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DAL NON-LUOGO FISICO AL NON-LUOGO RELAZIONALE

Recenti indagini condotte in campo sociologico tendono sempre pi a suggerire che la societ in cui viviamo, e che possiamo chiamare tardo-moderna o ipermoderna, stia gradualmente generando una serie di ambienti del tutto peculiari. Tali ambiti, che appaiono solitamente gradevoli esteticamente e funzionali ai nostri usi e stili di vita, prendono il nome di non-luoghi secondo una famosa definizione introdotta da Marc Aug nel suo libro Non-luoghi. Introduzione ad unantropologia della surmodernit1. In base a tale definizione i non-luoghi sono rappresentati da tutte quelle infrastrutture destinate a favorire i trasporti veloci, come stazioni di trasporto, aeroporti, autostrade, sia i mezzi stessi di trasporto quali automobili, treni o aerei. Tutti condividono la stessa funzione: in essi ci si limita a transitare velocemente, considerandoli semplici tramiti che consentono di intraprendere attivit diverse. E lo stesso vale anche per non-luoghi come le grandi catene di distribuzione al dettaglio, i grandi alberghi o, purtroppo, i campi profughi. Essi, quindi, rappresentano veri e propri spazi anonimi, in cui individui simili ma essenzialmente soli, si limitano a sfiorarsi senza mai intraprendere una vera e propria relazione interpersonale. Come anticipato la nozione di non-luogo stata coniata dallantropologo francese Marc Aug; nellambito della sua analisi antropologica Aug sottolinea

Aug M., Non luoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernit, Eluthera, 1993

la necessit di investigare i luoghi solo apparentemente comuni dello spazio quotidiano. Difatti Aug traccia una mappa degli spazi tipici dellera surmoderna, nozione che contraddistingue le attuali societ occidentali. La surmodernit, afferma Aug, caratterizzata dalla coesistenza di due tipi di luoghi: accanto ai luoghi tradizionali si possono rintracciare i cosiddetti non-luoghi, spazi della transizione e della transazione, privi di storia e tradizioni e pertanto marcati dalla presenza di una moltitudine anonima e generica. Aug cita quali esempi gli aeroporti, i centri commerciali, le infrastrutture per il trasporto veloce (autostrade, stazioni, aeroporti), i mezzi stessi di trasporto (automobili, treni, aerei), i parchi a tema, gli hotel (specialmente i motel), alludendo anche agli spazi virtuali. Ad essi accenna definendoli come: la complessa matassa di reti cablate o senza fili che mobilitano lo spazio extraterrestre ai fini di una comunicazione cos peculiare che spesso mette lindividuo in contatto solo con unaltra immagine di se stesso. I non-luoghi, afferma Aug nel suo lavoro, costituiscono spazi di circolazione, comunicazione e consumo, in cui esiste una vasta solitudine senza la possibilit di creare legami sociali o persino costruire delle emozioni sociali. Sono difatti gli spazi dellanonimato per eccellenza, spazi che diventano ogni giorno pi numerosi, frequentati da individui simili tra loro ma essenzialmente soli. Quindi, pur incontrando altri soggetti, gli utilizzatori ed utenti dei non-luoghi rimangono incapaci di costruire relazioni solide; i soggetti si limitano ad
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interagire con gli spazi e con gli ambienti che incontrano attraverso la mediazione della parola o di testi appropriati. I non-luoghi rappresentano quindi il contrario di una dimora, di una residenza o di un luogo inteso nel senso pi comune del termine. La presenza di schermi, segnali e cartelli svolge la funzione di mediare e facilitare le relazioni del soggetto con lambiente circostante, oltre che con i suoi tempi, spazi e personaggi che lo popolano, al fine di creare un senso di provvisoria e precaria identit. Queste interfacce producono luomo medio, lutilizzatore dei non-luoghi. I non-luoghi, scrive Aug, sono prodotti da quelle che egli chiama tre figure delleccesso: la prima consiste in un eccesso di eventi simultanei, che produce unaccelerazione dei flussi comunicativi e della storia, ulteriormente aggravata dalla proliferazione di immagini di altri tempi e altri luoghi. La seconda consiste nelleccesso di spazio che, paradossalmente, si trova a contrastare i limiti fisici dello spazio planetario: laccelerazione caratterizzante i flussi comunicativi riduce la dispersione spaziale, favorendone invece la compressione. Infine la terza figura coincide con leccesso di individualismo, per cui ogni individuo si apre alla presenza di altri ma, nel contempo, si richiude su se stesso, riducendosi a mero testimone anzich attore della vita contemporanea. Nei non-luoghi regna lattualit e lurgenza del momento presente: essi vengono percorsi e misurati in unit di tempo. In contrapposizione ad essi Aug elenca le caratteristiche proprie dei luoghi tradizionali: i luoghi della tradizione sono
