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Alessandro Manno

STORIA
DELL’ARCHITETTURA 2
Prof.ssa Giovanna D’Amia

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INDICE:
Capitolo 1-Le porte di Milano [Parte Monografica] ……………………………….....… 4

Capitolo 2- Alle radici dell’urbanistica moderna ………………..…..…………………...12

Capitolo 3-dal classico al neoclassico…………………………………………………….....…19

Capitolo 4- Foro Bonaparte e piazza Duomo [Parte Monografica] ......…….… 29

Capitolo 5- L’architettura del ferro ……..………………………………………...…………… 39

Capitolo 6- Dal Romantico all’eclettismo…………………………………………………… 47

Capitolo 7- Il Duomo e corso Orientale[Parte Monografica] ………...…..………..58

Capitolo 8- Art Nouveau e le sue radici ……………...….………………….…………..……68

Capitolo 9- Modernismo Catalano…………...……………….……………...…………………74

Capitolo 10 -Le regge reali, Milano e Monza[Parte Monografica] ……………...85

Capitolo 11- Le esperienze art Nouveau in Europa ………..……………………..…….91

Capitolo 12- Le regge reali, Brescia e Modena[Parte Monografica] ………....103

Capitolo 13-Art Nouveau in Germania e nei paesi nordici …………………........111

Capitolo 14- le Avanguardie Europee…………………...……….………………..……….. 119

Capitolo 15- Le Regge Reali, Bologna Mantova [Parte Monografica]…...…..130

Capitolo 16- Il Movimento moderno, Gropius, Mies, Le Corbusier……………136

Capitolo 17- Il Movimento moderno, Frank Lloyd Wright ………...………….…..147

Capitolo 18-Le Regge Reali, Venezia, Ancona[Parte Monografica]……...….. 154

Capitolo 19-Il CIAM …………..………………………………………………………………...……160

Capitolo 20-L’italia nel primo dopoguerra ……..…...……………………………...……169

Capitolo 21- Il movimento moderno nel secondo dopoguerra…..….……...…178

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Modalità d’esame:
Sei domande su:

- un’ opera
- un autore
- un movimento.

[tre sulla parte istituzionale e una sulla parte monografica]

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0.0 Premessa:
Il percorso con cui sarà sviluppata l’analisi non sarà
cronologico bensì sarà storico artistico. Verranno
analizzati i momenti più rilevanti nella storia della
città di Milano nel periodo napoleonico.

Per esempio, la realizzazione del foro Bonaparte


rappresenta un importante momento
nell’immaginario della città, sarà perciò oggetto di
studio. Seguiremo quindi un percorso per luoghi,
analizzando i luoghi urbani più significativi.

1.0 Cenni storici:


La Rivoluzione francese 1789 è la data simbolica da
cui gli storici fanno partire la storicizzazione, in
quanto evento di spessore.

La Francia impegnata a difendere i propri confini e ad


espanderli, porta avanti la campagna d’Italia. Questa
fu affidata al giovane generale Napoleone.

Vengono quindi conquistati alcuni territori del nord


Italia, che era già stato conquistato più volte da parte
di altri paesi europei.

Il nord Italia veniva così unificato in una repubblica,


la repubblica Cisalpina, 1802. Nel 1805 la repubblica
cisalpina viene trasformata nella repubblica italiana,
che comprendeva i territori del settentrione.

Intanto Napoleone nel 1804 viene nominato


imperatore, e da presidente della repubblica italiana
ne diviene re. Nel 7 giugno del 1805 viene assistito
dal viceré Boarine, il suo figliastro.

L’esperienza italiana ha la sua fine nel 1814 quando


Napoleone viene sconfitto militarmente dagli
austriaci che riprendono il comanda del nord Italia.

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1.0 Il sistema delle Porte:
La pianta del 1814 è molto rilevante in quanto riflette
i cambiamenti apportati nel periodo napoleonico.

Milano è una città monocentrica che si espande a


partire dal centro.

Nel 1896 Milano era una città chiusa da due cinta di


mura, con una popolazione di 120 mila abitanti. Le
due cinta, una era quella medievale, in disuso, ed una
era la cinta dei bastioni spagnoli. Questa aveva una
funzione importante non di difesa militare bensì
come limite con la campagna, e come limite
doganale. È dal sistema delle porte che si poteva
accedere alla città. Proprio per questo motivo queste
aree furono oggetto di numerosi progetti.

Milano, divisa in sestieri aveva sei ingressi:

• Porta Romana
• Porta Ticinese
• Porta Vercellina
• Porta Comasina
• Porta Nuova
• Porta Orientale

Esistevano anche porte minori come porta Ludovica,


porta Venezia, Porta Tosa e Porta Tenaglia.

Milano aveva delle aree all’interno delle mura ancora


poco costruite. In questo periodo vengono soppressi
i conventi permettendo così di recuperare ampi
terreni per edifici pubblici e civili.

nel 1986 i francesi entrarono a Porta romana e


Giuseppe Pietro Vadetti realizzò una veduta
prospettica della porta. All’epoca dell’ingresso dei
Francesi porta romana era l’unica di valore
architettonico essa era stata realizzata nel 1500 in
occasione del matrimonio tra Margherita d’Austria e

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Filippo II, sovrano spagnolo. Perciò secondo una
tradizione encomiastica di un ingresso trionfale fu
realizzata la porta. Lo spunto per la realizzazione di
questa porta erano gli archi Trionfali di Roma.

L’ingresso dei francesi fu vissuto in modo discorde


dai cittadini. Le classi popolari vissero l’evento come
un qualcosa di liberatorio altri invece lo
interpretarono negativamente.

Foto porta romana

Angelo volpini trasforma una precedente stampa di


Appiani rappresentando un popolo festante che
accoglie le truppe francesi. L’incisione è trasformata
per celebrare le armate francesi. Viene anche inserito
un albero della libertà. Ed una statua con un berretto
frigio, simbolo della libertà.

Foto ingresso cavalli

La nascita del tricolore risale agli anni napoleonici,


era stato usato per la prima volta a Reggio Emilia per
la repubblica cispadana, e poi fu ripreso da
Napoleone per la repubblica cisalpina.

l’Incisione del 1807 di Appiani mostra il culto della


figura napoleonica. Queste pitture sono state perse
ma abbiamo le incisioni. Inoltre, nell’incisione sono
presenti dei falsi storici come le tribune per il
pubblico, che non erano davvero presenti con
l’ingresso francese a Milano.

Nel 1807 a Porta romana viene realizzato un arco


trionfale posticcio, in legno costruito per durare solo
per l’evento. Il disegno dell’arco fu realizzato da Luigi
Canonica, architetto delle fabbriche nazionali ed
architetto reale. L’arco disegnato da Canonica è a
unica fornice senza colonne con bassorilievi
celebrativi. Esso rappresenta un punto d’inizio per
sviluppi futuri.

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Porta ticinese fu realizzata nel 1807 ma l’idea di
realizzarlo era già presente da molto anni.

Porta Ticinese, rivolta a sud-ovest assunse una


grande importanza simbolica dopo la battaglia di
marengo. Nel 1899 gli austriaci ripresero il possesso
di Milano che fu poi riconquistata dalle truppe
francesi capitanate da Napoleone nella battaglia di
Marengo. Gli storici parlano infatti di due
repubbliche Cisalpine separate dalla battaglia di
Marengo. Con essa Napoleone inizia a costruire la
sua mitografia. Trionfale fu il suo ingresso a Milano
nel giugno del 1800 proprio attraverso porta
Ticinese.

Inizialmente si optò per la costruzione di una


colonna trionfale per la vittoria di Marengo, poi si
pensò ad una lapide, disegnata da Antolini.

Nel 29 maggio 1800 fu emanata una legge che


cambiava ufficialmente il nome della porta Ticinese
in porta Marengo e che ne sanciva un cambiamento
di forma. Non fu bandito un concorso ma furono
avanzate più proposte. Tutti i progetti facevano
riferimento all’arco trionfale.

Foto progetto

Uno dei primi progettisti che avanzo una proposta fu


Luigi Canonica, che affiancava all’arco trionfale due
edifici daziali. Gli ordini, usati sapientemente,
associavano all’eroe militare l’ordine dorico. In
culmine all’arco vi era la fama, facendo riferimento
alla vittoria e non solo alla figura di Napoleone.

Foto seconda versione

Canonica propose anche una seconda versione con


due lapidi simmetriche.

Anche Giuseppe Pistocchi, architetto emiliano,


Propose una propria ipotesi progettuale. Egli come
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tanti altri era attratto dall’esperienza Milanese.
Pistocchi era un architetto funzionario, una figura
che nasceva in questo periodo, impegnato nelle
costruzioni militari. Pistocchi era sì un architetto
neoclassico ma sapeva manipolare sapientemente il
linguaggio classico introducendo un apporto
innovativo. Egli, per esempio, integra le funzioni
doganali sui lati della porta.

I suoi progetti per la porta sono poco ortodossi, e


giocavano con il contrasto tra l’ordine dorico e il
bugnato.

Foto prospetto

La seconda proposta sottolinea il continuo delle


mura con una cornice superiore e con un ordine
dorico semplificato.

Il terzo a proporre un progetto fu Paolo Bargilli,


architetto livornese, attratto da Milano. Anche lui
come Pistocchi era un architetto Giacobino. Egli
prese parte alla breve esperienza della repubblica
romana e poi si spostò a Milano dove divenne regista
delle feste cittadine.

L’arco, che in un certo senso richiama la tipologia del


portico, mantenendo una certa coerenza con le
mura.

L’ultimo a presentare un progetto fu Pietro


Prestagalli, ingegnere laureatosi a Pavia, Milano non
aveva ancora un’università. Diversamente da Parigi
non tutto era a Milano.

Il progetto di Prestagalli sfruttava l’occasione della


porta per regolarizzare il corso. L’arco a tre fornici
aveva un ordine dorico canonico. Anche Prestagalli
pensa a delle strutture separate per le funzioni
daziali. Egli le posizionò perpendicolarmente sul lato
della città.

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Alla fine, fu scelto il progetto di Canonica, per cui fu
anche celebrata la prima posa. I lavori proseguirono
però a rilento rendendo la porta non disponibile per
l’ingresso trionfale del 1805 di Napoleone.

Si decise quindi di realizzare un arco effimero in


occasione dell’ingresso di napoleone ed Il progetto
di Canonica venne definitivamente interrotto.

Nel 1907 una società privata di possidenti volendo


decretare un omaggio all’imperatore. Incaricò quindi
l’architetto, Luigi Cagnola, aristocratico e l’architetto
per diletto, di ridisegnare la porta. Egli era un
personaggio di certo spessore nell’élite cittadina.

Foto disegno

Il disegno di Cagnola mostrava il distaccarsi da un


tradizionale arco trionfale. In un certo senso era un
ponte trionfale che però richiamava la tipologia
dell’atrio trionfale. Il che simboleggiava un
cambiamento nel modo di vedere Napoleone, che
veniva associato alla figura dell’imperatore, essendo
l’atrio trionfale una tipologia dedicata agli imperatori
romani.

L’arco, in ordine è ionico tendeva al tema della fama


e avrebbe dovuto presentare un’iscrizione a
Napoleone che poi per via del congresso di Vienna
fu omessa e l’arco dedicato alla pace.

Foto porta vercelina

Porta Vercellina assunse importanza nel 1805


quando era previsto l’ingresso trionfale di
Napoleone in occasione dell’incoronazione e si
ipotizzò un progetto per la porta. Fu così incaricato
l’architetto reale Canonica. Che realizzò un progetto
di un arco in ordine corinzio. Cambiato l’ingresso di
Napoleone la porta rimase rustica. Oggi la porta non
esiste più, essendo stata distrutta.

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La realizzazione della porta fu comunque occasione
per una regolarizzazione del rettifilo.

Foto porta Nuova

Porta Comasina e Porta Nuova furono sistemate nel


1806 in occasione della risistemazione della
camminata sui bastioni. Le porte non avevano
carattere monumentale. infatti, il riferimento non era
tanto l’antico romano quanto piuttosto il periodo
rinascimentale.

Cagnola in occasione dell’offerta all’imperatore


realizzò due soluzione progettuali per Porta Nuova.
La prima era la stessa proposta anche per Porta
marengo e la seconda era un arco a tre fornici.

Poi nel 1810 lo stesso governo si fece promotore


della risistemazione della porta. Il progetto fu
affidato a Giuseppe Zanoia. Che porgettò un arco
raccordato con gli edifici daziali. Il progetto fu
ultimato solo dopo il congresso di Vienna e non subì
particolari modifiche.

Migliara realizza una veduta prospettica della porta.

Porta Orientale

Porta Orientale attuale Porta Venezia era stata


cominciata sotto gli anni asburgici in quanto era
l’asse privilegiato. Era stata iniziata da Piermarini
L’unico disegno che esiste della porta è di Piermarini
che viene realizzato, come struttura temporanea.

Un’altra occasione in cui la porta orientale viene


risistemata in maniera effimera è in occasione del
rientro del viceré nel 1806. Non esiste un’iconografia
diretta ma sappiamo che fu riutilizzato per i gradini.

Foto cosa sobria

Porta Orientale era uno dei grandi centri delle


festività. Qui venivano festeggiato il 15 agosto,
10
compleanno di Napoleone. Venivano perciò
realizzate delle macchine effimere destinate a dare
spettacolo con suoni di tamburo e fuochi d’artificio.
Esempio sono il tempio dell’immortalità disegnato
da Girardoni ed il tempio egizio su disegno di
Gaspare Gagliari. Che riprendeva l’architettura
egizia, motivo anche la recente campagna egizia di
Napoleone. La porta fu ultimata solo dopo gli anni
napoleonici da un architetto bresciano.

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2.0 Alle radici dell’urbanistica moderna:

La rivoluzione industriale porta a dei cambiamenti


nella vita e nell’organizzazione della società, di
conseguenza anche una mutazione della forma della
città. La Macchina a vapore di Watt applicata alla
locomotiva permette di ridurre le distanze. E questa
viene anche utilizzata per la tessitura spostando
quindi questa produzione dalla campagna a zone
facilmente raggiungibili dal carbone, le città.

La compattezza della città medioevale viene


intaccata dalle nuove necessità, compaiono ferrovie
e grandi attività. Con l’apertura delle grandi
fabbriche la popolazione aumenta ma è una crescita
sregolata, non vi è un piano di sviluppo.

La crescita a cui assistiamo è molto rapida, sregolata,


gli edifici realizzati sono di bassa qualità, soprattutto
le abitazioni per le classi operaie. Nascono quartieri
dove vi sono problemi igienici, non vi sono
fognature, acqua corrente e la densità abitativa. è
molto alta.

Queste trasformazioni portano alla nascita


dell’urbanistica, una disciplina che si proponeva di
risolvere queste problematiche, esito anche della
spinta politica dei moti europei del ’48.

Nel panorama europeo Buitoni evidenzia quattro


città che rappresentano dei modelli di sviluppo
urbano.

• Londra, La città della conurbazione continua;


• Parigi, la città a rete:
• Vienna, città ad anello;
• Barcellona, la città a Maglia ortogonale.

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2.1 Londra:
In Inghilterra per prima si avvia l’industrializzazione
in modo deciso. Londra nell’800 in soli cento anni
aumenta la propria popolazione di sei volte, diviene
quindi necessario riorganizzare la forma urbana. Le
periferie divengono ghetti, slums, dove le persone
vivono ammassate in lotti limitati, sottodimensionati,
poco illuminati e poco areati.

Nel 1833 viene istituita la Pure Law Commition, Che


doveva indagare le cause del colera e le condizioni
delle classi più povere. Nel 1848 si arriva alla
costituzione del Public Health Act, un primo atto con
cui la città si rende responsabile dello sviluppo della
città e della gestione di servizi come fognature,
strade, rete idrica e sepoltura dei morti.

Si arriva ad una prima regolazione della circolazione


urbana grazie ad una proposta di James
Pennethorne che propone una suddivisione
gerarchica del tessuto in street, road, Avenue e
squares. Questo permetteva uno sviluppo continuo
della città ma con uno sviluppo ordinato
gerarchicamente. Tuttavia, questo non risolveva la
ostica questione degli slums. Un altro problema da
affrontare era quello di offrire spazi verdi che, pause
rispetto al tessuto urbano. Nel 1812 Humphrey
Repton propone la pratica del landscape country
estate, ovvero l’adattamento di alcune aree urbane.

Interessante è la proposta di Repton e Nesh che


redigono il progetto del Regent’s Park che è
raggiungibile attraverso un’arteria urbana che viene
rimaneggiata in stile neoclassico, proponendo un
restyling della città. Questo progetto sarà di spunto
per Central park

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2.3 Parigi:
La città si sviluppa attraverso una serie di politiche da parte
di Napoleone III che pensa di sfruttare l’urbanistica come
strumento di controllo del suolo e del consenso della
popolazione. Egli voleva sia poter mantenere l’ordine
pubblico che avere il sostegno dello stesso.

Il compito del ridisegno di Parigi è affidato al Barone


Haussmann, che era prefetto della Senna.

Parigi aveva già due milioni di abitanti ed aveva problemi


di traffico e igienici, esito del suo sviluppo incontrollato. La
città dava la possibilità di una più facile aggregazione e
perciò rendeva più possibile un’altra insurrezione.

Haussmann riorganizza gli uffici comunali della prefettura,


ma soprattutto studia una nuova maglia che si
sovrapponeva al tessuto esistente. Egli elimina i quartieri
esistenti che considerava difficilmente controllabili e cerca
di mantenere i luoghi di valore storico. La nuova maglia
fatta di assi privilegiati permette un migliore scorrimento
dei traffici dal centro verso la periferia.

Nell’organizzazione degli uffici della prefettura stabilisce


un nuovo ruolo della prefettura che si occupa della
costruzione di importanti edifici pubblici, che sono
progettati da architetti noti ed abili.

La Haussmann si occupa anche del problema del verde,


creando due parchi a limite della città, i due grandi
polmoni della città.

Haussmann ha anche il merito di aver rivisto il problema


dell’amministrazione stessa della città. Egli studia dei
regolamenti precisi per la città aumentando il numero
degli Arrondissements che passa da 12 a 20. vantaggio
della città a rete è il suo sviluppo a step.

Una critica mossa a questo piano è la sua poca flessibilità


rispetto alle mutazioni sociali economiche che portava
uno sviluppo così improvviso. Questo modello viene
esportato anche nella città di Bruxelles

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2.4 Vienna:
Vienna è condizionata dalla presenza di mura di
fortificazione che contornavano la città medievale.
Intorno a queste mura si sviluppava la città. Il centro
rimane racchiuso da queste mura ed anche la
connessione con il tessuto esterno rimane limitato. Le
mura non avevano più la funzione protettiva, perciò nel
1857 l’imperatore indice un bando di concorso per il
ridisegno delle aree delle mura. Nel progetto venivano
abbattute per lasciare spazio a edifici pubblici. Ludving
Forster vince il concorso, ma il suo progetto è poi
modificato da Lohr che lavorava nel ministero. Questa
revisione era sugli edifici che si affacciavano sul nuovo
ring e sull’inserimento di nuovi spazi verdi, che erano
visti come pause rispetto al tessuto urbano. Questa
proposta di sviluppo urbano ispira la pianificazione di
città come Litzia o Copenaghen

2.5 Barcellona:
Barcellona subisce una serie di trasformazione da parte
dell’ingegnere Idelfonso Cerdà, che è lo stesso che
diede il nome urbanistica. Egli propone una Maglia
regolare che è interrotta solo da poche vie
trascendentales che organizzano lo sviluppo della città
e permettono un rapido deflusso del traffico.

La maglia è realizzata in poco tempo, ed è idealmente


infinita. E porterà alle soluzioni americane come
Chicago o New York.

Questo sviluppo della città industriale non permette di


vedere la città come fatta di parti, non si parlava mai
infatti di centro storico, la città era vista come un
manufatto, venivano tuttavia conservati i monumenti
ma non vi era attaccamento alle parti della città. In
questa fase si moltiplicano le funzioni necessarie alle
città.

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2.6 Progetti Utopici:
Questi quattro modelli d’insediamento riescono ad
ottenere una serie di risultati sul piano della gestione
del territorio e dei servizi, però non sono affrontate
le conseguenze sociali.

Nasce quindi una polemica anti-urbana, che


contestava lo sviluppo delle grandi metropoli.
Queste proteste hanno luogo in Inghilterra, dove la
rivoluzione industriale presenta gli esiti più
importati. Nascono le Company Town, dei quartieri
residenziali dedicati esclusivamente ai lavoratori.
Troviamo esempi di questi progetti a Linz, queste
Company Town offrivano soluzioni più salubri, ma al
contempo erano una sorta di speculazione edilizia, in
quanto erano loro stessi a fissare affitti ed avevano la
possibilità di sfrattare gli operai in caso di scioperi.
L’operaio è così soggiogato dal proprietario sia a
lavoro che a casa.

Nascono anche delle proposte di tipo riformistico,


utopico. Vi era la necessità di sancire il limite tra città
e campagna.

Una prima proposta è quella di Owen che chiama il


Parallelogramma (1810). Egli era un industriale e
quindi affronta il tema dal punto di vista economico,
cercando di ottimizzare i costi. Egli aveva già
acquistato delle filande affiancandone delle
abitazioni e dei salari minimi. Egli aveva capito però
come la produzione meccanizzata fosse dannosa,
secondo lui industria e produzione agricola
dovevano essere complementari e non antagonisti,
da qui nasce l’idea dei parallelogrammi. In cui ogni
famiglia aveva a disposizione un terreno da coltivare.
La città si configurava come una grande unica
architettura. La vita era fatta di condivisioni in fatti
non vi erano cucine nelle abitazioni, ma il pasto era
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un momento di collettività. Secondo Owen
attraverso questa possibilità di avere un acro di
terreno da coltivare, un lavoro, un’abitazione e dei
servizi collettivi non vi sarebbero problemi di
criminalità.

Il progetto non fu realizzato in Inghilterra ma in


America, in Indiana. La risposta francese al progetto
di Owen fu il Falansterio di C. Fourier (1810)
diversamente dal progetto di Owen questo non si
basa sull’economia.

Nel suo modello si mira ad un’abolizione della


proprietà privata ed al raggiungimento dell’armonia.
Egli pensava delle Phalangi ognuna da 1620 persone
con un impianto simmetrico ispirato a Versailles. Al
centro dell’architettura vi era la torre dell’orologio
che scandiva le ore della giornata. Gli alloggi erano
divisi non per nucleo familiare bensì per fasce d’età.

Nel 1859 l’imprenditore Godin realizza il Familisterio


nei pressi della sua fabbrica ispirandosi ai progetti di
Fourier. La differenza principale sta nella
suddivisione in famiglie e non più in fasce d’età. Sono
sempre assenti le cucine ma sono inseriti servizi
come teatri e spazi ricreativi comuni. Il cortile interno
è coronato da una copertura vetrata.

Il progetto di Godin è ancora molto legato alla


questione economica e non prevede dei campi
coltivabili. Morto Godin il Familisterio diviene una
cooperativa.

E. Howard propone la città giardino (1898), che ha il


merito di proporre anche la scala regionale. Le sue
idee sono presentate all’interno di un trattato,
Garden Cities of Tomorrow (1902), Howard era un
impiegato che voleva realizzare il suo progetto in
America, fallito si rifugia a Chicago dove però

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continua i suoi studi e la sua critica verso il
capitalismo. La sua proposta vuole risanare i
problemi che insistono nel rapporto tra città e
campagna. La sua soluzione unisce il buono delle
due parti. È fissato un numero massimo di abitanti,
per ogni nucleo, che ha un centro verde, circondato
da edifici pubblici da cui dipartono dei Boulevard a
raggiera. Nell’anello più esterno sono situiate le
fabbriche e poi i campi coltivati. La città è servita da
ferrovie e da una strada ad ampio scorrimento.

Howard porta avanti questo progetto fondando


garden cities Association e nel 1898 fonda la sua
prima Garden city a 55 km da Londra. La città fu
popolata velocemente per l’alta qualità di vita.
Questo progetto fu anche esportato da Packer e
Archwinn in America, che diedero anche un certo
valore architettonico al progetto.

Il progetto non risponde completamente alle


esigenze di sviluppo urbano e alle esigenze
alimentari ma offre degli spunti riguardo alla
necessità di dare risposte alla dimensione agricola e
dei grandi centri rurali.

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3.0 Dal Classico al Neoclassico:
Crisi del classicismo raggiunge un momento di
maturità nel 1700. La Messa in dubbio dei linguaggi
vitruviani porta alla formulazione di nuovi linguaggi.

Dal classico come sistema assoluto si arriva ad un


neoclassicismo come modalità di scelta stilistica più
motivata. La crisi del vitruvianesimo che esplode a
metà 700 ha radici ben più è profonde. Fréat de
Chambray scrive Paralléle entre l’architecture
antique et moderne (1650) nel quale rileva una
discrepanza tra l’architettura di Vitruvio ed i modelli
antichi. Il testo di Vitruvio aveva un valore sacrale, era
imprescindibile, ma il testo aveva due
problematiche, era scritto in latino con l’utilizzo di
complessi sillogismi e non aveva alcun tipo di
illustrazione. L’idea rinascimentale era quella di
interpretare il testo ed illustrarlo. E fu proprio Fréat
de Chambray ad evidenziare le discrepanze esistenti.

Nel 1673, una ventina d’anni dopo il testo di Fréat,


Claude Perrault pubblicava Les dix livres de Vitruve
corrrigés et traduits, che traduceva in francese il
manuale di Vitruvio, illustrandolo ma soprattutto
correggendolo. L’autorità di Vitruvio era quindi
messa in dubbio. Il testo di P. è in importante poiché
fa una distinzione tra una bellezza positiva che è la
rispondenza di un edificio alle sue funzioni, che fa
riferimento all’Utilitas e alla firmitas e poi vi è una
bellezza arbitraria per ciò che è l’apparato
decorativo, la Venustas. Questa è la prima volta in cui
l’apparato classicista sono considerati qualcosa di
arbitrario e quindi non assoluto. Questa è una forte
messa in discussione dei modelli antichi, essi non
sono più imprescindibili. Lo stesso Perrault aveva
anche poi inventato un capitello francese, che

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sostituiva le foglie d’acanto con i fiori di giglio
francesi.

Il colonnato del Louvre era una delle opere di


Perrault, un’opera importante per la cultura francese,
che significava una sorta di indipendenza artistica.

Era stato invitato anche Bernini per ripensare la


facciata del Louvre che aveva proposto uno stile
barocco. Alla fine, però il sovrano nomino P. Che
interpretava alla francese il classicismo.

Antoine Desgodetz, era stato inviato a Roma per


misurare e studiare con precisione gli edifici antichi.
Esito di questi studi archeologico scientifici fu Les
édifices antiques de Rome mensurés trés
exactement, 1682. Il punto di snodo rispetto a questo
processo fu il 1753 con l’Essai sur l’architecture.
Questo saggio aveva uno sguardo critico ed era stato
scritto da un intellettuale che però non era
propriamente architetto.

Il testo di Laugier è il primo esito delle credenze


illuministe sull’architettura. Nella copertina del
saggio si intende l’obiettivo dell’autore, che è quello
di capire gli archetipi dell’architettura, così una
donzella indica una capanna. Per Laugier non è
importante la decorazione quanto più l’archetipo
nella sua razionalità. La capanna ha solo ciò che è
essenziale. Il testo di Laugier critica i modelli barocchi
e invita invece un ritorno all’architettura greca, in
quanto più vicina ai modelli razionali.

Intanto si diffondeva la filosofia dell’illuminismo, nel


1750 esce il discorso sulle scienze e sulle arti di
Rousseau.

Il primo segnale di una riflessione sui temi affrontati


da Laugier è evidente nella costruzione della chiesa
di Saintte-Genviéve, ora Pantheon, progettata da

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Jacques-Germain Soufflot. La chiesa ha una pianta
greca e rientra nel classicismo francese. Interessante
è la suddivisione delle navate in colonna libera, che
assume un ruolo primo; ma anche il sistema
costruttivo ed il rapporto con la storia, sono utilizzati
degli archetti rampanti, di origine gotica, per tenere
su la cupola. Questo fu anche uno dei primi cantieri
che adoperava il ferro per dare maggiore solidità alla
struttura in pietra. Interessante è come Soufflot
abbia rivalutato l’architettura Gotica.

Altro testo di rilievo fu l’Encyclopédie di Diderot e


D’Alambert (1751-72) che in linea con la tendenza
illuministica a razionalizzare la conoscenza aveva un
volume dedicato all’architettura. In questo erano
ovviamente illustrati gli ordini antichi, considerati
Architettura. Ma ancora più interessante era la
presentazione di un edificio di tipo utilitario che non
presentava un ordine ben preciso. In questo caso vi
è una prigione, non decorata con ordini. Questo
progetto ha un sistema panottico, che permette di
controllare radialmente tutto l’edificio, la funzione
diviene quindi essenziale.

In questo percorso verso la razionalizzazione


dell’architettura un ruolo essenziale è svolto da le
Duc, Boullè e Le Cle. Un gruppo di architetti che nella
tradizione storiografica sono detti illuministi o
rivoluzionari. Rivoluzionari in quanto la loro attività
teorica si svolge durante la Rivoluzione francese,
quando non vi era molto domanda quindi le loro
architetture erano ideali.

Sia L’Hotel de Montholon di Soufflot che l’Hotel de


Brunoy di Boullée fanno riferimento agli hotel
Particolulier che avevano una corte d’accesso. Qui
inoltre notiamo una prima razionalizzazione degli
ordini in facciata.

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Anche se la rivoluzione avviene nell’architettura
ideale più che in quella costruita. Le forme usate
sono razionalizzate e le decorazioni vengono ridotte.
Lo spunto è il trattato di Laugier. Molto interessante
di questi progetti è che spesso sono grandi edifici
pubblici, scelta risultante la cultura ed il pensiero
illuminista che pone al centro lo spazio pubblico.

Il Museo soprattutto diviene tempio della modernità.


Nel museo di Boulléè notiamo caratteristiche
ricorrenti quali la pianta centrale e l’utilizzo di forme
razionali. Altra caratteristica è la sovradimensionalità
di questi edifici, e l’utilizzo del linguaggio classico
senza sintassi. Forte è il contrasto tra gli elementi, che
generano forte emozioni nello spettatore.

Boullèe progetta anche l’ampliamento della


biblioteca nazionale, caratterizzata anche in questo
caso da una sproporzione degli elementi, e da un
linguaggio classico senza sintassi. Per esempio, il
colonnato ionico ha un basamento in scaffalature.

Il progetto senz’altro più noto di B. è il cenotafio per


Newtown, grande eroe della cultura illuminista.

È un’architettura fortemente ideale, che scardina i


rapporti sintattici e lavora sul contrasto.

Il cenotafio per Newton è una rielaborazione di un


modello antico, il mausoleo di Adriano a Roma, il cui
esito è però qualcosa di nuovo.

La volta cava riportava all’interno la volta celeste, di


giorno e di notte diveniva una fonte luminosa

Claude-Nicolas Ledoux era stato importante negli


ultimi anni dell’Ancient regime in quanto gli era stato
incaricato di organizzare le cinta murarie di Parigi,
che richiamava alla Grecia nel suo linguaggio
architettonico. La colonna dorica scanalata, senza
base era ripresa dalla Grecia e dalla magna Grecia.

22
Ledoux nella barriera riprende il bugnato di Serlio ma
lo estrae dal contesto. Anche nella barriera della Fer
stupisce utilizzando dei sostegni per il timpano, che
sostituiscono la trabeazione.

La barriera della Villetta riprende l’utilizzo delle


forme pure, cerchio iscritto in un quadrato, con
quattro pronai e la ripresa della serliana.

Anche Ledoux fu un teorico di spicco, scrisse


L’architecture considerèe sous les rapports de l’art, des
moueurs et de la lègislation (1804) che era molto legato
alle teorie illuministe e faceva perno sulla semplicità
geometrica e sulla sintetizzazione delle decorazioni. Un
‘architettura che esplicitava esternamente con la
propria forma la propria funzione.

La casa costruita su di un settore cilindrico esplica


l’idea di un architettura idraulica, ha un elemento
cilindrico cavo attraverso il quale passa l’acqua.

Questo è evidente anche nella casa di campagna per


quattro nuclei familiari che non presenta decorazioni.

La casa per due artisti si basa su di una bipartizione, per


esplicitare il suo utilizzo, e presenta degli elementi
architettonici usati come elementi straordinari.

Uno dei progetti più importanti di Le Duc sono le Saline


di Chaux. Progetto a scala urbana, ed esempio di città
fabbrica. La forma perfetta, circolare aveva al centro la
direzione. Ed i luoghi abitativi all’esterno.

Il progetto è stato solo realizzato in parte. Interessante


è comunque l’estrema semplificazione del linguaggio,
è comunque esplicitata la funzione dei vari edifici. Jean-
Jacques Lequeue era un’abile disegnatore, che
progetta anche lui in linea con gli altri architetti
illuministi.

Ci stiamo quindi avvicinando ad un linguaggio


Neoclassico.

23
3.1 Neoclassicismo
Jean Nicolas Durand fa un’operazione di
razionalizzazione in due testi, in cui analizza le
architetture per tipologie.

Nell’ambito della cultura neoclassica i modelli si


ampliano, avviandosi verso l’eclettismo.

Il Neoclassicismo vede l’ampliamento dell’interesse


per diversi classicismi.

In questo periodo nasce l’archeologia come scienza.


E si riscopre l’antica Grecia, della quale fino ad ora vi
era solo una conoscenza mediata. Prova di queste
scoperte è Antiqiuties and views in Grece and Egypt
(1752) di Richard Dalton, che con le sue stampe
rappresentava un momento di spunto per molti
architetti. Questo repertorio di viaggio era uno dei
tanti esistenti. In questo contesto essenziale è il testo
di Julien-David Leroy, Ruines plus beaux monumens
de la Grèce, 1758. In esso L. nominava l’architettura
greca il modello per eccellenza. Intorno al 1770 Leroy
assume la cattedra di architettura, divenendo il
maestro di molti nel periodo neoclassico. In Francia il
gusto greco si diffonde soprattutto grazie al suo
operato. Il testo di L. è strutturato in due parti:

• Viaggio pittoresco, che raccontava con un


taglio narrativo il viaggio.
• Specifica, con un taglio accademico, in cui gli
edifici venivano restituiti come in origine.
Quest’operazione era importante poiché
rappresentavano un modello per
l’architettura contemporanea.

24
Anche James Stuart e Nicholas Revett avevano
l’obiettivo di studiare le rovine e rimproveravano
Leroy di aver fatto un’analisi approssimativa per
bruciarli sul tempo. Il testo di Stuart e Revett è molto
più accurato, ed anche il loro volume ha un taglio
narrativo con viste pittoriche.

Tavola dedicata ad un altro dei modelli greci che fu


molto apprezzato, la torre dei venti.

Questi testi divengono dei momenti per conoscere


queste architetture per chi non poteva permettersi
un viaggio in Grecia.

Non tutti però miravano a questi modelli. Giovanni


Battista Piranesi, un grande illustratore ed incisore,
che attraverso il disegno si fa promotore della
riscoperta dell’antichità romana. Pubblica Antichità
Romane (1756), dove esalta il contrasto di scala tra
architettura romana e l’uomo. Piranesi non era
archeologo quindi nei suoi disegni esalta la scala
scenografica.

Piranesi era attratto dagli interni caotici come quelli


rappresentati nelle Carceri.

La differenza tra classicismo e neoclassicismo è che


per il classicismo ci si sente ancora nella scia al
contrario il neoclassicismo si sente lontano dal
passato, le incisioni del Piranesi sono legate a
quest’ultima concezione. Le sue restituzioni non
sono mai ricostruzioni. Nel 1761 in risposta a Leroy
Piranesi pubblica Della magnificenza ed
Architettura dei romani che evidenziava il valore
dell’architettura romana rispetto a quella greca in
quanto più varia. Il Piranesi asserisce la superiorità
romana in quanto ha come modello l’architettura
etrusca, che è precedente all’arte greca.

