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INTRODUZIONE
Peter Burke definisce Rinascimento una parola potente ma ambigua. Ambigua perché
racchiude in essa la difficoltà di mettere insieme tanti significati differenti (un evento
eccezionale, un periodo storico o un movimento culturale) e potente poiché, seppure
storicamente collocato, è un modello molto vicino alla nostra contemporaneità , tanto da
generare un vero e proprio “bisogno” di Rinascimento, dal momento in cui è capace di ispirare
ancora oggi grazie alla sua idea di rinascita.
Già a partire dal ‘700 cominciano ad affiorare idee su come migliorare e mutare l’aspetto
politico, sociale, ecc. e si guarda verso il Rinascimento, visto come archetipo del moderno.
Non bisogna dimenticarsi della capacità dei nuovi media che permettono di rendere digitali
tutte le iniziative volte a promuovere il Rinascimento, in modo tale da attirare più
piacevolmente il pubblico che avrebbe mostrato altrimenti un certo grado di resistenza verso
una lettura “tradizionale”. Il Rinascimento è dunque sbarcato online, grazie anche al covid che
ha agevolato ancora di più questo approdo, potenziando modelli di digitalizzazione capaci di
produrre valore anche attraverso la fruizione a distanza.
Se questo nuovo ecosistema digitale ha permesso di rileggere e rappresentare il Rinascimento
in forme che possono incrementare la conoscenza, resta tuttavia il nodo, divenuto ormai
decisivo per le Digital Humanities, della trasmissione del sapere ereditato: come restituire
spessore storico al“presente permanente” in cui è immersa la generazione degli iperconnessi?
Una soluzione è che la transizione digitale in atto anche nei contesti educativi richieda
un’inversione di prospettiva: il riconoscimento del diritto all’accesso di internet e all’uso delle
tecnologie, che il covid ha reso obbligatorio, non è la soluzione ma, appunto, solo un
prerequisito. Ciò che occorre è infatti la ricerca di idee e pratiche che si adattino ai modelli
cognitivi plasmati da questo nuovo mondo digitale e che siano in grado di evitare che il
problema pedagogico dell’alfabetizzazione digitale oscuri la necessità di salvaguardare i
vecchi modelli di comprensione, come la lettura profonda e interiorizzata, di comprensione e
valutazione critica dei testi.
L’apporto del digitale coinvolge non soltanto la capacità di fornire adeguate rappresentazioni
del Rinascimento nell’infosfera, in un’epoca in cui le tecnologie dell’informazione stanno
«riontologizzando il mondo» (ovvero dargli un nuovo significato), ma la possibilità di
perfezionare tecniche antiche per la tutela del patrimonio e per incrementare le possibilità di
servizio al pubblico.
CAPITOLO 1
Il Rinascimento nasce come termine nell’800 per indicare il periodo della cultura italiana tra il
1400 e il 1500. Ora la riflessione sul Rinascimento ha portato a diverse letture, a seconda dei
contesti e delle discipline (uno per gli storici dell’arte, uno per i letterati e uno per i filosofi,
ecc). Il termine, dunque, è stato in più occasioni declinato al plurale: tanti Rinascimenti.
Questo è dovuto soprattutto al fatto che è un periodo di ricchezza culturale senza precedenti
che ha come conseguenza il rafforzamento della similitudine tra Rinascimento ed età
moderna.
Per le numerose iniziative volte a promuovere il Rinascimento si è partiti dai vari contatti
epistolari tra i diversi luoghi geografici e tra i diversi protagonisti di quella cultura perché
sono un modo efficace per avere ben chiaro il suo contesto storico e le sue caratteristiche.
A livello italiano abbiamo come principale fonte l’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento
(1937) ma abbiamo una grande varietà di progetti anche a livello internazionale.
Tutti questi progetti suggeriscono come stiamo procedendo verso una fase più concreta di
relazione tra studi umanistici e cultura digitale, e oltre appunto il rischio dell’appiattimento
sul dato quantitativo. Immaginare sviluppi di queste dinamiche nei prossimi anni nel campo
degli studi sul rinascimento è comunque complicato e dipende da varie cose tra cui 2 in
particolare:
- impostazione interdisciplinare; un Rinascimento che sia oggetto di studio integrato ad
ambiti disciplinari diversi, accostando ad esempio storia, filosofia, letteratura, arte, ecc.