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pertanto localizzati e localizzabili, conosciuti e conoscibili senza possibilit di ambiguit, occupati e occupabili. Costituiscono, soprattutto, spazi in cui identit, relazioni e storie possono essere costruite. Aug differenzia i luoghi antropologici che sono, simultaneamente, principio di senso per coloro che li abitano e principio di intelligibilit per coloro che li osservano, e che presentano almeno tre caratteri in comune che li rendono identitari, relazionali e storici. Al contrario la surmodernit produttrice di nonluoghi antropologici, caratterizzati da una sensazione di solitudine e di estraniamento. Mentre i non-luoghi producono una sorta di distacco tra lindividuo e lo spazio che egli si trova ad attraversare, i luoghi prevedono invece unintegrazione perfetta tra le due componenti. Si pu quindi affermare che luoghi e non-luoghi sono sempre relazionali, contingenti e interagenti. Spesso la frenetica vita moderna obbliga per le pi diverse ragioni a soggiornare per alcune ore allinterno di questi non-luoghi: ci si accorge immediatamente, in tal caso, che in essi ognuno di noi totalmente integrato con il proprio ruolo sociale, persi nellanonimato di altre persone che condividono lo stesso spazio per pochi minuti o poche ore. I non-luoghi sono il contrario dei luoghi carichi di affettivit come la dimora, il bar sotto casa, il nostro locale preferito: tutti luoghi, questi, intesi nel senso pi comune e socializzante del termine. Tuttavia i cambiamenti che si verificano allinterno delle nostre vite fanno s che emerga sempre pi impellente lesigenza di trasformare questi non-luoghi
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in posti in cui si possa comunicare in maniera pi calda e familiare e in cui si possano compiere atti, come quelli attinenti al consumo, che sono fortemente significativi. Latto di consumo, infatti, rappresenta uno degli atti pi rivelatori del nostro modo di essere, e compierlo in un non-luogo pu ingenerare non pochi problemi in ambito sociologico e psicologico. Tutto ci allorigine di un fenomeno ben pi ampio, che vede da parte degli individui il recupero di alcuni fondamentali valori quali la casa, la famiglia, il paese, le tradizioni, le antiche radici di un passato felice. Di conseguenza questi non-luoghi si trasformano, alloccorrenza, in luoghi che assumono non solo la funzione di aggregare ma anche di veicolare messaggi, prodotti e proposte spesso di natura non solo commerciale. Tra i non-luoghi che meglio rappresentano le esigenze espresse dalle nuove popolazioni, e quindi dalla nuova ecologia sociale, troviamo i mall, ossia i centri commerciali, ed il traffico. Il mall, abbreviazione di shopping mall, una parola derivata dal gioco italiano di origine rinascimentale del cosiddetto pallamaglio, gioco praticato perlopi nelle vie in cui erano situati negozi e luoghi di divertimento come, ad esempio, il Pall Mall di Londra. Successivamente il nome originario fu utilizzato per indicare complessi integrati di beni immobiliari che includevano negozi, ristoranti e altri servizi, quando la diffusione delle automobili spinse verso una sempre maggiore differenziazione funzionale della citt e rese

