiva e originaria: cfr.
pie questa separazione in nome della teoreti- T. Gregory, Scetticismo ed Empirismo: saggio su
cità pura: ma il «salto» nella trascendenza, che Gassendi, Bari 1961, pp. 105 ss.). Anche l’eterno,
il razionalismo riconosceva alla ragione nel come l’infinito, si trova esposto per l’empiri-
suo normale funzionamento, l’empirismo lo ri- smo alla stessa alternativa: o significare una
conosce soltanto a questo fattore non raziona- quantità indefinita – una «somma di tempi» –
le. II mondo della religione, della morale, condizionata alle successive aggiunte di un
dell’arte, che è sua creazione, non ha valore teo- processo mentale o limitarsi a denotare tutto
retico: si tratta di un mondo esclusivamente ciò che non è temporaneo ed è oltre il tempo,
umano, senza corrispondenze ontologiche e vale a dire l’irreale e l’astratto. Una realtà una,
metafisiche. In esso si rivela la natura dell’uo- infinita ed eterna non è e non può essere og-
mo all’uomo stesso, ma non può dir nulla sul- getto di pensiero e di conoscenza (l’intuizione
le realtà immaginate e desiderate. L’empiri- immediata è soltanto sensibile, e perciò finita
smo si trasforma in umanismo. e spazio-temporale), né termine di una dimo-
8. La polemica antimetafisica e la critica dei tra- strazione razionale, se al pensiero umano è
scendentali. – Contro il dogmatismo razionali- preclusa qualsiasi potenzialità metempirica:
stico, l’empirismo sottopone ad analisi critica perciò anche per l’empirismo la teologia nega-
le nozioni trascendentali e i termini metafisici tiva dovrebbe essere, in campo religioso, la
che accompagnano l’essere nella sua accezio- conclusione più logica, sebbene di fatto si ri-
ne teologica: uno, infinito, eterno. Poiché la trovi in Locke una visione religiosa che prelu-
conoscenza deriva i suoi contenuti concreti de al deismo.
esclusivamente dall’esperienza, i cui dati ap- La posizione metafisica del platonismo ago-
paiono determinati e finiti nel tempo e nello stiniano e cartesiano è così decisamente rove-
spazio, l’unità in senso metafisico non ha più sciata. In tali prospettive l’intuizione noetica
senso: in realtà non esiste che il molteplice, e dell’uno, dell’infinito e dell’eterno precede e
l’uno assume il significato di elemento di un condiziona la conoscenza della realtà molte-
insieme, nel quale soltanto compie una fun- plice, temporanea e spaziale. Per l’empirismo,
zione, oppure si risolve in una vuota astrazio- al contrario, le intuizioni originarie sono quel-
ne aritmetica. In quest’ultima accezione ad es- le del molteplice, del temporale e dello spazia-
so non corrisponde nessun dato reale se non le, e sono queste, semmai, che condizionano
equivocamente, cioè come cosa concreta e le presunte intuizioni noetiche. Con questa ra-
quindi complessa, oppure si riduce a mero ter- dicale analisi fenomenologica, nella quale l’at-
mine negativo, nel senso di «non molteplice», tenzione al dato oggettivo sembra porre fra pa-
ma così diviene semplice limite del pensiero, rentesi o addirittura trascurare l’attività del
o addirittura negazione del pensiero stesso. soggetto, l’empirismo costituisce il vero prelu-
Altrettanto si dica dell’infinito, di cui è assur- dio di quella revisione critica del fatto conosci-
do affermare l’attualità: l’infinito come tale è tivo che si opera con l’analisi trascendentale
impensabile, poiché oggetti del pensiero sono kantiana. L’aver ricondotto le nozioni noetiche
soltanto le cose spazialmente definite. Nella dal piano metafisico a quello meramente gno-
prospettiva dell’empirismo esso va inteso nel seologico costringeva, in ultima analisi, a por-
senso di «indefinito» (come «quantità finita», re in evidenza le operazioni originarie del sog-
suscettibile di successivi aumenti e diminu- getto. Se l’uno, per esempio, cessava di essere
zioni) oppure l’infinito è parola che denota contenuto oggettivo del pensiero per diventa-
l’ineffabilità degli stati d’animo (come osser- re il termine ideale di un processo, non l’unità
vava il poeta William Wordsworth: «il dolore è come tale, bensì l’atto di unificare veniva con
oscuro e misterioso e ha la natura dell’infini- ciò collocato al centro dell’indagine: il sogget-
to») e come tale condannata a significare un to, dichiarato incapace di trascendere, veniva
elemento psichico che non può mai essere og- sollecitato a rivelare, pur dentro i limiti delle
gettivato. In altri autori, da ultimo, l’infinito si conoscenze possibili, la sua attività funzionale.
risolve in un termine negativo che sta a indica- III. L’EMPIRISMO E LA MORALE. – Nell’empirismo
re il non-finito, il non-spaziale, cioè, in altri l’etica, svincolata da qualsiasi fondamento teo-
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L’empirismo non intende negare il trascen- forma l’empirismo vuol essere una teoria uma-
dente, ma la scienza del trascendente. E se il nistica.
senso del mistero non può non persistere an- Già prima di Stuart Mill, tuttavia, Hume svin-
cora in questo atteggiamento filosofico (il cui colava il problema religioso dall’orizzonte teo-
compito non consiste nell’orgoglio di tutto de- retico e, eliminando qualsiasi compromesso
durre e di tutto dimostrare, ma nell’accettazio- con la teologia razionale e col deismo, lo im-
ne di una realtà indeducibile), la teologia ne- postava sul piano storico-psicologico: la filo-
gativa, spogliata naturalmente degli elementi sofia religiosa cede così il posto a una «storia
mistici e intuitivi che storicamente l’accompa- naturale della religione». L’esperienza religio-
gnano, doveva essere la conclusione più coe- sa scaturisce da un interesse non teoretico,
rente. L’infinito di Hamilton e l’Inconoscibile ma pratico, cioè dal complesso dei bisogni e
di Spencer testimoniano sì di una vena roman- dei desideri che rendono così rischiosa e pro-
tica che riesce a inserirsi nella problematica blematica l’esistenza dell’uomo nel mondo.
dell’empirismo positivistico, ma sono anche Chi interroga le religioni umane non scopre
l’espressione di un atteggiamento spirituale Dio, bensì la natura dell’uomo nelle sue di-
non contraddittorio. mensioni storiche e finite. La teoria humiana
Va detto che nella loro effettiva problematica della religione, che sviluppa motivi già abboz-
storica gli empiristi guardarono al problema zati dalla sofistica classica, prelude chiara-
religioso in maniera non sempre consona alle mente all’antropologia di L. Feuerbach.
premesse fondamentali. Locke non soltanto V. L’EMPIRISMO E IL PROBLEMA DELL’ARTE. – Anche
riconosce al principio di causalità un ruolo nel campo dell’estetica il compito, storica-
nella dimostrazione dell’esistenza di Dio, ma mente efficace, dell’empirismo è stato quello
pone le basi di un deismo razionalistico che di aver liberato la valutazione estetica dalle
intende ricondurre le stesse affermazioni fon- pregiudiziali metafisiche fissate dal neoplato-
damentali del cristianesimo entro i limiti della nismo e di averla ricondotta sul piano della
ragione. In Berkeley la deviazione dell’empiri- soggettività. Il valore della «bellezza» implica
smo verso una metafisica spiritualistica porta anzitutto un complesso sensibile che tutti
inevitabilmente a una visione religiosa del possono percepire (non si dà bellezza di un
mondo, a cui non è estraneo l’influsso del neo- concetto o di un’idea astratta), ma non si iden-
platonismo, così lontano dallo spirito dell’em- tifica con esso: è necessario che il soggetto
pirismo. Eppure, c’è in ambedue i filosofi in- senta quel sensibile in quel modo particolare
glesi, malgrado le deviazioni dottrinali, un mo- che viene qualificato come «estetico». La valu-
do di sentire e di impostare il problema che ri- tazione è condizionata dal sentimento e non è
sente dell’esigenza di concretezza maturata possibile fuori di esso: il «bello» perciò non è
dall’empirismo: il divino è rintracciato nell’or- realtà data, poiché il dato sensibile come tale
dine razionale del mondo, nel linguaggio vivo è soltanto l’occasione di un piacere che si frui-
delle cose, nelle leggi che reggono i rapporti sce nell’interiorità del soggetto; e nemmeno il
degli uomini e degli eventi. Continuando la «bello» è tale in quanto sia il riflesso sensibile
polemica contro qualsiasi forma di teologia di un ordine ideale, teleologico, poiché tale
razionale e con un illimitato disprezzo per sua funzione importerebbe una concezione fi-
qualsiasi dottrina trascendentalistica, J. Stuart losofica dell’universo che contraddice o, me-
Mill non si ferma dinanzi a nessuna conclusio- glio, è estranea alle fondamentali asserzioni
ne che possa sembrare incongruente alla luce dell’empirismo.
del teologismo tradizionale, purché non sia in Siffatta prospettiva estetica non riesce mai a
contraddizione con l’esperienza: Dio è intelli- impostare con chiarezza il problema dell’arte
genza superiore a quella umana, ma non è né come problema dello spirito, perché ha della
creatore né onnipotente né onniscente; è un fantasia una concezione ancora empiricistica,
demiurgo che governa finalisticamente il cui manca il suggello dell’unità e della perso-
mondo e la cui opera progressiva, limitata dai nalità. Il suo problema è il problema del «bel-
fattori che sfuggono al suo assoluto dominio, lo», il quale, se non è più inteso come «bello
ha bisogno di essere integrata dalla collabora- di natura», è tuttavia ancora un’entità fittizia,
zione attiva degli uomini (cfr. J. Stuart Mill, sospesa fra il dato empirico – di cui non rivela
Saggi sulla religione, a cura di L. Geymonat, Mi- nulla – e il soggetto, di cui non è l’opera. Essa
lano 1987, pp. 109 ss.). Anche in questa sua deve perciò limitarsi ad analizzare i sentimenti
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autenticamente umana e spirituale, che da se- il mito dell’empirismo britannico, Firenze 2003; A.
coli costituisce il termine del pensiero che di- CHARRAK, Empirisme et métaphysique: l’«Essai sur
ciamo filosofico. l’origine des connaissances humaines» de Condillac,
G. Faggin - F. Grigenti Paris 2003.
BIBL.: sulla storia dell’empirismo classico e sulla Sul neo-empirismo: O. NEURATH, Le developpement
sua problematica, oltre le grandi storie del pensiero du Cercle de Vienne et l’avenir de l’empirisme logique,
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Der operative Begriff des Geistes: Locke, Berkeley, Hu- na e di Berlino, i quali mirano al rinnovamento
me, Freiburg im Breisgau 1984; J. DUNN, The British
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Empiricists: Locke, Berkeley, Hume, Oxford 1992; R.
metafisica e all’elaborazione di una concezio-
BOUVERESSE, L’empirisme anglais: Locke, Berkeley e
Hume, Paris 1997; M. ATHERTON (a cura di), The Em-
ne del mondo che tenga conto delle grandi tra-
piricists: Critical Essays on Locke, Berkeley and Hume, sformazioni scientifiche realizzatesi nei campi
Lahnam 1999; G. DELEUZE, Empirismo e soggettività: della logica, della matematica e delle scienze
saggio sulla natura umana secondo Hume (1953), tr. empiriche tra la prima metà dell’Ottocento e i
it. di M. Cavazza, Napoli 2000; N. DEPRAZ, Lucidité du primi decenni del Novecento.
corps: de l’empirisme transcendental en phénoménolo- Con l’affermarsi del nazismo la maggior parte
gie, Dordrecht 2001; G. BONINO, Thomas Hill Green e degli esponenti dell’empirismo logico emigrò
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venti con la costituzione ufficiale dei circoli di presenza di una corrente di opinione volta a
Vienna e di Berlino, la pubblicazione dell’opu- promuovere un’educazione popolare di tipo
scolo Die wissenschaftliche Weltauffassung. Der scientifico. Quest’ultima idea troverà un se-
Wiener Kreis (apparso a Vienna nel 1929, dedi- guito specie in quei neopositivisti (in partico-
cato a Schlick e siglato da Carnap, Hahn e lare Neurath, Reichenbach e Carnap) i quali, a
Neurath, sebbene materialmente redatto da differenza di Schlick, annovereranno tra gli in-
quest’ultimo) e la creazione della rivista teressi del movimento l’assetto unitario
Erkenntnis» (1930-31). Questa gestazione lun- dell’umanità e una nuova organizzazione eco-
ga e complessa è dovuta in gran parte a due ra- nomico-sociale. Da qui le affinità dell’empiri-
gioni per molto tempo non adeguatamente ri- smo logico e dello spirito in senso lato razio-
conosciute. nalistico che lo anima con altri orientamenti
Innanzitutto l’empirismo logico è stato un mo- della cultura del tempo, in particolare con la
vimento meno monolitico di quanto sia appar- corrente architettonica nota come Bauhaus.
so all’inizio e di quanto i suoi stessi esponenti La seconda componente è costituita dall’ade-
lo abbiano fatto apparire. La comune aspira- sione all’antiassolutismo dello scienziato e fi-
zione a realizzare una filosofia di tipo «scienti- losofo moravo Mach. I primi esponenti di ori-
fico» è convissuta con importanti divergenze gine austriaca dell’empirismo logico – il fisico
interne tanto su questioni specifiche, come il Frank, il matematico Hahn e il sociologo ed
modo di intendere il principio causale, le leggi economista Neurath, i quali erano soliti incon-
di natura e la meccanica quantistica, quanto trarsi in una caffè della vecchia Vienna fin dal
su questioni generali, come il futuro della filo- 1907 – intendevano contrastare la rinascita di
sofia, il principio di verificazione, il fisicalismo. tendenze antiscientifiche e irrazionalistiche
Lo studio del materiale di archivio ha messo in che aveva fatto seguito alla crisi della fisica
luce che l’unità d’intenti con cui gli empiristi meccanicistica col diffondersi dell’idea della
logici si sono presentati sulla scena filosofica «bancarotta della scienza». A tale scopo vole-
è stata spesso più «propagandistica» che di vano mostrare che il superamento del mecca-
sostanza. Almeno in parte, aveva lo scopo di nicismo, indebitamente elevato a teoria di na-
favorire la penetrazione delle loro concezioni tura ontologica costituente la verità sull’uni-
in ambienti culturali poco simpatetici verso verso materiale, non comportava affatto la ri-
una filosofia come quella che essi auspicava- nuncia al valore oggettivo delle affermazioni
no, segnata da numerosi motivi di «rottura» della scienza e a una concezione scientifica del
con la tradizione. mondo libera da pregiudizi. Tuttavia, l’accetta-
La seconda ragione dipende dal fatto che zione di questi aspetti «illuministici» del pen-
nell’assetto maturo dell’empirismo logico so- siero machiano non impediva loro di rendersi
no confluite, attraverso un processo di stratifi- conto dei limiti di una visione dell’attività
cazione progressiva, idee e dottrine che i suoi scientifica che, come quella di Mach, finiva per
maggiori rappresentanti avevano cominciato a pendere troppo dalla parte dell’empirismo. La
mettere a punto ben prima della costituzione critica all’ipostatizzazione assolutizzante dei
dei circoli di Vienna e di Berlino. Tale insieme concetti scientifici e il programma machiano
di concezioni può essere ricondotto a quattro di unificazione della scienza dovevano essere
componenti teoriche principali. corretti e arricchiti con l’idea, derivante da
La prima componente è legata al clima cultu- Kant e soprattutto dal convenzionalismo di
rale dominante nella Vienna dei decenni a ca- Poincaré, che nella scienza, oltre ai principi lo-
vallo tra Ottocento e Novecento. Un clima cul- gici e matematici, sono all’opera libere crea-
turale caratterizzato dall’interesse di molti zioni della mente umana le quali non dicono
scienziati (primi fra tutti Mach e Boltzmann) nulla sulla realtà e mutano con il mutare della
per la «filosofia delle scienze induttive», dal- conoscenza stessa.
l’atteggiamento antikantiano e antidealistico La terza componente teorica dipende dalla cri-
di Brentano che aveva favorito la conoscenza tica all’apriorismo kantiano. Essa si sviluppa
non solo della filosofia scolastica ma anche dalla riflessione sulle implicazioni filosofiche
dell’oggettivismo logico-semantico di Bolza- delle nuove acquisizioni fisiche, in particolare
no, dal predominio di un orientamento politi- della teoria della relatività, ed è dovuta soprat-
co liberale nutrito di idee illuministiche, empi- tutto all’opera di tre studiosi di origine e for-
ristiche e utilitaristiche e, infine, dalla forte mazione tedesca (Schlick, Reichenbach e Car-
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all’università di Vienna sulla cattedra di Filo- da Wittgenstein. Gli empiristi logici si appella-
sofia delle Scienze Induttive tenuta in prece- no alla posizione logicista per sostenere che i
denza da Mach e da Boltzmann. Quattro anni concetti e i principi della matematica sono ri-
dopo, nel 1926, Schlick rafforzò la presenza conducibili a quelli dell’aritmetica e che que-
della filosofia scientifica nell’ateneo viennese sti ultimi, a loro volta, sono riducibili a (o co-
chiamandovi come assistente Carnap, il quale struibili a partire da) i concetti e i principi della
stava già lavorando a un’opera che segnerà logica. Inoltre, accettano la tesi del Tractatus
profondamente tutta la successiva filosofia wittgensteiniano secondo la quale le verità lo-
neoempiristica: Der logische Aufbau der Welt, giche del calcolo proposizionale sono delle
pubblicata a Berlino nel 1928 insieme a Schein- pure tautologie prive di contenuto empirico-
probleme in der Philosophie. fattuale, che quindi non dicono nulla intorno
Nonostante alcune rilevanti divergenze, desti- alla realtà. Anzi, essi mirano a estendere tale
nate a emergere in tutta la loro forza tra il 1932 tesi a tutti i principi della logica e anche – at-
e il 1936 durante la cosiddetta polemica sui traverso il logicismo – a tutte le proposizioni
protocolli, il nuovo gruppo in breve tempo si della matematica. Con ciò perfezionano la cri-
consolidò a tal punto che nel 1929 Carnap, tica all’apriorismo kantiano dandole una veste
Hahn e Neurath decisero di pubblicare un conforme alla «svolta linguistica della filoso-
«manifesto», la celebre Wissenschaftliche Wel- fia». Possono ora affermare, infatti, che la clas-
tauffassung. Der Wiener Kreis, per presentare il se dei pretesi giudizi sintetici a priori è vuota
movimento al più vasto pubblico possibile. in quanto i giudizi da Kant considerati sintetici
Sempre nel 1929 si tenne a Praga un convegno (cioè informativi) e a priori (cioè indipendenti
sull’epistemologia delle scienze esatte, orga- dall’esperienza e pertanto universalmente e
nizzato da Frank nel contesto di un più vasto necessariamente validi) si sono rivelati essere
congresso di fisici e matematici delle regioni o giudizi sintetici a posteriori o giudizi analitici
di lingua tedesca dell’Europa centrale. Oltre privi di contenuto informativo.
che dall’Ernst Mach Verein (l’organizzazione le- Nelle intenzioni dei neoempiristi, la tesi del
gale del circolo di Vienna), il convegno venne carattere tautologico-analitico delle verità lo-
patrocinato dal circolo di Berlino, un analogo giche dovrebbe anche consentire di rescindere
cenacolo di scienziati e filosofi tedeschi fonda- il legame tra la spiegazione della natura della
to nel 1928 da Reichenbach e chiamatosi al- logica e della matematica da una parte e l’on-
l’inizio Gesellschaft für empirische Philosophie, e tologia dall’altra. Stando a tale tesi, infatti, la
poi, su proposta di D. Hilbert, Gesellschaft für logica (e con essa la matematica) non parla af-
wissenschaftliche Philosophie. Da questa «allean- fatto dell’essere. Lungi dal descrivere le pro-
za» fra le due associazioni, ricercata anche per prietà universali delle cose, essa tratta unica-
conquistarsi meglio uno spazio in ambienti mente del modo in cui intendiamo parlare del-
accademici poco favorevoli a una filosofia di la realtà. Per esempio, un asserto del tipo
tipo scientifico, maturò la decisione di dar vita «Piove o non piove», che rappresenta un caso
a un giornale ufficiale di entrambi i circoli, la ri- particolare del principio logico del terzo esclu-
vista «Erkenntnis». A «Erkenntnis» vennero af- so («p o non p», dove «p» sta per un’asserzione
fiancate due collezioni di testi: la prima intitola- qualsiasi), non dice assolutamente nulla sul
ta Schriften zur wissenschaftlichen Weltauffassung, mondo, ma fissa in modo implicito il significa-
la seconda Einheitswissenschaft. to delle parole logiche «o» e «non». E secondo
Le tesi portanti della concezione neoempiri- Schlick una tesi analoga può venir sostenuta
stica matura, quelle sulle quali esisteva un ac- sugli a priori materiali di cui parlava E. Husserl.
cordo di massima, o che quantomeno costitui- Ciò non significa, però, che la concezione neo-
vano i principali argomenti di discussione, pos- positivistica della logica e della matematica
sono essere raccolte in tre gruppi principali. segni il ritorno a forme di empirismo e di psi-
1. La «dottrina linguistica dell’a priori» e la di- cologismo come quelle variamente criticate da
stinzione analitico/sintetico. – Nella fase propria- Bolzano, Frege e Husserl. Le verità della logica
mente viennese del movimento e negli svilup- e della matematica (come le più generali as-
pi successivi, la negazione dei giudizi sintetici serzioni analitiche del tipo che sarà reso cele-
a priori kantiani viene a integrarsi con le idee bre da Quine, «Gli scapoli sono uomini non
sui fondamenti della matematica e sulla natu- sposati») non vengono equiparate né a gene-
ra della logica desunte da Frege, da Russell e ralizzazioni empirico-induttive né a descrizioni
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filosofia tradizionale, in particolare della me- taphysik durch logische Analyse der Sprache, in
tafisica. A loro parere, l’analisi logico-lingui- «Erkenntnis», 2, 1932, § 7).
stica delle questioni speculative tradizionali o In considerazione delle tesi appena esposte,
consente di trasformarle in problemi scientifi- nel citato manifesto del 1929 la wissenschaftli-
ci genuini di principio risolvibili (non si danno che Weltauffassung viene caratterizzata ricor-
enigmi insolubili) oppure mostra che costitui- rendo «a due attributi. Primo, essa è empirica e
scono degli pseudoproblemi privi di reale va- positivistica: si dà solo conoscenza empirica,
lore conoscitivo. Più precisamente, una meta- basata sui dati immediati [...] Secondo, la con-
fisica basata sull’intuizione è impossibile per- cezione scientifica del mondo è contraddistin-
ché l’intuizione non può essere considerata ta dall’applicazione di un preciso metodo,
una forma di conoscenza. Una metafisica de- quello, cioè, dell’analisi logica» (Die wissen-
duttiva (o dialettica) non è realizzabile, perché schaftliche Weltauffassung. Der Wiener Kreis,
il carattere puramente tautologico, e quindi Wien 1929, tr. it. a cura di A. Pasquinelli, La
vacuo, della deduzione logica impedisce di concezione scientifica del mondo, Bari 1979, p. 80).
stabilire conclusioni che non siano già analiti- IV. LA DIFFUSIONE INTERNAZIONALE DEL MOVIMENTO:
camente contenute nei principi di partenza. LA «LIBERALIZZAZIONE» DELL’EMPIRISMO E LA CONCE-
D’altro canto, se questi principi comportano la ZIONE STANDARD DELLE TEORIE SCIENTIFICHE. – Dopo
violazione della grammatica logica del lin- il convegno di Praga del 1929, si ebbero altri
guaggio e/o l’impiego di espressioni linguisti- incontri ai quali parteciparono molti studiosi
che non collegabili a esperienze di controllo, provenienti dalle più diverse aree geografiche.
allora ne risulta solo un discorso empirica- La più importante di tali manifestazioni fu il
mente inverificabile e quindi privo di significa- Congrès International de Philosophie Scientifique
to conoscitivo. Comunque sia, resta in ogni ca- che si tenne a Parigi nel 1935 e i cui Actes ver-
so esclusa la possibilità di un discorso metafi- ranno prontamente pubblicati dall’editore pa-
sico che possa rivaleggiare sul piano conosci- rigino Hermann nel 1936. Esso vide la parteci-
tivo con quello scientifico. pazione dei maggiori esponenti della «filoso-
Naturalmente si può sempre cercare di dare un fia scientifica» mondiale, tra i quali l’italiano F.
senso al discorso metafisico reinterpretandolo Enriques. Sebbene non tutti i congressisti
come un complesso di enunciazioni empirica- concordassero con le posizioni dei neopositi-
mente controllabili. In questo modo, però, si visti, questi ultimi vi fecero la «parte del leo-
ottiene un risultato che, da un lato, pone le ne» e il convegno sancì il pieno riconoscimen-
nuove formulazioni in continuità con le affer- to internazionale del movimento. L’internazio-
mazioni più generali del discorso scientifico, e, nalizzazione venne ulteriormente favorita dal
dall’altro, le priva di ogni contenuto emotivo, fatto che nel frattempo, negli anni immediata-
ossia di una delle principali ragion d’essere mente precedenti all’assassinio di Schlick
della metafisica. Essa nasce infatti, tra le altre (1936), era cominciata la diaspora dei rappre-
cose, dal bisogno di unire in un medesimo ge- sentanti più significativi dell’empirismo logico
nere di discorso contenuti di tipo emotivo e va- prima in direzione di altri paesi europei (Ceco-
lutativo e contenuti di tipo conoscitivo e ogget- slovacchia e Turchia), e poi verso gli Stati Uniti
tivo, finendo per realizzare una sorta di ibrido d’America, dove nel giro di pochi anni finirono
fra espressione artistica ed elaborazione scien- per ritrovarsi sia i più maturi von Mises, Frank,
tifica. Come dice Carnap, la metafisica, al pari Carnap e Reichenbach, sia i più giovani Hem-
dell’arte, mira all’espressione del «sentimento pel e Feigl (Neurath invece resterà in Europa,
della vita», ma cerca di conseguire questo ri- prima a L’Aia e poi a Oxford dove morirà nel
sultato non nella forma (appropriata) della cre- 1945). L’emigrazione nel nuovo continente
azione artistica, bensì in quella (inappropriata) eserciterà un notevole influsso sulla filosofia
del discorso di natura teorica. I metafisici sono americana; al tempo stesso condurrà a una ac-
dei musicisti privi di talento musicale. La gran- centuazione dei motivi di derivazione pragma-
dezza di un pensatore quale Nietzsche andreb- tista e comportamentistica già presenti nelle
be vista proprio nel fatto che è stato un metafi- originarie concezioni neopositivistiche.
sico al quale l’eccezionale «temperamento arti- L’emigrazione ebbe inizio subito dopo una po-
stico» ha impedito assai più che ad altri di ca- lemica di grande importanza sviluppatasi
dere nell’errore dell’indebita «commistione» all’interno del circolo di Vienna sulla natura
fra arte e scienza (cfr. Überwindung der Me- degli enunciati basici o protocollari. La pole-
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ricordata polemica sui protocolli (con Neura- «neutrino», «virus» ecc.) con il piano dei ter-
th, Carnap e Hempel uniti contro Schlick nella mini osservativi («rosso», «duro», «tavolo»
difesa di posizioni radicalmente antifondazio- ecc.). Tale ricostruzione – nota come «conce-
naliste), che si consumò il passaggio dal feno- zione standard delle teorie scientifiche» – ha
menismo dell’Aufbau al fisicalismo neurathia- dato un enorme contributo al consolidarsi del-
no e che si giunse all’introduzione di quella di- la filosofia della scienza come disciplina auto-
stinzione fra linguaggio teorico e linguaggio noma e può vantare tra i suoi principali meriti
osservativo che verrà criticata dai nuovi filosofi quello di aver messo in luce, con strumenta-
della scienza. zioni logiche rigorose, il carattere aperto e
(iv) Il quarto punto concerne l’individuazione di multicriteriale dei concetti scientifici.
forme di interconnessione sempre più adeguate La «concezione standard» presuppone una vi-
fra gli asserti di base e le altre asserzioni del di- sione assiomatico-deduttiva «a due piani»
scorso scientifico – sempre più adeguate nel delle teorie: il piano del linguaggio teorico e il
senso di sempre più capaci di far rientrare piano del linguaggio osservativo. Proprio per
nell’ambito del discorso conoscitivamente si- questo, a partire dai primi anni cinquanta, è
gnificante tutte le componenti più astratte della stata criticata dai nuovi filosofi della scienza in
costruzione scientifica (concetti metrici e dispo- nome di resoconti della conoscenza scientifica
sizionali, leggi, termini e asserti teorici) pur con- (anticipati da vicino da Neurath nelle discus-
tinuando a tenerne fuori gli esempi paradigma- sioni interne al circolo di Vienna) orientati in
tici di speculazione metafisica (i sistemi dell’i- senso storico-sociologico e fortemente critici
dealismo ottocentesco, le contrapposizioni tra nei confronti sia della possibilità di ricostru-
realismo e idealismo o tra materialismo e spiri- zioni logico-formali, sia della distinzione fra
tualismo, le costruzioni speculative alla Bergson vocabolario teorico e vocabolario osservativo.
e alla Heidegger, il vitalismo di Driesch). Tali critiche, unite a quelle quiniane tese al ri-
La serrata e spregiudicata discussione su que- fiuto della distinzione fra enunciati analitici e
sti quattro punti condurrà gli ultimi esponenti enunciati sintetici e al recupero di una forma
dell’empirismo logico (in particolare Carnap, accentuata di «epistemologia naturalizzata»,
Hempel e Feigl) a recuperare la concezione oli- chiuderanno la parabola di un movimento se-
stica del controllo sperimentale a suo tempo condo il quale proprio nel metodo dell’analisi lo-
difesa da P. Duhem e a conseguire due risultati gica si sarebbe dovuto vedere «ciò che distin-
di grande importanza epistemologica. Il primo gue essenzialmente il nuovo empirismo e po-
di essi riguarda la distinzione fra scienza e me- sitivismo da quello anteriore, che era orienta-
tafisica. Alla fine del processo di liberalizzazio- to in senso più biologico-psicologico» (R. Car-
ne conclusosi intorno alla metà degli anni cin- nap, H. Hahn, O. Neurath, Wissenschaftliche
quanta, Hempel rinuncerà al tentativo di trac- Weltauffassung, tr. cit., pp. 75-76).
ciare una linea di demarcazione netta fra signi- P. Parrini
ficanza e non significanza conoscitive. Pren- BIBL.: Principali raccolte di opere di empiristi logici:
dendo le distanze dal non rassegnato Carnap, AA.VV., Neopositivismo e unità della scienza, Milano
sosterrà l’esistenza di una semplice differenza 1958; A.J. AYER (a cura di), Logical Positivism, New
di grado fra la metafisica da una parte e le com- York 1959; A. PASQUINELLI (a cura di), Il neoempirismo,
ponenti più astrattamente teoriche del discor- Torino 1969; H. SCHLEICHERT (a cura di), Logischer
so scientifico dall’altra. Empirismus - der Wiener Kreis, München 1975; S.
Il secondo risultato concerne invece la natura SARKAR (a cura di), Basic Works of Logical Empiricism,
e la formazione dei concetti e delle teorie nelle New York - London 1996. Vanno inoltre segnalate la
«Vienna Circle Collection», diretta da H.L. MULDER -
scienze empiriche. Nel corso del processo di
R.S. COHEN - B. MC GUINNESS, che pubblica in lingua
liberalizzazione, Carnap e Hempel mettono a
inglese, per i tipi della Kluwer Academic Press di Dord-
punto una sofisticata concezione che mira a recht, le opere degli empiristi logici, e la collana
una ricostruzione logico-razionale delle teorie Full Circle. Publications of the Archive of Scientific Phi-
scientifiche. Sul modello di certe branche del- losophy, Hilman Library, University of Pittsburgh cu-
la fisica, le teorie sono viste come sistemi for- rata da S. AWODEY. Tra le principali monografie di
mali assiomatico-deduttivi empiricamente in- impianto tradizionale, oltre al libro di J. JOERGENSEN,
terpretati attraverso l’introduzione di regole di Origini e sviluppi dell’empirismo logico, in AA.VV.,
corrispondenza aventi il compito di connette- Neopositivismo e unità della scienza, tr. it. di O. Peduz-
re il piano dei termini teorici («elettrone», zi, Milano 1958, vanno segnalati i seguenti volumi:
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servativo neutrale. Contro la tesi di Grover Max- pretese sono state vanificate dalla libera crea-
well d’una differenza soltanto graduale fra ter- zione o invenzione della mente umana di si-
mini teorici e termini osservativi (cfr. G. Max- stemi ipotetico-deduttivi, costruiti a partire da
well, The Ontological Status of Theoretical Enti- postulati liberamente scelti.
ties, in «Minnesota Studies in the Philosophy In questo modo, mediante il concetto di «con-
of Science», 3, 1962, Minneapolis, p. 7), van venzione», Poincaré metteva in discussione sia
Fraassen afferma l’esistenza d’una distinzione la tradizionale dicotomia fra giudizi analitici e
di principio e, con essa, l’indipendenza del li- sintetici sia la proposta kantiana per sottrarsi a
vello osservativo da quello teorico: confron- questa dicotomia, e cioè il concetto stesso di
tando la scia di vapori lasciata da un aereo a sintetico a priori. Ma nell’estensione di queste
reazione e le tracce di ionizzazione lasciate da tesi alla conoscenza del mondo fisico, il fatto
un elettrone in una camera a bolle, egli nota d’intendere il momento teorico-convenzionale
che, mentre si può indicare la cima della scia e come un insieme di schemi concettuali libera-
individuare l’aereo (o attendere che esso atter- mente creati dalla mente doveva necessaria-
ri, per poterlo osservare direttamente), non si mente condurre, nonostante la polemica con il
osserva propriamente una particella in una ca- convenzionalismo estremo di Le Roy (cfr. H.
mera a nebbia, ma soltanto le sue tracce – o, Poincaré, La valeur de la science, Paris 1905, cap.
potremmo anche dire, non si può mai attende- X, § 3), a conclusioni relativistiche e irraziona-
re l’atterraggio di un elettrone per osservarlo listiche. In questo modo, infatti, l’essenziale
direttamente (cfr. B. van Fraassen, The Scienti- mediazione teorica dell’esperienza era intesa
fic Image, Oxford 1980, cap. II, § 2). come schermo posto fra noi e le cose: non co-
III. CONVENZIONALISMO E RAZIONALISMO CRITICO. – me ciò mediante cui conosciamo la realtà, ma
Sin dal sorgere dell’epistemologia come disci- come ciò che conosciamo, un contenuto insom-
plina autonoma e relativamente ben definita, ma che non si saprebbe come ricondurre alla
la tendenza riduzionistica machiana è accom-
realtà d’esperienza. E in effetti, secondo Poin-
pagnata da una tendenza convenzionalistica
caré, principi come quello della conservazione
che, di là da alcune ovvie somiglianze, si con-
dell’energia hanno una generalità tale che ren-
trapponeva nettamente ad essa. Henri Poin-
de impossibile il loro controllo empirico (cfr.
caré, in particolare, sosteneva sia per i cosid-
H. Poincaré, La Science et l’Hypothèse, Paris
detti assiomi della geometria sia per i principi
1902, cap. X, § 1).
e le teorie più generali della fisica una tesi as-
sai simile a quella dello strumentalismo ma- Non è dunque un caso che sia possibile rinve-
chiano: si tratta soltanto di «convenzioni», nel nire in Poincaré una formulazione quasi espli-
senso di «definizioni mascherate», create libe- cita della tesi quineana della «sottodetermi-
ramente dallo spirito umano alla sola condi- nazione delle teorie da parte dell’esperienza»,
zione di evitare la contraddizione, e quindi secondo cui due o più teorie fisiche possono
non si può parlare né della loro verità né della essere in reciproco conflitto ed essere nondi-
loro falsità, ma soltanto della loro maggiore o meno compatibili con la totalità di tutte le os-
minore semplicità e comodità. Ma sotto que- servazioni possibili (cfr. W.v.O. Quine, Word
sta convergenza si cela un’importante diffe- and Object, New York 1960, pp. 21-22). Scrive
renza: il convenzionalismo di Poincaré asseri- infatti Poincaré che, quando lo scienziato trac-
sce l’irriducibilità del contenuto teorico delle cia una curva che collega i risultati d’un espe-
ipotesi scientifiche all’esperienza non sulla rimento, egli non è forzato in modo univoco
base del fatto che la loro universalità non può dall’esperienza, perché sono infinite le curve
essere ricondotta a un’esperienza pensata in che possono collegare gli stessi dati (cfr. H.
modo atomistico, ma – in modo parzialmente Poincaré, La Science..., cit., cap. IX, § 1). Consi-
simile a quanto aveva già tentato Whewell – derazioni simili valgono anche per Pierre
sulla base d’una capacità creativa e inventiva Duhem. La sua celebre tesi, secondo cui
della mente umana, che va inevitabilmente ol- l’esperimento cruciale in fisica è impossibile,
tre il dato empirico. Anche Poincaré, come poggia fra l’altro sul fatto che il fisico non può
Mach e i neopositivisti, rifiuta il sintetico a prio- mai essere sicuro di aver formulato tutte le
ri, ma sulla base d’una motivazione in un certo ipotesi immaginabili che spiegano il risultato
senso diametralmente opposta: il sintetico a dell’esperimento (cfr. P. Duhem, La théorie
priori non è stato confutato dall’esperienza physique, Paris 1914, X, §§ 2 e 3), poggia cioè
empirica, bensì, proprio al contrario, le sue sull’irriducibile libertà e creatività della mente
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le diritto, interpretare come la testa di un’ana- mune rispetto al quale essi risultano in linea di
tra oppure come la testa di una lepre (cfr. Philo- principio confrontabili, e ciò equivale ad assu-
sophische Untersuchungen, Oxford 1953, II, § 11), mere, contro le premesse, proprio la loro
ma soprattutto sottolineando che l’uso di qua- «commensurabilità» (cfr. I. Scheffler, Science
lunque termine, e quindi (per la sostanziale and Subjectivity, Indianapolis [Indiana] 1967,
equazione wittgensteiniana fra uso e significa- pp. 51-52). Nonostante il merito di aver tolto la
to) il suo stesso significato, non è precisabile se scienza dall’artificiale isolamento in cui l’ave-
non all’interno del più ampio contesto di un vano posta gli empiristi logici e lo stesso Pop-
particolare gioco linguistico (cfr. ibi, II, § 30). per, con la tesi dell’incommensurabilità, che
Ora, è appunto soprattutto da Popper e da ne è tratto irrinunciabile, la svolta relativistica
Wittgenstein che Hanson, Kuhn, Toulmin, si è rivelata non meno incoerente dell’episte-
Feyerabend e Hübner, per citare gli esponenti mologia neopositivistica e popperiana.
più noti della svolta relativistica, riprendono la V. LA SOCIOLOGIA DELLA CONOSCENZA SCIENTIFICA E
tesi della theory ladenness. Ma a differenza di IL NUOVO SPERIMENTALISMO. – La «svolta sociolo-
Popper, gli esponenti della svolta relativistica gica» della seconda metà degli anni settanta
non cercano più di conciliare l’empirismo col riprenderà il forte accento posto da Kuhn sulla
razionalismo kantiano e/o col convenzionali- condizionatezza sociale della scienza, svilup-
smo, ma sviluppano piuttosto quest’ultimo pando alcuni aspetti dell’epistemologia kuh-
(con l’unica e a ben vedere soltanto parziale niana e cercandone una conferma in indagini
eccezione di Feyerabend) in senso storicistico di tipo sociologico. La «svolta sociologica» in-
e sociologistico. Né la ragione né l’esperimen- siste in particolare sul fatto che anche la scien-
to (e l’esperienza in generale) sembrano più za è un «costrutto sociale», condizionato da
giocare alcun ruolo significativo nella scelta molteplici fattori umani e culturali, risultato di
fra teorie rivali, che invece dipende da presup- negoziazioni che avvengono tra i membri di
posti generali, che il singolo scienziato non
una data comunità di ricercatori. Dopo aver
può mettere direttamente in discussione, e di
compiuto le loro scelte per ogni genere di ra-
cui anzi non è neppure consapevole. Come no-
gioni, gli scienziati eseguono una «razionaliz-
ta ad es. Kuhn, gli avversari di Copernico, per i
zazione retrospettiva», cristallizzando nei ma-
quali era pazzia sostenere che la Terra si muo-
nuali un’immagine di scienza astratta e stiliz-
vesse, non avevano a rigore torto, perché per
zata, che non corrisponde affatto al modo in
essi faceva parte del significato del termine
«Terra» anche la sua posizione immobile (T.S. cui essa si è davvero sviluppata. Ciò vale in
Kuhn, The Structure of Scientific Revolutions, particolare per le nozioni di «fatto», di «realtà»
Chicago 19702 [1962], p. 149). Kuhn si spinge o di «natura», anch’esse il risultato di un com-
sino ad affermare che, in un certo senso, scien- plesso processo di deliberazione e di «nego-
ziati aderenti a paradigmi rivali vivono in ziazione sociale» (B. Latour, Science in Action,
«mondi differenti» e «vedono cose differenti Cambridge 1987, p. 87; A. Pickering, Construc-
quando guardano dallo stesso punto nella ting Quarks, Chicago 1984, pp. 7-8;).
stessa direzione» (ibi, p. 150). Secondo la tesi Se si cerca di prescindere dai processi di nego-
dell’incommensurabilità fra teorie successive, ziazione sociale interni alla comunità dei ricer-
ogni teoria contiene infatti i propri criteri me- catori, s’incorre secondo Harry Collins in un
todologici, semantici e ontologici, e non esiste experimenters’ regress. La correttezza di un certo
un tertium comparationis, un punto, sottratto risultato sperimentale, infatti, può essere va-
alla relatività dei contesti teorici o pratici, da lutata soltanto in base a un buon apparato
cui poter valutare in modo oggettivo e vinco- sperimentale, ma a sua volta la bontà di un ap-
lante il valore delle singole teorie. parato sperimentale dev’essere giudicata sulla
Sennonché, le lunghe discussioni che sono base dei risultati cui esso consente di perveni-
sorte intorno alla tesi dell’incommensurabilità re. L’unico modo per sottrarsi a questo circolo
hanno mostrato che essa comporta almeno vizioso sembra dunque quello di spiegare la
una conseguenza ben difficilmente accettabile, decisione degli scienziati di accettare la bontà
e cioè che presupposti teorici fra loro incom- d’un apparato sperimentale – e insieme i risul-
mensurabili non possono trovarsi in una situa- tati cui esso conduce – ricorrendo a elementi
zione di conflitto reciproco. Se invece si accet- di tipo sociologico (cfr. H.M. Collins, Changing
ta la possibilità del loro conflitto, si assume Order: Replication and Induction in Scientific
implicitamente l’esistenza d’un dominio co- Practice, London 1985, p. 84).
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l’abisso dell’Enciclopedia». Nel 1536 ritrovia- per poi passare a mineralogia, architettura e
mo il termine nel De Disciplinis in Ludovico Vi- arti plastiche – istituendo una sorta di gerar-
ves, dove egli chiama enciclopedia le varie co- chia dall’originale al derivato, dal naturale
se che l’educando deve conoscere, con esplici- all’artificiale. Plinio non parla di cose cono-
to riferimento a Plinio e ad altri enciclopedisti sciute per esperienza bensì per tradizione, e
classici. Come parte del titolo di un libro la pa- non c’è in lui il minimo sforzo di sceverare le
rola appare poi in Paul Skalic de Lika, Encyclo- informazioni attendibili da quelle leggendarie
pediae seu orbis disciplinarum tam sacrarum (egli dà uguale spazio al coccodrillo e al basi-
quam profanarum epistemon (Basileæ 1559). lisco). Questo punto è molto importante an-
Non ci sono enciclopedie greche. I greci sono che per definire l’enciclopedia come modello
più interessati a costituire un nuovo sapere teorico: l’enciclopedia non intende registrare
che a sintetizzare quello precedente. Certa- ciò che realmente c’è, ma ciò che la gente tra-
mente l’opera di Aristotele è un’enciclopedia dizionalmente ritiene che ci sia – e pertanto
che spazia dalla logica all’astronomia, dallo tutto ciò che una persona educata dovrebbe
studio degli animali alla psicologia, però non sapere, non solo per conoscere il mondo ma
si presenta come collezione di un sapere com- anche per comprendere i discorsi sul mondo.
partecipato bensì come nuova proposta. Il Le enciclopedie medievali hanno invece un’al-
mondo ellenistico assegna la funzione che i tra origine. Agostino si pone il problema della
romani e i medievali assegneranno all’enciclo- retta interpretazione delle Scritture e conside-
pedia non a un volume che parla di tutte le co- ra non solo i segni prodotti dall’uomo per si-
se ma a una raccolta di tutti i volumi esistenti, gnificare intenzionalmente e i fenomeni natu-
la biblioteca, e a una raccolta di tutte le cose rali che possono essere interpretati come se-
possibili, il museo. Museo e libreria (circa gni (De doctrina Christiana, II.1.1) ma anche,
700.000 volumi) furono costituiti ad Alessan- poiché la Scrittura non parla solo in verbis, ma
dria da Tolomeo I, ed erano il nucleo di una ve- anche in factis (ibi, II.10.15), cose ed eventi del-
ra e propria università, centro di raccolta, di ri- la storia sacra che sono stati soprannatural-
cerca e di trasmissione del sapere. mente disposti affinché fossero letti come se-
L’atteggiamento enciclopedico si sviluppa in gni. Egli insegna a dirimere la questione se un
ambiente romano dove si raccoglie tutto il sa- segno debba essere inteso in senso proprio o
pere greco, come in un’operazione di appro- in senso traslato (aliud dicitur et aliud significa-
priazione del patrimonio di quella Graecia cap- tur), e dice che dobbiamo subodorare il senso
ta che ferum victorem cepit. Un primo esempio è figurato ogni qual volta la Scrittura, anche se
quello del Rerum divinarum et humanarum an- parla di cose che letteralmente hanno senso,
tiquitates di Varrone (I secolo a. C.), di cui ci so- pare contraddire le verità di fede o i buoni co-
no rimasti solo frammenti, e che si occupava stumi, oppure si perde in superfluitates e mette
di storia, grammatica, matematica, filosofia, in gioco espressioni letteralmente povere (no-
astronomia, geografia, agricoltura, diritto, re- mi propri, numeri e termini tecnici, descrizioni
torica, arti, letteratura, biografia di grandi uo- insistite di fiori, prodigi di natura, pietre, vesti-
mini greci e romani, storia degli dei. Ci sono menti o cerimonie, oggetti o eventi irrilevanti
invece pervenuti i 37 libri della Historia Natu- dal punto di vista spirituale). Per interpretare
ralis di Plinio il Vecchio (I secolo d. C., circa il senso traslato di questi fatti bisogna ricorre-
20.000 fatti citati e 500 autori consultati), dedi- re a una conoscenza enciclopedica. Su questa
cati a cielo e universo in generale, le varie terre base si organizzano le enciclopedie medievali
del mondo, parti prodigiosi e sepolture, ani- che si distinguono da quella romana perché
mali terrestri, animali acquatici, uccelli, inset- non sono tanto interessate a spiegare come
ti, vegetali, medicine tratte da vegetali e ani- capire il mondo quanto come capire i testi sacri.
mali, metalli, pittura, pietre e gemme. Appa- Per fare un solo esempio, Bartolomeo Anglico
rentemente questa enciclopedia manca di (De proprietatibus rerum, XIII secolo) dirà che
struttura, ma in effetti Plinio parte dai cieli, poi egli parla della natura delle cose «ad intelli-
si occupa di geografia, demografia ed etnogra- genda enigmata scripturarum, que sub symbo-
fia, quindi di antropologia e fisiologia umana, lis et figuris proprietatum rerum naturalium et
di zoologia, botanica, agricoltura, giardinag- artificialium a Spiritu Sancto sunt tradita et ve-
gio, farmacopea naturale, medicina e magia, lata».
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si, colori, suoni, odori, pesi e misure, liquidi. Arbor aeviternitalis (i regni dell’oltretomba),
Bartolomeo sta attenendosi a un ordine filo- Arbor maternalis (mariologia), Arbor christiana-
sofico di origine aristotelica, in quanto prima lis (cristologia), Arbor divinalis (degnità divine),
parla delle sostanze e poi degli accidenti. Pe- Arbor exemplificalis (i contenuti del sapere), Ar-
raltro i lettori medievali dovevano avvertire un bor quaestionalis (quattromila quesiti sulle va-
ordine là dove a noi appare soltanto un accu- rie arti).
mulo di notizie perché, come spiegherà Ugo di Con l’umanesimo e il Rinascimento può acca-
san Vittore (Didascalicon, XII secolo), l’organiz- dere che ci si ponga solo il problema dell’ordi-
zazione di un’enciclopedia aveva funzione ne, senza arrivare a «riempire» i tasselli di un
mnemonica: un dato ordine delle cose serviva indice arborescente, come accade nel 1491
a ricordarle, a ricordare il posto che esse assu- con Poliziano che propone il suo Panepistemon
mevano nell’immagine del mondo. In ogni ca- come un indice rigorosamente strutturato sot-
so, come in Plinio, le enciclopedie medievali to l’egida di una Filosofia quale mater artium;
raccoglievano tutti i dati, prendendo per buo- progetto che troviamo ripreso anche nella
na ogni notizia che fosse stata tramandata, re- Margarita philosophica di Gregor Reisch (Basi-
gistrando tutto ciò che i destinatari erano pre- leæ 1503), dove però l’indice (che appare co-
sunti sapere. Se per capire un messaggio misti- me schema iniziale, a orientare la consultazio-
co era necessario conoscere le proprietà ne) dà origine a seicento pagine di notizie.
dell’unicorno, era irrilevante per l’autore me- Sotto un’influenza lulliana, le Dialecticae Insti-
dievale che l’unicorno (alla cui esistenza peral- tutiones (Parisiis 1543) e la Dialectique (Paris
tro egli credeva fermamente) fosse o meno 1555) di Pierre de la Ramée (Pietro Ramo) pro-
leggendario. pongono un metodo rigoroso per enumerare
Gradatamente le enciclopedie tendono a ren- in ordine, senza ripetizioni od omissioni, tutte
dere più evidente l’ordine che le governa: nel le parti del sapere – e il progetto verrà ripreso
XIII secolo, lo Speculum Majus di Vincenzo di nella Encyclopaedia septem tomis distinta di
Beauvais, coi suoi 80 libri divisi in 9885 capi- Johann Heinrich Alsted (Herbornae Nassovio-
toli, ha già l’organizzazione di una summa sco- rum 1620). Qui, partendo da una serie di Prae-
lastica. Lo Speculum naturale è ispirato a un cognita disciplinarum, si passa agli strumenti di
criterio rigorosamente examerale (il creatore, indagine (lexica, grammatica, retorica, logica,
il mondo sensibile, la luce, il firmamento e i oratoria e poetica) per affrontare i temi delle
cieli, e così via, per arrivare agli animali, alla maggiori questioni della cosiddetta «Filosofia
formazione del corpo umano e alla storia teoretica» (metafisica, pneumatica, fisica, arit-
dell’uomo). Lo Speculum Dottrinale si occupa metica, geometria, cosmografia, uranometria,
del mondo umano e comprende le lettere (fi- geografia, ottica, musica), e quindi della «Filo-
losofia, grammatica, logica, retorica, poetica), sofia pratica» (etica, economica, politica, sco-
la morale, la meccanica e le tecniche. Mentre lastica), per passare alla teologia, alla giuri-
lo Speculum morale rappresenta una sorta di sprudenza, alla medicina, alle arti meccaniche
parentesi di carattere etico, lo Speculum histo- e a una serie di discipline non meglio organiz-
riale si occupa della storia umana ovvero della zate (farragines disciplinarum) come mnemoni-
storia della salvezza e ha una struttura crono- ca, storia, cronologia, architettonica, sino a
logica. L’ordine assume una funzione prepon- questioni come eutanasia, ginnastica, tabac-
derante, tra XIII e XIV secolo, con gli alberi della cologia. Su ispirazione alstediana nel 1587
scienza di Raimundo Lullo che contemplano Christophe de Savigny presenta un Tableaux
un Arbor elementalis (oggetti del mondo sublu- accomplis de tous les arts libéraux, dove i rapporti
nare composti dei quattro elementi, fuoco, tra discipline sono visti non più secondo una
aria, acqua e terra, con pietre, alberi, animali), struttura arborescente e fortemente gerarchiz-
Arbor vegetalis, arbor sensualis, arbor imaginalis zata, ma secondo un primo accenno di struttu-
(le immagini mentali che sono le similitudini ra a rete. In questo clima culturale si fa strada
delle cose rappresentate negli altri alberi), Ar- il progetto di una «Pansofia», forma di sapien-
bor humanalis (memoria, intelletto, volontà e za universale che comprendesse l’intera enci-
le varie scienze e arti), Arbor moralis (virtu e vi- clopedia del sapere, prefigurato nei cosiddetti
zi), Arbor imperialis (governo), Arbor apostolica- «Teatri del Mondo», architetture ideali che mi-
lis (la chiesa), Arbor caelestialis (astrologia e rano a costituire una silloge di ogni cosa me-
astronomia), Arbor angelicalis (angelologia), morabile, a metà strada tra una mnemotecnica
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non è per Porfirio il Dio cristiano ma una divi- sensitivo, animato, razionale o mortale sono
nità pagana di cui è possibile predicare anima- accidenti rilevabili in termini di conoscenza
lità, in quanto vivente e sensitivo): del mondo ed è in base al comportamento di
un essere che si comprende se è animato o ra-
zionale, se cioè esprime capacità raziocinative
attraverso il linguaggio), ma in ogni caso le
sue finalità sono quelle di un dizionario, dove
le differenze sono condizioni necessarie e suf-
ficienti per distinguere un essere da un altro e
rendere il definiens coestensivo al definiendum,
così che, «se animale razionale mortale, allora
necessariamente uomo», e viceversa. Tuttavia,
nella sua forma canonica, questo albero di-
stingue in modo logicamente soddisfacente
dio dall’uomo ma non, poniamo, l’uomo dal
cavallo. Se si dovesse definire il cavallo, l’albe-
ro dovrebbe essere arricchito da disgiunzioni
successive: per esempio si dovrebbe dividere
gli animali in mortali e immortali, e la specie
sottostante degli animali mortali in razionali
(uomini) e irrazionali (cavalli – anche se sfor-
tunatamente questa suddivisione non permet-
te di definire asini, gatti o cani). Ma a questo
Si dovrebbe dire che, dal punto di vista odier- punto non si potrebbe reintrodurre nell’albero
no di una distinzione tra dizionario ed enciclo- il dio. La sola soluzione sarebbe quella di por-
pedia, l’albero di Porfirio inserisce con le diffe- re due volte (almeno) la stessa differenza sotto
renze delle proprietà enciclopediche (essere due generi diversi:
Ora, che la stessa differenza possa ricorrere soluzione più logica sarebbe che l’albero fosse costi-
due volte sotto due generi diversi (purché non tuito da sole differenze, proprietà che possono
subordinati) lo ammetteva anche Aristotele in articolarsi in alberi diversi a seconda delle co-
Topici (I, 6, 144 b): «L’animale terrestre e l’ani- se da definire, e abolendo la distinzione tra so-
male volatile sono infatti generi non contenuti stanze e accidenti. Ora un reticolo di sole dif-
l’uno nell’altro, eppure la nozione di bipede è ferenze che possono essere organizzate in mo-
differenza di entrambi». Ma se la stessa diffe- di diversi (e secondo gerarchie diverse a se-
renza può ricorrere più volte viene compro- conda dei contesti) è appunto quello che si
messa la finitezza e la purezza logica dell’albe- definisce come modello a enciclopedia. Infatti
ro, che può esplodere in un pulviscolo di diffe- Boezio in De divisione (VI, 7) suggeriva che so-
renze. Anzi, se si considera che le specie sono stanze come la perla, l’ebano, il latte e alcuni
una congiunzione di genere e differenza, e il accidenti come bianco e liquido, possano dare
genere superiore è a propria volta congiunzio- origine ad alberi alternativi. In uno, per esem-
ne di altro genere più differenza (e pertanto pio, dato un genere «cose liquide», di cui sa-
generi e specie sono astrazioni, finzioni intel- rebbero differenze «bianco/nero», avremmo le
lettuali che servono a riassumere diverse orga- due specie del «latte» e dell’«inchiostro»;
nizzazioni di differenze, ovvero di accidenti), la nell’altro il genere «cose bianche», attraverso
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cat-kind e il dog-kind, quest’ultimo dividendosi simboli non stanno al posto di un’idea ma in-
in «europei» ed «esotici», gli europei in «anfi- vece di essa. Quando poi pensa in termini di re-
bi» e «terrestri», i terrestri in «più grandi» (ca- censione del sapere universale Leibniz assu-
ne/lupo) e «più piccoli» (volpe/tasso). Non so- me una posizione nettamente diversa, e in vari
lo rimane impossibile distinguere il cane dal scritti paragona un’enciclopedia a una biblio-
lupo ma anche l’informazione che i «caratteri» teca come inventario generale di tutte le cono-
dell’alfabeto wilkinsiano trasmettono è sol- scenze. Nel Consilium de Encyclopaedia nova
tanto che il cane (Zita nella lingua universale), conscribenda methodo inventoria del 1679 propo-
è «primo membro della prima coppia specifica ne un’enciclopedia che consideri grammatica
della quinta differenza del genere Bestie». È razionale, logica, arti della memoria, matema-
solo andando a leggere le densissime tavole tica universale e sue applicazioni tecniche (ge-
enciclopediche che Wilkins fa seguire alle clas- odesia, architettura, ottica), meccanica, scien-
sificazioni che si apprende che i vivipari con le za delle proprietà fisiche e chimiche dei corpi,
zampe hanno piedi con dita, i rapaci hanno cosmografia, mineralogia, botanica e agrono-
usualmente sei incisivi aguzzi e due lunghe mia, biologia e medicina animale, morale,
zanne per trattenere la preda, i dog-kind hanno geopolitica e teologia naturale. Ma l’enciclo-
la testa rotonda e per questo si distinguono pedia deve rimanere, come per Bacon, aperta:
dai cat-kind che l’hanno invece più oblunga, i il suo ordine sarà scoperto a mano a mano che
più grandi tra i canidi si suddividono in «do- la scienza progredisce, ed essa deve compren-
mestico-docili» e «selvaggi-ostili alle pecore»: dere anche le conoscenze non scritte che si
e solo così si comprende la differenza tra cane trovano disperse tra uomini di diverse profes-
e lupo. La lingua filosofica di Wilkins tassono- sioni. In Nouveaux essais sur l’entendement hu-
mizza ma non definisce. Per definire, il sistema main del 1703 si ricorda che essa dovrebbe
deve fare ricorso a una raccolta di informazioni avere «molti rinvii da un luogo all’altro, dato
espresse in linguaggio naturale che hanno ap- che la maggior parte delle cose può essere vi-
punto il formato di una enciclopedia sta da diverse prospettive, e una verità può
Sin dal XVII secolo s’inizia a intravedere quale avere collocazioni diverse secondo i suoi di-
fosse il tarlo segreto che minava quei progetti versi rapporti: coloro che sistemano una Bi-
e il primo ad avvertirlo è Leibniz. Leibniz a blioteca non sanno sovente dove porre certi li-
vent’anni scrive una Dissertatio de arte combina- bri, rimanendo indecisi tra due o tre colloca-
toria (Lipsiae 1666) di esplicita ispirazione lul- zioni egualmente convenienti». Leibniz sta
liana e perseguirà per tutta la vita l’ideale di pensando a un’enciclopedia che diremmo po-
una characteristica universalis, una lingua razio- lidimensionale, dove si stabiliscono intercon-
nale, basata su un numero ridotto di primitivi nessioni multiple e trasversali.
e regole logiche, che permetta ai saggi di sede- In effetti Leibniz anticipa il progetto che sarà
re intorno a un tavolo e pervenire alla verità poi teorizzato da D’Alembert a inizio dell’En-
all’insegna di un «calculemus». Ma si convince cyclopédie ed è su suggestioni leibniziane che
ben presto che non c’è alcuna certezza che i con l’illuminismo si delineano i presupposti
termini primitivi cui si perviene non siano ul- per una critica a qualsiasi tentativo di fondare
teriormente scomponibili e che al massimo un sistema a priori delle idee. L’enciclopedia
essi possono essere postulati come tali per la illuminista si vuole critica e scientifica: non ri-
comodità del calcolo. In effetti egli è maggior- nuncia a registrare tutte le credenze, anche
mente interessato alla forma delle proposizio- quelle ritenute erronee, ma le denuncia come
ni che il calcolo può generare che non ai signi- tali (si veda per esempio la voce «Licorne»,
ficati dei termini. Egli paragona infatti la sua che sembra descrivere l’animale secondo la
characteristica a un’algebra che possa esercitar- tradizione, ma sottolineandone la natura leg-
si, con rigore quantitativo, su nozioni qualita- gendaria), e sul modello di quelle antiche in-
tive. La characteristica, come l’algebra, dovreb- tende rendere ragione di tutti i saperi umani,
be essere una forma di «pensiero cieco» (cogi- anche quelli popolari connessi alle arti e ai
tatio caeca) che permetta di condurre calcoli, mestieri. Si regge su una classificazione preli-
pervenendo a risultati esatti, su simboli del minare dei saperi ma essendo in ordine alfa-
cui significato non si riesce ad avere una idea betico non la rivela, se non in un piano inizia-
chiara e distinta. Così facendo Leibniz ha dato le. In effetti nelle pagine introduttive, dovute a
avvio agli sviluppi di una logica formale dove i D’Alembert, si dice che «il sistema generale
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Questa tipica rappresentazione a dizionario mantica (gli stalloni sono maschi è dotato di sen-
consentirebbero di risolvere i seguenti proble- so mentre uno stallone femmina è semantica-
mi: sinonimia e parafrasi (una pecora è un ovino mente anomalo ); ridondanza (stallone maschio
femmina); similarità e differenza (ci sono tratti è ridondante); ambiguità (il fatto che un toro
in comune tra pecora e giumenta, o tra giu- sia un bovino esclude i sensi del termine omo-
menta e stallone, mentre si può stabilire in ba- nimo che rinvia a una figura della topologia);
se a quali altri tratti essi si distinguono); anto- verità analitica (gli stalloni sono maschi è analiti-
nimia (stallone è antonimo di giumenta); iponi- camente vero, perché la definizione del sog-
mia e iperonimia (equino è l’iperonimo di cui getto contiene il predicato); contraddittorietà
stallone è l’iponimo); sensatezza e anomalia se- (non ci sono giumente maschi); sinteticità (che
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le pecore producano lana non dipende dal di- to che essi dipendano dalla nostra esperienza
zionario bensì dalla conoscenza del mondo); del mondo, ovvero che vi siano (come suggeri-
inconsistenza (questa è una pecora e questo è un va Russell) «parole-oggetto» il cui significato
montone non possono essere egualmente veri noi apprendiamo direttamente per ostensio-
se riferiti allo stesso individuo); contenimento e ne, e «parole di dizionario» che possono esse-
implicitazione semantica (se montone allora ovi- re definite attraverso altre parole di dizionario
no). Se tuttavia «ovino» o «equino» fossero – ma Russell è stato il primo a riconoscere che
primitivi, essi servirebbero a definire solo una pentagramma sia per la maggioranza dei par-
porzione molto ristretta di termini concernenti lanti una parola di dizionario, mentre sarebbe
parte del regno animale. Quanti tratti sarebbe- una parola-oggetto per un bambino cresciuto
ro necessari per definire tutti i termini di un in una stanza la cui tappezzeria riproduce dei
qualsiasi lessico? E come definire un tratto pentagrammi. Si è proposto il requisito
«primitivo»? dell’adeguatezza (i primitivi dovrebbero servire
Si è detto che i primitivi sono idee innate di a definire tutte le parole) ma, se si considera-
stampo platonico, ma neppure Platone è riu- no come primitivi sufficienti a definire il con-
scito a stabilire in modo soddisfacente quali e cetto di scapolo tratti come «umano maschio
quante siano le idee universali innate (o c’è adulto non sposato», perché pare inadeguato
una idea per ogni genere naturale, come la ca- chiamare scapolo il Papa, un omosessuale, un
vallinità, e allora la lista è aperta, o ci sono po- vedovo o un enuco? Occorrerebbe aggiungere
che idee molto più astratte, come l’«uno», i altre costrizioni (per es., uno scapolo è un
«molti», il «bene», i concetti matematici, che umano adulto non sposato che non abbia fatto
non bastano a distinguere il significato dei ter- voto di castità), ed ecco che avremmo introdot-
mini lessicali). Si è detto che i primitivi sono to nella definizione elementi enciclopedici. Si
elementi di un insieme tale che, per virtù della sono proposti i requisiti della indipendenza (i
relazione sistematica tra i suoi termini, esso primitivi non devono dipendere per la loro de-
non possa che essere finito: ma questo sareb- finizione da altri primitivi) e della non ulteriore
be un albero di Porfirio semplificato ovvero un interpretabilità, ma neppure «umano» sembra
albero di generi e specie buono solo per la essere non ulteriormente definibile se si con-
classificazione. È difficile stabilire la primitivi- sidera tutto il dibattito su aborto e clonazione
tà distinguendo tra proprietà analitiche e pro- che si svolge proprio intorno alla definizione
prietà sintetiche, da che la distinzione è stata di essere umano. In realtà in un lessico ogni
severamente criticata da Quine, anche perché termine è potenzialmente interpretabile attra-
la nozione di analiticità è del tutto circolare verso altri termini dello stesso lessico, o altri
(se è analitica una proprietà contenuta nella artifici semiotici, secondo il criterio di inter-
definizione di un termine essa non può essere pretanza e semiosi illimitata stabilito da Ch.S.
criterio per stabilire la appropriatezza di una Peirce. Infine, se i primitivi sono radicati nel
definizione di dizionario). È anche escluso che nostro modo di pensare, si è suggerito il crite-
la differenza sia posta tra proprietà necessarie e rio della universalità. Certamente è possibile
contingenti, perché se fosse necessario che un che siano universali certe esperienze legate al
gatto sia mammifero e contingente che miago- nostro corpo, come sopra/sotto, mangiare/dor-
li, allora «necessario» altro non vorrebbe dire mire, nascere/morire, ma anzitutto non è pensa-
che «analitico». Si è proposto che un requisito bile che attraverso queste idee si possano de-
per un pacchetto di primitivi sia la finitezza (i finire tutti gli oggetti ed eventi dell’universo, e
primitivi dovrebbero essere in numero limita- in secondo luogo universale non significa pri-
to, visto che sarebbe antieconomico avere tan- mitivo, dato che un concetto universale come
ti primitivi quanto i lemmi da definire) ma è morire richiede di essere ulteriormente defini-
proprio il regesto di questo numero finito di to, come mostra il dibattito sull’ostinazione
atomi semantici che si è rivelato sinora pro- terapeutica e l’espianto di organi.
blematico. Si è suggerito che i primitivi siano Di fronte a queste critiche, verso la metà del
concetti semplici, ma è difficile definire un con- secolo scorso si è fatta sempre più strada, spe-
cetto semplice (sembra più semplice e imme- cie nell’ambito delle semantiche cognitiviste, la
diato il concetto di topo che non quello di persuasione che la competenza linguistica sia
mammifero, ed è più semplice definire termini sempre enciclopedica e che nella rappresenta-
come infarto che verbi come fare). Si è suggeri- zione semantica non si possano porre (se non
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(ii) il formato della rete da attivare è prescritto gio. Sembra che per comprendere un testo, o il
dai contesti e dalle circostanze di enunciazio- significato di una parola, si abbia bisogno di
ne (per cui se qualcuno usa la parola toro di- un’ontologia soggiacente. Ma ci sono casi in
scutendo di topologia si costituisce una rete cui è l’inatteso uso di una parola o di una serie
che concerne oggetti matematici e si escludo- di enunciati che, per dare senso al testo in cui
no tutti i concetti che riguardano il regno ani- essa appare, impone di ipotizzare un’ontolo-
male). In tal senso, anche se in un’enciclope- gia inedita. Tale è il caso delle metafore che
dia ideale non vi sono più differenze tra pro- sovente, per essere comprese, richiedono che
prietà necessarie e proprietà contingenti, si si individui una nuova organizzazione catego-
deve tuttavia concedere che in una data cultu- riale. Come diceva Black, «alcune metafore ci
ra certe proprietà appaiano più resistenti alla rendono capaci di vedere aspetti della realtà
negazione di altre, perché più salienti (sino a che la stessa produzione di metafore aiuta a
una modificazione di usi e costumi rimane dif- costituire. Ma non c’è nulla da stupirsi se si
ficile dire che qualcosa sia una scatola negando pensa che il mondo è certamente il mondo
che possa contenere oggetti). sotto una certa descrizione – o un mondo visto
Nelle più recenti ricerche di intelligenza artifi- da una certa prospettiva. Certe metafore pos-
cale e scienze cognitive il tema delle reti se- sono creare tale prospettiva». Aristotele dice-
mantiche ha dato origine a una teoria delle on- va che l’invenzione di una bella metafora
tologie. Malgrado l’uso improprio di un concet- «mette sotto gli occhi» per la prima volta un
to come ontologia, che ha ben altra valenza fi- rapporto inedito tra due cose: questo significa
losofica, si parla in tal senso dell’organizzazione che la metafora impone una riorganizzazione
categoriale di una porzione di universo che può del nostro sapere e delle nostre opinioni. Per
assumere la forma di un qualsiasi tipo di albe- es. in Retorica (1405 a) si cita la metafora per
ro classificatorio o di rete semantica. In un’on- cui i pirati vengono detti provveditori o fornitori.
tologia la relazione semantica più comune è la Ora, prima dell’apparizione di questa metafora
relazione di sussunzione (che ha riconosciuta- non c’era nulla che accomunasse un onesto
mene come suo capostipite l’Arbor Porphyria- mercante che acquista, trasporta per mare e
na), ma vi sono ontologie della forma «parte- poi rivende le sue mercanzie, e un pirata che le
di», e si considerano varie forme di grafi, sia mercanzie altrui le ruba. L’arguzia metaforica
quelli in cui ogni nodo ha un singolo superor- consiste nel costringere a individuare un’orga-
dinato sia altri più complessi, che prevedono nizzazione gerarchica di proprietà che al livello
eredità multiple, dove un nodo può derivare inferiore distingua un’azione violenta da una
proprietà da ciascun nodo superordinato o da pacifica, ma ai livelli superiori accomuna ge-
tutti. Si discute se le ontologie debbono esse- nere e specie di coloro che operano una trasla-
re adeguatiste, e cioè massimali, o riduzioniste, zione di mercanzie via mare. Così la metafora
e cioè riferite a un solo universo di discorso. Di suggerisce inopinatamente una funzione so-
solito si concede che il dominio di un’ontolo- cialmente utile del pirata, facendoci al tempo
gia non debba essere completo ma soltanto stesso sospettare che vi sia qualcosa di truffal-
coprire l’area d’interesse di chi la produce, ma dino nell’operazione del venditore. In tal mo-
in genere un’ontologia si presenta sempre co- do il campo categoriale si riorganizza non più
me una porzione, sia pure ristretta, di enciclo- intorno a considerazioni morali o legali bensì
pedia. Nell’immensa letteratura in argomento intorno a operazioni economiche. Tutte que-
talora le cosiddette ontologie sono solo inge- ste possibilità non erano contemplate dalle
nui diagrammi per evidenziare legami o diffe- rappresentazioni a dizionario, sempre basate
renze assolutamente intuitive, oppure mere su un’ontologia minimale e prefissata. Pertan-
stenografie o artifici mnemonici. Ma la varietà to è il concetto di enciclopedia che rende me-
dei modelli suggerisce che, se essi riflettesse- glio ragione delle nostre operazioni cognitive
ro stati e strutture della nostra mente, questo e del modo in cui comprendiamo sia termini
vorrebbe dire che il nostro cervello articola la isolati che testi, e siamo in grado di trarne in-
sua competenza attraverso strutture di vario ferenze.
genere a seconda del problema da risolvere o U. Eco
memorizzare. BIBL.: storia – M. FOUCAULT, Les Mots et les Choses, Pa-
La tematica delle ontologie suggerisce alcune ris 1966, tr. it. di E. Panaitescu, Le parole e le cose, Mi-
riflessioni sulle proprietà creative del linguag- lano 1967; A. PONS, L’avventura dell’Enciclopedia, in
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Napoli 1954; AA.VV., Enciclopedia e sapere scientifico. ciali, in continuità con l’insegnamento vetero-
Il diritto e le scienze sociali nell’Enciclopedia giuridica testamentario ed evangelico, mantengono sal-
italiana, a cura di A. Mazzacane - P. Schiera, Bolo- do il principio della bontà di tutta la creazione
gna 1990. e della liceità delle nozze e della generazione.
➨ DIRITTO, FILOSOFIA DEL. Ireneo di Lione (Adversus haereses, I, 28, 1) e
Clemente Alessandrino (Stromata, III, 6, 45, 1-
ENCRATISMO. – Termine che designa un fe-
Encratismo 55, 5; III, 9, 63, 1-67, 2) confutano le posizioni
nomeno manifestatosi all’interno del cristia- di «eretici» denominati «encratiti» (enkrateis),
nesimo a partire dai primi decenni del II seco- di cui antesignani sarebbero stati il siro Tazia-
lo in una varietà di forme, accomunate dal ri- no (Stromata, III, 3, 12, 81, 1-90, 5), che definiva
fiuto delle nozze, e talora anche dei cibi carnei, le nozze «corruzione e fornicazione», e Giulio
come premessa indispensabile alla pratica Cassiano (Stromata, III, 13, 91, 1-93, 3). En-
della vita cristiana. Essa deriva dal sostantivo trambi fondavano il precetto dell’astensione
greco enkrateia che, con l’aggettivo enkratés e il dal matrimonio sull’identificazione di esso
verbo enkrateuein, nella sua accezione origina- con il peccato adamico. Si configura pertanto
ria esprime l’idea di un «potere-forza» (kratos) una motivazione protologica dell’enkrateia,
esercitato su qualcuno o qualcosa. In partico- una volta che l’unione fisica è considerata og-
lare, l’aggettivo enkratés definisce la capacità getto della trasgressione dei protoplasti e
di dominio dell’individuo sulla realtà circo- l’azione del Salvatore è rivolta all’abolizione di
stante o su se stesso. Da questa accezione, a tale pratica, al fine di restaurare l’uomo nella
opera della riflessione filosofica e soprattutto condizione paradisiaca, anteriore al peccato.
nell’ambito dell’etica socratico-platonica, ari- Gli stessi eresiologi, peraltro, denunziano un
stotelica e stoica, si svilupparono le nozioni di medesimo atteggiamento in altri ambienti che
«padronanza» e «dominio» esercitati dal sag- ugualmente si definivano cristiani ma stabili-
gio sulla sfera passionale, e l’enkrateia assunse vano una frattura radicale fra l’economia vete-
il significato di «temperanza», senza tuttavia rotestamentaria, il cui dio creatore era consi-
implicare rigorose forme di astensionismo né derato un demiurgo inferiore, spesso franca-
rifiuto dell’esercizio della sessualità. In tal mente malvagio, e quella evangelica, impli-
senso l’enkrateia occupa una posizione di rilie- cante la manifestazione di un Salvatore tutto
vo all’interno della sfera dei valori etici secon- spirituale, solo in apparenza dotato di un cor-
do Filone Alessandrino, in cui la matrice giu- po (docetismo), proveniente da una divinità
daica si compone con elementi filosofici elle- somma, trascendente e sconosciuta. Secondo
nici, di marca soprattutto platonica e stoica, e la formulazione più comune, in questa pro-
viene recepita dai primi scrittori cristiani quale spettiva l’uomo, creatura del demiurgo per la
«temperanza» da esercitare nell’intero spettro sua componente somatica, racchiude in sé
dei comportamenti umani. Tuttavia in alcuni una parte spirituale (anima o spirito) consu-
ambienti cristiani, con motivazioni diverse (di stanziale alla divinità somma e allo stesso Sal-
radicale ascetismo, spesso a intensa carica vatore, solitamente identificato con il Gesù dei
escatologica nella certezza dell’imminenza Vangeli. La liberazione di tale sostanza si rea-
della parousia di Cristo e della fine dei tempi, lizza attraverso la «gnosi», ossia attraverso il
ovvero su base ontologica, nella prospettiva riconoscimento di tale situazione ontologica
dualistica di condanna della materia e della rivelata da Gesù, alla quale in molti casi si ac-
corporeità come realtà negative contrapposte compagna un rigoroso astensionismo da ogni
all’anima o allo spirito) si constata, già a par- attività sessuale. In questi ambienti, che il co-
tire dalla 1 Tim 4, 1-5, l’esistenza di atteggia- mune riferimento alla «gnosi» dualisticamen-
menti di rifiuto totale delle nozze e talora an- te intesa permette di accomunare nella deno-
che delle carni, qualificati dall’autore «paoli- minazione convenzionale di «gnosticismo»,
no» come ispirati dagli «spiriti dell’errore». Si l’enkrateia ha dunque una precisa motivazione
configura pertanto una tensione assai forte fra ontologica (negatività radicale della materia e
quanti sostengono siffatta posizione e quanti di tutte le connesse attività) che peraltro talo-
invece la respingono, assumendo presto il ra si accompagna a quella protologica, indi-
confronto le forme di un conflitto tra «eresia» candosi nelle nozze praticate dai protoplasti
e «ortodossia», poiché la maggioranza delle l’inizio del decadimento dell’umanità e di una
comunità cristiane e i loro rappresentanti uffi- sua sempre più forte soggezione alle leggi ti-
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sapere senza, tendenzialmente, preclusioni si- 1743, 3 voll.) e per l’Essai sur le mérite et la vertu
stematiche. (ivi 1745); ma l’iniziativa editoriale ottenne si-
F. Barone curo successo quando d’Alembert, membro
BIBL.: D. ZOLO, Scienza e politica in Otto Neurath, Mi- dell’Accademia reale delle scienze, assunse la
lano 1986; F. HOFMANN-GRÜNEBERG, Radikal-empiris- condirezione per la parte scientifica, assicu-
tische Wahrheitstheorie. Eine Studie über Otto Neura- rando così la collaborazione dei colleghi delle
th, den Wiener Kreis und das Wahrheitsproblem, Wien accademie di medicina e di belle lettere e del-
1988; N. CARTWRIGHT - J. CAT et al., Otto Neurath. le accademie delle province, in particolare di
Phylosophy between Science and Politics, Cambridge Montpellier.
1996; F. STADLER, Studien zum Wiener Kreis. Ur- Avviata con il primo volume nel 1751, interrot-
sprung, Entwicklung und Wirkung des logischen Em- ta nel 1752 dopo la comparsa del volume II e
pirismus im Kontext, Frankfurt am Main 1997. poi nel 1759 dopo il VII, l’Encyclopédie prese ad
essere pubblicata clandestinamente nono-
ENCYCLOPÉDIE. – L’Encyclopédie, ou Dic-
Encyclopédie stante che il re avesse tolto il privilegio di
tionnaire raisonné des sciences, des arts et des stampa e l’opera fosse stata condannata dal
métiers, par une Société de gens de lettres. Mis en pontefice Clemente XIII. Ma la crisi più grave si
ordre et publié par M. Diderot, et, quant à la par- ebbe a causa dei dissidi interni, soprattutto
tie mathématique, par M. d’Alembert, è l’opera dopo il ritiro di d’Alembert (1758), che si rifiu-
più significativa dell’illuminismo francese (Pa- tò di «servire alla ragione» in uno stato di per-
ris 1751-72, 28 voll.; supplementi in 5 voll., petua apprensione; così pure per dissensi in-
Amsterdam 1776-77; tavola analitica, 2 voll., a terni ritirarono la loro collaborazione Rousse-
cura di F. Mouchon, ivi 1780; edizioni successi- au, Quesnay e Turgot. Solo la tenace fiducia di
ve: Lucca 1758-76, Livorno 1770-78, Genève Diderot riuscì ad assicurare la continuazione
1771-76, Genève-Neuchâtel 1777-79, Lausan- dell’impresa, favorita anche da circostanze
ne-Berne 1778-82; riproduzione della I edizio- quali il volgersi della pubblica opinione a favo-
ne: Stuttgart - Bad Cannstatt 1967; Parma-Mi- re degli enciclopedisti sotto l’influsso del mo-
lano 1970-79; edizione elettronica: Ency- vimento antigesuitico e la protezione accorda-
clopédie de Diderot et d’Alembert: tous les savoirs ta da Mme de Pompadour, dal ministro Choi-
et les lumières du XVIIIe siècle sur cd-rom, Mar- seul e da Malesherbes, nonché l’effettiva rico-
sanne 2000, 4 cd-rom). nosciuta utilità dell’opera; così nel 1765 fu
Nelle intenzioni dei primi ideatori ed editori completata la pubblicazione di tutti i 17 volu-
l’Encyclopédie non doveva esser altro che la tra- mi del testo; i volumi delle tavole erano allora
duzione e l’aggiornamento della Cyclopaedia: solo quattro, ma entro il 1772 si aggiunsero
or, an Universal Dictionary of the Art and Scien- anche gli altri sette.
ces (London 1728, 2 voll.) di E. Chambers. Così Queste vicende incisero assai sul valore
pure costituiva un precedente importante il dell’opera: particolarmente gli ultimi volumi
Dictionnaire historique et critique (Rotterdam riuscirono piuttosto affrettati e molti mano-
1697) di P. Bayle, che fu più volte riedito nei scritti – anche di Diderot – furono mutilati e ri-
primi decenni del XVIII secolo e contribuì a dif- maneggiati dagli editori, preoccupati di non
fondere l’esigenza di raccogliere in una «sum- suscitare reazioni che avrebbero compromes-
ma» tutto lo scibile del tempo. Nel 1746 l’edi- so l’esito dell’impresa. Decisi avversari
tore parigino Le Breton, dopo due vani tenta- dell’Encyclopédie furono i Gesuiti, editori dei
tivi fatti dapprima con l’inglese John Mills e il «Mémoires de Trévoux», che in essa vedevano
tedesco Gottfried Sellius e poi con l’abate De la tendenza a inoculare lo spirito irreligioso
Gua de Malves, si associò con tre altri editori nelle forme più sottili. Che Diderot fosse ateo
(Briasson, Durant e David) e, ottenuto il privi- era noto a tutti, tanto che Grimm nella sua
legio e l’approvazione reali, offrì a D. Diderot la Correspondance littéraire (V, p. 135) gli attribui-
direzione dell’opera. Fu appunto Diderot a va l’affermazione che non avrebbe esitato a sa-
consigliare all’editore un’impresa originale e crificare la vita se ciò fosse valso a togliere dal-
più ampia. Egli non era nuovo a questo genere la vita dell’uomo l’idea di Dio; eppure gli artico-
di lavoro, essendo impegnato nella traduzione li di carattere teologico e religioso dell’Encyclo-
del Dictionnaire universel de médecine (Paris pédie non avevano nulla o quasi di eterodosso,
1746-48, 6 voll.) di R. James, ed era abbastanza sicché Voltaire non nascose il suo fastidio per
conosciuto per una Histoire de la Grèce (ivi la piattezza e l’ortodossia con cui vi si trattava-
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stanziale accordo con Condillac. Nella filoso- térêt de l’argent) sono in contrasto con i principi
fia morale appare predominante il motivo pra- dell’economia fisiocratica e i rispettivi autori
tico-utilitaristico, per cui il bene viene rappor- si mantengono su una posizione eclettica.
tato all’utile: Diderot plaude alle affermazioni D. Fiorot - G. Piaia
di de Prades, scrivendo che la certezza morale BIBL.: traduzioni: La filosofia dell’Enciclopedia, a cura
riposa sui fatti al pari di ogni scienza e sottoli- di P. Casini, Bari 1966 (contiene il Discours di
nea la considerazione che «i libri di morale d’Alembert, il Prospectus di Diderot e le voci Art e
non dovrebbero essere che una raccolta di Encyclopédie); L’Enciclopedia, a cura di A. Pons, Mila-
esperienze sullo spirito umano» (art. Certitu- no 1966, 2 voll.; Antologia di articoli e tavole dall’En-
de); nella voce Charité si esaltano i valori cyclopédie di Diderot e d’Alembert, a cura di M. Bon-
dell’amore operoso e fattivo contro le posizio- fantini - M. Bonfantini, Novara 1977; L’Enciclopedia
ni quietistiche e contemplative, mentre nella di Diderot e d’Alembert, a cura di K.H. Manegold, Le-
voce Christianisme si sottolinea la fondamen- gnano 1989; Enciclopedia, o Dizionario ragionato delle
tale funzione sociale della religione cristiana scienze, delle arti e dei mestieri, a cura di P. Casini, Ro-
come prova decisiva della sua veridicità. ma-Bari 2003 (contiene il Discours di d’Alembert e
Quanto alle numerose voci storico-filosofiche, un’ampia scelta di articoli).
esse furono in gran parte redatte da Diderot Studi generali sull’Encyclopédie: F. VENTURI, Le origini
mediante un sistematico quanto abile impie- dell’Enciclopedia, Firenze 1946 (Torino 19773); J.
go della Historia critica philosophiae di Brucker: PROUST, Diderot et l’Encyclopédie, Paris 1962 (Genève
1982); J. LOUGH, Essays on the Encyclopédie of Diderot
la mentalità fortemente critica del philosophe
and d’Alembert, London 1968; J. LOUGH, The Contri-
francese e le sue idee irreligiose vengono così
butors to the Encyclopédie, London 1973; J. PROUST,
a sovrapporsi al blando razionalismo wolffia- L’Enciclopédie: storia, scienza, ideologia (1965), Bolo-
no dell’erudito tedesco, facendo di certe voci – gna 1978; A. CALZOLARI - S. DELASSUS (a cura di), Es-
come Eclectisme e Epicuréisme – il manifesto di sais et notes sur l’Encyclopédie de Diderot et d’Alem-
una spregiudicata libertà di pensiero e di un bert, Parma-Milano 1979; R. DARNTON, The Business of
aperto materialismo. Enlightenment. A Publishing History of the En-
Nel campo del diritto e della politica gli artico- cyclopédie, 1775-1800, Cambridge (Massachusetts)
li furono per lo più redatti da de Jaucourt e ap- - London 1979; AA.VV., Notables Encyclopedias of the
paiono come la volgarizzazione delle dottrine Seventeenth and Eighteenth Centuries: Nine Predeces-
di Pufendorf, Barbeyrac e Burlamaqui. Basti sors of the Encyclopédie, Oxford 1981; W. TEGA, Arbor
qualche esempio: la voce Souveraineté è tolta scientiarum. Enciclopedie e sistemi in Francia da Dide-
da Pufendorf (Droit de la nature, I. VII, capp. 3- rot a Comte, Bologna 1984; E. MASS - P.-E. KNABE (a
8), così pure la voce Sociabilité (ibi, I. II, capp. 2, cura di), L’Encyclopédie et Diderot, Köln 1985; F.A.
4), mentre la voce État de nature è copiata te- KAFKER, The Encyclopedists as a Group. A Collective
stualmente dal capitolo II del Governo civile di Biography of the Authors of the Encyclopédie, Oxford
Locke. Rousseau nell’articolo Économie politi- 1996; E. VITALE (a cura di), Ragione e civiltà: la visione
que fa delle considerazioni interessanti sui illuministica del mondo nell’Encyclopédie di Diderot e
rapporti tra politica e morale, anticipando la d’Alembert, Milano 1998; P. QUINTILI, Illuminismo ed
tesi sostenuta nel Contrat social per cui la mo- Enciclopedia: Diderot, d’Alembert, Roma 2003.
rale nasce col formarsi della società. Non Su singoli aspetti e temi: R. HUBERT, Les sciences so-
mancano anche in questo settore collaborato- ciales dans l’Encyclopédie, Paris 1923; J.E. BARKER, Di-
ri legati alla dottrina tradizionale, come Bou- derot’s Treatement of the Christian Religion in the En-
cyclopédie, New York 1941; N.N. SCHARGO, History in
cher d’Argis: l’uomo nell’ordine provvidenziale
the Encyclopédie, New York 1947; P. CASINI, Gli enci-
è stato destinato «a coltivare la terra e ad aspi-
clopedisti e le antinomie del progresso, in «Rivista di Fi-
rare al bene supremo» (art. Droit public); esiste losofia», 66 (1975), pp. 236-256; A. BUCK, Der Renais-
una legge naturale assoluta anteriore a ogni sance-Humanismus aus der Sicht von Alemberts «Di-
costituzione politica, istituita per decreto divi- scours préliminaire de l’Encyclopédie» (1974), ristam-
no, «sorgente del bene e del male» (art. Natu- pa in A. BUCK, Studia humanitatis. Gesammelte
relle [loi]). Nel settore dell’economia prevale Aufsätze 1973-1980, Wiesbaden 1981, pp. 124-132;
l’influenza delle teorie fisiocratiche: si pensi P. SWIGGERS, Les conceptions linguistiques des En-
alla collaborazione di Quesnay e di Turgot e al- cyclopédistes, Heidelberg-Leuven 1984; S. SUPPA, Cit-
le lodi che Diderot rivolge alla dottrina del tà e cittadino nell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert,
«prodotto netto» (art. Agricolture, Hommes, Firenze 1993; O.W. HOLMES, Principles of Nature, Hu-
Laboureur), mentre altre voci (come Impôt, In- man Association and the Politics of Equality. Systemic
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und Kulturgeschichte des mittelalterlichen Regen- Nella filosofia di Enea l’influsso neoplatonico
burgs, Regensburg 1924. è evidente nell’uso e abuso di terminologia
A. Tognolo misterica, nell’importanza attribuita agli ora-
BIBL.: G. HAGEMANN, Metaphysik: ein Leitfaden für coli (lovgia) caldaici ed egiziani, nella defini-
akademische Vorlesungen sowie zum Selbstunterrichte, zione di Dio come bene, uno, principio, perfet-
Freiburg i.W. 19147; J. LISTL, s. v., in W. KASPER (a cura to, re ecc., nella struttura gerarchica del reale.
di), Lexikon für Theologie und Kirche, Freiburg i.W. Enea tuttavia non esita a respingere parecchie
1993-20013, vol. III, col. 641. tesi fondamentali del neoplatonismo: così, ol-
tre la tradizionale tendenza a conciliare Aristo-
ENEA DIGaza
Enea di GAZA. – Retore e filosofo cristiano, tele con Platone, la preesistenza delle anime,
vissuto tra il sec. V e il VI d. C. Su tutte le sue la metempsicosi, l’eternità del mondo, la pre-
notizie biografiche grava l’incertezza, ma pare esistenza della materia: correzioni queste al si-
che abbia compiuto gli studi di retorica in stema neoplatonico, che derivano con tutta evi-
Alessandria, dove avrebbe seguito anche le- denza dal cristianesimo, benché in Enea man-
zioni di filosofia del neoplatonico Ierocle, e chino menzioni dirette delle fonti cristiane.
che, tornato in patria, vi abbia aperto una Il Teofrasto fu pubblicato (con un’introduzione
scuola di retorica e forse anche di filosofia. La- critica di D.C. Wernsdorf, commento di Barth e
sciò venticinque lettere dal contenuto vario e tr. lat. di A. Traversari) da Boissonade, Paris
occasionale, non filosofico (in R. Hercher, Epi- 1836; quindi in J.-P. Migne Patrologiae cursus
stolographi graeci, Paris 1873; e, più recente- completus, Series I,: [Patres] Ecclesiae Graecae,
mente, in Enea di Gaza, Epistole, a cura di L. 161 voll. in 167 tomi, Paris 1857-66, 85, coll.
Massa Napolitano, Napoli 19622). 871-1004 (che probabilmente non fa che ripro-
Il suo scritto filosoficamente più significativo è durre la vecchia ediz. di F. du Duc); e, più re-
il Teofrasto, composto con ogni probabilità tra centemente, da M.E. Colonna, Napoli 1958
il 485 e il 490 d. C.; si tratta di un dialogo fra tre (sul lavoro critico che resta da fare, confronta
le indicazioni di Alain Segonds, art. n. 64
personaggi: Egitto (che non interviene quasi
Ainéas de Gaza, in R. Goulet [a cura di], Diction-
mai), Teofrasto (l’interlocutore pagano) ed
naire des philosophes antiques, vol. I, Paris 1989,
Eussiteo (il portavoce delle opinioni dell’auto-
pp. 82-87, p. 86). Come è noto da tempo, l’Am-
re) su tre argomenti: l’anima, il mondo, la ri-
monio di Zaccaria contiene, oltre a due citazio-
surrezione del corpo. Quanto all’anima, Eussi-
ni testuali, una cospicua serie di allusioni, imi-
teo sostiene, tra le altre cose, che l’anima è tazioni e riprese del Teofrasto (cfr. soprattutto
creata immediatamente da Dio all’atto di unir- Zaccaria Scolastico, Ammonio, a cura di M.
si con il corpo. Intorno all’origine e fine del Minniti Colonna, Napoli 1973, p. 237).
mondo, viene confutata l’opinione che vuole il E. Corsini
mondo increato e senza inizio: esso è stato BIBL.: M. WACHT, Aeneas als Apologet. Seine Kosmolo-
creato da Dio e ha avuto un inizio nel tempo. gie im Verhältnis zum Platonismus, in «Theophania»,
La dimostrazione di ciò si fonda su una prova 21 (1969).
divenuta tradizionale, almeno dai tempi della
Stoa di mezzo: il mondo finirà perché è com- ENERGETISMO (energetism; Energetismus;
Energetismo
posto di parti eterogenee e sottoposto al dive- énergétisme; energetismo). – È un indirizzo filo-
nire. Quanto alla risurrezione del corpo, l’ani- sofico, che, partendo da una dottrina scientifi-
ma, dice Enea, risorgerà con un corpo lumino- ca (l’«energetica»), riduce a energia la sostan-
so che sarà identico a quello posseduto duran- za di tutto il reale. Il suo maggiore rappresen-
te la vita, perché risponde a giustizia che lo tante è W. Ostwald, secondo il quale l’energe-
stesso corpo, che ha meritato o demeritato, tismo si oppone al materialismo, perché, men-
partecipi al premio o al castigo. La ricomposi- tre una materia a sé sarebbe semplicemente
zione del corpo al momento della risurrezione inerte, e perciò impercepibile e inesistente, i
avverrà in virtù di un elemento formale, che nostri sensi, invece, sono sempre stimolati da
Enea chiama il principio della forma (tou' energie (acustiche, luminose, tattili ecc.); la
ei[dou" oJ lovgo"), il quale non va soggetto alla realtà è tutta energia, attuantesi in centri e
corruzione e, a guisa di un seme, ricomporrà il campi di forza. L’energetismo si oppone al
corpo, ricostituendo infallibilmente gli ele- meccanicismo, in quanto sostiene che il solo
menti originari. moto locale non può dare la spiegazione e la
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ma di energia, che si manifesta soltanto quan- gnifica, come aveva intuito Leibniz, che la fa-
do si verificano opportune condizioni fisiche, cultas agendi non va perduta: quando in un si-
si chiama appunto energia potenziale o di posi- stema conservativo diminuisce l’energia po-
zione. L’energia cinetica è invece quella forma di tenziale, aumenta di altrettanto l’energia cine-
energia meccanica associata al movimento di tica e viceversa. Un esempio meccanico di
un corpo, la quale è talvolta chiamata forza vi- continua trasformazione reciproca di energia
va. La misura di questa forma di energia fu og- potenziale in cinetica si ha nel pendolo: la sua
getto di una lunga controversia tra i cartesiani energia è tutta potenziale quando esso si trova
e Leibniz. Nella celebre memoria del 1686, in- in una posizione estrema, tutta cinetica quan-
titolata Demonstratio erroris memorabilis Carte- do passa per la posizione d’equilibrio; si va
sii, Leibniz stabilì che la forza viva era uguale al continuamente mutando da cinetica in poten-
prodotto del corpo (cioè della massa) per il ziale nei tratti ascendenti, da potenziale in ci-
quadrato della velocità. Correzioni successive netica nei tratti discendenti.
della formula leibniziana mostrarono che in Ma ben presto ci si accorse che il precedente
realtà l’energia cinetica è uguale al semipro- principio di conservazione cadeva in difetto in
dotto della massa per il quadrato della veloci- tutti i fenomeni meccanici reali, a eccezione
tà: un corpo di massa m che si muove con ve- dei moti planetari. P. es., qualunque pendolo,
locità v possiede infatti un’energia cinetica pa- dopo aver oscillato per qualche tempo, si fer-
ri a mv2/2. ma; la sua energia meccanica è scomparsa:
Alla fine del Settecento e nella prima metà questo sistema, in cui si calcolano solo le
dell’Ottocento, i problemi sollevati dai primi energie meccaniche, non sembra dunque con-
sistemi di sfruttamento industriale della mac- servativo, ma dissipativo. La scoperta che il ca-
china a vapore favorirono un’importante svol- lore è una forma di energia e che l’energia
ta concettuale nello sviluppo delle nozioni meccanica si può trasformare in calore e vice-
correlate di energia e di lavoro. La loro impor- versa, consentì di riaffermare che il pendolo
tanza venne chiaramente evidenziata da J. rappresenta un sistema conservativo, perché
Watt nei suoi studi sul miglioramento delle nella serie delle sue trasformazioni la somma
macchine a vapore. Ma bisogna arrivare dell’energia meccanica e termica rimane co-
all’opera di Poncelet (Introduction à la méchani- stante. Nel caso del pendolo, infatti, l’energia
que industrielle, Paris 1829) per trovare una raf- meccanica esistente all’inizio delle oscillazio-
finata definizione moderna del concetto di ni si è trasformata, alla fine del moto, in
energia e una sua sistematica utilizzazione in un’equivalente quantità di calore, sviluppato
senso rigorosamente tecnico. Tuttavia fu solo dall’attrito nei perni e dalla resistenza del mez-
con la scoperta dell’equivalenza tra energia zo. Se, tuttavia, si tende un filo metallico sino
meccanica e calore, a opera di J.R. Mayer a deformarlo permanentemente (non ritornan-
(1842) e di J.P. Joule (1843), che si evidenziò la do quindi nello stato fisico primitivo) e si mi-
portata universale del principio di conservazione sura la quantità di calore prodotta durante la
dell’energia o primo principio della termodina- deformazione, si trova che essa è minore del
mica. Tale equivalenza, attestando che il calo- lavoro fatto per allungare il filo: il principio di
re è una forma di energia, ne estendeva il do- conservazione dell’energia sembra cadere
minio del concetto oltre il ristretto ambito del- nuovamente in difetto. In realtà, il principio di
la meccanica. Non a caso, con l’opera di H. von conservazione resta valido, perché la differen-
Helmholtz (Über die Erhaltung der Kraft del za tra il lavoro occorso per allungare il filo e il
1847) si assiste a una nitida generalizzazione calore prodotto si è trasformata in energia in-
del principio di conservazione dell’energia. terna del filo: nella sua nuova sistemazione
L’equivalenza tra energia meccanica e calore molecolare il filo ha incorporato una maggiore
permise altresì di superare alcuni aspetti pro- energia.
blematici manifestati dai sistemi meccanici La scoperta che il calore può convertirsi in la-
conservativi. Era noto che in un sistema mec- voro, e viceversa, secondo un rapporto fisso,
canico isolato (su cui non agiscono forze ester- non solo decretò il tramonto delle vecchie te-
ne) la somma delle energie cinetiche e poten- orie del calorico, che concepivano il calore co-
ziali del sistema restava costante e perciò que- me una sostanza materiale fluida, ma portò
sti sistemi venivano chiamati conservativi. anche a distinguere le diverse forme di energia
Questa proprietà dei sistemi conservativi si- e a studiarne modalità di scambio e rapporti di
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le risponde ai vari stimoli in un modo caratte- duttori non produce una perdita delle «qualità
ristico e fisso, cioè con una propria «energia sensibili», ma una decomposizione: p. es., pri-
specifica». A ciascun nervo sensoriale viene at- ma i colori sono modificati nella loro tonalità,
tribuita infatti una sua energia specifica: «Così poi lo spettro si semplifica fino a una mono-
la sensazione del suono è l’energia propria del cromasia in grigio. Perciò, piuttosto che una
nervo acustico, quella della luce e dei colori è perdita di qualità, si ha una minore reattività
l’energia particolare del nervo ottico ecc.». dei conduttori o, meglio, un livellamento delle
Una medesima causa, o stimolo esterno o in- eccitazioni che non vengono più organizzate in
terno, produce sensazioni differenti nei diversi quell’insieme stabile che è la sensazione spe-
sensi proprio in ragione della loro specifica cifica. Così pure l’eccitazione di una regione
natura: una corrente elettrica, p. es., causerà della pelle con un capello produce progressi-
delle sensazioni tattili, visive, uditive, gustati- vamente una gamma di sensazioni, che vanno
ve a seconda che agisca sui nervi del tatto, del- da una sensazione tattile puntuale a una sen-
la vista, dell’occhio, del gusto. Tutti gli stimoli sazione termica, a un’impressione di movi-
– siano essi di tipo meccanico, chimico, termi- mento circolare dell’eccitante; infine si annul-
co o galvanoelettrico – che agiscono sui nervi
lano, non avvertendosi più nulla. È dunque
hanno lo stesso tipo di effetto, nel senso che
l’azione totale, olistica, dell’organismo che
ciascun nervo reagisce sempre e solo con la
specifica l’eccitazione in questa o quella qua-
sua peculiare «energia specifica». Si possono
lità sensibile, e l’organo sensoriale vi entra a
ottenere, p. es., sensazioni luminose, stimo-
lando il nervo ottico tanto con la luce quanto seconda del modo in cui l’organismo lo accor-
con stimoli meccanici o elettrici. Ne consegue da alla sua funzione totale.
L. Conti
che le sensazioni dei diversi sensi derivano la
loro qualità particolare dall’organo stimolato BIBL.: J.P. MÜLLER, Zur vergleichenden Physiologie des
e non dalla qualità dello stimolo. La legge del- Gesichtssinnes, Leipzig 1926; M. MERLEAU-PONTY,
le energie specifiche ha importanti implicazio- Phénoménologie de la perception, Paris 1945; E.D.
ni epistemologiche, perché porta ad affermare ADRIAN, The Physical Background of Perception,
Oxford 1947, tr. it. di G. Moruzzi, I fondamenti fisiolo-
la tesi che l’uomo non percepisce i processi
gici della percezione, Torino 1952; C.T. MORGAN, Some
reali del mondo esterno, ma solo le alterazioni
Structural Factors in Perception, in R.R. BLAKE - G.V.
che questi producono nel suo sistema senso-
RAMSEY (a cura di), Perception, New York 1951, pp.
riale.
25-55; R.W. SPERRY, Science and Moral Priority, New
La legge delle energie specifiche riflette il qua- York 1983; A.R. DAMASIO, The Feeling of What Hap-
dro culturale del meccanicismo associazioni- pens, New York 1999, tr. it. di S. Frediani, Emozione e
stico del sec. XIX. Nonostante che molte teorie coscienza, Milano 2000.
sensorie si siano sviluppate a partire dai suoi
presupposti, evidenzia vistose carenze
ENERGISMO
Energismo (energism; Energismus; énergi-
(Morgan). Essa, del resto, accorda troppo sco-
sme; energismo). – Dottrina etica, che ha avuto
pertamente all’organismo il potere di trasfor-
il suo teorico in F. Paulsen, per il quale l’ideale
mare il mondo fisico conosciuto e attribuisce
ai sistemi sensoriali la capacità di creare le dif- etico consiste nella pienezza delle manifesta-
ferenti strutture della nostra esperienza, per zioni vitali, cioè nel completo e armonico svi-
cui la visione, il tatto e l’udito non ci fornisco- luppo delle forze fisiche e spirituali e nella to-
no altro che qualità prodotte dagli organi mes- tale partecipazione alle forme storicamente e
si in gioco. Ma è soprattutto sul terreno mor- spiritualmente più evolute della vita associata
fologico, neurologico e su quello funzionale (System der Ethik, I, Berlin 19005). Influenzato
che la sua versione originaria mostra i suoi li- dallo scientismo positivistico, Paulsen mette
miti maggiori. Le indagini elettrofisiologiche in risalto lo stretto rapporto che esiste tra eti-
più recenti, oltre che mettere in dubbio la spe- ca e biologia, in quanto scienze che studiano,
cificità dei recettori periferici, evidenziano che sia pure sotto due prospettive diverse, le for-
la conduzione degli stimoli non segue vie sem- me dello sviluppo delle energie vitali dell’uo-
plici: gli impulsi provenienti da diversi recetto- mo. Natura ed etica si sviluppano teleologica-
ri si possono accoppiare, sottrarre o comun- mente, giungendo a pienezza nell’unità psichi-
que modificare. La neuropatologia dimostra ca suprema che è un dio, panteisticamente in-
poi che le lesioni dei centri e anche dei con- teso come forza operante nella natura e nella
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vita morale va vissuta a due livelli: quello di Freien), accostandosi alla concezione della
un’etica laica povera di contenuto, che ha la storia universale come sviluppo del concetto
capacità di tenere insieme numerose comuni- della libertà. Alla fine dello stesso anno pub-
tà morali divergenti, e quello delle comunità blicò anonima l’opera Schelling und die Offen-
morali particolari, entro le quali è possibile barung (Leipzig 1842), in cui sostiene l’incon-
conseguire una concezione fornita di contenu- ciliabilità della rivelazione con la filosofia, e
to della vita moralmente buona. È solo celebra l’autocrazia dell’uomo come il nuovo
nell’ambito di una comunità particolare che si Graal, al cui trono i popoli si riuniscono esul-
impara se sia giusto o sbagliato, se valga o no tanti. Anche nell’altra opera pubblicata nello
la pena di fare le cose che si ha il diritto laico stesso anno, Der Triumph des Glaubens (Neu-
di fare, quali beni devono essere perseguiti, a münster bei Zürich 1842), Engels interpreta il
quali costi e per quali fini. Engelhardt stesso pensiero hegeliano in chiave di filosofia della
sul piano privato si professa cristiano ortodos- storia, come rappresentazione del cammino
so e fedele all’insegnamento tradizionale. La dell’umanità verso il regno della ragione e la
bioetica che propone, se è incapace di fornire libertà. La conoscenza dell’opera di Feuerba-
una giustificazione razionale generale ai com- ch, Das Wesen des Christentums (1841) suscitò
portamenti più cari al sentimento morale co- in lui un primo mutamento dalla Weltanschau-
mune, lascia però ai cittadini la possibilità di ung idealistica verso il materialismo. Recatosi
coltivare la religione e la morale che preferi- a Manchester per curare lo stabilimento tessi-
scono. le paterno, entrò in contatto con la sezione in-
S. Spinsanti glese della Lega dei Giusti, dando poi alle
BIBL.: H. TRISTRAM ENGELHARDT JR, Manuale di bioetica, stampe i risultati del suo primo approccio ai
Milano 1999. problemi dell’economia politica, in due saggi
(Die Lage Englands e Umrisse zu einer Kritik der
ENGELKEN, HEINRICH ASKAN. – Pensatore
Engelken Nationalökonomie), comparsi nella rivista «An-
tedesco vissuto a cavallo del 1700; fu rettore nali franco-tedeschi». Da notare che l’esigenza
dell’università di Rostock. di una comprensione teorica generale delle
Difensore dell’aristotelismo, diresse alcuni leggi di sviluppo della società capitalistica, al-
suoi allievi in dissertazioni polemiche su Gas- la quale si orienterà di lì a poco lo stesso Marx
sendi e i calvinisti. Tra queste: Exercitatio Anti- con la stesura dei Manoscritti economico-filosofi-
gassendiana, Rostochii 1697; Censor censura di- ci del 1844, trova una prima espressione suffi-
gnus, ivi 1698; Philosophus defensus, ivi 1698; cientemente organica proprio nello Schizzo re-
Dissertatio ex philosophia rationali, Lipsiae 1699; datto da Engels nel 1843. Nel corso di un suc-
Usus logicae, Rostochii 1702. cessivo soggiorno a Parigi (1844), strinse ami-
A. Tognolo cizia con Marx accostandosi alle dottrine co-
BIBL.: G. SORTAIS, La philosophie moderne dépuis Bacon munistiche e iniziando quella collaborazione
jusqu’à Leibniz. Etudes historiques, Paris 1922, vol. II, umana e di pensiero con Marx, che doveva du-
pp. 268-269, 378. rare sino alla morte di questo (1883) e che co-
stituisce uno dei tratti più nobili della sua vita.
ENGELS, FRIEDRICH. – Teorico del sociali-
Engels Risale a questo periodo la redazione di uno fra
smo, n. a Barmen il 28 nov. 1820, m. a Londra i più importanti scritti engelsiani, quel Die La-
il 5 ag. 1895. ge der arbeitenden Klasse in England (Leipzig
Figlio di un ricco industriale tessile ed educato 1845), che può essere considerato il primo
in un ambiente rigorosamente pietistico, per- grande documento del socialismo scientifico.
dette ben presto la fede della sua giovinezza in Con numerosi viaggi, tra il 1845 e il 1848, a
seguito alla conoscenza della problematica fi- Bruxelles a Londra a Parigi, Engels si tenne in
losofica contemporanea e, particolarmente, contatto con i movimenti iniziali del sociali-
dell’opera Das Leben Jesu di Strauss (1835), da smo e del comunismo. Dopo l’adesione, con-
lui conosciuta attraverso la lettura dei saggi di divisa con Marx, alla Lega dei Giusti, dalla
Karl Gutzkow, direttore del «Telegraph für quale trasse origine successivamente la lega
Deutschland». Durante il servizio militare a comunista internazionale, Engels per questa
Berlino nel 1842 fu in contatto con il circolo scrisse con Marx, nell’inverno 1847-48, il Ma-
accademico dei giovani hegeliani (Bund der nifesto del partito comunista. Scoppiata la rivolu-
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no sintetizzati in una nuova realtà che si «rove- alla cui base egli pone alcuni «fattori» di carat-
scia» sulla stessa prassi. L’antieticità della tere economico. Per buona parte del Novecen-
borghesia e delle sue ideologie dipende dalla to, in Europa ma anche in altre parti del mondo,
sua stasi di fronte al processo dialettico e dal il cosiddetto marxismo altro non sarà che un
conseguente impedimento al salto dell’uma- engelsismo, una visione filosofica di impronta
nità «dal regno della necessità al regno della dogmatica e di ispirazione materialistica.
libertà». F. Barone - U. Curi.
In termini generali, il contributo peculiare re- BIBL.: la pubblicazione generale (Historisch-kritische
cato da Engels a quello che fu definito il «so- Gesamtausgabe) delle opere di Engels e Marx (in te-
cialismo scientifico» (in dichiarata opposizio- desco e in russo) è curata, dal 1926, dal «Marx-En-
ne al socialismo «umanitario» o «utopistico» gels-Institut» di Mosca. Su di esse è stata condotta
di autori come C.-H. Saint-Simon, R. Owen o la tr. it. di tutte le opere di Engels in MARX- ENGELS,
Ch. Fourier) è stato spesso ignorato o travisa- Opere, Roma 1960 e ss. A Milano tra il 1911 e il 1914
era uscita un’edizione italiana di Opere di Marx, En-
to. Per tutta la prima metà del XX secolo, è
gels e Lassalle. Altra edizione completa delle Werke
prevalsa l’immagine del sodale di Marx, tanto
di Marx e Engels è quella presso Dietz, Berlin 1957
generoso nel sostenere economicamente ss. L. FIRPO - A. ZANARDO (a cura di), Scritti politici
l’amico, quanto rispetto a lui inadeguato sul (Marx ed Engels), Torino 1967, 3 voll.
piano politico e intellettuale. Neppure la valo- Su Engels: G. MAYER, Friedrich Engels, Berlin 1920
rizzazione promossa soprattutto in Italia da ss., 2 voll.; 19342; K. VORLAENDER, Marx, Engels und
Ludovico Geymonat e dalla sua scuola, lungo Lassalle als Philosophen, Berlin 19263; R. SEEGER,
il corso degli anni settanta, è servita a consoli- Friedrich Engels, Halle 1935; D. RIAZANOV, Marx ed
dare un giudizio critico più equilibrato. Al con- Engels, tr. it. Milano 1945; R. MONDOLFO, Il materiali-
trario, l’indebita sopravvalutazione del «mate- smo storico in Friedrich Engels, Firenze 1952; G. CO-
rialismo dialettico», come concezione filosofi- GNOT, La dialectique de la nature, Paris 1953: G.
ca ed epistemologica generale, antitetica a vi- LUKÁCS, Marx und Engels als Literaturhistoriker, Ber-
sioni del mondo di ispirazione idealistica o lin 1948, tr. it. di C. Cases, Il marxismo e la critica let-
spiritualistica, ha finito per accreditare la fuor- teraria, Torino 1953; A. CORNU, Karl Marx und Fried-
viante convinzione che Engels potesse essere rich Engels Leben und Werke, Berlin 1954-62, 2 voll.,
considerato il profeta di una nuova metafisica (Paris 1955-58); AA.VV., L’origine de la famille, de la
di stampo materialistico, quale sostegno filo- propriété privée et de l’état de Friedrich Engels, n. mon.
«Pensée», 1956, n. 66; S.W. MOORE, The Critique of
sofico del comunismo in campo politico. Per
Capitalist Democracy. An Introduction to the Theory of
ristabilire col necessario rigore alcuni dati di
the State in Marx, Engels and Lenin, New York 1957;
ordine storico, si deve invece riconoscere che E.A. STEPANOWA, Friedrich Engels. Sein Leben und We-
ad Engels risale una iniziativa che sarà decisi- rk, Berlin 1958; H. DESROCHE, Athéisme et socialisme
va per l’affermazione del marxismo teorico fra dans le marxisme classique. Karl Marx, Friedrich En-
Otto e Novecento, vale a dire la trasformazio- gels, in «Archives de Sociologie des Religions», 5
ne della ricerca marxiana – costantemente (1960), pp. 71-108; N. LAPI, Engels contro Marx alle
concepita e realizzata da Marx non come Wel- radici dell’ortodossia marxista, in «Civitas», 11 (1961),
tanschauung, ma come critica dell’economia nn. 6-7, pp. 31-48; B. ANDREAS, Le manifeste commu-
politica – in una vera e propria «filosofia del niste de Marx et Engels. Histoire et bibliographie 1848-
proletariato». In questo progetto, attuato so- 1918, Paris 1963; H. HIRSCH, Engels, Hamburg 1968;
prattutto curando la pubblicazione postuma H. GEMKOV (a cura di), Friedrich Engels: eine Bio-
dei libri II e III del Capitale e la riedizione di graphie, Berlin 1970; H. PELGER (a cura di), Friedrich
molti saggi marxiani (primo fra tutti Le lotte di Engels 1820-1970: Referate, Diskussionen, Doku-
mente, Hannover 1971; S. TIMPANARO, Sul materiali-
classe in Francia, uscito in Germania con una
smo, Pisa 1971; L. GEYMONAT, Engels e la dialettica del-
Prefazione di Engels nel 1885, a due anni dalla
la natura in AA.VV., Storia del pensiero filosofico e
morte di Marx), Engels introdurrà per la prima scientifico, vol. V: Dall’Ottocento al Novecento, Milano
volta, e poi generalizzerà nell’uso, l’espressio- 1971, pp. 332-371; E. FIORANI, Friedrich Engels e il ma-
ne «materialismo storico» per compendiare i terialismo dialettico, Milano 1971; L. COLLETTI, Il
risultati della ricerca marxiana. Insomma, En- marxismo e Hegel, Bari 1973; G. PRESTIPINO, Natura e
gels trasforma uno stile di lavoro e di indagine, società. Per una nuova lettura di Engels, Roma 1973;
programmaticamente libero da impegni filo- R.N. HUNT, The Political Ideas of Marx and Engels, Pit-
sofici generali, in una concezione della storia, tsburgh 1974; S. MARCUS, Engels, Manchester and the
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un testo normativo, e con esso i confini di giu- Socrate fa Senofonte. L’enkrateia è la perfetta
stezza della decisione giudiziale. padronanza di sé di cui Socrate dà prova nei
D. Canale confronti dei cibi, delle bevande e dei piaceri
BIBL.: Logische Studien zur Gesetzesanwendung, Hei- sessuali. Essa è distinta e complementare del-
delberg 1943; Die Idee der Konkretisierung in Recht la karteriva, che è la capacità di resistere alle
und Rechtswissen unserer Zeit, Heidelberg 1953; Ein- influenze che il corpo subisce dall’esterno, co-
führung in das juristische Denken, Stuttgart 19684, tr. me il freddo, il caldo, la fatica. L’enkrateia è
it. a cura di A. Baratta, Introduzione al pensiero giuri- per Senofonte il fondamento della virtù (Me-
dico, Milano 1970; Auf der Suche nach der Gerechtig- morabili, I, 5, 4) perché permette di acquisire
keit. Hauptthemen der Rechtsphilosophie, München tutte le altre ed è anche sinonimo di tempe-
1971. ranza (sofrwsuvnh). Il concetto senofonteo di
Su Engisch: P. BOCKELMANN - A. KAUFMANN - U. KLUG enkrateia risente dell’influenza di Antistene,
(a cura di), Festschrift für Karl Engisch zum 70. Ge- che sottolineava nella virtù la presenza della
burtstag, Frankfurt am Main 1969; K. LARENZ, Metho- forza d’animo più che del sapere (Diogene Laer-
denlehre der Rechtswissenschaft, Berlin 19794, pp. 255- zio, Vite dei filosofi, VI, 11). L’enkrateia è invece
265; A. MASCHKE, Gerechtigkeit durch Methode: zu Karl assente nei dialoghi socratici di Platone, in
Engischs Theorie des juristischen Denkens, Heidelberg quanto l’elemento intellettualistico della vir-
1993. tù-scienza elimina per il Socrate platonico il
problema dell’ajkrasiva. Lo stoico Cleante fa
ENKEKALYMMENOS («velato»). – Sofi-
Enkekalymmenos dell’enkrateia la virtù principale, sostituendola
sma, attribuito a Eubulide (Diogene Laer- alla frovnhsi". Egli infatti definisce le quattro
zio,Vite dei Filosofi, II, 108) e simile a quello di virtù cardinali come manifestazioni diverse
Elettra. Colui che dicesse di conoscere Corisco della tensione vitale dell’anima, accentuando
e tuttavia negasse di conoscere il medesimo l’elemento di forza morale presente nel con-
che gli sta velato dinanzi, sarebbe in contrad- cetto socratico-cinico di virtù.
dizione con se stesso: conosce e, nello stesso A.M. Ioppolo
tempo, non conosce la stessa persona. Questo BIBL.: SENOFONTE, Memorabili, a cura di A. Santoni,
argomento fu discusso da Aristotele (Confuta- Milano 1997, I-II.
zioni sofistiche, 24, 179 a 33) e dagli stoici. La so- ➨ CONTINENZA.
luzione aristotelica consiste nell’analizzare il ti-
po di identità che c’è tra il velato e Corisco: non ENOMAO (Oijnovmao"). – Nativo di Gadara e
Enomao
si tratta della stessa cosa, ma di due cose tra le attivo nella prima metà del II secolo d. C., Eno-
quali sussiste solo un’identità accidentale, cioè mao promosse un energico ritorno al cinismo
l’identità dell’oggetto sottostante. La vera e e una vivace polemica con gli stoici. A fronte di
propria identità richiederebbe che l’essenza di molte opere non pervenute, sono stati identi-
Corisco e l’essenza del velato fossero la stessa ficati due notevoli frammenti di un suo Sma-
essenza, il che non è. Per questo il paralogismo scheramento dei ciarlatani (Gohvtwn fwrav). Pas-
si iscrive nella classe di quelli che dipendono sione polemica ed estremismo nella critica di
dall’accidente. Secondo un’altra possibile solu- svariate componenti della religione olimpica
zione, criticata però da Aristotele, l’apparente suscitarono le vivaci critiche di Giuliano impe-
contraddizione fra le due affermazioni è provo- ratore, per il quale Enomao fu un cinico igno-
cata dai due diversi aspetti con cui il medesimo rante, fautore di una disumana «condizione fe-
oggetto viene presentato. Crisippo dedicò un rina dell’anima che non crede più a nulla di
trattato alla soluzione dell’enkekalymmenos, ma bello, di serio e di buono».
non ne conosciamo il contenuto. Cfr. anche Lu- L. Rossetti
ciano, Vitarum auctio, 22. BIBL.: J. HAMMERSTAEDT, Die Orakelkritik des Kynikers
A.M. Moschetti - P. Fait Oenomaus, Frankfurt am Main 1988; J. HAMMERSTAEDT,
Le Cynisme littéraire à l'époque impériale, in M.-O.
ENKRATEIA (gr. ejgkravteia). – Propriamen-
Enkrateia GOULET-CAZÉ - R. GOULET (a cura di), Le Cynisme An-
te, dominio di sé: virtù caratteristica del popo- cien et ses Prolongements, Paris 1993, pp. 399-418.
lo greco; e fondamento della vita morale, spe-
cialmente nella dottrina socratica. Equivalen- ENOTEISMO
Enoteismo (henotheism; Henotheismus; hé-
te latino: continenza. L’enkrateia è la virtù so- nothéisme; henoteísmo). – Termine coniato da
cratica per eccellenza secondo il ritratto che di F.W.J. Schelling (Philosophische Einleitung in die
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Ultimo grande maestro secolare a Parigi nella za alcuna mediazione, anche se attraverso
seconda metà del XIII secolo (insieme a Gof- un’operazione di cui non siamo quasi mai con-
fredo di Fontaines), Enrico è l’autore di una sapevoli (intelligere abditum) – è ciò che dispo-
monumentale ma incompiuta Summa (manca ne e dirige la mente stessa verso l’acquisizione
totalmente la parte de creaturis, che pure face- della verità. Di rilievo, in questa evoluzione, è
va parte del piano dell’opera); di 15 Quodlibeta, anche la rinuncia, almeno parziale, alla funzio-
disputati e pubblicati in parallelo alla stesura ne delle specie intelligibili nel processo cono-
della Summa; di un breve commento al Genesi scitivo (cfr. p. es. Quodlibeta, III, q. 1 e Quod-
(Lectura ordinaria super sacram Scripturam), e libeta, IV, q. 7), una scelta che di fatto anticipa
di un lungo trattato sulla questione del privile- di almeno un paio di decenni l’analoga solu-
gio delle confessioni (il Tractatus super facto zione nominalista.
praelatorum et fratrum), oltre che di alcuni ser- Il procedimento di definizione e riconosci-
moni. Per quanto riguarda la produzione non mento delle essenze mira a stabilire se queste
strettamente teologica, nessuna attribuzione ultime siano dei puri contenuti mentali (res a
è assolutamente certa: quelle più probabili ri- reor reris) o siano invece «ratificate» (res ratae,
guardano un trattato sui Syncategoremata (ms. res a ratitudine), siano cioè dotate della possi-
Brugge, Stadsbibl., 510, ff. 227ra-237va), un bilità di esistere in atto. Questa «ratificazione»
commento per questioni alla Fisica (ms. Erfurt, deriva alle essenze dal fatto di essere pensate,
Amplon. F. 349), e un commento incompleto, per quanto in modo mediato, dall’intelletto di-
anch’esso per questioni, alla Metafisica (ms. vino. Quest’ultimo ha infatti due oggetti
Escorial, h.II.1). (Quodlibeta, IX, q. 2): uno primario, che coinci-
La Summa di Enrico di Gand, caso piuttosto de con Dio stesso considerato in senso asso-
inconsueto nella produzione scolastica, non si luto, e uno secondario, e cioè la stessa essen-
apre con la trattazione diretta dell’esistenza e za divina considerata in quanto diversamente
degli attributi divini, ma con una lunga analisi imitabile dalle creature (in tal modo, cono-
dedicata al problema della conoscenza uma- scendo se stesso, Dio può conoscere anche
na. Enrico opera qui una singolare saldatura tutto ciò che egli crea). Enrico suddivide ulte-
tra la teoria aristotelica dell’astrazione e la riormente la conoscenza di tale oggetto secon-
dottrina agostiniana dell’illuminazione divina: dario in due distinti momenti: nel primo, ogni
la verità risulta sempre dal confronto/adegua- essenza creaturale viene considerata come
zione tra due esemplari, uno dei quali è ap- coincidente con la stessa essenza divina; nel
punto l’universale aristotelico ottenuto per secondo, essa viene invece considerata come
astrazione a partire dalla conoscenza sensibi- dotata di un suo specifico modo di essere –
le, mentre l’altro è l’archetipo presente nella l’esse essentiae – che coincide con la possibilità
mente divina, che non è solo causa dell’esi- stessa delle creature, e si distingue tanto dalla
stenza delle cose, ma funge anche, per così di- loro esistenza attuale quanto dall’essere co-
re, da garanzia epistemica. L’illuminazione, in noscitivo con cui invece esse sussistono, come
questo senso, non sembra alludere ad altro se universali, nella mente umana. Per questo
non alla certificazione del nostro exemplar stesso motivo, la distinzione che si dà tra l’esse
creato a opera di quello increato. Nel corso de- essentiae (o l’essenza in quanto tale) e l’esse exi-
gli anni, Enrico di Gand sembra progressiva- stentiae non è né reale, né soltanto logica o di
mente accantonare questa teoria del doppio ragione, ma qualcosa di intermedio, che Enri-
exemplar, a vantaggio da una parte di una riela- co chiama distinzione intenzionale (Quod-
borazione del processo definitorio delle es- libeta, I, q. 9; Quodlibeta, X, q. 7; Quodlibeta, XI,
senze descritto da Aristotele negli Analitici po- q. 3): intentiones sono per Enrico tutte quelle
steriori e, dall’altra, di una reinterpretazione note o quei principi che appartengono a una
dell’illuminazione come presenza costante e medesima cosa e che non possono essere se-
sempre in atto, in un recesso della nostra parati realmente, ma solo a opera dell’intellet-
mente (abditum mentis), dell’immagine di Dio to, dando così origine a concetti diversi (nella
(Quodlibeta, IX, q. 15), secondo un tema desti- distinzione di sola ragione, invece, i concetti
nato a trovare ampia eco nella dottrina del sono sostanzialmente equivalenti tra loro; cfr.
«fondo dell’intelletto» di Teodorico di Frei- Quodlibeta, V, q. 12). La tesi della distinzione
berg e Meister Eckhart. Questa presenza – a intenzionale tra essenza ed essere sarà al cen-
cui la mente è continuamente indirizzata sen- tro di una lunga polemica con Egidio Romano,
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Hödl, Leuven 1991; Summa (Quaestiones ordina- non c’è neppure bisogno, a differenza ancora
riae), artt. XXXV-XL, ed. a cura di G.A. Wilson, di Scoto, di introdurre un ulteriore elemento
Leuven 1994; Summa (Quaestiones ordinariae), artt. formale (l’ecceità) in grado di contrarre la stes-
I-V, ed. a cura di L. Hödl, Leuven 1998; Lectura sa natura comune e giustificare l’individuazio-
ordinaria super S. Scripturam (attributed), ed. a cura ne. Gli universali non trovano pertanto il loro
di R. Macken, Leuven-Leiden 1980. Per un’ed. par-
fondamento in qualcosa di comune realmente
ziale delle Quaestiones super Metaphysicam attribui-
te a Enrico (con l’esame della questione della loro
presente nelle cose, ma solo nella similitudine
autenticità) cfr. P. PORRO, Le «Quaestiones super che si dà tra esse. Così, una medesima cosa
Metaphysicam» attribuite a Enrico di Gand: elementi può essere concepita in maniera distinta come
per un sondaggio dottrinale, in «Documenti e studi singolare, o in modo confuso e vago come uni-
sulla tradizione filosofica medievale», 13 (2002), versale, sulla base del suo grado di somiglian-
pp. 507-602. za con altre cose, senza che a tali diverse con-
Per una bibliografia dettagliata degli studi su Enri- siderazioni della mente debbano corrisponde-
co di Gand cfr.: P. PORRO, Enrico di Gand. La via delle re diverse realtà extramentali. Quando si con-
proposizioni universali, Bari 1990, in particolare pp. cepisce qualcosa semplicemente come «ente»
175-210; P. PORRO, Bibliography, in W. VANHAMEL (a si raggiunge il massimo grado di vaghezza e in-
cura di), Henry of Ghent. Proceedings of the Interna- distinzione, ed è questo il senso in cui il con-
tional Colloquium on the Occasion of the 700th cetto di ente può predicarsi univocamente di
Anniversary of His Death, Leuven 1996, pp. 405-434; tutto. Curiosamente, la posizione di Enrico di
P. PORRO, Bibliography on Henry of Ghent (1994-
Harclay sugli universali sarà criticata tanto da
2002), in G. GULDENTOPS - C. STEEL (a cura di), Henry
Ockham quanto da un «realista» come Walter
of Ghent and the Transformation of Scholastic Thought,
Leuven 2003, pp. 408-426. Burley, che gli rimprovereranno, da prospetti-
ve diverse, di porre che una stessa cosa possa
ENRICO
Enrico di DI HARCLAY (Henricus de Har-
Harclay essere a un tempo universale e singolare.
clay). – Teologo e filosofo n. intorno al 1270 in Anche su altri punti le soluzioni proposte da
Inghilterra, commenta le Sentenze di Pietro Enrico di Harclay si caratterizzano insieme per
Lombardo a Parigi presumibilmente nel 1300, la loro autonomia e il complesso equilibrio su
per poi figurare come maestro di teologia a cui si reggono: ad es., egli contesta a Tomma-
Oxford nel 1310-11. Nel 1312 è eletto cancel- so di aver ammesso l’esistenza di creature for-
liere di quest’ultima università, carica che rico- malmente necessarie, sostenendo che l’im-
prirà fino alla morte, avvenuta nel 1317 ad Avi- mortalità delle sostanze spirituali dipende
gnone. Oltre al commento alle Sentenze, gli dalla grazia divina e non dalla loro natura, ma
vengono attribuite 29 questioni composte do- sembra d’altra parte concedere la possibilità
po il 1310. teorica dell’eternità del mondo. Per quel che
In quanto appartenente al clero secolare, Enri- concerne il ruolo della stessa grazia nell’ambi-
co di Harclay è affrancato da quei vincoli di fe- to umano, egli rigetta la teoria scotista (pur
deltà alla dottrina ufficiale del proprio ordine adottata in una prima fase) della predestina-
che cominciano a condizionare domenicani e zione assoluta alla gloria, difendendo l’impor-
francescani e si lascia difficilmente collocare tanza dell’uso del libero arbitrio da parte
entro schemi dottrinali predefiniti. Se ad dell’uomo. Anche a proposito della teoria del-
esempio ammette, con Tommaso d’Aquino ed le relazioni, Enrico di Harclay sembra progres-
Enrico di Gand, che le idee divine non sono al- sivamente prendere le distanze da Scoto, atte-
tro se non l’essenza divina sotto l’aspetto della nuandone almeno in parte la posizione rea-
sua imitabilità, si allontana da entrambi per il listica: la relazione non è un accidente che ine-
suo sostanziale rifiuto della dottrina dell’ana- risce (come terza cosa aggiuntiva e distinta) ai
logia. D’altra parte, la sua interpretazione due termini della relazione stessa, ma una
dell’univocità dell’ente è difficilmente assimi- semplice condizione o disposizione (habitudo)
labile a quella scotista, e si fonda piuttosto di una cosa verso all’altra, che tuttavia non è
sulla propria originale concezione degli uni- prodotta dalla mente. Una conseguenza inu-
versali. Secondo Enrico di Harclay, ogni cosa suale di questa impostazione è che la creazio-
esistente è sempre di per sé singolare e non ne può così essere intesa come l’avvento di
partecipa di ipotetiche nature comuni, come una relazione reale non solo dalla parte delle
invece postulato da Scoto: di conseguenza, creature, ma anche dalla parte di Dio: tale ha-
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genstein, in Studi di storia della filosofia naturale, Me- dal punto di vista razionale, può essere loro
morie e atti di convegni, vol. XIX, Pisa 2003, pp. 27-34. data.
G. Santinello
ENRICO IL TEDESCO. – Agostiniano, vis-
Enrico il Tedesco BIBL.: B. DECKER, Ein fundamentaltheologisches Trak-
suto fra il XIII e il XIV secolo. tat des Mittelalters, in « Wissenschaft und Weisheit»,
Scrisse un compendio dei 24 Quodlibeta di 18 (1955), pp. 227-229; W. KOLMEL, Von Ockham zu
Goffredo di Fontaines (cfr. A. Pelzer, Godefroid Gabriel Biel. Zur Naturrechtslehre des 14. und 15.
de Fontaines. Les manuscrits de ses Quolibets Jahrhunderts, in «Franziskanische Studien», 37
(1955), pp. 218-259; A. MAIERÙ, Logique et théologie
conservés à la Vaticane et dans quelques autres bi-
trinitarie dans le moyen-âge tardif: deux solutions en
bliothèques, in «Revue Néoscolastique Philo- présence, in M. ASZATALOS (a cura di), The Edition of
sophie», 20 [1913], pp. 365-388, 491-532 [pp. Theological and Philosophical Texts from the Middle
369, 383]); forse è quello stesso Meister Hein- Ages, «Acts of the Conference Arranged by the De-
rich Augustiniensis citato da Eckhart (cfr. F. partment of Classical Languages, University of
Pfeiffer [a cura di], Deutsche Mystiker des 14. Stockholm, 29-31 August 1984», Acta Universitatis
Jahrhunderts, Leipzig 1845-57, vol. II, p. 244; Stockholmiensis, Studia Latina Stockholmiensia,
rist. Aalen 1962). vol. XXX, Stockholm 1986; A. SLOMCZYNSKA (a cura
Red. di), Ab Henrico de Oyta usque Georgium Libanum Li-
gnicensem Quinque commentariorum in Aristotelis
«Economica» conscriptorum editio, in «Mediaevalia
ENRICO (TOTTING) DI OYTA. – Occamista e
Enrico Philosophica Polonorum», 28 (1986), pp. 167-200;
nominalista, n. in Westfalia nel 1330 ca., m. a M. GORMAN, Henry of Oyta’s Nominalism and the
Vienna nel 1396. Principle of Individuation, in «The Modern School-
Insegnò a Praga dal 1355; accusato di eresia, man», 69 (1991-92), pp. 135-148.
ma assolto (1373), completò gli studi teologici
a Parigi nel 1382. Dopo un triennio di insegna- ENRIQUES, FEDERIGO. – Matematico e filo-
Enriques
mento a Praga, nel 1384 fu chiamato a Vienna sofo della scienza, n. il 5 genn. 1871 a Livorno,
assieme al collega e amico Enrico di Langen- m. il 14 giu. 1946 a Roma.
stein, col quale riorganizzò l’università. Le Studiò all’università di Pisa, dove si laureò in
opere, quasi tutte manoscritte e alcune d’in- matematica nel 1892; nel 1896 ottenne la cat-
certa attribuzione (talvolta egli venne confuso tedra di geometria descrittiva e proiettiva
con Enrico Pape di Oyta), sono: un Commenta- presso l’università di Bologna e dal 1922 inse-
rio alle Sentenze (cfr. C. Michalski, Le criticisme et gnò Geometria superiore all’università di Ro-
le scepticisme dans la philosophie du XIVe siècle, in ma. Oltre che per le ricerche matematiche – la
«Bulletin de l’Académie Polonaise des Scien- teoria degli invarianti delle superfici algebri-
ces et des Lettres», 11, 1925, pp. 41-122 [p. 7]); che – e per le ricerche logico-matematiche sui
Tractatus moralis de contractibus reddituum an- fondamenti della geometria, Enriques nutrì
nuorum (Parisiis 1506); Abbreviatio del com- grande interesse per la filosofia e la storia del-
mento alle Sentenze di Adamo Whodam (ivi la ricerca scientifica, tanto da arrivare a pro-
1512); Quaestiones logicae super Porphyrium; muovere varie iniziative organizzative rivolte
Tres libri philosophici de anima ovvero Magistra- agli ambienti filosofici, che suscitarono la dura
reazione di Croce e Gentile. Si ispirò al positi-
les tractatus de anima et potentiis eius. Una Qua-
vismo ottocentesco e alle dottrine di Poincaré
estio (la terza delle Quaestiones in Sententiarum)
e di Mach per sviluppare una propria originale
è stata edita a cura di J. Koch - F. Pelster, Opu-
«filosofia scientifica», che si poneva come
scula et textus, series scholastica, vol. XII, Mo- obiettivo la «preparazione di una scienza gno-
nasterii 19532. seologica che possa divenire oggetto d’intesa
Mentre a Parigi e a Praga si era dimostrato se- degli studiosi, e che porti a unificare i vari do-
guace di un certo aristotelismo agostiniano, a mini del sapere in una veduta sintetica del
Vienna propagò il nominalismo occamistico, procedimento conoscitivo» (Problemi della
rivelandolo specialmente nella trattazione dei scienza, Bologna 19082 [1906], rist. 1927, p. 5).
problemi dell’origine del mondo, della spiri- È con questo intento che scrisse, oltre ai Pro-
tualità dell’anima, dell’unicità di Dio. Questi blemi (tradotti anche in francese, tedesco e in-
sono, per Enrico Totting, problemi neutri, per- glese), gli studi Scienza e razionalismo (Bologna
ché nessuna risposta, convincente e probante 1912) e Per la storia della Logica. I principii e l’or-
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’EN SOF (
’En sof ). – Letteralmente «non fi- sere studiata dalla metafisica anche in quanto
ne» ossia «infinito». Il termine è stato utilizza- una, perché l’ente e l’uno sono la stessa cosa,
to dai qabbalisti dell’area provenzale-catalana si implicano reciprocamente (Metaph. IV, 2,
agli inizi del sec. XIII per esprimere l’assoluta 1003 b 22-23).
trascendenza di Dio e l’impossibilità umana di La stessa ampiezza di significato ha il termine
coglierlo adeguatamente per via speculativa o e il concetto di ente in Tommaso, il quale, ri-
mistica. Si tratta di quello che Gershom Scho- prendendo i testi di Boezio, distingue l’«id
lem definisce un «agnosticismo mistico» di quod est» dall’«esse», l’ente da ciò che ne è il
stampo neoplatonico. Il concetto non ha un costitutivo come atto: come l’umanità costitu-
antecedente biblico e neppure filosofico, ma isce uomo ogni uomo, così l’essere costituisce
nasce come ipostatizzazione degli attributi di- ente ogni ente; nelle creature, l’«id quod est»,
vini come il suo pensiero, di cui si afferma che o l’ente, in quanto distinto dall’«esse», è la po-
si estende le-’en sof «in modo infinito». ’En sof tenza o essenza o sostrato dell’atto dell’esse-
è il Deus absconditus che, secondo alcuni qab- re, e, in Dio, l’«id quod est», o l’ente, è l’atto
balisti, è rivelato solo tramite la verità esoteri- assoluto e puro dell’essere (cfr. De ente et ess.,
ca, mentre di esso la rivelazione biblica non di- cap. 6, ed. it. con testo lat. a fronte a cura di P.
ce nulla. La manifestazione dell’infinito nella Porro, L’ente e l’essenza, Milano 2002).
creazione non è un processo necessario, ma è Il significato fondamentale di ente rimane im-
frutto di una sua libera scelta, senza la quale modificato nella scolastica postmedievale; è
l’uomo non avrebbe potuto conoscere nulla oggetto di particolare studio da parte di filoso-
dell’intima essenza divina. fi moderni e contemporanei. Un significato
M. Perani particolare si ha presso Gioberti, con la formu-
BIBL.: G. SCHOLEM, Ursprung und Anfänge der Kabba- la «l’ente crea l’esistente» (cfr. Introduzione allo
la, Berlin 1962, tr. it. di A. Segre, Le origini della Kab- studio della filosofia, vol. II, Milano 1941, pp.
balà, Bologna 1973, rist. 1990, pp. 533-561; G. SCHO- 175-183). Qui l’ente è Dio, oggetto dell’intuito
LEM, Kabbalah, Jerusalem 1972, tr. it. di R. Rambelli, intellettuale, fondamento della conoscenza, e
La Cabala, Roma 1982, pp. 93-111. fondamento delle cose: infatti l’ente è, e le co-
➨ QABBALAH. se ex-sistono, ossia hanno il loro essere fuori di
se stesse, prodotto dall’ente che è. Onde l’ente
ENTE (being; Seiendes; être; ente). – Il significa-
Ente giobertiano comprende tanto l’idealità o es-
to fondamentale del termine ente è di «essere senza quanto l’esistenza.
qualcosa», in qualunque modo il qualcosa Altro significato ha l’ente, in relazione all’esse-
possa essere preso. Si oppone a nulla. Può es- re, in Heidegger: l’ontico, l’ente (ontisch, Seien-
sere sostituito dai termini cosa, realtà, reale, des) è inteso in modo partecipiale: trova perciò
nel senso però, appunto, di opposizione a nul- senso solo ove ci si riferisca non all’ente per sé
la. Quindi è ente, in senso generale, non solo ma all’essere dell’ente, ove il genitivo ha una
ogni ente esistente di fatto, ma anche ogni ente valenza propriamente oggettiva. Da questa po-
semplicemente possibile, in quanto è qualche sizione e dal successivo rovesciamento della
cosa di intelligibile, e perciò non identico al metafisica (l’ente non parla, è l’essere che par-
nulla; quindi ha una positività, una realtà anche la nell’ente, per mezzo dell’ente, lovgo" zovon
se soltanto intelligibile; il nulla invece non ha e[con: cfr. Einführung in die Metaphysik, Tübin-
nessuna propria intelligibilità, è intelligibile gen 1953, § 49, pp. 134 ss., tr. it. di G. Masi, In-
soltanto indirettamente, per rapporto all’ente troduzione alla metafisica, Milano 1968, pp. 134
di cui è negazione. Ente si identifica con essere ss.) si riapre il problema medievale del quod est
quando quest’ultimo è preso in concreto, co- e dell’esse, e quindi il problema della capacità
me un essere particolare, esistente o possibi- della finitudine alla partecipazione.
le: non significa cioè essere in generale. Secondo la metafisica classica, oggetto pro-
Quando Aristotele dice che la metafisica stu- prio della metafisica stessa è l’ens communissi-
dia «l’essere in quanto essere», to; o]n h|/ o]n (Me- mum, ossia id cui competit esse, significante l’es-
taph. IV, 1, 1003 a 20), intende affermare che senza e connotante l’esistenza (comprende
essa studia ogni cosa o realtà in quanto ap- quindi anche l’ente possibile), detto pure ens
punto ente, e non secondo le determinazioni nominaliter sumptum, che si distingue dall’ens
particolari proprie di ciascuna cosa o realtà; in participialiter sumptum, ossia l’ente attualmen-
conseguenza di ciò ogni cosa o realtà può es- te esistente, significante l’esistenza e conno-
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quella dell’ente è una unità analoga; afferma, levgetai kata; to; e[rgon, kai; sunteivnei pro;"
in altri termini, che i concetti generici e speci- th;n ejntelevceian (Metaph., IX, 8, 1050 a 23; cfr.
fici sono univoci, e che il concetto di ente è 3, 1047 a 30). Su di ciò nota Bonitz: «Inde ita vi-
analogo, e analogo sia secondo un’analogia di detur Ar(istoteles) ejntelevceian a ejnevrgeia di-
attribuzione sia secondo un’analogia di pro- stinguere, ut ejnevrgeia actionem, qua quid ex
porzionalità. possibilitate ad plenam et perfectam perduci-
Se poi si considera, non più il concetto di ente, tur essentiam, ejntelevceia ipsam hanc perfec-
ma la sua realtà, e quindi la sua costituzione tionem significet [...]; non teneri tamen hoc di-
ontologica, la metafisica scolastica ne dà spie- scrimine, sed promiscue utrumque nomen
gazione ricorrendo alle dottrine dell’atto e del- usurpari ex constanti Aristotelis usu intelligi-
la potenza, dell’essenza e dell’esistenza, della tur et fortasse ex ipsa notionis th'" ejnergeiva"
materia e della forma, della sostanza e dell’ac- ambiguitate explicari potest» (Index Aristoteli-
cidente. cus, Berolini 1870 [rist. 1961], 293 b 39 ss.).