25
L’antico non è più qualcosa di monolitico, inizia a
divenire gli antichi, Romani, Greci, Etruschi. La
storiografia dell’arte nasce proprio in questo periodo
nel 1764 grazie all’operato di Winckelmann che
scrive il primo testo di storia dell’arte. Nel testo W.
Distingueva quattro periodi e leggeva la storia in un
senso di circolarità, insomma innestava un metodo di
lettura, ovvero una storiografia.

W. Prediligeva l’arte greca in quanto riusciva ad


esprimere la nobile semplicità e la serena grandezza

Modelli perseguiti:

• Piranesi, Roma
• Winckelmann, Pericle
• Leroy, Grecia classica

Piranesi fu uno dei primi ad affrontare la possibilità


di progettista di scegliere un modello tra i tanti. Egli
fu anche progettista, come per Santa Maria del
Priorato a Roma, nella quale mostra la sua capacità
di utilizzare e modellare i linguaggi antichi. Vi sono
elementi del classicismo però riallestiti in una nuova
sintassi, il riferimento di Piranesi alla Roma antica
non è pedissequo.

Queste sue credenze rispetto all’utilizzo dei


linguaggi antichi sono esplicitate in un libro,
differente rispetto ai suoi altri scritti, incentrati su
restituzioni grafiche delle rovine. Parere
sull’architettura, pubblicato nel 1765 è un finto
dialogo letterario in cui Protopiro, vitruviano di ferro
dialoga con Didascalo che critica le credenze di
Protopiro e professa la libertà di scelta. Piranesi non
può essere considerato un architetto eclettico, è
ancora parte del mondo del classico, ma professa
questa libertà di linguaggio.

26
Questa libertà di scelta viene sostenuta soprattutto
nel campo dell’arredo, non si può pensare di fare una
chiesa neogotica. Ma in campi minori si comincia ad
avere una libertà maggiore. Esempio di questa
tendenza è il manuale Diverse maniere di adornare i
camini (1769) in cui sono presentati camini di tutti i
tipi anche in stile neo-egizio. In questo periodo nasce
un interesse per l’Egitto che avrà poi il suo culmine
con la campagna napoleonica in Egitto.

Nella diffusione della cultura neoclassica hanno un


ruolo essenziale le riscoperte di Pompei ed Ercolano.

Le campagne di scavo iniziano già dal 1738, e furono


interessanti poiché anche queste rappresentarono
un’ulteriore diversificazione dei modelli. Le
architetture romane conosciute fino ad ora avevano
perso quasi tutte i decori. Le domus pompeiane
invece avevano affreschi e pitture murali antiche.

Philipp Hackert rappresentò la riscoperta delle


rovine. Nascevano oltre che musei per ospitare le
rovine anche dei volumi, così l’arte si riempiva di
frammenti dell’antichità. Antiche di Ercolano
esposte, è una delle pubblicazioni che diffonde il
mito di Pompei ed Ercolano e che fa nascere
numerose collezioni

Tra i musei nati vi è Villa Albani a Roma, che era anche


promotore della cultura neoclassica. Il museo diviene
un momento per far conoscere l’arte, nasce il museo
Pio Clementino, che è uno dei primi spazi museali
che nasce con questi ideali.

27
3.2 La diffusione del Neoclassicismo:
Vedi Slide

Parole chiave esempi di progettazione urbana,


architetture effimere, particolarmente influenzate
dalla riscoperta del mondo egizio, Rappresentata da
Vivant Denon.

Nasce l’Egyptomanie che porta a tracciare uno dei


primi casi di Passage, con delle colonne egizie.

Il Museo al Louvre era già in progetto negli anni reali


a viene aperto solo nel periodo repubblicano. Con
Napoleone assume un’ulteriore valore che voleva
renderlo il museo più ricco del mondo. Quatremere
de Quincy critica la pratica di Napoleone di sottrarre
le opere agli altri stati per arricchire il Louvre.

Per il Louvre vengono coinvolti gli architetti di


Napoleone Fontaine e Percier, autori dell’arco du
Caroselle, su modello dell’arco di Costantino.

P. e F progettano il collegamento tra il Louvre e il


Touleries, momento per trasformare la rue de Rivoli,
conferendole uniformità con prospetti omogenei.

Il palazzo del re di Roma, figlio di Napoleone, non fu


mai realizzato ma è interessante poiché
magniloquente.

P. e F. sono anche promotori di un linguaggio di


interni, questo linguaggio è spesso detto linguaggio
impero.

La cupola di Halle des Blaux mostra un progressivo


interesse per la tecnologia a ferro. Che permetteva di
avere strutture più resistenti con luci più ampie.

La Madeleine mostra l’affermazione del modello


greco come un modello alternativo a quello romano
del Phanteon.

28
4.0 Foro Bonaparte:
Il castello sforzesco all’inizio dell’età Napoleonica era
circondato da delle fortificazioni che vengono
distrutte nel 1800, data che coincide con la
riconquista napoleonica della città.

Nel periodo dell’occupazione austroungariche Il


castello era stato un baluardo per le truppe
austroungariche, perciò, Napoleone decise di
demolire le fortificazioni e di rimaneggiare l’area. Le
modifiche sono visibili nella cartina realizzata degli
astronomi Milanesi.

La vittoria di Marengo era stata idealizzata a simbolo


della nuovo repubblica italiana, e con questa
Napoleone diveniva il punto focale dell’attenzione,
che era già divenuto primo console francese. Nel
periodo della repubblica cisalpina i monumenti
erano dedicati alla libertà, alla grande nazione,
Napoleone era considerato un generale interpares,
dopo marengo invece si focalizza l’attenzione sulla
sua figura.

Il primo grande evento che vuole consacrare la


vittoria è un concorso tenutosi a pochi giorni dalla
stessa battaglia che voleva celebrarla sottoforma di
colonna. La colonna non aveva ancora una
localizzazione. Uno dei progetti più interessanti è
quello di Domenico Aspari, dove la colonna dorica è
sormontata da un apollo dorato che appoggiato su
di un globo dorato innalza una ghirlanda. A
sottolineare la celebrazione della figura di
Napoleone vi era iscritto sulla base un suo discorso,
Elemento mandatorio per poter partecipare al
concorso.

Aspari contestualizza il suo progetto realizzando sul


fondale il castello sforzesco, nel momento in cui

29
venivano demoliti i bastioni, vediamo infatti i fumi
dei bastioni. Particolarità del progetto è che non
veniva stabilito un sito preciso.

Il concorso ebbe un certo successo, parteciparono 52


concorrenti, ma a noi ne sono pervenuti solo sette.

Il progetto vincitore fu quello di Antolini, un emiliano


anche lui attratto dalla capitale Milanese. Egli avanza
due proposte. Interessante è anche il progetto di
Pistocchi che realizza una colonna “torta” che era
molto differente dal progetto classicista
archeologico di Antolini.

Il progetto di Antolini era una colonna dorica, con


base dei triglifi e delle statue rappresentanti la
repubblica. Elemento straordinario è la statua posta
in cima raffigurante Napoleone.

Il progetto di Pistocchi richiamava un tronco di


Palma che era anche percorribile, rappresentando
un’innovazione rispetto al classicismo.

Le due opere furono confrontate sin dalla loro


presentazione, prova sono delle tavole di confronto
delle due. Lo stesso Pistocchi lamentò di non aver
vinto il concorso.

Antolini come dicevamo propose due soluzioni:

• Colonna tradizionale;
• Un monumento.

Un monumento a forma di colonna tronca, che aveva


anch’esso dei riferimenti all’antichità. Il monumento
era coronato da un Napoleone celebrato dalla
vittoria. Il discorso inciso era circondato da un fregio.

Antolini vinse il concorso con queste due proposte.

In questi stessi anni il progetto di un monumento per


Bonaparte si traduce in qualcosa di ancora più
grande, ovvero il progetto del foro Bonaparte.
30
Questo progetto aveva infatti un fine prettamente
celebrativo. L’idea di una piazza di forma geometrica
che celebrava l’imperatore faceva riferimento alla
tipologia della Piazza reale.

La prima versione del progetto di Antolini prevedeva


la demolizione del Castello, e l’erezione al suo posto
di un monumento all’eroe italico, Napoleone.
Circondato da quattro simmetrici monumenti a
colonna tronca.

L’ipotesi di Antolini di smantellare il castello


sforzesco fu da subito esclusa in quanto napoleone
voleva che fosse mantenuto e poiché l’esercito
rivendicava il castello come base.

Nella seconda versione del progetto il castello viene


mantenuto, ma Antolini pensa ad una sua
riconfigurazione neoclassica, con l’inserimento di
pronai e con tempietti comonotteri in concomitanza
delle torri. Il castello è poi circondato da una
vastissima piazza (d: 100 m), le cui dimensioni sono
rese dalla vista prospettica di San Quirico. Il
monumento per Marengo torna anche nella seconda
versione del foro Bonaparte.

Nel progetto del foro sono inseriti quattro


monumenti a Marengo sulle diagonali del castello,
proprio per sottolineare l’analogia che insiste tra
disegno del monumento e disegno del foro. Intanto
il disegno aveva cambiato parzialmente aspetto. Il
basamento circolare aveva subito piccole variazioni
ed era stata inserita una fontana sulla base.

Questo del foro è il progetto della città napoleonica


che pur non essendo stato realizzato ha avuto più
successo. Il progetto è considerato utopico poiché di
dimensioni notevoli. Era in un certo simile ai progetti
visionari degli architetti dell’illuminismo.

31
Il foro d’impianto centrale a pianta circolare con solo
due accessi. Si raccordava sul nuovo corso
Sempione, realizzato per volere di Napoleone. Il
corso realizzato subito dopo la vittoria di Marengo
era molto importante poiché collegava Parigi e
Milano. La strada del Sempione richiede quindi
anche la presenza di una nuova barriera d’ingresso
monumentale, la barriera del Sempione

La piazza aveva un disegno regolare con un


perimetro di 12 colonnati, che avevano al loro
interno delle botteghe, delle residenze e degli edifici
pubblici. In origine dovevano essere otto sale per
assemblee, una per ogni parte della città. Vi erano
anche quattro edifici pubblici di seconda classe, un
teatro, una borsa, ed un Panteon.

Particolarità del progetto antoliniano era la presenza


di un canale che circondava il foro che permetteva
alla dogana, avendo un laghetto, di essere anche una
dogana marittima.

Questo dispositivo ricuciva e riconnetteva le acque. Il


progetto del foro era quindi un progetto anche
attento alla scala territoriale.

Nel progetto della Foro Antolini si fa interprete di


quella corrente razionalista che restituiva il valore
statico alla colonna. L’ordine ovviamente dorico,
unito alla semplicità di forme e all’utilizzo del
bugnato faceva sicuramente riferimento alle
architetture di Violet le Duc. Il progetto dava
sicuramente molto spazio alla progettazione dello
spazio pubblico, che proprio in questo periodo
napoleonico assume un ruolo primo.

Nell’ambito della festa di Luneville venne posata la


prima pietra del foro. Già poco tempo dopo nascono
alcuni problemi nella realizzazione del foro. Il
progetto viene accantonato con il passaggio dalla
32
repubblica cisalpina alla monarchia. Vengono in
questo periodo emarginati gli architetti giacobini.

Il progetto era forse irrealizzabile, tempi di


realizzazione lunga e costi elevatissimi.

Questo viene accantonato e viene nominata una


commissione che deve occuparsi dell’area che sarebbe
dovuta diventare il foro. Nella commissione non vie era
Antolini, ma vi era Luigi Canonica, L’ingegnere Giussani
e il comandante Bonfanti, essendo il castello utilizzato
dall’esercito. Il progetto esito della commissione è
quello di Canonica, Che prevedeva la realizzazione di
una piazza d’armi, di impianto rettangolare che assume
una forma definita grazie ad una filare di Tigli, le
alberature che iniziano ad essere elementi che
configurano lo spazio urbano. La piazza era anche
circondata da dei giardini all’inglese. La parte antistate
il castello prevedeva una lottizzazione e la creazione di
tre piazze a forme regolari. Interessante è anche la
progettazione degli edifici che affacciano sulla piazza.

Il progetto di Canonica che risale al 1803 fu approvato


ma la sua realizzazione fallimentare, vista la debole
risposta degli imprenditori, nonostante le varie
agevolazioni. L’area era ancora vista come un’area
periferica, e Milano non era in una fase di particolare
aumento demografico.

Napoleone decise quindi di piantumare l’area


antistante la piazza regolare e di destinare la piazza
retrostante a piazza d’armi ma di dimensioni maggiore.
Il progetto di canonica del 1803 viene quindi ripensato
nel 1806 alla luce di tutte queste considerazioni, che
viene poi realizzato.

Canonica aveva già pensato ad un quartiere


napoleonico che proponeva una versione più
residenziale dell’area, quindi questa fu un’occasione
per ufficializzare quest’idea.

33
4.1 Attrezzature spettacolari:
In attesa che si definisse cosa fare dell’area del foro
questa era comunque una delle aree al centro delle
feste spettacolari, feste che avevano un importante
valore simbolico. Considerata come celebrazione
della repubblica o dell’impero, le feste erano anche
un momento per racimolare consenso.

La prima e più importante festa e quella per la


celebrazione della pace di Luneville per cui come
scenografo è incaricato Bargigli, che è poi incaricato
architetto delle feste. Le architetture per le feste
erano ad apparato effimero, quindi in legno.

Un’altra festa importante che trova spazio nel foro è


la Festa della Repubblica italiana che si tiene nel 1803
che si sarebbe dovuta tenere ogni anno, tradizione
interrotta dalla formazione della monarchia. In
occasione di questa festa venivano organizzate delle
corse su Bighe. La cui struttura circense, effimera, era
stata progettata da Appiani. Questo rende però
evidente la necessaria di avere una struttura stabile
per le manifestazioni spettacolari.

Il progetto di Canonica era innovativo, in quanto


ibridava la struttura allungata del circo con quella
dell’anfiteatro romano. Che permetteva di avere una
struttura flessibile che potesse ospitare eventi di
varia natura.

L’arena degli spettacoli conteneva anche delle stanze


decorate, per ospitare il re. Questa arena è rimasta
come lascito dell’architettura del periodo
napoleonico.

34
4.2 La Barriera del Sempione:
La barriera del Sempione era uno snodo molto
importante in quanto Sempione legame tra Parigi e
Milano.

Antolini realizza una vista prospettica che ometteva


il disegno del foro vista la recente recezione del
progetto. Il modello della barriera era quello dei
propilei. Il basamento dell’architettura faceva
chiaramente riferimento all’architettura muraria
romana al contrario il tempietto di coronamento era
d’ispirazione greca. Interessante anche nel progetto
antoliniano le due statue che richiamano il modello
romano ma anche la Francia.

Il progetto di Antolini era uno dei pochi che non


presentava un arco trionfale Lo stesso Durand,
professore di architettura all’école di Paris aveva
chiarito che la migliore forma per dare forma
monumentale ad una zona era l’arco trionfale.

Pistocchi realizza due progetti postumi che quindi


non avevano la possibilità di essere realizzati che
però sono molto interessanti. Il progetto di
pistocchi, molto innovativo non può forse essere
considerato un arco trionfale, ma si tratta più che
altro di un muro bucato in tre punti. Pistocchi, che ha
un occhio verso la commistione di stili pone una
merlatura dal gusto orientale con due globi che
hanno due incisioni, Cina e siberia, due luoghi
lontani.

Il progetto poi vincitore sarà quello di Cagnola che


era già stato realizzato in forma effimera per il
matrimonio di Eugenio di Boarine. L’arco viene
dedicato a Napoleone, inizialmente si voleva mettere
a porta orientale, ma viste le numerose
problematiche viene realizzato per il Sempione.

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Il progetto subisce piccole variazioni rispetto alla
versione effimera, le formici divengono tre sempre
con colonne in ordine corinzio.

Con la caduta dell’impero il progetto non era stato


ultimato, e rimane incompleto per una decina di anni
e poi in piena restaurazione si decide di ultimarlo.
Ovviamente con un nuovo significato, dedicandolo
alla pace. Variano i fregi o vengono ripensati. L’arco
viene concluso da Francesco Pedrelli a cui si devono
anche i due casini doganali che lo circondano. Nella
nuova versione rimangano i riferimenti ai fiumi ma la
figura centrale viene sostituita dalla pace. Questo
arco nel 1859 quando nella seconda campagna
risorgimentale le truppe francesi sconfiggeranno le
truppe austriache, verrà posta una dedica a
Napoleone sull’arco della pace.

4.3 Piazza del Duomo:


Questo è l’altro polo, oltre a foro Bonaparte dove
realizzare una piazza monumentale. Questa era la
piazza al centro della città con il duomo ancora in
cantiere.

Nell’incisione di Aspari vediamo il cantiere del


duomo e la conformazione di allora di piazza del
duomo. Si lamentava già nel periodo dell’Ancient
Regime la conformazione irregolare e poco
monumentale della piazza Gaspari Galliari ci mostra
la conformazione della piazza vista dal palazzo reale.
Da qui si vedeva il quartiere Rebecchi e la facciata del
duomo in costruzioni.

Già a partire degli anni repubblicani iniziano nascere


delle proposte di riconfigurazione della pizza
secondo un disegno regolare. Le proposte avanzate
da Pistocchi sono tra le più interessanti. Come per la

36
colonna di Marengo anche nel caso della
riconfigurazione della foro P. sarà un osteggiatore
della proposta di Antolini. Secondo P. il progetto
doveva essere al centro della città e di forma
rettangolare o quadrata. Lui ipotizza quindi un sorta
di foro in piazza duomo. I disegni delle proposte di P.
non sono datati quindi risulta difficile risalire alla
sequenzialità delle proposte. In una delle prime
proposte il foro era amministrativo, quindi ospitava
funzioni pubbliche, nella seconda serie di progetti
varia la funzione ma non il disegno formale.

Le proposte di P. vedono l’unione dell’idea di una


piazza di forma regolare con un monumento
centrale.

Il disegno dei prospetti ci fa capire sia il disegno


degli edifici che affacciavano sulla piazza che il
monumento celebrativo era quello disegnato per la
vittoria di Marengo. Interessante era anche la
presenta di due archi simmetrici che raccordavano il
foro con il costruito esistente.

Di dubbia datazione è un disegno che porta il titolo


di Piazza nazionale, quindi sembra risalente al
periodo repubblicano, ed ospita botteghe e non
edifici amministrativi. Interessante è che non vi sono
né colonna né gli archi trionfali simmetrici ma ve ne
è uno d’ingresso.

Le soluzioni successive al 1805 l’edificio cambia


articolazione interna, con una serie di collegi
professionali, mantenendo però colonna ed archi
trionfali.

Un’altra soluzione datata nel regno d’Italia presenta


una pianta ad emiciclo

37
Un’ ultima soluzione è a pianta quadrata, con spazi
commerciali al piano terra, che non si ispira tanto ai
modelli romani o greci quanto al rinascimento.

La sistemazione di piazza del duomo che vediamo


oggi è una sistemazione post-unitaria a cura di
Giuseppe Mengoni, ma che comunque tiene conto
delle trasformazioni avvenute in età napoleonica.

38
5.0 L’architettura del ferro:
In Europa tra la fine del ‘700 e la prima dell’800,
quindi in concomitanza con la rivoluzione
industriale, vi sono numerose innovazioni
tecnologiche, tra queste anche l’utilizzo di nuovi
materiali.

Viene anche inventata la macchina a vapore,


alimentata dal Carbone coke.

Materiali come ghisa e ferro erano già usati, ma


avevano un ruolo solo marginale. I romani usavano il
ferro come ancorante. Con la Rivoluzione industriale
questi materiali divengono protagonisti
dell’architettura.

L’architettura del ferro è così chiamata ma la prima


architettura del ferro è un’architettura ingegneristica,
le prime opere erano ponti e viadotti.

Il Ponte sul fiume Severn (1775-1779) è realizzato in


ghisa, poiché si pensava che la ghisa seppur essendo
più fragile del ferro aveva comportamento più simile
alla pietra. Il ponte aveva una luce di 30 m ed
un’altezza di 14 m. Thomas Richard fu l’architetto del
ponte.

Gli elementi in ghisa del ponte furono prodotti con


stampi ma per via delle grandi dimensioni molti
erano realizzati con stampi a terra.

Questa è considerata la prima architettura in ferro.

Le altre esperienze di uso del ferro sono in


corrispondenza della tipologia della galleria.

Un esempio è la Gallerie de Bois (1792) a Parigi, che


ebbe moto successo, dopo essere nata come per
caso, era la copertura di un edificio esistente.

39
I progettisti di queste nuove architetture del ferro
erano ancora molto legati alle architetture antiche.
Esempio sono le Gallerie come quella della Vivienne.
Questa era tradizionale per l’uso degli ordini ma
innovava nella copertura vetrata. Il primo caso di
illuminazione zenitale in un ambiente museale si era
vista al Louvre.

Ponte Real Ferdinando, sul fiume Garigliano vicino a


Napoli, è in ferro a catenaria. Consiste di un
catenodotto che tiene sospesa la trave del ponte.
Progettato da Ludovico giura sotto committenza del
re Borbone. Il ponte è stato distrutto dai tedeschi e
poi ricostruito.

Il ferro venne largamente operato per la


realizzazione di stazioni, esempio è Gare du nord
(1861) stazione di Parigi. Esternamente la stazione ha
uno stile che fa l’eco al classicismo. È chiaro il
richiamo all’arco trionfale, adornato da 23 statue che
simboleggiano le più note località raggiungibili
attraverso la stazione. Invece Internamente si
percepisce però l’utilizzo del ferro per la copertura.

Il ferro diviene anche protagonista nelle biblioteche.

La Bibliotheque di Sainte Genevieve, 1838,


progettata da Henry labrouste, anche lui studio
l’architettura romana, e se ne sente l’influenza nelle
sue architetture. Gli spazi interni delle biblioteche di
questi anni dovevano essere ampi con grandi luci. Il
ferro dava questa possibilità di avere grandi luci e
grandi volumi

La Bibliotheque Nationale, progettata da Henry


Labrouste. Qui la sala Labrouste mostra l’utilizzo di
volte a crociera. L’idea di ampie sale con
illuminazione zenitale è una costate che permane
negli anni.

40
Altro momento in cui il ferro assume un ruolo primo
è in occasione delle esposizioni universali.

La prima a Londra del 1851, era ospitata all’interno


del Crystal Palace, edificio progettato da Paxton. Il
progetto del Crystal Palace deriva da un concorso di
idee a cui partecipano più di cento progettisti. Il
vincitore del concorso, Joseph Paxton era un
progettista di serre, optò quindi per una struttura in
ghisa e vetro. Questi materiali permettevano grandi
luci e una rapida costruzione dell’edificio.
Ovviamente il Crystal Palace essendo in vetro poteva
surriscaldarsi, quindi è uno dei primi casi in cui è stato
adoperato un sistema di ventilazione meccanica.

Altra esposizione in cui Il ferro fu utilizzato è


l’esposizione universale di Parigi del 1889, tenutasi
nel campo Marzio. L’esposizione ebbe luogo
all’interno delle Galerie des Machines, che per molti
aspetti era simile al Crystal Palace.

Elemento però più interessante dell’esposizione era


la Torre Eiffel, che doveva essere solo temporaneo.
Interessante è come la disposizione del ferro facesse
ancora riferimento alle forme dell’arte classica.

La torre fu progettata dall’omonimo ingegnere. Alta


oltre 300 m fu per lungo tempo l’edificio più alto del
mondo Superato poi nel 1930 dal Chrysler building
di NY. L’esposizione di Parigi è il primo caso in cui
viene riprogettata un’intera zona della città in
occasione dell’esposizione. In questi anni Parigi stava
cambiando volto grazie ai progetto di Haussmann.

Parigi è stata la capitale del XX sec.

L’architettura del ferro nasce per rispondere a delle


esigenze per poi esplodere insieme alle esposizioni
come prerogativa delle nuove costruzioni.

41
5.1 Scuola di Chicago:
Siamo nell’800 negli stati uniti, dove abbondano i
materiali ma scarseggia la mano d’opera “studiata”.

In America non c’è tanto quanto in Europa il peso del


classico. Questo dà la possibilità ai progettisti di non
essere troppo legati ai linguaggi del passato ma al
contempo è necessario formare gli operai.

Il metodo costruttivo più utilizzato in America era


quello del Ballon frame, che era rapido e poco
costoso ma era pericoloso in caso di incendi.

Chicago Venne fondata nel 1821, su di un terreno


paludoso affacciante su praterie sconfinate, in un
clima inospitale. Nel 1848 venne costruita una
ferrovia che congiungeva l’oceano Atlantico con
l’oceano Pacifico e una perpendicolare ad essa.
Questa era una posizione strategica per il commerci.
Qua infatti si concentravano macelli, e cereali.

Nel 1866 dopo la guerra di secessione Chicago era


divenuto il più grande centro di trasporto.

Chicago si affacciava sulle sponde sud del lago


Michigan, ed era fino al ’71 una città costituita da
edifici bassi in ballon-frame.

Il 1871 è un anno molto importante per Chicago, in


quest’anno la città venne completamente rasa al
suolo da un incendio durato due giorni.

Il Nixon Building fu uno dei pochi edifici a rimanere


intatto, questo fu utilizzato come pubblicità per i
sistemi antiincendio. La nuova città doveva essere
quindi costruita in modo da evitare altri eventi simili.

Da questo evento nasce la consapevolezza di dover


dare un volto all’America. L’architettura doveva
essere un biglietto da visita della ricchezza e dei
valori americani.
42
In questi anni venne anche dimostrato che
l’elevatore poteva portare in sicurezza anche
persone e non solo carichi.

William Le Baron Jenney (1832-1907) Nasce nel


1832 e muore nel 1907 studia materie
ingegneristiche a Parigi. Qui entra in contatto con il
positivismo di Le Duc. Inizialmente progetta ponti e
ferrovie, è perciò pratico con l’uso del ferro. A
Chicago dopo aver costruito edifici a piani singoli si
dedica a sperimentazioni in ferro.

Il suo primo progetto è il First Leiter’s Building, un


edificio da cinque piani, è definito da Jenny come un
edifico che dovesse rispecchiare la verità, il che non
vuol dire far vedere lo scheletro di metallo, ma
evidenziare le grandi aperture e i sottili pilastri. La sua
struttura è in acciaio con paramenti in pietra di
rivestimento. Le grandi finestre tripartite
prenderanno proprio il nome di Chicago Window.

Le caratteristiche tecniche che contraddistinguevano


i grattacieli dell’800 era l’utilizzo del ferro come
scheletro che permetteva di raggiungere altezze
elevate e di avere grandi aperture vetrate.

Jenney progetta un nodo strutturale che dà il LA alla


progettazione dei grandi grattacieli americani.
Questo nodo è ancora utilizzato. Il sistema è poi
migliorato con uno strato Fireproofing

Il grattacielo nasce in un luogo dove non vi sono


grandi tradizioni, con l’utilizzo del ferro e con l’ausilio
dell’elevatore. Ma come mai si mirava all’altezza?
L’idea era quella di sfruttare al massimo la superficie
fondiaria, sviluppandosi in altezza. Tuttavia, Chicago
era un sistema paludoso, quindi non potevano
essere costruiti edifici su fondamenta puntiformi,
vengono messe quindi a punto delle platee per
disperdere i carichi.
43
All’inizio nascono questi edifici per essere grandi
magazzini, dove il primo piano erano delle vetrine di
questi edifici.

Chicago è un città in cui c’è una classe


imprenditoriale che capisce il momento d’oro ed
inizia a costruire i grattacieli. Nascono anche le prime
regolamentazioni urbanistiche per regolare lo
sviluppo.

La set Back permetteva di alzarsi ipoteticamente


all’infinito ma arretrando gradualmente per non
impedire luce ed aria agli edifici più bassi. Uno degli
esempi più famosi del Set Back è evidente
nell’empire state Building di NY o anche il Rockefeller
center. Erano inoltre incentivata la realizzazione di
piazze o lobbies ai piani terra.

I committenti di questi edifici erano imprenditori che


volevano arricchirsi e aumentare la loro notorietà.

Burnham e Root realizzano il Fisher Building, a


cerimonia della famiglia committente. L’edificio era
adornato da fregi e decorazioni che richiamavano il
mondo marino. Realizzano anche il Monadnock
Building che utilizzava il bow window per migliorare
l’illuminazione dell’edificio e quindi non solo come
vezzo architettonico

Il Reliance Building è rivestito con piastrelle in


maiolica.

L’edificio più famoso della coppia è il Flat Iron


Building del 1904 di New York, uno dei primi di
grattacieli di NY. La forma a “ferro da stiro” era data
dal lotto all’incrocio con Broadway.

I grattacieli divengono quindi simbolo prima della


committenza e poi della città.

Il Marshall Building di Richardson (1838-1866) è un


edificio che prima vista non sembra innovativo, anzi
44
pare far eco alla tradizione rinascimentale. Lui era
infatti di origini europee, aveva studiato a Parigi,
Influenzato da Ruskin e Morris. Influenza che si vede
nella Sherman House.

L’edificio aveva grandi vetrate al primo piano ad arco


ribassato. Questo a prova del fatto che la nuova
tecnica poteva essere tradotta in diversi modi.

La Trinity Church di Boston fu restaurata dopo


l’incendio.

Louis Sullivan (1856-1924), Nasce a Boston e studia


al MIT. Boston era una delle città più vecchie
dell’America, quindi la più legata all’Europa. A
Filadelfia conobbe Frank Furness, egli in un certo
senso introdusse S. al mondo dell’architettura.

Egli lavora insieme a Jenney ed anche lui visitò a


Parigi. A Chicago conobbe Jhon Edelmann. Con
Dankmer Adler fondò il suo studio, con lui progettò
l’auditorium di Chicago. Questo non è altro che un
edificio che oggi chiameremmo polifunzionale,
occupava mezzo isolato e che aveva funzione di
Albergo, uffici e teatro. L’edificio è caratterizzato da
una torre Osservando la sezione si capisce la
complessità della distribuzione interna.

Il Guaranty Builiding è uno degli edifici progettati da


Sullivan, rivestito da lastre in cotto decorate. Questi
decori erano molto importanti per S. egli pensava
all’edificio come un sistema organico. Per Sullivan la
funzione dell’edificio per uffici era l’altezza. Essa è il
suo aspetto interessante, deve diventare il suo
carattere dominante. E le decorazioni ne davano
prova.

Sullivan Progetta anche la Merchant’s Bank e la


National Farmer’s Bank dove decori e richiami floreali
imperano.

45
Emblematici sono anche i magazzini Carson, Pirie
and Scott, che cercava di essere sobrio per non
oscurare la merce esposta.

Sullivan fu anche un teorico dell’architettura, scrisse


numerosi manuali, nei quali definì anche il
grattacielo. Costituito da tre livelli.

Sullivan non era prettamente Funzionalista, egli


utilizzava il termine funzione per indicare la natura
delle cose. Sullivan ci lascia molti scritti. Sullivan
insiste che si debba cercare il significato degli edifici
nell’edificio stesso.

Wright lavorò nel suo studio, perciò Sullivan è


considerato uno dei primi teorici dell’architettura
organica.

46
6.0 Dal Romanticismo all’ecletticismo:

La Cultura Neoclassica che manteneva ben saldo il


suo primato in Europa a partire dal XV considerava le
fasi storico-artistiche nelle quali non si riconosce
come momenti di decadenza.

L’arte dei goti, per esempio, era vista in cattiva luce

Il 1815 è una data importante, è il congresso di


Vienna, fu uno spartiacque, considerata data come
momento di passaggio al romanticismo.
Ovviamente le tendenze romantiche erano già
presenti anche nel periodo napoleonico.

In questi primi decenni dell’800 nasce un interesse


anche per momenti storici altri che per quelli
prettamente classici. Motivo dell’affermazione
dell’interesse per il medioevo è anche il suo essere
molto legato alla “rinascita” del cristianesimo, ma
anche ai rinnovati sentimenti nazionalisti.

Nei primi vent’anni del 1800 vengono infatti scritte le


prime carte costituzionali, e nascono nuove realtà
nazionali che ricercano mezzi di espressione che
rappresentino un’idea di nazione condivisa. Questi
linguaggi si ritrovano nel passato. In Italia il tema del
linguaggio architettonico, oltre agli aspetti culturali è
mosso dalla necessità di dotare le città dello stato in
formazione di servizi e di concentrare poi, a unità
raggiunta, in edifici altamente rappresentativi, le
funzioni di governi, uffici, ministeri e centri di
comando.

Karl Friedrick Schinkel è uno tra tanti architetti che


affronta il tema del gotico. Lo storico Hitcock lo
chiama il classicista romantico. S. era anche vicino al
mondo del teatro che è un altro dei motivi
dell’avvicinamento allo studio del medioevo.

47
S. aveva un ruolo ufficiale, era consigliere
dell’imperatore rispetto all’edilizia di Berlino.

Uno dei primi edifici che realizza per Berlino è la


Neue Wache, che fa un chiaro eco all’architettura dei
propilei.

Schinkel si occupa di una riorganizzazione della


Schloosbruke, piazza principale di Berlino, per la
quale disegna un ponte monumentale. È quindi
chiaro come Schinkel con i suoi progetti avesse in
mente anche la scala urbana.

Il progetto più noto di Schinkel è l’Altes museum,


l’impianto di forma rettangolare è contraddistinto da
un portico ionico che fa l’eco ai linguaggi ellenistici.

Interessante è come S. all’interno del museo abbia


inserito due linguaggi con la presenza di questo simil
Pantheon. Siamo davanti ad un primo esempio di
ecletticismo. Il museo era diviso su due livelli ed era
figlio della cultura neoclassica ma con una tendenza
all’ecletticismo.

Capiamo così che per S. l’ideale dell’architettura sia


raggiunto solo se un edificio mostra completamente
il suo obiettivo spirituale fisico, nel suo complesso e
nelle sue singole parti. Obiettivo di Schinkel era di
trovare un linguaggio per l’attualità

Il termine Eclettismo è stato impiegato per la prima


volta per definire dei filosofi greci che non
sostenevano un modello unico, ma preferivano
attingere da modelli diversi a seconda delle
circostanze.

Questo suo ecletticismo lo notiamo soprattutto in altre


opere di S. come Il commerciale Unter der Linden, che
se paragonato al monumento a Federico II spicca per il
distacco dai modelli romani e greci. L’edificio di tipo
funzionale è scandito da paraste molto semplificate che

48
permettono di avere grandi aperture che illuminano la
merce.

L’ecletticismo di S. si nota anche nella


Friedrichswerdersche Kirche, chiesa a pianta
Rettangolare dedicata all’imperatore. Non possiamo
parlare di neogotico ma sicuramente non è nemmeno
neoclassico. Qui S. disegna un edificio che richiama
chiaramente le cappelle gotiche inglesi. Qui dovendo
operare con un materiale certo non di estremo pregio
quale era il laterizio l’architetto pensa che uno stile
gotico avrebbe dato maggiore valore all’architettura.
Chiaramente l’aspetto è gotico ma non lo è
propriamente il linguaggio.

Un altro progetto in cui il modello storico discende dalla


funzione è l’accademia di belle arti delle costruzioni. La
chiarezza della struttura a pilastri, il rivestimento in
laterizio e l’uso di archi ribassati nelle aperture, la miglior
soluzione per assorbire le spinte, sono un chiaro
riferimento al rinascimento del Nord Italia.

Leo Von Klenze è un altro architetto che segna il passaggio


da neoclassicismo a Ecletticismo.

Con il crollo del regno di Napoleone Eugenio ed Amalia di


ritirano a Monaco qui Eugenio di Boarne diviene duca di
Lecutchensberg e qui si fa progettare un edificio da Von
Klenze in stile neorinascimentale che richiama palazzo
Franese.

Leo Von Klenze fu anche lui incaricato di realizzare


numerosi edifici pubblici, tra questi ricordiamo la Alte
Pinakothek, Monaco di Baviera. Per questa si l’architetto
si riferisce al rinascimento fiorentino quali palazzo pitti.
Questo interesse per l’ecletticismo è ovviamente esito
della sempre più precisa storicizzazione.