laccesso alle zone miste (ad esempio i vecchi centri urbani) sempre pi difficile. Il mall divenne pertanto una caratteristica centrale delle citt, tenendo tuttavia presente linversione di tendenza che nel tempo si andata sviluppando: se in passato i centri commerciali erano costruiti intorno alle citt, oggi sono le citt a svilupparsi intorno ai centri commerciali. Inoltre, come detto, il mall simboleggia emblematicamente la nuova categoria di non-luoghi. I cosiddetti non-luoghi sono infatti nientaltro che i posti tipici delle citt della nostra epoca: astratti, impersonali, anonimi ma con precise caratteristiche perch noi stessi desideriamo che siano cos. La nostra societ investe una copiosa quantit di risorse economiche, tecnologiche ed istituzionali per generare questi non-luoghi, dove un individuo facilmente pu dissolversi tra la folla. Anche il traffico automobilistico privato rappresenta uno di questi nonluoghi: naturalmente il traffico non pu essere considerato un non-luogo in senso stretto e neppure uno spazio; tuttavia esso rappresenta uno spazio formato da flussi e, nel contempo, un sistema molto particolare di interazione che assorbe una quantit enorme di risorse (temporali, personali, economiche, energetiche). Da quanto esposto appare chiaro che il neologismo non-luoghi definisce due concetti complementari tra loro ma assolutamente distinti: da una parte indica gli spazi costruiti per un fine ben specifico (solitamente di trasporto, di transito,
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di commercializzazione, di utilizzo del tempo libero, di svago) e, dallaltra, i rapporti che vengono a crearsi tra gli individui e quegli stessi spazi. Marc Aug definisce i non-luoghi, quali elementi in contrapposizione rispetto ai tradizionali luoghi antropologici, come tutti quegli spazi che possiedono la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici. Essi sono spazi in cui milioni di individui sono suscettibili di incrociarsi senza per questo entrare in relazione. I non-luoghi sono prodotti della societ della surmodernit la quale, incapace di integrare in s i luoghi storici, si limita a confinarli, banalizzandoli, in posizioni limitate, circoscrivendoli alla stregua di curiosit o di oggetti interessanti. I nonluoghi sono simili eppure diversificati: le differenze culturali massificate condividono tutte un proprio stile e caratteristiche proprie allinterno dello spazio assegnato, escludendo tuttavia contaminazioni e modificazioni prodotte dal non-luogo. I non-luoghi sono incentrati esclusivamente sul presente e sono pertanto altamente rappresentativi della nostra epoca, caratterizzata da un senso diffuso di precariet assoluta, e non solo in campo lavorativo, dalla provvisoriet, dal transito, dal passaggio e da un individualismo solitario. Le persone transitano in questi non-luoghi ma nessuno vi abita stabilmente. I luoghi e i non-luoghi sono comunque sempre altamente interrelati e spesso pu apparire difficile distinguerli; nella realt raramente essi esistono in forma pura poich non sono semplicemente luno lopposto dellaltro: fra di essi vi
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tutta una serie di sfumature. In generale per i non-luoghi rappresentano spazistandard, in cui nulla lasciato al caso e tutto al loro interno calcolato con estrema precisione: il numero di decibel, la lunghezza dei percorsi, la frequenza dei luoghi di sosta, il tipo e la quantit di informazione veicolate. Sono lesempio lampante di un luogo in cui si concretizza un altissimo livello di comodit tecnologica (porte, illuminazione, apparati idrici automatizzati). Nonostante questa omogeneizzazione i non-luoghi solitamente non sono vissuti con noia ma con una valenza positiva. Gli utenti poco si preoccupano del fatto che i centri commerciali siano tutti uguali, godendo viceversa della sicurezza prodotta dal poter trovare in qualsiasi angolo del globo la propria catena di ristorazione preferita o la medesima disposizione degli spazi allinterno di un aeroporto. Da qui uno dei paradossi dei non-luoghi: un viaggiatore di passaggio smarrito in un paese sconosciuto ritrova s stesso solamente nellanonimato delle autostrade, delle stazioni di servizio e degli altri non-luoghi. Il rapporto fra i non-luoghi ed i suoi abitanti avviene solitamente tramite simboli rappresentati da parole o da voci preregistrate: lesempio lampante costituito dai cartelli affissi negli aeroporti oppure davanti agli sportelli. Lindividuo che fruisce del non-luogo perde tutte le sue caratteristiche e i suoi ruoli personali, per continuare ad esistere solo ed esclusivamente come cliente o fruitore.