A. Franchi - L. Pagello Possiamo quindi ritenere che, in genere, Ari-
BIBL.: A. GHISALBERTI, L’Essere e l’Uno in Tommaso stotele usi i due termini, ejnevrgeia e ejntelevce-
d’Aquino, Milano 1990, pp. 227-247; S. VANNI ROVI- ia, come sinonimi (cfr.: W.D. Ross, Aristotle’s
GHI, Introduzione a Tommaso d’Aquino, Roma-Bari
Metaphysics, II, Oxford 1948, p. 245). Più accu-
1999; A. GHISALBERTI (a cura di), Dalla prima alla se-
ratamente esprime il significato dei due termi-
conda scolastica: paradigmi e percorsi storiografici, Bo-
logna 2000; C. BIANCHI - A. BOTTANI (a cura di), Signi-
ni A. Trendelenburg (Aristotelis de anima libri
ficato e ontologia, Milano 2003; M. GIANNASI, Ontolo- tres, Berlin 18772, p. 243): «Si vocabulorum ra-
gia e intenzionalità: idee per una semantica dell’essere, tionem et conditionem consulueris, ejnevrgeia
Padova 2003; E. BERTI (a cura di), Guida ad Aristotele, magis ipsum rei actum, ejntelevceia statum ex
Roma-Bari 20043; E. BERTI et al., Platone e l’ontologia: actu exortum significat: ejnevrgeia in ipsa adhuc
Il Parmenide e il Sofista, Milano 2004; P. VALORE, On- actione versatur, ejntelevceia contra ex actione
tologia: bibliografie ragionate, Milano 2004; A.C. VAR- in statu quodam acquievit, ut ejntelevceia ali-
ZI, Ontologia, Roma-Bari 2005; F. VOLPI (a cura di), quando ulterius processerit, quam ejnevrgeia.
Guida a Heidegger, Roma-Bari 20052. Ita actio differt ab eo, quod agendo effeceris»
➨ ACCIDENTE; ANALOGIA; ASEITÀ; ATTO; ESISTENZA; (cfr.: M. Kappes, Aristoteles-Lexicon, Paderborn
ESSENZA; ESSERE; FORMA; MATERIA; ONTOLOGIA; 1894, p. 27). In altri termini: mentre ejnevrgeia
ONTOLOGIA ANALITICA; PERSEITÀ; POTENZA; SO - indica piuttosto la stessa attività movente (o
STANZA; TRASCENDENTALI, NOZIONI. attuazione), ejntelevceia indica invece il posses-
so della perfezione che costituisce il termine
ENTELECHIA (ejntelevceia - entelechy; Entele-
Entelechia dell’attività movente (o attualità); ejntelevceia è
chie; entéléchie; entelequía). – Termine foggiato quindi l’attualità che rappresenta il punto
da Aristotele per indicare in genere la perfezio- d’arrivo dell’attuazione dovuta all’ejnevrgeia
ne propria dell’atto giunto alla completa e de- (cfr.: Filopono, In libros Aristotelis De anima,
finitiva realizzazione: ad es., il calore raggiunto Berlin 1897, pp. 208, 37-209, 1). Forse in tal
e mantenuto in un metallo al termine del pro- senso spiega Aristotele che il nome atto (ejnevr-
cesso di riscaldamento, la statua al termine geia) si pone per indicare perfezione (ejntelevce-
del processo di scultura. Deriva da ejntelev" ia; Metaph., IX, 3, 1047 a 30: hJ ejnevrgeia, hJ
«perfetto, compiuto, finito» (ejn «in», tevloß «fi- pro;" th;n ejntelevceian suntiqemevnh). Da nota-
ne») e[cein «avere, possedere»; per cui fu reso re anche che Dio è chiamato da Aristotele ejnev-
letteralmente da Ermolao Barbaro col bizzarro rgeia come primo motore (Aristotele, op. cit.,
neologismo perfectihabia (cfr. G.W. Leibniz, Es- XII, 6-7), e ejntelevceia come sommamente per-
sais de théodicée, I, n. 87, in Philosophische Schrif- fetto e immateriale (ibi, 8, 1074 a 36). D’altro
ten, ed. C.I. Gerhardt, VI, p. 150). canto va tenuto conto del rilievo di Bonitz, che
SOMMARIO: I. Distinzioni. - II. L’entelechia come cioè Aristotele usa costantemente in modo in-
forma e come atto di esistere. - III. Interpreta- discriminato i due termini, tanto da passare
zioni moderne dell’entelechia. dall’uno all’altro anche nello stesso contesto
I. DISTINZIONI. – Giova tener conto di una certa (cfr., ad es.: De an., III, 7, 431 a 1, 3; Gen. an., II,
sfumatura di significato, e quindi del rapporto 1, 734 a 30, b 21; l’anima è chiamata ora ejnte-
che passa, tra ejnevrgeia e ejntelevceia, rapporto levceia, nella celebre definizione di De an., II, 1,
che Aristotele esprime così: tou[noma ejnevrgeia 412 a 27, b 5, ora ejnevrgeia in Metaph., VIII, 3,
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meglio, comprincipio (ens quo) dell’ente: pro- quid fit; dum scilicet subiectum reducitur de
priamente non esiste la forma o entelechia, potentia ad actum» (De virtutibus in communi,
ma il composto di materia e forma, per cui la art. 11; cfr. C. Gent., III, 69; De pot., q. 3, art. 8
forma non sussiste da sola, ma soltanto insie- ad 6um; per il commento ad Aristotele, cfr. In
me alla materia con la quale costituisce il VII Metaph., lectio VII, nn. 1417-23, 1430 ss.; In
composto (sinolo). Aristotele rende intuitiva VIII Metaph., lectio III, n. 1715 ss.; lectio IV, n.
questa dottrina con l’esempio della sfera di 1746 ss.; In XII Metaph., lectio II, n. 2432 ss.;
bronzo: la rotondità della sfera (che rappre- lectio III, nn. 2442 ss., 2450 ss.; In VI Phys., lec-
senta la forma) non esiste separatamente dal tio VII, n. 4).
bronzo sferico; conseguentemente l’artefice III. INTERPRETAZIONI MODERNE DELL’ENTELECHIA. –
non fa la rotondità separata dal bronzo (ciò La successiva evoluzione storica ha conferma-
che è assurdo), ma fa la rotondità nel bronzo, e to in pieno l’esattezza di questo giudizio di
quindi in tanto fa la rotondità in quanto fa il Tommaso, dando la chiave per intendere l’at-
bronzo rotondo o sferico (Metaph., VII, 8, 1033 teggiamento della filosofia moderna in genere
a 24-b 13; cfr. XII, 3, 1069 b 35 - 1070 a 4): ciò verso l’entelechia aristotelica. Ci limitiamo ad
che, propriamente, è fatto o generato è il com- accennare agli esempi più significativi. Carte-
posto (Phys., I, 9, 192 a 31 ss.; Metaph., VII, 7, sio intende l’entelechia come ente in senso
1032 a 12-22; 8, 1033 b 12-13). Donde la formu- proprio, cioè come sostanza completa. Scrive
la: le forme sono e non sono senza generazio- infatti: «Hic est notandum nomine formae
ne e corruzione (ajnavgkh dh; tauvthn[= la forma] substantialis, cum eam negamus, intelligi su-
h] aji?dion ei\nai h] fqarth;n a[neu tou' fqeivre- bstantiam quandam materiae adiunctam, et
sqai kai; gegonevnai a[neu tou' givgnesqai: Me- cum ipsa totum aliquod mere corporeum com-
taph., VIII, 3, 1043 b 14-23; cfr. 5, 1044 b 21-29; ponentem, quaeque non minus aut etiam ma-
VII, 8, 1033 b 5-8; Phys., VIII, 6, 258 b 16-22), la gis quam materia, sit vere substantia sive res
quale significa: non essendo le forme enti in per se subsistens, quia nempe dicitur actus, il-
senso proprio (ente in senso proprio è soltan- la vero potentia» (Epistola ad Regium, in Oeu-
to il composto di materia e forma), in tanto si vres, ed. C. Adam - P. Tannery, III, Paris 1899, p.
generano e si corrompono in quanto si genera 502). Similmente Leibniz, che non ammette al-
e si corrompe il composto. cuna mutazione intrinseca appunto perché
Tommaso, che ha penetrato in modo molto non possiede il concetto di ens quo, ritiene che
profondo questa tesi aristotelica e ne ha dato «si potrebbe dare il nome di entelechia a tutte
un’esposizione lucidissima, confuta energica- le sostanze semplici o monadi create, poiché
mente le false concezioni dell’entelechia e ne esse hanno in sé una certa perfezione (e[cousi
indica l’origine: «Multis error accidit circa for- to; ejntelev"); c’è una sufficienza (aujtavrkeia)
mas ex hoc quod de eis iudicant sicut de sub- che le rende cause delle loro azioni interne, e
stantiis iudicatur; quod quidem ex hoc contin- per così dire automi incorporei» (Monadologie,
gere videtur, quod formae per modum sub- n. 18: ed. C.I. Gerhardt, VI, pp. 609-610), per cui
stantiarum signantur in abstracto, ut albedo, I’entelechia «essendo permanente, porta con
vel virtus, aut aliquid huiusmodi; unde aliqui sé non solo una semplice facoltà attiva, ma an-
modum loquendi sequentes, sic de eis iudi- che ciò che si può chiamare forza, sforzo, cona-
cant ac si essent substantiae. Et ex hinc pro- tus, da cui l’azione stessa deve seguire se nien-
cessit error tam eorum qui posuerunt latitatio- te lo impedisce» (Essais de théodicée, n. 87: ed.
nem formarum, quam eorum qui posuerunt C.I. Gerhardt, VI, p. 150). Secondo Leibniz l’en-
formas esse a creatione. Aestimaverunt enim telechia è innanzi tutto un principio d’azione,
quod formis competeret fieri sicut competit immanente a colui che agisce, ma la sua no-
substantiis; et ideo non invenientes ex quo zione, anche quando è esposta secondo il si-
formae generentur, posuerunt eas vel creari, gnificato attribuitole da Aristotele per quanto
vel praeexistere in materia; non attendentes, riguarda il mondo dell’esperienza, non è posta
quod sicut esse non est formae, sed subiecti in connessione col problema del divenire, per
per formam; ita nec fieri, quod terminatur ad cui rimane preclusa l’unica via che permette-
esse, est formae, sed subiecti. Sicut enim for- rebbe di intenderla come comprincipio
ma ens dicitur, non quia ipsa sit, si proprie lo- dell’ente.
quamur, sed quia aliquid ea est; ita et forma Dalla stessa confusione non è immune nem-
fieri dicitur, non quia ipsa fiat, sed quia ea ali- meno H. Driesch, il quale, sebbene non sia riu-
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208; H. DIELS, Etymologica, 3, Entelecheia, in «Zeit- teso: Dio è il sommo bene). Le due proposizio-
schrift für Vergleichende Sprachforschung», 47 ni dell’entimema possono anche essere ridot-
(1916), pp. 200-203; H. BURCHARD, Der Entelechiebe- te a una sola proposizione o sentenza entime-
griff bei Aristoteles und Driesch, Quatenbrück 1928; A. matica; es.: mortale, non serbare odio immor-
MITTASCH, Entelechie, Basel 1952; C.-H. CHEN, The Re- tale. Giudizi entimematici sono quei giudizi
lation between the Terms «energeia» and «entelecheia»
categorici contratti in cui si tace il soggetto e
in the Philosophy of Aristotle, in «Classical Quarter-
che si concentrano nel verbo; p. es.: nevica. Da
ly», 52 (1958), pp. 12-17; G. BRUNI, Note di polemica
neoplatonica contro l’uso e il significato del termine ejn- ciò le proposizioni ellittiche.
televceia, in «Giornale critico della filosofia italia- U. Redanò
na», 1960, pp. 205-236; G. REALE, La dottrina aristo- BIBL.: A. ROSMINI, Logica, l. II, cap. 9, art. 1, a cura di
telica della potenza, dell’atto e dell’entelechia nella «Me- E. Troilo, Milano 1942; E.H. MADDEN, The Enthyme-
tafisica», in AA.VV., Studi di filosofia e di storia della fi- me: Crossroads of Logic, Rhetoric and Metaphysics, in
losofia in onore di F. Olgiati, Milano 1962, pp. 145- «The Philosophical Review», 1952, pp. 368-376; S.
207; U. ARNOLD, Die Entelechie. Systematik bei Plato TARDINI, L’entimema nella struttura logica del linguag-
und Aristoteles, Wien-München 1965; V. CAPPELLETTI, gio, in «L’analisi linguistica e letteraria», 5, 2 (1997),
Entelechia. Saggi sulle dottrine biologiche del secolo de- pp. 420-440; F. PIAZZA, Il corpo della persuasione. L’en-
cimonono, Firenze 1965; G.A. BLAIR, The Meaning of timema nella retorica greca, Palermo 2000.
«Energeia» and «Entelecheia» in Aristotle, in «Inter- ➨ GIUDIZIO; PROPOSIZIONE; SILLOGISMO.
national Philosophical Quarterly», 7 (1967), pp.
101-117; L. COULOUBARITSIS, La notion d’«entelecheia»
dans la «Métaphysique», in AA.VV., Aristotelica. Mé-
ENTITÀ (lat. entitas - entity; Entität; entité; en-
Entità
langes offerts à M. De Corte, Bruxelles-Liège 1985, tidad). – Letteralmente designa l’essenza del-
pp. 128-156; M. SÁNCHEZ SORONDO (a cura di), L’atto l’ente, l’entitas, ciò che fa che un ente sia ente,
aristotelico e le sue ermeneutiche, Roma 1990. oppure ciò per cui un determinato ente è quel-
lo che è: p. es., la cavallinità è l’entità dell’ente-
➨ ATTO; DYNAMIS; ENERGHEIA; PERFEZIONE; TELOS.
cavallo. Entità sono i «principi dell’ente», se
per ente si intende l’ente completo: quindi in
ENTIMEMA (dal gr. ejnquvmhma, «ciò che si ha
Entimema questo senso la materia e la forma o l’atto e la
nell’animo; pensiero» - enthymme; Enthymem;
potenza sono detti entità, e non enti.
enthymème; entimema). – È, secondo Aristote-
Il termine è stato introdotto da Duns Scoto
le, «un sillogismo imperfetto che trae la con-
che se ne serve per distinguere il modo d’esse-
clusione da affermazioni probabili o da segni»
(An. pr., II, 27, 70 a 10). Poiché in tale sillogi- re dell’individuo (entitas positiva o hecceitas),
smo, si tace spesso la premessa maggiore, dal modo d’essere della natura o della specie
perché contenente una verità notissima, è in- (entitas quidditativa). Rispetto a questa decli-
valso poi l’uso (forse a partire da Quintiliano) nazione, entitas positiva è, p. es., Socrate, ed en-
di chiamare entimema un sillogismo abbrevia- titas quidditativa la specie uomo. L’uso moder-
to (Aristotele, per eccezione, usa una volta il no accentua, invece, il senso di astrazione del-
termine in quest’ultimo senso: Rhet., I, 2, 1357 la parola, per cui essa designa un oggetto con-
a 16). cepito come privo di determinazioni e di riferi-
Quintiliano volle distinguere tre significati nel menti particolari, oppure, più astrattamente,
termine entimema: 1) ciò che uno ha nello spi- un prodotto dell’immaginazione o del pensie-
rito; e in tal senso non ha nulla di tecnico; 2) ro che non abbia alcun riferimento alla realtà.
un’affermazione appoggiata dalla ragione che Nella logica contemporanea il termine è ado-
la giustifica («sententia cum ratione»); 3) un perato per indicare ogni oggetto del quale si
argomento non rigoroso tratto o da conse- possa definire lo statuto esistenziale ma che
guenti o da contrari («vel ex consequentibus non risulta comunque riducibile a un dato
vel ex repugnantibus»: Institutio oratoria, X, 1). sensibile.
Quando si tace la premessa maggiore, l’enti- A. Franchi - F. Mazzini
mema dicesi di primo grado; se la minore, di BIBL.: O. TODISCO, G. Duns Scoto e Guglielmo d’Oc-
secondo grado. Un esempio del primo tipo: i cam: dall’ontologia alla filosofia del linguaggio, Cassi-
dotti sono uomini, dunque i dotti sono fallibili no 1989; A. GHISALBERTI (a cura di), Giovanni Duns
(sottinteso: tutti gli uomini sono fallibili); del Scoto: filosofia e teologia, Milano 1995; A. GHISALBERTI,
secondo tipo: il sommo bene deve essere Guglielmo di Ockham, Milano 1996.
amato, dunque Dio deve essere amato (sottin- ➨ ECCEITÀ; ENTE; ESSENZA; ESSERE; QUIDDITÀ.
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un’intuizione immediata e di poter fare a me- ficato l’entusiasmo confluirà nel «sentimento
no della ragione (G.W. Leibniz, Nouveaux essais del sublime» di Kant, secondo il quale «consi-
sur l’entendement humain, 1703, IV, 29, § 16). derato esteticamente l’entusiasmo è sublime,
Con ciò è proprio del fanatismo e dell’intolle- perché è una tensione delle forze prodotta da
ranza, in quanto procede «dall’immaginazione idee, le quali danno all’animo uno slancio di
di uno spirito riscaldato e pieno di se stesso» gran lunga più potente e durevole dell’impul-
e culmina nella pretesa di essere in contatto so che deriva da rappresentazioni sensibili»
con la divinità (Locke, Essay on Human Under- (Kritik der Urteilskraft, Berlin 1790, tr. it. di A.
standing (London 1690), Saggio sull’intelletto Gargiulo riveduta da V. Verra, Critica del Giudi-
umano, tr. it. a cura di M. e N. Abbagnano, To- zio, Roma-Bari 1992, p. 100). Esso si distingue
rino 1971, libro IV, cap. 19, § 7). Sull’entusia- tuttavia dal sublime in quanto questo «deve
smo si fonda inoltre la stolta presunzione dei sempre riferirsi alla maniera di pensare, cioè a
veggenti (Kant, Anthropologie in pragmatischer massime dirette a imporre il dominio dell’ele-
Hinsicht, Koenigsbeg 1798, Antropologia prag- mento intellettuale e delle idee della ragione
matica, tr. it. di G. Vidari, rivista da A. Guerra, sulla sensibilità», mentre «nell’entusiasmo, in
Roma-Bari 1985, §§ 36, 45). Ora, se esso è tol- quanto affetto, l’immaginazione è senza freno;
lerabile solo nei poeti (F.M.A. Voltaire, s. v. en- nel fantasticare in quanto passione radicata e
thousiasme in Dictionnaire Philosophique), risul- coltivata, è senza regola» (ibi, pp. 102-103).
ta conciliabile solo in modo contraddittorio Occorre attendere l’epoca romantica per assi-
con la ragione, come avviene nel genio (S. Bet- stere a una piena rivalutazione dell’entusia-
tinelli, Dell’entusiasmo delle belle arti, Milano smo: Mme de Staël fa riferimento ad esso per
1769). E proprio al nesso tra genio ed entusia- designare una forma di vita morale più intensa
smo sono dedicate le riflessioni di G.V. Gravi- del normale (De l’Allemagne, a cura di S. Ba-
na (Della ragion poetica, a cura di G. Izzi, Roma layé, Paris 1985, V, capp. 10, 11, 12). Per F.
1991) e di L.A. Muratori (Della forza della fanta- Schiller l’entusiasmo è un libero moto del cuo-
sia umana, Venezia 1745). re corrispondente all’«esaltazione del senti-
Nel panorama settecentesco solo A.A.C. Shaf- mento», ma distinto dalla semplice «esalta-
tesbury proporrà una valutazione positiva zione della rappresentazione» che presuppone
dell’entusiasmo, ponendolo alla base di tutte un cuore freddo, così come dal «selvatico fuo-
le manifestazioni più sublimi dell’animo uma- co dell’immaginazione». In quanto oltrepassa
no e della cultura (The Moralists, III, sezione II, ogni limite è un indice del temperamento ide-
tr. it. a cura di P. Casini in Saggi morali, Bari alista (contrapposto al realista), il quale è por-
1962, p. 327), nonché della stessa virtù, in tato a «esaltare la sua natura» e «non può in-
quanto essa è «null’altro che un nobile entu- vero far nulla se non in quanto è esaltato e en-
siasmo rettamente orientato e regolato» (Mi- tusiasmato» (Über naive und sentimentalische
scellaneous Reflections, London 1711, vol. II, cap. Dichtung, in Sämtliche Werke, XII, Leipzig 1913,
I, tr. it. in Saggi morali, Bari 1962, p. 364). L’en- pp. 130-132 e 144, tr. it. a cura di C. Baseggio,
tusiasmo è una «passione assai naturale e Sulla poesia ingenua e sentimentale, in Saggi
onesta e non ha per oggetto se non ciò che è estetici, Torino 1951, pp. 449 ss. e 459 ss.). L’en-
buono e onesto», per cui si deve distinguere tusiasmo si trova così strettamente congiunto
dal fanatismo e dalla superstizione che ne al carattere «sentimentale» del genio (ibid.).
esprimono soltanto l’aspetto degenerativo, Inoltre anche per Schiller l’entusiasmo com-
quando cioè questa passione tende «più al mi- pare nel sentimento del sublime (Über das
rabile e al pauroso che all’amabile e al piace- Erhabene, in Sämtliche Werke, XVIII, p. 4, tr. it.
vole» (ibi, pp. 367-368): in questo caso ha co- Del sublime, in Saggi estetici, ed. cit., p. 90).
me correttivi la «libera ironia» e il good hu- F.D.E. Schleiermacher accenna a una «comu-
mour. L’entusiasmo per Shaftesbury si desta nicabilità dell’entusiasmo religioso» (Reden
inoltre al cospetto delle cose «eccessivamente über die Religion an die Gebildeten unter ihren
grandi», sia reali che immaginate, a causa del- Verächtern, Berlin 1799, tr. it. a cura di G. Du-
la limitata comprensione dell’essere umano rante, Discorsi sulla religione, Firenze 1947),
(A Letter concerning Enthusiasm, London 1708, mentre F. Schlegel parla di un «meraviglioso
Lettera sull’entusiasmo, sezione VII, tr. it. in ed eterno avvicendarsi di entusiasmo e iro-
Saggi morali, Bari 1962, p. 34). In questo signi- nia», analogo al Witz della poesia romantica
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bability, Berkeley (California) 1971; R. BLANCHÉ, L’in- Nella gnosi valentiniana gli eoni sono emanati
duction scientifique et les lois naturelles, Paris 1975; L.J. da un essere supremo intemporale, incorpo-
COHEN, The Probable and the Provable, Oxford 1977; reo, ingenerato e incorruttibile (il gran silenzio
C.G. HEMPEL, Turns in the Evolution of the Problem of e abisso), e, nel loro insieme, formano la pie-
Induction, in «Synthèse», 46 (1981), pp. 389-404. nezza o pleroma.
➨ INDUZIONE; LOGICA. La perfezione degli eoni va degradando man
mano che essi si allontanano da Dio e si avvi-
ENUNCIATO
Enunciato condizionale CONDIZIONALE CONTRAF- cinano alla materia, fonte di imperfezione e di
FATTUALE: V. CONTRAFFATTUALE O ENUNCIATO CON- male. Uno di questi eoni, il demiurgo, prevari-
DIZIONALE CONTRAFFATTUALE. ca e da lui hanno origine altri eoni contrari ai
precedenti; insieme con essi poi il mondo e
ENUNCIAZIONE (enunciation; Aussage;
Enunciazione l’uomo. Ma dal pleroma scende l’eone Cristo,
énunciation; enunciación). – È un dire, un parla- che salva l’uomo, rivelandogli la gnosi del
re che manifesta un giudizio affermativo o ne- sommo Dio: gnosi di gran lunga differente dal-
gativo della mente (cfr. anche Aristotele, De la fede.
interpretatione, 5, 17 a 15). Essa non impegna Il termine, caduto in disuso nel Medioevo e
ancora la validità o meno del giudizio espresso nell’età moderna, è ripreso da scrittori esoteri-
(o proposizione); questo passaggio successivo ci contemporanei, teosofi e spiritualisti. Lo ha
viene detto, seguendo B. Russell, «asserzio- adoperato anche E. d’Ors, nel senso di sistemi
ne». I logico-analisti, inoltre, distinguono l’e- o tipi che ricorrono nella storia, come per
nunciazione in materiale e in formale, a seconda esempio, rispetto all’arte, il barocco (cfr. E.
che comprenda o non comprenda un contenu- d’Ors, Lo barroco, Madrid 1944, parte II, cap. 2).
A.M. Moschetti - M. Barbanti
to reale; inoltre l’enunciazione dicesi semplice,
se pronunzia (attraverso il verbo come predi- ➨ AION; EMANATISMO; GNOSI; PLEROMA.
cato) qualche cosa di qualche cosa in un sem-
plice giudizio espresso; composta, quando con- EPAGOGE (ejpagwghv). – Nei Topici Aristotele
Epagoge
nette più affermazioni nel discorso (pronun- riconosce due tipi di argomenti dialettici: il sil-
ciato). logismo e l’epagoge. Aristotele definisce
U. Redanò - M. Franchella quest’ultima come «il passaggio dal particola-
BIBL.: E. RIONDATO, La teoria aristotelica della enuncia- re all’universale» (Top., 105 a 13-14), e aggiun-
zioni, Padova 1957. ge il seguente esempio: «se il pilota e l’auriga
esperto sono i migliori, in generale chi è esper-
➨ ASSERTORIO, GIUDIZIO.
to in ciascun ambito è il migliore» (ibi, 105 a
14-17). L’epagoge è raccomandata in ambito
EONE (dal gr. aijwvn «eterno»). – Termine in
Eone dialettico perché più persuasiva e chiara del
origine puramente temporale – Aristotele dice sillogismo, e più nota ai sensi e per questo
che la sua etimologia è «dall’essere sempre»: motivo anche più accessibile ai molti. Aristo-
ajpo; tou' ajei; ei\nai (De caelo, I, 9, 279 a 27) – su- tele si attribuisce la scoperta del sillogismo,
bisce già nella religione pregnostica una forma ma non quella dell’epagoge: nella Metafisica
di ipostatizzazione e di personificazione e sta a egli infatti attribuisce a Socrate la scoperta e
indicare la stessa essenza divina che diviene l’uso degli argomenti epagogici (ejpaktikoi; lov-
oggetto di adorazione e, in un certo senso, di goi: Metaph., 1078 b 27-30). Non ci sono dubbi
timore: nell’antica religione greca Aijwvn era che per Aristotele esiste continuità tra la sua
considerato figlio di Crovno". epagoge e alcune delle tecniche argomentati-
Questa ipostatizzazione sfocia nella concezio- ve seguite da Socrate nei dialoghi platonici.
ne di una molteplicità di eoni quali emanazio- L’epagoge aristotelica non è invece la stessa
ni intermedie tra Dio e il mondo sensibile; cosa dell’induzione logica, anche se ne è un
concezione propria della dottrina gnostica, parente stretto.
nella quale il concetto di eone si carica di nuo- L’epagoge svolge un ruolo importante nella
vi e più pregnanti significati, in quanto si ap- scienza aristotelica. La scienza aristotelica è
plica a tutte le categorie di esseri, sia divini, scienza dimostrativa e come tale non può pre-
che semidivini che demoniaci disposti gerar- scindere dalla dimostrazione. Ma la dimostra-
chicamente e riproducentesi per emanazione zione procede dall’universale, e per arrivare
in coppie o sizigie. all’universale è necessaria l’epagoge (An.
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beato e imperturbabile di fronte ai mali del ognuno secondo le proprie esigenze e le istan-
mondo, il che portò come conseguenza, per i ze del momento. Il grave fenomeno della dissi-
membri della scuola, la costante ricerca di denza gioca un ruolo importante nell’epicurei-
emulazione di coloro che avevano raggiunto smo. Fondamentale per la comprensione e de-
uno stadio di massima perfezione nella loro limitazione storica della dissidenza è la de-
imitazione della beatitudine degli dei. La marcazione che si venne a creare con la morte
scuola venne organizzata sul tipo di un model- di Ermarco, all’interno della scuola, tra la pri-
lo ideale di «contubernium». Nel Giardino non ma generazione di epicurei, allievi diretti di
si raggiunse mai una meticolosa struttura ge- Epicuro, che furono ritenuti i depositari della
rarchica; vi prevaleva, invece, l’ideale di libertà genuina tradizione del suo insegnamento e le
di parola fra maestri e discepoli a fondamento generazioni successive (da Polistrato in poi)
della vita in comune. Significativa è anche impegnate nell’interpretazione di quelli che
l’apertura a discepoli di sesso femminile. La venivano ormai considerati i principi canonici
vita in comune dei membri della scuola era della dottrina. La fede, comune a entrambe le
fondata sulla pratica di celebrare insieme le ri- categorie di epicurei, nella genuinità della pro-
correnze del culto di Epicuro e degli altri amici pria interpretazione della tradizione scolare,
e familiari morti anzitempo. Resta testimo- consentì all’epicureismo di rinnovarsi e di so-
nianza di ben cinque culti. Per procurarsi i pravvivere al di là delle altre scuole filosofiche,
mezzi per il sostentamento della scuola, si ri- proprio perché lo condusse a una progressiva
corse al sistema di libere donazioni devolute e costante evoluzione in accordo con le muta-
da potenti personaggi a favore del Giardino. te esigenze storico-culturali. Con questa inter-
La vita della scuola non fu sempre pacifica. Al pretazione si riesce anche a scagionare dall’in-
suo interno si verificarono ben presto gravi fondata accusa di dissidenza personaggi di
episodi di scissione: ancora vivo Epicuro, Ti- spicco quali Demetrio Lacone, Zenone Sido-
mocrate non solo aveva lasciato il Giardino, nio e Filodemo.
ma aveva dato avvio anche a una campagna In tempi moderni si ebbe una debole restaura-
diffamatoria. zione dell’epicureismo a opera di Lorenzo Val-
Sarebbe erroneo credere che in una scuola co- la e Pietro Gassendi, che su una dottrina edo-
me quella epicurea così puntualmente orga- nistica tentano di innestare con esili tramiti le
nizzata e soprattutto legata al culto della figu- esigenze dell’etica cristiana. Più sensibile fu
ra e della personalità del fondatore, quasi co- l’influsso del materialismo epicureo sulla filo-
me in una istituzione religiosa, i capisaldi filo- sofia politica di Hobbes. Anche i sistemi che
sofici si fossero cristallizzati in un canone di ri- fondano il principio della morale nell’utile, fi-
gida fedeltà ai principi basilari dettati da Epi- no al marxismo, non possono disconoscere la
curo. Al contrario, a partire dalle generazioni parentela con l’epicureismo, con il quale han-
successive al fondatore e ai suoi immediati di- no in comune la negazione del principio ideale
scepoli, la dottrina subì un originale sviluppo, e dell’immortalità.
che investì singoli aspetti e problemi affatto T. Dorandi
marginali. Gli epicurei considerarono una em- BIBL.: M. ERLER, Die Philosophie der Antike, in F. ÜBER-
pietà l’introduzione di elementi nuovi all’in- WEG, Grundriss der Geschichte der Philosophie, vol. 4:
terno delle strutture basilari della dottrina del Die hellenistische Philosophie, a cura di H. Flashar,
Maestro, ma non di meno le mutate situazioni nuova ed. completamente rifatta, Basel-Stuttgart
storiche e le esigenze culturali li videro impe- 1994, pp. 29-490; T. DORANDI, Epikureische Schule, in
gnati in un processo di revisione e di reinter- H. CANCIK - H. SCHNEIDER (a cura di), Der Neue Pauly,
pretazione dei dogmi di scuola a partire da cri- vol. III, Stuttgart 1997, coll. 1126-1130.
teri che apparivano loro mezzi leciti per inten-
dere in maniera genuina la parola di Epicuro. EPICURO (´Epiv k ouro") . – Filosofo greco
Epicuro
Alla luce di queste considerazioni si riesce a (341-270 a. C.), fondatore dell’indirizzo di pen-
spiegare il contrasto che vide opposti fra loro siero (epicureismo) che da lui prese il nome.
epicurei «ortodossi» ed epicurei «dissidenti» SOMMARIO: I. Vita e scuola. - II. Opere e stile. -
entrambi convinti, a livello teorico, di leggere III. Dottrina: 1. Canonica. - 2. Fisica e cosmologia.
l’insegnamento di Epicuro secondo i principi - 3. Psicologia ed etica.
di Epicuro stesso, ma che, in pratica, lo inter- I. VITA E SCUOLA. – Le fonti principali della vita di
pretavano con diversi gradi di sensibilità e Epicuro sono rappresentate da Diogene Laer-
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dalla vita politica e a ritornare all’esercizio del- scuola in un periodo di grande crisi politica ed
la filosofia, rinunziò al suo incarico politico economica per Atene. Morì nel 271-70 di cal-
per affiancarsi a Leonteo nella guida della coli alla vescica. Nel testamento si preoccupò
scuola di Lampsaco. di garantire la continuità della scuola affidan-
Nel 307-06 (Diogene Laerzio, op. cit., l. X, 2) done la direzione a Ermarco, raccomandando
Epicuro si trasferì ad Atene, dove lo seguirono di provvedere a offerte funebri per i suoi fami-
Metrodoro ed Ermarco e dove forse più tardi lo liari, di continuare a celebrare, come consue-
raggiunse Polieno: qui fondò la sua scuola, il tudine, il suo genetliaco e altre ricorrenze in
Giardino (Kh'po"), dal nome del luogo in cui vi- memoria dei fratelli e degli allievi scomparsi,
veva frugalmente con gli allievi nel culto e, soprattutto, di provvedere agli orfani di Me-
dell’amicizia e teneva le sue lezioni in un clima trodoro e di Polieno e a quanti avevano filoso-
di ricerca comune. Sin dall’inizio la comunità fato con lui e lo avevano aiutato con le loro so-
epicurea dovette avere un carattere semireli- stanze. Dopo la sua morte si consolidò quel
gioso, nella venerazione del fondatore. I disce- culto di Epicuro (sebasmov"), salutato dai di-
poli erano tenuti a offerte annuali in natura o scepoli come «salvatore» (swthvrio" ajnhvr) e
in denaro, sollecitate da Epicuro con molta «divino» (qei'o"), che già si era manifestato du-
parsimonia. Nella sua organizzazione la scuola rante la sua vita e che dovette non poco con-
dovette rappresentare un modello di comuni- tribuire alla continuità della scuola nel tempo.
tà, una sorta di società ideale contrapposta al- II. OPERE E STILE. – Epicuro scrisse circa trecen-
la deludente società esterna, da cui Epicuro to volumi, di cui Diogene Laerzio ha trasmesso
esortava a tenersi lontani e delle cui leggi pre- una quarantina di titoli; solo di alcuni si può
scriveva l’osservanza per non vivere nel timore ricostruire il contenuto; titoli non citati da
della punizione susseguente alla violazione Diogene si ricavano da fonti diverse e dai testi
(Ratae Sententiae, XXXIV-XXXV), ma alle quali dello stesso Epicuro. Di questi, pochi sono
rifiutava ogni forma di asservimento. Ad Atene conservati, per lo più frammentari o sotto for-
Epicuro rimase sino alla fine della vita, conti- ma di citazioni presso altri autori. Oltre a
nuando a guidare le succursali microasiatiche estratti epistolari, Diogene Laerzio ha tra-
della scuola attraverso contatti epistolari con i smesso integralmente il già citato testamento,
discepoli. Alcuni brevi soggiorni nella Ionia fu- tre epistole di Epicuro, che costituiscono i
rono forse resi necessari da alcuni episodi di compendi dei fondamenti della dottrina, Ad
dissenso, di cui il più grave fu rappresentato, Erodoto sulla fisica e sulla gnoseologia, A Pito-
tra il 305 e il 301, dall’apostasia di Timocrate, cle sull’astronomia e sui fenomeni celesti, A
fratello di Metrodoro, probabilmente per un Meneceo sull’etica, e quaranta Massime capitali.
contrasto sulla concezione del piacere quale Ottantuno massime epicuree, di cui la mag-
fine della vita beata. Dopo che Epicuro tentò gior parte può essere attribuita a Epicuro, so-
vanamente di riportarlo in seno alla scuola, Ti- no conservate in un manoscritto vaticano del
mocrate si unì ad alcuni «sofisti», in cui vanno XIV secolo pubblicato nel 1888 da Wotke (Sen-
forse riconosciuti esponenti della scuola eu- tenze vaticane). Dell’opera capitale Sulla natura
dossiana di Cizico. Nel suo allontanamento (Peri; fuvsew"), in trentasette libri, i papiri er-
dalla scuola si è riconosciuto l’avvio, oltre che, colanesi hanno restituito resti cospicui dei li-
come si è detto, della tradizione malevola bri II (su problemi di cosmogonia e sulle im-
sull’ignoranza di Epicuro e sul suo plagio delle magini), XI (su problemi astronomici, in pole-
dottrine altrui, anche di quella campagna di mica contro i ciziceni), XIV (contro le dottrine
diffamazione del pensiero e del modo di vita degli elementi di filosofi monisti e pluralisti,
degli epicurei da cui nascono l’identificazione tra cui Platone; il libro è datato al 301-300), XV
dell’etica di Epicuro con la ricerca sfrenata dei (contro la dottrina anassagorea delle omeo-
piaceri del ventre e la raffigurazione dell’epicu- merie, datato al 300-299), XXV (sulla costitu-
reismo come filosofia di uomini dissoluti, de- zione psichica dell’individuo e sui suoi svilup-
diti al concubinaggio con etére – di cui Leon- pi che garantiscono la libertà del volere, con-
zio fu la più celebre. tro il determinismo democriteo), XXVIII (sul
Come attestano molte lettere agli amici di linguaggio e sui criteri che ne verificano la cor-
Lampsaco sul tema della ricchezza, di cui Epi- rettezza, contro filosofi megarici, nella pro-
curo fissava un limite secondo natura, gli ulti- spettiva antiscettica della difesa delle sensa-
mi anni della vita lo videro alla guida della zioni: il libro è datato al 296-95), XXXIV (sulle
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alcuni aspetti della sua fisica e della sua co- cipio di libertà, ammettendo negli atomi, ac-
smologia, Epicuro, in evidente polemica con canto al movimento verso il basso causato dal
le scuole filosofiche contemporanee, non di- peso e a quello a seguito di collisioni, un mo-
sdegnò di recuperare dottrine di altri filosofi vimento dovuto a una minima deviazione,
preplatonici, come Eraclito, Empedocle, Anas- spontanea e indeterminata nello spazio e nel
sagora, attingendo probabilmente al materia- tempo, nella caduta verso il basso (parevgkli-
le dossografico che rinveniva nelle Opinioni dei si", clinamen: il termine, che si rinviene in Lu-
fisici di Teofrasto. crezio, Cicerone, Filodemo e Plutarco, non
Nell’Epistola ad Erodoto, partendo dal principio compare nei testi di Epicuro, tuttavia della no-
che nulla nasce dal non essere o si risolve nel zione che esso esprime si possono rintracciare
non essere, Epicuro afferma che il tutto, im- tutti i presupposti nel XXV libro Sulla natura),
mutabile, infinito e illimitato, consiste di corpi che nell’anima giustifica il nostro volere e la
e vuoto. Il vuoto, la cui esistenza è dimostrata nostra responsabilità, nel vuoto giustifica le
dal movimento dei corpi, è infinito per esten- collisioni atomiche, altrimenti impossibili, da
sione (sulla denominazione del vuoto Epicuro cui si originano i corpi visibili.
si sofferma nel XXVIII libro Sulla natura, facen- Nascono in tal modo anche i mondi, che, co-
do riferimento a una propria opera in cui l’ar- me Democrito, Epicuro ritiene infiniti in nu-
gomento doveva essere affrontato in chiave mero perché infiniti sono gli atomi che vagano
sociologica). Dei corpi alcuni sono composti, nello spazio. I mondi sono simili o diversi dal
altri sono gli elementi che li compongono. nostro: tuttavia, accogliendo anche in questo
Questi sono atomi, indivisibili e immutabili, caso argomentazioni aristoteliche, Epicuro li-
infiniti per numero, di numero inconcepibile, mita il concetto di diversità dei mondi che ere-
ma non infinito per varietà di figure – Epicuro ditava da Democrito, giacché, a differenza
correggeva così la tesi democritea del numero dell’Abderita, non ritiene che si possa pensare
infinito di figure atomiche criticata da Aristo- a mondi strutturati in maniera completamente
tele. Oltre alla figura, essi posseggono peso e diversa dal nostro, privi di semi «appropriati»
grandezza, qualità sufficienti a produrre le dif- a formare animali, piante e tutte le altre cose
ferenze nei composti – ma non ogni grandezza: che vediamo. Per Epicuro i mondi non hanno
è inconcepibile, infatti, un atomo visibile. Gli necessariamente un’unica forma, anche se
atomi si muovono incessantemente, anche non hanno una qualsiasi forma. Come tutti gli
quando sono compresi in aggregati; per analo- aggregati essi sono soggetti a crescita fino a
gia con il minimo percepito dai sensi, bisogna un certo limite, a decadenza e a dissoluzione,
ammettere anche negli atomi, in quanto dotati in tempi e per cause diversi.
di grandezza, parti minime di materia, da rite- Contro l’approccio di tipo matematico proprio
nere anche minimi teoretici, di cui niente di dell’astronomia teleologica contemporanea,
più piccolo è concepibile. Pur negando il prin- Epicuro, che ritiene compito dell’indagine
cipio di divisibilità all’infinito, Epicuro mo- astronomica confutare la natura divina dei
strava di avere accolto la lezione di Aristotele, corpi celesti e ogni rapporto dei fenomeni ce-
che aveva dimostrato l’impossibilità della in- lesti con la divinità (Epistola ad Erodoto, 76-77,
divisibilità dei corpi. Nel vuoto gli atomi si 81), recupera la tradizione presocratica di spe-
muovono dall’alto verso il basso, in virtù del culazione preminentemente fisica sulla natura
peso, con uguale velocità – anche su questo di tali fenomeni. Nell’XI libro Sulla natura,
punto Epicuro teneva conto di argomentazioni contro i ciziceni che facevano uso di planetari
aristoteliche. Non così gli aggregati, la cui ve- meccanici (o[rgana) nel tentativo di conciliare
locità dipende dagli urti esterni, ma anche e le evidenti irregolarità delle orbite del sole,
soprattutto da quelli interni. Se, inoltre, per della luna e dei pianeti con il perfetto moto
Democrito la determinazione del movimento circolare da essi attribuito ai corpi celesti e sul
atomico proviene unicamente dagli urti tra gli quale Platone ne aveva basato la deificazione,
atomi nel vortice originario, Epicuro, muoven- Epicuro nega che da un punto di osservazione
do probabilmente dalle osservazioni di Aristo- terrestre si possano prendere misure oggetti-
tele sul movimento spontaneo nell’universo vamente valide di orbite celesti, di levate e tra-
nella Fisica, e sulla volontarietà, nell’Etica Ni- monti del sole, della distanza di quest’ultimo
comachea, sfugge alla meccanica necessità del da noi. Partendo dal medesimo presupposto,
determinismo democriteo e introduce un prin- forse attingendo alla dottrina eraclitea, egli
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sioni che ce ne appaiono nei sogni, cfr. Sulla quanto ripristina la perfezione e la pienezza
Natura, XXXIV e Epistola a Meneceo, 123-124 – dell’essere nella stabilità dei suoi componenti
ma esclude ogni interferenza nella vita dell’in- atomici, questo piacere può essere definito ca-
dividuo, al quale viene così restituita la piena tastematico – cinetico è invece quello che
libertà e la responsabilità del suo destino. Gli muove i sensi, il solo ammesso dai cirenaici,
dei, formati da atomi sottilissimi e rarefatti, cfr. Diogene, op. cit., l. X, 136 – e non conosce
immortali o per la continua accessione di im- gradazione in intensità e durata, ma solo va-
magini simili in risarcimento di quelle che da riazione, ed è facile da acquistarsi. D’altra par-
essi continuamente si dipartono, o per la loro te, un dolore fisico intenso dura poco, quello
capacità di riconoscere e di evitare gli atomi che dura nel tempo ha minore intensità ed è
loro nocivi, o perché gli urti atomici nulla pos- sopportabile (Sentenze Vaticane, 4). In funzione
sono sulla loro natura tenue, o ancora per la del piacere Epicuro procede a una classifica-
deviazione atomica regolata dalla loro volontà zione dei desideri (Epistola a Meneceo, 127-128;
– le diverse ipotesi nascono da diverse inter- Ratae Sententiae, XXIX e Sentenze Vaticane, 21)
pretazioni delle fonti – sono confinati negli in- in naturali e necessari, che liberano dai dolori
termundia in un’esistenza di perfetta beatitudi- del corpo e devono essere soddisfatti, come
ne, alla quale l’uomo deve aspirare e che il bere quando si ha sete; naturali ma non neces-
saggio può raggiungere, assimilandosi al dio sari, che variano il piacere ma non fanno spa-
in una oJmoivwsi" qew'/ (cfr. Epistola a Meneceo, rire il dolore, come i cibi sontuosi; non natura-
135 e Diogene di Enoanda, fr. 125 Smith). A li e non necessari, come quelli di onori e di ric-
questa interpretazione della teologia epicu- chezze, che nascono da vane opinioni e sono
rea, che presuppone l’esistenza degli dei come fonte di grande turbamento. La prudenza (frov-
autonoma e reale nel mondo fisico, general- nhsi") ci aiuta nella scelta, insegnandoci che
mente accolta dalla critica e suffragata da mol- non è possibile vivere piacevolmente se non si
te fonti, tra cui gli epicurei Demetrio Lacone e vive anche saggiamente, moderatamente e
Filodemo, è stata recentemente contrapposta giustamente. Come tutte le virtù, che da essa
una lettura diversa e tuttora controversa delle hanno origine, per Epicuro la prudenza è un
testimonianze (soprattutto dello scolio a Ra- mezzo in vista del fine; le si affiancano la tem-
tae Sententiae, I e di Cicerone, De Natura deo- peranza, che fa sì che ci accontentiamo del po-
rum, I, 19, 49), che fa degli dei una sorta di co- co; la fortezza, che ci aiuta a sopportare i dolo-
struzioni mentali idealizzate a partire da flussi ri; la giustizia, che ci procura la sicurezza ester-
di immagini di forma umana, privi, perciò, di na e che, come lo stato, è nata da un accordo
esistenza autonoma e immortali solo in quan- tra gli uomini per un puro scopo utilitaristico
to concetti paradigmatici eterni. (Ratae Sententiae, XXXI). Anche l’amicizia na-
Dalla negazione dei più grandi timori che af- sce in origine da un calcolo utilitaristico, in
fliggono l’umanità, della morte e degli dei, sul quanto rafforza il sentimento di sicurezza
fondamento della propria dottrina fisico-gno- esterna, allevia la solitudine, moltiplica il pia-
seologica, Epicuro passa alla parte propositiva cere individuale (Ratae Sententiae, XXVIII, Sen-
del suo sistema etico, basata sui medesimi tenze vaticane, 23, 34, 39). Come la fusiologiva
presupposti. Il piacere è principio e fine della libera l’uomo dalle grandi paure degli dei, del-
vita beata; da esso muoviamo per ogni scelta e la morte e dei tormenti fisici, così la filiva libe-
ogni rifiuto, nella consapevolezza che non ogni ra dalle paure del vivere quotidiano: nella na-
piacere è da ricercare, se a esso può seguire tura sono i fondamenti dell’amicizia, che è a
maggiore turbamento, né ogni dolore è da fug- sua volta un fondamento della vita umana e
gire, se a esso consegua maggior piacere che «danza intorno alle creature che abitano la
dall’averlo sopportato (Epistola a Meneceo, terra e a tutti noi trasmette il certo messaggio:
128-129). Epicuro, tuttavia, prende le distanze destiamoci a lodare la vita beata» (Sentenze
dall’edonismo cirenaico al quale la sua dottri- Vaticane 52, tr. it. di M. Gigante).
na era assimilata dai detrattori, e puntualizza G. Leone
che per piacere egli non intende quello dei BIBL.: edizioni generali: H. USENER, Epicurea, Lipsiae
dissoluti o i godimenti sensuali, ma un perfet- 1887, di cui cfr. la tr. it., con testo greco e latino a
to equilibrio che si realizza nell’assenza di tur- fronte, a cura di I. Ramelli, con presentazione di G.
bamento nell’animo (ajtaraxiva) e nell’assenza Reale, Milano 2002, da tenere presente anche per la
di dolore nel corpo (ajponiva) (ibi, 131-132). In vastissima e aggiornata bibliografia; è fondamenta-
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[rist. Zürich 1996], tr. it. di G. Giannantoni et regime assolutistico illuminato, ispirato vaga-
al., I Presocratici. Testimonianze e frammenti, a mente allo stoicismo. In tal modo Seneca spe-
cura di G. Giannantoni, Roma-Bari 20048 [Bari rava di superare le divisioni rigide provocate
1969], 2 voll.); si trova genericamente definita dalle guerre civili del sec. I a. C. La clementia di
dallo Pseudo Platone (Definizioni, 412b: «di- cui egli parla è diversa dalla misericordia, con-
sposizione a cedere i propri diritti e i propri in- siderata come vizio e non come virtù, in quan-
teressi, giusta misura nelle relazioni, giusto at- to pavqo", debolezza eccessiva e contraria a
teggiamento dell’anima razionale di fronte al giustizia (II, 1-6).
bene e al male»). Applicata al diritto, l’epieikeia G. Garuti - C. Natali
è per Platone nelle Leggi (757b), e per Erodoto BIBL.: J.H. MACURDY, The Quality of Mercy, New Haven
(Storie, III, 53, 4), una necessaria concessione 1940; J. LUCCIONI, La pensée politique de Platon, Paris
alla debolezza umana e quindi una deviazione 1958; T. ADAM, Clementia principis, Stuttgart 1970; A.
dalla perfetta giustizia. Assimilata in tal modo BORGO, Clementia: studio di un campo semantico, in
alla misericordia, l’epieikeia è posta fuori del «Vichiana», 17 (1985), pp. 28-50; J. BRUNSCHWIG, Rule
campo del diritto, e viene valutata in modo and Exception: on the Aristotelian Theory of Equity, in
parzialmente negativo. M. FREDE - G. STRIKER, Rationality in Greek Thought,
Diverso, e molto più positivo, è il concetto che Oxford 1996, pp. 115-155.
ne ha Aristotele: «Correzione della legge nella ➨ EQUITÀ.
misura in cui essa viene meno a causa della
sua formulazione universale» (Et. Nic., 1137 b EPIFANE. – Gnostico del II secolo d. C. Della
Epifane
26-72). «L’epieikeia è il giusto, quello che va setta dei carpocraziani, viene presentato come
contro la legge [...] perché non basterebbe una figlio di Carpocrate. Ne parlano sovente Ire-
vita a elencare tutti casi» (Rhet., 1374 a 27-34). neo, Clemente Alessandrino ed Epifanio di Ci-
L’epieikeia viene anteposta alla giustizia legale, pro, presentandolo come un giovane precocis-
perché più precisa e comprensiva della legge simo che, pur morto sul fiore dell’età, lasciò
scritta. Come il regolo plumbeo di Lesbo si una traccia nella scuola gnostica. Nella spie-
piega secondo le irregolarità della pietra, così gazione del mondo Epifane segue Valentino.
l’epieikeia si attaglia ai singoli casi. Essa corri- Di lui si conserva una parte di un discorso in
sponde all’equità, che, a cominciare dal sec. XIII, cui sostiene la promiscuità dei sessi in una
è designata indifferentemente anche col voca- concezione politica comunistica ispirata a Pla-
bolo di epieikeia. In età ellenistica questa con- tone (Clemente, Stromata, III, 2).
cezione positiva venne ripresa nei trattati Peri Red.
basileias. BIBL.: H. JULDNER, De Carpocratianis, Leipzig 1824; H.
Nella filosofia stoica il termine passò a indica- LEISEGANG, La gnose, tr. fr. a cura di J. Gouillard, Paris
re semplicemente la «clemenza nell’ammini- 1951, pp. 176 ss.
strazione della giustizia» e come tale l’epieikeia
fu giudicata in modo del tutto negativo. Fu vi- EPIFANIO
Epifanio diDI SALAMINA (santo). – Padre
Salamina
sta come un vizio, in contrapposizione all’ide- della chiesa greca, del IV secolo, n. presso
ale del perfetto sapiente: «Dicono che l’uomo Eleuteropoli in Palestina verso il 315, m. nel
buono non deve essere indulgente (epieikes) 403.
perché l’uomo indulgente è sensibile alle pre- Condusse vita monastica in Egitto; tornato in
ghiera di non applicare la punizione che a cia- patria, fondò un monastero. Dal 367 fu vesco-
scuno spetta» (Ario Didimo, Commentario alle vo di Costanza (Salamina) nell’isola di Cipro.
Ecloghe di Stobeo, II, 7, 95, 24); «L’indulgenza, la Nel 382 a Roma ebbe parte decisiva nel deter-
compassione e la condiscendenza sono segno minare l’atteggiamento antiorigenista di Giro-
di un’anima debole» (Diogene Laerzio, Vite dei lamo. Due sono le sue opere principali. La pri-
filosofi, VII, 123). ma è l’´Agkurwtov, di intonazione polemica,
Notevole importanza l’epieikeia ebbe poi, col che presenta un’esposizione generale della fe-
nome latino di clementia, in Seneca, che ne de a cui deve essere «ancorato» il cristiano; ne
trattò in una sua opera (De clementia), in cui la esiste un’edizione italiana a cura di C. Riggi
descrisse come dote fondamentale al rex e al (L’ancora della fede, Roma 1977). La seconda è
princeps, allargandone il significato dal ristret- più ampia (3 ll.) e può essere considerata uno
to senso stoico a quello di «clemenza» in sen- sviluppo della precedente: si tratta del Pana-
so politico, e facendone la caratteristica di un vrion, ossia dell’«antidoto contro le eresie». In
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cui frontespizio figura la celebre formula «ex non su libri di altri» («non per libros aliorum
ovo omnia». scripta»), sull’uso di metodi sperimentali (le-
Il medico e fisiologo inglese William Harvey gature vascolari), e di procedure quantitative
(1578-1657) si era formato a Cambridge e poi a (misurazione della quantità di sangue pompa-
Padova sotto la guida di Fabrizio di Acquapen- ta dal cuore a ogni pulsazione) –, all’origine
dente (1537-1619), a sua volta allievo di Ga- della sua intuizione fu, infatti, il principio ari-
briele Falloppio (1523-62) che, per un certo stotelico della centralità del cuore e della per-
tempo, era stato allievo di Andrea Vesalio fezione del moto circolare, e dunque il paralle-
(1514-64). Sono i nomi ben noti di alcuni dei lismo tra macrocosmo e microcosmo, tra co-
grandi studiosi cinquecenteschi di anatomia, smologia aristotelica e fisiologia animale. E
tutti succedutisi sulla cattedra di anatomia di non meno aristotelica fu, all’interno del dibat-
Padova e protagonisti del dibattito che, in pa- tito sulla generazione e la formazione del feto,
rallelo con quello sulla circolazione del san- la sua epigenesi vitalistica, a cominciare pro-
gue, si condusse sulla struttura anatomica de- prio da quella priorità di sviluppo del cuore
gli organi genitali femminili e sulla generazio- che, per altro, sarebbe stata di lì a breve smen-
ne. Le vescicole ovariche, solo successivamen- tita.
te interpretate come le uova dei vivipari, erano Medico del re Carlo I, Harvey poté effettuare
già state osservate da Vesalio e, dopo di lui, da osservazioni e dissezioni su femmine di cervo
Falloppio (Observationes anatomicae, 1561), il e daino uccise durante le battute di caccia.
cui nome è inscindibilmente connesso all’in- Sulla base di quanto risultava visibile, non
dividuazione anatomica delle tube uterine, da poté individuare né uova né alcuna evidenza di
lui considerate quali dotti seminali per la tra- mescolamento di semi maschili e femminili;
smissione del seme femminile. Come organo quel che osservò in una cerva gravida, e chia-
di secrezione le avrebbe interpretate Fabrizio mò «uovo», fu probabilmente il sacco amnio-
di Acquapendente che, nella sua dettagliatis- tico. La generazione si realizza a partire da un
sima descrizione dell’utero e delle ovaie, con- primordium, l’«uovo» appunto, attraverso una
dotta secondo i criteri e i metodi della anato- sorta di «contagio» – uno spirito volatile che
mia comparata – disciplina allora nascente e agisce a distanza – dando luogo «gradualmen-
la cui denominazione fu introdotta, nel 1675, te, parte dopo parte» alla formazione dell’em-
dal botanico inglese Nehemiah Grew (1641- brione, cioè all’epigenesi: termine introdotto
1712) –, avrebbe tra l’altro individuato l’esi- proprio da Harvey a intendere la produzione
stenza di tipi differenti di placenta in specie di- sequenziale di parti attraverso cui si sviluppa
verse di mammiferi (De formato foetu, 1604) e ex novo l’embrione. «Ovum», dunque, ha in
avrebbe fornito un così accurato resoconto Harvey, così come d’altra parte in Aristotele,
dello sviluppo del pulcino nell’uovo (De forma- un significato del tutto diverso da quello che
tione ovi et pulli, 1621) da essere considerato noi oggi attribuiamo a questo termine e che
uno dei fondatori dell’embriologia moderna. solo successivamente – circa duecento anni
Nessuno di questi studiosi, tuttavia, avrebbe dopo – sarebbe stato conseguito. L’ovum è
davvero preso le distanze dalla teoria tradizio- materia informe e indifferenziata da cui, solo
nale del mescolamento del seme e del sangue dopo che la matrice femminile è stata «infetta-
mestruale. Se ne discostò, invece, Harvey, sia ta» dal liquido seminale, prende il via il pro-
pur senza operare una rottura definitiva col gressivo sviluppo del feto.
pensiero classico, così come, per altro, era ac- L’epigenesi seicentesca, comunque, non fu
caduto per la scoperta che gli dette fama, la necessariamente vitalistica. Descartes (1569-
circolazione sanguigna. Nonostante l’impatto 1650), nell’ambito della sua visione della ma-
rivoluzionario della sua scoperta e l’indubbio teria come estensione e dei corpi come mac-
rigore con cui procedette alla dimostrazione chine, ne avrebbe fornito una versione di tipo
scientifica della sua tesi, dando così il via alla puramente meccanicistico. Così come l’origi-
moderna fisiologia sperimentale con l’intro- ne stessa della vita trova spiegazione nell’azio-
duzione dei metodi della scienza galileiana ne del calore sulla materia in putrefazione, an-
all’interno delle scienze del vivente – si basò che la generazione degli organismi superiori si
su pratiche di vivisezione, ovvero sull’osserva- produce attraverso la mescolanza del seme
zione diretta dell’animale (per autopsiam) «e maschile e femminile su cui agisce non una
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(moules interieures) delle singole parti del cor- venti, Karl Ernst von Baer (1792-1876), dai cui
po per poi convergere negli organi genitali ma- studi ebbe origine l’embriologia comparata,
schili e femminili e produrre i liquidi seminali, avrebbe individuato l’uovo nei mammiferi, fi-
sia maschili sia femminili, dalla cui mescolan- no ad allora confuso con il follicolo ovarico, e
za e per aggiunzione e assimilazione di parti si avrebbe dimostrato la diffusione in tutto il
produce l’embrione. mondo animale di un medesimo meccanismo
Alternative a una versione meccanicista furo- riproduttivo.
no invece le teorie epigenetiche di Caspar Frie- Con la teoria cellulare formulata alla metà del
drich Wolff (1733-94), considerato il fondatore XIX secolo, la contrapposizione tra preformi-
della embriologia descrittiva, e di Johann Frie- smo ed epigenesi sarebbe stata superata dalla
drich Blumenbach (1752-1840), inizialmente considerazione dei corpi come insiemi orga-
preformista, nelle quali, rispettivamente, una nizzati di cellule. Nel 1841, Rudolf Albert von
«vis essentialis» e un impulso direttivo o «nisus Kolliker (1817-1905) avrebbe stabilito la natu-
formativus» presiedono allo sviluppo embrio- ra cellulare sia dell’uovo sia dello spermato-
nale nel quadro di interpretazioni «vitalistico- zoo e, nel 1875, Oscar Hertwig (1849-1922)
materialistiche» della generazione, ovvero in avrebbe per la prima volta osservato la pene-
termini di forze intese non come metafisiche, trazione dello spermatozoo nell’uovo di riccio
ma immanenti alla materia vivente e connesse di mare risolvendo così il problema del ruolo
alle dinamiche, alle regolarità e all’organizza- dei due gameti nella riproduzione e avrebbe
zione dell’organismo stesso, così superando individuato la presenza di due nuclei, maschi-
sia la rigidità e fissità di sviluppo del meccani- le e femminile, nella cellula uovo fecondata, i
cismo preformista sia l’indeterminatezza e la quali poi si ricompongono in unico nucleo da
casualità delle teorie epigenetiche precedenti. cui prende il via lo sviluppo embrionale. La fe-
La crescita dell’embrione è ormai concepita condazione è ormai il risultato dell’unione di
come un processo di produzione di una strut- due cellule, l’una materna e l’altra paterna, e
tura complessa e l’attenzione si sposta dalla l’embriogenesi è una successione di processi
preesistenza di un progetto all’organizzazione complessi di divisione e differenziazione cellu-
del processo stesso. L’epigenesi si colloca, lare che conducono alla riproduzione di un or-
inoltre, in un orizzonte problematico più am- ganismo pienamente sviluppato.
pio, che coinvolge questioni come quelle della Ancora tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del
trasmissione dei caratteri, della dinamica dei Novecento, il dibattito tra Wilhelm Roux
processi di sviluppo nell’interazione tra gli or- (1850-1924) e Hans Driesch (1867-1941) avreb-
ganismi e l’ambiente, dei fenomeni dell’ibri- be però riportato in auge l’antica contrapposi-
dazione, della teratologia, alle quali il prefor- zione tra preformismo e epigenesi nel conte-
mismo si era sostanzialmente sottratto. Al vol- sto ormai della cosiddetta «meccanica dello
gere del secolo, la nozione stessa di «evoluzio- sviluppo» (Entwicklungsmechanik) e di un ap-
ne» viene a trovarsi applicata sia allo sviluppo proccio sperimentale alla embriologia realiz-
embrionale sia allo sviluppo delle serie ani- zato attraverso perturbazioni dello sviluppo
mali, aprendo a un parallelismo tra i due svi- embrionale. I risultati degli esperimenti del
luppi che solo successivamente sfocerà in «neo-vitalista» Driesch, per cui separando le
concezioni schiettamente evoluzionistiche due cellule (blastomeri) risultanti dalla prima
delle specie, come nel caso della «legge bioge- divisione dello zigote (la cellula formata
netica fondamentale» di Ernst Haeckel (1834- dall’unione della cellula germinale maschile
1919), in cui sarà esplicita l’interpretazione per con quella femminile all’atto della fecondazio-
cui l’ontogenesi (lo sviluppo individuale) rica- ne) non si ottengono due mezzi embrioni – co-
pitola la filogenesi (l’«evoluzione» della spe- me aveva invece ritenuto Roux, interpretando
cie), secondo la terminologia introdotta dallo i propri dati sperimentali sulla base di un rigi-
stesso Haeckel. do pre-determinismo del differenziamento
Solo con Louis Prévost (1790-1850) e Jean- cellulare – bensì embrioni interi più piccoli,
Baptiste Dumas (1800-84), negli anni venti avrebbero infatti condotto, seppure attraverso
dell’Ottocento, sarebbe stato definitivamente il riemergere dell’idea stessa di «entelechia»
dimostrato il potere fecondante del liquido se- aristotelica, alla individuazione della equipo-
minale maschile; mentre, sempre negli anni tenzialità dei nuclei e delle capacità regolative
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scientifica come uno o più sillogismi la cui dipendere dal fatto che si neghi qualunque dif-
conclusione è spiegata dalle premesse. ferenza, anche di grado, fra scienza e sapere
Per Aristotele l’episteme oscilla tra due signifi- comune. Frequente è invece la distinzione fra
cati: ora è una scienza, cioè un corpo oggettivo epistemologia, intesa come disciplina pro-
di proposizioni vere organizzate in una struttu- priamente filosofica, e «metodologia», intesa
ra, ora invece è lo stato cognitivo di chi cono- o come studio dei metodi usati in una o più
sce quelle proposizioni. I due significati sono scienze particolari o come l’insieme di questi
oggi completamente separati, ma Aristotele li stessi metodi. Questa distinzione si fonda sul-
tiene insieme. la differenza di principio tra filosofia e scienza
P. Fait e viene meno ogni volta che questa differenza
sia negata, come nel neopositivismo e nel-
EPISTEMOLOGIA (philosophy of science, epi-
Epistemologia l’epistemologia naturalizzata.
stemology; Wissenschaftsphilosophie, Wissen- Altra importante distinzione è quella fra epi-
schaftstheorie, Epistemologie; philosophie des stemologia generale e speciale. La prima ri-
sciences, épistémologie; epistemología). – SOMMA- flette su concetti e problemi comuni a tutte le
RIO: I. Introduzione. - II. Dall’età antica al posi- discipline scientifiche, come il concetto di teo-
tivismo. - III. Strumentalismo e convenzionali- ria scientifica, la natura degli enti teorici o il
smo. - IV. Il neopositivismo: 1. Il principio di ve- criterio distintivo dello stesso discorso scien-
rificabilità e lo statuto dell’epistemologia. - 2. Il tifico. La seconda invece riguarda soltanto una
concetto di teoria, il modello deduttivo di spiegazio- o alcune discipline. Nell’ambito dell’episte-
ne e il concetto di progresso scientifico. - V. Popper mologia speciale si distingue per esempio
e Lakatos: 1. Il principio di falsificabilità. - 2. Il l’epistemologia delle scienze empiriche da
problema del progresso scientifico: Popper e Laka- quella delle scienze formali, e all’interno della
tos. - VI. La svolta relativistica: 1. Epistemologia prima si può distinguere fra l’epistemologia
e storia della scienza: il rifiuto della separazione fra delle scienze naturali e quella delle scienze
scoperta e giustificazione. - 2. Theory ladenness e umane, e così via, sino a giungere all’episte-
incommensurabilità. - VII. La sociologia della
mologia di scienze particolari, come l’episte-
conoscenza scientifica. - VIII. Epistemologia
mologia della chimica o della psicoanalisi, o a
evoluzionistica e costruttivismo radicale. - IX.
quella di aspetti o temi particolari d’una sin-
Il nuovo sperimentalismo.
gola disciplina, come l’epistemologia della fi-
I. INTRODUZIONE. – Col termine epistemologia si
sica quantistica.
intende la riflessione filosofica sulla natura, le
II. DALL’ETÀ ANTICA AL POSITIVISMO. – Alcuni con-
condizioni e i limiti di validità dei principi, del
metodo e dei risultati della scienza. Il termine cetti e problemi dell’epistemologia s’incontra-
è usato di solito come sinonimo di «filosofia no già nell’antica Grecia, culla al tempo stesso
della scienza», anche se talvolta quest’ultima della filosofia occidentale e di scienze come la
espressione ha un significato più ampio, che matematica, l’astronomia, la fisica, la zoolo-
abbraccia il problema dei rapporti fra la scien- gia. Platone, per esempio, pose il problema
za e le altre sfere della cultura, come politica, fondamentale dell’epistemologia, quello della
morale, religione, arte ecc. (una distinzione distinzione fra vera scienza o epistêmê e mera
analoga, e altrettanto poco comune, s’incon- opinione o dóxa, anche se il suo concetto di
tra sia in francese fra «épistémologie» e «phi- scienza è lontano dal nostro per la sostanziale
losophie des sciences» sia in tedesco fra «Wis- svalutazione della conoscenza sensibile (Re-
senschaftstheorie» e «Wissenschaftsphilo- pubblica, VII, 534). Più vicino a noi è il concetto
sophie»). In alcuni casi, inoltre, il termine – co- di scienza di Aristotele, che, nella tripartizione
sì come pure quello corrispondente francese e delle scienze teoretiche, accanto alla teologia
spagnolo – è usato al posto di «teoria della co- pone anche matematica e fisica (Metafisica, E,
noscenza» o «gnoseologia». Ciò accade per lo 1, 1026 ss.). Ma anche se Aristotele contrappo-
più per interferenza con l’inglese, dove il ter- ne la technê – come conoscenza dell’universale
mine «epistemology» ha quasi sempre questo (De anima, VI, 3, 1139 b 16 ss.), delle cause e
senso (in parte ciò vale anche per il tedesco dei principi (Metafisica, I, 1, 981 b 25 ss.) – alla
«Epistemologie», che tuttavia, essendo calco mera esperienza casuale, attività teoretica e
sia sull’inglese sia sul francese, significa sia scienze dimostrative hanno in lui un chiaro
gnoseologia sia epistemologia), ma può anche primato su attività pratica e scienze induttive.
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sicché non si sa mai con certezza quale ipotesi false, ma prive di senso. Questa condanna
sia verificata o confutata da un certo esperi- d’insensatezza, tuttavia, si ritorce sia sul prin-
mento («olismo metodologico»); 2) l’esperi- cipio di verificabilità sia su quello dell’analisi
mento cruciale in fisica è impossibile, perché operazionale. Né l’uno né l’altra possono in-
non è possibile enumerare tutte le ipotesi in fatti essere controllati empiricamente, né so-
grado di spiegare un certo risultato sperimenta- no enunciati della logica o della matematica,
le (cfr. La théorie physique, Paris 1914, X, §§ 2-3). sicché a rigore essi hanno il medesimo statuto
Queste tesi hanno notevolmente influito di quegli enunciati metafisici che avrebbero
sull’epistemologia successiva. Oltre alla tesi dovuto scalzare.
della theory ladenness, occorre almeno menzio- 2. Il concetto di teoria, il modello deduttivo di spie-
nare la «tesi della sottodeterminazione delle gazione e il concetto di progresso scientifico. – La
teorie da parte dell’esperienza» di W.v.O. Qui- concezione neopositivistica delle teorie scien-
ne, secondo cui due teorie logicamente in- tifiche deriva direttamente dal rifiuto dei giu-
compatibili possono nondimeno essere empi- dizi sintetici a priori e dal principio di verifica-
ricamente equivalenti (cfr. Word and Object, bilità. Una teoria scientifica è costituita da due
New York 1960, pp. 21-22). Altrettanto nume- livelli o linguaggi, quello delle proposizioni te-
rose sono state le critiche alle tesi strumenta- oriche, contenenti i termini teorici, e quello
listiche. Secondo K.R. Popper, per esempio, le delle proposizioni osservative, contenente i
teorie scientifiche non sono soltanto strumen- termini osservativi (standard view). Il principio
ti, perché possono essere sottoposte a con- di verificabilità esige inoltre che i termini teo-
trollo ed essere falsificate (cfr. Conjectures & rici siano completamente riducibili a quelli os-
Refutations, London 1963, p. 195). Ma l’obie- servativi. Sennonché, sia la richiesta iniziale
zione più spesso sollevata è che sarebbe im- d’una riduzione completa sia quella, che carat-
possibile spiegare il successo empirico e pre- terizza il cosiddetto processo di «liberalizza-
visionale delle teorie scientifiche senza pre- zione» dell’empirismo, d’una riduzione soltan-
supporre implicitamente sia che esse siano in to parziale dei concetti teorici, andarono in-
qualche misura vere sia che i loro termini teo- contro a insuperabili difficoltà. Sarà in partico-
rici colgano qualche aspetto della realtà. lare la tesi della theory ladenness a revocare in
IV. IL NEOPOSITIVISMO. – 1. Il principio di verificabi- dubbio il presupposto fondamentale della
lità e lo statuto dell’epistemologia. – Il neopositi- concezione neopositivistica delle teorie scien-
vismo (detto anche positivismo o empirismo tifiche, e cioè la netta distinzione fra livello te-
logico) dominerà l’epistemologia dalla fine orico e osservativo.
degli anni venti sino alla metà degli anni cin- Il modello nomologico-deduttivo di spiegazio-
quanta. In esso è fondamentale il rifiuto dei ne, formulato per primo da Popper (cfr. Logik
giudizi sintetici a priori, la cui esistenza sareb- der Forschung, Wien 1935), divenne presto un
be stata smentita dagli stessi sviluppi scienti- altro ingrediente essenziale dell’epistemolo-
fici e, in particolare, dalla rivoluzione einstei- gia neopositivistica. Un certo evento o proces-
niana. Oltre agli enunciati analitici della logica so E è spiegato se è dedotto da alcune condizio-
e della matematica, gli empiristi logici ammet- ni iniziali C1,C2,...,Cn e da una o più leggi ge-
tono soltanto enunciati sintetici, per i quali nerali L1,L2,...,Lm:
vale il «principio di verificabilità»: una propo-
sizione è dotata di significato, soltanto se si
possono indicare le circostanze in cui essa è
vera o falsa. La filosofia è ridotta ad «attività»
chiarificatrice dei problemi o concetti scienti-
fici o a «logica della scienza» (cfr. R. Carnap,
Die Aufgabe der Wissenschaftslogik, Wien 1934).
Non molto distante da queste tesi è anche
l’operazionismo di P.W. Bridgman, secondo il
quale un concetto scientifico «è sinonimo del
corrispondente gruppo d’operazioni» (cfr. The
Logic of Modern Physics, New York 1927, cap. I). Questa struttura è comune sia alle spiegazioni
Anche dal punto di vista dell’analisi operazio- sia alle previsioni, che differiscono soltanto da
nale le proposizioni della metafisica non sono un punto di vista pragmatico: mentre nel caso
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tire dagli anni quaranta, dopo l’incontro con la Toulmin, The Philosophy of Science, London
teoria semantica della verità di Tarski, Popper, 1953; N.R. Hanson, Patterns of Discovery, Cam-
pur non abbandonando mai la tesi d’un pro- bridge 1958; M. Polanyi, Personal Knowledge,
gresso che ha luogo mediante falsificazioni e London 1958; T.S. Kuhn, The Structure of Scien-
rivoluzioni, ammette che una successione di tific Revolutions, Chicago 19702 [1962]; P. Feye-
teorie tutte subito falsificate ci lascerebbe di- rabend, Against Method, in M. Radner - S.
sorientati e che occorre perciò che l’ipotesi in- Winokur [a cura di], Analyses of Theories and
contri almeno qualche corroborazione prima Methods of Physics and Psychology, «Minnesota
d’essere falsificata (cfr. K.R. Popper, Conjectu- Studies in the Philosophy of Science», vol. 4,
res & Refutations, London 1963, cap. 10, § 20). Minneapolis 1970, pp. 17-130; K. Hübner, Kri-
Lakatos si spingerà ancora oltre, accogliendo tik der wissenschaftlichen Vernunft, Freiburg-
la tesi (già sostenuta da Hanson, Kuhn, Feye- München 1978).
rabend ecc.) che una falsificazione è possibile 1. Epistemologia e storia della scienza: il rifiuto
soltanto dal punto di vista di una teoria rivale, della separazione fra scoperta e giustificazione. –
di cui già si dispone e che ne risulta corrobo- Un tratto comune alle opere della svolta rela-
rata. La falsificazione avviene soltanto con uno tivistica è la necessità di ricorrere alla storia
«sguardo retrospettivo»: «Una teoria scientifi- della scienza per fornire un’immagine attendi-
ca T è falsificata se, e soltanto se, è stata propo- bile della scienza stessa. Alla tesi popperiana
sta un’altra teoria T' che ha le seguenti carat- dello statuto normativo della metodologia,
teristiche: (1) T' ha eccedenza di contenuto che precisa come gli scienziati dovrebbero com-
empirico rispetto a T, ossia essa prevede fatti portarsi a partire dal valore supremo della ri-
nuovi, cioè fatti che sono improbabili alla luce cerca della verità, le epistemologie relativisti-
di T o che sono da essa addirittura vietati; (2) che contrappongono lo statuto storico-de-
T' spiega il successo precedente di T, cioè tutto il scrittivo che esige un’accurata ricostruzione
contenuto non confutato di T è incluso (entro del modo in cui, di fatto, gli scienziati si sono
i limiti dell’errore osservativo) nel contenuto storicamente comportati, includendo tutti i
di T'; e (3) parte dell’eccedenza di contenuto di condizionamenti di vario genere (sociali, prati-
T' è corroborata». (I. Lakatos, Falsification and ci, psicologici ecc.) che li hanno influenzati.
the Methodology of Scientific Research Program- Il necessario ricorso alla storia della scienza
mes, in I. Lakatos - A.E. Musgrave [a cura di], discende d’altro canto dal rifiuto – anch’esso
Criticism and the Growth of Knowledge, Cambri- caratteristico della svolta relativistica degli
dge 1970, p. 116). In questo caso la nuova teo- anni sessanta – della separazione neopositivi-
ria, o meglio il nuovo «programma di ricerca» stica fra «scoperta» e «giustificazione». Secon-
– cioè una successione di teorie che hanno in do i neopositivisti e secondo Popper, la genesi
comune certe assunzioni di fondo (o «nucleo empirica (storica, psicologica o sociologica)
interno») rese immuni dalla falsificazione me- d’una teoria scientifica non è di pertinenza
diante una decisione metodologica – rappre- dell’epistemologia, che s’interessa soltanto
senta un progresso teorico ed empirico rispet- alla «giustificazione» o alla «logica» della ri-
to al programma di ricerca precedente, in caso cerca scientifica, per esempio alla coerenza
contrario siamo dinanzi a un programma di ri- d’una teoria, alla sua verificabilità o falsificabi-
cerca o soltanto teoricamente progressivo op- lità in linea di principio. Mentre Hanson si li-
pure addirittura «regressivo». Lakatos ammet- miterà a rivendicare una razionalità anche per
te tuttavia che uno scienziato non è mai co- il momento della scoperta, altri hanno negato
stretto ad abbandonare un programma di ri- la distinzione in quanto tale, notando per es.
cerca «regressivo», poiché può sempre legitti- che il progresso scientifico è stato favorito da
mamente nutrire la speranza che in futuro es- fattori provenienti da entrambi i contesti – sia
so ridivenga progressivo, ma non deve disco- cioè da esperimenti e argomentazioni cogenti
noscere l’eventuale superiorità metodologica sia da pregiudizi e idiosincrasie dei singoli
del programma rivale. scienziati –, per cui non si può a rigore parlare
VI. LA SVOLTA RELATIVISTICA. – A partire dagli anni di un’alternativa, e neppure di una distinzione,
sessanta ha luogo in epistemologia una svolta fra questi fattori: essi sono tutti egualmente
relativistica, rappresentata da una serie di legittimi (cfr. P. Feyerabend, Against Method,
opere che, apparse nello spazio di pochi anni, cit., § 14; T.S. Kuhn, The Structure of Scientific
mostrano alcuni evidenti tratti comuni (cfr. S. Revolutions, Chicago 19702 [1962], pp. 151-156).
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Social Imagery, London-Boston 1976; B. Latour sociologia. Fra le forme che il naturalismo ha
- S. Woolgar, Laboratory Life, Beverly Hills [Ca- assunto nell’epistemologia odierna ci limitia-
lifornia] 1979; K.D. Knorr Cetina, The Manufac- mo all’epistemologia evoluzionistica e al co-
ture of Knowledge, Oxford 1981; A. Pickering, struttivismo radicale. Sia nel caso in cui la
Constructing Quarks, Chicago 1984; H.M. Col- mente umana sia direttamente considerata il
lins, Changing Order, London 1985). Occorre risultato d’un lungo processo di evoluzione
distinguere la scienza prima e dopo una dispu- guidato dal fine della sopravvivenza (dopo
ta: nella prima la natura appare come causa Darwin e Spencer, cfr. K. Lorenz, Kants Lehre
delle ipotesi, ma nella «scienza in azione» es- vom Apriorischen im Lichte gegenwärtiger Biolo-
sa è il risultato d’una deliberazione (B. Latour, gie, in «Blätter für deutsche Philosophie», 15
Science in Action, Cambridge 1987, p. 87; A. Pi- [1941], pp. 94-125; K. Lorenz, Die Rückseite des
ckering, Constructing Quarks, Chicago 1984, Spiegels, München 1973; G. Vollmer, Evolu-
pp. 7-8). Il «programma forte» di Bloor estende tionäre Erkenntnistheorie, Stuttgart 1975; R. Ri-
la tesi della condizionatezza sociale del sapere edl, Biologie der Erkenntnis, Berlin 1979; M. Ru-
scientifico anche alla matematica e alla logica se, Taking Darwin Seriously, Oxford 1986; N.
e pone una fondamentale simmetria fra cono- Rescher, A Useful Inheritance, Bollman Place
scenze vere e conoscenze false: non solo que- 1990) sia nel caso in cui siano le idee che, in
ste ultime, ma anche le prime hanno bisogno modo analogo agli organismi biologici, lotta-
d’una spiegazione di tipo sociologico (cfr. D. no per la vita (cfr. D.T. Campbell, Evolutionary
Bloor, Knowledge and Social Imagery, London- Epistemology, in P.A. Schilpp [a cura di], The
Boston 1976; D. Bloor, Wittgenstein: A Social Philosophy of Karl Popper, La Salle 19743, pp.
Theory of Knowledge, London 1983). 413-463; K.R. Popper, Objective Knowledge,
La costruzione delle nozioni di «fatto» e di «re- Oxford 1972; S. Toulmin, Human Understan-
altà» ha tuttavia il suo luogo più importante ding, Princeton 1972), in entrambi i casi si at-
nel laboratorio. Per questa via Latour, e con lui tribuisce un valore di sopravvivenza alle cre-
gran parte del costruttivismo sociale, ha in denze o teorie vere, di solito inteso in modo
qualche modo riscoperto l’importanza del- realistico: l’adattamento evolutivo mediante
l’esperimento. Se i fatti scientifici sono costru- selezione ha condotto a una corrispondenza,
iti in laboratorio, nel corso di complessi espe- che giustifica il realismo scientifico, fra le
rimenti che utilizzano numerose apparecchia- strutture della mente e il mondo esterno. An-
ture, occorre riconoscere all’esperimento e tirealista è invece il «costruttivismo radicale»,
agli apparecchi scientifici che esso implica un che, affermatosi negli anni settanta e ottanta,
ruolo prioritario nella costituzione degli «og- ha ripreso posizioni strumentalistiche. La co-
getti» o dei «fatti» scientifici (B. Latour - S. noscenza non è la raffigurazione passiva d’una
Woolgar, Laboratory Life, Beverly Hills [Califor- realtà esterna obiettiva, ma un processo di co-
nia] 1979, p. 64; si veda però anche B. Latour, struzione dell’oggetto cognitivo (cfr. H. von
Pandora’s Hope, Cambridge [Massachusetts] - Foerster et al. [a cura di], Einführung in den
London 1999, dove molte delle affermazioni Konstruktivismus, München 1992, pp. 9-39; P.
più radicali sono assai attenuate). Watzlawick - P. Krieg [a cura di], Das Auge des
VIII. EPISTEMOLOGIA EVOLUZIONISTICA E COSTRUTTIVI- Betrachters, München 1991).
SMO RADICALE. – L’epistemologia odierna, so- Ora, contro le varie forme di epistemologia na-
prattutto quella anglosassone, è pervasa da un turalizzata si deve notare che, a causa del di-
diffuso naturalismo, condiviso persino da sconoscimento della distinzione tra filosofia e
molti costruttivisti sociali (cfr. K.D. Knorr Ceti- scienza, esse si muovono in un circolo vizioso:
na, The Manufacture of Knowledge, Oxford per un verso esse intendono risolvere i tradi-
1981). Il programma del naturalismo quinea- zionali quesiti epistemologici ricorrendo sol-
no, che intende risolvere i tradizionali proble- tanto alle scienze empiriche, ma per altro verso
mi gnoseologici ed epistemologici con i mezzi non possiedono una definizione soddisfacen-
forniti dalle scienze empiriche, era basato sul- te di «empirico», che – come già s’è accennato
le ricerche neurofisiologiche e di psicologia circa l’epistemologia neopositivistica – non
cognitiva (cfr. W.v.O. Quine, Epistemology Na- può essere ottenuta per via essa stessa empi-
turalized, in Ontological Relativity, New York rica o sperimentale.
1969, pp. 69-90), ma in seguito ci si è appellati IX. IL NUOVO SPERIMENTALISMO. – Dopo il lungo
anche ad altre discipline, inclusa appunto la predominio delle epistemologie relativistiche
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In primo luogo, EE1 è una forma particolare di BIBL.: K. LORENZ, Kants Lehre vom Apriorischen im Lich-
epistemologia naturalizzata. Come tale, si ba- te gegenwärtiger Biologie, in «Blätter für Deutsche
sa su un approccio descrittivo all’origine e allo Philosophie», 15 (1941-42), pp. 94-125, in Das
sviluppo della conoscenza. Il metodo per con- Wirkungsgefüge der Natur und das Schicksal des
getture e confutazioni, al centro dell’interpre- Menschen. Gesammelte Arbeiten, edito e introdotto
da I. Eibl-Eibensfeldt, München-Zürich 1978, pp. 82-
tazione popperiana di EE2, si muove invece sul
109; S. TOULMIN, Human Understanding: the Collective
tradizionale terreno normativo proprio dell’epi-
Use and Evolution of Concepts, Princeton 1972; K.R.
stemologia non naturalizzata. In secondo luo- POPPER, Evolutionary Epistemology, in J.W. POLLARD (a
go, è emerso chiaramente dall’illustrazione cura di), Evolutionary Theory: Paths into the Future,
della teoria di Lorenz che il processo conosci- London 1984; D. HULL, Science as a Process: An Evo-
tivo è equiparato in EE1 al processo di adatta- lutionary Account of the Social and Conceptual Deve-
mento dell’organismo all’ambiente. La funzio- lopment of Science, Chicago 1988; R. RIEDL, Biologie
ne del processo conoscitivo è la sopravviven- der Erkenntnis, Berlin 19904; GÜNTHER PÖLTNER, Evo-
za. Ora, Popper rifiuta esplicitamente questa lutionäre Vernunft. Eine Auseinandersetzung mit der
teoria, almeno per quanto riguarda la cono- Evolutionären Erkenntnistheorie, Stuttgart 1993; G.
scenza pura, sostituendola con la tesi che il fi- VOLLMER, Evolutionäre Erkenntnistheorie, Stuttgart
ne della conoscenza è l’avvicinamento alla ve- 19946.
rità. «[...] non ho stabilito che l’ipotesi più
adatta è sempre quella che agevola la nostra EPISTEMOLOGIA
Epistemologia genetica GENETICA (genetic epis-
sopravvivenza. Ho detto piuttosto che l’ipotesi temology, genetische Epistemologie; épistémologie
più adatta è quella che meglio risolve il proble- génétique; epistemología genètica). – È il pro-
ma che era designata a risolvere, e che resiste gramma di ricerca epistemologica avanzato da
alle critiche meglio delle ipotesi concorrenti. Jean Piaget a partire dall’opera del 1950 in tre
Se il nostro problema è puramente teorico [...] volumi, Introduction à l’épistémologie génétique:
allora le critiche saranno regolate dall’idea di I. La pensée mathématique; II. La pensée physi-
verità, o di avvicinamento alla verità, piuttosto que; III. La pensée biologique, la pensée psycholo-
che dall’idea di aiutarci a sopravvivere» (ibi, p. gique et la pensée sociologique, e sviluppato in
350). Dalla lettura di questo passo si evince in modo interdisciplinare e sistematico presso il
terzo luogo che Popper rifiuta il gradualismo Centre d’Épistémologie Génétique da lui fon-
di impronta darwiniana e che introduce una dato nel 1955 e diretto con la collaborazione di
differenziazione netta tra la conoscenza ani- matematici, logici, psicologi, epistemologi e
male e strumentale da una parte e la cono- filosofi di tutto il mondo. Esito di queste col-
scenza umana non applicata dall’altra. Egli laborazioni sono gli oltre 37 volumi pubblicati
non si perita ad esempio di affermare che «[...] dal Centre.
la struttura evoluzionistica dello sviluppo del- L’epistemologia genetica tratta la conoscenza
la conoscenza pura è quasi l’opposto di quella scientifica in funzione della sua socio-genesi
dell’albero evoluzionistico degli organismi vi- e, soprattutto, dell’origine psicologica delle
venti, o degli strumenti umani o della cono- nozioni e delle operazioni su cui essa si fonda.
scenza applicata» (ibi, p. 348). Il programma di Il problema comune all’epistemologia geneti-
EE1, al contrario, ha un ambito di applicazione ca e alla psicologia è spiegare come sia possi-
universale e questo nonostante il riconosci- bile la transizione da un livello di conoscenza
mento da parte di Lorenz che il processo evo- inferiore a un livello di conoscenza superiore.
lutivo si snoda in una sequenza di stadi di Per Piaget questa transizione è un problema di
sempre maggiore complessità, in cui lo stadio fatto che trova origine nell’«adattamento», per
inferiore non prefigura quello superiore (K. cui le strutture che sono funzionalmente posi-
Lorenz, Die Rückseite des Spiegels. Versuch einer tive si sviluppano e si riproducono a livelli di
Naturgeschichte menschlichen Erkennens, tr. cit., complessità sempre maggiore. L’ipotesi fon-
p. 64). damentale dell’epistemologia genetica è che
Si può forse concludere che, nella prospettiva ci sia un parallelismo tra lo sviluppo dei pro-
di Popper, il passo che separa l’ameba da Ein- cessi psicologici dell’ontogenesi e quelli
stein è più lungo di quanto egli stesso sia di- dell’organizzazione logica e razionale della co-
sposto ad ammettere. noscenza. In entrambi i casi le strutture non
A. Corradini sono precostituite nella mente o nel mondo
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noscenza che viene presupposta sullo sfondo, comportamento previsto della regola, da parte
più o meno esplicitamente. Ebbene, sin dal dei rule followers, sia una condizione necessaria
sorgere della scienza giuridica moderna, agli per l’esistenza della regola stessa.
inizi del sec. XIX, gli studiosi del diritto hanno V. Villa
sempre cercato di utilizzare le immagini di co- BIBL.: N. BOBBIO, Teoria della scienza giuridica, Torino
noscenza prevalenti all’interno del loro conte- 1950; A. ROSS, On Law and Justice, London 1958, tr.
sto storico-culturale. Talvolta questi tentativi it. di G. Gavazzi, Diritto e giustizia, Torino 1990
vengono posti in essere all’interno di conce- (1965); V. VILLA, Teorie della scienza giuridica e teorie
zioni monistiche della conoscenza, per le quali delle scienze naturali. Modelli e analogie, Milano 1984;
esiste un solo tipo di conoscenza scientifica, H.L.A. HART, The Concept of Law, with a Postscript, ed.
quella delle scienze naturali, e un solo tipo di a cura di P.A. Bulloch - J. Raz, Oxford 19942 (1961),
tr. it. di M. Cattaneo, Il concetto di diritto, Torino
metodo, quello empirico (è il caso, ad esem-
2002.
pio, del positivismo filosofico ottocentesco, e
del neopositivismo novecentesco); altre volte ➨ NORMATIVISMO; SCIENZA GIURIDICA.
questi tentativi sono esperiti sulla base di con-
cezioni dualistiche, per le quali la scienza giuri- EPISTEMOLOGIA NATURALIZZATA. – Il
Epistemologia naturalizzata
dica fa parte di un gruppo di scienze variamen- naturalismo epistemologico si oppone al si-
te configurato (ad es., scienze dello spirito, scien- stema tradizionale di fare epistemologia. I
ze storiche, scienze comprendenti, scienze umane), suoi sostenitori di punta, Quine e Goldman,
ma che comunque viene considerato come ir- propongono due diversi modi di attuare la na-
riducibile alle scienze naturali, per profili so- turalizzazione, il primo radicale, il secondo
stanziali e/o metodologici. In entrambi i ver- moderato. Il progetto radicale non riesce a
santi, tuttavia, il problema viene quasi sempre presentare una vera e propria epistemologia,
affrontato sulla base del presupposto della mentre è possibile che il progetto moderato
identità fra «conoscenza» e «scienza» (di qua- non sia ancora in grado di proporre una since-
lunque tipo di scienza si tratti). Raramente, in ra naturalizzazione. Se a ogni modo occorre
ogni caso, questi tentativi conseguono risulta- naturalizzare l’epistemologia, l’unica mossa
ti soddisfacenti, per la ragione principale che il possibile è verso una soluzione moderata:
diritto è un «oggetto» dotato di una sua radi- questo a meno di non falsare il significato tra-
cale peculiarità, che fa contestualmente parte dizionale del termine «epistemologia».
sia del mondo della natura che del mondo del- SOMMARIO: I. Naturalismo versus anti-naturali-
la cultura, e che in più possiede la singolare smo. - II. Epistemologia quineana versus epi-
caratteristica della «normatività». stemologia goldmaniana. - III. Quale episte-
Oggi, tuttavia, la crisi delle concezioni neopo- mologia naturalizzata?
sitivistiche consente di affrontare su basi di- I. NATURALISMO VERSUS ANTI-NATURALISMO. – Con-
verse il problema in questione, cioè all’interno siderata il programma naturalista più svilup-
di un contesto epistemologico che rifiuta pato, l’epistemologia naturalizzata, o teoria
l’equazione «conoscenza = scienza» e che ade- naturalizzata della conoscenza, intende riget-
risce sino in fondo alla tesi del pluralismo me- tare tutte le prerogative della tradizione non
todologico (metodi diversi per campi di indagi- naturalista (atteggiamento radicale) o riveder-
ne diversi). In tale tipo di situazione il proble- ne alcuni assunti (atteggiamento moderato).
ma non è più quello di assegnare «patenti di Questa tradizione cerca di rispondere allo
scientificità», ma di accertare a quali afferma- scetticismo, di definire che cos’è la conoscen-
zioni dei giuristi, degli operatori, ma anche dei za, di analizzare la nozione di giustificazione e
membri «laici» della comunità, possa essere di stabilire le fonti conoscitive. Il concetto di
attribuito lo status di acquisizioni conoscitive, in giustificazione è un concetto chiave dell’epi-
grado, cioè, di veicolare informazioni sul diritto. stemologia tradizionale, che le diverse teorie
Da questo punto di vista, anche la conoscenza di (fondazionalismo, coerentismo, fondecoeren-
senso comune può avere un ruolo importante, tismo, evidenzialismo, affidabilismo, funzio-
come è mostrato dall’analisi hartiana del pun- nalismo proprio, contestualismo) definiscono
to di vista interno come requisito necessario per in diversi modi, salvaguardando il fatto che la
l’esistenza di una regola sociale, analisi che giustificazione è una proprietà normativa, o
mostra come la conoscenza del modello di valutativa: quando diciamo che una credenza è
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me vuole l’antinaturalista, ma comunque suf- tando la posizione di Quine con quella di Gol-
ficiente a garantire all’epistemologia compiti dman.
specifici. II. EPISTEMOLOGIA QUINEANA VERSUS EPISTEMOLOGIA
Il problema del ruolo delle questioni normati- GOLDMANIANA. – Proviamo a mettere alla prova
ve è piuttosto serio. Dato che la scienza risulta l’epistemologia quineana su due questioni es-
inadeguata a offrire prescrizioni, il naturalista senziali: lo scetticismo e la giustificazione. Per
radicale può giungere ad affermare che le que- Quine tutti i dubbi scettici sono dubbi scienti-
stioni normative non hanno alcuna importan- fici; devono quindi essere ipotesi empiriche
za. Si tratta però di un’affermazione implausi- trattabili con i soli mezzi scientifici. Quest’i-
bile e soggetta a un’ovvia obiezione da parte dea, tipica di una forma radicale di naturali-
dell’antinaturalista: non vi è alcuna ragione smo epistemologico, è ovviamente insosteni-
valida per abbandonare una sfera concettuale bile. Considerando le ipotesi dello scetticismo
e linguistica che è normativa e che appartiene globale (l’ipotesi del sogno, l’ipotesi del genio
intrinsecamente agli esseri umani. Il naturali- maligno, l’ipotesi del cervello in una vasca),
sta radicale ha allora una prima opzione a sua stando alle quali non possiamo conoscere
disposizione: sostenere che la scienza è in gra- quasi nulla, è palese che non vi sia alcun mo-
do di dirci come dovremmo conseguire le no- do empirico per sapere che non stiamo so-
stre credenze, perché il modo con cui conse- gnando, che non siamo ingannati da un genio
guiamo di fatto le nostre credenze corrisponde maligno, o che non siamo cervelli in una va-
più o meno al modo con cui dovremmo conse- sca: ogni esperimento empirico potrebbe es-
guirle. Tuttavia, diversi studi psicologici, come sere sempre il frutto di un sogno, o di un in-
quelli condotti da Richard Nisbett e Lee Ross, ganno a opera di un genio maligno, o della no-
stra condizione di cervelli in una vasca. L’epi-
dimostrano che i processi cognitivi umani so-
stemologia quineana risulta quindi impotente
no assai carenti e rispettano raramente i prin-
nei confronti dello scetticismo.
cipi normativi della logica deduttiva, della lo-
Venendo alla giustificazione, è ovvio che
gica induttiva e della logica della probabilità.
un’epistemologia radicalmente naturalizzata
Occorre di conseguenza concludere con l’anti-
deve lasciare cadere tale nozione, peculiar-
naturalista che, attraverso questi processi,
mente normativa e del tutto refrattaria a farsi
non possiamo conseguire credenze capaci di
ricondurre entro il quadro descrittivo delle
aspirare allo status di conoscenze. Al naturali-
scienze naturali. E non è lecito obiettare che
sta radicale rimane una seconda opzione: ap- Quine sta proponendo comunque una teoria
pellarsi all’epistemologia evoluzionistica (lo della giustificazione nel momento in cui affer-
ha fatto lo stesso Quine) per sostenere che i ma che, al fine di modificare una credenza
principi attraverso cui occorre valutare le no- piuttosto che un’altra alla luce di una certa
stre credenze sono quelli privilegiati dalla se- esperienza contraria, siamo guidati da due
lezione naturale, in quanto principi adatti alla considerazioni: il conservatorismo e il deside-
sopravvivenza della specie migliore. Anche rio di massimizzare la semplicità del nostro si-
quest’opzione presenta problemi: per esem- stema globale di credenze. Queste considera-
pio, dato che c’è una considerevole evidenza a zioni non sono infatti normative, ma semplice-
supporto del fatto che alcuni casi paradigma- mente descrittive, poiché si limitano a spiega-
tici di irrazionalità costituiscono comporta- re il meccanismo causale grazie al quale modi-
menti adattivi, l’antinaturalista rileva opportu- fichiamo una credenza piuttosto che un’altra.
namente che non si possono privilegiare prin- Il punto è che non sono lecite considerazioni
cipi sottesi all’irrazionalità, in luogo di principi normative in un’epistemologia ridotta a capi-
sottesi alla razionalità, perché i principi sotte- tolo di una psicologia che è alla sola ricerca
si all’irrazionalità non sono affatto in grado di del meccanismo causale della nostra cono-
condurci alla conoscenza. scenza del mondo esterno: quando l’episte-
Abbiamo visto alcune delle difficoltà cui va in- mologo «liberato» finisce con l’essere uno psi-
contro la naturalizzazione radicale dell’episte- cologo empirico, termina anche il compito
mologia. Esse sono ben più ardue rispetto a normativo dell’epistemologia.
quelle della naturalizzazione moderata, così Ma perché l’epistemologia deve essere rim-
come diventerà palese qui di seguito confron- piazzata dalla psicologia? Secondo Quine, per-
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dirsi epistemologica. Dovremmo altrimenti at- 1975; R. NISBETT - L. ROSS, Human Inference: Strate-
gies and Shortcomings of Social Judgment, Englewood
tribuire a «epistemologia» un significato com-
Cliffs (New Jersey) 1980, tr. it. di M.T. Fenoglio, L’in-
pletamente diverso da quello tradizionale. Ri- ferenza umana. Strategie e lacune del giudizio sociale,
mane però ancora da confrontare la proposta Bologna 1989; W.V.O. QUINE, Pursuit of Truth, Cam-
moderata con proposte di tipo antinaturalisti- bridge (Massachusetts) 1990; D. PAPINEAU, Philo-
co: vediamo brevemente perché. sophical Naturalism, Oxford 1993; H. KORNBLITH (a
La maggior parte degli antinaturalisti sposa cura di), Naturalizing Epistemology, Cambridge
una teoria della giustificazione fondazionali- (Massachusetts) 19942; P. ENGEL, Philosophie et
sta o coerentista e si dichiara internista, men- psychologie, Paris 1996, tr. it. di E. Paganini, Filosofia
tre la maggior parte dei naturalisti moderati e psicologia, Torino 2000; N. VASSALLO, La naturalizza-
sposa l’affidabilismo e si dichiara esternista. zione dell’epistemologia. Contro una soluzione quinea-
Per gli internisti, il soggetto cognitivo deve es- na, Milano 1997; A. PAGNINI, Il naturalismo in episte-
sere capace di determinare se le sue credenze mologia, in E. AGAZZI - N. VASSALLO (a cura di), Intro-
duzione al naturalismo filosofico contemporaneo, Mila-
sono giustificate e, quindi, le giustificazioni
no 1998; N. VASSALLO, Teorie della conoscenza filosofico-
devono essere in suo possesso. Per gli esterni- naturalistiche, Milano 1999; H. KORNBLITH (a cura di),
sti, invece, l’affidabilità dei processi cognitivi Epistemology: Internalism and Externalism, Oxford
dipende, in parte, dalle condizioni dell’am- 2001; A.I. GOLDMAN, The Sciences and Epistemology, in
biente in cui tali processi si trovano a operare, P.K. MOSER (a cura di), The Oxford Handbook of Epi-
e da ciò consegue che la giustificazione è que- stemology, Oxford 2002, pp. 144-176; L. BONJOUR - E.
stione della giusta combinazione dei processi SOSA, Epistemic Justification. Internalism vs. Externa-
con l’ambiente esterno. lism. Foundations vs. Virtues, Oxford 2003; N. VASSAL-
Tra gli internisti e antinaturalisti più convinti LO, Teoria della conoscenza, Roma-Bari 2003.
c’è Laurence Bonjour, stando al quale la giu- ➨ CONOSCENZA, TEORIA DELLA; GIUSTIFICAZIONE, TE-
stificazione deriva dalla consapevolezza del ORIA DELLA; NATURALISMO FILOSOFICO.
soggetto e da una serie di ragionamenti con-
dotti a priori, cosicché le giustificazioni a favo- EPISTEMOLOGIA
Epistemologia pedagogicaPEDAGOGICA (peda-
re delle credenze sono possibili, in quanto in- gogic epistemology; pädagogische Epistemologie;
ternamente accessibili al soggetto cognitivo. épistémologie pédagogique; epistemología pedagó-
Bonjour si mostra molto critico nei confronti gica). – Designa una modalità di riflessione cri-
degli esternisti: se il soggetto cognitivo non tica, problematica e metateorica propria della
possiede giustificazioni interne a favore delle pedagogia generale, finalizzata a dare rigore al-
proprie credenze, allora, almeno per quanto lo statuto scientifico di questo sapere. Il termi-
può dire il soggetto, le giustificazioni sono ar- ne «epistemologia» deriva dalle parole greche
bitrarie, ed è implausibile accettare giustifica- epistéme e lógos, significanti, rispettivamente,
zioni arbitrarie per conseguire l’obiettivo epi- «sapere» e «discorso», ma anche «pensiero».
stemico della verità. Di fronte a quest’obiezio- SOMMARIO: I. Il delinearsi del problema episte-
ne, l’esternista può vedersi costretto ad am- mologico in pedagogia. - II. L’identità dell’epi-
mettere che l’affibabilità dei processi cogniti- stemologia pedagogica - III. Le questioni aper-
vi, pur necessaria, è insufficiente ai fini della te del dibattito epistemologico in pedagogia
giustificazione e, quindi, ad accettare la richie- negli ultimi decenni.
sta dell’accessibilità interna. La mossa, però, I. IL DELINEARSI DEL PROBLEMA EPISTEMOLOGICO IN
rappresenta una concessione non solo all’in- PEDAGOGIA. – La riflessione epistemologica in
ternismo, ma anche a teorie come il fondazio- pedagogia inizia a profilarsi con chiarezza in-
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torno alla seconda metà degli anni sessanta e blicato sulle pagine della rivista fiorentina
i primi anni settanta del Novecento, quando «Scuola e città» (7, 1986, pp. 273-286). Anche
accanto a una rinnovata attenzione per l’edu- in Germania, in Francia, Inghilterra e Spagna il
cazione e la formazione si affianca il bisogno problema epistemologico della pedagogia
di riorganizzare e reinterpretare la struttura co- prende forma attraverso una rilettura critica
noscitiva della pedagogia in modo più rigoro- della struttura euristica, logica, contenutistica
so. Già nel 1806, Johann Friedrich Herbart po- e linguistica di questo sapere. Logic and Lan-
neva, nella sua Allgemeine Pädagogik aus dem guage of Education (New York 1966, tr. it. di N.
Zweck der Erziehung abgeleitet (Göttingen 1806, Ponzanelli, Logica e linguaggio della pedagogia,
tr.it. di I. Volpicelli, Pedagogia generale derivata Brescia 1975) di George Kneller, The Logic of
dal fine dell’educazione, Firenze 1997), la que- Education (London 1970) di Richard Stanley
stione relativa a una fondazione scientifica Peters, Metatheorie der Erziehung (München
della pedagogia, ma quella teorizzazione, 1978, tr. it di L. Pusci, Metateoria dell’educazione,
nell’edificare la scientificità della pedagogia Roma 1980) di Wolfgang Brezinka e Introduc-
sulla base della scienza psicologica, non resti- tion aux sciences des l’éducation (Paris 1985, tr. it.
tuiva ancora una nitida consapevolezza episte- di B. Schettini, Introduzione alle scienze dell’edu-
mologica né la specificità del discorso peda- cazione, Roma-Bari 1989) a cura di Gaston Mia-
gogico. Anche Giovanni Gentile ha affrontato, laret sono alcuni dei volumi che, insieme ai la-
in Del concetto scientifico della pedagogia (in vori firmati da autori come Winfried Böhm,
«Rendiconti della Reale Accademia dei Lin- Maurice Debesse, Niklas Luhmann, Olivier Re-
cei», 9, 1900) e, poi, in Sommario di pedagogia boul, Israel Scheffler attestano la presenza di
come scienza filosofica (Firenze 1912), il proble- una riflessione di matrice epistemologica nel-
ma inerente la scientificità della pedagogia, la pedagogia europea.
ma solo per decretare la subordinazione della L’incremento in pedagogia di studi a sfondo
pedagogia al sapere filosofico. Bisogna, così, critico-epistemologico si fa testimone di un
attendere la fine degli anni sessanta del Nove- preciso bisogno gnoseologico: la pedagogia,
cento affinché la questione epistemologica in affinché possa essere riconosciuta in quanto
pedagogia cominci a profilarsi con maggior ni- scienza, abbisogna di uno statuto epistemolo-
tore, per poi fiorire durante gli anni settanta e gico capace di formalizzare e sistematizzare il
ottanta. In questo periodo, in Italia, i nomi di suo discorso alla luce di criteriologie di ricerca
Aldo Agazzi, Giovanni Maria Bertin, Sergio De e paradigmi euristici più rigorosi.
Giacinto, Giuseppe Flores d’Arcais, Alberto II. L’IDENTITÀ DELL’EPISTEMOLOGIA PEDAGOGICA. –
Granese, Mauro Laeng, Raffaele Laporta, Car- Oltre ad essere una scienza pedagogica, l’epi-
mela Metalli di Lallo, Aldo Visalberghi si se- stemologia pedagogica si configura quale me-
gnalano come alcune delle voci pedagogiche tateoria della conoscenza propria della peda-
impegnate a rielaborare e a costruire lo statu- gogia generale, nonché quale filosofia del suo
to epistemologico della pedagogia in quanto essere. Finalizzata a costruire un’architettura
scienza. In particolare, Analisi del discorso peda- scientifica rigorosa della pedagogia, l’episte-
gogico (Padova 1966), di Carmela Metalli di mologia pedagogica non è tuttavia una moda-
Lallo, e Filosofia analitica e problemi educativi lità di pensiero in grado di elaborare risposte
(Firenze 1968), di Alberto Granese, emergono «certe» agli interrogativi che animano la peda-
quali testi di rilievo problematico ed episte- gogia stessa. Ciò in quanto l’epistemologia
mologico. Tra la fine degli anni settanta e i pri- pedagogica riflette la natura anfibolica e polie-
mi anni ottanta, si sviluppa, sia in Italia che in drica della pedagogia: sapere deputato a stu-
Europa, un ampio numero di ricerche a sfondo diare il problema della formazione e dell’edu-
epistemologico. In Italia ne sono interpreti, tra cazione dell’uomo.
gli altri, Giuseppe Acone, Piero Bertolini, Fran- L’epistemologia pedagogica prende forma
co Cambi, Riccardo Massa. Questi ultimi – in- all’interno della riflessione pedagogica, allor-
sieme ad altri studiosi di area pedagogica – ché questo sapere assume consapevolezza cri-
prenderanno parte al dibattito apertosi con la tico-problematica delle proprie logiche, dei
pubblicazione, nel 1986, del cosiddetto «docu- propri contenuti e dei propri linguaggi, nonché
mento Granese-Bertin», intitolato Che cos’è la quando si interroga sui livelli della conoscen-
pedagogia? Un dibattito tra studiosi italiani, pub- za – prassi, teoria, metateoria e teoresi – che la
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ne; i) i sensi e i significati dei concetti di «edu- (ma con data di stampa 1935), tr. ingl. The Lo-
cazione» e «formazione»; l) l’identità della fi- gic of Scientific Discovery, London 1959, tr. it. di
gura culturale, deontologica e professionale M. Trinchero, Logica della scoperta scientifica,
del pedagogista. Torino 1970; Conjectures and Refutations. The
Rispetto a tali questioni, in cui viene configu- Growth of Scientific Knowledge, London 1963, tr.
randosi l’identità della pedagogia come scien- it. di G. Pancaldi, Congetture e confutazioni, Bo-
za, gli studiosi non sono ancora pervenuti a logna 1972; Objective Knowledge. An Evolutio-
conclusioni unanimi, e ciò attesta sia come la nary Approach, Oxford 19732 (1972), tr. it. di A.
riflessione epistemologica rappresenti un pro- Rossi, Conoscenza oggettiva: un punto di vista
blema ancora aperto in pedagogia, sia come evoluzionistico, Roma 1975; Postscript to the Lo-
l’epistemologia pedagogica implichi continue gic of Scientific Discovery, vol. I: Realism and the
decostruzioni e ricostruzioni del discorso pe- Aim of Science; vol. II: The Open Universe; vol. III:
dagogico finalizzate a istituire, attraverso un Quantum Theory and the Scism in Physics (in
pensare dialettico, problematico, critico e in- bozze sin dal 1959), London 1982-83, tr. it. a
terpretativo, lo statuto scientifico della peda- cura di W.W. Bartley, Poscritto alla Logica della
gogia. scoperta scientifica, vol I: Il realismo e lo scopo del-
G. Sola la scienza, tr. it. di M. Benzi - S. Mancini; vol. II:
BIBL.: S. DE GIACINTO (a cura di), Epistemologia peda- L’universo aperto: un argomento per l’indetermi-
gogica tedesca contemporanea, Brescia 1974; R. MAS- nismo, tr. it. di R. Festa; vol. III: La teoria dei
SA, La scienza pedagogica. Epistemologia e metodo edu- quanti e lo scisma della fisica, tr. it. di A. Artosi,
cativo, Firenze 1975; AA.VV., Letture di epistemologia Milano 1984; Scienza e filosofia: cinque saggi, ed.
tedesca, Brescia 1986; S. DE GIACINTO (a cura di), Let- it. a cura di M. Trinchero, Torino 1969; Die bei-
ture di epistemologia pedagogica tedesca, Brescia 1986; den Grundprobleme der Erkenntnistheorie, Tü-
A. GRANESE, Al termine di un dibattito, in «Scuola e
bingen 1979, tr. it. di M. Trinchero, I due proble-
città», 4 (1988), pp. 183-190; M. GENNARI, Interpretare
l’educazione. Pedagogia, semiotica e ermeneutica, Bre- mi fondamentali della teoria della conoscenza, Mi-
scia 1992; F. CAMBI, Manuale di filosofia dell’educazio- lano 1987; in collaborazione con J.C. Eccles,
ne, Roma-Bari 2000; F. CAMBI - E. COLICCHI - M. MUZI The Self and Its Brain, Berlin - Heidelberg -
- G. SPADAFORA, Pedagogia generale. Identità, modelli, London - New York 1977, tr. it. di G. Mininni -
problemi, Milano 2001; G. SOLA (a cura di), Epistemo- B. Continenza, L’io e il suo cervello, Roma 1981;
logia pedagogica. Il dibattito contemporaneo in Italia, A World of Propensities, Bristol 1990, tr. it. di A.
Milano 2002. Benini, Un universo di propensioni, Firenze 1991,
➨ DISCORSO PEDAGOGICO; EDUCAZIONE; EPISTEMO- nuova ed. con Introduzione di M. Baldini, Roma
LOGIA; FORMAZIONE; PEDAGOGIA GENERALE; RICER- 1996; Alles Leben est Problemlösen, München
CA PEDAGOGICA; SCIENZA PEDAGOGICA. 1994, tr. it. di D. Antiseri, Tutta la vita è risolvere
problemi, Milano 2001 (1996); Replies to My Cri-
EPISTEMOLOGIA POPPERIANA. – SOM-
Epistemologia popperiana tics, in P.A. Schilpp (a cura di), The Philosophy of
MARIO: I. Opere «epistemologiche». - II. Il «pro- Karl Popper, vol. II, La Salle (Illinois) 1974;
blema di Hume». - III. Il «problema di Kant». - Unended Quest, in P.A. Schilpp (a cura di), The
IV. Problemi logici e metodologici connessi al- Philosophy of Karl Popper, vol. II, La Salle (Illi-
la controllabilità di una teoria. - V. Un unico nois) 1974, tr. it. di D. Antiseri, La ricerca non
metodo per la ricerca scientifica. - VI. Problemi ha fine, Roma 19973 (1977).
logici connessi allo sviluppo della scienza. - II. IL «PROBLEMA DI HUME». – Già nelle prime pa-
VII. La razionalità delle teorie filosofiche. - VIII. gine della Logica della scoperta scientifica Popper
Un’ulteriore difesa del realismo e dell’indeter- faceva presente che, secondo un punto di vista
minismo. - IX. «L’io e il suo cervello»: una po- largamente accettato, le scienze empiriche sa-
sizione antiriduzionistica. - X. Le ragioni della rebbero caratterizzate dal fatto di usare metodi
insostenibilità dello storicismo e dell’olismo. - induttivi – vale a dire inferenze che procedereb-
XI. Individualismo metodologico e autonomia bero da asserzioni singolari ad asserzioni univer-
della sociologia. - XII. L’analisi situazionale. sali. Sennonché, egli osserva, «da un punto di
I. OPERE «EPISTEMOLOGICHE». – Karl R. Popper vista logico, è tutt’altro che ovvio che si sia
(Vienna 1902 - Londra 1994) ha esposto la sua giustificati nell’inferire asserzioni universali da
concezione epistemologica soprattutto nelle asserzioni singolari, per quanto numerose sia-
seguenti opere: Logik der Forschung, Wien 1934 no queste ultime; infatti qualsiasi conclusione
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ria» (ibi, p. 128). Le osservazioni e gli esperi- rico, giacché la metafisica «è la fonte da cui
menti sono il tribunale dell’immaginazione teo- rampollano le teorie delle scienze empiriche»
rica. La mente purgata da ogni teoria, così co- (ibi, p. 348). Stabilita l’inconsistenza del princi-
me voleva Bacone, «non sarà una mente pura: pio di verificazione e appurato che le teorie
sarà solo una mente vuota» (ibi, p. 127). metafisiche sono perfettamente significanti,
III. I L « PROBLEMA DI KANT». – Se il problema Popper avanza l’idea di falsificabilità di una teo-
dell’induzione è il «problema di Hume», il pro- ria quale criterio di demarcazione tra scienza e
blema della demarcazione è, per Popper, il non-scienza, come «una proposta per un accordo
«problema di Kant». Problema così formulabi- o convenzione» (Logik der Forschung, tr. cit., p.
le: «Quale procedimento caratterizza la scien- 18), la quale sarà valutata in base alla fertilità
za della natura, a fronte della metafisica?» (Die delle sue conseguenze. Ecco, dunque, la sua
beiden Grundprobleme der Erkenntnistheorie, Tü- proposta: «Io ammetterò certamente come
bingen 1979, tr. it. di M. Trinchero, I due proble- empirico, o scientifico, soltanto un sistema
mi fondamentali della teoria della conoscenza, Mi- che possa essere controllato dall’esperienza.
lano 1987, p. 299). I neopositivisti, tramite il Queste considerazioni suggeriscono che, co-
loro principio di verificazione, tentarono di de- me criterio di demarcazione, non si deve pren-
marcare tra linguaggio sensato (delle scienze dere la verificabilità, ma la falsificabilità di un si-
empiriche) e linguaggio insensato (della me- stema. In altre parole: da un sistema scientifi-
tafisica). Sennonché, afferma Popper, «i posi- co non esigerò che sia capace di essere scelto,
tivisti, nella loro ansia di distruggere la meta- in senso positivo, una volta per tutte; ma esi-
fisica, distruggono, con essa, la scienza della gerò che la sua forma logica sia tale che possa
natura. Infatti le leggi scientifiche non posso- essere messo in evidenza, per mezzo di con-
no, a loro volta, essere ridotte a osservazioni trolli empirici, in senso negativo: un sistema
empiriche elementari» (Logik der Forschung, empirico deve poter essere confutato dall’esperien-
Wien 1934 [ma con data di stampa 1935], tr. it. za. Così l’asserzione: “Domani qui pioverà o
di M. Trinchero, Logica della scoperta scientifica, non pioverà” non sarà considerata un’asser-
Torino 1970, pp. 16-17). In breve, quel che i zione empirica, semplicemente perché non
neopositivisti vogliono non è tanto una effica- può essere confutata, mentre l’asserzione “Qui
ce demarcazione quanto piuttosto lo scalza- domani pioverà” sarà considerata empirica»
mento e l’annichilimento della metafisica (ibi, (ibi, p. 22). A questo punto va sottolineato che
p. 16). In fondo, essi non fanno altro che tenta- la falsificabilità, in quanto criterio di demarca-
re di eliminare la metafisica lanciandole im- zione, è una questione puramente logica: «Ha a
properi (ibi, p. 19). che fare soltanto con la struttura logica delle
Diversamente dai neopositivisti, Popper prese asserzioni e delle classi di asserzioni. E non ha
un’altra strada: volle distinguere non tra lin- niente a che fare con la questione della possi-
guaggio sensato e linguaggio insensato, ma bilità che certi possibili risultati sperimentali
tra scienza empirica e non-scienza. In realtà, vengano o meno accettati come falsificazioni»
come risulta da una lettera inviata al direttore (Introduction [1982] a Postscript to the Logic of
della rivista «Erkenntnis», risulta che Popper Scientific Discovery, vol. I: Realism and the Aim of
non appena sentì parlare del nuovo criterio di Science, London 1983, tr. it. di M. Benzi - S.
verificabilità del significato elaborato dal Circo- Mancini, Introduzione a Poscritto alla Logica del-
lo gli contrappose il suo criterio di falsificabi- la scoperta scientifica, vol. I: Il realismo e lo scopo
lità: «Un criterio di demarcazione destinato a della scienza, Milano 1984, qui p. 9). Ciò nel
demarcare sistemi di asserzioni scientifici da senso che «un’asserzione o una teoria è [...]
sistemi perfettamente significanti di asserzio- falsificabile se e solo se esiste un falsificatore
ni metafisiche» (cfr. Ein Kriterium des empiri- potenziale, almeno un possibile asserto di ba-
schen Charakters theoretischer Systeme, in «Er- se che entri logicamente in conflitto con essa.
kenntnis», 3, 1932-33, pp. 426-427; rist. in Lo- È importante non pretendere che l’asserto di
gik der Forschung, tr. cit., pp. 345-348). E che le base in questione sia vero. La classe degli as-
asserzioni metafisiche siano significanti (e serti di base è intesa in modo che un asserto
non cumuli di rumori o semplici gridi dell’ani- di base descriva un evento logicamente possi-
ma) si può vedere – annotava Popper – consi- bile la cui osservabilità sia logicamente possi-
derando la questione da un punto di vista sto- bile» (ibi, pp. 9-10). In termini meno tecnici:
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cettato momentaneamente per buono e indi- tenere conferme o verifiche, se quel che cer-
pendente dal sistema sotto controllo: «La cri- chiamo sono conferme; 2) le conferme hanno
tica non parte mai da nulla, anche se tutti i valore solo se sono il risultato di previsioni ri-
pezzi di partenza possono essere messi in di- schiose; 3) ogni teoria scientifica è una «proibi-
scussione, uno per volta, nel corso del dibatti- zione»; e, più preclude, migliore è; 4) «l’incon-
to critico. Ma anche se ciascuno dei presuppo- futabilità di una teoria non è (come spesso si
sti può essere messo in discussione, è assolu- crede) un pregio, bensì un difetto» (ibi, p. 66);
tamente impossibile metterli in discussione 5) «la controllabilità coincide con la falsifica-
tutti in una volta. Ogni critica, dunque, deve bilità» (ibi, pp. 66-67) e vi sono gradi di con-
essere condotta pezzo per pezzo (contraria- trollabilità; 6) le ipotesi ad hoc o le reinterpre-
mente a quanto sostiene la concezione olisti- tazioni ad hoc della teoria sono sempre possi-
ca di Duhem e Quine)» (K.R. Popper, Verità, ra- bili: salvano la teoria dalla confutazione di-
zionalità e accrescersi della conoscenza scientifica, struggendone, o almeno pregiudicandone, lo
in Congetture e confutazioni, tr. cit., p. 408); status scientifico. In estrema sintesi: «Il crite-
h) il criterio di demarcazione costituito rio dello stato scientifico di una teoria è la sua
dall’idea di falsificabilità fattuale di una teoria falsificabilità, confutabilità, o controllabilità»
non è un’ipotesi empirico-scientifica, quindi (ibi, p. 67).
non è confutabile empiricamente: si tratta «di V. UN UNICO METODO PER LA RICERCA SCIENTIFICA. –
una tesi filosofica, ossia d’una tesi della meta- Nella Prefazione (1956) al Poscritto alla logica
scienza»; ma non è neppure un dogma; è una della ricerca scientifica Popper fa presente che
proposta criticabile (e che è stata criticata da non esiste alcun metodo scientifico in nessu-
più parti) – «una proposta che ha dato buona no di questi tre sensi: «1. Non c’è alcun meto-
prova di sé nella discussione seria» (Die beiden do per scoprire una teoria scientifica. 2. Non
Grundprobleme der Erkenntnistheorie, tr. cit., p. c’è alcun metodo per accertare la verità di una
XXVII). È un criterio che «non è stato ricavato ipotesi scientifica, cioè nessun metodo di veri-
dall’osservazione del fare e disfare degli scien- ficazione. 3. Non c’è alcun metodo per accerta-
ziati» e nemmeno dallo studio della storia del- re se un’ipotesi è “probabile” o “probabilmen-
la scienza; e, tuttavia, «ci aiuta a far storia del- te vera”» (Postscript to the Logic of Scientific Di-
la scienza, perché ci dice che cosa dobbiamo scovery, vol. I: Realism and the Aim of Science, tr.
considerare e che cosa non dobbiamo consi- cit., p. 37). Non esiste un metodo per scoprire
derare come appartenente alla storia della una teoria scientifica, nel senso che non c’è
scienza empirica» (ibid.; cfr. anche Logik der una procedura di routine o meccanica per sco-
Forschung, tr. cit., cap. 10); prire una nuova teoria. È netta la distinzione
i) Il criterio di falsificabilità trova la sua genesi tracciata da Popper tra la psicologia e la logica
nella soluzione che il giovane Popper cercò di della ricerca: «Ogni scoperta contiene un “ele-
dare, nel 1919, al problema di «stabilire una di- mento irrazionale” o “un’intuizione creativa”
stinzione fra scienza e pseudoscienza, pur sapen- nel senso di Bergson» (Logik der Forschung, tr.
do bene che la scienza spesso sbaglia e che la cit., p. 11). D’altra parte, non c’è neppure nes-
pseudoscienza può talora, per caso, trovare la sun metodo di verificazione, se per veri-ficazio-
verità» (La scienza: congetture e confutazioni ne si intende una procedura capace di accerta-
[1953], rist. in Congetture e confutazioni, tr. cit., re, dimostrare la verità di una teoria, in grado,
p. 61). E fu il confronto tra la teoria della rela- cioè, di farla vera, di stabilirne la certa verità.
tività di Einstein da una parte e la teoria marxi- Non siamo in possesso di un criterio di verità –
sta della storia, la psicanalisi di Freud e la psi- un punto, questo, su cui Popper si dichiara
cologia individuale di Adler dall’altra che in- completamente d’accordo con Alfred Tarski:
dusse Popper a constatare che mentre le teo- «Tutta la conoscenza umana – egli scrive – ri-
rie di Marx, Freud e Adler erano inconfutabili, mane fallibile, congetturale. Non esiste nessu-
non essendo concepibile nessun fatto che le na giustificazione, compresa, beninteso, nes-
potesse contraddire, la teoria di Einstein, con- suna giustificazione definitiva di una confuta-
fermata proprio nel 1919 dai risultati della zione» (Postscript to the Logic of Scientific Disco-
spedizione di Eddington, aveva invece rischia- very, vol. I: Realism and the Aim of Science, tr.
to di venir smentita, era cioè falsificabile. Da cit., p. 24). E, da ultimo, non c’è un metodo per
qui, una serie di considerazioni: 1) è facile ot- accertare se una teoria è «probabile» o «pro-
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che elimina quelle ipotesi che sono inadatte» d) Alfred Tarski ha riabilitato l’idea di verità co-
(Evolution and the Tree of Knowledge, in Objective me accordo tra teorie e fatti, ma insieme ha af-
Knowledge. An Evolutionary Approach, Oxford fermato che noi non possediamo un criterio di
19732 [1972], tr. it. di A. Rossi, L’evoluzione e verità. Questo per la ragione che le teorie alter-
l’albero della conoscenza, in Conoscenza oggettiva: native a una teoria T sono in linea di principio
un punto di vista evoluzionistico, Roma 1975, qui infinite e per la ragione che, date le infinite
p. 346; si veda anche Alles Leben est Problemlö- conseguenze di una teoria e dato il numero co-
sen, München 1994, tr. it. di D. Antiseri, Tutta la munque sempre limitato dei controlli effettivi,
vita è risolvere problemi, Milano 2001 [1996], p. noi non potremmo mai sapere se i controlli
126). In breve: lo sviluppo della nostra cono- successivi (a quelli di volta in volta eseguiti)
scenza è, ad avviso di Popper, uno «sviluppo confermeranno o no la teoria: «Non conoscia-
darwiniano» delle idee. È questo il nucleo teo- mo e abbiamo molto poche possibilità di sco-
rico dell’epistemologia evoluzionistica. Usando prire un criterio di verità che ci consenta di di-
«P» per problema; «TS» per tentativo di soluzione; mostrare che nessun enunciato di una teoria è
«EE» per eliminazione dell’errore, è possibile raf- falso» (A. Tarski, The semantic Conception of
Truth and the Foundations of Semantics [1944],
figurare lo sviluppo della scienza tramite il se-
tr. it. di A. Meotti, La concezione semantica della
guente schema: P, TS, EE, P2, dove il secondo
verità e i fondamenti della semantica, in A. Linsky
problema P2 è diverso dal primo problema P1.
[a cura di], Semantica e filosofia del linguaggio,
Tuttavia, data, in linea generale, la molteplici-
Milano 1969, qui p. 62). Tali risultati insieme
tà dei tentativi di soluzione, uno schema più alla consapevolezza dello sterminato numero
adeguato risulta essere il seguente: di teorie falsificate offertoci dalla storia della
scienza hanno fatto sì che Popper affrontasse,
da una prospettiva logica, il problema del pro-
gresso della scienza con la proposta dell’idea di
verosimiglianza o verisimilitudine al fine di valu-
tare la progressività di una teoria T2 (falsa) nei
confronti di un’altra teoria T1 (anch’essa falsa).
Assumendo che il contenuto di verità e il con-
c) per congetture e confutazioni si avanza ver-
tenuto di falsità di due teorie t1 e t2 siano pa-
so teorie migliori, più potenti, più ricche di
ragonabili, possiamo dire che t2 è più verosi-
contenuto informativo. Da simile, quasi ovvia,
mile, più vicina alla verità, di t1, se e solo se:
constatazione Popper fa discendere una con-
a) il contenuto di verità, ma non il contenuto
clusione in qualche modo «paradossale», in
di falsità, di t2 supera quello di t1,
quanto se una teoria è migliore di un’altra
b) il contenuto di falsità di t1, ma non il suo
qualora abbia maggiore contenuto informati-
contenuto di verità, supera quello di t2 (Verità,
vo, allora, migliore di un’altra è una teoria me- razionalità e accrescersi della conoscenza scientifi-
no probabile. Sia a l’assunto «Venerdì pioverà»; ca, cit., pp. 398 ss.).
b l’assunto «Sabato sarà bello»; e ab l’assunto Con ciò Popper ha risposto alla domanda su
«Venerdì pioverà e sabato sarà bello». È ovvio che cosa si intenda allorché si dice che una te-
che il contenuto informativo dell’asserto co- oria t2 è più verosimile di una teoria t1. Doman-
stituito dalla congiunzione ab eccederà quello da, questa, diversa dall’altro interrogativo:
delle singole componenti a e b. Ma è anche «Come sai che t2 è più verosimile di t1?», inter-
evidente che la probabilità di ab (cioè la pro- rogativo che comporta una risposta di tipo con-
babilità che ab sia vera) sarà inferiore a quella getturale relativa all’eventuale effettiva mag-
di ciascuna delle sue componenti. In breve: gior verosimiglianza di una teoria t2 nei con-
«Se [...] il nostro scopo è l’avanzamento, o l’ac- fronti di una teoria t1.
crescersi, della scienza, un’alta probabilità Nel 1974 Pavel Tichý, John Harris e David Mil-
(nel senso del calcolo delle probabilità) non ler dimostrano l’inconsistenza delle definizio-
può essere parimenti il nostro proposito: que- ni popperiane di verisimilitudine, in quanto
sti due propositi sono incompatibili» (Verità, razio- tra due teorie false una non può essere più ve-
nalità e accrescersi della conoscenza scientifica, in ra di un’altra. Questo per la ragione che se in
Congetture e confutazioni, cit. p. 373); una teoria falsificata aumentano le conse-
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(su questo o quel senso della storia o su nes- di altre teorie rivali; se non crei delle difficoltà
sun senso della storia; sulla conoscenza scien- maggiori di quelle che intende dissipare; se la
tifica; sulla verità; sull’unico o su più diversi soluzione sia semplice; quanto feconda nel
metodi di ricerca; sullo stato; sulla possibilità suggerire nuovi problemi e nuove soluzioni, e
o meno di una giustificazione razionale delle se non sarebbe eventualmente possibile con-
norme etiche; sul determinismo o l’indetermi- futarla mediante controlli empirici. Quest’ulti-
nismo e così via) che reclamano soluzioni filoso- mo metodo non è, beninteso, applicabile se la
fiche irriducibili alle teorie scientifiche e di teoria è metafisica. Ma gli altri metodi posso-
fronte alle quali l’unico atteggiamento razio- no ben essere applicabili. Ecco perché è possi-
nale è l’atteggiamento critico, consistente nel bile la discussione razionale o critica di alcune
«tentare col massimo accanimento possibile teorie metafisiche. Beninteso, possono esserci
di scalzare la nostra soluzione, anziché di ten- altre teorie metafisiche che non sono suscetti-
tare di difenderla» (Logik der Forschung, tr. cit., bili di discussione razionale» (ibi, pp. 203-204).
p. XXII). Ma come è possibile scalzare teorie fi- Dunque: si danno teorie metafisiche che sono
losofiche se esse non sono fattualmente con- razionali; razionali perché criticabili; e criticabili
trollabili, cioè falsificabili? Di fatti, se fossero qualora sia possibile che si scontrino con
falsificabili sarebbero scientifiche e non filo- qualche pezzo di Mondo 3 all’epoca consolida-
sofiche. A questo nevralgico interrogativo ne to e al quale non siamo disposti, all’epoca, a
L’epilogo metafisico del Poscritto alla logica della rinunciare – per esempio, una teoria scientifi-
scoperta scientifica Popper risponde: «Non pen- ca, un teorema matematico, un risultato di lo-
so più, come un tempo, che ci sia una differen- gica, un’altra teoria metafisica ecc. In tal mo-
za fra scienza e metafisica su questo importan- do, come ha sottolineato anche W.W. Bartley
tissimo punto. Ritengo che una teoria metafi- (in The retreat to commitment, New York 1962, tr.
sica sia simile a una teoria scientifica. È it. di A. Rainone, Ecologia della razionalità, Ro-
senz’altro più vaga e inferiore sotto molti altri ma 1990), la confutabilità o falsificabilità fat-
aspetti, e la sua non confutabilità, o mancanza tuale delle teorie scientifiche è solo un caso
di controllabilità, è il suo maggior difetto. Ma, della più ampia razionalità – la quale, appunto,
nella misura in cui una teoria metafisica può venir consiste nella falsificabilità delle teorie scientifiche
razionalmente criticata, dovrei essere disposto a e nella criticabilità delle teorie metafisiche. E qui
prendere sul serio la sua implicita rivendica- va fatto presente che gran parte del lavoro di
zione ad essere considerata, almeno provviso- Popper è consistito proprio nell’argomentare
riamente, come vera. E, soprattutto, dovrei es- a supporto di alcune teorie filosofiche (fallibi-
sere disposto a valutarla attraverso una stima lismo, realismo, indeterminismo ecc.) e nel
di questa rivendicazione – considerando dap- criticarne altre (induttivismo, determinismo,
prima il suo interesse teorico e solo seconda- essenzialismo, idealismo, storicismo, marxi-
riamente la sua utilità pratica (in quanto di- smo, teoria cospiratoria della società, olismo,
stinta dalla sua fecondità come programma di utopismo ecc.).
ricerca). L’utilità o inutilità pratiche si posso- VIII. UN’ULTERIORE DIFESA DEL REALISMO E DELL’IN-
no ritenere importanti soprattutto perché as- DETERMINISMO. – Il realismo e lo scopo della scienza
somigliano a un controllo della verità – come è il titolo del primo volume del Poscritto. In una
può spesso darsi in connessione con una teo- indagine articolata in quattro fasi (logica, me-
ria scientifica» (Postscript to the Logic of Scienti- todologica, epistemologica e metafisica) Pop-
fic Discovery, vol. III: Quantum Theory and the per sottopone di nuovo a una critica serrata
Scism in Physics, London 1982, tr. it. di A. Arto- l’induttivismo, visto come la fonte principale
si, Poscritto alla logica della scoperta scientifica, del soggettivismo e dell’idealismo (cfr. Po-
vol. III: La teoria dei quanti e lo scisma della fisica, stscript to the Logic of Scientific Discovery, vol. I:
Milano 1984, p. 203). La stima della rivendica- Realism and the Aim of Science, London 1983,
zione di una teoria filosofica o metafisica ad cit., pp. 115 ss.); argomenta contro l’interpre-
essere considerata vera, va effettuata «in rap- tazione soggettiva della probabilità, quando
porto alla situazione problematica con cui è col- questa viene intesa come uno stato soggettivo
legata» (ibid.). E ogni discussione critica di di conoscenza insufficiente; propone la sua in-
una teoria metafisica «consisterà, soprattutto, terpretazione propensionale della probabilità,
nell’esaminare in che misura lo faccia meglio il cui assunto di fondo è che «le propensioni
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ristabilendo, all’interno di una concezione evolu- inevitabile conseguenza della nostra creazio-
tiva, l’esistenza della coscienza e dell’autoco- ne. I numeri primi, ovviamente, sono in manie-
scienza. Per Popper, l’universo o, meglio, la ra analoga, fatti autonomi non intenzionali e
sua evoluzione è creativa o emergente (The Self oggettivi; e nel loro caso è ovvio che ci sono
and Its Brain, Berlin - Heidelberg - London - molti fatti per noi da scoprire: ci sono congettu-
New York 1977, tr. it. di G. Mininni - B. Conti- re come quella di Goldbach» (Epistemologia
nenza, L’io e il suo cervello, Roma 1981, vol. I, p. senza soggetto conoscente, in Conoscenza oggetti-
28). E riassumendo, in uno schema ipersem- va: un punto di vista evoluzionistico, cit., p. 165).
plificato, quelli che possono essere alcuni dei Considerazioni del genere portano Popper ad
più significativi eventi di tale evoluzione crea- affermare l’esistenza di oggetti incorporei del
tiva, Popper distingue tre mondi: il Mondo 1, il Mondo 3. E se il comprendere, l’afferrare un
Mondo 2 e il Mondo 3. oggetto del Mondo 3 è un processo attivo, «un
atto di produzione di quell’oggetto, la sua ri-
creazione» (The Self and Its Brain, tr. cit., vol. I,
p. 62), questo vuol dire che c’è interazione tra
Mondo 2 e Mondo 3. D’altra parte, se è chiara
l’influenza del Mondo 1 sul Mondo 2, è lam-
pante l’influenza del Mondo 3, per esempio
delle teorie scientifiche, sul Mondo 1, pur se
occorre badare che gli oggetti del Mondo 3
hanno un effetto sul Mondo 1 solo attraverso
l’intervento umano, vale a dire il Mondo 2 (ibi,
vol. I, p. 66).