Per la Gliptoteca aveva invece utilizzato un linguaggio più


neoclassico, poiché doveva contenere opere antiche.
Insomma, in questi anni vi è questo passaggio
dall’ecletticismo al classicismo.

49
6.1 Dal gotico pittoresco al Gothic revival:

Una vera affermazione dell’ecletticismo si ha quando


non si ha più una visione negativa degli stili
architettonici medievali. Questo processo avviene in
Gran Bretagna con il processo del Gothic Revival.

È pur vero che in Inghilterra il legame con il gotico


non era mai stato propriamente interrotto.

Chiswick in un’incisione del 1736, proponeva il


giardino pittoresco, che si opponeva alla cultura
geometrica del giardino italiano e poi Francese. Nel
giardino pittoresco la natura stessa è parte di un
progetto. All’interno del parco di Chiswick erano
presenti dei padiglioni che richiamavano il gotico,
certo sii trattava di un’architettura minore. Anche
Batty Langley In Gothic Architecture, 1742-47
raffigurava molti padiglioni in stile, solo rivestimento,
non in pianta, gotico.

In questo periodo il Volume di Chambers testimonia


la derivazione dei giardini pittoreschi dalla Cina.

James Hall in Essay on the Origin of Gothic


Architecture, realizza un’architettura archetipo
gotica, implicando che sia questa e non quella
classica ad avere un maggiore legame con la natura,
così come aveva fatto Laugier con il tempio greco.

Questo interesse è evidente anche in Strawberry Hill,


progettata da Horace Walpole, che nel 1750
ristruttura la sua residenza imitando le forme di
un’abbazia in rovina. Anche James Wyatt ripropone
interni gotici nella sua abitazione.

Thomas Rickman, Attempt to Discriminate the styles


of English architetture, 1817, con il quale si cerca di
dare una base scientifica allo stile gotico. Fino ad ora
l’utilizzo del gotico era sempre stato giocoso. Si iniza
a capire la rivoluzione costruttiva che il gotico aveva
50
rappresentato, è chiaro quindi il valore scientifico e
razionale di questo rinnovato interesse per il gotico

Un ruolo fondamentale nella diffusione del


neogotico in Inghilterra è l’operato di Augustus
Welby Northmore Pugin. Lui sperimenta lo stile
gotico negli edifici moderni, soprattutto in chiese,
come nella St Augustine’s Church, Ramsgate. Poi
inizia ad applicare lo stile tardo gotico anche
nell’architettura civile.

Pugin ebbe anche un ruolo di spicco come teorico


dell’architettura. Egli scrive Contrasts or a parallel
between the architecture of the 15 and 19th
centuries, 1836, che critica la società moderna e
industrializzata. Società caratterizzata da condizioni
di vita quasi bestiali. Pugin quindi loda e mitizza la
città del ‘400. Si inizia a conformare una visione
idealizzata del medioevo. Altro testo di riferimento di
Pugin è The Principles of Pointed [or gothic] or
Christian architecture, 1841, con il quale viene
un’altra volta rievocata una visione idealizzata del
periodo medievale. In questo Volume P. associa l’arte
gotica al cristianesimo. Mentre S. aveva applicato
ludicamente il gotico ad una cappella privata P.
asserisce che il linguaggio di chiese debba essere
Gotico. Non è quindi più uno stile marginale
utilizzato giocosamente solo per padiglioni di
giardini. Il terzo testo di Pugin è An Apology for the
revival of Christian Architecture in England, 1843.
Con il quale ripete le tesi già affrontate.

Nella St Giles’ Catholic Church, Cheadle ripropone lo


stile gotico in tutti I suoi aspetti sia in pianta che in
alzato. Di fronte a questa opere possiamo senz’altro
parlare di Neogotico.

Il gotico si allarga anche all’architettura civile e


questo avviene con il concorso del Parlamento di

51
Westminster (1840-60). Il vecchio parlamento era
stato distrutto in un incendio nel 1834, e nel bando si
chiedeva esplicitamente che il progetto facesse
riferimento allo stile gotico o meglio Elisabettiano, si
riconosceva in esso uno stile nazionale. Il concorso è
vinto da Charles Barry aiutato da Augustus Pugin. Il
cantiere fu molto lungo e questo porto a dei
cambiamenti, ma il progetto rimase coerente con il
progetto iniziale.

L’architettura gotica era quindi al pari


dell’architettura Classica.

A metà dell’800 l’eclettismo è ormai ben consolidato.

6.2 Ecletticismo e la Modernità:


In che stile dobbiamo costruire? L’eclettismo si deve
confrontare con la modernità.

I passage Parigini sono un’importante dispositivo


urbano che si afferma quando venivano venduti
ampi lotti a privati, che erano poi obbligati a creare
dei passaggi pedonali con coperture vetrate.

Il gotico comincia ad essere interessante non solo


per i suoi valori linguistici ma anche per i suoi valori
costruttivi, l’arco a sesto acuto era strutturalmente
più conveniente. Paxton lo usa per il suo Crystal
Palace.

Owen Jones nel 1856 pubblica un‘enciclopedia degli


ornamenti, figlia del gusto eclettico. Che mostra un
attenzione per diverse epoche, e per gli ornamenti.

Nel Palazzo dell’industria di Parigi (1855) progetto


da Barrault e Bridel è mascherata da un sistema
architettonico di facciata che richiama il linguaggio
rinascimentale. Questo è il problema dell’incontro tra
ecletticismo e modernità. Emerge quindi un grande
52
contraddizione, tra strutture costruttive molto
funzionali e moderne però camuffate da facciate e
paramenti eclettici. Questa è la grande critica mossa
all’ecletticismo. Che mostra una grande scissione tra
la figura dell’architetto e dell’ingegnere. L’architetto
progettava l’interno e l’architetto i paramenti.

Il Palais du Trocadèro fu realizzato in occasione


dell’esposizione di Parigi del 1878, Il palazzo è in
pieno gusto eclettico.

Henri Labrouste, formatosi a Parigi, pubblica nel


1828 Rilievi del tempio di Nettuno a Paestum,
realizzato durante il suo pritz de Rome.

Tornato in Francia gli è commissionata la


Bibliothèque Sainte-Geneviève (1838-50) che
mostra il suo approccio ai nuovi metodi costruttivi,
con questa struttura in colonnine in ghisa che
definiscono lo spazio interno. Particolare era la scelta
di non aver mascherato la ghisa con una colonnina in
stucco. Si cercano quindi di trovare delle nuove
soluzioni decorative. All’esterno abbiamo una ripresa
del roundboghen stil, con questa sequenzialità di
archi a tutto sesto.

L’altro grande architettura famosa di Labrouste è


un’altra biblioteca, più precisamente l’intervento su
di una biblioteca esistente, La Bibliothéque
Nationale (1854-75). Egli progetta un’ampia stanza
di lettura, figlia dello stile eclettico, ma che non rifiuta
la modernità, anche qui infatti abbiamo una struttura
in ghisa a vista. Le volte a vela danno vita ad uno
spazio ampio illuminato zenitalemente da dei
lucernari in copertura. Questa è un grande
commistione di suggestioni di diversi stili, anche
nell’adozione di nuovi materiali.

Altro protagonista di questo periodo è Eugène


Emmanuel Viollet-le-Duc, un personaggio
53
antiaccademico sin dalla sua formazione, insegnò
per solo un piccolo periodo all’école e poi fondò una
sua scuola. Anche Le-Duc Viaggiò in Italia, ma fuori
dai canali istituzionali. I suoi disegni mostrano un
interesse non tanto per gli ordini quanto per le
costruzioni in sé ed un interesse per il mondo
medievale.

Come professionista Violet-Le-Duc fu protagonista


del movimento neogotico. Egli partecipò a numerosi
progetti di restauro di cattedrali gotiche.

Egli vinse il concorso per il restauro della chiesa di


Saint-Denis, della quale era appena stata demolita
una delle due torri per motivi strutturali. Questo
concorso fu vinto da lui e fu il suo trampolino di
lancio, egli progetto anche la guglia neogotica di
Notre-Dame.

V. ebbe anche un ruolo essenziale nel dibattito del


restauro, egli riteneva che restaurare un edificio
volesse dire restituire un’unità stilistica. Per Le-Duc
restaurando un edificio si può anche raggiungere un
risultato che non è mai effettivamente stato.

Viollet-Le-Duc Scrive Dictionnaire raisonnè de


l’architecture francaise du XI au XVI siècle (1854-68)
In cui affronta i temi architettonici andando a
formare una sorta di vocabolario utili anche al
restauro.

Oltre alle grandi cattedrali V. è anche impegnato nel


campo dell’architettura civile. A prova dell’invasività
dei suoi progetti è il progetto di restauro del castello
di Pierrefond (1858-79) con il quale il castello veniva
reinventato quasi fiabescamente. Un processo di
falsificazione storica in un certo senso che cela
l’intervento integrandolo con l’architettura passata.

54
Altro grande caso, questa volta a scala urbana, è il
restauro della cinta fortificata di Carcassone (1852-
79) che già nelle tavole grafiche mostra la visione che
V. aveva per il periodo medievale.

V. è anche insegante di architettura nella sua nuova


scuola, Ecole stesial, con un taglio più moderno.
Quindi abbiamo un Viollet dedito asl passato ma che
si confronta anche con le tematiche della modernità.
Egli mostra interesse per le strutture in ferro,
proponendo anche un progetto di un casa a graticcio
realizzata però in ferro. Oltre al dizionario sui
linguaggi V. pubblica anche Entretiens sur
l’architecture che contiene tavole di progetti e
lezioni.

Interessante è una tavola dedicata ad un mercato


moderno che lui risolve utilizzando delle strutture
metalliche, utilizzate come puntoni per sostenere
una loggia aperta, che fa riferimento ai linguaggi
rinascimentali. Quindi integra costruzione moderna
con riferimenti stilistici al passato.

Pugin con il suo libro Pointed architecture aveva parlato


di architettura gotica puntiforme, infatti questa è
sostenuta dai pilastri polistili. Violet aggiunge che
anche l’architettura metallica è puntiforme e quindi
mostra l’analogia tra gotico e architettura del ferro.

Saint-Eigène et Saint Cècile di Boileau, allievo di Violet


mostra la possibilità di coniugare questi linguaggi così
diversi eppure così affini.

6.3 La Città eclettica:


Capitale del XIX sec. così definisce Walter Benjamin
Parigi. In questi anni ricordiamo avvenivano i grandi
cambiamenti del progetto di Haussmann.

55
L’Avenue de l’opera è un esempio di asse
Haussmanniano e culmina con l’opera de Paris di
Garner, simbolo della tradizione eclettica. È un
eclettismo che unisce più suggestioni. L’Opera
diviene un edificio noto in tutt’Europa.

Tipico di Granier è un grande Fourier che nell’Opera


è definito da questa grande scala a fornice, che
rappresenta un teatro all’interno del teatro. Il teatro
diviene momento di messa in scena dell’intera
società.

Gabriel Davioud Progetta il Théatre du Chatelet che


è sicuramente un richiamo all’architettura
rinascimentale. Interessante è anche l’integrazione
tra funzioni abitative e teatro.

Altro progetto eclettico è il Cirque d’hiver di Jacques


Ignace Hittorff. È bene ricordare che lui fu uno dei
primi ad ipotizzare la policromia dell’architettura
greca. Proprio per questo nel Cirque utilizza la
policromia per enfatizzare alcuni elementi come i
fregi.

Interessante è anche Notre dame de Lorette di


Louis-Hippolyte Lebas, che progetta una
riproposizione delle chiese paleocristiane. Il fronte,
un pronao ma anche all’interno sono numerosi i
riferimenti all’architettura paleocristiana. Lui riteneva
che questo fosse lo stile che meglio rispondeva alle
esigenze cristiane e non lo stile gotico.

Altro Esempio è Sainte-Clotilde di Théodore Ballu


che mostra l’avvicinamento al neogotico. Sainte-
Trinitè mostra invece l’applicazione di un linguaggio
che fa si riferimento al gotico nel rosone ma anche al
rinascimento italiano.

56
La Basilica del sacro cuore e Montmarte di Paul
Abaide è un altro esempio di chiesa eclettica che fa
riferimento all’architettura pre-gotica.

Il progetto di Victor Baltard, le Halles Centrales


mostra un edificio più moderno che esibiva la sua
struttura costruttiva in ferro. Altro esempio di un
mercato parigino è Halle Saint-Pierre.

Un altro grande tema è quello dei grandi magazzini,


una tipologia architettonica che si diffonde in questo
periodo. Eiffel come ingegnere e Boileau come
architetto progettano un grande magazzino, le Bon
Marché che sfruttava la nuova tecnologia del ferro.

L’hotel de Ville viene ricostruito visto che era


bruciato in stile neorinascimento francese.

L’ecletticismo dell’800 ha avuto luogo anche in Italia,


come la galleria Vittorio Emanuele II di Milano che
coniuga un copertura vetrata con uno stile
neorinascimentale, stile che contraddistingue
l’architettura civile italiana di questo periodo.

La Mole antonelliana (1863-1889) di Torino è Un


altro esempio di architettura eclettica. Che era
realizzata in muratura. L’opera coniuga un impianto
e dei metodi costruttivi moderni a dei linguaggi del
passato.

Con Camillo Boito nasce una visione moderna del


restauro, un restauro scientifico.

Boito guarda al periodo Romanico, come si vede nel


progetto per una borsa o in quello dell’ospedale di
Gallarate.

Casa di riposo per musicisti Giuseppe Verdi, Milano


realizzata riprendendo uno stile romanico e gotico.
Che lui apprezzava per l’onesta costruttiva, lasciando
l’elemento costruttivo a vista. Un momento storico.

57
7.0 Il completamento della facciata
del Duomo:
Piazza Duomo negli anni napoleonici era ancora
irregolare caratterizzata da edifici medievali. Il
duomo, la cui costruzione era iniziata nel 1387 con i
visconti, negli anni napoleonici non era ancora stata
ultimata.

Intanto nel periodo dell’Ancient Regime al fianco del


duomo era stata fatta una piazza reale progettata da
Piermarini, in concomitanza della risistemazione del
palazzo reale.

Ricordiamo le numerose proposte di


regolarizzazione della piazza, alcune tra le più
interessanti sono quelle di Pistocchi, proposte che
rimangono un punto di riferimento per Mengoni
quando nell’Italia unificata progetterà un arco
trionfale ed una galleria.

Il progetto di Pistocchi comportava la demolizione


del coperto dei Figini e di tutto l’isolato Rebecchino
con anche gli edificati retrostanti. Esempio del forte
valore simbolico di Milano come laboratorio di
progettazione

Anche negli anni napoleonici il Duomo aveva un


forte valore simbolico

Il funerale di Filippo visconti fu tenuto nel 1802


all’interno del Duomo, con la realizzazione di una
struttura effimera progettata da Cagnola.

Il Cardinale Visconti viene poi sostituito dal Cardinale


Caprara, un personaggio di spessore, legato alla
Francia.

È negli anni napoleonici che viene istituito un


censimento statale della popolazione, che prima era
fatto dalla chiesa, vi sono una serie di processi di

58
laicizzazione che porta all’avversione della chiesa
verso Napoleone.

Il Duomo è teatro della città in occasione


dell’incoronazione di Napoleone, che si svolge il 26
maggio 1805. La Cerimonia in quanto atto ufficiale
viene preparata secondo un rigido protocollo
redatto da Lesegure, maestro delle cerimonie
francesi, e dal maestro delle cerimonie milanesi.

Il regno veniva legittimato dà simboli passati come la


corona di ferro dei longobardi.

Quest’evento doveva celebrare la monarchia, quindi,


viene redatto un rigido protocollo da Lesegure

La cerimonia dell’incoronazione includeva tutta la


città, poiché prevedeva un abbellimento dell’intera
città, una festa al parco ed uno spettacolo, un ballo
alla scala ed uno pirotecnico sulle spalle castello.

Canonica realizza un disegno dell’interno del


duomo, ricordiamo Canonica era stato nominato
architetto reale, quindi, fu lui il regista dei decori.

Vengono realizzate delle filari di sedute, delle tribune


sopraelevate per il pubblico ed una struttura
architettonica a coronamento del Baldacchino.

Struttura absidale adornata da tendaggi, il


linguaggio era classicheggiante e presentava delle
statue allegoriche e lo stemma del regno d’Italia
sormontato da un aquila, simbolo dell’impero. Il
trono dell’incoronazione venne poi spostato nella
sala del trono di Palazzo reale. Il trono era
chiaramente ispirato dalla controparte francese.

Il duomo ha quindi un ruolo importantissimo in


questa occasione, ed infatti è proprio all’indomani
dell’incoronazione che Napoleone decise di
completare il duomo di Milano con un programma
più economico. Ciò avvenne con un decreto.
59
Il decreto prescriveva un completamento della
facciata con costi ridotti.

Il primo disegno era un disegno di Carlo Felice Soave


che cercava di conciliare il linguaggio
tardorinascimentale della parte rinascimentale con il
fabbricato gotico, la soluzione era quindi una riposta
gotica in parte.

La riposta di Pollack invece mescolava elementi


dell’architettura classica come le aperture con gli
elementi gotici. Questo progetto risultava essere
però troppo costoso. P. propose quindi un’altra
ipotesi, in cui mostrava sia la sua nuova proposta che
lo stato attuale. Questo progetto venne approvato
ma nel 1806 Pollack morì, rendendo necessario
trovare un nuovo direttore dei lavori, Il Figlio di
Pollack si propone ma non viene assunto. È invece
richiesto Zanoia, che però rifiuta la proposta
proponendo invece Carlo Amati. Carlo Amati critica
la proposta di Pollack ed insieme a Zanoia fa una
controproposta che coniuga i linguaggi classico e
gotico. Per i primi due piani il linguaggio è classico
poi diviene gotico.

Questo progetto venne molto criticato soprattutto


nella seconda meta del’800 che porta a delle
proposte di rifacimento in stile neogotico della
facciata.

A Carlo Amati si deve anche il merito di avere


progettato un sistema di ponteggi in legno,
probabilmente ripreso da Pollack. Il duomo doveva
essere in uso durante la fase costruttiva, quindi,
erano necessaria una serie di cavalletti che non
ingombrassero gli ingressi. Amati aveva anche in
porto l’idea di scrivere un volume sul duomo.

La piazza del duomo continua ad avere una centralità


nella Milano Napoleonica. Vi sono quindi numerosi
60
progetti che interessano questa area. Una tra queste
proposte è il progetto di Paolo Bargigli di una
colonna per piazza duomo, che viene apprezzato da
Eugenio di Boarine. La colonna coclide sormontata
da napoleone, arbitro delle sorti dei popoli. Quando
si parlava della realizzazione di un monumento
celebrativo per Napoleone Eugenio propose questa
soluzione.

La facciata del Duomo sarà completata nel periodo


napoleonico ma non la piazza.

7.1 Piazza dei Mercanti:


Aveva una piazza rettangolare, su cui affacciava
palazzo del broletto nuovo, sede
dell’amministrazione civile, con al piano terra delle
aree per il mercato. Piazza dei mercanti assume il
nome poiché qui si localizzavano le grandi
amministrazioni della giustizia e dei tribunali. Sotto
la torre con l’orologio vi era un ricchione, svuotato
dalla statua dell’imperatore spagnolo e sostituito
con una statua di Bruto.

7.2 Il broletto detto Nuovissimo:


Questo corrisponde all’attuale palazzo Carmagnola,
che era un vecchio palazzo di impianto
quattrocentesco già rimaneggiato nel 1500, che
prende il Nome dal duca che lo aveva donato.

Il cortile, rinascimentale era stato oggetto di più


rimaneggiamenti così come il resto dell’edificio.

La facciata è successiva al periodo napoleonico, però


da dei rilievi di Pietro Girardoni realizzati in periodo
napoleonico possiamo come l’edificio si articolava,

61
ovvero su due corti una delle quali era dedicata al
mercato. Notiamo in rosso le poche trasformazioni
realizzate per poter ospitare la municipalità.

Qui già nel periodo asburgico era stata spostata la


municipalità, ma con Napoleone diviene luogo
anche dell’amministrazione provinciale, ovvero il
dipartimento dell’olona. Su modello francese il
territorio italiano era diviso in dipartimenti.

Questo palazzo era anche la sede anche della


commissione di Ornato. Negli anni napoleonici
proseguiva l’idea di selciare le strade di tombinarle
per incanalare l’acqua piovana. Quindi un momento
di grande modernizzazione per l’Italia.

7.3 La commissione di Ornato:


La commissione di ornato era un organismo che si
occupava di regolamentare il sistema di strade e
fabbricati. Essa fu fondata nel 1807 ma già da prima
vi era un controllo sull’edilizia privata. Le
commissioni d’ornato erano due Milano e Venezia e
poi vi era le deputazioni per le città di meno valore.

La commissione valutava i progetti che affacciavano


sulla strada, considerati quindi i prospetti qualcosa di
pubblico. Interessante è che i documenti valutati
venivano conservati in un archivio, premettendoci di
avere un ricco database di progetti.

La commissione di Ornato aveva anche il compito di


redigere un piano della città che si diano degli spunti
per la riorganizzazione del sistema viario.

I commissari della commissione erano cinque, ed


erano architetti del corpo accademico di Brera, tra
questi ricordiamo Zanoia, Canonica, Albertolli, e

62
Landriani. Landriani era scenografo del teatro alla
Scala.

Il piano dei nuovi rettilinei è molto interessante in


quanto doveva indirizzare le modifiche per
migliorare l’impianto viario.

Se i proprietari dovevano lavorare sul loro edificio


dovevano seguire le linee di sviluppo, ricevendo
anche un indennizzo.

La pianta del nuovo assetti viari fu realizzata sulla


pianta del picchetti, che presentava il progetto del
foro, che poi non verrà realizzato.

L’idea del piano prevedeva la creazione di un nuovo


asse, l’asse napoleone che avrebbe dovuto unire il
Castello sforzesco con una nuova piazza antistante
Ospedale Maggiore. Corso Napoleone non fu
realizzato nel periodo napoleonico, ma fu realizzato,
con il Piano Beruto del 1880. Nel piano dei rettifili era
affrontato anche il tema della piazza del Duomo, che
però non veniva risolta interamente.

Il piano mirava insomma a collegare i poli di rilievo


della città napoleonica.

Il piano viene apprezzato da Boarine ma rimane sulla


carta, viene realizzato solo parzialmente.

L’edilizia apprezzata dalla Commissione era


un’architettura decorosa ma semplice, su modello
del Piermarini.

Come vediamo in palazzo d’Adda o per il progetto


del palazzetto per Barbotti, funzionario pubblico
borghese.

Interessanti per l’edilizia cittadina sono i progetti di


palazzo Arese e palazzo Belloni.

63
7.4 Corso di Porta Orientale:
Corso di porta orientale era un asse di particolare
spessore, che aveva però il problema di un percorso
non perfettamente rettilineo, la Commissione di
Ornato aveva ipotizzato una correzione di ciò,
facendo sfociare il corso su piazza Fontana. Non fu
mai però realizzato.

Su quest’asse si svolgevano le feste dell’anniversario


della nascita di Napoleone. Nella porzione finale
dell’asse vi era una grande area adibita a verde.
Sistema dei giardini e dei boschetti che vien
realizzato su disegno da Piermarini.

I portoni di Porta orientale costituivano un momento


di snodo, questa disassamento sarà uno dei motivi
per cui non è stato realizzato qui l’arco del Sempione
di Cagnola.

Il sistema dei Giardini e dei boschetti è realizzato a


partire dal 1877. I giardini pubblici disegnati dal
Piermarini erano definiti da aiuole regolari, con un
recinto per il gioco del pallone e con un’ampia area
dedicata alle manifestazioni celebrative.

I Giardini sorgevano su due monasteri dei quali viene


mantenuto solo il chiostro. I giardini erano raccordati
con una scalinata semiellittica alla camminata dei
bastioni. L’altra grande trasformazione in età
asburgica che aiutò a pervenire ai giardini fu proprio
la rifunzionalizzazione a passeggiata dei Bastioni.

In un incisione dell’Aspari vediamo i giardini dalla


passeggiata dei Bastioni.

Nel periodo Napoleonico quest’area fu dedicata a


celebrazioni, ospitando numerose architetture
effimere.

64
Anche negli anni successivi quest’area mantiene una
funzione prima. Nel 1805 il vecchio chiostro delle
Carcanine viene ripensato dal Canonica come un
palazzo delle Feste. Illuminato zenitalmente ed
arricchito lateralmente da edifici con funzioni
complementari.

Nel 1810 il matrimonio di Napoleone è in parte


ospitato all’interno del salone delle feste, Cagnola
propone allora delle modifiche in facciata, che però
non vengono realizzate.

Nel 1806 Bargigli propone la realizzazione di un


portico che collegasse il ponte ai bastioni, il portico
in simil romano avrebbe regolarizzato una piazza.

Sempre in occasione del matrimonio del Napoleone


viene rimontato nei giardini l’arco effimero del
Cagnola.

I giardini ospitavano anche le feste popolari e le feste


spettacolari.

Parlando dell’asse di corso orientale non si può non


affrontare Palazzo del Senato, che sorge al confine
dei giardini. Il palazzo nasce come luogo di
formazione del clero, ma già nel 1867 era divenuto
sede del governo della Lombardia asburgica. La
trasformazione a edificio pubblico avviene per mano
Del Piermarini. Nel periodo della repubblica
Cisalpina l’edificio è scelto come sede del corpo
legislativo. È stato anche sede del ministero della
guerra e nel 1808 ospita il senato consulente.

Queste destinazioni pubbliche portano a più


modifiche negli anni.

Cagnola e Canonica operano per la


rifunzionalizzazione del palazzo. La stanza del senato
è collocata ad est dell’edificio. Cambia quindi il fronte
principale. Questo cambio comporta un rifacimento

65
in gusto neoclassico della facciata, che non troverà
però mai attuazione.

La soluzione di Canonica colloca sul piano nobile un


corpo ellittico che emerge in prospetto, qui vi era la
stanza del senato.

Rispetto alla soluzione del Cagnola ci è pervenuta


solo la pianta.

Il sistema dei bastioni negli anni Napoleonici assume


un ruolo primo, viene perciò enfatizzata l’idea di
sistemare a passeggio i bastioni. Si pensa di
estendere infatti la Promenade dei bastioni,
continuandola fino a porta romana.

Questo progetto avrebbe dovuto coinvolgere anche


il cimitero che sarebbe divenuto il nuovo Pantheon
italiano. Costituito da un recinto circolare a pianta
circolare, il progetto fu redatto da Canonica, che
avanzò più proposte con diversi Budget. Quella più
costosa prevedeva un rifacimento dell’intero
sistema.

7.5 Le attrezzature urbane fuori porta:


Il Lazzaretto, ribattezzato a campo della conoscenza
era stato trasformata per ospitare la Festa della
Repubblica Cisalpina.

A partire del regno d’Italia l’area perde però


importanza.

Interessante è il progetto fuori da bastioni tra porta


Orientale e il naviglio di Porta Nuova. Che prevedeva
la realizzazione di un grande parco verde attrezzato
dedicato anche a giardino Zoologico. I progetti
presentati erano di Canonica, Zanoia, Cagnola e .

66
Il progetto di Cagnola, più esteso prevedeva
anch’esso un edificio adibito a museo ma anche delle
aree ad uso agricolo sperimentale. Il progetto Di
cagnola fu eletto vincitore, ma non fu mai realizzato.

Brera altro polo importantissimo nel periodo


napoleonico, era nato come collegio gesuita nel
1600. Già nel periodo Asburgico era divenuto sede
culturale, ospitando giardino botanico, biblioteca ed
una scuola.

Negli anni Napoleonici a partire dal 1803 è ospitata


l’accademia, Il palazzo è anche interessata a vari
progetti, la chiesa del palazzo demolita, si voleva
infatti costruire in museo nel palazzo. Le idee erano
due, un museo accademico o un museo pubblico.
Alla fine, si opta per una galleria pubblica
inaugurata nel 1809.

La statua del Canova raffigurante Napoleone, fusa in


Bronzo, arrivò nel 1812 e si era indecisi sul dove
posizionarla.

Il progetto di Piazza Friedland, dal disegno regolare,


fu approvata e si pensò di collocarla in quel luogo, la
piazza non fu tuttavia mai realizzata. Viene perciò
collocata provvisoriamente per volere di Zanoia al
piano terra di Brera.

67
8.0 Produzione industriali e i movimenti
di rivolta delle Arti applicate:

Dopo l’esaltazione di merci e tecnologie esibite in


occasione delle esposizioni universali, il mondo degli
intellettuali e degli artisti inizia a porsi delle domande
riguardo la progressiva industrializzazione dei
processi produttivi.

A metà dell’800 nasce un movimento che vede gli


effetti negativi della produzione industriale, ed
associa questa visione alla scala architettonica.

I movimenti architettonici successivi come l’art


Nouveau saranno molto legati alle arti applicate.

Importante è l’esperienza del movimento Arts and


Crafts, legato alle figure di Morris e Ruskin.

L’Arts & Crafts movement in Inghilterra apre la strada,


a partire da una posizione completamente avversa
all’industrializzazione ad una rilettura della società
industriale ed in particolare della produzione.

Non si tratta solo di una visione teorica ma i suoi


protagonisti offrono delle soluzioni allineate con
quanto si verificava nel contesto moderno.

Ruskin era uno scrittore dell’800 che si soffermò


molto sulla riflessione sull’architettura. Scrisse nel
1849 the seven lamps of architecture in cui affronta
teoricamente l’architettura. Tra queste lampade vi è
quella della verità, che critica molto l’architettura lui
contemporanea. L’eclettismo infatti utilizza nuove
tecniche me le cela e nasconde con linguaggi del
passato. Per Ruskin l’edificio deve essere sincero,
tema che per Ruskin tocca anche il tema del restauro.

Ruskin diviene uno dei grandi critici del restauro alla


Violett le Duc, considerati come dei falsi. Ruskin da

68
un contribuito teorico che viene raccolto da William
Morris, legato ai preraffaeliti.

Morris dice “Niente di quanto voglio dire deve essere


vago”, egli quindi opera in linea con il pensiero di R.
ma il suo campo di lavoro è la casa

Morris muove una critica alla società


contemporanea, ed in particolare alla produzione,
quindi guarda ad un periodo preindustriale
idealizzato. Morris era anche vicino al socialismo e
quindi era vicino alle tematiche affrontate da Marx,
capiva il concetto di alienazione, e di sfruttamento
della classe operaia. Mirava quindi ad un periodo
preindustriale in cui non solo i prodotti fossero di
qualità ma anche dove le condizioni lavorative
fossero migliori.

Morris insieme all’architetto Philip Web progetta la


Red House (1859), una casa che esplicita
immediatamente i suoi materiali costruttivi. Onestà
non solo nei materiali ma anche nel rispondere alle
esigenze funzionali. La pianta aperta si distaccava
infatti dai modelli Palladiani, in voga in questo
periodo. La Red House mostra un desiderio di
rinnovare l’architettura con l’onestà tanto recitata da
Ruskin. Morris all’interno sperimenta una nuova via,
fatta di forme semplici, che ben si discostava dallo
storicismo che era in voga in questo periodo. Con la
Red House M. e W. Affrontano la scala architettonica
con un approccio empirico, operando una
semplificazione dei modelli, contrariamente al
metodo del revival protagonista della battle of styles.
Le forme naturali, piante, fiori frutti, la loro ripetitiva
rappresentano il modello per Morris, un modello
storicista ed anti-urbano. Diverso sarà per l’art
Nouveau dove il modello naturale è stilizzato.

69
Morris Nel 1861 da Vita alla società Morris, Marshall,
Faulcker & Co che aveva come obbiettivo il produrre
elementi di arredo artigianali di elevata qualità. Dal
1875 si parla solo di Morris & Co. In questi anni la
posizione di M. è chiaramente opposta alla
produzione industriale. Nella sua società erano
prodotti vetrate connesse con piombo. Esempio di
una vetrata è un omaggio a Geoffre Chocer, noto
letterato medievale. Un altro campo in cui Morris si
impegna sono le tele e le carte da parati. I Tessuti di
arredamento permettevano di rispondere al
desiderio di avere i muri affrescati. Morris è uno dei
grandi fautori del mito del medioevo,
un’idealizzazione che propone un modello altro per
criticare le condizioni attuali. Morris nel 1890 Scrive
un romanzo Fantapolitico News from Nowhere or an
Epoch of Rest ambientato nel 2100.

A partire degli anni ’80 nei locali della new Regents


street Morris si fa promotore della Arts and Crafts
Exhibition Society New Gallery. Da qui partiranno
poi gli spunti per la nascita e lo sviluppo dell’art
Nouveau.

8.1 Art Nouveau:


L’art Nouveau è un termine convenzionale usato per
riunire sotto un’unica ala manifestazioni anche molto
diverse, tutte però caratterizzate dalla ricerca di
innovazione dei linguaggi artistici.

Questi artisti aspirano a Morris ma lamentano il fatto


di non aver saputo cogliere la modernità. Horta ma
anche Hankar adoperano sempre putrelle e pilastri
semi industrializzati, ma poi creano sempre pezzi
unici.

70
L’art Nouveau è un’arte nuova, poiché rifiuta i
modelli del passato e desidera di confrontarsi con la
modernità con un nuovo linguaggio. Henry Van de
Velde, Belga ammira Morris ma ambisce a fare un
altro passo verso la modernità. L’art Nouveau
raccoglie da Ruskin e da Morris il desiderio per
l’onestà.

Henry Van de Velde, pima pittore del gruppo Les XX,


a partire degli anni ‘80 fonda un laboratorio nella sua
abitazione, sempre credendo che la progettazione
debba essere totale dall’architettura alle vesti.

La società di Van de Velde era soprattutto dedita alla


produzione di mobilio. Particolarmente rilevante à la
scrivania, che mostra l’avvicinamento verso nuove
tecniche, che in questo caso permettono di piegare il
legno. Inoltre, la forma era completamente nuova
non faceva riferimento a nessun linguaggio del
passato, l’unico riferimento è la natura ed era
schietta, i materiali non erano filtrati. Van de Velde
inoltre sosteneva che nelle forme della natura la linea
retta non esistesse. Il Salone di Bellezza di Francois
Harby mostra un ulteriore sviluppo di questo nuovo
linguaggio.

Velde si trasferisce in Germani dove è chiamato per


insegnare alla scuola di Arti e Mestieri di Weimar,
per la quale progetta anche la sede, che è ben
distante da qualunque linguaggio del passato.

Il primo consapevole e prammatico nel trasferire


all’architettura queste istanze è Victor Horta con
Maison Tassel (1893-95) in Belgio, una tra le aree più
industrializzate.

La Maison fu commissionata dal medico ed amico di


Victor, Tassel. La casa aveva un impianto gotico
mercantile che però viene rielaborato da Victor che
da una centralità al corpo scala, che prima era
71
considerato solo un vano tecnico. Questo perché
aveva trasformato il corpo scala in un grande pozzo
di luce, utilizzando una copertura vetrata. La
struttura dell’edificio è mista, vi sono dei pilastrini
metallici, non celati, che occupavano molto meno
spazio rispetto ai muri tradizionali. Si poneva il
problema della sua decorazione, secondo Horta non
si poteva fare capitelli poche non coerenti con il
nuovo materiale. La decorazione deve esprimere le
linee di forza quindi dalla colonna si aprono delle
ramificazioni. Anche la facciata esprime gli stessi
principi, nonostante sia rivestita in pietra, comunque
affiorano in facciata elementi che lasciano intendere
la struttura metallica delle edificio, come la Bow
Window.