Il suo unico ruolo quello di utente, ruolo definito da una contrattazione pi o meno tacita a cui si aderisce mediante lingresso nel non-luogo stesso. Anche le modalit duso dei non-luoghi sono destinate ad un utente medio, omologato e generico, senza possibilit di alcuna distinzione: lindividuo non esiste pi, poich si spersonalizza divenendo unentit anonima. Ma paradossalmente il cliente conquista il proprio anonimato solo dopo aver fornito la prova della sua identit, solo dopo aver, in qualche modo, controfirmato il contratto iniziale. Non vi possibilit alcuna di intraprendere una conoscenza individuale, spontanea ed umana, in quanto manca il riconoscimento di un gruppo sociale, cos come avviene invece nei tradizionali luoghi antropologici. Allindividuo non pi sufficiente il possesso di unanima e di un corpo per essere considerato tale: il processo di dis-individualizzazione della persona andato via via progredendo. Attualmente egli ha bisogno anche di un passaporto, di una carta di credito o, comunque, di un documento che attesti la sua identit: in caso contrario non verr riconosciuto ed ammesso a pieno titolo ad usufruire dei servizi promessi. Si pertanto socializzati, identificati e localizzati in occasione dellentrata, delluscita o di unaltra interazione diretta nel o dal non-luogo; per il resto del tempo si soli e del tutto simili a tutti gli altri utenti, passeggeri o clienti che si ritrovano a recitare una parte che implica ladesione ed il rispetto delle regole.

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In omaggio ad una societ che si vuole democratica non vengono posti limiti allaccesso ai non-luoghi; tuttavia necessario che si rispetti una serie di regole predeterminate e ricorrenti: farsi identificare come utenti solvibili (e quindi accettabili), attendere il proprio turno, seguire le istruzioni, fruire del prodotto e pagare. Anche i centri storici delle citt europee si stanno sempre pi omologando, con i medesimi negozi e ristoranti, il medesimo modo di vivere delle persone e addirittura gli stessi artisti di strada, la stessa identit storica delle citt viene ridotta a stereotipo di richiamo turistico. Sono in molti a sostenere che limpatto delle nuove tecnologie e della realt virtuale potrebbe assumere unimportanza considerevole al punto da far perdere agli individui i propri punti di riferimento nello spazio reale finendo per dar vita ad una citt ridotta ad un semplice spazio, di cui la gente non riesce a tracciare una mappa mentale n a stabilire la propria posizione o a raffigurarsi un preciso quadro della totalit urbana in cui si trova. In numerose citt le strade non possiedono pi un proprio carattere, le piazze sono ormai divenute spazi vuoti, gli edifici non si adattano alle strade. La perdita dei connotati classici della citt ha subito forti accelerazioni nellepoca postmoderna, con particolare riguardo alla forte crescita del contesto urbano. Tuttavia il non-luogo non solo un prodotto della citt contemporanea: difatti sin dallOttocento si vista progredire sempre pi la cultura della citt senza luoghi, attraverso un percorso che ha gradualmente contribuito a ridurre i valori
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urbani a valori economici ed i significati culturali a semplici significati funzionali. Lurbanistica moderna e contemporanea ha teso a uniformare gli spazi, creando non-luoghi, e in tale contesto riecheggia lannuncio della sconfitta della civilt, la morte dellinteriorit e la perdita della sensibilit. Lesteriorit tende alla distruzione dellinteriorit, sia acusticamente che visivamente, e senza distinzione temporale, poich anche le nozioni di tempo e di spazio vengono annullate. Non c pi alcun bisogno di uscire dalle abitazioni, non c pi il bisogno di andare in alcun luogo perch ormai sono i luoghi che giungono sino a noi. Un luogo, tradizionalmente inteso, in grado di conferire una particolare identit ed un sistema di relazioni interpersonali, mentre ai giorni nostri spesso non esiste pi una netta separazione tra i vari modi di vita a causa della crescente omogeneizzazione. Ci sta ad indicare che i non-luoghi assumono anche una valenza relazionale: essi, infatti, non solo si delineano come nonluoghi fisici ma anche come non-luoghi relazionali, nella misura in cui non sono pi in grado di offrire un peculiare sistema relazionale. Oggi i luoghi sono interscambiabili, non offrono pi una precisa identit: fioriscono, di contro, i non-luoghi che stanno velocemente sostituendo i luoghi, tradizionalmente soggetti relazionali e identificativi, mentre i non-luoghi sono tendenzialmente spazi privi di identit, caratterizzati dal non essere storici e dal non essere relazionali.