Tra i prodotti del Mondo 3 fondamentale, nella
prospettiva di Popper, è il linguaggio. Il suo
maestro Karl Bühler aveva distinto tre funzioni
del linguaggio: 1) la funzione espressiva; 2) la
funzione segnaletica; 3) la funzione descritti-
va. Le prime due funzioni sono comuni agli
animali e agli uomini, mentre quella descritti-
va è la funzione che, secondo Bühler, è speci-
fica del linguaggio umano. Tale funzione pre-
suppone le altre due e centrale è il fatto che
con essa si fanno asserzioni che possono esse-
C’è, dunque, il Mondo 1, l’universo delle entità re vere o false. «L’invenzione della lingua uma-
fisiche. Ed esiste, per Popper, il Mondo 2, il na descrittiva, con la libertà fondamentale di
mondo degli stati mentali, comprendenti gli descrivere la realtà scrupolosamente, oppure
stati di coscienza, le disposizioni psicologiche di inventare una storia, è [...] la base della
e gli stati inconsci. Ma c’è anche un terzo mon- mente umana, ed è ciò che ci divide sostanzial-
do: «Per Mondo 3 – egli scrive – intendo il mon- mente dai nostri predecessori» (Il posto della
do dei prodotti della mente umana, come i mente umana nella natura, in Tre saggi sulla
racconti, i miti esplicativi, gli strumenti, le teo- mente umana, ed. it. a cura di A. Benini, Roma,
rie scientifiche (sia vere che false), i problemi qui p. 43).
scientifici, le istituzioni sociali e le opere d’ar- Alle tre funzioni (espressiva, segnaletica, de-
te» (ibi, vol. I, p. 55). E i prodotti del Mondo 3, scrittiva) Popper ha aggiunto la funzione argo-
come le teorie, sono in un certo grado autono- mentativa, la quale presuppone quella descrit-
mi dagli individui che li hanno creati. Così, per tiva, giacché gli argomenti «criticano le descri-
esempio, la successione dei numeri naturali è zioni dal punto di vista delle idee regolative
una costruzione umana, tuttavia, sebbene sia- della verità, del contenuto e della verisimilitu-
mo stati noi a creare questa successione, essa dine» (Epistemologia senza soggetto conoscente,
crea i suoi propri problemi: «La distinzione tra cit., p. 167). E se il linguaggio umano è un pro-
numeri pari e numeri dispari non è creata da dotto dell’inventiva della mente umana, «la
noi; essa è piuttosto una non intenzionale e mente umana è, a sua volta, il prodotto dei
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Alla tesi di fondo dello storicismo Popper op- scienza sociale storica che corrisponda alla fi-
pone la tesi centrale di Miseria dello storicismo, sica teorica. Non vi può essere alcuna teoria
e cioè che «la credenza diffusa nel determini- scientifica dello sviluppo storico che possa
smo storico e nella possibilità di predire il cor- servire di base per la previsione storica; e) lo
so storico razionalmente o “scientificamente” scopo fondamentale dello storicismo [...] è,
è una credenza errata» (ibi, p. 7). È errata per la quindi, infondato. E lo storicismo crolla» (The
ragione che quelle filosofie che ci vengono in- Poverty of Historicism, tr. cit., pp. 13-14). La sto-
contro con la proposta di profezie storiche to- ria, per Popper, non ha alcun senso, a eccezio-
talizzanti «sono completamente al di fuori del- ne di quello che le diamo noi; di conseguenza,
la portata del metodo scientifico» (The Open la storia non ci giustifica, ci giudica (cfr. The
Society and Its Enemies, vol. I: The Spell of Plato, Open Society and Its Enemies, vol. II: The High
London 1945, tr. it. La società aperta e i suoi ne- Tide of Prophecy: Hegel, Marx and the Aftermath,
mici, vol. I: Platone totalitario, p. 21). Più in par- London 1945, tr. it. La società aperta e i suoi ne-
ticolare lo storicismo è insostenibile: 1) per- mici, vol. II: Hegel e Marx falsi profeti, cap. 25,
ché in esso viene trascurata la distinzione tra pp. 307-310).
predizione scientifica e profezia storica (ibid.): una «In memoria degli innumerevoli uomini, don-
previsione scientifica è un’asserzione condi- ne e bambini di tutte le credenze, nazioni o
zionata; una profezia storica è un asserto in- razze che caddero vittime della fede fascista e
condizionato (The Poverty of Historicism, tr. cit., comunista nelle Inesorabili Leggi del Destino
p. 116; si veda anche Previsione e profezia nelle storico». È questa la dedica che Popper prepo-
scienze sociali, in Congetture e confutazioni, cit., ne a Miseria dello storicismo. Lo storicismo è
pp. 575-578); 2) perché i suoi sostenitori non si una concezione errata carica di danni etici e di
rendono conto del fatto che una tendenza non orrori politici. Il danno etico, prodotto da filoso-
è una legge: una tendenza (aumento della po- fie della storia dove si presume di aver scoper-
polazione, diminuzione della disoccupazione to l’ineluttabile senso della storia, consiste
ecc.) è un’asserzione singolare spiegabile con nella deresponsabilizzazione delle persone
delle leggi (The Poverty of Historicism, tr. cit., pp. (The Open Society and Its Enemies, vol. I: The
99-101); 3) perché indissolubilmente collegato Spell of Plato, tr. cit., p. 23). E al danno etico se-
con l’olismo – ed è un grave errore metodolo- gue il disastro politico, vale a dire il totalitari-
gico pensare di capire la totalità anche del più smo (ibi, pp. 29-30).
piccolo e insignificante pezzo di mondo (ibi, XI. INDIVIDUALISMO METODOLOGICO E AUTONOMIA
pp. 77 ss.): le teorie scientifiche ci ridanno e DELLA SOCIOLOGIA. – «[...] Parlare di società è
non possono non ridarci se non aspetti selet- estremamente fuorviante. Naturalmente si
tivi della realtà – una descrizione scientifica «è può usare un concetto come la società o l’ordine
sempre necessariamente selettiva» (ibi, p. 77); sociale, ma non dobbiamo dimenticare che si
4) perché cade nell’abbaglio del collettivismo tratta solo di concetti ausiliari. Ciò che esiste
consistente nella reificazione di concetti quali veramente sono gli uomini, quelli buoni e
«classe», «società» ecc.: non dobbiamo scam- quelli cattivi – speriamo non siano troppi que-
biare le nostre costruzioni teoriche con realtà sti ultimi – comunque gli esseri umani, in par-
sociali – esistono solo individui (The Open So- te dogmatici, critici, pigri, diligenti o altro.
ciety and Its Enemies, vol. I: The Spell of Plato, tr. Questo è ciò che esiste davvero» (La scienza e
cit., p. 29); 5) perché è del tutto infondata la la storia sul filo dei ricordi, Bellinzona 1990, pp.
pretesa dei suoi sostenitori di poter prevedere 24-25). Esistono gli uomini, i quali agiscono in
il futuro della società. Tesi quest’ultima di cui base alle loro idee; e queste loro azioni produ-
Popper offre la seguente dimostrazione: «a) Il cono conseguenze intenzionali e conseguenze
corso della storia umana è fortemente influen- inintenzionali. Sono gli uomini che esistono,
zato dal sorgere della conoscenza umana [...]; «ma ciò che non esiste è la società. La gente
b) noi non possiamo predire, mediante metodi crede invece alla sua esistenza e di conseguen-
razionali o scientifici, lo sviluppo futuro della za dà la colpa di tutto alla società o all’ordine
conoscenza scientifica [...]; c) perciò, non pos- sociale» (ibi, p. 25). E «uno dei peggiori errori
siamo predire il corso futuro della storia uma- è credere che una cosa astratta sia concreta. Si
na; d) ciò significa che dobbiamo escludere la tratta della peggiore ideologia» (ibid.). Consi-
possibilità di una storia teorica; cioè di una derazioni, queste, che pongono Popper in li-
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imperialisti (Previsione e profezia nelle scienze so- della scienza sociale» (ibi, p. 116; e cfr. The Pov-
ciali, cit., p. 580; e anche Per una teoria razionale erty of Historicism, tr. cit., p. 126).
della tradizione, in Congetture e confutazioni, tr. XII. L’ANALISI SITUAZIONALE. – Solo gli individui
cit., pp. 212-218). Ora, però, sebbene diffusa e agiscono. Sono, dunque, le azioni umane l’og-
ampiamente accettata, la teoria cospiratoria è getto delle scienze sociali. E la comprensione
acritica, non regge. Cospirazioni si sono avute delle azioni umane Popper l’affida all’analisi si-
nel passato, congiure si hanno nel presente e tuazionale – e per analisi situazionale egli inten-
le avremo nel futuro. Ma, in ogni caso, c’è da de «un certo tipo di spiegazione tentativa o
prendere atto che «i cospiratori raramente rie- congetturale di qualche azione umana che si
scono ad attuare la loro cospirazione»; che riferisce alla situazione in cui l’agente si trova»
«poche di queste cospirazioni alla fine hanno (Il recipiente e il faro: due teorie della conoscenza,
successo» (The Open Society and Its Enemies, in Congetture e confutazioni, tr. cit., pp. 462-
vol. II: The High Tide of Prophecy: Hegel, Marx 463). Quel che è possibile fare è «tentare, con-
and the Aftermath, tr. cit., p. 114). Ed è esatta- getturalmente, di dare una ricostruzione idea-
mente l’insorgenza delle conseguenze ininten- lizzata della situazione problematica in cui
zionali a rendere comprensibile l’inconsisten- l’agente si è trovato, e rendere in qualche mi-
za della teoria cospiratoria della società: non sura l’azione “comprensibile” (o “razionalmen-
tutti gli eventi sociali sono frutto di piani in- te comprensibile”) cioè adeguata alla situazione
tenzionali e, quindi, non tutti gli eventi sociali come egli la vedeva» (La teoria del pensiero ogget-
negativi sono frutto di piani intenzionali. Né va tivo, in Conoscenza oggettiva: un punto di vista
dimenticato che «sotto forma della ricerca di evoluzionistico, tr. cit., p. 235). In altri termini, se
capri espiatori la teoria cospiratoria ha ispira- è vero che leggi e generalizzazioni sono neces-
to molti conflitti politici procurando molte sarie allorché vogliamo rispondere al perché di
sofferenze evitabili» (Come io vedo la filosofia, un dato evento, quel che interessa specificata-
rist. in Auf der Suche nach einer besseren Welt. mente lo storico è il come degli avvenimenti, lo
specifico modo in cui si sono intrecciate le
Vorträge und Aufsätze aus dreissig Jahren, Mün-
condizioni che, nei singoli casi, hanno portato
chen 1984, tr. it. di B. Di Noi, in Alla ricerca di
all’evento accaduto – come, per esempio, un
un mondo migliore. Conferenze e saggi di
regicidio, una rivolta, la proposta di una legge
trent'anni di attività, Roma 1989, qui p. 396);
ecc. La comprensione di un’azione umana di-
3) lo psicologismo è la concezione stando alla
venta allora un tentativo di ricostruzione con-
quale tutte le istituzioni e tutti i fatti sociali sa- getturale della situazione problematica – il pro-
rebbero da ridurre a sentimenti, ambizioni, blema con il suo sfondo teorico e pratico – che
aspirazioni, bisogni, paure dell’animo umano l’agente si trovò a fronteggiare. Dunque: lo
– vale a dire a un universo di intenzioni esplo- storico – e più ampiamente lo scienziato so-
rabili dalla psicologia. Con ciò le scienze so- ciale – allorché spiega le azioni, non fa altro
ciali dovrebbero ridursi a psicologia. Sennon- che porsi problemi (cioè metaproblemi) sui pro-
ché, è proprio l’emergenza delle conseguenze blemi degli agenti; avanzare congetture (vale a
inintenzionali delle azioni umane intenzionali dire metacongetture) sulle congetture, progetti
a mostrare con tutta chiarezza l’autonomia e piani degli agenti. Lo storico, insomma, rico-
delle scienze sociali dalla psicologia: alla psi- struisce una situazione problematica tramite
cologia sfugge il mondo estraneo alle «inten- congetture controllabili a opera della documen-
zioni», sfuggono cioè le conseguenze ininten- tazione oggettiva costituita dagli «ingredienti
zionali – oggetto specifico delle scienze socia- della situazione» – carattere e conoscenze
li. «Forse la più importante critica allo psicolo- dell’agente, interessi da salvaguardare, ideali
gismo è che esso non riesce a comprendere il da realizzare, regole istituzionali accettate e
compito fondamentale delle scienze sociali diffuse, ostacoli da superare ecc. Un simile ti-
esplicative» (The Open Society and Its Enemies, po di approccio è possibile applicarlo all’ope-
vol. II: The High Tide of Prophecy: Hegel, Marx ra di un artista, all’azione di un politico o
and the Aftermath, tr. cit., p 113). Le critiche al- all’impresa di un condottiero, alla decisione di
lo psicologismo non comportano, tuttavia, un industriale o a quella di un venditore.
una critica alla psicologia: la psicologia «è una L’azione umana è la risposta a un problema; e
delle scienze sociali anche se non è la base può, dunque, venir compresa unicamente se si
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per mezzo della logica e andando a vedere se di scontrarsi con i fatti e, conseguentemente,
tali conseguenze si danno o no nei fatti. Ed è di venir da questi smentite. In realtà, «non sia-
chiaro, precisa Mach, che non sono le forme lo- mo mai garantiti contro gli errori» (ibi, p. 443).
giche a darci la conoscenza della realtà. «Anzi, «Conoscenza ed errore discendono dalle stesse fonti
qualunque esempio particolare si scelga [...], psichiche; solo il risultato permette di distinguerli.
può chiarire quanto poco serva la conoscenza L’errore riconosciuto con chiarezza è, come corret-
di queste forme soltanto. Può servire a saggiare tivo, altrettanto utile cognitivamente della cono-
un itinerario mentale, non a scoprirne uno scenza positiva» (ibi, p. 115).
nuovo. Il pensiero non si compie in forme vuo- La storia della scienza testimonia e la logica
te; gli occorre un contenuto immediatamente dell’ipotesi prova, dunque, che non esistono
o concettualmente rappresentato in modo vi- ipotesi o congetture o teorie definitive, certe,
vo [...]. Le vuote forme logiche non possono non smentibili. «Il modo di pensare e di lavo-
sostituire la conoscenza della cosa» (ibi, p. rare dello scienziato è molto diverso da quello
178). Per effettuare una prova o impiantare un del filosofo. Poiché non ha la fortuna di posse-
esperimento, si deve avere qualcosa da prova- dere principi incrollabili, ha assunto l’abitudi-
re o da sperimentare – e questo qualcosa so- ne di considerare provvisorie, e suscettibili di
no, esattamente, le ipotesi o congetture o le modifica attraverso nuove esperienze, anche
supposte leggi esplicative dei fatti problemati- le più sicure e meglio fondate delle sue vedute
ci. D’accordo con Duhem, Mach, a questo pro- e dei suoi principi. Di fatto, i maggiori progres-
posito, afferma: a) che in fisica «l’esperimento si e scoperte sono stati resi possibili solo da
senza la teoria è assolutamente inconcepibi- questo atteggiamento» (ibi, p. 16). Così, per
le» (ibi, p. 198), che «l’esperimento guidato dal esempio, Newton (che diceva che non bisogna
pensiero fonda la scienza» (ibi, p. 183), e «di mai costruire ipotesi che oltrepassino l’osser-
fatto, non si può che raccomandare di fare at- vazione e il quale, però, «in ogni pagina dei
tenzione se l’esito dell’esperimento si concilia suoi scritti [...] contraddice questa interpreta-
in generale con la teoria adottata» (ibi, p. 198); zione, [giacché] egli spicca proprio per la ric-
b) che «l’estensione intenzionale e autonoma chezza di congetture») «sa anche escludere
dell’esperienza con l’esperimento fisico e l’os- molto rapidamente, con esperimenti, quelle
servazione conforme a un piano [...] è sempre inutilizzabili, che non resistono alla verifica»
guidata dalle idee e non è mai possibile deli- (ibi, p. 235). L’infallibilità non è un attributo
mitarla e separarla dall’esperimento mentale» delle teorie scientifiche, «al contrario, lo
(ibid.); c) che «osservazione e teoria non sono scienziato deve attendersi sempre di essere
separabili in modo netto, perché quasi tutte le smentito. Non sa se ha tenuto conto di tutte le
osservazioni sono già influenzate dalla teoria dipendenze presenti in un caso: la sua espe-
e, se hanno sufficiente importanza, influenza- rienza è limitata nello spazio e nel tempo, non
no a loro volta la teoria» (ibi, pp. 161-162). ha a disposizione che una piccola porzione
D’altro canto, Mach insiste sull’idea che le leg- dell’accadere universale. Nessun fatto del-
gi di natura sono «limitazioni alla nostra l’esperienza si ripete esattamente. Ogni nuova
aspettativa»: «una legge consiste sempre in scoperta rivela lacune e un residuo di dipen-
una limitazione delle possibilità [...]» (ibi, p. denze di cui fino allora non si era tenuto con-
444) e «il progresso della scienza in effetti pro- to» (ibi, p. 277). Il processo della ricerca non è
duce una crescente restrizione dell’aspettativa, mai concluso, e nemmeno è concludibile: di-
una sua strutturazione sempre più determina- fatti, «gli sviluppi scientifici [...] cominciano
ta» (ibi, p. 446). Ora, però, restringere le aspet- perlopiù in una preistoria remotissima, con
tative, significa far dire di più alle nostre leggi rappresentazioni molto primitive, ma non so-
o ipotesi: «Il raffinamento progressivo delle no conclusi con il presente. Al posto dei pro-
leggi naturali, la restrizione crescente del- blemi già risolti o riconosciuti come insussi-
l’aspettativa corrisponde a un adattamento stenti sono comparsi problemi nuovi, più nu-
più preciso delle idee ai fatti» (ibi, p. 449). Ma merosi e in genere più difficili» (ibi, p. 282).
– si affretta a specificare Mach – non è detto In una prospettiva del genere si comprende il
che i fatti si orientino necessariamente secon- senso per cui da una parte la scienza si confi-
do le nostre idee» (ibid.). Dunque: restringere gura come economia del pensiero e dall’altra si
le aspettative significa far dire di più alle no- sviluppa in un processo di «natura darwinia-
stre ipotesi, e queste più dicono, più rischiano na». «Tutta la scienza ha lo scopo di sostituire,
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1930, e sino al 1939 fu attivo all’università del- considerate sempre e soltanto come approssi-
lo Iowa; dal 1940 ha insegnato filosofia all’uni- mazioni» (ibi, p. 128).
versità del Minnesota, dove ha fondato e diret- V. M. SCHLICK E LE «KONSTATIERUNGEN» COME
to il Minnesota Center for the Philosophy of Scien- FONDAMENTO DELLA SCIENZA. – Moritz Schlick n. a
ce. In The Logical Character of the Principle of In- Berlino il 14 apr. 1882. Frequentò il Louisen-
duction (in «Philosophy of Science», 1, 1934, tr. städtisches Realgymnasium e nel 1900 si
it. di M. Pera, in Induzione e empirismo, Roma iscrisse all’università, dove studiò fisica sotto
1979) Feigl scrive: «L’induzione è essenzial- la guida di Max Planck. E con Planck si addot-
mente diversa dall’inferenza deduttiva. Essa tora in fisica nel 1904. Ottenuta l’abilitazione
non può mai raggiungere la certezza [...]. Hu- con la dissertazione Das Wesen der Wahrheit
me ha mostrato che l’induzione non può risul- nach modernen Logik, insegna dal 1911 al 1917
tare certa né sulla base della logica né su quel- all’università di Rostock, tenendosi in contatto
la del suo stesso successo» (H. Feigl, tr. cit., p. con Planck, Einstein e Hilbert, e impegnandosi
46). E a p. 47: «[...] Le scienze empiriche più soprattutto nello studio delle implicazioni fi-
avanzate non procedono per generalizzazione losofiche della teoria della relatività. Esiti si-
induttiva. Il loro metodo consiste piuttosto gnificativi di queste sue indagini sono Die phi-
nella costruzione di sistemi ipotetico-dedutti- losophische Bedeutung des Relativitätsprinzips, in
vi». Si veda al riguardo anche l’altro scritto di «Zeitschrift für Philosophie und philosophi-
Feigl, On the Vindication of Induction (in «Philo- sche Kritik», 159, 1915, pp. 129-175; Kritizisti-
sophy of Science», 27, 1961, pp. 212-216, tr. it. sche oder empiristiche Deutung der neueren Phy-
La legittimazione dell’induzione, in Induzione e sik, in «Kantstudien», 26, 1924, pp. 96-111 e
empirismo, cit.). Nel volume Theorie und Er- soprattutto le due più grandi opere: Raum und
fahrung in der Physik (Karlsruhe 1929) Feigl Zeit in der gegenwärtigen Physik, Berlin 19222
precisava di intendere sotto il nome di teoria (1917) e Allgemeine Erkenntnislehre, Berlin
19252 (1918), Frankfurt am Main 1979, tr. ingl.
«un sistema di ipotesi o, più precisamente, un
con introduzione di A.E. Blumberg e H. Feigl,
sistema ipotetico-deduttivo» (ibi, p. 13). Le teo-
Wien - New York 1974 (tr. it. a cura di E. Palom-
rie sono sistemi di ipotesi generali, la cui veri-
bi, Teoria generale della conoscenza, Milano
tà – o, meglio, la cui probabilità – scrive Feigl
1986).
– «viene decisa dall’esperienza» (ibi, p. 17). In
«Tutte le nostre conoscenze di realtà – scrive
linea generale, «le teorie precedono l’espe-
Schlick – sono, a rigore, delle ipotesi. Non fa
rienza» e vengono controllate tramite osserva-
eccezione nessuna verità scientifica, sia essa
zioni (ibi, pp. 30 ss.). E più avanti: «Le teorie fi-
di tipo storico oppure appartenente alla più
siche sono sistemi ipotetico-deduttivi» (ibi, p. esatta delle discipline che studiano la natura.
111). C’è, inoltre, da distinguere tra il punto di Nessuna verità scientifica è di principio sicura
vista storico-psicologico e il punto di vista lo- di fronte al pericolo di essere un giorno confu-
gico-sistematico – oggi, diremmo, tra contesto tata e di diventare quindi non valida. Se anche
della scoperta e contesto della giustificazione. E se vi sono innumerevoli verità sul mondo reale
teorie come quella di Newton «non si conse- delle quali nessun uomo che le conosca dubi-
guono affatto tramite induzione dall’esperien- ta, nessuna di esse può mai liberarsi comple-
za, la loro validità tuttavia si può fondare sol- tamente del carattere ipotetico» (Teoria gene-
tanto induttivamente» (ibi, p. 115). E allorché rale della conoscenza, p. 422; si vedano anche le
ci chiediamo le ragioni per cui accettiamo o re- pp. 373-380). Tre lezioni tenute da Schlick
spingiamo una teoria, vediamo subito che «ciò all’università di Londra, nel novembre del
dipende unicamente dalla sua forza induttiva, 1932, sono state raccolte in Form and Content.
vale a dire dalla sua capacità di abbracciare un An Introduction to Phylosophical Thinking, rist.
determinato materiale fattuale» (ibid.). Pertan- nei Gesammelte Aufsätze, Hildesheim 1969, pp.
to: le teorie non vengono scoperte tramite in- 151-249, tr. it. di P. Parrini - S. Ciolli Parrini,
duzione; ma la loro validità viene controllata Forma e contenuto, Torino 1987. Qui Schlick af-
induttivamente (ibi, p. 116); dove c’è da sotto- ferma che «l’induzione non è certamente un
lineare che «le verificazioni non possono veni- processo logico. La sua validità non si può di-
re decise in modo definitivo» (ibi, p. 117). «De- mostrare [...]. Sarà sempre impossibile giusti-
cisioni assolutamente definitive circa la validi- ficare logicamente l’induzione [...]. Non esiste
tà delle teorie non esistono. Le teorie vanno una logica dell’induzione» (Forma e contenuto,
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grafia Wissenschaftliche Weltauffassung. Qui leg- 4.007) Wittgenstein aveva scritto: «La maggior
giamo che all’interno del Circolo vennero so- parte delle proposizioni e delle questioni che
prattutto trattati problemi gnoseologici e me- sono state scritte in materia di filosofia, non
todologici: «Per esempio, il convenzionalismo sono false ma prive di senso. A questioni di
di Poincaré, la concezione dello scopo e della questo genere perciò non possiamo affatto ri-
struttura delle teorie scientifiche di Duhem spondere, ma soltanto stabilire la loro man-
[...]; come pure questioni riguardanti i fonda- canza di senso». Per Schlick, «asserzioni quali
menti della matematica, l’assiomatica, la logi- “realtà assoluta” o “essere trascendente” o al-
stica e simili» (Wissenschaftliche Weltauffas- tre del medesimo genere non significano
sung, p. 68). Convergenze «tendenziali o tema- nient’altro che alcuni determinati stati d’ani-
tiche» i circolisti le trovarono con tutta una se- mo» (Positivismus und Realismus, nei Gesam-
rie di pensatori, le cui opere venivano lette e melte Aufsätze, Wien 1938, p. 112). E Carnap, da
discusse: parte sua, sentenzia che «né Iddio né alcun
«1. Positivismo ed empirismo: Hume, Illumini- diavolo potranno mai darci una metafisica»
smo, Comte, Mill, Richard Avenarius, Mach. (Ueberwiudung der Metaphysik durch logische
2. Fondamenti, scopi e metodi della scienza empi- Analyse der Sprache, in «Erkenntnis», 2, 1932,
rica (ipotesi in fisica, geometria ecc.): Helm- p. 238).
holtz, Riemann, Mach, Poincaré, Enriques, VII. IL DECOLLO INTERNAZIONALE DEL NEOPOSITIVI-
Duhem, Boltzmann, Einstein. SMO. – Se dagli inizi al 1929 si è trattato di ge-
3. Logistica e sua applicazione alla realtà: Leib- stazione e di organica attivazione, con il consoli-
niz, Peano, Frege, Schröder, Russell, Whi- damento dei suoi aspetti formali, con la cre-
tehead, Wittgenstein. scente consapevolezza dell’originalità della fi-
4. Assiomatica: Pasch, Peano, Vailati, Pieri, Hil- losofia via via elaborata in termini collaborati-
bert. vi, dal 1929-30 fino al 1938, quando ha luogo
5. Eudemonismo e sociologia positivistica: Epicu- l’annessione nazista dell’Austria, si assiste al-
ro, Hume, Bentham, Mill, Comte, Feuerbach, la fase del decollo internazionale. Questa fase è
Marx, Spencer, Müller-Lyer, Popper-Lynkeus, contraddistinta da autorevoli riconoscimenti e
Karl Menger (padre)» (ibi, p. 69). da rilevanti acquisizioni dottrinali, nonché
La concezione scientifica del mondo – scrivono dalla morte di Schlick nel 1936 – due anni do-
Hahn, Neurath e Carnap – «è caratterizzata po quella di Hahn – e dalla progressiva dia-
non tanto da tesi peculiari, quanto, piuttosto, spora del gruppo originario, col conseguente
dall’orientamento di fondo, dall’indirizzo di ri- «trapianto» del movimento di pensiero, ormai
cerca» (ibi, p. 74). E, in un lavoro collettivo teso noto come «neopositivismo» o «positivismo
all’unificazione della scienza, «precisione e chia- logico» o «empirismo logico», soprattutto ol-
rezza vengono perseguite, le oscure lontanan- tre Atlantico, cioè negli Stati Uniti. Così Car-
ze e le profondità impenetrabili respinte. Nella nap rievoca il tempestivo credito accordato in
scienza non si dà “profondità” alcuna; ovunque America al neopositivismo da alcuni giovani
è superficie [...]. La concezione scientifica del studiosi sia filosofi che scienziati: «Nel 1934
mondo non conosce enigmi insolubili. Il chiari- conobbi due filosofi americani che, dopo aver
mento delle questioni filosofiche tradizionali visitato i miei amici a Vienna, vennero a trovar-
conduce, in parte, a smascherarle quali pseu- mi a Praga: C.W. Morris, dell’università di Chi-
do-problemi; in parte, a convertirle in questio- cago, W.v.O. Quine, dell’università di Harvard.
ni empiriche, soggette, quindi, al giudizio del- Già attratti dal nostro modo di filosofare, con-
la scienza sperimentale» (ibi, p. 75). In altri ter- tribuirono poi a renderlo noto negli Stati Uniti,
mini, «la concezione scientifica del mondo re- adoprandosi affinché io stesso potessi metter-
spinge la metafisica» (ibi, p. 77). E a quanti af- vi piede. Venni allora invitato dall’università di
fermano «esiste un dio», «il fondamento asso- Harvard a partecipare alle celebrazioni del suo
luto del mondo è l’inconscio», «nell’essere vi- terzo centenario, nel settembre 1936, mentre
vente vi è un’entelechia come principio moto- l’università di Chicago mi offrì un posto d’inse-
re», i neopositivisti non replicano dicendo che gnamento a partire dal medesimo anno, posto
tali affermazioni sono false, ma insistono sul che in seguito occupai ininterrottamente fino
fatto che esse «non dicono nulla, esprimendo al 1952 [...]. Così, fui lieto non solo di sottrarmi
solo atteggiamenti emotivi» (ibi, p. 76). Nel alla soffocante atmosfera politico-culturale
Tractatus logico-philosophycus (proposizione europea e all’incubo della guerra, ma anche di
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di fatto ma di principio, «poiché il senso di una soggettive e inficiate di solipsismo come gli
proposizione non dipende naturalmente dal Erlebnisse. Questi Erlebnisse erano piuttosto,
fatto che le circostanze in cui noi direttamente come notò Kraft, delle esperienze che delle as-
ci troviamo in un dato tempo, permettono o serzioni, qualcosa di psicologico anziché di lo-
impediscono la sua fattuale verificazione. La gico. E poi, formulato il principio di verificazio-
proposizione “sull’altra faccia della Luna ci so- ne, ci si trovò subito dinnanzi a questo dilem-
no montagne alte 3000 metri” è senza dubbio ma: o il criterio è un’asserzione fattuale, e allo-
assolutamente sensata, sebbene ci manchino ra non è più una norma tramite cui giudicare il
i mezzi tecnici per verificarla» (ibi, p. 91). linguaggio come significante o insignificante;
Questa era la linea anche di Carnap, del Car- ovvero si afferma come norma e allora si cade
nap del Logischer Aufbau der Welt, in cui la ri- in un’impasse, in quanto la norma, per il sud-
duzione di tutte le proposizioni delle scienze, detto principio, non ha senso.
attuata a opera del Konstitutionssystem, faceva Ebbene, nel tentativo di superare questa si-
sì che l’intero edificio del linguaggio sensato, tuazione difficoltosa della prima fase del Cir-
per essere significante, dovesse poggiare sugli colo, Neurath, seguito da Carnap, ne capovol-
Elementarerlebnisse, vale a dire sui dati di espe- ge l’orientamento semantico nella direzione
rienza immediata. «Il senso di una proposizio- sintattica, o, come si dice, fisicalista. Per scon-
ne consiste nel suo esprimere uno stato di fat- giurare ogni perplessità, Neurath afferma la
to (pensabile e non necessariamente esisten- necessità di porsi in un linguaggio dove tutte
te). Se una (presunta) proposizione non espri- le proposizioni debbono già dall’inizio risultare
me alcun (pensabile) stato di fatto, non ha intersoggettive (Einheitswissenschaft und Psy-
senso, e perciò è solo apparentemente un’as- chologie, Wien 1933, p. 12). E per questo, non
serzione. Se una proposizione esprime uno bisogna partire dalla concezione irrimediabil-
stato di fatto, ha sempre significato; ed è vera mente viziata di metafisica, secondo cui si as-
quando questo stato di fatto esiste, falsa sume il linguaggio nella sua funzione simboli-
quando non esiste» (Scheinprobleme in der Phi- ca. Il linguaggio deve essere preso come un
losophie, Wien 1928, rist. insieme al volume Der fatto fisico, come un insieme di suoni e di se-
logische Aufbau der Welt, Hamburg 19612, p. gni. La scienza non è altro che la totalità delle
317). Carnap è estremamente chiaro: al di fuori asserzioni pronunciate o scritte ed esse – trac-
delle espressioni di logica e matematica che ce d’inchiostro o sistemi di onde sonore – so-
sono soltanto delle trasformazioni tautologi- no allo stesso tempo ciò cui la scienza parla e
che, non si dà fonte di conoscenza oltre l’espe- ciò con cui essa si esprime. «La teoria del lin-
rienza; non c’è nessun giudizio sintetico aprio- guaggio, scrive Neurath, può essere del tutto
ri, nessuna intuizione, nessuna visione eideti- assimilata alla teoria dei processi fisici, siamo
ca. Le parole hanno significato solo quando sempre nello stesso ambito» (Physikalismus,
indicano qualche cosa, gli asserti hanno un in «Scientia», 1931, pp. 296-303, qui p. 298). In
senso solo se esprimono un possibile stato di breve, noi non possiamo uscire dal linguaggio
cose; altrimenti nel primo caso si ha uno ed essere al medesimo tempo accusatori, ac-
Scheinbegriff (pseudoconcetto), nel secondo cusati e giudici; noi facciamo crescere la scien-
uno Scheinsatz (pseudoproposizione). E solo za aumentando la quantità delle sue proposi-
se saremo in grado di decidere in base ai dati zioni, confrontando le nuove proposizioni con
dell’esperienza, sarà possibile trarci fuori da quelle già in uso e creando un sistema privo di
«quell’inestricabile groviglio di problemi che è contraddizioni adatto a fare con successo del-
noto sotto il nome di filosofia» (The Logical le predizioni. «Noi possiamo soltanto afferma-
Syntax of Language, London 1937, tr. it. di A. re, precisa Neurath, che oggi operiamo con il
Pasquinelli, Sintassi logica del linguaggio, Mila- sistema spazio-temporale che corrisponde al-
no 1961, p. 378). la fisica» (Soziologie im Physikalismus, in «Er-
X. DALLA FASE «SEMANTICA» ALLA FASE «SINTATTI- kenntnis», 2, 1931-32, pp. 394-431, qui p. 397).
CA»: IL FISICALISMO. – Contro tale criterio di si- XI. DALLA VERITÀ COME «CORRISPONDENZA» ALLA VE-
gnificanza vennero mosse obiezioni più o me- RITÀ COME «COERENZA» – L’assunzione del lin-
no radicali. In primo luogo col criterio di veri- guaggio come fatto fisico e l’eliminazione del-
ficazione la scienza non pareva trovare una si- la sua funzione simbolica portano al seguente
stemazione capace di salvarla, dato che la mutamento radicale: la teoria della verità co-
scienza veniva fondata su esperienze del tutto me «corrispondenza» tra una proposizione e
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conoscenza, Milano 1961, p. 345). Ciò contro i teorici e termini osservativi, i protocolli, la
convenzionalisti (Neurath, Carnap ecc.) i qua- probabilità, la natura degli asserti logico-ma-
li, esterrefatti da un supposto e temuto infil- tematici e la loro relazione con le teorie fisi-
trarsi della metafisica nel pensiero di Schlick, che, le limitazioni interne dei formalismi (si
finivano quasi per abbandonare l’empirismo. I pensi a K. Gödel), la eventuale riducibilità di
convenzionalisti parvero dimenticare che lo scienze come la psicologia, la biologia, la chi-
scopo delle parole è di occuparsi di cose diver- mica alla fisica, sono solo tra i temi più impor-
se dalle parole. Per loro la scienza è più o me- tanti su cui i circolisti spesero le loro energie.
no come una favola ben strutturata: si tratta XIV. WITTGENSTEIN E POPPER: DUE PROSPETTIVE NON
sempre di giochi di segni. Schlick però insiste «POSITIVISTE». – Intanto, però, nel gennaio 1929,
sul fatto che la scienza è sì un gioco di segni, Wittgenstein torna a Cambridge e riprende il
ma è un gioco che viene giocato sulla scac- suo lavoro in filosofia, stendendo una gran
chiera della natura. I convenzionalisti sembra- quantità di osservazioni. Le note scritte dal
no dire: «In principio era il verbo»; e Schlick ha gennaio del 1929 al settembre del 1930, Witt-
voluto affermare che «in principio era ciò che genstein le raccolse in un manoscritto dal tito-
il verbo significa» (B. Russell, An Inquiry into lo Philosophische Bemerkungen, che costituisco-
Meaning and Truth, London 1940, tr. it. di L. Pa- no il documento da cui è possibile controllare
volini, Significato e verità, Milano 1963, p. 190). lo staccarsi dalle sue concezioni filosofiche del
XIII. IL CONTRIBUTO NEOPOSITIVISTA ALLA FILOSOFIA Tractatus logico-philosophicus, da cui il Circolo
DELLA SCIENZA. – La controversia su di una ade- di Vienna aveva in parte tratto ispirazione, e
guata formulazione del principio di verificazio- l’aprirsi verso prospettive più liberali. Se nel
ne coinvolse i circolisti (soprattutto Schlick, Tractatus Wittgenstein aveva affermato che «il
Carnap e Neurath) sullo statuto dei protocolli, senso di una proposizione è il metodo della
cioè di quegli asserti di osservazione costi- sua verifica», ora nelle Philosophische Bemer-
tuenti la base empirica della scienza (cfr. F. Ba- kungen, egli scrive che «cosa una parola signi-
rone, Il fisicalismo e la polemica sui protocolli, in fichi, si apprende mentre si vede come essa
«Filosofia», 4, 1953; F. Barone, Il neopositivismo viene usata. E se uno ha conosciuto il suo uso,
logico, Torino 1953, ed. rivista, Roma-Bari 1977, allora si è appreso anche che cosa significhi».
pp. 305-345). Ed è ovvio che l’accettazione del Se la filosofia del primo Wittgenstein aveva
principio di verificazione da parte dei filosofi spronato i circolisti a costruire un linguaggio
viennesi implicò come una delle sue conse- perfetto, ora l’introduzione, da parte dello
guenze più vistose, il rigido rifiuto degli asserti stesso Wittgenstein, del principio di uso spinge
metafisici, considerati come semplici non- i seguaci del neopositivismo a riesaminare il
sensi (Carnap, Schlick, Neurath, R. von Mises). loro atteggiamento intransigente e soprattut-
(Sull’antimetafisica dei Viennesi si consulti: D. to il loro programma di costruzione di un lin-
Antiseri, Il destino della metafisica nell’analisi lin- guaggio privilegiato.
guistica: dal rifiuto viennese al recupero oxoniense, Al passaggio di Wittgenstein dalla fase del
in «Proteus», 2, 1970). E fu sempre l’accetta- Tractatus alla fase delle Philosophische Bemer-
zione del principio di verificazione che portò i kungen bisogna aggiungere le critiche che Karl
Viennesi a insistere, insieme a Wittgenstein, Popper, a partire dalla Logik der Forschung del
sulla filosofia concepita come attività (attività 1934, muoveva al principio di verificazione.
chiarificatrice del linguaggio) e non come dot- Questo gli appariva autocontraddittorio, crip-
trina (cfr. D. Antiseri, Dopo Wittgenstein: dove va to-metafisico e incapace di render conto delle
la filosofia analitica, Roma 1967, pp. 102-110). leggi universali delle scienze empiriche. Nel-
Da tali presupposti risulta facile comprendere l’autobiografia La ricerca non ha fine Popper si
come l’attività filosofica dei Viennesi si eserci- chiede, a proposito del dissolversi del Circolo:
tasse quasi esclusivamente su quell’unico lin- «Chi ne è responsabile?» e risponde: «Credo
guaggio significativo costituito dal linguaggio di dover ammettere la mia responsabilità»
della scienza. E fu così che a Vienna ebbe un (K.R. Popper, Unended Quest: an Intellectual
grande impulso la filosofia della scienza intesa Autobiography, Glasgow 1986, tr. it. di D. Anti-
in senso contemporaneo come analisi delle seri, La ricerca non ha fine, Roma 19973, p. 103).
teorie e degli asserti inventati e provati, re- XV. CARNAP E LA «LIBERALIZZAZIONE» DELL’EMPIRI-
spinti o accettati dagli uomini di scienza. La SMO LOGICO. – Chi più e prima degli altri circoli-
causalità, l’induzione, il rapporto tra termini sti avviò la liberalizzazione dell’empirismo fu
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Inoltre, sempre sulla via della «liberalizzazione concezione scientifica» (H. Reichenbach, Ueber In-
dell’empirismo», Carnap fece una distinzione duktion und Wahrscheinlichkeit, in «Erkenntnis»,
tra confermabilità e un concetto in qualche 5, 1935, [pp. 267-284], p. 283). Da parte sua, Ru-
modo più forte, per il quale propose il termine dolf Carnap fece presente che «allorché vedia-
di «controllabilità» (testability): un enunciato mo che Popper parla molto severamente del
che è confermabile da possibili eventi osserva- convenzionalismo e del positivismo, anzi an-
bili è inoltre controllabile se si può specificare che dell’empirismo, mentre Kant, ad esempio,
un metodo per produrre a piacimento tali non viene trattato così duramente e addirittu-
eventi; questo metodo è una procedura di con- ra anche la metafisica se la passa abbastanza
trollo per l’enunciato. Considerando la que- bene, si potrebbe essere indotti a pensare, a
stione dell’assunzione a criterio empiristico di una lettura affrettata, che Popper sia se non
significanza della controllabilità o solo della esattamente un metafisico, almeno un apriori-
confermabilità, Carnap propose di assumere il sta e un antiempirista. Ben al contrario, però, la
più liberale requisito di confermabilità; il re- sue proposte positive mostrano che egli è un
quisito più forte di controllabilità corrisponde empirista e un avversario dell’apriorismo [...].
approssimativamente al principio operazioni- Popper è davvero molto vicino alle concezioni
stico di Bridgman. del Circolo di Vienna» (R. Carnap, rec. a K.R.
D. Antiseri Popper, Logik der Forschung, in «Erkenntnis», 5,
➨ EMPIRISMO; EMPIRISMO LOGICO; ENCYCLOPEDIA OF 1935, [pp. 290-294], p. 293). Diversamente da
UNIFIED SCIENCE. Carnap, Otto Neurath credette di individuare in
Popper «l’opposizione ufficiale» del Circolo di
EPISTEMOLOGIA
Epistemologia post-positivistica POST-POSITIVISTI- Vienna. Se una teoria è minacciata, Popper –
CA (post-popperiana). – SOMMARIO: I. I primi cri- annotava Neurath – «sta per principio, per così
tici del razionalismo critico: Reichenbach, Car- dire, dalla parte dell’aggressore», ma «l’incon-
nap, Neurath, Hempel e Geymonat. - II. Tho- dizionata preferenza per la falsificazione non
mas S. Kuhn e lo sviluppo «ateleologico» della va fruttuosamente a fondo nel quadro di una
scienza. - III. Il falsificazionismo metodologico dottrina della ricerca» (O. Neurath, Pseudora-
sofisticato di Imre Lakatos. - IV. L’epistemolo- tionalismus der Falsifikation, in «Erkenntnis», 5,
gia anarchica di Paul K. Feyerabend. - V. Larry 1935, [pp. 353-365], p. 357). La posizione di
Laudan e le «tradizioni di ricerca». - VI. Joseph Popper non riuscirebbe, insomma, a render
Agassi e le radici metafisiche dei problemi conto dell’effettiva storia della scienza. E quel-
scientifici. - VII. William Bartley: come demar- la di Neurath intende essere «una critica
care tra ciò che è «razionale» e ciò che è «irra- dell’assolutismo della falsificazione che, in qual-
zionale». - VIII. John Watkins e la metafisica in- che modo, fa da contrappeso all’assolutismo
fluente e confermabile. - IX. Critiche logiche della verificazione combattuto da Popper» (ibi,
alla teoria della verisimilitudine. p. 365). Neurath, inoltre, fece notare che «Pop-
I. I PRIMI CRITICI DEL RAZIONALISMO CRITICO: REICHEN- per si comporta in sostanza più amichevol-
BACH, CARNAP, NEURATH, HEMPEL E GEYMONAT. – mente nei riguardi di Kant e di altri metafisici
Gli approfondimenti, gli sviluppi e le critiche che nei confronti di pensatori che egli defini-
del razionalismo critico costituiscono quella sce come “i positivisti”» (ibi, p. 357). Un tratto,
parte consistente dell’epistemologia contem- questo, posto in evidenza anche da Carl Gu-
poranea che è l’epistemologia post-popperiana. stav Hempel il quale annotava che Popper «ha
Subito dopo la pubblicazione della Logik der messo fortemente in evidenza certe caratteri-
Forschung (Wien 1935), Hans Reichenbach stiche del suo approccio che sono comuni
contestò la posizione antiinduttivistica di all’approccio dei pensatori inclini alla metafi-
Popper. «Non comprendo come Popper possa sica» (C.G. Hempel, rec. a K.R. Popper, Logik
asserire che il suo lavoro rappresenta un pro- der Forschung, in «Deutsche Literaturanzei-
gresso, sia pure minimo, riguardo al problema tung», 1937, pp. 309-314). Nel 1936, recensen-
dell’induzione [...]. Quale aiuto può arrecare, do la Logik der Forschung, Ludovico Geymonat,
ai nostri giorni, una teoria della conoscenza il quale aveva seguito a Vienna le lezioni di
che dice di non far uso del principio di induzio- Moritz Schlick, scriveva che «è chiaro che la te-
ne e che, al suo posto, postula una credenza si contrapposta dal Popper ai neo-positivisti è
metafisica? Non riesco a vedere in che modo essa stessa non priva di un certo radicale dog-
una filosofia del genere possa ancora definirsi matismo, rivelandosi il suo criterio di falsifica-
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petizione – e che non viene abbandonato fin- ha scritto nella convinzione che «l’anarchismo,
ché risulta progressivo, vale a dire finché antici- pur non essendo forse la filosofia politica più
pa teoricamente fatti che, almeno in parte, rice- attraente, è senza dubbio una eccellente medi-
vono conferma empirica. Ed è proprio l’idea di cina per l’epistemologia e per la filosofia della
programma di ricerca (e Lakatos pensa a pro- scienza» (ibi, tr. cit., p. 15). E lo è perché «la sto-
grammi come il copernicanesimo, l’atomismo ria in generale, la storia delle rivoluzioni in
o l’evoluzionismo) e l’idea che la storia della particolare, è sempre più ricca di contenuto,
scienza è stata, è e dovrebbe essere una storia più varia, più multilaterale, più viva, più “astu-
di programmi di ricerca in competizione a di- ta”, di quanto possano immaginare anche il
stinguere, ad avviso di Lakatos, la propria po- migliore storico e il migliore metodologo» (ibi-
sizione sia da quella di Kuhn che da quella di dem). È su presupposti del genere che Feyera-
Popper. Difatti, «la Logik der Forschung, nel suo bend propone la sua metodologia anarchica. Se-
insieme, è aridamente astratta e altamente condo lui, «l’idea di un metodo che contenga
astorica. Là dove Popper si arrischia a fare os- principi fermi, immutabili e assolutamente
servazioni sulla falsificabilità delle maggiori vincolanti come guida nell’attività scientifica
teorie scientifiche, o cade in qualche mador- si imbatte in difficoltà considerevoli quando
nale equivoco logico o distorce la storia in mo- viene messa a confronto con i risultati della ri-
do che si adatti alla sua teoria della razionali- cerca storica. Troviamo infatti che non c’è una
tà» (I. Lakatos, La storia della scienza e le sue ri- singola norma, per quanto plausibile e per
costruzioni razionali, in AA.VV., Critica e crescita quanto saldamente radicata nell’epistemolo-
della conoscenza, tr. it. di G. Giorello, Milano gia, che non sia stata violata in qualche circo-
1976, p. 393). D’altro canto, «secondo la con- stanza. Diviene evidente anche che tali viola-
cezione di Kuhn la rivoluzione scientifica è ir- zioni non sono eventi accidentali, che non so-
razionale, è materiale adatto per la psicologia no il risultato di un sapere insufficiente o di di-
della folla» (I. Lakatos, La falsificazione e i pro- sattenzioni che avrebbero potuto essere evita-
grammi di ricerca scientifici, in ibi, p. 256). te. Al contrario, vediamo che tali violazioni so-
IV. L’EPISTEMOLOGIA ANARCHICA DI PAUL K. FEYERA- no necessarie per il progresso scientifico» (ibi,
BEND . – Un pensatore ammirato da Paul K. tr. cit., p. 21). Così, afferma Feyerabend, eventi
Feyerabend è Lessing. Ed egli lo ammira per la e sviluppi come l’invenzione dell’atomismo
sua indipendenza, la sua disponibilità a muta- nell’antichità, la rivoluzione copernicana, l’av-
re opinione, la sua onestà, il suo senso dello vento della teoria atomica moderna (teoria ci-
humour. «Gli uomini hanno imparato da lui netica, teoria della dispersione, stereochimi-
perché le sue parole risvegliavano il loro intel- ca, teoria quantistica), il graduale emergere
letto, il loro sentimento e perché notavano che della teoria ondulatoria della luce «si verifica-
qui parlava loro un amico degli uomini e non un rono solo perché alcuni pensatori o decisero di
educatore dell’umanità. “Verità”, “ragione” e al- non lasciarsi vincolare da certe norme meto-
tre astrazioni sono state le clave con cui Kant dologiche “ovvie” o perché involontariamente le
e i suoi seguaci nani nel ventesimo secolo violarono» (ibid.). E una simile libertà di azione
hanno fatto piegare sulle ginocchia il pubbli- non è, ad avviso di Feyerabend, soltanto un
co, e costoro ammettono apertamente che fatto della storia della scienza: «Essa è sia ra-
quello che sta loro soprattutto a cuore non è la gionevole sia assolutamente necessaria per la
vita degli uomini, ma sono gli avvenimenti in crescita del sapere. Più specificatamente, si
un “mondo 3” di idee [...]. Di tutto ciò non c’è può dimostrare quanto segue: data una norma
traccia in Lessing; [...] <egli> non è, per l’ap- qualsiasi, per quanto “fondamentale” o “ne-
punto, un maestro di scuola, un professore, e cessaria” essa sia per la scienza, ci sono sem-
tanto meno un professore tedesco. Come una pre circostanze nelle quali è opportuno non
torre si eleva al di sopra degli ansiosi-tirannici solo ignorare la norma, ma adottare il suo op-
nani razionalisti, incluso Sir Karl Popper, il na- posto. Per esempio, ci sono circostanze nelle
no capo» (cfr. P.K. Feyerabend, Sul metodo. Un quali è consigliabile introdurre, elaborare e di-
dialogo, in AA. VV., Presupposti e limiti della fendere ipotesi ad hoc, o ipotesi che contraddi-
scienza, tr. it. di G. De Martino, A. Bizzotto, C. cano risultati sperimentali ben stabiliti e uni-
Gagliardi, Roma 1985, p. 270). Il suo libro versalmente accettati, o ipotesi il cui contenu-
Against Method (London 1975, tr. it. di L. Sosio, to sia minore rispetto a quello delle ipotesi al-
Contro il metodo, Milano 1973), Feyerabend lo ternative esistenti e adeguate empiricamente,
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impegni metafisici e metodologici che, nel loro le o si stia avvicinando alla verità. Il raggiungi-
insieme, individuano la tradizione stessa e la mento di una tale certezza o un tale accosta-
distinguono dalle altre. 3) Ciascuna tradizione mento alla verità sono utopistici nel senso let-
di ricerca (a differenza delle singole specifiche terale che non possiamo mai costatare il loro
teorie) passa attraverso un certo numero di di- raggiungimento. Proporsi cose del genere co-
verse e dettagliate (e spesso reciprocamente me fini della ricerca scientifica, può essere
contraddittorie) formulazioni; in genere ha qualcosa di nobile e di edificante per coloro
una lunga storia, che si svolge attraverso un che trovano diletto nella frustrazione di aspi-
notevole periodo di tempo (a differenza delle rare a ciò a cui non possono mai pervenire, pur
teorie, che spesso hanno una vita breve)» (ibi- sapendolo bene; ma questi fini non sono mol-
dem). Con ciò le tradizioni di ricerca di Laudan to utili se il nostro intento è quello di spiegare
si distinguono dai programmi di ricerca di come le teorie scientifiche vengono o debbano
Lakatos e dai paradigmi di Kuhn, giacché gli essere valutate» (ibi, tr. cit., p. 154).
uni e gli altri «hanno una tale rigidità nella lo- VI. JOSEPH AGASSI E LE RADICI METAFISICHE DEI PRO-
ro struttura centrale, da non ammettere alcuna BLEMI SCIENTIFICI. – Popper ha scritto un saggio
trasformazione fondamentale» (ibi, tr. cit., p. sulla natura dei problemi filosofici e le loro radici
100). Una tradizione di ricerca ottiene successo nella scienza (K.R. Popper, La natura dei proble-
allorché, «attraverso le sue componenti, porta alla mi filosofici e le loro radici nella scienza [1952], in
soluzione adeguata di un numero sempre maggio- Congetture e confutazioni, tr. it. di G. Pancaldi,
re di problemi empirici e concettuali» (ibi, tr. cit., Bologna 1972, pp. 117-167); Joseph Agassi ha
p. 105). Nella prospettiva di Laudan manca, scritto, invece, un saggio sulla natura dei pro-
come si vede, il riferimento alla verità, alla pro- blemi scientifici e le loro radici nella metafisica (J.
babilità e alla verosimiglianza. La verità non è Agassi, La natura dei problemi scientifici e le loro
mai un possesso dimostrato, non abbiamo un radici metafisiche, in Le radici metafisiche delle te-
criterio di verità (Tarski), e sono state dimo- orie scientifiche, ed. it. a cura di E. Riverso, Roma
strate inconsistenti le definizioni popperiane 1983). Qui Agassi confessa che il suo interesse
di verosimiglianza: sotto la pressione di tali ri- per la fisica trova origine in un suo molto pre-
sultati Laudan ha scelto una via pragmatica, cedente interesse per la metafisica. All’univer-
stando alla quale «fare una scelta razionale è fare sità, ricorda Agassi, i professori si beffavano di
delle scelte che realizzano progresso, cioè che ac- tutta la metafisica come fisica del passato,
crescono la capacità di risolvere problemi, «ma io – egli dice – presento alcune metafisi-
posseduta dalle teorie che noi accettiamo» che come fisiche del futuro» (ibi, p. 39). E sot-
(ibi, tr. cit., p. 152). Talché, «collegando in que- tolinea che è facile vedere come i problemi
sto modo la razionalità al progresso, sostengo scientifici considerati importanti sono di gran-
– afferma Laudan – che possiamo avere una de rilevanza per la metafisica del loro tempo
teoria della razionalità, senza presupporre niente (ibi, p. 40).
sulla verità o verosimiglianza delle teorie che giu- Agassi intende riabilitare la metafisica come
dichiamo razionali o irrazionali» (ibidem). Alla un quadro per la scienza (ibi, p. 39). Un esem-
obiezione che la sua concezione della scienza pio di tali metafisiche è, per Agassi, la teoria di
scivolerebbe in una specie di strumentalismo, Faraday dell’universo come campo di forze
Laudan risponde che simile critica non coglie (cfr. J. Agassi, Faraday as a Natural Philosopher,
nel segno: «Nel modello da me presentato – Chicago-London 1971). E se è vero che le dot-
egli scrive – non c’è niente che escluda la pos- trine metafisiche non sono controllabili così
sibilità che, per tutto quello che sappiamo, le come lo sono le teorie scientifiche, tuttavia –
teorie scientifiche siano vere; esso non esclu- egli sostiene – qualcosa di simile a un esperi-
de la possibilità che la conoscenza scientifica, mento cruciale è possibile anche nell’ambito
col passare del tempo, si sia avvicinata sempre delle teorie metafisiche: «Due diverse prospet-
di più alla verità. Neppure c’è niente, in quan- tive metafisiche presentano due diverse inter-
to ho detto, che escluda un’interpretazione pretazioni di un insieme di fatti conosciuti.
“realistica” dell’impresa scientifica. Ma la mia Ciascuna di queste interpretazioni viene svi-
tesi – insiste Laudan – è che noi, a quanto ci ri- luppata fino a dare una teoria scientifica e una
sulta, non abbiamo alcun modo di sapere con delle teorie scientifiche viene sconfitta in sede
certezza (o almeno con una buona speranza di di esperimento cruciale. La metafisica che è
non sbagliare), che la scienza è vera o probabi- alle spalle della teoria scientifica che è stata
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ro di Popper circa la questione della natura, ra- co-fisica, il freudismo ecc.) sono alcune di
zionalità e funzioni delle teorie metafisiche ha queste dottrine dell’universo misterioso (ibi,
reso obsoleta – ad avviso di Bartley – la sua di- pp. 22-30).
scussione sulla demarcazione. «Popper sugge- Gli empiristi affrontano il problema della me-
rì ai positivisti che il problema non risiede nel- tafisica – della sua sensatezza, significato, fun-
la demarcazione fra ciò che è dotato di signifi- zioni ed eventuale razionalità – equipaggiati
cato e ciò che ne è privo, ma nella demarcazio- con la dicotomia analitico-sintetico; Watkins,
ne fra ciò che è scientifico e ciò che non è invece, affronta la questione della metafisica
scientifico. Io – afferma Bartley – suggerisco attrezzato con la tricotomia: «analitico»-«sin-
che il problema non risiede nella demarcazio- tetico»-«a priori non necessario». Gli asserti
ne fra ciò che è scientifico e ciò che non lo è, metafisici a priori (indipendenti dall’esperien-
ma nella demarcazione fra ciò che è razionale za, a motivo della loro infalsificabilità) e non
e ciò che è irrazionale, fra ciò che è critico e ciò necessari (non necessari logicamente, nel sen-
che non è critico» (ibidem). Ed ecco la critica di so di non-tautologici) sono esattamente que-
Popper a Bartley: «[...] Posso solo dire che gli asserti che stanno nella terra di nessuno tra
questo è un suggerimento che ho sempre dato l’impero analitico e l’impero sintetico (ibi, p.
(sin dal 1937) ai miei lettori e ai miei studenti 41). Da ciò segue immediatamente che tali teo-
(anche e specialmente a Bartley); l’ho presen- rie, esulando dall’analiticità e dalla controllabi-
tato come il tema principale del “razionalismo lità, non è possibile deciderle né tramite pro-
critico” nel cap. 24 de La società aperta, ed è un cedure analitiche né attraverso controlli empi-
punto che ho messo in rilievo in innumerevoli rici e in effetti «né le regole della logica né gli
conferenze, solo in parte pubblicate, alle quali esami empirici possono esercitare alcun con-
Bartley presenziò [...]. In innumerevoli occa- trollo su di una coerente dottrina dell’universo
sioni ho suggerito ai miei studenti come sia misterioso» (ibi, p. 41). Ma, allora, come è che
assai chiarificante identificare “ciò che è razio- queste teorie potranno venire razionalmente
nale” (preferisco il termine “atteggiamento di criticate e valutate? È ben vero che la classe
razionalità”) con l’attitudine critica, con l’ap- delle dottrine dell’universo misterioso anno-
proccio critico alla scienza e alla filosofia» vera dei membri malfamati, ma non per que-
(K.R. Popper, Replica a Bartley, in W. Bartley, sto – si affretta a precisare Watkins – possiamo
Come demarcare la scienza della metafisica, pp. mettere al bando l’intera classe. Anche perché
74-75). «per un verso i suoi membri sono cugini e ni-
VIII. JOHN WATKINS E LA METAFISICA INFLUENTE E poti logici di rispettabili asserti empirici, e per
CONFERMABILE. – Idee extra-scientifiche, teorie un altro verso alcuni di loro hanno dimostrato
metafisiche, hanno influito e influiscono sia di possedere una stupenda fecondità (ibi, p.
sullo sviluppo della scienza sia su concezioni 42). Io penso – prosegue Watkins – che la
politiche e morali (cfr. J. Watkins, Metafisica scienza teorica finirebbe per fermarsi se gli
confermabile e influente [1958], in Tre saggi su scienziati dovessero considerare il mondo co-
«Scienza e metafisica», tr. it. di E. Prodi, Roma me un luogo non misterioso, dove niente è ve-
1983, pp. 31, 33-36). E proprio al fine di offrire lato e ogni cosa è ciò che appare essere» (ibi-
un ragionevole resoconto di siffatto influsso, dem). Dunque: come valutare una teoria meta-
John Watkins propone, di contro alla dicotomia fisica? Si è supposto che il più forte argomento
analitico-sintetico, una tricotomia, stando alla a favore di una metafisica sia il fatto che essa
quale tra il regno delle verità analitiche e il re- è implicata da un’ipotesi scientifica che abbia
gno degli asserti sintetici c’è la terra di nessu- riscosso successo. Tuttavia – a parte il fatto
no di quelle dottrine metafisiche che egli chia- che una metafisica che appare appropriata per
ma dottrine dell’universo misterioso che hanno la fisica potrebbe, per esempio, collidere con
una quantificazione sia universale che esisten- la metafisica che appare appropriata con la
ziale («tutti-e-alcuni»), come, per esempio: biologia (o con l’etica) –, non è soddisfacente
«Per tutti i metalli esiste un certo acido che li trarre la conclusione che una dottrina metafi-
dissolve» (ibi, p. 19). Il determinismo, lo stori- sica implicata da una teoria scientifica predo-
cismo, il meccanicismo, l’atomismo, dottrine minante possegga «un’autorità assoluta»:
a priori della conservazione, concezioni del «Come una fiorente comunità di affari che ab-
campo, idee metafisiche connesse alla psico- bia devoluto una percentuale dei suoi profitti
logia (come la teoria della corrispondenza psi- ai fondi del partito protezionista, la teoria
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vrebbe avvenire sulla base dei problemi ai agli stessi problemi o a problemi analoghi so-
quali le due teorie sono in grado di dare rispo- no di regola confrontabili, che le discussioni
sta. Sennonché, Popper ammette di aver sfor- su di esse sono sempre possibili e feconde, e
tunatamente parlato di «tutti» i problemi cui che non sono solo possibili, ma che hanno re-
l’una o l’altra teoria dovrebbero rispondere almente luogo» (K.R. Popper, Il mito della cor-
(K.R. Popper, Supplementary Remarks [1978], nice, p. 41). Il mito della cornice è una teoria da
in Objective Knowledge: An Evolutionary Appro- Popper giudicata «falsa e immorale» - una teo-
ach, Oxford 19792, p. 387). Ma non è difficile di- ria «che, se largamente accettata, deve per for-
mostrare che se due teorie si contraddicono, za minare l’unità del genere umano e incre-
non tutti i problemi risolti dalla teoria prece- mentare la probabilità di violenza e di guerra»
dente potranno essere risolti dalla successiva (ibi, p. 121).
(cfr. A. Grünbaum, Can a Theory..., cit., pp. 11 D. Antiseri
ss.). Per cui, Popper – dopo questa critica – ha
proposto che, nel confronto di teorie contra- EPISTEMOLOGIA
Epistemologia riformata RIFORMATA (reformed
stanti dovremmo parlare non di tutti i proble- epistemology; reformierte Erkenntnistheorie; épis-
mi, ma dobbiamo relativizzare il confronto ai témologie réformée). – L’epistemologia riforma-
problemi scientificamente rilevanti, a quei ta fu presentata da Alvin Plantinga, Nicholas
problemi che lo scienziato praticante conside- Wolterstorff e William Alston nel volume Faith
rerebbe rilevanti in una data situazione pro- and Rationality. Reason and Belief in God (Notre
blematica (si veda, al riguardo, K.R. Popper, La Dâme 1983). Questa posizione teoretica nasce
ricerca non ha fine, cit., pp. 40-41 e, soprattutto, e si sviluppa nell’ambito della filosofia analiti-
la nota 20 alle pp. 219-220). ca della religione, contemporaneamente alla
Una terza obiezione di tipo «logico» – fatta rinascita dell’epistemologia analitica. L’epi-
presente da Kuhn e, soprattutto, da Feyera- stemologia riformata, infatti, almeno nel suo
bend (cfr. P.K. Feyerabend, Against Method, tr. stadio iniziale, non si interessa alla natura del-
cit., pp. 185-237. Cfr. sull’argomento G. Giorel- la credenza e del linguaggio religiosi, e al ruolo
lo, Filosofia della scienza e storia della scienza nella
che questi hanno nella vita del credente, ma è
cultura di lingua inglese, cit., pp. 252-257) – è
una posizione squisitamente epistemologica.
quella per cui paradigmi differenti o le teorie
La sua origine rimanda a due precisi riferimen-
più ampie e fondamentali sarebbero incom-
ti storico-teoretici. In primo luogo, soprattutto
mensurabili – con la conseguenza che la scien-
Plantinga e Wolterstorff, si rifanno alla tradi-
za non progredirebbe, nel senso inteso da
Popper, verso le teorie più verosimili. zione teologica riformata, e in particolare al
neocalvinismo olandese nel quale alcuni pen-
«L’incommensurabilità – replica Popper – è
molto più radicale dell’incompatibilità; mentre satori, filosofi e teologi, davano grande risalto
l’incompatibilità è una relazione logica e per- a una conoscenza di Dio di tipo intuitivo e non
ciò fa riferimento a un’unica cornice logica, inferenziale. A questo risalto era associata una
l’incommensurabilità suggerisce la non esi- visione antropologica nella quale spiccava la
stenza di una cornice logica comune» (K.R. ripresa del tema calviniano del sensus divinita-
Popper, Il mito della cornice, in M. Pera - J. Pitt tis. In un tale scenario il rapporto tra fede e ra-
[a cura di], I modi del progresso, tr. it. di P. Bar- gione acquistava una valenza fortemente epi-
rotta, Milano 1985, p. 41). E, tuttavia, l’astro- stemologica giungendo a indicare il ruolo che
nomia di Tolomeo è ben lungi dall’essere in- la ragione svolge nel credere e, per converso, il
commensurabile con quella di Aristarco e di ruolo che svolge il credere, e la fede, nell’argo-
Copernico: «non c’è dubbio – annota Popper – mentazione razionale. L’idea di Wolterstorff e
che la differenza tra queste due concezioni di Plantinga nello sviluppo della seconda al-
dell’universo e l’abisso che le divide possono ternativa era che la dimensione religiosa
farci tremare. Ma non esiste alcuna difficoltà dell’esistenza condiziona l’indagine condotta
seria a confrontarle» (ibid. Cfr. anche K.R. Pop- in tutti gli ambiti del sapere al pari di una pro-
per, La conoscenza e il problema corpo-mente, tr. posizione ipotetico inferenziale dove la fede,
it. di F. Laudisa, Bologna 1996, pp. 181-184). E, ciò che è conosciuto per fede, agendo come
più in generale, egli afferma che un confronto premessa insieme a ciò che è conosciuto per
di questo tipo tra sistemi diversi è sempre mezzo di altre fonti produce sapere, sapere
possibile e che «teorie che offrono soluzioni storico, sociologico, teologico ecc. Il secondo
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quella circostanza in cui un meccanismo epi- ma è possibile, d’altro canto, indagare la visio-
stemico, data la verità della credenza che pro- ne antropologica in cui si rinvengono mecca-
duce, e data la sua giustificabilità, permette di nismi epistemici che producono credenze mo-
aggirare le critiche di Edmund Gettier per il rali e teistiche da poter valutare da un punto di
quale si può arrivare a credere proposizioni vista funzionalistico. Questa seconda indagine
che solo accidentalmente sono vere o che lo incrocia il dibattito interno all’epistemologia
sono solo in apparenza. Già Wolterstorff nel analitica sulla naturalizzazione dell’epistemo-
1983 aveva indicato la necessità di tener conto logia, e conduce a problematiche ontologiche
di tali meccanismi di produzione epistemica, alle quali gli epistemologi riformati hanno
in particolare aveva parlato della loro prelimi- sempre fatto cenno, senza tuttavia confrontar-
nare affidabilità, fino a prova contraria, e della si direttamente. La garanzia delle credenze tei-
loro pluralità, relativizzando la facoltà della ra- stiche è presentata dopo aver rilevato come
gione che fa inferenze. Wolterstorff amplierà tutte le analisi di tali credenze abbiano risen-
l’analisi dei meccanismi epistemici con le sue tito di una confusione tra un piano di indagine
indagini storiche, soprattutto su un pensatore de jure e un piano di indagine de facto. Nelle
come Thomas Reid, che in questa fase farà obiezioni moderne rivolte alle credenze reli-
sentire la sua influenza su tutti gli epistemolo- giose gli epistemologi riformati hanno distin-
gi riformati. William Alston nel suo Perceiving to quelle contro la verità delle credenze stesse
God (Ithaca [New York] 1991) sosterrà la validi- (per esempio l’obiezione che parte dalla con-
tà delle credenze religiose nell’ambito di una statazione della presenza del male nel mondo)
esperienza religiosa, sulla base di una equipa- e quelle rivolte alla giustificabilità o razionali-
razione di queste credenze con quelle percetti- tà, ma anche ragionevolezza delle credenze e
ve. I meccanismi epistemici (doxastici è il ter- dei credenti. Tutta l’epistemologia riformata si
mine utilizzato da Alston) in entrambi i casi è concentrata sul piano de jure dell’indagine,
sono affidabili in quanto anche la loro valuta- prima ponendo sotto esame le stesse obiezio-
zione esige che essi preventivamente siano ni (evidenzialistiche, fondazionalistiche, natu-
all’opera. Plantinga, nella sua trilogia dedicata ralistiche) poi attaccando questa distinzione e
alla garanzia epistemica (Warrant: The Current facendo notare che l’indagine e la valutazione
Debate, New York 1993; Warrant and Proper della razionalità della credenza teistica, della
Function, New York 1993; Warranted Christian sua giustificabilità o garantibilità, non è esen-
Belief, New York 2000), concentrerà la sua at- te da presupposti sulla verità o falsità de facto
tenzione sul funzionamento appropriato dei di tale credenza. Se infatti ci fossero meccani-
meccanismi che producono le credenze uma- smi epistemici che producono credenze teisti-
ne, istituendo una relazione tra un tale funzio- che, per esempio il sensus divinitatis, sarebbe
namento appropriato e il grado di garanzia che facile sottoporli a un’indagine funzionalistica
le credenze da essi prodotte manifestano. Una e accertarsi del loro grado di garanzia. Esisto-
credenza garantita è una credenza prodotta da no tali meccanismi? Producono essi credenze
un meccanismo epistemico umano (autoco- orientate alla ricerca della verità? Sono tali
scienza, memoria, testimonianza, credenza in- credenze vere? Qui, teismo e naturalismo evo-
tersoggettiva, percezione, conoscenza a priori, luzionistico nell’ultimo pensiero degli episte-
induzione, probabilità epistemica) che sta fun- mologi riformati si confrontano come due
spiegazioni della realtà all’interno delle quali
zionando appropriatamente in un ambiente a
l’indagine epistemologica assume direzioni
lui congeniale, secondo le specificazioni di un
completamente diverse.
progetto dettagliato e la cui verità, a cui mira-
G.C. Di Gaetano
no i meccanismi sotto esame, è altamente
probabile. L’istanza originaria dell’epistemo- BIBL.: A. PLANTINGA, Reformed Epistemology, in P.L.
QUINN - C. TALIAFERRO, A Companion to Philosophy of
logia riformata, la razionalità della credenza
Religion, Oxford 1997, pp. 383-389; N. WOLTERSTORFF,
teistica, è recuperata dunque dall’interroga- The Reformed Tradition, in P.L. QUINN - C. TALIAFERRO,
zione sulla garantibilità di tale credenza e ciò A Companion to Philosophy of Religion, Oxford 1997,
pone le basi per una differenziazione del pro- pp. 165-169; G.C. DI GAETANO, L’epistemologia «rifor-
getto originario dell’epistemologia riformata: mata» di Alvin Plantinga, in «Archivio di filosofia»,
è possibile infatti analizzare direttamente la LXVIII (2000), pp. 329-347; M. MICHELETTI, Filosofia
garanzia delle credenze teistiche e cristiane, analitica della religione, un’introduzione storica, Bre-
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stica, né per una deplorazione della debolezza delle origini, facente capo ad Aristone di Chio,
e fragilità umane. Al centro dell’educazione fi- e abbia preferito rinforzare il tema dell’auto-
losofica e morale, infatti, Epitteto pone il con- nomia corredandolo di quel senso di umanità
cetto di «indifferenza» che già la Stoa antica e di partecipazione alle vicende umane che
aveva ereditato dalla tradizione socratico-cini- hanno reso il suo insegnamento un modello e
ca, e che consiste nel rifiuto di conferire un va- una fonte di ispirazione per molti secoli.
lore, positivo o negativo, ai beni materiali e a F. Alesse
tutto quanto non si identifichi con il bene e il BIBL.: H. SCHENKL, Epicteti Dissertationes ab Arriano
male morale. L’indifferenza, però, si coniuga, Digestae, Lipsiae 19162, rist. Stuttgart 1965; W.A. OLD-
nel pensiero di Epitteto, con la corretta indivi- FATHER, Epictetus: the Discourses as Reported by Ar-
duazione delle cose «in nostro potere» (ta; ejf´ rian, the Manual, and Fragments, voll. I-II, London-
hJmi'n), nel cui riconoscimento consiste la mas- Cambridge (Massachusetts) 1925-1928; J. SOUILHÉ,
sima libertà e autonomia dell’uomo. Nell’atte- Epictète. Entretiens, voll. I-IV, Paris 1948-65; R. DOB-
nersi alle cose in nostro potere e nel persegui- BIN, Epictetus Discourses, l. I, Oxford 1998; P. HADOT,
re solo queste, l’uomo esprime la sua volontà Arrien: Manuel d’Epictète, Paris 2000.
libera, pur vivendo all’interno di un ordine re- Studi: H. V. ARNIM, s. v., in A. PAULY - G. WISSOWA et
ale sul quale non può esercitare il suo control- al., Paulys Real-Encyklopädie der klassischen Altertu-
lo (cfr. ad es. Dissertazioni, I 1, 17; II 13, 10; Ma- mswissenschaft, Stuttgart 1893-1963, vol. VI, colI.
nuale, 1, 5). Massimi esempi di questa autono- 126-131; A. BONHÖFFER, Epiktet und die Stoa, Stutt-
gart 1890; A. BONHÖFFER, Die Ethik der Stoikers Epik-
mia della volontà sono Socrate e Diogene cini-
tet, Stuttgart 1894; M. BILLERBECK, Epiktet: vom Kynis-
co. Queste due personalità debbono per quan-
mus, Leiden 1978; J. HERSHBELL, The Stoicism of
to possibile essere imitate. Di Socrate, infatti, Epictetus, in «Aufstieg und Niedergang der römi-
Epitteto intende recuperare il modo di educa- schen Welt», 36.3 (1989), pp. 2148-2163; R. DOBBIN,
re i giovani per mezzo dell’elenchos, cioè attra- Prohairesis in Epictetus, in «Ancient Philosophy», 11
verso una sollecitazione continua al ragiona- (1991) pp. 111-135; R. KAMTEKAR, Aijdwv" in Epictetus,
mento con l’interrogazione e con il dialogo in «Classical Philology», 93 (1998), pp. 136-160; G.
(cfr. ad es. Dissertazioni, I 9, 1); di Diogene Epit- BOTER, The Encheiridion of Epictetus and Its Three
teto vuole ricordare il costume di vita e la ca- Christian Adaptations, Leiden 1999; J.B. GOURINAT,
pacità di dominare intellettualmente anche Premières leçons sur le Manuel d’Epictète, Paris 2000;
l’interlocutore più potente (cfr. Dissertazioni, I A.A. LONG, Epictetus. A Stoic and Socratic Guide to Li-
24, 6). fe, Oxford 2002.
Senza dunque negare l’idea di destino, capo-
saldo della teodicea stoica, Epitteto ritiene EPOCA (epoch; Epoche, Zeitabschnitt; époque;
Epoca
che tutta la filosofia debba perseguire tre época). – SOMMARIO: I. Epoca, evo e periodo. - II.
obiettivi: il controllo dei desideri, che debbo- Diversi modi di esprimere la durata. - III. Epo-
no pertanto essere commisurati alla nozione ca e fenomenologia.
di indifferenza e adeguati solo a quanto è in I. EPOCA, EVO E PERIODO. – Termine derivato dal
nostro potere; la capacità di orientare e cor- greco (ejpoch/v) indicante «sospensione, ferma-
reggere le nostre propensioni e le nostre re- ta, interruzione, punto di arresto» (da ejpevcw
pulsioni (oJrmaiv, ajformaiv) verso obiettivi che «trattenere»). In filosofia, sotto la forma trasli-
siano conformi a natura anche se privi di in- terata di epoché, è usato nello scetticismo anti-
trinseco valore morale, come gli atti conve- co (sospensione di giudizio, e quindi di ogni
nienti verso la famiglia, verso i concittadini, genere di affermazione o negazione intorno
verso lo stato ecc.; infine, il raggiungimento all’essenza degli esseri) e nella fenomenologia
della saldezza del giudizio, che, sola, conferi- husserliana (riduzione fenomenologica, met-
sce un indirizzo coerente e costante alle azioni tere tra parentesi). Riferito alla storia, epoca è
nel corso dell’intera vita. Da questo schema si spesso sinonimo di periodo, età, era, indican-
comprende che, sebbene Epitteto abbia do genericamente uno spazio di tempo, più o
espresso ammirazione per il cinismo, e non a meno lungo. Nel suo significato più proprio e
caso una dissertazione è dedicata appunto al ristretto, conserva l’originario senso di «inter-
modo di vita cinico (cfr. Dissertazioni, III 22: Pe- ruzione», e indica uno spazio di tempo suffi-
ri; Kunismou'), egli non abbia ripristinato i tratti cientemente caratterizzato, o un periodo stori-
più rigidi e talora urtanti del cinismo antico e co compreso tra due punti storici (intendendo
di una particolare corrente dello stoicismo per punto storico un momento della storia se-
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di spiegazione su un fondo speculativo tanto una volta, il concetto di epoca non viene qui
ricco quanto quello dispiegato dalle proble- messo a confronto principalmente con la feno-
matiche del male, dell’amore e della morte. menologia del tempo vissuto e con gli esercizi
Per questo motivo l’idea di epoca, intesa feno- di narratività popolare o dotta, bensì con un
menologicamente, si staglia sul fondo della ordine del pensabile che ignora il senso dei li-
quadruplice membratura dell’ordine del tem- miti. Ora, le categorie che ne scaturiscono,
po. È possibile, per esempio, riconoscere il non hanno cessato di costruire l’«architettu-
tempo del calendario o cronologico nel tempo ra» temporale della nostra civiltà, ovvero la
della cronometria e della cronologia. Il primo nostra epoca. A questo proposito, l’epoca at-
designa i cicli brevi o lunghi del tempo che ri- tuale, alla pari di ogni epoca, procede sia per
torna, che gira in tondo: giorno settimana, me- limitazione di questo immenso ordine del
se, anno; il secondo designa il tempo lineare pensabile, che per superamento dell’ordine
dei periodi lunghi: secolo, millennio ecc., la del vissuto.
cui scansione è diversamente punteggiata da G. Pasquale
eventi fondamentali e fondatori; cicli plurien- BIBL.: V. MELCHIORRE, Il sapere storico, Brescia 1963;
nali vi si inscrivono, quali le olimpiadi greche. W. WEISCHEDEL, Der Gott der Philosophen. Grundle-
Sono due specie di tempo che orologi e calen- gung einer philosophischen Theologie im Zeitalter des
dari misurano con la riserva per cui gli inter- Nihilismus, München 19852, tr. it. a cura di L. Mauro,
valli della cronologia – quali le epoche – han- Il Dio dei filosofi: fondamenti di una teologia filosofica
no una significazione sia qualitativa che quan- nell’epoca del nichilismo, Genova 1988; E.J. HOBSBAWM,
titativa. Così, la cronologia misurata in una de- Age of Extremes, London 1994, tr. it. di B. Lotti, Il se-
terminata epoca, quella più vicina all’intenzio- colo breve, Milano 1995 (rist. 2002); U. GALIMBERTI,
ne storica, sa ordinare gli avvenimenti, in fun- Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica, Milano
zione di una serie di dati e di nomi, e sa ordi- 20004; P. RICOEUR, La mémoire, l’histoire, l’oubli, Paris
nare la sequenza delle epoche e delle loro sud- 2000, tr. it. a cura di D. Iannotta, La memoria, la sto-
divisioni; ma essa ignora la separazione fra la ria, l’oblio, Milano 2003; M. MARASSI, Forma d’epoca,
natura e la storia: autorizza a parlare di storia in «Oltrecorrente», 4 (2001), pp. 119-129; M. PASOTTI,
cosmica, di storia della terra, di storia della vi- Il concetto-epoca, in «Oltrecorrente», 4 (2001), pp.
131-148; M. SALVIOLI, Il senso della storia secondo Ri-
ta; la storia umana non ne è che un segmento.
coeur e Derrida, in «Sapienza», 56 (2003), pp. 181-
Con la cronografia, invece, entriamo nei siste-
200; G. PASQUALE, Oltre la fine della storia. La coscien-
mi di notazione che possono fare a meno del
za cristiana dell’Occidente, Milano 2004.
calendario. Gli episodi registrati vengono defi-
niti dalla loro posizione rispetto agli altri: suc- ➨ AION; CHRONOS; DURATA; MEMORIA; STORIA, FILO-
cessione di eventi unici, buoni oppure cattivi, SOFIA DELLA; STORIA E STORIOGRAFIA; TEMPO.
gioiosi o rattristanti. Il tempo contenuto in
questa «epoca» non è ciclico né lineare, bensì EPOCHÉ. – Il termine deriva dal verbo «epé-
Epoché
amorfo: esso riferisce la cronaca reperita sulla chein» che indicava, nell’ambito dello scettici-
posizione del narratore, prima che il racconto smo antico, l’«arrestarsi» del saggio nella ri-
stacchi la storia raccontata dal suo autore. cerca della verità una volta appurata l’inaffida-
Quanto alla cronosofia, la sua intenzione ecce- bilità delle credenze fondate sulla percezione
de il progetto di storia ragionata implicato sensibile. Il sostantivo «epoché» assume in
dall’accezione classica del concetto di epoca. seguito il significato tecnico di «sospensione
Essa è stata coltivata da molte famiglie di pen- dell’assenso», che Zenone di Cizio limita ai so-
siero che mescolano i tempi, a seconda di ric- li giudizi la cui verità non è dimostrabile in
che tipologie, che oppongono il tempo stazio- modo adeguato, e che invece l’accademico Ar-
nario al tempo reversibile, il quale può essere cesilao, in esplicita polemica con lo stoicismo,
sia ciclico sia lineare. La storia che si può fare ritiene necessario estendere a qualsivoglia af-
con queste grandi rappresentazioni equivale a fermazione (cfr. Sextus Empiricus, Pyrrhonia-
una «storia della storia», da cui gli storici di rum Hypotyposeon libri tres, l. I, 220 e ss.).
mestiere non riescono forse mai a liberarsi, Con intenzionale richiamo allo scetticismo, in-
dal momento che si tratta di assegnare una si- teso come componente «immortale» del pen-
gnificazione ai fatti: continuità in opposizione siero in quanto tale, Edmund Husserl fa
a discontinuità, ciclo in opposizione a lineari- dell’epoché il metodo in virtù di cui è possibile
tà, distinzione in periodi o in epoche. Ancora guadagnare lo sguardo fenomenologico. Assu-
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P.S. de Laplace, Introduction à la théorie analyti- retoriche: si nota comunque in esse la presen-
que des probabilités, parte VI, in Oeuvres com- za di un certo sensualismo e di una mondaniz-
plètes, vol. VII, Paris 1886). zazione dell’amore, ormai lontano dall’acce-
In senso alquanto diverso usa l’espressione zione mistica e metafisica tipica di Ficino (cui
equazione dell’infinito Ardigò, che con essa Equicola si collega). Non si può tuttavia inter-
definisce il caso. Se ogni fenomeno è la risul- pretare questo atteggiamento come una forma
tante di una somma di condizioni infinitamen- di vero e proprio epicureismo o di edonismo.
te variabili, il suo realizzarsi è insieme neces- M. Schiavone
sario e contingente o causale. Infatti, ammes- BIBL.: M. ROSI, Saggio sui trattati d’amore del Cinque-
se l’infinità dell’essere e la profonda solidarie- cento, Recanati 1889; M. ROSI, Scienza d’amore. Idea-
tà e coerenza dei suoi elementi, come condi- lismo e vita pratica nei trattati amorosi del Cinquecen-
zioni che determinano in ogni istante il feno- to, Milano 1904; D. SANTORO, Della vita e delle opere di
meno nel suo essere attuale, in cui confluisce Mario Equicola, Chieti 1906; P. LORENZETTI, La bellez-
insieme al presente tutto il passato, non sarà za e l’amore nei trattati del Cinquecento, Pisa 1920; L.
possibile constatare sperimentalmente che le TONELLI, L’amore nella poesia e nel pensiero del Rina-
cause prossime, e lo si vedrà, in rapporto a scimento, Firenze 1933; D. DE ROBERTIS, La composizio-
queste, come necessario; ma non essendo ne del «De natura de amore» e i canzonieri antichi ma-
sperimentalmente attingibili le innumerevoli, neggiati da Mario Equicola, in «Studi di Filologia Ita-
reali e possibili cause che remotamente agiro- liana», 17 (1959), pp. 189-220; S.C. VIAL, Equicola
no o poterono agire in ordine alla sua realizza- and the School of Lyons, in «Comparative Literatu-
zione, tale fenomeno apparirà anche come re», 12 (1960); G. SAITTA, Il pensiero italiano nell’Uma-
contingente o causale (R. Ardigò, La formazio- nesimo e nel Rinascimento, vol. II: Il Rinascimento, Fi-
ne naturale nel fatto del sistema solare, Mantova renze 19612, pp. 115-118; G. CASTAGNO, L’autografo
1877, pp. 130 ss.). Le tre diverse concezioni so- del «Libro de natura de amore» di Mario Equicola, in
«Lingua nostra», 23 (1962), pp. 74-77; I. ROCCHI, Per
no tre tentativi di giustificare metafisicamente
una nuova cronologia e valutazione del «Libro de natu-
il contingente.
ra de amore» di Mario Equicola, in «Giornale Storico
F. Borgato
della Letteratura Italiana », 153 (1976), pp. 566-585;
BIBL.: F. KAUFMANN, Das Unendliche in der Mathematik S.D. KOLSKY, Did Mario Equicola write «Il novo corteg-
und seine Ausschaltung, Darmstadt 1968, tr. it. a cura giano»?, in «Aevum», 57 (1983), pp. 416-427; L. RIC-
di L. Albertazzi, L’infinito in matematica, Gardolo CI, La redazione manoscritta del «Libro de natura de
(Trento) 1990; G. GIORELLO, Il pensiero matematico e
amore» di Mario Equicola, Roma 1999.
l’infinito, Milano 1982; L. LOMBARDO RADICE, L’infini-
to, Roma 1983; R. RUCKER, Infinity and the Mind, Lon-
don 1984, tr. it. di M. Negri, La mente e l’infinito: EQUILIBRIO DI NASH (Nash equilibrium;
Equilibrio di Nash
scienza e filosofia dell’infinito, Padova 1991; C. MI- Nash-Gleichgewicht; équilibre de Nash; equilibrio
GLIACCIO, Invito al pensiero di Henri Bergson, Milano de Nash). – La teoria dei giochi cerca di preve-
1994; T. GILBERT - N. ROUCHE, La notion d’infini: l’infi- dere l’esito di una interazione strategica tra
ni mathématique entre mystere et raison, Paris 2001, più individui (il gioco, appunto) attraverso il
tr. it. a cura di S. Gregori, L’infinito matematico tra concetto di «equilibrio». Un equilibrio è una
mistero e ragione: intuizioni, paradossi, rigore, Bolo- combinazione di strategie (una per ciascun
gna 2004. giocatore) che è plausibile i giocatori adottino.
➨ CASO; DETERMINISMO FISICO; INFINITO MATEMATI- Il concetto di equilibrio fondamentale per i
CO; PROBABILITÀ; PROBABILITÀ, CALCOLO DELLE. giochi non cooperativi è quello proposto da
John Nash all’inizio degli anni cinquanta.
EQUICOLA, MARIO. – Letterato e pensatore,
Equicola Nell’equilibrio di Nash ciascun giocatore
n. ad Alvito (presso Caserta) probabilmente adotta la strategia per lui ottima, quella cioè
nel 1470, m. nel 1525. che gli permette di ottenere il massimo bene-
Da un punto di vista filosofico ha una certa im- ficio, date le strategie degli altri giocatori. Ciò
portanza il suo De natura de amore (Vinegia significa che se tutti gli altri giocatori si atten-
1525); elogiato da Nifo nel suo De pulchro et gono alle strategie individuate dall’equilibrio
amore), opera erudita e non priva di equilibrio di Nash, nessuno di essi ha interesse a deviare
valutativo. Ciò che invece lascia a desiderare è dalla strategia specificata per lui dall’equili-
il contributo speculativo originale, perché brio di Nash stesso, perché ciò diminuirebbe i
Equicola si limita a considerazioni generiche e suoi benefici.
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della fisica di metà Ottocento. Il campo della stati sostenuti, o che possono logicamente es-
meccanica razionale costituiva il modello o la sere sostenuti, in favore e contro i giudizi e i
metafora soggiacente dello schema neoclassi- principi maturati in equilibrio riflessivo ristret-
co. to. Il risultato è un processo di reciproco adat-
Questo insieme di idee può venire fatto risali- tamento, dove, in uno scambio continuo, i giu-
re ad Adam Smith, e, anche se si possono tro- dizi iniziali vengono rivisti e modificati sulla
vare affermazioni simili in Cournot e altri base dei principi e delle teorie elaborate e, a
nell’Ottocento, Leon Walras è generalmente loro volta, il contenuto dei principi e delle te-
considerato colui che elaborò questa conce- orie viene modificato e adattato sulla base dei
zione dell’economia, che fu ulteriormente ela- giudizi iniziali che il soggetto considera irri-
borata dal suo successore sulla cattedra di Lo- nunciabili. Fase finale che John Rawls e Nor-
sanna, Vilfredo Pareto. Le prime dimostrazioni man Daniels chiamano «equilibrio riflessivo
matematiche moderne di questi risultati come ampliato» (wide reflective equilibrium).
teoremi sono da attribuire ad Abraham Wald e Il metodo dell’equilibrio riflessivo ha un carat-
John von Neumann, anche se la moderna tere antifondazionalista e razionalista. Nessu-
struttura della teoria è attribuita a Kenneth Ar- no degli elementi in equilibrio riflessivo (giu-
row, Gerard Debreu, e Lionel McKenzie. dizi, principi, teorie) ha il valore di base ultima
E.R. Weintraub o ha un «fondamento indipendente». Ciascun
BIBL.: E.R. WEINTRAUB, General Equilibrium Analysis: giudizio o principio è giustificato se e in quan-
Studies in Appraisal, New York 1985; B. INGRAO - G. to risulti coerente o razionalmente accettabile
ISRAEL, La mano invisibile. L’equilibrio economico nella all’interno del sistema in equilibrio. In tal mo-
storia della scienza, Roma-Bari 1987; L. WALRAS, Elé- do la giustificazione consiste nella coerenza o
ments d’économie politique pure ou théorie de la richesse nel mutuo sostegno di elementi ciascuno dei
sociale (1889), a cura di P. Dockes et al., Paris 1988,
quali può, se preso isolatamente, essere mes-
tr. it. di A. Biagiotti, Elementi di economia politica pu-
ra, Milano 2006; PH. MIROWSKI, More Heat Than Light,
so in dubbio.
New York 1999. G. Maniaci
BIBL.: N. GOODMAN, Fact, Fiction and Forecast, Cam-
➨ EFFICIENZA.
bridge (Massachusetts) 1955, tr. it. di C. Marletti,
Fatti, ipotesi e previsioni, Roma-Bari 1985; J. RAWLS, A
EQUILIBRIO RIFLESSIVO (reflective equili-
Equilibrio riflessivo Theory of Justice, Cambridge (Massachusetts) 1971,
brium; Überlegungsgleichgewicht; équilibre ré- tr. it. di U. Santini, Una teoria della giustizia, Milano
flexif; equilibrio reflexivo). – Il metodo denomi- 1984; S.P. STICH, The Fragmentation of Reason: Preface
nato «dell’equilibrio riflessivo» può essere de- to a Pragmatic Theory of Cognitive Evalutation, Cam-
finito come un processo di giustificazione di bridge (Massachusetts) 1991, tr. it. di M. Margiac-
un insieme di giudizi o di carattere assertivo chi, La frammentazione della ragione, Bologna 1996;
(credenze) o di carattere normativo (giudizi di F. TERSMAN, Reflective Equilibrium. An Essay in Moral
valore) di un individuo, cioè un processo diret- Epistemology, Stockholm 1993; N. DANIELS, Justice
to a verificare la correttezza o l’accettabilità ra- and Justification. Reflective Equilibrium in Theory and
zionale di un insieme di giudizi. Il processo Practice, Cambridge 1996; J. RAWLS, Collected Papers,
consta di più fasi. Esso inizia con l’individua- ed. a cura di S. Freeman, Cambridge (Massachuset-
zione di uno stock di giudizi che un individuo ts) 1999.
considera, intuitivamente, accettabili o corret-
ti. In seguito, il processo prevede la costruzio- EQUIPROBABILISMO (equiprobabilism;
Equiprobabilismo
ne di un insieme di principi che meglio giusti- Äquiprobabilismus; équiprobabilisme; equiproba-
ficano lo stock iniziale di giudizi, nonché la re- bilismo). – Nel caso di una controversia di due
visione dei giudizi che risultano incoerenti con opinioni probabili e opposte sull’esistenza o
i principi in tal modo ricostruiti. Questa prima meno di una legge morale, l’equiprobabilismo
fase viene denominata da John Rawls e Nor- sostiene che la legge non obbliga il soggetto,
man Daniels «equilibrio riflessivo ristretto» quando i motivi a favore della libertà risultino
(narrow reflective equilibrium). egualmente, o quasi egualmente, probabili
La fase successiva consiste nell’elaborare e quanto quelli favorevoli alla legge stessa. Se
analizzare criticamente le teorie di sfondo (fi- invece la controversia non riguarda l’esistenza
losofiche, empiriche, normative ecc.) e, in ge- della legge, ma la possibilità che essa nel frat-
nerale, gli argomenti che storicamente sono tempo sia cessata, allora si deve seguire l’opi-
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essa si impone come un contrappeso alla rigi- all’interno della più recente rivalutazione an-
dità del common law (di qui adagi come «equity glosassone della ragion pratica, la giustizia è
will not suffer a wrong to be without a remedy» presentata come equità (fairness), con riferi-
o «equity regards the balance of convenien- mento a quell’insieme di valutazioni razionali,
ce») e il riferimento ad essa viene a costituire caratterizzate da imparzialità e da disinteres-
la spina dorsale di un’apposita giurisdizione, se, che dovrebbero costituire il fondamento
peraltro mai concepita come assolutamente dei moderni ordinamenti sociali.
separata («equity follows the law»). Il rapporto S. Bauzon
tra common law e equity non è verticale (non c’è BIBL.: V. SCIALOJA, Del diritto positivo e l’equità, Came-
un primato di una giurisdizione sull’altra) ma rino 1880; H. KELSEN, Reine Rechtslehre, Wien 1934,
orizzontale; il common law tratta del diritto pe- tr. it. di R. Treves, Lineamenti di dottrina pura del di-
nale e della responsabilità (torts), mentre ritto, Torino 1967; F. D’AGOSTINO, Epieikeia, Milano
l’equity si occupa del diritto commerciale 1973; F. D’AGOSTINO, La tradizione dell’Epieikeia nel
(trust) e del diritto delle successioni. Medioevo latino, Milano 1976; F. D’AGOSTINO, Dimen-
Diversamente rispetto alla tradizione anglo- sioni dell’equità, Torino 1977; R. DWORKIN, Taking
Rights Seriously, Cambridge (Massachusetts) 19782,
sassone, nei sistemi giuridici di matrice roma-
tr. it. parziale di F. Oriana, I diritti presi sul serio, Bo-
nistica, grazie anche al processo di statualizza-
logna 1982; M. VILLEY, Philosophie du droit, Paris
zione del diritto, che trova il suo culmine 19842, vol. II: Les moyens du droit; J. RAWLS, La giusti-
nell’Ottocento, il ricorso all’equità è rigida- zia come equità: saggi 1951-1969, ed. it. a cura di G.
mente limitato a livello processual-civilistico Ferranti, Napoli 1995; H. PALLARD, La common law et
a controversie di minimo rilievo economico ed ses institutions 1066-1875, Toronto 1997; F. ROSSI,
è praticamente assente a livello penalistico: Approximación a la justicia y a la equidad, Buenos Ai-
esso mantiene un suo spazio essenzialmente res 2000; S. BAUZON, Il mestiere del giurista, Milano
nell’ambito delle decisioni arbitrali extra-giu- 2001; A. BURROWS, We Do This at Common Law but
diziarie, concordemente promosse dalle parti That in Equity, in «Oxford Journal of Legal Studies»,
confliggenti. L’equità è invece significativa- 22 (2002), pp. 1-16; M.-L. PAVIA (a cura di), L'équité
mente presente nel diritto internazionale pub- dans le jugement, Paris 2003.
blico: la corte internazionale di giustizia può ➨ COMMON LAW; GIURISDIZIONE; GIUSPOSITIVISMO;
infatti emanare decisioni ex aequo et bono (art. GIUSTIZIA ; RAGION PRATICA ; SOVRANITÀ ; UGUA -
38 del suo statuto) e ha diverse volte affermato GLIANZA.
che «una regola di diritto richiama l’applica-
zione di principi equi». EQUIVALENZA
Equivalenza / bicondizionale / BICONDIZIONALE: V.
L’ostilità della tradizione giuridica romanisti- LOGICA PROPOSIZIONALE.
ca nei confronti dell’equità è giustificata dal ri-
schio che un suo uso incontrollato fomenti al- EQUIVALENZA
Equivalenza ricardianaRICARDIANA (Ricardian
terazioni arbitrarie del diritto da parte dei giu- equivalence; ricardische Äquivalenz; équivalence
dici, compromettendone la certezza e introdu- ricardienne; equivalencia ricardiana). – In periodi
cendo in esso elementi di irrazionalità (ben caratterizzati da incrementi nella spesa pub-
espressi dal motto, nato nella Francia dell’an- blica, gli economisti si sono chiesti quali fos-
cien régime, «Dio ci guardi dall’equità dei parla- sero i metodi più efficienti per finanziare il fab-
menti»). Avversa all’equità è in genere la dot- bisogno statale: una maggiore imposizione di-
trina del giuspositivismo. Per Kelsen non è retta o l’aumento del disavanzo. Il concetto di
possibile dare consistenza scientifica al princi- equivalenza ricardiana richiama questa esi-
pio di equità: a suo avviso non esistono né cri- genza di ottimalità affermando che, in presen-
teri logici né criteri ideali o metafisici (come za di soggetti razionali, il metodo adottato per
appunto quelli cui dovrebbe rifarsi l’equità) finanziare incrementi di spesa pubblica è irri-
per vincolare o ottimizzare l’applicazione con- levante in quanto sono in ogni caso identiche
creta da parte degli operatori giuridici delle le conseguenze su reddito, consumo, investi-
norme dell’ordinamento positivo. menti.
Il termine equità è in genere anche utilizzato Questa idea è affermata in numerosi scritti di
per rendere in italiano la valenza profonda del David Ricardo, e più compiutamente in On the
termine inglese fairness, troppo debolmente Principles of Political Economy and Taxation,
traducibile con correttezza. Nel pensiero di London 1817 (in The Works and Correspondence,
John Rawls, pienamente comprensibile solo a cura di P. Sraffa, 11 voll., Cambridge 1951-73,
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tiques, in «Hellenica», 38 (1987), pp. 138-143; N. LO- di Wehrli, dovrebbe aver riguardato la dinami-
MOURI, A propos de la Constitution des Phasiens ca delle parti atomiche.
d’Héraclide, in «Revue d’Histoire ancienne», 186 A Eraclide è attribuita la dottrina astronomica,
(1988), pp. 123-134; M. POLITO (a cura di), Dagli scrit- secondo la quale la Terra occupa costante-
ti di Eraclide sulle costituzioni, Napoli 2001. mente la posizione centrale dell’universo, ma
compie un moto rotatorio su se stessa (da oc-
ERACLIDE
Eraclide PonticoPONTICO (ÔHrakleivdh" oJ Pon- cidente a oriente), il cosiddetto moto quoti-
tikov"). – Filosofo dell’antica Accademia. Nato diano; di conseguenza il cielo delle stelle fisse
a Eraclea sul Ponto nei primi anni del IV secolo resta fermo, mentre il Sole compie soltanto il
a. C., divenne un membro influente dell’Acca- moto annuale. Questa stessa dottrina è attri-
demia platonica, tanto da essere scelto come buita anche a due pitagorici, Iceta ed Ecfanto;
scolarca durante il terzo viaggio di Platone a le nostre informazioni non ci consentono di
Siracusa (361-60). Abbandonò l’Accademia e stabilire, a chi sia dovuta la prima formulazio-
Atene dopo la morte di Speusippo e l’elezione ne. Non sappiamo se Eraclide sfruttasse filo-
di Senocrate allo scolarcato (339-38). Soprav- soficamente in qualche misura la possibilità,
visse alcuni anni alla morte di Aristotele (322). che questa dottrina astronomica manifesta, di
Eraclide è una figura filosoficamente alquanto salvare i fenomeni celesti in due modi diffe-
sfuggente. Ci sono tramandati numerosi titoli renti. Certamente non si trattò di un’anticipa-
di suoi scritti, che appaiono spaziare su molti zione dell’eliocentrismo; in essa non si dice
campi del sapere (logica e dialettica, fisica e nulla circa i moti planetari. Ed è certamente
cosmologia, psicologia, etica e politica, poeti- falsa l’attribuzione a Eraclide (fondata su una
ca, retorica ecc.), nessuno dei quali però ci è lettura erronea – come ha dimostrato O. Neu-
conservato. La sua biografia sembra farne gebauer – di un passo di Calcidio) di un’antici-
piuttosto un accademico; tuttavia Diogene Lae- pazione del sistema di Tycho Brahe, secondo
rzio (Vite dei filosofi, V, 86-94) lo colloca con i la quale Venere ruoterebbe su un epiciclo
peripatetici. I suoi scritti erano almeno in par- avente il Sole al centro.
te in forma dialogata; di conseguenza le nostre Molti degli scritti di Eraclide devono essere
testimonianze possono riferirsi anche a dottri- stati pensati per una diffusione larga, e aver
ne da Eraclide esposte, ma non condivise. avuto contenuti etico-religiosi e un carattere
L’incertezza permane a tutt’oggi: l’edizione protrettico-moralistico. Un loro tema ricorren-
delle sue testimonianze è stata inserita da F. te fu quello dell’esperienza nell’aldilà dell’ani-
Wehrli nella serie Die Schule des Aristoteles, ma ma, dopo la sua separazione dal corpo all’atto
nella recente (1983) autorevole opera colletti- della morte. In uno scritto – Peri; th'" a[pnou
va Grundriss der Geschichte der Philosophie nel (Sull’assenza di respirazione) – sembra aver so-
volume sul IV secolo a. C. (curato da H. stenuto l’idea di una separabilità dell’anima
Flashar) Eraclide è trattato due volte: nel capi- dal corpo di tipo sciamanistico.
tolo sull’Accademia (da H.J. Krämer) e nel ca- F. Franco Repellini
pitolo sul Peripato (da F. Wehrli). BIBL.: O. NEUGEBAUER, On the Allegedly Heliocentric
Tra le dottrine di Eraclide delle quali abbiamo Theory of Venus by Heraclides Ponticus, in «American
Journal of Philology», 93 (1972), pp. 600-601; H.B.
notizia la più notevole sembra quella, secondo
GOTTSCHALK, Heraclides of Pontus, Oxford 1980; H.G.
la quale i corpi naturali sono composti da par- KRAEMER, Herakleides Pontikos, in H. FLASHAR (a cura
ticelle chiamate a[narmoi o[gkoi. Secondo Krä- di), Die Philosophie der Antike, vol. III: Ältere Akade-
mer l’espressione significa «moli non interna- mie, Aristoteles, Peripatos, Basel-Stuttgart 1983, pp.
mente connesse»; si tratterebbe di una sorta di 88-102; F. WEHRLI, Herakleides Pontikos, in H. FLASHAR
molecole, scomponibili in parti; Eraclide si sa- (a cura di), Die Philosophie der Antike, vol. III: Ältere
rebbe qui ispirato alla dottrina dei solidi ele- Akademie, Aristoteles, Peripatos, Basel-Stuttgart
mentari del Timeo, i quali erano ulteriormente 1983, pp. 523-529.
scomponibili in triangoli elementari. Wehrli
interpreta invece l’espressione piuttosto nel ERACLITISMO. – Dottrina filosofica che,
Eraclitismo
senso di «moli non connesse l’una con l’altra»; nella prima formulazione di Eraclito (fine del
si tratterebbe allora di parti indivisibili, di ato- VI secolo a. C.), afferma l’esistenza del perenne
mi. È attestata una polemica antidemocritea divenire delle cose, a conseguenza dell’urto o
di Eraclide, la quale, se vale l’interpretazione «guerra» dei contrari, riconducibile alla natura
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tanto quanto vuole, e basta a tutti e trionfa» (B cogliere dati: «nomi» appunto; ma «sapere
114). L’universalità del «principio» di per sé tante cose (polumaqivh) non insegna ad avere
non è sufficiente a garantirne il possesso da intelligenza», cioè quel sapere vero che né
parte di tutti: proprio per attingere il piano Esiodo né Pitagora, né Senofane né Ecateo eb-
dell’auspicata partecipazione, a ciascuno è im- bero mai (B 40; cfr. 129). Anche loro «anime
posto, infatti, di superare i limiti del punto di barbare», in un certo senso, come quelli che
vista personale (B 2); e al sonno delle opinioni credono, non guidati dalla ragione, alla testi-
è contrapposta la veglia del vero sapere (B 1). monianza degli occhi e delle orecchie (Sesto
La polarità dei termini usati dà risalto alla Empirico, Contro i Matematici, VII, 126 ss.), e
condizione aporetica in cui viene a trovarsi ini- non riescono a cogliere «l’armonia nascosta
zialmente la ricerca della verità, dopo che so- che è migliore dell’apparente» (B 54): insom-
no stati revocati in dubbio non solo i dati ma, anche di quei personaggi può dirsi che
dell’esperienza sensibile, ma anche le certezze sebbene «presenti, sono assenti» (B 36) all’in-
trasmesse dalla tradizione e dal costume. tuizione dell’unità del logos (50).
A segnalare l’altezza della meta prefissata, III. IL DIVENIRE DELLA REALTÀ E I CONTRARI; IL FUOCO
Eraclito può dire che «di quanti intesi la paro- E IL LOGOS. – A questa unità occorre ritornare
la, nessuno giunse a questo, a conoscere, cioè, sempre di nuovo, se si vuole penetrare a fondo
che la sapienza è una cosa separata da tutte le il divenire e la molteplicità dell’esperienza, di-
altre» (B 108); in questo senso, la critica rivolta sponendone la ricchezza sterminata secondo
alle dottrine degli altri scrutatori della natura, la trama intelligibile del «discorso» razionale.
i fusiolovgoi, più che tradire la polemica invi- La distinzione fra i molti «nomi» e l’unità del
diosa, ha il carattere del superiore inveramen- «principio» reale, che Eraclito ha stabilito po-
to, operato da chi è finalmente giunto al logos lemicamente nei confronti dei filosofi ionici e
comune e osserva quanti vivono nel mondo il- italici, serve a introdurre l’ulteriore approfon-
lusorio della loro privata intelligenza (B 89; cfr. dimento della ricerca: gli enti che i «nomi»
2). Questa si nutre delle certezze sensibili; ma mostrano, conservano in sé, in certa misura, la
colui che, allontanandosene, riesce a riflettere «ragione», o natura, del logos immutabile che
sul mutare continuo delle percezioni, capisce produce le cose e le governa in ogni punto.
quanto le loro attestazioni siano problemati- «Prendere nome» (ojnomavzesqai) equivale, da
che: esse, infatti, non solo si susseguono in- questo punto di vista, al «trasformarsi» (ajllo-
cessantemente, ma sono, a ben vedere, di- iou'sqai) del logos (B 67) nelle realtà che vengo-
scontinue e, a causa dell’assolutezza cui cia- no all’esistenza, manifestando in ciascuna di
scuna pretende, reciprocamente antitetiche. esse e nel loro insieme la potenza autonoma e
Da un lato, dunque, il «fluire di tutte le cose», infinita che gli è propria, come l’anima che cre-
allorché viene affermato nella sua più perento- sce su se stessa, in virtù della ragione che le
ria immediatezza, rende impossibile la cono- appartiene (B 115). Ora che Eraclito procede
scenza: «Non è possibile discendere due volte sulla via costruttiva del sistema, la frammenta-
nello stesso fiume» (B 91), perché «soprag- zione derivante dall’imposizione dei «nomi»
giungono sempre altre e altre acque» (B 12); e appare sotto una nuova luce: la natura partico-
noi stessi «scendiamo e non scendiamo in uno lare di ciascuna cosa si concilia il continuo re-
stesso fiume, noi stessi siamo e non siamo» ale, dato che nelle «parole» in cui il «logos che
(49). D’altra parte, la difficoltà – che nasce è sempre» si manifesta, è possibile leggere la
all’interno di quell’orizzonte d’indagine che vera legge del principio comune (B I). Sola-
Eraclito ha in comune con quanti prima di lui mente in questo modo l’indagine sui «nomi»
hanno ricercato l’origine (ajrchv) del mondo – evita di essere esercizio superficiale e il con-
non si risolve traducendo la molteplicità can- fronto fra i diversi loro significati fa emergere
giante degli enti in quella non meno caotica assonanze concettuali e reali, ciascuna delle
dei «nomi». In questo caso, l’intelligenza «pri- quali reca ulteriore conferma dell’unità del
vata» del singolo crede di poter dominare la tutto. Le due vie «all’in su» e «all’in giù» – per
realtà attraverso il linguaggio; ma è un’illusio- cui, da un lato, le cose molteplici sono ricon-
ne, perché i nomi dicono solo aspetti parziali dotte all’«origine» unica da cui provengono; e,
delle cose; anzi, tendono a fissarne i fluidi rap- in senso contrario, dal «principio» dipende ne-
porti in separazioni o esclusioni insormonta- cessariamente l’esistenza di ogni ente – sono,
bili. C’è chi ha cura di accumulare notizie e rac- in realtà, figure di uno stesso cammino, poiché
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ferma dall’analisi del frammento 30, dove ne e subentrano coppie di contrari empirica-
l’universalità dell’ordine cosmico, che è il me- mente esemplificate, formalmente dissimili,
desimo per tutti (kovsmon tovnde, to;n aujto;n aJpav- ma tutte riferite al «fuoco» sostanza universa-
ntwn), vale quanto la sua durata infinita nel le. Tutto questo è certamente conferma di
tempo (h\n ajei; kai; e[stin kai; e[stai), e coincide un’ancora insufficiente distinzione fra descri-
con il «fuoco vivente in eterno» (pu'r ajeivzwon), zione e definizione, giudizio d’esistenza e pre-
il quale «con misura si accende e con misura si dicazione; occorre, comunque, prendere atto
spegne» (aJptovmenon mevtra kai ajposbennuvme- di come la dottrina del «fuoco», pur rimanen-
non mevtra), e, così facendo, produce da sé tut- do all’interno della mentalità ionica, cerchi di
te le cose. Se si tiene conto che di «ciò che è» dar risposta anticipata alla difficoltà che Ari-
ingenerato e imperituro, Parmenide dirà che stotele avanzerà nei confronti del modello co-
«non era mai, né mai sarà, poiché è ora insie- smologico usato dai presocratici: «Infatti,
me come totalità» (oujdev pot´ h\n oujd´ e{stai, quando pure ogni generazione e corruzione
ejpei; nu'n oJmou' pa'n: 28 B 8, 5), il contrasto pun- fosse da uno solo, ovvero anche da molti ele-
tuale tra le due concezioni dell’essere in rap- menti, perché poi ha luogo e quale ne è la cau-
porto al tempo, illumina la dimensione auten- sa?» (Aristotele, Metaph., A, 984 a). Da un lato,
tica della filosofia eraclitea. infatti, avendo trasferito nella mobilità mate-
In questa prospettiva, la dottrina di Eraclito riale del «fuoco» la legge logica dell’unificazio-
appare come l’ultimo tentativo, prima della ne dei contrari, quest’ultima si risolve nel si-
«crisi» aperta dall’eleatismo, di pensare in ter- stema delle «connessioni» empiricamente de-
mini rigorosi il nucleo centrale del mito e delle scrivibili; le quali, peraltro, conformemente al-
cosmogonie antiche, vale a dire il rapporto fra la «via all’in su», trovano fondamento nella so-
il «principio» originario divino e il tempo. Il stanza primigenia, sottratta all’indetermina-
«fuoco» di cui parla Eraclito, per l’ambivalenza tezza dell’apeiron di Anassimandro. D’altro
che gli deriva dall’essere «connessione» di op- canto, la permanente mobilità della natura
posti, viene idealmente prima dell’antinomia ignea, meglio dell’«acqua» o dell’«aria» dei
fra essere e non essere, sollevata dalla logica «fisiologi» milesii, è «segnale» adeguato degli
eleatica; la sua «misura» non è l’«ora» (nu'n) aspetti costitutivi della natura e della loro in-
del presente senza fine, ma l’indeterminatezza trinseca connessione: non semplice simbolo,
temporale dell’ajeiv, la cui progressione non co- il «fuoco» dà volto, in primo luogo, alla legge
nosce termine. Di qui deriva la rappresentazio- che regola dal profondo e rende intelligibile la
ne cosmologica del «fuoco», inteso come prin- vicenda perpetua della vita e della morte; se-
cipio delle sue proprie «mutazioni» (puro;" condariamente, è materia che si trasforma (ibi,
tropaiv), che scandiscono la successione e du- A, 984 a 18), e che «discorrendo» nelle sue va-
rata delle realtà prodotte (B 31); la cui molte- rie trasformazioni, le mantiene ordinate «se-
plicità, peraltro, è così intrinsecamente con- condo quella stessa legge (eij" to;n aujtovn lo-
nessa alla natura del principio, da non potersi vgon)» che esisteva prima che ciascuna di esse
considerare prolungamento «esterno» e po- si manifestasse, divenendo l’una o l’altra cosa
steriore di quello: «Mutamento scambievole (B 31); logos che non è diverso dal «fuoco»
di tutte le cose col fuoco e del fuoco con tutte eterno che si accende e si spegne «con misu-
le cose, allo stesso modo dell’oro con tutte le ra» (cfr. B 30).
cose e di tutte le cose con l’oro» (B 90). Muta- Le fasi della produzione cosmica si susseguo-
no senza fine le forme concrete in cui il «fuo- no circolarmente e per antitesi: in un caso,
co» si manifesta; e il ciclo incessante di vita e «l’anima muore in acqua e l’acqua muore in
morte degli individui, che rappresenta il «mu- terra; ma dalla terra nasce l’acqua e dall’acqua
tamento» originario ed essenziale del «princi- l’anima» (B 36). Pertanto, analogamente al
pio», riflette in se stesso l’armonia discorde punto geometrico, la cui unità contiene in sé
dell’«uno-tutto» che manifesta. perfettamente coincidenti il principio e la fine
La complessità delle questioni introdotte da della circonferenza, il «fuoco», che è «uno-tut-
Eraclito emerge pienamente allorché il tema to», unifica in se stesso i termini che nell’espe-
cruciale dell’unificazione degli opposti viene rienza appaiono separati, senza mai sostare
formulato nel linguaggio della rappresentazio- presso l’una o l’altra delle singole determina-
ne cosmologica. Nel passaggio, il profilo logi- zioni (B 50; 10). Proteso fra gli estremi della
co della struttura oppositiva perde in precisio- produttività più intensa (diakovsmhsi"), o della
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sura» che a tutti è stata assegnata: perfino «il in «American Journal of Philology», 76 (1955), pp.
sole non andrà oltre la sua misura: altrimenti, 337-368, (rist. a cura di D.J. Furley - R.E. Allen, in
le Erinni, ministre della giustizia, lo scopriran- Studies in Presocratic Philosophy, vol. I: The Beginnings
no» (B 94). Tale è la «superbia», il peccato di of Philosophy, London - New York 1970, pp. 413-429);
tracotanza (u{bri") di coloro i quali, colpevol- E. ZELLER - R. MONDOLFO, La filosofia dei Greci, parte
mente ignari del calcolo perfettissimo che re- I, cap. IV, Firenze 1962 (note d’integrazione e com-
gola ogni evento, si lasciano guidare dalla pro- mento di R. Mondolfo); G. CALOGERO, Storia della lo-
pria intelligenza «privata», che non sa vedere gica antica, Bari 1967, pp. 63-107; M. HEIDEGGER - E.
oltre se stessa e giudica «estranee le cose in FINK, Heraklit, Franfurt am Main 1970; R. LAURENTI,
cui ogni giorno si imbattono» (B 72), e verso le Eraclito, Bari 1974; W.J. VERDENIUS, Heraclitus’ Con-
quali spesso agiscono con violenza sopraffa- ception of Fire, in J. MANSFELD - L.M. DE RIJK (a cura di),
Kephalaion: Studies in Greek Philosophy and Its Con-
trice. «Di fronte alla divinità» (B 79), le opinio-
tinuation Offered to Prof. C.J de Vogel, Assen 1975,
ni umane si rivelano per quello che sono:
pp.1-8 (rist. W. LESZL (a cura di), I presocratici, Bolo-
«giuochi di fanciulli» (B 70), e gesti scomposti
gna 1982, pp. 315-322); A. CAPIZZI, Eraclito e la sua
di scimmia (B 72). Eppure, «a tutti gli uomini è leggenda. Proposta di una diversa lettura dei frammen-
dato conoscere se stessi ed essere saggi» (B ti, Roma 1979; L. ROSSETTI (a cura di), «Atti del Sym-
116), non andando oltre la giusta «misura». posium Heracliteum 1981», Roma 1983-1984, 2
G.F. Pagallo voll.; D. O’BRIEN, Héraclite et l’unité des opposés, in
BIBL.: frammenti e testimonianze: G.S. KIRK (a cura «Revue de Métaphysique et de Morale», 95 (1990),
di), Cosmic Fragments, New York 1954, tr. it. di R. pp. 147-171; TH. HAMMER, Einheit und Vielheit bei He-
Walzer, Frammenti, Firenze 1939, rist. Hildesheim raklit von Ephesus, Würzburg 1991; M. HEIDEGGER,
1964; H. DIELS, Die Fragmente der Vorsokratiker, a cu- Eraclito. L’inizio del pensiero occidentale. Logica. La
ra di W. Kranz, Berlin 1961-64, 22; R. MONDOLFO - L. dottrina eraclitea del Logos, tr. it. Torino 1993; U. HÖL-
TARÀN (a cura di), Eraclito. Testimonianze e imitazioni, SCHER, Paradox, Simile, and Gnomic Utterance in He-
Firenze 1972; CH.H. KAHN, The Art and Thought of He- raklit, in A. MOURELATOS (a cura di), The Pre-Socratics.
raclitus. An Edition of the Fragments with Translation A Collection of Critical Essays, Princeton 1993, pp.
and Commentary, Cambridge 1979; C. DIANO - G. 229-238; D.W. GRAHAM, Heraclitus’ Criticism of Ionian
SERRA (a cura di), Eraclito. I frammenti e le testimo- Philosophy, in «Oxford Studies in Ancient Philo-
nianze, Milano 1980; G. GIANNANTONI, in I Presocratici. sophy», 15 (1997); R. MONDOLFO, Heràclito. Textos y
Testimonianze e frammenti, vol. I, Bari 1981, pp. 179-
problemas de su interpretación, tr. sp. Madrid 199810
221; E.M. CONCHE (a cura di), Heraclitus, Fragments:
(1966); E. HUSSEY, Heraclitus, in The Cambridge Com-
Texte établi, traduit, commenté, Paris 1986; cfr. anche
panion to Early Greek Philosophy, in A.A. LONG (a cu-
E.N. ROUSSOS, Heraklit-Bibliographie, Darmstadt
ra di), Cambridge 1999, pp. 88-112; S.N. MOURAVIEV,
1971; R. MONDOLFO- L. TARÁN (a cura di), Eraclito. Te-
Heraclitea, Sankt Augustin 1999-2002; M. THURNER,
stimonianze e imitazioni, Firenze 1972, pp. IX-XXXIX;
Der Ursprung des Denkens bei Heraklit, Stuttgart
F. DE MARTINO - L. ROSSETTI - P. ROSATI, Eraclito. Bi-
2001; A. NEHAMAS, Parmenidean being - Heraclitean
bliografia 1970-1984 e complementi 1621-1969, Na-
fire, in V. CASTON - D.W. GRAHAM (a cura di), Presocra-
poli 1986; W. TOTOK, Handbuch der Geschichte der
Philosophie, vol. 1: Altertum, Frankfurt am Main 1997, tic Philosophy. Essays in Honour of Alexander Moure-
pp. 170-178; M. MARCOVICH, Heraclitus. Greek Text latos, Aldershot 2002.
with a Short Commentary, Sankt Augustin 2001 (bi-
bliografia 1967-2000), tr. it. e commento a cura di ERACLITO
Eraclito Stoico STOICO. – Noto anche come
M. Marcovich, Eraclito, Frammenti, Introduzione, Fi- Eraclito Grammatico o pseudo-Eraclito è con-
renze 1978; B. SIJAKOVIC, Bibliographia Praesocratica, siderato un pensatore dell’età imperiale del I-
Paris 2001, pp. 468-518. II secolo d. C. anche se i più recenti studi (Luc-
Studi: M. MARCOVICH, s. v., in A. PAULY - C. WISSOWA, chetta, sotto citato) tenderebbero a postici-
Paulys Real-Encyklopädie der klassischen Altertums- parne l’attività di circa un secolo. Si dedicò al-
wissenschaft, suppl. X, coll. 246-320, Stuttgart 1893- lo studio dei poemi omerici, avanzando origi-
1963; O. GIGON, Untersuchungen zu Heraklit, Leipzig nali interpretazioni dei miti in essi contenuti e
1935; K. REINHARDT, Heraclitea, in «Hermes», 77
riunendole in uno scritto intitolato ´Omhrika;
(1942), pp. 225-248 (rist. a cura di H.-G. Gadamer,
Um die Begriffswelt der Vorsokratiker, Darmstadt
problhvmata (Problemi omerici).
1968, pp.177-208); K. REINHARDT, Heraklit. Lehre vom È un personaggio di un certo interesse se vie-
Feuer, in «Hermes», 77 (1942), pp. 1-27; G.S. KIRK, ne collocato nella linea di tradizione che gli
Natural Change in Heraclitus, «Mind», 60 (1951), pp. spetta, ossia nella storia dell’allegoria, piutto-
35-42 (rist. pp. 189-196); G. VLASTOS, On Heraclitus, sto che in quella della filosofia, anche se l’una
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Christi, che reca netto il segno della riscoperta, Nel frattempo Erasmo andava consolidando
avvenuta in Inghilterra tramite Colet, del pla- sempre più le competenze che lo avrebbero
tonismo. L’opposizione tra carne e spirito e condotto a diventare uno dei maggiori biblisti
l’assoluta superiorità del secondo sulla prima dell’epoca e a fornire al concetto di philosophia
è il fondamento sul quale poggia la battaglia Christi, emerso dall’esigenza di coniugare cul-
del credente per la verità e, se di certo è indi- tura classica e dottrina cristiana, il suo fonda-
cata la radice evangelica di questa contrappo- mento essenziale. Già durante il primo sog-
sizione nel Vangelo di Giovanni e nelle lettere giorno londinese aveva iniziato lo studio del
dell’apostolo Paolo, non mancano espliciti e greco, del quale acquisisce ben presto una pa-
ricorrenti richiami alla filosofia platonica per dronanza tale da pubblicare raffinate traduzio-
confermarne la portata universale. Dall’esalta- ni latine di testi classici. Particolarmente im-
zione della dimensione spirituale dell’uomo portante per il suo futuro di biblista è la sco-
discende così per la philosophia Christi una sor- perta, avvenuta nel 1504 nella biblioteca nor-
ta di misticismo. bertina di Parc vicino a Lovanio, di un mano-
Negli anni che seguono Erasmo tenderà più scritto di Valla di annotazioni al Nuovo Testa-
volte a trovare rifugio dalle difficoltà e turpitu- mento. Lo pubblicherà l’anno successivo e sarà
dini del tempo presente in una dimensione per lui il modello dell’opera da perseguire al fi-
mistica, spesso però letterariamente venata di ne di porre la cultura filologica dell’umanesi-
paradossalità e ironia. A un nuovo soggiorno mo al servizio del cristianesimo, riscoprendo
londinese fa seguito, tra il 1506 e il 1509, un l’autenticità e la ricchezza delle fonti origina-
viaggio in Italia e le esperienze compiute tra rie: in primo luogo la Bibbia e contestualmen-
Torino, Bologna, Venezia e Roma incidono te le opere dei padri della chiesa, da Origene e
Basilio a Crisostomo, da Ambrogio e Agostino
profondamente nella sua biografia: in senso
a Gerolamo.
positivo, come il soggiorno presso il celebre
Lo sbocco del lungo lavoro di perfezionamen-
stampatore Aldo Manuzio, dal quale pubblica
to della conoscenza del greco completato du-
una nuova grande edizione degli Adagia, ma
rante il viaggio in Italia e del confronto di vari
anche in senso negativo, come i contatti con la
manoscritti giunti dall’Oriente in Europa e cu-
corte papale di Giulio II che suscitano nel suo
stoditi nelle biblioteche si avrà nel 1516, anno
animo profonda desolazione e sdegno per la
in cui esce da Froben a Basilea il Novum In-
corruzione dei costumi cristiani imperante
strumentum, l’edizione del Nuovo Testamento
nella chiesa. E non è certo un caso che proprio che affianca al testo greco una traduzione lati-
nel viaggio di ritorno dall’Italia in Inghilterra na che in più punti rivede e corregge la Vulgata
egli concepisca una delle sue opere più signi- di Gerolamo. La risonanza e la fortuna di que-
ficative e certamente la più famosa: l’Elogio sta pubblicazione è enorme, ma soprattutto
della follia, portato a termine a Londra in casa importanti per la storia del concetto di philo-
di Tommaso Moro al quale è dedicato e al cui sophia Christi sono le pubblicazioni che fanno
nome allude scherzosamente il titolo origina- corona a questo testo: la prefazione, significa-
le, Moriae encomium. In quest’opera, pubblica- tivamente intitolata Paraclesis, id est, adhortatio
ta a Parigi nel 1511, la philosophia Christi assu- ad christianae philosophiae studium; l’apparato
me una veste di straordinaria eleganza lettera- di annotazioni che verrà facendosi sempre più
ria, intrisa di paradossalità e ironia: alla follia ricco col succedersi delle ristampe; l’introdu-
degli uomini, bene espressa dal lusso e dalla zione metodologica complessiva che a causa
corruzione degli ambienti ecclesiastici e dotti della sua ampiezza finirà per essere pubblicata
frequentati in Italia, fa riscontro la follia della come opera a sé stante nel 1519 col titolo Ra-
croce esaltata dall’apostolo Paolo nella prima tio seu methodus compendio perveniendi ad veram
lettera ai Corinzi, succo e sostanza di un sape- Theologiam; le Parafrasi ai quattro vangeli, che
re destinato a sconvolgere e rinnovare nel pro- Erasmo pubblica tra il 1522 e il 1523; infine le
fondo costumi e tradizioni acquisite. Ed è un stesse edizioni dei padri della chiesa, a partire
cristianesimo altamente spirituale e mistico dal prediletto Gerolamo, la pubblicazione del-
quello al quale approda l’Elogio, nel quale tro- le cui opere, coordinata da Erasmo e in parte
va rifugio chi, come Erasmo, all’evangelo ten- da lui direttamente curata, esce da Froben nel
de a ricondurre ogni esperienza intellettuale e 1516 in contemporanea al Novum Instrumen-
pratica. tum. La philosophia Christi viene ormai posta
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Neuf années de bibliographie érasmienne (1962- Londini 1589; T. BEZA, Tractatus pius et moderatus de
1970), Paris-Toronto 1977; J.-C. MARGOLIN, Erasme et vera excommunicatione et christiano presbyterio jam-
Luther libre et serf arbitre: étude théologique et histori- pridem pacis conciliandae causa, Cl. V. Ioan. Erasti
que, Paris-Namur 1981; J. CHOMARAT, Grammaire et [...] centum manuscriptis thesibus oppositus, et nunc
rhétorique chez Erasme, Paris 1981; C. AUGUSTJIN, Era- primum [...] editus, Genevae 1590; J. WAYNE BAKER,
smus von Rotterdam: Leben, Werk, Wirkung, Mün- Erastus, in H. HILLERBRAND (a cura di), The Oxford
chen 1986, tr. it. di I. Perini Bianchi, Erasmo da Rot- Encyclopedia of Reformation, New York - Oxford 1996,
terdam, Brescia 1989; L.E. HALKIN, Erasme parmi vol. II, pp. 59-61.
nous, Paris 1987, tr. it. di M. Garin, Erasmo, Roma-
Bari 1989; M. HOFFMANN, Rhetoric and Theology: The ERATH, AUGUSTIN. – Teologo tedesco, cano-
Erath
Hermeneutic of Erasmus, Erasmus Studies, vol. XII, nico regolare di sant’Agostino, n. a Buchloe
Toronto-Buffalo-London 1994; J.-C. MARGOLIN, Cinq (Svevia) il 28 febbr. 1648, m. a Passau il 5 sett.
années de bibliographie érasmienne (1971-1975), Pa-
1719.
ris 1997;J.-C. MARGOLIN, Érasme précepteur de l’Euro-
pe, Paris 1999; R. TORZINI, I labirinti del libero arbitrio: Insegnò a Reichersberg, a Klosterneuburg e al-
la discussione tra Erasmo e Lutero, Firenze 2000; F. DE trove. Nel 1698 fu eletto abate di Sant’Andrea
MICHELIS PINTACUDA, Tra Erasmo e Lutero, Roma a Wattenhausen. Si sforzò di rimettere in ono-
2001. re nell’ordine agostiniano la dottrina di Ago-
stino (Philosophia S. Augustini, Dillingen 1678).
ERASTO (“Erasto"). – Discepolo di Platone
Erasto Degno di nota il suo tentativo di conciliare il
(che lo nomina nella VI lettera) e quindi mem- molinismo e il tomismo ortodosso in merito
bro dell’Antica Accademia. Egli apprezzava del alla dottrina sulla grazia (Unio theologica seu
maestro l’interesse per i problemi politici; conciliatio praedeterminationis physicae [...] et de-
conseguentemente preferì, alla dialettica delle creti divini extrinseci efficacis, Augsburg 1689).
idee, la concreta azione, dandosi all’attività L. Bogliolo
politica. Il suo nome è citato nell’Indice dei filo- BIBL.: A. PALMIERI, s. v., in A. VACANT - E. MANGENOT (a
sofi di Filodemo di Gadara. cura di), Dictionnaire de Théologie Catholique, Paris
Red. 1939, vol. V, coll. 398-399.
BIBL.: F. LASSERRE, De Léodamas de Thasos à Philippe
d’Oponte. Témoignages et fragments. Edition, traduc- ERATOSTENE ( jEratosqevnh"). – Scienziato
Eratostene
tion et commentaire, Napoli 1987, pp. 103-110, 317- greco, n. a Cirene nel 275 ca. a. C., m. ad Ales-
322, 539-542. sandria nel 195 ca. a. C. Alunno del poeta Cal-
limaco e dei filosofi Aristone di Chio peripate-
ERASTUS - ERASTIANISMO. – Thomas
Erastus - erastianismo tico e Arcesilao accademico, famoso per la va-
Lüber (latinizzato Erastus), n. a Basilea nel stissima dottrina, usò per primo il termine «fi-
1524 e ivi m. nel 1583, medico di corte e pro- lologo» (filovlogo") per potersi presentare co-
fessore di medicina nelle università di Heidel- me «cultore di molte discipline». Successore
berg e Basilea. Si adoperò a Heidelberg per di Apollonio Rodio nella direzione della bi-
l’abolizione della scomunica e discusse la fun- blioteca di Alessandria, grazie alla sua polie-
zione e l’esercizio della «disciplina» nella chie- drica preparazione esercitò grande influenza
sa. Gli scritti furono pubblicati postumi a Lon- in numerosi campi della ricerca scientifica. Di
dra. straordinaria importanza i suoi lavori di argo-
Erastianismo si dice la tendenza ad affidare al- mento geografico (Geografia s’intitola la sua
lo stato la formulazione e l’esecutività delle opera maggiore, in tre libri), collegati all’astro-
leggi che riguardino le coscienze o il credo, ri- nomia e al calcolo matematico che coltivò con
servando alla chiesa compiti spirituali. Esso grande ingegno (misurazione della circonfe-
apre quindi la strada alla tolleranza. Tuttavia renza terrestre, ammissione degli antipodi); si
l’indipendenza della chiesa è resa pericolante occupò anche di storia letteraria e politica, la
dal suo modello. Uno sviluppo si ebbe in In- cui cronologia intese fondare (mediante il rife-
ghilterra specialmente (v. Hobbes). rimento al calendario delle olimpiadi) su basi
S. Rostagno scientificamente accertate (ed. dei frammenti
BIBL.: T. ERASTUS, Explicatio gravissimæ Quæstionis, e testimonianze delle Cronologie, in Fragmente
utrum excommunicatio, [...] mandato nitatur Divino, der Griechischen Historiker, a cura di F. Jacoby,
an excogitata sit ab hominibus ... Adjectæ sunt claris- Berlin-Leiden 1923-58, II, B, n. 241, pp. 1010-
simorum aliquot Theologorum Epistolæ ... de hac re, 1021). Di filosofia scrisse durante il non breve
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bia insistito unilateralmente, per tale svilup- BIBL.: J. JACOBSON, Die Axiome der Geometrie und ihr
po, sul problema della conoscibilità della cosa «philosophischer Untersucher» Herr B. Erdmann, Kö-
in sé. L’opera di Erdmann Die Axiome der Geo- nisberg 1884; E. BECHER; B. Erdmann, in «Archiv für
metrie. Eine philosophische Untersuchung der Geschichte der Psychologie», 42 (1921); C. STUMPF,
Riemann-Helmholtzschen Raumtheorie (Leipzig Gedächtnisrede auf B. Erdmann, in «Sitzungsbe-
1876), è uno dei primi tentativi di interpreta- richte der Berliner Akademie der Wissenschaften»
zione filosofica degli sviluppi della metageo- (Philosophisch-historische Klasse), 1921; E. WENT-
SCHER, B. Erdmann als Historiker der Philosophie, in
metria: per Erdmann, questa mostra che l’in-
tuizione spaziale è di carattere empirico e non «Kantstudien», 1921; E. WENTSCHER, B. Erdmanns
ha un’unica forma necessaria. Tra i lavori teo- Stellung zu Kants Ethik, in «Kantstudien», 1927; A.
ROSENTHAL, Die Theorie des Syllogismus und der In-
retici: Logische Studien, in «Vierteljahrschrift
duktion bei Sigwart und Erdmann (dissertazione),
für wissenschaftliche Philosophie und Sozio-
Berlin 1928; E. KRAEMER, B. Erdmanns Wahrheitsauf-
logie», 1878; Zur Theorie der Apperzeption, ibid.,
assung und ihre Kritik durch Husserl, München 1930
1886; Logik, I: Logische Elementarlehre, Halle (dissertazione); J.B. RIEFFERT, B. Erdmann, in «Kant-
1892 (19233; a cura di E. Becher, con bibl. degli studien», 1932; L. GABE, s.v. in Neue deutsche Bio-
scritti); Umrisse zur Psychologie des Denkens, in graphie, vol. IV, Berlin 1959, pp. 570-571.