Un’altra opera di Horta è l’Hotel Solvay (1894-98)


sempre a Bruxelles. L’edificio è realizzato per una
delle famiglie industriali più ricche del Belgio, per
questo progetto Horta lavora su più lotti. Qui in un
certo senso è richiamato il Barocco, ma è sempre
usata una struttura metallica, che, come per Maison
Tassell, si esplicita in alcune parti sfuggendo al
rivestimento in pietra. Sapiente è l’utilizzo di specchi
in sostituzioni a vetrate interne per creare giochi di
riflessi ed amplificare la luce.

Interessante è anche l’Hotel Van Eetvelde che


dispone di un facciata in ferro e che ha un corpo scala
a pianta ottagonale che diviene protagonista della
distribuzione interna. Horta adottava tecniche
industriali per la struttura ma le raffinava con un
velario quando erano a vista, come per la vetrata
della scala.

La Maison e Atelier di Horta è interessante perché


pur avendo due lotti non lavora sulla simmetria ma
mostra ed enfatizza questa separazione. Quindi è
esplicitata la differenza di utilizzo.
72
La progettazione dell’art Nouveau è una
progettazione totale che definisce nel dettaglio
anche gli interni. Anche nel caso della Maison e
Atelier seppur di dimensioni ridotte è presente un
corpo scala illuminante con specchi.

La Maison du Peuple è uno dei pochi esempi di


architettura non residenziale progettata da Horta.
Questo perché le grandi committenze erano ancora
eclettiche. Questa Casa del popolo doveva essere la
sede del partito socialista belga. L’edificio era
multifunzionale con sale espositive teatrali e
caffetteria. Sorgeva sul fronte di una piazza L’edifico
di Horta non aveva una pianta simmetrica e
rappresentava un fondale della città, la funzione era
più importante. La struttura metallica era economica
ed era esibita anche in facciata. L’edificio costruito
interamente in ferro fu smontato

Terzo interprete del art Nouveau è Paul Hankar, nella


Maison Hankar (1893), la sua abitazione, lascia
mattone e ferro a vista. Anche qui la decorazione è
un‘estensione della componente strutturale.

Altra opera interessante è la Maison Ciamberlani


(1897) in cui le finestre hanno delle forme nuove, le
finestre sono circolari. Anche qui abbiamo
decorazioni naturalistiche in linea con l’art Nouveau

La Torre Le Nouveau Bruxelles era una sorta di


risposta alla torre Eiffel di Parigi che era stata
progetta da Hankar per un’esposizione universale a
Bruxelles. La Citè des artistes a Westende era molta
moderna, con una struttura i vetro e ferro esposta.
L’edificio è esplicito nel suo linguaggio, ed è
espressione estetica della modernità.

73
9.0 Il Piano di Cerdà:
Cerdà catalano, si formò alla scuola catalana, e da
molti è considerato il padre dell’urbanistica
moderna. Egli fu il primo ad approcciare
scientificamente la progettazione alla scala urbana.

C., progressista pensava che la progettazione urbana


fosse il miglior mezzo per avere un sistema sociale
più equo. Secondo Idelfonso C. la bellezza della città
non doveva più fondarsi su valori soggettivi bensì
doveva essere oggettiva ed essere riconoscibile
universalmente. la bellezza della città doveva
fiondarsi su di un’estetica oggettiva che doveva
fondarsi sui valori sociali accettati universalmente.
Per C. la Bellezza è espressa da un’oggetto che
traduce e risponde bene alle proprie funzioni.

C. definisce i principi dell’urbanista:

1. consiste nel rimettersi interamente nelle mani


della scienza per sottomettersi ai suoi principi
incontestabili.

2. Consiste nell’affidarsi all’arte del genio, senza


dimenticare però i principi della scienza, in
modo da conciliare le esigenze di oggi a
quelle di domani.

Nel corso dell’800 la spagna resta un paese agricolo,


le prime strutture industriali sono situate nella
catalogna, che è anche protagonista di un
esponenziale aumento demografico.

Il processo è particolarmente rilevante nell’area


litorale. I moti rivoluzionari del 1848 portano al
pronunciamento, con il governo liberale. Con la salita
al potere del nuovo governo Barcellona richiede la
demolizione delle mura considerate come un

74
elemento fortemente costrittivo. La densità era
altissima all’interno delle mura. Alla fine, il governo
accettò la demolizione delle cinta murarie.

Diveniva ora necessario regolare lo sviluppo urbano,


nel 1844 con la demolizione della mura veniva anche
richiesto all’ ing. Cerdà un rilievo dei terreni
circostanti la città. La municipalità indisse un
concorso per stabilire l’entità dell’espansione
progetto vinto da Antonio Rovira i Trias, il quale
realizza un progetto di dimensioni contenute, che
subordina l’espansione in settori. Le proporzioni
nelle sue parti sono modulate secondo le forme
umane.

Il sovrano, senz’attendere il risultato del concorso


nominò vincitore (1858) il piano di Cerdà.

Il piano assorbiva il vecchio nucleo e prevedeva un


Ensanche, un ampliamento, basato su di una matrice
quadrata. Il presupposto era diverso però rispetto
alle motivazioni dietro alle città colonizzate, che per
la loro fondazione avevano normative risalenti al
1500, che aiutavano la lottizzazione.

La maglia uniforme, creata da quadrati smussati sugli


angoli era tagliata da delle avenide. Per il piano di
Cerdà non era rilevante tanto la lottizzazione quanto
l’uniformità. Secondo C. la vita urbana è fatta di
spostamenti e soggiorno. L’isolato lungo ca 100 m,
rastremato affacciava su strade larghe dai 20 m agli
80 m.

Importante per C. erano l’igiene il traffico ed un equa


politica fondiaria. Principi che si traducono nella
sopracitata maglia regolare. Gli isolati dovevano
avere dei vuoti, e più isolati formavano i quartieri che
avevano un’equa densità di servizi. La densità era
quindi limitata in principio, però poi è stato
permesso di riempire tutti e quattro i lati dell’isolato.
75
9.1 Il modernismo:
Il modernismo o modernsme è un movimento
artistico che si è sviluppato nella fine del 800 e nel
primo quarto del ‘900. Si è sviluppato principalmente
in catalogna, a partire da un movimento letterario,
Reneciencia Catalana al fine di celebrare la cultura
locale a discapito di quella eclettica. Banalmente il
Modernismo catalano si inserisce nell’ambito dell’art
Nouveau, ma in catalogna assume delle
caratteristiche peculiari che lo rendono unico.

Il modernismo è esito di cambiamenti economici e


sociali, forte è la nuova borghesia, che è convolta dal
modernismo.

La critica contemporanea riconosce a Gaudì un ruolo


di protagonista nell’art Nouveau. Essendo la
Catalogna una delle poche aree in cui vi è
un’industrializzazione, si vive un desiderio di ritorno
all’artigianato. Vi è il desiderio di un ritorno
all’artigianato, non però un artigianato genarle, ma
un artigianato legato alla storia passata.

Nella catalogna questo ritorno al passato è una


costante. Il modernismo darà forma alla Barcellona di
Cerdà. Il piano sarà supportato dalla nuova
borghesia che commissionerà numerosi edifici. Il
Modernismo rappresenta da un lato la libertà per la
creazione di nuove forme, prima non accettate ma
anche il ritrovamento delle proprie radici. Vengono
usati sia materiali tradizionali come il laterizio che
nuovi come il ferro e la ceramica, anche con
commistioni di stile come medievali e Mudejar. Gli
interni erano definiti da pareti curve, facciate
realizzate in pietra ceramica e ferro battuto.

La committenza sarà varia dalla borghesia al comune


finanche la chiesa.

76
Gli architetti come Gaudì o Montaner furono i
maestri di questo periodo.

Il modernismo ha inizio con l’esposizione del 1888 a


Barcellona.

Gaudì non è quindi solo in questo percorso, ma il suo


approccio è senz’altro unico e personale. I progetti di
Gaudì sono divenuti reali anche grazie alle abili
maestranze barcellonesi.

Montaner, altro maestro di questo periodo, fondò


come aveva fatto Morris un laboratorio di
artigianato. All’inizio la sua opera è intrisa di
medievalismo, ma già dalle piante si legge la
modernità.

Il Castello dei tre Dragoni situato a Barcellona


(1887) è costruito con strutture in ferro a vista la
ceramica.

Miglior risultato dell’architetto è però il Palazzo della


musica catalana, realizzato nel 1905-08. Qui
l’architettura chiaramente maturata mostra una
simbiosi totale tra l’architettura e la componente
plastica. L’interno vive dell’integrazione tra Art
Nouveau ed ecletticismo.

Altro maestro del movimento è Josep Puig I


CadaFalch che parte da una più netta opzione
medioevalista. La casa delle punte, definita dalle
torri mostra questo interesse.

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9.2 Antoni Gaudì:
Nato a Reus nel 1852 morì investito da un tram
mentre seguiva il cantiere della Sagrada Familia.

G. Figlio di artigiani specializzati nella lavorazione del


ferro battuto, è proprio dalle sue origini che capisce
l’abilità di intravedere dei volumi anche solo da una
lastra piana.

G. è stato lodato per le sue abilità costruttive e per il


sapere riconoscere i valori dei materiali.

A 22 anni fu ammesso all’università di Barcellona,


appena laureato, entro in contatto con numerosi
artisti ed architetti che lo influenzarono.

Gaudì fu Sostenuto dal Conte Guell che lo incaricò di


numerosi progetti.

L’attività di Gaudì si può dividere in due periodi:

• Gli anni in cui G. ricerca eleganza e perfezione,


sperimentando materiali e tecniche
costruttive. Mostrando molto interesse per la
decorazione. Vicino ancora all’ecletticismo e
all’art Nouveau.
• L’architetto maturo, esito di uno studio delle
forme naturali.

Nel 1878 G. riceve il suo primo incarico dalla


municipalità, gli vengono commissionati due
lampioni per la Plaza Real. Attento già al materiale e
ai colori. Il Lampione ha una base in pietra smussata
per mediare l’attacco a terra. Già in questo progetto
seppur di dimensioni ridotte percepiamo la sua
mano.

G. ha sperimentato molti stili, Dal Mudejar al Barocco


fino alla nascita di un suo stile. Gaudì eredita l’uso
della decorazione alla tradizione islamica.

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Dal gotico la razionalità strutturale. La sua ricerca
continua sta nell’unicità delle sue opere, facendo
riferimento dalle forme naturali. Egli era interessato
anche da forme animali, come si vede per gli
elementi decorativi di casa Batlò.

G. non voleva imitare il risultato della natura ma


voleva proprio carpire il processo creativo della
natura.

la tecnica del crencandice, ovvero ceramiche


spezzettate e ricomposte ad avvolgere e valorizzare
le forme curvilinee delle architetture Gaudiane.

Le sue architetture sono definite da un fulcro


interiore, di solito un vuoto.

I suoi edifici presentano dei riferimenti con il


contesto ambientale, G. sembra sapere percepire il
carattere del luogo, che inserisce nell’opera
architettonica. Spesso usa materiali estratti dallo
stesso sito di progetto. G. si servì del laterizio, e
seppe utilizzare il metodo islamico per la
realizzazione di aggetti ed archi. Questo permetteva
di realizzare profili semiparabolici. Gaudì adoperava
anche la tecnica della Boveda Tabicada per realizzare
le volte.

I principi progettuali per Gaudì sono:

1. posizione dell’oggetto architettonico;


2. dimensione dell’oggetto architettonico;
3. il Materiale ed il suo colore;
4. la Forma;
5. La stabilità.

Elementi la cui relazione porta all’uniformità


dell’edificio.

Le superfici sono trattate in relazione alla luce,


materiali porosi e rivestimenti ceramici erano
utilizzati in elementi differenti.
79
Il rapporto è spesso non frontale ma dinamico,
raggiunto con ombre e aggetti.

Anche G. è molto interessato come i suoi


contemporanei alla decorazione:

Casa Vicens è uno dei suoi primi progetti, che viene


commissionata dall’omonimo produttore di
ceramiche. La villa costruita nel 1883-1888 in una
zona periferica, di allora, mostra l’interpretazione
plastica dei decori. Vista l‘attività del committente
l’uso estensivo delle ceramiche in facciata è un
elemento portante. L’impianto asimmetrico era
pensato per condurre il visitatore a scoprire
gradualmente l’architettura.

La casa è stato oggetto di rimaneggiamenti.

La facciata definita da un coronamento in ceramica e


da laterizio usato per le porzioni strutturali. La parte
superiore è definita da delle loggette dove la
maiolica con le sue riflessioni luminosi definisce la
facciata.

Le aperture completate da grate in ferro battuto,


usato anche per la recinzione (ghisa) che è definita
dalla ripetizione di un elemento.

Osservando l’interno notiamo la vicinanza di G. per


lo stile Mudejar.

La casa del Capriccio, realizzata quasi in


contemporanea a casa Vicens, risponde anche lei alla
stessa influenza stilistica di matrice araba però con
un sistema distributivo differente. La casa
commissionata da Tiano per realizzare una casa di
vacanze, quindi fuori da Barcellona. La villa orientata
per privilegiare la vista sulla vallata disponeva di
ampie vetrate continue.

Sul lato sud l’impianto sembra rettangolare a nord


invece è definito da vari volumi.
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La torre è un altro esempio dell’influenza mudéjar, fa
infatti riferimento ad un minerete. Il resto della casa
è definito da un utilizzo dei materiali che enfatizzato
l’orizzontalità dell’edificio.

L’interno, sobrio rispetto a casa Vicens mostra un


progressivo allentamento dallo stile Mudéjar.

Nato come progetto speculativo Park Guell (1900-


1914) fallì a causa della Prima guerra mondiale. Il
progetto era ispirato dai progetti utopisti della città
giardino. Il principio del progetto era basato sul
verde.

Il progetto propone una divisione dell’area in


sessanta lotti, ogni lotto doveva avere una torma
triangolare con la casa costruita al centro e con gran
parte del lotto adibito a verde. Oltre ai sessanta lotti
completavano l’insediamento centralmente i
necessari servizi primari, quindi un mercato, una
piazza un teatro ed una chiesa. Di questi non viene
costruita solo la chiesa, sostituita da un calvario. Il
progetto non fu un successo, e nel 1922 l’area
venduta fu poi destinata a parco pubblico. Con
questo progetto Gaudì si mostra un abile progettista
del paesaggio. Le strade seguono la topografia,
viadotti ed altri elementi costruiti adoperano
materiali locali per meglio essere integrati.

Il cancello d’ingresso è fiancheggiato da due edifici,


la casa del custode e l’amministrazione. Dopo di che
si giunge alla scalinata di collegamento al mercato
coperto. Il Colonnato del mercato è stato pensato
come uno spazio polifunzionale, come mercato,
come copertura fruibile, e con un ingegnoso sistema
di raccolta acque. Questo per irrigare i giardini
essendo l’area arida. Le 86 colone che reggono la
piazza generano un disegno trapezoidale.

81
I materiali utilizzati sono principalmente quattro, il
laterizio, la pietra Folvoca, il Ferro e la ceramica. Ogni
materiale ha il proprio utilizzo, la pietra per esempio
naturalizza i passaggi viari. La composizione tipica
degli edifici del parco è già esplicitata nel muro di
cinta. La recinzione che aveva scopo difensivo,
essendo l’area isolata, era alto circa 4 m era
contraddistinto da tre bande, l’ultima in ceramica e
convessa. Questa banda superiore è suddivisa in
rettangoli che ne enfatizzano i volumi.

Gli edifici di ingresso, in pianta sono simili, con


piccole differenze compositive, stesso vale per i
materiali adoperati in alzato. Il pinnacolo dell’edificio
amministrativo è un esempio dell’utilizzo del
cemento armato per Gaudì.

La scalinata di accesso è arricchita da una serie di


episodi, rocce e sculture. Importante è la presenza di
una grotta finalmente usata per il ricovero di
carrozze. La scala e definita perimetralmente da un
muro decorato da ceramiche quadrate che
culminano in una merlatura. Il colonnato pseudo
dorico è definito da 86 colonne.

Le colonne interne sono perpendicolari al suolo,


invece quelle esterne sono inclinate per motivi
prospettici. Le colonne sono ottagonali con bai in
ceramica. La ceramica è usata anche per il
rivestimento dei parapetti della piazza.

Questi hanno una seduta che generano una massa


policromatica ideali per l’incontro. La panca è stata
realizzata da Jujol. L’effetto serpeggiante è ottenuto
limitando la decorazione policromatica alla solo
spalliera.

Il mercato coperto dove è sempre utilizzata la tecnica


del crencandice dove però per rompere la

82
monotonia del bianco sono inseriti dei medaglioni
decorati in ceramica colorato.

Le pareti di contenimento del terreno della piazza


sono realizzate con i terrene della zona, e riprendono
la tradizione agricola.

I portici sono molteplici, e concavi. Non vi è più


distinzione tra volta e muro di contenimento.
L’elemento portante e l’elemento portato divengono
un tutt’uno.

Il portico viadotto è anch’esso inclinato.

Il Quadrato d’oro è un isolato dove ad inizio del ‘900


iniziò una sorta di gara tra gli architetti nel costruire
la casa più bella.

Qui G. realizza casa Batlò, CadaFalch realizza casa


Amatller, che ristruttura un edificio proprietà di un
produttore di cioccolato. La casa condiziona in un
certo senso la stessa casa Batlò. L’industriale Batlò
demolì la sua abitazione per creare la più bella
dell’isolato, metodo rifiutato da G. che propose un
progetto sull’esistente, che prevedeva il rifacimento
delle due facciate.

La composizione del fronte è influenzata dalla casa


Amatller, alla quale è raccordata tramite un balcone
indietreggiato che rende il prospetto asimmetrico.

Il basamento in pietra definisce il piano nobile. Il


prospetto trattato a crencandice e decorato da
elementi naturali l’ha resa subito nota.

Ogni dettaglio della facciata è pensato in ogni sua


parte.

Casa Batlò si sviluppa molto in profondità ed è


definita da un fulcro centrale, il patio interno che
illumina anche gli spazi interni. Il patio rettangolare
era sormontato da una copertura vetrata.

83
I rivestimenti, chiari permettevano di diffondere
l’illuminazione zenitale, che però veniva smorzata
dalle pareti e dalle ceramiche sfumate per evitare
fenomeni di abbagliamento. Le finestre di
dimensioni e sagome varie che dipendono dal piano
hanno dei sistemi di ventilazione che evitano di
dovere tenere le finestre spalancate.

Il piano nobile definito da un salone centrale


separato da elementi lignei che potevano essere
aperti completamente. Il controsoffitto in stucco
creava un gioco vorticoso con la luce. Interessante è
anche la vetrata continua divisa in tre porzioni
apribile attraverso un meccanismo sali scendi.

In linea con le usanze Art Nouveau G. disegnò anche


gli arredi.

La facciata interna è invece definita da dei balconi


continui.

84
10.0 Le residenze del regno d’Italia:
La corte di Milano, la corte Napoleonica.

Il Palazzo reale di Milano avrà anche il titolo di


palazzo imperiale. Palazzo reale che arriva agli anni
napoleonici dopo un’importate fase di
trasformazione, essendo stata la corte di Ferdinando,
governatore di Milano. Palazzo reale era già stato
quindi parzialmente modificato in stile neoclassico.
Piermarini aveva demolito un’ala e riorganizzato i
percorsi e gli spazi interni. Il Palazzo era però ancora
inadeguato. Ricordiamo che con l’avvento dei
Francesi il palazzo era stato nazionalizzato. E che a
partire dal ’96 aveva un uso pubblico.

L’intendenza della corona è l’organismo che viene


incaricato dei lavori a palazzo.

Nella Seconda guerra mondiale, tuttavia, il palazzo


subisce grandi danni, per esempio la sala delle
cariatidi fu una delle stanze più colpite. Questa aveva
un affresco in simil fregio realizzato da Appiani che
celebrava la figura di Napoleone. Non sono
pervenuti ma abbiamo delle testimonianze
iconografiche di parte dell’affresco, come l’arrivo di
Napoleone a Milano. Il soffitto delle Cariatidi, a
partire del 1803 si pensava di affrescarlo sempre per
mano di Appiani, che realizza un bozzetto della
caduta dei giganti. Affresco che non viene mai
realizzato. Tuttavia, l’iconografia di Giove, è un tema
ricorrente per il palazzo reale. Il tema associa Giove a
Napoleone.

Con l’istituzione del regno d’Italia si decreta il


patrimonio della corona. Esso è costituito da sei
palazzi, quattro esistenti, quello di Milano uno a
Modena e due di Mantova e due palazzi da acquisirsi
a Brescia e Bologna e due ville.

85
Essendo il palazzo rifunzionalizzato a palazzo
imperiale esso doveva essere rifunzionalizzato per
rispondere a delle necessità. I palazzi reali francesi
avevano infatti una rigida etichetta. L’etichetta
prescriveva che I palazzi imperiali avessero tre
appartamenti.

Noi abbiamo una testimonianza dello stato del


palazzo nel 1807 grazie ad un inventario.

L’appartamento del trono comprendeva due sale


degli arazzi ed un salone delle colonne. Questo era
l’appartamento imperiale. Già nella prima fase dei
lavori vengono realizzate quattro nuove stanze.

Gli appartamenti di imperatore e imperatrice


avevano delle sale di rappresentanza.

Vi era anche l’appartamento della viceregina detto


della principessa.

Vi erano anche appartamenti minori. Come quello


del Viceré.

I lavori di concentrano nella realizzazione di queste


quattro stanze.

La sala degli arazzi aveva già avuto una


trasformazione nel periodo asburgico, era decorata
da pitture di Appiani. La sala

La sala dei ministri viene completamente ripensata


in gusto neoclassico, vengono ripensate le porte e gli
apparati parietali. La tappezzeria di lampasso celeste
a fiori. Il gusto è in linea con le precedenti
trasformazioni del Piermarini. Caratteristica peculiari
è la copertura a volta emisferica con lucernari a
motivi ottagonali a stucchi. La volta fu conclusa con
la raffigurazione della Pace da parte di Appiani.

La Sala del Trono aveva una tappezzeria verde,


simbolo del regno d’Italia. La volta affrescata

86
rappresentava vittorie e l’apoteosi di Napoleone su
disegno dell’Appiani. Anche questa sala è stata
fortemente danneggiata dalla guerra. La sala del
trono comprendeva anche un baldacchino, ricamato
a finta pelle d’ermellino.

Anche nella Sala dei principi la tappezzeria fu


rinnovata, Bianca con decori ad aquila. La volta
sempre decorata dall’Appiani figurava una serie di
affreschi encomiastici della figura di Napoleone.

Della seconda fase dei lavori abbiamo una serie di


piante realizzate dal Canonica, che oltre ad essere
delle piante testimoni dello stato di fatto avevano
anche scopo progettuale.

Il progetto del Canonica vede trasformata la sala


delle colonne che è ridefinita in due ambienti, sala
della musica e Galleria. La sala della Musica con
colonne a stucco lucido in stile corinzio.

La galleria, dal forte carattere rappresentativo,


doveva ospitare i ritratti dell’imperatore e dei
ministri. La soluzione del canonica prevede
un’illuminazione zenitale.

In questa seconda fase dei lavori è ultimato


l’appartamento ordinario dell’imperatore. Con una
stanza adibita a biblioteca, ed un bagno
all’avanguardia. È riconfigurata anche la stanza da
letto dell’imperatrice, che mostra l’attenzione per gli
aspetti funzionali. Erano inseriti infatti i bagni.

La sala Napoleonica mostra un aggiornamento del


mobilio, mobilio realizzato da artigiani milanesi.
Decori in linea con il gusto predicato da Percier e
Fontaine.

La realizzazione della scuderia prevedeva un


ridisegno del prospetto, che però verrà ultimato solo
nel periodo della restaurazione.

87
10.1 Le regge reali, La villa di Monza
Il cantiere della villa di Monza ha avuto due fasi ben
distinte, nella prima fase è costruita la reggia, e nella
seconda sono costruiti i giardini all’inglese. Il Giardino
viene perciò trattato come un paesaggio.

Il terreno circostante strutturato su più livelli sfruttava


le differenti altezze del terreno.

Nel 1796 la Villa di Monza diveniva parte dei


possedimenti di Napoleone.

Nel periodo della repubblica Cisalpina il palazzo viene


svuotato e venduti gli arredi, si pensa di vendere anche
la stessa villa, fatto che viene sventato, e dopo ciò
nominata villa del governo.

Napoleone in visita in Italia decide di soggiornare nella


villa reale, che era però spogliata. Canonica è quindi
nominato per il ri-arredo degli spazi.

Dopo il primo progetto generale redatto da Canonica


iniziano i lavori. Canonica in corso d’opera fa delle
modifiche. Nella sala del caffè la tappezzerie è
realizzata dal Ranieri, che aveva anche già lavorato nella
Regga reale a Milano. La tappezzeria dipinta a mano su
seta mostra la ricerca di un verismo botanico.

Nel 1805 la Villa reale di Monza diviene effettivamente


reale. L’architetto incaricato della rifunzionalizzazione è
ancora Canonica.

Eugenio di Boarine si innamora della Villa che è vista


come una Versailles senza però un giardino, che viene
quindi ridisegnato dal Boarine.

Nel 1806 iniziano i lavori, che prevedevano la


realizzazione di recinti. Cancellate progettate dal
Canonica. Il teatrino decorato dal Sanquirico era
anch’esso stato progettato dal Canonica.

Con la caduta del regno d’Italia nel 1814 i lavori


furono interrotti.
88
10.2 Le regge reali, La villa Belgioioso:
La Villa era stata realizzata negli anni ’80 del ‘700 per
un nobile, Diplomatico dell’imperatore asburgico. La
villa vicina al corso di Porta orientale, quindi di
vocazione suburbana che mediava tra il modello
della villa di campagna lombarda dell’Hotel particole
francese. La costruzione della villa coincide con il
tracciamento della via Rosaia. una facciata su strada
più sobria ed una interna più sfarzosa su disegno del
Farini. Concepita come doppio piano nobile era
molto moderna sia sul piano della distribuzione
planimetrica che per la presenza del Giardino
all’inglese arricchito da episodi architettonici del
Pollack.

Belgioioso, era un uomo di cultura che aveva


viaggiato molto, e che quindi aveva in mente i temi
discussi a fine ‘700.

La pianta a C presentava una disposizione dei locali


igienici molto moderni con anche l’acqua riscaldata
da delle stufe. Le carte da parati erano inglesi.

La villa è requisita nel 1896 e poi restituita a


Belgioioso che la abita fino alla sua morte nel 1901.
Nel periodo della Repubblica la villa è presa in affitto
ed abitata da personaggi affiliati alla famiglia
Bonaparte.

La villa viene poi acquistata dalla repubblica per 500


mila lire insieme ai giardini ed agli arredi. Nel 1804
Rainieri, pittore animalista fu incaricato di realizzare
delle tappezzerie in stile verista botanico.

La villa abitata da Eugenio e Amalia sarà ceduta nel


1810 ai beni di Boarine. Passaggio che avvenne con
un atto che testimonia arredi e piante della villa.

Il Giardino fu ampliato, su disegno del Canonica in


linea con il giardino all’inglese di Pollack.
89
Gli interni che osserviamo su un disegno del
canonica mostra il legame tra l’impianto idraulico e
la roggia prospiciente l’edifico.

Al piano Nobile vi sono le stanze più private della


coppia. Con una stanza dei Ciambellani ed una sala
da pranzo.

Il Salone viene organizzato con un apparato


architettonico in semicolonne corinzie. I suntuoso
soffitto a cassettoni è riflesso sul pregiato parquet
usato in pavimentazione.

L’altro ambiente ripensato in questi anni è quello


della sala da pranzo, sempre su progetto del
Canonica. Il pavimento in selciato alla veneziana
dialoga con le colonne verdi in ordine corinzio. La
volta a botte è arricchita da dei grandi lampadari.
Sempre sulla volta vi è un dipinto di Appiani, Il
Parnaso.

Degli appartamenti privati abbiamo poche


testimonianze. Sappiamo che qui erano montate le
tappezzerie del Ranieri.

Rilevante nella Villa Belgioioso è il ciclo decorativo


ispirato ai grandi pittori italiani, tra cui figurava anche
Appiani. Questo ciclo era in un ambiente che
ospitava la collezione di quadri di Eugenio di Boarine.

Nella villa erano presenti anche una collezione di


Minerali e di automati.

90
11.0 L’Art Nouveau, Francia:
L’art Nouveau è disposta a partire dalle nuove
tecniche anche superando gli stili storici, prendendo
come esempio soprattutto la natura.

Questo movimento è unitario ma ha delle


sfaccettature che rendono le varie esperienze uniche.

Il caso della Francia è quello più vicino all’Art


Nouveau Belgio, con L’utilizzo di nuovi materiali, e
con motivi floreali.

A Parigi importante è l’esposizione del 1900 che


privilegia il nuovo stile, i manifesti realizzati con linee
curve e fitomorfe, mai rette mostrano l’adesione allo
stile liberty. La Francia è anche una vetrina che ci
permette di confermare che l’architettura ufficiale in
questo periodo sia ancora fortemente legata ad un
classicismo Bozzare. Prova ne sono i due edifici
ufficiali costruiti in occasione dell’esposizione del
1900. Il Gran Palis e Petit Palais progettati da Girault,
sicuramente sono disposti ad accogliere le nuove
tecnologie, come per la copertura che esibisce la
struttura metallica, che sono però mediate da
un’impostazione ancora classicista.

L’Art N. è detta anche Liberty, prendendo il nome da


un negozio inglese a Regent street. Il termine art
Nouveau era invece preso dal nome di una galleria
francese.

La Vetrata di Gruber, Vallin ed Andrè mostra il


gusto Liberty con profusione di decori, realizzati con
materiali pregiati trattati con forme sinuose. La
vetrata in legno di acacia è decorata da vetri colorati,
vetri artistici tipici della scuola di Nancy.

La scuola di Nancy si specializza nell’artigianato


vetraio, a testimonianza del fatto che L’A. N. è
un’opera d’arte totale.
91
I grandi magazzini, protagonisti della belle époque in
quanto spazio sociale, vengono realizzati in linea con
lo stile Liberty. Il Nouveaux Magasins Printemps è
un esempio di rilievo. La vetrata diviene elemento
centrale, ampiamente decorato, dello spazio interno.

La tipologia del grande magazzino necessitava infatti


di grandi quantità di luce, quindi, era indispensabile
avere un grande pozzo di luce centrale.

nell’architettura residenziale la figura più di rilievo è


Hector Guimard. La più famosa, Castel Bèranger,
edificio residenziale prende il nome di castel perché
imita un castello medievale. Seppur siano inventati
nuovi elementi che rimandano al gusto di Horta,
questi sono arricchiti da fonti altre. Qui abbiamo
quindi riprese in modo giocoso del ‘antico, che è ben
diverso dal metodo filologico dell’ecletticismo.
L’obiettivo è quello di realizzare un edificio che
spicchi e rappresenti la nuova classe borghese.
Anche l’ingresso da prova della ricerca e dell’utilizzo
di un nuovo linguaggio con colonne che non imitano
nessun ordine classico ma al contrario hanno forme
fitomorfe.

La metropolitana di Parigi viene realizzata in questi


anni, e perciò era stato imbandito un concorso per
definire l’arredo urbano della metropolitana. La
Metro era simbolo di innovazione, quindi, aveva
bisogno di un nuovo linguaggio. Il concorso fu vinto
da Guimard. Interessante è anche che questi
elementi sono elementi riproducibili. Ci si confronta
con il tema della serialità. I materiali utilizzati per la
metropolitana sono il ferro, il vetro e le cermiche
industriali. L’arte di G. è un’arte seriale, modulare,
assemblabile.

Il materiale usato da G. è il ferro, per le sue ottime


qualità quali la resistenza e la malleabilità.

92
La Maison Colliot a Lille con una facciata dal gusto
chiaramente A. N. con utilizzo di ferro ed ornamenti
naturalistici. La casa, di un produttore di ceramiche
esponeva in facciata proprio questo materiale.

Il castel Orgeval, è un villino privato del 1904 che


ancor più di Castel Bèranger rievoca in maniera
inedita le forme legate all’idea del castelletto
medievale.

L’hotel Guimard, realizzato da G. per la sua stessa


famiglia, è interamente in stile Art Nouveau, se
osserviamo la sala da Pranzo riconosciamo
l’omogeneità tipica dell’art N.

Nella Sinagoga in Rue Pavèe a Parigi G. si confronta


con una committenza meno abbiente, progetta si un
edificio di culto, ma innanzitutto un edificio
funzionale. Un luogo che deve permettere l’accesso
di un gran numero di persone. L’architetto riesce
quindi a declinare il linguaggio moderno con una
decorazione meno esuberante. Lo spazio è definito
da grande logge con ampie luci zenitali.

11.1 Art Nouveau in Inghilterra:


Se il versante Franco-belga dell’Art Nouveau
rappresenta un equilibrio tra gli approcci laici e
razionalisti e il culto la bellezza, quello scozzese è
intriso di una visione per certi versi politica, e a suo
modo, storicista.

Interessante è La scuola di Glasgow, un gruppo di


artisti omogenei che si richiamano ad un operare
comune. L’A. N. si manifesta più precocemente in
Scozia, a Glasgow una delle regioni dove
l’industrializzazione era più avanzata.

93
Questo gruppo di artisti, nominati the Four si
impegnano inizialmente nel campo delle arti
applicate, in linea con la tradizione Morrissiana.

La scuola di Glasgow tende ad una geometrizzazione


della natura ed una stilizzazione grafica, questo lo si
vede già dalle prime opere, che erano mobili e
grafiche. Gli artisti di questo gruppo credevano
fortemente che l’arte dovesse toccare tutte le scale
dall’architettura alle grafiche.

Mackintosh per primo si confronta con la scala


architettonica, nel progetto della scuola d’arte di
Glasgow. Il concorso (1897) fu vinto con un progetto
di chiaro stampo moderno, che rompeva le regole
dell’accademia. La facciata asimmetrica esponeva
chiaramente le sue funzioni, rifiutava i principi
classicisti della progettazione, e adoperava nuove
tecniche come il ferro, avendo però misura della
tradizione architettonica dell’area. Chiaro è infatti il
riferimento, ovviamente rielaborato, all’architettura
baronale. L’intera costruzione pare essere regolata
dal rapporto che insiste tra esterno ed interno,
rafforzato dalla cura con cui M. definisce anche gli
arredi. I materiali, esibiti schiettamente, nella
biblioteca risultano in una struttura a vista in legno
che configura una passerella sospesa.

L’art Nouveau della scuola di Glasgow è più distante


dall’estremo decoro tipico belga.

Le opere del gruppo scozzese presentano un


miscuglio tra elementi funzionali realizzati con
materiali innovativi ed altri prettamente estetici.

M. progetta anche la Hill House, anche qui è forte la


rielaborazione del modello medievale. Interessate è
come la ricerca formale decorativa sia si legata al
linguaggio tipico di M. ma che sia anche
profondamente legata all’elaborazione di modelli
94
primitivi ed orientali. Nelle architetture di M. è forte
la geometrizzazione e la semplificazione del volumi.
La Hill House, La Hill House, anch’essa progettata
nella sua interezza dall’apparato architettonico fino
agli elementi decorativi. La Sedia della Hill house
mostra la stilizzazione attuata dalla scuola di
Glasgow. In un tappetto per una sala notiamo la
stilizzazione geometrica attutata nella rosa, simbolo
del gruppo.

Nel 1903, il periodo maturo di Mackintosh progetta


la Tea Rooms, che mostra l’attenzione per la
progettazione totale, dall’architettura al cucchiaio.

La stagione dell’Art Nouveau dopo il suo periodo di


splendore è stata poi stata vista con disprezzo, per
poi essere riapprezzata negli anni ’60 del ‘900.

11.2 La Vienna di Otto Wagner:


In questo periodo L’Austria è in una fase di estremo
splendore culturale. Con figure come Freud o
importanti musicisti.

La secessione viennese si forma nel 1907 e nasce


dalla secessione di alcuni artisti dalla scuola di arte di
Vienna.

Gli architetti della Secessione Viennese sono per la


maggior parte allievi di Otto Wagner, che per primo
introdusse elementi della modernità
nell’architettura.