- integrare i contenuti; le cose sul Rinascimento sul web sono scarne e tale granularità
dell’informazione è proprio un punto debole tra l’approfondimento dei contenuti sul
rinascimento e la sua resa in ambienti digitali. Se il web offre naturalmente enormi possibilità
di una presentazione completa e accessibile di dati, meno semplice è la resa online di modelli
concettuali complessi che risultano semplificati.
A questo punto, se appare semplice la realizzazione di un’Enciclopedia del Rinascimento, assai
più difficile è la sua resa online. Le reti rinascimentali che ci si può augurare nascano in futuro
dovrebbero essere caratterizzate da architetture complesse, capaci di raccordare orizzontalità
e verticalità dei percorsi, schede concettuali e di approfondimento; essere tali, cioè, da
consentire una navigazione libera nell’oceano dei dati raccolti, e insieme un solido
approfondimento storico, con l’obiettivo di rendere sempre più evidente il ruolo di
Rinascimento nelle sue varie sfaccettature.
CAPITOLO 2
Per capire il passaggio al digitale dobbiamo fare un paragone con l’invenzione della stampa: la
situazione che hanno affrontato autori, editori e lettori nel primo secolo dell’invenzione della stampa è
per certi aspetti analoga a quella che hanno dovuto affrontare autori, editori e lettori nel primo secolo
della cultura digitale; in entrambi casi un mutamento tecnologico ha implicato un’alterazione
delle modalità di lettura e scrittura, e contemporaneamente delle dinamiche di percezione,
pensiero e creazione. Ogni tecnologia di scrittura definisce infatti un diverso “spazio dello scrivere”,
sia esso su carta o uno schermo di un computer; e ogni differente spazio influenza il modo in cui autori
e lettori percepiscono il testo e influenza i processi di elaborazione, acquisizione e conservazione del
sapere.
Nel Rinascimento la stampa aveva creato una divario tra ciò che veniva ricordato nella mente e ciò che,
venendo trascritto, preludeva all’attività di memorizzazione mentale perché ormai già impressa su un
supporto fisico. Nel medioevo invece non c’era questa discrepanza perché si scriveva a mano poi
memorizzava e si trasmetteva oralmente. Oggi il digitale ha spostato l’attenzione proprio su cosa
merita di essere conservato sul web e cosa no perché bisogna sempre fare una selezione a causa della
poca memoria disponibile.
E a proposito di memoria, esso è un concetto strettamente collegato al computer digitale per vari
motivi:
Condividono entrambi il dualismo di mente-corpo:
- hardware = percezione e memorizzazione di un dato
- software = ricordo e memoria del dato
storage, uno spazio virtuale nella quale contenere la memoria dei dati = commonplace books
rinascimentali che stoccavano gli oggetti che avevano elementi in comune in elenchi
sistematici.
Il termine tedesco Speicher (magazzino) utilizzato per indicare la memorizzazione digitale.
Banca dati = l’antico Thesaurus (contenitore di un bene e il bene contenuto).
Cache memory, una memoria del computer che conserva le informazioni più cliccate
dall’utente.
La parola browser è l’acronimo di qualcosa che SELEZIONA
I termini “sovrascrivere i dati”, “leggere i dati”, “chiavi di memoria” rinviano tutti al campo
metaforico della memoria, rispettivamente alla conservazione e alla scrittura.
In inglese, il verbo “masterizzare” è “to burn” (incendiare) e anche in letteratura con verbi
analoghi si indica l’idea di rendere indelebile qualcosa nella mente di qualcuno attraverso
un’impressione a fuoco. (il contrario: I buchi della memoria di Orwell).