«Festschrift für Siegwart», Tübingen 1900; Die
Psychologie des Kindes, Bonn 1901; Über Inhalt ERDMANN, JOHANN EDUARD. – Storico della
Erdmann
und Geltung des Kausalgesetzes, Halle 1905;
filosofia, hegeliano, n. a Wolmar (Lettonia) il
Wissenschaftliche Hypothesen über Leib und See-
13 giu. 1805, m. a Halle il 12 giu. 1892.
le, Köln 1907; Erkennen und Verstehen, in «Sit-
Opere: Versuch einer wissenschaftlichen Darstel-
zungsberichte der Berliner Akademie der Wis-
lung der Geschichte der neueren Philosophie, Leip-
senschaften», 1912; Reproduktionspsychologie,
zig 1834-53, 3 parti in 6 voll. (rist. in facsimile
Berlin 1920.
a cura di H. Glockner, Stuttgart 1931 ss., 7
Erdmann conciliò una concezione metafisico-
voll.); Grundriss der Geschichte der Philosophie,
psicologica fenomenalistica con una teoria
Berlin 1865, 2 voll. (ripr. del II, Stuttgart - Bad
psicologico-scientifica sostenente il paralleli-
smo psico-fisico. Idea centrale della sua psico- Cannstatt 1964; rielaborato da Clemens, Ber-
logia della coscienza è la distinzione di varie lin 1930); Psychologische Briefe, Leipzig 1851;
specie di pensiero: quella del pensiero espres- Ernste Spiele, Berlin 1855 (18914).
so linguisticamente e quella del pensiero Studioso soprattutto della logica hegeliana,
intuitivo, che si distingue ancora, a sua volta, tentò di inquadrarla nel processo storico della
nel pensiero ipologico dei bambini e degli ani- filosofia postkantiana e insieme di snellirla,
mali e nel pensiero iperlogico della più alta at- eliminandone le parti che meno organicamen-
tività spirituale. La vita della coscienza contie- te s’inquadravano nel sistema logico. Nel 1836
ne sempre residui inconsci. Nei confronti della fu chiamato quale professore straordinario
psicologia, la logica è caratterizzata dal fatto all’università di Halle, la prima università con-
che il suo oggetto è parte dell’oggetto della vertitasi (1824) ufficialmente allo hegelismo, e
psicologia, benché la logica si distingua da nel 1838 divenne ordinario. In quest’ambiente
questa per non essere scienza di fatti, ma decisamente idealistico e ricco di stimoli spe-
«scienza universale, formale e normativa, dei culativi, Erdmann attese alla sua storia della
presupposti metodici del pensiero scientifico» filosofia moderna, in cui egli si propose di si-
(Logik, p. 25). Nonostante la logica studi il stemare il pensiero dei filosofi moderni negli
pensiero espresso, si distingue tuttavia dalla schemi da Hegel precostituiti. L’opera conser-
«grammatica generale» che si occupa degli va ancora valore notevole per ricchezza ed
aspetti fattuali della lingua. Per Erdmann, lo esattezza di dati e per vigore speculativo. L’ul-
studio logico dei principi normativi del pen- timo periodo della produzione di Erdmann è
siero deve evitare l’assolutizzazione metafisica caratterizzato dall’interesse per i problemi psi-
di tali principi, la cui normatività è sempre col- cologici, ch’egli intese risolvere nell’ambito di
ta nell’esperienza che abbiamo del nostro una psicologia razionale, ricalcata sulla filoso-
pensiero. Il centro della logica è per Erdmann fia dello spirito soggettivo di Hegel.
la teoria del giudizio, nel quale sono unificati i A. Plebe
contenuti dei significati. BIBL.: W. MOOG, Hegel und die hegelsche Schule, Mün-
F. Barone chen 1930; H. GLOCKNER, Introduzione alla ristampa
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ta ai geni stessi: scoprirli, localizzarli, studiar- geni r dai due genitori sani con genotipo Rr,
ne l’attività specifica, le alterazioni, le conse- «portatori» ciascuno di un gene mutato r, ma
guenze patologiche; conoscere la rete delle lo- non malati per la presenza del gene normale
ro interconnessioni; averli, infine, nelle mani R, che permette la produzione di emoglobina.
per poterne disporre in modo creativo. Per la La legge della segregazione è evidente: dalla
specie umana attuale il primo traguardo princi- combinazione matrimoniale Rr x Rr, la proba-
pale, cioè la distribuzione ordinata dei geni nei bilità dei figli affetti rr è del 25%.
singoli cromosomi, fu raggiunto per due vie di- 3) Modello monofattoriale eterosomico recessivo.
verse, e i rispettivi risultati furono pubblicati il Un dato carattere può apparire soltanto nei
15 febbraio 2001 su «Nature» e il 16 febbraio maschi quando la madre porta il gene mutato
2001 su «Science» e completati nel 2003. Ne in uno dei suoi due cromosomi X. Si abbia ad
era risultato che nel genoma umano sono pre- esempio una donna che ha in uno dei due cro-
senti circa 30-40.000 «geni». Di questi, fino a mosomi X (indicato con X') – il gene della «di-
oggi, ne sono stati individuati per la specifica strofia muscolare di Duchenne», ma è sana per
«informazione» e localizzati nei singoli cromo- la presenza del secondo cromosoma X che
somi circa 19.500, dei quali 1663, presenti an- porta il gene normale per la produzione di di-
che nella forma mutata, sono causa di serie pa- strofina. Il rischio per i figli maschi di ricevere
tologie. il cromosoma X', e conseguentemente che si
Si erano, così, poste le basi per comprendere a manifesti in essi la malattia, è sempre del 50%;
pieno i meccanismi della ereditarietà e le vie per mentre il 50% delle figlie che ricevesse lo stes-
agire su di essi. Per quanto riguarda la specie so gene con il cromosoma X', saranno «porta-
umana, fu soprattutto lo studio delle malattie trici sane», supplendo a sufficienza il gene
ereditarie che permise di definire i modelli gene- omologo normale X in esse presente.
rali della trasmissione dei geni dai genitori ai figli 4) Il modello polifattoriale. A questi modelli ne è
e, quindi, della ereditarietà di dati caratteri. Si da aggiungere un altro detto modello «polifat-
riconoscono oggi quattro «modelli di eredita- toriale». La manifestazione di un dato caratte-
rietà»: re è qui dovuta all’azione combinata di uno o
1) Modello monofattoriale autosomico dominante. più «geni», a cui si associano assai spesso an-
Un dato carattere appare in un soggetto sotto che altri fattori non genetici. Basti ricordare,
l’influenza di un solo gene, il gene dominante. tra quelli patologici: a) molte «malformazioni
Sia, ad esempio, un soggetto affetto dalla congenite» che si riscontrano nel 3-5% dei ne-
«chorea di Huntington», dovuta a un gene mu- onati, quali: anencefalia, spina bifida, mielo-
tato (D) localizzato nella porzione terminale di meningocele, idrocefalia, gravi cardiopatie, la-
uno dei due cromosomi 4 presenti: il soggetto bio-palatoschisi e onfalocele; e b) molte pato-
ha cioè genotipo Dd, dove d indica il gene nor- logie «tumorali».
male, presente sull’altro cromosoma 4. Si sup- Non si può concludere questa brevissima nota
ponga che egli sposi una persona con genoti- sui «geni», che sono i fattori responsabili della
po «dd», che ha cioè ambedue i geni corri- ereditarietà dei caratteri, e sulle modalità della
spondenti sui due crosomi 4 non mutati e, loro trasmissione, senza ricordare che proprio
quindi, sana. Dalla combinazione casuale dei su queste conoscenze si sta sempre più am-
rispettivi gameti della coppia Dd x dd, al con- pliando, nel campo della scienza, nella società
cepimento si attenderebbero allora soggetti di e nella politica, una prospettiva eugenistica.
cui il 50% avrebbe genotipo Dd e svilupperebbe Questa pretende che i progressi raggiunti esi-
la malattia, e il 50% avrebbe genotipo dd e sa- gono una selezione genetica, preceduta da dia-
rebbe perfettamente sano. gnosi prenatale, e oggi anche pre-impianto, che
2) Modello monofattoriale autosomico recessivo. deve mirare alla eliminazione di ogni soggetto
Un dato carattere può apparire soltanto in un debole o difettoso. È, in realtà, un grave e de-
soggetto nel quale i due geni omologhi porta- littuoso abuso della scienza e della medicina,
no la stessa informazione. Si abbia, ad esem- avallato dalla società e dalla politica. Si impo-
pio, un soggetto affetto da «anemia mediterra- ne quindi l’esigenza di un forte contributo del
nea», nato da genitori sani: egli porta in ambe- pensiero filosofico per approfondire gli aspetti
due i cromosomi 11 il gene mutato (r), a cui se- etici che stabiliscono limiti insuperabili di
gue la mancata produzione delle catene b fronte a un soggetto umano qualunque sia il
dell’emoglobina. Egli deve aver ricevuto i due suo stato di salute, e di un forte impegno di
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es mir, und es er-eignet sich seinem Wesen nach). questa esperienza (Erfahrung) dell’apparte-
L’Erlebnis è un Er-eignis, un «evento d’appro- nenza all’essere che l’uomo riconosce la pro-
priazione», in quanto delle esperienze vissute pria gettatezza come scaturita dal «getto
non ci si impossessa (an-eignen) dall’esterno o dell’essere», ossia come qualcosa di cui non
da qualche altra parte, ma «esse vivono di ciò dispone perché non è lui stesso a gettarla.
che è proprio (aus dem Eigenen leben) ed è sol- Pensare l’essere come Ereignis significa pen-
tanto così che vive la vita». Se l’osservazione di sarlo come qualcosa che nel suo accadere ri-
un Erlebnis non solo si fonda su un’evidenza guarda l’uomo, come un far parte del suo acca-
che vale esclusivamente per me, ma risulta già dere: come un «evento d’appropriazione» (Er-
oggettivato dal momento che per osservarlo eignis). Quest’ultimo va pensato dunque nella
devo isolarlo da un altro, allora una «scienza» sua dinamica di donazione e sottrazione, di
degli Erlebnisse spoglia quest’ultimi proprio svelamento e velamento, alla quale l’uomo
del loro «carattere di Er-lebnis e di Ereignis». In può solo «corrispondere»: l’essere non si esau-
tal senso il carattere di Ereignis non è qui an- risce nella comprensione che l’uomo ha di es-
cora completamente determinato, ma Heideg- so, e quindi del suo svelamento fa parte un co-
ger non ritornerà ad approfondirlo esplicita- stitutivo negarsi, un sottrarsi che si mostra co-
mente in seguito, lasciando progressivamente me un Enteignis («espropriazione»). L’Ereignis
cadere anche l’uso di Erlebnis in quanto grava- va pensato pertanto sia 1) rispetto alla «pre-
to da presupposti riconducibili al dualismo senza» (Anwesenheit) che, legata alla «differen-
cartesiano. Ma se già H. Lotze, in alcuni passi za ontologica», si mostra nella «radura» (Lich-
del suo Mikrokosmos (1856-64, 3 voll.), aveva tung) costitutiva dell’esser-ci (il «rapporto»
indicato l’Erlebnis come un «Ereignis della vita dell’esserci all’essere), sia 2) rispetto al desti-
interiore», secondo Heidegger qui non si tratta narsi dell’essere come «storia» e alle rispettive
affatto di qualcosa di soggettivo, giacché in «epoche» (il «riferimento» dell’essere all’es-
quanto Ereignis esso rimanda al mondo stesso serci). Una radicalizzazione della problematica
che è la vita esperita da me (cfr. GA, voll. 56-57, dell’Ereignis è offerta da Heidegger intorno agli
Frankfurt am Main 1987, pp. 75-76). anni cinquanta col concetto di Geviert, mentre
Un’accezione particolare il termine riveste nel- nella conferenza Zeit und Sein (1962, in Zur Sa-
le lezioni Einführung in die Phänomenologie der che des Denkens, Tübingen 1969) compendierà
Religion (1920-21) in cui Heidegger indica l’ac- il suo tentativo di pensare la temporalità
cadere della parousiv a (cfr. in GA, vol. 60, dell’essere, che in quanto Ereignis semplice-
Frankfurt am Main 1993, p. 112), ma è solo a mente «si dà» (es gibt), ricordando gli scritti
partire dal 1936 che Ereignis diventerà la paro- fondamentali in cui l’ha trattato, ovvero il Brief
la fondamentale del pensiero di Heidegger, co- über den «Humanismus» (1947), il ciclo di con-
me documentano i Beiträge zur Philosophie ferenze Einblick in das, was ist (1949) e la prima
(Vom Ereignis) (1936-38), la sua seconda opera parte di Identität und Differenz (1957), dove
fondamentale apparsa postuma (ora in GA, Ereignis è fatto derivare dal verbo eräugen,
vol. 65, Frankfurt am Main 1989). Se la questio- «adocchiare» (cfr. inoltre le precisazioni date
ne dell’essere elaborata in Sein und Zeit (1927) durante un seminario del 1966, in GA, vol. 15,
prendeva le mosse dalla comprensione che Frankfurt am Main 1986, pp. 362 ss.).
l’«esserci» ha dell’essere (Sein) nel progettare C. Badocco
la propria esistenza al fine di ottenere il senso
BIBL.: O. PÖGGELER, Heidegger und die hermeneutische
dell’essere in generale, a partire dagli anni
Philosophie, Freiburg-München 1983, pp. 71-138; A.
trenta si assiste al tentativo di approfondire il MAGRIS, Pensiero dell’evento e avvento del divino in Hei-
fondamento del progettarsi dell’esserci, vale a degger, in «Annuario filosofico», 5 (1989), pp. 31-83;
dire di cogliere la provenienza della sua getta- B. CASPER, La concezione dell’«evento» nella Stella della
tezza, prendendo le mosse dall’accadere Redenzione di F. Rosenzweig e nel pensiero di M. Hei-
dell’essere stesso pensato come un essenziarsi degger, in «Teoria», 9 (1991), pp. 47-64; F.-W. von
(Wesung) storico della verità (ajlhvqeia) dell’es- HERRMANN, Wege ins Ereignis. Zu Heideggers «Beiträ-
sere (Seyn) in quanto Ereignis. Da questa pro- gen zur Philosophie», Frankfurt am Main 1994; W. UL-
spettiva della «storia dell’essere», chi getta il LRICH, Der Garten der Wildnis. Zu Martin Heideggers
«progetto» fa esperienza di sé come gettato, Ereignis-Denken, München 1996; S.-K. LEE, Existenz
ossia come «fatto avvenire e appropriato» (er- und Ereignis. Eine Untersuchung zur Entwicklung der
eignet) dall’essere – in senso verbale –, ed è in Philosophie Heideggers, Würzburg 2001; R. POLT, Ereig-
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C. GIANOTTO, Eresiologi, in A. DI BERARDINO (a cura di), per superare i limiti di un confronto episodico
Dizionario Patristico e di Antichità Cristiane, vol. I, Ca- e parziale, abbia spesso assunto i toni di un
sale Monferrato 1983, coll. 1194-1197; V. GROSSI, dialogo critico e differenziato con i modelli di
Eresia, eretico, in A. DI BERARDINO (a cura di), Diziona- pensiero e le filosofie eventualmente legate al
rio Patristico e di Antichità Cristiane, vol. I, Casale punto di vista degli avversari. Già nel II secolo,
Monferrato 1983, coll. 1187-1191; H.D. BETZ - A. di fronte al pericolo rappresentato dallo gno-
SCHINDLER - W. HUBER, Häresie, in G. KRAUSE - G. MÜL- sticismo, Ireneo, nel suo Adversus haereses, ela-
LER (a cura di), Theologische Realenzyklopädie, vol.
bora una sintesi attenta a evitare l’omologa-
XIV, Berlin - New York 1994, pp. 313-348; R. KAM-
zione del paradosso della fede alle esigenze
PLING - W. BEINERT - H. HEINEMANN, Häresie, in W. KA-
della filosofia, e polemizza contro il discusso
SPER et al. (a cura di), Lexikon für Theologie und Kir-
che, vol. IV, Freiburg im Breisgau 19953, coll. 1189-
platonismo gnostico che rischia di sottrarre al-
1193. la salvezza cristiana il suo carattere integrale
ed ecclesiale. Anche Clemente di Alessandria
➨ ERESIOLOGI.
(cfr. in particolare gli Excerpta ex Theodoto) sen-
tirà il bisogno di rispondere alla falsa gnosi
ERESIOLOGI. – Nella premessa al De contro-
Eresiologi degli gnostici, ma rispetto alla proposta di Ire-
versiis christianae fidei adversus hujus temporis neo, la vera gnosi della fede di cui parla l’ales-
haereticos, Roberto Bellarmino partecipa al suo sandrino, appare molto più preoccupata di re-
lettore i motivi che lo hanno spinto a porre cuperare quanto poteva esserci di valido nel
mano all’opera. Egli afferma di voler seguire bagaglio della filosofia.
l’esempio degli antichi padri, i quali, per difen- Nel Medioevo, all’interno di un dibattito teo-
dere l’autentica dottrina, si erano preoccupati logico che gradualmente assumerà i connotati
di mettere a punto armi adeguate, dedicando di una ricerca strutturata secondo i dinamismi
molte energie allo studio dell’eresia, con lo della quaestio scolastica, il bisogno di opporsi
scopo di coglierne il quadro globale e di ela- alle opinioni devianti funzionerà ancora da sti-
borare argomenti efficaci da opporre all’errore. molo per la sintesi: nella Theologia Scholarium
Per il professore del Collegio Romano, farsi di Pietro Abelardo (antesignana, nel XII, delle
erede nel XVI secolo della consegna ricevuta grandi somme del secolo successivo) la confu-
dai maestri del passato, vorrà dire impegnarsi tazione delle «eresie e gli errori del tempo pre-
a raccogliere secondo le linee di un progetto sente» (Theologia Scholarium II, 62) rimane uno
unitario, i molti argomenti di disputa legati ai degli obiettivi centrali. Inoltre, diventerà sem-
contrasti con i nuovi eretici, affinché – come pre più evidente che per tutelare efficacemen-
precisa egli stesso – coloro che lo desiderano te la verità, si rende necessaria una disamina
possano attingere senza grande fatica «a un delle eventuali istanze filosofiche che l’eresia,
unico armamentario per procurarsi le armi che più o meno consapevolmente, spesso finisce
cercano». per veicolare, con la conseguenza che le repli-
Le dichiarazioni d’intento che precedono il De che, per essere efficaci, difficilmente potranno
controversiis, ci consentono di definire l’eresio- trascurare il piano della dialettica filosofica.
logo come colui che non si limita a replicare ai Ma accanto a queste considerazioni, dobbia-
singoli errori (questo è piuttosto l’approccio mo anche rilevare che in un contesto come
del controversista), ma considera il fenomeno quello del Medioevo cristiano, non si sentirà
dell’eresia nella sua globalità, cercando di l’esigenza di un’eresiologia codificata in termi-
comprenderne radici e sviluppi: solo in questo ni analoghi a quella dei padri. Per i medievali
modo, chi intende tutelare la fede, sarà posto stessi, resteranno di riferimento opere come
nelle condizioni di rielaborare il quadro della quelle di Tertulliano (De praescriptione haereti-
vera dottrina, articolandolo in modo tale da corum, in J.-P. Migne, Patrologiae cursus comple-
non lasciare più spazio alle false opinioni. tus, Series II: [Patres] Ecclesiae Latinae, vol. II,
Non deve dunque stupire che fra le ragioni 10-74, Paris 1845-55), Ippolito (Contre les héré-
sottese ai tentativi di sintesi sempre riemer- sies, ed. fr. a cura di P. Nautin, Paris 1949), Epi-
genti nella storia della teologia, quelle matu- fanio di Salamina (Panarion, in J.-P. Migne, Pa-
rate con l’opera di discernimento degli eresio- trologiae cursus completus, Series I: [Patres] Ec-
logi abbiano avuto, in molti casi, un ruolo de- clesiae Grecae, vol. XLI, 173-1200, vol. XLII, 9-
cisivo. E neppure può stupire che il lavoro de- 773, Paris 1857-66), Filastrio di Brescia (Diver-
gli eresiologi, generalmente avviato proprio sarum haereseon liber, in J.-P. Migne, Patrologiae
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aritmetiche, teologiche e poetiche, oltre che di allo sviluppo psicologico, che coinvolge l’inte-
florilegi di autori pagani e cristiani. ro corso della vita.
Le sue opere storiche e agiografiche non man- Altra ricerca di notevole interesse riguarda
cano di senso critico. Nei Dicta de corpore et uno studio psicostorico su personalità di rilie-
sanguine Domini tenta di conciliare realismo e vo e sulla strutturazione della loro individuali-
simbolismo fondendo la prospettiva episte- tà, con un interesse particolare per il giovane
mologica di Eriugena con quella di Gerberto e Lutero (1958), nonché per Freud e Gandhi
Abbone. Erigerio sostiene che la natura dell’eu- (1975).
caristia è comprensibile solamente alla luce di P. Nicolini
quelle scienze che permettono all’uomo di BIBL.: A. QUADRIO ARISTARCHI, Lo sviluppo emotivo se-
comprendere l’ordine della natura. Ebbene, tali condo la teoria di E. Erikson, Milano 1962; H.W.
scienze sono la dialettica e la matematica, di MAIER, Three Theories of Child Development: the Con-
cui egli fa uso congiuntamente. Parimenti, nei tributions of E.H. Erikson, Jean Piaget and Robert
Gesta episcoporum Tungrensium, Trajectensium et Sears and Their Applications, New York 1965, tr. it. di
Leodensium, Erigerio spiega la generazione e la A. Bottini, L’età infantile, Milano 1971; R.I. EVANS,
Dialogue with E. Erikson, New York 1967; P. ROAZEN,
conservazione del mondo sulla base di un sim-
E.H. Erikson, New York 1976, tr. it. di F. d’Agostino
bolismo matematico. - C. Bellucci, Erik H. Erikson, Roma 1982; R. COLES,
M. Forlivesi E.H. Erikson, New York 1987; F.L. GROSS, Introducing
BIBL.: G. D’ONOFRIO, «Sapientia terrena» e «philosophia E. Erikson, Lanham 1987; R.S. WALLERSTEIN - L. GOLD-
coelestis» tra decadenza e «renovatio» dell’impero BERGER, Ideas and Identities: the Life and Work of E.
(875-1030 ca.), in Storia della teologia nel Medioevo, Erikson, Madison 1998; L.J. FRIEDMAN, Identity’s Ar-
vol. I: I principi, Casale Monferrato 1996, pp. 339- chitect: A Biography of E.H. Erikson, London 1999.
405; P. VERBIST, Heriger van Lobbes (ca. 942-1007)
een laat-karolinger of een vroeg-scholasticus? Een hi- ERILLO (“Erillo") DI CARTAGINE. – Filo-
Erillo
storisch onderzoek naar de religieus-culturele wereld sofo stoico del sec. III a. C., più probabilmente
van Luik en Lobbes in de late tiende eeuw, Leuven
originario di Calcedonia che di Cartagine, ven-
1996-97 (dissertazione).
ne giovanissimo ad Atene, entrando nella
scuola di Zenone di Cizio.
ERIKSON, ERIK. – N. il 15 giu. 1902 a Franco-
Erikson L’interpretazione con cui accolse l’insegna-
forte e m. il 12 magg. 1994 a Harwich (Massa- mento del maestro non sembra priva di origi-
chusetts). Conobbe il «metodo Montessori» in nalità ed è certamente difforme da quella svi-
una scuola privata di Vienna e completò la sua luppata da Cleante e Crisippo, che la sottopo-
formazione alla psicoanalisi con Anna Freud. sero a critica. Accentuando i motivi intellet-
Nel 1933 si trasferì a Boston, insegnando nelle tualistici presenti nell’etica stoica, Erillo ripo-
università di Harvard, Yale e Berkeley. neva il fine supremo della vita, più che nel ca-
La sua ricerca è tuttora di grande rilievo rattere virtuoso dell’agire pratico, nella cono-
nell’ambito della psicoanalisi di orientamento scenza superiore (ejpisthvmh) che solo il sa-
socioculturale; Erikson appartiene a quell’in- piente può conseguire; cosicché per lui la virtù
sieme di studiosi che tendono all’estensione si eguaglia alla scienza. Erillo si discosta da
delle teorie freudiane ad altri ambiti, nel suo Zenone anche per quanto riguarda la dottrina
caso quello pedagogico. Interessanti sono le delle «cose indifferenti» o ajdiavfora (Diogene
analisi da lui condotte sui modelli pedagogici Laerzio,Vite dei Filosofi, VII, 102 e 104): per l’uo-
riscontrabili in un gruppo di indiani Sioux del mo comune (non per il sapiente) essi costitui-
South Dakota e messi poi a confronto con scono un fine, sia pure subordinato. In Dioge-
quelli utilizzati nella tradizione occidentale. ne Laerzio (ibi, VII, 166), la lista dei titoli di do-
Con tali studi evidenzia la stretta relazione che dici sue opere; i frammenti rimastici in Hans
sussiste fra sviluppo individuale e gruppo so- von Arnim, I, pp. 91 ss. (Stoici antichi. Tutti i
ciale di appartenenza. Giunge così alla formu- frammenti, tr. it. a cura di R. Radice, Milano
lazione di una teoria psicosociale dello svilup- 1998, pp. 176-180); e in N. Festa, I frammenti
po che scandisce l’intero corso della vita in ot- degli Stoici antichi, II, Bari 1935.
to fasi, in ognuna delle quali è possibile defi- G.F. Pagallo
nire i compiti di sviluppo specifici in relazione BIBL.: H. VON ARNIM, s. v., in A. PAULY, Real-En-
alle istituzioni sociali e culturali. In tal modo si cyklopädie der klassischen Altertumswissenschaft, a cu-
pone all’origine di un nuovo modo di guardare ra di G. Wissowa, Stuttgart 1893-1963, VIII, coll. 683-
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nel 1975, sotto l’iniziativa di W. Essler e W. che possano descrivere le relazioni misurabili
Stegmüller, inizialmente sostenuti da Carnap e numerabili tra gli oggetti del mondo.
e, dopo la morte di questi nel 1970, da C.G. M. Sgarbi
Hempel. Attualmente sono editors della rivista, BIBL.: W. DILTHEY, Die Enststehung der Hermeneutik,
oltre Essler, W. Spohn e P. Suppes. 1900, tr. it. di G. Morra, in Ermeneutica e religione,
«Erkenntnis» nella sua prima serie aveva l’in- Bologna, 1970; G.H. VON WRIGHT, Explanation and
tento di raggiungere una visione unitaria stret- Understanding, New York 1971, tr.it. di G. Di Bernar-
tamente scientifica di tutti i campi della scien- do, Spiegazione e comprensione, Bologna 1977; M.
RIEDEL, Verstehen oder Erklären?, Stuttgart 1978, tr.
za e un «linguaggio unitario della scienza», al-
it. di G. Di Costanzo, Comprendere o spiegare?, Napo-
lo scopo di superare la scissione tra le scienze li 1989; K-O. APEL, Die Erklaren-Verstehen Kontrover-
naturali e dello spirito e tra le singole scienze se in transzendentalpragmatischer Sicht, Frankfurt am
e la filosofia. La nuova serie, pur riallacciando- Main 1979.
si al progetto fondativo, non ha inteso propor- ➨ GEISTESWISSENSCHAFTEN; NATURWISSENSCHAF-
re tesi ormai sottoposte a revisione critica TEN; VERSTEHEN.
all’interno dello stesso campo filosofico-anali-
tico e si è aperta alle scienze sociali e storio- ERLEBNIS (esperienza vissuta). – Il termine, le
Erlebnis
grafiche, oltre che a nuovi campi quali la filo- cui prime occorrenze risalgono al linguaggio
sofia della mente. letterario tedesco dei primi decenni del XIX
«Erkenntnis» esce dal 1986 con due volumi secolo, svolge un ruolo importante nella filo-
all’anno, ciascuno di tre fascicoli, spesso a ca- sofia e nella psicologia a partire dalla seconda
rattere monografico. Tra le collaborazioni più metà dell’Ottocento, diventando nei primi de-
rilevanti nella vecchia e nuova serie: R. Car- cenni del Novecento addirittura una parola al-
nap, D. Davidson, N. Goodman, J. Hintikka, B. la moda, grazie all’influenza della «filosofia
Juhos, F. von Kutschera, Ch.W. Morris, O. della vita» dapprima di Dilthey e poi di Nietz-
Neurath, H. Putnam, W.v.O. Quine, H. Rei- sche e Bergson, ma anche Simmel. Trovata
chenbach, M. Schlick, L.S. Stebbing. ampia applicazione in vari ambiti del pensiero
W. Henckmann – specialmente nelle riflessioni sull’esperienza
BIBL.: C.G. HEMPEL, The Old and the New «Erkennt- estetica, religiosa e sulla guerra –, già col finire
nis», in «Erkenntnis», 9 (1975), pp. 1-4; R. HEGSEL- della prima guerra mondiale fu progressiva-
MANN - G. SIEGWART, Zur Geschichte der «Erkenntnis», mente accantonato dal linguaggio filosofico in
in «Erkenntnis», 35 (1991), pp. 461-471. seguito all’imporsi della «filosofia dell’esi-
stenza». Nel linguaggio filosofico italiano si
ERKLÄREN (spiegare; to explain; expliquer;
Erklären preferisce per lo più lasciare il termine non tra-
explicar). – Erklären, secondo l'utilizzo che ne dotto o ricorrere all’espressione «esperienza
fa Dilthey, è l'operazione propria delle Natur- vissuta».
wissenschaften contrapposta al Verstehen, l’ope- Erlebnis deriva da Erleben, forma sostantivata
razione propria delle Geisteswissenschaften. ovvero nominale del verbo erleben (da Leben: la
L'Erklären è il termine adatto per designare «vita», il «vivere») che significa «vivere» qual-
quel modo di conoscere che avviene «quando cosa che accade realmente, averne un’«espe-
coscientemente e metodicamente vengono rienza» diretta, conoscere per esperienza pro-
applicati i punti di vista generali per giungere pria, immediata, e non per mezzo di altri o per
ad una completa conoscenza del singolare» vie indirette. Ma in Erlebnis risuona anche il
(W. Dilthey, Ermeneutica e religione, Bologna, participio passato del verbo, vale a dire erlebte:
1970, p. 89) . Il procedimento dell'Erklären pre- «vissuto», e quindi allude a un’esperienza che
suppone che la conoscenza si ottenga e si nella sua puntualità e singolarità, acquista
esprima attraverso 1) concetti chiari e distinti una certa «durata» (la durée di Bergson) e un
derivati dalla scomposizione e dall'analisi di significato all’interno del fluire continuo della
situazioni empiriche complesse in elementi vita stessa, costituita per lo più dal susseguirsi
semplici e 2) rapporti di causalità tra oggetti o di anonimi vissuti. Un Erlebnis si distingue da-
eventi esprimibili sotto forma di legge. Spiega- gli altri vissuti perché: 1) presuppone la scis-
re in questo senso significa mostrare i nessi sione tra mondo esterno e mondo interno; 2) è
causali mediante leggi immutabili e uniformi determinato da un evento che non ha lasciato
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dagato – nello scritto Ideen über eine beschrei- circolarità data dall’intrecciarsi di Erleben,
bende und zergliedernde Psychologie (1894) – op- Ausdruck e Verstehen è proprio ciò che dà fon-
pose alla psicologia «esplicativa», che inten- damento al comprendere stesso e quindi vali-
deva «spiegare» i fenomeni psichici formulan- dità alle scienze dello spirito: esse non si fon-
do ipotesi sul loro nesso causale in maniera dano direttamente sull’Erleben, bensì sul pro-
analoga a quanto avviene coi processi di natu- cesso di comprensione dell’espressione, mo-
ra dati nell’esperienza esterna, una psicologia strandosi pertanto come il tentativo da parte
«descrittiva e analitica» con l’intento di «inter- dell’uomo di comprendere il mondo umano
pretare» tali fenomeni in quanto si mostrano elevandosi al di sopra dell’immediatezza
all’esperienza interna come «realtà e connes- dell’Erleben e rimanendo tuttavia radicato in
sione vivente». L’Erlebnis è quell’esperienza in esso.
cui la realtà oggettiva si presenta in un deter- L’impostazione che Dilthey diede inizialmente
minato stato d’animo soggettivo, e quindi sog- alla problematica dell’Erlebnis fu influenzata
getto conoscente e oggetto conosciuto si co- senz’altro dalla lettura delle Logische Untersu-
appartengono: ogni Erlebnis esprime una pe- chungen (Halle an der Saale 1900-01) di E. Hus-
culiare «immediatezza consapevole» in quan- serl, in particolare della Quinta ricerca, dove la
to è costituito dall’unità di rappresentazione, coscienza è spiegata in termini di «intenziona-
volontà e sentimento. Fondando le scienze lità» della coscienza: essa è sempre coscienza
dello spirito sull’Erlebnis, esse risultano legate di qualcosa, è per essenza diretta a un oggetto
a un’individualità e comunque a una determi- materiale o ideale che le rimane però trascen-
nata epoca storica: considerata a partire dal- dente. La coscienza è costituita da un succe-
l’uomo nella sua interezza, non v’è mai una co- dersi di Erlebnisse, ma non ogni Erlebnis è in-
noscenza disinteressata, bensì ogni conoscen- tenzionale: nella percezione di un libro, ad
za nasce da un determinato stato d’animo, e esempio, l’oggetto percepito (il libro) mi si
quindi dalla sua struttura teleologica dell’uo- mostra sempre in maniera parziale a seconda
mo che pone fini e significati. Se alle scienze della prospettiva da cui lo guardo. E però, mal-
dello spirito spetta di trattare, sulla base grado il contenuto della percezione sia cam-
dell’Erlebnis, l’individualità (il «tipo») nella biato, ciò che intendo di volta in volta è sem-
sua interezza (Ganze) in riferimento alla totalità pre il medesimo oggetto. L’Erlebnis intenzio-
della vita spirituale, allora un contributo potrà nale, che Husserl chiama anche «atto», si di-
arrivare anche dalle oggettivazioni di quest’ulti- stingue da ogni concreto Erlebnis in quanto
ma nel mondo storico-sociale. In tal senso, ne- prescinde dall’effettivo contenuto sensibile,
gli scritti del suo periodo più tardo, approfon- ma si rivolge esclusivamente al «senso» del-
dendo la «storicità» dell’Erlebnis, Dilthey sem- l’atto (p. es. alla percezione in generale). Nel
brerà preferire a quest’ultimo l’Erleben: l’im- primo volume delle Ideen zu einer reinen Phäno-
mediato fluire della vita, che è alla base del menologie und phänomenologischen Philosophie
singolo Erlebnis. L’Erleben non è qualcosa di (Halle an der Saale 1913), Husserl farà cadere
semplicemente immanente al soggetto, giac- queste distinzioni concettuali (cfr. in Hua, vol.
ché presenta sempre un contenuto che può III, t. 1, Den Haag 1976, pp. 170 ss.), radicaliz-
avere diversi gradi di oggettivazione: costituti- zando tuttavia la struttura intenzionale della
vo dell’Erleben è l’oggettivarsi nell’«espressio- coscienza, distinguendo in ogni Erlebnis un
ne» (Ausdruck), e solo mediante quest’ultima aspetto soggettivo (noesis) e uno oggettivo (no-
(in quanto dotata di «significato») è possibile ema): l’atto di coscienza (p. es. il percepire) e
«comprenderlo». Tanto nella conoscenza di se ciò che da questo atto è intenzionato (il perce-
stessi quanto nella conoscenza degli altri – pito). Il noema non è l’oggetto attualmente
quest’ultima resa possibile da un processo presente «in carne e ossa», bensì l’«essenza»
«simpatetico» mediante un Nacherleben («rivi- (Wesen) di ciò che è di volta in volta intuito, il
vere») e un Nachbilden («riprodurre») l’Erleben polo intenzionato dai predicati e dei modi
degli altri –, il «comprendere» (Verstehen) si ri- d’essere che si danno di volta in volta nel-
volge all’espressione per risalire da essa (in l’esperienza. Ciò significa che il noema può an-
quanto «segno esteriore») all’interiorità, che non avere un corrispondente oggetto ma-
all’Erleben proprio e altrui, ossia a ciò da cui teriale attualmente presente, ovvero ad esso
trae origine la comprensione stessa. Questa può anche non corrispondere un’intuizione,
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Il Pastore non è opera omogenea; ivi si distin- Zaelis Fatidica (De revolutionibus) dell’ebreo
guono tre scritti: Visioni; IX Parabola; Precetti e Saul ben Birshr; Alchorismus; Maius introducto-
Parabole I-VIII e X, che differiscono per dottri- rium di Albumasar (Abu Ma’shar); due trattati
na, terminologia e contesto storico. Sono tra contro i maomettani e, con Roberto di Ketene,
loro legati da passaggi che tradiscono discon- il Corano e soprattutto il Planisfero di Tolomeo,
tinuità e sovrapposizioni. Le Visioni sono un compiuto a Tolosa il 1 giugno 1143 e dedicato
appello alla penitenza, lanciato a nome della al suo maestro Teodorico di Chartres. Compo-
chiesa. Questo è anche il tema centrale del Pa- se anche un’opera originale, il De essentiis
store: la possibilità della penitenza per i pecca- (1143), che, ispirata alla Scuola di Chartres,
ti compiuti dopo il battesimo, affermata con- manifesta conoscenza della filosofia araba ed
tro i rigoristi e contro la pratica corrente al- aristotelica (ed. critica a cura di C. Burnett,
l’epoca per cui la penitenza era valida solo una Studien und Texte zur Geistesgeschichte des Mit-
volta. Nelle Visioni però rimane nell’ombra la telalters, vol. XV, Leiden-Köln 1982).
figura del figlio di Dio: a ciò provvede la IX Pa- A. Tognolo
rabola, riprendendo l’allegoria della torre BIBL.: J.B. ALLEN, Hermann the German’s Averroistic
esposta nella III Visione. La dottrina intorno al Aristotle and Medieval Poetic Theory, in «Mosaic», 9
figlio di Dio, esposta nella IX Parabola, viene (1976), pp. 67-81; M.L. COLKER, A Newly Discovered
però ancora modificata dal terzo gruppo di Manuscript of Hermann of Carinthia’s «De essentiis»,
scritti, il cui autore si dichiara tuttavia discepo- in «Revue d’Histoire des Textes», 16 (1986), pp.
lo del Pastore. Vi si distinguono qui due figli di 213-218; C. BURNETT, Hermann of Carinthia, in P.
Dio, quello preesistente che è lo Spirito, e il fi- DRONKE (a cura di), A History of Twelfth-Century We-
stern Philosophy, Cambridge 1988, pp. 386-404; F.
glio adottivo, che ha meritato l’adozione divina.
ŠANJEC, Herman le Dalmate et la connaissance de
È difficile assegnare una data esatta a ciascu- l’islam dans l’occident médiéval, in «Revue d’Histoire
na parte del Pastore. L’indicazione contenuta Ecclésiastique», 88 (1993), pp. 492-501; Z. DADIC,
nel Frammento Muratoriano, linee 73-77, per la The Natural Philosophy Views of Hermann the Dalma-
quale il Pastore propriamente detto, ossia la IX tian, in «Prilozi za istrazivanje hrvatske filozofske
Parabola, avrebbe avuto come autore il fratello baštine», 39-40 (1994), pp. 23-35; S. PAUSEK BAZDAR,
di papa Pio I (ca. 140-155) non è attendibile. In The Natural Philosophy Views of Hermann the Dalma-
ogni caso, non si sbaglia attribuendo l’insieme tian on the Harmony of Planets and the Nature of Mat-
dell’opera ai primi due terzi del II secolo d. C. ter, in «Prilozi za istrazivanje hrvatske filozofske
S. Giet - P. Valenza baštine», 39-40 (1994), pp. 47-54; J. SUMRADA, Quel-
BIBL: R. JOLY (a cura di), Hermas, le Pasteur, Paris ches recherches récentes en Slovénie sur Herman de Ca-
1958 (introduzione, testo critico, traduzione e no- rinthia, in AA.VV, Le temps de Fulbert: enseigner le
te); A. VEZZONI (a cura di), Il pastore di Erma. Versione Moyen âge à partir d’un monument, la cathédrale de
palatina, Firenze 1994. Chartres, «Actes de l’Université d’été du 8 au 10 juil-
Su Erma: M. DIBELIUS, Der Hirt des Hermas, Tübingen let 1996», Chartres 1996, pp. 115-119.
1923; M. WHITTAKER, Der Hirt des Hermas, Berlin
1956; E. PETERSON, Frühkirche, Judentum und Gnosis, ERMANNO IL TEDESCO. – Celebre tradut-
Ermanno il Tedesco
Roma-Freiburg-Wien 1959; S. GIET, Hermas et les Pa- tore del XIII secolo, oriundo tedesco, fissatosi
steurs, Paris 1963; L. PERNVEDEN, The Concept of the nella Spagna, dove fu vescovo di Astorga dal
Church in the Sheperd of Hermas, Lund 1966; A. HIL- 1266 al 1272, anno in cui morì.
HORST, Sémitismes et latinismes dans le Pasteur Si formò alla famosa scuola dei traduttori di
d’Hermas, Nijmegen 1976; M. LENTZSCH, Die Wahr- Toledo, che esercitò grande influsso sulla cul-
nehmung sozialer Wirklichkeit im «Hirten des Her- tura filosofica e scientifica occidentale nel Me-
mas», Göttingen 1989; N. BROX, Der Hirt des Hermas, dioevo. Con la sua opera contribuì all’introdu-
Göttingen 1991. zione nell’occidente latino di Averroè, tradu-
cendone dall’arabo il Commentario medio
ERMANNO
Ermanno di Carinzia DI CARINZIA (detto anche Er- all’Etica a Nicomaco (1241), e quello alla Poetica
manno Secondo o il Dalmata). – Scolastico della (1256). Rese accessibile anche la Retorica
Scuola di Chartres, vissuto verso la metà del (1256 ca.), accompagnata da parti del com-
XII secolo. mento di Averroè e da brani tratti da Avicenna
Ebbe il merito d’aver fatto conoscere la cultura e al-Farabi, nonché un compendio arabo del-
araba mediante le sue traduzioni in latino; pri- l’Etica a Nicomaco, noto con il nome di Summa
ma del 1138 si trasferì in Spagna e tradusse: Alexandrinorum (1243-44), cui attinsero poi
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una delle più importanti opere aristoteliche, il di rendere nuovamente attuali i testi dell’epo-
Peri; eJrmeneiva" (sebbene poi nel corso del te- ca classica di cui ormai si sentiva in qualche
sto stesso non compaia praticamente più) ne modo la distanza o l’estraneità, sia da un pun-
delimita in qualche modo l’ambito di applica- to di vista linguistico sia da un punto di vista
zione: il Peri; eJrmeneiva" è un trattato che ri- culturale. Questo compito di attualizzazione è
guarda il discorso apofantico, ovvero l’unità sorretto da una vasta fioritura di studi filologi-
linguistica minima suscettibile di essere vera ci e letterari, che vedono coinvolte soprattutto
o falsa. Più sfumato e meno tecnico appare in- le scuole di Alessandria e di Pergamo. La scuo-
vece l’uso di questo termine in Platone. Nel la di Alessandria, nota per due grandi istituzio-
Cratilo viene istituita una parentela, da alcuni ni come il Museo e la Biblioteca, in cui venne
ritenuta plausibile per quanto non del tutto raccolto il patrimonio letterario greco, si di-
confermata, e comunque utile per comprende- stingue per la sua attenzione agli aspetti lin-
re la posizione platonica nei confronti dell’eJr- guistici e filologici, che indirizzano il lavoro in-
meneiva, tra l’ejrmeneuvein e il nome del dio JEr- terpretativo verso l’analisi dei testi allo scopo
mh''" : Hermes sarebbe infatti chiamato così di delucidarne il senso letterale: le difficoltà di
perché è eJrmeneuv", «interprete e messaggero e comprensione di un testo dipendono dal con-
ladro e ingannatore nei discorsi e commer- frontarsi con una lingua arcaica che si tratta di
ciante; tutta questa attività riguarda il potere rendere nuovamente intelligibile, attraverso
del discorso» (Crat., 408 a). L’ejrmeneuv" è colui un lavoro di interpretazione che è per lo più vi-
che esplicita dei messaggi reconditi, che rende cino alla traduzione. Al contrario, la scuola di
intelligibile ciò che è oscuro, che mette in co- Pergamo inaugura quello che sarà uno dei me-
municazione sensibile e sovrasensibile, ma todi destinati ad avere maggiore fortuna nella
che nel far questo si serve anche in maniera successiva storia dell’ermeneutica, ovvero il
impropria del potere delle parole e quindi in- metodo dell’interpretazione allegorica: le diffi-
ganna. Si spiega così l’aspetto svalutativo che coltà nella comprensione dei testi dell’antichi-
Platone annette all’eJrmeneiva, vicina alla poe- tà (in primo luogo i poemi omerici) non sono
sia, alla mantica, alla divinazione, se non alla solo di ordine linguistico ma anche semantico,
mistificazione (Io., 535 a; Pol., 260 d). concernono cioè il loro significato, che non ri-
Se dunque appare chiaro che l’eJrmeneiva ri- sulta più immediatamente trasparente a un
guarda i discorsi, e quindi il linguaggio, meno mondo ormai profondamente mutato per sen-
univoca è la caratterizzazione del suo compito sibilità e cultura. Il metodo allegorico consiste
che, nel caso di Aristotele, è più simile a quel- nel cercare significati nascosti sotto il signifi-
lo di una «grammatica logica» (come ha osser- cato letterale, allo scopo di rendere compati-
vato H.-G. Gadamer), mentre nel caso di Plato- bili i racconti mitici con la nuova sensibilità
ne risente della sua generale diffidenza nei etica, fortemente influenzata dallo stoicismo.
confronti del linguaggio. Nel concetto greco di Se quindi il metodo filologico della scuola di
eJ r meneiv a possiamo comunque rintracciare Alessandria tendeva a risolvere i problemi di
due momenti che si ritrovano, con maggiore o opacità interpretativa sul piano esclusivamen-
minore prevalenza, nella storia successiva, e te linguistico, quello analogico della scuola di
nei quali è possibile intravedere il senso della Pergamo adotta una strategia semantica, volta
differenza che separa l’ermeneutica pre-hei- a esplicitare un secondo significato, non evi-
deggeriana da quella heideggeriana: da una dente ma più vero di quello letterale.
parte il momento «metodico-riproduttivo», La distinzione significato letterale/significato
per cui interpretare è il tentativo di rendere allegorico è centrale nelle prime esegesi del
comprensibile qualcosa di già dato che è a pri- testo biblico: ma se inizialmente l’interpreta-
ma vista oscuro, e dall’altro quello «espressi- zione allegorica si limita a quei luoghi, come il
vo-produttivo», per cui l’interpretazione è la Cantico dei Cantici, il cui senso letterale sem-
formazione stessa di significati, la loro esplici- brava confliggere con i contenuti morali della
tazione e comunicazione. nuova fede, Filone di Alessandria (30 a. C. - 40
Una riflessione più sistematica sull’interpreta- d. C.) ne fa un uso praticamente generale, af-
zione si ha a partire dall’età ellenistica, cioè fermando che ogni passo delle Scritture è su-
nell’epoca che va dalla morte di Alessandro scettibile di una doppia interpretazione, una
Magno alla battaglia di Azio (323 - 31 a. C.). Ta- più immediata e letterale, l’altra più nascosta
le riflessione si fa strada in seguito all’esigenza e allegorica. Mentre la prima è accessibile a
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noto alla retorica classica, è destinato a gran- sione alternativa, che si presenta come un pri-
de fortuna, quello del «circolo ermeneutico». mo tentativo di «ermeneutica generale», cui
Esso discende direttamente dall’idea dell’im- ha dato impulso l’interesse sempre più diffuso
manenza della Scrittura, della sua intelligibili- per i problemi linguistici, dovuto da una parte
tà autosufficiente, la quale implica che la al frantumarsi dell’unità linguistica in Europa
Scrittura sia dotata di una rete di relazioni di e dall’altra all’incontro con altre civiltà. Segno
interdipendenza tra le sue varie parti, che per- di questo ampliamento della problematica er-
ciò si illuminano a vicenda, che la rende simile meneutica è il farsi strada della metafora del
a un organismo, ovvero a un sistema nel quale mondo come testo da leggere, da cui non è
la parte è in funzione del tutto e il tutto è in esente neanche la nascente scienza sperimen-
funzione della parte. Il circolo ermeneutico tale: in tal senso F. Bacone parla di interpretatio
consiste perciò nel concepire la comprensione naturae e Galileo, distinguendo il «Libro della
come un atto circolare, in cui il tutto è com- Natura» dal «Libro Sacro» in cui sono conte-
prensibile a partire dalle parti e le parti a par- nute le verità rivelate, parla nel secondo caso
tire dal tutto: ogni comprensione muove da dell’esigenza di conoscere la lingua in cui è
un’anticipazione del senso totale che illumina scritto al fine di comprenderlo correttamente.
le comprensioni parziali, le quali a loro volta In questo movimento si collocano personaggi
correggono e integrano la comprensione totale. come J.K. Dannhauer (1603-66), cui si deve
Contro il principio luterano dell’autosufficien- l’introduzione del termine hermeneutica, J.M.
za della Scrittura, che ritengono scientifica- Chladenius (1710-59) e G.F. Meier (1718-77).
mente insostenibile, gli autori della Controri- Chladenius, nella sua Introduzione all’interpre-
forma (Bellarmino, Simon) ribadiscono la ne- tazione corretta di discorsi e scritti razionali (Ein-
cessità di un richiamo alla tradizione per la leitung zur richtigen Auslegung vernünftiger Re-
sua intelligibilità, richiamo che non può esse- den und Schriften, Leipzig 1742), afferma il ca-
re evitato, nella prassi concreta, neanche dai rattere prospettico del comprendere: ogni de-
suoi più strenui sostenitori come Lutero e Fla- scrizione di un evento storico avviene da un
cio Illirico. Un tentativo di razionalizzazione particolare «punto di vista», è cioè condiziona-
dell’ermeneutica teologica, corrispondente al ta dalla situazione emotiva, spaziale e tempo-
generale clima razionalistico della modernità, rale del nostro corpo e della nostra persona, in
è quello di B. Spinoza (1632-77), secondo il base alla quale un oggetto ci si dà in un certo
quale nei confronti del testo sacro bisogna modo e non altrimenti. L’«oggettività» dell’in-
usare gli stessi procedimenti che si usano nei terpretazione si misura dalla sua capacità di
confronti della comprensione della natura. tener conto di questa modalità prospettica (si
Nel VII libro del Tractatus theologico-politicus può notare la derivazione di questa concezio-
(Amsterdam 1670) Spinoza afferma che unica ne dalla dottrina leibniziana delle monadi).
guida in tale comprensione è il lume naturale: Molto vicina a una «semiotica generale» è in-
la ragione non è certo sufficiente a far com- vece la teoria di Meier, esposta nel Saggio di
prendere tutti i luoghi della Bibbia, la cui un’arte universale dell’interpretazione (Versuch ei-
oscurità però non dipende da un contenuto ner allgemeinen Auslegungskunst, Halle im Mag-
dottrinario ad essa inaccessibile, quanto piut- deburgischen 1757). Per Meier l’arte interpre-
tosto dalla scarsità di conoscenze che abbia- tativa è la scienza che ci consente di ricono-
mo riguardo al contesto, alla lingua, alla rece- scere un significato a partire da un segno: essa
zione del testo, in generale alla sua storia. Nel- non si limita ai segni linguistici ma si estende
la maggior parte dei casi queste oscurità pos- anche ai segni naturali, poiché ogni cosa può
sono essere superate per mezzo di una siste- essere intesa come segno di qualcos’altro. Dio
matica indagine storica o con il ricorso al me- è l’autore dei segni naturali, l’uomo dei segni
todo dei «luoghi paralleli», cioè con il confron- culturali o arbitrari. A far da argine a questo
to di passi simili al fine di trarne un reciproco pansemiotismo è il principio dell’«equità er-
chiarimento, e in ogni caso nel suo contenuto meneutica», il quale impone di considerare
fondamentale, che è di carattere etico, il testo veri quei significati che massimizzano il conte-
sacro è pienamente intelligibile da chiunque. nuto di bontà, fecondità, chiarezza, certezza di
Accanto all’hermeneutica sacra, confinata al- un dato testo, almeno fino a prova contraria.
l’ambito teologico, il XVII e il XVIII secolo ve- Con la sua ermeneutica universale Meier ha
dono comunque affermarsi una linea di rifles- anticipato contenuti e temi dell’ermeneutica
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esplicativo la spiegazione causale) e scienze La linea di sviluppo ormai assunta dalla storia
dello spirito (che invece tendono alla com- dell’ermeneutica porta sempre più in secondo
prensione del caso singolo nella sua storicità), piano le questioni strettamente metodologi-
che animò il dibattito di fine Ottocento, e a cui che per interrogarsi sulle condizioni di possi-
parteciparono autori come W. Windelband e bilità della comprensione: contrariamente a
H. Rickert. Se da una parte Dilthey cerca posi- quello che si è spesso sostenuto, questa abdi-
tivamente di fondare, sul piano epistemologi- cazione dalla dimensione metodica non ne è
co, le scienze dello spirito, individuando per una negazione, ma un approfondimento in
esse un oggetto (la realtà storica) e un metodo chiave trascendentale, che corrisponde alla
(la comprensione) appropriati, dall’altra il ri- domanda con cui Kant si chiedeva: quali sono
corso che egli fa al concetto di vita in questa le condizioni di possibilità che giustificano il
fondazione si presenta implicitamente come metodo sperimentale della scienza della natu-
un tentativo di superamento della loro con- ra? Con M. Heidegger (1889-1976) l’ermeneuti-
trapposizione alle scienze della natura (su ca giunge a porsi una domanda analoga: quali
questa linea si muoverà l’ermeneutica succes- sono le condizioni che giustificano il carattere
siva a partire da Heidegger, come risposta al circolare e storico della comprensione? L’ope-
duplice compito di fondare razionalmente la ra maggiore di Heidegger, Essere e tempo (Sein
conoscenza storica e allo stesso tempo di rico- und Zeit, Halle 1927), non è esplicitamente un
noscere il carattere storico della ragione): la trattato di ermeneutica, ma è l’opera che ad
vita ha infatti un carattere olistico, poiché non essa ha impresso una svolta ontologica: muo-
è mera teoresi ma anche volizione e desiderio. vendo dalla domanda sul senso dell’essere,
Ma proprio la centralità che acquista il concet- Heidegger è portato a indagare le condizioni di
to di vita in questa comprensione della realtà possibilità del senso, e cioè della sua com-
umana porta Dilthey, fortemente influenzato prensione, identificate con l’esistenza stessa
da Schleiermacher, a individuare inizialmente dell’uomo («Esserci»). Tale esistenza è im-
nella psicologia l’organon di tali scienze. La mancabilmente storica, e quindi la compren-
comprensione è rivolta all’individualità, e la sione, che è la modalità fondamentale dell’Es-
sua condizione di possibilità è in quella sorta serci, quella che gli consente l’apertura di un
di empatia che porta a «rivivere» il vissuto (Er- mondo di significati (all’interno del quale sol-
lebnis) di una vita estranea. Questa deriva psi- tanto sono possibili la conoscenza e il com-
cologistica viene ridimensionata nel momento portamento morale), è essa stessa storica-
in cui l’oggetto da comprendere non è più l’in- mente determinata. Se il rapporto con il dato
dividualità di un tu ma le produzioni oggettive storico è di tipo interpretativo, è perché orgi-
dello spirito, quel che Hegel riassumeva sotto nariamente il rapporto dell’Esserci con il mon-
il titolo di «spirito oggettivo» e che per Dilthey do è comprendente-interpretante. L’ermeneu-
include anche le manifestazioni culturali del- tica «riproduttiva» o ricostruttiva trova il suo
l’arte, della religione e della filosofia: in una fondamento in un’ermeneutica «produttiva»,
parola, le produzioni storiche. Esse sono segni al punto che per Heidegger non si interpreta
che chiedono di essere compresi e interpreta- per comprendere ma perché si è compreso:
ti: la comprensione è infatti per Dilthey quel l’interpretazione è l’articolazione di una com-
processo mediante il quale noi conosciamo prensione implicita, di una pre-comprensione,
un’interiorità per mezzo di segni che ci sono che sempre guida ogni comportamento del-
dati dall’esterno. L’ermeneutica si candida al- l’Esserci. La comprensione ha per Heidegger
lora a diventare l’organon delle scienze dello un carattere intrinsecamente progettuale: è
spirito per la sua capacità di mediare tra le og- apertura di possibilità, la cui determinazione
gettualità tramandate (il dato storico) e la sog- avviene grazie a un atto interpretativo. Esso si
gettività dell’autore, tra l’esterno dei simboli e svolge già a livello pragmatico e pre-linguisti-
l’interno della soggettività che in essi si espri- co, in una dimensione antepredicativa, ed è
me: l’interpretazione è l’incontro tra individua- costitutivo di ciò che Heidegger chiama l’«in
lità e universalità, un processo che contribui- quanto ermeneutico»: la comprensione (non
sce alla formazione di un «terreno comune», di necessariamente verbale) di qualcosa in quan-
intersoggettività e di oggettività condivisa, che to qualcosa. Ermeneutica è così per Heidegger
è l’essenza stessa della nozione hegeliana di la dimensione stessa della vita in quanto cre-
«spirito». azione di significati, posizione, questa, che se-
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testi greci e copti); la gnosi raccomandata ne- it. di R. Fedi, Il Pimandro, Milano 1942; T. BURKHARDT,
gli scritti ermetici è un culto religioso che arre- L’alchimia, Torino 1961, pp. 168-173; B.M. TORDINI
ca salvezza e gioia (Corpus Hermeticum, XIII, 8). PORTOGALLI (a cura di), Tavola smeraldina; Discorsi,
Al culmine del reale è Dio, inconoscibile e Corpo ermetico e Asclepio, Torino 1966, tr. it. e com-
ineffabile, che ora è il cosmo stesso, ora è il mento; A. CAMPLANI (a cura di), Scritti ermetici in cop-
to, Brescia 2000; I. RAMELLI (a cura di), Corpus Her-
padre, il creatore, il bene (Corpus Hermeticum,
meticum, tr. dell’ed. Nock-Festugière e del trattato
II, 12-17; IV, 9-11); il mondo, per converso, ora copto Sull’Ogdoade e l’Enneade, Milano 2005.
è Dio, ora è figlio di Dio, secondo dio, vivente
Sugli scritti ermetici: W. KROLL, s. v., in A. PAULY, Real-
immortale (Corpus Hermeticum, VIII, 1; X, 22- Encyklopädie der klassischen Altertumswissenschaft, a
23); l’uomo è il terzo essere, compendio cura di G. Wissowa, Stuttgart 1893-1963, VIII, coll.
dell’universo: «magnum miraculum est homo, 792-823; H. REITZENSTEIN, Poimandres, Leipzig 1904;
animal adorandum atque honorandum. Hoc W. KROLL, Die Lehren des Hermes Trismegistos, Leip-
enim in naturam dei transit, quasi ipse sit zig 1914; A.J. FESTUGIÈRE, La révélation d’Hermès Tri-
deus» (Asclepius, 6: è intuizione cara al nostro smegiste, 4 voll., Paris 1944-54; G. V. MOORSEL, The
Rinascimento, che vide nell’ermetismo una Mysteries of Hermes Trismegistus, Utrecht 1955; F.
tradizione sacra). La materia è la pienezza del KLEIN, Die Lichtterminologie bei Philon von Alexandria
male (Corpus Hermeticum, VI, 4) e le realtà sen- und in den hermetischen Schriften, Leiden 1962; F.A.
sibili sono dominate dal fato. L’anima umana, YATES, G. Bruno and the Hermetic Tradition, Chicago
1964; A.J. FESTUGIÈRE, Hermetisme et mystique païen-
discesa dalle sfere celesti, può tornarvi, non
ne, Paris 1967, tr. it. Genova 1991; J.P. MAHÉ, Hermès
con riti teurgici né grazie a un salvatore, ma in en Haute-Égypte, I-II, Québec 1978-82; A. GONZÁLEZ
virtù della sua conoscenza. L’interesse sote- BLANCO, Hermetism, in H. TEMPORINI - W. HAASE (a cu-
riologico si inserisce nel quadro dell’intellet- ra di), Aufstieg und Niedergang der römischen Welt,
tualismo classico, conforme allo spirito gno- parte II, vol. XVII, 4, Berlin - New York 1984, pp.
stico; la gnw'si", la mistica del logos che l’er- 2240-2281; E. IVERSEN, Egyptian and Hermetic Doctri-
metismo celebra, è il punto di sutura fra l’esi- ne, Copenhagen 1984; G. FOWDEN, The Egyptian Her-
genza teoretica e l’aspirazione religiosa alla mes, Cambridge 1986; H.J. SHEPPARD - A. KEHL - R.
salvezza. La tradizione platonica che condurrà MCL. WILSON, s. v. Hermetik, in T. KLAUSER et al. (a cu-
al neoplatonismo si respira in passi come que- ra di), Reallexicon für Antike und Christentum, XIV,
sti: «Quanti possono attingere [...] a questa vi- Stuttgart 1988, coll. 780-807; G. QUISPEL (a cura di),
sione, spesso si addormentano, distaccandosi De Hermetische Gnosis in de loop der eeuwen, Barn
1992; R. LIEDTKE, Die Hermetik, Paderborn 1996; C.
dal corpo, e si imbattono nella visione più bel-
MORESCHINI, Origini e autenticità dell’Ermetismo, in
la [...] contemplare la bellezza incorruttibile e «Annali dell’istituto universitario orientale di Na-
incomprensibile di quel bene. Lo vedrai quan- poli», 22 (2000), pp. 327-357; C. MORESCHINI, Storia
do non avrai più da dire nulla riguardo ad es- dell’Ermetismo cristiano, Brescia 2000; G. BOS, Her-
so. Infatti, la conoscenza di esso e la sua con- mes Trismegistus, Astrologica et divinatoria, Turnhout
templazione sono silenzio e inattività di tutti i 2001; A. LÖW, Hermes Trismegistos als Zeuge der
sensi. Chi ha avuto una volta questa intuizione Wahrheit, Berlin 2002; I. RAMELLI, Corpus Hermeti-
non può più intuire null’altro [...] e nemmeno cum, Milano 2005 (saggio integrativo, per le linee
muovere il proprio corpo, in quanto perde co- recenti della critica e ampia bibliografia).
scienza di tutte le sensazioni corporee e di tut-
ti i movimenti fisici, e rimane in uno stato di ERMIA (ÔErmeiva") DI ALESSANDRIA. –
Ermia di Alessandria
quiete; quando questa bellezza ha illuminato Neoplatonico del sec. V d. C. Fu condiscepolo
tutto l’intelletto e l’intera anima [...] trasforma di Proclo ad Atene alla scuola di Siriano il
l’uomo intero nella sua essenza. È impossibile Grande, ma visse e insegnò ad Alessandria.
[...] che l’anima che ha contemplato la bellezza Sposò Edesia, una parente di Siriano; i loro fi-
del bene sia divinizzata finché rimane in un gli, Eliodoro e Ammonio, frequentarono la
corpo umano» (Corpus Hermeticum, X, 5-6). scuola di Proclo ad Atene e furono maestri di
G. Faggin - I. Ramelli Damascio. Fonti in Damascio, Vita Isidori, il
BIBL.: A.D. NOCK - A.J. FESTUGIÈRE (a cura di), Hermès quale ne ammira la correttezza morale e l’im-
Trismégiste, 4 voll., Paris 1945-54, con tr. fr.; T. SIL- pegno nello studio, pur segnalandone lo scar-
VERSTEIN (a cura di), Liber Hermetis Mercurii Triplicis so acume filosofico e l’esigua abilità dialettica.
de sex rerum principiis, in «Archives d’Histoire doctri- È autore di un Commentario al Fedro platonico,
nale littéraire du Moyen Age», 1955, pp. 217-302, tr. consistente in una serie di note prese, ajpo;
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Tra i filosofi pagani citati, Platone occupa un minio avrebbe affermato che principio del mo-
posto irrilevante e nessuna menzione è fatta di vimento astrale non è il motore immobile,
medioplatonici o di neoplatonici (motivo in bensì l’«anima del mondo», dato che «nessun
più per rifiutare la datazione bassa); a parte il corpo finito ha per propria natura la forza di
titolo e l’introduzione, lo scritto non contiene muoversi perennemente».
riferimenti a dottrine cristiane; piuttosto, mo- G.F. Pagallo
stra evidenti influenze ciniche e scettiche. Se- BIBL.: SIMPLICIO, De caelo, ed. J.L. Heiberg, Berlin
condo Kindstrand l’autore apparterrebbe al 1894, pp. 380, 383 ss.; H. SCHMIDT, De Hermino peri-
movimento classicista, dominante a partire patetico, Marburg 1907; P. MORAUX, Der Aristotelismus
dal I sec. d. C. Modelli letterari dell’Irrisio sono bei den Griechen. II: Der Aristotelismus im I. und II. Jh.
Taziano e la tradizione diatribica, comica, del- n. Chr., Berlin 1984, pp. 361-398, tr. it. L’Aristoteli-
la satira menippea, e dossografica; sicuramen- smo presso i Greci, II 1: Gli Aristotelici nei secoli I e II
te Luciano, anche sul piano artistico. d.C., intr. di G. Reale, Milano 2000, pp. 347-381.
L. Alfonsi - R.L. Cardullo
BIBL.: H. DIELS, Doxografi Graeci, Berlin 1879, pp. ERMIPPO
Ermippo di Smirne (“Ermippo") DI SMIRNE. – Eru-
649-656, tr. it. di L. Torraca, Dossografi greci, Padova dito e biografo di orientamento peripatetico,
1961, pp. 429-437; HERMIAS, Satire des philosophes vissuto nel sec. III-II a. C.; fu chiamato anche
païens, tr. fr. a cura di R.P. Hanson - D. Joussot, Paris «callimacheo», in quanto scolaro di Callimaco
1993. di Cirene, di cui proseguì l’insegnamento eru-
Su Ermia l’Apologeta: J.F. KINDSTRAND, The Date and dito, mettendo a profitto le risorse della biblio-
Character of Hermias’ Irrisio, in «Vigiliae Christia- teca di Alessandria, città in cui visse a lungo.
nae», 34 (1980), pp. 341-350; R. BAUCKHAM, The Fall Compose probabilmente un poemetto intito-
of the Angels as the Source of Philosophy in Hermias lato Fenomeni, ma la sua attività maggiore, non
and Clement of Alexandreia, in «Vigiliae Christia-
priva di importanza (a lui ricorre di frequente
nae», 39 (1985), pp. 313-330; J.H. WASZINK, s. v., in T.
Diogene Laerzio nelle Vite dei Filosofi), si dires-
KLAUSER et al. (a cura di), Reallexikon für Antike und
Christentum, XIV-110, Stuttgart 1988, coll. 808-815; se a raccogliere notizie sulla vita, oltre che di
J.F. KINDSTRAND, s. v., in R. GOULET (a cura di), Diction- filosofi (sono attestate, fra le altre, le biografie
naire des Philosophes Antiques III, Paris 2000, pp. 637- di Pitagora, Gorgia, Aristotele), di personaggi a
639. vario titolo illustri (è più volte citato da Plutar-
co per la vita di Licurgo); e a redigere cataloghi
ERMINO (´Ermivno"). – Filosofo peripatetico,
Ermino delle opere scritte da esponenti della scuola
originario di Pergamo, vissuto intorno alla me- peripatetica (ad es. Teofrasto). Nelle sue scrit-
tà del sec. II d. C. Maestro di Alessandro di ture amò far uso di aneddoti inverosimili e fal-
Afrodisia (Simplicio, Commentario al de caelo, sificazioni, con grave pregiudizio della dosso-
p. 430, ed. Heiberg), intrattenne rapporti epi- grafia posteriore che ne subì l’influsso.
stolari con il famoso medico Galeno, cono- G.F. Pagallo
sciuto forse in occasione del comune discepo- BIBL.: testi e frammenti: F. WEHRLI, Hermippos der
lato presso Aspasio il Peripatetico. Kallimacheer, Basel-Stuttgart 1974; F. JACOBY, «Die
È rimasta notizia dei suoi commenti ad alcune Fragmente der griechischen Historiker» Continued, IV
parti dell’Organo aristotelico, tra cui le Catego- A 3: Hermippus of Smyrna, a cura di J. Bollansée,
rie, il De interpretatione, gli Analitici primi e i To- Leiden 1999.
pici; ma di questi scritti rimangono soltanto Su Ermippo di Smirne: H. HEIBGES, s. v., in A. PAULY,
scarsi frammenti e le testimonianze lasciate Real-Encyklopädie der klassischen Altertumswissen-
specialmente da Simplicio e Porfirio. A propo- schaft, a cura di G. Wissowa, VIII, Stuttgart 1913, coll.
845-854; I. DÜRING, Ariston or Hermippus? A Note on
sito della causa prima del movimento celeste,
the Catalogue of Aristotle’s Writings, Diog. L. V 22, in
sembra che Ermino si allontanasse dalla dot-
«Classica et mediaevalia», 1956, pp. 11-21; E. ZEL-
trina aristotelica, preferendo accogliere quella LER, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, a cu-
platonica, perché, a suo giudizio, la concezio- ra di R. Mondolfo, II, VI, a cura di A. Plebe, Firenze
ne accademica dell’anima spiegava meglio il 1966, pp. 530-531; J.-P. SCHNEIDER, Hermippe de
rapporto proporzionale che intercorre fra Smyrne, in R. GOULET (a cura di), Dictionnaire des
l’azione del motore e il suo effetto. Alla pre- Philosophes Antiques, III, Paris 2000, pp. 655-658. Su
senza di Alessandro d’Afrodisia – secondo Ermippo come biografo: F. LEO, Die griechisch-römi-
quanto ricorda Simplicio (ibi, p. 380-383) – Er- sche Biographie nach ihrer literarischen Form, Leipzig
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come straordinario litterarum humaniorum, als Erzieher: eine Komödie in drei Aufzügen, Leip-
all’università di Lipsia dove, nel 1756, ottenne zig 1907, tr. it. di A. Mozzinelli, Flachsmann l’edu-
la qualifica di ordinario di Eloquenza. Conse- catore: commedia in tre atti, Catania 1914) e
guito il titolo di dottore in Teologia, ricoprì dal quella di Appelschnut (dell’omonima fantasti-
1759 tale insegnamento presso la facoltà teo- cheria dialogata: Appelschnut, Leipzig 1909) ri-
logica. velano il pensiero dell’autore: solo l’educazio-
Considerato, con Gessner, il riformatore della ne estetica può creare l’equilibrio tra la sensi-
formazione umanistica in Germania e unani- bilità e lo spirito, tra la natura e la legge e ri-
memente additato all’epoca come Germano- solvere l’obbligatorietà del dovere in libertà, in
rum Cicero, Ernesti esaltò lo studio dei classi- felicità (cfr. Die Feinde der künstlerischen Er-
ci, soprattutto latini, quale sorgente primige- ziehung, Hamburg 1902).
nia di una vera autentica formazione spiritua- N. Ruspantini
le. Mens, animus, ingenium, ratio, intelligentia, BIBL.: O. ERNST, Gesammelte Werke, Leipzig 1922-23.
sensus, virtus, prudentia, cognitio: questo il con- Su Ernst: F. CAMBI, Storia della Pedagogia, Roma
tenuto e l’oggetto della formazione umanisti- 2002; W. BÖHM, Geschichte der Pädagogik: von Platon
ca il cui obiettivo veniva da Ernesti identificato bis zur Gegenwart, München 2004.
nella promozione di un’autonoma capacità di
giudizio. Sostenitore della preminenza della ERNST, PAUL. – Saggista e scrittore tedesco,
Ernst
lettura dei classici della letteratura latina, con- n. a Elbingerode (Harz) il 7 mar. 1866, m. a St.
cepiti, segnatamente dal punto di vista del lo- Georgen il 13 magg. 1933.
ro contenuto, come strumento, mezzo inesau- Si dedicò dapprima a studi di teologia, che poi
ribile di educazione, rispetto allo studio delle abbandonò insoddisfatto per occuparsi invece
opere della letteratura greca, Ernesti è stato di estetica. In particolare, divenne teorico ed
considerato il padre di un’ermeneutica biblica esponente del movimento neoclassico, cui in
a carattere profano incentrata sulla esegesi fi- un primo momento aderì anche per il fascino
lologico-storica del Nuovo Testamento conce- esercitato su di lui dai novellieri italiani del
pito come un testo suscettibile, al pari di ogni Trecento (cfr. la raccolta di saggi Völker und
altro testo, di analisi critica rigorosa. La sua
Zeiten im Spiegel ihrer Dichtung. Aufsätze zur
Institutio interpretis Novi Testamenti pubblicata
Weltliteratur, München 1940, postumo). Si av-
a Lipsia nel 1761 ha di fatto costituito in ambi-
vicinò alle concezioni di Schiller sul dramma e
to protestante il termine a quo della piena
polemizzò con gli impressionisti, venendosi a
emancipazione esegetica dei testi sacri da una
trovare su posizioni non lontane da quelle
interpretazione di tipo dogmatico-allegorico,
dell’espressionismo.
al tempo ancora dominante nel luteranesimo
Red.
tedesco.
I. Volpicelli BIBL.: Gesammelte Schriften, München 1928-392, 19
voll. (1916-22, 15 voll.).
BIBL.: F.C. ILGNER, Die neutestamentliche Auslegungs-
lehre des Johann August Ernesti (1707-1781): ein Singole opere: Der Weg zur Form, Berlin 1906; Ein
Beitrag zur Erforschung der Aufklärungshermeneutik, Credo. Essays, Berlin 1912, 2 voll.; Der Zusammen-
Leipzig 2002. bruch des deutschen Idealismus, Berlin 1918; Der Zu-
sammenbruch des Marxismus, München 1919; Erdach-
te Gespräche, München 1921; Grundlagen der neuen
ERNST, OTTO (Otto Ernst Schmidt). – Peda-
Ernst Gesellschaft, München 1930.
gogista tedesco, n. a Ottensen (Amburgo) il 7
Su Ernst: R. FAESI, Paul Ernst und die neuklassischen
ott. 1862, m. a Grossflottbeck il 5 mar. 1926.
Bestrebungen im Drama, Leipzig 1912; M. WACHLER,
Decisamente antiherbartiano, combatte, sulla Der Denker Paul Ernst. Ein Weltbild in Sprüchen aus
scorta di P. Natorp, la disciplina implacabile e seinen Werken, München 1931; E. MATASSI, Lukács, P.
sistematica e, appassionatamente, difende la Ernst e il dibattito sulla tragedia, in «Bollettino bi-
spontaneità e libertà del fanciullo. In Ernst bliografico per le scienze morali e sociali», 37-40
l’ispirazione romantica e idealistica prende (1977), pp. 203-222; K.K. POHLHEIM, Paul Ernst und
prevalentemente le forme dell’arte: del dram- die Novell, in «Zeitschrift für deutsche Philologie»,
ma, della commedia, piuttosto che quella del 103 (1984), pp. 520-538; J. BUCQUET-RADCZEWSKI, Die
trattato e dell’opera sistematica. I caratteri, in neuklassische Tragödie bei Paul Ernst (1900-1910),
particolare la figura del maestro Flemming (il Würzburg 1993 (bibliografia pp. 159-173); H.
protagonista del suo capolavoro: Flachsmann CHÂTELLIER, Verwerfung der Bürgerlichkeit. Wandlun-
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Particolare rilievo è assegnato al ruolo del sin- ca», 1936 (ora in Studi di storia della storiografia gre-
golo uomo, sia esso greco o barbaro, il quale ca, Firenze 1951); K. WÜST, Politisches Denken bei He-
aspira a qualcosa di ben fermo e certo, la pro- rodotos, Würzburg 1936; M. POHLENZ, Herodotos, der
pria felicità, che prende da un lato forma del erste Geschichtsschreiber des Abendlandes, Leipzig
desiderio di ottenerla e dall’altro paura di non 1937, ripr. Hildesheim 1961; F. EGERMANN, Das Ge-
schichtswerk des Herodotos. Sein Plan, in «Neue Jahr-
conseguirla; d’altra parte, dallo squilibrio ine-
bücher», 1938; A. MADDALENA, Interpretazioni erodo-
vitabile ch’è tra queste opposte conseguenze, tee, Padova 1942; E. HOWALD, Vom Geist antiker Ge-
nasce il dolore dell’uomo (sul cui destino Ero- schichtsschreibung, München 1944; F. EGERMANN,
doto tiene fermo lo sguardo, anche per sugge- L’umano e il divino in Erodoto, in «Studi di filosofia
stione della contemporanea esperienza della greca in onore di R. Mondolfo», Bari 1950; J.L.
tragedia attica, in particolare di quella di Sofo- MYRES, Herodotus, the Father of History, Oxford 1953;
cle). Qui sta la contraddizione della storia, ed A. MOMIGLIANO, Erodoto e la storiografia moderna, in
Erodoto ebbe l’ardire di assumerla a sostanza «Aevum», 1957 (ora in Secondo contributo alla storia
del suo racconto. A raffigurare lo squilibrio che degli studi classici, Roma 1960); A. MOMIGLIANO, The
genera l’infelicità umana, lo storico si servì a Place of Herodotus in the History of Historiography, in
volte del concetto di «invidia degli dei» («fqo- «History», 1958 (ora in Secondo contributo alla storia
vno" qew'n») intendendo con questa espressio- degli studi classici, Roma 1960); S.H. ROSEN, Herodo-
ne la volontà divina che contrasta, o sempre o tus Reconsidered, in «Giornale di Metafisica», 1963,
pp. 194-218; H.R. IMMERWAHR, Form and Thought in
alla fine, con l’anelito dell’uomo a durevole fe-
Herodotus, Cleveland 1966; C.W. FORNARA, Herodo-
licità mediante l’azione degli dei invidiosi e sov- tus. An Interpretative Essay, Oxford 1971; H. VERDIN,
vertitori, che rovesciano le fortune dei mortali. De historisch-kritische methode van Herodotos, Bruxel-
Pessimistica apparve la filosofia d’Erodoto per les 1971; A. MASARACCHIA, Studi erodotei, Roma 1976;
questa sua limpida certezza della contraddi- V. HUNTER, Past and Process in Herodotus and
zione storica; ma Erodoto ebbe ancora un’altra Thucydides, Princeton 1982; A. CORCELLA, Erodoto e
certezza: è dato all’uomo teoreta di placare l’analogia, Palermo 1984; A. BELTRAMETTI, Erodoto:
l’ansia del cuore nell’accettazione della legge una storia governata dal discorso, Firenze 1986; J.
del mondo, nella consapevolezza della con- GOULD, Herodotus, London 1990; J. ROMM, Herodotus,
traddizione che s’origina dalla brama e dalla New Haven - London 1998; R. BICHLER - R. ROLLIN-
GER, Herodotos, Darmstadt 2000; M. DORATI, Le Storie
paura; di vivere nell’energia della sapienza teo-
retica. La valutazione, che trasforma in opera di Erodoto: etnografia e racconto, Pisa-Roma 2000; TH.
HARRISON, Divinity and History. The Religion of Hero-
storica il racconto dei fatti accaduti, ebbe qui,
dotus, Oxford 2000; R. THOMAS, Herodotus in Context:
nella duplice certezza della contraddizione ne- Ethnography, Science and the Art of Persuasion, Cam-
cessaria e della libera teoresi, il suo criterio bridge 2000; J. SCHULTE-ALTEDORNEBURG, Geschichtli-
univoco. ches Handeln und tragisches Scheitern. Herodotos
A. Maddalena Konzept historiographischer Mimesis, Berlin-Bern
BIBL.: edizioni: H.B. ROSÉN, Herodotus. Historiae, Stut- 2001.
gardiae - Lipsiae 1987-97; praticamente completa
l’edizione dei singoli libri presso la «Fondazione ERODOTO
Erodoto Epicureo EPICUREO. – Amico e scolaro
Valla» (con tr. it. e commento). di Epicuro, destinatario di una importante let-
Studi: F. JACOBY, s. v., in A. PAULY - C. WISSOWA, Paulys tera del maestro, l’Epistola ad Erodoto (una del-
Real-Encyklopädie der klassischen Altertumswissen- le tre che ci sono state conservate), in cui è
schaft, suppl. IV, Stuttgart 1893-1963, (ora in Griechi- riassunta la fisica epicurea contenuta nel Peri;
sche Historiker, Stuttgart 1956); G. DE SANCTIS, La fuvsew" e pure la dottrina dell’anima. Erodoto
composizione della storia di Erodoto, in «Rivista di Fi- scrisse con Timocrate un libro Sull’efebia di
lologia e di Istruzione classica», 1926 (ora in Studi
Epicuro (Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, X, 4).
di storia della storiografia greca, Firenze 1951); K.A.
Altre notizie in Diogene Laerzio, op. cit., X, 85
PAGEL, Die Bedeutung des aitiologischen Moments für
Herodotos Geschichtsschreibung, Leipzig 1927; F. FOC-
(cfr. anche X, 35).
KE, Herodotos als Historiker, Stuttgart 1929; O. RE-
T. Dorandi
GENBOGEN, Herodotos und sein Werk, in «Die Antike»,
1930 (ora in Kleine Schriften, Monaco 1961); F. HELL- EROE (h{rw", heros; - hero; Held; héros; héroe). –
Eroe
MANN, Herodotos Kroisos - Logos, Berlin 1934; G. DE L’eroe è espresso più pienamente nella Grecia
SANCTIS, Il «logos» di Creso e il proemio della storia ero- antica, dove ha valore di modello etico, ben-
dotea, in «Rivista di Filologia e di Istruzione classi- ché sia comune a tutte le mitologie e rifletta
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Hero: C. Columbus, Roma 2002; W. JAEGER, Paideia, no alla visione del mondo delle idee e del bel-
Berlin 1934, tr. it. Milano 2003. lo in sé. In tal senso, eros è nostalgia dell’eter-
no e dell’assoluto, e quindi ha un carattere ac-
ERONE (”Hrwn). – Matematico greco, la cui
Erone quisitivo, più che donativo. Platone distingue
cronologia, discussa fra gli storici, si tende a l’amore volgare (quello fisico) da quello cele-
collocare oggi nella seconda metà del sec. I d. ste (spirituale, che ha di mira la bellezza in sé;
C. Direttore della scuola meccanica di Ales- cfr. Conv., 80 ss., 210-211). Aristotele ricorre al
sandria, fu inventore di varie macchine e di- concetto di amore soprattutto per spiegare il
spositivi meccanici, che meritarono alle sue ruolo di causa finale del motore immobile: in
numerose opere, a partire dal Rinascimento, quanto è il meglio in sé, Dio muove l’universo
larga fortuna di traduzioni. come oggetto d’amore, cioè per attrazione. In
Tra i suoi scritti di geometria, che costituisco- tal senso, Dio può essere solo oggetto, ma non
no una delle principali fonti per ricostruire la soggetto d’amore, perché l’amore implica
storia della matematica antica, sono significa- sempre la mancanza di ciò a cui si tende. In età
tivi alcuni frammenti di un Commento agli Ele- ellenistica questo concetto perde rilevanza
menti di Euclide, dove Erone sviluppa un me- (ma cfr. H. von Arnim, Stoicorum veterum frag-
todo semi-algebrico per la dimostrazione del- menta, Lipsiae 1903-24, vol. III, 716 ss., sull’a-
le proposizioni Elementi, II, 2.10, mostrando gape, ajgavph), mentre viene rivalutato da Ploti-
che non possono essere dimostrate senza ri- no (cfr. Enn., III, 5), che lo considera al con-
correre al disegno di almeno di una linea. Nel- tempo un dio, un demone e una passione
le Definizioni, un’opera composita e rimaneg- dell’anima. Va infine rilevata la concezione
giata, di cui è stata recentemente contestata la dell’amore il Filone di Alessandria, che lo in-
paternità, attribuendola a Diofanto, si è rico- tende come dono e come grazia.
nosciuto il tentativo di collegare strettamente E. Vimercati
le nozioni della geometria e della matematica ➨ AGAPE; AMORE; MANIA.
a problemi e procedimenti empirici. Rientrano
negli interessi di tale ricerca ad es. lo studio ERRORE (error; Irrtum; erreur; error). – Consi-
Errore
del piano inclinato e la composizione dei moti ste nel ritenere vero ciò che è falso o falso ciò
nel parallelogramma delle forze (nella Mecca- che è vero, sia in ambito cognitivo che prag-
nica), e soprattutto la trattazione dei problemi matico. O anche, atto cognitivo o pragmatico
legati alla misurazione, cui Erone dedica un che viene successivamente riconosciuto come
gruppo di opere, fra le quali spicca la Metrica; fallace. In senso cognitivo «erroneo» si diffe-
in essa, tuttavia, la soluzione di problemi di renzia da «falso» in quanto non tutte le affer-
geometria applicata, che ricorre anche all’uso mazioni false sono riconosciute come erronee,
di valori calcolati approssimativamente, si ac- così come possono non essere false le affer-
compagna a uno sforzo teorico, espresso ad mazioni riconosciute come erronee. Si danno
es. dall’adozione non di misure concrete, ma numerosi ambiti sia teorici che pragmatici nei
solo di numeri o unità. quali è riconosciuta la presenza dell’errore:
G.F. Pagallo - E. Cattanei etica, estetica, politica, economia, logica ecc.
BIBL.: H.J. WASCHKIES, Mathematische Schriftsteller, in Il significato ordinario di «errore» così come
H. FLASHAR (a cura di), Die Philosophie der Antike, 2/1: quello di termini considerati intercambiabili –
Sophistik, Sokrates, Sokratik, Mathematik, Medizin, quali ingiusto, scorretto, sbagliato, inadeguato,
Basel 1998, pp. 367-453, specialmente 396, 411, 426. inaccettabile, incoerente, inammissibile, falso, ine-
satto – subisce notevoli oscillazioni in funzione
EROS (e[rw"). – Dopo alcune intuizioni di
Eros dell’ambito storico-culturale nel quale viene
Esiodo, di Parmenide e di Empedocle, il primo utilizzato e del contesto filosofico nel quale si
vero approfondimento del concetto di eros si trova. L’errore prevalentemente preso in con-
ha con Platone, che considera l’amore come siderazione in filosofia è l’errore teoretico, del
una mania, una tendenza non pienamente ra- giudizio, con il quale si assente a una proposi-
zionale (cfr. Phaedr. 250 a). Figlio di Poros (Po- zione falsa o si dissente da una vera; l’errore
vro" espediente) e di Penia (Peniva, indigenza; del giudizio è stato sfruttato da varie correnti
cfr. Conv., 203 c-d), eros è un demone, una for- scettiche come prova dell’inattendibilità della
za mediatrice tra il sensibile e il soprasensibi- conoscenza umana, in quanto tutte le afferma-
le, che consente all’anima umana di elevarsi fi- zioni che sono ritenute vere – sia sulla base
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atto cognitivo, o pragmatico, relativo a qualco- rali e nei pensatori più significativi le diverse
sa, che crede, asserisce, vuole, preferisce ecc., proposte teoriche per la soluzione del proble-
il che vuol dire che non si dà errore senza sog- ma dell’errore.
getto errante. Peraltro non si dà errore senza Per agevolare la lettura va premesso, almeno
oggetto, cioè senza che ci sia qualcosa che può in via di indicazione generale, che nella storia
essere descritto come errato. Il soggetto per er- del pensiero filosofico gli orientamenti princi-
rare deve riferirsi a qualcosa; così come non ci pali sull’errore sono stati di due tipi fonda-
sono errori indipendenti dai soggetti, neppure mentali. Entro un primo gruppo vanno com-
ci sono soggetti che errano senza che si possa prese le teorie che hanno considerato l’errore
dire in che cosa. L’imprescindibile aspetto come teoretico, cioè come possibilità costan-
soggettivo rende conto del fatto che ogni erro- temente in agguato di prendere il vero per fal-
re ha un’identità comune con qualunque altro, so – o il falso per vero – nel corso del procedi-
quello oggettivo spiega la differenza tra i vari mento conoscitivo; per un altro gruppo l’errore
errori, da riportarsi alle differenti occasioni è invece ateoretico, va cioè imputato alla vo-
nelle quali l’errore emerge. In tale ottica resta lontà o alle interferenze emozionali o all’inge-
di competenza della filosofia l’esame dell’ine- renza della sensibilità nel processo del cono-
renza dell’errore al soggetto, da inserire in una scere. Chi ritiene che l’errore sia teoretico o
cornice cognitiva, o antropologica, mentre propone correttivi o abbandona la conoscenza
possono passare di campo ed essere studiati umana all’incertezza (esito scettico); chi pro-
dalle appropriate e diverse discipline gli ambi- pende per la ateoreticità dell’errore salva la
ti di reperimento oggettivo dell’errore, quali la conoscenza e propone un’antropologia nella
psicologia, l’economia, la logica, la fisiologia, quale gli ambiti di volontà e ragione, senso e
la diagnostica ecc. intelletto non sempre sono sintonizzati.
Un carattere dell’errore messo in evidenza so- II. PENSIERO ANTICO. – In greco non c’è una paro-
prattutto dalle teorie idealistiche è la sua inat- la per «errore». Il termine yeu'do" significa «bu-
tualità; dell’errore non si parla mai al presente, gia», «inganno», «impostura», ajmartiva ha il
dicendo: «Sto commettendo un errore», ma senso etico di «colpa», «trasgressione» e ajpa-
sempre al passato: «Ho commesso un errore». vth è «inganno», «raggiro»; il diverso uso ne
Infatti, nel momento in cui l’errore è ricono- precisa di volta in volta il significato, che in ta-
sciuto come tale, la sua erroneità è già supera- luni casi coincide con il latino error e con l’ita-
ta. Ciò è vero, se, come sostiene l’idealismo, si liano «errore».
considera lo spirito come il positivo che supe- La corrente sofistica respinse l’idea che si dia
ra incessantemente il negativo, ma la teoria verità oggettiva e conoscenza vera, ma, para-
andrebbe precisata in modo da spiegare i casi dossalmente e in un certo senso contradditto-
in cui si afferma: «Mi sembra vero, ma può dar- riamente, si prefisse lo scopo di addestrare co-
si che mi stia sbagliando», oppure: «Scelgo di sì bene all’argomentazione da rendere soste-
fare così, ma può darsi che commetta un erro- nibile qualunque tesi; in tal modo insegnava a
re», nei quali la possibilità dell’errore è attual- evitare l’errore, inteso come risultato contrario
mente presente alla coscienza. Va tenuto pre- alle intenzioni di chi discuteva. Il caso della
sente che la tesi dell’inattualità dell’errore non sofistica mostra chiaramente che il campo
è la tesi della negazione dell’esistenza dell’er- dell’errore è diverso da quello di vero e di fal-
rore: il fatto che commettiamo errori di ogni so: mentre vero e falso sono esclusivamente
genere resta, e resta l’onere per la teoria della proposizionali, l’errore può essere tale rispet-
conoscenza di renderne ragione. to a intenzioni, propositi, scopi di chi discute.
In sede storica nessuna teoria dell’errore è ri- La paradossalità della sofistica consiste pro-
sultata accettata o preferita; nessuna delle nu- prio nel contrasto tra l’ambito argomentativo,
merose e divergenti proposte teoriche si è im- capace di sostenere sia una tesi che il suo con-
posta sulle altre e tutte risultano funzionali ri- trario, e le intenzioni di chi argomenta, che
spetto al contesto teoretico nel quale sono hanno chiaramente in vista una tesi, fosse an-
state formulate, né ciò stupisce, vista la dipen- che di dimostrare che non c’è la verità. La so-
denza delle teorie dell’errore da più generali fistica stessa, pur negando che ci sia la verità,
prospettive gnoseologiche, epistemologiche, o che ci sia qualcosa, o che il linguaggio espri-
antropologiche, etiche. È perciò opportuno ma la realtà, ha ben presente lo scopo di adde-
rintracciare almeno nelle linee storiche gene- strare i discepoli a evitare gli errori nel corso di
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sa reale e ciò che di essa viene affermato e il in tal caso l’errore è dovuto alla mancata corri-
falso dalla mancanza della corrispondenza: spondenza tra pensiero e realtà, dunque rien-
«Sarà nel vero chi ritiene essere separate le co- tra tra gli errori logici. In etica Aristotele af-
se che effettivamente sono separate ed essere fronta il problema del rapporto tra intelletto e
unite le cose che effettivamente sono unite; volontà per spiegare gli errori etici. La soluzio-
sarà, invece, nel falso colui che ritiene che le ne aristotelica oscilla tra intellettualismo e vo-
cose stiano in modo contrario a come effetti- lontarismo: da un lato sostiene la supremazia
vamente stanno» (Metaph., IX, 1051 b 4-8). Nel dell’intelletto rispetto alla volontà, suprema-
secondo caso vero e falso si trovano nel ragio- zia codificata nel sillogismo pratico, ma affer-
namento, che consiste nella connessione del- ma anche, dall’altro, una certa influenza della
le premesse alle conclusioni e che può essere volontà sull’intelletto, che in qualche modo ri-
compiuta correttamente o in modo erroneo; flette la correlazione metafisica tra vero e be-
anche le premesse possono essere erronee, in ne. Il buono e il cattivo stanno all’intelletto
quanto assunte dall’incerto ambito dell’opi- pratico come il vero e il falso stanno a quello
nione. Il campo dei possibili errori è molto va- speculativo; da ciò sembra discendere la tesi,
sto, e Aristotele ne dà un elenco dettagliato in effettivamente sostenuta da Aristotele, che sia
Sofistici elenchi (tr. it. a cura di M. Zanatta, Mi- in nostro potere seguire il vizio e la virtù (De
lano 1995). Il pensiero posteriore chiamerà più an.,1113 b 6). Ma tale affermazione va presa
precisamente tali errori di ragionamento «fal- nel senso molto ampio per cui essere virtuosi
lacie». In ambito metafisico c’è quella che il o viziosi dipende da noi, e non nel senso ri-
pensiero medievale chiamerà «verità ontologi- stretto per cui necessariamente seguiamo le
ca» delle cose per intendere il livello di essere conclusioni del giudizio pratico. In effetti Ari-
che ogni cosa ha, della quale Aristotele dice: stotele dichiara esplicitamente in più luoghi
«Ogni cosa possiede tanto di verità quanto che è possibile agire contrariamente al miglior
possiede di essere» (Metaph., II, 993 b 30-31). giudizio (ad esempio in De an., 433 a 1-10, o in
Propriamente parlando, dal punto di vista on- Et. Nic., 111 a 8-11), riconoscendo che il giudi-
tologico possono esserci diverse gradazioni di zio pratico può diventare erroneo in quanto è
essere, e dunque di verità, ma non si dà errore; influenzato da fattori non cognitivi. In partico-
può succedere che tale verità non sia colta, av- lare non è esclusivamente cognitivo quel ca-
verte Aristotele in De anima (430 a 27-28 tr. it. rattere buono, con il quale si stabilisce quali
a cura di G. Movia, Milano 2001), ma non c’è azioni sono buone, che per Aristotele è deter-
errore, c’è semplicemente un «non pensare». minante nella costituzione del giudizio pratico
Se non c’è falso ontologico, c’è però un senso (Et. Nic., 1113 a 29-35). In conclusione l’errore,
ontologico di falso, per il quale è possibile dire considerato nel suo significato focale, che è
che delle cose sono false «o perché esse stes- quello cognitivo, consiste nella mancata corri-
se non esistono, ovvero perché l’immagine che spondenza tra un giudizio e la realtà; a tale si-
da esse deriva è di una cosa che non esiste» gnificato Aristotele ne affianca numerosi altri,
(Metaph., V, 1024 b 24-26). Aristotele prende in in funzione del tema esaminato, che intratten-
considerazione anche il caso speciale degli es- gono rapporti di somiglianza più o meni stretti
seri semplici, cioè non composti, relativamen- con quello principale, e che vanno rintracciati
te ai quali non ci sono affermazioni vere o false di volta in volta.
nel senso di corrispondenza tra giudizio e real- La corrente scettica fondata da Pirrone volle
tà; relativamente a tali esseri «il vero è l’intuire raccogliere prove che dimostrassero l’inconsi-
e l’enunciare [...] mentre non coglierli significa stenza della conoscenza umana e la sua inca-
non conoscerli» (Metaph., IX, 1051 b 25); è qui pacità di raggiungere la verità, sia a livello sen-
confermata la regola generale per la quale do- soriale che a livello concettuale, allo scopo di
ve non c’è composizione non c’è errore, ma al dimostrare che il saggio può raggiungere la fe-
più ignoranza. L’errore è impossibile anche re- licità grazie alla sospensione del giudizio. In
lativamente ai sensibili propri, che sono le un’ottica in cui il vero e il falso non sono di-
percezioni proprie di ciascun senso, come il stinguibili, il tema dell’errore diventa rilevante
colore per la vista o il suono per l’udito; ogni come sussidio retorico per destabilizzare del
senso «non s’inganna sul fatto che un colore o tutto la conoscenza. Enesidemo raccoglierà
un suono ci sia, ma su che cosa e dove sia l’og- dieci tropi per provare che né le cose, né la co-
getto colorato o sonoro» (De an., 418 a 15-17); noscenza, né la sensazione rappresentano ter-
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que chiaro che ciò che interessa Agostino non zio; ma mentre è possibile formulare giudizi
è tanto la spiegazione logica o psicologica falsi, non è possibile credere cose false sapen-
dell’errore, tutto sommato non portata a un do che sono false: crediamo il vero e non credia-
compiuto approfondimento, quanto la sua ra- mo il falso (De veritate, q. 14, art. 1). Crediamo
dice ontologica: l’errore è un’ulteriore prova, quanto l’intelletto riceve da una sollecitazione
con il male e il peccato, della natura lapsa o da una ragione forte dalla parte dell’oggetto
dell’uomo che, distolto dalla corporeità dalla oppure da un moto deciso della volontà, che
pura visione intellettuale, è inclinato a valuta conveniente o buono credere in qualco-
quell’assenza di bene che è il male. sa; il primo caso è quello della scienza, il se-
Tommaso che pure ha a cuore il problema del- condo è quello della fede. Sia nella scienza che
la verità, cui dedica il trattato De veritate, (Quae- nella fede troviamo in azione gli stessi compo-
stiones disputatae de veritate, 1256-1259, Colonia nenti: rappresentazioni intellettuali e assenso,
1475, tr. it. a cura di F. Fiorentino, Sulla verità, che deriva dalla volontà. Assenso e volontà in-
Milano 2005) non percepisce l’errore come un tervengono però in misura diversa nei due ca-
tema degno di speciale attenzione e lo tratta si: nella scienza la rappresentazione intellet-
come corollario secondario nell’ambito della tuale del processo razionale dimostrativo è
teoria della conoscenza. Per Tommaso l’uomo forte al punto da determinare l’assenso; nella
conosce in quanto il suo intelletto riceve in- fede l’assenso non è determinato dalla rappre-
tenzionalmente, cioè secondo le sue capacità sentazione intellettuale, che è insufficiente,
e i suoi modi, le cose materiali non nella loro ma dalla volontà. Dunque mentre nella scien-
materialità, ma nella loro forma. La conoscen- za c’è conoscenza forte e assenso debole, nella
za è dunque un’adeguazione dell’intelletto e fede c’è conoscenza debole e assenso volonta-
della cosa, e, più precisamente, la conoscenza rio forte. Tommaso ammette in tal modo che il
è vera quando c’è adeguazione tra l’intelletto e credente possa formulare perplessità pura-
la cosa, è falsa nel caso di una inadeguazione mente razionali circa l’oggetto di fede, in
(De veritate, q. 1, art. 10, cit., p. 175). Vero e fal- quanto in esso l’intelletto non ha soddisfatto
so propriamente si trovano solo nel giudizio, le sue esigenze conoscitive. Ne consegue che
con il quale l’intelletto e la cosa sono posti in non è possibile escludere, da un punto di vista
relazione; non può esserci falsità quando una intellettuale, di credere in cose false o, in altri
singola facoltà apprende un suo oggetto sem- termini, non è possibile escludere che l’errore
plice e proprio, come quando la vista vede – che è l’assenso al falso – entri in quanto cre-
qualcosa o l’intelletto apprende i concetti. Co- diamo.
me sorge l’errore? Come si distingue dal falso? Possiamo ora tornare al problema di che cosa
Tommaso risponde con chiarezza a tali do- propriamente sia l’assenso, o l’approvazione,
mande distinguendo l’errore non solo dal fal- e da quale facoltà discenda. Tommaso è molto
so, ma anche dall’ignoranza. L’errore è appro- chiaro: l’assenso è un atto dell’intelletto de-
vare cose false invece che vere, dunque chi er- terminato dalla volontà, e lo si trova in tutti i
ra aggiunge all’ignoranza uno specifico atto di giudizi; è diverso dalla apprehensio, in quanto
affermazione o di assenso; se si limitasse a re- mentre l’assenso è in nostro potere, l’appren-
stare nell’ignoranza non errerebbe. L’accento sione non lo è (o si capisce o non si capisce);
è posto su approbare, actum addere, assentire, ri- l’assenso è un’attività. Dunque nell’assenso
spetto ai quali sorge il problema: sono atti l’intelletto e la volontà cooperano, dando ap-
dell’intelletto o di altra facoltà? Il che vuol di- porti che possono essere diversi. La posizione
re: l’errore va imputato all’intelligenza o alla di Tommaso non è propriamente né intellet-
volontà? Per chiarire questo punto occorre tualistica, né volontaristica, ma deriva in mo-
esaminare brevemente in quale relazione sia- do coerente dalla considerazione unitaria
no l’errare e il credere: l’errore può insinuarsi dell’uomo, nel quale l’intelletto e la volontà
in ciò che si crede? Possiamo credere cose er- non sono separati e indipendenti, ma sono at-
rate? Che cosa è propriamente «credere»? tività del concreto uomo che è il soggetto uni-
Chiarire che cosa sia il credere e quali relazioni tario che agisce e opera nel mondo: la volontà
abbia con l’errore è particolarmente importan- in qualche modo agisce sull’intelletto, e l’in-
te per il teologo, che riflette sulla fede. telletto sulla volontà. Così contestualizzato si
Per Tommaso anche il credere, come il vero e può capire meglio che cosa intenda Tommaso
il falso, si trova propriamente solo nel giudi- dicendo che l’errore è l’assenso dato a una
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scenza ordinaria, prevalentemente derivata locare gli aspetti non razionalizzabili del mon-
dai sensi, è afflitta da errori di ogni genere, egli do e dell’uomo, e in particolare l’errore. Male-
giunse alla conclusione che era necessario branche, entusiasta della filosofia cartesiana,
considerare falso tutto ciò su cui potesse avere condivide in pieno la teoria dell’errore di De-
il minimo dubbio, in quanto avrebbe potuto ri- scartes cui apporta alcune precisazioni (De la
sultare erroneo (tale argomento è particolar- Recherche de la verité, Paris 1674-75, 2 voll.; Pa-
mente sviluppato nella prima Meditazione, si- ris 1678, 3 voll.; Paris 1712, 4 voll.; tr. it. a cura
gnificativamente intitolata Delle cose che si pos- di M. Garin, La ricerca della verità, Roma-Bari
sono revocare in dubbio [De iis quae in dubium re- 1983). L’intelletto è la facoltà, totalmente pas-
vocari possunt], in Meditationes de prima philo- siva, di ricevere idee, e in esso non può esserci
sophia, Paris 1641, tr. it. a cura di L. Urbani Uli- errore, in quanto l’errore è la conseguenza di
vi, Meditazioni metafisiche, Milano 2001). Dagli un’attività; la facoltà che nell’anima è attiva è
errori dei sensi Descartes trae motivo per re- la volontà, dalla quale l’errore viene fatto di-
spingere tutta la conoscenza sensoriale, dal- pendere: esso è sempre conseguenza dell’atti-
l’avere a volte confuso tra sonno e veglia fa vità del giudicare, in particolare di quell’attivi-
conseguire l’inaffidabilità di tale distinzione e tà che è l’assenso. Per quanto ci siano svariate
dalla possibilità che un genio maligno ci in- fonti di errore (senso, immaginazione, intellet-
ganni sempre trae la conclusione scettica che to, passioni), la loro origine va comunque rin-
ogni conoscenza umana possa essere erronea. tracciata nella volontà, che ci inganna con giu-
Descartes ricostruisce l’edificio della filosofia dizi precipitati. Spinoza considera la volontà,
fondandolo sulla presunta certezza dei dati in- non diversamente dal libero arbitrio, come un
trospettivi (cogito); gli resta però comunque da vocabolo privo di reale significato, il che gli
spiegare il fatto dell’errore. Egli propone una preclude la spiegazione volontaristica dell’er-
soluzione originale, che espunge l’errore dal- rore. Il sistema spinoziano è caratterizzato dal-
l’ambito epistemologico e lo fa ricadere in la stretta correlazione tra piano metafisico e
quello della volontà: l’errore è ateoretico, ed è piano gnoseologico: le idee e le cose si corri-
reso possibile dalla diversa estensione dell’in- spondono e hanno il loro fondamento in Dio
telletto e della volontà. L’intelletto è limitato, (Ethica ordine geometrico demonstrata, Amster-
la volontà è illimitata: cadiamo in errore quan- dam 1677, tr. it. a cura di E. Giancotti, Etica di-
do estendiamo la volontà a cose che l’intellet- mostrata secondo l’ordine geometrico, Roma
to non comprende, che gli appaiono come non 1988). L’errore si pone come elemento di rot-
evidenti, oppure non chiare o non distinte, tura della rete razionale della realtà e per spie-
sulle quali vuole comunque giudicare (Princi- garlo Spinoza ricorre alla distinzione tra cono-
pia philosophiae, Amsterdam 1644, tr. it. a cura scenze chiare, adeguate e complete da un lato
di C. Lojacono, I principi della filosofia, in Opere e conoscenze confuse, inadeguate e incomple-
filosofiche, Torino 1994). La pretesa di certezza te dall’altro. Le prime sussistono in Dio e sono
che contraddistingue la filosofia cartesiana è ricevute dalla mente umana e in esse non può
così messa al riparo dall’invasione destabiliz- darsi errore o falsità (i due termini sono usati
zante dell’errore e lo scetticismo non costitui- da Spinoza come sinonimi), le seconde sono
sce più un esito mortale per la conoscenza. conoscenze imperfette che le menti umane,
Descartes consegna ai posteri l’esigenza che la particolari e incomplete, concepiscono in mo-
ragione filosofica esprima un sistema del co- do inadeguato e confuso. L’errore dipende
noscere immune da errori: di qui la frattura tra dunque dai gradi relativi di attività e passività
conoscenza intellettuale e volontà. La volontà, di chi conosce: il grado massimo di attività va
sede del giudizio, ma anche degli affetti e delle riconosciuto a Dio, gradi inferiori alla mente
emozioni, verrà guardata con sospetto come la umana a seconda dei generi di conoscenza che
fonte dell’errore, ma anche del male morale, mette in atto. Leibniz tenta una via mediana
della sofferenza, del peccato. tra teoreticità e ateoreticità dell’errore; nel ca-
I pensatori del razionalismo, da Malebranche a pitolo Dell’errore, in Nouveaux Essais sur l’en-
Kant, accolgono sia il programma cartesiano tendement humain, 1703-05 (cfr. in Oeuvres phi-
di una comprensione razionale completa della losophiques et francoises, Amsterdam-Leipzig
realtà sia la frattura tra ragione e volontà, in- 1765, tr. it. a cura di D.O. Bianca, Nuovi saggi
telletto e sensibilità; volontà e sensibilità so- sull’intelletto umano, in Scritti filosofici, vol. II,
no considerate come il luogo ideale in cui col- pp. 652-666) riconosce sia errori della ragione,
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Kant si assume il compito filosofico, indicato si mette dal punto di vista della teoria della
dal motto di Bacone posto all’inizio della Cri- conoscenza di Kant, per la quale conoscere è
tica della ragione pura, di porre il dovuto termine sottoporre il conosciuto alla legislazione
e fine all’infinito errore del pensiero («infiniti dell’istanza a priori del soggetto conoscente,
erroris finis et terminus legitimus», in Kritik per l’errore non resta nessuno spazio possibi-
der reinen Vernunft, Riga 1781, 17872, tr. it. a cu- le; rimane dunque nel sistema kantiano un
ra di G. Gentile e G. Lombardo-Radice, rivedu- contrasto inevaso tra il fatto dell’errore e la
ta da V. Mathieu, Critica della ragion pura, Bari giustificazione della sua possibilità.
1959, p. 2). Lo scopo che Kant si prefigge è di Dal punto di vista del sistema hegeliano, che
dare un criterio che renda possibile distingue- afferma l’identità di pensiero ed essere e che
re infallibilmente la conoscenza dalla pseudo- vede lo svolgimento della storia come lo svol-
conoscenza; rispetto a tale scopo generale di- gimento del pensiero, non è difficile ammette-
venta fondamentale spiegare che cosa sia l’er- re il fatto dell’errore e neppure è difficile giu-
rore e come sia possibile che avvenga. Kant dà stificarne la possibilità. L’errore non va respin-
al problema dell’errore un soluzione generale, to, ma va riconosciuto come una tappa storica
per molti versi insoddisfacente. L’errore, egli e ideale nello svolgimento dello spirito; è pos-
dice, si trova solo nel giudizio; non può essere sibile, e reale, in quanto momento del proces-
dovuto al senso, che, preso da solo, non erra, so dialettico che viene superato e ricompreso
e neppure all’intelletto, che segue le proprie entro la successiva sintesi. Anche filosofie er-
leggi necessarie. Peraltro nel giudizio l’errore ronee, quali, per Hegel, quella di Anselmo, di
non si trova formalmente, in quanto il giudizio Cartesio, di Spinoza, che commettono l’errore
dal punto di vista formale segue necessaria- di contrapporre l’infinito al finito in modo
mente i principi conoscitivi; non resta che im- astratto, sono superate mostrando la superio-
putarlo a un altro ambito, e precisamente a re identità in cui l’opposizione finito-infinito è
un’influenza nascosta del senso sull’intelletto, ricompresa (Enzyklopädie der philosophischen
che provoca una deviazione dell’intelletto, in- Wissenschaften im Grundrisse, Heidelberg 1817,
dotto a formulare un giudizio oggettivo sulla 18272, Berlin 18383, tr. it. a cura di V. Verra, En-
base di apparenze soggettive. In modo genera- ciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, To-
le l’errore consiste dunque in una confusione rino 1981). L’errore per Hegel non solo è com-
del soggettivo con l’oggettivo; così inteso si prensibile, diventa anzi un elemento di pro-
può capire che l’errore non sia limitato alla pulsione necessario per lo svolgimento dina-
confusione tra soggettivo e oggettivo derivan- mico del pensiero, acquistando così una va-
te dal senso, ma alla stessa confusione che si lenza positiva che non aveva mai avuto in pre-
produce nel funzionamento del pensiero: è cedenza.
quel che avviene nella Dialettica, allorché un V. PENSIERO CONTEMPORANEO. – Nel Novecento
predicato logico è confuso con un predicato l’attenzione nei confronti del problema dell’er-
reale. Resta però pericolosamente nell’ombra rore viene smorzandosi fin quasi a scomparire
una domanda: ammettendo pure che l’errore dall’ambito filosofico; il tema passa per lo più
sia un fatto, e che tale fatto sia spiegabile per di competenza della psicologia, che lo studia e
lo più come una confusione tra soggettivo e lo descrive nella sua fatticità, come comporta-
oggettivo, come è possibile che tale confusio- mento tra i comportamenti umani. Né ciò stu-
ne avvenga? È vero che Kant dedica ampio pisce, in quanto è la stessa teoria della cono-
spazio agli errori, o paralogismi, della ragione, scenza, di cui l’errore è un corollario, a risulta-
dei quali dice che avvengono a causa dell’uso re decentrata rispetto ad alcune grandi corren-
della ragione oltre i limiti dell’esperienza, al- ti del pensiero novecentesco, quali il neo-po-
lorché la ragione vuole arrivare a qualcosa di sitivismo e la filosofia del linguaggio. E questo
assoluto o incondizionato – come la libertà, anche nel caso della fenomenologia, che inve-
l’immortalità dell’anima o Dio – in cui la ragio- ce riflette su coscienza e conoscenza: ciò che
ne prende per logica della realtà quella che uno dei suoi maggiori rappresentanti, Husserl,
non è altro che una logica dell’apparenza illu- intende descrivere è la coscienza come condi-
soria, però in tal modo Kant dà una spiegazio- zione del conosciuto e non come stato psichi-
ne di alcuni specifici, determinati, errori della co. La teoria della conoscenza, quando rima-
ragione, ma non risponde alla domanda gene- ne, si trasforma in epistemologia, cioè in teo-
rale: perché la ragione commette errori? Se ci ria della giustificazione logico-linguistica della
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ma è l’essere velato come un accadere di vela- scenza» non è esente dal dubbio e non solo
tezza, un sottrarsi, un essere via. La conse- ogni giudizio è esposto all’errore, ma lo è an-
guenza di tale assenza dell’ente dall’uomo è che la conoscenza evidente. Infatti, dice Rus-
a[gnoia, che è un non sapere più qualcosa che sell, l’errore è proprio l’esser falso di una cono-
si sapeva, una perdita di orientamento sogget- scenza che crediamo fermamente vera. A tale
tiva che consegue a lhvqh, all’esser via dell’en- conclusione scettica fa eccezione l’evidenza in
te. L’analisi che Heidegger fa, seguendo il filo prima persona di fatti mentali e sensibili, che
del Teeteto platonico, conduce alla precisazio- per Russell rende immune da errore solo la
ne del concetto di verità attraverso quello del- posizione solipsistica. Ryle ritiene che il com-
la non verità mediante il consueto procedi- pito della filosofia sia esclusivamente seman-
mento heideggeriano di approfondimento lin- tico: essa deve dissipare i problemi che vengo-
guistico, etimologico, concettuale; il proble- no generati da usi linguistici fuorvianti, cioè
ma dell’errore non è semantizzato in quanto non aderenti allo stato di cose che registrano,
tale, cioè come Irrtum, ma è dissolto tra men- come quando viene attribuito uno status on-
zogna, falso logico, nulla, ignoranza. tologico a dei nomi semplicemente perché
Alcuni filosofi di area analitica mostrano un compaiono in una proposizione in posizione
certo interesse nei confronti del tema dell’er- di soggetto grammaticale, e non perché si rife-
rore. Tra questi troviamo Moore e Russell, sen- riscono a qualcosa di reale. Oltre a queste,
sibili al problema della conoscenza, e Ryle, più chiamate «espressioni sistematicamente fuor-
orientato a una risoluzione linguistica. Moore vianti», Ryle denuncia l’esistenza di un altro
distingue con chiarezza errore e falso: «L’erro- gruppo di mistificazioni linguistiche, i cosid-
re consiste sempre nel credere a una proposi- detti «errori categoriali». Siamo in presenza di
zione falsa» (Some Main Problems of Philosophy, un errore categoriale quando fattori proposi-
1910-11, London 1953). Sottoponendo ad ana- zionali che appartengono a tipi diversi sono
lisi linguistica e concettuale i termini presenti considerati dello stesso tipo; un vistoso esem-
in tale definizione Moore afferma che una cre- pio di errore categoriale in filosofia è per Ryle
denza è detta vera quando c’è un fatto che le il dualismo cartesiano mente-corpo, nel quale
corrisponde, falsa nel caso in cui tale riferi- «corporeo» e «mentale» sono compresi nella
mento manchi. Con ciò Moore aderisce a una stessa categoria di «cosa», o «oggetto», men-
teoria corrispondentistica della verità. Si vor- tre, obietta Ryle, la mente non va categorizzata
rebbe a questo punto che egli chiarisse in che tra gli oggetti in quanto non è un oggetto a sé
modo una «proposizione» si differenzi da una stante, ma solo un comportamento o una di-
«credenza», visto che l’errore consiste nel cre- sposizione del corpo (The Concept of Mind,
dere a una proposizione falsa. Ma Moore fini- London 1949, tr. it. di F. Rossi-Landi, Lo spirito
sce per negare che ci siano proposizioni e per come comportamento, Roma-Bari 1982).
rinunciare ad analizzare le credenze. Di conse- VI. CONCLUSIONE. – In conclusione e in generale
guenza la promettente indicazione iniziale re- si può osservare che danno una spiegazione
lativa all’errore resta sospesa a tali rinunce e soddisfacente dell’errore quei pensatori che
non trova una soluzione. non impongono alla conoscenza un criterio di
Russell riprende il problema nei termini indi- certezza o infallibilità e che considerano la co-
cati da Moore, ma, più direttamente impegna- noscenza come derivante da un complesso an-
to in una teoria della conoscenza, parte tropologico non dipendente in modo esclusi-
dall’ipotesi che «conoscere possa essere defi- vo da aspetti cognitivi (tra i più significativi,
nito come “credere il vero”» (The Problems of Aristotele e Tommaso); non possono dare una
Philosophy, London 1912, tr. it. di E. Spagnol, I giustificazione soddisfacente dell’errore quei
problemi della filosofia, Milano 1959, p. 155). pensatori (tra cui Platone, Agostino, Spinoza,
Russell osserva che è possibile credere il vero Kant, Russell) per i quali la conoscenza è pre-
senza perciò avere una conoscenza, perché si senza di un oggetto alla mente (ognuno preci-
può avere una credenza casualmente vera, ma sando e declinando tale modo generale secon-
non giustificata, o una credenza vera alla quale do il proprio contesto filosofico) e per alcuni
si è pervenuti addirittura con un ragionamento anche manipolazione degli oggetti mentali se-
fallace, e, osserva Russell, non siamo disposti condo regole logiche. L’uscita proposta da al-
a chiamare «conoscenza» nessuno dei due ca- cuni autori del secondo gruppo consiste
si. In realtà tutto ciò che chiamiamo «cono- nell’imputazione dell’errore all’interferenza tra
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alternativamente con altre espressioni bibli- tà platonica della questione filosofica dell’im-
che come «fine dei giorni» (qez ha-yamim) o mortalità dell’anima.
«tempo della fine» (et qez) che impiegano un Tuttavia, se la filosofia greca contiene elemen-
termine (qez) di valore ben diverso, riferito alla ti escatologici, il suo interesse è primariamen-
fine in senso di taglio netto o rottura, interru- te «archeologico» o «protologico» (in quanto
zione, termine definitivo, anche se poi viene a rivolto alle cause e ai principi primi); mentre la
indicare anche il «tempo determinato» (da teologia ebraica, cristiana e islamica, se con-
Dio), e quindi anche ogni «periodo» della sto- tiene elementi decisamente «protologici»
ria sacra. (dottrina di Dio, della creazione e della provvi-
I problemi escatologici investono la dimensio- denza), è orientata prevalentemente in senso
ne temporale del futuro decisivo della vita di escatologico (perché interessata soprattutto
ogni singolo, della comunità religiosa, del po- alla salvezza finale). In queste tradizioni cultu-
polo, dell’umanità e del mondo; di un futuro di rali, però, i temi escatologici sono stati domi-
salvezza che diventa possibile solo dopo una nio quasi esclusivo della dottrina religiosa (ol-
svolta, una rottura o una trasformazione radi- tre che della speculazione fantastica e poeti-
cale; per questo hanno a che fare con ciò che co-artistica), mentre scarso si può considerare
avviene alla fine degli eventi (almeno di una l’apporto della riflessione propriamente filo-
serie o di un ciclo di eventi). Filosoficamente sofica, che peraltro è ben difficilmente isolabi-
l’escatologia è connessa alla teleologia, che è le nella cultura patristica e medioevale. A par-
discorso sui fini (téle) che innervano e si com- te le formidabili ed enigmatiche intuizioni di
piono nella natura e nella storia, ma soprattut- Origene (De principiis, I, 6; II, 3, 5; III, 5, 7; 6, 2-
to sul loro possibile o necessario convergere 6: apokatástasis), di Agostino (De civitate Dei,
nel fine ultimo dell’uomo e del mondo e sul XXII, 30: dies septimus, dies octavus) e di Gioac-
compimento finale di questo come la fine chino da Fiore (Concordia Veteris ac Novi Testa-
(télos) dei fini, che può essere espressa come menti, V, 84: tertius status), questo apporto è in
éschaton, termine che però accentua il caratte- fondo limitabile alle diverse tesi circa la desti-
re di discontinuità dell’esito rispetto al pro- nazione di ogni uomo e dell’umanità intera al
cesso precedente. La sfera escatologica infatti sommo bene inteso come unità (cognitiva e
ha un doppio aspetto: uno negativo, che com- volitiva) con Dio.
porta la conclusione di un modo di essere Un’elaborazione filosofica originale e più ap-
(morte, scomparsa), e uno positivo, che com- profondita pare emergere solo nell’epoca mo-
porta adempimento e nuovo essere («vita derna, connessa con il concetto di religione
eterna»); e ciò riguarda sia l’individuo, sia la naturale, che contiene fin dall’inizio elementi
collettività, sia il mondo intero: si parla perciò, escatologici come la convinzione che vi sia per
soprattutto nella tradizione ebraico-cristiana, gli uomini una vita dopo la morte caratterizza-
di escatologia personale (immortalità, vita fu- ta da ricompense o punizioni a seconda della
tura), comunitaria (città futura o regno di Dio) qualità morale raggiunta in questa vita e che si
e universale («cieli nuovi e terra nuova», debba formare, proprio in vista dell’unificazio-
«mondo futuro»). ne con Dio e sulla base delle credenze comuni,
Nella filosofia le «cose ultime» in senso lato un’unica chiesa universale (Herbert of Cherbu-
sono oggetto di riflessione da sempre: nella fi- ry, De veritate [1619], London 16453; R. Cud-
losofia indiana sono temi centrali il destino worth, The True Intellectual System of Universe,
delle anime umane dopo la morte, il ciclo del- London 1678). Vanno peraltro registrati anche
le rinascite e la liberazione finale da questo; momenti di decisa contestazione delle dottri-
nella filosofia greca antica si trovano temi ana- ne escatologiche tradizionali: Spinoza (come
loghi, soprattutto in Platone (Gorgia, Fedone, altri autori che si ricollegano allo stoicismo
Repubblica, X), anche se prevale una visione antico) contesta che il premio della virtù possa
circolare del tempo culminante nella conce- stare al di fuori di essa (Ethica, Amsterdam
zione stoica del grande anno cosmico e del- 1677, parte V, prop. 42); altri autori moderni
l’eterno ritorno; una considerazione diretta del (per lo più anonimi fino all’Ottocento) ripren-
tema dell’«ultimo» e della fine si trova soprat- dono invece le antiche critiche degli epicurei
tutto nei pensatori influenzati dall’ebraismo, alle rappresentazioni di una vita oltre la morte.
dal cristianesimo e dall’Islam, sui quali incide Un impulso decisivo alla riproposizione e rie-
(a partire da Filone e Clemente) anche l’eredi- laborazione filosofica del tema escatologico
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co-cristiana, della speranza dell’eschaton come CORNEHL, Die Zukunft der Versöhnung, Göttingen
compimento finale o regno del sommo bene 1971; AA.VV., Mondo storico ed escatologia, Brescia
compiuto, coronante e oltrepassante ogni 1972; S. ZEDDA, L’escatologia biblica, Brescia, 1972-
sperimentazione evolutiva e ogni sforzo di au- 75; D. WIEDERKEHR, Perspektiven der Eschatologie,
toredenzione e automiglioramento umano; la Zürich 1974, tr. it. di D. Pezzetta, Prospettive dell’esca-
prima prospettiva si differenzia dalla seconda tologia, Brescia 1978; W. JAESCHKE, Die Suche nach den
in quanto non considera la conclusione positi- eschatologischen Wurzeln der Geschichtsphilosophie,
München 1976; H. DE LUBAC, La posterité spirituelle de
va garantita da un essere originario. Va co-
Joachim de Flore, Paris 1979-81, tr. it. di F. Di Ciaccia
munque ricordato che è proprio da questi au-
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tori, e specialmente da Bloch, che è stata pro- Fiore, Milano 1981-84, 2 voll. (fa parte dell’Opera
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Eschilo di Atene (Aijscuvlo") DI ATENE. – Nato a L. Napolitano
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Padre del genere tragico, da lui portato, dopo di U. von Wilamowitz, Berlin 1914; G. MURRAY (a cura
Tespi e Frinico, a piena maturità formale. Re- di), Oxford 1937, D. PAGE (a cura di), 1972; P. MAZON
stano 7 opere: Persiani (472); Sette a Tebe (467); (a cura di), Paris 1920-25; M.L. WEST (a cura di),
Supplici (463); Prometeo incatenato, la trilogia Stuttgart 1990 e 19982. Frammenti: H.J. METTE (a cu-
Orestea (458) con Agamennone, Coefore, Eume- ra di), Berlin 1959 e 1963. Lessico: G. DINDORF (a cu-
nidi, e vari frammenti. ra di), Leipzig 1873; G. ITALIE - S.L. RADT (a cura di),
Combattente a Maratona e Salamina contro i Leiden 1964; H.G. EDINGER (a cura di), Hildesheim -
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persiani invasori, Eschilo esprime l’inevitabili-
renze 19612; M. UNTERSTEINER, Milano 1946-47; C.
tà cosmica dell’irrazionale e l’irredimibilità
CARENA, Torino 1980 (1956); G. MORANI - M. MORANI,
temporale della violenza (Agamennone, 764- Torino 1987. Orestea: P.P. PASOLINI, Torino 1960, M.
767; 1019-1021; Coefore, 66-67; 72; 646-652), pur VALGIMIGLI, Torino 1980 (Firenze 1948); E. SEVERINO,
reputando la guerra mezzo legittimo di difesa, Milano 1985 (con appendice filosofica).
se giustificato nelle motivazioni e limitato nei Commenti: H.J. ROSE, A Commentary on the Survi-
mezzi (Agamennone, 62-64; 802-803). La sua re- ving Plays of Aeschylus, Amsterdam 1957-58; per
ligiosità e la sua fiducia nella giustizia divina l’Agamennone, E. FRAENKEL, Oxford 19622.
non è mostrabile che derivino (nonostante la Studi: U. VON WILAMOWITZ, Aischylos: Interpretationen,
nascita a Eleusi) da suoi rapporti con la tradi- Berlin 1914; G. PERROTTA, I tragici greci, Bari 1931
zione misterico-orfica, come non sono attesta- (rist. Firenze 1966), pp. 13-111; K. REINHARDT, Aischy-
bili contatti, pure probabili, con pitagorici, los als Regisseur and Theologe, Bern 1949; J. DE RO-
Eraclito e Senofane. Il tratto filosofico della MILLY, La crainte et l’angoisse dans le théâtre d’Eschyle,
poesia eschilea – che rappresenta con solenni- Paris 1958; A.J. PODLECKI, The Political Background of
tà, semplicità e concretezza, più di quanto ri- Aeschylean Tragedy, Ann Arbor 1966; B. SNELL, Eschi-
fletta tramite astrazioni intellettuali – riposa lo e l’azione drammatica, trad. it. a cura di D. Del Cor-
su tale ricerca della giustizia divina capace di no, Milano 1969 (1928); H. LLOYD-JONES, The Justice of
ordinare un mondo pure ab origine violento e Zeus, Berkeley - Los Angeles - London 1971; V. DI
irrazionale. La divinità va riconosciuta nella BENEDETTO, L’ideologia del potere e la tragedia greca,
sua potente maestà (cfr. inni a Zeus; Supplici, Torino 1978; B. OTIS, Cosmos and Tragedy: an Essay
86; Agamennone, 160): se il male che essa invia on the Meaning of Aeschylus, Chapel Hill 1981; T.G.
ROSENMEYER, The Art of Aeschylus, Berkeley - Los An-
è imperscrutabile (Persiani, 98, 345, 724-725;
geles 1983; R.P. WINNINGTON-INGRAM, Studies in Ae-
Supplici, 95), pure è l’uomo, con l’agire arrogan-
schylus, Cambridge 1983; J. HERINGTON, Aeschylus,
te, a cooperare al proprio danno (Persiani, 742: New Haven, 1986; A.H. SOMMERSTEIN, Aeschylean
Agamennone, 923). Egli si pone allora con la hy- Tragedy, Bari 1996; M.J. LOSSAN, Aeschylus, Hilde-
bris (ne è emblema il titano Prometeo) a stru- sheim - Zürich - New York 1998. Bibliogr.: I. WARTEL-
mento stesso della giustizia divina e causa una LE, Paris 1974; A. LESKY, La poesia tragica dei Greci, tr.
punizione che ricadrà sulla sua stirpe (così per it. a cura di V. Citti, Bologna 1996 (ed. or. Göttingen
Eteocle e Agamennone) e sulla sua città (così 1972), pp. 93-247, 811-812.
per Serse). Arduo configurare, in tale quadro,
la responsabilità morale e quanto di essa ri- ESCHINE
Eschine di Napoli (Aijscivnh") DI NAPOLI. – Filoso-
monti all’accecamento (a[th) indotto dal dio o fo accademico del sec. II a. C.; discepolo di
all’errore (aJmartiva) dell’uomo stesso. Comun- Carneade e di Melanzio di Rodi (cfr. Plutarco,
que colui che, agendo, non può che soffrire An seni respublica gerenda sit, 13; Diogene Laer-
(Coefore, 313), capirà, tramite il dolore (pàthei zio, Vite dei Filosofi, II, 64); secondo Cicerone
màthos, Agamennone, 177), l’ordine del tutto ed (De oratione, I, 45) fu uno dei più insigni rap-
il posto, non valicabile, che in questo gli spet- presentanti della scuola accademica di Atene.
ta. Riflette l’autorità di Zeus la personalità di Red.
re illuminati (come Eteocle e Pelasgo), solleci- BIBL.: W. GÖRLER, Ältere Pyrrhonismus - Jüngere Aka-
ti e protettori del popolo, non privi di tratti de- demie - Antiochos aus Askalon, in F. UEBERWEG, Grund-
mocratici e convinti che la città si regga senza riß der Geschichte der Philosophie, Berlin 1863-66, 3
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Proprio per questo panorama in forte mutazio- della prima metà del XX. All’analisi linguistica
ne, verso la fine del secolo, la Pontificia Com- segue la critica letteraria, che analizza i valori
missione Biblica ha ritenuto di dover elabora- letterari tipici o individuali di un testo; essa si
re un documento che ritrae le varie metodolo- avvale sia della critica delle fonti che dei gene-
gie esegetiche applicate alla Bibbia e ne valuta ri letterari, cioè dello studio dell’origine e
limiti ed efficacia (Pontificia Commissione Bi- dell’evoluzione di una determinata forma let-
blica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, teraria.
Città del Vaticano 1993). Visto il vasto consen- La critica delle tradizioni è l’analisi del processo
so ottenuto da tale documento in ambienti con cui è giunto a formarsi il testo attuale.
scientifici e non solo confessionali, ci si può ri- Questa metodologia è applicata in particolare
ferire ad esso come a un utile canovaccio per ai testi del Primo Testamento e agli evangeli
una puntualizzazione dello stato dell’esegesi sinottici. Segnaliamo qui in particolare la ri-
biblica e delle sue articolate metodologie cerca sulle tradizioni del Pentateuco, con la fa-
all’inizio del XXI secolo. mosa ipotesi documentaria (cfr. J. Wellhau-
SOMMARIO: I. La metodologia storico-critica. - sen), che però oggi è in profonda crisi e revi-
II. Le metodologie sincroniche. - III. Approcci sione. L’analisi delle tradizioni è spesso com-
basati sulla tradizione. - IV. Esegesi interdisci- binata con la critica della redazione e cioè con lo
plinare secondo le scienze umane. studio dei testi in ciò che essi hanno di pro-
I. LA METODOLOGIA STORICO-CRITICA. – Per capire il prio, dovuto alla prospettiva dell’autore finale;
metodo storico-critico bisogna considerare la i suoi risultati più convincenti sono quelli ri-
sua concezione del testo biblico, visto come guardanti gli evangeli canonici, che offrono co-
documento di un mondo reale, che apre su un sì una ricchezza di teologie, concepite per bi-
passato ricostruibile. Per esso contano la sto- sogni e comunità diverse.
ria e la vita sottostanti al testo, pertanto ci si La concezione del testo come «documento»
avvicina ad esso smontandolo nel suo stadio porta inevitabilmente il metodo storico-critico
finale e ricostruendolo in quello più antico e alla critica storica come al suo approdo ulti-
originario. L’esegesi dovrebbe individuare mo, e cioè alla domanda se un testo sia o no
perciò lo sviluppo diacronico (ricostruito ipo- in rapporto con gli eventi della storia: preoccu-
teticamente) del testo biblico, da un elemento pazione legittima, ma che in definitiva riflette
più semplice e antico a uno più complesso; un certo disinteresse al testo in se stesso, e il
per questo si parla di metodologie diacroniche. suo uso strumentale per la ricostruzione di av-
Peraltro, per i concreti passaggi nell’esecuzio- venimenti e di processi storici del passato.
ne del metodo, varie pratiche di analisi non Ora, se vari momenti che scandiscono la me-
sono meramente diacroniche, ma presentano todologia storico-critica appaiono irrinuncia-
anche un debito verso la sincronia, cioè l’at- bili per qualsiasi lettura del testo biblico che
tenzione al testo come sta ora, e non soltanto voglia essere scientificamente consapevole,
a come si è formato. essa non può però essere considerata «il me-
Descrivendo il procedimento concreto del me- todo» in quanto tale ed essere preclusiva di al-
todo storico-critico, si possono individuare i tri approcci e metodiche di analisi.
seguenti nuclei costitutivi: critica testuale, II. LE METODOLOGIE SINCRONICHE. – Le metodolo-
analisi linguistica, critica letteraria, dei generi, gie sincroniche procedono da un’altra idea di
delle tradizioni, della redazione, e infine la cri- testo, dove l’accento è posto sulla forma finale
tica storica. (e non su quella primitiva come per il metodo
Il primo momento, necessario anche per ogni storico-critico), postulata come maggiormen-
altro approccio esegetico, è la critica testuale, te coerente e coesa. Inoltre la ricerca del senso
raffinata tecnica per stabilire il testo origina- del testo non è più quella della intentio aucto-
rio, mediante l’esame e la comparazione dei ris, ma l’intentio operis, cioè di quanto oggetti-
manoscritti in cui quel testo ci è pervenuto. Al- vamente l’opera è in grado di dire attraverso i
tro passaggio molto significativo del metodo suoi infiniti giochi di senso. Infine, anche la fi-
storico-critico è l’analisi linguistica, ossia la ri- gura del lettore è maggiormente valorizzata,
cerca filologica sui termini e sul linguaggio dei poiché il testo è apprezzato non più solo come
testi biblici; essa ha prodotto il suo frutto più documento o fonte di informazione, ma come
maturo nell’esegesi tedesca del XIX secolo e evento di comunicazione.
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exemplato, Roma 1899-1900, 4 voll.; J.M. BISSEN, gione davanti a una contraddizione che deve
L’exemplarisme divin selon Saint Bonaventure, Paris essere risolta, così come di esigenza dello spi-
1929, p. 304; É. GILSON, La philosophie de Saint Bona- rito come stato che implica, a un tempo, l’as-
venture, Paris 1953, p. 417; G. GIRARDI, Metafisica della senza di ciò che viene appunto esigito e la sua
causa esemplare in san Tommaso d’Aquino, Torino presenza come presentimento e capacità di
1954, p. 108; V. GOLDSCHMIDT, Le paradigme dans la orientamento. Il bisogno chiede di essere sod-
dialectique platonicienne, Paris 1985, p. 135. disfatto, l’esigenza sottende una tensione che
➨ ARCHETIPO; IDEA ARCHETIPA; IMMAGINISMO; SIMBO- proprio nel suo mantenersi come tale dispiega
LISMO. l’orizzonte specificamente umano della libertà.
L’esigenza è entrata in questo modo nei voca-
ESICASMO. – Pratica ascetica diffusasi tra i
Esicasmo bolari del pragmatismo, dell’esistenzialismo e
monaci dell’Athos nel secolo XIII e di lì nell’in- del personalismo di matrice spiritualista, là
tero mondo ortodosso. Seduto in un ambiente dove la filosofia viene sollecitata a valorizzare
oscuro, col mento chino sul petto e gli occhi ri- la dimensione interiore della ricerca della veri-
volti all’ombelico, trattenendo il più possibile tà. Siamo sulla linea del mito platonico di
l’aria inspirata, il monaco ripete incessante- eros. Solo gli uomini – e non gli dei – possono
mente una breve invocazione (del tipo «Signo- essere filosofi, perché solo per loro l’assenza
re Gesù, figlio di Dio, abbi pietà di me»). Tra- dell’idea è insieme presenza di essa come ri-
sportata dalla preghiera e superando la tenta- cordo, che s’accende alla visione della bellezza
zione di distrarsi, la mente ritorna nel suo luo- e fa sì che l’anima, amando le cose belle, esiga
go d’elezione, che è il cuore. Allora una piace- qualcosa di più e ascenda gradualmente alla
vole percezione dell’olfatto o del gusto prece- bellezza in sé (Symp., 210 a-212 c; Phaedr., 249
de l’apparire sensibile di una luce sfolgorante d-253 c). L’esigenza di Dio, come presenza e ri-
unita a uno stato di beatitudine spirituale. Co- chiamo all’interno dell’anima, costituisce il
sì il mistico raggiunge l’unione con Dio e la senso più profondo delle Confessioni di Agosti-
propria divinizzazione. I fondamenti teologici no («et inquietum est cor nostrum donec re-
di questa esperienza, dichiarata lecita dopo quiescat in te»: Conf., I, 1). Le ragioni del cuo-
aver incontrato fieri contrasti, furono definiti re, che Pascal afferma essere talora ignote alla
da Gregorio Palamas. ragione (Pensées, 3, 277), tendono a una forma
C.M. Mazzucchi di conoscenza che sempre in questa prospetti-
BIBL.: I. HAUSHERR, La méthode d’oraison hésychaste, va può dirsi esigenziale e che, pur non negando
«Orientalia Christiana», vol. 36, Roma 1927; J. quella razionale, tuttavia si sovrappone ad es-
MEYENDORFF, Introduction à l’ètude de Grégoire Pala- sa. Il ventesimo secolo, infine, troverà nella
mas, Paris 1959; I. HAUSHERR, Hésycasme et prière, dialettica della volontà di Blondel una sintesi
«Orientalia Christiana Analecta», vol. CLXXVI, Ro- esemplare di questo motivo dinamico: l’idea
ma 1966. di Dio si manifesta come l’esigenza più profon-
da della nostra natura, portata a passare
ESIGENZA (need, exigency; Bedürfnis, Erfor-
Esigenza dall’immanenza alla trascendenza reale (L’ac-
dernis; exigence; exigencia). – Il termine exigentia tion, vol. II: L’action humaine et les conditions de
compare solo nel tardo latino e, passando nel- son aboutissement, Paris 1936-372, pp. 340-67).
le lingue moderne, incorpora una doppia cate- Anche la ragion pura di Kant contiene principi
na semantica. Da una parte quella dell’ex-age- che esigono (gebieten) un’unità maggiore di
re, che al significato della pretesa aggiunge quella conseguibile dal solo intelletto e di
l’idea del compimento, del conformarsi a un conseguenza la sua ultima esigenza (Forde-
certo modello o norma, del giudizio valutativo rung) è l’incondizionato (cfr. Anhang zur tran-
e della decisione. Dall’altra il desiderio che na- szendentalen Dialektik, in AA, voll. III-IV: Kritik
sce dalla mancanza, dalla privazione dell’egere, der reinen Vernunft e KU, in AA, vol. V, § 76, no-
tanto che nel linguaggio ordinario, fermo re- ta). Nella lingua tedesca manca però un preci-
stando che l’esigente non è l’indigente, l’esi- so equivalente lessicale dell’esigenza. C’è una
genza viene talvolta utilizzata come sinonimo naturale propensione (Hang) della ragione a
di bisogno. Questa polisemia risulta partico- oltrepassare i suoi limiti, ma l’unico uso legit-
larmente adatta a esprimere l’attività di supe- timo delle sue idee resta quello regolativo. Sa-
ramento e trascendimento di una situazione rà di un bisogno (Bedürfnis) come «postulato
data. Si può così parlare di esigenza della ra- nel rispetto pratico» che Kant parlerà a propo-
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poetica da parte delle Muse che si pongono non soggetti alla legge del lavoro. La terra da-
come garanti dell’autenticità delle sue parole: va frutti spontaneamente, e quegli uomini si
a differenza dell’epos omerico, in cui ogni ele- dividevano i beni amichevolmente, senza liti.
mento era di per sé vero in quanto inserito Quando vennero meno, Zeus li fece «demoni
all’interno di una tradizione di cui il poeta non sovraterreni», e li incaricò d’osservare il gene-
era altro che il cantore anonimo, Esiodo, pri- re umano seguente e di riferirne agli dei. Seguì
mo nella civiltà greca, vuole rimarcare la pro- la razza argentea, già macchiata d’hybris; e le
pria individualità ponendo la verità come una liti reciproche furono tali che Zeus la distrus-
dichiarazione di poetica. Dalla Teogonia esio- se, anche onorandone le anime come di de-
dea è chiaro il principio che il mondo non è moni ctoni. La terza stirpe fu di bronzo. Gli uo-
creato da un dio o dagli dei. Il mondo, come mini di essa non pensavano che a fabbricare
natura naturans, si crea da sé, per forza spon- armi per ammazzarsi reciprocamente. Zeus ro-
tanea. Quindi, Physis, la «natura», precede gli vesciò su di loro il diluvio e ne raccolse l’anime
dei, gli uomini, e ogni possibile «legge» degli nell’Ade, senza onore. La quarta stirpe fu degli
uni e degli altri. eroi: v’era in essi tracotanza, ma anche areté;
Poema distintivo di Esiodo restano comunque morirono quasi tutti in guerra, soprattutto in-
le Opere (“Erga), spesso citati come Opere e torno a Troia. Quasi in continuità di vita, Zeus
giorni (“Erga kai; hJmevrai): tra gli 828 esametri ne radunò le anime nelle isole dei beati, sotto
di cui consta, non mancano frequenti sentenze il governo di Crono. Ed ecco la quinta stirpe, di
di carattere morale che derivano da un ricco uomini di frode. Il poeta avverte che se in tale
patrimonio tradizionale, probabilmente origi- stirpe, ai suoi tempi, una certa salvezza era an-
nato da una più antica letteratura sapienziale. cora possibile, già si manifestavano i prodromi
L’accettazione dell’autenticità e della genuini- della decadenza totale. Maturatosi il tempo
tà degli Erga è conquista della filologia dell’ul- della rovina Aidos e Nemesi, pudore e giusti-
timo Ottocento e del Novecento, anche se so- zia punitrice voleranno al cielo e sulla terra in-
stenuta già da Ranke, sin dal 1832: attualmen- comberà la distruzione totale. Quadro apoca-
te la critica è orientata a ricercarne le modalità littico; e tuttavia possibilità di vita serena per
di composizione e di comunicazione che mol- chi lavora. La legge del lavoro, imposta da
to probabilmente si sono attuate oralmente Zeus insieme col dono di Pandora, in pena del
con la rielaborazione dell’ampio patrimonio peccato di connivenza con Prometeo, pone chi
della letteratura popolare e sapienziale attra- l’accetta in posizione di benessere e di felicità
verso la mediazione delle tecniche poetiche portatori di gioia, seppur travagliati e conqui-
proprie dell’epica. Dall’origine, avverte il poe- stati duramente.
ta, se gli dei possedevano immortalità e po- In Esiodo risulta dunque fondamentale la dife-
tenza, gli uomini vivevano una vita di riflesso, sa del principio di giustizia, che si porrà come
contenti e longevi, se non immortali, anch’es- uno degli elementi essenziali del pensiero gre-
si; ma quando Prometeo, proprio per favorire co, influenzando sensibilmente la riflessione
gli uomini, tentò di defraudare Zeus dei suoi filosofica fino a Socrate. Per lui Zeus ha porta-
diritti, questi corse ai ripari: inviò tra essi Pan- to nel mondo la disciplina e l’ordine, con la
dora, donna colma di bellezza, esperta d’arti conseguente possibilità d’una organizzazione
domestiche, ma con mente di cagna e costu- sociale positiva. Se tra le bestie vale la legge
me bugiardo. Gli uomini non seppero rifiutar- naturale del più forte (cfr. la favola dello spar-
la: aprirono il doglio ch’ella recava – dal quale viero e dell’usignolo: Erga, 202-212), tra gli uo-
uscirono guai, malattie e morte – e s’affeziona- mini vige Dike. «Tu» ammonisce il poeta a Per-
rono a questo malanno. D’altra parte, qual è, se «ascolta la giustizia e non seguire l’hybris,
in sintesi, la storia umana? Il poeta la espone ch’è nemica al povero; e anche un ricco non
miticamente, mirando a passato, presente e riesce a sopportarla a lungo, e ne è aggravato.
futuro, anzi a quest’ultimo in tono di apocalis- Meglio percorrere la strada della giustizia» (vv.
si; né mancano posizioni parallele a motivi 213-217). E ancora: «La ricchezza non è cosa
della letteratura ebraica, dal Genesi al libro che va arraffata; stabile è quella concessa da
apocrifo di Enoc. Cinque stirpi si sono susse- un dio. Se qualcuno di forza, con violenza, ac-
guite: la prima, degli uomini della razza d’oro, quisti grandi mezzi, o ne fa preda con la lingua
vissuti in gioia, fuori di malattia e vecchiaia, (cioè, in professione liberale o nella mercatu-
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Rispetto alla tradizione filosofica tedesca, il troduzione aggiunta da G. Lehmann alla riedi-
termine Existenz – e quindi existentiell – non era zione dei Werke di Nietzsche nel 1939, dove
più riferito da Kierkegaard a qualsiasi ente, ma Heidegger e Jaspers furono esplicitamente ac-
esclusivamente all’uomo, per caratterizzare in cusati di aver inaugurato le interpretazioni di
prospettiva cristiana il fatto che l’uomo certa- Nietzsche come un «pensatore esistenziale
mente esiste, ma in maniera diversa rispetto (existenzieller)» – accusando così in parte anche
alla vera realtà che è Dio. A. Baeumler, che coniò questa espressione
Secondo Heidegger, l’esserci (Dasein) è quel- nell’introduzione ai Werke di Nietzsche (1930)
l’ente che può interrogarsi sul proprio essere, da lui curati e la ripubblicò poi nella sua rac-
ovvero sulla propria esistenza (Existenz), e lo colta Studien zur deutschen Geistesgeschichte
può fare in due modi: 1) comprendendo se (1937). Con tale espressione Baeumler sottoli-
stesso come quell’ente che esiste e che, in neava la portata «etica» e «storica» (politica)
quanto aver-da-essere, deve decidere di volta della filosofia nietzscheana nel suo confronto
in volta che fare della propria esistenza indivi- col cristianesimo che plasmò l’Europa, di con-
duale, oppure 2) rapportandosi al proprio es- tro alle interpretazioni psicologiche e lettera-
sere per rendere trasparenti a se stesso le rie avute prima, ma anche a certe correnti na-
strutture costitutive del proprio essere e che zionalsocialiste che cercavano una continuità
complessivamente formano la sua «esisten- con l’imperialismo romano giustificato stori-
zialità» (Existenzialität). «Esistentivo» è tutto camente in prospettiva hegeliana, mentre in
ciò che rientra nel primo caso e che si riferisce Nietzsche si assisteva alla feconda ripresa
quindi al piano «ontico», vale a dire ai caratte- dell’antichità classica greca iniziata con Winc-
ri dell’ente in quanto tale, contrapponendosi kelmann e testimoniata tragicamente poi da
pertanto al piano propriamente «ontologico» Hölderlin. Quest’ultimo aspetto suggestionò
costituito da ciò che è «esistenziale». Solo in Heidegger, come in seguito mostrerà anche la
Sein und Zeit (1927) Heidegger giungerà a fare Lettera sull’umanismo (1947), rifiutando però le
un uso sistematico del termine, sottolineando tesi sostenute da Baeumler nella sua interpre-
che l’«analitica esistenziale» ha in fondo radici tazione di Nietzsche (cfr. la lettera di Heideg-
esistentive, ovvero è radicata nell’esserci stes- ger a Baeumler del 19 agosto 1932, in «Margi-
so che si interroga sulla propria esistenza (e a ni», 44, 2003, p. 5). In tal senso, durante le sue
livello esistentivo si porrà dunque anche la «ri- lezioni degli anni trenta poi pubblicate nel
solutezza»). Successivamente lo impiegherà in Nietzsche (Pfullingen 1961, 2 voll.), Heidegger
modo occasionale nelle sue lezioni su Nietz- distinguerà nella dottrina dell’eterno ritorno
sche della seconda metà degli anni trenta, e in un senso «metafisico» e uno «esistentivo»,
modo polemico il termine ricorrerà nell’acce- giacché essa si rivolgerebbe da un lato alla di-
zione divenuta comune in quegli anni nelle in- mensione cosmologica e ontologica, dall’altro
terpretazioni «esistenzialistiche» di Nietzsche al suo ripercuotersi sull’esistenza (cfr. GA, vol.
inaugurate da Jaspers. Nel clima della Existenz- 6, t. 1, Frankfurt am Main 1996, pp. 295 ss.). Pur
philosophie (termine introdotto nel 1929 da F. prendendo le distanze dall’uso che si era venu-
Heinemann, cfr. il Nachwort aggiunto da Ja- to diffondendo al tempo, Heidegger impiegò
spers alla II ed. [1956] del suo Existenzphilo- occasionalmente ancora existentiell nel senso
sophie, 1937), alcuni interpreti del pensiero generico di «esistenziale», rilevando in alcuni
nietzscheano avevano rivalutato in particolare abbozzi inclusi sempre nel Nietzsche, come già
la dottrina dell’«eterno ritorno» vedendo nella in Kierkegaard, in Schelling e in Nietzsche si
formulazione della Gaia scienza (cfr. Die fröhli- trovino considerazioni di carattere «esistenti-
che Wissenschaft, Leipzig 1887, af. 341) una sor- vo», e precisando altresì che «esistentivo vuol
ta di «imperativo esistenziale», di contro al- dire questo: l’uomo, nel suo essere uomo, è ri-
l’imperativo categorico dell’etica kantiana (cfr. ferito mediante modi di comportamento non
al riguardo B. Magnus, Nietzsche’s existential solo al reale, ma in quanto esistente è preoc-
Imperative, Bloomington-London 1978). Con- cupato di se stesso, di questi riferimenti e del
tro questa lettura «kierkegaardiana», altri in- reale» (cfr. GA, vol. 6, t. 2, Frankfurt am Main
terpreti di Nietzsche rivendicarono come sua 1997, p. 437). Di fronte alla confusione spiri-
dottrina fondamentale la «volontà di poten- tuale tedesca della seconda metà degli anni
za», trovando poi piena legittimazione nell’in- trenta, Jaspers matura invece la necessità di ri-
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Per Aristotele l’esistenza è sostanza (oujsiva), maniera imprecisa, l’«aliquid esse», l’essere
nel senso di individuo che nasce e perisce qualcosa.