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Ipercentri commerciali, multisale cinematografiche, parchi di divertimenti sono ormai non-luoghi ripetitivi, dove domina il mito del logo che li personalizza e li caratterizza, in modo pi o meno accattivante, come mini-universi confortevoli e tranquillizzanti. Sono questi gli spazi di transito dove si organizza una socialit provvisoria, dove non si producono vere e proprie relazioni tra individui ma esclusivamente flussi di passaggio, che si disperdono rapidamente senza lasciare se non minime tracce. Tutto ci, di conseguenza, costituisce uno scenario ridotto nei contatti umani e caratterizzato da agitazione e confusione, che maschera una povert spirituale di fondo: i non-luoghi diventano gli spazi dellanomia, dellalienazione e della solitudine. I luoghi tipici della vita contemporanea si evidenziano proprio per il loro essere privi di caratteristiche specifiche che permettono di identificarli, amplificando il senso di anonimato e genericit. Questa sensazione di straniamento inoltre accentuata dal fatto che spesso ci sembra di riconoscere la maggior parte dei luoghi di cui facciamo esperienza realmente o virtualmente ma, nello stesso tempo, non sempre riusciamo a ricollegarli a nessuna esperienza specifica: sono luoghi che ci sembra di aver gi visitato di persona, oppure visto in televisione, al cinema e nei cartelloni pubblicitari. Ecco quindi che lautore nettamente identifica, per quanto possa identificarsi ci che non ha identit, gli elementi salienti dellidea di non luogo, uno spazio non
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identitario, non relazionario n storico. Un luogo che potrebbe essere ovunque poich assolutamente slegato dal territorio che lo circoscrive, un luogo in cui lindividuo svanisce, diluendosi nella solitaria e silenziosa massa dei passeggeri, dei consumatori, ognuno teso al soddisfacimento di una esigenza, i cui punti cardine sono la partenza e larrivo, la scelta indotta e lacquisto. Nulla esiste tra questi due momenti, niente riempie il tragitto, solo la velocit: tutti i rapporti vengono vissuti in un clima di competizione, non essendoci spazio per la memoria, per la storia o per la semplice percezione sensoriale. Nel nonluogo non ci sono incroci ma svincoli; meno le rotte sintersecano pi sar possibile soddisfare la sete di velocit che i non-luoghi impongono. Lindividuo non vive il non-luogo: al contrario egli vissuto da esso. In questo contesto luomo perde le funzioni di soggetto e diviene mero ingranaggio di un meccanismo volto ad azzerare il tempo. Il passeggero portato, non apporta nulla allo spazio del non-luogo che lo trasporta, si fa da questo riconoscere attraverso i documenti didentit, le carte di credito e altre tessere magnetiche che lo riducono a codice alfanumerico. Tutto ci, come detto, ha origine dal concetto di surmodernit, utilizzato dallantropologo francese come categoria della contemporaneit per descrivere le societ complesse e la vita anomica e indifferenziata che caratterizza le metropoli moderne. Questa nuova modernit ha sostituito quella precedente, tipica del XVIII e XIX secolo, con le sue caratteristiche di esasperazione e complicazione della
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realt, del tempo e dello spazio. La surmodernit deriva dalleffetto combinato di unaccelerazione della storia, di un restringimento dello spazio e di una individuazione dei destini. Leccessiva informazione mediatica, il venire a conoscenza ogni giorno di una serie di avvenimenti storici importanti costituisce laccelerazione della storia: se avvenimenti di rilevanza storica nei secoli precedenti occupavano un tempo di mesi o di anni, oggi siamo sottoposti ad un tempestivo e non selezionato stillicidio di informazioni che hanno la pretesa di sembrare fondamentali, e che accelerano il concetto stesso di storia e di corso del tempo. Quando per il tempo accelera, lo