Intorno all’immagine del fuoco sembra dunque palesarsi nuovamente l’indissolubile nesso tra
memoria e oblio che in ambito informatico si traduce nella problematica tra volontà di conservazione
dei dati e la necessità di sempre più spazio di archiviazione. In tal senso, l’archiviazione dei dati su un
supporto esterno al computer costituisce nello stesso tempo un atto utile a conservare i dati e un
modo per liberare memoria su un computer: un atto di oblio, dunque, che ha una profonda ricaduta
sulla memoria. Una forma di memoria che sembra realizzarsi proprio grazie alla sua negazione:
attraverso un atto di uscita. Forse è proprio questo il particolare determinante: il mutamento del
concetto tradizionale di memoria che da individuale, analitica e unidimensionale (la scrittura
tradizionale su carta) diventa plurale, collettiva, condivisa e multisensoriale (la scrittura elettronica).
Esempio di collezione digitale: Galassia Ariosto un programma di ricerca volto a rintracciare e
presentare in modo sistematico gli elementi attraverso il quale “L’Orlando Furioso” ha ispirato e funto
da modello nei secoli a venire l’ambito letterario, tanto dal punto di vista letterario tanto da quello
editoriale poiché era illustrato ed era una grande novità , soprattutto per quanto riguarda la percezione
poiché con le immagini la comprensione di una scena era più immediata.
CAPITOLO 3
Le risorse digitali del museo (immagini, testi, disegni) costituiscono una componente sempre
più importante per la relazione tra museo e visitatore/utente e contribuiscono a ridefinire
l’esperienza di fruizione e il rapporto, anche a distanza, con il museo.
Nel nuovo PS del MANN vi è proposto una strategia digitale, ovvero un approfondimento
sull’impatto del digitale su tutti gli obiettivi strategici che intendono perseguire per il museo:
Gli utenti digitali del museo si dividono infatti in due categorie: - on-site
- on- line
Questa strategia prevede quindi che il museo si attrezzi in modo adeguato al fine di
aumentare progressivamente la propria offerta di risorse informative digitali, realizzando
materiali sempre più ricchi e variegati, in modo da massimizzare il loro valore d’uso nonché di
rafforzarne il legame con il museo. Le risorse digitali prodotte dal MANN e indirizzate ai
propri visitatori/utenti dovranno pertanto rispettare alcuni requisiti:
- Essere facilmente accessibili e comprensibili, stimolando l’interesse e la curiosità .
- Essere facilmente condivisibili, attraverso la partecipazione attiva degli utenti.
- Essere fruibili su dispositivi differenti.
- Favorire comunità di utenti con interessi comuni nel quale confrontarsi e dialogare.
Conclusioni:
La pandemia ha reso molto fragili i musei perché un museo chiuso è un museo morto, funge
solo a scopo conservativo. Tuttavia, l’azzeramento forzato dei flussi di visitatori ha anche
dimostrato l’enorme potenziale digitale degli stessi musei, attraverso il quale è possibile
attivare nuove forme di relazione e interazione. Grazie al digitale emergono dunque peri
musei nuove possibilità di ascolto e di dialogo, nuovi modi di propagazione e diffusione delle
conoscenze, nuove forme di relazione, anche di tipo emozionale, sia con i territori di
appartenenza che con quelli distanti, moltiplicando all’infinito il raggio di azione del museo.
Ma la novità è che quando si tornerà alla normalità questa “finestra digitale” rimarrà ancora
aperta; sarà un modo attraverso il quale sperimentare nuove modalità di coinvolgimento del
pubblico e nuove modalità di stimolare la crescita culturale della collettività .
In questo modo viene nettamente superata quella sfiducia nell’accostare la tecnologia ad un
museo dedicato all’antichità .
CAPITOLO 5
Una delle collezioni più ampie e suggestive di calchi è quella del Victoria and Albert Hall
realizzata nel 1873. Essa ospita capolavori esemplari di periodi e di culture diverse con
tantissime riproduzioni di sculture rinascimentali, tra cui quelle di Donatello del Bargello.
Parallelamente alla tutela, altri aspetti fondamentali della conservazione e fruizione delle
collezioni sono la catalogazione e l’accessibilità dei dati, che in Italia sono ancora lacunosi.
Lo spirito di catalogazione, distintivo dell’Ottocento, portò all’indomani dell’Unità d’Italia alla
creazione nel 1875 dell’ICCD – Istituto Centrale del Catalogo e la Documentazione – che
serviva proprio a censire il patrimonio nazionale italiano.