Otto Wagner, oltre che un abile architetto era un


ottimo disegnatore, e ne dà prova nel disegno di un
progetto per un ponte sul Canale del Danau.
Importate per lui era la scala urbana, vinse anche il
concorso per il piano regolatore di Vienna.

95
Nella sua prima Villa (1895) notiamo ancora un forte
legame al classicismo, l’impianto è chiaramente
palladiano. Ma dopo che Wagner fu chiamato ad
insegnare nella scuola di Architettura di Vienna,
iniziò una riflessione rispetto all’architettura
moderna. Scrive un libro in cui enuncia le direzioni
utili al raggiungimento di un’ architettura moderna.
Queste sono due:

-La composizione, un edificio che sappia essere


espressione della sua funzione; -un edificio non può
essere bello se non funzionale.

-La costruzione, ovvero la rispondenza dell’edificio


agli elementi costruttivi.

W. comincia a cogliere la debolezza dell’eccessiva


esuberanza decorativa, ogni forma architettonica
deve provenire dalla costruzione e divenire arte da
essa.

Anche W. Come Guimard è incaricato di realizzare gli


edifici legati alla nuova metropolitana. Anche lui
progetta elementi seriali che si compongono
differentemente nelle varie stazioni. I materiali, e le
strutture moderne sono esibite. È esibito il carattere
di tamponamento dei pannelli, mostrando gli
elementi di fissaggio.

W. opera anche nel campo dell’ediflizia residenziale,


il suo progetto più rilevante e più in linea con i suoi
ideali è forse la Maiolika Haus (1898-99) rivestita in
ceramica, che permette di decorare la facciata.
Importante è però che l’architetto mostra il carattere
di rivestimento della cermica.

W. ha occasione anche di costruire grandi edifici


ufficiali in centro a Vienna. Nella Postsparakasse la
struttura mista esibita negli spazi interni vuole
rendere onestamente percepibile la struttura pur

96
non esibendola apertamente. Essendo una banca W.
Non poteva certo esibire una struttura in ferro
tamponata in vetro in quanto una banca deve
esprimere solidità. W. Decide allora di rivestire la
struttura metallica con lastre in marmo, ma si pone il
problema di enunciare in facciata la struttura. Questo
lo fa con una maglia in ferro a vista che definisce la
facciata ed esprime onestà strutturale. I decori sono
concentrati in alcune parti di particolare rilievo
dell’edificio, come nell’attico. Il quale è adornato anche
da due statue della vittoria. Questa può essere definita
come un’architettura moderna. W. Inizia a depurare gli
elementi decorativi, e questo si percepisce nell’ingresso
della banca. Interessante è anche la soluzione di W. Di
utilizzare una pavimentazione vetrata sostenuta
anch’essa da una struttura metallica.

La chiesa di St. Leopold am Steinhof (1905-1907) viene


realizzata da più artisti della secessione Viennese. Ma
Wagner fu il direttore di questa sinfonia artistica. Anche
qui abbiamo un rivestimento esplicitato da una
struttura metallica a vista. Importante è anche il
rapporto tra i materiali, che si distinguono com’anch’e
per gli elementi architettonici in strutturali e decorativi.
All’interno abbiamo un mosaico absidale realizzato da
Remigus Geyling e delle vetrate su disegno di Kolo
Moser.

La seconda villa di Wagner (1912-13) mostra il punto


di arrivo di W. Che va nel senso di un tentativo di
razionalizzazione dell’architettura attraverso la
riduzione all’essenziale della decorazione ed una
geometrizzazione delle sue forme. In questo edificio i
volumi sono semplificati e la decorazione,
geometrizzata mostra un superamento della natura
come modello e non è una decorazione gratuita. Essa
in un certo senso sottolinea ai punti strutturali
dell’edificio, dove un architetto avrebbe messo un
bugnato.

97
11.3 La Secessione Viennese:
Nel 1897 a Vienna si fonda la Wiener Secession,
fortemente influenzata da Wagner ma anche da una
mostra di Mackintosh (1900. La secessione si
riconosce in questo linearismo astratto tipico della
scuola di Glasgow.

Il gruppo della secessione fonda anche una rivista il


Versacrum, che mostra anche l’interesse per la
grafica del gruppo. La grafica geometrizzante si nota
anche nella riduzione ad un linearismo astrato
nell’albero.

Obiettivo era quello di organizzare delle mostre che


diffondessero un gusto alternativo rispetto a quello
accademico.

La rivista è animata dalle opere di Moser e Hermann


Bar, teorico del gruppo.

I due maggiori architetti della secessione sono


Joseph Olbrich e Joseph Hoffmann.

Olbrich, allievo di Wagner all’accademia, è l’autore


della secessione, padiglione espositivo del gruppo.
Esso è perciò manifesto del gruppo. Questo cerca di
inaugurare un nuovo linguaggio basato sulla
semplificazione dei volumi. È enfatizzato l’elemento
centrale da una cupola dorata, che tratta anche
l’utilizzo di più materiali. Le pareti cieche sono
decorate in corrispondenza degli angoli. L’ingresso è
enfatizzato in negativo con un arretramento. Le
decorazioni floreali stilizzate, culminano nella
copertura dorata. Il linguaggio vuole offrire un forte
dialogo tra arte ed architettura.

Altro grande complesso di edifici che si deve ad


Olbrich è La Kunstlercolonie a Darmstadt.

98
Il tema della colonia d’artisti è un tema molto
importante, che si diffonde molto in Europa. Una
delle più importanti è proprio questa progettata da
Olbrich per volere dell’amministrazione. Olbrich è
incaricato di progettare la Ernst-Ludwig Haus la
sede dei laboratori degli artisti, che denuncia la
propria vocazione centrale, con un ingresso però
molto enfatizzato.

Questa ha all’ingresso due statue, la forza e la


bellezza, rappresentati i valori degli artisti della
colonia. L’ingresso in negativo è decorato con
dorature di gusto bizantizzante, che richiamano le
opere di Klimt.

La casa di Olbrich mostra anch’essa una


semplificazione delle forme, adoperando una
decorazione geometrica.

La casa di Behrens, realizzata in Judenstill, dallo


stesso B. ha un gusto chiaramente moderno.

Atro protagonista della secessione viennese fu


Hoffmann anche lui allievo di Wagner, ed impegnato
sia sul rinnovamento dell’architettura che delle arti
applicate. Fonda nel 1903 con Kolo Moser la Wiener
Werkstatte dove venivano realizzati che si
confrontavano con la modernità, anche quindi con
l’elettrizzazione degli arredi. Gli oggetti della W. W.
Reinterpretano gli oggetti, razionalizzando e
adoperando materiali moderni.

Hoffmann interviene su più edifici, forse l’intervento


più interessante è quello del Sanatorio di Purkerdorf
(1904-08) qui H. raggiunge una sintesi conforme alla
modernità. Non vi sono paraste o decori,
l’architettura è fatta di giochi di volumi. È forte anche
l’attenzione alla funzione, le finestre più basse erano
in funzione dei degenti sdraiati. L’elemento

99
decorativo quasi totalmente assente consiste solo di
una cornice che segna il perimetro di ogni elemento.

Completamente diverso è il risultato raggiunto con


Palais Stoclet a Bruxelles (1905-1911) qui spicca
l’utilizzo di materiali prestigiosi. Il committente,
estremamente ricco voleva esprimere la sua
modernità senza però rinunciare all’apparire.

Anche per questo progetto parteciparono più


esponenti della secessione viennese.

La composizione articolata ha un centro assiale, la


torre, ma non è simmetrica, e i volumi esterni sono
esito della distribuzione interna. La torre è adornata
da quattro statue. Hoffman accentua l’autonomia di
ogni piano incorniciando le superfici.

Anche per questo progetto parteciparono più


esponenti della secessione viennese. L’interno
interamente decorato e progettato presenta
un’opera parietale di Klimt.

La Villa Skywa-Primavesi mostra il tentativo di


applicare una riduzione a corpi geometrici di una
villa di impianto inizialmente tradizionale.

11.4 Contro L’ornamento; Adolf Loos:


Non tutte le esperienze dei modernismi possono
essere considerate Art Nouveau. Esempio è Loos che
critica la secessione soprattutto sulla profusione
dell’ornamento. Con Loos alcuni parlano di proto-
razionalista, le sue architetture sono senz’altro figlie
della sua epoca ma ha avuto un opinione ostile verso
la profusione del decoro.

Loos, personaggio carismatico, non si forma


seguendo una scuola istituzionale ma è autodidatta.
Visita anche l’America (1893-1896) e ne rimane

100
colpito in quanto esperienza molto diversa da quella
europea. Tornato in Austria nel 1903 pubblica il
primo numero della rivista Das Andre, non
interamente incentrata sull’architettura. Che cerca di
rifondare la vita quotidiana.

È anche incaricato di alcuni progetti come


l’allestimento del Cafè Museum a Vienna (1899),
vediamo già un allentamento dalle forme
ornamentali, ed un’estrema attenzione per i
materiali. Per il Cafè, Loos disegna una sedia che
sfruttava una nuova tecnica per curvare il legno. La
sedia valorizzava il materiale e la sua funzione. Per
Loos l’artigianato era qualcosa di molto importante,
lui credeva che un buona architetto fosse un
muratore che ha studiato il latino. Loos aveva un
grande rispetto per i materiali e per l’abilità degli
artigiani di lavorare la materia prima. L. scrive delle
parabole pubblicate sul Das Andre. Tra queste
importante è quella del sellaio, che critica gli
architetti A. N. e la loro infondata l’esuberanza
decorativa.

Nel 1908 L’articolo Ornamento e delitto, criticava


aspramente il decoro, come qualcosa che nasconde la
struttura e come qualcosa tipico dell’uomo primitivo,
uomo che si tatuava la pelle. L’ornamento quindi
considerato primitivo e falsificatore.

Loos si confronta perciò con la riduzione


dell’ornamento il che non risulta in un suo totale
abbandono, come faranno poi Le Corbusier e Gropius.

IN questo progetto chiaro è che Loos non elimini


l’ornamento negli spazi rappresentativi. La casa
Michaelerplatz, localizzata in una posizione di estremo
valore. L’edificio distingue chiaramente la porzione
commerciale da quella residenziale. Loos non definisce
gli spazi con la decorazione bensì con la ricchezza dei
materiali, è utilizzato un ricco marmo serpentino.

101
L’appello di Loos non è un appello alla nudità
dell’edificio bensì all’eliminazione della decorazione
superflua. Ancora più evidente la semplificazione dei
decori è evidente nella parte residenziale
dell’edificio.

Secondo L. la facciata esterna doveva essere sobria e


non chiassosa in quanto apparteneva alla città.
Eleganza per Loos è passare inosservati. Nel caso
della Casa Michaelerplatz L. riteneva la parte
moderna fosse la porzione inferiore. La casa fu
oggetto di una forte polemica, tanto vero che la
municipalità aveva imposto di adottare quantomeno
delle fioriere alle finestre.

L’anonimato della facciata esterna Loos lo ripropone


anche per altre ville suburbane. Per esempio, nella
casa Steiner la facciata esterna e interna sono ben
diverse. Interessante è anche il metodo progettuale,
che si basava prettamente sull’interno. Risultato di
ciò erano le facciate con finestre irregolari.

Anche in Casa Muller ritroviamo i principi sopracitati.


Round plan, progettare a partire dalla sezione,
importante è la tridimensionalità degli ambienti.

Osservando gli interni si carpisce il gioco che insiste


tra i vari spazi, che seppur separati sono fortemente
legati. Rilevanti sono anche i colori ed i materiali.

Loos è una delle prime voci che intraprende il


cammino della modernità muovendo una
consapevole critica dell’esuberanza decorativa.
Secondo L. la modernità si raggiunge attraverso
eliminazione dell'ornamento. Lascia così in questo
senso una forte eredità, alle generazioni che
lavoreranno nel dopo guerra.

102
12.0 Le residenze reali, Brescia e
Modena:
Anche Brescia e Modena furono due città rilevanti
nel periodo napoleonico, furono sede infatti di due
corti napoleoniche. Importante è il tema della corte
imperiale/ reale nel periodo Napoleonico.

Entrambe le residenze idealmente entrano a far parte


del patrimonio della corona nel 1805, a seguito
dell’incoronazione. A seguito dell’incoronazione
furono infatti definiti sia patrimoni esistenti che
progetti di rifunzionalizzazione per costituire così un
corposo patrimonio della Corona.

Il palazzo di Modena, ex palazzo ducale, non subì


grandi modifiche invece per Brescia siamo di fronte
ad un imponente progetto di rifunzionalizzazione.

12.1 Palazzo Bargnani, Brescia:


Il progetto di Canonica prevedeva un
rimaneggiamento di un edificio esistente, progetto
che però non fu mai ultimato. Il progetto fu infatti
redatto troppo tardi, nel 1812, in una fase di
fallimenti militari, quindi il progetto fu avviato ma
mai ultimato.

Il caso del palazzo reale a Brescia è poco trattato, ma


è esito di dei recenti studi sui progetti del Canonica.

L’idea di avere un palazzo reale in città era già


assodata nel 1805, essendo l’edificio parte dei
patrimoni della corona.

Il legame con Brescia era già forte per motivi militari,


in quanto centro dei combattimenti tra le forze
militari francesi e Austroungariche.

103
Napoleone giunse per la prima volta a Brescia nel
1796, ospitato nel monastero di Sant Aufenia.

Un centro quindi di forte valore militare, centro di


battaglie, testimoniate da dipinti e monete.

Brescia era già stata oggetto di grandi progetti come


quello per la rocca D’anfo fu centro di un grande
progetto di ampliamento, che non fu però terminato
viste le lungaggini dei lavori.

Nell’area del Bresciano lo stesso Napoleone pensò


Alla costruzione di una base militare nella piana a sud
della città, centro di numerose esercitazioni Militari.
La base di Montevecchio è stata poi smantellata, non
è più quindi visitabile.

Brescia ebbe un forte valore strategico anche dopo


l’annessione del Veneto, nel 1807 fu progettata una
fonderia, la più importante del regno. Il progetto
magniloquente non fu mai ultimato. Le armi
prodotte erano di elevata fattura, perciò le fabbriche
furono definite reali.

I fratelli ed Anni sostennero la rivoluzione bresciana.

Nell’attesa di avere una propria reggia Napoleone fu


ospitato anche nella villa di Montirone, una villa
appena fuori Brescia con giardini all’italiana risalente.
Usualmente però Napoleone, quando in visita, era
ospitato in dimore nobiliari urbane. Come a Palazzo
Fenaroli edificio decoroso con ampie sale decorate
in stucchi, che ancora oggi presenta una stanza
intitolata a Napoleone. Questa stanza presenta un
imponente letto a baldacchino.

Il palazzo Bargnani, proprietà dell’omonimo,


parente di Fenaroli, fu membro del governo
provvisorio della repubblica bresciana e fu capo
doganale del regno.

104
Il palazzo B. situato su via Matteotti era stato
costruito da una delle famiglie più insigni del
Bresciano. L'edificio costruito su di una persistenza
Ebbe una lunghissima gestazione, fu acquistato a
metà 700 da una rinomata famiglia bresciana e non
era ancora stato ultimato.

Il contesto edilizio circostante, moto disordinato, era


centro di un progetto di riorganizzazione dei flussi.

Il disegno del palazzo è merito dell’architetto Groppi,


ad eccezione della facciata, forse merito del Juvarra.

Come si apprezza dai rilievi l’ingresso avveniva


attraverso un androne che conduceva ad un ampio
salone, interamente decorato con affreschi risalenti
al primo ‘700.

Le decorazioni del palazzo proseguirono fino a metà


1700 e non era ancora concluso nemmeno con la
vendita alla famiglia Bargnani.

Il contratto fu siglato nel 1813 e dopo ciò assunse la


denominazione di palazzo della corona.

L’acquisto del palazzo era già stato pianificato nel


1812 quando Canonica fu inviato a Brescia per
redigere un progetto di realizzabilità. Canonica
avrebbe dovuto stimare i costi di realizzazione e
quindi stabilire un’offerta.

Canonica aveva già avuto contatti con Brescia,


avendo già lavorato nel 1810 per la realizzazione del
teatro grande.

Canonica nella sua attenta analisi illustrò lo stato di


fatto ed ipotizzò un progetto di riadattamento.

Del progetto abbiamo le otto tavole di rilievo


realizzate dal Canonica.

In esse sono illustrate sia le piante dei singoli piani,


che un rilievo della facciata principale. Attraverso
105
un’accurata analisi di questi elaborati grafici è
possibile capire l’approccio di Canonica. L’architetto
apprezzava la struttura solida del complesso ma non
ne apprezzava lo stile barocco, nonostante
riconoscesse il valore delle decorazioni considerate
magniloquenti.

Canonica osservava fosse necessario modificare


serramenti pavimenti e decori interni ed anche
ricostruire i rustici. L’Analisi del canonica prendeva
nota anche del contesto. Con la consueta
meticolosità Canonica valutò piano per piano se
l’edificio potesse ospitare le nuove funzioni.

Il palazzo reale doveva ospitare numerosi


appartamenti e seguire la rigida etichetta di corte
redatta da Lauseguerre, aspetti, che dovevano essere
consideranti per gli interventi di rifacimento.

Canonica ipotizzava di localizzare nel sotterraneo i


servizi e le cucine, gli ammezzati ospitavano invece la
servitù, rispettando quindi la distribuzione originale.

Il piano terreno veniva invece suddiviso da Canonica


nelle due ali, nell’ala destra gli appartamenti
avrebbero potuto ospitare gli alloggi dell’ufficiale e
mentre l’ala sinistra avrebbe ospitato gli ufficiali
subalterni.

Più complessa era la distribuzione del piano Nobile.

Canonica mantiene l’appartamento di


rappresentanza in facciata e poi nelle ali localizza i
due appartamenti reali, appartamenti che vengono
completamente riorganizzati. Le decorazioni
avrebbero dovuto essere integralmente modificate,
per rispettare i gusti neoclassici.

Nel secondo piano sarebbero stati localizzati gli


appartamenti del seguito di corte.

106
Importante mancanza osservata da Canonica nel
redigere l’analisi era l’impossibilità di attraversare
internamente i due corpi edificati. Altra grande
carenza era la scuderia.

Canonica predispone quindi un progetto che


razionalizza l’ala delle scuderie, aumentando i posti
disponibili. E contemporaneamente progetta una
Galleria che avesse il compito di unire i due palazzi.

Importante è l’assialità del progetto, mantenuta,


attraverso gli ingressi che si susseguono.

Come già sottolineato il progetto non fu mai


ultimato, una volta nata la repubblica italiana il
palazzo fu poi ceduto ad essa e quindi adibito da lì in
avanti a edifici scolastici.

Interessante oltre che l’esito progettuale ad opera


del canonica in è il Rapporto con l’élite che
Napoleone aveva. Da l’analisi di questa vicenda si
evinci infatti come Napoleone cercasse di coniugare
giusto rapporto tra le parti dell’élite, distribuendo
ruoli di spessore alle varie famiglie nobili.

12.2 Palazzo di Modena:


Del periodo napoleonico resta poco, essendo stato
cancellato molto dopo la caduta del regno
Napoleonico.

Il Galliani nel 1846 ricordava il periodo napoleonico


come il periodo della spoliazione, i beni della corona,
denudarono il palazzo reale modenese da mobili,
cornici e decori. La scena della spoliazione del
palazzo Ducale è descritta anche da Boccaccio. Le
proteste furono vividissime, e Napoleone promesse
l’arrivo di arredi dal palazzo reale di Milano.

107
La reggia di Modena era molto importante già da
quando era stata ricostruita da Francesco d’Este.

Ercole, duca illuminato, tuttavia aveva lasciato un


grande debito.

A Modena dopo la pace di Aquisgrana, non


essendoci un erede maschio Francesco III prometta
in sposa sua figlia. Inizia quindi un progressivo
declino della famiglia. Modena è un ducato di 300
mila abitanti, che vive una sorta di nuovo splendore,
poiché ben descritta a Milano da Francesco III. Allora
molti borghesi investono qui alla ricerca di titoli.

Il complesso del palazzo di Ducale fu conservato e


manutenuto con cura dai Duca. Il complesso sorgeva
sulle fondamenta di un castello.

La facciata decorata con progetti di estremo valore


fu ultimata non con marmi veronesi bensì con
pitture. Il palazzo ducale prevedeva oltre 500
ambienti.

Il palazzo era contrassegnato da dei quartieri.

Dopo l’acquisizione da parte della Corona le


cerimonie furono tenute nella piazza principale.

Viene deciso di istituire a Modena un istituto


gratuito, qua poiché gli ultimi due duchi avevano
realizzato grandi opere di viabilità che rendevano la
città facilmente accessibile.

Napoleone aveva anche in progetto di ampliare il


polverificio modenese e di aprire delle fabbriche di
vesti.

Le relazioni riportavano che le esercitazioni tenutesi


nella reggia danneggiavano sempre l’apparato
architettonico.

L’ex architetto ducale è chiamato per giudicare i


bisogni del palazzo ducale. Si pensa ad un
108
rilocazione della scuola, ma risulta essere troppo
costosa, e quindi non optata.

Nel 1811 è deciso definitivamente di spostare la


prefettura nel vicino isolato di S. Domenico, in
quanto erano troppi i danni alla reggia reale.

Nel 1805 Napoleone giunge a Modena e visita la


scuola,

vi erano dei progetti per il completamento della


reggia, ma non furono mai ultimati.

Luigi Pugliani è uno degli architetti in prima fila nella


risistemazione del palazzo ducale. L’antica sede del
monastero verrà destinata alla prefettura, luogo che
subirà grande trasformazioni. Geminiani è il pittore
incaricato di restaurare tutte le pitture degli
appartamenti.

Interessante è come siano scelti gli appartamenti


dell’Ancient regime per gli appartamenti reali.

I lavori dell’800 e del 900 furono molto pesanti.

L’appartamento di Napoleone aveva due ingressi


una scala ellittica e la sala. Il salone di rappresentanza
era stato completamente ristrutturato per volere di
napoleone, eliminati i simboli ducali e inseriti due
busti di napoleone e della moglie.

Bagno cin grotta

Gli arredi, alcuni provenivano dal palazzo reale di


Milano

Il progetto del prospetto nord testimonia l’esistenza


di due facciate differenti. Nel 1860 questo diverrà il
nuovo ingresso principale. Giambattista dall’Olio
testimonia le trasformazioni del palazzo, sperando di
mantenerlo.

L’architetto Soli è stato il vero direttore dei progetti.

109
La scuola di artiglieria è l’unica scuola fatta
sull’impronta dell’école politecniche. I libri, prodotti
unicamente per la scuola di Modena

110
13.0 Il Deustcher Werkbund.
tra i tanti movimenti simili all’art Nouveau ci sono anche
movimenti che superano l’art N. Razionalizzando la
forma architettonica.

La Germania, teatro del Judentsill, stile dei giovani, che


porta a architetture come la casa di Behrens.

Esperienza ancora più interessante è il Deustcher


Werkbund che mira far lavorare insieme artisti e
produzione su larga scala.

Una progettualità che si ponga il problema di un


progetto per l’industria, ponendo le basi per il design
industriale.

Il Verkund è un’associazione che nasce a monaco ed è


formata da Hermann Muthesius, che essendo stato
ambasciatore in Inghilterra ben conosceva le
innovazioni inglesi, Charles Voysey, architetto che
aveva predicato l’importanza della pianta libera,
esempio di ciò è Prior’s Field.

Nel suo libro, Englische Haus , Muthesius espone le


innovazioni inglesi dell’abitare.

Tra i grandi maestri del Werkbund vi era anche Van de


Velde. Il w. Aveva anche una propria rivista, che
diffondendo gli ideali del gruppo, permise di trovare i
primi committenti illuminati.

Tra il 1912 e il 1914 quando la sede dell’associazione si


Trasferisce a Berlino i soci passano dai dodici iniziali a
971, Ma già nel 1907 l’associazione segnava la storia. In
quell’anno, infatti, l’ Allgemeine Elektritzata-Gesellshaft
(AEG) assumeva Behrens nel ruolo di consulente
artistico, con il compito di impostare una veste grafica
per la comunicazione dell’azienda.

Il progetto di Behrens, unico nel suo genere, parte


inizialmente dagli aspetti di comunicazione del
prodotto mediante l’impostazione grafica dei cataloghi

111
di vendita e dei manifesti pubblicitari, per evolversi poi
in un vero e proprio sistema di Corporate Identity.

B. disegna un logo, inventa nuovi caratteri tipografici, e


pone l’accento sul tema della serializzazione, e della
semplificazione.

Questo approccio è evidente oggetti disegnati. Questi


esprimono l’immagine familiare domestica e
rimandano all’uso di processi produttivi automatizzati.
B. cerca di conciliare la chiarezza funzionale però legata
ad un disegno di qualità. Importanti sono anche i
materiali che rivestono sia valore estetico che
funzionale.

Le fabbriche che la AEG costruisce tra il 1908 e il 1914


sono trattate similmente da Behrens. Egli semplifica e
simbolizza il linguaggio architettonico, nell’ottica di
una traduzione mistica inglese del lavoro artigianale e
dei valori morali che invece veicola il linguaggio
tedesco.

La gigantesca Turbinehalle (1908-1909), uno dei tanti


edifici industriali che Behrens progetta in questi anni, si
presenta come uno spazio monumentale che vuole
elevare i processi produttivi. L’approccio pur essendo
funzionalista si traduce in evocazioni di linguaggi
classico tedeschi.

Le strette necessità funzionali si traducono in una


struttura ad arco spezzato in acciaio risolta nella
copertura vetrata.

L’elemento decorativo è lasciato in secondo piano, gli


elementi strutturali non sono decorati.

All’esterno l’edificio dichiara onestamente la sua


struttura metallica che sporge leggermente. Inoltre, la
modularità degli elementi metallici sporgenti richiama
ad una versione funzionale di un tempio greco. I
tamponamenti realizzati con pannellature cieche,
esprimono chiaramente però il loro carattere
funzionale.
112
I critici evidenziano che il progetto presenti la
quint’essenza della classicità, nella sua modularità.

La Turbinehalle diviene riferimento di un’architettura


moderna che supera l’esuberanza dell’art Nouveau, che
era già vista come una moda passeggera.

L’esperienza del W. È molto interessante in quanto essa


ha un grande sviluppo sia geografico che numerico. A
partire del 1910 diviene infatti un’associazione
internazionale. A prova di quest’internazionalità nel
1914 a Colonia Il Werkbund si fa promotore di
un’esposizione internazionale. In occasione di
quest’esposizione è promosso un Congresso che a
sette anni dall’incontro tra l’industria ed artisti, porta ad
uno scontro tra i componenti del W. All’interno
dell’associazione vi erano infatti posizioni molto
lontane. Alcuni, più vicini a Van de Velde, che
prediligevano l’arte rispetto all’industria, ed altri più
vicini a Muthesius, che predicavano che l’artista
dovesse seguire le necessità industriali.

Tutto ruota intorno alla polemica sull’idea di


“Tipizzazione” da una parte e di “Volontà d’arte” e
sperimentazione dall’altra.

Muthesius propone la sua interpretazione del “tipo”


progettuale da sviluppare, propagare e modificare
seguendo le condizioni, anche di mercato, ma che deve
necessariamente comporre l’ossatura di ogni azione di
progetto.

Van de Velde rivendica invece la libertà della creazione


artistica in contrapposizione con ogni sorta di ricerca di
tipo o di canone. “Il dono dell’invenzione”. Taut insieme
a Velde esprime l’esaltazione dell’artista a discapito di
una tipizzazione che porterebbe ad un appiattimento
del panorama artistico.

Van de Velde realizza un padiglione effimero per


l’esposizione, il suo progetto per un teatro ha una forte
caratterizzazione formale, a testimonianza dell’valore

113
dell’artista. Il progetto di Velde è depurato da sfarzi
decorativi, ma nasce a partire dai volumi mossi
riconosciamo una scultura. L’edificio organizzato
secondo rigidi assi geometrici ed intorno ad una sala
rettangolare si articola come un insieme di volumi
scultorei smussati che sfugge ad ogni inquadramento e
si muove alla ricerca di uno “stile” come passo
essenziale prima della definizione di un canone.

Nel padiglione del vetro di Bruno Taut, che riferisce


plasticamente con la copertura il materiale
protagonista del padiglione. La forma iconica mostra
un’accurata ricerca. Anche questo rivendica
l’indipendenza dell‘artista.

Anche il progetto di Hoffman mostra un’ulteriore


semplificazione decorativi, però è forte il richiamo alla
classicità. La forma è aulica seppure il riferimento sia
depurato e semplificato.

Nel suo discorso M. aveva parlato di una ricerca


dell’ordinario, tema che nasce qui e viene poi
sviluppato da Le Corbusier.

Theodor Fischer, nel suo padiglione, l’Haupthalle,


tipizza l’edifico con la ripetizione del loggiato che
culmina con una rotonda.

Il progetto di Peter Behrens, Festhalle mostra una


tipizzazione sui lati lunghi, ed una classicità rivisitata
sul fronte principale.

L’ambiguità di Gropius espressa nel dibattito è ben


presentata anche nell’edificio della fabbrica e uffici
modello. G. In occasione dell’esposizione presenta la
sua prima opera, la Fabbrica e uffici modello. Il
progetto molto moderno non rinunciava alla forma
tenendo comunque a mente il concetto di tipo.
L’esperienza del W. Fa da cerniera tra l’art Nouveau
e il movimento moderno.

114
13.2 il romanticismo nordico:
Detto anche romanticismo Scandinavo, essendo
questo periodo caratterizzato dalla costruzione di
un’identità nazionale. Processo che passa attraverso
l’architettura.

I modernismi del nord cercano di coniugare una


semplificazione dell’architettura ed una ricerca
formale. Gli edifici hanno forti riferimenti vernacolari.
Il Municipio di Stoccolma progettato da Ragnar
Pastberg è interessante in quanto edificio che ha
ampissimi riferimenti alle abbazie del passato.

Il loggiato e le volte acute mostrano una rivisitazione


moderna degli elementi romanci. Anche l’uso di un
mattone di piccoli conci è un chiaro riferimento ai
mezzi costruttivi passati.

Eil Saarinen, Hermann Gesellius e Lindgren danno


vita ad una piccola colonia d’artisti. Forte è il
riferimento alla tradizione locale vernacolare come
osserviamo nell’abitazione che ha un basamento in
pietra ed è rivestita in legno con una bow window
che definisce volumetricamente l’edificio.

Altro edificio fortemente simbolico è Il museo


Nazionale di Helsinki (1902-12) che si fa testimone
della storia, la quale è richiamata e riletta in chiave
moderna. Il riferimento alla tradizione locale varia a
seconda della funzione. Per il museo il riferimento è
forte invece per la Stazione di Helsinki l’edificio
modernista richiama il linguaggio viennese.

Anche nella stazione di Vipuri progettata da


Saarinen, che mostra una ricerca di stampo
modernista.

Questa relazione tra storia e modernità è evidente


anche nei progetti di Berlage, per esempio nella
Borsa di Amsterdam cerca di conciliare l’immagine
115
della città con la modernità. Il mattone a vista
definisce i pesanti muri perimetrali, struttura che si
alleggerisce con le grandi capriate metalliche a vista
che permettono l’ingresso della luce.

Un’altra opera di Berlage è il Vakbondsmuseum


(1894) che all’esterno si presenta come un
castelletto, coronato da un merletto, reinterpretando
quindi un linguaggio passato. Più moderno è invece
l’interno, decorato in ceramica.

Berlage è anche il protagonista di un interessante


esperienza urbana, il Plan Zuid per Amsterdam, 1915.
Questo progettava anche quartieri popolari.

13.3 La Francia oltre L’art Nouveau:


Altra innovazione tecnica risalente a questi anni è il
cemento armato che inizia diffondersi anche
nell’architettura.

Il cemento armato ha delle ottime prestazioni


tecniche e permetteva di risolvere strutture anche
molto complesse.

Francois Hennebique, aveva un’azienda, Beton armè,


che brevetta vari utilizzi del cemento armato.

In Francia uno dei primi interessi per il nuovo


materiale lo notiamo nella Chiesa di Sait-Jean de
Montmatre dove il cemento è esposto. L’architetto
Antole de Baudot, allievo di Viollet le duc non per
caso fu lui a utilizzare il nuovo materiale. Gli allievi di
Le Duc, criticano l’art Nouveau poiché non si basa sul
moderno. Questo gruppo di artisti avevano fondato
una rivista, le Rationaliste, l’arte nuova può nascere
solo da un’attenta analisi del suo uso e dei suoi
materiali. Questi architetti criticavano Guimard, e il
suo utilizzo della pietra.

116
All’interno la chiesa è tradizionale nell’impianto
tipologico, tre navate. Gli archi acuti fanno
riferimento alla tradizione gotica francese.

A raccogliere maggiormente questa riflessione è


Auguste Perret. Figlio di un costruttore che
adoperava il cemento armato. Studia all’accademia,
ma non si diploma, morto il padre infatti lasci gli studi
e prende il posto del padre a capo dell’impresa di
costruzione.

Nella casa in rue Franklin a Parigi (1903), in cui Perret


ha avuto anche il suo studio, qui l’edificio differiva sia
per materiali di facciata che per la sua
organizzazione. L’edificio costruito quasi
interamente in cemento armato, permette una
preponderanza degli elementi vetrati. L’adozione del
cemento armato permette di eliminare in cavedio
centrale, sostituito da una facciata concava che
consegue in un aumento della superficie vetrata. In
facciata la struttura non è a vista ma esprime la sua
natura attraverso dei tasselli ceramici decorati, che
esprimono la struttura.

Organizzazione tipologica propone delle novità


rispetto all’architettura tradizionale della sua epoca.

L’edificio che per la Parigi del 1903 rappresenta un


esempio di modernità, sia nei termini di realizzazione
in pianta che nei materiali.

Il teatro degli Champs-Elysèes (1911-13) era stato


inizialmente progettato da un architetto locale sotto
consiglio di Van de Velde, che ricordiamo aveva un
fama internazionale. Il teatro di Velde aveva una
struttura metallica, che alla fine non fu realizzata poiché
il ferro, che doveva essere importato era troppo
costoso. L’impresa Perret Frer è chiamata e quindi
rivede il progetto per compatibilizzare l’edificio con la
nuova struttura. L’dea di Perret è quella di una struttura

117
puntiforme, che si ispira al funzionamento statico dei
ponti. Perret rivede il progetto perché pensava che
l’edifico dovesse essere esito della sua struttura.

L’ornamentazione scultorea è concentrata in alcuni


punti, è chiaro quindi il distacco dall’art N. parliamo di
Classicismo strutturale.

La chiesa di Notre dame de la consolation a le raincy


ha una pianta basilicale a tre navate però con un
sistema strutturale in cemento armato il che en
consegue la definizione formale architettonica
dell’edificio. Le voltine in calcestruzzo sono lasciate a
vista e permettono di avere ampie luci ed elementi
strutturali ridotti al minimo. Riesce quindi a rielaborare
le suggestioni delle grandi cattedrali gotiche che già
avevano cercato di aumentare le vetrate.

Tony Garnier, lavora anche lui in Francia, e lavora con il


cemento armato. G. è un architetto difficilmente
definibile, definito da alcuni proto-razionalista.

G. vuole studiare all’accademia di belle arte di Parigi,


che aveva delle selezioni particolari. Garnier riesce ad
accedere e partecipa anche al Pritz de Rome. Il percorso
di G. nell’accademia non è però esente da difficoltà. Si
distingue nel rilievo in quanto affronta una città e non
un monumento, mostrando un’attenzione per la scala
urbana.

Quando presenta un primo progetto è sulla città


industriale. Il progetto, teorico, sarà un punto di
riferimento per gli architetti del dopoguerra. Il progetto
utopico si situava in una generale pianura vicino ad un
fiume. Garnier esalta l’innovazione e sperimenta il
principio della zonizzazione. La città di G. è una città senza
la proprietà del suolo, ed al centro di essa vi era un centro
civico collettivo. Il grande protagonista della città era il
cemento armato, che permette di rivedere in modo
inedito le architetture. Si affronta il tema della copertura
piana, ed il tema dei pilotis. G. lega il cemento armato alla
mediterraneità.