spazio si restringe; lo sviluppo dei mezzi di trasporto permette spostamenti sempre pi brevi, ma non solo: la circolazione delle immagini di ogni luogo terrestre ci fa sentire vicini a luoghi distanti, accorciando virtualmente lo spazio che ci separa da essi. Anche lo stesso sistema economico globale e le nuove forme di consumo contribuiscono a tale restringimento. Ma la surmodernit definita soprattutto dalleccesso: leccesso di avvenimenti, la sovrabbondanza spaziale e lindividualizzazione dei riferimenti, che comportano tanto il venir meno del senso di comunit quanto la percezione dellindividuo come mondo a s. Da questi eccessi nascono di conseguenza i non-luoghi, spazi privi di identit, caratterizzati essenzialmente dal passaggio e dagli attraversamenti: spazi della spersonalizzazione dei rapporti e dei commerci, luoghi del non coinvolgimento,
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dello stare senza l esserci. Il luogo, al contrario, quello che coniuga identit e relazione, ed tale nella misura in cui coloro che ci vivono possono riconoscervi riferimenti e valori che non devono essere oggetto di conoscenza. La concezione del non-luogo potrebbe sembrare legata solo al concetto di spazio e dei mutamenti che esso ha subito negli ultimi decenni, di come si sia ampliato e ristretto allo stesso tempo; in questo millennio la centralit sar data dalla capacit di connettersi a una rete informatica proprio come in passato era data dalla capacit di connessione a una o pi reti di trasporto. Il nostro secolo, grazie allo sviluppo delle reti tecniche, ha segnato una forte accelerazione nel processo di liberazione progressiva dalla nozione di limite spazio-temporale. Con lo sviluppo dei mezzi e delle reti di trasporto, luomo ha cercato progressivamente di superare il limite della dimensione spaziale, della distanza fisica, cercando di ridurre al minimo possibile il tempo di percorrenza materiale tra due luoghi reali e distinti ma distanti nello spazio. Questi spazi, divenuti non-luoghi, hanno implicazioni che vanno oltre il concetto di controllo e di omologazione poich includono anche il concetto di tempo, di come sia cambiata la percezione del divenire, dellandare, del correre, del camminare, del pensare, del relazionarsi. Gli scambi virtuali svuotano gli individui della loro gestualit, delle loro espressioni e della loro fisicit. La surmodernit pertanto vive e si costruisce sul presente, in unepoca contraddistinta dallistantaneit, della velocit di trasmissione dei messaggi e delle informazioni. Il culto del presente perpetuo elimina ogni pensiero
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proiettato sulla dimensione del futuro e, al contempo, smarrisce la dimensione storica dove al tempo si aggiungeva il tempo, dando luogo al concetto di passato. Ritornando sul concetto di non-luogo, affrontato nel saggio Disneyland e altri non-luoghi2, lantropologo lo definisce come spazio indipendente da una localizzazione precisa e da un radicamento definito nella storia e nella memoria. Autori dei non-luoghi sono gli architetti che mirano ad attirare lo sguardo dei consumatori del pianeta, in unoperazione di messa in immagine e di spettacolarizzazione della storia. Lautore vede nella crescente spettacolarizzazione del mondo unevidente caratteristica della surmodernit: il mondo e le sue particolarit sono divenuti oggetto di unintensa attivit mediatica e ideologica che ne svuota i contenuti e le valenze a favore di una percezione superficiale. I monumenti e le citt, cos come ogni luogo, diventano immagine. Il patrimonio artistico, culturale e naturalistico delle nazioni si presenta anzitutto come un oggetto di consumo pi o meno decontestualizzato, o come un oggetto il cui vero contesto il mondo della circolazione planetaria. Nelle citt si delineano cos due tendenze fondamentali: la prima luniformit dei nonluoghi, che innescano un senso di dja-vu nellosservatore.