(Metaph., VII, 15, 1039 b), di un essere partico- Con il cristianesimo entrano nella speculazio-
lare che non è predicabile di altro da sé, ma di ne i concetti di creazione, quale productio ex
cui tutto si predica, che cioè non appartiene ad nihilo, di creatore-persona e di creature-perso-
altro da sé, ma cui appartiene quant’altro è ne. È caratteristica in genere della spiritualità
(Cat., 5, 2 a 10; Metaph., V, 8, 1017 b). L’esisten- cristiana l’esaltazione dell’opera creatrice di
za è attualità, l’esistere effettivo della cosa Dio, come frutto d’amore e di bontà, per cui
(e[sti d´ hJ ejnevrgeia to; uJpavrcein to; pravgma; Me- anche quel minus esse, che è l’esistenza finita,
taph., IX, 6, 1048 a). Per Aristotele, dell’esisten- è bene, perché anzi l’essere tutto, in ogni suo
te, che è nel divenire reale e concreto, non c’è grado, coincide col bene. Alla radice dell’esi-
e non ci può essere scienza propriamente det- stenza individuale sta dunque non una degra-
ta, cioè universalmente valida; «non c’è defini- dazione, una caduta dal mondo intelligibile,
zione né dimostrazione delle sostanze sensibi- come per i greci, ma un atto di donazione
li particolari» (Metaph., VII, 15, 1039 b). Il ter- amorosa, un vero e proprio incremento del-
mine u{parxi" (esistenza) assume, infine, il suo l’essere. Il male viene, successivamente, dalla
significato filosofico presso la tradizione stoi- libera volontà dell’uomo; di qui il dramma
ca, in una netta distinzione dall’oujsiva e dal- dell’esistenza umana fatta da Dio responsabi-
l’uJpovstasi". Per gli stoici oujsiva e uJpovstasi" le del suo destino. Questi concetti hanno la lo-
indicavano il soggetto concreto e materiale, ro espressione più compiuta e drammatica in
provvisto di piena realtà ontologica, mentre Agostino (Confessiones, VII; De vera religione, 11-
u{p arxi" significava un predicato attuale di 23). Il problema dell’esistenza ha però la sua
questo soggetto concreto, avente solo realtà trattazione tecnica nella tradizione aristoteli-
ca, sia tra gli arabi che tra i cristiani, ed è im-
immateriale di enunciato, o significato (lektovn)
postato come questione dei rapporti tra es-
(Sesto Empirico, Adversus logicos, I, 38-45).
senza individua e la sua esistenza. Si delinea-
2. Il pensiero medievale. – La parola existentia fa
no due correnti: l’una, che ha il suo massimo
il suo ingresso nella lingua latina grazie al-
esponente in Averroè e l’epigono in Sigieri di
l’opera teologica di Marius Victorinus (attorno Brabante, e non ammette la distinzione tra es-
al 360 d. C.), pur facendo leva sulle precedenti senza ed esistenza; l’altra, annunciatasi con
occorrenze di existentia/existentialitas in Candi- Avicenna e svolta soprattutto da Tommaso,
do l’Ariano e di existentia (come sostantivo che ammette la distinzione e concepisce la re-
neutro plurale) in Calcidio. Essa viene intro- lazione tra l’essenza e l’esistenza come relazio-
dotta come traduzione di u{parxi", differen- ne tra potenza e atto, considerando Dio come
ziandola da substantia, che rende oujsiva, e da l’ipsum Esse subsistens.
substinentia, che traduce uJpovstasi". «Tra l’esi- Averroè affronta la questione dei rapporti tra
stenza (existentia) e la sostanza (substantia) vi è essenza ed esistenza commentando il IV libro
una differenza molto più grande, poiché l’esi- della Metafisica e polemizza contro Avicenna
stenza è l’essere stesso il solo <essere>; non è che sosteneva la distinzione reale tra essenza
non-essere in altro, ma è lo stesso ed unico es- ed esistenza, facendo dell’esistenza e dell’uni-
sere; la sostanza, invece, non soltanto possie- cità dell’ente che ne consegue due «dispositio-
de l’essere, ma è anche qualche cosa di quali- nes additae essentiae rei» (In Librum IV Metaphy-
ficato» (Marius Victorinus, Candidi Epistola ad sicorum Aristotelis Commentarius, cap. 3); egli
Victorinum, I, 2, 18-22). In Marius Victorinus si invece affermava: «substantia cuiuslibet unius,
distinguono tre accezioni di esistenza: 1) nella per quam est unum, est suum esse, per quod est
prima l’esistenza si oppone alla substantia, co- ens» (ibid.). Pure Sigieri non ammetterà la di-
me il puro essere, che non è soggetto né pre- stinzione dell’essenza dall’esistenza e, pole-
dicato, e al soggetto concreto, in quanto deter- mizzando con Alberto e Tommaso, sosterrà
minato mediante i suoi predicati; 2) nella se- che l’esistenza è l’essenza stessa nella sua at-
conda accezione, invece, esistenza si riferisce tualità suprema.
all’essere determinato, che ha ricevuto una A questa dottrina si oppone l’altra, che distin-
forma, mentre substantia all’essere ancora in- gue realmente l’esistenza dall’essenza e fa del-
determinato; 3) nella terza, esistenza diviene la prima l’atto dell’essenza, l’atto dovuto pro-
semplice sinonimo di substantia, e indica, in priamente all’azione di Dio; l’essenza che è o
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ne dell’essenza, per cui «ciascun possibile ha dell’esistenza come altra dalla sua rappresen-
diritto di pretendere all’esistenza in proporzio- tazione mentale o fenomeno.
ne della perfezione che implica» (Monadologie, Dopo le conclusioni di Locke che, pur potendo
54; cfr, anche: De rerum originatione radicali, in intuire l’esistenza dell’io e dimostrare quella
Philosophische Schriften, ed. Gerhardt, Berlin di Dio (cfr. Saggio sull’intelletto umano, IV, capp.
1875-90, vol. VII, p. 303); cosicché l’esistenza, 9, 10), limita la certezza dell’esistenza del
con tutti i suoi aspetti contingenti, viene ad es- mondo all’attualità della sensazione (ibi, cap.
sere quasi un predicato che analiticamente 11), e dopo la più radicale critica di Berkeley
inest subiecto, perciò da questo deducibile (cfr. che riduce l’esistenza del mondo corporeo al
Discours de Métaphysique, 8). Il principio di ra- percipi (Trattato sui principi della conoscenza
gion sufficiente, da cui dipendono le verità di umana, 3-24), Hume analizza l’idea di esisten-
fatto, e quindi l’esistenza, è riconducibile al za in generale, e conclude osservando che essa
principio di non-contraddizione, almeno nella non aggiunge nulla all’idea dell’oggetto. Per-
mente infinita di Dio (cfr.: Opuscules et fragmen- ciò mediante essa non possiamo affermare al-
ts, ed. Couturat, Paris 1903 [ripr. Hildesheim cunché fuori e indipendente dalle nostre per-
1961], pp. 16-19). Alcuni interpreti hanno per- cezioni (Trattato sulla natura umana, I, parte II,
ciò visto un persistente spinozismo, e quindi sez. VI); l’idea di esistenza è una finzione pro-
panteismo, in Leibniz (cfr.: B. Russell, A Criti- dotta dalla credenza (ibi, parte IV, sez. II). L’esi-
cal Exposition of the Philosophy of Leibniz, Cam- stenza è quindi ridotta a mero fenomeno.
bridge 1900; L. Couturat, La logique de Leibniz, Christian Wolff fa coincidere completamente
Paris 1903, rist., Hildesheim 1961). Ma d’altra ciò, che si dice essente, con il pensabile senza
parte, nella maturità, pur sempre ritenendo contraddizione, con ciò che è possibile secon-
l’esistenza una perfezione dell’essenza, Leib- do essenza: l’ens è identico al possibile (Logica
niz tiene distinti i due principi, di non contrad- [1732], Discursus praeliminaris de philosophia in
dizione e di ragione sufficiente (Monadologie, genere, cap. 2, § 29). «Chiamiamo ente (Ding)
36-38), e quindi non riduce le verità di fatto a tutto ciò che può essere, sia reale o no» (Me-
verità di ragione; egli altresì ammette il pas- tafisica tedesca, § 16), laddove per realtà (ibi,
saggio dal possibile all’esistente come dovuto §14) si intenda il compimento della possibilità
a fulgurazione divina (ibi, 47), in base non a ne- in grazia di quell’essere necessario e indipen-
cessità logica, ma a libera scelta secondo il dente, Dio, che «ha in sé la ragione per cui gli
principio del meglio (ibi, 55). altri enti esistono» (ibi, §§ 928-929). Wolff di-
In seno al razionalismo una forte reazione in stingue tra essenza (Wesen), «ciò in cui deve tro-
senso esistenziale è rappresentata dal pensie- varsi la ragione del rimanente» (ibi, § 33), so-
ro di Pascal. Riconoscere i limiti dell’esprit de stanza, «un ente esistente di per sé, che abbia
géométrie e appellarsi all’esprit de finesse a pro- in sé la fonte delle sue variazioni» ed «ente esi-
posito di quel mistero che è l’uomo, termine stente (bestehendes Ding) per mezzo di un altro en-
medio tra il nulla e il tutto, significa affermare te», in quanto limitazione del caso precedente
l’eccedenza dell’esistenza rispetto ai nostri (ibi, § 114). Si definisce stato di un ente «il modo
concetti (cfr. Pensées, 21, in L’oeuvre de Pascal, a di limitazione» di quell’ente (ibi, § 121).
cura di J. Chevalier, Paris 1937); preludio allo La posizione di Kant è diametralmente oppo-
scacco esistenzialistico della ragione. Così pu- sta a quella del razionalismo; prosegue la cri-
re lo sviluppo dell’esistenza umana nella sua tica empiristica, ma giunge a una conclusione
storia non si deduce a priori dalla natura uma- molto diversa. Criticando l’argomento ontolo-
na; miseria e grandezza di questo re spodesta- gico dell’esistenza di Dio, Kant osserva che la
to non si chiariscono e si giustificano se non nozione di una cosa, la sua essenza, può esser
mediante una teologia della storia che poggia completa senza includere affatto l’esistenza
tutta sulle figure di Adamo e Cristo (ibi, 483). (Der einzige mögliche Beweisgrund einer Demon-
Mentre il razionalismo ha tentato la concet- stration des Daseins Gottes, sez. I, oss. 1, 1); «es-
tualizzazione dell’esistenza, per l’empirismo sere, evidentemente, non è un predicato reale,
l’esistenza è un dato di fatto empirico: indica ossia non è un concetto di qualcosa che possa
l’esserci delle cose in rapporto all’idea, loro aggiungersi al concetto di una cosa. Essere è
rappresentazione mentale. L’empirismo sfocia semplicemente la posizione di una cosa, o di
progressivamente nello scetticismo, in quanto certe determinazioni in se stesse» (Critica della
si dimostrerà impossibile l’affermazione ragione pura, Dial. trasc., l. II, cap. III, sez. IV:
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e periscono come effimere apparenze, pale- naufragio della ragione, quando essa pretenda
santisi nella forma del tempo, di ciò che in sé assumere l’esistere concreto sotto i suoi con-
nessun tempo conosce» (Die Welt als Wille und cetti astratti (cfr. Philosophie, III, Berlin 1932, pp.
Vorstellung, tr. it. di P. Savj-Lopez - G. De Lo- 233-237); naufragio colpevole di tradimento,
renzo, Il mondo come volontà e rappresentazione, consumato ai danni della singolarità intima
Bari 1928, p. 324; cfr. anche nei Supplementi: della persona che risulta falsata nell’oggettiva-
Della nullità e del dolore della vita). zione, nell’esteriorizzazione (cfr. N. Berdjaev,
Questo stesso tema dell’esistenza, trattato Essais de métaphysique eschatologique, Paris
senza alcuna pretesa di ricavare l’esistente 1946, p. 241, passim), e nelle categorie imper-
dall’assoluto, anzi rovesciando il sistema ide- sonali dell’avere, del vedere, del problematiz-
alistico, caratterizza l’esistenzialismo. Il rove- zare (cfr. G. Marcel, Être et avoir, Paris 1935,
sciamento di posizione risulta evidente non passim).
soltanto da tutto il complesso della polemica Molteplici sono gli strati semantici riconduci-
condotta da Kierkegaard contro Hegel, ma an- bili, in M. Heidegger, sotto il termine esisten-
che dalle ultime posizioni assunte dall’esi- za. Nell’analisi esistenziale, con la quale prin-
stenzialismo nei confronti del rapporto essen- cipia Essere e Tempo, l’esistenza (Existenz) è inte-
za-esistenza. sa come l’essere dell’esserci (Dasein), in quan-
La fenomenologia husserliana guadagna il suo to apertura all’essere: «quell’essere stesso ver-
statuto di scienza di visioni d’essenza (Wesen- so cui l’Esserci può comportarsi in un modo o
schau), mediante la messa tra parentesi, nella nell’altro e verso cui sempre in qualche modo
riduzione, della posizione o tesi di esistenza, si comporta noi lo chiamiamo esistenza» (Sein
non al fine di distanziare la determinatezza und Zeit, Tübingen 19609 [1927], tr. it. di P.
concreta del reale, né di rimuovere la consi- Chiodi, Essere e Tempo, Milano 19763, § 4, p.
stenza dell’effettualità o anche solo di neutra- 28). «L’essenza dell’Esserci consiste nella sua esi-
lizzare l’eccedenza dell’esistenza, ma di riuscire stenza» (ibi, § 9, p. 64), tuttavia essenza ed esi-
a cogliere la sua propria datità. «Assoluta datità stenza non ricorrono nelle loro consuete acce-
nell’originale non è certo una parola vuota. Noi zioni metafisiche. Quella frase «dice piuttosto
abbiamo una tale datità anche se, nella ridu- che l’uomo è essenzialmente in modo da esse-
zione fenomenologica, mettiamo fuori gioco re il ci, cioè la radura dell’essere. Questo essere
ogni esistenza empirica dell’io» (Zur Phänome- del ci ha il carattere fondamentale dell’e-si-
nologie des inneren Zeitbewusstseins: 1893-1917, stenza, cioè dell’ek-statico stare-dentro nella
ed. it. a cura di A. Marini, Per la fenomenologia verità dell’essere. L’essenza e-statica dell’uo-
della coscienza interna del tempo [1893-1917], mo riposa nell’esistenza» (Brief über den «Hu-
Milano 20045, p. 335). manismus», in Wegmarken, Frankfurt am Main
Atei o teisti, gli esistenzialisti sono concordi 1967, ed. it. a cura di F. Volpi, Lettera sull’«u-
nel dichiarare la priorità dell’esistenza sull’es- manismo», Milano 1995, p. 48). L’esistenza,
senza. J.-P. Sartre la fa dipendere dalla negazio- pensata estaticamente, non coincide con la
ne radicale di Dio: «non c’è natura umana, da- nozione di existentia, poiché, mentre quest’ul-
to che non c’è Dio per concepirla; l’uomo non tima significa «l’actualitas, realtà in contrappo-
è nient’altro che ciò che egli si fa» (L’existentia- sizione alla mera possibilità come idea» (es-
lisme est un humanisme, Paris 1946, p. 22); La- sentia), la prima intende «lo stare-fuori nella
velle, pur teista, rifiuta di concepire l’anima verità dell’essere» (ibi, p. 50). In seguito, nel
come un’essenza chiamata all’esistenza, e la tentativo di allontanare il fraintendimento
definisce invece come possibilità delle possi- della filosofia dell’esistenza, Heidegger tenta
bilità, cioè atto o capacità di darsi un’essenza di chiarire ulteriormente che l’esser-ci come ex-
(De l’âme humaine, Paris 1951, pp. 146-150, sistere indica «l’essere-chiamato e lo stare-fuo-
210-234). Negare che a fondamento dell’esi- ri nell’apertura dell’essere (Seyn)», distin-
stenza stia un’essenza universale significa per guendo l’esistenza metafisica, intesa quale
l’esistenzialismo definire l’esistenza come sin- «presenza, manifestazione», e l’esistenza, se-
golo (cfr. S. Kierkegaard, Diario, ed. it. a cura di condo la storia dell’essere, che accenna invece
C. Fabro, Brescia 1949, vol. II, pp. 303-304), co- all’«insistente estasi nel ci» (Beiträge zur Philo-
me eccezione (cfr. K. Jaspers, Existenzphilosophie, sophie, § 179).
Berlin-Leipzig 1938, pp. 37-39); di qui l’impos- L’impossibilità di una giustificazione razionale
sibilità di tradurla in concetti, e lo scacco e il dell’esistenza e, quindi, della sua fondazione
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vuta all’essenza, ma non tale da giustificare da ciety Proceedings», 61 (1960), pp. 19-40; K. KREMER,
se stessa la sua posizione nell’essere. Fonda- Die neuplatonische Seinsphilosophie und ihre Wirkung
mento della sua razionalità e della sua esi- auf Thomas von Aquin, Leiden 1966; P. HADOT, Por-
stenza è Dio, dal quale derivano, in modo ne- phyre et Victorinus, Paris 1968, 2 voll., tr. it. di G. Gir-
cessario, l’intelligibilità degli esistenti, e, libe- genti, Porfirio e Vittorino, Milano 1993; ID., Zur Vor-
ramente, la loro esistenza di fatto. L’essenza geschichte des Begriffs «Existenz» – ”UPARCEIN bei
stessa di Dio si risolve nel suo essere (in quel den Stoikern, in «Archiv für Begriffsgeschichte», 13,
modo di esistere che è unico per Dio), non vice- 2 (1969), pp. 115-127; F. INCIARTE, Ser veritativo y ser
existencial, in «Annuario filosofico de la Universidad
versa, come sostiene l’argomento ontologico.
de Navarra», 13, 2 (1980), pp. 9-25; A. GUZZO, Esi-
Nell’atto semplicissimo di Dio non è disgiunto
stenza e coesistenza, in «Filosofia», 32, 1 (1981), pp.
il pensiero di un’essenza dalla sua creazione, 211-222; P. MOREWEDGE (a cura di), Philosophies of
dalla sua posizione all’esistenza. In quanto pe- Existence Ancient and Medieval, New York 1982; A.
rò l’atto creatore è frutto di libertà, e non di ne- BAUSOLA, Ontologia ed esistenza, in B. D’AMORE - A. AL-
cessità logica, l’esistenza è contingente, e, pur LES BELLO, Metafisica e Scienze dell’uomo, Roma 1982,
non essendo né precedente né seguente l’es- pp. 79-89; R. BURGGRAEVE, L’“il y a” dans la pensée de
senza, ne è per questo realmente separabile e l’hétéronomie de Levinas, in «Bijdragen Tijdschrift vo-
distinta. or Filosofie et Theologie», 44, 3 (1983), pp. 266-300;
L’esperienza più viva dell’esistenza è quella S. KNUTTILA - J. HINTIKKA (a cura di), The Logic of Being.
della persona umana, ove il problema metafi- Historical studies, Dordrecht-Boston-Lancaster-To-
sico dell’esistenza raggiunge la più consape- kyo 1986; R. VAN BRENNEROM, Aristotle and the Copula,
vole e meno inadeguata comprensione, in in «Journal of the History of Philosophy», 24, 1
quanto problema di noi a noi stessi (cfr.: L. (1986), pp. 1-18; M. ISNARDI PARENTE (a cura di), Stoici
Stefanini, Esistenzialismo ateo ed esistenzialismo antichi, Torino 1989, 2 voll.; S.H. NASR, Existence
teistico, Padova 1952, pp. 96-142, 292-336). (wujud) and Quiddity (mahiyya) in Islamic Philo-
L’identità della persona, per cui essa sempre sophy, in «International Philosophical Quarterly»,
29 (1989), pp. 409-428; J.-F. COURTINE, Suárez et le sy-
si riconosce nella molteplicità e successione
stème de la métaphysique, Paris 1990, tr. it. a cura di
dei suoi atti, esprime, a un tempo, l’aspetto C. Esposito, Il sistema della metafisica. Tradizione ari-
statico ed essenziale come l’aspetto dinamico stotelica e svolta in Suárez, Milano 1999; F. ROMANO -
ed esistenziale dell’essere, l’esistenza di D.P. TAORMINA (a cura di), ”Uparxi" e uJpovstasi" nel
un’essenza. Tale identità è presenza cosciente neoplatonismo, Firenze 1994; R.M. FRANK, The Aš ’arite
della persona a se stessa, atto di espressione Ontology: I. Primary Entities, in Arabic Sciences and
interiore con cui la persona a sé si dice e si ri- Philosophy, 9 (1999), pp. 163-231; P. VAN INWANGEN,
vela; dunque, razionalità dell’esistente perso- Ontology, Identity and Modality. Essays in Metaphy-
nale. Ma d’altra parte, in questa presenza co- sics, Cambridge 2001; C. ESPOSITO - V. CARRAUD (a cu-
sciente, la persona esperimenta il proprio li- ra di), L’esistenza, Bari 2003.
mite: l’atto espressivo non esaurisce il suo es- Trattazioni teoretiche: E. PACI, Pensiero, esistenza e
sere; rimane sempre in noi un dato che non si valore, Milano-Messina 1940; E. LÉVINAS, De l’existen-
risolve nell’atto; cioè non riusciamo a porre il ce à l’existant, Paris 1947, tr. it. di F. Sossi, Dall’esi-
nostro essere, ma ci riconosciamo posti stenza all’esistente, Casale Monferrato 1986; K.
nell’essere. Di qui il duplice aspetto dell’esi- LÖWITH, Gesammelte Abhandlungen. Zur Kritik der ge-
stenza, che consiste e si mantiene nell’essere schichtlichen Existenz, Stuttgart 1960; E. GILSON, Être
et essence, Paris 19622; J. WAHL, Existence et pensée.
per il proprio atto (sistit), ma nello stesso tem-
Entretiens sur des philosophes et sur quelques poètes de
po dipende e viene da altro (ex): l’esistente è
l’existence, Montréal 1963; J. MARITAIN, Court traité de
dato all’essere come impegno di darsi inces- l’existence et de l’existant, Paris 19642, tr. it. di L. Vigo-
santemente l’essere. Finitezza dell’esistenza, ne, Breve trattato dell’esistenza e dell’esistente, Brescia
che postula l’assoluto e l’infinito come sua ul- 1965; J.B. LOTZ, Sein und Existenz, Freiburg im Breis-
tima ragion d’essere. gau - Basel - Wien 1965; L. PAREYSON, Esistenza e per-
G. Santinello - E. Mazzarella sona, Torino 19663; E. LÉVINAS, En découvrant l’exi-
BIBL.: Per la trattazione storica nei singoli autori ci- stence avec Husserl et Heidegger, ed. aumentata, Paris
tati si rimanda anzitutto alle specifiche bibliografie; 19672, tr. it. di F. Sossi, Scoprendo l’esistenza con Hus-
per la storia del concetto: E. NICOLETTI, «Existentia» serl e Heidegger, Milano 1998; G. MARCEL, Les hommes
e «actus essendi» in s. Tommaso, in «Aquinas», 1958, contre l’humain, Paris 1968; G. MARCEL, Pour une sa-
pp. 241-267; K. BAIER, Existence, in «Aristotelian So- gesse tragique et son au-delà, Paris 1968; J.F. ANDER-
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senzialità). Il risultato di tale ermeneutica è la source, alla genesi delle parole, cercando quasi
presa di coscienza dell’esistenza colta nel- una provocazione semantica che ridia una fre-
l’estenuarsi della soggettività in una esaustiva schezza originaria al rapporto tra parola e si-
rete di connessioni formali. La figura emble- gnificato. Termini, analogie, metafore, tratti da
matica di questo esito è l’uomo «passione inu- aree disciplinari diverse (ad es. incarnazione,
tile» di cui parla Sartre. Il carattere di discorso apocalissi, brusco risveglio ecc.) esercitano
al limite di tutto il processo, la neutralità del una specie di maieutica di nuovi atteggiamen-
referto fenomenologico e soprattutto la natura ti teoretici e morali. Nascono nuove comunità
opzionale della scelta del criterio ermeneutico di linguaggio ove predomina il linguaggio se-
permettono il rovesciarsi dell’esito finale del mantico la cui intensità comunicativa aumen-
discorso nel suo contrario: dall’intrascendibile ta con la trasposizione di termini da differenti
immanenza alle aperture sulla trascendenza contesti. Per facilitare ciò si ricorre alla pièce te-
(esistenzialismo ateo ed esistenzialismo tei- atrale (in Sartre e Marcel), al romanzo (in Sar-
stico). Il metodo seguito da un esistenzialismo tre e Camus), al saggio, ove la dottrina diventa
teistico compie lo stesso itinerario fino al mo- racconto allusivo e le connessioni concettuali
mento dell’interpretazione del vissuto che per si esprimono attraverso immagini e audacie
l’esistenzialismo ateo avviene attraverso l’ana- sintattiche. La sconnessione tra esistenza ed
litica esistenziale e per l’esistenzialismo teistico essenza, lo sguardo fenomenologico, l’eidos
mediante un approccio concreto. L’approccio sotteso all’immagine, il «più proprio», l’auten-
non ha il lucido rigore logico di una analitica, ticità, nell’età esistenzialistica della letteratu-
ma è un avvicinarsi per tentativi a un comples- ra filosofica, non sono solo concetti, idee, pro-
so contesto, nel calore della ricerca e della poste ermeneutiche ma trame narrative, azioni
simpatia (un cercare platonico o agostiniano sceniche, frammenti di poesia. La via esisten-
all’interno di una verità presagita: «la speranza ziale al pensiero filosofico ha sconvolto le
è la memoria del futuro» – Marcel). La fenome- classificazioni tradizionali, gli schemi consoli-
nologia che individua un contesto analitico è dati dall’organizzazione culturale. I precedenti
scienza rigorosa, la fenomenologia dell’ap- sono già in alcuni termini della Fenomenologia
proccio è analisi di situazioni concrete, di dello Spirito di Hegel, ma soprattutto in Kierke-
espressioni linguistiche, di attestazioni inte- gaard e Nietzsche. L’esistenzialismo, nell’este-
riori. Mentre l’interpretazione dell’esistenza nuarsi di riferimenti consolidati cerca nuove
che discende da un’analitica esistenziale av- vie per comunicare in autenticità, tenta di dare
viene al termine dell’analisi, nell’interpreta- voce a ciò che sembra sottrarsi alla chiarifica-
zione mediante l’approccio è già presagita, zione concettuale.
precompresa lungo l’itinerario. Significativo, III. LONTANE PREMESSE E ANTICIPAZIONI RAVVICINATE.
in proposito, è il titolo di un’opera di Marcel: – Motivi ricorrenti nell’esistenzialismo sono
Posizione e approcci concreti al mistero ontologico, ampiamente presenti nella storia della filoso-
un atteggiamento che diviene quasi emblema- fia, in forma implicita o esplicita, connessi con
tico del metodo, o piuttosto dei metodi la riflessione sull’esistenza e sulla condizione
dell’esistenzialismo efficacemente indicato da umana. Accenniamo soltanto ad alcune tra
P. Prini, in un saggio su Marcel, come metodo- tante, significative presenze. Si potrebbe ini-
logia dell’inverificabile. La distinzione tra le due ziare ricordando il senso tragico dell’esistenza
forme di interpretazione (quella dell’imma- nelle tragedie greche che si sovrappone al ten-
nenza e quella della trascendenza), nel loro tativo di superare la contingenza trasfigurando
concreto esercizio, non è così rigorosa per la realtà nell’eterna giovinezza delle idee. Al li-
quanto concerne il linguaggio. mite del mondo classico alessandrino incon-
Il discorso sul metodo coinvolge anche quello triamo un Agostino, poco più che adolescente
sul linguaggio ed è interessante notare come, e prima della conversione, che, di fronte alla
sia nell’interpretazione atea che in quella tei- morte dell’amico più caro, avverte il venir me-
stica, gli esistenzialisti si allontanino dal lin- no del valore dell’esistenza e diventa egli stes-
guaggio filosofico tradizionale per affidare, an- so un grande problema: Factus eram ipse mihi
che all’uso di espressioni inconsuete tipiche magna quaestio (Conf., IV, 4, 9). Il significato
di altri contesti culturali, il compito di deline- profondo dell’esistenzialismo è già in queste
are le nuove prospettive di pensiero. L’esisten- parole ove l’esistere è una gratuita presenza,
zialismo, pure a livello linguistico, ritorna à la priva di riferimenti oggettivi, incapace di ri-
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il radicalismo interiore che li anima e spesso do teoretico del discorso. Nicola Abbagnano
per l’ampia accentuazione comunitaria del lo- (1901-1990), considerati gli esiti problematici,
ro pensiero etico-politico. Tra i pensatori che ipotetici della più recente epistemologia, nota
hanno continuato a vivere nella Russia sovie- l’affinità tra conoscenza scientifica ed esisten-
tica, il più noto è Pavel A. Florenskij (1882- zialismo, come varianti tematiche della possi-
1943), sacerdote, teologo e filosofo, oltre che bilità. Il suo è un esistenzialismo positivo, inten-
insigne matematico e fisico. Nella più vasta zionalmente rivolto a un umanesimo neo-illumi-
delle sue opere: La colonna e il fondamento della nistico (La struttura dell’esistenza, 1939; Esisten-
verità (1914) possiamo trovare un esistenziali- zialismo positivo, 1948; Possibilità e libertà, 1956).
smo diffuso, in cui l’esistenza si trasfigura in Sulla linea di Abbagnano si pone Enzo Paci
un poema teologico cosmico tra l’intimità (1911-1976) per quale tuttavia l’apertura sul
dell’amicizia e la suggestione estetica e insie- positivo deve mantenere un costante confron-
me dottrinale della liturgia ortodossa. Floren- to col negativo, come nell’originaria prospetti-
skij venne fucilato perché oppositore del regi- va kierkegaardiana. La posizione di Paci si svi-
me sovietico. luppa poi in direzione di un relazionismo feno-
La tradizione filosofica italiana è più orientata menologico (L’esistenzialismo, 1943; Il nulla e il
alla mediazione che alla radicalità e ciò spiega problema dell’uomo, 1950; Dall’esistenzialismo al
l’iniziale diffidenza verso l’esistenzialismo relazionismo, 1957). Sullo sfondo della possibi-
considerato una forma di irrazionalità (C. An- lità si disegna il plesso delle relazioni fenome-
toni, L’esistenzialismo di Heidegger, 1972, ed. nologicamente rilevabili.
postuma) o una espressione del decadenti- In Luigi Pareyson (1918-1991) il giudizio sul-
smo (N. Bobbio, La filosofia del decadentismo, l’esistenzialismo si intreccia con la interpreta-
1944). All’inizio del 1943 la rivista «Primato» si zione storiografica: il dissolversi della sintesi
fece promotrice di un’inchiesta sull’esistenzia- hegeliana in Kierkegaard da un lato e in Feuer-
lismo cui parteciparono noti esponenti della bach dall’altro porta a una concezione dell’esi-
filosofia italiana da G. Gentile ad A. Carlini, A. stenzialismo non tanto come prosecuzione
Guzzo, P. Carabellese, A. Banfi, N. Abbagnano, spiritualistica di Kierkegaard, quanto piutto-
U. Spirito, F. Olgiati, G. Dalla Volpe, C. Lupori- sto come una concezione della persona e del
ni, C. Pellizzi. L’argomento prevalente fu il rap- suo rapporto con Dio sul terreno ontologico e
porto tra l’atto del pensare, e quindi l’attuali- non sul piano intimistico, esigenziale. L’esi-
smo gentiliano, e l’atto di esistere, e quindi stenzialismo si rinnova evitando tanto l’inti-
l’esistenzialismo. mismo quanto l’umanesimo ateo e configu-
L’esistenzialismo trovò maggiore comprensio- randosi come personalismo ontologico: esso è
ne in pensatori spiritualisti (A. Carlini, A. Guz- l’ermeneutica del rapporto tra l’inesauribile e
zo, F. Battaglia). L. Stefanini, anche lui spiri- la limitatezza della condizione umana finita
tualista, che ha dedicato all’esistenzialismo ma libera. La premessa è in Schelling e lo svi-
un ampio volume, Esistenzialismo ateo ed esi- luppo del discorso si gioca attorno a una ri-
stenzialismo teistico. Esposizione e critica costrut- schiosa, talvolta tragica, ontologia della libertà
tiva (1952), ritiene che «fino all’ultima filosofia (Studi sull’esistenzialismo, 1943; Esistenza e per-
del Novecento non si sarebbe mai pensato a sona, 1950; Verità e interpretazione, 1971; Rettifi-
consolidare nella sconnessione, nella frattura, che sull’esistenzialismo, 1975). Il dibattito sul-
nella contraddizione il senso ultimo dell’esse- l’esistenzialismo e sulle correnti filosofiche
re», ci troviamo dinanzi a un salto, «ma, nel emergenti sul piano internazionale trovò in
saltare, come sempre avviene, il piede ha pre- Italia sede adeguata fin dal 1939 nell’«Istituto
so lo slancio sul terreno dell’altra sponda» (p. di Studi Filosofici» di Roma diretto da Enrico
7). L’altra sponda è l’irrazionalismo dell’Otto- Castelli (1900-1977) che propose un esistenzia-
cento e l’alogicismo antintellettualistico del lismo teologico. La premessa è un severo giudi-
primo Novecento. zio sulla filosofia moderna i cui esiti solipsisti-
Nell’esistenzialismo italiano si possono indivi- ci contraddicono il senso comune. Dal solipsi-
duare due correnti, indicate, in qualche modo, smo discendono esperienze negative della
nel titolo dell’opera di Stefanini, una che ha il «natura lapsa» che le stesse manifestazioni ar-
suo centro speculativo nella categoria della tistiche (il «demoniaco nell’arte») pongono in
possibilità (Abbagnano), l’altra che indica nel luce. Dinanzi alla crisi si rende necessaria una
rapporto esistenza e persona (Pareyson) lo sno- risposta esistenziale i cui principi ispiratori
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passione inutile». L’uomo obbedisce a due in- carsi in solitudine o guidare i popoli» (ibid.).
tenzionalità che costituiscono il progetto che Che fare dopo questa presa di coscienza? Sar-
lui è e in cui il suo consistere si dissolve: da un tre, pur mantenendo la stessa anomalia onto-
lato l’autorealizzazione, la metamorfosi del logica, tenta la strada dell’impegno etico-poli-
suo per sé in un in-sé-per-sé, che è quanto dire tico cui è dedicata l’ampia opera Critique de la
il tentativo di dare consistenza ontologica al raison dialectique (1963).
suo rapportarsi, quasi un’ipostasi del primato Il valore di questo tentativo viene chiarito nel
dell’esistenza sull’essenza; dall’altro lato l’ap- complesso degli «insiemi pratici». Il gruppo in
propriazione del mondo inteso come totalità fusione è l’insieme in cui si opera il «brusco ri-
dell’essere in-sé. La doppia intenzionalità si pre- sveglio», l’«apocalissi» (op.cit., tr. it. Milano
senta quindi come una tensione orientata a 1963, vol. II, pp. 36-42). Questo gruppo è l’ele-
trasformare l’esistenza in essenza e la coscien- mento in base a cui l’uomo singolo si realizza
za in totalità assoluta. Di fronte all’inane e completamente nella dimensione risolutiva
contraddittorio impegno ontologico dell’uo- della comunità. Ciò è reso possibile dal so-
mo l’ontologia deve lasciare il posto a una praggiungere, nell’esperienza degli uomini in
«psicanalisi esistenziale» il cui esito è che lotta per rivendicazioni comuni, dell’avverti-
l’uomo è una «inutile passione» perché «pro- mento che essi non lottano per interessi mate-
getta di perdersi per fondare l’essere e per co- riali di parte, ma per quelli della giustizia. Al-
stituire contemporaneamente l’in-sé che sfug- lora si compie la catarsi, l’evento «apocalitti-
ge alla contingenza essendo il proprio fonda- co»: la lotta di classe diventa lotta di liberazio-
mento» (L’essere e il nulla, tr. it. di G. Del Bo, ne totale. In questa lotta nasce una fraternità
Milano 1965, p. 738). Il dramma dell’uomo si nuova e assoluta, il gruppo entra in fusione: il
consuma in questo tentativo gratuito di farsi gruppo è quella oggettività interiorizzata, un’og-
Dio: l’uomo è «condannato a essere libero», gettività vissuta in seno alla quale il singolo co-
ossia al rigoroso primato dell’esistenza glie se stesso nell’esultante pienezza della re-
sull’essenza, un esistere che chiede di essere e alizzazione completa. Il gruppo in fusione però
di coincidere con l’assolutezza. è soltanto un momento del processo (dialettica
Facendo propria la legge di Hume, Sartre affer- costituente all’interno di una dialettica costitui-
ma che dagli indicativi non si possono dedurre ta), la sua anticipazione del riscatto finale è
degli imperativi. La realtà umana in situazione, esposta a un depotenziamento fino al rove-
tuttavia, pone l’uomo dinanzi a responsabilità sciamento della situazione. La vittoria ha biso-
morali. La prima di esse è la malafede (di chiara gno di consolidarsi, si determina così un ri-
derivazione dall’omonimo «esistentivo» hei- stretto gruppo di custodi della verità rivoluzio-
deggeriano) che investe la serietà della vita, cioè naria che si stringono in un giuramento e co-
quell’atteggiamento compunto ed enfatico stituiscono la fraternità terrore. La rivoluzione
che discende dalla convinzione che cose e av- vittoriosa, in tal modo, crea in sé la cristalliz-
venimenti, ordinati razionalmente e quindi fi- zazione antidialettica, l’insurrezione al potere
nalisticamente da una volontà superiore, at- dà vita a nuovi strumenti di alienazione (cfr.
tendono da noi una risposta. L’uomo «in ma- ibi, pp. 125 ss.) L’enigma di questo rovescia-
lafede» si appropria delle cose come elementi mento di intenzionalità è nell’uomo. La pre-
autonomi di un disegno particolare, «offusca senza dell’uomo con le componenti interiori e
tutti i suoi scopi per liberarsi dall’angoscia» pubbliche della sua esistenza dà vita a un dif-
(ibi, p. 751), nasconde a se stesso il suo vero ficile rapporto con il mondo: con l’uomo ir-
progetto e si convince ad arte di «essere atteso rompono nella scena il fatto della libertà e del-
da compiti posti sulla sua strada» (ibid.). Il ve- la coscienza del singolo. Il progetto di libera-
ro scopo, rivelato dalla psicanalisi esistenzia- zione cela «sotto la traslucidità della libera
le, è invece «l’essere come fusione sintetica praxis individuale il sottosuolo roccioso della
dell’in-sé col per-sé» (ibi, p. 572). L’uomo si tro- necessità» (ibi, vol. I, p. 191). «La soggettività
verà, in tal modo, di fronte al fatto della pro- si presenta allora – afferma Sartre con estrema
pria passione, unica passione che si presenta lucidità – in tutta la sua astrazione, con la con-
sotto forma di progetti diversi. Se depurati dai danna che ci obbliga a realizzare liberamente e
loro differenti contenuti e colti nella comune da se stessi la sentenza che una società in cor-
struttura ontologica dell’appropriazione asso- so ha emesso su di noi e che ci definisce a prio-
luta, si equivalgono. «È la stessa cosa ubria- ri nel nostro essere» (ibi, p. 192). È in questo
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Questa posizione potrebbe convergere con ra invece alla riunificazione, alla conciliazio-
quella descritta nel passo precedente, in cui il ne» (ibid.). L’osservazione marginale riceve un
silenzio diventa contenuto dell’istante e in cui significato più profondo nell’ultima frase del
la condizione di infinita ricerca è sospesa. Alla saggio: «Potremo dire che la speranza è essen-
luce di questa corrispondenza può divenire zialmente la disponibilità di un’anima, così in-
comprensibile la distinzione tra fede e ambito timamente impegnata in un’esperienza di co-
della fede. La fede è l’abbandono a una pienezza munione, da compiere l’atto trascendente in
di senso ove si sperimenta la salvezza, ove la contrasto con il volere e con il conoscere, me-
prova della prassi della vita è superata, ove le diante il quale essa afferma la perennità viven-
determinazioni concettuali e storiche della fe- te di cui questa esperienza offre insieme il pe-
de («ambito della fede») sono superate (non gno e le primizie» (ibi, p. 80).
tolte). Chi professa la fede filosofica si trove- Non si tratta di sperare in qualche cosa (spera-
rebbe quindi a prescindere dai contenuti della re che..., sperare di...) ma di vivere nella speran-
fede positiva, ma non nella necessità di negar- za: una speranza trascendente («sperare in Te
li. Nel silenzio pieno di significati inesprimibi- per noi»), e insieme condizione trascendenta-
li, anche la sua fede è in qualche modo fede le, esperienza diffusa che coinvolge ogni mo-
positiva. mento dell’esistenza, speranza globale che va
Un’ulteriore esemplificazione di percorsi se- oltre i confini della esperienza individuale. La
guiti da pensatori vicini all’esistenzialismo è vera speranza, quella che ci fa sperare contro
quello di un singolare modello speculativo in ogni motivo di speranza, oltre ogni possibilità
cui fenomenologia descrittiva, analisi seman- di intervento della volontà, ha come presup-
tica di usi linguistici, specie del vissuto mora- posto la comunione, la partecipazione intima,
le, conducono a un contesto ontologico, anzi la vittoria sul tempo e sullo spazio. Ciò avviene
di metafisica non intellettualistica. Si tratta di attraverso l’intersoggettività che si rivela inter-
Gabriel Marcel. Il suo pensiero apparentemen- personale. Se il futuro è ciò che dà senso alla
te riconducibile a un suggestivo discorso per- vita, finisce per identificarsi col senso stesso e
suasivo, presenta un plesso teoretico ben noi lo sperimentiamo «vivendo nella speran-
strutturato. In Marcel il rapporto tra essenza za». Tale speranza è l’intensità di comunione
ed esistenza si traduce nell’inconsueto bino- che la rende possibile discendendo dal nostro
mio essere e avere (l’opera di E. Fromm è suc- affidarci a una testimonianza che ci trascende,
cessiva) con notevoli conseguenze: la natura che fonda e precede il tempo di cui avvertiamo
dell’essere è metaproblematica, «mistero», e lo scorrere, che era prima che noi fossimo, di
il rapporto essere e avere è di natura morale, cui portiamo traccia dentro di noi; ricordare è
di una moralità coinvolta nel mistero dell’es- allo stesso tempo atto di speranza nel senso
sere. Una singolare proporzione inversa si sta- forte del termine. Si tratta di un nuovo modo
bilisce tra ciò che siamo e ciò su cui esercitia- di indicare la densità speculativa della remini-
mo il nostro possesso: più si ha, meno si è, e scenza platonico-agostiniana. Il vivere nella
viceversa: più si resta coinvolti nel mistero on- speranza è l’espressione con cui Marcel allude
tologico, più ci si muove con sereno e genero- a una esperienza di comunione che richiama la
so distacco tra le cose. L’uomo è homo viator, «memoria» di Agostino. Nel cammino dell’ho-
in quanto non sistemato nell’avere, la sua mo viator, questa memoria si precisa con i ter-
esperienza è «una avventura in corso», sul suo mini paolini di pegno e di primizia. La speranza
corpo egli non esercita un arbitrario possesso, è quindi l’avvertimento del futuro già in qual-
la corporeità è un consistere nell’essere. Pos- che modo conosciuto come ricordo. Il proble-
siamo cogliere le articolazioni speculative a ma del senso, problema centrale dell’esisten-
partire da una affermazione paradossale: «La zialismo, diventa un meta-problema ove passa-
speranza è come una memoria del futuro» to, presente e futuro si dispongono in un ordi-
(Homo viator, Paris 1945, tr. it. Torino 1967, p. ne misterioso, la cui immagine è la perennità
65. Il saggio Abbozzo di una fenomenologia di vivente. Di ciò non si può chiedere una dimo-
una metafisica della speranza, incluso in Homo strazione, ma una descrizione che dovrebbe
viator è del 1942), un paradosso su cui si misu- persuadere per il senso positivo che l’acco-
ra il senso della temporalità. glierla darebbe all’esistenza.
«Se il tempo è, per la sua essenza, separazione I modelli descritti presentano alcuni caratteri
e quasi perpetua disgiunzione, la speranza mi- comuni: mettono in questione la possibilità di
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tà, il più proprio della condizione umana, la sophie. Grundlinien einer Philosophie des menschlichen
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tà generale la oltrepassa, per cui implica pro- mente constatabili. Così intesa, l’esperienza
blemi gnoseologici e logici che la previsione non è di pertinenza della filosofia.
non implica. Così, alcune dottrine dell’espe- 3. L’esperienza dell’esperto. – Pragmaticamente,
rienza tendono a spiegare la previsione in base l’esperto (senso 2) è opposto al saggio, perché
all’uniformità generale, che è generalizzazio- è specializzato e può essere preso in conside-
ne, e sospendono l’iterazione come processo; razione soltanto per un certo tipo di contin-
altre, invece, fondano la validità dell’uniformi- genze. Dati i limiti del pensiero umano e della
tà generale sulla possibilità della previsione. vita, uno è tanto più esperto quanto più defi-
Resta tuttavia da dire che l’iterazione, la legge nito e uniforme è il tipo delle contingenze.
o uniformità generale, la previsione sono sol- Storicamente, nella nostra civiltà, l’ideale
tanto espedienti euristici introdotti ai fini pragmatico è passato dal saggio al professio-
dell’identificazione dell’esperienza. nista (medico, avvocato, ingegnere ecc.) del-
2. L’esperienza come saggezza. – Il senso 1 di l’età moderna, e da questo all’esperto del no-
esperienza è ben diverso dagli altri. Un’esegesi stro tempo, la cui competenza ha un ambito
della frase «aver esperienza della vita» in que- così limitato da poter sussistere insieme
sto caso sarebbe una digressione, se non fosse all’assoluta inesperienza e incapacità in altri
la conseguenza dell’opposizione che da secoli campi. Lo specialista medico contemporaneo
mette la scienza in contrapposizione alla sag- è l’opposto del dottore tradizionale, che era
gezza: dal primitivo dictum pitagorico che op- anche filosofo. Quanto al tipo d’esperienza,
poneva filosofiva a sofiva fino al contrasto tra mentre nel saggio si ha iterazione soltanto
Wissen e Weisheit, caratteristico del pensiero quando la sua esperienza generale viene por-
tedesco. tata a una determinata decisione pratica, tutta
l’esperienza tipica dell’esperto, limitata fin
All’analisi filosofica risulta che la saggezza tra-
dall’inizio a uno specifico tipo d’esperienza, è
scende il sapere, e questa distinzione non
iterazione pura e semplice, cioè riproposizione
rientra in quella tra teoria e pratica, ma ne è
di quanto conosce e di quello che è capace di
estranea perché l’esperienza dell’esperto è un
fare. Quindi, le sue leggi o uniformità generali
sapere usato per fini pratici, ma non è una sag-
saranno valide entro limiti assai ristretti e la
gezza. Quest’ultima implica non soltanto la
previsione sarà estremamente astratta, perché
sintesi di teorico e pratico, ma anche l’elimi- non considererà altri elementi che possano
nazione della specializzazione, e quindi della modificare o impedire l’avverarsi della previ-
distinzione dei campi ontologici in cui il sag- sione plausibile come dato scientifico astrat-
gio apprende e agisce, dal momento che sa co- to. Così l’esperienza dell’esperto è contraddit-
me comportarsi in qualunque contingenza toria: in una certa misura essa non è più espe-
della vita. Kant oppone gli assertori «consigli rienza, perché natura e vita sono multiformi e
della prudenza» ai problematici «dettami ogni evento empirico è evento in un mondo
dell’abilità»: i primi rientrano nella saggezza, nel quale esistono e agiscono enti e forze che
perché sono unificati sotto l’idea unica e ne- l’esperto come tale ignora. Il successo prag-
cessaria di felicità; i secondi invece rientrano matico dell’esperto deriva proprio dalla sua
nel sapere, perché sono classificabili secondo astrattezza: l’esperienza comune non può
scopi arbitrari. L’esperienza come saggezza è smentirlo e la sua unilateralità corrisponde al-
adattamento a un certo ambiente, cioè è un la tendenza incontrollata a una divisione eco-
concetto pragmatico e non etico, che va giudi- nomica del lavoro. L’insuccesso pragmatico
cato in base al risultato e non alle intenzioni. non invalida l’esperienza dell’esperto, data la
Se si riflette sui due aspetti di virtus contem- presunzione di indefiniti elementi perturbato-
plati nel De regimine principum di Tommaso ri. Come concezione astratta e intimamente
d’Aquino (la virtus morale e la virtus come ca- contraddittoria, anche questa forma pratica o,
pacità di governare), appare chiaramente che meglio, pragmatica di esperienza non è su-
la virtù del saggio non si giustifica da sé come scettibile di esegesi filosofica approfondita.
la virtù vera e propria. La giustificazione viene 4. Psicologia dell’esperienza. – Trattando delle
di solito cercata, anziché nella conformità a forme teoriche di esperienza, anzitutto parle-
una norma assoluta, in un controllo empirico remo dell’esperienza come modo di pensare o
(il successo), appunto perché nasce dall’espe- forma di conoscenza. Propriamente però il co-
rienza e produce atteggiamenti sperimental- noscere, in quanto è pensare vero e obiettivo, an-
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le d’esperienza (ibi, l. I, parte I, § 4). Ma, per ciò zioni attuali, poiché il rosso della mela in se
che lo riguarda, il conoscere è costituito da im- stesso ha soltanto qualità associante e non è
pressioni isolate, e quindi egli deve ammette- associazione in atto.
re che la singola impressione, in se stessa, iso- È chiaro che la psicologia, disponendo soltan-
latamente, è dotata di una «qualità associan- to dell’associazione come base e ragion d’es-
te» (ibid.) Sicché in essa esiste già un collega- sere dell’iterazione, non ne può offrire una
mento potenziale con altre impressioni, che spiegazione sufficiente, perché nel suo modo
non è dovuto al pensiero e che è constatabile di concepirla non è compreso il criterio di scel-
solo quando è in atto, e perciò è inspiegabile ta fra le molteplici associazioni possibili.
dal punto di vista del programma empiristico. Nell’associazione si ha iterazione e quindi si
Hume cercò di far fronte a questa incoerenza costituisce l’esperienza. In altre parole: una
ricorrendo all’attrazione come concetto scien- sensazione può associarsi a un’altra e richia-
tifico accettato, benché non empirico (ibi, l. II, marla per contrasto oppure per analogia. L’as-
parte II, § 5). Ma l’analogia fra attrazione e as- sociazionismo psicologico dice infatti che può
sociazione è difficile da sostenere, perché l’as- avvenire l’uno o l’altro richiamo; perciò non
sociazione è selettiva e l’attrazione cumulati- spiega come e perché si verifichi soltanto il ri-
va. Non vi sono più specie di attrazione, ed es- chiamo per similarità che è l’iterazione, la qua-
sa non si esercita fra alcuni corpi soltanto e le soltanto può dar luogo all’esperienza. Spie-
non fra altri, mentre l’associazione si attua se- gare psicologicamente l’iterazione significhe-
condo tre modalità che corrispondono ai crite- rebbe dare posizione di privilegio a una certa
ri della contiguità, della similarità e della cau- associazione, in contrasto con le cosiddette
sa-effetto, e due idee dissimili si possono at- «leggi dell’associazione». La difficoltà potrà
trarre per associazione di similarità. Inoltre, il essere superata coinvolgendo l’attenzione; in
funzionamento in atto dell’associazione non è tal caso è evidente che quest’ultima non svol-
descrivibile. Hume dice che un’impressione gerà solo una funzione psicologica, ma anche
«naturalmente ne introduce un’altra» per as- una di tipo gnoseologico, nella quale ora do-
sociazione (ibi, l. I, parte III, § 3); ma non preci- vremo cercare una descrizione più adeguata
sa se sia la prima a introdurre una susseguente dell’esperienza.
che non c’è ancora, oppure se sia un’idea po- 5. Gnoseologia fenomenologica dell’esperienza. –
steriore a introdurre la memoria di un’idea a) Sensazione e pensiero. – Nei due sensi fon-
precedente. Nel primo caso, sarebbe l’associa- damentali di esperienza contemplati dalla
zione stessa a creare idee; nel secondo, la me- gnoseologia fenomenologica si danno la con-
moria conserverebbe indifferentemente molte cezione di un accumularsi di sensazioni che
idee e non le relative qualità associanti, che costituirebbe di per se stesso l’esperienza
entrerebbero in gioco soltanto alla rievocazio- (l’esperienza nel senso 4) e quella di un’elabo-
ne. Ma allora la memoria come conservazione razione intellettuale delle sensazioni (l’espe-
sarebbe dovuta a qualche capacità estranea rienza nel senso 5).
all’idea come tale; la rievocazione del ricorda- Relativamente alla prima accezione, Locke
to, invece, a una forza o capacità insita sentì la necessità di dare conto delle relazioni
nell’idea stessa, nella sua «qualità associan- fra sensazioni che fanno dell’esperienza una
te». Così, la memoria non sarebbe più fenome- struttura con un certo ordine, anziché un coa-
no unitario e le impressioni, a loro volta, non cervo slegato, e descrisse il porsi di tali rela-
sarebbero più elementi isolati, come presume zioni come analogo alle idee di riflessione, no-
la dottrina di Hume. te per esperienza diretta (Essay Concerning
La molteplicità delle forme dell’associazione Human Understanding, l. II, cap. 12). Hume ne-
toglie strutturalità alla sensazione stessa. Se gò l’empiricità di tali relazioni, ma non poté
esistesse soltanto l’associazione per contigui- sostituirla con l’associazione e la lasciò come
tà, risulterebbe chiaro come vediamo una problema per l’ulteriore soluzione di Kant
«mela rossa». Ma dato che il rosso della mela (Treatise of Human Nature, appendice alla fine
ha altre due «qualità associanti», potrà venir del l. III). Già da questi tentativi emerge il ca-
associato nello stesso identico modo al rosso rattere fondamentale dell’esperienza conside-
d’una cravatta. Quindi, «mela rossa» e «cravat- rata sotto l’aspetto della gnoseologia fenome-
ta rossa» non sono altro che due delle tante nologica: essa è sistema o ordine o collega-
associazioni possibili; non sono però sensa- mento di sensazioni isolate, ovvero che devo-
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Dall’empirismo come quello di Hume, che ri- re dall’effetto alla causa o dalla realtà attuale
conduce tutta la conoscenza alla puntualità alla ragione della sua possibilità non ci si può
dell’esperienza, all’innatismo, che considera arrestare arbitrariamente, e ci si deve chiedere
l’esperienza come uno stimolo esterno per il anche quale sia la ragione sufficiente del pen-
funzionamento della ragione, sono possibili siero stesso, questione che non è più gnoseo-
molte soluzioni, ma sono tutte subordinate al- logica. In particolare, quando si sia risaliti ai
la genealogia delle idee. Questo concetto – co- primi elementi semplici (l’impressione, o
me si sa – venne usato da Kant per indicare la l’idea innata, o la sintesi della sensibilità) co-
natura comune dei vari tentativi gnoseologici me ragione sufficiente del pensiero, ci si chie-
empiristici, che si limitavano a quella che è derà quale sia la ragione sufficiente dell’idea
stata chiamata «ideologia». Per Kant la genea- semplice che è il primo dato di pensiero, e
logia in fondo è arbitraria, perché si limita a quindi l’indagine dovrà uscire dal campo gno-
descrivere il processo di presentazione delle seologico. Questa posizione risulta evidente
idee nel pensiero, senza dimostrare che essa è in Locke; nel pensiero contemporaneo è con-
autentica o l’unica possibile. notata come concezione rappresentativa del
Si ricordi che tanto nella mente di Hume e de- conoscere, perché presuppone una realtà
gli altri genealogisti, quanto nella mente del esterna da riprodurre in un correlato mentale.
loro critico, Kant, predominava il problema Questa critica da parte degli empiristi però è
della causalità. Una genealogia vuole dar con- ingiustificata, perché essi pretendono di dare
to del sorgere delle idee e quindi assume la conto delle idee partendo senz’altro dall’im-
causalità, ovvero il più generale principio di pressione sensoriale: così accettano un princi-
ragion sufficiente, come base per l’esplorazio- pio di ragione che poi criticano come erroneo
ne del pensiero; ma da questa intende deriva- e, d’altra parte, pretendono di poter eliminare
re anche l’origine dell’idea o del principio stes- lo stesso principio non applicandolo al primo
so di causalità, e quindi cade in un circolo vi- dato dell’esperienza. Si prova così che una ge-
zioso. Il sofisma è evidente in Hume, che criti- nealogia delle idee è improponibile, perché
ca la causalità riconducendola ad abitudine e, porta a una gnoseologia fenomenologica che
quindi, non fa altro che sostituire al principio sfuma inevitabilmente nell’ontologia, cioè a
di causalità un altro principio che svolga la una genealogia senza campo specifico di ap-
medesima funzione. Ma anche l’innatismo ac- plicazione.
cetta il principio di ragion sufficiente, quando Vediamo ora se sia inevitabile l’illusione ge-
asserisce che nel pensiero si trovano idee ge- nealogica nell’esplorazione dell’esperienza,
nerali perché esse esistono già connaturate al- cioè se, per dar ragione dell’esperienza, si deb-
la ragione, e così ne esclude una genesi extra- ba finire per considerare la gnoseologia feno-
razionale. Nemmeno il criticismo col suo me- menologica come terreno dell’ontologia: que-
todo trascendentale si libera dall’illusione ge- sto sposterebbe radicalmente il problema,
nealogica, quando afferma che la questione perché il termine e il concetto di «esperienza»
gnoseologica non verte su ciò che esiste at- sono essenzialmente gnoseologico-fenome-
tualmente nel pensiero, ma su ciò che può esi- nologici. Per descrivere l’esperienza senza dar-
stere in linea di diritto: anche in questo caso, ne ragione, occorre esplorare le basi gnoseolo-
si cerca una ragione sufficiente della possibili- gico-fenomenologiche dell’illusione genealo-
tà dei concetti. Ma la ragione sufficiente non è gica e vedere se sia possibile porle fra parente-
la ragione necessaria, perché non è ancora si, al fine di esplorare l’esperienza senza com-
provato che sia l’unica ricostruzione possibile promessi genealogici. È evidente che l’illusio-
per dar conto di tutto: manca ancora qualcosa ne genealogica deriva dalla temporalità del
alla dimostrazione e perciò si ricade fatalmen- pensiero e quindi dell’esperienza. Ogni atto
te nell’ontologia, come era accaduto ad Aristo- puntuale del conoscere, ovvero ogni momento
tele (Metaph., VI, 4; IX, 10) col cercare una base del pensiero che si possa o debba isolare ai fi-
del principio di non-contraddizione nell’es- ni dell’analisi gnoseologico-fenomenologica,
senza stessa dell’individuo. viene prima o dopo un altro atto o momento.
Perfino Kant, nell’ultima fase del suo pensiero, Sia che si parli trascendentalmente del tempo
uscì dalla gnoseologia, come risulta dall’Opus come forma a priori e schematismo, sia che si
postumum. Era logicamente inevitabile perché, consideri psicologicamente il flusso della co-
ove si accetti l’illusione genealogica nel risali- scienza, una gnoseologia fenomenologica non
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soltanto perché isolato, o isolabile dagli altri. le, a loro volta, sono elementi del sistema di
La sua puntualità è in certo senso relativa e un’idea complessa.
quindi si può sospettarla avventizia e dovuta Elementi dell’esperienza e sistema dell’espe-
all’analisi. rienza appaiono diversi e contraddittori al-
Ma anche il concetto di sistema dell’esperien- l’analisi, ma la loro divergenza sfuma nel flus-
za è altrettanto relativo e forse avventizio. Un so coscienziale attuale in cui l’iterazione avvie-
sistema vero e proprio dell’esperienza non è ne, in modo che, a un certo punto, fissato arbi-
pensabile o conoscibile realmente, perché, se trariamente dallo gnoseologo-fenomenologo,
fosse puro sistema, conterebbe relazioni, ma il ripetersi sembra cessare e gli elementi costi-
non i termini tra cui esistono le relazioni: sa- tuiscono un’unità, cioè un elemento sovraor-
rebbe, in fondo, il concetto vuoto o l’idea di dinato. Quando questo nuovo elemento non
Kant. Un simile sistema si può costruire in sia ripetibile, abbiamo il concetto. Si è usciti
astratto perché si può porre, al posto degli ele- allora dall’esperienza nel senso 5 e si è entrati
menti dell’esperienza, un simbolo che li rap- nell’esperienza nel senso 6: il concetto è asso-
presenti tutti; di fatto, però, per pensarlo, oc- lutamente unico nel suo genere, mentre i suoi
corre anche pensare gli elementi d’esperienza. elementi (le intuizioni che contiene) restano
(Questa è una maniera banale di esprimere ripetibili all’infinito. Con la formazione del
che cosa sia il concetto, il quale, secondo concetto o del giudizio generale, l’aporia è so-
Kant, è al tempo stesso una funzione fra sen- spesa, perché il processo gnoseologico-feno-
sazioni e un ente fisso e autonomo, sul quale menologico dell’esperienza è finito e può venir
si può giudicare e ragionare in modo da costru- considerato completo. Ma a questo punto di-
ire un sistema concettuale dell’esperienza.) venta inevitabile domandarsi: il concetto così
Si giunge così a quella che possiamo chiamare ottenuto è regolarità conforme a legge o uni-
«problematica assoluta» dell’esperienza con- formità prammatica? E, ancora, è inevitabile
siderata come reperto gnoseologico-fenome- chiedersi se il risultato dell’esperienza è vero o
nologico. Le indagini millenarie, che non sono falso. Ma per risolvere questi problemi non si
riuscite a omologare e unificare definitiva- può più considerare il processo dell’esperien-
mente il pensiero e l’esperienza, sembra che za: si dovrà uscire dalla gnoseologia fenome-
siano fallite nel loro compito di darne conto; nologica, per esaminare l’esperienza dal punto
in realtà l’insuccesso, più che ad esse, è dovu- di vista logico. E così è avvenuto nel corso del-
to alla natura eminentemente aporetica del- la storia della filosofia.
l’esperienza reale. Potranno esservi altri ele- III. L’ESPERIENZA NEL SUO ASPETTO GNOSEOLOGICO. –
menti aporetici nel pensiero, come sostiene 1. L’esperienza nel pensiero greco. – Nella formu-
Hartmann (Grundzüge einer Metaphysik der lazione più originaria del suo concetto, l’espe-
Erkenntnis, op. cit., cap. 6), ma nell’indagine rienza è concepita come una conoscenza per
gnoseologico-fenomenologica dell’esperien- partecipazione o «simpatia» vitale. Il modello
za è la sua stessa aporia, non esplorata da di questo modo di intenderla forse si può far
Hartmann, che va ammessa come risultato risalire all’indovino Proteo che, secondo la no-
dell’indagine fenomenologica nel senso di ta leggenda omerica, conosce tutte le cose
Husserl e come base dell’esperienza dal punto perché «diventa tutte le cose» (pav n ta
di vista di una «fenomenologia dello spirito» ginovmeno"), «assumendo le forme di quanti
nel senso di Hegelibro In altri termini l’aporia animali esistono sulla terra e trasformandosi
può essere così espressa: si ha esperienza in acqua e in fiori» (Odissea, IV, vv. 417-418).
quando si pensino contemporaneamente un Così Eraclito, Empedocle e Senofane, tra i pri-
sistema e i suoi elementi come assolutamente mi affermarono che l’esperienza consiste nel
difformi (dal punto di vista gnoseologico) ep- farsi simili alla cosa conosciuta. Ben presto
pure assolutamente coerenti; oppure l’espe- però Anassagora fece rilevare che, a causa del-
rienza è tanto un’intuizione singola, quanto un la debolezza dei sensi, «non siamo capaci di
sistema di intuizioni nettamente diverse, che è discernere il vero» (Diels, 59 B 21). Come pure
possibile distinguere ermeneuticamente, ma Eraclito evidenziò che la temporalità ha un pe-
facendo astrattezza dalla loro convivenza dina- so rilevante nella determinazione dell’espe-
mica. Non per nulla Locke dovette trattare le rienza. Si fece allora strada la tendenza a tra-
idee astratte come aveva trattato le idee sem- sformare l’esperienza, da un lato, in un’attitu-
plici: queste sono elementi di quelle, ma quel- dine intuitiva e sinottica e, da un altro, ad as-
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data realtà» (ibi, I, q. 8, art. 1).Tommaso così bito l’intelletto giudica che esiste». Essa, inol-
ne fa l’elemento risolutore delle principali tre, è la forma di conoscenza «mediante la
istanze della problematica filosofica, in quan- quale si conosce che una cosa inerisce a un’al-
to la presenta come capace di dar conto del tra, che un luogo dista da un altro, che una co-
modo intuitivo di aprirsi del soggetto nei con- sa ha una certa relazione con un’altra o, in ge-
fronti della realtà, del rapporto che ne scaturi- nerale, qualsiasi verità contingente, special-
sce e dell’assolutezza del contenuto raggiunto mente intorno a ciò che è presente» (Scriptum
dalla conoscenza. in librum I Sententiarum, Prologus, q. 1, z). Per
Quanto detto vale per gran parte dei filosofi Ockham l’esperienza non riguarda soltanto le
medievali. Sembra impossibile, infatti, per co- cose esterne, ma anche gli stati interni dell’uo-
storo dissociare l’esperienza, considerata nel mo, come «le intellezioni, le volizioni, la gioia,
suo aspetto gnoseologico, da un fondamenta- la tristezza e simili» (ibi, q. 1, h). Sulla sua scia,
le giudizio di esistenza, inteso come l’esplici- Buridano ribadisce l’identificazione dell’espe-
tazione di quel contatto con la realtà connesso rienza con l’intuizione sensibile, e dichiara im-
al riconoscimento della sua presenza. D’altro perfetta la disciplina che presume di farne a
canto, il meccanismo dei fattori soggettivi at- meno, perché non è in grado di afferrare il si-
traverso i quali l’esperienza si realizza, non la gnificato conoscitivo né dei suoi principi né
riduce a uno spettacolo interno di rappresen- delle sue conclusioni (Quaestiones in Metaphy-
tazioni, ma la attua come apertura di fronte a sicam, I, q. 8).
un dato che viene sperimentato immediata- 3. L’esperienza nel pensiero moderno. – Con l’av-
mente, sebbene attraverso una certa motiva- vento dell’età moderna, il problema dell’espe-
zione di carattere organico e psicologico. È rienza viene affrontato sulla base di una pre-
inevitabile, pertanto, che sia individuato in es- giudiziale metodologica che, attribuendo la
sa il criterio della validità oggettiva della cono- priorità al soggetto della conoscenza rispetto
scenza e sia superata con piena legittimazione all’oggetto, tende a ridurre la portata realistica
critica la strumentalità della sua fase mera- del dato di riferimento, fino a depotenziarne in
mente soggettiva. modo considerevole la consistenza ontologi-
Questo è quanto avviene già nel tardo Medio- ca. Questa impostazione sfocia in una sorta di
evo, solo che, in tal caso, l’esperienza è conce- fenomenismo che, anche quando è presentato
pita essenzialmente come intuizione. Così, da in termini matematici, come avviene in Carte-
questo punto di vista, un oggetto conosciuto sio (Discours de la méthode, II), Spinoza (Ethica,
per esperienza è un oggetto presente in perso- II, 40, scolio 2) e Leibniz (Théodicée, Discours, §
na e nella sua individualità al soggetto che lo 65), riconduce il significato del dato a quello di
conosce. Ne fornisce una chiara esemplifica- una entità costruita, anziché preesistente, e
zione R. Bacone: «Senza l’esperienza – egli af- quindi diviene incapace di collocare l’espe-
ferma – niente si può conoscere a sufficienza. rienza in quella posizione di incondizionata
Due sono i modi di conoscere: l’argomentazio- apertura nei confronti della realtà, che l’aveva
ne e l’esperienza. L’argomentazione conclude contraddistinta ininterrottamente nel pensie-
e ci fa concludere la questione, ma non ci ren- ro greco e in quello medievale. Ne risente an-
de certi e non rimuove il dubbio, giacché l’ani- che il rapporto di continuità tra senso e intel-
ma non s’acquieta nell’intuire la verità se non letto, che si dissolve in una separazione, per
la trova per la via dell’esperienza» (Opus ma- cui la questione principale diviene la determi-
ius, VI, 1). Tuttavia, l’intuizione a cui si appella nazione di quanto, nell’atto conoscitivo, derivi
Bacone non è soltanto di natura sensibile, ma dal fatto ricettivo-sensibile e di quanto pro-
include anche un’intuizione interiore, dovuta venga dalla pura attività del pensiero. Questa
all’illuminazione divina: l’una è la fonte delle situazione trova una significativa espressione
verità naturali; l’altra è la fonte delle verità so- nella contrapposizione tra l’empirismo e il ra-
prannaturali. Per Ockham l’esperienza è la co- zionalismo, per quanto prendano forma nel-
noscenza intuitiva perfetta, perché ha per og- l’ambito di una comune matrice fenomenista.
getto le cose presenti, e si differenzia da quella Così, a partire dal sec. XVI, l’appello all’espe-
imperfetta che invece concerne le cose passa- rienza, che non significa altro che rimettersi
te. Equivale infatti a quell’attività immediata all’intuizione sensibile, assume il carattere di
«in virtù della quale ci è possibile conoscere un’esplicita limitazione delle pretese della ra-
se una cosa esiste o non esiste: se esiste, su- gione. Ne abbiamo una prima conferma nel
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lo che ne dovrebbe essere il risultato. Pertan- za, ma piuttosto dalle differenti modalità di or-
to, all’apertura incondizionata di fronte al da- ganizzazione di quest’ultima alle nozioni logi-
to, anche Kant, come l’intero pensiero moder- che fondamentali. Questo però fa sì che all’in-
no, sostituisce la costruzione del dato stesso terno dell’esperienza si costituisca il concetto
mediante l’attività di un apparato funzionale a stesso di realtà, perché essere un oggetto rea-
priori, che estromette dall’ambito dell’espe- le non significa altro, per Husserl, che avere un
rienza possibile la presa sulla realtà in sé limi- posto all’interno del mondo intenzionato dal-
tandola alla sfera dell’universale intersoggetti- la coscienza secondo la modalità temporale
vo trascendentale. (E. Husserl, Erfahrung und Urteil, Hamburg
L’idealismo conferisce piena coerenza a que- 1954, p. 191). Purtuttavia la realtà, come non
sta dottrina, identificando la conoscenza effet- consiste in un dato oggettivo, così non si risol-
tiva con quella organizzata secondo un ordine ve in un puro gioco dell’immaginazione, ma
necessario e quindi con il riferire l’esperienza piuttosto in ciò che l’esperienza quotidiana at-
non già a una realtà data al soggetto, bensì da testa: «La semplice esperienza in cui è dato il
questo posta. Fichte, infatti, assume che «il si- mondo-della-vita è il fondamento ultimo di
stema delle rappresentazioni accompagnate qualsiasi conoscenza obiettiva» (Die Krisis der
dal sentimento della necessità, si chiama an- europäischen Wissenschaften, Den Haag 1954, §
che esperienza, sia interna che esterna. Perciò 66). Inoltre «nel suo significativo primo e più
la filosofia ha il compito di rendere ragione di pregnante», l’esperienza deve essere conside-
ogni esperienza.» (Wissenschaftslehre, Tübingen rata come «il rapporto diretto con l’individua-
1797, § 1). Con l’esperienza, comunque, secon- le» (Erfahrung und Urteil, § 6). Tuttavia, l’ordi-
do Fichte, non si ottiene alcun sapere nel sen- namento che essa è in grado di assicurare a
so vero e proprio; perché questo si dia, occorre ciascun soggetto può essere confrontato con
distanziarsi riflessivamente dall’accadere pun- quello che si attesta nell’esperienza degli altri
tuale e in sé irrelato e irrepetibile del «puro soggetti; e nel confronto e nell’accordo, pren-
esperito», e ciò è possibile riportando l’espe- de forma l’idea di un mondo intersoggettivo,
rienza alla coscienza, in quanto ne costituisce identico per tutti.
l’unico fondamento possibile di spiegazione, Per Gadamer, a causa del fatto che, nella logi-
data la sua natura di attività riflessa, che in- ca dell’induzione, ha una funzione-guida per le
tuisce se stessa. Così è pure per Hegel, per il scienze positive, il concetto di esperienza,
quale l’esperienza non è che «quel movimento nell’ambito della metodologia scientifica, «ha
dove l’immediato, il non sperimentato, cioè finito per essere rinchiuso entro schemi gno-
l’astratto, appartenga all’essere sensibile o al seologistici che sembrano mutilarne l’origina-
semplice solo pensato, si viene alienando e rio contenuto» (Wahrheit und Methode, Tübin-
poi da questa alienazione torna a se stesso». gen 1960, p. 329). Ne è stata sviluppata così
Con essa, perciò, «l’immediato è presentato una sola possibilità, quella che consente la ri-
nella sua effettiva effettualità e verità» (Phäno- petibilità e la verificabilità. Gadamer procede
menologie des Geistes, Bamberg - Würzburg 1807, pertanto al recupero della nozione elaborata
p. 36), ma non corrisponde al vero sapere: que- dai filosofi greci, integrandola però con la pro-
sto consiste «nell’automovimento del concet- spettiva hegeliana, che riconosce ad essa la
to» (ibi, p. 71), ovvero allo spirito che si sia svi- storicità. In Hegel, secondo Gadamer, l’espe-
luppato come spirito. L’idealismo, così, rivela rienza è essenzialmente un processo negativo,
il sostrato immanentistico – che sostiene l’in- in cui ciò che è ritenuto vero è contraddetto.
tero edificio della conoscenza – e la concezio- Questo però non significa che si cada nel «pu-
ne del trascendentale che caratterizzano il ro nulla», in quanto la negazione è una «nega-
pensiero moderno, in conseguenza della sua zione determinata». Di conseguenza, con tale
adozione dell’esperienza come intuizione e processo, oltre ad ampliare l’orizzonte del sa-
dell’identificazione di quest’ultima con l’intui- pere, se ne acquista anche la piena consape-
zione sensibile. volezza. L’esperienza hegeliana, però, secondo
A questi esiti non si sottrae neppure la feno- Gadamer, è ancora intrisa dell’ideale metodo-
menologia di Husserl, nonostante si proponga logico della piena conoscenza dell’oggetto e
come un «ritorno all’esperienza antepredicati- della sua messa a disposizione del soggetto.
va» e quindi si delinei come un cammino che Da parte sua, pertanto, egli opta per un’espe-
non va, come in Kant, dal giudizio all’esperien- rienza che si contraddistingue per la non con-
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ba essere fatta è un dogma non empirico degli questa prima esperienza che si può prendere
empiristi, un articolo metafisico di fede» ulteriormente a considerare e sulla quale, di
(From a Logical Point of View, Cambridge 1961, fatto, ci si sente spinti a ritornare in modo in-
II, 5). Anche la riduzione degli enunciati empi- sopprimibile, se essa si presenta ancora pro-
rici ai dati sensibili è connessa a questa distin- blematica; «dato», infine, è lo stesso tentativo
zione. Perciò, i due dogmi hanno la stessa ra- di mediazione che si pone come esperienza di
dice: scaturiscono dal presupposto che, sicco- trascendere l’esperienza dalla quale al princi-
me la verità degli enunciati dipende dal lin- pio si sono prese le mosse (cfr. G. Bontadini,
guaggio o dal fatto extralinguistico, tale verità Esperienza e metafisica, in «Rivista di Filosofia
«è analizzabile in una componente linguistica Neo-Scolastica», 1949, p. 64). Non si tratta di
e in una componente fattuale». Ma questa è dati diversi, ma sempre dello stesso dato
una palese sciocchezza, che ha la sua origine esperito successivamente in modo sempre più
proprio nel fatto che «si parla di una compo- completo: è naturale che l’esperienza, me-
nente linguistica e di una componente fattuale diante la quale questa realtà viene conosciuta,
nella verità di ogni enunciato individuale» si adegui ai piani diversi e graduali con i quali
(ibid.). Di certo, la scienza «ha la sua doppia di- successivamente prende contatto, e che tale
pendenza dal linguaggio e dall’esperienza; ma adeguazione si articoli secondo un processo di
questa dualità non può essere riportata sino continuità speculativa altrettanto razionale, in
agli enunciati singoli della scienza» (ibid.). Per quanto rivolto a esaurire l’intelligibilità del
quanto ne denunci gli equivoci, tuttavia, non reale. In tale senso, si può parlare di esperien-
si può dire che Quine si sia effettivamente li- za parziale del reale, come lo è quella offerta
berato della nozione di esperienza come intui- dalle singole scienze; ma si può anche parlare
zione. D’altra parte, egli parla ancora, alla ma- di esperienza integrale del reale stesso, come
niera di Hume, di «flusso dell’esperienza» (ibi, conoscenza che ne attinge le cause ultime o lo
II, 6) e afferma che gli oggetti fisici ritagliati in coglie nella sua essenza, come avviene con la
questo flusso non sono diversi, per il loro ca- metafisica. Così intesa, quest’ultima, ben lun-
rattere mitico, dagli dei di Omero. Inoltre, il gi dall’imporre all’esperienza uno schema
flusso di esperienza non è che una successio- aprioristicamente dato, viene desunta dal-
ne di intuizioni istantanee, cioè di unità empi- l’esperienza medesima, perché possa essere
riche elementari. Come tale, pertanto, esso assunta nel suo significato effettuale, umano e
suppone l’esistenza di ciò che la critica di Qui- storico insieme, sempre secondo il canone
ne intende eliminare. dell’incondizionata apertura. Vi è quindi
IV. L’ESPERIENZA NEL SUO ASPETTO METAFISICO. – Il un’esperienza metafisica, la quale, consenten-
passaggio dal problema gnoseologico al pro- do di cogliere la realtà in quanto realtà, cioè in
blema metafisico dell’esperienza si pone sen- relazione all’essere, rappresenta la soluzione
za soluzione di continuità, in quanto l’apertura integrale del problema dell’esperienza.
incondizionata di fronte al dato, una volta ri- Tale esperienza può avere un esito trascen-
conosciuta la presenza del dato stesso, si ri- dentistico. Precisi, anche se embrionali sinto-
volge successivamente a indicarne le condi- mi se ne colgono già nel pensiero presocrati-
zioni reali di possibilità. Così, mentre sotto co. Ma è con Platone che l’esperienza metafisi-
l’aspetto gnoseologico l’esperienza constata ca acquista una sua precisa configurazione, at-
una presenza e ne qualifica il contenuto com- traverso il concetto di «partecipazione». Si raf-
plesso, sotto l’aspetto metafisico coglie in tale forza e si consolida con Aristotele attraverso la
presenza i tratti essenziali dell’essere e affronta teoria della potenza e dell’atto; trova quindi il
la tematica inerente alla sua consistenza o suo coronamento nella nozione tomistica di
fondazione. Tutto ciò implica una concezione «partecipazione». In questa mediazione
essenzialmente dinamica dell’esperienza, in dell’esperienza, Tommaso (De veritate, q. 10,
stretto rapporto di dipendenza dalla struttura art.12 ad 7um) si mostra profondamente soli-
organica del dato, il quale, comportando piani dale col pensiero di Agostino, facendone pro-
diversi e graduali, esige nel soggetto una posi- prio sia il richiamo interioristico (cfr. De vera
zione di apertura corrispondente. «Dato», in- religione, 39.72), sia il conseguente sviluppo
fatti, è la particolare realtà che si prende ini- metafisico (cfr. Confessiones, l. 7, cap. 11; ibi,
zialmente a considerare e di cui si ha una pri- cap. 17.23; l. 9, cap. 10.24; De libero arbitrio, l. 2,
ma esperienza; ma «dato», a sua volta, è anche capp. 3-15), in modo che i due itinerari (l’ago-
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camente provati solo quegli eventi storici che, giosa che, quando cercherà di trovare le pro-
sottomessi al rigore proprio delle scienze, prie ragioni per argomentarle, le rintraccerà
possono entrare in rapporto di analogia con nell’affettività. Così nel pietismo, dove l’emo-
ciò che ha già ricevuto la dignità di dato ogget- zione religiosa di un Dio che muove la sensibi-
tivamente verificabile. Quest’ultima caratteri- lità del cuore del fedele rischia sempre di met-
stica è propria di tutto ciò che è riconducibile tere in pericolo il contenuto proposizionale
all’oggetto fisico, il quale per la sua eminente della fede cristiana, in maniera tale che il
disponibilità si presta necessariamente alla movimento pietista attraverserà trasversal-
quantificazione, alla sperimentazione e alla mente tutte le confessioni cristiane. Parimenti
manipolazione, secondo una modalità tale Schleiermacher, che nei suoi Discorsi (1799)
che queste operazioni devono potersi dire alla pretende di ricondurre il non credente al rico-
maniera della certezza epistemicamente indu- noscimento delle realtà religiose, sottomet-
bitabile. All’universo degli oggetti fisici (pas- tendolo a una pedagogia dell’emozione. E più
sati, presenti e futuri) la filosofia moderna uni- tardi, lo stesso Schleiermacher organizzerà la
sce poi un universo di oggetti metafisici (Dio, sua esposizione sistematica della dottrina cri-
l’anima, gli angeli, i demoni ecc.), che possono stiana (1821) mantenendo le teorie teologiche
anch’essi appartenere di diritto alla sfera dei tradizionali solo per essere ricusate da una co-
fatti storici quando la loro identità si manife- scienza che ragiona in termini di Gefühl (senti-
sta nella loro rappresentabilità (Vorstell- mento) oppure conservate nei limiti che ad es-
barkeit), la quale permette di ricondurli entro se assegna il Gefühl.
la sfera della certezza epistemica. Pertanto, così come la ragione moderna è co-
In questo stato di cose, un fatto salta imme- stitutiva dell’oggettività, allo stesso modo
diatamente agli occhi: la squalificazione epi- l’esperienza, nel regime moderno dell’affettivi-
stemica della vita concreta dell’uomo. Gusto, tà, esercita anch’essa delle procedure di costi-
emozione, impressione, libertà – tutto quanto, tuzione. Ciò non deve meravigliare, poiché,
dunque, appartiene all’esperienza umana – una volta ammesso che l’affetto è potere di
non possono partecipare a determinare l’ap- esperienza in maniera privilegiata, l’accento si
partenenza di un evento alla classe dei fatti porta su un’attitudine costituente: il Dio per-
storici, allorquando la conoscenza ha preso il cepito dall’affetto è infatti un Dio «preso di mi-
volto del sapere oggettuale. La riduzione è ra» (visé) dall’uomo e misurato dalla percezio-
quindi estremamente chiara, tanto più che an- ne umana. Schleiermacher, nella sua dogmati-
che la fede, dentro questo paradigma gnoseo- ca, è il migliore esempio di un pensatore il cui
logico, assume la forma dell’indagine raziona- Dio è costruito nel minimo dettaglio per esse-
le sugli «eventi oggettivi» della rivelazione re «sentito»: la costituzione dell’oggetto fisico
storica, dai quali è possibile – con certezza – trova il suo pendant nella riduzione che fa di
dedurre la conoscenza di Dio e delle norme Dio un oggetto del sentimento, così che la co-
che egli ha stabilito per la beatitudine umana. noscenza esperienziale di Dio è paradossal-
Epistemicamente squalificata, l’esperienza mente un caso specificatamente moderno di
evidentemente non sparisce, ma assumerà il conoscenza oggettuale.
suo volto tipicamente moderno: praticare un II. BREVE STORIA. – Precedentemente, l’attenzio-
ritorno alla vita affettiva contrapponendosi al ne che la filosofia e la teologia riservano all’e-
rigore della scienza. Ciò prenderà volti diversi: sperienza credente non appare catalogata sot-
pensiamo al recupero romantico del rapporto to la dizione di esperienza religiosa, ma non
con la «natura», al pietismo, al «sentimento» per questo risulta assente dalla storia del pen-
di Friedrich Schleiermacher, al trattato di Jona- siero.
than Edwards sugli Affetti religiosi (1746) ecc. In Nell’epoca patristica l’esperienza si trova al
pratica, il cristianesimo moderno, per rimedia- centro della teologia di Ireneo di Lione, secon-
re a questa situazione, cercherà in diverse ma- do il quale non solo l’esperienza dice all’uomo
niere di produrre una nozione di esperienza – che cosa è e che cosa comporta essere vicini a
legata alla vita religiosa dei credenti – che per- Dio o lontani da lui, ma fa parte intrinseca-
metta di rispondere alle esigenze dello spirito mente del progetto salvifico di Dio. In altri ter-
del tempo: la conoscenza esperienziale con- mini, per Ireneo, la grande grazia dell’econo-
trapposta a quella sperimentale. Ciò produrrà mia salvifica divina consiste nel consolidare
la comparsa dell’espressione esperienza reli- l’uomo, attraverso l’esperienza della lontanan-
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conscientia notitiae dalla conscientia experientiae, bia alimentato il movimento degli «amici di
affermando che quest’ultima non comunica Dio», riconosciuto come ambito ispiratore del
alcuna conoscenza vera, ma solo probabile. pensiero di Martin Lutero. Analogamente, an-
Contro questa separazione si muove la scuola che nel fenomeno della devotio moderna e nella
francescana che cerca di operare una media- mistica francese del «grand siècle», si assisterà
zione tra la teologia monastica e quella della al medesimo sviluppo, che porterà – p. es. at-
scuola, rifiutando di assegnare la caratteristica traverso la mistica di Charles de Condren (m.
della certezza solo alla conoscenza speculati- nel 1641), di Jeanne-Marie Bouvier (conosciuta
va, e, di conseguenza, affermando una certezza come Madame Guyon [m. nel 1717]), di
affettiva che non necessariamente porta all’in- François-Marie de Salignac (conosciuto come
ganno. Allo stesso modo, anche per Tommaso Fénelon [m. nel 1715]) e del gesuita Jean-Pier-
d’Aquino esiste una conoscenza affettiva o re de Caussade (m. nel 1751) – a concepire
sperimentale della bontà divina, quando si l’esperienza individuale come un «sentimento
sperimenta (experitur) in se stessi il gusto della religioso puro» (sentiment religieux pure) sem-
dolcezza di Dio e la compiacenza della divina pre più separato dai contenuti consueti della
volontà (Sum. theol., I, q. 43; Sum. theol., IIa-IIae, dogmatica ecclesiale.
q. 97). Tuttavia, fondamento di questa espe- Dall’illuminismo in poi, a questo spostamento
rienza non è lo slancio mistico del singolo, ma dell’accento sulla relazione personale-spiri-
una parentela ontologica dei figli di Dio con tuale uomo-Dio, si unì la tendenza a conside-
Dio stesso, in modo tale che l’esperienza cri- rare la religiosità dell’uomo come un puro sen-
stiana conferma l’adagio secondo cui gratia timento religioso che prescinde da ogni mani-
supponit ac elevat naturam, nella salvaguardia festazione obiettiva e positiva (dogmi, atti di
dell’assoluta novità della rivelazione divina. culto ecc.). Il che, sommato al razionalismo e
Il tardo Medioevo porterà con sé, pertanto, allo scientismo abbondantemente presenti
una tensione tra il momento esperienziale del- nella cultura occidentale, costituì il terreno sul
la conoscenza di Dio e quello più speculativo, quale si edificò quell’attenzione alla cono-
che, purtroppo, si risolverà – nel corso del Ri- scenza esperienziale del divino che ha costitu-
nascimento e dell’epoca moderna – in favore ito il presupposto della nascita della riflessio-
del secondo. In questo modo verranno poste ne sull’esperienza religiosa, così come è stato
le basi di quel processo che porterà a far scivo- messo in evidenza nella prima parte della pre-
lare la discussione sull’esperienza di fede sul sente voce.
piano psicologico: il momento soggettivo del- Nel sec. XX la riflessione filosofica sull’espe-
la fede (fides qua creditur) non dice più nulla del rienza religiosa trova un punto di riferimento
«contenuto» della fede stessa (fides quae credi- nel filosofo e psicologo americano William Ja-
tur), esso rimane solo come descrizione pura- mes, le cui Gifford Lectures furono pubblicate
mente soggettiva (e quindi non vincolante) nel 1902 con il titolo di The Varieties of Religious
dell’esperienza interiore del singolo credente. Experience (London, tr. it. di P. Paoletti, Le varie
Prova ne è il fenomeno della mistica che pren- forme dell’esperienza religiosa, Brescia 1998). La
derà corpo sulla base dell’idea di rappresenta- chiave per individuare la particolarità dell’e-
re un’esperienza di fede estremamente parti- sperienza religiosa, secondo James, si trova
colare, totalmente sganciata da quella «nor- nel fatto che la religione appare fondamental-
male» del cristiano che tenta di vivere seria- mente come «un essere in rapporto con il divi-
mente la propria fede. Così accade, p. es., no» che può assumere molte forme: cognitiva,
nell’ambiente renano del sec. XIV, dove – sulla rituale, ispirata, trasformativa e prolungata. La
scia della mistica dell’abbandono di Meister specificazione del riferimento al divino espri-
Eckhart, di Enrico Susone (m. nel 1366) e di me il concetto della trascendenza, che è gene-
Jan van Ruysbroeck (m. nel 1381) – prenderà rico per tutte le teorie ampiamente utilizzate
corpo una spiritualità che, percependo sterili e per descrivere l’esperienza religiosa. Di conse-
astratte le sottili argomentazioni dei teologi guenza per James solo una certa forma indefi-
scolastici, privilegerà il versante individuale nita di trascendenza è l’unico elemento nor-
del rapporto con Dio, fino a percepirlo persino mativo nelle diverse concezioni dell’esperien-
come un’esperienza a latere della vita della za religiosa. Il luogo e il carattere di ciò che è
chiesa. Così, non desta meraviglia che la pre- ritenuto trascendente, comunque, variano con
dicazione di Johannes Tauler (m. nel 1361) ab- la tradizione religiosa e filosofica e con la for-
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Y. LACOSTE, Expérience et absolu. Questions disputées figurano delle circostanze, e a tale rappresen-
sur l’humanité de l’homme, Paris 1994; L. PAREYSON, tazione connettono l’aspettativa, la previsione
Ontologia della libertà. Il male e la sofferenza, Torino di certe conseguenze, fanno un esperimento
1995; F. SCHLEIERMACHER, Discorsi sulla religione e Mo- mentale».
nologhi, in Scritti Filosofici, ed. it. a cura di G. Moret- La sperimentazione sul piano mentale per
to, Torino 1998, pp. 83-255. Mach costituisce la base dell’innovazione
➨ DIO; ESPERIENZA; FEDE; ILLUMINISMO; MISTICA; MI- scientifica: su di essa si fondano tutte le scien-
STICA DELL’ABBANDONO; PIETISMO; RELIGIOSITÀ; ze, tanto quelle fisiche quanto quelle matema-
TRASCENDENZA. tiche. Il suo metodo fondamentale è il metodo
della «variazione», ossia si modificano con
ESPERIENZE VISSUTE
Esperienze vissute ELEMENTARI
elementari l’immaginazione le circostanze normali, che
(Elementarerlebnisse). – Le esperienze vissute conosciamo in base all’esperienza, e in tal mo-
elementari, in Der logische Aufbau der Welt di R. do si amplia il campo delle rappresentazioni
Carnap (Berlin 1928, tr. it. di E. Severino, La co- (aspettative) che possiamo formarci rispetto
struzione logica del mondo, Torino 1997), sono ad esse.
l’esperienza globale di un momento puntuale Gli esperimenti di pensiero (thought experimen-
non ancora analizzato nei campi di senso che ts) o esperimenti mentali compaiono in qual-
fanno parte della corrente dei dati vissuti pro- siasi scienza e filosofia, di qualsiasi epoca e
veniente dall’esperienza. Essi non sono ele- orientamento (Mach stesso ricordava che co-
menti discontinui e discreti dell’esperienza stituivano la base delle ricerche di Aristotele).
ma sono momenti indecomponibili che, L’esperimento mentale più noto in filosofia è
astratti dal flusso della corrente, possono es- l’ipotesi del demone ingannatore di Descartes.
sere descritti tramite enunciati in modo artico- Meno conosciuto ma caratteristicamente spe-
lato senza fare riferimento a tutta la catena rimentale è il caso presentato nel Traité des
delle esperienze. Queste ultime soltanto sono sensations (London-Paris 1754) di Condillac, in
la base di tutti gli oggetti della conoscenza cui, per studiare il funzionamento dei sensi,
prescientifica e scientifica. l’autore immagina una statua che progressiva-
M. Sgarbi mente si anima, acquisendo a mano a mano il
➨ ERLEBNIS; ESPERIENZA. gusto, l’odorato, l’udito, il tatto, la vista. An-
che alcune classiche teorie filosofiche sono
ESPERIMENTI
Esperimenti cruciali CRUCIALI: V. EPISTEMOLOGIA leggibili in termini di ipotesi mentali quasi-
POPPERIANA. fantastiche: per esempio il mito platonico del-
la caverna. Ma soprattutto in anni recenti, e
ESPERIMENTI
Esperimenti mentali MENTALI (tought experi- specialmente nella filosofia analitica, l’uso de-
ments; Gedankenexperimente; expériences menta- gli esperimenti mentali è diventato un requisi-
les; experimentos mentales) . – L’espressione to indispensabile della pratica filosofica, co-
«esperimenti mentali» (Gedankenexperimente) stituendo la base di uno stile argomentativo
venne usata per la prima volta dal danese ed euristico molto usato in metafisica, in etica,
H.Ch. Orsted (1777-1851) in riferimento alla in filosofia della mente. Un esperimento men-
teoria kantiana della conoscenza matematica: tale molto noto è quello escogitato da J.J.
il matematico fa esperimenti mentali in quan- Thompson per spiegare il dilemma morale
to scopre e verifica verità a priori, nel puro spa- rappresentato dall’aborto. Si supponga il caso
zio della mente, e senza ricorso all’empirico. Il di una donna, che viene rapita e drogata, quin-
primo a fornire una vera e propria teoria degli di si sveglia in un letto d’ospedale, con gli or-
esperimenti mentali fu però E. Mach. Nel capi- gani collegati agli organi di un famoso violini-
tolo 11 di Erkenntnis und Irrtum (Leipzig 1905) sta, gravemente malato; le viene detto che, se
Mach spiega che, «oltre all’esperimento fisi- stacca il collegamento, il violinista certamente
co», esiste anche un tipo di esperimento che morirà: come dovrà comportarsi la donna in
ha «un uso assai esteso», anche se non sem- questione? Altri casi celebri sono: il «velo di
pre se ne è riconosciuta l’importanza: si tratta ignoranza» di J. Rawls, la «Terra gemella» e i
delle esperienze tipiche anzitutto dei sognato- «cervelli in una vasca» di H. Putnam, l’ipotesi
ri, dei romanzieri, degli utopisti. Sperimenta- di un mondo costituito esclusivamente di
no però mentalmente anche gli scienziati, gli «zombie», ossia individui privi di coscienza fe-
inventori e i commercianti: «Tutti coloro che si nomenica, usato da D. Chalmers (The Con-
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studiando da fattori di disturbo (noti e ignoti). tesi» fu il nucleo della filosofia della scienza
È evidente che il controllo completo delle con- dominante nella seconda metà del XIX secolo.
dizioni in cui si svolge un esperimento è un I grandi problemi teorici che sorsero negli ulti-
ideale irrealizzabile. La distinzione tra osser- mi anni dell’Ottocento, legati non solo a sco-
vazione ed esperimento deve per forza rimane- perte sperimentali sorprendenti, quali i raggi x
re vaga e conviene forse adottare il termine o la radioattività, ma anche allo sviluppo di te-
misto «osservazione sperimentale» per indica- orie scientifiche che per molti aspetti manife-
re una procedura empirica che impiega stru- stavano caratteristiche metodologiche nuove
menti (ma non necessariamente), che altera rispetto al passato, come la teoria elettroma-
l’oggetto di studio (anche se non vorrebbe) e gnetica di Maxwell o la termodinamica genera-
che avviene in condizioni il più possibile con- lizzata di Gibbs e di Duhem, stimolarono un
trollate (anche se un controllo completo è irre- grande dibattito sul metodo scientifico che fe-
alizzabile). ce tabula rasa dell’epistemologia positivista.
La scienza sperimentale è sorta nel XVII seco- Nell’opera di H. Poincaré, G. Milhaud, E. Le
lo, con i grandi contributi di Galileo e Newton Roy e di Pierre Duhem venne in primo luogo
e con la riflessione filosofica sul metodo in- contestata la separazione operata dalla filoso-
duttivo di Francesco Bacone. Bacone fu il pri- fia dell’età del positivismo tra «fatti» e «teo-
mo nel Novum Organun (Londini 1620) a pro- rie», mostrando che non esistono fatti speri-
porre una articolazione dettagliata di un meto- mentali scissi dalle teorie, e che le teorie in-
do di accesso alla verità basato su ragiona- fluenzano in maniera decisiva i risultati di
menti non deduttivi e su una interrogazione qualsiasi esperimento.
metodica dell’esperienza. Le sue tavole furono Soprattutto importante fu la critica di Duhem,
intese dai suoi successori come una procedura espressa nella Théorie physique, son objet, sa
sperimentale capace di edificare il sapere structure (Paris 1906, tr. it. di D. Ripa di Meana,
scientifico, inteso come sapere garantito pro- La teoria fisica: il suo oggetto e la sua struttura,
prio in quanto basato sulla corretta sperimen- Bologna 1978). L’analisi compiuta in questo
tazione. Gli sviluppi trionfali della scienza nel testo dimostra in primo luogo che qualsiasi
XVIII e nel XIX secolo, vissuti sotto il segno proposizione che voglia esprimere un «fatto»,
metodologico dell’accoppiata Bacone- sia cioè un’affermazione empirica, è sempre
Newton, conferirono alla nozione di esperi- parte di una teoria che conferisce significato ai
mento una solidità, un’affidabilità sempre cre- simboli che in essa sono presenti; in particola-
scente e le rinnovate riflessioni filosofiche sul re, quei simboli che hanno un significato em-
metodo sperimentale, che articolarono, raffi- pirico (p. es., T per temperatura, P per pressio-
narono, precisarono l’analisi baconiana, non ne ecc.) lo hanno solo in conseguenza di po-
fecero che accrescere la fiducia da accordare ai stulati interpretativi che fanno parte integran-
risultati ottenuti con la corretta sperimenta- te della teoria (quelli che i neopositivisti chia-
zione. Anche le più sottili opere metodologi- meranno «regole di corrispondenza»). Dunque
che ottocentesche, come il System of Logic Ra- ogni proposizione empirica è esprimibile sola-
tiocinative and Inductive (London 1843, tr. it. a mente per mezzo di teorie, è intrisa di teorie,
cura di M. Trinchero, Sistema di logica deduttiva non è possibile distinguere proposizioni fat-
e induttiva, Torino 1988) di John Stuart Mill o la tuali (certe) da proposizioni teoriche (ipoteti-
Introduction à l’étude de la médicine expérmentale che). In secondo luogo Duhem sottolinea l’im-
(Paris 1865, tr. it. a cura di F. Ghiretti, Introdu- portanza epistemologica della strumentazione
zione allo studio della medicina sperimentale, Mi- scientifica: i risultati di un qualsiasi esperi-
lano 1973) di Claude Bernard o i molteplici mento compiuto usando uno o più strumenti
studi di Ernst Mach, contribuirono all’afferma- dipendono strettamente dalle teorie che sono
zione di un generale clima positivista in cui implicate nel funzionamento degli strumenti
l’esperimento veniva acriticamente inteso co- impiegati. Allorquando si vuole sottoporre a
me via per giungere infallibilmente (a patto di un controllo sperimentale una qualsiasi ipote-
rispettare talune regole) a cogliere verità certe, si, il responso dell’esperienza riguarderà non
garantite, verità fattuali da contrapporsi alle solo l’ipotesi da controllare, ma tutto un com-
affermazioni ipotetiche, frutto di un impiego plesso di teorie. Se ogni esperienza ha un sen-
troppo spinto della riflessione teorica. La no- so solo grazie a una o più teorie, è chiaro che
zione di «fatto» contrapposto a quella di «ipo- ogni controllo sperimentale implicherà un at-
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co. La situazione conoscitiva (le teorie accolte se a una misurazione sono convenzionali. In
come vere in un dato momento storico) deter- realtà, come ha messo in rilievo il neopositivi-
mina quali domande si possono porre, e pos- smo, la convenzionalità sembra avere dei pre-
sono ricevere una risposta per mezzo di espe- cisi limiti, perché per scegliere una delle pos-
rimenti, mentre certe domande, che si sareb- sibili convenzioni senza cadere in contraddi-
bero dovute porre per risolvere il problema, zione con fatti empirici occorre qualche cono-
devono rimanere inespresse fino a quando scenza empirica. Per esempio, la costruzione
non si avrà la conoscenza indispensabile per della scala termometrica Celsius richiede la
formularle. È la conoscenza di cui si è già in conoscenza della costanza del punto di conge-
possesso che stabilisce se un problema è o lamento dell’acqua e dell’andamento lineare
non è risolubile. Inoltre, spesso il problema è della dilatazione del mercurio. La conoscenza
formulato in modo tale che non può essere ri- dei fatti fornisce differenti possibilità di co-
solto in base a un sol genere di esperimenti; la struire scale e l’elemento convenzionale si ri-
sua soluzione può richiedere parecchi tipi di duce alla scelta di una di queste possibilità.
dati sperimentali che riguardano questioni de- Tale scelta avviene in base alla conoscenza che
rivate. Il fatto che si trattino tutti questi dati, noi possediamo (nuove scoperte possono così
che a prima vista riguardano questioni diffe- dare origine a nuove scale di misura) e a con-
renti, come se si riferissero al medesimo pro- siderazioni di ordine pratico.
blema dipende dalla nostra conoscenza di Dalla possibilità che si ha in genere di costru-
sfondo. Spesso, per escogitare un esperimen- ire varie scale per lo studio di una grandezza,
to adatto alla soluzione di un problema, occor- dunque la possibilità di diversi e svariati me-
re una lunga catena di ragionamenti che con- todi sperimentali per misurare una grandezza,
sente di tradurre il problema in questioni riso- l’operazionismo ha sostenuto che si deve par-
lubili empiricamente, e questa traduzione av- lare di concetti diversi di grandezza secondo il
viene, ancora una volta, sulla base della cono- metodo impiegato per misurarla. Esisterebbe-
scenza di sfondo. ro dunque, p. es., tanti concetti di lunghezza
Grandi attenzioni nel Novecento hanno rice- quanti sono i metodi per misurarla e, inoltre,
vuto le questioni relative all’operazione di mi- qualsiasi miglioramento nei metodi di misura
surazione, che costituisce il fondamento di introdurrà un nuovo significato di lunghezza.
ogni esperimento che voglia ottenere responsi Carnap in Testability and Meaning (in «Philo-
quantitativi, impiegare cioè concetti quantita- sophy of Science», III, 1936, pp. 419-471; IV,
tivi. Questi possono essere costruiti sulla base 1937, pp. I-40, tr. it. a cura di A. Pasquinelli,
di concetti comparativi: si tratta di concetti Controllabilità e Significato, in A. Pasquinelli [a
che introducono una disposizione negli ogget- cura di], Il Neo-empirismo, Torino 1969) ha di-
ti che appartengono a una medesima classe, mostrato che una definizione operazionistica
danno cioè la possibilità di disporre questi og- può essere solo parziale: un medesimo con-
getti l’uno in relazione all’altro secondo gradi cetto può ricevere definizioni operative diffe-
di intensità di una determinata proprietà (p. renti, ma nessuna di tali definizioni esaurisce
es. corpi più o meno – o ugualmente – pesanti il suo significato. Ogni nuova procedura di mi-
di certi altri). La costruzione di concetti quan- sura arricchisce la conoscenza che noi abbia-
titativi consiste nell’elaborare scale metriche mo di una certa proprietà della natura, ma non
da applicarsi all’ordinamento di oggetti deter- si pone in concorrenza con le procedure note
minato dai concetti comparativi. Allo scopo di in precedenza.
costruire una scala metrica occorre a) determi- La critica convenzionalista della nozione di
nare il punto zero della scala; b) scegliere «fatto sperimentale», la messa in rilievo, da
l’unità di misura; c) determinare la corrispon- parte della riflessione filosofica novecentesca
denza tra l’unità scelta e la grandezza che co- sulla scienza, del ruolo decisivo svolto nella
stituisce l’oggetto della misurazione (p. es. la sperimentazione dalle teorie hanno dissolto la
relazione che sussiste tra la temperatura e la convinzione che un esperimento scientifico si
lunghezza della colonna di mercurio in un ter- possa esprimere univocamente, possieda cioè
mometro). Tutti e tre questi passi sono alme- un unico significato possibile, contribuendo
no parzialmente convenzionali, e la critica così all’affermazione di concezioni radical-
convenzionalista ha sostenuto che, per questo mente scettiche (p. es. P.K. Feyerabend) se-
motivo, tutte le leggi di natura formulate in ba- condo cui la forza dimostrativa degli esperi-
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Parte B: A.P. ERCOLANI - A. ARENI - L. MANNETTI, La ri- ESPLICATIVO (explicative; explicativ, erklä-
Esplicativo
cerca in psicologia. Modelli di indagine e di analisi dei rend; explicatif; explicativo). – In generale espli-
dati, Roma 1990. cativo dicesi tutto ciò che serve a esplicare, os-
➨ CONGETTURA; CONOSCENZA; CONVENZIONALISMO; sia a far comprendere un concetto o termine
EMPIRISMO; ESPERIENZA; EVIDENZA; IPOTESI; OPE- mediante l’analisi o risoluzione in altri concet-
RAZIONISMO; SCIENTIFICO, METODO; TEOREMA; VE- ti o termini più elementari supposti già noti, e
RIFICAZIONE. allora spiegare equivale a dare la definizione
nominale. In senso più specifico, esplicativo si
ESPINAS, ALFRED-VICTOR. – Economista e
Espinas dice della scienza, la quale, essendo cono-
sociologo, n. a Saint-Florentin (Yonne) il 13 scenza delle cause, assegna la ragione degli
magg. 1844., m. a Parigi il 24 febbr. 1922. esseri e dei fenomeni che studia.
Decano della facoltà di Bordeaux, fu chiamato Red.
nel 1893 alla Sorbona ove insegnò prima eco- ➨ SPIEGAZIONE.
nomia sociale fino al 1904 e poi storia delle
dottrine economiche. Nel 1905 l’Istituto di ESPLICITO: V. IMPLICITO / ESPLICITO.
Esplicito
Francia lo accolse fra i suoi membri. Merita di
essere ricordata la sua opera fondamentale ESPONIBILI,
Esponibili PROPOSIZIONI: V. PROPOSIZIONI
Des sociétés animales (Paris 1877), in cui vengo- ESPONIBILI.
no distinte società coniugali fondate sull’istin-
to della riproduzione, società domestiche ma- ESPOSIZIONE (lat. ex-positio - exposition;
Esposizione
terne (api-formiche), società domestiche pa- Exposition, Erörterung; exposition; expositión). –
terne (antropoidi), tutte descritte con ricchez- È proprio del concetto di esposizione il pre-
za di particolari. Nel volumetto La philosophie sentare un oggetto, mettendolo in rilievo o in
expérimentale en Italie (ivi 1880) è contenuta una luce; come termine generico e in senso trasla-
valutazione obiettiva del movimento filosofico to, esposizione designa quindi i processi con i
italiano che fa capo ad Ardigò. Tra gli altri scrit- quali si cerca di far conoscere un concetto o un
ti: Histoire des doctrines économiques, ivi 1891; Les principio, esplicitandone il contenuto logico o
origines de la technologie, ivi 1897; La philosophie stabilendo rapporti con altri concetti che ne
sociale du XVIIIe siècle et la Révolution, ivi 1898; rendano chiaro o evidente il significato. Più
Descartes et la morale, ivi 1925 (postuma). precisamente esposizione nell’uso delle scien-
A. Groppali ze è la determinazione dei rapporti di un con-
BIBL.: M.G. DAVY, Necrologi, in «Revue philosophi- cetto con gli altri (cfr. J.F. Fries, System der Lo-
que», 1923; A. LALANDE, in «Revue internationale de gik, Heidelberg 1811, p. 399). Nella logica ter-
sociologie», 1925; H. MAUS, s. v., in «Soziologen- ministica medievale viene usato il procedi-
Lexikon», Stuttgart 1959, p. 142; P. ESPINAS, Influence mento chiamato «reductio per expositionem»,
de la pensée d’A. Espinas sur celle de Durkheim, in mediante il quale si ottiene il sillogismo esposi-
«Revue philosophique de la France et de l’Etran- torio. Per esposizione trascendentale, secondo
ger», 1961, pp. 138-139. Kant, s’intende il chiarimento di un concetto
come principio che offre la possibilità di cono-
ESPINASSY, LOUISE-FLORENCE-PÉTRONILLE
Espinassy scenze sintetiche a priori, e quindi di altri giu-
TARDIEU D’ESCLAVELLE, marchesa di. – Peda- dizi sintetici a priori, quasi portando alla luce
gogista francese, n. nel 1700, m. nel 1777. (ex-ponere) ciò che è implicito in altri principi o
Autrice di un’opera apparsa anonima a Parigi giudizi. Nella Kritik der reinen Vernunft, Kant
nel 1764 dal titolo Essai sur l'éducation des de- definisce l’esposizione appunto così: «Per
moiselles; in essa si sostiene una polemica con- esposizione (expositio) intendo la rappresenta-
tro le teorie pedagogiche di J.-J. Rousseau, an- zione chiara (anche se non dettagliata) di ciò
che se l’opera in parte è influenzata dalle me- che appartiene ad un concetto; l’esposizione
desime. sarà poi metafisica se essa contiene ciò che il
A. Cardin concetto presenta in quanto dato a priori» (KrV,
BIBL.: A.A. BARBIER, Dictionnaire des ouvrages anony- B, p. 38, tr. it. Critica della ragion pura, a cura di
mes, Paris 1882; s. v., in AA.VV., Dizionario delle scien- C. Esposito, Milano 2004, p. 119). P. es., l’e-
ze pedagogiche, diretto da G. Marchesini, Milano sposizione trascendentale del concetto di spa-
1929, vol. I, p. 510. zio, mostrando la possibilità delle conoscenze
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male mediazione; ma è ascrivibile anche, per so Avignone) il 19 lug. 1603, m. a Napoli, gene-
altri versi, a P. Klossowski, M. Foucault, G. De- rale dell’ordine, il 28 febbr. 1671.
leuze e G. Colli. Opere: Summa philosophiae ex principiis Aristo-
N. Salomon telis et D. Thomae doctrina (Lyon 1648, Köln
BIBL.: P. CHIARINI, L’espressionismo tedesco. Storia e 1654, 1665), stesa sul modello della Summa di
struttura, Roma-Bari 19852; P. CHIARINI - A. GARGANO Tommaso e frutto della sua attività d’insegna-
- R. VLAD (a cura di), Expressionismus. Una enciclope- mento (1631-39); Summa theologiae thomisticae,
dia interdisciplinare, Roma 1986; H. BELTING et al., Da seu disputationes in omnes partes Summae D.
Kandinsky a Dix. Dipinti dell’espressionismo tedesco, Thomae (Lyon 1653, 4 voll., Köln 1655, Lyon
«Catalogo della mostra di Bari, maggio-giugno 1664, Lyon 1663, t. V, Köln 1670); Summa theo-
1989», Firenze 1989; C. ROSS (a cura di), Abstract Ex-
logiae mysticae (Lyon 1656, Bruxelles 1874, 3
pressionism. Creators and Critics. An Anthology, New
York 1990; G. KOLBERG (a cura di), Die Expressioni-
voll.). In ambito metafisico, nega qualsiasi re-
sten. Vom Aufbruch bis zur Verfemung, «Catalogo altà alle essenze anteriormente alla creazione
della mostra di Colonia 1996», Köln-Stuttgart 1996; e critica la dottrina scotista dello ens diminu-
P. CHIARINI - A. GARGANO, Berlino dell’espressionismo, tum.
Roma 1997; R. DOTTORI, Espressionismo e filosofia, in M. Colpo
S. BARRON - W.-D. DUBE (a cura di), Espressionismo te- BIBL.: H. HURTER, Nomenclator literarius theologiae ca-
desco, «Catalogo della mostra di Venezia, Palazzo tholicae, Innsbruck 1903-13, vol. IV, coll. 37-39 (rist.
Grassi, 1997», Milano 1997, pp. 67-75; A. LARCATI, Cambridge 1962); ANASTASE DE SAINT-PAUL, s. v., in A.
Espressionismo tedesco, Milano 1999. VACANT - E. MANGENOT (a cura di), Dictionnaire de
Théologie Catholique, Paris 1939, vol. XII, coll. 1412-
ESPRIT. – Rivista francese, fondata nell’ott.
Esprit 1413; P. MELCHIOR, Pour une biographie du père Phi-
del 1932, quale periodico internazionale men- lippe de la Trinité, in «Ephemerides carmeliticae», 2
sile, da E. Mounier. (1948), pp. 343-403; P. DI VONA, Studi sulla scolastica
A capo di una schiera di giovani battaglieri, della controriforma, Firenze 1968; P. DI VONA, Studi
Mounier si propose lo scopo di penetrare e ap- sull’ontologia di Spinoza, parte II: «Res» ed «ens» - La
profondire i valori spirituali dell’uomo e della necessità - Le divisioni dell’essere, Firenze 1969.
società umana. Venne sviluppata in questo
senso una polemica appassionata contro il re- ESPRIT DE FINESSE / ESPRIT DE
Esprit de finesse
gime capitalistico. Tuttavia, in opposizione ai GÉOMÉTRIE (finezza di spirito / spirito geome-
metodi e agli ideali comunistici, i collaboratori trico). – Le espressioni esprit de finesse ed esprit
di «Esprit» si sono fatti assertori, entro lo spi- de géométrie sono introdotte da Blaise Pascal
rito comunitario, del valore irriducibile della per individuare le due principali attività che
persona umana. La rivista, cessata dopo il giu- caratterizzano l’esperienza umana. Lo spirito
gno 1940, fu ripresa nel novembre dello stesso geometrico, dedotto dal cartesianesimo, è la
anno; proibita nel 1941, tornò a uscire dal di- facoltà conoscitiva della quale si serve la geo-
cembre del 1944. Dopo la morte di Mounier metria e che secondo Pascal, non giunge mai a
(1950) fu diretta da A. Béguin e poi da J.-M. Do- una conoscenza dimostrativa di tutte le propo-
menach. A partire dal 1977, il nuovo direttore, sizioni e tutti gli assiomi, infatti ciò comporte-
P. Thibaud, pur rivendicando una forte conti- rebbe un regresso infinito. Alcune nozioni co-
nuità con la tradizione precedente, inaugurò muni, alcune verità proposizionali sono colte
una nuova serie: al titolo fu aggiunto il sotto- intuitivamente grazie alla loro evidenza senza
titolo «Changer la culture et la politique» e fu alcuna dimostrazione, così l’esprit de géométrie
dichiarato, come obiettivo programmatico di è la facoltà di intuire e dedurre, correttamente
«Esprit», quello di «dare corpo a questa sem- associata alla ragione (raison). L’esprit de finesse
plice proposizione: la democrazia è un avveni- compare qualora risulta evidente che l’esprit de
re», fatta sempre salva la necessità di subordi- géométrie non è esaustivo di tutta la conoscen-
nare la politica a un’istanza globale e più fon- za umana, viste le sue incapacità di sondare le
damentale. Dal 1989 la rivista è diretta da O. verità non scientifiche della religione e della
Mongin. morale. La finezza di spirito è quella facoltà
C. Testore - S. Bancalari del sentimento associata al cuore (coeur) che è
capace di comprendere e intuire il senso della
ESPRIT, JULIEN (Filippo della Trinità). – Tomi-
Esprit vita che sta alla base dell’esistenza umana.
sta, carmelitano scalzo, n. a Malaucène (pres- M. Sgarbi
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a fronte a cura di P. Porro, Milano 2002, p. 81). come principio primo costitutivo di ogni indi-
Infatti l’essenza è la prima determinazione viduo). L’essenza si dice anche forma (morfhv)
dell’essere di ciascun ente. Mentre l’essere è in quanto col termine forma si denota la deter-
attribuibile a tutti gli enti che occupano spazio minazione o perfezione di una cosa, ossia la
e tempo, alle sostanze e agli accidenti, al finito «certezza» per cui una cosa è ciò che è, «certi-
e all’infinito, l’essenza è invece ciò che costitu- tudinem qua est id quod est», come dice Avicen-
isce un essere tale e quale è, nella sua natura, na nella Metafisica (cfr. trattato I, sezione 1, e
e lo distingue da tutti gli altri: ossia è l’unità trattato II, sezione 2). Si chiama anche natura
dei caratteri o note fondamentali di un essere, nel primo dei quattro significati che a questo
dei caratteri cioè che rendono un essere un de- termine dà Boezio nel libro De duabus naturis,
terminato essere e non un altro. Così i caratte- secondo il quale si dice natura tutto ciò che in
ri essenziali dell’uomo sono animale e ragione- qualche modo può essere principio di attività,
vole, poiché, se si muta l’uno o l’altro di essi, si quindi qualsiasi sostanza o accidente. Il termi-
ha non più l’uomo, ma un altro essere. ne quiddità poi è derivato da ciò che è designa-
Tommaso fa una rassegna completa dei termi- to per mezzo della definizione; il termine es-
ni cui quello di essenza va raffrontato. Il termi- senza invece è usato in quanto per essa e in es-
ne essere o ente (op. cit.) è usato, secondo quan- sa una cosa ha l’essere. Giacché però l’ente è
to dice Aristotele (cfr. Metaph., V, 7, 1017 a 22 detto delle sostanze in senso assoluto e pri-
ss.), in due sensi: 1) in quanto è diviso nelle mario, e degli accidenti in senso secondario e
dieci categorie o generi sommi; 2) in quanto relativo, ne segue che l’essenza è in senso vero
significa la verità delle proposizioni, ossia in e proprio nelle sostanze e in senso relativo e
senso copulativo. La differenza di questi due secondario negli accidenti.
significati è che in base al secondo si può dire II. GLI ELEMENTI DELL’ESSENZA E LA DEFINIZIONE DE-
ente tutto ciò su di cui, quand’anche non esi- GLI ENTI. – L’essenza è l’unità delle determina-
sta nella realtà, è enunciabile una proposizio- zioni costitutive fondamentali di una cosa: il
ne affermativa; così si dicono enti anche le pri- genere (gevno", genus) e la differenza (diaforav,
vazioni e le negazioni: p. es., diciamo che l’af- differentia). Il genere non significa tutta l’essen-
fermazione è opposta alla negazione, e che la za, ma solo una parte di essa, e propriamente
cecità è nell’occhio; mentre secondo il primo la parte indeterminata e determinabile dell’es-
significato non si può dire ente se non ciò che senza, «pars determinabilis essentiae», o parte
è qualcosa di reale; quindi la cecità e altre pri- materiale secondo che si dice materia ciò che è
vazioni simili non sono enti. Perciò il termine indeterminato e determinabile rispetto alla
essenza non è derivato dal termine essere o ente forma determinata e determinante: così, ani-
nel secondo significato, poiché in conformità male è indeterminato rispetto alla specie o es-
di questo sono detti enti anche cose che non senza uomo o umanità, poiché ci sono varie
hanno essenza, come le privazioni; dunque è specie di animali, e fino a che non determinia-
derivato dal termine essere o ente nel primo si- mo il genere animale, non sappiamo di quale
gnificato; e, giacché, come s’è detto, l’ente nel specie si tratti; quindi, affinché si abbia una
primo significato è diviso nei dieci generi som- specie, il genere dev’essere determinato o spe-
mi o categorie, è necessario che l’essenza si- cificato, e appunto la differenza lo determina
gnifichi qualcosa per cui i diversi enti sono dando ad esso l’impronta particolare per cui lo
collocati nei diversi generi e specie: l’umanità, rende una data specie. La differenza dunque è
p. es., è l’essenza dell’uomo, e così via. E, poi- anch’essa una parte o elemento della defini-
ché ciò per cui una cosa è costituita nel suo ge- zione dell’essenza, ed è la pars determinans es-
nere e nella sua specie è ciò che significhiamo sentiae o parte formale: così, la differenza di uo-
con la definizione la quale indica che cosa mo o umanità è ragionevole; per mezzo di questa
(quid) è il definito, il termine è dai filosofi mu- nota infatti l’uomo è differenziato da ogni altra
tato in quello di quiddità (quidditas), e tale specie di animali. L’unità del genere e della
quiddità è detta spesso da Aristotele nel libro differenza è la specie (ei\do", species) o essenza
VII della Metafisica «to; tiv h\\n ei\nai, quod quid (tutta l’essenza, nella sua unità), che si indica
erat esse», ossia ciò per cui una cosa ha di esse- appunto nella definizione.
re alcunché, «hoc per quod aliquid habet esse III. CARATTERI DELLE ESSENZE UNIVERSALI. – Le es-
quid» (da questo significato, generico o speci- senze universali delle cose sono intelligibili,
fico, si usa distinguere il significato di essenza oggettive, immutabili (perciò necessarie ed
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I, pp. 243-244; cfr. Principia philosophiae, I, I, 14- parola stessa che indica l’esistenza in forma di
15, tr. it. di A. Tilgher riveduta e corretta da M. proposizione relativa. Infatti, “Colui (che)” ri-
Garin, I principi della filosofia, in Opere, cit., vol. chiede che si menzioni la proposizione relativa
II). legata ad esso, perché è un termine manche-
Oltre a questa tendenza, volta a forme accen- vole, che ha bisogno di un legame; ha il senso
tuatamente realistiche, vi è poi – nell’ambito che, in arabo, hanno: colui (che), e: colei (che).
del pensiero medievale – la tendenza che, seb- Il primo termine, ossia quello cui viene riferita
bene affermi che Dio è l’essere in cui l’esisten- la proposizione relativa, è “Io sono”; il secondo
za segue necessariamente all’essenza e perciò termine, che è la proposizione relativa, è “(Io)
non si possa concepirlo diversamente, tuttavia, sono”, ossia lo stesso. È come se si spiegasse
distinguendo l’ordine logico dall’ordine onto- che l’oggetto dell’attribuzione e l’attributo
logico, esige che il passaggio dall’uno all’altro coincidono; e questo spiega che Egli esiste,
(e perciò dalla definizione di Dio come essere ma non mediante l’esistenza. Si può sintetiz-
necessario all’esistenza di lui) sia giustificato zare e spiegare così questo concetto: l’esisten-
in base ad argomenti a posteriori. Su questa li- te che è l’esistente, oppure: l’esistenza neces-
nea si trovano Avicenna (cfr. S. Munk, Mélanges saria. Questo è ciò cui induce necessariamen-
de philosophie juive et arabe, Paris 19272 [rist. te la dimostrazione: vi è un’esistenza necessa-
1955], p. 358; Carra de Vaux, Avicenna, ivi 1900, ria, che non è mai stata, né mai sarà inesisten-
cap. 9), Gaunilone (cfr. il Liber pro insipiente), te, come io dimostrerò» (op. cit., I, pp. 282-283,
Domenico Gundisalvi, che nei suoi trattati, co- tr. cit., pp. 229-230).
me nel De processione mundi, si ispira al grande Questo rapporto d’identità fra essenza ed esi-
filosofo arabo (cfr. G. Bülow [a cura di], Des stenza in Dio costituisce uno dei punti fonda-
Dominicus Gundissalinus Schrift “Von dem Her- mentali della filosofia di Tommaso, il quale
vorgange der Welt” = (De processione mundi), così scrive: «Dio non è soltanto la sua essenza,
Münster 1925), e, in particolare, Mosè Maimo- come è già stato provato, ma anche il suo es-
nide e Tommaso. sere (o esistenza). Il che si può dimostrare in
Maimonide, ispirandosi pure ad Avicenna, co- molte maniere. Primo, tutto ciò che si riscon-
sì scrive: «È noto che l’esistenza è un acciden- tra in un essere, oltre la sua essenza, bisogna
te dell’ente; per questo, è un concetto aggiun- che vi sia causato o dai principi dell’essenza
to alla quiddità dell’ente. Questa è una cosa stessa, quale proprietà della specie, come
evidente e necessaria per tutto ciò la cui esi- l’avere la facoltà di ridere proviene dalla natu-
stenza ha una causa: la sua esistenza è una co- ra stessa dell’uomo ed è causato dai principi
sa aggiunta alla sua quiddità. Ciò la cui esi- essenziali della specie; o che venga da cause
stenza non ha causa è Dio soltanto: questo è il estrinseche, come il calore nell’acqua è causa-
significato di quando diciamo che Egli è l’esi- to dal fuoco. Se dunque l’esistenza di una cosa
stenza necessaria. La Sua esistenza è la Sua è distinta dalla sua essenza, è necessario che
essenza e la Sua reale natura, e la Sua essenza l’esistenza di tale cosa sia causata o da un
è la Sua esistenza, e non è dotata di accidenti; agente esteriore, o dai principi essenziali della
se li avesse, infatti, la loro esistenza sarebbe cosa stessa. Ora, è impossibile che l’esistere
una cosa aggiuntiva» (Le Guide des égarés, tr. fr. sia causato unicamente dai principi essenziali
di S. Munk, vol. I, Paris 1856 [nuova ed. 1930; della cosa, perché nessuna cosa può essere a
rist. 1960], pp. 230-232, tr. it. La Guida dei per- se stessa causa dell’esistere, se ha un’esisten-
plessi, a cura di M. Zonta, Torino 2003, p. 206). za causata. È dunque necessario che le cose, le
Lo stesso Maimonide, commentando le famo- quali hanno l’essenza distinta dalla loro esi-
se parole dell’Esodo (III, 14) «Ego sum qui sum» stenza, abbiano l’esistenza causata da altri.
e «Qui est misit me ad vos», dice: «Dunque, Dio Ora, questo non può dirsi di Dio; perché dicia-
allora fece sapere a Mosè la conoscenza che mo che Dio è la prima causa efficiente. È dun-
Egli avrebbe dato loro, perché essi verificasse- que impossibile che in Dio l’esistere sia qual-
ro l’esistenza della divinità. Ossia: “Io sono Co- che cosa di diverso dalla sua essenza. Secon-
lui che sono”. Questo è un nome derivato dal do, perché l’esistere è la qualità di ogni forma
verbo “essere”, che significa esistenza, perché o natura; difatti la bontà o l’umanità non è
“essere” designa il concetto: è; e non c’è diffe- espressa come cosa attuale se non in quanto
renza, nella lingua ebraica, se tu dici: è, o: esi- dichiariamo che esiste. Dunque l’esistenza sta
ste. Tutto il mistero sta nella ripetizione della all’essenza, quando ne sia distinta, come l’atto
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terno della filosofia analitica: si pensi soltanto Tuttavia si può dire che, posta in questo modo
al modo ormai divenuto classico in cui Willard una nuova condizione per una più energica af-
van Orman Quine ha affrontato la suddetta fermazione delle essenze, è posta nello stesso
questione dell’analiticità nel celebre saggio tempo la condizione di quella crisi che porterà
Two Dogmas of Empiricism (ora in From a logical a negarne il significato logico-metafisico. E in-
point of view, Cambridge [Massachusetts] 1961, vero se l’essenza muta e alla sua contradditto-
tr. it. Due dogmi dell’empirismo, in Da un punto rietà intrinseca è affidato il mutamento, l’es-
di vista logico, a cura di P. Valore, Milano 2004). senza di ogni essere reale cessa di esistere co-
Ma la crisi della filosofia che, nel solco della me essenza: essa, infatti, in tanto è essenza in
tradizione classica, afferma il valore dell’es- quanto costituisce una determinata natura di
senza può essere compresa in tutto il suo si- un essere reale, cioè in quanto è identica a se
gnificato soltanto quando si muova dall’inter- stessa; ma se è contraddittoria, e perciò non è
pretazione che dell’essenza ha presentato la più identica, non costituisce più alcuna natu-
logica hegeliana. In questa l’essenza (Wesen) è ra, e così cessa di essere quale essenza.
concepita come «la verità dell’essere» (Die Ciononostante si può dire che Hegel abbia co-
Wissenschaft der Logik, in Gesammelte Werke, munque contribuito alla delineazione di un
vol. XXI, a cura di F. Hogemann e W. Jaeschke, nuovo concetto di essenza, caratterizzato pri-
Hamburg 1985, tr. it. di A. Moni riveduta da C. mariamente dall’opposizione alla nozione di
Cesa, Dottrina della scienza, Bari 19682; tutto il fenomeno. In questo senso, che è penetrato
l. II è dedicato all’essenza): l’essere è immedia- anche nel linguaggio comune, l’essenza indica
to, mentre l’essenza è la mediazione, la rifles- una struttura profonda, tale da spiegare la re-
sione: l’essere che si riflette su di sé. Infatti, altà senza fermarsi ai modi in cui essa si pre-
senta immediatamente. Sulla linea di questa
mentre la logica dell’essere è caratterizzata da
contrapposizione hegeliana dell’essenza
categorie meramente quantitative e qualitati-
all’immediatezza si è collocato il marxismo,
ve, la logica dell’essenza si fonda sulle catego-
per il quale, p. es., l’economia «volgare» si li-
rie relazionali (fondamento, sostanza, causa) e
mita a descrivere l’apparenza del modo di pro-
modali (possibilità, realtà, necessità), che so-
duzione capitalistico (il fatto apparente che
no proprie delle scienze a maggiore compo- sia il capitale a produrre il profitto), mentre
nente teorica e delle filosofie più progredite, l’«essenza» di tale modo di produzione è data
anche se nemmeno esse rappresentano il cul- dalla nozione del pluslavoro.
mine della razionalità perché ancora superiore Un ritorno sui generis all’immutabilità delle es-
è il livello del concetto e quindi, conclusiva- senze nel senso platonico-aristotelico, nel
mente, dell’idea. Così Hegel riassume la dia- senso cioè delle essenze universali, è segnato
lettica dell’essenza: «L’essenza pare anzitutto dalla fenomenologia di Edmund Husserl, che
in se stessa, ossia è riflessione; in secondo luo- vuol essere una scienza di essenze pure, apprese
go appare; in terzo luogo si rivela» (tr. cit., vol. intuitivamente nell’esperienza vissuta.