118
14.0 Le avanguardie artistiche:
Nel 1907 il licenziamento d Les Demoiselles
d’Avignon di Picasso oltre che sancire la nascita del
cubismo costituisce un momento di rottura con il
passato.

Picasso destruttura e sconvolge tutti i temi dell’arte


figurativa tipici del mondo accademico. L’arte è
quindi ad un nuovo punto di partenza, essa può
essere in sintonia con i tempi di trasformazione
sociale, innovazione scientifica, tecnologica e
produttiva dell’epoca industriale.

Da questo momento i movimenti si moltiplicano, si


sovrappongono dall’espressionismo all’astrattismo,
dal cubismo, al futurismo dal suprematismo fino al
costruttivismo russo. Sotto il termine di avanguardie
vanno una serie di esperienze che si sviluppano
inizialmente nel campo delle arti figurative che però
hanno in molti casi delle ricadute sull’architettura.
Questa avrà infatti un ruolo centrale in questo
processo, considerata come possibile sintesi di tutte
le arti. Le avanguardie saranno di spunto per il
movimento moderno.

Non solo Picasso ma anche Braque scardina le rigide


regole prospettiche. Nei suoi dipinti B. cerca di
restituire un’idea di spazialità attraverso la sua
rappresentazione secondo diversi punti di vista.
Importante è il ruolo dell’artista che non solo osserva
con la vista l’oggetto ma lo osserva anche con la
mente. Questo processo lo vediamo in Maisons à
l’Estaque in cui riconosciamo ancora i riferimenti al
reale, un paesaggio verde e delle case. Evidente è
però la sintetizzazione del reale ed in particolare
dell’architettura, le case sono rappresentate come
cubi.

119
il quadro è quindi una realtà indipendente, non è
esito di un processo mimetico.

La pluralità dei punti di vista non si estende


unicamente alla sua forma, ma anche alla coordinata
temporale. Il cubismo si propone il problema di
comprendere l’idea di una quarta dimensione, quella
temporale. Il cubismo non ebbe se non in
Cecoslovacchia alcun movimento architettonico,
Tuttavia i principi del Cubismo sono evidenti nella
sede del Bauhaus di G.

L’Italia di inizio Novecento è un paese arretrato, nato


da pochi anni, se confrontato con le altre grandi
potenze europee risulta essere parecchio
distanziato. Tuttavia, in alcune città, Milano e Torino
si stanno rapidamente proponendo come luoghi
d’insediamento di industrie di ricerca e di
formazione.

Alcuni intellettuali ammaliati dal progresso, dalla


velocità delle automobili riconobbero in questi nuovi
elementi dei punti di riferimento per un nuovo
rinnovamento artistico. Così nel 1909 Tommaso
Marinetti pubblicò sul Le Figaro il manifesto del
Futurismo. Il futurismo si propone come una
reinvenzione futurista dell’universo, vuole essere una
rivoluzione totale.

Questo linguaggio evocatore delle grandi città


nordamericane, delle officine, delle imponenti
infrastrutture ingegneristiche sarà ripreso anche
nelle tele dei pittori ma anche dagli architetti.

Sant’Elia, con i suoi disegni delinea una nuova città.


Nelle inquadrature sono proposti edifici giganteschi,
centrali elettriche, fabbriche , stazioni e aeroporti.

Nel 1914 Antonio Sant’Elia firma il manifesto


dell’architettura futurista, che esce in

120
contemporanea ad una mostra milanese, La città
nuova. I disegni qui presentati erano utopici, ed
erano realizzati da Sant’Elia e chiattoni. Il manifesto
Muoveva una lucida denuncia dello stato di
confusione dell’archiettura del suo tempo,
proponendo una visione delle possibilità offerte
dall’innovazione.

Per S. la nuova architettura non può essere esito di


un semplice rimaneggiamento lineare, non può
adoperare i vecchi stili classici, ma deve basarsi
sull’uso di nuove tecnologie. Si afferma quindi una
nuova sensibilità dell’effimero e del veloce.
L’archiettura che deve esprimere la nuova
organizzazione sociale sarà effimera, ogni
generazione dovrà riprogettare la propria città. La
ricerca compositiva architettonica dovrà adottare
linee oblique ed ellittiche in quanto più dinamiche
ed evocative delle tradizionali linee perpendicolari
ed orrizzontali.

Tuttavia l’architettura futurista rimane sulla carta, Elia


muore in guerra. Costruì solo una villa relativamente
tradizionale. Il movimento futurista ha lasciato
senz’altro grandi suggestioni visive.

Un’altra avanguardia che influenza, in questo caso,


direttamente, l’architettura è l’espressionismo
tedesco. Esperienza che nasce in contrapposizione
all’impressionismo. Questo, infatti, non puntava più
sull’impressione passiva della visione di un oggetto,
ma su una reinterpretazione ed espressione
dell’artista. Il quadro è espressione di un oggetto.

Non è infatti un caso che le prime esperienze


astratte, quella di Kandinskij nascono nel movimento
espressionista.

Nella Germania dei pittori espressionisti organizzati


in gruppi come il Die Brucke (1905-1913) e Blaue
121
Reiter (1911-1914) l’impegno dell’arte nelle
problematiche sociali e nel tentativo di
rappresentare i sentimenti e le angosce dell’uomo
trova terreno di sperimentazione nell’astrazione,
nella deformazione del vero, e nell’uso di colori forti
ed innaturali

Il Die Brucke di Dresda del 1905 è uno dei gruppi che


definisce l’esperienza espressionista. Gli artisti di
questo gruppo hanno l’obiettivo di una pittura che
esclude la mimesi, che deforma le figure, che spesso
si accompagna ad intenzioni di denuncia sociale.

Per il gruppo del Cavaliere azzurro, in particolare per


K. assume la spiritualità, l’arte concepita come una
via salvifica.

Franz Marc in Cervo nel Giardino di un monastero,


realizza una sintesi che sottolinea un’autonomia del
quadro rispetto alla realtà. La mimesi è ancora un
pretesto.

Nell’archiettura questo tentativo di abbandonare le


regole del passato, trova linfa vitale nelle nuove
opportunità offerte da materiali come il calcestruzzo
armato, ferro e vetro. Le opere ricercano forme non
tradizionali, pensando all’architettura come una
scultura.

Hans Poelzig realizza il Grosses Schauspielhaus, una


camera da concerti, un auditorium, manifesto
dell’espressionismo. Qui l’architetto lavora su di una
persistenza progettando una vasta cupola in gesso e
legno arricchita da stalattiti in vetro sfaccettato.

L’opera realizzata a Berlino ha un carattere molto


suggestivo a tratti fantasmagorico, che sembra una
cattedrale laica. Così come per l’arte anche per
l’architettura Espressionista essenziale è
l’espressività e l’impatto che essa ha sull’osservatore.

122
Per il padiglione di vetro di Bruno Taut la cupola in
vetro rimanda ad un‘idea di una forma intatta, quella
del diamante. Ma anche lo stesso vetro è un
materiale dal forte valore simbolico. Taut pose molta
enfasi sull’architettura del vetro.

Con la pubblicazione nel 1914 del Libretto


Glasarchitektur oil poeta, e visionario Paul
Scheerbart propone la creazione di una nuova
“Civiltà del vetro”

Il volume è dedicato all’amico ed architetto ed amico


Bruno Taut che con il suo padiglione di vetro
all’esposizione del Werkbund di colonia del 1914
sembra concretizzare le utopie del poeta. Il
padiglione innalzandosi su di un poderoso
basamento circolare cementizio definisce un
prospetto quasi totalmente vetrato. Ciò che più
spicca è la copertura in vetro che rimanda ad un‘idea
di una forma intatta, quella del diamante. Attraverso
le pareti e la copertura vetrata la luce rifratta penetra
ed illumina la cascata d’acqua che scende da una
serie di gradoni. IL padiglione di Taut si configura
quindi come un vero e proprio manifesto
dell’archiettura del vetro.

Taut sviluppa una serie di architetture immaginari


che trovano spazio sulla carta. Questi definiti con il
nome di Alpine Architektur, che vedono l’idea di
grandi costruzioni costruite in montagna, facendo
riferimento alla tradizione romantica.

Un altro grande tema è quello del mondo naturale,


che diviene un grande repertorio di movimenti.
Questo lo vediamo nella chiesa Sternkirke (1922) di
Otto Barting. La struttura parabolica rimanda alla
natura, richiamo enfatizzato all’interno dalle
colonne.
123
L’architetto più importante è forse Erich Mendelson,
che nella Einsteinturm, un osservatorio per il noto
matematico, rifiuta una forma tradizionale e realizza
un edificio manipolato plasticamente. Facendo
riferimento alle nuove ricerche sui concetti di spazio,
tempo e materia della fisica einsteiniana L’opera
avrebbe dovuto essere costituita da un'unica colata,
plastica, di Calcestruzzo. Tuttavia, per motivi
economici si optò per una tradizionale struttura a
muratura portante. Lo spazio interno è comunque
strutturato in maniera razionale, rispondendo
perfettamente alle necessità funzionali.

Gli espressionisti sono i primi a capire le possibilità


del cemento armato. Vi è l’idea di un’architettura che
cerca la sua primogenita nelle forme del mondo
naturale.

Mendelson nel (1926-28) realizza anche i Grandi


magazzini Schocken che mostrano il passaggio
l’avvicinamento al movimento moderno,
mantenendone però il contrasto tra il volume
prismatico e il volume curvilineo. Anche la scritta ha
un ruolo importante, infatti M. parla di Reclam
Architektur

Nell’ambito di un’interpretazione plastica


dell’architettura è da annoverrara il Rudolf Steiner
Goethenaum di Rudolf Steiner. L’ edificio è
concepito come un monolite scavato dal vento, che
ha una forma plastica. La Chilehaus, di Hoger invece
sviluppandosi su più piani, rifiuta la decorazione, ma
caratterizza il disegno di facciata attraverso la
serialità delle bianche finestre in legno. Anche qui
troviamo una rinuncia alla realizzazione di una forma
semplice, si crea una forma dinamica. Il tema
d’angolo è affrontato richiamando la forma di una
carena di nave.

124
A partire dal 1923 con il consolidarsi della Repubblica
di Weimar l’avvio della ripresa economica,
l’espressionismo tedescon tende ad esaurirsi.
Tuttavia, la ricerca espressionista non si esaurirà
completamente, ma resterà elemento costitutivo
degli esordi del movimento moderno.

Tra ottocento e Novecento la Russia Zarista, ancora


agricola è galvanizzata dallo sviluppo industriale in
alcune grandi città

Tra le avanguardie russe spicca il cubofuturismo di


Larinov e della Goncarova , poi nel 1913 viene
coniato il termine Raggismo, la rappresentazione
avviene attraverso dei raggi luminosi.

Un passo successivo è compiuto con il


Suprematismo di Malevic, l’obiettivo è di andare
oltre, di prescindere completamente dalla
figuratività e di raggiungere una pittura senza
oggetto. La sua opere più emblematica, Quadrato
nero su sfondo Bianco (1915) stesso anno in cui
redige anche un manifesto del suprematismo.

Nel Pieno della guerra, la rivoluzione dell’ottobre del


1917, guidata da Lenin scardina le istituzioni Zariste,
abolisce la proprietà del suolo e pone le basi per la
costruzione del socialismo. Nonostante la crisi
economica le espressioni artistiche sono
incoraggiate, vengono aperte scuole e finanziati
artisti e opere pubbliche.

Nel dibattito e nelle opere prendono forma due


principali tendenze, Quella astratta e pura di K e M. e
un’altra più strettamente legata alla vita pratica, alla
produzione industriale e all’impegno politico, riferita
a Tatlin.

Il costruttivismo di Vladimir Tatlin riguarda


specificatamente l’architettura. Questo parte

125
dall’idea che gli artisti nella nuova società non
debbano rimanere nella loro torre d’avorio ma
debbano dare un contributo alla costruzione di essa.

“L’arte è un martello con cui si trasforma la società.”

Negli anni ’20 post Rivoluzione russa. Viene


realizzato il modello per un monumento alla III
internazionale, che nasce come macchina
architettonica, esso è luogo infatti di funzioni, non è
solo un monumento. La struttura metallica contiene
dei volumi, e costituisce una prima sintesi delle
ricerche dell’avanguardie.

L’idea di una grande struttura metallica portata


all’esterno, che quindi diviene l’elemento di
composizione esteriore. La spirale con il suo sviluppo
continuo esprime la dinamicità tipica del movimento
futurista. Alla spirale sono appesi i volumi, puri, Cubi
piramidi cilindri e sfere. I volumi portati, appesi
veicolano l’immagine simbolica di una società dove i
poteri sono trasparenti e dove l’architettura è
liberata dai vincoli del suolo.

Il tema del macchinismo dell’architettura è una delle


grandi mitografie che attraversa la modernità di
questi anni. Per accentuare l’idea di una società
dinamica i volumi potevano roteare. Questa è una
delle prime grandi proposte che vuole essere sintesi
di tutte le proposte dell’avanguardia.

Un altro interprete del Costruttivismo è Lazar El


Lissitzky, che è testimone del debole confine che
insisteva tra pittura e architettura. Nella Tribuna
Lenin le forme sono tutt’altro che celebratore,
interessante è come gli elementi strutturali siano
portati alla massimo punto di espressività.

Nel campo della pittura L. sperimenta anche delle


forme tridimensionali, rompendo i rapporti che

126
separavano le arti. L. è anche attento alla grafica
come in Spezza il bianco con il Cuneo Rosso (1919)
che nella sua semplicità è molto espressiva e capace
di veicolare immagini fortemente simboliche.

L. realizza anche progetti di architettura, carici di


istanza di innovazione. In Grattacieli Orizzontali
(1925) si sfidano le regole della statica.

Anche il progetto di Vesnin e Victor per il palazzo del


Lavoro rimane sulla carta (1923) Qui la struttura è
portata in facciata e definisce ritmicamente i
prospetti. Anche qui vi è l’idea di un edificio
macchina dove la copertura può essere alzata con
dei sistemi a tiranti.

Il Costruttivismo russo si è anche calato nella realtà


con architetture realizzate. Melnikov, realizzò il
mausoleo di Lenin (1924) monumento svuotato da
tutti i caratteri tradizionali, il sarcofago è vetrato.

Melnikov realizza anche il padiglione dell’unione


Sovietica per l’esposizione di Parigi del 1925. Il
padiglione anti-monumentale esprime la dinamicità
nella scala coperta da copertura inusuali.

Nell’architettura costruttivista importanti sono gli


edifici dei Club operai, in quanto luogo di
socializzazione. Questi meglio di altri ci danno l’idea
dell’architettura costruttivista.

Nel Club Rusakov M. utilizza il cemento armato per


realizzare degli aggetti

Per Il club Zeuv interessanti sono i contrasti tra i


volumi ed i materiiali.

127
14.1 Il Neoplasticismo:
Fondato nel 1918 con la fondazione di una rivista
nello stesso anno. Anche il Des Stijl è un’avanguardia
che vuole riformare il linguaggio, la figura più di
spicco è Piet Mondrian, il cui percorso astrattivo è
molto interessante. Secondo M. è importante la
scomposizione in piani e la riduzione della palette
cromatica.

Il neoplasticismo vuole essere una nuova


rappresentazione della realtà.

La rivista chiarisce l’obiettivo della ricerca, ovvero il


raggiungimento di uno stile oggettivo.

L’arte del De Stijl viene poi anche applicato alle arti


decorative come per le vetrate. Nel 1923 si ha un
primo approccio all’architettura. I Volumi, scomposti
in piani sono campiti di diversi colori per sottolineare
l’autonomia di ogni piano.

Il De Stijl rompe l’idea del volume neoclassico.

Van’t Hoff in villa Henny (1915-19) si vede un


tentativo di ridurre il volume all’indipendenza dei
piani. Più interessante è però lo spunto di Rietveld.
Egli riduce i mobili agli elementi essenziali della
pittura di Mondrian. In sedia Rosso-Blu i piani sono
enfatizzati da diversi colori e dal loro essere
giustapposti.

Sempre a Rietveld si deve la Casa Schroder (1923-24)


che mostra una scomposizione per piani all’esterno.

Anche all’interno si perde l’idea di scatole chiuse e si


opta per delle soluzioni permeabili. Il primo piano
che adopera pareti mobili può avere di giorno un
openspace e di sera degli spazi sperati.

128
Altro architetto di spicco nel gruppo è Pieter Oud che
nel Cafè Die Unie concepisce la facciata come un
quadro di Mondrian.

Anche Theo Van Doesburg diede spunti interessanti,


nel Cabaret Aubette Van D. adopera le pitture del des
Stijl per decorare le pareti ed i soffitti.

L’esperienza Neoplastica è stata di spunto per il


razionalismo, lo stesso Terragni sottolinea queste
origini in un’intervista.

129
15.0 Le regge reali; Bologna:
Bologna è la città antagonista a Milano, quando nel 1805
vengono mappate le regge è inevitabile, perciò, che
questa città sia luogo di una reggia. Inizialmente non viene
però stabilito un progetto di rifunzionalizzazione, ma si
ipotizza la costruzione di una reggia ex-novo.

Vi è sempre stata una forte tensione tra Milano e Bologna,


infatti questa era spesso proposta da Napoleone come
nuova capitale come minaccia ai Milanesi.

Due furono i progetti proposti a seguito


dell’incoronazione di Napoleone.

Un progetto era di un artista, Antonio Basoli l’altro


dell’Antolini.

Napoleone non aveva alcun dubbio sulla valenza


strategica di Bologna, più volte sottolineò il suo valore.
Egli pensava che bologna potesse essere la capitale del
regno anche dopo la presa di Roma. Bologna al limite della
pianura Padana e degli appennini, e sede di una rinomata
università, era un’ ottima possibile capitale.

Bologna fu anche sede del progetto per l’insediamento


della nuova università ed accademia, uno dei progetti
urbani più importanti di questo periodo. I progetti nel
bolognese furono molti, molte furono le ville costruite.

Con l’incoronazione di Napoleone era stato deciso di


Costruire una Villa reale Ex-novo. Il tutto secondo il grande
programma di permettere di ospitare il sovrano nelle varie
grandi città del regno.

Il palazzo Caprara, offerto dal Caprara a Napoleone sarà


poi anche lui inserito nei beni della corona.

Il progetto di Bordoni, un ufficiale Napoleonico,


prevedeva una completa ristrutturazione del Palazzo
Albergati. Per Dar vita alla sua idea Bordoni si affidò al
vedutista Basoli.

Le tavole di Basoli, di grandi dimensioni avrebbero dovuto


essere mostrate a Napoleone in persona. Basoli era un
raffinato disegnatore , aveva studiato architettura, e si era
130
trasferito per un certo periodo a Roma, studiando le ville
del ‘500-‘600.

Il piano di Bordoni prevedeva una ristrutturazione, della


villa Barocca dell’Albergati. La villa era definita da un
salone delle feste a tutt’altezza illuminato zenitalmente. La
villa non ultimata nel 1600 fu venduta poi nel 700 dagli
albergati, che avevano difficoltà economiche.

Nel progetto di Bordoni era previsto anche l’acquisto di


altre ville circostanti. Si prometteva anche di costruire un
teatro, delle caserme delle arene ed altri padiglioni, tutti
da costruire ex Novo.

L’impianto di progetto pari a 1500 ettari di Terreno era


sconfinato e perciò costosissimo, fu infatti ridimensionato,
ma comunque di estreme dimensioni. Il costo di questo
progetto era equiparabile ai costi del foro Bonaparte a
Milano. Il Parco di Versailles era di soli 800 ettari!

Il piano del Basoli prevedeva un ridisegno paesaggistico


totale dell’area ,anche con opere idrauliche per rettificare
il corso del Lavino.

Al centro di questo disegno vi era la Villa degli albergati,


che veniva ampliata e decorata da un magniloquente
colonnato. Sui lati dell’impianto romboidale centrale vi
erano delle caserme poste sui quattro assi cardinali.

Il disegno paesaggistico, estremamente bizzarro ed


originale, era comunque molto realistico. Il parco era
diviso in compartimenti, dove ogni brano geometrico
aveva una specifica funzione, vi erano trapezi di cultura,
uliveti alla francesi, boschetti e giardini all’italiana. Vi erano
anche delle riserve di caccia all’interno dell’ampio parco.

Bizzarri era anche i labirinti, uno dei quali era ad acqua. Nel
disegno sembrano quindi compendiarsi un pastices di
citazioni.

All’interno del progetto notiamo un’ attenzione alla


botanica, Basoli aveva una cultura enciclopedica di essa.

Il parco va letto anche secondo i nuovi principi


agronomici.

131
Nel secondo progetto si nota un ridimensionamento ed
un rifiuto dei giochi idraulici.

Forte è l’attenzione che il Basoli ha per le architetture.


Nelle prime ipotesi Egli mantiene molti elementi
dell’impianto barocco.

Al vertice della composizione si osserva il casino di riposo


per il sovrano, definito da due alai circolari, che fanno l’eco
alle architetture palladiane.

Il corpo cilindrico, molto simile alla Ickworth House di


Suffolk. Il progetto di Basoli è ben documentato dagli
schizzi preparatori dell’artista.

Nella primavera del 1806 il progetto del Basoli fu


accantonato poiché il Caprara, per motivi economici
avrebbe ceduto tutte le sue proprietà alla corona.

I finanziamenti venivano quindi ceduti per aiutare il


Caprara. Ora il progetto viene quindi affidata all’Antolini,
che era architetto supervisore della corona.

Antolini cerco di rivedere la Villa Caprara, più distante da


Bologna, sempre a Nord della città.

Nella pinacoteca di Bologna vi sono delle piante che


testimoniano questo progetto. Antolini non pensa a tanti
corpi di fabbrica come aveva invece fatto Basoli ma pensa
ad un grande edificio che attraverso due bracci galleria
collega tutte le funzioni necessarie.

Il prospetto definito da un pronao ionico aveva due sue


bracci due corpi. Il riferimento sembra essere la Villa
Malvezzi progettata dal Venturoli.

I due grandi progetti di Basoli e di Antolini non solo


definiscono l’abitare neoclassico, ma definiscono un forte
legame tra architettura e regalità.

132
15.1 Le regge reali, Mantova:
Il Palazzo ducale ha una lunga tradizione residenziale, fu
dei Bonaccorsi e poi dei Gonzaga. Dal 1707 fu una delle
residenze degli Asburgo, e poi dal 1805 divenne palazzo
reale.

Il palazzo ducale è composto da diversi blocchi e edifici


che si sono uniti nel corso degli anni.

L’area oggi chiamata palazzo ducale occupa gran parte


del centro storico di Mantova, ospitando anche degli ampi
giardini. Gli interventi volti a rendere il palazzo ideale ad
ospitare la reggia reale sono relativamente circoscritta.

La Battaglia della favorita vide la sconfitta nel 1797 la


sconfitta degli Asburgo e quindi la presa della città dai
Francesi. La città fu poi ripresa dagli Asburgo tra il 1799 e
il 1801. La città anch’essa aveva un forte valore strategico-
amministrativo. Il Palazzo era quindi un palazzo ibrido, con
porzioni dedicate a reggia reale, altre con funzioni militari
ed amministrative. Aspetto che connota fortemente il
palazzo.

A Virgilio fu dedicata una piazza, costruita recuperando


una zona d’argine. Questi spazi pubblici saranno luoghi di
ritrovo della borghesia.

Il blocco che affaccia su piazza Sordello era il Blocco


residenziale.

È pervenuto un inventario degli arredi del palazzo ducale,


che ci rendono conto delle modifiche attuate.

La prima tipologia di interventi necessaria era di tipo


manutentivo, il palazzo aveva subito grandi danni. Alcune
aree restarono però in stato di abbandono, poiché furono
sistemate solo le aree residenziali reale. L’appartamento di
Troia non fu per esempio restaurato.

L’appartamento dell’imperatore, ex appartamento degli


arazzi era già stato restaurato per ospitare degli arazzi.

In questo caso nella scelta dei decori interni era in linea


con i gusti neoclassici. La cappellina era la camera da letto.

133
Tra gli arredi figurava un busto di Napoleone proveniente
da Milano.

L’appartamento dell’imperatrice era anch’esso stato


decorato recentemente dagli Asburgo, per ospitare
l’arciduchessa. Un intervento più significativo ebbe luogo
nel bagno con l’aggiunta di decori raffiguranti delle sfingi.

Alcuni dei decori napoleonici furono poi rimossi dagli


Asburgo dopo la ripresa nel 1816 del palazzo. L’intervento
più rilevante è quello nella camera da letto. Le tappezzerie,
di origini francesi decorate a piuma coprivano le pareti.
L’elemento più importante era il letto, proveniente da
Milano.

Era presente anche una stampa del celebre dipinto di


David raffigurante Napoleone al passo del San Bernardo.

La sala dei fiumi fu aggiornata sostituendo lo stemma


asburgico con quello dell’imperatore.

Più consistente furono gli interventi nella sala dello


zodiaco. Qui le decorazioni, non più rimaneggiate, hanno
forti richiami al mondo egizio. Erano anche presenti dei
rilievi napoleonici su disegno di Agostino Comerio.

Anche la Sala dei duchi, oggi del Pisanello, nel 1806, fu


oggetto di restauro. Decorata da un grande stemma
napoleonico sul camino.

La sala detta ora degli arcieri. È stato poi negli anni ’50
restaurata eliminando molti decori.

L’appartamento ducale del viceré fu anch’esso centro di


decori all’antica, poi restaurati negli anni’50.

Lo spazio della galleria Nuova era già destinato a galleria


di quadri, aspetto interessante e molto moderno.

134
15.2 Palazzo Te, Mantova:
Palazzo Te rappresenta una caso del tutto unico, esso era
tradizionalmente a Giulio Romano. Ma comunque la storia
del Palazzo vede grandissimi cambiamenti fino ad una sua
rifunzionalizzazione a Museo.

Nella meta del’500 il palazzo era isolato, che poi viene


assorbito dalla città e cos’ nel 1700 assume molta
importanza.

Una prima immagine del palazzo è di Ippolito Andreasi


che presenta oltre che rappresenta la pianta ed i prospetti.

Già nel 1650 era forte il rapporto con il giardino, rapporto


che doveva essere enfatizzato con un la costruzione di un
casino.

Già nel 1700 abbiamo guide e resoconti di viaggiatori che


documentano lo stato del palazzo, che era in uno stato
penoso a seguito dell’occupazione militare.

Il primo restauro documentato è quello degli anni ’20 del


1700 che cercava di risolvere i problemi di degrado
soprattutto delle fontane.

La fase dei lavori di Paolo Pozzo (1784) è legata alla


fondazione dell’accademia di Mantova. I suoi progetti
affrontavano anche le pavimentazioni e i decori parietali.

Cosa succede nell’epoca Napoleonica.

I progetti di Antolini e Pistocchi

Antolini è inizialmente incaricato di stabilire dei possibili


usi privati del palazzo. Di Antolini abbiamo delle lettere e
dei disegni, che testimoniano il valore artistico del palazzo
ed in particolare del giardino. I caselli, ricimavano le
dogane del foro Bonaparte, sormontati da delle aquile.

135
16.0 Gli esordi del Movimento
Moderno:
Dopo la Guerra vi è un tentativo di fare sintesi di un
nuovo linguaggio condiviso, non individuale, che possa
quindi rappresentare la modernità.

Il movimento nasce nei primi anni ’20 e giunge ad una


prima maturazione nel 1927. Nato
contemporaneamente in diversi contesti europei, le
esperienze sono perciò varie, si riconoscono tuttavia
dei “Maestri”. Questi sono Gropius , Mies, Le Corbusier
e Frank Lloyd Wright.

Il Movimento moderno è figlio delle avanguardie, che


raccoglie i temi da queste affrontati per svilupparli
ulteriormente.

Il movimento moderno avrà una ricaduta


internazionale anche grazie al ruolo del CIAM.

16.1 Germania, Walter Gropius:


Qui i due esponenti più di spicco sono Mies e Gropius
entrambi, non a caso, allievi di Behrens.

Walter Gropius (1883-1969) proviene da una famiglia di


architetti, e si forma presso lo studio di Peter Behrens a
Berlino. Qui incontrerà e diverrà amico di architetti come
Mies Van der Rohe e Le Corbusier. Se Le Corbusier
conserva la convinzione che l’archiettura debba essere
innanzitutto un’opera d’arte, seppur aggiornata dalla
produzione industriale, Gropius insieme ad altri progettisti
focalizzano la ricerca sul ruolo sociale e sull’aspirazione ad
una vera e propria “Estetica industriale”. In linea a questo
pensiero e nell’ambito della ricerca di miglioramento del
prodotto industriale promossa da Werkbund, di cui G.
faceva parte, l’ampliamento delle Officine della Fagus
(1911) cercano di assegnare una certa carica
all’complesso industriale.

136
L’edificio utilitario è costituito da diversi nuclei, una più
produttiva lasciata nuda, esponendo la struttura. G. si
concentra invece sulla palazzina di testata, dove la
proposta è sempre molto funzionale. Il Movimento
inizialmente in Germania si autoproclamava
Funzionalismus. L’edificio è concepito come una
grande vetrata, interessante è come G. arretri la
struttura per dar rilievo agli elementi orizzontali.

Colpisce anche la vetrata continua d’angolo, soluzione


formale permessa dall’utilizzo del Cemento armato.
Tema che verrà poi affrontato da Le Corbusier con il
termine Facciata Libera.

I volumi utilizzati sono semplici e vogliono definire una


trasparenza rispetto al metodo costruttivo.

Le pensiline sono esito dell’influenza di Wright i cui


disegni erano stati esposti in quegli stessi anni in
Germania.

Nel 19191 Gropius è incaricato della direzione della


scuola di arti applicate di Weimar che unifica con
l’Istituto superiore di Belle arti dando vita al Bauhaus,
una delle esperienze didattiche più innovative del
secolo.

Il programma della scuola era esito di un dibattito sul


conflitto tra arte ed industria che si era avviato almeno
cinquant’anni prima e che trova sintesi nell’industrial
design. Anche la didattica del Bauhaus è al quanto
innovativa, essendo incentrata principalmente sul
valore formativo dei laboratori. “La scuola è al servizio
dell’officina e un giorno dovrà risolversi in essa” 1

Lyonel Feringer Firma la prima copertina del Bauhaus,


realizzando la Cattedrale del Futuro. Ad insegnare
nella scuola vi erano autori delle avanguardie come
Klee, Kandinskij,

1
W. Gropius 1919
137
La prima produzione di Gropius era molto vicina
all’espressionismo. Nella Casa Sommerfeld importante
è il materiale, il legno, che però non pregiudica la
modernità della sua architettura. La vicinanza di
Gropius alle avanguardie la vediamo anche nel
Monumento ai caduti di marzo (1922) dove le forme,
plastiche richiamano cubofuturismo ed
espressionismo. La scultura in cemento armato prende
infatti la forma di una saetta rivolta verso il cielo, a
ricordare il sacrificio dei rivoluzionari spartachisti.

Nel 1923 vi è un Cambiamento di rotta del Bauhaus, che


è evidente se si confronta il nuovo manifesto realizzato
da Moholy Nagy. La grafica richiama il costruttivismo
russo, infatti Moholy Nagy, ungherese aveva avuto
contatti con l’esperienza costruttivista. La
composizione è incentrata sul tema della geometria e
della macchinosità.

La grande occasione del Bauhaus per diventare un


punto di riflessione è quando essa è costretta a
spostarsi da Weimar a Dessau. Le crescenti difficoltà
politiche unite ad un contesto economico sfavorevole
portano infatti alla chiusura della scuola di Weimar.

Spostatasi a Dessau, la scuola necessità di una nuova


sede, che viene progettata da Gropius. L’esito è un vero
e proprio “manifesto costruito” dell’architettura come
pura espressione di funzioni e di tecniche aggiornate.

L’edificio viene concepito come una macchina, non che


ha elementi mobili, ma in quanto macchina costituita
da parti che adempiono ad una funzione comune.

L’edifico del Bauhaus in struttura di calcestruzzo


armato, è costituito da parti diverse, due corpi didattici,
uno dedicato alle scuole del comune, l‘altro
specificamente del Bauhaus. L’edificio delle scuola
comunale era tradizionale, diviso in aule, servito
assialmente. Il Copro del B. invece era più flessibile. Le
finiture sono in intonaco bianco con colorazioni in
tonalità di grigio sulle testate, per far risaltare la purezza
138
stereometrica dei volumi e la scritta Bauhaus. Ogni debito
nei confronti della tradizione è annullato, la volontà di
enfatizzare la modernità è espressa da tecniche come il
curtain Wall .

Il Bauhaus concepisce al suo interno anche spazi di


residenza e di incontro per gli studenti. È uno dei primi casi
di pensionato studentesco. L’edificio tiene conto anche
della dimensione temporale.

Si vuole rispondere anche alla necessità abitative dei


professori, realizzando tre villette. Le architetture formate
da volumi semplici, sono definite dall’assenza di decori e
da finestre che rispondono unicamente alle necessità aero
illuminanti. La qualità dell’architettura è definita attraverso
la composizione degli elementi e non attraverso i decori.

Per quanto riguarda i mobili è importante il laboratorio di


Breuer, a lui dobbiamo la sedia Vasilij. Questa mira ad
enfatizzare l’elemento strutturale, ed alla serialità. A
partire da questo momento il Bauhaus, di dota anche di
una scuola di architettura.

Viene chiesto alla Bauhaus di costruire un quartiere


popolare, una Siedlung per Dessau. Il progetto di Gropius
pur avendo un budget ridotto è in linea con i principi del
Bauhaus. Qui si inizia ad affrontare il tema della
prefabbricazione, riducendo i tempi ed i costi di
realizzazione. La struttura portante realizzata in loco era
tamponata con elementi prefabbricati.

Un progetto non realizzato ma molto interessante per la


sua carica propositiva è Il Total-Theater (1927). Il teatro fu
commissionato da uno dei più grandi registi di questo
tempo. Volendosi rompere la rigida divisione tra
spettacolo e pubblico, si pensa ad un palco meccanizzato,
che potesse spostarsi al centro della scena.

Nel 1930 il Bauhaus è cacciato anche da Dessau per


motivi politici, si trasferisce nel ‘31 a Berlino e nel ’33 si
conclude definitamente l’esperienza con la presa al
potere di Hitler.

139
16.2 Mies van der Rohe:
L’altro protagonista di questo periodo e Mies, anche lui
allievo di Behrens, anche lui praticante nello studio di
Behrens.

Ludwig Mies van der Rohe (1886-1969) figlio di uno


scalpellino di Aquisgrana , da cui impara le tecniche di
lavorazione della pietra, si trasferisce poi a Berlino dove
lavora prima come disegnatore di mobili e poi per lo
studio di Behrens. A Berlino Mies ha modo di studiare
le opere di Schinkel che insieme alle opere di Wright e
Berlage assumono un valore fondamentale nella sua
formazione.

Le sue prime opere sono di forte influenza


espressionista.

L’architettura si riduce ad un pelle ed Ossa con Gropius.

M. partecipa ad un concorso per un grattacielo sulla


friedtrctstrasse. Il Vetro ha un forte carattere
espressivo. La forma, complessa si basa su di una
composizione a tre nuclei.

Mies affida la materiale, alle sue qualità cromatiche


gran parte della definizione. Qui M. mette in evidenza
la distinzione tra le parti portanti e quelle portate,
articolate intorno ai corpi centrali delle scale e degli
ascensori.

Sotto l’influenza delle avanguardie Mies propone il


Progetto per una villa in mattoni (1923) e quello per una
villa in calcestruzzo armato (1924), dove oltre
all’approfondimento delle diverse tecniche costruttive,
le piante ridotte a poche rette tra loro perpendicolari,
rimandano alla ricerca De Stijl e all’esperienza
Wrightiana.