La seconda tendenza riguarda il carattere artificiale delle immagini, poich sempre pi emerge lartificiosit con la quale viene inteso il carattere locale, la tradizione e lidentit delle diverse citt.
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Aug M., Disneyland e altri non luoghi, Bollati Boringhieri, 1999

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Si ricostruisce la realt a partire dal suo simulacro, dallimmagine che il grande pubblico ha delloggetto. Gli stessi restauri operati nei centri storici fanno assomigliare Parigi o Roma alle cartoline che si vendono nelle bancarelle; in questo modo le citt cercano una immagine che appartiene loro marginalmente, la pi commerciabile, e a questa adattano le proprie strategie. Questo ci che Aug chiama l effetto Disneyland. Uno dei fenomeni di questo effetto sicuramente il turismo, simbolo della progressiva spettacolarizzazione del mondo e utile al fine di comprendere la tesi della surmodernit. In effetti esso rappresenta, per Aug, lo specchio delle grandi ambivalenze doggi; il simultaneo amplificarsi del turismo con i movimenti migratori ritrae i due mondi in cui viviamo: quello ricco, che si sposta brevemente sulle direttive turistiche, e quello povero, che si sposta a tempo indeterminato con la migrazione. Ormai il viaggiare per piacere o per necessit distingue i popoli, e il turismo diviene cos la categoria di distinzione tra di essi. A questa prima ambivalenza se ne aggiungono altre: il patrimonio dei luoghi si presenta sempre pi come un oggetto di consumo, e il viaggio appare sempre pi come verifica di ci che gi si conosce come immagine. indicativo notare che per luso di Internet si usino i verbi viaggiare o navigare, termini che non solo indeboliscono la differenza tra realt e immagine, ma che rendono il senso illusorio dellubiquit. A questo punto Marc Aug concentra la propria attenzione sul concetto di rovine. Le rovine, secondo la sua tesi, riescono a sottrarsi al mondo
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contemporaneo in quanto esse sfuggono al tempo reale poich risvegliano nellosservatore la consapevolezza di una mancanza: locchio si posa su di esse come se fossero un oggetto contemporaneo e, al contempo, una data incerta a loro attribuita rende quasi impossibile un riferimento ad una epoca fissata nella memoria storica come immagine. Lassenza di una determinazione spazio-temporale ci fa fare esperienza di quel che lautore chiama tempo puro, quel tempo che confonde epoche lontane e attuali in un unico sentimento. Il paesaggio delle rovine la duplice prova di una funzionalit perduta e di una attualit presente, che produce lo stupore e la curiosit che derivano dal non sapere tutto, dal non aver letto tutto. Esse suggeriscono il senso del tempo poich sono osservabili come presenze attuali non volgarizzate dal consumo, poich conservano enigma e mistero. Le rovine sono il culmine dellarte nella misura in cui accolgono in s molteplici passati; la loro bellezza dipende dalla loro inafferrabilit. Ma Aug afferma che la bellezza propria anche dei non-luoghi: questi, con il loro cambiamento di scala e il loro porsi come oggetti dellattualit che contengono infinite differenze, possiedono la bellezza di ci che non esiste ancora.

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