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Il pensiero
debole
un
concetto
[1]
introdotto
in filosofia dai
presenza di un ruolo forte del soggetto, sia sul piano dell'etica, sia sul piano
della conoscenza;
ottimismo di
fondo
circa
la
governabilit,
la
prevedibilit,
la
logicit
la teleologia (fine ultimo) della storia, destinata a incanalarsi lungo tendenze e stadi
ben definiti e trasparenti all'occhio del filosofo e dello storico, fino al compimento ultimo
della sua finalit intrinseca;
sulla
"simpatia"
sul
nietzscheano
di bermensch,
citato
nell'opera
fondamentale Cos
parl
Zarathustra (Also sprach Zarathustra), per tradizione inteso come Superuomo, ovvero un
uomo superiore che si liber dall'asservimento alle etiche tradizionali del perfezionamento
e dell'obbedienza a un qualsiasi Dio, considerate da Nietzsche un "equivoco".
Vattimo, con sottile operazione filologica, ridefinisce l'bermensch come "Oltreuomo": si
concepisce un soggetto diverso, non pi sobbarcato dal peso della responsabilit,
potenzialmente colpevolizzato da etiche intolleranti, totalizzanti o totalitarie. Con Nietzsche
si andati oltre la definizione tradizionale di uomo e diumano, e il soggetto si
indebolito sul piano dell'ontologia e dell'etica.
L'bermensch non pi il soggetto forte del Cristianesimo, estraniandosi dunque dal
concetto di uomo dotato di libero arbitrio, sempre capace di scegliere, sempre
potenzialmente colpevole e sempre punibile come peccatore. L'Oltreuomo assume, accetta
e fa proprio, col suo amor fati, il destino e la destinazione (Geschick) di tutto ci che
accade nella natura e nella storia, e in generale nella sua esistenza.
Di qui il concetto di deriva destinale dell'essere, concepito non pi come base solida,
fondata e fondante, come il monolite autoevidente di Parmenide; l'essere, per Vattimo,
appare esso stesso indebolito e poroso, sempre reinterpretabile e sempre diversamente
reinterpretato. La necessit assoluta dell'universo di Nietzsche, soggetto all'eterno ritorno,
viene indebolita con Vattimo, mediante l'intersezione con il pensiero filosofico
dell'ultimo Martin Heidegger.
In Essere e tempo (Sein und Zeit), Heidegger infatti:
Secondo Heidegger le ideologie dei grandi progetti storici quali marxismo o cristianesimo
sono fondamentalmente inautentiche, in quanto eludono il problema dell'annullamento
finale dell'esserci come deriva ed erramento propri della condizione dell'essere. La deriva
destinale di Vattimo nasce in fondo a un ripensamento incrociato della necessit
dell'universo di Nietzsche e dell'erranza proprie dell'ultimo Heidegger.
Strettamente collegato all'indebolimento del soggetto (de-responsabilizzato e decolpevolizzato, in una tollerante accettazione della deriva destinale dell'esistenza) e
all'indebolimento dell'essere (considerato come poroso, contraddittorio, policentrico,
fondamentalmente privo di univocit, abbandonato al suo corso, al suo destino e alla sua
destinazione), l'indebolimento della teoria della conoscenza.
Gi Nietzsche, nelle Considerazioni inattuali (in particolare in Sull'utilit e il danno della
storia per la vita e in Verit e menzogna in senso ultramorale) aveva annullato la
spiegazione razionale (l'erklren, il conoscere chiaro e distinto delle scienze naturali) e
ridotto il conoscere all'interpretazione. Lo stesso Heidegger identifica la conoscenza con un
processo interpretativo circolare virtuoso, proprio dell'ermeneutica. Conoscere diviene
pertanto una paziente e reinterpretabile lettura del tramandarsi del percorso dell'essere fino
a noi (quindi, di ci che l'essere in deriva destinale ci consegna una tra-ditio,
una pardosi una berlieferung), lungo un cammino segnato dalla complessit e
dall'intreccio di eventi che si originano da una molteplicit di centri e si intersecano
secondo principi di causalit che non sono mai unidirezionali, e appaiono di conseguenza
circolari e imprevedibili.
Pertanto si comprende in che modo, storicamente, il pensiero debole si ponga come
confutazione degli ottimismi storici eurocentrici, (vedi illuminismo, positivismo,marxismo),
attraverso i loro risvolti di intolleranza. L'assunzione della prospettiva secondo cui l'essere
indebolito, poroso e plurivoco, porta ad ammettere che ognuno dei punti di vista esistenti
(i punti di vista degli individui come quelli delle diverse civilt) legittimato internamente, in
quanto voce di un determinato percorso storico e/o esistenziale. In altre parole, Caduta
l'idea di una razionalit centrale della storia, il mondo della comunicazione generalizzata
esplode come una molteplicit di razionalit "locali" - minoranze etniche, sessuali,
religiose, culturali o estetiche - che prendono la parola, finalmente non pi tacitate e
represse dall'idea che ci sia una sola forma di umanit vera da realizzare, a scapito di tutte
le peculiarit, di tutte le individualit limitate, effimere, contingenti.
Recentemente Vattimo ha definito il suo pensiero anche in rapporto alla rinascita dei culti
religiosi, all'insegna dell'aforisma: "credere di credere". Rifiutando l'aspetto intollerante
dell'universalismo delle fedi religiose, cos come le loro pi radicali pretese sapienziali, le
fedi stesse vengono intese come assunzioni regolative dell'esistenza, come indirizzo e
destinazione delle scelte di vita dei singoli individui. Vattimo identifica, nell'idea cristiana di
incarnazione di Dio nell'uomo, un'avvisaglia dell'idea di porosit, indebolimento e
consunzione dell'essere.
Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti (a cura di), Il pensiero debole, Feltrinelli, 2010,
EAN 9788807721779