Anche Il monumento a Karl Libknecht e Rosa


Luxemburg è una composizione di pure geometrie
tipiche della ricerca neoplastica, ma realizzate in
mattoni con inedito contrappunto tra l’essenzialità
140
formale e la pesantezza materica. In questo non vi è
nulla di retorico importante sono la qualità del
materiale e la composizione dei volumi.

Il contributo di Mies a questa nuova estetica può essere


riassunto dall’aforisma “Less in more“ ovvero che i
migliori risultati si raggiungono attraverso un processo
di sottrazione piuttosto che di accumulazione.

L’opera che riassume tutta questa ricerca è il


padiglione della Germania all’esposizione universale
di Barcellona 1929. Il padiglione Effimero è stato poi
ricostruito per la sua importanza.

L’elemento fondamentale del padiglione è che si vuole


come una forma aperta. Gli elementi murari sono
tramezzi che distinguono gli spazi ma non li confinano.
Mies è debitore in questo al De Stijl, che aveva rotto la
scatola muraria. Non ci è una forte separazione tra
interno ed esterno.

L’idea che l’architettura nasca dal dialogo tra i materiali.

Anche l’influenza del de Stijl nel sottolineare


l’indipendenza dei piani.

Villa Tugendhat

16.2 Le Corbusier:
È un architetto che esce da un percorso formativo
incentrato sulle arti applicate. Percorso antiaccademico, in
un momento in cui si sta definendo una normativa per la
definizione della professione di architetto, che esce da
architettura o ingegneria, ma anche attraverso altre
modalità come i viaggi e il confronto diretto con
l’architettura. In queste immagini derivate dal suo viaggio
in Italia egli mostra particolare attenzione verso
l’architettura bizantina, sottolineando l’esperienza diretta
con l’architettura. Le Corbusier in realtà è un soprannome
che si è dato lui in omaggio al proprio maestro. Nasce in

141
Svizzera e dal 1902 frequenta la scuola di arti applicate
della sua città, dove incontra il suo maestro che lo invita in
un viaggio formativo in Italia nel 1907-8 e gli offre una
borsa di studio nel 1910 che lo porta a fare una ricerca
sulle arti applicate in Germania, così entra in contatto con
il contesto tedesco. Il primo garande viaggio è quello in
Italia, di cui abbiamo il carnet di voyage, che mostra
l’attenzione per tutta l’architettura, non solo per gli
elementi stilistici e decorativi, in favore di una grande
attenzione alla sintesi, agli aspetti plastici e volumetrici
dell’architettura. “L’architettura è costituita da volumi pure
sotto la luce”. Andrà poi a Parigi a lavorare nello studio
dell’amico Perret, che lavora con l’architettura del
cemento armato. Parteciperà poi al concorso di Vermouth
nel 1910 in Germania e come ultima esperienza formativa
farà un viaggio in Oriente, partendo da Vienna e andando
in Grecia dove studia l’architettura classica, poi va in
Turchia, Italia, per poi tornare in Svizzera.

È affascinato dall’essenzialità e dalla nudità del Partenone.


Si confronta con i grandi monumenti del passato, e viene
colpito dall’architettura pura delle case greche intonacate
di bianco con volumi molto semplici a confronto con il
cielo e il mare.

Negli anni della Prima guerra mondiale lui starà in Svizzera


e svilupperà il suo linguaggio. Cerca di trovare la propria
strada, crea la Villa Schwob, dove vediamo l’influenza
dell’architettura del cemento di Perret, con la facciata
piatta dove viene messo in evidenza il sistema strutturale
interno. Rimarrà la predilezione per il cemento armato.

Nel 1917 si trasferisce a Parigi, dove incontra alcuni


personaggi delle nuove correnti d’avanguardia, come
Amedee Ozenfant, artista post-cubista, e con lui dà vita ad
un movimento che supera il cubismo, rimproverandolo di
aver troppo frammentato la forma tale da renderli
irriconoscibili. Le Corbusier è anche pittore e partecipa con
questo quadro al movimento del purismo con una
rappresentazione pittorica che restituisce materialità ed
essenza geometrica agli oggetti, per ridurre le forme ai
loro volumi puri e plastici.

142
Fonda una rivista, dove comincia a ragionare su un nuovo
tipo di architettura. Una delle sue prime architetture fu la
casa di Ozenfant (1923), che comprendeva anche l’atelier
vetrato a doppia altezza. Un’architettura dove è
importante la semplificazione volumetrica che si sorregge
sui rapporti tra i volumi plastici; adotta il cemento armato
che permette l’inserimento della grande vetrata con un
gioco libero delle architetture. Non vuole lasciare la
struttura del cemento a vista e anche per proteggerlo lo
intonaca di bianco (semplificazione cromatica) e lo
uniforma.

Nel 1923 scrive “Verso un’architettura” È un libro di grande


impatto anche per la composizione grafica. C’è
pochissimo testo con immagini d’impatto ed efficaci. La
pagina che sintetizza il suo percorso è questa dove
accosta il Partenone. El automobile costruendo
un’analogia dicendo che in entrambi i casi essi sono dei
prototipi. Da qui inizia a parlare del concetto di standard,
ovvero la costruzione di un prototipo efficace. Tutti i
templi greci sono varianti di un prototipo fondamentale
formato da colonne, cella, timpano… Stabilita una
funzione si trova un prototipo che diviene l’espressione
architettonica di tale funzione, che può poi avere
innumerevoli varianti di tale standard. Allo stesso modo
anche la macchina costituisce un prototipo con le sue
diverse varianti. Idea di codificare prototipi ai quali poi ci
si deve attenere. Il modello industriale diventa un punto di
riferimento importante per concepire in una logica
moderna la nuova architettura.

Progetti non realizzati che lavorano sullo standard. “La


casa è una macchina per l’abitare” Ragiona su come si può
ottimizzare la casa con un sistema strutturale semplificato
al massimo, in cemento armato, con la struttura verticale
arretrata rispetto al solaio che permetterà la soluzione
della parete libera. E’ un progetto di sistema strutturale
secondo un procedimento seriale degli elementi
architettonici che permette anche di economizzare i costi,
per arrivare ad uno standard costruttivo da cui partire con
la personalizzazione delle varie abitazioni. Nella Maison
Citrohan questa è semplificata al massimo, analogamente
143
alla produzione industriale di una macchina, viene
proposta con un volume prismatico in cemento con
copertura piana e pensilina.

Il padiglione effimero è concepito come modello che


riporta l’idea di un’unità abitativa. Un alloggio ideale che
può essere definito come standard per costruire un
edificio abitativo plurifamiliare. Si basa su principi come
l’idea che l’alloggio migliore è quello che dà il maggior
comfort abitativo seppur con una superficie ridotta: per
fare ciò l’abitazione deve essere su due piani (duplex), per
permettere di ragionare sull’idea che spazi privati possano
avere altezze minori rispetto agli spazi comuni. Anche un
piccolo alloggio deve avere uno spazio aperto, come una
loggia a doppia altezza con un albero che diventa punto
di forza, uno spazio coperto come una sorta di giardino
interno. Le Corbusier instaura un rapporto tra la scala
dell’architettura e la scala della città.

Trasformazione radicale di Parigi che si basa su pochi


monumenti simbolo come il Louvre, e totale ricostruzione
della città con edifici moderni. Proposta di carattere
provocatorio. È l’applicazione al caso di Parigi della sua
riflessione sul tema della città del salone d’autunno del
1922. Sarà un punto di riferimento per molti piani
urbanistici moderni, sebbene il progetto non sia
realizzato. Idea della suddivisione della città per parti
(come le componenti di una macchina), secondo una
riorganizzazione razionale, criticando la commistione
delle funzioni della città tradizionale (precede lo zoning).
Pensa ad una zona centrale con il servizio terziario con il
modello del grattacielo per ridurre il consumo di suolo,
con una pianta cruciforme che permette di avere più spazi
abitabili con affaccio sull’esterno con minore impianto in
pianta. Le zone successive sono zone residenziali per il
ceto borghese, con edifici con pianta segmentata che
realizzano spazi verdi (rapporto tra edificato e verde). La
scelta di accorpamento dei singoli alloggi è una soluzione
che permette di risparmiare suolo, ed essi si costruisce per
composizione e moltiplicazione dell’unità abitativa che
richiama il duplex della villa. Poi c’è la fascia residenziale
più modesta e la produzione è rilegata all’esterno. Idea di
144
una separazione dei percorsi, con grandi assi di
circolazione veloci in elevazione separati dagli spazi verdi
e pedonali: grande fiducia nell’architettura per risolvere i
problemi attraverso schemi rigidi, l’architettura quindi è
strumento dell’urbanistica.

La Villa Stein a Garches (1927) monofamiliare dove non


lavora sul prototipo in quanto è un’architettura unica. Idea
di un volume puro riconducibile a forme geometriche
elementari, reso plastico anche da un sistema di aggetti.
Ripropone la loggia coperta, la rampa che unisce l’esterno
con l’interno. Tema del cemento che permette il tetto
piano utilizzabile, idea della finestra in lunghezza resa
possibile dal principio della pianta libera con pilastri
arretrati che consentono una finestratura continua per
tutto l’edificio.

In Ville Savoye viene esaltato il contesto paesaggistico per


sottolineare che la su architettura si inserisca nel
paesaggio rubando al suolo il meno ingombro possibile.
Modello di villa unifamiliare totalmente moderna e
simbolica per il sistema costruttivo in calcestruzzo armato.
Progetto manifesto, infatti quando lo pubblica sulla rivista,
intitola l’articolo “i 5 punti programmatici
dell’architettura”. Diventa quindi uno strumento teorico
per definire i caratteri dell’architettura moderna, che sono
comunicabili e sintetizzabili in cinque punti. - Pilotis:
sistema puntuale che riduce i carichi attraverso un sistema
puntiforme, per cui si può arrivare al paradosso di avere
un piano terra quasi completamente luogo, quindi un
edificio sospeso che non ruba suolo, come fosse su
palafitte. - Pianta libera: disposizione interna
indipendente dai vincoli strutturali. - Facciata libera:
sistema strutturale disassato dal perimetro esterno che
può essere liberamente trattato. - Finestra in lunghezza:
collegata alla facciata libera che permette di avere una
finestra orizzontale che consente una continuità visiva tra
interno ed esterno. - Copertura piana: può essere un tetto
giardino, per restituire la continuità del verde. Vuole
contrapporre efficacemente i 5 punti dell’architettura
moderna ai 5 ordini dell’architettura classica. Ritroviamo il
tema del purismo con volumi puri sotto la luce, con
145
l’attenzioni al dialogo tra volumi geometrici e volumi
plastici, per scatenare emozioni, che non siano volumi
banali e inespressivi. Rimane importante la permeabilità
tra interno, esterno e paesaggio, tra spazi coperti e
scoperti, con gli elementi di distribuzione esaltati, come la
rampa d’acceso. Anche il mobilio e l’arredo è stato
pensato apposta per la casa, tra cui la famosa Chaise
Longue di Le Corbusier.

146
17.0 Frank Lloyd Wright:
Frank Lloyd Wright nasce in Wisconsin nel 1867. È
considerato uno dei padri de movimento moderno, e lui è
l’unica figura d’origine americana. La sua produzione è
esito della cultura americana, ma non perciò non ha
influenze sul resto del mondo. Egli stesso influenza le
avanguardie. Nel 1910 a Berlino è dedicata una Mostra alla
sua figura, a soli 41 anni era già un architetto spessore.
Questa mostra è fondamentale per i giovani architetti
europei che ricercano un nuovo linguaggio.

Dopo la Seconda guerra mondiale, anche grazie ad uno


sforzo di Zevi, emerge l’idea di un’architettura organica,
considerata positiva, rispetto al razionalismo, associato da
Zevi alle grandi dittature.

Wright ha un momento, negli anni ‘30 in cui è messo da


parte, eclissato dall’international Style. Nonostante ciò, W.
Condivideva molti ideali con il movimento moderno.

Figlio di un pastore Battista, è educato dalla madre,


abbandonati dal padre. Wright sviluppa una passione per
la musica e per l’armonia, gusto per l’armonia che si
traduce anche nella composizione, che a detta di Frank è
esito della madre. I Blocchi di Froebel come genesi
progettuale mostrano il gusto additivo e la poetica
dell’incastro.

La fase dello Shingle style

1855 prima di terminare i suoi studi universitari in


ingegneria si trasferisce a Chicago, dove lavora per Joseph
Lyman Slisbee. Qui W. Progetta i suoi primi d’edificazione
secondo il Shingle style

I prospetti, caratterizzati da tetti spioventi e


dall’Intersecazione di volumi. Queste tendono a
svilupparsi in orizzontale piuttosto che in verticale. Questo
stile è evidente nella sua casa di Oak Park (1889). Questa
presenta una pianta molto articolata, che si sviluppa
progressivamente, seguendo le esigenze familiari.
L’ingresso è caratterizzato da un tetto fortemente
inclinato, e da materiali di finitura scuri.
147
W. Lavora da Slisbee per circa due anni. W. Sente parlare
di Sullivan, che aveva uno degli studi più importanti di
Chicago. W. Si propone come disegnatore di dettagli
architettonici per l’auditorium, S. lo assume
immediatamente. I due hanno una grande sintonia W è
incaricato di disegni molto complessi ed importanti. Da
Sullivan W. Recupera concezioni che saranno al centro poi
della sua stessa posizione. L’architettura e la società hanno
radice nella natura, da qui il concetto di architettura
organica, un’architettura che accoglie leggi, che ha un
forte legame dalla terra dalla quale proviene. Ma anche il
concetto dell’architetto come profeta della forma
americana. La vicinanza a dei due è poi rotti quando W. Per
rispondere alle esigenze economiche familiari inizia a
progettare autonomamente, che gli causa il
licenziamento. Questo segna l’inizio della sua carriera
indipendente.

La fase del Praire Style

La Winslow House è una delle sue prime ville che mostra


l’allontanamento dal Shigle style. W. Cerca di dare forma a
quello che secondo lui è il modo d’abito re della classe
media nella prateria. Si parla infatti di Praire Style.

Importante per W. Era lo sviluppo orizzontale, coperture


fortemente aggettanti, spazi interni in continuità tra loro,
che danno forma ad una pianta complessa, in sintonia con
le esigenze della committenza. Per Wright importante è
l’elemento del focolare, come cuore pulsante della casa.

Le opere di W. Sono totali, progetta dall’esterno


all’interno. Il tema della Praire House è presentato nel
Ladies Home Journal, una rivista femminile.

La Hikox è esito della trasizione di stili. La Willits House a


pianta cruciforme ha gradi aggetti ed ha l’elemento del
focolare al centro della pianta. Lo spazio è fluido, non vi è
la necessità di una divisione netta. Negli esterni
importante è l’elemento dello zoccolo che sottolinea
l’orizzontalità ed il legame con il terreno. Nella Buffalo
House vediamo il tema della casa che si evolve nel tempo.
La casa di impianto allungato è definità da un zoccolo e da

148
coperture a spiovente. I materiali utilizzati da Wright sono
del luogo, a testimoniare il legame con la natura. Anche in
questa il camino è il fulcro dell’edificio. La dependance è
costruita seguentemente ma è comunque in forte sintonia
con il complesso architettonico. I mobili, disegnati ad hoc
per la casa, sono coerenti con l’architettura ed i materiali. I
vetri in W. Sono spesso opacizzati o addirittura decorati, in
linea con l’idea di uno spazio familiare interno fortemente
privato.

La Conley House è la prima in cui W. Parla di architettura


organica, abbiamo una pianta organica, con
un’articolazione fluida degli spazi. All’esterno sono inseriti
il verde, e l’acqua come nuovi elementi. Anche qui la forma
della casa è specifica e distribuita nello spazio.

La Robie house nasce su di un lotto urbano stretto e


lungo. W. Ha una concezione fortemente anti-urbana,
questa è infatti. L’unica casa delle praterie costruita in un
contesto urbano. La casa è definita da un muretto, che
crea un distacco visivo e fisico tra interno ed esterno, tra
urbano e privato. Anche sul muretto è presente uno
zoccolo. I periodo delle Praire house prende piede fino al
1910, nello sviluppo di queste architetture Lloyd assimila
molti insegnamenti della cultura giapponese. Nel 1893
aveva visitato una mostra giapponese, dove era presente
una casa giapponese. W. Apprezza i tetti spioventi, e l’idea
dell’architettura come vuoto, si delimita il vuoto non il
pieno dei volumi. L’interesse per il Giappone è poi
approfondito in Wright con una collezione di stampe e
con una serie di viaggi in Giappone, dove lavorerà anche.
L’influenza è forte anche negli elementi decorativi.
Tuttavia, l’influenza dell’oriente non è l’unica, W. Manifesta
anche l’influenza di Hoffmann e Makintosh.

Lo Unity Temple di Oak Park (1905), è un edificio di


carattere religioso, che mostra un modo di utilizzare il
cemento armato con grande eleganza. L’edificio
costitutivo da due blocchi collegati da un elemento dà
comunque forma ad un edificio omogeneo. W. Progetta
uno spazio adibito alle cerimonie, a pianta quadrata,
perfetta, ed uno a pianta irregolare per le funzioni

149
secondarie. W. Studia molto la distribuzione degli spazi
interni, le sedute sono disposte perimetralmente e
l’illuminazione è zenitale, l’ambiente è quindi raccolto ed
ovattato. Aspetto che cambia nel secondo blocco. Qui W.
Reinterpreta la tradizione classica in un modo del tutto
nuovo.

Il Larking Building, poi demolito, è di carattere terziario, e


rappresenta per W. Un momento per dare forma ai suoi
ideali di lavoro democratico. L’ambiente lavorativo,
raccolto, vuole annullare le differenze gerarchiche, dove
chi lavora ai piani bassi vede chi lavora ai piani alti e
viceversa, rendendo più democratico il rapporto tra le
parti. Anche qui è forte il legame con Sullivan, è evidente
lo sviluppo tripartito tipico di S. [Basamento, piani uguali,
coronamento]. Il riferimento è anche europeo, la
secessione Viennese.

Nel 1909 dopo il divorzio con la moglie crea un certo


scandalo, che lo porta a spostarsi in Europa a Berlino, dove
organizza una mostra, che esercita un certo fascini sui
giovani architetti.

Wasmuth realizza un volume che raccoglie le opere di


Wright, che riscosse notevole successo. La presenza di W.
In Europa ebbe senz’altro conseguenze per le avanguardie
e per il movimento Moderno.

La fase legata alla storia americana

Tornato in America nel 1911 Wright costruisce per sé la


Taliesin House. Ispirata alla figura di un druido, apre un
nuovo periodo nella produzione lloydiana. I materiali
locali, e le tradizioni autoctone assumono ulteriore valore.
La copertura sostenuta da un’inusuale struttura lignea
riprende la tradizione Maya.

L’Imperial Hotel a Tokyo, è un esempio di edificio


realizzato in Giappone, interessante è l’orizzontalità. Ma
anche l’utilizzo dei materiali. Qui Wright cerca di capire
come costruire una struttura che resistesse alle scosse
sismiche. W. Ipotizza una struttura a Vassoio che
permetteva di ridurre gli effetti sismici.

150
Sempre a questo periodo risale uno studio di W. Sulla
prefabbricazione. Secondo W. Non disdegna l’utilizzo di
elementi prefabbricati, ma essenziale è che la macchina sia
soggiogata, e che non sia esito di architetture stampino.

La macchina non deve sostituirsi all’architetto e non


appiattire le sue capacità.

La Hollyhock House a Los Angeles è un esempio di


architettura che sfrutta la prefabbricazione. La pianta che
mostra un’appartenenza al luogo, l’alzato fa invece
riferimento alla tradizione Maya. L’utilizzo di elementi
prefabbricati è evidente anche nella Ennis House, qui W.
Usa il Textile block, elemento autoportante prefabbricato,
che dà la possibilità di costruire architetture del tutto
originali. Anche nella Millard House è usato il Textile block,
interessante è anche però il tema del verde, della natura
che cela l’archiettura. Qui il Textile block, forato definisce
spazi interni unici, mostrando così le potenzialità della
prefabbricazione.

Wright negli anni ‘30 è messo da parte con l’ascesa del


movimento internazionale. Hitchcock e Johnson
organizzano una mostra dei grandi architetti al Moma tra
questi vi era anche Wright, che però risultava essere molto
distante dagli altri maestri.

[Wright parla poi di tridimensionalità dell’architettura,


dello spazio come vuoto e l’importanza delle coperture.]

Wright ha una visione anti-urbana, che prevede il


decentramento. Immagina una città diffusa, che prevede
per ogni abitazione un grande terreno coltivabile, e che ha
un centro amministrativo. Questo modello era permesso
ovviamente dalla recente diffusione dell’automobile.

La Fase Usoniana

Queste case sono nello specifico pensate per il ceto medio


americano. Le dimore eleganti sono tuttavia realizzate con
una certa economicità e flessibilità. Le Usonian house si
basano su maglie regolari, basate molto sulla
prefabbricazione, soprattutto per la divisione degli spazi
interni. La Willey House (1933-34) è un esempio di Ciò. Lo

151
stesso vale per la Jacobs House I dove è usato un modulo
regolatore. I materiali sono il mattone ed il legno.

A questo periodo risalgono le opere più importanti di W.


Tra queste la Taliesin West, la casa invernale di Wright,
una casa studio che si apre anche come scuola. Questa è
realizzata con pietre cavate in situ. La copertura sostenuta
da elementi strutturali in acciaio cerca di mimetizzarsi
all’interno del contesto naturale, cercando però di
arricchire il contesto naturale.

Sempre agli anni ‘30 risale la casa sulla Cascata. La casa


Kaufman immersa in un bosco è un capolavoro per la
relazione tra architettura e natura. La casa è aggrappata
alla roccia, ed è sviluppata su tre piani. La struttura in
cemento armata presentava delle problematiche già poco
dopo la consegna delle chiavi.

Particolarmente significativo è anche il Johnson Wax


Administration Center. A w. È chiesto sia di progettare
uno spazio amministrativo che uno più industriale. Il
complesso prevede una zona bassa da cui emerge
improvvisamente una torre. Ritorna il tema della
democratizzazione degli spazi lavorativi. I pilastri a fungo
dal fusto sottile che culminano in una corolla sono testasti
prima della loro messa in opera. A caratterizzare il
progetto è senz’altro la torre dei laboratori di ricerca.
Questa è un grattacielo che dà la risposta organica allo
sviluppo della tipologia. W. Ri riferisce infatti all’albero che
ha una radice e dei rami, le solette che vanno in aggetto
rispetto alla struttura portante centrale. La facciata della
torre rigata risulta in un’alternanza di pieni e di vuoti.

Questo sistema dell’albero è poi riproposto anche per un


secondo progetto negli anni ‘50. In questi anni W. Era
ormai un nome ben affermato. In questo periodo
importante è l’innovazione tecnologica e l’inserimento
della linea curva.

La Price Tower alta 22 piani si sviluppa secondo una


struttura ad albero, ancorata su dei setti resistenti. La
disposizione è quindi assolutamente libera. Esternamente

152
l’edificio è rifinito in rame. Secondo w. Il grattacielo è forte
se è un emergenza.

Il progetto della Brodacre city è poi ampliato con


l’inserimento di elementi puntiformi, grattacieli alti un
miglio, che ospitano tutte le funzioni pubbliche.

La visione anti-urbana e di contrasto è evidente con il


progetto del Guggenheim. Qui Wright subentrata
progettando un edificio dalla spiccata orizzontalità. Il
museo doveva ospitare le opere d’arte di G. Ma doveva
esso stesso essere un’opera d’arte. Nè G. Ne W. Vedranno
il progetto concluso. Il risultato è una forma plastica,
scultorea, che si distingue dal concetto tradizionale di
museo. L’impronta non è autoritaria il museo è invece
percepito come un’esperienza, un momento di
raccoglimento personale. Lloyd si ispira alle idee di Le
Corbusier di museo come labirinto.

Key project Ellis Island

La sinagoga di Beth Sholom è l’ultima architettura che


Wright vede realizzarsi. Forte è il valore simbolico dei
volumi, arricchito dall’utilizzo dei materiali e dalla luce.
Altro riferimento è quello della tenda dei nativi Americani.

153
18.0 Le regge Reali; Venezia, Ancona:
Queste entrano a far parte del patrimonio della
corona solo dopo la pace del Prespurgo. I territorio
del veneto erano infatti stati ceduti
precedentemente.

Anche le marche, prima territorio pontificio,


vengono annesse seguentemente al territorio del
regno napoleonico.

18.1 Palazzo reale a Venezia:


La fabbrica di tre padroni, qui si combinano infatti più
attori, che lavorano, possiedono più edifici.

Il palazzo reale di Venezia è una preesistenza.

Venezia è stata umiliata da Milano, ora Venezia è una


città museo.

Nel 1807 in occasione della visita di Napoleone


furono realizzate delle strutture effimere. Peculiarità
dell’evento era il suo essersi tenuto su di un percorso
acqueo. Il percorso inizia a Santa Lucia, dove ora vi è
la stazione, introducendo un nuovo approccio,
inverso a quello tradizionale che prevedeva
l’avvicinamento alla terra a partire del mare. Qui
troviamo quindi una commistione tra innovazione e
tradizione.

In occasione della visita di Napoleone si sapeva già


che il palazzo ducale non potesse ospitare la reggia.
Questo risultava infatti incomodo, a detta di Boarine,
per ospitare la reggia del sovrano.

Si evidenziava invece un altro fabbricato, Le


procuratie nuove, che delimitava Piazza San Marco.
L’edifico era stato progettato da Scamorzi e
completato solo nel 1600.

154
Il fabbricato si raccordava ad altri edifici, di pari
pregio. Questi edifici sono parte della renovatio urbis
del ‘500 Veneziano.

Gli architetti coinvolti nelle vicende progettuali sono


tutti foresti, vi sono Antolini, suo genero, Canonica e
Lorenzo Sangi. Le figure veneziane furono
interpellate solo come tramite.

Antolini in una prima ipotesi ipotizza l’inverdimento


della facciata, non più sulla piazza bensì sul mare.

L’orientamento sull’acqua prevede l’eliminazione di


alcuni edifici, i granai di Terranova, costruiti in
laterizio nel 1300.

Per consentire il nuovo orientamento sul bacino di


San marco, sono quindi eliminati questi edifici, e
viene regolarizzata la facciata, definita
simmetricamente che a pianta ad U inseriva un
giardino. In questa prima versione la reggia non
sarebbe dovuta sporgere ulteriormente verso il
bacino idrico. Come si osserva in pianta l’edificio era
definito anche da dei corsi d’acqua.

Il prospetto dell’Antolini ometteva sapientemente


alcuni elementi come la biblioteca, che però era
parte integrante della reggia. Qui, infatti, erano
localizzate le sale di rappresentanza.

Questo è il momento che sigla la vocazione museale


di Palazzo ducale. Con la rifunzionalizzazione
dell’edificio della biblioteca di San Marco, i tesori qui
conservati furono infatti spostati nel palazzo ducale.

L’ipotesi di Antolini non aggrada Boarine, che quindi


vi mette mano personalmente. B. giudica lo scalone
della libreria inadeguato ad essere un ingresso
trionfale per gli appartamenti dei sovrani.

Antolini ipotizza quindi una sostituzione della chiesa


di San Geminiano con una scala trionfale.
155
Con il progetto dello scalone, l’approccio varia, non
è più introverso bensì prevede anche la realizzazione
di un ingresso trionfale.

Tuttavia, si presenta un problema. La chiesa di San


Geminiano faceva da raccordo con due edifici
differenti, di dimensioni differenti.

Questo non permetteva di avere un ingresso né


centrato né allineato. Antolini quindi per ovviare al
problema ipotizza la demolizione delle procuratie
vecchie.

Intanto si procedeva anche con la decorazione degli


spazi interni. Borsato e Giani realizzano delle
decorazioni per gli alloggi del viceré. Sempre Borsato
decora la sala da pranzo ovale progettata da Antolini.

Tutti i disegni per l’arredamento, provengono da


Milano, quindi non solo furono importati gli
architetti ma anche i mobili, importati fisicamente, o
i progetti, poi realizzati in loco.

Accanto ai ragionamenti sullo scalone e sui decori


interni procede anche un disegno ad una scala
maggiore. Antolini prevedeva l’inserimento di una
Galleria d’arte che facesse da Pord On per la quale si
potevano recuperare la statuarie antica e la raccolta
della biblioteca, a scopo museale.

Su questo progetto sono chiamati ad esprimersi il


Canonica ed il Mariasoli. Le correzioni a cui
pervengono risultano in un ampliamento della
facciata, che raggiunge il bacino idrico, mentendo le
scale dell’Antolini e introducendo uno
sdoppiamento degli appartamenti, alcuni estivi ed
altri invernali. La correzione introduceva anche la
demolizione della Zecca, un altro edificio storico di
san Sevillio. La risposta veneziana si traduce anche in
progetti. Gaetano Pinali, cerca di simmetrizzare la

156
facciata ed inserisce un bacino di attracco,
sottolineando la tradizione veneziana, molto legata
agli spostamenti marittimi. Il bacino, di enormi
dimensioni era cinto da edifici ad emiciclo. Nel 1808
Antolini fu allontanato dal cantiere, sostituito da suo
genero, Mezzani, Ignorante rispetto ai metodi
costruttivi veneziani L’edificio soffrì di problemi
statici e fu quindi anche lui allontanato. G. M. Soli è
incaricato quindi di risolvere i problemi venuti a galla.

Il progetto di Soli introduce un grande salone


d’ingresso eleminando una serie di piccole stanze.
Nel progetto di Soli persiste l’idea di creazione di una
U, la cui ampiezza è però ridotta, escludendo quindi
la biblioteca e la Zecca. La zecca si pensava ancora di
distruggerla, ma si ipotizzava di ricostruirla in altra
sede. La grande novità di Soli prevedeva una
rotazione dello scalone dell’Antolini, spostato in
corrispondenza delle procuratie vecchie. Il progetto
del Soli prevedeva anche un ampio bacino.

Anche il progetto di Soli viene ridimensionato,


eliminando le ali laterali, limitandosi quindi ad un
raddrizzamento delle procuratie.

Nel 1813 il progetto è ulteriormente semplificato, si


abbandona l’idea di allineare le procuratie, ma
permane l’idea di inserire dei corsi d’acqua.

La coffe House, progettata da Santi, che aveva


assistito Soli nelle fasi progettuali precedenti, è
realizzata dagli Asburgo ma è definita da un forte
carattere napoleonico.

Nel 1815 nel momento del cambio notiamo già la


definizione del giardino arricchito poi dalla prima
citata Coffè House

157
18.2 Villa Pisani, Stra:
Costruita su un’ansa del Brenta, in un’area dal forte
valore paesaggistico. Il complesso relativamente
recente, Una prima forma risale infatti al 1700.

Il progetto di Luigi Famelica, di grande forza


architettonica, riprende motivi di impostazione
francese. Il progetto non fu realizzato se non la parte
del giardino, quindi le scuderie e le recinzioni ed i
portoni. Tra le parti realizzate vi è il padiglione
esagonale ed il labirinto.

La villa realizzata ha poi seguito il progetto di F, M Preti,


che aveva avanzato più versioni.

Napoleone stesso, visitata la reggia decise di


acquistarla nel 1807, e di renderla quindi una reggia
Reale. L’acquisto comprendeva la villa i terreni
circostanti e gli arredi ed i decori interni.

Antolini fu incaricato da Boarine per verificare la


consistenza dell’edificio per poi fare un’offerta. Anche il
Selva, Veneziano, assistette l’Antolini in questa stima.

La pianta era definita da una corte interna sorretta da


colonne, che svolgeva anche la funzione di sala
d’accesso. La sala da Ballo, posta centralmente era
definita da un pregiato affresco del Tiepolo.

Gli interventi seguenti l’acquisto erano principalmente


funzionali, con l’inserimento di camini, stufe e sale da
Bagno. Il piano nobile ospitava gli appartamenti del
Viceré e della viceregina. Un aspetto che emerge è
l’intervento puntuale del Viceré, che modificò con il
lapis il disegno dell’Antolini,

In sostanza la villa è mantenuta nella sua configurazione


complessiva, ciò che muta notevolmente è il giardino.
Molti elementi del disegno del Famelica furono rimossi,
mantenendo solo i percorsi principali e il labirinto. Nel
1900 è stata poi inserita una vasca sul Parterre, realizzato
per esigenze funzionali.

158
18.3 Il Palazzo Reale di Ancona:
Il palazzo di Ancona è l’ultimo ad entrare a far parte del
patrimonio della corona, ma poi passa all’appannaggio
di Boarine anche dopo la caduta del regno
napoleonico.

Questo palazzo è parte dei progetti voluti dalla chiesa,


Progettato dal Vanvitelli. La città di Ancona in stato di
degrado fu esaltata da un progetto di Vanvitelli che le
da un respiro, preesistenza su cui poi lavoreranno i
francesi.

La città di Ancona ha una complessa orografia definita


da tre colli tra questi Colle Guasco.

La città di Ancona è stato teatro degli scontri tra


Francesi, Austriaci e Napoletani. Questi scontri e
continui cambi di potere influenzarono notevolmente
la forma urbana di Ancona.

Boarine gestisce l’annessione delle marche nel 1808,


organizzando le province delle marche in tre
dipartimenti. Ancona, sede principale, ospitò il viceré
Nel palazzo reale, poi noto come palazzo
dell’appannaggio.

Le opere portuali, realizzate da Napoleone permisero


un’apertura verso i Balcani. Risalente al periodo
napoleonico è anche Il progetto di una strada che
collegava Ancona al Mediterraneo.

Il porto fu ampliato speditamente, ultimato nel 1811.

Nel 1813 la riorganizzazione della città è interrotta

Cirilli interviene su palazzo reale e lo riorganizza. C. lo


sagoma, con l’obiettivo di creare un approdo visivo del
pare. Importante è il tema dell’angolo.

L’edificio è stato poi distrutto nella Seconda guerra


mondiale. Il rapporto con il mare che Vanvitelli aveva
sistemato ora è ancora scisso dalla ferrovia.

159
19.0 L’esperienza del Weissenhof:
Nel 1927 il Werkbund decise di tenere una seconda
esposizione a Stoccarda, ma non realizzando un
villaggio espositivo, bensì una Siedlung quindi
realizzando un vero e proprio quartiere.

Mies che era la figura in primo piano del Werkbund fu


incaricato di disegnare la viabilità principale e la
distribuzione degli edifici. Furono poi chiamati altri
architetti, soprattutto tedeschi. Tar questi Taut,
Hilberseimer, Oud, Le Corbusier, Behrens.

Questa diviene una prima vetrina delle istanze degli


architetti che si definivano moderni.

L’edificio in Linea di Mies è costruito rispetto ad una


riduzione dei costi e degli spazi, cercando di raggiungere
i massimi risultati con i minimi costi. L’edificio, definito poi
medio, non troppo alto, permetteva di essere distribuito
da dei corpi scala, espressi anche in facciata. La Facciata,
intonacata è definita da delle pannellature ed ampie
vetrate che permettono un illuminazione ottimale degli
spazi interni.

La proposta di Gropius si basa su di una struttura molto


semplice, l’idea è infatti quella di un’architettura
completamente funzionale. G. ragiona anche sul tema
della prefabbricazione.

Hans Sharoun, che sarà poi uno dei protagonisti


dell’architettura organica nel dopoguerra, costruisce una
casa unifamiliare dalla forma più complessa, che gioca
con l’elemento curvilineo della scala. S. porta la
componente De Stijl nei piani e nell’uso del colore e il
plasticismo dell’espressionismo

Oud Si cimenta sul tipo della casetta a schiera, giocando


sulla definizione di prototipo, che viene poi serializzato.