II, pp. 8-9). Notevolmente significative per il «L’essenza (ei\do") – dice Husserl – è un ogget-
nostro assunto sono qui le determinazioni to di una nuova specie. Come ciò che è dato
della riflessione: l’identità, la differenza e la con- nell’intuizione di qualcosa di individuale o in-
traddizione (pp. 29-30). Ponendo il principio tuizione empirica è un oggetto individuale, co-
della contraddizione (verso il quale muovono sì ciò che è dato nell’intuizione eidetica è una
l’identità e la differenza), Hegel decisamente essenza pura» (Ideen zu einer reinen Phänome-
sovverte il principio della logica tradizionale: nologie und phänomenologischen Philosophie, in
la sua logica del concreto, per spiegare il dive- Hua, vol. 3, Den Haag 1976, § 3, tr. it. di V. Co-
nire, stabilisce che tutto si contraddice: non vi sta, Idee per una fenomenologia pura e una filoso-
è cosa che sia staticamente uguale a se stessa, fia fenomenologica, Torino 2002, p. 17). Sebbene
«tutte le cose sono in sé stesse contradditto- affine al realismo platonico-aristotelico, que-
rie» (ibi, p. 69). Ciò significa che le essenze non sta interpretazione delle essenze come strut-
sono più immutabili come affermava la meta- ture immutabili vuole però rimanere oggetto
fisica tradizionale: esse mutano perché solo «neutro», sia rispetto al punto di vista psicolo-
così, secondo Hegel, sono possibili il cangia- gico sia rispetto a quello metafisico; e in ciò è
mento e la vita, o meglio solo così è possibile una delle note più rilevanti della ricerca feno-
lo spirito. menologica. Ma, resa «neutrale» rispetto agli
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vera identità fra tutti gli esseri, il tautovn, e un re, pensato in generale, include ma non espri-
principio opposto, il qavteron, il principio della me le intrinseche differenze; può essere attri-
diversità e della mutabilità, senza invocare pe- buito a tutti gli esseri, ma la sua unità non vie-
rò il vuoto di Democrito, che era il mero nulla ne trasferita negli esseri esistenti di fatto; tutti
assoluto, e che andava quindi, se si ammette- sono essere, ma essere in modo diverso l’uno
va esistente, contro il principio di non con- dall'altro (appunto, analogia dell’essere). Ari-
traddizione. L'opposto dell'essere è il non-es- stotele si aprì così la via per poter sostenere
sere, dice Platone, ma come l’opposto del bel- che l'essere può darsi sia come sostanza che
lo è il non-bello; non perciò è il nulla. Così l'es- come accidenti. Quando poi definì la metafisi-
sere fa essere il diverso dall’essere, il non-es- ca come considerazione dell'essere in quanto
sere, ma un non-essere che non è il nulla. Es- essere (Metaph., G, 1, 103 a), intese l'essere in
sere e diverso si compenetrano a vicenda: il di- senso generale, cioè si riferì ad ogni cosa che
verso, partecipando dell’essere, esiste; esso comunque è, esistente o possibile, necessaria
però è non-essere; l'essere, a sua volta, parte- o contingente, stabile o diveniente, sostanza o
cipando del diverso, rimane diversificato, altro accidente, atto o potenza, affermazione o ne-
da tutti gli altri, eppure sempre anche essere. gazione, considerati però soltanto in quanto
In qualche modo il non-essere è e l’essere non sono essere e non secondo le singole partico-
è. Ciò che fa essere identico, cioè l'essere, e larità. Poiché però la sostanza in generale e
ciò che fa essere diverso, sono di natura oppo- l'ente supremo in particolare sono essere in
sta; eppure hanno una natura propria; essi modo principale, di essi egli ha maggiormente
compenetrandosi diversamente, danno origi- speculato (ontologia e teologia sono parti
ne a tutti gli esseri. II «diverso», così concepi- principali della metafisica dell'essere).
to, era il «limite» dell’essere, e, in questo sen- Riprendendo poi il discorso contro l'immobili-
so, negazione, non-essere; a lui si doveva che smo parmenideo e seguendo i suggerimenti
un essere fosse soltanto così com’era, ed platonici sulla natura del diverso dall'essere,
escludeva che fosse tutti gli infiniti altri esseri; Aristotele stabilì che l'essere può derivare sia
in quanto limite dell'essere reale, era realtà, dall'essere sia dal non-essere L’introduzione
era un genere dell'essere, ma realtà soltanto in delle nozioni fondamentali di «atto» e «poten-
quanto limite dell’essere reale (Soph., 237-249). za» permise la dilucidazione speculativa del
3. Aristotele. – Aristotele, sulla scia di Platone, fenomeno del divenire, proprio come di un
esperì il secondo grande tentativo di critica del passaggio dall’essere-in-atto all’essere-in-po-
parmenidismo quando affermò: Parmenide tenza, e viceversa. P. es., il divenire bello in at-
concepì l'essere aJplw'", univocamente, mentre to può accadere se prima vi sia l'essere bello in
doveva concepirlo, come dev'essere concepi- potenza: l'essere in potenza quanto a qualcosa
to: pollacw'", secondo molti modi (Phys., A, 3, è il non-essere in atto quanto allo stesso, e
186 a 24). L'essere non dev'essere concepito l'essere in atto quanto a qualcosa è il non-es-
univocamente, perché in questo modo sono sere in potenza quanto allo stesso.
concepite le nozioni generiche e specifiche; Aristotele affermò che, per spiegare come mai
l'essere invece non costituisce un genere: è al un ente possa passare dall'essere in potenza
di sopra di tutti i generi (Metaph., B, 3, 998 b all'essere in atto, occorreva ammettere che il
22). Le nozioni generiche sono quelle che si ri- sostrato era fatto passare all'essere qualcosa
feriscono a molte specie; queste vengono di- in atto mediante l'azione di un agente, cioè da
versificate da nozioni che sono al di fuori delle una causa agente, che operava in vista di un fi-
nozioni generiche (e perciò è possibile che si ne: altra cosa era derivare da (ex) un sostrato
dia il vivente ragionante e il vivente non ragio- come da una materia, altra cosa essere pro-
nante); ma non si può dare alcuna diversità al dotto da (ab) un agente; perché il divenire
di fuori della nozione di essere, perché, se si dell'essere sia possibile, si richiede non sol-
desse, sarebbe nulla. Perciò le differenze, sono tanto un sostrato, o essere in potenza, ma an-
implicitamente contenute nella stessa nozio- che un agente il quale, essendo essere in atto,
ne di essere, che, per essere tale, non ha uni- produca il passaggio dall’essere in potenza
vocità; ha l'unità dei concetti, che, attribuiti a all’essere in atto (Phys., II, 7, 198 a-b).
diversi enti, sono attribuiti in modo analogo 4. Plotino. – Plotino, rapito dalla suprema sem-
(Metaph., G 2, 1003 a 34). Poiché perciò l'esse- plicità del primo principio, dell'uno, e quindi
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cui entrino Dio e le creature – qualcosa di Dio to, l'«ens in potentia» è l'essere possibile; non
partendo dalle creature (ibi, 3, 3, 9; 8, 3, 10). vengono considerati, l'atto e la potenza, come
Scoto inoltre non ebbe il concetto di essere in i costitutivi dell'essere sia possibile sia esi-
potenza in relazione all'essere in atto; pur par- stente di fatto. Non è poi reale, negli esseri
lando di atto e di potenza, di materia e di for- creati, la distinzione tra l'essenza e l'esistenza:
ma, non aderì alle concezioni aristotelico-to- l'esistenza attuale di una cosa e l'essenza at-
mistiche, che spiegavano il divenire e la diver- tualmente esistente non sono due realtà di-
sa costituzione ontologica degli esseri. Negò stinte (d. 31, sez. 1, nn. 2-13).
la distinzione reale, negli esseri creati, tra l'es- C. Giacon
senza e l'esistenza: ogni essere esistente era III. IL PROBLEMA DELL’ESSERE NEL PENSIERO MODER-
un'entità esistente, e in ciò tutte le entità era- NO. – 1. Orizzonti generali per l'interpretazione
no perfettamente uguali; diverso era il modo della problematica. – Per meglio orientarsi nella
di concepire un'entità possibile e un'entità comprensione delle varie prospettive che ca-
esistente; nell'entità esistente, indivisa e una, ratterizzano la riflessione ontologica nell'età
tutto era essenza esistente; si poteva pensare moderna sarà utile fare riferimento ad alcuni
all'essenza distintamente dal fatto della sua paradigmi interpretativi generali entro i quali
esistenza reale, ma nell'entità non c'era una inserire le singole figure e trattazioni. La clas-
realtà come essenza e un'altra realtà come esi- sica opposizione fra due modelli metafisici,
stenza: «esse non est aliud ab essentia, [...] esse quello henologico e quello ontologico, individua
essentiae differt ab essentia tantum in modo conci- due poli fondamentali dell'ontologia (cfr. G.
piendi» (ibi, IV, 13, 1, 38; III, 6, 1, 2). Reale, «Henologia» e «Ontologia»: i due para-
Guglielmo di Ockham seguì Duns Scoto nelle digmi metafisici creati dai greci, in Storia della fi-
posizioni della metafisica dell'essere in gene- losofia greca e romana, Milano 2004, vol. IX, pp.
rale: «omnibus rebus ens est commune univocum, 47-69). Il primo modello intende il principio
eadem ratione qua est univocum Deo et creaturae» fondativo del reale come un'origine, che in vir-
(In I Sent., 2, 9, X); «esse existentiae non significat tù della propria natura originaria e fondativa,
sta prima, oltre e sopra l'essere. Carattere del
aliquid distinctum a re; si essent duae res non esset
principio è l'unicità, l'unitarietà, la semplicità;
contradictio quod Deus conservaret entitatem in
laddove l'essere è al contrario già dualità (for-
rerum natura sine existentia, vel, e converso, exi-
ma-materia), totalità di parti, relazionalità.
stentiam sine entitate, quorum utrumque est im-
L'essere è infatti una determinazione della po-
possibile» (Sum. totius logicae, 3, 2, 27).
tenzialità assoluta del principio, e dunque, in
Formatesi le tre scuole: dei tomisti, degli sco- quanto determinazione, qualcosa di derivato e
tisti e degli occamisti, la metafisica dell'essere secondo. Il modello ontologico individua inve-
venne discussa in polemiche che, a rigore, non ce nell'essere il costituente formale e/o mate-
portarono un contributo di notevole interesse. riale del reale, e in quanto svolge tale funzio-
Francisco Suárez, che raccolse, nelle sue Di- ne, assegna a esso la funzione di origine e
sputationes metaphysicae, tutto quanto era stato principio. L'ontologia intende comprendere
detto dalla scolastica a lui anteriore, è il più l'essere in quanto essere, a partire dalla sua
autorevole testimone di questa stasi. Nel natura sostanziale quale riferimento e soste-
prendere poi le sue posizioni, non seguì esclu- gno dei molti modi in cui il reale si manifesta.
sivamente una determinata scuola: con i tomi- Potremmo definirla corrente sostanzialistica.
sti ammise la trascendentalità della nozione di Tradizionalmente si è soliti ricondurre questi
essere, ma affermò che essa aveva una perfetta due modelli alternativi a due sistemi filosofici
unità: «conceptus obiectivus entis est secundum differenti: l'henologia al platonismo, l'ontolo-
rationem praecisus ab omnibus particularibus seu gia all'aristotelismo (J.M. Narbonne, Hénologie,
membris dividentibus ens» (ibi, d. 2, sez. 2, n. 8). ontologie et "Ereignis", Paris 2001). Accanto a
Egli, se avesse dovuto scegliere, avrebbe pre- questi paradigmi è necessario introdurre due
ferito negare l'analogia della nozione di essere particolari declinazioni moderne di problemi
piuttosto che la sua unità (n. 15). Suárez affer- filosofici antichi. Innanzittutto la corrente gno-
ma una certa analogia, ma continuando: «sine seologica, che a partire dalla distinzione fra
dubio habet ens magnam similitudinem cum con- soggetto e oggetto, pone sistematicamente a
ceptibus univocis» (d. 28, sez. 3, n. 14). Per il tema il rapporto fra esperienza singolare del
Suárez l'«ens in actu» è l'essere esistente di fat- reale, sia essa data come sensazione, percezio-
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quanto il tema dell'influenza del platonismo nazioni dell'unità siano una successione di
cantabrigense su Berkeley sia polemicamente trascendenze, ma è sempre interna alla distin-
dibattuto nella letteratura critica, il berkelei- zione di sostanza e attributo: per quanto la so-
smo ha subíto comunque una profonda rice- stanza spinoziana sia unica, questa è pura im-
zione del platonismo. Nelle opere di carattere manenza; per quanto la monade sia nozione di
epistemologico, Berkeley afferma che l'essere derivazione neoplatonica il sistema di Leibniz
delle cose è il loro essere percepite. La tesi è è dualistico. Spinoza intende l'essere come
di difficile comprensione, perché induce a equivalente al concepire. Nella definizione
pensare a una forma germinale di idealismo. della sostanza (Ethica, I, def. 3) scrive infatti
Tuttavia Berkeley è molto chiaro nel dire che che a qualificare la sostanza è il suo essere in
unica sostanzialità è quella spirituale, e che gli sé e, nel medesimo grado, il suo poter essere
spiriti si distinguono in spiriti finiti, i soggetti, concepita come un essere in sé. Del resto il rea-
e Spirito infinito, Dio (cfr. Trattato sui principi le è pervaso da un parallelismo isomorfico fra
della conoscenza, §§ 27, 89); così da presentare ordine del pensiero e ordine dell'estensione;
il proprio sistema come una forma di spiritua- così che l'ordine e la connessione delle idee si
lismo. L'unico essere è Dio, nel cui spirito, ci- presenta equivalente all'ordine e alla connes-
tando Atti 17, 28, Berkeley dice che viviamo, ci sione delle cose (Ethica, II, prop. 7). Nonostan-
muoviamo e abbiamo il nostro essere. L'esse delle te l'apparenza, questa concezione non è idea-
cose invece è un essere derivato, insussistente listica, perché non è postulata alcuna premi-
(perché ontologicamente dipendente dallo nenza del conoscere sull'essere. Si potrebbe
spirito) e transitorio: nella terminologia bru- anzi dire che il compito metodico del saggio
niana si direbbe una natura accidentale. Lo spi- spinoziano sia tradurre l'esperienza singolare
rito quindi trascende le cose di cui ha espe- dell'ente esistente come modo, nella cono-
rienza, e in tale trascenderle le fonda, in quan- scenza particolare delle cose singolari secon-
to volontà e intelligenza. La contrapposizione do l'ordine dell'eternità, così da rendere dun-
così posta fra spirito (essere fondante perché que esplicita la corrispondenza implicita di
percepiente) ed essere (essere fondato perché pensiero e realtà (cfr. P.F. Moreau, Spinoza.
percepito) viene neoplatonicamente determi- L'expérience et l'éternité, Paris 1994). L'essere
nata da Berkeley nell'ultima delle sue opere fi- delle cose è dunque un inerire necessariamen-
losofiche (cfr. Siris, in particolare §§ 342 ss.). te nella sostanza, di cui le cose sono modi se-
Lo spirito, vertice delle catene che legano in condo un certo attributo. L'essere delle cose è
un’unità il cosmo visibile, è inteso come uno, cioè espressione del potere ontologico della
to hen. In questa determinazione Berkeley, che sostanza; in certo senso si potrebbe dire che le
lega l'ontologia platonica alla rivelazione del cose si confondono con la sostanza, perché
nome divino a Mosé (Esodo, 3,14), difende la parti di un tutto che non conosce alcuna ulte-
superiorità dell'uno sull'essere; intendendo la riorità ontologica rispetto alle parti stesse. Si
trinità delle ipostasi plotiniane come un'intui- comprende allora la definizione intensiva
zione spirituale, suscitata da una sorta di rive- dell'essere che Spinoza afferma in una celebre
lazione divina extra-cristiana, della uni-trinità proposizione (Ethica, I, prop. 9): quanto più
divina, secondo l'identificazione del principio una cosa ha essere (ossia realtà), tanti più at-
henologico con la persona del Padre, dell'es- tributi avrà (perché il potere ontologico legato
sere con quella del Figlio, dell'anima del mon- all'essere molto, necessariamente impone una
do con quella dello Spirito Santo. maggiore espressività). La sostanza, che è in
3. La corrente sostanzialistica: Spinoza, Leibniz. – sé, ossia non necessita di alcun genere di esse-
Per quanto sia possibile ravvisare elementi di re per essere, è essere puro; e, in quanto tale,
platonismo sia nella filosofia spinoziana, sia totalità di ogni realtà, perché essere al massi-
in quella leibniziana (che peraltro rivendicò mo grado, e perciò infinità di attributi. Anche
per il proprio pensiero un orientamento plato- Leibniz postula l'equivalenza fra sostanza ed
nico in opposizione all'aristotelismo di Loc- essere, nel senso di essere reale, essere realtà:
ke), da un punto di vista ontologico entrambi i «la sostanza è un essere (Être) capace di agire»
sistemi sembrano imperniarsi su una dialetti- (Principi della natura e della grazia fondati nella
ca dualistica; che sebbene preveda un mo- ragione, § 1). Questa sostanza è componente,
mento dell'unità, non è mai risolta in una for- elemento della totalità ontologica. La natura
ma di monismo metafisico tale che le determi- non è altro che una composizione di sostanze
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percezioni soggettive. La dualità così posta fra pare, e momento ontologico, ossia distinzione
dualismo cartesiano – incerto a risolvere l'es- fra l'essere come fenomeno e l'essere in sé, va-
sere sostanziale dal lato del pensare o da quel- le a dire noumenon. Da un punto di vista sog-
lo dell'estensione, così da postularlo come re- gettivo alla posizione di una cosa in sé corri-
altà tanto del pensiero quanto dell'estensione sponde l'esperienza della medesima nella co-
– e materialismo hobbesiano sancisce la radi- scienza. La possibilità di una tale esperienza è
cale tensione ontologica che anima la rifles- garantita dal secondo passaggio della rappre-
sione di Locke. Più che di offrire una trattazio- sentazione sistematica di tutti i principi sinte-
ne della nozione di essere, Locke si occupa di tici (ossia operanti l'elaborazione dei dati sen-
trattare un'ontologia generale dell'esperienza sibili nella formalità intellettuale, per mezzo
di coscienza, la quale acquisisce il suo senso a della determinazione temporale attuata dal
partire da una certa metafisica dell'essere, che senso interno); vale a dire da ciò che Kant
resta tuttavia sempre implicita (e che causa chiama anticipazioni della percezione (cfr. Critica
non pochi problemi agli interpreti). Se da un della ragion pura, I.2.I. II.2. sez. III). Tali antici-
punto di vista epistemologico l'oggetto del co- pazioni riguardano la struttura ontologica del-
noscere è sempre interno all'esperienza sog- le percezioni, ossia la struttura d'essere del fe-
gettiva (cfr. Saggio, IV, 21), restando in questo nomeno nel suo poter essere un percetto del
senso imprescindibile il riferimento alla fon- soggetto. Esse infatti sono determinazioni sin-
dazione cartesiana di un nuovo corso del pen- tetiche, e dunque formalità in atto, delle cate-
sare (ossia quella forma implicita di idealismo gorie della qualità (realtà-negazione-limitazio-
che porterebbe a ridurre la cosa a idea), da un ne): esprimono perciò il grado intensivo di es-
punto di vista ontologico Locke sembra pen- sere che la cosa in sé trasmette alla mente nel
sare che l'esperienza soggettiva sia comunque far sorgere la percezione. Necessario notare
da ricondurre a un'oggettività extra-cogitativa: che l'esteriorità della cosa in sé alla coscienza
vale a dire all'essere della cosa che agisce sul- ne renderebbe la sussistenza estremamente
la mente. L'esperienza si configura allora co- problematica per una teoria dell'esperienza;
me una reazione apparente all'essere; da cui la perché la cosa in sé si situa come limite tra-
distinzione fra una secondarietà ontologica, scendente, e non più trascendentale, dell'e-
quella di quelle qualità che dipendono dall'in- sperienza: e infatti Kant ne afferma a più ripre-
terrelazione fra l'apparato sensoriale del sog- se la natura di limite problematico. Tuttavia
getto e la cosa percepita, e la primarietà onto- non sembra idealisticamente possibile dubi-
logica della cosa data in sé, al di fuori della tare della realtà del noumeno, perché attestata
mente senziente. Contro una simile ontologia in modo esplicito nelle affermazioni ontologi-
Hume afferma la natura immediata dell'accer- che di Kant (cfr. N.K. Smith, A Commentary to
tamento sensibile; e l'intima contraddizione di Kant's «Critique of Pure Reason», Basingstoke
una teoria realistica che postuli un essere al di [Hampshire] 1923). Ciò nonostante l'ontolo-
là dell'apprensione possibile. In un certo sen- gia kantiana appare idealisticamente orienta-
so Hume sviluppa in senso epistemologico ta; proprio perché nell'ontologizzare la direzio-
l'intuizione ontologica del pensiero berkeleia- ne tematica del pensiero di Locke, Kant inten-
no, sebbene senza accettarne l'esito platoniz- de de-soggettivizzare la struttura empirica del-
zante. la percezione, per mezzo di un trasferimento di
5. L'idealismo: Kant, Hegel. – La speculazione datità ontologica, ossia di essere, dall'essere
teoretica kantiana è un applicazione metodica, in sé della cosa all'essere di essa per il sogget-
ed esplicita, del tema centrale dell'ontologia to. Il soggetto si pone dunque come verità
di Locke: l'esperienza della coscienza è un es- dell'oggetto. Hegel accetta a tal punto questa
sere-per-il-soggetto della cosa agente sul sog- logica da liberarsi senza timore del ricorso a
getto stesso; le cui strutture percettive filtrano una esteriorità assoluta al pensiero. Se la cosa
l'essere della cosa e lo rendono in un apparire. in sé trasferisce essere alla rappresentazione
La novità kantiana consiste tuttavia non solo nell'anticipazione della percezione, la cosa in
nella metodicità del proprio punto di vista, sé esaurisce nel trasferimento il suo compito,
quanto nel rigore critico e speculativo con cui e si dà un solo essere reale: quello fenomeni-
si pone la distinzione fra momento epistemo- co. Quanto metodicamente Kant pensa la dia-
logico, ossia esperienza della coscienza come lettica di apparenza e realtà, nel senso di una
accertamento fenomenico dell'essere che ap- ontologia dell'essere in sé o per il soggetto
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dei confini della metafisica. Proprio in questo Selbstbewußstein und Selbstbestimmung - Spra-
senso la critica radicale heideggeriana all'og- chanalytische Interpretationen, Frankfurt am
gettivazione dell'essere in un ente sommo, co- Main 1979).
sì come la complementare necessità di fare Diverso esito ha invece avuto la ricezione di
esperienza dell'essere a partire da un’espe- Husserl e Heidegger in ambito fenomenologi-
rienza del linguaggio, potrebbero essere viste co ed esistenzialistico. L'attenzione alla que-
convergere di fatto con la tendenza fondamen- stione dell'essere è infatti al centro del pensie-
tale del pensiero carnapiano: oltrepassare il ro di autori come J.-P. Sartre, M. Henry, H. Mal-
sostanzialismo nel funzionalismo; e ancora, diney, pensatori questi il cui interesse princi-
intendere il linguaggio non alla stregua di un pale è quello di indagare la fenomenologia
inventario ontologico (sistema di nomi), bensì dell'esistenza umana, a partire dal suo fonda-
come una serie di proposizioni. mento ontologico nell'essere. In Sartre si pre-
Questo possibile incontro è rimasto invece senta una fondamentale dialettica ontologica:
impossibile: e dopo Carnap la tradizione ana- quella fra inseità e perseità. Tale distinzione è
litica ha continuato a manifestare per il pen- dedotta dalla attestazione dell'esperienza di
siero di Heidegger una certa insofferenza op- coscienza. La coscienza è infatti sempre co-
pure una placida indifferenza. Questo non si- scienza di qualcosa. Questo qualcosa, che ri-
gnifica che il tema ontologico dell'essere sia mane opaco perché estraneo alla coscienza
estraneo a questa corrente filosofica: tuttavia stessa, è un essere in sé; ossia, secondo
essa si distingue «nelle sue diverse manifesta- l'espressione utilizzata in Essere e nulla, «esse-
zioni, da altre scuole» per il convincimento re che è ciò che è», pura positività, pura pre-
«che in primo luogo una spiegazione filosofica senza. La coscienza, al contrario, è presente a
del pensiero possa essere conseguita attraver- sé stessa in modo non opaco, non distinto,
so una spiegazione filosofica del linguaggio, e non scisso. Per questo la coscienza è l'essere
che in secondo luogo una spiegazione com-
per sé, assoluta trasparenza a se stessa, per-
prensiva possa essere conseguita solo in que-
ché mai divisa; e dunque nessuna positività
sto modo» (cfr. M. Dummett, Ursprüng der
esteriore si dà nella coscienza, che in quanto
analytischen Philosophie, Frankfurt am Main
tale è sempre totalità. La coscienza è allora es-
1988, tr. it. a cura di E. Picardi, Alle origini della
sere per sé, in quanto negazione dell'essere in
filosofia analitica, Bologna 1990). Di conseguen-
sé. Mentre l'in sé caratterizza l'essere dell'ente
za la filosofia analitica (con le dovute eccezioni
e la necessaria cautela critica nel recepimento che viene rinvenuto nel mondo, poiché nulla
di una tesi così generale) tende a trattare i te- separa da sé la coscienza, la coscienza è per sé,
mi dell'ontologia con un'investigazione delle ossia distinzione dall'in sé. Tale distinzione è
condizioni linguistiche di proferimento di lo stato della coscienza, ossia il nulla come fe-
enunciati ontologici. Piuttosto che pensare la nomeno d'essere che pone la trascendenza di
metafisica a partire dall'essere, si tratta allora per sé e in sé. Ogni determinazione oggettivan-
di intendere il modo in cui si parla dei fenome- te dell'essere per sé è dunque un nulla, perché
ni d'essere (cfr. S. Kripke, Identity and Necessity, la coscienza per Sartre è quell'essere che si di-
in M.K. Munitz, [a cura di], Identity and Indivi- stingue dalla modalità ontologica dell'oggetti-
duation, New York 1971; S. Kripke, Naming and vità mondana, l'essere in sé. La coscienza dun-
Necessity, Oxford 1980). Di conseguenza anche que pone sé stessa come nulla di essere, come
il recupero post-carnapiano di un genuino in- nulla di in sé, perché data sempre per sé. Que-
teresse per le problematiche di carattere me- sta eccentricità della nullificazione ontica del-
tafisico in area analitica, non può giovarsi del- la coscienza fa sì che l'uomo possa essere de-
le innovazioni critiche husserliane e heidegge- finito come l'ente la cui essenza è esistenza: o
riane sulla distinzione di metafisica e ontolo- meglio come l'ente in cui l'esistenza precede
gia, così come sul senso della tradizione onto- l'essenza (L'esistenzialismo è un umanismo).
logica: perché sembra una riflessione fonda- Non è cioè possibile caratterizzare l'uomo se
mentale sulla struttura del reale che abbia ri- non come eccentricità, ossia nulla: perché in
nunciato a parlare del reale a partire dall'esse- quanto coscienza è sempre fuori dall'essere in
re (P.F. Strawson, Individuals, London, 1959; e sé mondano; l'essere per sé è allora progetto,
The Bound of Sense. An Essay on Kant's Critique scelta, decisione, in quanto l'essere della co-
of Pure Reason, London, 1966; E.Tugendhat, scienza non è altro che continua posizione di
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Paris-Louvain 1958; A. MERCIER, Thought and Being, soltanto dal confronto esteriore con l’esser al-
Basilea 1959; S. BRETON, Approches phénoménologi- tro, ma è posta come immanente al qualcosa.
ques de l'idée de l'être, Lyon 1959; I. BONETTI, Il proble- In senso più generale Hegel distingue l’essere-
ma di fondo della metafisica tomista: l'essere e la strut- in-sé e l’essere-per-sé come momenti dello
tura del concetto di ente, in «Rivista di Filosofia Neo- sviluppo: il primo è ciò ch’è in potenza e non
Scolastica», 1961, pp. 337-352; H. KUHN, Das Sein ancora sviluppato, il secondo è in atto, è il ri-
und das Gute, München I962; J.B. LOTZ, Sein und Exis- sultato dello sviluppo. L’unificazione piena
tenz, Freiburg-Basel-Wien 1965; J. DE FINANCE, Con- dei due momenti caratterizza la vita dello spi-
naissance de l'être, Paris-Bruges 1966, cap. 1; AA VV., rito.
L'essere: problema, teoria, storia, Roma 1967; C. ARA- Sartre ha designato come essere-in-sé l’ogget-
TA, Discorso sull'essere e ragione rivelante, Milano to: esso si contrappone al per sé della coscien-
1967; M.D. PHILIPPE, Essai de philosophie. II: L'être: re- za perché non ha alcun carattere riflessivo, è
cherche d'une philosophie première, Paris 1974; V. MEL- pura positività che semplicemente è.
CHIORRE, Essere e parola, Milano 19934 (1982); E. M. Pagano
BERTI, Le vie della ragione, Bologna 1987; R. POLI, On-
➨ ESSERE-PER-SÉ.
tologia formale, Genova 1992; J. DEJNOZKA, The ontolo-
gy of the Analytic Tradition, and Its Origins, Lanham
1996; J.J.E. GRACIA, Metaphysics and Its Tasks, Albany ESSERE-NEL-MONDO (In-der-Welt-sein). –
Essere-nel-mondo
1999; F. TOCCAFONDI, L’essere e i suoi significati, Bolo- Espressione impiegata da Heidegger nella sua
gna 2000; C. VIGNA, Il frammento e l’Intero. Indagini «analitica esistenziale» per indicare il costitu-
sul senso dell’essere e sulla stabilità del sapere, Milano tivo appartenersi di «esserci» (Dasein) e «mon-
2000; F. TUROLDO, Polemiche di metafisica. Quattro di- do», opponendosi così alla separazione affer-
battiti su Dio, l’essere e il nulla, Venezia 2001; J.-L. MA- matasi in età moderna – e riconducibile a Car-
RION, Etand donné, Paris 1997, tr. it. di R. Caldarone, tesio – tra res cogitans e res extensa. L’esserci
Dato che, Torino 2001; G. GOGGI, Dal divenire all’im- non è infatti un soggetto che deve compiere
mutabile. Saggio sul pensiero di Gustavo Bontadini, qualche artificio per accedere al mondo inteso
Venezia 2003; D. FENSEL - M.L. BRODIE, Ontologies, come qualcosa a lui esterno, bensì ne ha una
Berlin 2003; M. FERRARIS, Ontologia, Napoli 2003; M. «conoscenza» originaria in quanto è un «abi-
HIRT, Postmoderne Ontologie, Bern 2003; L. RUGGIU - J. tare in», un «essere familiare con...». L’esserci
CORDON NAVARRO (a cura di), La crisi dell’ontologia, è gettato nel suo «ci», è quell’«apertura» nella
Milano 2004; S. STAAB - R. STUDER (a cura di), Hand- quale scopre se stesso in quanto ente e l’ente
book on Ontologies, Berlin 2004; J. HAWTHORNE - T. difforme da sé (il «mondo»), ma anche gli altri
SIDER - D. ZIMMERMAN (a cura di), Contemporary De- esserci in quanto è costitutivamente anche un
bates in Metaphysics, Oxford 2005; A.C. VARZI, Onto- «con-essere», e quindi il mondo che ha in co-
logia, Roma-Bari 2005. mune con gli altri si mostra come un «mondo
➨ DECOSTRUZIONE; DIFFÉRANCE; DIVENIRE; ENTE; degli altri» o «co-mondo» (Mitwelt). Nella sua
FONDAMENTO; FRAMMENTO; INTERO; METAFISICA;
gettatezza, pertanto, l’esserci è già da sempre
NULLA; ONTOLOGIA; ONTOTEOLOGIA; UNO; UNO / assegnato al mondo (la sua «fatticità»): non è
«dentro» il mondo inteso come qualcosa altro
MOLTI; UNO - TUTTO.
da sé, ma in quanto «in-essere» è piuttosto
l’articolazione stessa del mondo – e questa
ESSERE-IN-SÉ (Ansichsein; être-en-soi). –
Essere-in-sé differenza tra il piano ontico dell’«essere den-
L’essere, in quanto è considerato indipenden- tro» dell’ente nel mondo e l’«in-essere»
temente dal rapporto ad altro. Così inteso, dell’esserci è definita da Heidegger «distinzio-
l’essere-in-sé è, in Hegel, un momento della ne ontologica» (ontologischer Unterschied). Il
dialettica dell’essere determinato, che si trova mondo è primariamente quel «mondo-am-
nella sezione sulla qualità della logica dell’es- biente» (Umwelt) in cui l’esserci incontra le co-
sere. Il qualcosa, proprio per la sua determina- se di cui quotidianamente si prende cura – co-
tezza, contiene in sé la negazione, il rinvio se che gli si mostrano innanzitutto come
all’alterità, ma al tempo stesso si delimita da «strumenti», vale a dire nel modo d’essere
questa alterità, si contrappone ad essa: così dell’«utilizzabilità». Più originariamente, però,
essere-per-altro ed essere-in-sé sono i due mo- l’esserci ha a che fare con «significati» che ar-
menti della dialettica del qualcosa. Hegel di- ticolano il mondo come una totalità di rimandi
stingue poi anche l’esser dentro di sé (Insichsein), e di appagatività (Bewandtnis) a capo della
che sorge quando la negazione non deriva più quale v’è l’esserci stesso. In questo suo costi-
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storiche differiscono grandemente, come si di- preme Being. Phenomenological Structure and Histori-
ceva, da una cultura all’altra, ma possono es- cal Development, in J.M. KITAGAWA - M. ELIADE (a cura
sere segnalati alcuni suoi caratteristici attribu- di), The History of Religions. Essays in Methodology,
ti. In primo luogo la celestialità, che lo associa, Chicago 1959, pp. 59-66; R. PETTAZZONI, L’essere su-
lo fa abitare o esprimersi attraverso il cielo e i premo nelle religioni primitive. L’onniscienza di Dio,
suoi elementi o attraverso i fenomeni atmo- Torino 1965 (1955); L.E. SULLIVAN, s. v., in M. ELIADE,
sferici. Poi la primordialità e fondamentalità, e Enciclopedia delle religioni, ed. tematica europea a
l’onniscienza, talora espressa nelle manifesta- cura di D.M. Cosi, L. Saibene e R. Scagno, Milano
zioni luminose del cielo splendente. Tipico è il 1993, vol. I, pp. 261-277 (ed. originale: The Encyclo-
potere cosmogonico dell’Essere supremo, ta- pedia of Religion, New York 1996).
lora condiviso con entità subordinate, colla- ➨ DIO; MONOTEISMO.
boratrici o avversarie, che a volte si manifesta
attraverso la sua parola o il suo pensiero e che ESSOTERICO (gr. ejxwterikov" «esterno»). –
Essoterico
si esprime nella creazione principalmente del I pitagorici chiamarono essoterico chi non era
cielo, delle stelle e della terra e soltanto se- membro della scuola (Giamblico,Vita di Pita-
condariamente della vegetazione e dell’uomo. gora 226). In Aristotele l’espressione exoterikoi
Ma insieme – e paradossalmente – l’Essere su- logoi compare otto volte (cfr. p. es. Metaph.,
premo brilla per la sua lontananza e spesso 1076 a 27-28). Essa indica le opere «esterne»
inaccessibilità (che lo ha fatto definire, anche, (all’ambito della scuola, al metodo scientifico
Dio elevato, High God) e misteriosità, che talora o all’argomento specifico di un certo trattato?
sfocia in un profilo indefinito e in un carattere la critica è incerta) e si oppone ad akroatikoi lo-
passivo e indifferente: si parla allora di un deus goi, discorsi riservati ai membri della scuola
otiosus, che si ritira con i suoi poteri dal mondo peripatetica. In età medioplatonica l’espres-
creato senza portarlo a compimento o senza sione exoterikoi logoi fu usata da Plutarco per
accompagnarne la storia. In genere, come si indicare le dottrine segrete che si sarebbero
diceva, l’Essere supremo è accompagnato da insegnate nel Liceo, in opposizione a quelle
altre figure sovrumane, che in alcuni casi lo pubbliche.
soppiantano, anche violentemente, dall’attua- C. Natali
lità del panorama religioso e cultuale.
BIBL.: E. BERTI, Aristotele dalla dialettica alla filosofia
Particolarmente ricco e vivace è stato il dibat- prima, Padova 1977, pp. 65 ss.
tito scientifico sull’Essere supremo. Dapprima
isolato come dio supremo del cielo da studiosi
ESTASI (dal gr. e[kstasi", spostamento, alie-
Estasi
di filologia comparata delle lingue indoeuro-
nazione - ecstasy; Ekstase; extase; éxstasis). – La
pee (Ad. Kuhn, Fr.M. Müller), poi considerato
parola, composta da ejk (via, fuori) e dal tema
la più recente ed elevata concezione del pen-
sta di i{sthmi (pongo, sto), significa lo «stare
siero religioso da etnologi di impianto evolu-
zionista (J. Lubbock, E.B. Tylor), fu infine rico- fuori» come effetto di un’azione di spostamen-
nosciuto anche nelle culture cosiddette «pri- to, e dunque uno stato straordinario rispetto a
mitive» (A. Lang). Con W. Schmidt divenne la quello fisiologico. In Ippocrate estasi significa
forma iniziale del Dio unico del monoteismo, «la posizione errata della coscia» (De Articulis,
anticipato nelle culture umane più arcaiche da 56), ma anche il furore, l’aberrazione della
una rivelazione primordiale. Le ricerche stori- mente (cfr. Aphorismi, VII, 5), il morbo sacro
che di R. Pettazzoni e quelle morfologiche di (epilessia), chiamati anche maniva (cfr. De Mor-
M. Eliade hanno infine valorizzato l’ambivalen- bo sacro, 1), termine che in Eraclito (cfr. fram-
za fondamentale dell’Essere supremo, la sua mento 22, B14, B92, B93, in H. Diels, Die Frag-
importanza in quanto portatore di onniscienza mente der Vorsokratiker, rist. della 6ª ed. a cura
morale, la sua complessità in quanto ierofania di W. Kranz, Zürich 1985-89), Eschilo (Sette
del cielo, la sua funzione di rappresentazione contro Tebe, 653; Prometeo incatenato, 879) ed
delle forze vitali elementari che costituiscono Erodoto (Storie, IV, 79) indica anche l’invasa-
il complesso della sacralità cosmica. mento del Dio. Per Ippocrate l’epilessia, come
D.M. Cosi ogni altra malattia, non proviene dagli dei, pu-
BIBL.: M. ELIADE, Traite d’histoire des religions, Paris ri e senza macchia; le sue cause sono da ricer-
1949, tr. it. di V. Vacca e G. Riccardo, Trattato di sto- carsi piuttosto nella natura, alla quale il medi-
ria delle religioni, Torino 1999; R. PETTAZZONI, The Su- co deve ricondurre ogni patologia (cfr. K. Deich-
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13, tr. it. di P. Scazzoso, Nomi Divini in Opere, Arrigoni, La religione greca di epoca arcaica e classica,
Milano 1999, pp. 310-311). Milano 2003.
In Eckhart l’uomo deve privarsi di ogni imma- ➨ ENTUSIASMO; MANIA; MISTICA.
gine e «lasciare Dio per volontà di Dio» (Qui
audit me [Predigt 12] in Deutsche Werke, vol. I, ESTENSIONALITÀ, TESI DELLA. – La tesi
Estensionalità
Stuttgart 1958, pp. 170-171, tr. it. di G. Faggin, dell’estensionalità è una particolare versione
Trattati e prediche, Milano 1988, pp. 246-252) del principio di Frege che va sotto il nome di
per lasciare che Dio sia Dio in lui. «Esci com- tesi di composizionalità: «Il significato di un
pletamente da te stesso per volontà di Dio, co- enunciato dipende dal significato delle
sì Dio uscirà completamente da se stesso per espressioni componenti». In Frege questo
volontà tua. Se questi due escono, quel che ri- principio, elaborato in Über Sinn und Bedeu-
mane è un uno semplice» (In hoc apparuit cari- tung (in «Zeitschrift für Philosophie und philo-
tas dei in nobis [Predigt 5b] in Deutsche Werke, sophische Kritik», 100, 1892, pp. 25-50), vale
vol. I, Stuttgart 1958, p. 93, tr. it. di G. Faggin, sia per il senso sia per il riferimento (Bedeu-
Trattati e prediche, Milano 1988, p. 212). Questa tung). Frege, parlando di enunciati, identifica
uscita estatica è l’unica via a quell’unità per la riferimento ed estensione: il riferimento o
quale «l’occhio, nel quale vedo Dio, è lo stesso estensione di un enunciato è il suo valore di
occhio nel quale Dio vede me; il mio occhio e verità. Dopo l’antinomia di Russell, derivata
l’occhio di Dio, questo è un occhio e un vedere dal principio per cui a una proprietà poteva
e un conoscere e un amare» (Qui audit me sempre corrispondere una classe, si sono mes-
[Predigt 12] in Deutsche Werke, vol. I, Stuttgart se in dubbio le proposizioni che coinvolgeva-
1958, p. 201, tr. it. di G. Faggin, Trattati e predi- no proprietà, per restringere in modo più rigo-
che, Milano 1988, p. 250). roso il linguaggio logico e la semantica al trat-
La filosofia è connessa all’estasi dionisiaca in tamento delle estensioni (individui, classi, va-
Hegel, per il quale «il vero è il tumulto bacchi- lori di verità).
co» che pervade il tutto e coincide con la Per tesi dell’estensionalità si possono inten-
«quiete trasparente e semplice» (Phänomeno- dere tre cose. - 1. Per la tesi dell’estensionalità
logie des Geistes, Franfkurt am Main 1970, p. 46, in generale (o principio di estensionalità)
tr. it. a cura di E. De Negri, Fenomenologia dello l’estensione di un enunciato è funzione del-
Spirito, Firenze 2001, p. 27). l’estensione delle parti componenti. Se le parti
Per Heidegger l’esistenza dell’uomo avrebbe componenti sono nomi e predicati, il valore di
un’essenza estatica, cioè aperta ed esposta verità dipenderà dagli oggetti e le classi ne so-
all’apertura dell’essere. Più che come uno no l’estensione (se un oggetto appartiene alla
«stare fuori» l’estasi dovrebbe essere pensata classe il valore sarà il vero; altrimenti il falso).
come uno «stare dentro» l’apertura dell’essere Se le parti componenti sono anch’esse enun-
(Wegmarken, Frankfurt am Main 1996, p. 374, ciati, il valore di verità dipenderà dall’esten-
tr. it. a cura di F. Volpi, Segnavia, Milano 2002, sione, cioè dal valore di verità degli enunciati
pp. 325-326). componenti. La validità di questa tesi di
A. De Santis estensionalità è data dal metodo delle tavole
BIBL.: H. STEPHANUS, e[kstasi", in Thesaurus Linguae di verità di Wittgenstein e Post. È possibile
Græcae, Paris 1831, III, II, coll. 570-572; W. F. OTTO, decidere qual è il valore di verità di un enun-
Dionysos: Mythos und Kultus, Frankfurt am Main ciato a partire dal valore di verità degli enun-
1933, tr. it. di A. Ferretti Calenda, Dioniso:mito e cul- ciati componenti e dal significato dei connet-
to, Genova 1990; A. OEPKE, e[kstasi", in G. KITTEL (a tivi. Ad esempio, un enunciato composto da
cura di), Theologisches Wörterbuch zum Neuen Testa-
due enunciati collegati da una congiunzione è
ment, vol. II, coll. 447-457, Stuttgart 1949-79; E. R.
vero se e solo se gli enunciati componenti so-
DODDS, The Greeks and the Irrational, Los Angeles
1951, tr. it. di V. Vacca De Bosis, I Greci e l’Irrazionale, no entrambi veri, e falso altrimenti; un enun-
Milano 2003; F. PFISTER, Ekstase, in T. KLAUSER (a cura ciato composto da due enunciati collegati da
di), Reallexikon für Antike und Christentum, Stuttgart una disgiunzione è vero se e solo se almeno
1959, vol.IV, coll. 944-987; A. MÜLLER - P. HEIDRICH, uno degli enunciati componenti è vero, ed è
Ekstase, in J. RITTER (a cura di), Historisches Wörterbuch falso altrimenti; e così via. Date queste regole,
der Philosophie, Basel 1972, vol. II, coll. 434-436; W. a ogni enunciato viene attribuito meccanica-
BURKERT, Griechische Religion der archaischen und mente il suo valore di verità o la sua estensio-
klassischen Epoche, Stuttgart 1977, tr. it. a cura di G. ne. - 2. La tesi dell’estensionalità in senso
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delle qualità corporee, si afferma infatti rispet- presi nel dibattito filosofico del XVIII secolo
to a una piena intelligibilità matematica che (sebbene talvolta nel quadro di un fenomeni-
essa possiede solo come ente geometrico e smo che non era invece di Leibniz), e al cui
pura forma ideale. Nell’età moderna, la mate- fondo si ritrovano le difficoltà teoriche del
matizzazione galileiana della natura e il razio- continuo e le antinomie dell’infinito attuale.
nalismo cartesiano fanno di questa idealizza- Il problema del valore oggettivo dell’idea di
zione dell’esteso un principio di realtà e la di- estensione viene immediatamente a intrec-
stinzione – di per sé metodologica – tra qualità ciarsi nell’età moderna con l’indagine psicolo-
primarie e secondarie viene forzata in senso gica della sua origine nel complesso conosci-
ontologico e sostanziale; si capisce allora co- tivo. Mentre Cartesio ne fa un’idea innata, e
me essa fosse destinata a indebolirsi una volta giustifica così la distinzione tra qualità prima-
ricondotta nel quadro complessivo di una teo- rie (intelligibili) e secondarie (sensibili), Locke
ria della conoscenza. Vi arrivò per primo l’em- la riferisce, al pari delle altre idee, all’esperien-
pirismo inglese. za sensibile, di modo che la distinzione risulta
La distinzione tra qualità primarie e seconda- ancor più problematica. Secondo Ch. Wolff
rie, sostenuta non solo da Galileo e Cartesio l’idea a priori di estensione nasce quando ci
ma anche da Locke, si sfalda sotto la critica di rappresentiamo come un tutto più cose diver-
Berkeley: non solo, infatti, nel dato dell’espe- se: «Si plura diversa ideoque extra se invicem
rienza le qualità si presentano estese e l’esten- existentia, tamquam in uno nobis repraesen-
sione qualificata, ma è chiaro che se noi non tamus: nodo extensionis oritur: ut adeo exten-
percepiamo immediatamente che idee, nes- sio sit multorum diversorum, aut, si mavis, ex-
sun «ponte» potrà consentirci di affermare la tra se invicem existentium coexistentia in
realtà in sé dell’esteso piuttosto che di altre uno» (Philosophia prima sive Ontologia [1728],
proprietà degli oggetti. Per Berkeley dunque in Gesammelte Werke, serie II, vol. 3, a cura di J.
l’estensione è, come le qualità corporee con Ecole, Hildesheim 1962, § 548). Soprattutto, si
cui è inscindibilmente legata, idea, ossia perci- manifesta in questo quadro teorico la diffor-
pi, soggettività. Similmente per Hume, l’idea mità tra l’idea geometrica di estensione (pas-
di estensione è un’idea di punti visibili o tan- sibile di misurazione esatta e di proprietà ma-
gibili, distribuiti in un certo ordine (cfr. A Treat- tematizzabili) e il suo correlato sensibile (la
ise of Human Nature, a cura di L.A. Selby-Big- cui misurazione è sempre solo approssimativa
ge, Oxford 1978, pp. 33 ss., tr. it. di P. Gugliel- e imperfetta): difficoltà che per un verso solle-
moni, Trattato della natura umana, Milano cita a una riflessione sui fondamenti della ge-
2001, pp. 89 ss.). Per Kant, fin dalla dissertazio- ometria (e in generale delle scienze esatte),
ne del 1770 (De mundi sensibilis atque intelligi- quale si inizia con Newton, con Leibniz, con L.
bilis forma et principiis, § 13), l’estensione (lo Euler, per farsi ancor più urgente con la sco-
spazio) non è se non una forma soggettiva perta delle geometrie non euclidee; per altro
dell’intuizione sensibile. Infine per il neocriti- verso, ripropone, in relazione all’idea di esten-
cismo (come per l’idealismo assoluto) «l’este- sione, il problema generale del nesso tra reale
so non può esistere in se stesso [...] esso non e ideale, sensibile e intelligibile. Così, ad
esiste che nella coscienza, perché solo nella esempio, Leibniz colloca l’idea di estensione
coscienza può essere quello che è, un tutto da- tra quelle che non derivano dai sensi, ma «so-
to prima delle sue parti, che le parti dividono no piuttosto del senso comune, vale a dire del-
ma non costituiscono» (J. Lachelier, Du fonde- lo spirito stesso, poiché sono idee dell’intel-
ment de l’induction, Paris 1902, pp. 128 ss.). Del letto puro, ma che hanno rapporto all’esterno,
resto, la distinzione tra qualità primarie e se- e che i sensi fanno appercepire; pertanto esse
condarie era già criticata da Leibniz, per il qua- sono capaci di definizioni e di dimostrazioni»
le l’estensione non è che una rappresentazio- (Nouveaux essais sur l’entendement humain
ne che noi ci facciamo delle relazioni interne [1703-05], in Sämtliche Schriften und Briefe, a
alle monadi, dunque fenomeno, nel senso però cura dell’Accademia delle scienze di Berlino,
che è specifico di Leibniz e che significa l’im- Leipzig-Berlin 1923 ss., serie VI, vol. 6, p. 128,
mediata connessione dell’apparenza sensibile tr. it. Nuovi saggi sull’intelletto umano, in Scritti
all’ordine intelligibile delle leggi ideali. Ideali- filosofici, a cura di M. Mugnai e E. Pasini, Torino
tà dell’estensione, che è tra i motivi della ri- 2000, vol. 2, p. 103). Da parte sua, Kant indica,
flessione leibniziana più frequentemente ri- nel § 25 della Critica del Giudizio, il fondamento
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finito la sua intensione). Intensione ed esten- della velocità, considerata come variazione in-
sione stanno così in un rapporto inversamente tensiva di una qualità (si ricollega a questo
proporzionale: maggiore è l’intensione, mino- aspetto l’intero dibattito scolastico sull’inten-
re è l’estensione (l’individualità possiede ad sio e la remissio delle forme).
esempio una estensione minima) e viceversa. P. Porro
Questa distinzione rimane in uso, in forme di- BIBL.: A. MAIER, Zwei Grundprobleme der scholastischen
verse, anche nella logica novecentesca (cfr. ad Naturphilosophie. Das Problem der intensiven Grösse,
es. W.v.O. Quine, From a Logical Point of View, die Impetustheorie, Roma 19683; E.D. SYLLA, The
II, 1, in cui per estensione è usato anche na- Oxford Calculators and the Mathematics of Motion,
ming – «nominazione»), dopo essersi storica- 1320-1350. Physics and Measurements by Latitudes,
mente incrociata con quella delineata da New York - London 1991; J.-L. SOLÈRE, D’un com-
Stuart-Mill tra denotazione e connotazione mentaire l’autre: l’interaction entre philosophie et théo-
(Logic, I, 2, § 5), e quella introdotta da Gottlob logie au Moyen Âge, dans le problème de l’intensifica-
Frege tra la Bedeutung (significato) di un se- tion des formes, in M.O. GOULET-CAZÉ (a cura di), Le
gno, e cioè l’oggetto designato, e il suo Sinn commentaire entre tradition et innovation, Paris 2000,
(senso), relativo al modo in cui l’oggetto ci vie- pp. 411-424; J.-L. SOLÈRE, Plus ou moins: le vocabulai-
re de la latitude des formes, in J. HAMESSE - C. STEEL (a
ne dato (Über Sinn und Bedeutung, 1892, § 1).
cura di), L’élaboration du vocabulaire philosophique au
Va tuttavia sottolineato che, almeno sotto il
Moyen Âge, Turnhout 2000, pp. 437-488.
profilo lessicale, la distinzione leibniziana non
trova esatta corrispondenza nel vocabolario ➨ ESTENSIONALITÀ, TESI DELLA.
scolastico. I medievali esprimono infatti ciò
che nella logica moderna e contemporanea ESTERIORE / INTERIORE (external / inter-
Esteriore / interiore
s’intende per estensione attraverso il lessico nal; aussen / innen; extérieur / intérieur; exterior /
della suppositio (ovvero la proprietà per cui un interior). – La problematica filosofica dell’op-
termine semplice o complesso «sta per» qual- posizione tra esteriore e interiore nasce con il
cosa), e non per mezzo del termine extensio. costituirsi della nozione di coscienza nel suo
L’opposizione logico-semantica tra estensio- significato sia conoscitivo (Bewußtsein) sia mo-
ne e intensione è così generalmente espressa rale (Gewissen), ed esprime la dicotomia tra ciò
attraverso la distinzione tra supposizione per- che è estraneo, esteriore, alla coscienza e ciò
sonale (in cui il termine sta per i suoi supposi- che le è proprio. Il tema del contrasto tra inte-
ta) e supposizione semplice (in cui il termine riorità ed esteriorità lo si potrebbe rinvenire
sta per il significato o il concetto), o, come in già in Socrate, nel suo invito a conoscere sé
Pietro Ispano, attraverso la distinzione tra sup- stessi (gnw'qi seautovn), e diviene uno dei tópoi
positio e significatio. La coppia extensio/intensio dello stoicismo. Le pagine di Seneca, Epitteto
ha invece altra valenza, relativa ai diversi gradi e Marco Aurelio sono a questo proposito em-
quantitativi e qualitativi di una res o di una for- blematiche: esse esprimono l’esigenza del
ma e per certi versi antitetica a quella succes- saggio di rifuggire le cose esteriori per coltiva-
sivamente impiegata per la semantica dei ter- re quelle interiori, le uniche in grado di dare
mini: l’extensio definisce l’intera ampiezza della autentica comprensione della vita e impertur-
definizione dell’essenza di una cosa (per ri- babile serenità (hJsuciva) d’animo (cfr. M. Poh-
prendere un classico esempio scolastico, tutto lenz, Die Stoa. Geschichte einer geistigen Bewe-
ciò che definisce la carità), l’intensio definisce il gung, tr. it. di O. De Gregorio e B. Proto, La
grado con cui tale essenza viene istanziata o Stoa. Storia di un movimento spirituale, Firenze
partecipata da individui diversi o, dallo stesso 1967, 2 voll.). Nella letteratura stoica e anche
individuo, in momenti diversi (esistono infatti neoplatonica, l’interiorità fu quindi concepita
gradi più o meno intensi di carità, che pertanto come un colloquio, intimo e personale con il
risulta variabile senza mutare nella sua essen- proprio sé: lo stesso pro;" ejmautovn di Marco
za o definizione formale). Questo stesso mo- Aurelio costituisce un dialogo (dialevgesqai)
dello viene applicato dai calculatores di Oxford dell’anima con se stessa. Con l’avvento del cri-
(Heytesbury, Dumbleton, Swineshead) al- stianesimo la dimensione umana interiore di-
l’analisi del movimento – interpretando la suc- viene il luogo dell’ejpevktasi", della elevazione
cessione delle posizioni assunte dal mobile dell’anima verso Dio, e l’esteriore viene consi-
come successione di forme equivalenti a nuovi derato come mera realtà creata. In Agostino, la
gradi di intensità del movimento stesso – e dimensione interiore assume uno statuto me-
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esteriorità gnoseologica (che non è però fuori lity. An Essay in the Philosophy of Mind, Cambridge
dell’essere), concludere all’alterità o esteriori- 1983; M.J. HARNEY, Intentionality, Sense and the Mind,
tà ontologica profonda, non si può in base The Hague 1984; A. RIGOBELLO (a cura di), Lessico del-
all’evidenza immediata della percezione risol- la persona umana, Roma 1986; V. MELCHIORRE, Corpo
vere il problema metafisico: monismo-plurali- e persona, Genova 1987; S. MORAVIA, L’enigma della
smo, immanenza-trascendenza. È questo per- mente. Il «mind-body» problem nel pensiero contempo-
tanto il quarto senso, ontologico, di esteriore raneo, Roma-Bari 19882; C. SINI, I segni dell’anima.
(per il quale ci distacchiamo da Lalande, pp. Saggio sull’immagine, Roma-Bari 1989; L. ALICI (a cu-
329-330), meno presente nel pensiero moder- ra di), Interiorità e intenzionalità in S. Agostino, Roma
no perché facilmente confuso col terzo o col 1990; W.G. LYCAN (a cura di), Mind and Cognition,
Oxford 1990; S. BIOLO (a cura di), Interiorità e persona.
primo: in questo senso l’esteriorità è legata al
Tra sospetto e riabilitazione, Genova 1992; J.R. SEARLE,
concetto metafisico di sostanza: esteriore è
The Rediscovery of the Mind, Cambridge (Massachu-
tutto ciò che non è e non appartiene o non ine-
setts) 1992, tr. it. di G. Tonfoni, La riscoperta della
risce a quell’atto o energia esistenziale per cui mente, Torino 1994; L. ALICI - R. PICCOLOMINI - A. PIE-
una cosa è in sé come sussistente e incomuni- RETTI (a cura di), Ripensare Agostino. Interiorità e in-
cabile. In questo senso la causa o principio tenzionalità, Roma 1993; AA.VV., Corporeità e pensie-
estrinseco è altro dall’effetto: «Aliud est prin- ro, in «Studium», 3-4 (2000); A. RIGOBELLO, L’estra-
cipium» scrive Tommaso d’Aquino «et aliud id neità interiore, Roma 2001; A.V. FABRIZIANI (a cura di),
cuius est principium» (In I Phys., lezione II, 4); Corpo e anima oggi, Padova 2004; A. RIGOBELLO, Im-
«Non erit principium nisi sit aliquid praeter ip- manenza metodica e trascendenza regolativa, Roma
sum» (In III Metaph., lezione X, ed. M.-R. Ca- 2004.
thala, n. 464). Ma questa esteriorità, ossia al- ➨ COSCIENZA; DUALISMO; ESTERIORITÀ; IMMANENZA;
terità sostanziale, non si oppone all’interiorità INTERIORITÀ; MENTALISMO; PERSONA; PRESENZA;
o presenza della nel suo effetto, e quindi di SOSTANZA; TRASCENDENZA.
Dio in ogni cosa: «Dio» afferma Tommaso «è
in tutte le cose, non già come parte di loro es-
senza, o come una loro qualità accidentale, ma
ESTERIORITÀ (external word, outness; Aus-
Esteriorità
senwelt, Äusserlichkeit; extériorité; exterioridad). –
come l’agente è presente alla cosa in cui ope-
ra. È necessario infatti che ogni agente sia Con il termine esteriorità si intende in genera-
congiunto alla cosa su cui agisce immediata- le il carattere di tutto ciò che è esteriore, nei
mente, e che la tocchi con la sua virtù» (Sum. suoi vari significati, di tutto ciò che è extrasog-
theol., I, q. 8, art. 1). gettivo o viene considerato in opposizione
T. Valentini all’interiorità del soggetto.
BIBL.: R. BUSA, La terminologia tomistica dell’interiori-
Nella filosofia platonica l’esteriorità viene ge-
tà, Milano 1949; P. LACHIÈZE-REY, Le moi, le monde et neralmente identificata con il mondo sensibi-
Dieu, Paris 19502; L. STEFANINI, Metafisica della perso- le, plasmato dal demiurgo a imitazione (mime-
na, Padova 1950; J. MOREAU, La conscience et l’être, sis) del mondo intelligibile, secondo la descri-
Paris 1958; C. GIACON, Interiorità e metafisica: Aristo- zione che viene fatta in Timeo 28 a ss.: nell’ac-
tele, Plotino, Agostino, Bonaventura, Tommaso, Ros- cezione platonica l’esteriorità corrispondereb-
mini, Bologna 1964; P. SCHEUER, An Interior Me- be quindi alla natura sensibile e si porrebbe
taphysics, Weston 1966; H. FEIGL, The “Mental” and come uno dei due termini essenziali del duali-
the “Physical”: the Essay with a Poscript, Minneapolis smo esistente tra il mondo delle idee-forme e
1967; M.F. SCIACCA, L’interiorità oggettiva, Milano la materia corporea. È inoltre a partire dall’im-
19675; D.M. ARMSTRONG, A Materialist Theory of Mind, magine delle cose sensibili impresse nell’ani-
London 1968 ; H. PUTNAM, Mind, Language, and Real- ma che avrebbe origine il movimento dialetti-
ity, Cambridge 1975; K.R. POPPER - J. ECCLES, The co. In Platone il processo dialettico, l’ascen-
Self and Its Brain, London - New York 1977, tr. it. di
sione dell’anima alla conoscenza delle idee, si
B. Continenza, L’io e il suo cervello, Roma 1982, 3
voll.; E. WILSON, The Mental as Physical, London
origina dalla percezione immediata delle qua-
1979; D.R. HOFSTADTER - D.C. DENNETT, The Mind’s I. lità sensibili delle cose esteriori: l’immagine
Fantasies and Reflections on Self and Soul, Brighton (eijka[siva) della realtà sensibile, dell’esteriorità
1981, tr. it. di G. Longo, L’io della mente. Fantasie e appunto, rappresenterebbe il primo momento
riflessioni sul sé e sull’anima, Milano 1995; R. RUDOLF, della dialettica tramite la quale l’anima si ele-
Der Logos der Seele, Hamburg 1982; C. BRUAIRE, va alla contemplazione della realtà eterna e
L’Être et l’Esprit, Paris 1983; J.R. SEARLE, Intentiona- immutabile delle idee.
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tutta, diviene segno vivo del Dio creatore. qualche cosa d’altro da sé? Dal dubbio meto-
L’esteriorità nella sua più ampia accezione si dico e iperbolico emerge il cogito quale certez-
identificherebbe con la creatio ex nihilo da parte za logica immediata ed evidente (una «certez-
di un Dio definito dalla tradizione scolastica za senza verità» direbbe Paul Ricoeur) raggiun-
come plenitudo essendi e Ipsum esse subsistens. ta proprio in seguito a una radicale messa in
Nella tradizione della scolastica medievale, discussione del valore di verità di ciò che i no-
l’ente, conoscibile nella sua unità, verità, bon- stri sensi sono in grado di percepire. Se all’in-
tà e bellezza, diviene rimando analogico e co- terno di tale concezione dualistica, la res cogi-
stitutivo alla trascendenza divina. La stessa tans indica la sfera spirituale, l’esteriorità (il
esteriorità (la realtà sensibile) viene inoltre mondo materiale e corporeo) è pensata come
generalmente considerata come punto di par- res extensa: della materia viene pensata come
tenza per le prove razionali dell’esistenza di un chiara e distinta solo l’estensione. È inoltre di
ente creatore, sommamente buono e perfetto: estrema importanza rilevare che in Descartes il
si tratterebbe di vie che conducono a Dio «per garante della conoscenza umana della realtà
ea quae facta sunt» (Rm 1, 20). empirica, il garante della veracità delle idee
Nel tardo Medioevo il problema dell’esteriori- che vengono dalle cose esteriori al soggetto, è
tà inizia invece a presentarsi quando con i no- Dio stesso: se la prima fondamentale certezza
minalisti (terministi) termine immediato del raggiunta attraverso l’applicazione delle rego-
conoscere diventano le idee, o quando si am- le del metodo è il cogito, la coscienza di se stes-
mette che Dio possa, almeno de potentia abso- si come esseri pensanti, la seconda fondamen-
luta, produrre nel nostro spirito una conoscen- tale certezza da raggiungere è il fondamento
za intuitiva senza che l’oggetto di tale cono- del carattere oggettivo delle nostre facoltà co-
scenza sia realmente presente ai nostri sensi, noscitive. È l’idea innata di Dio, «creatore di
come viene ad esempio affermato da Pietro tutto quanto sta fuori di lui» (Meditationes de
d’Auriole (Aureolo, Comm. In I Sent., I, Roma prima philosophia, III, 41, tr. it. a cura di S. Lan-
1956, p. 27). Nicola d’Autrecourt distingue ducci, Roma-Bari 1997, p. 67), che diviene ga-
inoltre tra l’esse obiectivum, che per lui è l’esse ranzia della funzione veritativa delle nostre fa-
fenomenico, l’oggetto formale dei sensi, e l’es- coltà conoscitive: l’idea di Dio che è in noi, co-
se subiectivum, ossia il soggetto o la sostanza in me la marca dell’artigiano impressa sulla sua
cui le qualità da noi percepite dovrebbero ine- opera, è garanzia che la realtà extrasoggettiva,
rire, e afferma: «et licet non cognoscamus illud la sfera dell’esteriorità, esista realmente e che
esse subiectivum secundum quo est in se, sed le nostre facoltà conoscitive non possono in-
solum secundum talia esse obiectiva, tamen gannarci, giacché altrimenti Dio stesso, che ne
affirmamus de istis esse obiectivis secundum è il creatore, sarebbe responsabile di tale in-
quo supponunt vel accipiuntur pro illo esse ganno; ma Egli, sommamente buono e perfet-
subiectivo quo est unum in se» (cfr. su N. to, non può rivelarsi menzognero.
d’Autrecourt, Satis exigit ordo, a cura di J.R. Nicolas Malebranche, portando alle estreme
O’Donnel, in «Mediaeval Studies», Toronto conseguenze la posizione cartesiana, pensa a
1939). Ma per la critica che d’Autrecourt muo- una visione delle cose in Dio stesso: noi cono-
ve al principio di causalità, il giudizio di este- sceremmo tutte le cose esteriori in Dio, senza
riorità, ossia l’attribuzione delle qualità sensi- tuttavia poter conoscere Dio nella sua totalità
bili alla cosa in sé, non può dare alcuna certez- e perfezione (cfr. Entretiens sur la métaphysique,
za (H. Denifle - A. Chatelain, Chartularium Uni- II, Paris 1922, pp. 129 ss.). In Spinoza Dio e
versitatis Parisiensis, II, 1, Paris 1891 [rist., Bru- mondo si identificano nell’unicità della so-
xelles 1964], p. 576, n. 1124; J. Lappe, Nicolaus stanza (Deus sive natura). Se la sostanza intesa
von Autrecourt: sein Leben, seine Philosophie, sei- come Dio è definita natura naturans, la sostan-
ne Schriften, in «Beiträge zur Geschichte der za intesa come mondo sensibile, esteriorità,
Philosophie des Mittelalters », 6,2, 1908, p. 32). viene definita natura naturata. Le singole real-
Ma è soprattutto con Descartes che si presenta tà spirituali (gli uomini) e le singole cose ma-
il problema che caratterizzerà anche in manie- teriali (corpi estesi) sono quindi i modi, le mo-
ra drammatica il pensiero moderno: come è dificazioni dell’unica sostanza: di conseguenza
possibile che un soggetto che non conosce im- Spinoza pone un rigido parallelismo tra l’esse-
mediatamente se non se stesso e il proprio re e il pensiero, e afferma che l’ordine delle
pensiero, possa tuttavia conoscere e affermare idee (ordo idearum) e l’ordine delle cose (ordo
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tale in Kant, Padova 1963). La nostra esperien- XX, Hamburg 1992, p. 367, tr. it. a cura di V. Ci-
za conoscitiva della realtà empirica è segnata cero, Enciclopedia delle scienze filosofiche in com-
dai limiti delle facoltà conoscitive, limiti supe- pendio, Milano 1996, p. 420). In questo proces-
rabili solo in una «libera schematizzazione», in so molti interpreti del pensiero hegeliano han-
una schematizzazione senza la rigida determi- no anche notato un chiaro richiamo alla proces-
nazione delle categorie dell’intelletto, così co- sione dialettica tipica del neoplatonismo, a ciò
me essa viene descritta nella Kritik der Urteils- che Proclo definiva come momento di «uscita»,
kraft: si tratterebbe di un «libero gioco delle di «esteriorizzazione» (próodos) dell’uno.
facoltà» (KU, in AA, vol. V, p. 218, tr. it. a cura Se dalla seconda metà dell’Ottocento lo spiri-
di A. Gargiulo, Critica del Giudizio, Roma-Bari tualismo ha tentato di rivendicare l’irriducibi-
1997, p. 101) che aprirebbe lo spazio teoretico lità dell’uomo all’esteriorità, alla natura, ai
per la possibilità di un giudizio riflettente, per «fatti» di cui si occupano le scienze positive, in
una riconsiderazione della realtà in ordine al ambito alle riproposizioni dell’idealismo nel
nostro sentimento estetico e morale, alla no- primo Novecento, la coscienza è stata general-
stra esigenza interiore di una visione finalisti- mente individuata come il fondamento stesso
ca. Ad avviso di Kant solo Dio può conoscere dell’essere: a questo proposito L. Brunschvicg
la realtà nella sua interezza (omnitudo realita- ha dichiarato che «La nozione di percezione
tis), e tale conoscenza assoluta viene definita esteriore è una contraddizione in terminis»
come durchgängige Bestimmung, «ideale di de- (L’idéalisme contemporain, Paris 1905, p. 174), e
terminazione completa». Gentile ha affermato che «per quanto sforzo si
In Fichte l’esteriorità, intesa come ambito del faccia per pensare o immaginare altre cose o
non-io e sfera dell’esperienza oggettiva, viene coscienze al di là della nostra coscienza, que-
concepita come produzione stessa da parte ste cose o coscienze rimangono dentro di es-
dell’io puro: è in particolare alla facoltà del- sa, per ciò appunto che sono poste da noi sia
l’immaginazione produttiva (produktive Einbil- pure come esterne a noi. Questo fuori è sem-
dungskraft) che sarebbe attribuita la costitu- pre dentro. [...]» (Teoria generale dello spirito co-
zione del mondo degli oggetti, dell’intero si- me atto puro, Pisa 1918, p. 29).
stema di esperienza da parte della soggettività Nella fenomenologia husserliana è l’intenzio-
trascendentale: «ogni realtà – s’intende per nalità ciò che caratterizza il movimento della
noi, come infatti non è da intendersi altrimenti coscienza trascendentale verso l’esteriorità.
in un sistema di filosofia trascendentale – è La nostra conoscenza dell’esteriorità viene
prodotta semplicemente dall‘immaginazione» inoltre definita da Husserl come una «visione
(Grundlage der gesamten Wissenschaftslehre, in eidetica», un’intuizione dell’universale Wesen
Gesamtausgabe, a cura di R. Lauth - H. Jacob, dei fenomeni da parte della coscienza. Il giova-
vol. I, 4, p. 368, ed. it. a cura di G. Boffi, Fonda- ne Sartre, a partire dalla riflessione sulla feno-
mento dell’intera dottrina della scienza, Milano menologia, nega alla coscienza una realtà logi-
2003, p. 431). Fichte sottolinea tuttavia che so- co-ontologica indipendente, e parla di un‘im-
lo la riflessione filosofica sarebbe in grado di mersione del soggetto nell’esteriorità: «Di fat-
comprendere questo dinamico processo dia- to sono allora immerso nel mondo degli og-
lettico di produzione inconscia dell’esperien- getti, sono essi che costituiscono l‘unità delle
za, dell’esteriorità, da parte dell’Icheit. Se in mie coscienze» (La transcendance de l’Ego.
Schelling l’esteriorità, rappresentata dalla na- Esquisse d’une description phénoménologique,
tura viene intesa come «spirito visibile» e ma- Paris 19652, p. 32). Heidegger definisce l’uomo
nifestazione dell’assoluto, nel sistema hege- come un essere-nel-mondo (in-der-Welt-sein),
liano l’esteriorità viene generalmente concepi- e per mondo intenderebbe proprio l’esteriori-
ta come il secondo momento della dialettica, tà nelle sue molteplici forme. In Emmanuel
il momento dell’antitesi e dell’opposizione: la Levinas la nozione di esteriorità si carica di
natura corrisponderebbe quindi all’idea che si nuovi e inediti significati etici. La stessa sua
estrinseca da sé, che si esteriorizza costituen- opera principale, Totalità e infinito, reca come
dosi come realtà empirica: «l’esteriorità sottotitolo: Saggio sull’esteriorità. Se ad avviso
(Äusserlichkeit) costituisce la determinazione di Levinas, nell’orizzonte dell’essere tutto vie-
nella quale l’idea è come natura» (Enzy- ne appiattito nella neutralità dell’il y a, del
klopädie [1830], in Gesammelte Werke, a cura di «c’è», e il molteplice è riportato alla totalità,
U. Rameil - W. Bonsiepen - H.-Ch. Lucas, vol. l’esteriorità diviene l’alterità, l’altro (Autrui), il
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gine del mondo dai Presocratici a Newton, Milano storico-sociali, per cui è impossibile ricostruir-
19802; R. RORTY, Philosophy and the Mirror of Nature, ne la storia mediante le sole dinamiche interne.
Princeton 1979, ed. it. a cura di D. Marconi - G. Vat- In etica, esternalismo designa ogni concezione
timo, La filosofia e lo specchio della natura, Milano dell’agire morale che separa in qualche senso
1986; M. DI FRANCESCO, Parlare di oggetti. Teorie del il motivo per cui l’agente compie una determi-
senso e del riferimento, Milano 1986; S. NICOLOSI, Il nata azione e il fondamento morale dell’azio-
dualismo da Cartesio a Leibniz, Venezia 1987; A. AL- ne stessa, mentre l’internalismo sostiene che
BERTI, Sensazione e realtà. Epicuro e Gassendi, Firenze
avere un dovere vuol dire avere anche un mo-
1988; A. LIVI, Il senso comune tra razionalismo e scetti-
tivo per compierlo (cfr. C. Korsgaard, Sources of
cismo, Milano 1992; M. SANTAMBROGIO, Forma e ogget-
Normativity, Cambridge 1996, p. 81).
to, Milano 1992.
II. ESTERNALISMO. – 1. Putnam e l’esternalismo se-
➨ ARMONIA PRESTABILITA; DUALISMO; ESTERIORE / IN- mantico. – Il dibattito fra esternalismo e inter-
TERIORE; FENOMENO; IDEA; INTENZIONALITÀ; INTE- nalismo è originariamente sorto nella filosofia
RIORITÀ; OGGETTO; OLISMO; REALTÀ; SIGNIFICATO; del linguaggio (esternalismo/internalismo se-
SOGGETTO. mantico) e della mente (esternalismo/interna-
lismo mentale o del contenuto). Punto di par-
ESTERNALISMO / INTERNALISMO (ex-
Esternalismo / internalismo tenza è stato un esperimento mentale di Put-
ternalism / internalism; Externalismus / Internalis- nam. S’immagini un pianeta distante, Terra
mus; externalisme / internalisme; externalismo / Gemella, identico alla nostra Terra, con la sola
internalismo). – SOMMARIO: I. Introduzione. - II. eccezione che qui l’acqua, pur esibendo le
Esternalismo: 1. Putnam e l’esternalismo seman- stesse proprietà «superficiali» dell’acqua ter-
tico. - 2. Dall’esternalismo semantico all’esternali- restre, ha una struttura chimica diversa: XYZ
smo mentale e sociale. - 3. L’esternalismo radicale. invece di H2O. Data la coincidenza delle pro-
- 4. L’esternalismo biologico. - III. Internalismo: prietà superficiali, gli abitanti dei due pianeti
1. L’autonomia della sfera mentale del significato. attribuiscono al termine «acqua» e a quello
- 2. La spiegazione psicologica del comportamento. corrispondente della Terra Gemella lo stesso
- 3. La giustificazione epistemica. - 4. La teoria a significato (o, meglio, la stessa intensione),
due componenti. - IV. Epistemologia e storia ma i due termini hanno un significato diverso,
della scienza. poiché diverso è il loro riferimento: l’acqua
I. INTRODUZIONE. – Nel suo significato prevalen- presente sulla Terra non è quella della Terra
te, esternalismo è la concezione per cui i signi- Gemella (cfr. H. Putnam, The Meaning of Mea-
ficati e/o i contenuti di certi (o di tutti i) tipi di ning, in Philosophical Papers, vol. II, Cambridge
stati intenzionali sono proprietà necessaria- 1975, pp. 223-227). L’esperimento mentale pa-
mente relazionali, che esistono, possono es- re così dimostrare, contro il modo in cui Frege
aveva distinto Sinn e Bedeutung, che per deter-
sere identificate e predicate d’un individuo
minare l’estensione d’un termine non basta
soltanto mediante un riferimento a qualche
precisarne l’intensione, ma occorre anche pre-
realtà (per esempio fisica, sociale, linguistica
cisare la situazione esterna obiettiva. Putnam
o metafisica) posta al di fuori del soggetto in-
conclude quindi che «meanings just ain’t in
dividuale. Internalismo – o, più raramente, the head» (ibi, p. 227), frase divenuta l’insegna
«individualismo» – indica invece la concezio- della posizione esternalistica.
ne per cui i significati e/o i contenuti di certi (o 2. Dall’esternalismo semantico all’esternalismo
di tutti i) tipi di stati intenzionali (come cre- mentale e sociale. – Un esperimento mentale
denze e desideri) sono proprietà intrinseche presto divenuto quasi altrettanto noto di quel-
d’un individuo o d’una mente individuale: esi- lo di Putnam è stato formulato da T. Burge (In-
stono e possono essere identificati e predicati dividualism and the Mental, in «Midwest Stu-
d’un individuo a prescindere dalla sua relazio- dies in Philosophy», 4, 1979, pp. 73-122). Si sup-
ne alla realtà esterna. ponga che una persona del nostro pianeta, che
In epistemologia e nell’ambito della storiogra- soffre di acuti dolori e a cui è stata diagnosti-
fia della scienza, l’internalismo sostiene che la cata un’artrite, provi un giorno un dolore alla
scienza si sviluppa in modo essenzialmente coscia e creda si tratti d’un altro sintomo di ar-
autonomo, secondo dinamiche interne di tipo trite, non sapendo che quest’affezione riguar-
razionale, mentre per l’esternalismo la scienza da soltanto le articolazioni. Si supponga ora
dipende in modo costitutivo dalle circostanze un mondo gemello, con una persona identica
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gia husserliana – anche la difesa dell’internali- sul comportamento umano. Obiezione analo-
smo basata sul concetto d’intenzionalità. Se- ga – ma mossa dal versante opposto del dibat-
condo Searle, gli «stati intenzionali» sono tito fra folk psychology e psicologia scientifica –
«nella testa» e sono «intrinseci», nel senso ritorna nell’eliminativismo, per il quale, poi-
che né sono relativi alla comprensione di altri ché avere una credenza significa trovarsi in un
parlanti d’una certa comunità linguistica né determinato stato neuronale interno, l’ester-
sono relativi ai referenti dell’ambiente ester- nalismo è incompatibile con le spiegazioni
no. Le esperienze intenzionali possono aver fornite dalla psicologia scientifica (cfr. P.M.
luogo, come per es. avviene nel caso delle al- Churchland, Eliminative Materialism and Pro-
lucinazioni, anche senza stimoli causali ester- positional Attitudes, in «Journal of Philosophy»,
ni (cfr. J.R. Searle, Intentionality, Cambridge 78, 1981, pp. 67-90; S. Stich, From Folk Psycho-
1983, pp. 207-208). La funzione che, nell’ambi- logy to Cognitive Science, Cambridge 1983). La
to della filosofia della mente, ha svolto il con- forza di questo tipo di obiezioni si misura bene
cetto d’intenzionalità è a ben vedere svolta, dal fatto che, per rispondervi, vi è stato chi si è
nella filosofia del linguaggio, dalla tesi di Fre- spinto sino a negare alla psicologia sia l’inten-
ge dell’impossibilità di ridurre il piano del to sia la capacità di formulare leggi e previsio-
Sinn a quello della Bedeutung, che costituisce ni del comportamento individuale (R. Mil-
spesso un ingrediente essenziale dell’interna- likan, Explanations in Biopsychology, in White
lismo (cfr. ibi, p. 230) e che è stata anche inter- Queen Psychology and Other Essays for Alice,
pretata come necessità d’un punto di vista del Cambridge 1993, p. 185).
soggetto, senza il quale non v’è modo di far 3. La giustificazione epistemica. – Mentre l’ester-
comparire sul piano linguistico-rappresentati- nalismo tende a sostenere che il soggetto co-
vo lo stesso referente (cfr. E. Corazza, Perspec- noscente può essere epistemicamente giusti-
tival Thoughts and Psychological Generalizations, ficato anche se non conosce la relazione obiet-
in «Dialectica», 48, 1994, pp. 307-336; A. Ho- tiva che giustifica la sua credenza (cfr. R. Bran-
rowitz, Contents Just Are in the Head, in «Er- dom, Knowledge and the social articulation of the
kenntnis», 54, 2001, pp. 329-333). Space of Reasons, in «Philosophy and Pheno-
2. La spiegazione psicologica del comportamento. menological Research», 55, 1995, p. 904), l’in-
– Anche Fodor (cfr. J. Fodor, Methodological So- ternalismo sostiene che si può considerare co-
lipsism Considered as a Research Strategy in Co- me giustificata una credenza o un’asserzione
gnitive Psychology, in «Behavioral and Brain soltanto se il soggetto ha o può avere accesso
Sciences», 3, 1980, pp. 63-109) ha difeso con alle ragioni di questa giustificazione (cfr. L.
vigore l’autonomia della sfera mentale rispet- BonJour, Externalist Theories of Empirical Know-
to alla realtà esterna, distinguendo fra il piano ledge, in «Midwest Studies in Philosophy», 5,
prelinguistico-cognitivo, che coincide con la 1980, pp. 53-73; C. Ginet, Knowledge, Percep-
struttura sintattico-computazionale della rap- tion, and Memory, Dordrecht 1975; W. Alston,
presentazione, e il piano semantico del riferi- Epistemic Justification, Ithaca [New York] 1989).
mento e delle condizioni di verità. Ma il contri- Un argomento in favore di quest’ultima tesi è
buto più importante di Fodor all’internalismo che, se il soggetto ha agito in modo epistemi-
è la tesi che soltanto l’internalismo è compati- camente irreprensibile, egli ha comunque il di-
bile con il potere causale che presupponiamo ritto di sostenere una certa credenza. L’ester-
nelle spiegazioni psicologiche quotidiane del- nalismo commetterebbe invece l’errore di rim-
le azioni umane. Secondo Fodor, per spiegare proverare a una persona di non aver tenuto
l’azione d’un individuo, possiamo soltanto ri- conto di cose che in realtà non poteva cono-
correre a fatti relativi a questo individuo (prin- scere (cfr. L. BonJour, Externalist Theories... e R.
cipio del «solipsismo metodologico»: J. Fodor, Fumerton, The Internalism/Externalism Contro-
Methodological Solipsism..., p. 1). Soltanto l’in- versy, in «Philosophical Perspective», 2, 1988,
ternalismo rispetta questo principio, mentre pp. 443-459; per una replica, A. Goldman, In-
l’esternalismo, facendo dipendere i contenuti ternalism Exposed, in «Journal of Philosophy»,
mentali da fattori posti oltre i limiti spaziali e 96, 1999, pp. 271-293).
temporali dell’individuo, lo viola e non può 4. La teoria a due componenti. – Ora, per media-
più spiegare il successo delle previsioni della re fra le posizioni più radicali, numerosi autori
psicologia del senso comune, basate sul pre- hanno formulato una «teoria a due compo-
supposto dell’efficacia causale delle credenze nenti» che riprende la distinzione di Putnam
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Lakatos, Criticism and the Methodology of Scien- scambio e/o dalla produzione tra le diverse
tific Research Programmes, in «Proceedings of parti di un’economia non è Pareto ottimale.
the Aristotelian Society», 69, 1968, pp. 149- Ciò non significa che per ristabilire la Pareto
186). Benché contesti questa separazione, an- ottimalità occorre la completa eliminazione
che per Bachelard i «valori razionali» sono gli dell’esternalità stessa. Tuttavia è possibile
unici che condizionano essenzialmente il pro- «aggiustare il livello» dell’esternalità in modo
gresso scientifico (G. Bachelard, Le rationali- tale che il beneficio marginale per l’agente che
sme appliqué, Paris 1966, p. 104). compie un’attività che la genera sia pari al co-
Tipici esempi d’esternalismo, oltre alla filoso- sto marginale dell’agente che la subisce. Una
fia e alla storia della scienza d’ispirazione prima possibile soluzione al problema è quel-
marxistica, sono quasi tutti gli esponenti del la dell’intervento diretto dello stato nel con-
costruttivismo sociale. Secondo Bloor, per trollo dell’attività che genera esternalità. Sem-
esempio, sia le credenze scientifiche vere sia plicemente lo stato dovrebbe stabilire e quin-
quelle false debbono essere spiegate median- di fissare il livello dell’esternalità tale per cui
te gli stessi tipi, sociologici appunto, di causa si verifica l’uguaglianza tra il beneficio margi-
(D. Bloor, Knowledge and Social Imaginery, Lon- nale di un agente e il costo marginale dell’a-
don 1976, cap. I). Il costruttivismo sociale s’è gente che soffrirebbe per l’aumento unitario
ampiamente ispirato a T.S. Kuhn (The Structu- del livello di esternalità stessa. Una seconda
re of Scientific Revolutions, Chicago 1962, 19702), possibilità consiste nell’imporre una tassa
sull’attività che genera esternalità. Tale solu-
che rappresenta una forma peculiare di ester-
zione prende il nome di tassazione pigouviana
nalismo: se per un verso sulla «scienza rivolu-
dal nome dell’economista Arthur C. Pigou, e
zionaria» esercitano un’influenza legittima e
consiste nel far pagare all’agente che produce
spesso decisiva elementi di natura esterna,
esternalità un ammontare di moneta per unità
per altro verso la «scienza normale» sorge con di esternalità prodotta pari al costo marginale
la chiusura d’una comunità di esperti rispetto subito dall’altro agente. Ciò richiede che lo
a ogni genere di condizionamenti sociali ester- stato sia in grado di aggregare moltissima in-
ni; ma quest’ultima tesi è soltanto apparente- formazione riguardo ai benefici e ai costi
mente internalistica, poiché il fondamento di dell’esternalità per gli agenti se vuole determi-
questa chiusura è esso stesso non razionale, nare esattamente il livello ottimale di quote o
ma sociologico. tasse/sussidi. È perciò conveniente adottare
Anche qui, come nel caso della filosofia del lin- un approccio alla risoluzione delle esternalità
guaggio e della mente, occorre superare la me- meno invasivo che ricerchi le condizioni tali per
ra contrapposizione di esternalismo e interna- cui le parti in causa raggiungano un accordo ot-
lismo. Se merito dell’esternalismo è quello di timale riguardo al livello di esternalità senza in-
non staccare la scienza dal più ampio contesto terventi esterni, come illustrato dal teorema di
etico-pratico delle scelte umane, è altrettanto Ronald Coase che recita: se esiste il commercio
vero che, se sfuggisse del tutto il carattere cono- (inteso nel senso che esiste un mercato in cui
scitivo dell’impresa scientifica, la storia della gli agenti s’incontrano per «comprare e vende-
scienza si dissolverebbe continuamente nel ma- re») delle esternalità, allora la contrattazione
re magnum della storia in generale. produce un’allocazione di equilibrio ottima nel
M. Buzzoni senso di Pareto, indipendentemente dalla di-
stribuzione dei diritti di proprietà degli agenti.
ESTERNALITÀ (externalities; Externalitäten,
Esternalità (R. Coase, The Problem of Social Costs, in «Jour-
Nebenwirkungen; externalités; externalidades). – nal of Law and Economics», 3, 1960, pp. 1-44).
Un’esternalità si verifica quando il benessere P.L. Sacco
di un consumatore o le possibilità di produzio- BIBL.: R. COASE, Impresa, mercato e diritto, ed. it. a cu-
ne di un’impresa sono direttamente influenzate ra di M. Grillo, Bologna 1996; R.H. FRANK, Microeco-
dall’azione di un altro agente presente nel si- nomics and Behavior, New York 1997, tr. it. a cura di
stema economico, con l’esclusione di ogni ti- M. Grillo, Microeconomia, Milano 1998; L. CAMPIGLIO,
po di effetto mediato dai prezzi. Il problema le- Mercato, prezzi e politica economica, Bologna 1999.
gato alla presenza di esternalità, siano esse
positive (vale a dire a beneficio di chi subisce ESTETICA.
Estetica – Rivista pubblicata dall’editore
l’azione di un altro agente), o negative, è che Il Melangolo di Genova, nata nel 2002 come
l’allocazione di equilibrio risultante dal libero organo dell’AISE (Associazione Italiana per gli
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menti, nelle sue leggi. Lo sforzo con cui poeti, mero in sostanza fisica, morale e religiosa; mi-
pittori, scultori, artisti in genere tendono a de- to cosmico che anima d’un soffio divino ogni
finire i canoni della propria arte dà luogo a apparizione naturale e conferisce una consi-
quelle che, con termine invalso recentemente, stenza fisica alle prime ardue concezioni dei fi-
si chiamano le poetiche dei singoli artisti. losofi, si tratti pure del logos di Eraclito o
L’estetica non può non tenerne conto (come dell’essere di Parmenide: tutto si muove ini-
potrebbe l’estetica, p. es., non tener conto del zialmente nelle dimore della fantasia creatrice,
Canone di Policleto o del Trattato della pittura la quale, come vide Georg Wilhelm Friedrich
di Leonardo da Vinci), ma non si risolve in es- Hegel, tocca nella Grecia il fondo dell’essere e
se. Per lo più le poetiche degli artisti, anche trasforma la poesia in religione. Tutt’altro che
sommi, non rendono ragione della loro arte e assente il problema estetico dalla filosofia dei
la loro arte spesso è riuscita perché ha saputo greci, si deve dire che esso è il primo che si
essere fuori od oltre le loro teorie sull’arte. presenta alla loro riflessione, per la necessità
Guai se l’arte di Dante fosse rimasta chiusa d’intendere anzitutto come a un mondo di po-
nell’orbita di quell’allegorismo che egli ha volu- esia possa affiancarsi o anteporsi un mondo di
to esplicare nel Convivio. Insomma, le poetiche idee, e come l’essere possa persistere nella
dei poeti non coincidono con l’estetica, pur sua assorbente sovranità, pur lasciando sussi-
costituendo un materiale essenziale di cui stere accanto e di fronte a sé la scialba e incon-
l’estetica si serve per l’interpretazione filosofi- sistente realtà del mito e della poesia. Il pro-
ca del fatto artistico e per un’indagine esau- blema dell’«immagine», di codesta sostanza
riente sull’esperienza artistica. spuria che è un misto di essere e non essere,
II. NOTIZIE STORICHE. – Da Robert Zimmermann, costituisce il punto di passaggio obbligato per
il primo storico dell’estetica (Geschichte der la filosofia che si svincola gradualmente dal
Ästhetik als philosophischer Wissenschaft, Hildes- mito e vuole giungere, come infatti vi giunge
heim - New York 1972 [1858]), fino a Benedetto con il Sofista di Platone, a giustificare in qual-
Croce, è uso denominare «preistoria dell’este- che modo l’esistenza dell’immagine, quale
tica» (Vorgeschichte der Ästhetik) il periodo che possibilità della parola, dell’arte, dell’errore,
corrisponde alle antiche speculazioni sull’arte della sofistica, e perfino quale possibilità del
e sulla bellezza. Tanto sarebbe come denomi- mondo dell’apparenza e del divenire. In questa
nare «preistoria della filosofia» la filosofia dei vicenda speculativa trova il suo posto esatto la
greci e quella dei padri e dottori della chiesa. sofistica, la quale va intesa soprattutto come
L’estetica è coeva e coestensiva con la filoso- persistenza del mito classico nella sfera
fia, perché un concetto dell’essere non può de- dell’eloquenza e della retorica. In Gorgia il mi-
finirsi senza tener conto di quella nota essen- to poetico continua come «mito della parola»:
ziale dell’essere che è la bellezza. parola che, invece di significare l’essere, lo so-
1. L’estetica nel pensiero greco. – La prima cultu- stituisce quale unica realtà umana e cosmica.
ra dei greci è nella forma dell’arte: estetismo. La poesia, che Gorgia definì «parola con me-
Si tratta di un estetismo spontaneo, ingenuo, tro» («lovgon e[conta mevtron»: H. Diels, Die
non ancora ratificato dalla riflessione: ma tut- Fragmente der Vorsokratiker, a cura di W. Kranz,
to quello che ha pregio (nel mondo fisico, mo- Berlin 1951-526, 82 B 11, 9), prolunga il suo do-
rale, politico, religioso) si annuncia inizial- minio, anche oltre il crollo della divinità che es-
mente come mito, e il mito è il punto in cui il sa aveva creato, reincarnandosi nella retorica e
particolare e l’universale, l’idea e il fatto, l’infi- ripristinando in essa la divinità della parola.
nito e il finito vengono a incontrarsi, a coinci- La parola assoluta di Gorgia è la ratifica filoso-
dere, com’essi coincidono sul terreno dell’arte fica, pienamente consapevole, dell’estetismo
e della fantasia. ingenuo e spontaneo, che è la forma iniziale
Mito politico nella polis identificata con la divi- della cultura dei greci. Gli altri filosofi non se-
nità reggitrice; mito letterario nell’epopea, guirono Gorgia, anzi fu loro impegno sollevare
nella teogonia, nella tragedia, elevate a testo l’essere intelligibile, sede della verità e del be-
sacro e a rito religioso; mito plastico nelle sta- ne, oltre i prodotti della techne umana e, se pur
tue degli dei che reggono la presenza viva del non condannarono l’arte, la riscattarono dal
nume; mito storico che solleva il fatto contin- biasimo solo in quanto essa potesse in qual-
gente nella sfera eroica della leggenda e che modo inquadrarsi in un disegno di vita ra-
dell’epopea; mito pitagorico che realizza il nu- zionale e morale. L’estetica dei massimi espo-
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terrore e della pietà, produce una purificazione lo (Conv., 206 e) e, trovatolo, genera e procrea
(catarsi) dello spettatore da queste passioni ciò di cui da lungo tempo era pregno (Conv.,
(Poet., 6, 1449 b). Sia la cavri" di Platone, sia la 209 c). Poesia è questa procreazione spiritua-
kavqarsi" di Aristotele, pur variamente inter- le, per cui nessun particolare requisito si chie-
pretate e valutate, resteranno tra le più sicure de ai «buoni poeti», eccetto che siano genera-
acquisizioni dell’esperienza estetica di tutti i tori e inventori («gennhvtore"», «euJretikoi»:
tempi. Conv., 209 a). Nei quadri dell’intellettualismo
Per l’esperienza estetica degli antichi, la poe- classico, più alto risultato non poteva conse-
sia, più ancora che sentimento, è «entusia- guirsi: è quasi Eros (l’amore) che diventa pa-
smo», «esagitazione», «delirio», «furore», in dre di Venere (la bellezza), invece di esserne fi-
quanto trasferisce l’uomo fuori dei quadri del- glio. Il capovolgimento della prospettiva clas-
la sua normale attività e gli conferisce un po- sica (l’amore che genera la bellezza) sarà infat-
tere insolito, sovrumano. L’ispirazione, di cui ti il frutto più cospicuo dell’estetica dei tempi
avevano parlato i poeti prima dei filosofi, è nuovi.
uno stato di «entusiasmo» che, appunto nel Il merito, che si attribuisce di solito a Plotino,
significato etimologico della parola (ejnqousia- di aver riconciliato arte e bellezza, di aver reso
vzw), indica un’invasione di Dio che parla e can- intrinseco il bello alla produzione artistica,
ta per bocca dell’uomo, cosicché questi si tra- dev’essere fatto risalire all’autore del Simposio.
sforma in uno strumento registratore d’estasi. Inoltre Plotino non si spiega senza Filone
Quando s’impossessa di questo motivo, pro- l’Ebreo: e Filone reca nella cultura alessandri-
prio della tradizione poetica, il filosofo scrive na il concetto del Dio ebraico che si esprime
che i poeti sono come anelli di una catena nella «sapienza» e nel suo «verbo». La «sa-
aderente a un magnete, il quale fa passare at- pienza» filoniana è il preludio dell’«espressio-
traverso di essi un fluido che li attrae e li con- ne» cristiana; e Plotino, l’ultimo e più degno
giunge (lo., 533 d - 534 e). L’entusiasmo poeti- interprete della cultura classica, non va esente
co, per quanto si chiami «furore» e «delirio», è da influssi ebraico-cristiani.
sempre sapienza: una sapienza superiore che La cultura classica muore, dopo aver impove-
concede di vedere, ai poeti come alle profetes- rito la grande critica fatta da Platone all’esteti-
se invasate, quello che l’uomo normalmente smo delle origini, dissolvendo da una parte
non vede. Come Omero aveva cantato le muse l’arte in piacere (epicurei) e dall’altra parte at-
che «sono a tutto presenti e tutto vedono» tribuendo all’arte una funzione didascalica e
(Iliade, II, 485), così Platone risolve in una vi- moralistica (stoici). Gli stoici si servono larga-
sione finale la «mania» da cui sono agitati gli mente dell’allegoria per spremere dalla favola
amanti della bellezza (Phaedr., 254 a-b). La poetica allusioni di carattere razionale: e in
passione degli estetici classici non esce dal- questo modo credono di salvare la mitologia
l’orbita di un’estetica della visione. classica. Nell’epistola Ad Pisones di Orazio si
Estetica della visione è anche quella del Sim- pacificano le due tendenze, facendo servire il
posio platonico, in quanto la bellezza vi costitu- piacere poetico degli epicurei ai fini stoici
isce un’idea eterna, immutabile, che l’anima dell’unità morale e intellettuale: «Aut prodes-
contempla all’apice dello sforzo umano com- se volunt aut delectare poetae [...]. Omne tulit
piuto per raggiungerla. Però nel Simposio è punctum qui miscuit utile dulci» (Ad Pisones,
scritta la pagina più alta dell’estetica classica, vv. 333-334).
in quanto l’anelito umano per conseguire la 2. L’estetica nell’età della patristica e della scolasti-
bellezza assoluta dà luogo, invece che a un ca. – Di fronte all’estetica della visione, con cui si
passivo rispecchiamento, a una produzione caratterizza il contributo classico, i nuovi tem-
dall’interno, a un «parto» (tovko"). Eros, il sim- pi, che procedono dal cristianesimo, possono
bolo divino del Simposio, è fecondato dall’ane- essere caratterizzati dall’estetica dell’espressione.
lito verso la bellezza oggettiva e assoluta, Non va perduto il contributo dei greci nella
quando si rende capace di generare e procrea- nuova filosofia e nella nuova estetica: anzi, nel
re nel bello («th`" gennhvsew" ka;i tou` tovkou far cenno ai padri e ai dottori della chiesa, è da
ejn tw`/ kalw`»/ : Conv., 206 e). Nell’essere pregno dirsi anzitutto che le loro idee estetiche rien-
e turgido si genera l’impeto amoroso verso il trano per lo più nel solco della tradizione clas-
bello: quand’uno brama di generare e procrea- sica, sia nel concepire l’oggetto supremo
re, allora soltanto si lancia alla ricerca del bel- dell’intendere e del volere come a un tempo
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creatrice («ars illa summa omnipotentis Dei, Verbum contineat rationes omnium creatorum
per quam ex nihilo fatta sunt omnia, quae a Deo, sicut artifex homo conceptione sui in-
etiam sapientia eius dicitur, ipsa operatur tellectus rationes artificiatorum comprehen-
etiam per artifices, ut pulchra atque congruen- dit» (C. Gent., IV, 42).
tia faciant»: De diversis quaestionibus octaginta 3. L’estetica nell’età moderna. – L’estetica suc-
tribus, q. 78: De pulchritudine simulacrorum). cessiva è una lenta ascesa verso l’acquisizione
Queste sono le ragioni profonde che consenti- speculativa delle ricchezze che il verbum cri-
rono all’Occidente di resistere alle armate ico- stiano aveva rivelato. La parola umana s’era
noclastiche di Leone Isaurico e di salvare l’arte inaridita nella scolastica decadente, dando
alla nuova civiltà. Gli iconoclasti avevano ra- luogo a sterili esercitazioni sillogistiche. Uma-
gione di distruggere un’arte che, invece di fin- nesimo e Rinascimento sono un ritorno del-
gere l’immagine di Dio, realizzava Dio nell’im- l’amor nel verbum; ritorno che colora l’attività
magine e creava l’idolo. Ma, secondo un pen- umana delle note della bellezza e dell’arte. Ri-
siero ormai acquisito dalle coscienze, lo spiri- torna anche Platone che, invero, aveva accom-
to si rivela nell’arte, non in quanto s’immede- pagnato tutto il movimento della patristica e
sima sostanzialmente col sensibile, ma in della scolastica: ma di lui si ricercano ora, spe-
quanto vi si esprime causalmente e produtti- cialmente, l’eros, il tokos, la mania del Simposio
vamente. Senza nessuna idolatria, il mondo fi- e del Fedro, tutto quello, insomma, per cui, già
sico e il mondo artistico assolvono il loro com- nelle sedi dell’intellettualismo classico, s’era-
pito della manifestazione dello spirito e pos- no accese la fiamma della passione e il fervore
sono essere assunti liturgicamente alla eleva- della generazione spirituale.
zione dal sensibile al Dio vivente in spirito e Il movimento che fa capo all’Accademia fio-
verità. rentina e i molti trattati del Quattrocento e del
La dottrina dell’uomo-immagine, che attraver- Cinquecento sul bello, sull’amore, sul furore
sa tutta la patristica e la scolastica, acconsen- (Leonardo Bruni, Marsilio Ficino, Mario Equi-
te di acquisire, nelle sedi di una psicologia in- cola, Pietro Bembo, Leone Ebreo, Giordano
formata dalla teologia, il canone fondamenta- Bruno), legando l’estetico all’emotivo, al pas-
le della nuova linguistica: la parola non nasce sionale, recano qualche accenno efficace alle
come mezzo convenzionale di comunicazione sorgenti intime, spirituali, dell’arte. L’esalta-
tra gli uomini, se non è anzitutto comunicazio- zione della parola, che ha immediate radici
ne dell’anima con se stessa, intima espressio- nell’anima, reca qualche contributo all’esteti-
ne. Il De Trinitate di Agostino conquista l’arduo ca moderna dell’espressione, specie quando
concetto nell’adombrare umanamente il mi- con quell’esaltazione gli umanisti si oppongo-
stero del verbo divino. Nell’esprimersi a se no a un esercizio retorico, vacuo e formale, in-
stessa, la mente si ama, si conosce, si possie- differente per il contenuto. Perfino l’estetica
de e la sua parola interiore diventa una sola sensistica che, come sviluppo e decadenza
cosa con la conoscenza e l’amore di se mede- dell’eros rinascimentale, avrà voce nel Seicen-
sima: «Cum itaque se mens novit et amat, iun- to e nel Settecento, nel suo lato più accettabi-
gitur ei amore verbum eius. Et quoniam amat le, contribuisce a saldare la poesia al senti-
notitiam et novit amorem, et verbum in amore mento e, quando il sentimento non degeneri
est et amor in verbo, et utrumque in amante nel sensuoso e nel sensuale, a scuotere un
atque dicente» (De Trin., IX, 10). Le poesie consenso e una simpatia che vengono sponta-
hanno origine in questo verbo intimo che è ra- nee dall’interno.
gione di ogni parola esteriormente proferita: Ma, insieme con Platone, ritorna Aristotele:
«Omnium [...] sonantium verba linguarum non proprio quello che era ritornato nel Me-
etiam in silentio cogitantur, et carmina percur- dioevo, ma quello della Poetica, congeniale
runtur animo, tacente ore corporis» (De Trin., con lo spirito estetico dei tempi. Nel 1536 il te-
XV, 11). La riflessione sui procedimenti dell’ar- sto del breve trattato aristotelico era reso ac-
te umana fa ritrovare a Tommaso il senso ago- cessibile agli italiani: e con esso l’estetica del-
stiniano di codesta universale diffusione del la visione ritornava a occupare il campo, for-
verbo, che si ripercuote nell’interna concezio- nendo armi alla riscossa della ragione contro il
ne a cui l’artefice sottopone l’esecuzione sentimento. Anche l’eros platonico era, in fon-
dell’opera: «Habet [...] verbum [...] ad omnem do, un anelito razionale, ma esso rendeva il
creaturam quandam affinitatis rationem: cum senso d’una razionalità intrinseca all’atto
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della sua autonomia, trasmette ai tempi nuo- una Gestaltsästhetik, o estetica del come (wie).
vi, insoluto, il problema dei rapporti dell’atti- Alla prima interessano le condizioni storico-
vità estetica con le altre attività dello spirito: psicologiche dell’espressione artistica, alla se-
problema che non sarebbe risolto, ma riusci- conda importa la sola figurazione sensibile,
rebbe esasperato e produrrebbe un’esaspera- cioè importano i valori tattili o quelli della pu-
zione del problema della vita e della realtà, ra visibilità o gli elementi contrappuntistici e
qualora l’autonomia dell’arte esorbitasse tonali dell’esecuzione musicale. Quanto
nell’egemonia dell’arte e tutto l’umano accet- all’estetica della forma, si parte da Johann
tasse, come spesso è avvenuto in sede roman- Friedrich Herbart, che si oppone all’estetica
tica, una risoluzione nel puro estetico. metafisica di Hegel, si passa attraverso il con-
Nei giorni più vicini a noi si assiste all’esorbi- tributo storico di Robert Zimmermann, si toc-
tare dell’estetico che, come ultima conseguen- ca l’alto contributo critico di Francesco De
za della spinta romantica, invade tutto l’uma- Sanctis, si discende fino a noi attraverso l’ela-
no. Da una parte l’arte si pone come metafisi- borazione di Eduard Hanslick, Conrad Fiedler,
ca, penetrazione del senso ultimo della realtà, Gottfried Semper, Heinrich Wölfflin e del pri-
potenza unica che può scoprire l’essenza delle mo Bernard Berenson. Gran parte della critica
cose e toccare il fondo dell’essere. Dall’altra d’arte in Italia dà tuttora ragione dell’opera ar-
parte la filosofia cala nella forma dell’arte e, tistica in base a elementi plastici, spaziali, co-
definendosi quale Kunstphilosophie, secondo il loristici, tonali seguendo le modulazioni della
termine di Karl Jaspers (Philosophie, vol. III, Ber- sensibilità nel ritmo compositivo dei singoli e
lin 1932, p. 192, tr. it. a cura di U. Galimberti, nella singolarità delle opere. Dalla parte dei
Filosofia, Torino 1996, 3 voll.), rinuncia ad esse- valori storico-psicologico-ambientali stanno
re «pensiero sull’arte» per farsi «pensiero movimenti di varia ispirazione, tra cui l’esteti-
nell’arte», cioè attività fabulatrice che chiude ca del positivismo che con Hippolyte Taine ri-
la visione cosmica e metafisica nell’allucinan- conduce l’arte a un teorema di meccanica psi-
te e fatua evidenza del mito poetico o scompo- cologica, legata ai tre fattori concorrenti della
ne la realtà in una fenomenologia, degna più razza, dell’ambiente e del momento; la critica
delle scene teatrali e delle pagine di un ro- filologico-biografica che indugia in ricerche
manzo, che delle pagine di un trattato filosofi- erudite per ricostruire documenti storici e in-
co. Su questa base estetica s’intrecciano, si terpretarli, accertare date e attribuzioni, rivela-
confondono, interferiscono mille altre linee di re condizioni d’ambiente e psicologiche degli
tensione dell’estetica contemporanea. Solitu- autori; lo storicismo degli epigoni di Wilhelm
dine o coralità? Espressione o impressione? Dilthey che si servono specialmente dall’arte
Ermetismo o comunicazione? Amore o dispet- per individuare e qualificare le epoche e le sfe-
to cosmico? Realismo o astrattismo? Pura es- re storiche o i cicli di civiltà, o con Max Dvorák
senzialità o vivo riflesso esistenziale? Pura identificano la storia dell’arte con la storia del-
conversazione di oggetti o riecheggiamento la cultura (Kunstgeschichte als Geistesgeschichte).
emotivo di un’intera umanità? I poli estremi di Sigmund Freud e i suoi seguaci hanno modo
queste antinomie trovano, nella modernità, di esercitarsi in quella corrente che, abbon-
interpreti che esasperano l’unilateralità e dante di contributi specialmente in Francia,
prendono un brandello del vero per la verità scava nell’inconscio per scoprirvi le condizioni
totale. I poeti, gli artisti, con le loro poetiche, neuriche, i depositi ancestrali, i complessi ero-
cioè con i loro conati di riflessione sull’arte e tici da cui dovrebbe derivare l’arte, come for-
con le loro intenzioni presupposte alle opere, ma deviata o sublimata degli istinti profondi
si aggiungono ai filosofi e aggiungono qualche che si agitano nel sottosuolo e determinano in
volta esperienze nuove e profonde, più spesso superficie le apparizioni della bellezza.
inquietudine all’inquietudine degli spiriti. Da questa parte si pone anche l’estetica marxi-
Per recare un po’ d’ordine in tanta complessità sta, che applica al rapporto contenuto-forma il
si isola, qui di seguito, uno dei problemi più rapporto dialettico struttura-sovrastruttura: la
significativi dell’estetica contemporanea. In- priorità dell’essere sociale sulla coscienza cor-
terno o esterno? Valori formanti o valori for- risponde in arte alla priorità del contenuto ri-
mali? Sentimento o forma? In sintesi si può di- spetto alla forma, cosicché si sostiene che le
re che, nella modernità, a una Gehaltsästhetik, grandi innovazioni formali in arte conseguono
o estetica del che cosa (was), si contrappone necessariamente ai mutamenti sociali e cultu-
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sembra non potersi realizzare altrimenti che stingue l’arte, e in tal caso si ottiene il teoreti-
nella concretezza cosmica dell’intuizione arti- co e il filosofico senza nulla aggiungere
stica, sì che, come Croce aveva fatto in uno dei all’estetico, anzi devitalizzando l’estetico; ov-
suoi saggi giovanili, la storia o la filosofia vie- vero l’autocoscienza, come parrebbe necessa-
ne ricondotta al concetto generale dell’arte rio, conserva nella purezza e nella pienezza
(Storia ridotta al concetto generale dell’arte, Na- dell’atto la viva attualità del sentimento puro,
poli 1893). La neutralità del giudizio storico e in questo caso la filosofia si consuma tutta in
crociano, il quale tutto «giustifica», senza far arte.
giustizia di ciò che nella storia è moralmente L. Stefanini
negativo rispetto a un giudizio di valore, ci ri- III. L’ESTETICA FILOSOFICA NELLA SECONDA METÀ DEL
porta infatti a un fondamentale atteggiamento NOVECENTO. – 1. La fine dello storicismo e il marxi-
estetico della storiografia di Croce, che è come smo. – Nella prima estetica di György Lukács,
dire che ci riporta a un fondamentale atteggia- non priva di influenze simmeliane, le forme co-
mento esteticistico della sua filosofia. L’hegelia- stituiscono quelle strutture di senso attraverso
na identità di reale e ideale, trasferitasi nel le quali l’uomo tenta di trasformare il caos del
concetto-concreto di Croce, ci dà ragione della flusso vitale in cosmo, in un processo che è
«cosmicità» dell’intuizione lirica, sintesi di destinato peraltro sempre al fallimento (e che
sensibilità e di universalità, non ci dà ragione si manifesta in maniera peculiare nella trage-
dell’idea con cui la ragione interpreta, valuta, dia dell’esistenza umana, in cui Dio si è ritirato
giudica il concreto divenire della storia e del dalla scena e ne è divenuto spettatore: così in
cosmo. Il lascito dell’idealismo romantico re- Die Seele und die Formen (Berlin 1911, tr. it. a
sta anche in Croce un problema insoluto. cura di S. Bologna, L’anima e le forme, Milano
Non molto diverso è l’epilogo dell’estetica di 1991) e in Die Theorie des Romans (in «Zeit-
Gentile (Filosofia dell’arte, Firenze 1931), quan- schrift für Ästhetik und allgemeine Kunstwis-
tunque egli intenda fin dall’inizio di non creare senschaft», 2, 1916, tr. it. a cura di G. Raciti, Teo-
compartimenti stagni tra le attività spirituali e ria del romanzo, Milano 2004). L’estetica suc-
nell’arte veda null’altro che l’aspetto o il mo- cessiva del filosofo ungherese invece si collo-
mento della soggettività che ritrae a sé l’ogget- ca interamente sotto il segno del marxismo
to, nato dal suo potere creativo, per arderlo (Beiträge zur Geschichte der Ästhetik, Berlin
nella fiamma del sentimento generatore. Co- 1954, tr. it. di E. Picco, Contributi alla storia
me poi l’atto puro del soggetto risolve in sé dell’estetica, Milano 1957; Prolegomeni a un’este-
ogni realtà, così gli altri momenti in cui si tica marxista, tr. it. di F. Codino e M. Montinari,
compie la dialettica dello spirito, quello reli- Roma 1957; Ästhetik. Teil I: Die Eigenart des
gioso e quello filosofico, restano investiti dalla Ästhetischen, Neuwied-Berlin 1963, 2 voll., tr. it.
forma dell’arte, nella quale, a sua volta, circo- di A. Solmi - F. Codino, Estetica, Torino 1970, 2
lano gli altri elementi pratici, teoretici, religio- voll., ed. ridotta a cura di F. Fehér, tr. it. di A.
si, che costituiscono la nostra intera umanità Solmi, Torino 1975, 2 voll.). Al centro della
e alimentano incessantemente la fiamma proposta lukácsiana vi è ora la nozione di «ris-
dell’arte. Ma, se il soggetto nella sua attualità pecchiamento», che indica l’aspetto mimetico
costituisce la totalità dell’essere, per quale ra- peculiare della produzione artistica. Tale mi-
gione lo spirito deve superare il momento del- mesi è qui strettamente funzionale al pro-
la soggettività, che è il momento dell’arte, e gramma di un «realismo critico», e quindi non
conquistarsi, attraverso l’oggettivazione reli- ha carattere meramente riproduttivo, bensì è il
giosa, nell’autocoscienza filosofica? Gentile ri- medium della «partiticità» dell’artista. Diver-
sponde che qui è la vera attualità della co- samente da Ernst Bloch, che aveva cercato una
scienza e che il momento estetico e quello re- sintesi fra l’irrazionalismo filosofico e l’avan-
ligioso sono inattuali, perché la coscienza me- guardia artistica sotto il segno dell’utopia,
dia l’opposizione di soggetto e oggetto, e la ri- l’estetica matura di Lukács vede in entrambi i
solve nella chiara consapevolezza dell’appar- fenomeni un segno di decadenza e un’espres-
tenenza dell’oggetto al potere creativo della sione del capitalismo nella sua fase imperiali-
soggettività. A ciò pare ovvio doversi replicare stica. Va detto peraltro che lo stesso Bloch, ne-
che, o l’autocoscienza filosofica, per distin- gli anni successivi alla seconda guerra mon-
guersi comunque dall’attività estetica, viene diale, avrebbe mostrato un avvicinamento
privata di quel calore emotivo che contraddi- sempre più evidente ai temi e ai metodi del
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sì affermare che l’industria culturale altro non Husserl, aveva posto il problema di una fonda-
sarebbe se non un gigantesco apparato in gra- zione dell’estetica a partire dalle operazioni
do di operare, sotto una parvente tolleranza, che fanno dell’oggetto un «oggetto estetico».
una subdola manipolazione delle coscienze, Secondo gli estetologi di formazione fenome-
fino a diventare humus del totalitarismo politi- nologica, l’esteticità non attiene alle cose co-
co: «Il borghese desidera che l’arte sia volut- me loro proprietà intrinseca, ma va intesa qua-
tuosa e la vita ascetica; il contrario sarebbe le prodotto di atti da parte del soggetto attra-
meglio». Il contenuto di verità dell’estetico an- verso cui questo attribuisce una struttura si-
drà piuttosto ricercato nella grande arte: essa gnificativa alle modalità del loro apparire.
è tale proprio perché non si limita a rispec- L’opera d’arte viene così intesa quale cosa
chiare processi sociali. Se la sua forma per un sensibile e materiale, e insieme oggetto esteti-
verso non può che essere effettivamente co costituito da atti intenzionali che ne fanno
espressione di tali movimenti storici, dall’altro emergere il valore (né univocamente oggettivo
l’opera conserva qualcosa come una traccia, né astrattamente soggettivo). Le indagini con-
una possibilità della loro negazione, insomma dotte dai fenomenologi di lingua tedesca nel
la possibilità di gettare uno sguardo in contro- secondo Novecento (F. Kaufmann, Oskar Bec-
luce sul mondo, dando voce al negativo. Sic- ker, Nicolai Hartmann la cui Ästhetik fu pubbli-
ché il valore dell’arte non consisterà tanto nel- cata postuma, Berlin 1953, tr. it. di M. Cacciari,
la sua capacità di esibire contenuti di impegno L’estetica, Padova 1969) – ma anche dal polac-
(come voleva p. es. Bertolt Brecht), quanto nel co Roman Ingarden, che nella seconda metà
permettere a questi contenuti di agire in modo del secolo ha approfondito le ricerche sull’on-
innovativo sulla stessa forma. Ulteriori contri- tologia dell’opera letteraria inaugurate con
buti dell’estetica adorniana si possono trovare Das literarische Kunstwerk (Tübingen 19724, tr.
nei suoi studi di estetica musicale (oltre a it. Fenomenologia dell’opera letteraria, Milano
quelli su Wagner, Mahler e Beethoven, si ricor- 1968) si sono così concentrate di preferenza
di la Philosophie der neuen Musik, Tübingen sul tema dell’oggetto estetico e della fruizione
1949, tr. it. di G. Manzoni, Filosofia della musica estetica.
moderna, Torino 2002) e in una grande quanti- In area francese, le estetiche di matrice feno-
tà di saggi (citeremo qui solo Note per la lette- menologica hanno influenzato studiosi
ratura, Torino 1979, 2 voll. e Ohne Leitbild. Par- dall’approccio e dagli interessi assai differenti.
va Aesthetica, Frankfurt am Main 19693, tr. it. di Benché non sia dato ritrovare nei testi di Mau-
E. Franchetti, Parva aesthetica, Milano 1979). rice Merleau-Ponty un’estetica come ricerca
Sempre nell’ambito della Scuola di Francofor- disciplinare su una determinata classe di og-
te, particolare attenzione al ruolo dell’arte nel- getti, l’arte è nel suo impianto fenomenologi-
la società del capitalismo avanzato ha segnato co uno dei luoghi principali dell’originaria
anche la filosofia di Herbert Marcuse (Eros and esperienza del mondo. A differenza delle
Civilization, Boston 1966, tr. it di L. Bassi, Eros scienze esatte, la filosofia e soprattutto l’arte
e civiltà, Torino 2001; One-dimensional Man, non debbono esprimere idee già formate, ben-
Boston 1964, tr. it. di L. Gallino - T. Giani Gal- sì suscitare quelle percezioni da cui soltanto
lino, L’uomo a una dimensione, Torino 1991). possono scaturire, formandosi, le idee. In tal
Marcuse rinviene nella dimensione «ludica» modo (Le doute de Cézanne, in Sens et Non-sens,
dell’esperienza estetica un luogo in cui l’uomo Paris 1948, pp. 15-44, tr. it. di P. Caruso, il dub-
contemporaneo, la cui esistenza oscilla fra il bio di Cézanne, in Senso e Non-senso, Milano
conformismo e l’alienazione, può fare espe- 1962, pp. 27-44), un’opera riesce, è cioè vera-
rienza di autentica libertà (La dimensione esteti- mente tale, allorché trasforma una realtà
ca, ed. it. a cura di P. Perticari, Milano 2002), amorfa in realtà dotata di senso: «L’artista è
pur nella consapevolezza che la società «uni- colui che fissa e che rende accessibile ai più
dimensionale» della ragione strumentale e “umani” fra gli uomini lo spettacolo di cui fan-
della tecnologia applicata tende a inglobare no parte senza vederlo». Inoltre, per Merleau-
dentro di sé ogni ideale che ambisca a confu- Ponty, al livello della percezione primordiale e
tarne i fondamenti, integrandolo nel sistema e originaria, che l’arte esprime, non sussiste né
nel mercato. una contrapposizione fra pensiero e visione né
3. Sviluppi dell’estetica fenomenologica. – La feno- una distinzione fra i sensi. In altri termini l’arte
menologia, a partire dallo stesso Edmund cerca di riprodurre l’originaria e spontanea
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viene infatti per eccellenza nella poesia e perdita del contenuto ontologico dell’arte,
nell’arte (così Der Ursprung des Kunstwerkes, dall’altra quel processo di «differenziazione
Stuttgart 1967, tr. it. di P. Chiodi, L’origine estetica» che ha fra le proprie conseguenze
dell’opera d’arte, in Sentieri interrotti, Firenze l’intellettualismo artistico, il nichilismo erme-
19973, pp. 3-69). Si tratta di una concezione neutico, l’invenzione di qualcosa come un
«inaugurale» dell’opera, intesa appunto come «puro valore estetico» (esemplare p. es. delle
luogo in cui accade la verità, evento in cui teorie romantiche dell’artista e del genio), e
l’apertura di un mondo rende possibile l’espe- infine la separazione dell’opera dal suo conte-
rienza stessa. Là dove il rapporto dell’arte con sto originario di senso. Di contro a tutto ciò,
la verità ha luogo, dice Heidegger, entrano in Gadamer propone un incontro con l’opera in-
conflitto due elementi: il mondo e la terra. Con tesa come evento storico in cui si dà la verità,
il primo il filosofo intende l’orizzonte cultura- e contrappone all’angustia della «coscienza
le, storico, nonché linguistico e assiologico, estetica» un’«esperienza estetica» intesa co-
esposto e addirittura «aperto» dall’opera; con me «fusione di orizzonti» fra l’interprete e
il secondo, quella riserva di fisicità naturale, l’opera. Il trascendimento della dimensione
indisponibile a ogni esplicazione definitiva, estetica passa così attraverso una restituzione
che dell’opera costituisce il fondo oscuro e la del valore ontologico autentico all’opera d’ar-
condizione di possibilità. La presa di congedo te, che Gadamer sviluppa anche attraverso
dai limiti del linguaggio filosofico della tradi- un’analisi della nozione di «gioco» (cfr. Die
zione metafisica e la consapevolezza del carat- Aktualität des Schönen, Stuttgart 1977, tr. it. a
tere istitutivo dell’opera d’arte spiegano anche cura di R. Dottori, L’attualità del bello, Genova
il crescente interesse che Heidegger mostra, a 1986). Il gioco (Spiel) rappresenta infatti una
partire dagli anni trenta, per il linguaggio della totalità di significato che detiene un primato
poesia (cfr. Erlauterungen zu Hölderlins Dich- sui singoli giocatori, e ne oltrepassa quindi
tung, Frankfurt am Main 19633, ed. it. a cura di l’individualità soggettiva. L’oggetto artistico si
L. Amoroso, Hölderlin e l’essenza della poesia, propone allora in maniera esemplare alla frui-
Milano 20013; e il saggio su Rainer Maria Rilke zione, in quanto nell’incontro con esso ha luo-
Wozu Dichter?, in Holzwege, Frankfurt am Main go la sua «trasmutazione in forma». In ciò ac-
1950, tr. it. in Sentieri interrotti, cit., pp. 247- cade un’esperienza di verità che arricchisce
297). Solamente la poesia può infatti suggerire tutti gli elementi della relazione (fruitori, crea-
al pensiero elementi di riflessione intorno tore, l’opera stessa). L’esperienza estetica così
all’essenza originaria del linguaggio; e dal mo- intesa costituisce insomma sempre un accre-
mento che ogni analisi linguistica è per sua scimento ontologico, il cui orizzonte fondamen-
natura inevitabilmente già nel linguaggio, in tale è anche per Gadamer il linguaggio. Sicché,
tutto ciò pare riproporsi il movimento peculia- l’opera d’arte è sempre un «colloquio», e «l’es-
re del circolo ermeneutico (cfr. i saggi su Ste- sere che può venir compreso è il linguaggio».
fan George e Georg Trakl in Unterwegs zur Spra- L’ermeneutica gadameriana ha influenzato in
che, in GA, vol. XII, tr. it. a cura di A. Caracciolo, vario modo (nel senso della continuità, ma an-
In cammino verso il linguaggio, Milano 1999). che della presa di distanza critica) altre teorie
Sulla scorta di Heidegger, in Wahrheit und dell’interpretazione elaborate in area tedesca.
Methode (Tübingen 1960, tr. it. di G. Vattimo, Per limitarci a quella probabilmente più signi-
Verità e metodo, Milano 200414) Hans-Georg Ga- ficativa, ricordiamo che a partire dalla fine de-
damer fa del comprendere la dimensione fonda- gli anni sessanta, nell’ambito della scuola di
mentale dell’esistenza umana, nel quotidiano Costanza, Hans Robert Jauß ha elaborato un
non meno che in rapporto alla continuità della progetto di estetica della ricezione di chiara ma-
storia e della cultura. Nella prima sezione trice ermeneutica (cfr. R.C. Holub [a cura di],
dell’opera, Gadamer procede così a una «criti- Reception Theory, London - New York 1984, ed.
ca della coscienza estetica», intesa come pro- it. Teoria della ricezione, Torino 1989) . Secondo
dotto tipicamente moderno. La sacralizzazio- quanti si sono riconosciuti nel progetto jaus-
ne dell’arte cui si assiste a partire dal XIX se- siano (p. es. il comparatista Wolfgang Iser),
colo affonda infatti le proprie radici nell’atteg- non bisogna intendere l’opera – nella fattispe-
giamento inaugurato da Kant: la separazione cie un testo letterario – come se essa conte-
dell’ambito estetico da quello teoretico e da nesse dentro di sé un messaggio immutabile,
quello pratico. Ciò comporta da una parte la che il lettore non dovrebbe far altro che com-
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come Gilles Deleuze (Différence et répétition, Pa- siddetti «Yale critics»: tale influenza si è svi-
ris 1968, tr. it. di G. Guglielmi, revisionata da G. luppata in direzione di un progressivo assotti-
Antonello - A.M. Morazzoni, Differenza e ripeti- gliarsi della distinzione fra critica e pratica let-
zione, Milano 1997 2 ) e Jacques Derrida. A teraria, in chiave prettamente antifondativa
quest’ultimo spetta una collocazione partico- del discorso.
lare nel contesto culturale che prende il nome 6. La teoria della formatività. Pareyson e la scuola
di «post-strutturalismo», con opere quali torinese. – Data l’essenziale appartenenza alla
L’écriture et la différence (Paris 1967, tr. it. di G. verità di ogni atto ermeneutico, in ragione del-
Pozzi, La scrittura e la differenza, Torino 1990), la sua originaria (e personale, dunque origina-
De la grammatologie (Paris 1967, tr. it. a cura di le) solidarietà con l’essere, l’arte è secondo
G. Dalmasso, Della grammatologia, Milano Luigi Pareyson il luogo dell’interpretazione
19982), e, per quanto concerne in particolare per eccellenza della verità. L’analisi filosofica
tematiche inerenti alla filosofia dell’arte, La dell’esperienza artistica svolta da Pareyson si
vérité en peinture (Paris 1978, tr. it. di G. Pozzi - colloca in una teoria generale del «fare»
D. Pozzi, La verità in pittura, Roma 1981). La dell’uomo, che non è mai un semplice esegui-
prospettiva di Derrida può definirsi (con un re un che di già ideato, o un applicare tecniche
termine di ascendenza heideggeriana, e co- o metodi prestabiliti a un certo oggetto. L’au-
munque da intendersi in maniera tutt’altro tentico agire «formativo», invece, che riguarda
che definitoria e a-problematica) «decostru- l’opera d’arte, si caratterizza in termini di «for-
zionismo»: un progetto di congedo dalla meta- matività pura, specifica e intenzionale»: è quel
fisica che egli riprende e sviluppa in nome di fare che «mentre fa, inventa il modo di fare».
una filosofia della scrittura o della traccia te- Un corollario esplicitamente anticrociano
stuale. La decostruzione di un testo si presenta (contro l’idea di un risolversi dell’opera
in Derrida esplicitamente come quel procedi- nell’intuizione) riguarda qui la tensione con la
mento rivolto non tanto a stabilire finalmente materia da formare – tensione che è parte inte-
il «che cosa», il contenuto, secondo una pro- grante e imprescindibile del processo formati-
spettiva che sarebbe ancora propriamente me- vo stesso, e insieme condizione di possibilità
tafisica, quanto piuttosto a esibire il «come» dell’evoluzione di uno stile personale da parte
del suo funzionamento. L’operazione deco- dell’artista (Estetica. Teoria della formatività, Mi-
struttiva ha dunque i caratteri anzitutto di una lano 20024). Il successivo sviluppo dell’erme-
«pratica di scrittura», nel duplice senso del ge- neutica pareysoniana (Verità e interpretazione,
nitivo: una pratica che mette capo alla scrittu- Milano 1994) sarebbe infine sfociato da una
ra dell’analisi testuale, e prima ancora una parte in un’ermeneutica del mito religioso,
pratica che riconosce la precedenza ontologi- dall’altra in un pensiero tragico scaturito dalla
ca della scrittura, della grafia sulla phoné: una domanda circa i fondamenti ultimi del reale,
precedenza della traccia che costituisce l’uni- donde la centralità del problema del male e
ca condizione a priori del senso e della sua del suo rapporto con la libertà e con l’essere
comprensione, e quindi come tale si pone nel (come risulta dalla raccolta, postuma, Ontolo-
segno della differenza ontologica. gia della libertà, Torino 1995).
In questo quadro si può capire come espres- Fra gli allievi di Pareyson che hanno ripreso in
sioni quali «non c’è un vero senso di un testo», vario modo la teoria della formatività, Umber-
accompagnate da un lavoro sul linguaggio di to Eco dopo aver condotto studi di estetica
carattere talora apertamente sperimentale e medievale (Il problema estetico in Tommaso
provocatorio, abbiano suscitato numerose cri- d’Aquino, Milano 1986) in Opera aperta (Milano
tiche, e talora alimentato anche un certo so- 20005) ha scorto nell’interpretabilità dell’ope-
spetto di estetismo nei confronti di Derrida. ra il suo costitutivo carattere di apertura, in
Ciononostante bisogna accennare al notevole esplicita polemica con certi aspetti dello strut-
influsso da lui esercitato particolarmente sul turalismo, e non senza significative affinità, in
lavoro di critici letterari quali Paul de Man seguito, con i teorici della scuola di Costanza.
(Blindness and Insight, New York 1971, tr. it. di Quello dell’«opera aperta» non costituisce pe-
E. Saccone, Cecità e visione, Napoli 1975) e Ha- rò, per Eco, un modello onnicomprensivo,
rold Bloom (The Anxiety of Influence, New York giacché lo stesso panorama dell’arte contem-
1973, tr. it. di M. Diacono, L’angoscia dell’in- poranea è plurale e sfugge a ogni sorta di sem-
fluenza, Milano 1983), l’ambiente cioè dei co- plificazione. Ciò che contraddistingue tuttavia
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Milano 1984; E. FRANZINI, Hommage a M. Dufrenne, grati, Milano 1964; Lector in fabula, Milano 1979;
in «Revue d’esthétique», 21 (1992). Opera aperta, Milano 19892 (1962); I limiti dell’inter-
Sull’estetica italiana del XX secolo: P. D’ANGELO, pretazione, Milano 1990. Tra le opere di G. Vattimo:
L’estetica italiana del Novecento, Roma-Bari 1997. Te- Il pensiero debole, Milano 1983 (insieme a P.A. Rovat-
sti del neoidealismo italiano: B. CROCE, Estetica co- ti); La fine della modernità, Milano 1985; Poesia e on-
me scienza dell’espressione e linguistica generale, a cura tologia, Milano 1985; La società trasparente, Milano
di G. Galasso, Milano 1990 (1902); B. CROCE, Brevia- 1989; Oltre l’interpretazione, Roma-Bari 1994.
rio di estetica-Aesthetica in nuce, Milano 1990; B. CRO- Tra le traduzioni italiane delle opere di M. Heideg-
CE, Nuovi saggi di estetica, Napoli 1991; B. CROCE, La ger: Essere e tempo, a cura di P. Chiodi, Milano 1970
poesia, Milano 1994; G. GENTILE, Frammenti di estetica (1927); In cammino verso il linguaggio, a cura di A.
e di letteratura, Lanciano 1921; G. GENTILE, La filosofia Caracciolo, Milano 1973 (1959); Saggi e discorsi, a
dell’arte, Firenze 1931; G. GENTILE, Opere filosofiche, a cura di G. Vattimo, Milano 1976 (1954); La poesia di
cura di E. Garin, Milano 1991. Studi: P. D’ANGELO, Hölderlin, a cura di L. Amoroso, Milano 1988
L’estetica di B. Croce, Roma-Bari 1982; AA.VV., Croce (19512); Sentieri interrotti, a cura di P. Chiodi, Firenze
e l’estetica, Palermo 1983; A. NEGRI, L’estetica di Gen- 1997 (1950). Su Heidegger: G. VATTIMO, Essere, storia
tile, Palermo 1994; R. BRUNO (a cura di), Per Croce, e linguaggio in Heidegger, Genova 19892; F. DE ALESSI,
Napoli 1995; P. PELLEGRINO, L’estetica del neoidealismo Heidegger lettore dei poeti, Torino 1991; U.M. UGAZIO,
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l’etica e dell’estetica, che non descrivono fatti, objects, Cambridge 19962), che argomenta sia
sono insensate e appartengono al «mistico» e contro l’identificazione delle opere d’arte con
al «metafisico», dei quali propriamente non si oggetti materiali, sia contro la «teoria ideale
può dire nulla. Sulla scorta di considerazioni dell’arte» di Croce e R.G. Collingwood, ovvero
analoghe, I.A. Richards distingue fra le asser- la concezione secondo cui l’opera d’arte è con-
zioni verificabili proprie del linguaggio scienti- tenuto privato della mente dell’artista. Alla
fico e i segni pseudo-assertivi del linguaggio domanda «che cosa è l’arte?» è possibile per-
artistico. Arte e bellezza non sono che espres- tanto fornire soltanto risposte plurali, tante
sione di valori, registrazione degli aspetti più quante sono le forme artistiche e i generi. Esse
desiderabili e degni dell’esperienza «norma- possono comunque esibire un quid communis,
le». Ancor più radicale è A.J. Ayer, secondo cui per il fatto di condividere molte proprietà: in
le affermazioni di valore consistono, nel caso riferimento alle opere musicali o letterarie,
di estetica, etica e religione, nella mera espres- Wollheim sostiene che le proprietà estetiche
sione di emozioni, e dunque esse non hanno vadano intese come «tipi» (types) la cui attua-
senso, perché non sono né vere né false. lizzazione richiede la concreta «ricorrenza» (to-
L’affermazione di un’impostazione «analitica» ken) costituita dall’esecuzione o dalla lettura.
della filosofia, particolarmente in area anglo- Si tratta di tesi vicine a quelle espresse da J.
sassone, ha avuto però esiti non riducibili a Margolis, che sostiene una concezione delle
siffatte posizioni eliminativistiche. A partire opere d’arte come particolari astratti, entità che
circa dagli anni cinquanta, essa è infatti dive- si concretizzano in oggetti materiali e che sono
nuta lo strumento per un approccio non ridut- dotate di un certo significato determinato dal
tivo, e ben attrezzato da un punto di vista epi- proprio contesto culturale. La teoria dell’ope-
stemologico, alle questioni tradizionali della ra d’arte come ricorrenza di un tipo consente
filosofia dell’arte. di evitare la sua identificazione con un oggetto
Per quanto concerne il concetto di esperienza materiale, il che precluderebbe la possibilità
estetica, a posizioni «essenzialistiche» (M.C. di considerare per esempio le proprietà
Beardlsey), che la concepiscono come parteci- espressive dell’esecuzione.
pazione libera, disinteressata e attenta all’uni- Secondo N. Goodman, sulla scorta della psi-
tà, all’intensità e alla complessità degli ogget- cologia della forma, anche la percezione è da
ti, si contrappongono posizioni «scettiche» (G. intendersi come un’attività: l’occhio non è mai
Dickie), per cui la differenza fra una percezione «innocente». Mettendo così fuori gioco il «mi-
di tipo estetico e una percezione non-estetica to del dato assoluto» e la teoria dell’arte come
è riconducibile a una mera differenza di ogget- imitazione, Goodman (Languages of Art, India-
to e di grado di attenzione. Per altri ancora (J. napolis 19762, tr. it. a cura di F. Brioschi, I lin-
Levinson) centrale è l’aspetto cognitivo del guaggi dell’arte, Milano 20035; Ways of World-
piacere estetico, basato «sulla relazione che in- making, Indianapolis 1978, tr. it. di C. Marletti,
tercorre fra la sua forma sensibile e il carattere Vedere e costruire il mondo, Roma 1988) adotta
e il contenuto che ne risultano». un approccio funzionalista e anti-essenziali-
Vivace è anche il dibattito sulle proprietà esteti- sta: alla domanda sull’essenza dell’arte biso-
che. Fra coloro che ne sostengono l’esistenza, gna sostituire quella relativa alla «funzione
F. Sibley (sulla scorta di G.E. Moore) afferma simbolica» che essa svolge in una certa epoca
che esse sono «sopravvenienti» rispetto a e in una certa società. Radicalizzando ulterior-
quelle non-estetiche: non possono essere ri- mente, la «teoria istituzionale dell’arte» ritie-
cavate da queste ultime né applicate secondo ne allora che a determinare la caratterizzazio-
regole estranee. Altri affermano con Richards ne di un oggetto come opera d’arte sia la sua
l’impossibilità di distinguerle dalle non-esteti- connessione con la struttura sociale e il cosid-
che (T. Cohen); mentre secondo una posizione detto «mondo dell’arte». Nei movimenti arti-
intermedia (K. Walton) le proprietà estetiche, stici degli anni sessanta, in particolare la pop-
pur non essendo governate da regole, dipen- art, A.C. Danto (The Philosophical Disenfranch-
dono da categorie artistiche (relative allo stile, isement of Art, New York 20052, tr. it. di V. To-
al genere, al mezzo) la cui correttezza è relativa non, La destituzione filosofica dell’arte, Siracusa
di volta in volta al contesto storico. 1992) rinviene l’esito di un processo di ampia
All’interno di questo dibattito una posizione portata, iniziato alla fine dell’Ottocento, che
di rilievo è quella di R. Wollheim (Art and its ha implicato lo smantellamento della tradizio-
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ne «decostruzione» come rielaborazione del Theory and Criticism after Structuralism, London
concetto di Destruktion impiegato da Martin 1987; G. CHIARUZZI, Scrittura e tecnica. Derrida e la me-
Heidegger negli anni venti, ne ha sempre rifiu- tafisica, Torino 1992; R.C. HOLUB, Crossing Borders:
tato una definizione: ciò coerentemente al fat- Reception Theory, Poststructuralism, Deconstruction,
to che delimitare il concetto di decostruzione, Madison (Wisconsin) 1992; J. NORDQUIST, Decon-
pretendendo di attribuirgli un campo di perti- structionism: a Bibliography, Santa Cruz (California)
nenza e circoscrivendone le modalità metodo- 1992; P.V. ZIMA, La Déconstruction. Une critique, Paris
1994.
logiche, significherebbe mettere in atto pro-
prio quella logica peculiare alla metafisica oc-
cidentale su cui tenta di gettare il sospetto ESTETICA E CRITICA (aesthetics and Critic;
Estetica e critica
l’approccio decostruzionista (cfr. J. Derrida, Ästhetik und Kritik; esthétique et critique; estética
L’écriture et la différence, Paris 1967, tr. it. di G. y critica). – L’etimo della parola critica rimanda
Pozzi, La scrittura e la differenza, Torino 2002, a una tecnica di esaminare il dato che intende
con Introduzione di G. Vattimo; De la gramma- giudicarne la veracità e l’attendibilità. In que-
tologie, Paris 1967, tr. it. a cura di G. Dalmasso, sto senso il termine ricorre già in epoca pre-
Della grammatologia, Milano 19982). moderna (ars critica, ars iudicandi), anche se è
Assimilato rapidamente dagli studi letterari soprattutto a partire dall’età post-cartesiana e
come dal dibattito filosofico, tale approccio è dall’illuminismo che esso conosce grande for-
venuto progressivamente a delimitare un’este- tuna nei titoli della trattatistica come sinoni-
tica decostruzionista sia nel senso di una spe- mo di vaglio razionale di un certo ambito del
culazione che si appoggi principalmente su sapere (critica dei miracoli, critica storica delle
materiali letterari (l’approccio proposto da fonti, critica testuale, fino al progetto kantiano
Derrida si fonda sull’indebolimento del confi- di una fondazione critica della ragione filosofi-
ne tra testo letterario e forma filosofica, e ca su se stessa), e spesso in richiamo al giudi-
prende a suo oggetto la scrittura), sia nella zio estetico, che ha il compito di offrire infatti
considerazione della testualità del discorso fi- un criterio di valutazione circa il gusto. In que-
losofico. Il decostruzionismo si propone come sto senso, la parola critica si ritrova nel titolo
lettura ravvicinata del testo che, emancipan- degli Elements of Criticism (Edinburgh 17856, 3
dolo dalla ricezione tradizionale, ne riveli non voll.) di Henry Home (Lord Kames), che pren-
solo una plurisemia, ma anche una sua logica dono in esame le proposte teoriche elaborate
latente e diversa da quella implicita alle argo- nei decenni precedenti circa il dibattito su im-
mentazioni manifeste. Se tale atteggiamento maginazione, gusto e genio; e caratterizza in sé
ha trovato eco nella critica letteraria statuni- o nei suoi derivati le opere dei trattatisti del
tense, negli anni settanta particolarmente ri- sec. XVIII. In A.G. Baumgarten l’espressione
cettiva nei confronti di questioni teoriche «aesthetica critica» viene spiegata come «ars
(Paul De Man, Harold Bloom), in Francia formandi gustum, sive de sensitive diiudican-
l’estetica decostruzionista sembra essere con- do» – e a lui risale l’affermazione, poi di fatto
fluita in alcune declinazioni del post-struttura- recepita da Kant, che all’estetica critica debba
lismo (particolare affinità con le critiche di Mi- accompagnarsi una critica logica. Il legame
chel Foucault e Jean-François Lyotard alla ri- con la questione del giudizio di gusto si con-
ducibilità a struttura dei sistemi culturali, e solida con il progetto kantiano di comporre
con quella di Roland Barthes all’istanza di in- una critica del gusto, poi divenuta Kritik der Ur-
tenzione autoriale). All’estetica decostruzioni- teilskraft (Berlin 1790, tr. it. di A. Bosi, Critica
sta si sono richiamati poi linguaggi artistici del Giudizio, Milano 1995).
lontani sia dalla filosofia che dalla letteratura: Il nesso fra estetica e critica in età romantica,
dall’architettura di Peter Eisenman alla danza a partire da F. Schlegel, è stato al centro
di Merce Cunningham. dell’interesse di W. Benjamin (Der Begriff der
B. Zaccarello Kunstkritik in der deutschen Romantik, ed. a cu-
BIBL.: J. HARTMANN, De-Construction and Criticism, ra di H. Schweppenhäuser, Frankfurt am Main
New York 1979; AA.VV., The Yale Critics: Deconstruc- 1973, tr. it. a cura di G. Agamben, Il concetto di
tion in America, Minneapolis 1983; P. DE MAN, Blin- critica nel romanticismo tedesco, Torino 1982).
dness and Insight: Essays in the Rhetoric of Contempo- Nella Ästhetische Theorie (Frankfurt am Main
rary Criticism, London 1983; M. FERRARIS, La svolta 1970, tr. it. di E. De Angelis, Teoria estetica, To-
testuale, Milano 1986; J. CULLER, On Deconstruction: rino 1977) Th.W. Adorno scrive che la critica
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interpretare non assuma un’esplicita forma forte ma, sulla scorta di Heidegger, come «e-
verbale. vento».