Prima la catalogazione avveniva su carta, ora tramite l’immissione dei dati in un sistema di
schedatura informatico. Purtroppo, non sempre questi cataloghi vengono aggiornati o
vengono addirittura dispersi.
Per ciò che concerne l’accessibilità , l’utilizzo di schermi o tablet approfonditivi accanto alle
opere non è sempre stato ottimo poiché non sempre funzionavano allora, come ha fatto il
museo del Bargello, si è pensato di utilizzare i QR code con contenuti aggiuntivi sia per
approfondire da vicino informazioni sull’opera, sia da remoto per suscitare interesse a chi
ancora deve visitare il museo.
Dunque, I musei del Bargello nella loro articolazione in cinque sedi e soprattutto grazie alla
loro straordinaria collezione di scultura rinascimentale raccontano in modo esemplare
l’ingegnosità di artigiani e artisti nella creazione dell’opera, nella volontà di riprodurla in
copie attraverso i secoli, fino alle più moderne tecniche di scansione digitale utilizzate per lo
studio, la tutela, la fruizione e l’arricchimento dell’esperienza, con l’aggiunta di QR code nel
percorso espositivo.
Le digital humanities sono strumento prezioso per preservare, senza necessità di contatto,
preziose opere d’arte, per creare copie e per creare un veicolo di conoscenza, attraverso la
raccolta e l’accessibilità dei dati. Il loro utilizzo non allontanerà dalla visita e dalla fruizione
diretta dell’opera d’arte e dei musei, ma aumenterà l’esperienza del visitatore, perché ne
arricchirà la singolarità , proprio in virtù dell’accessibilità delle informazioni digitali ad essa
collegata.
CAPITOLO 6
Le rivoluzioni tecnologiche che abbiamo avuto nel corso del tempo hanno sempre cambiato
radicalmente ogni aspetto della nostra vita. Anche oggi stiamo vivendo una rivoluzione
digitale che ha cambiato radicalmente l’assetto sociale, economico, politico e anche il modo di
studiare e diffondere la cultura.
Con l’avvento del web l’informatica umanistica è diventata fondamentale per gli studi;
l’accesso quasi illimitato a fonti e documenti d’archivio è una risorsa importantissima che
offre potenzialità straordinarie sia per chi studia, sia per chi contribuisce ad arricchire il
patrimonio. Le biblioteche digitali e i database relazionali offrono un potenziale che
nessun’epoca ha mai avuto a disposizione e che non sia solo nel reperimento facilitato delle
fonti ma anche nell’elaborazione di nuovi approcci metodologici.
Soffermiamoci sulla storia della scienza. Gli studiosi di quest’ultima hanno sempre utilizzato,
oltre al testo, anche le immagini per meglio comprendere ciò che bisognava studiare (ad es.
una tavola anatomica o astronomica). Questo aspetto della comunicazione scientifica per
immagini è oggi ulteriormente amplificato dalla tecnologia digitale che ci consente di andare
oltre la bidimensionalità del disegno, offrendoci animazioni utili e precise per capire i concetti
studiati.
In particolare, parliamo del caso dell’app Galileo e Leonardo:
1. Il Museo Galileo ha un sito web che permette la visita del museo da remoto e possiede una
grandissima collezione di materiale online fruibile gratuitamente.
L’app Galileo-Theka è un archivio di risorse galileiane formato da testi, immagini, documenti
ecc. Il sito è strutturato per archivi divisi in varie categorie:
- Manoscritti
- Cronologia registra tutti gli eventi importanti relativi alla vita di Galileo
- Biografie raccoglie tutte le biografie su Galileo
- Bibliografia Galileiana raccoglie le sue opere e i contributi su di lui dal 500 a oggi
- Biblioteca di Galileo raccoglie tutte le opere della sua biblioteca
- Indice dei nomi e delle cose notabili
- Museo Virtuale illustra virtualmente tutti gli strumenti da lui creati
- Luoghi luoghi che ha vissuto
- Iconografia riproduce in formato digitale il contenuto di Iconografia Galileiana
- Mito e Fortuna consente di esplorare e misurare la fortuna di Galileo secondo
diverse prospettive e diversi ambiti di studio
- Indici-Carteggio-Lessico raccoglie l’indice dell’Edizione Nazionale delle Opere di
Galileo, l’intero suo carteggio e del lessico di tutte le sue opere.