L’edificio progettato da Le Corbusier è uno dei pochi


progetti in cui l’architetto adopera una struttura
metallica. Tuttavia, ricorrono temi quali pilotis, finestra
a nastro e tetto giardino.
160
19.1 La nascita dei CIAM:
Le Corbusier è il vincitore morale del Concorso per la
Società delle Nazioni, Ginevra (1927). In questo la giuria
presieduta da uno dei pionieri del Movimento moderno,
Horta, risulta indecisa sull’accettazione dell’architettura
moderna e gli assegna il primo premio ex equo con altri
otto candidati, ma non gli assegna la realizzazione
dell’opera

Le Corbusier progetta un edificio aperto, che viene


associato alla Macchina, esso è moderno e funzionale,
senza una facciata principale. La forma dell’edificio segue
infatti le necessità funzionali. Il progetto che poi viene
realizzato è quello di H. P Nénot, un progetto retorico,
ancora ancorato agli insegnamenti dell’accademia.

A seguito di questa sconfitta i rappresentanti del


movimento moderno decidono di far fronte comune,
organizzando un’associazione.

Nel 1928 a La Sarraz in Svizzera, ospite presso il castello


del mecenate Hélèn de Mandrot, Le Corbusier è
promotore con altri 24 architetti e con lo storico
dell’architettura Sigried Gieldon del primo Congrès
International d’Architecture Moderne.

Il direttore del CIAM era Moser, ed il Segretario, Sigrfied


Gieldon che fece un primo tentativo di analisi storiografica
dell’architettura moderna. I temi discussi al CIAM sono i
temi trattati dall’architettura moderna ovvero:

• La tecnica Moderna
• La standardizzazione, e la tipizzazione;
• La stretta connessione tra Architettura e Urbanistica;
• Il rapporto tra stato ed archiettura; L’idea che
l’architettura moderna come nuova architettura di
stato.
• L’educazione dei giovani.

Questi temi verranno sottoscritti nella dichiarazione di La


Sarraz. Insieme al CIAM nasceva anche Il CIRPAC funziona
come segreteria operativa con il compito di promuovere
altri congressi.

161
19.2 Il tema della casa popolare:
Il problema dell’acceso alla casa per le classi percorre il
dibattito sulla città nel corso dell’Ottocento, ma le
soluzioni nell’ambito del socialismo utopico hanno solo
riscontri marginali. Più interessanti sono Gli esiti del
dopo guerra. La forte motivazione sociale che spinge il
movimento moderno porta alla ricerca di soluzioni
molto innovative.

In quasi tutti i paesi europei, prevalentemente quelli a


guida socialdemocratica e progressista si sviluppano
studi e vengono realizzati abitazioni e interi quartieri
residenziali con caratteristiche di comfort , di igiene e di
economicità tali da essere accessibili ai lavoratori e
popolazione a basso reddito. Questi quartieri talvolta
realizzati sottoforma di mostre permanenti o di
insediamento tipo, costituiscono un incentivo alla
sperimentazione di nuove tecniche industriali di
produzione edilizia e alla diffusione del linguaggio
della modernità.

Il “diritto alla casa” che la costituzione della Repubblica


di Weimar Sancisce sulla carta, si concretizza nel corso
degli anni Venti con l’apertura in decine di città di vasti
cantieri per la costruzione di abitazioni dai costi
contenuti.

Le soluzioni adottate sono nell’ottica del risparmio


vanno dall’individuazione di aree da sottrarre alla
speculazione privata, allo studio di pianta ridotte, ma
razionali, a tecniche di produzione industrializzate. Le
aree costruite prevalentemente fuori dal contesto
urbano che permettono scelte urbanistiche svincolate
dal rispetto della città consolidata.

Le abitazioni sono principalmente case a schiera, una


via dimezzo tra le costose case unifamiliari private ed i
condomini. Il tema della casa è centrale nel III
Congresso CIAM tenutosi nel 1930 a Bruxelles. Il tema

162
di questo è proprio I metodi costruttivi razionali :case
basse medie ed alte:

Alla scala della cellula abitativa una particolare


attenzione è dedicata alla necessità di garantire per gli
abitanti uno spazio salubre e ben illuminato. Le piante
sono pensate per ridurre al massimo gli spazi.
Interessanti sono gli esiti progettuali di A. Klein in
occasione del II congresso del CIAM tenutosi a
Francoforte 1929. Egli elabora un efficace metodo di
progetto e di verifica delle funzionalità delle piante
sulla base del concetto di “Minimo vitale per
l’esistenza”. Con questo ingegnoso metodo si mettono
a confronto il rapporto tra la profondità e larghezza
degli alloggi, la razionalità dei percorsi , il ruolo delle
ombre portate dai muri e dai mobili, la migliore
organizzazione delle attività abitative, tra cui quelle
della preparazioni dei pasti da razionalizzare e
semplificare.

Interessante è l’esito di Grete Schutte progetta una


modernissima cucina, studiando i movimenti in cucina
per ridurre al massimo gli spazi.

A Berlino interessante è l’intervento guidato da Wagner


e Taut che esprime un’inedita concezione di paesaggio
urbano, frutto dell’integrazione tra funzioni ed
elementi naturali. Fulcro del quartiere è l’edificio ha
ferro di cavallo che circonda uno specchio d’acqua
preesistente.

Sempre legato al tema del congresso di Bruxelles sono


la Siedlung di Ernst May a Francoforte Interessante
perché unisce case medie in linea e case a schiera. La
monotonia è rotta attraverso la creazione di viali
curvilinei. Il tema delle serializzazione non risparmia sul
tema della qualità urbana.

Anche in Austria con la caduta dell’impero si avvia una


stagione di riforme e di impegno social dei governi a
maggioranza socialdemocratica.

163
Il programma incentrato su Vienna prevede la
costruzione di Hofe, isolati compatti di più pia ni dotati
di servizi comuni e scuole. Peculiare è la scelta di
posizionarli nei pressi del centro. Gli edifici basati su
delle corti centrali, riprendendo la tradizione Viennese.

Interessanti in merito alle abitazioni popolari sono i


risultati della scuola di Amsterdam. Per esempio, ad
Amsterdam il quartiere Hard con architetture semplici
in laterizio non rinuncia a forme espressive.

Amsterdam era anche stata centro di un piano urbano


nei primi anni ’30, piano di Van Eesteren, allievo di
Berlage.

Il IV CIAM si sarebbe dovuto tenere a Mosca, che era


vista come il luogo dove si sarebbero potute realizzare
le grandi ambizioni del movimento moderno. L’Europa
era infatti ancora troppo legata all’accademismo.

Ad alimentare queste idee vi è un concorso, simile a


quello di Ginevra. Il concorso prevedeva la
progettazione di un edificio dal fortissimo carattere
rappresentativo. Il concorso del centro Soyuz fu vinto
da Le Corbusier. Questo cantiere evidenzia i problemi
di alcune idee del movimento moderno, vi furono
infatti problemi di coibentazione.

Nel secondo grande concorso indetto a Mosca per il


palazzo dei Soviet (1931) Il rapporto tra Le Corbusier e
Mosca si incrinò definitivamente. La giuria assegnò infatti
il progetto ad un architetto russo, Boris Jofan, che optò per
una soluzione accademica e monumentale.

Questo segna il passaggio ad una seconda fase volta a


premiare la figuratività nell’arte, connotata poi con il
termine di verismo socialista.

Nel 1931 il CIRPAC scrive una lettere a Stalin, che però non
rispose mai. Il IV congresso fu quindi organizzato in forma
di viaggio su di una crociera tra Marsiglia ed Atene (1933)
I congressi CIAM aveva sottolineato l’importanza di una
moderna pianificazione urbana fin dalla loro prima

164
riunione di La Sarraz. È però in occasione del IV CIAM che
il dialogo è interamente dedicato a questa. Nella sede
“Itinerante” Del congresso sono studiate e confrontate 32
città di diversa dimensione e funzione, il dibattito è acceso
e non semplice. Il congresso non riesce infatti a redigere
un testo approvato da tutti i partecipanti. Nel ’43 Le
Corbusier pubblica in forma anonima a Parigi le
conclusioni del Congresso con il titolo “Urbanisme des
CIAM la Charte d’Athènes”, ritenuta manifesto
dell’urbanistica moderna.

La Carta di Atene si articola in tre parti:

1. Osservazioni Generali;
2. Lo stato attuale della città;
3. Critiche e rimedi.

Nella prima parte è chiarito ed esplicitato il legame


indissolubile che insiste tra città e territorio, inteso
come ambiente geografico, sociale, economico e
politico.

Nella seconda parte sono definite le quattro funzioni


principali della città, ovvero:

• Abitazione
• Tempo libero
• Lavoro
• Circolazione

Infine, nella terza parte sono raccolti i punti dottrinali


che sintetizzano le varie proposte.

Per risolvere i problemi dell’abitare si propone di


garantire una sufficiente esposizione al sole per tutti gli
edifici, il divieto dell’allineamento delle residenze lungo
le strade, fonte di rumore ed inquinamento. La città che
si configura è quindi una città fatta di edifici alti immersi
in ampi spazi verdi.

Per quanto riguarda la ricreazione, viene sottolineata la


necessità di avere in ogni quartiere spazi per lo sport,
per i giochi, asili, scuole, e centri giovanili. Importante è
anche la preservazione di parchi e boschi.
165
Il lavoro deve essere distaccato dall’abitazione ma non
troppo.

L’ultimo tema affrontato è quello della circolazione, che


deve essere divisa in pedonale e veicolare.

Nelle conclusioni si sottolinea il disordine delle città


attuali, si prefigura la necessità di elaborare piani non
solo comunali, ma regionali e di basare i progetti sugli
studi degli specialisti “per i quali la dimensione urbana
costituirà la misura” . In sintesi, la Carta afferma che una
città vivibile è condizione di una società giusta e che per
arrivare a questo è necessario garantire il diritto per
tutti i cittadini di avere accesso a sole, aria e spazio in
modo equo.

Le proposte della carta si basano molto sul concetto di


Zoning e sullo studio razionale dei percorsi. La
soluzione pervenuta è molto tecnicista e
oversimplified 2 .

In occasione del congresso di Atene gli architetti


comaschi propongono il piano CM8 un piano
regolatore per Como.

L’esposizione del 1937 viene vista come una sorta di


sconfitta.

A Parigi è tenuto il V CIAM, che dopo aver affrontato il


tema dell’abitare e poi della città in quest’occasione si
affronta il tema del rapporto tra alloggio e tempo
libero. Le attività del tempo libero sono infatti molto
importanti. L’idea che la città razionale debba tener
conto di questi servizi, che debbono essere calcolati
secondo una regola universale. Il congresso di Parigi
inizialmente aveva previsto la realizzazione di un
quartiere residenziale a Parigi, in linea con la tradizione
del CIAM di costruire quartieri espositivi.

2
Sì, scrivo le parole in inglese a caso per poi poter mettere le note
a piè di pagina perché sono fighe:

166
Questo è l ‘ultimo congresso prima della guerra. Si
ipotizzava un altro CIAM nel 1939 ma non si tenne per
ovvi motivi. Negli anni della guerra il ruolo del CIAM
rimane latente, per poi essere ripresa nel dopoguerra
fino agli anni ’50.

In America tra gli anni ’20 e ’30 di coniuga un


linguaggio ispirato al linguaggio del movimento
moderno. Questo era detto international Style,
associando il termine stile si andava contro le idee del
movimento europeo. L’origine del termine proviene da
una mostra del MOMA di NY. La mostra (1932) tenuta
da Hitchcock e da Philip Jhonson metteva in evidenza
come nel corso degli ultimi dieci anni si era formato un
nuovo stile.

L’international style come linguaggio architettonico


internazionale basato sui principi dell’archiettura
moderna, quindi no decori, uso di materiali moderni e
dipendenza dalla funzione. La Lovell House di Richard è
un esempio di questo stile.

La Hill tower e Il PSFS building divengono simboli di


questo nuovo linguaggio.

167
168
20.0 L’archiettura ed i regimi:
La lettura storiografica della seconda metà del ‘900
vedeva nel movimento moderno il principale, se non
unico, protagonista dell’architettura del ‘900.

Se in un certo senso è vero che l’innovazione formale


propugnata da avanguardie e dallo sviluppo industriale
sembrano trionfare nel panorama architettonico è
anche vero che non si può negare una tendenza al
ricorso di forme provenienti dalla tradizione. In
particolare, è nei regimi totalitari che si registra questa
tendenza. Se in Unione sovietica e in Germania
l’approccio è di controllo, mirato ad un ritorno alla
tradizione, in Italia è lasciata più libertà. In Italia è
comunque spinto un ritorno alla tradizione Romana.

20.1 Italia, Il gruppo Novecento:


Nel primo dopoguerra il dibattito sulla modernità
sembra essere marginalizzato. La proposta di una
ricostruzione futurista dell’universo sembra essere
fallita.

In arte la reazione alla guerra e alle provocazioni delle


avanguardie provoca il richiamo all’ordine proposto
dalla rivista “Valori Plastici” e da M. Sarfatti. Il recupero
della figuratività plastica si evince anche dalla rivista che
si diffonde a partire dal 1918, Valori Plastici. Il
Movimento Novecento trovò uno spazio nel panorama
artistico grazie all’operato della Sarfatti che organizzò
due mostre, una a Milano e poi una Nazionale. La
pittura del Novecento tende ad una semplificazione
monumentale, e rappresenta un richiamo al classico,
che è reinterpretata in chiave moderna.

In questi anni Milano comincia ad avere un ruolo di


rilievo in quanto città industrializzata.

169
Proprio con questo approccio si muovono le proposte
del Gruppo Novecento Guidato da Giovanni Muzio che
con Ca’ brutta esprime in modo chiaro la volontà di
ritornare alle atmosfere neoclassiche
reinterpretandole, e semplificandoli secondo le surreali
influenze della metafisica. Vi è il tentativo di un ritorno
all’ordine, una figuratività che ricerca non nella pura
mimesi ma nella purezza geometrica le propria
fondamenta.

Si può parlare di Novecento architettonico tra il ’21 e il


’26. Questi architetti si definivano Neoclassici,
ovviamente con un approccio diverso da quello
ottocentesco, che tendeva a riprendere il valore
sintattico degli ordini.

L’edificio condominiale di Munzio, per esempio, non


rispettava la gerarchia che contraddistingueva gli
appartamenti. Quindi vi è una distribuzione moderna
che però al livello dell’apparato decorativo riprende i
linguaggi del passato come nicchie con statue, utilizzo
del bugnato. Questi sono trattati come qualcosa di
sovrastorico.

In questi anni è importante anche il ruolo della


metafisica di De Chirico che inserisce dei frammenti
classici spaesati. Così facevano architetti come Munzio,
spaesavano i decori.

Altri esponenti del gruppo novecento erano De Finetti


e Ponti. Il gruppo Novecento sarà il maestro delle
generazioni seguenti.

170
20.2 Gruppo 7
Mussolini in un suo discorso dichiarava “ […]Un’arte
dev’essere tradizionalista e al tempo stesso moderna
[…] Noi dobbiamo creare un patrimonio da porre
accanto a quello antico, dobbiamo creare un’arte
nuova, un’arte dei nostri tempi, un’arte fascista” 3

L’apertura alla ricerca espressa da Mussolini trova


riscontro nel manifesto di un gruppo di giovani
architetti laureatisi a Milano. Il Gruppo 7 formato da
Frette, Pollini, Figini, Rava, Larco, Terragni, Castagnoli,
poi sostituito da Libera. Il manifesto del gruppo 7 fu
scritto su di una rivista letteraria tra il 1926 e il 1927. Nel
manifesto parafrasando Le Corbusier si annunciava
l’avvento di uno “Spirito Nuovo” che prendeva spunto
dai grandi maestri del movimento moderno. Il nuovo
movimento, identificatosi poi come razionalismo,
metteva da parte l’individualismo avvicinandosi al
standardizzazione e modernizzazione ormai diffusasi in
tutta Europa. La caratteristica che però
contraddistingue l’esperienza italiana è la decisione di
non rompere con la tradizione.

La tendenza al rifiuto dell’individualismo si vede anche


nel progetto officina del Gas (1927) presentato alla III
biennale arti decorative di Monza con la firma
dell’intero gruppo, anche se il progetto era di Terragni.

In questa notiamo il forte legame con Le Corbusier,


nell’uso del Pilotis.

Nel 900 sono due le città trainanti, Milano e Torino. Ed


è proprio a Milano che viene redatto un manifesto che
può essere associato al movimento moderno

Due sono le figure di spicco nel gruppo Rava, che


inizialmente ha un ruolo di particolare spessore, fu
anche uno dei rappresentanti dell’Italia al CIAM.
Importante era anche l’architetto comasco Terragni.

3
Mussolini 1926
171
Nel primo dopo guerra non si sa cosa fare delle
residenze reali quindi Guido Marangoni si fa promotore
delle Biennali di Monza, inizialmente con centro sulle
arti decorative, ma comunque dando spazio
all’architettura.

Intanto anche a Torino convergono figure di spessore


come lo Svizzero Sartoris e l’istriano Giuseppe Pagano.
Torino nel 1928 è sede di una grande esposizione sotto
la direzione del Pagano. La ricerca di Pagano mostra la
ricerca di un’architettura funzionale.

A Torino nasce forse il primo edificio Razionalista,


Palazzo Gualino (1928-30) progettato da Pagano e
Montalcini, era un edificio per uffici che ospitava anche
un teatro. Chiaro è il rifiuto del decoro. L’edificio tradiva
la sua modernità, sia per le scelte compositive: il volume
geometrico e spoglio, il taglio orizzontale delle
aperture, ed il tetto piano, in contrasto con le tipiche
coperture a falda.

Il Novocomum (1927-1929) prende il nome


dall’azienda costruttrice. Quest’edificio mostra il
passaggio dal gusto novecentesco a quello razionalista,
i primi disegni presentavano ancora dei decori.

Questo edificio per appartamenti è considerato come


uno dei primi esempi di architettura razionalista
italiana, realizzato nascondendo la sua vera natura,
rischiò di essere demolito.

La composizione regolare gioca sull’incastro di volumi,


e sul colore, non presenta decori ed ha una moderna
copertura piana, tutti aspetti non apprezzati.

L’edificio nonostante l’apparenza riprende i volumi e le


simmetrie dell’isolato continuando l’immagine storica
delle case da reddito ottocentesche, operando una
semplificazione ricondotta ai canoni di essenzialità
L’architettura è debitrice dell’espressionismo e
dell’archiettura russa.

172
Domus, rivista fondata da Gio Ponti quindi legata al
movimento novecentesco, ma molto aperta a tutte le
esperienze. In questo periodo nasce anche La Casa
Bella, con la direzione di Guido Marangoni, rivista che
anche lei si occupava inizialmente di architettura degli
interni.

Nella IV triennale di Monza (1930) viene realizzata la


Casa elettrica, un modello di casa moderna, progettata
dal gruppo 7, in particolare Figini, Pollini, Frette e
Adalberto. La casa voleva essere non solo moderna ma
anche competitiva nella realizzazione

Villa Figini, casa al Villaggio dei Giornalisti a Milano


mostra un’architettura interamente sospesa.

A partire dal ’30 nascono due gruppi, il gruppo Como


ed il gruppo Milano. Gruppi che contribuiscono alla
nascita di un’architettura internazionale.

Intanto vi è il tentativo di dare una coesione nazionale


tra gli architetti, tentativo promosso da Pietro Maria
Bardi, intellettuale che nel 1928 cerca di organizzare a
Roma un’esposizione alla nascita del movimento
razionale italiano, il MIAR. Esposizione vetrina e
convergenza delle varie esposizioni italiane.

Il Monumento alla vittoria mostra un’architettura che


tende ad un classicismo monumentale, differente al
monumentalismo materiale di Terragni

La seconda esposizione di architettura razionale si apre


con il tavolo degli orrori , un pastiche di edifici eclettici,
che vengono fermamente criticati. Tra questi anche
Piacentini, Il sindacato nazionale Fascista architetti
prende le distanze da ciò, si infrange quindi il sogno di
un gruppo nazionale con la chiusura del MIAR

In quest’ambiguità che il fascismo ha mantenuto fino


allo snodo del 1932 il fascismo di voleva comunque
presentare come qualcosa di innovativo, aveva quindi
spinto le arti decorative. Dopo il 32 invece il Fascismo si

173
contrappone all’internazionalismo dell’architettura
moderna.

Giuseppe Terragni con Gruppo Como vuole associare


l’architettura razionalista alla tradizione italiana
attraverso l’aporia della mediterraneità.

Nella V triennale tenutasi a Milano e non più a Monza,


in un edificio progettato da Muzio, è costruito un
villaggio effimero, tra queste la casa sul lago per un
artista (1933) La casa molto semplice è collegata ad un
edifico a tutt’altezza collegato attraverso un portico.

Queste architetture, molto semplici, sono un naturale


richiamo alle case mediterranee.

Nel 1933 viene fondata una nuova rivista che durerà per
tre anni, la rivista quadrante, animata dal gruppo
Milanese e comasco, diretta da Pietro Maria Bardi. Che
si dichiara una rivista della tendenza nella tendenza.

Molto criticato Terragni per le sue scelte da Persico e


Pagano che tengono una linea razionalista più rigorosa,
parlano anche della morte del razionalismo italiano con
la morte dell’internazionalismo.

La casa del Fascio (1932-36) viene costruita come casa


manifesto, l’incarico prevedeva la costruzione, sorgeva
in forte legame con il contesto, che è rappresentato
anche nelle tavole progettuali. L’opera è celebrata in un
numero monografico della rivista Quadrante. Nella
mostra l’opera è presentata come compatta e lineare
nella realizzazione, ma in realtà l’iter progettuale
descritto da Poretti in un suo saggio svela l’effettivo
sviluppo del cantiere.

Il progetto di Terragni subì cambiamenti in corso


d’opera come il mandatorio rivestimento in travertino
che complicarono la composizione architettonica.

Terragni adotta una parete cieca opposta alla maglia


delle logge che fu un altro momento di contrasto con
la committenza.

174
Interessante è che anche Le Corbusier lavorava in
contemporanea sul tema della regolarizzazione
mediante moduli. La casa del fascio si basa sul
rettangolo Aureo. L’edificio presentava al suo interno
edifici diversi, tra cui una grande sala per adunanza
disposta centralmente coperta da una copertura in
vetro cemento.

20.3 Tra Tradizione e Modernità:


A meta anni ’30 vengono costruite alcune architetture
tra razionalismo e accademismo come la Stazione di
Santa Maria Novella a Firenze (1933) nella giuria vi era
Marinetti e Piacentini. Il concorso vinto da Michelucci,
allievo di Piacentini mediava infatti tra i linguaggi
razionalista e tradizionale.

Così sono interessanti anche alcuni palazzi per le poste


come Il progetto di Mario Ridolfi, che avrà un ruolo
rilevante nel dopo guerra. Le volumetrie richiamano
l’espressionismo e la purezza e semplicità formale sono
un richiamo al razionalismo.

Ma anche l’opera di Luigi Moretti gioca con solidi


perfetti e con il rapporto vuoto pieno.

Adalberto Libera progetta la villa Malaparte


mostrandosi in grado di lavorare in un contesto di
estremo valore e di sapersi relazionare con una
tradizione architettonica. La casa è moderna ma al
contempo richiama la tradizione mediterranea.

L’ago della Bilancia nel dibattito architettonico di questi


anni è Marcello Piacentini. Egli si muove abilmente tra
committenze pubbliche e concorsi di architettura,
riuscendo a mediare tra razionalisti e Tradizionalisti

Giovanissimo partecipa al concorso per la


sistemazione del Centro di Bergamo (1907).

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Fonda e Dirige la Rivista “Architettura ed arti
decorative” che nel ’31 diviene “Architettura” organo
nazionale fascista architetti. Insignito accademico
d’Italia, le sue opere esprimono una costante adesione
alla ricerca tecnologica e formale della modernità , ma
sempre permeata dalla lezione della tradizione, come si
riscontra in palazzo della giustizia a Milano (1933-41).

Una delle opere più significative a Roma è la città


universitaria, che nasce anch’essa su di una base
monumentale.

Roma è oggetto di moltissimi progetti di sventramento,


tra cui la demolizione dei quartiere per la realizzazione
del viale della conciliazione (1937) Progetto firmato da
Piacentini, deus ex machina.

Il progetto del palazzo del littorio doveva essere per


richiesta del bando di concorso un esplicito riferimento
all’architettura romana. Il progetto di Terragni viene
definito da Tafuri come un edificio con la maschera.
Costituito da una parete cieca in mattoni sospesa su dei
Pilotis segnata solo da una fenditura. E dietro a questa
maschera che richiamava alla romanità l’edificio era
assolutamente un edificio moderno in vetro.

20.4 Esposizione universale 1942:


Il grande progetto irrealizzato è il piano per
l’esposizione del 1942, per festeggiare il ventennale
della marcia su Roma. L’impianto urbanistico affidato a
Piacentini segna un approccio al tema del progetto
urbano che aveva già caratterizzato la città
universitaria. Impostato su due assi perpendicolare che
fanno l’eco al cardo ed al decumano.

I progetti razionalisti sono bocciati in favore di edifici in


gusto monumentale. Esempio è l’edificio di Guerrini,
Padula e Romano, Palazzo della civiltà. Richiamo è forte
al Colosseo, da lì nome Colosseo quadrato. L’edificio in

176
cemento armato non aveva nessuna necessità di archi
che hanno solo funzione decorativa.

L’unico concorso che vede la vittoria di un esponente


del movimento razionalista è quello del palazzo per i
ricevimenti e dei congressi.

La volta a vela che poggia solo sui lati mostra un abile


uso delle tecniche costruttive. Il progetto
estremamente raffinato e razionale vince il concorso a
previa dell’inserimento di un portico monumentale
d’ingresso. Dai razionalisti il progetto è visto come un
progetto di compromesso.

Pagano lo descrive come una sconfitta dell’architettura


moderna.

L’eredita dell’architettura di questi anni verrà vista


come punto di riferimento del dopo guerra.

177
21.0 Il movimento moderno nel
secondo dopoguerra:
Il panorama che si apre dopo la fine della Seconda
guerra mondiale è un panorama non solo
caratterizzato da perdite umane ma anche perdite del
patrimonio architettonico-urbanistico.

Obiettivo è sia quello di ricostruire una società civile che


quella di ricostruire la città. Il dibattito in Italia è molto
accesso con le proposte di Rogers, Piano, Bottone.

A Bottone si deve il quartiere pilota costruito nella


triennale di Milano del 1948.

Il movimento moderno, che mette al primo posto la


funzione piuttosto che la decorazione, diviene un
punto di riferimento in questi anni della ricostruzione.
Si apre anche il tema di adattare il linguaggio del
Movimento moderno, che si voleva internazionale, alle
realtà locali.

La Torre Velasca, per esempio, nasce in linea con la


modernità, costruita in cemento armato, ma è legata
alla specificità locale. I CIAM continuano a contribuire
ed arricchire in dialogo internazionale.

21.1 Le Corbusier:
L’architetto svizzero negli anni della guerra continua a
lavorare sul suo monumento, una serie di libri che
descrivevano i suoi progetti, contribuendo quindi alla
sua stessa mitografia.

Attraverso due libri “Sur le quatres routes” (1940) e “La


Maison des hommes” (1941) rimane fedele a sé stesso.
Le Corbusier si considera un tecnico, e pensa che
l’architettura possa migliorare la qualità della vita. Il
secondo libro, diretto al governo di Vichy espone i suoi
ideali, l’architettura non ha colore né schieramento

178
politico. Questi sono gli anni in cui Le Corbusier teorizza
il Modulor, un sistema proporzionale che regoli le
dimensioni. Così era anche l’archiettura classica basata
però sul capitello della colonna, Le Corbusier invece
parte dalla forma umana. Im Modulor diviene un
Vademecum per gli architetti di tutto il mondo.

Con questa base teorica nel periodo del dopo guerra Le


Corbusier trova finalmente un interlocutore
istituzionale. Il dialogo che si avvia è sul tema della
ricostruzione, vi era infatti il bisogno di ricostruire
abitazioni dignitose a bassi prezzi. Si pensa quindi alla
progettazione di un prototipo in scala 1 a 1 da poter poi
replicare.

Da qui L’Unitè d’Habitation di Marsiglia, un blocco


autonomo immerso nel verde, comprensivo di oltre
mille appartamenti, di diverse dimensioni per
rispondere alle esigenze dei suoi abitanti.
Dall’aggregazione di questi edifici di tagli diversi si
forma l’edificio. Nell’edificio vi sono anche dei servizi
strettamente legati alla residenza. Gli Appartamenti si
sviluppano in lunghezza ed hanno solo fonti di luce sui
lati corti (4m circa).

Ogni appartamento della Unitè d’Habitation è su due


piani. Gli spazi sono commisurati rispetto al Modulor.

Per la prima volta Le Corbusier utilizza il cemento


armato grezzo, Beton Bru, che sarà poi spunto per
l’archiettura brutalista. A fianco dell’Unitè Le Corbusier
realizzerà anche un edificio per servizi. In totale
vengono realizzate solo cinque U. d’H. rimanendo
comunque un punto di riferimento.

Il contributo di Le Corbusier nel dopo guerra è stato


essenziale, esempio è la Cappella di Notre-dame du
Haut a Ronchamp, posizionata in un paesaggio di
valore.

Le Corbusier fu accusato d’essersi avvicinato


all’architettura organica, un realtà l’opera era in linea

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con il suo percorso. Dove non vi era il vincolo della
replica lui lavorava su forme plastiche, oggetti a
reazione poetica, così aveva fatto sulle coperture di
Villa Savoy e dell’unite d’Habitation.

Il cemento armato rivestito in intonaco a calce


granulato sulle pareti verticali, per dare idea della
materica. La copertura concepita come una tenda, che
si appoggia alle pareti solo in determinati punti. Le
pareti sono morbide, spesse perché inglobavano la
preesistente chiesa in muratura.

La nuova archiettura è capace di dialogare con il


territorio e con volumi complessi ed espressivi.

Prima la storiografia leggeva in contrasto tra


architettura Razionalista più rigida e la corrente
organica di Wright, adesso sono lette come due facce
della stessa medaglia, l’architettura moderna.

Anche con Il convento della Tourette (1952-60) Le


Corbusier mostra l’abilità di dialogo con il territorio e
con la storia.

L’idea alla base del convento è quella di un chiostro


centrale circondato su due lati dall’abitazione e negli
altri due dai luoghi comuni e di preghiera.

Nel progettare questo convento Le C. parte dallo


schizzo tipologico realizzato dal padre (senso religioso)
ma lo reinterpreta in una versione più aperta. Le stanze
non danno sul chiostro bensì verso la natura, hanno
infatti delle logge verso l’esterno, inverte insomma il
concetto di convento, In contrasto la chiesa è concepita
come un blocco cieco, chiuso. Questa ha soli piccoli
buchi che illuminano e areano lo spazio. Il volume della
chiesa è definito da tre volumi che emergono
lateralmente, illuminati zenitalmente attraverso dei
“Cannoni luminosi”, che essendo colorati creano giochi
luminosi.

L’architettura moderna può farsi interprete della storia.

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Dalla pianta spiccano anche i percorsi, Il chiostro era nel
convento il centro, Le Corbusier lavora anche su questi,
creano percorsi coperti.

Il cemento è lasciato a vista, cemento che viene trattato


anche a Brie soleis per schermare le grandi vetrate.

21.1 Mies Van der Rohe:


Mies come altri architetti si sposta in America nel
periodo della Seconda guerra mondiale.

Anche Mies rimane fortemente coerente con la propria


linea programmatica sulla linea di un’architettura
concentrata sugli elementi costruttivi e che trae la
propria forza dall’ utilizzo di espedienti semplificati.

Parliamo molto di Architettura pelle ed ossa, con cura


per i materiali e per i dettagli.

Per l’Illinois Institute of Technology Mies Realizza


l’edificio centrale, in acciaio, sospeso e definito da
montanti verticali, che distinguono parti portanti da
parti portate.

Interessante è la casa manifesto, Casa Farnsworth su


cui si lavora rispetto una riduzione degli elementi.

Essa è costituita da due piani orizzontali, il pavimento


sospeso e la copertura. I montanti verticali sono
puntiformi tamponata in vetro mostrano l’idea di
un’architettura aperta. La pianta libera mostra una
permeabilità tra spazio interno ed esterno. L’edificio è
basato su di una scacchiera. La riduzione all’essenziale
non vuol dire fare un archiettura semplice, bensì è
molto curata nei dettagli.

Mies si confronta con la tipologia dell’edificio a torre in


più occasioni, nel Lake Shore Drive Apartments, di
Chicago, che è definito da delle maglie a scacchiera in
facciata. Ed il Seagram Buildings (1965-58) progettato
con Philipp Johosnon. Questo edificio adibito ad uffici

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ha due caratteristiche particolari che lo rendono un
punto di riferimento:

- La relazione con la città, esso non è infatti a filo


con la strada ma indietreggiato, creando così
una piazza, momento di mediazione, che si
prolunga nel piano terra dell’edificio, svuotato.
- La tecnica costruttiva, Infatti a NY non erano
permesse strutture metalliche a vista perché
fragili al fuoco, Mies che non accettava questa
condizione le riveste in pannelli di bronzo che
quindi non celano l’entità metallica della
struttura.

21.2 Walter Gropius:


Gropius traferitosi anche lui in America? realizza ad
Harward il Graduate Center, mantenendo il suo stile,
che prevede una risoluzione anonima talmente
rigorosa è la sua risposta.

A NY realizza il Pan American Airways (1958-63) basato


sull’enfatizzazione di una maglia strutturale. La forma
Alleggerita evita la monolitica dell’edificio.

21.3 Il ruolo dei CIAM nel dopo Guerra:


Dopo la parentesi della guerra Il ruolo dei maestri
permette una continuità del movimento moderno.

I CIAM ricostituiti nel maggio del ’47 con una riunione


del CIRPAC a Zurigo, porta ad un CIAM nello stesso
anno in gran Bretagna, con tema i 10 anni
dell’architettura moderna. Si ha la percezione di una
nuova generazione di architetti diversi dai grandi
maestri.

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Viene anche ripreso il dialogo sull’urbanistica, importante è il tema della città, in
Inghilterra che era stata largamente distrutta si parlava di ricostruzioni.

A Varsavia il centro veniva ricostruito come era in precedenza, creando un falso


storico, forte è il problema dell’identità.

In Inghilterra la scelta è di non ricostruire falsificando ma di costruire nuove città, da


qui il New Town Act, che sottolineava l’importanza di un centro civico.

Il Congresso successivo, il VII, è organizzato a Bergamo, grazie all’operato di Bottoni,


Belgioioso, Albini, Gardella, I BPBR. Questo promuove l’idea di una carta dell’abitato
che evidenzia i limiti di un piano urbanistico. Il congresso di Bergamo Parla:

- della carta di Atene,


- del rapporto tra le arti,
- il tema della riforma dell’insegnamento dell’architettura,
- il tema delle riforma della legislazione
- Il tema della riforma di programmi sociali
- Il tema dell’industrializzazione dell’architettura.

A questo congresso fa seguito l’VIII congresso sempre in Gran Bretagna che ha come
tema il centro identificativo della città. Si acquisisce la coscienza del fatto che non
bastano i fattori numerici ma servono anche i fattori psicologici alla base
dell’archiettura. Si scontra quindi l’idea di aver soluzioni universalmente valide, il
CIAM entra quindi in crisi.

Nel IX CIAM la crisi peggiora, il tema della carta dell’abitato, diventa difficile trovare
soluzioni molto differente visto la scala internazionale del CIAM. In questo emerge
anche lo scontro tra le generazioni. Le nuove generazioni criticano Il CIAM di essere
troppo rigido, questo gruppo il Team Ten è incaricato di organizzare il X CIAM.

Di questo gruppo sono parte Giancarlo de Carlo ed altri architetti Inglesi e francesi.
Il X CIAM ad Otterlo ha come tema l’abitato e vede uno scontro tra vecchie e nuove
generazioni. La torre Velasca diviene uno dei temi dello scontro, esso è moderno ma
vuole anche programmaticamente inserirsi in un contesto storico e geografico.
Alcuni parlano di tradimento all’architettura moderna.

Sulla base di questa opposizione Il CIAM si conclude nel 1959 con il suo X ed ultimo
CIAM.

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