Indagando la progressiva appropriazione di Spunti d’interesse estetico sono presenti an-
un’opera da parte del pubblico, l’«estetica del- che in tutti i principali esponenti dell’erme-
la ricezione» proposta da H.R. Jauss (Ästheti- neutica contemporanea. In Le conflit des inter-
sche Erfahrung und literarische Hermeneutik, prétations (Paris 1969, tr. it. di R. Balzarotti et
Frankfurt am Main 1982, 3 voll., tr. it. del vol. I al., Conflitto delle interpretazioni, Milano 1999)
di B. Argenton, Teoria e storia dell’esperienza di P. Ricoeur il rapporto fra ermeneutica e fe-
estetica, Bologna 1987; tr. it. del vol. II di B. Ar- nomenologia riguarda l’analisi del linguaggio
genton, Domanda e risposta. Studi di ermeneuti- simbolico; La métaphore vive (Paris 1990, tr. it.
ca letteraria, Bologna 1988; tr. it. del vol. III di C. di G. Grampa, La metafora viva, Milano 1981)
Gentili, Estetica e interpretazione letteraria, Ge- privilegia la produzione di nuovi significati e
nova 1990) e dalla «scuola di Costanza» nega nuove dimensioni di senso operata dall’imma-
che l’opera contenga in sé un messaggio im- ginazione produttiva; mentre Temps et récit
mutabile, e riconosce nel lettore il protagoni- (Paris 1983-85, 3 voll., tr. it. di G. Grampa, Tem-
sta d’un processo attivo e poietico, indispen- po e racconto, Milano 1986-88) giunge alla me-
sabile per la stessa definizione dell’oggetto ar- ditazione sul rapporto fra temporalità e discor-
tistico. Il rapporto fra estetica, poetica e filoso- so. L’interesse per la «narrazione» (per cui il
fia della storia è stato indagato anche su basi discorso filosofico è equiparato a una sorta di
dialettiche dall’«ermeneutica materiale» del- «genere letterario») si ritrova anche in R. Ror-
ty; mentre il fallimento dei «grandi racconti»
l’ungherese P. Szondi (Einführung in die litera-
della modernità ha segnato la liquidazione, da
rische Hermeneutik, ed. a cura di J. Bollack - H.
parte di J.-F. Lyotard, di ogni ideale universali-
Stierlin, Frankfurt am Main 1975, tr. it. parziale
stico: dall’estetica provengono sollecitazioni
di B. Cetti Marinoni, Introduzione all’ermeneuti-
atte a sviluppare la pluralità locale e tempora-
ca letteraria, Torino 1992).
nea dei discorsi post-moderni. Bisogna infine
In Italia, sostenendo l’essenziale appartenen- accennare all’influsso esercitato negli anni
za d’ogni atto ermeneutico alla verità, L. Parey- settanta del Novecento dalla pratica deco-
son ha visto nell’arte il luogo dell’interpreta- struttiva di J. Derrida, particolarmente sui criti-
zione per eccellenza (Estetica. Teoria della for- ci letterari statunitensi (P. de Man, H. Bloom),
matività, Milano 20024; Verità e interpretazione, in direzione d’un progressivo assottigliarsi
Milano 1982). L’autentico agire «formativo» della differenza fra critica e pratica letteraria,
definisce la regola dell’opera mentre la fa, e ove il linguaggio filosofico è assimilato a quel-
dunque il giudizio su di essa non potrà dipen- lo poetico-artistico.
dere da canoni o da valutazioni estrinseche. Il G. Garelli
più tardo sviluppo della filosofia pareysonia- BIBL.: M. FERRARIS, Storia dell’ermeneutica, Milano
na, l’«ontologia della libertà», mette capo a 1988; C. GENTILI, Ermeneutica e metodica, Genova
una teoria ermeneutica del mito e al pensiero 1996; P. MONTANI, Estetica ed ermeneutica, Roma-Bari
tragico: se infatti creazione ed esecuzione di- 20023.
pendono dall’interpretazione, questa procede ➨ COMPRENDERE; DECOSTRUZIONE; ERMENEUTICA;
per tentativi, e vive costantemente il rischio ESTETICA DECOSTRUZIONISTA; FILOSOFIA, GENERE
del proprio fallimento. Fra gli allievi di Parey- LETTERARIO DELLA; INTERPRETAZIONE; NARRATIVITÀ;
son, U. Eco (Opera aperta, Milano 20005) ha in- POSTMODERNO; TRAGICO; WIRKUNGSGESCHICHTE.
dicato proprio nell’interpretabilità dell’opera
il suo carattere di apertura e il suo valore ESTETICA E POLITICA (aesthetics and poli-
Estetica e politica
emancipativo, orientando poi i suoi interessi tics; Ästhetik und Politik; esthétique et politique;
alla semantica di tutti i «fatti di comunicazio- estética y política). – Il nesso estetica/politica
ne». Per parte sua G. Vattimo (Poesia e ontolo- trova espressione soprattutto in alcune tra le
gia, Milano 1985 [1967]) nota che l’arte oggi opere più significative del pensiero novecen-
appare il territorio privilegiato della negazione tesco; W. Benjamin, nel saggio Das Kunstwerk
dell’identità, ossia del tratto caratterizzante la im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit
metafisica tradizionale, e dunque si mostra co- (Frankfurt am Main 1955, tr. it. di E. Filippini,
me luogo dell’accadere d’una verità non più L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità
intesa come presenza metafisica o ontologica tecnica, Torino 1966), avvicinandosi in modo
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una ispirazione religiosa: sia Omero sia Esio- ESTETICA E SCIENZA (aesthetics and scien-
Estetica e scienza
do, definendosi ispirati dalle Muse, attribui- ce; Ästhetik und Wissenschaft; esthétique et scien-
scono a un principio divino lo stato di grazia ce; estéticas y ciencia). – Se il rapporto fra scien-
che innalza la loro parola al rango di poesia. Il za e sapere estetico-artistico ha caratterizzato
carattere divinamente ispirato della poesia, l’intera storia del pensiero filosofico e, da Pla-
riaffermato da Platone e dalla tradizione neo- tone a Hegel attraverso Kant, pare articolarsi
platonica nel concetto di mania o divino entu- intorno alla distinzione tra la sensibilità (pro-
siasmo che restituisce all’anima la memoria pria dell’arte) e il concetto (proprio del sapere
della sua provenienza celeste, lo ritroviamo scientifico), il tentativo di coniugare sapere
nel Medioevo in Dante Alighieri, che stabilisce estetico e fondamenti epistemici analoghi o
un rapporto diretto tra poesia e teologia. Il addirittura coincidenti con quelli delle scienze
della natura ha trovato riscontro, fra i secc. XIX
rapporto simbiotico tra estetica e religione,
e XX, particolarmente nelle filosofie dell’arte
mantenuto in tutta la cultura orientale, si scio-
d’impostazione positivista. Esse hanno cerca-
glie nell’Occidente moderno con il progressivo to di ricondurre i caratteri propri dell’estetico
affermarsi della figura dell’artista come auto- a dati di fatto riscontrabili nell’esperienza e
nomo soggetto creatore e del bello come cate- descrivibili normativamente nelle loro ricor-
goria formale capace di rispondere a leggi pro- renze. Nell’ambito del positivismo sociale è
prie irriducibili a principi di carattere metafisi- stato H.A. Taine, con la sua Philosophie de l’art
co-religioso. Questo non significa che nell’am- (ed. a cura di S. Douailler, Paris 1985, tr. it. del-
bito della modernità non vi siano stati tentati- le parti 1 e 5 di O. Settineri, Filosofia dell’arte,
vi – riscontrabili nella riflessione settecente- Milano 2001), ad affermare per primo la neces-
sca di Shaftesbury e Francis Hutcheson, nel sità di risolvere l’estetica nella sociologia
pensiero romantico di Novalis e Wilhelm W. dell’arte: ricostruendo l’ambiente sociale (mi-
Wackenroder e nella riflessione idealista di lieu) delle opere e le concrete condizioni che le
Friedrich W.J. Schelling – di riattribuire all’arte hanno prodotte, l’estetica scientifica potrà de-
e alla bellezza la capacità di un’intuizione scrivere eziologicamente i prodotti artistici e
dell’assoluto che le riavvicina a esperienze di le loro specie senza ricorrere in maniera im-
ordine mistico e religioso. Il legame tra esteti- propria a giudizi di valore. Un altro versante
ca e religione si mantiene comunque in tutta che ha collegato studi scientifici e considera-
la cultura cristiana russo-ortodossa, che tra zione estetica si ritrova, a partire dall’inizio
Otto e Novecento vede nella dottrina della sa- dell’Ottocento e sulla scorta di F. Herbart, nel-
la genesi e nello sviluppo della psicologia
pienza divina elaborata da Vladimir S. So-
dell’arte. Sull’interpretazione herbartiana di
lov’ëv, Sergej N. Trubeckoj, Pavel A. Florenskij
Kant si sarebbero basate le considerazioni di
e Sergej N. Bulgakov il principio della bellezza H. Helmholtz sul ruolo del sentire nella forma-
visibile del mondo e il fondamento di un’arte zione dell’esperienza e quelle di G.T. Fechner
teurgica capace di riportare la creazione alla volte ad analizzare in chiave psicofisiologica
sua originaria bellezza divina. l’origine del piacere estetico. La prospettiva
C. Cantelli fechneriana, poi ripresa dai teorici dell’empa-
BIBL.: M. PRAZ, Genesi della moderna «arte sacra», in tia (Einfühlung), inaugurata dalla Ästhetik
Bellezza e bizzarria, Milano 1960, pp. 35-40; H.U. VON (Hamburg 1903-06, 2 voll.) di T. Lipps, mira so-
BALTHASAR, Herrlichkeit, Einsiedeln 1961 ss., tr. it. di prattutto a ricostruire criteri di misurazione
G. Ruggieri et al., Gloria: Un’estetica teologica, Milano delle energie psichiche coinvolte dall’espe-
1975-80; U. ECO, Il problema estetico di Tommaso rienza estetica. Diversamente da questa,
d’Aquino, Milano 1970; E.R. DODDS, I doni divini della l’estetica psicoanalitica costituitasi a partire
pazzia, in I greci e l’irrazionale, tr. it. di V. Vacca De dai lavori dello stesso Freud offrirà una riela-
Bois, Firenze 1973; P. FLORENSKIJ, Le porte regali. Sag- borazione originale e non riducibile al pro-
gio sull’icona, ed. it. a cura di E. Zolla, Milano 1977; gramma positivista del rapporto fra arte e
R. CAILLOIS, L’homme et le sacré, Paris 1982; A. COO- scienza.
MARASWAMY, Il grande brivido. Studi di simbolica e arte, Il tentativo di fondare un’estetica su basi
ed. it. a cura di R. Donadoni, Milano 1987; P.N. «scientifiche» è stato altrimenti e in vario mo-
EVDOKIMOV, Teologia della bellezza, Roma 1990. do intrapreso in ambito marxista, fenomeno-
➨ ARTISTA; ESTETICA ORIENTALE; ICONA; TEURGIA. logico e strutturalista, nonché nel confronto
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stesso periodo da Tzvetan Todorov e Julia Kri- economico ecc. L’universo artistico è qui gio-
steva. Se nell’«intertestualità» kristeviana af- cato in chiave eminentemente comunicativa in
fiora l’esigenza di far breccia entro il modello quanto favorisce la coesione della comunità.
strutturalista dell’opera come sistema semio- L’impossibilità della rappresentazione nel
tico «chiuso», tale preoccupazione trova mondo arcaico è dovuta, come ha ben rilevato
un’anticipazione pre-semiotica nella nozione C. Lévi-Strauss, al fatto che questo stesso
di «opera aperta» elaborata da Umberto Eco e mondo, in virtù della sua eccedente caratteriz-
una tematizzazione semiotica nelle sue suc- zazione magica, finisce col rendersi irrappre-
cessive analisi dei rapporti tra testo estetico e sentabile. In questa prospettiva è possibile
invenzione, nonché dei procedimenti di coo- considerare, seguendo l’estetica etnologica,
perazione interpretativa del testo narrativo. l’arte arcaica come un’arte essenzialmente in-
Nell’ambito degli studi d’ascendenza peirceia- terpretativa, dal momento che il suo rapporto
na, Charles Morris, prospettando un riassorbi- con l’oggetto è segnato da un’infedeltà origi-
mento dell’estetica entro il quadro più ampio naria.
di una teoria dei segni, attribuisce al linguag- A. Sartini
gio artistico un ruolo «valutativo-apprezzati- BIBL.: C. LÉVI-STRAUSS, Anthropologie structurale, Paris
vo» e individua nell’«iconicità» una sua moda- 1958, tr. it. di P. Caruso, Antropologia strutturale, Mi-
lità fondamentale, negando tuttavia legittimi- lano 1966; G. CARCHIA - R. SALIZZONI (a cura di), Este-
tà all’isolamento di una classe specifica di se- tica e antropologia: arte e comunicazione dei primitivi,
gni estetici. Costitutiva del linguaggio estetico Torino 1980; J. CLIFFORD, The Predicament of Culture,
è, invece, la parziale trasformazione dei segni Cambridge (Massachusetts) 1988, tr. it. di M. Mar-
stessi di cui è composta l’opera da media a chetti, I frutti puri impazziscono, Torino 1993.
«oggetto finale» di apprezzamento.
È qui opportuno ricordare ancora gli studi di ESTETICA FEMMINISTA (feminist aesthetics;
Estetica femminista
Christian Metz, dedicati a una semiologia del feministische Ästhetik; esthétique féministe; estéti-
cinema, nonché, tra gli altri, i rilevanti contri- cas feminista). – Anche se si tratta di un campo
buti offerti in ambito italiano da D’Arco Silvio relativamente recente, che ha riguardato in
Avalle, Cesare Segre, Maria Corti, Emilio Gar- particolare i paesi anglosassoni e l’Europa a
roni. partire dalla fine degli anni sessanta, copre un
A. Croce ampio spettro di fenomeni artistici, sia in
BIBL.: U. ECO, La struttura assente, Milano 1968; C. quanto risposta agli approcci teorici tradizio-
SEGRE, I segni e la critica, Torino 1970; M. BENSE, Zei- nali che come pratica artistica corrente.
chen und Design. Semiotische Ästhetik, Baden-Baden Il venir meno delle certezze circa i criteri di
1971; E. GARRONI, Estetica e semiotica, in M. Dufrenne obiettività, universalità, verità e bellezza che
- D. Formaggio (a cura di), Trattato di estetica, Milano determinavano un’estetica «universale», e
1981; G. MARRONE (a cura di), Sensi e discorso, Bolo- l’esautorarsi della centralità di tale estetica av-
gna 1995; AA.VV., Esthétique et sémiotique, n. mon. venuto nel secondo Novecento attraverso gli
«Visio. Revue internationale de sémiotique visuel- studi postcoloniali, il decostruzionismo, il
le», 2 (1996), 1. femminismo e i culture e gender studies, hanno
portato all’attuale dibattito sulla necessità di
ESTETICA ETNOLOGICA (ethnological ae-
Estetica etnologica ridare all’estetica il compito di analizzare le
sthetics; ethnologische Ästhetik; esthétique ethnolo- produzioni artistiche in un contesto postmo-
gique; estética etnológica). – Con estetica etnolo- derno, multiculturale, globale e, più che fem-
gica s’intende la riflessione dedicata alla que- minista, che tenga in giusto conto la differenza
stione del significato dell’arte nelle società ar- sessuale (cfr. H. Cixous, La jeune née, Paris
caiche. In queste società è all’opera una mo- 1975; L. Irigaray, Ce sexe qui n’est pas un, Paris
dalità di approccio all’oggetto che privilegia lo 1977, tr. it. di L. Muraro, Questo sesso che non è
stile e l’astrazione: l’artista è impegnato a «si- un sesso, Milano 1990; A. Cavarero et al., Dioti-
gnificare» l’oggetto con cui si relaziona e non ma. Il pensiero della differenza sessuale, Milano
a «imitarlo» e «rappresentarlo». Fuori da qual- 1987). In quest’ottica l’arte si fa al contempo
sivoglia istanza rappresentativa l’artista fa del- strumento politico e luogo in cui s’inscrive una
la sua arte uno spazio segnico il cui significato visione sessuata del mondo e dei soggetti. Già
non è esclusivamente estetico bensì possiede E. Brontë e E. Dickinson si iscrivono in una tra-
un valore di volta in volta religioso, sociale, dizione di dissidenza praticata da donne cultu-
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(una concretezza che spiega la successiva ade- Vamana (il terminus post quem è il 455 d. C.,
sione banfiana al marxismo). L. Anceschi ha quello ante quem il 750 d. C.); il Kavyadarsa di
posto l’attenzione sulla relazione di Autonomia Dandin (seconda metà del VII secolo d. C.); lo
ed eteronomia dell’arte (Firenze 1936), nel pro- Dhvanyaloka di Rajanaka Anandavardhana (IX
getto di una «nuova fenomenologia critica» secolo d. C.); il Kavyalamkara del kasmiro Ru-
che collochi l’arte nelle relazioni con altre for- drata (terminus ante quem il 900 d. C.); l’anoni-
me della cultura. D. Formaggio ha infine di- mo Alamkarasarvasva; il Kavyaprakasa del ka-
stinto fra esteticità e artisticità (Fenomenologia smiro Mammata (fra il X e il XII secolo d. C.); la
della tecnica artistica, Parma-Lucca 1978): la pri- Abhinavabharati del grande maestro Abhinava-
ma è un atteggiamento di tipo gnoseologico, gupta, anch’egli kasmiro (X-XI secolo d. C.); il
mentre la seconda riguarda la sfera tecnico- Sarasvatikanthabharana e lo Srngaraprakasa
pratica (L’idea di artisticità, Milano 1962). L’arte del re Bhojadeva di Dhara (regnante dal 1010
che è consegnata al passato (secondo il detta- al 1062 circa); il Kuvalayananda del poligrafo
to di Hegel) è allora quella ancorata a un’a- Appayyadiksita (1520-1593). Un primo tema di-
stratta concezione del bello, e non quella che battuto è il fine della poesia (il kavyaprayojana).
intende l’artisticità come esito felice d’una Contro la più antica concezione moralistica
prassi tecnica. che la vuole semplice strumento d’istruzione
G. Garelli dilettevole, assimilandola al miele impiegato
BIBL.: G. SCARAMUZZA, Le origini dell’estetica fenomeno- per mimetizzare il sapore amaro d’un medici-
logica, Padova 1976; S. ZECCHI, La fenomenologia dopo nale (Bhamaha e Asvaghosa), Bharata mette in
Husserl nella cultura contemporanea, Firenze 1978; F. primo piano il piacere estetico del fruitore
FELLMANN, Phänomenologie als ästhetische Theorie, dell’opera poetica e quello creativo del suo ar-
Freiburg 1989; M. KRONEGER, Phenomenology and Ae- tefice. Apprendimento per il primo e fama e
sthetics, n. mon. «Analecta Husserliana», 32 (1991); ricchezza per il secondo sono elementi secon-
G. SCARAMUZZA, La fenomenologia e le arti, Milano dari. Mammata paragona l’eventuale funzione
1991; É. ESCOUBAS - B. GINER (a cura di), L’Art au re- didascalica della poesia al discorso erudito
gard de la phénoménologie, Toulouse 1994; A. BON- dell’amante, finalizzato ad accrescere il piace-
FAND, L’expérience esthétique à l’épreuve de la phénomé- re erotico del partner piuttosto che alla sua ef-
nologie, Paris 1995; G. SCARAMUZZA (a cura di), Esteti- fettiva formazione. Altro tema di riflessione è
ca monacense. Un percorso fenomenologico, Milano quello dalla causa della poesia (il kavyahetu),
1996; AA.VV., Phénoménologie & esthétique, Fougères veduta dal punto di vista del poeta. La forma-
1998; M. CARBONI, Non vedi niente lì? Sentieri tra arti zione di costui dipende sì dalla sua prepara-
e filosofie del Novecento, Roma 1999; AA.VV., Esthéti- zione culturale (la vyutpatti), abbracciante di-
que et Phénoménologie, n. mon. «Revue d’esthéti- verse scienze e tecniche oltre a una vasta gam-
que», 36 (2000); E. STRAUS - H. MALDINEY, L’ estetico e
ma di esperienze umane, e dalla costante ap-
l’estetica. Un dialogo nello spazio della fenomenologia,
plicazione (abhyasa) che gli permette di domi-
ed. it. a cura di A. Pinotti, Milano 2005.
nare la tecnica espressiva, ma il fattore essen-
➨ FENOMENOLOGIA; OGGETTO ESTETICO; VALORE ziale, in assenza del quale vi è mera retorica
ESTETICO. anziché poesia, è la pratibha, letteralmente il
«rifulgere di contro» che consente di cogliere
ESTETICA INDIANA. – Testo fondante del-
Estetica indiana con intuizione intensa e limpida il fatto poeti-
l’estetica indiana è il Natyasastra ascritto al co (pratibha bhavayitri), traducendolo vivida-
veggente Sadasiva Bharata (variamente datato mente in linguaggio con accostamenti di paro-
dagli studiosi tra il II secolo a. C. e il II secolo le e di significati cui il fruitore della poesia non
d. C., ma il cui trattato ha raggiunto la sua for- arriverebbe mai da sé (pratibha karayitri). Si
ma attuale verso il VI secolo d. C.), che racco- tratta per Dandin d’una dote congenita
glie e sistematizza le dottrine più antiche rela- (sahaja), derivata dalle latenze d’esistenze pas-
tive ai diversi aspetti dell’opera teatrale e, per sate, che le rifiniture culturali possono acuire
estensione, alla poetica che in essi trova e rendere polita, ma mai sostituire. Essa con-
espressione. Vanno segnalati poi il Kav- sta di due fattori: la capacità di ritenere in tut-
yalamkara di Bhamaha (figlio di Rakrilagomin, ta la sua immediata freschezza e novità il di-
forse buddhista), ripreso e approfondito dal- schiudersi (unmesa) in un lampo della situa-
l’Alamkarasarasamgraha di Udbhata (terminus zione poetica e quella di realizzarne l’espres-
ante quem l’850 d. C.); i Kavyalamkarasutra di sione con pari freschezza e novità (ullekha).
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evoca un oggetto esteriore (vastudhvani), quel- spettatore a partire dall’evento teatrale, piut-
la in cui essa rivela un contenuto connesso tosto che presentato direttamente dall’attore;
agli artifici propri del linguaggio poetico Bhatta Nayaka li contraddiceva entrambi, la
(alamkaradhvani) e quella in cui veicola l’espe- prima teoria mancando di plausibilità in quan-
rienza estetica (rasadhvani), per Abhinavagup- to nessuna realtà può derivare da fattori in se
ta quest’ultima essendo centrale rispetto alle stessi irreali, la seconda essendo parimenti
altre due. In base alla sua relazione con lo implausibile poiché manca in effetti ciò che
dhvani è possibile fornire un metro oggettivo dovremmo inferire in base ai comportamenti
di valutazione della poesia. Essa è infima nello messi in opera dall’attore, che non è veramen-
stile «variopinto» (citra), ove lo dhvani è assen- te innamorato, adirato ecc. Per contro, il rasa
te, sia nel senso – poesia meramente descritti- sorge dall’accorto uso della parola poetica.
va, sia nella forma – poesia con effetti musicali Questa esercita tre funzioni: denotazione di-
superficiali; è mediocre laddove il portato del- retta o indiretta (abhidha), generalizzazione o
la suggestione è subordinato agli effetti retori- idealizzazione (bhavakatva) e illuminazione
ci – ve ne sono otto tipi; è superiore laddove lo fruitiva (bhojakatva); le prime due in combina-
dhvani predomina e subordina a sé tutto il re- zione giovano a evocare i diversi bhava, come
sto. Grande è l’influenza di Anandavardhana emozioni idealizzate suscettibili di fruizione
sui pensatori successivi, ma allo dhvani questi estetica (ad es. non si fruisce dello spettacolo
sostituiscono come sé della poesia il «sapore» offerto da due veri innamorati, che può anzi in-
estetico (il rasa). Si tratta d’una nozione origi- fastidirci, ma della rappresentazione dell’amo-
nariamente connessa alla rappresentazione re universalizzato e spersonalizzato), la terza
teatrale, ove si riferisce alle doti dell’attore. La consente la compenetrazione fruitiva con il
trattazione di Bharata, a quanto sembra dipen- bhava e la sua trasformazione in rasa, tramite
dente da un precedente autore, Nandikesvara, un’esperienza assimilabile sotto certi rispetti a
interessato alla materia erotica, vede il rasa di- quella estatica. Con il tempo da un lato s’assi-
pendente dagli elementi di «atmofera» (i bha- ste alla moltiplicazione dei rasa, portati a nove
va) creati dall’evento teatrale a tre livelli: voca- con l’aggiunta di quello pacato, corrisponden-
le, gestuale e sentimentale. Il bhava è analizza- te alla serena esperienza religiosa, poi a tredi-
to in base alle sue cause: la sua facies passiva ci. Correlativamente, si teorizza un unico rasa
potenziale (il vibhava) è quella che ne causa di cui gli altri non sono che fenomenizzazioni.
l’apprensibilità, ad es. la presenza di donne, L’ultimo grande esponente dell’estetica india-
stagioni ecc., mentre quella attuale (anubhava) na, Jagannatha Panditaraja, fiorito alla corte
ne causa l’effettiva apprensione, ad es. occhia- dell’imperatore Moghul Shah Jahan nel XVII
te, abbracci ecc. Si distinguono dei bhava che secolo, considera elemento distintivo della
vanno e vengono (vyabhicaribhava), compo- poesia la meraviglia (camatkara), capace di
nenti emotive classificate in trentatré varietà, trasfigurare anche emozioni sgradevoli come
ad es. gioia, ansia, invidia, vergogna, depres- la paura, il disgusto e l’orrore in oggetti di frui-
sione, riflessione, debolezza, autodisprezzo, zione impersonale gioiosamente non coinvol-
indolenza ecc., che, come le onde rispetto ta, qualitativamente diversa dalle emozioni le-
all’oceano, o le perle rispetto al filo della col- gate all’io come quelle che prova chi si sente
lana, valgono a enfatizzare il bhava principale, dire «ti è nato un figlio maschio» o «ti darò in-
più stabile (sthayibhava), di otto varietà, quat- genti ricchezze».
tro primarie (erotico, furioso, eroico, ripu- M. Piantelli
gnante) e quattro derivate (comico, patetico, ➨ ARTE; ESTETICA; ESTETICA ORIENTALE.
meraviglioso, pauroso). A ciascuna di queste
corrisponde un rasa, che si sviluppa a partire ESTETICA INFORMAZIONALE. – Corren-
Estetica informazionale
dal bhava corrispondente allorché ci si compe- te dell’estetica contemporanea sviluppatasi a
netra completamente con esso. In una serie di partire dal secondo dopoguerra, in seguito
trattati perduti diversi teorizzatori proponeva- all’evoluzione tecnologica e informatica della
no interpretazioni discrepanti di Bharata: così comunicazione. La tesi centrale dell’estetica
Bhatta Lollata asseriva che il rasa è creato informazionale afferma la possibilità di misu-
dall’attore allorché costruisce il suo personag- rare e quantificare (in termini essenzialmente
gio sullo sthayibhava, mentre Sankuka osserva- numerici) qualunque evento estetico. Le for-
va che in realtà il rasa è fatto inferire dallo me artistiche non sono fenomeni veicolati alla
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BUSH - C. MURK (a cura di), Theories of the Art in Chi- apparire. Le opere d’arte nascono e si svilup-
na, Princeton 1983; L. ZEHOU, The Path of Beauty, pano in un contesto storico che è come il loro
Beijing 1988, tr. it. di A. Crisma, La via della bellezza, ambiente naturale (il milieu): la temperie spiri-
Torino 2004; H.-G. SCHWARZ, Orient-Okzident. Der tuale di un’epoca e di un popolo agisce sugli
orientalische Teppich in der westlichen Literatur, Ästhe- artisti e li influenza allo stesso modo in cui il
tik und Kunst, München 1989; G. MARCHIANÒ (a cura clima agisce sui viventi determinandone la
di), Estetica e modernismo in Cina, Soveria Mannelli sorte in base al principio della selezione natu-
1993; K.K. INADA, A Theory of Oriental Aesthetics: a
rale (Philosophie de l’art, Paris 1881, tr. it. par-
Prolegomenon, in «Philosophy East and West», 47
ziale a cura di O. Settineri, Filosofia dell’arte, Mi-
(1997), 2, pp. 117-131; E. ZOLLA, La filosofia perenne.
L’incontro fra le tradizioni d’Oriente e d’Occidente, Mi- lano 2001). Secondo Auguste Comte invece
lano 1999; H.-G. SCHWARZ, Der Orient und die Ästhe- l’arte deve contribuire al progresso dell’uma-
tik der Moderne, München 2003. nità e alla creazione di un migliore ordine so-
Sull’estetica giapponese: K. SINGER, Spiegel, Schwert ciale fondato sull’altruismo e sul culto dell’es-
und Edelstein. Strukturen japanischen Lebens, sere umano. Non molto lontano è il pensiero
Frankfurt am Main 1991; L. BRÜLL, Die japanische di John Stuart Mill, per il quale il compito
Philosophie, Darmstadt 1993. dell’arte è indicare la possibilità di una felicità
Sull’estetica indiana: S.K. DE, Sanskrit Poetics as a maggiore per gli uomini, la cui realizzazione è
Study of Aesthetic, Berkeley - Los Angeles 1963; A.C. oggetto di valutazione della scienza (System of
SUKLA, The Concept of Imitation in Greek and Indian logic, London 1843, tr. it. a cura di M. Trinchero,
Aesthetics, Calcutta 1977. Sistema di logica deduttiva e induttiva, Torino
Sull’estetica persiana: A.U. POPE, A Survey of Persian 1996).
Art, London 1939; H. CORBIN, L’imagination créatrice Tipicamente positivista è anche la tendenza a
dans le soufisme d’Ibn’ Arabi, Paris 1958; B. GREY, Le spiegare le produzioni artistiche riportandole
peinture persane, Genève 1961; H. CORBIN, Corps spi- a fenomeni o leggi psicologiche e psicofisiche
rituel et terre céleste, Paris 1979. accertabili sperimentalmente: esemplari in
questo senso le indagini di Wilhelm Wundt e
ESTETICA POSITIVISTA (positivistic aesthe-
Estetica positivista l’opera di Theodor Fechner (Vorschule der Äs-
tics; positivistische Ästhetik; esthétique positiviste; thetik, Leipzig 1871). Profondamente diversa
estética positivista). – L’estetica sviluppatasi in ma pur sempre psicologica è l’estetica del-
età positivistica (seconda metà del XIX secolo) l’«empatia», fondata da Theodor Lipps (Ästhe-
privilegia in opposizione al romanticismo un tik, Hamburg 1903-06) e largamente ripresa in
approccio di tipo scientifico e analitico al fe- vari settori della cultura estranei al positivi-
nomeno artistico. Ispirandosi al metodo se- smo. Un rivoluzionario apporto alla psicologia
guito dalle cosiddette scienze «esatte», l’inda- dell’arte deriva poi dalla nascita della psicoa-
gine estetica si concentra sulle opere intese nalisi, con l’opera di Sigmund Freud e Carl G.
come «fatti», ovvero come testimonianze sto- Jung, entrambi persuasi, al di là delle diver-
riche, culturali, antropologiche da esaminare genze, della capacità dell’arte di rivelare le
distaccatamente e spassionatamente: ne na- profondità della psiche.
sce una «sociologia dell’arte» che, se da un la- Il culto dell’oggettività e la concezione della
to toglie all’arte il primato veritativo assegna- bellezza come fondata sull’autoreferenzialità
tole in età romantica, dall’altro apre la strada della forma e sul suo significato immanente –
a innovative ricerche comparative e interdisci- indipendentemente dal coinvolgimento sog-
plinari (rapporto fra le varie arti, fra l’arte e le gettivo e da rimandi estrinseci – sono tipici in-
altre attività umane, importanza del pubblico vece delle estetiche formalistiche: la bellezza
ecc.). Talvolta ciò si traduce però in un’inter- musicale, secondo Eduard Hanslick (Vom Mu-
pretazione ingenuamente deterministica del sikalisch-Schönen, Leipzig 1854, tr. it. a cura di
fatto artistico, ridotto a semplice effetto di leg- L. Distaso, Il bello musicale, Palermo 2001), ri-
gi causali o biologiche. siede solo nella sua forma e nelle sue struttu-
Il maggior esponente dell’estetica sociologica re, non nel sentimento di chi ascolta; la pittu-
è Hippolyte Taine, secondo il quale la «scienza ra, secondo Konrad Fiedler (Schriften über
dell’arte», come ogni altra scienza, non deve Kunst, München 1913-14, tr. it. parziale di C.
emettere giudizi, ma solo constatare e spiega- Sgorlon, L’attività artistica: tre saggi di estetica e
re i fenomeni artistici dando a tutti lo stesso teoria della pura visibilità, Venezia 1963, e di R.
valore e individuando le leggi costanti del loro Rossanda, Aforismi sull’arte, Milano 1994), non
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S. Daniele, Il Mosè di Michelangelo: 1913, Tori- simbolo, in «Aut-Aut», 229-230 (1989), fasc. doppio
no 1991); il rinvenimento dei meccanismi che dedicato a Jung, 296 pp.; F. SALZA, La fanciulla e
presiedono alla ricezione estetica e agli effetti l’eroe. Estetica e mito in Freud, Roma 1994; S. FERRARI,
ad essa connessi – il piacere nei suoi aspetti Lineamenti di una psicologia dell’arte, Bologna 1999;
compositi, ma anche i fenomeni analizzati nel E.H. GOMBRICH, Freud e la psicologia dell’arte, ed. it. a
saggio Das Unheimliche (Leipzig 1919, tr. it. a cura di F. Moronti - C. Roatta - A. Bovero, Torino
cura di C.L. Musatti, Il perturbante, Roma 2001; S. GOSSO (a cura di), Psicoanalisi e arte, Milano
1993). L’eredità forse più interessante dell’e- 2001; R. SICURELLI, Elementi di psicoanalisi dell’arte:
Freud e la creatività artistica, Treviso 2003.
stetica freudiana è però rappresentata dall’ol-
trepassamento della sua configurazione edo-
nistica, già implicito nelle sue premesse teori- ESTETICA SPERIMENTALE (experimental
Estetica sperimentale
che e mediato dal riconoscimento dell’esi- aesthetics; Experimentalästhetik; esthétique
stenza di pulsioni distruttive. Facendo propri expérimentale; estética experimental). – A diffe-
tali motivi, Melanie Klein e i kleiniani Hanna renza dell’estetica filosofica, consiste nello
Segal, Adrian Stokes e Donald Meltzer indivi- studio sperimentale condotto in laboratorio
duano nella bellezza artistica il risultato di delle reazioni suscitate dalle varie espressioni
processi di «riparazione» degli oggetti distrut- artistiche, come il bello, il sublime, il tragico,
ti da tali pulsioni (in tale direzione può sostan- il comico, il patetico. Il suo fondatore, G. Theo-
zialmente venir collocato anche il contributo dor Fechner, in varie opere pubblicate tra il
di Donald W. Winnicott). Criticando l’estetica 1871 e il 1876, tra le quali la più importante è
psicoanalitica per la sua vocazione riduzioni- Vorschule der Ästhetik (Leipzig 1876), auspicò
stica, Jung ravvisa invece nell’opera d’arte sim- un’estetica a base sperimentale per integrare
bolica un punto di contatto tra i differenti ritmi quella filosofica. Infatti, mentre questa parte
temporali della sfera cosciente e dell’incon- da premesse universali per scendere ai parti-
scio collettivo, sottolineandone altresì la va- colari, l’estetica sperimentale dovrebbe stu-
lenza inaugurale e la costitutiva inesauribilità diare fatti e reazioni particolari e da questi ri-
semantica. salire induttivamente fino a principi dotati di
Tra gli studiosi che più hanno contribuito allo validità universale (leggi dell’estetica). Tale
sviluppo di un’estetica psicoanalitica ricordia- mandato è stato raccolto dall’estetica francese
mo ancora Ignacio Matte Blanco, Ernst Kris, contemporanea che, pur avendo in Fechner il
Richard Wollheim, André Green, Franco Forna- suo fondatore, ha trovato sviluppi nel pensie-
ri, Francesco Orlando, Jean-F. Lyotard, Julia ro di Charles Henry, Charles Lalo, Jean-M. Gu-
Kristeva. yau, Gabriel Séailles, Maurice Griveau e Victor
A. Croce Basch, che però non ne condividono la veste
BIBL.: E. KRIS, Psychoanalytic Explorations in Art, New matematizzante e le finalità psicofisiche (l’in-
York 1952, tr. it. di E. Fachinelli, Ricerche psicoanali- flusso di Fechner è stato più evidente nelle
tiche sull’arte, Torino 1988; P. RICOEUR, De l’interpre- estetiche psicofisiologiche anglosassoni).
tation: essai sur Freud, Paris 1965, tr. it. di E. Renzi, A. Stopper - K. Rossi
Della interpretazione: saggio su Freud, Milano 2002; BIBL.: CH. LALO, L’esthétique expérimentale contempo-
J.J. SPECTOR, The Aesthetics of Freud: a Study in raine, Paris 1908; E. GALLI, L’estetica e i suoi problemi,
Psychoanalysis and Art, London 1972, tr. it. di M. Napoli 1936; E. GALLI, La psicologia come base
Graffi, L’estetica di Freud, Milano 1977; R. BODEI (a dell’estetica, in «Deuxième Congrès international
cura di), Letteratura e psicoanalisi, Bologna 1974; A. d’esthétique et de science de Part», Paris 1937; E.
PAGNINI, Psicoanalisi ed estetica, Firenze 1975; F. FOR- GALLI, L’azione delle tendenze nel fenomeno estetico, in
NARI, Cinema e icona: nuova proposta per la psicoana- «Rivista di psicologia», 2 (1937); A.R. CHANDLER -
lisi dell’arte, Milano 1979; L. RUSSO, La nascita E.N. BARNHART, A Bibliography of Psychological and
dell’estetica di Freud, Bologna 1983; S. FERRARI, Psico- Experimental Aesthetics 1864-1937, Berkeley 1938;
analisi arte e letteratura: bibliografia generale: 1900- G. RÉVÉSZ, Einführung in die Musikpsychologie, Bern
1983, Parma 1985; M. LAVAGETTO, Freud, la letteratu- 1946, tr. it. di B. Callieri, Psicologia della musica, Fi-
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Study in Psychoanalysis and Aesthetics, London 1985, der Psychologie, Basel 1951, tr. it. di B. Callieri, Trat-
tr. it. di F. Bassan - M. Zuccari, Arte e psiche: fenome- tato di psicologia, Torino 1960, pp. 397-410; M. BENSE,
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1993; F. SALZA, La tentazione estetica: Jung, l’arte, la tica, Milano 1974; D. HUISMAN, Pour une esthétique de
letteratura, Roma 1987; AA.VV., Jung. La tensione del laboratoire, in «Revue générale des Sciences»,
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burg i.B. 19377, n. 501). L’esperienza quotidia- za, che negli altri animali è chiamata estimati-
na ci mostra che gli animali sono capaci di ap- va naturale, nell’uomo viene detta cogitativa,
prezzamenti di valore concreto (intentiones in- poiché raggiunge queste immagini intenziona-
sensatae). «L’animale – scrive Tommaso – ha li mediate una specie di ragionamento» (Sum.
invece necessità di ricercare o di fuggire alcu- theol., I, q. 78, a. 4).
ne cose, non soltanto perché sono o non sono C.A. Graiff
gradevoli alla sensazione, ma ancora per altre BIBL.: M THOMAS, La notion de l’instinct et ses bases
funzioni e utilità, oppure per certi nocumenti. scientifiques, Paris 1936; C. FABRO, Percezione e pensie-
Così la pecora vedendo venire il lupo, fugge, ro, Brescia 19622, pp. 154 ss.; V. MIANO, Psychologia
non perché le è sgradito il colore o la figura, metaphysica, Torino 1963, p. 109; S. VANNI ROVIGHI,
ma perché suo nemico naturale; parimenti Elementi di filosofia, Brescia 1963, vol. III, pp. 123-
l’uccello raccoglie le pagliuzze non perché pia- 124.
cevoli ai sensi, ma perché utili a fare il nido. È ➨ COGITATIVA.
dunque necessario che l’animale percepisca
questi dati intenzionali che non cadono sotto ESTRINSECO / INTRINSECO (extrinsic /
Estrinseco / intrinseco
i sensi esterni. E quindi bisogna che esista un intrinsic; äusserlich / innerlich; extrinsèque / in-
principio operativo distinto di queste perce- trinsèque; extrínseco / intrínseco). – Estrinseco è
zioni», diverso dal senso esterno, che percepi- in generale ciò che non entra nella definizione
sce solo la forma sensibile (Sum. theol., Ia, q. o nella composizione di un essere; il suo op-
78, a. 4): principio, quindi, che apprende le in- posto è intrinseco.
tentiones o valori concreti che incidono sulla Nella distinzione aristotelica delle quattro
conservazione della vita come tale, e che non cause, vengono dette estrinseche quelle che si
sono rilevabili dalle sole qualità esteriori degli riferiscono a un principio distinto dal causato
oggetti stessi: «[...] tali sono Socrate, il figlio di stesso, e tali sono la causa efficiente e finale;
Diaris, un amico e altre cose del genere che di- mentre gli altri principi, materia e forma, che
rettamente e in genere sono conosciuti dall’in- intervengono a costituire l’essere materiale in
telletto, e in particolare sono conosciuti dalla sé, sono le cause intrinseche (Metaph., a, 2,
cogitativa nell’uomo e dall’estimativa negli al- 994 a - 995 a). Nella logica classica si dicono
tri animali» (Sum. theol., III, Supplementum, q.
denominazioni intrinseche quegli attributi o
92, a. 2). Anche l’uomo è animale, e deve pos-
predicati che determinano un soggetto per
sedere le facoltà che gli permettano lo svolgi-
qualcosa che ne costituisce o qualifica l’essere
mento della vita animale; essendo la sua ani-
in se stesso, mentre sono estrinseche le deno-
malità più perfetta, in quanto ordinata alla ra-
minazioni che gli competono per rispetto ad
gione, il suo istinto ha un carattere particolare
altro.
e in luogo dell’estimativa possiede la cogitati-
Red.
va. L’estimativa è pertanto nell’animale il ver-
tice della conoscenza in quanto lo informa e lo ➨ CAUSA; DEFINIZIONE; DENOMINAZIONE.
guida sulla condotta della propria vita. L’ani-
male però «non può arrivare da sé ex novo alle ESTROVERSIONE / INTROVERSIONE
Estroversione / introversione
apprensioni che hanno da regolare le condotte (extroversion / introversion; Extraversion / Intra-
fondamentali; l’uomo, invece, lo può, racco- version; extraversion / introversion; extroversión /
gliendo, per mezzo dei confronti tra i contenuti introversión). – Coppia di termini che Jung in-
degli oggetti, i valori che di fatto ha offerti troduce per indicare il duplice orientamento
l’esperienza passata» (C. Fabro, Percezione e della libido in quanto flusso continuo di ener-
pensiero, Brescia 19622, p. 155). «Si deve ancora gia psichica a carattere interpretativo-informa-
notare che, riguardo alle percezioni dei sensi, tivo, ma anche i relativi processi di progressio-
non vi è differenza tra l’uomo e gli altri anima- ne e di regressione che, nel loro stabilizzarsi,
li; analoghe infatti sono le trasmutazioni subi- vengono a costituire due differenti tipi di at-
te da parte degli oggetti sensibili esterni. Vi è teggiamento umano: l’uno orientato verso il
differenza invece quanto ai dati intenzionali mondo esterno (tipo estroverso) e l’altro verso il
sopra ricordati: poiché gli altri animali li per- mondo interno (tipo introverso). Componendo
cepiscono solo per un certo istinto naturale, tali tipi di atteggiamento con le quattro funzio-
mentre l’uomo può arrivarci mediante una ni psichiche fondamentali (pensiero, senti-
specie di ragionamento. Perciò quella poten- mento, sensazione e intuizione) che egli rin-
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La storia successiva della voce aijqhvr è compli- cieli sono fatti di fuoco, ma perché questi ulti-
cata dal fatto che da un certo momento in mi sono fatti di un elemento in perenne movi-
avanti l’aither diventa fuoco. È molto probabile mento (Aristotele, De mundo ad Alexandrum
che Anassagora sia responsabile per questo 392 a 5-9). Il richiamo all’etimologia stabilita
radicale cambio di riferimento. Più volte Ari- da Platone e accettata da Aristotele è in que-
stotele ricorda Anassagora come colui che per sto caso trasparente. Si noti tuttavia che Ari-
primo ha usato il nome aither in riferimento al stotele non fa mai uso del termine aijqhvr per ri-
fuoco (Aristotele, De caelo 270 b 24-25 = Anas- ferirsi al suo corpo semplice celeste. A diffe-
sagora, 59 A 73 D.-K.; Aristotele, De caelo 302 b renza dell’autore del De mundo, Aristotele evi-
2-4 = Anassagora, 59 A 3 D.-K.; Aristotele, Me- ta sistematicamente l’uso del nome aijqhvr. Se
teor., 369 b 21-31 = Anassagora, 59 A 84 D.-K.). è vero che il termine aijqhvr racchiude in sé il ri-
L’identificazione di aijqhvr con fuoco è accettata chiamo alla mobilità che è sicuramente la ca-
dagli stoici, che contribuiscono a eclissare ratteristica principale (ma non unica) del cor-
l’originaria associazione tra aijqhvr e aria. Per gli po semplice celeste aristotelico, è vero che
stoici le stelle e i corpi celesti sono fatti di aijqhvr è pur sempre percepito come un tipo di
aijqhvr. Per Crisippo si veda Stobeo, Ecloghe I fuoco o di aria (a seconda delle tradizioni). Ma
21. 5 (= Ario Didimo fr. 31 = SVF II 527). Per Po- per Aristotele è indispensabile che il corpo
sidonio si veda invece Stobeo, Ecloghe I 24 (= semplice celeste non sia in nessun modo ridu-
Ario Didimo fr. 32 = Edelstein-Kidd, fr. 127). Lo cibile a fuoco o aria. Chiamando il suo corpo
straordinario successo della fisica stoica nel semplice celeste aijqhvr Aristotele avrebbe si-
mondo antico spiega come mai nelle fonti curamente oscurato questo aspetto fonda-
dossografiche successive l’identificazione di mentale della sua teoria. La maggior parte dei
aither con fuoco sia imposta anche per autori contemporanei di Aristotele avrebbe infatti
che sono estranei alla tradizione anassagorea pensato al corpo semplice celeste aristotelico
e stoica. Platone è sicuramente estraneo a come ad un tipo di aria o di fuoco (a seconda
questa tradizione. Nel Cratilo il nome aither delle tradizioni). Per una ulteriore discussione
viene etimologizzato come segue: aijqhvr<ajei; del corpo semplice celeste di Aristotele e la
qei' peri; to;n ajevra rJevwn (Platone, Crat. 410 b 6- terminologia usata da Aristotele e dalla tradi-
7). Stando all’etimologia platonica, la caratte- zione Quinta essentia. La storia del termine
ristica principale dell’aijqhvr è la sua mobilità aijqhvr nel mondo antico è infine complicata dal
(ajei; qei'). Allo stesso tempo l’aijqhvr è distinto fatto che l’autore dell’Epinomide introduce un
dall’aer. L’etimologia platonica suggerisce in- quinto corpo accanto a terra, acqua, aria e fuo-
fatti che l’aijqhvr stia più in alto dall’aer (peri; co e lo chiama aijqhvr. L’autore dell’Epinomide
to;n ajevra rJevwn). Questa etimologia è accettata prende le mosse dal Timeo di Platone, e in par-
anche da Aristotele. Nel De caelo Aristotele ri- ticolare dall’associazione che Platone instaura
corda l’esistenza di una tradizione antica e ve- in questo dialogo tra corpi e poliedri regolari.
nerabile che associa l’ aither ai cieli in virtù del- Nel Timeo la terra è infatti associata al cubo,
la sua mobilità (aijqhvr<ajei; qei'). Aristotele ag- l’acqua all’icosaedro, l’aria all’ottaedro, e il
giunge che Anassagora è responsabile per fuoco alla piramide. La geometria al tempo di
l’abuso del termine aither e la sua identifica- Platone conosceva tuttavia un quinto poliedro
zione con il fuoco (Aristotele, De cael. 270 b 20- regolare: il dodecaedro. L’autore dell’Epinomi-
25). È chiaro che l’etimologia platonica è de se ne serve per introdurre il quinto corpo
quanto meno neutrale rispetto all’equazione che egli chiama aijqhvr ([Platone], Epinomide
aijqhvr = fuoco. Anche alla luce dell’importanza 981 c 5-8). Per capire il senso dell’operazione
che Platone e Aristotele assegnano alla mobi- tentata dall’autore dell’Epinomide bisogna
lità dell’aijqhvr non sorprende che nella tradi- prestare attenzione all’ordine in cui i cinque
zione aristotelica i cieli siano spesso conside- elementi sono elencati: terra, acqua, aria,
rati eterei in virtù della loro mobilità. L’autore aijqhvr e fuoco. L’aijqhvr è un corpo intermedio
del De mundo, per esempio, accetta la divisio- utilizzato non per spiegare non i fenomeni ce-
ne del mondo naturale in una sfera celeste fat- lesti o quelli atmosferici, bensì per elaborare
ta di aijqhvr e in una regione sublunare fatta di una teoria demonologia che sviluppi in modo
terra, acqua, aria e fuoco. È significativo che sistematico i riferimenti, frequenti nei dialoghi
egli senta il bisogno di aggiungere che la sfera platonici, all’esistenza di entità intermedie il
celeste è fatta di aijqhvr non perché le stelle e i cui compito principale è quello di svolgere una
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calore e altri agenti imponderabili diventasse- La teoria maxwelliana veniva a porre su basi
ro solo differenti modi di movimento di nuove e ancor più urgenti un problema relati-
quest’unico fluido. La teoria ondulatoria della vo all’etere che già si era posto nell’ottica pre-
luce era il primo passo per la costruzione di maxwelliana.
questa nuova scienza. Questa teoria richiede- L’ammissione di un etere che pervade tutto lo
va l’elaborazione di un modello meccanico di spazio, le cui vibrazioni sono da identificarsi
un mezzo, un etere capace di trasmettere onde con la luce, poneva una questione: l’etere che
trasversali (con vibrazioni perpendicolari alla si trova addensato in un corpo si muove col
direzione di propagazione); ciò costituiva una corpo? In altri termini: la velocità della luce
seria difficoltà, poiché la trasversalità delle vi- emessa da un corpo risente della velocità di
brazioni richiedeva che l’etere, pur essendo un esso? Fresnel propose l’ipotesi del trascina-
fluido sottilissimo e imponderabile, fosse an- mento parziale: un corpo che si muove non tra-
che un solido rigidissimo, perché soltanto i scina con sé tutto l’etere in esso contenuto,
solidi trasmettono vibrazioni trasversali. In ef- ma solamente l’eccesso di etere che esso con-
fetti l’opera di Fresnel diede avvio a svariate tiene rispetto a quello che è contenuto in un
indagini volte a stabilire le basi matematiche volume uguale di spazio vuoto. Con questa
dei principi dell’ottica e la struttura meccanica ipotesi egli riusciva a spiegare tutti i fenomeni
dell’etere. Il tema suscitò particolare interesse risultanti dal movimento rapido di un corpo ri-
in Inghilterra, ove furono intensamente stu- frangente. Nonostante le conferme, l’ipotesi di
diati i mezzi continui, dando i risultati più bril- Fresnel fu contestata nel 1845 da G. Stokes il
lanti con le ricerche sulle interazioni tra elettri- quale sostenne che, nel caso del moto della
cità e magnetismo di Faraday prima, di Max- Terra e dell’atmosfera che la circonda, occorre
well poi. ammettere il totale trascinamento dell’etere nel-
Nella teoria di Maxwell la nozione caratteristi- le immediate vicinanze della superficie terre-
stre, che si tramuta in trascinamento che de-
ca è il campo elettromagnetico, cioè una por-
cresce gradualmente al crescere della distanza
zione di spazio che è in ogni suo punto sede di
dalla Terra. Stokes concepiva l’etere come un
forza elettriche e magnetiche; nel campo è
solido viscoso ed elastico in cui era difficile
abolita l’azione a distanza, caratteristica della
pensare che la Terra si muovesse senza trasci-
fisica newtoniana-laplaciana, e domina l’azio-
nare con sé gli strati più vicini. Un’esperienza
ne per contatto. Il supporto materiale del cam-
di Fizeau del 1851 sembrò confermare l’ipotesi
po elettromagnetico, l’etere elettromagnetico, di Fresnel. Molti altri tuttavia furono i tentativi
è considerato da Maxwell un sistema materia- sperimentali di affrontare la questione. Di
le di natura meccanica, dunque in via di prin- grande rilievo fu l’esperimento compiuto nel
cipio rappresentabile con un modello mecca- 1881 da A.M. Michelson: con un apparato det-
nico. Tuttavia Maxwell impiegò, nella tratta- to «interferometro» egli tentò di rilevare speri-
zione dei sistemi meccanici, la formulazione mentalmente il moto della Terra rispetto
dei principi della meccanica che diede W. Ha- all’etere (supposto immobile rispetto allo spa-
milton, la quale consente di applicare i princi- zio assoluto), il «vento d’etere», come si disse.
pi della meccanica a un sistema materiale sen- L’esperimento sarà perfezionato e ripetuto va-
za entrare nei dettagli della sua costituzione, rie volte, da Michelson con E. Morley prima, da
cioè senza vincolarsi a un modello particolare. Morley con D. Miller poi, e sempre il risultato
La dinamica astratta hamiltoniana incontrò fu lo stesso: l’etere è completamente trascina-
un grande successo nella fisica inglese e con- to dalla Terra, non è possibile mettere in rilie-
tribuì a formare un ambiente che si caratteriz- vo alcun vento d’etere, tutto accade come se la
zava per un uso particolare dei modelli mecca- Terra fosse immobile rispetto all’etere, la velo-
nici, che non ne privilegiava alcuno, ma che li cità della luce non è influenzata dal moto della
usava in via euristica e strumentale, disposto Terra, essa ha un valore costante che non di-
a cambiare modello in funzione di una mag- pende dal movimento della sorgente. Michel-
gior utilità. Coronamento delle ricerche max- son interpretò dunque il suo esperimento co-
welliane fu l’identificazione della luce con me una conferma dell’ipotesi di Stokes del tra-
un’onda elettromagnetica, che conduceva im- scinamento totale. Ora, le equazioni di Ma-
mediatamente a identificare l’etere ottico con xwell, per la loro forma matematica, non risul-
quello elettromagnetico. tano essere invarianti per le trasformazioni di
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M.J.S. HODGE (a cura di), Conceptions of Ether. Studies senso non più l’essere che dura nel tempo, ma
in the History of Ether Theories in 1740-1900, Cam- l’essere che persiste in modo intemporale; una
bridge 1981. qualità dell’essere non rappresentabile in al-
➨ CIELO - CIELI; ELEMENTO; EPINOMIDE; LUCE; MATE- cun modo, ma soltanto concepibile mediante
RIA; MECCANICA; RELATIVITÀ. un elevato grado di astrazione; e neppure
esprimibile direttamente, poiché il nostro lin-
ETERNITÀ (gr. ajidiovth", aijwvn; lat. aeviterni-
Eternità guaggio è come irretito nella temporalità; don-
tas, da cui, per contrazione, aeternitas - eternity; de il paradosso di dover parlare dell’eternità
Ewigkeit; éternité; eternidad). – In senso proprio con termini che hanno originariamente un
e primario eternità significa assoluta intempo- senso temporale.
ralità, durata esente da qualsiasi successione, 2. Eternità e successione. – Per enucleare la no-
e pertanto si riferisce a Dio, come ab-solutus zione di eternità giova anzitutto purificare la
(anche dal tempo). In senso analogo al prece- nozione di «durata», comune all’eternità e al
dente, l’eternità viene attribuita a ciò che, pur tempo, da ogni idea di «successione», per la-
avendo un inizio nel tempo, trascende il tem- sciarvi soltanto la nota della persistenza. Il vo-
po in quanto immortale: anima umana, ange- cabolo stesso di durata, richiamando inizial-
lo; ugualmente l’eternità è attribuita talora al mente l’idea qualitativa della durezza e astra-
mondo, in quanto questo venga ritenuto eter- endo invece da quella quantitativa dell’esten-
no, ossia esistente nel tempo, ma senza inizio dersi, aiuta la mente a introdursi nell’esatta
né fine. nozione di eternità e fa rientrare l’aspetto
SOMMARIO: I. Questioni teoretiche: 1. Nozione quantitativo di essa in quello qualitativo. Men-
comune e nozione filosofica. - 2. Eternità e succes- tre dunque il tempo implica solo una durata
sione. - 3. Eternità e limite. - 4. Totalità e puntua- parziale, in cui la cosa non insiste in se stessa
lità nella durata eterna. - 5. Coesistenza del tempo con tutta se stessa, ma, a cagione della sua im-
all’eterno. L’eternità come principio della cognizio- perfetta solidità ontologica, insiste per un ver-
ne divina dei futuri liberi. - 6. In qual senso il tem- so e desiste dall’altro, devolvendosi da una
po sia immagine dell’eternità. - 7. Conoscenza in- determinazione all’altra, l’eternità invece im-
temporale del tempo. - 8. Eternità, tempo e creazio- plica una durata totale, in cui l’essere insiste
ne. - II. Storia del concetto: 1. Parmenide, Plato- in se stesso con tutto se stesso e, grazie alla
ne. - 2. L’ucronia del sapiente nell’epicureismo e sua perfetta solidità ontologica, dimora senza
nello stoicismo. - 3. Plotino, Agostino. - 4. Tomma- desistenza alcuna nella totalità delle sue de-
so, Ockham, Spinoza. - 5. Bruno, Suárez, Cam- terminazioni. D’altronde (e qui ancora la vis
panella. - 6. L’«Enciclopedia», Kant. - 7. Hegel, originaria dei vocaboli soccorre, essendo sollus
Gentile, Lequier, Barth. - 8. Nietzsche, Heidegger, = totus) la «solidità» ontologica non è che
Severino, Pareyson, Levinas. l’espressione della «totalità», giacché mentre
I. QUESTIONI TEORETICHE. – 1. Nozione comune e è massima nell’essere infinito, vien decrescen-
nozione filosofica. – In tutti gli idiomi indoeuro- do quanto più diviso e parziale si fa l’essere fi-
pei il vocabolo si forma da una radice che indi- nito.
ca la «forza vitale», in quanto si esprime non Che la durata sembri importare sempre un’e-
nel movimento, ma nella durata del vivente stensione successiva di prima e di poi, e che
(onde il lat. vivax significa «longevo», e non quindi anche l’eternità si presenti all’intelletto
«vivace»). Questa radice trascorre poi a signi- come un fluire, dipende dalla temporalità che
ficare anche la durata di enti inanimati oppure inerisce alla nostra esperienza conoscitiva e al
quella di enti animati, ma senza più riguardo nostro linguaggio. Né peraltro si può ridurre
all’originaria connessione tra vita e durata. l’eternità alla mera attitudine, che abbia l’infi-
L’eternità non è allora che la permanenza in- nità divina, a coesistere a un tempo immagi-
definita di una cosa colta nell’esperienza sen- nario infinito. Essa è una durata vera e propria,
sibile (cfr. Sal 76, 6: «annos aeternos», lunghi che va esente da successione, non perché ven-
anni passati). Da questo significato comune, ga meno alla natura di durata, ma proprio per
legato alla percezione del tempo, deriva la no- esercitarla essenzialmente e perfettamente. Il
zione filosofica più propria di eternità, che l’in- suo concetto è dunque analogico e imperfetto;
telletto forma, raffinando e poi rovesciando ta- come Dio conosce intemporalmente la «dura-
le significato, fino a concepire un’intemporali- ta temporale», così l’uomo conosce temporal-
tà assoluta (ucronia). Eterno dicesi in questo mente la «durata intemporale».
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nella memoria (o nella ritenzione intenziona- scenda e avvolga l’intera durata del tempo.
le, per dirla con Husserl) e il futuro è apperce- Siccome, infatti, la sua durata è simultanea e
pito come futuro nella tensione della volontà indivisibile, né fluisce parte per parte, essa è
(o nella protensione intenzionale). In Dio, in- tutta presente a ciascuna parte del tempo e
vece, né il passato viene rammemorato come tutta presente a tutto il tempo. Perciò l’eterni-
passato, né il futuro viene atteso come futuro, tà ha sempre presente il mondo, sebbene il
ma la totalità dell’esistenza è vissuta simulta- mondo cominci ad essere presente a Dio nel
neamente. Onde nulla essendovi che ne rece- punto in cui comincia la sua esistenza, ossia
da (nel passato), o vi acceda (dal futuro), l’esi- nel punto intemporale in cui comincia il tem-
stenza infinita è atto senza ulteriorità o ante- po (cfr. Tommaso, Sum. theol., I, q. 14, art. 13 e
riorità, quindi presenzialità assoluta e, sicco- il comm. di Gaetano).
me questa esclude il prima e il poi, «ucronia Tale presenza a Dio di tutto il tempo viene im-
assoluta», assoluta intemporalità. pugnata da Duns Scoto (cfr. Quæstiones in Pri-
5. Coesistenza del tempo all’eterno. L’eternità co- mum librum Sententiarum, d. 39) con parecchi
me principio della conoscenza divina dei futuri li- argomenti, che girano sostanzialmente intor-
beri. – Poiché la presenzialità assoluta del- no a questo: siccome le cose future assoluta-
l’eternità divina è una durata puntuale e indi- mente indeterminate non esistono ancora,
visibile, tutto l’essere temporalmente succes- non possono essere presenti, nella loro esi-
sivo della creatura le coesiste simultaneamen- stenza, ad alcun intelletto, nemmeno a quello
te, e in virtù di tale coesistenza simultanea divino. La conoscenza dell’esistenza di una co-
vien da Dio conosciuto. Anche i futuri liberi, sa è la sola che non possa aversi senza che la
che non sono leggibili nelle loro cause prossi- cosa esista, ed è impossibile conoscere con
me, non essendovi determinati antecedente- verità l’esistente, se questo non abbia l’attua-
mente, vengono da Dio conosciuti in questa lità dell’esistenza. Perciò le cose future sono
presenza del tempo all’eterno. Essi dunque gli tutte insieme presenti all’intelletto divino
sono noti perché egli quale causa trascenden- obiettivamente, cioè come contenuti ideali co-
tale li opera e, conoscendo sé operante, cono- nosciuti; ma fisicamente, cioè come cose
sce anche quelli come termini della sua opera- aventi l’atto reale, passano dal non essere
zione; così come, p. es., si conosce la cosa che all’essere, dalla non presenza alla presenza e
sarà, nella volontà che la decreta. La presenza inseriscono una successione nell’eternità
del futuro all’eternità non è la presenza sua stessa di Dio. Nella «durata» eterna di Dio la
nelle cause, che ne sono gravide, e neppure è coesistenza al mondo succede alla non coesi-
la semplice presenza obiettiva del conosciuto stenza.
al conoscente (come l’eclisse futura è presente Nelle obiezioni scotistiche i fautori dell’eterni-
all’intelletto che la pronostica), ma è la simul- tà simultanea scorgono l’influsso fallace della
taneità dell’esistenza di due estremi, di cui facoltà immaginativa, la quale contraffà il nunc
uno è l’eterno e l’altro l’ente futuro, preso non eterno, che ha il tutto in uno, guardandolo at-
nella sua futuribilità, ma nella sua propria esi- traverso la categoria del tempo, che ha il tutto
stenza attuale. È infatti vero che ogni punto disperso e diviso nella successività. La presen-
del tempo viene successivamente all’esistenza za, non solo obiettiva, ma fisica, del tempo al-
dopo gli altri, ma il «dopo» è una determina- l’eterno è una conseguenza necessaria dell’e-
zione appunto «temporale», tale cioè che terogeneità ontologica tra il creatore e le crea-
esprime solo un rapporto con altri punti di ture; queste come sono eminentemente con-
quella successione che è il tempo; ma non può tenute in quello per rispetto all’essere, così lo
avere affatto il significato di situare un punto sono per rispetto alla durata. La tradizione
del tempo in rapporto a Dio: il futuro «sarà», scolastica – echeggiando Plotino – ricavava
rispetto al presente non eterno, ma «è» rispet- dalla geometria un modello immaginativo del
to al presente eterno: il primo predicato espri- difficile rapporto: la molteplicità dei punti suc-
me il rapporto con il nunc temporale, il secon- cessivi del tempo sta presente al punto immo-
do invece con il nunc eterno. Dicendo che Dio bile dell’eterno come la molteplicità dei punti
è sempre esistito, non si dice adeguatamente successivi della circonferenza sta presente al
la durata eterna di lui, ma soltanto si dice che centro (cfr. Tommaso, C. Gent., l. I, cap. 66).
in ogni momento del tempo Dio coesiste al Ma l’analogia è difettiva, perché non solo il
mondo, benché la sua specifica durata tra- centro, bensì ogni punto della circonferenza
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Anche qualora si concepisse il mondo come lità massiccia dell’essere, che è presente tutto
creato «in initio temporis», la sua derivazione insieme a ogni singolo momento della succes-
da Dio non deve essere pensata secondo sche- sione, cioè la pura immutabilità, e non l’in-
mi immaginativi, quale derivazione in una co- temporalità. E poiché è improbabile che i di-
mune durata; come se Dio «prima» fosse sen- scepoli abbandonassero un punto non solo
za coesistere al mondo, che non era, e poi, caratteristico, ma culminante della dottrina,
nell’istante creativo cominciasse a coesistere questa interpretazione limitativa del fram-
ad esso; bensì come derivazione nell’ordine mento di Parmenide trova rincalzo nella teori-
metafisico, essendo egli indipendentemente ca di Melisso, che fa durare l’essere in una
dal mondo e il mondo, al contrario, dipenden- continuità temporale senza alterazione sì, ma
temente da Dio. Il mondo è creato nell’inizio non senza successione dell’identico.
del tempo, che viene creato con lui, e non già Si ritiene che anche Platone, in un passo del
un tempo, che già fosse prima di lui. Non vi è, Timeo (38 a), esponga la nozione di eternità si-
infatti, prima del mondo alcun tempo vuoto in multanea: «Noi diciamo che la sostanza eterna
cui il mondo potesse cominciare, ma soltanto era, che è e che sarà, mentre ad essa, secondo
l’eternità, che va esente da successione e che il vero ragionamento, si addice solamente l’è,
pone, creando, la successione. Il primo mo- mentre l’era e il sarà conviene che si dicano
mento del tempo è quindi necessariamente un della generazione che si svolge nel tempo. In
tempo senza passato. Perciò anche la proposi- effetti, questi sono movimenti, mentre a ciò
zione di Meister Eckahrt, che Dio non è mai che è sempre immobilmente identico non
esistito senza il mondo né il mondo mai senza conviene divenire né più vecchio né più giova-
Dio, è accettabile, se quel «mai» si riferisce a ne nel corso del tempo, né l’esser nato a un
un momento temporale; giacché, dato il tem- certo momento, né il nascere ora, né l’essere
po, è data la coesistenza di Dio al mondo e del in avvenire: nulla infatti gli conviene di quanto
mondo a Dio. L’asserto corrisponde allora alla la generazione ha conferito alle cose che si
proposizione «Dio non creò mai il mondo», muovono nell’ordine del sensibile, che sono
che Agostino accetta almeno nel senso che forme del tempo che imita l’eternità e si muo-
«Dio non creò il mondo in alcun momento del ve ciclicamente secondo il numero». Proclo (In
tempo» (Confessioni, XI, 30: «Che altro vuol di- Platonis Timaeum commentaria, Lipsiae 1903-
re “mai” se non “in nessun tempo”?»). 06, p. 73 C), interpolando Platone mediante
II. STORIA DEL CONCETTO. – 1. Parmenide, Platone. Plotino, trova in questo testo la contrapposi-
– I più remoti antecedenti della nozione, che è zione dell’eternità simultanea (to; aijw vnion)
stata sopra descritta teoreticamente, sembra all’eternità successiva (to; ajei; to; cronikovn). In
che, per limitarci alla cultura occidentale, si realtà sembra piuttosto che Platone contrap-
trovino nell’ontologia di Parmenide. In essa, ponga l’immutabilità alla mutevolezza, non la
infatti, l’essere è forse inteso come eterno non simultaneità alla successione.
solo nel senso comune, perché dura inaltera- 2. L’ucronia del sapiente nell’epicureismo e nello
bile in una continuità successiva indefinita, stoicismo. – Più importante delle dottrine onto-
ma addirittura nel senso strettamente metafi- logiche e teologiche è l’influsso che sopra la
sico, perché dura in una simultaneità assoluta, formazione del concetto di eternità esercitaro-
senza continuità successiva e senza differenza no le filosofie dell’esperienza morale, cioè
di tempo. Infatti, egli afferma, «né era [quasi l’epicureismo e lo stoicismo.
non sia], né sarà [quasi non sia stato], poiché In esse, infatti, l’idea dell’eternità è conseguita
è nell’istante presente tutto insieme» (ejpeiv per via psicologica come l’idea di una coscien-
nu'n e[stin oJmou' pa'n; H. Diels - W. Kranz [a cura za perfetta, astratta per intensità di vita dalla
di], Die Fragmente der Vorsokratiker, Berlin vicissitudine sensibile e puntualizzata nell’in-
1951-526 [rist. Zürich 1996], 28 B 8, 5). tero possesso di sé. La tesi epicurea della
Tuttavia se questo passo si confronta con altre «ucronia del sapiente», al quale la protrazione
parti dell’ontologia di Parmenide, nelle quali o l’interruzione della durata non protrae o in-
l’essere viene descritto con attributi manife- terrompe la felicità, suppone appunto la pos-
stamente spaziali, cioè come sussistenza soli- sibilità di riunire in un istante intemporale tut-
da e finita di tipo corporeo, e non già come to il valore eudemonologico disteso nella suc-
mente, né come mente infinita, allora l’eterni- cessione temporale, e di viverlo, così riunito,
tà eleatica sembra non essere altro che la tota- in un atto indivisibile. Ogni momento della vi-
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porto tra la volontà creante, la quale è immu- l’eterogeneità tra le due durate vanno invece
tabile e istantanea, e le cose create mutevoli e smarrite nella filosofia di Ockham, che prende
successive, che da quella volontà risultano, l’eternità come una durata successiva senza
trova un’illuminante analogia nella stessa vo- principio e senza fine, in cui hanno luogo mu-
lontà creata, la quale è parimenti in grado di tazioni, ma esenti da imperfezione (cfr. Centi-
raccogliere e puntualizzare nell’unità del suo logium theologicum, 12 C e 7 E). Contro la con-
decreto gli atti che si devolveranno poi ad extra fusione tra eternità in senso proprio e «dura-
nella successione e nella molteplicità (De civi- ta» (duratio) ininterrotta, che giudicava essersi
tate Dei, XII, 17). diffusa nella scolastica, si pronuncerà anche
4. Tommaso, Ockham, Spinoza. – In Tommaso la Spinoza (cfr. Ethica, parte I, def. VIII; parte II,
teoria dell’eternità riceve una compiuta siste- def. 5). Ma la sua identificazione dell’eternità
mazione metafisica, in cui convergono i motivi con l’esistenza dell’unica sostanza, in quanto
della speculazione agostiniana e quelli, di de- implicata nell’essenza di essa e quindi neces-
rivazione aristotelica, propri della sua metafi- saria («Per eternità intendo l’esistenza stessa,
sica generale. L’eternità, definita con Boezio in quanto concepita come necessariamente
nei termini già sopra ricordati nell’esposizione conseguente dalla sola definizione di cosa
teoretica, è dedotta immediatamente dall’at- eterna» – ibi, parte I, def. VIII), favorirà quella
tualità pura di Dio, che come non ammette immanentizzazione dell’eternità nel mondo –
svolgimento da un essere a un altro, così nem- o inserimento panenteistico del mondo in Dio
meno ammette di conservare e quasi ripigliare – che comportando la perdita del senso della
in una durata successiva la sua propria attua- netta eterogeneità tra il creatore e la creatura,
lità. Perciò la nota essenziale dell’eternità è porterà anche alla perdita della netta eteroge-
l’identità permanente e puntuale, e la differen- neità tra eternità e temporalità.
za primaria tra essa e il tempo è l’essere «tutta 5. Bruno, Suárez, Campanella. – Nonostante
insieme» (tota simul). La carenza di principio e l’esaurimento della scolastica, la teoria del-
fine è invece secondaria, poiché quando pure l’eternità rimase durevolmente immutata. Il
il tempo durasse da sempre e per sempre in- pensiero moderno, che tanto si applicò ad ap-
terminabilmente, implicherebbe tuttavia un profondire il concetto di tempo, si limitò nor-
fluire successivo, in cui un principio e una fine malmente a riprendere senza arricchimenti
si potrebbero pur sempre segnare, riferendosi speculativi il concetto di eternità, come ad
ad libitum a qualche parte della sua continuità esempio nel razionalismo di Spinoza o in quel-
(Sum. theol., I, q. 10). lo di Leibniz; oppure a rifiutare come incon-
Questa teoria è integrata da Tommaso con grua l’idea dell’eternità simultanea, conside-
quella dell’aevum, cioè di una durata che sta in rando legittima soltanto quella di un’eternità
qualche modo tra il tempo e l’eterno e che è storica e successiva. Questa stabilità della teo-
propria della natura angelica; questa, infatti, ria non toglie tuttavia che il problema, con le
secondo Tommaso, non successivamente, ma sue aporie caratteristiche, riemerga in modo
già nel primo istante della sua creazione rea- imponente ad ogni acuirsi del sentimento me-
lizza la perfezione che le compete, immobiliz- tafisico e pesi variamente nelle grandi dispute
zandosi in essa mediante un’istantanea opzio- teologiche del sec. XVI intorno alla conciliazio-
ne morale. ne del libero arbitrio con l’efficacia della grazia.
Quanto alla cognizione divina dei futuri con- L’eterogeneità di tempo ed eterno, che riflette
tingenti, oltre che nel decreto della sua volon- la trascendenza dell’ente per sé rispetto all’en-
tà che dà loro l’essere, Tommaso la fonda, seb- te partecipato, si eclissa già nella filosofia di
bene in termini differentemente intesi dagli Bruno a cagione dell’essenziale monismo on-
interpreti, anche sulla presenzialità del tempo tologico del sistema, sebbene l’eternità vi sia
all’eterno, grazie all’eterogeneità delle due du- definita nei termini tradizionali (p. es. in Sum-
rate: «tutte le cose esistenti nel tempo sono ma terminorum metaphysicorum, parte I, cap.
presenti a Dio ab aeterno, non solo perché ne 46; parte II, cap. 45 in Opera latine conscripta,
ha presenti presso di sé i tipi ideali, come di- vol. I, parte IV, a cura di F. Tocco - G. Vitelli, Fi-
cono alcuni; ma perché il suo sguardo si porta renze 1889, pp. 68 e 96). La mantiene invece F.
dall’eternità su tutte le cose in quanto sono Suárez, sebbene egli ritenga che la coesistenza
presenti dinanzi a lui» (Sum. theol., I, q. 14, a. delle cose a Dio implichi una successione, sia
13). La dottrina dell’eternità simultanea e pur senza intacco dell’immutabilità divina:
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mondo noumenico, succede nell’idealismo pria, dalla temporalità in cui ha luogo la rive-
trascendentale tedesco l’immanentizzazione lazione ed effusione ad extra della divina pie-
dell’eterno al tempo, o, se si vuole, l’assorbi- nezza mediante l’atto creativo e la comunica-
mento del tempo nell’eternità; necessario co- zione della grazia: «veramente intemporale è
rollario dell’unificazione delle categorie onto- soltanto l’essere eterno di Dio come tale, cioè
logiche nell’atto dello spirito assoluto. Hegel Dio nella pura forma divina di esistenza... Però
però esclude che l’eternità dello spirito possa è vero che nella sua pura forma divina di esi-
essere intesa negativamente come astrazione stenza Dio non è nel tempo, ma prima, sopra e
dal tempo o negazione del tempo o come se dopo ogni tempo e che il tempo è in lui [piut-
venisse dopo il tempo (Enciclopedia, l. II, § tosto che lui nel tempo]» (Die Lehre von der
258), mantenendo quindi il primato dell’eter- Schöpfung, Zürich 1945, p. 73). Tuttavia l’eter-
nità sul tempo. Una certa antropologizzazione nità non è pura negazione del tempo, poiché
del concetto teologico dell’eternità si ritrova essa lo contiene eminentemente e lo pone
anche in quella filiazione estrema dell’ideali- fuori di sé mediante la creazione. Pur conside-
smo tedesco rappresentata in Italia dall’attua- rata nella sua astratta eternità logicamente
lismo di Gentile. Egli infatti trasforma quel anteriore al mondo, la monotriade divina è
«punto / a cui tutti li tempi son presenti» (Dan- l’esemplare e il principio del tempo e in que-
te, Paradiso, XVII, 19-20) nell’attualità istanta- sto senso è eminentemente tempo, essendo
nea dello spirito, «presente eterno, in cui si ra- l’unità immediata di tutto il successivo della
dunano tutti i raggi del tempo» sicché «il tem- creatura. Barth afferma d’altronde che l’atto
po sia temporalità del presente non tempora- creativo non soltanto pone il tempo, e quindi
le» (Teoria generale dello spirito come atto puro il mondo è fatto «cum tempore» (come soste-
[1916], in Opere complete, vol. III, Firenze 1944, neva Agostino), ma che come «opus ad extra
cap. 9, nn. 16-17, pp. 125-126). externum» (non soltanto cioè pensato e volu-
Né una ucronia trascendente né una ucronia to) l’atto creativo pone una durata in cui viene
immanente al mondo dell’esperienza vuole in- ad essere esso stesso, e che quindi il mondo è
vece riconoscere J. Lequier, per il quale la no- fatto «in tempore» (ibi, pp. 75-77). La dottrina
zione di durata è inseparabile da quella della di Barth attesta quindi come il problema del-
successione e perciò l’eternità simultanea, l’eternità rinasca necessariamente nel grembo
esclusiva di ogni flusso, costituisce uno pseu- di ogni metafisica che mantenga l’assoluta tra-
doconcetto, in cui viene estrapolata l’idea del- scendenza divina, mentre, all’opposto, essa
la durata non soltanto oltre le categorie feno- debba inevitabilmente esaurirsi in ogni posi-
meniche, ma oltre la costituzione intellettuale zione radicalmente antimetafisica. Ma la dot-
dell’uomo. D’altronde la cognizione del mon- trina del teologo «dialettico» Barth, per il qua-
do, che è essenzialmente successivo, importa le solo la fede ci può dire qualcosa del Dio as-
per Lequier che la successione entri nell’intel- solutamente trascendente, e quindi parlare in
letto divino: senza l’ordine del tempo non è senso proprio dell’eternità, mentre la ragione
pensabile l’ordine della causalità né l’ordine umana resta inevitabilmente confinata nel
della finalità, poiché se non si conoscono le tempo, contribuirà a suo modo a espungere
cose come anteriori e posteriori, non è possi- dalla filosofia contemporanea il problema
bile conoscerle né come effetti né come fini, dell’eternità.
ossia non è possibile conoscerle quali sono 8. Nietzsche, Heidegger, Severino, Pareyson, Levi-
nel mondo. Per non privare Dio della cognizio- nas. – Di vera e propria eternità non si può par-
ne del mondo è dunque necessario ammettere lare nella concezione nettamente antimetafisi-
in lui una durata successiva con qualche om- ca di Nietzsche sull’«eterno ritorno», che di
bra di vicissitudine (La recherche d’une première fatto è semplicemente una durata successiva
vérité, Paris 1901, pp. 96 ss.). di momenti del tempo che si ritiene dovrebbe-
Conformemente al suo modo radicale di con- ro ciclicamente sempre ritornare su se stessi,
cepire la trascendenza divina, mantiene ed proprio per escludere ogni rimando a una tra-
esaspera invece l’eterogeneità tra tempo ed scendenza eterna che ne stia a fondamento. In
eterno il teologo protestante K. Barth. Barth tale concezione si può però forse ancora vede-
contrappone, infatti, nettamente l’intempora- re, benché in forma estremamente secolarizza-
lità assoluta in cui sussiste la vita divina, con- ta, un’eco di quell’aspirazione all’eternità che
siderata nella sua interiorità ed esistenza pro- era propria della visione platonico-agostinia-
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l’interrogativo sembra poter scaturire anche mondo, in dottrine che mostrano qualche affi-
da una riflessione di «pura» ragione, la rispo- nità tipologica e non dimostrate connessioni
sta sembra implicare, come sostenuto da Pa- storiche, e che esprimono, più o meno chiara,
reyson, il ricorso a una ermeneutica, sia pur fi- una visione monistica dell’essere (concernenti
losoficamente critica, dell’esperienza religiosa. l’uno primordiale), sia pure in un quadro dua-
R. Amerio - G. Ferretti listico, in cui il male è spesso caratterizzato co-
BIBL.: R. MONDOLFO, L’infinito nel pensiero dell’antichi- me qualcosa che positivamente contrasta e li-
tà classica, Firenze 1956; U. BIANCHI, Zaman i Ohr- mita il bene. In un senso cosmologico più ge-
mazd, Torino 1958; Tempo e eternità, n. mon. «Archi- nerale, indica l’eterno ripetersi degli stessi in-
vio di Filosofia», 1 (1959); E. BEHLER, Die Ewigkeit der dividui o eventi, ma in tempi differenti, il che
Welt, München-Wien 1965; AA.VV., Tempo ed eternità presuppone anche l’eternità del movimento –
nella condizione umana, Atti XX Convegno di Galla- come rilevò tra gli altri già Aristotele (cfr. Me-
rate, Brescia 1966; W. BEIERWALTES, Über Ewigkeit taph., Z, 7, 1032 a 24 ss.). In generale, tutte
und Zeit (Enneade III, 7), Frankfurt am Main 1967, tr. queste teorie descrivono un processo fisico-
it. di A. Trotta, Eternità e tempo. Plotino, Enneade III cosmologico, senza però tematizzare esplicita-
7, Milano 1995; F. RIVETTI BARBÒ, L’eternità: genesi del mente le implicazioni antropologiche o etiche.
concetto; desiderio dell’assoluto, Torino 1968; F. AL- Nonostante la loro diffusione in età antica –
QUIÉ, Le désir d’éternité, Paris 19727; L. BIANCHI, L’er-
specialmente nella formulazione stoica –,
rore di Aristotele: la polemica contro l’eternità del mon- nell’Occidente cristiano regolato dalla conce-
do nel XIII secolo, Firenze 1984; G. RAMETTA, Il concetto
zione lineare della storia come «storia della
di tempo: eternità e “Darstellung” speculativa nel pen-
salvezza», tali teorie non trovarono più atten-
siero di Hegel, Milano 1989; R.C. DALES, Medieval di-
scussions of the eternity of the World, Leiden 1990; vo-
zione se non nell’Ottocento, quando isolata-
ci Aaeternitas e Aeternus in Lessico intellettuale euro- mente furono riprese da alcuni filosofi e lette-
peo, sez. latina, Lessico filosofico dei secoli XVII e XVIII, rati non solo alla luce di un crescente interes-
I, 1, Roma 1992, 428-454; J. CHANTAL, Sub specie ae- se per la cultura orientale, ma anche in seguito
ternitatis. Etude des concepts de temps, durée et éternité alle recenti scoperte scientifiche.
chez Spinoza, Paris 1997; M. HAUKE - P. PAGANI (a cura SOMMARIO: I. Nel pensiero antico. - II. Nel pensiero
di), Eternità e libertà, Milano 1998; L. DEVILLAIRS, De- moderno. – III. Nel pensiero di Nietzsche: 1. Negli
scartes, Leibniz: les vérités éternelles, Paris 1998; N. scritti giovanili. - 2. Nelle opere edite. - 3. Nei frammenti
D’ANNA, Il gioco cosmico: tempo ed eternità nell’antica postumi. – IV. Nel pensiero contemporaneo.
Grecia, Milano 1999; G. ALLINEY - L. COVA (a cura di), I. NEL PENSIERO ANTICO. – Nella tradizione india-
Tempus aevum aeternitas. La concettualizzazione del na si ritrova la dottrina dei quattro iuga, duran-
tempo nel pensiero tardomedievale, Firenze 2000; U. te i quali integrità fisica ed etica del mondo di-
SCHULTE-KLOCKER, Das Verhältnis von Ewigkeit und minuiscono di un quarto alla volta, nel quadro
Zeit als Wiederspigelung der Beziehung zwischen dell’anno degli dei e del più grande anno di
Schöpfer und Schöpfung. Eine textbegleitende Interpre- Brahman, salvo poi reintegrarsi alla fine del
tation der Bücher 11.-13. der Confessiones des Augu- processo; analoga la dottrina indiana dei peri-
stinus, Bonn 2000; G. JARITZ - G. MORENO-RIANO (a cu- odi cosmici detti Kalpa. Nel taoismo cinese, il
ra di), Time and Eternity: the Medieval Discourse, Tao emette e riassorbe a vicenda i principi co-
Turnhout 2003; W. MESCH, Reflektierte Gegenwart: ei- smici. In Grecia la dottrina dell’eterno ritorno
ne Studie über Zeit und Ewigkeit bei Platon, Aristote- è caratteristica di certi filosofi legati in qualche
les, Plotin und Augustinus, Frankfurt am Main 2003.
modo al pensiero «orfico»: come Eraclito, con
➨ AION; CREAZIONE; DURATA; ETERNO RITORNO, TEO- la sua dottrina del «fuoco che arde eternamen-
RIA DELLO; EVO; FINITO; INFINITO; ISTANTE; MONDO; te» e della «via all’ingiù» e «all’insù» (proces-
PRESCIENZA DIVINA; STORIA E STORIOGRAFIA; STO- so Fuoco-Terra-Fuoco; cfr. Diels-Kranz, Die
RIA, FILOSOFIA DELLA; SUCCESSIONE; TEMPO. Fragmente der Vorsokratiker, Berlin 1951-526
[1934-375], 22 B 30, 31, 36, 76), come Empedo-
ETERNO RITORNO, TEORIA DELLO (theory of
Eterno ritorno cle (philotes e neikos, l’amore e la discordia, che
eternal return; Lehre vom ewige Wiederkehr o Wie- con interventi e procedimenti vari determina-
derkunft; théorie du retour éternel; teoría del eterno no l’unirsi e il separarsi degli elementi, nel
retorno). – Visione ciclica della storia o della quadro di una vicenda di disintegrazione e
evoluzione e involuzione dell’essere, attraver- reintegrazione dello sfero), e – limitatamente
so una serie di fasi. Queste cosmologie meta- al mondo – come Platone (specie nel famoso
fisiche sono documentate in diverse parti del mito del Politico, in cui si susseguono alterna-
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seguenze implicate da tali scoperte, infatti, ri- nità vivendo degnamente il presente, che è
portarono all’attualità problematiche al quan- l’unica forma in cui la volontà si manifesta.
to fondamentali, ma da tempo passate in se- Egli paragona così il tempo a un cerchio che
condo piano, vale a dire le questioni discus- gira incessantemente, dove «la metà sempre
sione già da Kant con le «antinomie» della ra- discendente sarebbe il passato, mentre quella
gion pura, giacché ci si chiese se e quando ascendente sempre il futuro. In alto v’è un
l’universo abbia un inizio o una fine, oppure se punto indivisibile, il punto di contatto con la
esso sia da sempre infinito nello spazio e nel tangente: questo è il presente senza estensio-
tempo, ma soprattutto relative alla possibilità ne». Solo «chi sia soddisfatto della vita qual è,
che in un mondo governato dalla necessità na- che le dica sì in qualsiasi modo essa sia, può
turale ci sia spazio per la libertà umana e che fiduciosamente considerarla infinita e bandire
posto vi occupi Dio. il timore della morte come illusione [...]. Al-
Ispirandosi allo stoicismo e alla tradizione l’oggettivazione della volontà è essenziale la
orientale, Schopenhauer abbozzò una peculia- forma del presente, il quale come punto ine-
re concezione non «naturalistica» ma «metafi- steso taglia in due il tempo infinito e resta im-
sico-antropologica» della ciclicità, tale cioè mobilmente saldo, quale eterno mezzogior-
non da descrivere un mero processo cosmico, no» (cfr. Die Welt als Wille und Vorstellung, 2
partendo dal fatto che la ragione portò sì alla voll., Leipzig 18442, vol. 1, § 54 e vol. 2, § 41; e
consapevolezza di dover morire, ma anche a Parerga und Paralipomena, 2 voll., Berlin 1851,
edificare teorie metafisiche (religiose o filoso- vol. 2, §§ 13 e 66).
fiche) che ci consolino quali espressione della III. NEL PENSIERO DI NIETZSCHE. – 1. Negli scritti
«volontà di vivere». Per lui la forma del feno- giovanili. – La teoria dell’eterno ritorno è lega-
meno della «volontà», quindi l’essenza della ta soprattutto al nome di F. Nietzsche, da lui
vita o realtà visibile, è propriamente il presente chiamata semplicemente «dottrina» o «pen-
– non il futuro o il passato, che esistono solo a siero» – ma anche «pensiero dei pensieri»,
livello concettuale per la conoscenza soggetta «pensiero più abissale» o «pensiero più po-
al principio di ragion sufficiente. Poiché non si tente». Già nella seconda Considerazione inat-
vive nel passato o nel futuro, ma sempre e solo tuale (1874) si appellò alle argomentazioni di
nel presente, ogni fenomeno della volontà esi- Schopenhauer per sbeffeggiare i paralogismi
ste solo nel presente, in quel nunc stans che va esposti da von Hartmann, menzionando inol-
sempre rincorso, dove passato e futuro sono tre la concezione ciclica dei pitagorici e le ipo-
vuoti concetti: ciò che fu e sarà fanno parte del tesi di Hume. Nell’autobiografia Ecce homo
fenomeno come tale, che per sostegno e fonte (1888) Nietzsche affermò che «il pensiero dell’e-
del suo contenuto ha la volontà di vivere, la terno ritorno, la suprema formula dell’afferma-
cosa in sé, ovvero noi stessi. Guardando alla zione che possa mai essere raggiunta», risaliva
tradizione orientale (brahamismo e buddi- all’agosto 1881 e che fu «annotato su di un fo-
smo), dove estranea è l’idea del nascere e del glio, in fondo al quale è scritto: “6000 piedi al
perire, egli si oppone alle dottrine creazioni- di là dell’uomo e del tempo”. Camminavo in
stiche occidentali, che facendo derivare l’uo- quel giorno lungo il lago di Silvaplana attra-
mo da un’entità diversa da lui, comportano da verso i boschi; presso una possente roccia che
un lato l’idea che l’uomo fosse rimasto prima si levava in figura di piramide, non lontano da
nel nulla per un’eternità, e dall’altro che la Surlei, mi arrestai. Ed ecco giunse a me quel
morte rappresenti il suo annientamento o pensiero» (cfr. in Werke, a cura di G. Colli e M.
l’eventualmente trapasso alla vita immortale. Montinari, Berlin - New York 1967 ss. [in segui-
Tale concezione si rivela come un fardello per to Werke], vol. 6, t. 3, p. 333). In quel foglio –
l’uomo, in quanto egli sa di esistere per volere che reca il titolo Il ritorno dell’uguale e che ap-
altrui, ma nel contempo sa di essere reso re- parteneva a una serie di appunti stesi in vista
sponsabile per le proprie azioni in eterno op- di un’opera sistematica sull’eterno ritorno –
pure che la morte le renderà vane. Indicando compare per la prima e unica volta l’espressio-
nel presente la sola realtà, Schopenhauer con- ne completa «l’eterno ritorno dell’uguale» (cfr.
sidera il nascere e il perire come parti del feno- in Werke, vol. 5, t. 2, pp. 392 ss.). Ancora in Ecce
meno della volontà, così che l’uomo non deve homo, riferendosi al suo scritto giovanile La fi-
rimanere attaccato ciecamente alla vita, ma losofia nell’età tragica dei Greci (1874) – dove
deve affrontare la morte col coraggio e la sere- menzionava le dottrine della ciclicità cosmica
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nicarlo cercasse però – coerentemente con la sivo) – ma Nietzsche si chiede se non sia pos-
«passione per la conoscenza» espressa nella sibile accettarla ancora (nichilismo attivo).
Gaia scienza – di dimostrarla anche «razional- Nonostante l’idea del superuomo sia già pre-
mente» confrontandosi con le teorie cosmolo- sente nelle prime due parti, solo nella terza
giche, si spiega con la «metamorfosi» prodotta parte Zarathustra è pronto a sopportare il peso
dal porsi quella domanda, ovvero con la sua del pensiero dell’eterno ritorno e quindi a co-
nuova esperienza del «mondo». La formula- municarlo, ossia a insegnare il superuomo ca-
zione antropologica presupponeva una conce- pace di «redimere» il passato, di dare un senso
zione cosmologica, ma Nietzsche non riuscì subi- al «così fu» così da poterlo «rivolere». La crea-
to a chiarire quest’ultima a causa dell’impiego tività del volere che conferisce l’essere al dive-
acritico di concetti gravati da presupposti na- nire è tale solo se nel presente essa si crea di
turalistici (positivistici) come «vita» e «mon- volta in volta il proprio futuro e quindi il pro-
do». Da subito Nietzsche intese la sua «dottri- prio passato, ossia se ci si decide in ogni atti-
na» se non come una «teoria» che rispecchia mo in modo tale da poterlo voler rivivere in
processi cosmici reali, almeno come un «pen- eterno: un tale passato non può soffocarci co-
siero» ossia un’«ipotesi» con valenza pratica me qualcosa di immodificabile, perché ciò che
(una «fede») – tanto da scrivere in un fram- è stato altro non è che ciò che io volevo che fosse,
mento del 1881: «Anche se la ripetizione cicli- e così la possibilità che esso ritorni non può
ca fosse solo una verosimiglianza o probabi- rappresentare la possibilità più terribile (cfr. al
lità, già il pensiero di una probabilità può scon- riguardo M. Brusotti, Die Leidenschaft der Er-
volgerci e riplasmarci [...] Quali effetti non ha kenntnis, Berlin - New York 1997, capp. 5-6). È
sortito la possibilità dell’eterna dannazione!» in tal senso che la terza e ultima comunicazio-
(cfr. Werke, vol. 5, t. 2, 11 [203]). La figura del ne del pensiero dell’eterno ritorno, ovvero l’a-
«profeta» Zarathustra si legittima dunque col forisma 56 di Al di là del bene e del male (1886),
carattere stesso del «pensiero dell’eterno ritor- afferma che è necessario prima attraversare e
no, con la suprema formula dell’affermazione superare ogni modo di pensare pessimistico,
che possa mai essere raggiunta», che Ecce ho- che più di ogni altro nega il mondo e si na-
mo indica come la «concezione fondamenta- sconde dietro a una morale, per riuscire a ve-
le» alla base delle quattro parti di Così parlò dere «l’ideale opposto: l’ideale dell’uomo più
Zarathustra (le prime due apparvero nel 1883, tracotante, più pieno di vita e più affermatore
la terza nel 1884 e la quarta nel 1885), le quali del mondo, il quale non solo ha imparato a
formano nel loro insieme la seconda comuni- rassegnarsi e a sopportare ciò che è stato e che
cazione del «pensiero dei pensieri». Nei capi- è, ma vuole riavere, per tutta l’eternità, tutto
toli «La visione e l’enigma» e «Il convalescen- questo così come esso è stato ed è» (cfr. in Werke,
te» della terza parte di questa comunicazione vol. 6, t. 2, pp. 72-73).
«poetica» si allude alla dottrina in forma sim- 3. Nei frammenti postumi. – Al tormentato arti-
bolica: Zarathustra non propone una propria colarsi del pensiero dell’eterno ritorno nei ma-
formulazione, ma si limita a negare le «teorie» noscritti del periodo 1881-1889 fa da sfondo
esposte da altri, giacché il pensiero dei pen- un intento sistematico che si esplicò progres-
sieri non descrive un semplice processo co- sivamente nella problematica della «volontà
smologico, ma si ripercuote direttamente sul- di potenza», intesa come principio che caratte-
la vita dell’uomo che la pensa. Il compito pri- rizza ogni ambito della realtà: dalla natura alla
mario di Zarathustra è annunciare il «superuo- morale, dall’individuo alla società, dalla scien-
mo»: l’uomo che – liberatosi dal «tu devi», os- za all’arte. La pars costruens – ossia il «dire di
sia dalla peso storico di un passato inteso co- sì» alla vita – comportava anche una pars de-
me un principio trascendente immutabile struens, il «dire di no», ovvero in che modo con-
(«Dio è morto») – accetta la vita per come essa ferire l’impronta dell’eternità alla propria vita
è ed è in grado di sopportare di riviverla in («capovolgimento» – o «trasvalutazione» – di
eterno. Secondo la dinamica del «nichilismo», tutti i valori) e che cosa sia la vita e il mondo
col venir meno dell’interpretazione cristiana stesso. Senza abbandonare mai certi elementi
(teleologico-morale) del mondo, i valori tradi- naturalistici (positivistici), tali per cui alla va-
zionali si svalutano e l’uomo si vede dinanzi lenza antropologica dell’eterno ritorno corri-
alla mancanza di senso del mondo, al nulla, ed sponderebbe un effettivo processo cosmologi-
è spinto così a negare la vita (nichilismo pas- co, il tardo Nietzsche ricondusse aspetto an-
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un’opera sulla «volontà di potenza», nonché il Würzbach – già curatore della Musarion-Aus-
nesso di quest’ultima con la dottrina dell’eter- gabe delle opere nietzscheane – raccolse nel
no ritorno, relegata a una sottosezione del 1940 col titolo Das Vermächtnis Friedrich Nietz-
quarto libro. Tale dottrina passò così via via in sches Umwertung aller Werte parte del materiale
secondo piano non tanto per la confutazione postumo in prospettiva antropologica, convin-
divenuta poi classica delle sue «dimostrazio- to che nel Nachlaß non vi fosse un’opera di
ni» offerta da G. Simmel (Schopenhauer und Nietzsche. Dopo la guerra, la tendenza a smi-
Nietzsche, 1907) – argomentando che il ripeter- tizzare il filosofo della Volontà di potenza, se
si poteva non essere necessario e che comun- non a ritenerlo addirittura corresponsabile del
que poteva accadere in varianti infinite –, o per nazismo, culminò col fortunato Die Zerstörung
la presunta contraddittorietà rispetto alla dot- der Vernunft (1954) di G. Lukács, che indicò
trina della volontà di potenza, come per primo Nietzsche come il padre della tradizione irra-
affermò E. Bertram (Nietzsche.Versuch einer zionalistica, mentre nello stesso anno Heideg-
Mythologie, 1918), ma a causa della strumenta- ger pubblicò Was heißt Denken? (rielaborazio-
lizzazione politica della volontà di potenza. A ne di due corsi tenuti tra il 1951 e il 1952), dove
quest’ultima contribuì in parte A. Baeumler – riprese il suo confronto con lo Zarathustra al fi-
il primo a considerare Nietzsche un «filosofo» ne di sondare il fondamento della tradizione
–, che negli anni trenta consacrò la sua idea metafisica occidentale culminata con la tecni-
secondo cui l’eterno ritorno sarebbe una fede ca moderna. In questo clima apparve nel 1956
personale di Nietzsche, estranea alla sua visio- l’edizione delle opere di Nietzsche curata da K.
ne metafisica che ha come centro la volontà di Schlechta – che sapeva delle manipolazioni
potenza (Nietzsche, der Philosoph und Politiker, compiute sul Nachlaß dai precedenti editori in
1931), con la pubblicazione dell’edizione eco- quanto collaborò all’Archivio-Nietzsche e già
nomica della Volontà di potenza secondo l’ordi- negli anni trenta iniziò un’edizione storico-cri-
namento di P. Gast (riedita nel 1964 con una tica, poi interrotta – il quale per la prima volta
nuova postfazione di Baeumler intitolata Der pubblicò una selezione dei frammenti degli
Nachlaß und seine Kritiker) e di una raccolta di anni ottanta secondo il solo criterio cronologi-
frammenti del periodo 1869-1889 (Die Un- co, convinto di dover ritornare allo stato origi-
schuld des Werdens, riedita nel 1956), convinto nale dei manoscritti, nonostante il Nachlaß
che la conoscenza delle opere edite da Nietz- non offrisse qualcosa di nuovo. In questo rin-
sche presupponesse quella del Nachlaß. Su novato panorama apparve la seconda edizione
questo sfondo nacquero le grandi interpreta- dell’opera di Löwith sull’eterno ritorno (col ti-
zioni della seconda metà degli anni trenta, che tolo Nietzsches Philosophie der ewigen Wiederkehr
rivalutarono la dottrina dell’eterno ritorno mi- des Gleichen, 1956), a cui seguì una sua selezio-
rando a una visione complessiva del pensiero ne di frammenti postumi col titolo Vorspiel ei-
nietzscheano, come sollecitò K. Jaspers (Nietz- ner Philosophie der Zukunft (1959), mentre E.
sche. Einführung in das Verständnis seines Philo- Fink (Nietzsches Philosophie, 1960) rivendicò l’u-
sophierens, 1936). K. Löwith (Nietzsches Philo- nità di eterno ritorno e volontà di potenza
sophie der ewigen Wiederkunft des Gleichen, 1935) muovendo dalla sua fenomenologia cosmolo-
rivendicò la centralità della dottrina dell’eter- gica, pur basandosi ancora sull’opera Volontà
no ritorno in tutto il pensiero di Nietzsche, di potenza. Nel 1961 apparve l’edizione delle
dallo scritto giovanile Fato e storia (1862) sino opere di Nietzsche curata da E.F. Podach, che
alla Volontà di potenza, mentre O. Becker ritrovò nel Nachlaß vedeva un intento sistematico di
nelle dimostrazioni scientifiche della dottrina Nietzsche interrotto dalla malattia, e nello
la soluzione che «coerentemente al suo siste- stesso anno Heidegger pubblicò in versione
ma» Nietzsche diede alla «prima antinomia» rielaborata nel Nietzsche (2 voll.) le sue lezioni
kantiana (Nietzsches Beweise für seine Lehre von tenute tra il 1936 ed il 1940 (insieme ad altri
der ewigen Widerkunft, 1936). L’intima connes- scritti risalenti al decennio 1936-1946) con
sione di pensiero dell’eterno ritorno e volontà l’intento di rendere noto i pensieri che faceva-
di potenza fu il risultato dal confronto svolto no da sfondo alla «svolta» – incontrando però
da M. Heidegger nelle lezioni e seminari da lui le dure critiche di Löwith nella recesione Hei-
tenuti a partire dall’inverno 1936 (ora in M. deggers Vorlesungen über Nietzsche (in «Mer-
Heidegger, Gesamtausgabe, Frankfurt am Main kur», 16, 1962, pp. 72-83). Mentre in Germania
1975 ss., voll. 43, 44, 46, 47, 48, 50, 87, 88). F. cresceva sempre più il consenso per il concet-
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cke; loi de la hétérogonie des fins; ley de la hetero- rante, Lezioni monachesi sulla storia della filosofia
génesis de los fines). – Principio filosofico secon- moderna ed esposizione dell’empirismo filosofico,
do il quale le azioni conseguono fini diversi da Firenze 1950, p. 87), il quale sosteneva che la
quelli voluti e perseguiti, e, in generale, la peculiarità delle azioni umane consiste nel fat-
somma delle azioni individuali produce risul- to che i loro effetti sono diversi da quelli che
tati diversi da quelli che ognuno si era posto. erano stati intenzionalmente voluti: «gli uomi-
In tal modo i fini realizzati dalla storia sono il ni, mediante il loro medesimo libero agire, e
risultato della combinazione o del contrasto nondimeno contro la loro volontà, devono di-
reciproci delle volontà di singoli o di gruppi venire causa di qualcosa che non hanno mai
con le circostanze oggettive. voluto, o in virtù del quale, viceversa, deve fal-
SOMMARIO: I. Wundt: psicologia, storia, etica. - lire e rovinarsi qualcosa che hanno voluto libe-
II. I precedenti storici. - III. Vico e Hegel. - IV. La ramente e con tutte le loro forze» (System des
discussione posthegeliana. - V. Altri ambiti di transzendentalen Idealismus, 1800, in Sämmtli-
formulazione. che Werke, op. cit., 1858, parte I, vol. 3, p. 594,
I. WUNDT: PSICOLOGIA, STORIA, ETICA. – La fortuna tr. it. di G. Boffi, Sistema dell’idealismo trascenden-
della legge dell’eterogenesi dei fini si deve a tale, Milano 2006, p. 515). Una simile difformità
Wundt, secondo il quale essa regge, nel senso tra fini e realizzazioni Fichte l’aveva descritta
più ampio, tutti i processi psichici – in partico- come un fenomeno tipico negli eventi umani,
lare i processi del volere, mediante i quali gli nei quali è in generale riscontrabile un «ab-
esseri hanno la capacità di modificare la loro bandono dello scopo a vantaggio del mezzo»;
finalità interna in funzione delle loro proprie tale scambio è in particolare evidente nella
trasformazioni –, e trova poi il suo maggiore storia del cristianesimo: «Il fatto che in segui-
campo di applicazione nella filosofia della sto- to il vero e proprio scopo, il cristianesimo, sia
ria e nell’etica. stato dimenticato, e che quanto prima era solo
1) Nell’ambito dei processi psichici l’eteroge- mezzo sia divenuto esso stesso scopo, non de-
nesi dei fini è la «legge psicologica» secondo ve stupirci: questo è il generale destino di tut-
la quale nell’evoluzione intervengono «effetti te le istituzioni umane, dopo che sono durate
secondari» dell’azione reciproca dei voleri, per qualche tempo» (J.G. Fichte, Die Grundzü-
cioè determinazioni non pensate nelle prece- ge des gegenwärtigen Zeitalters, 1806, in Sämmt-
denti rappresentazioni del fine, che «o modifi- liche Werke, a cura di I.H. Fichte, Berlin 1846,
cano i fini già presenti o ad essi ne aggiungono vol. 7, p. 103, tr. it. di A. Carrano, I tratti fonda-
di nuovi» (Grundriss der Psychologie, Leipzig mentali dell’epoca presente, Milano 1999, p. 194).
1896, p. 382, tr. it. a cura di L. Agliardi, Com- Wundt sostiene così che l’eterogenesi dei fini
pendio di psicologia, Torino 1900, p. 268). Tale attua un disegno, immanente per ogni aspet-
legge applica un principio universale, in base to, nell’esecuzione e nel principio, che si ma-
al quale la vita dello spirito, in opposizione al nifesta come «storia dell’evoluzione psicologi-
meccanicismo della natura, si esprime, se- ca dell’umanità», tanto che non manca di ac-
guendo le leggi di relazione, nella creazione di centuare questa fondamentale differenza della
sintesi sempre nuove: la risultante di ogni pro- propria concezione, denunciando in quella di
cesso psichico è, infatti, qualcosa di più della Hegel una deformazione arbitraria degli eventi
somma degli elementi di esso (principio della storici fondati sullo schema logico della dialet-
«sintesi creatrice» che, a sua volta, è esplica- tica dello spirito (Elemente der Völkerspsycholo-
zione della «legge delle risultanti psichiche»; gie. Grundlinien einer psychologischen Entwick-
cfr. ibi, pp. 375-376, tr. cit., pp. 263-264). lungsgeschichte der Menschheit, Leipzig 1912, p.
2) Passando al piano della storia, la legge 515, tr. it. a cura di E. Anchieri, Elementi di psi-
dell’eterogenesi dei fini porta a constatare la cologia dei popoli, Torino 1929, p. 421).
realizzazione di fini che vanno oltre i motivi 3) La legge dell’eterogenesi dei fini consegue
originari delle singole volontà (cfr. System der tuttavia il maggior risalto nell’ordine etico, in
Philosophie, Leipzig 19194 [1889], vol. I, pp. 326 quanto rende ragione della ricchezza sempre
ss.; vol. II, pp. 221 ss.), concezione questa già crescente delle intuizioni morali della vita,
espressa da F.W.J. Schelling (Zur Geschichte der nell’esecuzione delle quali si compie lo svilup-
neueren Philosophie, 1827, in Sämmtliche Werke, po dei costumi, il fine rappresentato all’inizio
a cura di K.F.A. Schelling, Stuttgart-Augsburg viene modificato e sorgono fini non intenzio-
1856-61, parte I, vol. 10, p. 73, tr. it. di G. Du- nati. La connessione di una serie di fini non
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zione vichiana della provvidenza, sia alla hege- schichte [1837], ed. a cura di G. Lasson, Leipzig
liana «astuzia della ragione». 1917, vol. I, pp. 66 e 83, tr. it. di G. Calogero e
1) Per Vico, ciò che gli uomini o i singoli popoli C. Fatta, Lezioni sulla filosofia della storia, Firen-
ordinano ai loro fini particolari risulta poi di- ze 19789 [1941], vol. I, pp. 77 e 97).
sporsi in un piano universale, e questa dispo- IV. LA DISCUSSIONE POSTHEGELIANA. – La formula-
sizione è opera della provvidenza, la quale at- zione hegeliana del problema è stata varia-
tua un disegno immanente all’atto umano, se mente ripresa.
considerato nella sua esecuzione, ma trascen- 1) Anche per F. Engels (Ludwig Feuerbach und
dente nel suo principio, in quanto espressione der Ausgang der klassischen deutschen Philo-
di una «mente eterna e infinita»: «Perché pur sophie [1888], in Werke, Berlin 1962, vol. XXII, p.
gli uomini hanno essi fatto questo mondo di 297, tr. it. di P. Togliatti, Ludwig Feuerbach e il
nazioni (che fu il primo principio incontrastato punto d’approdo della filosofia classica tedesca,
di questa scienza, dappoiché disperammo di Roma 19853 [1950], pp. 63-64) i fini delle azioni
ritruovarla da’ filosofi e da’ filologi); ma egli è sono voluti, ma i risultati che conseguono re-
questo mondo, senza dubbio, uscito da una almente dalle azioni non sono prevedibili e
mente spesso diversa e alle volte tutta contra- per quanto sembrano corrispondere ai fini
ria e sempre superiore ad essi fini particolari hanno di fatto conseguenze del tutto diverse
ch’essi uomini sì avevan proposti; quali fini ri- da quelle attese. In tal senso già K. Marx (Das
stretti, fatti mezzi per servire a fini più ampi, gli Elend der Philosophie: Antwort auf Proudhons
ha sempre adoperati per conservare l’umana “Philosophie des Elend” [1847], in Werke, vol. 4,
generazione in questa terra» (G. Vico, Princìpi Berlin 1964, p. 154, tr. it. di F. Codino, Miseria
di scienza nuova d’intorno alla comune natura della filosofia. Risposta alla «Filosofia della mise-
delle nazioni [1744], § 1108, ed. a cura di A. Bat- ria» di Proudhon, in Opere, vol. VI, Roma 1973,
tistini, Milano 1990, pp. 968-969). p. 197) criticava il «fine provvidenziale e filan-
2) In questo passo di Vico, B. Croce ha ritenuto tropico» che Proudhon ravvisava nell’invenzio-
di rinvenire un’anticipazione della hegeliana ne e nell’applicazione delle macchine per la di-
«astuzia della ragione» e dell’«eterogenesi dei visione del lavoro.
fini»: «La provvidenza vichiana, cioè la razio- 2) In altro contesto la critica dei concetti di
nalità e oggettività della storia, che osserva lo- colpa, cattiva coscienza e pena permetteva a
gica diversa da quella che le viene attribuita Nietzsche di concludere in modo generale che
dalle individuali immaginazioni e illusioni, «per ogni specie di storia» non c’è principio
prese un nome più prosaico, ma non mutò ca- più importante di quello dell’eterogenesi dei
rattere, nell’astuzia della ragione, formulata dal- fini, dato che «la causa genetica di una cosa e
lo Hegel; e fu spiritosamente e cervellotica- la sua finale utilità, nonché la sua effettiva uti-
mente ritradotta nella popolare astuzia della lizzazione e inserimento in un sistema di fini,
specie dello Schopenhauer, e, poco spiritosa- sono fatti toto caelo disgiunti l’uno dall’altro», e
mente sebbene assai psicologicamente, nella così qualsiasi cosa è sempre «nuovamente se-
così detta legge wundtiana dell’eterogenesi dei questrata, rimanipolata e adattata a nuove uti-
fini» (La filosofia di Giambattista Vico [1911], ed. lità» da una potenza superiore (Zur Genealogie
a cura di F. Audisio, Napoli 1997, p. 226). der Moral [1887], in Werke, a cura di G. Colli e
3) Nella storia del mondo, che va considerata M. Montinari, vol. VI, t. 2, Berlin 1968, p. 329,
«secondo il suo scopo finale», Hegel riteneva tr. it. di F. Masini, Genealogia della morale, in
infatti che «dalle azioni degli uomini risulti an- Opere, vol. VI, t. 2, Milano 19722, p. 276).
che qualcosa d’altro, in generale, da ciò che V. ALTRI AMBITI DI FORMULAZIONE. – La nozione
essi si propongono e raggiungono, che imme- viene ripresa più tardi in ambito etico, sociolo-
diatamente sanno e vogliono». Questo risulta- gico, psicologico e biologico (O. Klemm, Die
to è opera dell’«astuzia della ragione», una Heterogonie der Zwecke, in Festschrift J. Volkelt, a
«astuzia» che deriva dalla capacità della ragio- cura di P. Barth, München 1918, pp. 173-186).
ne di usare ogni «particolare», anche le «pas- Infine il problema è stato riattualizzato nel
sioni», come uno «strumento» per realizzare i quadro delle discussioni sul trasformismo e
propri scopi e però, nel conseguire tali obietti- sul neodarwinismo e compreso all’interno del-
vi, tutti gli elementi coinvolti in questa azione la teleonomia; l’eterogenesi dei fini passa così
sono destinati a perire (Die Vernunft in der Ge- a designare la teoria dell’evoluzione, secondo
schichte. Einleitung in die Philosophie der Weltge- la quale gli organismi si evolvono in modo di-
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tivo morale, quindi categorico, dice: io devo tà non può affermarsi senza sottomettersi ad
agire in questo o in quest’altro modo, anche se una qualche eteronomia, cioè senza scegliere
non voglio null’altro» (ibid.). di assecondare qualcuna delle tendenze che,
Classificando tutti i principi della moralità che nell’intimo del soggetto, se ne contendono il
possono essere ricondotti alla logica dell’ete- favore (ibi, pp. 221-230).
ronomia, Kant stabilisce una fondamentale di- L’impostazione di Blondel rivela come auto-
stinzione fra principi empirici e principi raziona- nomia ed eteronomia convergano, anziché
li; «i primi, derivati dal principio della felicità, contrapporsi, quando l’alterità normativa sia
sono fondati sul sentimento, fisico o morale; i tale da risultare, non estrinseca, ma piuttosto
secondi, derivati dal principio della perfezione, costitutiva della struttura del soggetto morale
sono fondati o sul concetto razionale della – secondo la forma della interiorità oggettiva.
perfezione, considerata come effetto possibi- A conclusioni non dissimili giunge il tomista
le, ovvero sul concetto d’una perfezione per sé Martin Rhonheimer. Questi distingue tre acce-
esistente (la volontà di Dio), considerata come zioni di «autonomia», e fa loro corrispondere
causa determinante della nostra volontà» (ibi, altrettante accezioni di «eteronomia». All’au-
pp. 119 ss.). Nella KpV Kant stabilisce una ta- tonomia in senso «personale», cioè alla capa-
vola dei motivi pratici «materiali» (o motivi cità di autodeterminarsi che appartiene strut-
eteronomi), dividendoli in motivi soggettivi e turalmente all’uomo, si contrappone l’etero-
oggettivi. I primi, a loro volta, si dividono in nomia come fonte dell’agire involontario:
motivi esterni dell’educazione (secondo Mon- «Ignoranza, costrizione, violenza, paura; l’au-
taigne) e del governo civile (secondo Mande- tonomia personale soggiace all’eteronomia,
ville), e in motivi interni del sentimento fisico
quando all’uomo viene richiesto o gli viene
(secondo Epicuro) e del sentimento morale
imposto un comportamento senza interiore
(secondo Hutcheson). I secondi si dividono,
assenso». All’autonomia in senso «funziona-
analogamente, in motivi interni della perfezio-
le», cioè alla «immanente legislatività» dell’a-
ne (secondo gli stoici e Wolff) ed esterni della
gire umano (legge morale come interiorità og-
volontà di Dio (secondo Crusius e gli altri mo-
ralisti teologi) (I. Kant, KrV Teil I, I, § 8, Anme- gettiva), si contrappone l’eteronomia come in-
rkung II). terferenza della inerzia passionale (lex fomitis)
Il termine trova un’accezione positiva nell’ope- sulle esigenze riconosciute della legge morale.
ra di Maurice Blondel (L’Action, Paris 1893, tr. Infine, all’autonomia in senso «costitutivo»,
it. di S. Sorrentino, L’azione, Milano 1997). cioè alla sovranità su di un ambito di compe-
Questi descrive autonomia ed eteronomia co- tenza giuridicamente riconosciuto al soggetto,
me reciprocamente subordinate (ibi, p. 595). si contrappone l’eteronomia intesa come de-
Non è possibile per la volontà una «autono- terminazione estranea: «Qui, e solamente qui,
mia immediata», cioè non mediata dalla ete- «eteronomia» significherebbe «dipendenza» e
ronomia; e ciò in più sensi. Anzitutto, la volon- in questo senso anche l’obbedienza sarebbe
tà è eteronoma in quanto strutturalmente rife- eteronomia» (M. Rhonheimer, Legge naturale e
rita ad altro da sé: «Ciò che vogliamo realmen- ragione pratica, a cura di E. Babini, Roma 2001,
te, non è ciò che è in noi già realizzato, ma ciò II, cap. 2, pp. 195-207). Anche qui, insomma, il
che ci trascende e ci governa [...]. Di fatto alla carattere intrinseco oppure estrinseco della
coscienza si impone sempre un’eteronomia». alterità (cioè dello héteron) in questione, ri-
In secondo luogo, la volontà conserva la pro- spetto alla struttura del soggetto, decide della
pria libertà, solo seguendone la dinamica di qualità morale dell’eteronomia.
sviluppo: la legge morale. «In tal modo l’etero- A.M. Moschetti - P. Pagani
nomia della sua legge corrisponderà alla sua BIBL.: I. BALSAMO, Eteronomia e autonomia nella storia
autonomia interiore. Sicché quando facciamo del problema morale, Roma 1952, vol. I; M. LETOCART,
veramente quello che vogliamo [...], noi obbe- La morale kantienne, Bruxelles 1954; D. ROSS, Kant’s
diamo a un’obbligazione». Questa è irriducibi- Ethical Theory, Oxford 1954; J. DE FINANCE, Essai sur
le alla volontà, come un suo antagonista inter- l’agir humain, Rome 1962; E. FEIL, Autonomie und
no; e, in tal senso, è eteronoma, cioè non ri- Heteronomie nach Kant. Zur Klärung einer signifikan-
muovibile: «Così definita, [...] l’eteronomia ten Fehlinterpretation, in «Freiburger Zeitschrift für
morale è il complemento necessario dell’auto- Philosophie und Theologie», 29 (1982), pp. 389-441.
nomia della volontà». In terzo luogo, la volon- ➨ AUTONOMIA; OBBEDIENZA.
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cati-base o predicati intrinseci) che ne costitui- connessione nomica. Ma non può trattarsi di
scono la condizione sufficiente; (ii) i predicati- una connessione nomica, perché ne derivereb-
base sono di carattere descrittivo (empirici, os- be la conseguenza che il predicato normativo
servativi e teorici, nel senso delle scienze em- del postulato sarebbe un predicato empirico.
piriche, o d’altro tipo riguardante comunque Per esclusione, il nesso di sopravvenienza de-
l’ordine dell’essere); (iii) non è possibile per- ve perciò essere un nesso a priori materiale: a
cepire un predicato sopravveniente senza per- priori perchè non ottenibile dall’esperienza;
cepire al contempo anche il complesso dei materiale perchè riguardante gli oggetti reali e
predicati-base. non oggetti astratti e di pensiero come accade
In virtù di che cosa affermo che un’azione è per le proposizioni a priori formali.
buona? Può essere ad esempio che l’azione Per meglio comprendere la specificità dell’a-
esemplifichi lo stato di cose che, attraverso di priori materiale rispetto al sintetico a poste-
essa, sono riuscito a salvare la vita di una per- riori e all’apriori formale, possiamo ricorrere al
sona che stava annegando. Dirò dunque che, linguaggio dei mondi possibili. In questo con-
se un’azione è contraddistinta da questa o testo, si afferma che un’asserzione è necessa-
quest’altra proprietà naturale (o comunque ri- ria fisicamente (esprime una necessità sinteti-
guardante l’ordine dell’essere), allora è buona. ca a posteriori) se vale in tutti i mondi possibi-
Inoltre attesto che tale azione è buona proprio li compatibili con le leggi di natura, ossia in
per il fatto che attesto il suo essere contraddi- tutti i mondi fisicamente possibili. Ad esem-
stinta da queste e queste proprietà naturali. In pio, «x è una sostanza acquosa se e solo se x è
generale, ponendo il simbolo P per indicare H2O» è una legge empirica, che vale in tutti i
una qualche forma di positività assiologica re- mondi naturalmente possibili. Possiamo trar-
lativa a un generico individuo x – sia esso un ne la conclusione che tale legge non vale in
oggetto, uno stato di cose o altro ancora –, mondi che sono logicamente ma non fisica-
possiamo tradurre formalmente la definizione mente possibili. In questi mondi, ad esempio,
precedente nei termini seguenti. Si può affer- la sostanza acquosa è identica con XYZ. I mon-
mare che Px se e solo se esistono predicati de- di fisicamente possibili sono un sottoinsieme
scrittivi P 1 ... P n tali che P1x ∧ ... ∧ Pn x → Px . dei mondi logicamente possibili. Facciamo
Enunciati del tipo precedente sono detti enun- ora un altro esempio. «Se x è piacevole, allora
ciati di sopravvenienza. x è buono». Si tratta di un principio normativo
Centrale è la questione riguardante la natura che vale in tutti i mondi concettualmente possi-
del nesso (espresso dal segno dell’implicazio- bili (esprime una necessità apriorica-materia-
ne) tra predicati-base e predicato normativo di le). Tali mondi appartengono a un sottoinsie-
un enunciato di sopravvenienza. Tale questio- me dei mondi logicamente possibili, vale a di-
ne concerne ovviamente la natura stessa del re al sottoinsieme in cui vale il postulato di si-
rapporto di sopravvenienza, per la cui analisi gnificato che il piacere è un bene. Si noti che il
si rimanda alla letteratura in proposito. Tutta- piacere non è identificato tautologicamente
via, l’analisi della relazione di sopravvenienza con il bene; il postulato si riferisce a due signi-
negli enunciati di sopravvenienza assiologica ficati autonomi che possono essere identifica-
evidenzia caratteristiche tipiche di tale nesso, ti indipendentemente dalla loro relazione. In
in riferimento a cui occorre pronunciarsi. In un principio apriorico-materiale non si stabili-
primo luogo, non può trattarsi di un nesso di scono semplicemente le condizioni di sostitu-
necessità logica, perché questo sarebbe in zione dei termini implicati nella definizione,
contrasto con la legge di Hume, la quale esclu- ma si va al di là del livello puramente linguisti-
de che da proposizioni in cui occorrono predi- co e si forniscono informazioni sulla relazione
cati puramente descrittivi – quali sono i predi- sussistente tra i loro denotata. La necessità
cati-base – si possano derivare logicamente concettuale è una necessità di contenuto e
proposizioni in cui figurano predicati normati- non una necessità meramente formale. Si ap-
vi (si vedano per ulteriori analisi Moore e plica a relazioni tra stati di cose che non di-
Ross). Rimangono, dunque, due sole possibi- pendono esclusivamente da principi logici né
lità alternative. Il nesso è di tipo sintetico a po- sono correlate a meri aspetti fisici degli ogget-
steriori o apriori materiale (non puramente logi- ti. Se la proprietà di essere buono sopravviene
co). Brink opta per la prima possibilità, inter- concettualmente sulla proprietà di essere pia-
pretando il nesso quale forma particolare di cevole, questo principio vale anche in mondi
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ze morali, non godono cioè di indipendenza questo autore, la struttura fondamentale della
ontologica. società, regolata dai principi di giustizia, non
Il rapporto tra le alternative ontologiche e le si basa sul riconoscimento di un ordine mora-
epistemologiche si istituisce spesso come è il- le pre-definito ma è il risultato di una procedu-
lustrato nel seguente schema a doppia entrata: ra di costruzione che si realizza attraverso il
contratto sociale. D’altro lato, le condizioni
sotto le quali degli attori razionali scelgono i
principi di giustizia non sono concepite da
Rawls come verità auto-evidenti ma piuttosto
come «convenzioni ragionevoli che, alla fine,
devono essere valutate dall’intera teoria a cui
appartengono» (J. Rawls, A Theory of Justice,
Cambridge 1971, tr. it. di S. Maffettone, Una teo-
ria della giustizia, Milano 1982, p. 470). La giu-
stificazione coerentistica è affidata da Rawls
alla procedura dell’equilibrio riflessivo, che con-
siste nel reciproco avvicinamento e adatta-
mento delle differenti credenze che costitui-
scono il sistema epistemico. Essendo in que-
stione la giustificazione etica, le credenze in
equilibrio riflessivo comprendono credenze
appartenenti sia a modalità normative, sia a
modalità descrittive. Inoltre l’equilibrio rifles-
sivo si costituisce tra credenze che si trovano a
livelli diversi di generalità, ad esempio tra teo-
rie morali generali (come le premesse dell’ar-
La connessione più usuale nella storia dell’eti- gomento contrattualistico) e credenze morali
ca è l’orizzontale, ossia: l’intuizionismo impli- più particolari. Queste ultime sono le princi-
ca usualmente il realismo e viceversa, il coe- pali candidate a costituire i giudizi morali pon-
rentismo implica il costruttivismo e viceversa. derati. Si tratta di giudizi che riproducono il
Un rappresentante contemporaneo dell’intui- senso morale correttamente, ovvero al riparo
zionismo di stampo realistico è ad esempio R. da fattori di disturbo, quali l’interesse perso-
Audi (Moral Knowledge and Ethical Character, nale o emozioni momentanee. Il fine metodico
Oxford 1997; The Good in the Right: A Theory of dell’equilibrio riflessivo viene raggiunto quan-
Intuition and Intrinsic Value, Princeton 2004). do tutti gli elementi del sistema sono recipro-
Pur inserendosi nel filone dell’intuizionismo camente coesi. Di fatto, il processo di equili-
classico, Audi è tuttavia interessato a sottoli- brio è più o meno approssimato e il punto di
neare che la conoscenza morale, in quanto co- equilibrio dinamico (A. Corradini, Logische
noscenza a priori, non è eo ipso una conoscenza Formen der Begründung und Kritik der sittlichen
di tipo indefettibile. Dal suo punto di vista non Urteile, in K. Feiereis [a cura di], Wahrheit und
è necessario «condividere gli stereotipi dell’au- Sittlichkeit, Erfurt 1999, pp. 61-79).
to-evidente che hanno causato difficoltà alla 3. Coerentismo e realismo morale. – Sebbene, co-
comprensione dell’intuizionismo etico quanto me appena attestato, l’intuizionismo vada
meno sin dai tempi di Moore» (R. Audi, Natu- spesso di pari passo con il realismo e il coe-
ralism, Realism, and Objectivity in Ethics, in A. rentismo con il costruttivismo, nulla osta dal
Corradini - S. Galvan - J.E. Lowe [a cura di], op. punto di vista sistematico a che vi siano anche
cit.). Il fondazionalismo sostenuto da Audi è collegamenti trasversali, in particolare tra coe-
perciò un fondazionalismo moderato, in cui rentismo e realismo. Questa è, ad esempio, la
gioca un ruolo di rilievo il passaggio da un’evi- tesi di D.O. Brink, che vale la pena di illustrare
denza intesa in senso assoluto a un’evidenza brevemente per il suo interesse intrinseco.
fondazionale di tipo condizionato. Brink privilegia il coerentismo nei confronti
Tra i sostenitori di un coerentismo su base co- del fondazionalismo perché ritiene che, tanto
struttivistica un posto d’onore nel panorama nella sfera morale quanto in quella non mora-
contemporaneo spetta a J. Rawls. Secondo le, non siano validi i due argomenti che vengo-
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della giustificazione. Dunque, se non si richie- smo. Infatti, se neghiamo l’equivalenza tra
de che la giustificazione garantisca la verità, aprioricità e infallibilità, ci troviamo nella ne-
non c’è ragione di derivare la falsità del reali- cessità di ammettere che non si danno creden-
smo dalla verità del coerentismo. ze autogiustificantisi. Una credenza è sempre
Oltre a ciò, le credenze di secondo ordine, fon- giustificata da altre credenze, appartenenti al-
damentali per la giustificazione coerentistica, la conoscenza di sfondo a nostra disposizione.
sono tali da conciliare il coerentismo con il re- Per evitare un regresso all’infinito, dobbiamo
alismo. Esse, infatti, sono tali perché riguarda- asserire che la giustificazione delle credenze di
no la nostra relazione con il mondo. Esse «in- secondo ordine risulta dal sostegno che le cre-
cludono credenze sulla nostra struttura psico- denze si prestano reciprocamente e ciò corri-
logica, sulla nostra dotazione cognitiva e per- sponde a criteri coerentistici. Se siamo reali-
cettiva e sul loro aggancio col mondo» (ibi, p. sti, inoltre, sosterremo che le credenze di se-
149). condo ordine sono credenze realistiche sull’af-
Come nel caso generale, anche in quello etico fidabilità delle nostre credenze sui fatti e gli
la giustificazione coerentistica è affidata es- stati di cose morali.
senzialmente alle credenze realistiche di se- Vale la pena chiedersi se non sia forse giunto
condo ordine, credenze non morali sulla rela- il momento di porre termine al matrimonio di
zione tra le nostre credenze morali e il mondo. convenienza tra intuizionismo e realismo e di
Le credenze di secondo ordine consentono di ricercare nuove e più feconde prospettive
individuare quali credenze morali siano affida- dall’unione di quest’ultimo con il coerenti-
bili, ovvero siano formate in condizioni che ge- smo.
neralmente producono credenze vere. Si noti A. Corradini
che le credenze affidabili di Brink sono assai BIBL.: A. CORRADINI - S. GALVAN - J.E. LOWE (a cura di),
simili ai giudizi ponderati di Rawls, ferma re- Analytic Philosophy Without Naturalism, London
stando la differenza fondamentale che Rawls 2006.
condivide un’ontologia costruttivistica, men- ➨ LOGICA DEL DISCORSO ETICO.
tre per Brink le credenze sono affidabili perché
mostrano come si configura un mondo indi- ETICA ECONOMICA (problemi). – Il termine
Etica economica
pendente dal modo in cui ce lo raffiguriamo. etica economica, ampiamente usato in chiave
Ora, la coerenza di una teoria con le credenze storica, è raramente riferito al contesto attua-
morali ponderate, oltre naturalmente che con le, a proposito del quale si parla di «etica ed
altre credenze, può costituire un indizio di ve- economia» quando si affrontano i problemi
rità oggettiva. Questo non significa che i giudi- degli assunti etici della teoria economica, di
zi ponderati siano infallibili, ma semplicemen- «questioni di giustizia» quando si affrontano
te che essi esibiscono un grado iniziale di cre- problemi di etica applicata a livello nazionale
dibilità, rivedibile in un secondo momento o planetario, e di «business ethics» quando si
sulla base dell’intero sistema delle credenze. trattano problemi di etica applicata al livello
Giunti sin qui, sarà bene ricordare che lo stes- dell’impresa. Si sono qui raggruppati questi
so Audi non avanza pretese di infallibilità per tre filoni di discussione per sottolinearne le
il sapere ottenuto attraverso il metodo intui- connessioni.
zionistico. La convinzione che non esistano SOMMARIO: I. Etica ed economia. - II. Questioni
principi morali incontrovertibili è assai diffusa di giustizia. - III. Business ethics (etica degli af-
nella metaetica contemporanea. R.M. Hare, fari e delle professioni).
per fare solo un esempio, ritiene che sia tout- I. ETICA ED ECONOMIA. – Che vi sia un conflitto fra
court impossibile disporre di premesse che si- «economia» ed «etica» è un luogo comune
ano nello stesso tempo incontrovertibili e do- con origini dotte: la condanna aristotelica del-
tate di contenuto (R.M. Hare, Foundationalism la crematistica che si è perpetuata in secoli di
and Coherentism in Ethics, in W. Sinnott-Arm- dibattito sull’usura, sulla legittimazione e i li-
strong - M. Timmons, Moral Knowledge?, Oxford miti della proprietà, sulla povertà. Dal XIX se-
1996, pp. 190-199). colo è divenuto tradizionale proporre da più
Ma se la conoscenza morale si adegua a criteri parti, ivi compresi i documenti del magistero
fallibilistici di giustificazione, ci si potrebbe della chiesa cattolica, un supplemento di eti-
chiedere se il coerentismo non sia un’alterna- ca, o di valori, o di attenzione all’uomo, per bi-
tiva epistemologica migliore dell’intuizioni- lanciare l’eccessivo peso dato all’economia
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l’insieme dei fattori culturali e morali, ovvero il mercato come conciliazione fra etica ed eco-
crearsi di una costellazione di credenze che in- nomia, dato che sosteneva invece l’assenza di
coraggiavano uno degli atteggiamenti possibi- contenuti etici nel mercato, assenza che sareb-
li nei confronti dell’esistenza che allo storico è be stata però colmata quando si sarebbe pas-
dato riscontrare nel corso della civilizzazione, sati dalla teoria pura alla politica economica.
ovvero quello dell’«ascetismo intramondano». Nella seconda metà del Novecento si è assisti-
Questo atteggiamento, ispirato da preoccupa- to al sorgere della «nuova» teoria economica
zioni di natura extraterrena aveva causato poi, che ha rotto quella separatezza fra morali e
per via di un effetto non intenzionale, il gene- mercati che il marginalismo giustificava in
ralizzarsi delle virtù della laboriosità, parsimo- modo tanto plausibile da ridursi a una tauto-
nia, onestà, puntualità, ordine che costituisco- logia. I fattori di rottura – nessuno dei quali
no una delle precondizioni dello sviluppo di costituiva una novità assoluta – che sono stati
un’economia di mercato. Weber aveva chiaro indicati sono: a) i beni pubblici ovvero quei
che la sua tesi era complementare a quella beni che non possono essere fruiti se non con-
marxiana e che la sua posizione non doveva giuntamente e la produzione dei quali non è
essere letta come una filosofia della storia ide- razionale dal punto di vista del singolo agente
alistica da opporre a quella materialistica ma anche se è razionale per tutti gli agenti insie-
questo è proprio ciò che avvenne per metà se- me; problemi connessi sono quelli del free ri-
colo. La tesi storiografica di Max Weber fu cri- der e quello dei commons che erano stati indi-
ticata da un altro autore con lo stesso cogno- viduati da Adam Smith; b) la possibilità del
me, Wilhelm Weber, che argomentò l’esistenza comportamento cooperativo nelle organizza-
di una via cattolica alla moderna economia di zioni, comportamento che è anch’esso irrazio-
mercato, via aperta dagli autori della scolasti- nale dal punto di vista dell’agente economico
ca spagnola che avrebbero fornito, sulle basi neoclassico, che era stato individuato da Emi-
della tradizionale dottrina scolastica della leg- le Durkheim; c) le precondizioni morali dei
ge di natura, la giustificazione delle istituzioni mercati, e in particolare il ruolo della fiducia,
finanziarie necessarie (cfr. Wirtschaftsethik am che erano stati individuati da Adam Smith,
Vorabend des Liberalismus, Münster 1959; Geld Hegel, la scuola storica, Durkheim e Marcel
und Zins in der spanischen Spätscholastik, Mün- Mauss; d) la progressiva erosione della nozio-
ster 1962). A prescindere dalla questione della ne di utilità che, nata alle origini come concet-
specificità del ruolo del protestantesimo, la te- to con un preciso ma implausibile contenuto
si di Weber si inseriva nel filone ottocentesco psicologico (piacere o felicità), è stata nel cor-
comprendente la scuola storica, il primo so- so del ventesimo secolo ridotta a un concetto
cialismo, la sociologia francese e infine l’isti- inoppugnabile ma vuoto; nuovi indirizzi di ri-
tuzionalismo americano che compì la «scoper- cerca, come gli studi sulla felicità pongono al
ta» di un elemento di cui la teoria economica centro l’idea, irriducibile a quella di utilità, che
della seconda metà del Novecento ha poi ten- gli impegni morali degli individui contribui-
tato di tenere conto, cioè delle precondizioni scono a determinare ciò che costituisce il be-
istituzionali, giuridiche e morali del mercato. nessere, o le preferenze, o l’interesse degli in-
Prima che la cosiddetta tesi di Weber venisse dividui e che il risultato finale da misurare, la
messa a frutto dagli economisti vi fu parados- felicità o il benessere, sembra essere di per sé
salmente quasi un secolo di predominio di sfuggente e, se confrontato con la premessa
un’altra tesi weberiana che neutralizzò la pri- delle scelte degli attori, valori o preferenze, ap-
ma: la tesi dell’avalutatività. Questa era resa pare di natura irriducibile.
plausibile dalla svolta del marginalismo che II. QUESTIONI DI GIUSTIZIA. – Un secondo filone di
giustificava la separazione fra teoria economi- discussione, relativamente separato dal pre-
ca pura e politica economica e dalla reinter- cedente, si è sviluppato a partire dagli anni
pretazione filosofica di questa svolta operata cinquanta, culminando nel 1971 con l’opera di
dal positivismo logico. La divisione fra teoria Rawls. Questo filone comprende una serie di
economica e politica economica sembrava – teorie normative della giustizia distributiva
come veniva illustrato nel modo più organico che si propongono di elaborare teorie genera-
da Lionel Robbins – sovrapporsi ed essere giu- li, giustificabili per tutti i potenziali cittadini in
stificata dalla divisione fra fatti e valori. Que- base a criteri di razionalità o di ragionevolezza
sta tesi era l’opposto della fantomatica tesi del e quindi non dedotte da una particolare con-
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lore reale ideale (cfr. ibi, libro I, cap. V, § 4). ma distinguendo chiaramente fra utilità
Kant formula una distinzione fra «valore asso- dell’individuo e utilità della comunità (An In-
luto» (Würde) degli esseri umani come perso- troduction to the Principles of Morals and Legisla-
ne, «valore diretto» di diversi beni naturali e tion, 1789, a cura di J.H. Burns - H.L.A. Hart - F.
artificiali, e il valore del denaro come soltanto Rosen, Oxford 1996, tr. it. di S. Di Pietro, Intro-
«indiretto». Kant considera il denaro una mer- duzione ai principi della morale e della legislazione,
ce che rappresenta tutte le merci e il prezzo di a cura di E. Lecaldano, Torino 1998, cap. 1).
una merce è semplicemente il verdetto pubbli- L’economia neoclassica tuttavia, contempora-
co sul valore indiretto della merce in questio- neamente a filosofi darwiniani quali Herbert
ne, cioè il prezzo di mercato (Metaphysik der Spencer, legittimò l’agire dello homo oeconomi-
Sitten, 1793, in Kant's gesammelte Schriften, a cus come socialmente utile, trasformandolo in
cura della Berlin-Brandenburgischen Akade- un ideale legittimo per gli individui. Fu questo
mie der Wissenschaften, Berlin 1902 ss., vol. passaggio a rendere possibile il verificarsi di
VI, pp. 203-474, tr. it. La metafisica dei costumi, veri dilemmi morali e del conflitto di interessi
a cura di G. Vidari - N. Merker, Roma-Bari nella vita economica.