Attraverso la ricerca integrata l’utente può studiare un concetto in modo trasversale
attraversando tutti gli archivi, ad esempio scrive la parola “pianeta” e gli usciranno tutte le
voci con questa parola, facente parte di ogni singolo archivio. Questa funzionalità della ricerca
integrata permette di superare i confini naturali imposti dal mondo analogico e di accedere
simultaneamente a materiali eterogenei, ma tra loro legati sul piano del significato, ubicati in
luoghi diversi.
2. Simile è l’app Leonardo-theka, una sorta di biblioteca digitale che permette di consultare i
codici di Leonardo e i relativi apparati critici attraverso molteplici criteri di accesso:
dimensioni, tecniche di scrittura e disegno, lacune, datazioni, luoghi ecc.
3. Il planisfero di Waldseemü ller (oggi negli USA) è una mappa di grandi dimensioni ricca di
informazioni geografiche e cosmografiche. E’ conosciuta come il “certificato di nascita”
dell’America perché in essa compare per la prima volta il nome America, coniato in onore
di Amerigo Vespucci, il primo che seppe riconoscere le terre scoperte come nuove.
L’edizione digitale di questo planisfero permette di approfondire e immergersi nelle
informazioni politiche, storiche e commerciali contenute nella mappa, decifrarne la
struttura e i simboli grafici, e comprenderne il contesto storico e culturale che ne vide
l’esecuzione. E’ una complessità di dati che solo il digitale permette di offrire.
4. Mappamondo di Fra Mauro, una delle più complete rappresentazioni dell’imago mundi di
metà Quattrocento. Anche qui il sito rende possibile esplorare nei dettagli la ricchissima
informazione testuale e grafica del mappamondo, evidenziare strade, fiumi e percorsi.
Dunque queste app sono concepite come un contenitore di documenti che da mera biblioteca
(semplice consultazione dei testi) diventano strumenti di esplorazione, conoscenza e
pubblicazione dei risultati della ricerca. Il libro non è semplicemente consultabile in formato
digitale ma è esplorabile in tutti i suoi aspetti (iconografico, testuale, di contesto culturale e
relazione con documenti analoghi) al fine di fornire all’utente un’edizione digitale a 360°.
Mostrano, inoltre, le potenzialità della tecnologia digitale nella ricerca storico-scientifica.
CAPITOLO 7
Sistemi informativi geografici (GIS), realtà aumentata, realtà virtuale, risorse, dati e file sonori:
questo è il linguaggio del mestiere del rinascimento informatico della nostra epoca.
L’IDEA (Isabella d’Este Archive) è un gruppo di studiosi provenienti da tutto il mondo che
mette insieme immagini di lettere, file musicali, documenti, fino ad una rappresentazione 3D
dello studiolo di Isabella d’Este.
La realizzazione di progetti digitali richiede innanzitutto lavoro di squadra per essere
realizzati (per la facile deperibilità dei dati messi sul web) e per il rinascimento sono di
diverso tipo e principalmente sono questi:
- Dizionari digitali
- Database (sono i discendenti tecnologici di strumenti predigitali quali l’indice analitico,
le concordanze e la tavola genealogica).
- Progetti online soffermati su un unico autore (Dante, Boccaccio, Galileo, Leonardo…)
- Digitalizzazione delle opere (attirano più visitatori e rendono maggiore la fruizione)
- Mappe digitali
- Machine learning si procede verso l’apprendimento automatico per analizzare e
confrontare l’enorme quantità di dati in un archivio/database per creare una mappa
generale di informazioni
- Progetti di realtà virtuale immersiva
La domanda finale è quindi in che direzione si stanno dirigendo gli studi sul
Rinascimento nel contesto delle digital humanities? La risposta è che ci avviamo verso
sempre più numerosi progetti digitali, assieme a un’espansione degli approcci critici allo
studio del Rinascimento. L’informatica sta modificando il modo in cui leggiamo, scriviamo,
collaboriamo e usufruiamo dei nostri oggetti di studio.