19984, parte I, § 31; parte II, § 11). Come i loro Il successo dell’ideologia del capitalismo è
predecessori antichi e medievali, questi filoso- quindi ciò che rese possibile la business ethics
fi liberali classici non considerarono gli affari, moderna come parte legittima e riconosciuta
cioè lo scambio sul mercato e la speculazione della filosofia pratica. La business ethics è quin-
come pratiche con un valore intrinseco o mo- di una disciplina molto giovane, resa significa-
rale; gli affari riguardano soltanto il denaro, il tiva dalla globalizzazione degli ultimi decenni
prezzo e il profitto. e funzionante come sua legittimazione ideolo-
La concezione degli affari come pratica econo- gica.
mica legittima, e quindi la riconciliazione fra Fin dagli inizi la business ethics è stata una di-
gli affari e l’economia e la politica divennero sciplina anglo-americana, considerata un caso
possibili soltanto con la concezione neoclassi- di etica applicata vertente su questioni speci-
ca dell’economia. La sostituzione marginalista fiche della pratica degli affari. L’etica applicata
del valore d’uso o utilità «totale» con l’utilità in quanto tale si propone di applicare le teorie
relativa fu seguita da una ridefinizione dell’uti- dell’etica normativa a parti specifiche della re-
lità, che diede una soluzione concettuale al altà, e quindi un suo nodo cruciale è la classi-
paradosso dell’acqua e dei diamanti basata ficazione delle questioni da considerare speci-
sulla tesi per cui se qualcosa è richiesto è an- fiche di un particolare campo di applicazione.
che utile. Il valore di scambio era allora defini- Una tipica classificazione nella business ethics
to dalla domanda e offerta effettiva e si identi- distingue fra livello individuale e livello socia-
ficò con il prezzo di mercato. Questo sviluppo le, o livello macro e micro. Il primo considera
rese irrilevante per la teoria economica la di- le relazioni esterne agli affari, cioè il mercato, la
stinzione fra prezzo e valore, e nella teoria eco- società, la moralità, la politica, talvolta perfino
nomica ortodossa del Novecento il concetto di la guerra, e recentemente anche la natura;
valore è stato sostituito dalla coppia di con- questioni che vanno sotto i titoli di responsa-
cetti di prezzo e utilità; il valore di scambio ora bilità dell’impresa, o corporate citizenship, e per
è il prezzo, e il valore d’uso è la domanda (cfr. cui spesso si usa il termine stakeholder. Le rela-
P. Samuelson, Economics, New York 200117, tr. zioni interne alla pratica degli affari possono
it. a cura di C.A. Bollino, Economia, Milano venire considerate al livello micro, che ruota
2002, cap. 5) . intorno allo scambio, e quindi considera i pro-
È anche cruciale il cambiamento di atteggia- duttori, la finanza, i consumatori, il marketing
mento morale nei confronti dell’idea di homo e i prodotti, ad esempio i diritti dei consuma-
oeconomicus, il cui egoismo razionale fu a lungo tori o la debita cura. La sospensione dell’eco-
considerato una condizione necessaria ma nomia di mercato all’interno delle moderne
problematica da parte delle correnti dominan- imprese globali introduce però un livello col-
ti della filosofia pratica anglo-americana. Tho- lettivo o molare della business ethics, che verte
mas Hobbes propose come rimedio il contrat- sulle relazioni interne all’impresa o sull’etica
to, mentre Adam Smith puntò sulla simpatia e dell’organizzazione, sulle relazioni fra azioni-
Bentham sulla razionalità, accettando la stru- sti, management, dipendenti e imprese dipen-
mentalità intrinseca alla razionalità umana, denti. Alcune di queste però, come quella del
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nascita della scienza economica. In questa vo- campi dell’etica. Il primo livello è quello «su-
ce ci si limiterà alle dottrine che hanno influito scettibile di punizione in base alle leggi del
sul pensiero occidentale fino alla nascita cielo» o quello della gente «astuta e malvagia»
dell’economia politica. o di chi si comporta «in modo ingannevole». Il
SOMMARIO: I. Etica economica talmudica. - II. malvagio è colui che dice «il mio è mio e il tuo
Etica economica islamica. - III. Etica economi- è mio» (Mishnah, Avot V, 10). Si tratta di casi
ca patristica e scolastica. - IV. Etica economica di comportamento «assolto dalle leggi delle
riformata. nazioni» ma ciò nonostante da condannare in-
I. ETICA ECONOMICA TALMUDICA. – La Torah ( ) condizionatamente, come quello di chi non te-
è l’insegnamento di Mosè contenuto nel Pen- stimonia a favore di un altro causandogli una
tateuco e nella qabbalah o tradizione. Il termi- perdita potenziale (Talmud babilonese, Baba
ne alakhah ( , la «via» o disposizione lega- Kama, 55 b-56 a) o quello di chi senza grave
le) designa il sistema legale che applica i pre- motivo si ritira da una transazione su cui si è
cetti della Torah alla vita quotidiana tenendo raggiunto l’accordo e su cui non si è ancora
conto del variare delle situazioni, derivando perfezionato l’atto dal punto di vista formale
dai 613 precetti contenuti nei cinque libri della oppure del terzo che interviene in questa fase
Torah altri precetti per fare fronte a situazioni facendo un’offerta più vantaggiosa; ugualmen-
nuove. Le fonti di questa legislazione sono, ol- te condannato è il prestito a condizioni che ne
tre al Pentateuco, la Mishnah e la Gemarà fanno un investimento di capitale e quindi una
(cioè le due parti del Talmud), il Mishneh Torah forma di usura che è vietata nei confronti del
di Mosé Maimonide, lo Shulchan Aruch di Jo- «fratello» (Dt 23, 20-21; Talmud babilonese,
seph Caro. Un principio base di tale legislazio- Baba Metzia, 70 a; e inoltre Es 22, 24; Lv 25, 35-
ne è fare «una siepe intorno alla Torah» (Mish- 38). La discussione sulla liceità del prestito a
nah, Pirquè Avot, I, 1), ovvero, per essere sicuri interesse, e su quale interesse costituisse usu-
di non infrangere un precetto, creare precetti ra, nonché sulla liceità di prestare a interesse
ulteriori che escludano la possibilità di violar- agli stranieri, e se gli stranieri comprendessero
lo inconsapevolmente. Così dalla proibizione gli altri monoteisti, iniziò in età ellenistica (Fi-
dell’uccisione deriva la proibizione dell’odio, lone alessandrino estende la proibizione dagli
da quella dell’adulterio quella dell’impudici- ebrei a tutti i concittadini) e proseguì fino
zia. La alakhah è legislazione, e come tale è go- all’età moderna.
vernata dalla «giustizia», l'attributo principale Una variazione entro questo livello è il com-
di Dio. Ma – con buona pace di molti padri del- portamento della «gente di Sodoma» che di-
la chiesa e teologi cristiani – la giustizia non è ceva «il mio è mio e il tuo è tuo»; tale atteggia-
giustizia formale ma giustizia sostanziale, e mento è manifestato ad esempio dal rifiuto di
anche questa deve essere sempre temperata praticare l’ospitalità che denota un rifiuto ad
dalla misericordia. Un detto talmudico spiega accettare obblighi nei confronti degli altri o a
la distruzione di Gerusalemme come punizio- vedere i bisogni altrui. Una società così impo-
ne per il fatto che all’epoca i giudizi venivano stata può sussistere ma non ha un futuro, co-
basati strettamente sulla legge e non andava- me Sodoma che era stata condannata, perché
no lifnim meshurat ld ha-din, cioè «oltre le ri- rifiutando di riconoscere il carattere di dono
chieste della legge» (Talmud babilonese, Baba divino della ricchezza apre le porte alla diffusa
Metzia, 30 b). immoralità in campo economico.
La tradizione ebraica da un lato ha un atteg- Il secondo livello è quello di chi compie «il
giamento molto positivo nei confronti della proprio dovere nei confronti del regno dei cie-
ricchezza che è considerata dono di YHWH, li». Un caso è quello di chi ha rubato una data
dall’altro lato ritiene che la ricerca di ricchezza somma a una di due persone ma non sa a qua-
possa essere santificata come altri aspetti del- le; questi è tenuto a restituire ai due la somma
la vita – il desiderio di cibo o di sesso – avvian- che questi si divideranno fra loro, ma se vuole
dola lungo la «via» (alakhah) segnata dall’inse- compiere «il proprio dovere nei confronti del
gnamento (Torah) di Mosè. regno dei cieli» dovrà restituire la somma data
Nell’ottica ricordata dell’andare oltre i limiti a ognuno dei due (Talmud babilonese, Baba
della legge si colloca la distinzione fra livelli di Metzia, 37 a); il principio generale è che se
comportamento richiesta dalla halakhah che si qualcuno non è certo sul sussistere di un debi-
applica all’etica economica come agli altri to ma ha una responsabilità almeno parziale
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prigionieri e ad altri fini caritatevoli (Corano, morale. Pur considerando che si tratta di una
tr. it. di A. Bausani, Firenze 1978, IX, 60). L’ide- condanna di principio dietro cui si cela una
ale di giustizia sociale proposto non contem- tolleranza di fatto, in un contesto culturale in
pla affatto l’eliminazione delle differenze so- cui gli ambiti dell’etica, del diritto e dell’eco-
ciali, percepite come naturali e volute da Dio, nomia tendono a sovrapporsi e a interagire tra
si tratta piuttosto di reciproci aiuti all’interno loro, questa censura ha avuto sensibili riflessi
della comunità a cui ciascuno contribuisce in nell’evoluzione dei contratti, in particolare di
proporzione al proprio reddito; ne nasce un quelli di vendita e di società.
modello di stato, diretto dai principi rivelati da La prima conseguenza dell’interpretazione dei
Dio, in cui i più fortunati donano parte dei pro- passi coranici relativi all’usura e all’alea com-
pri beni a beneficio dei più poveri. La morale porta che, nei contratti di scambio, prestazio-
coranica è ispirata, contrariamente agli incita- ne e controprestazione non devono presentare
menti a scegliere la povertà, tipici del Vangelo elementi di incertezza e devono uguagliarsi, al
e del cristianesimo primitivo, a un forte senso fine che ciascuna delle parti tragga un benefi-
del «giusto mezzo»: distribuire tutti i propri cio che sia proporzionato, equo e giustificato
beni è considerata azione peccaminosa al pari in relazione sia all’attività posta in essere sia
dell’avarizia (Corano, tr. cit., XVII, 26-27, 29; allo scopo che si intende realizzare. In base a
XXV, 67). una linea interpretativa affermatasi nella giuri-
Manca nell’Islam un ideale ascetico di rinun- sprudenza islamica, gli interessi pecuniari –
cia: la penitenza e il digiuno sono pratiche lo- sia sotto forma di prestazione corrispettiva e
devoli purché limitate nel tempo; ogni forma periodica per il godimento di un capitale, sia
di monachesimo è rigettata; il credente viene per il ritardato pagamento di un debito – rien-
invitato a godere di quanto Dio gli ha conces- trano nell’ambito di applicazione del divieto di
so (Corano, tr. cit., IV, 32; XX, 81); la ricchezza riba. Dal punto di vista islamico la nozione di
– purché realizzata con mezzi legali – è una un interesse predeterminato, che non tiene
grazia (Corano, tr. cit., XVI, 71) e in una famosa conto del reale beneficio che il debitore trae
tradizione si fa dire a Muhammad che «quan- dal capitale, è di per sé contraddittoria. Per far
do Dio benedice un uomo con l’agiatezza, vuo- fruttare i capitali si preferiscono, quindi, mo-
le vederne le tracce su di lui». In altre parole si delli partecipativi, nei quali in base a forme
dipinge come bene accetto a Dio il lusso nelle contrattuali societarie, il creditore prende par-
vesti, l’uso dei profumi, e tutti i simboli este- te ai benefici ottenuti e ai rischi sopportati dal
riori del benessere, cosicché l’Islam viene a co- debitore. Tali forme contrattuali partecipative
stituire un polo diametralmente opposto a sono applicate dalla Banca islamica.
ogni etica economica puritana. Nella morale islamica, contrapposta all’idea di
Nel IX secolo il sufismo propose un ideale di usura – ossia di sfruttamento ingiustificato dei
vita basato sulla rinuncia al mondo, la povertà, beni altrui – c’è quella di cooperazione, insita
l’abbandono a Dio. Di fronte all’emergere di nell’istituzione dell’elemosina rituale (zakah).
un tale modello, proprio nel momento in cui il La zakah è un’imposta che ogni musulmano è
mondo islamico era al suo apogeo economico, tenuto a pagare annualmente, a partire da un
si assiste alla nascita, soprattutto in ambito minimo imponibile, su determinati elementi
sunnita-hanafita, di una serie di manuali che del patrimonio e del reddito, e che viene poi
difendono la preminenza, agli occhi di Dio, del erogata a fini ben definiti. Etimologicamente
lavoro e di ogni attività umana. Non siamo, nel termine zakah è sotteso il concetto della
tuttavia, di fronte a un’etica del lavoro tout purificazione del patrimonio attraverso l’azio-
court, perché permane una gerarchia dei me- ne, particolarmente meritoria, di far dono dei
stieri in base a cui le professioni considerate propri beni. Nel Corano la pratica della bene-
nobili – in particolare quella del mercante – ficenza (Corano, tr. cit., II, 215; XIII, 22; XXXV,
hanno la netta prevalenza sui lavori manuali e 29; XXXVI, 47) non viene in alcun modo rego-
ad alcuni mestieri (come tintori e conciatori) è lamentata; alla domanda su quanto si dovesse
associato uno statuto sociale inferiore. dare in elemosina si risponde laconicamente:
Nel Corano tanto l’usura (riba, Corano, tr. cit., «donate il superfluo» (Corano, tr. cit., II, 219).
XXX, 39; III, 130; II, 275) quanto l’alea (garar, Sulla base delle prescrizioni coraniche e della
Corano, tr. cit., II, 219; V, 90-91) sono rivestiti tradizione profetica si costruì, a opera della
di una dura censura che è insieme giuridica e giurisprudenza, una teoria della zakah: si pre-
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hanno rimesso criticamente in discussione i CESCA, Teoria e pratica del commercio nell’Islam medie-
modelli tradizionali dell’etica professionale vale, Roma 2002.
protestante e la «religione del lavoro». ➨ COMMERCIUM; DEBITI, REMISSIONE DEI; ECONOMIA
M. Miegge POLITICA CRISTIANA; ELEMOSINA; ETICA ECONOMI-
BIBL: E. TROELTSCH, Die Soziallehren der christlichen CA; IUSTUM PRETIUM; POVERTÀ; USURA; UTILE; UTI-
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nomy and Nature in the Fourteenth Century. Money, ner, per lungo tempo questi problemi sono
Market Exchange, and the Emergence of Scientific stati ignorati dai filosofi e hanno costituito og-
Thought, Cambridge 1998; A. TODD LOWRY - B. GOR- getto di studio solo per un ristretto gruppo di
DON (a cura di), Ancient and Medieval Economic Ideas esperti, preoccupati dall’esigenza di definire
and Concepts of Social Justice, Leiden 1998; E. FRAN- regole di comportamento quotidiano e profes-
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termini ecologici, dei problemi inediti tipici creazione, modifica e manipolazione di nuove
della società dell’informazione. realtà – materiali o concettuali che siano – più
L’analisi dell’infosfera e dei suoi problemi eti- che sui prodotti stessi, ma ha anche il pieno
ci si basa sul metodo dei livelli di astrazione. controllo e la responsabilità di una corretta
Un livello di astrazione è un insieme finito ma gestione di questi processi.
non vuoto di osservabili di un sistema. Un os- L’approccio dell’information ethics ha permesso
servabile è costituito da una variabile tipizzata di analizzare nuovi dilemmi morali, primo fra
e da un’esplicita enunciazione della caratteri- tutti la «tragedia dei beni digitali collettivi».
stica che si intende analizzare nel sistema in Partendo dal modello della tragedy of the com-
esame. Una variabile tipizzata è un «contenito- mons – individuato da Garrett Hardin nel 1968
re» in cui sono riposti tutti e solo i valori di – consistente nello sfruttamento oltre misura
uno specifico insieme di riferimento. Il meto- di un bene collettivo (common) da parte di uno
do di astrazione – estendere la classe degli o più individui, e utilizzando il nuovo concetto
agenti morali, in modo che comprenda non di agente morale, è stato possibile individuare
solo quelli umani e animali ma anche quelli un insieme di comportamenti moralmente
artificiali – è a fondamento della proposta cen- problematici basati sull’uso indiscriminato e
trale dell’information ethics e quindi della defi- improprio delle tecnologie e delle risorse digi-
nizione stessa di agente. Un agente è un entità tali, e quindi nello sfruttamento eccessivo
che a un dato livello di astrazione dimostra: in- dell’infosfera, con la conseguente produzione
terattività (cambiamento di stato in risposta a di oggetti informativi semanticamente vuoti,
uno stimolo), autonomia (capacità di cambia- sovra-produzione di informazione semantica
re stato anche in assenza di stimoli) e adatta- inutilmente ridondante e corruzione delle co-
bilità (capacità di cambiare la regola di transi- municazioni trasformate in rumore (noise). Il
zione tramite cui cambia stato). Un’azione è problema, avvenendo nell’infosfera e riguar-
moralmente qualificabile se e solo se produce dando perciò sia agenti umani che artificiali,
bene o male (in senso etico); un agente è un può essere risolto solo per mezzo di un’attenta
agente morale, se e solo se è in grado di com- analisi delle proprietà ontologiche degli og-
piere azioni qualificabili moralmente. In que- getti informazionali tramite l’uso del metodo
sto modo il concetto di agente morale viene di astrazione.
separato da quelli di responsabilità, senti- G.M. Greco - G. Paronitti - M. Taddeo - L. Floridi
menti, stati mentali e libero arbitrio. BIBL.: J.H. MOOR, What is Computer Ethics?, in «Me-
Oltre a permettere un’analisi interessante e taphilosophy», 4 (1985), pp. 266-275; L. FLORIDI, In-
concettualmente fruttuosa dell’infosfera tra- formation Ethics: On the Theoretical Foundations of
mite il metodo di astrazione, l’information ethics Computer Ethics, in «Ethics and Information Tech-
promuove quattro norme generali per la ge- nology», 1 (1999), pp. 37-56; D.G. JOHNSON, Compu-
stione e lo sviluppo etico dell’ecosistema in- ter Ethics, Upper Saddle River (New Jersey) 20003; R.
formativo. Esse riguardano la prevenzione, la SPINELLO - H. TAVANI (a cura di), Readings in Cyber-
riduzione e l’eliminazione dell’entropia: 1) ethics, Boston 2001; H. TAVANI, The Uniqueness Debate
Non si deve mai generare entropia nell’info- in Computer Ethics: What Exactly Is at Issue, and why
sfera; 2) Si deve prevenire l’entropia nell’info- Does It Matter?, in «Ethics and Information Techno-
sfera; 3) Si deve rimuovere l’entropia nell’info- logy», 4 (2002), pp. 37-54; L. FLORIDI - J.W. SANDERS,
sfera; 4) L’information welfare deve essere pro- On the Morality of Artificial Agents, in «Minds and
mosso estendendo, migliorando, arricchendo Machines», 3 (2004), pp. 349-379; G.M. GRECO - L.
e aprendo l’infosfera. Le quattro norme anti- FLORIDI, The Tragedy of the Digital Commons, in «Ethics
entropiche hanno un valore regolativo in sen- and Information Technology», 6 (2004), pp. 73-82.
so kantiano, forniscono cioè indicazioni di
massima, ma al contempo forti, in merito agli ETICA PROFESSIONALE (professional ethics;
Etica professionale
atteggiamenti da tenere nell’infosfera. Attore Berufsethik; éthique professionelle; ética profesio-
principale dello sviluppo e della cura del nuo- nal). – È l’ambito dell’etica normativa, e più
vo ecosistema dell’informazione è l’homo poie- precisamente dell’etica applicata, che ha per
ticus che, grazie alla natura intrinsecamente oggetto l’esperienza lavorativa e professionale
costruzionista delle tecnologie digitali e a dif- dell’uomo: essa tratta dei principi, delle finali-
ferenza dell’homo faber, oeconomicus e ludens, tà, delle virtù, delle norme che a vario titolo
non solo tende a concentrarsi sui processi di concernono tale esperienza. Per definire in
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garsi sul nesso tra l’individuale e il sociale trarietà. Il risultato è la difficoltà di compren-
equivale però a porre il problema del soggetto dere effettivamente tanto l’originalità quanto
etico, e a sollevare in definitiva la questione l’originarietà della socialità, ricondotta ap-
stessa dell’inizio e del luogo dell’etica, che punto di continuo ai paradigmi contrapposti
coinvolge a sua volta l’interrogativo sui mo- dell’individuo e della società. L’indecisione te-
delli di razionalità (naturale, artificiale). orica, derivata anche dal fatto di mutuare em-
I problemi caratteristici dell’etica sociale ri- piricamente i propri termini ed i propri concet-
mandano dal proprio interno alle questioni ti – appunto l’«individuo» e la «società» –, dà
etiche fondamentali che però ricevono solo in perciò all’etica sociale un carattere di forte e
essi una consistenza e una forza particolari: risorgente conflittualità, che la schiaccia nella
l’etica sociale costringe a ripensare le temati- lotta di paradigmi interpretativi tra loro in-
che etiche, che non si lasciano sciogliere in commensurabili.
uno spazio teorico ad essa preliminare. I pro- L’indecisione teorica si manifesta nelle diffi-
blemi dell’universale, del male e della libertà coltà ricorrenti d’impostazione di un’etica so-
sono degli ulteriori banchi di prova. Nella vita ciale, che si avverte nei problemi di una sua
associata con gli altri, l’universale etico smette definizione, o negli equivoci e nelle oscillazio-
di essere una cifra ideale, e chiede di coniugar- ni del significato. Il problema della definizione
si con strutture e forme precise di convivenza; gode di un’evidenza immediata: specchio
il male non si riduce più ad una contraddizio- dell’indecisione senz’altro, ma da subito evo-
ne logica, o ad una semplice deficienza, perché cazione pure della questione del rapporto tra
fa fronte concretamente, nelle azioni comuni, l’etica e l’etica sociale.
con un peso incredibile; la libertà si sradica Infatti, fin dalla storia del termine l’etica socia-
dal paradigma della scelta tra alternative pari- le (maturata nel corso del XX secolo e cresciu-
tetiche, perché il vissuto sociale ne mostra in- ta fino alla fondazione dell’Istituto per la So-
sieme tanto l’aspetto attivo quanto l’aspetto zialethik, a Berlino nel 1927) porta con sé
passivo. un’ambivalenza teorica che risente di ciò che
SOMMARIO: I. Tra individuale e sociale: 1. Oltre si è chiamato indecisione, vale a dire: se l’etica
l’indecisione. - 2. Definizioni improbabili. - 3. abbia in quanto tale una valenza sociale, o se
Equivoci della socialità. - 4. Religione ed etica so- l’etica sociale costituisca una dimensione par-
ciale. - II. Socialità e origine. - 1. Una duplice cri- ticolare dell’etica che affianca quella indivi-
si. - 2. Il dialogo, il bene e la giustizia. - 3. Socialità duale o privata, ipotizzando al limite estremo
originaria. - 4. Dialogo sociale. - III. Percorsi cir- un’eventuale doppia morale, individuale e so-
colari. - 1. Fenomenologia sociale. - 2. Sofferenza ciale. Nel primo caso l’etica sociale rappresen-
e responsabilità. - 3. Utopia, speranza e disperazio- ta o una dimensione strutturante dell’etica, o
ne. - 4. L’universale e la democrazia. - 5. La città. il suo compimento, secondo una linea inter-
- IV. Conclusione. L’Esodo e il Grande animale. pretativa che si ripropone da Aristotele a He-
I. TRA INDIVIDUALE E SOCIALE. – 1. Oltre l’indecisio- gel: tra l’individuo e la società si instaurano
ne. – Il problema di uno statuto dell’etica so- qui rapporti fluidi di piena realizzazione. Così
ciale, che per un verso si concentra su proble- era intesa da A. v. Oettingen (teologo lutera-
mi precisi e per un altro verso evoca di conti- no) che nel 1867 ha coniato il termine per ri-
nuo le questioni morali fondamentali, si avver- chiamare la centralità etica del concetto di so-
te fin dal suo inizio, fin dalla storia del termi- lidarietà, in polemica contro le derive indivi-
ne, e si traduce in ambivalenze che possono dualistiche della modernità industriale e libe-
essere ricomprese nella figura teorica dell’in- rale. In questa opzione anti-individualistica e
decisione tra l’individuale e il sociale. Non anti-contrattualistica si impongono già alcune
perché le teorie non si schierino di volta in vol- parole chiave dell’etica sociale così intesa,
ta, come impianto orientativo per un’etica so- quali i concetti di «totalità organica» e di «co-
ciale, a favore del privilegio dell’individuo munità». Nel secondo caso, dove l’etica socia-
piuttosto che della società, ma perché è pro- le si affianca a un’etica individuale, il proble-
prio la gabbia mentale di questa alternativa ma teorico spinoso è quello di una definizione
che genera, da un lato, l’indecisione comples- di etica sociale, che costringe a seguire la par-
siva nell’impostazione del problema e che, tizione dell’etica tra aspetti individuali e
dall’altro lato, reitera di continuo gli atteggia- aspetti sociali (così, ad es. H.L. Martensen, O.
menti contrapposti nella loro reciproca con- Pfleiderer, E. v. Hartmann).
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sé anche il motivo teorico del conflitto tra i metà dell’Ottocento, all’epoca cioè del costi-
modelli di razionalità: una razionalità guida in- tuirsi dell’etica sociale come disciplina, è inve-
fatti tanto il perfezionamento quanto la coerci- ce emblematico il diverso orientamento teolo-
zione sociale del singolo. La tensione tra una gico-cristiano, che prelude a un dibattito mai
lettura «essenziale» (Platone, Aristotele) e una assopito circa il ruolo della religione: infatti,
«artificiale» (i sofisti politici, Epicuro) coinvol- mentre anche sul versante cattolico andava
ge tanto l’etica quanto la razionalità. delineandosi una «dottrina sociale» della
Per l’etica sociale si presentano anche delle chiesa – noti i principi: la dignità della perso-
ambiguità di significato complessivo. L’etica na; la solidarietà; la sussidiarietà; la doverosi-
sociale è da subito accompagnata sia da una tà sociale della proprietà privata –, sul versan-
versione nostalgica, sia da una versione pro- te riformato si reagiva immediatamente al
gressista che si differenziano non poco, condi- concetto stesso di un’etica sociale (Ch. Pal-
videndo tuttavia un comune sfondo polemico: mer, F.H.R. Franck) criticando la plausibilità
si reagisce all’impostazione moderna del rap- del metodo, che per Oettingen era rigorosa-
porto tra l’individuo e la società, interpretato mente statistico, e l’idea che possa darsi per
in termini di successione e di cautela, cosa che davvero un soggetto etico collettivo. L’etica
si traduce poi nel contratto. Il ritorno al sociale veniva in questo modo ricondotta alla sua uni-
agisce quindi in un duplice e contestuale sen- ca dimensione possibile: la coscienza del sin-
so: di richiamare una più radicata appartenen- golo. Per contrasto si può pensare alla rifles-
za comunitaria dell’uomo, non riducibile in sione di Kierkegaard sulla «folla», o di Nietz-
termini di pattuizione; e di individuare questa sche sul «gregge».
appartenenza come il luogo, umano, in cui si Le possibili ambiguità dell’etica sociale emer-
gioca la credibilità, o la possibilità, stessa di gono tuttavia in modo macroscopico nel rap-
un’etica. porto con la religione, sia sul lato teologico (K.
La versione nostalgica dell’etica sociale è se- Barth, D. Wendland), sia sul versante filosofi-
gnata da una tendenza conservatrice (si guar- co, soprattutto in relazione alla società capita-
da in genere all’indietro, verso la polis greca o listica (interessante in merito la questione
verso il corporativismo pre-moderno), in pole- morale dell’economia, l’incontro con la social-
mica ora con la crisi sociale della rivoluzione democrazia, il socialismo etico del neokanti-
industriale, ora con l’individualismo borghese, smo di Marburgo, o i contributi di F. Tönnies,
ora con la perdita del senso di un’identità col- che nel 1899 rinomina la Deutsche Gesellschaft
lettiva: al centro si trovano motivi quali la co- für etische Kultur come Verein für Sozialethik, e
munità, l’appartenenza, la gerarchia dei valori di G. Simmel): l’etica sociale si distende in
e le pratiche comuni in cui riconoscersi. Nella questo caso, nel rapporto con la religione, tra
versione progressista dell’etica sociale i ma- sacralità e secolarizzazione. M. Weber ha aper-
cro-problemi sociali, come ad es. l’onninva- to un dibattito sul ruolo della religione, rifor-
denza del mercato e il procrastinarsi delle mata e calvinista, nell’avvento dell’economia
strutture di dominio, suggeriscono invece capitalistica e, in genere, della società moder-
l’impegno per un diverso orizzonte etico, a cui na. E. Troelsch si dimostra scettico circa una
non può far fronte né un’etica individualistica, riforma sociale cristiana e nega la possibilità
né un’etica corporativistica. di derivare dal cristianesimo norme obbligato-
4. Religione ed etica sociale. – L’ambivalenza rie per la società. Ma il dibattito prosegue e si
dell’etica sociale che rimane all’interno di una frantuma: M. Novack, ad es., rivendica per con-
dialettica insistita tra gli aspetti individuali e trasto il ruolo del cattolicesimo circa il capita-
gli aspetti sociali si traduce in un serrato di- le; A.B. Seligman incrimina invece il cristiane-
battito che si propone come uno specchio di simo per l’esonero moderno della trascenden-
motivi etici e filosofici generali. A questo di- za (l’individualismo).
battito appartiene fin dall’inizio la riflessione Riabilitata come collante sociale nelle vene
teologica e, più in genere, il problema della re- tradizionalistiche dell’etica sociale, con esiti
ligione e del suo rapporto con la coesione so- non dissimili dalle religioni sacrali (Socrate
ciale: è appena il caso di ricordare che l’etica, era accusato di insinuare dubbi circa gli dei
e la filosofia stessa, sorgono come un disin- della città), la religione viene presto stigmatiz-
canto rispetto all’orizzonte religioso-mitico, zata come «oppio dei popoli» (Marx); recupe-
che identificava la città antica. Nella seconda rata come speranza globale di liberazione, e
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pluralità fisiologica ecc.), Rawls il dialogo con- spondere alla crisi dell’universale; l’inevaso
trattuale attraverso la distinzione tra i beni pri- della domanda sull’alterità; i dubbi sul rappor-
mari (le convinzioni ultime e non mediabili, to tra comunità e libertà. Il dialogo sociale ri-
proprie di ciascuna cultura) e i beni secondari, schia di smarrirsi: per inutilità all’interno della
condivisibili (uguaglianza, libertà, sicurezza comunità, e per impraticabilità al suo esterno.
ecc.), e lo stratagemma della posizione origi- Resta comunque rilevante la linea «hegelia-
naria, in cui collocarsi idealmente per ragiona- na», che mette al centro il problema del rico-
re su quale assetto di convivenza (equo) si sce- noscimento, e cerca di svincolarsi dal conflitto
glierebbe di vivere indipendentemente dalla tra l’individuale e l’universale dando del primo
posizione di fatto occupata. Il paradigma della un’interpretazione ermeneutica, e del secondo
giustizia disegna lo spazio pubblico come un una lettura pratica nel senso dell’ethos. La
luogo simmetrico, consensuale e paritario. Il soggettività non equivale all’individuo, ma si
bene vi trova posto come una seconda battuta: esercita in momenti complementari della per-
o come garantito dalla giustizia nella forma sona che interagiscono tra loro: la stima di sé;
della cura per l’altro (Habermas) o come circo- l’altro; le istituzioni giuste (P. Ricoeur). E l’uni-
scritto ai suoi aspetti più condivisibili con gli versale non si riduce ad un momento neutro o
altri (Rawls). legale, perché risponde a un’esigenza che cre-
La prospettiva della giustizia delinea lo spazio sce con il crescere della vita personale. Il bene
pubblico in un senso dialogico, ma si affaccia- e la giustizia rimangono così distinti, ma in
no problemi, ad es. di oggettività di ciò che si dialogo tra loro come momenti diversi del-
condivide per consenso o per contratto. Diver- l’aspirazione complessiva a una vita buona,
si di questi problemi ruotano intorno alla dif- riuscita.
ferenza tra il consenso e l’universale: la pub- La prospettiva del riconoscimento ha un co-
blica sottoscrizione non mette al riparo né da mune denominatore, il significato della liber-
un eventuale inganno collettivo, né da profili tà, sottolineato in senso diverso: più linguisti-
di ingiustizia. Anche le versioni contrattuali co-comunicativo (Taylor), più dialettico-con-
dell’etica sociale risentono di difficoltà: per la flittuale (A. Honneth), più armonico (Ricoeur).
supposizione di un io generico, per l’inevitabi- Della dialettica hegeliana dell’autocoscienza
le assunzione di contenuti di valore che prece- si evidenzia l’indispensabilità dell’altro e il
dono il contratto stesso, per la difficoltà di una momento pregiuridico: i luoghi e gli affetti del
puntuale comprensione dello svantaggio so- riconoscimento (l’amore, la famiglia, la filia-
ciale all’interno dell’ipotetica posizione origi- zione), e la stima sociale. Anche per il ricono-
naria. scimento sorgono degli interrogativi: sullo
L’interpretazione che privilegia, in alternativa, stemperamento dell’alterità in un’assimilazio-
il paradigma sociale del «bene» ritiene di ga- ne dell’altro (J. Derrida), o sulla possibile con-
rantire così la giustizia, perché dove c’è amici- fluenza in una rinnovata osmosi sociale, per
zia c’è anche giustizia (cfr. Aristotele, Eth. Nic. quanto vivacizzata in un senso dialettico o er-
1160 a 27ss.). Il disagio della modernità (C. meneutico.
Taylor) e la duplice crisi del soggetto e dell’u- Il paradigma della responsabilità per l’etica
niversale impediscono di pensare ancora al le- sociale incontra a suo modo i medesimi temi,
game sociale in termini indeterminati di giu- portando ancora più in rilievo la questione
stizia, vale a dire nei modi di un universalismo dell’alterità, colta spesso anche sul lato della
neutro. Il collante sociale andrà piuttosto rife- minaccia e del pericolo per ciò che rischia di
rito a precise comunità di vita, a una solidarie- non esserci più (la vita, le generazioni future,
tà culturale. Il bene dice, al di là della «rego- l’ambiente naturale), e prestando una partico-
la», di un concreto appartenersi: una condivi- lare attenzione all’agire nell’età tecnologica,
sione di valori e di pratiche (A. MacIntyre) che sullo sfondo della forza impensata dell’agire
ridefinisce il soggetto in senso comunitario, collettivo. Si profila così un «nuovo» universa-
come un «noi» soggetto (cfr. J.-P. Sartre). Il le della responsabilità, dove il dialogo si rise-
dialogo non è più argomentazione o contratto, mantizza come un rispondere (di).
bensì condivisione di pratiche sociali. 3. Socialità originaria. – I modelli interpretativi,
Anche in questo caso si registrano dissonanze: e il dialogo tra il bene e la giustizia, documen-
la distanza dalla situazione contemporanea; tano in ogni caso l’impossibilità di cogliere
l’improbabilità che le comunità possano ri- l’etica sociale all’interno della dicotomia, o
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tica, Roma 1999, p. 57), è altrettanto vero che to come una panacea nei momenti di difficol-
ogni comunità ha il suo prezzo (cfr. Freud, tà, perché si trova travolto dalla situazione che
Hobbes e lo scambio tra la sicurezza e la liber- dovrebbe invece sanare. Se la crisi del dialogo
tà, o la felicità). Un’attenta fenomenologia po- fosse semplicemente il suo venir meno o il suo
ne in luce anche le ambivalenze del vissuto co- essere stato dimenticato, basterebbe il richia-
munitario. mo al suo principio per trovare la soluzione.
Preso sul lato dell’ambiguità, il sociale si pone Ma questo richiamo non basta, e d’altra parte
a una doppia distanza sia dai miti individuali- non esistono dei super-esperti del dialogo, dei
stici, dove l’essere con altri si riduce a una ga- suoi interpreti e dei suoi custodi esclusivi. La
ranzia di interessi privati, sia dai miti comuni- parola, come la verità, è trasversale.
tari, dove l’individuo è esautorato dal «segre- La crisi del dialogo, piuttosto, è il monologo
to» della sua esistenza (Kierkegaard, Mou- che perdura, il possesso esclusivo della parola
nier). La socialità originaria denuncia infine la e dei significati. Il logos è così identitario, cat-
coppia individuo/comunità, e individuo/socie- turato dall’individuo, o dalla comunità, spac-
tà, come appartenente alla stessa matrice logi- ciato nello stesso tempo come privato e come
ca dell’identità e della precedenza, che co- comune, del gruppo e di tutti; un logos per que-
stringe ai miti paralleli e contrari dell’indivi- sto gestibile, posseduto e possedente. Logos
duo e della comunità: anche la comunità è un in definitiva privatizzato. Il logos del dialogo è
individuo (collettivo), e anche l’individuo è invece uno stare-fra-i-due (M. Buber) o fra-i-
una comunità (individuale). molti. Nel logos del dialogo non vive nessuna
La dialettica della persona evidenzia pur essa proprietà (H.-G. Gadamer), nessun possesso.
la tensione tra l’individuale e il sociale: il per- Il logos del dialogo rifiuta l’identificazione
sonalismo comunitario e sociale (Mounier, escludente/impositiva, e si colloca oltre il mito
Stefanini) tenta di uscire sia dal compiacimen- dell’autoreferenza culturale e narcisistica. Il lo-
to individualistico, sia da un collettivismo gos del dialogo è condiviso perché vive nella
asfissiante o da una consegna all’anonimato. pluralità e in forza della pluralità. Con questo,
Lo spartiacque dell’individuale e del sociale si il dialogo esprime la fiducia in qualcosa di di-
presenta piuttosto, alla fine, come un espe- verso dal dominio e dal possesso: fiducia in
diente euristico che porta oltre se stesso e qualcosa di comune, aldilà dei monopoli della
l’impianto dicotomico che lo sorregge. voce, che prende anche i nomi coordinati
4. Dialogo sociale. – Rivisitare la figura del dia- dell’universale o del bene. Il dialogo domanda
logo sociale non è allora fuori luogo: nella in definitiva l’abbattimento del monologo, il
complessità e nella tensione delle situazioni che non è faccenda di buon cuore, di galateo,
sociali non vi è nulla di più richiesto e di più di gentilezza civile. L’abbattimento del mono-
equivocato. Ogni volta in cui si parla di rappor- logo è piuttosto la denuncia sociale di una
to con gli altri, soprattutto in un contesto di «proprietà» sempre illegittima, lo smaschera-
conflitti, viene a parola il dialogo. Il riferimen- mento di un possesso sempre camuffato nelle
to al dialogo viene spesso utilizzato in un mo- vesti di un universale (e di un pubblico) tutto
do quasi automatico come se avesse di per sé sommato privato. Le pratiche autenticamente
un’evidente valenza etica, capace di risolvere sociali – pratiche dialogiche – sono prassi con-
la crisi sopravvenuta. Il dialogo appartiene in- tro-monologiche.
vece alla crisi che dovrebbe risolvere. Le lettu- III. PERCORSI CIRCOLARI. – La pluralità insupera-
re edulcorate del dialogo nascondono il suo bile che dice la situazione strutturante dell’eti-
contrario, vale a dire il dominio sulla parola, ca domanda di essere rispettata nel suo stesso
perché il dialogo viene utilizzato come modo metodo: in virtù di questa pluralità non è ap-
per evirare il problema sociale, di volta in volta plicabile né un metodo deduttivistico – non vi
sollevato, nell’ottica di una riconciliazione è «nulla» che preceda il sociale in un senso ba-
troppo pronta. Come non sfugge alla crisi che nalmente causale –, né un modello organici-
dovrebbe risolvere, il dialogo non si lascia stico. L’etica sociale, piuttosto, articola per-
neppure ridurre alla sua versione svenevole e corsi che dicono sempre di nuovo, senza rin-
intimidatoria. Al dialogo si fa infatti riferimen- chiuderlo mai del tutto, il darsi originario del
to dal profondo della sua stessa crisi: tanto più plurale e le continue tentazioni di farvi violen-
lo si invoca, tanto più se ne testimonia la diffi- za. Solo all’interno di questi percorsi appaiono
coltà. Il dialogo non può perciò venire utilizza- parole e pensieri meno indecisi, più etici (più
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ma variegato nei vettori temporali – che guar- versale non sono in contrapposizione tra di lo-
dano in avanti e all’indietro – e negli accenti, ro: esprimono piuttosto la stessa esigenza di
che inclinano pure al pessimismo con le anti- una non esclusione, o della maggiore inclusio-
utopie. L’immaginario sociale è da sempre ca- ne possibile. Il plurale – che non è un relativi-
ratterizzato da una vena utopica: così era per la smo – risulta quindi inaggirabile, mentre l’uni-
repubblica di Platone, e perfino per la polis di versale, dal canto suo, non può essere inteso
Aristotele. in un senso monolitico. Tanto l’universale,
Il dibattito più recente sull’utopia si può co- quanto il pluralismo dicono il bisogno di una
gliere attraverso il conflitto emblematico tra il partecipazione diffusa e di una comune re-
principio-speranza (Bloch) ed il principio-real- sponsabilità. Il bene è comune perché di tutti
tà (Jonas) o ancora il principio-disperazione e per tutti.
(Anders), che si inquadra nel contesto dell’a- Nella città degli uomini l’universale si traduce
scesa e del crollo delle utopie socialiste (e delle nel problema della democrazia (R.A. Dahl,
utopie totalitarie in genere) nel Novecento. Il Popper, M. Gauchet), che inizia ben prima (si
principio-speranza sottolinea la negatività del pensi ad es. alla questione del «genere» o al
presente e la positività del futuro, il non-anco- rapporto tra le generazioni) delle sue forme
ra-essere, la patria a venire dell’umanità. Il istituzionali: non si vede altra struttura della
principio-realtà richiama polemicamente la convivenza, e altro modo del pensiero, in gra-
positività del presente, il senso del rischio e do di soddisfare la duplice e contestuale esi-
della fragilità, l’essenziale ambiguità dell’uo- genza di pluralità e di universalità, per quanto
mo. A un’etica sociale orientata al cambia- spesso esposta, anche in modo drammatico,
mento si sostituisce così un’etica sociale mo- ai rischi simmetrici del relativismo e del collet-
tivata dalla responsabilità, che si ispira a tivismo, o dell’asfissia delle comunità identi-
un’«euristica della paura» (Jonas), intesa tut- tarie. Le ricorrenti denunce della massificazio-
tavia non in senso hobbesiano, egoistico, ben- ne e dell’alienazione del singolo incrociano i
sì altruistico: paura per la sopravvivenza del- fraintendimenti, astratti o inglobanti, dell’uni-
l’uomo sulla terra, attenzione alle generazioni versale.
future, cautela nella negazione di ciò che è. La partecipazione e la responsabilità pongono
Singolare in questo dibattito è l’avvertenza la questione stessa della democrazia, prima
che né l’utopia né la speranza, nei loro eccessi ancora di affrontare il problema delle forme
«rivoluzionari», sono esenti dalla possibilità della convivenza democratica, se più rappre-
del male a cui cercano di porre rimedio (cfr. sentativa o se più partecipativa. La democrazia
Popper, R. Nozick, e la polemica contro la non può fare a meno di una vicinanza tra la
«perfezione»). Tuttavia, il rapporto tra la realtà partecipazione e la responsabilità che si defi-
e l’utopia, e tra la disperazione e la speranza, è niscono contestualmente in una vicinanza
dialettico e strutturale, e si colloca al centro di spesso fraintesa e spesso tradita. L’intreccio
un’etica sociale, che non vive senza un oriz- della partecipazione e della responsabilità
zonte, per quanto raccorciato possa essere, di può aiutare a pensare la struttura etica del so-
un’apertura di possibilità. ciale.
4. L’universale e la democrazia. – La sofferenza 5. La città. – Per indicare la convivenza interu-
pubblica rappresenta pure la smentita dell’u- mana si usano termini diversi, che vanno dalle
niversale etico. Nel sociale l’universale viene forme societarie alla comunità, dal gruppo
spesso affidato al tema del bene comune, che all’istituzione, dai legami all’eticità (Hegel). La
affiancato da un atteggiamento timoroso nei «città» evita forse l’astrattezza, l’unilateralità,
confronti della pluralità si presta a fraintendi- e i pericoli, dando inoltre concretezza. Nella
menti. Sembra così che il bene comune sia città si coagulano infatti una serie di motivi e
qualcosa che sta al di sopra delle parti, e così di azioni comuni (rapporti, cultura, economia,
è, in un certo senso, a patto sia di non inten- urbanistica, salute) che ne fanno lo spazio
derlo in modo pretestuoso e ideologico, come umano tipico, il luogo per eccellenza dell’eti-
se qualcuno alla fine garantisse o capisse me- ca. Nella città ancora vengono a tema in un
glio degli altri il rispetto di questo universale modo assai concreto i motivi etici decisivi del-
(Platone e il governo dei custodi), sia di non la famiglia, della vita, del lavoro. È la città che
usarlo a giustificazione di una qualche, pre- permette (e che rende visibile) l’apparire di un
sunta, necessità superiore. La pluralità e l’uni- ethos, di un costume diffuso o – per contrasto
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plificazione più chiara e nota di etica deonto- tale distinzione investa per lo più il piano nor-
logica è costituta dall’etica di Immanuel Kant, mativo, riguardante le diverse modalità di giu-
che al riguardo così si esprime: «il concetto del stificazione dei giudizi e delle norme morali.
bene e del male non deve esser determinato Sulla scorta di tali indicazioni si potrebbe os-
prima della legge morale (a cui esso in appa- servare come la giustificazione in chiave teleo-
renza dovrebbe esser posto a base), ma sol- logica dell’utilitarismo concerni per lo più
tanto (come anche qui avviene) dopo di essa e l’ambito normativo, prova ne sia che secondo
mediante essa» (Kritik der praktischen Ver- un altro topos del dibattito etico internazionale
nunft, Riga 1788, tr. it., Critica della ragion pra- esso si definisce anche nei termini del conse-
tica, Roma-Bari 20034, p. 137). Per le etiche te- quenzialismo, che è una categoria propria
leologiche vi è un telos ovvero un fine ultimo dell’etica normativa; la teleologia di Aristotele
dell’agire e del comportamento dell’uomo, fi- ha piuttosto a che vedere con la riflessione
ne che giustifica e fonda la stessa obbligazione metaetica.
morale. In altri termini le etiche teleologiche La distinzione tra etica deontologica e teleolo-
stabiliscono un primato del bene, identificato gica, formulata per la prima volta da Charlie D.
con il fine stesso, rispetto al dovere. Nella let- Broad in un testo del 1930 (cfr. Five Types of
teratura etica internazionale si è soliti qualifi- Ethical Theory, London 19679), ha conosciuto
care come etiche teleologiche l’utilitarismo; in nel dibattito contemporaneo un’ampia circo-
questo caso il bene è costituito dall’utile ovve- lazione anche grazie alla riproposizione che ne
ro – per riprendere le precisazioni di John ha dato John Rawls (A Theory of Justice, Cam-
Stuart Mill (in Utilitarianism, London 1861, tr. bridge [Massachusetts] 1971, tr. it., Milano
it. di E. Mistretta, L’utilitarismo, in La libertà. 1982, pp. 41 ss.). Qui deontologia e teleologi-
L’utilitarismo. L’asservimento delle donne, Mila- smo vengono contrapposti sulla base di un di-
no 1999, p. 241) – dal «principio della massima verso modo di concepire il rapporto tra il con-
felicità» assunto come «fondamento della mo- cetto di giusto e quello di bene. L’utilitarismo
rale»: «le azioni sono moralmente corrette nel- è una teoria teleologica perché subordina il
la misura in cui tendono a procurare felicità, giusto al bene inteso come utile o come be-
moralmente scorrette se tendono a produrre il nessere sociale; al contrario deontologica è la
contrario della felicità», concepita quest’ulti- teoria, propugnata da Rawls stesso, della «giu-
ma non come felicità meramente individuale, stizia come equità», la quale «non definisce il
bensì come felicità di tutti. bene indipendentemente dal giusto, o non in-
Tuttavia l’identificazione esclusiva tra etica te- terpreta il giusto come massimizzazione del
leologica e utilitarismo, in auge in gran parte bene».
del dibattito internazionale, pone una serie di A. Da Re
problemi primo fra tutti la difficoltà di cogliere BIBL.: W.K. FRANKENA, Ethics, Englewood Cliffs (New
la specificità di una teoria etica qual è quella Jersey) 1973, tr. it. Milano 1981; F. VON KUTSCHERA,
di Aristotele (o di Tommaso d’Aquino), che Grundlagen der Ethik, Berlin 1982, tr. it. Milano
ugualmente si presenta come teleologica. Se- 1991; M.W. BARON - P. PETTIT - M. SLOTE, Three Methods
condo Aristotele le azioni infatti tendono a un of Ethics, Oxford 1997; S. DARWALL (a cura di), Deon-
fine identificato con il bene («ciò cui ogni cosa tology, Oxford 2003.
tende»); è poi possibile stabilire una gerarchia ➨ DEONTOLOGISMO; DOVERE; TELEOLOGIA; UTILITARI-
tra la pluralità dei fini e dei beni, perché ve ne SMO.
sono alcuni che noi desideriamo non per se
stessi, ma in vista di altro; soprattutto vi è un ETICO ISTER (Aethicus Ister). – A questo no-
Etico Ister
fine ultimo voluto per se stesso e che costitui- me si lega la circolazione nell’Occidente latino
sce il bene supremo ossia l’eudaimonia, la feli- altomedievale di una Cosmographia, che viene
cità. Al riguardo sarebbe opportuno chiarire presentata come il riadattamento, da parte di
preliminarmente se la distinzione tra etica de- un altrettanto imprecisato Girolamo, di un te-
ontologica ed etica teleologica viene fatta va- sto originale greco. È lo stesso Girolamo, an-
lere sul piano metaetico, ovvero di una rifles- cora nel prologo, a informarci che tale Aethi-
sione di carattere generale e fondante che po- cus sarebbe stato un philosophus di origine
ne a tema il significato dell’agire umano, la va- istriana. La versione latina non viene tuttavia
lenza dell’esperienza morale, il rapporto con la presentata come una vera e propria traduzio-
sottostante visione antropologica, oppure se ne, quanto piuttosto come una rielaborazione,
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promettente è risultato l’approccio – aperto tra accezione del termine, recentemente pene-
dagli studi sui Nuer di E.E. Evans-Pritchard – trata anche in Italia, talché con «etnografia» si
che ha spostato l’attenzione dalla ricerca delle intende, oltre che la raccolta dei dati condotta
costanti, biologiche o culturali che siano, agli direttamente sul terreno, anche il testo (libro,
aspetti aperti, relazionali e processuali della saggio) che presenta il risultato di tale ricerca.
costruzione dell’identità etnica, letta come la La ricerca sul campo (fieldwork in inglese, ter-
risultante di un complesso gioco di interazioni rain in francese) è il metodo che caratterizza
sociali, di ascrizioni e di riconoscimenti. Si è l’etnografia, e che definisce le discipline de-
così diffusa la tendenza, negli studi sociali e mo-etno-antropologiche (etnologia, antropo-
antropologici, a un uso estremamente pruden- logia culturale e sociale, demologia) rispetto
te, antiessenzialistico e antideterministico, di alle altre scienze sociali. In sociologia vi è un
concetti quali etnia o cultura (Geertz, 1973; qualche uso del metodo etnografico, però
Clifford, 1988). piuttosto marginale e certamente non fondan-
Più radicalmente, si è giunti a contestare qual- te come in etnologia.
siasi valore analitico ai rifermenti all’etnia o La ricerca sul campo è un momento essenziale
all’etnicità, e a sottolineare piuttosto il ruolo e ineliminabile in quanto lo statuto epistemo-
ideologico giocato da questi richiami. Si è par- logico dell’etnologia è di natura relazionale:
lato, a tal proposito, di «etnopolitica» per in- come è stato chiarito assai bene da Ernesto De
dicare il processo per cui, attraverso il richia- Martino, l’etnologia non si basa tanto sull’os-
mo all’identità etnica, non ci si limita a descri- servazione dell’altro, quanto sull’incontro etno-
vere le diversità culturali, ma si mira a mobili- grafico con l’altro, cioè sul rapporto diretto tra
tarle e, spesso, a reificarle, a farle apparire cioè il ricercatore e un interlocutore locale.
come formazioni chiuse e compatte all’inter- Per questo suo carattere di esperienza personale
no, essenzialisticamente supposte come uni- la ricerca etnografica non può essere delegata
tarie (Rothschild, 1981). Questa ideologizza- ad altri, ma deve essere condotta in prima per-
zione del discorso etnico, pur comprensibile sona dall’etnologo, e deve protrarsi per un
come reazione all’omologazione delle diffe- tempo ragionevolmente lungo (convenzional-
renze culturali comportata in Europa dalla co- mente indicato in un paio d’anni), tale da per-
struzione degli stati-nazione e fuori d’Europa mettere lo stabilirsi di rapporti personali si-
dal colonialismo, rischia di fungere da suppor- gnificativi. Per queste ragioni, e per il fatto che
to per la legittimazione di processi di gerar- la ricerca etnografica si svolge solitamente in
chizzazione della società o di vero e proprio luoghi lontani e spesso scomodi, il momento
«razzismo differenzialista». della ricerca sul campo è considerato, e vissu-
A. Amendola to, come una sorta di prova iniziatica.
BIBL.: E.E. EVANS-PRITCHARD, The Nuer, Oxford 1940, La ricerca sul campo caratterizza l’etnologia da
tr. it. di B. Bernardi, I Nuer, un’anarchia ordinata, Mi- poco più di un secolo. Nell’Ottocento gli etno-
lano 1975; C. GEERTZ, Interpretation of Cultures, New logi lavoravano su dati eterogenei raccolti da
York 1973, tr. it. di E. Bona, Interpretazione di culture, etnografi non professionali (viaggiatori, mis-
Bologna 1987; J. ROTHSCHILD, Ethnopolitics: a Concep- sionari, esploratori, naturalisti, funzionari co-
tual Framework, New York 1981; J. CLIFFORD, The Pre- loniali), anche attraverso questionari apposi-
dicament of Culture: Twentieth-Century Ethnography, tamente approntati, da quello pionieristico
Literature and Art, Cambridge (Massachusetts) francese di Joseph-Marie de Gérando del 1800,
1988, tr. it. di M. Marchetti, I frutti puri impazziscono. alle britanniche Notes and Queries on Anthropo-
Etnografia, letteratura e arte nel secolo XX, Torino logy, redatte nel 1874 dagli antropologi «a ta-
1993. volino», che, come disse James G. Frazer, inor-
➨ IDENTITÀ PERSONALE E COLLETTIVA; RAZZA; RAZZI- ridivano al solo pensiero di vedere un selvag-
SMO. gio in carne e ossa. Nondimeno ai missionari,
che per professione vivono tra i primitivi e ne
ETNOGRAFIA. – È la pratica della ricerca sul
Etnografia conoscono la lingua, si devono alcune ricerche
campo condotta dagli etnologi, dagli antropo- notevoli, come quelle di Lorimer Fison e Al-
logi, dai folkloristi. Poiché l’etnografia com- fred W. Howitt sugli aborigeni australiani.
prende sia la raccolta dei dati che la descrizio- La pratica della ricerca professionale sul cam-
ne e la presentazione dei fenomeni osservati, po è inaugurata da naturalisti: in America dal
in ambito anglosassone si è sviluppata un’al- fisico e geografo tedesco Franz Boas con la
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dei processi culturali e le modalità con cui le Pur nella coalescenza attuale delle terminolo-
culture si configurano e si diversificano, per gie, che indicano piuttosto orientamenti di
cogliere comparativamente sia le differenze scuola che campi di studio, nondimeno il ter-
sia le identità soggiacenti. Lo studio etnologi- mine «antropologia» mantiene una prospetti-
co della cultura umana, così come è rappre- va filosofica e generalizzante, il termine «etno-
sentata nelle varie culture etniche, manifesta logia» una prospettiva storica, geografica e
una tensione costante tra unità e diversità, tra particolaristica, tanto che si potrebbe dire che
universale e locale, tanto che si può affermare l’antropologia si interessa della cultura umana
che gli etnologi non studiano le culture locali, (cioè dell’identità soggiacente) e l’etnologia
ma la cultura umana in un luogo; non studiano delle culture umane (cioè delle differenze tra i
i villaggi, ma nei villaggi, allo scopo di trarre popoli)
grandi conclusioni da piccoli fatti (Geertz). Claude Lévi-Strauss ha proposto una gerar-
A questo punto è necessaria una precisazione chia dei termini, definendo «etnografia» la rac-
terminologica, perché l’etnologia di fatto si so- colta diretta dei dati, «etnologia» la loro com-
vrappone alle altre discipline dell’area che in parazione, e antropologia la loro interpretazio-
Italia si definisce demo-etno-antropologica: ne nel quadro di un discorso generale sull’uo-
antropologia culturale, antropologia sociale, mo; ma l’intreccio tra questi momenti è assai
demologia. Etnologia è il termine originario più stretto di quanto non appaia da questa di-
con cui, dalla fine del Settecento, in Francia visione dei compiti: poiché i dati emergono da
(ethnologie), Germania (Ethnologie, Völkerkun- un rapporto personale, non esiste etnologo o
de), Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti (ethnolo- antropologo che non sia anche etnografo, e
gy), si indica lo studio dei popoli primitivi, pri- d’altra parte l’antropologo usa la comparazio-
vi di scrittura, non occidentali, coloniali. ne esattamente come l’etnologo. Alberto Cire-
Da questa origine comune si sviluppano, nella se suddivide le discipline demo-etno-antropo-
seconda metà dell’Ottocento, importanti dif- logiche in tre distinti ambiti di ricerca: le an-
ferenze terminologiche, che attengono sostan- tropologie articolano l’oggetto di studio se-
zialmente alle diverse tradizioni nazionali. Ne- condo tematizzazioni connesse ai vari campi
gli USA si afferma la tradizione dei quattro cam- dell’esperienza umana (antropologia econo-
pi di studio dell’antropologia: antropologia mica, antropologia religiosa, antropologia giu-
culturale, antropologia fisica, archeologia, lin- ridica, antropologia della salute ecc.); le etno-
guistica, secondo il modello proposto da Franz logie secondo le aree territoriali (etnologia eu-
Boas, studioso in grado di dominare tutti e ropea, etnologia dell’Africa, etnologia dell’O-
quattro i campi. L’antropologia culturale assu- ceania ecc.); le demologie secondo criteri a un
me una propria fisionomia specifica, rendendo tempo tematici e areali in riferimento alle cul-
autonomo un concetto di cultura riferito ai si- ture delle classi subalterne delle società occi-
stemi di norme e di valori, e orientando lo stu- dentali.
dio in direzione psicologica (il cosiddetto indi- Infatti in Europa lo studio delle differenze cul-
rizzo «cultura e personalità»). turali interne (e non esterne) alla società occi-
In Gran Bretagna gli evoluzionisti (Tylor, Fra- dentale, cioè della cultura popolare delle clas-
zer) adottano il termine antropologia per lo si subalterne (canti, fiabe, leggende, tradizio-
studio (a tavolino) storico e comparato delle ni, usi e costumi di contadini, pastori, artigia-
culture; ma all’inizio del Novecento, con l’af- ni, operai), nato alla fine Settecento col diffon-
fermarsi della ricerca sul campo, che assume il dersi dell’industrializzazione da un lato e del
modello delle scienze naturali ed è mossa da romanticismo dall’altro (Burke 1980), e diver-
intreressi coloniali, il nuovo paradigma funzio- samente definito nella varie lingue (inglese
nalista impone il nome di antropologia socia- antiquities, folklore, francese traditions populai-
le, che meglio definisce l’orientamento sincro- res, italiano storia delle tradizioni popolari, demo-
nico e sociologico degli studi. logia, tedesco Volkskunde), ha progressivamen-
In Francia, Germania, Italia si è mantenuto il te perso di specificità, talché oggi i vecchi ter-
vecchio termine di «etnologia», anche se mini sono sostituiti da etnologia o da etnolo-
l’adesione agli indirizzi di studi americani o gia europea.
britannici ha portato alla coesistenza dei ter- Che la diversità culturale, interna o esterna al-
mini di antropologia culturale e antropologia la società occidentale, costituisca un unico
sociale. campo di studi, è affermato da Ernesto de
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L’antropologia sociale britannica segna una Consanguinity and Affinity of the Human Family,
vera rivoluzione epistemologica, indotta non Washington 1870; L.H. MORGAN, Ancient Society,
tanto dal peso determinante assunto dalla ri- New York 1877 (tr. it. La società antica, Milano 1970);
cerca sul campo, quanto dal fatto che l’etnolo- J.F. MCLENNAN, Primitive Marriage, Edinburgh 1865
go deve rispondere a problemi posti dall’am- (tr. it. Il matrimonio primitivo, Roma 1991); J.G. FRA-
ZER, The Golden Bough, London 1890 (tr. it. Il ramo
ministrazione coloniale, ed è in molti casi un
d’oro, Roma 1925); E. DURKHEIM - M. MAUSS, De quel-
funzionario governativo. Le società colonizza-
ques formes primitives de classification, «L’Année So-
te tendono a sfaldarsi sotto l’urto dell’Occi-
ciologique», 6 (1901), pp. 1-72 (tr. it. Le origini dei
dente, e non sono in grado di assicurare la ma- poteri magici, Torino 1951); A. VAN GENNEP, Les rites
nodopera richiesta dai colonizzatori: al primo de passage, Paris 1909 (tr. it. I riti di passaggio, Torino
etnologo britannico di campo, William Rivers, 1981); F. GRAEBNER, Methode der Ethnologie, Heidel-
viene commissionata una ricerca sullo spopo- berg 1911; E. DURKHEIM, Les formes élémentaires de la
lamento della Melanesia. La diagnosi (perdita vie religieuse, Paris 1912 (tr. it. Le forme elementari del-
di joie de vivre causata dal forzato abbandono la vita religiosa, Milano 1963); W.H.R. RIVERS, The Go-
dei costumi tradizionali) e la cura (sostituzio- vernment of Subject Peoples, in Science and the Nation,
ne della guerra – proibita dai colonizzatori – Cambridge 1917; W.H.R. RIVERS (a cura di), Essays on
con lo sport) inaugurano il paradigma funzio- the Depopulation of Melanesia, Cambridge 1922; B.
nalistico, illustrato dalle ricerche di Bronislaw MALINOWSKI, Argonauts of the Western Pacific, London
Malinowski e di Alfred R. Radcliffe-Brown: la 1922 (tr. it. Argonauti del Pacifico Occidentale, Roma
struttura sociale è una macchina, e le funzioni 1973); L. LÉVY-BRUHL, La mentalité primitive, Paris
sono i suoi ingranaggi: vanno studiati i mecca- 1922 (tr. it. La mentalità primitiva, Torino 1971); M.
nismi di funzionamento della società primitiva MAUSS, Essai sur le don, in «L’Année Sociologique»,
e gli aggiustamenti necessari perché non si in- 1 (1923-1924), pp. 30-186 (tr. it. Teoria generale della
magia e altri saggi, Torino 1965); F. BOAS, Race, Lan-
ceppino. La storia e la comparazione, ormai
guage and Culture, New York 1940; E.E. EVANS-PRIT-
inutili, sono abbandonate. Il modello teorico CHARD, The Nuer, London 1940 (tr. it. I Nuer, Milano
dell’equilibro non poteva reggere alle tensioni 1975); E. DE MARTINO, Naturalismo e storicismo nell’et-
coloniali, per cui gli antropologi sociali hanno nologia, Bari 1941; S. NADEL, A Black Byzantium,
dovuto tener conto del mutamento e dei con- London 1942; E. DE MARTINO, Il mondo magico, Torino
flitti (Edward Evans-Pritchard, Sigfried Nadel, 1948; E. DE MARTINO, Intorno a una storia del mondo
Max Gluckman). popolare subalterno, in «Società», 5 (1949), pp. 411-
L’etnologia del Novecento è in gran parte an- 435; M. GRIAULE, Dieu d’eau, Paris 1948 (tr. it. Dio
tropologia applicata: lo è, nella prima metà del d’acqua, Milano 1968); C. LÉVI-STRAUSS, Les structures
secolo, l’etnologia coloniale britannica e fran- élémentaires de la parenté, Paris 1949 (tr. it. Le strut-
cese; lo è, dalla seconda guerra mondiale, l’an- ture elementari della parentela, Milano 1969); A.R. RAD-
tropologia culturale americana, che affianca CLIFFE-BROWN, Structure and Function in Primitive
l’espansione imperiale degli USA, e l’antropo- Society, London 1952 (tr. it. Struttura e funzione nella
logia dello sviluppo, che accompagna i proces- società primitiva, Milano 1968); G. COCCHIARA, Storia
si di globalizzazione. Ma l’etnologia ha prodot- del folklore in Europa, Torino 1952; G. BALANDIER, So-
ciologie actuelle de l’Afrique Noire, Paris 1955; P. WOR-
to anche vivaci correnti critiche nel contesto
SLEY, The Trumpet Shall Sound, London 1957 (tr. it.
della decolonizzazione e dei movimenti di li-
La tromba suonerà, Torino 1961); V. LANTERNARI, La
berazione dei popoli e delle classi subalterne grande festa, Milano 1959; V. LANTERNARI, Movimenti
(Ernesto de Martino, Peter Worsley, Vittorio religiosi di libertà e di salvezza dei popoli oppressi, Mila-
Lanternari, Georges Balandier, Claude Meil- no 1960; E. DE MARTINO, La terra del rimorso, Milano
lassoux). 1961; E. DE MARTINO, Furore simbolo valore, Milano
G. Sanga 1962; A. LEROI-GOURHAN, Le geste et la parole, Paris
BIBL.: J.-F. LAFITAU, Moeurs des sauvages amériquains, 1964-65 (tr. it. Il gesto e la parola, Torino 1977); M.
comparées aux moeurs des premiers temps, Paris 1724; GLUCKMAN, Politics, Law and Ritual in Tribal Societies,
L.H. MORGAN, League of the Ho-dé-no-sau-nee, or Iro- Oxford 1965 (tr. it. Potere, diritto e rituale nelle società
quois, Rochester 1851 (tr. it. La lega degli Ho-dé-no- tribali, Torino 1977); S. MORAVIA, La scienza dell’uomo
sau-nee, o Irochesi, Roma 1998); E.B. TYLOR, Resear- nel Settecento, Bari 1970; A.M. CIRESE, Cultura egemo-
ches into the Early History of Mankind and the Deve- nica e culture subalterne, Palermo 1971; C. GEERTZ,
lopment of Civilization, London 1865; E.B. TYLOR, Pri- The Interpretation of Cultures, New York 1973 (tr. it.
mitive culture, London 1871 (tr. it. Alle origini della Interpretazione di culture, Bologna 1987); T. ASAD, An-
cultura, Roma 1985-88); L.H. MORGAN, Systems of thropology & the Colonial Encounter, London 1973; C.
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stesso, ma vi sono introdotte dalla professio- idea della loro intelligenza, non consente di
nalità del ricercatore. accertare il loro comportamento più interes-
Sul piano epistemologico l’etnometodologia sante, quello della socialità: per esempio,
si contrappone alla sociologia tradizionale, in l’esistenza degli «assaggiatori» (questi ultimi
primo luogo perché sottolinea come i metodi sono esemplari che sbocconcellano le nuove
utilizzati da quest’ultima siano nascostamente esche, mentre gli altri stanno a guardare che
basati sul senso comune, che deve però diven- cosa succede; se gli assaggiatori non danno
tare oggetto di indagine anziché suo strumen- segni di star male, si banchetta con l’esca, al-
to. Successivamente, nelle versioni più recenti trimenti si evitano i guai). Inoltre, dal momen-
gli etnometodologi invitano ad abbandonare to che gli etologi erano fin dal principio degli
del tutto il giudizio sulla validità e affidabilità evoluzionisti, era scontato che fossero le azio-
dei metodi per concentrarsi sull'indagine dei ni modellate dalla selezione naturale, e funzio-
fenomeni senza «prestare attenzione al corpus nali alla sopravvivenza, quelle che andavano
consolidato della scienza sociale. Non decide- osservate e comparate, per scoprire dei modu-
re in anticipo in che cosa consiste il fenomeno li condivisi da specie vicine e poter così abboz-
sulla base di precedenti studi» (H. Garfinkel, zare delle possibili filogenesi, fondate non su
Ethnomethodology’s Program: Working Out Durk- dati morfologici, bensì su comportamenti.
heim’s Aphorism, Lanham-Oxford 2001, p. 171). Proprio in forza di questo, al contrario degli
In pratica, di fronte alle teorizzazioni di ogni ti- psicologi behavioristi, che concepivano l’ani-
po che possono emergere relativamente ai fe- male alla nascita come una «tabula rasa» il
nomeni, l’etnometodologia non vuole privile- quale doveva apprendere tutto, gli etologi
giarne nessuna (principio dell’indifferenza et- puntavano sugli istinti, e quindi sull’innato.
nometodologica), mentre è potenzialmente in- Più che rappresentanti di due scuole, i beha-
teressata a tutte quante, poiché ciascuna rap- vioristi e gli etologi erano depositari di due di-
presenta una modalità di azione pratica che verse mentalità: gli uni, per lo più americani,
contiene in sé gli elementi del proprio ordine. con un approccio da pionieri, psicologi usi al
L. Ruggerone camice bianco e al laboratorio, stavano – per
BIBL.: P.P. GIGLIOLI - A. DAL LAGO (a cura di), Etnome- dir così – all’estremo opposto degli altri, pre-
todologia, Bologna 1983; G. FELE, Etnometodologia, valentemente europei, legati alle tradizioni,
Roma 2002; L. RUGGERONE, Parlare per vivere, Milano naturalisti usi al giaccone di velluto e al cam-
2002. po aperto. Oggi, con l’avvento dell’etologia co-
gnitiva, e con una più estesa mondializzazione
ETOLOGIA (ethology; Ethologie; éthologie; eto-
Etologia della ricerca, molti muri sono caduti, e si con-
logía). – Secondo una definizione che presiede siderano etologi a pieno titolo quelli che, co-
alla sua nascita, ma che oggi deve essere un me i cognitivisti, studiano non più gli istinti,
poco rivisitata, l’etologia è lo studio compara- ma l’apprendimento e l’intelligenza, e quelli
to del comportamento degli animali, condotto che, in condizioni di laboratorio, insegnano al-
in natura. Dunque, è uno studio che prescinde le scimmie l’uso del computer o il linguaggio a
dalle condizioni di laboratorio, dove gli psico- gesti dei sordomuti americani. Anche se, a ve-
logi, i behavioristi sopra tutto, introducono dere le cose in prospettiva, lo scontro iniziale
dei ratti in appositi labirinti per vedere come tra behavioristi ed etologi (esemplare il dibat-
ne escono, oppure dei colombi in gabbie equi- tito della Singer-Polignac, che si svolse a Pari-
paggiate da leve per osservare come imparano gi alla metà del secolo scorso) nascondeva
a premerle per ottenere un compenso alimen- delle vistose concordanze, come quella di pre-
tare. Fin dai primordi, alla nascita della disci- stare attenzione al comportamento degli ani-
plina nei primi decenni del Novecento, gli eto- mali, dando per scontato che la loro «mente»
logi, che erano fondamentalmente dei natura- – se mente c’era – doveva venir considerata
listi, avevano deciso che gli animali andassero una scatola nera inaccessibile. Oggi, gli etolo-
studiati «sul campo», perché le esperienze di gi cognitivi si chiedono, invece, se non esista-
laboratorio rischiavano di apparire come dei no negli animali delle rappresentazioni, cioè
veri e propri artefatti sperimentali di scarsa ri- delle mappe cognitive, un «mondo interno»; e,
levanza scientifica. Per essi, al contrario dei dal canto loro, i behavioristi hanno cominciato
behavioristi, mettere dei ratti in un labirinto a porre tante opzioni tra lo stimolo e la rispo-
per vedere come se la cavano, e farsi così una sta, secondo il loro vecchio modo di concepire
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schio, ma che si ottiene lo stesso risultato con tinente alla percezione visiva; invece non è co-
una sagomina nera qualsivoglia, che però si sì. Mettete un pesciolino dentro un tubo di ve-
muova a zig-zag come la femmina. Si potrebbe tro pieno d’acqua, ben sigillato e perfettamen-
supporre, allora, che questo lepidottero sia te trasparente, e immergetelo nello stagno da-
cieco ai colori; ma non è così. Quando infatti, vanti a un ditisco affamato. L’animaletto vede
in un diverso contesto pulsionale, visita i fiori benissimo la preda muoversi nella sua prigio-
per raccogliere nettare, li vede benissimo e ha ne di cristallo, a un palmo dalle sue mandibo-
una netta preferenza per il blu. Risulta così evi- le, ma resta del tutto indifferente. Però, se frul-
dente che gli animali possono avere in appan- late della carne e versate il giulebbe nell’ac-
naggio una doppia percezione, che mi è pia- qua, ecco che il ditisco esce di colpo dalla sua
ciuto di definire l’una come «eidetica» e l’altra apatia e si esibisce in tutto il repertorio di
come «pragmatica». La percezione eidetica è azioni istintive di cui è dotato. In parole pove-
la «portanza» – se così possiamo chiamarla – re, non è la vista ma l’olfatto, non l’immagine
del canale sensoriale, è tutto ciò che l’animale ma l’odore della preda, che assolvono la fun-
riesce a vedere; mentre la percezione pragma- zione di stimoli segnale.
tica ritaglia, nell’immagine complessiva, un Mentre Tinbergen ha ricevuto il Nobel per le
particolare, quello che evoca il comportamen- sue esperienze sul campo (ben note quelle sui
to. Il maschio del satiride vede bene forma e gabbiani), per Lorenz l’attribuzione è stata
colori delle femmine, ma la sagomina esposta motivata dalla sua scoperta dell’imprinting. Il
che provoca lo slancio in volo può essere qual- fenomeno è curioso, ed è ancor più curioso il
siasi, e di qualsiasi colore, basta solo che della fatto che uno studioso sopra tutto degli istinti
femmina imiti il caratteristico volo a zig-zag. In sia stato premiato per aver scoperto un caso di
termini più generali, se indichiamo come icona apprendimento precoce, se non precocissimo.
l’immagine complessiva resa dalla percezione Il pulcino e l’anatroccolo – questo è il succo
eidetica, quella della percezione pragmatica è del fenomeno – che fino a una decina di ore
una sua «riduzione all’osso», non una icona, dopo la schiusa vedono una persona o una co-
ma un iconema dell’icona, ai confini delle rico- sa in movimento, la scambiano per la propria
noscibilità. Possiamo supporre così che il madre e spesso in seguito per il partner. Sap-
comportamento di appetenza si fondi, per piamo così che l’immagine di repertorio – vista
l’appunto, su delle percezioni eidetiche, men- e rivista nei libri e in tv – di Lorenz a spasso,
tre gli istinti sono evocati da percezioni prag- con al seguito una fila di anatroccoli, dipende
matiche. Ci si può chiedere il perché di questa dal fatto che le bestiole, subito dopo la nasci-
duplice capacità percettiva. Si suppone che la ta, hanno visto per primo lui, e su di lui sono
percezione pragmatica, che funziona in modo state «imprintate». A dir la verità, l’imprinting
automatico, serva per risposte rapide, di so- era già stato osservato da altri, perfino dal suo
pravvivenza, come il sesso e la fuga. La perce- maestro Oskar Heinroth, ma è stato Lorenz ad
zione eidetica esige sempre una interpretazio- averlo studiato a fondo, comprendendone tut-
ne del «veduto», che innesca una dilazione ta l’importanza.
temporale costosa per l’animale, favorendo, L’etologia è stata lungamente latitante nel no-
per esempio, il predatore o il rivale. La perce- stro paese: il primo a occuparsene è stato Leo
zione pragmatica, che funziona – per dir così – Pardi, mentre più tardi Danilo Mainardi ha
«a scatto», non consente indugi, esplode avuto il merito di divulgarla, rendendola popo-
nell’atto, favorendo delle risposte fulminee al- lare presso il grande pubblico. Egli ha seguito
le emergenze. l’esempio di Konrad Lorenz, che non è stato
Spesso, il comportamento degli animali, ri- uno scienziato chiuso nella torre d’avorio della
spetto agli stimoli segnale, prevede delle cir- sua disciplina, ma un grande divulgatore
costanze paradossali, che l’etologia ha con- scientifico. Il suo libro, L’anello di re Salomone,
sentito di mettere in luce. Per esempio, il diti- resta un best-seller mondiale. Inoltre, è neces-
sco è un coleottero acquatico che vive negli sario ricordare anche che Lorenz, con alcune
stagni e che va a caccia di pesciolini e di girini. sue celebri opere (La parte dietro dello specchio,
L’insetto presenta due occhi composti molto Gli otto peccati capitali della nostra civiltà, Il decli-
grandi e perfettamente funzionanti, per cui si no dell’uomo), non ha mai cessato di investiga-
sarebbe legittimati a pensare che l’istinto pre- re sulle origini della conoscenza, in altre paro-
datorio venga evocato da qualche stimolo per- le sulla biologia della natura umana vista in un
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nell’egoismo? Animali e animali-uomini: la nuova con- BIBL.: B. CROCE, Estetica come scienza dell’espressione e
cezione del mondo della scienza del comportamento, To- linguistica generale, Milano 1998; L. RUSSO (a cura
rino 2000; C.M. HEYES - G. GALEF BENNET JR. (a cura di), Il gusto: storia di una idea estetica, Palermo 2000;
di), Social Learning in Animals: the Roots of Culture, Problemi di estetica, Napoli 2003, pp. 378-382.
San Diego 1996.
ETUDES. – Rivista mensile di cultura genera-
Etudes
ÊTRE BRUT (essere grezzo). – Con «essere
Être brut le fondata dai Gesuiti francesi nel 1856. Il suo
grezzo» negli ultimi scritti Merleau-Ponty desi- programma è volto a reperire e lumeggiare,
gna la medesima funzione di inglobamento mediante indagini rigorose e un’informazione
denotata anche come chair. Questa ulteriore ampia e precisa, le strutture mobili della vita e
specificazione intende esprimere lo spessore della società, le correnti del tempo e le com-
ontologico della carne, ossia l’essere nella sua ponenti della cultura, e ad attuare una rifles-
primordialità. Con tale nozione viene interro- sione sulla presenza e l’esistenza umana, sui
gato l’evento inaugurale del sempre di nuovo valori e sul destino dell’uomo.
apparire del fenomeno, del suo darsi fontale e Erede dei «Mémoires de Trévoux», la rivista
gratuito, insomma il suo il y a (c’è). Ma l’essere sorse come pubblicazione di studi teologici.
grezzo, se per un verso è tale immediatezza, Ma presto, anche se attraverso incertezze de-
per un altro verso è un immediato già sempre notate dalle variazioni del suo titolo («Etudes
mediato con se stesso; ciò emerge nel secer- de théologie, de philosophie et d’histoire»,
nersi da esso della primaria articolazione ori- 1856; «Etudes religieuses, historiques et lit-
ginaria dell’interno e dell’esterno, a sua volta téraires», 1862; «Etudes religieuses, philo-
denominata la «deiscenza» dell’être brut. sophiques, historiques et littéraires», 1872;
S. Mancini «Etudes», dal 1897), si aprì ai problemi e prese
parte attiva ai dibattiti del tempo e via via
ETTORI, CAMILLO (Camillo Ettorri). – Scritto-
Ettori estese i suoi interessi a tutti gli aspetti della
re e studioso di estetica, gesuita, n. a Imola nel realtà e della cultura. Valendosi, oltre che dei
1631, m. a Bologna nel 1700. suoi redattori (fra i deceduti, i padri L. de
Grandmaison, E. Portalié, P. Rousselot, J. de
Fu insegnante di retorica e sacra scrittura nelle
Tonquédec, A. Valensin, H. Bremond, V. Pou-
scuole della Compagnia; predicatore a Bolo-
cel, A. d’Alès, J. Huby, J. Lebreton, F. Prat ecc.),
gna; scrittore ascetico. Sembra sia stato tra i
della collaborazione di noti specialisti, essa è
primi in Italia, con l’opera Il buon gusto nei com-
una delle più autorevoli e la più diffusa delle
ponimenti rettorici (Bologna 1696), a usare il riviste francesi di cultura generale. Dal 1910
termine «gusto» nel senso in cui l’usarono i una rivista specifica, «Recherches de science
contemporanei francesi, che dettero avvio alla religieuse», ospitò le trattazioni tecniche di
reazione contro l’estetica classica intellettuali- materie religiose.
stica. Definito il gusto come «giudizio regolato Dall’intento di offrire elementi per il discerni-
dall’arte» (ibi, capp. 2-4), egli raccomanda mento in un mondo sempre più complesso, de-
all’oratore l’impiego della fantasia che risve- riva l’attenzione costante ai problemi dell’etica
glia le immagini d’origine sensitiva; l’uso delle e della politica. L’ormai lunga tradizione con-
specie più che dei generi, degli individui più sente alla rivista di accogliere contributi etero-
che delle specie, perché più vicini alla sensibi- genei, tenendo fede al «fermo proposito [...] di
lità, l’appello agli affetti più che alle ragioni accettare il contraddittorio» anche nell’ambito
(ibi, p. 10). Tuttavia esige moderazione, perché del «mondo ecclesiale» (in «Etudes», 356,
la fantasia deve solo porgere la verità all’intel- 1982, p. 6): «La Chiesa cattolica è la nostra fa-
letto, e non sostituirlo, altrimenti l’ascoltatore miglia d’origine. Abbiamo per lei una solleci-
verrebbe posto sullo stesso piano dell’anima- tudine tutta particolare, ma anche la severità
le che non va oltre le immagini (ibi, p. 12). Ca- che impone al nostro tempo l’esigenza evan-
pitoli interi dell’opera sono dedicati alla deli- gelica» (in «Etudes», 384, 1996, p. 5).
catezza, al garbo, alla grazia. Fantasia e gusto F. Weber - S. Bancalari
però in Ettori non vanno oltre il compito di or- BIBL.: J. BURNICHON, La Compagnie de Jésus en France.
nare il discorso; non costituiscono ancora il Histoire d’un siècle (1814-1914), IV, Paris 1922, pp.
vero e proprio nucleo generatore dell’arte. 146-167; AA.VV., «Etudes», 291 (nov. 1956), n. com-
G. Santinello memorativo, pp. 161-298; G. CAPRILE, Rileggendo il
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bilancia in direzione di un «noi» negletto Platone, Definizioni, 413c: «Innata virtù del ra-
dall’economia e dalle teorie sociali moderne. gionamento».
Il paradigma dell’«I&We» reintroduce dunque Da Aristotele l’eubulia fu definita: «una certa
parole chiave come comunità, ricerca del bene correttezza della riflessione (dianoia), tale da
comune e virtù, promuovendo una cittadinan- pervenire a un bene» (Eth. Nic. 1142 b 21-22),
za attiva e responsabile. inclusa nell’ambito della phronesis (saggezza, in
In The New Golden Rule (New York 1996) ha di- lat. prudentia) e in stretta relazione con la po-
feso la proposta di un ritorno alla «comunità», litica, essa consiste nello scegliere bene i mo-
intesa come forma aperta e morale di cittadi- di di raggiungere un fine posto dalla virtù. Co-
nanza, capace di educare alla responsabilità me la deliberazione è una ricerca (zetesis) della
verso il bene comune. La comunità non è la soluzione pratica di un problema etico.
Gemeinschaft di Tonnies, che la contrapponeva Nello stoicismo l’eubulia fu aggiunta da Cle-
alla Gesellschaft, fatta di appartenenze tradizio- ante all’elenco delle virtù fondamentali formu-
nali e irriflesse, ma invece qualcosa di simile al lato già da Zenone (frov n hsi", swfrosuv n h,
principio dialogico di Buber che ispira il para- dikaiosuvnh, ajndreiva). Cleante scrisse anche un
digma dell’io e noi, qualcosa che si dovrebbe trattato Peri euboulias (Diogene Laerzio, Vite dei
realizzare promuovendo la vita dei corpi inter- Filosofi, VII 175). Dagli stoici l’eubulia viene de-
medi fra individui e lo stato – famiglia, scuola, finita come «il sapere quali cose fare e come
vicinato, gruppo etnico, associazioni, comuni- farle per operare utilmente» (Ario Didimo in
Stobeo, Egloghe, II 7, 60; Diogene Laerzio, op.
tà religiose – sulla cui promozione dovrebbe
cit., VII 93). Come già Aristotele, essi la inclu-
poggiare, contro l’individualismo dei liberal
sero fra le virtù subordinate alla phronesis; il
americani e ispirandosi a una sorta di princi-
suo contrario fu detto kakoboulia; però in que-
pio di sussidiarietà – la riformata organizzazio-
sta definizione gli stoici si differenziarono da
ne dello stato. Aristotele che non aveva considerato l’eubulia
Etzioni ha fondato il Communitarian Network, come una scienza.
un movimento che opera come gruppo di pres- G. Garuti - C. Natali
sione sulla società politica senza schierarsi BIBL.: M. GENTILE, La politica di Platone, Padova 1940;
pregiudizialmente a favore dei conservatori o R.A. GAUTHIER - J.Y. JOLIF, Aristote. Ethique à Nico-
dei liberal, promuovendo il progetto di una so- maque, Vol. II: Commentanire, Paris-Louvain 1970,
cietà non atomizzata attraverso la rivitalizza- pp. 507-509. G. MANCINI, L’etica stoica da Zenone a
zione delle forme associative intermedie fra Crisippo, Padova 1940.
stato e individui. ➨ DELIBERAZIONE.
M. Rosati
BIBL.: A. ETZIONI (a cura di), The Essential Communi- EUBULIDE
Eubulide di Mileto (´Euboulivdh") DI MILETO. – Fi-
tarian Reader, Lanham (Maryland) 1997, tr. it. di M. losofo, vissuto intorno alla metà del sec. IV a.
Carloni, I nuovi comunitari, Casalecchio di Reno C.; discepolo, forse, del fondatore della scuola
1998; I. COLOZZI (a cura di), Varianti di comunitari- megarica Euclide; la tradizione lo vuole mae-
smo, in «Sociologia e politiche sociali», 5 (2002), stro di Demostene. Secondo Diogene Laerzio
pp. 5-116. (Vite dei Filosofi II, 108), «fu in dissenso con Ari-
stotele e più di una volta lo criticò»; in effetti,
EUBULIA (gr. eujbouliva «buon consiglio»). –
Eubulia ispirandosi all’onto-logia di Parmenide, Eubu-
Epiteto di Zeus (Diodoro Siculo, Biblioteca Sto- lide sosteneva che fosse impossibile procede-
rica, V 72). L’eubulia fu attribuita da Platone ai re logicamente oltre il puro enunciato del-
sofisti come essenza del loro insegnamento, l’identità di «ciò che è». A tale scopo, predi-
come scienza politica e privata (Prot., 318 e: spose – ma verosimilmente non inventò – set-
«insegno il buon consiglio per le cose proprie te prove dialettiche, o «sofismi», secondo
[...] e per la città»); essa fu definita da Platone l’enumerazione della fonte dossografica; di
stesso come scienza tipicamente politica (Al- fatto, esse si riducono a quattro, dette del
cib., 125 e: «sapienza dei partecipanti allo Sta- «mentitore», del «nascosto», del «sorite» e del
to») e considerata l’essenza e il frutto dell’atti- «cornuto».
vità della classe dei governanti e come tale In ciascuno di questi ragionamenti che proce-
equivalente alla sofiva (Resp., IV, 428 b). Lo dono per domanda e risposta, l’obiettivo prin-
stesso senso le fu dato nell’Accademia, cfr. Ps. cipale sta nel mostrare che i giudizi più comu-
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laborazione tra i popoli. Eucken iniziò la sua 1890, tr. it. di P. Martinetti, La visione della vita nei
attività con studi di filologia classica e di sto- grandi pensatori, Torino 1909; Der Kampf um einen
ria della filosofia. geistigen Lebensinhalt, Leipzig 1896; Der Wahrheits-
Vi è tuttavia l’affermarsi di una concezione ori- gehalt der Religion, Leipzig 1901, tr. it. di G. Monti-
ginale in cui la stessa visione storica della filo- celli, Religione e verità, Torino 1923; Grundlinien einer
sofia acquista un significato teoretico. Il punto neuen Lebensanschauung, Leipzig 1907; Hauptprob-
leme der Religionsphilosophie der Gegenwart, Berlin
d’inizio della riflessione di Eucken è il concet-
1907; Der Sinn und der Wert des Lebens, Leipzig
to della vita, nel quale egli distingue un grado
1908, tr. it. a cura di G. Perticone - M. De Vincolis, Il
inferiore e un grado superiore, un piano biolo- significato e il valore della vita, Torino 1925; Einfüh-
gico e uno noologico. Per il primo aspetto la rung in eine Philosophie des Geisteslebens, Leipzig
vita è legata alla natura, per il secondo ha una 1908; Können wir noch Christen sein?, Leipzig 1911;
autonomia che la rende capace di produrre un Zur Sammlung der Geister, Leipzig 1913; Mensch und
mondo di contenuti spirituali. Se si considera Welt. Eine Philosophie des Lebens, Leipzig 19202
solo il primo aspetto non si coglie più la liber- (1918).
tà e l’originarietà della vita; se si insiste sulla Su Eucken: G. GENTILE, Il modernismo e i rapporti tra
spiritualità dei singoli individui si corre il ri- religione e filosofia (in particolare cap. S. Tommaso e
schio di cadere in un puro soggettivismo. Il Kant secondo R. Eucken), Firenze 1909; M. BOOTH,
metodo «noologico» proposto da Eucken vuo- Rudoph Eucken, His Philosophy and Influence, Lon-
le superare entrambe le unilateralità unendo don 1913; A. CHIAPPELLI, Figure moderne (in partico-
libertà e verità oggettiva, abolendo la cesura lare cap. Il filosofo premiato: Rudolph Eucken), Firen-
tra uomo e mondo: «la vita cosmica ha le sue ze 19242; E. CHIOCCHETTI, In morte di Rudolph Eucken,
salde condizioni e l’uomo deve necessaria- in «Rivista di Filosofia Neo-Scolastica», 18 (1926),
mente elevarsi in esse, deve percorrere diversi pp. 421-429; O. SIEBERT, Rudolph Euckens Welt- und
gradi per giungere all’altezza dell’essenza pro- Lebensanschauung, Langensalza 19264; H.A. FISCHER,
pria» (Lebens Erinnerungen, p. 72). Questo Rudolph Eucken und die Rechtsphilosophie, Langen-
mondo superiore dello spirito, che non ha in salza 1927; E. BECHER, Eucken und seine Philosophie,
sé qualcosa di sostanziale, e per la prova della Leipzig 1927; O. FEYL, Briefe aus dem Nachlaß des
Jenaer Philosophen Rudolph Eucken, in «Wissen-
cui esistenza Eucken si appella alla testimo-
schaftliche Zeitschrift der F. Schiller Universität
nianza dell’esperienza interiore nei momenti
Jena», 10 (1960-1961), pp. 249-294; A. BANFI, Filosofi
di attività dello spirito umano e alla testimo- contemporanei, Milano 1961; F. FELLMANN, Gelebte
nianza dei classici della filosofia, è il divino. Il Philosophie in Deutschland, Freiburg-München 1983.
mondo non si identifica con esso, ma vi si può
sollevare attraverso l’opera umana: in ciò con-
EUCLIDE (Eujkleivdhß) DI ALESSANDRIA.
Euclide di Alessandria
siste il senso della vita. La religiosità e l’idea
– Matematico greco, di cui non si hanno noti-
di Dio sono quindi momenti essenziali della
zie biografiche precise, e che in base a notizie
vita; e per Eucken il cristianesimo è la forma
fornite Proclo si ritiene vissuto intorno al 300
più alta di religiosità, benché egli respinga il
a. C., al tempo del primo Tolomeo (306-283),
contenuto dogmatico delle molteplici chiese
sebbene non manchino indizi per considerarlo
in cui si è manifestato e dalle quali ritiene che
poco più giovane di Archimede.
la religione non possa trarre alcun approfondi-
Alcuni presumono che abbia studiato ad Ate-
mento.
ne alla scuola di Platone, di cui sembra inne-
F. Barone
gabile l’influsso, soprattutto per ciò che ri-
BIBL.: Über den Sprachgebrauch des Aristoteles, Berlin
guarda il carattere «puro» della geometria (cfr.
1868; Die Methode der aristotelischen Forschung in
Platone, Resp., 527 a-b); ma pare altresì riscon-
ihrem Zusammenhang mit den philosophischen Grund-
prinzipien des Aristoteles, Berlin 1872; Geschichte und
trabile un certo influsso dell’opera matemati-
Kritik der Grundbegriffe der Gegenwart, Leipzig 1878, ca di Democrito d’Abdera. La scuola matema-
in Geistige Strömungen der Gegenwart, 19043; Ge- tica alessandrina, di cui gli si attribuisce la
schichte der philosophischen Terminologie, Leipzig fondazione, sta a rappresentare i nuovi, più va-
1879; Prolegomena zu Forschungen über die Einheit sti, orientamenti della nuova cultura ellenisti-
des Geisteslebens in Bewusstsein und Tat der Mensch- ca; e il suo pensiero resta una delle essenziali
heit, Leipzig 1885; Die Einheit des Geisteslebens in testimonianze del genio greco. La sua opera
Bewusstsein und Tat der Menschheit, Leipzig 1888; principale sono gli Elementi (Stoicei'a), in 13
Die Lebensanschauungen der grossen Denker, Leipzig libri (un XIV e un XV libro sono stati aggiunti
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Platone nella dottrina della diaivresi" e da SOMMARIO: I. Da Esiodo a Platone - II. Da Aristo-
Speusippo nella dottrina degli o{moia. Ed infat- tele a Cicerone - III. L’età imperiale.
ti la somiglianza di una cosa ad un’altra o è ef- I. DA ESIODO A PLATONE. – Assente in Omero, in
fettiva, ed allora la seconda, identica alla pri- Esiodo l’aggettivo eudaimon corrisponde a ol-
ma, ne diviene un inutile duplicato, o non è ef- bios, e indica la prosperità materiale che tocca
fettiva, ed allora la seconda, del tutto diversa a chi opera bene e rispetta gli dei (Opere, 826).
dalla prima, non può darcene nessuna cono- Negli scrittori successivi, eudaimonia per lo più
scenza. indica la ricchezza materiale, il rango elevato e
Riesce difficile, data la frammentarietà e la il prestigio politico (Erodoto, Storie, I 133,1; VII
concisione delle fonti, decidere se Euclide 220,2); può anche andare insieme a preoccu-
avesse veramente fatta propria una concezio- pazioni e angustie (Euripide, Medea, 598-9: lu-
ne pluralistica della realtà, in cui la distinzione peros eudaimon bios, «una amara vita felice»). Il
tra le cose diventasse assoluta separazione termine appartiene al linguaggio comune e si
(Simplicio, Commento alla Fisica, 120, 12), o trova in ogni forma della letteratura antica, ne-
non si trattasse piuttosto della provvisoria as- gli oratori come negli storici o nei poeti.
sunzione di tesi avverse per poi distruggerle All’aspirazione all’eudaimonia si oppone la co-
con il tipico metodo dell’argomentazione per scienza della fragilità e dell’incostanza dei be-
assurdo, che Diogene Laerzio riconosce come ni umani (Erodoto, op. cit., I 5, 4).
propria di Euclide quando afferma (op. cit., II, I filosofi presocratici tendono ad attenersi fer-
107) che egli «attaccava le dimostrazioni non mamente al significato etimologico di eudai-
riguardo alle premesse, ma alle conclusioni». monia. In generale essi si oppongono all’idea
D. Pesce - E. Spinelli che l’eudaimonia consista nella ricchezza e nel
BIBL.: testi: G. GIANNANTONI (a cura di), Socratis et So- prestigio mondani, e tentano di dare alla vita
craticorum Reliquiae, Napoli 1990, II A 1-35; L. MON- eudaimon un contenuto più spirituale, meno
TONERI, I Megarici, Catania 1984, pp. 266-273. soggetto alle vicende della sorte. Ai pitagorici
Su Euclide di Megara: K. V. FRITZ, s. v., Megariker, in viene attribuito da fonti tarde l’assioma che è
A. PAULY, Real-Encyklopädie der klassischen Alter- eudaimon l’uomo che abbia un’anima buona
tumswissenschaft, a cura di G. Wissowa, Stuttgart (Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, VIII 32); ma è
1893-1965, Suppl. V, coll. 707-716; R. MULLER, Intro- soprattutto a partire da Democrito che il ter-
duction à la pensée des Mégariques, Paris 1988 (rist. mine eudaimonia viene discusso. Democrito af-
1991); G. GIANNANTONI (a cura di), Socratis et Socrati- ferma che l’eudaimonia non consiste in oro e
corum Reliquiae, vol. IV, pp. 33-113; K. DÖRING, So- armenti, dato che l’anima è la sede del demo-
krates, die Sokratiker und die von ihnen begründeten ne (fr. 171 in H. Diels, Die Fragmente der Vorso-
Traditionen, in H. FLASHAR (a cura di), Grundriss der kratiker, a cura di W. Kranz, Berlin 1961-64;
Geschichte der Philosophie: Die Philosophie der Antike, analogamente Senocrate più tardi sosterrà
vol. 2/1: Sophistik-Sokrates-Sokratik-Mathematik- che l’eudaimonia consiste nell’avere l’anima
Medizin, Basel 1998, § 17. nobile, spoudaia, cfr. Aristotele,Top., 112 a 38).
Viene così stabilito che l’eudaimonia e il suo
EUCLIDEO, SPAZIO: V. SPAZIO EUCLIDEO.
Euclideo opposto sono una questione che riguarda
l’anima (Democrito, fr. 170 in H. Diels, op. cit.;
EUDAIMONIA, EUDAIMON (eujdaimoniva,
Eudaimonia cfr. Eraclito fr. 4 in H. Diels, op. cit.). Per Demo-
eujdaivmwn). – I due termini sono usualmente crito essa corrisponde all’eutimia, alla pace,
tradotti con «felicità» e con «felice», anche se serenità e tranquillità dell’animo, indicata co-
non indicano uno stato di intensa contentezza, me fine supremo (fr. 189, 191 in H. Diels, op.
come i loro corrispettivi moderni. Composto cit.). Ma è probabile che Democrito non abbia
di eu + daimon, l’eudaimonia originariamente elaborato una teoria completa dell’eudaimo-
indicava l’«avere il dio favorevole», cioè l’esse- nia, e che questa gli sia stata attribuita dai fi-
re «nati sotto una buona stella»; poi eudaimo- losofi ellenistici. Nelle polemiche contro i «so-
nia passò a designare la prosperità e la buona fisti», l’oratore Isocrate li accusa anche di pro-
realizzazione. Il giovane Aristotele nei Topici mettere di insegnare a conseguire l’eudaimonia
distingue il significato etimologico del termi- ai loro discepoli per un modico prezzo e rapi-
ne eudaimonia, non più corrente ai suoi tempi, damente (Contro i Sofisti, 3-4). L’attacco dove-
da quello consacrato dall’uso (112 a 36-38). va riguardare sia i sofisti veri e propri sia i filo-
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beni esterni (Clemente Alessandrino, Stroma- (1172 a 27-28), e l’amicizia viene studiata per-
ta, II 22, 133-134). La dimensione politica ché «è una virtù o è connessa alla virtù» (1155
dell’eudaimonia viene così abbandonata, e l’eu- a 1-5). La nozione di eudaimonia pone una se-
daimonia è definitivamente identificata con rie di problemi agli studiosi; in generale con
uno stato dell’animo. Aristotele giunge a piena formulazione quella
II. DA ARISTOTELE A CICERONE. – Aristotele fu il tendenza etica che va sotto il nome di eude-
primo filosofo a porre la nozione di eudaimonia monismo, e, a partire da Kant, molti filosofi si
come centro sistematico della riflessione mo- sono chiesti se la nozione di felicità possa es-
rale. Egli infatti rifiutò l’idea del bene di Plato- sere un adeguato fondamento per l’agire mo-
ne, e riprese dal pensiero comune il temine di rale, o non sia viziata da una forma insupera-
«eudaimonia» come nome del sommo bene bile di egoismo, dato che il bene supremo cer-
pratico umano (1095 a 16-20). Il problema, egli cato è sempre il bene individuale dell’agente.
dice, è il contenuto da dare a questo nome: es- Più specificamente la definizione dell’eudaimo-
so indica un modo di vivere (bios) e l’eudaimo- nia in Aristotele ha portato molti studiosi a
nia viene definita, al culmine del I libro dell’E- chiedersi se l’attività virtuosa dell’agente si
tica Nicomachea, come un bene autosufficien- esaurisca nell’attività di contemplazione, o se
te, completo, degno più di ogni altro di essere la vita felice sia composta da molte attività, se-
scelto e preferito, consistente in «attività condo le varie virtù. L’Etica Nicomachea, che
dell’anima secondo virtù e, se le virtù sono più identifica la felicità suprema con la vita teore-
di una, secondo la migliore e più perfetta» tica (X, 6-8) pare a molti testimoniare in favore
(1098 a 16-17), oppure, con una diversa sfuma- della prima ipotesi; ma per Aristotele anche
tura, come «attività di una vita perfetta secon- nella vita del filosofo vi è posto per la pratica
do virtù perfetta» (Et. Eud., 1219 a 38). L’eudai- delle virtù del carattere, come giustizia, corag-
monia dal punto di vista categoriale rientra gio e capacità di fare amicizie.
quindi nella categoria del «fare» più che nella Dopo Aristotele la questione dell’eudaimonia
categoria della qualità. Il punto centrale della ha un ruolo centrale nelle filosofie ellenisti-
concezione aristotelica dell’eudaimonia, e ciò che. Teofrasto nell’opera Peri eudaimonias so-
che la differenzia dalle concezioni degli acca- stenne che la perdita di beni esterni diminui-
demici, come dice Aristotele stesso, è l’idea sce la felicità, e che il saggio non può essere
che l’eudaimonia consista in un’attività e non felice tra i tormenti. Siccome questi beni di-
in uno stato, e sia composta di azioni virtuose pendono dalla sorte, anche la felicità dipende
(Et. Eud., 1215 a 20-25); ciò permette ad Ari- da essa. (W.W. Fortenbaugh et al., Theophrastus
stotele di recuperare in parte anche la conce- of Eresus. Sources for his Life, Writings, Though
zione tradizionale dell’eudaimonia come pos- & Influence, Leiden 1992, frr. 495-499). Secon-
sesso di beni materiali, in quanto questi sono do Cicerone, ciò dipende dal fatto che egli
strumenti e condizioni necessarie della vita at- considerò i beni esterni come beni veri e pro-
tiva secondo virtù (1099 b 25 - 1100 a 9). Ari- pri, rendendo così la virtù «zoppa» e insuffi-
stotele arriva ad affermare che un uomo vir- ciente (Tuscolanae disputationes, V 24-5). In ac-
tuoso ma sprovvisto di beni di fortuna, o sot- cordo con Aristotele anche Teofrasto conside-
toposto a disgrazie pari a quelle di Priamo, po- rò la contemplazione come la forma di vita più
trà essere definito virtuoso, ma non felice, e beata (W.W. Fortenbaugh et al., op. cit., fr. 482).
questa affermazione gli verrà rimproverata per Gli stoici al contrario vollero liberare comple-
tutti i secoli successivi dalle altre scuole filo- tamente la felicità dalle vicende della sorte e
sofiche. La centralità della nozione di eudaimo- difesero la tesi, già dell’Accademia platonica,
nia nell’etica di Aristotele viene dimostrata dal che la virtù è sufficiente per la felicità. A diffe-
fatto che tutti i punti e i problemi discussi nel- renza dell’Accademia, tuttavia, gli stoici so-
le Etiche vengono riportati alla nozione di eu- stennero, con Aristotele, che la felicità non è
daimonia: le virtù sono analizzate in quanto la uno stato, ma una forma attiva di vita; essi per-
nozione di virtù è parte della definizione di eu- ciò sostengono che il fine ultimo non è la feli-
daimonia, la volontarietà dell’azione si connet- cità, ma l’essere felici. Gli stoici distinguono i
te con il concetto di eudaimonia come vita atti- beni e mali veri e propri, che sono solo virtù e
va, il piacere è discusso perché la maggioranza vizio, dagli altri oggetti di scelta, che non sono
lo connette alla felicità (1152 b 5-6), o perché né bene né male da un punto di vista morale,
è identificato da alcuni con il sommo bene e che sono chiamati «indifferenti», in quanto
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esterni sono ininfluenti: anche tra i dolori del- dimo, nel suo riassunto dell’etica peripatetica,
la malattia Epicuro rimane in stato di eudaimo- insiste sul ruolo dei beni esterni come condi-
nia (Diogene Laerzio, op. cit., X 22). zioni necessarie della felicità; la perdita dei
Per gli scettici, l’eudaimonia è un prodotto ac- beni esterni, tuttavia, non porta all’infelicità,
cidentale della sospensione del giudizio. Il fi- ma a uno stato intermedio tra felicità e miseria
ne dello scettico è l’imperturbabilità e la mo- (Ario Didimo in Stobeo, Ecloghe, II 7, 133,7-
derazione nelle passioni (metriopatheia); ma 134,1).
che essa derivi dalla sospensione del giudizio, Nello stoicismo Epitteto si attiene stretta-
gli scettici lo scoprirono accidentalmente, mente alla tradizione della scuola, di cui ri-
mentre cercavano da dogmatici il modo di prende in pieno la terminologia; ma insiste sul
conseguire l’imperturbabilità. Infatti, non riu- fatto che l’eudaimonia deriva dall’occuparsi
scendo a scegliere tra le varie opinioni, sospe- esclusivamente di ciò che dipende da noi. Es-
sero il giudizio e scoprirono che l’imperturba- sa dà uno stato di stabilità emotiva quasi im-
bilità si accompagna tale sospensione (Sesto possibile da raggiungere da parte dell’uomo,
Empirico, Ipotiposi 26-29). Già nella Vita di Pir- ma cui nondimeno dobbiamo tendere. Ciò di
rone egli viene descritto come un campione di cui abbiamo il pieno controllo, è il funziona-
imperturbabilità, ma è con Sesto Empirico che mento del nostro intelletto e della ragione
la via scettica alla felicità viene teorizzata. pratica. Questa concezione che identifica il no-
Quanti assumono l’esistenza di beni e mali per stro intelletto con un daimon ebbe ampia riso-
sé cadono in mille turbamenti, dato che il tur- nanza, e la troviamo anche nelle orazioni di
bamento deriva all’uomo dal perseguire o fug- Dione di Prusa più influenzate dallo stoicismo.
gire qualcosa intenzionalmente e con forza; da Tra gli stoici del periodo, tuttavia, si fanno
ciò deriva all’uomo l’infelicità. Lo scettico in- avanti delle nuove concezioni, che avvicinano
vece sospendendo il giudizio, conduce una vi- parzialmente la concezione dell’eudaimonia a
ta tranquilla e più agevole (Contro i Matematici, quella moderna. Mentre gli stoici antichi ave-
XI 110-113). Lo scettico sarà preda come vano reso l’eudaimonia un elemento completa-
chiunque altro dei beni e dei mali che produce mente interno al singolo agente, Seneca, nel
la natura e dalle affezioni del senso, ma anche De vita beata, arriva a definire la felicitas sia co-
in questo caso sarà più felice del dogmatico, me la conformità alla natura, equilibrio, tran-
che aggiunge alla sensazione piacevole o do- quillità, sia come un sentimento di gioia sere-
lorosa un’opinione sulla bontà o la cattiveria na, immensa, sempre uguale a se stessa (in-
etica del suo comportamento (XI 147-160). gens gaudium [...] inconcussum et aequale, III 4).
Cicerone nel De finibus bonorum et malorum Proseguendo sulla stessa linea, l’imperatore
mette a confronto le concezioni della felicità Marco Aurelio esprime in termini di «gioia»
prevalenti ai suoi tempi: quella epicurea, quel- soggettiva (euphrosune) l’atteggiamento che di
la stoica e quella di Antioco di Ascalona, che solito viene indicato come eudaimonia: la con-
pretendeva di raccogliere l’eredità unificata di templazione della natura universale, l’agire
Platone, Aristotele e degli stoici. Secondo virtuoso, lo svolgere il ruolo a lui assegnato
quest’ultimo la virtù è sufficiente a vivere feli- dalla natura (Tà eis heautòn, VIII 26). Si è sulla
cemente (beate), ma se si aggiungono ad essa i strada di fare dell’eudaimonia un sentimento
beni esterni si vive in modo massimamente fe- soggettivo. Connessa a questo sviluppo è l’in-
lice (beatissime) (V 81). Cicerone, seguendo lo terpretazione cristiana del concetto di eudai-
stile di pensiero dell’Accademia scettica, non monia come beatitudine eterna, concessa da
approva pienamente questa tesi e il dialogo si Dio all’uomo virtuoso (Agostino, De civitate
conclude in forma aporetica. Dei, IV 21, 54) e come comunità affettiva con la
III. L’ETÀ IMPERIALE. – Nell’età imperiale prose- divinità (Confessioni, IX 10, 23-26).
gue il dibattito tra le scuole filosofiche sulla Plotino, al contrario, sottopone a una decisa
natura della felicità e il modo di conseguirla; si critica tutta la tradizione filosofica precedente
mantengono le tesi dei fondatori delle varie sull’eudaimonia; egli rifiuta la definizione ari-
scuole, con differenze di accento e di modo di stotelica di eudaimonia come «vivere bene» e
presentazione. Tra i peripatetici Aspasio, com- intende per eudaimonia il «vivere» nella sua
mentando l’Etica Nicomachea, accentua la pre- forma più elevata, la vita perfetta della natura
valenza della vita teoretica su quella del citta- intelligibile (Enn., I 4, 3-4). La sua è una con-
dino comune (19,1-2; 15,12-14); invece Ario Di- cezione del tutto intellettualistica dell’eudai-
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grammi di ricerca promossi da Aristotele e Teo- ne del concetto di vera felicità e dei mezzi per
frasto all’interno del Liceo. Secondo una fonte raggiungerla» (G. Reale, Storia della filosofia an-
neoplatonica, scrisse anche una storia della tica, vol. V: Lessico, Milano 1989, p. 113). La
teologia (Damascio, De principiis, 124-125): in concezione etica greca mira a stabilire un rap-
base a tale notizia, si è tornati in epoca moder- porto tra l’ajrethv e la felicità: l’euj zh'n, il ta; eJau-
na alla discussione, già avviata nell’antichità, tou' pravttein equivalgono a sviluppo della
circa l’effettiva paternità della minore delle propria natura, ad ajreta'n (da cui ajrethv), cioè
due etiche aristoteliche; e, dato che nell’Etica prosperare, avere accanto a sé un buon demo-
Eudemia figurano motivi teologici di derivazio- ne (eujdaivmwn), il quale fa sì che ogni cosa rie-
ne platonica in apparenza contrastanti con la sca felicemente e si possa vivere beati e felici.
più matura filosofia di Aristotele, si è suppo- Se il prosperare o viver bene è ristretto ai beni
sto che Eudemo ne fosse l’autore. Diversa la materiali e al godimento sensibile e immedia-
soluzione proposta più di recente (ma non to di essi, si ha l’edonismo; se include più spe-
condivisa da tutti gli studiosi): pur escludendo cificatamente il calcolo del vantaggio e dell’u-
l’attribuzione del testo aristotelico a Eudemo tile, individuale o collettivo, privato o pubbli-
– il quale intervenne nei lavori che precedette- co, si ha l’epicureismo e l’utilitarismo: ma tut-
ro la pubblicazione della Metafisica (v. W.D. te queste dottrine non appartengono propria-
Ross, Aristotle’s Metaphysics, I, Oxford 1929, pp. mente all’eudemonismo, anche se la trattazio-
XXXI-XXXII) – gli riconosce almeno il merito di ne teorica della felicità va sotto il nome di eu-
aver preparato l’edizione delle lezioni imparti- demonologia.
te da Aristotele, che compongono l’Etica Eude- Se invece il viver bene o l’ajreta'n è riferito alla
mia (W. Jaeger, Aristoteles, tr. it., Firenze 1935; virtù intesa come dominio armonico delle fa-
ma cfr. I. Düring, A. Pauly, Real-Encyklopädie coltà dell’uomo per mezzo della ragione, si ha
der klassischen Altertumswissenschaft, a cura di l’eudemonismo in senso stretto, il quale potrà
G. Wissowa, S.B., XI, 1968, coll. 282-283). essere trascendentistico e razionale, o natura-
G.F. Pagallo listico e razionalistico, secondo che la felicità,
BIBL.: frr. e testimonianze: F. WEHRLI, Die Schule des cui conduce la virtù non escluda per sé un
Aristoteles. Texte und Kommentar, vol. VIII: Eudemos qualche rapporto con il sommo bene, oppure
von Rhodos, Basel-Stuttgart 19692; I. BODNÁR - W.W. la felicità stessa sia unico fondamento e para-
FORTENBAUGH (a cura di), Eudemus of Rhodes, New metro del perfezionamento morale.
Brunswick 2002. La prima espressione filosofica di eudemoni-
E. MARTINI, s. v., in A. PAULY, Real-Encyklopädie der smo si trova in Socrate, il quale, però, non ne
klassischen Altertumswissenschaft, a cura di G. Wis- determina il significato preciso. La formulazio-
sowa, vol. VI, 1909, coll. 895-901; E. ZELLER, La filo- ne socratica, dopo le deviazioni dei discepoli
sofia dei Greci nel suo sviluppo storico, vol. II, t. VI, a cu- (cirenaici, cinici ecc.) è ripresa e approfondita
ra di A. Plebe, Firenze 1966, pp. 443-456 e 476-479 da Aristotele, il quale, ponendo nella vita per-
(aggiornamento); F. WEHRLI, s.v., A. PAULY, Real-En- fetta (perfetta operazione secondo la perfezio-
cyklopädie der klassischen Altertumswissenschaft, a cu- ne della virtù) la felicità suprema dell’uomo,
ra di G. Wissowa, S.B., vol. XI, 1968, coll. 652-658; F. fissa definitivamente l’eudemonismo nei suoi
WEHRLI, Der Peripatos bis zum Beginn des römischen elementi essenziali. La perfezione della virtù
Kaiserzeit, in F. UERBEWEG - H. FLASHAR, Grundriss der consiste principalmente nell’operazione della
Geschichte der Philosophie, 3, Basel-Stuttgart 1983, sapienza, cioè nella contemplazione; seconda-
pp. 530 ss. riamente consiste nell’operazione della pru-
denza e delle virtù morali. Per la completa feli-
EUDEMONISMO
Eudemonismo (gr. eujdaimonismov" [Ari- cità si richiede, poi, che l’esercizio delle virtù
stotele], da eujdaivmwn - eu-d[a]emonism; Eudä- sia integrato dal possesso dei beni esteriori. II
monismus; eudémonisme; eudemonismo). – In principio dell’eudemonismo razionale aristo-
senso lato è ogni dottrina che ripone il fine telico rimane normativo delle morali razionali-
dell’azione morale nella felicità, comunque in- stiche fino a Kant. Nella filosofia moderna as-
tesa. In senso stretto e specifico è la dottrina sumono grande importanza la posizione di
morale che, contro ogni forma di rigorismo, ri- Cartesio, in seno al razionalismo, e quella di
tiene essenzialmente connesse virtù e felicità. Locke, in seno all’empirismo. Spinoza afferma:
Eudemonismo «è il carattere proprio di tutta «Beatitudo non est virtutis praemium, sed ip-
l’etica greca, il cui scopo è [...] la determinazio- sa virtus» (Ethica ordine geometrico demonstrata,
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fatti come l’umana intelligenza è aperta alla ne kantiana sta nel ritenere che l’agire umano
totalità, così la volontà tende al bene totale, sia mosso solo o dal piacere o dalla pura for-
da cui solo può essere appagata. Sicché, se ma della legge, nel non ammettere altra possi-
prendo come oggetto e fine supremo del mio bilità oltre all’edonismo e al formalismo, mi-
volere il mio godimento (che è un bene parti- sconoscendo la pienezza della vita etica nella
colare), è impossibile che lo ottenga, perché tensione non strumentale al bene per sé (bo-
ho bisogno del bene totale, che, solo, può ap- num honestum) (cfr. M. Scheler, Der Formalis-
pagare il mio desiderio. Ora, lo scacco della mus in der Ethik und die materiale Wertethik,
pretesa di considerare come fine supremo la Halle 1916, tr. it. di G. Caronello, Il formalismo
soddisfazione soggettiva, evidenzia che il mo- nell’etica e l’etica materiale dei valori, Cinisello
tivo determinante dell’agire per l’uomo, non Balsamo 1996, dove è possibile trovare un’a-
dimentico della sua reale condizione, non può cuta critica a tutto il formalismo etico kantia-
che essere il bene infinito, voluto e amato per no). Tuttavia non si può trascurare il fatto che
se stesso e non come strumento per altro (cfr. in tutta la discussione dell’Antinomia della ra-
ibi, I-II, q. 2, artt. 7-8; q. 4, art. 2, ad 2). gion pratica la felicità assume per Kant una
Per Kant qualora si ponesse la felicità come fi- connotazione positiva, in quanto, per un uo-
ne dell’agire, la moralità risulterebbe viziata mo che ne sia degno in base all’esercizio della
radicalmente e la volontà razionale perdereb- virtù, è il «secondo elemento del sommo be-
be, con l’autonomia, il valore deontologico del ne» (I. Kant, op. cit., p. 151), che è doveroso
«devi, dunque puoi». Secondo Kant la legge moralmente promuovere (cfr. ibi, pp. 139; 151-
morale, nella sua forma che è l’universalità, 152). Per la possibilità di questo sommo bene
deve essere voluta e perseguita per sé, incon- la ragione pratica postula l’esistenza di Dio
dizionatamente, caratterizzandosi, per l’uomo, (cfr. ibi, p. 152).
come imperativo categorico. Ora, la felicità S. Pignagnoli - U. Galeazzi
non avrebbe queste caratteristiche; e, anche BIBL.: per un approfondimento dell’argomento spe-
ammettendo che essa è fine reale in tutti gli cifico, le seguenti opere: per il pensiero greco: M.
esseri ragionevoli, che la ricercano, per una HEINZE, Der Eudämonismus in der griechischen Philo-
«necessità di natura», essa non dice nulla di sophie, Leipzig 1883 (ottima sintesi dell’eudemoni-
preciso. «Sebbene il concetto della felicità sia smo greco è il cap. II); L. ROBIN, Bonheur et vertu, in
dappertutto a base della relazione pratica de- La morale antique, Paris 1947; per aspetti particola-
gli oggetti alla facoltà di desiderare, pure esso ri: M. WITTMANN, Die Ethik des Aristoteles, Regensburg
è solo il carattere comune dei motivi determi- 1920; W.D. ROSS, Aristote, Paris 1930, tr. it. di A. Spi-
nanti soggettivi, e non determina niente in nelli, Aristotele, Bari 1946, pp. 283-287; R. SIMETERRE,
modo specifico [...] è dunque oggettivamente La théorie socratique de la vertu-science selon les «Mé-
morables» de Xénophon, Paris 1938, pp. 55-78; per la
un principio pratico molto accidentale» (KpV,
critica di Agostino al concetto stoico di virtù: J.
parte I, l. I, cap. 1, scolio II, tr. it. di F. Capra -
MAUSBACH, Die Ethik des hl. Augustinus, Freiburg im
E. Garin, Critica della ragion pratica, Roma-Bari Breisgau 1929, pp. 58-69; per il superamento
1986, pp. 31-32). Di conseguenza si ha l’oppo- dell’eudemonismo da parte di Tommaso d’Aquino:
sizione tra felicità e virtù, in quanto motivi de- U. GALEAZZI, Identità umana e libertà, Lecce 2002,
terminanti della volontà, perché la prima è capp. I-II; per Spinoza: V. DELBOS, Le problème moral
composta di elementi di ordine empirico, la dans la philosophie de Spinoza, Paris 1893; in difesa
seconda, invece, come conformità della volon- della posizione kantiana per l’assolutezza dei valori
tà alla legge morale, ha carattere universale e, morali contro ogni sensismo e positivismo: V. DEL-
quindi, valore etico (cfr. anche la Fondazione BOS, La philosophie pratique de Kant, Paris 19262
della metafisica dei costumi). Va rilevato che la (1905); come critica al formalismo kantiano dal
critica kantiana si basa sull’uso del termine fe- punto di vista del tomismo: S. VANNI ROVIGHI, Essere
licità nel significato di benessere, di piacere. reale, essere ideale, valore, in «Rivista di Filosofia Neo-
Se si ammettesse questa riduzione del concet- Scolastica», (1944); per la critica di Rosmini a Kant
to di felicità, bisognerebbe convenire con la cfr. G. GENTILE, Osservazioni al principio della morale
critica kantiana, che è in definitiva una critica in Rosmini, Bari 1924, pp. 201 ss.); U. GALEAZZI, Pro-
all’utilitarismo edonistico. Ma, da quanto s’è blemi di fondazione dell’etica, Pescara 1999, cap. I.
detto, il concetto ha un’ampiezza illimitata e ➨ BEATITUDINE; DESIDERIO NATURALE DI DIO; EDONI-
include tutto il bene che attua e determina la SMO; EGOISMO; EPICUREISMO; EUDAIMONIA; EUDE-
perfezione dell’uomo. Il limite della concezio- MONOLOGIA; FELICITÀ; RIGORISMO; UTILITARISMO.
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Aristotele si veda anche W.D. ROSS, Aristotle, Lon- logia si ricollegano alla filosofia del linguaggio
don 1923, tr. it. di A. Spinelli, Aristotele, Milano esposta nel Cratilo platonico, come notò già
1982. Per un dibattito più recente in materia, cfr. P. san Gregorio Nisseno. Non pare invece giusti-
ALLOTT, Eunomia: New Order for a New World, Oxford ficata l’accusa, mossa da questi a Eunomio, di
2001. derivare i propri errori dalla dialettica aristote-
➨ EUDAIMONIA. lica di cui pure era un ottimo conoscitore (che
Gregorio chiama kakotecniva).
EUNOMIO. – Discepolo dell'ariano Aezio e
Eunomio M. Colpo
capo, dopo la morte di costui, degli ariani BIBL.: C. R. W. KLOSE, Geschichte und Lehre des Euno-
estremisti («anomei» o «eunomiani»), n. in mius, Kiel 1833; E. CORSINI, La polemica contro Euno-
Cappadocia, m. nel 395 ca. mio e la formazione della dottrina Cristologica sulla cre-
Dei suoi scritti, molto stimati dai seguaci e azione in Gregrorio di Nissa, Milano 1981; cfr. Diction-
fonte principale per conoscere le teorie della naire des Philosophes Antiques, publié sous la direc-
fazione, si è salvato dai ripetuti editti imperiali tion de R. Goulet, Paris 1989 ss., vol. III, pp. 324-333;
di proscrizione solo il breve ´Apologetikov" cfr. F. PILLONI, Teologia come sapienza di fede: teologia
(del 360; in J.P. Migne [a cura di], Patrologiae e filosofia nella crisi ariana del IV sec., Bologna 2003.
Graecae, 30, coll. 835-68) confutato da san Ba-
silio (Adversus Eunomium); frammenti della re- EUPRAGIA
Eupragia - - EUPRAXIA (gr. eujpragiva, euj-
plica di Eunomio, ÔUpe;r th'" ajpologiva" ajpolo- praxiva «azione buona»). – Normalmente que-
giva (del 378), sono giunti nella confutazione sti termini furono usati nel senso generico di
fattane da san Gregorio di Nissa (Contra Euno- «successo, buona riuscita» (Pindaro, Olimpi-
mium), in 1211 (in op. cit., 45, coll. 247-464. che, VIII 14; Erodoto, Storie, VIII 54). Ma i vari di-
909-1122; cfr. ibi, coll. 571-616 frammenti di al- scepoli di Socrate sostennero concordemente
tro scritto contro Basilio): una Professione di fe- che, nell’agire umano, il vero successo consi-
de (“Ekqesi" pivstew") a Teodosio faceva parte ste nel comportarsi virtuosamente; quindi in
di quest'opera (ibi, coll. 476 ss.). Senofonte troviamo eupragia nel senso di
La base della teologia eunomiana è il concetto «azione moralmente buona» (Memorabili, III,
di ajgennhsiva «innascibilità» dell’oujsiva divina, 9, 14) e come tale considerata l’attività princi-
di fatto equivalente alla medievale «aseità»; pale dell’uomo. Analogamente in Platone ha
Eunomio ne derivava, non distinguendo in Dio l’eupragia (Euthyd., 281 b) considerata come il
fra natura e persona, che il Figlio (come geni- frutto del saper usare rettamente i propri beni,
tus) non ha la natura divina. Avendo inoltre indica l’agire morale; e così in Aristotele si indi-
pensato questa ajgennhsiva come concetto ra- ca con eupragia l’azione buona (Eth. Nic., 1139
dicale di quanto si può dire di Dio, e cioè come a 34, b 3) e il fatto che l’azione morale sia fine a
«essenza metafisica» di Dio (appunto come se stessa e non serva ad altro da sé. In questo
certi scolastici la porranno nell'aseità), si spin- senso eupragia è sinonimo di kalón. Questo ter-
se fino ad affermare che ajgennhtov" ci dà di Dio mine non viene ripreso nelle scuole ellenisti-
un concetto non analogico ma proprio, nel che: per gli stoici l’azione retta viene usualmen-
senso non solo di «esclusivo», ma di «perfet- te chiamata katórthoma e non eupragia.
tissimo». Le altre denominazioni divine per G. Garuti - C. Natali
Eunomio sono soltanto soggettive, katVejpivno- BIBL.: R. SIMETERRE, La théorie socratique de la vertu-
ian. Egli fonda, o almeno giustifica, tale posi- science selon les «Mémorables» de Xénophon, Paris
zione con un rigido nominalismo, secondo il 1938; C. NATALI, L’action efficace, Louvain-La-Neuve
quale i concetti esistono solo nei suoni profe- 2004, pp. 87 ss.
riti; in seguito alla critica di Basilio, ammise gli
enti di ragione. Solo Dio può dare agli esseri il EURASISMO (eurasism; Eurasismus; eurasi-
Eurasismo
loro vero nome, che ne indica l'essenza; egli sme; eurasismo). – Movimento storiosofico rus-
insegnò i nomi ad Adamo, e li «semina» nei so, sorto dopo il 1920 ed elaborato da un grup-
suoi discendenti. A questo tradizionalismo si po di pensatori e studiosi in esilio (principal-
unisce forse nel pensiero eunomiano l'innati- mente N.S. Trubeckoj, P.N. Savickij, L.P. Karsa-
smo delle idee, ma non si può affermarlo con vin, V.N. Nikitin, G.V. Vernadskij, D. Svjatopolk
sicurezza, mancando elementi sufficienti per [Petrovich] Mirskij e altri).
delineare il rapporto che Eunomio poneva tra Movendosi su un piano già ben definito negli
nomi e idee. Parecchi punti di questa gnoseo- scritti di N. Danilevskij e di K. Leont’ev, i pro-
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MOWITZ-MOELLENDORF, Die griechische Tragödie und oltre misura. Nella riflessione sul rapporto tra
ihre drei Dichter, Berlin 1923; W. ZÜRCHER, Die Dar- enti matematici e mondo fisico, Eurito esten-
stellung des Menschen im Drama des Euripides, Basel deva agli enti stereometrici del mondo organi-
1947; D.J. CONACHER, Euripidean Drama: Myth, The- co la dottrina pitagorica per cui ogni figura
me and Structure, Toronto 1967; D.J. CONACHER, Eu- geometrica può essere identificata con il nu-
ripides and the Sophists. Some Dramatic Treatments of mero minimo di punti necessari a definirla
Philosophical Ideas, London 1998; G. PADUANO, La for-
(per Speusippo, 2 per la linea, 3 il triangolo, 4
mazione del mondo ideologico e poetico di Euripide, Pisa
la piramide): Eurito riteneva che un tale nume-
1968; G. PADUANO, Il nostro Euripide, l’umano, Pisa
1986; V. DI BENEDETTO, Euripide: teatro e società, Tori- ro esistesse anche per l’uomo e le piante, e
no 1971; O. LONGO (a cura di), Euripide: letture criti- coincidesse con un numero di punti atto a de-
che, Milano 1976; P. BURIAN (a cura di), Directions of scrivere quel dato ente (l’uomo ad esempio) e
Euripidean Criticism, Durham 1985; M.C. NUSSBAUM, nessun altro. Tale numero, come d’uso, veniva
La fragilità del bene. Fortuna ed etica nella tragedia e rappresentato mediante dei sassolini, che per-
nella filosofia greca, tr. it. Bologna 1996, pp. 711-758; mettevano di disegnare la figura in questione.
CH. SEGAL, Euripides and the Poetics of the Sorrow, Aristotele (Metaph.,1092 b 8) riferisce di Eurito
London 1993; M. FOUCAULT, Discorso e verità nella criticando il modo in cui i pitagorici dicevano i
Grecia antica, tr. it. a cura di J. Pearson, Introduzione numeri cause delle sostanze e dell’essere. Due
di R. Bodei, Roma 1996, pp. 15-49; E. HALL - F. MA- erano le possibili risposte: una ricorreva al
CINTOSH - O. TAPLIN, Medea in Performance 1500- concetto di consonanza di numeri intesa come
2000, Oxford 2002. logos (rapporto), l’altra ai numeri come limiti
(o{roi): così Eurito. Riferiscono della sua dottri-
EURISTICA (dal gr. euJrivskw «cerco, indago,
Euristica na anche Teofrasto (che dichiara di attingere
trovo»). – È, in generale, l’arte di promuovere e da Archita), e Michele di Efeso (=Pseudo-Ales-
ben condurre la ricerca scientifica e filosofica. sandro) nel commento al passo aristotelico
Il termine è coniato in epoca moderna dal ver- (cfr. H. Diels, Die Fragmente der Vorsokratiker,
bo greco euJrivskw e il suo significato riflette la Berlin 1951-52 9, nr. 45, 3), dove si osserva che,
moderna concezione del sapere che enfatizza assumendo ad es. che il numero dell’uomo sia
la dimensione operativa dell’indagine scienti- 250 e della pianta 360, E. avrebbe riempito con
fica rispetto al primato contemplativo asse- altrettanti sassolini di vari colori la figura cor-
gnato dall’aristotelismo. F. Bacone chiama rispondente, precedentemente disegnata. Si
l’euristica ars inveniendi, rivolta a «ignota de- tratta qui, verosimilmente, di una interpreta-
tergere, non ante cognita recipere aut revoca- zione dell’esegeta.
re» (cfr. De dignitate et augmentis scientiarum, L. Perilli
London 1623, V, 3, tr. it. Della dignità e del pro- BIBL.: M. TIMPANARO CARDINI, Pitagorici, Firenze 19692,
gresso delle scienze, a cura di E. de Mas, Bari 2 voll.; W.K.C. GUTHRIE, A Hisory of Greek Philosophy,
1965, pp. 262-270), in piena conformità a Cambridge, 1962, vol. I, pp. 273-275; A. BÉLIS, Le
un’idea di sapere come «caccia» (venatio), procédé de numération du pythagoricien Eurytos, in
esplorazione di nuovi territori. L’accusa di em- «Revue des études grecques», 96 (1983), pp. 64-75;
pietà, rivolta tradizionalmente al conoscere e A. LAKS, Eurytus in Theophrastus’ Metaphysics, in
alla sfera peccaminosa della curiositas, viene ri- W.W. FORTENBAUGH - R.W. SHARPLES (a cura di),
baltata contro coloro che pervertono l’origina- Theophrastean Studies, New Brunswick - Oxford
ria finalità pratica della conoscenza. Cartesio 1988, pp. 237-243, 250-253.
intreccia la questione della ricerca di un sapere
stabile e fondato al problema del metodo. EUROPA. – È la rivista concepita da Friedrich
Europa
Red. Schlegel nel 1802, l’anno in cui decide di tra-
➨ METODO; SCEPSI; VERITÀ. sferirsi a Parigi. Schlegel comunica a L. Tieck la
decisione di fondare la rivista nel corso di un
EURITO. – Forse di Taranto, pitagorico, se-
Eurito soggiorno di sei settimane a Berlino che pre-
conda metà sec. V - inizio IV a. C., forse disce- cede il suo trasferimento in Francia. Nel corso
polo di Filolao. Platone (per Diogene Laerzio, di questo medesimo viaggio, diretto a Dresda,
Vite dei Filosofi III, 6) li avrebbe incontrati in Ma- Schlegel fa tappa a Lipsia dove incontra e co-
gna Grecia. Nelle poche notizie superstiti, Eu- nosce, alla fiera del libro, l’editore Wilmans
rito è ricordato per un’unica dottrina, relativa che viene guadagnato al progetto. Schlegel è
alla concezione dei numeri, talora banalizzata convinto che la rivista possa incontrare un va-
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magine potente Eschilo raffigura Europa e mente all’interno di una tale prospettiva. An-
Asia come donne belle e divine, «sorelle di che i valori di tolleranza sono sua espressione
sangue, della stessa stirpe». Platone nel Gor- e hanno finito col rifondare e rilegittimare tale
gia affida a giudici di Asia e di Europa il desti- pretesa. E così le idee di «pace perpetua», di
no delle anime dei morti: Radamanto «pese- «repubblica universale» sono grandi «artifici»
rà» quelle che vengono dall’Asia, Eaco quelle dello spirito europeo, prodotti della sua storia
che giungono dall’Europa. Ma l’istanza supre- e del suo diritto, nulla di generalmente «uma-
ma sarà in mano all’asiatico Radamanto! E an- no». È possibile declinarli in modo che essi
cora Aristotele nella Politica è così attento a non assumano il carattere di affermazione del-
non spezzare l’«armonia» tra gli opposti, Euro- la potenza spirituale-politica europea? È possi-
pa e Asia, da affidare proprio agli elleni l’arduo bile, lavorando proprio su quella paradossale
compito della mediazione, del metaxy; non so- identità europea di cui si è parlato, fare del-
lo geograficamente essi occupano la posizione l’europeismo una via aperta di riconoscimen-
centrale, ma anche il loro carattere partecipa to,di accoglienza al di là della ferrea logica del-
di entrambe: essi presentano il coraggio e la lo scambio, di amicizia tra non uguali? Qui si
forza degli europei e l’intelligenza e l’abilità aprono le vie di una ricerca etica e politica, che
nelle arti degli asiatici. La Grecia è l’avampo- non possiamo in questa sede percorrere. Ma
sto di Europa, ma non potrebbe perciò stesso di nuovo la ricerca di sé dell’Europa coincide
immaginarsi se non come con-finis, prossima, con la sua filosofia.
contigua, vicina ad Asia. E tuttavia si tratta di È doveroso e realistico constatare che l’euro-
armonia tra autentici opposti, tanto profonda, peismo politico-pratico rimane ancora del tut-
cioè, quanto difficile, quanto sempre sul pun- to sordo e cieco a tali domande. Come dobbia-
to di spezzarsi. Un topos domina la storia mo pensare ora l’Europa? E a quali possibili
dell’idea di Europa, si può dire fino ai nostri metamorfosi fa segno la sua attuale configura-
giorni: l’Europa è libertà indomabile, parresia, zione? Dopo il secondo conflitto mondiale
discorso che tutto ricerca e interroga; Asia è l’Europa si è pensata essenzialmente come co-
obbedienza docile. La natura servile caratteriz- munità mercantile, economica e finanziaria,
za asiatici e barbari. Essi tendono all’unità in- sulla base di due «pilastri»: la stabilità e l’irre-
differente, all’indistinto, all’assenza di forma versibilità del processo di integrazione. È evi-
definita. La loro bellezza è grandiosa, ma an- dente come essi presuppongano l’idea che la
che s-misurata. La bellezza del greco è la forma comunità stessa sia realizzabile attraverso
perfettamente visibile e comprensibile, che meccanismi semi-automatici, dettati appunto
procede racchiusa nel ritmo, numero, della fi- dalla razionalità economico-amministrativa,
gura. L’uno asiatico divora in sé i molti, quello sottratti all’«occasionalismo» più o meno ar-
greco è effusivum sui; la sua unità è generante, bitrario del politico. Il «politico» ha inaugurato
è physis, è nascimento. E la scienza-filosofia, la l’integrazione europea quasi per scomparirvi
epistéme proprio a questo è chiamata: a com- all’interno. Ed è ben logico che ciò avvenisse,
prendere alla luce dell’origine la molteplicità poiché il «politico» europeo era uscito «suici-
degli enti, a intuire la ousia di ciascuno, ciò che da» dalla guerra civile del XX secolo.
il suo essere veramente è. Analogamente, la L’ibrido di un’Europa in costante progresso
città di Europa non potrà essere immaginata economico e permanentemente debole come
come semplicemente, astrattamente uno; la potenza politica mostra però oggi tutta la pro-
sua stessa radice indica la pluralità e anche, pria intrinseca debolezza. L’europeismo per-
come voleva Vico, il polemos che la abita. Città viene al suo momento critico con l’istituzione
sono confronto, dialogo, scambio, conflitto. Ed della moneta unica: o da qui passa alla sua af-
è questa l’energia (Machiavelli docet) che la fermazione politica, o sarà inevitabile lo stes-
rende forte e la fa crescere. so declino economico. L’asimmetria tra le due
L’insieme di questi elementi produce l’«euro- dimensioni (che poteva reggere durante il con-
peismo» come valore capace di esprimere flitto «freddo» tra i due titani vittoriosi nel
«giustamente» un proprio primato o una pro- 1945) non potrà più a lungo funzionare. La pri-
pria «destinata» supremazia rispetto a quelli ma sfida è come affrontare il «quartetto incon-
di altre culture e civiltà? Non v’è alcun dubbio ciliabile» che domina l’agenda della comunità
che l’europeismo è stato vissuto essenzial- e che l’ingresso dei nuovi soci ha reso ulterior-
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sofia, nel solco dell’insegnamento di Giovanni - la soppressione dei «tarati» per ragioni euge-
Italo, commenti al libro II degli Analitici secondi niche e dei «pesi» (Ballastexistenzen) per ragio-
e anche ai libri I e VI (dedicato forse ad Anna ni sociali, così come è stata teorizzata e prati-
Comnena) dell’Etica Nicomachea, questi ultimi cata in Germania durante il Terzo Reich. Da
tradotti da Roberto Grossatesta nella sua sil- questo precedente storico l’eutanasia ha con-
loge di commenti greci, veicolando in Occi- servato un significato sinistro, che rende quasi
dente un’interpretazione cristiana con caratte- impossibile riabilitare la parola;
ristiche neoplatoniche del trattato aristotelico. - la constatazione della morte secondo criteri
P.B. Rossi clinici che possono contrastare con il dato dei
BIBL.: elenco delle edd. degli scritti in E. MARTINI, s. sensi (perdurare di apparenze di vita) o con
v., in A. PAULY et al. (a cura di), Real-Encyklopädie der convinzioni antropologiche (come il dichiarare
klassischen Altertumswissenschaft, Stuttgart 1893- morta una persona quando sia definitivamen-
1965, vol. VI, coll. 1490-1491 e in W. BUCHWALD - A. te distrutta la funzione corticale e permanga
HOHLWEG - O. PRINZ (a cura di), Tusculum-Lexicon solo l’attività del tronco encefalico); sospen-
griechischen und lateinischen Autoren des Altertums dere l’idratazione e l’alimentazione nei casi di
und des Mittelalters, München-Zürich 19822, p. 246. un coma vegetativo permanente è considerato
Su Eustrazio di Nicea: K. GIOCARINIS, Eustratius of per lo più una pratica eutanasica, mentre alcu-
Nicea’s Defense of the Doctrine of Ideas, in «Franciscan ni lo propongono come il comportamento
Studies», 24 (1964), pp. 159-204; A.C. LLOYD, The adeguato a una nuova frontiera di definizione
Aristotelianism of Eustratios of Nicæa, in J. WIESNER (a della morte;
cura di), Aristoteles Werk und Wirkung. Paul Moraux - porre termine deliberatamente alla vita di
gewidmet, vol. II: Kommentierung, Ueberlieferung, una persona, su richiesta esplicita (suicidio
Nachleben, Berlin - New York 1987, pp. 341-351. assistito) o presunta di quest’ultima, in nome
della compassione per chi sta soffrendo in una
EUTANASIA (euthanasia; Euthanasie; eutha-
Eutanasia condizione ritenuta ormai disumana. Questo
nasie; eutanasia). – La semantica di eutanasia è comportamento viene per lo più specificato
complessa: malgrado la sua apparente lineari- come eutanasia attiva.
tà di significato, denota comportamenti diver- La prevalenza di comportamenti che entrano
si relativi alla fine della vita. La situazione è ul- nel vasto ambito dell’eutanasia, intesa in sen-
teriormente resa più intricata dal fatto che sto- so estensivo, è cambiata nelle diverse epoche.
ricamente alcune vicende hanno connotato Nell’antichità, soprattutto nel pensiero stoico,
l’eutanasia con significati che suscitano inten- l’azione di porre fine a una vita compiuta, in
se reazioni emotive. Il discorso sociale sull’eu- condizioni che valorizzassero la decisione per-
tanasia, necessario per giungere a un giudizio sonale e la dignità del morente, non era consi-
etico condiviso e per trovare un accordo sulle derata disdicevole. Talvolta ciò avveniva con
l’aiuto esterno, anche medico. L’accettazione
norme legali relative a questi comportamenti,
sociale di tali pratiche ebbe fine con il prevale-
è reso perciò estremamente difficoltoso.
re del cristianesimo. Insieme con la responsa-
In senso denotativo, la parola eutanasia si
bilità morale di alleviare la sofferenza altrui, la
estende a cinque ambiti diversi: visione cristiana della vita ha proclamato la si-
- l’addolcimento degli ultimi momenti della vi- gnoria divina sulla vita e ha esteso la portata
ta, quando la patologia evolve nella fase ter- del comandamento «non uccidere» anche alle
minale (secondo l’etimologia, che unisce l’av- situazioni eutanasiche.
verbio eu al sostantivo thánatos, l’eutanasia si- Nell’ambito dell’umanesimo rinascimentale si
gnifica una morte dolce o armoniosa, senza sono levate alcune voci a favore di un’organiz-
strazio; il suo contrario è qualificato da qual- zazione sociale che permetta l’eutanasia.
che studioso con il termine distanasia); L’Utopia (London 1551 [1516]) di Tommaso
- la rinuncia a interventi medici straordinari, Moro delinea il primo sistema organizzato di
che prolungano la vita in condizioni nelle quali eutanasia: ai malati affetti da malattie doloro-
alcuni si sentono autorizzati a riconoscere un se e senza speranza viene consigliato, da parte
accanimento terapeutico. L’astensione tera- di una commissione di magistrati e di sacerdo-
peutica in questi casi equivale a un «lasciar ti, di abbracciare una rapida e «dolce» morte.
morire»; altri preferiscono qualificare questi Il momento in cui la medicina cessa di preve-
comportamenti come eutanasia passiva; nire la morte e di ristabilire la salute non è de-
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viare i suoi giorni, può essere moralmente confusa che erronea, fu condannata nel conci-
conforme alla dignità umana»: (AA.VV.,Cate- lio di Calcedonia (451).
chismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano Sebbe